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+ <title>Il quaderno della zia | Project Gutenberg</title>
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+<div style='text-align:center'>*** START OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK 75881 ***</div>
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+IL QUADERNO DELLA ZIA
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+ENRICO CASTELNUOVO
+</p>
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+<span class="large">MILANO</span><br>
+<span class="small">COI TIPI DELLA PERSEVERANZA<br>
+1872</span>
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+Estratto dal giornale <span class="smcap">La Perseveranza</span>
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+<span class="pagenum" id="Page_3">[3]</span>
+</p>
+
+<h2 title="Prologo">
+&#160;
+</h2>
+</div>
+
+<p>
+La vecchia zia Maddalena era morta da
+tre giorni, ma l’avevano sepolta soltanto
+quella mattina. Siccome, anni addietro, ella
+aveva avuto una sincope ed era ritornata
+in sè dopo ventiquattr’ore, il medico aveva
+ordinato che la si sotterrasse al più tardi
+possibile. Nannetta, la guattera di casa, che
+divideva il suo tempo tra gli umili uffici
+domestici e il farla da saccente e da profetessa,
+assicurava che la zia Maddalena
+nè era morta, nè morrebbe fino ai cento
+anni, perchè era maga, ed ella l’aveva vista
+una sera attraverso il buco della chiave
+tutta assorta in un polveroso quaderno che
+poi non c’era modo di trovare in nessun
+angolo della casa e in nessun cassetto. Durante
+<span class="pagenum" id="Page_4">[4]</span>
+i tre giorni corsi da quando la vecchia
+spirò l’ultimo fiato fino al momento
+dei funerali, Nannetta preconizzava, con aria
+d’importanza, la grande sorpresa che la
+sedicente defunta teneva in serbo per la
+famiglia. Non potendosi persuadere che i
+suoi pronostici non si avverassero, in sull’imbrunire
+del dì precedente a quello di
+cui parliamo, ella si mosse dalla cucina con
+in mano due piatti che stava lavando nello
+scolatojo, salì la scala, e cacciò il capo
+per lo spiraglio dell’uscio entro la camera
+della trapassata. Le persone addette alla
+custodia della salma dormivano saporitamente,
+un lumicino tremolava accanto al
+letto, mandando strani riflessi rossastri sulle
+coltri e sulla parete, le finestre erano aperte.
+Una nottola che gironzolava nella stanza,
+impaurita dal cigolio de la porta, battè l’ali
+con volo affrettato e venne quasi a urtare
+sul viso della esploratrice. Caddero le stoviglie
+di mano alla meschinella, e il gran
+fracasso richiamò tutta la famiglia nell’andito,
+ma non risvegliò punto la vecchia zia.
+</p>
+
+<p>
+— Sciocca di Nannetta! Grulla! Scimunita! — furono
+i lusinghieri epiteti ch’ella si attirò
+sul capo per questa sciagurata impresa,
+oltre ad una minaccia di licenziamento se
+faceva altri malanni; poichè, in generale,
+s’era notato che ogni accesso d’estro profetico
+<span class="pagenum" id="Page_5">[5]</span>
+rendeva in lei più torpido l’intelletto
+per le modeste funzioni della sua carica.
+Eppure — sosteneva Nannetta — sarà stato
+un uccello, ma, quanto a me, credo che
+fosse lo spirito della signora Maddalena, il
+quale era sul punto di rientrarle in corpo,
+e ci sarebbe rientrato se non lo si spaventava.
+Del resto, brutte cose, bruttissime cose!
+</p>
+
+<p>
+Per amore del vero, diremo che la dipartita
+della zia Maddalena non fece nè
+caldo, nè freddo. La era tanto chiusa in
+sè, tanto preoccupata, che non aveva saputo
+crearsi d’intorno un’atmosfera di simpatia.
+Comincieremo coll’avvertire che anche
+il suo titolo di zia era piuttosto un
+titolo onorario che altro. La signora Adelina,
+moglie del signor Bernardo Alzini,
+capo della casa, era figliuola di una nipote
+della trapassata, e questo era il più stretto
+dei vincoli che congiungevano la ottuagenaria
+a quella famiglia. Con le giovinette
+Lidia e Sofia, nate dal connubio auspicatissimo
+<i>Bernardo-Adelina</i>, la parentela si
+indeboliva ancor più. Ora, è sempre tanto
+facile che due generazioni successive siano
+estranee fra loro, figuriamoci poi quando,
+per dir così, c’è una generazione scavalcata.
+Che arte ci vuole nei vecchi, che virtù
+d’iniziativa per avvincere a sè il cuore dei
+giovani! Nulla di più bello della canizie veneranda
+<span class="pagenum" id="Page_6">[6]</span>
+a cui fanno corona le treccie inanellate
+dei vispi bambini, nulla di più bello del guardo
+casto e sereno dell’avo che sorprende i
+primi lampi della passione sul volto ai nipoti
+e ne indovina già le burrasche.... E i
+discreti consigli, e l’affettuosa parola, e il
+facile encomio di quel periodo dell’esistenza
+ove non ha più luogo l’invidia, ove nessuno
+desta più ombra, poichè il cammino
+è per intero fornito!.... Ma nel fatto invece,
+avviene troppo sovente che le due età non
+s’intendano e non trovino un addentellato
+fra loro. Come fu detto con frase usata
+e abusata, l’una vive delle sue speranze,
+l’altra delle sue memorie. Oppure, di fronte
+al giovane baldanzoso, sta il vecchio in cui
+s’intorpidirono non solo le passioni, ma
+anche gli affetti, e che, avendo visto morirsi
+d’attorno quelli che gli erano cari, s’è
+piuttosto indispettito che legato con quelli
+che sono rimasti. Non è un paradosso, nè
+una esagerazione. Alcuni che amarono con
+ispeciale intensità, di mano in mano che
+vanno loro mancando gli oggetti del loro
+amore, sentono aprirsi sì larga ferita che si
+compiacciono d’inasprirla con l’isolamento
+acrimonioso, disperando rimarginarla con la
+simpatia. Le nature costantemente benevole
+sono senza dubbio le migliori che esistano,
+ma non aspettatevi da quelle i grandi slanci
+<span class="pagenum" id="Page_7">[7]</span>
+della passione. La zia Maddalena non tradiva
+mal volere verso alcuno di casa, ma
+stava a sè, e, interrogata, rispondeva monosillabi,
+brontolava sovente da sola, e nessuno
+l’aveva mai intesa lodare con calore
+una persona o una cosa. Sorrideva di rado,
+ed era un sorriso distratto che pareva non
+riferirsi a quanto le avveniva vicino. Chi
+non s’è accorto di sorridere talvolta ai
+propri pensieri, alle proprie memorie? Nella
+sua stanza non amava gran fatto che ci si
+entrasse, solo al capo d’anno le sue pronipoti
+vi erano regolarmente introdotte dalla
+cameriera per farle i soliti augùri di felicità.
+In quella solenne occasione ella toglieva
+da un suo cassetto due napoleoni
+d’oro (la signora Maddalena non aveva riconosciuto
+il corso forzoso), e ne consegnava
+uno a Lidia, l’altro a Sofia, ch’era
+di due anni più giovane della sorella. Le
+fanciulle giravano gli occhi con inquieta
+curiosità intorno alle pareti di quella camera
+misteriosa, così poco accessibile ai
+profani, e quando si ritiravano dopo aver
+baciato la destra lunga ed ossuta della zia,
+non potevano a meno di voltarsi sulla soglia
+e rimanersene per qualche secondo in
+estatica contemplazione. E la camera, astraendo
+dalla sua abitatrice, aveva un’impronta
+particolare che doveva necessariamente
+<span class="pagenum" id="Page_8">[8]</span>
+colpir chi vi entrasse. Le suppellettili,
+a chi le esaminava dappresso, mostravano
+di aver posseduto <i>ab antiquo</i> una qualche
+eleganza, ma erano ormai vecchie e tarlate,
+e si rivestivano d’una tappezzeria sì
+sbiadita da esser ben ardua impresa l’indovinare
+di che colore ella fosse stata all’origine.
+Sopra la mensola d’un caminetto di
+marmo posto fra due finestre nel quale si
+accendeva il fuoco l’inverno (la signora
+Maddalena non aveva mai voluto saperne
+di stufe), v’era una statuina in bronzo di
+Napoleone e alcune pianticelle di giacinti,
+di quelle che crescono nelle bottiglie. In
+faccia al caminetto era un letto all’antica
+assai grande e massiccio, e, a sinistra di
+questo, addossato alla parete, un cassettone
+che aveva ormai perduto il lucido, sopra
+il quale, un po’ ad angolo col muro, stava
+uno specchio frastagliato quinci e quindi
+di macchie come segni d’isolette in una
+carta geografica, e diffuso d’una singolar
+tinta verdognola che dava un aspetto vegetale
+a tutte le immagini. Lungo gli orli
+interni della cornice figuravano, con una
+certa simmetria, parecchi biglietti di visita
+che dovevano aver per lo meno una trentina
+d’anni, poichè nessuno della famiglia
+conosceva le persone di cui quei biglietti
+portavano i nomi, e nessuno si ricordava
+<span class="pagenum" id="Page_9">[9]</span>
+che la signora Maddalena avesse ricevuto
+visite dacchè ella era ospite di casa Alzini.
+Dalla parete opposta pendevano due litografie,
+una delle quali rappresentava l’incendio
+di Mosca, l’altra la battaglia di Waterloo.
+Completavano la mobilia alcune sedie
+a bracciuoli con la spalliera assai alta e un
+tavolino con un calamajo senza inchiostro
+e due penne d’oca non temperate. La zia
+Maddalena non iscriveva più, benchè corresse
+la tradizione che a’ suoi tempi ella
+fosse stata un po’ donna di lettere. Ahimè!
+D’una sua gran biblioteca non rimanevano
+che forse venti volumi sopra uno scaffale
+infitto nel muro superiormente al tavolino;
+tutti libri coperti di polvere e stampati
+sei o sette lustri addietro. E lì, tra un libro
+e l’altro, si vedevano con singolare contrasto
+grossi cartocci di miglio e di frumento che
+servivano alla vecchia signora per nutrire
+alcuni passeri del vicinato e una famiglia
+di colombi alloggiata sotto una gronda a
+piombo sulle finestre della sua camera. Ogni
+mattina alle otto venivano pigolando i passeri
+col loro volo agile e capriccioso; alle
+dieci i colombi si lasciavano cadere con un
+tonfo sopra il balcone, e gli uni e gli altri,
+se le impannate eran chiuse, picchiavan
+col becco sui vetri, finchè la zia Maddalena
+spalancava le imposte senza badare al caldo
+<span class="pagenum" id="Page_10">[10]</span>
+od al freddo, alla pioggia o al bel tempo,
+e attirava a sè i suoi amici ormai addomesticati
+a piluccare sulla sua mano scarna
+e a guardare con un certo atto amorevole
+quel suo naso adunco, e quegli occhi infossati,
+e quel mento sporgente, e quella
+cuffia bianchissima; chè, bisogna riconoscerlo
+ad onore del vero, in onta al disordine
+della sua camera, ella era sempre
+linda e pulita della persona. E com’ella si
+mostrava espansiva verso i suoi commensali!
+Con loro diventava eloquente e loquace,
+ed essi alla lor volta, mentre passeggiavano
+su e giù nel davanzale, le davano
+segni non dubbi di simpatia, allungando
+il collo e mettendo suoni che i profani
+non capivano, ma volevano dire certo
+un milione di cose. All’indomani della morte
+di lei, accaduta d’improvviso una sera, essi
+vennero all’usata refezione, ma invano. Le
+finestre erano spalancate, la zia Maddalena
+giaceva irrigidita sul letto con la mani in
+croce sul seno, con la bianca cuffia intorno
+al viso, più giallo, più macilento del solito.
+Pareva una di quelle antiche Madonne tagliate
+nel bosso che si vedono nel coro di
+qualche chiesa. Le povere bestioline aspettarono,
+ed esplorando ansiosamente la stanza
+sembravano inquiete del nuovo spettacolo,
+finchè, accostatesi persone sconosciute alla
+<span class="pagenum" id="Page_11">[11]</span>
+finestra, spiccarono il volo impaurite. Però
+la mattina dei funerali, dopo che la camera
+era rimasta deserta, un passero si calò ancora
+sul noto balcone, beccolando le bricciole
+rimaste dall’ultima volta e alzando un
+pigolio lamentevole. Questa fu la più viva
+dimostrazione di compianto che accompagnasse
+la zia Maddalena. Locchè non toglie
+che per le vie di Venezia si leggessero patetici
+avvisi mortuari così concepiti:
+</p>
+
+<p class="center small pad1">
+CALANDO<br>
+LA SERA DEL 3 MAGGIO 1871<br>
+VOLAVA AL CIELO<br>
+LASCIANDO QUESTA VALLE DI LAGRIME<br>
+L’ANIMA BELLA<br>
+DI MADDALENA LISARI<br>
+D’ANNI 84 COMPITI<br>
+AHI! REPENTINAMENTE STRAPPATA<br>
+ALLA TENEREZZA DELLA FAMIGLIA<br>
+ALL’AMMIRAZIONE DI QUANTI CONOBBERO<br>
+LE SUE RARE VIRTÙ
+</p>
+
+<p class="ast">* * *</p>
+
+<p class="center small">
+O SPIRITO BENEDETTO<br>
+DAL BEATO SOGGIORNO<br>
+OVE COGLI IL PREMIO DELLE TUE GESTA<br>
+CHINA LO SGUARDO<br>
+Al DERELITTI CONGIUNTI!
+</p>
+
+<p class="center small pad2">
+NON SI RICEVONO VISITE.
+</p>
+
+<p class="pad1">
+Questo pregevole squarcio epigrafico era
+opera del professore di lingua italiana di
+<span class="pagenum" id="Page_12">[12]</span>
+Lidia e Sofia, ma il signor Alzini aveva voluto
+ritoccarlo qua e là, e vi aveva aggiunto
+del proprio la frase peregrina della <i>valle di
+lagrime</i>.
+</p>
+
+<p>
+Insomma, per tornare a noi, nel momento
+di cui discorriamo, dopo compite le cerimonie
+funebri, si eran vuotati gli arredi
+della defunta, e la camera, col letto sfatto
+e le altre masserizie in disordine, aveva un
+aspetto di desolazione accresciuta, se è possibile,
+per virtù dei contrasti, dall’allegro
+sole di maggio che penetrava attraverso le
+aperte finestre. Lidia e Sofia, approfittando
+dell’arrivo di alcune conoscenti, credutesi
+in obbligo, malgrado il divieto stampato, di
+fare alla signora Adelina una sollecita visita
+di condoglianza, vi si erano introdotte pian
+piano, e frugavano per entro i mobili con
+pochissima discrezione. Lidia aveva sedici
+anni e quattordici ne contava Sofia. Erano
+entrambe ragazze buone di fondo, ma abbastanza
+male educate, com’era facile intendere
+con una madre che, più di tutto,
+badava a mettersi in fronzoli, e un padre
+che pel decoro esterno salariava una mezza
+dozzina di maestri, ma quand’era poi in
+casa non diceva che trivialità e spacconate.
+Le due giovanette non erano certo sì grulle
+da credere che la zia Maddalena fosse una
+maga come pretendeva Nannetta; però, quel
+<span class="pagenum" id="Page_13">[13]</span>
+non so che di mistero ond’ella soleva cingere
+la sua persona, quel silenzio profondo
+ch’ella serbava sul suo passato, e la storia
+di quel quaderno che la fantesca le aveva
+visto fra le mani e che non si sapeva dove
+fosse nascosto, erano tutte cose che mettevano
+in moto la loro immaginazione. Che
+il libro non si fosse trovato era certo, perchè
+il signor Bernardo, padrone di casa e
+membro della Camera di commercio, aveva
+fatto egli pure accurate indagini, alla presenza
+di Nannetta, senza riuscire a nulla.
+Quanto alla signora Adelina, la non ne sapeva
+più degli altri. Si ricordava che sua
+madre, buon’anima, le aveva parlato più volte
+della zia Maddalena come di un cervellino
+bizzarro, ma ella non s’era mai curata di
+andare al fondo della questione. Del resto,
+si trattava di roba di un mezzo secolo addietro,
+e la signora Maddalena non era venuta
+ad abitare cogli Alzini che da dieci
+anni, da quando cioè le era morta una vecchia
+cameriera con cui aveva sempre vissuto.
+</p>
+
+<p>
+— E da allora in qua — sclamò spiritosamente
+il signor Alzini — si può giurare
+che non vi furono chiacchere sul conto di
+lei. Ih! ih! ih!&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+E scoppiò in un riso sgangherato, parendogli
+senza dubbio di aver detto una cosa
+arguta e peregrina.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_14">[14]</span>
+</p>
+
+<p>
+Queste spiegazioni scambiatesi fra marito
+e moglie a ora di colazione non avevano
+sortito altro effetto che quello di solleticare
+vieppiù la curiosità delle due sorelle, e vedemmo
+già com’esse avessero côlto il primo
+momento opportuno per metter mano alle
+loro ricerche. Però duravano infruttuosamente
+in queste faccende da una mezz’ora.
+</p>
+
+<p>
+— In fin dei conti — osservò Sofia — chi
+ci assicura che il libro non sia da un
+pezzo in mano del babbo, e ch’egli parli
+come fa, tanto perchè non lo si annoi su
+questo argomento?&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+— Anche questo può essere — rispose
+Lidia distrattamente, tirando fuori per l’ultima
+volta uno dei cassetti dell’armadio. E
+lo tirò così in furia ch’esso cadde per
+terra, e....
+</p>
+
+<p>
+Lidia e Sofia misero un grido e divennero
+bianche come il bucato. Ecco che cosa
+era avvenuto. Il cassetto, a doppio fondo,
+nel toccar terra si ruppe, e comparve il libro
+polveroso tanto cercato e insieme ad
+esso un piccolo astuccio. Dunque la chiave
+dell’enigma era lì, dunque sol che si sfogliasse
+quel libro, sol che si aprisse quel cassetto,
+si sarebbe saputo qualche cosa intorno alla
+zia Maddalena. Pur le due giovinette erano
+entrambe immobili, estatiche, come per virtù
+d’incantesimo. Nessuna delle due osava chinarsi,
+<span class="pagenum" id="Page_15">[15]</span>
+nessuna delle due osava raccogliere
+quel quaderno misterioso che aveva così
+profondamente colpito la loro immaginazione.
+</p>
+
+<p>
+— Dunque — chiese Sofia — che si fa? — Indi
+soggiunse, sforzandosi di sorridere — Sarebbe
+curioso che fosse il libro del macellaio
+o del farmacista.
+</p>
+
+<p>
+— Tu dici sempre sciocchezze — rispose
+seria Lidia — e intanto non hai coraggio di
+guardare coi tuoi occhi.
+</p>
+
+<p>
+— Non ho coraggio? Tu piuttosto che
+avevi una curiosità tripla della mia, e adesso
+rimani come il Don Bartolo del <i>Barbiere</i>.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+In quella, l’orologio del vicino campanile
+suonò le quattro. Si avvicinava il momento
+del pranzo, e con la più buona volontà del
+mondo non vi sarebbe stato il tempo necessario
+a osservare con accuratezza il volume.
+Le due timide cospiratrici concessero
+a sè medesime una proroga, e deliberarono
+di rimettere pel momento ogni cosa a posto
+nel miglior modo che si potesse, e di tornarsene
+a sera tarda a prendere sì il libro
+che l’astuccio per portarsi in camera entrambi
+gli oggetti ed esaminarli con tutto
+l’agio nel corso della notte.
+</p>
+
+<p>
+Ferme in questo proposito, ridiscesero nel
+salotto, liete anzi che no di aver differito
+l’impresa. Apparente contraddizione che, del
+resto, tutti intendono, perchè tutti devono
+<span class="pagenum" id="Page_16">[16]</span>
+averla qualche volta avvertita in sè stessi.
+Noi crediamo eziandio che, investigando nel
+cuore di Lidia e di Sofia, si sarebbe scoperto
+senza difficoltà che, ove ciascuna di
+loro non avesse avuto paura di esser svergognata
+dall’altra, anche la spedizione notturna
+sarebbe andata a monte. Siccome però
+le due sorelle si parlavano in tuono di canzonatura
+per rimproverarsi a vicenda le
+trepidazioni che avevano entrambe, non potè
+nemmeno far capolino la proposta codarda
+di rinunciare al gran conquisto, e sulla
+mezzanotte, quando tutti furono coricati, le
+due giovinette intrapresero e compirono
+senza gravi peripezie il famoso trasporto.
+Unico incidente del viaggio fu il rumore fatto
+da un canarino che dormiva nella gabbia
+appesa al palco dell’andito e che, alla vista
+del lume, si scosse vivamente e urtò con le
+ali sulle pareti della sua prigione.
+</p>
+
+<p>
+— Che cos’è? — sclamarono a un tempo
+Lidia e Sofia. Ma fatte subito capaci del
+vero — Oh! — proruppero in coro — hai paura
+di tutto. — Giunte nella loro camera che,
+per un’esuberanza di precauzione, chiusero
+a chiave, e deposto sopra un tavolino il libro
+e la candela, apersero prima di tutto l’astuccio.
+Esso conteneva un medaglione d’oro
+di forma antica, nel quale era incastonato
+un piccolo rubino. Anche il medaglione si
+<span class="pagenum" id="Page_17">[17]</span>
+apriva premendone uno dei capi. Ne scattò
+fuori, come per opera d’una molla, una
+ciocca di capelli biondi e finissimi ch’erano
+uniti insieme da un sottile filo di seta nera
+e che nella loro buia custodia non avevano
+perduto la prisca elasticità, tantochè si attortigliarono
+al dito di Lidia, quasi il contatto
+d’una cosa viva li ridestasse alla vita. O
+a chi mai avevano appartenuto quei capelli?
+Da quanti anni erano stati recisi? Da quanti
+anni la persona che se n’era fatta bella aveva
+detto addio alla luce del sole? E che legami
+avevano esistito tra lei e la zia Maddalena?
+Erano capelli d’uomo o di donna?
+Pur c’era da scommettere che non fossero
+d’uomo; erano troppo chiari di colore,
+troppo morbidi, troppo ricciuti.... Ma a
+che pro perdersi in queste fantasticherie se
+il libro avrebbe spiegato ogni cosa?
+</p>
+
+<p>
+Lidia sedette al tavolino. Sofia rimase in
+piedi dietro di lei, appoggiandosi con la persona
+alla spalliera della seggiola, e spingendo
+il braccio per di sopra l’omero della sorella
+fino a sollevar la coperta dell’arcano volume.
+La prima cosa che si presentava allo
+sguardo era una mezza dozzina di fogli di
+carta asciugante accuratamente incollati lungo
+il margine interno del libro. Fra due di
+questi fogli lo scheletro d’un fiore. Un botanico
+l’avrebbe probabilmente giudicata
+<span class="pagenum" id="Page_18">[18]</span>
+una camelia. Povera sepolta viva! Che affetti,
+che speranze, che dolori voleva ella
+significare? Era ella l’epitaffio di quella
+tomba? Appiedi del suo gambo leggevasi
+sopra un pezzettino di carta gommata la
+scritta: 15 <i>febbraio</i> 1812. Indi, girando altri
+due fogli, l’occhio si fermava su un
+manoscritto un po’ tremulo, un po’ ingiallito,
+quantunque non fosse antichissimo. In fatti,
+esso portava in capo la data 23 <i>luglio</i>
+1852. Non v’era nessun altro titolo. Soltanto
+la scrittura era divisa in capitoli. Lidia
+cominciò a leggere mentre Sofia stava intenta
+cogli orecchi e cogli occhi. Ascoltiamo.
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_19">[19]</span>
+</p>
+
+<h2>I.</h2>
+</div>
+
+<p>
+Eravamo, ieri dopo pranzo, secondo il solito,
+Giannina ed io, sedute presso il poggiuolo
+della mia camera che guarda sul Canalazzo.
+Il sole s’era appena nascosto dietro le case
+dirimpetto, il cielo, frastagliato di nubi rossastre,
+era percorso da torme allegre di rondinelle,
+che ora scendevano rasente i tetti,
+ora si perdevano nei fondi del limpido azzurro.
+Sull’acqua leggermente increspata riflettevansi
+le calde tinte dell’orizzonte, e le
+brune gondolette scivolavano via rapidissime
+e silenziose. Era insomma un tramonto veneziano,
+uno di quei tramonti che poeti e
+pittori si son provati inutilmente a riprodurre.
+Io sentivo in me la malinconia sublime
+che desta lo spettacolo delle cose belle,
+sentivo il bisogno di evocare le memorie,
+tristi o liete, della mia vita.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_20">[20]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Mah! Giannina — esclamai — ti ricordi
+di quarant’anni fa? Via, parliamo un poco
+del passato.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Giannina è diventata sorda e mi toccò
+ripetere la frase con voce più alta.
+</p>
+
+<p>
+Ella sollevò lentamente il capo che aveva
+lasciato cader sonnecchiando sulla sua calza,
+mi guardò con un sorriso languido, ahi
+quanto diverso da quello d’un tempo, e mi
+disse — parliamone pure, padroncina.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Non c’è caso, ho sessantacinque anni, ma
+Giannina non vuol saperne di chiamarmi in
+altra maniera. Ed io, allorchè sento questa
+parola di <i>padroncina</i>, provo una voglia
+matta di correre allo specchio (correre, si
+intende, come si può alla mia età) e di
+guardare se per avventura fossi tornata la
+giovinetta di mezzo secolo addietro.
+</p>
+
+<p>
+Parliamone pure, è presto detto. Ma Giannina
+ci sente poco, e ha ormai tante lacune
+nella sua memoria. Dio mio! Come la povera
+donna va decadendo rapidamente! Ha
+cinqu’anni più di me, ma cinqu’anni in
+questo nostro periodo della vita, ove non
+si cammina ma si corre verso la tomba,
+cinqu’anni sono un’epoca intera.
+</p>
+
+<p>
+Quando, fattasi notte, lasciammo il terrazzino
+per rientrare nelle stanze e Giannina
+andò in traccia dei fiammiferi per
+accendere il lume, io sentii una voce nel
+<span class="pagenum" id="Page_21">[21]</span>
+cuore che mi ripeteva: Bada, Giannina è
+vecchia; bada, i colloqui che per tanti anni
+furono la tua maggiore dolcezza ti saranno
+presto impossibili; la confidente de’ tuoi
+pensieri non morrà forse ancora, ma non
+isperare ch’essa ti renda ciò che le desti in
+custodia, non isperare ch’essa ti ripeta ciò
+che le hai narrato nelle ore di soave abbandono.
+Come si cala un’ombra sulle
+stanche pupille, così va calandosi un velo
+sullo spirito della poveretta, e i contorni
+delle cose le sfumano ogni dì più innanzi
+agli occhi della memoria.
+</p>
+
+<p>
+Tremai, lo confesso, più per compassione
+di me che di lei. Son sola; non ho amici,
+non ho parenti se non lontani, non ho che
+l’antico e devoto affetto di Giannina e la
+compagnia delle mie rimembranze. Io vivo
+nel passato; da poco meno di otto lustri
+non provo, non desto simpatie intorno a
+me. M’illumina il raggio d’altri giorni, la
+fiamma d’altri giorni mi scalda. Sorrido
+all’ebbrezze fuggevoli, piango ai disinganni
+amari, ai dolori tremendi d’un tempo ormai
+svanito da un pezzo. Se dimenticassi,
+sarei veramente una mummia. Dimenticare!
+È possibile? E perchè no? Non dimentica
+forse Giannina? Ebbene; io li vo’ chiamar
+tutti a raccolta i miei ricordi, e per salvarmi
+contro le insidie dell’età, vo’ subito
+<span class="pagenum" id="Page_22">[22]</span>
+consegnarli alla carta. Scrivo per me, non
+per altri. Finchè mi basteranno gli occhi,
+potrò rileggere questo quaderno; se diverrò
+cieca, troverò un’anima pietosa che me lo
+legga finchè mi duri l’udito; e quand’io sarò
+morta, la persona a cui esso cadrà in mano,
+lo abbruci: a che pro conservarlo? A che
+pro percorrer meco una via seminata di
+tombe?
+</p>
+
+<p>
+Ho detto che richiamerò tutti i miei ricordi,
+ma non è esatto. Nella mia esistenza
+v’è un solo pensiero nel quale consumai
+quanto fu grande la mia potenza d’amare,
+di credere, di soffrire. Perchè dovrei occuparmi
+del resto?
+</p>
+
+<p>
+Oh! ben io rammento il vecchio palazzo
+che mia madre, ultimo rampollo d’una famiglia
+patrizia decaduta, aveva portato in
+dote al babbo, negoziante arricchitosi nel
+commercio colla Dalmazia e la Grecia. Di
+quel palazzo non ho però mai compreso
+una cosa: perchè lo si fosse fabbricato sopra
+un canale interno, sucido e angusto in
+guisa che soltanto i gatti dagli abbaini e
+dai tetti delle case di fronte potevano vederne
+l’intera facciata. Ma! I nostri nonni
+erano pur curiosi. Rammento la lunga sala
+un po’ buia co’ suoi finestroni a vetri ottagoni,
+con le sue pareti a stucchi, co’ suoi
+gran medaglioni sulle soprapporte. E in
+<span class="pagenum" id="Page_23">[23]</span>
+quei medaglioni mi par di vedere ancora i
+ritratti ad olio degli antenati di mia madre,
+quali in corazza, quali in toga senatoriale.
+L’uno avea preso parte alla guerra di Candia,
+l’altro aveva manipolato le leggi, quello
+lì in fondo poi, con quel viso arcigno e
+severo, era stato nientemeno che inquisitore.
+Non so perchè, quando Angelo, il vecchio
+barcaiuolo, mi prendeva in braccio perchè
+io vedessi meglio quel mio famoso trisavolo,
+io sentivo venirmi la pelle d’oca, ciò
+che non m’impediva però ch’io mi gonfiassi
+alquanto, pensando d’avere avuto un parente
+di quella fatta.
+</p>
+
+<p>
+Angelo aveva servito come gondoliere il
+mio nonno materno, ed era il solo personaggio
+della casa che conservasse gelosamente
+le tradizioni aristocratiche. Era ormai
+pensionato, ma per tutto l’oro del
+mondo non avrebbe ceduto ad altri la funzione
+di spazzar via le tele di ragno dai
+ritratti gentilizi. Egli adoperava a tal’uopo
+una granata di straordinaria lunghezza,
+che soleva aver domicilio in un angolo della
+sala e che nessuno, all’infuori di lui, poteva
+toccare. A me piaceva molto di assistere
+alle sue abili manovre con quell’arma portentosa,
+e, per un tacito accordo, egli soleva
+farmi chiamare prima di accingersi
+alla grande impresa. Come si può creder
+<span class="pagenum" id="Page_24">[24]</span>
+le cure più minuziose erano consacrate al
+ritratto dell’inquisitore, e Angelo trovava
+invariabilmente che, quando le ragnatele
+non ne deturpavano la fisonomia, egli aveva
+tutto l’aspetto di persona, severa sì, ma di
+ottimo fondo. Un’altra occupazione del valent’uomo
+era quella di caricare ogni domenica
+l’orologio a pendolo infisso alla parete
+della sala. L’orologio era antico e sentiva
+i danni dell’età, per cui, se in origine,
+caricato alla domenica, faceva il debito suo
+fino alla domenica successiva, negli ultimi
+tempi aveva preso l’abitudine di fermarsi
+nella giornata del sabato. Angelo però non
+mutava sistema; diceva che pel corso di
+cinquant’anni, sotto Sua Eccellenza Andrea,
+e Sua Eccellenza Pasquale, e Sua Eccellenza
+Gasparo, aveva fatto così, e che così
+farebbe tutta la vita, e che gli orologi non
+si devono tormentare. Io avevo molta stima
+di Angelo, ma quando la mamma sul dopo
+pranzo del sabato mi mandava in sala a
+veder che ora fosse, e io, trovando le sfere
+sempre al medesimo posto, non sapevo che
+cosa rispondere, dicevo sommessamente che,
+in onta a ciò che si usava sotto le loro
+Eccellenze Andrea, Pasquale e Gasparo, non
+sarebbe stato un delitto il caricare quell’orologio
+ogni sei giorni, invece d’una volta
+per settimana. Angelo aveva poi un difetto
+<span class="pagenum" id="Page_25">[25]</span>
+molto più grave. La sua devozione per mia
+madre era illimitata, ma col babbo si teneva
+in sussiego, ed era facile accorgersi che non
+lo aveva nelle sue grazie. Un giorno si arrischiò
+fino a dire — Non ho mai capito
+perchè Sua Eccellenza la signora Lucietta
+abbia preferito di sposare il padrone anzichè
+il nobil uomo Antonio Renier, che apparteneva
+ad una gran famiglia, e che non
+potè sopravvivere al suo rifiuto.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Io ripetei questa frase alla mamma, che
+mi sgridò e mi fece divieto di passar tanto
+tempo in cucina. Ma la legge non fu osservata
+che quarantotto ore.
+</p>
+
+<p>
+Quanto a mio padre, egli aveva un numero
+infinito di faccende, e fuori che a
+pranzo, lo si vedeva pochissimo. Nondimeno
+io gli volevo bene, e quantunque sapessi che
+ci correva molto tra lui e l’avo inquisitore,
+non potevo acconciarmi all’opinione sfavorevole
+di Angelo sul conto suo. Egli mi
+parlava con calore straordinario d’un mio
+fratello chiamato Carlo, che contava parecchi
+anni più di me, e ch’io non avevo mai
+visto, perchè s’era assentato di Venezia
+poco dopo la mia nascita, e stava compiendo
+in Francia la sua educazione. Di là scriveva
+certe lettere lunghe lunghe, che il babbo
+non rifiniva mai di leggere, e di trovare
+assai interessanti, perchè descrivevano, diceva
+<span class="pagenum" id="Page_26">[26]</span>
+lui, avvenimenti strepitosi, i quali accadevano
+in Parigi. Mia madre invece non
+pareva aver grande simpatia per questo
+ragazzo, del quale discorreva di rado e di
+malavoglia. Quanto a me, non capivo come
+una donnina giovane qual’era mia madre,
+potesse avere un figliuolo così grande e
+grosso. Esposi i miei dubbi in cucina, ove
+mi si disse che Carlo era nato da un’altra
+moglie del papà. — Dunque — sclamai sorpresa — io
+ho due mamme. — La qual sentenza
+produsse un’ilarità sconfinata nella
+servitù, e distraendo l’attenzione di tutti i
+presenti fu causa occasionale che il gatto
+<i>Mauli</i> saltasse dall’impiantito sulla tavola,
+dalla tavola sulla scansia, e dalla scansia
+sulla gabbia del canarino <i>Joli</i>, che rimase
+salvo per miracolo, ma perdette da quel dì
+il buonumore. In questo grave avvenimento
+ammirai per la prima volta la presenza di
+spirito di Giannina, l’aiutante femminile del
+cuoco. Visto che il micio stava aggrappato
+alla gabbia con le due zampe anteriori, e
+in sì disagiata posizione faceva una specie
+di altalena che avrebbe terminato inevitabilmente
+con una catastrofe, pose una sedia
+sopra la tavola, vi montò sopra, ghermì
+bravamente <i>Mauli</i> per la collottola e lo
+slanciò nello spazio. Bellissima impresa per
+una fanciulla di dodici anni, chè quel giorno
+<span class="pagenum" id="Page_27">[27]</span>
+Giannina non ne aveva di più. Mentre si
+compivano sì eroiche gesta, Angelo, che
+prendeva le cose sul serio, mi spiegava
+come i bimbi non potessero avere due
+mamme, nè gli uomini due mogli in una
+volta (a meno che non fossero turchi, che
+Dio scampi e liberi), e come quindi la madre
+di Carlo fosse morta prima che S. E.
+la signora Lucietta sposasse il babbo. Io
+ricordo che tutte queste spiegazioni mi
+produssero in capo una grandissima confusione.
+</p>
+
+<p>
+La mamma era un angiolo di bellezza;
+vestiva da regina ed era caritatevole per
+modo che, nelle rare volte in cui escivamo
+di casa a piedi, essa dispensava ai poveri
+tutto il danaro che aveva in borsa, e se
+non l’era sufficiente, se ne faceva prestare
+dai conoscenti che incontravamo per via.
+Da certi colloquii che m’era riuscito cogliere
+qualche volta, capivo anzi che le si faceva
+colpa di spendere troppo, non solo in carità,
+ma anche in oggetti di acconciatura,
+onde arrivavano a casa innumerevoli polizze
+da tutti i bottegai delle <i>Mercerie</i>. Io
+però trovavo che la mamma aveva ragione,
+giacchè ero profondamente convinta che
+quanto più uno spende tanto più è ricco, e
+ad esser ricca io ci tenevo moltissimo. Oltre
+a ciò la mamma era vispa, allegra, e
+<span class="pagenum" id="Page_28">[28]</span>
+diceva sempre di non voler darsi pensiero
+di nulla. Io, per imitarla, non volli darmi
+pensiero delle lettere dell’alfabeto, che un
+buon prete s’era fitto in capo di farmi imparare.
+</p>
+
+<p>
+S’io volessi annoverare qui tutti i personaggi
+che mi passarono dinanzi nella mia
+infanzia, dovrei discorrer senza dubbio dello
+zio Avogadore, ch’io conobbi vecchissimo,
+ma del quale mi restò nella mente lo sguardo
+sereno e la parola benevola. In casa nostra
+credo di averlo veduto tre o quattro
+volte; era portato su per le scale, indi lo
+adagiavano in un seggiolone a bracciuoli, e
+il crocchio domestico si faceva completo e
+si atteggiava riverente intorno a lui. Mio
+padre saliva dal banco, lo zio Baldassare
+veniva dalla biblioteca, la mamma correva
+a baciargli la mano, e Angelo, con una
+scusa o con l’altra, rimaneva in piedi nella
+stanza e guardava il buon vecchio con occhi
+imbambolati e umidetti di lagrime. Io
+poi posavo volontieri la testa sulle sue ginocchia,
+mentr’egli mi carezzava i capelli
+e mi toccava scherzevolmente le guancie. — Quello
+sì è un santo — diceva Angelo,
+dopo averlo messo in gondola, e ritengo
+ch’egli avesse ragione. Come spesso mi accadde
+di sentire ripetere più tardi — Ah! se
+ci fosse ancora lo zio Avogadore!&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_29">[29]</span>
+</p>
+
+<p>
+Quanto allo zio Baldassare, fratello del
+babbo, gli era un uomo piccolo, asciutto,
+nervoso, serio, con occhi vivi e lampeggianti.
+Aveva viaggiato assai, e mia madre,
+che non lo aveva in gran simpatia, confessava
+ch’era un sapientone, tantochè bastava
+vederlo per sbadigliare. Soleva passare
+la maggior parte della giornata nella
+biblioteca, ch’era una bella stanza, con le
+pareti rivestite dall’alto al basso di librerie
+assai pregevoli per fregi ed intagli del Brustolon.
+Angelo mi narrò che quel lavoro era
+stato ordinato da Sua Eccellenza Gasparo,
+mio nonno, il quale voleva dare un alloggio
+decoroso ai quattro mila volumi della sua
+famiglia. Era però avvenuto un fatto curioso.
+Quando le biblioteche furono condotte
+a termine, si trovò che costavano
+troppo, e il nonno, per pagarle, vendette i
+libri a un lord inglese. Lo zio Baldassare
+le aveva ripopolate con nuovi acquisti. Questo
+mio zio era uomo di poche parole, ma io
+non potevo che dirne bene. Mi tirava amorevolmente
+le orecchie ogni mattina quand’io
+andavo a salutarlo, mi faceva veder spesso
+di bei libri con figure in colori, e mi regalava
+una magnifica bambola nel mio giorno
+onomastico. Una volta mi disse che avevo
+sale in zucca, e si propose di farmi da
+maestro.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_30">[30]</span>
+</p>
+
+<p>
+Un altro individuo che ricorrerà (pur troppo!)
+assai spesso su queste pagine, era il
+signor Venanzio Agliucci, di cui mi toccherà
+discorrere diffusamente, ma sul conto del
+quale sarò adesso brevissima. Non più nel
+fiore di giovinezza, aveva però ancora una
+persona disinvolta e un aspetto gradevole.
+Portava con grazia la parrucca, era sempre
+vestito con una certa eleganza e moveva le
+gambe con passo di ballo. Dalle sue labbra
+atteggiate a un perpetuo sorriso non uscivano
+che frasi melate, la sua persona spargeva
+intorno a sè dolcissimi effluvii. Accompagnava
+la mamma al cembalo, e di
+tratto in tratto cantava anch’egli un’arietta
+e pareva andare in deliquio per la commozione.
+Lo invitavano spesso a pranzo, ed
+egli veniva sempre con un rotolo di carta
+tutta fregi intorno ai margini, sulla quale
+erano vergate scritture portanti il titolo di
+<i>Madrigale</i>, <i>sonetto</i>, ecc., ecc. Al momento
+delle frutta, il signor Venanzio apriva il rotolo
+e declamava con enfasi e gestendo quelli
+ch’egli chiamava <i>parti della sua musa</i>. Sul
+conto di lui erano in casa assai varie opinioni.
+La mamma lo proteggeva in modo
+singolare, Angelo osservava che si poteva
+dir quello che si volesse a carico del signor
+Venanzio, ma che, dopo mia madre, egli era
+il solo di cui si capiva a prima vista che
+<span class="pagenum" id="Page_31">[31]</span>
+se non era nobile, era almeno stato sempre
+coi nobili. Il babbo lo riceveva con cortesia,
+ma senza effusione, e lasciava apparir chiaro
+che non gli era simpatico. Lo zio Baldassare
+poi non celava il suo dispetto di vederselo
+attorno, gli rispondeva appena e andava
+brontolando fra sè parole che non
+avevano l’aspetto di complimenti. — Bellimbusto
+fannullone ed ipocrita! — l’intesi un
+giorno esclamare, mentre il signor Venanzio
+si accommiatava. In mezzo a sì discordi pareri
+io ero neutra, però d’una neutralità
+piuttosto sospettosa ed ostile che fidente e
+benevola. Per quanti doni di chicche e di
+ninnoli mi venissero da lui, io non sapevo
+vincere la mia riluttanza a dargli un bacio.
+Oh! era stata ben altra cosa con lo zio
+Avogadore, era ben altra cosa anche con lo
+zio Baldassare!
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<h2>II.</h2>
+</div>
+
+<p>
+Un anno memorabile per tutti i conti fu
+il 1797. Della caduta della Repubblica dirò
+poi. Fu certo un gran fatto, ma prima che
+esso accadesse, altri avvennero per me importantissimi.
+Io compivo in febbrajo i dieci
+<span class="pagenum" id="Page_32">[32]</span>
+anni. Fino a sette m’ero intesa a ripetere
+su tutti i tuoni: — Che bella bimba! — Dai
+sette ai nove udii bisbigliare: — Eppure Maddalena
+prometteva meglio — Quando toccai
+i dieci, sorpresi più volte la frase: — Com’è
+imbruttita! — E allora la mamma e gli altri
+di famiglia, non so se per conforto o per
+istruzione, mi predicavano: — Non importa
+esser belli, bisogna esser buoni — locchè mi
+faceva un dispetto da non potersi credere.
+E quantunque ragazzina affatto, ci pensavo
+e ripensavo, ma buon per me che vennero
+altri accidenti a distrarmi. Proprio in febbraio
+ebbi due comunicazioni: prima, che
+mio fratello Carlo s’era mosso di Francia
+per tornare a Venezia; seconda, che un
+altro fratellino, o sorellina che fosse, sarebbe
+arrivato di lì a pochi mesi per tutt’altra
+parte. Corsi difilata dalla mamma a lagnarmi
+che di questo fratellino, il quale
+abitava tanto lontano, non mi si fosse mai
+tenuto parola; ella sorrise malinconicamente,
+e mi licenziò dicendo che aveva male di
+stomaco. Comunque sia, non mi pareva che
+ai due viaggiatori si preparassero troppo
+festose accoglienze. Della venuta di Carlo
+non esultava schiettamente che lo zio Baldassare.
+Mio padre forse ne gioiva in cuor
+suo, ma sembrava che la sua gioia non
+fosse scevra di preoccupazioni. Alla mamma
+<span class="pagenum" id="Page_33">[33]</span>
+era evidente che la cosa dava gran noja.
+Quanto all’<i>altro</i> aspettato, era meglio non
+discorrerne. Solo a menzionarlo si vedevano
+musi lunghi da metter paura. Perciò l’arrivo
+di Carlo fu per me argomento di consolazione
+indescrivibile. Era un bel giovinetto
+sui diciott’anni, alto, spigliato, disinvolto,
+allegro, e che prese subito a volermi bene.
+La mia intimità con Angelo, che si era rallentata
+da qualche mese, subì un nuovo
+crollo alle sgarbate parole che il gondoliere
+pronunciò sul conto di mio fratello. — Quella
+gente lì è la nostra rovina — brontolò il
+vecchio bisbetico — il suo signor Carlo è un
+<i>sanculotto</i>, un <i>giacobino</i>.
+</p>
+
+<p>
+— Che <i>sanculotto</i>? che <i>giacobino</i> — proruppi
+col massimo sdegno. — Egli è Carlo
+Lisari, figlio del babbo.
+</p>
+
+<p>
+— Sì, sì — soggiunse Angelo senza darmi
+retta — vogliono farla a San Marco. Ma vedranno
+chi la vincerà. Oh! i <i>parrucconi</i>
+han fatto andarsene con le pive in sacco
+ben altri personaggi di questi. Ma se toccasse
+a me, o che non ci sono i <i>piombi</i>
+per nulla?
+</p>
+
+<p>
+— Tu farnetichi — diss’io, che non capivo
+una sillaba di questi discorsi, e gli
+voltai le spalle inferocita.
+</p>
+
+<p>
+In casa, Carlo, ch’era pettinato moderatamente,
+declamò contro le code e le parrucche.
+<span class="pagenum" id="Page_34">[34]</span>
+E il babbo e lo zio si lasciarono
+persuadere dalla sua eloquenza, tantochè
+parrucche e code scomparvero in brevissimi
+giorni. Asserirei il falso se dicessi che la cosa
+non mi desse noia. Quando mio padre mi
+prendeva confidenzialmente sui suoi ginocchi
+(e continuava in queste abitudini, benchè io
+fossi già grandicella) io solevo occuparmi a
+giocherellare col suo codino, e mi seppe male
+di perdere questo innocentissimo passatempo,
+che, a creder mio, alimentava la mia affezione
+figliale. Ma i miei scrupoli durarono
+poco, crescendo ogni dì l’influenza che Carlo
+esercitava sopra di me. Egli s’era maravigliato
+assai di trovarmi così digiuna d’ogni
+istruzione, e si accinse con zelo indescrivibile
+a dirozzare il mio spirito. Ed io ricambiai
+le sue premure. Ciò che mi era
+sembrato fino allora intollerabilmente uggioso
+mi accese invece di vera passione.
+Leggevo poco e di mala voglia, e in men
+che non si dice fui ridotta a segno di non
+potermene star senza un libro sotto gli occhi
+o una penna in mano. I miei progressi
+furono altrettanto rapidi quanto sino allora
+erano stati tardi, e lo zio Baldassare ne
+trasecolava per la contentezza. La mamma,
+che da alcuni mesi era indisposta e passava
+buona parte della giornata in letto,
+ogni volta ch’io mi recavo a salutarla, sosteneva
+<span class="pagenum" id="Page_35">[35]</span>
+che Carlo avrebbe finito col farmi
+perder la salute e ch’ero già divenuta più
+magra e più pallida. Ma io mi divertivo siffattamente
+di quel nuovo sistema di vita
+che non l’avrei mutato per tutto l’oro del
+mondo, e mi pareva sempre di non fare
+abbastanza presto ad apprendere tutte le cose
+che m’insegnava Carlo. Che arca di scienza
+che era lui! Altro che l’avo inquisitore!
+Questi s’era tanto rimpicciolito a’ miei occhi,
+che una mattina, dopo una bella lezione di
+mio fratello sui due poli e sull’equatore,
+corsi in sala, mi presentai dinanzi al ritratto,
+e gli feci le boccaccie in segno del
+mio disprezzo.
+</p>
+
+<p>
+Intanto i tempi si facevano grossi davvero.
+Ogni giorno c’era una novità, ogni giorno
+Angelo aveva la faccia più scura. Di tratto
+in tratto poi sorgevano paure di tumulti,
+e allora, anche s’era di mezzodì, si chiudevano
+le imposte dei mezzanini e si davano
+i catenacci alle porte di strada. Una volta
+ci fu un serra serra. Si tirò fuori uno
+schioppo irrugginito e lo si diede a Tommaso,
+il cuoco, il quale era stato militare.
+Bisogna credere però che collo smettere la
+divisa egli avesse smessi altresì gli umori
+belligeri, inquantochè non parve assai lieto
+dell’incarico avuto, e diceva che se mai
+<i>fossero venuti</i> (nessuno sapeva chi dovesse
+<span class="pagenum" id="Page_36">[36]</span>
+venire), l’opporre resistenza sarebbe stato
+una vera pazzia. Mi ricordo benissimo che
+Carlo si trovava fuori di casa e ch’io ero
+molto inquieta sul conto suo, ma che la
+confusione di Tommaso mi esilarava lo spirito.
+Ed ho sempre negli orecchi la sua ingenua
+esclamazione nel sentir battere una
+imposta per un gagliardo colpo di vento:
+<i>Madonna! Che la fosse una schiopetàa?</i>
+Tommaso era padovano, e benchè fosse in
+Venezia da fanciullo in su, nelle grandi
+occasioni si serviva del suo dialetto nativo.
+</p>
+
+<p>
+Da parecchi mesi si faceva un gran discorrere
+di un certo generale Buonaparte, e
+a questo nome lo zio Baldassare si fregava
+le mani in silenzio, e Carlo andava in visibilio
+e asseriva che un capitano simile non
+lo aveva avuto nemmeno l’antichità. Avendo
+io ripetuto a Angelo una tale sentenza, egli
+divenne frenetico, e dichiarò che a spazzar
+via simil gente bastava la sua granata.
+Così dicendo, egli guardò il domestico arnese,
+che molto pacificamente era appoggiato alla
+solita parete e non sapeva certo a quali
+eroiche gesta lo si volesse far servire.
+</p>
+
+<p>
+Insomma, nel maggio avvenne la catastrofe.
+Cadde la Repubblica, e io, troppo
+acerba d’età per comprendere la portata
+politica di questo avvenimento, serbo una
+dolorosa memoria della disperazione di Angelo.
+<span class="pagenum" id="Page_37">[37]</span>
+Il poveretto ora stringeva i pugni in
+atto di minaccia contro i <i>giacobini</i>, ora si
+stemprava in lagrime, e si strappava i bianchi
+capelli, e diceva di non voler sopravvivere
+al <i>Leone di san Marco</i>. Se la prendeva
+con me, con mio padre, collo zio, con
+Carlo soprattutto, e anche un po’ con la
+mamma, la quale non aveva sposato il nobil
+uomo Antonio Renier. Io però stentavo
+a comprendere come quel matrimonio, seppur
+fosse successo, avrebbe potuto salvare
+la Repubblica. Certo si è che il dolore d’Angelo
+non era punto mentito, e ben se ne
+videro presto gli effetti. L’indomani d’un
+giorno in cui egli aveva fatto in cucina una
+scena così violenta che il resto della servitù
+era salito a lagnarsene con la mamma,
+intesi bussare all’uscio della stanza ov’io
+studiavo con Carlo. Era Angelo. Aveva una
+faccia così pallida e stravolta che metteva
+paura. Mio fratello parve un momento inquieto;
+e come gli era nota l’antipatia del
+vecchio gondoliere per lui, si levò in piedi,
+quasi ponendosi in atto di difesa. Ma quel
+tapinello di Angelo non minacciava nessuno.
+Si trascinò sino da me tutto umile,
+e benchè io non fossi che una fanciulla,
+mi prese la mano e me la baciò.
+</p>
+
+<p>
+— Padroncina — mi disse — fui or ora da
+Sua Eccellenza la signora Lucietta, e vengo
+a prendere commiato anche da Lei.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_38">[38]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Come! — esclamai, e mi tremava la
+voce per la commozione — ti hanno licenziato?
+</p>
+
+<p>
+— No, padroncina — egli rispose — ma
+sto male, vado a casa da mio genero.
+</p>
+
+<p>
+— Angelo, non puoi stare con noi, non
+puoi farti curare qui? Il babbo e la mamma
+sono tanto buoni...
+</p>
+
+<p>
+— Sua Eccellenza la signora Lucietta — rispose
+il vecchio che non riconosceva altri
+padroni che mia madre — me l’ha già offerto,
+ma io voglio andare a morire coi miei. — E,
+com’io accennava a interromperlo — Sì, — continuò
+egli — mio genero è barcajuolo
+a <i>Cà Manin</i>, e la Maria, mia figlia, fu per
+dieci anni cameriera dai Pesaro; essi mi
+chiuderanno gli occhi, e mi parleranno sino
+all’ultimo momento di San Marco e dei
+nostri parrucconi.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+V’era nel tuono della sua voce un misto
+d’ambascia e di rimprovero che mi faceva
+pietà e mi confondeva ad un tempo.
+</p>
+
+<p>
+— Morire! — sclamai, sforzandomi di sorridere — Che
+pensieri son questi? Via, coraggio,
+Angelo.
+</p>
+
+<p>
+— Oh! ci vorrebbe altro ch’io dovessi
+vivere! No, no, padroncina — egli soggiunse
+tentennando il capo — non sono più tempi
+questi per il vecchio Angelo. Così fossi
+morto sei mesi fa, prima che i miei poveri
+<span class="pagenum" id="Page_39">[39]</span>
+occhi vedessero questi orrori.... Basta, padroncina,
+grazie di tutto, la mi perdoni delle
+mie mancanze, e si ricordi qualche volta
+di me che le ho voluto bene come a una
+mia creatura, e mi dica un’<i>Ave Maria</i>...
+se adesso se ne dicono più.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Tornò a prendermi la mano e a baciarla,
+poi cogli occhi inondati di lagrime e con
+passo incerto si avviò presso l’uscio. Mentre
+ne afferrava il saliscendi, parve che gli
+mancassero le gambe, e Carlo accorse rapidamente
+per sostenerlo. Angelo si rizzò con
+subito sforzo, e voltandosi con una certa
+dignità piuttosto sprezzante — Grazie — disse — non
+ho bisogno di nulla.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Indi uscì.
+</p>
+
+<p>
+— Pover’uomo! — sospirò Carlo — egli non
+mi può soffrire e morirà vittima dei suoi
+pregiudizi. Tuttavia questa sua tenacità di
+opinione è assai rispettabile....
+</p>
+
+<p>
+Io però appena badavo alle sue parole.
+Dallo spiraglio dell’uscio che aprivasi nella
+sala seguivo con l’occhio i movimenti di
+Angelo. Il vecchio gondoliere girava lentamente
+tutto all’intorno guardando uno
+dopo l’altro i medaglioni infissi nelle pareti.
+Si fermava davanti a ciascun ritratto
+e restava immobile qualche secondo.
+Allorchè si trovò al cospetto di
+quello dell’inquisitore lo guardò con occhio
+<span class="pagenum" id="Page_40">[40]</span>
+più amoroso e più intento, e borbottò alcune
+frasi di cui non potei cogliere che
+queste parole: <i>per l’ultima volta</i>.
+</p>
+
+<p>
+L’antica granata, con cui Angelo faceva
+guerra ai ragni e negli ultimi tempi si era
+proposto di spazzar via Napoleone Buonaparte,
+era nell’usato angolo della sala. Il
+meschinello riuscì a sollevarla con le deboli
+braccia, l’appoggiò sulla tela del medaglione
+e stava accingendosi per l’ultima volta, come
+aveva detto pur dianzi, al suo lavoro quotidiano
+di ripulitura, quando, o perchè non
+gli reggessero le forze, o pel soverchio dell’emozione,
+stramazzò per terra insieme al
+suo arnese. Fummo tosto a soccorrerlo
+Carla ed io, e subito dopo accorsero gli
+altri di casa e la gente di servizio. Lo zio
+Baldassare, che se n’intendeva un poco di
+medicina, gli tastò il polso e disse che a suo
+parere egli si risentirebbe, ma che, tra per
+l’età, tra per lo stato dell’animo, era a dubitarsi
+che si trattasse di cosa seria. Volevano
+trasportarlo in una stanza disoccupata
+del palazzo, ma io mi opposi e dissi — No,
+babbo; no, zio — la mamma, sempre indisposta,
+era rimasta nella sua camera — è
+meglio che lo mandiamo a casa di suo
+genero.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+— E perchè?
+</p>
+
+<p>
+— Lo desidera lui. Ha detto che vuol
+morire fra i suoi. Non è vero, Carlo?
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_41">[41]</span>
+</p>
+
+<p>
+— È vero — rispose mio fratello — ma
+non sarà forse il caso di morire.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Queste ultime parole furono pronunciate
+con tuono indagatore, e assai più con la
+brama che con la speranza di avere una
+risposta soddisfacente. Tutti rimasero muti.
+</p>
+
+<p>
+Io mi aggrappai ai fianchi di mio padre,
+e insistei singhiozzando — Non negargli quest’ultima
+grazia, papà mio. Mandalo ove
+egli desidera andare.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Si fece a modo mio. Guardai ancora una
+volta quei capelli bianchi, quella faccia leale,
+quelle mani callose, poi, condotta via da
+Carlo, rientrai seco nelle stanza ond’eravamo
+usciti, e, nascondendo il viso tra i guanciali
+del sofà, mi misi a piangere dirottamente.
+Carlo mi carezzava i capelli dicendo — Piangi
+pure, poverina. Era un’anima onesta. — E
+poi, fattomisi presso, mi bisbigliava all’orecchio — Stassera,
+se sarai buona, dirò
+al babbo e alla mamma che ti accompagno
+in piazza, e invece andremo a vedere come
+sta Angelo. Io non entrerò nella camera,
+sai ch’egli non ne avrebbe piacere, ma ci
+entrerai tu, e così potrai vederlo nuovamente.
+Sei contenta?&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Oh! ero contenta per modo che non
+seppi far di meglio che gettar le braccia
+al collo di Carlo e baciarlo e ribaciarlo su
+ambe le guancie.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_42">[42]</span>
+</p>
+
+<p>
+Quel giorno fu a pranzo da noi il signor
+Venanzio. Aveva dimesso anch’egli la coda,
+e parlava di politica con un calore straordinario.
+Io ne capivo poco, sempre però
+quanto bastava ad accorgermi che se lo zio
+Baldassare e Carlo erano <i>giacobini</i>, il signor
+Venanzio era più giacobino di loro. — Ce
+n’è voluto — egli disse — ma finalmente ci
+siamo riusciti. Era tempo che questo <i>baraccone</i>
+cadesse. L’ho sempre detto io, e quando
+non l’ho detto l’ho pensato, che al nostro
+secolo non possono durare simili governi.
+Luce, luce ci vuole ormai, luce e libertà.
+Altro che misteri, altro che inquisizioni! E
+l’aristocrazia, si può dar nulla di più assurdo?
+Che cos’è la nascita? Un caso. Mio
+padre era amministratore di famiglie patrizie,
+ma mio nonno vendeva sardelle salate,
+e ne ho piacere, e ne vado superbo.
+Io, non lo nego, ho vissuto molto coi nobili,
+ma perchè ci ho vissuto? Per dir loro
+la verità schietta e tonda, e son sicuro che
+da nessuno ne hanno intese di così grosse
+come da me! Non le hanno capite? Le
+hanno pigliate per complimenti? Tanto peggio
+per loro. Che colpa ne ho io se sono
+diventati anche cretini? Non ho bisogno di
+domandar scusa alla signora Lucietta che
+non ha pregiudizi, e, quantunque nobile,
+fu sempre un’eccezione, ma la verità è una
+<span class="pagenum" id="Page_43">[43]</span>
+sola. Del resto, perchè ho frequentato io questa
+casa di preferenza alle altre? Perchè
+qui vi si respirava meglio, perchè qui non
+ci erano fumi, perchè insomma qui vedevo
+divise le <i>mie</i> idee...&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+A questo punto dovetti fare uno sforzo
+supremo, per impedire che Carlo gettasse
+un bicchiere sul viso al signor Venanzio.
+Egli ne aveva certo una voglia grandissima.
+Lo zio Baldassare si alzò bruscamente da
+tavola e uscì della stanza conducendo seco
+il nipote.
+</p>
+
+<p>
+Ma il signor Venanzio non se ne avvide
+o non se ne curò, e proseguì il suo discorso
+rivolgendosi in ispecialità a mio padre,
+che stava ad ascoltarlo con la rassegnazione
+di un santo.
+</p>
+
+<p>
+Quand’egli se ne fu andato, Carlo, rientrando
+nel salotto da pranzo, mi prese da
+parte e mi disse — Vedi, Maddalena, quell’uomo
+lì è una fra le più sucide e vigliacche
+creature, che vi siano al mondo.
+</p>
+
+<p>
+— Oh! — esclamai — com’è possibile? Se
+la mamma ne ha tanta stima?&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Carlo non mi disse nulla, si annuvolò
+in viso e mi lasciò.
+</p>
+
+<p>
+Da un’altra parte della stanza mia madre
+disputava a mezza voce col babbo.
+Favellavano certo dello stesso argomento, e
+intesi la mamma che diceva — L’avete preso
+a perseguitare. In fin dei conti...&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_44">[44]</span>
+</p>
+
+<p>
+Ma in questo punto fu notata la mia
+presenza, e il dialogo venne interrotto.
+</p>
+
+<p>
+Perchè mia madre difendeva quell’uomo,
+e perchè a me spiaceva tanto ch’ella lo
+difendesse?
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<h2>III.</h2>
+</div>
+
+<p>
+Il periodo della vita più ricco d’impressioni,
+più fecondo di sorprese e di cambiamenti,
+è senza dubbio quello che comincia
+all’estremo limite dell’infanzia, attraversa
+l’adolescenza e giunge sino al principio della
+giovinezza. Ridire ciò che in questo periodo
+si è pensato e sentito, ridire le dolci fantasie
+e le speranze audaci e i sùbiti scoramenti
+è impresa da lasciarsi ai romanzieri
+di professione. Chi non vuole inventare,
+ma domanda alla penna soltanto che gli
+riproduca fedelmente il vero, deve, di
+necessità, esser parco, mentre in così turbinoso
+affollarsi d’immagini poche sono
+quelle che si presentino con chiari e spiccati
+contorni. Forse una frase rende lo
+stato dell’anima in quell’epoca singolare:
+non sapersi spiegare e non osar chiedere.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_45">[45]</span>
+</p>
+
+<p>
+Qui è la differenza dalla prima infanzia, la
+quale non capisce, ma, petulante e importuna,
+non si perita di rivolgere alcuna inchiesta
+per ardita che sia. Tra le cose che,
+undicenne, io non riuscivo a spiegarmi, e
+pur non m’arrischiavo d’indagare, era il
+perchè della freddezza con cui era stata
+accolta nella famiglia la mia sorellina Clara.
+Per me fu una festa il suo nascere; passar
+lunghe ore alla sua culla, era un diletto
+pieno di soavità. Mi pareva che i lini,
+ond’ella era ravvolta, non bastassero a riscaldare
+le sue tenere membra, se non vi
+si mesceva un alito d’amore. Perciò io m’ero
+stretta nuovamente a mia mamma, la
+quale, sola della casa, mostrava di voler
+bene alla piccina. Il babbo, per solito così
+affettuoso, la guardava appena, e sempre
+con le ciglia aggrottate, lo zio Baldassare
+non poteva sentire il suo vagito senza conturbarsi,
+e Carlo scansava di vederla e di
+discorrerne. Ma perchè? domando io. Ella
+sì ch’era bella! Aveva, ancora in fasce,
+l’occhio dolce e vivace di mia madre, aveva
+i lineamenti delicati di lei, e quando mi
+sorrideva, pareami di veder mia madre sorridere.
+Nessuno combatteva le mie simpatie,
+ma nessuno le incoraggiava. Se io, con
+uno sforzo supremo, prendevo Clara in
+braccio e la portavo di qua e di là per le
+<span class="pagenum" id="Page_46">[46]</span>
+stanze, nessuno, all’infuori della balia, si
+offriva di pigliarsi il mio fardello, nessuno
+con un gesto, con uno sguardo, con una
+parola, faceva buon viso ai miei scherzi.
+Povera bimba! sotto che cattiva stella era
+nata! La servitù teneva tratto tratto, su
+tale proposito, singolari discorsi, di cui però
+non poteva cogliere il senso. E questi discorsi
+erano tenuti per lo più, dopo le visite
+del signor Venanzio. Carlo aveva per
+me le usate premure, ma aveva anch’egli
+cambiato d’umore. Diceva che il 1797 era
+stato per lui un anno tremendo. Tuttavia
+si occupava della mia educazione con un
+fervore incredibile. A sentirlo, ero una scolara
+senza l’uguale al mondo. Quantunque
+non insuperbissi delle sue lodi, avevo la
+coscienza di progredire rapidamente. M’ero
+data allo studio con passione febbrile; cercavo
+in esso una distrazione al tedio della
+mia vita domestica, facevo dei libri i discreti
+confidenti de’ miei pensieri. Se la mestizia
+del babbo, o di mio zio, o di Carlo
+m’aveva turbato, se la sbrigliata gajezza di
+mia madre m’aveva ferito, se la sguajataggine
+del signor Venanzio m’aveva offeso,
+era ai libri ch’io chiedevo conforto.
+</p>
+
+<p>
+A tredici anni provai un gran dolore.
+Carlo ebbe per istrada una scena violenta
+col signor Venanzio. Altra scena succedette
+<span class="pagenum" id="Page_47">[47]</span>
+in casa, e, per la prima volta nella mia
+vita, vidi la mamma piangere. Io ne capivo
+assai poco, capivo però che mio padre,
+uomo cui la soverchia bontà toglieva l’energia
+del volere, era assediato da due opposte
+influenze, quella di suo figlio e di suo
+fratello, e quella di sua moglie. Per molti
+giorni non comparve il signor Venanzio.
+Ma una mattina, mentre io ero nella camera
+da letto di mia madre, e Clara raggomitolata
+sul pavimento giuocava ai miei piedi,
+intesi aprir l’uscio. Era desso. La bimba si
+levò di terra e gli corse incontro festosa.
+Egli si chinò sopra di lei e la coperse di
+baci. La mamma, udendo la sua voce, venne
+in fretta dalla stanza vicina. Io uscii, non
+so perchè, non so come, adirata contro il
+signor Venanzio, contro mia madre, contro
+la stessa Clara. Avevo un bisogno immenso
+di piangere e piansi. La sera Carlo mi prese
+per mano, e mi disse — Maddalena, io parto...
+L’ho deciso... Il babbo lo sa ed è contento....
+Non accorarti, sorelluccia mia. Anche lontano,
+vedrò d’esser sempre teco... ti scriverò
+ogni settimana... Non ti basta? Ti scriverò
+ogni giorno... e tu pure mi scriverai,
+e faremo conto d’essere insieme... Via, via,
+piccina... tornerò, sai?... — Io ero sopraffatta
+da questa notizia, per modo che non riuscivo
+a trovar parole. Quando potei snodare
+<span class="pagenum" id="Page_48">[48]</span>
+le labbra ruppi in singhiozzi, gettai
+le braccia al collo di mio fratello, e con
+voce rotta gli chiesi — Ma perchè parti?
+Ma dove vai? — Egli si svincolò dolcemente
+dalla mia stretta e mi disse — Vado nella
+Repubblica cisalpina, vado dove vedrò poste
+in atto le idee che furono il sogno
+della mia gioventù, vado dove posso aver
+modo di lavorare per la liberazione della
+nostra povera patria. — Indi mi diede un
+bacio e soggiunse — Domattina tornerò a
+salutarti. Calmati intanto — E mi lasciò.
+Rimasi alcuni minuti come trasognata;
+poi mi venne in animo di favellar con lo
+zio Baldassare, di strappargli dalle labbra
+qualche più persuasiva spiegazione di un
+fatto così subitaneo, di pregarlo che s’interponesse
+per trattener Carlo. Ma lo zio
+Baldassare era appunto con Carlo in segreti
+colloqui. Stettero insieme tutta la notte.
+La mattina mio fratello partì, e non potei
+vederlo da solo a sola. Lo accompagnammo
+col babbo e con lo zio fino alla gondola.
+Egli ci baciò in silenzio tutti e tre, e disse
+con voce commossa — A rivederci. — I gondolieri,
+puntando coi remi, si allontanarono
+dalla riva. — Addio, addio — tornò a dir
+Carlo. Nel punto in cui il canale fa una
+svolta, una grossa barca, di quelle che noi
+Veneziani chiamiamo <i>peate</i>, tenne ferma la
+<span class="pagenum" id="Page_49">[49]</span>
+gondola alcuni secondi. Carlo, spingendo la
+testa dal finestrino, guardò dalla nostra
+parte. Noi eravamo ancora immobili sui
+gradini dell’approdo, ed egli ci risalutò
+più volte coi cenni del capo e col fazzoletto.
+L’ingombro fu rimosso, i remi si tuffarono
+liberamente nell’acqua, e la cara visione
+sparì... Anima nobile, anima ardente, quando
+e dove potrò incontrarti? Risalimmo le scale
+senza scambiarci una parola. Giunti nell’ampia
+sala che mi pareva più muta, più mesta,
+più buia del solito, alzammo gli occhi
+ad un tempo... poi ci separammo frettolosi.
+Avevamo tutti e tre il cuore gonfio, bisognoso
+di sfogo, ma tutti e tre sentivamo
+istintivamente ch’era meglio tacere, non
+chiedere, non far confidenze che avrebbero
+potuto essere accuse... Mia madre era chiusa
+con Clara nelle sue camere....
+</p>
+
+<p>
+Quante cose imparai in quel giorno!
+Quante ombre presero forma! Che fitto
+velo di tristezza si calò sull’anima mia! O
+giovinette, cui per avventura cadesse fra le
+mani questo quaderno, compiangetemi, e
+che il cielo vi salvi dal peggior degli affanni:
+dubitare della madre nostra. Nè gioventù,
+nè beltà, nè ricchezze possono riempire il
+vuoto lasciato nell’anima dalla fede perduta
+verso chi vi nutrì del suo latte.
+</p>
+
+<p>
+Mia madre era sempre buona meco,
+<span class="pagenum" id="Page_50">[50]</span>
+scherzosa, amorevole; le grazie del volto e
+il brio naturale di lei che avevano esercitato
+un fascino su tutti quelli che le erano
+vissuti dappresso non potevano certo rimaner
+senza effetto sopra di me. Quante volte,
+vedendola così vispa e leggiadra, sapendola
+così pronta alla simpatia e al benefizio, io
+sentivo rinascere in cuore l’antica tenerezza!
+Ma quegli slanci erano soffocati da altri
+pensieri che irresistibili mi si affollavano
+alla mente e mi costringevano di nuovo in
+un gelato riserbo. E Clara, la fanciulla bellissima
+ch’io solevo tener pargoletta sui
+miei ginocchi, che con le mie cure avevo
+voluto risarcire della freddezza altrui, perchè
+non era più ai miei occhi quella d’un
+tempo? Che forza arcana mi allontanava
+da lei, sì che la mobile vivacità delle sue
+pupille mi riusciva incresciosa, e le brune
+ciocche de’ suoi capelli non m’invitavano
+più alle carezze, e le inflessioni stesse della
+sua voce mi ferivano come suoni sgraditi?
+Non lo so;... so che quando il signor Venanzio,
+fattosi frequentatore sempre più assiduo
+della nostra casa, la prendeva tra le
+sue braccia e la copriva di baci, mi pareva
+come se una lama affilata mi trapassasse
+le carni. Essa, alla sua volta, vistasi negletta,
+aveva molto rimesso della sua espansione;
+non mi sfuggiva, ma nemmeno mi
+<span class="pagenum" id="Page_51">[51]</span>
+cercava, e soleva starsene con la mamma,
+che omai non faceva mistero delle sue predilezioni
+per lei.
+</p>
+
+<p>
+Oh i giorni mi correvano pur tristi e
+l’avvenire mi si presentava pur sotto tetri
+colori! La procella si librava minacciosa
+sulla nostra famiglia senza scoppiar mai.
+Io ne sentivo l’afa pesante, e m’auguravo
+talora che il turbine si scatenasse per uscire
+da una situazione intollerabile. Ma era inutile
+augurio. Ero ridotta a udire intorno a
+me querele impotenti, a vedere incancrenirsi
+le piaghe per mancanza del coraggio
+delle amputazioni. E m’adiravo con tutti, e
+una cupa misantropia andava investendomi
+a poco a poco.
+</p>
+
+<p>
+Due sole cose mi consolavano: la corrispondenza
+epistolare con Carlo e lo studio.
+Mio fratello s’era arruolato nell’esercito
+cisalpino, e il suo reggimento era stato
+spedito al settentrione della Francia, sulle
+coste dell’Oceano. Di là egli mi scriveva
+regolarmente, mi suggeriva le letture più
+acconcie, mi narrava le sue occupazioni, mi
+confidava le sue speranze, e, soprattutto,
+manteneva caldo in me l’amor della patria
+e della libertà. Egli era fra quelli che il
+trattato di Campoformio non aveva potuto
+intieramente alienar dalla Francia, e che
+solo dalle armi francesi aspettavano la redenzione
+<span class="pagenum" id="Page_52">[52]</span>
+dei popoli. Perciò anelava alla
+guerra, unico mezzo, egli diceva, di finirla
+per sempre con le vecchie Corti coalizzate
+fra loro. Pel genio del Buonaparte aveva una
+ammirazione sconfinata, ma lo credeva
+troppo ambizioso. Di tratto in tratto vi
+erano nelle sue lettere divinazioni profetiche — Temo — egli
+mi scriveva un giorno — l’onnipotenza
+militare; mi par di vedere le antiche
+legioni romane pronte a passare il
+Rubicone al cenno di Cesare. — Un’altra
+volta deplorava ch’io non potessi leggere
+l’orazione scritta pei Comizi lionesi da Ugo
+Foscolo — quell’Ugo Foscolo — egli soggiungeva — a
+cui dobbiamo il <i>Jacopo Ortis</i>, e
+che prima del 97 viveva in Venezia. Vorrei
+che tu vedessi — erano le sue parole — con
+che schietto animo egli invita il vincitore
+a fare il debito suo verso l’Italia. Saranno
+adempiuti i suoi voti? Speriamolo,
+sorella mia, chè a questo patto soltanto io
+potrò risalutare la mia città natale. — Carlo
+toccava di rado il tasto doloroso delle faccende
+domestiche, e se io mettevo in campo
+questo argomento, lo schivava con arte grandissima.
+Che se per avventura io insistevo,
+egli mi raccomandava che avessi pazienza
+e pensassi che la donna è come di passaggio
+nella casa in cui nacque, che il vero
+suo nido è altrove, che il segreto del suo
+<span class="pagenum" id="Page_53">[53]</span>
+destino non è nella sua camera di fanciulla,
+ma nella sua camera di sposa. — Tollera il
+resto — egli mi suggeriva — ma non patire
+che ti si immoli sull’altare dell’orgoglio o
+della ricchezza; non lasciarti, giovinetta inesperta,
+dare in braccio di chi non abbia
+prima conquistato il tuo cuore...&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Così scriveva mio fratello, confortandomi
+a sopportare il presente in vista dell’avvenire.
+Ma, ohimè, i cari sogni che certo allegravano
+le mie coetanee non avevano
+virtù redentrice per me. Nelle pagine degli
+scrittori, e nell’ideale della fantasia, io trovavo
+la donna non dissociata mai dalla
+grazia e dalla bellezza, e mi pareva che,
+ove non fossero queste due qualità, nè l’ingegno
+femminile potesse aver pregio, nè
+l’amore sollevarsi a gentile passione. Oh!
+chè valeva all’anima mia esser pura ed
+ardente, se nè il lampo degli occhi la rivelava,
+nè la venustà delle membra, nè la
+musica della voce? Quale io mi ero, non
+deforme certo della persona, ma sottile,
+asciutta, più alta che non si convenga al
+mio sesso, priva persino di quella freschezza
+di carnagione che suole andar compagna
+alla gioventù, io non sapevo vincere il sospetto
+che lo stimolo dell’interesse e non
+altro avrebbe potuto far chiedere la mia
+mano. Perciò ero guardinga, gelata, tarda
+<span class="pagenum" id="Page_54">[54]</span>
+nel rispondere. Mia madre, ch’era tutto
+l’opposto, e che ormai si sdilinquiva per
+Clara, la quale cresceva leggiadra e vezzosa
+al pari di lei, non poteva a meno di rimproverarmi
+il mio contegno, ed esclamava talvolta — Dio
+buono! La bellezza la si porta
+seco nascendo e non c’è colpa a non averla,
+ma la cortesia poi dipende da noi altri
+stessi. Come vuoi viver nel mondo così
+diversa da tutti, sfuggendo tutti...? Basta,
+sarà sapienza la vostra (e alludeva, oltre
+che a me, a Carlo e allo zio, ch’ella credeva
+ispiratori della mia condotta), ma è
+una sapienza che fa essere molto infelici! — Dal
+suo punto di vista ell’aveva ragione,
+nè io potevo dirle tutte le cause che avevano
+inacerbito il mio spirito. A ogni modo
+queste punzecchiature frequenti portavano
+il loro sassolino a quella barriera che lenta,
+insuperabile, andava formandosi tra mia
+madre e me.
+</p>
+
+<p>
+Io passavo parecchie ore del giorno in
+biblioteca con lo zio Baldassare. Discorrevamo
+di Carlo, rileggevamo le sue lettere,
+e vivendo seco in comunione di spirito,
+riuscivamo per qualche momento a dimenticare
+la triste realtà. Il babbo veniva anch’egli
+talvolta a prender parte ai nostri
+colloqui, e il suo viso malinconico e sparuto
+s’illuminava di gioia passeggiera, se, parlando
+<span class="pagenum" id="Page_55">[55]</span>
+del suo figliuolo, egli ne rammentava
+l’infanzia, e l’intelligenza precoce, e la bontà
+impareggiabile. Allora egli si animava tutto,
+e si sarebbe detto che gli anni, corsi dopo
+quell’epoca, s’involassero da lui come stormo
+d’augelli che improvviso lasciano il nido. Ma
+poi sopraggiungeva l’idea del presente, l’idea
+di questo figlio partito dal suo paese, slanciatosi
+in mezzo ai pericoli perchè la casa
+paterna non gli offriva più asilo ospitale,
+e quest’idea bastava a raddensar le nubi
+sulla fronte del povero vecchio. Vecchio era
+divenuto realmente mio padre, ed io me ne
+accorgevo con indicibile rammarico. I capelli
+gli si erano in poco d’ora imbiancati,
+profondi solchi gli segnavan le gote, e camminava
+curvo della persona. Gli si notava
+in volto quella stanchezza della vita che
+desta un senso di così dolorosa pietà e che
+ha tanta rassomiglianza con la stanchezza
+fisica. Chi n’è affetto sembra piegare il collo
+e le ginocchia sotto un peso invisibile. Gli
+è che il peso non è fuori, ma è dentro,
+nel cuore. E pensare che un po’ d’energia
+usata a tempo avrebbe salvato ogni cosa.
+Ma mio padre sfuggiva la lotta, e omai si
+era deciso a soffrire in silenzio. — Hai ragione,
+ma è inutile — egli diceva a suo fratello,
+se per avventura questi metteva in
+campo certi argomenti. In tal guisa si succedevano
+<span class="pagenum" id="Page_56">[56]</span>
+gli anni, divorando il tempo più
+bello della mia giovinezza, abbeverando di
+fiele e di dubbi quell’epoca della vita che
+suol esser sacra alle illusioni e alle gioie.
+O spiriti superficiali, che vi atteggiate a censori
+dei vostri simili, vi siete mai curati
+d’indagare le cause di ciò che forma oggetto
+dei vostri pretensiosi giudizi? Perchè
+vedete scorrer l’acqua torbida e limacciosa,
+sclamate: era torbida e limacciosa la fonte.
+Non è vero: la fonte era limpida e pura,
+nel suo cristallino zampillo si frangevano
+allegri i raggi del sole, attraverso il suo
+specchio, come dietro a nitida lente, brillavano
+le venature del sasso; furono le
+immondezze trovate lungo la via che l’hanno
+resa così.
+</p>
+
+<p>
+Precipitavano intanto gli avvenimenti politici.
+Venezia, fatta austriaca nel 1797, diveniva
+francese nel 1805, dopo Austerlitz.
+Il signor Venanzio, ch’era stato prima aristocratico,
+poi democratico sfegatato, e più
+tardi devotissimo degli Absburgo, mostrava
+grande entusiasmo per questo nuovo cambiamento,
+e diceva che così almeno <i>vi sarà
+un poco di libertà</i>. Io non gli badavo. Mi
+ero avvezza a considerarlo come un rettile
+immondo che lo strano capriccio di qualcheduno
+della mia famiglia aveva introdotto
+nella casa. Però le mutate condizioni di Venezia
+<span class="pagenum" id="Page_57">[57]</span>
+mi riempivano l’animo di gioia. Era
+così rimosso uno tra gli ostacoli che si
+frapponevano al ritorno di Carlo. Non erano
+rimossi tutti pur troppo, nè io nutrivo speranza
+ch’egli verrebbe a star lungamente
+con noi; ma vederlo anche per pochi giorni,
+ma udir la sua parola calda ed onesta, ma
+rinfrancarmi ne’ suoi consigli, era per me,
+ormai disavvezza della gioia, un sogno di
+suprema felicità. Il Signore mi aveva insidiato
+anche questa consolazione. Il reggimento
+di Carlo, che non aveva preso parte
+alla campagna del 1805, fu, dalle sponde
+dell’Oceano, sbalestrato in Germania. Combattè
+ad Auerstaedt e a Jena, e dopo una
+breve sosta in Berlino, ebbe l’ordine di
+procedere ancora verso l’Est per fronteggiare
+i Russi che si avanzavano. La mia
+anima era invasa da funesti presentimenti,
+e le lettere di mio fratello, per quanto cercassero
+parer fiduciose e serene, tradivano
+esse pure una profonda malinconia. — Fiocca
+la neve — egli mi scriveva nel dicembre 1806
+dalle rive della Vistola — e il vento sibila
+con lugubre suono tra le foreste d’abeti.
+Noi tentiamo d’ingannare il freddo raccogliendoci
+intorno a grandi fiammate di paglia
+accesa o di vimini, e di coprire, cantando,
+il gemito sinistro del vento. Ahimè!
+Io penso in quei momenti al nostro focolare
+<span class="pagenum" id="Page_58">[58]</span>
+domestico, penso alle nostre canzoni veneziane.
+E dire ch’io speravo d’essere questo
+inverno presso di voi, nella nostra vecchia
+biblioteca, ove la vampa del camino manda
+sì leggieri riflessi; dire che speravo di rivedere
+te, e il povero babbo, e il nostro arcigno
+ma ottimo zio. Sono invece qui a
+mille leghe dalla mia Venezia, e chi sa....
+Basta, Maddalena, non voglio amareggiarti,
+ma se tu sapessi come presto arrivi una
+palla!&nbsp;—
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<h2>IV.</h2>
+</div>
+
+<p>
+Come si avverano le profezie di sventura!
+La penna esita a descrivere la serie
+di lutti che colpirono la mia casa nel terribile
+anno 1807.
+</p>
+
+<p>
+Era in febbraio quando ci piombò addosso
+come un fulmine la notizia della
+morte di Carlo. Egli era caduto il 5 di
+quel mese in una scaramuccia che processe
+di pochi giorni la battaglia di Eylau. Credetti
+che mi si spezzasse il cuore, ma io
+avevo bisogno di tutte le mie forze per
+reggere a novelle prove. Il babbo, ormai
+<span class="pagenum" id="Page_59">[59]</span>
+innanzi negli anni e infermiccio, soverchiato
+dal dolore pella perdita del suo
+Carlo, si mise a letto poco dopo ricevuto
+il fatale annunzio, e passò di vita entro
+brevissimi giorni. Rammento i singhiozzi
+di mia madre inginocchiata presso il
+capezzale del moribondo, rammento il
+bacio da me deposto su quelle labbra già
+irrigidite, mentre il prete legge a bassa
+voce nel suo breviario e lo zio Baldassare,
+con passo rapido, con gesto convulso e con
+pupilla torva come di belva chiusa nella
+gabbia, va su e giù per la stanza. Pur mio
+padre si spense placido com’era vissuto,
+accomunando in un amplesso supremo sua
+moglie e sua figlia, e costringendo con amorosa
+preghiera il riluttante fratello a stringer
+la destra a mia madre. Anche Clara
+fu fatta entrar nella camera, e anche su
+lei, poverella, scese, benedicendo, la mano
+paterna. In quel momento mi parve che al
+mio dolore si mescesse qualche cosa di
+soave e di santamente ineffabile, mi parve
+che le battaglie segrete dell’anima mia si
+quetassero tutte e le ombre svanissero e
+rinascesse la fede. Ahimè! Sarebbe convenuto
+che il santuario del tetto domestico
+non fosse profanato da estrani, sarebbe
+convenuto.... oh! ma basti per ora di ciò.
+</p>
+
+<p>
+Al babbo tenne dietro lo zio. Però egli,
+<span class="pagenum" id="Page_60">[60]</span>
+robustissimo di fibra, lottò per un mese
+contro la morte. In quel mese io dovetti
+sempre vegliare presso di lui. Egli non volle
+nella sua camera che me e un infermiere.
+Un giorno, sentendosi ormai bell’e spacciato,
+ordinò all’infermiere che ci lasciasse
+soli, e presami la mano nella sua, ch’era
+madida di freddo sudore, mi disse con voce
+che sotto l’abituale ruvidezza tradiva una
+profonda emozione:
+</p>
+
+<p>
+— Maddalena, se mi dispiace morire è
+per te. Tu resti sola. — E ripetè cupamente: — Sola!
+Sappi però ch’io volli metterti
+in grado di non chinar la fronte dinanzi
+a nessuno. Tu sarai ricca, assai più
+ricca di tutti gli altri della famiglia. La
+sostanza di tuo padre, già assottigliata, fu
+divisa in tre parti, fra te, tua madre e tua
+sorella Clara. La sostanza mia, che è intatta — e
+pronunziò questa frase con enfasi — verrà
+tutta a te.
+</p>
+
+<p>
+— Ma, zio — interruppi — questa è una
+ingiustizia.
+</p>
+
+<p>
+— Tu sai pazza — egli rispose bruscamente. — Fin
+che Carlo era vivo, il mio
+erede universale era lui. A te io non assegnavo
+che trentamila lire di dote. Tuo
+fratello però aveva l’obbligo d’abbandonare
+il servizio militare entro un anno; di venirsi
+a stabilir teco, e di non lasciarti finchè
+<span class="pagenum" id="Page_61">[61]</span>
+tu non fossi accasata. Ora egli è morto.
+Tu non hai più nè fratello, nè padre, nè
+zio. Non posso darti un appoggio, ti do la
+ricchezza, che è una potenza per chi sappia
+valersene.
+</p>
+
+<p>
+— No, no, zio, ve ne supplico — io incalzai — non
+vogliate creare una disuguaglianza
+nel seno della famiglia. Io non
+potrei consentirvi, io dovrei riparare all’opera
+vostra...
+</p>
+
+<p>
+Egli non mi lasciò finire la frase, e con
+uno sforzo gagliardo alzò la testa dal capezzale,
+e piantandomi in viso due occhi
+fiammeggianti — Bada — esclamò — io ho
+ancora ore di vita che bastano a rifare il
+mio testamento. Sol che tu non muti proposito,
+chiamo oggi stesso il notaio e dispongo
+di tutto il mio a favore d’una pia
+fondazione. Passerò alla posterità per un
+grande filantropo, ma la casa che porta il
+mio nome sarà fra pochi anni nella miseria,
+e tu, tu sconsigliata che ripudii il
+benefizio non potrai assistere nè tua madre,
+nè tua sorella. Ah tu vorresti ch’io scioccamente
+prestassi mano a folli scialaqui,
+tu vorresti ch’io permettessi che ciò che
+fu accumulato dall’onesto lavoro servisse ad
+alimentar parassiti.... Senti, Maddalena, io
+rispetto in te la ragazza e la figlia, non
+costringermi a dire di più...
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_62">[62]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Oh — proruppi piangendo — Siete pur
+crudele nella vostra generosità. Ma Clara,
+Clara, che conta poco più di nove anni,
+che colpa ha, che cosa vi ha fatto?
+</p>
+
+<p>
+— Che colpa ha? Che cosa mi ha fatto? — diss’egli
+rapidamente e con un tuono che
+mi metteva i brividi addosso — Maddalena,
+non insistere, per quanto hai di più caro
+al mondo, non insistere. — Indi, mutando
+a un tratto l’inflessione della voce e l’atteggiamento
+della fisonomia, continuò con
+inusata dolcezza: — Clara, tu dici. Ha essa
+con le sue manine carezzato i miei capelli
+bianchi, come tu solevi dieci anni fa? Ha
+essa indovinato, come tu indovinasti, che,
+quantunque taciturno e severo, io avevo
+bisogno d’affetto come il fiore di rugiada?
+È ella venuta al pari di te nella mia biblioteca
+a cacciar la bionda testina fra i polverosi
+volumi, a sorridermi d’uno di quei
+sorrisi infantili che riscaldano come raggi
+di sole? Fu essa, come tu fosti, l’amica,
+la confidente, la discepola del mio Carlo,
+di colui nel quale io avevo riposto il mio
+orgoglio e le mie speranze? No, Maddalena,
+essa ha vissuto in un altro mondo, ha obbedito
+ad altre influenze. E tu pretenderesti
+che questo povero vecchio, sul punto di
+morire, la considerasse simile a te? Pur
+non credere, fanciulla mia, ch’io ti voglia
+<span class="pagenum" id="Page_63">[63]</span>
+figliuola snaturata e cattiva sorella. Quando
+l’imprevidenza avrà portato i suoi frutti, sarà
+allora il momento di stendere la mano soccorritrice,
+sarà allora il momento di esser
+generosa. Ma la tua generosità potrà ricondurre
+nella nostra casa la quiete e il
+decoro, la mia sarebbe oggi una complicità
+invereconda.
+</p>
+
+<p>
+— Dio buono! Ma qual parte volete impormi?
+A vent’anni volete farmi arbitra e
+giudice?
+</p>
+
+<p>
+— Io voglio farti — egli ripigliò solennemente — la
+vigile custode dell’onor del
+tuo nome. Chi potrebbe tener le tue veci...?
+Ah lo so ciò che intendi dirmi. La tua
+parola non avrà autorità. La tua presenza
+non basterà a nulla impedire.... Ebbene,
+checchè avvenga, quando sia colmo il calice
+delle umiliazioni, quando sentirai che
+questo tetto non deve più accoglierti, tu
+avrai almeno, retaggio supremo, la tua
+indipendenza. Rammentalo, ancora un anno,
+e la legge ti fa padrona di te.
+</p>
+
+<p>
+Io piangevo.
+</p>
+
+<p>
+— Piangi, piangi, figliuola mia — egli
+mi disse — chè il tuo cammino non è cosparso
+di rose. Inesperta della vita, tu resti
+sola in mezzo a fiere battaglie, ma gli
+esempi domestici t’insegnino che la grazia
+e la bontà a nulla valgono nella donna
+<span class="pagenum" id="Page_64">[64]</span>
+senza l’energia della lotta, come a nulla
+vale nell’uomo la rettitudine dell’animo
+senza il coraggio di smascherare le ipocrisie
+e di tagliare i nodi che non si sciolgono.
+No, Maddalena, la virtù vera non è
+quella che tutto sopporta e a tutto si piega.
+La tolleranza del male porta seco l’indifferenza
+del bene. Chi non sa armarsi d’un
+santo flagello per colpire l’iniquità non trova
+più sul labbro il sorriso che accoglie le
+cose belle, non trova nel petto la calma
+serena dei sentimenti gentili. Io posso dirtelo,
+o figliuola, io che l’ho provato in me
+stesso, io che ne fui testimone in altri.
+Quante esistenze non furono, più delle
+mie, bersagliate dalla fortuna! Pure se il
+mio volto fu di rado illuminato dalla gioia,
+se una cura assidua mi fu quasi sempre
+stampata sul fronte, quale credi tu che ne
+fosse la causa? Questa dolorosa certezza di
+aver più volte nella mia vita assistito come
+spettatore impassibile ai danni che con uno
+sforzo gagliardo avrei potuto riparare, di
+essermi sentito mancare nei momenti più
+solenni l’energia necessaria per porre ad
+effetto i generosi propositi. Ero giovanissimo,
+ero pieno della baldanza dei vent’anni,
+quando, in uno de’ miei primi viaggi a
+Parigi, vagando per un sito remoto e disabitato,
+vidi un ubriaco cader nella Senna.
+<span class="pagenum" id="Page_65">[65]</span>
+Corsi sul ciglione dell’argine donde l’infelice
+era scivolato. Il freddo dell’acqua l’aveva
+ridesto al senso del pericolo, il suo
+volto, pur dianzi spirante unicamente la
+stupida ebbrezza, s’era atteggiato allo spavento
+e alla disperazione. Avvertì la mia
+presenza, tese verso di me le sue mani
+convulse, mi domandò aiuto con grida strazianti.
+Io, nuotatore esperto, ero sul punto
+di slanciarmi nel fiume, ma esitai all’aspetto
+di quella corrente sì rapida, e, nel suo
+sordo muggito, sì minacciosa. Il tapinello
+scomparve, nè più venne a galla. Ripigliai
+il mio cammino contristato, arrossente di
+me medesimo. Avevo sempre dinanzi agli
+occhi quella fisonomia disfatta dal terrore,
+quelle mani protese, nè l’immagine potè
+più dileguarmisi dalla fantasia. E, da quel
+giorno, ogni volta che lasciai morire infecondo
+un buon pensiero, ogni volta che
+per mancanza di coraggio non feci intero
+il debito mio, la tetra visione mi si ripresentò
+paurosa e beffarda, e una voce insistente
+mi ripetè in fondo al cuore: Tu
+non sei un uomo!
+</p>
+
+<p>
+Lo zio Baldassare andava accendendosi
+in volto con visibile esaltazione. Tentai
+calmarlo.
+</p>
+
+<p>
+— No, no — egli rispose — non cercare
+inutili parole di conforto. Cerca piuttosto
+<span class="pagenum" id="Page_66">[66]</span>
+d’essere tu stessa quali non fummo nè tuo
+padre, nè io, quale era Carlo soltanto,
+Carlo che, oggi forse, se non lo coprisse
+la terra, spazzerebbe via le immondezze di
+casa nostra...
+</p>
+
+<p>
+— Oh zio, mio padre, morendo, ha
+perdonato!
+</p>
+
+<p>
+— Tuo padre era un santo — egli rispose — nè
+la virtù dei santi può chiedersi
+a tutti.
+</p>
+
+<p>
+— Oh sono pure infelice! — sclamai, lasciando
+cadere il capo sulla sponda del
+letto.
+</p>
+
+<p>
+— Coraggio, Maddalena — egli ripigliò
+con voce più dolce. — Forse brilleranno
+giorni migliori per te. Tu non sei bella,
+ma la virtù e la ricchezza ti chiameranno
+gli adoratori d’intorno. Però sii guardinga,
+fanciulla mia. Serbati a chi possa meritarti
+coll’ingegno operoso, coll’animo libero, sii
+un premio all’amore, non uno stimolo al
+capriccio. Diffida dei nomi sonori, diffida
+d’un’aristocrazia infracidita che forse vorrà
+sciogliere un poco del tuo oro nel suo
+sangue azzurro, ricordati che abbiamo i
+nostri antenati anche noi, quantunque non
+siano di quelli che si fanno effigiare nei
+medaglioni. Il tuo bisavolo paterno, o Maddalena,
+portava un ruvido cappotto di lana
+spesso stillante onda marina, il suo braccio
+<span class="pagenum" id="Page_67">[67]</span>
+non aveva maneggiato la spada, ma il timone
+ed il remo, le sue labbra non sapevano
+piegarsi a sdolcinature, ma sulla fronte
+ampia e severa gli si leggeva l’ardimento
+del marinaio che sfidò le tempeste, l’orgoglio
+dell’uomo che superò mille pericoli.
+Non dimenticare, o ragazza, queste tue origini,
+non arrossirne.
+</p>
+
+<p>
+— Io arrossirne! Che dite mai? — proruppi
+rizzandomi in piedi con moto subitaneo.
+</p>
+
+<p>
+— Il Cielo ti rimeriti di quella onesta
+fiamma di sdegno che ti lampeggia negli
+occhi — egli sclamò consolato. — Ed ora
+promettimi che tu rispetterai il mio testamento....
+promettimelo.
+</p>
+
+<p>
+Il tuono delle sue parole non ammetteva
+repliche. Chinai il capo assentendo.
+</p>
+
+<p>
+Levò le scarne sue braccia, mi prese
+faticosamente la testa con ambo le mani,
+e appressata la mia fronte alle sue labbra,
+vi stampò un bacio. — Indi mi disse:
+</p>
+
+<p>
+— Addio, Maddalena, il nostro colloquio
+è finito.
+</p>
+
+<p>
+Mi tolsi di là cogli occhi inondati di
+pianto. Giunta alla soglia mi voltai nuovamente.
+Lo sguardo dell’infermo era sempre
+fisso sopra di me; pareva ch’egli volesse
+scolpire la mia immagine nelle pupille
+da cui fuggiva la luce. Esitai, fui
+<span class="pagenum" id="Page_68">[68]</span>
+sul punto di gettarmi io ginocchio a’ piedi
+del suo letto, d’intercedere grazia presso
+di lui per quelli che avevano amareggiato
+i suoi ultimi anni, ma egli mi arrestò con
+un gesto, e mi ripetè: — Addio, addio, a
+più tardi.
+</p>
+
+<p class="dots">················</p>
+
+<p>
+Tre giorni dopo, immobile dietro le vetrate
+della mia camera io vedevo sfilare il
+funebre corteo che accompagnava all’estrema
+dimora colui che, mancati mio fratello e
+mio padre, simboleggiava per me la famiglia.
+</p>
+
+<p>
+Nella turba mercenaria che, camuffata in
+foggie strane, seguiva la bara con aste e gonfaloni,
+tra le femminuccie pettegole e i bimbi
+curiosi accorsi al gradito spettacolo, correvano
+intanto i comenti che io udivo, non
+avvertita.
+</p>
+
+<p>
+— Le disgrazie vengono sempre a tre a
+tre — diceva gravemente una portatrice d’acqua
+alla sua vicina.
+</p>
+
+<p>
+— Come a tre a tre? — domandava un’altra
+meno informata delle faccende di casa
+nostra. — Non son stati due i defunti? Prima
+il signor Antonio e poi il signor Baldassare?
+</p>
+
+<p>
+— E il signor Carlo non lo mettete nel
+conto? Sapete, il figlio del primo letto del
+signor Antonio, quel bel giovinotto che
+<span class="pagenum" id="Page_69">[69]</span>
+partì sei o sette anni addietro e morì nel
+febbraio in guerra?
+</p>
+
+<p>
+— Ah! è morto anche quello lì?
+</p>
+
+<p>
+— Sicuro, non lo sapevate?
+</p>
+
+<p>
+— Però, disse una vecchia zitella gran
+frequentatrice di chiese — il signor Baldassare
+aveva assai poca religione.... Dicono
+che non volesse nemmeno il prete.
+</p>
+
+<p>
+— Gesumaria! che tempi! — esclamò la
+fruttajola della cantonata.
+</p>
+
+<p>
+— E sapete — saltò su a dire un omaccione
+il quale aveva una voce sì grossa che
+gli era impossibile parlare adagio — che ha
+lasciato tutto il suo alla nipote?
+</p>
+
+<p>
+— Cospetto! Quella lì diventa una bella
+signora.
+</p>
+
+<p>
+— Ma! che fortuna! bisogna nascere con
+la camiciuola.
+</p>
+
+<p>
+— Del resto, ei dev’esser stato un incubo
+pella famiglia quel signor Baldassare.
+Sempre così serio e taciturno. Il vero contrapposto
+di Sua Eccellenza Lucietta, tutta
+gaja ed affabile.
+</p>
+
+<p>
+— Che angiolo è quella donna! Anche
+in questa occasione diede venti zecchini
+alla chiesa, e venti ne fece distribuire ai
+poveri.
+</p>
+
+<p>
+— In fin dei conti, adesso la starà meglio
+anche lei. Era tanto sacrificata!&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Mi parve che fosse ora di metter termine
+<span class="pagenum" id="Page_70">[70]</span>
+a quel cinguettio, e sporsi un momento il
+capo dalla finestra.
+</p>
+
+<p>
+Gli oratori parvero turbati assai e si dileguarono
+guardandosi in viso. Molti alzarono
+gli occhi verso di me e mi fecero un
+umile e profondo saluto. Una donna alzò
+il bambino per disotto le ascelle affinchè
+mi vedesse meglio. Avrei giurato ch’ella
+gli susurrava all’orecchio: — Vedi, quella
+giovane lì è la più ricca della parrocchia.
+Che fortuna!
+</p>
+
+<p>
+Ero invidiata e mi sentivo tanto infelice.
+L’innocente allegria dei prim’anni era sfumata.
+Sfumate le speranze, retaggio prezioso
+della mia età. Scoloriti i cari volti,
+mute le domestiche voci che avevano popolato
+di sorrisi e di suoni la casa. Le
+persone così diverse d’indole, ma così concordi
+noi cingermi del loro amore, erano
+scomparse dalla terra. Prima di tutti il
+povero Angelo, cui già da dieci anni copriva
+la tomba, e ch’io avevo ognor presente
+allo spirito con quella sua fede cieca
+ne’ suoi principî, con quella sua schietta
+affezione per mia madre e per me. E, ora,
+nel corso di pochi mesi, mio fratello, mio
+padre, mio zio! Mio zio che mi aveva detto:
+<i>tu resti sola!</i> Sola! Ma non viveva mia
+madre, ma non viveva Clara, la mia sorellina!
+Oh maledetto lo spettro che si era
+frapposto tra me e loro!
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_71">[71]</span>
+</p>
+
+<p>
+Ecco: mi sembra ancora udirlo il campanello
+che chiama alla colazione. Esco
+della mia camera, traverso la sala, guardo
+i vecchi medaglioni appesi alle muraglie
+(non v’è più Angiolo che si prenda cura
+di loro e ne levi la polvere e i regnateli!),
+guardo l’antico orologio di cui mi suonò
+all’orecchio fin da bambina l’uniforme <i>tic-tac</i>,
+ed entro nel nostro gajo tinello d’estate.
+La luce del sole, moderata dalle tendine
+verdi a larghi festoni, si riposa compiacente
+sui paesaggi a vivi colori onde
+sono dipinte lo pareti, e sui fiori e le frutta
+che adornano le soprapporte. Mia madre
+ha lasciato appena il suo telaio da ricamo,
+è vestita di mussolina nera, porta un monile
+di granate al collo bianchissimo, e un
+pajo di buccole pur di granato agli orecchi.
+Com’è bella, com’è giovane malgrado
+i suoi quarant’anni! Clara, anch’essa abbrunata,
+ripone in fretta la sua pupattola,
+dono del signor Venanzio. La mamma mi
+dà un bacio in fronte; io stento a non
+piangere vedendo preparata per tre quella
+tavola ove solevamo sedere in cinque. Seggo
+nondimeno al mio posto, ma non so portare
+un pezzo di pane alla bocca. Alla fine
+il dolore prorompe, e nascondendo il volto
+fra le mani, scoppio in singhiozzi.... È pur
+mia madre quella che mi tocca, che mi
+<span class="pagenum" id="Page_72">[72]</span>
+carezza, che mi conforta, sono i suoi capelli
+ch’io sento lambirmi le guancie e rasciugar
+le mie lagrime, è la sua voce che
+mi dice: — Su, Maddalena, fatti animo.
+</p>
+
+<p>
+— Oh, mamma, mamma, eppure, malgrado
+tante disgrazie, noi potremmo ancora
+esser felici.
+</p>
+
+<p>
+— Come? Parla, la mia figliuola, che
+vuoi ch’io faccia per te?
+</p>
+
+<p>
+Le ho cinto il collo delle mia braccia,
+i miei occhi sono fissi nei suoi, mi
+pare che un vago senso d’inquietudine sia
+dipinto sul suo bel viso; m’è tuttavia impossibile
+di trattener la frase che ho già
+sulle labbra.
+</p>
+
+<p>
+— Viviamo soli, mamma, voi, Clara ed
+io. Non dovremmo forse bastare a noi
+stessi?&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Ahi! La sua fronte si è annuvolata, ed
+ella cerca di svincolarsi dalla mia stretta.
+</p>
+
+<p>
+— Va, tu se’ una cattiva e una visionaria — ella
+esclama allontanandosi alquanto.
+Indi con accento di dolore sentito:
+— Ah! mi hanno tolto il cuor di mia figlia!
+</p>
+
+<p>
+— Non è vero, non è vero, mamma — io
+grido correndole appresso.... In quell’istante
+odo nella sala un suono di passi
+ben noti, mia madre si ricompone rapidamente,
+Clara muove verso l’uscio, ed ecco
+farsi innanzi lindo, azzimato, il signor Venanzio.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_73">[73]</span>
+</p>
+
+<p>
+Le mie lagrime cessano di cadere, le
+parole mi s’impietrano sulle labbra, un
+tremito m’invade tutte le membra.
+</p>
+
+<p>
+Il signor Venanzio è pure un uomo
+compito. Il suo abbigliamento è quale si
+addice a persona che viene a fare una visita
+di condoglianza, il suo volto è coperto
+da un velo di profonda mestizia; anche il
+suo passo di ballerino ha rimesso alquanto
+della sua elasticità, quasi per dimostrare
+che nemmeno le gambe sono in lui estranee
+al nobile sentimento della simpatia.
+Egli bacia la mano a mia madre, poi si
+china ed abbraccia Clara che gli è corsa
+incontro sollecita, e finalmente viene verso
+di me umile, ossequioso e compunto.
+</p>
+
+<p>
+Il sangue mi sale al capo, e con un
+gesto imperioso: — Indietro! — grido — non
+mi parlale, non mi toccate. Voi siete la
+causa di tutti i guai della nostra famiglia.
+S’io fossi padrona, questa casa vi sarebbe
+chiusa per sempre.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Mi beai un istante della sua confusione,
+assaporai la voluttà dell’offesa; indi, senza
+por mente a ciò che diceva mia madre,
+uscii della stanza.
+</p>
+
+<p>
+Accoglimi nuovamente, o mia camera
+silenziosa. Qui, contemplando i rabeschi
+delle tue travi, gli stucchi delle tue pareti,
+ordirò la tela de’ miei pensieri. Io popolerò
+<span class="pagenum" id="Page_74">[74]</span>
+di cari fantasimi la tua solitudine, io ti
+farò il nido dell’anima mia. Tu ridimmi
+la calda, allegra parola che suonava sullo
+labbra di Carlo, quand’egli veniva, mattiniero,
+a svegliarmi; tu serbami i dolci lineamenti
+paterni, e le austere ma oneste
+sembianze di mio zio! Però fino a quando,
+o mia camera silenziosa, potremo noi vivere
+insieme, fino a quando potrò io accettare
+l’ospitalità di questo tetto profanato?
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<h2>V.</h2>
+</div>
+
+<p>
+Ma ormai non sarà fuori di proposito il
+dire qualche parola di più sul signor Venanzio.
+Chi era egli? Che cattiva stella
+l’aveva messo sul nostro cammino?
+</p>
+
+<p>
+Nata di madre nobile e di padre appartenente
+a quella classe che i francesi intitolarono
+<i>terzo stato</i>, ho attribuito a questa
+disparità d’origine tra i miei genitori le
+principali amarezze della mia adolescenza
+e della mia gioventù; schieratami per tempissimo
+dalla parte di quegli ond’io portavo
+il nome, non ho mai amato l’aristocrazia.
+<span class="pagenum" id="Page_75">[75]</span>
+Pur non disconobbi ciò che in lei
+v’era di buono, non chiusi gli occhi allo
+splendore che le era rimasto in onta alla
+sua decadenza. La vidi spensierata, corrotta,
+con la mente ingombra da pregiudizi,
+scettica nei crocchi e bigotta nel
+confessionale, affabile con la plebaglia e
+disdegnosa con la media cittadinanza; pur
+quella corruzione di rado scendeva fino
+alla frode e all’intrigo; quell’imprevidenza
+si accompagnava sovente a una certa liberalità,
+a un bisogno di spargere intorno a
+sè l’allegria ed il benessere, quell’angustia
+d’idee non escludeva una vivacità sempre
+spontanea e talora piccante. In mezzo poi
+alla turba passava di tratto in tratto qualche
+veneranda e austera figura di gentiluomo,
+sulla cui fronte mesta e pensosa
+si confondevano il ricordo dell’antica grandezza
+e la coscienza dell’umile stato presente.
+Pochi di questi eletti avrebbero bastato
+a salvar dal disprezzo tutta una casta.
+</p>
+
+<p>
+Non ho amato dunque l’aristocrazia, ma
+nemmeno l’odiai, nemmeno fui accesa verso
+di lei d’un cieco livore.
+</p>
+
+<p>
+Ove ho portato tutta la mia potenza di
+odio e di sprezzo fu su quegli uomini, i
+quali, usciti della classe di mezzo che ha
+per blasone il lavoro, si avvinghiano alla
+nobiltà come piante parassite, rinunciano a
+<span class="pagenum" id="Page_76">[76]</span>
+ogni indipendenza di pensiero e d’azione, e
+cercano di confondersi seco, acquistandosene
+i titoli con la consuetudine e facendosi
+da lei perdonare l’abuso coi sorrisi
+compiacenti e con le blandizie servili. Uno
+di questi uomini era il signor Venanzio. Il
+padre di lui aveva goduto d’una certa riputazione
+come amministratore di alcune
+case patrizie. Non era legale, ma la gran
+pratica degli affari gli teneva luogo di studi,
+e molti dicevano che, quando si aveva lui per
+confidente, si poteva fare a meno d’avvocato.
+Il giovinetto Venanzio lo accompagnava di
+qua e di là, e poich’era piuttosto prestante
+della persona e aveva un cotal garbo di modi,
+gli si faceva dappertutto buon viso. Suo
+padre voleva iniziarlo nella sua professione,
+affinch’egli potesse essergli intanto d’ajuto
+e succedergli col tempo. Venanzio obbediva
+di malavoglia, ma era parimenti un prezioso
+alleato pel genitore, rendendosi caro
+prima alla parte infantile e poi alla parte
+femminina della nobiltà. Fanciullo, giuocava
+coi piccioli rampolli delle <i>Eccellenze</i>, si lasciava
+dar qualche scappellotto senz’aversene
+a male, e non faceva mai opposizione alle
+<i>penitenze</i> che gli erano imposte dai futuri
+membri del Gran Consiglio e del Consiglio
+dei Dieci. Ai sedici o diciassett’anni cominciò
+ad entrare nelle buone grazie delle
+<span class="pagenum" id="Page_77">[77]</span>
+gentildonne sulla cinquantina; ai venti, osò
+voli più alti, e non dispiacque a meno appassite
+bellezze. Cinguettava un po’ francese,
+ballava con grazia e cantava in voce di
+falsetto. I servitori delle famiglie patrizie a
+poco a poco s’erano avvezzati a chiamarlo
+<i>Eccellenza</i>, e i barcajuoli dei <i>traghetti</i>, che
+lo vedevano sempre con una gentildonna o
+con l’altra, gli davano anch’essi il medesimo
+titolo. Quantunque il vecchio Agliucci si
+fosse accorto che il suo Venanzio cresceva
+egoista e doppio come le cipolle, egli non
+rifiniva di cantarne le lodi, tant’era lusingato
+dalle accoglienze che si facevano al
+suo figliuolo nella buona società. Egli morì,
+prima assai che cadesse la repubblica, e
+molto prima che io nascessi, dimodochè io
+parlo di lui soltanto per le relazioni che
+n’ebbi, non perchè l’avessi mai conosciuto.
+So che chiuse gli occhi tranquillo, sicuro
+che il suo erede manterrebbe la sua riputazione
+di valente e probo amministratore
+e di confidente dei nobili. Questa seconda
+parte del suo presagio si avverò ad esuberanza;
+non così la prima. Venanzio raccolse
+la clientela paterna, ma molti osarono dubitare
+della sua abilità, e taluno (ci son
+tanti maligni a questo mondo!) spinse l’audacia
+sino a non crederlo un fior di galantuomo.
+Su dieci de’ suoi amministrati, otto
+<span class="pagenum" id="Page_78">[78]</span>
+andavano in rovina in un pajo d’anni, ma
+egli aveva la fortuna che, in onta a tutto,
+la grande maggioranza dei corbellati non
+gli scemava punto la propria benevolenza.
+Non era un ragioniere come suo padre, ma
+vestiva così bene, era così officioso, e, nelle
+occasioni solenni, aveva sempre un brindisi
+pronto. Così campava discretamente,
+conduceva una vita elegante, e per le maniere
+e per l’abito c’era da scambiarlo con
+un gentiluomo. Tra le famiglie ch’ebbero
+la rara ventura di aver questa gioja per
+uomo d’affari, vi fu pure la famiglia di mia
+madre, Rezzinelli. Il mio nonno materno,
+per quanto m’assicuravano, lo teneva caro
+come la pupilla degli occhi suoi, e pur vedendo
+ogni giorno assottigliarsi il suo patrimonio,
+ripeteva sempre che non poteva
+esservi più brava e buona persona di questo
+signor Venanzio. Allorchè la mamma, sedicenne
+appena, uscì di convento, il vecchio
+Rezzinelli, che non aveva null’altro di suo
+tranne un palagio ipotecato, stette in forse se
+darla in isposa al nobiluomo Renier o all’Agliucci.
+Ma il nobiluomo Renier passava i
+sessanta, era sciancato e paralitico, e la
+mamma, bella come un amore, non volle
+saperne. L’Agliucci invece, pur sentendosi
+assai onorato dall’idea che un’Eccellenza
+non fosse alieno dal farlo suo genero, si
+<span class="pagenum" id="Page_79">[79]</span>
+schermì abilmente, locchè fu giudicato dal
+nonno come una prova di singolare modestia.
+Si presentò mio padre, vedovo con un
+figlio, ma ricchissimo e riputatissimo negoziante.
+Al momento non c’era di meglio;
+Venanzio stesso fece vedere al suo cliente
+che un partito simile non era da sprezzarsi,
+che il signor Lisari non pretendeva dote,
+che c’era il guajo della nascita plebea, ma
+che in casa la superiorità sarebbe stata
+della moglie, che nessuno avrebbe detto la
+signora Lisari, ma bensì avrebbero continuato
+a dire <i>Sua Eccellenza Rezzinelli</i>: onde
+il buon vecchio vinse le sue riluttanze,
+ammirò il disinteresse e l’abnegazione del
+suo Venanzio, e consentì a questa unione.
+</p>
+
+<p>
+Visto sua figlia maritata e certo che non
+le mancherebbero i savi suggerimenti del
+suo beniamino, come avesse fornito il suo
+còmpito sulla terra, morì. L’Agliucci fu
+amico di casa...... e il resto si sa, o
+almeno s’immagina. Mio padre lo credeva
+dapprima sincero e leale, e quando s’avvide
+dell’inganno non ebbe più la forza di sbarazzarsene.
+E, in verità, sbarazzarsi del signor
+Venanzio era la cosa più difficile del mondo.
+Non v’era, in apparenza, uomo meno permaloso
+di lui, attribuiva le offese a effetto
+di cattivo temperamento o di cattiva digestione,
+e moveva incontro con dolce sorriso
+<span class="pagenum" id="Page_80">[80]</span>
+a quelli che non gli avevano risparmiato
+nè sfregi, nè ingiurie. Terribili avversari
+son questi a cui manca ogni dignità; credete
+di averla finita, e vi tocca sempre
+incominciare da capo. La scena, ch’io avevo
+fatto a quest’uomo spregevole il giorno dei
+funerali dello zio Baldassare, non aveva
+sortito alcun pratico risultamento. Ero io
+che mi ritiravo quando lo sentivo venire:
+ecco tutto. Così tirammo innanzi per qualche
+mese, mentr’io aspettavo con l’ansietà
+con cui il malato aspetta l’aurora, che si
+compisse il mio ventunesimo anno, e che la
+legge mi sciogliesse da ogni subordinazione.
+</p>
+
+<p class="dots">················</p>
+
+<p>
+Verso la fine del 1807, Venezia era pur
+lieta e festosa. L’uomo singolare che aveva
+riempito il mondo della sua fama stava per
+giungere fra le nostre lagune, l’oltraggio di
+Campoformio pareva cancellato. Tutti dicevano
+che si apriva per noi un’era di felicità
+e di grandezza. E io volevo sollevar
+l’anima accasciata dai lutti domestici agli
+alti pensieri della patria e della libertà,
+volevo esultar della gioja che mio fratello
+avrebbe provato in quei giorni, se la sorte
+gli avesse concesso di vivere alcuni mesi
+di più e di essere allora in Venezia. Pur
+qualche volta, io mi persuadevo, rimproverandomene,
+che, per quanto facessi, non
+<span class="pagenum" id="Page_81">[81]</span>
+riuscivami di sprigionar la vena dell’entusiasmo,
+mentre altre fiate, io ero assalita
+dal dubbio che la grandezza e la felicità
+che ci si prenunziavano non fossero quelle
+che Carlo mi aveva insegnato ad amare.
+Nel 1797, egli era insofferente della decrepita
+repubblica nostra, chiusa, secondo lui,
+a ogni spiraglio di luce. Veniva di Francia,
+impregnato di quelle idee, pieno di baldi
+ardimenti, che parevano destinati a rigenerare
+il mondo. Dopo, egli fremette contro
+la tirannide austriaca e fuggì della sua
+città per prender le armi, ma, sì prima che
+poi, ciò che gli stava addentro nell’anima
+era l’ideale della dignità umana restituita
+a nuovo splendore, l’ideale d’una società
+ove non vi fossero nè tiranni, nè schiavi.
+Alzare un uomo fino alle stelle, fosse pur
+vincitore di cento battaglie, costringere il
+linguaggio all’espressione dei più servili
+concetti, rimettere in onore le formule grate
+ai despoti antichi per rendere omaggio a colui
+che aveva spiegato la bandiera del secolo,
+era questo il punto a cui si doveva
+arrivare, era questa la meta che ci aveva
+sì lungamente sorriso? Rileggevo le ultime
+lettere di Carlo. Esse erano ben lontane
+dallo spirar l’entusiasmo che spiravano le
+prime. Si vedeva che il mondo reale gli
+appariva diverso da quello ch’egli si era
+<span class="pagenum" id="Page_82">[82]</span>
+rappresentato colla fantasia. Finchè si trattava
+di sottrar Venezia ai Tedeschi, una
+fede gagliarda gli reggeva la lena, ma raggiunto
+quello scopo, perchè combattere ancora?
+</p>
+
+<p>
+Dissi testè ciò ch’io provassi versa l’aristocrazia.
+Non m’ero mai chinata dinanzi
+al prestigio de’ suoi nomi, illustri un giorno
+per nobili imprese, poscia tristamente famosi
+per folli prodigalità e per dissolutezze invereconde.
+Tuttavia a veder gli eredi di
+coloro che avevano fatto giungere il grido
+del leone di Venezia sino alle più remote
+contrade, a vederli gareggiare adesso nel
+baciar la polvere calcata dal conquistatore,
+io non potevo a meno di provare un senso
+di mortificazione....
+</p>
+
+<p>
+L’Imperatore, o (come lo si chiamava
+nelle <i>Notizie del Mondo</i>, giornale di quei
+tempi) <i>l’eroe de’ secoli, l’augustissimo nostro
+sovrano, il comune nostro padre</i>, doveva
+arrivare in città la domenica, 29 novembre.
+</p>
+
+<p>
+— Dicono che bisogna assolutamente
+andargli incontro con la gondola sino a Fusina — osservò
+il giorno innanzi mia madre.
+</p>
+
+<p>
+— Dicono! — rispos’io — Chi è che lo dice?
+</p>
+
+<p>
+— Oh bella, tutti — ella rispose un poco
+infastidita — Credi che una famiglia come
+la nostra possa farsi scorgere in un momento
+simile? Che una Rezzinelli abbia
+<span class="pagenum" id="Page_83">[83]</span>
+diritto di mancare a una dimostrazione
+fatta dall’intera città? Tu già non vuoi
+mai renderti ragione delle esigenze portate
+dal nome di tua madre.
+</p>
+
+<p>
+— Io penso al nome paterno, che è pure
+il mio e dovrebbe essere il vostro, e penso
+che questo nome significa oggi tre lutti
+domestici.
+</p>
+
+<p>
+— Già, già, questo è il tuo ritornello.
+Come se non ci fossi che tu sola a ricordarli.
+</p>
+
+<p>
+— Oh, in verità — risposi io con amarezza — che
+se li ricordaste non vi verrebbe
+la voglia di assistere domani alla cerimonia.
+</p>
+
+<p>
+— Hai colto nel segno. Proprio una festa!
+Ci sarà da non potersi muovere per
+cinque o sei ore, si rischierà che ci colga
+la pioggia, la nebbia, e che so io, e la
+chiami una festa!...
+</p>
+
+<p>
+— Ma sì, ma sì — saltò a dire Clara,
+alzandosi da un panchettino ov’ell’era seduta
+e agitando con moto leggiadro la sua
+bella testina — la mamma ha ragione, e
+Maddalena è una cattiva... Non badarle, sai,
+mamma...
+</p>
+
+<p>
+— Sta tranquilla, ci andremo, la mia
+bimba — rispose mia madre baciandola in
+fronte.
+</p>
+
+<p>
+Pur Clara non parve appieno rassicurata,
+e soggiunse. — Bisogna andarci senza fallo!
+Non sei già intesa col signor Venanzio?
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_84">[84]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Ah! c’è anche il signor Venanzio?
+gridai.
+</p>
+
+<p>
+— No, no, non c’è. So la cortesia di
+mia figlia e non l’ho invitato, volendo lasciar
+piuttosto un posticino per lei.
+</p>
+
+<p>
+— Per me! Potevate dispensarvene. Lo
+sapete pure ch’io non vengo. Richiamate
+il signor Venanzio. Egli farà benissimo le
+mie veci.
+</p>
+
+<p>
+— Non ti ricordi, mamma — riprese
+Clara — che cosa abbia detto il signor Venanzio?
+ch’egli non può venire, che va
+nella <i>bissona</i> dei Savii, e che spera di far
+presentare un’epigrafe all’Imperatore.
+</p>
+
+<p>
+— Oh perchè non gli presenta un sonetto
+che aveva già bell’e fatto?
+</p>
+
+<p>
+— Che sonetto? — chiese mia madre.
+</p>
+
+<p>
+— Oh bella! Quello che aveva composto
+nel 1798 pegli Austriaci e che il povero
+Carlo aveva imparato a memoria. Cominciava
+così:
+</p>
+
+<div class="poem"><div class="stanza">
+<p class="i01">O progenie d’Absburgo alma e famosa...</p>
+</div></div>
+
+<p>
+— Che ragazza! — sclamò mia madre
+indispettita. — Non sai più aprir la bocca
+che per dir cose sgradevoli.
+</p>
+
+<p>
+Era vero. A poco a poco io andavo perdendo
+tutta l’amabilità femminile. Nel dolore,
+che rende molti migliori, non si era
+affinata che la mia intelligenza. Ero acre
+<span class="pagenum" id="Page_85">[85]</span>
+nel linguaggio, sgarbata nei modi, sarcastica
+spesso, avevo acquistata la certezza
+del male. L’orgoglio nativo, gl’insegnamenti
+di mio fratello m’erano un usbergo contro
+la colpa, ma io odiavo il vizio più che non
+credessi alla virtù, e un simile stato dell’animo
+è il meno conciliabile con la gentilezza.
+Esso pone la rampogna sulle labbra
+e il disprezzo nel cuore.
+</p>
+
+<p>
+Per quel giorno non si disse di più.
+</p>
+
+<p>
+Il mattino seguente per tempissimo, mia
+madre, che nei momenti critici ricorreva
+spesso al sistema degli ambasciatori, mi
+fece chiedere dalla cameriera se mi fossi
+risolta ad accompagnarla; ch’ella, dal canto
+suo, non poteva a meno di andare. C’era
+di mezzo il decoro della famiglia sua. Se
+avessero saputo che una ch’era nata Rezzinelli
+era rimasta a casa in quell’occasione!
+</p>
+
+<p>
+Col medesimo plenipotenziario le feci
+sapere che non avevo mutato d’avviso, ed
+ella partì sola con Clara.
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_86">[86]</span>
+</p>
+
+<h2>VI.</h2>
+</div>
+
+<p>
+Mi ha sempre colpito come una prova
+delle dovizie accumulate dai Veneziani la
+indifferenza con la quale essi costruivano
+i loro palazzi nelle parti più remote della
+città, lungo le stradicciuole e i canali ove
+l’angustia dello spazio non consentiva nemmeno
+di apprezzare il lavoro dell’architetto.
+Il forestiero, che percorre in gondola il <i>Canalazzo</i>
+e rimane abbagliato da quella successione
+meravigliosa di monumenti, non
+può ancora formarsi una giusta idea della
+quantità e della ricchezza dei marmi profusi
+su queste isolette, nei tempi antichi
+povero asilo di pescatori.
+</p>
+
+<p>
+Il palazzo ove noi abitavamo, non era
+certo tra i più belli di Venezia. Tuttavia
+esso era vasto e grandioso, e la facciata
+che dava sopra uno de’ nostri <i>rii</i> aveva al
+primo piano un ampio terrazzo nel mezzo,
+su cui si aprivano i cinque finestroni della
+sala, e tre terrazzini per parte, che rispondevano
+ad altrettante stanze e ciascuno dei
+quali abbracciava due finestre. Il piano superiore
+<span class="pagenum" id="Page_87">[87]</span>
+aveva la medesima disposizione;
+solo vi mancavano i terrazzini. La cornice
+che compiva la facciata era sopraccarica
+d’ornamenti, e l’architetto più ricco di fantasia
+che di buon gusto aveva voluto farvi
+tagliare nel marmo teste di mostri, canestri
+di frutta e di fiori, trofei, e roba simile.
+Il terrazzo del primo piano figurava
+poi d’esser sorretto da sei cariatidi sotto le
+quali si spalancava l’immenso portone dell’approdo,
+sormontato dallo stemma della
+famiglia. Ebbene; fin da quando ero bambina,
+mi faceva l’effetto che da tutta questa
+mole si levasse un grido affannoso: <i>aria e
+luce!</i> Non potevo scendere in gondola e
+guardare io su senza provar compassione
+per quelle cariatidi a cui non giungeva un
+raggio di sole, per quelle finestre che a
+considerarne l’ampiezza parevano destinate
+a consentire allo sguardo immensi orizzonti,
+e che invece non avevano dinanzi a
+sè che un cumulo di tugurî accavallati gli
+uni sugli altri, sucidi, poveri, cadenti, e una
+<i>fondamenta</i> larga forse due braccia, spalleggiata
+da un muricciuolo sconnesso. E, di
+giorno, nulla in verità m’invitava ad affacciarmi
+alla finestra. Bisogna però convenire
+che la sera tutto cambiava d’aspetto.
+La scena si cingeva d’un’attrattiva misteriosa.
+Il tremolìo delle stelle nella sottile
+<span class="pagenum" id="Page_88">[88]</span>
+striscia di firmamento concessa alla vista
+dalle due file di case che correvano parallele
+lungo il canale, il silenzio dell’ora
+rotto soltanto dallo scivolar d’una gondola
+o dalla misurata cadenza di un passante
+invisibile che percorreva la <i>fondamenta</i> o
+attraversava il ponte vicino, e di tratto in
+tratto ad una finestra un lume improvviso,
+una voce ripercossa da quella massa ciclopica
+di fabbricati, oppure, nelle sere di
+luna, uno sprazzo argentino sopra la vetriata
+d’un terzo piano, creavano un insieme
+che offriva largo pascolo alla fantasia. Oggi,
+signori miei, il gas ha tutto sciupato. Chi
+gusterà mai più la poesia notturna di un
+rio se un petulante fanale dichiara guerra
+alla luna e impedisce allo sguardo abbagliato
+di riposarsi nel mite chiaror delle
+stelle?
+</p>
+
+<p>
+La mattina del 29 novembre 1807 era,
+benchè fossimo così innanzi nella stagione,
+mite e serena, e io potei starmene un paio
+d’ore nel terrazzino a godere del movimento
+insolito che regnava nel <i>rio</i> e nella
+<i>fondamenta</i> dirimpetto. (Non c’è bisogno di
+rammentare che noi Veneziani diamo il
+nome di <i>fondamenta</i> alle strade che, fiancheggiate
+da un lato da case, hanno dall’altro
+lato un canale). Nelle prime ore vi fu
+un passaggio interminabile di barche, molte
+<span class="pagenum" id="Page_89">[89]</span>
+delle quali scoperte, bizzarramente ornate
+e piene d’uomini e di donne in vestito di
+gala; poi, fino al mezzogiorno, una furia
+di popolo che traversava il ponte e si dirigeva
+verso San Marco. Tre colpi di cannone
+tirati dal vascello ammiraglio e il
+suono a doppio delle campane della basilica
+di San Francesco della Vigna, di San Geremia
+e dei Frari, annunziarono, secondo
+l’avviso già pubblicato il 26 dal podestà
+Renier, il momento dell’imbarco delle autorità
+alla <i>Piazzetta</i>. Indi a poco la contrada
+si fece silenziosa e deserta. Ad affacciarsi
+alle finestre pareva di essere in
+una città incantata. Non il susurro d’un
+remo, non un passo d’uomo, non l’alito
+d’una mosca. Se qualche volto umano compariva
+dietro le vetrate delle case circostanti,
+era senza dubbio un volto pallido,
+malaticcio, di persona tenuta a forza lì
+dentro. Se ad ogni mezz’ora una figura si
+disegnava dietro il parapetto d’un ponte,
+era qualche vecchierella che non s’era sentito
+il coraggio di cacciarsi in mezzo alla
+folla, o che serbava fede all’antica Repubblica.
+Suonò il vespero, e alcuni colombi
+del vicinato mossero, secondo il solito, verso
+San Marco per recarsi all’usato balcone
+delle <i>Procuratie</i> a ricevervi il pasto quotidiano,
+ma li vidi tornarsene indi a poco
+<span class="pagenum" id="Page_90">[90]</span>
+sgomenti e andar girando su per una cornice
+quasi tenendo consulta fra loro. Venezia
+era in quel giorno troppo distratta
+per pensare ai suoi colombi. Tolsi da un
+cassetto una ciambella, e sminuzzatala, aprii
+un momento la finestra e ne sparsi le bricciole
+sul terrazzino. Vennero a uno, a due,
+a tre, prima timidi e sospettosi, poi confidenti
+ed alacri, gemendo di quel loro gemito
+carezzevole che somiglia il murmure
+della marina, allungando il collo e alzando
+gli occhi per veder la mano che attraverso
+lo spiraglio dell’imposta socchiusa continuava
+a distribuire loro il nutrimento. Io
+ero rimasta mezzo appiattata dietro una
+tendina per non isgomentare i miei ospiti,
+ma essi parevan voler farmi animo affinchè
+io mi recassi tra loro, ed uscii. Alcuni
+spiccarono il volo, tornando però di lì a
+un istante, altri si sollevarono a mezz’ala
+fino al davanzale del poggiuolo, altri, ed
+erano i più, rimasero tranquillamente a
+piluccare lo bricciole non ancora consumate.
+Si schiuse una finestra dirimpetto;
+una giovinetta pallida pallida guardò quella
+scena curiosa, indi fece un cenno col capo
+e sparì. Dalla camera ov’ella si trovava
+s’intuonò una canzone, una delle nostre
+<i>vilote</i> veneziane così soavi e patetiche. Era
+una voce di donna. Non poteva esser che
+<span class="pagenum" id="Page_91">[91]</span>
+quella della ragazza veduta testè, poichè
+era esile, stanca, come la sua personcina.
+Mi giunse agli orecchi una strofa:
+</p>
+
+<div class="poem"><div class="stanza">
+<p class="i01">Voi far far una ghirlanda</p>
+<p class="i01">Tutta rose da maschin,</p>
+<p class="i01">Vogio metterla da banda</p>
+<p class="i01">Fin che morta sarò mi.</p>
+</div></div>
+
+<p>
+Al canto tenne dietro qualche colpo di
+tosse. Indi la voce riprese:
+</p>
+
+<div class="poem"><div class="stanza">
+<p class="i01">Voi far far ’na cassa fonda</p>
+<p class="i01">Che ghe stemo drento in tre,</p>
+<p class="i01">Lo mio padre, la mia madre,</p>
+<p class="i01">Lo mio amore in brazzo a me.</p>
+</div></div>
+
+<p>
+Si fece silenzio. Mi portai la mano agli
+occhi e vi trovai una lagrima. Mi guardai
+attorno. I piccioni erano tutti scomparsi.
+Era forse per effetto della malinconia di
+quel canto? Sciocca! Avevano divorato sin
+all’ultimo bricciolo. Ecco la vera ragione
+della loro partenza.
+</p>
+
+<p>
+Rientrai frettolosa nella stanza, chiudendo
+le imposte. Avevo la tristezza nell’anima, e
+il freddo nell’ossa. Il fuoco del camino era
+quasi spento e suonai il campanello perchè
+lo attizzassero. Entrò Giannina.
+</p>
+
+<p>
+— O Giannina — diss’io — non sei
+andata in piazza?
+</p>
+
+<p>
+— Con questa furia di gente? S’immagini
+se son gusti per me!
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_92">[92]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Senti — ripresi — chi è quella ragazza
+che sta nella casa di fronte e ha
+l’aspetto così pallido e malaticcio?
+</p>
+
+<p>
+— Ah! — rispos’ella — la Mariettina.
+Poveretta! Le è morto lo sposo in guerra
+nel giugno passato, e lei non seppe più
+darsene pace e s’è buttata in tisico.
+</p>
+
+<p>
+— Sventurata fanciulla! — sclamai — E
+sarebbe stata bellina!
+</p>
+
+<p>
+— Averla vista un anno fa! — soggiunse
+Giannina — Nessuno avrebbe certo
+pensato che le dovesse capitare una malattia
+simile.
+</p>
+
+<p>
+Giannina si mise a soffiare nel fuoco. Io
+mi adagiai sopra una sedia a bracciuoli
+vicino al caminetto, guardando il bizzarro
+guizzo delle fiamme che correvano lungo i
+tizzoni. La breve giornata di novembre
+volgeva al suo termine, una nebbia sottile
+si calava lentamente per l’aria, e quasi
+quasi avrebbe convenuto accendere il lume,
+quando cominciò a farsi un po’ di moto. S’intesero
+nuovamente le artiglierie e le campane,
+poi a questi rumori lontani altri ne
+successero di più vicini. Cedetti alla curiosità,
+e, copertami alla meglio, tornai ad
+affacciarmi al terrazzo con Giannina. Qualche
+gondola cominciava a passar pel canale.
+Una fra le prime si fermò dinanzi
+all’approdo di una casa attigua alla nostra,
+<span class="pagenum" id="Page_93">[93]</span>
+e i barcajuoli dissero che i loro padroni
+erano scesi in <i>Piazzetta</i> e li avevano rimandati.
+Due o tre finestre si aprirono;
+taluno si fece vedere al muricciolo della
+<i>fondamenta</i>.
+</p>
+
+<p>
+— Dunque, Toni — disse uno sciancato,
+rivolgendosi a uno dei barcajuoli, che stava
+sparecchiando la gondola — Un grande
+spettacolo, non è vero?
+</p>
+
+<p>
+— Sono domande da farsi! — rispose
+l’interrogato, che aveva una grande voglia
+di discorrere. — Una cosa simile non s’è
+veduta mai.
+</p>
+
+<p>
+— Come? — esclamò una vecchia da
+un quarto piano — Neppure quando han
+fatto doge il Manin? Neppure quando il
+<i>Bucintoro</i> andava alle nozze del mare? Neppure
+quando son venuti qui i Duchi del
+Nord? Andate lì, che siete giovani voi altri,
+e restate con tanto di bocca aperta per
+tutto. Ma quello che s’è visto da noi vecchi
+non tornerà più, statene certi....
+</p>
+
+<p>
+— Oh la comare — disse beffeggiandola
+il barcajuolo, e guardando in su per
+cogliere la fisonomia della sua interlocutrice — io
+vi ripeto che se anche aveste
+gli anni di <i>Gerusalemme</i> — voleva dire
+senza dubbio Matusalemme — non potreste
+raccontare nulla che fosse paragonabile a
+quello che racconteremo noi a’ nostri figliuoli.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_94">[94]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Lasciala cantare, lasciala cantare, Toni — soggiunse
+un altro ch’era sopraggiunto
+in quel momento — e tira innanzi. C’era
+un’infinità di gondole?
+</p>
+
+<p>
+— Che bella novità! Non ne avreste trovata
+una disponibile a un <i>traghetto</i> a pagarla
+a prezzo d’oro. Gondole, barche, <i>bissone,
+peote</i>, di tutto c’era. Una flotta....
+</p>
+
+<p>
+— Già. E il freddo?
+</p>
+
+<p>
+— Chi lo sentiva? Se le aveste viste le
+nostre gentildonne com’erano in fronzoli!
+Pareva che le fossero a un ballo. E per
+veder meglio volevano salir sulla prora o
+sulla poppa della gondola, e smessa la superbia,
+si appoggiavano a noi con tutta la
+persona, tanto da farci venir l’acquolina
+in bocca....
+</p>
+
+<p>
+— Diamine! E i remi intanto?
+</p>
+
+<p>
+— O che, li si poteva forse manovrare
+i remi! Parevano come inchiodati fra una
+gondola e l’altra, ed era già molto tenerli
+con una mano diritti come piuoli, tanto
+per far di tratto in tratto qualche movimento
+da mandare innanzi la <i>baracca</i>. Già,
+se si è giunti a Venezia, fu tutto merito
+della marea.
+</p>
+
+<p>
+— Di’ su, di’ su, e quali erano le bissone
+più belle?
+</p>
+
+<p>
+— Sì, che ho proprio voglia di fare una
+filastrocca lunga come una messa cantata.
+<span class="pagenum" id="Page_95">[95]</span>
+Ma non capite, benedetta gente, che non
+la finirebbe più? Certo la <i>peota</i> del console
+di Spagna era fra quelle addobbate
+con maggior lusso. C’erano i gondolieri
+vestiti alla spagnola, e poi gli staffieri in
+piena gala, e a prora e a poppa le bandiere
+di Spagna e di <i>Teluria</i>....
+</p>
+
+<p>
+— Asino! Che <i>Teluria?</i> — saltò a dire
+il suo compagno, il quale aveva fino allora
+atteso solamente a collocar nell’androne gli
+arredi della gondola — Etruria dev’essere.
+</p>
+
+<p>
+— Via, Etruria e Teluria è tutt’uno.
+</p>
+
+<p>
+— Per me — soggiunse il secondo gondoliere
+salendo lentamente i gradini della
+riva — ho trovato più bella la <i>peota</i> del
+Magistrato delle acque, e la <i>bissona</i> dei
+Savi. E dove lasci poi quelle di ca’ Albrizzi,
+di ca’ Michiel, di ca’ Pisani, per tacer
+di tante altre?
+</p>
+
+<p>
+— Ehi, Toni — gridò dal ponte un
+nuovo venuto — e l’Imperatore l’hai visto?
+</p>
+
+<p>
+— Come vedo te. Egli era in piedi sulla
+sua <i>peota</i>, circondato da principi e da principesse,
+il Re e la Regina di Baviera, la
+principessa di Lucca, il principe Eugenio,
+o chi so io.
+</p>
+
+<p>
+— E gli è piaciuto lo spettacolo?
+</p>
+
+<p>
+— To! Come s’io gli avessi discorso.
+Ma, in verità, egli può essere il più gran
+<span class="pagenum" id="Page_96">[96]</span>
+principe della terra, che, se non gli piacesse
+la nostra laguna, sono pronto a dirgli
+in faccia che non capisce che cosa sia bello.
+D’ingressi trionfali egli ne ha fatti oramai
+in tanti paesi, ma Venezia, via, non ce n’è
+che una. Son cose che abbiamo visto le
+mille volte, ma quando lasciate da parte
+le isole, si entra nel bacino del Molo e si
+ha dinanzi tutta quella meraviglia della
+Riva degli Schiavoni, e le cupole di San
+Marco, e il palazzo ducale, e le due colonne
+di Marco e Todero, e il campanile,
+e la Zecca, e la Chiesa della Salute, e più
+in fondo le due torri dell’arsenale, non c’è
+altro da fare che mettersi in ginocchio e
+ringraziar Dio e la Madonna santissima che
+ci fece nascer veneziani.
+</p>
+
+<p>
+— Quest’è vero, Toni — disse un’altra
+donnicciuola della parrocchia. — E figuratevi
+che quantità di gente vi sarà stata
+sulla Riva.
+</p>
+
+<p>
+— Non se ne discorre neanche. E non
+solo sulla Riva la gente era pigiata come
+le acciughe in barile, ma alle finestre, sui
+ponti, sui campanili, sui cornicioni delle
+case, sui tetti, sugli alberi dei bastimenti.
+È un miracolo se non son nate disgrazie....
+</p>
+
+<p>
+— Anzi, si dice che ce ne siano nate
+due — interpose un omaccione venuto in
+quel punto dalla piazza. — Dicono che sia
+<span class="pagenum" id="Page_97">[97]</span>
+caduto in acqua e non abbia potuto salvarsi
+un marinaio, che s’era spinto troppo
+avanti sulla prora del suo legno, e che da
+uno dei finestrini del campanile di San
+Francesco della Vigna sia precipitato un
+ragazzo, restando sul colpo.
+</p>
+
+<p>
+— O che ci credete voi a queste storie? — interruppe
+l’ottimista Toni. — Son notizie
+false che mettono in giro i <i>patatuchi</i>
+che ci voglion male.
+</p>
+
+<p>
+Si udì nuovamente la voce stridula del
+quarto piano:
+</p>
+
+<p>
+— Sta a vedere che ora non nasceranno
+più disgrazie, con sarà più permesso di
+rompersi il collo o le gambe!
+</p>
+
+<p>
+— Taci, brutta strega — gridarono, guardando
+in alto, parecchi di quelli ch’erano
+colà radunati....
+</p>
+
+<p>
+— Sì, sì, ma intanto la <i>polenta</i> rincara,
+e rincarirà di più....
+</p>
+
+<p>
+— Taci, che ti colga il malanno, uccellaccio
+di malaugurio....
+</p>
+
+<p>
+La finestra si chiuse.
+</p>
+
+<p>
+— O chi è quella sputasentenze? — chiesero
+alcuni.
+</p>
+
+<p>
+— Non la conoscete? — risposero più
+voci. — È la Betta, la vedova del rigattiere.
+Aveva due figli coi Tedeschi, e le sono
+morti tutti e due in guerra. Perciò coi
+Francesi la non ci ha buon sangue.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_98">[98]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Poveraccia! Non ha poi tutto il torto — osservò
+una donna. E soggiunse: — Meno
+male che adesso non ci hanno più ad esser
+guerre.
+</p>
+
+<p>
+— È naturale. L’Imperatore ha fatto
+metter giudizio a tutti. E ormai non c’è
+più nessuno che osi fiatare. Chi alza il
+capo suo danno.
+</p>
+
+<p>
+— Così dev’essere.
+</p>
+
+<p>
+— E anche al caro dei viveri — disse
+il gondoliere Toni, che non aveva potuto
+ancora mandar giù il pronostico della Betta — credete
+voi che l’Imperatore non saprà
+metterci rimedio? Come? Ha dettato la
+legge ai Re della terra e non saprà regolare
+il prezzo del pane e della polenta in
+modo che la povera gente possa campare?
+Aspettate un poco. A tutto in una volta
+non gli è dato provvedere, perchè in fin
+dei conti gli è un uomo anche lui, e un
+uomo, per grande che sia, non è Domeneddio,
+ma quando si sia messo in quiete,
+vedrete se non ci penserà, se non la farà
+finita con gli abusi!
+</p>
+
+<p>
+— Toni ha ragione da vendere — gridarono
+molti ad un tempo. — Viva l’Imperatore!
+</p>
+
+<p>
+— Viva! viva!
+</p>
+
+<p>
+— Come cambiano i gusti! — osservò
+un venditore di mele cotte, che doveva
+<span class="pagenum" id="Page_99">[99]</span>
+esser filosofo e che portava al collo un recipiente
+di latta con la sua merce. — Prima
+si gridava <i>Viva San Marco</i>, poi <i>Viva
+la libertà</i>, più tardi <i>Viva l’Austria</i>, e ora
+finalmente si grida <i>Viva l’Imperatore</i>.
+</p>
+
+<p>
+Questo discorso non fece effetto. Invece
+tutti si volsero da una parte donde veniva
+una voce fessa che domandava in tuono
+pieno di compunzione:
+</p>
+
+<p>
+— E in chiesa gli è andato subito, non
+è vero?
+</p>
+
+<p>
+Era una femminetta, notissima baciapile
+della parrocchia, la quale smoccolava il
+lumicino d’un capitello della Madonna infisso
+nel muro a piedi del ponte.
+</p>
+
+<p>
+— Altro che subito! — le fu risposto
+da uno dei presenti. — Appena sceso in
+Piazzetta, vi corse difilato col suo seguito.
+</p>
+
+<p>
+— Oh benedetto! E dicevano ch’egli
+era eresiarca!
+</p>
+
+<p>
+— Già i preti per un <i>Te Deum</i> più, un
+<i>Te Deum</i> meno non patiscono indigestione — brontolò
+il venditore di mele. E si allontanò
+gridando a più riprese con cadenza
+uniforme: — <i>Pomi cotti! Chi vuol pomi
+cotti?</i>
+</p>
+
+<p>
+Intanto s’era fatto bujo davvero. I due
+gondolieri diedero la buona notte ai loro
+interlocutori, e chiusero a catenacci il portone
+della riva su cui erano stati fino allora.
+Gli altri si dispersero gradatamente.
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_100">[100]</span>
+</p>
+
+<h2>VII.</h2>
+</div>
+
+<p>
+Dopo le cinque, arrivò la gondola di casa
+con Clara e mia madre. Essa era elegantissima
+come sempre, mostrava dieci anni
+meno della sua età, e la sua fisonomia
+acquistava in quella sera una speciale bellezza
+dall’animazione che vi era diffusa.
+Cambiò vestito in un attimo, e poi comparve
+in abbigliamento da casa nel salotto
+da pranzo, vispa, leggiadra, serena. Del
+nostro diverbio del giorno innanzi la non
+si ricordava nemmeno. Quante cose mi raccontò
+a tavola! A ogni momento si rivolgeva
+a mia sorella e dimandava: — Non è
+vero Clara? — Ma Clara era stanca e
+assonnata, e aveva appena la forza di rispondere
+di sì. La gondola nostra, mercè
+la bravura dei barcaiuoli, era stata sempre
+in ottima posizione, mia madre aveva visto
+davvicino l’Imperatore, aveva salutato tante
+conoscenze, ne aveva anche rannodato di
+quelle ormai cadute in disuso; tutta gente
+della <i>sua classe</i> (voleva dir nobili), e molti
+le avevan chiesto di me, e dettole che pareva
+<span class="pagenum" id="Page_101">[101]</span>
+impossibile come una giovane della
+mia età e della mia fortuna si ostinasse a
+menare una vita così ritirata. Ma già, avevano
+soggiunto quei tali, non istaremo molto
+a trovarle noi un partito che le convenga.
+Bisogna farla diventare <i>dei nostri</i>.
+</p>
+
+<p>
+Io risposi seccamente ch’era un onore a
+cui rinunziavo assai volentieri, ma mia
+madre era in così benevola disposizione
+d’animo che non si risentì punto del mio
+modo poco cortese. Quando il pranzo fu
+terminato, Clara, che quasi dormiva in
+piedi, fu affidata a una cameriera e mandata
+a coricarsi. La mamma si alzò, e, presami
+per un braccio, si mise a camminar
+meco su e giù per la stanza. Rammento
+sempre come ogni volta che passavamo davanti
+allo specchio io fossi costretta ad ammirar
+la sua svelta persona, e gli occhi
+scintillanti, e i capelli neri e finissimi che
+vagamente le si arricciavano sulle tempie,
+e cedessi a lei senza contrasto non solo la
+palma della bellezza, ma quasi quasi anche
+quella della gioventù.
+</p>
+
+<p>
+Senza dubbio essa aveva da farmi qualche
+comunicazione o qualche proposta, ma
+non sapeva risolversi, e favellava di cose
+inconcludenti, ora ravviandomi una ciocca
+di capelli, ora aggiustando una piega del
+mio vestito, ora infine dando un po’ più di
+simmetria al <i>fichu</i> ch’io tenevo al collo.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_102">[102]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Dite la verità, mamma — io le chiesi
+fermandomi d’improvviso in mezzo alla
+stanza — avete qualche argomento che vi
+sta sul cuore?
+</p>
+
+<p>
+Questa domanda così repentina parve
+sconcertarla, e balbettò con imbarazzo: — Che
+pensiero ti frulla pel capo? Che cosa
+vuoi ch’io m’abbia?
+</p>
+
+<p>
+Poi, incapace com’ella era di tener nulla
+nascosto, soggiunse in fretta: — Ebbene,
+volevo dirti....
+</p>
+
+<p>
+Qui s’interruppe nuovamente. Era chiaro
+ch’ella non sapeva girar la frase come si
+conveniva. L’intensa attenzione ch’era certo
+dipinta sul mio volto non le rese più agevole
+l’esprimersi. Essa disse in fretta: — Che
+occhi mi fai! Desideravo avvertirti soltanto
+che ho deciso di metter Clara in educazione
+alle Salesiane.
+</p>
+
+<p>
+Avrei giurato che non era questa la confidenza
+ch’ella andava meditando; tuttavia
+sclamai: — Volete farla dunque crescere
+in un convento?
+</p>
+
+<p>
+— Sì — rispos’ella. — Mi sono anche
+consultata con altri.... con persone che se
+ne intendono.... che s’interessano a noi, e
+tutti a una voce mi dissero che è un pensiero
+eccellente. C’è il fiore delle nostre
+ragazze. — E qui mi sciorinò una filastrocca
+di nomi patrizi.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_103">[103]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Pure — osservai — avete pensato a
+ciò che il povero babbo diceva dell’educazione
+claustrale? A ciò che ne diceva mio
+zio?
+</p>
+
+<p>
+— Benedetta creatura che sei! Sempre
+questi nomi in bocca. È vero. Tuo padre
+e tuo zio avevano, su questo proposito,
+certe idee.... Ma erano pregiudizi antiquati.
+Una dozzina d’anni fa era di moda non
+aver religione, non andar mai in chiesa,
+ridere di tutto le cose sacre.... Bravissimi!
+Le belle cose che si son viste! E se ne
+sarebbero viste ancor di più belle se il
+Primo Console non avesse rialzato gli altari....
+Ma tu sei una <i>giacobina</i> ostinata....
+</p>
+
+<p>
+— Via, mamma, lo sapete, io rispetto
+le vostre convinzioni, io non attacco la
+vostra fede. Ma vi par proprio un debito
+di religione di far educar Clara in un modo
+contrario a quello che suo padre avrebbe
+desiderato?
+</p>
+
+<p>
+E mio malgrado nel pronunziar queste
+parole la mia voce tremava e i miei occhi
+si fissavano inquieti nel volto di mia madre.
+Oh che non avrei dato per mirar la
+sua fronte altera e serena, per leggere nel
+suo sguardo tranquillo la smentita d’ogni
+oltraggioso sospetto!
+</p>
+
+<p>
+Ella invece abbassò alquanto le ciglia, e
+rispose:
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_104">[104]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Ma non sono io che tengo oggi il
+posto del padre? Non sono io che debbo
+pensare oggi al bene della mia creatura?
+</p>
+
+<p>
+— Sì, siete voi, ed io, lo so perfettamente,
+non ho alcun diritto su mia sorella;
+ma lasciatemelo dire, anche in ciò che fate
+per vostra figlia, voi obbedite a straniere
+influenze.... È il signor Venanzio che continua
+l’opera sua....
+</p>
+
+<p>
+— Oh Maddalena, come sei ingiusta!
+Tu odii quell’uomo!
+</p>
+
+<p>
+— E dovrei amarlo? — gridai, facendo
+un gesto di ribrezzo.
+</p>
+
+<p>
+— Eppure egli non anela che a poter
+trattarti come una figlia!
+</p>
+
+<p>
+Quella frase fu per me una rivelazione,
+non forse inaspettata del tutto, ma ugualmente
+terribile.
+</p>
+
+<p>
+— Non era dunque di Clara — proruppi — che
+volevate parlarmi? Era di
+questa nuova vergogna che si prepara alla
+nostra povera casa, e ch’io, sciagurata che
+sono, non posso stornare? Ma, checchè avvenga,
+ch’egli non osi chiamarmi sua figlia.
+Non ho fatto nulla per meritarmi un’onta
+simile.... Però non sarà vero, ditemi ch’io
+deliro.... Dio mio! Dio mio! voi tacete.
+Dunque non m’ero ingannata?
+</p>
+
+<p>
+— Ah tu lo abborri! — sclamò mia
+madre, percorrendo rapidamente la stanza. — Tu
+abborri me.....
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_105">[105]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Io abborrirvi?
+</p>
+
+<p>
+— Sì, sì.... tu sei pura, tu non hai macchia,
+tu sei nata per far la parte di giudice,
+e la prima che si presenta dinanzi al
+tuo tribunale è tua madre. Oh sta bene!
+Sono queste le idee moderne.... Ma tu non
+hai capito che una povera giovane sbalestrata
+fuori della sua classe doveva far buon
+viso a chi le ricordava il suo mondo perduto,
+la sua infanzia, le sue abitudini. Ne
+ho colpa io se, uscita di convento, mi dissero:
+la tua famiglia è in rovina, bisogna
+che tu sposi o il nobile Renier o il signor
+Lisari? Il nobile Renier era malato e deforme;
+prescelsi l’altro. E sai che cosa mi
+bisbigliarono all’orecchio, quando, alla vigilia
+degli sponsali, io mi mostravo malinconica
+e perplessa? Mi bisbigliarono:
+Prendilo, e poi sarà quel che sarà.
+</p>
+
+<p>
+— Oh! mamma, ve ne scongiuro.
+</p>
+
+<p>
+— No, no, hai voluto farmi parlare e
+parlerò. Bada, sai, lo giuro innanzi a Dio,
+non ho nulla da rimproverare a tuo padre.
+Egli fu pieno di cure e di attenzioni per
+me.... Ma ebbe il torto di sposarmi. Era
+già vedovo, aveva venti anni più di me,
+aveva un figlio con cui non potevo andar
+d’accordo.... O come il buon senso non gli
+fece intendere ch’io non gli convenivo?
+Tuo zio Baldassare l’aveva ben capita, e
+<span class="pagenum" id="Page_106">[106]</span>
+con quel suo piglio brusco mi disse poco
+dopo il mio matrimonio: Nè voi eravate
+fatta per la nostra casa, nè noi eravamo
+fatti per voi. Tuo zio aveva ragione. Tra
+i congiunti che m’erano rimasti uno solo
+mi parlò un linguaggio severo: lo zio Avogadore,
+che hai conosciuto bambina. Egli
+disapprovava il modo in cui mi avevano
+sposata, ma mi ripeteva sempre: Sii savia,
+modesta, casalinga. Il lusso e la leggerezza
+delle nostre donne son quelli che mandano
+a soqquadro la Repubblica.... Anche quella
+voce si è ammutolita. Rimasero gli esempi
+di cento amiche d’infanzia, di cento condiscepole,
+rimase l’eco della frase con cui
+i miei più cari s’erano accomiatati da me:
+Sposalo, sarà quel che sarà....
+</p>
+
+<p>
+— Basta così, per carità. Voi dimenticate
+chi vi ascolta.... Ve ne supplico, lasciamo
+il passato, io non ho il diritto di
+domandarvene conto. E se fui fredda, riservata
+con voi, perdonatemi; e se per avventura
+obliai il rispetto che una figlia
+deve a sua madre, son pronta a chiedervene
+grazia in ginocchio. Tornerò docile,
+fiduciosa, riverente come una volta, amerò
+Clara come l’ho amata quando ella era in
+cuna e io m’ero una ingenua fanciulla, ma
+snidate quel serpe di casa nostra, non cambiate
+il nome onorato di mio padre col
+nome di lui....
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_107">[107]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Dio santo! — ella esclamò. — Ecco
+una madre che può anche aver sbagliato,
+ma che oggi non ha che un mezzo di riparare
+al suo fallo, e vuole appigliarsi a
+quel mezzo, e vuol provvedere all’onore
+della sua casa e alla salute della sua anima;
+ed è sua figlia che le si oppone, sua figlia
+che, rigida, inesorabile, non trova parole
+che di rimprovero e di condanna....
+</p>
+
+<p>
+— Ah no, mamma, pensateci, voi non
+potete sragionare così. Non potete credere
+che se commetteste errori, ch’io non indago
+e non giudico, la sola espiazione ne
+sia quella da voi ideata. Come! Una donna,
+e badate ch’io parlo in generale, avrà
+dimenticato i suoi doveri di sposa, e l’unica
+ammenda al suo fallo sarebbe quella
+di maritarsi, vedova appena, con l’uomo
+che la fece traviare dal retto sentiero! Ma
+la sua famiglia è dunque per nulla? La
+sua famiglia, che risentì pur l’effetto de’
+suoi traviamenti, che vide turbata da questi
+la sua pace domestica, non ha dunque
+nessun diritto di chiederle: Sii nostra ora
+almeno, sii tutta nostra; di porre a questa
+condizione il ritorno dell’antica confidenza
+e l’oblio?... Lo sa il Cielo, mamma, ch’io
+non vorrei parlarvi in questa guisa, ch’io
+comprendo come altro dovrebb’essere il linguaggio
+di una figlia verso la sua genitrice,
+<span class="pagenum" id="Page_108">[108]</span>
+ma ho taciuto per tanto tempo che
+dovete perdonarmi questo primo e forse
+ultimo sfogo....
+</p>
+
+<p>
+— Tronchiamo questo colloquio, o Maddalena — disse
+mia madre. — Tu sei
+giovane, non hai esperienza della vita, non
+sai che ogni creatura umana deve obbedire
+al suo destino...
+</p>
+
+<p>
+— Oh il destino! — interruppi — siete
+voi, donna religiosa, che me ne parlate?
+A che cosa serve la volontà?
+</p>
+
+<p>
+— Orsù, figliuola mia, ciò che suscita
+il tuo sdegno non succederà nè oggi, nè
+domani. Io non sono dimentica a tal punto
+dei riguardi del mondo. Tu intanto potrai
+ripensarvi con animo riposato, e son certa
+che ti convincerai del tuo torto....
+</p>
+
+<p>
+— Ah non crediatelo — io risposi prima
+ch’ella avesse finito la frase. — Neppure
+se vivessi mille anni!
+</p>
+
+<p>
+Io era esterrefatta. Noi ci trovavamo di
+fronte, madre e figliuola, entrambe, profondamente
+convinte di esser offese nei nostri
+sentimenti più legittimi, nei nostri affetti
+più sacri. O nell’animo di lei, o nel
+mio era certo una strana confusione del
+bene e del male, era in ambedue una impossibilità
+assoluta d’intendersi. La barriera
+che a poco a poco s’era andata formando
+tra mia madre e me si allargava
+<span class="pagenum" id="Page_109">[109]</span>
+ora repentinamente tanto da parermi ostacolo
+insuperabile. Avrei offerto vent’anni
+di vita per appianarla, per richiamare le
+lagrime sulle mie ciglia e le parole affettuose
+sul labbro, ma tutto era vano. Io non
+udivo che le ultime frasi di mio zio: — <i>Quando
+sia colmo il calice delle conciliazioni,
+quando sentirai che questo tetto non
+deve più accoglierti, tu avrai almeno, retaggio
+supremo, la tua indipendenza.</i>
+</p>
+
+<p>
+Uscii della stanza senza dir parola, e
+mi chiusi nella mia camera. Non mi coricai,
+non dormii quanto fu lunga la notte,
+ma ribattei da me stessa tutte le obbiezioni
+che si presentavano al piano il quale
+parevami imposto dal mio decoro. Io ero
+sul punto di esser maggiorenne, di divenire
+padrona della sostanza ereditata da
+mio zio; dovevo ormai viver sola, abbandonare
+a ogni costo la casa materna.
+</p>
+
+<p>
+Sul far dell’alba si bussò alla mia porta.
+Aprii. Era mia madre. Ella, avvezza ad
+alzarsi sulle undici, s’era tolta del letto in
+quell’ora; ella, che non abbandonava la camera
+prima d’essersi lisciata, profumata e
+abbigliata con ogni cura, mi si presentava
+con la chioma scomposta e con la veste
+discinta. Oh il suo cuore era buono, migliore
+per molti lati del mio! L’idea d’una
+rottura con sua figlia non le dava pace, ed
+<span class="pagenum" id="Page_110">[110]</span>
+ella veniva per iscancellare ogni traccia
+delle scene occorse la sera precedente.
+</p>
+
+<p>
+A che ripetere il nostro colloquio? A
+tutto ella si sarebbe piegata; ad allontanar
+da sè quell’uomo, giammai. Invano, vinto
+ogni riserbo, io le dipinsi con le tinte più
+fosche la natura insidiosa di <i>colui</i>, invano
+le dissi che ov’ella sperava trovar la felicità
+e la calma non avrebbe trovato che
+il rimorso e la rovina, invano le pronosticai
+un tempo nel quale egli avrebbe
+distrutto la sua fortuna, avvelenato il suo
+cuore, tradita la sua fede. Ella scrollava
+il capo, mostrava talora una vaga apprensione
+ch’io potessi appormi giustamente,
+ma finiva sempre coll’esclamare: Ciò che
+dimandi è impossibile!
+</p>
+
+<p>
+Quand’ella mi lasciò, il mio animo era
+commosso, ma la mia determinazione era
+più ferma che mai, e la mia fantasia correva
+dritta alla nuova esistenza che mi si
+apriva. Stetti così un paio d’ore, finchè la
+voce di Clara mi strappò alle mie meditazioni.
+</p>
+
+<p>
+Rammentai che anch’essa era in procinto
+di abbandonare la casa e che le fredde
+pareti di un chiostro l’avrebbero accolta
+fino al dì che, inesperta del mondo, ella
+fosse andata a marito. Rammentai che su
+lei pure pesava una dura fatalità, e che la
+<span class="pagenum" id="Page_111">[111]</span>
+infanzia non sorrisa da tutti gli affetti domestici,
+non nudrita dalla virtù di esempi
+illibati, avrebbe steso un’ombra sul suo avvenire.
+Onde mi vinse un senso di tenerezza,
+da lungo tempo, lo confesso, non
+provato per lei, e la chiamai a nome. Ella,
+che attraversava saltellando la sala, parve
+piuttosto maravigliata, e rispose all’appello
+quasi riluttante e peritosa. La presi per
+ambe le mani e l’attirai a me, guardandola
+fisa entro que’ suoi grandi occhi, che mi
+erano sembrati sì belli quand’essa era bambina
+e io formavo la mia delizia di vegliare
+sulla sua cuna e di tenerla sulle mio ginocchia.
+Oh quegli occhi erano belli anche
+adesso, ma non c’era caso, non mi piacevano
+più.
+</p>
+
+<p>
+— Senti, Clara — le chiesi — e ci vai
+volentieri in convento?
+</p>
+
+<p>
+Ella battè festosamente le palme, e sclamò: — Oh
+quanto!
+</p>
+
+<p>
+— Ma non ti dispiace di lasciare la tua
+casa, di lasciar noi?
+</p>
+
+<p>
+Clara abbassò alquanto le ciglia, grattò
+col piede il pavimento, e disse biascicando
+le parole:
+</p>
+
+<p>
+— Sì, mi dispiace, ma non tanto come
+mi sarebbe dispiaciuto una volta....
+</p>
+
+<p>
+— Spiegati meglio — io soggiunsi.
+</p>
+
+<p>
+Ella si schermì, torcendo il volto da
+un’altra parte. Ma io insistei:
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_112">[112]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Di quando intendi parlare, Clarina?
+</p>
+
+<p>
+Stretta così, ella rispose a mezza voce,
+sempre guardando verso terra:
+</p>
+
+<p>
+— Di quando tu contraddicevi meno la
+mamma.
+</p>
+
+<p>
+Sentii una trafittura al cuore. — Ma tu
+credi dunque, o Clara — io le chiesi — ch’io
+non voglia bene alla mamma?
+</p>
+
+<p>
+Ella non disse nulla e continuò a schermirsi.
+Mi chinai con la persona per sorprendere
+il suo sguardo, che pareva sfuggirmi.
+Una lagrima lenta lenta le scendeva
+lungo la guancia.
+</p>
+
+<p>
+— Vedi, cervellino che sei, come lasci
+correre la tua fantasia. Tu piangi.... — E
+continuai, asciugandole gli occhi: — Ti ricordi
+chi prendeva le tue difese anni addietro
+quando facevi le tue bizzarrie di
+bambina? Ti ricordi chi, col lembo del tuo
+grembiale bianco, ti tergeva le lagrime, e,
+guardandoti fisa in volto, finiva col farti
+sorridere..... Oh mi affliggo che tu te ne
+vada.
+</p>
+
+<p>
+— Verrai a trovarmi — ella interpose
+timidamente. — E poi rischiarandosi in viso: — C’è
+un così bel giardino!...
+</p>
+
+<p>
+— Ah! l’hai visto!
+</p>
+
+<p>
+— Sì, ormai da due settimane. Mi ci
+condussero la mamma e il signor Venanzio.
+</p>
+
+<p>
+— Anche il signor Venanzio?
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_113">[113]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Anch’egli, e parlò molto attraverso la
+grata con la superiora, ma non lo lasciarono
+andar più avanti.
+</p>
+
+<p>
+— Dimmi, e come avviene che a me si
+discorse soltanto iersera di questa risoluzione?
+</p>
+
+<p>
+— Ah! la mamma voleva comunicartela
+prima, ma fu il signor Venanzio che ne la
+sconsigliò, soggiungendole che v’è sempre
+tempo.
+</p>
+
+<p>
+— Carino! E, in confidenza, tu gli vuoi
+bene al signor Venanzio?
+</p>
+
+<p>
+— La mamma ripete sempre che devo
+considerarlo come un secondo padre.
+</p>
+
+<p>
+— Ah sì!... va.... va, proruppi indispettita,
+alzandomi bruscamente dalla seggiola.
+</p>
+
+<p>
+— Vedi come mi scacci... E poi dici
+che non ho ragione...... — ella mormorò
+allontanandosi.
+</p>
+
+<p>
+Compresi il mio torto, e la trattenni ancora
+un istante. — Sì, poverina — le dissi — tu
+non ne hai colpa. — E piegatami
+sopra di lei, le diedi un bacio sulla bocca.
+Ahimè! nè le mie labbra avevano calore
+nel darlo, nè le sue nel riceverlo.
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_114">[114]</span>
+</p>
+
+<h2>VIII.</h2>
+</div>
+
+<p>
+Pochi mesi dopo questo colloquio, mia
+madre aveva giurato fede di sposa al signor
+Venanzio. Clara si trovava in convento, ed
+io ero insediata nella mia nuova abitazione,
+con Giannina e altre due o tre persone di
+servizio. Non ero riuscita senza difficoltà ad
+accasarmi così da sola, non vi ero riuscita
+senza levare un grandissimo scandalo, ma,
+in fin dei conti, poichè nessuno poteva mettere
+in forse il mio diritto, poichè io disponevo
+d’un largo censo mio proprio, gli
+ostacoli furono presto superati. Orgogliosa
+per indole e noncurante degli altrui giudizi,
+io affrontavo senza sgomenti la singolarità
+della mia posizione e ne godevo con
+molta temperanza i vantaggi. Dicevano ch’io
+ero un uomo, che ne avevo le forme, la statura,
+i movimenti meno aggraziati, e quest’accusa,
+che una volta mi aveva fatto tanto soffrire,
+che aveva ferito in me il senso estetico
+(mi perdonino i signori uomini), io la
+raccoglievo ormai come un guanto di sfida,
+e volevo ch’ella mi valesse la padronanza
+<span class="pagenum" id="Page_115">[115]</span>
+assoluta di me stessa, de’ miei gusti, de’ miei
+sorrisi e delle mie lagrime. Era già poco
+men che decisa a rimanermene zitella. Sentivo
+che sarei stata sposata per la mia dote,
+e quest’idea mi metteva i brividi. Se di
+tratto in tratto le fantasie a cui s’apre
+volonteroso un cuor di vent’anni venivano
+ad agitarmisi festosamente dinanzi, io le
+scacciavo come si scaccia una conoscenza
+insidiosa, usa a promettere ciò che non sa
+mantenere. E cercavo quell’equilibrio morale
+che mio fratello Carlo assicurava trovarsi
+nel mondo, tantochè, a chi operi secondo
+la propria coscienza, le scabrosità della via,
+che parevano insuperabili, a mano a mano
+si spianano, e ciascheduno può raccogliere
+intorno a sè tanto di luce e di calore che
+basta a tenergli vive e serene le facoltà
+tutte dell’anima. Fede gagliarda e ristoratrice
+che Carlo portò quasi intatta nella sua
+tomba, e ch’io forse avrei lentamente rassodata
+in me stessa se i disinganni e i dolori
+non avessero finito col distruggerne sin
+le radici. Pure allora, nel novello mio nido,
+lungi da uno spettacolo contro cui si ribellava
+l’intero esser mio, visitata dalle mie
+ricordanze, andavo provando come un senso
+di pace e di conforto. La balda certezza di
+aver seguito l’unica via impostami dal dovere
+era bensì turbata qualche volta da una
+<span class="pagenum" id="Page_116">[116]</span>
+lieve ombra di dubbio. Quante non sono le
+donne, io pensavo in quei momenti, che
+passano a seconde nozze senza che le figliuole
+si atteggino a giudici della condotta
+materna, e abbandonino, sdegnose, il tetto
+domestico! Ma erano impressioni che si dileguavano
+con la rapidità del baleno, e non
+tardava a soccorrermi l’idea che, s’io m’ero
+indotta a un passo sì ardito, non era già
+perchè mia madre aveva deciso di rimaritarsi,
+ma perchè io non potevo e non dovevo
+veder trionfante colui che aveva distrutto
+la pace e la felicità nella nostra
+famiglia.
+</p>
+
+<p>
+Passai, pochi giorni or sono, dinanzi al
+palazzino ove ho abitato sei anni. Non
+lo si riconosce più. Diedero di bianco ai
+muri, colmarono col gesso le scanellature
+delle quattro colonne che ornavano il terrazzo
+del primo piano, aprirono nella facciata
+nuovi fori che le tolgono ogni simmetria
+e che stuonano orribilmente con lo stile
+della fabbrica, e, come se non bastasse, sotto
+ogni finestra dipinsero in rosso certi cosi
+tondi che vogliono simulare il marmorino
+e pajono <i>mortadelle</i>. Guardai in alto e non
+vidi più l’altana di legno intorno alla quale
+s’arrampicava una vite che poi, flessuosa,
+piegavasi ad arco, foggiando una specie di
+pergolato, il quale offriva in estate le sue
+<span class="pagenum" id="Page_117">[117]</span>
+ombre, in autunno i suoi grappoli. Tra foglia
+e foglia sbucava talvolta, circa quarant’anni
+fa, una testolina bionda, così bella che sono
+men belli al paragone gli angioletti onde
+Tiziano circondò la sua Madonna. Ahi! la
+vite è scomparsa, la testolina bionda riposa
+nella chiesetta gentilizia di un castello lontano;....
+io soltanto, povera mummia, sono
+ancora qui.
+</p>
+
+<p>
+I magnati della parrocchia, tostochè io
+presi stanza nella nuova dimora, vennero
+a presentarmisi con grande solennità. Lo
+speziale e fabbriciere mi disse che aveva
+una nipote assai a modo, assai colta, la
+quale pareva deliberata a non maritarsi, e
+sarebbe andata orgogliosa di fare la mia
+conoscenza. Il vicario, ch’era stato uomo di
+lettere e aveva conosciuto Gaspare Gozzi,
+si diede premura di offrirmi i suoi omaggi
+e di farmi sentire alcuni suoi componimenti
+poetici. Veniva poi di tratto in tratto il mio
+notajo accompagnato dal figlio d’un suo cugino
+ch’egli aveva preso nello studio seco,
+e ch’era un giovane sui ventiquattro a’ venticinqu’anni,
+di molti sospiri, di poche parole
+e di pochissimo sugo. Questi personaggi
+erano i frequentatori più assidui d’una
+piccola conversazione ch’io tenevo il lunedì
+sera, cedendo alle istanze di don Gaudenzio,
+il vicario, il quale, dopo fatto il chilo a
+<span class="pagenum" id="Page_118">[118]</span>
+casa sua, sentiva il bisogno di aiutar la
+digestione col discorrer di Gaspare Gozzi
+presso qualche conoscente. Non mancavano
+poi i visitatori avventizi, gli spasimanti della
+mia dote, fattisi introdurre con l’uno o con
+l’altro pretesto, non mancava infine un pajo
+delle vecchie relazioni di casa rimastemi
+fedeli anche dopo la mia trasmigrazione. Si
+troverà abbastanza strano che, giovane, indipendente,
+ricca, io non sapessi farmi centro
+d’una società più vivace, ma il fenomeno
+si spiega presto; chi consideri il mio
+carattere e le condizioni della società veneziana
+d’allora. Di quella d’adesso non so
+davvero; è tanto tempo ch’io vivo fuori dal
+mondo! Quarant’anni addietro, insomma,
+una società, all’infuori dell’aristocratica, in
+Venezia non c’era. La sapienza del nostro
+patriziato se n’era ita da un pezzo; erano
+rimaste negli uomini le tradizioni del lusso,
+nella donna era rimasto il brio schietto e
+spontaneo che, unito alla venustà delle forme
+e alla facilità dei costumi, ne rendeva la
+conversazione desiderata e attraente. Quanto
+di migliore il resto d’Italia e d’Europa mandava
+fra noi affluiva volonteroso in quelle
+case, in quei crocchi, chiusi in generale ai
+Veneziani che non fossero nobili, ma aperti
+ai forestieri di tutte le classi, pur che avessero
+una riputazione qualunque di ricchezza,
+<span class="pagenum" id="Page_119">[119]</span>
+o d’eleganza, o d’ingegno. Artisti e poeti
+trovavano ogni sera accoglienze ospitali in
+appartamenti sfarzosi, giocondati dai sorrisi
+di donne bellissime e dal fascino d’un dialetto
+incantevole. Chi traversava la notte i
+canali nella gondola taciturna, vedeva splender
+le faci dietro i finestroni degli storici
+palazzi, e udiva accordi di musiche e scoppiettìo
+di voci allegre da far credere che
+Venezia tenesse ancora lo scettro dei mari e
+fosse all’apogeo della sua potenza e della
+sua gloria. A chi però non aveva modo di
+varcar le soglie delle case patrizie, e non
+amava mescersi al chiasso dei bagordi popolari,
+ai lunedì del Lido, alle sagre romorose
+ove dalle baracche di legno destinate
+alla confezione dei tradizionali <i>bigné</i>
+uscivano colonne di fumo puzzolente, e i
+merciai ambulanti assordavano con le loro
+grida, a chi, insomma, cercava modesti e
+casalinghi ritrovi era risposto inesorabilmente:
+<i>Sta solo</i>. Mancava una classe che,
+non ripetendo l’esser suo dai fasti e dalla
+ricchezza degli avi, ma dal suo lavoro presente,
+pur nutrisse nell’anima il culto delle
+cose belle e gentili, e superando il patriziato
+per la serietà dei propositi, gli si accostasse
+per la cortesia delle forme e per
+la raffinatezza dello spirito. Solo ch’io avessi
+voluto, quel mondo elegante mi sarebbe
+<span class="pagenum" id="Page_120">[120]</span>
+stato aperto, nè il mio cognome <i>borghese</i>
+vi avrebbe fatto ostacolo. Mia madre era
+nobile e l’aristocrazia veneziana ebbe sempre
+una certa indulgenza pei nati di madre nobile,
+anche se il padre era plebeo. Generalmente
+anzi il padre non si conta. O che cosa è un
+padre? La signora ha certo commesso un error
+grossolano nello sposare un uomo <i>senza
+nascita</i>, ma, via, alla fin fine vi possono
+essere state le sue buone ragioni, può essere
+stato un capriccio della famiglia, e non
+bisogna poi tenergliene il broncio tutta la
+vita. Pur ch’ella mostri di non aver troppo
+rispetto pel suo consorte, pur ch’ella insegni
+ai domestici a tirare una linea di confine
+tra <i>lei</i>, eccellenza, e <i>lui,</i> semplice cittadino,
+le si fa grazia e la si tratta come
+s’ella non fosse uscita mai dell’ovile. Quanto
+a’ suoi figliuoli, si può amnistiarli anch’essi
+fintantochè sono giovani, non hanno una
+posizione indipendente e posseggono discernimento
+bastevole per sapere che la genitrice
+d’illustre prosapia deve essere amata
+e venerata in grado molto maggiore del
+signor padre di oscure ed umili origini.
+Più grave è il caso inverso, quando il gentiluomo
+s’impalma con una semplice cittadina.
+Allora la casta è veramente ferita sul
+vivo. Non si tratta soltanto d’una persona
+che ne esce, come avviene allorchè la gentildonna
+<span class="pagenum" id="Page_121">[121]</span>
+accetta un marito che non è suo
+pari; si tratta d’una famiglia patrizia che
+consente a lasciar infiltrare una vena di
+sangue comune nel suo sangue blù, e che
+poi, col prestigio del suo gran nome, coprirà
+gli ibridi prodotti di questo pasticcio,
+come copriva per lo addietro i frutti dei
+connubi purissimi. Diamine! qui c’è anche
+la frode. I figli del plebeo e della patrizia
+non potranno mai dimenticare che sono di
+una razza inferiore ai nobili; i figli del
+patrizio e della plebea lo dimenticheranno
+invece senza dubbio quando non lo si richiami
+spesso alla loro memoria. Comunque
+sia, le idee alle quali io ero stata nudrita,
+gl’insegnamenti della persona che io avevo
+stimato sopra tutte le altre, mi avevano fatto
+sorger nell’anima una ripugnanza invincibile
+verso quella società tutta lustro ed
+orpello, e benchè io non fossi cieca al punto
+da disconoscerne le attrattive, non m’ero
+indotta mai ad entrarvi. Le ultime vicende,
+com’era naturale, me ne avevano cresciuta
+l’avversione e me ne avrebbero a ogni modo
+reso più malagevole l’ingresso. So che mi
+ci si biasimava senza ritegno. Una giovinetta
+che aveva per madre una Rezzinelli!
+Fare uno scandalo di quella sorte! E ci
+fosse stata almeno una ragione seria! Fuggire
+di casa con un amante, s’intende, ma
+<span class="pagenum" id="Page_122">[122]</span>
+lasciare il domicilio unicamente perchè la
+madre, perduto il primo marito, ne piglia
+un secondo che non vi accomoda, è una
+pedanteria di cui non è capace che una
+<i>borghese</i>, brutta ed antipatica per soprammercato.
+Insomma, io conoscevo di vista
+soltanto quelle brillanti gentildonne, alcune
+delle quali non passarono senza lasciare
+un’eco dietro a sè; le vedevo o mollemente
+sdrajate nella gondola voluttuosa, o percorrenti
+con una cascaggine tra l’affettato
+e il naturale le nostre maravigliose <i>procuratie</i>,
+appoggiandosi al braccio dell’uno o
+dell’altro cicisbeo, e cinte da uno stormo
+di adoratori più o meno illustri, fra cui
+un giorno si notava Antonio Canova, un
+altro Ippolito Pindemonte, un altro ancora
+Francesco Aglietti, e, posteriormente al periodo
+entro cui si compie questa mia storia,
+Giorgio Byron, sebbene, lievemente difettoso
+com’egli era, schivasse di andarsene a
+piedi. Ed esse poi, le gentildonne famose,
+erano, per tacer d’altre, la Renier Michiel,
+la Benzoni, la Teotochi Albrizzi, osservatrice
+acutissima, esperta del pari nelle arguzie
+della parola e nel maneggio della penna.
+Fui da lei una sola volta, a undici o dodici
+anni, accompagnata da mia madre
+che la visitava sovente, e m’accorsi subito
+di non esserle piaciuta. A lei, innamorata
+<span class="pagenum" id="Page_123">[123]</span>
+del bello, non poteva andar a sangue la
+mia persona angolosa, lunga, sottile, a lei,
+tutta brio, non poteva esser simpatico il
+mio fare severo, impacciato, confuso. Ero
+ancor fanciulla, ma dal fiore s’indovina il
+frutto, e la sagace patrizia deve aver capito
+subito ch’io non sarei mai divenuta nulla
+d’elegante e di leggiadro. Siccome poi le
+impressioni che si ricevono non sono, molte
+volte, che il riflesso di quelle che si destano,
+io pure serbavo un pochino di ruggine
+verso colei che mi aveva squadrata da capo
+a piedi, aveva atteggiato le sue labbra aristocratiche
+a un leggiero sorriso, e s’era
+lasciata leggere sulla fronte in lettere cubitali:
+<i>Mi sei uggiosa</i>.
+</p>
+
+<p>
+Ma basti di ciò. Io ero entrata nel mio
+nuovo sistema di vita con ben altre idee
+che quella di farmi il centro d’un ritrovo
+brillante, e di volgere le mie ricchezze alle
+cene, ai balli, alle veglie fastose. Conoscere,
+se me ne fosse capitato il destro,
+qualche persona di vero merito, coltivare
+il mio spirito, fare un po’ di bene intorno
+a me senza chiasso e con retto criterio,
+ecco il fine ch’io avevo assegnato alla mia
+modesta esistenza. V’era in ciò un fondo
+d’egoismo? Agivo io soltanto nello scopo
+di sottrarmi alla lotta, di affogar nei comodi
+materiali gli ardori importuni della
+<span class="pagenum" id="Page_124">[124]</span>
+giovinezza? Lo ignoro. Mi alzavo per tempo,
+e la mia prima visita era pe’ miei vasi di
+fiori, i quali, per la massima parte, passavano
+la state all’aria aperta in altana, e
+l’inverno scendevano a tenermi compagnia
+in un salottino ov’io avevo fatto venire da
+Parigi apposta per loro un mobile elegante
+a parecchi piani. Ivi sbocciavano in silenzio
+sotto a’ miei occhi le aristocratiche camelie,
+che s’erano formate già una certa
+riputazione per la rarità della specie e la
+bellezza del colore; ivi si aprivano in marzo
+i pallidi giacinti schierati in fila sulla mensola
+del caminetto entro le loro bottiglie.
+Ed ivi poi si vedevano in tutte le stagioni
+alcune pianticelle di geranii e di amorini,
+con cui mi pareva d’aver fatto una particolare
+amicizia, tantochè avrei giurato che
+quand’io li inaffiavo ed essi rizzavano il
+capo, mi dicessero: <i>grazie</i>. Più tardi ricevevo
+ogni giorno tre o quattro fanciulle
+povere del vicinato, ch’io avevo preso sotto
+la mia protezione e a cui frattanto insegnavo
+a leggere e scrivere. La tenerezza
+per l’infanzia, ch’era stato uno de’ primi
+sentimenti svegliatisi nell’anima mia, e che
+si era raffreddata ad un punto quando una
+strana ripulsione mi allontanò dalla piccola
+Clara, quella tenerezza si rifaceva or
+più viva che mai. Qualche volta mi balenava
+<span class="pagenum" id="Page_125">[125]</span>
+l’idea di adottare una fra quelle
+creaturine per mia figliuola; intanto ero
+con tutte gentile, espansiva, vivace. Giannina
+(adulatrice!) mi diceva ch’io divenivo
+persino bella quand’ero in mezzo a quella
+nidiata, tanto dolce era il sorriso che mi
+si dipingeva sulle labbra e negli occhi. E
+come le capitavano volentieri da me, le
+fanciulle! Con che franchezza mi dicevano
+i loro piccoli affannucci, o i loro desiderii,
+e i loro pensieri! Per solito mi chiamavano
+rispettosamente <i>signora</i>, ma nei momenti
+d’espansione si lasciavano sfuggire
+l’epiteto più carezzevole di <i>amia</i>, zia. Allora,
+se io le avevo udite, arrossivano fino
+alla radice dei capelli, e si nascondevano
+il viso nel grembialino. Ma io non mi scandolezzava
+di quell’appellativo confidenziale,
+e a poco a poco, quando uscivo di casa a
+piedi, sentivo bisbigliar nei crocchi infantili
+della parrocchia: — <i>Guarda la zia
+Maddalena</i>. Benchè avessi la gondola, me
+ne valevo di rado, e preferivo far lunghe
+passeggiate in compagnia di Giannina,
+fattasi ormai una cameriera di garbo. Andavamo
+pochissimo in piazza, spesso nei
+luoghi meno frequentati di Venezia. La
+gente s’era ormai avvezza a vederci, conosceva,
+se non il nostro nome, il nostro
+grado rispettivo e soleva bisbigliarci dietro:
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_126">[126]</span>
+</p>
+
+<p>
+— <i>La cameriera compra di gran lunga
+la padrona</i>. Non c’era nulla da ridire a
+una verità tanto assiomatica; tuttavia, a
+sentirla ripetere ad ogni piè sospinto, mi
+si affacciavano mille riflessioni alla mente.
+Pensavo all’eterna gioventù di mia madre,
+alle grazie del suo viso e della sua persona,
+al fascino ch’ella aveva esercitato sulla società
+e che la società aveva esercitato su
+lei, e sorprendevo talora in me stessa un
+sentimento che somigliava all’invidia. Indi
+accusavo la mia severità intollerante, e mi
+dicevo con amarezza che la virtù non era
+poi tanto difficile quando la natura era
+stata matrigna. Ma, in complesso, erano
+ubbie passeggiere, e l’equilibrio del mio spirito
+si ristabiliva senza troppo sforzo. Quand’ero
+in casa, leggevo senza misura nè
+tregua. Ai libri che lo zio Baldassare mi
+aveva lasciato, io andavo aggiungendo tutte
+le pubblicazioni nuove che uscivano in
+Italia ed in Francia e che un libraio di
+Milano era incaricato di spedirmi. A ore
+perse scarabocchiavo le mie impressioni. Se
+avessi imparato tutto quello che ho letto,
+se avessi tratto un reale profitto da tutte
+le mie indagini capricciose, sarei pur divenuta
+una donna sapiente. Ma mi pare
+che accingersi allo studio sia un po’ come
+mettersi in cammino. Chi ha una meta e
+<span class="pagenum" id="Page_127">[127]</span>
+vi si avvia risolutamente, stando in moto
+anche un palo d’ore al giorno soltanto, fa
+più strada di chi, senza scopo alcuno, va
+girelloni dal levar del sole al tramonto.
+Del resto, io non avevo ambizione, o ne
+avevo troppa, cose che si equivalgono, come
+si equivale lo starsene nel proprio nicchio
+o il voler fare un viaggio nella luna. Delle
+mie cognizioni, quali esse fossero, non menavo
+vanto, e forse, se non si fossero visti
+grandi mucchi di libri su tutte le tavole,
+le cornici, i canterali della casa, nessuno
+mi avrebbe giudicato una donna alquanto
+diversa dal comune. Prima di continuare
+nel mio racconto, devo dare ancora alcuni
+tocchi a questa pittura della mia vita;
+quindi prendo fiato e ripiglio.
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<h2>IX.</h2>
+</div>
+
+<p>
+E, innanzi tutto, che cosa avveniva di mia
+madre, e quali erano le mie relazioni con
+lei? Ella, che aveva pianto dirottamente e
+s’era strappati i capelli all’annunzio del
+mio fermo proposito di lasciarla e di viver
+da sola, a poco a poco s’era data pace e
+<span class="pagenum" id="Page_128">[128]</span>
+forse s’abituava senza volerlo a non aver
+dinanzi a sè un censore importuno. Non
+conobbi mai natura meno artificiosa della
+sua. Sincera prima nel suo dolore, ella era
+poi sincera altrettanto nella sua calma.
+Sposando il signor Venanzio, ella aveva
+soddisfatto il più ardente de’ suoi desiderii,
+quello di poter slanciarsi nel <i>suo</i> mondo,
+di poter aprire il suo quartiere alla miglior
+società. Inoltre s’era messa in regola
+con la coscienza, aveva acquietato certi
+suoi scrupoli religiosi fattisi vivi in lei
+negli ultimi anni. Il nuovo marito, dal
+canto suo, pago di essersi assicurato (o lo
+credeva almeno) un avvenire di agiatezza
+e di tranquillità, non si opponeva in alcuna
+guisa ai suoi gusti. Egli, che in realtà,
+esercitava una influenza illimitata su lei,
+in apparenza le serviva da figurante, era
+diventato il marito di Sua Eccellenza, e lasciava
+che, invece di chiamar mia madre
+la signora Rezzinelli-Agliucci, si chiamasse
+lui il signor Agliucci-Rezzinelli. Ciò poco
+gli premeva, egli aveva la libera amministrazione
+della sostanza e non bramava di
+più. Dicono anche ch’egli facesse affari,
+non tutti lisci e non sempre felici. Avaro
+non era sicuramente, e mia madre non
+aveva mai trovato così allentati i cordoni
+della borsa. La casa era tutta dipinta ed
+<span class="pagenum" id="Page_129">[129]</span>
+ammobigliata a nuovo, il numero dei famigli
+era cresciuto, e per la sala, resa più
+buia da certe tende a larghe frangie e a
+drappelloni di stoffa oscura che ne mascheravano
+le ampie finestre, passeggiava
+da mattina a sera maestosamente un servo
+in livrea con l’unico ufficio di aprire e di
+chiuder gli usci. Un pennello sacrilego
+aveva ritoccato nei loro medaglioni le immagini
+dei vecchi avi materni. Erano sparite
+le tinte calde che il tempo aveva abbrunate.
+L’armatura del guerriero di Candia
+aveva assunto un pallido colore di squama
+di pesce, gli occhi dell’inquisitore, già cupi
+e profondi, erano divenuti sentimentali e
+svenevoli, e il suo mantello rosso pareva
+la raccolta di tutte le creste dei galli del
+pollivendolo. I libri dello zio Baldassare
+formavano parte della mia eredità; erano
+però rimaste a mia madre, come cose di
+famiglia, le biblioteche scolpite dal Brustolon,
+e, in attesa di nuovi ospiti che venissero
+a popolare i vuoti scaffali, la stanza era
+occupata da due pappagalli e una gazza,
+che il signor Venanzio ammaestrava nelle
+ore del mattino. Del resto, mia madre aveva
+il tatto di non discorrermi quasi mai
+di suo marito. Fra lei e me ci vedevamo
+due volte per settimana. Un giorno ella si
+recava a casa mia, un altro io le rendevo
+<span class="pagenum" id="Page_130">[130]</span>
+la visita. Ella mi riceveva sorridente, festosa,
+amorevole, con una ingenuità quasi
+infantile, tanto da farmi ricordare la bella
+mammina che s’era accompagnata a’ miei
+giuochi e ch’io avevo adorata ne’ miei primi
+anni come un tipo di perfezione. Della sua
+vita intima mi parlava di rado. Amava principiare
+i nostri colloquii con qualche proposta
+di matrimonio. Io cominciavo col
+riderne, ma s’ella si lasciava sfuggire una
+frase troppo comune: — Non capisci che
+vogliamo farti entrare nei <i>nostri?</i> — io
+mi rannuvolavo, ed ella passava ad un altro
+argomento con la volubilità con cui la capinera
+salta dell’una all’altra frasca. E allora
+mi descriveva i suoi balli, e la sua
+acconciatura dell’ultima festa, e quella della
+festa ventura, e come fossero vestite le bellezze
+più in voga del tempo, e com’ella
+avesse danzato fino al mattino, e via via.
+Poi, colta da un pensiero, si picchiava la
+fronte e gridava: — Orsù, tu t’annoi, non
+è vero? — E, dandomi un bacio, diceva a
+modo di conchiusione: — Andiamo, signora
+nonnina, perdoni alla nipote. — Curiosa
+donna! Sul più bello tornava alla carica
+circa al matrimonio, e, s’io non le badavo,
+correva dietro a una sua fantasia prediletta
+e sclamava: — Capisco che tu vuoi maritarti
+a tuo modo. Io mi rifarò su Clara.
+<span class="pagenum" id="Page_131">[131]</span>
+Quella lì deve maritarsi secondo i miei gusti.
+Devono essere i primi giovani del paese quelli
+che andranno a gara per averla in isposa! — E
+pronunziava certi nomi sonori come se
+già le si fosse presentata una ventina di
+postulanti ed ella non avesse che l’imbarazzo
+di scegliere. Allorchè ella veniva a
+casa mia, portava sempre qualche regaluccio
+per me o per Giannina, girava tutte le
+mie stanze, guardava il mio ricamo e confessava
+di sapere appena tener l’ago, si cacciava
+le mani fra i capelli vedendo libri
+da ogni parte, e non capiva come si potesse
+tener tanta carta senza esser tormentati
+dalle tignuole; si ravviava il vestito fermandosi
+davanti a un nitido specchio di
+Murano che ornava il mio salotto; spiccava
+qualche fiorellino da’ miei vasi e non rimaneva
+tranquilla un istante. La sua bella
+voce armoniosa suonava come un gorgheggio
+d’usignolo per le mie stanze. Era felice?
+Chi lo sapeva? Solo un dì credetti scorgere
+un velo di stanchezza sulla sua fronte. Essa
+era appunto nel mio salotto, ed esaminava
+la stoffa di alcune tende, alla divisa che vi
+erano state messe da poco. Ad un punto
+mi chiese:
+</p>
+
+<p>
+— Tu non ricevi quasi nessuno?
+</p>
+
+<p>
+— Pochissimi — rispos’io.
+</p>
+
+<p>
+— Nè il tempo ti par lungo?
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_132">[132]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Tutt’altro!
+</p>
+
+<p>
+— Non ti capisco, ma t’invidio.
+</p>
+
+<p>
+— Davvero, mamma?
+</p>
+
+<p>
+— Sì, perchè non hai bisogno di stordirti.
+</p>
+
+<p>
+— Ma voi, dunque, questo bisogno lo
+avete?
+</p>
+
+<p>
+Ella stette un momento perplessa, poi si
+nascose il volto fra le mani, sì ch’io credetti
+quasi che piangesse. Però si ricompose
+in un attimo, sorrise del suo sorriso
+più bello, diè una scrollatine di spalle,
+e mormorò: — <i>Sciocchezze!</i> — Scosse il
+campanello per chiamare la mia cameriera,
+affinchè le desse uno spillo e l’ajutasse a
+mettersi il cappellino e lo scialle, fece svegliare
+i barcajuoli che dormivano saporitamente
+in gondola, e scese la scala col passo
+leggiero ed elastico d’una giovane diciassettenne
+che non ha nè memorie che la
+turbino, nè timori che la sgomentino.
+</p>
+
+<p>
+Giannina, che l’aveva accompagnata sino
+alla gondola, mi ricomparve dinanzi ridendo,
+tantochè io le chiesi che cosa avesse.
+</p>
+
+<p>
+— Ah! — ella rispose — Sua Eccellenza
+la signora Lucietta ha un certo modo....
+Mi pose una mano sotto il mento come
+s’io fossi una bimba, e volle ch’io la guardassi
+in viso, indi esclamò: Sai che tu sei
+divenuta veramente una bella donna, o Giannina?
+<span class="pagenum" id="Page_133">[133]</span>
+E non trovasti ancora nessuno che
+te lo dicesse?
+</p>
+
+<p>
+Quando mia madre le fece questa parlata,
+Giannina aveva già ventisette anni compiti
+ed era realmente una bella donna, un
+tipo degno del Veronese. Povera Giannina!
+Chi se lo immaginerebbe vedendola oggi
+così spelata e grinzosa e con tre soli denti
+in bocca? Ma quarant’anni fa la era cosa
+ben diversa. Che capelli, che occhi, e che
+spalle sopratutto! Sono andate giù di moda
+quelle spalle. Adesso o un grasso indecente
+o una magrezza sfacciata. Tutto polvere
+di cipro, stecche e cotone! Moltissimi
+avevano detto a Giannina ch’ella era bella,
+ma ella non aveva dato retta che a un solo,
+e, secondo me, al peggiore de’ suoi spasimanti.
+Era un artigiano lungo di statura
+e corto di cervello, più giovane di lei, e
+senza voglia di lavorare. Alla prima leva
+ordinata dai Francesi lo avevano fatto
+soldato, ma dopo esser rimasto per qualche
+tempo sotto le armi venne rimandato in
+patria in permesso, salvo ad esser richiamato
+appena ve ne fosse il bisogno. Giannina,
+che aveva giudizio da vendere, non
+s’illudeva certo sui meriti del suo innamorato,
+e anzi diceva senza troppi complimenti
+che a voler esser sinceri bisogna
+confessare ch’egli diveniva sempre più scemo,
+<span class="pagenum" id="Page_134">[134]</span>
+ma io credo ch’ella lo riamasse per
+compassione, che è una tra le forme d’amore
+più comuni in noi altre donne, quantunque
+non sia tra le più lusinghiere pegli
+uomini che ne sono l’oggetto. Paolo,
+chè tale era il suo nome, disoccupato spessissimo,
+suggeva intanto il borsellino della
+sua fidanzata, la quale, ogni volta ch’era
+richiesta di danaro, dichiarava esplicitamente
+di voler rompere questa relazione,
+e, ogni volta che l’aveva pagato, sentiva in
+cuor suo d’esser più affezionata di prima
+a quel bel mobile del suo sposo. Ella gli
+aveva scoperto una buona qualità, ed era
+quella di <i>lasciarsele dire</i>. Ciò significava
+che riceveva con molta filosofia le lavate
+di capo. — E sa ella — mi diceva spesso
+Giannina — che vantaggio sia quello di
+avere una persona con cui si possa prendersela
+per qualunque cosa vada a rovescio? — Quanto
+al matrimonio, non avevano
+fretta nè l’uno, nè l’altra, e a ogni
+modo non c’era da pensarvi finchè Paolo
+con avesse ricevuto un definitivo congedo.
+In complesso era un amore calmo, tranquillo,
+che non impediva a Giannina di attendere
+ai fatti suoi con molta solerzia e
+molta intelligenza.
+</p>
+
+<p>
+Il tempo è una cosa che, quando è presente,
+par lunga, e quando è passata, non
+<span class="pagenum" id="Page_135">[135]</span>
+s’intende mai come fuggisse sì rapida. Conducendo
+una vita monotona, priva di gagliarde
+emozioni, io ero giunta a ventiquattr’anni.
+Il giorno in cui un bel braccialetto
+regalatomi da mia madre mi annunciò
+ch’io li avevo compiti, non potei
+vincere un senso di dolorosa sorpresa. Ero
+arrivata fino a quel punto, avevo toccato
+l’età dopo la quale la giovinezza della donna
+declina, senza raccogliere che arida sabbia
+sulla mia via. Simile a chi, guadagnata la
+cima d’un poggio, volge il guardo al cammino
+percorso e vede lungo le siepi del
+sentiero le rose, di cui, passando, non avvertì
+che le spine, io così, volgendomi indietro,
+vedevo fiorito e ridente il calle che
+avevo trovato sì melanconico e nudo, e mi
+sembrava un’amara ironia ch’esso tal m’apparisse
+quand’io non potevo più ricalcarlo.
+</p>
+
+<p>
+Non so se questi pensieri mi si leggessero
+sul viso in quei giorni, so che la signora
+Elena, nipote dello speziale e fabbriciere,
+nel farmi gli augurii d’occasione,
+mi disse: — Cara Maddalena, non bisogna
+poi credere che ventiquattr’anni sian molti,
+li ho compiti un anno fa, e non mi sento
+per questo men giovane. Credetelo, cara
+amica, l’età nostra è la vera età in cui
+una donna può destare affetti seri. — E
+<span class="pagenum" id="Page_136">[136]</span>
+nel mentre ella concludeva questo discorso,
+la punta del naso le si andava facendo d’un
+bel color pavonazzo, segno infallibile della
+commozione del suo cuore. Non ho mai capito
+il perchè di questa relazione costante
+tra il cuore ed il naso della signora Elena;
+è certo tuttavia che questa relazione c’era
+e tradiva i riposti sentimenti della pretenziosa
+zitella. Il naso di lei era come un
+barometro. Esso segnava lo stato meteorologico
+della sua anima.
+</p>
+
+<p>
+La signora Elena affermava di avere venticinqu’anni,
+ma io credo ch’ella sbagliasse
+il conto almeno di dieci. Certo è che ne
+mostrava poco men di quaranta. Ma ella
+ripeteva sempre — Siamo coetanee — e soggiungeva
+poi con vezzo infantile — Andiamo,
+non voglio dir bugie, lo so che sono
+un anno più vecchia di voi. — A queste
+sue affermazioni contrastava un’altra abitudine
+ch’ella non sapeva levarsi di dosso,
+ed era quella di voler essere stata presente
+a una lunga serie di avvenimenti. Allora le
+date si levavano, terribili testimonii, contro
+di lei, ed ella s’accorgeva di aver messo i
+suoi uditori al bivio di crederla vecchia o
+bugiarda. Sembrandole però che l’ultimo
+difetto fosse men grave, ella tentava uscir
+dall’impiccio col dire — Era ben facile
+capire ch’io scherzavo. — Questa signora
+<span class="pagenum" id="Page_137">[137]</span>
+Elena si piccava anche di essere donna di
+lettere, e gustava più di me le poesie inedite
+di Don Gaudenzio, il vicario, e la narrazione
+de’ suoi colloqui con Gaspare Gozzi.
+Ella aveva voluto assistere a una delle lezioni
+ch’io davo alle mie piccole alunne,
+ma non ne era rimasta pienamente soddisfatta.
+Io le parevo troppo indulgente, ed ella
+diceva sempre — Eh! i miei figli avranno
+da fare con me. — Io non dubitavo che i
+figli della signora Elena avrebbero avuto
+da fare con lei, ma mi pareva che prima
+essa avrebbe avuto da fare una cosa molto
+importante con loro, vale a dire, partorirli.
+A ogni modo, Elena, dopo avermi
+rivolte gravemente le sue osservazioni, concludeva
+sempre — Non pigliate mica in mala
+parte le mie parole, non è vero? Mi sembra
+che <i>tra noi ragazze</i> debba esserci piena
+confidenza. — Carina quella ragazza! Del
+resto, levandone il difetto del naso, del cui
+colore non si poteva mai esser sicuri, e
+l’affettazione sentimentale che non l’abbandonava
+giammai, Elena non era nemmeno
+un orco. A sentirla, aveva avuto gli spasimanti
+a staia, ma non aveva mai trovato
+il suo ideale. Dipendeva, secondo lei, dai
+grandi rivolgimenti politici che trascinavano
+nel loro vortice i migliori, i soli che le
+sarebbero andati a versi. Perciò, ella era
+<span class="pagenum" id="Page_138">[138]</span>
+d’opinioni conservatrici. E, in questo, andava
+pienamente d’accordo con Don Gaudenzio,
+il quale perdonava a un unico rivoluzionario,
+a Napoleone Bonaparte, che
+aveva rialzato gli altari, vinto tutti i suoi
+nemici, ed era Imperatore. La signora Elena
+assentiva in tuono patetico, tanto da far
+credere che Napoleone Bonaparte avrebbe
+potuto essere il suo ideale se l’avesse conosciuto....,
+ma, sfortunatamente, non l’aveva
+conosciuto. Il nipote del mio notaio
+invece, il signor Filippino, tendeva verso le
+idee radicali, aveva una grande antipatia
+per la signora Elena e per Don Gaudenzio,
+manifestava una profonda venerazione per
+me, e tutte le volte che da taluno era lodata
+la bellezza d’una donna, diceva sprezzante
+ch’egli non si preoccupava del corpo,
+ma dell’anima..... — Sono strali che
+egli rivolge a me — notava con piglio di
+superiorità la signora Elena, la quale ci
+teneva alla bellezza e ricambiava cordialmente
+l’antipatia del signor Filippino. Quanto
+a me, son certa che s’egli fosse stato meno
+timido o io fossi stata più incoraggiante,
+l’avrei visto a’ miei piedi in atto di farmi
+una dichiarazione. Ma la sua massima audacia
+fu quella di dire un giorno che <i>amore
+uguaglia le più disparate fortune</i>. Sì
+certo che le uguaglia, purchè amore vi sia
+<span class="pagenum" id="Page_139">[139]</span>
+da ambe le parti. Per quanto il signor Filippino
+fosse ridicolo e uggioso, io lasciavo
+ch’egli venisse a casa mia in riguardo a
+suo zio, il mio notaio, che m’aveva usato,
+convien dirlo, cure quasi paterne nel punto
+in cui io mettevo in atto il mio divisamento
+di far parte da me stessa. Povero
+signor Lodovico! Com’egli s’illudeva sui
+pregi di questo nipote! Con che compiacenza
+esclamava: che ingegno ha Filippino!
+non vi pare? E bisognava rispondergli di sì.
+Il signor Lodovico era stato amicissimo
+dello zio Baldassare, e m’aveva conosciuta
+fin da fanciulla. Aveva contratto l’abitudine,
+ogni volta che mi vedeva, di pizzicarmi
+con due dita la guancia. Fattami una
+ragazza grande e grossa, il signor Lodovico
+non aveva smesso il vecchio uso, ma lo
+praticava più di rado, visto ch’egli era di
+piccola statura, e ch’io lo soverchiavo con
+metà del capo, dimodochè gli era forza,
+quando voleva prendersi quel gusto, di levarsi
+in punta di piedi. Uomo d’indole essenzialmente
+pacifica, non avrebbe mai affrontato
+a viso aperto i pregiudizi del mondo,
+nè, trovandosi ne’ miei panni, avrebbe concepito
+un atto di ribellione simile al mio,
+ma il suo animo era retto e il suo criterio
+pieno di naturale equità, onde non poteva
+a meno di ammettere tacitamente che i
+<span class="pagenum" id="Page_140">[140]</span>
+miei motivi erano pur rispettabili. Oltracciò
+nutriva una sincera antipatia pel signor
+Venanzio, e per quanto circospetto egli fosse,
+la lasciava trasparir qualche volta. Se io,
+nel desiderio assai ragionevole di sapere
+come andassero le faccende di mia madre,
+almeno dal lato economico, ne chiedevo
+conto al signor Lodovico, egli mi rispondeva
+in fretta: — Cara figliuola, che cosa
+volete che ne sappia io? — Indi tirava
+fuori la sua rotonda tabacchiera di tartaruga,
+la prendeva fra il pollice e il medio
+della mano sinistra, e, dandole una spinta
+coll’indice della destra, la faceva girar due
+volte sopra sè stessa. Compiuta questa operazione,
+soggiungeva: — Ma, non ci vedo
+chiaro. Questo signor Venanzio vuol far
+l’uomo d’affari.... Sarà una brava persona...
+non dico di no... ma non ci vedo chiaro.... — Più
+di così non si poteva cavargli di bocca,
+ma era abbastanza per capire che, secondo
+lui, c’erano dei pasticci.
+</p>
+
+<p>
+Dirò ora in qual modo s’intorbidassero
+le acque stagnanti della mia vita.
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_141">[141]</span>
+</p>
+
+<h2>X.</h2>
+</div>
+
+<p>
+Era un giorno dell’aprile 1811. Uscita
+con Giannina sull’imbrunire, mi trovavo a
+pochi passi di casa mia, quando due vaghe
+fanciullette, che giuocavano vicino ad un
+pozzo, mi corsero incontro saltellanti e gridando
+con le loro allegre vocine: — Zia
+Maddalena! zia Maddalena! — Erano due
+delle mie piccole alunne, e si pavoneggiavano
+tutte entro un gonnellino nuovo ch’io
+avevo loro regalato poco dianzi. Mi chinai
+a baciarle, mentre Giannina, ch’era stata la
+sarta delle due bimbe, racconciava loro in
+dosso il vestito e ne ravviava le pieghe
+come artista inteso a dar gli ultimi tocchi
+all’opera sua. Un ufficiale francese di bella
+ed alta persona si fermò qualche istante a
+guardarci con un interesse che parea singolare.
+Non vi posi mente più che tanto, e
+credendo ch’egli fosse colpito dalla bellezza
+di Giannina, le dissi in tuono scherzevole: — Ecco
+un rivale di Paolo.
+</p>
+
+<p>
+L’indomani era il giorno in cui solevo
+recarmi da mia madre. Contro l’usato, anzichè
+<span class="pagenum" id="Page_142">[142]</span>
+farmi entrare nella stanza da lavoro,
+il domestico m’introdusse in un salottino
+contiguo, dicendo soltanto: — Sua Eccellenza
+è qui. Insieme a mia madre v’era
+un ufficiale in piedi che stava per accommiatarsi,
+e non so perchè io arrossissi subitamente,
+quando, essendosi egli voltato verso
+di me, mi accorsi ch’egli era il medesimo
+ch’io avevo visto il dì prima vicino a casa
+mia. Egli pure parve riconoscermi, ma non
+mi rivolse la parola finchè mia madre non
+ebbe pronunciato la solita formola di presentazione.
+Allora, fattomisi presso, con
+quel piglio disinvolto che i Francesi hanno
+comunemente, mi disse in discreto italiano
+essere una lieta combinazione che lo faceva
+incontrare con persona la quale egli aveva
+veduta per la prima volta in posizione sì
+interessante, attorniata da sì care bambine.
+Indi soggiunse, che giacchè aveva l’onore
+di conoscere da alcune settimane mia madre,
+sperava che uguale relazione avrebbe
+potuto stringere con la figliuola, e ch’io
+lo avrei presentato a mio marito e gli avrei
+concesso di frequentare la mia casa. Gli
+risposi non senza imbarazzo che non ero
+maritata, ciocchè lo fece essere <i>desolato</i>,
+pensando che io fossi vedova, ma io gli
+dissi che non ero vedova, ciocchè lo sorprese
+ancora di più. Per mutar piega al
+<span class="pagenum" id="Page_143">[143]</span>
+discorso, gli chiesi se quell’avermi veduta
+in mezzo a due bambine gli era parso così
+interessante per uno speciale amore ch’egli
+avesse pei fanciulli, ed egli confessò ch’io
+aveva colto nel segno. Gli chiesi infine se
+avesse figli; la quale domanda fece rider
+mia madre, che gridò: — Oh che idea! Al
+Visconte de Serges — era il suo nome — non
+passa nemmeno per il capo di essere
+ammogliato.
+</p>
+
+<p>
+È un damerino come gli altri, pensai
+fra me, egli ci troverà ben poco gusto a
+venire a casa mia. Pur non potevo rispondere
+con un rifiuto alla sua domanda, e
+gli dissi che sarei stata lieta di vederlo.
+</p>
+
+<p>
+Quando fummo soli con mia madre, ella
+mi descrisse in poche parole questa mia
+nuova conoscenza. — Il Visconte de Serges
+appartiene a una fra le prime famiglie
+francesi. È persona di modi squisiti, un
+vero gentiluomo. Ma stanne in guardia. Dicono
+ch’egli sia un gran trafittore di cuori.
+È qui da pochissimo tempo, ma fece già
+qualche <i>vittima</i> fra le bellezze della nostra
+aristocrazia.
+</p>
+
+<p>
+— Ah! — risposi ridendo — per me
+non c’è dunque pericolo. Io non sono bella
+e non appartengo all’aristocrazia.
+</p>
+
+<p>
+— Vi appartieni — ella osservò con
+qualche sussiego — per via di tua madre.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_144">[144]</span>
+</p>
+
+<p>
+Fatto si è, che il dì seguente mi vidi
+comparire dinanzi il capitano de Serges.
+</p>
+
+<p>
+Durante il nostro colloquio, mutai d’opinione
+sul conto suo tre o quattro volte. Lo
+trovai a vicenda frivolo e serio, disinvolto
+e impacciato. Non aveva certo il difetto
+della curiosità, perchè non fece la menoma
+allusione al mio tenore di vita, come se si
+fosse trattato di cosa naturalissima. Tornò
+bensì con palese compiacenza a discorrermi
+delle due bambine che aveva visto saltellarmi
+d’intorno, e quando intese che il
+prodigar le mie cure all’infanzia era per
+me un conforto e un diletto, mi parve che
+egli stentasse a frenare la sua commozione.
+Meno discreta di lui, lo interrogai sulla sua
+famiglia, e s’egli avesse sorelle che fossero
+ancora fanciullette, e il cui ricordo gli tornasse
+alla mente. La sua fisonomia, che
+s’era illuminata di una luce dolce e buona,
+si oscurò tutto ad un tratto, non per corruccio,
+ma per mestizia; pur non tardò a
+ricomporsi, e mi disse che non aveva sorelle,
+ma fratelli soltanto, e una cugina, e
+una vecchia madre che vivevano in un loro
+castello della Bretagna. — Mia madre! — egli
+esclamò con un accento sincero. — Che
+volete? Io l’amo, la sua immagine veneranda
+mi sta scolpita qui dentro, ho nella
+memoria le orazioni ch’ella mi ha insegnato
+<span class="pagenum" id="Page_145">[145]</span>
+bambino, ho dinanzi agli occhi, confusa
+visione, i suoi abiti vedovili, sebbene,
+lo confesso, più non rammenti mio padre.
+Ma ohimè! Noi viviamo, per così dire, in
+due mondi diversi, le idee di lei non sono
+le mie, la casa de’ miei avi è un tempio
+ove andrei a portare le mie preghiere e a
+deporre i miei voti, non è più il soggiorno
+ove potrei condurre la vita....
+</p>
+
+<p>
+Non so s’egli stesse per farmi maggiore
+confidenza, so che da un punto all’altro,
+come chi si accorge di aver sbagliato la
+strada e rifà i suoi passi, si mise in volto
+la maschera dell’allegria e portò il colloquio
+sulle solite frivolezze: sulle feste di Venezia,
+sull’avvenenza delle nostre gentildonne,
+sulla musica del nostro dialetto. Poscia si
+congratulò meco per la bellezza tuttor rigogliosa
+di mia madre e pel suo brio in
+società. Disse che era un miracolo come
+le dame veneziane si conservassero attraenti
+anche quando l’età dei trionfi galanti dovrebbe
+esser passata da un pezzo.
+</p>
+
+<p>
+— Ebbene, padroncina, che gliene pare? — mi
+chiese Giannina quand’egli fu partito.
+</p>
+
+<p>
+— Mi pare un uomo come tutti gli
+altri.
+</p>
+
+<p>
+— E io scommetterei di no — ella soggiunse — aspetti
+un pochino e vedrà se
+Giannina non ha ragione.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_146">[146]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Che ti frulla pel capo?
+</p>
+
+<p>
+— Eh! lo so io.
+</p>
+
+<p>
+— Scioccherella che sei. Non capisci che
+quella è gente della gran società, e ch’io
+ne sono uscita da un pezzo e non voglio
+più rientrarvi?
+</p>
+
+<p>
+— E allora sposi il signor Filippino — sclamò
+ella ridendo.
+</p>
+
+<p>
+— Oh scimunita! Tiri proprio le impertinenze
+per i capelli! Ci vorrebb’altro
+che dessi retta a quel babbuino. Sta tranquilla
+che non isposerò nè questo, nè quello.
+</p>
+
+<p>
+— Cose che si dicono. Penserebbe ella
+forse di restar zitella tutta la vita?
+</p>
+
+<p>
+— E perchè no?
+</p>
+
+<p>
+— Su via, padroncina, li lasci tenere
+alla povera gente questi propositi. Noi sì
+che si farebbe bene a non mettere al mondo
+tanti miserabili, ma lor signori, che
+hanno tutto il ben di Dio, gli è proprio
+un peccato mortale che non si facciano una
+famiglia.
+</p>
+
+<p>
+— E tu credi proprio, mia buona Giannina,
+che basti esser ricchi per esser contenti?
+</p>
+
+<p>
+— Non dico questo, ma....
+</p>
+
+<p>
+— Vedi, per esempio, non sai che per
+avere que’ tuoi belli occhi si potrebbe rinunciare
+a molte centinaia di zecchini?
+</p>
+
+<p>
+— I miei occhi! Baie! Veda a che cosa
+<span class="pagenum" id="Page_147">[147]</span>
+mi hanno servito. A far che quello zoticone
+di Paolo s’innamorasse di me. Bel
+costrutto davvero.
+</p>
+
+<p>
+— Eppure tu sei sicura ch’egli non s’è
+innamorato del tuo danaro.... e tu l’ami.
+</p>
+
+<p>
+— Io!.... Non so davvero se l’ami. È
+forza d’abitudine. Sono ormai dieci anni
+ch’egli mi si è appiccicato ai fianchi, e
+penso ch’egli è il primo venuto e l’ultimo
+rimasto. Tanti altri mi hanno detto paroline
+dolci con più buon garbo di lui, tanti
+altri erano più belli di lui, ma quelli lì
+potevano trovare cento donne che loro facessero
+festa. Ma Paolo, grullo com’è, chi
+lo avrebbe amato, se non lo amavo io?
+</p>
+
+<p>
+E, così dicendo, la buona Giannina si
+passava il rovescio della mano sugli occhi
+per asciugarsi una lagrima.
+</p>
+
+<p>
+Quando fui per coricarmi, nello sciogliere
+i miei capelli ch’erano luoghi e foltissimi: — Ecco — disse
+Giannina — un tesoro,
+che, ne scommetterei, ella ignora quasi di
+avere. — E, avvicinandone al lume una
+treccia: — Guardi — soggiunse — come
+sono fini e lucenti.
+</p>
+
+<p>
+La mattina ella non ebbe pace finchè
+non mi provò una nuova acconciatura. Io
+lasciai fare, confrontando in silenzio nello
+specchio il florido e allegro viso di Giannina
+col mio, ch’era così poco favorito dalle
+<span class="pagenum" id="Page_148">[148]</span>
+grazie. Tuttavia, senz’accorgermene, mi facevo
+ogni di più accurata della persona.
+Ahi! la bellezza non veniva, per quanto di
+buona volontà io ci mettessi, ma un cangiamento
+era pur accaduto in me, e mia
+madre, tutte le volte che ci vedevamo, mi
+ripeteva con tuono di mistero: — La mia
+figliuola mi prepara certo una grande sorpresa.
+Poichè in casa mia il mondo va a
+rovescio, ed ella non vuol permettermi che
+io le trovi un marito, bisogna bene ch’io
+m’aspetti di vedermi capitare un genero
+dalle nuvole. Sarebbe curiosa che tu convertissi
+al matrimonio il visconte de Serges.
+</p>
+
+<p>
+Follie! Il capitano Gastone non era nemmeno
+un visitatore assiduo, nè io avrei potuto
+esigere ch’egli fosse tale. Egli era un
+ornamento della gran società. Tutte le porte
+si spalancavano dinanzi a lui, tutti rendevano
+omaggio all’amabilità de’ suoi modi e
+alla vivacità del suo spirito. La casa mia
+poteva offrirgli ben poche attrattive. Io avevo
+la coscienza di non esser nè sciocca,
+nè noiosa, ma non m’ero mai decisa a
+fare del mio appartamento un convegno di
+brio e d’eleganza, e non pretendevo che
+chi era avvezzo all’eleganza ed al brio si
+trovasse ad agio da me.
+</p>
+
+<p>
+Nel mio piccolo crocchio la notizia di
+questa mia nuova conoscenza fu accolta in
+<span class="pagenum" id="Page_149">[149]</span>
+varia maniera. La parte maschile se ne
+adombrò. Don Gaudenzio diceva ch’egli
+aveva molta stima dei signori ufficiali, ma
+che preferiva di starne alla larga; il giovane
+Filippino divenne ironico e andava
+osservando che per piacere alle donne non
+c’è quanto vestir l’uniforme militare, e suo
+zio, il signor Lodovico, mi susurrava all’orecchio: — Siate
+prudente, Maddalena,
+prima di tutto è francese, poi è soldato, e
+finalmente è un Don Giovanni; siate prudente. — La
+signora Elena invece pareva
+essersi mutata in argento vivo, e l’avevo
+sempre fra i piedi. Per giustificare la frequenza
+delle sue visite, ella mi assicurava
+ch’io le ero ogni giorno più simpatica e
+che a non vedermi ci soffriva. Povera donna!
+Poi insisteva perchè ci dessimo del <i>tu</i>, come
+si dovrebbe far sempre <i>tra ragazze</i>. Dàlli
+e dàlli, tanto fece che finì coll’incontrarsi
+col capitano. Finse ritrosia verginale, voleva
+ritirarsi, ma io la trattenni, ed ella
+mostrò di cedere alla mia amichevol violenza.
+Giurerei ch’ella si era preparata la
+parte. Volle essere a vicenda patetica e vivace,
+disinvolta e meditabonda. Quantunque
+il visconte parlasse abbastanza spedito
+l’italiano, ella sfoggiò tutte le sue cognizioni
+di francese, e tra lo sforzo grandissimo
+che ciò le costava, e l’agitazione del
+<span class="pagenum" id="Page_150">[150]</span>
+suo animo, non ho bisogno di dire se il
+suo naso fosse divenuto rosso. Credo che
+ella medesima se ne accorgesse perchè vi
+portava continuamente il fazzoletto, e perchè
+dopo quel giorno prese l’abitudine di
+spargervi sopra un leggero strato di polvere
+di cipro. L’impressione da lei prodotta
+sul capitano non fu la più lusinghiera. — <i>Madamigella</i>
+Elena è asmatica — egli
+mi disse — e soffia come un mantice. — Dal
+canto suo, anch’ella fu un po’
+disillusa. — Ha la fama d’esser così amabile,
+così seducente — ella osservò: — io
+lo trovo assai freddo.
+</p>
+
+<p>
+In complesso il capitano de Serges non
+fu per lungo tempo che un conoscente di
+più. Egli aveva acquistato una certa dimestichezza
+in casa mia, mostrava di discorrer
+meco volontieri, s’era fatte amiche in
+un giorno le mie alunne, e, se nel recarsi
+da me ne trovava qualcheduna per via, la
+carezzava, la prendeva in braccio e faceva
+rimaner la gente estatica per la sua degnazione.
+Questa sua simpatia per l’infanzia
+era prova d’animo gentile, ma forse era
+spinta a un punto da parer singolare in un
+soldato avvezzo a cingersi d’una doppia corazza
+d’indifferenza. Però io non gli domandavo
+spiegazioni; m’ero accorta che se
+egli amava talora di far confidenze, non
+<span class="pagenum" id="Page_151">[151]</span>
+amava mai che gli venissero chieste. Comunque
+sia, nulla di particolare fra lui e
+me, nulla che uscisse dai limiti d’una discreta
+amicizia. Forse io avevo ravvisato
+in lui qualche aspetto agli altri sfuggito,
+qualche disuguaglianza di carattere, che, a
+parer mio, non gli nuoceva punto. Era questa
+la sola preferenza ch’ei mi accordasse
+e gliene ero più grata che di qualunque
+regalo. Se la maggior parte de’ suoi conoscenti
+lo aveva visto soltanto ridente e sereno,
+io avevo sorpreso qualche nube sulla
+sua fronte, egli non aveva arrossito a mostrarmisi
+diverso da quel ch’egli fosse nei
+suoi usati ritrovi. Io non sapevo sul suo
+conto più degli altri, ma sospettavo, indovinavo
+forse ciò di cui gli altri non avevano
+nemmeno un lontano presagio. In
+quella sua vita che si dipingeva come un
+seguito di trionfi, doveva certo esservi qualche
+pagina scura; qualche amaro disinganno
+doveva avergli aperto nel cuore una
+piaga tuttavia sanguinante. Ebbene; quel
+dire: Di cento che vedono quest’uomo ogni
+giorno, che lo vezzeggiano, che lo lusingano,
+che pendono dalle sue labbra, che si lasciano
+trasportare fra le sue braccia nel
+turbinio delle danze, non una forse ebbe
+un’idea, sia pur vaga e confusa, di tutto
+ciò, ed io invece l’ebbi, io che lo incontro
+<span class="pagenum" id="Page_152">[152]</span>
+di rado, io che non sono bella, io che non
+iscambiai seco nè teneri sguardi, nè misteriose
+parole, era per me una cagione
+d’orgoglio, e (perchè non dovrei confessarlo?)
+di vanità segreta. Chi può dir quante
+forme vesta, e in quanti fra i più nobili
+istinti, fra i più gentili sentimenti sappia
+trovar posto la vanità?
+</p>
+
+<p>
+Come rise mia madre un giorno ch’io
+le dissi: — Il capitano de Serges sembra
+impensierito nell’idea che possa ricominciare
+la guerra!
+</p>
+
+<p>
+— Impensierito! Lui! Oh come si vede
+che lo conosci poco! Se per la guerra gli
+è nato fatto! Se gli ufficiali in tempo di
+pace sono come pesci fuori d’acqua! Ah
+carina! T’intendo. A te dispiacerebbe che
+il capitano partisse, e, per non dir le cose
+come stanno, attribuisci a lui il disgusto e
+la meraviglia della partenza. Glielo racconterò
+al Visconte, e ti terrà il broncio
+quando sentirà che vuoi farlo passare per
+un dappoco.... — Vedendo poi ch’io mi
+turbavo: — No, no, piccina — soggiunse
+in tuono carezzevole — sta tranquilla, non
+gli racconterò nulla.
+</p>
+
+<p>
+— Via, mamma, vi prego — io risposi
+seria — non tenete questi discorsi che mi
+fanno male, io non parlo a caso, e se vi
+dissi ch’egli è impensierito per timor della
+guerra, vuol dire che lo so....
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_153">[153]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Lo sai! — ella esclamò, diventando
+curiosa ad un tratto. — Narra, narra.
+Avrebbe forse qualche <i>liaison</i> seria? Ne
+raccontano tante! — E qui mi sciorinò i
+nomi d’una dozzina di gentildonne che facevano
+<i>les yeux doux</i> al capitano, chiedendomi
+con insistenza dopo ogni nome: — Sarebbe
+per questa? Sembra che tu sii la
+sua confidente, dunque dovresti saperlo.
+</p>
+
+<p>
+Io ero sulle spine, ormai bell’e pentita
+di aver toccato quel tasto. Non so perchè
+tutte quelle supposizioni indiscrete di mia
+madre mi dessero noia infinita. Quantunque
+non appartenessi alla gran società,
+conoscevo abbastanza le sue abitudini per
+non iscandolezzarmene come una uscita
+appena di convento; era quindi qualche
+altra ragione che mi turbava e mi faceva
+sentire così a malincuore le voci sparse
+intorno agl’intrighi galanti del Visconte.
+Però che diritto avevo io d’ingerirmi ne’
+fatti suoi; che posto potevo io sperare di
+tener nel suo cuore?
+</p>
+
+<p>
+Ebbi un bel da fare a persuadere mia
+madre ch’io non sapevo nulla, ma che, a
+creder mio, se il capitano era impensierito
+lo si doveva attribuire non già ad una
+tresca amorosa, bensì a qualche altro motivo
+ch’egli teneva celato. Ella partì scrollando
+il capo e dicendomi: — Si vede che
+<span class="pagenum" id="Page_154">[154]</span>
+nemmeno in questo mi rassomigli. Io quello
+che ho in cuore ho in bocca.
+</p>
+
+<p>
+Dopo tutto, le parole di lei mi avevano
+lasciato una certa impressione, e io andavo
+persuadendomi realmente ch’ella avesse colto
+nel segno. Ciò aveva scemato la simpatia
+con la quale io spiavo ogni cambiamento
+d’umore di Gastone. Anch’egli si fece più
+riservato, e la sua inquietudine, benchè gli
+apparisse di tratto in tratto nel viso, non
+traspariva più da’ suoi discorsi.
+</p>
+
+<p>
+Però, di lì a qualche settimana, mia madre,
+che aveva nel frattempo teso le sue
+reti, mi disse con grande solennità: — Tu
+avevi ragione. Non è possibile che il Visconte
+sia innamorato di nessuna delle persone
+ch’io ti aveva menzionate. Feci le
+mie indagini, e seppi che in molte case
+egli non va nemmeno più. Chi sa che
+cos’altro gli passi pel capo? Tutti dicono
+ch’egli va a poco a poco ritirandosi dalla
+società. Già questi Francesi sono tante piume....
+Non fidartene, Maddalena — ella soggiunse
+ammonendo: — Non fidartene, bada
+per una volta alla mamma.
+</p>
+
+<p>
+Ch’io volessi fidarmene o no, fui quel
+giorno di una insolita ilarità. A spiegarne
+il perchè sarei molto imbarazzata. Che il
+capitano amasse tutte le gentildonne veneziane,
+o che non ne amasse nessuna, doveva
+<span class="pagenum" id="Page_155">[155]</span>
+esser per me la stessa cosa. Ma egli
+non amava sicuramente. Pure al cuore non
+si comanda, e come vi sono talvolta malinconie
+di cui non si può rendersi ragione,
+così vi sono contentezze inconcepibili a chi
+le prova. E poichè si danno giorni nei quali
+può dirsi che l’animo si rifiuti di ricevere
+le impressioni sfavorevoli, io non mi contristai
+nemmeno quando Giannina, in un
+tuono che voleva esser gajo, ma che nel
+fondo era pieno d’amarezza, mi disse: — Oh
+lo sa, padroncina, che le voci di guerra si
+vanno diffondendo in paese, e che il cursore
+ha detto in gran segretezza al fruttivendolo
+che i soldati in permesso saranno presto
+richiamati sotto le armi? Il fruttivendolo,
+avendo visto passare di là Paolo, lo chiamò
+per avvertirlo, e Paolo venne da me a confidarmelo
+tutto sconcertato, e a voler ch’io
+gli dessi un pajo di lire, parendogli che
+una tale notizia meritasse d’esser diluita
+entro un boccale di vino. In verità, io credo
+che Paolo starebbe bene per un po’ di
+tempo al reggimento, e non vedrei questo
+gran male se me lo levassero d’attorno. Ma
+dico per la cosa in sè. Che ne pensa lei,
+padroncina? Avremo la guerra sì o no?
+E non le pare che sarebbe tempo di finirla?
+E che la sia una bella infamia che la
+povera gente debba pagar le spese dei capricci
+<span class="pagenum" id="Page_156">[156]</span>
+di quattro teste coronate? E che ogni
+momento, quando un padre non può più
+lavorare e conta sul figlio, glielo portino
+in capo al mondo, e se una ragazza è lì
+sul punto di maritarsi (non dico di me,
+che di Paolo ne son stucca e ristucca e ho
+tanta voglia di andare a nozze quanta di
+gettarmi in canale), ma, insomma, se una
+ragazza è alla vigilia di sposare il suo fidanzato,
+eccoti un foglio di carta bollata
+che lo chiama pel tal giorno e la tal ora
+al corpo e a rivederci al dì del giudizio.
+Sa che cosa le ho da dire? Che dopo tante
+rivoluzioni che lor signori han fatto, la povera
+gente sta peggio di prima, e questa
+è un’infamia in tutte le regole..... Parlo in
+generale, perchè del matrimonio non me
+ne importa un cavolo....
+</p>
+
+<p>
+E mentre diceva così, si asciugava gli
+occhi col grembiale.
+</p>
+
+<p>
+Io tentavo consolarla e persuaderla che
+la guerra non sarebbe poi avvenuta. Su
+questo proposito avevo io stessa un’opinione
+curiosa, suggeritami forse, come spesso
+accade, dal desiderio. Non volevo credere
+alla guerra, ma non mi doleva ch’ella apparisse
+come probabile. Nell’incalzare degli
+eventi, io pensavo, il capitano Gastone
+sarebbe uscito del suo riserbo, io sarei divenuta
+la sua confidente, io avrei potuto
+<span class="pagenum" id="Page_157">[157]</span>
+fare qualche cosa per lui. Poi le nubi si
+sarebbero dissipate, non sarebbe rimasta
+che la dolcezza del pericolo sfuggito, e il
+soave legame delle nostre anime. Così, chi
+ben consideri, si risolvono quasi sempre i
+proponimenti eroici onde noi ci vantiamo.
+Si affronta con la fantasia il mare in burrasca,
+ma si pensa prima ad assicurarsi
+la riva.
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<h2>XI.</h2>
+</div>
+
+<p>
+— Non vedi, carina, — la signora Elena
+l’aveva spuntata e mi dava del <i>tu</i> — non
+vedi com’è malinconico stassera il Visconte?
+Io non so davvero se sia conveniente ch’io
+continui a venir da te nelle ore in cui posso
+incontrarlo. È chiaro, e la stessa sua riluttanza
+a rivolgermi la parola, lo prova,
+ch’egli vorrebbe farmi la corte. Ma io di
+questi spasimanti non ne vado in cerca,
+perchè non si riesce che a compromettersi.
+Gran brutto destino di noi altre povere
+donne! Se non si sta bene in guardia, una
+volta o l’altra ci colgono di sorpresa e allora
+<i>patatrac</i>.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_158">[158]</span>
+</p>
+
+<p>
+Indi si fece fresco col fazzoletto per temperare
+i calori che le salivano alla testa...
+</p>
+
+<p>
+Questo comico discorso, fattomi una
+sera dalla signora Elena, non ebbe altro
+effetto che di richiamar la mia attenzione
+sul capitano, il quale, malgrado i suoi sforzi
+per parer disinvolto, era realmente assai
+conturbato. Colsi un momento propizio per
+farmiglisi presso e per chiedergli: — Dunque,
+capitano, quali novelle?
+</p>
+
+<p>
+— Eh! cara Maddalena, si parla più che
+mai della guerra.
+</p>
+
+<p>
+— Son ciarle solite. Ci si è tanto abituati
+che non si sa divezzarsene — rispos’io. — Del
+resto, non sarebbe certo
+quest’idea che vi terrebbe soprappensiero.
+</p>
+
+<p>
+— Una volta, no, adesso è altra cosa.
+</p>
+
+<p>
+— Sentite, capitano — diss’io a voce
+bassa e commossa — io sono forse la più
+discreta, sono certo la meno compromettente
+delle vostre amiche. Se in nome di
+questa mia qualità, io vi pregassi di dirmi
+se posso far qualche cosa per voi, ve ne
+avreste a male?
+</p>
+
+<p>
+— Buona Maddalena — egli rispose stringendomi
+la mano — nessuna è degna quanto
+voi delle mie confidenze.... E vi giuro che
+se dovrò dire ad anima viva quello che mi
+sta sul cuore, lo dirò a voi.... Ma oggi no....
+sarebbe inutile.... sono tuttora perplesso....
+<span class="pagenum" id="Page_159">[159]</span>
+domani forse.... oh non sapete quanto bene
+mi abbiano fatto la vostre parole!
+</p>
+
+<p>
+Lo fisai in volto. Una lagrima colava su
+quelle gote abbronzite, una commozione
+dolce e profonda era dipinta su quella faccia
+virile. Veder piangere un essere debole
+affligge, ma lo spettacolo del dolore là ove
+tutto spira forza ed energia conturba molto
+di più. Se chi è avvezzo a sorridere in
+mezzo al pericolo, a durar con fronte serena
+le privazioni ed i patimenti, si accascia
+sfiduciato, dev’esser ben grande la
+cura che lo rode e travaglia! Oh poter conoscere
+questo mistero, poter esser consolatrice
+di questo affanno, ecco qual era in
+quel momento il fine supremo dei miei desiderii.
+È l’ambizione delle brutte codesta!....
+Oh se la si potesse sapere, se la si volesse
+scrivere la storia di tante donne brutte! Si
+vedrebbe quante piaghe esse abbiano risanato
+che le loro felici rivali hanno aperto!
+</p>
+
+<p>
+Speravo di veder Gastone l’indomani, ma
+egli non venne nè quel dì, nè il dì appresso.
+Solo nel mattino del terzo giorno
+mi capitò un suo biglietto: — Cara <i>Madamigella</i> — egli
+mi scriveva — ho ricevuto
+l’ordine di andare al Lido con la
+mia compagnia. Staremo quindi alcune settimane,
+un paio di mesi forse senza vederci.
+Intanto addio, e grazie delle offerte
+del vostro cuor generoso.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_160">[160]</span>
+</p>
+
+<p>
+La lettera mi parve molto arida, molto
+breve; certo non era quella ch’io m’attendevo.
+Temetti che anche l’annunzio del suo
+trasloco al Lido fosse un pretesto per sottrarsi
+a confidenze che gli pesavano, e mi
+sorse nell’animo il dubbio di essere stata
+indiscreta. Però non tardai ad aver da mia
+madre la conferma della partenza del capitano. — Il
+prossimo carnevale — ella mi
+disse; eravamo allora nel dicembre 1811 — il
+Visconte de Serges lo passerà tra l’insalata
+delle nostre isole. Bel divertimento!
+Ti confesso però ch’egli era divenuto così
+ottuso da non render punto gradevole la
+sua compagnia. Pare impossibile come si
+sia cambiato da un punto all’altro quell’uomo!
+Già io l’ho sempre detto che i
+Francesi son matti.... A proposito. E questa
+guerra c’è o non c’è? Mio marito, che,
+come sai, bazzica coi grandi, dice sempre
+che si vedranno cose non più vedute, e
+che non si può presagire fin dove porteremo
+le nostre aquile. Vale a dire fin dove
+le porteranno, chè certo nè lui, nè io vi ci
+immischieremo. Venanzio, poi, gli è un coniglio....
+Ah! ora mi rammento. Voleva dirti
+un’altra cosa. Sai di quelle nostre magnifiche
+biblioteche intagliate dal Brostolon. Le
+son sempre vuote. Mi è venuta l’idea, bada,
+è venuta a me e non ad altri, che ti potessero
+<span class="pagenum" id="Page_161">[161]</span>
+convenire. Tu leggi tanto, hai tanti
+libri! Noi invece.... lo sai, la non fu mai
+la nostra passione.... Cosicchè, prima di
+discorrere con alcuno, ne faccio la proposta
+a te. Sarebbe facilissimo intendersi....
+</p>
+
+<p>
+Queste parole significavano per me l’avverarsi
+del presagio dello zio Baldassare. — Avete
+adunque imbarazzi finanziari, mamma? — interruppi.
+</p>
+
+<p>
+Ella si meravigliò, e mi rispose: — Che
+grilli ti passano pel capo? Imbarazzati noi?
+Con Venanzio, che è un amministratore di
+quella specie, un amministratore che prima
+di sposarmi aveva messo in sesto due o
+tre patrimonii rovinati.
+</p>
+
+<p>
+— Badate, mamma, che si dice tutto all’opposto.
+</p>
+
+<p>
+— Ah! sicuro, ognuno ha i suoi nemici,
+e Venanzio ne ha più degli altri. Ma le
+cose sono quali le dico io, non quali le si
+dipingono dai chiacchieroni della bottega di
+caffè. Del resto, quanto a noi, grazie al
+cielo, si nuota nell’abbondanza. E se non
+vuoi saperne dell’affare che ti ho proposto,
+non parliamone più....
+</p>
+
+<p>
+Povera mamma! Sempre così spensierata.
+</p>
+
+<p>
+Invero c’era più da compiangerla che da
+rimproverarla. Misurai con l’occhio l’altezza
+delle mie stanze. Le biblioteche ci sarebbero
+state forse, ma a gran fatica. Nondimeno
+<span class="pagenum" id="Page_162">[162]</span>
+accolsi la massima dell’acquisto, deliberata
+d’informarmi intanto dal mio notajo se vi
+fossero guai serii nelle faccende di mia
+madre. Io già presentivo che la catastrofe
+non doveva essere troppo lontana. Se non
+vi fosse stato che il signor Venanzio di
+mezzo, avrei assistito con voluttà fredda e
+crudele alla sua caduta; ma c’era anche
+colei che, quali fossero i suoi torti, mi aveva
+data la vita. Potevo essere indifferente
+al suo destino?
+</p>
+
+<p>
+Il giorno medesimo in cui mi si era fitta
+nel cuore questa nuova spina, la mia cameriera
+mi comparve dinanzi con due <i>buccole</i>
+d’oro ch’io non le avevo mai visto
+prima.
+</p>
+
+<p>
+— Il tuo sposo è diventato prodigo? io
+le dissi.
+</p>
+
+<p>
+— Il mio sposo! Mi canzona? È un regalo;
+indovini di chi?
+</p>
+
+<p>
+— Come vuoi ch’io m’immagini?
+</p>
+
+<p>
+— Di sua mamma, sua eccellenza la signora
+Lucietta.
+</p>
+
+<p>
+Beata imprevidenza! Forse alla vigilia
+d’un disastro, mia madre profondeva i suoi
+doni come ne’ tempi della sua maggiore
+ricchezza.
+</p>
+
+<p>
+Circa alla guerra, nulla di nuovo. Per
+lunghe settimane fu una continua alternativa
+di sì e di no. Paolo non era stato ancora
+<span class="pagenum" id="Page_163">[163]</span>
+chiamato sotto le armi, ma diceva che
+quell’incertezza era peggiore di tutto, e per
+confortarsi si ubbriacava ogni sera a spese
+della sua fidanzata. Quand’era brillo, diventava
+estremamente bellicoso e proclamava
+in tuono solenne ch’era assai meglio andare
+in battaglia che a nozze. — Spendo pur
+bene i miei denari — rifletteva Giannina,
+con quel suo fare burlesco, sotto cui era
+celato un tesoro d’affetto e di sacrifizio. — Quand’è
+<i>sincero</i> è stolido, quando è
+ubbriaco è villano.
+</p>
+
+<p>
+Intanto Gastone non si faceva vivo. Non
+un’ambasciata, non una riga. Forse egli sarebbe
+partito da un’ora all’altra senza dirmi
+una parola, senza mandarmi un saluto, forse
+non lo avrei più visto. Non so esprimere
+il male che mi faceva questo pensiero. La
+mortificazione, il dispetto di vedermi trascurata
+erano un nonnulla al confronto del
+dolore di non vederlo più. Io non ero niente
+per lui, ma, era ormai inutile che lo dissimulassi,
+egli era molto per me. Oh! quanto
+io ero infelice. Giannina se ne accorgeva, e
+cercava consolarmi con certi argomenti tutti
+suoi. Ella mi diceva, tra l’altre cose, che gli
+uomini non capitano pei versi a noi donne
+che quando hanno bisogno di noi, e che
+se il capitano, come aveva lasciato trapelare
+da’ suoi discorsi, contava sul mio ajuto
+<span class="pagenum" id="Page_164">[164]</span>
+per qualche cosa, stessi pur sicura ch’egli
+sarebbe venuto a galla.
+</p>
+
+<p>
+Così passò buona parte del carnovale 1812,
+e si può immaginarsi che carnovale fosse
+per me. Aliena sempre dai teatri, dai ridotti,
+dai balli, quell’anno condussi una
+vita claustrale. Non una volta alla <i>Fenice</i>,
+non una sera in piazza San Marco. Mi
+giungeva appena l’eco dell’allegria popolare,
+clamorosa in quell’anno forse più del consueto,
+udivo nella notte il canto di qualche
+maschera avvinazzata o il sibilo dei fischietti,
+delizia dei monelli veneziani. Mia
+madre, per iscarico di coscienza, mi aveva
+invitata a non so quante feste, e aveva
+fatto le solite meraviglie ch’io, ricca com’ero,
+giovane e <i>nobile</i> per parte di lei,
+mi ostinassi a vivere come una cittadina
+qualunque, e per peggio lasciassi sfuggirmi
+tutte le occasioni di cospicui matrimonii. — Sei
+sempre stata un cervellino — ella
+concludeva — ma adesso ci dev’essere qualcosa
+sotto, e scommetto che quel famoso
+capitano ti ha stregata.
+</p>
+
+<p>
+Una mattina del febbraio Giannina comparve
+nella mia camera per tempissimo.
+Ella era pallida e con la faccia sconvolta.
+</p>
+
+<p>
+— Paolo parte stassera — ella esclamò
+coprendosi il volto con le mani, e, pronunziate
+appena queste parole, ruppe in un
+pianto dirotto.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_165">[165]</span>
+</p>
+
+<p>
+Si dice che i mali previsti riescono meno
+penosi. È una verità che patisce di molte
+eccezioni. L’anima nostra è fatta in guisa
+che ai timori alterna sempre le speranze.
+Così non accade quasi mai che si tema
+per lungo tempo una sventura senza sperar
+ch’ella non accada, e in questa vicenda
+di pessimismo e d’ottimismo si forma
+l’equilibrio a cui l’anima si avvezza. Ma
+quando la sventura succede, l’equilibrio si
+sfascia, non si ricordano più i timori, si
+ricordano le speranze sì a lungo nudrite....
+</p>
+
+<p>
+E la povera Giannina ne faceva duro
+esperimento. Ella aveva scherzato le mille
+volte, la pazzerella, sulla partenza del suo
+fidanzato, aveva mostrato non solo di rassegnarvisi,
+ma di esserne lieta come di cosa
+che la liberava da una seccatura. In tal
+guisa ella aveva esaurito tutta la sua forza
+di resistenza, e ora, sotto il colpo, stava
+accasciata senza dir parola.
+</p>
+
+<p>
+A me pure l’annunzio di Giannina aveva
+fatto gelare il sangue. Se Paolo partiva,
+voleva dire che stava per avverarsi ciò che
+già si era predetto; tutta la guarnigione
+di Venezia (meno uno o due battaglioni di
+deposito) era chiamata a Verona per mover
+di là verso incognita meta. Non bastava
+la guerra, ormai cronica, di Spagna. Ce
+n’era in serbo un’altra più grossa. Il capitano
+<span class="pagenum" id="Page_166">[166]</span>
+Gastone era sicuramente sul punto
+di lasciar Venezia. O forse l’aveva lasciata!
+Senza venire da me! Senza rivelarmi il segreto
+di cui dovevo esser la confidente!
+Senza immaginar forse ch’io l’amavo, oh
+sì l’amavo, è vano dissimularlo, e l’amavo
+più di tutte le altre che gli avevano sussurrato
+all’orecchio dolci parole, perchè io
+non pretendevo ricambio all’amor mio, perchè
+ero rassegnata a chiuder in me stessa
+i miei spasimi, le mie gelosie, pur di avere
+un posto ne’ suoi pensieri.
+</p>
+
+<p>
+— Meglio esser come te, Giannina — io
+dicevo, rotto ormai ogni ritegno. — L’uomo
+che ami parte, ma sei tu che gli dai
+l’ultimo addio, sei tu che gli fai le ultime
+raccomandazioni, egli parte riamandoti, ma
+l’uomo pel quale sento che darei la vita,
+nemmeno si ricorda ch’io esista, e forse
+adesso si ride di questa povera donna così
+ingenua da riscaldarsi il sangue da sola.
+</p>
+
+<p>
+Tutto ponderato però, nemmeno la sorte
+di Giannina era invidiabile.
+</p>
+
+<p>
+Paolo, che aveva vestito la divisa militare,
+venne più tardi ad accomiatarsi da me,
+e in verità egli non mi pareva tal cavaliere
+da fare insuperbire la sua dama. Era
+sempre stata una strana cosa che Giannina
+se ne fosse innamorata, e lo spettacolo
+ch’egli dava di sè in quel momento era assai
+<span class="pagenum" id="Page_167">[167]</span>
+poco decoroso. Quello zotico scimunito,
+in occasione della partenza, aveva alzato il
+gomito più del consueto, e non si reggeva
+in piedi che mutando posizione ad ogni
+istante per ristabilir l’equilibrio. Ma come
+gli accadeva sempre quand’aveva bevuto,
+era arditissimo, e annunciava alla sua bella
+prodezze memorabili da disgradarne quelle
+di Rodomonte e d’Orlando.
+</p>
+
+<p>
+— Dicono che ci sia la guerra col Russo — egli
+borbottava: — Oh l’avranno da
+far con me. L’autocrata delle Russie io gli
+tiro il collo come se fosse un pollastro. Oh
+la dev’essere bella! E se vi sarà la guerra
+con la Russia, non avremo con noi la Turchia?....
+Voglio andare a Costantinopoli.
+Viva il Gran Turco! Viva le donne turche!....
+Scusa Giannina, non è per farti
+torto, ma le donne del serraglio voglio vederle....
+Però sempre col dovuto rispetto....
+Il buon guerriero non manca di fede alla
+sua donna. E tu sei quella.... E dopo la
+guerra si faranno le nozze, con l’intervento
+della signora Maddalena, che anche lei si
+sarà sposata in quel tempo.... Viva gli
+sposi!
+</p>
+
+<p>
+Mentre egli farneticava così, la buona
+Giannina aveva nascosto la faccia nelle palme,
+e voltatasi verso la parete e a quella
+appoggiata la fronte, piangeva a calde lagrime.
+<span class="pagenum" id="Page_168">[168]</span>
+Allorchè egli si mosse, ella lo seguì
+col capo chino, ponendogli la mano sulla
+spalla, mentr’egli diceva: — Donne, sempre
+donne! Timide come conigli e lagrimose
+come vitelli! Forza, perdio, e specchiatevi
+nel mio esempio!
+</p>
+
+<p>
+Mi accorsi ch’ella non aveva più all’orecchio
+le belle <i>buccole</i>, dono di mia madre,
+e, come seppi dipoi, ella aveva impegnato
+oltre a queste anche quelle che io le avea
+regalate, e dato fondo a buona parte delle
+sue economie affine di raggranellare un piccolo
+peculio pel suo Paolo. Poveretta!
+</p>
+
+<p>
+Erano le tre, ed io stavo sola nel mio
+salottino con un libro aperto dinanzi a me,
+del quale non mi riusciva di leggere una parola,
+giacchè ad ogni tratto gli occhi mi si
+offuscavano e io dovevo far forza a me stessa
+per non iscoppiare in un pianto dirotto.
+Pensavo al sogno che m’era balenato un
+istante alla fantasia e che si dileguava così.
+Pensavo alla mia giovinezza omai volgente
+al tramonto senza una lieta memoria, senza
+una dolce speranza, e mi dolevo meco
+medesima che poichè Dio non m’aveva concesso
+nè la grazia, nè la bellezza ch’egli
+profonde a tante donne, egli mi avesse dato
+un cuore capace d’affetto, un’anima assetata
+di gentili emozioni. Che mi giova esser
+ricca, io dicevo fra me, che mi giova
+<span class="pagenum" id="Page_169">[169]</span>
+vivere ormai se nulla mi lega alla terra?
+Chi ha bisogno di me? Mia madre corre
+alla sua rovina, ma sul fatale sentiero ella
+trova la gioia e la pace dello spirito; a
+pormi sul suo cammino non riuscirei ad
+arrestare i suoi passi, ma soltanto ad affrettarle
+l’ora terribile del disinganno. Le
+mie picciole amiche del vicinato, le mie alunne
+si sarebbero data pace fra poco; d’altronde,
+non avevo io modo, se fossi morta,
+di lasciar loro l’agiatezza? Anche Giannina,
+la buona Giannina, che pur mi avrebbe
+pianto di lagrime sì calde e sincere, non
+potevo io farla ricca, non potevo mutare i
+suoi destini piuttosto lasciandola erede di
+parte delle mie sostanze che vivendo daccanto
+a lei?
+</p>
+
+<p>
+Un colpo bussato al portone mi tolse a
+queste lugubri fantasie di suicida. Balzai in
+piedi, tesi l’orecchio, mi rasciugai le lagrime,
+mi ravviai i capelli sul fronte, diedi
+un’occhiata allo specchio, tutto nel volger
+di pochi secondi. Era desso, era il suo
+passo, la sua voce.
+</p>
+
+<p>
+Prima che Giannina o altri fra i domestici
+lo annunziasse, egli aveva spalancato
+l’uscio ed era dinanzi a me.
+</p>
+
+<p>
+— Maddalena! — egli esclamò.
+</p>
+
+<p>
+Io dovevo tenermi alla spalliera della
+seggiola per non cadere. Egli accorse, e mi
+sostenne.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_170">[170]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Che avete, Maddalena? — egli disse
+parendo sorpreso della mia commozione.
+</p>
+
+<p>
+Non ebbi che la forza di chiedere: — Partite?
+</p>
+
+<p>
+— Questa notte — egli rispose. — Oggi
+soltanto potei ottenere licenza per qualche
+ora.... Ma, per carità, Maddalena, che avete?
+Siete così turbata ch’io non mi sento nemmeno
+il coraggio di parlarvi d’un affare
+mio, d’un affare che mi sta tanto a cuore!
+</p>
+
+<p>
+Queste parole produssero in me una vera
+trasformazione. Era dunque giunto il momento
+in cui sarei stata messa a parte dei
+suoi pensieri, in cui avrei potuto provargli
+quanto più fida amica gli fossi delle beltà
+lusinghiere ch’egli incontrava nelle sale patrizie.
+Ricomposi il volto alla calma, mi
+sforzai di sorridere, e ripresi il mio posto
+invitandolo a sedere.
+</p>
+
+<p>
+— Oh se sapeste, Maddalena — egli ripigliò
+a dire — volevo scrivervi, ma fino
+a ieri non seppi risolvermi ad alcun partito.
+Mi ascolterete voi con animo benevolo?
+Mi perdonerete se, pochi mesi addietro, a
+voi estraneo del tutto, oso chiedervi oggi
+ciò che si chiederebbe appena ad una sorella?
+</p>
+
+<p>
+— Parlate, Gastone: — io sclamai — parlate
+per amor del cielo. Tutto quello
+che può fare una donna — fui sul punto
+<span class="pagenum" id="Page_171">[171]</span>
+di dire <i>una sorella</i>, ma non so perchè la
+parola non volle uscirmi dal labbro — tutto
+quello che può fare una donna che vi è
+sinceramente affezionata, ve lo giuro, io farò.
+</p>
+
+<p>
+— Egli mi prese vivamente la mano, e
+la portò alla bocca coprendola di baci.
+</p>
+
+<p>
+— Grazie, Maddalena, grazie.
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<h2>XII.</h2>
+</div>
+
+<p>
+— Non è una storia lieta, o Maddalena,
+quella ch’io sono per raccontarvi — cominciò
+il capitano — non è nemmeno una
+di quelle storie che si narrino solitamente
+alle giovanette. Pure, come potrei ricorrere
+alla vostra bontà, dissimulando il vero o
+dicendolo a mezzo?
+</p>
+
+<p>
+Quattro anni fa, io ero di guarnigione
+in Verona. Ero giovane, allegro, e, sotto
+alcuni rispetti, assai poco scrupoloso. Venivo
+di Spagna, ove avevo durato fatiche
+e corso pericoli senza numero, e non mi
+pareva vero di occupare ormai negli spassi
+galanti il tempo ch’io avevo impiegato fino
+allora ad ammazzare e a rischiar di farmi
+<span class="pagenum" id="Page_172">[172]</span>
+ammazzare. Menai una vita dissipata, che
+non intendo descrivervi e della quale non
+ho punto ragione di andar superbo. Tuttavia
+le mie avventure nel mondo elegante
+non ebbero altre conseguenze che di qualche
+colpo di sciabola dato o ricevuto, ciocchè
+per un militare si chiama uscirne assai
+a buon mercato. Gl’imbarazzi dovevano
+nascere ov’io me li sarei meno aspettati.
+Dimorava vicino alla casa ov’io ero d’alloggio
+una fanciulla del popolo, orfana
+d’ambo i genitori, e rimasta in cura a due
+lontani parenti, marito e moglie, gente senza
+pudore e senza coscienza. Ella era bellissima,
+e aveva inoltre un fare ingenuo e verginale
+che contrastava singolarmente con la sfacciataggine
+de’ suoi <i>ospiti.</i> Appariva manifesto
+che quegli sciagurati miravano a trar
+partito dall’avvenenza di lei, e poich’ella
+non s’acconciava ai loro voleri, le facevano
+subire mille maltrattamenti. La poveretta
+andava ogni mattina al suo lavoro cogli
+occhi gonfii di lagrime, e ne tornava ogni
+sera con lo sgomento dipinto sul viso, per
+gli amari rimbrotti, per le ciniche proposte
+che l’attendevano nel tetto domestico. Pur
+nè i segni del pianto, nè l’ansietà che corrugava
+la sua fronte di sedici anni toglievano
+alla sua bellezza. O piuttosto anzi
+ell’era, nella sua malinconia, più seducente.
+<span class="pagenum" id="Page_173">[173]</span>
+Accadde una volta ch’io sentissi scagliarsi
+un nugolo d’impropérii contro la giovinetta,
+nè questa era cosa nuova. Però agl’improperii
+successero le minaccie, e udii, o mi
+parve, la voce della fanciulla che chiamava
+aiuto. Obbedendo agl’impulsi dell’umanità,
+fui d’un salto in istrada, non ebbi che a
+spinger con forza la porta contigua alla
+mia, e fatto pochi gradini di legno, mi trovai
+in una stanza sudicia e affumicata, ove
+un omaccione teneva per ambe le braccia
+l’Emilia (era questo il nome della ragazza),
+mentre una donna piuttosto attempata, dall’aspetto
+di megèra, le menava spietatamente
+schiaffi e pugni sul viso. Un bellimbusto
+tutto odorato di muschio se ne
+stava in un angolo, dicendo con voce melliflua
+e sottile: — Fate piano, è meglio
+andar con le buone. — Al mio comparire
+il giovinotto se la svignò rapidissimo,
+e i degni coniugi lasciarono la loro vittima
+e rimasero immobili, allibiti. Non so che
+sarebbe accaduto di loro se la fanciulla,
+rasciugandosi la bocca sanguinolenta, non
+si fosse interposta, e non mi avesse scongiurato
+di risparmiarli. Tuttavia non mi
+mossi di là senz’aver prima dichiarato che
+al rinnovellarsi di una scena simile le cose
+non sarebbero passate sì lisce, e che chi
+avesse posto le mani addosso all’Emilia
+<span class="pagenum" id="Page_174">[174]</span>
+l’avrebbe avuta da far con me. Sotto l’aspetto
+contrito delle due creature abbiette
+e vilissime che mostravano di non aver
+più sangue nelle vene per la paura, si sarebbe
+forse potuto scorgere un risolino
+beffardo, a cui allora non posi mente, ma
+che mi tornò poscia più volte al pensiero
+come il presagio di ciò che doveva
+succedere. L’istinto perverso rendeva indovine
+quelle anime prave. L’ufficiale apparso
+così in buon punto come nemico avrebbe
+finito coll’essere un efficace alleato. Ciò che
+essi volevano che avvenisse della loro Emilia,
+sarebbe avvenuto. Io credevo di averla
+salvata e l’avevo perduta.... Non fu d’altri,
+fu mia. Con che arti ingannassi la sua
+buona fede, con che menzognere promesse
+vincessi la sua ritrosia, io non ve lo dirò,
+o Maddalena. Ho già troppo parlato. La è
+una brutta pagina della mia vita, nè il seguito
+della mia narrazione basterà a scancellarla.
+La fanciulla aveva un presentimento
+della sua caduta; pur non disperava
+ancora di me, pur non sapeva ancor persuadersi
+che l’uomo il quale l’aveva difesa
+contro coloro che volevano trascinarla alla
+colpa, ve l’avesse trascinata egli stesso per
+lasciarla nel fango.
+</p>
+
+<p>
+Affrettiamo il racconto. Quando, irresistibile
+come la marea che sale, il tedio
+<span class="pagenum" id="Page_175">[175]</span>
+andava impadronendosi di me, ella mi disse
+che si sentiva madre. Nel darmi questa
+nuova il suo sguardo dolce e profondo mi
+ricercò con sì trepida ansietà i moti del
+volto ch’io seppi nascondere l’impressione
+sgradita che la sue parole mi avevano fatto,
+e volsi il discorso alle cure che le erano
+imposte dalla sua nuova condizione. E, invero,
+ella era ormai gracilissima, e, se non
+l’affetto, l’umanità voleva che le si usasse
+ogni cortese riguardo. Malcontento di me,
+ora per aver cominciato quella tresca, ora per
+non averla saputa finire a tempo, io vedevo
+che un pensiero le logorava la vita,
+il pensiero dell’avvenire serbato alla sua
+creatura. Nè io ero in grado di darle quei
+conforti, che, soli, sarebbero riusciti efficaci.
+Per sottrarmi alle noie de’ suoi venali
+parenti avevo un mezzo infallibile, per consolar
+lei avrei dovuto parlarle d’un amore
+che più non sentivo, rinnovarle promesse,
+che, a mente fredda, mi sarebbero sembrate
+ipocrisie imperdonabili. Le mezze virtù,
+o Maddalena, di rado ispirano qualche cosa
+di buono, e quando non si sappia essere
+onesti davvero poco frutta non voler essere
+ipocriti....
+</p>
+
+<p>
+E la povera Emilia, di mano in mano
+che si avvicinava il giorno che avrebbe posto
+il suggello alla sua vergogna, diveniva
+<span class="pagenum" id="Page_176">[176]</span>
+più inquieta, più angosciata; strani terrori
+le assalivano lo spirito; tutte le sue antiche
+ritrosie di fanciulla, tutti quegli istinti
+pudichi che l’avevano difesa sì a lungo
+contro le insidie de’ suoi turpi congiunti, e
+ch’io avevo saputo vincere con fallaci lusinghe,
+si ridestavano adesso più gagliardi
+che mai. Erano stati un tempo il suo tesoro,
+erano adesso il suo tormento. Invano
+io le avevo promesso che il suo bambino
+non le sarebbe stato tolto dal fianco, che
+nè a lei, nè ad esso alcuna cosa sarebbe
+mancata; invano avevo tentato di farle brillare
+dinanzi agli occhi il sogno d’un tranquillo
+avvenire. Accasciata, con le braccia
+intrecciate, con le pupille fise a terra senza
+lagrime, la si sarebbe detta la statua della
+desolazione. Così affievolita di membra e di
+spirito, ella subì la prova fatale a tante
+donne. Quando fui chiamato al suo letto,
+vidi una gracile creaturina che dormiva entro
+una cuna, e lei, quella Emilia già così
+florida e bella, ridotta del color della cenere
+e coi segni della morte sul viso. Ebbene,
+o Maddalena, la morte io l’avevo vista mille
+volte sul campo senza sgomento, l’avevo
+recata io stesso con la mia spada senza
+rimorso, ma vederla su quella faccia innocente,
+su quella fronte ond’io avevo macchiato
+il candore, ma pensare che quella
+<span class="pagenum" id="Page_177">[177]</span>
+tragedia si compiva per cagion mia, era
+tal cosa da soverchiar le mie forze. Mi chinai
+sul suo guanciale, baciai le sue labbra
+ardenti dalla febbre, e in mezzo alle lagrime
+le chiesi che potessi fare per espiar
+la mia colpa. Ed ella, già così timida, ella
+che non mi aveva mai chiesto nulla al
+mondo, resa audace dal fuggir della vita: — Oh
+Gastone — esclamò — se è vero
+che mi avete voluto bene — salvatemi dalla
+collera del Signore, date un nome a quella
+povera innocente della vostra figliuola;....
+fra poche ore sarete libero nuovamente....
+sposatemi....
+</p>
+
+<p>
+Trasognato mi guardai intorno. Non v’era
+che il medico in un canto, il quale fece un
+gesto che voleva dire: — Accontentatela,
+ella muore. — La richiesta che mi sarebbe
+parsa folle in altro momento, e a cui, lo
+confesso, non avrei risposto che scrollando
+le spalle se Emilia mi fosse stata davanti
+vegeta e sana, pronunciata in quell’ora, in
+quel luogo, mi suonò nell’anima come una
+voce più che terrena, scosse ogni mia fibra,
+domò ogni mia forza di resistenza, e il cinico
+don Giovanni d’un tempo non sentì
+che il bisogno di riparare al suo fallo. Abbreviamo
+una scena straziante. Prima di
+sera le formalità necessarie furono compiute,
+prima di sera Emilia fu mia sposa, prima
+<span class="pagenum" id="Page_178">[178]</span>
+di sera morì con un sorriso beato sul labbro,
+e pregando che l’anello nuziale scendesse
+con lei nella tomba. Ma il matrimonio
+doveva rimaner segreto, e rimase. Noi uomini
+siam fatti così. La mia colpa, o, come
+la chiamavano i miei camerati, la mia buona
+fortuna fu nota a tutti; nessuno, all’infuori
+del medico e del mio colonnello (che oggi
+è in Ispagna), seppe in qual modo io avessi
+tentato lavarne la macchia. Nessuno suppose
+che alla povera popolana, divenuta
+madre a prezzo della sua vita, io avessi
+dato il mio nome, nessuno suppose che la
+creatura nata da lei non avesse accresciuto
+il numero dei trovatelli. Compiangetemi, o
+Maddalena. Non avevo avuto rossore del
+vizio, avevo rossore della virtù.
+</p>
+
+<p>
+— Voi siete un nobile cuore, o Gastone — io
+interruppi. — Se non aveste il coraggio
+di confessare il bene, aveste quello,
+assai più efficace, di farlo.
+</p>
+
+<p>
+Egli non mi rispose, e continuò. — In
+quartiere mi dicevano: l’avventura è finita
+un po’ tragicamente. Bisognava troncarla
+prima. — E qualcheduno soggiungeva: — Con
+queste benedette artigianelle non bisogna
+ingerirsi. Nell’<i>alta società</i> sanno più
+il viver del mondo, e non ci si attaccano
+ai panni in questa maniera. — Ma poi ripigliavano
+tutti in coro: — A ogni modo
+<span class="pagenum" id="Page_179">[179]</span>
+son cose che nascono, e non bisogna poi
+darsi alla disperazione per così poco. — Io
+proibii che mi si discorresse mai più di
+questa faccenda, e poichè non la si voleva
+terminare, con un bel duello imposi silenzio
+ai motteggiatori. — Corsero più mesi prima
+che si risvegliasse in me il sentimento della
+paternità. Fanny (la si era battezzata con
+questo nome) mi ricordava un episodio che
+io avrei voluto dimenticare, e oltreacciò ella
+era il punto debole del mio segreto, ella
+era destinata a rivelare quella che mi pareva
+a vicenda una generosità e una debolezza.
+Perciò io la guardai per qualche
+tempo con una freddezza non scevra di dispetto,
+e le mie visite alla casa ov’io l’avevo
+affidata alle cure di una buona nutrice
+erano scarse, brevi, furtive. Tuttavia, di
+mano in mano ch’ella cresceva e mi sembrava
+che le sue labbra cominciassero a
+sorridere, e i suoi occhietti a fissarsi sopra
+di me in atto di conoscermi, un potere irresistibile
+mi richiamava più spesso vicino
+a lei. Avevo tentato di riprendere la mia
+vita elegante, e non c’ero riuscito che a
+mezzo. A riempire il vuoto del mio cuore,
+a dissipare il tedio del mio spirito, a poco
+a poco non c’era per me che una via:
+andare dalla piccola Fanny. Qualche volta,
+a metà d’una festa, oppresso, infastidito, io
+<span class="pagenum" id="Page_180">[180]</span>
+lasciavo improvvisamente la sala, e correvo
+alla modesta dimora della mia bambina.
+Queste mie visite notturne non disturbavano
+nessuno; io avevo la chiave di casa, entravo
+per lo più non inteso, non visto. Mi
+assidevo presso alla sua cuna, porgevo l’orecchio
+al suo lieve respiro, contemplavo in
+silenzio il suo volto leggiadro rischiarato dai
+raggi incerti e tremolanti d’un lumicino da
+notte. Indi, deposto un bacio sulla sua fronte
+serena, uscivo più tranquillo, più calmo.
+Mi pareva come d’aver preso una boccata
+d’aria pura. Che cosa v’è di bello nell’aria?
+Nulla, ma s’ella manca, si muore. Così, fra
+il lezzo di passioni e di piaceri volgari,
+l’anima affoga se non la ricrea un affetto
+casto e verecondo. Malgrado di ciò, credete
+voi forse ch’io abbia scacciato lungi da me
+i falsi ritegni? Ch’io abbia finalmente sollevato
+il velo che copriva quella parte della
+mia storia? No, o Maddalena. Alla luce di
+cento doppieri si entra nell’alcova della
+cortigiana; nell’ombra della notte, calcandosi
+in testa il cappello, e avvolgendosi il
+ferraiuolo intorno alla persona, si move verso
+la culla della propria figliuola. L’ordine di
+trasferirmi a Venezia col mio reggimento
+venne in buon punto per istornar le ricerche
+de’ miei conoscenti di Verona, che
+avevano già cominciato a sospettare di
+<span class="pagenum" id="Page_181">[181]</span>
+qualche cosa. Fanny, che aveva passato
+l’anno ed era già svezzata, mi seguì con
+la sua nutrice, che, giunta qui, licenziai
+per sostituirle una giovane assai buona e
+amorevole, che ho ragion di credere non
+sappia nemmeno esattamente il mio nome.
+Trovai alloggio alla mia bambina
+in un sito remoto di Venezia presso una
+vedova tedesca, la quale vive da sola,
+e così da circa due anni, visitandola quasi
+ogni giorno, me la vidi crescer vicino, e
+diventar sempre più bella, e gioconda, e
+necessaria alla mia felicità. Anche qui ebbi
+aperte tutte le porte dell’aristocrazia, anche
+qui cominciai a slanciarmi nelle facili
+avventure. Fatica gettata! La calma del
+mio spirito se n’era ita, o, per meglio dire,
+io non la ritrovavo che presso alla mia
+bambina. Ora voi capite, Maddalena, con
+che animo io sentissi le voci di guerra che
+tornavano a spargersi. Fui sorpreso sulle
+prime di trovarmi così dissimile da quel
+ch’io m’ero una volta, quando, come il cavallo
+allo squillar delle trombe, io fremevo
+di gioia all’avvicinarsi del pericolo. Fui
+sorpreso di non sentirmi più nè acceso dall’amor
+della gloria, nè infiammato dai sogni
+dell’ambizione. Altri pensieri, altre cure.
+In fondo al mio cuore, mal noto a sè stesso,
+s’era andato formando a poco a poco un
+<span class="pagenum" id="Page_182">[182]</span>
+nuovo ideale, l’ideale cioè d’una vita tranquilla
+in cui potessi godere le gioie modeste
+che a tanta parte degli uomini son
+pure concesse. Ed ecco lacerarsi la tela
+delle mie fantasie. Eccomi slanciato in alto
+mare quando avevo più bisogno del porto.
+E, innanzi tutto, potete crederlo, la mia
+mente corse a Fanny. Che avverrebbe di
+lei? A chi affidarla? E, ve lo giuro, stetti
+a luogo perplesso, s’io non dovessi scrivere
+a mia madre, dirle tutta quanta la
+verità, e consegnare a lei la bambina. Non
+seppi risolvermivi senz’aver prima fatto
+un altro tentativo. Il giorno, in cui mia
+madre saprà tutto, sarà un gran dolore per
+lei; non voglio che questo dolore si aggiunga
+a quello che sarà già gravissimo di
+sapermi partito per una nuova campagna.
+Oltreacciò, io non so se sarebbe prudente
+di avventurare oggi a un lungo viaggio la
+fanciulletta, di farle cambiare abitudini,
+mentre non è peranco impossibile ch’io
+ritorni, e vinti gli scrupoli vergognosi e
+ridicoli, mi sia dato prenderla meco e provvedere
+io stesso alla sua educazione. Or
+bene, quand’ebbi accolta l’idea di lasciar
+Fanny per ora in Venezia, pensai che una
+sola persona potrebbe vigilarla con affetto di
+sorella e di madre, una persona che io avevo
+veduta cercar nelle cure affettuose verso
+<span class="pagenum" id="Page_183">[183]</span>
+l’infanzia un conforto all’isolamento del suo
+cuore. Quella persona siete voi, o Maddalena,
+voi sola. Come una brillante fantasmagoria
+si è dileguato tutto il resto che mi era
+parso bello in Venezia; voi siete rimasta.
+E io supplico voi, non già che prendiate
+in casa vostra la piccola Fanny, chè dov’ella
+è può rimanere, e le ho già pagato
+la pensione di un anno; ma che non isdegniate
+di vederla sovente, d’invigilarla, di
+farmene avere, fin che sia possibile, le
+nuove, di tenerle viva la memoria di suo
+padre.... E vi supplico anche che udiate
+oggi questi miei desiderii che forse saranno
+gli ultimi. Due cose possono accadere, o
+Maddalena. O che, chiamata ad altri destini
+prima del mio ritorno, voi dobbiate
+pensare ad una famiglia vostra, nè certo
+Fanny può essere un ostacolo alla vostra
+felicità; oppure che io muoia.... Non vi turbate,
+amica mia. Chi va alla guerra deve
+aspettarselo. Ma sì nell’uno che nell’altro
+caso bramo che Fanny sia restituita ai miei.
+Nel piego che vi lascio è una lettera pel
+mio notaio, la quale contiene la fede di
+nascita della fanciulla, il certificato del mio
+matrimonio e il mio testamento, in cui nomino
+erede Fanny della maggior parte della
+mia sostanza. Maddalena, per quello che
+avete di più caro al mondo, non mi negate
+<span class="pagenum" id="Page_184">[184]</span>
+ciò che imploro da voi. Ditemi che,
+finchè non sarete stretta da più sacri doveri,
+o finchè non vi giunga la notizia
+della mia morte, voi non priverete Fanny
+delle vostre cura pietose, e che quand’anche
+accadesse uno dei due fatti pei quali
+dovreste spedire la lettera al suo indirizzo,
+non vi scosterete dalla povera orfana finch’ella
+non sia in altre mani fidate.
+</p>
+
+<p>
+Com’ebbe conchiuso il suo dire, Gastone
+stette immobile a guardarmi in atto di trepida
+aspettazione. Il battito delle sue tempia
+rendeva testimonianza dell’ansietà del
+suo animo.
+</p>
+
+<p>
+Non saprei esprimere ciò ch’io avessi
+provato durante questo racconto. Perchè
+negarlo? Fu in principio una specie di disinganno,
+fu qualche cosa di diverso da
+quello ch’io m’aspettavo; ma a poco a poco
+mi parve come se il mio affetto per Gastone
+andasse via via sgombrandosi di tutto
+ciò che non era casto e purissimo, e, invece
+della tempesta presunta, sentii corrermi
+le fibre una mite e dolce emozione. E
+fu appunto questa emozione così nuova e
+inattesa che mi tenne perplessa un momento,
+quantunque io fossi già vinta prima
+ch’egli terminasse. Ma fu una sospensione
+di pochi secondi, ed esclamai vivamente;
+porgendo la mano a Gastone — Accetto.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_185">[185]</span>
+</p>
+
+<p>
+Non dimenticherò mai com’egli si trasfigurasse
+a queste parole. Quando un soffio
+improvviso spazza le nubi che velano
+il sole, l’effetto non è più rapido e subitaneo.
+Io avevo dinnanzi a me un altr’uomo.
+La sua fronte si era spianata, i suoi occhi
+erano inondati di lagrime, ma traverso
+quelle lagrime sfavillava la gioia.
+</p>
+
+<p>
+Mentre in una mano egli teneva stretta
+la mia, tolse con l’altra di tasca un grosso
+piego, e me lo consegnò, dicendomi: — Ecco
+qui, o Maddalena, la storia de’ miei ultimi
+anni. Uditemi, non ho che un desiderio, e
+potete credermi, poichè è un momento solenne
+questo in cui parlo, non ho che un
+desiderio, ed è quello di poter provarvi un
+giorno quanto sia grande la mia riconoscenza....
+Se la sorte mi concede di venir
+io stesso a ridomandarvi il mio sacro deposito,
+voi lo saprete allora, o buona, o
+soave Maddalena.... Oggi io non sono padrone
+del domani, oggi non ho diritto nè
+di fare, nè di chieder promesse....
+</p>
+
+<p>
+Era troppo. In quegli accenti v’era una
+dolcezza quale io non avevo ancora, nonchè
+sentita, immaginata nel mondo. Era una
+speranza che illuminava per me tutto l’avvenire.
+</p>
+
+<p>
+— Oh Gastone! — sclamai con voce rotta
+dai singhiozzi. — Non parlate così, non
+<span class="pagenum" id="Page_186">[186]</span>
+parlate così. Giurarvi fede sino alla tomba,
+oltre alla tomba, esser vostra a malgrado della
+distanza, a malgrado del tempo, sarebbe
+troppa felicità. Ma non è, non può essere
+che un sogno.... Ben altri cuori palpiteranno
+per voi, ben altri occhi lagrimeranno
+durante la vostra assenza.....
+</p>
+
+<p>
+— Nessun cuore come il tuo, nessuna
+pupilla come la tua casta e amorosa — egli
+proruppe, cingendomi delle sue braccia
+e baciandomi in fronte.
+</p>
+
+<p>
+Fu un secondo, fu un minuto, fu un’ora?
+Non so. So che quel bacio l’ho qui, che
+lo sento ancora fra le rughe della mia
+fronte, so che nell’anima mi echeggia ancora
+la musica della sua voce.
+</p>
+
+<p class="dots">················</p>
+
+<p>
+La giornata piegava al suo termine. Era
+giunto il momento di separarsi. Gastone
+partiva quella sera medesima. Egli mi diede
+l’esatta indicazione della casa in cui albergava
+sua figlia; quindi, nel prender commiato,
+mi chiese: — Non volete ch’io porti
+meco un ricordo vostro?
+</p>
+
+<p>
+In uno dei vasi ch’io tenevo nel mio
+salotto, erano due bianche camelie appena
+sbocciate. Ne svelsi una e gliela offersi.
+</p>
+
+<p>
+Egli la baciò e la nascose nel petto. Disse
+poi: — Lasciate ch’io spicchi l’altra — e
+com’ebbi assentito alla sua domanda: — Questa
+<span class="pagenum" id="Page_187">[187]</span>
+tenetela per memoria mia; e così,
+in questo salotto medesimo, ci sia dato mostrarci
+ancora le due camelie appassite,
+prima che la nostra pianta nuovamente
+fiorisca.
+</p>
+
+<p>
+Fece un moto rapido della persona, scosse
+il capo come a scacciarne i tristi pensieri,
+e riacquistala tutta la marziale imponenza
+dell’aspetto: — Addio, Maddalena — egli
+esclamò — io m’affido in voi, e il cielo vi
+benedica.
+</p>
+
+<p>
+La sciabola urtando sul pavimento mandò
+un suono stridulo, l’uscio si richiuse, la
+cara visione scomparve. Volevo parlare,
+volevo corrergli dietro, volevo dirgli un’altra
+volta che per meritarmi il suo amore
+avrei data la vita, ma le mie forze erano
+stremate, e caddi sopra una sedia. Quando
+mi risentii, vidi Giannina curvata sopra
+di me.
+</p>
+
+<p>
+— Padroncina — ella disse — si sente
+male?
+</p>
+
+<p>
+— Oh buona Giannina! — proruppi
+gettandole le braccia al collo — Io non
+credevo che si potesse essere a un tempo
+così felici e così miseri com’io sono in
+questo momento. Egli è partito.... forse non
+lo vedrò più.... ma mi ama, e mi ha confidato
+la cosa più sacra ch’egli abbia al
+mondo.... sua figlia.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_188">[188]</span>
+</p>
+
+<p>
+In quel punto mi si annunziò un servo
+di mia madre.
+</p>
+
+<p>
+— Sua Eccellenza la signora Lucietta — disse
+il nuovo venuto — mi manda a chiederle
+s’ella avesse una camelia bianca da
+darle pel teatro di questa sera.
+</p>
+
+<p>
+Una camelia bianca! Ce n’era una, ma
+ell’era sul mio seno, custodita ormai come
+una sacra reliquia, e le mie mani corsero
+al luogo ov’io l’avevo nascosta, quasi per
+tema che si volesse rapirmela. E mi parve
+che i suoi freddi petali ardessero in quel
+momento come il cuore di cui sentivano i
+battiti.
+</p>
+
+<p class="dots">················</p>
+
+<div class="chapter">
+<h2>XIII.</h2>
+</div>
+
+<p>
+Tutto il dopopranzo, fino all’ora della
+ritirata, le vie di Venezia furono percorse
+da militari che, accompagnati dalle loro famiglie
+o dagli amici, godevano di quegli
+ultimi momenti di libertà prima di andare
+in quartiere e disporsi alla partenza. Ostentavano
+per lo più una clamorosa allegria,
+nella quale il vino aveva grandissima parte,
+<span class="pagenum" id="Page_189">[189]</span>
+e a vederne alcuni che davano il braccio
+alla fidanzata o all’amante, li si sarebbe
+detti piuttosto alla vigilia delle nozze che
+a quella d’un viaggio donde così pochi
+erano destinati a tornare. Per capire di
+che si trattasse conveniva guardare attentamente
+le donne. Madri, o spose, il loro
+aspetto era scemo d’ogni baldanza; non le
+inorgogliva, come suole, il trovarsi a fianco
+d’un soldato in uniforme, non ridevano ai
+lazzi del loro compagno, non sorridevano
+nemmeno, o era un sorriso languido, fuggevole.
+Aveano scolpita sulla fronte un’ansietà
+dolorosa, e gli occhi o erravano dietro
+chi sa quali larve, o si piantavano in volto
+alla cara persona che oggi era sì presso,
+e di lì a pochi giorni sarebbe stata così
+lontana, in mezzo a tanti pericoli. Momenti
+solenni, nei quali la virtù visiva s’affina,
+s’addoppia, e le immagini non si dipingono,
+si scolpiscono. Poi passano gli
+anni, i casi succedono ai casi, cento figure
+diverse s’affacciano, s’avvicendano, si confondono
+nella pupilla, ma quelle immagini
+restano senza perder nulla della vivacità
+primitiva.... Di tratto in tratto gli occhi
+fisi così si riempivano di lagrime, ma non
+volevano farlo parere, e se erano sorpresi
+in quello stato, si abbassavano subitamente
+o cercavano un altro oggetto su cui posarsi.
+<span class="pagenum" id="Page_190">[190]</span>
+E facevano mostra di essere attratti
+forse da un bottone dell’uniforme non perfettamente
+lucido, o dal collarino non perfettamente
+diritto, o della cintura un po’
+di traverso. Indi le mani, da buone alleate,
+venivano in aiuto e fregavano quel bottone
+o rassettavano quel collarino e quella cintura.
+Più tardi però, al momento di separarsi,
+cadevano i ritegni, cessava la falsa
+vergogna, e fra lo scoccare dei baci e il
+mormorio dei suggerimenti amorevoli e delle
+promesse colavano abbondanti le lagrime.
+Anche i pochi che non avevano nè madri,
+nè sorelle, nè fidanzate che li accompagnassero
+al quartiere, erano preoccupati,
+pensosi. — Beati voi! — sclamavano le
+donnicciuole — che non lasciate nessuno. — Beati?
+Non so davvero. È felicità il
+correre con la mente al paese natale, senza
+rivedervi con gli occhi della fantasia
+un focolare domestico alla cui vampa si
+scaldino i dolci parenti, un telaio sul quale
+lavori una cara fanciulla?... Allorchè, cessato
+il rullo dei tamburi che battevano
+a raccolta, le porte dei quartieri si richiusero
+per non aprirsi che nel cuore della
+notte alle truppe in partenza, un’ombra di
+mestizia profonda si stese sulla città. Era
+carnovale, ma quella sera la piazza non
+echeggiò di canti, non brillò di fiaccole,
+<span class="pagenum" id="Page_191">[191]</span>
+nè i chiassi delle maschere fecero rintronare
+le vôlte delle Procuratie.
+</p>
+
+<p>
+Passai la notte agitatissima. Strane visioni
+di battaglie, di ferimenti, di morti mi
+turbavano il sonno. Gastone era sempre
+nel fitto della mischia con la chioma scomposta,
+con la spada insanguinata, con la
+pupilla fiammeggiante. A un punto mi pareva
+ch’egli si voltasse cercando qualche
+cosa dietro di sè. E allora io, con la picciola
+Fanny in braccio, mi aprivo il varco
+tra quella massa confusa d’uomini, di cavalli,
+di carri, e sollevando quanto più potessi
+la gentil creaturina, la tenevo così finchè
+m’incontravo ne’ suoi occhi e vedevo
+lampeggiare un sorriso di riconoscimento
+sulle sue labbra. Egli faceva un cenno colla
+mano e spariva.... Ma, eccolo ricomparire
+più lungi, tutto circonfuso da una nuvola
+di fumo.... le schiere s’addensano.... ogni
+cammino è ingombro.... non posso raggiungerlo.
+Sempre col mio fardello sulle spalle
+salgo sopra un rialzo di terra. Le palle mi
+fischiano rasente gli orecchi o scrosciano
+sugli alberi, il frastuono è indescrivibile.
+Egli è là, ov’è maggiore il pericolo... Ahimè!
+Impallidisce, vacilla, cade.... Quelli che
+gli sono presso o non se ne avvedono o
+non se ne curano, ma ecco una figura dal
+volto bianco come la cera, svelta, elegante,
+<span class="pagenum" id="Page_192">[192]</span>
+sottile, venuta non so d’onde, non so come,
+piegarsi sopra di lui, sollevargli la testa,
+susurrargli qualche parola. Quella figura
+io la ravviso; è un altro caduto in battaglia,
+è mio fratello, è Carlo. Che si dicono?
+Parlano forse di me? Mi cercano?... Nulla
+ormai può rattenermi.... Corro verso quel
+punto gridando: <i>Gastone! Carlo!</i> La mia
+voce stessa mi sveglia, e non resta che la
+immagine angosciosa del sogno.
+</p>
+
+<p>
+Sia ringraziato il cielo. Fa giorno. Vedrò
+Fanny, potrò cominciare presso di lei il
+mio ufficio pietoso.
+</p>
+
+<p>
+Per recarsi in gondola alla casa indicatami
+dal capitano era d’uopo approdare alle
+<i>Fondamente nuove</i>. È uno fra i siti caratteristici
+di Venezia. Un lungo molo interrotto
+da ponti e malamente selciato costeggia
+la laguna nella sua parte più triste. Lo
+sguardo abbraccia un ampio orizzonte, ma
+non ne ritrae che un’impressione di malinconia.
+L’acqua, ch’è pur quella medesima
+che si spiana voluttuosa e tranquilla nel
+bacino di San Marco, qui si corruga sovente
+per qualche buffo di vento freddo, impetuoso.
+Quand’è cheta, ha certi riflessi singolari
+come d’acqua stagnante e la sua varia
+profondità si rivela dalle diverse tinte
+della superficie. Non bisogna fidarsene; ella
+ha le sue sorprese fatali, e spesso vicino
+<span class="pagenum" id="Page_193">[193]</span>
+al luogo ove si discernono quasi l’erbe ed
+i sassi del fondo, s’apre un abisso ove
+l’onda travolge nei suoi vortici irresistibili
+il nuotatore imprudente che s’avventuri fra
+le sue spire. Gruppi di <i>pali</i> che fanno le
+veci di pietre miliari e sorgono a determinate
+distanze segnano alle barche la via da
+percorrere. A quei gruppi si legano talora
+i burchi venuti giù per i fiumi con un piccolo
+carico, o di <i>fascine</i> o di carbone. Bastimenti
+non se ne veggono; sarebbero arenati.
+Il sole fugge le case costruite sulle
+<i>Fondamente</i> con la facciata a tramontana,
+e si riposa invece su Murano, ma ahi!
+prima che su Murano, su San Cristoforo e
+San Michele, isolette destinate ad uso di
+cimitero. Di lì, qualche pino con la bruna
+testa sorpassa il livello della muraglia, e
+dondolandosi gravemente accenna quasi alle
+miserie che copre. Le gondole scivolano taciturne
+tragittando i morti all’estrema dimora,
+e insieme ad esse sono i battelli che
+vanno a Murano, e i <i>toppi</i>, che, rivestito il
+<i>felze</i> di tela grossolana bianca o turchina,
+movono verso la meta più lontana di Burano
+e Torcello. Ma Murano, ove i nostri
+vecchi avevano le loro ville, e Gaspara
+Stampa veniva a disputare di lettere e di
+cavalleria con messer Trifone Gabriello, è
+ormai diroccata e mezzo deserta. Le restano,
+<span class="pagenum" id="Page_194">[194]</span>
+unica ricchezza, le fabbriche di <i>conterie</i>
+dond’escono i prodotti appariscenti che adorneranno
+la persona e la casa delle brune
+principesse del Madagascar, del Capo di
+Buona Speranza e dell’India. A Torcello la
+vetusta basilica non vede sotto l’ampia navata
+che pochi cenciosi ortolani, e nessun
+console sale la gradinata, reliquia dell’antico
+palazzo pretorio. Il ricevitore dei dazi
+è forse il più cospicuo personaggio che si
+assida talora sulla <i>sedia d’Attila</i>. Anche
+Burano un tempo era florida e ricca, adesso
+nei suoi tugurii cadenti vegeta, stentando
+la vita, una popolazione di contrabbandieri
+e di pescatori. Le giovinette bellissime, dalla
+chioma e dalla pupilla nera, logorano gli
+occhi intrecciando i pizzi che serviranno
+poi a fregiare il collo ed il seno delle bellezze
+cittadinesche, finchè la più raffinata
+industria del Belgio e di Francia non faccia
+cadere nel dimenticatojo la loro arte gentile.
+V’era appunto un gruppo di queste
+<i>buranelle</i> sedute sui gradini dell’approdo
+ove misi il piede a terra insieme a Giannina
+il giorno successivo alla partenza del
+visconte di Serges. Un bianco zendado assicurato
+intorno alla cintura si arrovesciava
+loro sul capo inquadrando l’ovale regolare
+del viso su cui le fatiche ed i patimenti
+avevano segnalo una traccia di vecchiaja
+<span class="pagenum" id="Page_195">[195]</span>
+precoce. Una d’esse soltanto, nella freschezza
+delle carni e nella grazia spigliata delle movenze,
+conservava tutto il fascino della sua
+età. Poteva avere sedici o diciassett’anni.
+Teneva sulle ginocchia un paniere entro il
+quale andava riordinando alcuni bellissimi
+merletti. Appena mi vide si levò in piedi
+rispettosa e le sue compagne fecero altrettanto.
+Indi mi si mise ai fianchi facendo
+suonare gli zoccoli col passo breve e affrettato,
+e sollecitandomi con le curiose inflessioni
+del suo dialetto, affinchè mi voltassi
+e dessi un’occhiata alla sua mercanzia. — <i>Che
+el Signoore la benedissa ela
+e le soo creatuure</i> — mi disse, quando, per
+compiacerla, ebbi comperato da lei una piccola
+bagattella.
+</p>
+
+<p>
+C’internammo per una stradicciuola. Un
+bottaio stava fuori del suo negozio ribattendo
+romorosamente i cerchi ad alcune
+botti. Di lì a pochi passi s’allargava una
+specie di cortile in cui l’erba cresceva rigogliosa
+fra pietra e pietra. Ivi dimorava
+la signora Federica..., la vedova tedesca
+presso la quale Gastone aveva lasciato sua
+figlia.
+</p>
+
+<p>
+La signora Federica ci aprì la porta ella
+stessa e si presentò sul pianerottolo. Ella
+era di statura assai bassa, aveva in testa
+una cuffia con nastri verdi, e indossava un
+<span class="pagenum" id="Page_196">[196]</span>
+vestito di lana nera su cui spiccava un
+grembiale bianchissimo. La casa pareva pulita
+e piccina come la sua persona. Nel
+farcene gli onori, la signora Federica montava
+ogni momento o sopra una sedia o
+sopra un panchettino, ora per rassettare un
+quadro che non le paresse perfettamente in
+linea, ora per soffiar via qualche granellino
+di polvere che si fosse posato sopra
+un mobile.
+</p>
+
+<p>
+— Non si può mai fidarsi della gente
+di servizio — ella disse introducendomi in
+un salotto, a un angolo del quale si trovava
+un’uccelliera piena di canarini. E rivoltasi
+a loro che facevano uno strepito indiavolato,
+agitò con piglio minaccioso il fazzoletto,
+e gridò come farebbe un maestro di
+scuola agli alunni: — Tacete! tacete! — Indi
+soggiunse ripigliando il discorso meco: — Il
+signor capitano ci aveva avvertito
+che una signora verrebbe a veder la bambina,
+ma non sapevamo l’ora. Se no, ci
+sarebbe stato più ordine.
+</p>
+
+<p>
+E poichè io le dicevo che dal lato dell’ordine
+non c’era nulla da desiderare: — Oh
+mi canzona — rispose — dovrebb’essere
+ben altra cosa. A ogni modo, dacchè
+son rimasta vedova, non c’è tanto male.
+Ma con quei benedetti uomini non c’era
+caso di evitar la confusione.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_197">[197]</span>
+</p>
+
+<p>
+Posto così in rilievo un lato buono della
+vedovanza, si fermò gridando: Maria! Maria!
+</p>
+
+<p>
+— Eccomi! — saltò a dire una voce
+fresca e squillante, e l’uscio d’una stanza
+contigua si aprì subitamente.
+</p>
+
+<p>
+— Ah! È la signora — osservò la nuova
+venuta, arrossendo.
+</p>
+
+<p>
+— E la bimba? — chiesi.
+</p>
+
+<p>
+— Dorme — ella rispose — vuol vederla
+subito?
+</p>
+
+<p>
+A un mio cenno, ella m’introdusse pian
+pianino nella camera, mentre Giannina rimase
+nel salotto con la signora Federica.
+</p>
+
+<p>
+— Pianse quasi tutta la notte chiamando
+il suo papà — soggiunse la ragazza, e intanto
+tirò i cordoni delle tendine per far
+entrare un po’ di luce.
+</p>
+
+<p>
+— Povera piccina! E lo sa che è partito? — chiesi
+avvicinandomi alla cuna.
+</p>
+
+<p>
+In quella un cagnolino di lungo e folto
+pelo color caffè e latte si levò con moto
+subitaneo da un suo giaciglio composto di
+stracci, e mi venne incontro con fare poco
+amichevole e con gran volontà di guaire
+se i gesti imperiosi di Maria non lo avessero
+trattenuto.
+</p>
+
+<p>
+— Si figuri — rispose Maria. — Ha
+tre anni soli, ma è così intelligente! Il capitano
+iersera venne a svegliarla, e se la
+tenne in braccio per un’oretta. Le disse
+<span class="pagenum" id="Page_198">[198]</span>
+che non si sarebbero visti per qualche
+giorno, ma ch’egli sarebbe tornato portandole
+di sì belle cose, e ch’ella intanto fosse
+buona e accogliesse bene una signora che
+sarebbe venuta a trovarla e facesse conto
+che la fosse la sua mamma. Non so che
+cosa la bimba abbia capito; ma piangeva,
+e così piangeva lui, e non potevo fare a
+meno di piangere anch’io....
+</p>
+
+<p>
+Mentre Maria parlava a bassa voce, io
+m’ero chinata sulla cuna entro la quale
+dormiva Fanny. Oh la gentile creatura! I
+capelli biondi, crespi, finissimi, incorniciavano
+una testina mirabilmente proporzionata;
+sotto il velo sottile delle palpebre
+rosee s’indovinava l’azzurro degli occhi; le
+labbra socchiuse lasciavano veder due file
+di bianchissimi denti: un braccio, che pareva
+fatto col torno, era steso, ignudo, sopra
+la coltre; l’altro si ripiegava sotto il
+capo.
+</p>
+
+<p>
+— Com’è bella! — non potei a meno
+di esclamare.
+</p>
+
+<p>
+— Altro che bella! — disse la signora
+Federica, che non aveva saputo resistere
+al desiderio di prender parte alla conversazione
+ed era entrata nella camera tirandosi
+dietro Giannina. — Dica addirittura
+ch’è un amore.... Mah!... Avrei voluto anch’io
+avere una bimba così. Però, dopo che
+<span class="pagenum" id="Page_199">[199]</span>
+mi sono sconciata una volta al tempo del
+primo marito, non ebbi più figli. Adesso
+che son rimasta vedova per la seconda
+volta, bisogna rinunciarvi. Un terzo marito
+non lo voglio.
+</p>
+
+<p>
+E si capiva che non lo volesse; quello
+che non si sarebbe capito è che altri avesse
+voluto lei.
+</p>
+
+<p>
+Intanto il cagnolino, che, con un salto
+era balzato sopra una sedia a guardia della
+cuna, dimenava la coda e mugolava sommessamente.
+</p>
+
+<p>
+— E la madre l’avete conosciuta? — chiesi
+a Maria.
+</p>
+
+<p>
+— Non l’ho mica vista, io — ella rispose — mi
+dicono che somigliasse a
+Fanny.
+</p>
+
+<p>
+Era così bella! pensai fra me e me, e
+questo pensiero mi diede noia.
+</p>
+
+<p>
+— Il capitano — soggiunsi — amava
+molto la bimba?
+</p>
+
+<p>
+— Oh quanto! Veniva a vederla spessissimo
+e non c’era volta che non avesse
+le tasche piene di chicchi e di ninnoli.
+E se la prendeva sulle ginocchia, e la mangiava
+coi baci, parlandole per lo più in
+francese, tantochè io non ne capivo sillaba.
+Tuttavia non mi sono mai potuta
+persuadere d’una cosa, ed è ch’egli non
+volesse uscir nemmeno una volta con la
+<span class="pagenum" id="Page_200">[200]</span>
+cara fanciulla che se ne sarebbe fatta una
+festa.
+</p>
+
+<p>
+— Oh! gli uomini — interruppe la signora
+Federica — non rinunziano alla loro
+libertà per tutto l’oro del mondo. Bisogna
+conoscerli gli uomini — continuò la savia
+femmina; — ed io ch’ebbi due mariti, li ho
+conosciuti. — Ciò detto, ella mi si fece
+vicino, e mi chiese il permesso di togliermi
+dal vestito due o tre fili bianchi,
+operazione ch’ella eseguì assai delicatamente
+tra le punte del pollice e dell’indice.
+</p>
+
+<p>
+— A momenti si sveglia — disse Maria.
+</p>
+
+<p>
+— Ma! — sclamò la signora Federica — anche
+lei, povera creatura, comincia
+presto a patire. Dicono che sia una gran
+signora, ma intanto non ha mamma, e al
+padre chi sa che malanni gli capitano con
+questa brutta guerra. Spacciavano qualche
+anno fa che tutto era finito, che tutti andavano
+d’accordo, e, posso giurarlo, non
+c’era che Gaetano, il mio secondo marito,
+buon’anima, il quale ripeteva sempre: Vedrai,
+Federica, che si tornano a pigliar per
+i capelli. Gaetano è morto, ma la sua profezia
+si è avverata, ed egli, che ci teneva
+a indovinar le cose, ne avrebbe gusto....
+Oh guardi, guardi, la si sveglia davvero.
+</p>
+
+<p>
+Infatti la bambina alzò alquanto il braccio
+destro e portò la mano istintivamente
+<span class="pagenum" id="Page_201">[201]</span>
+sugli occhi; i suoi labbretti si aprirono a
+un lungo sbadiglio, e le palpebre, sollevandosi
+a poco a poco, lasciarono scorgere due
+belle pupille azzurre, che si fisavano con
+sorpresa sopra di me.
+</p>
+
+<p>
+— Voglio Maria — furono le sue prime
+parole dette in tuono piagnucoloso e con
+una leggera inflessione francese.
+</p>
+
+<p>
+Però i suoi pensieri presero subito un
+altro corso, e la sua voce divenne ilare e
+gaia sclamando: — <i>Ah! Café-au-lait, tu
+est ici, petit fripon.</i>
+</p>
+
+<p>
+<i>Café-au-lait</i>, così chiamato a cagione
+del suo colore, non era altro che il cagnolino
+di nostra conoscenza, il quale, appena
+s’accorse che Fanny era svegliata, saltò sul
+suo letticciuolo e si mise a leccarla e a
+farle ogni sorta di vezzi. Indi la bestiuola
+si cacciò sotto le coltri fra le risate della
+bimba, e vi si ravvoltolò dentro pazzamente
+lasciando tutta scoperta la bella creaturina,
+che pareva un bocciuolo di rosa.
+</p>
+
+<p>
+— Su, su, Fanny — disse Maria prendendo
+in braccio la fanciulla ormai riluttante
+e desiderosa piuttosto di giuocare col
+cagnolino che di alzarsi. Allora <i>Café-au-lait</i>
+si ricordò delle due persone estranee
+che si trovavano nella camera, e ci abbaiò
+contro con tutta la forza de’ suoi polmoni,
+veramente formidabili in un sì tenue corpicciuolo.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_202">[202]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Brutta bestia! — gridò la signora
+Federica. — Eh! se non fosse il grande
+amore che ho per quel tesoretto lì — e
+accennava a Fanny — non vorrei nemmeno
+per sogno che si tenessero cani in
+questa casa.
+</p>
+
+<p>
+Giannina, che aveva poca confidenza coi
+cani, ed era in quel giorno di pessimo umore,
+s’era ritirata in un canto, ma io, più ardita,
+m’ero fatta presso il petulante animale, e
+non avevo tardato a domarlo con dei pezzettini
+di zucchero candito ch’egli franse
+tra i denti con inesprimibile soddisfazione.
+</p>
+
+<p>
+E ciò valse a conciliarmi l’animo di
+Fanny meglio assai di tutte le parlate, che,
+vestendola, lo aveva fatto Maria affine di
+persuaderla a darmi un bacio.
+</p>
+
+<p>
+Fanny aveva un gonnellino rosa. I suoi
+capelli, non ancora lunghi abbastanza da
+essere raccolti in treccia, le ondulavano liberi
+sul capo, ricadendole spesso con vago
+disordine sulla fronte e sugli occhi. Rendevano
+immagine di quelle nuvolette d’oro
+che circondano il sole al tramonto.
+</p>
+
+<p>
+Nel veder <i>Café-au-lait</i> che scherzava
+meco e mi porgeva amichevolmente la zampa,
+ella si avvicinò e consentì a ricevere
+da me un bacio sulla fronte e un confetto
+in bocca. Senonchè, quando Maria le replicò
+ch’io ero la signora di cui il suo
+<span class="pagenum" id="Page_203">[203]</span>
+babbo le aveva parlato la sera innanzi, si
+rifece scura e si mise a piangere e a chiamare: — Papà!
+papà!
+</p>
+
+<p>
+— Sta zitta, Fanny — le diss’io prendendola
+in braccio e baciandola. — Il papà
+tornerà presto.
+</p>
+
+<p>
+— Fosse pur vero — bisbigliò sommessa
+la signora Federica, scrollando il capo in
+tuono di sfiducia.
+</p>
+
+<p>
+Ma la fanciulla non acchetavasi a verun
+patto, respingeva Maria, rifiutava le carezze
+di <i>Café-au-lait</i>, che ne era grandemente
+mortificato, e voleva a ogni costo che la
+si conducesse alla finestra dicendo: — Il
+babbo viene di là.
+</p>
+
+<p>
+— Benedetta creatura! — esclamò Maria. — È
+la solita fissazione. Quantunque il
+capitano non venisse nè tutti i giorni, nè
+ad ora determinata, ella non aveva mai
+pace s’io non sedevo a ogni momento a
+questa finestra tenendo lei sulle ginocchia.
+E come sentiva da lungi il suo passo!
+Fosse freddo o caldo, sole o pioggia, ella
+voleva spalancar le invetriate e spingendosi
+fuori con la testa agitava le sue manine
+e gridava: — Papà! papà! — mentre
+<i>Café-au-lait</i> girando su e già pel davanzale
+dimenava la coda e guaiva di contentezza.
+E adesso sta a vedere che cosa
+accadrà.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_204">[204]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Le è entrata proprio in simpatia! — gridò
+la signora Federica, congiungendo le
+palme in atto di lieta sorpresa. — Perchè
+anche i bambini hanno le loro simpatie e
+antipatie come le persone adulte. Io, per
+esempio, sono sicura di non essere nelle
+sue grazie.
+</p>
+
+<p>
+E per averne una prova, si avanzò verso
+la bambina a braccia aperte. Nè l’effetto
+fu contrario all’aspettazione, chè Fanny,
+vedendosi venir addosso quella specie di
+molino a vento, strillò più forte che mai,
+e si rannicchiò tutta.
+</p>
+
+<p>
+— Lo vede? — disse la signora Federica. — Coi
+bimbi non ci ho mai trovato
+il verso. Sarà forse per questo che non ne
+ho avuti.
+</p>
+
+<p>
+Per quel giorno mi ristrinsi ad accattivarmi
+la benevolenza di Fanny e del suo
+indivisibile <i>Café-au-lait</i>, e vi riuscii più
+presto che non fosse da attendersi. L’intimità
+sarebbe venuta poi. Come pure avrei
+poscia maturato meglio un’altra idea. Padrona
+dei fatti miei come io m’ero, nulla
+mi vietava di prendere addirittura Fanny
+in casa mia. Gastone non m’aveva chiesto
+tanto, è ben vero, ma che perciò? Non gli
+avevo io promesso che la sua figliuola sarebbe
+stata come una figliuola mia, ch’io
+l’avrei custodita come si custodisce un tesoro
+<span class="pagenum" id="Page_205">[205]</span>
+fino al giorno in cui egli me l’avesse
+ridomandata, oppure (non volevo nemmeno
+pensarvi) altri si fosse presentato a chiedermela
+in nome suo?
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<h2>XIV.</h2>
+</div>
+
+<p>
+Questi fatti produssero una rivoluzione
+fra i miei conoscenti. E siccome il pettegolezzo
+non era meno in fiore quarant’anni
+fa che non sia a’ nostri tempi, le chiose
+che si facevano sui casi miei mi vennero
+tosto all’orecchio.
+</p>
+
+<p>
+Seppi, per esempio, che la signora Elena,
+fingendo difendermi, osservò che non era
+possibile che vi fosse nulla di male, perchè
+io ero tal donna da far passare tutte le
+tentazioni. Ben altra cosa sarebbe stata se
+si fosse trattato di lei. C’era mancato poco
+che Gastone non la compromettesse, ma
+ella non era <i>ragazza</i> da lasciarsi prendere
+all’amo. — Quanto all’idea che il capitano
+un dì o l’altro la sposi — soggiungeva la
+signora Elena — via, le son baje da dar
+da bevere ai gonzi! Che gli accomodi lasciar
+Maddalena a guardia della sua figliuola,
+<span class="pagenum" id="Page_206">[206]</span>
+si capisce; la è savia, istruita, a modo suo
+veh!.... insomma la non ha e non può avere
+fumi galanti.... sebbene in quest’affare, s’io
+fossi maldicente.... basta, non ne discorriamo....
+Ad ogni modo, per quell’ufficio lì la è
+anzi acconcia più di molte.... più di me per
+esempio.... Ma moglie al Visconte!.... Figuratevi....
+Con tante bellezze ch’egli avrebbe
+alla sua portata senz’uscire dalla sua casta.
+Che cos’è questa Maddalena? Sua madre è
+nobile, ma suo padre, suo nonno eran gentaccia....
+Che se per caso egli volesse accomodarsi
+a sposare una <i>borghese</i>, sarebbe
+proprio te, povera grulla, ch’egli sceglierebbe.
+Ti sono amica, e agli amici bisogna
+dire la verità.... Ma credi che un uomo
+come il capitano (a me è antipatico, ma
+parlo spassionatamente), un uomo che può
+piacere, che ha piaciuto, si attaccherebbe
+a te che sembri un manico di scopa vestito? — Questi
+ed altri erano i ragionamenti
+cortesi della signora Elena, la
+quale, come si vede, nella foga del discorso
+finiva col credere di avermi per interlocutrice.
+</p>
+
+<p>
+Don Gaudenzio, mi assicuravano, faceva
+un altro genere di considerazioni. — In
+che tempi viviamo? C’è una ragazza la
+quale pei suoi motivi particolari, che possono
+anche esser buoni, vuol viver da sola.
+<span class="pagenum" id="Page_207">[207]</span>
+C’è un sacerdote della parrocchia, un uomo
+d’età, già amico di molte brave persone, che
+frequenta la casa, e, credo, è in grado di dare
+un consiglio, di dire una parola. No signori.
+Si fa conto che quel sacerdote non
+ci sia, non lo si interroga, non lo si consulta,
+e così, alla cieca, si prendono impegni
+di quella fatta. Ma sono io forse un
+bamboccio?
+</p>
+
+<p>
+Il signor Filippino era il più inferocito,
+e dichiarò a Giannina che avrebbe rallentato
+le sue visite. — <i>So tutto</i> — egli disse,
+e il mio decoro non mi consente di servir
+da <i>paracadute</i> a nessuno. Perchè mi chiamo
+Filippino son forse uomo da tenersi in niun
+conto? — E poichè Giannina gli chiese
+che discorsi fossero questi, egli rispose che
+la sua padrona un giorno si sarebbe pentita
+di aver badato a un avventuriero invece
+che a lui. — Se è ricca, sono io forse
+uno spiantato? Se è dotta, sono io forse un
+ignorante? Mio zio Lodovico mi avrebbe
+preso nel suo studio se mi calcolasse uno
+scimunito?
+</p>
+
+<p>
+Quanto allo zio Lodovico, egli pigliava le
+cose con calma. — Nessuno ha potuto nulla
+su voi, figuratevi se vi posso io che non
+sono che il vostro notaio. Filippino è un
+bravo giovine, ma ebbe torto a farsi de’ castelli
+in aria, e io non l’ho mai secondato.
+<span class="pagenum" id="Page_208">[208]</span>
+Siamo giusti. Feci mai un’allusione a questa
+faccenda ne’ miei discorsi con voi? Vi siete
+presa una bella croce sulle spalle, e che il
+Signore ve la mandi buona.
+</p>
+
+<p>
+Su mia madre, invece, le mie vicende
+avevano fatto un’impressione piuttosto favorevole.
+</p>
+
+<p>
+— E così — ella disse — è proprio
+vero che sei fidanzata col capitano? Cioè,
+intendiamoci, se non ci son corsi impegni
+formali, ci furono parole che valgono quanto
+gl’impegni. Ed egli ti ha lasciato in custodia
+una sua figliuola. Chi se lo sarebbe
+immaginato? Il capitano vedovo! Quel buontempone!
+E aveva sposato una femminetta!
+Basta. Pare ch’egli sia realmente di buona
+famiglia, e non sarò io che porrò ostacolo
+alla tua felicità. Del resto, tu sei libera e
+con quella tua testolina sfido io a metterti
+bastoni fra le ruote....
+</p>
+
+<p>
+A questo punto si levò di tasca un piccolo
+astuccio di pelle, e aprendolo — Guarda — mi
+disse — che cosa ti sembra di questo
+pajo d’orecchini di brillanti? Li ho fatti
+legare testè, e vorrei che in questa occasione
+tu li accettassi dalla tua mamma......
+In fin dei conti, sebben ci vediamo sì poco,
+sebbene tu sia divisa da me, e forse non
+mi stimi, sono pur la tua mamma e ti voglio
+bene.... Non rifiuterai questo dono,
+non è vero?
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_209">[209]</span>
+</p>
+
+<p>
+In mezzo a tutte le peripezie che avevano
+turbato le nostre relazioni, ella si era
+mantenuta meco gentile e affettuosa; pur
+non era nella sua indole il pigliare un tuono
+patetico. Ella possedeva quella qualità che
+nelle patrizie veneziane è comune e a cui
+il nostro dialetto diede un appellativo intraducibile:
+<i>il cocolezzo</i>. Ora il <i>cocolezzo</i> è
+piuttosto la forma esterna dell’intenerimento
+che l’intenerimento vero: e anzi le due cose
+si combinano di rado fra loro. Mia madre
+era facilissima alla simpatia; si rallegrava
+delle gioie, commiserava i dolori altrui. Ma
+le sue impressioni erano, quanto subitanee,
+fuggevoli. Tanto al suo pensiero come al
+suo cuore ripugnava l’immobilità.
+</p>
+
+<p>
+Onde le sue parole e più ancora il modo
+in cui vennero dette mi colpirono singolarmente.
+</p>
+
+<p>
+— Rifiutare un vostro dono! — io le
+risposi — No certo. Ma non vi parrebbe
+meglio non affrettarvi così? Voi lo vedete,
+mamma, oggi son tutti sogni sull’aria....
+Chi sa quante vicende debbono compiersi
+ancora!.... Chi sa che un bel giorno tutto
+non si sciolga e svanisca come una bolla
+di sapone.... Accettare oggi mi parrebbe un
+provocare la fortuna. Custodite il vostro
+presente.... me lo darete allora, quand’egli
+sarà ritornato....
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_210">[210]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Ma, no — ella riprese con insistenza
+mettendomi in mano a forza l’astuccio — prima
+d’allora chi sa che cosa può accadere,
+io sono una cattiva custode.... Tieni
+a ogni modo questa roba presso di te....
+non sarà forse l’ultima....
+</p>
+
+<p>
+— Ma che cos’avete, mamma, io non
+vi capisco....
+</p>
+
+<p>
+— È vero.... Non so nemmen io quel
+che mi dica. Ma che vuoi?.... Mi angustia
+il pensiero che tu andrai lontana lontana,
+e ch’io non avrò più questa casa in cui
+venir qualche volta....
+</p>
+
+<p>
+Che linguaggio insolito era codesto?
+</p>
+
+<p>
+— Dio buono — soggiunsi — noi fantastichiamo
+intorno ad un avvenire remoto.
+A ogni modo, quella società che vi fu sì
+cara or è divenuta uggiosa? La vostra casa,
+la casa che fu anche mia, non vi offre
+consolazioni e dolcezze? E poi Clara non
+uscirà presto di convento? Non la mariterete
+qui, a modo vostro?
+</p>
+
+<p>
+La nube di tristezza che velava il volto
+di mia madre si fece più scura.
+</p>
+
+<p>
+— Uscir di convento! — ella disse a
+mezza voce e quasi fra sè: — Ma è poi
+certo che n’esca?
+</p>
+
+<p>
+— Come? — chiesi con accento affannoso,
+e sentii una stretta al cuore pensando
+che la fanciulla la quale mi aveva
+<span class="pagenum" id="Page_211">[211]</span>
+destato prima un affetto gagliardo, poscia
+una ripulsione invariabile, potesse essere
+inferma senza ch’io lo sapessi — Clara è
+forse malata?
+</p>
+
+<p>
+— No, no, calmati, Maddalena, ella è
+sanissima, ma è un pezzo che mi si ripete
+su tutti i tuoni ch’ella sta egregiamente
+dov’è, e che sarebbe un onore per noi se
+la si decidesse a pronunciare i voti... Parrebbe
+ch’ella non ne fosse aliena.... Bada — soggiunse
+vedendo che a questa notizia
+io m’accendevo in volto — bada che per
+ora non c’è nulla affatto, ch’ella è semplice
+educanda, e ha tempo ancora quasi
+un paio d’anni per prendere una risoluzione....
+Nessuno presume di violentar la
+sua libertà....
+</p>
+
+<p>
+— Oh mamma — proruppi con infinita
+amarezza — ma non avete pensato che cosa
+direbbe mio padre,.... nostro padre.... d’una
+simile idea? Egli che abboniva i conventi,
+che li chiamava sepolture di vivi, se sapesse
+che si medita di chiudervi per sempre una
+che porta il suo nome! Perdonate, madre
+mia, è una profanazione codesta, è un delitto....
+</p>
+
+<p>
+— Dio Santo — ella esclamò — Ma se
+Clara lo desiderasse veramente? Potrei io
+far violenza alle sue inclinazioni? Ho fatto
+forse violenza alle tue?
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_212">[212]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Ma che dite mai? Non è possibile
+che una giovinetta nell’aprile della vita,
+bella, perchè avete detto voi che la è bella....
+</p>
+
+<p>
+— Oh bellissima — interruppe mia madre
+con palese compiacenza.
+</p>
+
+<p>
+— Non è possibile ch’ella sia disposta a
+rinunciare al mondo, o che, almeno, si
+renda conto di quel che si faccia. Dite
+piuttosto che v’è qualche cosa che voi mi
+tacete, qualche cosa che forse voi stessa
+ignorate. Si ordisce una cabala contro Clara,
+e voi non aprite ancora gli occhi. Oh povera
+mamma! Ve ne avvedrete troppo tardi
+che Maddalena aveva ragione....
+</p>
+
+<p>
+— Ah! tu torni agli antichi sospetti,
+torni a dar corpo alle ombre.
+</p>
+
+<p>
+— Alle ombre! — replicai vivamente — Il
+cuore, che non isbaglia, mi dice che non
+le sono ombre, ma dolorose realtà. Si vuol
+farvi complice di un intrigo nefando, si
+vuol colpirvi in ciò che si doveva rispettare
+in voi, sopra ogni altra cosa.... Coraggio,
+mamma, sono parole aspre le mie,
+ma valgono meglio delle sdolcinature degl’impostori.
+La vostra energia, ch’è sopita
+da tanto tempo, si svegli per amore di vostra
+figlia, salvate lei, salvate il vostro
+decoro.
+</p>
+
+<p>
+— Vergine Santa! Sei sempre la stessa.
+Sempre pronta a pigliar fuoco come un
+<span class="pagenum" id="Page_213">[213]</span>
+fiammifero. Che cosa supponi? Che cosa
+vuoi ch’io faccia?
+</p>
+
+<p>
+— Che cosa voglio che facciate? Ve lo
+dirò subito, e capirete che cosa suppongo.
+Dovete mettere alle strette <i>quell’uomo</i>, quel
+cattivo genio della nostra famiglia....
+</p>
+
+<p>
+— Maddalena, tu dimentichi che parli
+di mio marito....
+</p>
+
+<p>
+— Vostro marito.... lo so, pur troppo....
+Dovete dirgli ch’è ora di farla finita coi
+sutterfugi, che non vi appagherete più di
+adulazioni servili, che volete sapere un po’
+come stiano i vostri affari, e quanto vi manchi
+alla vostra totale rovina, e perchè si
+prepari il sacrificio di vostra figlia....
+</p>
+
+<p>
+— Noi in rovina! — ella rispose maravigliata
+come già aveva risposto altra volta
+quando s’era trattato l’affare delle biblioteche. — Ma
+sei pazza?
+</p>
+
+<p>
+— E allora — io incalzai — come spiegate
+le vostre parole di poco fa?
+</p>
+
+<p>
+— Davvero che staresti bene avvolta in
+un manto d’inquisitore. Che possano esservi
+momentanei imbarazzi non c’è nulla di
+strano.... I possidenti mancano spesso di
+moneta spicciola.... E poi mio marito ha
+tanti crediti... deve aver tanto danaro anche
+dal Governo..... e adesso, con la guerra,
+è naturale che tutti siano restii a pagare....
+Ma quanto all’andarcene in rovina.... via,
+<span class="pagenum" id="Page_214">[214]</span>
+finchè c’è Venanzio che amministra le cose
+mie, non lo crederei nemmeno se lo vedessi.
+</p>
+
+<p>
+Più di questo non c’era modo di levarle
+di bocca. Molto ella ignorava senza dubbio,
+ma appariva chiaro ch’ella taceva anche
+parte di quello che le era noto. In principio
+aveva obbedito alla sua natura schietta,
+spontanea; poi, s’era accorta d’essere andata
+tropp’oltre, s’era messa in guardia
+verso sè medesima, e, contro il suo costume,
+dissimulava il proprio pensiero. Il triste
+uomo che l’aveva resa dimentica de’ suoi
+doveri esercitava un segreto fascino su di
+lei; pur facendo mostra di secondarla in
+ogni capriccio, e di esserle servo docile ed
+ossequioso, egli era riuscito a padroneggiarla
+completamente, e nulla v’era di più sincero
+dell’amore e della stima di mia madre
+per esso.
+</p>
+
+<p>
+Decisi di rivolgermi al mio notaio per
+avere informazioni maggiori. Egli era imbottito
+di umani rispetti, ma chi avesse un
+po’ d’arte finiva col farlo parlare. — Chi può
+saper nulla? — era la sua prima risposta.
+Nello stesso tempo componeva le labbra ad
+un suo particolar risolino, tanto per far capire
+ch’egli sapeva moltissimo. Allora bisognava
+stringergli i panni addosso, lusingare
+la sua vanità, dirgli che tutti portavano
+<span class="pagenum" id="Page_215">[215]</span>
+alle stelle la sua perizia nel trattare gli
+affari, che non c’era quanto lui per conoscere
+a menadito il dare e l’avere delle famiglie
+veneziane, e così di seguito.
+</p>
+
+<p>
+Nel momento della compera delle famose
+biblioteche i responsi del signor Lodovico
+erano stati assai sibillini. — Chi può saper
+nulla? — egli mi aveva detto secondo
+il solito. Poi aveva soggiunto: — Quel signor
+Venanzio, cara mia, è un uomo singolare.
+Ha rovinato tre o quattro fortune
+di grandi famiglie, ma quanto a lui è sempre
+riuscito a camparla bene.... È ingegnoso,
+non c’è dubbio, e trova modo di
+spillar sangue dal muro. Si è potuto ingerire
+nelle forniture del palazzo reale, e
+lì deve aver guadagnato una bella moneta....
+Anzi dicono (ma non sarà vero) che nel
+fare gli acquisti comperasse tutto in quantità
+doppia per mettere a nuovo anche il
+suo appartamento. Il denaro usciva naturalmente
+dalle casse dello Stato. Brava
+gente, non è vero, piccina? — E qui si
+fregava le mani con compiacenza, e poi,
+alzandosi in punta dei piedi, mi pizzicava
+la guancia. — Del resto, non tutte le ciambelle
+riescon col buco, e qualche speculazione
+dev’essergli andata male. Poi spendono
+troppo, spendono troppo, spendono
+troppo. È un vizio che vostra madre ha
+sempre avuto anche lei....
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_216">[216]</span>
+</p>
+
+<p>
+Ora poi il signor Lodovico era stato più
+laconico, ma più esplicito. — Chi può saper
+nulla? si vedono in giro certe carte.
+Basta. Per un paio d’anni potranno ancora
+campar da signori, ma poscia?... Se la signorina
+Clara si risolvesse?...
+</p>
+
+<p>
+— A che cosa?
+</p>
+
+<p>
+— Via, a prendere il velo, lasciando metà
+della sua sostanza al convento e metà
+alla famiglia.... Voci che corrono.... Forse
+chiacchiere degli oziosi e null’altro.... Del
+resto, voi mi fate commettere una indiscrezione.
+E perchè? Come se per la signorina
+Clara aveste una gran tenerezza....
+</p>
+
+<p>
+Era dunque questo il piano del signor
+Venanzio! A questo miravano le tronche
+parole di mia madre, le sue allusioni alla
+vocazione di Clara! A questo si doveva
+giungere dopo tanti intrighi e tanto bassezze!
+Ma in fin dei conti, perchè maravigliarmene,
+perchè dolermene? La fortuna
+s’era incaricata di vendicare mio padre,
+mio fratello, mio zio. È vero, la mia genitrice
+era ferita sul vivo, ma poteva ella
+dirsi innocente? Dopo aver riscaldato una
+serpe nel seno, non era naturale ch’ella ne
+sentisse i morsi? Quest’uomo che l’aveva
+affascinata, resa obliosa dei più sacri doveri,
+oggi la puniva egli stesso della sua
+confidenza nella persona della sua figliuola.
+<span class="pagenum" id="Page_217">[217]</span>
+Era giusto. E Clara? Dal giorno in cui,
+sospettosa del vero, la riguardai come una
+intrusa all’ombra del mio nome e del mio
+tetto, non mi parve ella rea d’esser nata
+e di aver attossicato nascendo la vita delle
+persone che mi furon più care? Ebbene,
+se la sua cattiva stella la traeva a perdizione,
+se <i>colui</i> al quale spettava l’ufficio
+di proteggerla cospirava egli stesso a’ suoi
+danni, ero io che dovevo porgerle una
+mano soccorritrice? Io che dovevo turbar
+l’opera della giustizia divina?... Ma era
+veramente giustizia? Questo flagello che
+risparmiava il maggior colpevole poteva
+esso esser guidato dalla volontà della Provvidenza?...
+Indi io arrossivo di me, de’
+miei primi pensieri, e mi vinceva una
+pietà infinita di mia madre che, sconsigliata,
+correva verso l’abisso, di Clara che,
+inconsapevole, diventava vittima d’una bassa
+cupidigia, e senz’avvedersene era tratta al
+sacrificio della sua gioventù e del suo
+cuore. Mi era lecito di lasciarla cadere
+senza una parola, senza offrirle una tavola
+di salvamento, senza farle capire che in
+un angolo di Venezia v’era pure una creatura
+che si ricordava di averla amata bambina,
+di aver vigilato i suoi sonni, e che
+ancora, per quanto volesse schermirsene,
+era stretta verso di lei da un vincolo sacro?...
+<span class="pagenum" id="Page_218">[218]</span>
+Dato questo indirizzo alla mente, i
+dubbi s’aggiungevano ai dubbi, i rimorsi
+ai rimorsi. Era stato coraggio, era stata
+virtù il lasciar la casa paterna, e lo sfuggire
+la lotta? Era stata prova d’animo equo
+e temperato la mia ripulsione per Clara,
+il non aver voluto vederla dacchè ella era
+entrata in convento? E dire ch’eran corsi
+da allora più di quattr’anni, e ch’ell’abitava
+nella mia stessa città! Come accade,
+mi venne una fretta subitanea, eccessiva,
+di riparare al lungo oblio, di porla sull’avviso,
+e dopo aver atteso quattr’anni, mi
+pareva che anche le ore fossero secoli. E
+messo in seconda linea per un momento il
+pensiero di Fanny, di Gastone, delle vicende
+che, nel volger di poche settimane,
+avevano rinnovellato i miei destini, deliberai
+di vedere senz’altri indugi questa povera
+Clara.
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<h2>XV.</h2>
+</div>
+
+<p>
+Ebbene, l’ho vista. Un giorno di visita,
+a un’ora nella quale ero certa che non mi
+sarei imbattuta in mia madre, mi recai all’antico
+convento delle Agostiniane a San
+<span class="pagenum" id="Page_219">[219]</span>
+Giuseppe di Castello, dove s’era ridotto fino
+dal 1801 un manipolo di suore della Visitazione
+fuggite di Francia. Era la prima
+volta ch’io entravo in un chiostro, e non
+saprei significare a parole l’impressione
+provata nel salire i tre gradini e nel battere
+alla picciola porta che mette a quel
+monastero. Mi pareva che dovesse schiudermisi
+un mondo nuovo. La <i>torriera</i> che venne
+ad aprirmi era veneziana; corta, grossa,
+baffuta, con occhietti scintillanti e guancie
+rubiconde, come persona a cui non sono
+ignoti i piaceri della cantina. Guidata da
+lei, attraversai il vestibolo, poi alcune stanze
+terrene alquanto buie, e fui introdotta nel
+parlatorio. Lo splendido sole che m’aveva
+accompagnata lungo la via, pareva non aver
+modo di far sapere lì dentro che c’era, tanto
+mi sembravano scuri que’ luoghi e tanto
+pesante l’afa che vi si respirava. E sì che
+m’era noto esservi nel convento un ampio
+giardino e più cortili, ma le poche finestre
+del pianterreno non prospettavano certo su
+nulla di allegro. In questa clausura l’aria,
+la luce, il sole sono considerati come veleni,
+da tenersi sotto una rigida disciplina
+e da somministrarsi soltanto a centellini
+appunto come s’adopera coi veleni, quando
+il medico li prescrive. Serve a parlatorio
+comune una lunga fila di stanze che corrispondono
+<span class="pagenum" id="Page_220">[220]</span>
+ad altrettante stanze interne accessibili
+soltanto agli inquilini del chiostro
+e che comunicano con esse mercè grate di
+ferro. Nello spazio di muro che sovrasta
+ciascuna di queste grate è, in lettere cubitali,
+un’iscrizione francese contenente una
+sentenza di San Francesco di Sales. Ampi
+seggioloni foderati di cuoio stanno davanti
+alle inferriate, e sono destinati alle visite,
+le quali non sanno se parlino coi prigionieri
+o siano prigioniere esse medesime. È
+uno stringimento di cuore, quantunque sia
+certo che fra gli ordini monastici questo
+delle Salesiane non sia de’ più rigidi ed eccessivi.
+Mi ricordo che, entrata appena, vidi
+dietro ad una dello prime grate una suora
+ancor giovane, e alla cui fisonomia il vestito
+nero e il bavero bianco, che ne involgeva
+la testa e si fermava in linea orizzontale
+sul petto, dava un singolare risalto. Senonchè
+il suo viso scomparve dietro un denso
+velo ch’ella s’acconciò in fretta quando
+un’altra <i>torriera</i> venne ad annunziarle che
+un uomo, forse il padre o il fratello, domandava
+di lei. All’ora in cui chiesi di
+Clara, le visite erano ancora poche; gli
+ampi seggioloni erano quasi tutti vuoti. Fui
+pregata d’attendere un minuto, e, non so
+perchè, mi parve un secolo. Ero inquieta,
+nervosa. Che accoglienza mi avrebbe fatto
+<span class="pagenum" id="Page_221">[221]</span>
+Clara? Dopo quattr’anni ch’io non la vedevo,
+ch’io non le avevo inviato, nè un saluto,
+nè un ricordo, non avrebb’ella potuto
+voltarmi a dirittura le spalle e rispingere
+ogni mio avvertimento, ogni mio consiglio?....
+Ma zitto..... Sento aprirsi un uscio
+nella stanza di là della grata, è Clara;
+dietro di lei c’è una suora.... ahimè una
+guardiana, una spia. Come farò a parlare
+liberamente? Clara è vestita di nero, non
+ha il bavero bianco intorno alla testa e sul
+petto, non è tosata, ha raccolti in treccie i
+capelli lunghi, fini, copiosi. Come s’è fatta
+grande, e come sarebbe bella se le foggie
+goffe del convento non togliessero snellezza
+alla sua persona. Ha quattordici anni compiuti;
+è ormai una ragazza.
+</p>
+
+<p>
+— Siete voi, Maddalena! — diss’ella, riconoscendomi
+subito — che novità!
+</p>
+
+<p>
+— Lo so, è una novità — risposi — Avrai
+detto male di me. Ma a proposito,
+torna a darmi del tu.
+</p>
+
+<p>
+— Ah! del <i>tu</i> — ella soggiunse un po’
+imbarazzata — e dunque vivete.... vivi
+sola ora.
+</p>
+
+<p>
+— Sì, sì, te l’avrà detto la mamma — replicai
+in fretta — Ma narrami piuttosto
+di te. Come ti trovi? Quando pensi d’uscirne?
+</p>
+
+<p>
+La suora, ch’era stata un po’ indietro, si
+<span class="pagenum" id="Page_222">[222]</span>
+avvicinò verso la grata aggiustandosi la
+croce d’argento che le pendeva dal collo.
+</p>
+
+<p>
+— <i>Ne pourriez-vous pas parler français?</i> — diss’ella
+rivoltasi a Clara. — <i>Je ne comprends
+pas encore un mot de votre italien.</i>
+</p>
+
+<p>
+— <i>Ce n’est pas possible, sœur Brigitte</i> — rispose
+speditamente mia sorella guardandomi
+in modo che significava: — Non
+dir sciocchezze e lascia fare a me — <i>ce
+n’est pas possible, car ma sœur ne sait
+pas le français. Mais je vous traduirai tout
+ce que nous disons.</i>
+</p>
+
+<p>
+— <i>Eh! bien.... alors</i> — concluse suor
+Brigida, come per mettersi in pace colla
+propria coscienza. Sembrava però ch’ella
+non fosse pienamente soddisfatta, perchè
+aggiunse a mezza voce — <i>C’est dommage
+pourtant</i>. — E si guardò attorno cercando
+cogli occhi se per avventura potesse mettere
+altri al suo posto. Ma non c’era caso.
+Una suora che passò in quel momento era
+ai fianchi d’un’altra educanda, una bella brunetta,
+chiamata a una grata poco discosta.
+</p>
+
+<p>
+— E adesso parla liberamente — disse
+Clara — ma prima d’entrare in discorsi
+serii, narrami un po’ com’è finito il carnevale.
+Son due settimane che non viene la
+mamma, e quest’anno poi si sono fitti in
+capo di non distrarmi con certe descrizioni,
+con certi racconti. Sicchè, quand’anche vien
+<span class="pagenum" id="Page_223">[223]</span>
+lei, che una volta era un piacere a sentirla,
+adesso c’è il babbo....
+</p>
+
+<p>
+— Il signor Venanzio?
+</p>
+
+<p>
+— Sicuro. Vuoi che non sappia ch’egli
+ha sposato la mamma! Il babbo, dicevo, le
+tura la bocca, e si parla invece di digiuni,
+di vigilie, di cerimonie, di prediche, ch’è
+una cosa da morire....
+</p>
+
+<p>
+— Ma, dunque, vogliono davvero che tu
+vada monaca?
+</p>
+
+<p>
+— <i>Qu’est ce que vous dites donc, mesdemoiselles?
+Allons, Claire, traduisez-moi.</i>
+</p>
+
+<p>
+— <i>On parle du carneval</i> — rispose
+Clara senza scomporsi. E le raffazzonò una
+descrizione bislacca delle nostre feste e delle
+nostre mascherate. Questo ella chiamava
+<i>tradurre</i> i nostri colloqui.
+</p>
+
+<p>
+— <i>Que c’est drôle le carnaval de Venise?</i> — sclamò
+suor Brigida. — <i>Que ce
+doit être beau à voir.... de loin! Continuez
+continuez.... Ces masques donc?....</i>
+</p>
+
+<p>
+Capii che il chiostro non esercitava sull’animo
+di Clara nè una speciale attrattiva,
+nè una speciale ripulsione. Gli affetti non
+s’erano ancora destati in tutta la loro vivacità
+nel suo cuore. Anzi mi pareva che
+la clausura tendesse a crescere in lei quell’amore
+di sè di cui ella dava segni anche
+da bimba. In fin dei conti, lì dentro non
+ci si stava male. Anche all’andare alla
+<span class="pagenum" id="Page_224">[224]</span>
+messa ogni momento vi si abituava.... Solo
+ci sarebbe voluto un po’ più di libertà, una
+frequenza un po’ maggiore di visite, qualche
+festina di tratto in tratto.... Del resto,
+almeno non v’erano seccature, e checchè
+avvenisse al di fuori, entro quelle mura
+c’era quiete perpetua. — E non è poco — ella
+concludeva — con questo scompiglio
+che c’è nel mondo. Per miracolo c’è la
+guerra anche adesso....
+</p>
+
+<p>
+Io mi affaccendavo a dimostrarle che appunto
+quella indifferenza per le cose esterne,
+quel languore dell’anima è la peggior disgrazia
+della clausura, e che chi vi si affida, o si
+pente più tardi o finisce col diventare una
+mummia. E perchè, intanto, anche dietro
+la grata vicina erano comparse un’educanda
+e una suora, abbassai notevolmente
+la voce.
+</p>
+
+<p>
+— <i>De quoi parlez-vous donc, maintenant?</i> — chiese
+suor Brigida.
+</p>
+
+<p>
+— <i>Oh mon Dieu, sœur Brigitte, de petits
+riens. Elle me donne de nouvelles d’une
+vieille servante de la maison, voilà tout.</i>
+</p>
+
+<p>
+— <i>Et pourquoi parle-t’elle si bas?</i>
+</p>
+
+<p>
+— <i>Êtes vous curieuse! C’est qu’elle se
+fatigue vite la voix. Elle est faible.</i>
+</p>
+
+<p>
+— <i>Pauvre demoiselle</i> — sclamò suor
+Brigida con accento di simpatia. — <i>Seriez-vous
+poitrinaire comme moi? Et quel est
+<span class="pagenum" id="Page_225">[225]</span>
+le régime que vous suivez? Ah j’oubliais,
+vous ne comprenez pas le français. Demandez-le
+lui, Claire</i>.
+</p>
+
+<p>
+E mentre Clara le spacciava non so che
+frottole, suor Brigida passò attraverso la
+grata una mano lunga e sottile, tenendo
+aperta una scatoletta di giuggiole. — <i>Prenez-en,
+prenez-en, cela fait du bien.</i>
+</p>
+
+<p>
+Quando fummo sul punto d’accommiatarci,
+Clara mi disse: — Non si avrà mica
+sempre la fortuna di poter parlare come si
+è parlato oggi. Tutte le altre suore intendono
+a maraviglia l’italiano. Perciò quando
+tu abbia da dirmi qualche cosa, porta teco
+una o due ciambelle, e mettivi dentro un
+biglietto. Facciamo tutte così.
+</p>
+
+<p>
+— Ma questo sistema di bugie non ti
+par vergognoso? Non è la miglior conferma
+delle mie parole?
+</p>
+
+<p>
+— Che! — rispos’ella — son peccatucci
+veniali.
+</p>
+
+<p>
+Oh beata innocenza dei chiostri!
+</p>
+
+<p>
+Suor Brigida, facendo un profondo inchino,
+e dicendo: — <i>Allons, Claire</i> — si
+allontanò per la prima. Nello stesso momento
+si mossero anche dalla grata vicina,
+e l’altra educanda venne con un saltino
+presso a Clara, le pose sulla spalla la mano
+sinistra, e agitando l’indice della destra con
+un piglio fra lo scherzevole e il minaccioso: — Bada — le
+<span class="pagenum" id="Page_226">[226]</span>
+disse — se la settimana
+ventura, quando ci sia mio cugino,
+tu non lasci che suor Brigida venga <i>a far
+la guardia</i> a me, la ti va male. — E, rivoltasi
+dalla mia parte, soggiunse in tuono
+di leggiera canzonatura: — <i>Ah! mademoiselle
+ne comprend pas le français.</i>
+</p>
+
+<p>
+Indi le due amiche si dileguarono. Allorchè
+io uscii, il parlatorio era pieno di gente.
+Babbi e mamme, fratelli e sorelle, congiunti
+vicini e lontani, conoscenti d’ogni
+genere si affollavano innanzi alle grate.
+Pareva d’essere in un alveare. Vidi alcune
+gentildonne a cui io non dovevo essere
+ignota, perchè al mio passaggio si voltarono,
+e udii bisbigliare il mio nome.
+</p>
+
+<p>
+Nel richiudere dietro a me la porticina
+del convento, mi sentii rinata. Un’aria fresca
+e schietta mi soffiava sul viso, il cielo sereno
+mi si stendeva sul capo, e il sole, non
+impedito più dai vetri appannati, o dalle
+persiane, inondava la bella <i>Via Eugenia</i>, che
+allora appunto si stava compiendo. Il quartiere
+popoloso brulicava di gente, ma si sarebbe
+potuto scommettere che in tutta quella
+strada non si dicevano tante bugie quante
+se ne andavano dicendo nel parlatorio delle
+Salesiane. Nulla era più alieno dalla mia
+indole dell’artifizio e del sotterfugio, e pensando
+al mio colloquio con Clara io arrossivo
+<span class="pagenum" id="Page_227">[227]</span>
+per mia sorella e per me. È ben vero
+ch’io non avrei potuto altrimenti dire a
+Clara l’animo mio, ma ciò non mi rendeva
+meno penosa l’idea d’esser stata stromento
+d’una piccola frode. Quello poi che mi aveva
+fatto un’impressione più sgradevole si era
+la disinvoltura con cui Clara conduceva il
+suo piccolo intrigo. Non era uno sforzo
+ch’ella facesse; era un’abitudine, di cui ella
+non comprendeva nemmeno come altri potesse
+maravigliarsi. Senza dubbio, tutte le
+sue compagne si trovavano nella condizione
+medesima, e ciò attenuava forse in un certo
+senso la sua colpa; ma che sposa, che madre
+sarebb’ella riuscita portando nella sua
+famiglia un naturale abborrimento della
+sincerità? Ebbene, io avevo compiuto il mio
+dovere, l’avevo, nel corso del nostro dialogo,
+messa sull’avviso, le avevo detto in
+qual modo ella potesse farmi giungere le
+sue notizie se mai per avventura le fosse
+occorsa l’opera mia. A che continuare adesso
+le mie visite? A che mostrare a Clara una
+tenerezza ch’io non avevo, e ch’ella nemmeno
+si sognava di chiedermi? V’erano
+ben altri obblighi ch’io non dovevo dimenticare
+per cagion sua, obblighi nei quali
+io avevo ormai riposto ogni mia dolcezza
+ed ogni speranza.
+</p>
+
+<p>
+Oh! s’egli tornasse, e io potessi rendergliela
+<span class="pagenum" id="Page_228">[228]</span>
+florida e vispa, e vedessi brillar lagrime
+di consolazione sul suo ciglio paterno,
+e, senza nulla chiedere, senza ricordargli
+nessuna dello parole sfuggitegli nel nostro
+ultimo abboccamento, lo udissi dirmi ancora — Maddalena,
+ti ringrazio e ti amo — quale
+felicità sarebbe stata uguale alla mia,
+che lunga serie di prove non mi sarebbe
+parsa agevole e lieve!
+</p>
+
+<p>
+Eravamo già innanzi nel marzo, l’esercito
+d’Italia si trovava in Baviera, con la persuasione
+di dover volgere i passi verso le
+frontiere russe e di essere alla vigilia di
+una guerra grossa e terribile, ma senza
+che vi fosse per anco nulla di positivo. Le
+ostilità non erano state dichiarate, gli ambasciatori
+non s’erano mossi e i negoziati
+diplomatici continuavano. — Vedete che
+tutto si risolve in nulla — dicevano gli
+ottimisti. — Hanno paura di mettersi in
+guerra con noi — aggiungevano altri che
+s’erano identificati con Napoleone e la
+<i>grande armata</i>. Non mancavano finalmente
+coloro i quali deploravano che non si rompessero
+gl’indugi e che non si facesse quello
+che s’era fatto altre volte, sgominando i
+nemici in un paio di settimane.
+</p>
+
+<p>
+Gastone scriveva della immensità dei preparativi,
+del passaggio continuo di truppe,
+di generali, di principi e della solennità
+<span class="pagenum" id="Page_229">[229]</span>
+misteriosa con cui si andava disponendosi
+a un’impresa che sarebbe riuscita degna
+della Francia. In mezzo a quel frastuono
+d’armi, il furore della gloria, malattia dell’epoca,
+andava impadronendosi a poco a
+poco di lui, e la trepidanza con cui egli
+aveva abbandonato Venezia non traspariva
+più dalla sua lettera. Nell’aprile lo si promosse
+maggiore, proprio nei giorni in cui
+il suo corpo d’esercito si metteva in marcia
+verso l’Oder. Finalmente, nello scorcio
+di quel mese, la guerra non fu più dubbia.
+Si seppe che lo Czar di Russia era
+partito da Pietroburgo pel campo; Napoleone,
+dicevano i giornali, si sarebbe mosso
+anch’egli fra poco da Parigi. E gli stessi
+giornali affermavano che se l’Imperatore
+era costretto a una nuova campagna (la
+quale sarebbe stata anche l’ultima), la cosa
+doveva attribuirsi alla tracotanza dei Russi.
+In poco d’ora ci saremmo sbarazzati anche
+di loro, e nulla più avrebbe turbato la beatitudine
+di una pace perpetua. Questi i
+sogni, questi i presagi onde si pascevano
+gli spiriti in quell’epoca d’accecamento funesto.
+Non mancavano però i profeti di
+sventura. Chi aveva viaggiato l’Europa assicurava
+che si aveva sotto i piedi un Vulcano,
+che i rancori, che il desiderio della
+vendetta covavano tremendi sotto le apparenze
+<span class="pagenum" id="Page_230">[230]</span>
+dell’ossequio e della devozione; ma erano
+voci isolate cui soverchiava il coro degli apologisti.
+Gastone in marcia verso la Vistola era
+amareggiato da una sola cosa; egli confrontava
+con l’accoglimento presente quello
+ricevuto dalle popolazioni tedesche nel 1806
+e 1807. Allora eravamo nemici — egli
+scriveva — adesso siamo alleati. Ma allora
+i giovani avevano fede in noi. Malgrado
+l’onta della disfatta, essi ci venivano intorno
+con piglio amichevole, salutavano in
+noi i banditori delle nuove idee, non avevamo
+di pienamente avversi che i principi, l’aristocrazia
+e gli eserciti. Adesso è tutto l’opposto.
+Principi, aristocrazia, esercito sono
+al nostro fianco, è il popolo che non può
+soffrirci....
+</p>
+
+<p>
+Nondimeno queste ombre non turbavano
+la confidenza serena di Gastone nel trionfo.
+Di mano in mano che si avvicinava il pericolo,
+si dissipavano i suoi timori, i suoi
+dubbi. Vinceremo — egli scriveva — e non
+vi sarà stata in verun tempo impresa pari
+alla nostra. — Intanto i fogli avevano raccontato
+la partenza dell’Imperatore da Parigi
+il 9 maggio, il suo arrivo a Dresda
+con l’Imperatrice, i ricevimenti, le feste,
+l’accorrere di sovrani a rendergli omaggio;
+a baciare un lembo del suo vestito, a mendicare
+una sua parola, uno sguardo, un
+<span class="pagenum" id="Page_231">[231]</span>
+sorriso. L’eco di quelle cerimonie giungeva
+fino al campo, e Gastone ne sentiva
+lusingato il suo orgoglio di francese e di
+soldato della grande armata. — Tutti s’inchinano
+alla Francia, tutti piegano il capo
+dinanzi alla rigeneratrice del mondo. — .... Non
+era così che parlava mio fratello
+anni addietro, quando egli vedeva Napoleone
+mutare il ruvido sajo di capitano
+nella fastosa porpora del manto imperiale.
+Non era questa la rigenerazione del mondo
+ch’egli invocava.
+</p>
+
+<p>
+Avanti! avanti su questo terreno che
+brucia! Presto anche le lettere di Gastone
+muteranno tenore.... E poi?...
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<h2>XVI.</h2>
+</div>
+
+<p>
+Eravamo nell’estate di quel memorabile
+anno 1812. Fanny passava meco la maggior
+parte del giorno. La sua presenza era
+come un raggio di sole. Co’ suoi crespi capelli
+d’oro, co’ suoi occhi azzurri e profondi,
+con la personcina snella e aggraziata, con
+la sua voce tutta musicale dolcezza, ella
+riempiva la mia casa, e, più della mia casa,
+<span class="pagenum" id="Page_232">[232]</span>
+il mio cuore. Nessuna tra le fanciulle ond’io
+avevo confortato la mia solitudine aveva
+saputo destare in me affetti cari e soavi
+come questa fanciulla. Ella possedeva quella
+precocità d’intelligenza che sogliono avere
+i bambini nati in condizioni straordinarie,
+e che si risolve in domande singolari, o in
+più singolari silenzi, ove la loro picciola
+mente sembra occupata in uno sforzo superiore
+all’età per trovare la chiave di
+qualche enigma. Chi ero io per lei? Simile
+alle altre bimbe che venivano presso
+di me e che guardavano questa nuova arrivata,
+questa contessina, come la chiamavano,
+con un’ammirazione non scevra d’invidia,
+Fanny mi dava il titolo di zia, ma
+le altre bimbe erano spesso accompagnate
+dalle loro madri, ed ella domandava
+di tratto in tratto — <i>Ov’è la mia mamma?</i> — Talora
+si arrestava subitamente in mezzo
+a’ suoi giuochi, lasciava cadere il cerchio
+o la palla, e accostandomisi tutta umile e
+mortificata, mi fissava in volto i suoi begli
+occhi e diceva un’unica parola: <i>Papà</i>. Il
+suo indivisibile <i>Café-au-lait</i> mi rivolgeva
+anch’esso in questi casi uno sguardo indagatore
+e mugolava sommessamente. A tre
+anni e mezzo, Fanny non poteva avere
+un’idea chiara di ciò che fosse la posta,
+ma ella mi aveva visto così inquieta, così
+<span class="pagenum" id="Page_233">[233]</span>
+ansiosa al giungere di qualche lettera, che
+se si bussava alla porta, ella smetteva di
+saltare e di correre e porgeva l’orecchio
+per sentire chi fosse; poi se realmente era
+il fattorino e mi consegnava un piego suggellato,
+non c’era nè trastullo, nè compagnia
+che la tenesse dall’affrettarsi verso di
+me e accovacciarmisi ai piedi e posar la
+testina su’ miei ginocchi, talora ripetendo, a
+foggia d’inchiesta, quella sua parola <i>papà</i>,
+talora nemmeno aprendo bocca, ma standosene
+zitta e raccolta. E allorchè prendendola
+in braccio io le dicevo: — Il babbo
+manda tanti baci alla sua Fanny — la sua
+fisonomia s’illuminava, ed ella faceva un
+segno a <i>Café-au-lait</i>, il quale m’era addosso
+di un balzo, e leccava a vicenda la
+sua padroncina e me, per manifestar poi
+la sua ilarità in modo clamoroso col saltare
+su tutti i mobili. Però a mano a mano che
+la grande armata procedeva sul suo cammino,
+quelle lettere lungamente attese, aperte
+con mano tremante, mi gettavano un invincibile
+turbamento nell’anima; gl’infausti
+presagi scacciavano le belle speranze, una
+tristezza, invano combattuta, s’impadroniva
+di me, e i miei occhi s’innondavano di lagrime.
+Allora ero certa d’incontrare gli occhi
+della povera Fanny, umidi anch’essi ed
+inquieti, e volevo sorridere, ma non mi
+<span class="pagenum" id="Page_234">[234]</span>
+riusciva, e rompevo invece in un pianto
+dirotto. Ella mi gettava le braccia al collo
+e piangeva ella pure. Verso la fine di luglio
+mi giunse un foglio di Gastone che portava
+la data del 30 giugno, ed era scritto da un
+villaggio indecifrabile. Ci siamo, — egli
+mi diceva. — Il nemico non viene verso
+di noi, onde tocca a noi di andarlo a cercare.
+Dove? Non si sa. È un mondo incognito,
+immenso, dove avremo per guida
+la nostra buona stella e il genio di Napoleone.
+Il passaggio del Niemen fu cominciato
+ier l’altro e finito oggi. Un terribile
+uragano che scoppiò ieri mise un po’ di
+disordine nelle nostro file. Il grosso dell’esercito
+aveva varcato il fiume il 24, e
+dev’esser stato uno spettacolo imponente.
+Pur che volete che vi dica? Questo silenzio
+che c’è d’intorno a noi mi sgomenta, questa
+vastità di terreni senz’anima viva mi
+produce un senso di stanchezza e di tedio,
+questa marcia non interrotta da battaglie mi
+fa l’effetto di un funerale. Il nostro esercito
+così gaio per solito sembra dividere in parte
+le mie impressioni. Oh Maddalena, quando
+rivedrò la mia Fanny, quando rivedrò voi? — Mentre
+cammino per queste strade aride,
+sabbiose, penso che la felicità sarebbe costì
+e ch’io me ne dilungo a ogni passo....
+</p>
+
+<p>
+Quel giorno Fanny senza pronunziare
+<span class="pagenum" id="Page_235">[235]</span>
+una parola s’era arrampicata dietro la mia
+seggiola, e guardava la lettera ch’io tenevo
+aperta dinanzi a me, come s’ella avesse
+potuto decifrarne i caratteri. <i>Café-au-lait</i> mi
+aveva posato una zampa sulla spalla e pareva
+che volesse stimolarmi a dir qualche
+cosa.... Ma non ci fu verso che mi uscisse
+una parola di bocca. Baciai la bambina
+che mi guardava, e per distrarla mi misi
+io stessa a giuocare con lei. Ella stette un
+momento in forse, e cominciò a giuocare
+di malavoglia, ma poi riprese la sua ilarità
+consueta. Il cagnolino, che regolava il suo
+umore su quello della bimba, dopo aver
+sulle prime dato a divedere che la soverchia
+allegria non gli pareva cosa dicevole,
+si levò di dosso gli scrupoli e con innumerevoli
+capriuole richiamò a sè l’attenzione
+di Fanny, de’ cui trastulli egli era
+il fidato compagno. Io lasciai che Maria
+stesse a guardia della bambina e mi ritrassi
+nella mia camera. Non ne potevo
+più. Una cura assidua, profonda mi logorava.
+Una voce intima mi ripeteva: <i>Non
+tornerà</i>. E Fanny? Quale sarà il suo destino?
+In che mani sarà ella consegnata?
+Che voci d’amore conforteranno la sua infanzia?
+Sia ch’io la vedessi melanconica,
+sia che mi ferisse l’orecchio il suono delle
+sue allegre risale, non sapevo ormai guardarla
+<span class="pagenum" id="Page_236">[236]</span>
+senza commozione. Mesta, io pativo del
+suo soffrire presente, gaia, mi straziava
+l’animo il pensiero ch’ella, povera creatura
+ingenua e nuova alla vita, non aveva idea
+di ciò che forse l’avvenire le preparava.
+Oh sarebbe stato pur meglio che Gastone,
+partendo, l’avesse lasciata a me senza vincolo
+alcuno, all’infuori di quello di restituirgliela
+s’egli fosse tornato!
+</p>
+
+<p>
+I messaggi del campo si facevano rari.
+Pur di tratto in tratto giungevano. In agosto
+ebbi una lettera del 25 luglio. — Cominciano
+i combattimenti — scriveva Gastone. — Il
+23, il primo corpo ha dato e
+vinto una battaglia sulla Mischwoska contro
+l’esercito del principe Bagration, di gran
+lunga più numeroso. Noi non abbiamo
+avuto finora che scaramuccie di nessun
+conto. Ieri, nel pomeriggio, comparve tra
+noi l’Imperatore. Fu accolto con entusiasmo,
+ma è cupo, concentrato, e non par più
+quello di Austerlitz. Annunziato dallo scalpitar
+dei cavalli e da un gran nembo di
+polvere, scomparve ugualmente fra un nembo
+di polvere. Quando lo rivedremo? Chi
+sa? Tutto è misterioso in questa guerra....
+Noi siamo assetati di pugne. La marcia è
+faticosa, i villaggi che s’incontrano solo a
+grandi distanze sono abbandonati dagli abitanti
+prima del nostro arrivo, e non vi si
+<span class="pagenum" id="Page_237">[237]</span>
+trovano provvigioni. L’ululato dei cani nelle
+fattorie deserte, il mormorio solenne delle
+foreste d’abeti empiono l’anima di lugubri
+presagi. I soldati, sopratutto i giovani, patiscono
+senza misura. Il caldo e la fame
+decimano le nostre file, che il fuoco ha lasciato
+finora pressochè intatte. Vi è specialmente
+una gran moría nei cavalli, e le
+strade sono disseminate dei loro corpi che
+appestano l’aria. Il bel baio che comperai
+in Germania quando fui nominato maggiore
+è morto anche lui. Dovetti acconciarmi con
+una vecchia rozza che non so quanto durerà....
+Ah! ecco il cannone! Sia ringraziato
+il cielo.... Baciatemi Fanny. A voi
+non dico altro se non che custodisco sempre
+sul mio petto la vostra camelia. Addio.
+</p>
+
+<p>
+Ho forse bisogno di dire quale fosse lo
+stato dell’anima mia? Ormai io mi maravigliavo
+che altro avesse potuto occuparmi;
+tutti i miei pensieri erano conversi nell’uomo
+che si allontanava da me ogni giorno
+più, e nel vago angioletto che mi stava
+accanto. Clara, gli affari del signor Venanzio,
+l’avvenire di mia madre non avevano
+virtù di richiamare la mia attenzione; il
+mio antico crocchio s’era quasi sciolto, le
+mie piccole alunne non trovavano in me
+l’usate premure.
+</p>
+
+<p>
+— L’hai presa con troppo calore — diceva
+<span class="pagenum" id="Page_238">[238]</span>
+mia madre le poche volte in cui ci
+vedevamo — E se poi nasce una disgrazia,
+che cosa vuoi farci?
+</p>
+
+<p>
+La signora Elena s’era accomiatata in
+tutte le regole. — È uno scandalo — ella
+diceva — Nemmeno se fosse sua moglie
+sarebbe tanto agitata. E poi quella bambina
+che c’è sempre per i piedi e che nessuno
+sa bene che roba sia, e donde venuta.... E
+finalmente quella insopportabile bestia, quel
+<i>Café-au-lait</i> che ha portato in giro per tutta
+la casa il mio cappellino!
+</p>
+
+<p>
+Anche il signor Filippino aveva smesso
+affatto le sue visite. Venivan soltanto a lunghi
+intervalli il signor Lodovico e Don
+Gaudenzio. Ma Don Gaudenzio, non trovando
+più modo di discorrere di Gaspare Gozzi,
+era un pesce fuor d’acqua, e il notaio si
+limitava a scrollare il capo e a mormorare: — Brutti
+affari! brutti affari!
+</p>
+
+<p>
+La mia consolatrice, la mia confidente
+era la buona Giannina. Il suo affanno, poveretta,
+lo aveva anche lei, ma lo nascondeva
+per non accrescere il mio. — Vedrà
+che torneranno, torneranno tutti e due quelli
+che aspettiamo, il suo, perchè il Signore
+non vorrà commettere questa ingiustizia di
+aggiungere un altro colpo ai tanti che
+hanno martoriata la sua gioventù; il mio
+perchè gli è un buono da nulla e i buoni
+<span class="pagenum" id="Page_239">[239]</span>
+da nulla hanno sempre fortuna.... Paolo non
+mi scrive, non sa scrivere.... e seppur sapesse,
+son certa che non si prenderebbe una
+briga simile.... vuole tutti i suoi comodi,
+lui, ma il cuore mi dice ch’è vivo. Oh ne
+son sicura! La settimana scorsa, mi pare
+d’averglielo detto, ebbi le sue notizie col
+mezzo della fruttaiuola che ha un figlio
+nello stesso reggimento, ma quello lì è un
+bravo giovane, è stato a scuola, e scriveva
+a sua madre che Paolo era nella sua compagnia
+e stava benissimo.... Ma che cosa le
+discorro di me? Quello che preme è il signor
+maggiore.... E vedrà che non accadranno
+disgrazie, e che ci sarà un’ora di
+felicità anche per lei....
+</p>
+
+<p>
+Passavano le settimane, passavano i mesi.
+Una cupa inquietudine era diffusa per la
+città. V’erano tanti che avevano al campo
+i figli, i fratelli, i mariti, e le cose andavano
+sì in lungo. Le notizie dei giornali
+erano sempre color di rosa. I nostri si
+avanzavano intrepidi, l’Imperatore godeva
+perfetta salute, i Russi fuggivano. Ma della
+pace non si discorreva mai. Poi i cannoni
+della piroga tuonarono a festa. S’era vinta
+una gran battaglia, una battaglia straordinaria,
+in confronto alla quale Marengo,
+Austerlitz, Friedland erano una bagatella.
+Indi giubilo immenso nella massa della
+<span class="pagenum" id="Page_240">[240]</span>
+popolazione, ansietà infinita in quelli che
+avevano i loro cari nell’esercito. Dopo la
+gran vittoria verrà la pace, ma, Dio santo,
+non si può saper chi siano i morti, chi
+siano i feriti? Come giungono tardi lo
+lettere!
+</p>
+
+<p>
+Ah! finalmente. È un dopo pranzo di
+settembre avanzato. Siamo in altana. La
+piccola Fanny sostenuta da Maria spicca i
+grappoli che si vanno maturando sulla vite,
+<i>Café-au-lait</i> spicca salti bizzarri fino a
+prender fra i denti la falda del vestito della
+sua piccola amica. Giannina ed io sediamo
+in un angolo meste, pensose, ora discorrendo
+della battaglia, ora cercando di dare
+al dialogo un altro indirizzo, senza che ci
+riesca. Anche la confidenza di Giannina è
+scossa. Corrono strane voci fra il popolo.
+Si dice che interi reggimenti siano stati
+distrutti, nessuna tra le conoscenti di Giannina
+ha notizia de’ suoi. Anzi vengono da
+lei a chiederle se sa nulla, se Paolo le ha
+fatto saper nulla. — Ma, benedette creature — ella
+risponde — non ve l’ho già
+detto che Paolo non iscrive mai. — Ed ecco
+<i>Café-au-lait</i> con le orecchie tese piantarsi
+sul primo gradino della scaletta di legno
+che dall’altana scende all’ultimo piano
+della casa e agitar la coda con moto convulso.
+È una lettera che porta lo scritto di
+<span class="pagenum" id="Page_241">[241]</span>
+Gastone..... Signore! Che tu sii ringraziato.
+Sono quattro pagine vergate in calligrafia
+minutissima. Hanno la data del 9,
+due giorni dopo la terribile battaglia della
+Moskowa, la cui descrizione mi fa drizzare
+i capelli. Gastone era stato al fuoco tutta
+la giornata, e aveva visto cadergli a fianco
+i suoi capi, i suoi più fidi compagni d’arme.
+Era stato promosso colonnello, ma non era
+lieto nè dell’avanzamento, nè della vittoria. — Per
+quanto io fossi avvezzo allo spettacolo
+della morte — erano le sue parole — non
+mi bastò l’animo di percorrere il campo
+di Borodino il dì seguente alla battaglia. Il
+suolo era coperto di feriti e d’uccisi. Ogni
+acclamazione era soffocata dai gemiti che
+si alzavano da tutte le parti. Le bolgie infernali
+che il vostro Dante descrive non
+devono aver presentalo un uguale spettacolo
+di desolazione e di patimenti.
+</p>
+
+<p>
+Quanti amici miei che voi pure avrete
+inteso nominare, quanti che vostra madre
+ha conosciuto, ornamenti delle veglie veneziane,
+quanti hanno chiuso il 7 la vita nel
+fiore degli anni! Quante mani che io avevo
+stretto il mattino erano irrigidite la sera! Oh
+il mio grado acquistato a questo prezzo è
+ben caro! — E qui seguiva una lunga tavola
+necrologica formata dei nomi dei
+più brillanti ufficiali che attorniavano le
+<span class="pagenum" id="Page_242">[242]</span>
+nostre gentildonne. — Abbiamo vinto — proseguiva
+Gastone — e di qui a pochi
+giorni saremo a Mosca. Ma poi? Avremo
+forse la pace? Alcuni lo dicono, ma io ne
+dubito. Ci sta dinanzi un popolo che ci
+abborre d’un odio selvaggio, che getta nel
+fiume le sue provvigioni per non lasciarci
+pane, che arde le sue case per non lasciarci
+tetto. Quell’odio s’alimenta d’orgoglio
+nei capi, di superstizione nel volgo, che
+ci crede venuti a insidiar la sua fede, a
+devastare le sue chiese, a oltraggiare i suoi
+Santi. Se aveste visto, Maddalena, la vigilia
+della battaglia, sul far della sera una
+lunga fila di ceri lentamente percorrer le
+colline ov’era accampato l’esercito russo e
+apparire e dileguarsi a vicenda secondo
+che le macchie d’alberi erano più o meno
+fitte, se aveste inteso levarsi solenni salmodie
+religiose in mezzo a quella luce fantastica,
+vi sareste sentita voi pure misteriosamente
+commossa. Era la cosidetta Madonna
+miracolosa di Smolensko che i preti
+greci portavano in processione lungo i bivacchi.
+Mi tornarono a mente le ingenue
+cerimonie vedute da fanciullo nella mia
+credente Bretagna quando mia madre cercava
+d’infervorarmi della sua pietà.... Questo
+popolo sarà ignorante, io dissi a me
+stesso, ma combatterà fino all’ultimo come
+<span class="pagenum" id="Page_243">[243]</span>
+hanno combattuto i Vandesi. — La lettera
+si chiudeva con alcune parole d’affetto per
+Fanny e per me; indi v’era un poscritto. — Ebbi
+occasione di veder dopo la battaglia
+quel giovane (mi sembra abbia nome
+Paolo) che è fidanzato <i>de votre gouvernante</i>
+(Gastone dava questo titolo a Giannina).
+Egli non ricevette nemmeno una graffiatura.
+Quantunque ritenga ch’egli avrà già
+scritto alla sua amante, stimo opportuno di
+darvi questa notizia nel caso che la sua
+lettera fosse andata smarrita.
+</p>
+
+<p>
+Nell’estremo della miseria ci vuol così
+poco a render felici! Il messaggio di Gastone
+era lugubre e tale da destar più terrori
+che speranze; nondimeno Gastone era
+vivo e l’anima mia si riposava in questo
+pensiero. Checchè egli ne dicesse, la guerra
+doveva aver raggiunto il suo culmine; era
+impossibile che dopo una carnificina sì spaventosa
+non si sentisse da ambe le parti
+il bisogno di venire agli accordi. A ogni
+modo un pericolo simile non sarebbe tornato,
+e s’egli era sfuggito ai rischi più
+gravi, o perchè non isfuggirebbe ai minori?
+E Giannina, la mia buona Giannina
+com’era lieta! Nel suo forzato sorriso dei
+giorni scorsi non v’era stata mai gioia sì
+vera come nelle lagrime che le sgorgavano
+copiose giù per le guancia. Ella mi confessò
+<span class="pagenum" id="Page_244">[244]</span>
+che da quindici notti non chiudeva
+occhio, che la fiducia ch’ella mostrava era
+tutta ostentata, che pur troppo ella temeva
+che Paolo fosse morto o ferito, e non c’era
+caso che le venisse fatto di avvezzarsi a
+questa idea. Aveva torto, ma lo amava,
+s’era abituata ad amarlo. E adesso, a saperlo
+vivo, ella si sentiva rinata, e mi
+chiedeva scusa se da qualche tempo ell’era
+stata meno assidua nel suo servizio. Vedrei
+adesso se le sarebbe ritornata la lena.... E
+così dicendo ella baciava Fanny, Maria e
+anche <i>Café-au-lait</i>, col quale non soleva
+aver troppa simpatia, e saltava per l’altana
+come una bambina. Angelica creatura! Io
+l’avevo trovata sempre uguale, sempre piena
+di zelo e d’affetto, ed ella s’incolpava di
+negligenza e di distrazione!
+</p>
+
+<p>
+Fanny che aveva smesso di spiccare i
+grappoli d’uva, venne pian pianino a posarmi
+le mani sulle ginocchia, e col suo
+bel visetto rivolto all’insù, mi mormorò
+quella sua solita parola: <i>Papà</i>. — Oh
+sì, dolce amorino mio, il tuo babbo tornerà
+presto, e ti porterà tante belle cose....
+Eh sta ferma, bestiuola — gridai poscia
+rivolta a <i>Café-au lait</i> che m’era balzato in
+grembo e leccava la bocca della sua padroncina. — Via,
+vieni qua — soggiunsi tosto — oggi
+devi far festa anche tu — e, alzatami
+<span class="pagenum" id="Page_245">[245]</span>
+da sedere, tolsi dal vassoio su cui avevano
+portato il caffè una palla di zucchero, ond’egli
+era assai ghiotto, e la slanciai per
+aria. Il cagnolino prese la mira, spalancò
+la bocca, spiccò un salto, e, raccolta la palla
+fra i denti e la lingua, ricadde al suolo con
+la schiena indietro e fece mille bizzarre
+capriuole prima di ripigliare l’equilibrio.
+Fanny si smascellava dalle risa, e noi con
+lei...... Poveri illusi! Avevamo tanto bisogno
+di sperare che un fuggevole barlume ci
+produceva l’effetto del sole in pieno meriggio!
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<h2>XVII.</h2>
+</div>
+
+<p>
+Ahimè! Non era, no, il sole in pieno
+meriggio quello che aveva balenato un istante
+fra le nostre tenebre, era l’ultimo chiarore
+del crepuscolo che si diffondeva nel cielo
+innanzi che la notte vi avesse incontrastato
+dominio. La notizia sinistra dell’incendio di
+Mosca, prima sussurrata sommessamente nei
+crocchi, poi ingigantita dalla voce pubblica
+e attenuata invano dai fogli ufficiali, ebbe
+per me una tremenda conferma da una
+<span class="pagenum" id="Page_246">[246]</span>
+lettera di Gastone che me ne dipingeva gli
+orrori a tinte vivissime. Per tre giorni, 16,
+17 e 18 settembre, le fiamme avevano divorato
+la superba metropoli in cui la <i>grande
+armata</i> era entrata sul cader del 14. Per
+tre giorni le truppe affaticandosi invano a
+sterminare uno sciame d’incendiari che correvano
+la città come Eumenidi forsennate,
+avevano dovuto cercarsi un varco attraverso
+quella bolgia infernale mentre le muraglie
+scrosciavano e le stridule vampe con sottilissimi
+guizzi investivano le cupole e i minareti,
+e mille e mille uccelli selvatici sbucando
+dai loro nidi invasi dal fuoco si
+libravano sul firmamento mettendo spaventosi
+ululati. Una pioggia dirotta aveva sola
+potuto estinguere l’ampia fornace, e l’esercito
+era in parte ritornato ne’ suoi quartieri.
+Ma era sopraggiunto un guaio peggiore degli
+altri. I vincoli della disciplina erano infranti;
+i soldati si sguinzagliavano al saccheggio
+della capitale deserta. Ciò che non s’era
+visto fino allora in un esercito francese, si
+vedeva in quel tempo; la voce dei capi non
+aveva più autorità; tutti comandavano, nessuno
+obbediva. — Mentre vi scrivo — diceva
+Gastone — odo a poca distanza un
+fuoco di moschetteria. Si fucilano due sergenti,
+rei d’insubordinazione. Erano fra i
+migliori dell’esercito, fra i più valorosi. Uno
+<span class="pagenum" id="Page_247">[247]</span>
+d’essi era stato meco in Ispagna. Lo vidi
+questa mattina — Colonnello — egli sclamò — non
+avrei mai supposto di morire così....
+Ma credetelo, non è colpa mia, è colpa di
+questa terra maledetta...... Basta, bisogna
+morire da uomini...... Sento il rullo dei
+tamburi. È la compagnia che sfila davanti
+ai cadaveri....
+</p>
+
+<p>
+Un luogo silenzio seguì a questa lettera,
+nè occorre ch’io narri quale fosse la mia
+ansietà. Intanto non c’era diceria per quanto
+strana che non si spargesse in paese. Chi
+rammentava che i Francesi erano in ritirata,
+chi soggiungeva che tutto l’esercito
+era sul punto di essere fatto prigioniero e
+che lo stesso Imperatore era già stato preso
+dai Cosacchi. Non si menzionavano battaglie
+perdute, ma si preconizzavano i disastri
+venturi, era come l’aria impregnata della
+vicina procella. Tuttavia gl’increduli erano
+ancora moltissimi; bastava rammentare i
+successi di un esercito ritenuto invincibile
+per dubitare di questo cambiamento subitaneo
+della fortuna. Le notizie ufficiali erano
+scarse e non ispiravano più fiducia; le notizie
+private non davano una giusta idea
+dello stato delle cose. Ognuno si occupava
+(ed erano ben pochi quelli che scrivevano)
+del suo reggimento, della sua compagnia,
+di sè stesso. Poichè era noto ormai a tutti
+<span class="pagenum" id="Page_248">[248]</span>
+ch’io ero io corrispondenza con un colonnello,
+madri, sorelle, amanti si affollavano
+alla mia porta. Era uno strazio. Che cosa
+sapevo io, povera donna, io che, dopo Mosca,
+ignoravo perfino se Gastone fosse vivo?
+Nondimeno si voleva vedere l’ultima lettera
+ch’io ne avevo ricevuta, leggervi la descrizione
+dell’incendio, indovinar fra le righe
+quello che non era scritto.... Poi c’erano
+lagrime, e singhiozzi, e imprecazioni a stento
+frenate contro chi cagionava tanta rovina.
+Il comandante di piazza mi fece dire che
+tenessi per me le mie lettere; e mi guardassi
+bene dallo spargere <i>notizie allarmanti</i>.
+Vana cautela! La costernazione s’era impadronita
+degli animi. Solo l’annunzio della
+pace avrebbe potuto calmarla. E il cannone,
+banditore dei grand’avvenimenti, taceva.
+</p>
+
+<p>
+Don Gaudenzio, venuto a visitarmi, scrollava
+il capo, e diceva: — Che nessuno ci
+senta, figliuola mia, ma i regni fatti senza
+il timor di Dio hanno le fondamenta d’argilla....
+È la prigionia del pontefice Pio VII
+a Savona ch’è la vera causa di tutte queste
+disgrazie.
+</p>
+
+<p>
+Mia madre, secondo il solito, piena di
+contraddizioni, manteneva le sue abitudini
+di vita galante, alternandole con una sequela
+di pratiche religiose. La sera ella si
+acconciava per la conversazione, la mattina,
+<span class="pagenum" id="Page_249">[249]</span>
+con alloggiamento raccolto e vestita a bruno,
+andava alla messa o al confessionale: — <i>C’è
+qualche cosa per aria</i> — ella mi
+disse una volta — bisogna badare all’anima.
+Pensaci anche tu, Maddalena, che,
+per tua disgrazia, fosti educata con le idee
+francesi. — Poi, vedendo ch’io ero preoccupata
+ben d’altro: — Ah — proruppe — tu
+pensi al colonnello.... Il colonnello!...
+Non so avvezzarmi a chiamarlo così. L’ho
+sempre conosciuto per capitano — Può
+dire ch’è andato avanti d’un tratto....
+Eppure pagherei a vederlo nel suo nuovo
+uniforme.... Deve fare una magnifica figura....
+Ma voglia il cielo che possiamo
+vederlo.... Povera Maddalena!... Hai aspettato
+tanto.... non volesti mai abbadare alla
+tua mamma, che ti avrebbe maritata da
+un pezzo e con fior di partiti.... e adesso
+sei in queste angoscie. Un militare.... ai
+tempi che corrono..... pur troppo bisogna
+esser preparati a tutto.... — E poi mi assaliva
+d’inchieste sulla bambina. — Anche
+quella Fanny, sarà un tesoretto, non lo
+nego, ma non affezionarleti troppo.... quando
+poi ti tocchi staccartene..
+</p>
+
+<p>
+— Oh non me ne parlate, non me ne
+parlate, mamma — io sclamavo invariabilmente
+quando veniva in campo questo discorso.
+E sentivo infatti che di tutti i dolori
+<span class="pagenum" id="Page_250">[250]</span>
+che la sorte mi preparata questo era
+il più terribile, il più spaventoso. Perdere
+il solo uomo che mi avesse parlato d’amore,
+il solo uomo che io avessi amato,
+soffocare tutti quei desiderii, tutte quelle
+speranze che sono il retaggio d’ogni cuore
+di donna, era già un sacrifizio quale Iddio
+non dovrebbe chiedere a una sua creatura;
+ma perdere questa fanciulla, fare d’un
+colpo la infelicità mia e quella di lei, perchè
+un’intima voce mi diceva ch’ella sarebbe
+stata infelice.... oh era peggio, mille
+volte peggio! E mi rimproveravo aspramente
+di non aver detto a Gastone durante
+il nostro ultimo colloquio ch’egli mi permettesse
+di far sempre le veci di madre
+alla sua figliuola, o almeno di non aver
+avuto il coraggio di scriverglielo dopo che
+egli era partito. Ma per iscriverglielo conveniva
+pur accennare alla possibilità della sua
+morte, nè le mie forze bastavano a tanto.
+</p>
+
+<p>
+Una sua lettera pervenutami in novembre
+m’indusse finalmente a romper gl’indugi,....
+ma ero io ancora in tempo? Nel
+percorrere quel triste messaggio mi pareva
+che un ferro arroventato me ne scolpisse
+ad una ad una le parole nel cuore. Era
+scritto alla fine d’ottobre, dopo la battaglia
+terribile di Malojaroslawetz, dopo aver riveduto
+il campo di Borodino seminato di
+<span class="pagenum" id="Page_251">[251]</span>
+cinquantamila cadaveri insepolti, durante la
+ritirata spaventosa che doveva acquistare
+una sì nefasta celebrità nella storia. — Addio,
+mia buona Maddalena — egli scriveva — addio,
+mia piccola Fanny. La speranza
+di rivedervi, che sostenne il mio coraggio,
+che mitigò le mie sofferenze, è oggi svanita.
+Questa terra ingoia gli uomini. Più
+ancora che per le palle nemiche, più ancora
+che per la lancia cosacca, qui si muore
+di stanchezza, di freddo, di fame. Noi siamo
+decimati da nemici invisibili e non ci resta
+da far altro che incrociar le braccia ed
+attendere il colpo. Addio, Maddalena; se entro
+due mesi dal momento io cui vi giunga
+questa mia lettera, voi non avrete novella
+di me, spedite pure a Nantes il documento
+che vi ho lasciato, e dite a Fanny ch’ella
+non ha più padre. Addio, angelo. Possa il
+bene che mi avete fatto ricadere a mille
+doppi su voi, e consentirvi una vita tranquilla
+e serena. Che la mia memoria non
+sia per voi cagione d’amarezza. Ch’ella non
+turbi un’ora sola della vostra felicità. Ma
+nel vostro crocchio domestico, quando, ormai
+trascorsa la giovinezza, sederete presso
+il vostro sposo, in mezzo ai vostri figliuoli,
+e, nell’abbandono dei cari colloqui, ricorrerete
+col pensiero il passato, rammentatelo
+qualche volta (chè potete rammentarlo senza
+<span class="pagenum" id="Page_252">[252]</span>
+rossore e senza pericolo) il nome di quest’uomo
+che vi affidò il suo più dolce tesoro,
+fatemi un posto presso di voi, vicino
+al vostro focolare, e se tutto non finisce
+con la tomba, il mio spirito, si rallegrerà
+per virtù vostra d’una gioia ineffabile.
+</p>
+
+<p>
+Fanny, che ormai io avevo presa meco,
+era in quel momento nel vicino salotto con
+Maria, il suo cagnolino e altre due o tre
+bimbe. Giuocavano a gatta cieca, e io sentivo
+le loro allegre risate. La non s’era accorta
+che mi fosse giunta una lettera; se
+no me la sarei vista certo ronzare d’intorno....
+Di fuori faceva freddo, pioveva un’acqua
+agghiacciata che picchiava sui vetri
+della finestra. Ma in casa mia c’era un
+raggio di sole, e quel sole era lei...
+</p>
+
+<p>
+Corsi alla mia scrivania e vergai questa
+lettera: — Gastone! Il vostro ultimo foglio
+mi strazia l’anima. Per carità, non disperate
+affatto della Provvidenza, lasciate ch’io
+confidi che non dovrò adempiere al lugubre
+incarico che mi deste. Ah non sapete,
+oltre a tutto, ciò che vorrebbe dire
+per me l’abbandonar Fanny, per Fanny lo
+staccarsi dalle mie braccia? Oh Gastone, io
+non voglio nemmeno supporre che questa
+mia non vi trovi ancora sano. Ebbene, io
+vi supplico di una cosa. Datemi facoltà,
+<i>checchè avvenga</i>, di tener meco Fanny. Non
+<span class="pagenum" id="Page_253">[253]</span>
+vi preoccupate del mio avvenire; questo
+affetto riempirà la mia vita. Accordatemi
+il permesso, se occorre, di distrugger le
+carte che mi avete lasciato pel vostro notaio.
+Fanny vivrà ignorata dalla vostra famiglia,
+ma le mie ricchezze le basteranno
+senz’aggiungervi le vostre, ed ella troverà
+in me una madre che la cingerà delle più
+tenere cure. Ho il presentimento, perdonatemi,
+ho il presentimento che nel vostro
+castello paterno ella non sarebbe felice....
+Con le idee aristocratiche di vostra madre,
+questa fanciulla nata da un matrimonio
+clandestino, piombata, per così dire, d’improvviso
+nella famiglia, chi sa come sarebbe
+accolta?.... Rispondetemi subito.... Se sapeste,
+io vi scrivo con la mano convulsa,
+con gli occhi appannati, con un’emozione
+di cui non conobbi l’uguale.... Oh se questo
+pensiero può confortarvi, s’esso può
+darvi forza a durare i patimenti del cammino,
+se a voi, blandito dalle più superbe
+bellezze, non viene a tedio la meschina cui
+la natura non largì venustà di persona ma
+solo potenza d’affetto, sappiatelo ancora una
+volta, o Gastone, io vi amo. Vi amo per
+voi, vi amo per la dolce creatura che mi
+affidaste. Tornate, e Fanny sarà la <i>nostra</i>
+figliuola. Che se il Signore non vuol concedervi
+di rivedere i vostri cari, ella sarà
+figlia <i>mia</i>.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_254">[254]</span>
+</p>
+
+<p>
+Suggellata in fretta questa lettera, volli
+portarla io stessa alla posta. Uscii studiando
+il passo come il giungere quindici minuti
+prima all’officio postale abbreviasse l’immensa
+distanza che mi separava da Gastone.
+</p>
+
+<p>
+L’impiegato a cui consegnai il foglio,
+quando ne vide la soprascritta in cui non
+era indicata la città ma soltanto il nome
+del corpo d’esercito e il numero del reggimento
+comandato da Gastone, non potè
+trattenersi dal borbottare qualche cosa fra
+i denti e dal dirmi poi: — Badi, signora,
+io prendo anche questa lettera come ne
+ho preso parecchie altre pel campo, ma
+non so farmi mallevadore che arrivi.... — E
+soggiunse mentre scriveva qualche cosa
+sulla coperta: — Brutte notizie! Brutte
+notizie!
+</p>
+
+<p>
+— Ma c’è qualche cosa di recente? di
+ultimo? — chiesi, articolando a stento le
+parole per la soverchia commozione.
+</p>
+
+<p>
+— Brutte notizie! Brutte notizie! — replicò
+l’altro. — Pare che vi sia un nugolo
+di nemici, proprio come le cavallette
+d’Egitto.... Mah!... — E qui si tacque per
+paura di compromettersi.
+</p>
+
+<p>
+Ritornai a casa col cuore spezzato. Periva
+in me l’ultima speranza.
+</p>
+
+<p class="dots">················</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_255">[255]</span>
+</p>
+
+<p>
+Ormai nemmeno i giornali avevano più
+coraggio di mentire, tacevano.
+</p>
+
+<p>
+Se migliaia e migliaia di cuori non avessero
+palpitato per quei valorosi che sei
+mesi prima avevano percorso pieni di baldanza
+l’Europa, ed ora lottavano contro
+l’avverso destino, se un fremito sordo non
+avesse agitato tutte le popolazioni, stanche
+ormai di pagar sì largo tributo di sangue,
+si sarebbe potuto credere che tutto fosse
+finito. Non una lettera giungeva dal campo;
+silenzio profondo. Napoleone e la <i>grande
+armata</i> parevano come un vascello sommerso
+in mezzo all’Oceano; l’onda vi passa
+sopra e cela allo sguardo ogni traccia della
+voragine che si aprì ad inghiottirlo. Il domani
+era involto in un mistero profondo.
+Scomparso l’esercito che aveva fatto tremare
+l’Europa, scomparso l’uomo a’ cui
+piedi s’erano inchinati i re della terra, che
+sarebbe avvenuto? Anche l’esultanza dei
+nemici era mista di perplessità e di sgomento.
+Quando crolla la quercia secolare
+che pur contendeva i raggi del sole a un
+largo tratto di campagna, ogni sguardo la
+cerca e si sorprende di non vederla più.
+Quelli stessi che la reputavano dannosa alla
+vegetazione delle piante minori sono in
+su le prime piuttosto maravigliati che lieti
+della sua caduta.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_256">[256]</span>
+</p>
+
+<p>
+Così allorchè, sullo scorcio di dicembre,
+venne pubblicato un bollettino dell’Imperatore
+e si seppe poi l’arrivo di lui a Parigi,
+il primo sentimento non fu di sdegno
+verso l’ambizioso che immolava tante vittime
+alla sua cupidigia e sapeva sottrarsi
+alla morte, ma fu di sollievo. Il signore del
+mondo è tornato, egli penserà a sventar la
+procella.... Indi a poco però sorse un grido
+da tutte le parti.... — E gli altri? E gli
+altri? — Ma degli altri non ancora un
+messaggio, una parola. Si sapeva soltanto
+che quelli che restavano erano in lotta cogli
+uomini, con la fame, col freddo....
+</p>
+
+<p>
+Il termine, passato il quale io avrei dovuto
+scrivere a Nantes per obbedire agli
+ordini di Gastone, era già mezzo trascorso.
+Ogni mattina io mi svegliavo con la speranza
+di ricevere una lettera, ogni sera
+posavo la testa sull’origliere con l’anima più
+sfiduciata. Non cercavo più fra le coltri il
+sonno, ma il riposo. Però le coltri stesse mi
+riuscivano insopportabile peso; talora, nel
+cuor della notte, io balzavo dal letto, e recandomi
+tacitamente nella stanza contigua
+ove Fanny dormiva con la sua Maria, e col
+cagnolino raggomitolato ai piedi, restavo
+qualche minuto immobile a contemplarla.
+Una pace così dolce e serena era diffusa
+nella sua fisonomia, un sorriso così innocente
+<span class="pagenum" id="Page_257">[257]</span>
+scherzava sulle sue labbra, che io
+pendevo sulla sua cuna quasi attendendo che
+da lei mi venisse un raggio di quella pace,
+di quella fede. Stolta lusinga! Io non potevo
+scacciare da me il pensiero che fra
+poco anche la mia ultima consolazione sarebbe
+svanita, che di tutto il mio bel sogno
+non sarebbe rimasta che la memoria.
+</p>
+
+<p>
+Giannina era tornata anch’essa in mille
+affanni pel suo fidanzato, ma, secondo il
+costume, non lo lasciava scorgere, ed era
+preoccupata anzitutto di me e di Fanny.
+Però usciva di casa spesso, e si recava da
+qualche parente o da qualche amica per
+raccogliervi le voci che correvano in paese.
+Indi tentava di dare un colore ottimista alle
+notizie udite qua e là, e voleva far animo
+a me ed a sè stessa, dicendo — Vedrà che
+ogni cosa finirà bene. Lo sa che qualcheduno
+ha scritto.... qualcheduno è arrivato....
+È stato un freddo immenso, ecco tutto....
+</p>
+
+<p>
+Ma nè dalle lettere di chi aveva scritto,
+nè dalle parole di chi (raro come le mosche
+bianche) era arrivato, riusciva possibile
+argomentare ciò che fosse successo
+degli altri, e trarre argomento di conforto.
+S’era rotto il fascio che tiene unito
+un esercito; non v’erano più nè divisioni,
+nè reggimenti, nè compagnie, non v’erano
+che manipoli d’uomini intesi soltanto ad
+<span class="pagenum" id="Page_258">[258]</span>
+aprirsi un varco fra i ghiacci, a fuggire da
+una terra inospite e fatale. Nessuno conosceva,
+nessuno curava il vicino. A fianco un
+momento l’uno dell’altro, si smarrivano per la
+via, e seppur procedevano insieme, quando
+l’uno cadeva, non una mano si chinava a
+raccoglierlo.... Scalpitavano dietro, e si vedevano
+lungi nell’immensa pianura, in mezzo
+ai larghi fiocchi di neve e turbinanti com’essa,
+i corridori cosacchi; l’<i>urrà</i> selvaggio
+dei barbari si mesceva al sibilo del
+vento tra i nudi rami delle foreste; le
+poche case trovate lungo il cammino non
+offrivano che un asilo infido, gli allegri fuochi
+di paglia non rendevano il sangue alle
+membra irrigidite, ma le incancrenivano;
+giù pegli argini dei fiumi o pel declivio delle
+alture, vestite d’una lastra di ghiaccio, rotolavano
+confusamente i cannoni e i cavalli
+travolgendo seco i fuggiaschi. Ora, se in
+mezzo a questo infuriare del cielo e degli
+uomini, taluno toccava un suolo amico, se
+riusciva a guadagnare la patria, era un’ironia
+chiedergli e com’egli fosse arrivato e
+che fosse avvenuto de’ suoi compagni.... Che
+poteva egli saperne? Rammentava egli forse
+l’ultimo giorno in cui li aveva veduti?.....
+Talvolta pensando ch’egli si era salvato da
+pericoli che l’umana fantasia non comprende,
+egli rispondeva alle inchieste affannose — Sono
+<span class="pagenum" id="Page_259">[259]</span>
+tornato io, torneranno anche gli altri. — Ma
+chi lo udiva, chi aveva inteso come
+egli era tornato, doveva scrollare il capo
+sfiduciato e pregar pei suoi cari. Ne vidi
+anch’io uno di questi reduci; sembrava uno
+spettro, non si ricordava neppure a qual
+reggimento avesse appartenuto, quali fossero
+stati i suoi capi; ne aveva cambiati tanti!
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<h2>XVIII.</h2>
+</div>
+
+<p>
+Il tempo passa inesorabile, e così era
+venuto il gennaio 1813, e Venezia, malgrado
+i lutti di tante famiglie, aveva indossato
+nuovamente il suo abito carnevalesco,
+e già aveva aperto i teatri e si disponeva
+ad aprire i Ridotti. La spensierata
+regina dell’Adriatico, perduta ogni altra potenza,
+conservava lo scettro dei bagordi e
+dei chiassi.
+</p>
+
+<p>
+Il tempo passa inesorabile, e al 25 di
+quel mese ricorreva il giorno nel quale io
+avrei dovuto eseguire gli ordini di Gastone.
+Ma, di mano in mano che quel giorno si
+avvicinava, le mie forze scemavano, i miei
+dubbi ingigantivano, e l’idea del dovere che
+<span class="pagenum" id="Page_260">[260]</span>
+addietro m’era parsa sì chiara andava facendosi
+in me singolarmente confusa. Fanny
+non aveva il più lontano presagio ch’ella
+avrebbe potuto un giorno esser tolta dal
+mio fianco. Avevo per mesi e mesi nudrito
+in lei la fede che il suo babbo sarebbe tornato;
+poi, venutomi meno il coraggio di
+alimentare in lei una speranza che si era
+via via dileguata da me, avevo preferito
+tacere. Ed ella pure taceva; solo mi guardava
+talvolta come usano i bimbi, quando
+passa per la loro testina qualche cosa che
+sentono di non dover dire. Un dopo pranzo,
+eravamo vicino al caminetto, io la presi
+su’ miei ginocchi e le dissi: — Senti, Fanny,
+se la zia Maddalena dovesse andarsene....
+</p>
+
+<p>
+— Andrei seco — ella rispose.
+</p>
+
+<p>
+— E se — proseguii — vi fossero persone
+che venissero a prenderti e ti conducessero
+via.... in un bel castello, con tanti
+bei fiori..
+</p>
+
+<p>
+Io non avevo la forza di proseguire.
+</p>
+
+<p>
+Ella alzò i suoi limpidi occhi azzurri, e
+me li fissò in viso ridendo, come s’io parlassi
+per celia; poi, visto ch’io continuavo
+a star seria, si annuvolò a poco a poco, e
+gridò: — Cattiva! — Rimase un momento
+imbronciata, quindi ad un punto diede in
+un pianto dirotto, rumoroso, cingendomi il
+collo colle sue braccia e appoggiando il capo
+<span class="pagenum" id="Page_261">[261]</span>
+sulla mia spalla. <i>Café-au-lait</i>, che, immobile,
+col muso all’insù, con le orecchie tese,
+scosso solo qualche volta da un leggero
+fremito, aveva assistito a questa scena, allorchè
+intese i singhiozzi della sua padroncina,
+s’impuntò sulle zampe e col pelo irto
+e mandando fiamme dagli occhi mise un
+guaito fra il lamentevole e il minaccioso,
+come volesse dirmi: — O perchè tormentare
+quella bimba?
+</p>
+
+<p>
+Dio mio! Dio mio! Ma che devo fare?
+</p>
+
+<p>
+— Non piangere così, il mio angioletto,
+non pianger così. Sii buona; non ti divideranno
+da me, no.... Andiamo, rasciughiam
+quegli occhietti.... Oh che bimba!
+</p>
+
+<p>
+Sa il cielo se ce ne volle prima di farla
+smettere, e sa il cielo ciò ch’io provassi.
+</p>
+
+<p>
+Nè le mie parole valsero a rassicurarla
+appieno; chè ell’era divenuta ormai sospettosa,
+e in mezzo a’ suoi giuochi si arrestava
+sovente e si guardava attorno, e se
+io non ero nella stanza, mi chiamava e correva
+tutta trafelata a cercarmi, nè aveva
+pace finchè non mi avesse ricondotta seco
+trascinandomi per un lembo del vestito.
+</p>
+
+<p>
+Oh quante volte, gettando gli occhi sul
+piego fatale lasciatomi da Gastone, provai
+un impeto cieco e fui sul punto di distruggere
+ogni cosa! — Chi avrebbe potuto ridomandarmi
+Fanny quando più non fossero
+<span class="pagenum" id="Page_262">[262]</span>
+esistite le prove ch’elle era figlia del visconte
+di Serges? — Ma no, io non potevo
+far ciò, gli ordini di Gastone erano chiari
+e precisi, ed erano ordini d’un padre che
+disponeva delle sorti della sua bambina.
+Avevo io il diritto di trasgredirli? Oh perchè,
+perchè, stolta ch’io fui, non m’ero decisa
+prima a scongiurarlo ch’egli li revocasse?
+Perchè avevo spedita la mia lettera
+quand’egli non poteva più riceverla?
+</p>
+
+<p>
+Però, allorchè giunse il momento di compiere
+il debito mio, nè di Gastone si sapeva
+novella, presi invano la penna per
+iscrivere a Nantes, invano cominciai, due
+tre, quattro volte, la lettera destinata a rapirmi
+il mio ultimo bene; bastava la voce
+di Fanny, il suo sorriso, il suo passo, a
+spegnere la mia energia. E le obbiezioni
+mi si affacciavano innumerevoli, e se prima
+m’erano sembrate folli ed inani, mi sembravano
+allora valide e giuste, e scompigliavano
+il mio criterio. Nello scrivermi che
+io informassi dopo due mesi il suo procuratore,
+Gastone non sapeva, non poteva sapere
+ciò che sarebbe avvenuto di poi. Egli
+non prevedeva la dispersione terribile della
+Beresina che aveva rotto ogni legame nell’esercito,
+che aveva dato in mano ai Russi
+i nostri migliori soldati. Io m’affrettavo a
+crederlo morto e forse egli era prigione,
+<span class="pagenum" id="Page_263">[263]</span>
+e non gli si permetteva di dar notizie di
+sè, ma tostochè fosse conchiusa la pace
+egli sarebbe tornato, sarebbe corso in traccia
+della sua Fanny, e a trovarla ancora
+presso di me, florida, gaja, amorosa, lo
+avrebbe risarcito di tutti i disagi, di tutti
+i dolori sofferti! O forse, ferito, con le membra
+rattratte dal gelo, egli languiva in terra
+lontana, ma appena la primavera avesse
+intiepidita l’aria, avrebbe potuto lasciar la
+coltrice, e mi avrebbe mandato una riga, e
+io sarei corsa da lui, ovunque egli fosse,
+portandogli la sua figliuola! Vederlo mutilato,
+deforme, da così bello ch’egli era, che
+importa? Mi sarebbe parso anzi meno strano
+ch’egli amasse me, me, scema d’ogni grazia
+e d’ogni avvenenza. Ma, in verità, perchè
+disperare? Ne andavano pur tornando di
+questi sbandati, e dicevano tutti: — Chi
+sa? Quando men si crede, uno che si riteneva
+estinto in quella catastrofe, può comparirvi
+dinanzi. — Sì, un soldato, ma un
+colonnello!
+</p>
+
+<p>
+Un giorno capita un tale, vuol parlare
+in gran segreto con Giannina. Porta una
+lettera d’un soldato chioggiotto che si trova
+nell’ospitale di Varsavia, ferito. Quella lettera
+è diretta alla famiglia di lui, ma ha
+un poscritto che dice: — Presso la signora
+Maddalena Lisari, nella parrocchia, ecc. ecc.,
+<span class="pagenum" id="Page_264">[264]</span>
+deve trovarsi una cameriera di nome Giannina.
+Avvertitela che nella stessa mia ambulanza
+vi è il suo fidanzato Paolo.... il
+quale perdette una gamba, ma è in via di
+guarigione e potrà alzarsi fra poco. Egli
+la saluta e la prega di mandargli qualche
+denaro. — Tralascio di descrivere le feste
+di Giannina. In quel tempo, nel quale i
+propri cari si piangevano per morti, era
+suprema ventura il dire: Sapete, il tale
+non fu ucciso, perdette soltanto un braccio,
+una gamba, o le perdette tutte due, ma
+vive, ma uscirà presto dallo spedale....
+Quante povere famiglie furono consolate da
+una notizia simile!... — Oh — sclamava
+Giannina — vedrà, vedrà, anche pel colonnello
+non ci saranno poi tutti questi guai.
+Anche a lui sarà toccato qualche cosa di
+analogo a quel capo scarico di Paolo. Ebbene,
+ci vuol pazienza, è affar d’abitudine.
+Siamo avvezzi a veder la gente con due
+braccia, con due gambe, ma a mano a
+mano che questi signori tornano dalla Russia
+ci avvezzeremo a vederli con un braccio
+o con una gamba sola. Creda a me, i
+deformi ci parranno gli uomini completi.... — E
+poi correva nella sua camera, e metteva
+insieme il suo oro e la poca moneta
+che aveva raggranellata, e stava per barattare
+tutto e per fare una rimessa al suo
+<span class="pagenum" id="Page_265">[265]</span>
+Paolo, ma io non glielo permisi e volli
+supplire con la mia borsa ai suoi desiderii.
+Durai una fatica immensa a far ch’ella
+accettasse; le pareva, poveretta, che non ci
+fosse lo stesso merito, le pareva ch’egli,
+il suo Paolo, avrebbe capito per aria che
+quelli non erano i frutti de’ suoi risparmi,
+ma bensì denari avuti dalla sua padrona,
+e che perciò egli non li avrebbe ricevuti
+con uguale soddisfazione. Quando finì col
+persuadersi, si mise al tavolino, e chiamando
+a raccolta tutte le sue cognizioni,
+scrisse una lettera al suo sposo, scorretta,
+ma così piena d’affetto, che se quell’asinaccio
+non si leccava le dita d’essere amato
+da una donna simile non c’era da far più
+conto di lui che d’una talpa o d’una marmotta.
+Nè Giannina si dimenticava de’ miei
+affanni, e scriveva fra l’altre cose: — Fatti
+leggere anche questo ultimo periodo (chè
+tu, per tua disgrazia non sai neppur sillabare)
+e figgitelo bene in capo. In ricambio
+del danaro che ti mando tu mi devi
+un servigio. Conviene che tu t’informi subito
+del colonnello Gastone di Serges che
+veniva in casa della nostra signora in Venezia,
+e qualunque sia la notizia che tu
+possa raccoglierne, buona o cattiva, tu me
+la faccia avere. Hai capito?
+</p>
+
+<p>
+Era tuttavia ben debole la speranza di
+<span class="pagenum" id="Page_266">[266]</span>
+sapere alcun che con questo mezzo. Ricorsi
+ad un altro espediente. Scrissi, cioè,
+una lettera non firmata al notaio di Nantes
+dicendo esservi in Venezia persona, che
+non poteva dare il suo nome, alla quale
+occorreva, per ragioni gravissime, di sapere
+che notizie positive vi fossero intorno
+al visconte Gastone di Serges. Essere impossibile
+pel momento l’offrire maggiori
+spiegazioni, supplicarsi però di voler rispondere
+una sola riga ferma in posta a
+un indirizzo che si confessava non essere
+il vero.
+</p>
+
+<p>
+Così, con affannosa ansietà, io attendevo
+risposta da due parti.
+</p>
+
+<p>
+E la prima risposta venne, non da Varsavia,
+ma da Nantes. Che forza io dovessi
+fare a me stessa, dopo aver tanto aspettato
+quella lettera, par romperne i suggelli,
+lascio immaginarlo a chi si trovò nel mio
+caso. Il notaio Moussu (era il suo nome)
+doveva essere un uomo molto occupato;
+il suo foglio non conteneva che pochissime
+righe di scritto. — «Non ho l’abitudine di
+rispondere a chi non si fa conoscere — egli
+diceva — ma l’urgenza della domanda
+m’induce a fare una eccezione. Del visconte
+Gastone di Serges non si hanno notizie
+positive. Lo si teme morto, ma non
+si è certi. Si continuano le indagini. Potrebbe
+<span class="pagenum" id="Page_267">[267]</span>
+esser ferito e prigioniero. Se chi
+scrive ha cose gravi da comunicare, si rivolga
+a me, procuratore ed amico del Visconte.
+Però è necessario anzitutto togliere
+gli anonimi e i sotterfugi.
+</p>
+
+<p class="indr">
+«<span class="smcap">Andrea Moussu</span><br>
+«<i>Notaio a Nantes.</i>»
+</p>
+
+<p>
+Questo messaggio, in altri tempi, mi
+avrebbe afflitto; nel momento in cui lo
+ricevetti mi consolò. Non era dunque tolta
+ogni speranza. Gastone poteva ancora esser
+vivo. Parvemi inoltre di essere in pace
+con la mia coscienza. Non avevo eseguito
+puntualmente gli ordini del Visconte, ma
+avevo fatto sapere ai suoi ch’egli aveva
+seri interessi in Venezia.... Anzi mi sembrava
+dovermi applaudire del mio operato.
+Il desiderio di Gastone era pur quello che
+sua figlia rimanesse meco fino al suo ritorno
+o fino all’annunzio della sua morte.
+Poichè questo annunzio non v’era, io non
+dovevo badare alla sua ultima lettera, ma
+regolarmi a seconda delle intenzioni ch’egli
+mi aveva manifestato a voce prima di partire.
+Perciò ripresi la penna, e scrissi a
+Nantes ch’io ringraziavo del cortese riscontro,
+che non m’era dato ancora svelarmi,
+nè spiegar le gravi ragioni che mi
+avevano mossa, ma che pregavo soltanto,
+<span class="pagenum" id="Page_268">[268]</span>
+allorchè o della salvezza, o della morte di
+Gastone si sapesse qualche cosa di sicuro,
+di voler darmene avviso......
+</p>
+
+<p>
+Poi stetti aspettando.
+</p>
+
+<p>
+Che non si disse sull’aspettazione! Qual
+poeta novellino o provetto non consacrò a
+questo tema i suoi versi! Vivere in una
+sospensione continua dell’animo, al mattino
+affrettare la sera, alla sera il mattino,
+scuotersi al rumor d’ogni passo, al fruscio
+d’ogni veste, all’aprirsi d’ogni uscio, non
+poter attendere a una occupazione seguita,
+piangere, sospirare, corrucciarsi anche degli
+annunzi lieti, anche con le persone care,
+se non sono le persone e gli annunzi che
+si aspettano, sentirsi posseduti da un pensiero
+unico, assiduo, da un assiduo ed
+unico affetto, non provar simpatia per le
+gioie e pei dolori degli altri, ma creder che
+tutti gli altri debbano aver simpatia per
+le gioie e i dolori propri, favellare a caso,
+risponder distratti, ecco ciò che produce
+l’attesa. Ecco qual era il mio stato.
+</p>
+
+<p>
+Da Varsavia e da Nantes uguale silenzio.
+Giannina non aveva ricevuto più notizie del
+suo sposo, ed era anche lei sulle spine.
+Verissimo ch’egli nè sapeva scrivere, nè
+aveva l’abitudine di scomodarsi per la sua
+fidanzata, ma, nel mandargli il danaro, ella
+lo aveva supplicato con tanta insistenza a
+<span class="pagenum" id="Page_269">[269]</span>
+informarsi di Gastone e a rispondere, che
+ella non sapeva persuadersi come, se non
+gli fosse accaduta sventura, egli avesse potuto
+esimersi dal trovar fra i suoi camerati
+chi vergasse una lettera per conto suo.
+Andò in traccia della persona che le aveva
+recato le prime notizie, ma non potè cavarne
+altro senonchè la certezza che il soldato
+chioggiotto per mezzo del quale Paolo
+si era fatto vivo era in convalescenza a
+Varsavia e scriveva regolarmente alla sua
+famiglia. Forse avrebbe giovato andare a
+Chioggia. Giannina non lo diceva, per tema
+di darmi noja, ma io lo compresi e le diedi
+licenza che andasse. Invero erano corse
+ormai parecchie settimane dacchè ella aveva
+scritto a Varsavia, e quel silenzio era abbastanza
+singolare. Dopo aver aspettato ancora
+alcun poco, ella intraprese la gita. Si
+riserbava anche a lei, poveretta, uno di
+quei dolori che avvelenano l’esistenza. Il
+dì appresso, sempre col pensiero di Gastone,
+com’è facile immaginarsi, e combattuta
+fra la speranza e il timore delle notizie
+che Giannina avrebbe potuto recarmene, io
+non ebbi un momento di pace. Era notte
+quand’ella giunse, Dio mio, in quale stato.
+Non l’avevo mai vista così, nemmeno nei
+suoi giorni più angosciati.
+</p>
+
+<p>
+— Parla, per carità, Giannina, che cosa
+<span class="pagenum" id="Page_270">[270]</span>
+è accaduto? Sta male? È morto forse?.....
+E Gastone? — soggiunsi a voce più bassa,
+parendomi sconveniente di rivolgerle questa
+domanda mentr’ella era già tanto turbata.
+</p>
+
+<p>
+— No, padroncina, nulla ho potuto saper
+del visconte.... Ma <i>lui</i>, oh infame! è peggio
+che morto....
+</p>
+
+<p>
+— Calmati, spiegati.
+</p>
+
+<p>
+— Sì, sì, mi spiego subito.... Infame!....
+Quando mi presentai da quella famiglia (una
+famiglia patriarcale; c’è un nonno che avrà
+novant’anni, e poi i figli, e le nuore, e i
+nipoti, tutti attorno, pieni di riverenza e
+d’affetto), quando mi presentai e dissi il mio
+nome, e ciò ch’io chiedevo, li vidi, qual più,
+qual meno, turbarsi e farsi cenno col capo
+come a significare: Badate di non dir nulla.... — Ma
+io non mi mossi.... mi mostrai forte,
+preparata a tutto, indifferente quasi.... Alla
+fin dei conti — dissi per incuorarli — dopo
+un disastro simile c’era da aspettarselo
+pur troppo.... ma almeno esser fuori delle
+incertezze.... poter pregare il Signore pei poveri
+defunti.... e certo il Signore darebbe
+pace a quelli che restano.... Una delle nuore
+trasse un sospiro, un uomo, scuotendo la
+cenere della sua pipa, si passò una mano
+sugli occhi, ma il vecchio teneva saldo, e
+continuava a ripetere..... Cara creatura, non
+ne sappiamo niente, ma faremo scrivere a
+<span class="pagenum" id="Page_271">[271]</span>
+Nane, ed egli risponderà subito..... oh quello
+lì scrive come il signor vicario!... e quando
+avremo notizie, buone o cattive, verrà uno
+dei miei nipoti a portarvele.... Già essi ci
+vengono spesso a Venezia..... — Io però
+avevo capito da un pezzo che essi sapevano
+tutto, e non volevo andarmene se non avessi
+loro strappato il segreto. Dissi una bugia....
+Ebbene, buona gente, io lo calcolo morto e
+sciolgo il mio voto. È un voto che ho fatto
+alla Vergine quando Paolo è partito.... S’egli
+muore, vo monaca....
+</p>
+
+<p>
+La donna che aveva prima sospirato non
+seppe reprimere un’esclamazione. — Monaca
+per quello lì!
+</p>
+
+<p>
+L’avo voltò faticosamente la testa dal suo
+seggiolone e slanciò alla giovane uno sguardo
+pieno di rimprovero, ma senza amarezza.
+Alle corte; ormai ero messa sulla strada e
+a forza d’insistenza riuscii a sapere la verità....
+Infame!... Proprio quella mattina,
+veda combinazione, avevano ricevuto una
+lettera del loro Nane, nella quale, dopo tante
+altre cose, diceva loro che era scandalizzato
+del contegno d’un suo commilitone. Non
+avrebbe mai creduto che si potesse esser
+furfanti simili..... Stia a sentire, stia a sentire....
+Appena avuto il danaro..... ch’era
+molto, pur troppo....
+</p>
+
+<p>
+— Non era poi tanto — interruppi.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_272">[272]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Ah padroncina, bisogna che le domandi
+perdono in ginocchio. Lei sa che
+m’ha costretta ad accettare il suo regalo
+perchè io non dovessi dar fondo a’ miei
+risparmi, nè vendere i miei ori.... Ebbene,
+accettai. Ma poi mi parve, stolida! che non
+era bello ch’io non facessi nessun sacrificio,
+e mi sentivo una spina al cuore, scimunita!
+e impegnai tutto, fuori di queste buccole
+che ho agli orecchi, e presi la moneta che
+avevo in cassetto, e feci un monte d’ogni
+cosa, e gli spedii, sa quanto?
+</p>
+
+<p>
+— Dillo, via....
+</p>
+
+<p>
+— Per più di cento zecchini veneti.
+</p>
+
+<p>
+— Oh che grulla. Ebbene?
+</p>
+
+<p>
+— Ebbene. Quando li ebbe, scrive Nane,
+era sul punto di uscire dell’ambulanza e
+trattò gli amici la sera stessa con gran
+cortesia. Ma, subito, il mattino dopo, cominciò
+a metter su boria e a dire che quei
+denari non erano già risparmi della sua
+fidanzata; no, tutt’altro, erano i fitti di alcune
+case ch’egli aveva in Venezia. E già,
+egli era ricco, e di quelle rimesse se ne
+sarebbero viste continuamente.... Poi, invece
+di disporsi a partire, si mise a bazzicare
+pel paese, e va di qua, va di là, con
+la sua gamba di legno, brutto mostro, s’imbattè
+in un’ostessa meno giovane di lui, ma
+non isprovvista di beni di fortuna, benchè
+<span class="pagenum" id="Page_273">[273]</span>
+debba esser corta di cervello, e si spacciò
+con lei per un gentiluomo veneziano, malgrado
+che i compagni se ne prendessero
+giuoco e gli dessero la berta, e la infinocchiò
+per modo, che.... ma non par credibile.....
+</p>
+
+<p>
+— Ebbene?
+</p>
+
+<p>
+— L’ha sposata!
+</p>
+
+<p>
+Nel tuono con cui Giannina pronunziò
+il suo discorso, e sopratutto nell’accento
+da lei dato all’ultima frase v’era qualche
+cosa di sì vivace e piccante, che, malgrado
+la serietà dell’argomento, se l’animo mio
+non fosse stato turbato per altre ragioni,
+scommetto che avrei dovuto finire col riderne.
+Pensare che i miei denari avevano
+contribuito a far passar quello zotico di
+Paolo per un gentiluomo e a dargli in moglie
+un’ostessa polacca!
+</p>
+
+<p>
+— Sicuro — ripigliò Giannina percorrendo
+la stanza per lungo e per largo — ha
+sposato l’ostessa. Figuratevi che tipo....
+Già me la immagino.... sarà corta e grossa....
+tutta stillante lardo dalle braccia e
+dal viso.... E lui! Oh il bel mobile. Con
+la sua gamba di legno.... Ha voglia il cielo
+che quando l’ostessa sappia la verità, la
+te la rompa sul capo la tua gamba di
+legno....
+</p>
+
+<p>
+Ma presto mutò tenore, e immobile e
+<span class="pagenum" id="Page_274">[274]</span>
+torcendosi le dita. — Oh! disgraziata ch’io
+sono — gridò. — Val dunque la pena di
+aver amato un uomo per dieci anni di seguito,
+di averlo amato senza peccare d’infedeltà
+neppur col pensiero, di non aver
+badato alle dicerie della gente, di aver tollerato
+i suoi difetti, di avergli sacrificato
+la propria gioventù, di aver atteso con pazienza
+da santi finch’egli si decidesse a
+romper gl’indugi e darvi il suo nome, val
+la pena di aver fatto tutto ciò perchè poi
+la vile e malnata creatura vi pianti lì per
+la prima venuta, per una che nè lo conosce,
+nè egli conosce, e dopo aver detto a
+voi mille volte: <i>vedremo</i>, <i>penseremo</i>, sposi
+lei dalla mattina alla sera con la stessa indifferenza
+con cui si beverebbe un uovo!...
+Va là anche tu, maledetto pegno — ella
+sclamò quindi strappandosi dal dito l’anello
+e gettandolo in terra con gran diletto
+di <i>Café-au-lait</i>, il quale era presente,
+e poichè vide rotolare sul pavimento qualche
+cosa di luccicante, spiccò tre salti arditissimi — va
+là anche tu, e che nessun
+uomo mi parli, e che nessun uomo mi
+guardi. Tutti scellerati! tutti traditori! — E
+non potendone più, si lasciò cader sulla
+seggiola e diede in uno scoppio di pianto.
+</p>
+
+<p>
+Povera Giannina! Così degna d’esser
+felice!
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_275">[275]</span>
+</p>
+
+<h2>XIX.</h2>
+</div>
+
+<p>
+I gruppi vengono al pettine, e gli affari
+di mia madre si andavano avviluppando
+ogni dì più. Per quanto io fossi distratta
+da altri pensieri, non potevo chiudere gli
+orecchi alle voci che me ne giungevano da
+varie parti. — È un edifizio che si tien su
+a forza di puntelli — dicevano alcuni — ma
+un bel giorno dev’essere uno scroscio meraviglioso. — Mia
+madre non aveva neppure
+nel carnovale 1813 mutato il suo tenore
+di vita, era andata, secondo il solito,
+ai teatri ed ai balli; ma chi la vedeva assicurava
+che le sue acconciature erano quelle
+degli anni scorsi rimesse a nuovo, nè, soggiungevano,
+poteva essere altrimenti, chè
+ormai nessun negozio di merceria le faceva
+credito. In casa si cambiava ogni mese la
+servitù, e la ragione era quella che non
+si pagavano mai puntualmente le mercedi.
+A sentire mia madre, c’era invece un
+pervertimento nella razza dei camerieri. Intanto
+i licenziati sparlavano e la casa era
+screditata senza rimedio. Il signor Venanzio,
+<span class="pagenum" id="Page_276">[276]</span>
+espertissimo negl’imbrogli, si arrampicava
+sugli specchi e pareva un miracolo com’egli
+potesse ritardar la catastrofe. S’era messo
+anche a fare il negoziante, e il vestibolo del
+palazzo Rezzinelli era tutto pieno di botti
+e di sacchi che dovevano rammentare a
+mia madre giorni migliori, quando quelle
+botti e quei sacchi non erano ciurmerie, ma
+affari belli e buoni. Allora ella si turava il
+nasino aristocratico, e sollevava schizzinosa
+le falde del suo vestito di seta; adesso, con la
+sua fede cieca nel signor Venanzio, si riprometteva
+mari e mondi da quelle speculazioni,
+e se si voleva metterla sull’avviso,
+esclamava: — Eh via! Son baie! Volete
+insegnare a Venanzio voi? Egli può mandarvi
+a scuola tutti.
+</p>
+
+<p>
+Però c’era un grave guaio. La catastrofe
+di Russia aveva fatto ritenere un momento
+che si sarebbe venuti per forza o per amore
+agli accordi. Invece le cose prendevano una
+cattiva piega, e tutti sentivano venirsi addosso
+una nuova guerra. Crescevano quindi
+le diffidenze; gli affari diventavano più malagevoli
+e i creditori più ispidi che mai.
+</p>
+
+<p>
+— Il naufragio è vicino — diceva il
+signor Lodovico facendo girare la tabacchiera.
+</p>
+
+<p>
+Quanto a me, avevo fermato irrevocabilmente
+i miei propositi. Assistere il signor
+<span class="pagenum" id="Page_277">[277]</span>
+Venanzio, l’uomo che aveva insidiato l’onore
+del mio nome, diviso la mia famiglia, costretta
+me a lasciare il tetto materno, giammai.
+E il signor Venanzio ne era così persuaso
+che, sebbene vilissimo, non osò
+farmi dirigere la più lontana preghiera. Del
+resto, la sola che avrebbe potuto discorrermene,
+mia madre, era tenuta all’oscuro
+della verità. Fosse la boria di non lasciare
+che sua moglie lo credesse rovinato,
+fosse che la sua natura insidiosa non gli
+consentiva di esser franco, nemmeno se la
+franchezza poteva giovargli, fatto si è ch’egli
+non si era mai aperto con lei. Aveva consumato
+a oncia a oncia il suo patrimonio
+dicendole sempre che investiva il danaro in
+ispeculazioni che avrebbero reso il cento
+per cento, e sotto questo pretesto, a quanto
+mi si era detto, le aveva tolto dopo l’ultimo
+carnovale le sue gioie con la promessa di
+restituirgliele nell’autunno seguente. Comunque
+sia, io non avrei fatto nulla per esso.
+Ma io non ero dimentica de’ miei doveri
+verso mia madre, e sapevo che non m’era
+lecito sottrarmi ad alcun sacrifizio per salvarla
+dalla miseria e dalla vergogna. V’era
+finalmente Clara raggirata in perfida guisa
+per indurla a cingere il velo e ad abbandonare
+una parte della sua sostanza. Ebbene;
+non l’avevo io avvertita di ciò che
+<span class="pagenum" id="Page_278">[278]</span>
+si tramava a suo danno, non le avevo offerto
+di aiutarla s’ella credeva che le sue
+forze non bastassero a resistere? In verità,
+vedendola in convento, la non mi era sembrata
+così innocentina da lasciarsi prendere
+all’amo, e se malgrado ciò le piaceva andar
+monaca, non ero io che dovessi pigliarmi
+soverchio affanno. Al cuore non si comanda,
+ed io, per quanto facessi, non riuscivo ad
+amarla. Tuttavia, era mio intendimento, nel
+provvedere alla sorte di mia madre, di patteggiare
+anche la libertà di colei ch’era pur
+mia sorella, di fare in modo cioè che la
+uscisse intanto dal chiostro e, fuori d’ogni
+influenza, potesse decider da sè della sua
+persona e de’ suoi averi.
+</p>
+
+<p>
+Ma da questo lato le cose andarono più
+rapide ch’io non credessi, poichè Clara, con
+quella buona memoria che hanno le persone
+bisognose di qualche servigio, s’era ricordata
+perfettamente delle mie esibizioni, e
+una sera a ora tardissima, quando meno
+me l’aspettavo, una gondola approdata alla
+mia riva mi conduceva proprio lei, fuggita,
+non so come, dal ritiro. Era stato quella
+mattina il signor Venanzio a discorrere con
+la superiora, e, per le relazioni ch’ella aveva
+avuto intorno a questo colloquio, le faccende
+stringevano, e si voleva a ogni costo farle
+prendere il velo. Ella però, che aveva ben
+<span class="pagenum" id="Page_279">[279]</span>
+altro pel capo e aveva promesso a Roberto
+(chi era questo nuovo personaggio?) di esser
+sua sposa, aveva trovato la via di deludere
+la vigilanza delle monache ed era venuta a
+cercar ricetto da me. Il suo Roberto era
+a parte di questa fuga e non avrebbe mancato
+di presentarsi l’indomani per aver nuova
+di lei. Ch’io la proteggessi quindi da chi
+avrebbe fatto il possibile per richiuderla in
+convento, e che favorissi i suoi amori con
+l’ottimo, con l’onesto, coll’impareggiabile
+Roberto.... La pregai che andasse adagino;
+che, circa al proteggerla, avrei posto in
+opera la mia influenza perchè si rispettasse
+la sua libertà, ma che quanto all’ottimo,
+all’onesto, all’impareggiabile Roberto, di cui
+ella non sapeva dirmi nemmeno il cognome,
+era chiaro ch’io non potessi pel momento
+impegnarmi a nulla. Ella non avrebbe finito
+più di discorrere, ma io la persuasi a
+prendere intanto qualche cosa da cena e a
+coricarsi; stesse tranquilla, che non sarebbero
+venuti i birri a portarla via. Giannina,
+che non l’aveva mai avuta nelle sue buone
+grazie, e che dopo il fiero disinganno toccatole
+era assai frastornata, le dava fretta
+e rispondeva con monosillabi alle sue mille
+interrogazioni. Ma non è agevole impresa
+il frenar lo scilinguagnolo di una educanda. — Ma
+via — sclamò ad un punto la cameriera
+<span class="pagenum" id="Page_280">[280]</span>
+impazientita — non parli così forte,
+chè sveglia Fanny. — Fanny! O chi è
+Fanny — chiese Clara. E poi, guardandomi,
+soggiunse — Ma dimmi? Saresti forse maritata?
+E nessuno me lo avrebbe detto? E
+avrei una nipotina?.... — Che sogni! — risposi — no,
+che non sono maritata. — O — continuò
+la pettegola senza scomporsi — sarebbe
+un matrimonio clandestino, come
+ha fatto la zia d’una mia compagna d’educandato....
+Oh che male c’è? — Tu sei
+una bimba — interruppi io seria seria, e
+parli senza pensare. Chiunque sia Fanny,
+non occupartene questa sera, fatti accompagnar
+da Giannina, e va in letto. — Ih! — diss’ella
+un po’ infastidita — che tu
+debba esser sempre così sentenziosa. — E
+se ne andò, mentre io mi dolevo che mi
+fosse capitata questa nuova molestia. Ma,
+in fin de’ conti, osservavo meco medesima,
+è pur colpa mia!
+</p>
+
+<p>
+La mattina, Clara mi fece dire che, camuffata
+da educanda, non sarebbe uscita
+di camera, ch’io le mandassi quindi qualche
+vestito mio. Davvero la ci doveva fare una
+bella figura. Ella era sette o otto dita buone
+più corta di me, ed era assai più rigogliosa,
+più florida. Perciò, quand’ella mi si
+presentò con un strascico lungo un braccio,
+e col corpetto non abbottonato, non potei
+<span class="pagenum" id="Page_281">[281]</span>
+trattenermi dal ridere. E la scena divenne
+più comica quando <i>Café-au-lait</i>, fra per
+trovarsi faccia a faccia con una persona
+sconosciuta, fra per veder quella persona
+vestita degli abiti miei, montò sulle furie
+e si scagliò con tanta veemenza addosso
+a Clara ch’ella, volendo ritrarsi sbigottita,
+incespicò nella coda e fu a un punto per
+cadere.
+</p>
+
+<p>
+Quietammo la bestia, ma Clara era tutta
+impaurita e confusa, e non capiva più dove
+si trovasse, e guardava ora a quella bimba
+a lei sconosciuta che mi chiamava zia Maddalena,
+ora a quel cagnolino che pareva
+dolersi del suo arrivo con la fanciulla, ora
+finalmente a me che non le davo la chiave
+dell’enigma.
+</p>
+
+<p>
+Io avevo fatto pregare mia madre che
+si recasse a casa mia, ed ella mi comparve
+dinanzi con la faccia stravolta quale io non
+l’avevo ancora veduta. Sapeva della fuga
+di Clara, ma allorchè io le dissi che la
+ragazza si trovava da me, ella, anzichè tranquillarsi,
+proruppe in una serie d’invettive
+assai poco consentanee alla mitezza del suo
+carattere e alla usata cortesia de’ suoi modi,
+chiamando lei colpa di tutto, lei vera e sola
+cagione della rovina della famiglia. Era
+chiaro che la bomba era scoppiata, e che
+anche agli occhi di mia madre, poveretta,
+<span class="pagenum" id="Page_282">[282]</span>
+s’era squarciato il velo che le aveva per
+tanto tempo nascosto l’abisso. Meno si capiva
+com’ella attribuisse il disastro a Clara,
+ma pure di ciò mi resi presto ragione. La
+fuga di un’educanda da un convento non
+era uno di quei fatti che commovessero la
+cittadinanza, nè metteva allora, come avrebbe
+messo qualche anno più tardi, tutta la
+polizia sulle orme della fuggitiva; era nondimeno
+un avvenimento che non poteva
+rimanere segreto e di cui il pettegolezzo
+s’impadroniva con singolare compiacenza.
+Appena giunse ai caffè della piazza la voce
+che la giovinetta Clara Lisari, educanda
+alle Salesiane, s’era involata nel cuor della
+notte, dicevano, con un amante; mentre il
+signor Venanzio aveva spacciato fino al dì
+prima ch’ella era ormai persuasa di pigliare
+il velo, e che in tal guisa buona parte del
+suo patrimonio sarebbe stato rinunciato
+alla famiglia; se ne fece uno sclamore
+grandissimo, e i creditori del signor Venanzio
+non vollero più saperne di tergiversazioni.
+Allora il degno personaggio, tornando
+a casa, aveva maledetto il giorno e
+l’ora della nascita di Clara, aveva imprecato
+a sua moglie, a me, e s’era disposto
+alla fuga. Ma lo si era fermato in tempo,
+e lo si teneva in provvisoria custodia finch’egli
+saldasse certi suoi debiti e rendesse
+<span class="pagenum" id="Page_283">[283]</span>
+conto di certi affari.... — Un uomo come
+Venanzio! — sclamava mia madre. — Che
+infamia!... Ma tu lo salverai, non è vero,
+Maddalena? — Io! In verità, se avessi creduto
+alle stregonerie, avrei attribuito ad
+un filtro il singolare acciecamento di mia
+madre per quel malvagio. Ella non aveva
+in cuore che lui, e nell’idea che Clara gli
+avesse dato l’ultima spinta verso il precipizio,
+non voleva nemmeno vederla, e andava
+ripetendo: — Oh! se ci tornerà in
+convento! Se Venanzio la farà stare a dovere!
+Disobbedire a Venanzio! Oh ci tornerà! — Così
+tacevano in lei i sentimenti
+più sacri, e solo restava quella folle e malnata
+passione sopravvissuta ai disinganni e
+all’età. Nè quando io le feci intendere che,
+conscia de’ miei obblighi verso di lei, non
+ero disposta a fare un sol passo in favore
+di suo marito, ella si mostrò meno acerba
+a mio riguardo. Mi chiamò una figlia indegna,
+e proruppe in altre escandescenze
+che amai far le viste di non intendere. Non
+volle trattenersi più a lungo in casa mia,
+e uscì senz’abboccarsi con Clara.
+</p>
+
+<p>
+Venne più tardi con fisonomia molto
+annuvolata il signor Lodovico, mio notaio,
+e mi chiese un colloquio a quattr’occhi.
+</p>
+
+<p>
+— Che cosa si fa? — diss’egli in tuono
+di profondo mistero.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_284">[284]</span>
+</p>
+
+<p>
+E dovevo ripeterlo? E non avevo detto
+già mille volte ch’ero pronta a far tutto
+quello ch’era necessario e che le mie forze
+consentivano per mia madre, ma che non
+avrei fatto nulla pel signor Venanzio?
+</p>
+
+<p>
+— È presto detto — rispose il signor
+Lodovico — ma se nella maggior parte
+delle obbligazioni del signor Venanzio v’è
+anche la firma di Sua Eccellenza la signora
+Lucietta!
+</p>
+
+<p>
+— Che! — sclamai! — È impossibile.
+Ella mi avrebbe pur lasciato trasparir qualche
+cosa!
+</p>
+
+<p>
+— Ma se quella benedetta donna non
+si ricorda nemmeno di aver firmato? E il
+peggio si è — soggiunse il notaio — che
+non si tratta mica di affari lisci da potersi
+accomodare a un tanto per cento. Si tratta
+d’imbrogli, nei quali, solo che i creditori
+lo vogliano, c’è la stoffa per un processo
+criminale coi fiocchi.
+</p>
+
+<p>
+— Ah! — gridai con un impeto irresistibile. — E
+volete ch’io lo salvi! Come! Da
+sedici anni in qua, egli avrebbe avvelenato
+la mia esistenza, avrebbe distolto dal retto
+cammino mia madre, avrebbe ucciso mio
+padre, mio zio, fatto partir Carlo per non
+tornare mai più, costretta me a uscire dalla
+mia casa, e adesso che la giustizia divina
+lo coglie, adesso ch’egli sta per pagar la
+<span class="pagenum" id="Page_285">[285]</span>
+pena di tutte le sue iniquità, dovrei io
+stessa servirgli di scudo? Siete pazzo?
+</p>
+
+<p>
+— Benissimo — riprese egli con la sua
+solita calma. — E vostra madre?
+</p>
+
+<p>
+— Mia madre! Mia madre! Voi siete un
+uomo d’affari e non sapete suggerire un
+espediente.... non sapete dir nulla.
+</p>
+
+<p>
+— Che espedienti volete ch’io trovi? Sono
+cambiali sottoscritte e non si scherza. Del
+resto — egli soggiunse con una leggera
+ironia — toglierò una delle ragioni della
+vostra inquietudine. Supponendo per un momento
+che voi pagaste tutte le obbligazioni
+firmate cumulativamente da vostra madre
+e dal signor Venanzio, rimangono sempre
+abbastanza debiti e abbastanza imbrogli per
+far che quest’ultimo vada in prigione.... — Mi
+guardò fiso coi suoi occhietti scintillanti,
+e sclamò stropicciandosi le mani. — Ah!
+siete cattiva. Ho piacere che non abbiate
+voluto saperne di Filippino.... Avreste pervertito
+anche lui.... È un agnello.
+</p>
+
+<p>
+— Sì, sono cattiva — risposi, sentendo
+che ciò ch’egli diceva per ischerzo conteneva
+una parte di vero — sono cattiva,
+ma non è colpa mia. Vorrei vedere chi potrebbe
+esser buona dopo aver passato tante
+prove quante io ne passai.... Ma ditemi
+dunque, e badate di non trarmi in inganno
+è proprio possibile di salvare mia madre
+<i>sola?</i>
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_286">[286]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Adagio, figliuola mia, parliamo un
+pochino d’affari. Il precipizio è più fondo
+ch’io non credessi.
+</p>
+
+<p>
+Indi mi espose fedelmente la situazione.
+Egli aveva seco in nitide cifre la lunga lista
+dei debiti del signor Venanzio dei quali
+mia madre s’era fatta responsabile, e, sommatili
+insieme, ne risultava una cifra assai
+grossa. — Vedete, cara Maddalena — egli
+conchiuse, ripiegando la carta e mettendola
+in tasca, — che un sacrifizio di questa
+natura non si può pretendere nemmeno da
+una figlia.
+</p>
+
+<p>
+— V’ingannate — io replicai: — ditemi
+piuttosto se ciò ch’io possedo è bastevole.
+</p>
+
+<p>
+— Su ciò non v’ha dubbio; e vi resterà
+ancora, se non l’opulenza, una discreta agiatezza.
+</p>
+
+<p>
+— Voi mi credevate non solo cattiva,
+ma snaturata — proruppi alzandomi in
+piedi. — Non sapete che quando morì lo
+zio Baldassare, vale a dire sei anni fa, egli
+mi lasciò unica erede di tutto il suo patrimonio,
+escludendo da ogni legato Clara,
+escludendo mia madre? E volete ch’io nel
+ricevere quel benefizio, che creava una disuguaglianza
+a mio favore nella famiglia,
+non intendessi gli obblighi che me ne derivavano?
+Egli stesso, lo zio, che pur non
+amava nè mia madre, nè Clara, nell’accordare
+<span class="pagenum" id="Page_287">[287]</span>
+a me una preferenza ond’io tentai invano
+schermirmi, nell’impormi di rispettare
+la sua volontà, pronunciava parole che mi
+suonano ancora all’orecchio: — <i>Non credere,
+fanciulla mia, ch’io ti voglia figliuola
+snaturata e cattiva sorella. Quando l’imprevidenza
+avrà portato i suoi frutti, sarà
+allora il momento di stender la mano soccorritrice,
+sarà allora il momento di esser
+generosa</i>. Voi lo vedete, signor Lodovico,
+il momento è venuto.
+</p>
+
+<p>
+— Ma — obbiettò il notajo — in questo
+intervallo sopraggiunsero fatti nuovi ed imprevedibili.
+Voi avete, non dico strette, ma
+iniziate altre relazioni che portano altri doveri,
+avete qui una bambina....
+</p>
+
+<p>
+— Oh, amico mio, con toccate una piaga
+che sanguina. La morte ha squarciato la
+tela ch’io aveva ordito in un’ora d’ebbrezza....
+No, credetemi, io non m’illudo....
+Seppur mi manca una notizia precisa, io
+sento qui, nel mio cuore, ch’<i>egli</i> è morto.
+E Fanny!... Oh! il solo pensarvi mi strazia
+l’anima.... Fanny è ricca.... ha una famiglia
+a cui dovrò consegnarla....
+</p>
+
+<p>
+Alle corte. Il signor Lodovico ebbe da
+me l’incarico di procedere a quant’era necessario
+per comporre gli affari nei quali
+mia madre s’era ciecamente compromessa.
+A Clara rimaneva la parte lasciatale dal
+<span class="pagenum" id="Page_288">[288]</span>
+babbo, io dell’eredità dello zio Baldassare
+avrei conservato abbastanza per vivere di
+una vita raccolta e modesta, e per fare altresì
+un piccolo assegnamento alla mamma
+quando Clara si fosse maritata ed ella non
+avesse quindi potuto più abitare con la sua
+ultimogenita. Così adempivo a’ miei doveri
+di figlia; avrei almeno riconquistato l’affetto
+materno?
+</p>
+
+<p>
+Circa a Clara c’era da chiarire un punto
+tuttavia oscuro. Chi era quel Roberto a
+cui la giovinetta con enfasi di collegiale
+aveva giurato <i>eterna fede</i>, e per amor del
+quale era fuggita di convento? La fanciulla
+che teneva di sua madre per la spensieratezza,
+quantunque fosse molto più furba, e,
+diciamolo pure, molto meno schietta di lei,
+non ne sapeva o non se ne ricordava il
+cognome. Certo egli doveva averglielo detto
+una delle prime volte che s’eran visti, quando
+egli, rematore espertissimo, veniva col battello
+sotto al muricciuolo che cingeva il
+giardino del convento, ed ella, aiutata da
+una compagna, a cui aveva reso uguale
+servigio, s’arrampicava faticosamente sino
+a sporger col capo al disopra del parapetto
+e poteva sostenersi cinque minuti in quella
+critica posizione. Ma tanta era la paura di
+esser sorpresa, e tanto la sgomentava ogni
+stormir di fronda che non aveva raccolto
+<span class="pagenum" id="Page_289">[289]</span>
+senonchè qualche suono confuso. In altri
+colloqui, avuti poi meno disagiatamente,
+non v’era più stata occasione di mettere in
+campo il cognome. Ella lo aveva chiamato
+soltanto Roberto. Sapeva bensì ch’egli era
+di buona famiglia, che suo padre era provvisto
+di beni di fortuna ed esercitava la
+mercatura. — Ma come mai — diceva
+Clara con voce piagnucolosa — non si è
+egli ancora fatto vedere? — Quanto a me,
+ero d’avviso che non lo si sarebbe nemmeno
+più visto, e che tutto sarebbe finito
+come finiscono le galanterie di due ragazzi.
+Però m’ingannavo, e codesto Roberto era
+molto più serio ch’io non avessi supposto.
+Egli non tardò a presentarmisi, e a dirmi
+che, per quanto condannabile fosse il modo
+in cui egli aveva iniziato una relazione con
+mia sorella, egli si rendeva ragione di tutti
+i suoi doveri. Amava perdutamente la bella,
+l’adorabile Clara, voleva presto o tardi,
+farla sua sposa. Non si sgomentò della catastrofe
+che colpiva in modo indiretto la
+nostra famiglia. Il cognome di Clara era
+Lisari, egli disse, ed era un cognome che
+non aveva macchia. Osservatogli da me che
+Clara era sotto la dipendenza di sua madre
+e che a sua madre non era possibile
+discorrere pel momento, visto la concitazione
+del suo animo, egli si dimostrò prontissimo
+<span class="pagenum" id="Page_290">[290]</span>
+ad aspettare, e a far tutto quello ch’io volessi,
+pur che gli fosse dato contare sul mio
+appoggio. Sull’esser suo, sui suoi disegni
+per l’avvenire mi offrì le informazioni più
+particolareggiate e soddisfacenti. Insomma
+mi pareva un giovane raro, una mosca
+bianca, nè potei fare a meno di dire a
+Clara — Va là che sei proprio nata con
+la camiciuola. E poi sosterranno che la
+bellezza è una superfluità!....
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<h2>XX.</h2>
+</div>
+
+<p>
+A occuparsi degli altri, anche se l’occupazione
+è forzata, si dimenticano per poco
+le proprie angustie, ed io così, in quei
+giorni di crisi che avevano assottigliato di
+tanto la mia vantata ricchezza e accresciuto,
+con la fuga imprevista di Clara, le mie
+cure ed i miei fastidi, avevo distratto alquanto
+l’animo dal pensiero più assiduo,
+più intenso che mi logorasse la vita, dal
+pensiero di Gastone e di Fanny. Nessuna
+lettera da Nantes o da altra parte che mi
+desse nuova del Visconte. Quanto a Fanny,
+ella andava ripigliando la sua tranquilla
+<span class="pagenum" id="Page_291">[291]</span>
+serenità. Aveva cominciato col guardar curiosamente
+Clara; poi vi si era avvezza e
+non le badava. Non avevano però, mia sorella
+e lei, una grande simpatia reciproca.
+Clara amava poco i bambini, e so che
+quando le fu noto com’io mi fossi fatta la
+custode di Fanny, ebbe a dire ch’io avevo
+gusti assai strani e ch’ella non si sarebbe
+mai presa una briga simile. Cose che mi
+disgustavano e mi facevano desiderar vivamente
+che mia madre si sbrigasse a riconciliarsi
+seco e l’accogliesse in casa. Ma
+la povera donna era ancora intrattabile.
+Non solo non m’era grata per ciò ch’io
+avevo fatto per lei, ma non mi perdonava
+di aver diviso le sue sorti da quelle di
+suo marito, e non voleva veder nè me, nè
+Clara, che con la sua fuga scandalosa aveva
+precipitato il disastro. Certo ove l’animo
+mio fosse stato scevro di passioni, avrei
+dovuto riconoscere che le ragioni di mia
+madre non erano basse ed ignobili, e poichè
+ell’amava <i>quell’uomo</i>, e ne aveva fatto
+il signore della sua vita, riusciva naturale
+ch’ella si dolesse che la mano ond’ella era
+stata soccorsa avesse invece respinto lui
+nell’abisso. Ma io riandavo i segreti dolori
+di mio padre, e mi vinceva un impeto di
+gelosia pensando ch’egli, savio, buono, onesto,
+amorevole, aveva sofferto in silenzio
+<span class="pagenum" id="Page_292">[292]</span>
+spregi ed onte infinite da quella donna medesima
+che oggi sfoggiava tutte le virtù
+femminili in favore di colui dal quale aveva
+appreso l’oblio dei propri doveri. Oh lo
+stato del mio animo non può essere inteso
+che da chi si sia trovato in condizioni
+pari alle mie, e io non auguro a nessuna
+giovane una tale sciagura! Sì, io
+esultavo oggi della vergogna che ricadeva
+sul capo al signor Venanzio; la sicurezza
+che una condanna ignominiosa l’avrebbe
+colpito mi empiva d’una gioia feroce. Non
+lo dissimulo e non me ne lodo; so che
+questa gioia dei mali altrui deve ripugnare
+a chi abbia senso di gentilezza, ma io non
+giudico, narro. Del resto, io tengo per fermo
+che se quella triste consolazione non fosse
+venuta a interrompere il corso de’ miei
+pensieri sempre rivolti ad un punto, sempre
+informati a una cupa e inquieta mestizia,
+il mio spirito si sarebbe accasciato
+senza rimedio.
+</p>
+
+<p>
+Non dovevano però tardare gli avvenimenti
+destinati a riaprire, e questa volta in
+modo più crudele che mai, la mia piaga.
+Ogni settimana io mandavo alla posta per
+sentire se fosse giunta una lettera all’indirizzo
+ch’io avevo dato al notaio Moussu,
+e quando mi si diceva che non v’era nulla,
+ne provavo un infinito sollievo. Quelle lettere
+<span class="pagenum" id="Page_293">[293]</span>
+non potevano più essere una speranza,
+erano una minaccia, un incubo che mi pendeva
+sul capo. Esse non potevano dirmi
+ormai che una cosa: Gastone è morto. E
+questa cosa significava: Restituite Fanny.
+Perciò io non osavo più scrivere a Nantes.
+Anzi, trascorso il 1813, avrei smesso altresì
+di far le mie ricerche alla posta. Mi
+sarei forzata a credere che non vi fossero
+sicure notizie della fine di Gastone, e che
+quindi io non avessi diritto di consegnare
+in mani d’altri il deposito ch’egli mi aveva
+confidato. Indi avrei tentato di vivere dimenticata
+dal mondo, di vivere sola con
+Fanny e per Fanny, di vederla crescere
+sotto a’ miei occhi, di educarla, e di dirle
+poi, quand’ella fosse grandicella: Fanny, tu
+appartieni a una cospicua e ricca famiglia
+francese, ma tuo padre è partito un
+giorno per la guerra e ti raccomandò alle
+mie cure dicendo che sarebbe venuto a
+prenderti. Non venne, e tu capirai che cosa
+significhi un padre che non viene più a
+cercar di sua figlia. Tu lo capisci, è morto.
+Avrei potuto condurti nel castello de’ tuoi
+avi, e saresti cresciuta in mezzo all’opulenza
+ed al lusso. Ma sarebbe stato mestieri
+ch’io mi separassi da te, e non ne
+ebbi la forza. Ti tenni meco, cercai di fare
+per te quello che avrebbero fatto i tuoi genitori
+<span class="pagenum" id="Page_294">[294]</span>
+se fossero vissuti, i tuoi congiunti se
+t’avessero allevata fra le pareti domestiche.
+Oggi giudica tu. Se errai, perdonami; se
+vuoi ritornare presso la famiglia di tuo padre,
+eccoti i documenti che provano i tuoi
+diritti; decidi...
+</p>
+
+<p>
+Sogni! Una mattina di agosto (eran corsi
+già tanti mesi, il signor Venanzio era sotto
+processo, e mia madre, benchè addoloratissima,
+s’era riconciliala con Clara) io insegnavo
+a Fanny a compitare, quando il
+servo ch’era stato alla posta mi consegnò
+una lettera. Ella portava l’indirizzo da me
+dato al notaio Moussu, e non v’era dubbio
+che fosse sua. Il sangue mi si gelò
+nelle vene, un pallore di morte mi si diffuse
+sul volto mentr’io ne fransi i suggelli
+con mano tremante. Fanny s’accorse del
+mio turbamento, perchè chiamò sbigottita
+Giannina. Io lessi: — «In questi giorni
+soltanto si potè accertare la morte del colonnello
+Gastone, visconte di Serges, successa
+il 28 novembre 1812, nel terribile
+passaggio della Beresina. È quindi venuto
+il momento per l’anonimo di svelarsi e di
+espor le gravi ragioni che lo avevano mosso
+a chiedere questa notizia.»
+</p>
+
+<p>
+«<span class="smcap">Andrea Moussu</span>, <i>Notaio a Nantes</i>.»
+</p>
+
+<p>
+Non una parola che temperasse il significato
+tremendo di questo messaggio, non
+<span class="pagenum" id="Page_295">[295]</span>
+una parola spirante simpatia. Come una lama
+affilata che recide l’ossa ed i nervi, esso
+recideva l’ultime mie speranze, e io mi sentivo
+travolta in un abisso senza fondo. Oh
+chi aveva vergato quelle linee doveva essersi
+inaridito il cuore nella polvere degli
+archivii e aver chiuso il proprio orizzonte
+nel breve cerchio de’ suoi scaffali! Nelle mie
+lettere vergate con mano tremante esso non
+aveva indovinato nemmeno una donna. Chi
+sa! L’anonimo appariva nel suo pensiero
+un creditore importune, o un postulante
+avvezzo ai benefizi del Visconte, e oggi desideroso
+di raccogliere i rilievi della sua
+eredità.... Ma, del resto, bella pretesa la
+mia, che si apprezzasse il mio sagrifizio, e
+si avesse pietà del mio dolore, se non ero
+stata meno cauta e prudente nello scrivere
+che il notaio non fosse nel rispondere.
+</p>
+
+<p>
+Quando alzai gli occhi dal foglio nefasto
+avevo a un lato Giannina, e dinanzi a me
+Fanny. Era quieta, composta in viso ad
+un’aspettazione rassegnata e tranquilla come
+avrebbe potuto essere piuttosto una ragazzetta
+di dodici o quattordici anni che una
+bimba di quattro. Ella sentiva che c’era
+qualche cosa di molto serio, di molto tristo;
+ella sentiva che bisognava esser buoni, non
+domandare, attendere, e se ne stava zitta,
+lisciando con la mano il suo cagnolino che
+<span class="pagenum" id="Page_296">[296]</span>
+si era alzato sulle due zampe e le si appoggiava
+alla persona e pareva invitarla a
+dirgli di che si trattasse.
+</p>
+
+<p>
+— Povera Fanny — esclamai aprendole
+le braccia — non hai più babbo.
+</p>
+
+<p>
+Allora, certo, alla sua mente tenerella
+balenò la ricordanza confusa dei baci e delle
+carezze paterne, e rivide l’alta e marziale
+persona, e le piume ondeggianti al cappello,
+e la smagliante uniforme, e l’elsa poderosa
+ch’ella aveva invano tentato d’impugnare
+con le sue manine.
+</p>
+
+<p>
+— Adesso voglio restar sempre con te — ella
+disse quand’ebbe finito di piangere.
+E questo pensiero pareva rasserenarla.
+</p>
+
+<p>
+Dovevo io strapparle anche questa illusione?
+Non n’ebbi coraggio, e le risposi: — Sì,
+bimba mia, resterai sempre meco.
+</p>
+
+<p>
+In tutto quel giorno ella non volle scostarsi
+un momento da me; non toccò nemmeno
+uno de’ suoi balocchi, non permise a
+<i>Café-au-lait</i> che le saltasse addosso come
+era suo costume, e la sera mi pregò che
+l’accompagnassi io a letto invece di Maria.
+</p>
+
+<p>
+Quando, spogliata, s’inginocchiò sulla coltrice
+e congiungendo le mani s’accinse a
+mormorar la sua breve preghiera, fu colta
+da un’idea e mi chiese timidamente: — Io
+solevo pregar pel papà; ma ora?....
+</p>
+
+<p>
+— Prega ugualmente, carina.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_297">[297]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Ma se è morto?
+</p>
+
+<p>
+— I buoni non muoiono — risposi — Vanno
+in un altro luogo ove si sta meglio
+di qui.
+</p>
+
+<p>
+— Ed io potrò trovare il babbo in quel
+luogo?
+</p>
+
+<p>
+— Sicuro che lo troverai, ma di qui a
+molto tempo....
+</p>
+
+<p>
+— Dimmi, e ci sarà anche la mamma?
+</p>
+
+<p>
+— Sì, angelo, ci sarà anche lei.
+</p>
+
+<p>
+— Ma come farò a conoscerla che non
+l’ho mai vista?
+</p>
+
+<p>
+— Oh sta tranquilla che la ti conoscerà
+lei, e ti verrà incontro, e ti prenderà tra le
+sue braccia... Intanto va, dormi, carina — soggiunsi
+rassettandole le coltri.
+</p>
+
+<p>
+— Sì, ma voglio che tu pure ci venga
+in quel luogo.
+</p>
+
+<p>
+— Oh cara, ci verrò, ci verrò.
+</p>
+
+<p>
+— E perchè non ci potremmo andar
+subito?
+</p>
+
+<p>
+— Dormi, dormi, tesoretto mio, non ci
+si va quando si vuole. Bisogna aspettar che
+ci chiamino.
+</p>
+
+<p>
+E mi chinai sulla bambina che già aveva
+abbassato le palpebre, e ravviandole una
+ciocca di capelli sulla fronte, le diedi un
+bacio per accomiatarmi. Pareva ch’ella dormisse,
+ma si scosse ad un tratto, e gridò: — <i>Café-au-lait!
+Café-au-lait!</i>
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_298">[298]</span>
+</p>
+
+<p>
+La fida bestiuola ch’era a piedi del letto,
+tutta mortificata perchè la sua padroncina
+non l’aveva, secondo il solito, chiamata a
+prendere il suo posto, mise un guaito di
+gioia, e saltando sul capezzale di Fanny
+leccò me e lei a vicenda, mentre la fanciulla
+diceva: — Povera bestia, t’avevo dimenticata
+stasera, ma non mi accadrà più,
+sai.... — Indi, rivoltasi a me.... — Zia Maddalena — disse — in
+quel luogo, là dove
+non si può andarci se non chiamano, chiameranno
+anche <i>Café-au lait</i>?
+</p>
+
+<p>
+Ma non aspettò la risposta, e chiuse gli
+occhi, e questa volta si addormentò davvero.
+</p>
+
+<p>
+In quella cameretta tutta innocenza, ove
+non si sentiva altro che l’alito della bambina,
+mi misi anch’io in ginocchio, io che
+non pregavo da un pezzo, e scongiurai il
+Signore che mi desse la forza di compiere
+il mio dovere, di eseguire, per quanto mi
+costasse, gli ordini di Gastone. Ogni cosa
+era ancora in mia mano; s’io avessi distrutto
+il piego che conteneva la fede di
+nascita di Fanny e il testamento del Visconte,
+chi avrebbe chiesto della fanciulla?
+Quando pure fosse giunto sino alla famiglia
+di Serges la voce che il colonnello aveva
+lasciato una figlia, era presumibile che se
+ne domanderebbe conto troppo sollecitamente,
+<span class="pagenum" id="Page_299">[299]</span>
+se il trovarla avrebbe significato
+divider con lei una sostanza ormai distribuita
+fra gli altri congiunti? Però Gastone
+aveva una madre, con l’anima ottenebrata
+da pregiudizi aristocratici, ma sempre madre.
+Certo a lei non dorrebbe di accogliere
+fra le sue braccia un pegno del figlio perduto!
+E a ogni modo, avevo io il diritto di
+tradire la volontà espressa d’un padre? Quello
+ch’io credevo amor per Fanny non era
+piuttosto amor di me stessa, non era paura
+dell’isolamento in cui sarei rimasta dopo la
+sua partenza? Ma s’ella non voleva separarsi
+da me, se il lasciarmi l’avesse fatta
+patire, morire forse! Dio mio! Morire!
+Fanny, la vispa Fanny! Lei che, amorosa
+e fidente, s’era addormentata con un mio
+bacio, lei che mi aveva fatto prometterle
+di rimaner sempre seco! Però, d’altra parte;
+e il mio pensiero oscillava come pendolo ora
+di qua, ora di là; s’io non restituivo Fanny
+ai suoi parenti, s’io annientavo le prove
+ch’ella fosse una de Serges, quale sarebbe
+stato il suo nome, quale il suo posto nel
+mondo? Se, un giorno, ella mi avesse rimproverata,
+ella stessa, di averla lasciata crescere
+una trovatella, di averla esposta alle
+celie insolenti delle sue coetanee!.... Se, un
+giorno, avesse dovuto arrossire dinanzi all’uomo
+del suo cuore, se la mia parola non
+<span class="pagenum" id="Page_300">[300]</span>
+fosse bastata a persuadere ch’ella nasceva
+di nozze legittime, se, per cagion mia, fosse
+stata infelice! Ah no! era impossibile; il
+mio cammino era inesorabilmente segnato.
+</p>
+
+<p>
+Altre ragioni contribuivano ormai a farmi
+romper gl’indugi. Le sorti della guerra volgevano
+infauste alle armi francesi, e già in
+Venezia si andava discorrendo della possibilità
+di un assedio. In mezzo all’usata spensieratezza
+della popolazione si facevano strada
+sinistri presagi. Si sarebbe patito la fame,
+e con la fame avremmo avuto la peste, e
+chi sa che altro flagello. Le donnicciuole
+parlavano del castigo di Dio, il clero, timido
+ancora e rimesso, tant’era lo sgomento
+che il solo nome dell’Imperatore
+infondeva negli animi, benchè ormai la
+fortuna paresse averlo abbandonato, bisbigliava
+per le sacrestie che la cattività
+di Pio VII e la proclamazione del Re di
+Roma gridavano vendetta, e che, secondo
+il solito, ne avrebbero patito anche gl’innocenti;
+i fidi a San Marco speravano che
+si sarebbe ripristinata la Repubblica, e
+dicevano che per riavere la Repubblica bisognava
+affrontare allegramente qualunque
+prova. Erano questi i meno sfiduciati; tutto
+il resto della popolazione non sapeva quello
+che si volesse: ne avevano passate tante!
+Prima San Marco, poi la Repubblica democratica,
+<span class="pagenum" id="Page_301">[301]</span>
+poi i Tedeschi, poi Napoleone.
+C’era da sbollir tutti gli entusiasmi. La
+libertà! Chi ne parlava più? Chi vi credeva?
+Pur che s’abbia la <i>polenta</i> a buon
+mercato, purchè non mandino ogni giorno
+le nostre creature al macello, vengano anche
+i Turchi! Ma, intanto, altro che buon
+mercato! Non v’era cosa che non rincarasse,
+le famiglie prudenti si approvvigionavano
+per qualche mese, e fra la poveraglia
+che aveva appena il modo di vivere
+alla giornata, venivano a galla certi figuri
+di mal augurio, dicendo: Ah! i signori fanno
+le loro provviste. Tanto meglio! Sapremo
+dove sfamarci. — Vergine santa! che tempi! — sclamavano
+i più paurosi. A star qui
+dentro ci minaccia il blocco. A uscir di
+città, non si sa dove mettersi al sicuro che
+non ci capiti addosso una truppa o l’altra.
+Beati quelli che sono a due piedi sotto terra
+e non si trovano fra questi trambusti!
+</p>
+
+<p>
+Fu ai primi di settembre, sotto l’impressione
+di questi discorsi, che un giorno presi
+dal suo cassetto il piego fatale, e lo inchiusi
+in una lettera al notaio Andrea Moussu.
+Quand’ebbi affidata questa lettera alla posta,
+mi parve d’aver sottoscritto la mia sentenza
+di morte. Avrei voluto dispor l’animo di
+Fanny a ciò ch’era irrevocabile, avrei voluto
+avvezzarla a star meno con me, ma
+<span class="pagenum" id="Page_302">[302]</span>
+le parole mi morivano sulle labbra, ma io
+non sapevo respingerla quand’ella mi veniva
+presso, e colla sua vocina squillante
+mi diceva: — Zia Maddalena, dammi un
+bacio.
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<h2>XXI.</h2>
+</div>
+
+<p>
+Questa volta la risposta non si fece attendere.
+La famiglia de Serges, scriveva il
+notaio, aveva letto con grande maraviglia i
+documenti lasciati dal Visconte, e s’era doluta
+che la persona a cui quei documenti
+erano stati consegnati li avesse tenuti occulti
+sì a lungo. La disgraziata <i>liaison</i> del
+Visconte aveva afflitto soprattutto la nobile
+signora Viscontessa sua madre; nondimeno,
+poichè un vincolo così disuguale era stato
+all’ultimo momento benedetto dalla chiesa,
+si era pronti ad accogliere nel castello la
+fanciulletta Fanny affine di darle una educazione
+conforme al suo nome e al suo
+grado. Le vicende politiche esigevano che
+non si perdesse tempo; perciò questa lettera
+di poco avrebbe preceduto <i>Monsieur
+Simon</i>, antico servo di casa de Serges, e
+<span class="pagenum" id="Page_303">[303]</span>
+<i>Mademoiselle Ernestine, gouvernante</i>, che
+la nobile viscontessa de Serges, madre del
+defunto Visconte, assegnava alla bambina.
+Era inutile, anzi non si desiderava che altre
+persone di Venezia l’accompagnassero.
+Quanto a lui, uomo d’affari della famiglia,
+egli era incaricato di chiedere la nota delle
+spese occorse pel mantenimento della <i>jeune
+Vicomtesse</i>, a cui il defunto Visconte non
+avesse provvisto. Saputo questo, soggiungeva
+la lettera con calma imperturbabile,
+la nobile famiglia non avrebbe mancato di
+far avere un congruo compenso a chi aveva
+custodito per tanti mesi una de Serges.
+</p>
+
+<p>
+Oh come s’inganna chi crede di poter
+dire: Ho toccato il limite estremo delle sventure
+e dei patimenti! Io, povera martoriata,
+l’avevo creduto; ma no, c’era da durar
+peggio, peggio assai. Perder Fanny era ancora
+un nonnulla, bisognava aggiungervi
+questa umiliazione d’esser trattata come
+una mercenaria. Non vi offrivano nemmeno
+una parola di grazie, vi offrivano, se volevate
+riceverla, una borsa. Oh! Fanny, e a
+te pure irrigidiranno il cuore, e tu pure
+dimenticherai, fra gli splendori del tuo soggiorno,
+la zia Maddalena che ti ha tanto
+amata. Ma se invece, o mio gracile fiore,
+quell’aria non fosse fatta per te, se quella
+stessa gelida boria con cui si trattava la
+<span class="pagenum" id="Page_304">[304]</span>
+donna che ti aveva raccolta si usasse verso
+di te, figlia di oscura popolana, se gli scherni
+avvelenassero la tua anima ingenua, togliendoti,
+oltre alla felicità, anche la gentilezza
+e la confidenza di chi vive cinto d’amore
+e di cortesia, o che delitto non avrei commesso
+dandoti in mano a simil razza di
+gente?
+</p>
+
+<p>
+E non era lecito di prorompere, di rendere
+offesa per offesa, perchè non ne ricadesse
+il colpo sulla bambina, perchè quelle
+anime ingenerose non se ne vendicassero
+sul suo capo innocente!
+</p>
+
+<p>
+Oh che pena era allora il metter da
+parte i vestitini di Fanny e la sua biancheria,
+proprio come si fa per una sposa
+che lascia la casa materna! Che pena era
+sentirla parlar del futuro e di <i>quando sarebbe
+grande</i>, come se il futuro (che dico
+il futuro?), la domane, non avesse dovuto
+sbalestrarla in altri paesi, in mezzo ad altre
+abitudini!
+</p>
+
+<p>
+E la era in altana con la Maria e col suo
+inseparabile amico, quando mi si presentarono
+<i>Monsieur Simon</i> e <i>Mademoiselle Ernestine</i>.
+Sapevo pure ch’essi dovevano venire;
+tuttavia a vederli sentii una trafittura
+al cuore.
+</p>
+
+<p>
+Erano d’aspetto molto diverso. <i>Monsieur
+Simon</i> pareva un uomo verso i sessanta;
+<span class="pagenum" id="Page_305">[305]</span>
+di capelli bianchi, raso accuratamente, di
+persona giusta, asciutto, impettito. Vestiva
+di nero da capo a piedi, era il vero tipo
+di un antico servo di casa patrizia. Parve
+non s’aspettasse di entrare in una dimora
+signorile, perchè quando, guardandosi intorno,
+vide le belle mobilie e gli eleganti
+addobbi della stanza, il suo volto si compose
+a maggior riverenza, e mentre al primo affacciarsi
+sulla soglia non s’era che leggermente
+inclinato, nel farsi innanzi e nel porgermi
+una lettera del notaio Moussu che constatava
+esser lui la persona incaricata, insieme
+a <i>Mademoiselle Ernestine</i>, di prender Fanny,
+si piegò ad angolo retto in atto umile
+ed ossequioso.
+</p>
+
+<p>
+Meno rigida nelle movenze era <i>Mademoiselle
+Ernestine</i>, ma era altresì molto più
+antipatica. Giovane ancora, le si leggeva in
+fronte la pretensione di esser bella, e di fare
+impressione. Aveva nelle membra un’affettata
+cascaggine, il tuono della voce rivelava
+uno studio singolare di dolcezza e d’intenerimento.
+Ma gli occhi socchiusi, inquieti,
+dicevano di non fidarsene, e la voce stessa,
+quando usciva naturale, aveva in sè qualche
+cosa di acre, di stridulo che disgustava.
+Sotto le apparenze fredde e diplomatiche di
+<i>Monsieur Simon</i> poteva forse esservi un
+cuore generoso; l’unzione di <i>Mademoiselle
+<span class="pagenum" id="Page_306">[306]</span>
+Ernestine</i> non doveva invece essere che la
+maschera dell’egoismo.
+</p>
+
+<p>
+La spigliatezza colla quale io parlavo il
+francese produsse un effetto gradevole su
+ambedue i messaggeri, che senza dubbio
+s’aspettavano di trovare in me una zotica
+<i>bourgeoise</i>. Nè fu minore la loro soddisfazione
+quando dissi che anche Fanny si esprimeva
+speditamente nell’idioma di suo padre. — <i>Madame
+la Vicomtesse en sera bien
+aise</i> — dissero ad una voce. Quando però
+io tentai di avere informazioni esatte intorno
+alla famiglia de Serges, <i>Monsieur
+Simon</i> mi rispose col maggior laconismo
+possibile. Seppi soltanto che convivevano nel
+castello la vecchia viscontessa Renata, madre
+del visconte Gastone, paralitica da più
+anni e condannata ad essere trasportata dal
+letto alla poltrona e dalla poltrona al letto,
+due figli e due nuore coi loro bambini, più
+una nipote, orfana sino dall’epoca del <i>Terrore,
+la Marquise Virginie, dernier réjeton
+d’une des premières familles de France</i> — osservò
+<i>Monsieur Simon.</i>
+</p>
+
+<p>
+— <i>Pauvre demoiselle!</i> — sclamò <i>Mademoiselle
+Ernestine.</i>
+</p>
+
+<p>
+Chiesi spiegazione di questa frase, ma
+<i>Mademoiselle Ernestine</i>, arrestata da un
+gesto di <i>Monsieur Simon</i>, non parlava più.
+</p>
+
+<p>
+— <i>Elle a perdu ses parents sur l’échafaud</i> — disse
+<span class="pagenum" id="Page_307">[307]</span>
+il servo rispondendo invece
+della sua compagna. — <i>Voilà, ce que Mademoiselle
+Virginie entendait dire</i>.
+</p>
+
+<p>
+Ed ecco un gran batter d’usci, e un suono
+di risate, fresche, spontanee come i gorgheggi
+di un canarino.
+</p>
+
+<p>
+Fanny, ignara de’ due nuovi arrivati,
+spinse con forza la porta, ed era sul punto
+di correr verso di me. Ella vestiva un abitino
+grigio orlato di nero, aveva una
+ghirlanda di foglie di vite bizzarramente
+intrecciata nei biondi capelli, e i suoi bellissimi
+occhi azzurri mandavano scintille.
+Ma quando vide i due sconosciuti si annuvolò
+ad un tratto, e se ne stette sospesa,
+senza andar nè innanzi, nè indietro.
+</p>
+
+<p>
+<i>Café-au-lait</i> abbaiava intanto con tutta
+la forza de’ suoi polmoni, onde <i>Mademoiselle
+Ernestine</i> si rannicchiò dietro <i>Monsieur
+Simon</i>, che gravemente diceva: — <i>Calmez
+vous, Mademoiselle.</i>
+</p>
+
+<p>
+Per quietar la smorfiosa cameriera chiamai
+Giannina, e le diedi ordine di portar
+via <i>Café-au-lait</i>, cosa che parve offender
+Fanny, non avvezza a veder usati simili
+sgarbi al suo favorito. E fece anch’ella atto
+di andarsene, ma io la chiamai presso di
+me, e levatale di capo la ghirlanda che mi
+sembrava in quell’ora un intempestivo ornamento,
+le posai una mano sulla spalla e
+<span class="pagenum" id="Page_308">[308]</span>
+le dissi — Sii buona, o Fanny, e stammi
+a sentire.
+</p>
+
+<p>
+Mi guardò raccomandandosi, come presaga
+di qualche trista nuova.
+</p>
+
+<p>
+— Bimba mia, tu hai tanto giudizio che
+non si può nemmeno calcolarti una fanciullina
+che non ha compito ancora i cinqu’anni....
+Tu capisci le cose, come le capiscono
+i <i>grandi</i>.... La mamma del tuo povero
+babbo.... la tua nonna vuol conoscerti,
+e ha mandato quelle due persone a prenderti...
+Zitta, bimba, lasciami finire.... Domani
+intanto tu andrai con loro...... sii
+buona..... e poi — soggiunsi facendomi violenza
+per dire una pietosa bugia — e poi
+verrò anch’io a raggiungerti, e torneremo
+indietro insieme....
+</p>
+
+<p>
+— Ma io non voglio andare — replicò
+ella inghiottendo le lagrime.
+</p>
+
+<p>
+— <i>La charmante enfante</i> — sclamò
+<i>Mademoiselle Ernestine</i>, e si fece presso
+per carezzar la bambina. Ma questa non
+volle saperne, e pestando i piedi con dispetto,
+cacciò il capo fra le mie ginocchia
+e gridò più forte che mai: — Non voglio
+andare, non voglio. — <i>Mademoiselle</i>, infastidita,
+si ritrasse.
+</p>
+
+<p>
+— La persuaderemo — diss’io in francese — ma
+ci vuoi pazienza, povera creatura!
+Si può dire che dacchè ella ha lume
+<span class="pagenum" id="Page_309">[309]</span>
+di ragione non vede altri che me e la mia
+Maria, e quel suo indivisibile cagnolino.
+</p>
+
+<p>
+<i>Mademoiselle Ernestine</i>, colta alla sprovveduta,
+lasciò sfuggire una di quelle note
+disarmoniche e dispettose che si sprigionavano
+dalla sua laringe quand’ella non
+si ricordava di modularle. — <i>J’espère bien
+que nous ne devrons pas prendre avec nous
+cette vilaine.... cette bête qui parait être
+très-incommode.</i>
+</p>
+
+<p>
+<i>Monsieur Simon</i> le slanciò uno sguardo
+severo, e facendo dalla sua seggiola un
+profondo inchino verso di me, disse: — <i>Nous
+dependrons en cela des ordres de Madame</i>.
+</p>
+
+<p>
+— Hai sentito Fanny, se sarai buona,
+e se quieterai <i>Café-au-lait</i>, potrai portare
+in viaggio anche lui. Su via, il mio tesoro,
+non disperarti, vedrai che bei siti, che
+bel giardino! Altro che la nostra piccola
+altana! E poi vi saranno i tuoi cuginetti
+che ti faranno un’accoglienza magnifica....
+<i>N’est-ce pas vrai, M. Simon, que ses petits
+cousins seront bien aises de la voir?</i>
+</p>
+
+<p>
+— <i>Je le crois bien</i> — rispose l’interrogato;
+ma <i>Mademoiselle Ernestine</i>, punta
+perchè non avessi rivolto a lei la domanda,
+fece una smorfia che pareva dire: — Io
+invece non lo credo niente affattissimo.
+</p>
+
+<p>
+Ma nè la promessa della compagnia di
+<span class="pagenum" id="Page_310">[310]</span>
+<i>Café-au-lait</i>, nè la prospettiva del bel giardino
+e dei cuginetti valse a calmare Fanny,
+che si teneva stretta al mio vestito, e ripeteva: — Voglio
+restare con la zia Maddalena.
+</p>
+
+<p>
+Con l’animo straziato, com’è facile immaginare,
+assicurai <i>Monsieur Simon</i> e <i>Mademoiselle
+Ernestine</i> che quelle resistenze
+si sarebbero vinte, e che il dì appresso,
+perchè gli avvenimenti incalzavano, e non
+c’era da perder un minuto, ogni cosa sarebbe
+pronta per la partenza. Offersi loro
+di alloggiare in casa mia per quella notte,
+ma erano già scesi all’albergo, e non desideravano
+far trasportare i loro bagagli;
+sarebbero passati il mattino a prender la
+bimba. Convenni che nel tragitto sino a
+Fusina sarebbe andata in gondola anche
+Maria, la quale non poteva nemmen ella acconciarsi
+all’idea di lasciar la fanciulla
+ch’ella aveva tenuto seco fin da quando
+era stata svezzata. Benchè non sapesse una
+parola di francese e non si fosse mai mossa
+di Venezia, la buona ragazza avrebbe consentito
+ad andar con Fanny in capo al
+mondo, ma le istruzioni di <i>Monsieur Simon</i>
+erano esplicite. Egli non doveva condur
+seco <i>personne</i> fuori della bambina. Una
+eccezione fu fatta per <i>Café-au-lait</i>, quantunque
+<i>Mademoiselle Ernestine</i> lo vedesse
+<span class="pagenum" id="Page_311">[311]</span>
+assai di mal occhio e mostrasse di provar
+rammarico del facile assenso dato da <i>Monsieur
+Simon</i> alla mia preghiera. Debbo dirlo?
+Intercedendo affinchè <i>Café-au-lait</i> potesse
+accompagnare Fanny, mi pareva di
+darle almeno un difensore, un amico che
+l’avrebbe confortata in mezzo a gente indifferente
+ed ostile.
+</p>
+
+<p>
+Soltanto quando fummo soli, la piccina
+consentì ad alzar la testa che aveva tenuta
+sino allora celata nel mio grembo.
+Povera creatura! Un’ora prima sorridente,
+festosa, incoronata come un allegro genietto,
+ora colla chioma scomposta, cogli occhi
+gonfi di lagrime, con una stanchezza desolata
+dipinta sul viso. Non piangeva più,
+tremava come di freddo, e le sue labbra
+stentavano ad articolar parole.... Oh! se
+avessi potuto dirle: è stato un brutto sogno;
+non c’è nulla di vero in quello che
+hai inteso finora. Ma no, tutt’altro, bisognava
+invece tornare alla carica, tormentare
+la piaga aperta nel suo cuoricino. E
+soprattutto bisognava mentire. — Non si
+tratta che di pochi giorni, sai? Fanny. — Mi
+guardava, voleva credermi, ma per
+quanto facesse, non vi riusciva.... Nel salotto,
+sopra un panchettino, c’era una carta
+con entrovi delle perle di Murano di vari
+colori. Fanny s’era messa quella mattina
+<span class="pagenum" id="Page_312">[312]</span>
+a infilarne una collana per farmene dono,
+poi, con la facile volubilità dei bambini,
+aveva tralasciato, dicendo: — Finirò domani. — Ma
+dopo ch’ella ebbe inteso come
+domani appunto ella dovesse partire, si ricondusse
+tacitamente presso il panchettino,
+e ripigliò il suo lavoro. A ogni perla ch’ella
+passava nell’ago una lagrima le colava dal
+ciglio, pur non si mosse dal suo posto fin
+che non ebbe finito. Allora, annodati insieme
+i due capi del monile, venne da me, mi
+posò sulle ginocchia la sua povera offerta,
+e disse: — Quando sarò tornata, te ne
+farò una più bella.
+</p>
+
+<p>
+Triste, ma rassegnata, prese in braccio
+<i>Café-au-lait</i>, e gli raccomandò che se voleva
+accompagnarla fosse buono, e non abbaiasse
+a <i>Mademoiselle Ernestine</i>, e non
+facesse di quei salti sconsiderati che faceva
+in casa. <i>Café-au-lait</i> non capiva nulla, ma
+era tutto turbato di quelle insolite prediche.
+</p>
+
+<p>
+La sera, l’ultima sera ch’ella dormiva
+sotto il mio tetto, Fanny ebbe un nuovo
+scoppio irrefrenabile di pianto, e ripetè che
+non voleva partire se io non andavo seco;
+poi si acquetò con la promessa che non
+avrei lasciato correre più d’una settimana
+senza raggiungerla. Era stanca, aveva tanto
+patito in quel giorno che il sonno scese
+<span class="pagenum" id="Page_313">[313]</span>
+benefico a ristorare il suo corpicino. Pochi
+minuti dopo ch’ella aveva chiuso gli
+occhi, le traccie del dolore sparirono dal
+suo viso, un roseo incarnato le tornò sulle
+guancie, e da tutta la gentile fisonomia spirava
+una pace contenta e serena. Dormi,
+dormi, angioletto, finchè la provvida natura
+contende alle lugubri immagini il mondo
+dei sogni. Verrà giorno pur troppo che i
+tristi pensieri della vigilia varcheranno
+quella soglia misteriosa, e verranno all’origliere
+ove poserai il tuo capo innocente!
+</p>
+
+<p>
+Passai la notte al tavolino. Scrissi prima
+al notaio Moussu, frenando la mia collera
+per le sue offerte ingiuriose e dicendogli
+anzi ch’io ne incolpavo me stessa, che non
+gli avevo dato modo di meglio conoscermi.
+Una sola cosa avrebbe potuto confortarmi
+della perdita di Fanny: il saperla felice;
+una sola cosa io chiedevo: che mi si informasse
+talora di lei. Quindi mi feci coraggio,
+imposi silenzio al mio orgoglio, e
+vergai una lunga lettera alla viscontessa
+Renata, alla madre di Gastone. A chi, meglio
+che a lei, potevo raccomandare la figlia
+del figlio suo? Fui umile, io così altera,
+infinsi i miei sentimenti, io così sdegnosa
+d’ogni simulazione. Fanny, comunque
+nata, io dicevo, portava scritto in volto
+la nobiltà del lignaggio paterno. Benchè
+<span class="pagenum" id="Page_314">[314]</span>
+bambina affatto, io non dubitavo ch’ella
+avrebbe saputo corrispondere alle accoglienze
+che certo le si preparavano. Forse
+era un po’ timida, poichè in Venezia aveva
+veduto pochissimi, ma il suo cuore si apriva
+presto alla simpatia. Tutto si sarebbe ottenuto
+da lei, pure di amarla. Nè io dubitavo
+che la si sarebbe amata. Che se l’avere per
+oltre un anno e mezzo custodita con cura
+gelosa una figliuola del visconte Gastone
+era un titolo a mio favore presso la nobile
+famiglia de Serges, io supplicavo che si
+volesse richiamar il mio nome alla memoria
+della piccola Fanny, e che non mi si chiudesse
+la porta in faccia se un giorno io venissi
+a darle un saluto. — I primi chiarori
+dell’alba mi sorpresero mentre io suggellavo
+questa lettera, che avevo dovuto ricominciare
+tre o quattro volte prima di venirne
+a capo.
+</p>
+
+<p>
+Giannina, entrando per tempissimo in camera
+mia, mi trovò alzata. — Povera padroncina — ella
+sclamò, — la non si è
+neppur messa a letto, stanotte. Oh! ha ragione,
+sa. C’è da impazzire, a pensar che
+se ne va via quell’angioletto. E anche per
+me, con quell’allegrezza che posso aver nell’anima,
+anche per me era una gran distrazione
+il vederla, l’udirla, il giuocare con
+lei. Ma quando il Signore ha segnato una
+<span class="pagenum" id="Page_315">[315]</span>
+casa, non c’è scongiuri che tenga, le disgrazie
+ci piovono dentro come a tetto scoperto.
+Che cosa abbiamo fatto di male noi
+due per aver questa sorte?
+</p>
+
+<p>
+— Che vuoi che ti dica, buona Giannina!
+Pazienza.
+</p>
+
+<p>
+— Pazienza! Pazienza! — ella ripetè
+spalancando le imposte. — È un bel rimedio
+la pazienza.
+</p>
+
+<p>
+Il sole indorava i tetti delle case dirimpetto. — Che
+bel sereno! — sclamò Giannina.
+</p>
+
+<p>
+— Meno male. Fanny avrà un buon viaggio — diss’io.
+E, guardando l’oriolo, soggiunsi:
+Sono le sei. Passeranno a prender
+la bimba alle nove. Bisognerà svegliarla.
+</p>
+
+<p>
+— Oh la lasci dormire un altro po’.
+Chi sa come dormirà domani!
+</p>
+
+<p>
+— E Maria s’è alzata?
+</p>
+
+<p>
+— Era in piedi quando entrai or ora
+nella camera. Mi fa una gran pena anche
+lei....
+</p>
+
+<p>
+— Su, via, non ci pensiamo e andiamo
+dalla bambina.
+</p>
+
+<p>
+Un raggio di sole si riposava sul letticciuolo
+di Fanny. <i>Café-au-lait</i>, che aveva
+passato la notte rannicchiato a’ suoi piedi,
+s’era desto a quel raggio, e in quel momento
+spalancava la bocca a un lungo sbadiglio
+e stendeva le quattro zampe. Al vederci
+<span class="pagenum" id="Page_316">[316]</span>
+spiccò un salto, e venne a lambire
+le vesti a Giannina e a me.
+</p>
+
+<p>
+— Tu pure avrai le tue tribolazioni, povera
+bestia — disse Giannina, che, contro
+l’usato, vedeva tutto nero.
+</p>
+
+<p>
+Fanny sorrideva nel sonno. Non seppi
+resistere alla tentazione, e chinatami su
+lei, le diedi un bacio, quanto potei più
+leggiero, sulle labbra. Si scosse, e socchiudendo
+gli occhietti: — Oh, eri tu, zia
+Maddalena. Sognavo proprio di te.
+</p>
+
+<p>
+— Grazie, angelo — risposi sbadatamente. — Ma
+ora è tempo che tu ti alzi.
+Lo sai che devono venirti a prendere.
+</p>
+
+<p>
+Il suo viso si fe’ scuro scuro, e temetti
+che tornassimo alla scena di jeri. Ma le
+dissi e le replicai tante volte che se fosse
+stata buona sarei andata a prenderla entro
+pochi giorni, che frenò la sua gran voglia
+di piangere, e malinconica sì, ma tranquilla,
+si lasciò vestire. Le mettemmo attorno
+tutta biancheria di bucato; poi, per
+la prima volta, affinchè non le dessero noja,
+annodammo in due treccie i suoi capelli
+che di costume le piovevano sciolti sugli
+omeri, e finalmente Giannina le acconciò
+in dosso un nuovo abito, semplice, a mezzo
+lutto, che le pareva dipinto. In altri momenti
+che festa la si sarebbe fatta di questa
+novità!.... Venne quindi a colazione in
+<span class="pagenum" id="Page_317">[317]</span>
+salotto, lì ov’ella soleva far salire <i>Café-au-lait</i>
+sopra una seggiola alla sua destra
+e metteva la puppattola alla sinistra, ma
+quel giorno lasciò la puppattola in un canto,
+e posò in fretta sul pavimento la scodella
+di <i>Café-au-lait</i>, che levava il muso in aria
+per capire i motivi di quelle nuove disposizioni.
+Intanto io raccoglievo i balocchi di
+Fanny, sparsi qui e là nella stanza.
+</p>
+
+<p>
+— Che cosa fai, zia Maddalena? — ella
+chiese, guardandomi.
+</p>
+
+<p>
+— Vo’ collocar questa roba nella tua valigia.
+</p>
+
+<p>
+— Ma perchè? Non devo tornare fra pochi
+giorni?
+</p>
+
+<p>
+E nell’accento con cui ella pronunziava
+questa domanda v’era un dubbio così angoscioso,
+un’ansietà così desolata, che non
+le lasciai tempo di finire, e dissi — Hai
+ragione. Smetto. Pensavo però che per questi
+pochi giorni....
+</p>
+
+<p>
+— No, zia Maddalena, finchè non sono
+teco, non voglio giocar più.... — Indi
+soggiunse: — Vorrei salire in altana.
+</p>
+
+<p>
+Ancora una volta i suoi piedini fecero
+suonare la scaletta di legno che metteva a
+quel nostro pensile orto, ancora una volta
+la sua testina sbucò tra il frascato, e le sue
+mani tenerelle colsero un grappolo della
+vite domestica.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_318">[318]</span>
+</p>
+
+<p>
+<i>Monsieur Simon</i> e <i>Mademoiselle Ernestine</i>
+furono precisi all’ora stabilita. <i>Monsieur
+Simon</i> era più diplomatico, <i>Mademoiselle
+Ernestine</i> più svenevole del dì precedente.
+E dir ch’io dovevo affidare a queste
+due persone la mia Fanny! Mi scoppiava
+il cuore in pensarlo. Chiamai da parte <i>Monsieur
+Simon</i>, che, al confronto, m’ispirava
+meno antipatia, e quasi con le lagrime agli
+occhi gli raccomandai la bambina. Poscia,
+tolta di tasca una borsa, nella quale erano
+parecchie monete d’oro, gliela offersi a
+compenso delle cure ch’egli avrebbe per
+la piccola viaggiatrice. Ma egli corrugò la
+fronte con alterezza patrizia, e mi disse che
+<i>jamais la noble maison de Serges ne lui
+aurait fait une honte semblable</i>. E, con
+queste parole, respinse l’offerta. Capii di
+aver sbagliato e gliene chiesi scusa. <i>Vous
+n’étiez pas censée de me connaître</i>, egli rispose.
+Quell’orgoglio, ch’era pur segno di
+nobiltà d’animo, mi piacque, ed io replicai
+che le sollecitazioni che non osavo più fare
+al servo le facevo al gentiluomo, e ch’io
+speravo ch’egli sarebbe andato orgoglioso
+di protegger la figlia del visconte Gastone. — <i>Elle
+n’aura pas besoin d’être défendue</i> — diss’egli
+chinandosi leggiermente.
+</p>
+
+<p>
+Era l’ora della partenza. Presi fra le mie
+braccia Fanny e la copersi di baci. Ma dovetti
+<span class="pagenum" id="Page_319">[319]</span>
+deporla presto, perchè sentivo ch’eravamo
+ambedue sul punto di piangere. Le
+acconciai io stessa il cappellino di paglia
+intorno a cui ondeggiava un sottil velo
+nero; poi ella mi diede la mano perchè la
+accompagnassi fino alla gondola. <i>Café-au-lait</i>,
+abituato a non lasciar Fanny un solo
+istante, veniva dietro macchinalmente e
+pareva aver capito che non doveva nè abbaiare,
+nè saltellare. Allorchè fummo alla
+riva, esso balzò in barca pel primo, ma
+quando vide ch’io m’accomiatavo nuovamente
+dalla bambina, montò sulla prora e
+guaì tre o quattro volte in tuono lamentevole.
+Poi, la gondola non essendosi ancora
+mossa perchè <i>Monsieur Simon</i> e <i>Mademoiselle
+Ernestine</i> stavano disputando fra loro
+sul posto ove sedersi, l’amorosa bestiuola
+spiccò un salto e m’afferrò il vestito coi
+denti, come mi volesse trascinar dietro a sè.
+</p>
+
+<p>
+— Su, via — sclamò uno dei barcaiuoli — il
+cane parte o resta?
+</p>
+
+<p>
+— <i>Café-au-lait!</i> — gridò la vocina di
+Fanny.
+</p>
+
+<p>
+A quella voce, ch’esso non aveva mai lasciato
+senza risposta, <i>Café-au-lait</i> abbandonò
+il lembo della mia gonna, e dopo
+avermi slanciato uno sguardo di rimprovero
+e di dolore, ridiscese nella barca col muso
+chino e con la coda fra le gambe.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_320">[320]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Zia Maddalena! Zia Maddalena! ti
+aspetto presto.
+</p>
+
+<p>
+— Addio, angelo.
+</p>
+
+<p>
+Rifeci tutti i gradini, e piegatami con la
+persona, baciai un’altra volta la mia bella
+innocente che, tenuta da Maria, spingeva la
+testa fuori del finestrino.
+</p>
+
+<p>
+Addio! addio! Il pesante portone della
+riva s’è chiuso, e l’ampio vestibolo del palazzo
+è rimasto nell’ombra. Così le tenebre
+hanno involto il mio povero cuore. Dopo
+la breve estasi d’un giorno, le dolci speranze;
+dopo le speranze, i timori; dopo i
+timori, la desolata certezza. Ma sin che
+Fanny animava di sua presenza la casa,
+l’anima mia non era derelitta. Oggi sì che
+posso chiedere: Perchè vivo?
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<h2>XXII.</h2>
+</div>
+
+<p>
+Fanny era partita uno degli ultimi giorni
+di settembre. Al 3 ottobre il Vicerè d’Italia
+dichiarava Venezia in istato d’assedio; al
+6 compariva l’ordine, che già i più cauti
+avevano prevenuto, di approvvigionarsi. La
+città era cupa, pensierosa. Nelle <i>sagre</i>, nei
+<span class="pagenum" id="Page_321">[321]</span>
+<i>luni nel lido</i> brillavano alcuni sprazzi dell’antica
+allegria, ma anche in quei brevi
+intervalli era un’allegria forzata, morbosa.
+Girando con Giannina per le parti più remote
+di Venezia, vedevo sulla soglia dei
+miseri tuguri intere famiglie cui andava via
+via mancando il lavoro e cui sarebbe fra
+poco mancato il pane. Erano madri il cui
+seno esausto non aveva più latte, erano
+bambini squallidi, gialli, cogli occhi infossati,
+con le labbra penzolanti e senza sorriso,
+erano uomini che, trovando chiusa
+l’usata officina, stavano seduti sul gradino
+della porta, coi gomiti appuntati sulle ginocchia,
+col viso nascosto fra le mani, taciturni,
+accasciati, immobili. Quand’io passavo,
+i fanciulli tendevano la mano ed io
+mettevo qualche soldo in mano a tutti. Essi
+mi benedicevano e mi pareva che la loro
+benedizione dovesse ricader su Fanny, sulla
+mia tenera pellegrina. Ov’era essa? Era
+giunta? Come l’avevano accolta?
+</p>
+
+<p>
+Circa alla metà del mese, un dopopranzo,
+nel tornare a casa con Giannina da una
+delle solite passeggiate, ci ferisce l’orecchio
+un fievole guaito. È buio e non furono
+ancora accesi i fanali. Accovacciata presso
+allo stipite del portone di casa v’è una
+bestia che si lamenta e che fa vani sforzi
+per rizzarsi sulle zampe. Bussiamo; un servo
+<span class="pagenum" id="Page_322">[322]</span>
+apre tenendo un lume. Giannina ed io
+molliamo entrambe un grido. Quella bestia
+che si agita e si lagna è <i>Café-au-lait</i>.
+Dio buono! In quale stato! Ha il pelo irto, le
+ossa che paiono sul punto di uscir dalla
+pelle. Dev’esser tutto pesto perchè al solo toccarlo
+ulula in modo compassionevole; però
+sembra lieto d’essere fra le sue vecchie
+conoscenze e ci lambisce amorevolmente la
+mano. Trasportato in casa, rifocillato, parve
+rimettersi alquanto e cominciò a muovere
+qualche passo. Ma come era egli tornato?
+Come aveva potuto abbandonare Fanny?
+Come trovare la via? Abbandonare Fanny!
+No, egli non l’aveva abbandonata sicuramente;
+chiamata a giurarlo dinanzi a Dio,
+l’avrei giurato senza paura. L’avranno piuttosto
+scacciato spietatamente, avranno tentato
+di affogarlo per isbarazzarsene, i malvagi!
+Ed esso, levatosi dal pericolo, chi sa
+come, e perdute le traccie della sua amica,
+avrà errato a lungo sinchè il provvido
+istinto l’avrà ricondotto a Venezia. Il più
+singolare era com’egli fosse riuscito a traversar
+la laguna, ma non mancavano gli
+esempi di cani che, inavvertiti, erano scivolati
+in qualche barca a Fusina od a Mestre,
+e così avevano potuto arrivare in città.
+Del resto è agevole immaginarsi come l’ipotesi
+più naturale non fosse la sola che
+<span class="pagenum" id="Page_323">[323]</span>
+mi si affacciasse allo spirito. Mi funestavano
+terribili apprensioni che anche a Fanny
+fosse incolta sventura, che l’arrivo del cane
+celasse qualche orrendo mistero e m’irritavo
+con la povera bestia che non sapeva risolvermi
+il dubbio. <i>Café-au-lait</i> era malinconico,
+concentrato, girava per le stanze come
+un’anima in pena, se s’imbatteva in qualche
+oggetto che avesse appartenuto a Fanny,
+un ritaglio di veste, un balocco, vi si fregava
+attorno mugolando sommesso; se nei
+miei discorsi con Maria o con Giannina
+usciva il nome della bimba stava a sentirci
+col muso all’aria, con le orecchie tese, e
+dimenava la coda e guaiva.... Ma dì qualche
+cosa, <i>Café-au-lait</i>, spiegati.... Maria che
+aveva accompagnato i viaggiatori fino a
+Fusina non sapeva nemmeno ella che cosa
+pensarsi. Ella assicurava che <i>Mademoiselle
+Ernestine</i>, durante il tragitto, s’era riconciliata
+con la bestia e se l’era presa
+in braccio... Così andò per lunghi giorni
+finchè una lettera del notaio Moussu mi
+sollevò di parte delle mie angosce. Fanny
+era arrivata presso la famiglia. La viscontessa
+Renata l’aveva <i>trouvée assez bien</i>, ma
+era dolente che la bimba fosse così poco
+istrutta <i>dans les pratiques religieuses</i>, e nel
+mentre incaricava lui, il notaio, di ringraziarmi
+pel mio <i>désinteressement</i>, lo incaricava
+<span class="pagenum" id="Page_324">[324]</span>
+eziandio di esprimermi il suo rammarico
+per questa circostanza che la costringeva
+a rifar l’educazione morale della
+sua nipotina. Ipocriti! Io ve l’ho data
+schietta, ingenua, spontanea, e voi volete
+chiudere il suo spirito nelle strettoie del
+bigottismo. A ogni modo, poichè senza questo
+rimprovero io non avrei forse avuto
+notizie di Fanny, ben venga anche questo
+rimprovero! Del resto, nessun particolare
+circa al viaggio. Nulla che mi desse la
+chiave del ritorno di <i>Café-au-lait</i>.
+</p>
+
+<p>
+E, a scrivere, ammesso pure che avessero
+voluto rispondermi la verità, era ormai
+fatica gettata. La terraferma era piena
+di nemici, le lettere, o si smarrivano, o
+erano trattenute per via, o non arrivavano
+al loro destino che per miracolo. Che giorni
+tristi volgevano per Venezia! Non passava
+dì che non giungessero feriti. Li
+conducevano lungo i canali, in barche spesso
+scoperte, ammonticchiati gli uni sugli
+altri. Non si poteva affacciarsi alla finestra
+senza vedere uno di questi convogli, non
+si poteva tener le imposte aperte senza
+udir gemiti ed imprecazioni. L’ospitale era
+zeppo per modo che un giorno convenne
+trasportar in altro luogo parte degli infermi.
+Li trasportarono a braccia per le
+strade. Che spettacolo! Ai primi di novembre
+<span class="pagenum" id="Page_325">[325]</span>
+gli Austriaci erano già a Mestre. Gli
+avvenimenti precipitavano. E in quei giorni
+appunto, singolare ironia! si compiva la
+facciata del Palazzo Reale in piazza San
+Marco coll’innalzamento dello stemma in
+pietra viva che portava nel mezzo un N
+coronato e nel campo una stella sormontata
+da un’aquila coi fulmini agli artigli.
+La folla guardava mormorando; alcuni slanciavano
+sommessamente qualche epigramma,
+presto soffocato dalla paura della polizia.
+Di tratto in tratto le reminiscenze
+degli antichi bagordi s’imponevano irresistibili
+alla popolazione, e allora un ordine
+inatteso, bizzarro, serviva di pretesto a un
+po’ di baccano. Così una domenica sera,
+appena pubblicato il divieto di uscir di
+notte senza lume, si videro comparire in
+piazza San Marco duemila lanternini d’ogni
+forma e colore portati in giro da allegre
+frotte d’uomini e donne che cantavano e
+saltavano come fosse di carnovale. A queste
+follie faceva riscontro la comparsa del
+pan nero, la fucilazione dei disertori in
+campo San Francesco della Vigna, la mortalità
+straordinaria negli ospedali, l’accattonaggio
+per tutta la città. Con sì lieti
+auspici si apriva l’anno 1814. Nondimeno
+la festa dell’Epifania, secondo l’usato, si
+pubblicò l’avviso che permetteva le maschere,
+<span class="pagenum" id="Page_326">[326]</span>
+e la domenica successiva alcuni
+<i>lustrissimi</i> fecero capolino sotto le <i>Procuratie</i>.
+Però, fischiati dal popolo, si ritirarono.
+A render più intollerabili gli altri
+patimenti della poveraglia si aggiunse il
+freddo. Intere famiglie senza pane, senza
+tetto giravano per le strade chiedendo misericordia;
+sui gradini dei ponti, sulle soglie
+delle case, esposti al vento, in mezzo
+alla neve, migliaia d’indigenti sfoggiavano
+i luridi cenci e le membra piagate. In
+mezzo a questo strazio il carnovale passava
+furtivo, quasi vergognando di sè. I <i>Ridotti</i>
+e i teatri erano aperti, ma pochi ci andavano,
+e chi ci andava non osava dirlo;
+le maschere giungevano in gondola ai brillanti
+ritrovi e in gondola pure ne uscivano,
+non avendo il coraggio di mostrarsi per le
+vie; la <i>cavalchina</i>, insuperato spettacolo
+della nostra <i>Fenice</i>, attirava appena qualche
+centinaio di persone, e i palchi, che
+solevano vendersi gli altri anni a più di
+dieci zecchini l’uno, potevano aversi quella
+sera per una ventina di lire.
+</p>
+
+<p>
+Dal di fuori giungevano notizie confuse.
+Qualche volta il cannone tuonava annunziando
+vittoria, ma più spesso correva su
+mille bocche la voce di portentosi disastri
+che i proclami ufficiali mal potevano celare.
+E il Governo, sentendo mancarsi sotto
+<span class="pagenum" id="Page_327">[327]</span>
+il terreno, diveniva sospettosissimo, ordinava
+la chiusura dei caffè, proscriveva la
+consegna di tutte le armi, faceva percorrer
+le contrade da pattuglie innumerevoli.
+</p>
+
+<p>
+In quei giorni appunto venne condotto a
+termine il processo del signor Venanzio.
+Convinto di truffa, lo si condannò a sei
+anni di carcere. Fu per mia madre un
+colpo di fulmine. Irreconciliabile meco perchè
+nell’aiutarla non avevo voluto porgere
+una mano soccorrevole anche al suo secondo
+marito, ella s’illuse però sino all’ultimo
+momento. Venanzio, ella diceva, avrebbe
+saputo sbugiardare tutti i suoi calunniatori,
+Venanzio sarebbe uscito innocente.
+Allorchè intese la sentenza, proruppe contro
+i tribunali e contro gli avvocati, disse
+che i suoi nemici avevano corrotto i giudici
+e che fra questi nemici ero anch’io.
+Se, anzichè sottrarlo al pericolo di una
+condanna ignominiosa io ve l’avessi spinto,
+ella non avrebbe potuto trattarmi più duramente.
+Ella non veniva più da me, ma
+io mi recavo qualche volta a vederla. La
+famigliarità carezzevole de’ suoi modi che
+s’era conservata in mezzo a tutte le crisi,
+che, in mezzo a tutte le vicende aveva mantenuto
+nelle nostre relazioni un certo abbandono
+affettuoso, quella famigliarità era
+scomparsa affatto. O non mi parlava, o la
+<span class="pagenum" id="Page_328">[328]</span>
+sua parola suonava rimprovero. Avevo voluto
+vincere il mio punto, avevo voluto dividerla
+dall’uomo ch’io odiavo fin da piccina. Il mio
+beneficio (e, quanto a me, giuro che non
+avrei chiamato così un servizio reso a mia
+madre) era stato anch’esso un mezzo per
+raggiungere questo scopo; ella non poteva
+essermene grata. Ma già non c’era da sorprendersene.
+Io appartenevo a una razza
+<i>mercantile</i>, non avevo la delicatezza dell’aristocrazia,
+non l’avevo mai capita, lei, che
+usciva da una famiglia patrizia. Se m’era
+riuscito persino di attraversare le sue intenzioni
+su Clara! Non lo sapevo che questa,
+ch’era la sua vera figliuola, ella voleva
+maritarsela a modo suo? Io invece,
+col pretesto che si cercava d’indurla a prendere
+il velo (come se fosse stato un disonore
+ed una disgrazia), l’avevo aizzata
+contro i suoi genitori, e avevo fatto buon
+viso alle sue tresche con un negoziante a
+cui adesso avrebbe bisognato darla per
+amore o per forza, mentre, prima, ci sarebbero
+stati a dozzine i partiti per lei
+nella nobiltà veneta. No, no, io non avevo
+fatto il bene suo, avevo fatto il suo male,
+e tutto per odio di Venanzio.... Ma ce la
+saremmo contata fra poco, quando fosse venuto
+il regno della giustizia, chè già le
+cose non potevano durare in questa guisa
+<span class="pagenum" id="Page_329">[329]</span>
+sicuramente, e il Signore l’avrebbe finita
+coi frammassoni, coi liberali. Allora Venanzio
+sarebbe uscito di prigione, e ci sarebbero
+entrati altri che adesso camminavano
+per le piazze e si spacciavano per
+santi e per filantropi... Questi e simili discorsi
+teneva, farneticando, mia madre, e
+destava, più che ira, pietà. Nè ella si era
+cangiata soltanto nei modi; era trasformata
+altresì nell’aspetto. Della sua bellezza, fino
+a pochi mesi addietro, così rigogliosa, non
+restavano ormai che pallide traccie. I capelli,
+pur dianzi nerissimi, le si erano inargentati
+subitamente; i suoi occhi, che una
+volta non sapevano piangere, davano segno
+di aver versato gran copia di lagrime negli
+ultimi tempi; la persona svelta ed eretta
+s’era alquanto curvata. Insomma gli anni,
+i quali parevano per lo addietro averla dimenticata,
+l’avevano ad un tratto raggiunta.
+Dopo la catastrofe di suo marito s’era ritirata
+anche dalla sua società prediletta e
+si circondava soltanto di alcuni preti della
+parrocchia che le riempivano la testa di fanfaluche
+e accarezzavano la sua crescente
+bigotteria. Clara, egoista per indole, non
+si dava troppo pensiero di distrarla, ma
+badava a fare all’amore col suo Roberto, e
+disarmava le collere materne col fingere un
+gran fervore religioso. — Almeno Clara ha
+<span class="pagenum" id="Page_330">[330]</span>
+questo di buono — diceva mia madre — ch’ella
+non vive da eretica come Maddalena.
+Il convento le ha servito almeno a
+farla timorata di Dio.
+</p>
+
+<p>
+È agevole immaginarsi che, in questa
+condizione di cose, io ero sempre più inesorabilmente
+condannata alla solitudine. Il
+mio antico crocchio s’era tutto disperso.
+Veniva soltanto a visitarmi talora Don Gaudenzio,
+ma l’avevano nominato parroco a
+Castello e, vecchio com’era, non si avventurava
+volentieri alla lunga passeggiata che
+gli toccava fare per giungere sino a casa
+mia. Inoltre non c’era più la signora Elena
+che volesse udire le sue poesie inedite, non
+c’erano più compagni per giuocare alle
+carte, ed il buon sacerdote finiva sempre
+col trovarsi spostato.
+</p>
+
+<p>
+Giannina e Maria, ch’io avevo tenuto
+meco anche dopo la partenza di Fanny,
+erano in quel tempo (lo dico senza vergognarmene
+punto) le mie due migliori amiche.
+Alla disuguaglianza della nascita e
+dell’educazione riparava la bontà schietta
+dell’animo e la simpatia con cui dividevano
+entrambe le mie tacite angoscie. <i>Café-au-lait</i>,
+giunto nel miserevole stato che descrissi
+poc’anzi, era oggetto costante delle
+loro cure; esse amavano in lui la bambina
+ond’esso aveva diviso i giuochi e vegliato
+<span class="pagenum" id="Page_331">[331]</span>
+i sonni, e della quale esso sapeva in quel
+momento più di noi tutti, e certo col suo
+guaito lamentava la sorte. La povera bestiuola,
+circondata da tante sollecitudini,
+ricuperava lentamente il vigore del corpo,
+i suoi ossicini andavano rivestendosi d’un
+più denso strato di polpa, il suo pelo tornava
+a farsi lucido e fino, ma chi rammentava
+il vispo <i>Café-au-lait</i> d’una volta,
+non poteva riconoscerlo senza fatica. Era
+tardo nelle sue movenze, i suoi occhi, già
+così vivi e lucenti, erano come appannati,
+e la sua voce un tempo così sonora moriva
+spesso in un gemito. Nessuno lo vedeva
+più fare un salto, nessuno l’udiva più
+dialogar dalla finestra coi cani del vicinato;
+per solito si metteva presso al caminetto e
+stava lì disteso, scaldandosi alla vampa che
+guizzava capricciosa lungo i tizzoni.
+</p>
+
+<p>
+Io non ero certo avara; però fino dagli
+ultimi anni vissuti nella casa paterna avevo
+cominciato a persuadermi che la dissipazione
+nuoce a sè senza giovare agli altri.
+Temperatissima ne’ miei bisogni e ne’ miei
+desiderii, avevo, dopo l’eredità dello zio
+Baldassare, accresciuto il mio patrimonio.
+Ma le recenti vicende di mia madre, l’assegnamento
+che avevo dovuto farle, gl’impegni
+che m’era toccato assumere per sanare
+i suoi debiti avevano operato un effetto
+<span class="pagenum" id="Page_332">[332]</span>
+contrario e mi avrebbero reso necessarie
+alcune economie nel mio sistema
+domestico. Senonchè, quello non era il
+momento da pensarvi. Nè a me, nè ad
+alcuno che avesse senso d’umanità, sarebbe
+bastato l’animo di licenziare in mezzo a
+tanta miseria parte della servitù o di ritirar
+la mano che soleva correr pietosa a
+lenimento degli altrui dolori. Era il mio
+conforto, era la mia religione in quei tempi
+tristi il fare intorno a me più bene ch’io
+mi potessi. Ogni giorno facevo dispensar
+pane e brodo ad alcuni fra i più bisognosi
+della parrocchia; ogni giorno raccoglievo a
+scaldarsi intorno a un buon fuoco e a rifocillarsi
+a una colazione semplice ma succulenta
+di cui portavano i rilievi alla loro
+famiglia, le fanciulle che anni addietro venivano
+da me a impararvi a leggere e a
+scrivere. Povere creaturine! In quella dolce
+temperatura, dinanzi a quella tavola appetitosa
+esse dimenticavano per pochi istanti
+le loro finestre senza imposte, il loro focolare
+senza legna, il loro desco senza pane.
+E anch’io dimenticavo tante cose vedendole
+sorridere. Ma poi, se uscivo di casa,
+e m’imbattevo per via in altri fanciulli
+pallidi, con le labbra e cogli occhi scoloriti
+per fame, mi si stringeva il cuore, e dicevo
+fra me: — E a questi chi ci pensa?
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_333">[333]</span>
+</p>
+
+<p>
+Sulla fine di marzo la situazione era diventata
+intollerabile. La carestia era a tal
+punto che nemmeno ai ricchi era dato trovare
+pan bianco. Come in Francia ai tempi
+della rivoluzione, lunghe processioni di
+donne percorrevano le contrade di Venezia
+e si recavano sotto le finestre del comandante
+superiore a Santo Stefano levando
+altissime grida, nè le sentinelle poste
+agli accessi di quella piazza bastavano
+a impedire l’invasione dell’esercito femminile.
+Ormai la disperazione rendeva audaci,
+gli arresti, le minacciate fucilazioni non
+impaurivano più; s’imprecava al Governo,
+si esultava dei successi degli eserciti nemici.
+Ricordo sempre che la domenica di
+Pasqua (era il 10 d’aprile) si udirono le
+salve d’artiglieria del vascello austriaco ancorato
+alla Piave che festeggiava una vittoria.
+Tutta la città fu in moto; la gente
+accorreva sulla riva degli Schiavoni, sulle
+<i>Fondamente nuove</i> per raccogliere quei suoni,
+per confortarsi nel pensiero della prossima
+liberazione. Come dissi già, ogni concetto
+politico era sparito dall’animo dei
+Veneziani; liberazione significava soltanto il
+termine dei patimenti corporali. Indi si vide
+il triste spettacolo della vigliaccheria umana.
+I soldati della guarnigione, che pure
+erano in gran parte italiani, ch’erano abbronziti
+<span class="pagenum" id="Page_334">[334]</span>
+dal sole dei campi, che sotto generali
+famosi avevano traversato l’Europa,
+erano ormai oggetto di abbominio e di
+scherno; i valorosi, i buoni erano gli Austriaci,
+i <i>caiserlicchi</i> che nove anni addietro
+non si potevano soffrire. Orribile a
+dirsi, s’insultavano perfino i nostri feriti,
+quando passavano, gemendo, nelle barche
+delle ambulanze; i mutilati che, reggendosi
+a fatica, uscivano dall’ospedale, erano
+fatti segno di sconci epigrammi. Gli accattoni,
+le donnicciuole, i fanciulli affamati
+trovavano un sarcasmo contro queste povere
+vittime del dovere che parlavano il nostro
+idioma, che combattevano intorno a una
+bandiera nostra, che, per la prima volta,
+formavano il nucleo d’un esercito italiano.
+Un esercito italiano! Ma chi se ne curava?
+Chi vi credeva? Quasi nello stesso tempo
+il vicerè Eugenio e il generale austriaco
+Nugent avevano parlato in nome dell’indipendenza
+d’Italia, ma le moltitudini non si
+davano pena per sapere quale dei due parlava
+sul serio. La frase era stata ormai
+tanto abusata!
+</p>
+
+<p>
+Non dico poi del giubilo con cui fu accolta
+la nuova dell’ingresso delle truppe
+alleate in Parigi e della destituzione di
+Napoleone. Poichè si era certi che il gigante
+non poteva muoversi, tutti i pigmei
+<span class="pagenum" id="Page_335">[335]</span>
+si levarono con grande schiamazzo in nobile
+gara di vituperi. Quelli che avevano mendicato
+un suo sguardo, che avevano baciato
+la polvere calcata dai suoi piedi, che umili
+o contriti avevano seguito i suoi sfolgoranti
+corteggi, lieti di passar per lacchè del signore
+del mondo, adesso andavano a gara
+per raccogliere una manata di fango e gettargliela
+in viso. Quando, il 19 aprile, si
+seppe esser giunta la notizia della cessione
+di Venezia, essersi dato l’ordine di levar
+dalla piazzetta la statua di Napoleone e
+dalla facciata del palazzo lo stemma imperiale,
+la folla accorse dai più remoti angoli
+della città per assistere allo spettacolo, e si
+sarebbe fatta giustizia da sè se non fosse
+intervenuta la truppa. Indi nacquero risse
+e ferimenti. La canaglia, sempre codarda,
+trovava il coraggio per commettere una
+viltà, e si scagliava sulle baionette italiane
+che facevano siepe all’effigie del principe
+caduto. Nondimeno la statua non venne rimossa
+che il mattino del 20 alle cinque, e
+benchè fosse ancora notte, la Piazzetta formicolava
+di popolo, che pareva aver dimenticato
+il freddo, la fame e ogni specie di
+patimenti nel gran giubilo di quell’istante.
+Il giorno stesso strepitose acclamazioni
+salutarono un generale austriaco sbarcato
+sul Molo. I vecchi capitani della Repubblica,
+<span class="pagenum" id="Page_336">[336]</span>
+reduci dalla guerra di Chioggia e dalla
+battaglia di Lepanto, non potevano accogliersi
+con maggiore entusiasmo. O Venezia,
+il cielo, prolungando la mia triste esistenza,
+mi consentì di vederti rigenerata a
+una prova di sangue e di fuoco; tre anni
+fa un altro assedio ti lavava da ogni taccia
+di fiacchezza; i tuoi figli, languenti per
+fame, non invocavano il nemico, ma combattevano
+sugli spalti; scrosciavano le palle
+ardenti sui tetti, ma nessuno diceva d’arrendersi;
+la pestilenza infieriva, ma i malati
+sul loro letto di dolore morivano col
+sacro nome d’Italia sul labbro. E quando
+convenne capitolare, e gli Austriaci, al suono
+delle loro musiche, ornati il capo di mirto,
+percorsero le vie della città riconquistata,
+non una voce si levò ad applaudirli, non
+un fazzoletto si agitò incontro ai vincitori.
+</p>
+
+<p>
+Dallo spiraglio di queste imposte socchiuse,
+io vidi i loro ufficiali vestiti di pompose
+uniformi e con le piume ondeggianti
+al cappello, li vidi sdraiati nelle gondole
+voluttuose guardando con inquietudine le
+grandi moli dei bruni palazzi, e le case
+che pareano deserte, e rammentai il tempo
+in cui tutte le porte si aprivano, tutte le
+fronti si spianavano allegre dinanzi ai nuovi
+signori. E adesso, o mia povera patria, il
+giogo ti pesa sul collo, nè per quanto è
+<span class="pagenum" id="Page_337">[337]</span>
+vasto l’orizzonte che abbracci con l’occhio,
+un lembo d’azzurro interrompe il tuo cielo
+grigio e uniforme; ma il tuo nome è redento,
+ma il sorriso della cortigiana non
+deturpa il tuo volto atteggiato a maestoso
+dolore. La mia anima è chiusa ad ogni
+dolce impressione, ma non è chiusa però
+a quest’orgoglio, di saperti, o mia patria,
+rispettata da tutti, di saperti nobile e grande
+nella tua sventura, io, che ti vidi così bassa
+e spregievole!
+</p>
+
+<p>
+Certo allora, nel 1814, quello che mi
+feriva maggiormente non era che si lasciasse
+cader con indifferenza il Governo italico
+legato al carro d’un desposta; era che a
+sei o sette anni di distanza s’imprecasse
+vilmente a ciò che si era schifosamente
+adulato, che l’arrivo dei nuovi stranieri
+paresse suprema ventura.
+</p>
+
+<p>
+Questo pazzo giubilo durò più settimane,
+non così però che in mezzo al giubilo non
+rimanesse posto per la lurida miseria, per
+l’accattonaggio sfrontato e per le aggressioni
+notturne. Indi il popolo si diede alla
+devozione, e il podestà Gradenigo invitò la
+città a una funzione religiosa di sette giorni
+consecutivi, a principiare dal 5 maggio.
+Tutte le parrocchie dovevano successivamente
+recarsi alla basilica ad adorarvi il
+Sacramento ivi esposto in permanenza. Finita
+<span class="pagenum" id="Page_338">[338]</span>
+la settimana, e come a suggellare la
+cerimonia, sarebbe successa una processione
+generale in piazza San Marco. Inutile dire
+i preparativi che se ne fecero, la folla che
+vi accorse. Non erano spettacoli per me,
+ma seppi che da tutti i balconi delle Procuratie
+pendevano tappeti ricchissimi, che
+si accalcava alle finestre, sui tetti, sul campanile,
+e una pubblicazione dell’epoca dice
+che v’intervennero 995 sacerdoti, 165 ex-monache
+e 21.065 secolari. Queste cifre spiegano
+abbastanza come Venezia nel maggio
+1814 ringraziasse il cielo della sua schiavitù.
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<h2>XXIII.</h2>
+</div>
+
+<p>
+È agevole immaginarsi che il mio primo
+pensiero, appena finito l’assedio, fu quello
+di scrivere in Francia per chiedere conto
+di Fanny. Erano sette mesi ch’io non ne
+avevo notizia, e in sette mesi quante cose
+potevano esser succedute! Durante il blocco,
+il pensiero ch’era inutile spedir lettere e
+che non era sperabile riceverne faceva sì
+ch’io mi rassegnassi tristamente al silenzio;
+la mia inquietudine si destò, ed accrebbe
+<span class="pagenum" id="Page_339">[339]</span>
+a mille doppii tostochè le comunicazioni
+postali furono ristabilite. Mi pareva
+che se il notaio Moussu, o i congiunti di
+Fanny avessero avuto senso d’umanità, essi
+non avrebbero tardato a informarmi della
+bambina; la loro trascuratezza riempiva il
+mio animo de’ più sinistri presagi. Il minor
+male ch’io potessi supporre era che Fanny
+si trovasse fra gente senza cuore. E come
+mai simil gente avrebbe potuto renderla
+felice! Ma spesso io temevo molto di peggio.
+L’idea del ritorno di <i>Café-au-lait</i> si
+associava nel mio spirito a non so che larve
+paurose ond’io torcevo inorridita lo sguardo.
+Esse fuggivano come i sogni quando la ragione
+era presente appieno a sè stessa;
+come i sogni mi si riaffacciavano quand’io
+lasciavo libero il corso alla fantasia.
+</p>
+
+<p>
+I messaggi, tanto aspettati, arrivarono.
+L’uno, brevissimo, del notaio, mi diceva
+che Fanny era un po’ tarda a ricambiare
+l’affetto della sua famiglia, era di carattere
+un po’ chiuso e <i>maussade</i>, ma che alla lunga
+avrebbe finito certo coll’adattarsi. L’altra
+lettera era di <i>Monsieur Simon</i>. Era vergata
+con moltissimo studio, ma l’accuratezza
+della calligrafia non serviva che a porne in
+maggior risalto l’infelice grammatica e la
+dicitura contorta. <i>Monsieur Simon</i> mi scriveva
+in gran segretezza scongiurandomi di
+<span class="pagenum" id="Page_340">[340]</span>
+non mettere in ballo il suo nome. Mi scriveva
+perchè aveva potuto persuadersi coi
+suoi propri occhi dello straordinario amore
+ch’io sentivo per la <i>jeune vicomtesse</i>. Non
+gli era dato nascondermi che la piccola
+Fanny stava poco bene. Dopo un incidente
+avvenuto durante il viaggio e in causa del
+quale s’era smarrito il fedel cagnolino, la
+bimba non aveva mai cessato di piangere
+fino al suo arrivo, e aveva concepito una
+avversione invincibile per <i>Mademoiselle Ernestine</i>.
+Giunta al castello, la sua malinconia,
+anzichè diminuire, s’era accresciuta ed
+ella non aveva voluto associarsi ai suoi
+<i>nobles cousins</i>, che, dal canto loro, non erano
+stati <i>prévenants</i> verso di lei. La sola persona
+con cui si trattenesse di buon grado
+era egli, ma la nobile viscontessa Renata
+non amava che una figlia del defunto Visconte
+passasse molte ore con un <i>doméstique</i>.
+Le aveva preso, in luogo di <i>Mademoiselle
+Ernestine</i>, una <i>bonne</i> della Normandia,
+<i>excellente demoiselle d’une famille noble
+appauvrie par la révolution</i>, ma non pareva
+che tra la fanciulla e lei ci corresse
+una gran simpatia. Poi v’era <i>la marquise
+Virginie</i>, donna di carattere così strano....
+E qui alcuni puntini tradivano le reticenze
+di <i>Monsieur Simon</i>. Insomma, era la conclusione
+della lettera, egli la vedeva deperire
+<span class="pagenum" id="Page_341">[341]</span>
+e ne soffriva nel fondo dell’anima, perchè
+s’era affezionato alla fanciulla più di
+quanto potessi credere. Perciò aveva pensato
+di rivolgersi a me per consiglio e mi
+pregava ch’io gli rispondessi a Nantes a un
+nome supposto affine di non dar sospetti
+in famiglia. <i>Mademoiselle Fanny</i>, che non
+era <i>une enfant</i>, ma <i>une véritable demoiselle</i>,
+sapeva ch’egli mi aveva scritto, ma non
+lo avrebbe certo detto a nessuno. Ella mi
+mandava tanti baci, e mi aspettava sempre,
+ripetendo a tutti ch’io avevo promesso di
+andarla a prendere.
+</p>
+
+<p>
+Questo epistolario con <i>Monsieur Simon</i>,
+la sola anima pietosa che vi fosse in casa
+de Serges, si protrasse per alcuni mesi.
+Fanny mi si dipingeva sempre malinconica,
+sofferente, aliena dai giuochi della sua età.
+Ella spianava la fronte e snodava le labbra,
+soltanto quando poteva sguisciarsene dalla
+sua guardiana e recarsi presso <i>Monsieur
+Simon</i>, a discorrere di Venezia, di me, del
+suo <i>Café-au-lait</i>. Le era stata una grande
+consolazione il sapere che questo suo cagnolino
+fosse vivo e avesse trovato modo
+di tornarsene a casa, ma poi s’era disciolta
+in lagrime pensando che solevano trastullarsi
+insieme e che ormai non si vedrebbero
+più, poichè la zia Maddalena, cattiva,
+aveva fallito alla sua promessa e non veniva
+a prenderla e ricondurla a Venezia.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_342">[342]</span>
+</p>
+
+<p>
+Si può credere che allegria mi facessero
+queste comunicazioni. Quand’esse mi mancavano,
+tremavo, quando giungevano, piangevo.
+Tuttavia il silenzio mi sarebbe stato
+maggiore strazio e lo scambio di lettere con
+<i>Monsieur Simon</i> formava parte integrale
+del mio piccolo mondo. Io vivevo più che
+mai entro il mio guscio di chiocciola.
+Non potevo cacciarne fuori il capo senza
+un disgusto profondo. La mia patria, che
+porgeva volonterosa i polsi alle nuove catene,
+mi destava un senso misto di pietà
+e di ribrezzo. Mia madre aveva perduto le
+grazie della persona e dei modi che, negli
+anni addietro, cingevano d’un fascino irresistibile
+la sua frivolezza, passava metà
+della giornata in chiesa e nell’altra metà
+imprecava a tutti coloro che avevano contribuito
+a rovinare il suo Venanzio, compresovi
+il Governo austriaco che non aveva
+capito esser suo primo dovere, appena entrato
+in possesso della città, di liberare
+quell’integro uomo. Clara diventava sempre
+più bella, ma i germi dell’egoismo portati
+nel nascere, educati nelle pareti del chiostro,
+davano frutti meravigliosi. Ella aveva
+completamente aggiogato a sè il buono e
+savio giovane che s’era invaghito della sua
+avvenenza, e ne aveva fatto un docile strumento
+della sua volontà. Anche l’amore
+<span class="pagenum" id="Page_343">[343]</span>
+era in lei un modo di soddisfare i suoi
+gusti; nulla di più. Associarlo all’idea del
+sacrificio, dell’abnegazione, non era cosa
+ond’ella si sentisse capace. Io la vedevo
+pochissimo. Ella s’era ricordata di me
+quando aveva creduto ch’io potessi esserle
+utile, io aveva fatto per essa ciò che mi
+pareva mio obbligo di fare. Cessato in lei
+il bisogno, svanito in me il senso del dovere
+che mi aveva indotto ad accorrere in
+suo soccorso, prevalsero le antiche ritrosie,
+le antiche ripugnanze, inesplicabili, invincibili.
+Accade nella vita di società che vi
+siano persone alle quali occorre esser presentati
+ogni volta, giacchè, per quanti siano
+i colloqui che avete con loro, esse vi rimangono
+estranee. Nelle famiglie il contatto
+d’ogni giorno spesso non basta a creare la
+dimestichezza intima, la dimestichezza dell’anima;
+troncata, per una ragione o per
+l’altra, la convivenza, sparisce qualsiasi alimento
+alle mutue relazioni, e il cuore con
+sua meraviglia s’accorge di non sentire alcun
+vuoto. Così accadeva fra Clara e me.
+Ci evitavamo per un tacito accordo. Il sacro
+nome di sorelle non bastava a stringerci
+insieme. Quando io me le avvicinavo, sorgeva
+a frapporsi tra me e lei il pensiero
+della predilezione che il signor Venanzio
+aveva mostrato per essa, dei discorsi che
+<span class="pagenum" id="Page_344">[344]</span>
+mi avevano ferito l’orecchio al momento
+della sua nascita, delle parole proferite dallo
+zio Baldassare prima di morire.
+</p>
+
+<p>
+Del resto, se le mie inclinazioni mi avevano
+sempre fatta schiva dei convegni romorosi
+e del viver brillante, lo stato presente
+del mio animo non era tale da indurmi
+a cangiar sistema. Quando pur lo avessi
+voluto, quando pure avessi cercato, ultimo
+rimedio alle cure assidue, affannose, il frastuono
+assordante della società leggera e
+pettegola, la dura necessità mi avrebbe
+ormai impedito di appagare il nuovo capriccio.
+Avevo perduto quasi tutte le mie
+vecchie relazioni, l’amor mio pel Visconte
+aveva compromesso il mio nome verso quelli
+(e son tanti!) che sorridono indulgenti a
+mille tresche spudorate e non perdonano
+alla fanciulla un affetto onesto, avevo infine,
+nelle ultime vicende, assottigliato per guisa
+il mio patrimonio da esser costretta alla
+più rigida economia. Non ero mai stata
+bella, ma adesso non ero nemmeno più
+giovane. Avevo ventisette anni, e quella età
+che brilla come la luce del meriggio sul
+volto della sposa felice, si riflette come un
+malinconico tramonto sul fronte della zitella
+disingannata del mondo. A ventisette anni
+è cominciata per la donna l’età delle memorie;
+povera lei se quelle memorie son
+tristi!
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_345">[345]</span>
+</p>
+
+<p>
+Avevo avuto un bel sogno ed era svanito;
+sotto i ghiacci della Beresina erano
+state sepolte tutte le mie speranze. Non mi
+restava che una camelia avvizzita sul petto,
+e lontano, lontano, un altro pallido fiore
+sbocciato al sole d’Italia ed ora chiuso fra
+i cristalli d’una serra, ahimè, moribondo
+anch’esso come la mia gioventù, come la
+gioventù del mio cuore!
+</p>
+
+<p>
+Fanny è a letto da due giorni — mi
+scriveva <i>Monsieur Simon</i> nell’agosto 1814. — Non
+sarà nulla, ma io sono triste ed
+impensierito. La mi parve così pallida questa
+mattina, quando le portai un poco di
+brodo. Si mise a sedere, e volle prender
+colle sue manine la tazza, ma quelle manine
+tremavano come foglie. — Pochi giorni
+dopo, il fido servo mi annunziava che Fanny
+s’era alzata, ma era sempre debole, e, secondo
+lui, avrebbe avuto bisogno di cambiar
+aria.
+</p>
+
+<p>
+Mi balenò alla mente un pensiero subitaneo;
+volare a Nantes, commuovere l’animo
+del notaio Moussu e persuaderlo a darmi il
+suo appoggio, andare seco, se fosse possibile,
+o sola, s’egli non avesse voluto accompagnarmi,
+alla residenza dei de Serges, gettarmi
+ai piedi della viscontessa Renata e
+scongiurarla, in nome della memoria del
+suo Gastone, a permettere che Fanny venisse
+<span class="pagenum" id="Page_346">[346]</span>
+a ristorare le sue forze in Italia. Oh!
+io non potevo credere che la vecchia signora
+fosse deliberata a far morire la figlia
+del suo figliuolo. E sentivo ch’io avrei accettata
+qualunque condizione ella mi avesse
+imposto, sentivo che s’ella mi avesse detto:
+ad ottenere ciò che bramate occorre che non
+siate più per Fanny la zia Maddalena d’un
+tempo, ma un’umile ancella obbediente al
+cenno della compagna ch’io le avrò dato;
+ebbene, io avrei risposto di sì.
+</p>
+
+<p>
+Tarda a risolvere, pronta nell’eseguire,
+comunicai il mio proponimento a Giannina.
+Voleva ella venir meco? Ella sarebbe venuta
+fino in capo al mondo, mi disse. In
+quei tempi viaggiare era un’impresa seria;
+non era facile nemmeno uscir della propria
+città, era difficilissimo uscir dello
+Stato. Vinsi nondimeno gli ostacoli, mi accomiatai
+da mia madre, che mi disse ch’ero
+pazza, e partii. <i>Café-au-lait</i> voleva a tutti
+i costi venir meco, ma io lo lasciai in custodia
+di Maria, dicendogli: — Sii buono,
+e chi sa ch’io non torni con Fanny. — A
+questo nome si scosse, mise un guaito,
+e mi fissò con uno sguardo rassegnato.
+</p>
+
+<p>
+Mi feci precedere da due lettere, l’una
+pel notaio <i>Moussu</i>, l’altra per <i>Monsieur
+Simon</i>. Non avevo voluto attender le risposte,
+perchè potevano per avventura distormi
+<span class="pagenum" id="Page_347">[347]</span>
+dalla partenza, ed era mia consuetudine,
+una volta fermo un proposito, di
+evitar tutto ciò che potesse rimuovermene,
+di non rimeditarlo neppur io per tema che
+un novello esame me lo facesse apparire
+meno opportuno.
+</p>
+
+<p>
+Percorsi un’infinità di paesi senza vederli,
+facendo sosta le ore necessarie per
+prendere un po’ di riposo e di cibo, non
+un minuto di più. Appena giunta a Nantes,
+mi recai dal notaio Andrea Moussu,
+dall’uomo nel quale Gastone aveva riposto
+una fiducia, che, per l’esperienza ch’io ne
+avevo fatto, non mi sembrava punto meritata.
+<i>Maître André</i>, così lo chiamavano
+a Nantes, aveva ricevuto appena da un
+giorno la mia lettera, nè s’era per anco
+rimesso dallo scompiglio che l’annunzio del
+mio prossimo arrivo gli aveva prodotto. A
+prima vista la sua fisonomia non rivelava
+che l’imbarazzo e lo sbigottimento, ma un
+osservatore pacato vi avrebbe scoperto eziandio
+l’espressione di quella fiacca e tarda
+benevolenza che non è aliena dal giovare
+ad altri, quando però non le costi troppe
+noie e fastidi. — <i>La malheureuse idée
+que vous avez eue!</i> — fu la prima frase
+con cui egli entrò in argomento. — La
+sciagurata idea! Venire a Nantes, col proposito
+di vedere i de Serges, che vivevano,
+<span class="pagenum" id="Page_348">[348]</span>
+si può dire, fuori dal mondo, e che erano
+gente rispettabilissima ma piuttosto sospettosa,
+specialmente verso i forestieri! Ero
+poi certa che sarei stata ricevuta?
+</p>
+
+<p>
+— Ma — gli risposi — io non vengo
+per visitaro i de Serges, ma per veder la
+piccola Fanny, la figlia del visconte Gastone.
+L’averla custodita per oltre un anno
+presso di me doveva pur legittimare la
+mia presenza al castello.
+</p>
+
+<p>
+— Sì, sì — egli disse — è innegabile
+che la famiglia di Serges ha contratto degli
+obblighi verso di voi, e avrebbe voluto
+soddisfarvi.... <i>Mon Dieu!</i> non vi offendete,
+<i>ne donnez-pas une interpretation blessante
+à mes paroles</i>; intendo dire ch’essa avrebbe
+voluto soddisfarvi in modo consentaneo al
+vostro decoro.
+</p>
+
+<p>
+— Non v’è che un modo solo — interruppi. — Quello
+di permettermi ch’io
+vegga Fanny e ch’io la salvi.
+</p>
+
+<p>
+— Salvarla! Salvarla! È in poter vostro
+di salvarla? S’ella è gracile, se subisce le
+conseguenze della sua nascita....
+</p>
+
+<p>
+— Ah! — esclamai, — dunque è vero
+ch’essa mi muore.... Ditemi, ditemi tutta
+la verità, parlate in nome del cielo....
+</p>
+
+<p>
+Il notajo si guardò attorno inquieto. Egli
+aveva paura di me, e non osava chiamare
+in suo ajuto per non tradirsi. Cercò di
+<span class="pagenum" id="Page_349">[349]</span>
+comporre le labbra ad un risolino. — Ma
+no che non la muore. Chi vi ha raccontato
+queste esagerazioni? <i>Que vous allez
+vite avec la fantaisie, vous autres italiens!</i>
+È un pezzo che non veggo <i>mademoiselle
+Fanny</i>, ma non credo ci siano tutti questi
+guai. Credo soltanto che sia malaticcia....
+</p>
+
+<p>
+— Ma non era! — io proruppi. — Era
+vispa, era florida, era gioconda, quando
+uscì della mia casa. Anche lontana dalle
+mie braccia, se avesse trovato amore, sarebbe
+cresciuta bella e rigogliosa, ma qui
+l’hanno uccisa, hanno avvelenata la sua
+fanciullezza. Infami!
+</p>
+
+<p>
+— Tacete, — egli gridò sbigottito. — Non
+sapete che parlate della nobile famiglia
+de Serges?
+</p>
+
+<p>
+— Me ne importa molto a me dei de
+Serges! Conoscevo uno solo di questa famiglia
+che aveva veramente l’anima nobile,
+ed è morto. Poveretto! egli fidava in voi,
+a voi egli raccomandava la sua bambina.
+</p>
+
+<p>
+— No, no, — rispose frettolosamente
+<i>maître André</i>. — Io non ero che il suo
+uomo d’affari. Ho tutelato gl’interessi di
+<i>mademoiselle Fanny</i> e v’assicuro io ch’ella
+ha un bel patrimonio....
+</p>
+
+<p>
+— Oh era ben altro il debito vostro!
+Se aveste interpretata davvero la volontà
+di Gastone....
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_350">[350]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Ebbene, che avrei dovuto fare? <i>Que
+vouliez vous que je fisse?</i>
+</p>
+
+<p>
+— Dovevate vigilare su lei, dovevate
+toccare in suo favore quei cuori di bronzo,
+mummificati tra la boria aristocratica e la
+bigotteria....
+</p>
+
+<p>
+— <i>Mademoiselle!</i>
+</p>
+
+<p>
+— Ma non perdiamoci in chiacchiere.
+Forse c’è tempo di riparare a tutto. Bisogna
+partir subito pel castello dei de Serges,
+bisogna che voi mi accompagniate.
+</p>
+
+<p>
+— <i>Comment!</i> — sclamò il notajo. Ch’io
+vi accompagni.... Ma io ho i miei affari.
+</p>
+
+<p>
+— Spicciateli e vi attenderò.
+</p>
+
+<p>
+— <i>Plait-il?</i> — diss’egli. — E che volete
+fare quando siete lì? — Indi soggiunse
+a mezza voce: — <i>Quel diable de femme!</i>
+</p>
+
+<p>
+— Prima di tutto voglio vedere Fanny.
+Poi parlerò io alla vecchia viscontessa. È
+impossibile ch’ella non si pieghi a lasciar
+venire per qualche mese la fanciulla in
+Italia.
+</p>
+
+<p>
+— Credo che voi v’inganniate molto — egli
+rispose. — A ogni modo i medici non
+permetterebbero questo viaggio....
+</p>
+
+<p>
+— Ma dunque ella sta assai male.... E
+voi mi fate perder tempo, e non sentite il
+bisogno di romper gl’indugi e di venir
+meco da quella che si può dire la vostra
+pupilla?
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_351">[351]</span>
+</p>
+
+<p>
+— <i>Ma pupille! Ma pupille!</i> Ma io non
+ho inferenza che ne’ suoi affari. Ci mancherebbe
+altro!... E poi, lo sapete che il
+castello dei de Serges è a dieci miglia da
+qui, che ormai è tardi e non ci si arriverebbe
+che verso sera, e che finalmente
+io non posso far attaccare la mia carrozza
+perchè ho il cavallo malato....
+</p>
+
+<p>
+— Chi vi domanda la vostra carrozza?
+C’è la mia. Permettetemi.
+</p>
+
+<p>
+E, così dicendo, scossi un campanello che
+v’era sul tavolino.
+</p>
+
+<p>
+Il notaio mi guardava a bocca aperta.
+Entrò un servo, e gli ordinai, in nome del
+suo padrone, che non osava contraddirmi,
+di recarsi subito all’albergo ov’io ero scesa
+con Giannina e di farvi attaccare senza indugio
+la mia carrozza, prescrivendo al cocchiere
+di venirci ad aspettare al portone
+della casa.
+</p>
+
+<p>
+Il servo stette un momento sospeso e domandò
+timidamente: — <i>Monsieur va partir?</i>
+</p>
+
+<p>
+— Per qualche ora — risposi.
+</p>
+
+<p>
+Il signor Moussu passeggiava in lungo e
+in largo la stanza, sbuffando e pronunziando
+alcune frasi tronche. — Che cosa devo
+fare? Se mi rifiuto non c’è modo di liberarsi
+mai più da questo demonio. <i>Quelle
+femme!</i> Doveva toccare a me!... — Nel
+punto di lasciar la stanza il servo si voltò
+<span class="pagenum" id="Page_352">[352]</span>
+nuovamente, e immobile con la mano sul
+saliscendi dell’uscio: — Vado — disse indirizzandosi
+al suo padrone: — <i>Je vais.</i>
+</p>
+
+<p>
+— Ma sì, ma sì — rispose questi impazientito. — Quante
+volte bisogna ripetere
+le cose!
+</p>
+
+<p>
+— Grazie — sclamai quando fummo
+soli — grazie della vostra compiacenza.
+</p>
+
+<p>
+— Tenetevi i vostri ringraziamenti — egli
+replicò in tuono piuttosto burbero. — È
+una violenza bella e buona. Ma non mi
+accadrà più, oh non mi accadrà più certamente.
+<i>Je ferai garder ma porte.</i>
+</p>
+
+<p>
+Tornò un momento al suo scrittoio, mise
+in ordine alcune carte, e poi si voltò verso
+il muro, e, levandosi in punta di piedi,
+guardò un polveroso barometro ch’era appeso
+alla parete. — <i>Tenez</i> — egli disse
+segnando col dito — <i>tenez</i>, il barometro è
+al variabile. — Avvicinatosi alla finestra,
+sollevò la tendina e girò gli occhi attorno.
+</p>
+
+<p>
+— Non vedete che non c’è neppur una
+nuvola? — osservai.
+</p>
+
+<p>
+— È anzi troppo sereno, troppo soffocante.
+Siamo in settembre; fa un caldo di
+luglio. Non ci mancherebbe altro che mi
+toccasse un acquazzone.
+</p>
+
+<p>
+— Ma se vi ripeto che non c’è nuvole...
+</p>
+
+<p>
+— Non c’è nuvole! non c’è nuvole! Se
+<span class="pagenum" id="Page_353">[353]</span>
+non ce n’è, ce ne possono venire.... — E
+tornò a percorrere la stanza su e giù brontolando
+fra sè; — <i>Quelle contrariété! Quelle
+étrange femme!</i>
+</p>
+
+<p>
+Allorchè si venne ad annunziarci che la
+carrozza era pronta, il notaio si ritirò un
+momento in un camerino per farvi la sua
+<i>toilette</i>. Mi ricomparve dinanzi con un gran
+cappello sotto il braccio, una cravatta bianca
+alta cinque dita intorno al collo, una lunghissima
+<i>redingote</i> verde mare e un paio
+di brache nanchino strette al ginocchio.
+</p>
+
+<p>
+Lo seguiva il servo con un ombrellone
+blù in mano e un pesante ferraiuolo sotto
+il braccio.
+</p>
+
+<p>
+Non potei astenermi dal manifestar le
+mie maraviglie per tanti preparativi. — Se
+avete detto poc’anzi che fa un caldo da
+estate.
+</p>
+
+<p>
+— Se fa caldo, potrebbe far freddo — rispose
+sentenziosamente <i>maître André</i>. Indi
+soggiunse: — Andar così dai de Serges
+senz’avviso, come se si trattasse di persone
+di confidenza.... è mal fatto, malissimo
+fatto.
+</p>
+
+<p>
+Salimmo in carrozza. I vicini si affacciavano
+alle finestre per veder <i>maître André</i>
+che partiva <i>avec une étrangère</i>. Alcuni salutavano
+rispettosamente. Dovetti lasciare
+Giannina, perchè il notajo dichiarò di non
+<span class="pagenum" id="Page_354">[354]</span>
+volere a niun patto andare dai de Serges
+<i>avec deux femmes</i>, tanto più che <i>la gouvernante</i>,
+com’io gli aveva detto, era assai
+bella, <i>et cela aurait fort scandalisée madame
+la vicomtesse qui était on ne peut
+plus sevère à l’égard de ses doméstiques</i>.
+Del resto, io calcolavo di tornar nella sera
+e dormire all’albergo.
+</p>
+
+<p>
+Trovandosi a suo agio nella comodissima
+sedia di posta, <i>maître André</i> spianò alquanto
+la fronte e sciolse lo scilinguagnolo. Il suo
+tema favorito era l’antichità della famiglia
+de Serges. Questa, da cui ci recavamo, era
+<i>la branche cadette</i> che risaliva al 1300,
+ma <i>la branche ainée</i> era anteriore al mille.
+Peccato ch’essa si estinguesse con la <i>marquise
+Virginie</i>. Ma!.... E qui parve volesse
+cominciare un discorso di cui si pentì. Disse
+quindi che tra i de Serges v’erano stati
+crociati, guerrieri, legislatori e che doveva
+essere una gran bella cosa poter vantare
+simili antenati.
+</p>
+
+<p>
+Non potei trattenermi dall’osservare che
+la soddisfazione era meno grande di quanto
+si credesse, poichè io, per esempio, avevo
+fra i miei antenati altissimi dignitarj della
+Repubblica, e non trovavo che questo bastasse
+a render felici.
+</p>
+
+<p>
+La notizia produsse una viva impressione
+sull’animo di <i>maître André</i> che disse subito: — Voi
+<span class="pagenum" id="Page_355">[355]</span>
+dunque siete nobile — e, in
+pari tempo, mi offrì di prendere il suo posto
+ove c’era meno sole.
+</p>
+
+<p>
+Io risposi che non ero nobile perchè gli
+avi di cui avevo parlato erano avi materni,
+e mio padre apparteneva invece alla borghesia.
+Il notajo si raffreddò alquanto e non
+insistette nella sua offerta di farmi cambiar
+posto. Tuttavia continuò a parlarmi con
+notevole deferenza e mostrò una speciale
+premura per aver notizie di mia madre che
+aveva sortito natali così distinti. Poi cominciò
+a discorrere di Venezia e della Repubblica
+di San Marco, sfoggiando cognizioni
+veramente ammirabili e peregrine.
+Egli credeva che in Venezia la massima
+parte delle case non avessero altra uscita
+che per acqua, credeva che il Bucintoro
+fosse, dopo il doge, la carica suprema dello
+Stato, e che i sospetti politici si spacciassero
+per la via da sicarj prezzolati dal Governo.
+Del resto, siccome era uomo d’idee
+conservative, non disapprovava quella condotta
+energica, e diceva che, se in Francia
+si fosse usata un’eguale severità, non si sarebbero
+viste le pazzie del 1789 e gli orrori
+del 1792 e 1793. Avrei voluto rispondergli,
+ma in quel momento la carrozza si
+arrestò ad un tratto. Mi balzò il cuore, credendo
+che fossimo giunti, ma <i>maître André</i>,
+<span class="pagenum" id="Page_356">[356]</span>
+cacciando la testa fuori del finestrino, mi
+disse che il castello dei de Serges era distante
+ancora due miglia, ma che ci conveniva
+fermarci per alcuni minuti per lasciar
+passare una processione. Io non vedevo
+ancora nulla, ma sentivo uno scampanio
+lontano, e più presso come un ronzar
+d’api nell’alveare. Finalmente da un viottolo
+laterale spuntarono due o tre preti, il
+più giovane dei quali teneva un crocifisso,
+e dietro di loro veniva una fila di contadini
+d’ambo i sessi e di tutte le età, che
+cantavano a piena gola non so che salmi.
+<i>Maître André</i> mi spiegò ch’erano gli abitanti
+di un piccolo villaggio dei dintorni
+che tornavano da una chiesa votiva, ove
+c’era una Madonna miracolosa, e mi soggiunse
+che di queste processioni se ne facevano
+ogni giorno o per una ragione o
+per l’altra. In quella le salmodie furono interrotte
+da alcune grida di <i>Vive le Roi</i>, a
+cui fece eco clamorosamente la folla. Il notajo
+aprì in fretta lo sportello della carrozza,
+e sceso sulla strada cominciò a gridare anch’egli
+con tutta la forza de’ suoi polmoni:
+<i>Vive le Roi! Vive le Roi!</i> agitando con una
+mano il cappello, con l’altra il suo ombrellone
+<i>blù</i>, tantochè molti di quei contadini
+lo riconobbero, e s’intese qualche voce sclamare: — <i>Tiens,
+voilà maître André!</i> — Egli
+<span class="pagenum" id="Page_357">[357]</span>
+rientrò allora in carrozza con l’aspetto
+soddisfatto, e disse: — Era pur tempo che
+tornassero i nostri Principi! — La processione
+stava per finire, e il cocchiere era
+sul punto di rimettersi in movimento, quando,
+fra gli ultimi del corteo, vidi, o mi
+parve, una nota persona, e non potei a
+meno di chiamare: — <i>Monsieur Simon!
+Monsieur Simon!</i> Il notajo, sorpreso, chiedeva,
+senza ch’io gli badassi: — <i>Qu’est ce
+que c’est? Qu’est ce que c’est?</i>
+</p>
+
+<p>
+Il chiamato alzò la testa e si guardò intorno.
+Era desso, era <i>monsieur Simon</i>, ma
+mi pareva molto invecchiato da quando
+io l’avevo visto in Venezia. Si avvicinò alla
+carrozza e mi riconobbe. — <i>Ah! mademoiselle,
+c’est vous?</i> — furono le sue prime
+parole.
+</p>
+
+<p>
+— E Fanny? — io chiesi subito ansiosamente.
+</p>
+
+<p>
+— Ah! — mi rispos’egli. — Voi potete
+salvarla.... Sono stato anch’io a visitar la
+Madonna miracolosa di X.... pregandola
+ch’ella affrettasse la vostra venuta.... ed
+eccovi qui.... Solo un miracolo può avervi
+fatta giunger sì presto....
+</p>
+
+<p>
+— Non c’è punto miracolo — diss’io — e
+vi avevo pur scritto che dovevo giungere....
+Ma, per carità, toglietemi da questo
+strazio. Fanny è veramente in pericolo?
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_358">[358]</span>
+</p>
+
+<p>
+<i>Monsieur Simon</i> a un mio cenno era
+entrato in carrozza e ci eravamo messi in
+cammino al gran trotto. <i>Maître André</i> borbottava
+prima di tutto per questa soverchia
+velocità che non gli sembrava scevra
+di pericoli, e poi perchè non trovava <i>bienséant</i>
+che un <i>doméstique</i> stesse nell’interno
+della sedia da posta invece di salire sul
+cassetto col cocchiere.
+</p>
+
+<p>
+— È una settimana — continuò <i>monsieur
+Simon</i> — che Fanny s’è rimessa a
+letto. In principio parevano i suoi soliti
+incomoducci, ma poi il medico cominciò a
+scrollare il capo, e chiese di parlare con
+la viscontessa Renata....
+</p>
+
+<p>
+— Ebbene?...
+</p>
+
+<p>
+— Le disse che non ci vedeva chiaro e
+che <i>mademoiselle Fanny</i> era immensamente
+debole....
+</p>
+
+<p>
+— Si sarà chiamato un altro medico? — soggiunsi.
+</p>
+
+<p>
+— Sì — egli rispose — il miglior medico
+della città.
+</p>
+
+<p>
+— Ed egli?
+</p>
+
+<p>
+— Ripetè le stesse cose dette dal suo
+collega, e osservò che forse avrebbe giovato
+alla bambina il tornar per alcuni mesi
+nella sua aria nativa.
+</p>
+
+<p>
+— Ah! — sclamai trionfante — dunque
+potrò condurmela meco!
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_359">[359]</span>
+</p>
+
+<p>
+— <i>Hélas</i> — proruppe <i>monsieur Simon</i> — il
+medico disse altresì ch’era troppo
+tardi....
+</p>
+
+<p>
+— Troppo tardi! Dio mio! No, non può
+essere. Ma ora, che fa la bambina?
+</p>
+
+<p>
+— È assopita da un pezzo. La sua <i>bonne</i>
+è sempre al suo capezzale.
+</p>
+
+<p>
+— Ma la sua nonna, ma i suoi zii, i
+suoi cugini?
+</p>
+
+<p>
+— <i>Madame la vicomtesse Renée</i>, lo sapete,
+è paralitica, e passa tutto il giorno
+in una sedia a ruote entro la quale gira
+pel pianterreno. Del resto, la <i>vicomtesse</i>
+ha fatto quel che ha potuto. Ora è rassegnata,
+dice <i>que la volonté de Dieu soit faite,</i>
+e si conforta pensando che la figlia di suo
+figlio almeno <i>mourra en bonne chrétienne</i>.
+Ella volle che, questa notte, <i>le père Théophile</i>,
+confessore della famiglia, rimanesse
+sempre nella camera della malata.
+</p>
+
+<p>
+— Dio! Dio! Ma che cosa le han fatto
+in questa casa? Già il suo primo supplizio
+fu quello di dover lasciarmi.... Poi venne
+l’incidente del viaggio, quel triste incidente
+che non seppi mai con esattezza....
+</p>
+
+<p>
+— Quello di <i>Café-au lait?</i> — egli ripigliò — <i>Mon
+Dieu,</i> fu una cattiveria di
+<i>mademoiselle Ernestine</i>. Il cane le dava
+noia, ed ella la notte, dopo la nostra partenza
+da Venezia, mentre Fanny dormiva,
+<span class="pagenum" id="Page_360">[360]</span>
+lo gettò dal finestrino della carrozza in un
+fiume che andavamo costeggiando. Io, che
+sonnecchiavo, intesi un tonfo nell’acqua,
+ma non ci badai. All’alba, ci accorgemmo
+che <i>la pauvre bête</i> non v’era più. <i>Mademoiselle
+Ernestine</i>, messa alle strette da me,
+confermò tutto....
+</p>
+
+<p>
+— Infame! E Fanny?
+</p>
+
+<p>
+— Potete immaginarvi se ne patisse.
+Da quel momento giurerei di non averla
+più vista a ridere.
+</p>
+
+<p>
+Nel mentre raccontava questi particolari,
+<i>monsieur Simon</i> si passava il rovescio della
+mano sugli occhi per asciugarvi qualche
+lagrima. Io ero come trasognata. M’aspettavo
+di trovar Fanny gracile, pallida, sofferente,
+ma questa idea di assistere alla
+sua agonia non aveva mai funestato il mio
+spirito. Nè volevo ancora persuadermene.
+La mia presenza, la mia voce, la promessa
+di ritornare a Venezia, di riveder Maria,
+Giannina, <i>Café-au-lait</i>, le avrebbero infuso
+senza dubbio novello vigore. I medici non
+sapevano nulla. Il solo <i>monsieur Simon</i>
+aveva côlto nel segno dicendo ch’io potevo
+salvarla.
+</p>
+
+<p>
+— <i>Pauvre enfant! pauvre enfant!</i> — mormorava
+fra i denti <i>maître André.</i> — Non
+credevo certo che fossimo a tal punto.
+</p>
+
+<p>
+<i>Monsieur Simon</i> mi segnò col dito una
+<span class="pagenum" id="Page_361">[361]</span>
+macchia d’ippocastani a poca distanza. — Dietro
+quegli alberi — egli disse — è il
+castello de Serges. Bisogna però allungare
+alquanto la strada a cagione d’una svolta
+del fiume.
+</p>
+
+<p>
+Infatti, per arrivar subito, sarebbe convenuto
+attraversare la Loira.
+</p>
+
+<p>
+— Ma! — osservò <i>maître André</i> — venti
+anni fa questi luoghi videro cose orribili.
+Ve ne ricordate, <i>monsieur Simon?</i>
+</p>
+
+<p>
+— Se me ne ricordo! — rispos’egli facendosi
+il segno di croce. — Non ero anche
+allora presso i de Serges? Non fui io
+che raccolsi la marchesina Virginia dopo
+che le furono massacrati i genitori e i fratelli?
+Gli scellerati!...
+</p>
+
+<p>
+— Però — riprese<i> maître André</i> — è
+singolare come i giacobini risparmiassero
+la <i>branche cadette</i> dei de Serges. Tutte le
+loro ire si concentrarono sulla <i>branche
+ainée</i>....
+</p>
+
+<p>
+In quella, superata una rapida svolta
+della strada, si giunse dinanzi a un’ampia
+zona di terreno prativo, in fondo alla quale
+vedevasi la casa de Serges. Era un fabbricato
+bianco, vasto, massiccio, che, malgrado
+lo si chiamasse castello, aveva tutt’altra
+apparenza che di castello feudale; nè merli,
+nè torri, nè ponti levatoi. Il vero castello
+de Serges, mi disse <i>monsieur Simon</i>, aveva
+<span class="pagenum" id="Page_362">[362]</span>
+appartenuto al ramo primogenito della famiglia,
+sorgeva a dieci o dodici miglia di
+là, ed era stato arso e raso dalle fondamenta
+durante la rivoluzione.
+</p>
+
+<p>
+<i>Monsieur Simon</i> continuò a discorrermi,
+ma io non gli badavo più. I pochi passi
+che ci dividevano dalla cancellata del palazzo
+mi parevano più lunghi dell’intero
+cammino percorso. Io giravo gli occhi con
+inquieta curiosità dall’una all’altra finestra
+della facciata, cercando indovinare la camera
+ove languiva Fanny.
+</p>
+
+<p>
+<i>Monsieur Simon</i> colse il mio pensiero a
+volo, e mi disse: — La camera di <i>mademoiselle
+Fanny</i> riesce dalla parte opposta
+del fabbricato.
+</p>
+
+<p>
+Il sole, vôlto al tramonto, dardeggiava gli
+ultimi raggi, ma il mite crepuscolo non
+aveva invitato nessuno dei de Serges ad
+uscire. Non v’era anima viva nè sulla spianata,
+nè ad alcuna delle numerose finestre
+dell’abitazione. Al giungere della carrozza
+un grosso cane di guardia scosse rumorosamente
+la sua catena, uscì con mezzo il
+corpo dal canile, guardandoci con occhi
+iniettati di sangue e abbaiando. Il suo lungo
+ululato si ripercoteva sulle muraglie della
+casa.
+</p>
+
+<p>
+— <i>Chut, Léon</i> — disse monsieur Simon,
+scendendo rapidamente, e mettendo la mano
+sulla testa del mastino, che si aquetò.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_363">[363]</span>
+</p>
+
+<p>
+<i>Maître André</i> brontolava sempre: — Vorrei
+sapere un po’ che cosa son venuto a
+fare io. Che bisogno c’era di me? E se non
+si riparte entro un’ora al più, non c’è nemmen
+caso di essere a Nantes questa notte.
+</p>
+
+<p>
+Finalmente comparve un servo sulla scalinata
+del palazzo.
+</p>
+
+<p>
+— Chiedetegli di Fanny — dissi a <i>monsieur
+Simon</i>.
+</p>
+
+<p>
+Ma l’interrogato rispose: — <i>Je ne sais pas</i>.
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<h2>XXIV.</h2>
+</div>
+
+<p>
+La viscontessa Renata si trovava in un
+salotto del pianterreno, ammobigliato all’antica,
+con molti fregi e dorature sulle
+suppellettili e sulle pareti, e con un affresco
+mitologico sul soffitto. Malgrado di ciò,
+quella stanza aveva un aspetto assai triste,
+così triste che sentii stringermi il cuore
+nell’entrarvi. Due signore, giovani ancora,
+ma non belle, sedevano su un divano al
+disopra del quale erano affisse tre incisioni,
+cioè, i ritratti del re Luigi XVIII,
+di Luigi XVI e di Maria Antonietta. La
+<span class="pagenum" id="Page_364">[364]</span>
+viscontessa era adagiata in una poltrona
+e aveva dinanzi a sè un tavolino, ove un
+ecclesiastico, che seppi poi essere il <i>Père
+Théophile</i>, sfogliava un libro. La fisonomia
+della dama non aveva a prima vista nulla
+di ripulsivo e vi si scorgevano anzi i segni
+di una bellezza non comune, quantunque
+da lungo sfiorita. Però gli occhi di lei vi
+si figgevano in volto con uno sguardo così
+freddamente indagatore, le linee del suo
+viso erano così rigide, gli stessi suoi capelli
+bianchi avevano un luccicore così
+metallico, che non si poteva affacciarsele
+senza capire la soggezione ch’ella ispirava
+a quanti l’avvicinavano. Ella vestiva a lutto,
+ma il suo volto esprimeva piuttosto la severità
+che il dolore. Quand’io entrai preceduta
+da <i>monsieur Simon</i>, chè il notajo
+Moussu, benchè famigliare di casa, non
+aveva voluto fare la parte di presentatore;
+ella sollevò il capo che era appoggiato alla
+spalliera della poltrona, e tenendosi con
+ambo le mani ai bracciuoli, protese alquanto
+verso di noi la parte superiore della persona,
+senza che nè un sorriso incoraggiante
+le rischiarasse la fisonomia, nè una parola
+le uscisse dal labbro.
+</p>
+
+<p>
+<i>Monsieur Simon</i> si avanzava rispettoso
+verso di lei, ma io lo precedetti, e mi precipitai
+a’ suoi piedi. Le avrei baciate le
+<span class="pagenum" id="Page_365">[365]</span>
+mani, ma mi avvidi ch’essa non poteva toglierle
+di dov’erano senza ricadere per indietro.
+</p>
+
+<p>
+Le due signore ch’erano sedute sul divano
+si alzarono in piedi, l’ecclesiastico richiuse
+il libro e mi guardò con curiosità.
+Allorchè pronunziai il mio nome, che non
+poteva essere ignoto in casa de Serges, la
+viscontessa Renata aggrottò le ciglia, e gli
+altri che si trovavano nel salotto fecero un
+leggero segno di sorpresa. Senonchè la viscontessa
+girò attorno gli occhi e parve
+che ciò bastasse a creare l’immobilità ed
+il silenzio.
+</p>
+
+<p>
+— Il visconte Gastone mio figlio — ella
+disse invitandomi ad alzarmi — ebbe più
+confidenza in voi che in sua madre o in
+alcuno della sua famiglia. Fu a voi sola
+ch’egli partecipò i suoi trascorsi giovanili,
+a voi ch’egli affidò le sue ultime volontà
+e il frutto de’ suoi errori....
+</p>
+
+<p>
+— Viscontessa — io interruppi, derivando
+il coraggio dal bisogno di difender
+Gastone e Fanny — quella fanciulla era
+sua figlia legittima innanzi alle leggi umane
+e divine.
+</p>
+
+<p>
+— Lo so — rispos’ella senz’alterarsi per
+la mia interruzione, ma guardandomi in
+modo che significava: non sono avvezza a
+permettere che mi si tronchi il discorso — lo
+<span class="pagenum" id="Page_366">[366]</span>
+so, e se così con fosse, ella non sarebbe
+stata accolta in casa de Serges. Però Dio
+è provvido. Nella sua infinita sapienza egli
+ha capito che una de Serges, nata come
+nacque la piccola Fanny, non poteva nè
+vivere sott’altro tetto che questo, nè rimanere
+qui a lungo senza soffrire l’umiliazione
+delle sue origini.... Meglio per lei.
+</p>
+
+<p>
+— Cielo! — sclamai — è dunque morta?
+</p>
+
+<p>
+— Non ancora. Ma il padre Teofilo, che
+uscì testè dalla sua camera, afferma ch’ella
+è in estremo di vita.
+</p>
+
+<p>
+Il Padre Teofilo chinò il capo in segno
+adesivo.
+</p>
+
+<p>
+— Ah! ch’io la veda, ch’io la veda — gridai — forse
+c’è ancora tempo.
+</p>
+
+<p>
+— È giusto — disse la viscontessa. — Padre
+Teofilo, chiamate qualcheduno.
+</p>
+
+<p>
+Il Padre Teofilo stava per iscuotere il
+campanello, quando <i>monsieur Simon</i>, che
+era rimasto in un angolo della stanza, si
+avvicinò e disse: — Se la signora viscontessa
+permette, l’accompagnerò io.
+</p>
+
+<p>
+— <i>Mademoiselle</i> — soggiunse la vecchia
+signora, accomiatandomi, — la vostra visita
+mi è giunta improvvisa e non mi richiama
+certo a lieti pensieri. Nondimeno
+in casa de Serges l’ospitalità fu sempre
+sacra. Il mio maggiordomo verrà ad indicarvi
+le stanze che vi sono destinate.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_367">[367]</span>
+</p>
+
+<p>
+Le parole erano cortesi, ma non per
+questo l’espressione del volto della viscontessa
+si fece più dolce.
+</p>
+
+<p>
+— Oh — proruppi, mal frenando le lagrime, — a
+me basta un posto presso il
+letto della mia Fanny.
+</p>
+
+<p>
+Mi avviai verso l’uscio. Le due signore
+tornarono a seder sul divano, chiamando
+vicino a sè il notajo Moussu, che sino allora
+era rimasto impalato senza dir parola;
+la viscontessa si sdrajò nuovamente sulla
+poltrona e il Padre Teofilo riaperse il libro
+che aveva chiuso al mio arrivo.
+</p>
+
+<p>
+Preceduta da <i>monsieur Simon</i>, salii una
+breve scala, traversai due anditi ed alcune
+stanze, e giunsi a un’anticamera, ove una
+donna, seduta dinanzi a un tavolino e col
+capo nascoste fra i gomiti, dormiva profondamente.
+In un angolo erano ammonticchiati
+alcuni balocchi. L’uscio della camera
+attigua era socchiuso. Colà languiva
+la mia Fanny, e nella mia dolorosa impazienza
+di deporre un bacio sulla sua fronte
+precorsi <i>monsieur Simon</i>, ed entrai.
+</p>
+
+<p>
+Una giovane (era la <i>bonne</i> addietro nominata)
+al rumore dei passi s’era avvicinata
+all’uscio, e vedendo una persona sconosciuta
+stava per isbarrarmi il cammino
+e per chiedermi chi io mi fossi, ma io fui
+più rapida di lei, e prima ch’essa potesse
+<span class="pagenum" id="Page_368">[368]</span>
+pronunziar parola, ero già al letticciuolo
+della bambina, chiamando con voce
+rotta dai singhiozzi: — Fanny! Fanny! — <i>Monsieur
+Simon</i> era intanto venuto in mio
+soccorso e tranquillava <i>mademoiselle Louise</i>
+(così si chiamava la <i>bonne</i>), che probabilmente
+mi aveva preso per una pazza.
+</p>
+
+<p>
+Non era un sogno? Ero dunque presso
+alla mia Fanny, ero presso alla fanciulla
+ch’io avevo ricevuta dalle braccia d’un padre
+e custodita come una figliuola! Quegli
+occhi spenti eran suoi, sue quelle labbra
+scolorite, quelle guancie infossate; quell’alito
+affannoso era proprio l’alito suo ch’io
+avevo sentito soave e fragrante come soffio
+di zeffiro che è passato traverso un’ajuola
+di fiori? — Fanny! Fanny! — gridai, piegandomi
+sopra di lei. — Non mi conosci
+più? Sono la zia Maddalena!
+</p>
+
+<p>
+Anche la prima volta ch’io l’avevo vista,
+due anni e mezzo addietro, nella sua casetta
+presso alle <i>Fondamente Nuove,</i> anche
+allora ella dormiva. Ma era un altro sonno.
+Come entro il bocciuolo ancor chiuso si
+indovina la rosa, s’indovinavano sotto le
+palpebre abbassate i belli occhi cilestri;
+scherzava il sorriso sulla sua bocca tumidetta,
+e la vita florida e piena si rivelava
+nella giusta rotondità delle membra e nel
+misurato respiro. Povera, povera Fanny!
+<span class="pagenum" id="Page_369">[369]</span>
+Una mano affilata e bianca come la cera
+le penzolava dal letto, l’altra era nascosta
+sotto la coltre. Aveva la testa leggermente
+piegata da una parte e i biondi capelli diffusi
+le facevano intorno un’aureola. Come
+le eran cresciuti questi capelli negli ultimi
+mesi! Con che curva leggiadra le venivano
+giù fino agli omeri!
+</p>
+
+<p>
+Ma ella non mi vedeva, non mi sentiva.
+<i>Monsieur Simon</i>, commosso, si era anch’egli
+avvicinato al letto, e ripeteva, per confortarmi: — <i>Courage,
+mademoiselle, c’est la
+volonté du Seigneur.</i>
+</p>
+
+<p>
+— La volontà del Signore! — io sclamai. — Ma
+egli adunque si compiace del
+male! Non era meglio non farla nascere
+se a cinque anni, per sottrarla a maggiori
+sventure, bisognava ucciderla? E io, povera
+donna, che cosa vi ho fatto, o mio Dio,
+che dobbiate martoriarmi così? Avevo amato
+un uomo ed è morto, sarei vissuta per questa
+bambina e mi fu rapita. Tuttavia, anche
+lontana, mi sarebbe bastato saperla felice,
+e invece debbo vederla spirare.... Siete pur
+crudele, o Signore.... Ma no, ma no, perdonatemi.
+Non so quel ch’io mi dica.
+Salvatela, o Signore, e io verrò umile ai
+vostri altari.... La baldanza del mio pensiero
+è fiaccata.... L’anima mia domanda
+di credere.... Non respingete, o mio Dio,
+<span class="pagenum" id="Page_370">[370]</span>
+questo cuore che ritorna a voi.... Porgetemi
+una mano soccorritrice, salvatemi la
+mia Fanny!
+</p>
+
+<p>
+Gli ultimi chiarori del crepuscolo s’erano
+ormai dileguati, una lampada da notte
+posata sopra un cassettone illuminava fievolmente
+la camera. Fanny viveva ancora,
+ma sempre immersa in un sopore profondo
+e mortifero. Il medico, uomo piuttosto attempato,
+assai grave, assai duro e stecchito,
+venne sulle prime ore della sera,
+esaminò la piccola malata, e alle interrogazioni
+ansiosamente rivoltegli, rispose: — La
+scienza non ha più nulla da fare. — Indi
+partì.
+</p>
+
+<p>
+Mi sembra di aver visto allora la fisonomia
+compunta e antipatica del Padre
+Teofilo, che, ridottosi nella stanza vicina,
+recitava a bassa voce le preghiere de’ moribondi,
+mi sembra d’aver respinto le offerte
+fattemi a più riprese di riposo e di
+cibo, ma non saprei dirlo, perchè le reminiscenze
+mi si affollano confuse allo spirito.
+Solo ricordo, e mi par cosa viva e
+presente, ch’io ero lì accovacciata sopra
+un panchettino alla sponda del letto, cogli
+occhi fissi nel volto della bambina, con
+gli orecchi intenti a qual si sia più lieve
+romore che movesse da lei. E ad ogni
+tratto mi alzavo e avvicinavo la lampada
+<span class="pagenum" id="Page_371">[371]</span>
+e cercavo il ridestarsi della vita in quella
+faccia solcata dal dolore. S’era intanto levata
+la luna, e i suoi raggi, entrando per
+una finestra laterale di cui non erano state
+chiuse le imposte, riempivano la camera di
+una luce fantastica. Fuori i rosignuoli cantavano
+fra gli alberi, e ai loro allegri gorgheggi
+facevano singolare contrasto i lunghi
+latrati del cane di guardia ripetuti dall’eco
+negli spazi solitari. Veniva di lontano il
+suono dell’ore. Contai le nove, le dieci, le
+undici. Non era ancora scoccata la mezzanotte,
+quando, accostata la lucerna agli
+occhi della fanciulla, mi parve che per la
+prima volta ella facesse atto di risentirsi.
+Passai in fretta il lume nell’altra mano, e
+posando la destra sulla fronte della malata,
+mi piegai sovr’essa e chiamai: — Fanny!
+Fanny!
+</p>
+
+<p>
+Non era un’illusione, non era un sogno.
+Questa volta lo sue palpebre si apersero
+lentamente, e le sue pupille, ahi! sceme
+dell’antico splendore, si fermarono sopra
+di me.
+</p>
+
+<p>
+— Non mi conosci, Fanny? Sono la zia
+Maddalena. — E nel pronunziare queste parole,
+tentai di comporre il volto al sorriso.
+</p>
+
+<p>
+Ella mi aveva ravvisata, ella mi aveva
+intesa. Una contentezza ineffabile si dipinse
+sulla sua fisonomia, le sue labbra si mossero,
+<span class="pagenum" id="Page_372">[372]</span>
+ella tentò di parlare, mi chinai ancora
+di più per udirla, la sua voce finì in
+un bisbiglio, ma in quel bisbiglio io distinsi
+le parole: <i>Zia Maddalena</i>.
+</p>
+
+<p>
+— Sì — sclamai — sono la zia Maddalena,
+che viene a prenderti, a ricondurti
+a Venezia....
+</p>
+
+<p>
+Mi arrestai ad un punto. La fronte su
+cui io tenevo la mano era divenuta fredda,
+l’ansare del petto era cessato. Riavvicinai
+la lampada, e.... caddi riversa mettendo un
+grido. Era morta!
+</p>
+
+<p>
+<i>Mademoiselle Louise</i>, che dormiva in una
+poltrona, si destò in sussulto. <i>Monsieur Simon</i>,
+il quale, senza dirmi nulla, aveva
+vegliato nella stanza attigua, comparve nella
+camera, e mi risollevò da terra, mentre il
+Padre Teofilo benediceva il cadavere, e due
+donne di servizio componevano nel suo letto
+la povera estinta con le braccia intrecciate
+sul seno e un crocifisso d’ebano fra le mani.
+Mi si voleva condur via dalla stanza, ma
+io mi vi opposi, e restai lì immobile col
+viso nascosto fra le palme, guardata dalla
+gente di casa con una curiosità che non
+era punto benevola. Il solo <i>monsieur Simon</i>,
+che non aveva voluto allontanarsi, prendeva
+parte al mio dolore e piangeva silenzioso
+in un canto. Però, verso un’ora del mattino,
+il Padre Teofilo, che s’era ritirato
+<span class="pagenum" id="Page_373">[373]</span>
+nella sua camera, lo fece chiamare, ed egli,
+dopo aver invano tentato di togliermi di
+là ed accompagnarmi nel quartiere che la
+viscontessa aveva messo a mia disposizione,
+si assentò, dicendomi che sarebbe tornato
+subito. Io rimasi sola con due fantesche,
+che di tratto in tratto mi slanciavano una
+occhiata sospettosa e che favellavano tra
+loro in un dialetto ch’io non potevo comprendere.
+Tutto quello ch’io vedevo, tutto
+quello ch’io sentivo mi pareva un sogno.
+Ero io nel castello dei de Serges, e la creatura
+inanimata che mi stava dinanzi era
+l’allegra Fanny che de’ suoi canti e del suo
+riso aveva riempiuto la mia dimora? Come
+acque di fiume, che, rotte le dighe, si precipitano
+nella campagna, le rimembranze
+si affollavano impetuose nella mia mente.
+E ricordavo il primo incontro con Gastone,
+le prime confidenze da lui ricevute, e il
+giorno solenne dell’addio, quando mi fece
+depositaria del suo prezioso tesoro, e a me
+che lo amavo in silenzio, parlò dolci, insperate
+parole d’amore. Ricordavo i bei sogni,
+le care illusioni così presto svanite, le
+ore passate presso Fanny, le lettere ricevute
+dal campo, ricordavo la lunga, e ahimè!
+inutile attesa. Mi passava davanti, gentile
+visione, la Fanny d’una volta; ella correva
+per la stanza, saliva in altana, spiccava i
+<span class="pagenum" id="Page_374">[374]</span>
+pampini della vite, o i fiori dei vasi, ridiscendeva
+facendo suonar de’ suoi passi la
+scaletta di legno, e via via per tutto l’appartamento,
+incitando il suo cagnolino a
+seguirla, si dileguava e ricompariva come
+un leggiadro folletto. Non salterai più, non
+cingerai più di ghirlande i tuoi biondi capelli,
+o mia buona Fanny. Ecco, tu giaci
+immobile, o bella irrequieta; i raggi della
+luna che giungono fino al tuo letto fanno
+ancora più pallido il tuo viso, che non invidiava
+il color della rosa. Così tu languisti
+entro la casa paterna, così ti hanno fatta
+morire quelli che avrebbero dovuto nutrirti
+del loro sangue. E tuo padre non era a
+difenderti, tuo padre non vegliava su te,
+egli perito da quasi due anni fra i ghiacci
+di Russia!
+</p>
+
+<p>
+Oh! io soffoco. Un po’ d’aria, un po’
+d’aria.
+</p>
+
+<p>
+M’avvicinai al balcone onde entrava la
+luna, e vidi con sorpresa che non era una
+finestra, ma un uscio a vetri aprentesi sopra
+una scala che metteva in giardino.
+</p>
+
+<p>
+Nel bisogno invincibile di trovarmi all’aperto,
+discesi, e mi avviai per un sentiero
+fiancheggiato da due filari di pioppi.
+La notte era bellissima; un lieve venticello
+agitava le fronde; ai trilli melodiosi dei rosignuoli
+rispondeva il monotono gracidar
+<span class="pagenum" id="Page_375">[375]</span>
+delle rane nei fossi. Sulla ghiaia sottile scricchiolante
+sotto i miei piedi e rischiarata
+dalla luna si projettavano come bizzarri ricami
+le ombre degli alberi; da non viste
+aiuole di fiori uscivan fragranze. E io procedevo,
+col cuore spezzato, in mezzo a
+quella gelida indifferenza della natura. Procedevo
+macchinalmente, senza una meta,
+senza saper dove andassi, attratta forse da
+un romor singolare che cresceva di mano
+in mano ch’io continuavo nel mio cammino.
+A un punto m’accorsi che il terreno
+non era più ghiaioso, che avevo lasciato
+da un pezzo dietro a me i due filari di pioppi,
+e che senz’avvedermene io salivo per
+un lento declivio. Lo strepito assiduo che
+m’aveva prima ferito l’orecchio si faceva
+più vicino, più insistente; guadagnai l’erta
+sdrucciolevole, non pel soverchio pendio, ma
+per uno strato d’erba molle di rugiada che
+conveniva traversare per giungervi, e abbassando
+lo sguardo vidi ch’ero sull’argine
+d’una riviera, non so se la Loira, o uno
+de’ suoi confluenti. Il suono ch’io avevo
+udito era quello dell’acqua che metteva in
+movimento le ruote di alcuni molini. Dal
+ciglio dell’argine al livello del fiume saranno
+stati circa otto a dieci metri, giù per una
+china scoscesa, ripidissima. Ancora un passo,
+e io potevo trovare in quell’acqua romoreggiante
+<span class="pagenum" id="Page_376">[376]</span>
+l’oblio, la pace eterna. Ero sì stanca
+di vivere! Stetti in quella terribile sospensione
+d’animo alcuni secondi, poi, risentitami,
+mi voltai a guardar dalla parte ond’ero
+venuta. Solitaria, imponente, la bianca
+mole del palazzo de Serges sorgeva in mezzo
+alla campagna. Eran chiuse tutte le imposte
+del primo e del secondo piano, ma la
+luna scintillava come su lucido acciaio sulle
+vetrate del terzo. Nessuna voce, nessun movimento.
+Ma ecco una delle finestre aprirsi
+ad un punto. Che fosse quella per avventura
+la camera di Fanny? No, non è possibile.
+Essa non si trova nè da quel lato
+della casa, nè in quell’appartamento. Qualcheduno
+si affaccia al davanzale. Sembra
+una donna, ma non mi vien fatto capir
+nulla di più. La figura sparisce, poi ricompare,
+poi si dilegua di nuovo. Per brevi
+minuti il chiarore d’una lampada oscilla
+dentro la stanza; indi si rifà buio completo.
+Ebbene. Che v’ha di strano in tutto ciò? Se
+uno fra gli abitatori di casa de Serges ama
+alzarsi nel cuor della notte, che deve importarmene?
+A ogni modo, ridiscendendo
+macchinalmente il declivio dell’argine, come
+macchinalmente io lo avevo prima salito,
+non so staccare lo sguardo da quella finestra
+che non s’è più richiusa. E prima di
+entrare nell’angusto viale di pioppi che mi
+<span class="pagenum" id="Page_377">[377]</span>
+toglie il prospetto del castello, alzo un’altra
+volta gli occhi e guardo a quel punto che
+mi attrae con un fascino misterioso. Ripigliando
+il sentiero poco dianzi percorso,
+sentendo mormorar di nuovo sul mio capo
+le fronde degli alberi e gorgheggiar gli uccelletti,
+e la ghiaia minuta suonar sotto i
+miei passi, provo uno strano sgomento,
+provo il senso pauroso della solitudine, e
+m’affretto, m’affretto, come incalzata da
+una forza irresistibile. La camera ove ha
+cessato appena di battere il cuore della mia
+piccina, quella camera è la mia meta, il
+mio posto. E già parmi d’esservi giunta, e
+già veggo l’ultime piante che fiancheggiano
+il viale, allorchè una donna bianco vestita,
+sbucando improvvisamente fuor d’una macchia,
+mi sbarra il cammino, e mi dice in
+francese con un tuono di feroce sarcasmo: — Ah!
+È morta!
+</p>
+
+<p>
+Mi arretrai sbigottita, volli mettere un
+grido, ma la mia voce finì in un gemito
+soffocato.
+</p>
+
+<p>
+La sconosciuta si avvicinò lentamente.
+Ella era di persona poco più bassa di me,
+con lunghi capelli neri diffusi; con grandi
+occhi bruni lampeggianti sotto le ciglia foltissime.
+Avea pallido il volto e sparuto, ma
+sarebbe stata ancor tanto bella se una
+espressione sinistra non ne avesse deturpato
+la fisonomia.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_378">[378]</span>
+</p>
+
+<p>
+Io m’ero addossata al tronco di un albero,
+inetta sì ad avanzare che a retrocedere.
+Se quella donna avesse voluto uccidermi,
+sento che non sarei stata in grado
+di oppor la menoma resistenza.
+</p>
+
+<p>
+Ella incrocicchiò le braccia sul petto, e
+misurandomi da capo a piedi con un sogghigno
+beffardo, sclamò: — <i>Vous êtes l’italienne</i>.
+</p>
+
+<p>
+— E voi — risposi, raccogliendo tutte
+le mie forze — voi siete certo la marchesa
+Virginia.
+</p>
+
+<p>
+— Ah! — ella proruppe — il cuore ve
+lo ha detto. Sono la marchesa Virginia.
+</p>
+
+<p>
+Scosse con alterezza il capo, rigettando
+dietro la nuca i capelli che le ombreggiavano
+la fronte, e continuò: — Ma il cuore
+non vi ha detto tutto, io fui la fidanzata
+del visconte Gastone.
+</p>
+
+<p>
+— Voi!...
+</p>
+
+<p>
+— Io stessa! — E tornò ad affissarmi
+con gelido scherno, quasi volesse chiedere: — Non
+vi sembro più bella di voi? — Indi
+proseguì: — Ah! nello scegliervi per
+sua confidente egli vi ha taciuto questa
+parte della sua storia. Egli non vi disse
+che molto tempo addietro, quando egli aveva
+diciotto anni ed io ne avevo quindici, vi
+fu una fanciulla abbastanza ingenua da
+credere alle sue parole, da abbandonarsi
+<span class="pagenum" id="Page_379">[379]</span>
+nelle sue braccia. Fumavano le rovine del
+mio castello vandese, erano calde le ceneri
+de’ miei parenti, ed io potevo (sciagurata!)
+porger l’orecchio a lusinghe d’amore, e inebbriarmi
+di mendaci promesse... Era una notte
+limpida come questa, era in questi boschetti;
+come adesso, uscivan profumi dai fiori e
+canti dagli alberi, ed egli giurava all’ospite
+derelitta, alla congiunta orfana che l’avrebbe
+vendicata dei suoi genitori uccisi, delle sue
+case arse, de’ suoi beni confiscati.... Infame!
+Egli ha tradito il suo re, la sua fede,
+ma che importa il resto? ha tradito me....
+Quando tutti imprecavano a lui perchè era
+corso ad arruolarsi negli eserciti della rivoluzione,
+io sola lo difendevo.... — per lunghi
+anni penosi senza vederlo, senza ricevere
+una lettera sua, io l’attesi, l’amai....
+Credetti al suo pudore di gentiluomo....
+Quando lo seppi morto, quando la sua
+mano irrigidita non poteva più reintegrare
+il mio onor di fanciulla, non lo maledissi,
+ma piansi.... Inginocchiata nel nostro tempietto
+domestico, pregai pace a colui ch’io
+non avevo cessato di chiamare il mio sposo....
+Giunsero le vostre lettere.... il velo
+è caduto.... Immemore de’ suoi doveri verso
+la marchesa Virginia, egli aveva (oh! il
+sant’uomo) rammentato quelli verso una
+vil popolana, e da lei, inanellata al letto
+<span class="pagenum" id="Page_380">[380]</span>
+di morte, aveva raccolto questa immonda
+creatura, nata Dio sa di che amplessi....
+</p>
+
+<p>
+— Oh marchesa — io interruppi, fulminata
+da questo racconto, ma più di tutto
+offesa dallo strale lanciato contro la povera
+bimba e contro l’estinta ch’io non avevo
+mai conosciuto — Fanny era figlia del
+Visconte....
+</p>
+
+<p>
+— Sia pure — ella ripigliò con uno
+sguardo terribile — tanto peggio per lei!
+Ella era qui a simboleggiarmi il suo cinico
+abbandono, i suoi turpi abbracciamenti con
+una estranea; tanto peggio per lei!...
+</p>
+
+<p>
+Dio mio, che sospetto infernale mi balena
+nell’anima? — Ma dunque — chiesi
+con voce tremante — voi l’avete uccisa,
+avvelenata forse?
+</p>
+
+<p>
+— Sì — rispos’ella aggrottando le ciglia — l’ho
+avvelenata se si può avvelenar con
+lo sguardo, se si può avvelenare con l’odio.
+Lascio a voi italiani mescer filtri mortiferi,
+io sento in me stessa la fatale potenza di
+scavar la tomba a quelli che abborro....
+Era bella, era gentile, era gracile, aveva
+bisogno d’amore, e non trovò che la gelata
+indifferenza degli altri e l’odio mio.
+Ogni volta ch’io fissavo su lei i miei occhi
+fulminei la vedevo impallidire e piegarsi
+tremula come un giunco agitato dal
+vento. Il sorriso era scomparso dalle sue
+<span class="pagenum" id="Page_381">[381]</span>
+labbra, il sangue non colorava più le sue
+guancie....
+</p>
+
+<p>
+— Basta, basta.... troncate questo supplizio.
+</p>
+
+<p>
+— E voi — ella continuò con voce più
+forte, e alzando il braccio in atto minaccioso....
+Ma non fu che un istante. Ella lasciò
+ricadere il braccio sul fianco, lo sdegno
+feroce cedette nuovamente il posto al
+sarcasmo, scrollò il capo in segno di sprezzo,
+e disse — No, voi non siete la madre di
+Fanny, no, egli non può avervi amata.
+<i>L’altra</i> almeno sarà stata bella, giovane,
+ardente, ma voi.... Andatevene, <i>âme de
+gouvernante!</i>
+</p>
+
+<p>
+E stava per allontanarsi, ma in me era
+colma la misura e io avevo omai vinto ogni
+sgomento. Approssimatamele e postale una
+mano sulla spalla: — Voi siete una infame — le
+gridai nell’orecchio. — Seppure — soggiunsi — per
+vostra scusa, non siete
+una pazza.
+</p>
+
+<p>
+A questa parola, si sarebbe detto che
+un demone si fosse impossessato di lei. I
+suoi occhi mandarono fiamme, ella si cacciò
+le mani nei capelli, e l’ampio volume
+delle treccie sciolte sollevato sulla sua testa,
+parve acquistar proporzioni colossali e ingigantire
+la sua persona. Credetti ch’ella
+fosse per gettarsi sopra di me, nè sperai di
+<span class="pagenum" id="Page_382">[382]</span>
+poter difendermi.... Ma in quel punto un
+uomo si slanciò fra noi. Era <i>Monsieur Simon</i>
+sceso a cercarmi in giardino, poichè
+non mi aveva più trovata nella camera di
+Fanny. Alla vista del vecchio servo la marchesa
+Virginia si fece mansueta come un
+agnellino, il suo volto perdette ogni espressione
+di ferocia; ella appoggiò il capo sulla
+spalla di lui, e si lasciò condur via senza
+dir motto. Egli la guardava con una pietà
+riverente, in atto di vassallo che guarda la
+sua regina caduta, con quella umiltà che
+non contiene bassezza perchè significa rispetto
+alla sventura, non ossequio alla potenza.
+</p>
+
+<p>
+— Aspettatemi qui un momento — mi
+diss’egli a bassa voce nel partire.
+</p>
+
+<p>
+Infatti non passarono due minuti ch’egli
+era già tornato. Ma non pronunziò parola
+sull’accaduto, e accorgendosi ch’io ero in
+procinto di favellargliene, troncò il discorso
+con una frase — <i>C’est une malheureuse.</i>
+</p>
+
+<p>
+<i>Monsieur Simon</i> avrebbe desiderato condurmi
+da un’altra parte del castello, ov’era
+il quartiere dei forestieri; ma io non vi
+accondiscesi, e volli passare il rimanente
+della notte nella camera della mia Fanny.
+</p>
+
+<p>
+Ella sola restava intatta nel santuario
+delle mie memorie; vittima rassegnata e
+innocente, ella era morta senza compiere,
+<span class="pagenum" id="Page_383">[383]</span>
+nè meditare vendette. Se suo padre aveva
+commesso errori, ella li aveva espiati; se le
+cose testè udite distruggevano il bell’ideale
+ch’io m’ero fatto di Gastone, pur ch’io
+contemplassi il suo volto a cui la morte
+ridonava l’antica serenità, sentivo un bisogno
+immenso di perdonare.
+</p>
+
+<p>
+L’alba era penetrata già nella camera
+quando la stanchezza mi vinse, e piegando
+la testa sulla spalliera del seggiolone, caddi
+in un breve sopore. Al destarmi mi trovai a
+fianco Giannina partita nel cuor della notte
+da Nantes nel presentimento che mi fosse
+accaduta sventura.
+</p>
+
+<p>
+— Partiamo di qui, padroncina — furono
+le sue prime parole.
+</p>
+
+<p>
+— Subito — rispos’io afferrandola per
+un braccio; ma i miei occhi caddero sul
+letto ove giaceva Fanny, e soggiunsi — subito
+no, restiamo finchè non l’abbiano
+tolta di là.
+</p>
+
+<p>
+E scoppiai in un pianto dirotto, irrefrenabile.
+Vidi Giannina avvicinarsi al guanciale
+della povera morta, levar di tasca un
+paio di forbici, recidere una ciocca della
+bionda capigliatura di Fanny, e legarla poi
+rapidissima, con un sottil filo di seta nera.
+Indi me la porse con una mano, nascondendosi
+il viso con l’altra e dicendomi:
+— Prenda, padroncina, è tutto quello che
+possiamo portar via da questa casa.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_384">[384]</span>
+</p>
+
+<p>
+Entrarono di lì a poco due servi in lutto
+profondo e annunziarono che la viscontessa
+aveva ordinato che i funerali di <i>Mademoiselle</i>
+si facessero con la pompa dovuta al
+grado d’una de Serges. Il corpo sarebbe
+rimasto esposto due giorni, vestito di bianco,
+sparso di fiori, affinchè tutti gli aderenti e
+i coloni, anche quelli che abitavano a parecchie
+leghe di distanza, potessero vederlo.
+Nella camera, mutata in cappella ardente,
+si sarebbero scambiati due ecclesiastici a
+recitar preghiere senza interruzione. Alla fine
+del secondo giorno avrebbero avuto luogo
+i funerali solenni nella chiesetta gentilizia
+dei de Serges e la sepoltura nelle tombe
+di famiglia. <i>Monsieur Simon</i>, nel confermarmi
+tutte queste disposizioni, soggiunse
+che <i>le révérend père Théophile</i> era incaricato
+dalla viscontessa d’invitarmi ad assistere
+a tutte queste cerimonie, e osservò
+che, <i>dans les circonstances, Madame la vicomtesse
+a toujours des procédés de grande
+dame</i>.
+</p>
+
+<p>
+Ma queste rappresentazioni d’un lutto
+ufficiale erano superiori alle mie forze, e
+io chiesi di partire quel giorno medesimo,
+dopo aver deposto un ultimo bacio sulla
+fronte di Fanny.
+</p>
+
+<p>
+— <i>Dieu nous a frappés tous</i> — mi disse
+la viscontessa allorchè io mi accomiatai da
+<span class="pagenum" id="Page_385">[385]</span>
+lei. Indossava un abito nero, come il dì
+precedente, ma di lana anzichè di seta, e
+neri erano altresì il colletto, i polsini, i
+pendenti agli orecchi, e la catena e i gingilli
+dell’orologio. Oh s’io avessi potuto ricacciarle
+in gola quel singhiozzo di cocodrillo, se
+avessi potuto dirle come quel dolore infinto
+non faceva che render più odioso il
+suo delitto!
+</p>
+
+<p>
+Nel salire in carrozza <i>monsieur Simon</i>
+venne a capo scoperto ad aprirmi lo sportello,
+e mi baciò la mano.
+</p>
+
+<p>
+— Grazie — gli dissi — grazie per
+quello che avete fatto per Fanny.
+</p>
+
+<p>
+Il legno si mise in moto e io abbandonai
+per sempre quei luoghi funesti......
+</p>
+
+<p class="dots">················</p>
+
+<p>
+Che mi rimane più da narrare? Nella
+rapida successione di fatti accaduti durante
+gli ultimi mesi, i dolori, i disinganni m’erano
+come passati, turbinando, d’intorno,
+io ne avevo sentito il cozzo violento e l’acre
+puntura. Ma ora soltanto, nella calma desolata,
+ne sentivo tutto l’immane pondo.
+Ora soltanto essi mi schiacciavano come
+cappa di piombo, contendendomi l’aria e
+la luce. I miei palpiti erano quasi cessati,
+la fonte delle mie lagrime era inaridita. La
+ciocca di capelli recisa dalla testa di Fanny
+e la camelia regalatami da Gastone erano
+<span class="pagenum" id="Page_386">[386]</span>
+gli unici oggetti che avessero ancora virtù
+di commuovermi; erano le sacre reliquie
+di un passato ormai irrevocabile. Però anche
+l’immagine del visconte s’era offuscata
+ai miei occhi, anche la dolcezza di serbare
+illibata la memoria di lui m’era contesa.
+</p>
+
+<p>
+Poco dopo il mio ritorno a Venezia, morì
+<i>Café-au-lait</i>. Si sarebbe detto che l’amorosa
+bestiuola si fosse aspettata ch’io le
+riconducessi la sua padroncina; vedendomi
+tornar sola, perdette l’ultima speranza e
+nulla la sostenne più in vita.
+</p>
+
+<p>
+Nella casa di mia madre io non trovavo
+ormai nemmeno il sorriso, che, in onta ai
+frequenti dissensi, mi aveva accolto per
+tanti anni. La mia povera genitrice, invecchiata
+di parecchi lustri in pochi mesi, non
+vedeva in me che una nemica del suo Venanzio
+e profondeva la pensione ch’io le
+passavo in doni alla chiesa ed in messe
+per intercedere dal Signore la prossima liberazione
+del prigioniero. Clara era amata
+e felice e non si curava di me.
+</p>
+
+<p>
+Divenni egoista; avevo raccolto sì poco
+dalla simpatia, che m’avvezzai all’indifferenza.
+Gli avvenimenti che andavano via
+via succedendosi non mi rallegrarono, se
+lieti, non mi afflissero, se tristi. Solo, quattr’anni
+fa, vedendo sventolare il tricolore,
+e Venezia segnare una pagina gloriosa nella
+<span class="pagenum" id="Page_387">[387]</span>
+storia, esultai d’una gioia fuggevole. Oggi,
+senz’altri che Giannina nel mondo, veggo
+talora passarmi dinanzi la fantasmagoria
+dei giorni che furano, e domando a me
+stessa s’io sono davvero quella medesima
+che traversò un tempo sì fiere procelle.
+Non vivo più, vegeto; ho la coscienza della
+mia caduta e non ho la possa di rialzarmi.
+O pagine ch’io vergai, chiamando a raccolta
+con uno sforzo supremo i miei pensieri,
+ditemi voi ch’io non fui sempre così,
+persuadetemi voi che la sacra fiamma dell’affetto
+non fu sempre spenta nell’anima
+mia.
+</p>
+
+<p>
+A sessantacinque anni non m’è più dato
+sperar di riaccenderla. Perciò depongo la
+penna, ed aspetto che sia tronca questa
+vita che non so rendere nè gradevole a me,
+nè utile agli altri.
+</p>
+
+<p class="ast">* * *</p>
+
+<p>
+Si era fatto giorno da un pezzo quando
+Lidia e Sofia ebbero finito la lettura del
+quaderno della zia Maddalena. La cameriera,
+venuta per isvegliarle, non aveva potuto
+frenare un grido di sorpresa vedendo
+le sue padroncino già alzate, e sedute al
+tavolino. Esse, che stavano appunto scorrendo
+le ultime righe, colte così all’impensata,
+<span class="pagenum" id="Page_388">[388]</span>
+chiusero in fretta il volume, ma
+ciò non impedì che il quaderno della zia
+fosse scoperto e girasse per le mani dell’intera
+famiglia.
+</p>
+
+<p>
+Però Nannetta non si persuase che il libro
+fosse uscito dal suo ripostiglio nella maniera
+più naturale del mondo; senza dubbio
+quella subita apparizione era dovuta a un
+mal giuoco della defunta, e quando in una
+famiglia nascono simili cose, disse la prudente
+femmina, il meglio che possa fare
+una guattera a modo è di cercarsi un altro
+servizio. Ecco la ragione per cui Nannetta,
+dopo due lustri e più, lasciò casa Alzini.
+</p>
+
+<p class="pad2 center large">
+FINE.
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p class="title">
+<b>Prezzo L. 3.</b>
+</p>
+</div>
+
+<div class="tnote">
+<p class="tntitle">
+Nota del Trascrittore
+</p>
+
+<p>
+Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo senza annotazione
+minimi errori tipografici.
+</p>
+
+<p>
+Copertina creata dal trascrittore e posta nel pubblico dominio.
+</p>
+</div>
+
+<div style='text-align:center'>*** END OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK 75881 ***</div>
+</body>
+</html>
+
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