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Siccome, anni addietro, ella +aveva avuto una sincope ed era ritornata +in sè dopo ventiquattr’ore, il medico aveva +ordinato che la si sotterrasse al più tardi +possibile. Nannetta, la guattera di casa, che +divideva il suo tempo tra gli umili uffici +domestici e il farla da saccente e da profetessa, +assicurava che la zia Maddalena +nè era morta, nè morrebbe fino ai cento +anni, perchè era maga, ed ella l’aveva vista +una sera attraverso il buco della chiave +tutta assorta in un polveroso quaderno che +poi non c’era modo di trovare in nessun +angolo della casa e in nessun cassetto. Durante +<span class="pagenum" id="Page_4">[4]</span> +i tre giorni corsi da quando la vecchia +spirò l’ultimo fiato fino al momento +dei funerali, Nannetta preconizzava, con aria +d’importanza, la grande sorpresa che la +sedicente defunta teneva in serbo per la +famiglia. Non potendosi persuadere che i +suoi pronostici non si avverassero, in sull’imbrunire +del dì precedente a quello di +cui parliamo, ella si mosse dalla cucina con +in mano due piatti che stava lavando nello +scolatojo, salì la scala, e cacciò il capo +per lo spiraglio dell’uscio entro la camera +della trapassata. Le persone addette alla +custodia della salma dormivano saporitamente, +un lumicino tremolava accanto al +letto, mandando strani riflessi rossastri sulle +coltri e sulla parete, le finestre erano aperte. +Una nottola che gironzolava nella stanza, +impaurita dal cigolio de la porta, battè l’ali +con volo affrettato e venne quasi a urtare +sul viso della esploratrice. Caddero le stoviglie +di mano alla meschinella, e il gran +fracasso richiamò tutta la famiglia nell’andito, +ma non risvegliò punto la vecchia zia. +</p> + +<p> +— Sciocca di Nannetta! Grulla! Scimunita! — furono +i lusinghieri epiteti ch’ella si attirò +sul capo per questa sciagurata impresa, +oltre ad una minaccia di licenziamento se +faceva altri malanni; poichè, in generale, +s’era notato che ogni accesso d’estro profetico +<span class="pagenum" id="Page_5">[5]</span> +rendeva in lei più torpido l’intelletto +per le modeste funzioni della sua carica. +Eppure — sosteneva Nannetta — sarà stato +un uccello, ma, quanto a me, credo che +fosse lo spirito della signora Maddalena, il +quale era sul punto di rientrarle in corpo, +e ci sarebbe rientrato se non lo si spaventava. +Del resto, brutte cose, bruttissime cose! +</p> + +<p> +Per amore del vero, diremo che la dipartita +della zia Maddalena non fece nè +caldo, nè freddo. La era tanto chiusa in +sè, tanto preoccupata, che non aveva saputo +crearsi d’intorno un’atmosfera di simpatia. +Comincieremo coll’avvertire che anche +il suo titolo di zia era piuttosto un +titolo onorario che altro. La signora Adelina, +moglie del signor Bernardo Alzini, +capo della casa, era figliuola di una nipote +della trapassata, e questo era il più stretto +dei vincoli che congiungevano la ottuagenaria +a quella famiglia. Con le giovinette +Lidia e Sofia, nate dal connubio auspicatissimo +<i>Bernardo-Adelina</i>, la parentela si +indeboliva ancor più. Ora, è sempre tanto +facile che due generazioni successive siano +estranee fra loro, figuriamoci poi quando, +per dir così, c’è una generazione scavalcata. +Che arte ci vuole nei vecchi, che virtù +d’iniziativa per avvincere a sè il cuore dei +giovani! Nulla di più bello della canizie veneranda +<span class="pagenum" id="Page_6">[6]</span> +a cui fanno corona le treccie inanellate +dei vispi bambini, nulla di più bello del guardo +casto e sereno dell’avo che sorprende i +primi lampi della passione sul volto ai nipoti +e ne indovina già le burrasche.... E i +discreti consigli, e l’affettuosa parola, e il +facile encomio di quel periodo dell’esistenza +ove non ha più luogo l’invidia, ove nessuno +desta più ombra, poichè il cammino +è per intero fornito!.... Ma nel fatto invece, +avviene troppo sovente che le due età non +s’intendano e non trovino un addentellato +fra loro. Come fu detto con frase usata +e abusata, l’una vive delle sue speranze, +l’altra delle sue memorie. Oppure, di fronte +al giovane baldanzoso, sta il vecchio in cui +s’intorpidirono non solo le passioni, ma +anche gli affetti, e che, avendo visto morirsi +d’attorno quelli che gli erano cari, s’è +piuttosto indispettito che legato con quelli +che sono rimasti. Non è un paradosso, nè +una esagerazione. Alcuni che amarono con +ispeciale intensità, di mano in mano che +vanno loro mancando gli oggetti del loro +amore, sentono aprirsi sì larga ferita che si +compiacciono d’inasprirla con l’isolamento +acrimonioso, disperando rimarginarla con la +simpatia. Le nature costantemente benevole +sono senza dubbio le migliori che esistano, +ma non aspettatevi da quelle i grandi slanci +<span class="pagenum" id="Page_7">[7]</span> +della passione. La zia Maddalena non tradiva +mal volere verso alcuno di casa, ma +stava a sè, e, interrogata, rispondeva monosillabi, +brontolava sovente da sola, e nessuno +l’aveva mai intesa lodare con calore +una persona o una cosa. Sorrideva di rado, +ed era un sorriso distratto che pareva non +riferirsi a quanto le avveniva vicino. Chi +non s’è accorto di sorridere talvolta ai +propri pensieri, alle proprie memorie? Nella +sua stanza non amava gran fatto che ci si +entrasse, solo al capo d’anno le sue pronipoti +vi erano regolarmente introdotte dalla +cameriera per farle i soliti augùri di felicità. +In quella solenne occasione ella toglieva +da un suo cassetto due napoleoni +d’oro (la signora Maddalena non aveva riconosciuto +il corso forzoso), e ne consegnava +uno a Lidia, l’altro a Sofia, ch’era +di due anni più giovane della sorella. Le +fanciulle giravano gli occhi con inquieta +curiosità intorno alle pareti di quella camera +misteriosa, così poco accessibile ai +profani, e quando si ritiravano dopo aver +baciato la destra lunga ed ossuta della zia, +non potevano a meno di voltarsi sulla soglia +e rimanersene per qualche secondo in +estatica contemplazione. E la camera, astraendo +dalla sua abitatrice, aveva un’impronta +particolare che doveva necessariamente +<span class="pagenum" id="Page_8">[8]</span> +colpir chi vi entrasse. Le suppellettili, +a chi le esaminava dappresso, mostravano +di aver posseduto <i>ab antiquo</i> una qualche +eleganza, ma erano ormai vecchie e tarlate, +e si rivestivano d’una tappezzeria sì +sbiadita da esser ben ardua impresa l’indovinare +di che colore ella fosse stata all’origine. +Sopra la mensola d’un caminetto di +marmo posto fra due finestre nel quale si +accendeva il fuoco l’inverno (la signora +Maddalena non aveva mai voluto saperne +di stufe), v’era una statuina in bronzo di +Napoleone e alcune pianticelle di giacinti, +di quelle che crescono nelle bottiglie. In +faccia al caminetto era un letto all’antica +assai grande e massiccio, e, a sinistra di +questo, addossato alla parete, un cassettone +che aveva ormai perduto il lucido, sopra +il quale, un po’ ad angolo col muro, stava +uno specchio frastagliato quinci e quindi +di macchie come segni d’isolette in una +carta geografica, e diffuso d’una singolar +tinta verdognola che dava un aspetto vegetale +a tutte le immagini. Lungo gli orli +interni della cornice figuravano, con una +certa simmetria, parecchi biglietti di visita +che dovevano aver per lo meno una trentina +d’anni, poichè nessuno della famiglia +conosceva le persone di cui quei biglietti +portavano i nomi, e nessuno si ricordava +<span class="pagenum" id="Page_9">[9]</span> +che la signora Maddalena avesse ricevuto +visite dacchè ella era ospite di casa Alzini. +Dalla parete opposta pendevano due litografie, +una delle quali rappresentava l’incendio +di Mosca, l’altra la battaglia di Waterloo. +Completavano la mobilia alcune sedie +a bracciuoli con la spalliera assai alta e un +tavolino con un calamajo senza inchiostro +e due penne d’oca non temperate. La zia +Maddalena non iscriveva più, benchè corresse +la tradizione che a’ suoi tempi ella +fosse stata un po’ donna di lettere. Ahimè! +D’una sua gran biblioteca non rimanevano +che forse venti volumi sopra uno scaffale +infitto nel muro superiormente al tavolino; +tutti libri coperti di polvere e stampati +sei o sette lustri addietro. E lì, tra un libro +e l’altro, si vedevano con singolare contrasto +grossi cartocci di miglio e di frumento che +servivano alla vecchia signora per nutrire +alcuni passeri del vicinato e una famiglia +di colombi alloggiata sotto una gronda a +piombo sulle finestre della sua camera. Ogni +mattina alle otto venivano pigolando i passeri +col loro volo agile e capriccioso; alle +dieci i colombi si lasciavano cadere con un +tonfo sopra il balcone, e gli uni e gli altri, +se le impannate eran chiuse, picchiavan +col becco sui vetri, finchè la zia Maddalena +spalancava le imposte senza badare al caldo +<span class="pagenum" id="Page_10">[10]</span> +od al freddo, alla pioggia o al bel tempo, +e attirava a sè i suoi amici ormai addomesticati +a piluccare sulla sua mano scarna +e a guardare con un certo atto amorevole +quel suo naso adunco, e quegli occhi infossati, +e quel mento sporgente, e quella +cuffia bianchissima; chè, bisogna riconoscerlo +ad onore del vero, in onta al disordine +della sua camera, ella era sempre +linda e pulita della persona. E com’ella si +mostrava espansiva verso i suoi commensali! +Con loro diventava eloquente e loquace, +ed essi alla lor volta, mentre passeggiavano +su e giù nel davanzale, le davano +segni non dubbi di simpatia, allungando +il collo e mettendo suoni che i profani +non capivano, ma volevano dire certo +un milione di cose. All’indomani della morte +di lei, accaduta d’improvviso una sera, essi +vennero all’usata refezione, ma invano. Le +finestre erano spalancate, la zia Maddalena +giaceva irrigidita sul letto con la mani in +croce sul seno, con la bianca cuffia intorno +al viso, più giallo, più macilento del solito. +Pareva una di quelle antiche Madonne tagliate +nel bosso che si vedono nel coro di +qualche chiesa. Le povere bestioline aspettarono, +ed esplorando ansiosamente la stanza +sembravano inquiete del nuovo spettacolo, +finchè, accostatesi persone sconosciute alla +<span class="pagenum" id="Page_11">[11]</span> +finestra, spiccarono il volo impaurite. Però +la mattina dei funerali, dopo che la camera +era rimasta deserta, un passero si calò ancora +sul noto balcone, beccolando le bricciole +rimaste dall’ultima volta e alzando un +pigolio lamentevole. Questa fu la più viva +dimostrazione di compianto che accompagnasse +la zia Maddalena. Locchè non toglie +che per le vie di Venezia si leggessero patetici +avvisi mortuari così concepiti: +</p> + +<p class="center small pad1"> +CALANDO<br> +LA SERA DEL 3 MAGGIO 1871<br> +VOLAVA AL CIELO<br> +LASCIANDO QUESTA VALLE DI LAGRIME<br> +L’ANIMA BELLA<br> +DI MADDALENA LISARI<br> +D’ANNI 84 COMPITI<br> +AHI! REPENTINAMENTE STRAPPATA<br> +ALLA TENEREZZA DELLA FAMIGLIA<br> +ALL’AMMIRAZIONE DI QUANTI CONOBBERO<br> +LE SUE RARE VIRTÙ +</p> + +<p class="ast">* * *</p> + +<p class="center small"> +O SPIRITO BENEDETTO<br> +DAL BEATO SOGGIORNO<br> +OVE COGLI IL PREMIO DELLE TUE GESTA<br> +CHINA LO SGUARDO<br> +Al DERELITTI CONGIUNTI! +</p> + +<p class="center small pad2"> +NON SI RICEVONO VISITE. +</p> + +<p class="pad1"> +Questo pregevole squarcio epigrafico era +opera del professore di lingua italiana di +<span class="pagenum" id="Page_12">[12]</span> +Lidia e Sofia, ma il signor Alzini aveva voluto +ritoccarlo qua e là, e vi aveva aggiunto +del proprio la frase peregrina della <i>valle di +lagrime</i>. +</p> + +<p> +Insomma, per tornare a noi, nel momento +di cui discorriamo, dopo compite le cerimonie +funebri, si eran vuotati gli arredi +della defunta, e la camera, col letto sfatto +e le altre masserizie in disordine, aveva un +aspetto di desolazione accresciuta, se è possibile, +per virtù dei contrasti, dall’allegro +sole di maggio che penetrava attraverso le +aperte finestre. Lidia e Sofia, approfittando +dell’arrivo di alcune conoscenti, credutesi +in obbligo, malgrado il divieto stampato, di +fare alla signora Adelina una sollecita visita +di condoglianza, vi si erano introdotte pian +piano, e frugavano per entro i mobili con +pochissima discrezione. Lidia aveva sedici +anni e quattordici ne contava Sofia. Erano +entrambe ragazze buone di fondo, ma abbastanza +male educate, com’era facile intendere +con una madre che, più di tutto, +badava a mettersi in fronzoli, e un padre +che pel decoro esterno salariava una mezza +dozzina di maestri, ma quand’era poi in +casa non diceva che trivialità e spacconate. +Le due giovanette non erano certo sì grulle +da credere che la zia Maddalena fosse una +maga come pretendeva Nannetta; però, quel +<span class="pagenum" id="Page_13">[13]</span> +non so che di mistero ond’ella soleva cingere +la sua persona, quel silenzio profondo +ch’ella serbava sul suo passato, e la storia +di quel quaderno che la fantesca le aveva +visto fra le mani e che non si sapeva dove +fosse nascosto, erano tutte cose che mettevano +in moto la loro immaginazione. Che +il libro non si fosse trovato era certo, perchè +il signor Bernardo, padrone di casa e +membro della Camera di commercio, aveva +fatto egli pure accurate indagini, alla presenza +di Nannetta, senza riuscire a nulla. +Quanto alla signora Adelina, la non ne sapeva +più degli altri. Si ricordava che sua +madre, buon’anima, le aveva parlato più volte +della zia Maddalena come di un cervellino +bizzarro, ma ella non s’era mai curata di +andare al fondo della questione. Del resto, +si trattava di roba di un mezzo secolo addietro, +e la signora Maddalena non era venuta +ad abitare cogli Alzini che da dieci +anni, da quando cioè le era morta una vecchia +cameriera con cui aveva sempre vissuto. +</p> + +<p> +— E da allora in qua — sclamò spiritosamente +il signor Alzini — si può giurare +che non vi furono chiacchere sul conto di +lei. Ih! ih! ih! — +</p> + +<p> +E scoppiò in un riso sgangherato, parendogli +senza dubbio di aver detto una cosa +arguta e peregrina. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_14">[14]</span> +</p> + +<p> +Queste spiegazioni scambiatesi fra marito +e moglie a ora di colazione non avevano +sortito altro effetto che quello di solleticare +vieppiù la curiosità delle due sorelle, e vedemmo +già com’esse avessero côlto il primo +momento opportuno per metter mano alle +loro ricerche. Però duravano infruttuosamente +in queste faccende da una mezz’ora. +</p> + +<p> +— In fin dei conti — osservò Sofia — chi +ci assicura che il libro non sia da un +pezzo in mano del babbo, e ch’egli parli +come fa, tanto perchè non lo si annoi su +questo argomento? — +</p> + +<p> +— Anche questo può essere — rispose +Lidia distrattamente, tirando fuori per l’ultima +volta uno dei cassetti dell’armadio. E +lo tirò così in furia ch’esso cadde per +terra, e.... +</p> + +<p> +Lidia e Sofia misero un grido e divennero +bianche come il bucato. Ecco che cosa +era avvenuto. Il cassetto, a doppio fondo, +nel toccar terra si ruppe, e comparve il libro +polveroso tanto cercato e insieme ad +esso un piccolo astuccio. Dunque la chiave +dell’enigma era lì, dunque sol che si sfogliasse +quel libro, sol che si aprisse quel cassetto, +si sarebbe saputo qualche cosa intorno alla +zia Maddalena. Pur le due giovinette erano +entrambe immobili, estatiche, come per virtù +d’incantesimo. Nessuna delle due osava chinarsi, +<span class="pagenum" id="Page_15">[15]</span> +nessuna delle due osava raccogliere +quel quaderno misterioso che aveva così +profondamente colpito la loro immaginazione. +</p> + +<p> +— Dunque — chiese Sofia — che si fa? — Indi +soggiunse, sforzandosi di sorridere — Sarebbe +curioso che fosse il libro del macellaio +o del farmacista. +</p> + +<p> +— Tu dici sempre sciocchezze — rispose +seria Lidia — e intanto non hai coraggio di +guardare coi tuoi occhi. +</p> + +<p> +— Non ho coraggio? Tu piuttosto che +avevi una curiosità tripla della mia, e adesso +rimani come il Don Bartolo del <i>Barbiere</i>. — +</p> + +<p> +In quella, l’orologio del vicino campanile +suonò le quattro. Si avvicinava il momento +del pranzo, e con la più buona volontà del +mondo non vi sarebbe stato il tempo necessario +a osservare con accuratezza il volume. +Le due timide cospiratrici concessero +a sè medesime una proroga, e deliberarono +di rimettere pel momento ogni cosa a posto +nel miglior modo che si potesse, e di tornarsene +a sera tarda a prendere sì il libro +che l’astuccio per portarsi in camera entrambi +gli oggetti ed esaminarli con tutto +l’agio nel corso della notte. +</p> + +<p> +Ferme in questo proposito, ridiscesero nel +salotto, liete anzi che no di aver differito +l’impresa. Apparente contraddizione che, del +resto, tutti intendono, perchè tutti devono +<span class="pagenum" id="Page_16">[16]</span> +averla qualche volta avvertita in sè stessi. +Noi crediamo eziandio che, investigando nel +cuore di Lidia e di Sofia, si sarebbe scoperto +senza difficoltà che, ove ciascuna di +loro non avesse avuto paura di esser svergognata +dall’altra, anche la spedizione notturna +sarebbe andata a monte. Siccome però +le due sorelle si parlavano in tuono di canzonatura +per rimproverarsi a vicenda le +trepidazioni che avevano entrambe, non potè +nemmeno far capolino la proposta codarda +di rinunciare al gran conquisto, e sulla +mezzanotte, quando tutti furono coricati, le +due giovinette intrapresero e compirono +senza gravi peripezie il famoso trasporto. +Unico incidente del viaggio fu il rumore fatto +da un canarino che dormiva nella gabbia +appesa al palco dell’andito e che, alla vista +del lume, si scosse vivamente e urtò con le +ali sulle pareti della sua prigione. +</p> + +<p> +— Che cos’è? — sclamarono a un tempo +Lidia e Sofia. Ma fatte subito capaci del +vero — Oh! — proruppero in coro — hai paura +di tutto. — Giunte nella loro camera che, +per un’esuberanza di precauzione, chiusero +a chiave, e deposto sopra un tavolino il libro +e la candela, apersero prima di tutto l’astuccio. +Esso conteneva un medaglione d’oro +di forma antica, nel quale era incastonato +un piccolo rubino. Anche il medaglione si +<span class="pagenum" id="Page_17">[17]</span> +apriva premendone uno dei capi. Ne scattò +fuori, come per opera d’una molla, una +ciocca di capelli biondi e finissimi ch’erano +uniti insieme da un sottile filo di seta nera +e che nella loro buia custodia non avevano +perduto la prisca elasticità, tantochè si attortigliarono +al dito di Lidia, quasi il contatto +d’una cosa viva li ridestasse alla vita. O +a chi mai avevano appartenuto quei capelli? +Da quanti anni erano stati recisi? Da quanti +anni la persona che se n’era fatta bella aveva +detto addio alla luce del sole? E che legami +avevano esistito tra lei e la zia Maddalena? +Erano capelli d’uomo o di donna? +Pur c’era da scommettere che non fossero +d’uomo; erano troppo chiari di colore, +troppo morbidi, troppo ricciuti.... Ma a +che pro perdersi in queste fantasticherie se +il libro avrebbe spiegato ogni cosa? +</p> + +<p> +Lidia sedette al tavolino. Sofia rimase in +piedi dietro di lei, appoggiandosi con la persona +alla spalliera della seggiola, e spingendo +il braccio per di sopra l’omero della sorella +fino a sollevar la coperta dell’arcano volume. +La prima cosa che si presentava allo +sguardo era una mezza dozzina di fogli di +carta asciugante accuratamente incollati lungo +il margine interno del libro. Fra due di +questi fogli lo scheletro d’un fiore. Un botanico +l’avrebbe probabilmente giudicata +<span class="pagenum" id="Page_18">[18]</span> +una camelia. Povera sepolta viva! Che affetti, +che speranze, che dolori voleva ella +significare? Era ella l’epitaffio di quella +tomba? Appiedi del suo gambo leggevasi +sopra un pezzettino di carta gommata la +scritta: 15 <i>febbraio</i> 1812. Indi, girando altri +due fogli, l’occhio si fermava su un +manoscritto un po’ tremulo, un po’ ingiallito, +quantunque non fosse antichissimo. In fatti, +esso portava in capo la data 23 <i>luglio</i> +1852. Non v’era nessun altro titolo. Soltanto +la scrittura era divisa in capitoli. Lidia +cominciò a leggere mentre Sofia stava intenta +cogli orecchi e cogli occhi. Ascoltiamo. +</p> + +<div class="chapter"> +<p> +<span class="pagenum" id="Page_19">[19]</span> +</p> + +<h2>I.</h2> +</div> + +<p> +Eravamo, ieri dopo pranzo, secondo il solito, +Giannina ed io, sedute presso il poggiuolo +della mia camera che guarda sul Canalazzo. +Il sole s’era appena nascosto dietro le case +dirimpetto, il cielo, frastagliato di nubi rossastre, +era percorso da torme allegre di rondinelle, +che ora scendevano rasente i tetti, +ora si perdevano nei fondi del limpido azzurro. +Sull’acqua leggermente increspata riflettevansi +le calde tinte dell’orizzonte, e le +brune gondolette scivolavano via rapidissime +e silenziose. Era insomma un tramonto veneziano, +uno di quei tramonti che poeti e +pittori si son provati inutilmente a riprodurre. +Io sentivo in me la malinconia sublime +che desta lo spettacolo delle cose belle, +sentivo il bisogno di evocare le memorie, +tristi o liete, della mia vita. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_20">[20]</span> +</p> + +<p> +— Mah! Giannina — esclamai — ti ricordi +di quarant’anni fa? Via, parliamo un poco +del passato. — +</p> + +<p> +Giannina è diventata sorda e mi toccò +ripetere la frase con voce più alta. +</p> + +<p> +Ella sollevò lentamente il capo che aveva +lasciato cader sonnecchiando sulla sua calza, +mi guardò con un sorriso languido, ahi +quanto diverso da quello d’un tempo, e mi +disse — parliamone pure, padroncina. — +</p> + +<p> +Non c’è caso, ho sessantacinque anni, ma +Giannina non vuol saperne di chiamarmi in +altra maniera. Ed io, allorchè sento questa +parola di <i>padroncina</i>, provo una voglia +matta di correre allo specchio (correre, si +intende, come si può alla mia età) e di +guardare se per avventura fossi tornata la +giovinetta di mezzo secolo addietro. +</p> + +<p> +Parliamone pure, è presto detto. Ma Giannina +ci sente poco, e ha ormai tante lacune +nella sua memoria. Dio mio! Come la povera +donna va decadendo rapidamente! Ha +cinqu’anni più di me, ma cinqu’anni in +questo nostro periodo della vita, ove non +si cammina ma si corre verso la tomba, +cinqu’anni sono un’epoca intera. +</p> + +<p> +Quando, fattasi notte, lasciammo il terrazzino +per rientrare nelle stanze e Giannina +andò in traccia dei fiammiferi per +accendere il lume, io sentii una voce nel +<span class="pagenum" id="Page_21">[21]</span> +cuore che mi ripeteva: Bada, Giannina è +vecchia; bada, i colloqui che per tanti anni +furono la tua maggiore dolcezza ti saranno +presto impossibili; la confidente de’ tuoi +pensieri non morrà forse ancora, ma non +isperare ch’essa ti renda ciò che le desti in +custodia, non isperare ch’essa ti ripeta ciò +che le hai narrato nelle ore di soave abbandono. +Come si cala un’ombra sulle +stanche pupille, così va calandosi un velo +sullo spirito della poveretta, e i contorni +delle cose le sfumano ogni dì più innanzi +agli occhi della memoria. +</p> + +<p> +Tremai, lo confesso, più per compassione +di me che di lei. Son sola; non ho amici, +non ho parenti se non lontani, non ho che +l’antico e devoto affetto di Giannina e la +compagnia delle mie rimembranze. Io vivo +nel passato; da poco meno di otto lustri +non provo, non desto simpatie intorno a +me. M’illumina il raggio d’altri giorni, la +fiamma d’altri giorni mi scalda. Sorrido +all’ebbrezze fuggevoli, piango ai disinganni +amari, ai dolori tremendi d’un tempo ormai +svanito da un pezzo. Se dimenticassi, +sarei veramente una mummia. Dimenticare! +È possibile? E perchè no? Non dimentica +forse Giannina? Ebbene; io li vo’ chiamar +tutti a raccolta i miei ricordi, e per salvarmi +contro le insidie dell’età, vo’ subito +<span class="pagenum" id="Page_22">[22]</span> +consegnarli alla carta. Scrivo per me, non +per altri. Finchè mi basteranno gli occhi, +potrò rileggere questo quaderno; se diverrò +cieca, troverò un’anima pietosa che me lo +legga finchè mi duri l’udito; e quand’io sarò +morta, la persona a cui esso cadrà in mano, +lo abbruci: a che pro conservarlo? A che +pro percorrer meco una via seminata di +tombe? +</p> + +<p> +Ho detto che richiamerò tutti i miei ricordi, +ma non è esatto. Nella mia esistenza +v’è un solo pensiero nel quale consumai +quanto fu grande la mia potenza d’amare, +di credere, di soffrire. Perchè dovrei occuparmi +del resto? +</p> + +<p> +Oh! ben io rammento il vecchio palazzo +che mia madre, ultimo rampollo d’una famiglia +patrizia decaduta, aveva portato in +dote al babbo, negoziante arricchitosi nel +commercio colla Dalmazia e la Grecia. Di +quel palazzo non ho però mai compreso +una cosa: perchè lo si fosse fabbricato sopra +un canale interno, sucido e angusto in +guisa che soltanto i gatti dagli abbaini e +dai tetti delle case di fronte potevano vederne +l’intera facciata. Ma! I nostri nonni +erano pur curiosi. Rammento la lunga sala +un po’ buia co’ suoi finestroni a vetri ottagoni, +con le sue pareti a stucchi, co’ suoi +gran medaglioni sulle soprapporte. E in +<span class="pagenum" id="Page_23">[23]</span> +quei medaglioni mi par di vedere ancora i +ritratti ad olio degli antenati di mia madre, +quali in corazza, quali in toga senatoriale. +L’uno avea preso parte alla guerra di Candia, +l’altro aveva manipolato le leggi, quello +lì in fondo poi, con quel viso arcigno e +severo, era stato nientemeno che inquisitore. +Non so perchè, quando Angelo, il vecchio +barcaiuolo, mi prendeva in braccio perchè +io vedessi meglio quel mio famoso trisavolo, +io sentivo venirmi la pelle d’oca, ciò +che non m’impediva però ch’io mi gonfiassi +alquanto, pensando d’avere avuto un parente +di quella fatta. +</p> + +<p> +Angelo aveva servito come gondoliere il +mio nonno materno, ed era il solo personaggio +della casa che conservasse gelosamente +le tradizioni aristocratiche. Era ormai +pensionato, ma per tutto l’oro del +mondo non avrebbe ceduto ad altri la funzione +di spazzar via le tele di ragno dai +ritratti gentilizi. Egli adoperava a tal’uopo +una granata di straordinaria lunghezza, +che soleva aver domicilio in un angolo della +sala e che nessuno, all’infuori di lui, poteva +toccare. A me piaceva molto di assistere +alle sue abili manovre con quell’arma portentosa, +e, per un tacito accordo, egli soleva +farmi chiamare prima di accingersi +alla grande impresa. Come si può creder +<span class="pagenum" id="Page_24">[24]</span> +le cure più minuziose erano consacrate al +ritratto dell’inquisitore, e Angelo trovava +invariabilmente che, quando le ragnatele +non ne deturpavano la fisonomia, egli aveva +tutto l’aspetto di persona, severa sì, ma di +ottimo fondo. Un’altra occupazione del valent’uomo +era quella di caricare ogni domenica +l’orologio a pendolo infisso alla parete +della sala. L’orologio era antico e sentiva +i danni dell’età, per cui, se in origine, +caricato alla domenica, faceva il debito suo +fino alla domenica successiva, negli ultimi +tempi aveva preso l’abitudine di fermarsi +nella giornata del sabato. Angelo però non +mutava sistema; diceva che pel corso di +cinquant’anni, sotto Sua Eccellenza Andrea, +e Sua Eccellenza Pasquale, e Sua Eccellenza +Gasparo, aveva fatto così, e che così +farebbe tutta la vita, e che gli orologi non +si devono tormentare. Io avevo molta stima +di Angelo, ma quando la mamma sul dopo +pranzo del sabato mi mandava in sala a +veder che ora fosse, e io, trovando le sfere +sempre al medesimo posto, non sapevo che +cosa rispondere, dicevo sommessamente che, +in onta a ciò che si usava sotto le loro +Eccellenze Andrea, Pasquale e Gasparo, non +sarebbe stato un delitto il caricare quell’orologio +ogni sei giorni, invece d’una volta +per settimana. Angelo aveva poi un difetto +<span class="pagenum" id="Page_25">[25]</span> +molto più grave. La sua devozione per mia +madre era illimitata, ma col babbo si teneva +in sussiego, ed era facile accorgersi che non +lo aveva nelle sue grazie. Un giorno si arrischiò +fino a dire — Non ho mai capito +perchè Sua Eccellenza la signora Lucietta +abbia preferito di sposare il padrone anzichè +il nobil uomo Antonio Renier, che apparteneva +ad una gran famiglia, e che non +potè sopravvivere al suo rifiuto. — +</p> + +<p> +Io ripetei questa frase alla mamma, che +mi sgridò e mi fece divieto di passar tanto +tempo in cucina. Ma la legge non fu osservata +che quarantotto ore. +</p> + +<p> +Quanto a mio padre, egli aveva un numero +infinito di faccende, e fuori che a +pranzo, lo si vedeva pochissimo. Nondimeno +io gli volevo bene, e quantunque sapessi che +ci correva molto tra lui e l’avo inquisitore, +non potevo acconciarmi all’opinione sfavorevole +di Angelo sul conto suo. Egli mi +parlava con calore straordinario d’un mio +fratello chiamato Carlo, che contava parecchi +anni più di me, e ch’io non avevo mai +visto, perchè s’era assentato di Venezia +poco dopo la mia nascita, e stava compiendo +in Francia la sua educazione. Di là scriveva +certe lettere lunghe lunghe, che il babbo +non rifiniva mai di leggere, e di trovare +assai interessanti, perchè descrivevano, diceva +<span class="pagenum" id="Page_26">[26]</span> +lui, avvenimenti strepitosi, i quali accadevano +in Parigi. Mia madre invece non +pareva aver grande simpatia per questo +ragazzo, del quale discorreva di rado e di +malavoglia. Quanto a me, non capivo come +una donnina giovane qual’era mia madre, +potesse avere un figliuolo così grande e +grosso. Esposi i miei dubbi in cucina, ove +mi si disse che Carlo era nato da un’altra +moglie del papà. — Dunque — sclamai sorpresa — io +ho due mamme. — La qual sentenza +produsse un’ilarità sconfinata nella +servitù, e distraendo l’attenzione di tutti i +presenti fu causa occasionale che il gatto +<i>Mauli</i> saltasse dall’impiantito sulla tavola, +dalla tavola sulla scansia, e dalla scansia +sulla gabbia del canarino <i>Joli</i>, che rimase +salvo per miracolo, ma perdette da quel dì +il buonumore. In questo grave avvenimento +ammirai per la prima volta la presenza di +spirito di Giannina, l’aiutante femminile del +cuoco. Visto che il micio stava aggrappato +alla gabbia con le due zampe anteriori, e +in sì disagiata posizione faceva una specie +di altalena che avrebbe terminato inevitabilmente +con una catastrofe, pose una sedia +sopra la tavola, vi montò sopra, ghermì +bravamente <i>Mauli</i> per la collottola e lo +slanciò nello spazio. Bellissima impresa per +una fanciulla di dodici anni, chè quel giorno +<span class="pagenum" id="Page_27">[27]</span> +Giannina non ne aveva di più. Mentre si +compivano sì eroiche gesta, Angelo, che +prendeva le cose sul serio, mi spiegava +come i bimbi non potessero avere due +mamme, nè gli uomini due mogli in una +volta (a meno che non fossero turchi, che +Dio scampi e liberi), e come quindi la madre +di Carlo fosse morta prima che S. E. +la signora Lucietta sposasse il babbo. Io +ricordo che tutte queste spiegazioni mi +produssero in capo una grandissima confusione. +</p> + +<p> +La mamma era un angiolo di bellezza; +vestiva da regina ed era caritatevole per +modo che, nelle rare volte in cui escivamo +di casa a piedi, essa dispensava ai poveri +tutto il danaro che aveva in borsa, e se +non l’era sufficiente, se ne faceva prestare +dai conoscenti che incontravamo per via. +Da certi colloquii che m’era riuscito cogliere +qualche volta, capivo anzi che le si faceva +colpa di spendere troppo, non solo in carità, +ma anche in oggetti di acconciatura, +onde arrivavano a casa innumerevoli polizze +da tutti i bottegai delle <i>Mercerie</i>. Io +però trovavo che la mamma aveva ragione, +giacchè ero profondamente convinta che +quanto più uno spende tanto più è ricco, e +ad esser ricca io ci tenevo moltissimo. Oltre +a ciò la mamma era vispa, allegra, e +<span class="pagenum" id="Page_28">[28]</span> +diceva sempre di non voler darsi pensiero +di nulla. Io, per imitarla, non volli darmi +pensiero delle lettere dell’alfabeto, che un +buon prete s’era fitto in capo di farmi imparare. +</p> + +<p> +S’io volessi annoverare qui tutti i personaggi +che mi passarono dinanzi nella mia +infanzia, dovrei discorrer senza dubbio dello +zio Avogadore, ch’io conobbi vecchissimo, +ma del quale mi restò nella mente lo sguardo +sereno e la parola benevola. In casa nostra +credo di averlo veduto tre o quattro +volte; era portato su per le scale, indi lo +adagiavano in un seggiolone a bracciuoli, e +il crocchio domestico si faceva completo e +si atteggiava riverente intorno a lui. Mio +padre saliva dal banco, lo zio Baldassare +veniva dalla biblioteca, la mamma correva +a baciargli la mano, e Angelo, con una +scusa o con l’altra, rimaneva in piedi nella +stanza e guardava il buon vecchio con occhi +imbambolati e umidetti di lagrime. Io +poi posavo volontieri la testa sulle sue ginocchia, +mentr’egli mi carezzava i capelli +e mi toccava scherzevolmente le guancie. — Quello +sì è un santo — diceva Angelo, +dopo averlo messo in gondola, e ritengo +ch’egli avesse ragione. Come spesso mi accadde +di sentire ripetere più tardi — Ah! se +ci fosse ancora lo zio Avogadore! — +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_29">[29]</span> +</p> + +<p> +Quanto allo zio Baldassare, fratello del +babbo, gli era un uomo piccolo, asciutto, +nervoso, serio, con occhi vivi e lampeggianti. +Aveva viaggiato assai, e mia madre, +che non lo aveva in gran simpatia, confessava +ch’era un sapientone, tantochè bastava +vederlo per sbadigliare. Soleva passare +la maggior parte della giornata nella +biblioteca, ch’era una bella stanza, con le +pareti rivestite dall’alto al basso di librerie +assai pregevoli per fregi ed intagli del Brustolon. +Angelo mi narrò che quel lavoro era +stato ordinato da Sua Eccellenza Gasparo, +mio nonno, il quale voleva dare un alloggio +decoroso ai quattro mila volumi della sua +famiglia. Era però avvenuto un fatto curioso. +Quando le biblioteche furono condotte +a termine, si trovò che costavano +troppo, e il nonno, per pagarle, vendette i +libri a un lord inglese. Lo zio Baldassare +le aveva ripopolate con nuovi acquisti. Questo +mio zio era uomo di poche parole, ma io +non potevo che dirne bene. Mi tirava amorevolmente +le orecchie ogni mattina quand’io +andavo a salutarlo, mi faceva veder spesso +di bei libri con figure in colori, e mi regalava +una magnifica bambola nel mio giorno +onomastico. Una volta mi disse che avevo +sale in zucca, e si propose di farmi da +maestro. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_30">[30]</span> +</p> + +<p> +Un altro individuo che ricorrerà (pur troppo!) +assai spesso su queste pagine, era il +signor Venanzio Agliucci, di cui mi toccherà +discorrere diffusamente, ma sul conto del +quale sarò adesso brevissima. Non più nel +fiore di giovinezza, aveva però ancora una +persona disinvolta e un aspetto gradevole. +Portava con grazia la parrucca, era sempre +vestito con una certa eleganza e moveva le +gambe con passo di ballo. Dalle sue labbra +atteggiate a un perpetuo sorriso non uscivano +che frasi melate, la sua persona spargeva +intorno a sè dolcissimi effluvii. Accompagnava +la mamma al cembalo, e di +tratto in tratto cantava anch’egli un’arietta +e pareva andare in deliquio per la commozione. +Lo invitavano spesso a pranzo, ed +egli veniva sempre con un rotolo di carta +tutta fregi intorno ai margini, sulla quale +erano vergate scritture portanti il titolo di +<i>Madrigale</i>, <i>sonetto</i>, ecc., ecc. Al momento +delle frutta, il signor Venanzio apriva il rotolo +e declamava con enfasi e gestendo quelli +ch’egli chiamava <i>parti della sua musa</i>. Sul +conto di lui erano in casa assai varie opinioni. +La mamma lo proteggeva in modo +singolare, Angelo osservava che si poteva +dir quello che si volesse a carico del signor +Venanzio, ma che, dopo mia madre, egli era +il solo di cui si capiva a prima vista che +<span class="pagenum" id="Page_31">[31]</span> +se non era nobile, era almeno stato sempre +coi nobili. Il babbo lo riceveva con cortesia, +ma senza effusione, e lasciava apparir chiaro +che non gli era simpatico. Lo zio Baldassare +poi non celava il suo dispetto di vederselo +attorno, gli rispondeva appena e andava +brontolando fra sè parole che non +avevano l’aspetto di complimenti. — Bellimbusto +fannullone ed ipocrita! — l’intesi un +giorno esclamare, mentre il signor Venanzio +si accommiatava. In mezzo a sì discordi pareri +io ero neutra, però d’una neutralità +piuttosto sospettosa ed ostile che fidente e +benevola. Per quanti doni di chicche e di +ninnoli mi venissero da lui, io non sapevo +vincere la mia riluttanza a dargli un bacio. +Oh! era stata ben altra cosa con lo zio +Avogadore, era ben altra cosa anche con lo +zio Baldassare! +</p> + +<div class="chapter"> +<h2>II.</h2> +</div> + +<p> +Un anno memorabile per tutti i conti fu +il 1797. Della caduta della Repubblica dirò +poi. Fu certo un gran fatto, ma prima che +esso accadesse, altri avvennero per me importantissimi. +Io compivo in febbrajo i dieci +<span class="pagenum" id="Page_32">[32]</span> +anni. Fino a sette m’ero intesa a ripetere +su tutti i tuoni: — Che bella bimba! — Dai +sette ai nove udii bisbigliare: — Eppure Maddalena +prometteva meglio — Quando toccai +i dieci, sorpresi più volte la frase: — Com’è +imbruttita! — E allora la mamma e gli altri +di famiglia, non so se per conforto o per +istruzione, mi predicavano: — Non importa +esser belli, bisogna esser buoni — locchè mi +faceva un dispetto da non potersi credere. +E quantunque ragazzina affatto, ci pensavo +e ripensavo, ma buon per me che vennero +altri accidenti a distrarmi. Proprio in febbraio +ebbi due comunicazioni: prima, che +mio fratello Carlo s’era mosso di Francia +per tornare a Venezia; seconda, che un +altro fratellino, o sorellina che fosse, sarebbe +arrivato di lì a pochi mesi per tutt’altra +parte. Corsi difilata dalla mamma a lagnarmi +che di questo fratellino, il quale +abitava tanto lontano, non mi si fosse mai +tenuto parola; ella sorrise malinconicamente, +e mi licenziò dicendo che aveva male di +stomaco. Comunque sia, non mi pareva che +ai due viaggiatori si preparassero troppo +festose accoglienze. Della venuta di Carlo +non esultava schiettamente che lo zio Baldassare. +Mio padre forse ne gioiva in cuor +suo, ma sembrava che la sua gioia non +fosse scevra di preoccupazioni. Alla mamma +<span class="pagenum" id="Page_33">[33]</span> +era evidente che la cosa dava gran noja. +Quanto all’<i>altro</i> aspettato, era meglio non +discorrerne. Solo a menzionarlo si vedevano +musi lunghi da metter paura. Perciò l’arrivo +di Carlo fu per me argomento di consolazione +indescrivibile. Era un bel giovinetto +sui diciott’anni, alto, spigliato, disinvolto, +allegro, e che prese subito a volermi bene. +La mia intimità con Angelo, che si era rallentata +da qualche mese, subì un nuovo +crollo alle sgarbate parole che il gondoliere +pronunciò sul conto di mio fratello. — Quella +gente lì è la nostra rovina — brontolò il +vecchio bisbetico — il suo signor Carlo è un +<i>sanculotto</i>, un <i>giacobino</i>. +</p> + +<p> +— Che <i>sanculotto</i>? che <i>giacobino</i> — proruppi +col massimo sdegno. — Egli è Carlo +Lisari, figlio del babbo. +</p> + +<p> +— Sì, sì — soggiunse Angelo senza darmi +retta — vogliono farla a San Marco. Ma vedranno +chi la vincerà. Oh! i <i>parrucconi</i> +han fatto andarsene con le pive in sacco +ben altri personaggi di questi. Ma se toccasse +a me, o che non ci sono i <i>piombi</i> +per nulla? +</p> + +<p> +— Tu farnetichi — diss’io, che non capivo +una sillaba di questi discorsi, e gli +voltai le spalle inferocita. +</p> + +<p> +In casa, Carlo, ch’era pettinato moderatamente, +declamò contro le code e le parrucche. +<span class="pagenum" id="Page_34">[34]</span> +E il babbo e lo zio si lasciarono +persuadere dalla sua eloquenza, tantochè +parrucche e code scomparvero in brevissimi +giorni. Asserirei il falso se dicessi che la cosa +non mi desse noia. Quando mio padre mi +prendeva confidenzialmente sui suoi ginocchi +(e continuava in queste abitudini, benchè io +fossi già grandicella) io solevo occuparmi a +giocherellare col suo codino, e mi seppe male +di perdere questo innocentissimo passatempo, +che, a creder mio, alimentava la mia affezione +figliale. Ma i miei scrupoli durarono +poco, crescendo ogni dì l’influenza che Carlo +esercitava sopra di me. Egli s’era maravigliato +assai di trovarmi così digiuna d’ogni +istruzione, e si accinse con zelo indescrivibile +a dirozzare il mio spirito. Ed io ricambiai +le sue premure. Ciò che mi era +sembrato fino allora intollerabilmente uggioso +mi accese invece di vera passione. +Leggevo poco e di mala voglia, e in men +che non si dice fui ridotta a segno di non +potermene star senza un libro sotto gli occhi +o una penna in mano. I miei progressi +furono altrettanto rapidi quanto sino allora +erano stati tardi, e lo zio Baldassare ne +trasecolava per la contentezza. La mamma, +che da alcuni mesi era indisposta e passava +buona parte della giornata in letto, +ogni volta ch’io mi recavo a salutarla, sosteneva +<span class="pagenum" id="Page_35">[35]</span> +che Carlo avrebbe finito col farmi +perder la salute e ch’ero già divenuta più +magra e più pallida. Ma io mi divertivo siffattamente +di quel nuovo sistema di vita +che non l’avrei mutato per tutto l’oro del +mondo, e mi pareva sempre di non fare +abbastanza presto ad apprendere tutte le cose +che m’insegnava Carlo. Che arca di scienza +che era lui! Altro che l’avo inquisitore! +Questi s’era tanto rimpicciolito a’ miei occhi, +che una mattina, dopo una bella lezione di +mio fratello sui due poli e sull’equatore, +corsi in sala, mi presentai dinanzi al ritratto, +e gli feci le boccaccie in segno del +mio disprezzo. +</p> + +<p> +Intanto i tempi si facevano grossi davvero. +Ogni giorno c’era una novità, ogni giorno +Angelo aveva la faccia più scura. Di tratto +in tratto poi sorgevano paure di tumulti, +e allora, anche s’era di mezzodì, si chiudevano +le imposte dei mezzanini e si davano +i catenacci alle porte di strada. Una volta +ci fu un serra serra. Si tirò fuori uno +schioppo irrugginito e lo si diede a Tommaso, +il cuoco, il quale era stato militare. +Bisogna credere però che collo smettere la +divisa egli avesse smessi altresì gli umori +belligeri, inquantochè non parve assai lieto +dell’incarico avuto, e diceva che se mai +<i>fossero venuti</i> (nessuno sapeva chi dovesse +<span class="pagenum" id="Page_36">[36]</span> +venire), l’opporre resistenza sarebbe stato +una vera pazzia. Mi ricordo benissimo che +Carlo si trovava fuori di casa e ch’io ero +molto inquieta sul conto suo, ma che la +confusione di Tommaso mi esilarava lo spirito. +Ed ho sempre negli orecchi la sua ingenua +esclamazione nel sentir battere una +imposta per un gagliardo colpo di vento: +<i>Madonna! Che la fosse una schiopetàa?</i> +Tommaso era padovano, e benchè fosse in +Venezia da fanciullo in su, nelle grandi +occasioni si serviva del suo dialetto nativo. +</p> + +<p> +Da parecchi mesi si faceva un gran discorrere +di un certo generale Buonaparte, e +a questo nome lo zio Baldassare si fregava +le mani in silenzio, e Carlo andava in visibilio +e asseriva che un capitano simile non +lo aveva avuto nemmeno l’antichità. Avendo +io ripetuto a Angelo una tale sentenza, egli +divenne frenetico, e dichiarò che a spazzar +via simil gente bastava la sua granata. +Così dicendo, egli guardò il domestico arnese, +che molto pacificamente era appoggiato alla +solita parete e non sapeva certo a quali +eroiche gesta lo si volesse far servire. +</p> + +<p> +Insomma, nel maggio avvenne la catastrofe. +Cadde la Repubblica, e io, troppo +acerba d’età per comprendere la portata +politica di questo avvenimento, serbo una +dolorosa memoria della disperazione di Angelo. +<span class="pagenum" id="Page_37">[37]</span> +Il poveretto ora stringeva i pugni in +atto di minaccia contro i <i>giacobini</i>, ora si +stemprava in lagrime, e si strappava i bianchi +capelli, e diceva di non voler sopravvivere +al <i>Leone di san Marco</i>. Se la prendeva +con me, con mio padre, collo zio, con +Carlo soprattutto, e anche un po’ con la +mamma, la quale non aveva sposato il nobil +uomo Antonio Renier. Io però stentavo +a comprendere come quel matrimonio, seppur +fosse successo, avrebbe potuto salvare +la Repubblica. Certo si è che il dolore d’Angelo +non era punto mentito, e ben se ne +videro presto gli effetti. L’indomani d’un +giorno in cui egli aveva fatto in cucina una +scena così violenta che il resto della servitù +era salito a lagnarsene con la mamma, +intesi bussare all’uscio della stanza ov’io +studiavo con Carlo. Era Angelo. Aveva una +faccia così pallida e stravolta che metteva +paura. Mio fratello parve un momento inquieto; +e come gli era nota l’antipatia del +vecchio gondoliere per lui, si levò in piedi, +quasi ponendosi in atto di difesa. Ma quel +tapinello di Angelo non minacciava nessuno. +Si trascinò sino da me tutto umile, +e benchè io non fossi che una fanciulla, +mi prese la mano e me la baciò. +</p> + +<p> +— Padroncina — mi disse — fui or ora da +Sua Eccellenza la signora Lucietta, e vengo +a prendere commiato anche da Lei. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_38">[38]</span> +</p> + +<p> +— Come! — esclamai, e mi tremava la +voce per la commozione — ti hanno licenziato? +</p> + +<p> +— No, padroncina — egli rispose — ma +sto male, vado a casa da mio genero. +</p> + +<p> +— Angelo, non puoi stare con noi, non +puoi farti curare qui? Il babbo e la mamma +sono tanto buoni... +</p> + +<p> +— Sua Eccellenza la signora Lucietta — rispose +il vecchio che non riconosceva altri +padroni che mia madre — me l’ha già offerto, +ma io voglio andare a morire coi miei. — E, +com’io accennava a interromperlo — Sì, — continuò +egli — mio genero è barcajuolo +a <i>Cà Manin</i>, e la Maria, mia figlia, fu per +dieci anni cameriera dai Pesaro; essi mi +chiuderanno gli occhi, e mi parleranno sino +all’ultimo momento di San Marco e dei +nostri parrucconi. — +</p> + +<p> +V’era nel tuono della sua voce un misto +d’ambascia e di rimprovero che mi faceva +pietà e mi confondeva ad un tempo. +</p> + +<p> +— Morire! — sclamai, sforzandomi di sorridere — Che +pensieri son questi? Via, coraggio, +Angelo. +</p> + +<p> +— Oh! ci vorrebbe altro ch’io dovessi +vivere! No, no, padroncina — egli soggiunse +tentennando il capo — non sono più tempi +questi per il vecchio Angelo. Così fossi +morto sei mesi fa, prima che i miei poveri +<span class="pagenum" id="Page_39">[39]</span> +occhi vedessero questi orrori.... Basta, padroncina, +grazie di tutto, la mi perdoni delle +mie mancanze, e si ricordi qualche volta +di me che le ho voluto bene come a una +mia creatura, e mi dica un’<i>Ave Maria</i>... +se adesso se ne dicono più. — +</p> + +<p> +Tornò a prendermi la mano e a baciarla, +poi cogli occhi inondati di lagrime e con +passo incerto si avviò presso l’uscio. Mentre +ne afferrava il saliscendi, parve che gli +mancassero le gambe, e Carlo accorse rapidamente +per sostenerlo. Angelo si rizzò con +subito sforzo, e voltandosi con una certa +dignità piuttosto sprezzante — Grazie — disse — non +ho bisogno di nulla. — +</p> + +<p> +Indi uscì. +</p> + +<p> +— Pover’uomo! — sospirò Carlo — egli non +mi può soffrire e morirà vittima dei suoi +pregiudizi. Tuttavia questa sua tenacità di +opinione è assai rispettabile.... +</p> + +<p> +Io però appena badavo alle sue parole. +Dallo spiraglio dell’uscio che aprivasi nella +sala seguivo con l’occhio i movimenti di +Angelo. Il vecchio gondoliere girava lentamente +tutto all’intorno guardando uno +dopo l’altro i medaglioni infissi nelle pareti. +Si fermava davanti a ciascun ritratto +e restava immobile qualche secondo. +Allorchè si trovò al cospetto di +quello dell’inquisitore lo guardò con occhio +<span class="pagenum" id="Page_40">[40]</span> +più amoroso e più intento, e borbottò alcune +frasi di cui non potei cogliere che +queste parole: <i>per l’ultima volta</i>. +</p> + +<p> +L’antica granata, con cui Angelo faceva +guerra ai ragni e negli ultimi tempi si era +proposto di spazzar via Napoleone Buonaparte, +era nell’usato angolo della sala. Il +meschinello riuscì a sollevarla con le deboli +braccia, l’appoggiò sulla tela del medaglione +e stava accingendosi per l’ultima volta, come +aveva detto pur dianzi, al suo lavoro quotidiano +di ripulitura, quando, o perchè non +gli reggessero le forze, o pel soverchio dell’emozione, +stramazzò per terra insieme al +suo arnese. Fummo tosto a soccorrerlo +Carla ed io, e subito dopo accorsero gli +altri di casa e la gente di servizio. Lo zio +Baldassare, che se n’intendeva un poco di +medicina, gli tastò il polso e disse che a suo +parere egli si risentirebbe, ma che, tra per +l’età, tra per lo stato dell’animo, era a dubitarsi +che si trattasse di cosa seria. Volevano +trasportarlo in una stanza disoccupata +del palazzo, ma io mi opposi e dissi — No, +babbo; no, zio — la mamma, sempre indisposta, +era rimasta nella sua camera — è +meglio che lo mandiamo a casa di suo +genero. — +</p> + +<p> +— E perchè? +</p> + +<p> +— Lo desidera lui. Ha detto che vuol +morire fra i suoi. Non è vero, Carlo? +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_41">[41]</span> +</p> + +<p> +— È vero — rispose mio fratello — ma +non sarà forse il caso di morire. — +</p> + +<p> +Queste ultime parole furono pronunciate +con tuono indagatore, e assai più con la +brama che con la speranza di avere una +risposta soddisfacente. Tutti rimasero muti. +</p> + +<p> +Io mi aggrappai ai fianchi di mio padre, +e insistei singhiozzando — Non negargli quest’ultima +grazia, papà mio. Mandalo ove +egli desidera andare. — +</p> + +<p> +Si fece a modo mio. Guardai ancora una +volta quei capelli bianchi, quella faccia leale, +quelle mani callose, poi, condotta via da +Carlo, rientrai seco nelle stanza ond’eravamo +usciti, e, nascondendo il viso tra i guanciali +del sofà, mi misi a piangere dirottamente. +Carlo mi carezzava i capelli dicendo — Piangi +pure, poverina. Era un’anima onesta. — E +poi, fattomisi presso, mi bisbigliava all’orecchio — Stassera, +se sarai buona, dirò +al babbo e alla mamma che ti accompagno +in piazza, e invece andremo a vedere come +sta Angelo. Io non entrerò nella camera, +sai ch’egli non ne avrebbe piacere, ma ci +entrerai tu, e così potrai vederlo nuovamente. +Sei contenta? — +</p> + +<p> +Oh! ero contenta per modo che non +seppi far di meglio che gettar le braccia +al collo di Carlo e baciarlo e ribaciarlo su +ambe le guancie. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_42">[42]</span> +</p> + +<p> +Quel giorno fu a pranzo da noi il signor +Venanzio. Aveva dimesso anch’egli la coda, +e parlava di politica con un calore straordinario. +Io ne capivo poco, sempre però +quanto bastava ad accorgermi che se lo zio +Baldassare e Carlo erano <i>giacobini</i>, il signor +Venanzio era più giacobino di loro. — Ce +n’è voluto — egli disse — ma finalmente ci +siamo riusciti. Era tempo che questo <i>baraccone</i> +cadesse. L’ho sempre detto io, e quando +non l’ho detto l’ho pensato, che al nostro +secolo non possono durare simili governi. +Luce, luce ci vuole ormai, luce e libertà. +Altro che misteri, altro che inquisizioni! E +l’aristocrazia, si può dar nulla di più assurdo? +Che cos’è la nascita? Un caso. Mio +padre era amministratore di famiglie patrizie, +ma mio nonno vendeva sardelle salate, +e ne ho piacere, e ne vado superbo. +Io, non lo nego, ho vissuto molto coi nobili, +ma perchè ci ho vissuto? Per dir loro +la verità schietta e tonda, e son sicuro che +da nessuno ne hanno intese di così grosse +come da me! Non le hanno capite? Le +hanno pigliate per complimenti? Tanto peggio +per loro. Che colpa ne ho io se sono +diventati anche cretini? Non ho bisogno di +domandar scusa alla signora Lucietta che +non ha pregiudizi, e, quantunque nobile, +fu sempre un’eccezione, ma la verità è una +<span class="pagenum" id="Page_43">[43]</span> +sola. Del resto, perchè ho frequentato io questa +casa di preferenza alle altre? Perchè +qui vi si respirava meglio, perchè qui non +ci erano fumi, perchè insomma qui vedevo +divise le <i>mie</i> idee... — +</p> + +<p> +A questo punto dovetti fare uno sforzo +supremo, per impedire che Carlo gettasse +un bicchiere sul viso al signor Venanzio. +Egli ne aveva certo una voglia grandissima. +Lo zio Baldassare si alzò bruscamente da +tavola e uscì della stanza conducendo seco +il nipote. +</p> + +<p> +Ma il signor Venanzio non se ne avvide +o non se ne curò, e proseguì il suo discorso +rivolgendosi in ispecialità a mio padre, +che stava ad ascoltarlo con la rassegnazione +di un santo. +</p> + +<p> +Quand’egli se ne fu andato, Carlo, rientrando +nel salotto da pranzo, mi prese da +parte e mi disse — Vedi, Maddalena, quell’uomo +lì è una fra le più sucide e vigliacche +creature, che vi siano al mondo. +</p> + +<p> +— Oh! — esclamai — com’è possibile? Se +la mamma ne ha tanta stima? — +</p> + +<p> +Carlo non mi disse nulla, si annuvolò +in viso e mi lasciò. +</p> + +<p> +Da un’altra parte della stanza mia madre +disputava a mezza voce col babbo. +Favellavano certo dello stesso argomento, e +intesi la mamma che diceva — L’avete preso +a perseguitare. In fin dei conti... — +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_44">[44]</span> +</p> + +<p> +Ma in questo punto fu notata la mia +presenza, e il dialogo venne interrotto. +</p> + +<p> +Perchè mia madre difendeva quell’uomo, +e perchè a me spiaceva tanto ch’ella lo +difendesse? +</p> + +<div class="chapter"> +<h2>III.</h2> +</div> + +<p> +Il periodo della vita più ricco d’impressioni, +più fecondo di sorprese e di cambiamenti, +è senza dubbio quello che comincia +all’estremo limite dell’infanzia, attraversa +l’adolescenza e giunge sino al principio della +giovinezza. Ridire ciò che in questo periodo +si è pensato e sentito, ridire le dolci fantasie +e le speranze audaci e i sùbiti scoramenti +è impresa da lasciarsi ai romanzieri +di professione. Chi non vuole inventare, +ma domanda alla penna soltanto che gli +riproduca fedelmente il vero, deve, di +necessità, esser parco, mentre in così turbinoso +affollarsi d’immagini poche sono +quelle che si presentino con chiari e spiccati +contorni. Forse una frase rende lo +stato dell’anima in quell’epoca singolare: +non sapersi spiegare e non osar chiedere. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_45">[45]</span> +</p> + +<p> +Qui è la differenza dalla prima infanzia, la +quale non capisce, ma, petulante e importuna, +non si perita di rivolgere alcuna inchiesta +per ardita che sia. Tra le cose che, +undicenne, io non riuscivo a spiegarmi, e +pur non m’arrischiavo d’indagare, era il +perchè della freddezza con cui era stata +accolta nella famiglia la mia sorellina Clara. +Per me fu una festa il suo nascere; passar +lunghe ore alla sua culla, era un diletto +pieno di soavità. Mi pareva che i lini, +ond’ella era ravvolta, non bastassero a riscaldare +le sue tenere membra, se non vi +si mesceva un alito d’amore. Perciò io m’ero +stretta nuovamente a mia mamma, la +quale, sola della casa, mostrava di voler +bene alla piccina. Il babbo, per solito così +affettuoso, la guardava appena, e sempre +con le ciglia aggrottate, lo zio Baldassare +non poteva sentire il suo vagito senza conturbarsi, +e Carlo scansava di vederla e di +discorrerne. Ma perchè? domando io. Ella +sì ch’era bella! Aveva, ancora in fasce, +l’occhio dolce e vivace di mia madre, aveva +i lineamenti delicati di lei, e quando mi +sorrideva, pareami di veder mia madre sorridere. +Nessuno combatteva le mie simpatie, +ma nessuno le incoraggiava. Se io, con +uno sforzo supremo, prendevo Clara in +braccio e la portavo di qua e di là per le +<span class="pagenum" id="Page_46">[46]</span> +stanze, nessuno, all’infuori della balia, si +offriva di pigliarsi il mio fardello, nessuno +con un gesto, con uno sguardo, con una +parola, faceva buon viso ai miei scherzi. +Povera bimba! sotto che cattiva stella era +nata! La servitù teneva tratto tratto, su +tale proposito, singolari discorsi, di cui però +non poteva cogliere il senso. E questi discorsi +erano tenuti per lo più, dopo le visite +del signor Venanzio. Carlo aveva per +me le usate premure, ma aveva anch’egli +cambiato d’umore. Diceva che il 1797 era +stato per lui un anno tremendo. Tuttavia +si occupava della mia educazione con un +fervore incredibile. A sentirlo, ero una scolara +senza l’uguale al mondo. Quantunque +non insuperbissi delle sue lodi, avevo la +coscienza di progredire rapidamente. M’ero +data allo studio con passione febbrile; cercavo +in esso una distrazione al tedio della +mia vita domestica, facevo dei libri i discreti +confidenti de’ miei pensieri. Se la mestizia +del babbo, o di mio zio, o di Carlo +m’aveva turbato, se la sbrigliata gajezza di +mia madre m’aveva ferito, se la sguajataggine +del signor Venanzio m’aveva offeso, +era ai libri ch’io chiedevo conforto. +</p> + +<p> +A tredici anni provai un gran dolore. +Carlo ebbe per istrada una scena violenta +col signor Venanzio. Altra scena succedette +<span class="pagenum" id="Page_47">[47]</span> +in casa, e, per la prima volta nella mia +vita, vidi la mamma piangere. Io ne capivo +assai poco, capivo però che mio padre, +uomo cui la soverchia bontà toglieva l’energia +del volere, era assediato da due opposte +influenze, quella di suo figlio e di suo +fratello, e quella di sua moglie. Per molti +giorni non comparve il signor Venanzio. +Ma una mattina, mentre io ero nella camera +da letto di mia madre, e Clara raggomitolata +sul pavimento giuocava ai miei piedi, +intesi aprir l’uscio. Era desso. La bimba si +levò di terra e gli corse incontro festosa. +Egli si chinò sopra di lei e la coperse di +baci. La mamma, udendo la sua voce, venne +in fretta dalla stanza vicina. Io uscii, non +so perchè, non so come, adirata contro il +signor Venanzio, contro mia madre, contro +la stessa Clara. Avevo un bisogno immenso +di piangere e piansi. La sera Carlo mi prese +per mano, e mi disse — Maddalena, io parto... +L’ho deciso... Il babbo lo sa ed è contento.... +Non accorarti, sorelluccia mia. Anche lontano, +vedrò d’esser sempre teco... ti scriverò +ogni settimana... Non ti basta? Ti scriverò +ogni giorno... e tu pure mi scriverai, +e faremo conto d’essere insieme... Via, via, +piccina... tornerò, sai?... — Io ero sopraffatta +da questa notizia, per modo che non riuscivo +a trovar parole. Quando potei snodare +<span class="pagenum" id="Page_48">[48]</span> +le labbra ruppi in singhiozzi, gettai +le braccia al collo di mio fratello, e con +voce rotta gli chiesi — Ma perchè parti? +Ma dove vai? — Egli si svincolò dolcemente +dalla mia stretta e mi disse — Vado nella +Repubblica cisalpina, vado dove vedrò poste +in atto le idee che furono il sogno +della mia gioventù, vado dove posso aver +modo di lavorare per la liberazione della +nostra povera patria. — Indi mi diede un +bacio e soggiunse — Domattina tornerò a +salutarti. Calmati intanto — E mi lasciò. +Rimasi alcuni minuti come trasognata; +poi mi venne in animo di favellar con lo +zio Baldassare, di strappargli dalle labbra +qualche più persuasiva spiegazione di un +fatto così subitaneo, di pregarlo che s’interponesse +per trattener Carlo. Ma lo zio +Baldassare era appunto con Carlo in segreti +colloqui. Stettero insieme tutta la notte. +La mattina mio fratello partì, e non potei +vederlo da solo a sola. Lo accompagnammo +col babbo e con lo zio fino alla gondola. +Egli ci baciò in silenzio tutti e tre, e disse +con voce commossa — A rivederci. — I gondolieri, +puntando coi remi, si allontanarono +dalla riva. — Addio, addio — tornò a dir +Carlo. Nel punto in cui il canale fa una +svolta, una grossa barca, di quelle che noi +Veneziani chiamiamo <i>peate</i>, tenne ferma la +<span class="pagenum" id="Page_49">[49]</span> +gondola alcuni secondi. Carlo, spingendo la +testa dal finestrino, guardò dalla nostra +parte. Noi eravamo ancora immobili sui +gradini dell’approdo, ed egli ci risalutò +più volte coi cenni del capo e col fazzoletto. +L’ingombro fu rimosso, i remi si tuffarono +liberamente nell’acqua, e la cara visione +sparì... Anima nobile, anima ardente, quando +e dove potrò incontrarti? Risalimmo le scale +senza scambiarci una parola. Giunti nell’ampia +sala che mi pareva più muta, più mesta, +più buia del solito, alzammo gli occhi +ad un tempo... poi ci separammo frettolosi. +Avevamo tutti e tre il cuore gonfio, bisognoso +di sfogo, ma tutti e tre sentivamo +istintivamente ch’era meglio tacere, non +chiedere, non far confidenze che avrebbero +potuto essere accuse... Mia madre era chiusa +con Clara nelle sue camere.... +</p> + +<p> +Quante cose imparai in quel giorno! +Quante ombre presero forma! Che fitto +velo di tristezza si calò sull’anima mia! O +giovinette, cui per avventura cadesse fra le +mani questo quaderno, compiangetemi, e +che il cielo vi salvi dal peggior degli affanni: +dubitare della madre nostra. Nè gioventù, +nè beltà, nè ricchezze possono riempire il +vuoto lasciato nell’anima dalla fede perduta +verso chi vi nutrì del suo latte. +</p> + +<p> +Mia madre era sempre buona meco, +<span class="pagenum" id="Page_50">[50]</span> +scherzosa, amorevole; le grazie del volto e +il brio naturale di lei che avevano esercitato +un fascino su tutti quelli che le erano +vissuti dappresso non potevano certo rimaner +senza effetto sopra di me. Quante volte, +vedendola così vispa e leggiadra, sapendola +così pronta alla simpatia e al benefizio, io +sentivo rinascere in cuore l’antica tenerezza! +Ma quegli slanci erano soffocati da altri +pensieri che irresistibili mi si affollavano +alla mente e mi costringevano di nuovo in +un gelato riserbo. E Clara, la fanciulla bellissima +ch’io solevo tener pargoletta sui +miei ginocchi, che con le mie cure avevo +voluto risarcire della freddezza altrui, perchè +non era più ai miei occhi quella d’un +tempo? Che forza arcana mi allontanava +da lei, sì che la mobile vivacità delle sue +pupille mi riusciva incresciosa, e le brune +ciocche de’ suoi capelli non m’invitavano +più alle carezze, e le inflessioni stesse della +sua voce mi ferivano come suoni sgraditi? +Non lo so;... so che quando il signor Venanzio, +fattosi frequentatore sempre più assiduo +della nostra casa, la prendeva tra le +sue braccia e la copriva di baci, mi pareva +come se una lama affilata mi trapassasse +le carni. Essa, alla sua volta, vistasi negletta, +aveva molto rimesso della sua espansione; +non mi sfuggiva, ma nemmeno mi +<span class="pagenum" id="Page_51">[51]</span> +cercava, e soleva starsene con la mamma, +che omai non faceva mistero delle sue predilezioni +per lei. +</p> + +<p> +Oh i giorni mi correvano pur tristi e +l’avvenire mi si presentava pur sotto tetri +colori! La procella si librava minacciosa +sulla nostra famiglia senza scoppiar mai. +Io ne sentivo l’afa pesante, e m’auguravo +talora che il turbine si scatenasse per uscire +da una situazione intollerabile. Ma era inutile +augurio. Ero ridotta a udire intorno a +me querele impotenti, a vedere incancrenirsi +le piaghe per mancanza del coraggio +delle amputazioni. E m’adiravo con tutti, e +una cupa misantropia andava investendomi +a poco a poco. +</p> + +<p> +Due sole cose mi consolavano: la corrispondenza +epistolare con Carlo e lo studio. +Mio fratello s’era arruolato nell’esercito +cisalpino, e il suo reggimento era stato +spedito al settentrione della Francia, sulle +coste dell’Oceano. Di là egli mi scriveva +regolarmente, mi suggeriva le letture più +acconcie, mi narrava le sue occupazioni, mi +confidava le sue speranze, e, soprattutto, +manteneva caldo in me l’amor della patria +e della libertà. Egli era fra quelli che il +trattato di Campoformio non aveva potuto +intieramente alienar dalla Francia, e che +solo dalle armi francesi aspettavano la redenzione +<span class="pagenum" id="Page_52">[52]</span> +dei popoli. Perciò anelava alla +guerra, unico mezzo, egli diceva, di finirla +per sempre con le vecchie Corti coalizzate +fra loro. Pel genio del Buonaparte aveva una +ammirazione sconfinata, ma lo credeva +troppo ambizioso. Di tratto in tratto vi +erano nelle sue lettere divinazioni profetiche — Temo — egli +mi scriveva un giorno — l’onnipotenza +militare; mi par di vedere le antiche +legioni romane pronte a passare il +Rubicone al cenno di Cesare. — Un’altra +volta deplorava ch’io non potessi leggere +l’orazione scritta pei Comizi lionesi da Ugo +Foscolo — quell’Ugo Foscolo — egli soggiungeva — a +cui dobbiamo il <i>Jacopo Ortis</i>, e +che prima del 97 viveva in Venezia. Vorrei +che tu vedessi — erano le sue parole — con +che schietto animo egli invita il vincitore +a fare il debito suo verso l’Italia. Saranno +adempiuti i suoi voti? Speriamolo, +sorella mia, chè a questo patto soltanto io +potrò risalutare la mia città natale. — Carlo +toccava di rado il tasto doloroso delle faccende +domestiche, e se io mettevo in campo +questo argomento, lo schivava con arte grandissima. +Che se per avventura io insistevo, +egli mi raccomandava che avessi pazienza +e pensassi che la donna è come di passaggio +nella casa in cui nacque, che il vero +suo nido è altrove, che il segreto del suo +<span class="pagenum" id="Page_53">[53]</span> +destino non è nella sua camera di fanciulla, +ma nella sua camera di sposa. — Tollera il +resto — egli mi suggeriva — ma non patire +che ti si immoli sull’altare dell’orgoglio o +della ricchezza; non lasciarti, giovinetta inesperta, +dare in braccio di chi non abbia +prima conquistato il tuo cuore... — +</p> + +<p> +Così scriveva mio fratello, confortandomi +a sopportare il presente in vista dell’avvenire. +Ma, ohimè, i cari sogni che certo allegravano +le mie coetanee non avevano +virtù redentrice per me. Nelle pagine degli +scrittori, e nell’ideale della fantasia, io trovavo +la donna non dissociata mai dalla +grazia e dalla bellezza, e mi pareva che, +ove non fossero queste due qualità, nè l’ingegno +femminile potesse aver pregio, nè +l’amore sollevarsi a gentile passione. Oh! +chè valeva all’anima mia esser pura ed +ardente, se nè il lampo degli occhi la rivelava, +nè la venustà delle membra, nè la +musica della voce? Quale io mi ero, non +deforme certo della persona, ma sottile, +asciutta, più alta che non si convenga al +mio sesso, priva persino di quella freschezza +di carnagione che suole andar compagna +alla gioventù, io non sapevo vincere il sospetto +che lo stimolo dell’interesse e non +altro avrebbe potuto far chiedere la mia +mano. Perciò ero guardinga, gelata, tarda +<span class="pagenum" id="Page_54">[54]</span> +nel rispondere. Mia madre, ch’era tutto +l’opposto, e che ormai si sdilinquiva per +Clara, la quale cresceva leggiadra e vezzosa +al pari di lei, non poteva a meno di rimproverarmi +il mio contegno, ed esclamava talvolta — Dio +buono! La bellezza la si porta +seco nascendo e non c’è colpa a non averla, +ma la cortesia poi dipende da noi altri +stessi. Come vuoi viver nel mondo così +diversa da tutti, sfuggendo tutti...? Basta, +sarà sapienza la vostra (e alludeva, oltre +che a me, a Carlo e allo zio, ch’ella credeva +ispiratori della mia condotta), ma è +una sapienza che fa essere molto infelici! — Dal +suo punto di vista ell’aveva ragione, +nè io potevo dirle tutte le cause che avevano +inacerbito il mio spirito. A ogni modo +queste punzecchiature frequenti portavano +il loro sassolino a quella barriera che lenta, +insuperabile, andava formandosi tra mia +madre e me. +</p> + +<p> +Io passavo parecchie ore del giorno in +biblioteca con lo zio Baldassare. Discorrevamo +di Carlo, rileggevamo le sue lettere, +e vivendo seco in comunione di spirito, +riuscivamo per qualche momento a dimenticare +la triste realtà. Il babbo veniva anch’egli +talvolta a prender parte ai nostri +colloqui, e il suo viso malinconico e sparuto +s’illuminava di gioia passeggiera, se, parlando +<span class="pagenum" id="Page_55">[55]</span> +del suo figliuolo, egli ne rammentava +l’infanzia, e l’intelligenza precoce, e la bontà +impareggiabile. Allora egli si animava tutto, +e si sarebbe detto che gli anni, corsi dopo +quell’epoca, s’involassero da lui come stormo +d’augelli che improvviso lasciano il nido. Ma +poi sopraggiungeva l’idea del presente, l’idea +di questo figlio partito dal suo paese, slanciatosi +in mezzo ai pericoli perchè la casa +paterna non gli offriva più asilo ospitale, +e quest’idea bastava a raddensar le nubi +sulla fronte del povero vecchio. Vecchio era +divenuto realmente mio padre, ed io me ne +accorgevo con indicibile rammarico. I capelli +gli si erano in poco d’ora imbiancati, +profondi solchi gli segnavan le gote, e camminava +curvo della persona. Gli si notava +in volto quella stanchezza della vita che +desta un senso di così dolorosa pietà e che +ha tanta rassomiglianza con la stanchezza +fisica. Chi n’è affetto sembra piegare il collo +e le ginocchia sotto un peso invisibile. Gli +è che il peso non è fuori, ma è dentro, +nel cuore. E pensare che un po’ d’energia +usata a tempo avrebbe salvato ogni cosa. +Ma mio padre sfuggiva la lotta, e omai si +era deciso a soffrire in silenzio. — Hai ragione, +ma è inutile — egli diceva a suo fratello, +se per avventura questi metteva in +campo certi argomenti. In tal guisa si succedevano +<span class="pagenum" id="Page_56">[56]</span> +gli anni, divorando il tempo più +bello della mia giovinezza, abbeverando di +fiele e di dubbi quell’epoca della vita che +suol esser sacra alle illusioni e alle gioie. +O spiriti superficiali, che vi atteggiate a censori +dei vostri simili, vi siete mai curati +d’indagare le cause di ciò che forma oggetto +dei vostri pretensiosi giudizi? Perchè +vedete scorrer l’acqua torbida e limacciosa, +sclamate: era torbida e limacciosa la fonte. +Non è vero: la fonte era limpida e pura, +nel suo cristallino zampillo si frangevano +allegri i raggi del sole, attraverso il suo +specchio, come dietro a nitida lente, brillavano +le venature del sasso; furono le +immondezze trovate lungo la via che l’hanno +resa così. +</p> + +<p> +Precipitavano intanto gli avvenimenti politici. +Venezia, fatta austriaca nel 1797, diveniva +francese nel 1805, dopo Austerlitz. +Il signor Venanzio, ch’era stato prima aristocratico, +poi democratico sfegatato, e più +tardi devotissimo degli Absburgo, mostrava +grande entusiasmo per questo nuovo cambiamento, +e diceva che così almeno <i>vi sarà +un poco di libertà</i>. Io non gli badavo. Mi +ero avvezza a considerarlo come un rettile +immondo che lo strano capriccio di qualcheduno +della mia famiglia aveva introdotto +nella casa. Però le mutate condizioni di Venezia +<span class="pagenum" id="Page_57">[57]</span> +mi riempivano l’animo di gioia. Era +così rimosso uno tra gli ostacoli che si +frapponevano al ritorno di Carlo. Non erano +rimossi tutti pur troppo, nè io nutrivo speranza +ch’egli verrebbe a star lungamente +con noi; ma vederlo anche per pochi giorni, +ma udir la sua parola calda ed onesta, ma +rinfrancarmi ne’ suoi consigli, era per me, +ormai disavvezza della gioia, un sogno di +suprema felicità. Il Signore mi aveva insidiato +anche questa consolazione. Il reggimento +di Carlo, che non aveva preso parte +alla campagna del 1805, fu, dalle sponde +dell’Oceano, sbalestrato in Germania. Combattè +ad Auerstaedt e a Jena, e dopo una +breve sosta in Berlino, ebbe l’ordine di +procedere ancora verso l’Est per fronteggiare +i Russi che si avanzavano. La mia +anima era invasa da funesti presentimenti, +e le lettere di mio fratello, per quanto cercassero +parer fiduciose e serene, tradivano +esse pure una profonda malinconia. — Fiocca +la neve — egli mi scriveva nel dicembre 1806 +dalle rive della Vistola — e il vento sibila +con lugubre suono tra le foreste d’abeti. +Noi tentiamo d’ingannare il freddo raccogliendoci +intorno a grandi fiammate di paglia +accesa o di vimini, e di coprire, cantando, +il gemito sinistro del vento. Ahimè! +Io penso in quei momenti al nostro focolare +<span class="pagenum" id="Page_58">[58]</span> +domestico, penso alle nostre canzoni veneziane. +E dire ch’io speravo d’essere questo +inverno presso di voi, nella nostra vecchia +biblioteca, ove la vampa del camino manda +sì leggieri riflessi; dire che speravo di rivedere +te, e il povero babbo, e il nostro arcigno +ma ottimo zio. Sono invece qui a +mille leghe dalla mia Venezia, e chi sa.... +Basta, Maddalena, non voglio amareggiarti, +ma se tu sapessi come presto arrivi una +palla! — +</p> + +<div class="chapter"> +<h2>IV.</h2> +</div> + +<p> +Come si avverano le profezie di sventura! +La penna esita a descrivere la serie +di lutti che colpirono la mia casa nel terribile +anno 1807. +</p> + +<p> +Era in febbraio quando ci piombò addosso +come un fulmine la notizia della +morte di Carlo. Egli era caduto il 5 di +quel mese in una scaramuccia che processe +di pochi giorni la battaglia di Eylau. Credetti +che mi si spezzasse il cuore, ma io +avevo bisogno di tutte le mie forze per +reggere a novelle prove. Il babbo, ormai +<span class="pagenum" id="Page_59">[59]</span> +innanzi negli anni e infermiccio, soverchiato +dal dolore pella perdita del suo +Carlo, si mise a letto poco dopo ricevuto +il fatale annunzio, e passò di vita entro +brevissimi giorni. Rammento i singhiozzi +di mia madre inginocchiata presso il +capezzale del moribondo, rammento il +bacio da me deposto su quelle labbra già +irrigidite, mentre il prete legge a bassa +voce nel suo breviario e lo zio Baldassare, +con passo rapido, con gesto convulso e con +pupilla torva come di belva chiusa nella +gabbia, va su e giù per la stanza. Pur mio +padre si spense placido com’era vissuto, +accomunando in un amplesso supremo sua +moglie e sua figlia, e costringendo con amorosa +preghiera il riluttante fratello a stringer +la destra a mia madre. Anche Clara +fu fatta entrar nella camera, e anche su +lei, poverella, scese, benedicendo, la mano +paterna. In quel momento mi parve che al +mio dolore si mescesse qualche cosa di +soave e di santamente ineffabile, mi parve +che le battaglie segrete dell’anima mia si +quetassero tutte e le ombre svanissero e +rinascesse la fede. Ahimè! Sarebbe convenuto +che il santuario del tetto domestico +non fosse profanato da estrani, sarebbe +convenuto.... oh! ma basti per ora di ciò. +</p> + +<p> +Al babbo tenne dietro lo zio. Però egli, +<span class="pagenum" id="Page_60">[60]</span> +robustissimo di fibra, lottò per un mese +contro la morte. In quel mese io dovetti +sempre vegliare presso di lui. Egli non volle +nella sua camera che me e un infermiere. +Un giorno, sentendosi ormai bell’e spacciato, +ordinò all’infermiere che ci lasciasse +soli, e presami la mano nella sua, ch’era +madida di freddo sudore, mi disse con voce +che sotto l’abituale ruvidezza tradiva una +profonda emozione: +</p> + +<p> +— Maddalena, se mi dispiace morire è +per te. Tu resti sola. — E ripetè cupamente: — Sola! +Sappi però ch’io volli metterti +in grado di non chinar la fronte dinanzi +a nessuno. Tu sarai ricca, assai più +ricca di tutti gli altri della famiglia. La +sostanza di tuo padre, già assottigliata, fu +divisa in tre parti, fra te, tua madre e tua +sorella Clara. La sostanza mia, che è intatta — e +pronunziò questa frase con enfasi — verrà +tutta a te. +</p> + +<p> +— Ma, zio — interruppi — questa è una +ingiustizia. +</p> + +<p> +— Tu sai pazza — egli rispose bruscamente. — Fin +che Carlo era vivo, il mio +erede universale era lui. A te io non assegnavo +che trentamila lire di dote. Tuo +fratello però aveva l’obbligo d’abbandonare +il servizio militare entro un anno; di venirsi +a stabilir teco, e di non lasciarti finchè +<span class="pagenum" id="Page_61">[61]</span> +tu non fossi accasata. Ora egli è morto. +Tu non hai più nè fratello, nè padre, nè +zio. Non posso darti un appoggio, ti do la +ricchezza, che è una potenza per chi sappia +valersene. +</p> + +<p> +— No, no, zio, ve ne supplico — io incalzai — non +vogliate creare una disuguaglianza +nel seno della famiglia. Io non +potrei consentirvi, io dovrei riparare all’opera +vostra... +</p> + +<p> +Egli non mi lasciò finire la frase, e con +uno sforzo gagliardo alzò la testa dal capezzale, +e piantandomi in viso due occhi +fiammeggianti — Bada — esclamò — io ho +ancora ore di vita che bastano a rifare il +mio testamento. Sol che tu non muti proposito, +chiamo oggi stesso il notaio e dispongo +di tutto il mio a favore d’una pia +fondazione. Passerò alla posterità per un +grande filantropo, ma la casa che porta il +mio nome sarà fra pochi anni nella miseria, +e tu, tu sconsigliata che ripudii il +benefizio non potrai assistere nè tua madre, +nè tua sorella. Ah tu vorresti ch’io scioccamente +prestassi mano a folli scialaqui, +tu vorresti ch’io permettessi che ciò che +fu accumulato dall’onesto lavoro servisse ad +alimentar parassiti.... Senti, Maddalena, io +rispetto in te la ragazza e la figlia, non +costringermi a dire di più... +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_62">[62]</span> +</p> + +<p> +— Oh — proruppi piangendo — Siete pur +crudele nella vostra generosità. Ma Clara, +Clara, che conta poco più di nove anni, +che colpa ha, che cosa vi ha fatto? +</p> + +<p> +— Che colpa ha? Che cosa mi ha fatto? — diss’egli +rapidamente e con un tuono che +mi metteva i brividi addosso — Maddalena, +non insistere, per quanto hai di più caro +al mondo, non insistere. — Indi, mutando +a un tratto l’inflessione della voce e l’atteggiamento +della fisonomia, continuò con +inusata dolcezza: — Clara, tu dici. Ha essa +con le sue manine carezzato i miei capelli +bianchi, come tu solevi dieci anni fa? Ha +essa indovinato, come tu indovinasti, che, +quantunque taciturno e severo, io avevo +bisogno d’affetto come il fiore di rugiada? +È ella venuta al pari di te nella mia biblioteca +a cacciar la bionda testina fra i polverosi +volumi, a sorridermi d’uno di quei +sorrisi infantili che riscaldano come raggi +di sole? Fu essa, come tu fosti, l’amica, +la confidente, la discepola del mio Carlo, +di colui nel quale io avevo riposto il mio +orgoglio e le mie speranze? No, Maddalena, +essa ha vissuto in un altro mondo, ha obbedito +ad altre influenze. E tu pretenderesti +che questo povero vecchio, sul punto di +morire, la considerasse simile a te? Pur +non credere, fanciulla mia, ch’io ti voglia +<span class="pagenum" id="Page_63">[63]</span> +figliuola snaturata e cattiva sorella. Quando +l’imprevidenza avrà portato i suoi frutti, sarà +allora il momento di stendere la mano soccorritrice, +sarà allora il momento di esser +generosa. Ma la tua generosità potrà ricondurre +nella nostra casa la quiete e il +decoro, la mia sarebbe oggi una complicità +invereconda. +</p> + +<p> +— Dio buono! Ma qual parte volete impormi? +A vent’anni volete farmi arbitra e +giudice? +</p> + +<p> +— Io voglio farti — egli ripigliò solennemente — la +vigile custode dell’onor del +tuo nome. Chi potrebbe tener le tue veci...? +Ah lo so ciò che intendi dirmi. La tua +parola non avrà autorità. La tua presenza +non basterà a nulla impedire.... Ebbene, +checchè avvenga, quando sia colmo il calice +delle umiliazioni, quando sentirai che +questo tetto non deve più accoglierti, tu +avrai almeno, retaggio supremo, la tua +indipendenza. Rammentalo, ancora un anno, +e la legge ti fa padrona di te. +</p> + +<p> +Io piangevo. +</p> + +<p> +— Piangi, piangi, figliuola mia — egli +mi disse — chè il tuo cammino non è cosparso +di rose. Inesperta della vita, tu resti +sola in mezzo a fiere battaglie, ma gli +esempi domestici t’insegnino che la grazia +e la bontà a nulla valgono nella donna +<span class="pagenum" id="Page_64">[64]</span> +senza l’energia della lotta, come a nulla +vale nell’uomo la rettitudine dell’animo +senza il coraggio di smascherare le ipocrisie +e di tagliare i nodi che non si sciolgono. +No, Maddalena, la virtù vera non è +quella che tutto sopporta e a tutto si piega. +La tolleranza del male porta seco l’indifferenza +del bene. Chi non sa armarsi d’un +santo flagello per colpire l’iniquità non trova +più sul labbro il sorriso che accoglie le +cose belle, non trova nel petto la calma +serena dei sentimenti gentili. Io posso dirtelo, +o figliuola, io che l’ho provato in me +stesso, io che ne fui testimone in altri. +Quante esistenze non furono, più delle +mie, bersagliate dalla fortuna! Pure se il +mio volto fu di rado illuminato dalla gioia, +se una cura assidua mi fu quasi sempre +stampata sul fronte, quale credi tu che ne +fosse la causa? Questa dolorosa certezza di +aver più volte nella mia vita assistito come +spettatore impassibile ai danni che con uno +sforzo gagliardo avrei potuto riparare, di +essermi sentito mancare nei momenti più +solenni l’energia necessaria per porre ad +effetto i generosi propositi. Ero giovanissimo, +ero pieno della baldanza dei vent’anni, +quando, in uno de’ miei primi viaggi a +Parigi, vagando per un sito remoto e disabitato, +vidi un ubriaco cader nella Senna. +<span class="pagenum" id="Page_65">[65]</span> +Corsi sul ciglione dell’argine donde l’infelice +era scivolato. Il freddo dell’acqua l’aveva +ridesto al senso del pericolo, il suo +volto, pur dianzi spirante unicamente la +stupida ebbrezza, s’era atteggiato allo spavento +e alla disperazione. Avvertì la mia +presenza, tese verso di me le sue mani +convulse, mi domandò aiuto con grida strazianti. +Io, nuotatore esperto, ero sul punto +di slanciarmi nel fiume, ma esitai all’aspetto +di quella corrente sì rapida, e, nel suo +sordo muggito, sì minacciosa. Il tapinello +scomparve, nè più venne a galla. Ripigliai +il mio cammino contristato, arrossente di +me medesimo. Avevo sempre dinanzi agli +occhi quella fisonomia disfatta dal terrore, +quelle mani protese, nè l’immagine potè +più dileguarmisi dalla fantasia. E, da quel +giorno, ogni volta che lasciai morire infecondo +un buon pensiero, ogni volta che +per mancanza di coraggio non feci intero +il debito mio, la tetra visione mi si ripresentò +paurosa e beffarda, e una voce insistente +mi ripetè in fondo al cuore: Tu +non sei un uomo! +</p> + +<p> +Lo zio Baldassare andava accendendosi +in volto con visibile esaltazione. Tentai +calmarlo. +</p> + +<p> +— No, no — egli rispose — non cercare +inutili parole di conforto. Cerca piuttosto +<span class="pagenum" id="Page_66">[66]</span> +d’essere tu stessa quali non fummo nè tuo +padre, nè io, quale era Carlo soltanto, +Carlo che, oggi forse, se non lo coprisse +la terra, spazzerebbe via le immondezze di +casa nostra... +</p> + +<p> +— Oh zio, mio padre, morendo, ha +perdonato! +</p> + +<p> +— Tuo padre era un santo — egli rispose — nè +la virtù dei santi può chiedersi +a tutti. +</p> + +<p> +— Oh sono pure infelice! — sclamai, lasciando +cadere il capo sulla sponda del +letto. +</p> + +<p> +— Coraggio, Maddalena — egli ripigliò +con voce più dolce. — Forse brilleranno +giorni migliori per te. Tu non sei bella, +ma la virtù e la ricchezza ti chiameranno +gli adoratori d’intorno. Però sii guardinga, +fanciulla mia. Serbati a chi possa meritarti +coll’ingegno operoso, coll’animo libero, sii +un premio all’amore, non uno stimolo al +capriccio. Diffida dei nomi sonori, diffida +d’un’aristocrazia infracidita che forse vorrà +sciogliere un poco del tuo oro nel suo +sangue azzurro, ricordati che abbiamo i +nostri antenati anche noi, quantunque non +siano di quelli che si fanno effigiare nei +medaglioni. Il tuo bisavolo paterno, o Maddalena, +portava un ruvido cappotto di lana +spesso stillante onda marina, il suo braccio +<span class="pagenum" id="Page_67">[67]</span> +non aveva maneggiato la spada, ma il timone +ed il remo, le sue labbra non sapevano +piegarsi a sdolcinature, ma sulla fronte +ampia e severa gli si leggeva l’ardimento +del marinaio che sfidò le tempeste, l’orgoglio +dell’uomo che superò mille pericoli. +Non dimenticare, o ragazza, queste tue origini, +non arrossirne. +</p> + +<p> +— Io arrossirne! Che dite mai? — proruppi +rizzandomi in piedi con moto subitaneo. +</p> + +<p> +— Il Cielo ti rimeriti di quella onesta +fiamma di sdegno che ti lampeggia negli +occhi — egli sclamò consolato. — Ed ora +promettimi che tu rispetterai il mio testamento.... +promettimelo. +</p> + +<p> +Il tuono delle sue parole non ammetteva +repliche. Chinai il capo assentendo. +</p> + +<p> +Levò le scarne sue braccia, mi prese +faticosamente la testa con ambo le mani, +e appressata la mia fronte alle sue labbra, +vi stampò un bacio. — Indi mi disse: +</p> + +<p> +— Addio, Maddalena, il nostro colloquio +è finito. +</p> + +<p> +Mi tolsi di là cogli occhi inondati di +pianto. Giunta alla soglia mi voltai nuovamente. +Lo sguardo dell’infermo era sempre +fisso sopra di me; pareva ch’egli volesse +scolpire la mia immagine nelle pupille +da cui fuggiva la luce. Esitai, fui +<span class="pagenum" id="Page_68">[68]</span> +sul punto di gettarmi io ginocchio a’ piedi +del suo letto, d’intercedere grazia presso +di lui per quelli che avevano amareggiato +i suoi ultimi anni, ma egli mi arrestò con +un gesto, e mi ripetè: — Addio, addio, a +più tardi. +</p> + +<p class="dots">················</p> + +<p> +Tre giorni dopo, immobile dietro le vetrate +della mia camera io vedevo sfilare il +funebre corteo che accompagnava all’estrema +dimora colui che, mancati mio fratello e +mio padre, simboleggiava per me la famiglia. +</p> + +<p> +Nella turba mercenaria che, camuffata in +foggie strane, seguiva la bara con aste e gonfaloni, +tra le femminuccie pettegole e i bimbi +curiosi accorsi al gradito spettacolo, correvano +intanto i comenti che io udivo, non +avvertita. +</p> + +<p> +— Le disgrazie vengono sempre a tre a +tre — diceva gravemente una portatrice d’acqua +alla sua vicina. +</p> + +<p> +— Come a tre a tre? — domandava un’altra +meno informata delle faccende di casa +nostra. — Non son stati due i defunti? Prima +il signor Antonio e poi il signor Baldassare? +</p> + +<p> +— E il signor Carlo non lo mettete nel +conto? Sapete, il figlio del primo letto del +signor Antonio, quel bel giovinotto che +<span class="pagenum" id="Page_69">[69]</span> +partì sei o sette anni addietro e morì nel +febbraio in guerra? +</p> + +<p> +— Ah! è morto anche quello lì? +</p> + +<p> +— Sicuro, non lo sapevate? +</p> + +<p> +— Però, disse una vecchia zitella gran +frequentatrice di chiese — il signor Baldassare +aveva assai poca religione.... Dicono +che non volesse nemmeno il prete. +</p> + +<p> +— Gesumaria! che tempi! — esclamò la +fruttajola della cantonata. +</p> + +<p> +— E sapete — saltò su a dire un omaccione +il quale aveva una voce sì grossa che +gli era impossibile parlare adagio — che ha +lasciato tutto il suo alla nipote? +</p> + +<p> +— Cospetto! Quella lì diventa una bella +signora. +</p> + +<p> +— Ma! che fortuna! bisogna nascere con +la camiciuola. +</p> + +<p> +— Del resto, ei dev’esser stato un incubo +pella famiglia quel signor Baldassare. +Sempre così serio e taciturno. Il vero contrapposto +di Sua Eccellenza Lucietta, tutta +gaja ed affabile. +</p> + +<p> +— Che angiolo è quella donna! Anche +in questa occasione diede venti zecchini +alla chiesa, e venti ne fece distribuire ai +poveri. +</p> + +<p> +— In fin dei conti, adesso la starà meglio +anche lei. Era tanto sacrificata! — +</p> + +<p> +Mi parve che fosse ora di metter termine +<span class="pagenum" id="Page_70">[70]</span> +a quel cinguettio, e sporsi un momento il +capo dalla finestra. +</p> + +<p> +Gli oratori parvero turbati assai e si dileguarono +guardandosi in viso. Molti alzarono +gli occhi verso di me e mi fecero un +umile e profondo saluto. Una donna alzò +il bambino per disotto le ascelle affinchè +mi vedesse meglio. Avrei giurato ch’ella +gli susurrava all’orecchio: — Vedi, quella +giovane lì è la più ricca della parrocchia. +Che fortuna! +</p> + +<p> +Ero invidiata e mi sentivo tanto infelice. +L’innocente allegria dei prim’anni era sfumata. +Sfumate le speranze, retaggio prezioso +della mia età. Scoloriti i cari volti, +mute le domestiche voci che avevano popolato +di sorrisi e di suoni la casa. Le +persone così diverse d’indole, ma così concordi +noi cingermi del loro amore, erano +scomparse dalla terra. Prima di tutti il +povero Angelo, cui già da dieci anni copriva +la tomba, e ch’io avevo ognor presente +allo spirito con quella sua fede cieca +ne’ suoi principî, con quella sua schietta +affezione per mia madre e per me. E, ora, +nel corso di pochi mesi, mio fratello, mio +padre, mio zio! Mio zio che mi aveva detto: +<i>tu resti sola!</i> Sola! Ma non viveva mia +madre, ma non viveva Clara, la mia sorellina! +Oh maledetto lo spettro che si era +frapposto tra me e loro! +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_71">[71]</span> +</p> + +<p> +Ecco: mi sembra ancora udirlo il campanello +che chiama alla colazione. Esco +della mia camera, traverso la sala, guardo +i vecchi medaglioni appesi alle muraglie +(non v’è più Angiolo che si prenda cura +di loro e ne levi la polvere e i regnateli!), +guardo l’antico orologio di cui mi suonò +all’orecchio fin da bambina l’uniforme <i>tic-tac</i>, +ed entro nel nostro gajo tinello d’estate. +La luce del sole, moderata dalle tendine +verdi a larghi festoni, si riposa compiacente +sui paesaggi a vivi colori onde +sono dipinte lo pareti, e sui fiori e le frutta +che adornano le soprapporte. Mia madre +ha lasciato appena il suo telaio da ricamo, +è vestita di mussolina nera, porta un monile +di granate al collo bianchissimo, e un +pajo di buccole pur di granato agli orecchi. +Com’è bella, com’è giovane malgrado +i suoi quarant’anni! Clara, anch’essa abbrunata, +ripone in fretta la sua pupattola, +dono del signor Venanzio. La mamma mi +dà un bacio in fronte; io stento a non +piangere vedendo preparata per tre quella +tavola ove solevamo sedere in cinque. Seggo +nondimeno al mio posto, ma non so portare +un pezzo di pane alla bocca. Alla fine +il dolore prorompe, e nascondendo il volto +fra le mani, scoppio in singhiozzi.... È pur +mia madre quella che mi tocca, che mi +<span class="pagenum" id="Page_72">[72]</span> +carezza, che mi conforta, sono i suoi capelli +ch’io sento lambirmi le guancie e rasciugar +le mie lagrime, è la sua voce che +mi dice: — Su, Maddalena, fatti animo. +</p> + +<p> +— Oh, mamma, mamma, eppure, malgrado +tante disgrazie, noi potremmo ancora +esser felici. +</p> + +<p> +— Come? Parla, la mia figliuola, che +vuoi ch’io faccia per te? +</p> + +<p> +Le ho cinto il collo delle mia braccia, +i miei occhi sono fissi nei suoi, mi +pare che un vago senso d’inquietudine sia +dipinto sul suo bel viso; m’è tuttavia impossibile +di trattener la frase che ho già +sulle labbra. +</p> + +<p> +— Viviamo soli, mamma, voi, Clara ed +io. Non dovremmo forse bastare a noi +stessi? — +</p> + +<p> +Ahi! La sua fronte si è annuvolata, ed +ella cerca di svincolarsi dalla mia stretta. +</p> + +<p> +— Va, tu se’ una cattiva e una visionaria — ella +esclama allontanandosi alquanto. +Indi con accento di dolore sentito: +— Ah! mi hanno tolto il cuor di mia figlia! +</p> + +<p> +— Non è vero, non è vero, mamma — io +grido correndole appresso.... In quell’istante +odo nella sala un suono di passi +ben noti, mia madre si ricompone rapidamente, +Clara muove verso l’uscio, ed ecco +farsi innanzi lindo, azzimato, il signor Venanzio. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_73">[73]</span> +</p> + +<p> +Le mie lagrime cessano di cadere, le +parole mi s’impietrano sulle labbra, un +tremito m’invade tutte le membra. +</p> + +<p> +Il signor Venanzio è pure un uomo +compito. Il suo abbigliamento è quale si +addice a persona che viene a fare una visita +di condoglianza, il suo volto è coperto +da un velo di profonda mestizia; anche il +suo passo di ballerino ha rimesso alquanto +della sua elasticità, quasi per dimostrare +che nemmeno le gambe sono in lui estranee +al nobile sentimento della simpatia. +Egli bacia la mano a mia madre, poi si +china ed abbraccia Clara che gli è corsa +incontro sollecita, e finalmente viene verso +di me umile, ossequioso e compunto. +</p> + +<p> +Il sangue mi sale al capo, e con un +gesto imperioso: — Indietro! — grido — non +mi parlale, non mi toccate. Voi siete la +causa di tutti i guai della nostra famiglia. +S’io fossi padrona, questa casa vi sarebbe +chiusa per sempre. — +</p> + +<p> +Mi beai un istante della sua confusione, +assaporai la voluttà dell’offesa; indi, senza +por mente a ciò che diceva mia madre, +uscii della stanza. +</p> + +<p> +Accoglimi nuovamente, o mia camera +silenziosa. Qui, contemplando i rabeschi +delle tue travi, gli stucchi delle tue pareti, +ordirò la tela de’ miei pensieri. Io popolerò +<span class="pagenum" id="Page_74">[74]</span> +di cari fantasimi la tua solitudine, io ti +farò il nido dell’anima mia. Tu ridimmi +la calda, allegra parola che suonava sullo +labbra di Carlo, quand’egli veniva, mattiniero, +a svegliarmi; tu serbami i dolci lineamenti +paterni, e le austere ma oneste +sembianze di mio zio! Però fino a quando, +o mia camera silenziosa, potremo noi vivere +insieme, fino a quando potrò io accettare +l’ospitalità di questo tetto profanato? +</p> + +<div class="chapter"> +<h2>V.</h2> +</div> + +<p> +Ma ormai non sarà fuori di proposito il +dire qualche parola di più sul signor Venanzio. +Chi era egli? Che cattiva stella +l’aveva messo sul nostro cammino? +</p> + +<p> +Nata di madre nobile e di padre appartenente +a quella classe che i francesi intitolarono +<i>terzo stato</i>, ho attribuito a questa +disparità d’origine tra i miei genitori le +principali amarezze della mia adolescenza +e della mia gioventù; schieratami per tempissimo +dalla parte di quegli ond’io portavo +il nome, non ho mai amato l’aristocrazia. +<span class="pagenum" id="Page_75">[75]</span> +Pur non disconobbi ciò che in lei +v’era di buono, non chiusi gli occhi allo +splendore che le era rimasto in onta alla +sua decadenza. La vidi spensierata, corrotta, +con la mente ingombra da pregiudizi, +scettica nei crocchi e bigotta nel +confessionale, affabile con la plebaglia e +disdegnosa con la media cittadinanza; pur +quella corruzione di rado scendeva fino +alla frode e all’intrigo; quell’imprevidenza +si accompagnava sovente a una certa liberalità, +a un bisogno di spargere intorno a +sè l’allegria ed il benessere, quell’angustia +d’idee non escludeva una vivacità sempre +spontanea e talora piccante. In mezzo poi +alla turba passava di tratto in tratto qualche +veneranda e austera figura di gentiluomo, +sulla cui fronte mesta e pensosa +si confondevano il ricordo dell’antica grandezza +e la coscienza dell’umile stato presente. +Pochi di questi eletti avrebbero bastato +a salvar dal disprezzo tutta una casta. +</p> + +<p> +Non ho amato dunque l’aristocrazia, ma +nemmeno l’odiai, nemmeno fui accesa verso +di lei d’un cieco livore. +</p> + +<p> +Ove ho portato tutta la mia potenza di +odio e di sprezzo fu su quegli uomini, i +quali, usciti della classe di mezzo che ha +per blasone il lavoro, si avvinghiano alla +nobiltà come piante parassite, rinunciano a +<span class="pagenum" id="Page_76">[76]</span> +ogni indipendenza di pensiero e d’azione, e +cercano di confondersi seco, acquistandosene +i titoli con la consuetudine e facendosi +da lei perdonare l’abuso coi sorrisi +compiacenti e con le blandizie servili. Uno +di questi uomini era il signor Venanzio. Il +padre di lui aveva goduto d’una certa riputazione +come amministratore di alcune +case patrizie. Non era legale, ma la gran +pratica degli affari gli teneva luogo di studi, +e molti dicevano che, quando si aveva lui per +confidente, si poteva fare a meno d’avvocato. +Il giovinetto Venanzio lo accompagnava di +qua e di là, e poich’era piuttosto prestante +della persona e aveva un cotal garbo di modi, +gli si faceva dappertutto buon viso. Suo +padre voleva iniziarlo nella sua professione, +affinch’egli potesse essergli intanto d’ajuto +e succedergli col tempo. Venanzio obbediva +di malavoglia, ma era parimenti un prezioso +alleato pel genitore, rendendosi caro +prima alla parte infantile e poi alla parte +femminina della nobiltà. Fanciullo, giuocava +coi piccioli rampolli delle <i>Eccellenze</i>, si lasciava +dar qualche scappellotto senz’aversene +a male, e non faceva mai opposizione alle +<i>penitenze</i> che gli erano imposte dai futuri +membri del Gran Consiglio e del Consiglio +dei Dieci. Ai sedici o diciassett’anni cominciò +ad entrare nelle buone grazie delle +<span class="pagenum" id="Page_77">[77]</span> +gentildonne sulla cinquantina; ai venti, osò +voli più alti, e non dispiacque a meno appassite +bellezze. Cinguettava un po’ francese, +ballava con grazia e cantava in voce di +falsetto. I servitori delle famiglie patrizie a +poco a poco s’erano avvezzati a chiamarlo +<i>Eccellenza</i>, e i barcajuoli dei <i>traghetti</i>, che +lo vedevano sempre con una gentildonna o +con l’altra, gli davano anch’essi il medesimo +titolo. Quantunque il vecchio Agliucci si +fosse accorto che il suo Venanzio cresceva +egoista e doppio come le cipolle, egli non +rifiniva di cantarne le lodi, tant’era lusingato +dalle accoglienze che si facevano al +suo figliuolo nella buona società. Egli morì, +prima assai che cadesse la repubblica, e +molto prima che io nascessi, dimodochè io +parlo di lui soltanto per le relazioni che +n’ebbi, non perchè l’avessi mai conosciuto. +So che chiuse gli occhi tranquillo, sicuro +che il suo erede manterrebbe la sua riputazione +di valente e probo amministratore +e di confidente dei nobili. Questa seconda +parte del suo presagio si avverò ad esuberanza; +non così la prima. Venanzio raccolse +la clientela paterna, ma molti osarono dubitare +della sua abilità, e taluno (ci son +tanti maligni a questo mondo!) spinse l’audacia +sino a non crederlo un fior di galantuomo. +Su dieci de’ suoi amministrati, otto +<span class="pagenum" id="Page_78">[78]</span> +andavano in rovina in un pajo d’anni, ma +egli aveva la fortuna che, in onta a tutto, +la grande maggioranza dei corbellati non +gli scemava punto la propria benevolenza. +Non era un ragioniere come suo padre, ma +vestiva così bene, era così officioso, e, nelle +occasioni solenni, aveva sempre un brindisi +pronto. Così campava discretamente, +conduceva una vita elegante, e per le maniere +e per l’abito c’era da scambiarlo con +un gentiluomo. Tra le famiglie ch’ebbero +la rara ventura di aver questa gioja per +uomo d’affari, vi fu pure la famiglia di mia +madre, Rezzinelli. Il mio nonno materno, +per quanto m’assicuravano, lo teneva caro +come la pupilla degli occhi suoi, e pur vedendo +ogni giorno assottigliarsi il suo patrimonio, +ripeteva sempre che non poteva +esservi più brava e buona persona di questo +signor Venanzio. Allorchè la mamma, sedicenne +appena, uscì di convento, il vecchio +Rezzinelli, che non aveva null’altro di suo +tranne un palagio ipotecato, stette in forse se +darla in isposa al nobiluomo Renier o all’Agliucci. +Ma il nobiluomo Renier passava i +sessanta, era sciancato e paralitico, e la +mamma, bella come un amore, non volle +saperne. L’Agliucci invece, pur sentendosi +assai onorato dall’idea che un’Eccellenza +non fosse alieno dal farlo suo genero, si +<span class="pagenum" id="Page_79">[79]</span> +schermì abilmente, locchè fu giudicato dal +nonno come una prova di singolare modestia. +Si presentò mio padre, vedovo con un +figlio, ma ricchissimo e riputatissimo negoziante. +Al momento non c’era di meglio; +Venanzio stesso fece vedere al suo cliente +che un partito simile non era da sprezzarsi, +che il signor Lisari non pretendeva dote, +che c’era il guajo della nascita plebea, ma +che in casa la superiorità sarebbe stata +della moglie, che nessuno avrebbe detto la +signora Lisari, ma bensì avrebbero continuato +a dire <i>Sua Eccellenza Rezzinelli</i>: onde +il buon vecchio vinse le sue riluttanze, +ammirò il disinteresse e l’abnegazione del +suo Venanzio, e consentì a questa unione. +</p> + +<p> +Visto sua figlia maritata e certo che non +le mancherebbero i savi suggerimenti del +suo beniamino, come avesse fornito il suo +còmpito sulla terra, morì. L’Agliucci fu +amico di casa...... e il resto si sa, o +almeno s’immagina. Mio padre lo credeva +dapprima sincero e leale, e quando s’avvide +dell’inganno non ebbe più la forza di sbarazzarsene. +E, in verità, sbarazzarsi del signor +Venanzio era la cosa più difficile del mondo. +Non v’era, in apparenza, uomo meno permaloso +di lui, attribuiva le offese a effetto +di cattivo temperamento o di cattiva digestione, +e moveva incontro con dolce sorriso +<span class="pagenum" id="Page_80">[80]</span> +a quelli che non gli avevano risparmiato +nè sfregi, nè ingiurie. Terribili avversari +son questi a cui manca ogni dignità; credete +di averla finita, e vi tocca sempre +incominciare da capo. La scena, ch’io avevo +fatto a quest’uomo spregevole il giorno dei +funerali dello zio Baldassare, non aveva +sortito alcun pratico risultamento. Ero io +che mi ritiravo quando lo sentivo venire: +ecco tutto. Così tirammo innanzi per qualche +mese, mentr’io aspettavo con l’ansietà +con cui il malato aspetta l’aurora, che si +compisse il mio ventunesimo anno, e che la +legge mi sciogliesse da ogni subordinazione. +</p> + +<p class="dots">················</p> + +<p> +Verso la fine del 1807, Venezia era pur +lieta e festosa. L’uomo singolare che aveva +riempito il mondo della sua fama stava per +giungere fra le nostre lagune, l’oltraggio di +Campoformio pareva cancellato. Tutti dicevano +che si apriva per noi un’era di felicità +e di grandezza. E io volevo sollevar +l’anima accasciata dai lutti domestici agli +alti pensieri della patria e della libertà, +volevo esultar della gioja che mio fratello +avrebbe provato in quei giorni, se la sorte +gli avesse concesso di vivere alcuni mesi +di più e di essere allora in Venezia. Pur +qualche volta, io mi persuadevo, rimproverandomene, +che, per quanto facessi, non +<span class="pagenum" id="Page_81">[81]</span> +riuscivami di sprigionar la vena dell’entusiasmo, +mentre altre fiate, io ero assalita +dal dubbio che la grandezza e la felicità +che ci si prenunziavano non fossero quelle +che Carlo mi aveva insegnato ad amare. +Nel 1797, egli era insofferente della decrepita +repubblica nostra, chiusa, secondo lui, +a ogni spiraglio di luce. Veniva di Francia, +impregnato di quelle idee, pieno di baldi +ardimenti, che parevano destinati a rigenerare +il mondo. Dopo, egli fremette contro +la tirannide austriaca e fuggì della sua +città per prender le armi, ma, sì prima che +poi, ciò che gli stava addentro nell’anima +era l’ideale della dignità umana restituita +a nuovo splendore, l’ideale d’una società +ove non vi fossero nè tiranni, nè schiavi. +Alzare un uomo fino alle stelle, fosse pur +vincitore di cento battaglie, costringere il +linguaggio all’espressione dei più servili +concetti, rimettere in onore le formule grate +ai despoti antichi per rendere omaggio a colui +che aveva spiegato la bandiera del secolo, +era questo il punto a cui si doveva +arrivare, era questa la meta che ci aveva +sì lungamente sorriso? Rileggevo le ultime +lettere di Carlo. Esse erano ben lontane +dallo spirar l’entusiasmo che spiravano le +prime. Si vedeva che il mondo reale gli +appariva diverso da quello ch’egli si era +<span class="pagenum" id="Page_82">[82]</span> +rappresentato colla fantasia. Finchè si trattava +di sottrar Venezia ai Tedeschi, una +fede gagliarda gli reggeva la lena, ma raggiunto +quello scopo, perchè combattere ancora? +</p> + +<p> +Dissi testè ciò ch’io provassi versa l’aristocrazia. +Non m’ero mai chinata dinanzi +al prestigio de’ suoi nomi, illustri un giorno +per nobili imprese, poscia tristamente famosi +per folli prodigalità e per dissolutezze invereconde. +Tuttavia a veder gli eredi di +coloro che avevano fatto giungere il grido +del leone di Venezia sino alle più remote +contrade, a vederli gareggiare adesso nel +baciar la polvere calcata dal conquistatore, +io non potevo a meno di provare un senso +di mortificazione.... +</p> + +<p> +L’Imperatore, o (come lo si chiamava +nelle <i>Notizie del Mondo</i>, giornale di quei +tempi) <i>l’eroe de’ secoli, l’augustissimo nostro +sovrano, il comune nostro padre</i>, doveva +arrivare in città la domenica, 29 novembre. +</p> + +<p> +— Dicono che bisogna assolutamente +andargli incontro con la gondola sino a Fusina — osservò +il giorno innanzi mia madre. +</p> + +<p> +— Dicono! — rispos’io — Chi è che lo dice? +</p> + +<p> +— Oh bella, tutti — ella rispose un poco +infastidita — Credi che una famiglia come +la nostra possa farsi scorgere in un momento +simile? Che una Rezzinelli abbia +<span class="pagenum" id="Page_83">[83]</span> +diritto di mancare a una dimostrazione +fatta dall’intera città? Tu già non vuoi +mai renderti ragione delle esigenze portate +dal nome di tua madre. +</p> + +<p> +— Io penso al nome paterno, che è pure +il mio e dovrebbe essere il vostro, e penso +che questo nome significa oggi tre lutti +domestici. +</p> + +<p> +— Già, già, questo è il tuo ritornello. +Come se non ci fossi che tu sola a ricordarli. +</p> + +<p> +— Oh, in verità — risposi io con amarezza — che +se li ricordaste non vi verrebbe +la voglia di assistere domani alla cerimonia. +</p> + +<p> +— Hai colto nel segno. Proprio una festa! +Ci sarà da non potersi muovere per +cinque o sei ore, si rischierà che ci colga +la pioggia, la nebbia, e che so io, e la +chiami una festa!... +</p> + +<p> +— Ma sì, ma sì — saltò a dire Clara, +alzandosi da un panchettino ov’ell’era seduta +e agitando con moto leggiadro la sua +bella testina — la mamma ha ragione, e +Maddalena è una cattiva... Non badarle, sai, +mamma... +</p> + +<p> +— Sta tranquilla, ci andremo, la mia +bimba — rispose mia madre baciandola in +fronte. +</p> + +<p> +Pur Clara non parve appieno rassicurata, +e soggiunse. — Bisogna andarci senza fallo! +Non sei già intesa col signor Venanzio? +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_84">[84]</span> +</p> + +<p> +— Ah! c’è anche il signor Venanzio? +gridai. +</p> + +<p> +— No, no, non c’è. So la cortesia di +mia figlia e non l’ho invitato, volendo lasciar +piuttosto un posticino per lei. +</p> + +<p> +— Per me! Potevate dispensarvene. Lo +sapete pure ch’io non vengo. Richiamate +il signor Venanzio. Egli farà benissimo le +mie veci. +</p> + +<p> +— Non ti ricordi, mamma — riprese +Clara — che cosa abbia detto il signor Venanzio? +ch’egli non può venire, che va +nella <i>bissona</i> dei Savii, e che spera di far +presentare un’epigrafe all’Imperatore. +</p> + +<p> +— Oh perchè non gli presenta un sonetto +che aveva già bell’e fatto? +</p> + +<p> +— Che sonetto? — chiese mia madre. +</p> + +<p> +— Oh bella! Quello che aveva composto +nel 1798 pegli Austriaci e che il povero +Carlo aveva imparato a memoria. Cominciava +così: +</p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<p class="i01">O progenie d’Absburgo alma e famosa...</p> +</div></div> + +<p> +— Che ragazza! — sclamò mia madre +indispettita. — Non sai più aprir la bocca +che per dir cose sgradevoli. +</p> + +<p> +Era vero. A poco a poco io andavo perdendo +tutta l’amabilità femminile. Nel dolore, +che rende molti migliori, non si era +affinata che la mia intelligenza. Ero acre +<span class="pagenum" id="Page_85">[85]</span> +nel linguaggio, sgarbata nei modi, sarcastica +spesso, avevo acquistata la certezza +del male. L’orgoglio nativo, gl’insegnamenti +di mio fratello m’erano un usbergo contro +la colpa, ma io odiavo il vizio più che non +credessi alla virtù, e un simile stato dell’animo +è il meno conciliabile con la gentilezza. +Esso pone la rampogna sulle labbra +e il disprezzo nel cuore. +</p> + +<p> +Per quel giorno non si disse di più. +</p> + +<p> +Il mattino seguente per tempissimo, mia +madre, che nei momenti critici ricorreva +spesso al sistema degli ambasciatori, mi +fece chiedere dalla cameriera se mi fossi +risolta ad accompagnarla; ch’ella, dal canto +suo, non poteva a meno di andare. C’era +di mezzo il decoro della famiglia sua. Se +avessero saputo che una ch’era nata Rezzinelli +era rimasta a casa in quell’occasione! +</p> + +<p> +Col medesimo plenipotenziario le feci +sapere che non avevo mutato d’avviso, ed +ella partì sola con Clara. +</p> + +<div class="chapter"> +<p> +<span class="pagenum" id="Page_86">[86]</span> +</p> + +<h2>VI.</h2> +</div> + +<p> +Mi ha sempre colpito come una prova +delle dovizie accumulate dai Veneziani la +indifferenza con la quale essi costruivano +i loro palazzi nelle parti più remote della +città, lungo le stradicciuole e i canali ove +l’angustia dello spazio non consentiva nemmeno +di apprezzare il lavoro dell’architetto. +Il forestiero, che percorre in gondola il <i>Canalazzo</i> +e rimane abbagliato da quella successione +meravigliosa di monumenti, non +può ancora formarsi una giusta idea della +quantità e della ricchezza dei marmi profusi +su queste isolette, nei tempi antichi +povero asilo di pescatori. +</p> + +<p> +Il palazzo ove noi abitavamo, non era +certo tra i più belli di Venezia. Tuttavia +esso era vasto e grandioso, e la facciata +che dava sopra uno de’ nostri <i>rii</i> aveva al +primo piano un ampio terrazzo nel mezzo, +su cui si aprivano i cinque finestroni della +sala, e tre terrazzini per parte, che rispondevano +ad altrettante stanze e ciascuno dei +quali abbracciava due finestre. Il piano superiore +<span class="pagenum" id="Page_87">[87]</span> +aveva la medesima disposizione; +solo vi mancavano i terrazzini. La cornice +che compiva la facciata era sopraccarica +d’ornamenti, e l’architetto più ricco di fantasia +che di buon gusto aveva voluto farvi +tagliare nel marmo teste di mostri, canestri +di frutta e di fiori, trofei, e roba simile. +Il terrazzo del primo piano figurava +poi d’esser sorretto da sei cariatidi sotto le +quali si spalancava l’immenso portone dell’approdo, +sormontato dallo stemma della +famiglia. Ebbene; fin da quando ero bambina, +mi faceva l’effetto che da tutta questa +mole si levasse un grido affannoso: <i>aria e +luce!</i> Non potevo scendere in gondola e +guardare io su senza provar compassione +per quelle cariatidi a cui non giungeva un +raggio di sole, per quelle finestre che a +considerarne l’ampiezza parevano destinate +a consentire allo sguardo immensi orizzonti, +e che invece non avevano dinanzi a +sè che un cumulo di tugurî accavallati gli +uni sugli altri, sucidi, poveri, cadenti, e una +<i>fondamenta</i> larga forse due braccia, spalleggiata +da un muricciuolo sconnesso. E, di +giorno, nulla in verità m’invitava ad affacciarmi +alla finestra. Bisogna però convenire +che la sera tutto cambiava d’aspetto. +La scena si cingeva d’un’attrattiva misteriosa. +Il tremolìo delle stelle nella sottile +<span class="pagenum" id="Page_88">[88]</span> +striscia di firmamento concessa alla vista +dalle due file di case che correvano parallele +lungo il canale, il silenzio dell’ora +rotto soltanto dallo scivolar d’una gondola +o dalla misurata cadenza di un passante +invisibile che percorreva la <i>fondamenta</i> o +attraversava il ponte vicino, e di tratto in +tratto ad una finestra un lume improvviso, +una voce ripercossa da quella massa ciclopica +di fabbricati, oppure, nelle sere di +luna, uno sprazzo argentino sopra la vetriata +d’un terzo piano, creavano un insieme +che offriva largo pascolo alla fantasia. Oggi, +signori miei, il gas ha tutto sciupato. Chi +gusterà mai più la poesia notturna di un +rio se un petulante fanale dichiara guerra +alla luna e impedisce allo sguardo abbagliato +di riposarsi nel mite chiaror delle +stelle? +</p> + +<p> +La mattina del 29 novembre 1807 era, +benchè fossimo così innanzi nella stagione, +mite e serena, e io potei starmene un paio +d’ore nel terrazzino a godere del movimento +insolito che regnava nel <i>rio</i> e nella +<i>fondamenta</i> dirimpetto. (Non c’è bisogno di +rammentare che noi Veneziani diamo il +nome di <i>fondamenta</i> alle strade che, fiancheggiate +da un lato da case, hanno dall’altro +lato un canale). Nelle prime ore vi fu +un passaggio interminabile di barche, molte +<span class="pagenum" id="Page_89">[89]</span> +delle quali scoperte, bizzarramente ornate +e piene d’uomini e di donne in vestito di +gala; poi, fino al mezzogiorno, una furia +di popolo che traversava il ponte e si dirigeva +verso San Marco. Tre colpi di cannone +tirati dal vascello ammiraglio e il +suono a doppio delle campane della basilica +di San Francesco della Vigna, di San Geremia +e dei Frari, annunziarono, secondo +l’avviso già pubblicato il 26 dal podestà +Renier, il momento dell’imbarco delle autorità +alla <i>Piazzetta</i>. Indi a poco la contrada +si fece silenziosa e deserta. Ad affacciarsi +alle finestre pareva di essere in +una città incantata. Non il susurro d’un +remo, non un passo d’uomo, non l’alito +d’una mosca. Se qualche volto umano compariva +dietro le vetrate delle case circostanti, +era senza dubbio un volto pallido, +malaticcio, di persona tenuta a forza lì +dentro. Se ad ogni mezz’ora una figura si +disegnava dietro il parapetto d’un ponte, +era qualche vecchierella che non s’era sentito +il coraggio di cacciarsi in mezzo alla +folla, o che serbava fede all’antica Repubblica. +Suonò il vespero, e alcuni colombi +del vicinato mossero, secondo il solito, verso +San Marco per recarsi all’usato balcone +delle <i>Procuratie</i> a ricevervi il pasto quotidiano, +ma li vidi tornarsene indi a poco +<span class="pagenum" id="Page_90">[90]</span> +sgomenti e andar girando su per una cornice +quasi tenendo consulta fra loro. Venezia +era in quel giorno troppo distratta +per pensare ai suoi colombi. Tolsi da un +cassetto una ciambella, e sminuzzatala, aprii +un momento la finestra e ne sparsi le bricciole +sul terrazzino. Vennero a uno, a due, +a tre, prima timidi e sospettosi, poi confidenti +ed alacri, gemendo di quel loro gemito +carezzevole che somiglia il murmure +della marina, allungando il collo e alzando +gli occhi per veder la mano che attraverso +lo spiraglio dell’imposta socchiusa continuava +a distribuire loro il nutrimento. Io +ero rimasta mezzo appiattata dietro una +tendina per non isgomentare i miei ospiti, +ma essi parevan voler farmi animo affinchè +io mi recassi tra loro, ed uscii. Alcuni +spiccarono il volo, tornando però di lì a +un istante, altri si sollevarono a mezz’ala +fino al davanzale del poggiuolo, altri, ed +erano i più, rimasero tranquillamente a +piluccare lo bricciole non ancora consumate. +Si schiuse una finestra dirimpetto; +una giovinetta pallida pallida guardò quella +scena curiosa, indi fece un cenno col capo +e sparì. Dalla camera ov’ella si trovava +s’intuonò una canzone, una delle nostre +<i>vilote</i> veneziane così soavi e patetiche. Era +una voce di donna. Non poteva esser che +<span class="pagenum" id="Page_91">[91]</span> +quella della ragazza veduta testè, poichè +era esile, stanca, come la sua personcina. +Mi giunse agli orecchi una strofa: +</p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<p class="i01">Voi far far una ghirlanda</p> +<p class="i01">Tutta rose da maschin,</p> +<p class="i01">Vogio metterla da banda</p> +<p class="i01">Fin che morta sarò mi.</p> +</div></div> + +<p> +Al canto tenne dietro qualche colpo di +tosse. Indi la voce riprese: +</p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<p class="i01">Voi far far ’na cassa fonda</p> +<p class="i01">Che ghe stemo drento in tre,</p> +<p class="i01">Lo mio padre, la mia madre,</p> +<p class="i01">Lo mio amore in brazzo a me.</p> +</div></div> + +<p> +Si fece silenzio. Mi portai la mano agli +occhi e vi trovai una lagrima. Mi guardai +attorno. I piccioni erano tutti scomparsi. +Era forse per effetto della malinconia di +quel canto? Sciocca! Avevano divorato sin +all’ultimo bricciolo. Ecco la vera ragione +della loro partenza. +</p> + +<p> +Rientrai frettolosa nella stanza, chiudendo +le imposte. Avevo la tristezza nell’anima, e +il freddo nell’ossa. Il fuoco del camino era +quasi spento e suonai il campanello perchè +lo attizzassero. Entrò Giannina. +</p> + +<p> +— O Giannina — diss’io — non sei +andata in piazza? +</p> + +<p> +— Con questa furia di gente? S’immagini +se son gusti per me! +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_92">[92]</span> +</p> + +<p> +— Senti — ripresi — chi è quella ragazza +che sta nella casa di fronte e ha +l’aspetto così pallido e malaticcio? +</p> + +<p> +— Ah! — rispos’ella — la Mariettina. +Poveretta! Le è morto lo sposo in guerra +nel giugno passato, e lei non seppe più +darsene pace e s’è buttata in tisico. +</p> + +<p> +— Sventurata fanciulla! — sclamai — E +sarebbe stata bellina! +</p> + +<p> +— Averla vista un anno fa! — soggiunse +Giannina — Nessuno avrebbe certo +pensato che le dovesse capitare una malattia +simile. +</p> + +<p> +Giannina si mise a soffiare nel fuoco. Io +mi adagiai sopra una sedia a bracciuoli +vicino al caminetto, guardando il bizzarro +guizzo delle fiamme che correvano lungo i +tizzoni. La breve giornata di novembre +volgeva al suo termine, una nebbia sottile +si calava lentamente per l’aria, e quasi +quasi avrebbe convenuto accendere il lume, +quando cominciò a farsi un po’ di moto. S’intesero +nuovamente le artiglierie e le campane, +poi a questi rumori lontani altri ne +successero di più vicini. Cedetti alla curiosità, +e, copertami alla meglio, tornai ad +affacciarmi al terrazzo con Giannina. Qualche +gondola cominciava a passar pel canale. +Una fra le prime si fermò dinanzi +all’approdo di una casa attigua alla nostra, +<span class="pagenum" id="Page_93">[93]</span> +e i barcajuoli dissero che i loro padroni +erano scesi in <i>Piazzetta</i> e li avevano rimandati. +Due o tre finestre si aprirono; +taluno si fece vedere al muricciolo della +<i>fondamenta</i>. +</p> + +<p> +— Dunque, Toni — disse uno sciancato, +rivolgendosi a uno dei barcajuoli, che stava +sparecchiando la gondola — Un grande +spettacolo, non è vero? +</p> + +<p> +— Sono domande da farsi! — rispose +l’interrogato, che aveva una grande voglia +di discorrere. — Una cosa simile non s’è +veduta mai. +</p> + +<p> +— Come? — esclamò una vecchia da +un quarto piano — Neppure quando han +fatto doge il Manin? Neppure quando il +<i>Bucintoro</i> andava alle nozze del mare? Neppure +quando son venuti qui i Duchi del +Nord? Andate lì, che siete giovani voi altri, +e restate con tanto di bocca aperta per +tutto. Ma quello che s’è visto da noi vecchi +non tornerà più, statene certi.... +</p> + +<p> +— Oh la comare — disse beffeggiandola +il barcajuolo, e guardando in su per +cogliere la fisonomia della sua interlocutrice — io +vi ripeto che se anche aveste +gli anni di <i>Gerusalemme</i> — voleva dire +senza dubbio Matusalemme — non potreste +raccontare nulla che fosse paragonabile a +quello che racconteremo noi a’ nostri figliuoli. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_94">[94]</span> +</p> + +<p> +— Lasciala cantare, lasciala cantare, Toni — soggiunse +un altro ch’era sopraggiunto +in quel momento — e tira innanzi. C’era +un’infinità di gondole? +</p> + +<p> +— Che bella novità! Non ne avreste trovata +una disponibile a un <i>traghetto</i> a pagarla +a prezzo d’oro. Gondole, barche, <i>bissone, +peote</i>, di tutto c’era. Una flotta.... +</p> + +<p> +— Già. E il freddo? +</p> + +<p> +— Chi lo sentiva? Se le aveste viste le +nostre gentildonne com’erano in fronzoli! +Pareva che le fossero a un ballo. E per +veder meglio volevano salir sulla prora o +sulla poppa della gondola, e smessa la superbia, +si appoggiavano a noi con tutta la +persona, tanto da farci venir l’acquolina +in bocca.... +</p> + +<p> +— Diamine! E i remi intanto? +</p> + +<p> +— O che, li si poteva forse manovrare +i remi! Parevano come inchiodati fra una +gondola e l’altra, ed era già molto tenerli +con una mano diritti come piuoli, tanto +per far di tratto in tratto qualche movimento +da mandare innanzi la <i>baracca</i>. Già, +se si è giunti a Venezia, fu tutto merito +della marea. +</p> + +<p> +— Di’ su, di’ su, e quali erano le bissone +più belle? +</p> + +<p> +— Sì, che ho proprio voglia di fare una +filastrocca lunga come una messa cantata. +<span class="pagenum" id="Page_95">[95]</span> +Ma non capite, benedetta gente, che non +la finirebbe più? Certo la <i>peota</i> del console +di Spagna era fra quelle addobbate +con maggior lusso. C’erano i gondolieri +vestiti alla spagnola, e poi gli staffieri in +piena gala, e a prora e a poppa le bandiere +di Spagna e di <i>Teluria</i>.... +</p> + +<p> +— Asino! Che <i>Teluria?</i> — saltò a dire +il suo compagno, il quale aveva fino allora +atteso solamente a collocar nell’androne gli +arredi della gondola — Etruria dev’essere. +</p> + +<p> +— Via, Etruria e Teluria è tutt’uno. +</p> + +<p> +— Per me — soggiunse il secondo gondoliere +salendo lentamente i gradini della +riva — ho trovato più bella la <i>peota</i> del +Magistrato delle acque, e la <i>bissona</i> dei +Savi. E dove lasci poi quelle di ca’ Albrizzi, +di ca’ Michiel, di ca’ Pisani, per tacer +di tante altre? +</p> + +<p> +— Ehi, Toni — gridò dal ponte un +nuovo venuto — e l’Imperatore l’hai visto? +</p> + +<p> +— Come vedo te. Egli era in piedi sulla +sua <i>peota</i>, circondato da principi e da principesse, +il Re e la Regina di Baviera, la +principessa di Lucca, il principe Eugenio, +o chi so io. +</p> + +<p> +— E gli è piaciuto lo spettacolo? +</p> + +<p> +— To! Come s’io gli avessi discorso. +Ma, in verità, egli può essere il più gran +<span class="pagenum" id="Page_96">[96]</span> +principe della terra, che, se non gli piacesse +la nostra laguna, sono pronto a dirgli +in faccia che non capisce che cosa sia bello. +D’ingressi trionfali egli ne ha fatti oramai +in tanti paesi, ma Venezia, via, non ce n’è +che una. Son cose che abbiamo visto le +mille volte, ma quando lasciate da parte +le isole, si entra nel bacino del Molo e si +ha dinanzi tutta quella meraviglia della +Riva degli Schiavoni, e le cupole di San +Marco, e il palazzo ducale, e le due colonne +di Marco e Todero, e il campanile, +e la Zecca, e la Chiesa della Salute, e più +in fondo le due torri dell’arsenale, non c’è +altro da fare che mettersi in ginocchio e +ringraziar Dio e la Madonna santissima che +ci fece nascer veneziani. +</p> + +<p> +— Quest’è vero, Toni — disse un’altra +donnicciuola della parrocchia. — E figuratevi +che quantità di gente vi sarà stata +sulla Riva. +</p> + +<p> +— Non se ne discorre neanche. E non +solo sulla Riva la gente era pigiata come +le acciughe in barile, ma alle finestre, sui +ponti, sui campanili, sui cornicioni delle +case, sui tetti, sugli alberi dei bastimenti. +È un miracolo se non son nate disgrazie.... +</p> + +<p> +— Anzi, si dice che ce ne siano nate +due — interpose un omaccione venuto in +quel punto dalla piazza. — Dicono che sia +<span class="pagenum" id="Page_97">[97]</span> +caduto in acqua e non abbia potuto salvarsi +un marinaio, che s’era spinto troppo +avanti sulla prora del suo legno, e che da +uno dei finestrini del campanile di San +Francesco della Vigna sia precipitato un +ragazzo, restando sul colpo. +</p> + +<p> +— O che ci credete voi a queste storie? — interruppe +l’ottimista Toni. — Son notizie +false che mettono in giro i <i>patatuchi</i> +che ci voglion male. +</p> + +<p> +Si udì nuovamente la voce stridula del +quarto piano: +</p> + +<p> +— Sta a vedere che ora non nasceranno +più disgrazie, con sarà più permesso di +rompersi il collo o le gambe! +</p> + +<p> +— Taci, brutta strega — gridarono, guardando +in alto, parecchi di quelli ch’erano +colà radunati.... +</p> + +<p> +— Sì, sì, ma intanto la <i>polenta</i> rincara, +e rincarirà di più.... +</p> + +<p> +— Taci, che ti colga il malanno, uccellaccio +di malaugurio.... +</p> + +<p> +La finestra si chiuse. +</p> + +<p> +— O chi è quella sputasentenze? — chiesero +alcuni. +</p> + +<p> +— Non la conoscete? — risposero più +voci. — È la Betta, la vedova del rigattiere. +Aveva due figli coi Tedeschi, e le sono +morti tutti e due in guerra. Perciò coi +Francesi la non ci ha buon sangue. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_98">[98]</span> +</p> + +<p> +— Poveraccia! Non ha poi tutto il torto — osservò +una donna. E soggiunse: — Meno +male che adesso non ci hanno più ad esser +guerre. +</p> + +<p> +— È naturale. L’Imperatore ha fatto +metter giudizio a tutti. E ormai non c’è +più nessuno che osi fiatare. Chi alza il +capo suo danno. +</p> + +<p> +— Così dev’essere. +</p> + +<p> +— E anche al caro dei viveri — disse +il gondoliere Toni, che non aveva potuto +ancora mandar giù il pronostico della Betta — credete +voi che l’Imperatore non saprà +metterci rimedio? Come? Ha dettato la +legge ai Re della terra e non saprà regolare +il prezzo del pane e della polenta in +modo che la povera gente possa campare? +Aspettate un poco. A tutto in una volta +non gli è dato provvedere, perchè in fin +dei conti gli è un uomo anche lui, e un +uomo, per grande che sia, non è Domeneddio, +ma quando si sia messo in quiete, +vedrete se non ci penserà, se non la farà +finita con gli abusi! +</p> + +<p> +— Toni ha ragione da vendere — gridarono +molti ad un tempo. — Viva l’Imperatore! +</p> + +<p> +— Viva! viva! +</p> + +<p> +— Come cambiano i gusti! — osservò +un venditore di mele cotte, che doveva +<span class="pagenum" id="Page_99">[99]</span> +esser filosofo e che portava al collo un recipiente +di latta con la sua merce. — Prima +si gridava <i>Viva San Marco</i>, poi <i>Viva +la libertà</i>, più tardi <i>Viva l’Austria</i>, e ora +finalmente si grida <i>Viva l’Imperatore</i>. +</p> + +<p> +Questo discorso non fece effetto. Invece +tutti si volsero da una parte donde veniva +una voce fessa che domandava in tuono +pieno di compunzione: +</p> + +<p> +— E in chiesa gli è andato subito, non +è vero? +</p> + +<p> +Era una femminetta, notissima baciapile +della parrocchia, la quale smoccolava il +lumicino d’un capitello della Madonna infisso +nel muro a piedi del ponte. +</p> + +<p> +— Altro che subito! — le fu risposto +da uno dei presenti. — Appena sceso in +Piazzetta, vi corse difilato col suo seguito. +</p> + +<p> +— Oh benedetto! E dicevano ch’egli +era eresiarca! +</p> + +<p> +— Già i preti per un <i>Te Deum</i> più, un +<i>Te Deum</i> meno non patiscono indigestione — brontolò +il venditore di mele. E si allontanò +gridando a più riprese con cadenza +uniforme: — <i>Pomi cotti! Chi vuol pomi +cotti?</i> +</p> + +<p> +Intanto s’era fatto bujo davvero. I due +gondolieri diedero la buona notte ai loro +interlocutori, e chiusero a catenacci il portone +della riva su cui erano stati fino allora. +Gli altri si dispersero gradatamente. +</p> + +<div class="chapter"> +<p> +<span class="pagenum" id="Page_100">[100]</span> +</p> + +<h2>VII.</h2> +</div> + +<p> +Dopo le cinque, arrivò la gondola di casa +con Clara e mia madre. Essa era elegantissima +come sempre, mostrava dieci anni +meno della sua età, e la sua fisonomia +acquistava in quella sera una speciale bellezza +dall’animazione che vi era diffusa. +Cambiò vestito in un attimo, e poi comparve +in abbigliamento da casa nel salotto +da pranzo, vispa, leggiadra, serena. Del +nostro diverbio del giorno innanzi la non +si ricordava nemmeno. Quante cose mi raccontò +a tavola! A ogni momento si rivolgeva +a mia sorella e dimandava: — Non è +vero Clara? — Ma Clara era stanca e +assonnata, e aveva appena la forza di rispondere +di sì. La gondola nostra, mercè +la bravura dei barcaiuoli, era stata sempre +in ottima posizione, mia madre aveva visto +davvicino l’Imperatore, aveva salutato tante +conoscenze, ne aveva anche rannodato di +quelle ormai cadute in disuso; tutta gente +della <i>sua classe</i> (voleva dir nobili), e molti +le avevan chiesto di me, e dettole che pareva +<span class="pagenum" id="Page_101">[101]</span> +impossibile come una giovane della +mia età e della mia fortuna si ostinasse a +menare una vita così ritirata. Ma già, avevano +soggiunto quei tali, non istaremo molto +a trovarle noi un partito che le convenga. +Bisogna farla diventare <i>dei nostri</i>. +</p> + +<p> +Io risposi seccamente ch’era un onore a +cui rinunziavo assai volentieri, ma mia +madre era in così benevola disposizione +d’animo che non si risentì punto del mio +modo poco cortese. Quando il pranzo fu +terminato, Clara, che quasi dormiva in +piedi, fu affidata a una cameriera e mandata +a coricarsi. La mamma si alzò, e, presami +per un braccio, si mise a camminar +meco su e giù per la stanza. Rammento +sempre come ogni volta che passavamo davanti +allo specchio io fossi costretta ad ammirar +la sua svelta persona, e gli occhi +scintillanti, e i capelli neri e finissimi che +vagamente le si arricciavano sulle tempie, +e cedessi a lei senza contrasto non solo la +palma della bellezza, ma quasi quasi anche +quella della gioventù. +</p> + +<p> +Senza dubbio essa aveva da farmi qualche +comunicazione o qualche proposta, ma +non sapeva risolversi, e favellava di cose +inconcludenti, ora ravviandomi una ciocca +di capelli, ora aggiustando una piega del +mio vestito, ora infine dando un po’ più di +simmetria al <i>fichu</i> ch’io tenevo al collo. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_102">[102]</span> +</p> + +<p> +— Dite la verità, mamma — io le chiesi +fermandomi d’improvviso in mezzo alla +stanza — avete qualche argomento che vi +sta sul cuore? +</p> + +<p> +Questa domanda così repentina parve +sconcertarla, e balbettò con imbarazzo: — Che +pensiero ti frulla pel capo? Che cosa +vuoi ch’io m’abbia? +</p> + +<p> +Poi, incapace com’ella era di tener nulla +nascosto, soggiunse in fretta: — Ebbene, +volevo dirti.... +</p> + +<p> +Qui s’interruppe nuovamente. Era chiaro +ch’ella non sapeva girar la frase come si +conveniva. L’intensa attenzione ch’era certo +dipinta sul mio volto non le rese più agevole +l’esprimersi. Essa disse in fretta: — Che +occhi mi fai! Desideravo avvertirti soltanto +che ho deciso di metter Clara in educazione +alle Salesiane. +</p> + +<p> +Avrei giurato che non era questa la confidenza +ch’ella andava meditando; tuttavia +sclamai: — Volete farla dunque crescere +in un convento? +</p> + +<p> +— Sì — rispos’ella. — Mi sono anche +consultata con altri.... con persone che se +ne intendono.... che s’interessano a noi, e +tutti a una voce mi dissero che è un pensiero +eccellente. C’è il fiore delle nostre +ragazze. — E qui mi sciorinò una filastrocca +di nomi patrizi. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_103">[103]</span> +</p> + +<p> +— Pure — osservai — avete pensato a +ciò che il povero babbo diceva dell’educazione +claustrale? A ciò che ne diceva mio +zio? +</p> + +<p> +— Benedetta creatura che sei! Sempre +questi nomi in bocca. È vero. Tuo padre +e tuo zio avevano, su questo proposito, +certe idee.... Ma erano pregiudizi antiquati. +Una dozzina d’anni fa era di moda non +aver religione, non andar mai in chiesa, +ridere di tutto le cose sacre.... Bravissimi! +Le belle cose che si son viste! E se ne +sarebbero viste ancor di più belle se il +Primo Console non avesse rialzato gli altari.... +Ma tu sei una <i>giacobina</i> ostinata.... +</p> + +<p> +— Via, mamma, lo sapete, io rispetto +le vostre convinzioni, io non attacco la +vostra fede. Ma vi par proprio un debito +di religione di far educar Clara in un modo +contrario a quello che suo padre avrebbe +desiderato? +</p> + +<p> +E mio malgrado nel pronunziar queste +parole la mia voce tremava e i miei occhi +si fissavano inquieti nel volto di mia madre. +Oh che non avrei dato per mirar la +sua fronte altera e serena, per leggere nel +suo sguardo tranquillo la smentita d’ogni +oltraggioso sospetto! +</p> + +<p> +Ella invece abbassò alquanto le ciglia, e +rispose: +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_104">[104]</span> +</p> + +<p> +— Ma non sono io che tengo oggi il +posto del padre? Non sono io che debbo +pensare oggi al bene della mia creatura? +</p> + +<p> +— Sì, siete voi, ed io, lo so perfettamente, +non ho alcun diritto su mia sorella; +ma lasciatemelo dire, anche in ciò che fate +per vostra figlia, voi obbedite a straniere +influenze.... È il signor Venanzio che continua +l’opera sua.... +</p> + +<p> +— Oh Maddalena, come sei ingiusta! +Tu odii quell’uomo! +</p> + +<p> +— E dovrei amarlo? — gridai, facendo +un gesto di ribrezzo. +</p> + +<p> +— Eppure egli non anela che a poter +trattarti come una figlia! +</p> + +<p> +Quella frase fu per me una rivelazione, +non forse inaspettata del tutto, ma ugualmente +terribile. +</p> + +<p> +— Non era dunque di Clara — proruppi — che +volevate parlarmi? Era di +questa nuova vergogna che si prepara alla +nostra povera casa, e ch’io, sciagurata che +sono, non posso stornare? Ma, checchè avvenga, +ch’egli non osi chiamarmi sua figlia. +Non ho fatto nulla per meritarmi un’onta +simile.... Però non sarà vero, ditemi ch’io +deliro.... Dio mio! Dio mio! voi tacete. +Dunque non m’ero ingannata? +</p> + +<p> +— Ah tu lo abborri! — sclamò mia +madre, percorrendo rapidamente la stanza. — Tu +abborri me..... +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_105">[105]</span> +</p> + +<p> +— Io abborrirvi? +</p> + +<p> +— Sì, sì.... tu sei pura, tu non hai macchia, +tu sei nata per far la parte di giudice, +e la prima che si presenta dinanzi al +tuo tribunale è tua madre. Oh sta bene! +Sono queste le idee moderne.... Ma tu non +hai capito che una povera giovane sbalestrata +fuori della sua classe doveva far buon +viso a chi le ricordava il suo mondo perduto, +la sua infanzia, le sue abitudini. Ne +ho colpa io se, uscita di convento, mi dissero: +la tua famiglia è in rovina, bisogna +che tu sposi o il nobile Renier o il signor +Lisari? Il nobile Renier era malato e deforme; +prescelsi l’altro. E sai che cosa mi +bisbigliarono all’orecchio, quando, alla vigilia +degli sponsali, io mi mostravo malinconica +e perplessa? Mi bisbigliarono: +Prendilo, e poi sarà quel che sarà. +</p> + +<p> +— Oh! mamma, ve ne scongiuro. +</p> + +<p> +— No, no, hai voluto farmi parlare e +parlerò. Bada, sai, lo giuro innanzi a Dio, +non ho nulla da rimproverare a tuo padre. +Egli fu pieno di cure e di attenzioni per +me.... Ma ebbe il torto di sposarmi. Era +già vedovo, aveva venti anni più di me, +aveva un figlio con cui non potevo andar +d’accordo.... O come il buon senso non gli +fece intendere ch’io non gli convenivo? +Tuo zio Baldassare l’aveva ben capita, e +<span class="pagenum" id="Page_106">[106]</span> +con quel suo piglio brusco mi disse poco +dopo il mio matrimonio: Nè voi eravate +fatta per la nostra casa, nè noi eravamo +fatti per voi. Tuo zio aveva ragione. Tra +i congiunti che m’erano rimasti uno solo +mi parlò un linguaggio severo: lo zio Avogadore, +che hai conosciuto bambina. Egli +disapprovava il modo in cui mi avevano +sposata, ma mi ripeteva sempre: Sii savia, +modesta, casalinga. Il lusso e la leggerezza +delle nostre donne son quelli che mandano +a soqquadro la Repubblica.... Anche quella +voce si è ammutolita. Rimasero gli esempi +di cento amiche d’infanzia, di cento condiscepole, +rimase l’eco della frase con cui +i miei più cari s’erano accomiatati da me: +Sposalo, sarà quel che sarà.... +</p> + +<p> +— Basta così, per carità. Voi dimenticate +chi vi ascolta.... Ve ne supplico, lasciamo +il passato, io non ho il diritto di +domandarvene conto. E se fui fredda, riservata +con voi, perdonatemi; e se per avventura +obliai il rispetto che una figlia +deve a sua madre, son pronta a chiedervene +grazia in ginocchio. Tornerò docile, +fiduciosa, riverente come una volta, amerò +Clara come l’ho amata quando ella era in +cuna e io m’ero una ingenua fanciulla, ma +snidate quel serpe di casa nostra, non cambiate +il nome onorato di mio padre col +nome di lui.... +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_107">[107]</span> +</p> + +<p> +— Dio santo! — ella esclamò. — Ecco +una madre che può anche aver sbagliato, +ma che oggi non ha che un mezzo di riparare +al suo fallo, e vuole appigliarsi a +quel mezzo, e vuol provvedere all’onore +della sua casa e alla salute della sua anima; +ed è sua figlia che le si oppone, sua figlia +che, rigida, inesorabile, non trova parole +che di rimprovero e di condanna.... +</p> + +<p> +— Ah no, mamma, pensateci, voi non +potete sragionare così. Non potete credere +che se commetteste errori, ch’io non indago +e non giudico, la sola espiazione ne +sia quella da voi ideata. Come! Una donna, +e badate ch’io parlo in generale, avrà +dimenticato i suoi doveri di sposa, e l’unica +ammenda al suo fallo sarebbe quella +di maritarsi, vedova appena, con l’uomo +che la fece traviare dal retto sentiero! Ma +la sua famiglia è dunque per nulla? La +sua famiglia, che risentì pur l’effetto de’ +suoi traviamenti, che vide turbata da questi +la sua pace domestica, non ha dunque +nessun diritto di chiederle: Sii nostra ora +almeno, sii tutta nostra; di porre a questa +condizione il ritorno dell’antica confidenza +e l’oblio?... Lo sa il Cielo, mamma, ch’io +non vorrei parlarvi in questa guisa, ch’io +comprendo come altro dovrebb’essere il linguaggio +di una figlia verso la sua genitrice, +<span class="pagenum" id="Page_108">[108]</span> +ma ho taciuto per tanto tempo che +dovete perdonarmi questo primo e forse +ultimo sfogo.... +</p> + +<p> +— Tronchiamo questo colloquio, o Maddalena — disse +mia madre. — Tu sei +giovane, non hai esperienza della vita, non +sai che ogni creatura umana deve obbedire +al suo destino... +</p> + +<p> +— Oh il destino! — interruppi — siete +voi, donna religiosa, che me ne parlate? +A che cosa serve la volontà? +</p> + +<p> +— Orsù, figliuola mia, ciò che suscita +il tuo sdegno non succederà nè oggi, nè +domani. Io non sono dimentica a tal punto +dei riguardi del mondo. Tu intanto potrai +ripensarvi con animo riposato, e son certa +che ti convincerai del tuo torto.... +</p> + +<p> +— Ah non crediatelo — io risposi prima +ch’ella avesse finito la frase. — Neppure +se vivessi mille anni! +</p> + +<p> +Io era esterrefatta. Noi ci trovavamo di +fronte, madre e figliuola, entrambe, profondamente +convinte di esser offese nei nostri +sentimenti più legittimi, nei nostri affetti +più sacri. O nell’animo di lei, o nel +mio era certo una strana confusione del +bene e del male, era in ambedue una impossibilità +assoluta d’intendersi. La barriera +che a poco a poco s’era andata formando +tra mia madre e me si allargava +<span class="pagenum" id="Page_109">[109]</span> +ora repentinamente tanto da parermi ostacolo +insuperabile. Avrei offerto vent’anni +di vita per appianarla, per richiamare le +lagrime sulle mie ciglia e le parole affettuose +sul labbro, ma tutto era vano. Io non +udivo che le ultime frasi di mio zio: — <i>Quando +sia colmo il calice delle conciliazioni, +quando sentirai che questo tetto non +deve più accoglierti, tu avrai almeno, retaggio +supremo, la tua indipendenza.</i> +</p> + +<p> +Uscii della stanza senza dir parola, e +mi chiusi nella mia camera. Non mi coricai, +non dormii quanto fu lunga la notte, +ma ribattei da me stessa tutte le obbiezioni +che si presentavano al piano il quale +parevami imposto dal mio decoro. Io ero +sul punto di esser maggiorenne, di divenire +padrona della sostanza ereditata da +mio zio; dovevo ormai viver sola, abbandonare +a ogni costo la casa materna. +</p> + +<p> +Sul far dell’alba si bussò alla mia porta. +Aprii. Era mia madre. Ella, avvezza ad +alzarsi sulle undici, s’era tolta del letto in +quell’ora; ella, che non abbandonava la camera +prima d’essersi lisciata, profumata e +abbigliata con ogni cura, mi si presentava +con la chioma scomposta e con la veste +discinta. Oh il suo cuore era buono, migliore +per molti lati del mio! L’idea d’una +rottura con sua figlia non le dava pace, ed +<span class="pagenum" id="Page_110">[110]</span> +ella veniva per iscancellare ogni traccia +delle scene occorse la sera precedente. +</p> + +<p> +A che ripetere il nostro colloquio? A +tutto ella si sarebbe piegata; ad allontanar +da sè quell’uomo, giammai. Invano, vinto +ogni riserbo, io le dipinsi con le tinte più +fosche la natura insidiosa di <i>colui</i>, invano +le dissi che ov’ella sperava trovar la felicità +e la calma non avrebbe trovato che +il rimorso e la rovina, invano le pronosticai +un tempo nel quale egli avrebbe +distrutto la sua fortuna, avvelenato il suo +cuore, tradita la sua fede. Ella scrollava +il capo, mostrava talora una vaga apprensione +ch’io potessi appormi giustamente, +ma finiva sempre coll’esclamare: Ciò che +dimandi è impossibile! +</p> + +<p> +Quand’ella mi lasciò, il mio animo era +commosso, ma la mia determinazione era +più ferma che mai, e la mia fantasia correva +dritta alla nuova esistenza che mi si +apriva. Stetti così un paio d’ore, finchè la +voce di Clara mi strappò alle mie meditazioni. +</p> + +<p> +Rammentai che anch’essa era in procinto +di abbandonare la casa e che le fredde +pareti di un chiostro l’avrebbero accolta +fino al dì che, inesperta del mondo, ella +fosse andata a marito. Rammentai che su +lei pure pesava una dura fatalità, e che la +<span class="pagenum" id="Page_111">[111]</span> +infanzia non sorrisa da tutti gli affetti domestici, +non nudrita dalla virtù di esempi +illibati, avrebbe steso un’ombra sul suo avvenire. +Onde mi vinse un senso di tenerezza, +da lungo tempo, lo confesso, non +provato per lei, e la chiamai a nome. Ella, +che attraversava saltellando la sala, parve +piuttosto maravigliata, e rispose all’appello +quasi riluttante e peritosa. La presi per +ambe le mani e l’attirai a me, guardandola +fisa entro que’ suoi grandi occhi, che mi +erano sembrati sì belli quand’essa era bambina +e io formavo la mia delizia di vegliare +sulla sua cuna e di tenerla sulle mio ginocchia. +Oh quegli occhi erano belli anche +adesso, ma non c’era caso, non mi piacevano +più. +</p> + +<p> +— Senti, Clara — le chiesi — e ci vai +volentieri in convento? +</p> + +<p> +Ella battè festosamente le palme, e sclamò: — Oh +quanto! +</p> + +<p> +— Ma non ti dispiace di lasciare la tua +casa, di lasciar noi? +</p> + +<p> +Clara abbassò alquanto le ciglia, grattò +col piede il pavimento, e disse biascicando +le parole: +</p> + +<p> +— Sì, mi dispiace, ma non tanto come +mi sarebbe dispiaciuto una volta.... +</p> + +<p> +— Spiegati meglio — io soggiunsi. +</p> + +<p> +Ella si schermì, torcendo il volto da +un’altra parte. Ma io insistei: +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_112">[112]</span> +</p> + +<p> +— Di quando intendi parlare, Clarina? +</p> + +<p> +Stretta così, ella rispose a mezza voce, +sempre guardando verso terra: +</p> + +<p> +— Di quando tu contraddicevi meno la +mamma. +</p> + +<p> +Sentii una trafittura al cuore. — Ma tu +credi dunque, o Clara — io le chiesi — ch’io +non voglia bene alla mamma? +</p> + +<p> +Ella non disse nulla e continuò a schermirsi. +Mi chinai con la persona per sorprendere +il suo sguardo, che pareva sfuggirmi. +Una lagrima lenta lenta le scendeva +lungo la guancia. +</p> + +<p> +— Vedi, cervellino che sei, come lasci +correre la tua fantasia. Tu piangi.... — E +continuai, asciugandole gli occhi: — Ti ricordi +chi prendeva le tue difese anni addietro +quando facevi le tue bizzarrie di +bambina? Ti ricordi chi, col lembo del tuo +grembiale bianco, ti tergeva le lagrime, e, +guardandoti fisa in volto, finiva col farti +sorridere..... Oh mi affliggo che tu te ne +vada. +</p> + +<p> +— Verrai a trovarmi — ella interpose +timidamente. — E poi rischiarandosi in viso: — C’è +un così bel giardino!... +</p> + +<p> +— Ah! l’hai visto! +</p> + +<p> +— Sì, ormai da due settimane. Mi ci +condussero la mamma e il signor Venanzio. +</p> + +<p> +— Anche il signor Venanzio? +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_113">[113]</span> +</p> + +<p> +— Anch’egli, e parlò molto attraverso la +grata con la superiora, ma non lo lasciarono +andar più avanti. +</p> + +<p> +— Dimmi, e come avviene che a me si +discorse soltanto iersera di questa risoluzione? +</p> + +<p> +— Ah! la mamma voleva comunicartela +prima, ma fu il signor Venanzio che ne la +sconsigliò, soggiungendole che v’è sempre +tempo. +</p> + +<p> +— Carino! E, in confidenza, tu gli vuoi +bene al signor Venanzio? +</p> + +<p> +— La mamma ripete sempre che devo +considerarlo come un secondo padre. +</p> + +<p> +— Ah sì!... va.... va, proruppi indispettita, +alzandomi bruscamente dalla seggiola. +</p> + +<p> +— Vedi come mi scacci... E poi dici +che non ho ragione...... — ella mormorò +allontanandosi. +</p> + +<p> +Compresi il mio torto, e la trattenni ancora +un istante. — Sì, poverina — le dissi — tu +non ne hai colpa. — E piegatami +sopra di lei, le diedi un bacio sulla bocca. +Ahimè! nè le mie labbra avevano calore +nel darlo, nè le sue nel riceverlo. +</p> + +<div class="chapter"> +<p> +<span class="pagenum" id="Page_114">[114]</span> +</p> + +<h2>VIII.</h2> +</div> + +<p> +Pochi mesi dopo questo colloquio, mia +madre aveva giurato fede di sposa al signor +Venanzio. Clara si trovava in convento, ed +io ero insediata nella mia nuova abitazione, +con Giannina e altre due o tre persone di +servizio. Non ero riuscita senza difficoltà ad +accasarmi così da sola, non vi ero riuscita +senza levare un grandissimo scandalo, ma, +in fin dei conti, poichè nessuno poteva mettere +in forse il mio diritto, poichè io disponevo +d’un largo censo mio proprio, gli +ostacoli furono presto superati. Orgogliosa +per indole e noncurante degli altrui giudizi, +io affrontavo senza sgomenti la singolarità +della mia posizione e ne godevo con +molta temperanza i vantaggi. Dicevano ch’io +ero un uomo, che ne avevo le forme, la statura, +i movimenti meno aggraziati, e quest’accusa, +che una volta mi aveva fatto tanto soffrire, +che aveva ferito in me il senso estetico +(mi perdonino i signori uomini), io la +raccoglievo ormai come un guanto di sfida, +e volevo ch’ella mi valesse la padronanza +<span class="pagenum" id="Page_115">[115]</span> +assoluta di me stessa, de’ miei gusti, de’ miei +sorrisi e delle mie lagrime. Era già poco +men che decisa a rimanermene zitella. Sentivo +che sarei stata sposata per la mia dote, +e quest’idea mi metteva i brividi. Se di +tratto in tratto le fantasie a cui s’apre +volonteroso un cuor di vent’anni venivano +ad agitarmisi festosamente dinanzi, io le +scacciavo come si scaccia una conoscenza +insidiosa, usa a promettere ciò che non sa +mantenere. E cercavo quell’equilibrio morale +che mio fratello Carlo assicurava trovarsi +nel mondo, tantochè, a chi operi secondo +la propria coscienza, le scabrosità della via, +che parevano insuperabili, a mano a mano +si spianano, e ciascheduno può raccogliere +intorno a sè tanto di luce e di calore che +basta a tenergli vive e serene le facoltà +tutte dell’anima. Fede gagliarda e ristoratrice +che Carlo portò quasi intatta nella sua +tomba, e ch’io forse avrei lentamente rassodata +in me stessa se i disinganni e i dolori +non avessero finito col distruggerne sin +le radici. Pure allora, nel novello mio nido, +lungi da uno spettacolo contro cui si ribellava +l’intero esser mio, visitata dalle mie +ricordanze, andavo provando come un senso +di pace e di conforto. La balda certezza di +aver seguito l’unica via impostami dal dovere +era bensì turbata qualche volta da una +<span class="pagenum" id="Page_116">[116]</span> +lieve ombra di dubbio. Quante non sono le +donne, io pensavo in quei momenti, che +passano a seconde nozze senza che le figliuole +si atteggino a giudici della condotta +materna, e abbandonino, sdegnose, il tetto +domestico! Ma erano impressioni che si dileguavano +con la rapidità del baleno, e non +tardava a soccorrermi l’idea che, s’io m’ero +indotta a un passo sì ardito, non era già +perchè mia madre aveva deciso di rimaritarsi, +ma perchè io non potevo e non dovevo +veder trionfante colui che aveva distrutto +la pace e la felicità nella nostra +famiglia. +</p> + +<p> +Passai, pochi giorni or sono, dinanzi al +palazzino ove ho abitato sei anni. Non +lo si riconosce più. Diedero di bianco ai +muri, colmarono col gesso le scanellature +delle quattro colonne che ornavano il terrazzo +del primo piano, aprirono nella facciata +nuovi fori che le tolgono ogni simmetria +e che stuonano orribilmente con lo stile +della fabbrica, e, come se non bastasse, sotto +ogni finestra dipinsero in rosso certi cosi +tondi che vogliono simulare il marmorino +e pajono <i>mortadelle</i>. Guardai in alto e non +vidi più l’altana di legno intorno alla quale +s’arrampicava una vite che poi, flessuosa, +piegavasi ad arco, foggiando una specie di +pergolato, il quale offriva in estate le sue +<span class="pagenum" id="Page_117">[117]</span> +ombre, in autunno i suoi grappoli. Tra foglia +e foglia sbucava talvolta, circa quarant’anni +fa, una testolina bionda, così bella che sono +men belli al paragone gli angioletti onde +Tiziano circondò la sua Madonna. Ahi! la +vite è scomparsa, la testolina bionda riposa +nella chiesetta gentilizia di un castello lontano;.... +io soltanto, povera mummia, sono +ancora qui. +</p> + +<p> +I magnati della parrocchia, tostochè io +presi stanza nella nuova dimora, vennero +a presentarmisi con grande solennità. Lo +speziale e fabbriciere mi disse che aveva +una nipote assai a modo, assai colta, la +quale pareva deliberata a non maritarsi, e +sarebbe andata orgogliosa di fare la mia +conoscenza. Il vicario, ch’era stato uomo di +lettere e aveva conosciuto Gaspare Gozzi, +si diede premura di offrirmi i suoi omaggi +e di farmi sentire alcuni suoi componimenti +poetici. Veniva poi di tratto in tratto il mio +notajo accompagnato dal figlio d’un suo cugino +ch’egli aveva preso nello studio seco, +e ch’era un giovane sui ventiquattro a’ venticinqu’anni, +di molti sospiri, di poche parole +e di pochissimo sugo. Questi personaggi +erano i frequentatori più assidui d’una +piccola conversazione ch’io tenevo il lunedì +sera, cedendo alle istanze di don Gaudenzio, +il vicario, il quale, dopo fatto il chilo a +<span class="pagenum" id="Page_118">[118]</span> +casa sua, sentiva il bisogno di aiutar la +digestione col discorrer di Gaspare Gozzi +presso qualche conoscente. Non mancavano +poi i visitatori avventizi, gli spasimanti della +mia dote, fattisi introdurre con l’uno o con +l’altro pretesto, non mancava infine un pajo +delle vecchie relazioni di casa rimastemi +fedeli anche dopo la mia trasmigrazione. Si +troverà abbastanza strano che, giovane, indipendente, +ricca, io non sapessi farmi centro +d’una società più vivace, ma il fenomeno +si spiega presto; chi consideri il mio +carattere e le condizioni della società veneziana +d’allora. Di quella d’adesso non so +davvero; è tanto tempo ch’io vivo fuori dal +mondo! Quarant’anni addietro, insomma, +una società, all’infuori dell’aristocratica, in +Venezia non c’era. La sapienza del nostro +patriziato se n’era ita da un pezzo; erano +rimaste negli uomini le tradizioni del lusso, +nella donna era rimasto il brio schietto e +spontaneo che, unito alla venustà delle forme +e alla facilità dei costumi, ne rendeva la +conversazione desiderata e attraente. Quanto +di migliore il resto d’Italia e d’Europa mandava +fra noi affluiva volonteroso in quelle +case, in quei crocchi, chiusi in generale ai +Veneziani che non fossero nobili, ma aperti +ai forestieri di tutte le classi, pur che avessero +una riputazione qualunque di ricchezza, +<span class="pagenum" id="Page_119">[119]</span> +o d’eleganza, o d’ingegno. Artisti e poeti +trovavano ogni sera accoglienze ospitali in +appartamenti sfarzosi, giocondati dai sorrisi +di donne bellissime e dal fascino d’un dialetto +incantevole. Chi traversava la notte i +canali nella gondola taciturna, vedeva splender +le faci dietro i finestroni degli storici +palazzi, e udiva accordi di musiche e scoppiettìo +di voci allegre da far credere che +Venezia tenesse ancora lo scettro dei mari e +fosse all’apogeo della sua potenza e della +sua gloria. A chi però non aveva modo di +varcar le soglie delle case patrizie, e non +amava mescersi al chiasso dei bagordi popolari, +ai lunedì del Lido, alle sagre romorose +ove dalle baracche di legno destinate +alla confezione dei tradizionali <i>bigné</i> +uscivano colonne di fumo puzzolente, e i +merciai ambulanti assordavano con le loro +grida, a chi, insomma, cercava modesti e +casalinghi ritrovi era risposto inesorabilmente: +<i>Sta solo</i>. Mancava una classe che, +non ripetendo l’esser suo dai fasti e dalla +ricchezza degli avi, ma dal suo lavoro presente, +pur nutrisse nell’anima il culto delle +cose belle e gentili, e superando il patriziato +per la serietà dei propositi, gli si accostasse +per la cortesia delle forme e per +la raffinatezza dello spirito. Solo ch’io avessi +voluto, quel mondo elegante mi sarebbe +<span class="pagenum" id="Page_120">[120]</span> +stato aperto, nè il mio cognome <i>borghese</i> +vi avrebbe fatto ostacolo. Mia madre era +nobile e l’aristocrazia veneziana ebbe sempre +una certa indulgenza pei nati di madre nobile, +anche se il padre era plebeo. Generalmente +anzi il padre non si conta. O che cosa è un +padre? La signora ha certo commesso un error +grossolano nello sposare un uomo <i>senza +nascita</i>, ma, via, alla fin fine vi possono +essere state le sue buone ragioni, può essere +stato un capriccio della famiglia, e non +bisogna poi tenergliene il broncio tutta la +vita. Pur ch’ella mostri di non aver troppo +rispetto pel suo consorte, pur ch’ella insegni +ai domestici a tirare una linea di confine +tra <i>lei</i>, eccellenza, e <i>lui,</i> semplice cittadino, +le si fa grazia e la si tratta come +s’ella non fosse uscita mai dell’ovile. Quanto +a’ suoi figliuoli, si può amnistiarli anch’essi +fintantochè sono giovani, non hanno una +posizione indipendente e posseggono discernimento +bastevole per sapere che la genitrice +d’illustre prosapia deve essere amata +e venerata in grado molto maggiore del +signor padre di oscure ed umili origini. +Più grave è il caso inverso, quando il gentiluomo +s’impalma con una semplice cittadina. +Allora la casta è veramente ferita sul +vivo. Non si tratta soltanto d’una persona +che ne esce, come avviene allorchè la gentildonna +<span class="pagenum" id="Page_121">[121]</span> +accetta un marito che non è suo +pari; si tratta d’una famiglia patrizia che +consente a lasciar infiltrare una vena di +sangue comune nel suo sangue blù, e che +poi, col prestigio del suo gran nome, coprirà +gli ibridi prodotti di questo pasticcio, +come copriva per lo addietro i frutti dei +connubi purissimi. Diamine! qui c’è anche +la frode. I figli del plebeo e della patrizia +non potranno mai dimenticare che sono di +una razza inferiore ai nobili; i figli del +patrizio e della plebea lo dimenticheranno +invece senza dubbio quando non lo si richiami +spesso alla loro memoria. Comunque +sia, le idee alle quali io ero stata nudrita, +gl’insegnamenti della persona che io avevo +stimato sopra tutte le altre, mi avevano fatto +sorger nell’anima una ripugnanza invincibile +verso quella società tutta lustro ed +orpello, e benchè io non fossi cieca al punto +da disconoscerne le attrattive, non m’ero +indotta mai ad entrarvi. Le ultime vicende, +com’era naturale, me ne avevano cresciuta +l’avversione e me ne avrebbero a ogni modo +reso più malagevole l’ingresso. So che mi +ci si biasimava senza ritegno. Una giovinetta +che aveva per madre una Rezzinelli! +Fare uno scandalo di quella sorte! E ci +fosse stata almeno una ragione seria! Fuggire +di casa con un amante, s’intende, ma +<span class="pagenum" id="Page_122">[122]</span> +lasciare il domicilio unicamente perchè la +madre, perduto il primo marito, ne piglia +un secondo che non vi accomoda, è una +pedanteria di cui non è capace che una +<i>borghese</i>, brutta ed antipatica per soprammercato. +Insomma, io conoscevo di vista +soltanto quelle brillanti gentildonne, alcune +delle quali non passarono senza lasciare +un’eco dietro a sè; le vedevo o mollemente +sdrajate nella gondola voluttuosa, o percorrenti +con una cascaggine tra l’affettato +e il naturale le nostre maravigliose <i>procuratie</i>, +appoggiandosi al braccio dell’uno o +dell’altro cicisbeo, e cinte da uno stormo +di adoratori più o meno illustri, fra cui +un giorno si notava Antonio Canova, un +altro Ippolito Pindemonte, un altro ancora +Francesco Aglietti, e, posteriormente al periodo +entro cui si compie questa mia storia, +Giorgio Byron, sebbene, lievemente difettoso +com’egli era, schivasse di andarsene a +piedi. Ed esse poi, le gentildonne famose, +erano, per tacer d’altre, la Renier Michiel, +la Benzoni, la Teotochi Albrizzi, osservatrice +acutissima, esperta del pari nelle arguzie +della parola e nel maneggio della penna. +Fui da lei una sola volta, a undici o dodici +anni, accompagnata da mia madre +che la visitava sovente, e m’accorsi subito +di non esserle piaciuta. A lei, innamorata +<span class="pagenum" id="Page_123">[123]</span> +del bello, non poteva andar a sangue la +mia persona angolosa, lunga, sottile, a lei, +tutta brio, non poteva esser simpatico il +mio fare severo, impacciato, confuso. Ero +ancor fanciulla, ma dal fiore s’indovina il +frutto, e la sagace patrizia deve aver capito +subito ch’io non sarei mai divenuta nulla +d’elegante e di leggiadro. Siccome poi le +impressioni che si ricevono non sono, molte +volte, che il riflesso di quelle che si destano, +io pure serbavo un pochino di ruggine +verso colei che mi aveva squadrata da capo +a piedi, aveva atteggiato le sue labbra aristocratiche +a un leggiero sorriso, e s’era +lasciata leggere sulla fronte in lettere cubitali: +<i>Mi sei uggiosa</i>. +</p> + +<p> +Ma basti di ciò. Io ero entrata nel mio +nuovo sistema di vita con ben altre idee +che quella di farmi il centro d’un ritrovo +brillante, e di volgere le mie ricchezze alle +cene, ai balli, alle veglie fastose. Conoscere, +se me ne fosse capitato il destro, +qualche persona di vero merito, coltivare +il mio spirito, fare un po’ di bene intorno +a me senza chiasso e con retto criterio, +ecco il fine ch’io avevo assegnato alla mia +modesta esistenza. V’era in ciò un fondo +d’egoismo? Agivo io soltanto nello scopo +di sottrarmi alla lotta, di affogar nei comodi +materiali gli ardori importuni della +<span class="pagenum" id="Page_124">[124]</span> +giovinezza? Lo ignoro. Mi alzavo per tempo, +e la mia prima visita era pe’ miei vasi di +fiori, i quali, per la massima parte, passavano +la state all’aria aperta in altana, e +l’inverno scendevano a tenermi compagnia +in un salottino ov’io avevo fatto venire da +Parigi apposta per loro un mobile elegante +a parecchi piani. Ivi sbocciavano in silenzio +sotto a’ miei occhi le aristocratiche camelie, +che s’erano formate già una certa +riputazione per la rarità della specie e la +bellezza del colore; ivi si aprivano in marzo +i pallidi giacinti schierati in fila sulla mensola +del caminetto entro le loro bottiglie. +Ed ivi poi si vedevano in tutte le stagioni +alcune pianticelle di geranii e di amorini, +con cui mi pareva d’aver fatto una particolare +amicizia, tantochè avrei giurato che +quand’io li inaffiavo ed essi rizzavano il +capo, mi dicessero: <i>grazie</i>. Più tardi ricevevo +ogni giorno tre o quattro fanciulle +povere del vicinato, ch’io avevo preso sotto +la mia protezione e a cui frattanto insegnavo +a leggere e scrivere. La tenerezza +per l’infanzia, ch’era stato uno de’ primi +sentimenti svegliatisi nell’anima mia, e che +si era raffreddata ad un punto quando una +strana ripulsione mi allontanò dalla piccola +Clara, quella tenerezza si rifaceva or +più viva che mai. Qualche volta mi balenava +<span class="pagenum" id="Page_125">[125]</span> +l’idea di adottare una fra quelle +creaturine per mia figliuola; intanto ero +con tutte gentile, espansiva, vivace. Giannina +(adulatrice!) mi diceva ch’io divenivo +persino bella quand’ero in mezzo a quella +nidiata, tanto dolce era il sorriso che mi +si dipingeva sulle labbra e negli occhi. E +come le capitavano volentieri da me, le +fanciulle! Con che franchezza mi dicevano +i loro piccoli affannucci, o i loro desiderii, +e i loro pensieri! Per solito mi chiamavano +rispettosamente <i>signora</i>, ma nei momenti +d’espansione si lasciavano sfuggire +l’epiteto più carezzevole di <i>amia</i>, zia. Allora, +se io le avevo udite, arrossivano fino +alla radice dei capelli, e si nascondevano +il viso nel grembialino. Ma io non mi scandolezzava +di quell’appellativo confidenziale, +e a poco a poco, quando uscivo di casa a +piedi, sentivo bisbigliar nei crocchi infantili +della parrocchia: — <i>Guarda la zia +Maddalena</i>. Benchè avessi la gondola, me +ne valevo di rado, e preferivo far lunghe +passeggiate in compagnia di Giannina, +fattasi ormai una cameriera di garbo. Andavamo +pochissimo in piazza, spesso nei +luoghi meno frequentati di Venezia. La +gente s’era ormai avvezza a vederci, conosceva, +se non il nostro nome, il nostro +grado rispettivo e soleva bisbigliarci dietro: +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_126">[126]</span> +</p> + +<p> +— <i>La cameriera compra di gran lunga +la padrona</i>. Non c’era nulla da ridire a +una verità tanto assiomatica; tuttavia, a +sentirla ripetere ad ogni piè sospinto, mi +si affacciavano mille riflessioni alla mente. +Pensavo all’eterna gioventù di mia madre, +alle grazie del suo viso e della sua persona, +al fascino ch’ella aveva esercitato sulla società +e che la società aveva esercitato su +lei, e sorprendevo talora in me stessa un +sentimento che somigliava all’invidia. Indi +accusavo la mia severità intollerante, e mi +dicevo con amarezza che la virtù non era +poi tanto difficile quando la natura era +stata matrigna. Ma, in complesso, erano +ubbie passeggiere, e l’equilibrio del mio spirito +si ristabiliva senza troppo sforzo. Quand’ero +in casa, leggevo senza misura nè +tregua. Ai libri che lo zio Baldassare mi +aveva lasciato, io andavo aggiungendo tutte +le pubblicazioni nuove che uscivano in +Italia ed in Francia e che un libraio di +Milano era incaricato di spedirmi. A ore +perse scarabocchiavo le mie impressioni. Se +avessi imparato tutto quello che ho letto, +se avessi tratto un reale profitto da tutte +le mie indagini capricciose, sarei pur divenuta +una donna sapiente. Ma mi pare +che accingersi allo studio sia un po’ come +mettersi in cammino. Chi ha una meta e +<span class="pagenum" id="Page_127">[127]</span> +vi si avvia risolutamente, stando in moto +anche un palo d’ore al giorno soltanto, fa +più strada di chi, senza scopo alcuno, va +girelloni dal levar del sole al tramonto. +Del resto, io non avevo ambizione, o ne +avevo troppa, cose che si equivalgono, come +si equivale lo starsene nel proprio nicchio +o il voler fare un viaggio nella luna. Delle +mie cognizioni, quali esse fossero, non menavo +vanto, e forse, se non si fossero visti +grandi mucchi di libri su tutte le tavole, +le cornici, i canterali della casa, nessuno +mi avrebbe giudicato una donna alquanto +diversa dal comune. Prima di continuare +nel mio racconto, devo dare ancora alcuni +tocchi a questa pittura della mia vita; +quindi prendo fiato e ripiglio. +</p> + +<div class="chapter"> +<h2>IX.</h2> +</div> + +<p> +E, innanzi tutto, che cosa avveniva di mia +madre, e quali erano le mie relazioni con +lei? Ella, che aveva pianto dirottamente e +s’era strappati i capelli all’annunzio del +mio fermo proposito di lasciarla e di viver +da sola, a poco a poco s’era data pace e +<span class="pagenum" id="Page_128">[128]</span> +forse s’abituava senza volerlo a non aver +dinanzi a sè un censore importuno. Non +conobbi mai natura meno artificiosa della +sua. Sincera prima nel suo dolore, ella era +poi sincera altrettanto nella sua calma. +Sposando il signor Venanzio, ella aveva +soddisfatto il più ardente de’ suoi desiderii, +quello di poter slanciarsi nel <i>suo</i> mondo, +di poter aprire il suo quartiere alla miglior +società. Inoltre s’era messa in regola +con la coscienza, aveva acquietato certi +suoi scrupoli religiosi fattisi vivi in lei +negli ultimi anni. Il nuovo marito, dal +canto suo, pago di essersi assicurato (o lo +credeva almeno) un avvenire di agiatezza +e di tranquillità, non si opponeva in alcuna +guisa ai suoi gusti. Egli, che in realtà, +esercitava una influenza illimitata su lei, +in apparenza le serviva da figurante, era +diventato il marito di Sua Eccellenza, e lasciava +che, invece di chiamar mia madre +la signora Rezzinelli-Agliucci, si chiamasse +lui il signor Agliucci-Rezzinelli. Ciò poco +gli premeva, egli aveva la libera amministrazione +della sostanza e non bramava di +più. Dicono anche ch’egli facesse affari, +non tutti lisci e non sempre felici. Avaro +non era sicuramente, e mia madre non +aveva mai trovato così allentati i cordoni +della borsa. La casa era tutta dipinta ed +<span class="pagenum" id="Page_129">[129]</span> +ammobigliata a nuovo, il numero dei famigli +era cresciuto, e per la sala, resa più +buia da certe tende a larghe frangie e a +drappelloni di stoffa oscura che ne mascheravano +le ampie finestre, passeggiava +da mattina a sera maestosamente un servo +in livrea con l’unico ufficio di aprire e di +chiuder gli usci. Un pennello sacrilego +aveva ritoccato nei loro medaglioni le immagini +dei vecchi avi materni. Erano sparite +le tinte calde che il tempo aveva abbrunate. +L’armatura del guerriero di Candia +aveva assunto un pallido colore di squama +di pesce, gli occhi dell’inquisitore, già cupi +e profondi, erano divenuti sentimentali e +svenevoli, e il suo mantello rosso pareva +la raccolta di tutte le creste dei galli del +pollivendolo. I libri dello zio Baldassare +formavano parte della mia eredità; erano +però rimaste a mia madre, come cose di +famiglia, le biblioteche scolpite dal Brustolon, +e, in attesa di nuovi ospiti che venissero +a popolare i vuoti scaffali, la stanza era +occupata da due pappagalli e una gazza, +che il signor Venanzio ammaestrava nelle +ore del mattino. Del resto, mia madre aveva +il tatto di non discorrermi quasi mai +di suo marito. Fra lei e me ci vedevamo +due volte per settimana. Un giorno ella si +recava a casa mia, un altro io le rendevo +<span class="pagenum" id="Page_130">[130]</span> +la visita. Ella mi riceveva sorridente, festosa, +amorevole, con una ingenuità quasi +infantile, tanto da farmi ricordare la bella +mammina che s’era accompagnata a’ miei +giuochi e ch’io avevo adorata ne’ miei primi +anni come un tipo di perfezione. Della sua +vita intima mi parlava di rado. Amava principiare +i nostri colloquii con qualche proposta +di matrimonio. Io cominciavo col +riderne, ma s’ella si lasciava sfuggire una +frase troppo comune: — Non capisci che +vogliamo farti entrare nei <i>nostri?</i> — io +mi rannuvolavo, ed ella passava ad un altro +argomento con la volubilità con cui la capinera +salta dell’una all’altra frasca. E allora +mi descriveva i suoi balli, e la sua +acconciatura dell’ultima festa, e quella della +festa ventura, e come fossero vestite le bellezze +più in voga del tempo, e com’ella +avesse danzato fino al mattino, e via via. +Poi, colta da un pensiero, si picchiava la +fronte e gridava: — Orsù, tu t’annoi, non +è vero? — E, dandomi un bacio, diceva a +modo di conchiusione: — Andiamo, signora +nonnina, perdoni alla nipote. — Curiosa +donna! Sul più bello tornava alla carica +circa al matrimonio, e, s’io non le badavo, +correva dietro a una sua fantasia prediletta +e sclamava: — Capisco che tu vuoi maritarti +a tuo modo. Io mi rifarò su Clara. +<span class="pagenum" id="Page_131">[131]</span> +Quella lì deve maritarsi secondo i miei gusti. +Devono essere i primi giovani del paese quelli +che andranno a gara per averla in isposa! — E +pronunziava certi nomi sonori come se +già le si fosse presentata una ventina di +postulanti ed ella non avesse che l’imbarazzo +di scegliere. Allorchè ella veniva a +casa mia, portava sempre qualche regaluccio +per me o per Giannina, girava tutte le +mie stanze, guardava il mio ricamo e confessava +di sapere appena tener l’ago, si cacciava +le mani fra i capelli vedendo libri +da ogni parte, e non capiva come si potesse +tener tanta carta senza esser tormentati +dalle tignuole; si ravviava il vestito fermandosi +davanti a un nitido specchio di +Murano che ornava il mio salotto; spiccava +qualche fiorellino da’ miei vasi e non rimaneva +tranquilla un istante. La sua bella +voce armoniosa suonava come un gorgheggio +d’usignolo per le mie stanze. Era felice? +Chi lo sapeva? Solo un dì credetti scorgere +un velo di stanchezza sulla sua fronte. Essa +era appunto nel mio salotto, ed esaminava +la stoffa di alcune tende, alla divisa che vi +erano state messe da poco. Ad un punto +mi chiese: +</p> + +<p> +— Tu non ricevi quasi nessuno? +</p> + +<p> +— Pochissimi — rispos’io. +</p> + +<p> +— Nè il tempo ti par lungo? +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_132">[132]</span> +</p> + +<p> +— Tutt’altro! +</p> + +<p> +— Non ti capisco, ma t’invidio. +</p> + +<p> +— Davvero, mamma? +</p> + +<p> +— Sì, perchè non hai bisogno di stordirti. +</p> + +<p> +— Ma voi, dunque, questo bisogno lo +avete? +</p> + +<p> +Ella stette un momento perplessa, poi si +nascose il volto fra le mani, sì ch’io credetti +quasi che piangesse. Però si ricompose +in un attimo, sorrise del suo sorriso +più bello, diè una scrollatine di spalle, +e mormorò: — <i>Sciocchezze!</i> — Scosse il +campanello per chiamare la mia cameriera, +affinchè le desse uno spillo e l’ajutasse a +mettersi il cappellino e lo scialle, fece svegliare +i barcajuoli che dormivano saporitamente +in gondola, e scese la scala col passo +leggiero ed elastico d’una giovane diciassettenne +che non ha nè memorie che la +turbino, nè timori che la sgomentino. +</p> + +<p> +Giannina, che l’aveva accompagnata sino +alla gondola, mi ricomparve dinanzi ridendo, +tantochè io le chiesi che cosa avesse. +</p> + +<p> +— Ah! — ella rispose — Sua Eccellenza +la signora Lucietta ha un certo modo.... +Mi pose una mano sotto il mento come +s’io fossi una bimba, e volle ch’io la guardassi +in viso, indi esclamò: Sai che tu sei +divenuta veramente una bella donna, o Giannina? +<span class="pagenum" id="Page_133">[133]</span> +E non trovasti ancora nessuno che +te lo dicesse? +</p> + +<p> +Quando mia madre le fece questa parlata, +Giannina aveva già ventisette anni compiti +ed era realmente una bella donna, un +tipo degno del Veronese. Povera Giannina! +Chi se lo immaginerebbe vedendola oggi +così spelata e grinzosa e con tre soli denti +in bocca? Ma quarant’anni fa la era cosa +ben diversa. Che capelli, che occhi, e che +spalle sopratutto! Sono andate giù di moda +quelle spalle. Adesso o un grasso indecente +o una magrezza sfacciata. Tutto polvere +di cipro, stecche e cotone! Moltissimi +avevano detto a Giannina ch’ella era bella, +ma ella non aveva dato retta che a un solo, +e, secondo me, al peggiore de’ suoi spasimanti. +Era un artigiano lungo di statura +e corto di cervello, più giovane di lei, e +senza voglia di lavorare. Alla prima leva +ordinata dai Francesi lo avevano fatto +soldato, ma dopo esser rimasto per qualche +tempo sotto le armi venne rimandato in +patria in permesso, salvo ad esser richiamato +appena ve ne fosse il bisogno. Giannina, +che aveva giudizio da vendere, non +s’illudeva certo sui meriti del suo innamorato, +e anzi diceva senza troppi complimenti +che a voler esser sinceri bisogna +confessare ch’egli diveniva sempre più scemo, +<span class="pagenum" id="Page_134">[134]</span> +ma io credo ch’ella lo riamasse per +compassione, che è una tra le forme d’amore +più comuni in noi altre donne, quantunque +non sia tra le più lusinghiere pegli +uomini che ne sono l’oggetto. Paolo, +chè tale era il suo nome, disoccupato spessissimo, +suggeva intanto il borsellino della +sua fidanzata, la quale, ogni volta ch’era +richiesta di danaro, dichiarava esplicitamente +di voler rompere questa relazione, +e, ogni volta che l’aveva pagato, sentiva in +cuor suo d’esser più affezionata di prima +a quel bel mobile del suo sposo. Ella gli +aveva scoperto una buona qualità, ed era +quella di <i>lasciarsele dire</i>. Ciò significava +che riceveva con molta filosofia le lavate +di capo. — E sa ella — mi diceva spesso +Giannina — che vantaggio sia quello di +avere una persona con cui si possa prendersela +per qualunque cosa vada a rovescio? — Quanto +al matrimonio, non avevano +fretta nè l’uno, nè l’altra, e a ogni +modo non c’era da pensarvi finchè Paolo +con avesse ricevuto un definitivo congedo. +In complesso era un amore calmo, tranquillo, +che non impediva a Giannina di attendere +ai fatti suoi con molta solerzia e +molta intelligenza. +</p> + +<p> +Il tempo è una cosa che, quando è presente, +par lunga, e quando è passata, non +<span class="pagenum" id="Page_135">[135]</span> +s’intende mai come fuggisse sì rapida. Conducendo +una vita monotona, priva di gagliarde +emozioni, io ero giunta a ventiquattr’anni. +Il giorno in cui un bel braccialetto +regalatomi da mia madre mi annunciò +ch’io li avevo compiti, non potei +vincere un senso di dolorosa sorpresa. Ero +arrivata fino a quel punto, avevo toccato +l’età dopo la quale la giovinezza della donna +declina, senza raccogliere che arida sabbia +sulla mia via. Simile a chi, guadagnata la +cima d’un poggio, volge il guardo al cammino +percorso e vede lungo le siepi del +sentiero le rose, di cui, passando, non avvertì +che le spine, io così, volgendomi indietro, +vedevo fiorito e ridente il calle che +avevo trovato sì melanconico e nudo, e mi +sembrava un’amara ironia ch’esso tal m’apparisse +quand’io non potevo più ricalcarlo. +</p> + +<p> +Non so se questi pensieri mi si leggessero +sul viso in quei giorni, so che la signora +Elena, nipote dello speziale e fabbriciere, +nel farmi gli augurii d’occasione, +mi disse: — Cara Maddalena, non bisogna +poi credere che ventiquattr’anni sian molti, +li ho compiti un anno fa, e non mi sento +per questo men giovane. Credetelo, cara +amica, l’età nostra è la vera età in cui +una donna può destare affetti seri. — E +<span class="pagenum" id="Page_136">[136]</span> +nel mentre ella concludeva questo discorso, +la punta del naso le si andava facendo d’un +bel color pavonazzo, segno infallibile della +commozione del suo cuore. Non ho mai capito +il perchè di questa relazione costante +tra il cuore ed il naso della signora Elena; +è certo tuttavia che questa relazione c’era +e tradiva i riposti sentimenti della pretenziosa +zitella. Il naso di lei era come un +barometro. Esso segnava lo stato meteorologico +della sua anima. +</p> + +<p> +La signora Elena affermava di avere venticinqu’anni, +ma io credo ch’ella sbagliasse +il conto almeno di dieci. Certo è che ne +mostrava poco men di quaranta. Ma ella +ripeteva sempre — Siamo coetanee — e soggiungeva +poi con vezzo infantile — Andiamo, +non voglio dir bugie, lo so che sono +un anno più vecchia di voi. — A queste +sue affermazioni contrastava un’altra abitudine +ch’ella non sapeva levarsi di dosso, +ed era quella di voler essere stata presente +a una lunga serie di avvenimenti. Allora le +date si levavano, terribili testimonii, contro +di lei, ed ella s’accorgeva di aver messo i +suoi uditori al bivio di crederla vecchia o +bugiarda. Sembrandole però che l’ultimo +difetto fosse men grave, ella tentava uscir +dall’impiccio col dire — Era ben facile +capire ch’io scherzavo. — Questa signora +<span class="pagenum" id="Page_137">[137]</span> +Elena si piccava anche di essere donna di +lettere, e gustava più di me le poesie inedite +di Don Gaudenzio, il vicario, e la narrazione +de’ suoi colloqui con Gaspare Gozzi. +Ella aveva voluto assistere a una delle lezioni +ch’io davo alle mie piccole alunne, +ma non ne era rimasta pienamente soddisfatta. +Io le parevo troppo indulgente, ed ella +diceva sempre — Eh! i miei figli avranno +da fare con me. — Io non dubitavo che i +figli della signora Elena avrebbero avuto +da fare con lei, ma mi pareva che prima +essa avrebbe avuto da fare una cosa molto +importante con loro, vale a dire, partorirli. +A ogni modo, Elena, dopo avermi +rivolte gravemente le sue osservazioni, concludeva +sempre — Non pigliate mica in mala +parte le mie parole, non è vero? Mi sembra +che <i>tra noi ragazze</i> debba esserci piena +confidenza. — Carina quella ragazza! Del +resto, levandone il difetto del naso, del cui +colore non si poteva mai esser sicuri, e +l’affettazione sentimentale che non l’abbandonava +giammai, Elena non era nemmeno +un orco. A sentirla, aveva avuto gli spasimanti +a staia, ma non aveva mai trovato +il suo ideale. Dipendeva, secondo lei, dai +grandi rivolgimenti politici che trascinavano +nel loro vortice i migliori, i soli che le +sarebbero andati a versi. Perciò, ella era +<span class="pagenum" id="Page_138">[138]</span> +d’opinioni conservatrici. E, in questo, andava +pienamente d’accordo con Don Gaudenzio, +il quale perdonava a un unico rivoluzionario, +a Napoleone Bonaparte, che +aveva rialzato gli altari, vinto tutti i suoi +nemici, ed era Imperatore. La signora Elena +assentiva in tuono patetico, tanto da far +credere che Napoleone Bonaparte avrebbe +potuto essere il suo ideale se l’avesse conosciuto...., +ma, sfortunatamente, non l’aveva +conosciuto. Il nipote del mio notaio +invece, il signor Filippino, tendeva verso le +idee radicali, aveva una grande antipatia +per la signora Elena e per Don Gaudenzio, +manifestava una profonda venerazione per +me, e tutte le volte che da taluno era lodata +la bellezza d’una donna, diceva sprezzante +ch’egli non si preoccupava del corpo, +ma dell’anima..... — Sono strali che +egli rivolge a me — notava con piglio di +superiorità la signora Elena, la quale ci +teneva alla bellezza e ricambiava cordialmente +l’antipatia del signor Filippino. Quanto +a me, son certa che s’egli fosse stato meno +timido o io fossi stata più incoraggiante, +l’avrei visto a’ miei piedi in atto di farmi +una dichiarazione. Ma la sua massima audacia +fu quella di dire un giorno che <i>amore +uguaglia le più disparate fortune</i>. Sì +certo che le uguaglia, purchè amore vi sia +<span class="pagenum" id="Page_139">[139]</span> +da ambe le parti. Per quanto il signor Filippino +fosse ridicolo e uggioso, io lasciavo +ch’egli venisse a casa mia in riguardo a +suo zio, il mio notaio, che m’aveva usato, +convien dirlo, cure quasi paterne nel punto +in cui io mettevo in atto il mio divisamento +di far parte da me stessa. Povero +signor Lodovico! Com’egli s’illudeva sui +pregi di questo nipote! Con che compiacenza +esclamava: che ingegno ha Filippino! +non vi pare? E bisognava rispondergli di sì. +Il signor Lodovico era stato amicissimo +dello zio Baldassare, e m’aveva conosciuta +fin da fanciulla. Aveva contratto l’abitudine, +ogni volta che mi vedeva, di pizzicarmi +con due dita la guancia. Fattami una +ragazza grande e grossa, il signor Lodovico +non aveva smesso il vecchio uso, ma lo +praticava più di rado, visto ch’egli era di +piccola statura, e ch’io lo soverchiavo con +metà del capo, dimodochè gli era forza, +quando voleva prendersi quel gusto, di levarsi +in punta di piedi. Uomo d’indole essenzialmente +pacifica, non avrebbe mai affrontato +a viso aperto i pregiudizi del mondo, +nè, trovandosi ne’ miei panni, avrebbe concepito +un atto di ribellione simile al mio, +ma il suo animo era retto e il suo criterio +pieno di naturale equità, onde non poteva +a meno di ammettere tacitamente che i +<span class="pagenum" id="Page_140">[140]</span> +miei motivi erano pur rispettabili. Oltracciò +nutriva una sincera antipatia pel signor +Venanzio, e per quanto circospetto egli fosse, +la lasciava trasparir qualche volta. Se io, +nel desiderio assai ragionevole di sapere +come andassero le faccende di mia madre, +almeno dal lato economico, ne chiedevo +conto al signor Lodovico, egli mi rispondeva +in fretta: — Cara figliuola, che cosa +volete che ne sappia io? — Indi tirava +fuori la sua rotonda tabacchiera di tartaruga, +la prendeva fra il pollice e il medio +della mano sinistra, e, dandole una spinta +coll’indice della destra, la faceva girar due +volte sopra sè stessa. Compiuta questa operazione, +soggiungeva: — Ma, non ci vedo +chiaro. Questo signor Venanzio vuol far +l’uomo d’affari.... Sarà una brava persona... +non dico di no... ma non ci vedo chiaro.... — Più +di così non si poteva cavargli di bocca, +ma era abbastanza per capire che, secondo +lui, c’erano dei pasticci. +</p> + +<p> +Dirò ora in qual modo s’intorbidassero +le acque stagnanti della mia vita. +</p> + +<div class="chapter"> +<p> +<span class="pagenum" id="Page_141">[141]</span> +</p> + +<h2>X.</h2> +</div> + +<p> +Era un giorno dell’aprile 1811. Uscita +con Giannina sull’imbrunire, mi trovavo a +pochi passi di casa mia, quando due vaghe +fanciullette, che giuocavano vicino ad un +pozzo, mi corsero incontro saltellanti e gridando +con le loro allegre vocine: — Zia +Maddalena! zia Maddalena! — Erano due +delle mie piccole alunne, e si pavoneggiavano +tutte entro un gonnellino nuovo ch’io +avevo loro regalato poco dianzi. Mi chinai +a baciarle, mentre Giannina, ch’era stata la +sarta delle due bimbe, racconciava loro in +dosso il vestito e ne ravviava le pieghe +come artista inteso a dar gli ultimi tocchi +all’opera sua. Un ufficiale francese di bella +ed alta persona si fermò qualche istante a +guardarci con un interesse che parea singolare. +Non vi posi mente più che tanto, e +credendo ch’egli fosse colpito dalla bellezza +di Giannina, le dissi in tuono scherzevole: — Ecco +un rivale di Paolo. +</p> + +<p> +L’indomani era il giorno in cui solevo +recarmi da mia madre. Contro l’usato, anzichè +<span class="pagenum" id="Page_142">[142]</span> +farmi entrare nella stanza da lavoro, +il domestico m’introdusse in un salottino +contiguo, dicendo soltanto: — Sua Eccellenza +è qui. Insieme a mia madre v’era +un ufficiale in piedi che stava per accommiatarsi, +e non so perchè io arrossissi subitamente, +quando, essendosi egli voltato verso +di me, mi accorsi ch’egli era il medesimo +ch’io avevo visto il dì prima vicino a casa +mia. Egli pure parve riconoscermi, ma non +mi rivolse la parola finchè mia madre non +ebbe pronunciato la solita formola di presentazione. +Allora, fattomisi presso, con +quel piglio disinvolto che i Francesi hanno +comunemente, mi disse in discreto italiano +essere una lieta combinazione che lo faceva +incontrare con persona la quale egli aveva +veduta per la prima volta in posizione sì +interessante, attorniata da sì care bambine. +Indi soggiunse, che giacchè aveva l’onore +di conoscere da alcune settimane mia madre, +sperava che uguale relazione avrebbe +potuto stringere con la figliuola, e ch’io +lo avrei presentato a mio marito e gli avrei +concesso di frequentare la mia casa. Gli +risposi non senza imbarazzo che non ero +maritata, ciocchè lo fece essere <i>desolato</i>, +pensando che io fossi vedova, ma io gli +dissi che non ero vedova, ciocchè lo sorprese +ancora di più. Per mutar piega al +<span class="pagenum" id="Page_143">[143]</span> +discorso, gli chiesi se quell’avermi veduta +in mezzo a due bambine gli era parso così +interessante per uno speciale amore ch’egli +avesse pei fanciulli, ed egli confessò ch’io +aveva colto nel segno. Gli chiesi infine se +avesse figli; la quale domanda fece rider +mia madre, che gridò: — Oh che idea! Al +Visconte de Serges — era il suo nome — non +passa nemmeno per il capo di essere +ammogliato. +</p> + +<p> +È un damerino come gli altri, pensai +fra me, egli ci troverà ben poco gusto a +venire a casa mia. Pur non potevo rispondere +con un rifiuto alla sua domanda, e +gli dissi che sarei stata lieta di vederlo. +</p> + +<p> +Quando fummo soli con mia madre, ella +mi descrisse in poche parole questa mia +nuova conoscenza. — Il Visconte de Serges +appartiene a una fra le prime famiglie +francesi. È persona di modi squisiti, un +vero gentiluomo. Ma stanne in guardia. Dicono +ch’egli sia un gran trafittore di cuori. +È qui da pochissimo tempo, ma fece già +qualche <i>vittima</i> fra le bellezze della nostra +aristocrazia. +</p> + +<p> +— Ah! — risposi ridendo — per me +non c’è dunque pericolo. Io non sono bella +e non appartengo all’aristocrazia. +</p> + +<p> +— Vi appartieni — ella osservò con +qualche sussiego — per via di tua madre. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_144">[144]</span> +</p> + +<p> +Fatto si è, che il dì seguente mi vidi +comparire dinanzi il capitano de Serges. +</p> + +<p> +Durante il nostro colloquio, mutai d’opinione +sul conto suo tre o quattro volte. Lo +trovai a vicenda frivolo e serio, disinvolto +e impacciato. Non aveva certo il difetto +della curiosità, perchè non fece la menoma +allusione al mio tenore di vita, come se si +fosse trattato di cosa naturalissima. Tornò +bensì con palese compiacenza a discorrermi +delle due bambine che aveva visto saltellarmi +d’intorno, e quando intese che il +prodigar le mie cure all’infanzia era per +me un conforto e un diletto, mi parve che +egli stentasse a frenare la sua commozione. +Meno discreta di lui, lo interrogai sulla sua +famiglia, e s’egli avesse sorelle che fossero +ancora fanciullette, e il cui ricordo gli tornasse +alla mente. La sua fisonomia, che +s’era illuminata di una luce dolce e buona, +si oscurò tutto ad un tratto, non per corruccio, +ma per mestizia; pur non tardò a +ricomporsi, e mi disse che non aveva sorelle, +ma fratelli soltanto, e una cugina, e +una vecchia madre che vivevano in un loro +castello della Bretagna. — Mia madre! — egli +esclamò con un accento sincero. — Che +volete? Io l’amo, la sua immagine veneranda +mi sta scolpita qui dentro, ho nella +memoria le orazioni ch’ella mi ha insegnato +<span class="pagenum" id="Page_145">[145]</span> +bambino, ho dinanzi agli occhi, confusa +visione, i suoi abiti vedovili, sebbene, +lo confesso, più non rammenti mio padre. +Ma ohimè! Noi viviamo, per così dire, in +due mondi diversi, le idee di lei non sono +le mie, la casa de’ miei avi è un tempio +ove andrei a portare le mie preghiere e a +deporre i miei voti, non è più il soggiorno +ove potrei condurre la vita.... +</p> + +<p> +Non so s’egli stesse per farmi maggiore +confidenza, so che da un punto all’altro, +come chi si accorge di aver sbagliato la +strada e rifà i suoi passi, si mise in volto +la maschera dell’allegria e portò il colloquio +sulle solite frivolezze: sulle feste di Venezia, +sull’avvenenza delle nostre gentildonne, +sulla musica del nostro dialetto. Poscia si +congratulò meco per la bellezza tuttor rigogliosa +di mia madre e pel suo brio in +società. Disse che era un miracolo come +le dame veneziane si conservassero attraenti +anche quando l’età dei trionfi galanti dovrebbe +esser passata da un pezzo. +</p> + +<p> +— Ebbene, padroncina, che gliene pare? — mi +chiese Giannina quand’egli fu partito. +</p> + +<p> +— Mi pare un uomo come tutti gli +altri. +</p> + +<p> +— E io scommetterei di no — ella soggiunse — aspetti +un pochino e vedrà se +Giannina non ha ragione. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_146">[146]</span> +</p> + +<p> +— Che ti frulla pel capo? +</p> + +<p> +— Eh! lo so io. +</p> + +<p> +— Scioccherella che sei. Non capisci che +quella è gente della gran società, e ch’io +ne sono uscita da un pezzo e non voglio +più rientrarvi? +</p> + +<p> +— E allora sposi il signor Filippino — sclamò +ella ridendo. +</p> + +<p> +— Oh scimunita! Tiri proprio le impertinenze +per i capelli! Ci vorrebb’altro +che dessi retta a quel babbuino. Sta tranquilla +che non isposerò nè questo, nè quello. +</p> + +<p> +— Cose che si dicono. Penserebbe ella +forse di restar zitella tutta la vita? +</p> + +<p> +— E perchè no? +</p> + +<p> +— Su via, padroncina, li lasci tenere +alla povera gente questi propositi. Noi sì +che si farebbe bene a non mettere al mondo +tanti miserabili, ma lor signori, che +hanno tutto il ben di Dio, gli è proprio +un peccato mortale che non si facciano una +famiglia. +</p> + +<p> +— E tu credi proprio, mia buona Giannina, +che basti esser ricchi per esser contenti? +</p> + +<p> +— Non dico questo, ma.... +</p> + +<p> +— Vedi, per esempio, non sai che per +avere que’ tuoi belli occhi si potrebbe rinunciare +a molte centinaia di zecchini? +</p> + +<p> +— I miei occhi! Baie! Veda a che cosa +<span class="pagenum" id="Page_147">[147]</span> +mi hanno servito. A far che quello zoticone +di Paolo s’innamorasse di me. Bel +costrutto davvero. +</p> + +<p> +— Eppure tu sei sicura ch’egli non s’è +innamorato del tuo danaro.... e tu l’ami. +</p> + +<p> +— Io!.... Non so davvero se l’ami. È +forza d’abitudine. Sono ormai dieci anni +ch’egli mi si è appiccicato ai fianchi, e +penso ch’egli è il primo venuto e l’ultimo +rimasto. Tanti altri mi hanno detto paroline +dolci con più buon garbo di lui, tanti +altri erano più belli di lui, ma quelli lì +potevano trovare cento donne che loro facessero +festa. Ma Paolo, grullo com’è, chi +lo avrebbe amato, se non lo amavo io? +</p> + +<p> +E, così dicendo, la buona Giannina si +passava il rovescio della mano sugli occhi +per asciugarsi una lagrima. +</p> + +<p> +Quando fui per coricarmi, nello sciogliere +i miei capelli ch’erano luoghi e foltissimi: — Ecco — disse +Giannina — un tesoro, +che, ne scommetterei, ella ignora quasi di +avere. — E, avvicinandone al lume una +treccia: — Guardi — soggiunse — come +sono fini e lucenti. +</p> + +<p> +La mattina ella non ebbe pace finchè +non mi provò una nuova acconciatura. Io +lasciai fare, confrontando in silenzio nello +specchio il florido e allegro viso di Giannina +col mio, ch’era così poco favorito dalle +<span class="pagenum" id="Page_148">[148]</span> +grazie. Tuttavia, senz’accorgermene, mi facevo +ogni di più accurata della persona. +Ahi! la bellezza non veniva, per quanto di +buona volontà io ci mettessi, ma un cangiamento +era pur accaduto in me, e mia +madre, tutte le volte che ci vedevamo, mi +ripeteva con tuono di mistero: — La mia +figliuola mi prepara certo una grande sorpresa. +Poichè in casa mia il mondo va a +rovescio, ed ella non vuol permettermi che +io le trovi un marito, bisogna bene ch’io +m’aspetti di vedermi capitare un genero +dalle nuvole. Sarebbe curiosa che tu convertissi +al matrimonio il visconte de Serges. +</p> + +<p> +Follie! Il capitano Gastone non era nemmeno +un visitatore assiduo, nè io avrei potuto +esigere ch’egli fosse tale. Egli era un +ornamento della gran società. Tutte le porte +si spalancavano dinanzi a lui, tutti rendevano +omaggio all’amabilità de’ suoi modi e +alla vivacità del suo spirito. La casa mia +poteva offrirgli ben poche attrattive. Io avevo +la coscienza di non esser nè sciocca, +nè noiosa, ma non m’ero mai decisa a +fare del mio appartamento un convegno di +brio e d’eleganza, e non pretendevo che +chi era avvezzo all’eleganza ed al brio si +trovasse ad agio da me. +</p> + +<p> +Nel mio piccolo crocchio la notizia di +questa mia nuova conoscenza fu accolta in +<span class="pagenum" id="Page_149">[149]</span> +varia maniera. La parte maschile se ne +adombrò. Don Gaudenzio diceva ch’egli +aveva molta stima dei signori ufficiali, ma +che preferiva di starne alla larga; il giovane +Filippino divenne ironico e andava +osservando che per piacere alle donne non +c’è quanto vestir l’uniforme militare, e suo +zio, il signor Lodovico, mi susurrava all’orecchio: — Siate +prudente, Maddalena, +prima di tutto è francese, poi è soldato, e +finalmente è un Don Giovanni; siate prudente. — La +signora Elena invece pareva +essersi mutata in argento vivo, e l’avevo +sempre fra i piedi. Per giustificare la frequenza +delle sue visite, ella mi assicurava +ch’io le ero ogni giorno più simpatica e +che a non vedermi ci soffriva. Povera donna! +Poi insisteva perchè ci dessimo del <i>tu</i>, come +si dovrebbe far sempre <i>tra ragazze</i>. Dàlli +e dàlli, tanto fece che finì coll’incontrarsi +col capitano. Finse ritrosia verginale, voleva +ritirarsi, ma io la trattenni, ed ella +mostrò di cedere alla mia amichevol violenza. +Giurerei ch’ella si era preparata la +parte. Volle essere a vicenda patetica e vivace, +disinvolta e meditabonda. Quantunque +il visconte parlasse abbastanza spedito +l’italiano, ella sfoggiò tutte le sue cognizioni +di francese, e tra lo sforzo grandissimo +che ciò le costava, e l’agitazione del +<span class="pagenum" id="Page_150">[150]</span> +suo animo, non ho bisogno di dire se il +suo naso fosse divenuto rosso. Credo che +ella medesima se ne accorgesse perchè vi +portava continuamente il fazzoletto, e perchè +dopo quel giorno prese l’abitudine di +spargervi sopra un leggero strato di polvere +di cipro. L’impressione da lei prodotta +sul capitano non fu la più lusinghiera. — <i>Madamigella</i> +Elena è asmatica — egli +mi disse — e soffia come un mantice. — Dal +canto suo, anch’ella fu un po’ +disillusa. — Ha la fama d’esser così amabile, +così seducente — ella osservò: — io +lo trovo assai freddo. +</p> + +<p> +In complesso il capitano de Serges non +fu per lungo tempo che un conoscente di +più. Egli aveva acquistato una certa dimestichezza +in casa mia, mostrava di discorrer +meco volontieri, s’era fatte amiche in +un giorno le mie alunne, e, se nel recarsi +da me ne trovava qualcheduna per via, la +carezzava, la prendeva in braccio e faceva +rimaner la gente estatica per la sua degnazione. +Questa sua simpatia per l’infanzia +era prova d’animo gentile, ma forse era +spinta a un punto da parer singolare in un +soldato avvezzo a cingersi d’una doppia corazza +d’indifferenza. Però io non gli domandavo +spiegazioni; m’ero accorta che se +egli amava talora di far confidenze, non +<span class="pagenum" id="Page_151">[151]</span> +amava mai che gli venissero chieste. Comunque +sia, nulla di particolare fra lui e +me, nulla che uscisse dai limiti d’una discreta +amicizia. Forse io avevo ravvisato +in lui qualche aspetto agli altri sfuggito, +qualche disuguaglianza di carattere, che, a +parer mio, non gli nuoceva punto. Era questa +la sola preferenza ch’ei mi accordasse +e gliene ero più grata che di qualunque +regalo. Se la maggior parte de’ suoi conoscenti +lo aveva visto soltanto ridente e sereno, +io avevo sorpreso qualche nube sulla +sua fronte, egli non aveva arrossito a mostrarmisi +diverso da quel ch’egli fosse nei +suoi usati ritrovi. Io non sapevo sul suo +conto più degli altri, ma sospettavo, indovinavo +forse ciò di cui gli altri non avevano +nemmeno un lontano presagio. In +quella sua vita che si dipingeva come un +seguito di trionfi, doveva certo esservi qualche +pagina scura; qualche amaro disinganno +doveva avergli aperto nel cuore una +piaga tuttavia sanguinante. Ebbene; quel +dire: Di cento che vedono quest’uomo ogni +giorno, che lo vezzeggiano, che lo lusingano, +che pendono dalle sue labbra, che si lasciano +trasportare fra le sue braccia nel +turbinio delle danze, non una forse ebbe +un’idea, sia pur vaga e confusa, di tutto +ciò, ed io invece l’ebbi, io che lo incontro +<span class="pagenum" id="Page_152">[152]</span> +di rado, io che non sono bella, io che non +iscambiai seco nè teneri sguardi, nè misteriose +parole, era per me una cagione +d’orgoglio, e (perchè non dovrei confessarlo?) +di vanità segreta. Chi può dir quante +forme vesta, e in quanti fra i più nobili +istinti, fra i più gentili sentimenti sappia +trovar posto la vanità? +</p> + +<p> +Come rise mia madre un giorno ch’io +le dissi: — Il capitano de Serges sembra +impensierito nell’idea che possa ricominciare +la guerra! +</p> + +<p> +— Impensierito! Lui! Oh come si vede +che lo conosci poco! Se per la guerra gli +è nato fatto! Se gli ufficiali in tempo di +pace sono come pesci fuori d’acqua! Ah +carina! T’intendo. A te dispiacerebbe che +il capitano partisse, e, per non dir le cose +come stanno, attribuisci a lui il disgusto e +la meraviglia della partenza. Glielo racconterò +al Visconte, e ti terrà il broncio +quando sentirà che vuoi farlo passare per +un dappoco.... — Vedendo poi ch’io mi +turbavo: — No, no, piccina — soggiunse +in tuono carezzevole — sta tranquilla, non +gli racconterò nulla. +</p> + +<p> +— Via, mamma, vi prego — io risposi +seria — non tenete questi discorsi che mi +fanno male, io non parlo a caso, e se vi +dissi ch’egli è impensierito per timor della +guerra, vuol dire che lo so.... +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_153">[153]</span> +</p> + +<p> +— Lo sai! — ella esclamò, diventando +curiosa ad un tratto. — Narra, narra. +Avrebbe forse qualche <i>liaison</i> seria? Ne +raccontano tante! — E qui mi sciorinò i +nomi d’una dozzina di gentildonne che facevano +<i>les yeux doux</i> al capitano, chiedendomi +con insistenza dopo ogni nome: — Sarebbe +per questa? Sembra che tu sii la +sua confidente, dunque dovresti saperlo. +</p> + +<p> +Io ero sulle spine, ormai bell’e pentita +di aver toccato quel tasto. Non so perchè +tutte quelle supposizioni indiscrete di mia +madre mi dessero noia infinita. Quantunque +non appartenessi alla gran società, +conoscevo abbastanza le sue abitudini per +non iscandolezzarmene come una uscita +appena di convento; era quindi qualche +altra ragione che mi turbava e mi faceva +sentire così a malincuore le voci sparse +intorno agl’intrighi galanti del Visconte. +Però che diritto avevo io d’ingerirmi ne’ +fatti suoi; che posto potevo io sperare di +tener nel suo cuore? +</p> + +<p> +Ebbi un bel da fare a persuadere mia +madre ch’io non sapevo nulla, ma che, a +creder mio, se il capitano era impensierito +lo si doveva attribuire non già ad una +tresca amorosa, bensì a qualche altro motivo +ch’egli teneva celato. Ella partì scrollando +il capo e dicendomi: — Si vede che +<span class="pagenum" id="Page_154">[154]</span> +nemmeno in questo mi rassomigli. Io quello +che ho in cuore ho in bocca. +</p> + +<p> +Dopo tutto, le parole di lei mi avevano +lasciato una certa impressione, e io andavo +persuadendomi realmente ch’ella avesse colto +nel segno. Ciò aveva scemato la simpatia +con la quale io spiavo ogni cambiamento +d’umore di Gastone. Anch’egli si fece più +riservato, e la sua inquietudine, benchè gli +apparisse di tratto in tratto nel viso, non +traspariva più da’ suoi discorsi. +</p> + +<p> +Però, di lì a qualche settimana, mia madre, +che aveva nel frattempo teso le sue +reti, mi disse con grande solennità: — Tu +avevi ragione. Non è possibile che il Visconte +sia innamorato di nessuna delle persone +ch’io ti aveva menzionate. Feci le +mie indagini, e seppi che in molte case +egli non va nemmeno più. Chi sa che +cos’altro gli passi pel capo? Tutti dicono +ch’egli va a poco a poco ritirandosi dalla +società. Già questi Francesi sono tante piume.... +Non fidartene, Maddalena — ella soggiunse +ammonendo: — Non fidartene, bada +per una volta alla mamma. +</p> + +<p> +Ch’io volessi fidarmene o no, fui quel +giorno di una insolita ilarità. A spiegarne +il perchè sarei molto imbarazzata. Che il +capitano amasse tutte le gentildonne veneziane, +o che non ne amasse nessuna, doveva +<span class="pagenum" id="Page_155">[155]</span> +esser per me la stessa cosa. Ma egli +non amava sicuramente. Pure al cuore non +si comanda, e come vi sono talvolta malinconie +di cui non si può rendersi ragione, +così vi sono contentezze inconcepibili a chi +le prova. E poichè si danno giorni nei quali +può dirsi che l’animo si rifiuti di ricevere +le impressioni sfavorevoli, io non mi contristai +nemmeno quando Giannina, in un +tuono che voleva esser gajo, ma che nel +fondo era pieno d’amarezza, mi disse: — Oh +lo sa, padroncina, che le voci di guerra si +vanno diffondendo in paese, e che il cursore +ha detto in gran segretezza al fruttivendolo +che i soldati in permesso saranno presto +richiamati sotto le armi? Il fruttivendolo, +avendo visto passare di là Paolo, lo chiamò +per avvertirlo, e Paolo venne da me a confidarmelo +tutto sconcertato, e a voler ch’io +gli dessi un pajo di lire, parendogli che +una tale notizia meritasse d’esser diluita +entro un boccale di vino. In verità, io credo +che Paolo starebbe bene per un po’ di +tempo al reggimento, e non vedrei questo +gran male se me lo levassero d’attorno. Ma +dico per la cosa in sè. Che ne pensa lei, +padroncina? Avremo la guerra sì o no? +E non le pare che sarebbe tempo di finirla? +E che la sia una bella infamia che la +povera gente debba pagar le spese dei capricci +<span class="pagenum" id="Page_156">[156]</span> +di quattro teste coronate? E che ogni +momento, quando un padre non può più +lavorare e conta sul figlio, glielo portino +in capo al mondo, e se una ragazza è lì +sul punto di maritarsi (non dico di me, +che di Paolo ne son stucca e ristucca e ho +tanta voglia di andare a nozze quanta di +gettarmi in canale), ma, insomma, se una +ragazza è alla vigilia di sposare il suo fidanzato, +eccoti un foglio di carta bollata +che lo chiama pel tal giorno e la tal ora +al corpo e a rivederci al dì del giudizio. +Sa che cosa le ho da dire? Che dopo tante +rivoluzioni che lor signori han fatto, la povera +gente sta peggio di prima, e questa +è un’infamia in tutte le regole..... Parlo in +generale, perchè del matrimonio non me +ne importa un cavolo.... +</p> + +<p> +E mentre diceva così, si asciugava gli +occhi col grembiale. +</p> + +<p> +Io tentavo consolarla e persuaderla che +la guerra non sarebbe poi avvenuta. Su +questo proposito avevo io stessa un’opinione +curiosa, suggeritami forse, come spesso +accade, dal desiderio. Non volevo credere +alla guerra, ma non mi doleva ch’ella apparisse +come probabile. Nell’incalzare degli +eventi, io pensavo, il capitano Gastone +sarebbe uscito del suo riserbo, io sarei divenuta +la sua confidente, io avrei potuto +<span class="pagenum" id="Page_157">[157]</span> +fare qualche cosa per lui. Poi le nubi si +sarebbero dissipate, non sarebbe rimasta +che la dolcezza del pericolo sfuggito, e il +soave legame delle nostre anime. Così, chi +ben consideri, si risolvono quasi sempre i +proponimenti eroici onde noi ci vantiamo. +Si affronta con la fantasia il mare in burrasca, +ma si pensa prima ad assicurarsi +la riva. +</p> + +<div class="chapter"> +<h2>XI.</h2> +</div> + +<p> +— Non vedi, carina, — la signora Elena +l’aveva spuntata e mi dava del <i>tu</i> — non +vedi com’è malinconico stassera il Visconte? +Io non so davvero se sia conveniente ch’io +continui a venir da te nelle ore in cui posso +incontrarlo. È chiaro, e la stessa sua riluttanza +a rivolgermi la parola, lo prova, +ch’egli vorrebbe farmi la corte. Ma io di +questi spasimanti non ne vado in cerca, +perchè non si riesce che a compromettersi. +Gran brutto destino di noi altre povere +donne! Se non si sta bene in guardia, una +volta o l’altra ci colgono di sorpresa e allora +<i>patatrac</i>. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_158">[158]</span> +</p> + +<p> +Indi si fece fresco col fazzoletto per temperare +i calori che le salivano alla testa... +</p> + +<p> +Questo comico discorso, fattomi una +sera dalla signora Elena, non ebbe altro +effetto che di richiamar la mia attenzione +sul capitano, il quale, malgrado i suoi sforzi +per parer disinvolto, era realmente assai +conturbato. Colsi un momento propizio per +farmiglisi presso e per chiedergli: — Dunque, +capitano, quali novelle? +</p> + +<p> +— Eh! cara Maddalena, si parla più che +mai della guerra. +</p> + +<p> +— Son ciarle solite. Ci si è tanto abituati +che non si sa divezzarsene — rispos’io. — Del +resto, non sarebbe certo +quest’idea che vi terrebbe soprappensiero. +</p> + +<p> +— Una volta, no, adesso è altra cosa. +</p> + +<p> +— Sentite, capitano — diss’io a voce +bassa e commossa — io sono forse la più +discreta, sono certo la meno compromettente +delle vostre amiche. Se in nome di +questa mia qualità, io vi pregassi di dirmi +se posso far qualche cosa per voi, ve ne +avreste a male? +</p> + +<p> +— Buona Maddalena — egli rispose stringendomi +la mano — nessuna è degna quanto +voi delle mie confidenze.... E vi giuro che +se dovrò dire ad anima viva quello che mi +sta sul cuore, lo dirò a voi.... Ma oggi no.... +sarebbe inutile.... sono tuttora perplesso.... +<span class="pagenum" id="Page_159">[159]</span> +domani forse.... oh non sapete quanto bene +mi abbiano fatto la vostre parole! +</p> + +<p> +Lo fisai in volto. Una lagrima colava su +quelle gote abbronzite, una commozione +dolce e profonda era dipinta su quella faccia +virile. Veder piangere un essere debole +affligge, ma lo spettacolo del dolore là ove +tutto spira forza ed energia conturba molto +di più. Se chi è avvezzo a sorridere in +mezzo al pericolo, a durar con fronte serena +le privazioni ed i patimenti, si accascia +sfiduciato, dev’esser ben grande la +cura che lo rode e travaglia! Oh poter conoscere +questo mistero, poter esser consolatrice +di questo affanno, ecco qual era in +quel momento il fine supremo dei miei desiderii. +È l’ambizione delle brutte codesta!.... +Oh se la si potesse sapere, se la si volesse +scrivere la storia di tante donne brutte! Si +vedrebbe quante piaghe esse abbiano risanato +che le loro felici rivali hanno aperto! +</p> + +<p> +Speravo di veder Gastone l’indomani, ma +egli non venne nè quel dì, nè il dì appresso. +Solo nel mattino del terzo giorno +mi capitò un suo biglietto: — Cara <i>Madamigella</i> — egli +mi scriveva — ho ricevuto +l’ordine di andare al Lido con la +mia compagnia. Staremo quindi alcune settimane, +un paio di mesi forse senza vederci. +Intanto addio, e grazie delle offerte +del vostro cuor generoso. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_160">[160]</span> +</p> + +<p> +La lettera mi parve molto arida, molto +breve; certo non era quella ch’io m’attendevo. +Temetti che anche l’annunzio del suo +trasloco al Lido fosse un pretesto per sottrarsi +a confidenze che gli pesavano, e mi +sorse nell’animo il dubbio di essere stata +indiscreta. Però non tardai ad aver da mia +madre la conferma della partenza del capitano. — Il +prossimo carnevale — ella mi +disse; eravamo allora nel dicembre 1811 — il +Visconte de Serges lo passerà tra l’insalata +delle nostre isole. Bel divertimento! +Ti confesso però ch’egli era divenuto così +ottuso da non render punto gradevole la +sua compagnia. Pare impossibile come si +sia cambiato da un punto all’altro quell’uomo! +Già io l’ho sempre detto che i +Francesi son matti.... A proposito. E questa +guerra c’è o non c’è? Mio marito, che, +come sai, bazzica coi grandi, dice sempre +che si vedranno cose non più vedute, e +che non si può presagire fin dove porteremo +le nostre aquile. Vale a dire fin dove +le porteranno, chè certo nè lui, nè io vi ci +immischieremo. Venanzio, poi, gli è un coniglio.... +Ah! ora mi rammento. Voleva dirti +un’altra cosa. Sai di quelle nostre magnifiche +biblioteche intagliate dal Brostolon. Le +son sempre vuote. Mi è venuta l’idea, bada, +è venuta a me e non ad altri, che ti potessero +<span class="pagenum" id="Page_161">[161]</span> +convenire. Tu leggi tanto, hai tanti +libri! Noi invece.... lo sai, la non fu mai +la nostra passione.... Cosicchè, prima di +discorrere con alcuno, ne faccio la proposta +a te. Sarebbe facilissimo intendersi.... +</p> + +<p> +Queste parole significavano per me l’avverarsi +del presagio dello zio Baldassare. — Avete +adunque imbarazzi finanziari, mamma? — interruppi. +</p> + +<p> +Ella si meravigliò, e mi rispose: — Che +grilli ti passano pel capo? Imbarazzati noi? +Con Venanzio, che è un amministratore di +quella specie, un amministratore che prima +di sposarmi aveva messo in sesto due o +tre patrimonii rovinati. +</p> + +<p> +— Badate, mamma, che si dice tutto all’opposto. +</p> + +<p> +— Ah! sicuro, ognuno ha i suoi nemici, +e Venanzio ne ha più degli altri. Ma le +cose sono quali le dico io, non quali le si +dipingono dai chiacchieroni della bottega di +caffè. Del resto, quanto a noi, grazie al +cielo, si nuota nell’abbondanza. E se non +vuoi saperne dell’affare che ti ho proposto, +non parliamone più.... +</p> + +<p> +Povera mamma! Sempre così spensierata. +</p> + +<p> +Invero c’era più da compiangerla che da +rimproverarla. Misurai con l’occhio l’altezza +delle mie stanze. Le biblioteche ci sarebbero +state forse, ma a gran fatica. Nondimeno +<span class="pagenum" id="Page_162">[162]</span> +accolsi la massima dell’acquisto, deliberata +d’informarmi intanto dal mio notajo se vi +fossero guai serii nelle faccende di mia +madre. Io già presentivo che la catastrofe +non doveva essere troppo lontana. Se non +vi fosse stato che il signor Venanzio di +mezzo, avrei assistito con voluttà fredda e +crudele alla sua caduta; ma c’era anche +colei che, quali fossero i suoi torti, mi aveva +data la vita. Potevo essere indifferente +al suo destino? +</p> + +<p> +Il giorno medesimo in cui mi si era fitta +nel cuore questa nuova spina, la mia cameriera +mi comparve dinanzi con due <i>buccole</i> +d’oro ch’io non le avevo mai visto +prima. +</p> + +<p> +— Il tuo sposo è diventato prodigo? io +le dissi. +</p> + +<p> +— Il mio sposo! Mi canzona? È un regalo; +indovini di chi? +</p> + +<p> +— Come vuoi ch’io m’immagini? +</p> + +<p> +— Di sua mamma, sua eccellenza la signora +Lucietta. +</p> + +<p> +Beata imprevidenza! Forse alla vigilia +d’un disastro, mia madre profondeva i suoi +doni come ne’ tempi della sua maggiore +ricchezza. +</p> + +<p> +Circa alla guerra, nulla di nuovo. Per +lunghe settimane fu una continua alternativa +di sì e di no. Paolo non era stato ancora +<span class="pagenum" id="Page_163">[163]</span> +chiamato sotto le armi, ma diceva che +quell’incertezza era peggiore di tutto, e per +confortarsi si ubbriacava ogni sera a spese +della sua fidanzata. Quand’era brillo, diventava +estremamente bellicoso e proclamava +in tuono solenne ch’era assai meglio andare +in battaglia che a nozze. — Spendo pur +bene i miei denari — rifletteva Giannina, +con quel suo fare burlesco, sotto cui era +celato un tesoro d’affetto e di sacrifizio. — Quand’è +<i>sincero</i> è stolido, quando è +ubbriaco è villano. +</p> + +<p> +Intanto Gastone non si faceva vivo. Non +un’ambasciata, non una riga. Forse egli sarebbe +partito da un’ora all’altra senza dirmi +una parola, senza mandarmi un saluto, forse +non lo avrei più visto. Non so esprimere +il male che mi faceva questo pensiero. La +mortificazione, il dispetto di vedermi trascurata +erano un nonnulla al confronto del +dolore di non vederlo più. Io non ero niente +per lui, ma, era ormai inutile che lo dissimulassi, +egli era molto per me. Oh! quanto +io ero infelice. Giannina se ne accorgeva, e +cercava consolarmi con certi argomenti tutti +suoi. Ella mi diceva, tra l’altre cose, che gli +uomini non capitano pei versi a noi donne +che quando hanno bisogno di noi, e che +se il capitano, come aveva lasciato trapelare +da’ suoi discorsi, contava sul mio ajuto +<span class="pagenum" id="Page_164">[164]</span> +per qualche cosa, stessi pur sicura ch’egli +sarebbe venuto a galla. +</p> + +<p> +Così passò buona parte del carnovale 1812, +e si può immaginarsi che carnovale fosse +per me. Aliena sempre dai teatri, dai ridotti, +dai balli, quell’anno condussi una +vita claustrale. Non una volta alla <i>Fenice</i>, +non una sera in piazza San Marco. Mi +giungeva appena l’eco dell’allegria popolare, +clamorosa in quell’anno forse più del consueto, +udivo nella notte il canto di qualche +maschera avvinazzata o il sibilo dei fischietti, +delizia dei monelli veneziani. Mia +madre, per iscarico di coscienza, mi aveva +invitata a non so quante feste, e aveva +fatto le solite meraviglie ch’io, ricca com’ero, +giovane e <i>nobile</i> per parte di lei, +mi ostinassi a vivere come una cittadina +qualunque, e per peggio lasciassi sfuggirmi +tutte le occasioni di cospicui matrimonii. — Sei +sempre stata un cervellino — ella +concludeva — ma adesso ci dev’essere qualcosa +sotto, e scommetto che quel famoso +capitano ti ha stregata. +</p> + +<p> +Una mattina del febbraio Giannina comparve +nella mia camera per tempissimo. +Ella era pallida e con la faccia sconvolta. +</p> + +<p> +— Paolo parte stassera — ella esclamò +coprendosi il volto con le mani, e, pronunziate +appena queste parole, ruppe in un +pianto dirotto. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_165">[165]</span> +</p> + +<p> +Si dice che i mali previsti riescono meno +penosi. È una verità che patisce di molte +eccezioni. L’anima nostra è fatta in guisa +che ai timori alterna sempre le speranze. +Così non accade quasi mai che si tema +per lungo tempo una sventura senza sperar +ch’ella non accada, e in questa vicenda +di pessimismo e d’ottimismo si forma +l’equilibrio a cui l’anima si avvezza. Ma +quando la sventura succede, l’equilibrio si +sfascia, non si ricordano più i timori, si +ricordano le speranze sì a lungo nudrite.... +</p> + +<p> +E la povera Giannina ne faceva duro +esperimento. Ella aveva scherzato le mille +volte, la pazzerella, sulla partenza del suo +fidanzato, aveva mostrato non solo di rassegnarvisi, +ma di esserne lieta come di cosa +che la liberava da una seccatura. In tal +guisa ella aveva esaurito tutta la sua forza +di resistenza, e ora, sotto il colpo, stava +accasciata senza dir parola. +</p> + +<p> +A me pure l’annunzio di Giannina aveva +fatto gelare il sangue. Se Paolo partiva, +voleva dire che stava per avverarsi ciò che +già si era predetto; tutta la guarnigione +di Venezia (meno uno o due battaglioni di +deposito) era chiamata a Verona per mover +di là verso incognita meta. Non bastava +la guerra, ormai cronica, di Spagna. Ce +n’era in serbo un’altra più grossa. Il capitano +<span class="pagenum" id="Page_166">[166]</span> +Gastone era sicuramente sul punto +di lasciar Venezia. O forse l’aveva lasciata! +Senza venire da me! Senza rivelarmi il segreto +di cui dovevo esser la confidente! +Senza immaginar forse ch’io l’amavo, oh +sì l’amavo, è vano dissimularlo, e l’amavo +più di tutte le altre che gli avevano sussurrato +all’orecchio dolci parole, perchè io +non pretendevo ricambio all’amor mio, perchè +ero rassegnata a chiuder in me stessa +i miei spasimi, le mie gelosie, pur di avere +un posto ne’ suoi pensieri. +</p> + +<p> +— Meglio esser come te, Giannina — io +dicevo, rotto ormai ogni ritegno. — L’uomo +che ami parte, ma sei tu che gli dai +l’ultimo addio, sei tu che gli fai le ultime +raccomandazioni, egli parte riamandoti, ma +l’uomo pel quale sento che darei la vita, +nemmeno si ricorda ch’io esista, e forse +adesso si ride di questa povera donna così +ingenua da riscaldarsi il sangue da sola. +</p> + +<p> +Tutto ponderato però, nemmeno la sorte +di Giannina era invidiabile. +</p> + +<p> +Paolo, che aveva vestito la divisa militare, +venne più tardi ad accomiatarsi da me, +e in verità egli non mi pareva tal cavaliere +da fare insuperbire la sua dama. Era +sempre stata una strana cosa che Giannina +se ne fosse innamorata, e lo spettacolo +ch’egli dava di sè in quel momento era assai +<span class="pagenum" id="Page_167">[167]</span> +poco decoroso. Quello zotico scimunito, +in occasione della partenza, aveva alzato il +gomito più del consueto, e non si reggeva +in piedi che mutando posizione ad ogni +istante per ristabilir l’equilibrio. Ma come +gli accadeva sempre quand’aveva bevuto, +era arditissimo, e annunciava alla sua bella +prodezze memorabili da disgradarne quelle +di Rodomonte e d’Orlando. +</p> + +<p> +— Dicono che ci sia la guerra col Russo — egli +borbottava: — Oh l’avranno da +far con me. L’autocrata delle Russie io gli +tiro il collo come se fosse un pollastro. Oh +la dev’essere bella! E se vi sarà la guerra +con la Russia, non avremo con noi la Turchia?.... +Voglio andare a Costantinopoli. +Viva il Gran Turco! Viva le donne turche!.... +Scusa Giannina, non è per farti +torto, ma le donne del serraglio voglio vederle.... +Però sempre col dovuto rispetto.... +Il buon guerriero non manca di fede alla +sua donna. E tu sei quella.... E dopo la +guerra si faranno le nozze, con l’intervento +della signora Maddalena, che anche lei si +sarà sposata in quel tempo.... Viva gli +sposi! +</p> + +<p> +Mentre egli farneticava così, la buona +Giannina aveva nascosto la faccia nelle palme, +e voltatasi verso la parete e a quella +appoggiata la fronte, piangeva a calde lagrime. +<span class="pagenum" id="Page_168">[168]</span> +Allorchè egli si mosse, ella lo seguì +col capo chino, ponendogli la mano sulla +spalla, mentr’egli diceva: — Donne, sempre +donne! Timide come conigli e lagrimose +come vitelli! Forza, perdio, e specchiatevi +nel mio esempio! +</p> + +<p> +Mi accorsi ch’ella non aveva più all’orecchio +le belle <i>buccole</i>, dono di mia madre, +e, come seppi dipoi, ella aveva impegnato +oltre a queste anche quelle che io le avea +regalate, e dato fondo a buona parte delle +sue economie affine di raggranellare un piccolo +peculio pel suo Paolo. Poveretta! +</p> + +<p> +Erano le tre, ed io stavo sola nel mio +salottino con un libro aperto dinanzi a me, +del quale non mi riusciva di leggere una parola, +giacchè ad ogni tratto gli occhi mi si +offuscavano e io dovevo far forza a me stessa +per non iscoppiare in un pianto dirotto. +Pensavo al sogno che m’era balenato un +istante alla fantasia e che si dileguava così. +Pensavo alla mia giovinezza omai volgente +al tramonto senza una lieta memoria, senza +una dolce speranza, e mi dolevo meco +medesima che poichè Dio non m’aveva concesso +nè la grazia, nè la bellezza ch’egli +profonde a tante donne, egli mi avesse dato +un cuore capace d’affetto, un’anima assetata +di gentili emozioni. Che mi giova esser +ricca, io dicevo fra me, che mi giova +<span class="pagenum" id="Page_169">[169]</span> +vivere ormai se nulla mi lega alla terra? +Chi ha bisogno di me? Mia madre corre +alla sua rovina, ma sul fatale sentiero ella +trova la gioia e la pace dello spirito; a +pormi sul suo cammino non riuscirei ad +arrestare i suoi passi, ma soltanto ad affrettarle +l’ora terribile del disinganno. Le +mie picciole amiche del vicinato, le mie alunne +si sarebbero data pace fra poco; d’altronde, +non avevo io modo, se fossi morta, +di lasciar loro l’agiatezza? Anche Giannina, +la buona Giannina, che pur mi avrebbe +pianto di lagrime sì calde e sincere, non +potevo io farla ricca, non potevo mutare i +suoi destini piuttosto lasciandola erede di +parte delle mie sostanze che vivendo daccanto +a lei? +</p> + +<p> +Un colpo bussato al portone mi tolse a +queste lugubri fantasie di suicida. Balzai in +piedi, tesi l’orecchio, mi rasciugai le lagrime, +mi ravviai i capelli sul fronte, diedi +un’occhiata allo specchio, tutto nel volger +di pochi secondi. Era desso, era il suo +passo, la sua voce. +</p> + +<p> +Prima che Giannina o altri fra i domestici +lo annunziasse, egli aveva spalancato +l’uscio ed era dinanzi a me. +</p> + +<p> +— Maddalena! — egli esclamò. +</p> + +<p> +Io dovevo tenermi alla spalliera della +seggiola per non cadere. Egli accorse, e mi +sostenne. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_170">[170]</span> +</p> + +<p> +— Che avete, Maddalena? — egli disse +parendo sorpreso della mia commozione. +</p> + +<p> +Non ebbi che la forza di chiedere: — Partite? +</p> + +<p> +— Questa notte — egli rispose. — Oggi +soltanto potei ottenere licenza per qualche +ora.... Ma, per carità, Maddalena, che avete? +Siete così turbata ch’io non mi sento nemmeno +il coraggio di parlarvi d’un affare +mio, d’un affare che mi sta tanto a cuore! +</p> + +<p> +Queste parole produssero in me una vera +trasformazione. Era dunque giunto il momento +in cui sarei stata messa a parte dei +suoi pensieri, in cui avrei potuto provargli +quanto più fida amica gli fossi delle beltà +lusinghiere ch’egli incontrava nelle sale patrizie. +Ricomposi il volto alla calma, mi +sforzai di sorridere, e ripresi il mio posto +invitandolo a sedere. +</p> + +<p> +— Oh se sapeste, Maddalena — egli ripigliò +a dire — volevo scrivervi, ma fino +a ieri non seppi risolvermi ad alcun partito. +Mi ascolterete voi con animo benevolo? +Mi perdonerete se, pochi mesi addietro, a +voi estraneo del tutto, oso chiedervi oggi +ciò che si chiederebbe appena ad una sorella? +</p> + +<p> +— Parlate, Gastone: — io sclamai — parlate +per amor del cielo. Tutto quello +che può fare una donna — fui sul punto +<span class="pagenum" id="Page_171">[171]</span> +di dire <i>una sorella</i>, ma non so perchè la +parola non volle uscirmi dal labbro — tutto +quello che può fare una donna che vi è +sinceramente affezionata, ve lo giuro, io farò. +</p> + +<p> +— Egli mi prese vivamente la mano, e +la portò alla bocca coprendola di baci. +</p> + +<p> +— Grazie, Maddalena, grazie. +</p> + +<div class="chapter"> +<h2>XII.</h2> +</div> + +<p> +— Non è una storia lieta, o Maddalena, +quella ch’io sono per raccontarvi — cominciò +il capitano — non è nemmeno una +di quelle storie che si narrino solitamente +alle giovanette. Pure, come potrei ricorrere +alla vostra bontà, dissimulando il vero o +dicendolo a mezzo? +</p> + +<p> +Quattro anni fa, io ero di guarnigione +in Verona. Ero giovane, allegro, e, sotto +alcuni rispetti, assai poco scrupoloso. Venivo +di Spagna, ove avevo durato fatiche +e corso pericoli senza numero, e non mi +pareva vero di occupare ormai negli spassi +galanti il tempo ch’io avevo impiegato fino +allora ad ammazzare e a rischiar di farmi +<span class="pagenum" id="Page_172">[172]</span> +ammazzare. Menai una vita dissipata, che +non intendo descrivervi e della quale non +ho punto ragione di andar superbo. Tuttavia +le mie avventure nel mondo elegante +non ebbero altre conseguenze che di qualche +colpo di sciabola dato o ricevuto, ciocchè +per un militare si chiama uscirne assai +a buon mercato. Gl’imbarazzi dovevano +nascere ov’io me li sarei meno aspettati. +Dimorava vicino alla casa ov’io ero d’alloggio +una fanciulla del popolo, orfana +d’ambo i genitori, e rimasta in cura a due +lontani parenti, marito e moglie, gente senza +pudore e senza coscienza. Ella era bellissima, +e aveva inoltre un fare ingenuo e verginale +che contrastava singolarmente con la sfacciataggine +de’ suoi <i>ospiti.</i> Appariva manifesto +che quegli sciagurati miravano a trar +partito dall’avvenenza di lei, e poich’ella +non s’acconciava ai loro voleri, le facevano +subire mille maltrattamenti. La poveretta +andava ogni mattina al suo lavoro cogli +occhi gonfii di lagrime, e ne tornava ogni +sera con lo sgomento dipinto sul viso, per +gli amari rimbrotti, per le ciniche proposte +che l’attendevano nel tetto domestico. Pur +nè i segni del pianto, nè l’ansietà che corrugava +la sua fronte di sedici anni toglievano +alla sua bellezza. O piuttosto anzi +ell’era, nella sua malinconia, più seducente. +<span class="pagenum" id="Page_173">[173]</span> +Accadde una volta ch’io sentissi scagliarsi +un nugolo d’impropérii contro la giovinetta, +nè questa era cosa nuova. Però agl’improperii +successero le minaccie, e udii, o mi +parve, la voce della fanciulla che chiamava +aiuto. Obbedendo agl’impulsi dell’umanità, +fui d’un salto in istrada, non ebbi che a +spinger con forza la porta contigua alla +mia, e fatto pochi gradini di legno, mi trovai +in una stanza sudicia e affumicata, ove +un omaccione teneva per ambe le braccia +l’Emilia (era questo il nome della ragazza), +mentre una donna piuttosto attempata, dall’aspetto +di megèra, le menava spietatamente +schiaffi e pugni sul viso. Un bellimbusto +tutto odorato di muschio se ne +stava in un angolo, dicendo con voce melliflua +e sottile: — Fate piano, è meglio +andar con le buone. — Al mio comparire +il giovinotto se la svignò rapidissimo, +e i degni coniugi lasciarono la loro vittima +e rimasero immobili, allibiti. Non so che +sarebbe accaduto di loro se la fanciulla, +rasciugandosi la bocca sanguinolenta, non +si fosse interposta, e non mi avesse scongiurato +di risparmiarli. Tuttavia non mi +mossi di là senz’aver prima dichiarato che +al rinnovellarsi di una scena simile le cose +non sarebbero passate sì lisce, e che chi +avesse posto le mani addosso all’Emilia +<span class="pagenum" id="Page_174">[174]</span> +l’avrebbe avuta da far con me. Sotto l’aspetto +contrito delle due creature abbiette +e vilissime che mostravano di non aver +più sangue nelle vene per la paura, si sarebbe +forse potuto scorgere un risolino +beffardo, a cui allora non posi mente, ma +che mi tornò poscia più volte al pensiero +come il presagio di ciò che doveva +succedere. L’istinto perverso rendeva indovine +quelle anime prave. L’ufficiale apparso +così in buon punto come nemico avrebbe +finito coll’essere un efficace alleato. Ciò che +essi volevano che avvenisse della loro Emilia, +sarebbe avvenuto. Io credevo di averla +salvata e l’avevo perduta.... Non fu d’altri, +fu mia. Con che arti ingannassi la sua +buona fede, con che menzognere promesse +vincessi la sua ritrosia, io non ve lo dirò, +o Maddalena. Ho già troppo parlato. La è +una brutta pagina della mia vita, nè il seguito +della mia narrazione basterà a scancellarla. +La fanciulla aveva un presentimento +della sua caduta; pur non disperava +ancora di me, pur non sapeva ancor persuadersi +che l’uomo il quale l’aveva difesa +contro coloro che volevano trascinarla alla +colpa, ve l’avesse trascinata egli stesso per +lasciarla nel fango. +</p> + +<p> +Affrettiamo il racconto. Quando, irresistibile +come la marea che sale, il tedio +<span class="pagenum" id="Page_175">[175]</span> +andava impadronendosi di me, ella mi disse +che si sentiva madre. Nel darmi questa +nuova il suo sguardo dolce e profondo mi +ricercò con sì trepida ansietà i moti del +volto ch’io seppi nascondere l’impressione +sgradita che la sue parole mi avevano fatto, +e volsi il discorso alle cure che le erano +imposte dalla sua nuova condizione. E, invero, +ella era ormai gracilissima, e, se non +l’affetto, l’umanità voleva che le si usasse +ogni cortese riguardo. Malcontento di me, +ora per aver cominciato quella tresca, ora per +non averla saputa finire a tempo, io vedevo +che un pensiero le logorava la vita, +il pensiero dell’avvenire serbato alla sua +creatura. Nè io ero in grado di darle quei +conforti, che, soli, sarebbero riusciti efficaci. +Per sottrarmi alle noie de’ suoi venali +parenti avevo un mezzo infallibile, per consolar +lei avrei dovuto parlarle d’un amore +che più non sentivo, rinnovarle promesse, +che, a mente fredda, mi sarebbero sembrate +ipocrisie imperdonabili. Le mezze virtù, +o Maddalena, di rado ispirano qualche cosa +di buono, e quando non si sappia essere +onesti davvero poco frutta non voler essere +ipocriti.... +</p> + +<p> +E la povera Emilia, di mano in mano +che si avvicinava il giorno che avrebbe posto +il suggello alla sua vergogna, diveniva +<span class="pagenum" id="Page_176">[176]</span> +più inquieta, più angosciata; strani terrori +le assalivano lo spirito; tutte le sue antiche +ritrosie di fanciulla, tutti quegli istinti +pudichi che l’avevano difesa sì a lungo +contro le insidie de’ suoi turpi congiunti, e +ch’io avevo saputo vincere con fallaci lusinghe, +si ridestavano adesso più gagliardi +che mai. Erano stati un tempo il suo tesoro, +erano adesso il suo tormento. Invano +io le avevo promesso che il suo bambino +non le sarebbe stato tolto dal fianco, che +nè a lei, nè ad esso alcuna cosa sarebbe +mancata; invano avevo tentato di farle brillare +dinanzi agli occhi il sogno d’un tranquillo +avvenire. Accasciata, con le braccia +intrecciate, con le pupille fise a terra senza +lagrime, la si sarebbe detta la statua della +desolazione. Così affievolita di membra e di +spirito, ella subì la prova fatale a tante +donne. Quando fui chiamato al suo letto, +vidi una gracile creaturina che dormiva entro +una cuna, e lei, quella Emilia già così +florida e bella, ridotta del color della cenere +e coi segni della morte sul viso. Ebbene, +o Maddalena, la morte io l’avevo vista mille +volte sul campo senza sgomento, l’avevo +recata io stesso con la mia spada senza +rimorso, ma vederla su quella faccia innocente, +su quella fronte ond’io avevo macchiato +il candore, ma pensare che quella +<span class="pagenum" id="Page_177">[177]</span> +tragedia si compiva per cagion mia, era +tal cosa da soverchiar le mie forze. Mi chinai +sul suo guanciale, baciai le sue labbra +ardenti dalla febbre, e in mezzo alle lagrime +le chiesi che potessi fare per espiar +la mia colpa. Ed ella, già così timida, ella +che non mi aveva mai chiesto nulla al +mondo, resa audace dal fuggir della vita: — Oh +Gastone — esclamò — se è vero +che mi avete voluto bene — salvatemi dalla +collera del Signore, date un nome a quella +povera innocente della vostra figliuola;.... +fra poche ore sarete libero nuovamente.... +sposatemi.... +</p> + +<p> +Trasognato mi guardai intorno. Non v’era +che il medico in un canto, il quale fece un +gesto che voleva dire: — Accontentatela, +ella muore. — La richiesta che mi sarebbe +parsa folle in altro momento, e a cui, lo +confesso, non avrei risposto che scrollando +le spalle se Emilia mi fosse stata davanti +vegeta e sana, pronunciata in quell’ora, in +quel luogo, mi suonò nell’anima come una +voce più che terrena, scosse ogni mia fibra, +domò ogni mia forza di resistenza, e il cinico +don Giovanni d’un tempo non sentì +che il bisogno di riparare al suo fallo. Abbreviamo +una scena straziante. Prima di +sera le formalità necessarie furono compiute, +prima di sera Emilia fu mia sposa, prima +<span class="pagenum" id="Page_178">[178]</span> +di sera morì con un sorriso beato sul labbro, +e pregando che l’anello nuziale scendesse +con lei nella tomba. Ma il matrimonio +doveva rimaner segreto, e rimase. Noi uomini +siam fatti così. La mia colpa, o, come +la chiamavano i miei camerati, la mia buona +fortuna fu nota a tutti; nessuno, all’infuori +del medico e del mio colonnello (che oggi +è in Ispagna), seppe in qual modo io avessi +tentato lavarne la macchia. Nessuno suppose +che alla povera popolana, divenuta +madre a prezzo della sua vita, io avessi +dato il mio nome, nessuno suppose che la +creatura nata da lei non avesse accresciuto +il numero dei trovatelli. Compiangetemi, o +Maddalena. Non avevo avuto rossore del +vizio, avevo rossore della virtù. +</p> + +<p> +— Voi siete un nobile cuore, o Gastone — io +interruppi. — Se non aveste il coraggio +di confessare il bene, aveste quello, +assai più efficace, di farlo. +</p> + +<p> +Egli non mi rispose, e continuò. — In +quartiere mi dicevano: l’avventura è finita +un po’ tragicamente. Bisognava troncarla +prima. — E qualcheduno soggiungeva: — Con +queste benedette artigianelle non bisogna +ingerirsi. Nell’<i>alta società</i> sanno più +il viver del mondo, e non ci si attaccano +ai panni in questa maniera. — Ma poi ripigliavano +tutti in coro: — A ogni modo +<span class="pagenum" id="Page_179">[179]</span> +son cose che nascono, e non bisogna poi +darsi alla disperazione per così poco. — Io +proibii che mi si discorresse mai più di +questa faccenda, e poichè non la si voleva +terminare, con un bel duello imposi silenzio +ai motteggiatori. — Corsero più mesi prima +che si risvegliasse in me il sentimento della +paternità. Fanny (la si era battezzata con +questo nome) mi ricordava un episodio che +io avrei voluto dimenticare, e oltreacciò ella +era il punto debole del mio segreto, ella +era destinata a rivelare quella che mi pareva +a vicenda una generosità e una debolezza. +Perciò io la guardai per qualche +tempo con una freddezza non scevra di dispetto, +e le mie visite alla casa ov’io l’avevo +affidata alle cure di una buona nutrice +erano scarse, brevi, furtive. Tuttavia, di +mano in mano ch’ella cresceva e mi sembrava +che le sue labbra cominciassero a +sorridere, e i suoi occhietti a fissarsi sopra +di me in atto di conoscermi, un potere irresistibile +mi richiamava più spesso vicino +a lei. Avevo tentato di riprendere la mia +vita elegante, e non c’ero riuscito che a +mezzo. A riempire il vuoto del mio cuore, +a dissipare il tedio del mio spirito, a poco +a poco non c’era per me che una via: +andare dalla piccola Fanny. Qualche volta, +a metà d’una festa, oppresso, infastidito, io +<span class="pagenum" id="Page_180">[180]</span> +lasciavo improvvisamente la sala, e correvo +alla modesta dimora della mia bambina. +Queste mie visite notturne non disturbavano +nessuno; io avevo la chiave di casa, entravo +per lo più non inteso, non visto. Mi +assidevo presso alla sua cuna, porgevo l’orecchio +al suo lieve respiro, contemplavo in +silenzio il suo volto leggiadro rischiarato dai +raggi incerti e tremolanti d’un lumicino da +notte. Indi, deposto un bacio sulla sua fronte +serena, uscivo più tranquillo, più calmo. +Mi pareva come d’aver preso una boccata +d’aria pura. Che cosa v’è di bello nell’aria? +Nulla, ma s’ella manca, si muore. Così, fra +il lezzo di passioni e di piaceri volgari, +l’anima affoga se non la ricrea un affetto +casto e verecondo. Malgrado di ciò, credete +voi forse ch’io abbia scacciato lungi da me +i falsi ritegni? Ch’io abbia finalmente sollevato +il velo che copriva quella parte della +mia storia? No, o Maddalena. Alla luce di +cento doppieri si entra nell’alcova della +cortigiana; nell’ombra della notte, calcandosi +in testa il cappello, e avvolgendosi il +ferraiuolo intorno alla persona, si move verso +la culla della propria figliuola. L’ordine di +trasferirmi a Venezia col mio reggimento +venne in buon punto per istornar le ricerche +de’ miei conoscenti di Verona, che +avevano già cominciato a sospettare di +<span class="pagenum" id="Page_181">[181]</span> +qualche cosa. Fanny, che aveva passato +l’anno ed era già svezzata, mi seguì con +la sua nutrice, che, giunta qui, licenziai +per sostituirle una giovane assai buona e +amorevole, che ho ragion di credere non +sappia nemmeno esattamente il mio nome. +Trovai alloggio alla mia bambina +in un sito remoto di Venezia presso una +vedova tedesca, la quale vive da sola, +e così da circa due anni, visitandola quasi +ogni giorno, me la vidi crescer vicino, e +diventar sempre più bella, e gioconda, e +necessaria alla mia felicità. Anche qui ebbi +aperte tutte le porte dell’aristocrazia, anche +qui cominciai a slanciarmi nelle facili +avventure. Fatica gettata! La calma del +mio spirito se n’era ita, o, per meglio dire, +io non la ritrovavo che presso alla mia +bambina. Ora voi capite, Maddalena, con +che animo io sentissi le voci di guerra che +tornavano a spargersi. Fui sorpreso sulle +prime di trovarmi così dissimile da quel +ch’io m’ero una volta, quando, come il cavallo +allo squillar delle trombe, io fremevo +di gioia all’avvicinarsi del pericolo. Fui +sorpreso di non sentirmi più nè acceso dall’amor +della gloria, nè infiammato dai sogni +dell’ambizione. Altri pensieri, altre cure. +In fondo al mio cuore, mal noto a sè stesso, +s’era andato formando a poco a poco un +<span class="pagenum" id="Page_182">[182]</span> +nuovo ideale, l’ideale cioè d’una vita tranquilla +in cui potessi godere le gioie modeste +che a tanta parte degli uomini son +pure concesse. Ed ecco lacerarsi la tela +delle mie fantasie. Eccomi slanciato in alto +mare quando avevo più bisogno del porto. +E, innanzi tutto, potete crederlo, la mia +mente corse a Fanny. Che avverrebbe di +lei? A chi affidarla? E, ve lo giuro, stetti +a luogo perplesso, s’io non dovessi scrivere +a mia madre, dirle tutta quanta la +verità, e consegnare a lei la bambina. Non +seppi risolvermivi senz’aver prima fatto +un altro tentativo. Il giorno, in cui mia +madre saprà tutto, sarà un gran dolore per +lei; non voglio che questo dolore si aggiunga +a quello che sarà già gravissimo di +sapermi partito per una nuova campagna. +Oltreacciò, io non so se sarebbe prudente +di avventurare oggi a un lungo viaggio la +fanciulletta, di farle cambiare abitudini, +mentre non è peranco impossibile ch’io +ritorni, e vinti gli scrupoli vergognosi e +ridicoli, mi sia dato prenderla meco e provvedere +io stesso alla sua educazione. Or +bene, quand’ebbi accolta l’idea di lasciar +Fanny per ora in Venezia, pensai che una +sola persona potrebbe vigilarla con affetto di +sorella e di madre, una persona che io avevo +veduta cercar nelle cure affettuose verso +<span class="pagenum" id="Page_183">[183]</span> +l’infanzia un conforto all’isolamento del suo +cuore. Quella persona siete voi, o Maddalena, +voi sola. Come una brillante fantasmagoria +si è dileguato tutto il resto che mi era +parso bello in Venezia; voi siete rimasta. +E io supplico voi, non già che prendiate +in casa vostra la piccola Fanny, chè dov’ella +è può rimanere, e le ho già pagato +la pensione di un anno; ma che non isdegniate +di vederla sovente, d’invigilarla, di +farmene avere, fin che sia possibile, le +nuove, di tenerle viva la memoria di suo +padre.... E vi supplico anche che udiate +oggi questi miei desiderii che forse saranno +gli ultimi. Due cose possono accadere, o +Maddalena. O che, chiamata ad altri destini +prima del mio ritorno, voi dobbiate +pensare ad una famiglia vostra, nè certo +Fanny può essere un ostacolo alla vostra +felicità; oppure che io muoia.... Non vi turbate, +amica mia. Chi va alla guerra deve +aspettarselo. Ma sì nell’uno che nell’altro +caso bramo che Fanny sia restituita ai miei. +Nel piego che vi lascio è una lettera pel +mio notaio, la quale contiene la fede di +nascita della fanciulla, il certificato del mio +matrimonio e il mio testamento, in cui nomino +erede Fanny della maggior parte della +mia sostanza. Maddalena, per quello che +avete di più caro al mondo, non mi negate +<span class="pagenum" id="Page_184">[184]</span> +ciò che imploro da voi. Ditemi che, +finchè non sarete stretta da più sacri doveri, +o finchè non vi giunga la notizia +della mia morte, voi non priverete Fanny +delle vostre cura pietose, e che quand’anche +accadesse uno dei due fatti pei quali +dovreste spedire la lettera al suo indirizzo, +non vi scosterete dalla povera orfana finch’ella +non sia in altre mani fidate. +</p> + +<p> +Com’ebbe conchiuso il suo dire, Gastone +stette immobile a guardarmi in atto di trepida +aspettazione. Il battito delle sue tempia +rendeva testimonianza dell’ansietà del +suo animo. +</p> + +<p> +Non saprei esprimere ciò ch’io avessi +provato durante questo racconto. Perchè +negarlo? Fu in principio una specie di disinganno, +fu qualche cosa di diverso da +quello ch’io m’aspettavo; ma a poco a poco +mi parve come se il mio affetto per Gastone +andasse via via sgombrandosi di tutto +ciò che non era casto e purissimo, e, invece +della tempesta presunta, sentii corrermi +le fibre una mite e dolce emozione. E +fu appunto questa emozione così nuova e +inattesa che mi tenne perplessa un momento, +quantunque io fossi già vinta prima +ch’egli terminasse. Ma fu una sospensione +di pochi secondi, ed esclamai vivamente; +porgendo la mano a Gastone — Accetto. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_185">[185]</span> +</p> + +<p> +Non dimenticherò mai com’egli si trasfigurasse +a queste parole. Quando un soffio +improvviso spazza le nubi che velano +il sole, l’effetto non è più rapido e subitaneo. +Io avevo dinnanzi a me un altr’uomo. +La sua fronte si era spianata, i suoi occhi +erano inondati di lagrime, ma traverso +quelle lagrime sfavillava la gioia. +</p> + +<p> +Mentre in una mano egli teneva stretta +la mia, tolse con l’altra di tasca un grosso +piego, e me lo consegnò, dicendomi: — Ecco +qui, o Maddalena, la storia de’ miei ultimi +anni. Uditemi, non ho che un desiderio, e +potete credermi, poichè è un momento solenne +questo in cui parlo, non ho che un +desiderio, ed è quello di poter provarvi un +giorno quanto sia grande la mia riconoscenza.... +Se la sorte mi concede di venir +io stesso a ridomandarvi il mio sacro deposito, +voi lo saprete allora, o buona, o +soave Maddalena.... Oggi io non sono padrone +del domani, oggi non ho diritto nè +di fare, nè di chieder promesse.... +</p> + +<p> +Era troppo. In quegli accenti v’era una +dolcezza quale io non avevo ancora, nonchè +sentita, immaginata nel mondo. Era una +speranza che illuminava per me tutto l’avvenire. +</p> + +<p> +— Oh Gastone! — sclamai con voce rotta +dai singhiozzi. — Non parlate così, non +<span class="pagenum" id="Page_186">[186]</span> +parlate così. Giurarvi fede sino alla tomba, +oltre alla tomba, esser vostra a malgrado della +distanza, a malgrado del tempo, sarebbe +troppa felicità. Ma non è, non può essere +che un sogno.... Ben altri cuori palpiteranno +per voi, ben altri occhi lagrimeranno +durante la vostra assenza..... +</p> + +<p> +— Nessun cuore come il tuo, nessuna +pupilla come la tua casta e amorosa — egli +proruppe, cingendomi delle sue braccia +e baciandomi in fronte. +</p> + +<p> +Fu un secondo, fu un minuto, fu un’ora? +Non so. So che quel bacio l’ho qui, che +lo sento ancora fra le rughe della mia +fronte, so che nell’anima mi echeggia ancora +la musica della sua voce. +</p> + +<p class="dots">················</p> + +<p> +La giornata piegava al suo termine. Era +giunto il momento di separarsi. Gastone +partiva quella sera medesima. Egli mi diede +l’esatta indicazione della casa in cui albergava +sua figlia; quindi, nel prender commiato, +mi chiese: — Non volete ch’io porti +meco un ricordo vostro? +</p> + +<p> +In uno dei vasi ch’io tenevo nel mio +salotto, erano due bianche camelie appena +sbocciate. Ne svelsi una e gliela offersi. +</p> + +<p> +Egli la baciò e la nascose nel petto. Disse +poi: — Lasciate ch’io spicchi l’altra — e +com’ebbi assentito alla sua domanda: — Questa +<span class="pagenum" id="Page_187">[187]</span> +tenetela per memoria mia; e così, +in questo salotto medesimo, ci sia dato mostrarci +ancora le due camelie appassite, +prima che la nostra pianta nuovamente +fiorisca. +</p> + +<p> +Fece un moto rapido della persona, scosse +il capo come a scacciarne i tristi pensieri, +e riacquistala tutta la marziale imponenza +dell’aspetto: — Addio, Maddalena — egli +esclamò — io m’affido in voi, e il cielo vi +benedica. +</p> + +<p> +La sciabola urtando sul pavimento mandò +un suono stridulo, l’uscio si richiuse, la +cara visione scomparve. Volevo parlare, +volevo corrergli dietro, volevo dirgli un’altra +volta che per meritarmi il suo amore +avrei data la vita, ma le mie forze erano +stremate, e caddi sopra una sedia. Quando +mi risentii, vidi Giannina curvata sopra +di me. +</p> + +<p> +— Padroncina — ella disse — si sente +male? +</p> + +<p> +— Oh buona Giannina! — proruppi +gettandole le braccia al collo — Io non +credevo che si potesse essere a un tempo +così felici e così miseri com’io sono in +questo momento. Egli è partito.... forse non +lo vedrò più.... ma mi ama, e mi ha confidato +la cosa più sacra ch’egli abbia al +mondo.... sua figlia. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_188">[188]</span> +</p> + +<p> +In quel punto mi si annunziò un servo +di mia madre. +</p> + +<p> +— Sua Eccellenza la signora Lucietta — disse +il nuovo venuto — mi manda a chiederle +s’ella avesse una camelia bianca da +darle pel teatro di questa sera. +</p> + +<p> +Una camelia bianca! Ce n’era una, ma +ell’era sul mio seno, custodita ormai come +una sacra reliquia, e le mie mani corsero +al luogo ov’io l’avevo nascosta, quasi per +tema che si volesse rapirmela. E mi parve +che i suoi freddi petali ardessero in quel +momento come il cuore di cui sentivano i +battiti. +</p> + +<p class="dots">················</p> + +<div class="chapter"> +<h2>XIII.</h2> +</div> + +<p> +Tutto il dopopranzo, fino all’ora della +ritirata, le vie di Venezia furono percorse +da militari che, accompagnati dalle loro famiglie +o dagli amici, godevano di quegli +ultimi momenti di libertà prima di andare +in quartiere e disporsi alla partenza. Ostentavano +per lo più una clamorosa allegria, +nella quale il vino aveva grandissima parte, +<span class="pagenum" id="Page_189">[189]</span> +e a vederne alcuni che davano il braccio +alla fidanzata o all’amante, li si sarebbe +detti piuttosto alla vigilia delle nozze che +a quella d’un viaggio donde così pochi +erano destinati a tornare. Per capire di +che si trattasse conveniva guardare attentamente +le donne. Madri, o spose, il loro +aspetto era scemo d’ogni baldanza; non le +inorgogliva, come suole, il trovarsi a fianco +d’un soldato in uniforme, non ridevano ai +lazzi del loro compagno, non sorridevano +nemmeno, o era un sorriso languido, fuggevole. +Aveano scolpita sulla fronte un’ansietà +dolorosa, e gli occhi o erravano dietro +chi sa quali larve, o si piantavano in volto +alla cara persona che oggi era sì presso, +e di lì a pochi giorni sarebbe stata così +lontana, in mezzo a tanti pericoli. Momenti +solenni, nei quali la virtù visiva s’affina, +s’addoppia, e le immagini non si dipingono, +si scolpiscono. Poi passano gli +anni, i casi succedono ai casi, cento figure +diverse s’affacciano, s’avvicendano, si confondono +nella pupilla, ma quelle immagini +restano senza perder nulla della vivacità +primitiva.... Di tratto in tratto gli occhi +fisi così si riempivano di lagrime, ma non +volevano farlo parere, e se erano sorpresi +in quello stato, si abbassavano subitamente +o cercavano un altro oggetto su cui posarsi. +<span class="pagenum" id="Page_190">[190]</span> +E facevano mostra di essere attratti +forse da un bottone dell’uniforme non perfettamente +lucido, o dal collarino non perfettamente +diritto, o della cintura un po’ +di traverso. Indi le mani, da buone alleate, +venivano in aiuto e fregavano quel bottone +o rassettavano quel collarino e quella cintura. +Più tardi però, al momento di separarsi, +cadevano i ritegni, cessava la falsa +vergogna, e fra lo scoccare dei baci e il +mormorio dei suggerimenti amorevoli e delle +promesse colavano abbondanti le lagrime. +Anche i pochi che non avevano nè madri, +nè sorelle, nè fidanzate che li accompagnassero +al quartiere, erano preoccupati, +pensosi. — Beati voi! — sclamavano le +donnicciuole — che non lasciate nessuno. — Beati? +Non so davvero. È felicità il +correre con la mente al paese natale, senza +rivedervi con gli occhi della fantasia +un focolare domestico alla cui vampa si +scaldino i dolci parenti, un telaio sul quale +lavori una cara fanciulla?... Allorchè, cessato +il rullo dei tamburi che battevano +a raccolta, le porte dei quartieri si richiusero +per non aprirsi che nel cuore della +notte alle truppe in partenza, un’ombra di +mestizia profonda si stese sulla città. Era +carnovale, ma quella sera la piazza non +echeggiò di canti, non brillò di fiaccole, +<span class="pagenum" id="Page_191">[191]</span> +nè i chiassi delle maschere fecero rintronare +le vôlte delle Procuratie. +</p> + +<p> +Passai la notte agitatissima. Strane visioni +di battaglie, di ferimenti, di morti mi +turbavano il sonno. Gastone era sempre +nel fitto della mischia con la chioma scomposta, +con la spada insanguinata, con la +pupilla fiammeggiante. A un punto mi pareva +ch’egli si voltasse cercando qualche +cosa dietro di sè. E allora io, con la picciola +Fanny in braccio, mi aprivo il varco +tra quella massa confusa d’uomini, di cavalli, +di carri, e sollevando quanto più potessi +la gentil creaturina, la tenevo così finchè +m’incontravo ne’ suoi occhi e vedevo +lampeggiare un sorriso di riconoscimento +sulle sue labbra. Egli faceva un cenno colla +mano e spariva.... Ma, eccolo ricomparire +più lungi, tutto circonfuso da una nuvola +di fumo.... le schiere s’addensano.... ogni +cammino è ingombro.... non posso raggiungerlo. +Sempre col mio fardello sulle spalle +salgo sopra un rialzo di terra. Le palle mi +fischiano rasente gli orecchi o scrosciano +sugli alberi, il frastuono è indescrivibile. +Egli è là, ov’è maggiore il pericolo... Ahimè! +Impallidisce, vacilla, cade.... Quelli che +gli sono presso o non se ne avvedono o +non se ne curano, ma ecco una figura dal +volto bianco come la cera, svelta, elegante, +<span class="pagenum" id="Page_192">[192]</span> +sottile, venuta non so d’onde, non so come, +piegarsi sopra di lui, sollevargli la testa, +susurrargli qualche parola. Quella figura +io la ravviso; è un altro caduto in battaglia, +è mio fratello, è Carlo. Che si dicono? +Parlano forse di me? Mi cercano?... Nulla +ormai può rattenermi.... Corro verso quel +punto gridando: <i>Gastone! Carlo!</i> La mia +voce stessa mi sveglia, e non resta che la +immagine angosciosa del sogno. +</p> + +<p> +Sia ringraziato il cielo. Fa giorno. Vedrò +Fanny, potrò cominciare presso di lei il +mio ufficio pietoso. +</p> + +<p> +Per recarsi in gondola alla casa indicatami +dal capitano era d’uopo approdare alle +<i>Fondamente nuove</i>. È uno fra i siti caratteristici +di Venezia. Un lungo molo interrotto +da ponti e malamente selciato costeggia +la laguna nella sua parte più triste. Lo +sguardo abbraccia un ampio orizzonte, ma +non ne ritrae che un’impressione di malinconia. +L’acqua, ch’è pur quella medesima +che si spiana voluttuosa e tranquilla nel +bacino di San Marco, qui si corruga sovente +per qualche buffo di vento freddo, impetuoso. +Quand’è cheta, ha certi riflessi singolari +come d’acqua stagnante e la sua varia +profondità si rivela dalle diverse tinte +della superficie. Non bisogna fidarsene; ella +ha le sue sorprese fatali, e spesso vicino +<span class="pagenum" id="Page_193">[193]</span> +al luogo ove si discernono quasi l’erbe ed +i sassi del fondo, s’apre un abisso ove +l’onda travolge nei suoi vortici irresistibili +il nuotatore imprudente che s’avventuri fra +le sue spire. Gruppi di <i>pali</i> che fanno le +veci di pietre miliari e sorgono a determinate +distanze segnano alle barche la via da +percorrere. A quei gruppi si legano talora +i burchi venuti giù per i fiumi con un piccolo +carico, o di <i>fascine</i> o di carbone. Bastimenti +non se ne veggono; sarebbero arenati. +Il sole fugge le case costruite sulle +<i>Fondamente</i> con la facciata a tramontana, +e si riposa invece su Murano, ma ahi! +prima che su Murano, su San Cristoforo e +San Michele, isolette destinate ad uso di +cimitero. Di lì, qualche pino con la bruna +testa sorpassa il livello della muraglia, e +dondolandosi gravemente accenna quasi alle +miserie che copre. Le gondole scivolano taciturne +tragittando i morti all’estrema dimora, +e insieme ad esse sono i battelli che +vanno a Murano, e i <i>toppi</i>, che, rivestito il +<i>felze</i> di tela grossolana bianca o turchina, +movono verso la meta più lontana di Burano +e Torcello. Ma Murano, ove i nostri +vecchi avevano le loro ville, e Gaspara +Stampa veniva a disputare di lettere e di +cavalleria con messer Trifone Gabriello, è +ormai diroccata e mezzo deserta. Le restano, +<span class="pagenum" id="Page_194">[194]</span> +unica ricchezza, le fabbriche di <i>conterie</i> +dond’escono i prodotti appariscenti che adorneranno +la persona e la casa delle brune +principesse del Madagascar, del Capo di +Buona Speranza e dell’India. A Torcello la +vetusta basilica non vede sotto l’ampia navata +che pochi cenciosi ortolani, e nessun +console sale la gradinata, reliquia dell’antico +palazzo pretorio. Il ricevitore dei dazi +è forse il più cospicuo personaggio che si +assida talora sulla <i>sedia d’Attila</i>. Anche +Burano un tempo era florida e ricca, adesso +nei suoi tugurii cadenti vegeta, stentando +la vita, una popolazione di contrabbandieri +e di pescatori. Le giovinette bellissime, dalla +chioma e dalla pupilla nera, logorano gli +occhi intrecciando i pizzi che serviranno +poi a fregiare il collo ed il seno delle bellezze +cittadinesche, finchè la più raffinata +industria del Belgio e di Francia non faccia +cadere nel dimenticatojo la loro arte gentile. +V’era appunto un gruppo di queste +<i>buranelle</i> sedute sui gradini dell’approdo +ove misi il piede a terra insieme a Giannina +il giorno successivo alla partenza del +visconte di Serges. Un bianco zendado assicurato +intorno alla cintura si arrovesciava +loro sul capo inquadrando l’ovale regolare +del viso su cui le fatiche ed i patimenti +avevano segnalo una traccia di vecchiaja +<span class="pagenum" id="Page_195">[195]</span> +precoce. Una d’esse soltanto, nella freschezza +delle carni e nella grazia spigliata delle movenze, +conservava tutto il fascino della sua +età. Poteva avere sedici o diciassett’anni. +Teneva sulle ginocchia un paniere entro il +quale andava riordinando alcuni bellissimi +merletti. Appena mi vide si levò in piedi +rispettosa e le sue compagne fecero altrettanto. +Indi mi si mise ai fianchi facendo +suonare gli zoccoli col passo breve e affrettato, +e sollecitandomi con le curiose inflessioni +del suo dialetto, affinchè mi voltassi +e dessi un’occhiata alla sua mercanzia. — <i>Che +el Signoore la benedissa ela +e le soo creatuure</i> — mi disse, quando, per +compiacerla, ebbi comperato da lei una piccola +bagattella. +</p> + +<p> +C’internammo per una stradicciuola. Un +bottaio stava fuori del suo negozio ribattendo +romorosamente i cerchi ad alcune +botti. Di lì a pochi passi s’allargava una +specie di cortile in cui l’erba cresceva rigogliosa +fra pietra e pietra. Ivi dimorava +la signora Federica..., la vedova tedesca +presso la quale Gastone aveva lasciato sua +figlia. +</p> + +<p> +La signora Federica ci aprì la porta ella +stessa e si presentò sul pianerottolo. Ella +era di statura assai bassa, aveva in testa +una cuffia con nastri verdi, e indossava un +<span class="pagenum" id="Page_196">[196]</span> +vestito di lana nera su cui spiccava un +grembiale bianchissimo. La casa pareva pulita +e piccina come la sua persona. Nel +farcene gli onori, la signora Federica montava +ogni momento o sopra una sedia o +sopra un panchettino, ora per rassettare un +quadro che non le paresse perfettamente in +linea, ora per soffiar via qualche granellino +di polvere che si fosse posato sopra +un mobile. +</p> + +<p> +— Non si può mai fidarsi della gente +di servizio — ella disse introducendomi in +un salotto, a un angolo del quale si trovava +un’uccelliera piena di canarini. E rivoltasi +a loro che facevano uno strepito indiavolato, +agitò con piglio minaccioso il fazzoletto, +e gridò come farebbe un maestro di +scuola agli alunni: — Tacete! tacete! — Indi +soggiunse ripigliando il discorso meco: — Il +signor capitano ci aveva avvertito +che una signora verrebbe a veder la bambina, +ma non sapevamo l’ora. Se no, ci +sarebbe stato più ordine. +</p> + +<p> +E poichè io le dicevo che dal lato dell’ordine +non c’era nulla da desiderare: — Oh +mi canzona — rispose — dovrebb’essere +ben altra cosa. A ogni modo, dacchè +son rimasta vedova, non c’è tanto male. +Ma con quei benedetti uomini non c’era +caso di evitar la confusione. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_197">[197]</span> +</p> + +<p> +Posto così in rilievo un lato buono della +vedovanza, si fermò gridando: Maria! Maria! +</p> + +<p> +— Eccomi! — saltò a dire una voce +fresca e squillante, e l’uscio d’una stanza +contigua si aprì subitamente. +</p> + +<p> +— Ah! È la signora — osservò la nuova +venuta, arrossendo. +</p> + +<p> +— E la bimba? — chiesi. +</p> + +<p> +— Dorme — ella rispose — vuol vederla +subito? +</p> + +<p> +A un mio cenno, ella m’introdusse pian +pianino nella camera, mentre Giannina rimase +nel salotto con la signora Federica. +</p> + +<p> +— Pianse quasi tutta la notte chiamando +il suo papà — soggiunse la ragazza, e intanto +tirò i cordoni delle tendine per far +entrare un po’ di luce. +</p> + +<p> +— Povera piccina! E lo sa che è partito? — chiesi +avvicinandomi alla cuna. +</p> + +<p> +In quella un cagnolino di lungo e folto +pelo color caffè e latte si levò con moto +subitaneo da un suo giaciglio composto di +stracci, e mi venne incontro con fare poco +amichevole e con gran volontà di guaire +se i gesti imperiosi di Maria non lo avessero +trattenuto. +</p> + +<p> +— Si figuri — rispose Maria. — Ha +tre anni soli, ma è così intelligente! Il capitano +iersera venne a svegliarla, e se la +tenne in braccio per un’oretta. Le disse +<span class="pagenum" id="Page_198">[198]</span> +che non si sarebbero visti per qualche +giorno, ma ch’egli sarebbe tornato portandole +di sì belle cose, e ch’ella intanto fosse +buona e accogliesse bene una signora che +sarebbe venuta a trovarla e facesse conto +che la fosse la sua mamma. Non so che +cosa la bimba abbia capito; ma piangeva, +e così piangeva lui, e non potevo fare a +meno di piangere anch’io.... +</p> + +<p> +Mentre Maria parlava a bassa voce, io +m’ero chinata sulla cuna entro la quale +dormiva Fanny. Oh la gentile creatura! I +capelli biondi, crespi, finissimi, incorniciavano +una testina mirabilmente proporzionata; +sotto il velo sottile delle palpebre +rosee s’indovinava l’azzurro degli occhi; le +labbra socchiuse lasciavano veder due file +di bianchissimi denti: un braccio, che pareva +fatto col torno, era steso, ignudo, sopra +la coltre; l’altro si ripiegava sotto il +capo. +</p> + +<p> +— Com’è bella! — non potei a meno +di esclamare. +</p> + +<p> +— Altro che bella! — disse la signora +Federica, che non aveva saputo resistere +al desiderio di prender parte alla conversazione +ed era entrata nella camera tirandosi +dietro Giannina. — Dica addirittura +ch’è un amore.... Mah!... Avrei voluto anch’io +avere una bimba così. Però, dopo che +<span class="pagenum" id="Page_199">[199]</span> +mi sono sconciata una volta al tempo del +primo marito, non ebbi più figli. Adesso +che son rimasta vedova per la seconda +volta, bisogna rinunciarvi. Un terzo marito +non lo voglio. +</p> + +<p> +E si capiva che non lo volesse; quello +che non si sarebbe capito è che altri avesse +voluto lei. +</p> + +<p> +Intanto il cagnolino, che, con un salto +era balzato sopra una sedia a guardia della +cuna, dimenava la coda e mugolava sommessamente. +</p> + +<p> +— E la madre l’avete conosciuta? — chiesi +a Maria. +</p> + +<p> +— Non l’ho mica vista, io — ella rispose — mi +dicono che somigliasse a +Fanny. +</p> + +<p> +Era così bella! pensai fra me e me, e +questo pensiero mi diede noia. +</p> + +<p> +— Il capitano — soggiunsi — amava +molto la bimba? +</p> + +<p> +— Oh quanto! Veniva a vederla spessissimo +e non c’era volta che non avesse +le tasche piene di chicchi e di ninnoli. +E se la prendeva sulle ginocchia, e la mangiava +coi baci, parlandole per lo più in +francese, tantochè io non ne capivo sillaba. +Tuttavia non mi sono mai potuta +persuadere d’una cosa, ed è ch’egli non +volesse uscir nemmeno una volta con la +<span class="pagenum" id="Page_200">[200]</span> +cara fanciulla che se ne sarebbe fatta una +festa. +</p> + +<p> +— Oh! gli uomini — interruppe la signora +Federica — non rinunziano alla loro +libertà per tutto l’oro del mondo. Bisogna +conoscerli gli uomini — continuò la savia +femmina; — ed io ch’ebbi due mariti, li ho +conosciuti. — Ciò detto, ella mi si fece +vicino, e mi chiese il permesso di togliermi +dal vestito due o tre fili bianchi, +operazione ch’ella eseguì assai delicatamente +tra le punte del pollice e dell’indice. +</p> + +<p> +— A momenti si sveglia — disse Maria. +</p> + +<p> +— Ma! — sclamò la signora Federica — anche +lei, povera creatura, comincia +presto a patire. Dicono che sia una gran +signora, ma intanto non ha mamma, e al +padre chi sa che malanni gli capitano con +questa brutta guerra. Spacciavano qualche +anno fa che tutto era finito, che tutti andavano +d’accordo, e, posso giurarlo, non +c’era che Gaetano, il mio secondo marito, +buon’anima, il quale ripeteva sempre: Vedrai, +Federica, che si tornano a pigliar per +i capelli. Gaetano è morto, ma la sua profezia +si è avverata, ed egli, che ci teneva +a indovinar le cose, ne avrebbe gusto.... +Oh guardi, guardi, la si sveglia davvero. +</p> + +<p> +Infatti la bambina alzò alquanto il braccio +destro e portò la mano istintivamente +<span class="pagenum" id="Page_201">[201]</span> +sugli occhi; i suoi labbretti si aprirono a +un lungo sbadiglio, e le palpebre, sollevandosi +a poco a poco, lasciarono scorgere due +belle pupille azzurre, che si fisavano con +sorpresa sopra di me. +</p> + +<p> +— Voglio Maria — furono le sue prime +parole dette in tuono piagnucoloso e con +una leggera inflessione francese. +</p> + +<p> +Però i suoi pensieri presero subito un +altro corso, e la sua voce divenne ilare e +gaia sclamando: — <i>Ah! Café-au-lait, tu +est ici, petit fripon.</i> +</p> + +<p> +<i>Café-au-lait</i>, così chiamato a cagione +del suo colore, non era altro che il cagnolino +di nostra conoscenza, il quale, appena +s’accorse che Fanny era svegliata, saltò sul +suo letticciuolo e si mise a leccarla e a +farle ogni sorta di vezzi. Indi la bestiuola +si cacciò sotto le coltri fra le risate della +bimba, e vi si ravvoltolò dentro pazzamente +lasciando tutta scoperta la bella creaturina, +che pareva un bocciuolo di rosa. +</p> + +<p> +— Su, su, Fanny — disse Maria prendendo +in braccio la fanciulla ormai riluttante +e desiderosa piuttosto di giuocare col +cagnolino che di alzarsi. Allora <i>Café-au-lait</i> +si ricordò delle due persone estranee +che si trovavano nella camera, e ci abbaiò +contro con tutta la forza de’ suoi polmoni, +veramente formidabili in un sì tenue corpicciuolo. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_202">[202]</span> +</p> + +<p> +— Brutta bestia! — gridò la signora +Federica. — Eh! se non fosse il grande +amore che ho per quel tesoretto lì — e +accennava a Fanny — non vorrei nemmeno +per sogno che si tenessero cani in +questa casa. +</p> + +<p> +Giannina, che aveva poca confidenza coi +cani, ed era in quel giorno di pessimo umore, +s’era ritirata in un canto, ma io, più ardita, +m’ero fatta presso il petulante animale, e +non avevo tardato a domarlo con dei pezzettini +di zucchero candito ch’egli franse +tra i denti con inesprimibile soddisfazione. +</p> + +<p> +E ciò valse a conciliarmi l’animo di +Fanny meglio assai di tutte le parlate, che, +vestendola, lo aveva fatto Maria affine di +persuaderla a darmi un bacio. +</p> + +<p> +Fanny aveva un gonnellino rosa. I suoi +capelli, non ancora lunghi abbastanza da +essere raccolti in treccia, le ondulavano liberi +sul capo, ricadendole spesso con vago +disordine sulla fronte e sugli occhi. Rendevano +immagine di quelle nuvolette d’oro +che circondano il sole al tramonto. +</p> + +<p> +Nel veder <i>Café-au-lait</i> che scherzava +meco e mi porgeva amichevolmente la zampa, +ella si avvicinò e consentì a ricevere +da me un bacio sulla fronte e un confetto +in bocca. Senonchè, quando Maria le replicò +ch’io ero la signora di cui il suo +<span class="pagenum" id="Page_203">[203]</span> +babbo le aveva parlato la sera innanzi, si +rifece scura e si mise a piangere e a chiamare: — Papà! +papà! +</p> + +<p> +— Sta zitta, Fanny — le diss’io prendendola +in braccio e baciandola. — Il papà +tornerà presto. +</p> + +<p> +— Fosse pur vero — bisbigliò sommessa +la signora Federica, scrollando il capo in +tuono di sfiducia. +</p> + +<p> +Ma la fanciulla non acchetavasi a verun +patto, respingeva Maria, rifiutava le carezze +di <i>Café-au-lait</i>, che ne era grandemente +mortificato, e voleva a ogni costo che la +si conducesse alla finestra dicendo: — Il +babbo viene di là. +</p> + +<p> +— Benedetta creatura! — esclamò Maria. — È +la solita fissazione. Quantunque il +capitano non venisse nè tutti i giorni, nè +ad ora determinata, ella non aveva mai +pace s’io non sedevo a ogni momento a +questa finestra tenendo lei sulle ginocchia. +E come sentiva da lungi il suo passo! +Fosse freddo o caldo, sole o pioggia, ella +voleva spalancar le invetriate e spingendosi +fuori con la testa agitava le sue manine +e gridava: — Papà! papà! — mentre +<i>Café-au-lait</i> girando su e già pel davanzale +dimenava la coda e guaiva di contentezza. +E adesso sta a vedere che cosa +accadrà. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_204">[204]</span> +</p> + +<p> +— Le è entrata proprio in simpatia! — gridò +la signora Federica, congiungendo le +palme in atto di lieta sorpresa. — Perchè +anche i bambini hanno le loro simpatie e +antipatie come le persone adulte. Io, per +esempio, sono sicura di non essere nelle +sue grazie. +</p> + +<p> +E per averne una prova, si avanzò verso +la bambina a braccia aperte. Nè l’effetto +fu contrario all’aspettazione, chè Fanny, +vedendosi venir addosso quella specie di +molino a vento, strillò più forte che mai, +e si rannicchiò tutta. +</p> + +<p> +— Lo vede? — disse la signora Federica. — Coi +bimbi non ci ho mai trovato +il verso. Sarà forse per questo che non ne +ho avuti. +</p> + +<p> +Per quel giorno mi ristrinsi ad accattivarmi +la benevolenza di Fanny e del suo +indivisibile <i>Café-au-lait</i>, e vi riuscii più +presto che non fosse da attendersi. L’intimità +sarebbe venuta poi. Come pure avrei +poscia maturato meglio un’altra idea. Padrona +dei fatti miei come io m’ero, nulla +mi vietava di prendere addirittura Fanny +in casa mia. Gastone non m’aveva chiesto +tanto, è ben vero, ma che perciò? Non gli +avevo io promesso che la sua figliuola sarebbe +stata come una figliuola mia, ch’io +l’avrei custodita come si custodisce un tesoro +<span class="pagenum" id="Page_205">[205]</span> +fino al giorno in cui egli me l’avesse +ridomandata, oppure (non volevo nemmeno +pensarvi) altri si fosse presentato a chiedermela +in nome suo? +</p> + +<div class="chapter"> +<h2>XIV.</h2> +</div> + +<p> +Questi fatti produssero una rivoluzione +fra i miei conoscenti. E siccome il pettegolezzo +non era meno in fiore quarant’anni +fa che non sia a’ nostri tempi, le chiose +che si facevano sui casi miei mi vennero +tosto all’orecchio. +</p> + +<p> +Seppi, per esempio, che la signora Elena, +fingendo difendermi, osservò che non era +possibile che vi fosse nulla di male, perchè +io ero tal donna da far passare tutte le +tentazioni. Ben altra cosa sarebbe stata se +si fosse trattato di lei. C’era mancato poco +che Gastone non la compromettesse, ma +ella non era <i>ragazza</i> da lasciarsi prendere +all’amo. — Quanto all’idea che il capitano +un dì o l’altro la sposi — soggiungeva la +signora Elena — via, le son baje da dar +da bevere ai gonzi! Che gli accomodi lasciar +Maddalena a guardia della sua figliuola, +<span class="pagenum" id="Page_206">[206]</span> +si capisce; la è savia, istruita, a modo suo +veh!.... insomma la non ha e non può avere +fumi galanti.... sebbene in quest’affare, s’io +fossi maldicente.... basta, non ne discorriamo.... +Ad ogni modo, per quell’ufficio lì la è +anzi acconcia più di molte.... più di me per +esempio.... Ma moglie al Visconte!.... Figuratevi.... +Con tante bellezze ch’egli avrebbe +alla sua portata senz’uscire dalla sua casta. +Che cos’è questa Maddalena? Sua madre è +nobile, ma suo padre, suo nonno eran gentaccia.... +Che se per caso egli volesse accomodarsi +a sposare una <i>borghese</i>, sarebbe +proprio te, povera grulla, ch’egli sceglierebbe. +Ti sono amica, e agli amici bisogna +dire la verità.... Ma credi che un uomo +come il capitano (a me è antipatico, ma +parlo spassionatamente), un uomo che può +piacere, che ha piaciuto, si attaccherebbe +a te che sembri un manico di scopa vestito? — Questi +ed altri erano i ragionamenti +cortesi della signora Elena, la +quale, come si vede, nella foga del discorso +finiva col credere di avermi per interlocutrice. +</p> + +<p> +Don Gaudenzio, mi assicuravano, faceva +un altro genere di considerazioni. — In +che tempi viviamo? C’è una ragazza la +quale pei suoi motivi particolari, che possono +anche esser buoni, vuol viver da sola. +<span class="pagenum" id="Page_207">[207]</span> +C’è un sacerdote della parrocchia, un uomo +d’età, già amico di molte brave persone, che +frequenta la casa, e, credo, è in grado di dare +un consiglio, di dire una parola. No signori. +Si fa conto che quel sacerdote non +ci sia, non lo si interroga, non lo si consulta, +e così, alla cieca, si prendono impegni +di quella fatta. Ma sono io forse un +bamboccio? +</p> + +<p> +Il signor Filippino era il più inferocito, +e dichiarò a Giannina che avrebbe rallentato +le sue visite. — <i>So tutto</i> — egli disse, +e il mio decoro non mi consente di servir +da <i>paracadute</i> a nessuno. Perchè mi chiamo +Filippino son forse uomo da tenersi in niun +conto? — E poichè Giannina gli chiese +che discorsi fossero questi, egli rispose che +la sua padrona un giorno si sarebbe pentita +di aver badato a un avventuriero invece +che a lui. — Se è ricca, sono io forse +uno spiantato? Se è dotta, sono io forse un +ignorante? Mio zio Lodovico mi avrebbe +preso nel suo studio se mi calcolasse uno +scimunito? +</p> + +<p> +Quanto allo zio Lodovico, egli pigliava le +cose con calma. — Nessuno ha potuto nulla +su voi, figuratevi se vi posso io che non +sono che il vostro notaio. Filippino è un +bravo giovine, ma ebbe torto a farsi de’ castelli +in aria, e io non l’ho mai secondato. +<span class="pagenum" id="Page_208">[208]</span> +Siamo giusti. Feci mai un’allusione a questa +faccenda ne’ miei discorsi con voi? Vi siete +presa una bella croce sulle spalle, e che il +Signore ve la mandi buona. +</p> + +<p> +Su mia madre, invece, le mie vicende +avevano fatto un’impressione piuttosto favorevole. +</p> + +<p> +— E così — ella disse — è proprio +vero che sei fidanzata col capitano? Cioè, +intendiamoci, se non ci son corsi impegni +formali, ci furono parole che valgono quanto +gl’impegni. Ed egli ti ha lasciato in custodia +una sua figliuola. Chi se lo sarebbe +immaginato? Il capitano vedovo! Quel buontempone! +E aveva sposato una femminetta! +Basta. Pare ch’egli sia realmente di buona +famiglia, e non sarò io che porrò ostacolo +alla tua felicità. Del resto, tu sei libera e +con quella tua testolina sfido io a metterti +bastoni fra le ruote.... +</p> + +<p> +A questo punto si levò di tasca un piccolo +astuccio di pelle, e aprendolo — Guarda — mi +disse — che cosa ti sembra di questo +pajo d’orecchini di brillanti? Li ho fatti +legare testè, e vorrei che in questa occasione +tu li accettassi dalla tua mamma...... +In fin dei conti, sebben ci vediamo sì poco, +sebbene tu sia divisa da me, e forse non +mi stimi, sono pur la tua mamma e ti voglio +bene.... Non rifiuterai questo dono, +non è vero? +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_209">[209]</span> +</p> + +<p> +In mezzo a tutte le peripezie che avevano +turbato le nostre relazioni, ella si era +mantenuta meco gentile e affettuosa; pur +non era nella sua indole il pigliare un tuono +patetico. Ella possedeva quella qualità che +nelle patrizie veneziane è comune e a cui +il nostro dialetto diede un appellativo intraducibile: +<i>il cocolezzo</i>. Ora il <i>cocolezzo</i> è +piuttosto la forma esterna dell’intenerimento +che l’intenerimento vero: e anzi le due cose +si combinano di rado fra loro. Mia madre +era facilissima alla simpatia; si rallegrava +delle gioie, commiserava i dolori altrui. Ma +le sue impressioni erano, quanto subitanee, +fuggevoli. Tanto al suo pensiero come al +suo cuore ripugnava l’immobilità. +</p> + +<p> +Onde le sue parole e più ancora il modo +in cui vennero dette mi colpirono singolarmente. +</p> + +<p> +— Rifiutare un vostro dono! — io le +risposi — No certo. Ma non vi parrebbe +meglio non affrettarvi così? Voi lo vedete, +mamma, oggi son tutti sogni sull’aria.... +Chi sa quante vicende debbono compiersi +ancora!.... Chi sa che un bel giorno tutto +non si sciolga e svanisca come una bolla +di sapone.... Accettare oggi mi parrebbe un +provocare la fortuna. Custodite il vostro +presente.... me lo darete allora, quand’egli +sarà ritornato.... +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_210">[210]</span> +</p> + +<p> +— Ma, no — ella riprese con insistenza +mettendomi in mano a forza l’astuccio — prima +d’allora chi sa che cosa può accadere, +io sono una cattiva custode.... Tieni +a ogni modo questa roba presso di te.... +non sarà forse l’ultima.... +</p> + +<p> +— Ma che cos’avete, mamma, io non +vi capisco.... +</p> + +<p> +— È vero.... Non so nemmen io quel +che mi dica. Ma che vuoi?.... Mi angustia +il pensiero che tu andrai lontana lontana, +e ch’io non avrò più questa casa in cui +venir qualche volta.... +</p> + +<p> +Che linguaggio insolito era codesto? +</p> + +<p> +— Dio buono — soggiunsi — noi fantastichiamo +intorno ad un avvenire remoto. +A ogni modo, quella società che vi fu sì +cara or è divenuta uggiosa? La vostra casa, +la casa che fu anche mia, non vi offre +consolazioni e dolcezze? E poi Clara non +uscirà presto di convento? Non la mariterete +qui, a modo vostro? +</p> + +<p> +La nube di tristezza che velava il volto +di mia madre si fece più scura. +</p> + +<p> +— Uscir di convento! — ella disse a +mezza voce e quasi fra sè: — Ma è poi +certo che n’esca? +</p> + +<p> +— Come? — chiesi con accento affannoso, +e sentii una stretta al cuore pensando +che la fanciulla la quale mi aveva +<span class="pagenum" id="Page_211">[211]</span> +destato prima un affetto gagliardo, poscia +una ripulsione invariabile, potesse essere +inferma senza ch’io lo sapessi — Clara è +forse malata? +</p> + +<p> +— No, no, calmati, Maddalena, ella è +sanissima, ma è un pezzo che mi si ripete +su tutti i tuoni ch’ella sta egregiamente +dov’è, e che sarebbe un onore per noi se +la si decidesse a pronunciare i voti... Parrebbe +ch’ella non ne fosse aliena.... Bada — soggiunse +vedendo che a questa notizia +io m’accendevo in volto — bada che per +ora non c’è nulla affatto, ch’ella è semplice +educanda, e ha tempo ancora quasi +un paio d’anni per prendere una risoluzione.... +Nessuno presume di violentar la +sua libertà.... +</p> + +<p> +— Oh mamma — proruppi con infinita +amarezza — ma non avete pensato che cosa +direbbe mio padre,.... nostro padre.... d’una +simile idea? Egli che abboniva i conventi, +che li chiamava sepolture di vivi, se sapesse +che si medita di chiudervi per sempre una +che porta il suo nome! Perdonate, madre +mia, è una profanazione codesta, è un delitto.... +</p> + +<p> +— Dio Santo — ella esclamò — Ma se +Clara lo desiderasse veramente? Potrei io +far violenza alle sue inclinazioni? Ho fatto +forse violenza alle tue? +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_212">[212]</span> +</p> + +<p> +— Ma che dite mai? Non è possibile +che una giovinetta nell’aprile della vita, +bella, perchè avete detto voi che la è bella.... +</p> + +<p> +— Oh bellissima — interruppe mia madre +con palese compiacenza. +</p> + +<p> +— Non è possibile ch’ella sia disposta a +rinunciare al mondo, o che, almeno, si +renda conto di quel che si faccia. Dite +piuttosto che v’è qualche cosa che voi mi +tacete, qualche cosa che forse voi stessa +ignorate. Si ordisce una cabala contro Clara, +e voi non aprite ancora gli occhi. Oh povera +mamma! Ve ne avvedrete troppo tardi +che Maddalena aveva ragione.... +</p> + +<p> +— Ah! tu torni agli antichi sospetti, +torni a dar corpo alle ombre. +</p> + +<p> +— Alle ombre! — replicai vivamente — Il +cuore, che non isbaglia, mi dice che non +le sono ombre, ma dolorose realtà. Si vuol +farvi complice di un intrigo nefando, si +vuol colpirvi in ciò che si doveva rispettare +in voi, sopra ogni altra cosa.... Coraggio, +mamma, sono parole aspre le mie, +ma valgono meglio delle sdolcinature degl’impostori. +La vostra energia, ch’è sopita +da tanto tempo, si svegli per amore di vostra +figlia, salvate lei, salvate il vostro +decoro. +</p> + +<p> +— Vergine Santa! Sei sempre la stessa. +Sempre pronta a pigliar fuoco come un +<span class="pagenum" id="Page_213">[213]</span> +fiammifero. Che cosa supponi? Che cosa +vuoi ch’io faccia? +</p> + +<p> +— Che cosa voglio che facciate? Ve lo +dirò subito, e capirete che cosa suppongo. +Dovete mettere alle strette <i>quell’uomo</i>, quel +cattivo genio della nostra famiglia.... +</p> + +<p> +— Maddalena, tu dimentichi che parli +di mio marito.... +</p> + +<p> +— Vostro marito.... lo so, pur troppo.... +Dovete dirgli ch’è ora di farla finita coi +sutterfugi, che non vi appagherete più di +adulazioni servili, che volete sapere un po’ +come stiano i vostri affari, e quanto vi manchi +alla vostra totale rovina, e perchè si +prepari il sacrificio di vostra figlia.... +</p> + +<p> +— Noi in rovina! — ella rispose maravigliata +come già aveva risposto altra volta +quando s’era trattato l’affare delle biblioteche. — Ma +sei pazza? +</p> + +<p> +— E allora — io incalzai — come spiegate +le vostre parole di poco fa? +</p> + +<p> +— Davvero che staresti bene avvolta in +un manto d’inquisitore. Che possano esservi +momentanei imbarazzi non c’è nulla di +strano.... I possidenti mancano spesso di +moneta spicciola.... E poi mio marito ha +tanti crediti... deve aver tanto danaro anche +dal Governo..... e adesso, con la guerra, +è naturale che tutti siano restii a pagare.... +Ma quanto all’andarcene in rovina.... via, +<span class="pagenum" id="Page_214">[214]</span> +finchè c’è Venanzio che amministra le cose +mie, non lo crederei nemmeno se lo vedessi. +</p> + +<p> +Più di questo non c’era modo di levarle +di bocca. Molto ella ignorava senza dubbio, +ma appariva chiaro ch’ella taceva anche +parte di quello che le era noto. In principio +aveva obbedito alla sua natura schietta, +spontanea; poi, s’era accorta d’essere andata +tropp’oltre, s’era messa in guardia +verso sè medesima, e, contro il suo costume, +dissimulava il proprio pensiero. Il triste +uomo che l’aveva resa dimentica de’ suoi +doveri esercitava un segreto fascino su di +lei; pur facendo mostra di secondarla in +ogni capriccio, e di esserle servo docile ed +ossequioso, egli era riuscito a padroneggiarla +completamente, e nulla v’era di più sincero +dell’amore e della stima di mia madre +per esso. +</p> + +<p> +Decisi di rivolgermi al mio notaio per +avere informazioni maggiori. Egli era imbottito +di umani rispetti, ma chi avesse un +po’ d’arte finiva col farlo parlare. — Chi può +saper nulla? — era la sua prima risposta. +Nello stesso tempo componeva le labbra ad +un suo particolar risolino, tanto per far capire +ch’egli sapeva moltissimo. Allora bisognava +stringergli i panni addosso, lusingare +la sua vanità, dirgli che tutti portavano +<span class="pagenum" id="Page_215">[215]</span> +alle stelle la sua perizia nel trattare gli +affari, che non c’era quanto lui per conoscere +a menadito il dare e l’avere delle famiglie +veneziane, e così di seguito. +</p> + +<p> +Nel momento della compera delle famose +biblioteche i responsi del signor Lodovico +erano stati assai sibillini. — Chi può saper +nulla? — egli mi aveva detto secondo +il solito. Poi aveva soggiunto: — Quel signor +Venanzio, cara mia, è un uomo singolare. +Ha rovinato tre o quattro fortune +di grandi famiglie, ma quanto a lui è sempre +riuscito a camparla bene.... È ingegnoso, +non c’è dubbio, e trova modo di +spillar sangue dal muro. Si è potuto ingerire +nelle forniture del palazzo reale, e +lì deve aver guadagnato una bella moneta.... +Anzi dicono (ma non sarà vero) che nel +fare gli acquisti comperasse tutto in quantità +doppia per mettere a nuovo anche il +suo appartamento. Il denaro usciva naturalmente +dalle casse dello Stato. Brava +gente, non è vero, piccina? — E qui si +fregava le mani con compiacenza, e poi, +alzandosi in punta dei piedi, mi pizzicava +la guancia. — Del resto, non tutte le ciambelle +riescon col buco, e qualche speculazione +dev’essergli andata male. Poi spendono +troppo, spendono troppo, spendono +troppo. È un vizio che vostra madre ha +sempre avuto anche lei.... +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_216">[216]</span> +</p> + +<p> +Ora poi il signor Lodovico era stato più +laconico, ma più esplicito. — Chi può saper +nulla? si vedono in giro certe carte. +Basta. Per un paio d’anni potranno ancora +campar da signori, ma poscia?... Se la signorina +Clara si risolvesse?... +</p> + +<p> +— A che cosa? +</p> + +<p> +— Via, a prendere il velo, lasciando metà +della sua sostanza al convento e metà +alla famiglia.... Voci che corrono.... Forse +chiacchiere degli oziosi e null’altro.... Del +resto, voi mi fate commettere una indiscrezione. +E perchè? Come se per la signorina +Clara aveste una gran tenerezza.... +</p> + +<p> +Era dunque questo il piano del signor +Venanzio! A questo miravano le tronche +parole di mia madre, le sue allusioni alla +vocazione di Clara! A questo si doveva +giungere dopo tanti intrighi e tanto bassezze! +Ma in fin dei conti, perchè maravigliarmene, +perchè dolermene? La fortuna +s’era incaricata di vendicare mio padre, +mio fratello, mio zio. È vero, la mia genitrice +era ferita sul vivo, ma poteva ella +dirsi innocente? Dopo aver riscaldato una +serpe nel seno, non era naturale ch’ella ne +sentisse i morsi? Quest’uomo che l’aveva +affascinata, resa obliosa dei più sacri doveri, +oggi la puniva egli stesso della sua +confidenza nella persona della sua figliuola. +<span class="pagenum" id="Page_217">[217]</span> +Era giusto. E Clara? Dal giorno in cui, +sospettosa del vero, la riguardai come una +intrusa all’ombra del mio nome e del mio +tetto, non mi parve ella rea d’esser nata +e di aver attossicato nascendo la vita delle +persone che mi furon più care? Ebbene, +se la sua cattiva stella la traeva a perdizione, +se <i>colui</i> al quale spettava l’ufficio +di proteggerla cospirava egli stesso a’ suoi +danni, ero io che dovevo porgerle una +mano soccorritrice? Io che dovevo turbar +l’opera della giustizia divina?... Ma era +veramente giustizia? Questo flagello che +risparmiava il maggior colpevole poteva +esso esser guidato dalla volontà della Provvidenza?... +Indi io arrossivo di me, de’ +miei primi pensieri, e mi vinceva una +pietà infinita di mia madre che, sconsigliata, +correva verso l’abisso, di Clara che, +inconsapevole, diventava vittima d’una bassa +cupidigia, e senz’avvedersene era tratta al +sacrificio della sua gioventù e del suo +cuore. Mi era lecito di lasciarla cadere +senza una parola, senza offrirle una tavola +di salvamento, senza farle capire che in +un angolo di Venezia v’era pure una creatura +che si ricordava di averla amata bambina, +di aver vigilato i suoi sonni, e che +ancora, per quanto volesse schermirsene, +era stretta verso di lei da un vincolo sacro?... +<span class="pagenum" id="Page_218">[218]</span> +Dato questo indirizzo alla mente, i +dubbi s’aggiungevano ai dubbi, i rimorsi +ai rimorsi. Era stato coraggio, era stata +virtù il lasciar la casa paterna, e lo sfuggire +la lotta? Era stata prova d’animo equo +e temperato la mia ripulsione per Clara, +il non aver voluto vederla dacchè ella era +entrata in convento? E dire ch’eran corsi +da allora più di quattr’anni, e ch’ell’abitava +nella mia stessa città! Come accade, +mi venne una fretta subitanea, eccessiva, +di riparare al lungo oblio, di porla sull’avviso, +e dopo aver atteso quattr’anni, mi +pareva che anche le ore fossero secoli. E +messo in seconda linea per un momento il +pensiero di Fanny, di Gastone, delle vicende +che, nel volger di poche settimane, +avevano rinnovellato i miei destini, deliberai +di vedere senz’altri indugi questa povera +Clara. +</p> + +<div class="chapter"> +<h2>XV.</h2> +</div> + +<p> +Ebbene, l’ho vista. Un giorno di visita, +a un’ora nella quale ero certa che non mi +sarei imbattuta in mia madre, mi recai all’antico +convento delle Agostiniane a San +<span class="pagenum" id="Page_219">[219]</span> +Giuseppe di Castello, dove s’era ridotto fino +dal 1801 un manipolo di suore della Visitazione +fuggite di Francia. Era la prima +volta ch’io entravo in un chiostro, e non +saprei significare a parole l’impressione +provata nel salire i tre gradini e nel battere +alla picciola porta che mette a quel +monastero. Mi pareva che dovesse schiudermisi +un mondo nuovo. La <i>torriera</i> che venne +ad aprirmi era veneziana; corta, grossa, +baffuta, con occhietti scintillanti e guancie +rubiconde, come persona a cui non sono +ignoti i piaceri della cantina. Guidata da +lei, attraversai il vestibolo, poi alcune stanze +terrene alquanto buie, e fui introdotta nel +parlatorio. Lo splendido sole che m’aveva +accompagnata lungo la via, pareva non aver +modo di far sapere lì dentro che c’era, tanto +mi sembravano scuri que’ luoghi e tanto +pesante l’afa che vi si respirava. E sì che +m’era noto esservi nel convento un ampio +giardino e più cortili, ma le poche finestre +del pianterreno non prospettavano certo su +nulla di allegro. In questa clausura l’aria, +la luce, il sole sono considerati come veleni, +da tenersi sotto una rigida disciplina +e da somministrarsi soltanto a centellini +appunto come s’adopera coi veleni, quando +il medico li prescrive. Serve a parlatorio +comune una lunga fila di stanze che corrispondono +<span class="pagenum" id="Page_220">[220]</span> +ad altrettante stanze interne accessibili +soltanto agli inquilini del chiostro +e che comunicano con esse mercè grate di +ferro. Nello spazio di muro che sovrasta +ciascuna di queste grate è, in lettere cubitali, +un’iscrizione francese contenente una +sentenza di San Francesco di Sales. Ampi +seggioloni foderati di cuoio stanno davanti +alle inferriate, e sono destinati alle visite, +le quali non sanno se parlino coi prigionieri +o siano prigioniere esse medesime. È +uno stringimento di cuore, quantunque sia +certo che fra gli ordini monastici questo +delle Salesiane non sia de’ più rigidi ed eccessivi. +Mi ricordo che, entrata appena, vidi +dietro ad una dello prime grate una suora +ancor giovane, e alla cui fisonomia il vestito +nero e il bavero bianco, che ne involgeva +la testa e si fermava in linea orizzontale +sul petto, dava un singolare risalto. Senonchè +il suo viso scomparve dietro un denso +velo ch’ella s’acconciò in fretta quando +un’altra <i>torriera</i> venne ad annunziarle che +un uomo, forse il padre o il fratello, domandava +di lei. All’ora in cui chiesi di +Clara, le visite erano ancora poche; gli +ampi seggioloni erano quasi tutti vuoti. Fui +pregata d’attendere un minuto, e, non so +perchè, mi parve un secolo. Ero inquieta, +nervosa. Che accoglienza mi avrebbe fatto +<span class="pagenum" id="Page_221">[221]</span> +Clara? Dopo quattr’anni ch’io non la vedevo, +ch’io non le avevo inviato, nè un saluto, +nè un ricordo, non avrebb’ella potuto +voltarmi a dirittura le spalle e rispingere +ogni mio avvertimento, ogni mio consiglio?.... +Ma zitto..... Sento aprirsi un uscio +nella stanza di là della grata, è Clara; +dietro di lei c’è una suora.... ahimè una +guardiana, una spia. Come farò a parlare +liberamente? Clara è vestita di nero, non +ha il bavero bianco intorno alla testa e sul +petto, non è tosata, ha raccolti in treccie i +capelli lunghi, fini, copiosi. Come s’è fatta +grande, e come sarebbe bella se le foggie +goffe del convento non togliessero snellezza +alla sua persona. Ha quattordici anni compiuti; +è ormai una ragazza. +</p> + +<p> +— Siete voi, Maddalena! — diss’ella, riconoscendomi +subito — che novità! +</p> + +<p> +— Lo so, è una novità — risposi — Avrai +detto male di me. Ma a proposito, +torna a darmi del tu. +</p> + +<p> +— Ah! del <i>tu</i> — ella soggiunse un po’ +imbarazzata — e dunque vivete.... vivi +sola ora. +</p> + +<p> +— Sì, sì, te l’avrà detto la mamma — replicai +in fretta — Ma narrami piuttosto +di te. Come ti trovi? Quando pensi d’uscirne? +</p> + +<p> +La suora, ch’era stata un po’ indietro, si +<span class="pagenum" id="Page_222">[222]</span> +avvicinò verso la grata aggiustandosi la +croce d’argento che le pendeva dal collo. +</p> + +<p> +— <i>Ne pourriez-vous pas parler français?</i> — diss’ella +rivoltasi a Clara. — <i>Je ne comprends +pas encore un mot de votre italien.</i> +</p> + +<p> +— <i>Ce n’est pas possible, sœur Brigitte</i> — rispose +speditamente mia sorella guardandomi +in modo che significava: — Non +dir sciocchezze e lascia fare a me — <i>ce +n’est pas possible, car ma sœur ne sait +pas le français. Mais je vous traduirai tout +ce que nous disons.</i> +</p> + +<p> +— <i>Eh! bien.... alors</i> — concluse suor +Brigida, come per mettersi in pace colla +propria coscienza. Sembrava però ch’ella +non fosse pienamente soddisfatta, perchè +aggiunse a mezza voce — <i>C’est dommage +pourtant</i>. — E si guardò attorno cercando +cogli occhi se per avventura potesse mettere +altri al suo posto. Ma non c’era caso. +Una suora che passò in quel momento era +ai fianchi d’un’altra educanda, una bella brunetta, +chiamata a una grata poco discosta. +</p> + +<p> +— E adesso parla liberamente — disse +Clara — ma prima d’entrare in discorsi +serii, narrami un po’ com’è finito il carnevale. +Son due settimane che non viene la +mamma, e quest’anno poi si sono fitti in +capo di non distrarmi con certe descrizioni, +con certi racconti. Sicchè, quand’anche vien +<span class="pagenum" id="Page_223">[223]</span> +lei, che una volta era un piacere a sentirla, +adesso c’è il babbo.... +</p> + +<p> +— Il signor Venanzio? +</p> + +<p> +— Sicuro. Vuoi che non sappia ch’egli +ha sposato la mamma! Il babbo, dicevo, le +tura la bocca, e si parla invece di digiuni, +di vigilie, di cerimonie, di prediche, ch’è +una cosa da morire.... +</p> + +<p> +— Ma, dunque, vogliono davvero che tu +vada monaca? +</p> + +<p> +— <i>Qu’est ce que vous dites donc, mesdemoiselles? +Allons, Claire, traduisez-moi.</i> +</p> + +<p> +— <i>On parle du carneval</i> — rispose +Clara senza scomporsi. E le raffazzonò una +descrizione bislacca delle nostre feste e delle +nostre mascherate. Questo ella chiamava +<i>tradurre</i> i nostri colloqui. +</p> + +<p> +— <i>Que c’est drôle le carnaval de Venise?</i> — sclamò +suor Brigida. — <i>Que ce +doit être beau à voir.... de loin! Continuez +continuez.... Ces masques donc?....</i> +</p> + +<p> +Capii che il chiostro non esercitava sull’animo +di Clara nè una speciale attrattiva, +nè una speciale ripulsione. Gli affetti non +s’erano ancora destati in tutta la loro vivacità +nel suo cuore. Anzi mi pareva che +la clausura tendesse a crescere in lei quell’amore +di sè di cui ella dava segni anche +da bimba. In fin dei conti, lì dentro non +ci si stava male. Anche all’andare alla +<span class="pagenum" id="Page_224">[224]</span> +messa ogni momento vi si abituava.... Solo +ci sarebbe voluto un po’ più di libertà, una +frequenza un po’ maggiore di visite, qualche +festina di tratto in tratto.... Del resto, +almeno non v’erano seccature, e checchè +avvenisse al di fuori, entro quelle mura +c’era quiete perpetua. — E non è poco — ella +concludeva — con questo scompiglio +che c’è nel mondo. Per miracolo c’è la +guerra anche adesso.... +</p> + +<p> +Io mi affaccendavo a dimostrarle che appunto +quella indifferenza per le cose esterne, +quel languore dell’anima è la peggior disgrazia +della clausura, e che chi vi si affida, o si +pente più tardi o finisce col diventare una +mummia. E perchè, intanto, anche dietro +la grata vicina erano comparse un’educanda +e una suora, abbassai notevolmente +la voce. +</p> + +<p> +— <i>De quoi parlez-vous donc, maintenant?</i> — chiese +suor Brigida. +</p> + +<p> +— <i>Oh mon Dieu, sœur Brigitte, de petits +riens. Elle me donne de nouvelles d’une +vieille servante de la maison, voilà tout.</i> +</p> + +<p> +— <i>Et pourquoi parle-t’elle si bas?</i> +</p> + +<p> +— <i>Êtes vous curieuse! C’est qu’elle se +fatigue vite la voix. Elle est faible.</i> +</p> + +<p> +— <i>Pauvre demoiselle</i> — sclamò suor +Brigida con accento di simpatia. — <i>Seriez-vous +poitrinaire comme moi? Et quel est +<span class="pagenum" id="Page_225">[225]</span> +le régime que vous suivez? Ah j’oubliais, +vous ne comprenez pas le français. Demandez-le +lui, Claire</i>. +</p> + +<p> +E mentre Clara le spacciava non so che +frottole, suor Brigida passò attraverso la +grata una mano lunga e sottile, tenendo +aperta una scatoletta di giuggiole. — <i>Prenez-en, +prenez-en, cela fait du bien.</i> +</p> + +<p> +Quando fummo sul punto d’accommiatarci, +Clara mi disse: — Non si avrà mica +sempre la fortuna di poter parlare come si +è parlato oggi. Tutte le altre suore intendono +a maraviglia l’italiano. Perciò quando +tu abbia da dirmi qualche cosa, porta teco +una o due ciambelle, e mettivi dentro un +biglietto. Facciamo tutte così. +</p> + +<p> +— Ma questo sistema di bugie non ti +par vergognoso? Non è la miglior conferma +delle mie parole? +</p> + +<p> +— Che! — rispos’ella — son peccatucci +veniali. +</p> + +<p> +Oh beata innocenza dei chiostri! +</p> + +<p> +Suor Brigida, facendo un profondo inchino, +e dicendo: — <i>Allons, Claire</i> — si +allontanò per la prima. Nello stesso momento +si mossero anche dalla grata vicina, +e l’altra educanda venne con un saltino +presso a Clara, le pose sulla spalla la mano +sinistra, e agitando l’indice della destra con +un piglio fra lo scherzevole e il minaccioso: — Bada — le +<span class="pagenum" id="Page_226">[226]</span> +disse — se la settimana +ventura, quando ci sia mio cugino, +tu non lasci che suor Brigida venga <i>a far +la guardia</i> a me, la ti va male. — E, rivoltasi +dalla mia parte, soggiunse in tuono +di leggiera canzonatura: — <i>Ah! mademoiselle +ne comprend pas le français.</i> +</p> + +<p> +Indi le due amiche si dileguarono. Allorchè +io uscii, il parlatorio era pieno di gente. +Babbi e mamme, fratelli e sorelle, congiunti +vicini e lontani, conoscenti d’ogni +genere si affollavano innanzi alle grate. +Pareva d’essere in un alveare. Vidi alcune +gentildonne a cui io non dovevo essere +ignota, perchè al mio passaggio si voltarono, +e udii bisbigliare il mio nome. +</p> + +<p> +Nel richiudere dietro a me la porticina +del convento, mi sentii rinata. Un’aria fresca +e schietta mi soffiava sul viso, il cielo sereno +mi si stendeva sul capo, e il sole, non +impedito più dai vetri appannati, o dalle +persiane, inondava la bella <i>Via Eugenia</i>, che +allora appunto si stava compiendo. Il quartiere +popoloso brulicava di gente, ma si sarebbe +potuto scommettere che in tutta quella +strada non si dicevano tante bugie quante +se ne andavano dicendo nel parlatorio delle +Salesiane. Nulla era più alieno dalla mia +indole dell’artifizio e del sotterfugio, e pensando +al mio colloquio con Clara io arrossivo +<span class="pagenum" id="Page_227">[227]</span> +per mia sorella e per me. È ben vero +ch’io non avrei potuto altrimenti dire a +Clara l’animo mio, ma ciò non mi rendeva +meno penosa l’idea d’esser stata stromento +d’una piccola frode. Quello poi che mi aveva +fatto un’impressione più sgradevole si era +la disinvoltura con cui Clara conduceva il +suo piccolo intrigo. Non era uno sforzo +ch’ella facesse; era un’abitudine, di cui ella +non comprendeva nemmeno come altri potesse +maravigliarsi. Senza dubbio, tutte le +sue compagne si trovavano nella condizione +medesima, e ciò attenuava forse in un certo +senso la sua colpa; ma che sposa, che madre +sarebb’ella riuscita portando nella sua +famiglia un naturale abborrimento della +sincerità? Ebbene, io avevo compiuto il mio +dovere, l’avevo, nel corso del nostro dialogo, +messa sull’avviso, le avevo detto in +qual modo ella potesse farmi giungere le +sue notizie se mai per avventura le fosse +occorsa l’opera mia. A che continuare adesso +le mie visite? A che mostrare a Clara una +tenerezza ch’io non avevo, e ch’ella nemmeno +si sognava di chiedermi? V’erano +ben altri obblighi ch’io non dovevo dimenticare +per cagion sua, obblighi nei quali +io avevo ormai riposto ogni mia dolcezza +ed ogni speranza. +</p> + +<p> +Oh! s’egli tornasse, e io potessi rendergliela +<span class="pagenum" id="Page_228">[228]</span> +florida e vispa, e vedessi brillar lagrime +di consolazione sul suo ciglio paterno, +e, senza nulla chiedere, senza ricordargli +nessuna dello parole sfuggitegli nel nostro +ultimo abboccamento, lo udissi dirmi ancora — Maddalena, +ti ringrazio e ti amo — quale +felicità sarebbe stata uguale alla mia, +che lunga serie di prove non mi sarebbe +parsa agevole e lieve! +</p> + +<p> +Eravamo già innanzi nel marzo, l’esercito +d’Italia si trovava in Baviera, con la persuasione +di dover volgere i passi verso le +frontiere russe e di essere alla vigilia di +una guerra grossa e terribile, ma senza +che vi fosse per anco nulla di positivo. Le +ostilità non erano state dichiarate, gli ambasciatori +non s’erano mossi e i negoziati +diplomatici continuavano. — Vedete che +tutto si risolve in nulla — dicevano gli +ottimisti. — Hanno paura di mettersi in +guerra con noi — aggiungevano altri che +s’erano identificati con Napoleone e la +<i>grande armata</i>. Non mancavano finalmente +coloro i quali deploravano che non si rompessero +gl’indugi e che non si facesse quello +che s’era fatto altre volte, sgominando i +nemici in un paio di settimane. +</p> + +<p> +Gastone scriveva della immensità dei preparativi, +del passaggio continuo di truppe, +di generali, di principi e della solennità +<span class="pagenum" id="Page_229">[229]</span> +misteriosa con cui si andava disponendosi +a un’impresa che sarebbe riuscita degna +della Francia. In mezzo a quel frastuono +d’armi, il furore della gloria, malattia dell’epoca, +andava impadronendosi a poco a +poco di lui, e la trepidanza con cui egli +aveva abbandonato Venezia non traspariva +più dalla sua lettera. Nell’aprile lo si promosse +maggiore, proprio nei giorni in cui +il suo corpo d’esercito si metteva in marcia +verso l’Oder. Finalmente, nello scorcio +di quel mese, la guerra non fu più dubbia. +Si seppe che lo Czar di Russia era +partito da Pietroburgo pel campo; Napoleone, +dicevano i giornali, si sarebbe mosso +anch’egli fra poco da Parigi. E gli stessi +giornali affermavano che se l’Imperatore +era costretto a una nuova campagna (la +quale sarebbe stata anche l’ultima), la cosa +doveva attribuirsi alla tracotanza dei Russi. +In poco d’ora ci saremmo sbarazzati anche +di loro, e nulla più avrebbe turbato la beatitudine +di una pace perpetua. Questi i +sogni, questi i presagi onde si pascevano +gli spiriti in quell’epoca d’accecamento funesto. +Non mancavano però i profeti di +sventura. Chi aveva viaggiato l’Europa assicurava +che si aveva sotto i piedi un Vulcano, +che i rancori, che il desiderio della +vendetta covavano tremendi sotto le apparenze +<span class="pagenum" id="Page_230">[230]</span> +dell’ossequio e della devozione; ma erano +voci isolate cui soverchiava il coro degli apologisti. +Gastone in marcia verso la Vistola era +amareggiato da una sola cosa; egli confrontava +con l’accoglimento presente quello +ricevuto dalle popolazioni tedesche nel 1806 +e 1807. Allora eravamo nemici — egli +scriveva — adesso siamo alleati. Ma allora +i giovani avevano fede in noi. Malgrado +l’onta della disfatta, essi ci venivano intorno +con piglio amichevole, salutavano in +noi i banditori delle nuove idee, non avevamo +di pienamente avversi che i principi, l’aristocrazia +e gli eserciti. Adesso è tutto l’opposto. +Principi, aristocrazia, esercito sono +al nostro fianco, è il popolo che non può +soffrirci.... +</p> + +<p> +Nondimeno queste ombre non turbavano +la confidenza serena di Gastone nel trionfo. +Di mano in mano che si avvicinava il pericolo, +si dissipavano i suoi timori, i suoi +dubbi. Vinceremo — egli scriveva — e non +vi sarà stata in verun tempo impresa pari +alla nostra. — Intanto i fogli avevano raccontato +la partenza dell’Imperatore da Parigi +il 9 maggio, il suo arrivo a Dresda +con l’Imperatrice, i ricevimenti, le feste, +l’accorrere di sovrani a rendergli omaggio; +a baciare un lembo del suo vestito, a mendicare +una sua parola, uno sguardo, un +<span class="pagenum" id="Page_231">[231]</span> +sorriso. L’eco di quelle cerimonie giungeva +fino al campo, e Gastone ne sentiva +lusingato il suo orgoglio di francese e di +soldato della grande armata. — Tutti s’inchinano +alla Francia, tutti piegano il capo +dinanzi alla rigeneratrice del mondo. — .... Non +era così che parlava mio fratello +anni addietro, quando egli vedeva Napoleone +mutare il ruvido sajo di capitano +nella fastosa porpora del manto imperiale. +Non era questa la rigenerazione del mondo +ch’egli invocava. +</p> + +<p> +Avanti! avanti su questo terreno che +brucia! Presto anche le lettere di Gastone +muteranno tenore.... E poi?... +</p> + +<div class="chapter"> +<h2>XVI.</h2> +</div> + +<p> +Eravamo nell’estate di quel memorabile +anno 1812. Fanny passava meco la maggior +parte del giorno. La sua presenza era +come un raggio di sole. Co’ suoi crespi capelli +d’oro, co’ suoi occhi azzurri e profondi, +con la personcina snella e aggraziata, con +la sua voce tutta musicale dolcezza, ella +riempiva la mia casa, e, più della mia casa, +<span class="pagenum" id="Page_232">[232]</span> +il mio cuore. Nessuna tra le fanciulle ond’io +avevo confortato la mia solitudine aveva +saputo destare in me affetti cari e soavi +come questa fanciulla. Ella possedeva quella +precocità d’intelligenza che sogliono avere +i bambini nati in condizioni straordinarie, +e che si risolve in domande singolari, o in +più singolari silenzi, ove la loro picciola +mente sembra occupata in uno sforzo superiore +all’età per trovare la chiave di +qualche enigma. Chi ero io per lei? Simile +alle altre bimbe che venivano presso +di me e che guardavano questa nuova arrivata, +questa contessina, come la chiamavano, +con un’ammirazione non scevra d’invidia, +Fanny mi dava il titolo di zia, ma +le altre bimbe erano spesso accompagnate +dalle loro madri, ed ella domandava +di tratto in tratto — <i>Ov’è la mia mamma?</i> — Talora +si arrestava subitamente in mezzo +a’ suoi giuochi, lasciava cadere il cerchio +o la palla, e accostandomisi tutta umile e +mortificata, mi fissava in volto i suoi begli +occhi e diceva un’unica parola: <i>Papà</i>. Il +suo indivisibile <i>Café-au-lait</i> mi rivolgeva +anch’esso in questi casi uno sguardo indagatore +e mugolava sommessamente. A tre +anni e mezzo, Fanny non poteva avere +un’idea chiara di ciò che fosse la posta, +ma ella mi aveva visto così inquieta, così +<span class="pagenum" id="Page_233">[233]</span> +ansiosa al giungere di qualche lettera, che +se si bussava alla porta, ella smetteva di +saltare e di correre e porgeva l’orecchio +per sentire chi fosse; poi se realmente era +il fattorino e mi consegnava un piego suggellato, +non c’era nè trastullo, nè compagnia +che la tenesse dall’affrettarsi verso di +me e accovacciarmisi ai piedi e posar la +testina su’ miei ginocchi, talora ripetendo, a +foggia d’inchiesta, quella sua parola <i>papà</i>, +talora nemmeno aprendo bocca, ma standosene +zitta e raccolta. E allorchè prendendola +in braccio io le dicevo: — Il babbo +manda tanti baci alla sua Fanny — la sua +fisonomia s’illuminava, ed ella faceva un +segno a <i>Café-au-lait</i>, il quale m’era addosso +di un balzo, e leccava a vicenda la +sua padroncina e me, per manifestar poi +la sua ilarità in modo clamoroso col saltare +su tutti i mobili. Però a mano a mano che +la grande armata procedeva sul suo cammino, +quelle lettere lungamente attese, aperte +con mano tremante, mi gettavano un invincibile +turbamento nell’anima; gl’infausti +presagi scacciavano le belle speranze, una +tristezza, invano combattuta, s’impadroniva +di me, e i miei occhi s’innondavano di lagrime. +Allora ero certa d’incontrare gli occhi +della povera Fanny, umidi anch’essi ed +inquieti, e volevo sorridere, ma non mi +<span class="pagenum" id="Page_234">[234]</span> +riusciva, e rompevo invece in un pianto +dirotto. Ella mi gettava le braccia al collo +e piangeva ella pure. Verso la fine di luglio +mi giunse un foglio di Gastone che portava +la data del 30 giugno, ed era scritto da un +villaggio indecifrabile. Ci siamo, — egli +mi diceva. — Il nemico non viene verso +di noi, onde tocca a noi di andarlo a cercare. +Dove? Non si sa. È un mondo incognito, +immenso, dove avremo per guida +la nostra buona stella e il genio di Napoleone. +Il passaggio del Niemen fu cominciato +ier l’altro e finito oggi. Un terribile +uragano che scoppiò ieri mise un po’ di +disordine nelle nostro file. Il grosso dell’esercito +aveva varcato il fiume il 24, e +dev’esser stato uno spettacolo imponente. +Pur che volete che vi dica? Questo silenzio +che c’è d’intorno a noi mi sgomenta, questa +vastità di terreni senz’anima viva mi +produce un senso di stanchezza e di tedio, +questa marcia non interrotta da battaglie mi +fa l’effetto di un funerale. Il nostro esercito +così gaio per solito sembra dividere in parte +le mie impressioni. Oh Maddalena, quando +rivedrò la mia Fanny, quando rivedrò voi? — Mentre +cammino per queste strade aride, +sabbiose, penso che la felicità sarebbe costì +e ch’io me ne dilungo a ogni passo.... +</p> + +<p> +Quel giorno Fanny senza pronunziare +<span class="pagenum" id="Page_235">[235]</span> +una parola s’era arrampicata dietro la mia +seggiola, e guardava la lettera ch’io tenevo +aperta dinanzi a me, come s’ella avesse +potuto decifrarne i caratteri. <i>Café-au-lait</i> mi +aveva posato una zampa sulla spalla e pareva +che volesse stimolarmi a dir qualche +cosa.... Ma non ci fu verso che mi uscisse +una parola di bocca. Baciai la bambina +che mi guardava, e per distrarla mi misi +io stessa a giuocare con lei. Ella stette un +momento in forse, e cominciò a giuocare +di malavoglia, ma poi riprese la sua ilarità +consueta. Il cagnolino, che regolava il suo +umore su quello della bimba, dopo aver +sulle prime dato a divedere che la soverchia +allegria non gli pareva cosa dicevole, +si levò di dosso gli scrupoli e con innumerevoli +capriuole richiamò a sè l’attenzione +di Fanny, de’ cui trastulli egli era +il fidato compagno. Io lasciai che Maria +stesse a guardia della bambina e mi ritrassi +nella mia camera. Non ne potevo +più. Una cura assidua, profonda mi logorava. +Una voce intima mi ripeteva: <i>Non +tornerà</i>. E Fanny? Quale sarà il suo destino? +In che mani sarà ella consegnata? +Che voci d’amore conforteranno la sua infanzia? +Sia ch’io la vedessi melanconica, +sia che mi ferisse l’orecchio il suono delle +sue allegre risale, non sapevo ormai guardarla +<span class="pagenum" id="Page_236">[236]</span> +senza commozione. Mesta, io pativo del +suo soffrire presente, gaia, mi straziava +l’animo il pensiero ch’ella, povera creatura +ingenua e nuova alla vita, non aveva idea +di ciò che forse l’avvenire le preparava. +Oh sarebbe stato pur meglio che Gastone, +partendo, l’avesse lasciata a me senza vincolo +alcuno, all’infuori di quello di restituirgliela +s’egli fosse tornato! +</p> + +<p> +I messaggi del campo si facevano rari. +Pur di tratto in tratto giungevano. In agosto +ebbi una lettera del 25 luglio. — Cominciano +i combattimenti — scriveva Gastone. — Il +23, il primo corpo ha dato e +vinto una battaglia sulla Mischwoska contro +l’esercito del principe Bagration, di gran +lunga più numeroso. Noi non abbiamo +avuto finora che scaramuccie di nessun +conto. Ieri, nel pomeriggio, comparve tra +noi l’Imperatore. Fu accolto con entusiasmo, +ma è cupo, concentrato, e non par più +quello di Austerlitz. Annunziato dallo scalpitar +dei cavalli e da un gran nembo di +polvere, scomparve ugualmente fra un nembo +di polvere. Quando lo rivedremo? Chi +sa? Tutto è misterioso in questa guerra.... +Noi siamo assetati di pugne. La marcia è +faticosa, i villaggi che s’incontrano solo a +grandi distanze sono abbandonati dagli abitanti +prima del nostro arrivo, e non vi si +<span class="pagenum" id="Page_237">[237]</span> +trovano provvigioni. L’ululato dei cani nelle +fattorie deserte, il mormorio solenne delle +foreste d’abeti empiono l’anima di lugubri +presagi. I soldati, sopratutto i giovani, patiscono +senza misura. Il caldo e la fame +decimano le nostre file, che il fuoco ha lasciato +finora pressochè intatte. Vi è specialmente +una gran moría nei cavalli, e le +strade sono disseminate dei loro corpi che +appestano l’aria. Il bel baio che comperai +in Germania quando fui nominato maggiore +è morto anche lui. Dovetti acconciarmi con +una vecchia rozza che non so quanto durerà.... +Ah! ecco il cannone! Sia ringraziato +il cielo.... Baciatemi Fanny. A voi +non dico altro se non che custodisco sempre +sul mio petto la vostra camelia. Addio. +</p> + +<p> +Ho forse bisogno di dire quale fosse lo +stato dell’anima mia? Ormai io mi maravigliavo +che altro avesse potuto occuparmi; +tutti i miei pensieri erano conversi nell’uomo +che si allontanava da me ogni giorno +più, e nel vago angioletto che mi stava +accanto. Clara, gli affari del signor Venanzio, +l’avvenire di mia madre non avevano +virtù di richiamare la mia attenzione; il +mio antico crocchio s’era quasi sciolto, le +mie piccole alunne non trovavano in me +l’usate premure. +</p> + +<p> +— L’hai presa con troppo calore — diceva +<span class="pagenum" id="Page_238">[238]</span> +mia madre le poche volte in cui ci +vedevamo — E se poi nasce una disgrazia, +che cosa vuoi farci? +</p> + +<p> +La signora Elena s’era accomiatata in +tutte le regole. — È uno scandalo — ella +diceva — Nemmeno se fosse sua moglie +sarebbe tanto agitata. E poi quella bambina +che c’è sempre per i piedi e che nessuno +sa bene che roba sia, e donde venuta.... E +finalmente quella insopportabile bestia, quel +<i>Café-au-lait</i> che ha portato in giro per tutta +la casa il mio cappellino! +</p> + +<p> +Anche il signor Filippino aveva smesso +affatto le sue visite. Venivan soltanto a lunghi +intervalli il signor Lodovico e Don +Gaudenzio. Ma Don Gaudenzio, non trovando +più modo di discorrere di Gaspare Gozzi, +era un pesce fuor d’acqua, e il notaio si +limitava a scrollare il capo e a mormorare: — Brutti +affari! brutti affari! +</p> + +<p> +La mia consolatrice, la mia confidente +era la buona Giannina. Il suo affanno, poveretta, +lo aveva anche lei, ma lo nascondeva +per non accrescere il mio. — Vedrà +che torneranno, torneranno tutti e due quelli +che aspettiamo, il suo, perchè il Signore +non vorrà commettere questa ingiustizia di +aggiungere un altro colpo ai tanti che +hanno martoriata la sua gioventù; il mio +perchè gli è un buono da nulla e i buoni +<span class="pagenum" id="Page_239">[239]</span> +da nulla hanno sempre fortuna.... Paolo non +mi scrive, non sa scrivere.... e seppur sapesse, +son certa che non si prenderebbe una +briga simile.... vuole tutti i suoi comodi, +lui, ma il cuore mi dice ch’è vivo. Oh ne +son sicura! La settimana scorsa, mi pare +d’averglielo detto, ebbi le sue notizie col +mezzo della fruttaiuola che ha un figlio +nello stesso reggimento, ma quello lì è un +bravo giovane, è stato a scuola, e scriveva +a sua madre che Paolo era nella sua compagnia +e stava benissimo.... Ma che cosa le +discorro di me? Quello che preme è il signor +maggiore.... E vedrà che non accadranno +disgrazie, e che ci sarà un’ora di +felicità anche per lei.... +</p> + +<p> +Passavano le settimane, passavano i mesi. +Una cupa inquietudine era diffusa per la +città. V’erano tanti che avevano al campo +i figli, i fratelli, i mariti, e le cose andavano +sì in lungo. Le notizie dei giornali +erano sempre color di rosa. I nostri si +avanzavano intrepidi, l’Imperatore godeva +perfetta salute, i Russi fuggivano. Ma della +pace non si discorreva mai. Poi i cannoni +della piroga tuonarono a festa. S’era vinta +una gran battaglia, una battaglia straordinaria, +in confronto alla quale Marengo, +Austerlitz, Friedland erano una bagatella. +Indi giubilo immenso nella massa della +<span class="pagenum" id="Page_240">[240]</span> +popolazione, ansietà infinita in quelli che +avevano i loro cari nell’esercito. Dopo la +gran vittoria verrà la pace, ma, Dio santo, +non si può saper chi siano i morti, chi +siano i feriti? Come giungono tardi lo +lettere! +</p> + +<p> +Ah! finalmente. È un dopo pranzo di +settembre avanzato. Siamo in altana. La +piccola Fanny sostenuta da Maria spicca i +grappoli che si vanno maturando sulla vite, +<i>Café-au-lait</i> spicca salti bizzarri fino a +prender fra i denti la falda del vestito della +sua piccola amica. Giannina ed io sediamo +in un angolo meste, pensose, ora discorrendo +della battaglia, ora cercando di dare +al dialogo un altro indirizzo, senza che ci +riesca. Anche la confidenza di Giannina è +scossa. Corrono strane voci fra il popolo. +Si dice che interi reggimenti siano stati +distrutti, nessuna tra le conoscenti di Giannina +ha notizia de’ suoi. Anzi vengono da +lei a chiederle se sa nulla, se Paolo le ha +fatto saper nulla. — Ma, benedette creature — ella +risponde — non ve l’ho già +detto che Paolo non iscrive mai. — Ed ecco +<i>Café-au-lait</i> con le orecchie tese piantarsi +sul primo gradino della scaletta di legno +che dall’altana scende all’ultimo piano +della casa e agitar la coda con moto convulso. +È una lettera che porta lo scritto di +<span class="pagenum" id="Page_241">[241]</span> +Gastone..... Signore! Che tu sii ringraziato. +Sono quattro pagine vergate in calligrafia +minutissima. Hanno la data del 9, +due giorni dopo la terribile battaglia della +Moskowa, la cui descrizione mi fa drizzare +i capelli. Gastone era stato al fuoco tutta +la giornata, e aveva visto cadergli a fianco +i suoi capi, i suoi più fidi compagni d’arme. +Era stato promosso colonnello, ma non era +lieto nè dell’avanzamento, nè della vittoria. — Per +quanto io fossi avvezzo allo spettacolo +della morte — erano le sue parole — non +mi bastò l’animo di percorrere il campo +di Borodino il dì seguente alla battaglia. Il +suolo era coperto di feriti e d’uccisi. Ogni +acclamazione era soffocata dai gemiti che +si alzavano da tutte le parti. Le bolgie infernali +che il vostro Dante descrive non +devono aver presentalo un uguale spettacolo +di desolazione e di patimenti. +</p> + +<p> +Quanti amici miei che voi pure avrete +inteso nominare, quanti che vostra madre +ha conosciuto, ornamenti delle veglie veneziane, +quanti hanno chiuso il 7 la vita nel +fiore degli anni! Quante mani che io avevo +stretto il mattino erano irrigidite la sera! Oh +il mio grado acquistato a questo prezzo è +ben caro! — E qui seguiva una lunga tavola +necrologica formata dei nomi dei +più brillanti ufficiali che attorniavano le +<span class="pagenum" id="Page_242">[242]</span> +nostre gentildonne. — Abbiamo vinto — proseguiva +Gastone — e di qui a pochi +giorni saremo a Mosca. Ma poi? Avremo +forse la pace? Alcuni lo dicono, ma io ne +dubito. Ci sta dinanzi un popolo che ci +abborre d’un odio selvaggio, che getta nel +fiume le sue provvigioni per non lasciarci +pane, che arde le sue case per non lasciarci +tetto. Quell’odio s’alimenta d’orgoglio +nei capi, di superstizione nel volgo, che +ci crede venuti a insidiar la sua fede, a +devastare le sue chiese, a oltraggiare i suoi +Santi. Se aveste visto, Maddalena, la vigilia +della battaglia, sul far della sera una +lunga fila di ceri lentamente percorrer le +colline ov’era accampato l’esercito russo e +apparire e dileguarsi a vicenda secondo +che le macchie d’alberi erano più o meno +fitte, se aveste inteso levarsi solenni salmodie +religiose in mezzo a quella luce fantastica, +vi sareste sentita voi pure misteriosamente +commossa. Era la cosidetta Madonna +miracolosa di Smolensko che i preti +greci portavano in processione lungo i bivacchi. +Mi tornarono a mente le ingenue +cerimonie vedute da fanciullo nella mia +credente Bretagna quando mia madre cercava +d’infervorarmi della sua pietà.... Questo +popolo sarà ignorante, io dissi a me +stesso, ma combatterà fino all’ultimo come +<span class="pagenum" id="Page_243">[243]</span> +hanno combattuto i Vandesi. — La lettera +si chiudeva con alcune parole d’affetto per +Fanny e per me; indi v’era un poscritto. — Ebbi +occasione di veder dopo la battaglia +quel giovane (mi sembra abbia nome +Paolo) che è fidanzato <i>de votre gouvernante</i> +(Gastone dava questo titolo a Giannina). +Egli non ricevette nemmeno una graffiatura. +Quantunque ritenga ch’egli avrà già +scritto alla sua amante, stimo opportuno di +darvi questa notizia nel caso che la sua +lettera fosse andata smarrita. +</p> + +<p> +Nell’estremo della miseria ci vuol così +poco a render felici! Il messaggio di Gastone +era lugubre e tale da destar più terrori +che speranze; nondimeno Gastone era +vivo e l’anima mia si riposava in questo +pensiero. Checchè egli ne dicesse, la guerra +doveva aver raggiunto il suo culmine; era +impossibile che dopo una carnificina sì spaventosa +non si sentisse da ambe le parti +il bisogno di venire agli accordi. A ogni +modo un pericolo simile non sarebbe tornato, +e s’egli era sfuggito ai rischi più +gravi, o perchè non isfuggirebbe ai minori? +E Giannina, la mia buona Giannina +com’era lieta! Nel suo forzato sorriso dei +giorni scorsi non v’era stata mai gioia sì +vera come nelle lagrime che le sgorgavano +copiose giù per le guancia. Ella mi confessò +<span class="pagenum" id="Page_244">[244]</span> +che da quindici notti non chiudeva +occhio, che la fiducia ch’ella mostrava era +tutta ostentata, che pur troppo ella temeva +che Paolo fosse morto o ferito, e non c’era +caso che le venisse fatto di avvezzarsi a +questa idea. Aveva torto, ma lo amava, +s’era abituata ad amarlo. E adesso, a saperlo +vivo, ella si sentiva rinata, e mi +chiedeva scusa se da qualche tempo ell’era +stata meno assidua nel suo servizio. Vedrei +adesso se le sarebbe ritornata la lena.... E +così dicendo ella baciava Fanny, Maria e +anche <i>Café-au-lait</i>, col quale non soleva +aver troppa simpatia, e saltava per l’altana +come una bambina. Angelica creatura! Io +l’avevo trovata sempre uguale, sempre piena +di zelo e d’affetto, ed ella s’incolpava di +negligenza e di distrazione! +</p> + +<p> +Fanny che aveva smesso di spiccare i +grappoli d’uva, venne pian pianino a posarmi +le mani sulle ginocchia, e col suo +bel visetto rivolto all’insù, mi mormorò +quella sua solita parola: <i>Papà</i>. — Oh +sì, dolce amorino mio, il tuo babbo tornerà +presto, e ti porterà tante belle cose.... +Eh sta ferma, bestiuola — gridai poscia +rivolta a <i>Café-au lait</i> che m’era balzato in +grembo e leccava la bocca della sua padroncina. — Via, +vieni qua — soggiunsi tosto — oggi +devi far festa anche tu — e, alzatami +<span class="pagenum" id="Page_245">[245]</span> +da sedere, tolsi dal vassoio su cui avevano +portato il caffè una palla di zucchero, ond’egli +era assai ghiotto, e la slanciai per +aria. Il cagnolino prese la mira, spalancò +la bocca, spiccò un salto, e, raccolta la palla +fra i denti e la lingua, ricadde al suolo con +la schiena indietro e fece mille bizzarre +capriuole prima di ripigliare l’equilibrio. +Fanny si smascellava dalle risa, e noi con +lei...... Poveri illusi! Avevamo tanto bisogno +di sperare che un fuggevole barlume ci +produceva l’effetto del sole in pieno meriggio! +</p> + +<div class="chapter"> +<h2>XVII.</h2> +</div> + +<p> +Ahimè! Non era, no, il sole in pieno +meriggio quello che aveva balenato un istante +fra le nostre tenebre, era l’ultimo chiarore +del crepuscolo che si diffondeva nel cielo +innanzi che la notte vi avesse incontrastato +dominio. La notizia sinistra dell’incendio di +Mosca, prima sussurrata sommessamente nei +crocchi, poi ingigantita dalla voce pubblica +e attenuata invano dai fogli ufficiali, ebbe +per me una tremenda conferma da una +<span class="pagenum" id="Page_246">[246]</span> +lettera di Gastone che me ne dipingeva gli +orrori a tinte vivissime. Per tre giorni, 16, +17 e 18 settembre, le fiamme avevano divorato +la superba metropoli in cui la <i>grande +armata</i> era entrata sul cader del 14. Per +tre giorni le truppe affaticandosi invano a +sterminare uno sciame d’incendiari che correvano +la città come Eumenidi forsennate, +avevano dovuto cercarsi un varco attraverso +quella bolgia infernale mentre le muraglie +scrosciavano e le stridule vampe con sottilissimi +guizzi investivano le cupole e i minareti, +e mille e mille uccelli selvatici sbucando +dai loro nidi invasi dal fuoco si +libravano sul firmamento mettendo spaventosi +ululati. Una pioggia dirotta aveva sola +potuto estinguere l’ampia fornace, e l’esercito +era in parte ritornato ne’ suoi quartieri. +Ma era sopraggiunto un guaio peggiore degli +altri. I vincoli della disciplina erano infranti; +i soldati si sguinzagliavano al saccheggio +della capitale deserta. Ciò che non s’era +visto fino allora in un esercito francese, si +vedeva in quel tempo; la voce dei capi non +aveva più autorità; tutti comandavano, nessuno +obbediva. — Mentre vi scrivo — diceva +Gastone — odo a poca distanza un +fuoco di moschetteria. Si fucilano due sergenti, +rei d’insubordinazione. Erano fra i +migliori dell’esercito, fra i più valorosi. Uno +<span class="pagenum" id="Page_247">[247]</span> +d’essi era stato meco in Ispagna. Lo vidi +questa mattina — Colonnello — egli sclamò — non +avrei mai supposto di morire così.... +Ma credetelo, non è colpa mia, è colpa di +questa terra maledetta...... Basta, bisogna +morire da uomini...... Sento il rullo dei +tamburi. È la compagnia che sfila davanti +ai cadaveri.... +</p> + +<p> +Un luogo silenzio seguì a questa lettera, +nè occorre ch’io narri quale fosse la mia +ansietà. Intanto non c’era diceria per quanto +strana che non si spargesse in paese. Chi +rammentava che i Francesi erano in ritirata, +chi soggiungeva che tutto l’esercito +era sul punto di essere fatto prigioniero e +che lo stesso Imperatore era già stato preso +dai Cosacchi. Non si menzionavano battaglie +perdute, ma si preconizzavano i disastri +venturi, era come l’aria impregnata della +vicina procella. Tuttavia gl’increduli erano +ancora moltissimi; bastava rammentare i +successi di un esercito ritenuto invincibile +per dubitare di questo cambiamento subitaneo +della fortuna. Le notizie ufficiali erano +scarse e non ispiravano più fiducia; le notizie +private non davano una giusta idea +dello stato delle cose. Ognuno si occupava +(ed erano ben pochi quelli che scrivevano) +del suo reggimento, della sua compagnia, +di sè stesso. Poichè era noto ormai a tutti +<span class="pagenum" id="Page_248">[248]</span> +ch’io ero io corrispondenza con un colonnello, +madri, sorelle, amanti si affollavano +alla mia porta. Era uno strazio. Che cosa +sapevo io, povera donna, io che, dopo Mosca, +ignoravo perfino se Gastone fosse vivo? +Nondimeno si voleva vedere l’ultima lettera +ch’io ne avevo ricevuta, leggervi la descrizione +dell’incendio, indovinar fra le righe +quello che non era scritto.... Poi c’erano +lagrime, e singhiozzi, e imprecazioni a stento +frenate contro chi cagionava tanta rovina. +Il comandante di piazza mi fece dire che +tenessi per me le mie lettere; e mi guardassi +bene dallo spargere <i>notizie allarmanti</i>. +Vana cautela! La costernazione s’era impadronita +degli animi. Solo l’annunzio della +pace avrebbe potuto calmarla. E il cannone, +banditore dei grand’avvenimenti, taceva. +</p> + +<p> +Don Gaudenzio, venuto a visitarmi, scrollava +il capo, e diceva: — Che nessuno ci +senta, figliuola mia, ma i regni fatti senza +il timor di Dio hanno le fondamenta d’argilla.... +È la prigionia del pontefice Pio VII +a Savona ch’è la vera causa di tutte queste +disgrazie. +</p> + +<p> +Mia madre, secondo il solito, piena di +contraddizioni, manteneva le sue abitudini +di vita galante, alternandole con una sequela +di pratiche religiose. La sera ella si +acconciava per la conversazione, la mattina, +<span class="pagenum" id="Page_249">[249]</span> +con alloggiamento raccolto e vestita a bruno, +andava alla messa o al confessionale: — <i>C’è +qualche cosa per aria</i> — ella mi +disse una volta — bisogna badare all’anima. +Pensaci anche tu, Maddalena, che, +per tua disgrazia, fosti educata con le idee +francesi. — Poi, vedendo ch’io ero preoccupata +ben d’altro: — Ah — proruppe — tu +pensi al colonnello.... Il colonnello!... +Non so avvezzarmi a chiamarlo così. L’ho +sempre conosciuto per capitano — Può +dire ch’è andato avanti d’un tratto.... +Eppure pagherei a vederlo nel suo nuovo +uniforme.... Deve fare una magnifica figura.... +Ma voglia il cielo che possiamo +vederlo.... Povera Maddalena!... Hai aspettato +tanto.... non volesti mai abbadare alla +tua mamma, che ti avrebbe maritata da +un pezzo e con fior di partiti.... e adesso +sei in queste angoscie. Un militare.... ai +tempi che corrono..... pur troppo bisogna +esser preparati a tutto.... — E poi mi assaliva +d’inchieste sulla bambina. — Anche +quella Fanny, sarà un tesoretto, non lo +nego, ma non affezionarleti troppo.... quando +poi ti tocchi staccartene.. +</p> + +<p> +— Oh non me ne parlate, non me ne +parlate, mamma — io sclamavo invariabilmente +quando veniva in campo questo discorso. +E sentivo infatti che di tutti i dolori +<span class="pagenum" id="Page_250">[250]</span> +che la sorte mi preparata questo era +il più terribile, il più spaventoso. Perdere +il solo uomo che mi avesse parlato d’amore, +il solo uomo che io avessi amato, +soffocare tutti quei desiderii, tutte quelle +speranze che sono il retaggio d’ogni cuore +di donna, era già un sacrifizio quale Iddio +non dovrebbe chiedere a una sua creatura; +ma perdere questa fanciulla, fare d’un +colpo la infelicità mia e quella di lei, perchè +un’intima voce mi diceva ch’ella sarebbe +stata infelice.... oh era peggio, mille +volte peggio! E mi rimproveravo aspramente +di non aver detto a Gastone durante +il nostro ultimo colloquio ch’egli mi permettesse +di far sempre le veci di madre +alla sua figliuola, o almeno di non aver +avuto il coraggio di scriverglielo dopo che +egli era partito. Ma per iscriverglielo conveniva +pur accennare alla possibilità della sua +morte, nè le mie forze bastavano a tanto. +</p> + +<p> +Una sua lettera pervenutami in novembre +m’indusse finalmente a romper gl’indugi,.... +ma ero io ancora in tempo? Nel +percorrere quel triste messaggio mi pareva +che un ferro arroventato me ne scolpisse +ad una ad una le parole nel cuore. Era +scritto alla fine d’ottobre, dopo la battaglia +terribile di Malojaroslawetz, dopo aver riveduto +il campo di Borodino seminato di +<span class="pagenum" id="Page_251">[251]</span> +cinquantamila cadaveri insepolti, durante la +ritirata spaventosa che doveva acquistare +una sì nefasta celebrità nella storia. — Addio, +mia buona Maddalena — egli scriveva — addio, +mia piccola Fanny. La speranza +di rivedervi, che sostenne il mio coraggio, +che mitigò le mie sofferenze, è oggi svanita. +Questa terra ingoia gli uomini. Più +ancora che per le palle nemiche, più ancora +che per la lancia cosacca, qui si muore +di stanchezza, di freddo, di fame. Noi siamo +decimati da nemici invisibili e non ci resta +da far altro che incrociar le braccia ed +attendere il colpo. Addio, Maddalena; se entro +due mesi dal momento io cui vi giunga +questa mia lettera, voi non avrete novella +di me, spedite pure a Nantes il documento +che vi ho lasciato, e dite a Fanny ch’ella +non ha più padre. Addio, angelo. Possa il +bene che mi avete fatto ricadere a mille +doppi su voi, e consentirvi una vita tranquilla +e serena. Che la mia memoria non +sia per voi cagione d’amarezza. Ch’ella non +turbi un’ora sola della vostra felicità. Ma +nel vostro crocchio domestico, quando, ormai +trascorsa la giovinezza, sederete presso +il vostro sposo, in mezzo ai vostri figliuoli, +e, nell’abbandono dei cari colloqui, ricorrerete +col pensiero il passato, rammentatelo +qualche volta (chè potete rammentarlo senza +<span class="pagenum" id="Page_252">[252]</span> +rossore e senza pericolo) il nome di quest’uomo +che vi affidò il suo più dolce tesoro, +fatemi un posto presso di voi, vicino +al vostro focolare, e se tutto non finisce +con la tomba, il mio spirito, si rallegrerà +per virtù vostra d’una gioia ineffabile. +</p> + +<p> +Fanny, che ormai io avevo presa meco, +era in quel momento nel vicino salotto con +Maria, il suo cagnolino e altre due o tre +bimbe. Giuocavano a gatta cieca, e io sentivo +le loro allegre risate. La non s’era accorta +che mi fosse giunta una lettera; se +no me la sarei vista certo ronzare d’intorno.... +Di fuori faceva freddo, pioveva un’acqua +agghiacciata che picchiava sui vetri +della finestra. Ma in casa mia c’era un +raggio di sole, e quel sole era lei... +</p> + +<p> +Corsi alla mia scrivania e vergai questa +lettera: — Gastone! Il vostro ultimo foglio +mi strazia l’anima. Per carità, non disperate +affatto della Provvidenza, lasciate ch’io +confidi che non dovrò adempiere al lugubre +incarico che mi deste. Ah non sapete, +oltre a tutto, ciò che vorrebbe dire +per me l’abbandonar Fanny, per Fanny lo +staccarsi dalle mie braccia? Oh Gastone, io +non voglio nemmeno supporre che questa +mia non vi trovi ancora sano. Ebbene, io +vi supplico di una cosa. Datemi facoltà, +<i>checchè avvenga</i>, di tener meco Fanny. Non +<span class="pagenum" id="Page_253">[253]</span> +vi preoccupate del mio avvenire; questo +affetto riempirà la mia vita. Accordatemi +il permesso, se occorre, di distrugger le +carte che mi avete lasciato pel vostro notaio. +Fanny vivrà ignorata dalla vostra famiglia, +ma le mie ricchezze le basteranno +senz’aggiungervi le vostre, ed ella troverà +in me una madre che la cingerà delle più +tenere cure. Ho il presentimento, perdonatemi, +ho il presentimento che nel vostro +castello paterno ella non sarebbe felice.... +Con le idee aristocratiche di vostra madre, +questa fanciulla nata da un matrimonio +clandestino, piombata, per così dire, d’improvviso +nella famiglia, chi sa come sarebbe +accolta?.... Rispondetemi subito.... Se sapeste, +io vi scrivo con la mano convulsa, +con gli occhi appannati, con un’emozione +di cui non conobbi l’uguale.... Oh se questo +pensiero può confortarvi, s’esso può +darvi forza a durare i patimenti del cammino, +se a voi, blandito dalle più superbe +bellezze, non viene a tedio la meschina cui +la natura non largì venustà di persona ma +solo potenza d’affetto, sappiatelo ancora una +volta, o Gastone, io vi amo. Vi amo per +voi, vi amo per la dolce creatura che mi +affidaste. Tornate, e Fanny sarà la <i>nostra</i> +figliuola. Che se il Signore non vuol concedervi +di rivedere i vostri cari, ella sarà +figlia <i>mia</i>. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_254">[254]</span> +</p> + +<p> +Suggellata in fretta questa lettera, volli +portarla io stessa alla posta. Uscii studiando +il passo come il giungere quindici minuti +prima all’officio postale abbreviasse l’immensa +distanza che mi separava da Gastone. +</p> + +<p> +L’impiegato a cui consegnai il foglio, +quando ne vide la soprascritta in cui non +era indicata la città ma soltanto il nome +del corpo d’esercito e il numero del reggimento +comandato da Gastone, non potè +trattenersi dal borbottare qualche cosa fra +i denti e dal dirmi poi: — Badi, signora, +io prendo anche questa lettera come ne +ho preso parecchie altre pel campo, ma +non so farmi mallevadore che arrivi.... — E +soggiunse mentre scriveva qualche cosa +sulla coperta: — Brutte notizie! Brutte +notizie! +</p> + +<p> +— Ma c’è qualche cosa di recente? di +ultimo? — chiesi, articolando a stento le +parole per la soverchia commozione. +</p> + +<p> +— Brutte notizie! Brutte notizie! — replicò +l’altro. — Pare che vi sia un nugolo +di nemici, proprio come le cavallette +d’Egitto.... Mah!... — E qui si tacque per +paura di compromettersi. +</p> + +<p> +Ritornai a casa col cuore spezzato. Periva +in me l’ultima speranza. +</p> + +<p class="dots">················</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_255">[255]</span> +</p> + +<p> +Ormai nemmeno i giornali avevano più +coraggio di mentire, tacevano. +</p> + +<p> +Se migliaia e migliaia di cuori non avessero +palpitato per quei valorosi che sei +mesi prima avevano percorso pieni di baldanza +l’Europa, ed ora lottavano contro +l’avverso destino, se un fremito sordo non +avesse agitato tutte le popolazioni, stanche +ormai di pagar sì largo tributo di sangue, +si sarebbe potuto credere che tutto fosse +finito. Non una lettera giungeva dal campo; +silenzio profondo. Napoleone e la <i>grande +armata</i> parevano come un vascello sommerso +in mezzo all’Oceano; l’onda vi passa +sopra e cela allo sguardo ogni traccia della +voragine che si aprì ad inghiottirlo. Il domani +era involto in un mistero profondo. +Scomparso l’esercito che aveva fatto tremare +l’Europa, scomparso l’uomo a’ cui +piedi s’erano inchinati i re della terra, che +sarebbe avvenuto? Anche l’esultanza dei +nemici era mista di perplessità e di sgomento. +Quando crolla la quercia secolare +che pur contendeva i raggi del sole a un +largo tratto di campagna, ogni sguardo la +cerca e si sorprende di non vederla più. +Quelli stessi che la reputavano dannosa alla +vegetazione delle piante minori sono in +su le prime piuttosto maravigliati che lieti +della sua caduta. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_256">[256]</span> +</p> + +<p> +Così allorchè, sullo scorcio di dicembre, +venne pubblicato un bollettino dell’Imperatore +e si seppe poi l’arrivo di lui a Parigi, +il primo sentimento non fu di sdegno +verso l’ambizioso che immolava tante vittime +alla sua cupidigia e sapeva sottrarsi +alla morte, ma fu di sollievo. Il signore del +mondo è tornato, egli penserà a sventar la +procella.... Indi a poco però sorse un grido +da tutte le parti.... — E gli altri? E gli +altri? — Ma degli altri non ancora un +messaggio, una parola. Si sapeva soltanto +che quelli che restavano erano in lotta cogli +uomini, con la fame, col freddo.... +</p> + +<p> +Il termine, passato il quale io avrei dovuto +scrivere a Nantes per obbedire agli +ordini di Gastone, era già mezzo trascorso. +Ogni mattina io mi svegliavo con la speranza +di ricevere una lettera, ogni sera +posavo la testa sull’origliere con l’anima più +sfiduciata. Non cercavo più fra le coltri il +sonno, ma il riposo. Però le coltri stesse mi +riuscivano insopportabile peso; talora, nel +cuor della notte, io balzavo dal letto, e recandomi +tacitamente nella stanza contigua +ove Fanny dormiva con la sua Maria, e col +cagnolino raggomitolato ai piedi, restavo +qualche minuto immobile a contemplarla. +Una pace così dolce e serena era diffusa +nella sua fisonomia, un sorriso così innocente +<span class="pagenum" id="Page_257">[257]</span> +scherzava sulle sue labbra, che io +pendevo sulla sua cuna quasi attendendo che +da lei mi venisse un raggio di quella pace, +di quella fede. Stolta lusinga! Io non potevo +scacciare da me il pensiero che fra +poco anche la mia ultima consolazione sarebbe +svanita, che di tutto il mio bel sogno +non sarebbe rimasta che la memoria. +</p> + +<p> +Giannina era tornata anch’essa in mille +affanni pel suo fidanzato, ma, secondo il +costume, non lo lasciava scorgere, ed era +preoccupata anzitutto di me e di Fanny. +Però usciva di casa spesso, e si recava da +qualche parente o da qualche amica per +raccogliervi le voci che correvano in paese. +Indi tentava di dare un colore ottimista alle +notizie udite qua e là, e voleva far animo +a me ed a sè stessa, dicendo — Vedrà che +ogni cosa finirà bene. Lo sa che qualcheduno +ha scritto.... qualcheduno è arrivato.... +È stato un freddo immenso, ecco tutto.... +</p> + +<p> +Ma nè dalle lettere di chi aveva scritto, +nè dalle parole di chi (raro come le mosche +bianche) era arrivato, riusciva possibile +argomentare ciò che fosse successo +degli altri, e trarre argomento di conforto. +S’era rotto il fascio che tiene unito +un esercito; non v’erano più nè divisioni, +nè reggimenti, nè compagnie, non v’erano +che manipoli d’uomini intesi soltanto ad +<span class="pagenum" id="Page_258">[258]</span> +aprirsi un varco fra i ghiacci, a fuggire da +una terra inospite e fatale. Nessuno conosceva, +nessuno curava il vicino. A fianco un +momento l’uno dell’altro, si smarrivano per la +via, e seppur procedevano insieme, quando +l’uno cadeva, non una mano si chinava a +raccoglierlo.... Scalpitavano dietro, e si vedevano +lungi nell’immensa pianura, in mezzo +ai larghi fiocchi di neve e turbinanti com’essa, +i corridori cosacchi; l’<i>urrà</i> selvaggio +dei barbari si mesceva al sibilo del +vento tra i nudi rami delle foreste; le +poche case trovate lungo il cammino non +offrivano che un asilo infido, gli allegri fuochi +di paglia non rendevano il sangue alle +membra irrigidite, ma le incancrenivano; +giù pegli argini dei fiumi o pel declivio delle +alture, vestite d’una lastra di ghiaccio, rotolavano +confusamente i cannoni e i cavalli +travolgendo seco i fuggiaschi. Ora, se in +mezzo a questo infuriare del cielo e degli +uomini, taluno toccava un suolo amico, se +riusciva a guadagnare la patria, era un’ironia +chiedergli e com’egli fosse arrivato e +che fosse avvenuto de’ suoi compagni.... Che +poteva egli saperne? Rammentava egli forse +l’ultimo giorno in cui li aveva veduti?..... +Talvolta pensando ch’egli si era salvato da +pericoli che l’umana fantasia non comprende, +egli rispondeva alle inchieste affannose — Sono +<span class="pagenum" id="Page_259">[259]</span> +tornato io, torneranno anche gli altri. — Ma +chi lo udiva, chi aveva inteso come +egli era tornato, doveva scrollare il capo +sfiduciato e pregar pei suoi cari. Ne vidi +anch’io uno di questi reduci; sembrava uno +spettro, non si ricordava neppure a qual +reggimento avesse appartenuto, quali fossero +stati i suoi capi; ne aveva cambiati tanti! +</p> + +<div class="chapter"> +<h2>XVIII.</h2> +</div> + +<p> +Il tempo passa inesorabile, e così era +venuto il gennaio 1813, e Venezia, malgrado +i lutti di tante famiglie, aveva indossato +nuovamente il suo abito carnevalesco, +e già aveva aperto i teatri e si disponeva +ad aprire i Ridotti. La spensierata +regina dell’Adriatico, perduta ogni altra potenza, +conservava lo scettro dei bagordi e +dei chiassi. +</p> + +<p> +Il tempo passa inesorabile, e al 25 di +quel mese ricorreva il giorno nel quale io +avrei dovuto eseguire gli ordini di Gastone. +Ma, di mano in mano che quel giorno si +avvicinava, le mie forze scemavano, i miei +dubbi ingigantivano, e l’idea del dovere che +<span class="pagenum" id="Page_260">[260]</span> +addietro m’era parsa sì chiara andava facendosi +in me singolarmente confusa. Fanny +non aveva il più lontano presagio ch’ella +avrebbe potuto un giorno esser tolta dal +mio fianco. Avevo per mesi e mesi nudrito +in lei la fede che il suo babbo sarebbe tornato; +poi, venutomi meno il coraggio di +alimentare in lei una speranza che si era +via via dileguata da me, avevo preferito +tacere. Ed ella pure taceva; solo mi guardava +talvolta come usano i bimbi, quando +passa per la loro testina qualche cosa che +sentono di non dover dire. Un dopo pranzo, +eravamo vicino al caminetto, io la presi +su’ miei ginocchi e le dissi: — Senti, Fanny, +se la zia Maddalena dovesse andarsene.... +</p> + +<p> +— Andrei seco — ella rispose. +</p> + +<p> +— E se — proseguii — vi fossero persone +che venissero a prenderti e ti conducessero +via.... in un bel castello, con tanti +bei fiori.. +</p> + +<p> +Io non avevo la forza di proseguire. +</p> + +<p> +Ella alzò i suoi limpidi occhi azzurri, e +me li fissò in viso ridendo, come s’io parlassi +per celia; poi, visto ch’io continuavo +a star seria, si annuvolò a poco a poco, e +gridò: — Cattiva! — Rimase un momento +imbronciata, quindi ad un punto diede in +un pianto dirotto, rumoroso, cingendomi il +collo colle sue braccia e appoggiando il capo +<span class="pagenum" id="Page_261">[261]</span> +sulla mia spalla. <i>Café-au-lait</i>, che, immobile, +col muso all’insù, con le orecchie tese, +scosso solo qualche volta da un leggero +fremito, aveva assistito a questa scena, allorchè +intese i singhiozzi della sua padroncina, +s’impuntò sulle zampe e col pelo irto +e mandando fiamme dagli occhi mise un +guaito fra il lamentevole e il minaccioso, +come volesse dirmi: — O perchè tormentare +quella bimba? +</p> + +<p> +Dio mio! Dio mio! Ma che devo fare? +</p> + +<p> +— Non piangere così, il mio angioletto, +non pianger così. Sii buona; non ti divideranno +da me, no.... Andiamo, rasciughiam +quegli occhietti.... Oh che bimba! +</p> + +<p> +Sa il cielo se ce ne volle prima di farla +smettere, e sa il cielo ciò ch’io provassi. +</p> + +<p> +Nè le mie parole valsero a rassicurarla +appieno; chè ell’era divenuta ormai sospettosa, +e in mezzo a’ suoi giuochi si arrestava +sovente e si guardava attorno, e se +io non ero nella stanza, mi chiamava e correva +tutta trafelata a cercarmi, nè aveva +pace finchè non mi avesse ricondotta seco +trascinandomi per un lembo del vestito. +</p> + +<p> +Oh quante volte, gettando gli occhi sul +piego fatale lasciatomi da Gastone, provai +un impeto cieco e fui sul punto di distruggere +ogni cosa! — Chi avrebbe potuto ridomandarmi +Fanny quando più non fossero +<span class="pagenum" id="Page_262">[262]</span> +esistite le prove ch’elle era figlia del visconte +di Serges? — Ma no, io non potevo +far ciò, gli ordini di Gastone erano chiari +e precisi, ed erano ordini d’un padre che +disponeva delle sorti della sua bambina. +Avevo io il diritto di trasgredirli? Oh perchè, +perchè, stolta ch’io fui, non m’ero decisa +prima a scongiurarlo ch’egli li revocasse? +Perchè avevo spedita la mia lettera +quand’egli non poteva più riceverla? +</p> + +<p> +Però, allorchè giunse il momento di compiere +il debito mio, nè di Gastone si sapeva +novella, presi invano la penna per +iscrivere a Nantes, invano cominciai, due +tre, quattro volte, la lettera destinata a rapirmi +il mio ultimo bene; bastava la voce +di Fanny, il suo sorriso, il suo passo, a +spegnere la mia energia. E le obbiezioni +mi si affacciavano innumerevoli, e se prima +m’erano sembrate folli ed inani, mi sembravano +allora valide e giuste, e scompigliavano +il mio criterio. Nello scrivermi che +io informassi dopo due mesi il suo procuratore, +Gastone non sapeva, non poteva sapere +ciò che sarebbe avvenuto di poi. Egli +non prevedeva la dispersione terribile della +Beresina che aveva rotto ogni legame nell’esercito, +che aveva dato in mano ai Russi +i nostri migliori soldati. Io m’affrettavo a +crederlo morto e forse egli era prigione, +<span class="pagenum" id="Page_263">[263]</span> +e non gli si permetteva di dar notizie di +sè, ma tostochè fosse conchiusa la pace +egli sarebbe tornato, sarebbe corso in traccia +della sua Fanny, e a trovarla ancora +presso di me, florida, gaja, amorosa, lo +avrebbe risarcito di tutti i disagi, di tutti +i dolori sofferti! O forse, ferito, con le membra +rattratte dal gelo, egli languiva in terra +lontana, ma appena la primavera avesse +intiepidita l’aria, avrebbe potuto lasciar la +coltrice, e mi avrebbe mandato una riga, e +io sarei corsa da lui, ovunque egli fosse, +portandogli la sua figliuola! Vederlo mutilato, +deforme, da così bello ch’egli era, che +importa? Mi sarebbe parso anzi meno strano +ch’egli amasse me, me, scema d’ogni grazia +e d’ogni avvenenza. Ma, in verità, perchè +disperare? Ne andavano pur tornando di +questi sbandati, e dicevano tutti: — Chi +sa? Quando men si crede, uno che si riteneva +estinto in quella catastrofe, può comparirvi +dinanzi. — Sì, un soldato, ma un +colonnello! +</p> + +<p> +Un giorno capita un tale, vuol parlare +in gran segreto con Giannina. Porta una +lettera d’un soldato chioggiotto che si trova +nell’ospitale di Varsavia, ferito. Quella lettera +è diretta alla famiglia di lui, ma ha +un poscritto che dice: — Presso la signora +Maddalena Lisari, nella parrocchia, ecc. ecc., +<span class="pagenum" id="Page_264">[264]</span> +deve trovarsi una cameriera di nome Giannina. +Avvertitela che nella stessa mia ambulanza +vi è il suo fidanzato Paolo.... il +quale perdette una gamba, ma è in via di +guarigione e potrà alzarsi fra poco. Egli +la saluta e la prega di mandargli qualche +denaro. — Tralascio di descrivere le feste +di Giannina. In quel tempo, nel quale i +propri cari si piangevano per morti, era +suprema ventura il dire: Sapete, il tale +non fu ucciso, perdette soltanto un braccio, +una gamba, o le perdette tutte due, ma +vive, ma uscirà presto dallo spedale.... +Quante povere famiglie furono consolate da +una notizia simile!... — Oh — sclamava +Giannina — vedrà, vedrà, anche pel colonnello +non ci saranno poi tutti questi guai. +Anche a lui sarà toccato qualche cosa di +analogo a quel capo scarico di Paolo. Ebbene, +ci vuol pazienza, è affar d’abitudine. +Siamo avvezzi a veder la gente con due +braccia, con due gambe, ma a mano a +mano che questi signori tornano dalla Russia +ci avvezzeremo a vederli con un braccio +o con una gamba sola. Creda a me, i +deformi ci parranno gli uomini completi.... — E +poi correva nella sua camera, e metteva +insieme il suo oro e la poca moneta +che aveva raggranellata, e stava per barattare +tutto e per fare una rimessa al suo +<span class="pagenum" id="Page_265">[265]</span> +Paolo, ma io non glielo permisi e volli +supplire con la mia borsa ai suoi desiderii. +Durai una fatica immensa a far ch’ella +accettasse; le pareva, poveretta, che non ci +fosse lo stesso merito, le pareva ch’egli, +il suo Paolo, avrebbe capito per aria che +quelli non erano i frutti de’ suoi risparmi, +ma bensì denari avuti dalla sua padrona, +e che perciò egli non li avrebbe ricevuti +con uguale soddisfazione. Quando finì col +persuadersi, si mise al tavolino, e chiamando +a raccolta tutte le sue cognizioni, +scrisse una lettera al suo sposo, scorretta, +ma così piena d’affetto, che se quell’asinaccio +non si leccava le dita d’essere amato +da una donna simile non c’era da far più +conto di lui che d’una talpa o d’una marmotta. +Nè Giannina si dimenticava de’ miei +affanni, e scriveva fra l’altre cose: — Fatti +leggere anche questo ultimo periodo (chè +tu, per tua disgrazia non sai neppur sillabare) +e figgitelo bene in capo. In ricambio +del danaro che ti mando tu mi devi +un servigio. Conviene che tu t’informi subito +del colonnello Gastone di Serges che +veniva in casa della nostra signora in Venezia, +e qualunque sia la notizia che tu +possa raccoglierne, buona o cattiva, tu me +la faccia avere. Hai capito? +</p> + +<p> +Era tuttavia ben debole la speranza di +<span class="pagenum" id="Page_266">[266]</span> +sapere alcun che con questo mezzo. Ricorsi +ad un altro espediente. Scrissi, cioè, +una lettera non firmata al notaio di Nantes +dicendo esservi in Venezia persona, che +non poteva dare il suo nome, alla quale +occorreva, per ragioni gravissime, di sapere +che notizie positive vi fossero intorno +al visconte Gastone di Serges. Essere impossibile +pel momento l’offrire maggiori +spiegazioni, supplicarsi però di voler rispondere +una sola riga ferma in posta a +un indirizzo che si confessava non essere +il vero. +</p> + +<p> +Così, con affannosa ansietà, io attendevo +risposta da due parti. +</p> + +<p> +E la prima risposta venne, non da Varsavia, +ma da Nantes. Che forza io dovessi +fare a me stessa, dopo aver tanto aspettato +quella lettera, par romperne i suggelli, +lascio immaginarlo a chi si trovò nel mio +caso. Il notaio Moussu (era il suo nome) +doveva essere un uomo molto occupato; +il suo foglio non conteneva che pochissime +righe di scritto. — «Non ho l’abitudine di +rispondere a chi non si fa conoscere — egli +diceva — ma l’urgenza della domanda +m’induce a fare una eccezione. Del visconte +Gastone di Serges non si hanno notizie +positive. Lo si teme morto, ma non +si è certi. Si continuano le indagini. Potrebbe +<span class="pagenum" id="Page_267">[267]</span> +esser ferito e prigioniero. Se chi +scrive ha cose gravi da comunicare, si rivolga +a me, procuratore ed amico del Visconte. +Però è necessario anzitutto togliere +gli anonimi e i sotterfugi. +</p> + +<p class="indr"> +«<span class="smcap">Andrea Moussu</span><br> +«<i>Notaio a Nantes.</i>» +</p> + +<p> +Questo messaggio, in altri tempi, mi +avrebbe afflitto; nel momento in cui lo +ricevetti mi consolò. Non era dunque tolta +ogni speranza. Gastone poteva ancora esser +vivo. Parvemi inoltre di essere in pace +con la mia coscienza. Non avevo eseguito +puntualmente gli ordini del Visconte, ma +avevo fatto sapere ai suoi ch’egli aveva +seri interessi in Venezia.... Anzi mi sembrava +dovermi applaudire del mio operato. +Il desiderio di Gastone era pur quello che +sua figlia rimanesse meco fino al suo ritorno +o fino all’annunzio della sua morte. +Poichè questo annunzio non v’era, io non +dovevo badare alla sua ultima lettera, ma +regolarmi a seconda delle intenzioni ch’egli +mi aveva manifestato a voce prima di partire. +Perciò ripresi la penna, e scrissi a +Nantes ch’io ringraziavo del cortese riscontro, +che non m’era dato ancora svelarmi, +nè spiegar le gravi ragioni che mi +avevano mossa, ma che pregavo soltanto, +<span class="pagenum" id="Page_268">[268]</span> +allorchè o della salvezza, o della morte di +Gastone si sapesse qualche cosa di sicuro, +di voler darmene avviso...... +</p> + +<p> +Poi stetti aspettando. +</p> + +<p> +Che non si disse sull’aspettazione! Qual +poeta novellino o provetto non consacrò a +questo tema i suoi versi! Vivere in una +sospensione continua dell’animo, al mattino +affrettare la sera, alla sera il mattino, +scuotersi al rumor d’ogni passo, al fruscio +d’ogni veste, all’aprirsi d’ogni uscio, non +poter attendere a una occupazione seguita, +piangere, sospirare, corrucciarsi anche degli +annunzi lieti, anche con le persone care, +se non sono le persone e gli annunzi che +si aspettano, sentirsi posseduti da un pensiero +unico, assiduo, da un assiduo ed +unico affetto, non provar simpatia per le +gioie e pei dolori degli altri, ma creder che +tutti gli altri debbano aver simpatia per +le gioie e i dolori propri, favellare a caso, +risponder distratti, ecco ciò che produce +l’attesa. Ecco qual era il mio stato. +</p> + +<p> +Da Varsavia e da Nantes uguale silenzio. +Giannina non aveva ricevuto più notizie del +suo sposo, ed era anche lei sulle spine. +Verissimo ch’egli nè sapeva scrivere, nè +aveva l’abitudine di scomodarsi per la sua +fidanzata, ma, nel mandargli il danaro, ella +lo aveva supplicato con tanta insistenza a +<span class="pagenum" id="Page_269">[269]</span> +informarsi di Gastone e a rispondere, che +ella non sapeva persuadersi come, se non +gli fosse accaduta sventura, egli avesse potuto +esimersi dal trovar fra i suoi camerati +chi vergasse una lettera per conto suo. +Andò in traccia della persona che le aveva +recato le prime notizie, ma non potè cavarne +altro senonchè la certezza che il soldato +chioggiotto per mezzo del quale Paolo +si era fatto vivo era in convalescenza a +Varsavia e scriveva regolarmente alla sua +famiglia. Forse avrebbe giovato andare a +Chioggia. Giannina non lo diceva, per tema +di darmi noja, ma io lo compresi e le diedi +licenza che andasse. Invero erano corse +ormai parecchie settimane dacchè ella aveva +scritto a Varsavia, e quel silenzio era abbastanza +singolare. Dopo aver aspettato ancora +alcun poco, ella intraprese la gita. Si +riserbava anche a lei, poveretta, uno di +quei dolori che avvelenano l’esistenza. Il +dì appresso, sempre col pensiero di Gastone, +com’è facile immaginarsi, e combattuta +fra la speranza e il timore delle notizie +che Giannina avrebbe potuto recarmene, io +non ebbi un momento di pace. Era notte +quand’ella giunse, Dio mio, in quale stato. +Non l’avevo mai vista così, nemmeno nei +suoi giorni più angosciati. +</p> + +<p> +— Parla, per carità, Giannina, che cosa +<span class="pagenum" id="Page_270">[270]</span> +è accaduto? Sta male? È morto forse?..... +E Gastone? — soggiunsi a voce più bassa, +parendomi sconveniente di rivolgerle questa +domanda mentr’ella era già tanto turbata. +</p> + +<p> +— No, padroncina, nulla ho potuto saper +del visconte.... Ma <i>lui</i>, oh infame! è peggio +che morto.... +</p> + +<p> +— Calmati, spiegati. +</p> + +<p> +— Sì, sì, mi spiego subito.... Infame!.... +Quando mi presentai da quella famiglia (una +famiglia patriarcale; c’è un nonno che avrà +novant’anni, e poi i figli, e le nuore, e i +nipoti, tutti attorno, pieni di riverenza e +d’affetto), quando mi presentai e dissi il mio +nome, e ciò ch’io chiedevo, li vidi, qual più, +qual meno, turbarsi e farsi cenno col capo +come a significare: Badate di non dir nulla.... — Ma +io non mi mossi.... mi mostrai forte, +preparata a tutto, indifferente quasi.... Alla +fin dei conti — dissi per incuorarli — dopo +un disastro simile c’era da aspettarselo +pur troppo.... ma almeno esser fuori delle +incertezze.... poter pregare il Signore pei poveri +defunti.... e certo il Signore darebbe +pace a quelli che restano.... Una delle nuore +trasse un sospiro, un uomo, scuotendo la +cenere della sua pipa, si passò una mano +sugli occhi, ma il vecchio teneva saldo, e +continuava a ripetere..... Cara creatura, non +ne sappiamo niente, ma faremo scrivere a +<span class="pagenum" id="Page_271">[271]</span> +Nane, ed egli risponderà subito..... oh quello +lì scrive come il signor vicario!... e quando +avremo notizie, buone o cattive, verrà uno +dei miei nipoti a portarvele.... Già essi ci +vengono spesso a Venezia..... — Io però +avevo capito da un pezzo che essi sapevano +tutto, e non volevo andarmene se non avessi +loro strappato il segreto. Dissi una bugia.... +Ebbene, buona gente, io lo calcolo morto e +sciolgo il mio voto. È un voto che ho fatto +alla Vergine quando Paolo è partito.... S’egli +muore, vo monaca.... +</p> + +<p> +La donna che aveva prima sospirato non +seppe reprimere un’esclamazione. — Monaca +per quello lì! +</p> + +<p> +L’avo voltò faticosamente la testa dal suo +seggiolone e slanciò alla giovane uno sguardo +pieno di rimprovero, ma senza amarezza. +Alle corte; ormai ero messa sulla strada e +a forza d’insistenza riuscii a sapere la verità.... +Infame!... Proprio quella mattina, +veda combinazione, avevano ricevuto una +lettera del loro Nane, nella quale, dopo tante +altre cose, diceva loro che era scandalizzato +del contegno d’un suo commilitone. Non +avrebbe mai creduto che si potesse esser +furfanti simili..... Stia a sentire, stia a sentire.... +Appena avuto il danaro..... ch’era +molto, pur troppo.... +</p> + +<p> +— Non era poi tanto — interruppi. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_272">[272]</span> +</p> + +<p> +— Ah padroncina, bisogna che le domandi +perdono in ginocchio. Lei sa che +m’ha costretta ad accettare il suo regalo +perchè io non dovessi dar fondo a’ miei +risparmi, nè vendere i miei ori.... Ebbene, +accettai. Ma poi mi parve, stolida! che non +era bello ch’io non facessi nessun sacrificio, +e mi sentivo una spina al cuore, scimunita! +e impegnai tutto, fuori di queste buccole +che ho agli orecchi, e presi la moneta che +avevo in cassetto, e feci un monte d’ogni +cosa, e gli spedii, sa quanto? +</p> + +<p> +— Dillo, via.... +</p> + +<p> +— Per più di cento zecchini veneti. +</p> + +<p> +— Oh che grulla. Ebbene? +</p> + +<p> +— Ebbene. Quando li ebbe, scrive Nane, +era sul punto di uscire dell’ambulanza e +trattò gli amici la sera stessa con gran +cortesia. Ma, subito, il mattino dopo, cominciò +a metter su boria e a dire che quei +denari non erano già risparmi della sua +fidanzata; no, tutt’altro, erano i fitti di alcune +case ch’egli aveva in Venezia. E già, +egli era ricco, e di quelle rimesse se ne +sarebbero viste continuamente.... Poi, invece +di disporsi a partire, si mise a bazzicare +pel paese, e va di qua, va di là, con +la sua gamba di legno, brutto mostro, s’imbattè +in un’ostessa meno giovane di lui, ma +non isprovvista di beni di fortuna, benchè +<span class="pagenum" id="Page_273">[273]</span> +debba esser corta di cervello, e si spacciò +con lei per un gentiluomo veneziano, malgrado +che i compagni se ne prendessero +giuoco e gli dessero la berta, e la infinocchiò +per modo, che.... ma non par credibile..... +</p> + +<p> +— Ebbene? +</p> + +<p> +— L’ha sposata! +</p> + +<p> +Nel tuono con cui Giannina pronunziò +il suo discorso, e sopratutto nell’accento +da lei dato all’ultima frase v’era qualche +cosa di sì vivace e piccante, che, malgrado +la serietà dell’argomento, se l’animo mio +non fosse stato turbato per altre ragioni, +scommetto che avrei dovuto finire col riderne. +Pensare che i miei denari avevano +contribuito a far passar quello zotico di +Paolo per un gentiluomo e a dargli in moglie +un’ostessa polacca! +</p> + +<p> +— Sicuro — ripigliò Giannina percorrendo +la stanza per lungo e per largo — ha +sposato l’ostessa. Figuratevi che tipo.... +Già me la immagino.... sarà corta e grossa.... +tutta stillante lardo dalle braccia e +dal viso.... E lui! Oh il bel mobile. Con +la sua gamba di legno.... Ha voglia il cielo +che quando l’ostessa sappia la verità, la +te la rompa sul capo la tua gamba di +legno.... +</p> + +<p> +Ma presto mutò tenore, e immobile e +<span class="pagenum" id="Page_274">[274]</span> +torcendosi le dita. — Oh! disgraziata ch’io +sono — gridò. — Val dunque la pena di +aver amato un uomo per dieci anni di seguito, +di averlo amato senza peccare d’infedeltà +neppur col pensiero, di non aver +badato alle dicerie della gente, di aver tollerato +i suoi difetti, di avergli sacrificato +la propria gioventù, di aver atteso con pazienza +da santi finch’egli si decidesse a +romper gl’indugi e darvi il suo nome, val +la pena di aver fatto tutto ciò perchè poi +la vile e malnata creatura vi pianti lì per +la prima venuta, per una che nè lo conosce, +nè egli conosce, e dopo aver detto a +voi mille volte: <i>vedremo</i>, <i>penseremo</i>, sposi +lei dalla mattina alla sera con la stessa indifferenza +con cui si beverebbe un uovo!... +Va là anche tu, maledetto pegno — ella +sclamò quindi strappandosi dal dito l’anello +e gettandolo in terra con gran diletto +di <i>Café-au-lait</i>, il quale era presente, +e poichè vide rotolare sul pavimento qualche +cosa di luccicante, spiccò tre salti arditissimi — va +là anche tu, e che nessun +uomo mi parli, e che nessun uomo mi +guardi. Tutti scellerati! tutti traditori! — E +non potendone più, si lasciò cader sulla +seggiola e diede in uno scoppio di pianto. +</p> + +<p> +Povera Giannina! Così degna d’esser +felice! +</p> + +<div class="chapter"> +<p> +<span class="pagenum" id="Page_275">[275]</span> +</p> + +<h2>XIX.</h2> +</div> + +<p> +I gruppi vengono al pettine, e gli affari +di mia madre si andavano avviluppando +ogni dì più. Per quanto io fossi distratta +da altri pensieri, non potevo chiudere gli +orecchi alle voci che me ne giungevano da +varie parti. — È un edifizio che si tien su +a forza di puntelli — dicevano alcuni — ma +un bel giorno dev’essere uno scroscio meraviglioso. — Mia +madre non aveva neppure +nel carnovale 1813 mutato il suo tenore +di vita, era andata, secondo il solito, +ai teatri ed ai balli; ma chi la vedeva assicurava +che le sue acconciature erano quelle +degli anni scorsi rimesse a nuovo, nè, soggiungevano, +poteva essere altrimenti, chè +ormai nessun negozio di merceria le faceva +credito. In casa si cambiava ogni mese la +servitù, e la ragione era quella che non +si pagavano mai puntualmente le mercedi. +A sentire mia madre, c’era invece un +pervertimento nella razza dei camerieri. Intanto +i licenziati sparlavano e la casa era +screditata senza rimedio. Il signor Venanzio, +<span class="pagenum" id="Page_276">[276]</span> +espertissimo negl’imbrogli, si arrampicava +sugli specchi e pareva un miracolo com’egli +potesse ritardar la catastrofe. S’era messo +anche a fare il negoziante, e il vestibolo del +palazzo Rezzinelli era tutto pieno di botti +e di sacchi che dovevano rammentare a +mia madre giorni migliori, quando quelle +botti e quei sacchi non erano ciurmerie, ma +affari belli e buoni. Allora ella si turava il +nasino aristocratico, e sollevava schizzinosa +le falde del suo vestito di seta; adesso, con la +sua fede cieca nel signor Venanzio, si riprometteva +mari e mondi da quelle speculazioni, +e se si voleva metterla sull’avviso, +esclamava: — Eh via! Son baie! Volete +insegnare a Venanzio voi? Egli può mandarvi +a scuola tutti. +</p> + +<p> +Però c’era un grave guaio. La catastrofe +di Russia aveva fatto ritenere un momento +che si sarebbe venuti per forza o per amore +agli accordi. Invece le cose prendevano una +cattiva piega, e tutti sentivano venirsi addosso +una nuova guerra. Crescevano quindi +le diffidenze; gli affari diventavano più malagevoli +e i creditori più ispidi che mai. +</p> + +<p> +— Il naufragio è vicino — diceva il +signor Lodovico facendo girare la tabacchiera. +</p> + +<p> +Quanto a me, avevo fermato irrevocabilmente +i miei propositi. Assistere il signor +<span class="pagenum" id="Page_277">[277]</span> +Venanzio, l’uomo che aveva insidiato l’onore +del mio nome, diviso la mia famiglia, costretta +me a lasciare il tetto materno, giammai. +E il signor Venanzio ne era così persuaso +che, sebbene vilissimo, non osò +farmi dirigere la più lontana preghiera. Del +resto, la sola che avrebbe potuto discorrermene, +mia madre, era tenuta all’oscuro +della verità. Fosse la boria di non lasciare +che sua moglie lo credesse rovinato, +fosse che la sua natura insidiosa non gli +consentiva di esser franco, nemmeno se la +franchezza poteva giovargli, fatto si è ch’egli +non si era mai aperto con lei. Aveva consumato +a oncia a oncia il suo patrimonio +dicendole sempre che investiva il danaro in +ispeculazioni che avrebbero reso il cento +per cento, e sotto questo pretesto, a quanto +mi si era detto, le aveva tolto dopo l’ultimo +carnovale le sue gioie con la promessa di +restituirgliele nell’autunno seguente. Comunque +sia, io non avrei fatto nulla per esso. +Ma io non ero dimentica de’ miei doveri +verso mia madre, e sapevo che non m’era +lecito sottrarmi ad alcun sacrifizio per salvarla +dalla miseria e dalla vergogna. V’era +finalmente Clara raggirata in perfida guisa +per indurla a cingere il velo e ad abbandonare +una parte della sua sostanza. Ebbene; +non l’avevo io avvertita di ciò che +<span class="pagenum" id="Page_278">[278]</span> +si tramava a suo danno, non le avevo offerto +di aiutarla s’ella credeva che le sue +forze non bastassero a resistere? In verità, +vedendola in convento, la non mi era sembrata +così innocentina da lasciarsi prendere +all’amo, e se malgrado ciò le piaceva andar +monaca, non ero io che dovessi pigliarmi +soverchio affanno. Al cuore non si comanda, +ed io, per quanto facessi, non riuscivo ad +amarla. Tuttavia, era mio intendimento, nel +provvedere alla sorte di mia madre, di patteggiare +anche la libertà di colei ch’era pur +mia sorella, di fare in modo cioè che la +uscisse intanto dal chiostro e, fuori d’ogni +influenza, potesse decider da sè della sua +persona e de’ suoi averi. +</p> + +<p> +Ma da questo lato le cose andarono più +rapide ch’io non credessi, poichè Clara, con +quella buona memoria che hanno le persone +bisognose di qualche servigio, s’era ricordata +perfettamente delle mie esibizioni, e +una sera a ora tardissima, quando meno +me l’aspettavo, una gondola approdata alla +mia riva mi conduceva proprio lei, fuggita, +non so come, dal ritiro. Era stato quella +mattina il signor Venanzio a discorrere con +la superiora, e, per le relazioni ch’ella aveva +avuto intorno a questo colloquio, le faccende +stringevano, e si voleva a ogni costo farle +prendere il velo. Ella però, che aveva ben +<span class="pagenum" id="Page_279">[279]</span> +altro pel capo e aveva promesso a Roberto +(chi era questo nuovo personaggio?) di esser +sua sposa, aveva trovato la via di deludere +la vigilanza delle monache ed era venuta a +cercar ricetto da me. Il suo Roberto era +a parte di questa fuga e non avrebbe mancato +di presentarsi l’indomani per aver nuova +di lei. Ch’io la proteggessi quindi da chi +avrebbe fatto il possibile per richiuderla in +convento, e che favorissi i suoi amori con +l’ottimo, con l’onesto, coll’impareggiabile +Roberto.... La pregai che andasse adagino; +che, circa al proteggerla, avrei posto in +opera la mia influenza perchè si rispettasse +la sua libertà, ma che quanto all’ottimo, +all’onesto, all’impareggiabile Roberto, di cui +ella non sapeva dirmi nemmeno il cognome, +era chiaro ch’io non potessi pel momento +impegnarmi a nulla. Ella non avrebbe finito +più di discorrere, ma io la persuasi a +prendere intanto qualche cosa da cena e a +coricarsi; stesse tranquilla, che non sarebbero +venuti i birri a portarla via. Giannina, +che non l’aveva mai avuta nelle sue buone +grazie, e che dopo il fiero disinganno toccatole +era assai frastornata, le dava fretta +e rispondeva con monosillabi alle sue mille +interrogazioni. Ma non è agevole impresa +il frenar lo scilinguagnolo di una educanda. — Ma +via — sclamò ad un punto la cameriera +<span class="pagenum" id="Page_280">[280]</span> +impazientita — non parli così forte, +chè sveglia Fanny. — Fanny! O chi è +Fanny — chiese Clara. E poi, guardandomi, +soggiunse — Ma dimmi? Saresti forse maritata? +E nessuno me lo avrebbe detto? E +avrei una nipotina?.... — Che sogni! — risposi — no, +che non sono maritata. — O — continuò +la pettegola senza scomporsi — sarebbe +un matrimonio clandestino, come +ha fatto la zia d’una mia compagna d’educandato.... +Oh che male c’è? — Tu sei +una bimba — interruppi io seria seria, e +parli senza pensare. Chiunque sia Fanny, +non occupartene questa sera, fatti accompagnar +da Giannina, e va in letto. — Ih! — diss’ella +un po’ infastidita — che tu +debba esser sempre così sentenziosa. — E +se ne andò, mentre io mi dolevo che mi +fosse capitata questa nuova molestia. Ma, +in fin de’ conti, osservavo meco medesima, +è pur colpa mia! +</p> + +<p> +La mattina, Clara mi fece dire che, camuffata +da educanda, non sarebbe uscita +di camera, ch’io le mandassi quindi qualche +vestito mio. Davvero la ci doveva fare una +bella figura. Ella era sette o otto dita buone +più corta di me, ed era assai più rigogliosa, +più florida. Perciò, quand’ella mi si +presentò con un strascico lungo un braccio, +e col corpetto non abbottonato, non potei +<span class="pagenum" id="Page_281">[281]</span> +trattenermi dal ridere. E la scena divenne +più comica quando <i>Café-au-lait</i>, fra per +trovarsi faccia a faccia con una persona +sconosciuta, fra per veder quella persona +vestita degli abiti miei, montò sulle furie +e si scagliò con tanta veemenza addosso +a Clara ch’ella, volendo ritrarsi sbigottita, +incespicò nella coda e fu a un punto per +cadere. +</p> + +<p> +Quietammo la bestia, ma Clara era tutta +impaurita e confusa, e non capiva più dove +si trovasse, e guardava ora a quella bimba +a lei sconosciuta che mi chiamava zia Maddalena, +ora a quel cagnolino che pareva +dolersi del suo arrivo con la fanciulla, ora +finalmente a me che non le davo la chiave +dell’enigma. +</p> + +<p> +Io avevo fatto pregare mia madre che +si recasse a casa mia, ed ella mi comparve +dinanzi con la faccia stravolta quale io non +l’avevo ancora veduta. Sapeva della fuga +di Clara, ma allorchè io le dissi che la +ragazza si trovava da me, ella, anzichè tranquillarsi, +proruppe in una serie d’invettive +assai poco consentanee alla mitezza del suo +carattere e alla usata cortesia de’ suoi modi, +chiamando lei colpa di tutto, lei vera e sola +cagione della rovina della famiglia. Era +chiaro che la bomba era scoppiata, e che +anche agli occhi di mia madre, poveretta, +<span class="pagenum" id="Page_282">[282]</span> +s’era squarciato il velo che le aveva per +tanto tempo nascosto l’abisso. Meno si capiva +com’ella attribuisse il disastro a Clara, +ma pure di ciò mi resi presto ragione. La +fuga di un’educanda da un convento non +era uno di quei fatti che commovessero la +cittadinanza, nè metteva allora, come avrebbe +messo qualche anno più tardi, tutta la +polizia sulle orme della fuggitiva; era nondimeno +un avvenimento che non poteva +rimanere segreto e di cui il pettegolezzo +s’impadroniva con singolare compiacenza. +Appena giunse ai caffè della piazza la voce +che la giovinetta Clara Lisari, educanda +alle Salesiane, s’era involata nel cuor della +notte, dicevano, con un amante; mentre il +signor Venanzio aveva spacciato fino al dì +prima ch’ella era ormai persuasa di pigliare +il velo, e che in tal guisa buona parte del +suo patrimonio sarebbe stato rinunciato +alla famiglia; se ne fece uno sclamore +grandissimo, e i creditori del signor Venanzio +non vollero più saperne di tergiversazioni. +Allora il degno personaggio, tornando +a casa, aveva maledetto il giorno e +l’ora della nascita di Clara, aveva imprecato +a sua moglie, a me, e s’era disposto +alla fuga. Ma lo si era fermato in tempo, +e lo si teneva in provvisoria custodia finch’egli +saldasse certi suoi debiti e rendesse +<span class="pagenum" id="Page_283">[283]</span> +conto di certi affari.... — Un uomo come +Venanzio! — sclamava mia madre. — Che +infamia!... Ma tu lo salverai, non è vero, +Maddalena? — Io! In verità, se avessi creduto +alle stregonerie, avrei attribuito ad +un filtro il singolare acciecamento di mia +madre per quel malvagio. Ella non aveva +in cuore che lui, e nell’idea che Clara gli +avesse dato l’ultima spinta verso il precipizio, +non voleva nemmeno vederla, e andava +ripetendo: — Oh! se ci tornerà in +convento! Se Venanzio la farà stare a dovere! +Disobbedire a Venanzio! Oh ci tornerà! — Così +tacevano in lei i sentimenti +più sacri, e solo restava quella folle e malnata +passione sopravvissuta ai disinganni e +all’età. Nè quando io le feci intendere che, +conscia de’ miei obblighi verso di lei, non +ero disposta a fare un sol passo in favore +di suo marito, ella si mostrò meno acerba +a mio riguardo. Mi chiamò una figlia indegna, +e proruppe in altre escandescenze +che amai far le viste di non intendere. Non +volle trattenersi più a lungo in casa mia, +e uscì senz’abboccarsi con Clara. +</p> + +<p> +Venne più tardi con fisonomia molto +annuvolata il signor Lodovico, mio notaio, +e mi chiese un colloquio a quattr’occhi. +</p> + +<p> +— Che cosa si fa? — diss’egli in tuono +di profondo mistero. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_284">[284]</span> +</p> + +<p> +E dovevo ripeterlo? E non avevo detto +già mille volte ch’ero pronta a far tutto +quello ch’era necessario e che le mie forze +consentivano per mia madre, ma che non +avrei fatto nulla pel signor Venanzio? +</p> + +<p> +— È presto detto — rispose il signor +Lodovico — ma se nella maggior parte +delle obbligazioni del signor Venanzio v’è +anche la firma di Sua Eccellenza la signora +Lucietta! +</p> + +<p> +— Che! — sclamai! — È impossibile. +Ella mi avrebbe pur lasciato trasparir qualche +cosa! +</p> + +<p> +— Ma se quella benedetta donna non +si ricorda nemmeno di aver firmato? E il +peggio si è — soggiunse il notaio — che +non si tratta mica di affari lisci da potersi +accomodare a un tanto per cento. Si tratta +d’imbrogli, nei quali, solo che i creditori +lo vogliano, c’è la stoffa per un processo +criminale coi fiocchi. +</p> + +<p> +— Ah! — gridai con un impeto irresistibile. — E +volete ch’io lo salvi! Come! Da +sedici anni in qua, egli avrebbe avvelenato +la mia esistenza, avrebbe distolto dal retto +cammino mia madre, avrebbe ucciso mio +padre, mio zio, fatto partir Carlo per non +tornare mai più, costretta me a uscire dalla +mia casa, e adesso che la giustizia divina +lo coglie, adesso ch’egli sta per pagar la +<span class="pagenum" id="Page_285">[285]</span> +pena di tutte le sue iniquità, dovrei io +stessa servirgli di scudo? Siete pazzo? +</p> + +<p> +— Benissimo — riprese egli con la sua +solita calma. — E vostra madre? +</p> + +<p> +— Mia madre! Mia madre! Voi siete un +uomo d’affari e non sapete suggerire un +espediente.... non sapete dir nulla. +</p> + +<p> +— Che espedienti volete ch’io trovi? Sono +cambiali sottoscritte e non si scherza. Del +resto — egli soggiunse con una leggera +ironia — toglierò una delle ragioni della +vostra inquietudine. Supponendo per un momento +che voi pagaste tutte le obbligazioni +firmate cumulativamente da vostra madre +e dal signor Venanzio, rimangono sempre +abbastanza debiti e abbastanza imbrogli per +far che quest’ultimo vada in prigione.... — Mi +guardò fiso coi suoi occhietti scintillanti, +e sclamò stropicciandosi le mani. — Ah! +siete cattiva. Ho piacere che non abbiate +voluto saperne di Filippino.... Avreste pervertito +anche lui.... È un agnello. +</p> + +<p> +— Sì, sono cattiva — risposi, sentendo +che ciò ch’egli diceva per ischerzo conteneva +una parte di vero — sono cattiva, +ma non è colpa mia. Vorrei vedere chi potrebbe +esser buona dopo aver passato tante +prove quante io ne passai.... Ma ditemi +dunque, e badate di non trarmi in inganno +è proprio possibile di salvare mia madre +<i>sola?</i> +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_286">[286]</span> +</p> + +<p> +— Adagio, figliuola mia, parliamo un +pochino d’affari. Il precipizio è più fondo +ch’io non credessi. +</p> + +<p> +Indi mi espose fedelmente la situazione. +Egli aveva seco in nitide cifre la lunga lista +dei debiti del signor Venanzio dei quali +mia madre s’era fatta responsabile, e, sommatili +insieme, ne risultava una cifra assai +grossa. — Vedete, cara Maddalena — egli +conchiuse, ripiegando la carta e mettendola +in tasca, — che un sacrifizio di questa +natura non si può pretendere nemmeno da +una figlia. +</p> + +<p> +— V’ingannate — io replicai: — ditemi +piuttosto se ciò ch’io possedo è bastevole. +</p> + +<p> +— Su ciò non v’ha dubbio; e vi resterà +ancora, se non l’opulenza, una discreta agiatezza. +</p> + +<p> +— Voi mi credevate non solo cattiva, +ma snaturata — proruppi alzandomi in +piedi. — Non sapete che quando morì lo +zio Baldassare, vale a dire sei anni fa, egli +mi lasciò unica erede di tutto il suo patrimonio, +escludendo da ogni legato Clara, +escludendo mia madre? E volete ch’io nel +ricevere quel benefizio, che creava una disuguaglianza +a mio favore nella famiglia, +non intendessi gli obblighi che me ne derivavano? +Egli stesso, lo zio, che pur non +amava nè mia madre, nè Clara, nell’accordare +<span class="pagenum" id="Page_287">[287]</span> +a me una preferenza ond’io tentai invano +schermirmi, nell’impormi di rispettare +la sua volontà, pronunciava parole che mi +suonano ancora all’orecchio: — <i>Non credere, +fanciulla mia, ch’io ti voglia figliuola +snaturata e cattiva sorella. Quando l’imprevidenza +avrà portato i suoi frutti, sarà +allora il momento di stender la mano soccorritrice, +sarà allora il momento di esser +generosa</i>. Voi lo vedete, signor Lodovico, +il momento è venuto. +</p> + +<p> +— Ma — obbiettò il notajo — in questo +intervallo sopraggiunsero fatti nuovi ed imprevedibili. +Voi avete, non dico strette, ma +iniziate altre relazioni che portano altri doveri, +avete qui una bambina.... +</p> + +<p> +— Oh, amico mio, con toccate una piaga +che sanguina. La morte ha squarciato la +tela ch’io aveva ordito in un’ora d’ebbrezza.... +No, credetemi, io non m’illudo.... +Seppur mi manca una notizia precisa, io +sento qui, nel mio cuore, ch’<i>egli</i> è morto. +E Fanny!... Oh! il solo pensarvi mi strazia +l’anima.... Fanny è ricca.... ha una famiglia +a cui dovrò consegnarla.... +</p> + +<p> +Alle corte. Il signor Lodovico ebbe da +me l’incarico di procedere a quant’era necessario +per comporre gli affari nei quali +mia madre s’era ciecamente compromessa. +A Clara rimaneva la parte lasciatale dal +<span class="pagenum" id="Page_288">[288]</span> +babbo, io dell’eredità dello zio Baldassare +avrei conservato abbastanza per vivere di +una vita raccolta e modesta, e per fare altresì +un piccolo assegnamento alla mamma +quando Clara si fosse maritata ed ella non +avesse quindi potuto più abitare con la sua +ultimogenita. Così adempivo a’ miei doveri +di figlia; avrei almeno riconquistato l’affetto +materno? +</p> + +<p> +Circa a Clara c’era da chiarire un punto +tuttavia oscuro. Chi era quel Roberto a +cui la giovinetta con enfasi di collegiale +aveva giurato <i>eterna fede</i>, e per amor del +quale era fuggita di convento? La fanciulla +che teneva di sua madre per la spensieratezza, +quantunque fosse molto più furba, e, +diciamolo pure, molto meno schietta di lei, +non ne sapeva o non se ne ricordava il +cognome. Certo egli doveva averglielo detto +una delle prime volte che s’eran visti, quando +egli, rematore espertissimo, veniva col battello +sotto al muricciuolo che cingeva il +giardino del convento, ed ella, aiutata da +una compagna, a cui aveva reso uguale +servigio, s’arrampicava faticosamente sino +a sporger col capo al disopra del parapetto +e poteva sostenersi cinque minuti in quella +critica posizione. Ma tanta era la paura di +esser sorpresa, e tanto la sgomentava ogni +stormir di fronda che non aveva raccolto +<span class="pagenum" id="Page_289">[289]</span> +senonchè qualche suono confuso. In altri +colloqui, avuti poi meno disagiatamente, +non v’era più stata occasione di mettere in +campo il cognome. Ella lo aveva chiamato +soltanto Roberto. Sapeva bensì ch’egli era +di buona famiglia, che suo padre era provvisto +di beni di fortuna ed esercitava la +mercatura. — Ma come mai — diceva +Clara con voce piagnucolosa — non si è +egli ancora fatto vedere? — Quanto a me, +ero d’avviso che non lo si sarebbe nemmeno +più visto, e che tutto sarebbe finito +come finiscono le galanterie di due ragazzi. +Però m’ingannavo, e codesto Roberto era +molto più serio ch’io non avessi supposto. +Egli non tardò a presentarmisi, e a dirmi +che, per quanto condannabile fosse il modo +in cui egli aveva iniziato una relazione con +mia sorella, egli si rendeva ragione di tutti +i suoi doveri. Amava perdutamente la bella, +l’adorabile Clara, voleva presto o tardi, +farla sua sposa. Non si sgomentò della catastrofe +che colpiva in modo indiretto la +nostra famiglia. Il cognome di Clara era +Lisari, egli disse, ed era un cognome che +non aveva macchia. Osservatogli da me che +Clara era sotto la dipendenza di sua madre +e che a sua madre non era possibile +discorrere pel momento, visto la concitazione +del suo animo, egli si dimostrò prontissimo +<span class="pagenum" id="Page_290">[290]</span> +ad aspettare, e a far tutto quello ch’io volessi, +pur che gli fosse dato contare sul mio +appoggio. Sull’esser suo, sui suoi disegni +per l’avvenire mi offrì le informazioni più +particolareggiate e soddisfacenti. Insomma +mi pareva un giovane raro, una mosca +bianca, nè potei fare a meno di dire a +Clara — Va là che sei proprio nata con +la camiciuola. E poi sosterranno che la +bellezza è una superfluità!.... +</p> + +<div class="chapter"> +<h2>XX.</h2> +</div> + +<p> +A occuparsi degli altri, anche se l’occupazione +è forzata, si dimenticano per poco +le proprie angustie, ed io così, in quei +giorni di crisi che avevano assottigliato di +tanto la mia vantata ricchezza e accresciuto, +con la fuga imprevista di Clara, le mie +cure ed i miei fastidi, avevo distratto alquanto +l’animo dal pensiero più assiduo, +più intenso che mi logorasse la vita, dal +pensiero di Gastone e di Fanny. Nessuna +lettera da Nantes o da altra parte che mi +desse nuova del Visconte. Quanto a Fanny, +ella andava ripigliando la sua tranquilla +<span class="pagenum" id="Page_291">[291]</span> +serenità. Aveva cominciato col guardar curiosamente +Clara; poi vi si era avvezza e +non le badava. Non avevano però, mia sorella +e lei, una grande simpatia reciproca. +Clara amava poco i bambini, e so che +quando le fu noto com’io mi fossi fatta la +custode di Fanny, ebbe a dire ch’io avevo +gusti assai strani e ch’ella non si sarebbe +mai presa una briga simile. Cose che mi +disgustavano e mi facevano desiderar vivamente +che mia madre si sbrigasse a riconciliarsi +seco e l’accogliesse in casa. Ma +la povera donna era ancora intrattabile. +Non solo non m’era grata per ciò ch’io +avevo fatto per lei, ma non mi perdonava +di aver diviso le sue sorti da quelle di +suo marito, e non voleva veder nè me, nè +Clara, che con la sua fuga scandalosa aveva +precipitato il disastro. Certo ove l’animo +mio fosse stato scevro di passioni, avrei +dovuto riconoscere che le ragioni di mia +madre non erano basse ed ignobili, e poichè +ell’amava <i>quell’uomo</i>, e ne aveva fatto +il signore della sua vita, riusciva naturale +ch’ella si dolesse che la mano ond’ella era +stata soccorsa avesse invece respinto lui +nell’abisso. Ma io riandavo i segreti dolori +di mio padre, e mi vinceva un impeto di +gelosia pensando ch’egli, savio, buono, onesto, +amorevole, aveva sofferto in silenzio +<span class="pagenum" id="Page_292">[292]</span> +spregi ed onte infinite da quella donna medesima +che oggi sfoggiava tutte le virtù +femminili in favore di colui dal quale aveva +appreso l’oblio dei propri doveri. Oh lo +stato del mio animo non può essere inteso +che da chi si sia trovato in condizioni +pari alle mie, e io non auguro a nessuna +giovane una tale sciagura! Sì, io +esultavo oggi della vergogna che ricadeva +sul capo al signor Venanzio; la sicurezza +che una condanna ignominiosa l’avrebbe +colpito mi empiva d’una gioia feroce. Non +lo dissimulo e non me ne lodo; so che +questa gioia dei mali altrui deve ripugnare +a chi abbia senso di gentilezza, ma io non +giudico, narro. Del resto, io tengo per fermo +che se quella triste consolazione non fosse +venuta a interrompere il corso de’ miei +pensieri sempre rivolti ad un punto, sempre +informati a una cupa e inquieta mestizia, +il mio spirito si sarebbe accasciato +senza rimedio. +</p> + +<p> +Non dovevano però tardare gli avvenimenti +destinati a riaprire, e questa volta in +modo più crudele che mai, la mia piaga. +Ogni settimana io mandavo alla posta per +sentire se fosse giunta una lettera all’indirizzo +ch’io avevo dato al notaio Moussu, +e quando mi si diceva che non v’era nulla, +ne provavo un infinito sollievo. Quelle lettere +<span class="pagenum" id="Page_293">[293]</span> +non potevano più essere una speranza, +erano una minaccia, un incubo che mi pendeva +sul capo. Esse non potevano dirmi +ormai che una cosa: Gastone è morto. E +questa cosa significava: Restituite Fanny. +Perciò io non osavo più scrivere a Nantes. +Anzi, trascorso il 1813, avrei smesso altresì +di far le mie ricerche alla posta. Mi +sarei forzata a credere che non vi fossero +sicure notizie della fine di Gastone, e che +quindi io non avessi diritto di consegnare +in mani d’altri il deposito ch’egli mi aveva +confidato. Indi avrei tentato di vivere dimenticata +dal mondo, di vivere sola con +Fanny e per Fanny, di vederla crescere +sotto a’ miei occhi, di educarla, e di dirle +poi, quand’ella fosse grandicella: Fanny, tu +appartieni a una cospicua e ricca famiglia +francese, ma tuo padre è partito un +giorno per la guerra e ti raccomandò alle +mie cure dicendo che sarebbe venuto a +prenderti. Non venne, e tu capirai che cosa +significhi un padre che non viene più a +cercar di sua figlia. Tu lo capisci, è morto. +Avrei potuto condurti nel castello de’ tuoi +avi, e saresti cresciuta in mezzo all’opulenza +ed al lusso. Ma sarebbe stato mestieri +ch’io mi separassi da te, e non ne +ebbi la forza. Ti tenni meco, cercai di fare +per te quello che avrebbero fatto i tuoi genitori +<span class="pagenum" id="Page_294">[294]</span> +se fossero vissuti, i tuoi congiunti se +t’avessero allevata fra le pareti domestiche. +Oggi giudica tu. Se errai, perdonami; se +vuoi ritornare presso la famiglia di tuo padre, +eccoti i documenti che provano i tuoi +diritti; decidi... +</p> + +<p> +Sogni! Una mattina di agosto (eran corsi +già tanti mesi, il signor Venanzio era sotto +processo, e mia madre, benchè addoloratissima, +s’era riconciliala con Clara) io insegnavo +a Fanny a compitare, quando il +servo ch’era stato alla posta mi consegnò +una lettera. Ella portava l’indirizzo da me +dato al notaio Moussu, e non v’era dubbio +che fosse sua. Il sangue mi si gelò +nelle vene, un pallore di morte mi si diffuse +sul volto mentr’io ne fransi i suggelli +con mano tremante. Fanny s’accorse del +mio turbamento, perchè chiamò sbigottita +Giannina. Io lessi: — «In questi giorni +soltanto si potè accertare la morte del colonnello +Gastone, visconte di Serges, successa +il 28 novembre 1812, nel terribile +passaggio della Beresina. È quindi venuto +il momento per l’anonimo di svelarsi e di +espor le gravi ragioni che lo avevano mosso +a chiedere questa notizia.» +</p> + +<p> +«<span class="smcap">Andrea Moussu</span>, <i>Notaio a Nantes</i>.» +</p> + +<p> +Non una parola che temperasse il significato +tremendo di questo messaggio, non +<span class="pagenum" id="Page_295">[295]</span> +una parola spirante simpatia. Come una lama +affilata che recide l’ossa ed i nervi, esso +recideva l’ultime mie speranze, e io mi sentivo +travolta in un abisso senza fondo. Oh +chi aveva vergato quelle linee doveva essersi +inaridito il cuore nella polvere degli +archivii e aver chiuso il proprio orizzonte +nel breve cerchio de’ suoi scaffali! Nelle mie +lettere vergate con mano tremante esso non +aveva indovinato nemmeno una donna. Chi +sa! L’anonimo appariva nel suo pensiero +un creditore importune, o un postulante +avvezzo ai benefizi del Visconte, e oggi desideroso +di raccogliere i rilievi della sua +eredità.... Ma, del resto, bella pretesa la +mia, che si apprezzasse il mio sagrifizio, e +si avesse pietà del mio dolore, se non ero +stata meno cauta e prudente nello scrivere +che il notaio non fosse nel rispondere. +</p> + +<p> +Quando alzai gli occhi dal foglio nefasto +avevo a un lato Giannina, e dinanzi a me +Fanny. Era quieta, composta in viso ad +un’aspettazione rassegnata e tranquilla come +avrebbe potuto essere piuttosto una ragazzetta +di dodici o quattordici anni che una +bimba di quattro. Ella sentiva che c’era +qualche cosa di molto serio, di molto tristo; +ella sentiva che bisognava esser buoni, non +domandare, attendere, e se ne stava zitta, +lisciando con la mano il suo cagnolino che +<span class="pagenum" id="Page_296">[296]</span> +si era alzato sulle due zampe e le si appoggiava +alla persona e pareva invitarla a +dirgli di che si trattasse. +</p> + +<p> +— Povera Fanny — esclamai aprendole +le braccia — non hai più babbo. +</p> + +<p> +Allora, certo, alla sua mente tenerella +balenò la ricordanza confusa dei baci e delle +carezze paterne, e rivide l’alta e marziale +persona, e le piume ondeggianti al cappello, +e la smagliante uniforme, e l’elsa poderosa +ch’ella aveva invano tentato d’impugnare +con le sue manine. +</p> + +<p> +— Adesso voglio restar sempre con te — ella +disse quand’ebbe finito di piangere. +E questo pensiero pareva rasserenarla. +</p> + +<p> +Dovevo io strapparle anche questa illusione? +Non n’ebbi coraggio, e le risposi: — Sì, +bimba mia, resterai sempre meco. +</p> + +<p> +In tutto quel giorno ella non volle scostarsi +un momento da me; non toccò nemmeno +uno de’ suoi balocchi, non permise a +<i>Café-au-lait</i> che le saltasse addosso come +era suo costume, e la sera mi pregò che +l’accompagnassi io a letto invece di Maria. +</p> + +<p> +Quando, spogliata, s’inginocchiò sulla coltrice +e congiungendo le mani s’accinse a +mormorar la sua breve preghiera, fu colta +da un’idea e mi chiese timidamente: — Io +solevo pregar pel papà; ma ora?.... +</p> + +<p> +— Prega ugualmente, carina. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_297">[297]</span> +</p> + +<p> +— Ma se è morto? +</p> + +<p> +— I buoni non muoiono — risposi — Vanno +in un altro luogo ove si sta meglio +di qui. +</p> + +<p> +— Ed io potrò trovare il babbo in quel +luogo? +</p> + +<p> +— Sicuro che lo troverai, ma di qui a +molto tempo.... +</p> + +<p> +— Dimmi, e ci sarà anche la mamma? +</p> + +<p> +— Sì, angelo, ci sarà anche lei. +</p> + +<p> +— Ma come farò a conoscerla che non +l’ho mai vista? +</p> + +<p> +— Oh sta tranquilla che la ti conoscerà +lei, e ti verrà incontro, e ti prenderà tra le +sue braccia... Intanto va, dormi, carina — soggiunsi +rassettandole le coltri. +</p> + +<p> +— Sì, ma voglio che tu pure ci venga +in quel luogo. +</p> + +<p> +— Oh cara, ci verrò, ci verrò. +</p> + +<p> +— E perchè non ci potremmo andar +subito? +</p> + +<p> +— Dormi, dormi, tesoretto mio, non ci +si va quando si vuole. Bisogna aspettar che +ci chiamino. +</p> + +<p> +E mi chinai sulla bambina che già aveva +abbassato le palpebre, e ravviandole una +ciocca di capelli sulla fronte, le diedi un +bacio per accomiatarmi. Pareva ch’ella dormisse, +ma si scosse ad un tratto, e gridò: — <i>Café-au-lait! +Café-au-lait!</i> +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_298">[298]</span> +</p> + +<p> +La fida bestiuola ch’era a piedi del letto, +tutta mortificata perchè la sua padroncina +non l’aveva, secondo il solito, chiamata a +prendere il suo posto, mise un guaito di +gioia, e saltando sul capezzale di Fanny +leccò me e lei a vicenda, mentre la fanciulla +diceva: — Povera bestia, t’avevo dimenticata +stasera, ma non mi accadrà più, +sai.... — Indi, rivoltasi a me.... — Zia Maddalena — disse — in +quel luogo, là dove +non si può andarci se non chiamano, chiameranno +anche <i>Café-au lait</i>? +</p> + +<p> +Ma non aspettò la risposta, e chiuse gli +occhi, e questa volta si addormentò davvero. +</p> + +<p> +In quella cameretta tutta innocenza, ove +non si sentiva altro che l’alito della bambina, +mi misi anch’io in ginocchio, io che +non pregavo da un pezzo, e scongiurai il +Signore che mi desse la forza di compiere +il mio dovere, di eseguire, per quanto mi +costasse, gli ordini di Gastone. Ogni cosa +era ancora in mia mano; s’io avessi distrutto +il piego che conteneva la fede di +nascita di Fanny e il testamento del Visconte, +chi avrebbe chiesto della fanciulla? +Quando pure fosse giunto sino alla famiglia +di Serges la voce che il colonnello aveva +lasciato una figlia, era presumibile che se +ne domanderebbe conto troppo sollecitamente, +<span class="pagenum" id="Page_299">[299]</span> +se il trovarla avrebbe significato +divider con lei una sostanza ormai distribuita +fra gli altri congiunti? Però Gastone +aveva una madre, con l’anima ottenebrata +da pregiudizi aristocratici, ma sempre madre. +Certo a lei non dorrebbe di accogliere +fra le sue braccia un pegno del figlio perduto! +E a ogni modo, avevo io il diritto di +tradire la volontà espressa d’un padre? Quello +ch’io credevo amor per Fanny non era +piuttosto amor di me stessa, non era paura +dell’isolamento in cui sarei rimasta dopo la +sua partenza? Ma s’ella non voleva separarsi +da me, se il lasciarmi l’avesse fatta +patire, morire forse! Dio mio! Morire! +Fanny, la vispa Fanny! Lei che, amorosa +e fidente, s’era addormentata con un mio +bacio, lei che mi aveva fatto prometterle +di rimaner sempre seco! Però, d’altra parte; +e il mio pensiero oscillava come pendolo ora +di qua, ora di là; s’io non restituivo Fanny +ai suoi parenti, s’io annientavo le prove +ch’ella fosse una de Serges, quale sarebbe +stato il suo nome, quale il suo posto nel +mondo? Se, un giorno, ella mi avesse rimproverata, +ella stessa, di averla lasciata crescere +una trovatella, di averla esposta alle +celie insolenti delle sue coetanee!.... Se, un +giorno, avesse dovuto arrossire dinanzi all’uomo +del suo cuore, se la mia parola non +<span class="pagenum" id="Page_300">[300]</span> +fosse bastata a persuadere ch’ella nasceva +di nozze legittime, se, per cagion mia, fosse +stata infelice! Ah no! era impossibile; il +mio cammino era inesorabilmente segnato. +</p> + +<p> +Altre ragioni contribuivano ormai a farmi +romper gl’indugi. Le sorti della guerra volgevano +infauste alle armi francesi, e già in +Venezia si andava discorrendo della possibilità +di un assedio. In mezzo all’usata spensieratezza +della popolazione si facevano strada +sinistri presagi. Si sarebbe patito la fame, +e con la fame avremmo avuto la peste, e +chi sa che altro flagello. Le donnicciuole +parlavano del castigo di Dio, il clero, timido +ancora e rimesso, tant’era lo sgomento +che il solo nome dell’Imperatore +infondeva negli animi, benchè ormai la +fortuna paresse averlo abbandonato, bisbigliava +per le sacrestie che la cattività +di Pio VII e la proclamazione del Re di +Roma gridavano vendetta, e che, secondo +il solito, ne avrebbero patito anche gl’innocenti; +i fidi a San Marco speravano che +si sarebbe ripristinata la Repubblica, e +dicevano che per riavere la Repubblica bisognava +affrontare allegramente qualunque +prova. Erano questi i meno sfiduciati; tutto +il resto della popolazione non sapeva quello +che si volesse: ne avevano passate tante! +Prima San Marco, poi la Repubblica democratica, +<span class="pagenum" id="Page_301">[301]</span> +poi i Tedeschi, poi Napoleone. +C’era da sbollir tutti gli entusiasmi. La +libertà! Chi ne parlava più? Chi vi credeva? +Pur che s’abbia la <i>polenta</i> a buon +mercato, purchè non mandino ogni giorno +le nostre creature al macello, vengano anche +i Turchi! Ma, intanto, altro che buon +mercato! Non v’era cosa che non rincarasse, +le famiglie prudenti si approvvigionavano +per qualche mese, e fra la poveraglia +che aveva appena il modo di vivere +alla giornata, venivano a galla certi figuri +di mal augurio, dicendo: Ah! i signori fanno +le loro provviste. Tanto meglio! Sapremo +dove sfamarci. — Vergine santa! che tempi! — sclamavano +i più paurosi. A star qui +dentro ci minaccia il blocco. A uscir di +città, non si sa dove mettersi al sicuro che +non ci capiti addosso una truppa o l’altra. +Beati quelli che sono a due piedi sotto terra +e non si trovano fra questi trambusti! +</p> + +<p> +Fu ai primi di settembre, sotto l’impressione +di questi discorsi, che un giorno presi +dal suo cassetto il piego fatale, e lo inchiusi +in una lettera al notaio Andrea Moussu. +Quand’ebbi affidata questa lettera alla posta, +mi parve d’aver sottoscritto la mia sentenza +di morte. Avrei voluto dispor l’animo di +Fanny a ciò ch’era irrevocabile, avrei voluto +avvezzarla a star meno con me, ma +<span class="pagenum" id="Page_302">[302]</span> +le parole mi morivano sulle labbra, ma io +non sapevo respingerla quand’ella mi veniva +presso, e colla sua vocina squillante +mi diceva: — Zia Maddalena, dammi un +bacio. +</p> + +<div class="chapter"> +<h2>XXI.</h2> +</div> + +<p> +Questa volta la risposta non si fece attendere. +La famiglia de Serges, scriveva il +notaio, aveva letto con grande maraviglia i +documenti lasciati dal Visconte, e s’era doluta +che la persona a cui quei documenti +erano stati consegnati li avesse tenuti occulti +sì a lungo. La disgraziata <i>liaison</i> del +Visconte aveva afflitto soprattutto la nobile +signora Viscontessa sua madre; nondimeno, +poichè un vincolo così disuguale era stato +all’ultimo momento benedetto dalla chiesa, +si era pronti ad accogliere nel castello la +fanciulletta Fanny affine di darle una educazione +conforme al suo nome e al suo +grado. Le vicende politiche esigevano che +non si perdesse tempo; perciò questa lettera +di poco avrebbe preceduto <i>Monsieur +Simon</i>, antico servo di casa de Serges, e +<span class="pagenum" id="Page_303">[303]</span> +<i>Mademoiselle Ernestine, gouvernante</i>, che +la nobile viscontessa de Serges, madre del +defunto Visconte, assegnava alla bambina. +Era inutile, anzi non si desiderava che altre +persone di Venezia l’accompagnassero. +Quanto a lui, uomo d’affari della famiglia, +egli era incaricato di chiedere la nota delle +spese occorse pel mantenimento della <i>jeune +Vicomtesse</i>, a cui il defunto Visconte non +avesse provvisto. Saputo questo, soggiungeva +la lettera con calma imperturbabile, +la nobile famiglia non avrebbe mancato di +far avere un congruo compenso a chi aveva +custodito per tanti mesi una de Serges. +</p> + +<p> +Oh come s’inganna chi crede di poter +dire: Ho toccato il limite estremo delle sventure +e dei patimenti! Io, povera martoriata, +l’avevo creduto; ma no, c’era da durar +peggio, peggio assai. Perder Fanny era ancora +un nonnulla, bisognava aggiungervi +questa umiliazione d’esser trattata come +una mercenaria. Non vi offrivano nemmeno +una parola di grazie, vi offrivano, se volevate +riceverla, una borsa. Oh! Fanny, e a +te pure irrigidiranno il cuore, e tu pure +dimenticherai, fra gli splendori del tuo soggiorno, +la zia Maddalena che ti ha tanto +amata. Ma se invece, o mio gracile fiore, +quell’aria non fosse fatta per te, se quella +stessa gelida boria con cui si trattava la +<span class="pagenum" id="Page_304">[304]</span> +donna che ti aveva raccolta si usasse verso +di te, figlia di oscura popolana, se gli scherni +avvelenassero la tua anima ingenua, togliendoti, +oltre alla felicità, anche la gentilezza +e la confidenza di chi vive cinto d’amore +e di cortesia, o che delitto non avrei commesso +dandoti in mano a simil razza di +gente? +</p> + +<p> +E non era lecito di prorompere, di rendere +offesa per offesa, perchè non ne ricadesse +il colpo sulla bambina, perchè quelle +anime ingenerose non se ne vendicassero +sul suo capo innocente! +</p> + +<p> +Oh che pena era allora il metter da +parte i vestitini di Fanny e la sua biancheria, +proprio come si fa per una sposa +che lascia la casa materna! Che pena era +sentirla parlar del futuro e di <i>quando sarebbe +grande</i>, come se il futuro (che dico +il futuro?), la domane, non avesse dovuto +sbalestrarla in altri paesi, in mezzo ad altre +abitudini! +</p> + +<p> +E la era in altana con la Maria e col suo +inseparabile amico, quando mi si presentarono +<i>Monsieur Simon</i> e <i>Mademoiselle Ernestine</i>. +Sapevo pure ch’essi dovevano venire; +tuttavia a vederli sentii una trafittura +al cuore. +</p> + +<p> +Erano d’aspetto molto diverso. <i>Monsieur +Simon</i> pareva un uomo verso i sessanta; +<span class="pagenum" id="Page_305">[305]</span> +di capelli bianchi, raso accuratamente, di +persona giusta, asciutto, impettito. Vestiva +di nero da capo a piedi, era il vero tipo +di un antico servo di casa patrizia. Parve +non s’aspettasse di entrare in una dimora +signorile, perchè quando, guardandosi intorno, +vide le belle mobilie e gli eleganti +addobbi della stanza, il suo volto si compose +a maggior riverenza, e mentre al primo affacciarsi +sulla soglia non s’era che leggermente +inclinato, nel farsi innanzi e nel porgermi +una lettera del notaio Moussu che constatava +esser lui la persona incaricata, insieme +a <i>Mademoiselle Ernestine</i>, di prender Fanny, +si piegò ad angolo retto in atto umile +ed ossequioso. +</p> + +<p> +Meno rigida nelle movenze era <i>Mademoiselle +Ernestine</i>, ma era altresì molto più +antipatica. Giovane ancora, le si leggeva in +fronte la pretensione di esser bella, e di fare +impressione. Aveva nelle membra un’affettata +cascaggine, il tuono della voce rivelava +uno studio singolare di dolcezza e d’intenerimento. +Ma gli occhi socchiusi, inquieti, +dicevano di non fidarsene, e la voce stessa, +quando usciva naturale, aveva in sè qualche +cosa di acre, di stridulo che disgustava. +Sotto le apparenze fredde e diplomatiche di +<i>Monsieur Simon</i> poteva forse esservi un +cuore generoso; l’unzione di <i>Mademoiselle +<span class="pagenum" id="Page_306">[306]</span> +Ernestine</i> non doveva invece essere che la +maschera dell’egoismo. +</p> + +<p> +La spigliatezza colla quale io parlavo il +francese produsse un effetto gradevole su +ambedue i messaggeri, che senza dubbio +s’aspettavano di trovare in me una zotica +<i>bourgeoise</i>. Nè fu minore la loro soddisfazione +quando dissi che anche Fanny si esprimeva +speditamente nell’idioma di suo padre. — <i>Madame +la Vicomtesse en sera bien +aise</i> — dissero ad una voce. Quando però +io tentai di avere informazioni esatte intorno +alla famiglia de Serges, <i>Monsieur +Simon</i> mi rispose col maggior laconismo +possibile. Seppi soltanto che convivevano nel +castello la vecchia viscontessa Renata, madre +del visconte Gastone, paralitica da più +anni e condannata ad essere trasportata dal +letto alla poltrona e dalla poltrona al letto, +due figli e due nuore coi loro bambini, più +una nipote, orfana sino dall’epoca del <i>Terrore, +la Marquise Virginie, dernier réjeton +d’une des premières familles de France</i> — osservò +<i>Monsieur Simon.</i> +</p> + +<p> +— <i>Pauvre demoiselle!</i> — sclamò <i>Mademoiselle +Ernestine.</i> +</p> + +<p> +Chiesi spiegazione di questa frase, ma +<i>Mademoiselle Ernestine</i>, arrestata da un +gesto di <i>Monsieur Simon</i>, non parlava più. +</p> + +<p> +— <i>Elle a perdu ses parents sur l’échafaud</i> — disse +<span class="pagenum" id="Page_307">[307]</span> +il servo rispondendo invece +della sua compagna. — <i>Voilà, ce que Mademoiselle +Virginie entendait dire</i>. +</p> + +<p> +Ed ecco un gran batter d’usci, e un suono +di risate, fresche, spontanee come i gorgheggi +di un canarino. +</p> + +<p> +Fanny, ignara de’ due nuovi arrivati, +spinse con forza la porta, ed era sul punto +di correr verso di me. Ella vestiva un abitino +grigio orlato di nero, aveva una +ghirlanda di foglie di vite bizzarramente +intrecciata nei biondi capelli, e i suoi bellissimi +occhi azzurri mandavano scintille. +Ma quando vide i due sconosciuti si annuvolò +ad un tratto, e se ne stette sospesa, +senza andar nè innanzi, nè indietro. +</p> + +<p> +<i>Café-au-lait</i> abbaiava intanto con tutta +la forza de’ suoi polmoni, onde <i>Mademoiselle +Ernestine</i> si rannicchiò dietro <i>Monsieur +Simon</i>, che gravemente diceva: — <i>Calmez +vous, Mademoiselle.</i> +</p> + +<p> +Per quietar la smorfiosa cameriera chiamai +Giannina, e le diedi ordine di portar +via <i>Café-au-lait</i>, cosa che parve offender +Fanny, non avvezza a veder usati simili +sgarbi al suo favorito. E fece anch’ella atto +di andarsene, ma io la chiamai presso di +me, e levatale di capo la ghirlanda che mi +sembrava in quell’ora un intempestivo ornamento, +le posai una mano sulla spalla e +<span class="pagenum" id="Page_308">[308]</span> +le dissi — Sii buona, o Fanny, e stammi +a sentire. +</p> + +<p> +Mi guardò raccomandandosi, come presaga +di qualche trista nuova. +</p> + +<p> +— Bimba mia, tu hai tanto giudizio che +non si può nemmeno calcolarti una fanciullina +che non ha compito ancora i cinqu’anni.... +Tu capisci le cose, come le capiscono +i <i>grandi</i>.... La mamma del tuo povero +babbo.... la tua nonna vuol conoscerti, +e ha mandato quelle due persone a prenderti... +Zitta, bimba, lasciami finire.... Domani +intanto tu andrai con loro...... sii +buona..... e poi — soggiunsi facendomi violenza +per dire una pietosa bugia — e poi +verrò anch’io a raggiungerti, e torneremo +indietro insieme.... +</p> + +<p> +— Ma io non voglio andare — replicò +ella inghiottendo le lagrime. +</p> + +<p> +— <i>La charmante enfante</i> — sclamò +<i>Mademoiselle Ernestine</i>, e si fece presso +per carezzar la bambina. Ma questa non +volle saperne, e pestando i piedi con dispetto, +cacciò il capo fra le mie ginocchia +e gridò più forte che mai: — Non voglio +andare, non voglio. — <i>Mademoiselle</i>, infastidita, +si ritrasse. +</p> + +<p> +— La persuaderemo — diss’io in francese — ma +ci vuoi pazienza, povera creatura! +Si può dire che dacchè ella ha lume +<span class="pagenum" id="Page_309">[309]</span> +di ragione non vede altri che me e la mia +Maria, e quel suo indivisibile cagnolino. +</p> + +<p> +<i>Mademoiselle Ernestine</i>, colta alla sprovveduta, +lasciò sfuggire una di quelle note +disarmoniche e dispettose che si sprigionavano +dalla sua laringe quand’ella non +si ricordava di modularle. — <i>J’espère bien +que nous ne devrons pas prendre avec nous +cette vilaine.... cette bête qui parait être +très-incommode.</i> +</p> + +<p> +<i>Monsieur Simon</i> le slanciò uno sguardo +severo, e facendo dalla sua seggiola un +profondo inchino verso di me, disse: — <i>Nous +dependrons en cela des ordres de Madame</i>. +</p> + +<p> +— Hai sentito Fanny, se sarai buona, +e se quieterai <i>Café-au-lait</i>, potrai portare +in viaggio anche lui. Su via, il mio tesoro, +non disperarti, vedrai che bei siti, che +bel giardino! Altro che la nostra piccola +altana! E poi vi saranno i tuoi cuginetti +che ti faranno un’accoglienza magnifica.... +<i>N’est-ce pas vrai, M. Simon, que ses petits +cousins seront bien aises de la voir?</i> +</p> + +<p> +— <i>Je le crois bien</i> — rispose l’interrogato; +ma <i>Mademoiselle Ernestine</i>, punta +perchè non avessi rivolto a lei la domanda, +fece una smorfia che pareva dire: — Io +invece non lo credo niente affattissimo. +</p> + +<p> +Ma nè la promessa della compagnia di +<span class="pagenum" id="Page_310">[310]</span> +<i>Café-au-lait</i>, nè la prospettiva del bel giardino +e dei cuginetti valse a calmare Fanny, +che si teneva stretta al mio vestito, e ripeteva: — Voglio +restare con la zia Maddalena. +</p> + +<p> +Con l’animo straziato, com’è facile immaginare, +assicurai <i>Monsieur Simon</i> e <i>Mademoiselle +Ernestine</i> che quelle resistenze +si sarebbero vinte, e che il dì appresso, +perchè gli avvenimenti incalzavano, e non +c’era da perder un minuto, ogni cosa sarebbe +pronta per la partenza. Offersi loro +di alloggiare in casa mia per quella notte, +ma erano già scesi all’albergo, e non desideravano +far trasportare i loro bagagli; +sarebbero passati il mattino a prender la +bimba. Convenni che nel tragitto sino a +Fusina sarebbe andata in gondola anche +Maria, la quale non poteva nemmen ella acconciarsi +all’idea di lasciar la fanciulla +ch’ella aveva tenuto seco fin da quando +era stata svezzata. Benchè non sapesse una +parola di francese e non si fosse mai mossa +di Venezia, la buona ragazza avrebbe consentito +ad andar con Fanny in capo al +mondo, ma le istruzioni di <i>Monsieur Simon</i> +erano esplicite. Egli non doveva condur +seco <i>personne</i> fuori della bambina. Una +eccezione fu fatta per <i>Café-au-lait</i>, quantunque +<i>Mademoiselle Ernestine</i> lo vedesse +<span class="pagenum" id="Page_311">[311]</span> +assai di mal occhio e mostrasse di provar +rammarico del facile assenso dato da <i>Monsieur +Simon</i> alla mia preghiera. Debbo dirlo? +Intercedendo affinchè <i>Café-au-lait</i> potesse +accompagnare Fanny, mi pareva di +darle almeno un difensore, un amico che +l’avrebbe confortata in mezzo a gente indifferente +ed ostile. +</p> + +<p> +Soltanto quando fummo soli, la piccina +consentì ad alzar la testa che aveva tenuta +sino allora celata nel mio grembo. +Povera creatura! Un’ora prima sorridente, +festosa, incoronata come un allegro genietto, +ora colla chioma scomposta, cogli occhi +gonfi di lagrime, con una stanchezza desolata +dipinta sul viso. Non piangeva più, +tremava come di freddo, e le sue labbra +stentavano ad articolar parole.... Oh! se +avessi potuto dirle: è stato un brutto sogno; +non c’è nulla di vero in quello che +hai inteso finora. Ma no, tutt’altro, bisognava +invece tornare alla carica, tormentare +la piaga aperta nel suo cuoricino. E +soprattutto bisognava mentire. — Non si +tratta che di pochi giorni, sai? Fanny. — Mi +guardava, voleva credermi, ma per +quanto facesse, non vi riusciva.... Nel salotto, +sopra un panchettino, c’era una carta +con entrovi delle perle di Murano di vari +colori. Fanny s’era messa quella mattina +<span class="pagenum" id="Page_312">[312]</span> +a infilarne una collana per farmene dono, +poi, con la facile volubilità dei bambini, +aveva tralasciato, dicendo: — Finirò domani. — Ma +dopo ch’ella ebbe inteso come +domani appunto ella dovesse partire, si ricondusse +tacitamente presso il panchettino, +e ripigliò il suo lavoro. A ogni perla ch’ella +passava nell’ago una lagrima le colava dal +ciglio, pur non si mosse dal suo posto fin +che non ebbe finito. Allora, annodati insieme +i due capi del monile, venne da me, mi +posò sulle ginocchia la sua povera offerta, +e disse: — Quando sarò tornata, te ne +farò una più bella. +</p> + +<p> +Triste, ma rassegnata, prese in braccio +<i>Café-au-lait</i>, e gli raccomandò che se voleva +accompagnarla fosse buono, e non abbaiasse +a <i>Mademoiselle Ernestine</i>, e non +facesse di quei salti sconsiderati che faceva +in casa. <i>Café-au-lait</i> non capiva nulla, ma +era tutto turbato di quelle insolite prediche. +</p> + +<p> +La sera, l’ultima sera ch’ella dormiva +sotto il mio tetto, Fanny ebbe un nuovo +scoppio irrefrenabile di pianto, e ripetè che +non voleva partire se io non andavo seco; +poi si acquetò con la promessa che non +avrei lasciato correre più d’una settimana +senza raggiungerla. Era stanca, aveva tanto +patito in quel giorno che il sonno scese +<span class="pagenum" id="Page_313">[313]</span> +benefico a ristorare il suo corpicino. Pochi +minuti dopo ch’ella aveva chiuso gli +occhi, le traccie del dolore sparirono dal +suo viso, un roseo incarnato le tornò sulle +guancie, e da tutta la gentile fisonomia spirava +una pace contenta e serena. Dormi, +dormi, angioletto, finchè la provvida natura +contende alle lugubri immagini il mondo +dei sogni. Verrà giorno pur troppo che i +tristi pensieri della vigilia varcheranno +quella soglia misteriosa, e verranno all’origliere +ove poserai il tuo capo innocente! +</p> + +<p> +Passai la notte al tavolino. Scrissi prima +al notaio Moussu, frenando la mia collera +per le sue offerte ingiuriose e dicendogli +anzi ch’io ne incolpavo me stessa, che non +gli avevo dato modo di meglio conoscermi. +Una sola cosa avrebbe potuto confortarmi +della perdita di Fanny: il saperla felice; +una sola cosa io chiedevo: che mi si informasse +talora di lei. Quindi mi feci coraggio, +imposi silenzio al mio orgoglio, e +vergai una lunga lettera alla viscontessa +Renata, alla madre di Gastone. A chi, meglio +che a lei, potevo raccomandare la figlia +del figlio suo? Fui umile, io così altera, +infinsi i miei sentimenti, io così sdegnosa +d’ogni simulazione. Fanny, comunque +nata, io dicevo, portava scritto in volto +la nobiltà del lignaggio paterno. Benchè +<span class="pagenum" id="Page_314">[314]</span> +bambina affatto, io non dubitavo ch’ella +avrebbe saputo corrispondere alle accoglienze +che certo le si preparavano. Forse +era un po’ timida, poichè in Venezia aveva +veduto pochissimi, ma il suo cuore si apriva +presto alla simpatia. Tutto si sarebbe ottenuto +da lei, pure di amarla. Nè io dubitavo +che la si sarebbe amata. Che se l’avere per +oltre un anno e mezzo custodita con cura +gelosa una figliuola del visconte Gastone +era un titolo a mio favore presso la nobile +famiglia de Serges, io supplicavo che si +volesse richiamar il mio nome alla memoria +della piccola Fanny, e che non mi si chiudesse +la porta in faccia se un giorno io venissi +a darle un saluto. — I primi chiarori +dell’alba mi sorpresero mentre io suggellavo +questa lettera, che avevo dovuto ricominciare +tre o quattro volte prima di venirne +a capo. +</p> + +<p> +Giannina, entrando per tempissimo in camera +mia, mi trovò alzata. — Povera padroncina — ella +sclamò, — la non si è +neppur messa a letto, stanotte. Oh! ha ragione, +sa. C’è da impazzire, a pensar che +se ne va via quell’angioletto. E anche per +me, con quell’allegrezza che posso aver nell’anima, +anche per me era una gran distrazione +il vederla, l’udirla, il giuocare con +lei. Ma quando il Signore ha segnato una +<span class="pagenum" id="Page_315">[315]</span> +casa, non c’è scongiuri che tenga, le disgrazie +ci piovono dentro come a tetto scoperto. +Che cosa abbiamo fatto di male noi +due per aver questa sorte? +</p> + +<p> +— Che vuoi che ti dica, buona Giannina! +Pazienza. +</p> + +<p> +— Pazienza! Pazienza! — ella ripetè +spalancando le imposte. — È un bel rimedio +la pazienza. +</p> + +<p> +Il sole indorava i tetti delle case dirimpetto. — Che +bel sereno! — sclamò Giannina. +</p> + +<p> +— Meno male. Fanny avrà un buon viaggio — diss’io. +E, guardando l’oriolo, soggiunsi: +Sono le sei. Passeranno a prender +la bimba alle nove. Bisognerà svegliarla. +</p> + +<p> +— Oh la lasci dormire un altro po’. +Chi sa come dormirà domani! +</p> + +<p> +— E Maria s’è alzata? +</p> + +<p> +— Era in piedi quando entrai or ora +nella camera. Mi fa una gran pena anche +lei.... +</p> + +<p> +— Su, via, non ci pensiamo e andiamo +dalla bambina. +</p> + +<p> +Un raggio di sole si riposava sul letticciuolo +di Fanny. <i>Café-au-lait</i>, che aveva +passato la notte rannicchiato a’ suoi piedi, +s’era desto a quel raggio, e in quel momento +spalancava la bocca a un lungo sbadiglio +e stendeva le quattro zampe. Al vederci +<span class="pagenum" id="Page_316">[316]</span> +spiccò un salto, e venne a lambire +le vesti a Giannina e a me. +</p> + +<p> +— Tu pure avrai le tue tribolazioni, povera +bestia — disse Giannina, che, contro +l’usato, vedeva tutto nero. +</p> + +<p> +Fanny sorrideva nel sonno. Non seppi +resistere alla tentazione, e chinatami su +lei, le diedi un bacio, quanto potei più +leggiero, sulle labbra. Si scosse, e socchiudendo +gli occhietti: — Oh, eri tu, zia +Maddalena. Sognavo proprio di te. +</p> + +<p> +— Grazie, angelo — risposi sbadatamente. — Ma +ora è tempo che tu ti alzi. +Lo sai che devono venirti a prendere. +</p> + +<p> +Il suo viso si fe’ scuro scuro, e temetti +che tornassimo alla scena di jeri. Ma le +dissi e le replicai tante volte che se fosse +stata buona sarei andata a prenderla entro +pochi giorni, che frenò la sua gran voglia +di piangere, e malinconica sì, ma tranquilla, +si lasciò vestire. Le mettemmo attorno +tutta biancheria di bucato; poi, per +la prima volta, affinchè non le dessero noja, +annodammo in due treccie i suoi capelli +che di costume le piovevano sciolti sugli +omeri, e finalmente Giannina le acconciò +in dosso un nuovo abito, semplice, a mezzo +lutto, che le pareva dipinto. In altri momenti +che festa la si sarebbe fatta di questa +novità!.... Venne quindi a colazione in +<span class="pagenum" id="Page_317">[317]</span> +salotto, lì ov’ella soleva far salire <i>Café-au-lait</i> +sopra una seggiola alla sua destra +e metteva la puppattola alla sinistra, ma +quel giorno lasciò la puppattola in un canto, +e posò in fretta sul pavimento la scodella +di <i>Café-au-lait</i>, che levava il muso in aria +per capire i motivi di quelle nuove disposizioni. +Intanto io raccoglievo i balocchi di +Fanny, sparsi qui e là nella stanza. +</p> + +<p> +— Che cosa fai, zia Maddalena? — ella +chiese, guardandomi. +</p> + +<p> +— Vo’ collocar questa roba nella tua valigia. +</p> + +<p> +— Ma perchè? Non devo tornare fra pochi +giorni? +</p> + +<p> +E nell’accento con cui ella pronunziava +questa domanda v’era un dubbio così angoscioso, +un’ansietà così desolata, che non +le lasciai tempo di finire, e dissi — Hai +ragione. Smetto. Pensavo però che per questi +pochi giorni.... +</p> + +<p> +— No, zia Maddalena, finchè non sono +teco, non voglio giocar più.... — Indi +soggiunse: — Vorrei salire in altana. +</p> + +<p> +Ancora una volta i suoi piedini fecero +suonare la scaletta di legno che metteva a +quel nostro pensile orto, ancora una volta +la sua testina sbucò tra il frascato, e le sue +mani tenerelle colsero un grappolo della +vite domestica. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_318">[318]</span> +</p> + +<p> +<i>Monsieur Simon</i> e <i>Mademoiselle Ernestine</i> +furono precisi all’ora stabilita. <i>Monsieur +Simon</i> era più diplomatico, <i>Mademoiselle +Ernestine</i> più svenevole del dì precedente. +E dir ch’io dovevo affidare a queste +due persone la mia Fanny! Mi scoppiava +il cuore in pensarlo. Chiamai da parte <i>Monsieur +Simon</i>, che, al confronto, m’ispirava +meno antipatia, e quasi con le lagrime agli +occhi gli raccomandai la bambina. Poscia, +tolta di tasca una borsa, nella quale erano +parecchie monete d’oro, gliela offersi a +compenso delle cure ch’egli avrebbe per +la piccola viaggiatrice. Ma egli corrugò la +fronte con alterezza patrizia, e mi disse che +<i>jamais la noble maison de Serges ne lui +aurait fait une honte semblable</i>. E, con +queste parole, respinse l’offerta. Capii di +aver sbagliato e gliene chiesi scusa. <i>Vous +n’étiez pas censée de me connaître</i>, egli rispose. +Quell’orgoglio, ch’era pur segno di +nobiltà d’animo, mi piacque, ed io replicai +che le sollecitazioni che non osavo più fare +al servo le facevo al gentiluomo, e ch’io +speravo ch’egli sarebbe andato orgoglioso +di protegger la figlia del visconte Gastone. — <i>Elle +n’aura pas besoin d’être défendue</i> — diss’egli +chinandosi leggiermente. +</p> + +<p> +Era l’ora della partenza. Presi fra le mie +braccia Fanny e la copersi di baci. Ma dovetti +<span class="pagenum" id="Page_319">[319]</span> +deporla presto, perchè sentivo ch’eravamo +ambedue sul punto di piangere. Le +acconciai io stessa il cappellino di paglia +intorno a cui ondeggiava un sottil velo +nero; poi ella mi diede la mano perchè la +accompagnassi fino alla gondola. <i>Café-au-lait</i>, +abituato a non lasciar Fanny un solo +istante, veniva dietro macchinalmente e +pareva aver capito che non doveva nè abbaiare, +nè saltellare. Allorchè fummo alla +riva, esso balzò in barca pel primo, ma +quando vide ch’io m’accomiatavo nuovamente +dalla bambina, montò sulla prora e +guaì tre o quattro volte in tuono lamentevole. +Poi, la gondola non essendosi ancora +mossa perchè <i>Monsieur Simon</i> e <i>Mademoiselle +Ernestine</i> stavano disputando fra loro +sul posto ove sedersi, l’amorosa bestiuola +spiccò un salto e m’afferrò il vestito coi +denti, come mi volesse trascinar dietro a sè. +</p> + +<p> +— Su, via — sclamò uno dei barcaiuoli — il +cane parte o resta? +</p> + +<p> +— <i>Café-au-lait!</i> — gridò la vocina di +Fanny. +</p> + +<p> +A quella voce, ch’esso non aveva mai lasciato +senza risposta, <i>Café-au-lait</i> abbandonò +il lembo della mia gonna, e dopo +avermi slanciato uno sguardo di rimprovero +e di dolore, ridiscese nella barca col muso +chino e con la coda fra le gambe. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_320">[320]</span> +</p> + +<p> +— Zia Maddalena! Zia Maddalena! ti +aspetto presto. +</p> + +<p> +— Addio, angelo. +</p> + +<p> +Rifeci tutti i gradini, e piegatami con la +persona, baciai un’altra volta la mia bella +innocente che, tenuta da Maria, spingeva la +testa fuori del finestrino. +</p> + +<p> +Addio! addio! Il pesante portone della +riva s’è chiuso, e l’ampio vestibolo del palazzo +è rimasto nell’ombra. Così le tenebre +hanno involto il mio povero cuore. Dopo +la breve estasi d’un giorno, le dolci speranze; +dopo le speranze, i timori; dopo i +timori, la desolata certezza. Ma sin che +Fanny animava di sua presenza la casa, +l’anima mia non era derelitta. Oggi sì che +posso chiedere: Perchè vivo? +</p> + +<div class="chapter"> +<h2>XXII.</h2> +</div> + +<p> +Fanny era partita uno degli ultimi giorni +di settembre. Al 3 ottobre il Vicerè d’Italia +dichiarava Venezia in istato d’assedio; al +6 compariva l’ordine, che già i più cauti +avevano prevenuto, di approvvigionarsi. La +città era cupa, pensierosa. Nelle <i>sagre</i>, nei +<span class="pagenum" id="Page_321">[321]</span> +<i>luni nel lido</i> brillavano alcuni sprazzi dell’antica +allegria, ma anche in quei brevi +intervalli era un’allegria forzata, morbosa. +Girando con Giannina per le parti più remote +di Venezia, vedevo sulla soglia dei +miseri tuguri intere famiglie cui andava via +via mancando il lavoro e cui sarebbe fra +poco mancato il pane. Erano madri il cui +seno esausto non aveva più latte, erano +bambini squallidi, gialli, cogli occhi infossati, +con le labbra penzolanti e senza sorriso, +erano uomini che, trovando chiusa +l’usata officina, stavano seduti sul gradino +della porta, coi gomiti appuntati sulle ginocchia, +col viso nascosto fra le mani, taciturni, +accasciati, immobili. Quand’io passavo, +i fanciulli tendevano la mano ed io +mettevo qualche soldo in mano a tutti. Essi +mi benedicevano e mi pareva che la loro +benedizione dovesse ricader su Fanny, sulla +mia tenera pellegrina. Ov’era essa? Era +giunta? Come l’avevano accolta? +</p> + +<p> +Circa alla metà del mese, un dopopranzo, +nel tornare a casa con Giannina da una +delle solite passeggiate, ci ferisce l’orecchio +un fievole guaito. È buio e non furono +ancora accesi i fanali. Accovacciata presso +allo stipite del portone di casa v’è una +bestia che si lamenta e che fa vani sforzi +per rizzarsi sulle zampe. Bussiamo; un servo +<span class="pagenum" id="Page_322">[322]</span> +apre tenendo un lume. Giannina ed io +molliamo entrambe un grido. Quella bestia +che si agita e si lagna è <i>Café-au-lait</i>. +Dio buono! In quale stato! Ha il pelo irto, le +ossa che paiono sul punto di uscir dalla +pelle. Dev’esser tutto pesto perchè al solo toccarlo +ulula in modo compassionevole; però +sembra lieto d’essere fra le sue vecchie +conoscenze e ci lambisce amorevolmente la +mano. Trasportato in casa, rifocillato, parve +rimettersi alquanto e cominciò a muovere +qualche passo. Ma come era egli tornato? +Come aveva potuto abbandonare Fanny? +Come trovare la via? Abbandonare Fanny! +No, egli non l’aveva abbandonata sicuramente; +chiamata a giurarlo dinanzi a Dio, +l’avrei giurato senza paura. L’avranno piuttosto +scacciato spietatamente, avranno tentato +di affogarlo per isbarazzarsene, i malvagi! +Ed esso, levatosi dal pericolo, chi sa +come, e perdute le traccie della sua amica, +avrà errato a lungo sinchè il provvido +istinto l’avrà ricondotto a Venezia. Il più +singolare era com’egli fosse riuscito a traversar +la laguna, ma non mancavano gli +esempi di cani che, inavvertiti, erano scivolati +in qualche barca a Fusina od a Mestre, +e così avevano potuto arrivare in città. +Del resto è agevole immaginarsi come l’ipotesi +più naturale non fosse la sola che +<span class="pagenum" id="Page_323">[323]</span> +mi si affacciasse allo spirito. Mi funestavano +terribili apprensioni che anche a Fanny +fosse incolta sventura, che l’arrivo del cane +celasse qualche orrendo mistero e m’irritavo +con la povera bestia che non sapeva risolvermi +il dubbio. <i>Café-au-lait</i> era malinconico, +concentrato, girava per le stanze come +un’anima in pena, se s’imbatteva in qualche +oggetto che avesse appartenuto a Fanny, +un ritaglio di veste, un balocco, vi si fregava +attorno mugolando sommesso; se nei +miei discorsi con Maria o con Giannina +usciva il nome della bimba stava a sentirci +col muso all’aria, con le orecchie tese, e +dimenava la coda e guaiva.... Ma dì qualche +cosa, <i>Café-au-lait</i>, spiegati.... Maria che +aveva accompagnato i viaggiatori fino a +Fusina non sapeva nemmeno ella che cosa +pensarsi. Ella assicurava che <i>Mademoiselle +Ernestine</i>, durante il tragitto, s’era riconciliata +con la bestia e se l’era presa +in braccio... Così andò per lunghi giorni +finchè una lettera del notaio Moussu mi +sollevò di parte delle mie angosce. Fanny +era arrivata presso la famiglia. La viscontessa +Renata l’aveva <i>trouvée assez bien</i>, ma +era dolente che la bimba fosse così poco +istrutta <i>dans les pratiques religieuses</i>, e nel +mentre incaricava lui, il notaio, di ringraziarmi +pel mio <i>désinteressement</i>, lo incaricava +<span class="pagenum" id="Page_324">[324]</span> +eziandio di esprimermi il suo rammarico +per questa circostanza che la costringeva +a rifar l’educazione morale della +sua nipotina. Ipocriti! Io ve l’ho data +schietta, ingenua, spontanea, e voi volete +chiudere il suo spirito nelle strettoie del +bigottismo. A ogni modo, poichè senza questo +rimprovero io non avrei forse avuto +notizie di Fanny, ben venga anche questo +rimprovero! Del resto, nessun particolare +circa al viaggio. Nulla che mi desse la +chiave del ritorno di <i>Café-au-lait</i>. +</p> + +<p> +E, a scrivere, ammesso pure che avessero +voluto rispondermi la verità, era ormai +fatica gettata. La terraferma era piena +di nemici, le lettere, o si smarrivano, o +erano trattenute per via, o non arrivavano +al loro destino che per miracolo. Che giorni +tristi volgevano per Venezia! Non passava +dì che non giungessero feriti. Li +conducevano lungo i canali, in barche spesso +scoperte, ammonticchiati gli uni sugli +altri. Non si poteva affacciarsi alla finestra +senza vedere uno di questi convogli, non +si poteva tener le imposte aperte senza +udir gemiti ed imprecazioni. L’ospitale era +zeppo per modo che un giorno convenne +trasportar in altro luogo parte degli infermi. +Li trasportarono a braccia per le +strade. Che spettacolo! Ai primi di novembre +<span class="pagenum" id="Page_325">[325]</span> +gli Austriaci erano già a Mestre. Gli +avvenimenti precipitavano. E in quei giorni +appunto, singolare ironia! si compiva la +facciata del Palazzo Reale in piazza San +Marco coll’innalzamento dello stemma in +pietra viva che portava nel mezzo un N +coronato e nel campo una stella sormontata +da un’aquila coi fulmini agli artigli. +La folla guardava mormorando; alcuni slanciavano +sommessamente qualche epigramma, +presto soffocato dalla paura della polizia. +Di tratto in tratto le reminiscenze +degli antichi bagordi s’imponevano irresistibili +alla popolazione, e allora un ordine +inatteso, bizzarro, serviva di pretesto a un +po’ di baccano. Così una domenica sera, +appena pubblicato il divieto di uscir di +notte senza lume, si videro comparire in +piazza San Marco duemila lanternini d’ogni +forma e colore portati in giro da allegre +frotte d’uomini e donne che cantavano e +saltavano come fosse di carnovale. A queste +follie faceva riscontro la comparsa del +pan nero, la fucilazione dei disertori in +campo San Francesco della Vigna, la mortalità +straordinaria negli ospedali, l’accattonaggio +per tutta la città. Con sì lieti +auspici si apriva l’anno 1814. Nondimeno +la festa dell’Epifania, secondo l’usato, si +pubblicò l’avviso che permetteva le maschere, +<span class="pagenum" id="Page_326">[326]</span> +e la domenica successiva alcuni +<i>lustrissimi</i> fecero capolino sotto le <i>Procuratie</i>. +Però, fischiati dal popolo, si ritirarono. +A render più intollerabili gli altri +patimenti della poveraglia si aggiunse il +freddo. Intere famiglie senza pane, senza +tetto giravano per le strade chiedendo misericordia; +sui gradini dei ponti, sulle soglie +delle case, esposti al vento, in mezzo +alla neve, migliaia d’indigenti sfoggiavano +i luridi cenci e le membra piagate. In +mezzo a questo strazio il carnovale passava +furtivo, quasi vergognando di sè. I <i>Ridotti</i> +e i teatri erano aperti, ma pochi ci andavano, +e chi ci andava non osava dirlo; +le maschere giungevano in gondola ai brillanti +ritrovi e in gondola pure ne uscivano, +non avendo il coraggio di mostrarsi per le +vie; la <i>cavalchina</i>, insuperato spettacolo +della nostra <i>Fenice</i>, attirava appena qualche +centinaio di persone, e i palchi, che +solevano vendersi gli altri anni a più di +dieci zecchini l’uno, potevano aversi quella +sera per una ventina di lire. +</p> + +<p> +Dal di fuori giungevano notizie confuse. +Qualche volta il cannone tuonava annunziando +vittoria, ma più spesso correva su +mille bocche la voce di portentosi disastri +che i proclami ufficiali mal potevano celare. +E il Governo, sentendo mancarsi sotto +<span class="pagenum" id="Page_327">[327]</span> +il terreno, diveniva sospettosissimo, ordinava +la chiusura dei caffè, proscriveva la +consegna di tutte le armi, faceva percorrer +le contrade da pattuglie innumerevoli. +</p> + +<p> +In quei giorni appunto venne condotto a +termine il processo del signor Venanzio. +Convinto di truffa, lo si condannò a sei +anni di carcere. Fu per mia madre un +colpo di fulmine. Irreconciliabile meco perchè +nell’aiutarla non avevo voluto porgere +una mano soccorrevole anche al suo secondo +marito, ella s’illuse però sino all’ultimo +momento. Venanzio, ella diceva, avrebbe +saputo sbugiardare tutti i suoi calunniatori, +Venanzio sarebbe uscito innocente. +Allorchè intese la sentenza, proruppe contro +i tribunali e contro gli avvocati, disse +che i suoi nemici avevano corrotto i giudici +e che fra questi nemici ero anch’io. +Se, anzichè sottrarlo al pericolo di una +condanna ignominiosa io ve l’avessi spinto, +ella non avrebbe potuto trattarmi più duramente. +Ella non veniva più da me, ma +io mi recavo qualche volta a vederla. La +famigliarità carezzevole de’ suoi modi che +s’era conservata in mezzo a tutte le crisi, +che, in mezzo a tutte le vicende aveva mantenuto +nelle nostre relazioni un certo abbandono +affettuoso, quella famigliarità era +scomparsa affatto. O non mi parlava, o la +<span class="pagenum" id="Page_328">[328]</span> +sua parola suonava rimprovero. Avevo voluto +vincere il mio punto, avevo voluto dividerla +dall’uomo ch’io odiavo fin da piccina. Il mio +beneficio (e, quanto a me, giuro che non +avrei chiamato così un servizio reso a mia +madre) era stato anch’esso un mezzo per +raggiungere questo scopo; ella non poteva +essermene grata. Ma già non c’era da sorprendersene. +Io appartenevo a una razza +<i>mercantile</i>, non avevo la delicatezza dell’aristocrazia, +non l’avevo mai capita, lei, che +usciva da una famiglia patrizia. Se m’era +riuscito persino di attraversare le sue intenzioni +su Clara! Non lo sapevo che questa, +ch’era la sua vera figliuola, ella voleva +maritarsela a modo suo? Io invece, +col pretesto che si cercava d’indurla a prendere +il velo (come se fosse stato un disonore +ed una disgrazia), l’avevo aizzata +contro i suoi genitori, e avevo fatto buon +viso alle sue tresche con un negoziante a +cui adesso avrebbe bisognato darla per +amore o per forza, mentre, prima, ci sarebbero +stati a dozzine i partiti per lei +nella nobiltà veneta. No, no, io non avevo +fatto il bene suo, avevo fatto il suo male, +e tutto per odio di Venanzio.... Ma ce la +saremmo contata fra poco, quando fosse venuto +il regno della giustizia, chè già le +cose non potevano durare in questa guisa +<span class="pagenum" id="Page_329">[329]</span> +sicuramente, e il Signore l’avrebbe finita +coi frammassoni, coi liberali. Allora Venanzio +sarebbe uscito di prigione, e ci sarebbero +entrati altri che adesso camminavano +per le piazze e si spacciavano per +santi e per filantropi... Questi e simili discorsi +teneva, farneticando, mia madre, e +destava, più che ira, pietà. Nè ella si era +cangiata soltanto nei modi; era trasformata +altresì nell’aspetto. Della sua bellezza, fino +a pochi mesi addietro, così rigogliosa, non +restavano ormai che pallide traccie. I capelli, +pur dianzi nerissimi, le si erano inargentati +subitamente; i suoi occhi, che una +volta non sapevano piangere, davano segno +di aver versato gran copia di lagrime negli +ultimi tempi; la persona svelta ed eretta +s’era alquanto curvata. Insomma gli anni, +i quali parevano per lo addietro averla dimenticata, +l’avevano ad un tratto raggiunta. +Dopo la catastrofe di suo marito s’era ritirata +anche dalla sua società prediletta e +si circondava soltanto di alcuni preti della +parrocchia che le riempivano la testa di fanfaluche +e accarezzavano la sua crescente +bigotteria. Clara, egoista per indole, non +si dava troppo pensiero di distrarla, ma +badava a fare all’amore col suo Roberto, e +disarmava le collere materne col fingere un +gran fervore religioso. — Almeno Clara ha +<span class="pagenum" id="Page_330">[330]</span> +questo di buono — diceva mia madre — ch’ella +non vive da eretica come Maddalena. +Il convento le ha servito almeno a +farla timorata di Dio. +</p> + +<p> +È agevole immaginarsi che, in questa +condizione di cose, io ero sempre più inesorabilmente +condannata alla solitudine. Il +mio antico crocchio s’era tutto disperso. +Veniva soltanto a visitarmi talora Don Gaudenzio, +ma l’avevano nominato parroco a +Castello e, vecchio com’era, non si avventurava +volentieri alla lunga passeggiata che +gli toccava fare per giungere sino a casa +mia. Inoltre non c’era più la signora Elena +che volesse udire le sue poesie inedite, non +c’erano più compagni per giuocare alle +carte, ed il buon sacerdote finiva sempre +col trovarsi spostato. +</p> + +<p> +Giannina e Maria, ch’io avevo tenuto +meco anche dopo la partenza di Fanny, +erano in quel tempo (lo dico senza vergognarmene +punto) le mie due migliori amiche. +Alla disuguaglianza della nascita e +dell’educazione riparava la bontà schietta +dell’animo e la simpatia con cui dividevano +entrambe le mie tacite angoscie. <i>Café-au-lait</i>, +giunto nel miserevole stato che descrissi +poc’anzi, era oggetto costante delle +loro cure; esse amavano in lui la bambina +ond’esso aveva diviso i giuochi e vegliato +<span class="pagenum" id="Page_331">[331]</span> +i sonni, e della quale esso sapeva in quel +momento più di noi tutti, e certo col suo +guaito lamentava la sorte. La povera bestiuola, +circondata da tante sollecitudini, +ricuperava lentamente il vigore del corpo, +i suoi ossicini andavano rivestendosi d’un +più denso strato di polpa, il suo pelo tornava +a farsi lucido e fino, ma chi rammentava +il vispo <i>Café-au-lait</i> d’una volta, +non poteva riconoscerlo senza fatica. Era +tardo nelle sue movenze, i suoi occhi, già +così vivi e lucenti, erano come appannati, +e la sua voce un tempo così sonora moriva +spesso in un gemito. Nessuno lo vedeva +più fare un salto, nessuno l’udiva più +dialogar dalla finestra coi cani del vicinato; +per solito si metteva presso al caminetto e +stava lì disteso, scaldandosi alla vampa che +guizzava capricciosa lungo i tizzoni. +</p> + +<p> +Io non ero certo avara; però fino dagli +ultimi anni vissuti nella casa paterna avevo +cominciato a persuadermi che la dissipazione +nuoce a sè senza giovare agli altri. +Temperatissima ne’ miei bisogni e ne’ miei +desiderii, avevo, dopo l’eredità dello zio +Baldassare, accresciuto il mio patrimonio. +Ma le recenti vicende di mia madre, l’assegnamento +che avevo dovuto farle, gl’impegni +che m’era toccato assumere per sanare +i suoi debiti avevano operato un effetto +<span class="pagenum" id="Page_332">[332]</span> +contrario e mi avrebbero reso necessarie +alcune economie nel mio sistema +domestico. Senonchè, quello non era il +momento da pensarvi. Nè a me, nè ad +alcuno che avesse senso d’umanità, sarebbe +bastato l’animo di licenziare in mezzo a +tanta miseria parte della servitù o di ritirar +la mano che soleva correr pietosa a +lenimento degli altrui dolori. Era il mio +conforto, era la mia religione in quei tempi +tristi il fare intorno a me più bene ch’io +mi potessi. Ogni giorno facevo dispensar +pane e brodo ad alcuni fra i più bisognosi +della parrocchia; ogni giorno raccoglievo a +scaldarsi intorno a un buon fuoco e a rifocillarsi +a una colazione semplice ma succulenta +di cui portavano i rilievi alla loro +famiglia, le fanciulle che anni addietro venivano +da me a impararvi a leggere e a +scrivere. Povere creaturine! In quella dolce +temperatura, dinanzi a quella tavola appetitosa +esse dimenticavano per pochi istanti +le loro finestre senza imposte, il loro focolare +senza legna, il loro desco senza pane. +E anch’io dimenticavo tante cose vedendole +sorridere. Ma poi, se uscivo di casa, +e m’imbattevo per via in altri fanciulli +pallidi, con le labbra e cogli occhi scoloriti +per fame, mi si stringeva il cuore, e dicevo +fra me: — E a questi chi ci pensa? +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_333">[333]</span> +</p> + +<p> +Sulla fine di marzo la situazione era diventata +intollerabile. La carestia era a tal +punto che nemmeno ai ricchi era dato trovare +pan bianco. Come in Francia ai tempi +della rivoluzione, lunghe processioni di +donne percorrevano le contrade di Venezia +e si recavano sotto le finestre del comandante +superiore a Santo Stefano levando +altissime grida, nè le sentinelle poste +agli accessi di quella piazza bastavano +a impedire l’invasione dell’esercito femminile. +Ormai la disperazione rendeva audaci, +gli arresti, le minacciate fucilazioni non +impaurivano più; s’imprecava al Governo, +si esultava dei successi degli eserciti nemici. +Ricordo sempre che la domenica di +Pasqua (era il 10 d’aprile) si udirono le +salve d’artiglieria del vascello austriaco ancorato +alla Piave che festeggiava una vittoria. +Tutta la città fu in moto; la gente +accorreva sulla riva degli Schiavoni, sulle +<i>Fondamente nuove</i> per raccogliere quei suoni, +per confortarsi nel pensiero della prossima +liberazione. Come dissi già, ogni concetto +politico era sparito dall’animo dei +Veneziani; liberazione significava soltanto il +termine dei patimenti corporali. Indi si vide +il triste spettacolo della vigliaccheria umana. +I soldati della guarnigione, che pure +erano in gran parte italiani, ch’erano abbronziti +<span class="pagenum" id="Page_334">[334]</span> +dal sole dei campi, che sotto generali +famosi avevano traversato l’Europa, +erano ormai oggetto di abbominio e di +scherno; i valorosi, i buoni erano gli Austriaci, +i <i>caiserlicchi</i> che nove anni addietro +non si potevano soffrire. Orribile a +dirsi, s’insultavano perfino i nostri feriti, +quando passavano, gemendo, nelle barche +delle ambulanze; i mutilati che, reggendosi +a fatica, uscivano dall’ospedale, erano +fatti segno di sconci epigrammi. Gli accattoni, +le donnicciuole, i fanciulli affamati +trovavano un sarcasmo contro queste povere +vittime del dovere che parlavano il nostro +idioma, che combattevano intorno a una +bandiera nostra, che, per la prima volta, +formavano il nucleo d’un esercito italiano. +Un esercito italiano! Ma chi se ne curava? +Chi vi credeva? Quasi nello stesso tempo +il vicerè Eugenio e il generale austriaco +Nugent avevano parlato in nome dell’indipendenza +d’Italia, ma le moltitudini non si +davano pena per sapere quale dei due parlava +sul serio. La frase era stata ormai +tanto abusata! +</p> + +<p> +Non dico poi del giubilo con cui fu accolta +la nuova dell’ingresso delle truppe +alleate in Parigi e della destituzione di +Napoleone. Poichè si era certi che il gigante +non poteva muoversi, tutti i pigmei +<span class="pagenum" id="Page_335">[335]</span> +si levarono con grande schiamazzo in nobile +gara di vituperi. Quelli che avevano mendicato +un suo sguardo, che avevano baciato +la polvere calcata dai suoi piedi, che umili +o contriti avevano seguito i suoi sfolgoranti +corteggi, lieti di passar per lacchè del signore +del mondo, adesso andavano a gara +per raccogliere una manata di fango e gettargliela +in viso. Quando, il 19 aprile, si +seppe esser giunta la notizia della cessione +di Venezia, essersi dato l’ordine di levar +dalla piazzetta la statua di Napoleone e +dalla facciata del palazzo lo stemma imperiale, +la folla accorse dai più remoti angoli +della città per assistere allo spettacolo, e si +sarebbe fatta giustizia da sè se non fosse +intervenuta la truppa. Indi nacquero risse +e ferimenti. La canaglia, sempre codarda, +trovava il coraggio per commettere una +viltà, e si scagliava sulle baionette italiane +che facevano siepe all’effigie del principe +caduto. Nondimeno la statua non venne rimossa +che il mattino del 20 alle cinque, e +benchè fosse ancora notte, la Piazzetta formicolava +di popolo, che pareva aver dimenticato +il freddo, la fame e ogni specie di +patimenti nel gran giubilo di quell’istante. +Il giorno stesso strepitose acclamazioni +salutarono un generale austriaco sbarcato +sul Molo. I vecchi capitani della Repubblica, +<span class="pagenum" id="Page_336">[336]</span> +reduci dalla guerra di Chioggia e dalla +battaglia di Lepanto, non potevano accogliersi +con maggiore entusiasmo. O Venezia, +il cielo, prolungando la mia triste esistenza, +mi consentì di vederti rigenerata a +una prova di sangue e di fuoco; tre anni +fa un altro assedio ti lavava da ogni taccia +di fiacchezza; i tuoi figli, languenti per +fame, non invocavano il nemico, ma combattevano +sugli spalti; scrosciavano le palle +ardenti sui tetti, ma nessuno diceva d’arrendersi; +la pestilenza infieriva, ma i malati +sul loro letto di dolore morivano col +sacro nome d’Italia sul labbro. E quando +convenne capitolare, e gli Austriaci, al suono +delle loro musiche, ornati il capo di mirto, +percorsero le vie della città riconquistata, +non una voce si levò ad applaudirli, non +un fazzoletto si agitò incontro ai vincitori. +</p> + +<p> +Dallo spiraglio di queste imposte socchiuse, +io vidi i loro ufficiali vestiti di pompose +uniformi e con le piume ondeggianti +al cappello, li vidi sdraiati nelle gondole +voluttuose guardando con inquietudine le +grandi moli dei bruni palazzi, e le case +che pareano deserte, e rammentai il tempo +in cui tutte le porte si aprivano, tutte le +fronti si spianavano allegre dinanzi ai nuovi +signori. E adesso, o mia povera patria, il +giogo ti pesa sul collo, nè per quanto è +<span class="pagenum" id="Page_337">[337]</span> +vasto l’orizzonte che abbracci con l’occhio, +un lembo d’azzurro interrompe il tuo cielo +grigio e uniforme; ma il tuo nome è redento, +ma il sorriso della cortigiana non +deturpa il tuo volto atteggiato a maestoso +dolore. La mia anima è chiusa ad ogni +dolce impressione, ma non è chiusa però +a quest’orgoglio, di saperti, o mia patria, +rispettata da tutti, di saperti nobile e grande +nella tua sventura, io, che ti vidi così bassa +e spregievole! +</p> + +<p> +Certo allora, nel 1814, quello che mi +feriva maggiormente non era che si lasciasse +cader con indifferenza il Governo italico +legato al carro d’un desposta; era che a +sei o sette anni di distanza s’imprecasse +vilmente a ciò che si era schifosamente +adulato, che l’arrivo dei nuovi stranieri +paresse suprema ventura. +</p> + +<p> +Questo pazzo giubilo durò più settimane, +non così però che in mezzo al giubilo non +rimanesse posto per la lurida miseria, per +l’accattonaggio sfrontato e per le aggressioni +notturne. Indi il popolo si diede alla +devozione, e il podestà Gradenigo invitò la +città a una funzione religiosa di sette giorni +consecutivi, a principiare dal 5 maggio. +Tutte le parrocchie dovevano successivamente +recarsi alla basilica ad adorarvi il +Sacramento ivi esposto in permanenza. Finita +<span class="pagenum" id="Page_338">[338]</span> +la settimana, e come a suggellare la +cerimonia, sarebbe successa una processione +generale in piazza San Marco. Inutile dire +i preparativi che se ne fecero, la folla che +vi accorse. Non erano spettacoli per me, +ma seppi che da tutti i balconi delle Procuratie +pendevano tappeti ricchissimi, che +si accalcava alle finestre, sui tetti, sul campanile, +e una pubblicazione dell’epoca dice +che v’intervennero 995 sacerdoti, 165 ex-monache +e 21.065 secolari. Queste cifre spiegano +abbastanza come Venezia nel maggio +1814 ringraziasse il cielo della sua schiavitù. +</p> + +<div class="chapter"> +<h2>XXIII.</h2> +</div> + +<p> +È agevole immaginarsi che il mio primo +pensiero, appena finito l’assedio, fu quello +di scrivere in Francia per chiedere conto +di Fanny. Erano sette mesi ch’io non ne +avevo notizia, e in sette mesi quante cose +potevano esser succedute! Durante il blocco, +il pensiero ch’era inutile spedir lettere e +che non era sperabile riceverne faceva sì +ch’io mi rassegnassi tristamente al silenzio; +la mia inquietudine si destò, ed accrebbe +<span class="pagenum" id="Page_339">[339]</span> +a mille doppii tostochè le comunicazioni +postali furono ristabilite. Mi pareva +che se il notaio Moussu, o i congiunti di +Fanny avessero avuto senso d’umanità, essi +non avrebbero tardato a informarmi della +bambina; la loro trascuratezza riempiva il +mio animo de’ più sinistri presagi. Il minor +male ch’io potessi supporre era che Fanny +si trovasse fra gente senza cuore. E come +mai simil gente avrebbe potuto renderla +felice! Ma spesso io temevo molto di peggio. +L’idea del ritorno di <i>Café-au-lait</i> si +associava nel mio spirito a non so che larve +paurose ond’io torcevo inorridita lo sguardo. +Esse fuggivano come i sogni quando la ragione +era presente appieno a sè stessa; +come i sogni mi si riaffacciavano quand’io +lasciavo libero il corso alla fantasia. +</p> + +<p> +I messaggi, tanto aspettati, arrivarono. +L’uno, brevissimo, del notaio, mi diceva +che Fanny era un po’ tarda a ricambiare +l’affetto della sua famiglia, era di carattere +un po’ chiuso e <i>maussade</i>, ma che alla lunga +avrebbe finito certo coll’adattarsi. L’altra +lettera era di <i>Monsieur Simon</i>. Era vergata +con moltissimo studio, ma l’accuratezza +della calligrafia non serviva che a porne in +maggior risalto l’infelice grammatica e la +dicitura contorta. <i>Monsieur Simon</i> mi scriveva +in gran segretezza scongiurandomi di +<span class="pagenum" id="Page_340">[340]</span> +non mettere in ballo il suo nome. Mi scriveva +perchè aveva potuto persuadersi coi +suoi propri occhi dello straordinario amore +ch’io sentivo per la <i>jeune vicomtesse</i>. Non +gli era dato nascondermi che la piccola +Fanny stava poco bene. Dopo un incidente +avvenuto durante il viaggio e in causa del +quale s’era smarrito il fedel cagnolino, la +bimba non aveva mai cessato di piangere +fino al suo arrivo, e aveva concepito una +avversione invincibile per <i>Mademoiselle Ernestine</i>. +Giunta al castello, la sua malinconia, +anzichè diminuire, s’era accresciuta ed +ella non aveva voluto associarsi ai suoi +<i>nobles cousins</i>, che, dal canto loro, non erano +stati <i>prévenants</i> verso di lei. La sola persona +con cui si trattenesse di buon grado +era egli, ma la nobile viscontessa Renata +non amava che una figlia del defunto Visconte +passasse molte ore con un <i>doméstique</i>. +Le aveva preso, in luogo di <i>Mademoiselle +Ernestine</i>, una <i>bonne</i> della Normandia, +<i>excellente demoiselle d’une famille noble +appauvrie par la révolution</i>, ma non pareva +che tra la fanciulla e lei ci corresse +una gran simpatia. Poi v’era <i>la marquise +Virginie</i>, donna di carattere così strano.... +E qui alcuni puntini tradivano le reticenze +di <i>Monsieur Simon</i>. Insomma, era la conclusione +della lettera, egli la vedeva deperire +<span class="pagenum" id="Page_341">[341]</span> +e ne soffriva nel fondo dell’anima, perchè +s’era affezionato alla fanciulla più di +quanto potessi credere. Perciò aveva pensato +di rivolgersi a me per consiglio e mi +pregava ch’io gli rispondessi a Nantes a un +nome supposto affine di non dar sospetti +in famiglia. <i>Mademoiselle Fanny</i>, che non +era <i>une enfant</i>, ma <i>une véritable demoiselle</i>, +sapeva ch’egli mi aveva scritto, ma non +lo avrebbe certo detto a nessuno. Ella mi +mandava tanti baci, e mi aspettava sempre, +ripetendo a tutti ch’io avevo promesso di +andarla a prendere. +</p> + +<p> +Questo epistolario con <i>Monsieur Simon</i>, +la sola anima pietosa che vi fosse in casa +de Serges, si protrasse per alcuni mesi. +Fanny mi si dipingeva sempre malinconica, +sofferente, aliena dai giuochi della sua età. +Ella spianava la fronte e snodava le labbra, +soltanto quando poteva sguisciarsene dalla +sua guardiana e recarsi presso <i>Monsieur +Simon</i>, a discorrere di Venezia, di me, del +suo <i>Café-au-lait</i>. Le era stata una grande +consolazione il sapere che questo suo cagnolino +fosse vivo e avesse trovato modo +di tornarsene a casa, ma poi s’era disciolta +in lagrime pensando che solevano trastullarsi +insieme e che ormai non si vedrebbero +più, poichè la zia Maddalena, cattiva, +aveva fallito alla sua promessa e non veniva +a prenderla e ricondurla a Venezia. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_342">[342]</span> +</p> + +<p> +Si può credere che allegria mi facessero +queste comunicazioni. Quand’esse mi mancavano, +tremavo, quando giungevano, piangevo. +Tuttavia il silenzio mi sarebbe stato +maggiore strazio e lo scambio di lettere con +<i>Monsieur Simon</i> formava parte integrale +del mio piccolo mondo. Io vivevo più che +mai entro il mio guscio di chiocciola. +Non potevo cacciarne fuori il capo senza +un disgusto profondo. La mia patria, che +porgeva volonterosa i polsi alle nuove catene, +mi destava un senso misto di pietà +e di ribrezzo. Mia madre aveva perduto le +grazie della persona e dei modi che, negli +anni addietro, cingevano d’un fascino irresistibile +la sua frivolezza, passava metà +della giornata in chiesa e nell’altra metà +imprecava a tutti coloro che avevano contribuito +a rovinare il suo Venanzio, compresovi +il Governo austriaco che non aveva +capito esser suo primo dovere, appena entrato +in possesso della città, di liberare +quell’integro uomo. Clara diventava sempre +più bella, ma i germi dell’egoismo portati +nel nascere, educati nelle pareti del chiostro, +davano frutti meravigliosi. Ella aveva +completamente aggiogato a sè il buono e +savio giovane che s’era invaghito della sua +avvenenza, e ne aveva fatto un docile strumento +della sua volontà. Anche l’amore +<span class="pagenum" id="Page_343">[343]</span> +era in lei un modo di soddisfare i suoi +gusti; nulla di più. Associarlo all’idea del +sacrificio, dell’abnegazione, non era cosa +ond’ella si sentisse capace. Io la vedevo +pochissimo. Ella s’era ricordata di me +quando aveva creduto ch’io potessi esserle +utile, io aveva fatto per essa ciò che mi +pareva mio obbligo di fare. Cessato in lei +il bisogno, svanito in me il senso del dovere +che mi aveva indotto ad accorrere in +suo soccorso, prevalsero le antiche ritrosie, +le antiche ripugnanze, inesplicabili, invincibili. +Accade nella vita di società che vi +siano persone alle quali occorre esser presentati +ogni volta, giacchè, per quanti siano +i colloqui che avete con loro, esse vi rimangono +estranee. Nelle famiglie il contatto +d’ogni giorno spesso non basta a creare la +dimestichezza intima, la dimestichezza dell’anima; +troncata, per una ragione o per +l’altra, la convivenza, sparisce qualsiasi alimento +alle mutue relazioni, e il cuore con +sua meraviglia s’accorge di non sentire alcun +vuoto. Così accadeva fra Clara e me. +Ci evitavamo per un tacito accordo. Il sacro +nome di sorelle non bastava a stringerci +insieme. Quando io me le avvicinavo, sorgeva +a frapporsi tra me e lei il pensiero +della predilezione che il signor Venanzio +aveva mostrato per essa, dei discorsi che +<span class="pagenum" id="Page_344">[344]</span> +mi avevano ferito l’orecchio al momento +della sua nascita, delle parole proferite dallo +zio Baldassare prima di morire. +</p> + +<p> +Del resto, se le mie inclinazioni mi avevano +sempre fatta schiva dei convegni romorosi +e del viver brillante, lo stato presente +del mio animo non era tale da indurmi +a cangiar sistema. Quando pur lo avessi +voluto, quando pure avessi cercato, ultimo +rimedio alle cure assidue, affannose, il frastuono +assordante della società leggera e +pettegola, la dura necessità mi avrebbe +ormai impedito di appagare il nuovo capriccio. +Avevo perduto quasi tutte le mie +vecchie relazioni, l’amor mio pel Visconte +aveva compromesso il mio nome verso quelli +(e son tanti!) che sorridono indulgenti a +mille tresche spudorate e non perdonano +alla fanciulla un affetto onesto, avevo infine, +nelle ultime vicende, assottigliato per guisa +il mio patrimonio da esser costretta alla +più rigida economia. Non ero mai stata +bella, ma adesso non ero nemmeno più +giovane. Avevo ventisette anni, e quella età +che brilla come la luce del meriggio sul +volto della sposa felice, si riflette come un +malinconico tramonto sul fronte della zitella +disingannata del mondo. A ventisette anni +è cominciata per la donna l’età delle memorie; +povera lei se quelle memorie son +tristi! +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_345">[345]</span> +</p> + +<p> +Avevo avuto un bel sogno ed era svanito; +sotto i ghiacci della Beresina erano +state sepolte tutte le mie speranze. Non mi +restava che una camelia avvizzita sul petto, +e lontano, lontano, un altro pallido fiore +sbocciato al sole d’Italia ed ora chiuso fra +i cristalli d’una serra, ahimè, moribondo +anch’esso come la mia gioventù, come la +gioventù del mio cuore! +</p> + +<p> +Fanny è a letto da due giorni — mi +scriveva <i>Monsieur Simon</i> nell’agosto 1814. — Non +sarà nulla, ma io sono triste ed +impensierito. La mi parve così pallida questa +mattina, quando le portai un poco di +brodo. Si mise a sedere, e volle prender +colle sue manine la tazza, ma quelle manine +tremavano come foglie. — Pochi giorni +dopo, il fido servo mi annunziava che Fanny +s’era alzata, ma era sempre debole, e, secondo +lui, avrebbe avuto bisogno di cambiar +aria. +</p> + +<p> +Mi balenò alla mente un pensiero subitaneo; +volare a Nantes, commuovere l’animo +del notaio Moussu e persuaderlo a darmi il +suo appoggio, andare seco, se fosse possibile, +o sola, s’egli non avesse voluto accompagnarmi, +alla residenza dei de Serges, gettarmi +ai piedi della viscontessa Renata e +scongiurarla, in nome della memoria del +suo Gastone, a permettere che Fanny venisse +<span class="pagenum" id="Page_346">[346]</span> +a ristorare le sue forze in Italia. Oh! +io non potevo credere che la vecchia signora +fosse deliberata a far morire la figlia +del suo figliuolo. E sentivo ch’io avrei accettata +qualunque condizione ella mi avesse +imposto, sentivo che s’ella mi avesse detto: +ad ottenere ciò che bramate occorre che non +siate più per Fanny la zia Maddalena d’un +tempo, ma un’umile ancella obbediente al +cenno della compagna ch’io le avrò dato; +ebbene, io avrei risposto di sì. +</p> + +<p> +Tarda a risolvere, pronta nell’eseguire, +comunicai il mio proponimento a Giannina. +Voleva ella venir meco? Ella sarebbe venuta +fino in capo al mondo, mi disse. In +quei tempi viaggiare era un’impresa seria; +non era facile nemmeno uscir della propria +città, era difficilissimo uscir dello +Stato. Vinsi nondimeno gli ostacoli, mi accomiatai +da mia madre, che mi disse ch’ero +pazza, e partii. <i>Café-au-lait</i> voleva a tutti +i costi venir meco, ma io lo lasciai in custodia +di Maria, dicendogli: — Sii buono, +e chi sa ch’io non torni con Fanny. — A +questo nome si scosse, mise un guaito, +e mi fissò con uno sguardo rassegnato. +</p> + +<p> +Mi feci precedere da due lettere, l’una +pel notaio <i>Moussu</i>, l’altra per <i>Monsieur +Simon</i>. Non avevo voluto attender le risposte, +perchè potevano per avventura distormi +<span class="pagenum" id="Page_347">[347]</span> +dalla partenza, ed era mia consuetudine, +una volta fermo un proposito, di +evitar tutto ciò che potesse rimuovermene, +di non rimeditarlo neppur io per tema che +un novello esame me lo facesse apparire +meno opportuno. +</p> + +<p> +Percorsi un’infinità di paesi senza vederli, +facendo sosta le ore necessarie per +prendere un po’ di riposo e di cibo, non +un minuto di più. Appena giunta a Nantes, +mi recai dal notaio Andrea Moussu, +dall’uomo nel quale Gastone aveva riposto +una fiducia, che, per l’esperienza ch’io ne +avevo fatto, non mi sembrava punto meritata. +<i>Maître André</i>, così lo chiamavano +a Nantes, aveva ricevuto appena da un +giorno la mia lettera, nè s’era per anco +rimesso dallo scompiglio che l’annunzio del +mio prossimo arrivo gli aveva prodotto. A +prima vista la sua fisonomia non rivelava +che l’imbarazzo e lo sbigottimento, ma un +osservatore pacato vi avrebbe scoperto eziandio +l’espressione di quella fiacca e tarda +benevolenza che non è aliena dal giovare +ad altri, quando però non le costi troppe +noie e fastidi. — <i>La malheureuse idée +que vous avez eue!</i> — fu la prima frase +con cui egli entrò in argomento. — La +sciagurata idea! Venire a Nantes, col proposito +di vedere i de Serges, che vivevano, +<span class="pagenum" id="Page_348">[348]</span> +si può dire, fuori dal mondo, e che erano +gente rispettabilissima ma piuttosto sospettosa, +specialmente verso i forestieri! Ero +poi certa che sarei stata ricevuta? +</p> + +<p> +— Ma — gli risposi — io non vengo +per visitaro i de Serges, ma per veder la +piccola Fanny, la figlia del visconte Gastone. +L’averla custodita per oltre un anno +presso di me doveva pur legittimare la +mia presenza al castello. +</p> + +<p> +— Sì, sì — egli disse — è innegabile +che la famiglia di Serges ha contratto degli +obblighi verso di voi, e avrebbe voluto +soddisfarvi.... <i>Mon Dieu!</i> non vi offendete, +<i>ne donnez-pas une interpretation blessante +à mes paroles</i>; intendo dire ch’essa avrebbe +voluto soddisfarvi in modo consentaneo al +vostro decoro. +</p> + +<p> +— Non v’è che un modo solo — interruppi. — Quello +di permettermi ch’io +vegga Fanny e ch’io la salvi. +</p> + +<p> +— Salvarla! Salvarla! È in poter vostro +di salvarla? S’ella è gracile, se subisce le +conseguenze della sua nascita.... +</p> + +<p> +— Ah! — esclamai, — dunque è vero +ch’essa mi muore.... Ditemi, ditemi tutta +la verità, parlate in nome del cielo.... +</p> + +<p> +Il notajo si guardò attorno inquieto. Egli +aveva paura di me, e non osava chiamare +in suo ajuto per non tradirsi. Cercò di +<span class="pagenum" id="Page_349">[349]</span> +comporre le labbra ad un risolino. — Ma +no che non la muore. Chi vi ha raccontato +queste esagerazioni? <i>Que vous allez +vite avec la fantaisie, vous autres italiens!</i> +È un pezzo che non veggo <i>mademoiselle +Fanny</i>, ma non credo ci siano tutti questi +guai. Credo soltanto che sia malaticcia.... +</p> + +<p> +— Ma non era! — io proruppi. — Era +vispa, era florida, era gioconda, quando +uscì della mia casa. Anche lontana dalle +mie braccia, se avesse trovato amore, sarebbe +cresciuta bella e rigogliosa, ma qui +l’hanno uccisa, hanno avvelenata la sua +fanciullezza. Infami! +</p> + +<p> +— Tacete, — egli gridò sbigottito. — Non +sapete che parlate della nobile famiglia +de Serges? +</p> + +<p> +— Me ne importa molto a me dei de +Serges! Conoscevo uno solo di questa famiglia +che aveva veramente l’anima nobile, +ed è morto. Poveretto! egli fidava in voi, +a voi egli raccomandava la sua bambina. +</p> + +<p> +— No, no, — rispose frettolosamente +<i>maître André</i>. — Io non ero che il suo +uomo d’affari. Ho tutelato gl’interessi di +<i>mademoiselle Fanny</i> e v’assicuro io ch’ella +ha un bel patrimonio.... +</p> + +<p> +— Oh era ben altro il debito vostro! +Se aveste interpretata davvero la volontà +di Gastone.... +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_350">[350]</span> +</p> + +<p> +— Ebbene, che avrei dovuto fare? <i>Que +vouliez vous que je fisse?</i> +</p> + +<p> +— Dovevate vigilare su lei, dovevate +toccare in suo favore quei cuori di bronzo, +mummificati tra la boria aristocratica e la +bigotteria.... +</p> + +<p> +— <i>Mademoiselle!</i> +</p> + +<p> +— Ma non perdiamoci in chiacchiere. +Forse c’è tempo di riparare a tutto. Bisogna +partir subito pel castello dei de Serges, +bisogna che voi mi accompagniate. +</p> + +<p> +— <i>Comment!</i> — sclamò il notajo. Ch’io +vi accompagni.... Ma io ho i miei affari. +</p> + +<p> +— Spicciateli e vi attenderò. +</p> + +<p> +— <i>Plait-il?</i> — diss’egli. — E che volete +fare quando siete lì? — Indi soggiunse +a mezza voce: — <i>Quel diable de femme!</i> +</p> + +<p> +— Prima di tutto voglio vedere Fanny. +Poi parlerò io alla vecchia viscontessa. È +impossibile ch’ella non si pieghi a lasciar +venire per qualche mese la fanciulla in +Italia. +</p> + +<p> +— Credo che voi v’inganniate molto — egli +rispose. — A ogni modo i medici non +permetterebbero questo viaggio.... +</p> + +<p> +— Ma dunque ella sta assai male.... E +voi mi fate perder tempo, e non sentite il +bisogno di romper gl’indugi e di venir +meco da quella che si può dire la vostra +pupilla? +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_351">[351]</span> +</p> + +<p> +— <i>Ma pupille! Ma pupille!</i> Ma io non +ho inferenza che ne’ suoi affari. Ci mancherebbe +altro!... E poi, lo sapete che il +castello dei de Serges è a dieci miglia da +qui, che ormai è tardi e non ci si arriverebbe +che verso sera, e che finalmente +io non posso far attaccare la mia carrozza +perchè ho il cavallo malato.... +</p> + +<p> +— Chi vi domanda la vostra carrozza? +C’è la mia. Permettetemi. +</p> + +<p> +E, così dicendo, scossi un campanello che +v’era sul tavolino. +</p> + +<p> +Il notaio mi guardava a bocca aperta. +Entrò un servo, e gli ordinai, in nome del +suo padrone, che non osava contraddirmi, +di recarsi subito all’albergo ov’io ero scesa +con Giannina e di farvi attaccare senza indugio +la mia carrozza, prescrivendo al cocchiere +di venirci ad aspettare al portone +della casa. +</p> + +<p> +Il servo stette un momento sospeso e domandò +timidamente: — <i>Monsieur va partir?</i> +</p> + +<p> +— Per qualche ora — risposi. +</p> + +<p> +Il signor Moussu passeggiava in lungo e +in largo la stanza, sbuffando e pronunziando +alcune frasi tronche. — Che cosa devo +fare? Se mi rifiuto non c’è modo di liberarsi +mai più da questo demonio. <i>Quelle +femme!</i> Doveva toccare a me!... — Nel +punto di lasciar la stanza il servo si voltò +<span class="pagenum" id="Page_352">[352]</span> +nuovamente, e immobile con la mano sul +saliscendi dell’uscio: — Vado — disse indirizzandosi +al suo padrone: — <i>Je vais.</i> +</p> + +<p> +— Ma sì, ma sì — rispose questi impazientito. — Quante +volte bisogna ripetere +le cose! +</p> + +<p> +— Grazie — sclamai quando fummo +soli — grazie della vostra compiacenza. +</p> + +<p> +— Tenetevi i vostri ringraziamenti — egli +replicò in tuono piuttosto burbero. — È +una violenza bella e buona. Ma non mi +accadrà più, oh non mi accadrà più certamente. +<i>Je ferai garder ma porte.</i> +</p> + +<p> +Tornò un momento al suo scrittoio, mise +in ordine alcune carte, e poi si voltò verso +il muro, e, levandosi in punta di piedi, +guardò un polveroso barometro ch’era appeso +alla parete. — <i>Tenez</i> — egli disse +segnando col dito — <i>tenez</i>, il barometro è +al variabile. — Avvicinatosi alla finestra, +sollevò la tendina e girò gli occhi attorno. +</p> + +<p> +— Non vedete che non c’è neppur una +nuvola? — osservai. +</p> + +<p> +— È anzi troppo sereno, troppo soffocante. +Siamo in settembre; fa un caldo di +luglio. Non ci mancherebbe altro che mi +toccasse un acquazzone. +</p> + +<p> +— Ma se vi ripeto che non c’è nuvole... +</p> + +<p> +— Non c’è nuvole! non c’è nuvole! Se +<span class="pagenum" id="Page_353">[353]</span> +non ce n’è, ce ne possono venire.... — E +tornò a percorrere la stanza su e giù brontolando +fra sè; — <i>Quelle contrariété! Quelle +étrange femme!</i> +</p> + +<p> +Allorchè si venne ad annunziarci che la +carrozza era pronta, il notaio si ritirò un +momento in un camerino per farvi la sua +<i>toilette</i>. Mi ricomparve dinanzi con un gran +cappello sotto il braccio, una cravatta bianca +alta cinque dita intorno al collo, una lunghissima +<i>redingote</i> verde mare e un paio +di brache nanchino strette al ginocchio. +</p> + +<p> +Lo seguiva il servo con un ombrellone +blù in mano e un pesante ferraiuolo sotto +il braccio. +</p> + +<p> +Non potei astenermi dal manifestar le +mie maraviglie per tanti preparativi. — Se +avete detto poc’anzi che fa un caldo da +estate. +</p> + +<p> +— Se fa caldo, potrebbe far freddo — rispose +sentenziosamente <i>maître André</i>. Indi +soggiunse: — Andar così dai de Serges +senz’avviso, come se si trattasse di persone +di confidenza.... è mal fatto, malissimo +fatto. +</p> + +<p> +Salimmo in carrozza. I vicini si affacciavano +alle finestre per veder <i>maître André</i> +che partiva <i>avec une étrangère</i>. Alcuni salutavano +rispettosamente. Dovetti lasciare +Giannina, perchè il notajo dichiarò di non +<span class="pagenum" id="Page_354">[354]</span> +volere a niun patto andare dai de Serges +<i>avec deux femmes</i>, tanto più che <i>la gouvernante</i>, +com’io gli aveva detto, era assai +bella, <i>et cela aurait fort scandalisée madame +la vicomtesse qui était on ne peut +plus sevère à l’égard de ses doméstiques</i>. +Del resto, io calcolavo di tornar nella sera +e dormire all’albergo. +</p> + +<p> +Trovandosi a suo agio nella comodissima +sedia di posta, <i>maître André</i> spianò alquanto +la fronte e sciolse lo scilinguagnolo. Il suo +tema favorito era l’antichità della famiglia +de Serges. Questa, da cui ci recavamo, era +<i>la branche cadette</i> che risaliva al 1300, +ma <i>la branche ainée</i> era anteriore al mille. +Peccato ch’essa si estinguesse con la <i>marquise +Virginie</i>. Ma!.... E qui parve volesse +cominciare un discorso di cui si pentì. Disse +quindi che tra i de Serges v’erano stati +crociati, guerrieri, legislatori e che doveva +essere una gran bella cosa poter vantare +simili antenati. +</p> + +<p> +Non potei trattenermi dall’osservare che +la soddisfazione era meno grande di quanto +si credesse, poichè io, per esempio, avevo +fra i miei antenati altissimi dignitarj della +Repubblica, e non trovavo che questo bastasse +a render felici. +</p> + +<p> +La notizia produsse una viva impressione +sull’animo di <i>maître André</i> che disse subito: — Voi +<span class="pagenum" id="Page_355">[355]</span> +dunque siete nobile — e, in +pari tempo, mi offrì di prendere il suo posto +ove c’era meno sole. +</p> + +<p> +Io risposi che non ero nobile perchè gli +avi di cui avevo parlato erano avi materni, +e mio padre apparteneva invece alla borghesia. +Il notajo si raffreddò alquanto e non +insistette nella sua offerta di farmi cambiar +posto. Tuttavia continuò a parlarmi con +notevole deferenza e mostrò una speciale +premura per aver notizie di mia madre che +aveva sortito natali così distinti. Poi cominciò +a discorrere di Venezia e della Repubblica +di San Marco, sfoggiando cognizioni +veramente ammirabili e peregrine. +Egli credeva che in Venezia la massima +parte delle case non avessero altra uscita +che per acqua, credeva che il Bucintoro +fosse, dopo il doge, la carica suprema dello +Stato, e che i sospetti politici si spacciassero +per la via da sicarj prezzolati dal Governo. +Del resto, siccome era uomo d’idee +conservative, non disapprovava quella condotta +energica, e diceva che, se in Francia +si fosse usata un’eguale severità, non si sarebbero +viste le pazzie del 1789 e gli orrori +del 1792 e 1793. Avrei voluto rispondergli, +ma in quel momento la carrozza si +arrestò ad un tratto. Mi balzò il cuore, credendo +che fossimo giunti, ma <i>maître André</i>, +<span class="pagenum" id="Page_356">[356]</span> +cacciando la testa fuori del finestrino, mi +disse che il castello dei de Serges era distante +ancora due miglia, ma che ci conveniva +fermarci per alcuni minuti per lasciar +passare una processione. Io non vedevo +ancora nulla, ma sentivo uno scampanio +lontano, e più presso come un ronzar +d’api nell’alveare. Finalmente da un viottolo +laterale spuntarono due o tre preti, il +più giovane dei quali teneva un crocifisso, +e dietro di loro veniva una fila di contadini +d’ambo i sessi e di tutte le età, che +cantavano a piena gola non so che salmi. +<i>Maître André</i> mi spiegò ch’erano gli abitanti +di un piccolo villaggio dei dintorni +che tornavano da una chiesa votiva, ove +c’era una Madonna miracolosa, e mi soggiunse +che di queste processioni se ne facevano +ogni giorno o per una ragione o +per l’altra. In quella le salmodie furono interrotte +da alcune grida di <i>Vive le Roi</i>, a +cui fece eco clamorosamente la folla. Il notajo +aprì in fretta lo sportello della carrozza, +e sceso sulla strada cominciò a gridare anch’egli +con tutta la forza de’ suoi polmoni: +<i>Vive le Roi! Vive le Roi!</i> agitando con una +mano il cappello, con l’altra il suo ombrellone +<i>blù</i>, tantochè molti di quei contadini +lo riconobbero, e s’intese qualche voce sclamare: — <i>Tiens, +voilà maître André!</i> — Egli +<span class="pagenum" id="Page_357">[357]</span> +rientrò allora in carrozza con l’aspetto +soddisfatto, e disse: — Era pur tempo che +tornassero i nostri Principi! — La processione +stava per finire, e il cocchiere era +sul punto di rimettersi in movimento, quando, +fra gli ultimi del corteo, vidi, o mi +parve, una nota persona, e non potei a +meno di chiamare: — <i>Monsieur Simon! +Monsieur Simon!</i> Il notajo, sorpreso, chiedeva, +senza ch’io gli badassi: — <i>Qu’est ce +que c’est? Qu’est ce que c’est?</i> +</p> + +<p> +Il chiamato alzò la testa e si guardò intorno. +Era desso, era <i>monsieur Simon</i>, ma +mi pareva molto invecchiato da quando +io l’avevo visto in Venezia. Si avvicinò alla +carrozza e mi riconobbe. — <i>Ah! mademoiselle, +c’est vous?</i> — furono le sue prime +parole. +</p> + +<p> +— E Fanny? — io chiesi subito ansiosamente. +</p> + +<p> +— Ah! — mi rispos’egli. — Voi potete +salvarla.... Sono stato anch’io a visitar la +Madonna miracolosa di X.... pregandola +ch’ella affrettasse la vostra venuta.... ed +eccovi qui.... Solo un miracolo può avervi +fatta giunger sì presto.... +</p> + +<p> +— Non c’è punto miracolo — diss’io — e +vi avevo pur scritto che dovevo giungere.... +Ma, per carità, toglietemi da questo +strazio. Fanny è veramente in pericolo? +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_358">[358]</span> +</p> + +<p> +<i>Monsieur Simon</i> a un mio cenno era +entrato in carrozza e ci eravamo messi in +cammino al gran trotto. <i>Maître André</i> borbottava +prima di tutto per questa soverchia +velocità che non gli sembrava scevra +di pericoli, e poi perchè non trovava <i>bienséant</i> +che un <i>doméstique</i> stesse nell’interno +della sedia da posta invece di salire sul +cassetto col cocchiere. +</p> + +<p> +— È una settimana — continuò <i>monsieur +Simon</i> — che Fanny s’è rimessa a +letto. In principio parevano i suoi soliti +incomoducci, ma poi il medico cominciò a +scrollare il capo, e chiese di parlare con +la viscontessa Renata.... +</p> + +<p> +— Ebbene?... +</p> + +<p> +— Le disse che non ci vedeva chiaro e +che <i>mademoiselle Fanny</i> era immensamente +debole.... +</p> + +<p> +— Si sarà chiamato un altro medico? — soggiunsi. +</p> + +<p> +— Sì — egli rispose — il miglior medico +della città. +</p> + +<p> +— Ed egli? +</p> + +<p> +— Ripetè le stesse cose dette dal suo +collega, e osservò che forse avrebbe giovato +alla bambina il tornar per alcuni mesi +nella sua aria nativa. +</p> + +<p> +— Ah! — sclamai trionfante — dunque +potrò condurmela meco! +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_359">[359]</span> +</p> + +<p> +— <i>Hélas</i> — proruppe <i>monsieur Simon</i> — il +medico disse altresì ch’era troppo +tardi.... +</p> + +<p> +— Troppo tardi! Dio mio! No, non può +essere. Ma ora, che fa la bambina? +</p> + +<p> +— È assopita da un pezzo. La sua <i>bonne</i> +è sempre al suo capezzale. +</p> + +<p> +— Ma la sua nonna, ma i suoi zii, i +suoi cugini? +</p> + +<p> +— <i>Madame la vicomtesse Renée</i>, lo sapete, +è paralitica, e passa tutto il giorno +in una sedia a ruote entro la quale gira +pel pianterreno. Del resto, la <i>vicomtesse</i> +ha fatto quel che ha potuto. Ora è rassegnata, +dice <i>que la volonté de Dieu soit faite,</i> +e si conforta pensando che la figlia di suo +figlio almeno <i>mourra en bonne chrétienne</i>. +Ella volle che, questa notte, <i>le père Théophile</i>, +confessore della famiglia, rimanesse +sempre nella camera della malata. +</p> + +<p> +— Dio! Dio! Ma che cosa le han fatto +in questa casa? Già il suo primo supplizio +fu quello di dover lasciarmi.... Poi venne +l’incidente del viaggio, quel triste incidente +che non seppi mai con esattezza.... +</p> + +<p> +— Quello di <i>Café-au lait?</i> — egli ripigliò — <i>Mon +Dieu,</i> fu una cattiveria di +<i>mademoiselle Ernestine</i>. Il cane le dava +noia, ed ella la notte, dopo la nostra partenza +da Venezia, mentre Fanny dormiva, +<span class="pagenum" id="Page_360">[360]</span> +lo gettò dal finestrino della carrozza in un +fiume che andavamo costeggiando. Io, che +sonnecchiavo, intesi un tonfo nell’acqua, +ma non ci badai. All’alba, ci accorgemmo +che <i>la pauvre bête</i> non v’era più. <i>Mademoiselle +Ernestine</i>, messa alle strette da me, +confermò tutto.... +</p> + +<p> +— Infame! E Fanny? +</p> + +<p> +— Potete immaginarvi se ne patisse. +Da quel momento giurerei di non averla +più vista a ridere. +</p> + +<p> +Nel mentre raccontava questi particolari, +<i>monsieur Simon</i> si passava il rovescio della +mano sugli occhi per asciugarvi qualche +lagrima. Io ero come trasognata. M’aspettavo +di trovar Fanny gracile, pallida, sofferente, +ma questa idea di assistere alla +sua agonia non aveva mai funestato il mio +spirito. Nè volevo ancora persuadermene. +La mia presenza, la mia voce, la promessa +di ritornare a Venezia, di riveder Maria, +Giannina, <i>Café-au-lait</i>, le avrebbero infuso +senza dubbio novello vigore. I medici non +sapevano nulla. Il solo <i>monsieur Simon</i> +aveva côlto nel segno dicendo ch’io potevo +salvarla. +</p> + +<p> +— <i>Pauvre enfant! pauvre enfant!</i> — mormorava +fra i denti <i>maître André.</i> — Non +credevo certo che fossimo a tal punto. +</p> + +<p> +<i>Monsieur Simon</i> mi segnò col dito una +<span class="pagenum" id="Page_361">[361]</span> +macchia d’ippocastani a poca distanza. — Dietro +quegli alberi — egli disse — è il +castello de Serges. Bisogna però allungare +alquanto la strada a cagione d’una svolta +del fiume. +</p> + +<p> +Infatti, per arrivar subito, sarebbe convenuto +attraversare la Loira. +</p> + +<p> +— Ma! — osservò <i>maître André</i> — venti +anni fa questi luoghi videro cose orribili. +Ve ne ricordate, <i>monsieur Simon?</i> +</p> + +<p> +— Se me ne ricordo! — rispos’egli facendosi +il segno di croce. — Non ero anche +allora presso i de Serges? Non fui io +che raccolsi la marchesina Virginia dopo +che le furono massacrati i genitori e i fratelli? +Gli scellerati!... +</p> + +<p> +— Però — riprese<i> maître André</i> — è +singolare come i giacobini risparmiassero +la <i>branche cadette</i> dei de Serges. Tutte le +loro ire si concentrarono sulla <i>branche +ainée</i>.... +</p> + +<p> +In quella, superata una rapida svolta +della strada, si giunse dinanzi a un’ampia +zona di terreno prativo, in fondo alla quale +vedevasi la casa de Serges. Era un fabbricato +bianco, vasto, massiccio, che, malgrado +lo si chiamasse castello, aveva tutt’altra +apparenza che di castello feudale; nè merli, +nè torri, nè ponti levatoi. Il vero castello +de Serges, mi disse <i>monsieur Simon</i>, aveva +<span class="pagenum" id="Page_362">[362]</span> +appartenuto al ramo primogenito della famiglia, +sorgeva a dieci o dodici miglia di +là, ed era stato arso e raso dalle fondamenta +durante la rivoluzione. +</p> + +<p> +<i>Monsieur Simon</i> continuò a discorrermi, +ma io non gli badavo più. I pochi passi +che ci dividevano dalla cancellata del palazzo +mi parevano più lunghi dell’intero +cammino percorso. Io giravo gli occhi con +inquieta curiosità dall’una all’altra finestra +della facciata, cercando indovinare la camera +ove languiva Fanny. +</p> + +<p> +<i>Monsieur Simon</i> colse il mio pensiero a +volo, e mi disse: — La camera di <i>mademoiselle +Fanny</i> riesce dalla parte opposta +del fabbricato. +</p> + +<p> +Il sole, vôlto al tramonto, dardeggiava gli +ultimi raggi, ma il mite crepuscolo non +aveva invitato nessuno dei de Serges ad +uscire. Non v’era anima viva nè sulla spianata, +nè ad alcuna delle numerose finestre +dell’abitazione. Al giungere della carrozza +un grosso cane di guardia scosse rumorosamente +la sua catena, uscì con mezzo il +corpo dal canile, guardandoci con occhi +iniettati di sangue e abbaiando. Il suo lungo +ululato si ripercoteva sulle muraglie della +casa. +</p> + +<p> +— <i>Chut, Léon</i> — disse monsieur Simon, +scendendo rapidamente, e mettendo la mano +sulla testa del mastino, che si aquetò. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_363">[363]</span> +</p> + +<p> +<i>Maître André</i> brontolava sempre: — Vorrei +sapere un po’ che cosa son venuto a +fare io. Che bisogno c’era di me? E se non +si riparte entro un’ora al più, non c’è nemmen +caso di essere a Nantes questa notte. +</p> + +<p> +Finalmente comparve un servo sulla scalinata +del palazzo. +</p> + +<p> +— Chiedetegli di Fanny — dissi a <i>monsieur +Simon</i>. +</p> + +<p> +Ma l’interrogato rispose: — <i>Je ne sais pas</i>. +</p> + +<div class="chapter"> +<h2>XXIV.</h2> +</div> + +<p> +La viscontessa Renata si trovava in un +salotto del pianterreno, ammobigliato all’antica, +con molti fregi e dorature sulle +suppellettili e sulle pareti, e con un affresco +mitologico sul soffitto. Malgrado di ciò, +quella stanza aveva un aspetto assai triste, +così triste che sentii stringermi il cuore +nell’entrarvi. Due signore, giovani ancora, +ma non belle, sedevano su un divano al +disopra del quale erano affisse tre incisioni, +cioè, i ritratti del re Luigi XVIII, +di Luigi XVI e di Maria Antonietta. La +<span class="pagenum" id="Page_364">[364]</span> +viscontessa era adagiata in una poltrona +e aveva dinanzi a sè un tavolino, ove un +ecclesiastico, che seppi poi essere il <i>Père +Théophile</i>, sfogliava un libro. La fisonomia +della dama non aveva a prima vista nulla +di ripulsivo e vi si scorgevano anzi i segni +di una bellezza non comune, quantunque +da lungo sfiorita. Però gli occhi di lei vi +si figgevano in volto con uno sguardo così +freddamente indagatore, le linee del suo +viso erano così rigide, gli stessi suoi capelli +bianchi avevano un luccicore così +metallico, che non si poteva affacciarsele +senza capire la soggezione ch’ella ispirava +a quanti l’avvicinavano. Ella vestiva a lutto, +ma il suo volto esprimeva piuttosto la severità +che il dolore. Quand’io entrai preceduta +da <i>monsieur Simon</i>, chè il notajo +Moussu, benchè famigliare di casa, non +aveva voluto fare la parte di presentatore; +ella sollevò il capo che era appoggiato alla +spalliera della poltrona, e tenendosi con +ambo le mani ai bracciuoli, protese alquanto +verso di noi la parte superiore della persona, +senza che nè un sorriso incoraggiante +le rischiarasse la fisonomia, nè una parola +le uscisse dal labbro. +</p> + +<p> +<i>Monsieur Simon</i> si avanzava rispettoso +verso di lei, ma io lo precedetti, e mi precipitai +a’ suoi piedi. Le avrei baciate le +<span class="pagenum" id="Page_365">[365]</span> +mani, ma mi avvidi ch’essa non poteva toglierle +di dov’erano senza ricadere per indietro. +</p> + +<p> +Le due signore ch’erano sedute sul divano +si alzarono in piedi, l’ecclesiastico richiuse +il libro e mi guardò con curiosità. +Allorchè pronunziai il mio nome, che non +poteva essere ignoto in casa de Serges, la +viscontessa Renata aggrottò le ciglia, e gli +altri che si trovavano nel salotto fecero un +leggero segno di sorpresa. Senonchè la viscontessa +girò attorno gli occhi e parve +che ciò bastasse a creare l’immobilità ed +il silenzio. +</p> + +<p> +— Il visconte Gastone mio figlio — ella +disse invitandomi ad alzarmi — ebbe più +confidenza in voi che in sua madre o in +alcuno della sua famiglia. Fu a voi sola +ch’egli partecipò i suoi trascorsi giovanili, +a voi ch’egli affidò le sue ultime volontà +e il frutto de’ suoi errori.... +</p> + +<p> +— Viscontessa — io interruppi, derivando +il coraggio dal bisogno di difender +Gastone e Fanny — quella fanciulla era +sua figlia legittima innanzi alle leggi umane +e divine. +</p> + +<p> +— Lo so — rispos’ella senz’alterarsi per +la mia interruzione, ma guardandomi in +modo che significava: non sono avvezza a +permettere che mi si tronchi il discorso — lo +<span class="pagenum" id="Page_366">[366]</span> +so, e se così con fosse, ella non sarebbe +stata accolta in casa de Serges. Però Dio +è provvido. Nella sua infinita sapienza egli +ha capito che una de Serges, nata come +nacque la piccola Fanny, non poteva nè +vivere sott’altro tetto che questo, nè rimanere +qui a lungo senza soffrire l’umiliazione +delle sue origini.... Meglio per lei. +</p> + +<p> +— Cielo! — sclamai — è dunque morta? +</p> + +<p> +— Non ancora. Ma il padre Teofilo, che +uscì testè dalla sua camera, afferma ch’ella +è in estremo di vita. +</p> + +<p> +Il Padre Teofilo chinò il capo in segno +adesivo. +</p> + +<p> +— Ah! ch’io la veda, ch’io la veda — gridai — forse +c’è ancora tempo. +</p> + +<p> +— È giusto — disse la viscontessa. — Padre +Teofilo, chiamate qualcheduno. +</p> + +<p> +Il Padre Teofilo stava per iscuotere il +campanello, quando <i>monsieur Simon</i>, che +era rimasto in un angolo della stanza, si +avvicinò e disse: — Se la signora viscontessa +permette, l’accompagnerò io. +</p> + +<p> +— <i>Mademoiselle</i> — soggiunse la vecchia +signora, accomiatandomi, — la vostra visita +mi è giunta improvvisa e non mi richiama +certo a lieti pensieri. Nondimeno +in casa de Serges l’ospitalità fu sempre +sacra. Il mio maggiordomo verrà ad indicarvi +le stanze che vi sono destinate. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_367">[367]</span> +</p> + +<p> +Le parole erano cortesi, ma non per +questo l’espressione del volto della viscontessa +si fece più dolce. +</p> + +<p> +— Oh — proruppi, mal frenando le lagrime, — a +me basta un posto presso il +letto della mia Fanny. +</p> + +<p> +Mi avviai verso l’uscio. Le due signore +tornarono a seder sul divano, chiamando +vicino a sè il notajo Moussu, che sino allora +era rimasto impalato senza dir parola; +la viscontessa si sdrajò nuovamente sulla +poltrona e il Padre Teofilo riaperse il libro +che aveva chiuso al mio arrivo. +</p> + +<p> +Preceduta da <i>monsieur Simon</i>, salii una +breve scala, traversai due anditi ed alcune +stanze, e giunsi a un’anticamera, ove una +donna, seduta dinanzi a un tavolino e col +capo nascoste fra i gomiti, dormiva profondamente. +In un angolo erano ammonticchiati +alcuni balocchi. L’uscio della camera +attigua era socchiuso. Colà languiva +la mia Fanny, e nella mia dolorosa impazienza +di deporre un bacio sulla sua fronte +precorsi <i>monsieur Simon</i>, ed entrai. +</p> + +<p> +Una giovane (era la <i>bonne</i> addietro nominata) +al rumore dei passi s’era avvicinata +all’uscio, e vedendo una persona sconosciuta +stava per isbarrarmi il cammino +e per chiedermi chi io mi fossi, ma io fui +più rapida di lei, e prima ch’essa potesse +<span class="pagenum" id="Page_368">[368]</span> +pronunziar parola, ero già al letticciuolo +della bambina, chiamando con voce +rotta dai singhiozzi: — Fanny! Fanny! — <i>Monsieur +Simon</i> era intanto venuto in mio +soccorso e tranquillava <i>mademoiselle Louise</i> +(così si chiamava la <i>bonne</i>), che probabilmente +mi aveva preso per una pazza. +</p> + +<p> +Non era un sogno? Ero dunque presso +alla mia Fanny, ero presso alla fanciulla +ch’io avevo ricevuta dalle braccia d’un padre +e custodita come una figliuola! Quegli +occhi spenti eran suoi, sue quelle labbra +scolorite, quelle guancie infossate; quell’alito +affannoso era proprio l’alito suo ch’io +avevo sentito soave e fragrante come soffio +di zeffiro che è passato traverso un’ajuola +di fiori? — Fanny! Fanny! — gridai, piegandomi +sopra di lei. — Non mi conosci +più? Sono la zia Maddalena! +</p> + +<p> +Anche la prima volta ch’io l’avevo vista, +due anni e mezzo addietro, nella sua casetta +presso alle <i>Fondamente Nuove,</i> anche +allora ella dormiva. Ma era un altro sonno. +Come entro il bocciuolo ancor chiuso si +indovina la rosa, s’indovinavano sotto le +palpebre abbassate i belli occhi cilestri; +scherzava il sorriso sulla sua bocca tumidetta, +e la vita florida e piena si rivelava +nella giusta rotondità delle membra e nel +misurato respiro. Povera, povera Fanny! +<span class="pagenum" id="Page_369">[369]</span> +Una mano affilata e bianca come la cera +le penzolava dal letto, l’altra era nascosta +sotto la coltre. Aveva la testa leggermente +piegata da una parte e i biondi capelli diffusi +le facevano intorno un’aureola. Come +le eran cresciuti questi capelli negli ultimi +mesi! Con che curva leggiadra le venivano +giù fino agli omeri! +</p> + +<p> +Ma ella non mi vedeva, non mi sentiva. +<i>Monsieur Simon</i>, commosso, si era anch’egli +avvicinato al letto, e ripeteva, per confortarmi: — <i>Courage, +mademoiselle, c’est la +volonté du Seigneur.</i> +</p> + +<p> +— La volontà del Signore! — io sclamai. — Ma +egli adunque si compiace del +male! Non era meglio non farla nascere +se a cinque anni, per sottrarla a maggiori +sventure, bisognava ucciderla? E io, povera +donna, che cosa vi ho fatto, o mio Dio, +che dobbiate martoriarmi così? Avevo amato +un uomo ed è morto, sarei vissuta per questa +bambina e mi fu rapita. Tuttavia, anche +lontana, mi sarebbe bastato saperla felice, +e invece debbo vederla spirare.... Siete pur +crudele, o Signore.... Ma no, ma no, perdonatemi. +Non so quel ch’io mi dica. +Salvatela, o Signore, e io verrò umile ai +vostri altari.... La baldanza del mio pensiero +è fiaccata.... L’anima mia domanda +di credere.... Non respingete, o mio Dio, +<span class="pagenum" id="Page_370">[370]</span> +questo cuore che ritorna a voi.... Porgetemi +una mano soccorritrice, salvatemi la +mia Fanny! +</p> + +<p> +Gli ultimi chiarori del crepuscolo s’erano +ormai dileguati, una lampada da notte +posata sopra un cassettone illuminava fievolmente +la camera. Fanny viveva ancora, +ma sempre immersa in un sopore profondo +e mortifero. Il medico, uomo piuttosto attempato, +assai grave, assai duro e stecchito, +venne sulle prime ore della sera, +esaminò la piccola malata, e alle interrogazioni +ansiosamente rivoltegli, rispose: — La +scienza non ha più nulla da fare. — Indi +partì. +</p> + +<p> +Mi sembra di aver visto allora la fisonomia +compunta e antipatica del Padre +Teofilo, che, ridottosi nella stanza vicina, +recitava a bassa voce le preghiere de’ moribondi, +mi sembra d’aver respinto le offerte +fattemi a più riprese di riposo e di +cibo, ma non saprei dirlo, perchè le reminiscenze +mi si affollano confuse allo spirito. +Solo ricordo, e mi par cosa viva e +presente, ch’io ero lì accovacciata sopra +un panchettino alla sponda del letto, cogli +occhi fissi nel volto della bambina, con +gli orecchi intenti a qual si sia più lieve +romore che movesse da lei. E ad ogni +tratto mi alzavo e avvicinavo la lampada +<span class="pagenum" id="Page_371">[371]</span> +e cercavo il ridestarsi della vita in quella +faccia solcata dal dolore. S’era intanto levata +la luna, e i suoi raggi, entrando per +una finestra laterale di cui non erano state +chiuse le imposte, riempivano la camera di +una luce fantastica. Fuori i rosignuoli cantavano +fra gli alberi, e ai loro allegri gorgheggi +facevano singolare contrasto i lunghi +latrati del cane di guardia ripetuti dall’eco +negli spazi solitari. Veniva di lontano il +suono dell’ore. Contai le nove, le dieci, le +undici. Non era ancora scoccata la mezzanotte, +quando, accostata la lucerna agli +occhi della fanciulla, mi parve che per la +prima volta ella facesse atto di risentirsi. +Passai in fretta il lume nell’altra mano, e +posando la destra sulla fronte della malata, +mi piegai sovr’essa e chiamai: — Fanny! +Fanny! +</p> + +<p> +Non era un’illusione, non era un sogno. +Questa volta lo sue palpebre si apersero +lentamente, e le sue pupille, ahi! sceme +dell’antico splendore, si fermarono sopra +di me. +</p> + +<p> +— Non mi conosci, Fanny? Sono la zia +Maddalena. — E nel pronunziare queste parole, +tentai di comporre il volto al sorriso. +</p> + +<p> +Ella mi aveva ravvisata, ella mi aveva +intesa. Una contentezza ineffabile si dipinse +sulla sua fisonomia, le sue labbra si mossero, +<span class="pagenum" id="Page_372">[372]</span> +ella tentò di parlare, mi chinai ancora +di più per udirla, la sua voce finì in +un bisbiglio, ma in quel bisbiglio io distinsi +le parole: <i>Zia Maddalena</i>. +</p> + +<p> +— Sì — sclamai — sono la zia Maddalena, +che viene a prenderti, a ricondurti +a Venezia.... +</p> + +<p> +Mi arrestai ad un punto. La fronte su +cui io tenevo la mano era divenuta fredda, +l’ansare del petto era cessato. Riavvicinai +la lampada, e.... caddi riversa mettendo un +grido. Era morta! +</p> + +<p> +<i>Mademoiselle Louise</i>, che dormiva in una +poltrona, si destò in sussulto. <i>Monsieur Simon</i>, +il quale, senza dirmi nulla, aveva +vegliato nella stanza attigua, comparve nella +camera, e mi risollevò da terra, mentre il +Padre Teofilo benediceva il cadavere, e due +donne di servizio componevano nel suo letto +la povera estinta con le braccia intrecciate +sul seno e un crocifisso d’ebano fra le mani. +Mi si voleva condur via dalla stanza, ma +io mi vi opposi, e restai lì immobile col +viso nascosto fra le palme, guardata dalla +gente di casa con una curiosità che non +era punto benevola. Il solo <i>monsieur Simon</i>, +che non aveva voluto allontanarsi, prendeva +parte al mio dolore e piangeva silenzioso +in un canto. Però, verso un’ora del mattino, +il Padre Teofilo, che s’era ritirato +<span class="pagenum" id="Page_373">[373]</span> +nella sua camera, lo fece chiamare, ed egli, +dopo aver invano tentato di togliermi di +là ed accompagnarmi nel quartiere che la +viscontessa aveva messo a mia disposizione, +si assentò, dicendomi che sarebbe tornato +subito. Io rimasi sola con due fantesche, +che di tratto in tratto mi slanciavano una +occhiata sospettosa e che favellavano tra +loro in un dialetto ch’io non potevo comprendere. +Tutto quello ch’io vedevo, tutto +quello ch’io sentivo mi pareva un sogno. +Ero io nel castello dei de Serges, e la creatura +inanimata che mi stava dinanzi era +l’allegra Fanny che de’ suoi canti e del suo +riso aveva riempiuto la mia dimora? Come +acque di fiume, che, rotte le dighe, si precipitano +nella campagna, le rimembranze +si affollavano impetuose nella mia mente. +E ricordavo il primo incontro con Gastone, +le prime confidenze da lui ricevute, e il +giorno solenne dell’addio, quando mi fece +depositaria del suo prezioso tesoro, e a me +che lo amavo in silenzio, parlò dolci, insperate +parole d’amore. Ricordavo i bei sogni, +le care illusioni così presto svanite, le +ore passate presso Fanny, le lettere ricevute +dal campo, ricordavo la lunga, e ahimè! +inutile attesa. Mi passava davanti, gentile +visione, la Fanny d’una volta; ella correva +per la stanza, saliva in altana, spiccava i +<span class="pagenum" id="Page_374">[374]</span> +pampini della vite, o i fiori dei vasi, ridiscendeva +facendo suonar de’ suoi passi la +scaletta di legno, e via via per tutto l’appartamento, +incitando il suo cagnolino a +seguirla, si dileguava e ricompariva come +un leggiadro folletto. Non salterai più, non +cingerai più di ghirlande i tuoi biondi capelli, +o mia buona Fanny. Ecco, tu giaci +immobile, o bella irrequieta; i raggi della +luna che giungono fino al tuo letto fanno +ancora più pallido il tuo viso, che non invidiava +il color della rosa. Così tu languisti +entro la casa paterna, così ti hanno fatta +morire quelli che avrebbero dovuto nutrirti +del loro sangue. E tuo padre non era a +difenderti, tuo padre non vegliava su te, +egli perito da quasi due anni fra i ghiacci +di Russia! +</p> + +<p> +Oh! io soffoco. Un po’ d’aria, un po’ +d’aria. +</p> + +<p> +M’avvicinai al balcone onde entrava la +luna, e vidi con sorpresa che non era una +finestra, ma un uscio a vetri aprentesi sopra +una scala che metteva in giardino. +</p> + +<p> +Nel bisogno invincibile di trovarmi all’aperto, +discesi, e mi avviai per un sentiero +fiancheggiato da due filari di pioppi. +La notte era bellissima; un lieve venticello +agitava le fronde; ai trilli melodiosi dei rosignuoli +rispondeva il monotono gracidar +<span class="pagenum" id="Page_375">[375]</span> +delle rane nei fossi. Sulla ghiaia sottile scricchiolante +sotto i miei piedi e rischiarata +dalla luna si projettavano come bizzarri ricami +le ombre degli alberi; da non viste +aiuole di fiori uscivan fragranze. E io procedevo, +col cuore spezzato, in mezzo a +quella gelida indifferenza della natura. Procedevo +macchinalmente, senza una meta, +senza saper dove andassi, attratta forse da +un romor singolare che cresceva di mano +in mano ch’io continuavo nel mio cammino. +A un punto m’accorsi che il terreno +non era più ghiaioso, che avevo lasciato +da un pezzo dietro a me i due filari di pioppi, +e che senz’avvedermene io salivo per +un lento declivio. Lo strepito assiduo che +m’aveva prima ferito l’orecchio si faceva +più vicino, più insistente; guadagnai l’erta +sdrucciolevole, non pel soverchio pendio, ma +per uno strato d’erba molle di rugiada che +conveniva traversare per giungervi, e abbassando +lo sguardo vidi ch’ero sull’argine +d’una riviera, non so se la Loira, o uno +de’ suoi confluenti. Il suono ch’io avevo +udito era quello dell’acqua che metteva in +movimento le ruote di alcuni molini. Dal +ciglio dell’argine al livello del fiume saranno +stati circa otto a dieci metri, giù per una +china scoscesa, ripidissima. Ancora un passo, +e io potevo trovare in quell’acqua romoreggiante +<span class="pagenum" id="Page_376">[376]</span> +l’oblio, la pace eterna. Ero sì stanca +di vivere! Stetti in quella terribile sospensione +d’animo alcuni secondi, poi, risentitami, +mi voltai a guardar dalla parte ond’ero +venuta. Solitaria, imponente, la bianca +mole del palazzo de Serges sorgeva in mezzo +alla campagna. Eran chiuse tutte le imposte +del primo e del secondo piano, ma la +luna scintillava come su lucido acciaio sulle +vetrate del terzo. Nessuna voce, nessun movimento. +Ma ecco una delle finestre aprirsi +ad un punto. Che fosse quella per avventura +la camera di Fanny? No, non è possibile. +Essa non si trova nè da quel lato +della casa, nè in quell’appartamento. Qualcheduno +si affaccia al davanzale. Sembra +una donna, ma non mi vien fatto capir +nulla di più. La figura sparisce, poi ricompare, +poi si dilegua di nuovo. Per brevi +minuti il chiarore d’una lampada oscilla +dentro la stanza; indi si rifà buio completo. +Ebbene. Che v’ha di strano in tutto ciò? Se +uno fra gli abitatori di casa de Serges ama +alzarsi nel cuor della notte, che deve importarmene? +A ogni modo, ridiscendendo +macchinalmente il declivio dell’argine, come +macchinalmente io lo avevo prima salito, +non so staccare lo sguardo da quella finestra +che non s’è più richiusa. E prima di +entrare nell’angusto viale di pioppi che mi +<span class="pagenum" id="Page_377">[377]</span> +toglie il prospetto del castello, alzo un’altra +volta gli occhi e guardo a quel punto che +mi attrae con un fascino misterioso. Ripigliando +il sentiero poco dianzi percorso, +sentendo mormorar di nuovo sul mio capo +le fronde degli alberi e gorgheggiar gli uccelletti, +e la ghiaia minuta suonar sotto i +miei passi, provo uno strano sgomento, +provo il senso pauroso della solitudine, e +m’affretto, m’affretto, come incalzata da +una forza irresistibile. La camera ove ha +cessato appena di battere il cuore della mia +piccina, quella camera è la mia meta, il +mio posto. E già parmi d’esservi giunta, e +già veggo l’ultime piante che fiancheggiano +il viale, allorchè una donna bianco vestita, +sbucando improvvisamente fuor d’una macchia, +mi sbarra il cammino, e mi dice in +francese con un tuono di feroce sarcasmo: — Ah! +È morta! +</p> + +<p> +Mi arretrai sbigottita, volli mettere un +grido, ma la mia voce finì in un gemito +soffocato. +</p> + +<p> +La sconosciuta si avvicinò lentamente. +Ella era di persona poco più bassa di me, +con lunghi capelli neri diffusi; con grandi +occhi bruni lampeggianti sotto le ciglia foltissime. +Avea pallido il volto e sparuto, ma +sarebbe stata ancor tanto bella se una +espressione sinistra non ne avesse deturpato +la fisonomia. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_378">[378]</span> +</p> + +<p> +Io m’ero addossata al tronco di un albero, +inetta sì ad avanzare che a retrocedere. +Se quella donna avesse voluto uccidermi, +sento che non sarei stata in grado +di oppor la menoma resistenza. +</p> + +<p> +Ella incrocicchiò le braccia sul petto, e +misurandomi da capo a piedi con un sogghigno +beffardo, sclamò: — <i>Vous êtes l’italienne</i>. +</p> + +<p> +— E voi — risposi, raccogliendo tutte +le mie forze — voi siete certo la marchesa +Virginia. +</p> + +<p> +— Ah! — ella proruppe — il cuore ve +lo ha detto. Sono la marchesa Virginia. +</p> + +<p> +Scosse con alterezza il capo, rigettando +dietro la nuca i capelli che le ombreggiavano +la fronte, e continuò: — Ma il cuore +non vi ha detto tutto, io fui la fidanzata +del visconte Gastone. +</p> + +<p> +— Voi!... +</p> + +<p> +— Io stessa! — E tornò ad affissarmi +con gelido scherno, quasi volesse chiedere: — Non +vi sembro più bella di voi? — Indi +proseguì: — Ah! nello scegliervi per +sua confidente egli vi ha taciuto questa +parte della sua storia. Egli non vi disse +che molto tempo addietro, quando egli aveva +diciotto anni ed io ne avevo quindici, vi +fu una fanciulla abbastanza ingenua da +credere alle sue parole, da abbandonarsi +<span class="pagenum" id="Page_379">[379]</span> +nelle sue braccia. Fumavano le rovine del +mio castello vandese, erano calde le ceneri +de’ miei parenti, ed io potevo (sciagurata!) +porger l’orecchio a lusinghe d’amore, e inebbriarmi +di mendaci promesse... Era una notte +limpida come questa, era in questi boschetti; +come adesso, uscivan profumi dai fiori e +canti dagli alberi, ed egli giurava all’ospite +derelitta, alla congiunta orfana che l’avrebbe +vendicata dei suoi genitori uccisi, delle sue +case arse, de’ suoi beni confiscati.... Infame! +Egli ha tradito il suo re, la sua fede, +ma che importa il resto? ha tradito me.... +Quando tutti imprecavano a lui perchè era +corso ad arruolarsi negli eserciti della rivoluzione, +io sola lo difendevo.... — per lunghi +anni penosi senza vederlo, senza ricevere +una lettera sua, io l’attesi, l’amai.... +Credetti al suo pudore di gentiluomo.... +Quando lo seppi morto, quando la sua +mano irrigidita non poteva più reintegrare +il mio onor di fanciulla, non lo maledissi, +ma piansi.... Inginocchiata nel nostro tempietto +domestico, pregai pace a colui ch’io +non avevo cessato di chiamare il mio sposo.... +Giunsero le vostre lettere.... il velo +è caduto.... Immemore de’ suoi doveri verso +la marchesa Virginia, egli aveva (oh! il +sant’uomo) rammentato quelli verso una +vil popolana, e da lei, inanellata al letto +<span class="pagenum" id="Page_380">[380]</span> +di morte, aveva raccolto questa immonda +creatura, nata Dio sa di che amplessi.... +</p> + +<p> +— Oh marchesa — io interruppi, fulminata +da questo racconto, ma più di tutto +offesa dallo strale lanciato contro la povera +bimba e contro l’estinta ch’io non avevo +mai conosciuto — Fanny era figlia del +Visconte.... +</p> + +<p> +— Sia pure — ella ripigliò con uno +sguardo terribile — tanto peggio per lei! +Ella era qui a simboleggiarmi il suo cinico +abbandono, i suoi turpi abbracciamenti con +una estranea; tanto peggio per lei!... +</p> + +<p> +Dio mio, che sospetto infernale mi balena +nell’anima? — Ma dunque — chiesi +con voce tremante — voi l’avete uccisa, +avvelenata forse? +</p> + +<p> +— Sì — rispos’ella aggrottando le ciglia — l’ho +avvelenata se si può avvelenar con +lo sguardo, se si può avvelenare con l’odio. +Lascio a voi italiani mescer filtri mortiferi, +io sento in me stessa la fatale potenza di +scavar la tomba a quelli che abborro.... +Era bella, era gentile, era gracile, aveva +bisogno d’amore, e non trovò che la gelata +indifferenza degli altri e l’odio mio. +Ogni volta ch’io fissavo su lei i miei occhi +fulminei la vedevo impallidire e piegarsi +tremula come un giunco agitato dal +vento. Il sorriso era scomparso dalle sue +<span class="pagenum" id="Page_381">[381]</span> +labbra, il sangue non colorava più le sue +guancie.... +</p> + +<p> +— Basta, basta.... troncate questo supplizio. +</p> + +<p> +— E voi — ella continuò con voce più +forte, e alzando il braccio in atto minaccioso.... +Ma non fu che un istante. Ella lasciò +ricadere il braccio sul fianco, lo sdegno +feroce cedette nuovamente il posto al +sarcasmo, scrollò il capo in segno di sprezzo, +e disse — No, voi non siete la madre di +Fanny, no, egli non può avervi amata. +<i>L’altra</i> almeno sarà stata bella, giovane, +ardente, ma voi.... Andatevene, <i>âme de +gouvernante!</i> +</p> + +<p> +E stava per allontanarsi, ma in me era +colma la misura e io avevo omai vinto ogni +sgomento. Approssimatamele e postale una +mano sulla spalla: — Voi siete una infame — le +gridai nell’orecchio. — Seppure — soggiunsi — per +vostra scusa, non siete +una pazza. +</p> + +<p> +A questa parola, si sarebbe detto che +un demone si fosse impossessato di lei. I +suoi occhi mandarono fiamme, ella si cacciò +le mani nei capelli, e l’ampio volume +delle treccie sciolte sollevato sulla sua testa, +parve acquistar proporzioni colossali e ingigantire +la sua persona. Credetti ch’ella +fosse per gettarsi sopra di me, nè sperai di +<span class="pagenum" id="Page_382">[382]</span> +poter difendermi.... Ma in quel punto un +uomo si slanciò fra noi. Era <i>Monsieur Simon</i> +sceso a cercarmi in giardino, poichè +non mi aveva più trovata nella camera di +Fanny. Alla vista del vecchio servo la marchesa +Virginia si fece mansueta come un +agnellino, il suo volto perdette ogni espressione +di ferocia; ella appoggiò il capo sulla +spalla di lui, e si lasciò condur via senza +dir motto. Egli la guardava con una pietà +riverente, in atto di vassallo che guarda la +sua regina caduta, con quella umiltà che +non contiene bassezza perchè significa rispetto +alla sventura, non ossequio alla potenza. +</p> + +<p> +— Aspettatemi qui un momento — mi +diss’egli a bassa voce nel partire. +</p> + +<p> +Infatti non passarono due minuti ch’egli +era già tornato. Ma non pronunziò parola +sull’accaduto, e accorgendosi ch’io ero in +procinto di favellargliene, troncò il discorso +con una frase — <i>C’est une malheureuse.</i> +</p> + +<p> +<i>Monsieur Simon</i> avrebbe desiderato condurmi +da un’altra parte del castello, ov’era +il quartiere dei forestieri; ma io non vi +accondiscesi, e volli passare il rimanente +della notte nella camera della mia Fanny. +</p> + +<p> +Ella sola restava intatta nel santuario +delle mie memorie; vittima rassegnata e +innocente, ella era morta senza compiere, +<span class="pagenum" id="Page_383">[383]</span> +nè meditare vendette. Se suo padre aveva +commesso errori, ella li aveva espiati; se le +cose testè udite distruggevano il bell’ideale +ch’io m’ero fatto di Gastone, pur ch’io +contemplassi il suo volto a cui la morte +ridonava l’antica serenità, sentivo un bisogno +immenso di perdonare. +</p> + +<p> +L’alba era penetrata già nella camera +quando la stanchezza mi vinse, e piegando +la testa sulla spalliera del seggiolone, caddi +in un breve sopore. Al destarmi mi trovai a +fianco Giannina partita nel cuor della notte +da Nantes nel presentimento che mi fosse +accaduta sventura. +</p> + +<p> +— Partiamo di qui, padroncina — furono +le sue prime parole. +</p> + +<p> +— Subito — rispos’io afferrandola per +un braccio; ma i miei occhi caddero sul +letto ove giaceva Fanny, e soggiunsi — subito +no, restiamo finchè non l’abbiano +tolta di là. +</p> + +<p> +E scoppiai in un pianto dirotto, irrefrenabile. +Vidi Giannina avvicinarsi al guanciale +della povera morta, levar di tasca un +paio di forbici, recidere una ciocca della +bionda capigliatura di Fanny, e legarla poi +rapidissima, con un sottil filo di seta nera. +Indi me la porse con una mano, nascondendosi +il viso con l’altra e dicendomi: +— Prenda, padroncina, è tutto quello che +possiamo portar via da questa casa. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_384">[384]</span> +</p> + +<p> +Entrarono di lì a poco due servi in lutto +profondo e annunziarono che la viscontessa +aveva ordinato che i funerali di <i>Mademoiselle</i> +si facessero con la pompa dovuta al +grado d’una de Serges. Il corpo sarebbe +rimasto esposto due giorni, vestito di bianco, +sparso di fiori, affinchè tutti gli aderenti e +i coloni, anche quelli che abitavano a parecchie +leghe di distanza, potessero vederlo. +Nella camera, mutata in cappella ardente, +si sarebbero scambiati due ecclesiastici a +recitar preghiere senza interruzione. Alla fine +del secondo giorno avrebbero avuto luogo +i funerali solenni nella chiesetta gentilizia +dei de Serges e la sepoltura nelle tombe +di famiglia. <i>Monsieur Simon</i>, nel confermarmi +tutte queste disposizioni, soggiunse +che <i>le révérend père Théophile</i> era incaricato +dalla viscontessa d’invitarmi ad assistere +a tutte queste cerimonie, e osservò +che, <i>dans les circonstances, Madame la vicomtesse +a toujours des procédés de grande +dame</i>. +</p> + +<p> +Ma queste rappresentazioni d’un lutto +ufficiale erano superiori alle mie forze, e +io chiesi di partire quel giorno medesimo, +dopo aver deposto un ultimo bacio sulla +fronte di Fanny. +</p> + +<p> +— <i>Dieu nous a frappés tous</i> — mi disse +la viscontessa allorchè io mi accomiatai da +<span class="pagenum" id="Page_385">[385]</span> +lei. Indossava un abito nero, come il dì +precedente, ma di lana anzichè di seta, e +neri erano altresì il colletto, i polsini, i +pendenti agli orecchi, e la catena e i gingilli +dell’orologio. Oh s’io avessi potuto ricacciarle +in gola quel singhiozzo di cocodrillo, se +avessi potuto dirle come quel dolore infinto +non faceva che render più odioso il +suo delitto! +</p> + +<p> +Nel salire in carrozza <i>monsieur Simon</i> +venne a capo scoperto ad aprirmi lo sportello, +e mi baciò la mano. +</p> + +<p> +— Grazie — gli dissi — grazie per +quello che avete fatto per Fanny. +</p> + +<p> +Il legno si mise in moto e io abbandonai +per sempre quei luoghi funesti...... +</p> + +<p class="dots">················</p> + +<p> +Che mi rimane più da narrare? Nella +rapida successione di fatti accaduti durante +gli ultimi mesi, i dolori, i disinganni m’erano +come passati, turbinando, d’intorno, +io ne avevo sentito il cozzo violento e l’acre +puntura. Ma ora soltanto, nella calma desolata, +ne sentivo tutto l’immane pondo. +Ora soltanto essi mi schiacciavano come +cappa di piombo, contendendomi l’aria e +la luce. I miei palpiti erano quasi cessati, +la fonte delle mie lagrime era inaridita. La +ciocca di capelli recisa dalla testa di Fanny +e la camelia regalatami da Gastone erano +<span class="pagenum" id="Page_386">[386]</span> +gli unici oggetti che avessero ancora virtù +di commuovermi; erano le sacre reliquie +di un passato ormai irrevocabile. Però anche +l’immagine del visconte s’era offuscata +ai miei occhi, anche la dolcezza di serbare +illibata la memoria di lui m’era contesa. +</p> + +<p> +Poco dopo il mio ritorno a Venezia, morì +<i>Café-au-lait</i>. Si sarebbe detto che l’amorosa +bestiuola si fosse aspettata ch’io le +riconducessi la sua padroncina; vedendomi +tornar sola, perdette l’ultima speranza e +nulla la sostenne più in vita. +</p> + +<p> +Nella casa di mia madre io non trovavo +ormai nemmeno il sorriso, che, in onta ai +frequenti dissensi, mi aveva accolto per +tanti anni. La mia povera genitrice, invecchiata +di parecchi lustri in pochi mesi, non +vedeva in me che una nemica del suo Venanzio +e profondeva la pensione ch’io le +passavo in doni alla chiesa ed in messe +per intercedere dal Signore la prossima liberazione +del prigioniero. Clara era amata +e felice e non si curava di me. +</p> + +<p> +Divenni egoista; avevo raccolto sì poco +dalla simpatia, che m’avvezzai all’indifferenza. +Gli avvenimenti che andavano via +via succedendosi non mi rallegrarono, se +lieti, non mi afflissero, se tristi. Solo, quattr’anni +fa, vedendo sventolare il tricolore, +e Venezia segnare una pagina gloriosa nella +<span class="pagenum" id="Page_387">[387]</span> +storia, esultai d’una gioia fuggevole. Oggi, +senz’altri che Giannina nel mondo, veggo +talora passarmi dinanzi la fantasmagoria +dei giorni che furano, e domando a me +stessa s’io sono davvero quella medesima +che traversò un tempo sì fiere procelle. +Non vivo più, vegeto; ho la coscienza della +mia caduta e non ho la possa di rialzarmi. +O pagine ch’io vergai, chiamando a raccolta +con uno sforzo supremo i miei pensieri, +ditemi voi ch’io non fui sempre così, +persuadetemi voi che la sacra fiamma dell’affetto +non fu sempre spenta nell’anima +mia. +</p> + +<p> +A sessantacinque anni non m’è più dato +sperar di riaccenderla. Perciò depongo la +penna, ed aspetto che sia tronca questa +vita che non so rendere nè gradevole a me, +nè utile agli altri. +</p> + +<p class="ast">* * *</p> + +<p> +Si era fatto giorno da un pezzo quando +Lidia e Sofia ebbero finito la lettura del +quaderno della zia Maddalena. La cameriera, +venuta per isvegliarle, non aveva potuto +frenare un grido di sorpresa vedendo +le sue padroncino già alzate, e sedute al +tavolino. Esse, che stavano appunto scorrendo +le ultime righe, colte così all’impensata, +<span class="pagenum" id="Page_388">[388]</span> +chiusero in fretta il volume, ma +ciò non impedì che il quaderno della zia +fosse scoperto e girasse per le mani dell’intera +famiglia. +</p> + +<p> +Però Nannetta non si persuase che il libro +fosse uscito dal suo ripostiglio nella maniera +più naturale del mondo; senza dubbio +quella subita apparizione era dovuta a un +mal giuoco della defunta, e quando in una +famiglia nascono simili cose, disse la prudente +femmina, il meglio che possa fare +una guattera a modo è di cercarsi un altro +servizio. Ecco la ragione per cui Nannetta, +dopo due lustri e più, lasciò casa Alzini. +</p> + +<p class="pad2 center large"> +FINE. +</p> + +<div class="chapter"> +<p class="title"> +<b>Prezzo L. 3.</b> +</p> +</div> + +<div class="tnote"> +<p class="tntitle"> +Nota del Trascrittore +</p> + +<p> +Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo senza annotazione +minimi errori tipografici. +</p> + +<p> +Copertina creata dal trascrittore e posta nel pubblico dominio. +</p> +</div> + +<div style='text-align:center'>*** END OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK 75881 ***</div> +</body> +</html> + diff --git a/75881-h/images/cover.jpg b/75881-h/images/cover.jpg Binary files differnew file mode 100644 index 0000000..b161768 --- /dev/null +++ b/75881-h/images/cover.jpg |
