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-The Project Gutenberg EBook of La Carrozza di tutti, by Edmondo De Amicis
-
-This eBook is for the use of anyone anywhere in the United States and
-most other parts of the world at no cost and with almost no restrictions
-whatsoever. You may copy it, give it away or re-use it under the terms
-of the Project Gutenberg License included with this eBook or online at
-www.gutenberg.org. If you are not located in the United States, you'll
-have to check the laws of the country where you are located before using
-this ebook.
-
-
-
-Title: La Carrozza di tutti
-
-Author: Edmondo De Amicis
-
-Release Date: June 14, 2020 [EBook #62400]
-
-Language: Italian
-
-Character set encoding: UTF-8
-
-*** START OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK LA CARROZZA DI TUTTI ***
-
-
-
-
-Produced by Barbara Magni and the Online Distributed
-Proofreading Team at http://www.pgdp.net (This file was
-produced from images made available by The Internet Archive)
-
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-
-
-
-
- EDMONDO DE AMICIS
-
-
- La Carrozza di tutti
-
-
-
- MILANO
- FRATELLI TREVES, EDITORI
- 1902
- —
- =Sedicesimo Migliaio.=
-
-
-
-
- PROPRIETÀ LETTERARIA.
-
- _I diritti di riproduzione e di traduzione sono riservati per tutti
- i paesi, compreso il Regno di Svezia e di Norvegia._
-
- Si riterrà contraffatto qualunque esemplare di quest'opera
- che non porti la firma dell'autore.
-
- Tip. Fratelli Treves.
-
-
-
-
-LA CARROZZA DI TUTTI
-
-
-
-
-CAPITOLO PRIMO.
-
-
- Gennaio.
-
-Era il primo di gennaio del 1896. Salii la mattina sul tranvai del
-corso Vinzaglio, in via Roma. Per tutto il tragitto, di là a via
-Garibaldi, fu un continuo salire e scendere di signore e di signori,
-che pareva si fossero dati convegno nel carrozzone, poichè dentro
-e sulle piattaforme, all'entrare e all'uscire, era uno scambio di
-saluti, d'inchini, di levate di tuba e d'auguri, come in una sala di
-ricevimento. A metà di via Garibaldi vidi dentro un quadretto curioso.
-Stava seduta nel mezzo una contadina tarchiata, col fazzoletto in
-capo e un grosso involto di cenci sulle ginocchia; di fronte a lei
-una ragazza del popolo, col capo nudo e i capelli corti, un viso
-mal lavato di monella, vestita poveramente; e tutt'intorno signore e
-signorine elegantissime, indorate e impennacchiate, che ad ogni aprirsi
-dei battenti a vetri mandavan fuori un'ondata d'odori fini come da
-una bottega di profumiere. Mi maravigliai di non aver mai badato,
-in tanti anni, ad alcuno di quei contrasti sociali che pure sono
-così frequenti in quei carrozzoni; nei quali soltanto, non essendovi
-separazione di classi, può accadere che gente del popolo infimo si
-trovi per qualche tempo a contatto con gente della signoria, con tutto
-l'agio d'esaminarla, di fiutarla e di ascoltarne i discorsi. Osservai
-curiosamente allora l'attenzione viva e continua con cui quella
-contadina e quella ragazza esaminavano le loro vicine, dalle ciocche di
-fiori dei cappelli alle cernierine dorate dei guanti, tastando quasi
-con gli occhi le stoffe e le pelliccie, il portamonete dell'una, il
-libretto da messa dell'altra, e il loro modo d'alzarsi e di sedere e
-ogni più piccola mossa e quasi ogni piega che facesse il loro vestito;
-un'attenzione insistente, seria, scrutatrice, come se avessero avuto
-davanti creature piovute da un altro mondo. Da quell'osservazione uscì
-come un lampo nella mia mente. Cercai, ritrovai nella memoria altri
-quadretti simili a quello, e diversi, e d'un significato profondo;
-mi ritornarono alla mente scene, incontri, conversazioni, piccole
-avventure allegre e tristi, che non si possono dare che in quella
-specie di carrozza democratica, dove tutte le classi continuamente si
-toccano e si confondono; mi sfilò davanti una processione di personaggi
-che conoscevo soltanto per aver fatto delle “corse„ in loro compagnia,
-coi quali non avevo mai parlato che sulle piattaforme, e che formavano
-per me come una famiglia a parte di compagni abituali di viaggio; e mi
-suonò dentro un'esclamazione che per poco non mi sfuggì dalla bocca: —
-To'.... uno studio.... un libro.... _la carrozza di tutti!_
-
- *
-
-Il giorno stesso questa idea mi fu attraversata da un'altra. Ripassando
-in rassegna i “personaggi„ che m'eran più vivi nella mente, mi fermai
-sopra due, sui quali fui tentato d'architettare un romanzo. Erano
-un giovine e una ragazza. Questa, che doveva abitare nel borgo San
-Donato, la trovavo sul tranvai della linea del Martinetto, alla prima
-corsa delle sette e mezzo, ogni volta che salivo in piazza dello
-Statuto per andar verso il centro di Torino. Il giovane saliva sullo
-stesso carrozzone ogni giorno, all'angolo di via Siccardi. La ragazza
-sedeva quasi sempre nell'angolo a dritta, dalla parte del cocchiere;
-lui, quando c'era posto, le si metteva sempre accanto o di faccia.
-Eran tutti e due piccoli, male in carne, di poca salute, pareva, e
-vestiti meschinamente, ma puliti; di quei poveretti la cui gioventù
-non consiste in altro che nella data della nascita, e che fanno più
-pietà perchè mostrano d'aver coscienza della loro miseria fisica, e di
-vergognarsene. Il giovine aveva un occhio chiuso, un viso che faceva
-pensare a una fanciullezza perseguitata ed esprimeva una rassegnazione
-antica alla povertà, al dolore, alle umiliazioni; della ragazza avrei
-detto, non so ben perchè, che era orfana da bambina e vissuta molti
-anni sotto la tirannia d'una matrigna. Pallida, uno scheletrino, un
-viso irregolare, con un naso a ballotta e una bazza di vecchietta:
-la natura non le aveva fatto l'elemosina che di due occhi belli e
-dolci: la sua gioventù, il suo sesso era tutto in quegli occhi, la
-sola cosa che ella avesse al mondo per ottener qualche volta dai suoi
-simili uno sguardo di simpatia. Egli poteva essere uno scrivano, un
-piccolo impiegato senz'avvenire; essa maestra in un asilo, governante
-o cucitrice in qualche istituto. M'aveva colpito fin dalla prima volta
-la serietà, la dignità semplice e triste del loro contegno. La ragazza
-scendeva sempre in piazza Castello; il giovine proseguiva per via
-di Po. Quando egli saliva si salutavano con un sorriso leggerissimo;
-quando ella scendeva si salutavano senza sorridere, ed egli sporgeva il
-capo fuor dell'uscio per accertarsi che non cadesse; non si scambiavano
-che poche parole, di rado guardandosi. E singolare: non guardavano
-quasi nessuno: ufficiali brillanti, belle signore, chiunque entrasse,
-non gli rivolgevano che un rapido sguardo distratto, come a un'ombra,
-che non destasse in loro alcun pensiero. Si capiva bene che c'era fra
-di loro qualche cosa d'irrevocabilmente determinato, non un amoretto,
-ma un fidanzamento; che eran due vite legate; e si capiva pure che per
-allora non avevan modo di star vicini altro che sul tranvai.
-
-Mi commoveva l'amore di quei due poveri esseri così maltrattati dalla
-natura e dalla fortuna, così meschini e così umili, che s'erano forse
-stesa la mano per pietà l'uno dell'altro. Pensavo che s'eran forse
-detto, senza parlare: — O povero giovane, o povera ragazza, e chi ti
-vorrà bene al mondo se non son io? Vuoi unire la tua tristezza con la
-mia tristezza, la tua povertà con la mia, vuoi che soffriamo insieme
-e che ci amiamo tanto da non avvederci più che la natura ha messo le
-nostre anime in due corpi infelici? — E da questo pensiero mi nacque
-l'idea del romanzo: l'amore, il matrimonio, molti anni di miseria
-durissima, una sequela di calamità e di umiliazioni da condurli al
-proponimento del suicidio; poi le leggi della natura smentite: un
-amore di bambino, un fiore maraviglioso di bellezza e di robustezza,
-e con esso la vita mutata; e dopo questa altre creature somiglianti,
-una nidiata d'angioli, d'intelligenza pari alla bellezza, ammirazione
-e invidia di tutti, una famiglia di grandi ingegni precoci, di
-artisti ammirati a quindici anni e famosi a venti, la gloria, la
-ricchezza, la vita come un sogno d'oro.... Ma l'idea cadde dopo pochi
-giorni. Non erano più poetici, così come li vedevo, quei due poveri
-giovani sconosciuti, destinati a una vita oscura e stentata, ma
-confortata da un amore profondo; non era meglio ch'io non snaturassi
-con l'immaginazione quel sentimento di simpatia pietosa ch'essi
-m'ispiravano, accompagnata da molti pensieri quieti e buoni intorno
-alla vita e alla natura umana? Perchè contraffare con l'arte quella
-realtà così triste e così gentile? E buttai l'idea del romanzo nella
-gran fossa comune degli aborti della fantasia.
-
- *
-
-Ritornai alla prima idea una mattina presto osservando dalla finestra
-sulla piazza dello Statuto, già bianca di neve, i carrozzoni delle
-tre linee che vi s'incrociano, fermi, che aspettavano l'ora della
-partenza. La vista di quelle piccole case ambulanti che nella luce
-crepuscolare, ravvolte dal nevischio, con quei colori ciarlataneschi
-degli annunzi, offrivano l'aspetto strano e compassionevole d'un
-gruppo di baracche variopinte di saltimbanchi perdute in mezzo a una
-steppa, mi destò il capriccio di scendere, di ficcarmi in una e poi
-in un'altra, e di girar così tutta la mattina, come un vagabondo in
-cerca d'avventure. E così feci. I passeggieri salivano con le spalle
-bianche, la neve pioveva fittissima contro i finestrini; di dentro si
-vedevano a traverso i vetri bagnati e il velo dei fiocchi le case e la
-gente così in confuso da non raccapezzare più, di tratto in tratto, in
-che parte di Torino si fosse; e lo strepito dei cavalli che puntavano
-lo zampe e sdrucciolavano sul ciottolato, incitati dal vocìo continuo
-dei cocchieri, il frastuono di fischi, di grida, di frustate, di
-scampanellate, di scalpitii, di squilli di corno che raddoppiava ai
-crocicchi dove le linee si tagliano, le traversate delle vaste piazze
-candide dove altre grandi macchio oscure di carrozzoni s'avvicinavano
-e fuggivano, era per me quasi uno spettacolo nuovo, che mi ricordava
-certi diletti acuti che dà alla fanciullezza l'inverno. Poi, quando
-la neve fu più alta, le fermate improvvise, le file dei carrozzoni
-aspettanti, pieni di passeggieri immobili, come larve spaurite,
-l'affaccendarsi dei cocchieri e dei fattorini a ripulire e a sospingere
-le ruote, tutta quell'agitazione di forme nere su quella bianchezza
-quieta, sotto quella pioggia bianca, densa, continua, silenziosa, in
-cui si smorzavano le voci, i sibili e gli squilli che venivan dalle
-vie vicine e lontane, tutto questo mi diede il senso e l'illusione
-di quegli antichi viaggi in diligenza, pieni di peripezie e di
-sorprese, che i romantici rimpiangono, e mi fece riafferrare vivamente
-il proposito del primo giorno. Sì, uno studio.... un libro.... _la
-carrozza di tutti._
-
-Fu appunto quella mattina che mi si mostrò in piena luce l'animo
-di _Giors_, un cocchiere della linea Vinzaglio, col quale avevo già
-parlato più volte, perchè attaccava discorso con tutti, familiarmente.
-Quel maledetto tempo, che era la dannazione dei cocchieri, pareva
-che accrescesse il suo buon umore abituale. Insaccato nel cappottone,
-imbacuccato nella grossa cuffia di lana color cacao, piantato in un
-par di scarponi da cavatore di sabbia, coi suoi enormi guanti fatti di
-pezzi di cuoio, di panno e di calza, egli si pigliava il nevischio in
-faccia e sguazzava nella belletta della piattaforma con un'allegria di
-carnevale, salutando con grida e versi buffi i cocchieri dei tranvai
-che passavano e riprendendo ogni momento a zufolare un motivo della
-_Carmen: toreador attento_, che non sapeva finire. Invidiabile uomo!
-L'idea della colazione bastava a farlo felice. Ogni volta che facevo
-una corsa con lui ritornavo a casa con un appetito da cacciatore
-alpino. Ogni giorno verso quell'ora, quando principiava a stimolarlo la
-fame, egli cascava nei discorsi gastronomici, tormentando i colleghi
-con le più crudeli provocazioni. — Ebbene, camerata, ci staresti a un
-bel piatto di agnellotti, con un buon sugo e molto formaggio, caldi
-che fumino, eh? — o sillabava a voce alta i nomi delle ghiottonerie
-che vedeva di sfuggita nelle vetrine, come parlando all'aria: —
-Mor-ta-della di Bologna! Sa-lame di Alessandria! — e poi dava in una
-risata che scopriva i suoi forti denti bianchi, spiccanti nel sano
-color bruno del viso, attraversato da due grandi baffi neri e lucenti.
-Diceva d'aver quarant'anni; ma ne davan trenta le mosse vigorose, la
-voce sonora, il riso fresco, la giocondità di buon ragazzo che gli
-brillava negli occhi chiari e vivacissimi, sempre sorridenti. Ed era
-simpatico a tutti anche per il suo buon garbo ad aiutare a scendere e a
-salire vecchi, bambini, donne, malati, di qualunque condizione fossero,
-senza gradazione di cortesia.
-
-Quella mattina mi divertì moltissimo. Salì in piazza Carlo Felice
-un quidsimile d'ortolano, con un canestro al braccio, che mandava un
-odore acuto di tartufi bianchi. Quell'odore eccitò subito Giors, che
-tra un fischio e una schioccata di frusta, tra una girata e l'altra di
-freno, prese a fare ogni specie d'allusioni facete al “frutto proibito„
-strizzando l'occhio ora a questo ora a quel passeggiere, contento, come
-se quei tartufi fossero destinati alla sua tavola. — Ah che fior di
-patate! Saccorotto! Roba dell'orto del diavolo! — Il municipio avrebbe
-dovuto proibire di portar in giro quella razza di peste; egli n'avrebbe
-sentito il puzzo nella polenta per quindici giorni. Proprio quello ci
-mancava per aguzzargli l'appetito, quella mattina ch'egli si sarebbe
-mangiato le posate. Tutte le disdette! Per esempio, ci aveva anche un
-cavallo che si chiamava _Risotto_, che a nominarlo soltanto si sentiva
-aprire un vuoto nello stomaco.
-
-Finì di metterlo di buon umore la comparsa d'un signore di sua
-conoscenza, che lo salutò amichevolmente: — Buondì, Giors! Brutto
-tempo, eh?
-
-— Che! — rispose Giors. — È un tempo che rinforza.
-
-— Cosa c'è questa mattina al _Grand Hôtel_ della Barriera di Francia?
-
-— Riso e paste.... con tartufi.
-
-Giors aveva la famiglia alla barriera di Francia, suo _capolinea_, dove
-verso l'undici la moglie gli portava la colazione, ch'egli spacciava in
-cinque minuti, sedendo sul montatoio del carrozzone. Il _Grand Hôtel_
-era quello.
-
-La breve conversazione che fece con lui quel signore, un quarantenne
-sferoidale, che aveva l'aria d'un buon benestante disoccupato, mi svelò
-un originale, un prodotto particolare dell'istituzione dei tranvai,
-appartenente a una famiglia numerosa, di cui non c'è lettore, son
-certo, che non abbia conosciuto qualche esemplare.
-
-Il signore adocchiò i cavalli; poi domandò:
-
-— Dov'è _passerotto?_
-
-— È passato alla linea dei Viali —, rispose Giors.
-
-— E _Gabriella?_
-
-— Sempre all'infermeria.
-
-— Già, quella è debole di nervatura alle gambe davanti; non farà
-servizio per sei mesi. E Ferrari, che non lo vedo?
-
-— È in riserva.
-
-— Quando metterete in circolazione il carrozzone nuovo?
-
-— È in vernice.
-
-— Tò: anche questo ha il difetto solito: bisogna che l'Amministrazione
-si decida a cambiare i freni.
-
-Mi bastò per riconoscere un _tranvaiofilo_. Ne conoscevo già vari.
-Ogni nuovo servizio pubblico, che rappresenti un progresso cittadino,
-tira a sè un certo numero di questi amatori, che prendono a cuore il
-suo andamento, i suoi interessi, i suoi più minuti particolari come
-se fossero azionisti della Società che lo esercita. Il mio vicino era
-uno di quelli che sanno il numero esatto dei carrozzoni chiusi e delle
-giardiniere della _Società Torinese_ e della _Belga_, che conoscono i
-regolamenti, il profitto medio quotidiano di ciascuna linea, il nome
-d'una cinquantina di fattorini, cocchieri e controllori, il nomignolo,
-l'età, le buone qualità e i vizi di altrettanti cavalli, che nelle
-loro corse quotidiane esaminano il materiale, interrogano gl'impiegati,
-notano gl'inconvenienti, danno una mano. se occorre, a rimettere sulle
-rotaie un carrozzone sviato, e fanno qualche volta delle proposte per
-lettera all'Amministrazione, e parteggiano quasi tutti per l'una o per
-l'altra Società, senza alcuna ragione determinata, per un sentimento
-spontaneo di simpatia, che non si saprebbero spiegare.
-
-Ricominciò a celiare con Giors sul _Grand Hôtel_ della barriera, e a
-ridere ad ogni sua risposta amena ammiccando ora all'uno ora all'altro
-come per dire: — Eh, che bell'originale? Ci son io soltanto che lo
-so stuzzicare. — Poi, essendo scesi parecchi, si rivolse a me solo,
-abbassando la voce: — Gran buon uomo, sa. È stato soldato. Prima
-d'entrar nei tranvai faceva l'imballatore. Già, è tutto un personale
-eccellente quello della Belga; l'avrà osservato lei pure. Anche quello
-dell'altra, non fo' per dire. Ah, non ci possiamo lamentare. Io son
-stato all'estero.... e non c'è Parigi, non c'è Londra. Per quello che
-è personale, badiamo bene. Non potrebbero fare una scelta migliore....
-salvo rare eccezioni. — Poi soggiunse sorridendo: — Ce n'è di tutte le
-provenienze. Non troverà un altro personale di servizio pubblico che
-sia passato per tanti mestieri. Anche con quelli d'una Società sola
-lei può mettere insieme una pattuglia di carabinieri, di soldati di
-cavalleria, di guardie di finanza; ci trova chi le fa la barba, chi
-le canta l'_Aida_, chi le stampa un libro, chi le cucina un pranzo in
-tutte le regole. Ci son perfino dei marinai e dei segretari comunali.
-C'è un fattorino della Belga che sa mezzo Dante a memoria e parla
-latino. Non è vero, Giors, che c'è un fattorino che ha fatto il Liceo?
-
-— E come! — rispose il cocchiere. — Ha sempre la testa nelle nuvole.
-Gli caricano tutti i soldi dell'Argentina.
-
- *
-
-Quel benedetto “tranvaiofilo„ mi fece cambiar idea un'altra volta:
-fui tentato di fare uno studio soltanto sugli impiegati dei tranvai.
-L'argomento si prestava a rappresentare in un quadro forte la lotta
-disperata degli innumerevoli cercatori di piccoli impieghi, che,
-nuotando come naufraghi in tutte le direzioni, s'afferrano a tutte le
-travi e a tutte le tavole, e lascian l'una per avvinghiarsi all'altra,
-s'affondano e risalgono per riattaccarsi alla prima, da per tutto
-respinti, sospinti, adunghiati da cento mani che cercano la salvezza
-sullo stesso palmo di legno. La biografia d'una cinquantina di
-cocchieri e di fattorini sarebbe stata una storia maravigliosa, e non
-inutile, di famiglie fulminate e smembrate dalla sventura, dì piccoli
-commercianti falliti, di piccoli proprietari rovinati, di poveri
-diavoli travolti senza posa dalla caserma all'officina, dall'officina
-all'anticamera, alla bottega, alla portieria, alla cantina,
-all'ufficio, sbalzati sul tranvai dalla vettura, dal furgone, dalla
-carretta, dal carro funebre, diversissimi fra di loro d'educazione e di
-cultura, e nel modo di considerare il proprio stato, che è immutabile
-e soddisfacente per gli uni, e transitorio e insopportabile per gli
-altri, destinati in gran parte a nuove cadute, a nuove trasformazioni,
-a nuove avventure. Ed anche mi allettava allo studio la vita strana di
-costoro, che corrono la città tutto l'anno e tutto il giorno, mangiando
-a scappa e fuggi come soldati alla guerra, in contatto con gente
-d'ogni classe e d'ogni ceto, strisciati dalla veste profumata della
-signora, urtati dal gomito brutale del briaco, costretti continuamente
-a disputare, a ammonire, a comporre dissidi, spettatori e uditori
-obbligati d'amori, di pettegolezzi, di discussioni, di beghe, di
-ridicolaggini e di miserie infinite. E con questa nuova idea, per vari
-giorni, andai interrogando fattorini e cocchieri....
-
- *
-
-Ma proprio in quei giorni fermarono la mia attenzione altri personaggi,
-che m'indussero da capo ad allargare il campo del mio libro.
-
-La prima fu una vecchietta della campagna solita a venire a Torino
-sul tranvai che parte dalla barriera di Francia. Veniva forse da Pozzo
-di Strada. La trovavo quasi sempre sulla piattaforma, con accanto un
-sacco ritto, pieno di non so che, molto pesante, al vedere. Scendeva
-ogni volta al crocicchio di via Venti Settembre. Giors l'apostrofava
-di tratto in tratto come una conoscente: — _Bondì, mare_ —; essa
-rispondeva con un cenno del capo. Non apriva mai bocca se non per
-chiedere scusa ai passeggieri dell'ingombro del suo sacco, che mutava
-di posto ogni momento, perchè impacciasse il meno possibile. Era una
-vecchierella piccolissima, con le braccia d'una cortezza straordinaria,
-vestita rozzamente, ma molto pulita, con un fazzoletto di colore sul
-capo: un viso umile e buono. Soleva star ritta in un angolo, con una
-spalla appoggiata alla colonnina, con la fronte bassa, con gli occhi
-fissi sui piedi dei vicini, come meditando, e non solo non guardava,
-ma pareva che non vedesse nessuno, e ogni tanto chiudeva gli occhi, e
-stava un po' così, come se dormisse. Per via Garibaldi si faceva il
-segno della croce quando il tranvai passava davanti alla chiesa di
-San Dalmazzo, alla Trinità e ai Santi Martiri, o quando incontrava
-una processione di _Figlie verdi_ col crocifisso. Era evidente che
-aveva un pensiero fisso, un'immagine triste immobile davanti alla
-mente, un dolore chiuso e grave che non cercava conforti e che nessuna
-parola pietosa avrebbe potuto alleviare. Una mattina poco mancò
-che un sobbalzo improvviso del carrozzone non la buttasse giù: fece
-appena in tempo ad afferrarsi alla colonnina; ma non passò sul suo
-viso bruno e rugoso la più leggiera espressione di spavento: non le
-premeva la vita, si capiva. Che poteva esser stata la sua vita? La
-ricorrevo con l'immaginazione, guardando lei: curvata al lavoro fin
-da bambina, sfiorita a vent'anni, sposata per la dote d'un palmo di
-terra, maltrattata, abbandonata dai figliuoli adulti, rimasta sola,
-forse, dopo cinquant'anni di fatiche e di stenti, con un vecchio
-ingrato e malato.... Mi destava una grande pietà. All'angolo di via
-Venti Settembre scendeva, si metteva il sacco sulle spalle e, piegata
-sotto il peso, pigliava verso Porta Palazzo. Vista di dietro, nella
-strada, pareva una bimba, tanto era poca cosa: era veramente l'immagine
-della sua vita: una cosa di nulla, china sotto un gran carico, in mezzo
-a gente che la urtava e non le badava. Studiando la sua tristezza,
-l'ultima volta che la vidi, vi scopersi l'espressione d'un dubbio o
-d'una speranza, mi parve come un dolore che aspettasse, e che dovesse
-cessare un giorno o mutarsi in disperazione....
-
-L'altro “personaggio„ fu una signorina che trovavo qualche volta sul
-tranvai del Martinetto, qualche volta su quello di corso Vinzaglio,
-sempre sola. La prima volta che la vidi, seduta in un angolo del
-carrozzone, il suo viso si disegnava di profilo sopra il vetro del
-finestrino, dov'era dipinto in colore azzurro e rosso di fuoco un
-annunzio figurato di pastiglie per la tosse; e pareva veramente un viso
-di vergine campeggiante nell'invetriata d'una cattedrale; così puro di
-linee, così casto d'espressione e d'una bianchezza così eguale e soave
-che avrebbe attirato il primo sguardo fra dieci visi di monache tutte
-belle. Fui anche più maravigliato quando si voltò, mostrando due grandi
-occhi chiari e sereni, che si fissavano un momento ora sull'uno ora
-sull'altro di quelli che la guardavano senza dare il più leggiero segno
-nè di stupore, nè di compiacenza, nè di suggezione, come gli occhi
-d'una creatura chiusa alle passioni umane. Aveva l'aria d'una ragazza
-che non potesse arrossire per ignoranza del peccato, che non avesse più
-mutato aspetto dall'età di cinque anni, e a cui mancasse la coscienza
-del proprio sesso: una di quelle figure serafiche, che non ci riesce
-d'immaginare intese a un'occupazione volgare, e quasi neppure alla
-soddisfazione d'un bisogno fisico, come se del corpo umano non avessero
-che le forme esteriori. Ebbi un disinganno, peraltro, quando la vidi
-levarsi in piedi e discendere: era molto alta di statura, stretta di
-spalle, un corpo di bambina allungata, così esile e leggiera, che un
-ragazzo l'avrebbe potuta portar via. Tutta la sua bellezza era nel
-capo, incoronato d'una stupenda capigliatura castagna: la natura le
-aveva abbozzato il resto senz'amore. Vestiva molto modestamente, con
-semplicità severa, come si vestirebbe una monaca costretta a smettere
-per un giorno l'abito religioso. Mi destò una viva curiosità. E fin
-dalla prima volta mi sorse nella mente un'immagine che non ne uscì più:
-Vittoria Colonna morta, del pittore Iacovacci: chi sa perchè? Vidi lei
-vestita di bianco, distesa sopra un catafalco, lunghissima, ravvolta
-in un velo bianco, coronataci fiori bianchi, in mezzo a quattro grandi
-ceri fiammanti, e la chiamai dentro di me: _la vergine morta_. Chi
-poteva essere, così bella e così strana, e sempre così sola? Non
-l'ombra d'un pensiero mi passò per la mente, che non fosse rispettoso,
-poichè s'ha un bel sapere per esperienza che i visi ingannano: ci sono
-dei visi su cui si giura. E mi rimase un desiderio acuto di sapere, e
-feci il proposito fermo di chiedere, di scoprire in qualunque modo chi
-fosse.
-
-Il terzo personaggio mi destò una curiosità anche maggiore. Una
-mattina che nevicava, in via Garibaldi, fa fermare il tranvai un
-piccolo signore sulla cinquantina, con gli occhiali e il pizzo grigio,
-s'avvicina per salire sulla piattaforma davanti, e, visto me, mi lancia
-un'occhiata severa e scappa sulla piattaforma di dietro. Diavolo!
-Già una volta l'avevo visto fare quell'atto; ma non m'era nato alcun
-sospetto: poteva essere un caso o uno sbaglio. Ma la seconda volta
-non cadeva più dubbio. Ero proprio io la forza repellente. E perchè
-mai? Non lo conoscevo; non ricordavo d'avergli parlato mai. È però
-tanto facile il dimenticarsi d'aver offeso, anche non volendo, uno
-sconosciuto, o con una lettera asciutta, o col silenzio, o con uno
-sgarbo fatto per la via, che mi diedi a cercare rapidamente nella mia
-memoria. Ma non vi ritrovai nè il suo viso, nè un indizio qualsiasi
-della sua esistenza. Che fosse un'antipatia letteraria così violenta
-da rendergli insopportabile la mia vicinanza? Ma non m'aveva l'aria
-d'un cittadino che potesse patire di quella malattia: pareva d'una
-professione remotissima dal mondo delle lettere, come un notaro o un
-segretario d'agenzia, un padre di famiglia serio e posato. A un certo
-punto, voltandomi indietro, mentre i due usci erano aperti, lo vidi
-ritto sull'altra piattaforma, e incontrai il suo sguardo: egli dilatò
-gli occhi, come a una sorpresa sgradevole, e voltò bruscamente il capo
-dall'altra parte.... Ombre degli avi miei! Era veramente un'antipatia
-d'indole acuta; era un uomo che m'avrebbe dato fuoco da due parti.
-Ebbene, rimasi male; sì, alla mia tenera età! perchè son uno di quei
-poveri diavoli che non sanno rassegnarsi a essere odiati. Presi nota di
-quel viso nella mia memoria. L'“amico„ doveva star di casa su quella
-linea, l'avrei rivisto, avrei forse scoperto il suo _perchè_, e mi si
-poteva offrir il modo di levare a lui il verme dal cuore e a me l'osso
-dalla gola....
-
- *
-
-Mi si presentarono intanto altri personaggi; la cosa s'avviava bene.
-Pensai che si potessero anche studiare sul tranvai gli effetti degli
-avvenimenti politici; ma mi persuasi presto che, per questo riguardo,
-c'era poco da cavare da un popolo dell'indole del torinese. Eran quelli
-i giorni della grande ansia pubblica per la sorte della fortezza di
-Makallè. Sui tranvai di Napoli avrei inteso chi sa che discussioni ed
-esclamazioni; su quelli di Torino non c'era nulla da raccogliere: la
-mattina leggevan tutti il _Popolo_ e la _Stampa_, in silenzio, e solo
-i conoscenti barattavano qualche parola a voce bassa, per lo più dei:
-— ma! — secchi e solitari, come suoni di bottiglie stappate. Conobbi
-però un fattorino che s'occupava della guerra con gran passione, e
-che mi diede egli solo una forte spinta a scrivere il libro. Era una
-settimana sulla linea del Martinetto, un'altra su quella dei Viali:
-un lanternone biondiccio, con gli occhi lustri e le guance cave, che
-arieggiava lo Zanardelli. Lo chiamavano Carlin. Era acceso d'un sacro
-furore per la guerra d'Africa; diceva egli stesso che fin dal principio
-della campagna quello era un suo pensiero fisso, che non gli dava pace.
-Tendeva l'orecchio a tutti i discorsi guerreschi dei passeggieri,
-e quando sentiva biasimar la guerra o far presagi sinistri, faceva
-dietro le spalle del parlatore degli atti violenti di negazione. Le
-buone notizie lo inebbriavano, e allora parlava alto da sè: — Bravo
-Galliano! Ah non importa: si fanno un bell'onore! Ah, la vedremo! —
-E aveva il baco dello stratega: ripeteva ogni mattina che bisognava
-pigliarli fra due fuochi, e faceva l'atto con le braccia. — Ma perchè
-non li pigliano fra due fuochi? — Gli pareva così semplice! E non
-sapeva darsi ragione del perchè non lo facessero. — Non concluderanno
-niente — diceva —, fin che non li attaccheranno davanti e di dietro
-non concluderanno niente; non ne tornerebbe più uno a casa di quei
-maledetti negri, non uno! — Se la prendeva anche con la Francia per un
-pezzo d'articolo insolente che aveva letto tradotto in un giornale;
-avrebbe voluto che si “desse una lezione„ anche alla Francia. Era un
-esempio maraviglioso di atavismo bellico. Le sue idee sulla politica
-estera si riducevano in un solo concetto semplicissimo: — _darle_ —;
-dandole, non importa a chi nè con qual fine, s'accomodava ogni cosa.
-Avendo un giorno udito parlare delle stragi d'Armenia, diceva che
-si doveva mandar là “in vcntiquattr'ore„ tutte le flotte: era molto
-semplice anche il suo modo di risolvere la quistione d'Oriente: —
-_Bombardé tutt!_ (Bombardar tutto) — e accennava con un gesto largo
-tutto l'orizzonte. Ma pochi gli davan retta, perchè i blateroni, a
-Torino, fanno poca presa. V'era un solo passeggiere che gli rispondeva
-ogni tanto qualche monosillabo perchè lo doveva conoscere da un pezzo,
-un abbonato che saliva ogni mattina alla stess'ora sui tranvai diretto
-a Piazza Castello, un tipo di travet che ha del suo, grasso e severo,
-e correttamente vestito; che Carlin chiamava “cavaliere„. E anche
-questo era destinato ad essere uno dei miei personaggi prediletti.
-Era la figura ideale del _bicchierino_ pacato e compassato. Si sedeva
-ogni mattina dentro, dalla parte posteriore del carrozzone, e se
-non trovava libero quell'angolo, anzichè sedersi in un'altra parte,
-restava in piedi di fuori. Appena seduto, ogni volta con lo stesso atto
-riposato tirava fuori dalla stessa tasca del soprabito la _Gazzetta
-del Popolo_, l'apriva lentamente, e leggeva sempre per prima cosa la
-cronaca cittadina, e poi il rimanente, ma senza mai tagliare il foglio,
-che voltava e ripiegava con tutti i riguardi, e senza dar mai nel viso
-il più leggiero segno di curiosità o di maraviglia, qualunque fossero
-le notizie del giorno; finchè arrivato in Piazza Castello tirava
-fuori l'orologio, ogni mattina con lo stesso gesto, e guardava l'ora
-prima di scendere. Un vero _travet_ dello stampo antico, conservatosi
-intatto perfettamente. E d'un amor proprio campanilista così geloso!
-Una mattina, lui presente, vedendo che passava un carro sul marciapiede
-per lasciar la strada al tranvai, dissi forte a un mio amico: — Già,
-questa via Garibaldi è troppo stretta. — Egli alzò dalla _Gazzetta_
-il viso stupito e sgranando gli occhi verso di me, senza guardarmi in
-faccia, mormorò: — Stretta Via Ga-ri-bal-di? — Poi ricominciò a leggere
-con una sfumatura di sorriso ironico sulle labbra. Tutta l'anima del
-vecchio Torinese s'era rivelata in quelle tre parole. Me ne innamorai,
-e scrissi i suoi connotati nel mio taccuino.
-
- *
-
-Pure in quei giorni feci un'altra scoperta che mi diede un impulso
-di più a colorire il mio disegno, la scoperta (non posso far di meno
-di quest'espressione barbarica) dell'“erotismo tranviario„ una delle
-“molte forme psicologiche di quella eccitazione sessuale„ che, secondo
-il Ferrero, è cagione della minore attitudine della razza latina al
-lavoro metodico, in confronto della razza anglo-sassone. Scopersi che
-v'è una famiglia d'uomini di tutte le età, ma i più dell'età matura e
-della classe agiata, facilmente riconoscibili, per i quali il tranvai
-è un nido errante di delizie erotiche del pensiero, una specie di arem
-continuamente cangiante, in cui per la via degli occhi, dell'olfatto
-e dei contatti fortuiti essi si procurano mille godimenti raffinati
-dell'immaginazione. Infatti, respirare come in un salottino un'aria
-pregna di delicati profumi femminili, seder per mezz'ora in mezzo a
-due belle signore che vi pigiano, sentirsi urtare il ginocchio dal
-ginocchio o premere il piede dal piedino d'una signorina che entra o
-che esce, o appoggiar la mano inguantata sulla spalla da un'altra che
-perde l'equilibrio nell'atto di sedersi, e altre cosette simili, sono
-piccole voluttà in nessun altro luogo così frequenti e così facili
-come nella carrozza di tutti. V'è in questa famiglia una varietà
-grandissima di dilettanti, da quello che cerca soltanto dei piaceri
-quasi spirituali, come il _grazie_ e il sorriso della signora a cui
-cede il posto o apre l'uscio o porge il fazzoletto dimenticato o
-sorregge il bambino quando scende, via via, per una gradazione minuta,
-fino a quello che preferisce le voluttà più sensuali della piattaforma,
-dove le sere dei dì di festa, fra la calca della gente in piedi, si
-trova a strofinar la barba sulla capigliatura fresca d'una ragazza
-del popolo, o riceve sul petto e nel viso l'urto e l'alito d'una bella
-persona buttatagli addosso da un sobbalzo del carrozzone, o può premere
-col braccio un braccino imprigionato, di cui sente la morbidezza a
-traverso la manica. Studiare questi vari “amorosi„, e in special modo
-gli ultimi, del palcoscenico rotante, osservare le simulazioni diverse
-di fredda indifferenza o di raccoglimento filosofico con cui cercano
-di coprire le loro ebbrezze silenziose, e cogliere anche il contrasto
-comico che c'è qualche volta tra la gravità dei loro discorsi politici
-e la natura delle loro sensazioni e dei loro pensieri segreti, mi parve
-una cosa nuova e allettante. E apersi una colonna per gli erotici dei
-tranvai nello scartafaccio dei miei appunti.
-
- *
-
-Ebbi ancora una spinta a scrivere esperimentando quante più cose
-abbracci e penetri la facoltà d'osservazione quando invece d'aspettare,
-come di solito, il richiamo degli oggetti, si fa una facoltà attiva,
-che interroga e cerca, acuita dalla curiosità e stimolata da uno scopo.
-Non ero ancora ben fermo nel mio proposito che già, in quegli ultimi
-giorni di gennaio, avevo raccolto una maggior quantità d'osservazioni
-che non avessi fatto per l'addietro in molti anni; alcune delle quali,
-d'ordine generico, m'avrebbero messo sulla via di farne molte altre
-curiosissime. Avevo osservato, per esempio, che signori e signore,
-rispetto al modo di considerare il tranvai, si dividono in due ordini:
-quelli che lo hanno accolto e se ne servono volentieri, senz'alcuna
-ripugnanza, anzi quasi compiacendosi della promiscuità delle classi
-che v'è inevitabile, e quelli che se ne giovano perchè non possono
-farne di meno, ma che, per quella ragione che lo rende ad altri
-piacevole, vi ripugnano, e fanno un piccolo sacrificio d'amor proprio
-ogni volta che vi salgono, e mostrano a mille segni sfuggevoli, mentre
-vi stanno, di adontarsi dei contatti plebei e di non veder l'ora di
-uscirne. Avevo notato, in special modo nella gente del popolo, e più
-che altro nel sesso femminile, altre due grandi famiglie: quella dei
-disinvolti, in cui è vivo e altero il sentimento dell'eguaglianza, che
-s'accomodano e discorron forte fra i signori come in casa propria,
-non vergognandosi, anzi facendo quasi ostentazione dei loro panni
-poveri; e quella dei timidi, giovani e ragazze per lo più, anche
-del ceto medio, che entrano impacciati e arrossendo come in casa
-d'altri, umilmente cerimoniosi, e siedono tenendo gli occhi sulle
-ginocchia, e aspettano per scendere che tiri un altro il campanello,
-per non attirar l'attenzione sopra sè soli. Mi s'era presentata fra i
-passeggieri d'ogni classe un'altra divisione notevolissima: la schiera
-dei noncuranti, che non hanno alcuna curiosità dei propri simili,
-che stanno là con gli occhi morti, senza guardar nè chi esce nè chi
-entra, come se fossero stufi dello spettacolo della vita e non avesse
-più alcun viso umano maggior significato per loro che una pietra
-del lastrico, e quella degli spiriti curiosi, che giran gli occhi
-continuamente da un viso all'altro, badando a ogni atto e a ogni parola
-di tutti, con la vivacità evidente d'un pensiero che scruta, indovina
-e commenta, come se ogni sconosciuto che entra nel carrozzone entrasse
-nella vita loro e dovesse un giorno esercitare un influsso sul loro
-destino.... E altre mille cose osservavo ogni giorno, maravigliandomi
-di non averle prima vedute mai, come se fosse stato sempre tra me
-e i miei compagni di corsa interposto un velo, che soltanto in quei
-giorni si squarciasse. Quante scene mute finissime e giochi riflessi di
-fisionomia e manifestazioni involontarie di pensieri e di sentimenti
-intimi fra quella gente che non si conosce, che si vede e si tocca
-per un momento, e non s'incontrerà forse mai più nella vita! Che
-baleni guizzano sul viso della ragazza povera, ma bella e opulenta
-di forme, quando siede di fronte alla signorina d'aspetto infelice e
-d'abbigliamento splendido, della quale si sente gli sguardi addosso
-e indovina i pensieri; quali ombre passano sul viso della signora
-elegante, regina del tranvai per cinque minuti, quando n'entra un'altra
-elegantissima, che svia da lei e attira a sè tutti gli sguardi e le
-siede davanti vittoriosa posando i piedi sulla sua corona caduta; e
-quante cose dicono gli occhi della vecchia ragazza malinconica quando
-le sta di faccia una florida mamma campagnuola con un gran pezzo di
-marmocchio rosato che le succhia l'anima dal seno! E che rapido e
-parlante scambio di sguardi e di sorrisi segue tra i passeggieri quando
-il sindaco della città, conosciuto da tutti, non trova più posto che
-accanto a uno spazzino municipale con tanto di scritta sul cappello, e
-quando una mondana dipinta, incipriata e petulante, riconoscibile alla
-prima occhiata, si viene a seder dirimpetto a una povera monachella
-che sfila il rosario col mento inchiodato sul petto, e quando un
-giovinotto attillato, che ha già preso un atteggiamento galante davanti
-a una bella signora, scendendo questa ad un tratto, si vede sedere
-di faccia in luogo suo un vecchio donnone in rovina con un cavolo
-enorme fra le braccia! E muta ogni tanto, come un quadro dissolvente,
-l'aspetto generale della compagnia. Predomina per un tratto il bel
-sesso signorile con un profumo misto d'essenze fini e di viole; poi
-si squaglia come per accordo, e prevale il popolo minuto — operai,
-erbivendolo, serve — con un odor forte di pipe spente e di cipolle; e
-poco dopo si trasforma il carrozzone in una stanza della Maternità,
-dove cinque o sei piccini sgambettano e gnaulano, rodono mele e
-pagnotte e succhiano poppaiole e caramelle; e dieci minuti appresso
-non ci son più che vecchi intabarrati, occhiali e barbacce, facce
-gravi d'uomini d'affari che consultano taccuini e discuton di cifre
-come in una sala d'agenzia. E in ciascuno di questi quadri mutevoli è
-un succedersi continuo di macchiette che spiccano vivamente sul fondo,
-ora un ufficiale in gran divisa, ora un prete che legge l'ufficio, o
-una signora con un mazzo di fiori, un ubbriaco che parla da sè, un
-malato che languisce, un contadino che dorme. Una piccola immagine
-della società umana, infine, un piccolo mondo pieno anch'esso di pompe
-e di miserie, di ravvicinamenti strani e di contrasti bizzarri, col
-suo baratto perpetuo d'invidie, di disprezzi e di danari; nel quale v'è
-chi scende, chi sale e chi casca, chi va fino a capo della corsa e chi
-s'arresta a metà, e chi non trova posto e chi n'occupa troppo, e gli
-uni lo disputano agli altri, e questi ridono, e quelli si lagnano, e
-tutti hanno premura di giungere, e il veicolo che porta tutto questo —
-come quell'altro — va, va, va senza posa
-
- per tornar sempre là donde s'è mosso.
-
- *
-
-A questo punto il libro mi si disegnò nel pensiero lucidamente:
-scrivere quello che vedevo sui tranvai, giorno per giorno, per il corso
-d'un anno, dipingendo le persone più notevoli che v'avrei rivedute
-più sovente; rappresentare le relazioni e l'azione che esercitano
-l'una sull'altra, mescolandovisi, le varie classi sociali, senza
-forzare il vero ad alcun fine; ritrarre, insomma, il più fedelmente
-possibile, quella varia commedia umana, sparsa e fuggente per quindici
-lunghissime linee, che, intersecandosi in cento punti, costituiscono
-nella circolazione generale della vita cittadina una circolazione più
-rapida, e quasi una vita volante al disopra di quella della popolazione
-che cammina. Ma dal concepire il disegno al cominciare risolutamente
-il lavoro c'è un passo, che in più d'un caso non si fa mai. A farlo
-occorre alle volte un ultimo impulso, un piccolo accidente, che è
-come la fiammella che dà fuoco a una grande architettura pirotecnica
-lungamente preparata.
-
-Questo piccolo accidente m'occorse l'ultimo giorno del gennaio, verso
-il tramonto, sulla linea del Corso Vinzaglio. Il carrozzone era pieno.
-Sul Corso Vittorio Emanuele salì e rimase in piedi sulla piattaforma
-davanti una donna del popolo d'una trentina d'anni, vestita male, che
-teneva in braccio una bellissima bambina bionda di nove o dieci mesi.
-Stando lei rivolta verso i cavalli, la bambina, appoggiata alla sua
-spalla, volgeva il viso indietro, verso uno dei finestrini; dietro il
-quale, nell'angolo interno del carrozzone, sedeva una giovane signora,
-che avevo visto altre volte su quella linea, e che per il viso, il modo
-di vestire e il contegno ugualmente singolari m'aveva colpito. Era
-piccolina, ma bella, con due grand'occhi scuri e sporgenti; un viso
-bruno pieno di vita e improntato d'una bontà grave, calda, inquieta,
-ardita, come quella d'una suora di carità sul campo di battaglia;
-e avevo notato che quando parlava le veniva su di tratto in tratto
-un'ondata di sangue e le si gonfiava il collo e le s'alzava il seno
-con violenza come se la forza della passione le opprimesse il respiro.
-Ed era vestita bene, ma senza nulla di vistoso, con una discrezione
-evidentemente voluta, che appariva anche più modesta accanto
-all'eleganza della bambinaia che aveva con sè; e c'era nel suo vestito
-una certa trascuratezza inconsapevole, che s'accordava coi suoi capelli
-un po' scomposti, non per arte, si vedeva, ma per negligenza. Teneva in
-quel momento ritto sulle ginocchia un bambino d'un anno al più, vestito
-con lusso, bruno come lei, con gli occhi grandi e oscuri come i suoi;
-il quale stava appoggiato col viso e con le mani contro il vetro del
-finestrino.
-
-Il bambino e la bambina si trovarono così di fronte l'uno all'altra,
-quasi toccandosi col viso, non separati che dal vetro.
-
-Appena si videro, parve che si riconoscessero dopo essersi per
-lungo tempo desiderati e cercati. Non è raro il caso fra bambini di
-quell'età; ma uno così bello non l'avevo visto mai. Cominciarono
-a sorridersi, poi a ridere, a scuotersi e a tender le braccia, la
-bambina chinandosi, il bimbo alzandosi sulla punta dei piedi; palpavano
-il vetro con le manine, volevano toccarsi, avvicinavano i visi,
-cercavano di sguisciare dalle mani delle loro mamme, ed eccitati a
-vicenda da quella mimica amorosa, s'agitavano e ridevano sempre più
-forte, mostrandosi i sedici dentini incisivi che avevano fra tutte e
-due, ansando e accendendosi nelle guance, trillando e scattando con
-tal vivacità l'un verso l'altro, che prima le due madri dovettero
-voltarsi e trattenerli perchè non dessero delle capate nel vetro, e poi
-tutti i passeggieri ch'eran dentro si misero a guardare, sorridendo,
-maravigliati di quella espansione irrefrenabile di simpatia e
-d'allegrezza.
-
-Tutt'a un tratto la signora balzò in piedi, aperse l'uscio con una
-mossa vigorosa e uscendo sulla piattaforma alzò il suo bimbo verso
-la bambina, che l'aspettava con le braccia tese. Volevano baciarsi,
-ma non sapevano, si misero le mani sul capo e intorno al collo, si
-strofinarono il viso l'un contro l'altro, e poi s'avviticchiarono,
-parendo per un momento un solo grosso bimbo con due teste, vestito per
-metà da povero e per metà da signore, con una capigliatura mezza bruna
-e mezza bionda....
-
-— Ah che _birichinaia grama_! — esclamò Giors, dando una frustata ai
-cavalli, dopo aver visto la scena. — Maledetta razza di sfaccendati, di
-mangiapani a tradimento! — E voltando verso di me il viso esilarato: —
-Eh, a quell'età, in pieno tranvai! E il povero Giors che fa lume! — E
-diede in una risata. Ma vidi che aveva gli occhi inumiditi.
-
-— Il libro è fatto — pensai.
-
-
-
-
-CAPITOLO SECONDO.
-
-
- Febbraio.
-
-Un consiglio agli studiosi delle donne: osservino i loro diversi
-modi di far fermare il tranvai, di sulla strada e di dentro, e ne
-ricaveranno gran lume a giudicare del loro carattere. Alcune agitano
-l'ombrellino in alto, da lontano, come un capitano di cavalleria
-agita la sciabola, o gridano un _alt_ imperioso, corrugando la
-fronte e tendendo il braccio come per dare un ordine perentorio a
-un marito ribelle; altre muovono la mano all'altezza della spalla,
-come chi chiama a sè qualcheduno, o l'alzano graziosamente con due
-dita tese e col capo un po' inclinato da una parte, sorridendo,
-nell'atto della scolaretta che chiede il licet alla maestra: mogline
-sottomesse, parrebbe. E infinita e piena di significati psicologici
-è la gamma degli _alt_ argentini e gravi, tremoli e dolci come note
-di tortora o interiezioni amorose, o duri e taglienti come i _no_
-d'una virtù inespugnabile. Quelle che hanno l'_alt_ soave, per lo più,
-s'affrettano a salire, chiedendo scusa del ritardo con uno sguardo
-timido e sorridente; le altre, invece, se anche sono d'un bel tratto
-lontane, fanno il comodo loro, non badando agli atti d'impazienza dei
-passeggieri che aspettano, o mostrando un viso di regine offese. E sono
-anche più diversi i modi di far fermare per discendere. Le une s'alzano
-di scatto e danno una strappata alla correggia del campanello come
-padrone irritate che chiamino il servitore; le altre fanno un cenno di
-preghiera al fattorino perchè tiri lui, o se stanno sulla piattaforma,
-premono delicatamente con l'indice la spalla del cocchiere e gli
-domandano all'orecchio, come in confessione, se vuol _far il piacere_
-di fermare _un momento_. E si capisce che in molte, specialmente della
-classe alta, deriva da un concetto esagerato della brutalità degli
-uomini del popolo e del loro mal animo contro i signori la cortesia
-eccessiva e quasi umile che usan con loro; con la quale cercano
-d'ammansirli, come cagnacci ringhiosi, per timore di villanie gratuite;
-ed è altrettanto palese che quelli rispondono malamente, in molti casi,
-a quella cortesia soverchia, appunto perchè ne intuiscono la cagione, e
-se ne adontano.
-
- *
-
-Stavo riandando queste osservazioni, fatte per l'addietro, quando salì
-accanto a me sul tranvai dei Viali, vicino alla Mole Antonelliana,
-un bel giovanotto di mia conoscenza, una specie di fanciullo erculeo,
-sano e fresco come un fiore, figliuolo d'un ricco proprietario di case,
-dilettante di pittura a ore perse, simpatico per un misto originale
-d'ingenuità e d'arguzia, e compagno di chiacchiere piacevolissimo,
-perchè conosceva mezza Torino. Seguitai con lui a voce alta il corso
-dei miei pensieri.
-
-— Ah! — esclamò, — lei fa degli studi sui tranvai. E anch'io. — Aveva
-fatto egli pure delle osservazioni sull'“erotismo tranviario„, ma
-s'occupava d'un ordine particolare di fatti: era uno _specialista_ del
-bel sesso. S'interruppe per guardare una signora seduta dentro; poi mi
-domandò se mi ricordavo dove quella signora fosse salita. In piazza
-Vittorio Emanuele, mi pareva. — E scusi — ridomandò — ha osservato
-che abbia preso il biglietto di coincidenza? — Non l'avevo osservato.
-Rimase un po' pensieroso; poi disse piano: — L'ha preso di sicuro.
-È strano. Gira su tutte le linee e prende sempre la coincidenza. Ci
-dev'essere un perchè: forse per sconcertare i curiosi, o per sviare
-qualche spia, che sospetta d'aver alle calcagna. — Gli domandai
-chi fosse. Lo sapeva; ma non lo disse. — È la signora.... delle
-coincidenze — rispose sorridendo. E mi parlò della sua “specialità„.
-Egli si divertiva a indagare i misteri amorosi. C'era, per esempio,
-una signorina di famiglia conosciuta, che saliva sempre sul tranvai
-con la sua cameriera, ma fingendo di non essere in sua compagnia, e
-a un dato punto scendevano tutt'e due, e l'una pigliava da una parte,
-l'altra dall'altra, come se non avessero nulla a che fare fra di loro:
-c'era lì sotto un segreto, che non aveva ancora potuto scoprire. Ah i
-tranvai, che agevolezze avevano portato agli amori e che tormenti alle
-gelosie! Egli sapeva di mariti gelosi che proibivano assolutamente alla
-moglie di salirvi; che piuttosto di salire con essa sulla piattaforma
-affollata, quando dentro non c'era più posto, facevano due miglia a
-piedi sulla neve, e che quando eran costretti a ficcar la loro metà
-in quella calca d'uomini in piedi, vigilavano le facce circostanti con
-occhi di basilisco soffrendo delle torture d'inferno. Ne aveva inteso
-uno, in un salotto, chiamare l'istituzione del tranvai immorale, e
-definire i carrozzoni veicoli di scandalo, case ambulanti di mala fama.
-Ma d'altra parte, era un'“istituzione„ assai comoda per il servizio di
-polizia coniugale. Egli conosceva una signora che cercava gli scontrini
-negli abiti di suo marito per accertarsi ch'egli fosse veramente andato
-dove aveva detto, e che spesso, quando egli usciva dicendo: — Vado nel
-tal sobborgo — usciva essa pure, subito dopo, per pigliare un'altra
-linea convergente allo stesso punto; per il che accadeva qualche volta
-che in capo alle due corse, alla barriera di Nizza o di Casale, moglie
-e marito si ritrovavano di fronte, lei contenta d'averlo riconosciuto
-sincero, lui arrabbiato d'esser stato seguito; e ne seguìva una scena.
-— La linea dove avvengono più incontri d'amanti — disse poi —, è quella
-da piazza Castello alla barriera di Nizza. — Gli domandai perchè. —
-Non lo so — rispose —, ma è quella. Ne riparleremo. — E mentre stava
-per scendere, si rattenne per dirmi: — Guardi là, intanto, un quadretto
-curioso per lei.
-
-Era un quadretto amenissimo, infatti; una famiglia numerosa,
-raggruppata da un lato del viale, due vecchietti, tre ragazze e due
-bimbi, che accennavano al cocchiere di fermare agitando tutti insieme
-nella nebbia una canna, quattro ombrelli e non so quanti fazzoletti,
-con le braccia in alto, con un movimento regolare e continuo, come un
-gruppo di naufraghi sopra uno scoglio, che chiedessero soccorso a un
-bastimento.
-
-— Frequenti la linea della barriera di Nizza — mi ripetè il pittore
-discendendo; — ci troverà molti _documenti_.
-
- *
-
-Dovetti appunto in quei giorni frequentar quella linea per andar a
-visitare un vecchio amico malato, che stava sul corso Galileo. E fu un
-piacere nuovo per me, in quelle mattinate grigie d'inverno, correndo
-quella lunghissima via diritta, a cui la grande stazione affumicata
-della ferrovia, i camini delle officine, il via vai fitto dei carri e
-la folla e la nebbia danno l'aspetto d'una via di Parigi o di Londra,
-osservare nella rapida corsa come la città via via dirada, rappicinisce
-e si acqueta fino alla barriera di Nizza, dove par che nelle cose e
-negli uomini incominci la pace della campagna. In pochi giorni conobbi
-la linea. Andando verso le dieci vedevo venir giù la _vivandiera_,
-il carrozzone consolatore che porta in piazza Emanuele Filiberto
-la colazione dei fattorini e dei cocchieri, il carico dei canestri
-sospirati, gli uni per gli scapoli, dati dalla Cucina economica della
-_Società Torinese_, gli altri portati alla Società o rimessi man mano
-al conducente lungo la via e raccomandati come bambini dalle mogli e
-dalle figliuole, appostate ogni giorno a quell'ora in quei dati punti,
-come per un convegno amoroso. Ritornando verso mezzogiorno incontravo
-il tranvai della “corsa degli impiegati„, quello che, partendo da
-piazza Castello alle undici e mezzo, raccoglie lungo il tragitto
-tutti i _travet_ che vanno a desinare a casa in borgo San Salvario,
-sbadigliando a bocca squarciata, con la faccia lunga dalla fame e gli
-occhi rotanti dall'impazienza. Ritornando invece a notte fatta, trovavo
-nel carrozzone illuminato delle famigliole borghesi che andavano al
-teatro, eccitate dall'avvenimento insolito come se venissero a Torino
-da un'altra città, strette in conversazioni scolarescamente vivaci,
-come brigate giovanili partenti per un viaggio notturno d'avventure.
-E tra una corsa e l'altra, osservando i cavalli mentre aspettavo la
-partenza alla barriera, cominciai a prender simpatia per quelle povere
-bestie, venute la più parte dall'Ungheria, comprate alle fiere di
-Lunigo, di Novara e di Padova, alcune ancora belle e vigorose, altre
-con le gambe davanti già piegate e sformate dagli strapazzi, distinte
-con ogni specie di strani nomi, trovati dalla fantasia degl'impiegati
-intinti di lettere, — Sparta, Ovo, Falò, Rabagas, Romanziere, Ministro,
-Bibi, Colonnello, Episodio, Camelia, Passerotto, Senato, — destinate
-a passare un giorno dai tranvai alle _cittadine_, alle carrette, alle
-macine, ai carri mortuari, ai carrozzoni dei saltimbanchi, per dare poi
-all'uomo anche la carne e la pelle e le ossa, dopo aver faticato dieci
-anni al suo servizio e lasciato la vita sotto la sua frusta....
-
- *
-
-Fin dal primo giorno conobbi su quella linea un cocchiere tipico; e
-do a questa parola il suo vero significato, perchè era un di quelli
-che in ogni famiglia d'impiegati o d'operai par che condensino in sè
-tutti i malumori, tutte le stizze, tutti gli spiriti ribelli della
-famiglia. Era un traccagnotto col capo nelle spalle, con un viso
-color di terra cotta, che pareva enfiato, con gli ocelli di bragia, la
-barba di setole, una voce di tuono. Gli muggiva in corpo una tempesta
-perpetua. Eruttava “accidenti„ smozzicati, di continuo, contro le
-biciclette che passavano, contro i monelli che spaventavano le bestie,
-contro i carrettieri che gl'ingombravan la via, contro chi saliva e
-chi scendeva, contro i cavalli, la frusta, il campanello, il colore
-del tempo. E quando non sacrava a voce, sacrava con tutti i moti della
-persona, col modo di frustare, di tirar le redini, di girar la testa
-e lo sguardo, di stringere il freno e di pestare i piedi; e quando
-non se la pigliava apertamente con nulla o con nessuno, faceva dei
-soliloqui stizzosi inintelligibili guardando in alto, come se dei
-nemici visibili a lui solo lo provocassero, danzandogli davanti per
-aria, o si sfogava soffiando nel suo fischietto, cacciando dei fischi
-prolungati, rabbiosi, senza necessità, come se fischiasse la creazione.
-Da piazza Castello alla barriera non lo vidi un momento rabbonito;
-pareva che portasse dentro l'ira d'un popolo; non potevo capire come
-non schiattasse. Pensai che, se aveva moglie, la povera donna doveva
-aver il paradiso assicurato. Intesi che lo chiamavan _Tempesta_, e il
-soprannome gli tornava a pennello. Dei passeggieri se ne lagnavano,
-brontolando; ma a me fece compassione, perchè un povero diavolo che
-passava la giornata a quel modo si condannava da sè al più miserando
-dei supplizi che gli potesse augurare la più vendicativa delle sue
-vittime; e mi pareva anche da compatirsi perchè per ogni Tempesta
-cocchiere c'era bene una decina di Tempesta passeggieri, che mettevan
-la pazienza dei suoi colleghi alla stessa prova a cui egli metteva la
-nostra.
-
- *
-
-Apparteneva alla famiglia dei Tempesta il grosso signore coi baffi
-tinti e la caramella all'occhio, che la mattina dopo fece cenno di
-fermare all'angolo di piazza Carignano e di via Amedeo. Fece cenno
-in modo che il cocchiere, un perticone dal naso a becco, credè
-che lo facesse al tranvai di Vanchiglia sopraggiungente, e datagli
-un'occhiata, tirò via. Quegli si mise a correre accanto al carrozzone,
-col viso acceso, agitando la canna e gridando ira di Dio, e quando
-fu sulla piattaforma, ansante, investi il cocchiere. — Che maniere
-son queste? T'avevo fatto segno dì fermare; non ti faceva comodo, è
-vero? Queste sono facezie da _birichin_! — Il cocchiere, risentito, si
-difese; ne nacque un battibecco; venne innanzi il fattorino, un giovane
-biondo, dall'aria per bene, che ebbe il torto di pigliar le parti del
-compagno. L'altro imbestialì, gridò che sarebbe ricorso alla direzione.
-
-— Quando avrà tolto una giornata di pane alla mia famiglia, — rispose
-il cocchiere, — non avrà ragione per questo. Intanto, non mi deve
-trattare col _tu_.
-
-Il signore tinto lo guardò con stupore; parve più punto da quella
-osservazione che dall'altre parole. — Conosco la regola, — disse
-bruscamente — si dà del _lei_ al controllore, del _voi_ al fattorino e
-del _tu_ al cocchiere.
-
-— È una regola rispose l'altro — che riguarda il personale, noi fra di
-noi, non i passeggieri.
-
-— È quello che saprò dalla direzione, — ribattè il signore, tirando
-fuori un taccuino per segnarvi il numero del carrozzone.
-
-— Faccia pure.
-
-— Non ho bisogno del suo permesso.
-
-Il fattorino s'interpose da capo con buone parole, e quegli,
-borbottando, s'acquetò; ma rimase ritto sulla piattaforma
-nell'atteggiamento d'un nume corrucciato. Dove m'era già apparso quel
-viso? Non mi ricordavo; ma avevo visto certo molte persone che avevan
-con quella un'aria di parentela, ne avevo visto in ogni paese, in mille
-occasioni, leticare con camerieri d'albergo, con giovani di caffè, con
-commessi di negozio, con fiaccherai e con facchini, anche più vecchi
-di trent'anni di loro, dando del tu a tutti, con lo stesso piglio di
-quello, e mostrando con tutti quasi un risentimento d'istinto. Era uno
-di quei tanti per cui la società pare che si divida in bianchi e in
-negri, e che non capiscono come in questi ci possa essere qualche cosa
-di somigliante all'amor proprio; che, trattando coi negri, giudicano
-naturale e logico di adoperare il Galateo dei bianchi rovesciato; che
-non adoperano più il bastone, come i loro padri antichi, soltanto per
-paura dei pugni, ma, per forza d'atavismo, lo alzano ancora qualche
-volta, e più sovente ne parlano; e che con queste tendenze accordano
-per lo più le loro idee politiche, abbracciando tutti coloro che
-parlano di libertà, d'eguaglianza, di diritti degli umili con una sola
-e vasta designazione: — _I baloss._ — I mascalzoni.
-
-L'uomo tinto discese sdegnosamente sul corso Vittorio Emanuele; il
-fattorino biondo lo seguitò un tratto con gli occhi, e poi mise un
-soffio.
-
-— Cattiva pratica, eh? — gli domandò un passeggiere.
-
-Quegli scrollò il capo. Lo conosceva da anni. Era una calamità di
-quella linea: vi faceva due corse il giorno; non passava settimana
-che non l'attaccasse con qualcuno. Una volta aveva fatto una scena
-perchè il fattorino, prima di dargli il resto, aveva esaminato il suo
-biglietto da una lira _con diffidenza_. Era ricorso un'altra volta alla
-direzione perchè a un suo rimprovero il cocchiere aveva risposto con
-un _sorriso sarcastico_. Un altro giorno aveva minacciato di ricorrere
-perchè lo stracciare gli scontrini, in segno di controllo, _sulla
-faccia_ dei passeggieri, invece di bucarli con le tanagliette come
-fanno sulle strade ferrate, era una mancanza di rispetto. E “ricorreva„
-infatti. Alla direzione ci dovevano aver già un mucchio di lettere sue.
-Tutto il “personale„ della Società lo conosceva. Lo chiamavano _tintura
-Migone_ per via dei baffi. Quando saliva lui sul tranvai, si mettevan
-tutti sulle difese, preparati a un assalto. Poi soggiunse: — E se fosse
-il solo!
-
-— Ce n'è dunque molti di quella semenza? — domandò il passeggiere di
-prima.
-
-Il fattorino lo guardò e diede una forte soffiata nel corno, che fu
-insieme una risposta a lui e un segnale al tranvai del Valentino, che
-sopraggiungeva. Poi commentò la suonata. Di prepotenti come quello,
-pochi; ma di rompiscatole infaticabili, di stuzzichini, di brontoloni
-meticolosi e noiosi che attaccavano ogni momento una bega, o per gli
-scontrini troppo piccoli e di carta troppo sottile, o per i vetri che
-lasciavan passar l'aria, o per le tende delle “giardiniere„ troppo
-corte, o per il puzzo che mettevan nel carrozzone i cocchieri sedendovi
-dentro durante le fermate, o per il tavolato fradicio, o per le panche
-incomode, o per i battenti duri, ce n'era un reggimento. — Bisogna
-proprio dire — esclamò — che c'è della gran gente che non ha nulla da
-fare! Ah, non è la vita del Michelaccio la nostra... — Poi, accennando
-davanti a sè, disse con accento di rassegnazione filosofica: — Però,
-quando si vedon questi....
-
-Guardai dove accennava e vidi venirci incontro un carrozzone pieno
-stipato, tutto di giovani. Quelli sulla piattaforma davanti stavan
-rivolti verso i cavalli, diritti, immobili, impettiti, col mento
-alzato, in atteggiamenti di statue: eran tutti imberbi e pallidi, con
-qualcosa di comune nell'espressione del viso, non so che di chiuso e
-di triste, come se avessero tutti un solo pensiero, come una squadra
-di condannati. Il carrozzone correva. Vidi dentro di sfuggita due
-schiere d'altri visi immobili, eretti, con quella medesima espressione
-indefinibile, quasi di raccoglimento severo, come se tutti fossero
-assorti nell'audizione d'una musica grave che venisse dall'alto e
-ciascuno di essi si credesse solo ad udirla. Anche la piattaforma di
-dietro era affollata di quelle statue viventi, dal viso scialbo e senza
-sorriso, rigide e mute, e v'eran tra quelli dei ragazzi che avevan la
-stessa espressione degli adulti, come se appartenessero a una razza
-non dotata che di una gioventù fisiologica, nella quale la vita dello
-spirito fosse già una vecchiaia pensierosa. Passarono così rapidamente
-che non ebbi il tempo di riconoscerli, e mi diede un brivido la voce
-del fattorino, che disse: — Sono i ciechi dell'Istituto di via Nizza;
-prendono sempre un carrozzone per loro soli, a prezzo ridotto.
-
- *
-
-Non vidi nessuna di quelle scene amorose che m'aveva preannunziato
-il giovine pittore: non era buona luna; ma mi toccò su quella linea,
-proprio l'ultimo giorno, una delle “migliori„ corse possibili; poichè
-(lo debbono aver tutti osservato) si danno sui tranvai le corse
-buone, in cui non s'hanno che incontri e impressioni gradevoli, e le
-cattive, che sono una sequela di piccoli dispiaceri. La buona ventura
-mi cominciò sulla linea del Martinetto, andando a piazza Castello per
-pigliarvi il tranvai della barriera. Era il tocco e mezzo, una giornata
-splendida. Trovai sulla piattaforma _Carlin_, il fattorino africanista,
-felice della partenza del colonnello Pittaluga per Assab, donde si
-diceva che sarebbe entrato nell'Harrar con un corpo di spedizione. Il
-suo piano di prender gli abissini fra due fuochi stava per attuarsi;
-egli ne discorreva con una guardia municipale. — Son suonati! —
-esclamava — son suonati! Cani di negri! Non uno, non uno n'ha da
-ritornare al suo canile! — Pareva che avesse suggerito lui l'operazione
-al ministro della guerra: raggiava vittoria dagli occhi. Ma riconobbi
-che la sua curiosità non si pasceva soltanto, nei giornali, di politica
-guerresca, poichè, poco dopo, gl'intesi domandar spiegazioni a un
-passeggiere intorno a quel “professore dell'Austria„ dotato, come
-dicevano, di due occhi diabolici, che vedevano dentro alle scatole
-chiuse. Capii dalla risposta che intendeva parlare dei raggi Röntgen e
-m'accorsi che la spiegazione gli confondeva, invece di chiarirgli le
-idee: cosa frequentissima, fra dotti e ignoranti, anche in politica.
-Che un uomo avesse una vista così forte da vedere a traverso il legno,
-per quanto fosse strano, lo poteva comprendere; ma la spiegazione dei
-raggi elettrici fece nella sua mente un buio fitto. Rimase un po' sopra
-pensiero; poi ritornò alla guerra d'Africa, nella quale, almeno, vedeva
-chiaro.
-
-C'era sulla piattaforma posteriore il cavaliere _Bicchierino_, che non
-aveva trovato dentro il suo posto solito, e nell'interno, in fondo, la
-ragazza di borgo San Donato, poveretta, con una pezzuola verde sopra un
-occhio. All'angolo di via Siccardi, come sempre, salì il giovane, il
-suo supposto fidanzato, che la salutò col solito sorriso malinconico,
-e le sedette di fronte. Il cavaliere, ritto in faccia a me, leggeva la
-_Gazzetta del Popolo_: aveva certo la consuetudine di leggerla ogni
-giorno anche a quell'ora, forse per riparare alle dimenticanze della
-lettura mattutina, o, più probabilmente, la leggeva mezza la mattina
-e mezza fra il tocco e le due. Incontrando per un momento il suo
-sguardo capii che non m'aveva perdonato il mio giudizio offensivo per
-la via Garibaldi. L'aria era limpidissima: per le imboccature delle
-venticinque vie laterali il sole metteva altrettanti torrenti luminosi
-nell'ombra severa della via lunghissima, e da una parte le grandi
-Alpi bianche e azzurre, dall'altra la facciata classica del Palazzo
-Madama, con tutte le vetrate fiammeggianti, formavano uno dei prospetti
-più ammirabili che la natura e l'arte, fronteggiandosi, possan fare
-ai due capi d'una via cittadina. Essendo salito a un certo punto il
-primo segretario del Municipio, che è poeta e artista, gli dissi: —
-Guardi, che bellezza è via Garibaldi! Non par di essere nello stesso
-tempo a Parigi, a Napoli e ai piedi delle Alpi? — A quelle parole il
-cavaliere alzò il capo dalla _Gazzetta_, diede un'occhiata alla strada
-e alle Alpi, e poi una a me, rapidissima, e dignitosamente benigna, che
-significava quasi il perdono. Sia ringraziato il cielo, pensai; eccomi
-aperta la via alla conquista del suo cuore. — La corsa principiava
-bene.
-
-All'angolo di via Botero un'apparizione straordinaria riscosse tutti i
-passeggieri. Salì e sedette dentro una coppia matrimoniale: inglesi,
-parevano; sposi, senza dubbio; ricchi, si vedeva; due dei più belli
-e poderosi esemplari della razza anglo-sassone ch'io avessi veduti
-mai, un atleta e un'amazzone, tutt'e due coi capelli d'oro, gli occhi
-di zaffiro e le guance di rosa, due splendori di gioventù, di forza,
-d'amore e di fortuna, di quelle creature che la natura sembra aver
-fatte l'una per l'altra, per mostrare _quantunque ella può_, e che
-lasciano per tutto dove passano un fremito d'ammirazione e d'invidia.
-Tutti gli occhi si fissarono su di loro; perfino Carlin uscì in
-un'esclamazione ammirativa: — Che bella _pariglia_! — Ah, quei due
-poveri fidanzati malaticci di San Donato, con quei panni logorati
-dalla spazzola, come parevano più poveri e più meschini vicino a quei
-due grandi e splendidi fiori britannici! N'ebbi un senso di pietà
-vivo, quasi doloroso, come a veder le vittime d'un atto d'ingiustizia
-crudele. La ragazza, in special modo, mi colpì. Guardava la signora,
-che le sedeva accanto e la sorpassava di tutto il capo, voltando il
-viso in pieno, per vederla con quell'occhio solo che aveva scoperto;
-la guardava come una creatura tanto al di sopra di lei che non la
-potesse neanche invidiare, e quel suo occhio dilatato e fisso esprimeva
-un'ammirazione così ingenua, una simpatia così buona e insieme una
-così dolce e umile rassegnazione all'inferiorità propria, che in
-quel momento era bellissimo, bello come una di quelle sante parole
-che in certe grandi prove della vita ci rivelano a un tratto, in
-un'anima, un tesoro infinito di bontà e di gentilezza. Osservai tutti
-i suoi movimenti. Dopo un poco essa fissò lo sguardo, con la stessa
-espressione benevola, ma meno viva, sul signore, e poi cercò quello
-del suo amico, e si guardarono tutti e due per qualche momento, e parve
-che si dicessero: — Come sono belli, come sono fortunati, non è vero?
-Ma, vedendoli, io mi stringo ancora più fortemente a te, perchè penso
-ch'essi hanno tanti altri beni ed io ho te soltanto, e che siamo fatti
-l'uno per l'altro noi due pure. — Quando essa s'alzò per discendere in
-piazza Castello, ed egli le tese la mano, il suo viso si colorì d'un
-leggiero rossore; forse perchè pensava che i presenti facessero in quel
-punto un confronto fra di loro e quegli altri due; e il suo rossore
-ebbe un riflesso leggerissimo sul viso di lui. Pudore della bruttezza e
-della povertà, più bello, più rispettabile di quello dell'innocenza.
-
-Nella piazza, fra la gente che aspettava la partenza del tranvai della
-barriera, mi diede nell'occhio un ometto sbarbato di mezza età, con un
-viso e un vestito di commediante povero, il quale stava osservando con
-viva attenzione, e con gli occhi sorridenti, i due cavalli attaccati.
-Li osservai io pure. Si accarezzavano come due fratelli amorosi:
-l'uno faceva scorrere il muso sulla criniera dell'altro, ravvicinavan
-le teste toccandosi con le tempie, si strofinavano, si mettevano a
-vicenda la bocca accosto all'orecchio, socchiudendo gli occhi, come se
-si parlassero, come se si confortassero l'un l'altro della dura vita
-presente con la predizione dei lunghi sonni che avrebbero dormiti nei
-loro ultimi anni davanti alle porte dei teatri e delle stazioni, sotto
-la guardia dei fiaccherai sonnolenti. A un tratto l'ometto sbarbato
-mi rivolse la parola, come a un conoscente, con una vocina d'uccello:
-— Come si vogliono bene, eh? Effendi e Calice; quattro e cinque anni;
-sono ancora ragazzi; ma male appaiati: l'uno forte, l'altro debole: non
-fanno mica un buon servizio insieme. — Un “tranvaiofilo!„ Non m'occorse
-altro per riconoscerlo. Soggiunse subito dopo: — Gran bella linea
-questa! — Era un amatore della _Società torinese_. Riprese infatti
-il discorso sulla piattaforma, quando si partì, dicendomi i profitti
-quotidiani e straordinari della linea di Nizza “la regina delle linee„
-con quell'accento di compiacenza e d'alterezza con cui sogliono molti
-poveri diavoli numerare e magnificare le ricchezze dei milionari
-celebri e farsi quasi suonar nella mente i loro sacchetti, come se
-dessero in quel modo a sè stessi l'illusione momentanea e il godimento
-del possesso.
-
-Il tragitto da piazza Castello in là fu amenissimo. Vicino alla
-piazzetta Lagrange, mentre il tranvai correva, una giovane signorina,
-graziosamente vestita, che stava aspettando sul marciapiede, prese
-la corsa, spiccò un salto, e piantato un piede sul montatoio,
-senz'afferrarsi alla colonnina, restò un momento ritta in quell'atto,
-come un acrobata che aspetti l'applauso: poi aperse l'uscio ed entrò
-in mezzo all'ammirazione generale. Il mio vicino soltanto non mostrò
-alcuna maraviglia. — È una maestra di ciclismo per le signore, — disse,
-o meglio, gorgheggiò; — vinse anche un premio alle corse, due anni fa.
-— E inteso ch'era la prima volta ch'io vedevo una signora salir sul
-tranvai a quel modo: — Lo credo, — rispose, — è ben raro; a Torino non
-ce n'è che quattro.
-
-La sicurezza con cui fece quell'affermazione, come avrebbe detto: —
-Non c'è che quattro monumenti equestri, — mi stupì. Egli specificò,
-contando sulla punta delle dita. — C'è questa, dunque; ce n'è una sulla
-linea della Crocetta, un'ex cavallerizza del Circo Amato, che prese
-marito; c'è una serva sulla linea del Valentino, mi pare.... ma quella
-è una mezza matta; e una fioraia, che sta dalle parti di Porta Palazzo.
-
-Lo guardai con ammirazione: era un uomo prezioso per me. E continuò,
-dicendo che la più straordinaria era la fioraia, perchè, sebbene
-ancor giovane, era un pezzo da ottanta, un centinaio di chilogrammi
-a far poco. Saliva tutti i giorni alla stess'ora, sul tranvai di
-Ponte Isabella, a una cantonata di via Milano. Parecchi andavano
-là apposta per vedere il salto, e quando sul carrozzone c'erano dei
-giovani allegri, gridavano tutti insieme: _Hop! Hop!_ nell'atto che
-essa pigliava la rincorsa, e poi: — Là! Brava! Bene! — applaudendo, e
-lei, ch'era una burlona, ringraziava prima di sedersi, col gesto d'una
-ballerina alla ribalta. — Ah sui tranvai, — concluse, — per chi non ha
-occupazioni.... è uno spasso.
-
-Mentre egli parlava s'eran seduti dentro, nel mezzo, l'uno di faccia
-all'altro, un vecchio frate cappuccino, piccolo e secco come una
-mummia, e un sottotenente degli alpini giovanissimo, che si guardavano
-a vicenda con molta attenzione, come due esseri strani l'uno per
-l'altro, che avessero per la prima volta l'occasione di esaminarsi
-dappresso; e questi e una bella baliona di Viù, che era seduta in
-fondo, con la sua grande cuffia bianca e il grembiale rosso, imperlata
-come una madonna, facevano tra l'altra gente uno spicco così vivo e
-fra di loro un contrasto così forte d'aspetto e di natura, che gli
-occhi di tutti i passeggeri correvano vivacemente, sorridendo, dall'uno
-all'altro, come su tre personaggi di commedia che rappresentassero una
-“situazione„ straordinaria.
-
-Stavo osservando il quadretto, quando il tranvai s'arrestò, l'ometto
-sbarbato discese, e salì e sedette dentro, con un ragazzino sulle
-ginocchia, una donna del popolo, dalle forme robuste e dal viso ardito.
-
-Il fattorino le andò a porgere due biglietti. Essa porse due soldi
-soli. — Deve pagare anche il bimbo, — disse quello, con uno spiccato
-accento modenese.
-
-— Un bimbo di questa età? — domandò bruscamente la donna.
-
-— Appunto perchè è di quell'età, — rispose il fattorino. — Il
-regolamento non esclude che i lattanti. Il suo è lattante?
-
-— Cosa vuol dire?
-
-— Se prende il latte.
-
-— Sicuro che lo prende, tutte le mattine appena levato.
-
-— Non mi pigli in giro: voglio dire se prende il latte della mamma, — e
-accennando col dito alle fonti: — il suo.
-
-— Oh, dico, — rispose la donna risentita, — porti rispetto! —
-Tutti diedero in una risata; essa girò sui passeggieri un occhio
-minaccioso.... e poi rise anch'essa, confessando così schiettamente, in
-quel modo, d'aver finto di offendersi per imbrogliar la questione, che
-risero tutti un'altra volta.
-
-La compagnia era di buon umore. All'angolo di via Baretti, salì una
-grossa signora sui cinquanta, rotonda e fresca come un cavolfiore, e
-tutt'ansimante, con un cappellino che pareva un cespuglio e un vaso
-di fiori stretto al seno. Entrando, mentre i cavalli ripigliavan
-la corsa, per andarsi a sedere al posto rimasto vuoto nel mezzo, si
-voltò troppo presto, perdette l'equilibrio e cadde seduta sopra un
-ginocchio dell'ufficiale, gettando uno strillo. Fu un momento solo;
-ma lo spettacolo di quel donnone sfereggiante e ansante, con quel
-faccione rosso, con quel cespuglio in capo e quel vaso al seno, seduta
-come una bimba sulle ginocchia di quell'ufficialetto sgomentato, era
-così stranamente comico che ne schiattò dal ridere la compagnia, e
-poi l'ufficiale, e finì con ridere essa pure, benchè tutta confusa,
-mettendosi a sedere sulla panca, con una mano sul viso.
-
-Ma non era finita. Arrivati in piazza San Salvario, fa cenno di
-fermare una piccola signora bionda, che tiene due bimbi per mano. Il
-cocchiere ferma. Quella s'avvicina alla piattaforma anteriore e porge
-uno dei bimbi al fattorino che lo tira su e lo fa entrare: un bel bimbo
-biondo d'un paio d'anni, sorridente, che è accolto con carezze. Subito
-dopo entra il secondo, somigliantissimo al primo, vestito tal quale,
-sorridente anche lui, e ricevuto a festa come l'altro. Pareva che fosse
-finito; ma non s'eran visti quelli che la signora aveva dietro di sè.
-Il fattorino ne tira su e ne mette dentro un terzo, una copia un po'
-ingrandita dei due primi. Allora la compagnia cominciò a esilararsi,
-a scherzare: — E tre! — È un collegio. — Staremo qui un'ora. — Ne
-comparve un quarto: fu un coro d'esclamazioni. Comparve ancora una
-ragazzina sugli otto anni: fu uno scoppio d'allegria. Salì finalmente
-la signora, il ritratto miniato di tutti e cinque, rosea e serena come
-loro, e al suo apparire tutti tacquero; ma al vedere che n'aveva in
-corso di stampa un sesto, tutti si rallegrarono da capo, con un sorriso
-di simpatia ammirativa e un mormorio rispettoso di congratulazioni; e
-la gaiezza di tutta quella gente che carezzava i bimbi, e quei cinque
-visetti biondi che sorridevano tutti insieme, senza saper perchè,
-eccitati dal sorriso degli altri, e la giocondità amorevole di quella
-mammina snella e fresca come una ragazza, felice della sua fecondità
-trionfante, furono per alcuni momenti uno spettacolo delizioso.
-
-L'ultima la godetti io solo. V'erano sulla piattaforma due uomini sulla
-quarantina, che discorrevano a voce bassa, l'uno in piemontese, l'altro
-in lombardo. Questo non faceva che esclamare di tratto in tratto: — _Ah
-che loder! Ah che baloss!_ —; l'altro raccontava in tuono di lagnanza
-una lunga storia d'un tale, che, essendo suo socio in un affare,
-aveva prima tentato di soppiantarlo, poi s'era valso del suo nome per
-riscotere dei crediti comuni, e, rotta l'associazione, oltre al negare
-con una faccia di bronzo le sur birbonate, aveva ancora preteso da
-lui dei risarcimenti, minacciandolo d'una lite. E concluse: — Questo
-ebbe la faccia di farmi, capisci: come si chiamano queste azioni? — A
-questa domanda, il lombardo si levò la pipa di bocca, e con l'accento
-più naturale del mondo, senza la minima pretensione apparente di dire
-un'arguzia, come chi si serve d'un motto già entrato nel patrimonio
-della lingua comune, rispose pacatamente, dando a me un'occhiata
-distratta: — _Hin azion de comendator._
-
-A un cento passi dalla barriera, mentre i cavalli galoppavano, la
-maestrina di ciclismo uscì sulla piattaforma, si mise ritta sul
-montatoio, col viso alto e il velo al vento, e dondolato un poco il
-piede nel vuoto, discese senza una scossa, come se l'avessero posata
-in terra due braccia invisibili. Fra i passeggieri che si affacciarono
-ai finestrini per vederla scendere, vidi il viso del vecchio frate,
-stupito, che pareva dire: — Ma che razza di donne si fanno adesso!
-
-E così terminò la corsa fortunata, una di quelle rare corse a traverso
-al mondo, nelle quali i nostri simili non ci si presentano che in
-aspetti graziosi e lepidi, dandoci quasi una passeggiera illusione che
-la vita non sia che una commedia piacevole, di cui non si diverta che
-chi non l'intende o chi è
-
- .... malventuroso, e di piaceri
- o incapace o inesperto.
-
- *
-
-Ma, ahimè, che bruschi voltafaccia ci fa la fortuna anche sui tranvai!
-Trovo fra le note segnato il 9, domenica, come una giornata nefasta.
-Era un tempo freddo, piovigginoso, grigio, come se piovesse cenere. Il
-dopo pranzo, appena salito sul tranvai del Corso Vinzaglio, accanto al
-buon Giors, che la pioggia pareva mettesse di buon umore, mi seguì un
-piccolo accidente di malaugurio, che dovrebbe servir di ammaestramento
-ai fumatori spensierati. Addentai il regalo che m'aveva fatto un
-giornalista spagnuolo passando per Torino, uno di quei principeschi
-sigari di Cuba, foggiati a punta, che a noialtri poveri italiani fanno
-l'effetto che fa il pan bianco a chi vive di pan di segala. Alla prima
-boccata di fumo Giors si voltò, e mise un'esclamazione: — _Ah che
-bel bonbon!_... E che buon puzzo! — e cominciò a aspirare i nuvoli,
-mettendovi il viso dentro, e inarcando la schiena e ridendo dal gusto,
-come se succhiasse egli pure. Ma non tenendo il sigaro con la mano,
-per non parer mal pratico della roba fine, a un traballar che fece il
-tranvai nello svoltare in Via Cernaia, il _bonbon_ mi sguizzò di bocca
-come una freccia e andò a cader capofitto nella mota. — _Ah, malheur!_
-— gridò Giors, con un accento di sincero rammarico, come se fosse
-saltato via dalle sue labbra; ma, guardatomi in faccia, vedendo che
-avevo l'aria del corvo della favola a cui casca dal becco il formaggio,
-diede in una risata di ragazzo. Si ravvide subito, però, osservando il
-mio riso forzato, e disse in tono grave di compatimento: — Già.... per
-fumare quei sigari lì.... è meglio prender la “cittadina„. — Ma fu egli
-stesso così colpito dall'arguzia della sua sentenza che diede in un
-nuovo scoppio di risa.
-
-— Comincia male, — pensai; — su questa linea m'ha da capitare qualche
-disgrazia.
-
-E non tardò. Salì all'angolo del Corso Vittorio un ex professore
-di ginnasio, mio antico conoscente, tutto zazzera e barba, un po'
-strambo, una di quelle facce rettoriche di vecchi letterati, che
-par che sian nati con gli occhiali; e mi si piantò davanti sulla
-piattaforma. Io mi vidi perduto. Era un recitatore spietato dei propri
-versi, che ammazzava gli amici a colpi di cetra. Questa razza crudele
-è particolarmente terribile sui tranvai, dove non potete sfuggire al
-supplizio e siete costretti a ricevere i colpi a bruciapelo, in piena
-faccia, col naso del carnefice a contatto col vostro. Per mia disgrazia
-appunto, essendo la piattaforma affollata, m'era impossibile movermi,
-ero in sua balìa con le braccia e con le gambe legate. Fatta una
-prefazione brevissima al suo ultimo “parto„, egli m'appuntò contro il
-petto un indice lungo e nodoso, e incominciò a dire i versi, prima a
-voce bassa, poi, infervorandosi, forte: — _All'uomo!_ — Non era che un
-sonetto; ma steso tutto quanto in una forma interrogativa, che pareva
-stata scelta apposta per metter l'uditore alla berlina. Cominciava:
-_Uom, chi sei tu?_ e a ogni coppia di versi ritornava questa domanda,
-alla quale il poeta, pessimista nerissimo, dava una serie di risposte
-vigorose, l'una più offensiva dell'altra per il re del creato —
-_Uom, chi sei tu?_ — I passeggieri discosti, che non potevano capire
-ch'egli mi recitava una poesia, vedendo l'atto e non afferrando che
-qualche parola, credettero che m'apostrofasse insolentemente, e si
-voltarono tutti a guardare. E quegli da capo, appuntandomi il dito
-contro il mento: — _Chi sei tu? Con te stesso empio e mendace._ —
-L'attenzione dei passeggieri si fece più viva. — _Chi sei tu?_ — I
-più vicini sorridevano; ma gli altri sporgevano il viso stupito e
-inquieto, aspettandosi ch'io alzassi le mani. — _Chi sei tu?_ — E tirò
-via a darmi dell'_insetto_, della _vana bolla_, della _larvata iena_,
-un sacco d'ingiurie sanguinose, senza che il rossore che mi saliva
-alle guance e le smorfie di tormentato ch'io gli facevo sul viso gli
-destassero il più leggiero sospetto del mio stato d'animo. Il primo
-verso dell'ultima terzina terminando in _stile_, presentii con un
-fremito la botta finale, una patente di viltà solennissima; e tentai
-di pararla coprendo la sua voce con un colpo di tosse; ma l'aguzzino
-ripetè il verso. Eravamo in quel punto davanti alla stazione; io
-avrei dovuto proseguire; ma, vergognandomi di restar là dopo essermi
-asciugati in silenzio tanti improperi, e anche per disingannar la gente
-mostrando che s'era buoni amici, discesi con lui nella piazza, dove mi
-presi nel fianco destro un altro sonetto....
-
-Mezz'ora dopo ritornai dov'ero sceso per prender la linea dei Viali,
-salii sulla piattaforma d'un carrozzone pien di gente, e mi trovai
-davanti.... Maledetta giornata! Ecco un altro caso fastidiosissimo,
-non possibile che sui tranvai: trovarsi faccia a faccia, a contatto,
-costretti a guardarsi e quasi a confonder gli aliti, con un antico
-amico, col quale s'è rotta l'amicizia da quindici anni, e che da
-quindici anni non v'ha più guardato in viso. Se è un nemico che v'odia
-e che odiate, se n'esce subito: gli voltate bruscamente le spalle, o
-ve le volta lui. Ma se la rottura non avvenne che per una discussione
-giovanile stonata, nella quale aveste tutt'e due una parte di torto,
-e di cui vi pentiste, e supponete ch'egli si sia pentito, se non solo
-siete certi che l'orgoglio soltanto lo trattenne per tanto tempo dal
-ritornare a voi, ma sentite che è il sentimento stesso che impedì a
-voi pure di fare quel passo, quanto è penoso allora l'incontro! Per
-fortuna, due passeggieri discesero dopo un momento, ed essendosi fatto
-un po' di spazio, quegli potè adagio adagio, scostandosi un poco,
-voltarsi dalla parte opposta, senz'aver l'aria di farmi uno sgarbo.
-Ma fu quasi peggio perchè, non avendo più il suo viso davanti, ebbi
-libero il pensiero, che prese la via dei ricordi. Egli era là, con la
-nuca a un palmo dal mio mento; da una contrazione appena visibile della
-sua guancia capii che doveva essere un po' commosso; gli vedevo per la
-prima volta molti capelli grigi; mi ricordai delle allegre serate che
-avevamo passate insieme, dei discorsi pieni di confidenze reciproche,
-delle lunghe passeggiate fuor di porta che avevo fatto con lui; mi
-ricordai del riso di buon figliuolo con cui accettava il soprannome
-di _Siapure_, che gli avevamo posto, perchè nelle discussioni diceva
-_sia pure_ a ogni tratto, come un intercalare; mi ricordai che in
-fondo era un caro amico, un po' troppo pronto, un poco affettato, ma
-d'indole affettuosa, incapace d'un'azione ignobile; mi rivenne anche
-in mente che, sette o otto anni addietro, aveva perduto sua madre,
-morta miseramente, d'una caduta di carrozza, e che per vari mesi dopo
-l'avevo visto pallido e accasciato; pensai che sarebbe spettato a me
-di coglier quell'occasione, di toccargli la spalla con la punta delle
-dita, chiamandolo per nome, e di fargli, al suo voltarsi, un sorriso
-che fosse un invito, una preghiera.... E mi mancò il coraggio di farlo.
-E allora, vilmente, riandai col pensiero quella tal discussione,
-rimasticai le sue parole offensive, attenuai cavillando le mie,
-m'irrigidii nell'orgoglio, e stetti così, duro e muto, finchè egli
-discese senza guardarmi, e infilò via San Massimo, sotto alla pioggia.
-Ma allora rimasi male, pentito, con la coscienza d'essermi portato da
-anima piccola, e d'aver meritato la chiusa dell'_Uom, chi sei tu_. — Ah
-povero mondo! — pensai — Me ne riserba altre, quest'oggi, la carrozza
-di tutti?
-
-Me ne riserbava ancor una, di fatti, e proprio sulla stessa linea, che
-presi in Corso San Maurizio per tornare a casa, dopo aver visitato
-gli apparecchi del carnevale in piazza Vittorio Emanuele. E anche
-questo fu un caso d'appiccicamento forzato; ma d'indole comica: uno di
-quei mezzi briachi espansivi che vi s'attaccano come mignatte. Era un
-operaio sui cinquanta, bassotto, col cappello arrovesciato indietro
-e un ciuffo di capelli grigi sulla fronte; che pareva si fosse preso
-tutta la pioggia della giornata, tant'era fradicio da capo a piedi.
-Stava solo sulla piattaforma, masticando un mozzicone di Virginia, con
-una faccia che mostrava un gran prurito di chiacchierare. — Appena
-salii, mi guardò fisso con due occhi lustri, e si rivelò meneghino
-alle prime sillabe: — _Pisson d'on temp!_ — Con questo fiore di lingua
-attaccò la conversazione. Aveva fatto una passeggiata fuor di porta
-(si vedeva) _cont on amis_, nel quale s'era imbattuto la notte, _a la
-vœuna e mezza_, dopo tanti anni che non si vedevano, un compagno d'armi
-del 1866, che s'era trovato con lui a Rocca d'Anfo, _sotto Garibaldi_.
-— _Hoo minga bevu tropp_ — disse, — .... _duu gott_.... — Era un po'
-allegro, ne conveniva; ma questo non gli avrebbe impedito d'andar la
-mattina dopo al lavoro: era lavorante in ferro. Poi disse ex abrupto:
-_Vedaremm, vedaremm_, queste prossime elezioni. _Cossa el ne pensa
-lu?_ — Ma, senz'aspettar la risposta, mi guardò in viso, col capo un
-po' inclinato da una parte, sorridendo maliziosamente, e, appuntandomi
-l'indice al petto: — _Lu el dev vess de l'oposizion!_
-
-Parendomi pericoloso il fargli delle confessioni politiche, mi
-contentai di sorridere. Egli picchiò il pugno nella mano in atto
-di trionfo e gridò: — _Ah! el disevi mi! Mi conossi la gent da la
-fisonomia._ — Egli aveva dato il suo voto allo Zavattari. — _Cossa ne
-pensa lu del noster Zavattari?_
-
-La mia risposta lo soddisfece.
-
-— _El credi mi!_ — esclamò. — _E del noster Cavallotti, sentimm on
-poo...? E del noster Imbriani?_
-
-Ma le mie risposte, troppo laconiche, non finivano di contentarlo.
-Me ne fece dell'altre, a cui non risposi più che con cenni del capo.
-Allora scrollò una spalla, dicendo: — _Hoo capii: el vœur minga
-desbottonass._ — E sorrise in atto di compatimento. Poi, tutt'a un
-tratto, come se gli fosse venuta su un'ondata di vino, mi fissò negli
-occhi uno sguardo torvo, e voltandosi verso di me con un movimento
-brusco che gli fece fare un traballone: — _Ovèi, disi.... el me
-credariss forsi on confident de questura?_
-
-Caspita! Bisognava rispondere. — Che cosa le passa per la testa? —
-dissi con gravità. — So bene che uno che s'è battuto con Garibaldi non
-può far di questi mestieri.
-
-— Ah! — esclamò rasserenandosi. — Ecco una parola giusta! — E provò a
-ripetersi la mia risposta per gustarla meglio. — _Ben ditt!... Ah lu
-l'è fin! Lu el m'ha daa una risposta che ghe fa onor!_ — E poi da capo:
-— _Ch'el me disa donca_ — domandò con un sorriso sarcastico —, _cossa
-el ne pensa lu de Francesco Crispi?_
-
-Ma non aspettò la risposta: si voltò verso la strada e, tirando un
-moccolo, mostrò il pugno all'orizzonte, come se il fantasma del suo
-nemico sorgesse dietro la collina di Superga. E poi un'altra volta, con
-un'ostinazione mulesca: — _Ma ch'el me disa propri quel ch'el pensa del
-noster Zavattari?_
-
-E continuò così, implacabile, per tutto il tragitto. Salirono altri;
-speravo che s'attaccasse ad altri. Ma no, egli rimase incollato a me,
-seguitando a tempestarmi di domande, ora stizzendosi del mio laconismo,
-ora approvando calorosamente le mie mezze risposte, ora interrogando
-e rispondendo in vece mia, e lodandomi della risposta che s'era fatta
-egli stesso. Ma alla fine si dichiarò malcontento. — _L'è inutil....
-l'è inutil_ — concluse scrollando il capo, con un sogghigno amaro: —
-_El se vœur propri minga desbottonà_.... — E voltatosi ancora una volta
-a guardarmi prima di discendere, diede in una gran risata, e esclamò: —
-_Ah! che politicon!... Ah che maggia!_
-
-Discese, respirai. Ma fatti appena quattro passi, mentre era ancora
-fermo il tranvai, si voltò indietro: tremai che risalisse; non
-risalì. Mi ripetè soltanto con un sorriso furbesco, tendendo la mano e
-tentennando sulle gambe: — _E pur.... lu el dev vess de l'oposizion!_ —
-Detto questo, se n'andò. Ero libero; ma il divertimento era durato per
-la bellezza di duemila e quattrocento metri. E così si chiuse per me
-la nefasta giornata del 9, della quale, rientrato in casa, presi nota
-con dispetto, maledicendo alla poesia tranviaria, alle amicizie rotte e
-alla politica brilla, quasi infastidito del mio soggetto....
-
- *
-
-Mi rinfrescarono l'ispirazione tutt'a un tratto le “giardiniere„
-che fecero la solita apparizione transitoria negli ultimi giorni di
-carnevale. Quelle grandi carrozze leggiere e aperte da ogni lato, in
-cui i passeggieri siedono gli uni dietro gli altri, tutti rivolti da
-una parte, in modo che, stando ritti sul davanti, un po' di sbieco,
-s'abbracciano con lo sguardo ventotto visi disposti in sette file,
-come nella platea d'un teatro minuscolo, presentano un molto più largo
-e più vario campo all'osservatore che i carrozzoni chiusi. Vi potei
-far subito delle osservazioni nuove sulla famiglia amenissima degli
-erotici, che, non potendo più giovarsi della confusione e del serra
-serra, vi si mostrano più scopertamente. I più arditi, i giovani per
-lo più, s'appoggiano con impostature eleganti al parapetto anteriore,
-voltando le spalle ai cavalli, e passano in rassegna il bel sesso della
-piccola platea volante, come usano di fare, tra un atto e l'altro,
-dalle sedie chiuse. I più timidi, che sono anche gli osservatori
-più profondi e i goditori più raffinati, stanno ritti in fondo, di
-dove non vedono i visi, ma godono di molti altri aspetti della forma
-femminile, che pare li compensino largamente di quella privazione. Di
-là, in fatti, possono accarezzare con lo sguardo i colli bianchi, i
-ciuffetti di capelli agitati dall'aria sulle nuche, i piccoli recessi
-candidi e rosati intorno alle orecchie, i saldi nodi delle capigliature
-morbide sporgenti sotto ai cappellini e le lunghe trecce cadenti sulle
-schiene giovinette; e possono anche osservare a bell'agio i diversi
-atti graziosi, risoluti o languidi, artificiosi o semplici, con cui le
-belle persone siedono e si assettano, e misurare con gli occhi le vite
-snelle e le braccia rotonde, e spingersi pure, senza farsi scorgere,
-ad osservazioni più delicate sulle passeggiere dell'ultima panca,
-chinando lo sguardo quasi a piombo sulle linee moventi che s'inarcano
-dai colli alle cinture e sulle curve ferme che scendono dalle cinture
-ai ginocchi. Si sale di rado in una giardiniera, in cui non si possa
-osservare qualcuno di questi osservatori cogitabondi, che col luccichìo
-delle pupille dicono chiaramente con che cosa si stia trastullando il
-loro pensiero.
-
-Un bell'originale di questa famiglia conobbi sulla linea dei Viali il
-dopopranzo della domenica grassa. Stava ritto accanto a me, in fondo
-alla giardiniera. Era un signore attempatotto, rotondo e roseo, senza
-un pelo di barba, con una bella capigliatura grigia ondulata che gli
-scappava di sotto a un piccolo cappello a tuba: tutto vestito di nero e
-impiccato in un alto solino bianchissimo. L'avrei preso per un pastore
-evangelico se non avesse mandato intorno un profumo acuto d'essenza di
-rose. La giardiniera era piena di signore e di signorine. I suoi occhi
-celesti e vivi scorrevano senza posa su quella folla di cappellini che
-offriva l'aspetto d'un'aiuola fiorita, accompagnavano per un tratto
-ogni signora che scendeva, squadravano, avvolgevano, scrutavano ogni
-signora che saliva, non perdevano uno solo dei movimenti che faceva
-ciascuna per alzarsi, per voltarsi indietro, per aggiustarsi le vesti,
-per far posto ad un'altra: pareva che egli pigliasse degli appunti
-mentali. Ma non v'era ombra di sensualità nel suo sguardo: v'era
-un'espressione come di compiacenza artistica, un continuo leggerissimo
-sorriso di godimento puro e tranquillo dell'immaginazione. A un dato
-momento vidi i suoi occhi dilatarsi fissandosi sulla spalliera mobile
-dell'ultima panca, alla mia sinistra; guardai: egli aveva colto sul
-fatto una crestaina, salita poco prima con un giovanotto, la quale,
-tenendo le braccia ripiegate indietro sopra la cintura, e facendo
-l'indiana, agitava le dita fra le mani dell'amico, ritto dietro di
-lei, indianeggiante egli pure; e mi parve che quella scoperta lo
-rallegrasse, gli destasse un senso di gioia benevola, come quella d'un
-padre che vede scherzar la figliuola col fidanzato. Un tal colore,
-se altro non era, egli dava abilmente al suo sentimento. Lo giudicai
-uno di quei vecchi fortunati, sani di temperamento e di spirito, che
-dal bel sesso sono ancora attratti, ma non turbati, che ammirano una
-bella donna come una bella aurora, che davanti allo spettacolo della
-bellezza e della grazia femminile e degli amori e delle ebbrezze della
-gioventù, dignitosamente rassegnati alla parte di spettatori, non
-provano che un senso di dilettazione serena, scevra d'ogni invidia e
-d'ogni rimpianto. Seguitai un'altra volta il suo sguardo, che si fissò,
-con un'espressione di maraviglia, all'estremità d'una delle panche del
-mezzo.... e riconobbi là il profilo purissimo della “vergine morta„;
-la quale subito, nella mia fantasia, si distese sopra un panno nero,
-in mezzo a quattro ceri, con gli occhi chiusi e lo braccia in croce,
-ravvolta in un velo bianco e coronata di fiori.
-
-Era anche questa volta sola, vestita con la semplicità di tutti
-i giorni, con una rosa bianca sul cappellino; bianca come il suo
-viso immutabilmente sereno di creatura sovrumana, che non potesse
-nè arrossire, nè ridere, nè piangere, intangibile ad ogni passione
-terrena. Il chiodo della curiosità mi si ficcò anche più addentro che
-la prima volta. Chi poteva essere? Qualcuna delle signore vicine,
-di tratto in tratto, si voltava a guardarla: pareva che non se
-n'avvedesse. Ma della sua impassibilità maravigliosa diede una prova
-anche maggiore. In un momento che s'era fermi, passò lentamente in
-bicicletta, venendo in direzione opposta alla nostra, dal lato dov'ella
-sedeva, un bel tenente dei bersaglieri, il quale la fissò, e tirò via.
-Ma appena si ripartì, quegli tornò indietro e prese ad accompagnare
-il tranvai, come un aiutante di campo una carrozza reale, col viso
-rivolto verso la ragazza. Molti s'accorsero della manovra e si misero
-a guardarli tutti e due. L'ufficiale sorrise, un po' confuso, ma non
-si scostò; essa non diede il minimo segno nè di compiacenza, nè di
-suggezione, nè di dispetto, come se sulla bicicletta ci fosse stato
-un bambino di sei anni: osservava le ruote e il movimento alternato
-dei pedali col suo sguardo tranquillo e limpido, come se studiasse
-il meccanismo. Quegli ci fiancheggiò ancora per un po', continuando
-a guardarla; poi fece forza, passò avanti e disparve; e lei girò sui
-passeggieri che la guardavano i suoi grandi occhi d'angelo senza sesso,
-nei quali non era indizio d'alcun pensiero, come se nulla avesse visto
-e nessuno l'avesse guardata. Ma era veramente un miracolo d'innocenza o
-d'austerità d'animo, oppure un prodigio di simulazione? Questo sospetto
-mi fece riflettere. E doveva aver fatto in tutti un'impressione assai
-viva poichè, quando discese all'angolo di via Gioberti, tutte le teste
-dei passeggieri, come se un colpo di vento le voltasse, si girarono
-a guardarla, e vidi che la sua smilza figura di bambina cresciuta
-in furia, la modestia monacale del suo vestire e la sua andatura
-stranamente fanciullesca accrebbero in tutti lo stupore, come in me la
-curiosità. Ma chi poteva mai essere? E avrei fatto la sciocchezza di
-scendere e d'andare a chiederne informazioni al portinaio della casa
-dov'entrava, se la mia curiosità non fosse stata attratta in quel punto
-dal viso d'un bimbo, che stava ritto sopra una delle prime panche, in
-mezzo a una signora e a una governante, e che mi pareva d'aver visto
-altre volte.
-
-Mi pareva quello a cui sua madre aveva fatto abbracciare la bambina
-bionda, sul carrozzone di Giors, l'ultimo giorno di gennaio. Riconobbi
-infatti la madre ai capelli un po' scomposti e al profilo ardito,
-mentre si voltava a sinistra, a parlare con una persona che non vedevo.
-Essendoci un posto vuoto sulla panca dietro la sua, mi ci andai a
-sedere alla prima fermata, curioso di veder da vicino quella signora
-originale, a cui avevo ripensato molte volte, ricordando le vampate
-rosse che le salivano al viso quando s'accalorava e l'aria di suora
-di carità intrepida che spirava dai suoi grossi occhi neri. Parlava
-con una ragazzina povera di tredici o quattordici anni, col capo nudo,
-magrissima, che pareva convalescente, e tossiva. Mi stupì la sua voce
-robusta, calda, un po' velata, come di chi ha molto gridato; ma assai
-di più il modo com'essa parlava a quella poverina, alla quale rivolgeva
-delle domande e pareva facesse delle raccomandazioni, che il rumore
-del carrozzone non mi lasciava intendere. Era un'espressione del
-viso, un atteggiamento, un accento di sollecitudine e di cortesia, che
-rispondevano mirabilmente a un'idea ch'io avevo in capo della maniera
-da usarsi dai signori coi poveri; nella quale la benevolenza non
-abbia ombra di curiosità nè di sforzo, e sia delicatamente rattenuta
-la manifestazione della pietà, e questa non apparisca punto di natura
-diversa da quella che noi sentiamo per i dolori dei nostri eguali, e
-la familiarità non si mostri concessa per proposito, ma data per moto
-spontaneo dell'animo, senza coscienza di darla.
-
-Eravamo a metà del corso Cairoli quando un pezzo d'uomo barbuto,
-una figura di fattor di campagna arricchito, che dava le spalle alla
-signora, non mostrando di sè altri connotati che due enormi orecchie
-vermiglie, accese un sigaro Cavour e si mise a far fumo come un camino.
-
-L'aria mossa portò i nuvoli in viso alla ragazzina, che prese a tossir
-forte, torcendo il capo e schermendosi con le mani.
-
-La signora stette un po' incerta; poi sporse il capo avanti e, con
-buon garbo, pregò il fumatore di smettere, accennandogli la ragazza che
-tossiva.
-
-Quegli voltò il suo faccione rosso, sgraditamente sorpreso, diede
-un'occhiata alla signora e alla sua protetta, e continuò a fumare.
-
-Alla signora venne su una delle vampate solite e si gonfiò il collo
-come a una cantante che prepara una nota poderosa. — Signore, — ripetè,
-meno cortesemente di prima —, abbia la bontà di smettere.... per
-umanità, non per cortesia.
-
-L'uomo scrollò una spalla e cacciò fuori un altro nuvolo.
-
-— Mettiti al mio posto —, disse allora risolutamente la signora alla
-ragazza, scattando in piedi, e soggiunse forte: — Che screanzato!
-
-Quegli si voltò in tronco, con gli occhi larghi, dicendo con violenza:
-— Guardi come parla!
-
-— Parlo come debbo!
-
-L'uomo s'alzò.
-
-— Oh s'alzi pure; sono una donna; ma non ho paura! — E ritta in faccia
-all'omaccione, mentre il fattorino ed altri s'interponevano, col viso
-eretto e acceso e l'occhio imperterrito, stringendo a sè con una mano
-il bimbo piangente e tenendo l'altra sulla spalla della ragazzina
-impaurita, la piccola e brava signora era bella da baciarla in fronte.
-
-Sopraffatto da un coro di voci ostili, l'uomo si rimise a sedere,
-bofonchiando, senza levarsi il sigaro di bocca, ma non fumando più;
-e pochi minuti appresso, arrivando il tranvai allo sbocco di via
-Bonafous, la signora discese col bimbo e con la governante, dopo aver
-salutato la sua protetta, e si perdette in mezzo alla folla immensa
-accalcata intorno ai baracconi e alle giostre di piazza Vittorio
-Emanuele, donde s'alzava un frastuono infernale di grida e di musiche
-discordanti.
-
- *
-
-Per tre giorni le giardiniere furono infestate da un esercito di
-_pierrots_ e di _bébés_, vestiti a centinaia d'un solo colore, come
-se li avesse arruolati e mascherati la Prefettura, e ripetenti tutti,
-dalla mattina alla sera, lo stesso eterno _ciao_ e _ti conosco_,
-col medesimo grido in falsetto, acuto e molesto come i loro fiati
-vinosi e le esalazioni della loro biancheria sospetta e della loro
-pelle in sudore. Nel piccolo teatro del tranvai, con mio rammarico,
-si sostituiva alla commedia piacevole di tutti i giorni il veglione
-chiassoso, dove non potevo più osservare che la caricatura buffonesca
-della vita. Di mala voglia, il dopo pranzo del martedì grasso, feci
-una corsa da piazza Statuto alla Gran Madre di Dio. Erano giunte
-dall'Africa le brutte notizie dei combattimenti di Seeta e di Alequà
-coi ribelli. Intorno a me, fra i passeggieri, si commentavano i fatti,
-e alle parole tristi che si scambiavano intorno alla strage, alle
-sevizie usate ai feriti, alla morte dei tenenti Negretti e Caputo e
-dell'ufficiale arso vivo, e ai pronostici che si facevano di altri
-casi più funesti, si mescolavano le note festose delle trombette e dei
-corni, gli strilli e i canti delle maschere che passavano e i lazzi e
-le risa di quelle del tranvai; e in mezzo a quella baldoria mi parevano
-più miserande e più terribili le immagini di quelle povere vittime
-lontane della guerra maledetta. Ah, che cosa sono i lutti nazionali
-quando cadono nei giorni destinati dal Calendario alla gozzoviglia e al
-baccano!
-
-Per un tratto di strada mi stette seduto accanto un uomo maturo, il
-quale non aveva altra maschera che un gran naso orizzontale, e con
-quel becco di cicogna sul viso, come se lo portasse per obbligo,
-leggeva con gran serietà la _Gazzetta del Popolo_; poi un operaio
-alticcio e mezzo assonnito, che, dimenticando d'essersi annerita la
-faccia con sughero bruciato per divertir sè ed il pubblico, discorreva
-con accento lamentevole di certi suoi dispiaceri di famiglia a un
-amico addormentato. A metà di via Po, una graziosa mascherina verde,
-scendendo dal carrozzone mi diede un lattone sul cappello e mi disse
-nell'orecchio: — Abbasso il socialismo! —; ma non me n'offesi perchè,
-agli occhi e ai modi, non mi parve, per quanto riguardava la sua
-persona, una troppo fiera nemica della proprietà collettiva. Al posto
-di lei salì poco dopo una vecchia signora, di capelli bianchissimi,
-d'aspetto dignitoso e buono, che serbava ancora i segni d'una bellezza
-gentile, e sulla panca davanti un giovanotto in maschera di pulcinella,
-con gli occhi accesi dalle libazioni, che stringeva un sacchetto di
-confetti con due mani rudi d'operaio. Ed ebbi allora un esempio di
-quanto valga la gentilezza più dello sdegno a imporre rispetto anche a
-un animo volgare. Colpito da quella bella canizie signorile, il giovane
-s'appoggiò alla spalliera della panca, proprio in faccia alla signora,
-sorridendole con familiarità impertinente, con l'intenzione manifesta
-di dirle qualche facezia grossolana. Cominciò con la formola solita: —
-Ah, ti conosco.... t'ho conosciuta quand'eri giovane.... cerca un po'
-di ricordarti.... — Una risposta secca avrebbe provocato un'insolenza.
-La signora rispose invece dolcemente, scrollando il capo: — Tu sbagli,
-povero figliuolo; quand'io ero giovane tu non eri ancora nato....
-
-La pacatezza, la grazia sorridente, velata d'una certa mestizia,
-e l'accento di benevolenza quasi materna con cui ella disse queste
-parole, tanto diverse da quelle ch'egli s'aspettava, fecero rimanere il
-giovane come interdetto. Sorrise, scotendo il capo; volle ribattere, ma
-non osò, e per uscirne tuffò la mano nel sacchetto e porse alla signora
-due caramelle, che essa accettò; poi si mise a sedere, e non disse più
-nulla.
-
-Il tranvai, come un barcone scendente da un fiume in un lago, entrò
-dentro alla folla enorme di piazza Vittorio Emanuele; e in mezzo
-a quella moltitudine bamboleggiante attorno alle grandi giostre
-scintillanti d'oro e di specchi, ai baracconi imbandierati, ai
-pagliacci urlanti, ai fantocci mostruosi, dinanzi allo spettacolo
-di tutta quella gente d'ogni condizione e d'ogni età che girava sui
-cavalli di legno, sulle barche, sui velocipedi, sulle altalene e
-accorreva agli squilli di tromba dei ciarlatani chiamanti a raccolta
-l'imbecillaggine umana, la persona più seria, l'unico che paresse un
-uomo, che mostrasse d'aver ancora un cervello nel cranio era il povero
-cocchiere, un gobbetto di pelo rosso, che, rattenendo i cavalli,
-s'affannava a fischiare, a gridare: — Attenti! — a rimovere dalle
-rotaie i rimbambiti, molti dei quali gli rivolgevano delle ingiurie,
-offesi dalla superiorità di giudizio ch'ei mostrava d'aver sopra di
-loro. Che respiro tirò il pover'uomo quando si trovò all'aperto sul
-ponte di Po, fuor del pericolo di storpiar senza colpa il suo prossimo
-e della necessità d'aver cervello per mille! Tirò fuori il fazzoletto
-turchino e s'asciugò la fronte grondante di sudore, e quando si arrivò
-in faccia alla Gran Madre di Dio, staccati appena e riattaccati i
-cavalli, afferrò il suo canestro, sedette sul predellino, e si mise
-a ingozzare in furia una povera minestra fredda di riso e fagioli.
-Io stetti osservandolo, aspettando che il tranvai ripartisse. Poteva
-aver trentacinque anni; doveva esser un contadino, perchè portava due
-cerchietti dorati alle orecchie, e all'udire il suo accento vercellese,
-pensai che fosse uno di quei lavoratori delle risaie, che i loro
-colleghi del tranvai chiamano burlescamente _mangiarane_, dicendo che
-la vita dura del cocchiere è una delizia per essi, appetto a quella
-d'inferno che menavano prima. Vedendo che l'osservavo, mi raccontò a
-parole rotte, masticando, la storia della sua colazione; la quale era
-in ritardo di quattr'ore, poichè quella mattina, essendo egli stato
-mandato all'improvviso dalla linea dei Viali a quella del Martinetto
-a supplire un assente, il canestro, che gli aveva portato sua moglie,
-s'era sviato. e passando di tranvai in tranvai, aveva girato per
-le linee dalle dieci alle due, prima di raggiungerlo. E il povero
-gobbetto, digiuno dall'alba, mentre mangiava a precipizio, si voltava a
-ogni boccone a guardar se l'altro tranvai arrivasse, già affannato dal
-pensiero della folla che avrebbe dovuto riattraversare, spolmonandosi
-a fischiare e a urlare, in piazza Vittorio Emanuele, in via Po, in
-via Garibaldi, fino al capo opposto di Torino.... — Ah il carnevale —
-esclamò — per noi altri!... Se conoscessi chi l'ha inventato! — E fece
-l'atto di scaraventare il canestro in faccia a qualcuno.
-
-Ripartii con lui; si ruppe un'altra volta l'onda umana della gran
-piazza, in mezzo a un frastuono diabolico, e anche prima d'arrivare in
-via Po, il tranvai era stracarico. V'era una mescolanza di cappellini
-fioriti, di chepì, di tube, di capigliature arruffate, di berrettine
-rosse e di cappelli a pan di zucchero e di cappucci di maschere,
-un pigia pigia di gente con l'argento vivo addosso, che lanciavano
-risa e grida, come scoppi di razzi e di petardi, agli alti tranvai
-che passavano; dai quali rispondevano altre bocche spalancate e
-braccia fendenti l'aria, come da tanti gabbioni di matti. A ogni
-tratto la giardiniera si fermava, e molti scendevano, molti salivano,
-disputandosi il posto, cadendo seduti e rialzandosi, strofinandosi
-a vicenda per tutti i versi e scambiandosi urtoni, complimenti e
-pizzicotti, con un cicaleccio e un vocìo che assordava. In piazza
-Castello mi si venne a piantar davanti, sulla piattaforma posteriore,
-un mascherone colossale, insaccato in un dominaccio nero che gli
-dava l'aspetto d'un fratello della Misericordia, e costui e altri due
-mascherotti vinolenti, quando furono in via Garibaldi, cominciarono
-a tormentare una donna, che le loro schiene mi nascondevano,
-tempestandola di domande buffe, e chiamandola _mare_ e _nona_, per
-canzonatura.
-
-— O _mare_, come ve lo siete goduto il martedì grasso?
-
-— Guarda che po' di sacco di confetti che ha vuotato!
-
-— O una giratina sulla giostra a barche l'avete data?
-
-— L'ho trovata io in un _Gabinetto riservato agli adulti_!
-
-— L'ho vista in maglia nel _Padiglione orientale_!
-
-Non udii alcuna risposta. Un minuto dopo, i tre buffoni saltarono giù,
-e io riconobbi all'estremità dell'ultima panca la vecchietta di Pozzo
-di Strada, che doveva esser salita, come sempre, all'angolo dì via
-XX Settembre. Aveva il fazzoletto in capo, il suo sacco vuoto sulle
-ginocchia, il suo solito atteggiamento umile e raccolto. Non mostrava
-alcun risentimento delle beffe, come se non le avesse neppure intese:
-guardava con lo sguardo attonito d'un bimbo le ragazze mascherate che
-passavano in bicicletta, i drappelli di maschere che sfilavano accanto
-al tranvai pestando i tacchi e ripetendo tutte in coro lo stesso grido
-come branchi di capre, la doppia processione nera che andava e veniva
-sui marciapiedi; ma pareva che non vedesse nulla. Vide però la chiesa
-dei Santi Martiri, quando vi si passò davanti, e si fece il segno
-della croce. Quel pensiero fisso, che già le avevo visto nel viso,
-pareva che si fosse fatto più profondo e più inquieto; più sovente essa
-socchiudeva gli occhi e chinava il mento sul petto e poi si riscoteva
-come da un breve sogno angoscioso, e m'appariva più piccola, più
-risecchita, più meschina, come se dall'ultima volta che l'avevo veduta
-non avesse più dormito e fosse diventata più povera. Che cos'aveva? Non
-immaginavo alcuna causa determinata del suo dolore; ma sentivo così in
-confuso che la cognizione di quella causa era celata in qualche parte
-della mia mente, e che quando l'avessi saputa mi sarei maravigliato
-di non averla scoperta io medesimo. Si segnò di nuovo quando passammo
-davanti alla chiesa di San Dalmazzo, chiuse gli occhi ancora una volta
-quando si sboccò in piazza Statuto, e più su, vicino al monumento del
-Fréjus, quando io discesi a destra per andare a casa, essa discese
-a sinistra verso lo stradone di Rivoli. La vidi allontanarsi col suo
-sacco vuoto sotto il braccio, a passi lenti e uguali, curva sotto il
-suo dolore misterioso, come sotto un giogo invisibile, solitaria in
-mezzo alla vasta piazza già oscura, piccola, compassionevole come
-una formica smarrita. E con quel povero punto nero che si perdette
-nell'orrizzonte silenzioso della campagna svanirono per me tutti gli
-splendori e tutti gli strepiti del carnevale.
-
- *
-
-La ritrovai pochi giorni dopo sulla stessa linea, alla prima corsa
-della mattina, e cercai subito un modo d'interrogarla, per scoprire
-il suo segreto; ma mi distrasse da lei un nuovo spettacolo, un
-corso d'osservazioni nuove sul singolare aspetto in cui si presenta
-all'occhio del passeggiere dei tranvai la battaglia elettorale. Ferveva
-già l'agitazione per quelle tanto aspettate elezioni amministrative,
-che dovevan decidere finalmente della prevalenza del partito cattolico
-o del partito liberale. I muri erano tappezzati di manifesti d'ogni
-forma e colore che s'alzavano superbamente fino ai terrazzini e
-scendevano umilmente fin sui marciapiedi, come per attaccarsi alle
-gambe dei signori e per leccare le scarpe ai poveri. Su tutte le
-linee si correva per lunghi tratti in mezzo a un coro visibile di
-esortazioni, di promesse, di accuse, di preghiere, di minacce, fra cui
-sonavano più alto, come note acute, centinaia di nomi noti ed ignoti,
-aristocratici, borghesi, plebei, quasi gridati dai muri, come da una
-folla, con mille diverse intonazioni allegre e solenni, imperiose
-e supplichevoli; alle quali pareva che il carrozzone sfuggisse,
-fischiando e scampanellando per dir di no, che non ci credeva, e
-che aveva altre cure per la testa. A ogni fermata, tutte quelle voci
-si facevan sentire più forti e più chiare, e poi si confondevano da
-capo in un mormorìo sordo e lontano, in cui non si raccapezzava più
-nè programmi nè nomi. Dentro al tranvai, peraltro, sorgevano dispute
-concitate, delle quali non m'arrivava all'orecchio che qualche parola,
-come _baloss_, _ciarlatan_, è tempo di finirla, la vedremo, e cose
-simili; e c'eran dei signori che, senza disputare, aprivano l'uno in
-faccia all'altro, in atto ostile, l'_Italia reale_ e la _Gazzetta del
-Popolo_, altri che facevan pacatamente discussioni tutte aritmetiche,
-in cui ritornavano a ogni tratto i cinque mila, i sette mila, i dieci
-mila, come nei discorsi di guerra, e altri parecchi che, tendendo un
-orecchio a quei discorsi, guardavan la fuga dei manifesti sui muri con
-un sorriso canzonatorio continuo, come gente che si spassasse a un modo
-dei neri, dei rossi e dei tricolori. Sugli altri tranvai che passavano,
-intanto, vedevo dei giovani di mia conoscenza, che tenevan sotto il
-braccio dei pacchi di stampati, con l'aria di gente affaccendata,
-che corresse fin dalla prima mattina e dovesse correre fino alla
-sera, stimolata a un tempo da un obbligo e da una passione: servitori
-volontari e conscienti d'un'idea. E fu appunto uno di questi fattorini
-apostolici che mi fece fare la prima scoperta riguardo a uno dei miei
-compagni misteriosi di viaggio.
-
-Ero sul tranvai del Martinetto, una mattina di nebbia, accanto al
-cavaliere Bicchierino, che leggeva la sua solita _Gazzetta_, in
-piedi. Salì sulla piattaforma un falegname mio conoscente, con un
-gran cappello alla calabrese e una giacchetta spelata di velluto color
-cacao, che gli vedevo addosso da cinque o sei anni, e un grosso pacco
-di stampe sotto il braccio. Era un originale curiosissimo d'indole come
-d'aspetto, che, a vederlo serio, con quel barbone rossastro e ispido,
-con quelle folte sopracciglia irsute e quel collo taurino, pareva
-un uomo terribile, e quando rideva, il più gran bonaccione di questo
-mondo, benchè avesse una voce di cannone Krupp. Era un filosofo, il
-quale esprimeva tutti i suoi pensieri in forma di sentenza, e ne notava
-una gran parte in un taccuino, che portava sempre con sè, spaziando di
-preferenza nel campo della morale, dei costumi, della rigenerazione
-della donna e dell'educazione dei fanciulli. Non un pensatore
-astratto, peraltro; ma “un propagandista individuale„ appassionato, un
-ragionatore infaticabile, capace di “lavorare„ un amico renitente per
-un anno di seguito, tutti i giorni, con la tenacia d'un missionario;
-e buon lavoratore con questo, sobrio per istinto e per proposito,
-tanto da privarsi del vino e del tabacco per dare il suo obolo alla
-causa e per comperare opuscoli, giornali e anche ritratti e calendari
-socialisti, di cui tappezzava le pareti della sua camera. Buono e
-semplice, in fondo, e arguto: canzonatore benevolo della borghesia;
-rallegrato da una sua idea fissa, che era di turbare i sonni al
-Prefetto, di esser vigilato continuamente dalle Autorità, delle quali
-soleva parlare con un tono comicissimo di compatimento, come se ogni
-giorno sventasse qualche loro trama e facesse loro qualche bel tiro;
-e prendeva in fatti per ogni suo atto più innocente ogni specie di
-precauzioni sopraffini e superflue, sorridendo maliziosamente nella sua
-grossa barba.
-
-Appena salito, prese a discorrere con me, a bassa voce, ma con viva
-soddisfazione, del movimento elettorale, che s'avviava bene. Gli
-scappò una sola frase a voce alta: — Torino si scuote. — Il cavaliere
-Bicchierino la sentì, e, alzati gli occhi dalla _Gazzetta_, lo guardò
-un momento con un'espressione di grande stupore. Egli continuò a
-discorrere; altri salirono. A un certo punto, guardandomi intorno, vidi
-dall'altro lato della piattaforma gli occhiali e il pizzo grigio di
-quel tal mio nemico misterioso, che quando mi vedeva da una parte del
-tranvai saliva dall'altra. Egli guardava me e il mio conlocutore con
-due occhi così dilatati e sporgenti, tirando rapidamente fra l'uno e
-l'altro dei tratti di congiunzione così vigorosi, e con un'espressione
-di sdegno così viva, che la verità mi si scoperse come al chiarore d'un
-lampo. Era il socialista ch'egli odiava! E mi balenò nello stesso punto
-un vago sospetto che fosse lui l'autore d'una lettera anonima che avevo
-ricevuto il giorno dopo dell'assassinio del povero Carnot, intestata
-col vocativo: — _degno amico di Caserio_....
-
-Ed io che avevo fatto il disegno di conquistarlo! Indovinata la causa
-dell'orrore che gli destavo, non c'era proprio da far altro che un
-atto di mesta rassegnazione. Ma, insomma, il mistero era svelato; avevo
-fatto nel mio piccolo mondo del tranvai la prima scoperta importante;
-e poi.... chi sa mai! Intanto gli affibbiai nelle mie note il nome di
-Guyot, il mangia-socialisti francese, per mio comodo.
-
-
-
-
-CAPITOLO TERZO.
-
-
- Marzo.
-
-Per molta gente, che esce poco di casa e che per pigrizia o per età
-o per incomodi non si serve più delle gambe, il tranvai è diventato
-il solo mezzo di comunicazione col mondo, l'ultimo ponte mobile che
-li unisce ancora alla città in cui vivono solitari. Costoro fanno
-sul tranvai le loro passeggiate igieniche di “andata e ritorno„ o “il
-giro di circonvallazione„ come lo chiamano, per pigliare una boccata
-d'aria; sul tranvai cercano i piaceri della conversazione, fanno nuove
-conoscenze, raccolgono notizie, rivedono qualche volta gli amici, e
-quando rincasano, non parlano che della gente e dei piccoli casi veduti
-nelle loro corse, come se per essi non ci fosse più altra società
-fuori di quella che corre dalle sette e mezzo della mattina alle dieci
-della sera sulla gran rete di ferro della Società belga e della Società
-torinese. Posso dire d'aver fatto parte di questa famiglia per tutto
-il tempo che impiegai a mettere insieme il mio libro. Anche stando in
-casa, cercavo il più sovente col pensiero le persone che solevo trovare
-sui tranvai, a ogni passaggio di carrozzone sotto le mie finestre mi
-balzavano davanti le loro immagini, e ogni mia curiosità, quand'uscivo,
-si volgeva a chi avrei incontrato, a che sarebbe accaduto, a che avrei
-scoperto quel giorno nelle mie scarrozzate. Il tranvai era diventato
-per me quello che è per certi vecchi pensionati il caffè, dov'essi
-vanno a interrogare l'opinione pubblica intorno agli avvenimenti del
-giorno. E la mattina del due di marzo, riavutomi appena dallo sgomento
-delle prime notizie d'Abba Garima, corsi al mio caffè ambulante per
-osservarvi gli effetti dell'avvenimento terribile.
-
-Capitai nel carrozzone di Carlin, sulla linea del Martinetto. C'eran
-seduti dentro sei o sette signori accigliati, tutti col giornale
-in mano, che non si guardavano, come se ciascuno avesse temuto di
-legger sul viso degli altri qualche notizia peggiore di quelle che
-aveva lette stampate; e mostravan tutti, oltre al dolore, un'amarezza
-sdegnosa, un'irritazione sorda, che mi pareva il rimorso e la vergogna
-della credulità stupida, degli entusiasmi bamboleschi con cui s'erano
-prestati per tanto tempo all'enorme inganno sanguinoso, dal quale
-uscivan bruscamente quella mattina, come da un sogno di briachi. Tutti
-tacevano: il carrozzone pareva un gabinetto di lettura d'ipocondriaci.
-Il solo Carlin era agitato. Quando venne da me sulla piattaforma, con
-la sua faccia zanardelliana più secca del solito, strappò lo scontrino
-dal libretto con un gesto nervoso, dicendo: — Inzipiensa! Inzipiensa!
-—; una parola imparata dai giornali, senza dubbio. — Cosa s'ha da dire
-d'un _assortimento_ compagno? — Finalmente appariva chiara, pur troppo,
-la bestialità commessa, di non aver preso il nemico tra due fuochi,
-quando s'era ancora in tempo! Ma cercava di consolarsi, affermando
-(di scienza propria, poichè notizie al proposito non n'erano ancora
-arrivate) che le nostre artiglierie avevano fatto una strage inaudita;
-e poi aveva gran fiducia nel maggior Prestinari, e aspettava miracoli
-dal Baldissera, che avrebbe “spazzato tutto„. Invitto Carlin! Tutta
-la sua lunga persona spolpata fremeva guerra e vendetta. Egli voleva
-mandar laggiù cento mila uomini, duecento mila, quattrocento mila, e
-fino all'ultimo cannone dei nostri arsenali, pur di aver con quella
-canaglia di negri _l'ultima parola_. E dicendo questo continuava a
-staccar gli scontrini vigorosamente, come se ad ogni strappo avesse
-portato via un brandello della pelle del Negus.
-
-Per alcuni giorni non ebbi altro oggetto d'osservazione che lui.
-Scopersi che non era soltanto un africanista ardente e un curioso della
-scienza; ma un osservatore dei suoi simili. Essendo in servizio da
-molti anni, conosceva su tutte le linee un gran numero di persone, di
-cui sapeva a che ora e dove salivano e a che punto scendevano, e sulla
-condizione e sugli affari loro, ignorando chi fossero, almanaccava
-con la fantasia, osservandoli con occhio scrutatore. E si capiva che
-quel continuo salire e scendere di gente conosciuta e sconosciuta e
-quei mille frammenti di discorsi che raccattava lungo il giorno lo
-divertivano. Un giorno me lo disse: — Se si guadagnasse un po' di
-più e si faticasse un po' meno, questa _professione_ sarebbe di mio
-gusto. — Era uno di quegli uomini d'immaginazione viva e curiosa,
-pei quali lo spettacolo del mondo è un godimento. A ogni discorso
-che sentisse, su qualunque argomento, di persone che gli paressero
-colte, tendeva l'orecchio e l'arco dell'intelligenza; raccoglieva
-frasi, bocconi di notizie e mezze idee; le rimasticava in silenzio,
-e poi le smaltiva storpiate, impasticciate, trasformate nei modi più
-strani ai colleghi e ai passeggieri di condizione umile, mostrando di
-sapere assai più di quanto diceva, come un uomo che vivesse in una
-sfera intellettuale superiore al proprio stato. Sempre serio, con
-la fronte corrugata; soltanto quando entrava nel carrozzone qualche
-donna equivoca vistosamente elegante, socchiudeva un occhio e sporgeva
-le labbra in modo lepidissimo, dandosi l'aria d'un conoscitor fine e
-profondo del genere. Per attaccar discorso buttava là una parola, come
-un amo nell'acqua, non rivolgendosi direttamente ad alcuno, e se un
-passeggiere mordeva, egli scioglieva la lingua, se no, non aggiungeva
-altro, aspettando miglior occasione; oppure cercava un'entratura
-nominando a bassa voce le persone che salivano. — Quello lì è il
-segretario capo del municipio, quello che fa tutto: gran testa. —
-Quella è la signora Valdata, la prima donna del teatro piemontese, che
-sale ogni domenica a quest'ora, per andare al _Rossini_, alla recita
-diurna. — Questo è il cavalier Benotti, veterano del quarantotto, che
-va al caffè Londra.... col cane.
-
-Era questi uno dei frequentatori della linea; l'avevo visto salir molte
-volte al numero 43 dì via Garibaldi; portava sempre all'occhiello
-il nastrino della medaglia commemorativa. Aveva settant'otto anni,
-e coglieva tutte le occasioni per far sapere la sua età, di cui
-era altero. Quando saliva, si scusava della lentezza, dicendo:
-— A settantott'anni non si può esser lesti.... — Quando i vicini
-sorridevano dell'atto con cui afferrava a due mani la colonnina a un
-sobbalzo del carrozzone, sorrideva egli pure e diceva: — Eh, non si
-scherza mica; son settantotto suonati.... — Era un vecchietto pulito
-e cortese, al quale un principio di rimbambimento dava un aspetto di
-grande bontà; sorridente a tutti, in specie ai bambini, a cui carezzava
-la guancia con la punta d'un dito, quando si trovavano col viso davanti
-al suo, stando in braccio alla mamma; espansivo, bisognoso tanto di
-discorrere, che qualche volta parlava da sè, scotendo il capo in atto
-d'approvazione continua. Era curvo; ma si drizzava di tratto in tratto,
-come se gli scattasse dentro una molla, alzando la fronte e guardando
-fieramente davanti a sè, riscosso forse all'improvviso da qualche
-ricordo delle antiche battaglie; per pochi momenti, però; poi ricascava
-nell'atteggiamento solito, come se la molla si spezzasse, e rifaceva il
-viso ilare e ossequioso. Aveva un piccolo cane che chiamava Ciuchetto,
-un volpino giallognolo con la coda arricciata, il quale accompagnava
-continuamente il tranvai, trottando accanto alla piattaforma e alzando
-ogni momento il muso a guardarlo; ed egli guardava lui, per lunghi
-tratti, sorridendogli amorevolmente, e lo cercava con occhio inquieto,
-voltandosi a destra e a sinistra, ogni volta che il passaggio d'una
-carrozza o d'un carro glielo nascondeva. E si capiva che quel cane
-era per lui un amico, una consolazione della vita, la sola compagnia
-ch'egli avesse durante le lunghe giornate in cui il cattivo tempo o
-gl'incomodi dell'età lo tenevano rinchiuso in casa. Era anche un po'
-sordo il vecchietto; ma tanto più cortese per questo, che acconsentiva
-spesso col capo, sorridendo, a persone che non parlavano con lui, e
-prolungava l'atto approvatorio anche quando non parlavano più, con
-un'aria d'attenzione profonda. E fu appunto uno di questi casi, di
-cui altri risero, che mi fece scrivere il suo nome, per impulso di
-simpatia, nell'elenco dei miei personaggi....
-
- *
-
-Il marzo, peraltro, non s'annunziava bene; pareva che il disastro
-d'Abba Garima avesse disperso tutti i miei conoscenti; passavano i
-giorni, e su nessuna delle tre linee ch'ero solito di percorrere,
-anche percorrendole in ore insolite, non m'imbattevo più in alcuno di
-loro, nè mi si offrivano altre persone o casi che mettesse conto di
-registrare. Ahimè, mancava la materia! E mi prese un dubbio triste:
-d'aver fondato il mio edifizio sopra un'illusione; che la realtà
-non bastasse a sorreggerlo; che senza lavorar di mio, ossia, senza
-fabbricarlo diversamente affatto da come l'avevo immaginato, non lo
-avrei potuto compiere; e di giorno in giorno volgendosi il dubbio in
-certezza, stavo per rinunciare un'altra volta, tristemente scoraggiato,
-al mio proposito....
-
-Furono quei due benedetti amanti di borgo San Donato che mi fecero
-riprendere la penna. Li trovai una mattina alla prima corsa sul
-tranvai del Martinetto, salendo in piazza Statuto. Era la prima volta
-che vedevo la ragazza venir dal sobborgo con lui, solito di salire
-all'angolo di via Siccardi. Stavan seduti l'uno accanto all'altro,
-vicino all'uscio anteriore. Al primo sguardo vidi un mutamento in
-tutti e due; in lei più notevole. Aveva un cappellino nuovo, un
-vestito che non le avevo mai visto, e non so che di più sereno nel
-viso, di più dolce negli occhi, un atteggiamento come di dignità
-nuova, un'espressione vaga quasi di appagamento della coscienza.
-Tutt'e due parlavan più liberamente, si sorridevano più spesso, con
-un'aria di sicurezza, che per l'addietro non mostravano. Avrei dovuto
-capir subito; ma non capii che dopo qualche minuto d'osservazione.
-S'erano sposati. Non c'era dubbio. Guardai la mano destra di lei:
-ci vidi l'anello. Ebbene.... n'ebbi un vivo piacere. Poveri ragazzi!
-Eran dunque contenti. Chi sa con quante privazioni avevano raccolto a
-soldo a soldo quel po' di fondo per metter su il loro quartierino in
-via San Donato! Poichè era certo che stavano lì e che dovevano avere
-una sola camera, con una nicchia di cucina, se pur non serviva di
-cucina il caminetto. Guardandoli, vedevo quella camera al terzo piano,
-mobiliata appena dello stretto necessario, con un vaso di fiori alla
-finestra, con un piccolo lume a petrolio sopra un piccolo tavolo, dove
-essa cuciva la sera, e lui, forse, faceva qualche lavoro straordinario
-di copiatura, dopo aver cenato con un po' d'insalata; e immaginavo
-la loro vita, nella quale eran contati i minuti e i centesimi, dette
-ogni giorno, in quei dati momenti, quelle medesime parole, letto per
-dei mesi uno stesso libro, una pagina per volta, vagheggiata per due
-settimane una serata in seconda galleria al teatro Alfieri; e in quella
-vita povera e oscura indovinavo un pensiero comune, l'aspettazione d'un
-essere desiderato, allietata dalla speranza d'una grazia della natura,
-d'un essere diverso da loro, florido e bello, che avrebbe portato fra
-quelle quattro povere pareti luce, allegrezza, alterezza, coraggio. Sì,
-certo, quel tenue chiarore che traspariva dal viso di quella donnina
-di nulla, consapevole della propria bruttezza e rassegnata al posto
-umilissimo che le aveva dato il destino nel mondo, era quella speranza,
-l'intimo albore della maternità, già biancheggiante nell'anima, prima
-che l'astro esistesse; il piccolo essere, forse non ancora concepito
-che nel pensiero, era già amato e accarezzato; essa vedeva già la forma
-indefinita, qualche cosa di bianco e di roseo, movere per la piccola
-camera, agitarsi accanto a lei nel tranvai, drizzarsi sulle ginocchia
-del giovane che le sedeva di fronte. Come al solito, essa s'alzò per
-discendere in piazza Castello: continuava dunque a andare al lavoro.
-Povera donnina! Nell'alzarsi fece un atto insolitamente vivace, e
-quanta grazia si poteva mostrare in quel piccolo corpo così poco
-femmineo vi si mostrò in quell'atto, che era tutto per il suo sposo, si
-capiva. Quando fu a terra, aspettando che il tranvai passasse, gli fece
-un saluto con la mano, sorridendo. Era la prima volta che faceva così:
-un saluto di moglie a marito. Fu per me come un annunzio indiretto di
-matrimonio.
-
- *
-
-E subito, il giorno dopo, come se con quei due mi si fosse aperto un
-buon periodo, scopersi un'altra coppia, della quale era destinato
-che mi dovessi occupare curiosamente per tutto il corso dell'anno.
-Erano le quattro dopo mezzogiorno, quando salì sul tranvai della
-linea Vinzaglio, in via Garibaldi, una signora sui trent'anni,
-bruna e bellina, vestita con garbo, un po' timida, con due occhi
-chiarissimi e un bocchino di bimba; la quale, appena seduta dentro,
-in un angolo, girò sui presenti uno sguardo rapido, con una leggera
-espressione d'inquietudine, che immediatamente disparve. Era una di
-quelle figure di cui si suol dire al primo vederle: — Ecco una donna
-onesta. — Aveva un cappellino nero guernito di mazzetti di viole, che
-tornavano mirabilmente al suo visetto bianco e modesto di fanciulla.
-Dopo quella prima occhiata non guardò più nessuno, e parve che si
-raccogliesse nell'osservazione delle scarpette d'un bambino che teneva
-sulle ginocchia una donna seduta dall'altra parte. Quando il tranvai
-arrivò allo sbocco di via Roma in piazza Castello, dove s'aggruppano
-i giovani eleganti per veder sfilare le passeggiatrici dei portici,
-salì senza far fermare un bel capitano di fanteria, alto e snello, con
-un berretto nuovo fiammante e i guanti bianchi freschissimi, entrò e
-sedette dì fronte a lei. Si guardarono di sfuggita, e poi voltarono
-tutt'e due il capo dalle parti opposte, l'uno verso il marciapiede di
-destra, l'altra verso quello di sinistra. Che imprudenza! Se si fossero
-salutati e messi a discorrere, non avrebbero forse destato alcun
-sospetto. Ma quello scambio d'occhiate indifferenti e quello sguardo
-rivolto intorno da tutti e due insieme come per assicurarsi che nessuno
-avesse notato il loro incontro, li tradirono. E li tradì anche più un
-rossore leggerissimo che salì alle guance di lei, nonostante lo sforzo
-ch'ella fece per rattenerlo, accusato dal movimento del suo petto. Il
-rossore svanì in un attimo; ma rimase visibile il suo turbamento, un
-non saper che fare dei propri occhi, la coscienza d'essere osservata
-dai passeggeri, e come un sospetto pauroso della strada, alla quale
-lanciava ogni tanto, con simulata distrazione, degli sguardi furtivi,
-che percorrevano un tratto dei marciapiedi. Quel convegno sul tranvai
-doveva essere il primo, una concessione di compenso fatta da lei dopo
-aver rifiutato un convegno altrove. Fra quattro pareti, doveva aver
-detto, ma di legno e di cristallo, per ora. E chi sa per quante altre
-coppie il tranvai è un'anticamera! E chi sa perchè mi si piantò nel
-capo l'idea che quella signora fosse la moglie d'un impiegato delle
-Poste! Forse per una vaga rassomiglianza di visi, o per qualche ricordo
-nascosto nella mia mente. Il fatto è che il viso di suo marito mi si
-presentò inquadrato in uno sportello delle lettere raccomandate, e mi
-restò davanti in quella cornice così fermo e netto, come se ce l'avessi
-veduto davvero. E n'ebbi pietà al pensare che in quel momento, forse,
-a poca distanza di là, egli stava tastando con le dita una lettera,
-per assicurarsi che fossero saldi i suggelli. Ah, non c'è nulla di
-saldo a questo mondo, povero travet: tutto è fragile come la ceralacca
-e passeggiero come una lettera. Ma pensai a un punto che non sarebbe
-trascorso lungo tempo prima che la traditrice dello sportello fosse
-punita, perchè gli occhi scintillanti del capitano, mobilissimi e
-sorridenti come quelli d'un fanciullo, che si chinavano ogni momento
-sui galloni della manica o si fissavano sul vetro del finestrino
-in cui brillava il riflesso argenteo del berretto nuovo, non davano
-indizio d'una grande profondità di passione. E già incominciavano per
-lei i piccoli affanni dell'amor criminale. A ogni persona che saliva
-sulla piattaforma, il suo sguardo correva a cercar chi fosse; ad ogni
-passeggiere che entrava, il suo viso si rimbruniva, scemando in lei
-la speranza di rimaner sola un minuto con lui; e ogni volta che uno
-sguardo scrutatore la fissava, i suoi occhi eran costretti a rifugiarsi
-tra le scarpette del bimbo che le sedeva di faccia. Ah, signora: la
-camera di legno e di cristallo preserva la virtù dalla gran caduta, è
-vero; ma è pure una gran camera di tortura. Intanto, i loro sguardi
-s'incontravano di tratto in tratto, e dalla fiamma morente sotto le
-palpebre di lei, che si abbassavano subito, si capiva che il destino
-dell'uomo dello sportello era deciso. Ahimè, sì, la Società Belga
-avrebbe guadagnato ancora qualche soldo da tutti e due, e poi i suoi
-carrozzoni sarebbero riusciti insufficienti: si sa, per dieci centesimi
-non si può dar tutto. Quando discesi in piazza Carlo Felice non
-rimanevano più sul tranvai che cinque o sei persone. Mi parve che il
-capitano dicesse tra sè: — Un importuno di meno, — ed io gli risposi in
-cuor mio: — Due personaggi di più.
-
- *
-
-A questo punto, poco mancò ch'io non mettessi da parte tutti i miei
-personaggi per dar corpo a una nuova idea che mi venne percorrendo
-per la prima volta tutta la linea da piazza Emanuele Filiberto al
-corso del Valentino: la descrizione di tante corse a traverso a
-Torino quante sono le linee di tranvai che l'abbracciano; una _Guida_,
-sì, una modestissima _Guida_, ma scritta con amor di figliuolo e di
-poeta, nella quale si succedessero di volo i quartieri, i monumenti,
-le memorie, le colline, le montagne, nella luce e nei colori diversi
-di ogni ora e di ogni stagione, come si succedono, fuggendo, allo
-sguardo di chi sta sul tranvai, portato via dai cavalli a trotto
-rapidissimo. Cedo l'idea a chi la vuole. Sarebbe stata la prima la
-linea del Valentino, la più serpeggiante e la più varia di tutte,
-che par stata tracciata, con diversità ed armonia d'intenti ad un
-tempo, da uno storico e da un artista. Si parte di mezzo ai banchi
-e alle baracche pittoresche del mercato di Porta Palazzo, e dopo un
-breve corso per quel grande viale Margherita, che dalla riva del Po
-par che giunga ai piedi delle Alpi, s'entra nella quiete ombrosa
-della via della Consolata, dove si succedono a breve distanza gli
-avanzi infossati delle mura romane, la statua aerea consacrata dal
-Consiglio civico del 1835 alla Vergine scongiuratrice del coléra,
-e l'obelisco mortuario del Foro ecclesiastico, sorgente in mezzo a
-quella malinconica piazza Savoia, che par che lo guardi in aria di
-pentimento e di rimprovero. Rotta l'onda rumorosa di via Garibaldi,
-si fiancheggia il vasto giardino della Cittadella, vedendo da lontano
-Angelo Brofferio che arringa le balie e i bambini ruzzanti in mezzo
-agli alberi e intorno alla fontana, si passa fra la statua del buon
-ministro Cassinis e la testa solitaria del giornalista Borella, ed ecco
-la bella via Cernaia, dove squillarono le trombe dei primi francesi
-nel '59 e la grande caserma merlata del Lamarmora, e il vecchio mastio
-coronato di guardiole, e il Micca di bronzo che brandisce la miccia,
-e di qua e di là portici e giardini e fughe d'ippocastani e colori
-ridenti di città giovanile. Svolta il carrozzone nell'ariosa e romita
-piazza Venezia, riesce per via Alfieri dietro al gran cavallo morente
-del duca di Genova in mezzo ai palazzi multicolori di piazza Solferino,
-passa accanto al Lafarina pensieroso, corre lungo l'Arsenale fumante e
-sonoro, e aperta la folla chiassosa delle scolaresche di via Oporto,
-e salutato in piazza San Quintino il vecchio Paleocapa sonnecchiante
-sulla sua poltrona di marmo, sbocca nell'allegra ampiezza di corso
-Vittorio Emanuele. Un po' più oltre, a sinistra, Massimo d'Azeglio
-disegna il suo bel capo d'artista sul gran pennacchio bianco della
-fontana, dietro al quale nereggia in lontananza il piccolo pennacchio
-nero di Emanuele Filiberto, e davanti, in fondo al corso, lontanissimo,
-biancheggia confusamente il monumento dei morti in Crimea sul fondo
-scuro delle colline di Val Salice. Si svolta ancora in via Nizza fra
-il moto affrettato di gente e di carri che rumoreggia intorno alla
-stazione di Porta Nuova, si svolta da capo nella piazza dove _fu
-giurata_ nel '21 _la libertà d'Italia_, e per il largo viale che va
-diritto al fiume si arriva finalmente dinanzi al superbo castello di
-Maria Cristina, donde gli occhi e lo spirito affaticati dalla visione
-di tante cose e dal passaggio di tante memorie, si riposano nella
-solitudine silenziosa del parco del Valentino e sulla grande linea dei
-colli ondeggiante dalla cima della Maddalena alla vetta di Superga con
-una grazia lenta e leggera che par che sorrida.
-
- *
-
-Se per tornare a casa di là non avessi preso a caso la linea di Borgo
-Nuovo, forse oggi ancora non saprei nulla d'uno dei personaggi più
-originali e più simpatici della mia compagnia. Fu una buona ispirazione
-che mi fece salire sul tranvai che parte dall'Orto botanico. Ed è
-quella pure, sotto l'aspetto storico, una delle linee più belle.
-Usciti dal grande viale del parco e percorso un tratto del corso
-Cairoli fino a pochi passi dalla statua di Garibaldi, che, ritto sullo
-scoglio, par che fissi lo sguardo sulla fiumana delle sue camicie
-rosse irrompente verso di lui per la via dei Mille, si svolta in
-via Giuseppe Mazzini. Quante memorie, non istoriche, mi s'affollano
-alla mente passando davanti agli sbocchi di quelle vie laterali per
-cui si vedevano un giorno i famosi _giardini dei ripari_, dove tanti
-amori sospirarono e si preparò il fallimento di tanti esami! Certo,
-ingombravano bruttamente la città quegli alti terrapieni a zig zag che
-tagliavano le vie come bastioni di fortezza; ma avevo vent'anni. Ah!
-fortuna che il tranvai va di volo! Ecco la porta della tomba del caffè
-Perla, dove, giovinetto, andavo a sorbir timidamente un moka apocrifo
-per contemplare di sott'occhio gli emigrati illustri e i giornalisti
-celebri della capitale. Ecco laggiù in fondo il conte Cavour, ritto in
-mezzo a piazza Carlina come un lungo fantasma bianco che si levi al
-cielo da un catafalco. Ecco qua il Lamarmora a cavallo che minaccia
-con la sciabola in pugno i socialisti accorrenti per piazza Bodoni
-al Comizio del vicino teatro Nazionale, convertito da palestra delle
-Muse in tempio malfamato dell'utopia vermiglia. Si svolta di corsa
-in via Lagrange, si passa dinanzi alle case dove il Gioberti mise il
-primo vagito e il conte Cavour l'ultimo sospiro, si sbocca in piazza
-Carignano dove tremano ancora nell'aria, fra il palazzo del parlamento
-e il teatro, le grida amorose di Adelaide Ristori e le apostrofi
-tonanti d'Angelo Brofferio, e poco più in là si vede riflesso il
-tranvai nelle vetrate del vecchio Cambio, la trattoria elegante dei
-ministri e dei deputati della Mecca antica. Ah, come sono antico io
-pure! E per liberarmi da questo pensiero mi volto a destra; ma torno
-a voltarmi subito dalla parte di prima per non vedere la libreria
-dell'editore di Pietro Cossa, di quel benedetto Casanova eternamente
-biondo, che può esser là dietro ai vetri a mettermi invidia e dispetto
-con la sua gioventù invulnerabile....
-
- *
-
-Fu, come dissi, una buona ispirazione la mia di pigliar quella linea
-perchè arrivai in tempo per l'appunto a salire in piazza Castello
-sul tranvai del Martinetto, nel quale, stando sulla piattaforma di
-dietro, vidi seduta in mezzo ad altre signore la mia brava incognita
-dai capelli arruffati, la sfidatrice del fumatore, col suo inseparabile
-bambino sulle ginocchia; e mi riuscì poco dopo, per caso, di sapere chi
-fosse. Mentre, come al solito, lavoravo d'immaginazione sull'essere
-suo, vidi alla cantonata di via XX Settembre, dopo più d'un mese che
-non lo vedevo, quel simpaticone di pittore, che stava osservando gli
-stivaletti d'una signora che passava; lo chiamai e gli feci un cenno
-premuroso perchè salisse. Conosceva mezza Torino, mi poteva forse levar
-la curiosità. Salì d'un salto. Gli accennai la signora.
-
-— Come? — mi domandò. — Lei non conosce donna Chisciotta della Mancia?
-
-Accortasi che parlavamo di lei, la signora ci fissò in faccia un
-momento i suoi grandi occhi oscuri e sporgenti; ma con espressione di
-assoluta indifferenza; si capiva che era abituata a “veder„ parlare di
-sè.
-
-Tutta Torino la conosce, — riprese il giovane. E la nominò. Donna
-Chisciotta o Chisciottina era un soprannome. Suo marito era un
-ingegnere putativo, ricco proprietario di case, e lei era la sua
-disperazione. — Una mezza matta — disse — cioè.... un'esaltata, diremo.
-Non l'intese nominare quattro anni fa quando ci fu il processo dei
-due bottegai di Borgo Nuovo, marito e moglie, che fecero morire il
-loro bambino? È lei quella signora che un giorno l'andò a strappare
-dalle loro mani, graffiando gli occhi a tutti e due, come una tigre, e
-buscandosi un pugno che la mise a letto. Durante il dibattimento, se si
-ricorda, non si parlò che di lei e della sua “deposizione„ di fuoco.
-— E seguitò. Era un'anima vulcanica, una specie di Santa Francesca
-d'Assisi, che si sarebbe ridotta sulla paglia a furia di beneficenza,
-e perciò in lite perpetua con suo marito, che, a darle retta, avrebbe
-finito con ridurre in ospizi pubblici tutte le sue case. Era conosciuta
-da tutta la poveraglia di Torino, ficcata in tutti i Comitati di
-soccorso, protettrice di tutti i ragazzi tormentati, di tutti i cavalli
-frustati, di tutti i gatti malmenati; sempre in giro per le soffitte
-dove si lasciava ingannare anche dalle più sfrontate simulazioni di
-malattia e di miseria; capace, in un accesso di mattana, di levarsi il
-mantello di dosso in mezzo alla strada per gettarlo sulle spalle d'una
-vecchia cerinaia intirizzita o di portare in braccio a casa sua un
-ragazzetto smarrito, raccattato sul marciapiede. Dopo che aveva avuto
-quel maschietto s'era quetata un po'; ma era raro il giorno che non
-ne facesse una delle sue. Il primo dell'anno egli l'aveva vista in un
-carrozzone levar di mano al suo figliuolo una bellissima “pecorella„
-per darla a un ragazzetto povero che ci lasciava gli occhi addosso,
-e discendere subito, col bambino strillante in braccio, per andarne a
-comprare un'altra. Suo marito tremava ogni volta che la vedeva uscir
-di casa; ma n'era innamorato perso. — Chisciottina la chiamano. E non
-sarebbe mica brutta se non avesse sempre quel viso di spiritata, e si
-pettinasse meglio. Un bel tipetto, non è vero, per lei che scrive sui
-tranvai? Mezza socialista e mezza santa; una socialistoide, come ora
-dicono. Se fosse mia moglie, le farei fare le docce.
-
-Mentre io guardavo donna Chisciotta egli saltò a parlare della _signora
-delle coincidenze_ che aveva vista tre giorni prima, all'angolo di
-corso Oporto, saltar giù dal tranvai del Valentino facendo cenno
-di fermare al tranvai del Foro Boario. Ma di lei non gli era ancor
-riuscito di saper nulla, e d'altra parte non s'occupava più gran che di
-quelle cose. — Ora — disse — viaggio sui tranvai con un altro scopo.
-
-Gli domandai quale. — Cerco moglie — rispose.
-
-Credetti che celiasse; ma diceva sul serio. E continuò, in fatti, con
-la più grande serietà: — Mio padre vuole ch'io prenda moglie. Son
-tre mesi che due volte al giorno, a tavola, non fa che batter quel
-chiodo. Si capisce: è solo, son figliuol unico.... Del resto, c'inclino
-anch'io. Sono stufo di far questa vita imbecille.
-
-Restava però a sapere perchè cercasse moglie nei carrozzoni della
-Belga e della Torinese. Glie lo domandai. — È una mia idea — rispose
-seriamente. — C'è stato un esempio in famiglia. — E mi raccontò che
-trent'anni avanti un suo zio, un po' stravagante, ma buon diavolo,
-e pien di quattrini, tormentato continuamente da sua madre perchè
-pigliasse moglie, un giorno, perduta la pazienza, le aveva risposto:
-— Ebbene, sì; ma io non son uomo da cercare; esco di casa e sposo la
-prima ragazza che trovo. — E detto fatto: aveva preso il cappello,
-era sceso in istrada e aveva seguitato la prima ragazza in cui s'era
-imbattuto. Era una maestrina d'asilo infantile, senza un soldo. L'aveva
-sposata ed era stato fortunatissimo: aveva trovato una moglie, una
-madre esemplare, che l'aveva fatto felice. — E poi — soggiunse —
-come fanno gli altri? Girano per i salotti, cercano nelle famiglie.
-Ebbene, e i tranvai sono salotti che corrono, e ci si trovano delle
-famiglie. Oh, son ben risoluto. Non so su che linea la troverò, se in
-un carrozzone chiuso o in una giardiniera.... ma questo non importa.
-Sono certo di trovarla sulla rete. Il mio destino dipenderà da uno
-scontrino di dieci centesimi, come da un biglietto di lotteria. Crede
-lei che sarò io il primo? Chi sa quanti matrimoni si son già decisi
-sul tranvai! — Qui troncò il discorso per dire: — Guardi quello là....
-Quello è uno dei suoi erotici.
-
-Era un bellimbusto già brizzolato e risecchito, un mezz'uomo tutto
-bazza, con due baffetti a punta di spilla e un fiore all'occhiello,
-che sedeva fra due giovani signore, quasi affogato in mezzo alle loro
-maniche enormi come fra due piumini da letto, e si raggomitolava
-per affogarvisi meglio, mostrando negli occhi socchiusi una dolce
-beatitudine. — Alle volte, sa, — continuò il pittore, osservandolo
-— quei sornioni lì, giocando con le mani, sotto la protezione dei
-grandi mantelli delle signore, fingono di sbagliar di ginocchio.
-Trovan qualche volta delle signore timide che, per non fare una scena,
-mostrano di non accorgersene; altre volte incappano male e ci fanno
-una figuraccia. È un gioco d'azzardo. — E soggiunse che, anni addietro,
-per un certo tempo, s'era diffuso questo bel vezzo, come una specie di
-prurigine epidemica; della quale avevano arrestato il corso parecchi
-ceffoni memorabili, femminili e maschili, con successivo intervento di
-guardie civiche.
-
-Mentre mi diceva questo, all'entrar del tranvai in piazza Statuto, una
-signorina, salita poc'anzi e rimasta in piedi, s'era appoggiata con
-una spalla allo spigolo dell'uscio davanti, col viso rivolto verso
-l'interno, dove noi c'eravamo seduti. Era vestita di nero, con due
-grandi penne nere di struzzo sul cappellino, e la sua persona elegante
-si disegnava per metà sulle rocce del monumento del Fréjus e la sua
-testa impennacchiata spiccava fortemente sulla bianchezza delle Alpi
-che chiudevano il vano superiore dell'uscio. Quella figura nera e
-snella incorniciata a quel modo e campeggiante in quel fondo luminoso
-era bellissima. — Oh che bel quadro! — esclamò il giovane, rapito.
-
-— Badi, — gli dissi, accennandogli lo scontrino che teneva in mano; —
-potrebbe essere lo scontrino decisivo.
-
-Egli scrollò il bel capo erculeo, e rispose con la sua serietà ingenua
-di grande fanciullo: — No; ho in mente che non debba esser questa la
-linea.
-
-E quando discese mi fece ancora cenno di no, con un sorriso, buttando
-in aria lo scontrino.
-
- *
-
-Fu in quel torno che ebbi turbati i miei lieti studi da una
-contrarietà, di breve durata, ma forte. Cominciava allora e s'andava
-estendendo rapidamente l'uso degli annunzi esteriori sui carrozzoni.
-Dentro, questi n'erano già invasi da un pezzo: iscrizioni e figure
-dipinte sui vetri, cartellini appesi, avvisi d'ogni forma e colore
-appiccicati al cielo e alle pareti, che vi facevan l'effetto d'un vocìo
-discordante d'importuni, i quali v'affollassero di offerte e d'inviti,
-volendo lì per lì, a ogni costo, calzarvi e vestirvi, insaponarvi e
-profumarvi, farvi cambiar di casa, pigliar l'abbonamento a un giornale
-e intraprendere una cura idroterapica. S'aggiungevano a questi, in
-quei giorni, gli annunzi delle lunghe assi piantate dalle due parti
-del tetto, tinte di tutti i colori più chiassosi, con iscrizioni
-bianche e nere in caratteri cubitali, vere insegne di alberghi e di
-magazzini, leggibili a cento passi lontano, moleste agli occhi come
-grida sgangherate agli orecchi, stonanti nel colorito generale della
-strada come stecche acute in un coro di voci sommesse. Curioso che
-si fosse discusso nel Consiglio comunale se questa offesa al buon
-gusto si dovesse permettere nei tranvai, dopo che s'era permessa,
-e ben più grave e barbarica, sui teloni dei teatri! Per alcuni
-giorni ne fui veramente furioso. A salire in un carrozzone mi pareva
-d'entrare in un bazar dove dovessi contrattare anche il biglietto, e
-da cui non potessi uscire che con una bracciata di pacchi. O povera
-poesia! Ammirare il profilo poetico d'una bella signora spiccante
-sopra un vetro che annuncia delle pillole rilassative, veder due
-giovani innamorati che prendono degli atteggiamenti idillici sotto
-l'insegna della razzia per i topi, fantasticare sopra una signorina
-gentile che volge gli occhi in alto come se fissasse una larva amorosa
-dell'immaginazione e accorgersi che legge l'annunzio ciondolante d'un
-nuovo concime misto! O villano furor bottegaio che sfrutta, invade,
-ricopre, traveste, bolla, mercanteggia ogni cosa! Quando vedremo gli
-annunzi delle acque minerali e dei liquori ricostituenti sulla fronte
-delle statue e sui drappi delle bandiere? Ma l'uomo civile è così
-duttile che finisce con piegarsi a tutto. L'insolenza crescente dello
-sconcio, come spesso accade, attenuò il senso sgradevole prodotto
-dalla sua prima apparizione discreta. Prima mi ci rassegnai; poi ci
-divenni indifferente; poi, a poco a poco, quasi mi rallegrarono tutte
-quelle insegne scarlatte, gialle, celesti, volanti da ogni parte come
-stendardi spiegati al vento; e mi piacquero quelle pareti mobili che
-ricordan le camere in cui i pazzi attaccano ai muri tutto quanto di
-colorito e di stampato casca loro nelle mani; e quei volanti gabbioni
-umani che di dentro e di fuori, con parole, con colori e con disegni,
-vi offrono da bere, da mangiare e da leggere, vi danno dei consigli
-igienici e v'invitano a consulti medici gratuiti, e vi chiamano alle
-corse, alle regate, alle gare ciclistiche, al gioco del pallone e
-all'Esposizione dei quadri, mi allettarono come una viva e strana
-immagine dello spirito leggiero e irrequieto d'una grande città della
-fine del secolo, oppressa di faccende, affollata di capricci, smaniosa
-di strepito, affamata di piaceri, tormentata d'impazienze, portata via
-dalla furia di divorare il tempo e di tracannare la vita.
-
- *
-
-_Pneumatici Dunlop originali_: ecco un annunzio che non dimenticherò
-più. Lo vedo ancora dipinto in caratteri bianchi su fondo rosso come
-lo vidi, pochi giorni dopo il mio incontro col pittore, sul primo
-carrozzone che passò la mattina per piazza Statuto; sul quale trovai il
-mio buon Giors, che tentava invano la solita arietta della _Carmen_,
-allegro come un uccello. E ci trovai pure, ritta dietro di lui, col
-suo sacco inseparabile, la povera vecchia di Pozzo di Strada, che non
-avevo più vista dall'ultimo giorno di carnevale, ancora più triste,
-ancora più chiusa in sè che quel giorno. Salì con me sulla piattaforma
-anteriore un giovane biondo che attaccò subito conversazione con un
-altro signore attempato, commentando l'ultimo assalto dato dai dervisci
-al monte Mocram. Mi ricordo sempre che c'eran dentro una vecchia
-signora, una guardia daziaria e due contadine. Era una bella mattinata
-limpida e fresca. L'aria viva agitava una ciocca di capelli grigi sulla
-fronte china della vecchia, che, secondo l'usato, guardava i talloni
-del cocchiere con gli occhi socchiusi, tenendo un braccio sull'altro,
-stretti alla vita. Mi pareva ancora rimpicciolita dall'ultima volta,
-tanto da capir nella bara d'un fanciullo. Non doveva pesare molto
-più del suo sacco, certamente. E non dava quasi segno di vita quella
-mattina; respirava appena. E pensava, pensava. Ma che covava dunque
-dietro quella fronte dolorosa, che pareva portasse confitto nel mezzo
-un ferro invisibile? Qual'era mai il pensiero implacabile che teneva
-sempre curvato quel capo come la mano d'un aguzzino che lo premesse
-alla nuca?
-
-Dall'assalto dei dervisci i due signori vennero a parlare del viaggio
-dei Sovrani di Germania sulle coste d'Italia, e il più attempato diceva
-che era “una buona cosa„ un'“attenzione„ che “rialzava il nostro
-prestigio„ dopo la battaglia d'Adua. L'altro prese a parlare allora
-della battaglia e cavò di tasca un foglio grande, che spiegò sotto gli
-occhi del suo vicino.
-
-Era una fotografia colorata che rappresentava il campo di Abba-Garima:
-le montagne in fondo coronate di turbe abissine e di nuvoli di fumo,
-i cannoni fiammeggianti qua e là sulle alture minori, torrenti di
-armati precipitanti giù dalle rocce, e sul davanti una mischia feroce,
-un viluppo orribile di carri d'artiglieria, di cavalli, di feriti, di
-morti, di negri e d'italiani dalle facce stravolte, lottanti a corpo a
-corpo con le lance, le daghe e le rivoltelle, insanguinati e furiosi,
-io mezzo a pozze e a rigagnoli di sangue.
-
-Sporgendo il viso verso il foglio vidi con maraviglia accanto al mio
-braccio il capo della vecchia che, uscendo dalla sua immobilità di
-statua, si faceva anch'essa innanzi per vedere. Il giovine signore,
-cortesemente, si scansò un poco da una parte e le mise il foglio aperto
-sotto gli occhi dicendole: — La battaglia d'Abba-Garima.
-
-Essa osservò un momento con gli occhi dilatati; poi contrasse il viso
-in un modo strano, come se ridesse, richiudendo gli occhi e mostrando
-le gengive sdentate. Mentre domandavo a me stesso perchè quell'orrendo
-quadro la facesse ridere, essa si coperse il viso con le mani e diede
-in uno scoppio di pianto che mi fece fremere.
-
-Tutti e tre ci voltammo verso di lei, uno pigliandola per un braccio,
-l'altro per la mano, domandandole che cos'avesse. Non potè rispondere
-subito. Poi disse fra due violenti singhiozzi: — Ci avevo un
-figliuolo.... — e appoggiato un braccio al parapetto della piattaforma,
-lasciò cascar sul braccio la testa, in atto disperato, singhiozzando
-più forte.
-
-E fu inutile scoterla, cercar di confortarla; neppure il buon Giors
-riuscì con la sua mano vigorosa, sciolta dalle redini, a farle rialzare
-la fronte, che era come inchiodata al parapetto. I singhiozzi scotevano
-violentemente tutto il suo povero corpo incurvato, ed era un pianto
-infantile, lamentevole, che pareva non dovesse finir mai più; pareva
-che ella versasse tutte le lacrime rattenute da cinque mesi, che tutta
-la vita le dovesse fuggire dagli occhi; e ripeteva fra gemito e gemito
-una parola rotta, sommessa e dolce, con l'accento d'una madre che parla
-al bambino in culla, una parola che non comprendemmo se non dopo averla
-intesa molte volte: — _Giacolin_ —; il nome del suo soldato.
-
-Ah, povera madre! Colpiva lei pure l'accusa di viltà che qualche
-giornale lanciava in quei giorni contro le madri italiane!
-
-Riuscì Giors finalmente a farle rialzare il capo e a ottener qualche
-risposta. Insomma, che fosse morto di certo non lo sapeva, nessuno
-glie l'aveva annunziato; ma il cuore le diceva che era morto, che non
-l'avrebbe rivisto mai più.
-
-— Ma che cuore! — le disse Giors, commosso. — Oh benedette donne!
-Se non lo sapete di certo.... Sarà fra quelli che ritorneranno. Lo
-troverete fra i nomi stampati.
-
-Ma no, il parroco le aveva letto il giornale, il suo nome non c'era....
-
-— Ma che parroco! ma che giornale! Cosa volete, in quella
-confusione.... Chi sa quanti ne hanno scordati.... Vedrete fra qualche
-giorno.... Andiamo, _mare_, non bisogna disperarsi.... Sarà fra i
-prigionieri.
-
-Ma la donna diede in un nuovo scoppio di pianto. Prigioniero per lei
-voleva dire affamato, torturato, sepolto vivo, peggio che morto.
-
-— _O benedtie foumne!_ — ripetè Giors. — Aspettate un poco.... Tutti i
-giorni ne tornano.... tornerà anche Giacolin.... Siete tutte compagne,
-voi altre _mare_, quando vi mettete un chiodo nella testa. — Poi disse
-bruscamente: — Smettete di pianger così forte, giurabbaco, che mi
-spaventate le bestie!
-
-Nessuno di noi osava più di parlare; il giovane aveva stracciato
-e buttato via il foglio; la vecchia continuava a piangere
-silenziosamente, col viso nelle mani; e pareva più disperato, faceva
-più compassione quel pianto in mezzo a quella via rumorosa, a tutta
-quella gente affaccendata che passava senza badarci. Alla cantonata
-di via Venti Settembre essa prese il sacco e discese. Giors sferzò i
-cavalli e tentò il motivo della _Carmen_; ma smise subito, e passandosi
-la punta del medio sull'occhio, esclamò con un sospiro: — Ah.... porca
-guerra!
-
- *
-
-Per vari giorni, in tutti i carrozzoni e su tutte le linee, io vidi
-l'immagine di quella povera vecchia curvata sul parapetto, col
-fazzoletto sciolto e i capelli grigi scomposti, scossa da capo a
-piedi dal singhiozzo violento della disperazione. E mi pareva più
-tragica l'immagine in quel gran risveglio amoroso della natura che si
-manifestava da ogni parte, nelle gemme degli alberi, nei bocciuoli
-dei fiori, nella chiarezza del cielo e negli occhi delle ragazze.
-Dalle piattaforme dei tranvai, andando per i sette bellissimi corsi
-alberati che fanno cintura al centro di Torino e per i grandi viali
-che corrono lungo il Po e lungo la Dora, si bevevano mille effluvi
-sottili, un misto di fragranze leggerissime d'erba fresca, di terra
-smossa, di campagna aperta, e si ricevevano nella fronte e nel collo
-carezze morbide dell'aria, quasi mossa da invisibili ventagli odorosi,
-soffi tepidi e puri, come aliti di bocche virginee, che facevan
-rifiorire nell'animo, per brevi momenti, speranze rosee, ricordi lieti
-dell'infanzia, simpatie spente, proponimenti giovanili di bontà, di
-lavoro, di vita avventurosa e memorie lontane di care feste campestri
-e di bei sogni sognati nei giorni più felici dell'età più bella. E si
-mostrava questo primo influsso della primavera nei cavalli più agili,
-nei cocchieri più allegri, nei fattorini più cortesi, nel modo di
-salire, di scendere e di salutar della gente più lesto e più amabile,
-e nella fioritura più rigogliosa e più vivace dei cappellini delle
-signore a cui l'aria corrente sulle giardiniere aperte agitava sul
-capo i nastri, gli steli e le penne, portando nel viso ai passeggieri
-ritti in fondo delle ondate di profumi confusi di cipria, di viole e dì
-giovinezza.
-
-Avevano in quei giorni i tranvai una bellezza nuova: c'erano in quasi
-tutti, la mattina, delle ragazzine vestite di bianco, che occupavano
-in alcuni delle panche intere, spiccando fra l'altra gente come gigli
-e camelie nivee in mazzi di fiori e di foglie brune. Apparivano di
-sfuggita nelle giardiniere dei veli candidi scendenti sui vestiti e
-sui guanti bianchi, e a traverso i veli, sotto alle corone di rose
-e di margherite, occhi azzurri, bocchine purpuree, visetti d'una
-freschezza infantile, che facevano un contrasto graziosissimo con
-gli atteggiamenti raccolti e gravi delle piccole persone, ritte sul
-busto, con le mani intrecciate sulle ginocchia e le scarpette chiare
-congiunte. Da una parte all'altra delle piazze e dall'una all'altra
-strada si vedevano biancheggiare sui tranvai quelle farfalle gentili
-annunziatrici della Pasqua, e anche più della loro bianchezza risaltava
-l'idea, ch'esse esprimevano, dello sposalizio celeste e dello stato di
-grazia, in quelle carrozzate d'interessi mondani e di peccati mortali.
-
-O carrozza di tutti, piccolo specchio del mondo, che raccogli e
-ravvicini gli estremi più lontani della società e della vita, qualche
-volta così gioconda e qualche volta così triste, dove si può veder mai,
-fuor che in te, quello che io vidi in quei giorni?
-
-Due giornate di pioggia avevano fatto uscir da capo i carrozzoni
-chiusi; ma il cielo si rischiarava quando, verso l'undici della mattina
-dell'ultimo di marzo, salii sul tranvai della linea dei Viali, fermo
-nel corso Beccaria, sul punto di partire per Porta Palazzo. C'era
-seduta dentro una donna, sola, che è ancora viva adesso nella mia mente
-come se l'avessi avuta sempre davanti agli occhi durante un viaggio a
-traverso all'oceano. I suoi capelli radi, neri d'una tintura grossolana
-e mal diffusa, facevano parer più vecchio il viso giallo e rugoso,
-nel quale, sotto due archi nerissimi, dipinti da una mano frettolosa e
-malferma, sonnecchiavano due occhi glauchi e torbidi e rosseggiavano
-di belletto le guance flosce e una bocca amara e stanca, atteggiata
-come a un sorriso abituale, che appariva forzato, e quasi morto, come
-quello d'una maschera, poichè la luce dello sguardo non l'accompagnava.
-Se quel viso non avesse abbastanza chiaramente parlato, avrebbero tolto
-ogni dubbio un garofano rosso ch'essa portava nella treccia e una lunga
-traccia di polvere di riso che da una guancia le scendeva giù fino al
-collo scarnito, cinto d'un nastrino azzurro; e quel fiore appunto e
-quel nastro accrescevano tristezza all'espressione di vecchiaia precoce
-dei suoi lineamenti risentiti e come tesi da un sentimento sordo
-di rancore che ella covasse contro ai fantasmi a cui sorrideva per
-consuetudine la sua bocca cascante. Era una di quelle figure miserande
-in cui, caduto il velo lucente della gioventù, appare con un'evidenza
-spaventevole l'abbiezione della vita, e dietro alle quali la fantasia
-vede stanze immonde di lupanari, covi fumosi di taverne e di bische
-e oscurità misteriose e sinistre dove giacciono corpi di briachi e di
-feriti e lampeggiano coltelli e occhi feroci di belve umane.
-
-Partito appena il tranvai, il fattorino entrò a porgerle il biglietto.
-Essa tirò fuori con le mani un po' tremanti una borsetta di lana verde,
-e ne cavò due soldi, che quegli prese, fissandola, con un barlume di
-sorriso.
-
-Arrivato in fondo al corso Principe Eugenio, il tranvai si fermò, e
-prima s'udì un mormorio di voci argentine, poi salirono con allegra
-furia da una parte e dall'altra molte ragazzine vestite di bianco,
-accompagnate da due che parevano maestre, e sì slanciarono dentro il
-carrozzone, agitando i veli trasparenti e le gonnelle candide, come
-uno sciame di colombe con l'ali aperte. Fu come un soffio di primavera,
-come la luce d'un'alba improvvisa che entrò con esse fra quelle quattro
-pareti, e un vago odor d'incenso, di soppressatura e di capigliature
-fresche, che parve portato da un'ondata d'aria. Erano forse le alunne
-d'un piccolo collegio che avevan fatto la comunione e andavano a far
-colazione in campagna. Le maestre restarono sulla piattaforma; le
-alunne occuparono in un momento tutti i posti, cinguettando e ridendo;
-la donna tinta restò in mezzo a loro.
-
-E allora segui una scena indimenticabile. L'aspetto di quella donna
-colpì qualcuna delle più grandicelle, che smisero di parlare e la
-osservarono. Il loro silenzio fece tacere le altre, che, naturalmente,
-si voltarono da quella parte dove le prime guardavano, e fissarono
-anch'esse lo sguardo su quel garofano e su quel nastro, su quella
-vecchiezza imbellettata e infarinata, su quella rovina d'ogni cosa,
-resa più orribile da una maschera grottesca di gioventù; ed esse pure
-fecero silenzio. Sul viso delle più piccole apparve un'espressione
-di stupore, in alcune uno sforzo d'attenzione scrutatrice; alle più
-grandi si stese sulla fronte corrugata come un'ombra di sospetto
-e d'inquietudine, simile a quella che ci dà la vista d'un insetto
-strano e sconosciuto. Guardai la donna, sola in mezzo a tutto quel
-candore d'anime e di vesti, e vidi sul suo viso una leggiera e
-istantanea contrazione dei muscoli come in una persona sorpresa in un
-nascondiglio. Lanciò un'occhiata rapidissima alle due maestre, a me,
-al fattorino; ma non guardò in faccia alle ragazze: guardò le loro
-mani, i libri da messa e le scarpette bianche con uno sguardo velato e
-fuggente; e dopo qualche momento, durando il silenzio e l'attenzione
-di cui si sentiva l'oggetto, piegò lentamente il capo all'indietro,
-appoggiò la nuca alla parete, e come presa tutt'a un tratto dal sonno
-chiuse gli occhi, e non gli aperse più.
-
-Il fattorino, che la stava osservando con curiosità, comprese, e mi
-ammiccò sogghignando.
-
-Ma io sentii una stretta di pietà che mi fece torcere lo sguardo da
-quella infelice come se l'avessi vista trapassata e confitta da un
-pugnale nella parete a cui s'appoggiava.
-
-A Porta Palazzo essa si riscosse bruscamente e, senza guardar nessuno,
-discese; le ragazzine ricominciarono a discorrere e a ridere, e il
-tranvai riprese la sua corsa, allegro e sonoro come una gran gabbia
-d'uccelli.
-
-
-
-
-CAPITOLO QUARTO.
-
-
- Aprile.
-
-Libero in questo mese da ogni altro pensiero, posso dedicar maggior
-tempo ai miei viaggi circolari _intra muros_, e scrivere distesamente,
-giorno per giorno, le mie osservazioni. Eccone una: il tranvai,
-istituzione educativa. E non è celia. Nel contatto quotidiano con
-gente d'ogni ceto i superbi perdono sul tranvai un po' della loro
-muffa; gli egoisti contenti odono discorsi di miserie e di dolori
-che li fanno pensare; la signora che tiene un figlioletto sano fra
-le braccia domanda pietosamente alla donna del popolo che cos'ha il
-bambino pallido che ripiega il capo sul suo petto, e la madre dura,
-che ha visto ammirata dai circostanti la floridezza e la grazia della
-sua creatura, discende col cuor raddolcito dalla carezza fatta al suo
-orgoglio. Ed è ancora una scuola di cortesia la carrozza di tutti
-poichè, a furia di veder altri cedere il posto alla donna, finisce
-con cederlo pure, quasi per istinto d'imitazione, il popolano che
-non ci aveva mai pensato; e dall'esempio dei cortesi che porgon la
-mano al vecchio che sale o sorreggono per il braccio la vecchia che
-scende sono indotti anche i villani a far l'atto stesso, e si corregge
-a poco a poco la volgarità degli atteggiamenti e delle mosse perfin
-nell'uomo più volgare sotto lo sguardo dei molti occhi in cui egli vede
-un'espressione di rimprovero o di disgusto, che lo ferisce nell'amor
-proprio. Sì, quei cento carrozzoni che girano per la città tutto l'anno
-sono cento piccole scuole ambulanti, dove le diverse classi sociali
-imparano l'una dall'altra molte cose utili; per esempio, che non c'è
-grande differenza fra di esse se non nella scorza; che basta a poveri
-e a signori l'astrarre un po' col pensiero da questa per sentirsi
-spinti gli uni verso gli altri dagli stessi impulsi che ravvicinano
-fra loro gli eguali; che molti dissensi e rancori cesserebbero fra
-chi è in alto e chi è in basso per il solo fatto di parlarsi e di
-conoscersi a vicenda; che le avversioni sociali non nascono tanto dalla
-disuguaglianza della fortuna quanto dal sospetto reciproco dell'odio
-e del disprezzo, e che la cortesia è un'alta sapienza e una grande
-forza benefica. Queste cose pensai stamani vedendo nel carrozzone un
-grosso signore e un giovane operaio chinarsi tutti e due a un tempo
-per raccogliere lo scontrino che una vecchia campagnuola aveva lasciato
-cadere sotto la panca. Vent'anni fa il secondo non si sarebbe chinato,
-e forse.... neppure il primo.
-
- *
-
-Una conoscenza nuova: il _marchese_. È un fattorino che, per rispetto
-al galateo, sta sulla sommità della scala, di cui Tempesta occupa
-l'ultimo gradino. L'ho conosciuto in questi giorni sulla linea del
-Valentino, andando a trovare Angelo Mosso. L'hanno soprannominato
-il _marchese_ i frequentatori della linea. È una figura di tenorino:
-biondo, pallido, svelto, con gli occhi azzurri e una bocca d'occhiello,
-perpetuamente sorridente sotto due baffetti d'oro arricciati. Saluta
-porgendo lo scontrino, risaluta ricevendo i soldi, chiede “pardon„
-nel passarvi davanti, aiuta le signore a salire e a discendere
-mettendo loro delicatamente la punta delle dita sotto il gomito,
-prende sul predellino degli atteggiamenti eleganti di cavallerizzo
-ritto sul cavallo, salta giù a raddrizzar l'ago alle biforcazioni e
-risalta su con una grazia di ballerino, e ha un suo modo particolare,
-amabilissimo, di mettere il resto nelle piccole mani inguantate,
-come si mette una chicca nella palma d'un bimbo, sorridendo col capo
-inclinato e fissando negli occhi della creditrice, senza varcare il
-segno del rispetto, uno sguardo soave, che la costringe a fare un cenno
-di ringraziamento. Appartiene alla famiglia degli erotici sentimentali.
-Pare un galante padron di casa che faccia gli onori del suo salotto
-a una comitiva d'invitate. Si capisce che l'aver che fare col bel
-sesso signorile è una dolcezza della sua vita. Un sorriso, un segno
-di compiacenza, uno sguardo di curiosità o di simpatia d'una signora
-o d'una signorina gli danno una scossa così viva, che per un momento
-par che gli manchi il respiro; e poi respira forte e s'arriccia i
-baffetti con la mano agitata, mandando baleni dagli occhi. Dev'esser
-stato ballerino al Teatro regio, o modello di pittore, o cameriere
-di fiducia di qualche vecchia nobile. Perfin nel segnare i numeri
-sul libretto ha un certo modo artistico di menar la matita come se
-schizzasse il ritratto delle sue passeggiere. Se ha un'innamorata della
-sua condizione, la povera ragazza dev'essere terribilmente gelosa al
-pensare che, mentre essa è a casa o in bottega al lavoro, lui se la
-scarrozza in mezzo alle gale e ai profumi del bel sesso, distribuendo
-scontrini e sorrisi e accogliendo ogni soldo come un fiore, e deve con
-l'immaginazione inquieta far sulla linea tutte le corse regolamentari,
-sospirando il fanale bianco dell'ultima, come un segnale di
-liberazione.
-
- *
-
-Sulla stessa linea del Valentino, questa mattina, nell'atto che facevo
-fermare il tranvai, uscendo di casa del mio amico, rividi finalmente
-la “vergine morta„ che dal febbraio non avevo più ritrovata. Sedeva
-sull'ultima panca della giardiniera: bianca, serafica, impassibile
-come sempre, spiccante fra le altre signore come una madonna del
-Fiesolano in mezzo alle figurine d'un giornale di mode. Standole
-dietro ritto sulla piattaforma potei ammirare da vicino la ricchezza
-dei suoi finissimi capelli castagni, sotto la quale s'inchinava, come
-sotto un peso soverchio, il suo collo bianco e delicato; così bianco
-da far pensare che il bacio d'un bimbo v'avrebbe lasciato una traccia
-purpurea, così delicato da parer che una leggerissima stretta delle
-dita sarebbe bastata a soffocarvi la vita. Aveva sulle ginocchia non
-so che di rotondo, rinvoltato in un foglio della _Stampa_, e lo teneva
-fermo con una mano sottile e nivea come il suo collo; la quale non vi
-doveva pesar su più di un petalo di giglio. Il suo lungo corpo leggiero
-non aveva un fremito, come se per lei non fiorisse la primavera, come
-se la sua natura angelica fosse insensibile al mutare delle stagioni;
-nè le sue guance dalla linea purissima erano più colorite in quel
-tepore d'aprile che non fossero nelle giornate rigide dell'inverno; e
-non uno dei suoi capelli di seta si agitava sulle sue tempie fresche
-di bambina, benchè l'aria si movesse; e quieti come i suoi capelli
-erano senza dubbio anche i suoi pensieri. L'osservai per un pezzo,
-e mi riprese più acuta la curiosità di saper chi fosse, poichè non
-riuscivo a immaginare alcuno stato o occupazione o scopo delle sue
-corse che convenisse al suo aspetto tanto dissimile da ogni altra forma
-di fanciulla ch'io avessi veduta mai. E anche stamani cercavo con la
-fantasia, e tutto quanto trovavo mi pareva discordante, impossibile
-a conciliarsi con quel freddo candore, con quella serenità di cielo
-d'inverno, con quell'apparenza di ignoranza claustrale o di sovrana
-indifferenza pel mondo. Il mio pensiero non riposava che immaginandola
-come m'era apparsa la prima volta, coronata di rose e ravvolta in un
-velo bianco, distesa sopra un feretro, con le braccia incrociate e
-un sorriso sulle labbra, rivolto a un mondo sovrumano. Ebbene, mentre
-così l'immaginavo, in un momento che il tranvai, sboccando sul corso
-Vittorio Emanuele, faceva un sobbalzo, l'involto ch'essa aveva sulle
-ginocchia si schiuse, e la corrispondenza strana, quasi miracolosa di
-quello ch'io vidi con quello che immaginavo, mi diede un brivido di
-terrore.
-
-Era un teschio.
-
-Il mistero era svelato; ebbi come una visione istantanea di lei in
-mezzo agli orrori d'una sala anatomica, e rimasi come trasognato; la
-verità era l'ultima cosa a cui avessi mai potuto pensare. Studentessa
-di medicina!
-
- *
-
-È scritto: non riuscirò mai, mai a conquistare il cuore del cavalier
-“Bicchierino„. Quest'oggi gli sono caduto in disgrazia da capo. L'avevo
-accanto sul tranvai, in via Garibaldi, alla solita ora della mattina.
-Anche sulla giardiniera, come nel carrozzone chiuso, se non trova
-libero il posto a sinistra della panca in fondo, piuttosto di sedersi
-da un'altra parte, egli rimane in piedi sulla piattaforma. Avevamo in
-mano tutti e due la _Gazzetta del Popolo_. Io ritardai la lettura per
-ammirare la pacatezza e la precisione meccanica con la quale, dopo
-letto la prima pagina, per legger l'altra senza tagliare, egli ripiegò
-il foglio di mezzo e fece scorrer le dita sulla piegatura, e poi piegò
-un'altra volta il foglio intero, e corresse anche la seconda piegatura
-con la mano aperta e lenta, premendosi il giornale sul petto come una
-cosa sacra. E mentre faceva quel lavoro, lo vedevo nel suo ufficio
-fare ogni mattina quegli stessi passi contati, riporre sempre la penna
-allo stesso posto, appuntare il lapis ogni tanti giorni a quell'ora,
-uscire ogni giorno a quel dato minuto preciso, e pensavo che i suoi
-pensieri si succedevano e si riproducevano certamente con lo stesso
-ordine e la stessa lentezza, e che doveva essere un'immagine della sua
-mente la sua casa assestata e lucida di buon _travet_ torinese, celibe
-e tranquillo. Celibe senza dubbio, perchè era impossibile che un uomo
-simile si fosse messo in casa il disordine vivente d'una moglie. E
-come mai, pensando a tutto questo, io potei commettere sotto i suoi
-occhi l'imprudenza imperdonabile che commisi? Per cercare una notizia
-nella seconda pagina della _Gazzetta_, vi cacciai dentro la mano e
-lacerai il foglio con le dita tese. Egli si voltò, come se un istinto
-l'avesse avvertito dell'atto vandalico, osservò con gli occhi allargati
-la dentellatura orribile che aveva fatto la mia mano nei margini, e
-poi, alzato lo sguardo al disopra degli occhiali, mi fissò per qualche
-momento con un'espressione indescrivibile di stupore e di riprovazione.
-Compresi allora l'enormità del mio sproposito, e dissi in cuor mio:
-— Son perduto; mai più, mai più mi potrò rialzare nella sua stima. —
-E infatti, nella cura ostentata con cui ripiegò il giornale prima di
-scendere vidi chiaramente l'intento di farmi comprendere che nessuna
-relazione amichevole sarebbe mai stata possibile fra di noi due.
-Ebbene, sì, egli ha ragione: ci dev'essere una differenza enorme di
-temperamento, di vita e di opinioni tra chi straccia il giornale come
-faccio io e chi lo ripiega come fa lui. Dimmi come tratti la _Gazzetta
-del Popolo_ e ti dirò chi sei.
-
- *
-
-Ho girato tutta la sera della domenica per godermi lo spettacolo
-curiosissimo degl'incontri delle giardiniere affollate. Strana è
-quella visione fuggitiva di trenta facce, che paiono d'uno sciame
-umano volante: facce curiose, facce esilarate, facce impassibili, facce
-istupidite dalla digestione difficile d'una mangiataccia domenicale,
-o brillanti d'una sbornietta discreta, o sorridenti della dolcezza
-d'un riposo onesto; begli occhioni neri o celesti che vi gittano un
-raggio di fuga, coppie d'amanti che conversano, vecchi coniugi che
-sonnecchiano, teste bionde di bimbi, che agitano le braccia in segno
-di festa verso di voi. È un momento; ma se sul tranvai che passa c'è
-una signora bella o un vestito elegante o un cappellino bizzarro, non
-sfugge all'occhio d'alcuna donna che stia sul vostro, e tutte le teste
-femminili si voltano; e in quei rapidi incontri persone si riconoscono
-di qua e di là, e si scambiano scappellate a scatto, apostrofi tronche
-e saluti della mano, che ripetono a distanza, come da poppa e da prua
-di due vaporini. Vedete prima trenta visi in pieno, poi trenta teste
-di profilo, poi trenta nuche e trenta dorsi: la comitiva vi si presenta
-sotto ogni aspetto come un gruppo statuario sopra il trespolo girante.
-Incontrate delle giardiniere allegre e chiassose in cui predomina la
-giovinezza e paion tutti compagni di festa; altre che par che portino
-un carico di musoneria, tutte facce gravi o insonnite; qualcuna con
-una guardia civica davanti e due carabinieri in fondo e qualche soldato
-dai lati, che pare una carrozzata di condannati tradotti alle carceri.
-E più curioso è lo spettacolo a notte fatta, quando passano di volo,
-illuminati dai raggi bianchi della luce elettrica o dai raggi gialli
-del gas, e variamente colorati dai lanternini dei carrozzoni, gli
-uni vermigli, altri verdi, altri mezzo accesi e mezzo oscuri, visi
-intontiti di briachi, visi languidi d'amanti, bambini addormentati,
-teste di donnine appoggiate sulla spalla del marito, braccia maritali
-strette intorno alla vita della moglie, e mani amorose intrecciate, e
-bocche e orecchie che si toccano, e musi lunghi di solitari, oppressi
-da una giornata di noia. Oh quante noie e delusioni, e rammarichi del
-denaro sciupato, e impazienze febbrili d'innamorati, e speranze e sogni
-d'amori nascenti, e presentimenti tristi d'amari diverbi coniugali
-portano a casa la sera tutti quei carrozzoni! E qualche cosa d'amaro ho
-portato a casa io pure. In una giardiniera che passava ho riconosciuto
-il mio buon nemico _Siapure_. Era ritto anche lui sulla piattaforma
-di dietro, e aveva accanto una ragazzina di otto o dieci anni, il suo
-ritratto, somigliantissimo; una figliuola di cui ignoravo l'esistenza,
-graziosa, con due grandi occhi neri e buoni, già un po' velati dal
-sonno. Ci passammo accanto alla distanza di due passi sotto la luce
-d'una lampada elettrica; i nostri sguardi s'incontrarono; avremmo avuto
-tempo di stringerci la mano.... e voltammo il viso tutt'e due dalla
-parte opposta. Ah vecchi bambini vergognosi!
-
- *
-
-Il tranvai, ottimo osservatorio per studiare la tirchieria. Ecco un
-signore obeso che scomoda dieci persone e si fa venir le budella in
-bocca per cercare un soldo caduto; ecco un facsimile di senatore, con
-tanto di pelliccia in dosso, che fa una scenata perchè il fattorino gli
-ha dato col resto un soldo greco; ecco un grasso provinciale che non
-vuol pagare un soldo di più per l'ultima corsa perchè il suo magnifico
-orologio d'oro non segna ancora le dieci precise. Era una famiglia
-agiata, si vedeva, quella che è salita questa sera sul tranvai della
-barriera di Casale, in piazza Solferino: marito e moglie, tre ragazze
-e un bimbo sui tre anni, che teneva in mano un cannocchiale da teatro;
-e il marito, che mi dava le spalle, aveva certo nei capelli tinti,
-divisi a filo sulla nuca, tanto di cosmetico quanto valeva il biglietto
-che s'è rifiutato di pagare per il posto del suo bimbo, disputando col
-fattorino dall'imboccatura di via Santa Teresa fino a piazza San Carlo.
-
-— Il bimbo ha l'età....
-
-— Ma su questa stessa linea, ieri l'altro, non ha pagato.
-
-— Non c'ero io.
-
-— Non sono obbligato a ricordarmene.
-
-— Basta ch'io glie lo dica. Non debbo mancare al regolamento perchè ci
-ha mancato un altro.
-
-— Eh, il regolamento ve lo fate ciascuno a modo vostro.
-
-— Io non me lo faccio a modo mio: osservo quello della Società.
-
-— La Società prescrive anche di rispondere in un altro tuono.
-
-— Io rispondo nel tuono in cui mi parlano.
-
-— Siamo educati!
-
-— Ma tutti e due.
-
-Apriti cielo! Mi sarò ingannato, perchè non l'ho potuto vedere in viso;
-ma dalla punta dei baffi e dall'accento con cui disse: — R_icorrerò
-alla direzione_ — m'è parso quello stesso personaggio, soprannominato
-Tintura Migone, che aveva fatto una scena simile sulla linea della
-barriera di Nizza. Discese, voltandomi le spalle, all'angolo di via
-Plana, e lo vidi andar con la famiglia al Teatro Gerbino a spendere
-sessanta volte la moneta per cui aveva alzato tanta polvere. O
-miseranda pitoccheria signorile, che per vanità o per piacere butta
-via lo scudo da una parte e letica il soldo dall'altra con una tenacia
-rabbiosa che fa avvampar dalla vergogna chi veste gli stessi panni!
-O razza spregevole d'esosi, che con infinite piccole taccagnerie
-spandete intorno a voi tanti semi d'ira e d'avversione, veri eccitatori
-dell'odio fra le classi sociali, quando finirete di disonorarvi dieci
-volte al giorno per cinque centesimi?
-
- *
-
-Mi è caro il tranvai anche perchè mi dà modo di studiare i bambini,
-che per la strada mi sfuggono. Lì posso averli sotto gli occhi per un
-po' di tempo e ammirarli a mio comodo, in specie sulle giardiniere,
-grazie al vezzo che hanno tutti d'inginocchiarsi sulle panche, dando
-le spalle ai cavalli, e di appoggiarsi alla spalliera come a una
-balaustrata di terrazzino, col viso rivolto verso i passeggieri.
-Faccio ogni giorno qualche conoscenza. Già due volte, tornando a
-casa dal Giuoco del pallone, ho potuto ammirare così una bambina di
-due anni, che padre e madre portano ogni sera verso le sei a fare il
-giro dei Viali. M'è simpatica questa buona coppia, un _Taddeo_ e una
-_Veneranda_ sulla quarantina, tutti e due piccoli, rotondi e floridi
-come i famosi amanti del Giusti, con l'aria di gente contenta dei
-propri affari. E scommetterei che quella bambina è il frutto unico
-e tardivo dei loro placidi amori, venuto quando più non lo speravano
-dopo averlo desiderato per molti anni, tante son le cure e le carezze
-di cui l'affollano, divorandola con gli occhi, tanta è la compiacenza
-con cui si sorridono a vicenda a ogni suo gesto e a ogni sua parola
-e ringraziano con lo sguardo chi la guarda e le sorride. Questa sera
-stava inginocchiata sulla panca in fondo e guardava me, ritto in
-faccia a lei, col visetto volto in su, come avrebbe guardato la Mole
-Antonelliana: un visetto rotondo di madonnina, illuminato da due begli
-occhi azzurri e incorniciato in una finissima capigliatura castagna,
-tagliata alla scozzese sulla fronte e ricadente sul vestitino color
-di rosa. E sorrideva vagamente, guardandomi, come se si ricordasse
-d'avermi già visto un'altra volta, con quella strana espressione tra di
-benevolenza, di curiosità e di canzonatura, tutta propria dei bimbi,
-che par che dicano: — Chi sei? Perchè mi guardi? Che vuoi da me? — e
-intanto moveva le labbra e gonfiava ora una guancia ora l'altra come
-se masticasse qualcosa. A un tratto si mise una mano in bocca e poi la
-tese aperta verso di me per mostrarmi quello che aveva sulla palma:
-un pezzetto di caramella; poi balbettò una parola che non capii,
-si rimise la caramella in bocca e riprese a sorridermi, dondolando
-la testina da una spalla all'altra. E io la guardavo, la guardavo,
-ostinato a cercare il segreto di quel fascino divino dell'infanzia,
-che, non parlando, ci dice mille cose dolcissime, confuse, lontane,
-quasi sovrumane, impossibili a tradursi in parole; della potenza di
-quello sguardo vago, che non penetra nell'anima nostra, ma davanti al
-quale si nascondono, friggono, si disperdono tutti i pensieri tristi
-ed impuri come un branco d'uccelli notturni al raggio dell'alba. E in
-cuor mio le dicevo: — Guardami, guardami ancora, fa fuggir le misere
-vanità, gli odî ignobili, le menzogne vili, l'egoismo, l'orgoglio;
-fa fuggir ogni cosa.... — Ma un cane che correva dietro al tranvai
-la distrasse dall'opera purificatrice, e non mi fu più possibile di
-ricondurre la sua attenzione da quel cane sulla mia persona, nemmeno
-mettendole una mano sotto il mento; benchè, per istinto amorevole, essa
-appoggiasse sulla mano la guancia. Quella carezza fece voltare il padre
-e la madre, sorridenti. Domandai loro che età avesse la bimba. Non si
-può dir l'accento con cui mi risposero a una voce: — Ventitrè mesi. —
-Non avrebbero detto con un altro accento: — Abbiamo ventitrè milioni.
-— Sentii che quel numero segnava per loro la data d'una seconda vita,
-che diceva da quanto tempo era discesa sulla loro casa la benedizione
-e la gloria. Com'è dolce augurare sinceramente il bene ai propri
-simili! Sentii una gioia vera a dir loro tra me: — Siate felici, vi sia
-lasciata sempre, possa non aver mai un brivido di febbre, mai un nodo
-di tosse, mai una notte agitata, mai il viso pallido neppur per un'ora!
-
- *
-
-Sullo stesso tranvai, tre sere dopo, ritrovai l'operaio lombardo del
-_desbotonass_, quello che m'aveva dato del _politicon_ perchè non
-m'ero voluto sbottonare sull'argomento della politica. Aveva anche
-questa volta festeggiato la domenica, e lo diceva il ciuffo che gli
-dondolava sulla fronte, e la cicca che gli spenzolava dalle labbra;
-ma era frenato dalla moglie, una donnina secca, più attempata di lui,
-seduta al suo fianco. Appena mi vide, mi piantò in faccia gli occhi
-lustri: tremai che mi riconoscesse e la ricominciasse con lo Zavattari;
-ma non mi riconobbe. Borbottò non so che della rivoluzione di Candia;
-voleva andare a Candia; e bruscamente, alzando la voce, mi fece la
-proposizione d'andar con lui. Ma lo distrasse il campanello del Viatico
-che passava dall'altra parte del Corso San Maurizio. E allora ebbe un
-litigio con la moglie. Quasi tutti, sul tranvai, si scopersero il capo;
-egli no. Sua moglie gli disse di scoprirei: non volle.
-
-— Ma non rispetti nemmeno il Santissimo? — gli ripetè la donna, in
-dialetto piemontese, e allungò la mano per afferrargli il cappello.
-Egli si dibattè violentemente, dandomi delle spallate. — _Dagh on
-taj_ — gridò — _Corpo d'on...! Mì rispetti i idej di alter, vuj che
-rispetten i mè.... Mì sont per la libertaa del pensiero_....
-
-Ma la donna riuscì a scoprirlo; egli strepitò: poi, ripreso il suo
-cappello, per rifarsi, se la pigliò col fattorino perchè faceva fermare
-il tranvai per far salire la gente.
-
-— Io faccio il mio dovere —, rispose quello; — non ha da salir chi
-vuole?
-
-No, non aveva da salir chi voleva, e per questa buona ragione: — _Cosa
-vœur dì tranvai? Tranvai el vœur dì marcià.... marcià semper, e se el
-se ferma tutt'i moment.... l'è minga pu on tranvai, l'è una tartaruga!_
-
-Voleva pagare anche due soldi di più, ma a condizione di _andar
-accelerato_, e ad ogni nuova persona che saliva, ribatteva il chiodo:
-— _E on alter!... Ah sanguanon! Ma l'è ona robba de rid!_ — Poi,
-tutt'a un tratto, rivolgendosi a me col viso grave, disse in italiano:
-— Ed è così che si fa il servizio? — Ma, dicendo questo, mi fissò da
-capo, come se gli passasse per la mente un barlume di reminiscenza, e
-puntatomi l'indice al viso, soggiunse: — _Lu.... me par de conossel._
-
-Per quanto si sforzasse, però, non riuscì a ricordarsi della
-conversazione del _desbottonass_, e volle che gli rammentassi io dove
-c'eravamo incontrati. Mi guardai bene dal contentarlo. E per fortuna,
-fu distratto un'altra volta da una signora che saliva.
-
-— _E on'altra anmò!_ — ricominciò a esclamare. — _E seguitemm
-inscì_.... Ah questa sì che è una bella farsa! —
-
-— Ma la finisca una volta, — gli disse il fattorino.
-
-— Io la finisca? _Ah faccia de bogher!_ — e, levandosi in piedi, tese
-il pugno verso di lui.
-
-Ebbi una buona ispirazione: gli misi una mano sulla spalla e gli dissi
-all'orecchio: — Andiamo, un vecchio soldato di Garibaldi non deve far
-di queste scene.
-
-Fu un effetto magico: si voltò a guardarmi, stupefatto. O come mai io
-potevo sapere ch'egli era stato con Garibaldi? Ma non me lo domandò. Mi
-guardò un pezzo, sorridendo; poi mi porse la mano e disse: — _E ben....
-lu el gh'ha reson._
-
-Detto questo, scrollò il capo in atto di disapprovazione per sè stesso,
-e ricadde pesantemente sulla panca. E quando io discesi, non se ne
-accorse: dormiva.
-
- *
-
-Sono in un periodo fortunato d'incontri e d'avventure. All'uscita dello
-Sferisterio, mi decisi a prendere il tranvai della linea di Vanchiglia
-vedendo sulla piattaforma quel porcospino di cocchiere Tempesta, che
-conobbi due mesi fa sulla linea di Nizza. La primavera non l'ha punto
-raddolcito. Salendo, gli ruppi in bocca un'invettiva feroce che faceva
-contro una cavalla chiamata _Balia_; dalla quale egli volse lo sguardo
-sopra di me senza mutarne l'espressione, come s'io fossi un complice
-della bestia. Tacque per un po', coi denti stretti; ma quando fummo in
-piazza Vittorio Emanuele, essendo salita una donna che depose ai suoi
-piedi un grosso cesto, egli cominciò contro il cesto una ruminazione
-sorda di sacrati, che protrasse fin che si sboccò in via Principe
-Amedeo; dove andò addirittura fuor dei gangheri contro una vecchietta
-sorda alle sue fischiate, urlandole nella schiena: _O trombon! O
-terremot! O tamburnassa!_ — con quanta vociaccia aveva in canna. Poi
-ricominciò a grugnire vedendo di lontano la strada ingombra dalla
-folla, che usciva dalla rappresentazione diurna del teatro Gianduia. E
-forse la ragione di tutte quelle furie era nel canestrino ritto ch'era
-ai suoi piedi, nel quale si raffreddava il suo magro desinare, ch'egli
-aveva mangiato a mezzo alla barriera di Casale, e che gli premeva di
-finire in piazza Carlo Felice. Povero Tempesta! Si capisce come la
-fame, in un temperamento come il suo, dovesse fare un tristo lavoro.
-Fermò davanti al teatro, infatti, dando al freno una girata furibonda,
-come se lo volesse spezzare. E qui la sua violenta natura fu messa a
-una prova durissima. Doveva salire con un nuvolo dì figliuoli grandi
-e piccini una di quelle povere mamme piene di timori e di affanni,
-per le quali una salita nel tranvai è come un imbarco per l'America.
-Essendo sparsi qua e là i posti liberi, i figliuoli più grandi salirono
-da varie parti, e fu una faccenda interminabile il mettere al posto i
-più piccoli; e la mamma a gridare: — Dov'è Carlino? — Giulia, siediti
-là. — No, Augusto, in piedi non voglio. — Carlino, vieni qua che c'è
-posto. — Marietta, tienti bene alla colonnina —; e Tempesta, voltato
-indietro in atteggiamento minaccioso, fremeva come un mastino alla
-catena. Quando stava per sferzare i cavalli, la signora lo rattenne con
-un gesto perchè uno dei figliuoli s'aveva ancora da sedere. Finalmente,
-sbuffando come un bufalo, Tempesta ruttò l'_avanti_. Ma la mamma gridò:
-— Un momento! È proprio questo il tranvai che va a Porta Nuova? —
-Egli rispose un _questo_ con sette esse, partì, e tirando giù tutti
-i santi, cominciò a flagellar la cavalla, che non andava a tempo e
-faceva delle scartate, e a soffiar nel suo strumento, fra un moccolo
-e l'altro, con tanta rabbia da parer che fischiasse Torino. Fischiò
-il monumento di Carlo Alberto, fischiò la Posta centrale, fischiò il
-palazzo dell'Accademia delle Scienze, e infilò via Lagrange con la
-furia d'un guidatore di carro falcato irrompente contro il nemico. Ma
-era destino che la finisse male. All'angolo di via Cavour si staccò
-dal gancio l'anello del bilancino, i cavalli s'impigliarono nelle
-tirelle, e s'arrestarono. Saltò giù Tempesta schizzando fiamme e,
-mentre il fattorino riattaccava, prese a martellar di pugni i poveri
-animali, saettando con gli occhi me e altri due che dalla piattaforma
-gli gridavano di smettere, e inferocendo in special modo contro la
-povera _balia_; la quale alzava ed agitava la testa, scalpitando,
-tutta convulsa e tremante, ma senza mandare lamento, come una povera
-donna che tace, per non chiamar gente, sotto la percossa del marito
-bestiale, di cui non comprende e perdona l'insania. Indignati, stavamo
-per scendere, quando accorse dalla cantonata un vecchietto in tuba,
-un ometto di nulla, ma ardito e risoluto come un cavaliere antiquo, e
-affrontò l'aguzzino, afferrandogli il braccio a due mani. Tempesta si
-svincolò con violenza e lo trattò di _avvocato delle bestie_. Cascava
-male. Era per l'appunto un avvocato delle bestie, membro della _Società
-protettrice degli animali_, e se ne vantò, e tirò fuori un taccuino
-per segnarci il numero della giardiniera, dicendo che sarebbe andato
-in persona alla direzione. Tempesta risalì sulla piattaforma con la
-faccia verde, masticando ira di Dio; ma, ripartito appena, udendo dire
-dietro di sè: — _A l'a fait bin_ (Ha fatto bene) —, si voltò a guardare
-il temerario con due occhi di fuoco. Chi aveva parlato era un uomo sui
-quaranta, di viso serio a benevolo, che aveva l'aspetto d'un operaio
-istruito. Questi sostenne serenamente la sua guardataccia, e gli disse
-con pacatezza, in accento amichevole, e un po' a rilento, come chi
-vuol ripetere esatta una frase letta in un libro-; — Sicuramente.... le
-bestie sono i compagni di lavoro, non gli schiavi dell'uomo.
-
-Tempesta non rispose.
-
- *
-
-Siamo in piena primavera. I tranvai dei viali corrono per lunghi tratti
-sotto le grandi chiome degli ippocastani, dei tigli e delle acacie, ed
-escono al sole e si rituffano nell'ombra, come carrozze erranti in un
-parco; i vetri dei finestrini e i visi dei passeggieri si velano di
-riflessi verdi; i predellini delle giardiniere strisciano i cespugli
-che fiancheggian la via, e passan d'intorno per aria note d'uccelli,
-farfalle bianche e profumi di rami in fiore; e il buon Giors nuota e se
-la gode in tutta questa freschezza, aspirando a pieni polmoni l'aria
-imbalsamata, che gli scava lo stomaco. Glie lo scava così addentro,
-dice lui, che a rigor di giustizia, quando viene la primavera, la
-Società gli dovrebbe dar doppia paga. Povero Giors! Questa mattina, sul
-corso Vinzaglio, ebbe un vero dolore. C'era un garzonetto d'osteria,
-ritto accanto lui, con quattro dozzine d'agnellotti crudi posati
-sopra un'assicella, ch'egli teneva col braccio arrotondato fuor della
-colonnina, per non impedirgli il maneggio del freno. A un tratto, uno
-scossone della giardiniera gli fece perder l'equilibrio, l'assicella
-piegò, e gli agnellotti si rovesciarono sulla strada. Non si può
-descrivere l'atto di desolazione che fece il buon Giors a quella
-vista: non c'è per nulla quello che fa don Baldazar-Ferravilla quando
-la cuoca dei suoi ospiti gli porta via di sotto il naso il piatto
-prediletto. E lamentò per un chilometro la “disgrazia„ scrollando
-il capo tristamente; e messo così in un corso di pensieri tristi, mi
-raccontò altre “disgrazie„ consimili di cui era stato spettatore, e non
-ne pareva ancora consolato. Una vecchia signora venuta dalla campagna,
-scendendo male dal tranvai, era caduta sul suo panierino pieno d'ova,
-e n'avea fatto un lago, da cui l'avevan tirata su in uno stato! e ova
-freschissime, che mandavano una delizia d'odore.... che peccato! Un
-grullo d'ortolano, un'altra volta, aveva messo sotto la panca della
-giardiniera, a un'estremità, un piatto di fragole ammucchiate, che a
-ogni sobbalzo cadevano a mezze dozzine per la strada, dove un branco di
-monelli, correndo e facendo un baccano indiavolato, le raccattavano,
-senza che lui se n'avvedesse; e quando se n'era avvisto.... certi
-fragoloni come palle, che profumavano il corso, una vera grazia
-di Dio: disgraziato! A una povera ragazzina, in fine, proprio nel
-momento che il tranvai si fermava in piazza Statuto, in capo alla
-linea, s'era rovesciata dalla piattaforma una zuppierata di minestra,
-ch'essa era andata a prendere all'osteria per suo padre; e gli aveva
-fatto tanta pena quella povera _morfela_, a vederla inginocchiata in
-terra a raccogliere singhiozzando le pastine e i piselli, che lui
-e il fattorino avevano _fatto una sottoscrizione_, essi due soli,
-mettendo ciascuno dieci centesimi, perchè la _morfela_ potesse andare a
-ricomprar la minestra. — Ma a me — disse poi con un sorriso trionfante
-— queste cose non sono mai accadute, nemmeno quando ero alto un palmo;
-l'appetito m'ha fatto sempre stare in guardia; guardi, potrei giurare
-che non m'è mai cascata di mano una ciliegia! — Bravo Giors! Egli m'ha
-l'aria d'un uomo che non abbia mai mangiato a sua voglia in vita sua.
-La vista delle tavole di trattoria apparecchiate all'aria aperta,
-questa mattina, gli dava dei brividi di voluttà. — Ah! — esclamava,
-adocchiandole di passata, — con che gusto mi ci metterei a sedere! — E
-si capisce come il sedersi a tavola, per lui che non ci siede mai, sia
-un ideale epicuréo, uno scialo da milionari, il non plus ultra delle
-raffinatezze della vita. E confessando che sarebbe disposto a mangiare
-a ogni ora del giorno, ride; e dicendo che trecento volte all'anno fa i
-suoi pasti sulle ginocchia, ride; e raccontando che s'è levato il pane
-di bocca per salvar dalle busse una povera bimba, ride. Ah, quanto è
-buono senza saperlo, e come mi fa bene il suo riso!
-
- *
-
-Una corsa memorabile, ma che vorrei dimenticare, sulla linea del
-Foro Boario. Venivo di fuor di porta. Era una mattinata incantevole.
-Partito appena dalla cinta, il tranvai si fermò davanti alla porta
-delle carceri giudiziarie, dove salirono sei giovani, accompagnati da
-due guardie di polizia, pallidi e malamente vestiti, ciascuno con un
-involto di panni sotto il braccio. Erano sei prigionieri liberati che
-le guardie conducevano alla questura centrale a ricevere il commiato
-ammonitorio dell'autorità. Ma non occorreva che me lo dicesse il
-fattorino; lo compresi, nell'atto che salirono, dal modo come girarono
-lo sguardo intorno sugli alberi fioriti, sul corso inondato di sole
-e sui passanti, bevendo a bocca aperta e a nari dilatate l'aria
-luminosa delle libertà, che accendeva delle fiamme nei loro occhi e
-faceva correre pei muscoli della loro faccia dei fremiti di piacere,
-visibilissimi nonostante lo sforzo con cui cercavano di dissimulare
-la rinascente ebbrezza della vita. Allo svoltar del tranvai in Corso
-Vinzaglio, e poi nel Corso Oporto, a quell'aprirsi da ogni parte
-di viali verdi, di fughe di palazzine e di portici, di vedute delle
-Alpi e dei colli, voltarono il capo di qua e di là, con un movimento
-di stupore grave, come se ad ogni svoltata crollasse un muro delle
-carceri da cui non era uscita ancora tutta l'anima loro, e guardavano
-curiosamente ogni passeggiere che saliva, come per molto tempo avevano
-guardato ogni visitatore sconosciuto che s'affacciasse all'uscio della
-loro cella. Osservavo con meraviglia che, passata la prima ebbrezza,
-il loro viso s'andava già oscurando quasi dell'ombra d'un disinganno,
-come se quell'ora tanto desiderata non mantenesse tutte le promesse
-che aveva fatto alla loro fantasia, e li riafferrasse da lontano
-la tristezza della prigione, quando, al punto di attraversare il
-Corso Umberto, uno spettacolo anche più strano mi distrasse da loro:
-una giardiniera dalla linea di San Secondo, tutta piena di monache
-dell'ospedale Mauriziano, un mezzo monastero in carrozza, venti figure
-grigie e bianche, immobili e silenziose, che passavano rapidamente
-sulla curva, presentandosi tutte di profilo, con la fronte bassa e le
-braccia incrociate, come tante statue della Meditazione, e svoltate
-di corsa in Via Oporto, non mostrarono più che venti veli neri enfiati
-dall'aria, e come fuggenti insieme a una tentazione del diavolo.
-
-I liberati dal carcere discesero all'angolo di via Alfieri, il
-tranvai proseguì verso via Santa Teresa. Eravamo a pochi passi dal
-crocicchio quando vidi lontano in via Venti Settembre un affollamento
-che la ingombrava da un lato all'altro. Mi voltai per domandare al
-fattorino: — Che sarà? — lo vidi pallido. Egli aveva già capito.
-Il cocchiere frenò i cavalli, che andarono lentissimi. Raggiunta la
-folla, ci fermammo. Alcuni ci s'avvicinarono. Il tranvai precedente
-aveva schiacciato un bambino di cinque anni, un povero orfanello, che
-una mendicante teneva con sè e faceva accattare. Egli era sfuggito di
-mano alla donna per attraversare la strada nel punto che i cavalli
-sopraggiungevano; le ruote della giardiniera gli eran passate sul
-corpo; era morto nell'atto; avevan portato il cadavere sotto il portone
-d'una casa vicina, che la folla chiudeva. Una moltitudine di curiosi
-s'accalcava intorno al cocchiere che era saltato giù, lasciando le
-redini al fattorino, che aveva proseguito la corsa. Nel mezzo della
-calca, al di sopra delle teste ondeggianti, spuntavano gli elmi di
-due guardie civiche e il cappello d'un carabiniere, e fra questi il
-berretto gallonato del disgraziato cocchiere, rovesciato indietro, che
-lasciava vedere delle ciocche di capelli grigi. Mi apparve mi momento
-il suo viso, bianco e stravolto, con la bocca aperta; poi si nascose.
-Parlava e gestiva; ma il mormorio della folla copriva la sua voce.
-Vidi le sue mani agitarsi per aria. M'arrivò all'orecchio un: _giuro!_
-rauco, come il grido di un ferito. A un tratto, la folla s'aperse
-come in due ondate violente e il cocchiere, stretto fra le guardie, si
-mosse; ma, fatti tre passi, si fermò, e alzate le braccia come un prete
-all'altare, girando intorno gli occhi smarriti e piangenti che non
-vedevan più nulla, gridò con voce soffocata dai singhiozzi: — Giuro per
-l'anima di mio padre e di mia madre, giuro che non l'ho visto! — Poi
-si rimise in cammino barcollando, e la folla lo riavvolse. Il tranvai
-ripartì.
-
-Ah, perchè non tenni gli occhi fissi sulla mano tremante con cui il
-fattorino scriveva, invece di rivolgerli a terra, sulle rotaie? Non mi
-sarebbe stata così orribile la vista del misero corpicino schiacciato
-come mi fu quella del suo povero sangue sparso fra i ciottoli;
-orribile come qualche cosa di lui che vivesse e soffrisse ancora e
-implorasse soccorso dal fondo della fossa. E dovetti scendere, preso
-da un ribrezzo improvviso di quel carrozzone, come d'un complice
-della strage, d'una macchina sinistra, nella quale, come nell'altra,
-stesse rimpiattata la morte, in agguato, per afferrare al varco
-altri bimbi. Ma non mi giovò fuggire. Per tutta la strada intesi quel
-grido singhiozzante: — Giuro, giuro per l'anima di mio padre e di mia
-madre.... — quel grido desolato, supplichevole, solenne; nel quale ne
-sonava un altro esilissimo, la voce del sangue sparso, che anch'esso
-chiedeva pietà per lui, in tuono di preghiera infantile. E per vari
-giorni non scrissi più, e non potei salire sopra un tranvai senza un
-sentimento di repulsione, come se tutti avessero le ruote insanguinate.
-Ahimè! È dunque vero che anche la vita civile, come la creazione, è una
-ruota terribile, che non si può muovere senza stritolar delle ossa e
-dei cuori, e che l'uomo è condannato a sparger sangue in eterno?
-
- *
-
-Maravigliosa leggerezza umana! Ma forse non è tanto leggerezza
-il parlare che si fa da tutti di cose futilissime anche fra gli
-avvenimenti più terribili, quanto spirito dì ribellione, bisogno
-di provare la libertà del proprio spirito davanti ad ogni argomento
-imposto di riflessione e di discorsi gravi. Avevano l'uno e l'altro
-il giornale in mano, questa mattina, i due signori che m'eran seduti
-davanti sul tranvai, e che discutevano vivacemente; avevano letto un
-momento innanzi la prima notizia della battaglia di Turcuf; era da
-supporsi che discutessero della vittoria per cui era liberata Cassala.
-Discutevano invece sul colore del fanalino che segna l'ultima corsa del
-tranvai del Martinetto.
-
-— Le dico che è bianco, l'ho visto cento volte.
-
-— Ma lei confonde con quello dell'ultima corsa di Vinzaglio.
-
-Dalla voce riconobbi il mio buon “tranvaiofilo„ l'amico di Giors,
-benestante sferoidale e gran paladino della Società Belga. Il quale
-continuò: — Il fanale dell'ultima del Martinetto è rosso. Verde tutta
-la sera, rosso all'ultima corsa.
-
-— Verde tutta la sera, sì, — rispose l'altro, — ma all'ultima corsa,
-bianco. Diamine! L'ho anche visto ieri sera.
-
-— È impossibile.
-
-— Oh cospetto! Mi vuol dare una smentita?
-
-— Ma è lei che la dà a me, perdoni. Andiamo, vuol fare una scommessa?
-Fattorino!
-
-Il fattorino s'avvicinò sul predellino, e intesa la domanda, rispose
-gravemente: — È bianco.
-
-L'altro voleva ribattere, ma il “tranvaiofilo„ trionfante, gli tagliò
-la parola. — A me la vuol insegnare, che conosco tutti i colori,
-anche della _Torinese_? Bianco l'ultimo di Nizza, bianco Borgonuovo,
-verde San Secondo, rosso Foro Boario, bianco San Salvario, rosso
-Vanchiglia....
-
-Sotto quel rovescio d'erudizione tranvaiesca l'avversario chinò il
-capo, e non ribatte più sillaba.
-
-Il tranvaiofilo stette ancora un po' pensando, poi soggiunse: — E
-bianco l'ultimo dei viali.
-
-Fu il colpo di grazia.
-
-Suggellata così la sua vittoria, gittò gli occhi sul giornale che
-teneva aperto sulle ginocchia, e voltatosi verso di me, col viso
-spianato di chi passa da un discorso grave ad uno che ricrea lo
-spirito: — Ottocento morti! — esclamò sorridendo. — Una bazzeccola! Ora
-staranno quieti per un pezzo....
-
- *
-
-Sono scampato a un pericolo grave e mi son goduto una scena curiosa.
-
-Appena mi riconobbe dal capo opposto della giardiniera affollata e mi
-vide accanto un posto vuoto, l'uomo spietato sorrise di compiacenza
-feroce, e sceso sul montatoio, afferrandosi alle colonnine, s'avanzò
-verso di me come il ragno sulla tela per afferrare la sua vittima. Io
-capii che era armato d'un sonetto da piantarmi nel cuore, e tremai.
-Ma in quel punto saltò sulla giardiniera, proprio al mio fianco, mi
-ufficiale dei bersaglieri, che occupò il posto a cui lo scellerato
-mirava; e questi dovette ritornare indietro con le sue strofe nel
-gozzo. Vidi che fremeva. Ma fu subito distratto egli pure da un
-piccolo avvenimento comico. Salì sulla piattaforma davanti un signore,
-il quale, lanciato uno sguardo all'ultima panca, vi riconobbe un
-amico, forse non più visto da mesi, e dopo averlo salutato con molta
-effusione, prese a discorrer a voce alta con lui, che rispose nello
-stesso tono, senza darsi un pensiero al mondo dei trenta passeggieri
-che li guardavano e li ascoltavano con grande stupore. Appartenevano
-tutti e due a un ordine assai numeroso di originali a cui manca affatto
-un sentimento che si potrebbe chiamare “il pudore sociale„ e che hanno
-la facoltà singolare di far arrossire gli altri per loro.
-
-— Tu a Torino! E da quando?
-
-— Sono arrivato questa mattina.
-
-— E riparti?
-
-— Questa sera. Ho l'_andata e ritorno_.
-
-— Son birbonate, dovevi scrivermi. E Gabriella?
-
-— Benissimo. E a casa tua?
-
-— Tutti bene. Gustavo è andato a Genova.
-
-— Me lo scrisse l'avvocato. E l'affare di Troffarello?
-
-— Niente di nuovo; son muli.
-
-— Oh diavolo! — E strizzando un occhio, — Di', e a quando il Messia?
-
-— (Sorridendo modestamente) Di giorno in giorno....
-
-C'erano delle signorine; vidi dei visi di mamme che si cominciavano
-a inquietare. Come Dio volle, qualcuno discese, e i due poterono
-avvicinarsi e conversare in famiglia. Ma essendosi fatto spazio accanto
-a me, mi trovai di nuovo esposto al sonetto. Vidi infatti il poeta
-che scendeva da capo sul predellino. — Ah no! — dissi in cuor mio,
-ricordando il supplizio orribile dell'_Uom chi sei tu_; — una seconda
-volta non mi torturerai — e gridato un _alt_ risoluto, che avvertì il
-cocchiere e lui ad un tempo, mi salvai dai quattordici colpi di pugnale
-che mi minacciava.
-
- *
-
-Gran palestra di civetteria è la carrozza di tutti, e come vi si può
-studiare la potenza del “femminino eterno„! Salì sulla giardiniera,
-in via Maria Vittoria, una bella ragazza, che attirò lo sguardo di
-tutti: piccolina, bruna, mirabilmente tornita, con le fossette nelle
-gote, con un rosaio sul cappellino: vestita con un'eleganza un po'
-teatrale, ma piacente nella sua stranezza. Non avevo visto ancora
-un'arte di civetteria così varia, così profonda, così diabolicamente
-raffinata. Era una continuità di leggerissimi, appena percettibili
-movimenti ondulatori correnti dalle spalle ai piedi, un riso come
-represso e diffuso su tutta la persona, un modo di girare il capo e
-gli occhi, di guardar tutti e nessuno, di provocare e di fuggir gli
-sguardi, un'arte d'addentarsi le labbra, d'inarcarle e di stringerle,
-di far balenare le pupille, di velarle e di riaccenderle, qualunque
-cosa guardasse, come se avesse voluto sedurre anche le cose, un
-misto di monelleria, di finto pudore, di sensualità, di naturalezza,
-d'affettazione e d'ingenuità bambinesca, da far cadere la penna di mano
-al più potente descrittore di femmine della nuova scuola. Conquistò il
-tranvai di primo colpo. Tutti i passeggieri si misero ad esaminarla
-con occhio denudatore. Si voltava a guardarla di tratto in tratto
-anche il cocchiere, e perfino una grave guardia civica, ritta in fondo
-alla giardiniera, fissava su di lei uno sguardo affatto diverso dal
-solito sguardo di servizio. All'angolo di via Bogino fece fermare un
-vecchio generale in uniforme, un po' floscio di gambe, accompagnato
-dal suo aiutante, e nell'atto di salire la guardò così fissamente che
-mise male il piede sul montatoio e si dovè afferrare alla colonnina.
-A un certo momento essa s'alzò e risedette un po' a sinistra, per far
-posto a una signora, e in quell'atto così semplice e rapido mise tanti
-guizzi e vezzi e grazie di colomba e di gatta, che lampeggiarono,
-guardandola, gli occhi di tutti, come se tutti avessero bevuto a un
-punto un bicchierino di Benedectine autentica dei frati di Chambéry.
-Curioso che proprio al disopra del posto ch'essa occupava pendeva da
-una traversa del tetto un cartellino d'annunzi, sul quale era scritto
-in grossi caratteri: _Da vendere_, e il resto non si leggeva: una
-villa, probabilmente. Ma era certo una calunnia del caso, o, almeno,
-c'era d'aver dei dubbi per l'eccesso medesimo di quella civetteria;
-la quale poteva non essere altro che un istintivo ardentissimo amore
-dell'arte. Discese in via Plana. Le donne si voltarono a guardarla
-con occhio severo, gli uomini.... con un altr'occhio. Ed essa si
-allontanò col suo roseto sul capo, lievemente inclinato da una parte,
-con un'andatura disinvolta e graziosa, mostrandoci ancora uno spicchio
-di viso sorridente, da cui traspariva la coscienza d'aver lasciato una
-dozzina di frecciole confitte in petto ai suoi compagni di viaggio d'un
-quarto d'ora.
-
- *
-
-Fu la vergogna stupida di mostrarmi per la strada con un pacco fra
-le mani, che mi fece salir sul tranvai di porta Susa per tornare a
-casa; e sul tranvai fui punito. Stavano in piedi sulla piattaforma
-un giovine operaio, sua moglie e un bambino, che non avevan trovato
-posto dentro al carrozzone. L'operaio faceva uno sfogo col cocchiere,
-in tono aspro. Era stato ingannato da un amico, che l'aveva fatto
-venir dal Vercellese, assicurandolo che a Torino c'era lavoro; ma,
-venuto qui, non aveva trovato nulla; da un mese batteva inutilmente
-a tutti gli usci; un suo parente benestante gli aveva rifiutato un
-piccolo imprestito; non sapeva più dove dar del capo. Il cocchiere
-gli consigliò di rivolgersi alla Camera del lavoro. — Ma che Camera
-di lavoro! — rispose scattando. — Buffoni! Se non trovo lavoro io,
-me ne troveranno loro! — E seguitò, smozzicando maledizioni fra i
-denti. Il suo bambino, intanto, succhiandosi la punta dell'indice,
-teneva gli occhi fissi sul mio pacco. Io l'apersi e gli porsi una
-caramella, ch'egli agguantò come se la rubasse, e prese a leccarla
-rispettosamente, sorridendomi. Il padre, appena se n'accorse, si voltò
-a guardarmi con occhio torvo, strappò il dolce di mano al bimbo e,
-prima che riuscisse ad afferrargli il braccio sua moglie, lo gettò
-nella strada. Mi sentii come il freddo d'una lama nel cuore, e poi
-una vampata di sdegno, un rivolgimento precipitoso d'idee recenti,
-un ritorno violento d'idee antiche, tutto in un punto, come se la mia
-anima si rovesciasse. Ma fu un punto solo. — Ah miserabile, — dissi a
-me stesso — basta dunque questo?... — Quegli riprese a sfogarsi col
-cocchiere, a voce più bassa però, e dopo qualche momento sua moglie
-— una povera donnina dall'aspetto buono e triste — voltandosi quasi
-furtivamente verso di me, mi diede uno sguardo timido, che voleva dire:
-— È povero, è disgraziato, è irritato.... lei capisce.... — E io le
-risposi con gli occhi: — Capisco. — Allora il suo viso si rischiarò
-un poco e parve che dicesse: — Gli perdoni.... — E io risposi con
-uno sguardo: — Ho perdonato. — Ahi mentivo. E non voglio mentire una
-seconda volta: non gli ho ancor perdonato....
-
- *
-
-Un'avventura più piacevole stamani, sulla linea del Martinetto. Stavo
-sulla piattaforma di dietro con Carlin, il quale si fregava le mani,
-molto soddisfatto della venuta dei famosi tre principi abissini al
-collegio internazionale di Torino, ch'egli considerava quasi come una
-rivincita; e andava ripetendo: — Questi tre qui, intanto, li abbiamo
-nelle unghie! — Interruppe le sue espansioni un mio conoscente, che
-salì all'imboccatura di via Garibaldi, un operaio lattoniere, che
-aveva messo su bottega da poco, di trent'anni all'incirca, ma assai più
-attempato all'aspetto, basso di statura e tarchiato, e serissimo. Era
-un tipo degno di studio; un autodidattico di volontà ferrea, che aveva
-frequentato l'Università in un periodo di disoccupazione, inteso quasi
-unicamente a quistioni economiche e pratiche, intorno alle quali andava
-raccogliendo da libri e da giornali note ed articoli che trascriveva
-la notte in grossi quaderni; un socialista _sui generis_, non curante
-del programma massimo, ristretto all'idea dell'organizzazione
-del proletariato con lo scopo di conseguire una serie di riforme
-parziali non isperabili dall'azione spontanea delle classi dirigenti;
-_legalitario_, come egli stesso si chiamava, odiatore delle frasi,
-disprezzatore dei capi matti, metodico in tutte le cose sue come un
-impiegato, e così lucido e ordinato nelle idee e tenace nello studio
-d'ogni quistione e nello sforzo di esprimersi chiaramente, che era
-diventato in pochi anni uno dei parlatori più persuasivi del partito,
-ammirato anche dai compagni di fede più colti.
-
-Salutatomi con un tocco della mano al cappello, com'era suo solito, si
-mise subito a discorrere d'un opuscolo sul _Salario minimo_, che aveva
-in tasca; ma restò in tronco, dopo poche parole, vedendo passare a
-traverso alla strada quattro giovani ammanettati, accompagnati da due
-guardie di polizia; borsaioli, a giudicar dalle facce; due dei quali
-vestiti decentemente, quasi con eleganza.
-
-Carlin li giudicò con una delle sue frasi letterarie: — Ladri in guanti
-gialli.
-
-Ma un passeggiere, ch'era salito sulla piattaforma in quel momento,
-un uomo sui cinquant'anni, dell'aspetto d'un capomastro malandato, che
-olezzava d'acquavite, espresse un altro parere. — Siamo sotto il primo
-maggio, — disse — sono socialisti. — E soggiunse, ammiccando a me, con
-un sorriso ironico: — _Compagni_.... Sì, adesso, sono compagni proprio!
-
-Gli lessi in cuore sull'atto. Avevo l'aspetto d'un signore, dovevo
-odiare il socialismo; c'era nel suo scherzo l'intenzione ossequiosa di
-guadagnarsi la mia simpatia dicendomi una cosa gradevole; apparteneva
-alla famiglia degli striscianti. Per curiosità, l'incoraggiai con
-un sorriso, e subito egli volle chiarirmi meglio che le sue opinioni
-concordavano perfettamente con quelle che supponeva le mie.
-
-— Ah che storie!... Un uomo che ha la testa a posto, un padre di
-famiglia che lavora.... non si ficca lì dentro. Il mondo è com'è. Si
-ha un bel far delle riforme, ci sarà sempre chi ne ha e chi non ne ha.
-Badar a lavorare: non c'è altro.
-
-Carlin interloquì. — Però, — disse — noialtri ci fanno lavorar
-troppo....
-
-— Ah quanto a questo — rispose l'altro — è un'altra quistione. — Io
-pensavo che Carlin rispondesse che la quistione, invece, era proprio
-quella, e che non si poteva risolvere non badando ad altro che a
-lavorare. Ma mi persuasi che nella sua mente, tutta data alla politica,
-l'idea dell'interesse della propria corporazione era affatto disgiunta
-da ogni altra, come un lumicino solitario nelle tenebre. Infatti,
-non seppe che cosa rispondere a quella risposta. E l'altro continuò,
-sorridendomi con espressione lusinghevole: — Non è vero?... Bei tipi,
-che vogliono rimpastare il mondo e non hanno che stramberie per la
-testa.... Compagni! — E soggiunse ridendo: — Si chiamano compagni, e
-son proprio compagni di pazzia!
-
-A queste parole credetti che il lattoniere scattasse; ma, voltandomi
-a guardarlo, fui maravigliato dell'atteggiamento del suo viso, affatto
-diverso da quello che m'aspettavo. Egli guardava il parlatore con una
-espressione di così sincera e profonda e tranquilla commiserazione,
-che nessuna parola avrebbe potuto esprimere più chiaramente il suo
-sentimento. Si capiva che in quel suo eguale, chiuso all'idea e alla
-passione che avevan fatto di lui un altr'uomo, egli vedeva quasi
-una creatura di razza inferiore; che lo considerava, come doveva
-un cristiano dei primi tempi considerare un pagano, un impasto di
-ignoranza, di servilità e di stupidaggine, da non poter nemmeno movere
-l'ira. Ma quegli, tutto intento a finir di conquistarmi, non badò a
-lui, che credeva per me uno sconosciuto, e ripigliò: — Per me, quando
-qualcuno viene a tentarmi, lo mando a farsi scrivere. Non voglio finire
-come quei “compagni„ che son passati adesso. Se a loro piacciono quegli
-arnesi alle mani, si servano, branco di matti: ce n'è per tutti. Non ho
-forse ragione? — E sorrise da capo, aspettando i miei rallegramenti.
-
-Allora il lattoniere fece un colpo di scena che meditava forse da
-un po'. — Ha visto — mi disse bruscamente — le dimissioni del nostro
-Barbato?
-
-Risposi che lo sapevo e che me ne rincresceva; ma che mi parevano
-rispettabili le ragioni della persistenza nel primo rifiuto, le quali
-dimostravano un animo onesto, senz'ambizioni, profondamente persuaso di
-poter fare opera più utile fuori del campo parlamentare.
-
-— È però un peccato, — rispose l'operaio, mettendo il piede sul
-montatoio per discendere, — perchè è un sant'uomo; — e nell'atto di
-stringermi la mano disse spiccando le sillabe: — Buon giorno, compagno.
-
-— Buon giorno, — risposi, e mi voltai a guardare l'altro, che aveva gli
-occhi spalancati e la bocca aperta, interdetto dallo stupore, come il
-villano alla vista d'un gioco di prestigio. E un bel pezzo dopo, quando
-discesi, mi guardava ancora.
-
- *
-
-Ah il socialismo sul tranvai! Sarebbe curioso a trattarsi, specie
-per i cattivi incontri che ci fa e i brutti quarti d'ora che ci
-passa, poichè la carrozza di tutti, finora, è assai più borghese che
-popolana. Questa mattina appunto mi ritrovai accanto sulla piattaforma
-della giardiniera, fra piazza Castello e piazza Carlo Felice, il
-mio onorevole nemico Guyot, il mangiasocialisti, il quale mi vibrava
-certe puntate di sguardi, in cui era evidentissimo l'influsso del 1.º
-maggio imminente. Certo egli domandava a sè stesso quali scelleratezze
-io andassi macchinando per domani, pensava ch'io girassi per Torino
-a soffiar negli odi di classe, e almanaccava forse che nascondessi
-qualche ordigno infernale sotto la sporgenza che mi faceva il soprabito
-dalla parte sinistra del petto, dove fissava gli occhi di tanto in
-tanto. E perchè no? Quattro anni prima, in quel giorno stesso, non
-avevano certi buoni amici fatto credere a un Consigliere comunale,
-eccellente uomo, ch'io ero stato arrestato perchè scoperto in
-corrispondenza epistolare col Ravachol, inducendolo per giunta a metter
-la sua firma a una loro petizione per ottenermi la libertà provvisoria?
-Quanto più guardava quel misterioso rigonfio del soprabito, tanto
-più il Guyot si rimbruniva: la sua immaginazione più benigna doveva
-essere di un pacco di proclami incendiari. Vedete un po'! Ed eran le
-memorie di _Sant'Agostino_, ch'ero andato a prendere dal legatore.
-Che strana cosa! pensavo. Desiderare ardentemente il bene di tutti,
-sognare la pace e l'amore fra gli uomini, avere della società un nuovo
-concetto, il quale, riferendo al suo ordinamento la causa dei mali che
-si attribuivano prima all'egoismo dei fortunati, sopprime ogni ragione
-d'odio contro di loro, sentire orrore della violenza e del sangue e
-sdegno di tutte le ingiustizie e pietà di tutti i dolori, e da questo
-desiderio del bene essere tormentati tanto da non godere più pace....
-e in grazia di tutto questo vedersi guardare con occhio d'avversione
-come se portaste dentro tutto quanto di più tristo e di più feroce può
-covare un animo malvagio!... E pensare che chi vi guarda così è forse
-un uomo sensato e buono, il cui sguardo intellettuale vede in voi tutto
-rovesciato e falsato per il solo fatto ch'egli passa a traverso alle
-lenti di un preconcetto irragionevole, e che, pur non consentendo nelle
-vostre idee, quell'uomo vi diventerebbe amico se gli poteste parlar
-per un'ora, ma che non gli potrete parlar mai, e ch'egli per questo
-v'odierà sempre! Che strana cosa!
-
-Mentre ciò pensavo il tranvai si fermò in piazza Carlo Felice per
-lasciar passare un battaglione di bersaglieri, e il Guyot girò
-da questi su di me uno sguardo acuto, in cui era manifesto il suo
-pensiero: — Ecco chi vi terrà in riga domani! Tu li devi odiare,
-costoro!
-
-Ah le lenti! E dire ch'io amavo quei giovani tanto più di lui; non più,
-come un tempo, per quello che erano in quel periodo della loro vita,
-ma in loro stessi, nelle loro famiglie, nel loro avvenire, nei loro
-futuri figliuoli, d'un amor non legato ad alcun sentimento nascosto
-d'interesse di classe, ma purissimo e profondo e pensieroso, tanto
-che mi pareva così angusto e leggiero in confronto al nuovo l'affetto
-antico!
-
-E così, quando il mio nemico discese e il tranvai infilò il Corso
-Vittorio Emanuele, fiancheggiato da quelle due interminabili ghirlande
-verdi e chiuso in fondo dalla gran mole del Rocciamelone, pensai
-che non volava una volta il mio spirito, come fa ora, di là da quel
-baluardo enorme, a dire a una moltitudine sconosciuta la santa parola
-dell'amor fraterno e la speranza divina d'un avvenire senz'odi e senza
-guerre di popoli. E confortandomi in questo pensiero, mi pareva che il
-suono delle trombe soldatesche che s'affievoliva dalla parte opposta
-del Corso morisse non nello spazio, ma nel tempo, come una voce del
-passato.
-
- *
-
-Qui, mentre chiudo il mese d'aprile, mi si leva dinanzi uno stuolo di
-fattorini e di cocchieri originalissimi, che mi domandano: — E noi? —
-E hanno ragione; ogni uomo è un libro; peccato ch'io non possa dar di
-loro che i titoli! Ce n'è uno che fu maestro, frate e volontario con
-Garibaldi, una strana caricatura di Giove, con una gran testa bianca
-riccioluta, così grave e maestoso, che par che stia sul tranvai come
-sopra un carro di trionfo e dispensi gli scontrini come grazie celesti.
-C'è un antico becchino, cocchiere, un capo amenissimo, di razza nana,
-così buffo d'aspetto e di spirito, che fa torcer dalle risa tutti i
-colleghi con piccoli gesti e con mezze parole dette sottovoce, di cui
-nessun passeggiere riesce mai ad afferrare il significato. C'è un ex
-cocchiere di famiglia nobile che nomina i padroni e le padrone di tutte
-le carrozze stemmate che passano, con un sorriso vagamente misterioso
-di familiarità e d'alterezza, come un patrizio scaduto a cui la vista
-d'ogni stemma ricordasse un'amicizia o un amore de' suoi bei tempi.
-Ce n'è un altro, un fattorino tetro e taciturno, che ha la bizzarra
-passione di esercitarsi a scrivere in caratteri minutissimi, e che
-dedica ogni momento libero a quell'esercizio, di cui fa vedere i saggi
-ai passeggieri, senza parlare, dei pezzettini di carta come biglietti
-di visita, segnati di zampe di mosca non leggibili da occhio umano. E
-ci sono altri Carlin, divoratori di giornali e politicanti di color
-vario, altri Marchesi vezzeggianti che porgono lo scontrino come un
-fiore, altri Tempesta ringhiosi, che si mordon la coda dalla mattina
-alla sera. E le loro donne, quale collezione! Ne ho conosciuto in capo
-alle linee una varietà grande: mezze signore e cenciose, mogli canute
-di giovanotti, mogli che paion le figliuole dei loro mariti, visi di
-vittime rassegnate, scarmiglione ardite e appetitose che han l'aria di
-approfittar malamente delle lunghe assenze coniugali, donnine alacri e
-premurose, che, porgendo all'uomo affamato il canestro della colazione,
-gli fanno mille raccomandazioni supplichevoli di non mangiar troppo in
-furia, e stanno a vederlo mangiare spiando con occhio inquieto l'arrivo
-dell'altro tranvai e contando con l'anima in pena le bocconate e i
-secondi. Ah che dure e affannate esistenze ho indovinato durante quei
-pasti, ed anche quante buone nature, quante modeste virtù, quante belle
-e sane corrispondenze d'affetto!
-
-E ieri sera appunto, sulla linea dei viali, verso il tramonto,
-assistetti a una scena gentile. C'era sul tranvai quasi vuoto un
-fattorino dai capelli e dai baffetti bruni, un bel giovane, di viso
-un po' malinconico e di belle maniere. A una fermata sul corso San
-Maurizio accorse da una via laterale una donnina in capelli, graziosa,
-con un bimbo in braccio; la quale salì in fretta sulla giardiniera,
-dopo aver lanciato intorno uno sguardo diffidente, come se venisse
-a un convegno amoroso. Il fattorino le tolse di mano il bimbo con
-premura, sedette, se lo mise sulle ginocchia e prese a accarezzarlo e
-a baciarlo in furia, come per saziarsene tutt'in una volta, mentre la
-giovine madre, seduta al suo fianco, guardava con un'espressione di
-grande dolcezza il figliuolo e lui, che ogni tratto alzava il capo per
-rivolgerle un sorriso, in cui appariva ancora l'affetto caldo e quasi
-la curiosità dello sposo. Essa aveva colto l'occasione del tranvai
-quasi vuoto per portare al marito quella consolazione del bambino, che
-gli era concessa così di rado a casa sua, e misurava con gli occhi quel
-che le rimaneva di cammino da fare insieme: un troppo breve tratto!
-Alla prima fermata, infatti, discese alla lesta col suo piccolo carico,
-che tendeva le braccia verso il babbo; e questi, ritenendola ancora con
-la mano quando era giù sulla strada, le disse: — A questa sera.
-
-— A che ora? — domandò essa, mentre già il tranvai si moveva,
-fissandolo con uno sguardo d'amante, ma un po' triste, per il
-presentimento della risposta.
-
-Ed egli rispose con lo stesso sguardo e con lo stesso accento: — Al
-solito.
-
-— Alle undici?
-
-— Alle undici, — rispose il fattorino, scotendo il capo.
-
-La donnina mise un sospiro, e stette lì ferma in mezzo al Corso,
-rivolta verso la carrozza che le portava via lo sposo. Ed eran così
-belli quei due bei giovani che si guardavano a traverso lo spazio
-crescente, tutti e due col capo un po' inclinato, egli stando voltato
-indietro, essa porgendogli il bimbo da lontano, quei due poveri sposi a
-cui pareva così lunga una separazione di quattro ore perchè era il loro
-cuore che batteva i minuti e il loro bimbo che li voleva riunire!
-
-
-
-
-CAPITOLO QUINTO.
-
-
- Maggio.
-
-Una mattinata bella.... e una conversazione sciocca di benpensanti, a
-proposito della data del mese, sul tranvai di Vanchiglia. Eran certo
-di quelli stessi che, quando il primo maggio era tumultuoso, dicevano:
-— Facciano la loro festa pacificamente, se voglion che sia rispettata!
-— Diventata la festa pacifica, si facevan beffe delle riunioni
-private e delle passeggiate campestri dei rinsaviti, attribuendo il
-rinsavimento a cagioni ignobili. Non c'è gente più stomachevole dei
-paurosi che, appena rassicurati, scherniscono e accusano di viltà chi
-li ha impauriti. E ragionarono un pezzo per dimostrarsi a vicenda una
-cosa di cui erano già tutti convinti: l'assurdità dell'Idea che la
-festa esprime. Ma li ascoltavo quasi con piacere, pensando al tempo
-in cui sarebbero parsi altrettanto strani quei ragionamenti quanto
-paion tali al presente i ragionamenti opposti. Strana cosa, infatti,
-degna d'una favola d'Esopo: l'onda del mare che si stupisce e s'adira
-d'essere incalzata da un'altr'onda, e le grida: — Va indietro! — Ma
-quel piccolo mormorio di voci ingrate si perdette ben presto in quello
-grande, ch'io sentivo nella mente, d'altri innumerevoli benpensanti
-come quelli, dicenti le stesse stessissime cose, percorrendo sui
-tranvai altre centinaia di città, vicinissime e lontanissime, di là
-dai monti e dai mari, di cento aspetti diversi, mentre si preparavano
-intorno a loro, come ai loro amici ignoti di Torino, altre adunanze e
-feste e passeggiate campestri, nelle quali, per la seconda volta sulla
-terra, milioni d'uomini avrebbero espresso in venti lingue gli stessi
-propositi e le stesse speranze che ai miei vicini parevan follia. E mi
-pareva che l'aria di maggio che m'alitava in viso mi portasse un'eco
-vaga di quelle voci infinite, confuse in un suono solenne e dolce, come
-un sospiro del mondo, risvegliato dal sentimento della primavera.
-
-Eppure ero triste; con la data del mese mi ritornava in capo di
-continuo il pensiero d'un edifizio, già eretto e compiuto con cinque
-anni di fatiche, di cure amorose e di passione ardente; il quale un
-giorno, in un momento di potente chiaroveggenza critica, avevo visto
-tutt'a un tratto, come per un crollo di terremoto, spogliarsi del
-suo intonaco, aprirsi dal tetto alle fondamenta e rovinare in mille
-frantumi. Quella data riconduceva forzatamente il mio pensiero fra
-quelle rovine, che non avrei più potuto ricomporre che con altri più
-anni di duro lavoro, e dopo che mi si fosse rifatta serena la mente
-per concepire un nuovo disegno; e quel ricordo d'entusiasmi vani, di
-speranze deluse, di veglie perdute, e il dubbio che una prova eguale si
-potesse ripetere con una fine egualmente miserevole, mi sgomentava come
-l'idea d'una condanna alla tortura perpetua.
-
-Fui scosso all'improvviso da una voce gaia: — Primo maggio! — e,
-voltandomi, mi vidi accanto sulla piattaforma un viso noto, un bel
-giovane biondo, vestito a festa, con un garofano all'occhiello,
-rosso come la sua bocca di vent'anni. Tutt'i miei pensieri tristi
-fuggirono all'aspetto di quella gioventù sfavillante d'allegrezza.
-Era un tipografo, uno dei credenti più appassionati e più sereni, di
-natura affettuosa e ingenua, un bersagliere ardente del partito, il
-più svelto e fervido dei galoppini elettorali, divoratore infaticabile
-di scale e di strade, sempre pronto a tutti i servizi, a conciliare,
-a ammansire, a metter bene; non mosso da alcuna speranza di vantaggio
-proprio nè prossimo nè remoto, ma pago e contento di esser l'ultimo
-soldato dell'esercito; e altero della sua fede, compreso di un così
-vivo sentimento di dignità di classe da accendersi di vergogna e da
-patire un vero tormento alla vista d'un operaio ubbriaco; e zelante
-come un missionario, primo sempre ad accorrere a tutte le riunioni,
-nelle quali la sua testa bionda brillava fra mille come una luna d'oro,
-e il suo fremito e il suo riso d'assenso agli oratori si trasfondeva
-nei vicini come un fluido elettrico. Era felice, quel giorno; l'idea
-della passeggiata campestre pomeridiana lo eccitava; aveva già corso
-non so quante linee del tranvai per andar a sollecitare dei compagni
-irresoluti; sapeva quello che si sarebbe fatto nelle principali città
-straniere, pregodeva il piacere del leggere le notizie del dì dopo,
-diceva: — I compagni di Bruxelles, di Berlino, di Vienna, di Parigi, —
-facendosi suonar quei nomi all'orecchio con un sorriso di compiacenza,
-come dei nomi di amanti; e interrompeva ogni tanto il discorso per
-indicarmi i garofani rossi sui tranvai che passavano, come avrebbe
-indicato dei trofei di vittoria. In fine, mostrandomi il suo garofano,
-mi disse che era un regalo inaspettato che gli aveva portato a letto
-la mattina la sua vecchia mamma, non perchè fosse “convertita„ ah!
-tutt'altro; ma per fargli una sorpresa piacevole, e che prima di
-darglielo gli aveva fatto mille amorose raccomandazioni d'aver giudizio
-almeno per quella giornata, povera vecchietta! come se fosse stata una
-giornata di battaglia. Poi saltò giù dalla piattaforma dicendomi che
-andava a comprare una mezza dozzina di _numeri unici_ da distribuire
-agli amici stangati, e fattomi un saluto vivace con la mano, scappò,
-lasciandomi nell'anima un raggio della sua gioventù e della sua gioia.
-
- *
-
-Ma il giorno dopo scontai la festa. Pericoloso è il tranvai per quelli
-a cui tocca di tanto in tanto di “correre per le bocche„ dei loro
-fratelli in Cristo. Non sospettava certo ch'io stessi ritto dietro le
-sue spalle il grosso signore brizzolato che sedeva sull'ultima panca
-della giardiniera di corso Vinzaglio, sulla quale ero salito con lo
-scultore Costa per andare all'Esposizione triennale. Aveva fra le mani
-la _Stampa_ della mattina, in cui era riassunto un discorso fatto
-da me il giorno avanti all'_Associazione generale_ degli operai, e,
-parlando con un vicino, mi tartassava in un modo barbaro, con voce
-lenta e pacata. Ah se si potesse intendere tutto quello che dice di noi
-la gente che non ci conosce, saremmo le più volte meno offesi dalle
-ingiurie che stupefatti, divertiti dalla stranezza e dall'assurdità
-delle favole, impossibili a immaginarsi. Anche il Costa tendeva
-l'orecchio; ma senza comprendere chi fosse il tartassato. Il buon
-signore spiegava al vicino il vero perchè di quella ch'egli chiamava
-la mia _rivolta_ (rivoltatura di giubba, voleva forse dire): egli lo
-sapeva di certa scienza. Perduto quel po' di ben di dio col crac della
-Banca Tiberina, avevo brigato, per campare, il posto di bibliotecario
-civico, che m'era stato rifiutato; e, ridotto al verde, invelenito, per
-puro sfogo di vendetta contro il mondo ingrato, avevo fatto il salto
-nefando. E presagiva dove sarei andato a finire: in un luogo dov'egli
-m'avrebbe chiuso subito, se avesse potuto. Illuminato a un tratto da
-una parola, il Costa mi diede di gomito, dicendo: — Senti, senti....
-sei in ballo tu.... — e intesa la chiusa, ch'era un epiteto, soggiunse
-ridendo: — Beccati questa e serbala a Pasqua. — Stavo per ribattere;
-ma mi balenò una speranza di rappresaglia, che mi fece tacere. La
-speranza non fu delusa, in fatti. Svoltato il tranvai sul corso
-Vittorio Emanuele, quando fummo vicini alla piazza, il grosso signore,
-preso da un impeto improvviso di collera, tese il pugno verso l'assito
-del monumento, e gridò: — E anche quest'auro! O quando sarà finita? E
-bisogna essere minchioni come siamo noi.... — e taccio il resto. Allora
-toccai col gomito il mio buon amico e gli dissi: — Questa mi farai il
-piacere di beccarla tu e di serbarla a Natale. — Scoppiando tutti e due
-in una risata, facemmo voltare l'oratore che, messo in sospetto, non
-disse più nulla. Ma non occorreva che dicesse altro. Per i nostri dieci
-centesimi, come osservò il Costa, ne avevamo avuto abbastanza. Regola
-generale: andare a piedi il giorno dopo che s'è pronunciato un discorso
-in pubblico.
-
- *
-
-I discorsi che si sentono sui tranvai, che pascolo per la fantasia! Ne
-feci uno studio particolare in quei primi giorni di maggio e mi parve
-di raccoglier pagine e pezzetti di pagine di mille romanzi lacerati.
-Eppure in quella varietà infinita c'è anche una grande monotonia. Quei
-dialoghi a bassa voce fra ragazze del popolo, nei quali ogni venti
-parole, infallibilmente, come il _paese_ nei discorsi elettorali,
-vien fuori la parola _chiel_ — lui — l'eterno _chiel_, il protagonista
-anonimo del racconto; quei ragionamenti politici, in cui potete esser
-certi sempre di sentir pronunciare come giudizio proprio il giudizio
-che avete letto la mattina sul giornale che il ragionatore tien nella
-mano; quei discorsi sulla pioggia, sul caldo, sul freddo e sul vento,
-fatti di parole che milioni di bocche ripetono da tutti i secoli ad
-ogni variazione del tempo come se fosse sempre una cosa nuova, strana,
-inaspettata! Una gran parte delle conversazioni degli uomini non sono
-che sbadigli dell'intelligenza sonnecchiante. Ma va a giorni. Trovo fra
-gli appunti d'una sola corsa la storia interminabile del cambiamento
-d'un'unghia del piede, raccontata da un operaio al cocchiere, mentre
-un medico, che gli stava accanto, spiegava a un terzo in che modo
-dovesse far aprir le mascelle al suo cane da caccia per cacciargli in
-gola ogni mattina una cucchiaiata di sale, che l'avrebbe guarito dal
-raffreddore; poi una frase colta a volo da due ufficiali che parlavan
-d'un duello: — Quando uno la dà, che gl'importa degli arresti! — e una
-esclamazione soffocata: — Io la strozzo con le mie mani — intesa da
-un Tizio che faceva uno sfogo confidenziale con un amico, nel tempo
-stesso che due signori, dall'aria di gente di teatro, maltrattavano
-il maestro Leoncavallo chiamando i _Pagliacci_, con fine sarcasmo, i
-_Pagliericci_, e un tale che mi stava di dietro, discorrendo con non
-so chi, spacciava intorno all'Argentina, dond'era ritornato da poco,
-le più grosse panzane del mondo: per esempio, che ci si pagava dieci
-lire per farsi fare la barba. Poi, in quello stesso giorno, stralci di
-storie di malattie, di danari prestati e non resi, di liti coi vicini
-di casa, d'avventure galanti, di gite ciclistiche, e vari di quei
-discorsi che per un tratto par che si riferiscano a un dato argomento,
-ma che da una parola si comprende che riguardan tutt'altro, un cosa
-mille miglia lontana, senza parerci men balordi per questo. E non è uno
-studio inutile, perchè ci s'impara fra l'altro a proceder cauti nel far
-la critica su dei frammenti. Ecco ad esempio un dialogo che intesi fra
-due ragazze nella mia ultima corsa sul tranvai di via Cernaia.
-
-— Uno tra due.... è vergognoso.
-
-— Ma che! Nessuno è lì a vedere.
-
-— Ma ci vedono entrare insieme.
-
-— Che importa? Chi sa quante fanno lo stesso. — Dopo una pausa: — È un
-gran piacere.
-
-— Sì, ci si sente meglio, dopo.
-
-— È già più d'un mese.... Ne ho proprio bisogno.
-
-— Diamine, — dissi tra me, — ci vuol della faccia. E mi sarebbe rimasto
-di loro un concetto orribile se non le avessi viste, quando discesero,
-entrare nello stabilimento di bagni di corso San Martino.
-
- *
-
- Maggio, bel maggio, maggio amor dei fiori
-
-e dei legumi, è bello anche sui tranvai che, passando la mattina dei
-giorni di mercato per le piazze Emanuele Filiberto, Bodoni e Madama
-Cristina, si trasformano in piccoli orti, magazzini alimentari e
-dispense ambulanti, piene di colori e d'odori. Vi salgon su da ogni
-parte, caricandovi le loro derrate, fantesche, bottegaie, cuochi
-di alberghi, ordinanze d'ufficiali ammogliati, signore con gabbie
-d'uccelli e vasi di fiori fra le mani; ed è tale qualche volta
-l'ingombro degli involti e dei canestri cacciati sopra e sotto le
-panche e dei grossi cavoli posati sulle ginocchia e dei cardi enormi
-tenuti ritti come torce e dei polli ciondolanti dal pugno delle serve,
-che non vi si può più muovere un braccio o allungare una gamba senza
-urtare in qualche cosa di commestibile. Ah! com'è curioso il contrasto
-fra i cuochi di case signorili che mettono superbamente in mostra le
-code delle trote e dei fagiani, e i piccoli borghesi dei due sessi
-che vanno a comperare per necessità economica o per raffinatezza di
-buongustai, facendo un sacrifizio d'amor proprio, con la speranza di
-non esser visti dai conoscenti, e dissimulando con mille piccole arti
-la roba comprata! Ma la signorina bionda ha un bel pigliare degli
-atteggiamenti poetici o un'aria distratta per far credere di trovarsi
-là per puro caso: io vedo bene rosseggiare i ravanelli delatori sotto
-il coperchio mal chiuso del suo canestrino elegante. E il vecchio
-maggiore giubilato ha un bel tamburinare con le dita la sua borsa di
-cuoio da viaggiatore, con la quale vuol dare ad intendere d'esser
-venuto or ora dalla stazione di Lanzo: il cuoio rigonfio disegna
-bellamente la forma d'un mazzetto d'asparagi, sua desiderata primizia.
-E non serve che la vecchia contessa, rovinata nel recente disastro
-delle banche, cerchi di nascondere con l'ombrellino stinto il pacco
-che si preme con la mano destra sul petto: vedo per uno spiraglio della
-carta verdeggiare la cicoria, che un tempo ella non toccava mai che con
-la forchetta e che ora, arrivata a casa, tagliuzzerà con le proprie
-mani, da cui sono scomparsi gli anelli. Ah povera contessa, chiudi
-un po' quell'ombrellino, col quale ti pari, non dal disprezzo come
-credi, ma dal rispetto e dalla simpatia delle anime gentili.... E la
-giardiniera va, spandendo odori di rosmarino, di basilico, di fragole,
-di pesci, di caci, di cipolle, d'un po' di tutte le cose, destinate a
-mense splendide di milionari, a tavole rotonde di stranieri, a poveri
-deschi di studenti, d'impiegatucci, d'operai, di malati, a luoghi e a
-mangiatori tanto diversi, quanto sono i modi con cui furono guadagnati
-i soldi che le pagarono, dalla fatica della schiena all'imbroglio
-finanziario, dalla vendita della scienza al mercato dell'amore.
-Poi, ad uno ad uno, tutti i carichi son posti giù, e il tranvai,
-ripigliato l'aspetto solito, continua la sua corsa leggera e inodora,
-fin che ritornerà nello stesso punto, dove ripiglierà altri colori
-e odori e vanaglorie culinarie e pudori aristocratici e peccati di
-gola mascherati. Tranvai stimolanti, consigliabili, sul serio, a quei
-pochi malati di anoressia che possono ancor essere sotto il bel sole
-d'Italia.
-
- *
-
- Maggio, bel maggio, maggio amor dei fiori...
-
-Mostravano di sentirne l'influsso, e come! il bel capitano di fanteria
-e la supposta moglie dell'impiegato postale, che ritrovai una mattina
-di maggio in un carrozzone chiuso della linea Vinzaglio. Che il loro
-amore non fosse uscito ancora dalle rotaie dopo un mese e mezzo di
-corse? Possibile, non credibile. Comunque fosse, era evidente che si
-trovavano tutti e due in quel periodo critico, nel quale all'amore
-divampante cominciano a riuscire intollerabili la tirannia del
-calendario e dell'orario, la simulazione, la menzogna e tutte l'altre
-astuzie e cautele del tradimento; in quel periodo in cui la passione,
-accecata dalla propria fiamma e insuperbita della propria forza,
-illudendosi d'aver dei diritti, ha voglia di buttar via tutti i veli,
-di scuoter tutti i gioghi, di spezzar tutti i lacci, e d'attaccar
-battaglia aperta col mondo e con le sue leggi. Sul viso di lei non
-c'era più segno di timidezza; non si parlavano, ma si fissavano
-liberamente, e guardavano gli altri con gli occhi arditi, come dicendo:
-— Ah, non crediate che si voglia fingere! Quello che sospettate è la
-verità, e non la frodiamo, ma la portiamo in trionfo, e ve la gettiamo
-sul viso. — Benedetto amore, segno eterno d'“immensa invidia„! Avete
-notato che in chi n'è spettatore v'è quasi sempre un'espressione di
-gelosia velenosa? che il mondo, che quasi sempre gode a veder due che
-s'odiano, par che si roda a veder due che s'amano? Fra i passeggieri
-che bersagliavano la coppia d'occhiate ostili c'era un signore serio
-e barbuto che, a giudicar dalla faccia, li avrebbe pugnalati. Non
-potea star fermo, si tormentava i baffi e soffiava; avrebbe voluto
-non guardarli e non ci riusciva; avreste detto che era lui il marito
-ingannato. Riconobbi in lui un erotico, ma d'un ordine particolare:
-il geloso di tutto il sesso femminile, quello a cui tutti gli amori
-sembrano un furto e un'offesa fatta a lui, e al quale par che ogni
-donna innamorata, vedendolo, si dovrebbe staccar dal suo amante,
-dicendogli: — Scusami tanto; mi sono innamorata di te perchè non
-conoscevo quel signore: ti pianto. — Come divampava quel carrozzone!
-Non pareva che lo tirassero i cavalli, ma che lo spingesse avanti la
-forza della passione, delle gelosie, dei cuori palpitanti e delle
-immaginazioni accese che portava dentro. C'erano due signorine col
-viso rosso, due vecchi che avevan tutta l'anima negli occhiali, un
-giovanetto che pareva magnetizzato; perfino il fattorino pigliava i
-soldi senz'esame per covar con gli occhi la bella coppia colpevole. Ed
-io pensavo con pietà a quel povero impiegato delle poste, che forse in
-quel momento diceva allo sportello, con voce placida: — Niente per lei!
-— Ah poveretto! E per lui c'era quel po' di roba.
-
- *
-
- Maggio, bel maggio, maggio amor dei fiori...
-
-Lo sentiva anche il mio buon veterano di via Garibaldi la sera che lo
-trovai, col suo cane inseparabile, sulla giardiniera della linea del
-Valentino, diretta verso Porta Palazzo: in piedi, trionfalmente. Era
-contento, si vedeva, di star bene, di respirar l'aria tepida, pregna
-del profumo dei fiori d'acacia: infatti, a ogni crocicchio, girava il
-capo con vivacità insolita, e guardava tutto, sorridendo alla gente,
-ai monumenti, alle case in costruzione, ai tranvai che passavano, alle
-strade lunghe e diritte, e alle Alpi lontane. Doveva esser per lui
-una di quelle buone giornate che i vecchi ricordano poi come squarci
-aperti nella loro vecchiaia, nei quali hanno rivisto da vicino e quasi
-risentito di sfuggita l'età migliore. E sorrideva anche al tranvai che
-lo portava, che era grazioso e allegro veramente: un giardinetto di
-cappellini Arton, Vittoria e Romeo, coronati di rose e di pizzi; una
-nidiata di bimbi bianchi, tutti in ammirazione della uniforme strana
-d'un ufficiale Bulgaro della Scuola di guerra; due belle ragazze del
-popolo, in capelli, d'un biondo abbagliante, e tre soldati del genio,
-un po' eccitati dal Barbéra, che facevan rider tutti con certi commenti
-comicissimi, accompagnati da risate infantili, sopra un desinare
-disgraziato che avevan fatto all'osteria. Attraversare la sua Torino
-in carrozza, per due soldi, con quella bella compagnia, con quel bel
-tempo, doveva essere per quel vecchio celibe uno dei godimenti più
-squisiti che gli restavano, qualche cosa come una brillante cavalcata
-in un passeggio pubblico per un signorino di diciott'anni; e non potè
-trattenersi dall'esprimermi la sua contentezza quando, nel passare
-per via Siccardi, lungo il giardino della Cittadella, ci venne in viso
-un'ondata di profumi dall'Esposizione dei fiori. Voltò verso di me la
-faccia piena di rughe sorridenti, ed esclamò: — Che bella serata! — Poi
-si rizzò un momento sul busto come per dire ai vicini, secondo il suo
-solito: — Son settantotto, sapete! — Poi m'espresse il suo desiderio
-di veder l'anno dopo l'“impianto„ dei tranvai elettrici e mi disse
-la sua ammirazione per i “progressi maravigliosi del giorno„ come un
-uomo che sentisse ancora in sè tanta vita da poterli godere per un
-pezzo; e s'interruppe per chiamare il suo Ciuchetto con una nota di
-voce insolitamente sonora, della quale si compiacque, come d'una prova
-di vigoria di petto. E s'interruppe da capo in via Garibaldi per fare
-una profonda scappellata, con una inclinazione reverente del capo. Era
-passata in carrozza la principessa Letizia. E capii che quell'incontro
-era per il suo cuore di buon vecchio piemontese monarchico il
-coronamento felice d'una giornata d'oro.
-
- *
-
-_Maggio, bel maggio_: lo sentiva nelle vene anche il piccolo monello
-che mi fu affidato.... Una corsa calamitosa. Salii a Porta Palazzo sul
-tranvai, ancor fermo, della linea di Borgo San Salvario. Ero solo. Una
-donna — una nonna, mi parve — mi mise accanto sulla panca un bel bimbo
-bruno di circa sett'anni, dicendomi: — Scusi tanto, _monsù_; lei va a
-_capolinea?_... E allora, vorrebbe esser tanto buono da tener d'occhio
-questo bambino, che deve discendere da una sua zia in via Berthollet,
-numero sedici? — E ringraziatomi, ripetè la raccomandazione al
-fattorino, che appena le badò. Il tranvai partì. Io feci una carezza al
-mio raccomandato, per rassicurarlo; ma riconobbi subito che non n'aveva
-bisogno, poichè nell'atto stesso mi levò di mano la canna, dandomi del
-tu, senza preamboli, e tirò a disfarmi il nodo della cravatta.
-
-È varia e dilettevole quella linea, che dal corso Regina Margherita
-svolta in un tratto di strada ariosa e chiara, aperta da poco; poi
-rientra in Torino antica, fra il duomo austero e i palazzi foschi
-del Chiablese e del Seminario, dove irrompe un soffio di vita giovane
-dalla Via Quattro Marzo; e, proseguendo per la via rumorosa del Venti
-Settembre, passa per quella nuovissima di Pietro Micca, in mezzo a
-una allegrezza chiassosa di architetture ornate, a vecchi crocicchi
-in rovina, che non si riconoscon più, a fughe di colonne snelle, di
-cantonate fresche, di prospetti nuovi, davanti ai quali ripassan nella
-mente visioni confuse di città straniere e ricordi di case sparite
-e d'amici morti e immagini di finestre e di terrazzi noti, che pare
-si sian dissolti nell'aria! Bello si, ma un po' triste, perchè tutto
-questo non è stato fatto per voi, e si sente di più la vecchiaia che
-s'avanza vedendo la città che ringiovanisce. — Tutto questo è fatto per
-te e per gli altri monelli della tua generazione — pensavo, guardando
-il mio piccolo protetto sconosciuto....
-
-Un vero serpente questo piccolo protetto, che non mi dava requie un
-momento. Si voleva rizzare in piedi sulla panca, si sporgeva fuori del
-tranvai, agitava la mia canna per aria, metteva i piedi nella schiena
-ai passeggeri seduti davanti, i quali si voltavano a guardar me,
-come per domandarmi se era quella e non altra l'educazione che avevo
-saputo dare al mio figliuolo. Ed io fremevo; ma potevo commetter la
-viltà di dire che non era mio? E non ero che al principio delle mie
-tribolazioni.
-
-Lo scellerato, nell'ultimo tratto di via Venti Settembre, durante una
-breve fermata, si mise a compitare a voce alta l'annunzio del _Cacao
-Talmone_ dipinto sopra un altro tranvai pure fermo, insistendo con
-malizia perfida sulle due prime sillabe, tanto che m'attirò addosso
-dai vicini delle occhiate severe. — Vergogna —, gli dissi piano; ed
-egli mi rispose forte: — Vergogna a te — fraternamente. Poi, sul corso
-Vittorio Emanuele, essendo salito accanto a me un vecchio signore
-col gozzo, egli credette opportuno di darne la notizia al pubblico,
-dicendomi nell'orecchio, ma a voce spiegata: — _A l'a 'l gavass!_ —
-Feroce mascalzone! Avevo il prurito alle mani; ma come si fa? dovevo
-frenarmi e inghiottire il disonore di padre putativo, contentandomi
-di fargli degli occhiacci, di cui si rideva: ero in sua balìa, e lo
-capiva. E me ne fece ancor una in via Nizza, dove, vedendo salire una
-donna incinta, esclamò con una intonazione prolungata di stupore: —
-_O che pansa grossa!_ — E questa volta vidi correre per le panche un
-fremito d'indignazione contro di me, e la donna stessa disse: — _Bela
-educassion!_ — guardandomi in faccia. Non ci reggevo più. Fu una vera
-liberazione quando potei gridar _alt_ davanti al numero sedici di via
-Berthollet e rimettere il marmocchio al fattorino, dicendogli in cuor
-mio: — Va, piccolo carnefice, e mi colga il malanno se accetterò ancora
-la tutela d'un malfattore par tuo neanche per un tragitto di trenta
-passi!
-
- *
-
-Su quella stessa linea, correndola in direzione opposta, rividi due
-giorni dopo donna Chisciottina, col suo bimbo inseparabile. Me li
-trovai seduti davanti sulla giardiniera, e stando voltato un po' di
-fianco, con l'aria di leggere le insegne fuggenti delle botteghe,
-potei sentire gran parte d'un discorso accalorato ch'essa faceva
-a un'altra signora; la quale l'ascoltava sorridendo, più attratta
-dall'originalità, a quanto mi parve, che dal soggetto della sua
-eloquenza. Aveva i capelli un po' scomposti, come sempre, e macchiato
-d'inchiostro un dito della mano con cui gestiva, come una scolaretta
-arruffona; e diceva, diceva, con la sua calda voce di contralto,
-sgranando gli occhioni e enfiando il collo. — Disgrazie su disgrazie,
-vede. La figliuola, figliuola unica, ch'era già malaticcia, peggiorò,
-e dopo quel colpo non s'è più riavuta. Io le mandai il dottor
-Rizzetti. Si figuri che ogni notte sognava la disgrazia e si svegliava
-spaventata, gridando. E poi la paura che le mettessero il padre in
-prigione e che perdesse il posto; una tristezza da morire, s'immagini;
-una ragazza senza madre, poveretta, tutto il giorno in casa sola....
-Io lo andai a raccomandare alla direzione; ma già non c'era pericolo
-perchè non ci aveva avuto colpa. Lui però non è più quello di prima.
-Da principio s'era dato a bere, per stordirsi, si capisce. S'è fatto
-torvo, un po' strambo, con certe idee fisse, e parla più poco. Fa
-compassione a sentirlo, creda, quando dice quel che prova a ripassar di
-là, che rivede tutto, tutto, e gli prende il convulso ogni volta che un
-bimbo attraversa la strada....
-
-Ebbi un barlume, a quel punto, che il suo discorso si riferisse a
-una persona e a un fatto che m'eran noti. Le parole che aggiunse me
-n'accertarono.
-
-— No, proprio, non c'ebbe colpa. Bisogna sentirlo ripetere dieci volte,
-col pianto nella gola: — Giuro per l'anima della mia povera madre che
-non l'ho visto passare! — Chi dice quello a quel modo dice la verità.
-Se vedesse quella povera casa! La ragazza a letto, in quello stato; lui
-seduto davanti a un pezzo di polenta che non può mandar giù; e sempre
-quel povero morticino in mezzo a loro due, tutto in sangue, e quel
-grido, quel grido che sentono sempre! Ma ora almeno ha smesso di bere,
-tante glie n'ho dette. Dicono: chi ha preso quel vizio, è inutile di
-ragionarlo. Ma è perchè non ne han voglia. Ma quando io gli dissi: —
-Vedete, se diventate un briacone, diranno che lo siete sempre stato, e
-che è per questo appunto, per vostra colpa, che la disgrazia è seguita
-— questa ragione gli fece senso. E poi gli dissi: — Non voglio! Capite?
-Ve lo proibisco in nome della vostra povera moglie morta, e della
-vostra figliuola malata, che m'ha posto affetto come a una mamma! —
-Pover uomo, si mise a piangere e mi baciò le mani. Ah, quel che può
-fare una donna, quando ha un'anima! Ma io non posso esser da per tutto
-e far tutto....
-
-E mentre diceva questo con quella voce calda e violenta e con quel
-gesto vibrante che faceva sorridere la sua amica, s'indovinavano in
-lei dei tesori d'amore ardente, la forza contro il dolore, il coraggio
-contro la morte, un disprezzo profondo delle false convenienze sociali,
-una semplicità virginea dell'animo e un vigore di fibra virile, e sul
-suo piccolo viso bruno e irregolare appariva una bellezza fuggente,
-come a bagliori, ma d'una forza di seduzione indefinibile, altera a un
-tempo e dolcissima, cento volte più seducente che la bellezza composta
-d'un viso bello davvero.
-
-— Ecco dov'è accaduta la disgrazia — disse, quando il tranvai,
-attraversata la via Santa Teresa, s'inoltrò nel nuovo tratto di via
-Venti Settembre, e, dette quelle parole, si strinse al petto il suo
-bambino, coprendogli il capo con le mani, come per difenderlo da un
-pericolo. Si riscosse un momento dopo ed esclamò vivamente, toccando
-l'amica col gomito: — Eccolo là!
-
-Ci veniva incontro un'altra giardiniera, sulla quale riconobbi al primo
-sguardo il cocchiere dai capelli grigi, che avevo visto passar fra le
-guardie in mezzo alla folla, la mattina della disgrazia. Egli passò
-col viso accigliato, con gli occhi fissi davanti a sè, senza veder la
-signora.
-
-— Si volti indietro —, disse questa all'amica — e stia attenta. Vedrà
-che passando in quel punto si fa il segno della croce. Dice che se lo
-fa sempre dopo quel giorno.
-
-Tutt'e due si voltarono, mi voltai anch'io, e benchè il tranvai fosse
-già distante un cinquanta passi, vidi benissimo l'atto del cocchiere,
-che si segnò.
-
-— Ha veduto? — domandò la signora all'amica. — Ha veduto?
-
-E disse queste parole con un tale accento che non mi maravigliai di
-vederla nello stesso tempo premersi un dito nel cavo dell'occhio come
-per arrestarvi una lacrima. E compresi: era una lacrima di contentezza:
-se quegli avesse continuato a bere, non avrebbe fatto quell'atto; non
-beveva dunque più; essa aveva vinto! — A me balenò un altro pensiero: —
-S'è forse segnato appunto perchè ha bevuto. — Ma subito mi rimproverai
-di quel pensiero. — Perchè non credere al bene? Credici, poichè anche
-il crederci è bene; credici tu pure. — E al vedere il bel sorriso,
-quasi di compiacenza materna, che brillava negli occhi umidi della
-signora, mi suonò in mente la dolce esclamazione del Fogazzaro: — Sì, è
-bella l'anima umana!
-
- *
-
-Il “bel maggio„ mi fece rivedere anche il mio giovane pittore,
-sull'ultimo tratto della linea di Borgo San Secondo, proprio nell'ora
-della mattina in cui quel tranvai porta una raccolta tutta sua propria
-di passeggieri: monache, medici, impiegati del Magistero dell'ordine
-Mauriziano, e parenti e amici di malati, diretti al grande Ospedale,
-con pacchi, involti di biancheria, frutti e libri fra le mani, alcuni
-col viso sereno, i più tristi, tutti pensierosi. Nel punto che il
-tranvai usciva dall'abitato in mezzo ai prati verdi, in faccia al
-Monviso quasi svanito nell'azzurro del cielo, salì il bel giovanotto,
-roseo e fresco, che pareva il mese di maggio in persona, e col piede
-ancora sul montatoio mi accennò allegramente che n'aveva una curiosa da
-raccontarmi. No, non della signora delle coincidenze, che era ancora
-un mistero per lui, benchè credesse d'aver trovato certe tracce...;
-un altra, un caso amenissimo, destinato alla rubrica della _gelosia
-coniugale in tranvai_, visto da lui stesso. Si trattava d'una signora
-maturotta, la quale, salita sopra una giardiniera nel corso Cairoli,
-dalla parte di dietro, senz'esser vista dai passeggieri che stavan
-davanti, aveva scoperto sulla prima panca la schiena di suo marito,
-seduto accanto a una loro giovane amica, e stretto con questa in una
-conversazione fitta e viva, accompagnata da quelle mosse del capo,
-da quegli atteggiamenti adoratorii, da quella continuità e intensità
-d'attenzione sorridente, che non lascian dubbi sulla natura della
-relazione fra un uomo e una donna. Per veder meglio il fatto suo, la
-signora s'era messa in piedi sulla piattaforma, e da quell'osservatorio
-era stata un pezzo a contemplare con gli occhi dardeggianti e col viso
-livido il profilo amoroso del suo coniuge, bevente le parole amate,
-anzi i due profili, che parevan di due colombi che si beccassero, non
-perdendo un lampo dei loro occhi, non un guizzo delle loro labbra; e
-il mio amico era rimasto in osservazione di tutti e tre, aspettando
-la scenetta che poi avvenne. Alla prima fermata del tranvai, vicino
-al ponte di ferro, la signora era discesa come una freccia dalla
-piattaforma di dietro e salita come uno spettro su quella davanti,
-proprio in faccia al marito e all'amica.... Ah quel marito! Che
-mutamento di frontespizio! Una vera trasformazione dei connotati,
-a vista, come suol dirsi, e l'amica _idem:_ due facce di defunti; e
-il colmo del comico era stato questo che, separandosi lui e lei per
-istinto come un corpo spaccato in due, la moglie s'era seduta d'un
-colpo in mezzo a loro, facendo una riverenza ad entrambi per salvare
-le apparenze, ma con due occhi che parevan due tizzoni d'inferno....
-Ah no, il tranvai non era un nido d'amore da consigliarsi per i mariti
-infedeli.
-
-Gli domandai, a quel proposito, a che punto fossero le sue ricerche
-matrimoniali sulla rete tranviaria. Con mio stupore, lo vidi arrossire
-un poco, e scrollare una spalla, come se gli avessi rammentato una
-sciocchezza di cui si vergognava, e che non avrei dovuto prender sul
-serio. Rimase pensieroso, però, qualche momento; e poi cambiò discorso
-ad un tratto, domandandomi: — Che cosa pensa lei delle studentesse?
-
-Non capii la domanda. — Di quali? — domandai alla mia volta.
-
-Ma mi accorsi subito che m'aveva fatto quella domanda non per sentire
-il mio parere, ma per dirmi il suo, e me lo disse con l'accento di
-chi desidera di non esser contraddetto, con un calore e un'abbondanza
-di parole insolita in lui. Mi disse che a lui quello che si diceva
-della sconvenienza di mandar le ragazze ai licei e alle Università
-pareva un pregiudizio ridicolo; che era stupido il parlar di pericoli
-e d'influssi immorali, poichè soltanto le civette nate li correvano
-e li subivano, e che anzi portavano esse appunto gli uni e le altre
-fra i maschi; che le ragazze veramente oneste e serie si facevano
-rispettare, non solo, ma esercitavano un influsso buono sui giovani, e
-che ne poteva citar degli esempi; che la virtù vera e solida non era
-quella che si fonda sull'ignoranza delle brutture umane, ma quella
-che vien dall'orrore che si risente conoscendole, e che in ogni caso
-il velo dell'ignoranza lo squarciavano alle ragazze le conversazioni
-che udivano ogni giorno e i romanzi e il teatro e i balli e i
-giornali, assai prima che arrivassero ai loro orecchi le volgarità dei
-condiscepoli volgari, e che in tutti i modi.... e che insomma.... e che
-quand'anche....
-
-Ma vedendo che lo guardavo con maraviglia, arrossì da capo, e saltò in
-un altro discorso, domandandomi se avessi più visto la _Chisciottina_.
-
-Gli raccontai il fatto, ed egli me ne disse un altro, che aveva saputo
-da un amico un mese addietro. Un giorno, sul tranvai, avendo visto
-un ragazzino del popolo che meditava sul disegno pornografico d'una
-scatola di fiammiferi, la signora gli aveva comprato la scatola con
-quattro soldi e l'aveva buttata sulla strada; e alcuni passeggieri
-intorno essendosi messi a ridere come d'una stravaganza, lei,
-indignata, gli aveva rimbeccati con un epiteto, come dire? un epiteto
-non proprio da signora riguardosa, ma da donna sincera....
-
-Nel dir questo, mentre il tranvai entrava nel viale di Stupinigi,
-rompendo in due una festosa brigata di signori e di signore in
-bicicletta, egli si dondolava sul montatoio, con un piede per aria,
-pronto a discendere, e mi sorrideva; ma c'era sotto quel sorriso, su
-quel bel viso roseo, come l'ombra d'un pensiero nascosto, d'un leggiero
-turbamento, non momentaneo, ma consueto; un'ombra leggerissima, la
-quale mi fece sospettare ch'egli avesse già incontrato sulla rete
-d'una delle due Società quello a cui voleva far credere di non aver più
-pensato.
-
- *
-
-E “maggio, bel maggio„ rideva pure ai miei due piccoli sposi di borgo
-San Donato, che un dopo pranzo di domenica, andando al Pallone, rividi
-sul tranvai pieno zeppo della barriera di Casale, seduti sulla prima
-panca; lei con un cappellino guernito di fiori rossi, che pareva nuovo
-fiammante, e un ombrellino lilla; lui con un cappello di paglia gialla,
-fasciato d'un nastro azzurro, che doveva esser fresco di bottega.
-Quello sfoggio straordinario mi fece pensare che fosse toccata loro
-una piccola fortuna, una eredità di qualche biglietto da cento, o
-una “gratificazione„ inaspettata al marito, più probabilmente, e che
-andassero a festeggiarla con un modesto desinare in qualche modesta
-trattoria fuor di porta. Che fossero in uno stato d'animo insolito
-lo dimostrava il fatto che lui, sempre così timido e riserbato,
-tenesse un braccio disteso sulla spalliera attorno alle spalle di
-sua moglie, la quale piegava un po' il capo dalla parte sua. E nel
-guardar quell'atto, ch'egli faceva, di stringersi al cuore e quasi di
-difendere quella sua povera sposa, che nessuno si sarebbe mai sognato
-d'insidiargli, quell'atto che pareva dire: — Vedete, questa poveretta
-che a nessuno piace e che nessuno guarda è il mio amore, il mio tesoro,
-la mia vita, — mi commosse questa idea: che a pigliarsi una libertà
-simile egli era stato forse incoraggiato dal pensiero umile e triste
-che una dimostrazione d'affetto fra due povere creature come loro non
-avrebbe attirato l'attenzione d'alcuno, non sarebbe forse nemmen parsa
-una dimostrazione d'amore. Ma da queste considerazioni mi stornò un
-accidente strano, che non avevo mai visto sul tranvai. Disputavano da
-un poco, a voce bassa, ma in tuono aspro, due coniugi sulla quarantina,
-vestiti con decenza, seduti sur una delle panche di mezzo. Tutt'a un
-tratto il marito mise un braccio dietro la spalliera e picchiò un pugno
-nella schiena di sua moglie, sonoro come un colpo di tamburo. Tutti si
-voltarono, si levò un mormorìo di sdegno; ma la moglie non rifiatando,
-lisciandosi la barba il marito, immobili e tranquilli tutt'e due come
-se nulla fosse stato, tacque il mormorìo, e allo sdegno succedette
-nei passeggieri una stupefazione comica di quel pugno improvviso e
-solitario, che aveva troncato così di netto il diverbio, con apparente
-consenso della picchiata, come un segnale che fosse stato convenuto
-fra la coppia per rimettersi d'accordo nei momenti critici. E non ci
-fu altro. A guardar quella scena s'eran voltati tutti fuor che i due
-sposi; i quali non si mossero dal loro atteggiamento fino all'arrivo
-alla barriera. Qui, prima che il tranvai si fermasse, la sposa s'alzò,
-e vedendola così ritta di fianco, riconobbi nella sua persona gracile
-quella curva leggiera che è il primo indizio visibile d'una nuova vita
-umana. Allora compresi; compresi il perchè dello sfoggio insolito e del
-desinare fuor di porta e del braccio appoggiato sulla spalliera in atto
-di protezione amorosa! I fiori rossi, l'ombrellino lilla, la cappellina
-nuova e l'atto carezzevole erano per _lui_; per _lui_ essi andavano
-a fare il rialto in campagna; per _lui_ erano il lusso e la festa. E
-se non me l'avesse detto la curva, me l'avrebbe fatto pensare l'atto
-di premura e di rispetto gentile con cui il giovane, disceso prima,
-tese le due mani per aiutar lei a discendere, come se già scendessero
-in due. Mi fermai a guardarli mentre s'allontanavano, stretti l'uno
-all'altro, nel polverìo dello stradone. Poveri e buoni figliuoli! Se
-avessi avuto la lanterna miracolosa di Aladino avrei trasformato la
-loro trattoria in un palazzo e fatto cadere sulla loro povera mensa una
-pioggia di fiori e di diamanti.
-
- *
-
-Ma il “bel maggio„ non rideva per la povera vecchietta di Pozzo
-di Strada. Mi bastò uno sguardo, la mattina che la vidi ritta in
-fondo al tranvai di via Garibaldi, con accanto il suo sacco solito
-e gli occhi fissi nel vuoto, per capire che non aveva ancora avuto
-notizie del suo _Giacolin_, ch'ella si torturava ancora il cervello
-e il cuore raffigurandoselo a volta a volta prigioniero, morto,
-mutilato, famelico, errante come una belva di tana in tana per la
-terra misteriosa, di cui non le era nota altra cosa fuor del nome
-maledetto. Erano i giorni che si faceva la questua a benefizio dei
-feriti e dei prigionieri d'Africa. Dei giovani signori, con una scritta
-sul cappello, salivano a raccoglier danaro sui tranvai, porgendo un
-bossolo di latta. A metà di via Garibaldi salì sul nostro un giovanotto
-elegante, che pareva uno studente, e passò di panca in panca, lungo
-i due lati, tenendosi sul predellino. Giusto, ecco uno dei tanti
-vantaggi che offre la carrozza di tutti: chi osa rifiutare un soldo
-per beneficenza lì sotto gli occhi della gente? Pochi. Vidi però tra
-questi pochi dei signori. Seguitai con lo sguardo il raccoglitore
-fin che arrivò accanto a me sulla piattaforma. Quando egli mise il
-bossolo davanti alla vecchia, questa non capì, e lo guardò con quanta
-maraviglia poteva ancora manifestare il suo viso quasi pietrificato
-nell'espressione d'un pensiero unico. — Per i prigionieri e i feriti
-d'Africa! — disse il giovane in dialetto, spiccicando le sillabe.
-A quelle parole si fece sul viso di lei come un chiarore vago di
-crepuscolo, e i suoi occhi socchiusi s'apersero. Lessi in quello
-sguardo il suo pensiero: dar qualche cosa era come fare atto di fede
-nella sopravvivenza del suo figliuolo, era quasi un comprarsi un po'
-d'illusione ch'egli potesse ancora ricevere un benefizio. Frugò in
-una tasca del grembiule, tirò fuori un soldo, ma lo ripose: le pareva
-poco: cavò una moneta di nichel — il suo pane d'un giorno, forse, o
-il vino che la teneva ritta per due, — e con l'atto d'una divota che
-fa l'offerta al santo a cui chiede una grazia, guardando il giovinotto
-con un'espressione triste di simpatia e quasi di gratitudine, come se
-proprio lui avesse dovuto portare al suo figliuolo il suo obolo, mise
-la moneta nel bossolo, trattenendovi su un momento la mano corta e
-rugosa, che tremolava; poi rifece il viso di prima, immobile e chiuso,
-con lo sguardo fisso lontano sulla visione di sangue e d'orrore che da
-sei mesi la torturava. Un passeggiere accanto a lei rifiutò bruscamente
-l'oblazione, dicendo forte al raccoglitore: — No, perchè son certo che
-ai prigionieri non ci arriva neanche un soldo! — Ah, barbaro, se anche
-il sospetto orribile fosse stato verità! Ma per fortuna passava il
-tranvai in quel punto davanti alla chiesa di San Dalmazzo, e la povera
-vecchia, voltandosi per farsi il segno della croce, non sentì.
-
- *
-
-Ah, quante miserie, anche nel “bel maggio„ porta la carrozza di tutti!
-Non ne potevo immaginare una così triste come quella che scopersi
-la sera dopo in quel povero fattorino spersonito, che si chinò
-cortesemente a raccogliere lo scontrino cadutomi dì mano, sull'ultimo
-tranvai della linea di San Secondo, dove ero solo passeggiere. Nel
-ringraziarlo, lo guardai in viso, e vedendolo pallido, con un'aria
-spaurita, e parendomi che gli tremassero le mani, gli domandai se
-era malato. Rispose che non era; ma che era stato; e lì per lì non
-volle dir altro; ma pareva non aspettasse che una parola benevola, che
-gl'inspirasse fiducia, per dir di più, per dare all'animo uno sfogo di
-cui aveva bisogno. Gliela dissi: non ebbe effetto subito; insistetti,
-e allora parlò; parlò con una voce accorata e tremante, nella quale
-si sentiva una profonda sincerità. Mesi addietro, sopra un tranvai di
-quella stessa linea, tre sconosciuti presi dal vino, irritati d'una
-modesta osservazione fatta da lui per una quistione di scontrini, gli
-avevan menato al capo una bastonata terribile, che l'aveva mandato per
-un mese all'ospedale. Quei tre eran stati riconosciuti; la direzione
-della Società aveva mosso contro di loro una causa penale, chiedendo
-a vantaggio di lui un risarcimento di danni, e la causa era in corso;
-ma questo appunto lo angustiava. Egli avrebbe voluto che si desistesse
-dal procedimento perchè temeva una vendetta, e il suo timore, eccitato
-a poco a poco dal lavorìo continuo dell'immaginazione, era diventato un
-vero terrore. — Capirà — mi disse — noi siamo esposti giorno e notte.
-A fare un colpo.... è un momento. E se me lo fanno? E se mi rendono
-inabile al servizio? Io ho moglie e una bambina; una moglie così buona,
-una bambina che mi vuol già tanto bene....
-
-La sua voce si strozzò; mi fece pietà; cercai di rassicurarlo. Ma
-fu inutile. Riconosceva giuste le mie ragioni, ma rispondeva: — Sono
-indebolito, non son più io; che cosa vuole? Ho paura. Di giorno, tanto
-va; ma quando vien sera, quando vedo accendere i lumi, mi comincia a
-pigliar l'affanno, a tremare il sangue addosso.... Che cosa serve? Non
-son più io, le dico, sono indebolito. Ho passato tante notti senza
-dormire, ho sofferto tanti dolori alla testa, che farneticavo per
-delle ore, e poi son stato un pezzo in convalescenza, a mezza paga,
-e quante sere sono andato a letto digiuno per lasciar da mangiare
-alla mia bambina! Eppure.... non li avevo mica offesi, una semplice
-osservazione.... Io son rispettoso con tutti.... Lei potrebbe vedere:
-tutti i passeggieri che mi conoscono mi salutano, mi vogliono bene....
-Ma! Così son ridotto. — E ripeteva come un ritornello doloroso, che gli
-fosse confitto nel cervello: — Fin che è giorno, meno male; ma la sera,
-quando vedo accendere i lumi....
-
-E ciò dicendo guardava qua e là, all'imboccatura delle strade buie,
-come per vedere se ci fosse gente appostata, e tornava a ripetere: —
-Sono indebolito.... Ho perso molto sangue....
-
-E mi fece anche più pietà poco dopo, quando lo vidi chiedere i soldi ad
-alcuni passeggieri con una cortesia umile e quasi peritosa, come se in
-ogni persona egli vedesse un nemico che gli bisognasse ammansire, un
-difensore che gli convenisse d'assicurarsi. Povero ragazzo! E pensavo
-a chi sa quanti, per il ritardo d'un secondo a far fermare il tranvai
-o per una parola d'osservazione sopra un soldo sospetto, l'avrebbero
-quella sera stessa trattato d'infingardo o di villano e minacciato
-d'un ricorso alla direzione. Ah quante piccole inique crudeltà,
-quante piccole ingiustizie spietate si commettono continuamente, senza
-saperlo.
-
- *
-
-E quante ingiustizie anche di puro pensiero! Trovo notato agli ultimi
-di maggio: _il briaco_, e ricordo un quadro, da cui si potrebbe cavare
-una forte scena di commedia satirica: un carrozzone chiuso della linea
-dei Viali, nel quale, in mezzo a una corona di signori e di signore
-eleganti, siede, piegato in due come un sacco mal ripieno, un uomo
-sconciamente briaco, a cui cascano i capelli grigi sulla fronte nera
-di carbone e pende dalla bocca bavosa un mozzicone di pipa spenta che
-gli piove cenere sulla giacchetta unta e strappata. Egli guardava
-i vicini con un sorriso d'ebete, soffregandosi le ginocchia con le
-mani nere e dondolando il capo da una parte, come se meditasse parole
-di scherno che non poteva più dire, e negli occhi socchiusi che ora
-brillavano ora si spegnevano mostrava a vicenda la coscienza triste
-del suo abbrutimento e un senso di acre dispetto per il ribrezzo
-che s'accorgeva di destare. Ribrezzo, infatti, e nausea e sdegno
-esprimevano i visi dei passeggieri costretti a respirare il lezzo di
-quell'alito e di quei cenci obbrobriosi; e fra quei visi c'era quello
-d'un signore sconosciuto, che mi conosceva; il quale, fissando me dopo
-aver guardato quell'uomo, mi disse chiaramente con l'espressione del
-suo sorriso: — Son questi che lei vuole portar su?
-
-— Ebbene, sì, — gli avrei voluto rispondere. — Sono questi; questi
-prima degli altri, certamente. Ah lei s'inganna se crede che
-l'abbrutimento di costui sia vergognoso per lui soltanto. O come
-accade che nessuno di noi non si mostra mai in quello stato se non
-perchè sulla china che vi conduce siamo arrestati da cento ritegni
-dell'intelligenza, della coscienza, dell'educazione, della compagnia,
-che non son merito nostro, ma che furono messi in noi, o fra i quali
-siam nati, e che quest'altra gente non trova intorno a sè nè in sè
-stessa? E che cosa facciamo noi per mettere in loro questi ritegni? E
-che mai di bello e di nobile e d'accessibile a tutti mettiamo noi fra
-loro e la taverna, che li attragga e li svii? E siamo ben sicuri di non
-dar loro che dei buoni esempi?
-
-Il mio soliloquio fu interrotto a Porta Palazzo da una comitiva
-chiassosa di signori che salirono alla rinfusa sulle due piattaforme,
-e che, ripartito il tranvai, continuarono a chiacchierare e a ridere
-rumorosamente, apostrofandosi da una parte all'altra, per gli usci
-aperti, con appellativi comici e gesti burleschi. Venivano dalla
-stazione di Lanzo, erano andati a fare una ribotta in qualche paese
-vicino, alla quale alludevano, scherzando su certi piatti riusciti
-male; avevano il viso acceso, la voce piena e vibrante, la parola
-ardita e pronta di chi ha trincato del vino generoso; eran tutti a
-cavallo del confine che separa l'ebbrezza decente dall'ubbriacatura
-volgare, in quello stato in cui certi oscuramenti improvvisi
-dell'intelligenza e certi impedimenti istantanei dell'organo della
-parola si dissimulano ancora con felice accortezza; e da certi
-accenni che si ripetevano in mezzo a quel guazzabuglio di voci, si
-capiva che la giornata non era finita, ch'essi vedevano davanti a
-sè, all'orizzonte, un'altra serie di libazioni, il _quelque chose au
-de là_ consigliato dal Brillat-Savarin per far più vivo il piacere
-dei banchetti. Ed eran così riboccanti di vita e di buon umore che i
-signori e le signore del tranvai li guardavano con manifesta simpatia
-e ridevano dei loro gesti e dei loro motti; alcuni dei quali, un
-po' liberi, provocavano delle smorfiette graziose di scandalo, ma
-accompagnate da un sorriso di benigna indulgenza.
-
-— Eppure, — pensavo guardandoli, — hanno troppo bevuto anche questi,
-che avrebbero potuto ricrearsi in tanti altri modi più degni. Se non
-sono briachi affatto come l'altro non è perchè abbiano bevuto meno, ma
-perchè hanno bevuto meglio. Se son più puliti di lui, è perchè fanno
-un lavoro più pulito del suo. Se non cascan dal sonno come quello,
-è perchè hanno meno faticato ieri e dormito di più questa notte. In
-realtà, se si tien conto delle condizioni diverse, essi rappresentano
-un'intemperanza non meno volgare, forse più colpevole di quella
-del briaco, e certo d'esempio più pericoloso. E perchè dunque essi
-sono scusati e paiono amabili, e non ci son scuse per l'altro, e il
-ribrezzo che desta costui non è accompagnato almeno da un sentimento di
-commiserazione?
-
-A un certo punto il briaco attirò l'attenzione d'uno della brigata, il
-quale lo accennò agli altri, e tutti si misero a guardarlo, che già
-dormiva, facendogli addosso un fuoco di fila di frizzi e di risate.
-Buon Dio! Erano delle bottiglie da due lire che beffeggiavano un litro
-da otto soldi.
-
-E anche dentro al carrozzone tutti ridevano.
-
-Non tutti. Una signorina bionda, giovanissima, seduta in un angolo,
-restava seria e guardava quell'ubbriaco con un'espressione di tristezza
-e di pietà, corrugando la fronte ad ogni scherzo degli spettatori come
-per una sensazione penosa. Quanto mi parve bella! Il Parini avrebbe
-rifatto per lei il suo famoso verso, le avrebbe detto: — _Tu sei giusta
-ed umana!_
-
- *
-
-Quel viso è notato con altri, fra i miei ricordi di maggio, nella
-colonna delle “simpatie di tranvai„ che in quel mese furono molte,
-forse per l'influsso della dolce stagione, che rischiara e addolcisce
-gli animi. Simpatie di tranvai! Forse che son di natura diversa
-dall'altre? No certo; ma da quelle che c'inspira la gente incontrata
-per via si distinguono in questo: che c'entrano più addentro e ci
-rimangon più a lungo perchè nella carrozza di tutti c'è maggior tempo
-a osservare i visi e s'aggiunge spesso all'effetto di questi quello
-del suono delle voci. Quanti ne ricordo, solo ch'io mi raccolga un
-poco: visi veduti in pieno, di profilo, a traverso ai vetri, accesi
-dai riflessi colorati dei fanaletti, incorniciati nel vano degli
-usci, appoggiati alle colonnine delle giardiniere, spiccanti sul
-verde degli alberi, disegnati sulle acque lucenti del Po, osservati
-per pochi minuti e scomparsi forse per sempre; visi di ragazze, di
-operai, di signore, di giovanetti, di vecchi, di mamme, esprimenti
-una santa rassegnazione al dolore, anime benevole e serene, spiriti
-forti e generosi pronti a ogni sacrifizio pel bene altrui, cuori
-ardenti d'ambizioni nobili e di nobili speranze, vite oscuramente
-operose e benefiche; visi, di cui il primo effetto simpatico mi fu
-affermato e accresciuto da uno sguardo, da un sorriso, da una parola,
-da un'espressione fugace degli occhi. Come in una cascata di ghiaia
-grigia si vedono brillare dei punti luminosi come diamanti, così nella
-moltitudine indifferente che vi passa davanti in quelle scarrozzate
-quotidiane si vedono balenare a quando a quando, certi giorni più e
-certi giorni meno, di questi aspetti umani consolanti, a cui si ripensa
-con amore e che si rivedono con piacere, che non si conosceranno mai
-e si ricorderanno sempre; sembianze d'amici della fantasia, che noi
-salutiamo con un barlume di sorriso e che ci rendono il saluto con un
-bagliore dello sguardo, immagini senza nome, raggi d'anime passanti,
-argomenti personificati d'una dolce filosofia, che vi tengon vivi
-nel cuore la fede nel bene e l'amore per i propri simili. Quanti
-ne ricordo, in forma di medaglioni, di busti o di statue, secondo
-l'atteggiamento in cui mi s'offrirono, con lo scontrino fra le labbra,
-col portamonete fra le mani, col braccio teso verso il campanello,
-veduti una volta sola, riveduti cento volte, intravvisti nell'incontro
-di due carrozzoni, fuggenti su tutte le linee; ma tutti raggruppati
-in disparte nella mia memoria come un'umanità privilegiata, come una
-Torino ideale! E nei momenti di sconforto della vita e d'odio del mondo
-i cari fantasmi mi s'affollano intorno, dicendomi: — E noi? E noi,
-dunque? Perchè ci dimentichi? Tu sei ingiusto! — E grazie a loro mi
-riconcilio col prossimo, e anche nei giorni grigi e freddi dell'inverno
-risento l'alito della primavera, l'influsso del “bel maggio amor dei
-fiori„ che raddolcisce il sangue e rischiara l'anima.
-
- *
-
-E il “bel maggio„ si chiuse con un caso amenissimo, degno d'un sonetto
-del Belli. Immaginatevi una giardiniera domenicale, corrente alla
-luce del sole sul corso Regina Margherita, affollata di signori e di
-signore in ghingheri, fra cui luccicano cappelli cilindrici, fluiscono
-barbe gravi, nereggiano cappelli di preti e scintilla il chepì dorato
-d'un colonnello d'artiglieria: una carrozzata di borghesia silenziosa
-e seria, che par che vada a una cerimonia solenne, scortata da una
-guardia municipale in grande uniforme, ritta accanto al cocchiere.
-Un'altra giardiniera, sul binario accanto, le viene incontro di
-corsa, stipata essa pure di gente per bene, con la sua brava guardia
-impalata sulla piattaforma davanti, con sette schiere di facce
-dignitose di benestanti, di madri severe, di signorine composte.
-Ebbene, accadde questo. Nel momento che le due giardiniere passavano
-accanto l'una all'altra, un giovinotto, seduto sul davanti di quella
-dov'ero io, e una ragazza, seduta sul davanti dell'altra (due amanti,
-come poi si capì, che s'incontravano per caso, forse dopo una lunga
-separazione forzata) si riconobbero al primo sguardo, e scattando
-come due molle, con le braccia tese verso i cocchieri, lanciarono
-insieme due grida di gioia frenetica: — Alt! — Ferma! — I carrozzoni
-si fermarono alla distanza di dieci passi l'un dall'altro, i due
-giovani si precipitarono a terra, divorarono lo spazio frapposto e si
-abbracciarono furiosamente, scambiandosi quattro baci risonanti come
-colpi di carabina ad aria compressa. E dall'alto delle due giardiniere,
-lasciate ferme un momento dai due cocchieri stupefatti, come dall'alto
-di due tribune di spettacolo, borghesi gravi, mamme severe, signorine
-composte, e ministri della chiesa e ufficiali del regio esercito e
-rappresentanti armati del municipio.... stettero a vedere. Curiosa
-situazione! Appena i due tranvai ripartirono, un signore grasso e
-maestoso, ch'era vicino a me, espresse con parole risentite il pensiero
-comune, scrollando il capo dignitosamente: — Abbiamo fatto una bella
-figura! —
-
-Eh sì, proprio, da cantori di maggio.
-
-
-
-
-CAPITOLO SESTO.
-
-
- Giugno.
-
-Gran cosa la carrozza di tutti! Col sopraggiungere del caldo, che fa
-star molta gente a capo scoperto, mi si schiuse sul tranvai un nuovo
-campo di studio: quello delle teste; poichè dove mai, come sulle
-giardiniere, potete aver per un pezzo sotto gli occhi, così da vicino,
-in così piena luce, e, se ci state seduti di dietro, osservabili a così
-bell'agio, le teste dei vostri simili? Teste che, vedute di passata
-per la strada, vi appariscono ancora in buon stato, vi mostrano qui
-mille miserie. Radure, spiazzate, tentativi supremi di divise, che non
-son più sentieri fra l'erba fitta, ma stradoni in rovina a traverso a
-sodaglie desolate; liste di capelli ricondotti dalla nuca sull'occipite
-e fino alla fronte, in forma di salici piangenti sulla tomba del
-cervello; parrucche mal messe, che una brusca scappellata volta di
-sbieco, rivelandovi che la testa d'un tale non è tutta roba sua; tutte
-le più compassionevoli industrie senili intese a mascherare i guasti
-del tempo dalle orecchie in su vi si palesano sulle giardiniere. E qui
-scoprite le pennellature grossolane dei _Luca fa presto_, che lasciano
-i capelli bianchi alla radice, le capigliature tinte a prezzo ridotto,
-d'un nero lugubre, che danno ai visi vizzi a cui fan cornice l'aspetto
-di lettere mortuarie, e le chiome e le barbe variate di molti vaghi
-colori, che paiono state strofinate sopra una tavolozza. O tinti, il
-tranvai è traditore, guardatevene. Che c'è di più pietoso e di più
-comico insieme che il veder salire a stento, ansando, afferrandosi
-alle colonnine con le mani tremanti e ricascar di peso sulla panca,
-spossato dallo sforzo, un uomo con la barba e la capigliatura corvina
-d'un ventenne? Oh quante vecchiaie ribelli alla natura! Quant'è rara la
-gente che sa invecchiare in santa pace! E scopersi anche il segreto di
-alcuni personaggi noti, miei fieri avversari, pitturatori abilissimi,
-di cui nessuno sospetta l'inganno. Potrei fare più d'una vendetta
-politica. Non la farò. Ma non per generosità, lo confesso. Soltanto per
-rispetto dell'arte mia non denuncierò.... l'arte loro.
-
- *
-
-Intrapresi pure col principiar di giugno uno studio sui cappellini,
-attratto dalla varietà infinita che se ne vede fiorire sui tranvai
-in quella stagione; studio che, in fondo, si riduce anch'esso a uno
-studio delle teste. E così, alla lesta, feci una prima classificazione:
-cappellini amorosi, cappellini superbi, cappellini austeri, matti,
-buffi, impudichi, prepotenti, innocenti. Quasi tutti hanno un
-linguaggio, sincero o falso, di cui i fiori sono le parole. Ci son
-grandi rose erette ed aperte, che s'offrono; mazzi di viole e di
-mughetti che attirano insidiosamente gli sguardi e i desideri dentro ai
-capelli in cui si rimpiattano; accoppiamenti di fiori inconciliabili,
-stridenti fra di loro, che danno l'immagine di menti strane e
-disordinate; fiori troppo pomposi, rosseggianti petulantemente su
-teste grigie, di cui tradiscono gli ardori mal sopiti; fiori modesti e
-solitari, che esprimono il sentimento d'un affetto secreto e costante.
-Tutte le passioni, tutte le illusioni, tutti i capricci di tutte le
-età della donna si palesano in quella finta flora, in quelle infinite
-combinazioni di penne, di nastri, di pizzi, di tulle, di frecce,
-di frutti, di cose sottili, diafane, ondeggianti e tremolanti, che
-paiono una vegetazione vivente che abbia radice nei cervelli. E quei
-cappellini fanno fantasticare, vedere, sentir mille cose: piccole
-e grandi spese di contrabbando, conti adulterati _ad usum mariti_,
-sospiri dolorosi d'impiegati, baruffe coniugali, musonerie, concessioni
-strappate con le carezze, economie gastronomiche da anacoreti,
-lunghi lavori di raffazzonatura fatti in casa da manine pazienti
-e industriose, interrotti da pianti di bimbi, da scampanellate dì
-creditori, da ogni sorta di cure e di piccole miserie domestiche. Ma lì
-sul tranvai tutto brilla, ride e dissimula. Scendono mazzi di rose e
-di pensieri, salgono mazzi di papaveri e di peonie, s'incontrano e si
-confondono ramoscelli d'edera e di geranio, mazzetti di ciliegie e di
-fragole, fiori di tutte le stagioni, di giardino e di campo, sbocciati
-e in bocciuolo, in ghirlande, in corone, in ciuffetti, diritti,
-cascanti, intricati, ammontati, agitati come i pensieri che vi passan
-sotto; cappellini alla marinara, alla Rembrandt, alla Trianon, alla
-Rosa Syma, alla vattelapesca, ciascuno dei quali dice qualche cosa,
-e forman fra tutti come un frastuono confuso e continuo di grida, di
-mormorii e di sospiri: — Cerco un marito — Cerco un amante — Ho un
-amante — Ammiratemi — Rispettatemi — Sperate — Disperate — Vi supplico
-— Comando io! — Sono un angelo — Sono un diavolo — Sono un'infelice —
-Seguitemi — Fatevi in là — Il mondo è mio — Non son nulla; guardatene
-un'altra, vi prego.
-
- *
-
-Dolci studi; ma troppo spesso interrotti da inconvenienti gravi, tutti
-propri del tranvai. Alcuni di questi esperimentai io stesso in quei
-primi giorni di giugno, altri imparai a temere vedendoli esperimentati
-dal mio prossimo. Capitare in un carrozzone chiuso accanto a una
-peccatrice così spietatamente profumata da uscirne con una spranghetta
-al capo assicurata per ventiquattr'ore; trovarsi seduti in mezzo a
-due amici sconosciuti che attaccano attraverso a voi una conversazione
-vivacissima, incrociando sul vostro viso i loro aliti, le loro risate
-e le loro asinerie; sentirsi passar sui calli tutta intera una di
-quelle famiglie alla buona per cui i piedi altrui sono _res nullius_,
-senz'averne neppure il leggiero conforto d'uno sbadato: _mi scusi_,
-sono incerti sgradevoli. Ma è anche più sgradevole l'aver diritto
-dietro alle spalle un fumatore che, spinto innanzi da un sobbalzo
-della piattaforma, vi pianta nella nuca la punta d'un grosso Minghetti
-infocato. Ma è ancor più doloroso lasciar la falda del soprabito nelle
-mani d'una pingue bottegaia che, perdendo l'equilibrio nel discendere,
-s'aggrappa a voi come a un albero sull'orlo d'un abisso. Ma c'è una
-disgrazia anche peggiore di queste. Ne trovo segnata la data nei miei
-appunti — _5 di giugno. Ore tre pomeridiane. Sulla giardiniera di via
-Nizza. Preso alle spalle dal poeta._ — Non l'avevo visto salire: mi
-sentii tutt'a un tratto la sua voce nell'orecchio: m'era seduto dietro,
-la giardiniera era affollata, era impossibile sfuggirgli. Passò subito
-alle vie di fatto. Era un sonetto arcipieno di _esse_, un ronzio di
-zanzare intollerabile, un succedersi di sibili sottilissimi che mi
-penetravano nel cervello, come se m'avesse agitato accanto al viso
-un mazzo di serpentelli arrabbiati. Ai vicini che non sentivan le sue
-parole doveva parere un amico offeso che mi rinfacciasse una serie di
-cattive azioni, dì cui non mi potessi scolpare, o che mi raccontasse in
-segreto qualche avventura sporca, che io assaporassi con raccoglimento.
-Un supplizio vergognoso! Quella bocca implacabile che alla ripresa
-d'ogni verso mi si avvicinava alla tempia mi metteva un brivido come la
-bocca d'una pistola. _Breve e amplissimo carme!_ Chi lo disse? Quello
-non era nè ampio nè breve: non finiva mai. E m'opprimeva un terrore:
-— Se avesse la coda! — Non l'aveva; ma durò per la lunghezza di cinque
-isolati, senza contare una variante su cui dovetti dare il mio parere.
-Non fui libero che sulla piazzetta di San Salvario, dove l'aguzzino
-discese, non sazio.
-
- *
-
-La mia prima corsa piacevole di giugno fu la mattina del giorno dello
-Statuto, in via Garibaldi, all'ora in cui la gente s'avvia verso piazza
-Castello per la rivista delle truppe: una carrozzata di cittadini quale
-non si può vedere che in quel giorno e a Torino: quasi tutti vecchi
-militari giubilati, coi nastri stinti delle medaglie e delle croci
-agli occhielli, con le scarpe come specchi, pettinati e sbarbati bene,
-benignamente ilari e alteri, con l'aria di vecchi sposi celebranti
-le nozze d'oro: tutte brave persone assestate e regolate che, se lo
-Statuto fosse soppresso da vent'anni, continuerebbero a festeggiarlo lo
-stesso a conto proprio, per forza di consuetudine, come festeggiano il
-Natale i miscredenti. C'era al posto solito il cavaliere Bicchierino,
-appartenente anch'egli, non per età, ma per spirito, a quell'antica
-famiglia, pulito e lustro come un dado. Come gli altri egli volgeva
-degli sguardi di compiacenza sui tranvai imbandierati, sulle uniformi
-sgualcite dei veterani che passavano tra la folla, sulle bandiere
-sventolanti alle finestre; aveva negli occhi un lume insolito; si
-vedeva che l'anima sua respirava con placida voluttà patriottica le
-memorie del 48, di Torino capitale, dell'“egemonia piemontese„ e il
-soffio del conte Cavour e del generale Lamarmora ancora diffuso per
-l'aria. Lo tenni d'occhio per vedere se, nonostante lo stato d'animo
-straordinario, si ricordasse di confrontare il suo orologio, come
-faceva ogni mattina, con l'orologio elettrico dell'angolo di via
-Siccardi: se ne ricordò. Poi, incontrando il mio sguardo, egli si
-offuscò leggermente: si dovette rammentare del giorno ch'io avevo
-fatto quel certo strazio barbarico della _Gazzetta del popolo_. Avevo
-appunto il foglio in mano in quel momento e stavo per conciarlo a quel
-modo; ma, accorgendomi che m'osservava, mi ritenni, per suggezione,
-per non rendermegli anche più odioso. Ed ecco come il tranvai può
-perfezionare l'educazione d'una persona educata. A poca distanza dalla
-piazza s'intese suonar la marcia reale da una banda musicale d'operai.
-A quelle note tutti quei giubilati canuti si illuminarono e si scossero
-come i vecchi cavalli delle poesie agli squilli delle trombe guerriere.
-E allora mi sentii sbalzato dalla fantasia a trent'anni addietro.
-Quei visi, quei nastri, quelle bandiere alle finestre, quei veterani
-in divisa, quel vecchio Palazzo Madama che appariva in fondo, quel
-cavalier Bicchierino con la _Gazzetta del popolo_ fra le mani, tutto
-quel complesso di cose viste in quella via Garibaldi al suono di quella
-marcia, era così piemontese, così torinese, così “ben conservato„ che
-ebbi per un momento come un senso di ringiovanimento della coscienza,
-un'illusione maravigliosa, il dubbio che l'anno corrente non fosse
-il 1896, l'anno di Abba Garima, ma quello dei primi entusiasmi per il
-_Consorzio nazionale_, quando avevo visto dei patriotti fanatici, in
-quella stessa via, bruciare le cedole del Consolidato gridando: — Viva
-l'Italia.
-
- *
-
-La festa nazionale portò i forti calori e con questi un nuovo oggetto
-d'osservazione sulla carrozza di tutti: un accrescimento generale
-di irritabilità nelle relazioni dei passeggieri coi passeggieri, di
-questi con gl'impiegati, e degl'impiegati fra di loro, una maggior
-frequenza di malintesi, d'impazienze, di lagnanze e di battibecchi,
-come segue fra gli uccelli in gabbia nelle giornate afose. Si vedeva
-sui tranvai una agitazione quasi rabbiosa di ventagli, gente irrequieta
-che si sventolava con le cappelline, coi fazzoletti e coi giornali,
-senza “trovar posa„ sulle panche, facce infiammate e attonite, teste
-ciondoloni sui petti: vere carrozzate di noia e di malumore. Povera
-umanità! Qualche grado di più di calore e un po' di polvere per aria,
-ed ecco tutti i visi mutati, violate le leggi della cortesia, ridotti
-i cervelli come orologi guasti, e manifesti anche nella gente sana e
-contenta i vaghi segni del contagio psichico che moltiplica le risse,
-gl'impazzimenti e i suicidi! Come rimedio a questo male mi venne in
-mente l'istituzione di spugnature pubbliche obbligatorie una mattina
-che aspettavo la partenza del tranvai sotto le finestre di casa
-mia, vedendo lavar la testa a _Faraone_ e a _Ballerina_, all'ombra
-dei tigli. Uno spettacolo da far meditare, veramente. _Faraone_
-fu il primo. Il cocchiere tuffava in un secchio una grossa spugna,
-gliel'appoggiava al sommo della fronte arsa e sudante, e premeva; e al
-sentir quei rivoletti che le scendevano per le mascelle, sul collo e
-di mezzo agli occhi giù per il muso fin dentro alle nari e alla bocca,
-biforcandosi e incrociandosi come le gore della pioggia per una china,
-la povera bestia alzava e scrollava il capo, corsa per ogni fibra
-da un brivido di piacere, e dilatava gli occhi e pestava le zampe,
-brillando tutta; mentre _Ballerina_, aspettando la sua volta, guardava,
-impaziente, agitata dal presentimento di quella voluttà, che già le
-balenava negli occhi e le guizzava tra pelle e pelle. Ah! che dolcezza;
-e come meritata dopo tante corse al sole e nella polvere, e tante
-strette violente di freno e bottate di frusta! Luccicava negli occhi di
-tutti i passanti un sentimento di compiacenza buona al veder riaversi e
-godere a quel modo quei poveri schiavi muti, così belli e così utili, e
-condannati a un lavoro così duro e mal compensato, quando tanti altri
-della famiglia loro vivono fra gli agi e le pompe, carezzati e amati
-come creature umane. E il cocchiere, intanto, li apostrofava con quel
-tono di familiarità un po' brutale, che si suol usare con le bestie
-che ci servono, forse per un timore istintivo ch'esse comprendano e
-abusino come gli uomini della troppa dolcezza: — Ah, vecchione, ci
-provi gusto, eh? Ma se tiri indietro la testa, zuccone, non si fa
-nulla! Ora a te, mala femmina, eccoti il fatto tuo; non ne vedevi
-l'ora, non è vero? T'ho ben sentita come cantavi alla fin della corsa!
-— e altre cose simili, dette con l'accento di chi parla a chi intende.
-E chi sa? Chi sa fino a che punto, almeno? Che cosa ne sappiamo noi,
-poveri presuntuosi che siamo? Siamo proprio ben certi di non essere in
-un enorme errore? Non dice anche l'Ecclesiaste: — Chi sa che lo spirito
-delle bestie scenda abbasso sotterra? — Ah quell'occhio di Faraone!
-Fu quell'occhio che mi fece sentire la prima volta per un animale
-quello che si sente per un bambino: il rispetto d'un grande mistero,
-del dolore che non ha parola, del diritto che non ha difesa; fu
-quell'occhio che mi disse più chiaramente ch'io non avessi mai pensato,
-che non saremo mai molto al disopra delle bestie fin che crederemo
-d'esser tanto più alti da non aver verso di loro il dovere della bontà
-e della gratitudine.
-
- *
-
-Seguirono alcuni giorni monotoni, una serie di corse per i viali
-bianchi, fra gli alberi velati dal polverìo, senza un accidente
-notevole, senza alcuna conoscenza nuova, senza un incontro di persona
-conosciuta; poi una pioggia ostinata, e tre giornate avventurose,
-tre scene singolarissime, l'una sull'altra, non possibili che
-sulla carrozza di tutti. Della prima fu spettatore e parte, in un
-carrozzone chiuso della linea del Martinetto, Carlin; e la scena
-appunto interruppe un'apologia ch'egli stava facendo del bollettino
-meteorologico del Chionio, il quale aveva preannunziato la pioggia per
-quel giorno; ciò che, dopo altre profezie riscontrate giuste da lui,
-portava all'entusiasmo la sua ammirazione per la scienza in generale, e
-per il profeta in particolare. — Ah! quell'uomo! Quell'uomo parla con
-Domineddio! — andava esclamando; quando salirono ad un tempo, l'una a
-destra l'altra a sinistra della piattaforma posteriore, un'erbivendola
-in capelli e una signora in pompa magna, tutt'e due sulla trentina e
-d'aspetto fiero e risoluto; le quali, infilando l'uscio nello stesso
-punto, s'urtarono malamente ed esclamarono a una voce, guardandosi a
-vicenda: — Che maniera! — Pareva che la cosa finisse li; ma, appena
-furono sedute dentro, l'una di fronte all'altra, ed ebbero preso
-lo scontrino, l'una sporgendo una grossa mano pavonazza, l'altra
-mettendo in mostra un grosso braccialetto sul braccio inguantato,
-la riattaccarono vivamente: l'erbivendola con parole grossolane, la
-signora con un certo riserbo. Il diverbio, nonostante l'intromissione
-diplomatica di Carlin, s'inasprì a segno che la popolana disse forte:
-— O cosa crede, alla fine, perchè è una signorona? — E allora cominciò
-il meglio. La “signorona„ che da principio aveva scelto le parole e
-moderato la voce, a poco a poco, accalorandosi, si lasciò sfuggir le
-frasi e le note del suo linguaggio abituale, che era quello tal quale
-della sua avversaria. A capo d'un minuto, tutti i presenti capirono
-che le due contendenti, nate e cresciute nello stesso stato sociale e
-forse nello stesso sobborgo di Torino, avevano ricevuto l'educazione
-medesima, e che la signoria d'una delle due doveva essere d'acquisto
-recentissimo, e forse improvviso. E fu uno spasso per tutti la
-maraviglia crescente che l'altra mostrava in viso man mano che vedeva
-la signora tirar fuori le armi e le munizioni dallo stesso arsenale
-da cui essa cavava le sue, e chiarirsi sua degna competitrice nella
-scherma dello strofinacciolo e della ciabatta. Continuò a insolentirla,
-ma più a rilento e con meno asprezza, scrutandola con uno sguardo
-acuto e con un leggiero sorriso, quasi compiacendosi di riconoscere
-e d'ammirare in lei i colpi e le parate della scuola che le era
-familiare, e finì con rabbonirsi affatto quando fu ben certa di aver di
-fronte, non una nemica d'un'altra classe, ma una consorella travestita
-dalla fortuna; tanto che lasciò senza risposta l'ultima sua botta, e
-voltatasi verso la compagnia, disse ridendo: — _A l'è na sgnora parei
-d' mi!_ (È una signora come me). — Tutti risero, la “signora„ si rimise
-in dignità, e Carlin osservò filosoficamente: — Eh, bisogna star sul
-tranvai per vederne d'ogni sorta e imparare a conoscere il mondo; il
-fattorino, vede, è il vero uomo _enciclopedico_, che non sì stupisce
-più di niente sulla terra.
-
- *
-
-Ecco l'altra scena. Gli alberi del corso Vittorio Emanuele rinverditi
-e lustrati da un acquazzone, una fuga di nuvoloni neri a traverso al
-cielo, un tramonto infocato, le Alpi terse e come intagliate nella
-porpora di quell'incendio, e una giardiniera lenta che par che vada
-a servizio esclusivo di due coppie d'amanti appiccicati, l'una seduta
-sulla prima panca, l'altra su quella di mezzo, con le schiene voltate
-verso di me e un altro passeggiere, che mi sta ritto al fianco sulla
-piattaforma di dietro. Costui m'ha l'aria d'un buono e semplice
-massaro, o piccolo proprietario di campagna, di quelli che s'inurbano
-ogni dieci anni, e a cui la città grande riesce sempre uno spettacolo
-nuovo e sbalorditoio. E capisco che è nuovo per lui lo spettacolo
-di quelle due coppie di teste di “signori„ le quali ogni tanto si
-ravvicinano, si toccano e si staccano, come i bicchieri nei brindisi,
-e ciondolano languidamente l'una verso l'altra come se avessero
-l'osso del collo stroncato. Si vede che è un po' scandalizzato, molto
-stupito e anche più dilettato; si vede dall'attenzione viva che fa a
-tutti i movimenti di quei quattro ingattiti, con un sorriso curioso
-e continuo, lanciando tratto tratto uno sguardo a chi passa per la
-strada, come per dire: — Ma non vedete che cosa succede qua sopra! Ma
-son cose dell'altro mondo! — Arrivati alla piazza del monumento, sale
-accanto a noi un altro signore, lungo e arcigno, il quale, osservate le
-coppie, fa un atto d'uomo seccato, brontolando: — Potrebbero prendere
-una carrozza chiusa. — Ed ecco che all'uscita della piazza, salgono
-e siedono proprio davanti a noi un giovane, che pare un commesso
-di negozio, e una ragazza, che ha l'aria d'una sartina, e, appena
-seduti, ripigliando una conversazione interrotta, si mettono a tubare
-soavemente, con le punte dei nasi che quasi si toccano, e le mani
-intrecciate tra fianco e fianco. E allora il signore lungo dà una
-strappata collerica al campanello, e detto al fattorino: — Non è un
-mestiere per me! — salta giù e se ne va via. Il fattorino non capì, ma
-il campagnuolo diede in una risata grassa, saporita, giovanile, nella
-quale squillava la gioia pregustata di raccontar poi nella farmacia
-del villaggio il bel caso a cui aveva assistito, la sfacciataggine
-maravigliosa degli amanti di quella gran Torino, di quella Babilonia,
-di quella Gomorra, dove tutto è lecito e se ne vede d'ogni tinta....
-Dopo un po', le coppie furono circondate e distratte da altri
-passeggieri; ma egli seguitò a tenerle d'occhio fino a piazza San
-Martino, dove discese dirigendosi verso la Stazione, ancora sorridente
-d'un sorriso di stupore e di malizia, che traduceva il suo pensiero:
-— Ah questa Torino! Questi tranvai! Che paradiso di Maometto! E che
-facce!
-
- *
-
-La terza, sulla linea di Vanchiglia. Mi rifugio in una giardiniera
-per salvarmi da un'acquata improvvisa e casco proprio nel punto che
-scoppia una lite, non capisco perchè, fra due giovani operai e il
-cocchiere Tempesta. Il vento sbatte le tende in faccia ai passeggieri,
-che si restringono nel mezzo, tutti in piedi; ma la pioggia ci viene
-addosso anche fra le panche, dove le signore s'affannano a ripararsi
-i vestiti, lagnandosi della Società che non mette fuori i carrozzoni
-chiusi quando fa cattivo tempo. Son capitato male. Son tutti stizziti
-come d'una stizza attaccaticcia, tutti con l'anima per traverso,
-compresi due vecchi ufficiali pensionati che non vanno d'accordo sulle
-riforme militari del Ricotti, discusse in questi giorni al Senato,
-e si scambiano delle frasi che paion colpi di sciabola: — Mille e
-cento ufficiali tolti dai quadri! Ma mi burla! Ma a che si riduce
-la carriera? — Non è il Ricotti, è il Mocenni: ottocentoventisette
-erano già radiati. — E lei mi scusa il male col peggio? — Ma io non
-riconosco nè questo nè quello. — Ma come! Ma allora.... — E mentre un
-mio vicino tratta di barbara l'amministrazione che non mette delle
-tende da potersi agganciare alle panche per pararsi dai temporali,
-e tenta inutilmente, sbuffando, di tener tesa la sua, s'accalora la
-lite fra i due operai che gridano: — Pùrgati! — Va a far le docce!
-— Va all'istituto antirabbico! — e Tempesta, che rivolto a loro col
-viso torvo e infiammato, alterna frustate e sagratacci, scandalizzando
-un vecchio signore in cilindro, seduto alle sue spalle, il quale si
-volge a domandare al fattorino con voce pacata di basso: — Ma non è
-pro-i-bito al personale di servizio di parlare in codesta maniera?
-— Intanto la pioggia infuria, le tende ci schiaffeggiano, i malumori
-s'inaspriscono, i lamenti suonano più alto, Tempesta sagra più fitto,
-e la carrozza che porta quest'ira di Dio, sferzata dall'acquazzone,
-flagellata dal vento, illuminata dai lampi, vola, schizzando mota da
-tutte le parti, a traverso la piazza Vittorio Emanuele, dove s'incontra
-con un altro tranvai portante una comitiva di giovanotti fuggiti dal
-gioco del pallone, i quali, passandoci accanto, vedono e comprendono e
-ci mandano in faccia una risata in coro, ultimo oltraggio.... Ma non a
-me, spassato egualmente della carrozzata in festa e della carrozzata in
-collera, che mi mostran le due facce del burattino umano.
-
- *
-
-Qui trovo notati a tre date successive, 14, 15 e 16, tre dei miei
-personaggi, riveduti in condizioni e fra circostanze straordinarie. La
-domenica del quattordici, segnata nell'_Almanacco Storico_ della Casa
-Treves come giorno della rielezione del deputato Brena, sulla linea
-del Valentino, il _Marchese_, il fattorino dai balletti d'oro, bello e
-elegante come sempre; ma quanto diverso dal solito nel modo di trattare
-con le signore! Non più sorrisi fuggitivi, non più atteggiamenti
-d'ossequio amoroso, non più quell'atto di posar lo scontrino come una
-chicca nella mano inguantata, fissando sulla passeggiera uno sguardo
-soave. E subito non capii il perchè di quel mutamento; ma i cenni e
-i frizzi di due giovanotti suoi conoscenti, seduti vicino a me, me
-lo spiegarono. Quel riserbo insolito gli era imposto da un bel pezzo
-di ragazza bruna, ritta sulla piattaforma della giardiniera come un
-gendarme; la quale seguiva ogni suo passo ed atto con due grandi occhi
-neri e severi, sopra di cui si drizzava fino a mezza fronte la ruga
-distintiva del sospetto. Non riuscii a capire se fosse sua moglie o sua
-amante. Intesi dire però (e si vedeva) che, conoscendo il suo pollo,
-n'era gelosa, che soleva fare di tanto in tanto una di quelle corse di
-vigilanza, salendo inaspettata sul tranvai come un controllore, e che
-più volte, per uno sguardo o per una parola, aveva fatto una scenata al
-bel fattorino, e provocato anche signore e ragazze, con un'audacia di
-leonessa. Oh, cose terribili; minacce di ceffoni addirittura, e chiassi
-e scandali per conseguenza. Ma egli aveva oramai un così salutare
-terrore di quelle due lanterne nere che non s'arrischiava nemmen più
-a sorreggere per il braccio le signore che salivano. Mentre passava
-accanto a me, uno dei due giovanotti gli disse piano: — _Pietro, riga
-dritt!_ — e diede in una risata: egli rispose con un sorriso forzato.
-E seppi che altre mogli di fattorini venusti facevano delle corse
-di sindacato come la bella bruna, comprandosi così ogni tanto dieci
-centesimi di fedeltà coniugale, con vantaggio dell'amministrazione e
-del servizio....
-
-15 giugno. All'ora stessa che si presentava Li-Hung-Chang
-all'imperatore Guglielmo, comparve davanti a me sul tranvai di via
-Garibaldi il signor Guyot, coi suoi occhiali reazionari e il suo pizzo
-minaccioso. Appena mi vide, salendo sulla piattaforma opposta, mi
-saettò un'occhiata anche più truce dell'altre volte; e forse per il
-fatto, che mi venne in mente in seguito, dell'elezione del Turati nel
-quinto collegio di Milano, avvenuta il giorno avanti. Ma era destino
-ch'io dovessi dar sempre a quel pover uomo delle scosse violente.
-Pochi momenti dopo salì accanto a me un mio vecchio amico, procuratore
-del re, proprio nel punto che egli mi figgeva addosso uno di quegli
-sguardi foschi, in cui all'inquietudine e all'avversione si mescolava
-il sentimento di curiosità malsana che ci spinge verso i delinquenti.
-Al lampo che gli passò sul viso quando vide l'amico stringermi la mano
-ed entrare con me in conversazione gioviale, capii ch'egli sapeva
-chi era. Fece due occhi di polipo ed espresse con tutti i muscoli
-facciali un senso di maraviglia sgradevole, come se quella familiarità
-d'un magistrato con un par mio fosse un fatto scandaloso, un pubblico
-incitamento a delinquere, un indizio di sfacelo sociale, qualche cosa
-come il veder per la strada un carabiniere in divisa a braccetto con un
-borsaiolo famoso; e capii benissimo che andava domandando a sè stesso,
-con curiosità ansiosa, che cosa mai ci potessimo dire, e che se fosse
-stato in quel momento ministro di grazia e giustizia avrebbe fulminato
-sull'atto un decreto di destituzione. Ah, quanto deve aver sofferto!
-E vedo ancora l'ultima occhiata che lanciò al mio amico scendendo,
-come per dirgli: — E non si vergogna?... Faccia invece il suo dovere,
-perbacco!
-
- *
-
-16. (Il giorno in cui gli Stati Uniti pagano cinquantamila lire per
-i nostri “linciati„ del Colorado). _Oui, tout se paye_, come dice un
-personaggio di romanzo; tutto si sconta anche quaggiù; e l'“eterna
-vendetta„ coglie qualche volta il reo anche sul tranvai. Fu per me
-una vera soddisfazione. Il tirannucolo rabbioso, il negriero fallito,
-il perpetuo strapazzatore di fattorini e di cocchieri, il signor
-Tintura-Migone, insomma, quel pezzo di superbia villana con le gote
-enfiate e coi baffi irti, stava seduto in un carrozzone chiuso e
-affollato della _Torinese_; e non aveva ancor finito di brontolar col
-fattorino perchè non era spolverata la panca, che già cominciava a dar
-segni d'impazienza contro un bel bambino di nove o dieci mesi, ritto
-accanto a lui sulle ginocchia d'una donna, la quale lo voltava ora
-di qua ora di là, come per farlo ammirare. Di ragione, doveva odiare
-anche e bimbi, che son dei deboli; e tutti i presenti, chi l'avevan
-pesato al primo sguardo, lo guardavano con manifesta antipatia. — Lo
-tenga seduto! — disse a un tratto alla donna, di mala grazia. Ma l'ebbe
-appena detto che saltò su indignato, vomitando fuoco e tirando fuori
-il fazzoletto. Ahi, troppo tardi! E l'ira sua non ebbe eco. Non solo;
-ma il contrasto fra la sua faccia fiammeggiante e il visetto sereno
-e innocente di quell'amore di putto che lo guardava con gli occhi
-azzurri, inconsapevole dell'avvenimento, fu così comico, che diedero
-tutti in uno scoppio di risa; il quale finì di fargli perdere i lumi.
-Ah sì, tutto si sconta, e infinite sono le fonti da cui la divina
-Provvidenza fa “zampillar„ la giustizia.
-
- *
-
-Rieccolo, finalmente! È certo, pensai appena lo vidi, che la sua prima
-parola sarà sul discorso fatto dal Jaurés alla Camera francese intorno
-al lavoro dei fanciulli. E infatti il suo primo saluto, salendo sul
-tranvai, fu un allegro: — L'ha letto? — detto con quella voce di basso,
-che parea che uscisse da un trombone. Egli ne aveva letto un sunto in
-un giornale italiano e se l'era affisso a una parete, secondo il suo
-costume, nella sua bottega di falegname. Anche a mezzo giugno egli
-portava il suo cappellone alla calabrese e quell'eterna giacchetta di
-velluto cacao spelato; ma aveva la barba meno selvaggia del solito e
-un'aria di soddisfazione, come se avesse riportato qualche vittoria
-machiavellica sulla Prefettura.
-
-Eravamo sul corso Cairoli; la giardiniera, piena di gente, correva
-all'ombra dei grandi platani, in vista delle acque del Po, solcate da
-barchette variopinte di canottieri, e dal fiume e dai colli spirava una
-freschezza di primavera. Tutti i passeggieri parevano di buon umore,
-un bambino cantava, e i miei vicini guardavano con curiosità simpatica
-quell'operaio dal collo taurino, che con quella grossa voce, con
-quell'aria di gravità bonacciona, parlando un piemontese intercalato
-d'italiano rude, ma corretto, faceva un minuto raffronto fra il
-discorso del De Mun e quello dell'oratore socialista, flemmaticamente.
-C'era fra gli ascoltatori una donna sulla quarantina, che non
-aveva trovato da sedere, una bottegaia, all'apparenza, ma vestita
-signorilmente, e di viso un po' pretenzioso, ma benevolo; la quale si
-voltava ogni tanto a guardarlo, stupita, come se fiutasse in lui un
-dotto signore travestito.
-
-A un certo punto il falegname s'interruppe e, alzandosi in punta di
-piedi, piegò il capo da una parte e allungò il collo per leggere il
-titolo d'un grosso libro che teneva sulle ginocchia, coprendolo in
-parte con le mani, una signora seduta davanti a noi, sur una delle
-panche più vicine. — Diavolo! — esclamò. — Un trattato d'anatomia!
-— Ed era proprio lei, la vergine morta, seduta accanto a un signore
-dalla capigliatura e dalla barba bianchissime e ravviate con gran
-cura, dall'aspetto serio e quasi altero, come d'un vecchio colonnello,
-con due occhi chiari e un naso diritto e sottile, che lo dicevano
-indubbiamente suo padre. La vergine morta! Non la vedevo da due mesi,
-l'avevo quasi dimenticata. Era sempre quel viso bianco e delicatissimo,
-d'una purità angelica, d'una immobilità marmorea, d'una serenità di
-creatura superiore alle passioni umane e intangibile da ogni sozzura
-terrestre; ma alquanto smagrito e anche più niveo del consueto, e con
-gli occhi come velati da un'ombra di stanchezza. Eran certo le fatiche
-della preparazione agli esami; doveva forse dare in quel mese l'esame
-d'anatomia.
-
-— Sarà una studentessa di medicina, — disse il falegname.
-
-— Una signorina fuor di strada, — osservò un signore accanto a me.
-
-— E perchè? — domandò il primo.
-
-— Bah! — rispose l'altro. — Non è il loro mestiere. A pensar quello che
-vedono e che toccano, mi spoetizza.
-
-Il falegname scrollò una spalla. — Allora, anche le monache infermiere
-degli ospedali.... Eppure, non spoetizzano nessuno.
-
-— E poi, già, non ci riescono, — ribattè il signore. — Le donne non
-nascon per questo. Io non chiamerei mai una medichessa.
-
-— Lei no, ma la sua signora....
-
-— Io non ho signore, — ripose quello ridendo.
-
-Allora interloquì la bottegaia: — Non la chiamerei nemmen io.
-
-A quell'uscita, il buon falegname, che nella quistione femminile aveva
-la “specialità„ di moralista, si voltò di scatto, come punto, e capii
-che le voleva sciorinare un ragionamento coi fiocchi; ma non ebbe
-neppure il tempo di incominciarlo, perchè quella discese. Indispettito
-di non potersi sfogare con lei, si voltò dall'altro. — Ecco — disse; —
-che non ne voglian sapere neanche le signore è quello che non capisco.
-Almeno non dovrebbero _ancalesse_ a dirlo (osar di dirlo). _E la
-decenssa? E 'l pudour?_ Mi pigli una ragazza onesta. Può aver questo,
-può aver quest'altro: è vero? Ebbene, tanti scrupoli, tante delicatezze
-per tanti anni per custodirla come una madonna, ed ecco che viene un
-omaccione di medico, e tutto va per aria, e guarda di qui e tocca di
-là. A me pare una _saloparia_ bella e buona, se l'ho da dire come la
-penso, scusi la parola. Proprio, mi pare impossibile!
-
-Alcuni risero in segno d'approvazione, e rise anche il contraddittore,
-maravigliato di trovare un paladino del pudore sotto quel cappellaccio
-e dentro a quel giacchettone, e si mise a guardarlo come un originale
-di nuovo conio, che gli desse nel genio. E pareva anche disposto a
-stuzzicarlo per fargli vuotar tutto il sacco. Ma l'operaio, accorto,
-non ci si prestò. E poi si voltaron tutti a guardar la signorina che
-discendeva con suo padre allo svolto di corso Vittorio Emanuele, e
-fece senso a tutti quella sua lunghezza, la semplicità infantile di
-quell'andatura, quel non so che di strano, di monacale, d'incorporeo
-che era in tutta la sua figura.
-
-— Ebbene, — disse il falegname, con l'accento di chi trova un argomento
-inaspettato in favor suo — ha l'aria d'una ragazza “come si deve!„
-
-— Eppure, — rispose sorridendo il suo avversario — a pensare che adesso
-va alla sala anatomica.... Che cosa vuole? A me non mi va una ragazza
-che _sa_ tutto.
-
-— Già, se invece andasse al teatro Regio.... A loro piacciono le donne
-che non _sanno_ niente e che _mostrano_ tutto; a me mi par più onesta
-una donna che _sa_ tutto e che non _mostra_ niente.
-
-Tutti risero. — Ben ribattuto! — esclamò il signore, con evidente
-sincerità, esilarato. E quando l'operaio discese, levandosi il
-cappello, tutti lo guardarono con viva curiosità, e il suo avversario
-espresse il pensiero comune, dicendo: — Non credo che ci sia al mondo
-un altro originale compagno!
-
-— Eh, v'ingannate, — pensai — ne vengon su a migliaia. Fra
-cinquant'anni i tranvai ne saranno pieni. E quelli che parranno matti
-originali saranno gli altri.... se ce ne saranno ancora.
-
- *
-
-La mattina dopo, un divertimento delizioso, uno degli episodi più
-belli di quei primi sei mesi di vita in carrozza. Il tranvai della
-linea Vinzaglio correva in mezzo alle palazzine e alle ville dello
-stradone di Francia, fra quelle due file sterminate di grandi olmi,
-che metton capo al castello di Rivoli; il quale appariva vicinissimo,
-roseo nell'aria limpida, e come sospeso sull'orizzonte. Giors sferzava
-i cavalli con l'allegrezza della fame che corre al pasto dopo il
-lavoro, ridendo tra sè e bevendo l'aria come un liquore, con gli occhi
-larghi e fissi alla barriera, come se ci vedesse il fumo della sua
-minestra, e con le nari dilatate e frementi, come se il vento glie
-ne portasse l'odore. Arrivato in capo alla linea avrei dovuto tirare
-avanti a piedi fino alla villa d'un mio amico, latinista illustre;
-ma, disceso all'apertura della cinta, non potei a meno di fermarmi,
-vedendo avvicinarsi al tranvai una donnina grassotta e bionda, con
-un bimbo in braccio da una parte e il canestro in mano dall'altra,
-accompagnata da due marmocchi, l'uno di cinque, l'altro di tre anni;
-nei quali riconobbi alla prima occhiata gli occhi e il naso giorgiani.
-Povero Giors! Doveva essere assai benvoluto, ed era certamente la
-sua colazione uno spasso quotidiano del vicinato, perchè, appena la
-giardiniera arrivò, mentre egli staccava e riattaccava i cavalli, gli
-vennero intorno, col viso curioso e ilare, le guardie daziarie, la
-rivenditrice d'erbaggi, altre tre donne e dei ragazzi, tutta la piccola
-società della barriera, presso la quale egli aveva domicilio, in una
-casetta fuor della cinta. Come afferrò il canestro! con l'atto d'un
-padre amoroso che tende le braccia al bambino non più visto da un anno.
-Sedette sul predellino della giardiniera, tirò fuori e si mise sulle
-ginocchia il vaso di latta della minestra, si passò una mano sui baffi,
-diede una risata in faccia agli spettatori che facevan cerchio, ed
-esclamando: — Al lavoro! — incominciò.
-
-Subito i due figliuoli in piedi, due panciutelli di viso bruno, sani
-e puliti come lui, gli si accostarono, guardandolo mangiare come fanno
-i cani, che accompagnano con l'occhio il boccon del padrone dal piatto
-alla gola. — Bada che hanno già mangiato, — gli disse la moglie; — non
-facciamo la solita storia....
-
-— Come? — domandò lui, con la bocca piena, fissandoli; — e avreste la
-faccia?
-
-Quelli accennarono di sì, che avevano la faccia, e Giors alzò una mano
-per ammollare un duplice scapaccione. Ma essi non indietreggiavano:
-sapevano che non era che una spacconata paterna, che a quel baleno non
-teneva mai dietro il fulmine.
-
-Il padre, infatti, ritirò la mano e sporse il cucchiaio, che uno dei
-due imboccò. — Ma non avete vergogna? — gridò la mamma, tirandoli
-indietro l'un dopo l'altro; ma il più piccolo le sgusciò di mano e si
-fece avanti a riscuotere la sua cucchiaiata; e dopo di lui ricomparve
-l'altro, fra le risate della platea.
-
-— Ma ti mangian tutto! — esclamò la donna.
-
-— Ma cosa vuoi? — rispose Giors. — Cosa ne posso io se non hanno fondo?
-Mi mangerebbero vivo coi miei cavalli, mi mangerebbero. Doveva toccare
-a me una razza di lupi compagni! No! — gridò poi risoluto — non vi do
-più un grano di riso se vi vedessi crepare di fame!... Ancora questo e
-poi finis.
-
-E intanto diluviava, dando ogni tanto un'occhiata in fondo allo
-stradone, verso Torino, se comparisse l'altro tranvai; poichè eran già
-passati tre dei dieci minuti regolamentari. E invano sua moglie badava
-a dirgli: — Ma mangia adagio, non t'ingozzare, che c'è ancora tempo! —;
-benchè il tranvai non si vedesse ancora, egli mangiava in furia. Finita
-la minestra, tirò fuori la boccetta del vino, la mostrò agli astanti,
-disse: — Per uso interno! — e data una gran risata, se l'attaccò
-alla bocca. — Bah! — disse poi, staccandola, e osservando il calo:
-— Ci vorrebbe altro! — E soggiunse, rivolgendosi a me, col suo buon
-sorriso: — Non è mica andato in fondo, sa! Si è perso per le _strade
-laterali_....
-
-Poi mise la boccetta alla bocca dell'uno e dell'altro ragazzo, dicendo:
-— A voi, malviventi! — La moglie gli afferrò il braccio; ma egli si
-svincolò e li fece bere, dicendo a me: — Due spugne, sa; mi beverebbero
-il sangue.
-
-Riposta la bottiglia, addentò il pane e attaccò un pezzo di frittata,
-facendo degli elogi alla cuoca, e tra un boccone e l'altro apostrofò
-la piccina che quella teneva in braccio: — E tu, _stoponëtta_?
-(turaccioletta) — e ne chiese notizie, mentre porgeva dei pezzettini
-di frittata agli altri due. — Non ha che venti mesi di servizio,
-— disse, rivolto a me. E, masticando, mi raccontò come la bambina
-non lo riconoscesse per suo padre che da poco tempo, dopo che egli
-era di servizio fisso sulla linea Vinzaglio. Quando era sulle altre
-linee, dovendo far colazione e desinare qua e là, essa non lo vedeva
-mai, neppur la sera, perchè egli rientrava tardi, quando già era
-addormentata, e neppur la mattina, perchè se n'andava prima che si
-svegliasse. E per questo s'era dato lo strano caso che la bimba, già
-di più d'un anno, non conoscendo ancora suo padre, un giorno ch'egli
-era tornato a casa prima di sera, per essersi fatto male a una gamba,
-al veder entrar da padrone un uomo che non aveva mai visto, s'era
-spaventata e messa a gridare come un'aquila. E conchiuse il racconto
-esclamando con una risata: — Ah! che farsa di mestiere! Facciamo persin
-paura ai nostri _citt_! Ma non fa niente.... fin che la cassa è sana!
-— e si picchiò un pugno sul petto. Poi, eccitato, come se avesse fatto
-un lauto pranzo, alzandosi e scuotendosi dalla giubba le briciole
-del pane, rispose botta per botta alle facezie delle guardie e delle
-donne, che lo stuzzicavano; e infine, vedendo avvicinarsi l'altro
-tranvai, baciò l'un dopo l'altro i ragazzi, dicendo: — Ciao, lupotto!
-— Ciao, pancetta! —, prese in braccio la bimba e le fregò i baffi sul
-viso, disse alla moglie, restituendole il carico: — Brava, _vecia_!
-Una frittata _fiamenga_! — e, salito sulla piattaforma e impugnate la
-frusta e le redini, sferzò i cavalli e partì, voltandosi a mandare un
-altro saluto alla famiglia e un'ultima risata agli amici.
-
-— Che brav'uomo! — disse una donna. — Un uomo contento —, soggiunse una
-guardia. — Un superuomo, — dissi tra me; ma sul serio.
-
- *
-
-A questo punto mi saltano su dalle note non so quanti personaggi
-nuovi, che son costretto a respingere, come ne respinsi molti nei mesi
-andati, per non arrivare alla fin dell'anno con un esercito. Ma è un
-peccato, perchè conobbi fra gli altri in questo mese di giugno dei così
-curiosi tipi di “tranvaiofili„ amatori e studiosi paladini fanatici
-dell'istituzione! Ne conobbi di tutte e tre le classi in cui si
-possono dividere: degli _inquisitori_, che si piantano sempre accanto
-al cocchiere o al fattorino, per tempestarlo di domande: — Quanti
-anni ha questo cavallo? Quanti cavalli avete? Quanti cocchieri siete?
-Quanto costa questa carrozza? Quanto è lunga questa linea? — fin che la
-vittima perde la pazienza; dei _calcolatori_, azionisti, amministratori
-e cassieri in ispirito delle due Società, delle quali studiano
-gl'interessi, e almanaccano le entrate e le uscite; dei _parteggianti_,
-che, senz'averci un interesse al mondo, portano in palma di mano una
-Società e danno addosso all'altra con un ardore da parer pagati,
-attaccando con altri capi ameni del loro stampo delle dispute in
-cui rischiano arditamente di farsi cappottare per i begli occhi
-dell'_Anonima_ del loro cuore. Generosi cavalieri, nobili idealisti!
-Poco mancò che venissero a pugni quei due campioni dell'ultima classe,
-che sul tranvai della linea di Nizza, il giorno diciotto, intavolarono
-una discussione sui meriti comparati della _Belga_ e della _Torinese_
-a proposito del color rosso e verde dei carrozzoni dell'una e di
-quello giallo e sangue di bue dei carrozzoni dell'altra. I ferri si
-riscaldarono con una rapidità inquietante.
-
-— E lei mi vuol confrontare i cavalli della _Belga_, tutti maremmani
-bisbetici, con quelli della _Torinese_, che vengono dalla Croazia e
-dall'Ungheria, più forti, più alla mano, più.... Mi faccia il piacere!
-
-— Eh, i cavalli non fanno la _grandezza_ d'una Società: la _Belga_ ha
-trenta carrozze di più, e un personale che s'avvicina al doppio!
-
-— Ma le carrozze della _Torinese_ son più grandi e più comode; la
-_Belga_ non ha cuscini.
-
-— Ah, i cuscini! Niente di meno! Cospetto!
-
-— Non c'è cospetto; e fa anche il servizio più _intensivo_ e paga
-meglio gl'impiegati.
-
-— Ma ha un orario più lungo.
-
-— E se ne vanta! È la sola che faccia servizio fino alle undici!
-
-— S'accomodi; ma la _Belga_ ha le migliori linee, passa per le strade
-principali. Sa che il _Martinetto_ e il _Vinzaglio_ danno dalle
-settanta lire per giorno?
-
-— Corbellerie! In ogni caso, dà più da sola la barriera di Nizza che
-quelle due messe insieme.
-
-— Che sproposito!
-
-— Non è una risposta da persona civile!
-
-— Non è da persona civile voler dare ad intendere delle assurdità!
-
-E così, agitando tutti e due il giornale della mattina che annunciava
-il maremoto del Giappone con quaranta mila morti e ottomila case
-distrutte, tirarono via fino al corso Vittorio Emanuele, dove si vide
-un carrozzone della linea dei Viali, uscito dalle rotaie, risospinto
-indietro a gran fatica dal cocchiere e dal fattorino, fra due ali di
-passeggieri impazienti. E il paladino della _Torinese_, voltandosi
-verso il suo avversario col viso lampeggiante, e accettandogli il
-carrozzone deviato: — Vede? — gli disse, — è della _Belga_. — Poi
-tacque, e assaporò il suo trionfo. O cervelli, appetto a cui il cranio
-d'una formica è palazzo Pitti! come diceva Francesco Domenico. Eppure,
-non è giusto, perchè vi sono anche nei cervelli e negli animi grandi
-dei ripostigli oscuri in cui s'annidano di queste idee nane e di queste
-passioncelle miserabili, che vengon fuori di tanto in tanto, e paion
-più nane e più miserabili e fanno più compassione e più dispetto....
-appunto perchè escono dal Palazzo Pitti.
-
- *
-
-Un altr'ordine d'osservazioni feci di quei giorni sui malati in
-tranvai. Ne avevo già osservati nei mesi addietro: un giovinetto
-tisico, che faceva ogni giorno, forse per ricreazione, il giro intero
-della linea dei Viali, sempre solo, e che guardava tutti e tutto con
-lo sguardo stupito e insistente di chi, sentendosi già diviso dal
-mondo, lo vede a una distanza in cui gli apparisce quasi sotto un
-aspetto novo; una signora ancor giovane, pallidissima, che ad ogni
-scossa del carrozzone si premeva una mano sul cuore, chiudendo gli
-occhi e torcendo la bocca, come per un colpo di coltello; ed altri,
-dei visi smunti e bianchi, sui quali i passeggieri fissavano lo
-sguardo, troncando ogni conversazione, come per scrutarvi il mistero
-della morte. Ma non mi s'era offerto mai uno spettacolo così triste
-come quello che vidi la domenica di San Luigi, penultima di Giugno,
-sull'imbrunire, quando sui tranvai s'accendono i lumi. In un carrozzone
-chiuso, pieno di gente allegra che tornava da scampagnate e da feste,
-salì con grande stento, sorretto per un braccio da un giovinetto, un
-uomo sui cinquant'anni, dalla faccia smorta e disfatta; il quale,
-appena messo il piede sulla piattaforma, si cacciò una mano sulle
-reni, come trafitto da un gran dolore improvviso, e rovesciando il
-capo indietro, si battè l'altra sulla fronte, e gridò con una voce
-d'angoscia da far rabbrividire: — _Oh mi povr'omm! Mi povr'omm!_ —
-Doveva esser la sua una di quelle forme terribili di malattia della
-spina, accompagnate da sensazioni strane e spaventevoli, che paiono
-il principio d'uno sfacelo repentino dell'organismo e quasi l'annunzio
-della morte imminente. Entrò, più portato che sorretto, e cadde sopra
-la panca come un sacco di cenci buttato, volgendo intorno uno sguardo
-d'agonizzante, e mettendo un lamento sommesso, continuo, spaurito,
-infantile, tra il gemito e il pianto, che schiantava il cuore. Fra i
-passeggieri fu come se avessero gettato nel carrozzone un cadavere;
-ed era orribile veramente sotto la luce fioca della fiammella che
-ingialliva il suo viso chino, lasciandogli gli occhi nell'ombra, come
-già spenti. In tutta quella gente spensierata si destò bruscamente
-il sentimento della fragilità della vita umana, il pensiero d'una
-vecchiaia martoriata e disperata, la visione delle mille infermità
-miserande che ci aspettano, come mostri appiattati, sulla via degli
-anni, per saltarci sulle spalle e cacciarci a furia di morsi alla
-fossa. E vidi bene che fu in quasi tutti un effetto di sgomento più
-che di pietà. Alcuni impallidirono; una signora s'alzò e uscì sulla
-piattaforma; altri, per non vedere, torsero il viso verso la strada, e
-un signore vicino a me redarguì il fattorino, dicendogli che non era
-lecito, che era “un'indegnità„ il lasciar salire sul tranvai un uomo
-in quello stato. Un'indegnità! Gli avrei voluto ridire che tale non
-mi pareva; che se non l'avessero fatto salire, quell'infelice avrebbe
-sofferto doppia tortura a strascinarsi a casa a piedi, e ch'era giusto
-che la carrozza di tutti trasportasse anche i dolori, e ch'essa faceva
-del bene pure per questo: che costringeva qualche volta anche i felici
-a fissare in viso la disperazione e la morte, ad accogliere il grande
-pensiero che fuga ogni vanità e schiaccia ogni orgoglio. Ma avrei
-sciupato il mio fiato perchè proprio in quel momento, mentre passavamo
-accanto al giardino di piazza dello Statuto, si sparse una maledetta
-tempesta di note di flauto e di tromba da una giardiniera che veniva
-giù di corsa dallo stradone di Rivoli, tutta occupata da una banda
-musicale di dilettanti in cimberli, e lo spettacolo nuovo e comico
-di quel carrozzone sonoro, in cui si vedevano al chiarore dei lumi le
-facce rosse e enfiate di venti sonatori soffianti negli strumenti con
-una furia d'energumeni, ricondusse il pensiero di tutti dalla morte
-alla vita.
-
- *
-
-Conobbi anche in quel torno altri personaggi singolarissimi tra
-gl'impiegati dei tranvai: un cocchiere che parlava a ogni proposito
-delle sue terre, e che possedeva infatti non so dove cinque magre
-“giornate„ di prato, per cui era ammirato e invidiato dai colleghi
-come un latifondista americano; un fattorino che leggeva e rileggeva
-continuamente da mesi e mesi un volumetto sbrindellato e sudicio del
-romanzo _La mano del defunto_, diventato per lui una specie di libro
-dei libri, in cui scopriva ogni giorno nuove maraviglie; e un altro
-cocchiere, il più originale di tutti, un rozzo montanaro gozzuto,
-il quale, manieroso con tutti gli uomini, riserbava tutto il suo
-orgoglio e la sua villania per il bel sesso, che parea che odiasse a
-morte; tanto che quando una signora gli toccava la spalla con la punta
-dell'ombrellino perchè fermasse, si voltava indietro furioso, come
-se gli avessero piantato uno spillone nelle carni. Chi sa perchè! Ci
-doveva esser sotto qualche segreto di tradimento coniugale, che gli
-aveva messo nell'anima l'orrore della gonnella. E una sera scopersi
-finalmente, dopo un pezzo che lo cercavo, il dantista, per caso, sulla
-linea della barriera di Milano. Salendo sul tranvai nel momento che
-finiva un diverbio fra il fattorino e un contadino che scendeva, intesi
-quello mormorare fra i denti: — .... _in costà, malvagio uccello!_ — Un
-verso di Dante! — pensai —; che sia lui? — L'osservai. Era un giovine
-alto e bruno, di viso piccolissimo, con due occhietti neri pieni
-d'intelligenza e due baffetti arricciati di studente; sotto ai quali
-guizzava il sorriso ironico, e come abituale, d'un conoscitore precoce
-della vita, scettico e benevolo a un tempo. Sì, doveva esser lui. E
-glie lo domandai senza preamboli: — È lei che sa Dante a memoria? — Si
-mise a ridere; ma non parve maravigliato della domanda.
-
-— Son fandonie —, rispose ridendo; — storie che hanno messe in giro
-i miei colleghi. Non ne so di più di quanto ne sanno tutti quelli che
-hanno fatto la prima Liceo. E poi, anche se l'avessi saputo, l'avrei
-scordato. — E mostrandomi il libretto degli scontrini, disse: — Il
-mio Dante è questo adesso. — E soggiunse con un sorriso: — _Lo mio
-volume._ — Gli domandai in che maniera dal Liceo fosse venuto a cascar
-sui tranvai. Me lo disse con disinvoltura. Suo padre, ingegnere, morto
-all'improvviso; la famiglia numerosa rimasta sul lastrico; un tentativo
-di commercio fallito; un impieguccio in una Società d'Assicurazioni,
-ottenuto e perduto un mese dopo, per riduzione di personale; la storia
-solita.
-
-— E l'impiego attuale? — domandai.
-
-— Ahi... _Selvaggio_ —, rispose sorridendo —, _et aspro e forte_.
-— E mi disse tutto, familiarmente. Era la prima volta che sentivo
-giudicare il pubblico da un “signore„ ridotto in quella condizione,
-donde lo poteva vedere di sotto in su: mi disposi a ascoltarlo con viva
-curiosità. Ma fu assai temperato, se non nella sostanza, nella forma,
-come tutti quelli a cui la disgrazia non sfibra, ma fortifica l'animo.
-
-Il peggio, a suo senso, non era l'orario dalle sedici alle diciott'ore,
-il dover mangiare come i briganti, e la pioggia delle multe per un
-ritardo, per una svista, per mille errori di nulla, quasi inevitabili.
-Il peggio era il continuo contrasto, la lotta continua col pubblico,
-il doversi guardare da ogni specie di piccole insidie di nemici. Cose
-da non potersi immaginare. Bricconi che salgono sul tranvai, ci stanno
-un bel pezzo, e poi, fingendo d'aver sbagliato linea, saltan giù senza
-pagare, per far lo stesso gioco col tranvai successivo; beceri che
-salgono in sei o sette, le sere di domenica, e attaccan lite apposta
-fra di loro perchè nella confusione riesca a qualcuno di non pagare;
-imbroglioni che tirano a appioppare al fattorino dei soldi falsi,
-affermando, per esempio, d'averli avuti col resto d'una lira, magari
-dopo un quarto d'ora che se li rimestano in tasca; prepotenti che
-vanno sulle furie perchè il fattorino non vuol cambiare un biglietto
-da dieci, gridando che non è vero che non abbia spiccioli, come se
-di questi egli volesse far commercio a vantaggio proprio; birboni,
-insomma, e birberie d'ogni stampo. E poi ci son quelli che hanno
-perduto un oggetto sul tranvai e accusano il fattorino d'averlo
-raccattato e intascato; quelli che se la pigliano con lui perchè hanno
-sbagliato linea, o lo investono perchè s'è dimenticato di indicar loro
-la cantonata dove volevan discendere; e quelli che, avendo fretta,
-vanno in collera perchè egli non taglia col tranvai il corteo funebre
-o il battaglione che passa, o perchè un cavallo cade o tutte e due
-vanno lenti, come se fosse colpa sua quello che dicono, che la Società
-non nutre abbastanza le bestie. — Così è — concluse celiando. — Il
-fattorino, vede, è l'uomo
-
- Al qual si traggon d'ogni parte i pesi.
-
-Entravamo allora in quel largo corso Vercelli, ai due lati del quale si
-aprono strade e vicoli che si perdono nei campi e s'alzano camini di
-officine da ogni parte, in mezzo a case disuguali e sparse, che paion
-d'un villaggio, ma che serbano ancora nell'architettura, nei colori,
-nelle botteghe, in qualche cosa che sfugge alla parola l'aspetto
-assestato e rigido dei quartieri centrali di Torino. Quando fummo
-all'imboccatura di via Carmagnola, il fattorino m'accennò una casetta
-di due piani, poco lontana, coi terrazzi tutti fioriti, e disse: —
-Guardi; io stavo là, _nel tempo felice_. Il mio povero padre è morto
-là, al primo piano. S'era come in campagna. Ora stiamo a un quarto
-piano di via Barbaroux, in due buche, e la mattina mi tocca a fare un
-par di miglia per trovarmi sul posto prima di giorno. — E soggiunse
-sorridendo: — _Uomini fummo ed or sem fatti sterpi._
-
-Poi riprese il discorso di prima. — No — disse — lei non si può
-figurare le pretensioni e le stramberie del pubblico con cui abbiamo
-da fare. — E le peggio, disse, non erano quelle della gente bassa,
-dei barabba che vogliono cantare in tranvai, e che rispondono alle
-preghiere con minacce, a cui convien rassegnarsi per non avere _suon di
-man con elle_; dell'erbaiola che vuol caricare a ogni costo un sacco
-grande come un armadio, senza un pensiero al mondo che il fattorino
-si buschi una multa per cagion sua; del briacone fradicio che si vuol
-sdraiare nella giardiniera come in una stalla. Più irritanti di costoro
-son le persone per bene che dovrebbero essere ragionevoli: il signore,
-per esempio, che pretende che il fattorino faccia alzare un tale per
-far posto a sua moglie, quello che vorrebbe ch'egli facesse smetter di
-fumare un tal altro che gli manda il fumo sul viso, la signora rimasta
-in piedi che se la piglia con lui perchè non c'è posto, dicendogli
-che _ha pagato e ha diritto di sedersi_, o anche lo minaccia di _far
-rapporto_ perchè non fa tacere un signore vicino che “parla male„.
-
-— Il pericolo per me —, disse — è che qualche volta mi dimentico della
-mia condizione e son tentato di rispondere da “signore„ come rispondevo
-una volta, che sarebbe la mia rovina. Che sforzo debbo fare per
-rimandar giù le parole che mi vengon su! E me ne vengono, sa! Ma...!
-D'essere stati poveri è facile scordarsi; ma d'esser stati signori,
-quanto è difficile!
-
-E continuò, dicendo che non potevo immaginare con che razza
-d'accattabrighe, anche ben vestiti, s'avesse da fare sui tranvai: con
-implacabili che brontolano alle spalle del fattorino o del cocchiere
-per lo spazio di tre chilometri, che riattaccano il lucignolo risalendo
-sul tranvai il giorno dopo, che serbano in corpo l'amaro d'un diverbio
-per dei mesi, che si prendono a parole fra di loro per le cause più
-futili e trascinano dei piati di maestro Adamo e Sinon Greco da borgo
-San Salvario fino alla barriera di Milano, ripetendo trecento volte la
-stessa frase con l'ostinazione d'un maglio di macchina a vapore. E il
-primo, il primissimo torto, in ogni caso, è sempre del fattorino, sul
-quale cascan tutti d'accordo. Nessuna pietà per lui, _anima prava_.
-Gli accadeva qualche volta, stando in piedi da dieci ore, di sentirsi
-la schiena rotta e d'avere un gran bisogno d'appoggiarsi un momento al
-parapetto della piattaforma posteriore, per riaversi un poco. Ebbene,
-non c'era caso che uno dei passeggieri che vi s'appoggiavano, mentre le
-panche eran mezze vuote, indovinasse mai il suo bisogno e gli lasciasse
-il posto per misericordia. Mai. Ogni passeggiere tratta il fattorino
-come se si fosse levato da letto un'ora prima e dovesse tornare a letto
-alla fin della corsa; ognuno ha l'aria di dirgli: _Omai convien che tu
-così ti spoltre_.... Ah, se assaggiassero per una settimana la nostra
-_piuma_ e la nostra _coltre_!
-
-Ma tutto questo disse con tuono piuttosto di satira che di querimonia,
-e con la stessa vivacità studentesca riepilogò e concluse la sua
-chiacchierata. Sì, veramente: badare a chi sale e a chi scende, e a
-chi chiama da vicino e da lontano, saltar giù a raddrizzar gli aghi e a
-badare ai crocicchi, strusciarsi fra i passeggieri accalcati a pescare
-i soldi ritrosi, cambiare, notare, rendere i conti, rispondere a cento
-domande, rabbonire i litiganti, e pregare e leticare e spolmonarsi
-e beccarsi del villano e del buricco da gente bene e male educata,
-continuamente con le gambe in moto, con le braccia per aria, con la
-mente tesa e gli occhi all'erta e la multa sulla testa, per dodici
-ore filate, sotto il sole e sotto la pioggia, col vento e con la neve,
-tutti i santi giorni dell'anno, per cinquanta soldi al giorno.... è una
-dura vita. — E soggiunse in ischerzo: — _Tanto è amara che poco è più
-morte._ Se Dante tornasse al mondo, aggiungerebbe alle sue bolge delle
-linee di tranvai e metterebbe a fare i fattorini i peccatori della
-peggio specie.
-
-Eravamo arrivati a quella piazza solitaria della barriera, che par la
-piazza d'un villaggio lontano da Torino, di là dalla quale s'allunga
-nell'aperta campagna la strada di Milano, e lì, al momento di scendere,
-l'arguto dantista spostato me ne disse ancor una, che mi parve la più
-amena di tutte, il più curioso esempio di pretensione indiscreta, ch'io
-avessi mai inteso citare, di passeggieri saccenti. Il giorno avanti,
-essendo salita sul tranvai una signora tedesca ch'egli non era riuscito
-a comprendere dove volesse andare, un signore pingue e dignitoso aveva
-detto con tutta serietà al suo vicino: — Bella figura che ci facciamo!
-La società dovrebbe prender dei fattorini che sapessero le lingue. —
-Ed egli, il dantista, gli aveva risposto: — Soltanto le lingue viventi,
-non è vero? Facoltativi il latino e il greco, tutt'al più. —
-
- *
-
-Per tre giorni, nulla di nuovo, fuorchè una fuga atterrita di signore
-da un carrozzone chiuso, dove un matto originale, credendo di divertir
-la compagnia, s'era levato di tasca e messo sopra una spalla due
-topini bianchi addomesticati, che gli giravano intorno al bavero, come
-una collana vivente: uno stridìo, un sottosopra, per cui accorse una
-guardia civica, decorata della medaglia al valor militare (_Donne, da
-voi non poco la patria aspetta!_). E poi, la domenica del ventisette,
-andando e ritornando dallo Sferisterio, due incontri desiderati. Il
-primo, sulla giardiniera della linea dei Viali: _Taddeo_ e _Veneranda_,
-con la loro bambina. Ma quanto mutati tutti e tre! Al primo sguardo,
-capii, vidi tutto: una malattia mortale della creatura adorata, una
-serie di giorni e di notti orrende, la casa risonante di singhiozzi,
-la mamma in ginocchio, il padre forsennato. La loro bimba era ancora
-smunta e pallida, e sui loro visi mutati, sotto la gioia della
-risurrezione, si vedevano ancora i segni dell'angoscia e del terrore.
-Come la prima volta, mi ritrovai dietro di loro, che avevano la piccina
-in mezzo, rivolta verso di me. Come si ricorda il viso di quelli
-che accarezzarono i nostri bambini! Mi riconobbero, mi sorrisero, e
-interrogarono con uno sguardo ansioso il mio sguardo, come dicendo: —
-La trova molto cambiata, non è vero? — e mostrarono meglio, in quel
-momento, i segni del grande dolore sofferto. i quali mettevan più
-pietà in quelle due nature placide, che dovevano aver vissuto per tanti
-anni una vita tutta tranquilla. E poi, senz'aspettar la mia risposta,
-mi diedero la triste notizia: il crup, un mese di letto, la bimba
-considerata perduta; e dopo la notizia, la storia, con un torrente di
-parole: i primi sintomi del male, il medico, i rimedi, l'aggravarsi
-della malata, le parole sue, che avevan credute le ultime in _quella
-notte_, in cui la loro ragione si smarriva e il mondo crollava sotto i
-loro piedi. Ah, no, è troppo terribile! Ah, chi non l'ha provato, non
-lo può pensare! E poi la sosta della malattia, i primi buoni indizi,
-le prime parole consolanti, e la gioia infinita; e qui un'effusione di
-gratitudine per il dottore, il cavalier Boni, un cuore! un ingegno!
-un angelo! L'altro, l'angelo piccolo, non lo portavan fuori che da
-tre giorni; era quella la sua terza passeggiata di convalescenza. —
-Comincia a riprender colore, — dissi. — Ah, sì? Comincia a riprender
-colore? — E mi guardarono con riconoscenza, come se fosse la mia parola
-che avesse soffuso un po' di roseo su quel piccolo viso, e con questo
-era il mondo intero che si ricoloriva ai loro occhi. E la covavano con
-lo sguardo, la carezzavano con le mani allargate come per afferrarla
-e per proteggerla. E a questo punto seguì una scena che mi commosse.
-Presentandosi il controllore a domandar gli scontrini, essi gli porsero
-anche quello della bimba. Quegli osservò che, se l'avessero tenuta
-sulle ginocchia, poichè non aveva ancora tre anni, avrebbero potuto
-non pagare il posto. Eh, lo sapevano! E capii bene il loro pensiero.
-Pigliare lo scontrino per lei come per una più grande e farle occupare
-un po' di spazio era per loro come un'affermazione che facevano a
-sè stessi, una volontaria e cara illusione che la sua persona fosse
-qualcosa di più di quello che era, una “quantità„ meno “trascurabile„
-di quanto poteva parere. Con che dolce accento, quando discesi, mi
-dissero: — A rivederla! — E a me, vedendoli allontanarsi, passarono
-confusamente nel pensiero altri convalescenti che avevo visti seduti su
-quelle panche, in mezzo ai loro parenti racconsolati; e quel tranvai
-che dà anche al povero uscito di malattia, e alla sua famiglia, il
-conforto e la gioia d'una passeggiata in carrozza, che non potrebbero
-fare altrimenti, m'apparve sotto un aspetto nuovo, pietoso e benefico,
-come quello d'una carrozza futura, ch'io sogno, non destinata ad altro,
-e messa al servizio di tutti gli scampati dalla morte.
-
- *
-
-Uscendo dallo Sferisterio, presi sul corso Margherita la giardiniera
-della linea di Vanchiglia, tutta piena di facce allegre, color di
-ribotta, che venivano dalla Madonna del Pilone, l'Auteuil di Torino.
-Eravamo a metà di via Vanchiglia, quando fra le sette schiere di nuche
-che mi stavan davanti ne vidi una, fra le più vicine, che mi parve
-di riconoscere: era d'un uomo, un operaio all'apparenza, che teneva
-aperto dinanzi il giornale _Per l'idea_. Dove avevo già visto quella
-larga nuca di testardo? Accanto a lui sedeva un ragazzetto, col capo
-appoggiato al suo braccio, e accanto al ragazzetto una donna giovane,
-che, voltandosi un momento di fianco, illuminò la mia memoria. Era
-quel tale operaio venuto dal Vercellese, disoccupato e arrabbiato, e
-sparlante della _Camera del lavoro_, il quale, due mesi addietro, sul
-tranvai di via della Cernaia, aveva strappato di mano al suo bimbo
-e buttato nella strada la caramella ch'io gli avevo regalata. Ah,
-maledetto sangue! Non feci in tempo a frenare l'ondata di sdegno che
-mi rivenne su, quantunque il giornale ch'egli leggeva mi dicesse che
-la sua mente s'era aperta a nuove idee, come il suo vestire e quello
-dei suoi mi diceva ch'egli aveva trovato lavoro, e che l'animo suo
-doveva essere quindi mutato. Ma fu un'ondata sola, che ricadde subito,
-sopraffatta da una viva curiosità. Vedendomi, si sarebbe egli ricordato
-di quell'atto, e m'avrebbe ancora mostrato nello sguardo il sentimento
-che gliel'aveva fatto compiere, o un sentimento opposto, o indifferenza
-soltanto? E stetti a aspettare che scendessero. Fecero fermare in via
-Lagrange e s'alzarono tutti e tre, presentandomisi di profilo, così
-vicini, che, scendendo, non potevano non vedermi. Incontrai prima lo
-sguardo della donna, che fissai per farmi riconoscere; e mi riconobbe
-infatti, dopo un momento d'incertezza, e arrossì leggermente, chinando
-gli occhi. Incontrai subito dopo lo sguardo di lui, che mi riconobbe
-alla prima. Quanto è puerile e finto l'orgoglio, che fa prendere
-all'offensore, per ingannare e mascherare insieme la sua coscienza,
-l'atteggiamento dell'offeso! Mi diede un'occhiata torbida e discese
-col viso adombrato. — Ho io dunque, — pensai, — una così odiosa faccia
-di borghese egoista, sfruttatore e disprezzatore d'operai, ch'egli
-non m'abbia ancora perdonato, dopo due mesi, un atto di cortesia? —
-E di nuovo stava per venirmi su l'ondata di sangue.... ma il grido
-di _avanti!_ del fattorino la compresse, come una parola magica: mi
-ricordò l'_avanti!_ col quale un giovine signore, apostolo ardente
-dell'Idea, una delle anime più generose ch'io conosca, soleva chiudere
-ogni suo racconto di atti d'ingratitudine e di diffidenze ingiuriose
-con cui era ripagato qualche volta dai lavoratori incolti e duri che
-catechizzava. — _Avanti!_ — concludeva, e si ridava all'opera con un
-coraggio d'eroe e una pazienza di santo. Sì, che cosa sono questi
-risentimenti se non guaiti miserevoli di quello che ti resta dello
-stupido orgoglio antico? _Avanti!_
-
- *
-
-Sì, _avanti_: una bella chiusa di discorso, e com'è facile il dir
-delle parole nobilmente severe al nostro orgoglio! Il male è che
-l'orgoglio, quando gli si parla a quel modo, si rannicchia e lascia
-dire, e poi, alla prima occasione, ricomincia a fare il comodaccio
-suo. Delle belle parole glie ne dissi anche la sera dopo, trovandomi
-sopra una giardiniera di via Roma, seduto, a tre panche di distanza,
-dietro le spalle di _Siapure_, che aveva, accanto la sua ragazzina;
-e furon parole al vento. La bimba stava voltata un po' di sbieco, e
-mi guardava con una insistenza singolare. Certo, mi conosceva; certo,
-aveva “letto„ qualche cosa. Ma non riuscivo a capire il suo sentimento
-dal suo sguardo, che somigliava a quello con cui qualche volta si fissa
-una persona pensando ad un'altra. Aveva inteso suo padre parlar male
-di me? O gli aveva inteso esprimere con parole benevole il rammarico
-della nostra amicizia spezzata? Sentivo un malessere sotto lo sguardo
-pensieroso di quel giudice di dieci anni, che pareva mi frugasse
-nell'anima, e che ora aveva l'aria di dirmi dolcemente: — So che a
-mio padre vuoi ancora bene: perchè non gli stendi la mano? — e ora
-con espressione di rimprovero: — Tu odi mio padre; perchè l'odi? —
-No, bambina, — le risposi in cuor mio, — rassicurati, non l'odio; non
-potrei e non lo merita; ho dei torti io pure. Sì, certo, dovrei esser
-io il primo, come tu pensi, a tendergli la mano. Ma per far questo,
-vedi, dovrei esser ragionevole e buono; e non son nè l'uno nè l'altro,
-benchè abbia scritto qualche cosa che può farlo credere, e benchè tu
-mi veda i capelli grigi. Io son pieno d'orgoglio. Ah, se tu sapessi
-come questo povero orgoglio ci fa più piccini di voi! Ecco, vedo che
-c'è un posto vuoto vicino a voi due: sento una voce che mi spinge a
-scendere sul predellino e ad andarmi a sedere accanto a tuo padre; e
-sento un'altra voce che mi dice: — Sta lì! Non ti muovere! —; la prima
-è dolce e m'intenerisce; la seconda è aspra e mi sdegna; e non di meno
-io cedo a questa; e me ne vergogno in faccia a te, cara bambina; ma
-preferisco questa vergogna alla compiacenza profonda e gentile che
-proverei facendo quello che tu vorresti, e che io pure vorrei. Andiamo,
-volta il capo dall'altra parte, non mi guardar più; non merito lo
-sguardo dei tuoi occhi buoni e innocenti, te lo assicuro! — Si fermò
-in quel punto il tranvai e _Siapure_ si voltò a guardare dove fosse
-diretta l'attenzione continuata della sua figliuola: mi vide e mi
-fissò. Sarebbe stato quello il buon momento! Ma lo lasciai passare.
-— Avanti! — gridò il fattorino, e il tranvai ripartì. Come mi suonò
-diverso quell'_avanti_ da quello del giorno prima! Sì, avanti — voleva
-dir questo — avanti sempre così, orgogliosi, meschini, spregevoli fino
-alla morte.
-
- *
-
-E — avanti! — gridava _Desbotonass_ ogni volta che il tranvai si
-fermava sul Corso San Maurizio, la sera della festa di San Pietro.
-Aveva accanto sua moglie; doveva aver festeggiato il proprio
-onomastico; era briaco fradicio. I lampioni, danzando e moltiplicandosi
-ai suoi occhi, confondevano le sue idee topografiche; credendo di
-essere al Valentino, si stupì di veder lì la Mole Antonelliana, che
-apostrofò; scambiò l'Arena torinese con una casa di canottieri; e la
-vista improvvisa del piazzale delle Benne lo riempì di maraviglia
-come un'apparizione fantastica. — _Ma dovè che semm chi?_ — andava
-esclamando; — _ma dovè che se va?_ — E sempre ripicchiava su quel
-chiodo di non voler che il tranvai si fermasse, e gridava: Avanti! con
-furore crescente. Poi s'assopì per qualche momento, e, ridestandosi,
-fu preso da un impeto di tenerezza malinconica per sua moglie, e
-messole un braccio dietro la schiena e il capo sulla spalla, cominciò
-a confessarle i suoi torti, a dirle che era una buona, una santa
-donna, ch'egli era indegno di lei, che voleva cambiar vita; e glie
-lo prometteva e glie lo giurava; ma prima voleva esser perdonato. E
-inutilmente essa gli rispondeva di sì, che gli perdonava, ma che si
-quietasse, che non facesse scene. Ogni sua assicurazione di perdono
-non faceva che dar la stura a una nuova e più larga ondata di parole
-di pentimento e d'affetto, rotte da singhiozzi di pianto e di vino.
-— _Ah no.... meriti minga.... no, sont minga degn.... A ona donna
-come ti! La mia Mariettina! Dimm che te me perdonet! Te me 'l devet
-dì ancamò una volta, ancamò cent, ancamò mila volt!_... — E di nuovo
-accennava a torti propri, a virtù di lei, all'assistenza ch'essa gli
-aveva fatta quand'era stato malato, al rimorso ch'egli avrebbe sempre
-avuto di non essersi portato con lei da buon marito, all'amore che le
-avrebbe dimostrato di lì avanti, cangiando condotta, e perseverando
-sulla buona via, _fina al moment de sarà i œucc_. E in quell'eruzione
-di parole briache, che mettevan disgusto, veniva pur fuori il fondo
-d'una natura buona, guasta, ma non pervertita ancora, che mi faceva
-pensar tristamente a quante altre nature simili il vizio aveva
-pervertito affatto e andava pervertendo di continuo; e alle miserie e
-ai martirii d'innumerevoli povere donne come quella, torturate e uccise
-dal veleno maledetto ch'esse non bevono; e tutte quelle larve d'uomini
-avvelenati e di donne infelici, che mi passavan davanti per l'aria,
-rendevano triste ai miei occhi quella bella sera stellata e tepida di
-fin di giugno. Triste di questo pensiero antico, misto di rimorso e
-di vergogna; che non facciamo nessuno il dover nostro, che dovremmo
-bandire una crociata universale, ardente e infaticabile contro il
-mostro, non per mezzo di leggi e di prediche, ma disputandogli ad una
-ad una le sue vittime, con amor paziente e intrepido, col consiglio,
-con la preghiera, con la carità, con la comunione intellettuale,
-con tutte le forze che mettiamo in opera per salvar dal suicidio un
-fratello.
-
-
-
-
-CAPITOLO SETTIMO.
-
-
- Luglio.
-
-Calori, languori, esami: soffia il terror del _cinque_ e dello
-_zero_ anche sulle giardiniere. Il tranvai è come una gazzetta vocale
-viaggiante che ci tiene in giorno non solo degli avvenimenti politici,
-ma delle passioni predominanti a volta a volta nello spirito pubblico.
-Da una settimana, su tutte le linee, colgo a volo da passeggieri
-d'ogni condizione frammenti di discorsi scolastici, espressioni di
-timori e di speranze, accenni a difficoltà e a pericoli, esclamazioni
-sospirose di mamme, che parlano di “preferenze„ e d'“ingiustizie„,
-di “raccomandazioni„ e di “pressioni„ come se avessero i figliuoli
-sotto processo. Sui tranvai che passano davanti alle scuole verso il
-mezzogiorno, salgono ragazzi e giovinetti coi capelli arruffati, col
-viso acceso e con le mani sporche d'inchiostro; i quali parlano con
-voce eccitata e stanca di soldati che si raccontino a vicenda i casi
-d'una battaglia. Si sente nella voce d'alcuni l'intenzione di farsi
-ascoltare e il compiacimento altero della vita intellettuale, si vede
-negli occhi loro un balenìo di speranze lontane di gloria, di alti
-uffici sociali e di ricchezze conquistate con l'ingegno. Ahimè! E io
-penso a quanti di loro, dopo esser passati per la trafila d'altri cento
-esami, e aver tentato e abbandonato, sgomentati dalla moltitudine dei
-concorrenti, molte altre vie maestre e traverse, parrà una fortuna
-di potersi rifugiare in uno di quei carrozzoni, col libretto degli
-scontrini in mano e il corno appeso al collo. E non vedo l'ora che
-sian passati questi “giorni del terrore„ dell'istruzione pubblica,
-poichè i discorsi che ascolto mi fanno pensare a migliaia di cervelli
-strapazzati, di cuori trepidanti, di amari disinganni paterni, di
-castighi, di scene domestiche dolorose, ed anche a suicidi miserandi
-d'adolescenti; e all'udir quelle allusioni alla farraggine delle
-materie d'esame, mi domando con tristezza quanto tempo passerà prima
-che s'abbia il sapiente coraggio di procedere a una semplificazione
-degli studi, la quale ne faccia d'un carico opprimente un nutrimento
-sano e gradevole, e penso con dolore che passerà un tempo anche più
-lungo prima che siano migliorate in modo le condizioni del lavoro
-meccanico, che non paia più una condanna il dovervi rimanere e quasi
-una degradazione il discendervi; senza di che non vi è salvezza per la
-società civile, che sarà uccisa dalla pletora degli spostati infelici
-e violenti. Ma mi rallegra un caso ameno, e non raro. Mi trovo sopra
-una giardiniera con un arguto professore di liceo, il quale, dicendomi
-che dallo strapazzo intellettuale nascerà nel venturo secolo qualche
-nuova malattia, una specie di tabe scolastica, che istupidirà un'intera
-generazione, tace tutt'a un tratto per tender l'orecchio verso due
-signore, che salgono dietro di noi, seguitando un discorso in cui egli
-ha inteso il suo nome. Ah! sono pericolosi i tranvai, in questi giorni,
-per i professori! Tendo l'orecchio anch'io. — Il grande scoglio è
-quello —, dice la signora più giovane, sospirando; e ripete il nome. —
-L'anno scorso si sperava d'esserne liberati, poichè n'è stufo anche il
-preside; ma ha delle protezioni al ministero, dicono, e restò. Basta
-guardarlo in faccia. Un di quei cani!
-
- *
-
-Ma il luglio, con l'aprirsi dell'_Arena_ e del _Teatro torinese_,
-posti sulla linea dei viali, mi portò un divertimento nuovo, che trovo
-descritto fra gli appunti, in una pagina finita. È uno spasso per me il
-percorrere quella linea la sera della domenica, all'ora che finiscono
-le rappresentazioni diurne. All'imboccatura di via Vanchiglia, e poi
-davanti all'Arena e al Teatro, si fanno tre infornate successive
-di passeggieri che portano nel tranvai tre ordini di discorsi
-disparatissimi di argomento, d'intonazione e di mimica, discordanti
-all'occhio non meno stranamente che all'orecchio. La prima è tutta
-d'uomini, usciti dal gioco del pallone, che continuano i commenti e le
-discussioni sulle partite e sulle scommesse, ripetendo cento volte le
-stesse parole: quindici, quaranta, fallo, dividendo, battuta, rimessa,
-e imitando i colpi e le mosse con gesti impetuosi e esclamazioni
-ammirative, in cui spira un soffio sano di forza, di lotta, d'aria viva
-ed aperta. Davanti all'Arena, dove si rappresenta l'operetta, salgono
-dei giovanotti col viso acceso di tutt'altra fiamma, i quali commentano
-con risate e parole grasse le maglie piene, i gesti impronti e i motti
-equivoci, spandendo intorno un soffio di sensualità e di licenza, che
-desta nei vicini dei sorrisi lubrici e delle fantasie peccaminose. Un
-po' più là vengon su dal Teatro bottegaie, crestaine, qualche volta una
-famiglia intera, tutti coi lucciconi, ancora commossi dalla chiusa del
-dramma, esclamando tutti insieme: — Una bella produzione! — Fa troppo
-pena. — Hai visto com'è morto? — Ha fatto la fine che si meritava. —
-Povera ragazza! E son cose che succedono! — e spira nei loro discorsi
-lo sdegno contro il malvagio, la pietà per l'innocente oppresso, la
-gioia della virtù trionfante, una commozione buona, sincera, profonda,
-che fa comprendere quale grande forza, disconosciuta dai più, male
-usata da molti, inettamente trascurata da municipi e da governi, sia
-il teatro popolare. E da un capo all'altro della giardiniera gioco,
-musica e dramma, nomi di battitori e d'attori, ritornelli, volate,
-pistolotti, morte, amore, totalizzatore mi si confondono all'orecchio
-in una sola conversazione strana, antitetica, burlesca e triste come
-la vita: immagine della vita anche in questo: che a ciascun gruppo
-pare leggiero, stupido o odioso l'argomento dei discorsi dell'altro, e
-che basta l'accidente più futile, come l'apparizione d'un cappellino
-stravagante o il barcollare d'un ubbriaco che passa, a far sì che
-tutti si distraggono dai loro pensieri e mettan fuori in coro un _Oh_
-prolungato di stupore, che rivela il fondo fanciullesco di tutti.
-
- *
-
-Pioggie, uragani, il mondo sottosopra: un'estate degna dell'inverno
-di Abba-Garima. Ma debbo ai carrozzoni chiusi d'essermi trovato in una
-delle congiunture più curiose che possano occorrere a un passeggiere di
-tranvai. Dopo tanto tempo ritrovai sulla linea di via Garibaldi il bel
-capitano di fanteria e la moglie ipotetica dell'impiegato delle Poste
-(lettere raccomandate). Alla prima occhiata mi parve che non fossero
-più audaci come l'altra volta, che la passione, quetandosi un po',
-avesse ridato luogo in loro alla prudenza dei primi giorni. Eran sedute
-dentro con noi altre persone, fra cui ricordo un giovanotto che aveva
-nella cravatta una grossa spilla di porcellana, con su scritto ad arco
-in caratteri leggibilissimi: — _Cerco moglie;_ — ma questi e gli altri
-discesero in Piazza Castello, e restammo noi tre soli. Vidi allora
-negli occhi dei due, che sedevano l'uno di fronte all'altro, balenare
-un raggio come di speranza. Senza dubbio, s'avevano da dire qualche
-cosa d'importante prima di lasciarsi, come facevan sempre, come due
-persone che non si conoscessero, e aspettavano che io discendessi in
-via Po. Ma io dovevo fare ancora un buon tratto; oltrechè mi tratteneva
-lì la curiosità inseparabile dalla mia professione. M'accorsi ch'erano
-impazienti, incontrai uno sguardo di lui che mi disse chiaramente: — Se
-sapesse che piacere mi farebbe a discendere!
-
-— Pensi un po' se non lo capisco! — gli risposi dentro di me. — Ma
-debbo trattenermi per ragion di studio: lei ci ha il suo amore, io ci
-ho il mio libro.
-
-Il tempo passava. Uno sguardo della signora mi disse: — Se ne vada
-dunque una volta! — ma così apertamente, che ne fui offeso. E le
-risposi con gli occhi: — No, non è codesta la maniera: me lo chieda con
-più garbo e potrà essere ch'io la contenti.
-
-Si scambiarono un'occhiata che equivaleva a un'esclamazione a due voci:
-— Che testardo importuno! — Egli tormentava con la mano la dragona
-della sciabola; essa l'anello dell'ombrellino.
-
-Un momento dopo egli mi diede una guardata che fu un vero e proprio
-spintone; ma essa corresse subito l'effetto dell'atto brutale con uno
-sguardo ansioso e quasi umile, che diceva: — Lei ha capito; mi faccia
-questo favore; non abbiamo più che un minuto; la supplico.
-
-Impietosito, feci l'atto di alzarmi; ma in quel momento sonò il
-campanello e il tranvai s'arrestò: saliva una famiglia.
-
-E allora mi fulminarono tutti e due insieme con una tale occhiata,
-che mi parve di sentirmi entrare a un punto nelle carni la punta
-dell'ombrellino e la punta della sciabola, e m'affrettai a discendere,
-volgendo in mente questa pagina, che mi costa un rimorso. Ma non m'ero
-certamente ingannato: l'amore doveva esser già malaticcio, e mi diceva
-il cuore che un giorno l'avrei visto trasportar dal tranvai, come da un
-carro funebre, morto di consunzione.
-
- *
-
-Seguita un tempo matto, variato d'acquazzoni violenti, di
-rasserenamenti repentini e di scrosci di pioggia rincalzanti; durante
-il quale faccio una scoperta preziosa che mi apre sul tranvai un
-nuovo ordine di godimenti artistici squisiti. Costretto a star sempre
-dentro al carrozzone, scopro che riescono bellissimi, all'apparire
-improvviso del sole, certi prospetti della città, veduti nel vano
-delle due porticine che li racchiudono come in una cornice oscura,
-giovando all'occhio come il far canocchiale della mano davanti a certi
-particolari d'un quadro. Quante piccole maraviglie! Da via Garibaldi
-immersa nell'ombra vedo un pezzo della facciata del Palazzo Madama,
-con dinanzi l'alfiere marmoreo del Vela, piccolo come una figurina
-di scacchiera, d'una bianchezza di neve, luminoso e vivo su quel
-fondo cupo, come se splendesse di luce propria e avesse sentimento
-della sua gloria. Nella via del palazzo di Città vedo inquadrato
-nell'uscio, illuminato di fianco, il gruppo violento del Conte Verde
-e dei Saraceni, in mezzo alle statue più lontane del principe Eugenio
-e di Emanuel Filiberto: un quadretto un po' manierato e teatrale,
-ma vivissimo, della vecchia Torino austera e guerriera. Vedo in via
-Roma, come dentro a una finestra, l'alta figura impennacchiata del
-vincitore di San Quintino, che spicca in nero sulla lontana facciata ad
-arco della Stazione, trasparente e ridente come la porta monumentale
-d'un giardino maraviglioso. In via Po, come pel vano di due opposte
-feritoie, ammiro da una parte la Gran Madre di Dio, lumeggiata dal sole
-che tramonta, spiccante sul verde fosco della collina, come un blocco
-smisurato di marmo roseo, e dall'altra parte la faccia posteriore del
-Castello, rude e tetra, nell'atto che n'esce e passa sul ponte una
-processione di _Figlie verdi_ coi veli bianchi: un quadretto medioevale
-misterioso e severo, a cui non mancano che due alabardieri corazzati
-ai due lati del portone, minacciante ancora una sortita d'assediati. E
-ricordo altri innumerevoli quadri alti e stretti, che presentano sfondi
-lontani e vaporosi di vie diritte e lunghissime, segnati d'un tratto
-nero da un camino d'officina, somigliante a un dito titanico; quadri
-pieni del verde dei colli e dell'azzurro e del bianco delle Alpi, su
-cui s'intaglia vigorosamente la spalla enorme d'un passeggiere ritto
-sulla piattaforma; quadri semplici e profondi, d'un sol colore turchino
-carico, in cui brilla uno spicchio argenteo di luna, e sopra la luna
-una stella. E durante una corsa sola, cangiando il tempo, tutte queste
-vedute s'annebbiano e tornano a rischiararsi, perdono e riprendono
-i colori, e mentre il quadro davanti, su cui si disegna la testa del
-cocchiere, si riaccende, il quadro di dietro, sul quale spicca la testa
-del fattorino, si rioscura, tanto che di là par mattino e di qua sera;
-e poi tutto quanto, davanti e di dietro, si confonde in un solo color
-grigio, rigato dalla pioggia obliqua, dietro alla quale spariscono le
-case, le colline, le Alpi, il cielo, e le due piccole porte non son più
-che le cornici di due paesaggi confusi, che rappresentano l'uggia e il
-malumore.
-
- *
-
-E acqua e fulmini e ira del cielo. I giubilati debbon scappare
-ogni momento dai viali per rifugiarsi nei tranvai chiusi, dove,
-raggomitolandosi e tossicchiando, si lagnano dello sconvolgimento delle
-stagioni, del mondo mutato, dell'estate che non è più estate come al
-loro buon tempo. E in loro posso esaminar gli effetti lamentevoli di
-questi improvvisi mutamenti atmosferici che aggravano il peso degli
-anni, sconvolgono i nervi, inacerbiscono tutti gl'incomodi, scolorano
-tutt'a un tratto il mondo e la vita a innumerevoli creature umane. Vedo
-delle vere carrozzate d'umor nero, tranvai che paion sale d'aspetto di
-medici consulenti, con dei visi di vecchi atteggiati a quella serietà
-cupa e immobile, che tradisce la mente inquieta, intenta a osservare
-i movimenti irregolari della macchina interna scomposta, minacciante
-qualche brutta sorpresa. Quant'è mutato anche il mio buon veterano di
-via Garibaldi! Me lo trovo davanti, rincantucciato in un carrozzone
-della linea di Vinzaglio, con la fronte solcata da una ruga verticale
-profonda, e al mio: — Come sta? — risponde con voce rauca: — Niente,
-niente bene. E come si può star bene? Non c'è più stagioni! Chi ne
-capisce qualche cosa? È il mondo che va a soqquadro.... E poi, e poi,
-sono settantott'anni! — Ma non dice più quel numero in tuono di vanto:
-intacca a metà della parola, che par che s'allunghi e s'appesantisca
-sulle sue labbra cascanti. E quanto gli resta di vita negli occhi
-lo spende a cercare dal finestrino il suo Ciuchetto, che trotterella
-accanto al tranvai, tutto impillaccherato, e ad ammonirlo col dito,
-quando ricompare dopo uno sviamento, perchè, dice, _lui_ sa che _egli_
-vuole che cammini sempre accosto al muro, per cansare i pericoli e
-perchè egli lo possa vedere. E pare che col sentimento della propria
-decadenza fisica cresca in lui l'affetto per la povera bestiola, il suo
-unico amico, il quale tra non molto, dopo tanti anni di fida compagnia,
-egli dovrà lasciar solo nel mondo, a morire forse d'una morte atroce,
-dopo molti mesi di vita randagia e famelica, esasperata da persecuzioni
-crudeli. Fuggono intanto di qua e di là dal tranvai, sotto la pioggia
-dirotta, gli alberi frondosi dei viali, fuggono le colonne snelle dei
-nuovi portici, appaiono e dispaiono le imboccature delle grandi strade,
-e sopra ogni cosa scorre a traverso ai vetri il suo sguardo velato
-da un'espressione di tristezza, come se egli pensasse che è quella
-una delle ultime volte che gode quello spettacolo e il suo spirito
-pigliasse comiato quel giorno dalla sua cara e bella Torino. — Ah,
-bella, sì, e quanto! — par ch'egli dica con quello sguardo, — bella
-anche con questo tempo, bella anche così grigia e malinconica, anche
-così immollata e infangata come il mio povero cane....
-
- *
-
-Una bella giornata, finalmente, e una bella scena, un esempio
-nuovissimo della potenza del femminino eterno, quale non può darsi che
-sulla carrozza di tutti. Una bella ragazza bruna, esuberante di vita,
-con un roseto vermiglio sul cappellino, stretta in un superbo vestito
-nero luccicante di perline nere, che le modella come una maglia il
-busto svelto e opulento, siede in capo a una panca della giardiniera,
-tenendo una gamba sull'altra e un piedino per aria; il quale sfida
-il mondo, di pieno accordo col viso, scintillante di civetteria,
-e sorridente d'una larga bontà consolatrice. La giardiniera corre
-sotto il sole giù per il viale Regina Margherita, dov'è costretta a
-rallentare perchè è smossa la strada, e lì s'incontra con un reggimento
-di fanteria che vien su in quattro file, di cui la prima a sinistra
-passa rasente la pedana, dalla parte dov'è seduta la bella. Primi i
-soldati della fanfara, passando con le trombe alla bocca, volgon gli
-occhi a quel viso bruno che sorride sotto quel cespo di rose rosse e
-a quello stivaletto giallo che segna il tempo della musica sotto quel
-vestito imperlato. E dalla fanfara pare che la scintilla trapassi
-lentamente per tutta la colonna. A tre, a cinque, a otto per volta, man
-mano che passano, tutti i chepì si voltano, tutti gli occhi s'avvivano,
-tutte le bocche si arrotondano; sul viso degli uni guizza un sorriso,
-dalla bocca degli altri scocca una parola; molti si girano indietro,
-parecchi perdono il passo, e chi dà di gomito al vicino, chi si sporge
-un po' in fuori per veder più da presso il piedino e il roseto. A dieci
-passi di distanza l'effetto della scintilla è già visibile. E via via,
-ufficiali, soldati, caporali, sergenti, teste bionde del settentrione
-e teste brune del mezzogiorno, visi barbuti e imberbi di piemontesi,
-di napoletani, di siciliani, di sardi, per quanto la colonna è lunga,
-tutti si voltano dalla stessa parte, come se sfilassero davanti a un
-generale d'armata, ed esprimono con lo sguardo il pensiero medesimo,
-con una regolarità preveduta, che finisce con mettere in allegria
-tutti i passeggieri del tranvai, adocchianti a vicenda i soldati e la
-ragazza, la quale sorride amabilmente a tutto il reggimento, come una
-sovrana contenta. Oh eterno femminino! E pensare che la grande forza
-dello Stato è formata da cento colonne d'uomini come quella, ciascuna
-delle quali, passando davanti a quel roseto, farebbe come quella fa;
-che quel visetto bruno darebbe una scossa elettrica a tutto l'esercito
-nazionale, se tutto l'esercito le sfilasse accanto a quel modo! Che
-cos'è mai un grande esercito visto dall'alto d'una giardiniera, quando
-sporge fuor di questa lo stivaletto d'una bella ragazza!
-
- *
-
-E pioggia da capo, e vento, e tuoni: i cocchieri hanno il viso
-lavato dagli acquazzoni, i cavalli grondano, i vetri sgocciolano,
-le signore salgono con le vesti fradicie e con la bocca torta, e
-lanciano, entrando, occhiate feroci l'una all'ombrello dell'altra. La
-cortesia consueta si risente del cattivo tempo anche fra le persone
-più cortesi, e pure i visi più simpatici appariscono in una luce poco
-favorevole. No, non son questi i giorni da cercar moglie sui tranvai:
-non ci si vedono che signorine smorte, imbronciate contro il cielo:
-il mio bel pittore, se ancora non ha trovato, deve perdere il suo
-tempo. E argomento dal suo viso l'una e l'altra cosa, vedendolo salire
-sul carrozzone in via Madama Cristina; e più che dal viso, dall'atto
-rabbioso, in lui insolito, col quale dà uno strappo all'ombrello che
-non si vuol chiudere. Sul suo largo viso roseo di buon ragazzo v'è
-un'ombra di malinconia anche più scura di quando lo vidi l'ultima
-volta, e sotto quell'ombra un'altra, che par d'una irritazione
-abituale. Gli domando se ha trovato: egli scrolla le spalle d'atleta
-con un moto di dispetto fanciullesco, corretto da un sorriso forzato
-di cortesia, e inveisce contro il tempo. Ma è tutt'altra, capisco, la
-causa del suo malumore; lo capisco un momento dopo da una tirata rude
-e sconnessa ch'egli fa contro le ragazze torinesi, con la violenza
-improvvisa d'un uomo d'animo semplice, a cui manca ogni sentimento
-dell'arte delle transizioni. — Anime fredde, pezzi di ghiaccio,
-bambole; belle bambole, piene di tritura di legno. — C'è di mezzo
-una bambola — dissi tra me, — senza dubbio. — Per loro — continuò
-— tutto sta nel _bel contegno_; ma quando sotto il bel contegno non
-c'è nulla.... è la virtù delle statue. Manca la materia combustibile,
-questo è quanto. Angeli d'alabastro, santine di neve. Ha detto bene
-l'Alfieri: _là dove Italia boreal diventa_. Figliuole di Borea. — Io
-lo incoraggiai, paternamente. Che diavolo! Se non faceva breccia un
-uomo come lui, un Ercole gentile, bello, artista, sul fior dell'età,
-chi l'avrebbe fatta? — Ah sì, artista! Non è aria per l'arte qui; se
-fossi un uomo di scienza, o se portassi le cedole appese al collo,
-forse.... — E poi lo cominciava a seccare anche la città; anzi era un
-pezzo che lo seccava: tutta quella geometria, tutto quel giallo, quel
-girare e rigirare e parersi sempre nello stesso luogo! A giorni gli
-saltava il ticchio di far le valigie e di scappare come un cassiere.
-Non aveva alcuna meta determinata: gli sarebbe piaciuto di andare a
-caso, di città in città, lontano, fino all'ultima punta della Sicilia.
-— Guardi un po' queste case, queste strade, se non fanno pigliare in
-odio l'angolo retto e l'omologia. E la gente è tal quale. Non le pare
-che tutti si rassomiglino? Come no? Ma ci son centinaia di signorine
-che paiono state tutte calcate l'una sull'altra, ritagliate con un solo
-giro di forbici sopra un foglio piegato in cento.
-
-— Ah! — gli dissi ridendo — ce ne dev'esser una che è sfuggita alle
-forbici....
-
-Ma non mi badò, e insistette. Da qualche tempo vedeva delle carrozzate
-di gente che avevan tutti un'aria di famiglia; tutti i giovani
-gli parevano impiegati a _mille e due_, i vecchi, tutti sergenti
-pensionati, le signorine, tutte istitutrici di collegio, tirate a filo
-di regolamento....
-
-— Eh, lasci andare, — gli osservai, — ci son pure delle belle
-ragazze....
-
-— Oh per questo sì! — E qui si tradì. — Ci son dei tipi.... delle
-figure raffaellesche.... certi visi bianchi con gli occhi azzurri....
-d'una purezza, d'una grazia! Ma manca la vita, la fiamma. N'ha più una
-siciliana nel dito mignolo che dieci di loro da capo a piedi....
-
- Io ci volevo un core
- Dentro a quel seno bianco....
-
-E tacque un momento; poi riprese bruscamente: — Io, già, vedo delle
-gran facce antipatiche. — E chiamò la mia attenzione sui passeggieri.
-— Veda un po' che mutrie. Mi par di vedere un piccolo museo d'automi di
-cera. Sarà anche un po' effetto del tempo, forse.... Insomma, mi secco.
-— E dopo un po', nell'atto di scendere, soggiunse sorridendo, ma con
-accento di tristezza: — Mi darei per un nichel....
-
-— È preso, — pensai, — non c'è dubbio; preso da un viso bianco con gli
-occhi azzurri. Oh, imbroccherò bene il tranvai dove ci saran tutti e
-due....
-
- *
-
-Fu il pittore che me l'attaccò? Fu il brutto tempo? Fu una cattiva
-disposizione di salute? Per alcuni giorni soffersi anch'io del suo
-male — l'uggia del prossimo — un male bisbetico, il quale s'inasprisce
-in particolar modo nei tranvai, dove le facce antipatiche, che per la
-strada non si vedono che di sfuggita, ci rimangono sotto gli occhi per
-qualche tempo, e s'è quasi forzati a guardarle. Antipatiche, perchè?
-Non può esser altro che per questo, che son per noi delle maschere di
-nemici ipotetici, facce da cui argomentiamo opinioni, passioni, gusti,
-consuetudini opposte alle nostre, esseri, fra i quali e noi, se ci
-frequentassimo, non potrebbe correre nè affetto, nè stima, nè accordo
-alcuno. Quante ne vidi in quei giorni, e quante ne ricordai! E a chi
-non accade lo stesso? Son persone sconosciute con cui da anni, ogni
-volta che c'incontriamo, scambiamo uno sguardo malevolo, o indifferente
-ad arte, o facciamo uno sforzo per non guardarci; gente di cui lo
-sguardo, la voce, la sola vicinanza ci mette in impiccio, ci dà una
-molestia, un senso sgradevole come quello d'una punta di stecco fra i
-denti o dei capelli tagliati nel collo; disgraziate creature, di cui
-il passo, il modo di far fermare il tranvai, di salire, di sedersi, di
-pagare, di metter lo scontrino sul cappello, tutto ci è spiacevole,
-come se fossero stati impastati e ammaestrati per farci dispetto.
-Quando ce li vediamo all'improvviso daccanto, ne risentiamo una scossa,
-come per un urto, e un sentimento di suggezione ad un tempo, come se
-sotto il loro sguardo si tradisse il nostro pensiero, ed essi potessero
-misurare la piccolezza dell'animo nostro dal potere che hanno sopra di
-noi. E quella promiscuità forzata del tranvai ce li rende più uggiosi,
-come degli intrusi in casa nostra, ed è una vera liberazione quando
-discendono. Quanti ce ne sono, e come ci pullulano davanti in quei
-giorni di malumore! Pare che ciascuno ci perseguiti e che tutti si
-siano dati l'intesa per non lasciarci pace. Non ricordo bene quanto
-sia durato quel periodo; ma so che mi parve di riveder tutti quelli che
-avevo intoppati in vari anni. Feci delle corse calamitose, durante le
-quali cinque o sei, successivamente, mi si strofinarono addosso salendo
-e scendendo, m'infradiciarono coi loro ombrelli, mi soffiarono in viso
-il loro alito, mi gridarono all'orecchio degli _alt_ e dei _ferma_
-stonati, nasali, villani, melliflui, irritanti, mi fecero sentir dei
-discorsi scipiti, vanitosi e pedanteschi, mi tormentarono coi loro
-sguardi insistenti coi quali parevano dirmi: — Siamo saliti apposta per
-te e spendiamo con piacere due soldi per farti soffrire. — Che rabbia
-e che vergogna! Sì, proprio, patimenti vergognosi, antipatie ignobili,
-rabbie miserabili, mosche e vermi dell'anima, che, se un atto della
-volontà si potesse rassomigliare a un atto meccanico, direi che vanno
-spazzati via con la scopa.
-
- *
-
-Una commozione viva di pietà mi ruppe il corso di queste giornate
-maligne. In una giardiniera di via Garibaldi, su una delle prime
-panche, era seduto un soldato con l'uniforme d'Africa: un piccolo
-fantaccino macilento, che pareva non accorgersi d'essere guardato
-da tutti, e che alle domande di cui lo tempestavano alcuni vicini
-curiosi rispondeva a monosillabi, con l'accento d'una persona seccata,
-guardando qua e là, come se cercasse qualcosa per aria, con lo sguardo
-diffuso e fuggente, proprio degli scampati a una strage. Ebbi un
-rimescolo quando, voltandomi indietro, vidi ritta dietro all'ultima
-panca, col suo sacco solito, la vecchia di Pozzo di Strada, immobile,
-con tutta l'anima negli occhi, fissi sull'elmetto di quel giovane con
-l'espressione attonita e profonda dell'ipnotizzato, intento all'oggetto
-che lo affascina. Certo, essa viveva ancora tra la disperazione e la
-speranza, e la vista di quell'uniforme le risollevava nell'anima in
-tutta la prima violenza la tempesta dei due opposti sentimenti che se
-la contendevano. Era una povera divisa di tela come quella, che da
-quattro mesi eterni essa vedeva col pensiero, lacera, sforacchiata,
-insanguinata, fatta a brani e sparsa per le rocce e pei rovi del campo
-di battaglia scellerato. Chi sa mai che cosa pensasse, che cosa vedesse
-in quel momento nella figura di quel soldato? Che cosa le diceva mai
-quello spettro del suo figliuolo, sorto improvvisamente sulla sua
-strada: — Mamma, son vivo? Mamma, soccorrimi? Mamma, muoio? son morto?
-addio per sempre? — Le era un conforto o uno strazio il vederlo? Non
-si poteva comprendere da quel suo viso chiuso di vecchia contadina
-usata a soffrire, da quel suo occhio immobile, dilatato, asciutto, che
-pareva fisso in un punto solo di quella persona come in un altr'occhio
-che s'affisasse in lui, fisso come se non si fosse dovuto movere
-mai più se la corsa non avesse avuto più fine. E mi domandai perchè,
-appena vedutolo, essa non fosse corsa a interrogarlo con quell'ingenua
-illusione delle madri ignoranti che domandano allo sconosciuto reduce
-dall'America notizie del figliuolo emigrato. Pensai che forse ella
-aspettava che il tranvai si fermasse per andarsegli a sedere accanto;
-ma il tranvai si fermò ed ella non si mosse. Fu timidezza? O la ritenne
-il terrore di saper la verità? Discese, come sempre, al crocicchio di
-via Venti Settembre, e appena fu sul marciapiede, si fermò, col suo
-sacco in spalla, e si voltò indietro a guardare il soldato un'ultima
-volta. E poi tirò via, a guadagnarsi il pane, curva sotto il suo sacco
-e sotto il suo dolore.
-
- *
-
-Ripiove, e riecco la noia dei carrozzoni chiusi; ma rallegrata da
-una “scena d'interno„ amenissima. V'è nel mezzo una signora secca e
-elegante, già sulla “detestata soglia„ della maturità, visibilmente
-stizzita dalla vicinanza d'una bella bionda giunonica di vent'anni,
-che la offusca con lo splendore del suo viso e con lo sfarzo dei
-suoi abiti, e a cui ella saetta delle occhiate di traverso come se
-le volesse dar fuoco. In un angolo, seduto sulle ginocchia di sua
-madre, un bimbo paffuto, inebbriato dal profumo d'un canestrino di
-lamponi, su cui lascia gli occhi, senza punto intenerire la servotta
-rosata e tutta curve che lo tien fra le mani; la quale finge di non
-sentire il gomito e il ginocchio audace d'un satirello canuto, con
-gli occhiali d'oro e il nastrino di cavaliere, che par che fonda al
-suo contatto. — _Invidia, gola e lussuria_, — mi dice all'orecchio
-quel diavolo di _Schopenhauer_, a cui nulla sfugge; un mio buon amico,
-pessimista marcio, ma galantuomo, che non avrebbe alcun difetto oltre
-la sua filosofia, se non fosse, nonostante questa, infiammabile come
-un arabo. Il tranvai si ferma per aspettare la pancia d'un signore
-che viene avanti di lontano a passo di lumaca, come se dormisse
-camminando. E l'amico scatta: — Ma costui s'infischia del mondo! — e se
-la piglia col fattorino: — O che dobbiamo aspettare il comodaccio di
-quel pachiderma?... E avanti dunque, maledetta l'accidia! — _Accidia
-ed ira_, — dico io, puntando il dito nel petto a lui, che sorride
-amaro. Sale finalmente l'aspettato, s'adagia, e si riparte. Ma ecco
-che, dopo pagato il biglietto, il nuovo entrato si lascia sfuggire
-dal portamonete bellissimo un soldino, che rotola fra i piedi dei
-passeggieri. Si china lui, si china il fattorino, si scomodano tutti,
-e il soldo non si trova, ed egli s'ostina a cercare e a scomodare
-il prossimo, che principia a brontolare, sudando e soffiando, col
-viso acceso e turbato, come se avesse perduto un diamante. — To' —
-dice allegramente lo Schopenhauer, — l'_avarizia_. — Ma la nostra
-attenzione è attirata in quel punto da una vecchia signora segaligna,
-entrata poc'anzi dall'altro uscio, la quale, all'atto di pagare,
-s'accorge, quasi spaventata, di non avere in dosso il portamonete.
-— Mi permetta di pagar per lei, _madama_, — le dice cortesemente un
-signore che le sta accanto. — A chi dovrò render la moneta? — domanda
-essa, con un'aria di diffidenza. — La darà a un povero, — risponde il
-passeggiere. Quella sta un momento pensando.... Che sarà mai passato
-per quel cervello di scarafaggio? Prende un'aria sostenuta, come se
-fosse stata offesa, tira il campanello, e discende. — E _superbia_! —
-esclama il mio amico ridendo. — Tutti e sette in una corsa sola! Ah,
-siamo proprio maturi per un nuovo diluvio. È un mondo finito!
-
- *
-
-Sì, strano davvero un mondo in cui si fanno delle scoperte come quella
-che facemmo il giorno dopo, sulla linea della barriera di Casale, io
-e un mio amico emiliano, critico letterario acuto, e raccoglitore
-attivissimo di “documenti umani„. Questi, nell'atto di pigliare il
-biglietto, osservò e mi fece osservare la mano aristocratica del
-fattorino, piccola e bianca, con le dita affusolate; alla quale
-corrispondeva, più nell'espressione che nei lineamenti, il viso
-pallido, contornato d'una barba castagna finissima. Subito dopo il
-fattorino scambiò col controllore alcune parole in italiano, ma con un
-accento emiliano spiccato, in cui il mio amico riconobbe la pronuncia
-particolare della classe signorile della sua regione. Osservammo i suoi
-modi: era singolarmente cortese, ma un po' impacciato, un po' timido,
-come se fosse nuovo al suo ufficio; nel quale, peraltro, pareva che
-mettesse molto impegno. — Qui c'è un mistero, — disse il professore,
-investigatore eterno d'uomini e di cose; e appena il fattorino si fu
-scostato, domandò al controllore come si chiamasse. Costui, una figura
-alta di prete spretato, dalla voce e dai gesti rudi, sorrise, e gli
-diede la risposta nell'orecchio. L'amico ebbe una scossa. Era un conte,
-d'uno dei più illustri casati d'una città illustre, discendente, forse,
-della madre d'un poeta famoso.
-
-Eccitati dalla curiosità, domandammo al controllore se sapesse da quali
-vicende quegli fosse stato ridotto in quella condizione. Non lo sapeva;
-ma conosceva l'uomo da vari mesi. Oh, un gran buon volere, una gran
-forza d'animo. Da principio ei gli aveva detto: — Badi, questo mestiere
-non fa per lei; vedrà che non ci può reggere. — Ma il conte gli aveva
-risposto con fermezza: — Vedrà che mi ci adatterò come gli altri. —
-E, infatti, aveva tenuto duro. Egli, peraltro, gli continuava a far
-delle raccomandazioni, di quando in quando: che non usasse con la gente
-troppe delicatezze, perchè eran mal ricambiate; che a chi trattava male
-rispondesse secco, se voleva che lo rispettassero; che certi villani,
-a trattarli coi guanti, s'insuperbiscono, e diventano più prepotenti.
-Ma sciupava il suo fiato: quegli era malato di gentilezza incurabile,
-e appunto per questo, che cos'è il mondo! i passeggieri, in generale,
-trattavan peggio con lui che con gli altri.
-
-Mentre il controllore parlava, il fattorino girava dentro il carrozzone
-e con le sue mani patrizie pigliava i due soldi da signore, da donne
-del popolo, da operai; nessuno dei quali poteva immaginare per che
-lungo ordine di magnanimi lombi discendesse il sangue purissimo a
-quell'uomo che porgeva loro lo scontrino con tanto rispetto. Ed io
-lo guardavo, e pensando ai tanti che si bruciano le cervella per un
-rovescio della fortuna, sentivo una simpatia e un'ammirazione più
-viva per lui, che la mala sorte sopportava con così sereno coraggio,
-guadagnandosi il pane con un lavoro onesto, mostrandosi veramente
-nobile d'animo quale era di sangue.
-
-Tornato accanto a noi, egli porse lo scontrino a una graziosa ragazza
-in capelli, salita un momento prima sulla piattaforma, con un grosso
-involto di panni sotto il braccio; la quale mostrò di compiacersi assai
-dell'atto e del sorriso cortese con cui egli prese i suoi due soldi
-e le disse grazie, inchinandosi leggermente. Il fattorino rientrò; il
-professore domandò alla ragazza: — Vuol diventare contessa?
-
-Quella lo guardò, stupita.
-
-— Ma sì, — riprese l'amico; — non ha che da innamorare quel fattorino,
-che è un conte.
-
-La ragazza diede in un gran ridere; poi, accennando col piede
-il canestrino della colazione posato contro il parapetto della
-piattaforma, disse: — I conti non mangiano lì dentro.
-
-Noi confermammo ed essa continuò a ridere; ma, cominciando a dubitare,
-arrossì un poco, e si mise a guardare il giovane, che era dentro
-il carrozzone, con una curiosità viva, che diventò seria a poco a
-poco, come se le sorgesse dietro un sentimento di pietà. E forse per
-dissimulare questo sentimento tornò a sorridere. Ma si rifece seria da
-capo e, messo fuori un _mah!_ pensieroso, espresse il suo pensiero con
-questo proverbio filosofico: — _Il mondo è fatto a scala_....
-
- *
-
-Sì, uno strano mondo veramente; e scopersi appunto in quei giorni,
-perdurando la pioggia, che in nessun modo se ne può veder meglio la
-stranezza che di dentro al carrozzone, osservando tutto ciò che passa
-di volo nel finestrino di faccia, quando si corre per una delle vie
-principali. È la lanterna magica della vita pubblica, la più bizzarra
-fuga delle più disparate immagini che si possano incalzare nella mente
-d'un febbricitante che sogna. Ecco una gran donna seminuda, dipinta
-a colori di pesca, che vi offre una bottiglia enorme d'un liquore
-miracoloso, e cede il posto subito all'annunzio d'una conferenza
-agraria; al quale succede una vetrina di decorazioni cavalleresche e
-una vetrina di burattini, e poi il vano d'una stradetta oscura della
-vecchia Torino e il cartellone della _Figlia di madama Angot_ e il
-fondo nero d'una chiesa, stellato dalle candele accese dell'altar
-maggiore, nel momento che un gruppo di devoti uscenti alzano la tenda
-della porta. La cornice rimane immobile per pochi secondi inquadrando
-una gran testa di maiale esposta nella vetrina d'un salumaio; poi
-racchiude successivamente l'interno d'una bottega dove una bocca
-squarciata urla una _liquidazione volontaria_, l'annuncio del Fonografo
-a dieci centesimi, le _Vergini di Torino_, romanzo a dispense, e una
-vetrina piena di cedole e di marenghi, nell'atto che vi specchia la
-sua miseria una povera donna in cenci, con un bimbo al seno e uno
-per mano. Si va di tutta corsa, e nella cornice che fugge passano con
-rapidità crescente una elegante signora senza testa, col prezzo fisso
-sul petto, un uomo scorticato dalla fronte ai piedi, che vi mostra
-tutti gli organi dipinti, e cinquanta lire di mancia per chi ritrovi
-una cagna; e poi, più a rilento, un angolo di giardino tropicale, pieno
-di ananassi e di banani, e _L'assassinio della corriera di Lione_,
-dramma in sette quadri, “con sparo di pistole sul palco„, e le teste
-d'una ragazza e d'un giovanotto che amoreggiano al banco in fondo a
-una tabaccheria. Segue un'altra breve fermata, durante la quale il
-finestrino vi presenta un annunzio d'_Indulgenza plenaria_ affisso
-alla porta d'una chiesa; e avanti da capo, a precipizio, l'immagine
-colorita d'un biciclista che par che v'irrompa addosso, il _Pagamento
-gratuito dei coupons_, la Colonia Eritrea a volo d'uccello, una gran
-madonna di porcellana che guarda il cielo e un giocatore che guarda
-il pallone in aria, seguìti istantaneamente da un crocchio di signori
-che bevon la birra dietro un lastrone di cristallo e da un piroscafo
-imbandierato che porta all'altro mondo mille affamati. L'occhio e il
-pensiero riposano per un breve tratto in cui non passa che l'assito
-nudo d'una casa in riparazione; e poi ricominciano a incalzarsi più
-rapidi gli abiti fatti, i libri di lusso, gli specifici portentosi,
-le ghiottonerie, la _Società di Cremazione_, il _Cinematografo_,
-il _Sapone della Vergine_, intercalati di cento grida stampate:
-— O anemici! — Tutti al Bazar! — Leggete tutti! — Incredibile! —
-Inarrivabile! — Occasione unica! — che vi par di sentirvi risuonare
-nell'orecchio; fin che, al momento di sboccar nella piazza, vi appare
-nel finestrino, ultima visione, un piccolo cane agitantesi sull'alto
-d'un carro carico e latrante furiosamente non si sa a chi o a che
-cosa.... forse a quel carnevale strambo della vita, a quella confusione
-matta di cose e di idee, a quella fuga ciarlatanesca di vanità, di
-pompe, di promesse, di menzogne e d'insidie, che gli dà le vertigini e
-gli muove la bile.
-
- *
-
-Qui trovo segnato fra gli appunti un cambiamento generale nello stato
-psicologico dei tranvaioli (la bella parola non è mia: la coniò una
-povera pazza che saluta ogni giorno i passeggieri del tranvai a vapore
-di Pianezza da una finestra della Villa Cristina). “A una settimana
-d'acquate essendo succeduto un sereno fermo e un calore torrido e
-secco, succede alla musoneria, come nei primi giorni dell'estate, un
-sovreccitamento nervoso, che fa le discussioni più vivaci, la mimica
-più scomposta, la galanteria più ardita, e mette ogni tanto in volto
-alla gente delle vampe improvvise, da parer che piglin fuoco come
-covoni di paglia.„ Tra i più eccitati trovai una mattina Carlin, sopra
-una giardiniera dei Viali, acceso in viso e col berretto per traverso.
-Quando salii, tuonava contro l'Impero Ottomano: le notizie dei
-combattimenti seguiti in Macedonia con la peggio dei Turchi l'avevano
-invasato d'odio bellicoso contro i Turchi; ai quali imprecava morte e
-distruzione, mostrando il pugno a quello ch'egli credeva l'Oriente.
-Ma mutò a un tratto discorso, e teso il pugno proprio dalla parte
-opposta alla Svizzera, inveì contro Zurigo per la cacciata degli
-operai italiani, dicendo che si dovevan mandare centomila uomini, con
-gli alpini alla testa, contro quei patatucchi, a snidarli da quelle
-case che avevamo fatte noi, — _noi_ — diceva, picchiandosi la mano
-sul petto, — _noi_, con le nostre sacrosante mani. — Poi si rasserenò
-alquanto parlando della mandata del Commissario civile in Sicilia, che
-per lui era un _vicerè, dispotico di far quel che voleva_. Ma anche
-su questo argomento si rinfiammò subito. — Per quella gente che non
-sta mai quieta, che non vuol intender ragione, non c'è altro che la
-mano di ferro d'un vicerè, che possa ridurla al dovere. — E diceva
-questo senz'aver la più vaga idea delle condizioni dell'isola, per un
-puro sentimento atavico d'idolatria del potere, per la compiacenza che
-gli dava il pensiero d'una qualsiasi forza che vincesse e comprimesse
-un'altra forza, fuori d'ogni considerazione di giustizia e di diritto.
-In fine, venne a una conclusione profonda: tutto il mondo andava per
-traverso; c'eran miserie e guai da per tutto; di contenti non c'eran
-che quelli che facevano all'amore. — _Rien que l'amour_, — disse con un
-sorriso che diede alla sua faccia un'espressione affatto nuova per me.
-— Avere una donnina che ci voglia bene, e _fessla bonna_, far la dolce
-vita insieme, così, come quei due là, che son sempre attaccati l'uno
-all'altro come due spicchi d'arancia, sempre d'amore e d'accordo, come
-se li avesse maritati nostro Signore in persona.... — E la coppia che
-m'accennava, sulla terza panca davanti a noi, eran proprio i piccoli
-sposi di borgo San Donato, che non avevo più visti dopo quel giorno
-alla barriera di Casale.
-
-Potei veder bene lei perchè stava seduta un po' di fianco, col viso
-voltato indietro, in ammirazione di tre splendidi bambini biondi,
-con le vestine bianche ricamate; il più piccolo dei quali era tenuto
-sulle ginocchia da una balia in gran gala. La gestazione avanzata
-aveva ridotto anche più smunto e compassionevole quel suo povero
-viso a cui la natura aveva negato ogni grazia femminina e perfin la
-freschezza giovanile; ma vi splendeva in quel punto la dolcezza soave
-di quel primo sentimento della maternità, che in ogni bambino fa vedere
-alla sposa un fratello della creatura che aspetta, e istituire dei
-confronti amorosi fra quello e l'immagine che essa vagheggia; e questi
-pensieri balenavano nella bontà dei suoi occhi quando essa fissava il
-più piccolo di quei tre bimbi; il quale fissava lei e le sorrideva.
-Certo, guardando quello, essa parlava al suo. — Tu non sarai un piccolo
-signore come questo, — gli diceva forse, — la tua mamma è povera,
-non ti potrà mai vestire a quel modo; ma, in compenso, sarà la tua
-nutrice lei, ma non t'addormenterai mai su altro seno che sul suo, ma
-avrai tante cure, tanto amore quanto ne possa avere il figliuolo d'un
-principe; e se non sarai bello, se non sarai florido come questo, io
-t'amerò egualmente, io t'amerò anche di più, io sarò altera e felice
-lo stesso di tenerti sulle ginocchia così, di dire al mondo che sei la
-mia creatura, di consacrarti tutte le mie forze e tutta l'anima mia. —
-Ed era così intento e così affettuoso il suo sguardo che la balia, a un
-dato punto, indovinando forse i suoi pensieri, sollevò un poco il bimbo
-di sotto alle ascelle, e glielo porse; e quella, spinto il capo innanzi
-vivamente, come un'assetata alla fonte, lo baciò come potè, sulla
-testa, tre volte, avidamente, con gli occhi raggianti di tenerezza e di
-gratitudine....
-
- *
-
-Il caldo cresce, il sole arroventa i crani, i cervelli levano il
-bollore, e i cocchieri, con gli occhi infocati e le tempie imperlate
-di sudore, gesticolano nei nuvoli del polverone come oratori alla
-tribuna, incitando con grida stridule di beduini i cavalli immollati
-e trafelati. Sulla linea di Vanchiglia, mi trovo seduto dietro a un di
-loro, che espande clamorosamente i suoi affetti con un amico ritto al
-suo fianco, trinciando l'aria con la mano libera come se impartisse
-una benedizione continua agli alberi e alle case. Alle prime parole
-m'accorgo che non è infiammato soltanto dal caldo, ma dall'acquavite,
-e appena afferrato l'argomento del suo discorso, riconosco in lui
-il poveretto a cui è toccata la disgrazia del bimbo schiacciato in
-via Venti Settembre. Non aveva la sbornia allegra, peraltro; non
-era sovreccitata nell'anima sua che la tristezza consueta, una pietà
-amara per quella sua povera figliola, sempre malata dopo quel giorno
-terribile, sempre distesa là in quel fondo di letto, con gli occhi
-infossati e con le mani color di cera, che s'ostinava dieci volte il
-giorno a riprender l'ago e le forbici, e li lasciava ricader sulla
-coltre, dicendo: — Non posso.... non posso più.... — Ma la grappa
-levava l'espressione del suo dolore all'altezza della lirica. L'amico
-lo confortava invano; egli rifiutava i conforti con dinieghi vigorosi
-del capo, dando al freno delle girate violente. Il rumore d'una
-locomotiva stradale mi coperse per qualche momento la sua voce: quando
-la risentii, era cambiato il soggetto del suo discorso e cresciuto
-l'ardore della sua parola. Raccontava come, tornato a casa una sera,
-aveva trovato sul tavolino da notte della sua malata un mazzetto di
-fiori, delle pesche, una scatola di Liebig, una bottiglia di Marsala.
-Chi aveva portato quel ben di Dio? Chila — la signora! Non c'era da
-domandarlo. Ma c'era dell'altro. La camera, ch'egli aveva lasciata
-sottosopra, come si trovava da vari giorni, con tutte le carabattole
-per aria, era ordinata, assestata di tutto punto come quando la
-figliuola era _in gamba_: una cappella in un giorno di festa....
-E chi aveva fatto questo? Non mica la portinaia, che s'affacciava
-all'uscio la mattina e la sera, e scappava via come per paura della
-peste. Era stata anche _chila_! Era capitata là una mattina a visitar
-la figliuola, e, data un'occhiata in giro, aveva detto: — Ah! io non
-voglio mica che la mia malatina stia in mezzo a questo _ciadel_ di
-casa di matti! A me! — E tic tac, alla svelta, senza neppur levarsi il
-cappellino, aveva dato sesto a ogni cosa. — _Chila_, capisci? con le
-sue proprie mani, come una _donna a poste_, seguitando a chiacchierare
-e a dir facezie per tenerla allegra, come una sorella. — E al momento
-d'andarsene, di sull'uscio, le aveva detto: — Di' al babbo che non
-beva, ricordati! — Qui il cocchiere si lasciò scappare il ridere; poi,
-rifattosi serio a un tratto, proruppe in un'esclamazione appassionata:
-— Ah, non ce n'è un'altra, no, non ce n'è un'altra come quella; non
-c'è, non c'è un'altra santa signora compagna!
-
-E poichè l'amico, sorridendo, gli faceva cenno che si quietasse, egli
-s'eccitò di più, picchiando il pugno sul parapetto, come irritato
-da una contraddizione: — Sì, è una santa signora, è un angelo, è
-la madonna in corpo e in anima, e lo voglio gridare a tutta Torino,
-capisci!
-
-E una nuova esortazione dell'amico spinse ancora il furore della sua
-gratitudine d'un grado più in su. Bestemmiò e ricominciò: — Sì, io
-mi farei ammazzare per quella donna lì, capisci; mi farei pestare,
-schiacciare, bruciar vivo, mettere a pezzi.... Oh che gioia di donnina!
-Oh che amore, che benedizione, che anima santa di donnina! — e si baciò
-il dorso della mano e attaccò un'altra serie di moccoli adorativi.
-
-E quando scesi e mi voltai a guardarlo, lo vidi ancora col viso
-in aria e con la bocca aperta, che apostrofava il fantasma della
-_Chisciottina_, scotendo il capo a ogni parola come se scandesse il suo
-laudario, e agitando la frusta da destra a sinistra come per aprire il
-passaggio alla piena della sua passione.
-
- *
-
-Sì, tutti sono sovreccitati, e più che altri gli attaccalite e i
-prepotenti dello stampo di _Tintura-Migone_; per i quali pare che del
-caldo, della polvere, d'ogni noia dell'estate sia colpevole tutta
-quella classe di persone con cui essi possono sfogare il proprio
-malumore senza pericoli. C'è chi se la piglia col cocchiere perchè vi
-sono trentadue gradi all'ombra, chi aspreggia il fattorino perchè il
-municipio non fa inaffiar le strade abbastanza, e perfino chi pretende
-dal controllore che dia ordine di accelerare la corsa perchè, andando
-come si va, corpo d'un cane, non s'è ventilati un bel corno. Ma vidi
-un bel caso di castigo l'ultima domenica di luglio, sul corso Regina
-Margherita. Dopo aver fatto fuoco e fiamme per una bazzecola, uno
-di questi neroncelli gridò scendendo: — Vado immediatamente a far
-rapporto alla direzione! — La direzione è lì, — gli disse garbatamente
-un operaio che m'era accanto, indicandogli la direzione della Società
-Belga, proprio di faccia alla giardiniera. Quegli, che la credeva
-invece chi sa dove, e non aveva alcuna intenzione d'andarvi, guardò
-l'iscrizione sulla facciata, indispettito, e dopo un momento di
-titubanza, comicamente contrastante con la sua risolutezza di poco
-prima, voltò le spalle ai sorrisi canzonatori dei passeggieri e s'avviò
-dalla parte opposta.... col viso di quel vecchio galante del _Jean
-Tommeray_ che, quando la signora ch'egli corteggia fa l'atto di cedere,
-prende il cappello e se ne va via dicendo: — Saprò chi m'ha fatto
-questo tiro. —
-
-— Poteva almeno ringraziarmi dell'indicazione — osservò placidamente
-l'operaio, senza sorridere. Era il lattoniere autodidattico, il
-socialista “legalitario„ e ragionatore, che andava, in un sobborgo
-a tenere una conferenza, stringendo sotto il braccio uno dei suoi
-registri pieni di estratti di giornali e di note; e aveva accanto un
-compagno tarchiato e serio come lui, un fabbro ferraio sui sessanta,
-tutto grigio, suo devoto amico e ammiratore, che soleva accompagnarlo
-in quelle gite, dandosi l'aria d'un segretario di gabinetto. Un
-curiosissimo personaggio costui, che avevo già incontrato più volte:
-entrato nel socialismo non per effetto di ragionamenti propri, ma
-per fede cieca nella ragione dell'altro; la cui cultura rapidamente
-acquisita e il progresso intellettuale continuo gli apparivano come
-un miracolo, più efficace di qualunque argomento a dimostrargli la
-giustizia della causa che aveva sposato. Il progresso del lattoniere
-era continuo, infatti: bastò un breve discorso a provarmi che anche
-nei due mesi da che non l'avevo più visto la sua mente s'era allargata
-e arricchita, e la sua parola fatta più facile e più esatta. Rimasi
-addirittura maravigliato a udirlo commentare le recenti elezioni
-generali del Belgio in confronto con quelle di due anni innanzi,
-spiegando la ragione del quasi assoluto annientamento del partito
-liberale; giustificando l'alleanza dei socialisti coi radicali, ch'era
-stata fatta dai primi senza alcuna concessione pericolosa alla loro
-indipendenza avvenire; calcolando come, se non ci fosse stato il
-voto plurimo, se tutti i partiti fossero scesi nella lotta ad armi
-eguali, non il clericale, ma il socialista avrebbe avuto la vittoria.
-Ma dall'uomo pratico ch'egli era, di questo non andava a parlare ai
-suoi uditori: andava a persuaderli della necessità d'un'associazione
-cooperativa, con argomenti tratti dalle loro condizioni e dai loro
-bisogni particolari, ch'egli conosceva perfettamente, come conosceva
-i bisogni, le condizioni d'ogni sobborgo o villaggio, industriale o
-commerciante od agricolo, in cui fosse chiamato a parlare; in ciascuno
-dei quali arrivava con un grande corredo di osservazioni, di notizie
-e di cifre, raccolte pazientemente da pubblicazioni statistiche e
-da conversazioni con gente colta, anche d'altri partiti. E mentre,
-scansandosi ogni momento per lasciar salire o scender qualcuno, egli
-mi esponeva la traccia della sua conferenza con quella semplicità
-modesta di linguaggio e d'intonazione, che faceva il miracolo di
-soffocare nei suoi eguali ogni gelosia della sua autorità e quasi
-ogni invidia della sua preminenza intellettuale, io osservavo il suo
-vecchio compagno, tutto intento alle sue parole; il quale guardava
-lui e me, alternatamente, con un'espressione viva di compiacenza
-d'amico e d'alterezza di collega, mista di non so che di paterno e
-di umile insieme; tanto più commovente in quanto era visibile che
-il suo cervello, intorpidito dal disuso, apertosi troppo tardi a
-quella nuova luce di idee, non lo capiva che per barlume. Punto dalla
-curiosità, tirai anche lui nel discorso; nel quale entrò volentieri,
-con una vivacità che mi stupì; ma per uscir dall'argomento quasi
-subito, con frasi indeterminate e strane, che attirarono fortemente
-la mia attenzione. Riconobbi sull'atto il caso, accennato dal De
-Vogüé, d'una di quelle dottrine che, seguendo la legge della caduta
-delle idee, discendendo, cioè, dalla mente eletta che le concepì nella
-gente semplice e inculta, si deformano, o, meglio, si contraggono e
-si cristallizzano in un piccolo residuo tenace, equivalente quasi a
-una forza d'istinto, nata con loro. In lui era la dottrina del Rénan,
-l'_Avvenire della Scienza_, ridotta in questa sola idea semplicissima:
-che grazie ai progressi indefiniti della scienza, e in particolar
-modo della meccanica, l'uomo sarebbe riuscito un giorno a provvedersi
-così abbondantemente e con così poca fatica quanto gli abbisogna, che
-ogni miseria, ogni ingiustizia, ogni lotta sociale avrebbe avuto fine
-come la tempesta al cader del vento. Per quale via fosse discesa,
-per quale spiraglio entrata nella sua mente, come un raggio in una
-grotta, quell'idea unica, nella quale egli aveva una fede assoluta,
-immobile, invincibile, e che era il tema di tutti i suoi discorsi e la
-fonte d'altri cento embrioni d'idee a cui non trovava parola, forse
-non sapeva dire egli stesso. Della sua stessa idea principale io non
-afferrai che la coda, quando, con una brusca transizione, egli venne
-a parlare dei futuri tranvai elettrici, e movendo da questi, precorse
-gli anni con la fantasia, eccitato come da una visione della città
-avvenire, che ritrasse in frasi vivaci ed informi, senza badare al
-sorriso di compatimento con cui il suo amico lo ascoltava. Egli vedeva
-le strade corse da ogni sorta di “automobili„ fitti come i moscherini
-per l'aria; i ragazzi portati a scuola, gli operai al lavoro, le donne
-al mercato; tutti i pesi trasportati a volo; le distanze sparite, le
-fatiche soppresse, un risparmio enorme di tempo e di forza, la vita
-agile e facile in tutte le sue forme: _tutt coma la losna_, tutto come
-il lampo; e faceva un gesto continuo con la mano come per indicare una
-cosa che guizzi e scompaia. Ed era ancora eccitato dalla sua visione
-quando scese con l'amico in piazza Vittorio Emanuele per prendere il
-tranvai a vapore di Moncalieri, e di lontano mi fece ancora quell'atto:
-— _coma la losna_, — che riassumeva tutta la sua dottrina e la sua
-speranza....
-
- *
-
-Qui, tra gli ultimi appunti di luglio, trovo poche righe, che mi
-ricordano una serata afosa, in cui il tranvai corre sotto gli alberi
-non mossi da un alito, in mezzo a passanti che si fanno vento col
-cappello, mostrando al lume dei lampioni la fronte luccicante di
-sudore, fra due file di case alte, dove alle finestre, ai terrazzini
-e alle soffitte è affacciata gente che guarda il cielo e le montagne
-lontane, col capo rovesciato indietro e con la bocca aperta, come
-se gridassero: — Aria! Aria! Aria! — E: — aria! — invoco anch'io,
-bevendo con avidità il po' di fresco che mi manda in viso il ventaglio
-d'una signora vicina. Ma al passare lungo i quartieri popolari, dove
-pullulano migliaia di bimbi scalzi, sdraiati per terra, coricati sui
-marciapiedi, ammucchiati nei fossi, ravvoltolantisi tra i cocci e
-la bruttura, coi visi e i colli segnati di scaglie e di gore, con le
-braccia e le gambe nere fino ai gomiti e ai ginocchi, e la camicia e i
-panni ridotti a un solo colore dalla polvere addensata d'una settimana,
-un altro grido mi vien sulle labbra. Aria, sta bene. Ma e l'acqua?
-Sta bene la refezione scolastica. Ma e la disinfezione scolastica?
-E mi compiaccio a immaginare un gran carro inaffiatore che corra
-sulle rotaie lungo quei fossi e quei marciapiedi schizzando zampilli
-su quei mucchi brulicanti di piccole creature sudicie, o un'enorme
-tinozza ambulante d'acqua tepida, dove li tuffo e li sciacquo tutti
-per rimandarli ai loro giochi più vispi, più sereni e più buoni.
-Quanti malanni, quanti mali umori, e chi sa anche quanti piccoli germi
-d'infezione derivino all'animo da quella sporcizia! Di chi la colpa?
-Sì, certo, è in parte incuria colpevole; ma è più miseria, ignoranza,
-penuria di tempo, di spazio, di comodi, e mancanza di dignità e
-d'amor proprio che da tutto quello deriva. E allora.... allora non
-trovo a confortarmi che nella dottrina del vecchio fabbro ferraio: la
-scienza, la macchina vôlte a vantaggio diretto di tutti, la produzione
-moltiplicata dal perfezionamento dei processi e dal lavoro fatto
-universale, e il lavoro reso da queste due cause per tutti quale non
-è ora che per pochi, abbreviato e alleviato in modo che a tutti avanzi
-tempo, forza e libertà da dedicare alla cura del corpo e alla cultura
-dello spirito. Eh, bisogna pur giunger lì, per una via o per un'altra,
-se non si vuol rinunciare alla speranza! Ma mentre dico tra me queste
-cose, mi dà prima nell'occhio la mano tremante con cui il fattorino
-accende il lume del tranvai, e poi il suo viso malandato e turbato, che
-mi par di riconoscere. È lui, infatti; il povero fattorino che, dopo
-esser stato percosso, quasi mortalmente, da passeggieri sconosciuti,
-contro i quali la Società ha mosso causa, trema sempre al calar della
-notte, per terrore d'una vendetta. E allora mi raffiguro la scena
-selvaggia, penso a quelli sconosciuti che, non provocati, per puro
-istinto di malvagità, han messo in pericolo di morte e reso malato e
-infelice forse per sempre un uomo onesto e buono, e ritornando al mio
-ideale della miseria e dell'ignoranza soppresse, mi domando: — E la
-malvagità umana sarà soppressa mai?
-
-E questa domanda, a cui non oso di rispondere, mi lascia triste e
-pensieroso. Ma per un minuto soltanto. Mi riviene in mente l'operaio
-lattoniere, mi salta su dinanzi il buon falegname dalla giacchetta
-di velluto stinto, penso a tanti altri che vengon su come loro, che
-diffondono nel popolo idee e sentimenti di giustizia, di fraternità, di
-pietà per i deboli, di orrore per la violenza, che lo educano alla vita
-intellettuale, alla dignità di classe e alla fede nella forza dell'idea
-e nel progresso della civiltà; e le mie speranze tornano ad accendersi
-l'una dopo l'altra, come i lumi che fuggono lungo la via.
-
-
-
-
-CAPITOLO OTTAVO.
-
-
- Agosto.
-
-O novellieri antichi, ricercatori amorosi e descrittori lepidissimi
-di gente “semplice, grossa e di nuovi costumi„ quali tesori avreste
-raccolti nella carrozza di tutti se fosse stata inventata cinque secoli
-avanti! Ci sono sposi di campagna in viaggio di nozze, che fanno tre
-volte la corsa circolare dei Viali, dodici miglia a un dipresso, con
-l'illusione di far sempre nuovo cammino, fin che, mordendoli la fame,
-discendono, sbalorditi dall'immensità dì questa Torino che non finisce
-mai; montanari solitari che, arrivati alla barriera dov'eran diretti,
-salgono sur un'altra carrozza partente, credendo di continuate il
-viaggio, e ritornano per un'altra via al punto da cui partirono, dove
-si guardano intorno stupefatti, come gente piovuta dal cielo; e poveri
-villani che, addormentatisi durante la corsa, si svegliano a un miglio
-oltre il punto dove volevan discendere, furiosi contro il cocchiere,
-che avrebbe dovuto svegliarli, o almeno “gridar le stazioni„ come si
-fa sulle strade ferrate. Più amene, anche in questo, e più stranamente
-pretensiose sono le donne. Ho qui notata una balia che, non trovando
-da sedere, non vuol dare più d'un soldo, dicendo che un soldo, per
-stare in piedi, è già un bel pagare, e che dovevano “attaccare un
-altro vagone„; due contadine che, salendo, avvertono il cocchiere di
-fermare davanti alla casa d'un _monsú Garet_ o d'un _monsú Cimussa_,
-sconosciutissimi, come si direbbe: — Fermate davanti al Palazzo reale;
-— e una giovane alpigiana, la quale, scendendo a Porta Palazzo con un
-grosso involto, prega il fattorino di aspettare, chè tornerà subito,
-appena portata la roba a una sua parente; e si risente della risata
-dei passeggieri, trattandoli di maleducati. Non c'è specola migliore
-del tranvai per vedere quanta ingenua ignoranza giri ancora per il
-mondo e comprendere perchè sia ancora tanto facile l'arte di gabbare
-il prossimo. E ci sono anche i timidi, gli affannoni, nuovi affatto
-a Torino, i quali, cercando il loro tranvai agl'incrociamenti delle
-linee, domandano informazioni di qua e di là ai cocchieri che passano
-e, non comprendendo le risposte affrettate, inseguono un carrozzone, si
-ravvedono, ne inseguono un altro, s'arrestano, salgono sopra un terzo,
-che non è quello, e scendon trafelati e disperati, maledicendo a quella
-confusione, a quella furia infernale di tutti e d'ogni cosa, dove un
-povero galantuomo perde il tempo e la testa. O povera gente, di cui
-il mondo ride, poveri naufraghi della città grande, come fate pietà a
-chi sotto il vostro affanno del momento indovina il pensiero inquieto
-della lite che v'ha condotti fra le _cittadine infauste mura_, o della
-moglie che v'aspetta all'ospedale, o del figliuolo che visiterete alle
-carceri, o del lavoro che cercherete invano, o del parente agiato,
-ultima vostra speranza, che vi chiuderà l'uscio sul viso!
-
- *
-
-L'agosto cominciò lietamente con la scoperta d'un uso nuovo, a cui
-non avevo mai pensato che il tranvai potesse servire. Sboccando dal
-corso Valentino in via Nizza salii in fondo a una giardiniera, della
-quale occupava tutte le panche, fuor che l'ultima, una comitiva
-nuziale. C'eran nella prima lo sposo e la sposa, biondissima, tutta
-bianca, coronata di fiori e ravvolta in un gran velo; nelle altre una
-ventina di parenti e d'amici, donne grasse in abito di seta, uomini
-impomatati, con la barba fatta di fresco e un fiore all'occhiello,
-un vecchio con un cilindro d'altri secoli, un prete di campagna,
-delle ragazze in fronzoli, dei bimbi vestiti da festa. Si capiva che
-andavano al Municipio in quella forma economica non per tirchierìa,
-ma per capriccio, per un gusto originale di far mostra pubblica della
-loro allegria. Erano tutti allegri, infatti, come se avessero già
-festeggiato la coppia di prima mattina con molte bottiglie di vermut;
-le donne chiacchieranti, gli uomini sorridenti all'idea d'un pranzo
-di tre ore, i vecchi ringalluzziti, le ragazze agitate. Anche il
-cocchiere e il fattorino, che discorrevano con l'uno e con l'altro,
-parevano presi da quell'allegria, come dai vapori d'un liquor forte.
-La bianchezza della sposa velata annunziando lo spettacolo di lontano,
-molti si soffermavano sui marciapiedi, uscivan donne dalle botteghe,
-accorrevano ragazzi; i conducenti dei carri e i fiaccherai sorridevano,
-passando, dall'alto della cassetta, e lanciavan degli scherzi: — Oh
-che bella bionda! — Tanti buoni auguri! — Salute e figliuoli! — e i
-cocchieri degli altri tranvai salutavano il loro collega, auriga del
-settimo sacramento, strizzando gli occhi e cacciando fuori la lingua,
-mentre i passeggieri si voltavano a guardare tutti insieme, ilari e
-curiosi. E la comitiva, eccitata dall'ammirazione pubblica, parlava
-più forte, gesticolava più vivo, rideva più alto, incitava con la voce
-i cavalli, che andavan di galoppo per via Lagrange, al suon dei fischi
-raddoppiati del cocchiere, facendo sventolare come una bandiera il velo
-trasparente della sposa bionda, accesa ogni tanto dai raggi di sole
-irrompenti dalle vie laterali, e troneggiante nella sua bianchezza come
-sopra un carro di trionfo. E mi pareva davvero un carro di richiamo
-mandato in giro da un'agenzia di matrimoni o da qualche Società di
-propaganda coniugale, un po' carnevalesco, ma pure gentile e simpatico;
-e chi sa? forse la prima forma d'un carro da nozze del duemila, quando
-tutto sarà servizio pubblico, e si sposeranno con la stessa pompa le
-figliuole degli uscieri e dei ministri....
-
- *
-
-Da più giorni spirava aria di nozze su tutte le linee; nei discorsi
-delle donne e delle ragazze sentivo ogni momento dei _chiel_ e dei
-_chila_, pronunciati con un accento di rispetto insolito, che si
-riferivano tutti a una sola coppia, come ad un Adamo e ad un'Eva, dai
-quali dovesse discendere un'umanità nuova, e notizie vaghe e commenti
-fantastici sopra una bellezza femminea, che nessuna aveva vista, ma per
-cui pareva che tutte avessero l'animo preparato all'ammirazione. Ero
-una mattina sulla giardiniera della linea di Lanzo, ritto accanto al
-cocchiere e, stando voltato di fianco, vedevo un gruppo graziosissimo:
-sur una delle prime panche due giovani monache, con gli occhi bassi
-e le braccia strette alla cintura; dietro di loro, quattro ragazze
-del popolo, col grembialino di stiratrici; più in là un fattorino del
-telegrafo. In piazza Carlo Felice salirono accanto alle monache due
-signore eleganti che, appena sedute, aprirono in fretta un giornale
-illustrato comprato allora, e fissarono con viva attenzione la prima
-pagina. Voltandomi da capo un momento dopo, vidi le quattro ragazze in
-piedi, che sporgevano il viso, scintillanti di curiosità, piegando il
-capo di qua e di là per vedere il giornale, ora scoperto, ora nascosto
-dai cappellini delle signore. Era il ritratto della principessa
-Elena del Montenegro; il primo apparso in Italia, e che tutte, certo,
-vedevano per la prima volta. Il quadretto era curiosissimo. Gli sguardi
-acuti e riflessivi e le labbra strette delle due signore rivelavano
-un'analisi pacata e minuta, accompagnata da dubbi e da riserve di
-critici meticolosi; il sorriso muto e quasi risplendente delle ragazze
-esprimeva una curiosità ancor tanto forte da sospendere ogni giudizio;
-le due monache sole non avevano voltato il capo, ma non riuscivano a
-dissimulare il loro desiderio di vedere, e lanciavano sul giornale
-delle occhiatine rapide e oblique come sopra una cosa proibita;
-e anche il cocchiere torceva il busto indietro e adocchiava, e il
-fattorino, ritto sulla pedana, allungava il collo, e il telegrafista
-levava il viso sopra le spalle delle ragazze. A un certo punto, forse
-per respirare più libero, le due signore porsero cortesemente il
-giornale alle loro vicine, che l'afferrarono come una preda, frementi
-di piacere, e vi si curvarono sopra con le teste aggruppate, tirandolo
-di qua e di là e facendo un cicaleccio vivissimo. Il tranvai passò
-davanti alla stazione di Porta Nuova, donde usciva un'onda di gente,
-di omnibus d'alberghi e di carrozze, svoltò sul Corso di Genova in
-faccia alla gran muraglia azzurra delle Alpi, s'inoltrò fra i begli
-alberi e gli edifizi ridenti del Corso Re Umberto, e le quattro ragazze
-seguitavano il loro esame, senz'alzare il capo, non più chiacchierando,
-chè avevano sfogata la loro prima furia, assorte in una contemplazione
-immobile e silenziosa. Si vedevano passare nei loro occhi intenti
-l'ammirazione, la simpatia, il sentimento della distanza immensa che
-separava da loro la persona effigiata, lo sforzo della fantasia con
-cui cercavano su quel viso i segni della predestinazione gloriosa,
-il pensiero del corredo mirabile, delle grandi feste, della felicità
-sovrumana che l'aspettavano, l'invidia timida e reverente d'una vita
-che esse immaginavano tutta splendori, trionfi, ebbrezze, a cui la loro
-speranza non s'innalzava neppure nel sogno. Ed io non potevo staccar
-gli occhi da loro, e al pensare che altre migliaia di ragazze come
-quelle, che altri milioni di creature umane d'ogni età e d'ogni stato
-erano in quei giorni altrettanto smaniose di veder quell'immagine,
-e che quell'immagine d'una fanciulla illustre e gentile, sì, ma
-sconosciuta fino a ieri, sarebbe stata cercata, commentata, contemplata
-religiosamente così, come non fu mai quella d'alcun eroe, o uomo
-di genio o benefattore immortale dell'umanità in alcun paese e in
-alcun tempo, ero preso da uno stupore profondo, come davanti a un
-grande mistero, come all'intuizione confusa di qualche istinto non
-ancora scoperto o compreso dell'anima umana. E ancora dominato da
-questo stupore tenni dietro con lo sguardo alle quattro ragazze che
-s'avviavano al sobborgo solitario della Crocetta, ragionando ancora
-calorosamente di quell'immagine, come se portassero via con sè la
-spiegazione di quel mistero.
-
- *
-
-Due giorni dopo (ricordo ch'era il giorno della morte della _Riforma_),
-essendo scoppiato il settantesimo temporale della stagione, rivennero
-fuori i carrozzoni chiusi, ed io mi trovai il dopo pranzo, sulla
-linea della barriera di Casale, seduto in faccia alla studentessa di
-medicina, in mezzo a vari signori e signore, che l'osservavano, senza
-parlare. A questi, che forse non l'avevan mai vista, essa faceva la
-stessa impressione, m'accorsi, che aveva fatta a me la prima volta;
-ma su quel viso bianco e fermo, d'una purezza di vergine ideale, mi
-parve di veder qualche cosa d'insolito, il segno d'un pensiero nuovo e
-vivo, che mutava sede, mostrandosi ora negli occhi, ora sulla fronte,
-ora sulle labbra, come un'ombra guizzante sopra un'acqua limpida e
-queta. I suoi grandi occhi celesti, però, si posavano come sempre
-sulla gente con quella espressione vaga di chi guarda cose lontane,
-alle quali non pensa, e la sua bocca, col labbro di sopra leggermente
-inarcato, serbava quell'atteggiamento infantile, indefinibile, che
-attesta l'ignoranza del bacio amoroso. Con una mano accarezzava il
-lembo d'un nastro del cappellino che le scendeva sul petto; e vidi
-che parecchi guardavano attentamente quella mano lunga, bianchissima,
-quasi diafana, che pareva si sarebbe dissolta nel calore d'una stretta
-d'amante; ed era quella mano che palpava le teste tronche, che tirava
-via la pelle dagli arti recisi sulle tavole del laboratorio anatomico
-e s'insanguinava cercando i muscoli e i nervi nella carne infetta dei
-cadaveri mutilati. Eppure quell'immagine non mi destava per quella mano
-alcuna ripugnanza come se nessun sozzo contatto potesse far macchia,
-nessun lezzo attaccarsi alla purità virginea delle sue dita, nello
-stesso modo che non poteva, a mio giudizio, entrare nell'anima sua
-alcuna bruttura della vita e del mondo. Con questo pensiero osservavo
-il movimento di quelle dita che parevan petali di giglio agitati dal
-vento, quando, nell'ultimo tratto di via Maria Vittoria, il tranvai
-s'arrestò al cenno d'una ragazza ritta sulla soglia d'un portone: una
-brunetta svelta e messa bene, con un cappellino purpureo guernito di
-tre impertinenti penne di gallo; la quale salì rapidamente, e sedette
-nell'unico posto che rimaneva, accanto alla studentessa. Ah, che
-imprudenza! Ecco un nuovo pericolo, prima ignorato, che presenta alle
-peccatrici la carrozza di tutti. Se uscendo di dove usciva, quella
-sventata avesse preso la strada a piedi, certo che sarebbe venuto a
-molti, incontrandola, lo stesso pensiero che balenò a tutti noi al
-primo vederla; ma, guardata di sfuggita da uno alla volta, essa non
-si sarebbe trovata esposta, come fu in carrozza, all'osservazione
-minuta d'un'adunanza d'inquisitori, in cui la comunanza visibile dello
-stesso sospetto mutava il sospetto in certezza. Era una novizia, si
-capiva bene, perchè si turbò sotto il primo fuoco degli sguardi che
-non aveva preveduti, e cercò di larvare il suo turbamento voltandosi
-verso la strada, leggendo gli annunzi, guardando il ventaglio, fingendo
-di cercar qualche cosa nelle tasche. Ma invano, perchè, avendo fatto
-cinque passi, ansava come se avesse fatto una corsa, e quello che non
-diceva il suo respiro dicevano le pupille umide, le guancie rosse, le
-labbra febbrili. E c'erano ben lì delle persone delicate che sentivano
-la sconvenienza, la crudeltà dell'osservarla tutt'insieme e di
-tormentarla a quel modo; ma potendo la curiosità più della convenienza,
-gli sguardi insistevano, accusando il lavorìo impudico delle
-immaginazioni, e insistettero a segno, che sul viso di lei succedette
-alla vergogna l'irritazione, e poi un atteggiamento forzato d'audacia
-e di sfida, la tentazione visibile di dirci fuor dei denti: — Ebbene,
-sì! E con questo? Siete un branco d'indiscreti e d'insolenti! — e di
-fare una distribuzione circolare di ceffate. La studentessa sola mostrò
-di non vederla, di non accorgersi neppure che altri la guardasse, come
-se nessuno fosse entrato; non una volta essa girò lo sguardo verso di
-lei, non un'ombra, fuorchè quella del suo primo pensiero, passò sul suo
-viso bianco ed immobile; e mai non compresi, mai non sentii quanto nel
-confronto di quei due visi vicini la superiorità infinita dell'incanto
-che vien dall'anima sopra la forza che tenta i sensi. Essa acquistava
-dal confronto un lume maraviglioso di bellezza, di grazia e di dignità,
-che la faceva parere una creatura d'una razza superiore, a cui si
-sarebbe baciata la fronte, tirando indietro le mani.
-
- *
-
-Dalla morte della _Riforma_ alla cattura del _Doelwick_ passò una serie
-di giornate senz'incontri di personaggi della compagnia; ma non vane,
-poichè da tre casi nuovi dedussi tre precetti di condotta d'una utilità
-indiscutibile per i passeggieri dei tranvai.
-
-Dedico il primo ai giovani. — “Quando s'è in piedi in fondo a una
-giardiniera, in compagnia d'un amico, non esprimere mai il proprio
-giudizio sulle bellezze posteriori d'una passeggiera seduta sur una
-delle panche davanti, perchè fra i passeggieri ritti accanto a noi c'è
-qualche volta qualcuno a cui la cosa può non garbare.„ — Esempio. Un
-giovanotto: — Guarda che bellezza di collo che ha quella donnina, la
-prima a sinistra sulla terza panca, con quei ciuffetti arricciolati
-sulla nuca! Ah, che amore di collo! Ci metterei una collana di baci....
-— Un signore accanto, seccato: — È il collo di mia moglie, badi.
-
-L'altro precetto fa per le signore. — “Stando nel tranvai quando
-s'entra in una piazza, non pigliar mai per sè una frase ammirativa
-d'un passeggiere, se in quella piazza c'è un monumento.„ Esempio. Sale
-una signorina in un carrozzone chiuso, in piazza Statuto, e nell'atto
-che entra per l'uscio davanti, il suo cappellino intercetta la visuale
-che dagli occhi d'un forestiere seduto in fondo va alla sommità del
-monumento del Fréjus, e proprio nel momento che il forestiere dice al
-suo compagno: — Guarda che bell'angelo! — La signorina arrossisce, il
-compagno risponde: — L'ha fatto il Tabacchi, è fuso all'arsenale.... —
-e la signorina.... deve arrossire da capo.
-
-Il terzo precetto si può rivolgere a chiunque. — “Uscendo di casa, non
-pigliar mai per le minute spese, senza previo esame, un rotoletto di
-soldi che trovate sul cassettone.„ — Io commisi questo sbaglio e, per
-disgrazia, m'imbattei sul tranvai, dove c'era altra gente, in un gran
-fattorino barbuto, dall'aspetto e dai modi d'un procuratore del re di
-malumore. Mi restituì il primo doppio soldo, dicendomi: — È argentino.
-— Mi restituì il secondo, con un'occhiata severa, dicendomi: — È
-argentino anche questo. — Mi restituì il terzo, squadrandomi da capo
-a piedi, e dicendomi: — È greco. — E il quarto era rumeno, e il quinto
-era di Pio nono.... Avevo preso un rotolo di soldi fuor di corso, stati
-messi in disparte per precauzione. Tutti mi guardarono; nessuno poteva
-pensare ch'io avessi in tasca per puro caso quella raccolta di falsità;
-arrossii come un gambero; la mia riputazione era perduta senza rimedio.
-Ah se fosse stato là il mio Guyot, come avrebbe trionfato!
-
- *
-
-Povero Guyot! Egli si deve ancor ricordare della data della cattura del
-_Doelwick_ perchè quel giorno passò un brutto quarto d'ora. Veramente,
-fui crudele. Ma, insomma, fu lui che la volle; doveva far la strada
-a piedi piuttosto di venirsi a cacciare in quel solo posto vuoto che
-rimaneva sulla giardiniera fra me e un giovanotto in cacciatora, che
-teneva spiegato fra le mani il _Grido del popolo_. Data una sbirciata
-a me e una al giornale, si ristrinse, si fece piccolo come preso da
-un freddo improvviso, per evitare il nostro contatto, e fu appunto
-quell'atto provocante che scatenò i miei istinti feroci. Per vendicarmi
-raddoppiai il suo tormento cavando di tasca e spiegando la _Lotta di
-classe_. Lo sentii fremere come un uomo a cui siano appuntate alle
-tempie due rivoltelle. Ah, fui spietato! Ma per poco. Un pensiero
-più alto mi sorse nella mente. Pensai che era stolto il maravigliarsi
-del lento cammino che fanno nel mondo anche le idee più grandi e più
-benefiche, poichè ne avevo accanto una ragione viva così evidente.
-Era un uomo che in tutta la sua vita, forse, non avrebbe mai letto nè
-un giornale nè un libro socialista, mai accettato nè voluto intendere
-una discussione su quella idea; che sarebbe passato a traverso a tutto
-questo gran movimento sociale con gli occhi chiusi e con le orecchie
-tappate per proposito, portando intatti in sè fino alla morte, come
-articoli di fede, tutti i pregiudizi più calunniosi e più insensati che
-contro la nuova dottrina e chi la professa aveva accolto alla prima
-senza ombra d'esame; che non avrebbe mai capito e nemmeno cercato se
-quella parola _lotta di classe_ potesse avere un significato affatto
-diverso da quello che gli avevan dato ad intendere; che avrebbe sorriso
-di pietà se gli avessero detto che quella era una verità d'ogni tempo,
-una necessità storica manifesta, un fatto che è non perchè si voglia,
-ma perchè dev'essere, come il corso dei fiumi al mare e l'ascensione
-dei vapori al cielo, e che in virtù di quella lotta appunto egli
-possedeva quei diritti di cittadino che i suoi padri non avevan
-posseduti, e che quella lotta stessa egli combatteva con tutti i suoi
-pensieri, con tutti i suoi sentimenti e i suoi atti da che aveva l'uso
-della ragione. Povero Guyot! E che colpa ci aveva lui? Era in buona
-fede; lo sentiva proprio in fondo all'anima il ribrezzo che gli fece
-porgere il soldo al fattorino, sollevando il braccio con cautela per
-non toccare quei due fogli esecrandi in cui pensava che si predicasse
-lo sterminio e l'inferno! Perchè infierire contro chi, odiando noi,
-crede sinceramente di odiare la perversione e il delitto? E questo
-pensando, mosso da un senso di pietà, ripiegai il giornale e me lo misi
-in tasca. Nello stesso punto il giovanotto discese, Guyot prese il suo
-posto subito per iscostarsi da me, e tirò un respiro di sollievo, come
-un crocifisso distaccato dalla croce. Non gli restava più accanto che
-uno dei ladroni.
-
- *
-
-Dopo quella mattina, per tre giorni, trovai la carrozza di tutti sotto
-l'influsso di Venere. Come accade in certe passeggiate sul lastrico,
-che da quando s'esce a quando si rientra in casa ci si vede volteggiare
-intorno l'amore come se al mondo non ci foss'altro, così segue qualche
-volta nelle passeggiate in tranvai che per un certo tempo, ad ogni
-corsa, e più volte in ogni corsa, ci batte l'ali sul viso, come per
-tentare noi pure a farci _canuto spettacolo_, il monello divino,
-che moltiplica i popoli e ingrullisce i ministri. La prima volta fu
-su quell'ultimo tratto del corso Casale, dove, correndo all'ombra
-dei grandi olmi che scendono fino alla sponda, si vede tra i fusti
-allineati, come per i vani d'una selva di colonne, luccicare il Po,
-sparso di barchette di pescatori e di birichini natanti. Qua e là,
-sulle panche della giardiniera, eran seduti un bersagliere, un vecchio
-signore arcitinto, due musicanti con le trombe fra le ginocchia, una
-contadina con un coniglio fra le braccia; e nel mezzo una ragazza e
-un giovanotto, che ai primi gesti riconobbi per sordomuti, stretti in
-colloquio amoroso. Amoroso, fuor di dubbio: gli occhi languidi e le
-guance infiammate di lei lo dicevano. Aveva l'aspetto d'una giovane
-di bottega: un viso largo, ma d'espressione infantile, un sorriso
-strano, come di chi sorrida soffrendo, ma simpatico; un busto forte
-e ben formato. Lo spettacolo era nuovo per me e lo potei godere a
-tutt'agio. Avevo osservato altre volte quella mimica misteriosa di
-magnetizzatori e di cabalisti, quei gesti vaghi di chi disegni nel
-vuoto o cacci farfalle o mova le dita sopra una tastiera invisibile.
-Ma non avevo idea del colorito, della modulazione singolare che a quel
-linguaggio aereo può dar la passione. Nei gesti di lei, in special
-modo, v'era non so che di morbido e di gentile, e anche negli atti
-improvvisi e più rapidi qualche cosa d'intraducibile a parole, che
-pareva corrispondere alla smorzatura, ai languori della voce, alle
-note argentine e quasi involontarie che sfuggono dal petto commosso
-d'una ragazza parlante. La sua mano si soffermava per aria, descriveva
-delle curve graziose, ricadeva sul ginocchio con un abbandono stanco
-o una vivacità capricciosa, e il suo sguardo, mentre gestiva il
-giovine, invece di fissarsi nel viso di lui, accompagnava i suoi
-gesti, come s'egli avesse gli occhi nelle mani, con una mobilità, con
-una vita, con un balenìo che rendeva tutti i moti dell'animo. Quella
-conversazione di dita e di pupille m'attraeva, mi faceva pensare a
-quella singolarità d'un amore che non conosce la dolcezza delle parole
-susurrate nell'orecchio; che nei momenti appunto in cui la passione
-cerca le espressioni più ardenti e pronuncia i nomi più soavi, non
-può più dir nulla, nemmeno a modo suo; d'un amore in cui l'amplesso
-tronca ogni comunicazione del pensiero e l'oscurità separa le menti, e
-le dolci apostrofi di _angelo, cuor mio, anima mia_ escono dall'anima
-senza musica e senza tremito e non restano nell'anima che nella forma
-di due mani agitate. La mimica del giovane, intanto, s'accelerava,
-come se allo scendere dal tranvai si fossero dovuti separare e a lui
-premesse d'approfittar del tempo; e lei non faceva più che dei gesti
-radi e lenti, quasi sempre gli stessi, come la ripetizione d'una frase
-o d'una parola, accompagnata da un sorriso continuo, incerto e dolce.
-Era una negazione? Una promessa? Un'espressione di dubbio? Tutti e due
-erano eccitati; ma, benchè avessero addosso gli occhi di tutti, non
-davano segno alcuno di timidità e di suggezione, quasi che i presenti
-paressero loro gente d'un altro mondo, con la quale essi non potessero
-avere alcuna relazione di sentimenti o di riguardi; non altro che
-immagini, ombre, quali erano infatti; di cui nessuna parola poteva
-giungere all'anima loro, come se una distanza immensa li separasse. Poi
-“tacquero„ a un tempo tutti e due, ed essa si rivolse a guardare prima
-la cascatella del Po, della quale non sentiva lo scroscio, poi gli
-olmi della riva, dove cantavano uccelli di cui ignorava il canto, poi
-le trombe dei due suonatori, che eran per lei uno strumento misterioso
-come un apparecchio elettrico per un selvaggio. Quando il tranvai entrò
-in piazza Vittorio Emanuele riattaccarono una conversazione affrettata,
-in cui pareva ch'egli facesse a lei una calda raccomandazione, e lei
-lo rassicurasse; poi, all'imboccatura di via Po, essa fece fermare,
-gli strinse la mano e discese, avviandosi verso i portici; ed egli si
-spinse all'estremità della panca e la seguitò con gli occhi, con un
-sorriso singolare di curiosità amorosa e pietosa, fin che disparve. Il
-fattorino, che stava sulla pedana accanto a lui, gli fece un cenno del
-capo socchiudendo un occhio, come per dirgli: — È la tua bella, eh,
-briccone? — Ma rimase stupefatto quanto me udendosi rispondere con voce
-piena e con perfetta pronuncia, in accento affettuoso di compassione e
-di rispetto: — _Povra fia!_ (Povera ragazza!) — Essa sola era muta.
-
- *
-
-_Amour, toujours!_ come dice la canzonetta. Fu questo un bel caso
-(non raro, mi dissero) di persecuzione amorosa in tiro a due. Sul
-corso Vittorio Emanuele una bella signora arresta la giardiniera con
-un _alt_ imperioso, sale con impeto e siede con dispetto; e ripartiti
-appena i cavalli, salta sulla piattaforma di dietro un signore, col
-cappello d'alpinista e la lente all'occhio, e resta lì come un piolo,
-con lo sguardo fisso sopra la bella, da cui lo separano sei panche,
-aspettando che le si faccia un posto vicino. All'incrociamento dei
-corsi Vittorio ed Umberto, riman vuoto un posto proprio nella panca
-dietro la signora, e lui, lesto, con una faccia imperterrita, corre
-per la pedana afferrandosi alle colonnine, e si va a sedere alle
-spalle di lei, che lo sente, senza vederlo, e dà un guizzo come per un
-pizzicotto. Non passa un minuto che si vede venire innanzi il tranvai
-dei Viali. In quel momento appunto il persecutore cominciava a farsi
-avanti, dondolandosi, come chi cerca un'entratura di dichiarazione; ma
-ecco che la signora balza in piedi, dà uno strappo con la mano sinistra
-alla correggia del campanello, e con la destra, brandendo l'ombrellino,
-comanda al cocchiere dell'altro tranvai di fermare. Tutt'e due si
-fermano, l'inseguita salta giù, raggiunge l'altro tranvai di corsa,
-vi sale come un lampo; e l'inseguitore ostinato, giù anche lui d'un
-salto, e via come una freccia, e su, sul tranvai della fuggitiva. La
-scena, osservata da tutti, suscitò un vivo mormorio di commenti seri
-e faceti: — Bellina! — Che sfrontatezza! — Questa è nuova. — Ma è
-un'indegnità! Gli dovrebbe rompere l'ombrello sul muso! — Un signore
-celione disse che ci sarebbero voluti dei carrozzoni di salvataggio,
-per signore sole, circolanti per le vie principali. Ma un mio amico,
-che m'era accanto, quello dei sette peccati capitali, lo Schopenhauer,
-gli osservò, con un sorriso sarcastico, che sarebbe stato un “servizio
-passivo„. E soggiunse che, secondo lui, c'era invece un altro servizio
-speciale di tranvai chiusi, sul modello delle carrozze cellulari, il
-quale avrebbe dato agli azionisti un grasso dividendo. — Carrozzoni....
-a che scopo! — domandò l'altro. Ah! lingua sacrilega. Rispose: — Allo
-scopo.... opposto.
-
- *
-
-E ancora l'amore. Vedo sulla prima panca due teste giovanili così
-vicine che mi si disegnano tutt'e due sulla schiena del cocchiere
-come sul fondo scuro d'un quadro: l'una bionda dorata, senza
-cappello; l'altra, con un grazioso cappellino da marionetta, ornato
-di tre cardenie; il quale lascia scoperta una salda massa di capelli
-bruni, lucidi e freschi, che pare un turbante di velluto nero. Dalla
-piattaforma in fondo, dov'io sto, non posso vedere i due giovani
-in viso; ma capisco dagli atti che si parlano senza dir nulla, come
-fanno gli amanti in ebbrezza, non per altro che per accarezzarsi con
-le parole e baciarsi con la voce, sorridendo alla gente, alle case,
-agli alberi, al sole, come per ringraziare il mondo della propria
-beatitudine. A un tratto la testa bionda si gira indietro, e riconosco
-il mio tipografo entusiasta del 1.º maggio, che, appena vedutomi,
-schizza via dalla panca e si slancia sulla pedana verso di me, mentre
-la testa bruna, voltandosi curiosamente, mi mostra un adorabile
-visetto di diciott'anni, tutto vermiglio di passione, nel quale par
-che scintillino non due, ma dieci occhi. — Eccomi qui. Buon giorno. Che
-bella giornata! Ebbene, che ne dice del Congresso di Londra? Ha veduto?
-La maggioranza, insomma, ha accettato il programma socialista.... — Ma
-io capii di volo che non veniva da me per gli affari dell'Inghilterra.
-E infatti, dopo avermi domandato chi fossero i _Fabiani_, non stette
-a sentir la risposta e m'annunziò d'un colpo il suo matrimonio.
-Era sposo da un mese e sette giorni; non disse le ore. — Ah! ma non
-creda — s'affrettò a soggiungere — io sarò sempre lo stesso.... è
-una donnina di testa, sa. — E mi disse tutto. Era una lavorante in
-maglierie, istruita, che aveva fatto i primi due anni della Scuola
-professionale; s'eran conosciuti l'inverno passato al _Nazionale_,
-dov'essa era andata con suo padre a sentire una conferenza sul lavoro
-delle donne e dei fanciulli; la madre di lui era stata un po' incerta,
-da principio, per via delle _idee_ della ragazza; ma aveva finito con
-dir di sì, innamorata anche lei del visetto. Oh, egli la conosceva,
-e n'era ben sicuro. Non era di quelle che fanno le socialiste per
-il matrimonio, e poi, acchiappato il marito, ripiegano la bandiera,
-e addio conferenze, addio oblazioni, addio riunioni. C'erano delle
-idee nette e ben piantate in quella piccola testa; era una compagna
-di coscienza e di cuore. Se fossero state tutte così non si sarebbero
-visti tanti compagni che giravano nel manico dopo aver fatto il passo
-al Municipio. E continuò a tesserne l'elogio lanciandole delle lunghe
-occhiate azzurre, che la misuravano amorosamente dalle tre cardenie
-del cappellino ai due piccoli tacchi neri luccicanti sotto la panca.
-Poi, parendogli d'aver troncato troppo alla leggiera il primo discorso,
-si rifece serio per calcolare che al Congresso i centottantacinque
-delegati delle _Unioni dei mestieri_ rappresentavano su per giù
-ottocentomila soci organizzati, mentre gli altri trecento delegati
-inglesi non ne rappresentavano forse duecentomila.... Ma che! Io vedevo
-bene che c'era un'altra _unione_ che in quel momento gli premeva assai
-di più di quelle di cui discorreva, e, pietosamente, gli apersi la
-via d'uscita che cercava, avvertendolo che stavano per prendergli il
-posto. E in un attimo egli si ritrovò seduto accanto alla sua bella
-socialista, con la quale riprese a solfeggiare il duetto interrotto,
-sorridendo alla gente, alle case, agli alberi, al sole. Oh i buoni
-borghesi che guardavano con simpatia quel bel ragazzo innamorato e
-felice, erano ben lontani dal pensare ch'egli appartenesse a quella
-setta orribile che vuole fra gli altri istituti, com'essi dicono,
-quello della “_moglie in comune_„. Con che immonda gente ci mette in
-promiscuità, a nostra insaputa, la carrozza di tutti!
-
- *
-
-All'influsso amoroso succedette sul tranvai un influsso maligno. Ahimè!
-S'ha un bel fuggire per le strade senza toccar la terra e non guardando
-da alcuna parte: la miseria, la sventura, il dolore c'inseguono,
-ci raggiungono anche su quelle tavole fuggenti e ci costringono a
-guardarli in viso. Fu come uno schianto di fulmine fra tutta quella
-gente allegra che riempiva la giardiniera della linea Ponte Isabella.
-Il povero cocchiere scherzava e rideva con un amico ritto al suo fianco
-quando, arrivato in piazza Carlina, nello stringere a tutta forza
-il freno per non urtare in un carro, si lasciò sfuggir di mano il
-manubrio che, girando rapidissimamente, lo colpì nel costato destro e
-lo gettò riverso fra le braccia dei passeggieri, bianco come un morto.
-Fu creduto morto, scoppiò un grido, tutti s'alzarono, una signora
-svenne, dei bimbi si misero a piangere, accorsero il fattorino e una
-guardia, alcuni passeggieri discesero, e pigliandolo per le spalle e
-per le gambe lo calaron giù come un cadavere e lo portarono a traverso
-alla piazza verso la farmacia più vicina. Il passaggio istantaneo di
-quell'uomo dall'espressione della forza e dell'allegrezza a quella
-immobilità molle e cascante di tutte le membra che aveva l'apparenza
-della morte, destò prima nei presenti un senso di terrore che imbiancò
-tutti i visi, come se tutti comprendessero in quel punto per la prima
-volta la fragilità miseranda della vita; e poi una grande pietà, che
-l'accompagnò con un mormorio doloroso fin che disparve in mezzo a una
-folla spintagli intorno da quella curiosità frenetica delle disgrazie,
-che è uno dei segni più odiosi di quanto rimane nell'uomo civile della
-barbarie antica. Uno solo dei passeggieri, un omuccio secco e grigio,
-dal viso itterico, con gli occhiali affumicati, alzò la voce fra quel
-mormorio di pietà, sforzandosi invano di colorire di questo sentimento
-il dispetto messogli in corpo dalla scossa violenta che gli aveva
-sconvolto i nervi. O povera natura umana, quando ti cade la maschera!
-A sentirlo, pareva che il colpo l'avesse avuto lui. — Ci mancava
-questa! — esclamò con voce acre e tremola. — Un bel momento che ci
-fa passare! Benedetta gente, sempre sbadata, che rischia la vita....
-Guardate se debbono accadere di queste cose.... Un uomo rovinato! E
-poi.... lo spavento dei passeggieri. Eh sì, fa pena anche a me; come
-no? Ma facciano attenzione, in nome di Dio, anche per riguardo al
-pubblico.... Pare che se le cerchino.... Un giorno è uno scontro, un
-altro è il freno.... Ce n'è sempre una.... Non è più un servizio....
-Non è più un vivere questo.... Oh santa pazienza benedetta!... —
-Sopraggiunse il controllore, e ritornò un momento dopo il fattorino; il
-quale, pigliando le redini, annunciò che il cocchiere si riaveva. Tutti
-respirarono, il tranvai ripartì; ma il signore dagli occhiali scuri
-restò imbronciato. E si capiva perchè: il triste caso l'avrebbe forse
-impietosito, invece d'irritarlo, se fosse seguito tre ore prima; ma
-era l'ora del desinare, e l'appetito, per quel giorno, era perso senza
-rimedio. — Ah tristo animale! — gli dissi in cuor mio. Ma queste parole
-mi svegliaron dentro un'eco inaspettata; l'eco d'una voce severa che mi
-domandava se c'era al mondo un uomo, il quale, riandando la sua vita,
-non trovasse d'esser stato qualche volta irritato, non impietosito
-dalla sventura d'un suo simile, per la stessa misera, vile, disonorante
-ragione.... E quella voce mi fece abbassare la fronte.
-
- *
-
-Così è: come dalla faccia placida e azzurra del mare spuntano qua e là
-teste deformi di pescicani e tentacoli orrendi di polipi, così per le
-vie della città dalla lieta pace della vita ordinaria erompono a quando
-a quando improvvisi la violenza, la barbarie, il delitto, la morte, a
-rammentarci che sotto all'ordine e all'armonia apparente della civiltà
-infuria la lotta eterna delle passioni e delle forze nemiche. È l'ora
-della siesta; il tranvai va a rilento sotto il sole, per una strada
-solitaria, tirato da due cavalli in sudore, che par che s'assopiscano
-al suono cadenzato e pesante del proprio passo; una lavandaia
-tarchiata, seduta in fondo, si appisola sopra una bracciata enorme
-di biancheria che le preme il ventre; accanto a lei un giovanotto di
-dubbia eleganza, inanellato e infiorato, dorme col capo ciondoloni sul
-petto e la sigaretta spenta fra le labbra; tutti gli altri tacciono; il
-fattorino sonnecchia; parlano soltanto due vecchietti, seduti davanti a
-me, che commentano senza fine, con voce monotona, l'ultima estrazione
-del lotto. A un tratto, in mezzo a quella quiete narcotica, scoppia
-un grido selvaggio: — Ladro! Ladro! T'ho visto! Sei tu! Rendimi i miei
-danari! — e voltandoci, vediamo il giovane della sigaretta dibattersi,
-pallido, fra le braccia poderose della lavandaia che l'ha agguantato
-con una mano alla strozza e cerca di cacciargli l'altra in una tasca
-del soprabito, seguitando a urlargli sulla faccia: — Ladro! Ladro!
-Sei tu! Rendimi i miei danari! — Il cocchiere ferma, il fattorino
-accorre, altri s'interpongono, la donna è spinta in là, il giovane è
-afferrato, parecchie mani lo frugano, il portamonete vien fuori....
-— Aaaaah! — grida la donna con un riso feroce di trionfo. Il ladro,
-col capo scoperto e i capelli arruffati, bianco e stravolto, cessata
-ogni resistenza, cerca intorno con due occhi stupidi il cappello
-caduto e con un moto meccanico della mano libera si tasta la cravatta
-snodata.... fin che sopraggiunge una guardia civica, che fa scender lui
-e la donna, e il gruppo s'allontana dalla parte opposta al tranvai, che
-riprende la corsa, mentre s'affaccia gente a tutte le porte e da tutti
-i canti accorrono ragazzi. Dire che in tanti anni da che sono al mondo
-non avevo mai visto acciuffare un ladro in flagrante! Quello spettacolo
-mi rimescolò il sangue come se non mi si fosse mai presentato neppure
-all'immaginazione. — _Baloss!_ — udii gridare intorno a me. — Brigante!
-— Canaglia! — E per un tratto di strada feci eco in cuor mio a quelle
-invettive; ma sempre più fiocamente, via via che la scena avvenuta mi
-s'andava tramutando al pensiero in un'altra; nella quale la donna era
-rappresentata dall'immagine dell'Italia e il giovane da un personaggio
-coperto di nastri e di croci; ma con queste circostanze diverse: che
-nella mia visione i vicini voltavano la testa dall'altra parte per non
-dar noia al ladro, e i lontani s'inchinavano, e la guardia gli faceva
-il saluto con la spada.
-
- *
-
-E ancora il malo influsso, ancora un incontro triste, sul tranvai della
-linea Vinzaglio, in via Roma: il mio buon Giors, che non guarda più
-le botteghe dei salumai, che non fischia più l'aria della _Carmen_,
-che non sorride più, che ha un altro viso, ch'io non gli vidi mai, e
-una voce che non riconosco. Tra una fermata e l'altra, lentamente, con
-un accento triste e sempre eguale, come se parlasse a sè stesso, egli
-mi discorre di sua moglie malata che “prende una cattiva piega„ e lo
-tiene in affanno. Anche questa mattina essa gli disse: — Va, Giors,
-va tranquillo, tutto andrà bene. — Ma egli non ne è punto persuaso e
-dice di no, con un dondolio del capo continuo. Ieri il medico fece una
-brutta faccia, una faccia.... che egli non avrebbe voluto vedere. — E
-quando penso! — esclama, voltandosi verso di me. — Una donna che non ce
-n'è un'altra. Non è il caso di vantarsi, capirà bene; ma quello che è
-giusto.... Levata la mattina alle quattro, tutta la giornata al lavoro,
-la sera su fino alla sant'ora, a aspettarmi con l'ago alla mano.... E
-mai un capriccio, mai un soldo male speso, mai un pensiero per sè, mai,
-mai un dispiacere che m'abbia dato. Ma che dispiacere! Mai una parola
-che è una parola non c'è stata fra di noi.... — E dopo una pausa: — E
-cosa faccio io se mi manca?
-
-E dopo una girata di freno: — Già, e cosa faccio io se mi manca?
-
-E non serve fargli animo; egli segue il corso dei suoi pensieri senza
-badare alle mie parole, esclamando di tratto in tratto, con accento
-di profonda pietà per sè stesso: — Ah, povero Giors! — Quello che
-lo tormenta di più è di dover restar lì al freno mentre essa è là,
-senz'assistenza, a rodersi l'anima perchè la casa è in disordine e
-i piccini son per la strada e lui non troverà pronta la colazione.
-— Eppure, come si fa a perder la giornata? Come si fa? Bisogna ben
-mangiare, prima di tutto! — E ripete dopo un po', come se avesse
-scoperto allora quella verità: — Già, bisogna ben mangiare.
-
-E poi riprende l'elogio della moglie, ricorda atti suoi di bontà,
-sacrifici fatti per la famiglia. Anni sono, quando egli era senza
-impiego e senza aiuti, e avevano già un bimbo di due anni, che
-stentavano a nutrire, una sera, rientrando in casa con un po' di legna
-che era andata a prendere alla parrocchia, la povera donna vacillò
-e gli cascò quasi fra le braccia. — Cos'hai? — le domandò. Si mise a
-ridere: era passata da Catlinin, una sua amica che teneva un banchetto
-di liquori, e, invitata a bere, ne aveva mandato giù un sorso di
-troppo. — Ah, non è vero! — disse lui; — fa sentire il fiato. — Che!
-niente. — Tu hai digiunato! — E allora a lei era scappato da piangere.
-Non aveva mangiato in tutto il giorno per empire il marmocchio. — Ma se
-ci fu verso di farglielo dire!... No, non ce n'è un'altra compagna. Ah,
-povero Giors!
-
-In quel punto fermò per lasciar salire un signore e rimise subito i
-cavalli in moto. Ma quegli strepitò e fece rifermare: — Ma non vede,
-corpo di...., che ha ancor da salire mia moglie! — Poi, guardatolo
-bene in viso, soggiunse fra i denti: — La mattina almeno non dovrebbero
-bere.
-
-E Giors, con una mitezza che mi commosse più di quanto aveva detto fino
-allora, — _Ca scusa_ — rispose; — non avevo proprio visto. Eh, ho la
-testa per aria.
-
-E ripartito che fu, disse di nuovo a mezza voce, tentennando il capo e
-guardando lontano davanti a sè: — Già, e cosa faccio io se mi manca?
-
- *
-
-Poi, per vari giorni, trovai qualcuno dei miei attori quasi a ogni
-corsa, come se ci fossimo dati convegno. Trovai una mattina, sulla
-linea del Ponte Isabella, il fattorino _marchese_, che dedicava
-tutte le sue eleganze e le sue grazie a una donna non più giovane,
-ma d'aspetto signorile, profumata come uno zibetto; la quale lo
-accompagnava di panca in panca con uno sguardo morente. Era una
-maschera variopinta di attrice smessa, di quelle donne indiavolate, in
-cui ricomincia con la quarantina una seconda gioventù più matta della
-prima, e che per un traviamento dei sensi e della fantasia cercano
-le avventure al di sotto della propria classe, come certi briaconi
-aristocratici, giunti sul pendio del vizio, precipitano all'osteria.
-Ah, malcauta! Io le previdi sul belletto la traccia delle cinque dita
-di quella terribile bruna gelosa, in presenza della quale avevo visto
-il signor marchese timido e contegnoso come un seminarista....
-
-Rividi un altro giorno il “tranvaiofilo„, l'ardente paladino della
-_Belga_.... in qual lavoro occupato! Non avevo pensato mai che la
-passione per la carrozza di tutti potesse salire a un tal grado
-d'ardore da far discendere il dilettante a dare una mano al cocchiere
-per rimettere sulle rotaie la giardiniera fuorviata. E con che
-entusiasmo spingeva, con una spalla contro il parapetto, puntando
-i piedi e gonfiando il collo, nell'atteggiamento d'un prodigo
-dell'inferno dantesco, fiammante nel viso e superbo di faticare per una
-“santa causa....„
-
-Rividi il mio persecutore sonettista, che mi si venne a sedere accanto
-sull'ultima panca, con un sorriso d'aguzzino; ma questa volta mi
-salvò un operaio, seduto davanti a noi, con una pipaccia orribile fra
-i denti, la quale mandava in viso al poeta dei nuvoli di fumo così
-pestifero che, dopo avermi tossito nell'orecchio una quartina, dovette,
-soffocando e sagrando, rimangiarsi gli altri dieci versi per non
-sputare i polmoni. O imprecata Regìa italica, tu fosti almeno una volta
-benedetta!
-
-E ritrovai sulla linea di Lanzo, dopo cinque mesi, quel certo erotico
-sereno dalla zazzera bianca e dagli occhi azzurrissimi, arieggiante un
-pastore evangelico, ritto in fondo a una giardiniera occupata quasi
-tutta dalle alunne d'un collegio, dai quattordici anni ai diciotto,
-vestite di color lilla, con una mantellina minuscola di seta nera; le
-quali, conversando vivacemente da panca a panca e torcendo i busti
-snelli come solleticate da mani invisibili, presentavano ai suoi
-occhi il profilo grazioso dei loro nasini scolareschi e dei loro petti
-virginei: la sua giardiniera ideale! Oh come il suo sguardo chiaro di
-erotico intellettuale scorreva agile e lieto su tutte quelle spalle
-e su tutti quei colli adolescenti, come si tuffava in tutte quelle
-capigliature fresche, come nuotava in quella primavera rosata! Come
-si godeva i suoi dieci centesimi! Si capiva che non sarebbe disceso
-per cento lire. Ma, in via Milano, lo distrasse da quello un altro
-spettacolo anche più allettante. Mentre il tranvai andava di tutta
-corsa, un bel pezzo di bruna sui trent'anni, senza cappellino, con
-un canestro di fiori alla mano, prese l'abbrivo dal marciapiede e,
-adocchiato un posto vuoto in capo a una panca, spiccò un salto.... e
-_là_, ritta sulla pedana, con una mano alla colonnina e il canestro per
-aria, nell'atteggiamento d'una cavallerizza che, passato il cerchio,
-ricasca sulla sella e chiede l'applauso. Era la famosa fioraia di Porta
-Palazzo, nota a tutti gl'impiegati del tranvai per quella sua destrezza
-acrobatica. Seduta che fu, in mezzo all'ammirazione delle ragazze,
-parve che l'erotico raccogliesse su di lei, in un con lo sguardo, tutti
-i suoi pensieri, e stette un pezzo così, immerso in una meditazione
-profonda e tranquilla, di cui sprizzava la dolcezza dagli occhi
-socchiusi e dalle labbra sorridenti....
-
- *
-
-E rividi anche il cavalier Bicchierino, miracolo! non nella solita
-via Garibaldi, ma sulla linea dei Viali, più rotondo e più lustro che
-mai. Doveva _fruire_ d'una breve licenza estiva e far quella corsa per
-ricreazione, perchè non l'avevo visto mai in un atteggiamento di così
-placido riposo, così chiaro nel viso, così palesemente libero da ogni
-pensiero del “cancello„. Egli spaziava con lo sguardo sui corsi e sulle
-piazze, osservava i lunghi filari d'alberi, le botti inaffiatrici che
-passavano, gli operai occupati a sparger ghiaia e a piantare nuove
-acacie, e dalla sua serietà abituale trapelava l'alterezza del vecchio
-torinese innamorato della sua Mecca, il godimento della linea retta,
-l'ammirazione della simmetria, la compiacenza per il buon andamento
-dei servizi municipali, la soddisfazione di vedere tutti i passanti
-che andavan verso il Po tenere la destra, e tutti quelli che venivan
-su, il lato opposto, come si deve fare in mia città civile, e come non
-si fa, _dioumlo pura_ (diciamolo pure) che a Torino. Ma in vicinanza
-del Teatro Torinese la sua quiete fu turbata. Il fattorino esclamò;
-— Ah, eccole qui quelle dello sciopero! — e vedemmo venire dal ponte
-delle Benne una lunga processione di donne d'ogni età, che ingombravano
-tutta la strada, levando polvere come un armento, e mandavano fino
-a noi un mormorio sordo e confuso come d'un fiume rotto tra i sassi.
-Erano le operaie di non so che opificio del Parco, scioperanti da due
-giorni, che andavano alla Prefettura. Il cavaliere si voltò bruscamente
-a guardarle, ed io vidi sul suo viso un mutamento istantaneo,
-maraviglioso, come d'uno a cui si attorcano tutt'a un tratto le
-viscere. Non avrei meglio compreso quello che passava nell'animo suo
-se si fosse sfogato con un discorso. Compresi che quel fatto d'uno
-sciopero, per sè solo, astratta ogni idea di ragione o di torto che gli
-scioperanti potessero avere e di condotta pacifica o tumultuosa a cui
-fossero per attenersi, urtava violentemente tutti i suoi sentimenti e
-i suoi principî, offendeva in modo intollerabile tutti i suoi istinti,
-gli faceva l'effetto d'un abuso enorme, d'una violazione temeraria
-di tutte le leggi, d'una perturbazione criminosa dell'ordine sociale
-e naturale, come se avesse visto le case e gli alberi del corso
-rompere le file e ballare la tarantella. Il tranvai lasciò presto la
-processione a distanza; ma egli continuò a guardarla, voltato indietro
-in una positura incomoda, con una fronte così rimbrunita, con gli
-occhi così dilatati e torbidi, che mi fece pietà; tanto si vedeva che
-soffriva, che non poteva sopportare lo spettacolo di quell'“anomalia„
-in quel corso così diritto, fra quelle case tutte d'un'altezza, in
-quella sua Torino dove tutti camminavano con quel bell'ordine per
-viali così ben tenuti. Povero cavalier Bicchierino! Se la vedeva così,
-non era già per cattivo cuore; il suo viso diceva che era uomo da
-comprendere e da sentire le miserie umane, da dar ragione ai deboli
-quando chiedevano il giusto e l'onesto. Ma occorreva che la pietà,
-il sentimento della giustizia e tante altre belle cose gli entrassero
-senza urtare quelle quattro idee piantate ai quattro canti della sua
-mente come i quattro soldati intorno al monumento di Carlo Alberto,
-ossia, che gli scioperanti scioperassero senza cessar dal lavoro, e
-andassero alla Prefettura a tempo avanzato, a uno a uno, in punta di
-piedi, per trecento strade diverse, con un bel foglio alla mano, in cui
-tutto fosse esposto e spiegato in ben conteste frasi d'ufficio. Senza
-cuore il cavalier Bicchierino! Ma per pensarlo converrebbe non sapere
-che di tutti i teatri d'Italia sono i torinesi quelli in cui i drammi
-commoventi strappano dalle tasche un maggior numero di pezzuole e dai
-petti i _bravo_ più somiglianti a un singhiozzo! E lo vidi alla prova
-in quella stessa corsa, allo svolto di via Vanchiglia, dinanzi al caso,
-non raro, d'una famiglia che dava l'ultimo addio, sul predellino del
-tranvai, a una persona cara, diretta alla Stazione di Porta Nuova. Era
-una ragazza che partiva; il suo vecchio padre e una sorella sciancata
-l'abbracciarono; la mamma le chinò il capo sul seno, piangendo
-dirottamente; il fattorino e il cocchiere non osavano di lagnarsi del
-ritardo; tutti le guardavano commossi. Ma il primo a prendere l'involto
-della ragazza fu lui, Bicchierino, e con un atto così rispettoso, con
-un viso così compassionevole, con un: — _Ca permetta!_ — così tremolo
-e così buono, che lì per lì feci giuramento di non dargli mai più un
-dispiacere. — No, povero Travet, ancora così mal conosciuto in Italia
-anche dopo la gran commedia che t'ha dato il nome, non dirò mai più
-che è stretta via Garibaldi, non taglierò mai più il _Popolo_ con le
-dita, e se avrò un giorno la fortuna di conoscerti, farò uno sforzo per
-parlarti il più puro piemontese che sia mai risonato sul palcoscenico
-del Teatro Rossini, e non urterò alcuna delle quattro idee guardiane
-del tuo cervello, anche a costo di mettere al laccio le mie....
-
- *
-
-Peccato che non ci fosse lui.... Ma no, perchè forse, anche
-commovendosi, egli avrebbe visto in quella scena un esempio di
-confusione di classi, che poteva offendere nell'animo suo il sentimento
-dell'ordine sociale. Ma per me fu la scena più gentile che mi
-fosse occorsa mai sulla carrozza di tutti. La giardiniera s'arrestò
-all'angolo di via Maria Cristina e di via Baretti, dove l'aspettava
-un vecchio muratore, con la giacchetta sulle spalle, sostenuto per
-un braccio da un murator giovane, che l'aiutò a salire, facendogli
-qualche raccomandazione, e lo salutò, dicendogli: — In gamba! — Quello
-sedette a sinistra d'una bella signorina bionda, un'adolescente precoce
-dal viso di bimba, alla quale i capelli d'oro, le carni rosee, il
-vestito bianco davano come uno splendore diffuso, in cui il sorriso,
-ogni volta ch'ella sorrideva alla cameriera seduta alla sua destra,
-pareva una luce nella luce, e rivelava il pensiero ancor fanciullesco.
-L'operaio, si capiva, era stato colto da qualche male improvviso e
-costretto a lasciare il lavoro: teneva ancora il cappello di sghembo
-sui capelli grigi arruffati, come forse glie l'avevan messo rialzandolo
-da terra; stava come accartocciato, col viso smorto e col mento sul
-petto, e i suoi occhi esprimevano quel senso di tristezza scorata e
-paurosa che desta ogni malore repentino in quell'età, insidiata dalla
-morte. Davanti e dietro di lui c'erano signore e bambini eleganti;
-sulle altre panche la solita gente varia; da ogni parte uno sventolìo
-vivace di ventagli e di cappelline. A un tratto, mentre si sboccava sul
-corso Vittorio, s'intese un grido. Era la signorina bionda, a cui il
-muratore, preso da deliquio, aveva abbandonato il capo sulla spalla.
-Il suo primo senso fu di sgomento, e scattò indietro; ma si riebbe
-nell'atto stesso per sorreggere il vecchio che cadeva, e non potendo
-tenerlo con le mani, lo rialzò facendo forza con tutta la persona, lo
-rimise nell'atteggiamento di prima e porse la spalla al suo capo morto,
-che vi ricadde su pesantemente, perdendo il cappello. Tutto questo
-in un attimo. Ah, brava _tota_! Com'eran succeduti pronti sul suo bel
-viso d'inglesina al terrore la risoluzione e al ribrezzo la pietà, e
-com'era angelicamente bella, così, pallida dalla commozione, ma ferma
-e quasi altera, con quella fronte splendida inclinata verso quella
-povera testa di vecchio operaio senza vita, che s'appoggiava a lei come
-a una figliuola! Il tranvai si fermò; accorsero alcuni per prendere il
-malato; ma una boccetta d'essenza, ch'era passata di mano in mano, gli
-aveva già fatto riaprire gli occhi e rialzare la fronte. La signorina
-raccolse il cappello chiazzato di calce e glie lo rimise sul capo
-con garbo, sfiorando con le sue piccole mani bianche i suoi capelli
-grigi, gli riaggiustò la giacchetta sulle spalle, lo aiutò a discendere
-mettendogli le palme sotto i gomiti, lo guardò mentre s'allontanava
-accompagnato da due passanti, e quando il tranvai ripartì, espandendo
-l'animo oppresso dalle commozioni diverse, prima sorrise ai presenti
-che la guardavano, e poi ruppe in pianto.
-
- *
-
-O benedetta carrozza di tutti!... Eppure c'è chi dice corna di te e
-ti vorrebbe a terra. Fu un atto d'accusa in tutte le forme, un vero
-stroncamento dell'istituzione quello che fece l'ultimo giorno del mese,
-in un carrozzone chiuso di via Lagrange, in cui m'aveva cacciato la
-pioggia, un grosso medico panciuto e arcigno, dai capelli rossi e dagli
-occhiali verdi. Egli si sfogava con un amico seduto in faccia; ma tutti
-gli altri ascoltavano e se la godevano, approvando, per eccitargli
-la vena. Aveva preso le mosse da un suo nipote, un giovanottone di
-diciott'anni, forte come un bufalo, che non era più buono a andar da
-Piazza Savoia a Piazza Venezia senza farsi tirare da due rozze. Era
-una vera epidemia di pigrizia, diceva, quella che i tranvai avevano
-portato nella cittadinanza. Tutti quelli che avevan dei soldi da
-buttar via non camminavano più. In verità. Egli conosceva centinaia di
-poltroni sani come lasche, per i quali il fare un chilometro a piedi
-era diventata una delle dodici fatiche d'Ercole. — Si sfibra la razza,
-positivamente; gli uni perdono le gambe, gli altri il cervello. Non
-vedete i due eccessi opposti? C'è una razza di vecchi matti che per far
-del moto si sciupano i polmoni e arrischian le ossa sulla bicicletta,
-e un esercito di giovani che non fanno più trecento passi al giorno
-coi propri piedi. È un incarognimento generale, mi scusino, è la vera
-parola; e lascio stare che se si spendesse in beneficenza la metà dei
-denari che si sprecano per farsi portare da una cantonata all'altra, si
-darebbe del pane a migliaia d'affamati. Ma certo. I tranvai! Ma sono
-un'istituzione funesta all'igiene, veicoli d'aria viziata, che hanno
-soppresso la passeggiata stimolante prima del pranzo, la passeggiata
-digestiva dopo cena, le camminate regolari da casa all'ufficio.... Non
-vedete quanta obesità gira per Torino da dieci anni a questa parte?
-Non c'è da ridere. Vi dico che cresce l'adipe in un modo spaventoso.
-Si vedon delle signore di trent'anni che paion palloni, degli uomini
-di quaranta che paion botti. Un incarognimento, ripeto. E chi vivrà
-fra cinquant'anni vedrà passare dei carrozzoni che parranno stie piene
-di galline faraone e di tacchini ingrassati per il Natale! — Tutti
-ridevano. E benchè ridessi anch'io, m'inquietò nondimeno un poco il
-timore di addossarmi col mio libro una parte anche minima di colpa
-della futura pinguedine d'Italia. E rimasi pensieroso davanti a quella
-visione comica d'un popolo di lune piene e di pancie enfiate. — Però, —
-pensai, — per il popolo italiano.... c'è tempo.
-
-
-
-
-CAPITOLO NONO.
-
-
- Settembre.
-
-Il settembre porta sui tranvai un soffio di vita nuova. Vi comincio
-a rivedere figure note di _travet_, ch'erano scomparsi, rinverditi da
-un mese di licenza, signore imbrunite dai venti del mare, visi vivaci
-su cui preluce la gioia del “viaggio circolare„ o della vendemmia,
-e reduci dalla villeggiatura, i quali si riconoscono allo sguardo
-quasi di forestieri che girano su Torino, non più veduta da un pezzo,
-salutandola con un sorriso che rivela il gusto rinascente degli agi e
-degli svaghi della vita cittadina, e facce esotiche di viaggiatori di
-passaggio, che ad ogni crocicchio si voltano di qua e di là a guardar
-la fuga delle vie sconosciute. Famiglie intere in abito di campagna,
-tornanti dai bagni o dai monti per ripartire per la collina, ingombrano
-le giardiniere di valigie e di scatole, tutti eccitati dal piacere del
-viaggio, e spandono sulla noia dei passeggieri abituali, sonnecchianti
-durante le corse obbligate per le vie polverose, un alito di frescura,
-degli effluvi d'alghe e di boschi, che danno loro miraggi confusi di
-ville bianche, di valli verdi e di marine azzurre. E cresce la noia
-quando il tranvai riprende il suo aspetto solito per le lunghe vie
-solitarie, dove non s'incontrano che pochi passanti col cappello da una
-mano e il fazzoletto dall'altra, in mezzo alle lunghe file di finestre
-chiuse, che par che dai vani delle persiane versino giù il silenzio
-morto dei quartieri abbandonati e tenebrosi. E per i relegati nella
-cinta daziaria s'aggiunge alla noia il dispetto al veder quell'eterna
-collina e quell'Alpe eterna che appaiono ai capi opposti delle strade
-come un invito beffardo, come una provocazione maligna. Tra questi son
-io, e per giunta alla noia e al dispetto ho il rammarico di non veder
-più che assai raramente, fra quel succedersi continuo di facce nuove,
-che invadono la mia sala di studio ambulante, i cari attori della mia
-compagnia.
-
- *
-
-I primi che rivedo, discesi freschi freschi dalla montagna col loro
-idoletto, sono Taddeo e Veneranda, sulla linea solita dei viali, tutti
-e due ingrassati ancora, con due facce che paiono il ritratto della
-beatitudine. Sono stati venti giorni all'Ospizio di San Giovanni
-d'Andorno: mi decantano il paesaggio, l'aria, l'acqua, il pane, la
-cortesia della gente; ma son felici sopra tutto d'aver riportato la
-bambina fiorente di salute. È, infatti, uno splendore, ed io assisto
-al suo trionfo. Ritta in mezzo a loro sull'ultima panca, vestita di
-rosa, coi suoi folti capelli castagni tagliati sulla fronte e sparsi
-sulle spalle, coi braccini nudi segnati ai polsi di due risegoli da
-lattante, essa tempesta padre e madre di domande, apostrofa i vicini,
-ride e trilla agitando le manine per aria, spande tutt'intorno la luce
-della sua bellezza e la musica della sua allegria. Quel visetto di
-Madonna, quell'esuberanza di vita richiamano a poco a poco l'attenzione
-di tutti. Si voltano prima dalla panca davanti due signorine, che le
-rivolgon la parola e le carezzano i capelli; poi dalla panca più in là
-si volta tutta una famiglia a guardarla e a farle dei cenni, a cui essa
-risponde mandando dei baci; poi altri più distanti, ragazzi, ragazzine
-e signore, attirati da quel continuo trillìo, si girano e le sorridono;
-e sotto tutti quegli sguardi ammiratori, al suono di tutti quei saluti
-amorevoli la piccola attrice raddoppia di vivacità, si fa più rosea e
-più bella, sfavilla e trionfa come un angiolo in gloria. _Che diveniste
-allor_, poveri Taddeo e Veneranda? Si danno anche nella vita dei più
-oscuri di queste giornate gloriose, che rimarranno nella mente loro
-fino agli ultimi anni, come raggi di sole. Un padre e una madre che
-vedessero incoronare il figliolo in Campidoglio non potrebbero dar
-segno d'un'ebbrezza più grande di quella che splende sulle facce
-rotonde di questi due buoni pacioni, ai quali brilla una lacrima
-negli occhi ed esce il fiato a stento dalle labbra tremanti, come se
-la gioia li soffocasse. E fanno uno sforzo per contenersi; ma a un
-certo punto la mamma non ci regge più: bisogna che si stringa al cuore
-quella creatura benedetta a cui deve l'ora più bella della sua vita; e
-Taddeo, per dissimulare la sua commozione, voltando verso di me il viso
-raggiante sotto al velo d'un'indifferenza forzata, mi dice con voce
-tremula e quasi spirante: — Pare che il tempo si sia rimesso; ma.... è
-difficile.... che duri.
-
- *
-
-Il secondo che ritrovai fu il pittore, che mi saltò accanto una mattina
-sopra una giardiniera di via Roma, allegro come se avesse avuto il
-primo premio all'Esposizione triennale. — Già _rinurbato_? — gli
-domandai. — No, — rispose, — sto ancora a Perosa; ma mi _rinurbo_ tre
-volte la settimana. — Tre corse a Torino la settimana, per uno che
-non aveva affari e che stava a due ore e mezzo di strada ferrata, mi
-parvero molte; e raffrontando la sua nuova allegria con l'umor nero
-dell'ultima volta, pensai che dovesse avere qualche forte cagione.
-Gli domandai in qual modo gli fosse passata quella grande avversione
-per la geometria di Torino, per le file dei cubi gialli, per le strade
-tutte pari, dove gli pareva di ritrovarsi sempre alla stessa cantonata.
-Mi rispose sorridendo che era passata; ma in qual modo, non disse. —
-È l'antipatia per le figliole di Borea, per gli angioli d'alabastro,
-per le signorine tutte ritagliate con un solo giro di forbici sopra un
-foglio ripiegato in cento? — Ah! — rispose, — era un brutto periodo per
-me.... Tutti ne hanno. Ma ora.... tutto è cambiato. —
-
-— Ha dunque rinunciato alla ricerca coniugale sui tranvai? o ha già
-trovato?
-
-Si mise a ridere, colorandosi un poco alla sommità delle guance,
-e cambiò discorso subito, affollando le parole. Aveva rinunziato
-definitivamente a scoprire il mistero della signora delle coincidenze.
-— Ah, è più forte di me! — disse. — Non ce la posso! — E mi raccontò
-che un giorno, incaponito, aveva voluto tenerle dietro a ogni costo.
-Trovatala sulla linea dei Viali, l'aveva vista scendere all'imboccatura
-di via Cristina e salire sul tranvai di Ponte Isabella; ed era sceso
-e salito anche lui; ma, arrivata in piazza Cavour, quella era scesa,
-e aveva preso il tran vai della barriera di Casale; e lui giù e su
-da capo; e lei giù per la terza volta in piazza Vittorio Emanuele,
-dov'era rimasta a aspettare il tranvai di Vanchiglia; e giù lui pure ad
-aspettare lo stesso tranvai a venti passi di distanza; ma all'arrivo di
-questo, vedendo ch'essa lo lasciava passare, benchè ci fosse posto, per
-aspettare il successivo, egli aveva finalmente desistito dall'impresa
-e se n'era andato via, con la curiosità in corpo, più arrabbiata di
-prima.
-
-Durante una di quelle corse, appunto, le aveva visto aperto fra le mani
-uno di quei piccoli album da dieci centesimi, della casa di pubblicità
-del Massarani, nei quali sono segnate in rosso, sul tracciato delle
-strade, tutte le linee di Torino, ed essa l'andava sfogliando e
-osservando pagina per pagina, come un ufficiale di Stato Maggiore che
-studi la carta topografica delle grandi manovre. Chi sa che vasti piani
-di strategia tranviaria, che intricate combinazioni andava escogitando,
-di corse e di controcorse e di finte mosse e di giri viziosi, e chi
-sa mai con che scopo, e per forviare chi, e per riuscire dove? Mistero
-profondo! Era meglio non pensarci più; l'impresa era disperata.
-
-Ma mentre diceva questo io vedevo bene che pensava ad altro, che aveva
-in cuore una contentezza a cui quel racconto serviva come il ventaglio
-alle signore per nascondere certe espressioni involontarie del viso.
-Tra una frase e l'altra guardava di qua e di là tutti i tranvai che
-passavano vicino o lontano, aguzzando gli occhi, come se in ciascuno
-ci potess'essere qualche persona ch'egli cercava; e il suo aspetto
-e i suoi modi eran quelli di chi ha un pensiero bello e felice che
-s'intromette in tutti i suoi pensieri, un'immagine a cui parla in
-segreto anche parlando ad altri d'altre cose, e che danza tra lui e
-tutti gli oggetti come i globi di fuoco che vediamo per aria dopo aver
-fissato gli occhi nel sole.
-
-A un certo punto non mi potei più tenere e gli dissi ex abrupto: —
-Andiamo, a che serve fingere? Mi dica la verità. Lei _ha trovato_, e
-non mi vuol far la confidenza per timore ch'io la metta nel mio libro.
-
-Questa volta diede in un ridere così forzato e stonato che tenni per
-certo d'aver colto nel segno. Sì, il timore soltanto di esser messo
-in stampa lo tratteneva dal farmi la confessione. E continuò a dir
-di no, scrollando il capo e sorridendo, e guardandosi la punta d'uno
-stivaletto, come se ventilasse in cuor suo se doveva persistere a
-negare o sfogar la sua voglia di dirmi tutto. — Ebbene.... — cominciò.
-
-Io porsi l'orecchio per ricever la confessione.
-
-— Ebbene.... no — disse ridendo — se fosse vero.... cioè, quando sarà
-vero, lo dirò a lei prima che a ogni altro; ma.... non è ancora.
-
-— Il suo _non è ancora_ è una traduzione traditrice di _è già_. Non
-mi può dire almeno la linea su cui l'ha veduta la prima volta? È un
-indizio così vago!
-
-— Ebbene.... la linea del Ponte Isabella.
-
-— Carrozzone chiuso o giardiniera?
-
-— .... Carrozzone chiuso.
-
-Ed era tanto rimbambinito nella sua passione che, detto quello, mi
-guardò con una certa diffidenza, come se io avessi già tanto in mano
-da poter scoprire la persona. — Non importa, — gli dissi — le assicuro
-che la scoprirò prima che lei si confessi. — E mentre scendeva, gli
-domandai se fosse proprio preso sul serio.
-
-Egli mi mise una mano sulla spalla e la bocca all'orecchio e con
-un accento di passione di cui non l'avrei mai creduto capace, così
-inaspettatamente caldo e profondo che mi diede una scossa: — Ah! —
-esclamò — da perderne la testa!
-
-E messo il piede a terra, mentre il tranvai ripartiva, si voltò da
-un'altra parte per nascondermi la vergogna d'essersi tradito così, da
-quel buon fanciullone ch'egli era.
-
- *
-
-E finalmente, dopo tre mesi e più, riecco una mattina donna Chisciotta,
-che esce quasi di corsa dalla Stazione di Porta Susa e sale sul tranvai
-della barriera di Casale, tirandosi dietro tre marmocchi e un facchino
-carico di roba, tutta infiammata nel viso, con un cappellino bellicoso
-messo alla diavola e un panierino alla mano, dal quale spuntano delle
-ciambelle. Dove aveva preso quei tre piccoli mobili, dalla testa
-rapata, vestiti tutti a un modo e puliti come specchi, ma visibilmente
-di razza povera, che le stavano appiccicati e le sorridevano come a
-una mamma? Che ne avesse fatta “qualcuna delle sue„ lo indovinai alla
-prima; ma per capire di che specie fosse dovetti aspettare ch'essa
-attaccasse conversazione con una vecchia signora, che la interrogò per
-indiretto, accarezzando i bimbi, e guardando lei curiosamente. I due
-maschietti, disse, s'eran rimessi bene; bastava guardarli in viso; ma
-la bimba non era migliorata gran che. Le bisognava una cura lunga, e
-per questo ella si sarebbe intesa con sua madre, a cui la riportava.
-E si diffuse in particolari sulla malatina, fissando ogni tanto su
-quel visetto pallido l'occhio inquieto e amoroso, come se volesse
-colorirlo con lo sguardo. In fine, capii che erano poveri ragazzi mezzo
-rachitici, di tre famiglie diverse, ch'essa aveva presi in tre soffitte
-della propria casa, e portati per venti giorni in Val Sesia, nella sua
-villa, dove da vari anni manteneva ogni estate, a spese proprie, una
-piccola _colonia alpina_ di bimbi gracili. E poichè la vecchia signora
-la lodò, dicendole dolcemente che se tutte le signore avessero fatto
-altrettanto, migliaia di ragazzi poveri avrebbero riacquistato la
-salute, essa respinse la lode, scrollando il capo, rattristata tutt'a
-un tratto, sconfortata dal pensiero della propria impotenza, della
-povertà dei suoi sforzi solitari di fronte all'immensità dei bisogni,
-alla moltitudine innumerevole dei bambini malaticci che rimangono in
-città nei mesi caldi a bere l'aria avvelenata di stamberghe sudicie
-e oscure. E ripeteva, certo senza saperlo, il grido del Tolstoi: —
-Che cosa fare? Ma! Che cosa fare? — con un accento così caldo e così
-doloroso, da far comprendere che quel pensiero le soffocava in cuore
-ogni soddisfazione dell'opera buona compiuta; e anche più del suo
-accento lo dicevano aperto i suoi grandi occhi neri e sporgenti che,
-nel fissarsi su quei tre visi, esprimevano una pietà scontenta, un
-amaro rammarico che fossero così pochi, tre! tre soli, e non trenta,
-e non trecento, e non trenta mila, come la sua ardente carità avrebbe
-voluto. — Ma! Che cosa fare? — Fui a un punto dal risponderle: — Quello
-che fai tu, intanto, o anima bella! — Ma vedete un po': questa risposta
-così gentile e rispettosa, se glie l'avessi fatta davvero, anche col
-_lei_, m'avrebbe valso una presa d'impertinente o di matto; tanto
-le convenienze fittizie, nel commercio sociale, fanno a pugni con la
-sincerità e con la poesia! Ma poichè la risposta glie la posso dar con
-la stampa, _imprimatur_.
-
- *
-
-Per vari giorni non ritrovai più altri; ma in compenso, raccogliendo
-dei frammenti di discorsi nei carrozzoni e nelle giardiniere, feci
-la scoperta d'una nuova famiglia d'originali: gli sbeffatori della
-villeggiatura e dei villeggianti: cittadini che, trovandosi bene a
-Torino anche nel cuor dell'estate e preferendo il _Caffè romano_ e
-le corse serali in tranvai a tutte le delizie campestri, si burlano
-di tutti quegli imbecilli, i quali, per ubbìe igieniche o per
-ostentazione di signoria, rinunciano a tutti i comodi della città e
-si vanno a rintanare in bicicocche solitarie, anche in rasa pianura,
-dove arrostiscono dal caldo e cascano a pezzi dalla noia. Giorni fa
-era un grosso signore sbracato che canzonava con molt'arguzia certe
-famiglie, le quali dalla villa tempestano di lettere supplichevoli gli
-amici lontani perchè vadano a sbattere con una visita la malinconia
-mortale delle loro giornate, e quando uno ce ne casca, lo accolgono
-con tale espansione di gratitudine da moverlo a compassione della
-loro esistenza. Avantieri era un impiegatuccio rinfichito che si
-rallegrava della stagione pessima pensando ai villeggianti di montagna,
-i quali, sorpresi dal freddo precoce, condannati alla reclusione
-dalla pioggia, devono covare il fuoco come in gennaio, per giornate
-eterne, sospirando amaramente Torino, rabbiosi di non aver il coraggio
-di ritornarvi. E ieri sera, da un vecchietto elegante, con la bocca
-tutta da una parte, intesi mettere in burletta una famiglia che, per
-la vanità di farsi credere in campagna, tien tutte le persiane chiuse
-e non esce che di notte, menando una vita miseranda e vergognosa di
-malfattori braccati dalla polizia. Non tutti, peraltro, sentono il
-bisogno feroce di condire il proprio piacere con rimmaginazione del
-dispetto altrui. Trovo sul tranvai delle facce ilari di giubilati
-che si godono l'estate con tutti i sensi, nuotando voluttuosamente
-nel caldo addormentatore dei loro incomodi, contenti della città meno
-affollata e meno rumorosa, e delle giornate lunghe che dimezzano il
-tormento dell'insonnia, riavuti dal sole come le biscie. Fra questi è
-il mio buon veterano, il quale, uscendo una mattina dal suo numero 43,
-sale sulla giardiniera di via Garibaldi con Ciuchetto fra le braccia,
-e mi rivolge la parola amichevolmente, con quell'effusione allegra e
-verbosa che dà ai vecchi il sentimento insolito della piena salute. E
-sta bene davvero, e sarebbe pienamente felice se il suo piccolo amico
-non avesse avuto una zampa sciupata dalla ruota d'un carretto; per
-cui da una settimana egli è costretto a portarlo in braccio a “prender
-aria.„ Povero vecchietto! Sentendosi forte, ha fatto uno sproposito:
-una gita ai laghi d'Avigliana, con biglietto d'andata e ritorno, tutto
-solo, e ne è tornato soddisfatto, niente stanco. E poi è contento
-dei “grandi onori„ con cui è stato ricevuto da Makonnen il Nerazzini,
-_uomo di testa_, che dà a sperar bene dei negoziati, ed esprime tutta
-la sua gioia di devoto monarchico per il matrimonio del principe di
-Napoli, e una tenerezza paternamente ammirativa per la principessa; —
-_bella persona, bella persona_. Parla di questo matrimonio come d'un
-avvenimento ch'egli avesse bisogno di vedere per viver tranquilli
-i suoi ultimi giorni e chiudere gli occhi in pace. — Se mi guarisse
-presto questo qui! — dice poi, accarezzando il cane, che mugola dalla
-gratitudine e tira a leccargli il viso. — Creda, è stato un _dispiasì
-gross_. È l'ultimo amico del povero vecchio. Già, non si scherza: son
-settantotto e mezzo, sa lei? Del resto, non mi lamento. Digerisco bene
-da un tempo in qua, e non tutti, all'età mia, possono dire altrettanto.
-Giusto, ci ho un vecchio camerata, che non sta punto bene. Vado ora a
-trovarlo. Questo tranvai mi porta proprio sull'uscio. Gran comodità,
-non è vero? Con queste belle giornate, in special modo. Lei scende
-già? Ah no, badi; non scenda fin che sia fermo. _Si ha un bell'esser
-giovani_, una disgrazia è presto accaduta. Così, grazie, e altrettanto.
-Buona passeggiata. _Cerea._ — È felice! O anima umana, mal paga del
-mondo, assetata dell'Infinito, e contenta di così poco!
-
- *
-
-Faccio un'altra scoperta, di natura opposta alla precedente e ristretta
-al solo bel sesso: quella d'uno stato d'animo che si potrebbe definire:
-la _musoneria settembrina_. Vedo sui tranvai molti visi di signore e
-di signorine di cattivo umore, come tormentate da un dispetto sordo
-e immobile, che traspare dagli occhi fissi e guizza sulle labbra
-strette; e ne leggo la cagione nelle occhiate oblique che, al passar
-vicino alle stazioni, lanciano sulle signore in abito da viaggio, a
-piedi e in carrozza, che vanno dal lato della partenza, con un gran
-corredo di cappelliere e di borse. Ah, esse non appartengono, no, alla
-famiglia degli sbeffatori della campagna. Sono mogli e figliuole di
-poveri borghesi, ai quali la professione o la borsa vietano le dolcezze
-del “silenzio verde„, sono condannate e non rassegnate al domicilio
-coatto cittadino, rabbiose contro Torino, e contro la schiavitù o la
-pitoccheria coniugale o paterna, e contro le amiche partite, di cui
-prevedono, al ritorno, gli sguardi trionfanti e le interrogazioni
-compassionevoli. Come s'indovina tutto quel che mulinano quelle piccole
-teste fiorite durante le lunghe corse delle giardiniere! È il mese
-dei viaggi, delle gite alpestri, delle regate sui laghi, delle feste
-d'addio nelle case di bagni, delle chiassose scarrozzate da villa a
-villa, rallegrate d'incontri inattesi e d'ardite galanterie e di dolci
-colloqui nell'ombra e d'una gioconda libertà spensierata che la città
-coi suoi mille occhi aperti e la casa con le sue mille piccole cure
-non consentono. Tutte queste visioni danzano davanti a quegli occhi
-socchiusi che guardan lontano, al di sopra delle teste ciondolanti dei
-cavalli, in fondo ai viali lunghissimi e bianchi, l'orizzonte velato
-dai vapori estivi. E dietro a quelle fronti accigliate si preparano
-intanto le allusioni amare, le satire coperte, le rampogne, che
-ricadranno all'ora di desinare e di dormire, in suono di lamento o di
-condanna, sulle spalle d'un infelicissimo, ridotto ad aver paura della
-tavola e del letto come di due macchine di tortura. In verità, vedo dei
-bei visetti in cui la musoneria settembrina è così dura e provocante
-che, quando salgono o scendono, mi scanso con timore, come si fa con
-quegli spadaccini attaccalite che cercano un pretesto per bucar la
-pelle al primo venuto. E sono alle volte molte insieme, son giardiniere
-cariche di rancori coniugali, di polvere da guerra domestica, nelle
-quali mi piglia un malessere come a viaggiare in un treno che porti
-delle sostanze esplosive. E toccano anche a me degli sguardi ostili
-che dicono: — Devi essere anche tu uno di quei mariti aguzzini che
-fanno spasimar la moglie in città nel mese di settembre; — e se mi par
-qualche volta che uno di quegli sguardi s'addolcisca incontrando il
-mio, la mia vanità è castigata subito da uno sbadiglio mal frenato, che
-mi dice in faccia: — Ooooh.... non s'illuda; mi secca anche lei.
-
- *
-
-Eppure, anche sul tranvai, aiutandosi un po' con la fantasia, si può
-goder la campagna. Io ci fo delle escursioni piacevolissime. Percorsi
-per la prima volta tutta la linea della barriera di Lanzo, e fu per
-me un vero viaggio di scoperta: l'osservatore s'ingrandisce il mondo.
-Passato il ponte sulla Dora e svoltato da via Ponte Mosca sul largo
-corso Emilia, si sente come il piacere dell'uscir da una folla: il
-respiro, lo sguardo, il pensiero più libero, un rasserenamento dello
-spirito che mette voglia di cantare. Attraversata la strada ferrata
-di Lanzo, non par più di essere a Torino. La città, a poco a poco,
-si traveste di gran signora in borghesuccia di campagna, spianando la
-fronte e prendendo un aspetto placido e ingenuo. Le case diradate si
-parano di lenzuola e di pezze di bimbi, come per il passaggio d'una
-processione; le botteghe sporgon fuori le insegne di cent'anni fa; le
-piazzette si congiungono con gli orti, le vie laterali si stringono in
-viottole che si perdono nel verde ai campi, e si va fra lunghi muri
-di cinta d'officine e di ville solitarie, fra assiti di giochi di
-bocce e larghi fossi, dove corre l'acqua fino agli orli, cantando la
-ninna nanna alla via che sonnecchia. Poi appaiono i primi terrazzini
-di legno, con le scale di fuori, le prime aie, i primi usci a cui
-è attaccata l'immagine d'un Santo da un lato e dall'altro un avviso
-della Prefettura; e qua e là vacche pascolanti, bimbi arsi dal sole e
-donne coi piedi scalzi; e in ogni parte una quiete, un silenzio, che
-il rumor del tranvai, dov'è con me un solo passeggiere addormentato,
-vi echeggia ed empie l'aria come lo strepito d'una corriera in
-un villaggio deserto. E là veggo scritto sopra un usciolo chiuso:
-_Teatro Gianduja_, e trovo degli annunzi in stampatello d'altri teatri
-sconosciuti: _Teatro della barriera di Lanzo, Teatro Manzoni_; nel
-quale si rappresenta _Kean, sublime capolavoro di Alessandro Dumas_.
-O che malinconia è questa che mi salta addosso tutt'a un tratto di
-venirmi a chiudere in una di quelle piccole case dormenti, pure sapendo
-che ci vivrei di tristezza, anzi appunto per viverci così, per sentir
-più profondamente la solitudine sul confine della città rumorosa?
-Tentazioni nere di soldato imbelle della vita! Ma questi pensieri volan
-via alla barriera, dove la piccola stazione della Madonna di Campagna,
-il sobborgo arioso che mi s'apre di fronte, e il via vai delle guardie
-daziarie, dei carrettieri e delle donne in mezzo ai carri e ai banchi
-di frutta e sull'alto cavalcavia della strada ferrata, mettono una
-vita, una gaiezza di movimento cittadino e di lavoro campestre, che
-m'entra nell'animo. Discendo per aspettare che si riparta, m'affaccio
-per curiosità all'uscio d'un carrozzone senza finestre, e là dentro,
-in un gruppo di fattorini e di cocchieri pasteggianti allegramente in
-mezzo alla batteria dei canestri, riconosco il giovane dantista, che
-sgranocchia una frittata col tegame in mano, e che, appena vedutomi, —
-Oh diamine — esclama; — come mai è venuto fin qua, ai confini del mondo
-abitato! Guardi, guardi che bella sala da pranzo....
-
- e come il pan per fame si manduca.
-
- *
-
-Il tranvai s'era già mosso quando lo fece fermare un operaio che veniva
-dalla parte di Madonna di Campagna, barcollando e brontolando, con la
-testa ciondoloni. Ci mise un bel pezzo a salire e si lasciò cascare
-sulla panca come un sacco. Allora soltanto riconobbi _Desbottonass_,
-che si doveva essere sborniato in qualche osteriaccia dì fuor di porta,
-impolverato da capo a piedi, coi capelli sulla fronte, una cicca in
-bocca e la cravatta sciolta. M'accorsi subito che in quei due mesi
-caldi trascorsi dopo l'ultimo nostro incontro la briachite cronica
-aveva fatto in lui dei guasti terribili. Mi fissò un momento con gli
-occhi imbambolati; ma non mi riconobbe. Si capiva dal modo come girava
-intorno lo sguardo irritato che aveva una gran voglia di attaccar lite.
-E l'occasione era bell'e pronta.
-
-Quando il fattorino dantista sì presentò a domandargli: — Da due o
-da tre! — egli stette un po' pensando, e poi bofonchiò: — _Mi voo a
-la Crocetta_; — e senza dubbio s'era fissata quella meta lì per lì,
-senza un determinato proposito, per quella smania che hanno i briachi
-d'andar lontano, alla ventura, verso osterie sconosciute, per allargar
-l'orizzonte della sbornia.
-
-— Allora, — riprese il fattorino — da tre.
-
-L'uomo tirò fuori lentamente un soldo dalla tasca dei calzoni e glie
-lo mise nella mano; poi, dopo aver molto frugato in un'altra tasca, ne
-tirò fuori un altro e lo aggiunse al primo; e punto.
-
-— Per la Crocetta son tre — ripetè il fattorino; — ancor uno.
-
-Quello scattò. — Ma che tre! _Questa l'è nœuva!_ E perchè tre?... _Mi
-ne paghi duu.... Mi n'hoo semper pagaa duu_....
-
-E insistendo il fattorino, egli si voltò verso un signore che aveva
-accanto, e gli dimandò col viso sul viso: — _E lù, ch'el disa, quanti
-ghe n'ha pagaa lù?_
-
-Il signore rispose che n'aveva pagato due.
-
-— _Ah! el ved donca.... e perchè lù duu e mi trii? Oh questa l'è ona
-bella giustizia!_
-
-— Ma il signore, — gli osservò il fattorino, — va soltanto fino a
-piazza Carlo Felice, e fa due soldi; lei va a capo linea, e fa tre.
-
-— Ma che capo linea! _Mi g'hoo minga ditt a capo linea!... Mi disi la
-Crocetta.... Soo nanca coss'el sia el capo linea.... El regolament el
-dis: — Duu!_ — e il resto son mangerìe.
-
-E seguitò un pezzo, smozzicando le parole fra i denti e la cicca,
-declamando, apostrofando ora l'uno ora l'altro dei passeggieri. Non era
-chiara? Chiedevano di più per intascarli; era una camorra impiantata
-per spogliare il popolo; tutti parenti di Casa Mangioni. Il fattorino
-tentò ancora di persuaderlo, un po' sul serio, un po' ridendo; ma dovè
-smettere per andar da altri, e passandomi accanto mi disse piano: — Ha
-visto che tipo? A momenti lo piglio _per la cuticagna_; non c'è altro.
-— Poi ritornò da lui e ricominciò la prova.
-
-Ma quello non gli badava, inveiva contro un biciclista che accompagnava
-da un lato la giardiniera, come un cavaliere di scorta a una carrozza,
-discorrendo tranquillamente con un passeggiere suo amico, seduto
-all'estremità d'una panca. Quell'accompagnamento in bicicletta, non
-so perchè, pareva a _Desbottonass_ un abuso enorme, una intollerabile
-mancanza di rispetto alla “compagnia„. Gridava al biciclista che se
-n'andasse per i fatti suoi, che _l'era minga permess_, ch'egli non
-aveva mai visto un'impertinenza simile.... Poi, tutt'a un tratto, balzò
-in piedi, e appoggiandosi alla spalliera davanti come a una tribuna,
-gridò ai baracconi di Porta Palazzo: — _Mi sont de l'opposizion!_ — e
-ripiombò sulla panca.
-
-Dopo un po', il fattorino ricominciò a ragionarlo, e pareva già quasi
-persuaso, quando in piazza Carlo Felice, essendo salito accanto a lui
-un signore che pagò due soldi per la Crocetta, egli mise un grido di
-trionfo: — _Ah! el ved donca.... quest chi el và a la Crocetta e ne
-paga duu.... Ma se 'l disevi!... E mi trii, eh, fiœui de cani, e mi
-trii? E perchè mi trii?_
-
-— Ma il signore è salito qui, — rispose il dantista, — e lei ha già
-fatto due terzi di strada. Animo, tiri fuori il soldo; vuol obbligarmi
-a chiamar le guardie? — E, ripassandomi accanto, mormorò: — _O sovra
-tutte mal creata plebe!_ Veda con che razza d'animali abbiamo da fare!
-— mentre che l'altro continuava a barbugliare: — _La reson l'è la
-reson.... el regolament l'è el regolament_.... E ben venga la forza....
-_Se se paga duu, se paga minga trii. Oh fiœu d'on todesch!_...
-
-Come sia andata a finire non so; l'uomo tornava a dichiarar
-solennemente di appartenere all'_opposizion_ quando io discesi dalla
-giardiniera, rattristato d'aver ritrovato un gran tratto più giù sulla
-china dell'abbrutimento quell'operaio che doveva esser stato buono,
-onesto e intelligente; turbato dal pensiero che tutti gli sforzi coi
-quali si combatte il vizio orribile non ne impediscano in alcun paese
-l'incremento mortale; oppresso dal dubbio che ogni lotta col mostro
-debba riuscire inutile, che l'umanità sia sospinta come da una condanna
-fatale ad un segno, da cui l'immaginazione rifugge atterrita....
-
- *
-
-Son queste le linee ed è questo il mese in cui più sovente si fanno
-lunghi tratti di corsa senza compagnia o con un compagno unico; nel
-quale occorre spesso d'osservare l'espressione d'un sentimento curioso,
-somigliante a quello che si prova in certi giardini o sale splendide
-di grandi palazzi, quando vi si è soli: l'illusione fugace della
-padronanza, la compiacenza immaginaria della ricchezza e del fasto. Si
-vedono di questi passeggieri solitari, contenti e alteri d'esser tirati
-per mezzo miglio da due cavalli che paiono correre per loro soltanto,
-con un cocchiere davanti e un fattorino di dietro, che hanno l'aria
-d'esser lì al loro servizio esclusivo; e si leggono sul loro viso dei
-soliloqui fantastici di gran signori. Dove si potrebbe comprare per
-dieci centesimi un altro così dolce diletto della fantasia? E sono
-anche i tratti di strada in cui fattorini e cocchieri, liberi dal
-pubblico e felici di quella breve libertà, chiacchierano, solfeggiano,
-fischiano, salutano allegramente i colleghi che passano sugli altri
-carrozzoni vuoti, e si lanciano a vicenda frizzi e saluti; nei quali
-si manifesta quella familiarità fanciullesca che stringe tutti coloro
-che hanno comuni occupazioni e noie e argomenti di riso, di lamento e
-di critica, siano essi deputati o soldati o commedianti o collegiali.
-Sono gli “incerti„ piacevoli, le ore di ricreazione di questi poveri
-servitori di tutti; durante le quali, se gli riesce d'agguantare
-qualche ascoltatore, il fattorino Carlin vuota con un gusto matto il
-sacco di una intera settimana. Lo feci parlare per un pezzo in una
-di queste corse solitarie, e compresi meglio che mai quale strana,
-mostruosa confusione tutte quelle varie notizie di politica, di
-scienza, di viaggi e di avvenimenti pubblici, ch'egli attinge giorno
-per giorno dalle gazzette o dai discorsi dei passeggieri, possano
-produrre nel cervello d'un uomo del popolo, in cui alla mancanza
-della cultura necessaria a comprenderle e a coordinarle s'unisca un
-certo ingegnaccio naturale e un'immaginazione vivace. In pochi minuti
-accennò e commentò tutti i fatti principali del mese, collegandoli coi
-più bizzarri ragionamenti e tirandone le più stravaganti deduzioni
-che si possano immaginare. Nei terremoti dell'Islanda e di Messina,
-nelle inondazioni del Ferrarese e nel ciclone di Messina egli vede
-gl'indizi di qualche cosa di guasto nella macchina del mondo, i segni
-coordinati d'uno sfacelo universale, che lo impensieriscono seriamente.
-— Che cosa accadrà? E tutta questa gran scienza non può proprio far
-nulla per prevenire quello che sta per accadere? — Poi si lancia d'un
-salto nella politica con la mancanza assoluta, propria dei bambini e
-degli uomini incolti, di quel pudore intellettuale che impedisce a noi
-di saltar da un argomento importante ad un altro, per non mostrare
-d'aver esaurito sul primo tutte le nostre idee e d'essere incapaci
-d'insistere a lungo in un solo pensiero. Si è varata alla Spezia la
-corazzata _Carlo Alberto_ e a Sestri l'incrociatore _Colon_, destinato
-alla Spagna; dunque c'è un'alleanza della Spagna con l'Italia. Si parla
-del trattato italo-tunisino: dunque una nuova triplice: l'Italia, la
-Spagna e la Francia. Contro chi? E poi un altro salto. Quel Nansen che
-ritorna, tanto festeggiato, a Cristiania, ha scoperto un nuovo mondo,
-non è vero? Si discorre in questi giorni della scoperta dell'oro nella
-Nuova Zelanda: ecco la scoperta del Nansen: un mondo pieno di tesori.
-Ed ecco, forse, perchè i Sovrani russi si dirigono verso la Danimarca e
-la Norvegia, che son da quelle parti: per accaparrarsi l'oro pei primi:
-è chiarissima. E tirò via in questo modo, fabbricando ogni specie di
-castelli informi coi materiali disparati e monchi che s'ammucchiavano
-nel magazzino semioscuro della sua testa; ed io, visto che le mie
-spiegazioni non facevan che accrescere il disordine dei suoi concetti,
-pensavo sospirando, senza più interromperlo, che fin che le migliorate
-condizioni dei lavoratori non aprano a tutti gli adulti la scuola, ci
-sarà sempre nel mondo la stessa quantità d'ignoranza, o una ignoranza
-idropica di idee dimezzate e confuse, nella quale è forse più difficile
-d'innestare un'idea netta che nei cervelli vergini d'ogni coltura.
-
-Maraviglioso Carlin! Il suo cervello è in uno stato permanente di
-ebullizione, e ci bolle un po' d'ogni cosa; ma son pur sempre i sogni e
-i propositi di guerra quelli che gli vengon su più di frequente. Altri
-seicento armeni macellati a Karput! Ma quando finirà questa storia
-_infama_? — Ah giuraddio! — esclama, stringendo il pugno. — Andar là
-coi nostri “colossi marini„, correre tutte le rive maledette, e bum
-e bum e bum, far saltare in aria e bruciare ogni cosa fin che non
-resti un brandello d'un turbante sulla faccia della terra! — E detto
-questo, dà di mano al suo taccuino e segna i biglietti con un viso
-risoluto come se facesse il conto dei cannoni occorrenti all'impresa;
-poi, rimesso il taccuino nella borsa, si pianta sulla piattaforma
-con le braccia incrociate e con gli occhi fissi all'orizzonte,
-nell'atteggiamento d'un ammiraglio che spia dal ponte della corazzata
-le fortezze nemiche.
-
- *
-
-E qui mi toccò un periodo (non il primo nel corso dell'anno)
-somigliante a quei numeri di giornali della stagione morta, nei quali
-non si trova da cima a fondo un cencio d'articoletto o di notizia, non
-una riga di cronaca, non una parola che c'importi un'acca, come se la
-vita del mondo, che il foglio rispecchia, fosse sospesa. Chi non ha
-esperimentato sui tranvai di questi periodi morti? Per vari giorni non
-ci trovate un uomo singolare, una donna bella, un bambino attraente; vi
-son tutti sconosciuti i passeggieri come se la popolazione della vostra
-città si fosse barattata con quella d'un'altra; tutti frontespizi
-nuovi, per uno strano caso, gl'impiegati; e nè un accidente, nè un
-discorso, neppure un inconveniente di servizio, nulla assolutamente che
-rompa l'uniformità delle vostre corse, come se la gioventù, l'amore
-e l'allegria avessero abbandonato l'“istituzione„ vecchia decrepita
-oramai, e sul punto di morire alla sua volta, come gli omnibus di
-antica memoria. Non vidi altro di notevole che una giardiniera, sulla
-linea di San Secondo, tutta occupata da povere vecchie dell'Ospizio di
-Carità, per le quali era il giorno settimanale d'uscita, vestite tutte
-di grigio e curvate come da un vento che soffiasse dietro, e sopra
-quella carrozzata di secoli, segnati sui visi da migliaia di rughe,
-un grande annunzio arcato, in cubitali caratteri bianchi su fondo
-azzurro, che diceva: — _Biblioteca romantica Sperani_. — Finalmente,
-una domenica, trovai sulla linea di Madama Cristina il buon falegname
-propagandista, con la sua eterna giacchetta di velluto stinto, stretto
-in un vivo colloquio con un fattorino tarchiato e barbuto, dalla testa
-enorme, piccolissimo di statura, che gli arrivava appena con la fronte
-alle spalle.
-
-Al primo sguardo indovinai che lo stava catechizzando, e pensai che
-fosse una sua consuetudine di valersi di quelle ore morte del servizio
-per portare il verbo tra gl'impiegati del tranvai. Appena mi vide, in
-fatti, mi venne accanto, e m'accertò che non m'ero ingannato: egli
-faceva delle corse apposta per predicar la sua fede a fattorini e
-a cocchieri, e n'avea già convertiti parecchi. Soltanto quello là,
-quella specie di nano irsuto, che non rideva mai, era duro e resistente
-come un masso, per motivo di quattro palmi di mota e di sabbia che
-possedeva sulla riva del Tanaro, dalle parti d'Alba: una proprietà
-ridicola, che spariva ogni tanto sotto l'acqua e che non gli rendeva
-la croce d'un centesimo; ma che aveva piantato nel mezzo, come un
-albero di bastimento naufragato, un grande faggio, da cui egli sperava
-di ricavare, abbattendolo, una sessantina di lire. — È un uomo che
-capisce, — mi disse — non è mica corto di comprendonio.... Seguita il
-mio ragionamento: da una cooperativa di produzione, di consumo e di
-mutuo soccorso a un gruppo di cooperative di corporazione, e poi a un
-gruppo di gruppi, e via via, dai comuni alle province, dalle province
-a tutto il paese. L'idea gli piace e si capacita. Soltanto, quando si
-passa dalla proprietà industriale a quella della terra, ecco che gli
-si drizza davanti l'albero, e lui ci s'attacca, e non c'è più verso di
-smoverlo. — Quell'albero era per il fattorino l'ultimo e invincibile
-argomento in contrario all'Idea; il fusto di quel faggio si cacciava
-in mezzo ai congegni della nuova gigantesca macchina sociale, che pure
-egli ammirava, e ne arrestava di punto in bianco il movimento enorme,
-sconquassando ogni cosa. E mentre il falegname diceva questo, fissando
-per di dietro il fattorino che s'era scostato, io capivo che col
-pensiero egli non vedeva la persona, ma l'albero maledetto, il supremo
-impedimento alla sua conquista, il grande nemico, e che escogitava
-il modo di abbatterlo facendo un lavorìo vivace dell'immaginazione,
-visibilissimo nei moti impazienti delle dita, con cui si tormentava
-il barbone rossastro e stropicciava un pacco d'opuscoli che teneva
-in mano. Gli domandai dove andava: mi rispose, battendo la mano
-sugli opuscoli, che andava a distribuirli all'estremità di Borgo San
-Salvario, dove degli amici l'aspettavano. E quell'idea gli risvegliò
-tutt'a un tratto un ricordo, che gl'illuminò il viso e gli fece
-dare una risata; il ricordo d'un suo trionfo, d'uno di quei tiri
-fortunati ch'egli faceva alle autorità, e che erano la sua gloria. Oh,
-un'avventura impagabile. La polizia aveva fatta un'apparizione nella
-sua bottega, sospettando ch'egli ci tenesse un deposito d'opuscoli
-proibiti. Di roba proibita egli non ci aveva nulla e nemmeno di roba
-permessa, perchè i libri e i giornali non li teneva lì; e strizzò
-un occhio. Il brigadiere aveva adocchiato e frugato per tutto senza
-trovare il più piccolo pezzo di carta stampata. Ma proprio sulla
-parete di fronte all'uscio era attaccato un gran _Calendrier de l'an
-1896_, nel quale era segnato a ogni data, con una parola fiammante
-di commento, un avvenimento socialistico. Il brigadiere ci aveva dato
-un'occhiata e, credendolo un calendario innocuo, era passato oltre e
-se n'era andato via, salutando lui con buona maniera. Ah, che farsa!
-A quel ricordo lo assaliva una ilarità irresistibile, una gioia
-come s'egli avesse fatto all'autorità uno di quei tiri magistrali,
-superbamente buffi e temerari ad un tempo, che rimangono nella
-storia delle grandi astuzie rivoluzionarie, a perpetuo ludibrio delle
-tirannidi. E ne rise per un pezzo fregandosi le mani e rinsaccando
-il capo nelle spalle. Poi si fece serio ad un tratto per parlarmi
-del congresso femminista internazionale di Berlino, perchè era pur
-sempre la questione della donna il primo dei suoi pensieri; e a questo
-proposito mi fece vedere sopra un taccuino logoro certe sue sentenze
-contro la pornografia, scritte con la matita, in carattere minutissimo.
-In fine, quando discesi all'angolo del Corso Valentino, porgendomi la
-sua grossa mano, mi disse all'orecchio, con quel suo vocione di basso:
-— Ora ritorno all'albero.... Oh, ci lavorerò anche sei mesi, ma lo
-butterò giù.... Glielo farò sapere. — E dalla piattaforma, quand'ero
-già sulla strada, mi fece ancora, ridendo e strizzando un occhio,
-l'atto di chi vibra un colpo d'accetta in un tronco.
-
- *
-
-Due giorni dopo, sulla linea di Nizza, cascai sopra Tempesta. Ecco un
-soggetto che il buon falegname non convertirà mai. Era in un periodo
-di furor nero contro le biciclette per via d'un caso occorsogli la
-settimana addietro: d'un biciclista avventato che, volendo attraversare
-il binario al sopraggiungere del tranvai, era stato urtato dal
-parapetto anteriore e buttato a terra con le gambe in aria. Il danno
-e il malanno eran stati tutti dalla parte sua: la macchina in pezzi,
-la testa fessa e uno spavento maiuscolo, senza neanche la consolazione
-di poter gridare un — _Si prutesta_ — come quel tale della banda di
-Cécina, nel sonetto del Fucini. Eppure Tempesta n'avea perso i lumi,
-come se avesse fatto lui il capitombolo. Da una settimana, mi disse
-il fattorino, non sbolliva più. La vista d'una bicicletta gli faceva
-erompere dalla gola dei fasci di saette. E quel giorno pareva che i
-biciclisti si fossero dati convegno in via Nizza per tafanarlo. Egli li
-vedeva spuntare in fondo alla strada a una distanza incredibile, come
-i gauchos vedono i nemici all'orizzonte della pampa, ne accompagnava
-la corsa con un monologo imprecatorio, li apostrofava al passaggio,
-e quando qualcuno correva per un tratto accanto alla giardiniera,
-squadrava con la coda dell'occhio le ruote, stringendo i denti, come se
-si rodesse di non poterci dare delle pedate. Lo irritavano in special
-modo i biciclisti attempati. — Passa via, _vei balotta_! — Scendi giù,
-vecchio deposito! — Che il diavolo ti porti te e il tuo _ciarafi_!
-— Allo sbocco di via Burdin passarono due signore, e contro queste
-non imprecò; ma il sorriso sardonico con cui si voltò a guardarle
-era da dipingere: valeva un libello di venti facciate. Poichè dovevo
-andare dal mio amico Licia, direttore della _Torinese_, mi godetti
-lo spettacolo fino alla barriera, dove ci venne incontro di fuori
-porta un nuvolo di biciclette, e Tempesta, sopraffatto dai nemici, non
-potendo più inveire contro ciascuno, dovette ricorrere alla maledizione
-collettiva, gettata intorno a ventaglio, come semente di disgrazia.
-E lì ebbi una sorpresa. Feci la conoscenza della sua famiglia: la
-moglie e due ragazzi fra i cinque e gli otto anni, che l'aspettavano
-col canestro della colazione. Avevo tante volte pensato alle povere
-vittime condannate alla sua convivenza, che, vedendole finalmente, mi
-feci a guardarle con pietosa curiosità. Ma ebbi un senso di sollievo.
-Ah, erano tipi da poterci reggere. La moglie pareva sua sorella: una
-tarchiatona di viso sanguigno e fiero, coi capelli per aria, con due
-occhi di lottatrice, capacissima di far fronte alle sue furie, e non
-soltanto a parole; i figliuoli, rassomiglianti a lui a un segno da far
-ridere, due facce strane e torve da ragazzi del Dorè, due predestinati
-provocatori della _Società protettrice delle bestie_, ai quali si
-capiva ch'era già familiare una gran parte dei moccoli paterni. La
-moglie gli porse il canestro con un gesto virile; egli lo afferrò con
-un grugnito e, sedutosi sul predellino, si mise a mangiare senza far
-parola, dando delle ganasciate da orso, sotto gli sguardi fissi dei
-due orsacchiotti, accigliati e silenziosi. — È il solo momento della
-giornata in cui si queti —, disse il fattorino, che l'osservava con me,
-un po' discosto. E soggiunse sorridendo, con un certo accento benevolo:
-— _Rustica progenie._
-
- *
-
-Trovo qui fra gli appunti, sotto il titolo di _rustica progenie_,
-varie osservazioni fatte in quei giorni sulla cortesia degli uomini
-con le donne sulla carrozza di tutti, e in special modo sull'usanza
-di cedere a queste il posto da sedere; alla quale io non credevo che
-ci fossero ancora tanti ribelli, e non in una sola classe sociale.
-E che amena varietà c'è anche in questa maniera di villania! Il
-buon Valentino Carrera, che aveva in petto un libro su _I villani in
-Italia_, avrebbe raccolto sui tranvai un tesoro di documenti. Ci sono
-gl'incoscienti che, stando seduti dentro a tutto comodo, guardano
-in aria d'ammirazione la bella signora ritta sulla piattaforma a due
-passi da loro, senza un sospetto al mondo di premere con le natiche il
-Galateo, e quelli che restan seduti per pigrizia invincibile, ma che
-ne senton vergogna e sfuggon gli sguardi della postulante, fingendo
-di non accorgersi della sua presenza. Ci son quelli che s'alzano per
-le signore, ma non si scomodano per le donne del popolo, e quelli che
-cedono il posto alle giovani e lasciano sui pioli le vecchie. E c'è
-chi nella villania raggiunge il sublime: chi sta seduto proprio con
-la signora ritta davanti a lui e barcollante, costretta ad afferrarsi
-alle maniglie in alto per non cadere, e qualche volta con un bimbo
-in braccio o.... nascosto. Ma il caso più comico e più memorando fu
-quello che vidi in via Garibaldi il giorno stesso della mia corsa con
-Tempesta. Era notte, pioveva a dirotto; dentro al carrozzone chiuso,
-dove non c'era più posto, discorrevano con giovialità rumorosa cinque o
-sei omoni dell'aspetto di grassi negozianti, che alle facce vermiglie,
-luccicanti sotto il raggio della fiammella, parevano usciti da una
-ribotta; e sulla piattaforma posteriore stavano in piedi due signore, a
-cui il vento sbatteva la pioggia sulle spalle. Quegli allegri amiconi,
-seduti vicino all'uscio, non solo le vedevano, ma lanciavan loro
-ogni tanto delle occhiate di curiosità galante; ed esse, celiando, ci
-facevan su dei commenti esclamativi: — Oh che cavalieri! — E pare anche
-che ci canzonino! — E ci vuole una bella disinvoltura! — Ma furono
-per ricredersi a un tratto vedendo uno dei cavalieri alzarsi un po'
-dalla panca e tendere la mano verso la maniglia interna dell'uscio....
-Che baie! Il cavaliere gentile non fece che chiuder meglio perchè non
-passasse il vento pel fessolino. E allora le due signore diedero in
-uno scoppio di risa cordiale, a cui fecero eco gli altri passeggieri
-ritti intorno a loro, mentre nel carrozzone ripigliava più allegro il
-cicaleccio fra i faccioni rossi e luccicanti, beati di star lì dentro,
-a bell'agio, al riparo dalla pioggia che immollava il bel sesso Latin
-sangue gentile.
-
- *
-
-Ed ecco un'altra volta il conte, a proposito di cortesia. Il carrozzone
-chiuso correva per via Cernaia, a notte fatta, sotto una pioggia
-minuta. C'era in mezzo a noi, sulla piattaforma affollata, il nobile
-fattorino che, allungando le mani bianche al disopra delle spalle dei
-passeggieri, pigliava i soldi e porgeva i biglietti con la sua solita
-garbatezza timida e premurosa di novizio zelante. Un signore con due
-gran baffi a roncolo, mio conoscente di saluto, gli diede un biglietto
-da una lira sbiadito. Quegli lo alzò di contro al fanalino e lo esaminò
-attentamente. Il signore se n'ebbe a male e disse forte: — Bella
-maniera.
-
-Il fattorino arrossì. — Io debbo assicurarmi, — rispose.
-
-— Ma che direbbe lei, — ribattè l'altro, — se io esaminassi il suo
-resto in quella maniera?
-
-— Ma.... — rispose il fattorino timidamente — direi che è padrone di
-farlo.
-
-— Già — replicò il signore — ciascuno intende la delicatezza a suo modo.
-
-Il fattorino lo guardò un momento, chinò il capo come per inghiottire
-la pillola, e si scostò.
-
-Allora io dissi al mio conoscente che quello era un conte, un conte
-autentico, e glie ne feci il nome. Credette che celiassi; gli accertai
-la cosa, e allora, rimasto un po' sopra pensiero, esclamò: — Ma! Non
-lo potevo immaginare. — L'accento di quella esclamazione mi colpì.
-Era spontanea, esprimeva un senso di rammarico, voleva dire, insomma:
-— Se l'avessi saputo, sarei stato meno duro, o non avrei detto nulla.
-— Curiosa! E perchè? mi domandai. Perchè quello ch'egli credette uno
-sgarbo, venendogli da un conte, che deve dare a ogni atto il suo peso,
-non l'offende di più che venendogli da una persona incolta e volgare,
-in cui si può supporre inconscienza della sgarbatezza? Perchè gli duole
-di essere stato scortese e ingiusto soltanto perchè l'offeso è un par
-suo, o di famiglia più signorile della sua? — Ma subito, interrogando
-me stesso, pensai che se fosse occorso a me un caso eguale, avrei forse
-fatto irriflessivamente, mosso dallo stesso sentimento ingiusto, la
-stessa esclamazione illogica. — E per qual ragione? — Ma per nessuna
-ragione! Quelle parole di rammarico sarebbero state in me, come in
-lui, la voce improvvisa di certe idee sepolte, ma non morte, di vecchi
-sentimenti ereditati, confusi, ravvolti nell'animo nostro dentro alle
-idee e ai sentimenti nuovi d'eguaglianza e di giustizia, rimpiattati in
-una parte di noi che noi stessi ignoriamo, e di cui restiamo stupefatti
-quando per caso e per un momento ci si discopre; la voce d'una
-coscienza antica, nella quale non penetra che a lampi e di rado il
-nostro pensiero, ma che, se la scrutassimo a fondo, ci chiarirebbe come
-non tutta la resistenza ostile che si oppone nel mondo alle nostre più
-alte aspirazioni umanitarie e civili si eserciti fuori di noi medesimi,
-come anche il più ardente apostolo delle nuove idee porti rannicchiato
-nel cuore un nemico della propria fede.... E mi confermai in questo
-pensiero osservando che il signore dai baffi a roncolo, quando il conte
-ricomparve, evitò il suo sguardo.
-
- *
-
-25. _Giornata morta._ 26. _Sine linea._ 27. _Domenica. Suor Teresa,
-dramma in cinque atti, rappresentazione diurna._ — Dall'Arena torinese
-sgorga sul Corso San Maurizio un'onda umana, e salgono tre coppie
-matrimoniali sulla giardiniera, dove non c'è più posto che per loro.
-L'ultima siede davanti a me.... To'! I miei due piccoli sposi di borgo
-San Donato. Ho tanto pensato e penso così spesso a loro che mi pare
-strano che non mi conoscano, che non mi salutino come un amico. O
-povera donnina! E che idea le è venuta, nello stato in cui si trova,
-d'andare a farsi straziare il cuore dalla monaca agonizzante del
-Camoletti? L'ultima scena l'ha fatta singhiozzare, il suo petto ansa
-ancora, i suoi occhi sono ancora gonfi di lacrime; e la pallidezza del
-suo viso dice che la commozione è stata troppo forte, che essa è andata
-a un punto dallo svenire, e lo dice anche la sollecitudine ansiosa
-e amorosa con cui suo marito la cova con gli occhi e la riconforta.
-— La colpa è mia, — le dice, — non ti ci dovevo condurre. — Ma no,
-essa lo scusa, e incolpa sè; è lei che ebbe la prima idea, e d'altra
-parte, benchè abbia sofferto, non se ne pente. È la prima volta che
-sento la sua voce buona, umile, un po' velata, e come stanca; la quale
-forse tra un mese, forse tra pochi giorni, si farà anche più dolce e
-più carezzevole per dir mille parole d'amore al capezzale della culla
-che già aspetta in casa sua. Vecchio fanciullo incorreggibile! O non
-ho messo tanto affetto a questi due poveri giovani sconosciuti da
-pensare con inquietudine al giorno che essi sospirano, e che potrebbe
-essere un giorno di sventura? La buona donnina è così poca cosa che, a
-guardarla, debbo scacciar quel pensiero per non cedere al presentimento
-triste di non averla a riveder mai più dopo quest'oggi. E appunto,
-mentre il tranvai svolta sul corso Margherita, vedo allontanarsi giù
-per il viale del Regio Parco un piccolo carro funebre nudo, seguitato
-da due sole persone. Povera donnina! Il suo, forse, sarebbe seguitato
-da una persona sola. Ma per uno di quei bruschi mutamenti che son
-propri delle donne in quello stato, tutt'a un tratto essa s'asciuga gli
-occhi e si mette a ridere; egli tira un sospiro e sorride; e il mio
-presentimento svanisce. Come volentieri sporgerei il viso fra quelle
-due teste e direi loro: — Non lo sapete che sono un vostro amico? Mi
-volete per padrino del vostro bimbo? — Ed eccomi, vecchio fanciullo
-incorreggibile, a lavorar d'immaginazione su quella traccia. — Come
-continuerei? Che cosa direbbero? Che penserebbero di me? — Eppure....
-un giorno o l'altro farò quel colpo; lo prevedo.
-
- *
-
-Un altro par di teste, fra le quali non avrei voluto sporger la mia,
-lo vidi due sere dopo, a notte chiusa, in una giardiniera di via
-Garibaldi; una coppia in tutt'altra condizione psicologica da quella
-dei miei due sposi. Quantunque, stando ritto sulla piattaforma davanti,
-li vedessi in faccia a tre panche di distanza, non li riconobbi subito,
-perchè l'uomo era sotto “mentite spoglie.„ Solo in un punto che mi si
-presentarono tutti e due di profilo, voltandosi l'un verso l'altro per
-barattare una parola, ravvisai il bel capitano, in abito borghese,
-elegante come un figurino, e la moglina ipotetica dell'impiegato
-delle Poste (lettere raccomandate). Ahimè! Tutto finisce. Alla prima
-occhiata vidi sui loro visi l'annunzio nero della felicità defunta.
-Dovevano essersi scambiati, durante la corsa, delle frasi di un
-sapore “di forte agrume.„ Essa aveva l'aria afflitta e pareva ancora
-agitata; il viso di lui non esprimeva che una noia compressa, la quale
-cercava delle vie di fuga in rapidi sguardi lanciati a destra e a
-sinistra sui caffè illuminati, sugli ufficiali “liberi„ che passavano
-sui marciapiedi, sulle signore chiaro vestite che si scansavano
-al passaggio della giardiniera; e lo sguardo di lei, ogni tanto,
-accompagnava il suo, come per vedere dove s'andasse a posare. A un
-certo punto, senza voltarsi, essa gli disse una parola, uno di quei
-monosillabi, m'immagino, che sono come lo scoppio improvviso d'un lungo
-soliloquio muto, ed egli le voltò un poco la spalla, rovesciando il
-viso indietro e alzando gli occhi al cielo della giardiniera, come per
-invocare il soccorso d'un Santo protettore. Non rifiatarono più. Ma
-v'è nell'atteggiamento di certe persone sedute l'una accanto all'altra
-qualche cosa d'indefinibile, da cui si capisce che i loro spiriti sono
-divisi. Essi mi davano l'immagine d'un tronco spezzato in due parti,
-le quali si toccano ancora, ma mostran la linea della spaccatura. Il
-tranvai era stato il carro di trionfo, ed era allora il carro funebre
-dei loro amori. Chi sa quante coppie consimili, quanti altri amori
-morti o moribondi portavano in giro quell'altre giardiniere affollate e
-illuminate, che correvano davanti, accanto e di dietro; amori che, come
-quello, eran nati sulla carrozza di tutti, e ci s'eran dati i primi
-ritrovi e ci avevan provato i primi terrori d'essere spiati e inseguiti
-e pagato dieci centesimi le loro prime dolcezze! Chi sa quanti altri
-amori avevano preso quella sera l'ultimo scontrino! Quando, uscendo
-da questi pensieri, tornai a voltar lo sguardo alla panca, Marte
-era volato via, e Venere, tutta sola, guardava lontano davanti a
-sè, con gli occhi torbidi e fissi, che parevan dire l'ultima parola
-dell'annunzio funebre apparsomi alla prima occhiata sul loro viso; —
-_Una prece._
-
- *
-
-Era quella una serata limpida e fresca, come di primavera. Non
-ricordo d'aver mai goduto come in quell'ora lo spettacolo mirabile che
-presenta una città grande, vista così dal tranvai, in una bella notte
-d'estate. Sotto le lunghe ghirlande di lampade voltaiche sospese in
-alto sul mezzo delle strade, corrono i fanali delle altre carrozze,
-somiglianti a grandi occhi rossi, verdi, bianchi, azzurri di grandi
-teste invisibili, che ci vengano incontro di lontano; i mille lampioni
-delle piazze e dei viali, fiammeggianti da ogni parte tra il fogliame
-degli alberi, danno alla città l'apparenza d'una vastità infinita, e
-quella moltitudine di gente che si vede di sfuggita, affollata davanti
-ai caffè, a crocchi sugli usci, a gruppi sui terrazzi, a processioni
-sui marciapiedi, quei visi innumerevoli che ci passano accanto, ora
-imbiancati dalla luce elettrica, ora velati dall'ombra, ora dorati
-dal gas, ora neri nell'oscurità, ora mezzo accesi dai fasci di luce
-che erompono dalle botteghe, paiono d'un popolo fantastico, vivente in
-una vicenda continua di giorno e di notte, sotto un cielo in cui danzi
-senza legge una pleiade di lune. E qua e là appaiono altri contrasti
-lontani di chiarori diffusi e di oscurità fitte, di masse brune di
-vegetazione, che offrono aspetto di boschi stelleggiati dai fuochi
-d'un bivacco, e di ampi spazi aperti in cui s'inseguono e s'incrociano
-stelle multicolori, di file di case confuse in una sola enorme muraglia
-nera e di schiere di palazzi su cui par che batta la luce dell'alba. E
-a fuggir così fra quei mille giochi di luce, in mezzo a quel brulichìo
-di gente riposata e svagata, in quell'aria profumata dall'erbe e dai
-fiori dei giardini, nella quale si succedono e si confondono note
-di cantanti di caffè, suoni d'orchestre di birrerie, ritornelli di
-canzonette popolari e musiche erranti di mandolini e di fisarmoniche,
-sembra d'attraversare una città maravigliosa, dove rida una festa
-perpetua e siano sconosciuti gli affanni, le fatiche e la miseria. Ma
-si rompe l'incanto se osservate il fattorino e il cocchiere. Ah, i loro
-visi stanchi, in cui gli occhi si chiudono, le loro povere gambe, ritte
-dalle quattro della mattina, che irresistibilmente si piegano, e la
-loro voce fioca e sonnolenta vi richiamano al pensiero la moltitudine
-di tutti quegli altri che, mentre una parte degli abitanti corre ai
-piaceri, posano le ossa affrante sopra un povero letto, per ridestarsi
-prima dell'alba a una rude vita di lavoro e di stenti.
-
- *
-
-Era una serata, l'ultima di settembre, limpida e fresca come quella,
-quando sulla giardiniera di corso Vinzaglio, salendo all'angolo di
-via Cernaia, trovai un buon amico mio, cav. avv. prof., e giornalista
-pieno d'arguzia, con due ragazzine; delle quali riconobbi subito la
-più grande, figliola sua; la sola ch'io sapevo che avesse. Era disceso
-allora alla stazione di Porta Susa, venendo da una sua villa dei
-dintorni d'Ivrea a ricondurre a casa la figliuola d'un suo parente,
-ch'egli aveva ospitata per una settimana. — Lei lo deve conoscere, —
-mi disse. Era la figliuola di _Siapure_! Stava seduta davanti a me,
-in modo che la sua treccia bruna cadente toccava quasi le mie mani
-appoggiate sulla canna; si voltò in quel momento, e la riconobbi. Era
-cresciuta assai nei tre mesi da che non l'avevo più vista, e dai suoi
-begli occhi neri, che si fissavano nei miei, compresi che anche la
-sua intelligenza doveva aver fatto un gran passo. Tirai il discorso
-a un altro argomento; ma per tutta la corsa non potei più staccare il
-pensiero da quella bimba; la quale, voltatasi di fianco per ascoltare
-la nostra conversazione, continuava a fissarmi in viso i suoi occhi
-intelligenti e buoni, come se comprendesse che, pure parlando d'altro,
-io pensavo a lei e a suo padre. Mi guardava, col capo un po' inclinato
-dalla mia parte, come se volesse dirmi: — Oh, tu parlerai questa
-volta; tu mi dirai di salutarlo; sarò io che porterò la parola della
-riconciliazione; dilla dunque una volta quella buona parola. — E anche
-questa volta la buona parola mi venne alle labbra dieci volte, e dieci
-volte la rattenni. Mi dicevo: — Quando il tranvai sarà all'angolo di
-Corso Oporto, la dirò. — E poi: — Quando sboccherà sul Corso Vittorio
-Emanuele. — E poi: — Quando saremo vicini al monumento. — Ma al buon
-punto la parola restava dentro, e ne pativo, e quella treccia che ogni
-tanto mi sfiorava la mano mi dava il senso della punta d'un dito che
-mi stimolasse, e quegli occhi fissi pareva che mi dicessero sempre più
-dolcemente: — Ma parla; non hai che da dire: — Saluta il babbo, — e
-tutto sarà finito, e tornerete buoni amici come prima, perchè vi siete
-sempre stimati e voluti bene. — Ah svergognato! S'era passato già il
-Corso Umberto e non avevo parlato ancora; l'amico doveva scendere in
-piazza Carlo Felice; non mi restavano che tre minuti, avevo sdegno
-di me, e pure sentivo che non avrei fiatato. Ma da che può dipendere
-il fare o non fare una buona azione! Quando fummo vicini alla piazza,
-dall'orchestra all'aria aperta del Caffè Mogna mi venne all'orecchio il
-motivo della sinfonia dei _Vespri_, quel motivo largo e dolce, che è
-uno dei primi ch'io ritenni da ragazzo, e che sempre mi ridesta mille
-ricordi della fanciullezza, le prime commozioni del teatro, mia madre
-giovane affacciata al palchetto, la scena riveduta in sogno, un misto
-d'immagini liete e tristi, confuse, lontane, come d'un'altra vita. O
-musica benedetta, nobile amica, misteriosa e benefica ispiratrice di
-bontà e di gentilezza!
-
-— Bambina, saluta tuo padre per me....
-
-E il suo _sì_ vivo e soave mi parve una nota di quella musica.
-
-
-
-
-CAPITOLO DECIMO.
-
-
- Ottobre.
-
-Sulla soglia dell'ottobre trovo un controllore colosso, che è uno
-dei più bei tipi ch'io abbia intoppati nell'annata. Tocca col capo il
-cielo del carrozzone, con le spalle chiude gli usci e ferisce in viso
-i passeggieri con le punte di due baffi enormi, che paiono due S da
-cartellone d'arena. Fu carabiniere, ed è ancora; non ha fatto che mutar
-divisa; presta il nuovo servizio con gli stessi modi e con lo stesso
-linguaggio che usava nell'antico. Ha un aspetto terribilmente severo.
-Quando si pianta in faccia a un passeggiere, par che lo voglia invitare
-a _declinar le generalità_, ed esamina lo scontrino come un passaporto,
-e glie lo rende fissandolo in viso, come se dicesse fra sè: — Costui
-mi ha l'aria d'un pregiudicato. — Non attacca discorso, non sorride
-con nessuno. Non intesi ancora che due parole sue, e furono una frase
-carabinieresca: disse bruscamente a uno che stava ritto sul predellino:
-— _È difeso!_ — Ho un forte sospetto che porti in tasca un par di
-manette. Certo, tutte le sue idee sociali e politiche sono in armonia
-col suo essere visibile. E io penso, guardandolo, al grande numero di
-quegli altri cittadini che dalla forma della professione o mestiere
-o stato in cui furono chiusi per caso riescono modellati moralmente
-in quel dato modo come quei bimbi che si facevan crescere dentro
-vasi di varia foggia quando fioriva l'industria dei mostricciattoli e
-dei balocchi umani, e vedendo all'opera con la fantasia le fabbriche
-innumerevoli di spiriti conservatori che la società tiene in moto,
-dico che hanno da lavorar molto e bene le officine avverse per far
-concorrenza efficace a una produzione così vasta, forte di tanti
-privilegi e avviata così bene. Mi apparve per la prima volta questo
-controllore Golia sulla linea di Vanchiglia, dove, avendogli fatto
-aspettare un pezzo lo scontrino che non trovavo, me lo restituì, dopo
-un serio esame, dandomi uno sguardo profondo, che pareva dire: — _Te
-tegnerò d'oeucc!_ — Mentre si voltava, gli vidi dietro un orecchio
-una cicatrice: forse d'una coltellata tiratagli da qualche arrestato
-ribelle. Quando discese, rimase ancora un momento duro come un pilastro
-in mezzo alla strada, a guardare con occhio sospettoso il tranvai
-che s'allontanava, come avrebbe guardato in altri tempi una carrozza
-cellulare non ben sicura....
-
- *
-
-Dopo questo spauracchio per vari giorni non trovai che gente contenta.
-L'ottobre si presentava col sorriso in fronte. Il primo fu il mio buon
-Giors, sulla linea di Vinzaglio, allegro e fresco come la mattinata.
-Gli domandai subito della moglie. Guarita! Guarita da un pezzo, salda
-sui trampoli, _ardita_ come una sposa, e sana anche la frittura, tre
-sacchetti senza fondo, una rovina quotidiana. E, sorridendo, soggiunse
-in un italiano suo proprio una frase proverbiale che gli avevo inteso
-dire altre volte: — _Tuto va bene, trane la gran miseria_; — e si provò
-a fischiare il motivo della _Carmen_, ma senza riuscirvi. Poi mi diede
-notizie della _veja_, e poichè non capivo a chi volesse alludere:
-— Non si ricorda? La vecchia di Pozzo di Strada, quella del soldato
-d'Africa, che si mise a piangere a veder la battaglia stampata? Matta
-dalla contentezza, la povera vecchia! — Era stata nel tranvai quella
-mattina: un'altra faccia; pareva risuscitata; il figliuolo era vivo;
-le avevan mandato dal Ministero degli “affari della guerra„ per via
-del Comando del distretto, un pezzetto di carta sporca con quattro
-parole del ragazzo prigioniero, un foglio arrivato di laggiù, _da
-ca' del diau_, in un gran pacco, con molte altre lettere, che aveva
-raccolte e spedite quel prete mandato dal Papa. Ma proprio fuor di sè,
-da parere che avesse alzato il gomito, felice da allargare il cuore
-a vederla, povera anima tribolata! Portava il foglietto in seno, in
-un portamonete di pelle di pecora, e l'aveva fatto vedere a lui, e
-lo faceva vedere a tutti. — È venuto il foglio, va bene; ma quando
-verrà il figliuolo? Chi lo sa? Quando faranno la pace? Ne sa qualche
-cosa lei? Io non leggo la gazzetta perchè mi fan male agli occhi le
-parole piccole.... — E diede in una risata. C'era sulla prima panca
-un ostricaro con la berretta rossa e col canestro sulle ginocchia.
-Egli prese a stuzzicar l'ostricaro. Roba per aguzzar l'appetito, non
-è vero? E non c'era già abbastanza appetito per il mondo da portare
-in giro delle diavolerie per aguzzarlo? Che gusto avevano quelle
-bestie senza testa? Egli non n'aveva mai assaggiato in vita sua, e
-sentiva quella mattina un maledetto prurito di farne la conoscenza.
-E dicendo questo, fra una scossa di redini e l'altra, si voltava a
-guardare il canestro con un'espressione così comica di curiosità e di
-diffidenza, che l'ostricaro, esilarato, prese un'ostrica, l'aperse
-e glie la porse. Giors la sorbì, e trattenendola in bocca come per
-meditarne il sapore, domandò quanto costasse. — Un soldo e mezzo —
-rispose l'altro. — _Baloss d'un lader!_ — gridò lui, trangugiandola
-con una smorfia di spaventato —, e hai la faccia di far pagare quanto
-un pane una porcheria compagna? — Tutti i passeggieri risero, e quel
-riso lo eccitò. Eppure, sì, quell'acquolina “amaricante„ stuzzicava
-la fame, ed egli avrebbe dovuto tribolare il doppio quella mattina
-per arrivare all'ora della macinatura. Ma già era destino che glie
-ne capitasse una ogni giorno per scavargli lo stomaco. E raccontò
-quella del giorno avanti. Stava discorrendo con una guardia daziaria,
-alla barriera, quando, al momento di partire, era salita una bella
-contadinotta, un fior di ragazza, che n'aveva quanto tre balie, un vero
-capitale, una cosa, una cosa.... insomma, una cosa magnifica. E lui,
-così in celia, l'aveva presa a complimentare, maravigliandosi, però,
-di vederle fare il viso verde invece di rosso. A un tratto quella gli
-aveva detto nell'orecchio, presto e secco: — _Ciuto, c'a son d'tomin!_
-— (Zitto, che sono caciole). Erano caciole di Rivoli! E qui una gran
-risata. Naturalmente, egli era stato zitto, non l'aveva tradita. Ma il
-più bello era stato poi: che, partito il tranvai, pigliando sul serio
-una sua facezia sul diritto a un compenso che gli dava la connivenza
-nel frodo, la bella ragazza s'era cavato dal seno e gli aveva dato
-un _tomin_, un po' ammaccato, ma fresco e di quei grassi, d'un odor
-squisito di panna, ch'egli aveva aggiunto, con gran piacere, alla sua
-colazione. Ah, che delizia di _tomin!_ Mai da che era al mondo egli
-s'era messo nel laboratorio un boccone così saporito, gli era colato
-giù fino alle polpe, gli aveva fatto montare alla testa mille grilli. E
-seguitò un bel pezzo a scherzare così sui cento sapori di quel boccone,
-senza mai eccedere, con una discrezione quasi istintiva d'uomo sano
-di nervi e di spirito, rifuggente dalle sudicerie, spandendo intorno
-la schietta allegria del suo buon appetito e del suo buon cuore e
-sorridendo coi denti bianchi all'aria viva d'ottobre, che accarezzava
-la sua bella faccia di galantuomo....
-
- *
-
-Trovai un'altra anima contenta sulla linea di Vanchiglia. Bastò il
-suo _cerea_ a rivelarmi l'uomo mutato. Una vera trasfigurazione. Era
-il povero fattorino stato ferito da una bastonata e rimasto malato di
-terror cronico. Al primo vedere la sua nuova faccia pensai che fosse
-stato accomodato l'affare della querela, e glie ne domandai. Gli passò
-un'ombra sulla fronte. No, non ancora; la cagione della sua contentezza
-era un'altra, e, raccontandola, tornò a rischiararsi. Gli era caduta
-sul capo una di quelle carte da visita della fortuna, che fanno data
-nella vita dei poveri diavoli come le vittorie in quella dei generali.
-Tre giorni avanti, arrivando col carrozzone vuoto alla barriera di
-Casale, raccattò sotto una panca un portafogli di bulgaro rinvoltato
-in un pezzo di giornale, se lo ficcò in tasca senz'aprirlo e, secondo
-la regola, lo rimise nella corsa di ritorno al controllore, perchè
-lo portasse alla direzione. Rivenendo verso la barriera, arrivato
-in piazza Vittorio Emanuele, vede correre incontro al tranvai, col
-viso spaventato, un signore grasso; il quale salta sulla piattaforma
-e gli domanda con voce di moribondo: — Avete trovato...? — e al
-sentirsi rispondere: — Sì, è stato trovato.... — si lascia cascar di
-picchio sulla panca, con le braccia aperte e gli occhi in su, ansando
-come un mantice. Atto finale: comparsa del signore alla direzione,
-interrogatorio e riscontro, restituzione del portafogli, tanto per
-cento secondo l'uso: cento lire al fattorino. — Cento lire, m'intende;
-un biglietto rosso nuovo fiammante, coi due occhi di civetta, che
-pareva stampato il giorno prima! Ah, benedetto Iddio, son venute a
-tempo! — Dopo quella disgrazia che l'aveva tenuto tre mesi a mezza
-paga non gli era più riuscito di riassestarsi; la famiglia menava una
-vita d'angustie; si dovevan misurare il pane per pagare i debiti, e non
-vedevan la fine di quel purgatorio.... — Ed ecco tutt'a un tratto....
-Ah, bisogna dire che c'è un Dio! — Splendeva una tal contentezza sul
-suo viso pallido, e abitualmente spaurito, che metteva pietà; metteva
-pietà il pensare che cento lire possano operare un tal rivolgimento
-nell'anima d'un uomo da guarirlo anche dal terrore abituale d'essere
-ammazzato. E ragionava sulla sua fortuna per gustarla meglio. Su
-tante linee, si sa, tutti i giorni si trova qualche cosa: fazzoletti,
-spille, chiavi, scatole di sigarette, perfin delle lettere amorose;
-ma dei portamonete con migliaia di lire, bazzica, è un caso raro. E
-proprio doveva toccare al figliuolo di sua madre! Si chiamava _nascer
-fortunati_. E mi descrisse la scena della sera, quando, rientrando
-in casa, aveva sventolato il biglietto, come una bandiera, sul viso
-di sua moglie e sulla testa dei bimbi addormentati: la povera donna
-s'era messa a piangere, i bimbi s'erano svegliati e buttati giù dal
-letto, e poi tutti a ridere e a ballonzolare insieme da parer quattro
-villeggianti della Villa Cristina. — E che sarà allora — gli domandai
-— quando piglierete mille lire d'indennità a causa guadagnata? — A
-quella domauda si rioscurò, e parve ripreso dalla paura solita. — No
-—, rispose a voce bassa — quelle.... preferisco di non averle. — E
-rimase un po' pensieroso. — Ma! — esclamò poi rianimandosi. — Se non
-mi capitano altre disgrazie! — E soggiunse umilmente: — Io non faccio
-del male a nessuno, non voglio male a nessuno; nessuno dovrebbe volerne
-a me, non è vero? Perchè mi dovrebbero far del male? — Poi, dopo una
-pausa, guardandosi intorno, disse con un accento d'inquietudine, che mi
-fece pena: — Come si son già accorciate le giornate! — Non era ancora
-guarito, pover'uomo.
-
- *
-
-Il terzo contento fu un personaggio nuovo, un vecchio pretino che vidi
-uscire dalla stazione di Porta Susa, con la valigia e l'ombrello, e
-salire sul tranvai chiuso della linea di Casale. Dal modo come girò
-lo sguardo per la piazza, soffermandosi, e come lesse l'insegna del
-carrozzone prima di salirvi, e come vi salì, osservando ogni cosa con
-un sorriso di curiosità e di maraviglia, argomentai che non avesse
-mai visto Torino o non ci fosse più stato dal tempo dei tempi. Aveva
-l'aria d'un prete di montagna, un viso roseo, gli occhi chiarissimi,
-un'espressione ingenua e buona, quasi infantile. Entrò come in una
-casa d'amici, sorridendo a tutti, in atto di ringraziare della buona
-accoglienza, e, appena seduto, mi domandò se il tranvai passava per la
-piazza Vittorio Emanuele. Il tono con cui gli risposi gli fece subito
-attaccar discorso familiarmente. Da trent'anni non era più stato a
-Torino, era quello il primo tranvai sul quale saliva. Aveva bene inteso
-parlar della cosa; ma dall'immaginare al vedere c'è un gran tratto.
-Si voltava a osservare il fattorino e il cocchiere, le panche, i
-vetri colorati, gli annunzi, gli altri tranvai che passavano, come un
-bambino. Mi ricordò un altro prete di montagna che, anni avanti, sul
-ponte di Po, m'aveva manifestato la stessa maraviglia per l'_Angelo
-Brofferio_, ch'era il primo battello a vapore ch'egli vedesse. — Ma
-guardiamo un po', ma guardiamo un po'.... E si fa fermare quando si
-vuole, non è vero? E ogni strada ha il suo?... E va così sulle rotaie,
-da per tutto, come sulla strada ferrata? — E quando il tranvai si
-mosse, diede segno di viva soddisfazione. — Ma è un bell'andare,
-proprio.... senza scosse.... e come si corre.... Una bella cosa,
-veramente, una bella cosa. E ora si farà andare con l'elettrico,
-dicono.... Sarà una maraviglia.... Ah, son cose che fa piacere di
-vederle! — E sorrideva intorno ai passeggieri, come a compagni d'un
-lungo viaggio, sconosciuti ancora, ma coi quali dovesse far poi
-conoscenza; ringraziò come d'un regalo il fattorino che gli porse il
-biglietto; stette un minuto in ammirazione del congegno del campanello,
-e quando m'alzai per discendere in piazza Solferino, s'alzò egli pure,
-e fattomi un cenno di riverenza col capo come a un conoscente, si
-rimise a sedere, visibilmente lieto di non avere ancor da discendere,
-di doversi trattenere ancora in quella “bella compagnia„ esilarata dal
-sorriso gentile con cui egli rispondeva al suo sorriso canzonatorio,
-credendolo un segno abituale della squisita cortesia cittadina....
-
- *
-
-Ma anche la “bella compagnia„ in quei giorni dava ragion di ridere
-alle sue spalle. Trovo notato fra gli appunti: — _Galileo Ferraris._
-— È il ricordo d'una corsa fatta con lui per un tratto del viale
-Margherita. I giornali avevano pubblicato in quel torno le proposte
-fatte dalla Società al Municipio per l'istituzione dei tranvai
-elettrici, e spesso, tra i passeggieri, s'udivano su quell'argomento
-delle uscite amenissime. Sarebbero forse state più guardinghe le
-due eleganti bottegaie o modiste o quidsimile, che ci divertirono
-per cinque minuti, se avessero saputo che quel bel signore bruno e
-pallido, dal sorriso dolcissimo e dagli occhi socchiusi, il quale
-stava leggermente chino per raccogliere, senza farsi scorgere, i loro
-discorsi, era un elettricista di fama mondiale. La più giovane, con
-un cappellino incoronato di magnolie, giurava che sui nuovi tranvai
-elettrici non avrebbe mai messo piede, e domandata dall'altra del
-perchè, rispondeva vivamente: — Ma come? _E s'a se scianca 'l fil?_ (E
-se si strappa il filo?) Tutto va per aria! — Ma l'amica non si curava
-di quel rischio: aveva inteso dire che il maggior pericolo era un
-altro: se per inavvertenza, salendo o scendendo, si toccava la cassetta
-dov'era “il deposito delle scintille„ c'era da pigliare una scossa da
-cadere in terra stecchiti come per una nerbata sulla testa. Come se
-la godeva il buon Ferraris, lisciando la barba nera con la sua piccola
-mano femminea! Ma non era quella la più amena ch'egli avesse udita in
-quei giorni. La sera innanzi, sulla linea del Martinetto, aveva inteso
-un vecchietto ciaccolone fare i più neri pronostici su quei novi fili
-che stavano per aggiungersi ai troppi altri già distesi fra casa e
-casa; i quali, saturando l'aria di elettricità, erano cagione di tanti
-sconcerti nervosi, di tante malattie bisbetiche e stravaganze d'idee e
-audacie matte di partiti sovversivi, per cui il mondo andava diventando
-un inferno. Che strana cosa, non è vero? In una delle città più colte
-d'Italia, intorno alle maraviglie della scienza, forza e gloria d'una
-civiltà di cui insuperbiscono tutti, udire presso a poco gli stessi
-discorsi che s'udrebbero sulle rive del Victoria Nianza o in mezzo alle
-foreste del Gran Chaco! — Basta — concluse la modista giovane — non
-sanno proprio più che diavolerie inventare per accorciarci la vita. —
-Delizioso! — disse il Ferraris. Quella si voltò, e al vedere quel bel
-signore bruno che, pur avendo l'aria d'intendersene più di lei, pareva
-che consentisse nel suo giudizio, gli fece un sorrisetto di simpatia e
-di gratitudine.
-
- *
-
-È di quei giorni una pagina sui “fenomeni d'elettricità erotica„ che
-posso trascrivere tal quale. “È l'avvicinarsi, che si sente nell'aria,
-della stagione sentimentale, è il pensiero che sia questo l'ultimo
-mese delle giardiniere, così propizie all'osservazione del bel sesso,
-e l'ultimo dei leggieri e scarsi vestiti estivi, ai quali succederanno
-tra poco gli alti colletti che fasciano i colli e gli ampi mantelli
-che nascondon le vite, son queste od altre le cagioni, per cui noto ora
-negli erotici un'intensità di sguardo, una fissità di contemplazione,
-un languore di voluttà più cascante che nei giorni dei grandi calori?
-Curiosissimo il tipo osservato stamani sulla linea di Madama Cristina:
-un signore vestito correttamente, con gli occhiali d'oro e una barba
-di sultano, d'una pallidezza e d'una serietà d'Amleto maturo; il quale,
-stando ritto in fondo alla giardiniera, con una spalla appoggiata alla
-colonnina, a ogni signora che salisse o scendesse da quella parte,
-sporgeva in fuori il busto e il capo per conoscere da quale calzoleria
-provenisse il suo stivaletto; ma con un piegamento guardingo,
-percettibile appena, della persona, che io gli vedevo preparare con
-un moto avanti del piede su cui doveva appoggiare, ogni volta che da
-quel lato della strada suonava un _alt_ femminile. Quell'atto ripetuto
-di scolaresca curiosità sessuale, fanciullescamente dissimulata,
-faceva un contrasto altamente comico con la quasi tragica gravità
-del suo viso barbuto, e anche più comico all'immaginare i pensieri
-ch'egli doveva volgere in capo, ma di cui non un lampo appariva dietro
-agli occhiali d'oro, in quegli occhi sporgenti, grigi, muti come due
-palle di cristallo. Ah, se si potesse, in un solo tranvai, penetrar
-con la mente dietro al velo misterioso di tanti visi gravi, freddi,
-innocenti o indifferenti, che mostruoso guazzabuglio si scoprirebbe di
-pensieri e d'immaginazioni, di desideri e di propositi, infinitamente
-diversi da quelli che le maschere fanno supporre! Un viso eccettuato,
-peraltro: quello della “vergine morta„ che salì al crocicchio del
-corso Valentino, e per la quale gli occhiali d'oro si sporsero avanti
-come per l'altre; un viso così bianco, così puro, così virgineo da
-far giurare che non nascondesse mai neppur l'ombra d'un pensiero che
-la bocca non potesse esprimere, e che non sarebbe potuto arrossire
-nemmeno s'ella avesse saputo che lo sguardo di quegli occhiali vedeva
-a traverso ai panni la sua nudità. Come sempre, si voltarono tutti
-a guardarla; ma sul suo viso di marmo candido neanche questa volta
-non tremò un muscolo, non passò un lampo, non guizzò il barlume d'un
-sentimento di compiacenza. Soltanto, quando fu seduta, cosa insolita,
-girò il capo a destra e a sinistra, con un movimento vivace, come
-se cercasse per la via qualcheduno, da cui sospettasse d'esser
-cercata....„
-
- *
-
-Feci riguardo agli erotici, i giorni appresso, quest'altra
-osservazione: che si possono ascrivere alla famiglia loro quasi tutti
-quei baldanzosi, i quali, nonostante il peso degli anni e della pancia,
-che li dovrebbe render prudenti, rischiano ogni momento d'andare a
-letto per quaranta giorni, saltando sul tranvai mentre corre. La più
-parte, in fatti, saltano per la donna. Hop! Hop! E là! Cinquant'anni
-e vedete che leggerezza! È divertente studiare i diversi campioni. Per
-parte d'alcuni, che la compiono con disinvoltura, la prodezza può far
-colpo; ma ad altri tolgono ogni virtù di seduzione lo sguardo ansioso
-che fissano sul punto di mira, gli atti scomposti della rincorsa, lo
-sgomento che mostrano in viso del pericolo corso, e la pena che durano,
-dopo seduti, a ricomporre la carcassa, soffiando come foche: quando
-pure non cascan sulla panca malamente, aggrappandosi alla colonnina
-come a una corda di salvamento, col cappello sbiecato e la parrucca
-andata di traverso. Ah, vecchi peccatori impenitenti e temerari! Ma
-se sul tranvai non c'è bel sesso, non c'è caso che si cimentino. E
-gareggiano nobilmente tra di loro, e sono gelosi del salto più snello e
-più aggraziato dei giovani. Ne fui testimonio la mattina sulla linea di
-via Cernaia. Uno di questi vecchi acrobati galanti, con tanto di panama
-e di sottoveste bianca, che pareva tinto col granatino, aveva fatto la
-sua prova in piazza San Martino. Poco dopo, mentre s'andava di tutta
-corsa, un giovanotto biondo e asciutto, vestito da damerino, saltò su
-egli pure, ma da tre passi distante, e senz'afferrarsi alla colonnina:
-un vero salto da maestro. Non era che il primo saggio. Passato il corso
-Siccardi, saltò giù, corse a un banco, prese un giornale, raggiunse di
-volo il tranvai, e vi saltò sopra come prima. Le signore si voltarono
-a guardarlo. All'imboccatura di via Santa Teresa, saltò giù un'altra
-volta, corse alla buca delle lettere, vi buttò dentro una cartolina, e
-poi da capo una corsa, e un salto, e ritto là sulla piattaforma. S'alzò
-un mormorio di stupore: non s'era mai vista una cosa simile: le signore
-n'erano ammirate; fu un vero trionfo. Ma l'uomo del panama, ingelosito,
-ruppe l'incanto. Si chinò un poco verso le signore dell'ultima panca e
-disse abbastanza forte: — È il Tony della compagnia equestre del Balbo,
-quello che salta otto cavalli. — Poi soggiunse, scrollando una spalla:
-— Sfido io; è la sua professione! — e detto questo, dopo aver dondolato
-un po' il piede fuori del montatoio, si lasciò andar giù sulla strada
-con mollezza elegante, — vendicato.
-
- *
-
-Uno che non salta, per esempio, è il cavalier Bicchierino. Lo vidi
-salire il giorno dopo sulla giardiniera di via Garibaldi, mentre
-stavo sulla piattaforma in fondo con l'operaio lattoniere, vestito
-dei suoi panni da lavoro, con un tubo da gas acciambellato sotto il
-braccio. Posato e preciso in ogni cosa, egli fece fermare alzando e
-abbassando tre volte la canna come un antico capo tamburo, non salì
-che dopo aver guardato se i cavalli eran ben fermi, e non sedette
-sull'ultima panca che dopo averla spolverata accuratamente col
-fazzoletto. Poi, per riassestarsi addosso i panni scomposti nella
-salita, scrollò un po' il capo e le spalle, come fa la gallina per
-scoter le penne, e, compiuta quell'operazione, non si mosse più. Era
-proprio un destino ch'io non potessi mai conquistare durevolmente
-l'animo suo. Il lattoniere, con la sua serietà e lentezza solita
-di pensatore, aveva avviato un discorso sulle nuove funzioni dei
-municipi in Inghilterra, delle quali s'occupava da qualche tempo,
-nelle ore rubate al sonno, con la diligenza che gli era propria,
-ritagliando notizie da giornali e trascrivendo periodi da riviste
-nel suo grosso vademecum di conferenziere. Interrottosi un istante
-per osservare l'operazione d'insediamento del signore sconosciuto,
-ripigliò: — Quando lo diciamo noi, pare che sian cose dell'altro mondo.
-Ma il municipio di Birmingham, per esempio, quando saranno passati
-i settantacinque anni per cui diede in enfiteusi agli impresari il
-terreno per lo sventramento, resterà ben padrone di tutte le case
-costrutte, con un reddito annuale di cento mila sterline. E questo è
-bene un passo sulla strada che condurrà il municipio ad essere come il
-direttore d'una grande impresa cooperativa di cui ogni cittadino sarà
-azionista.... —
-
-Un movimento leggerissimo delle spalle del cavaliere m'avvertì ch'egli
-aveva inteso le ultime parole e un'inclinazione appena visibile del suo
-capo m'avvertì che stava in ascolto.
-
-Il lattoniere, accarezzandosi il mento con la mano nera di piombo,
-continuò a citare, pacatamente, col tono d'uno che dettasse. — Un gran
-numero di città inglesi avevano convertito in servizi municipali, con
-piena soddisfazione del pubblico, i servizi dell'acqua potabile, del
-gas, della luce elettrica, ricavandone benefizi enormi e ribassando
-i prezzi. Il municipio di Glascow s'era assunto anche l'esercizio
-dei tranvai, riducendo l'orario degl'impiegati, aumentando i salari
-e istituendo le corse di cinque centesimi per mezzo miglio, con un
-profitto molto superiore al canone che gli pagavan prima le Società
-private.... —
-
-Tutta la disapprovazione che possono esprimere la nuca e la schiena
-d'un cittadino io la vidi espressa a quelle parole dall'aspetto
-posteriore del cavalier Bicchierino; il quale doveva credere esagerati
-iperbolicamente i dati di fatto, se pur non credeva tutte una fantasia
-quelle citazioni.
-
-Il lattoniere continuò, insistendo sull'esempio del municipio di
-Glascow, che da qualche anno esercita con vantaggio proprio e del
-pubblico anche altre funzioni di indole più privata. — Giusto,
-perchè il municipio non potrebbe anche incaricarsi di far lavare la
-biancheria?
-
-A quest'ultimo colpo, il buon cavalier Bicchierino non si potè più
-contenere e si voltò a guardarci mostrandoci negli occhi arrotondati
-e nella bocca aperta tutta la stupefazione che può contenere un'anima
-umana. Diede uno sguardo all'oratore e un altro a me, che avevo l'aria
-d'approvare, e in quello sguardo lessi la mia sentenza. Un uomo che
-stava a sentire, acconsentendo, delle stravaganze così spropositate,
-delle assurdità così mattamente ridicole, non poteva essere che un
-insensato, meritevole della più profonda commiserazione; un uomo da
-perdonargli che gli paresse stretta via Garibaldi e che tagliasse il
-_Popolo_ con le dita. E dal modo come voltò le spalle e riprese il suo
-atteggiamento capii che non mi restava più nessuna, nessuna speranza di
-risollevarmi nella sua stima.
-
- *
-
-Feci un'altra corsa disgraziata pochi giorni appresso: il ventidue,
-memorando. Era incominciata bene, peraltro. Ero occupato da qualche
-tempo a far raccolta fra i passeggieri di tutte quelle espressioni:
-— Io dico la verità.... diciamo la verità.... per dir la verità....
-siamo sinceri.... francamente parlando.... parliamoci schietto, ecc.,
-che, appunto perchè occorrono così maravigliosamente fitte sulla bocca
-di tutti, sono una prova patente della quasi universale bugiarderia
-degli uomini, nei quali deriva dalla coscienza di mentir quasi sempre
-il sospetto di non esser creduti mai. Infervorato in questo lavoro,
-ero molto contento quella sera d'avere fatto una buona collezione in
-dieci minuti sulla giardiniera del _Foro Boario_, e stavo osservando
-con piacere, nella conversazione di due signori, che c'è anche un modo
-cortese e usatissimo di darsi a vicenda del bugiardo con le formole:
-— Dice la verità?... Ma è vero proprio?... Mi dà la sua parola?... —
-quando quel senso misterioso che ci annunzia la presenza d'un nemico
-alle spalle mi fece voltare il viso indietro.... e riconobbi gli occhi
-malevoli e il pizzo ostile di Guyot; il quale discorreva piano con un
-grosso signore sonnecchiante, seduto alla sua destra. Ero ben certo
-che mi avrebbe sempre odiato; ma il suo sguardo mi fece capire in
-quel punto che la scena del _Grido_ e della _Lotta_ aveva invelenito
-terribilmente il suo odio, e che egli covava in petto il proposito
-d'una vendetta. — È la sua volta — pensai — non c'è che rassegnarsi. E
-stetti aspettando, con l'orecchio all'erta.
-
-Il cuore non m'aveva ingannato. Non passò un minuto che l'udii parlare
-con quella particolare sillabazione di chi vuol farsi sentire da
-qualcuno, che non è la persona a cui parla. Aveva una curiosa voce, che
-pareva uscirgli dalle narici, con un soffio di siringa vuota. Galeotto
-della vendetta fu il giornale che teneva fra le mani.
-
-— Ha visto? — domandò al suo vicino. — Hanno sciolto la Camera di
-lavoro di Livorno.
-
-E dopo una pausa: — Pare anche che il Codronchi, in Sicilia, si decida
-a procedere con energia. Ha sciolto la federazione socialista di
-Corleone.
-
-Il signore insonnito rispondeva con monosillabi d'approvazione.
-
-— Ah, quello rimetterà presto le cose al posto. Ha anche fatto
-sequestrare il libro di quel Giuffrida....
-
-— Scritto in prigione.
-
-— Scarabocchiato in prigione.
-
-Credevo che fosse finita. Ma l'uomo era ben provvisto di materiali da
-guerra. Accennò ancora (e sentii fremere di gioia la sua voce) alla
-“bella accoglienza„ fatta ai deputati socialisti francesi e agli altri
-fondatori della vetreria d'Alby dagli operai di Carmaux — a fischiate.
-— Ora sarò libero, — pensai. No, fu spietato. Biasimò ancora l'amnistia
-per i condannati politici, che s'annunciava in quei giorni. — Sa che
-comprende anche i facinorosi che son dentro per i fatti di Sicilia e
-della Lunigiana.... E ci fanno un bel regalo!
-
-Mi prese una tentazione, e fu un punto che non vi cedessi. Volevo
-voltarmi a domandargli perchè non annunciava pure, per amareggiarmi
-l'anima, ch'era stato ammazzato il brigante Tiburzi nelle macchie
-d'Orbetello. Ma non volli turbare la sua gioia. Ah, la sentivo! Egli
-doveva sorridere infernalmente come Giacinta Pezzana nella _Maria
-Stuarda_ quando grida:
-
- Ella si parte
- Col pugnale nel cuore. Oh vendicata
- Io son! Divina gioia!
-
-Eppure, io non avevo in cuore che un sentimento di stupore: che due
-uomini, viventi nello stesso tempo e appartenenti alla stessa classe,
-potessero pensare e sentire così oppostamente intorno alla più alta
-delle quistioni del tempo loro, ed esser così certi tutti e due di
-esser nel vero, da provar odio e pietà l'uno per l'altro, come due
-creature diverse e nemiche di civiltà, di religione e di razza. Guyot
-non parlò più; pensava certamente ch'io non avessi più fiato nel
-corpo. Io feci il morto, per mantenerlo nell'illusione. Ma la parola
-_facinorosi_, detta da lui, mi ridestò un sospetto: quella parola, me
-ne ricordavo bene, ricorreva due volte in quella certa lettera anonima
-che avevo ricevuto dopo l'assassinio del presidente Carnot. Che la
-lettera fosse proprio sua? Mentre ventilavo quest'idea, egli discese
-all'imboccatura di via dell'Arcivescovado, e s'allontanò con passo di
-trionfatore, senza degnare d'un ultimo sguardo quello che restava di
-me sul tranvai. Da tutta la sua persona traspariva la superba certezza
-d'avermi finito.
-
- *
-
-Sulla stessa linea, partendo dalla barriera del Foro boario, all'ora
-dell'uscita libera dei soldati, vidi la sera seguente un quadretto
-nuovo e bellissimo: una carrozzata d'artiglieri, con una monaca nel
-mezzo, di quelle addette alle prigioniere delle vicine carceri; la
-quale dava l'immagine di Santa Barbara, protettrice dell'arma, scortata
-da un drappello dei suoi guerrieri, che la conducessero in trionfo
-a Torino. C'era al freno il protetto di donna Chisciotta. Appena
-lo riconobbi, m'andai a sedere accanto a lui, per vedere se era in
-bernecche. Non era, o non pareva; aveva la faccia rossa, peraltro, e
-rannuvolata, come sempre. Mi diede un'occhiata, come a un viso noto
-di frequentatore di tranvai, e partì. Subito dopo attaccò un moccolo
-solenne. Erano state tese le catene a traverso il viale, dovendo
-passare il treno di Milano: c'era qualche minuto da aspettare. Ahimè!
-L'uomo non perdeva che il pelo: appena fermato il tranvai, saltò giù
-e corse verso un bancuccio vicino, dove si dava il bicchierino di
-“rabbiosa„.
-
-Il fattorino gli gridò dietro: — Guardati che c'è madama!
-
-A quel grido egli si fermò e girò intorno uno sguardo sospettoso.
-L'altro diede una risata, e allora egli scrollò le spalle e andò a
-bere. Quella _madama_ non poteva essere che donna Chisciotta, nota
-ai colleghi di lui come sua protettrice, e precettrice severa e
-vigilante di temperanza. Ebbene, se quel _guardati_ aveva avuto forza
-d'intimidirlo, voleva dir che l'uomo non era ancora perduto affatto
-sulla via della combustione spontanea. Risalì sul tranvai forbendosi la
-bocca col dorso della mano, e sferzati i cavalli appena il passaggio
-fu libero, principiò a dar fuori quel tanto di filosofia che s'era
-messa in corpo per cinque centesimi. Cadevano le foglie secche dagli
-alberi di Corso Oporto: egli si mise a dissertare sulle foglie, come
-parlando ai cavalli. E una, e due, e tre, e via senza fine: erano le
-annunziatrici dell'inverno. Ah, quante cose gli annunciavano: le lunghe
-eterne giornate con la pioggia e col vento in faccia, le nebbie fitte
-e gelate, la notte alle cinque pomeridiane, le corse interminabili
-nella neve, interrotte da lunghe fermate, da cadute di cavalli, da
-sviamenti, da fatiche di negri. A un tratto si rivolse a me, come a
-un conoscente. E quella _povra fia_ come avrebbe passato l'inverno con
-quella scellerata tosse che le schiantava l'anima? Gli dicevano che le
-avrebbe giovato l'aria della riviera. Eh si! Ma l'insegna dell'albergo
-dove l'avrebbero tenuta gratis, quella non glie la dicevano. Con chi
-non ha _di questi_ la morte non fa cerimonie. Sono soltanto i signori
-che possono pregarla d'aspettare. — E soltanto dopo questo sfogo, mi
-diede la notizia che aveva una figliuola unica, la quale s'era ammalata
-e non più rimessa dopo una certa disgrazia. Ma non disse che disgrazia
-fosse.
-
-Quando il tranvai fu per attraversare il Corso Umberto, il suo sguardo
-si fece fisso e il suo viso s'incupì anche di più, senza ch'io ne
-capissi subito la cagione. Non la capii che quando vidi il Corso Oporto
-ingombro di sciami di ragazzi che uscivano dalla Scuola municipale
-di Monviso. Allora principiò per il pover'uomo una vera tortura. I
-ragazzi, inseguendosi in giro e strillando, passavano e ripassavano
-a traverso le rotaie, a pochi passi dai cavalli, come per giocare
-col pericolo, e il disgraziato cocchiere, mutato in viso, pregava,
-minacciava, sagrava invano, stringendo le briglie con le mani tremanti
-e volgendo intorno gli occhi dilatati e spauriti, a cui s'alzava
-davanti la visione del bambino travolto ed ucciso; e nel viso e in
-tutti i movimenti della persona mostrava un contrasto violento e
-doloroso tra la furia di uscir di quel passo e la ripugnanza, quasi lo
-sgomento di procedere, come se oltre ai ragazzi scorrazzanti qualche
-altro impedimento terribile, veduto da lui solo, gli sbarrasse la
-strada. Quando finalmente si svoltò in via Venti Settembre, tirò un
-lungo respiro e si asciugò il sudore della fronte.
-
-E per tutta la via Venti Settembre non parlò più. Stetti attento quando
-si passò nel punto dov'era seguita la disgrazia; ma egli non voltò il
-capo: tenne lo sguardo diritto davanti a sè, in fondo alla strada;
-con la fronte così alta, però, e con un'attenzione così fissa, da
-non lasciar dubbio che fosse forzata. Solo quando si sboccò sul viale
-Margherita, tornò a guardare le foglie che cadevano e riprese le sue
-considerazioni sull'inverno. — E una, e due, e via, a poco a poco,
-l'una dopo l'altra, vengon giù tutte; gli alberi perdono i capelli.
-Si sente già l'odore del giorno dei morti. Quest'inverno vuol essere
-anche più tristo dell'estate. Cosa ne dice? C'è mai stata un'annata
-_pì malheureusa_? Avremo una gran mortalità, certamente. Oh, per quel
-che è di me!... Andarsene, è tanto di guadagnato. Ma è veder andar gli
-altri.... Oh che brutto mondo!
-
-Ma qui, curvandosi e cacciandosi avanti tutt'a un tratto come per
-gettarsi fuori del parapetto, urlò un: — Via! — sgangherato, che mi
-diede un rimescolo. Un ragazzo scalzo aveva attraversato le rotaie
-sfiorando il muso ai cavalli col capo.
-
-— Ah! questi ragazzi! — esclamò poi con voce quasi di pianto. — Questi
-ragazzi mi faranno morir disperato! — e fermato il tranvai vicino al
-casotto di piazza Emanuele Filiberto, sbattè le redini sul parapetto
-con un atto di desolazione....
-
- *
-
-Quelle ultime giornate del mese furono per le mie escursioni le più
-piacevoli dell'annata. Era il mio punto di partenza Porta Palazzo,
-donde passano o si diramano otto linee dirette ai sobborghi più
-lontani, e la mia linea preferita quella del Ponte Isabella; la quale
-percorsi l'ultima volta in una di quelle mattinate dolci e chiare di
-fin d'ottobre, in cui si confonde col sorriso della stagione che se
-ne va la malinconia di quella che viene, e si sente nell'aria come la
-mestizia d'un addio. Attraversato il centro della città, e percorso
-un gran tratto di quella interminabile via Cristina di cui sfugge il
-fondo allo sguardo, si svolta nel viale ridente di Raffaello, e di
-là si esce all'aperto, fra la fuga dei nuovi edifici universitari, ai
-quali i camini altissimi dalla forma di minareti danno l'aspetto d'un
-enorme falanstero orientale, e l'ultimo lembo del grande parco del
-Valentino, che si ristringe lungo la riva e va a finire con un bacio
-nel fiume. Qui nulla parla del passato, tutto è giovinezza e speranza,
-e par che non ci giunga il rumore e il fumo della battaglia della vita.
-Si attraversa una piccola città adolescente, tutta nomi di poeti e
-d'artisti, dove poche case rustiche resistono ancora all'assalto dei
-villini e dei palazzi, brillanti avanguardie cittadine, che da ogni
-parte le incalzano e le avvolgono; si arriva allo sbocco del corso
-Dante, di là dal quale sorge ancora un altro sobborgo bambino, che va
-fino al corso Galileo, ultima onda di Torino, a morire fra i campi;
-e si giunge sulla strada di Moncalieri, alle falde dei colli, dove il
-tranvai si ferma, in mezzo alla solitudine e al silenzio. E là discesi,
-ad aspettare che si ripartisse, ammirando il paesaggio vasto e sereno.
-Di qua le rive serpeggianti e solitarie del Po, ristretto e imbrunito
-dalle ombre dei boschetti, e la piramide del Monviso all'orizzonte,
-già tutta bianca; di là le acque larghe e lucide, rispecchianti il
-villaggio medioevale; più oltre, il castello rosso del Valentino; la
-mole Antonelliana nel cielo; e dietro di me la collina che cominciava a
-ingiallire, macchiata da un folto di pini, come una testa grigia da una
-ciocca nera. Tutto era terso e fresco, e l'aria odorava di vegetazione
-autunnale; ma pareva che vi corresse ancora un fremito della primavera
-e vi passasse già un brivido dell'inverno. Salì sul tranvai una coppia
-d'innamorati, che si tenevan per mano; di ritorno da una passeggiata
-romantica, forse: rosati in viso, eccitati dalla frescura e dal moto,
-luminosi d'amore. Il cocchiere solfeggiava un'arietta guardando le
-Alpi. Il grande silenzio non era rotto che dal filo di quella voce e
-dai picchi sonori delle lavandaie del fiume, che non si vedevano. Era
-uno di quei momenti in cui ci coglie come a tradimento il pensiero
-della vecchiezza, e ci rattrista. Guardavo i due amanti, e pensavo:
-— Essi sono l'Aprile, ed io.... il mese corrente. — Vedevo di là dal
-ponte la trattoria dell'_Olimpo_, appartata e chiusa, che mi ricordava
-dei festosi banchetti giovanili, dei cari amici, delle ardenti
-discussioni letterarie. Come mi pareva tutto lontano, e la casa, e gli
-amici, e le idee discusse! Eppure provavo un conforto vago in quella
-pace, come il sentimento d'una dolce rassegnazione, e il principio d'un
-riposo infinito. E udii con rammarico il grido brusco del fattorino:
-— Via! — come se mi dicesse: — Andiamo! Torniamo allo strepito della
-città e alle cure della vita; torniamo a lavorare.... e a invecchiare.
-
- *
-
-Ebbi un altro momento, di quelli che non si scordano, sulla linea
-della Crocetta, uno di quegli incontri inaspettati che ci lasciano
-stupefatti e pensierosi come se avessero il significato recondito d'un
-avvertimento del destino. Allo svolto da Piazza Carlo Felice in via
-Sacchi salì sul tranvai un controllore sui cinquant'anni, piccolo e
-pingue, con due enormi baffi rossicci brizzolati, che gli mascheravano
-mezzo il viso; e incominciò il suo giro sulle pedane per chiedere
-i biglietti. Dalla cautela con cui s'aggrappava alle colonnine e
-posava i piedi per non cascare, argomentai che fosse nuovo al proprio
-ufficio, al quale anche si prestava male la sua corpulenza. Quando mi
-fu vicino sulla piattaforma, ancora parato ai miei occhi da due persone
-interposte, gl'intesi dir forte al fattorino: — È al numero 136; — e
-quella voce risvegliò qualche cosa nella mia memoria, ma così lontano
-e confuso, che subito disparve, come l'ombra d'un uccello che passi.
-Essendo vuota l'ultima panca, il controllore s'infilò tra questa e
-quella accanto, per prendere i biglietti dei passeggieri ch'erano in
-piedi. Quando fu davanti a me, mi disse, toccandosi il berretto con
-una mano: — Il biglietto, signore.... — e restò con la bocca aperta
-e la mano per aria, fissandomi in viso. Ci fissammo così a vicenda,
-per qualche secondo, in atto interrogativo, e poi, nello stesso punto,
-uscì dalla sua bocca il mio nome e il suo dalla mia. Un intimo impulso
-gli fece sporgere il viso, ma si tirò indietro; io mi spinsi innanzi
-e gli baciai la guancia; egli mi rese il bacio, e volle dir qualcosa;
-ma non potè. Sorridemmo tutti e due, col respiro un po' oppresso. E
-un'onda di memorie attraversò la mia mente in un lampo: la Scuola di
-Modena, il suo lettuccio di ferro in un angolo del camerone della
-quarta squadra, una discussione sull'utilità dell'“ordine sparso„
-sotto un albero del giardino ducale, il cappotto bigio chiaro ch'egli
-aveva portato dal Collegio militare d'Asti, e un nostro breve incontro
-per le vie di Piadena durante la guerra del 66. Da trent'anni non
-c'eravamo più visti, e non avevo più avuto notizie di lui. — Ebbene?...
-— Ebbene?... — Ma la conversazione s'arrestò lì; c'era gente intorno;
-vidi che gli tremavan le labbra; non si poteva proseguire. Fece un
-cenno con la mano, come per dirmi: — A più tardi, — e riprese il suo
-giro. Controllore! Dopo trent'anni! Lui! Per che vicende era passato?
-E ricordai i suoi bei disegni topografici con un tratteggio di montagna
-che gl'invidiavo, il suo costante buon umore, la rassegnazione di buon
-figliuolo con cui una volta era andato alla cella di rigore, estratto
-a sorte per un tumulto della compagnia, al quale non aveva preso
-parte. Poi, rifrugando nella mia memoria, mi parve di ricordarmi d'aver
-inteso dire molti anni innanzi ch'era andato in America, dove faceva il
-maestro elementare. E aspettai con impazienza che i vicini scendessero
-per interrogarlo e per dirgli la buona memoria che avevo sempre serbata
-di lui. Ma, tutt'a un tratto, egli discese. Dalla strada mi fece ancora
-un saluto con la mano, sorridendo, ma con una leggiera espressione di
-tristezza; poi voltò le spalle e s'avviò verso il Corso. Aveva ancora
-quell'andatura, tal quale, con quell'atteggiamento del capo, con
-quelle spalle curve, da cui scappavano le cinghie dello zaino. E lo
-seguitai con gli occhi fin che potei, con un senso di stupore misto di
-sgomento, pensando che un giorno solo, un caso, un punto della mia vita
-avrebbe potuto far sì che un altro mio amico, in quello stesso giorno,
-ritrovasse me su quel tranvai, con quel berretto gallonato sul capo, in
-atto di dire a lui: — Signore, il biglietto.... — Dopo quel giorno non
-lo vidi più.
-
- *
-
-A questa avventura di romanzo succedette una scena di farsaccia,
-che vorrei non aver veduta, e che racconto soltanto per non lasciar
-nulla da parte di quanto può accadere sulla carrozza di tutti. Ma
-chi avrebbe potuto prevedere una scenata simile osservando quella
-giardiniera pochi minuti avanti, quando la raggiunsi in piazza
-dello Statuto? Era proprio una carrozzata di gente per bene, alla
-quale disdiceva intollerabilmente un cartello sospeso al di sopra
-della panca di mezzo, con su scritto in grossi caratteri: — _Letame
-di cavallo. Trovasi in vendita a pressi convenientissimi presso la
-Società Belga._ — Vedo ancora sulla panca in fondo un consigliere
-comunale e un medico militare in divisa; più in qua un generale di
-brigata pensionato, con la _Gazzetta di Torino_ fra le mani; due
-maestre della Scuola Sclopis; signore, signorine, faccie rispettabili
-di grossi contribuenti e d'impiegati da tremila in su. Regnavano
-tra quella eletta di passeggieri la pace e il Galateo; il mormorio
-discreto delle conversazioni era coperto dallo scalpitìo dei cavalli
-lanciati al galoppo; nulla dava indizio dello scoppio che doveva
-avvenire. All'improvviso, dando le spalle alla compagnia, sentii il
-suono d'una ceffata e due grida furenti: — _Baloss!_ — e: — _Canaia!_,
-e voltandomi, vidi alle prese nel mezzo due signori senza cappello,
-che con una mano si tenevano afferrati a vicenda per la cravatta e
-con l'altra si barattavano delle mazzate sul capo; una signora che
-gridava, altre che si preparavano a svenire, uomini saliti sulle panche
-per separare i lottatori, e poi un gruppo stretto intorno a questi, di
-cui non m'apparivano più che le due teste scarmigliate e i due bastoni
-branditi. La lotta cessò subito; ma i due nemici non s'allentarono, e
-rimasero in quell'atto di rappresentanti della “situazione europea„
-ciascuno tenendo l'altro per la gola, come per dire: — Se non mi
-picchi, non picchio; se ti muovi, t'accoppo. — E quella coppia così
-atteggiata, su quella carrozza che correva, faceva uno strano effetto,
-come d'un quadro plastico, concorrente al premio, portato in giro
-sopra un carro di carnevale. Il cocchiere aveva appena fermato, che i
-due campioni si allentarono e si rimisero a sedere, improvvisamente
-racquetati dal pensiero del cappello volato via; e allora la corsa
-ripigliò. Ma non mi riuscì neanche allora di vederli in viso perchè
-restavano in piedi i loro vicini, intesi a sedare la contesa verbale
-che ricominciava; nè potei capire che cosa dicessero, perchè il cicalìo
-dei commentatori soverchiava la loro voce. Le notizie che arrivarono
-fino a me eran contradditorie. Chi diceva che fosse nata la lite dal
-fumo che l'uno dei due mandava in viso alla moglie dell'altro; chi
-diceva invece d'un piede dato nelle reni alla signora per sbadataggine;
-chi asseriva che non si trattasse d'un piede sbadato, ma d'una mano
-investigatrice. Quello in cui tutti concordavano era che alla ceffata
-maritale aveva dato la mossa decisiva un _boric_ nudo e crudo opposto
-dall'altro ad un'osservazione vivace. Finalmente, quando i pacieri
-sedettero, riconobbi la triade alle facce pallide e convulse e ai
-due cappelli magagnati: una bella donnina col nasino all'in su, un
-marito col viso bitorzoluto, e un biondo secco coi baffi sovversivi,
-all'ultima moda. E fu il cocchiere, una faccia di ex carrettiere
-burlone, che, rivoltando in bocca una cicca, dedusse la morale
-dell'avvenimento. — S'ha un bel dire —, disse, fra due sputate nere —,
-bene educati, male educati.... signori e povera gente, quando c'è di
-mezzo _la fumela_, se le ammollano tutti ad un modo....
-
- *
-
-Con quest'avventura volgare dovrei chiuder l'ottobre, se proprio la
-penultima sera del mese, per andare allo Sferisterio, non avessi avuto
-la buona ispirazione di salire sulla giardiniera della linea dei Viali,
-nel punto dove il Corso Oddone sbocca sul Corso Margherita. Salendo,
-vidi alzarsi un cappello a cencio da una testa che a tutta prima mi
-riuscì nuova; ma nell'atto di sedere sulla panca davanti riconobbi un
-muratore venuto tre anni addietro a casa mia per darmi dei ragguagli
-intorno al lavoro dei garzoni, quando pensavo di scrivere sulle fatiche
-precoci dei ragazzi; e nell'atto stesso vidi accanto a lui l'operaio
-della caramella, sua moglie e il piccino, seduti anch'essi sulla stessa
-panca. Vidi passar nell'occhio del marito, nel momento che si fissò nel
-mio, il ricordo di quella scena: non altro che un'ombra sfuggevole,
-ma che era ancora di rancor voluto, più che di rammarico, e al tempo
-stesso una mal celata espressione di stupore ch'io fossi conosciuto e
-salutato quasi amichevolmente dal suo compagno. Sedetti, voltando le
-spalle a lui e agli altri tre, e stetti in una vaga aspettazione, non
-so ben di che, inquieta, e pure piacevole, pensando che la curiosità
-gli avrebbe fatto domandare all'amico chi fosse lo sconosciuto ch'egli
-aveva offeso, e che una parola di quello sarebbe bastata a mutargli
-in tutt'altro senso quell'antipatia cieca, ch'era nata, come tante
-nascono, non dal risentimento d'un torto patito, ma dalla coscienza
-amara e dispettosa d'un torto fatto.
-
-Appena seduto, in fatti, udii delle voci sommesse, da cui compresi che
-le teste si erano avvicinate; ma durarono pochi secondi, e la brevità
-del colloquio, appunto, m'accertò di quanto già l'altra volta m'aveva
-fatto supporre il giornale che gli avevo visto leggere: che, soltanto
-il mio viso essendogli sconosciuto, non gli sarebbe occorsa alcun'altra
-notizia o spiegazione quando avesse inteso il mio nome. Seguì un
-silenzio lungo, durante il quale mi parve di sentirmi entrar per la
-nuca e scendermi dal cervello nel cuore i suoi pensieri. L'ascoltavo,
-udivo le sue parole come se veramente le pronunciasse. E gli rispondevo
-dentro di me: — Vedi che ti sei ingannato. Ah certo, fu una trafittura
-al cuore che tu m'hai dato. Ma non credere, non t'ho serbato rancore.
-Io ho capito. Eri senza lavoro, abbandonato, infelice; eri sdegnato
-contro la società, e ti è parso uno scherno ch'essa porgesse un dolce
-al tuo bambino mentre negava il pane a te, a lui e a sua madre. Pensa
-se non t'ho capito e scusato! — E pensavo pure ch'egli avrebbe voluto
-fare un atto, dirmi una parola che m'esprimesse il suo sentimento; ma
-non immaginavo in qual modo si sarebbe potuto esprimere senza fare al
-proprio orgoglio una violenza che sapevo difficile, io che in tanti
-altri casi simili non ero riuscito a farla al mio. — Non farà e non
-dirà nulla — pensavo — mi saluterà al momento dì scendere, e sarà
-tutto. Ma basterà questo. Purchè io sia certo che ha mutato sentimento;
-che importa che me lo dichiari a parole?
-
-Ebbene, m'ingannavo. Nel punto che si svoltava sul corso San Maurizio,
-udii di nuovo un rapido bisbiglio dietro di me, poi un breve silenzio,
-poi qualche cosa come un peso mutato di posto, e mentre mi domandavo
-che cosa potesse essere quell'armeggio, mi sentii prima un alito
-nell'orecchio, poi una piccola mano sopra la spalla, poi una bocca
-infantile che strisciò la mia guancia. Ah, caro bambino! Me lo
-porgevano. Era lui il messaggiero muto, il pegno palpitante della
-riconciliazione. Potete immaginare come me lo presi....
-
-
-
-
-CAPITOLO UNDECIMO.
-
-
- Novembre.
-
-Quanto più s'avvicinava la fine dell'anno, tanto più sovente pensavo al
-giorno in cui avrei abbandonato la “carrozza di tutti„ che era da molto
-tempo il mio pensiero assiduo; e presentivo che sarebbe stato triste
-per me, come per il romanziere il separarsi dal mondo del suo romanzo;
-con questa differenza, ch'io non mi separavo da fantasmi, ma da gente
-viva. Avrei continuato a correre sui tranvai, certamente, e a vedere
-i miei personaggi e scene e casi curiosi; ma con la mente occupata
-da altri pensieri, non osservando più che per caso, non facendo più
-gite con quel proposito, non più tendendo l'orecchio, nè cercando o
-interrogando; e i miei personaggi familiari si sarebbero sbiaditi a
-poco a poco ai miei occhi, per rientrare poi e finir con perdersi nella
-folla. Sì, col novantasei si sarebbe chiuso un anno veramente singolare
-della mia vita, e benchè ne desiderassi la fine per riacquistare la
-mia libertà di spirito, pure avrei voluto insieme che si allontanasse;
-e per questo moltiplicai le corse, in quell'ultimo periodo, e cercai e
-osservai con più viva alacrità avvenimenti e persone, come per vivere
-più intensamente e prolungare nel mio pensiero il breve tratto di
-tempo che mi rimaneva. Intanto, qualche cosa essendo trapelato del mio
-disegno, io cominciavo a vedermi guardato da cocchieri e da fattorini
-con un'espressione insolita di curiosità, assai diversa negli uni e
-negli altri secondo il concetto che s'erano formati di quello ch'io
-intendessi di fare, e dello scopo del mio lavoro. Alcuni, quando li
-interrogavo, mi guardavano con un'aria di stupore comico, come una
-bestia rara, un bel capo matto, che stillasse sul loro conto qualche
-stramberia misteriosa, inaccessibile affatto a qualsiasi sforzo
-della loro immaginazione. Altri pensavano ch'io volessi dare una
-gran battaglia con la _piuma_ in loro favore, e, comunque esordissi
-con le mie domande, tiravano subito il discorso sul servizio duro e
-sulla paga scarsa e su torti fatti a loro o ad altri, suggerendomi
-proposte dì riforme _ab imis_ e argomenti di tirate tribunizie. Ma
-ne trovai anche parecchi, che, sospettando in me un ferro di polizia
-della _Belga_ o della _Torinese_, un furbo mariuolo che, col pretesto
-di fabbricare un romanzo, tirasse a far cantare gl'impiegati per
-regola e norma delle Amministrazioni, stavano in guardia, e ad ogni
-mia più innocente domanda, anche lontanissima dall'argomento sospetto,
-s'affrettavano a rispondere: — Ah, io non potrei dir nulla; non ho da
-lagnarmi; faccio il mio dovere, son trattato bene.... cosicchè.... —;
-e il cosicchè voleva dire: — Non mordo all'amo; ne peschi un altro. —
-Quello che diede più vicino al segno fu Carlin; il quale, la prima sera
-di novembre, sul tranvai dei Viali, mi si piantò in faccia sorridendo,
-e con l'aria di chi ha scoperto in un amico l'intenzione di fargli un
-tiro burlesco: — Ah, dunque, — mi disse, — lei _ci vuol metter tutti in
-poesia_?
-
- *
-
-È quella una corsa che deve fare, il giorno dei Santi, chi cerca lo
-spettacolo, non frequente a Torino, d'una grande moltitudine. Per il
-corso Margherita, per tutte le strade che vanno dal centro alla riva
-della Dora, sui ponti, sui viali del Regio Parco e per i sentieri a
-traverso i prati, s'allungavano cento processioni umane dirette al
-cimitero, cento torrenti e rigagnoli neri, che travolgevano nelle loro
-onde lente una profusione mirabile di fiori, come se avessero spogliato
-nel loro corso tutti i giardini della campagna di Torino. Il tranvai
-spezzava in due, a ogni tratto, delle grandi frotte di gente, così
-fitte e restìe a separarsi da parere stuoli enormi tutti di parenti
-e d'amici; famiglie numerose come tribù, dal nonno curvo ai nipotini
-condotti per mano, precedute dall'uomo più robusto, portante una
-grande corona; file di uomini e di donne, con corone piccole fra le
-mani, che facevano ala per un momento al nostro passaggio, mostrando
-una varietà infinita di visi pensierosi, spensierati, tristi, sereni,
-alcuni improntati d'un dolore recente, i più di indifferenza o di noia;
-e in quella grande moltitudine un grande silenzio, come in un esercito
-disarmato e prigioniero. Sulla giardiniera c'era un carico di corone e
-di ghirlande, adagiate o tenute ritte sulle ginocchia da signore e da
-donne del popolo; alcune di viole del pensiero e di rose bellissime;
-e forse ci sedeva già vicino e le adocchiava il ladro mortuario che
-ne avrebbe rubato il nastro la notte. O carrozza di tutti, piccolo
-panorama del mondo a dieci centesimi! Stando ritto in fondo, vedevo
-dentro il vano d'una gran corona di mirto e di semprevivi le teste
-combaciate d'un giovane e d'una ragazza che tortoreggiavano sulla
-panca davanti, e quell'idillio chiuso in quella cornice funebre mi
-faceva pensare a quante altre parole d'amore si sarebbero scambiate
-quel giorno, a quanti innamorati avrebbero pedinato le belle in
-mezzo alle croci e alle tombe, spandendo qua e là sulle iscrizioni
-dolorose la gioia degli sguardi e dei sorrisi corrisposti. Una povera
-donna, seduta davanti a me, teneva fra le mani una piccola corona di
-crisantemi violetti, da pochi soldi, che doveva esser destinata a un
-bambino, e parlava, parlava con voce accorata, come facendo uno sfogo,
-al marito duro, che non rispondeva. Ah, che pietà! Da qualche parola
-capii che la corona le pareva troppo misera, indegna del suo caro
-morticino, e che rinfacciava all'uomo l'avarizia crudele o il danaro
-sciupato all'osteria, che le aveva tolto di comprare una corona più
-bella. — _Pover cit, va!_ — diceva. — _Pover cit!_ — con un accento
-di compassione e di tristezza che stringeva l'anima, e guardava e
-rivolgeva la corona fra le mani con l'atto d'una bambina delusa e
-umiliata del regalo lungamente desiderato, lanciando tratto tratto
-delle occhiate d'invidia triste alle altre corone grandi e ricche, che
-le stavano intorno. Ci son piccoli dolori che fanno più pena delle
-grandi sventure. Mi dovetti voltare da un'altra parte, quando la
-povera madre discese al ponte delle Benne; dovetti guardare verso il
-Corso San Maurizio, che altri tranvai risalivano, pieni anch'essi di
-gente e di corone, tagliando una grande processione nera riversantesi
-da via Rossini in via Reggio, simile anche essa a un torrente su cui
-galleggiassero tutti i fiori delle sue rive predate.
-
- *
-
-Rifeci la stessa strada il giorno dei morti; ma la gente era scarsa,
-e velata da una nebbia umida, in cui le file dei lontani apparivano
-come processioni d'ombre, che ritornassero dalla città al cimitero,
-dopo aver reso ai parenti la visita del giorno innanzi. Pareva una
-serata d'inverno. Sulla giardiniera c'eran poche persone. Tutta la
-mia attenzione fu attratta da una sola. Sedeva sopra una delle ultime
-panche, in mezzo a uno spazio vuoto, una signora di quarant'anni,
-vestita di seta nera sbiadita, con una miseria di cappellino nero,
-guernito di rose selvatiche, e una piccola corona fra le mani, di
-perline nere e gialle, sulla quale erano disegnate due iniziali. Quelle
-povere rose, benchè pallide e sciupate, parevano ancor fresche e d'un
-rosso vivo appetto alla pallidezza cadaverica del suo viso infossato
-alle guance, smunto e secco come un teschio con la pelle; nel quale
-brillavano d'una fiamma febbrile due occhi dilatati e fissi, esprimenti
-una stanchezza mortale, una tristezza infinita. Quella veste logora
-disegnava le forme non d'un corpo, ma d'uno scheletro, e dalla pelle
-delle tempie e del collo trasparivano le vene come le righe d'uno
-scritto dalla carta velina. La corona diceva: — Sono afflitta; — la
-veste: — Son povera; — il viso: — Son moribonda. — Pareva che portasse
-quei fiori al camposanto per sè medesima. Aveva l'aspetto d'una vecchia
-ragazza; era senza dubbio una signora caduta in povertà; sola al mondo,
-forse. Tutt'a un tratto, le prese un accesso di tosse; con un brusco
-movimento appoggiò un braccio sulla spalliera davanti, chinò il capo
-sul braccio, e si mise a tossire, riscotendosi tutta a ogni schianto,
-violentemente, come alle strette d'un artiglio che le frugasse le
-viscere, e inarcando le spalle ossute e il busto lungo, d'una eguale
-strettezza dalle spalle alla cintura, come un tronco d'alberella
-incurvato, che un colpo di vento può infrangere. E tossì, tossì,
-senza tregua e senza fine, in un atteggiamento d'abbandono sconsolato,
-facendo dondolar le rose del cappellino e tenendo la corona in là col
-braccio teso per non sciuparla; tossì d'una tosse fischiante, faticosa,
-implacabile, che quando pareva sul punto di cessare ripigliava più
-fitta e più aspra, come se non fosse dovuta cessare mai più, come se
-fosse stata un linguaggio, un'effusione di parole confuse, il racconto
-appassionato d'una lunga vita di miserie e d'angoscie, un'invocazione
-ardente, ostinata, disperata della morte. I pochi passeggieri stavano
-a guardarla con un'espressione mista di pietà e di ribrezzo. — Quella
-lì, — disse forte il fattorino, — non farà le feste di Natale. — Bruto!
-— gli dissi col cuore e con gli occhi. Un ragazzetto, voltato verso
-di lei dalla panca vicina, rideva. Finalmente, quando il tranvai fu a
-cento passi dal piazzale delle Benne, la disgraziata smise di tossire,
-e rialzato il capo, sfinita di forze, s'assicurò subito che la corona
-non si fosse guastata, palpandola qua e là con la sua mano di morta;
-poi, come ricordandosi a un tratto dello spettacolo che aveva dato
-di sè, girò sui vicini uno sguardo velato, umile, quasi vergognoso,
-come di chi chiede scusa d'un'offesa involontaria, e alzò a stento il
-braccio che pareva un osso, per far cenno di fermare. Quanto è male
-giudicare il cuore della gente incolta da una parola villana! Fu il
-fattorino, fu il _bruto_, che prima di lei saltò giù dalla carrozza
-e con un atto di premura rispettosa e triste le porse la mano per
-aiutarla a scendere. Io non avrei detto quella parola; ma non avrei
-fatto quell'atto. Ah, la rettorica dei cuori gentili!
-
- *
-
-Il principio dl novembre mi portò ancora un'altra tristezza. Pochi
-giorni dopo, in una mattinata piovosa e malinconica, salii in Piazza
-dello Statuto sul tranvai del Martinetto, dove trovai Carlin, che
-mi diresse subito la parola per espandere un suo caldo sentimento
-d'ammirazione. — Ha letto, eh? Quel Kossuth! Quelli son vecchi di
-polso! A quell'età, battersi in duello! Hanno un bel dire; ma non
-ne nasce più.... Sacrestia! Ebbene, mi fa piacere. — Aveva letto nel
-giornale la notizia del duello seguito a Pesth fra i deputati Kossuth
-e Ugron per una quistione politica, e credeva che si trattasse del
-padre, di cui ignorava la morte. Egli lo conosceva, il grand'uomo; glie
-l'avevano indicato una volta in tranvai sulla linea della barriera di
-Casale, e gli pareva miracoloso, giustamente, che quell'uomo facesse
-ancora valere le sue ragioni col _saber_. Quando gli dissi che il
-duellante era il figlio, e che il vecchio Kossuth era morto l'anno
-prima, rimase stupefatto. Poi, essendoglisi chiarita la memoria,
-per dissimulare la vergogna del granchio, voltò all'improvviso la
-sua ammirazione verso il Chionio, l'autore del _Tempo che farà_,
-il quale aveva predetto la pioggia appunto per quel giorno: — Un
-altro grand'uomo quello, una testa che fa onore a Torino. — Intanto
-s'era infilato via Garibaldi. Passato appena il canto di via delle
-Scuole, il tranvai fu arrestato da un convoglio funebre: un meschino
-carro di terza classe, a cui era appesa una piccola corona di edera,
-preceduto da una ventina di _figlie verdi_, e seguito da un prete
-e da poche altre persone, la più parte vecchi, curvi e zoppicanti
-sotto gli ombrelli: una cosa misera e triste quanto si può dire,
-sotto quell'acqua fitta, in quella strada rumorosa, dove nessuno si
-voltava neanche a guardare, in mezzo a quei muri tappezzati d'annunzi
-teatrali raggrinziti dalla pioggia. Mentre notavo che i più di quei
-vecchi avevano un nastro all'occhiello, vidi davanti a loro, sotto
-il carro, un piccolo cane tutto impillaccherato, che mi parea di
-riconoscere.... Eh, sì, proprio, era Ciuchetto. O mio povero buon
-veterano! Era lui, dunque, che portavano via! E infatti, voltatomi
-a guardar la porta da cui il carro s'era mosso, lessi il numero 43,
-la porta donde avevo visto uscir tante volte il caro vecchio, con la
-mano in alto, per accennare al cocchiere che fermasse. Povero mio buon
-veterano! L'avevo trovato l'ultima volta così contento della sua gita
-ai laghi d'Avigliana e del matrimonio del principe di Napoli. E anche
-quella mattina, all'ora solita, in quel luogo solito, egli aveva fatto
-fermare il suo tranvai; ma non più alzando la mano, poveretto, e non
-più per salire: egli era salito sopra un'altra carrozza, tutta per lui,
-e diretta fuor della cinta; e il suo povero Ciuchetto, il suo ultimo
-amico, lo accompagnava per l'ultima volta, rimasto solo al mondo, solo
-e senza pane, com'egli aveva tristamente previsto. Ebbene, egli aveva
-compiuto il suo cammino, il buon vecchio, e andava a riposare in pace;
-ma quel povero cane infangato, che andava in capo al corteo come il
-parente più prossimo, abbandonato e triste come un orfano, era più
-compassionevole a vedere del carro che gli portava via il suo padrone.
-E per un pezzo non mi potei più liberare dall'immagine di lui, che
-sarebbe ritornato dal cimitero solo, verso la grande città annebbiata,
-dove non aveva più tetto e non l'amava più alcuno....
-
- *
-
-Fu il professore azzeccasonetti il mio primo incontro lieto del mese;
-lieto non per suo merito, ma in grazia del caso. Mi colse in un momento
-buono per lui, una sera di festa, sopra una piattaforma dov'eravamo
-già in sei più del numero legale, stretti, accalcati in maniera che
-non avrei potuto fare il minimo atto di difesa; ma, con mia gran
-meraviglia, non m'investì subito. Era d'un umore orrendo, coi baffi
-irti come penne d'istrice, furibondo contro il direttore d'un giornale
-letterario che aveva rifiutato i suoi versi: un asino, un cretino che
-avrebbe “cestinato„ un canto anonimo del Leopardi ed empiva le colonne
-di porcherie. — Già, ha pubblicato anche delle cose sue, — mi disse
-senz'ombra d'intenzione offensiva; — lei lo deve conoscere. — E mi
-credevo già al sicuro, quando egli aggiunse: — Senta però come l'ho
-conciato.... un sonetto che è un vero schiaffo di quattordici dita....
-— Mi vidi perso; ma fui salvato. Salì sulla piattaforma, ridendo
-sonoramente, un bel fusto di ragazza rosata, scarmigliata, sfrontata,
-abbondante di tutto, mezza brilla e col diavolo in corpo; la quale
-mise lo scompiglio in quel serra serra e tagliò in bocca a lui il primo
-verso. Tentò d'entrare nell'uscio, non potè; si cacciò avanti e disse
-una facezia grassa al cocchiere; poi si rifece indietro, e poi a destra
-e a sinistra; in mezzo minuto scomodò tutti e rise con tutti, rigirando
-sopra sè stessa e cascando a ogni sobbalzo del tranvai ora addosso agli
-uni ora agli altri, che le scoccavano in viso degli scherzi, a cui essa
-ribatteva con una risata, mettendo in tutte le nari l'odore dei suoi
-capelli e il calore del suo fiato. E fu un bel vedere la scintillaccia
-che diè fuori da tutti quei visi barbuti e gravi, senza distinzione
-d'età nè di classe. Fu come l'effetto d'una candela accesa in mezzo
-a uno sciame di farfalloni assopiti. C'erano degli operai, dei padri
-di famiglia in cilindro, un consigliere della Corte d'Appello con una
-faccia che pareva il frontespizio del Codice, un vecchio impiegato
-dell'Intendenza di finanza, e degli studenti, che poco prima si
-guardavano per traverso, uggiti dal contatto reciproco, e imbronciati
-gli uni contro gli altri. Ed eccoli ora, quasi riconciliati e
-affratellati per incanto, mostrare tutti negli occhi il luccichìo d'un
-giolito comune e scambiarsi dei sorrisi quasi amichevoli, come gente
-che trinchi insieme toccando i bicchieri. Eterno femminino! E anche
-il poeta, attaccato dal contagio, teneva fissi gli occhi su quella
-capigliatura scomposta e insolente che di tratto in tratto sfiorava la
-bazza a lui pure, e mi pareva che il velarsi improvviso del suo sguardo
-accusasse ogni tanto un movimento indagatore del ginocchio; ma guizzava
-a un tempo sulla sua bocca l'espressione d'un altro sentimento. Era un
-sentimento di dispetto, un'umiliazione amara al pensare che poca cosa
-fosse la potenza della poesia, sua consolazione e suo orgoglio, se
-bastava l'apparizione d'una qualunque giovine asinella in calore, non
-solo a distogliere gli altri dall'ascoltarlo, ma a scompigliare nella
-sua mente stessa i “sudati carmi„ e a mutare in tutt'altro ardore il
-suo fuoco sacro. Quando la ragazza, lanciato in giro un _cerea_ burlone
-che mostrava la coscienza degli effetti prodotti, discese d'un salto,
-egli aprì la bocca per ricominciare; ma, anch'io discendendo, non ebbe
-più che il tempo di vibrarmi la prima metà del primo endecasillabo, che
-mi restò confitto nella schiena come un dardo spezzato.
-
- *
-
-Il secondo che ritrovai fu Desbottonass, una sera di domenica, sul
-corso Cairoli, in uno stato miserando. Egli salì a stento sulla
-piattaforma, sorretto per le ascelle da sua moglie grigia e rannuvolata
-come il cielo, e appena su, si aggrappò alla colonnina e resistette
-ostinatamente alle istanze della povera donna, che lo voleva tirar
-dentro, per timore d'una caduta. Rimase lì, afferrato con una mano al
-ferro e appoggiato con l'altra al parapetto, piegato e tentennante
-sulle gambe flosce, fissando stupidamente le rotaie che parevano
-fuggire in direzione opposta al carrozzone, come avrebbe fissato un
-acqua corrente, col capo ciondoloni sul petto. Era ancor molto dato
-giù dopo l'ultima volta che l'avevo visto sulla linea della Crocetta.
-Aveva il viso ingiallito e risecchito, diventato piccolo come quello
-d'un bambino, rigato di grinze lunghe e simmetriche come grandi gambe
-di ragno; la bocca cascante, come se non avesse più muscoli, in un
-atteggiamento tra di disprezzo e di nausea, e dei moti involontari e
-fitti del capo come se rispondesse continuamente di sì e di no alle
-domande d'un fantasma.
-
-Ah, certo, egli non aveva più il capo alla politica, non si vantava
-più d'appartenere all'_opposizione_! Ma più triste a vedersi era la
-sua povera moglie, alla quale si leggeva in viso, sotto un resto
-di sollecitudine per lui, la stanchezza di soffrire, un'ira sorda
-contro il destino, e l'odio che le si era addensato in cuore contro
-quell'uomo, con cui era condannata a trascinare una vita di supplizio,
-come un prigioniero chiuso nella cella d'un pazzo. A un tratto, l'uomo
-alzò la testa e mi fissò in viso uno sguardo di stupore profondo, come
-se gli fossi cascato davanti dal cielo; uno sguardo in cui riconobbi
-alla prima ch'era impossibile che mi riconoscesse. Poi mi sorrise
-d'un sorriso stupido e torvo, nel quale appariva un'intenzione di
-scherno provocante, e mosse le labbra come per dire un'ingiuria, che
-non potè articolare. Era già a quel punto in cui il veleno accumulato
-dell'alcool si volge nel briaco in odio contro tutti, in bisogno
-di offendere e di ferire, anche il primo venuto, senza ragione nè
-pretesto, non per altro che per placare il demonio che gli morde le
-viscere. Ed io pensavo con grande pietà che quell'uomo s'era battuto
-per il suo paese, che aveva ammirato ed amato caldamente uomini
-politici cari a me pure, che un mio semplice accenno al suo Garibaldi
-era bastato a farlo vergognare d'un atto brutale; ma che allora, per
-certo, se anche fosse stato meno ubbriaco, nessuna mia parola, nessun
-nome caro, nessun richiamo al suo passato di soldato avrebbe più
-destato in lui alcun sentimento nobile e forse neppur più risvegliato
-nel suo cervello alcuna memoria. E continuava a guardarmi fisso,
-con quel sorriso beffardo sulle labbra bavose, dondolando il capo in
-atto di sfida, tentando e non riuscendo a cacciar fuori l'insulto che
-gli gorgogliava come il catarro d'un moribondo nella gola bruciata
-dall'acquavite. All'improvviso, come se fosse stato percosso alle
-gambe, si piegò e stramazzò sulla piattaforma. Sua moglie gittò un
-grido e si chinò per rialzarlo, sfogando a un tempo in atroci parole
-la rabbia fino allora compressa: — Ah schifoso! Ah assassino! Te lo
-avevo ben detto! È questa una vita da farmi fare? Tu vuoi farmi morire,
-impazzire, eh? Su, su, svegliati, levati, su, sporca bestia, su! —
-Il cocchiere fermò; l'uomo fu levato di peso da lei e dal fattorino,
-calato giù e deposto sulla proda del fosso; e il tranvai ripartì. Vidi
-ancora per un tratto il corpo inerte, disteso come un cadavere, col
-capo nudo nella polvere, e accanto a lui la donna, che continuava a
-gridare col pugno teso, come se espandesse all'aria tutto l'odio del
-suo sesso contro il veleno infame che gli muta la casa in inferno e gli
-dà dei figli maledetti, predestinati all'ospedale e all'ergastolo. Poi
-un gruppo di gente me lo nascose. E presentii che non l'avrei visto mai
-più.
-
- *
-
-Un'ora d'oro, finalmente, e sotto un bel cielo di novembre, terso
-e lucente come l'acciaio. Salendo all'imboccatura della strada di
-Francia, trovai ritta sulla piattaforma di dietro, col suo sacco
-inseparabile, la vecchia di Pozzo di Strada, non trasformata proprio
-come Giors me l'aveva dipinta, ma con un viso in cui pareva si
-fossero ingranditi la fronte e gli occhi e diradata la rete delle
-rughe. Traspariva ancora dal suo sguardo un pensiero fisso; ma questo
-pensiero era: — È vivo —; c'era ancora sulla sua fronte un'ombra di
-tristezza: ma d'una tristezza in cui il figliuolo sterminatamente
-lontano non le appariva più steso a terra insanguinato, ma ritto in
-piedi, col braccio teso verso di lei, in atto di dirle: — Coraggio!
-Un giorno forse ci rivedremo. — Essa chiudeva gli occhi a quando a
-quando, e il suo viso assumeva in quei momenti l'espressione come d'un
-proponimento risoluto e saldo di campare, d'un animo preparato a vivere
-per molti anni sospeso dolorosamente al filo d'una sola speranza,
-con l'ostinazione invitta di chi aspetta il soccorso ancor lontano,
-afferrandosi a un cespo sopra l'abisso. Era il giorno quindici. Son
-date che non si dimenticano. C'era accanto a me un signore, con la
-schiena appoggiata al parapetto e la _Stampa_ fra le mani: un pezzo
-d'uomo che teneva il posto di due, con una barba fratesca, assorto
-profondamente nella lettura. Quella mattina io non avevo letto il
-giornale. Dando un'occhiata al foglio, ch'egli teneva spiegato, lessi
-in capo a una colonna un titolo in grandi caratteri che mi diede una
-scossa: — _La pace con l'Abissinia. La restituzione dei prigionieri._
-— Poco mancò che non gli strappassi il giornale di mano. Guardai la
-vecchia: essa ignorava, senza dubbio. Dissi allora nell'orecchio al
-signore che quella donna aveva un figliuolo prigioniero del Negus, e
-non sapeva della pace, e che se m'avesse favorito il giornale le avrei
-data io la notizia. Quegli si voltò sull'atto a guardar la donna, ma
-non mi diede il foglio. Era anche lui un artista del sentimento. — Oh
-diavolo! — esclamò. — Ma glie la do io! — E l'apostrofò, quasi con
-violenza: — O, la buona donna! La pace è fatta. Non lo sapete? Ecco
-qua. C'è il dispaccio nel giornale. La notizia è arrivata stanotte; ma
-la pace è conclusa fin dal ventisei d'ottobre. Vuol dire che il vostro
-figliuolo è libero da venti giorni. I prigionieri si son messi in
-marcia per l'Harrar appena firmato il trattato. Qui è fatto il calcolo.
-Saranno all'Harrar fra un mesetto. Una ventina di giorni per arrivare a
-Zeila.... S'imbarcheranno a Zeila ai primi dell'anno. Dunque!... Prima
-della fin di gennaio lo avrete qui. Volete vedere il giornale?
-
-O che non avesse capito nulla o che lo sbalordimento sospendesse in
-lei ogni altro senso, la vecchia non diede lì per lì alcun segno di
-commozione; prese il giornale, fissò sul punto indicato uno sguardo
-morto d'analfabeta, e poi guardò in viso il signore, corrugando la
-fronte, come per preparare l'intelligenza alla spiegazione che i suoi
-occhi chiedevano.
-
-— Oh santa pazienza! — esclamò il signore ridendo. — Eppure ho parlato
-chiaro! C'è qui la notizia, per dispaccio. È fatta la pace in Africa.
-Menelik, il re di quelle parti, restituisce i prigionieri. Il vostro
-figliuolo è libero. Non avete un figliuolo prigioniero laggiù? Ebbene,
-fra un paio di mesi sarà a Torino.
-
-Allora, finalmente, il suo viso si mutò, ma a grado a grado; poi, con
-un moto brusco, voltandoci le spalle, essa appoggiò la fronte alla
-colonnina e si mise a singhiozzare, come nascondendosi, a modo dei
-bambini che piangono in un angolo.
-
-Il signore si mise a ridere; ma con la bocca contratta. Poi si chinò
-a raccogliere il giornale che la donna aveva lasciato cadere, lo piegò
-accuratamente e glie lo pose sul sacco. Poco dopo, essa staccò il viso
-dalla colonnina e sorrise intorno a tutti noi, come se vedesse il mondo
-cangiato; pareva ringiovanita; prese il giornale, ringraziò e domandò
-al signore se sul foglio c'era tutto stampato quello che egli aveva
-detto. Quegli rispose di sì. Essa s'infilò il giornale nel petto, con
-riguardo. Il tranvai passava in quel momento davanti alla chiesa di San
-Dalmazio: si fece il segno della croce.
-
-— Dunque, — le dissi, — rivedrete _Giacolin?_
-
-Sorrise, e non parve punto stupita ch'io sapessi quel nome, che per lei
-riempiva il mondo; ma come se in quel punto le si affollassero alla
-mente ad un tratto tutti i dolori, tutti i terrori, tutte le veglie
-angosciose d'un anno, s'oscurò in viso, e scrollando il capo e alzando
-gli occhi al cielo esclamò con un accento di tristezza inesprimibile,
-mista d'un fremito di sdegno: — _Ah, ma i l'ai tribulà tant!_ — Poi
-si rischiarò da capo, e quando discese, col suo sacco stretto contro
-il fianco, nell'atto che passava davanti al signore del giornale,
-sorridendogli con gli occhi umidi, gli fece scorrere la mano sul
-braccio in atto di carezza materna.
-
- *
-
-In quei giorni il freddo cominciava a mordere, gli ultimi villeggianti
-eran tornati, Torino aveva già preso il suo aspetto invernale
-d'affaccendamento gaio e frettoloso, i tranvai riboccavano, la
-circolazione della vita cittadina era su tutte le linee in pieno
-vigore. Un accidente usualissimo mi fece conoscere di questa vita
-friggente un momento singolare, che ancora non m'era occorso. Ero sul
-tranvai dei Viali, verso sera. Davanti al caffè Ligure, un grande
-carro tirato da tre cavalli, carico d'un mucchio enorme di legname
-da lavoro, s'era affondato nel terreno, smosso per un cambiamento
-di rotaie, a traverso al passaggio dei carrozzoni; e i carrettieri
-frustando e molti altri spingendo a braccia e facendo leva con spranghe
-e sbarre sotto le ruote, a suon di grida e d'aneliti, non riuscivano a
-smoverlo. In pochi minuti sopraggiunsero e rimasero fermi in tre file
-i tranvai di tutte le linee che s'incrociano in quel punto; quelli
-dei Viali, di San Salvario, di Vanchiglia, del Corso Valentino, del
-ponte Isabella, come se avessero affrettato la corsa, attratti dalla
-notizia del caso. Ed eran curiosi a vedersi tutti quei macchinoni
-variopinti, schierati come le case ambulanti dei saltimbanchi in
-una fiera, immobili gli uni dietro gli altri nella nebbia, affollati
-di gente seduta e ritta, che si spingeva fuori dalle piattaforme e
-dai finestrini a guardar l'impedimento lontano, trinciando l'aria
-con gesti oratorii. Era un agglomeramento di gabbioni umani pieni
-d'impazienza verbosa per quella sosta che ritardava convegni d'affari,
-ritrovi amorosi, desinari, visite, faccende d'ogni natura, provocando
-in altre cento persone lontane altre inquietudini, altre noie, altri
-dispetti; una piena d'irritazione, di furia semicomica, che metteva
-in mostra il lato debole della soverchia regolarità della vita
-civile, in cui ogni più piccolo accidente fa l'effetto d'un disordine
-grave. Un _laudator temporis acti_ avrebbe sorriso, dicendo che, in
-un caso simile, i vecchi omnibus avrebbero fatto un giro e tirato
-avanti, mentre il tranvai, che li aveva vinti e scacciati, rimaneva
-prigioniero e impotente. Sì, sarebbe stata quella un'umiliazione dura
-per il mio tranvaiofilo. E possono ben far dei progressi le macchine
-locomotrici, ma l'uomo ch'esse portano resta sempre il medesimo,
-puerilmente curioso e affamato di distrazioni come uno scolaro. Ad
-ammirare un così comune accidente s'era da ogni parte affollata gente
-sulla strada, sotto i portici, davanti agli usci, alle finestre delle
-case intorno; e quando, per disperazione di rimover l'ingombro, si
-staccarono i cavalli da tutti i tranvai per fare il trasbordo, sei
-sciami di passeggieri accorsero di qua e di là in gran confusione,
-uomini e donne d'ogni età e d'ogni classe, pigliando d'assalto le
-piattaforme con grida, risa e spintoni, con la furia allegra di frotte
-di collegiali, eccitati da una avventura straordinaria, che rompa
-l'uniformità della loro vita quotidiana. Poi, in ogni tranvai che
-partiva, si vide un gesticolare concitato della gente che commentava il
-gran fatto. Avevo accanto il mio amico Schopenhauer, quello dei sette
-peccati mortali. — Come l'uomo è bambino! — gli dissi, accennandogli
-lo spettacolo. E lui, accennandomi i tre poveri cavalli del carro,
-che i carrettieri seguitavano a frustare senza pietà, mi rispose col
-suo sogghigno solito: — Bambino e belva. — Poi soggiunse con accento
-di stizza: — Tu non vedi mai l'uomo che per metà. — Strano! A quelle
-parole esperimentai in me un caso di doppia coscienza: l'uomo se ne
-compiacque, pensando: — È tanto meglio! — lo scrittore se n'ebbe
-per male. E, ahimè! la compiacenza cessò dopo un breve tratto; il
-risentimento non è morto ancora....
-
- *
-
-Ma qui, proprio alla data del 18, trovo una pagina diretta all'amico
-Schopenhauer, nella quale s'oppone alla sua filosofia un argomento
-di fatto, domandandogli a che serva il formulare sull'anima umana
-dei giudizii, a cui, per fortuna, si è costretti a fare ogni momento
-delle eccezioni. In realtà, noi diamo sull'uomo una nuova sentenza
-ogni quindici giorni, e anche parecchie ogni ventiquattr'ore, e c'è da
-sospettare che chi ripete sempre la stessa mentisca cinque volte su
-dieci per cornaggine. L'argomento di fatto lo trovai la sera del 18
-sul tranvai di Corso Vinzaglio. Erano occupati dentro tutti i posti,
-meno due: signore, signorine, due ragazze del popolo, un paino, un
-vecchio paglietta che conoscevo di vista. All'angolo del Corso Vittorio
-salì una donna.... che avrebbe fatto meglio a non salire. Non so
-se il regolamento ponga quelle infelici creature fra quelle che non
-si debbono lasciar entrare nei carrozzoni. Se sì, non fu vista dal
-fattorino. Era una donna sui cinquanta, mal vestita, senza cappellino,
-che si teneva con una mano davanti al viso una mezza maschera nera. Al
-viso? La disgraziata non aveva più viso: le era stato divorato tutto,
-tra il sommo del naso e la bocca, dal cancro, e pareva da una belva
-che l'avesse dilaniata e rosa fino all'osso; e sopra la piaga orrenda,
-che la maschera non nascondeva a chi la guardava di fianco, si movevano
-due piccoli occhi grigi, in cui era espressa tutta l'infelicità che può
-sopportare un'anima umana. Io stavo fuori: quand'essa entrò e sedette,
-vidi in tutti i passeggieri un movimento d'orrore. Non la volevan
-guardare, ma non potevano, e la tornavano a guardare, torcendo il capo
-in là dopo ogni sguardo. Ma la resistenza fu breve. S'alzarono prima
-le due signore che le stavano accanto e uscirono sulla piattaforma
-a lagnarsi col fattorino che l'avesse lasciata salire; poi uscì una
-terza, e le altre si raggrupparono dall'altra parte del carrozzone;
-ne rimase una sola in fondo, separata dall'infelice dal solo spazio
-d'un posto: una signora piccolina e bruna, con due grandi occhi neri e
-i capelli un po' arruffati. E anche questa, dopo un momento, s'alzò;
-ma non per fuggire: diede un'occhiata al posto da cui s'era alzata,
-come se si fosse accorta che la panca non era pulita, fece un passo
-a sinistra e sedette accanto alla donna. Ah, mi parve di sentire il
-mio amico: egli avrebbe chiamata quella una “donchisciottata„ della
-pietà, e gli sarebbe parso appioppato bene il soprannome della signora.
-Eppure no; egli non avrebbe detto quella parola se avesse visto la
-dignità tranquilla, la semplicità gentile, inesprimibile di quell'atto.
-Sedutasi, essa non guardò punto le signore fuggite, come una vanitosa
-avrebbe fatto, in aria di vanteria e di rimprovero; non rivolse punto
-la parola alla disgraziata per farle comprendere l'intenzione pietosa
-dell'atto suo: se ne stette lì immobile, senza parlare, non per altro
-che perchè l'infelice non rimanesse sola in quel vuoto sepolcrale che
-le si era fatto intorno come a un cadavere, come a una cosa immonda che
-avventasse dei miasmi di morie, perchè vedesse che c'era ancora qualche
-creatura umana a cui non metteva orrore, che essa non era ancora
-reietta affatto dal mondo. E quella capì, perchè si voltò a guardarla,
-e non un sorriso, no, perchè nè il suo viso nè l'anima sua non potevan
-più sorridere, ma un baleno passò nei suoi occhi, che disse: — Ho
-capito e ti ringrazio. — Eh, che m'importa che ci sia nell'umanità
-tanto egoismo e tanta vigliaccheria! Uno solo di questi atti la lava ai
-miei occhi da mille sozzure, una sola di quest'anime ne illumina mille,
-e mi spezza l'odio nel cuore, e mi fa riaprir le braccia ai fratelli.
-O buona e brava Chisciottina! E dire che soltanto dopo, ripensandovi,
-compresi ch'essa aveva finto di trovar non pulito il suo posto per
-togliere alla sua mossa l'apparenza d'un atto di compassione!
-
- *
-
-Varie lunghe corse in mezzo agli alberi gialli e spogliati a
-mezzo, sotto il cielo grigio, dentro a una nebbia somigliante a una
-sottilissima polvere diffusa, in cui volteggiano le foglie inaridite;
-e nessun passeggiere di mia conoscenza; ma, in compenso, parecchie
-conoscenze nuove, e nuove osservazioni sulla carrozza di tutti, come
-palcoscenico dell'ambizione e vetrina della vanità. Uomini noti o
-smaniosi di notorietà, donne belle e Apolli in soprabito amano tutti
-il tranvai dove possono offrirsi per mezz'ora all'ammirazione di una
-decina di concittadini, costretti a guardarli, anche se non vogliano,
-e a portarsi via nel cervello la “negativa„ della loro effigie. Ci
-sarebbe da scriver qualche pagina sull'arte di figurare in tranvai.
-C'è chi, per mettersi in mostra, attraversa il carrozzone, come
-un salotto, da una piattaforma all'altra; chi, fattolo fermare, lo
-raggiunge a passo lento per dar tempo ai passeggieri d'ammirare la
-grazia o la maestà del suo incesso; chi nell'atto di rizzarsi per
-tirar la correggia del campanello cerca degli “effetti„ di slancio
-e d'impostatura, come gli attori e le attrici nel saltar su dalla
-poltrona per accennar la porta a un insolente. E ci son fra questi
-degli originali che vanno in tranvai per mettere in mostra la loro
-rassomiglianza con uomini celebri. Avevo già visto su parecchie
-linee un falso Vittorio Emanuele, un facsimile del d'Azeglio, una
-brutta copia del Cialdini; ma non m'era passato mai per la mente che
-si potesse ostentare con compiacenza anche la rassomiglianza con un
-brigante. Rinvenni il tipo una sera, rincantucciato in un carrozzone
-della linea del Martinetto, sul quale c'era Carlin. Una signora era
-scappata fuori e lo guardava impaurita dalla piattaforma di dietro.
-Altre tre, rimaste dentro, s'erano rannicchiate nell'angolo opposto,
-e l'osservavano con diffidenza. E c'era di che: una grinta da farsi
-arrestare non per altro che per i connotati. Era ravvolto in un gran
-mantello alla spagnola, ricacciato dietro una spalla, sotto al quale
-pareva che nascondesse un trombone; aveva un largo cappello alla
-calabrese calcato sopra un orecchio, e di sotto alla tesa rotava due
-occhioni di gufo e metteva avanti un naso criminoso e due grossi baffi
-provocatori. L'ombra del cappellaccio e il lume che lo rischiarava
-dall'alto davano alla sua faccia dei rilievi accesi e delle infossature
-nere di testa satanica. Girava la testa lentamente, come un automa,
-e fissava gli occhi, dilatandoli, ora sull'uno, or sull'altro dei
-suoi osservatori, che abbassavano tutti lo sguardo. Chi poteva essere
-quell'originale? Non certo un povero diavolo perchè quanto si vedeva
-del suo vestiario era fine e pulito. Le supposizioni, fra i passeggieri
-della piattaforma, erano diverse. Chi pensava che fosse un evaso
-dalle patrie galere, chi un brigante delle Calabrie di passaggio
-per Torino; un giovanotto espresse il dubbio che potesse essere Jack
-lo sventratore. — Ma a delle faccie così, — disse un vecchietto con
-tutta serietà — dovrebbe esser proibito d'entrare, per regolamento! —
-(Oh se si lasciassero legiferare gli spauriti, che orrenda tirannia!
-E si vedrà). Tutti aspettavano che scendesse, per vederlo meglio.
-Fummo soddisfatti in piazza Castello. S'alzò. Non era molto alto: la
-lunghezza del busto ci aveva illusi. Quando comparve sulla piattaforma,
-tutti gli fecero largo. E in quel momento un sorriso che gli guizzò
-sulle labbra mi svelò il segreto. Era semplicemente un capo ameno, un
-buon diavolaccio forse, che si serviva della sua figura di spauracchio
-a scopo di vanità, armonizzando con la propria faccia il vestiario e
-gli atteggiamenti, per il gusto strambo di spandere il terrore sui
-tranvai notturni; e quei piccoli trionfi teatrali d'ogni sera eran
-forse per lui l'alimento principale, se non unico, _de l'orgueil qui
-nous fait vivre_, come dice lo Zola; poichè di tutte le passioni
-umane è l'orgoglio quella che si pasce di cose le più disparate,
-dall'eroismo al delitto. Appena fu disceso, si ripresero i commenti a
-voce alta. — Dev'essere un pazzo — disse Carlin. — Una donna esclamò:
-— Ma è un parente del diavolo! — E una graziosa signora, ancora un po'
-spaventata, mi disse sorridendo: — È un socialista, di sicuro.
-
- *
-
-Un soggetto di quadro per Giacomo Grosso, il giorno dopo, in via
-dell'Accademia Albertina: un carrozzone chiuso in cui troneggia una
-signora splendida in mezzo a un gruppo di povera gente, come una
-castellana che dà udienza ai suoi servi. Al contrasto che facevan con
-lei i suoi compagni di corsa accresceva forza la lordura del tavolato,
-imbrattato di mota e sparso di pezzetti di carta, di bucce di arancia
-e di castagne, su cui si posava il suo vestito di principessa. La
-guardavan tutti attentamente, in silenzio, come avrebbero guardato
-un'opera d'arte in una vetrina. Non dava più di vent'anni; era bella
-e bianchissima; uno di quei visi di signore torinesi, d'un carattere
-mal determinato tra franco e italico, in cui nessun tratto ha una
-bellezza singolare, ma tutti insieme una grazia squisita; una sposa
-recente, pareva; vestita d'un panno nero ricamato, con un superbo
-mantello di lontra, coronata di grandi penne di struzzo e di rose
-incarnatine, e lampeggiante di diamanti ai polsi e agli orecchi. Aveva
-tanto indosso quanto per ciascuno di quelli che la guardavano sarebbe
-stato un capitale, un rivolgimento della sorte, un sogno luminoso
-avverato. Eppure il suo viso, di un contorno ancora un poco infantile,
-aveva un'aria d'ingenuità così schietta e così amabile, il leggiero
-rossore che davano alle sue guance la suggezione e la compiacenza
-insieme d'esser fissata a quel modo, così a lungo e da vicino, da
-tutti quegli occhi, esprimeva una modestia e una semplicità d'animo
-così graziosa, e pareva ella stessa così ad agio in mezzo a quella
-gente, senza un pensiero al mondo che la potessero insudiciare la cesta
-della vecchia erbivendola seduta accanto a lei e i piedi del bambino
-tenuto sulle ginocchia dalla donna di rimpetto, che tutti la guardavano
-con un'espressione manifesta di rispetto e di simpatia. E questo mi
-fece dubitare se quel che si dice del lusso, che offende e irrita il
-povero, non si debba attribuir piuttosto al modo vanitoso col quale
-si ostenta, all'aria abituale di — Fatti in là — di chi lo sfoggia,
-che non proprio al lusso per sè medesimo, che è bellezza e splendore,
-di cui s'alletta anche l'occhio di chi n'è privo. Ma il quadretto era
-attraente in special modo per le riflessioni diverse che si leggevano,
-sotto alla simpatia e al rispetto, negli occhi di quegli ammiratori,
-chiarissime per me come se le vedessi scritte sulla loro fronte. La
-vecchia mostrava di fare uno studio comparato dei prezzi del velluto
-e della lontra con le entrate ed uscite del suo bilancio domestico.
-La madre del bimbo, che pareva la moglie d'un operaio, dall'aspetto
-affaticato, la guardava più che altro nel viso, con l'aria di pensare
-alla vita beata che quella signora menava, levandosi la mattina
-alle dieci per oziare dolcemente tutta la giornata, senza l'ombra
-d'un sopraccapo. C'era una ragazza del popolo che lasciava gli occhi
-addosso agli orecchini, come affascinata, e diceva con gli occhi che
-per portare un'ora al giorno quelle due stelle appese al capo avrebbe
-acconsentito allegramente a campar di pan duro e di mele verdi. Un
-giovine operaio la covava con uno sguardo fiso e luccicante da cui
-traspariva l'immaginazione delle voluttà sovrumane che doveva dar
-l'amore di quella semidea, così bianca, così fine, fasciata e coperta
-di tanta roba odorosa e preziosa. E c'era in un angolo un vecchio
-mal messo, dal viso di ritontito, che la osservava con un'espressione
-attonita come se meditasse in lei, senza comprenderlo, il gran mistero
-della legge sociale che interpone una così enorme distanza tra l'una
-e l'altra creatura umana. Ma quello che la mangiava con gli occhi
-più avidamente era il fattorino marchese, ritto accanto a me sulla
-piattaforma. Aveva però un bell'arricciarsi i baffetti biondi con
-le dita agitate e pigliar delle impostature di tenore e levarsi il
-berretto per passarsi la mano sulla fronte accesa: egli non riusciva
-ad attirar lo sguardo della bella signora, la quale guardava soltanto
-i suoi ammiratori di dentro, a uno a uno, coi suoi begli occhi lenti
-e sereni, in cui brillava il riflesso della simpatia che vedevan negli
-altri. Ma che bussolotto da gioco è mai il cuore umano! All'angolo di
-via Mazzini, essa fece fermare e discese; tutti, di dentro, mossi da
-quella curiosità che cerca l'andatura d'una persona come un indizio
-dell'animo, misero il viso ai finestrini per vederla camminare....
-Era zoppa! Ebbene, in quasi tutti quei visi passò un sorriso leggiero
-di soddisfazione, anche su quello della ragazza, che esclamò: —
-Che peccato! — E non era una malignità. O buon Dio! Era una piccola
-consolazione di dannati. Aveva avuti tanti doni dalla natura, era tanto
-più fortunata, tanto più felice di loro.... che almeno la sua felicità
-avesse una tacca! Questa non pareggiava le partite, di certo; ma almeno
-d'un piccolissimo che faceva parer loro meno enorme, meno umiliante la
-disuguaglianza. Tutti si rimisero a sedere con questo pensiero negli
-occhi, e il marchese, alzato il naso come un can da caccia, si consolò
-come potè del suo insuccesso: aspirando il profumo ch'essa aveva
-lasciato nel suo marchesato.
-
- *
-
-_Gli effetti d'un dramma in tranvai:_ fu uno degli ultimi e dei più
-piacevoli episodi del mio novembre. La sera della domenica, ch'era
-già notte, il tranvai del Martinetto s'arrestò in via Po davanti al
-teatro Rossini, donde usciva la folla dopo la rappresentazione diurna
-della Compagnia piemontese. Un signore mise sulla piattaforma un
-piccolo spazzacamino e salì con la moglie e con due signorine. Siccome
-al Rossini s'era rappresentato quel dopopranzo _Gli spazzacamini_,
-il vecchio dramma risuscitato del Sabbatini, che faceva singhiozzar
-Torino da quindici giorni, io pensai che il piccolo _spaciafornel_
-fosse l'attorino Eugenio Testa, protagonista minuscolo del dramma e
-principalissimo distillatore del pianto pubblico, e che i suoi parenti
-lo riportassero a casa così, col vestito del palcoscenico, per un
-capriccio. Ma no: era uno spazzacaminuccio autentico, raccattato alla
-porta del teatro, nell'impeto della commozione, da una buona famiglia
-borghese ancora lacrimante, che lo portava per suo conto e piacere
-al borgo San Donato, dov'egli aveva detto di star di casa col proprio
-padrone. Sedutisi tutti dentro, il signor padre si mise il ragazzino
-sulle ginocchia, con una certa ostentazione provocante di carità
-cristiana e di tenerezza poetica, e prese a carezzarlo paternamente,
-adocchiando gli altri passeggieri, mentre le sue donne lo guardavano
-con gli occhi umidi, rivolgendogli molte domande. Il padre e la madre
-avevan l'aspetto di due bottegai danarosi, ma d'origine povera, ai
-quali le figliuole, istruite e ingentilite dalla scuola, avessero
-rifatto una specie d'educazione letteraria e sentimentale: queste,
-benchè pure commosse, serbavano una compostezza dignitosa; quelli
-avevano l'espansione dell'affetto un po' volgaruccia; ma sincera.
-Strana potenza del teatro! Essi vedevano veramente in quel bimbo il
-protagonista del dramma, che corre per il palcoscenico per scansar le
-pedate del padrone bestiale, il povero montanarino che è venduto nel
-primo atto, martirizzato nel secondo, e restituito alla famiglia nel
-terzo, dopo esser stato creduto morto d'asfissia in una gola di camino,
-e riversavano sopra di lui tutta la pietà affettuosa che avevano
-insaccata in galleria. Ed egli accoglieva tutte quelle tenerezze senza
-mostrare sul visetto nero alcuna maraviglia, tra indifferente e triste,
-come se pensasse che quella sua avventura non era che la fortuna d'un
-momento, che tutta quella bontà non gli toglieva di doversi levare la
-mattina dopo avanti luce per rigirar la ruota della dura vita d'ogni
-giorno. Dentro, alcuni guardavano la scenetta con simpatia, altri con
-un sorriso un po' canzonatorio per quella effusione di sentimento, che
-pareva loro un po' teatrale, e forse non meritata. Un signore rotondo,
-che era accanto a me, mi tradusse in parole quel sorriso. — Eh, son
-furbacchioni che vanno apposta all'uscita del teatro per sfruttare
-la commozione del pubblico e scroccar qualche soldo! — Furbacchioni!
-Oh diamine! Gli avrei voluto domandare se, quando egli aveva qualche
-favore da chiedere a un suo superiore, giudicava una furberia disonesta
-l'andarglielo a chiedere in un momento in cui gli paresse meglio
-disposto a concederglielo. Che raffinate delicatezze pretendono da chi
-non mangia abbastanza i delicati ben pasciuti! Continuavano intanto
-le interrogazioni e le carezze al ragazzo, e non cessarono che in
-piazza dello Statuto, dove la famiglia fece fermare per discendere.
-Il padre lo baciò, le signore gli passarono la mano sotto il mento
-senza timore d'insudiciarsi. — _Ciao, pover cit._ — Ricordati dove
-stiamo di casa. — Bada a non lasciarteli prendere. — Alludevano ai
-soldi che gli avevano messi in tasca. Infatti, appena furon discesi, il
-ragazzo si cacciò una mano nel petto, tirò fuori il gruzzolo e contò
-quanto c'era. — Ah, vede! — disse trionfando il mio vicino, — vede
-il furfantello! Sono i soldi che gli stanno a cuore, non le carezze.
-— È proprio vero, — gli risposi. — Ah ingordo quattrinaio! Esoso
-Shylock! Vile adoratore dell'oro! — Il curioso fu che, pur comprendendo
-l'esagerazione scherzosa, egli mi credette sincero in fondo, e sorrise
-di soddisfazione. Razza d'un cane! Era il rappresentante d'una legione,
-lui, e credette della sua legione me pure. E quando scesi, mi disse col
-tono d'un confratello: — Buona sera! — Ma a me non venne alle labbra
-che il saluto pisano: — Tremoti a chi t'affetta il pane.
-
- *
-
-La stagione, intanto, benchè non fosse ancor nevicato, incrudiva, e i
-tranvai correvano la mattina presto fra gli alberi e lungo le siepi
-dei viali biancheggianti di brina, come in mezzo a una maravigliosa
-vegetazione di filigrana, e sotto i fili del telefono e delle lampade
-voltaiche tutti bianchi, somiglianti a fasci di cordoni di lana; e
-cominciavano i cocchieri e i fattorini a pestare i piedi e a mandar
-fumo dalla bocca, mettendo mano alle provvigioni dei sagrati invernali.
-Fu una di queste mattine brinate che, strizzato dall'aria fredda di
-Via Garibaldi, non potendo più reggere sulla piattaforma, mi cacciai
-dentro al carrozzone, dove mi trovai davanti la studentessa di medicina
-e suo padre. Essa sedeva nell'angolo vicino all'uscio, bianca come la
-filigrana degli alberi e i baffi paterni; e il suo bel viso d'angelo
-imperturbato, invulnerabile dalle passioni umane, sorgeva con la
-grazia d'un giglio fuor dal bavero a tromba della mantellina nera
-che le avvolgeva il collo. Suo padre stava seduto col busto ritto e
-col petto sporgente come doveva stare a cavallo alla testa del suo
-reggimento. Non si parlavano. Gli occhi grandi e dolci di lei si
-volgevano qua e là, secondo il solito, guardando tutti come se non
-vedessero alcuno, ed io mi potei compiacere meglio dell'altre volte
-nell'immaginazione del suo corpo vestito di bianco e coronato di rose,
-disteso fra quattro ceri, con le mani incrociate sul petto virgineo,
-che non conobbe l'amore. Prima che s'arrivasse a metà della via,
-il carrozzone era pieno dentro e affollato sulla piattaforma. Molti
-la guardavano; ma, come sempre, pareva che essa non se n'avvedesse.
-Tutt'a un tratto s'animò, scosse vivamente il capo, sorridendo, come
-se salutasse qualcuno a traverso al vetro dell'uscio, ed io vidi una
-cosa strana, inaspettata, incredibile: un'onda di porpora le coperse
-il viso fino alle tempie e i suoi occhi raggiarono d'una luce nuova,
-vivissima, dolcissima, che mi fece l'effetto d'un prodigio, come
-se in quel momento ella si fosse trasformata da statua di marmo in
-donna di carne e di sangue. Suo padre pure aveva salutato con un
-sorriso e uno sguardo amichevole. Mi voltai prontamente a sinistra
-per vedere a traverso al finestrino chi avesse operato il miracolo; ma
-mi trovai in faccia un maledetto vetro colorato con l'annunzio della
-China-Migone, che intercettava la vista: vidi soltanto per aria, di là
-dall'uscio, un cappello a cilindro che salutava, e che scomparve subito
-come un'ala di falco. Ah, quel cilindro non poteva essere che d'un
-giovane, quel giovane non poteva essere che un amante, quell'amante
-non poteva essere che un fidanzato. Gli occhi di lei, che rimasero
-fissi, sfavillando, sulla persona invisibile, la porpora che si fece
-men viva, ma non disparve, e la bocca semiaperta e parlante che tradiva
-il palpito accelerato del cuore, mi tolsero ogni dubbio. La vergine
-morta innamorata! La vergine morta sposa! Era dunque possibile? E mi
-riprese una così smaniosa curiosità di sapere chi fosse _lui_, che per
-poco non commisi la villania d'alzarmi per guardar fuori. Ma non potei
-rattenermi a lungo, e per levarmi quel chiodo, tirai il campanello
-prima del tempo. — Chiunque sia — pensai — lo debbo riconoscere agli
-occhi. — Il tranvai si fermò, apersi l'uscio.... e mi trovai davanti
-il pittore in tuba, con un viso fiammeggiante, che diceva tutto. Fece
-un atto di forte sorpresa, arrossendo, e mi balbettò con un sorriso
-d'uomo impicciato: — Le darò poi una notizia. — Ah, non occorre! —
-gli risposi scendendo. — Mi darà delle spiegazioni; la notizia la so
-già, e me ne rallegro. — E lo lasciai lì stupefatto. Ma non quanto
-me. Era lei, dunque, la dea misteriosa; lei, la vergine morta! Chi se
-lo sarebbe sognato? Eppure, lo avrei dovuto sospettare fin dal giorno
-ch'egli m'aveva fatto quella curiosa difesa delle studentesse di
-medicina. Ma già, era uno di quegli indizi che si riconoscono a cosa
-scoperta. Era lei! Il colosso s'era innamorato d'uno spirito. E perchè
-no? Un matrimonio d'antitesi. Una bella coppia, del resto. E mi durò la
-maraviglia per un pezzo. La vergine morta!... Ma che vergine morta? La
-visione era mutata: ancora vestita di bianco e distesa come una morta;
-ma con le guancie di porpora e con le braccia aperte.... Oh, tutt'altra
-cosa. Infine, non poteva accader di meglio per il mio interesse di
-scrittore. E me ne tornai a casa soddisfatto.
-
- *
-
-Ma non doveva finire così lietamente il mese di novembre. Finì con un
-triste incontro. Fu l'ultimo giorno appunto, il giorno dell'uccisione
-della contessa Lara. L'aria era nebbiosa, gli alberi del Corso San
-Maurizio tutti bianchi come d'una incrostatura di sal gemma, e il
-sole senza luce nel cielo grigio, come un occhio enorme di moribondo.
-Salendo sul tranvai che andava verso il Corso Margherita, vidi dentro,
-a traverso al vetro dell'uscio, il viso del signor Taddeo, e gli feci
-un cenno di saluto. Egli mi guardò fisso e non mi salutò. Allora
-soltanto, al secondo sguardo, lo vidi così miseramente mutato, che
-m'attraversò la mente un pensiero improvviso come un fulmine: — La
-bambina è morta! — Sporgendo il capo un po' a destra vidi anche il viso
-della signora, e lo stesso sinistro pensiero mi ribalenò: — La bambina
-è morta! — Erano pallidi, d'aspetto invecchiato, improntati d'una
-tristezza tragica, immobile, disperata, somigliante all'espressione
-di stupore infinito che è qualche volta sul viso dei cadaveri. Il mio
-primo senso fu quasi di terrore, una tentazione di discender subito per
-non vederli, per non sapere. Ma mi rattenne una speranza: che qualche
-altra disgrazia li avesse colpiti, non quella: la perdita d'ogni avere,
-la morte del padre o della madre, uno spavento mortale per qualche
-tremendo pericolo corso. La bambina poteva essere nel carrozzone, non
-in mezzo a loro come le altre volte, ma alla sinistra della madre, in
-un posto che dal difuori io non potevo vedere. Ma benchè non avessi
-che a fare un passo a destra per veder se c'era, non ebbi il coraggio
-di farlo, come se avessi temuto di vedere accanto a lei, invece della
-bambina, una piccola bara. Eppure, com'era possibile? Mi ricordai
-dell'ultima volta che l'avevo vista, poco tempo addietro, così bella e
-vispa, ammirata da tutti, splendente di salute e d'allegrezza in mezzo
-ai suoi parenti trionfanti. E questo ricordo dandomi animo, feci il
-passo a destra. Ah! non vidi la piccola bara; ma fu come se l'avessi
-vista: vidi un mazzo di fiori sopra un ginocchio della mamma. Dei fiori
-fra le mani, con quel viso, essa non li poteva tenere che per portarli
-al camposanto, e su quella fossa. Soprastetti nondimeno, sperando
-ancora, con viva ansietà, per vedere se si fermavano sul piazzale
-delle Benne per prender la via del cimitero. Chi sa mai? Se non si
-fermavano, poteva darsi che la bambina vivesse. Furono pochi minuti
-d'aspettazione; ma mi parvero così lunghi! Tenevo gli occhi fissi su di
-loro, e mi batteva il cuore. Il tranvai sboccò sul piazzale e svoltò
-verso il Corso Margherita.... — È viva! — pensai. Ma in quel punto il
-padre s'alzò col braccio teso, e intesi un suono di campanello che
-mi fece rabbrividire come un — No! — inesorabile, risposto alle mie
-parole. Il tranvai si fermò: i due sventurati mi passarono davanti; il
-padre mi guardò e mi riconobbe. Io non osai di salutarlo. Egli mi diede
-uno sguardo torvo e mi disse con voce aspra: — È morta, sa; — la madre
-passò senza guardarmi.
-
-
-
-
-CAPITOLO DODICESIMO.
-
-
- Dicembre.
-
-Col nuovo mese fui preso da un nuovo ardore di correre su tutte le
-linee alla caccia dei personaggi e delle avventure, illuso da questa
-ingenua speranza d'almanaccone superstizioso: che perchè avevo un
-libro da finire m'avrebbe aiutato la fortuna, presentandomi casi e
-scene singolari, adatti a dare alla _Carrozza di tutti_ una chiusa
-di romanzo; e già covavo sotto a quella speranza la tentazione di far
-tutto di fantasia l'ultimo capitolo, se la fortuna mi fosse fallita.
-Incurabile malato di romanticismo, tormentato dal bisogno di cucinar
-la natura in salsa piccante e di servirla in forme architettoniche
-come i bodini nei pranzi di gala! Proprio all'ultimo mi ridava fuori
-il malanno ereditario, dopo che m'ero attenuto fino allora all'intento
-di ritrarre la vita libera e sparsa come me la vedevo correre intorno,
-risoluto di fare un'opera informe, ma sincera. Ma l'illusione durò
-pochi giorni, l'ardore di correre fu spento fin dal primo da una
-di quelle solenni nevicate torinesi che fanno rientrare in petto i
-propositi di vagabondaggio poetico come i nasi nei baveri e le mani
-nelle tasche, e con quell'ardore pericoloso mi fuggì ogni tentazione di
-chiusa romanzesca. E fu tanto meglio, credo, per il mio scartafaccio.
-
- *
-
-Nevicava fitto, a fiocchi larghi come scontrini di tranvai, la
-lunghissima via Nizza era tutta coperta d'un tappeto bianco, che
-smorzava il rumore dei carrozzoni nevosi, correnti sulle rotaie
-invisibili, e in mezzo a tutta quella bianchezza alpina nereggiava come
-un orso Tempesta, imberrettato e incappucciato, con tanto di guantoni
-e di zoccoli, non mostrando del viso che il naso a pera e i baffi a
-spazzola, agitati dal soffio d'un sagrato perpetuo. Se la pigliava coi
-fiocchi che gli entravano in bocca, con gli spalatori che ingombravano
-la strada, coi passeggieri che, salendo, gli scotevan sui piedi
-l'ombrello fradicio, e dava ogni tanto una stratta furiosa alla tenda
-immollata, che pareva si ritirasse per dispetto, lasciandolo scoperto
-all'intemperie.
-
-— Brutto tempo, eh? — gli domandai con buon garbo. Mi rispose brusco:
-— A me lo dice? Una bella notizia! — Ne avremo forse per un pezzo, —
-soggiunsi. — Non lo so, — grugnì.
-
-Ah povero Tempesta! Mi ricordai d'un matto della Villa Cristina che
-disegnava con la matita le varie parti del corpo che gli dolevano,
-schizzando in ciascuna una bestia feroce, la quale, secondo lui,
-rodendogli le carni, era causa del suo dolore; e mi domandai se
-proprio egli non avesse in corpo qualche animalaccio rabbioso, se
-non un serraglio intero, che lo dilaniasse. Ma già, non ce n'abbiamo
-uno tutti, non fosse che un bruco o un tarlo piccolissimo che ci dà
-delle giornatacce scellerate? Eppure, quanto più lo studiavo, tanto
-più mi pareva che, a casa sua se non altro, non dovess'esser un
-cattiv'uomo, perchè, insomma, egli sputava tanto tossico in servizio
-da non comprendersi come ne potesse ancor serbare per la famiglia
-dopo una giornata di dodici ore. A momenti ero tentato di battergli
-una mano sulla spalla e di dirgli amorevolmente: — O me lo vorresti
-dire, benedetto porcospino, da che parte si potrebbe toccarti per
-non pungersi? — Ci si punse in quel momento una vecchia signora, che
-avendogli detto timidamente, perchè fermasse: — faccia grazia.... —
-n'ebbe per risposta una spallata, con questo complimento: — Che _faccia
-grazia_!... Si dice _fermi_, si dice. — La cortesia gl'irritava i nervi
-come la musica fa andar del corpo certe bestie.
-
-In piazza San Salvario, dove facevano la battagliola dei ragazzi, gli
-passò a un palmo dal naso una palla di neve: egli girò sui combattenti
-un'occhiata sterminatrice e mise un bramito di leopardo. Poi se la
-pigliò con uno dei cavalli, _Livorno_, che zoppicava, chiamandolo
-assassino, ladro, ciampicone da forca, e rincalzando ogni epiteto con
-una frustata. Uno dei cinque passeggieri che stavano sulla piattaforma
-s'arrischiò a fargli un'osservazione garbata: — Ma se zoppica, che
-colpa ci ha? — Si voltò come un'istrice: — Sì signore, è un vizio, una
-malizia; zoppica soltanto quand'è con me, ha da sapere! — E sbuffò. Poi
-soggiunse: — Bisogna conoscer le bestie prima di parlare. — Quell'altro
-rispose pacatamente: — Già, è proprio vero: prima di parlare... bisogna
-conoscer le bestie. — Tutti risero. E allora seguì un miracolo: sorrise
-anche Tempesta. Ma fu come un lampo sur una rupe. Subito si rioscurò,
-rimenò una frustata a _Livorno_, trattandolo di boia infame e di Giuda
-porco, e ricominciò a spandere per la lunghissima strada bianca il
-soffio della sua rabbia implacabile.
-
- *
-
-Seguitò a venir giù neve, senza posa, così fitta da parere che se
-ne potesse far delle palle cogliendola a due mani per aria, densa al
-punto che i tranvai apparivano come ombre dietro al velo dei fiocchi,
-e non si vedevano ancora quando già li annunziavan vicini lo scalpitìo
-faticoso dei cavalli e il gridìo continuato dei cocchieri, affacciati
-ai finestrini delle tende come vedette alle feritoie d'una fortezza
-mobile. Ma tutta quella neve non smorzava il fuoco bellicoso di
-Carlin, che trovai un dopo pranzo sulla linea di Vinzaglio, furibondo
-per l'eccidio della spedizione del Cecchi, sopra tutto contro il
-Ministero perchè aveva dichiarato di non aver alcun proposito di
-“occupazioni militari„. Il bombardamento di Gezira e la fucilazione
-dei cinque Somali, invece di quetarlo, l'aveva irritato, come farebbe
-a un affamato un minuscolo antipasto di ghiottonerie stimolanti. Come
-sempre, egli avrebbe voluto bruciare, sterminare, disperdere ogni cosa,
-cancellare il Benadir dalla faccia dell'Africa. — Insomma — fremeva —
-tutti ce le danno e noi non le rendiamo a nessuno! Figure da nasconder
-la faccia nei calzoni! — E non riusciva a capacitarsene considerando
-che avevamo gente a bizzeffe, milioni d'uomini senza lavoro, una
-sovrabbondanza di gregge umana da dover benedire ogni occasione che
-si presentasse di spedirne fuori una gran quantità, per alleggerire
-l'Italia e invader “le terre dei cani„. — Cosa ne voglion fare di
-tutta questa gente? Siamo in troppi. Tutti i nostri guai vengon da
-questo. È il multiplicamini che ci rovina... — E della nostra eccessiva
-fecondità mi addusse una prova singolare. Giusto tre giorni avanti, su
-quella stessa linea, nel numero 139, una donna era stata presa dalle
-doglie, e c'era mancato poco che scodellasse un “passeggiere„ lì per
-lì, durante la corsa: s'era dovuto fermare il tranvai, e s'era fatto
-appena in tempo a trasportarla in una portieria di via Roma: al ritorno
-del tranvai l'amico era già fuori, che cantava come un gallo. — Vede
-_dunque_! — Proprio, la nascita intempestiva di quel bacherozzolo,
-per lui, era l'argomento Achille In favore d'una politica belligera
-in Africa. — _Bombardè! Bombardè!_ — e ripetendo questo suo “delenda„
-dall'alto della piattaforma, con le braccia incrociate sul petto,
-fissava lo sguardo su piazza Castello bianca di neve con l'espressione
-di Napoleone primo nel _milleottocento quattordici_ del Meissonnier. Ma
-che diversi pensieri si volgono qualche volta nell'interno del tranvai
-e sulla piattaforma! Appunto in quel momento c'eran dentro da un lato
-parecchie belle signore; nei due angoli in fondo due signori in tuba,
-con la cravatta bianca, che andavano a qualche pranzo di gala; in
-faccia alle signore una mezza dozzina di giovani e brillanti ufficiali
-della Scuola di guerra, fra i quali un bellissimo tenente belga; e
-si vedeva negli occhi di quella compagnia silenziosa la fiammella
-della galanteria, si indovinava nell'aria di quel salotto ambulante
-una vibrazione di piccola corte d'amore, l'incrociarsi delle simpatie
-e delle attrazioni frenate dalla convenienza, un lavorìo vivo di
-immaginazioni eccitate, vagheggiaci tutt'altre conquiste da quella del
-Benadir, tutt'altre battaglie da quelle che il povero Carlin invocava
-mostrando il pugno alla neve.... Un simbolo anche questo: la politica
-che sbraita e vuol rifare il mondo, e l'amore, padron del mondo, che
-le ride alle spalle. Ma non espressi questo pensiero a Carlin per non
-scemargli quello che era forse il maggior conforto della sua vita. E
-come se, comparendo per l'ultima volta nei miei appunti, egli dovesse
-per me sparire dal mondo quella sera, gli feci, scendendo, un saluto
-cordiale, ch'egli interpretò come un'approvazione generale di tutta la
-sua politica del 1896, e che mi valse in risposta un buon sorriso di
-ministro soddisfatto a deputato devoto. E muoia la sua politica e viva
-la sua memoria....
-
- *
-
-Continuò a nevicare, e anche io presi gusto quelle sere a cacciarmi
-nei carrozzoni, attirato dall'aspetto di intimità familiare,
-dall'immagine dì brigate raccolte a veglia, che offrivano i passeggieri
-pigiati dentro, soddisfatti d'essere al riparo dalle intemperie e
-particolarmente disposti, in quella comunione non ingrata di calorico
-animale, alle conversazioni amichevoli. Trovai in una di queste
-comitive fortuite, la sera della festa della Concezione, sulla linea
-di via Cernaia, il sindaco di Torino, rannicchiato in un angolo, e non
-riconosciuto da alcuno, fuorchè dal fattorino, che, stando fuori sulla
-piattaforma, lo guardava a traverso il vetro dell'uscio, curiosamente.
-Certo che l'illustre sindaco, vedendo quel povero fattorino col capo
-imbacuccato in un cuffione, infradiciato dalla neve, che lo guardava
-dal di fuori come il pezzente infreddolito guarda dalla strada il
-signore seduto al caldo nella trattoria, era a mille miglia dal pensare
-che quello fosse un conte come lui, forse di più antica famiglia
-della sua, certo d'un casato più famoso nella storia d'Italia. Ma di
-nessun pensiero malinconico dava indizio il viso del conte incognito,
-atteggiato all'espressione consueta di serena rassegnazione: pareva che
-egli si dilettasse della vivacità insolita della compagnia, composta
-di piccoli borghesi e d'operai puliti, fra i quali s'incrociavano
-conversazioni diverse. Parlavano dell'esposizione finanziaria del
-Luzzatti, del capitale perduto del Banco di Napoli, della proposta
-d'una _tassa militare_, con le frasi raccolte nei giornali della
-mattina, e con quel tono misto di sfiducia amara e d'indifferenza
-canzonatoria con cui in Italia si suol ragionare della cosa pubblica.
-A un tratto si fece silenzio; poi un passeggiere, di cui il lume
-rischiarava soltanto la parte inferiore del viso, adombrato dal naso
-in su da un grande cappello, saltò fuori con la legge sugli _infortuni
-del lavoro_. — Ahi! — dissi tra me — siamo al Senato —; e tenni
-d'occhio il sindaco senatore. E il Senato, che aveva per la seconda
-volta rinviata la legge all'Ufficio centrale, fu da quel gran cappello
-e da un altro dello stesso taglio, che gli s'allargava daccanto,
-conciato barbaramente. — “Quegli scatarroni mezzi morti„ — quei vecchi
-reazionari della malora... — la legge sarebbe stata in vigore da un
-pezzo se non fosse dovuta passare per quell'anticamera del camposanto
-dove tutte le riforme in pro del popolo erano ferocemente combattute...
-— e altre gentilezze su quest'andare. Deliziosa corsa per un Senatore!
-Ed ecco che un terzo, facendo un salto da Roma a Torino, vien fuori
-a lagnarsi del servizio di sgombero della neve, dicendo con un
-vocione di contrabbasso che, per questo riguardo, si facevano le cose
-meglio, ma molto meglio, non ricordo bene in quale piccolo comune del
-circondario, dove egli aveva sortito i natali! Ah, questa carrozza di
-tutti, che covo d'insidie per gli uomini in carica! Ma il bravo sindaco
-sostenne intrepidamente la seconda come la prima scarica, fissando
-con un vago sorriso filosofico un annunzio del _Cioccolatte Talmone_
-attaccato fra due finestrini. Il fallimento della Banca di Como, che
-venne dopo sul tappeto, lo liberò, e mentre la nuova conversazione
-s'andava accalorando, altri tranvai passavano, in cui si vedevano di
-sfuggita altre comitive illuminate dall'alto, sale correnti di club
-e di caffè, farmacie di villaggio ambulanti, piccole aule di Consigli
-comunali, pieni di visi gravi o ilari di politicanti, di maldicenti,
-di pettegoli, di sonnacchiosi, di brilli, che apparivano un momento e
-sparivano nel turbinìo della neve.
-
- *
-
-Dopo la neve venne la nebbia, quella nebbia invernale di Torino, densa
-e fredda, d'un sapore irritante quasi di bruciaticcio, che invade
-ogni vuoto e copre la città come un immensa nuvola di cenere immobile,
-quasi palpabile, e nasconde case, alberi, gente, carrozze, lampioni,
-circoscrivendo in un raggio di cinque passi lo spazio visibile a ogni
-persona; che intercetta come un muro grigio la vista delle piazze e dei
-corsi e riempie i portici come un fumo uscente da migliaia di cantine
-incendiate, e dà a ogni tratto l'illusione che quartieri interi siano
-scomparsi, inghiottiti dalla terra, fra i vapori d'un cratere enorme.
-Si correva come dentro a un'oscurità bianca, a traverso a una sequela
-infinita di veli umidi, che il tranvai lacerava, non vedendo gli altri
-carrozzoni che all'ultimo momento, come se sorgessero per incanto dal
-suolo, e non altri passanti fuor che larve che scappavano spaventate
-al sopraggiungere dei cavalli; e quel continuo succedersi e incrociarsi
-affrettato di fischi e di squilli in quell'aria opaca dava l'idea d'una
-città agitata da un grave affanno, oppressa dalla minaccia di qualche
-grande pericolo misterioso.
-
-Stavo sulla piattaforma, pigiato da tutte le parti, in compagnia d'un
-giovane poeta cubano, nuovo a Torino e a quello spettacolo, il quale
-accresceva la sua naturale malinconia. Venuto per la prima volta
-in Europa, e arrivato il giorno avanti dalla Francia, non si poteva
-persuadere d'essere in Italia, dove s'era immaginato che anche le città
-settentrionali avessero un inverno mite e sereno come quello della sua
-isola nativa. Guardava intorno quasi spaurito e mi diceva di tratto in
-tratto in un suo italiano transatlantico: — Ma questa è Siberia! Questo
-è lo Spitzberg! E come piace a lei quest'orrore?
-
-— Sì — gli risposi — ho dei gusti di Eschimese. La nebbia m'eccita
-l'immaginazione. Non vedo nulla, non riconosco i crocicchi, non so
-molte volte in che punto mi trovi; la città mi pare ingigantita;
-suppongo d'essere a Londra, a Pietroburgo o a Nuova York. Mi piace
-qualche volta di sentire l'umanità senza vederla. La nebbia mi rompe
-la monotonia della vita, mi dà mille sorprese e sensazioni insolite.
-Questa risonanza strana, smorzata di tutti i rumori, mi alletta come
-un linguaggio nuovo delle cose. Mi fa più piacere che alla luce del
-sole rincontrare l'amico in questa oscurità livida, come nell'ombra
-d'una foresta vergine, vedermi davanti tutt'a un tratto il viso d'una
-bella donna come se m'apparisse nello squarcio d'una nube, sentir voci
-conosciute di conoscenti invisibili e risa di ragazze misteriose, che
-si perdon nell'aria come voci di folletti. E poi, che vuole? La sera,
-in special modo, la città piena di gente e di lumi, che lavora e si
-diverte, mi sembra una espressione più potente della civiltà umana
-sotto questo gran mantello lugubre che la natura le getta addosso senza
-riuscire a soffocarne la vita e l'allegria.
-
-Il cubano non pareva persuaso. Se avesse dovuto vivere in Italia, non
-avrebbe piantato le tende a Torino. E mi domandò se la città mi paresse
-confacente al lavoro artistico, abbastanza italiana d'aspetto da dare
-all'ispirazione d'un poeta tutti gli aiuti esteriori che dovevan dare
-Venezia, Napoli, Firenze, Roma; se non ci sentissi la monotonia.
-
-— No — risposi — non c'è monotonia nella libertà. Qui sento la mente
-libera. Mi par che il pensiero si dilati spaziando nelle vaste piazze
-e vada più lontano lanciandosi per le vie lunghissime, per la grande
-raggiera dei viali fuggenti da tutte le parti verso la campagna. Gli
-edifizi non attirano lo sguardo; ma perciò appunto non lo distraggono
-dalla grandezza del tutto e dalla bellezza della natura; si ritraggono
-anzi di qua e di là per lasciar maggiore spazio al volo dell'occhio
-e della mente verso le Alpi e la collina. In nessun'altra città si
-vede tanto verde, tanto azzurro, tanta bianchezza; in nessun'altra
-ha un riso così fresco e così splendido la primavera, che qui pare un
-ricominciamento del mondo. E poi, essendosi in tanti anni trasformata
-la città sotto i miei occhi, vedo ed amo sempre negli aspetti nuovi gli
-aspetti scomparsi, m'avvolge un nuvolo di memorie a ogni passo, sento
-mille voci di persone e di cose passate che mi chiamano, ribevo dei
-sorsi d'aria della gioventù della patria e della mia. Godo qui delle
-bellezze che non sono che per i miei occhi perchè le illumina e le
-colora un raggio che esce dal mio cuore. Vedo in fondo a ogni strada
-una città d'Italia e nelle rondini che volano attorno al palazzo Madama
-le mie speranze fuggite, che cantano e mi salutano ancora.
-
-Il giovane scrollò il capo. — E trova in armonia con la sua — domandò
-ancora — anche l'indole degli abitanti? Non le riescono un po' freddi e
-chiusi... un po' troppo nordici, come ho inteso dire?
-
-— Non li può giudicare uno straniero, e neanche un italiano d'altre
-province, se non vive qui da molti anni. La benevolenza è velata, il
-cuore non s'apre e non si dà tutto di primo slancio; ma tutto quello
-che dobbiamo conquistare ci è poi più caro quando è nostro. La cortesia
-discreta, la promessa guardinga prevengono disinganni e amarezze, e
-così nel buoni si trova sempre maggior bontà che non s'aspettasse.
-I loro difetti sono negativi, incavi, non punte, e per questo non
-feriscono. Le possono parer duri; ma per ciò lei li può afferrare e
-tenere, e non le sgusciano di mano. V'è nell'affetto che gli occhi
-esprimono e la bocca tace una dignità che ne raddoppia il valore. E chi
-ha dei difetti opposti a queste virtù, e n'ha coscienza, ama la gente
-che glie li comprime più di quella che glieli accarezza. Per questo io
-son legato alla città anche dalla gratitudine; legato da tanti vincoli
-del cuore, del pensiero e del sangue, che non potrei più vivere altrove
-a nessun patto, neppure a quello di diventar ricco se fossi povero,
-sano se fossi infermo, e di trovar cento nuovi amici se qui non mi
-restasse un amico; e sono ben certo e m'è un conforto il pensare che
-morirò qui.
-
-Mentre dicevo quest'ultime parole, un signore, che m'era stato accanto
-fino allora senza che lo vedessi nel viso, girò il capo adagio adagio
-come una statua semovente, e mi fissò gli occhi negli occhi. Ah,
-l'avevo conquistato finalmente! Capii a volo dal suo sguardo che la
-critica di via Garibaldi e la lacerazione della _Gazzetta del popolo_
-ed anche quelle matte teorie di socialismo municipale m'erano perdonati
-per sempre. Il buon Bicchierino, il “controemarginato„ signor cavaliere
-Bicchierino, impiegato modello di non so qual regia amministrazione,
-il più puro e più geloso di tutti i torinesi nati e da nascere, era
-intenerito, era vinto, era mio. Quando discese si toccò con la mano
-l'ala del cilindro, e prima di perdersi nella nebbia rivolse verso il
-tranvai un leggerissimo sorriso benigno, che mi tolse l'ultimo dubbio:
-avevo un amico di più. Sia ringraziata Cuba! L'avvenimento era un buon
-auspicio per una lieta fine dell'anno.
-
- *
-
-Svanì la nebbia e splendette il sole, che ci parve di rivedere dopo una
-notte di sette giorni. I tranvai ricominciavano a correre liberamente
-per la città chiara e come ritinta di colori più vivi, dorata in ogni
-parte da larghi sprazzi di luce, e fattorini e cocchieri, usciti da una
-settimana di ansie e di fatiche penose, salutavano con un'allegrezza
-di liberati dal carcere l'aria limpida in cui si drizzavano le Alpi
-bianche nitidissime, che pareva si fossero avvicinate durante i giorni
-dì cattivo tempo. A Porta Palazzo, dove aspettavo il tranvai della
-barriera di Lanzo, verso l'ora della colazione, era una festa; da
-tutti i carrozzoni che arrivavano da tutte le barriere saltavano giù
-cocchieri e fattorini e, seduti sui montatoi, dentro al casotto dei
-biglietti, sulle ceste rovesciate della verdura, facevano il loro
-pasto, alternando con le bocconate fameliche apostrofi chiassose alle
-erbivendole e ai colleghi arrivanti e partenti; e così incappottati
-com'erano, con quei cuffioni e quei guanti enormi, in mezzo alla neve
-della vasta piazza, dove qua e là ardevano dei fuochi, sarebbero parsi
-una banda di cosacchi bivaccanti tra i carri della provianda durante
-una fermata in mezzo alla steppa; se non avessero fatto una macchia
-italianissima in quel quadretto russo i mucchi d'arance siciliane che
-brillavano sui banchi in mezzo all'erba montanina e ai rami di alloro
-annunciatori del Natale....
-
-Salito sul mio tranvai, mi trovai daccanto sulla piattaforma il giovane
-tipografo biondissimo, lo sposo novello, fresco e gaio come l'aria.
-M'abbordò con Antonio Maceo, domandandomi se credevo che gl'insorti
-cubani avrebbero proseguito la lotta non ostante la sua morte; ma io
-m'accorsi bene che aveva qualcos'altro da dirmi, e indovinai ch'era
-una lieta notizia, e ch'egli cercava un'entratura garbata per darmela.
-Dopo qualche preambolo, infatti, smettendo a un tratto la serietà
-politica, m'annunziò con una gioia visibilissima che forse... fra
-qualche mese... se tutto andava bene... la causa socialista avrebbe
-avuto un soldato di più. Restava soltanto a sapersi se sarebbe stato
-un compagno o una compagna. Mi congratulai. E allora diede la stura a
-un'allegrezza infantile. Fatti certi calcoli, egli s'era messo in capo
-che dovesse nascere in Aprile, verso la metà, forse il giorno stesso
-della nascita di Ferdinando Lassalle: data di buon augurio. In ogni
-modo aveva già fissato, se era un maschio, di mettergli i tre nomi:
-Ferdinando (Lassalle), Federico (Engels) e Carlo (Marx). E si diede una
-fregatina alle mani. Poi tessè l'elogio della sua sposa. Oh, sempre,
-sempre più contento. Forte ancora al lavoro, nonostante il suo stato,
-buona e amorosa con la mamma di lui, e non punto mutata d'idee, come
-tante altre, dopo il matrimonio. Era lei stessa che gli diceva: —
-Ernesto, ricordati di non mancare alla riunione della tal sera.... Non
-dimenticare di rinnovar l'abbonamento al giornale.... Mettiamo qualche
-cosa anche noi per la _Cassa elettorale_.... — E appunto quella mattina
-era lei che l'aveva sollecitato a portare i denari d'una piccola
-colletta a un compagno disoccupato e malato, che abitava in borgo San
-Salvario. Passavano la serata assieme a leggere dei volumi presi alla
-biblioteca dell'_Associazione dei lavoratori del libro_; ma preferivano
-gli opuscoli di propaganda, che compravano del proprio. Essa si
-appassionava in special modo per la storia delle socialiste celebri:
-Eleonora Aveling, Annie Besant, Severina. E in questi discorsi duravano
-fino a tardi, fin che la mamma s'addormentava con la calza in mano.
-Poi, all'improvviso, parendogli d'avermi parlato con troppa familiarità
-dei fatti suoi, fece di nuovo il viso serio per domandarmi se credevo
-alla voce corsa dello scioglimento prossimo di tutti i circoli
-socialisti e di tutte le Camere di lavoro della Liguria; ma, vedendomi
-sorridere, e insistendo io perchè mi riparlasse della sua famiglia,
-che m'avrebbe fatto molto piacere, m'afferrò il braccio in segno di
-gratitudine e ricominciò con maggior effusione. Sì, era felice, gli
-era toccata la più buona e brava ragazza che potesse desiderare. Era
-una così bella cosa andar d'accordo, essere uniti in quell'idea, avere
-quella speranza comune. Qualche volta, quando sentivano insieme una
-buona musica, senza bisogno di parlarsi, essi si commovevano tutti
-e due fin quasi a piangere, pensando ai compagni degli altri paesi,
-all'opera di tutti, all'avvenire, al loro bambino che avrebbe visto
-un mondo migliore. Ed io alla mia volta, guardando quel bel giovane,
-quel “nemico della famiglia„ così innamorato e felice, pensavo quanto
-la famiglia lo nobilitava e gli dava forza, quanto era sano e fecondo
-l'amore in lui, in quella prima giovinezza in cui il matrimonio appare
-ancora alla più parte dei giovani della borghesia una cosa lontana,
-una fine da farsi dopo molti anni d'amori vagabondi, dì seduzioni,
-d'adulteri, un buon contratto per arrotondare il patrimonio o una buona
-alleanza per affrettar la carriera; e mi confermavo nella fede che
-fosse davvero un mutamento sociale benefico e santo quello per cui si
-sarebbe diffuso nella gioventù un tale amore, data la famiglia a tutti
-in quell'età, che ora non la vuole o non può averla per dure ragioni
-d'interesse o per ignobili ragioni di convenienza. Mentre io facevo
-queste riflessioni ed egli si disponeva a discendere, lo vidi mettere
-alla lesta non so che cosa nella tasca d'un signore che ci stava
-ritto davanti. Maravigliato, gli domandai spiegazione dell'atto. Egli
-sorrise: era un opuscoletto di sesto minimo, intitolato _I calunniatori
-del socialismo_, a cinque centesimi; egli soleva ficcarne così delle
-copie nelle tasche dei borghesi, sui tranvai, senza farsi scorgere;
-oh, non per convertirli, ci voleva altro; solamente per “chiarire le
-loro idee„, per distruggere le leggende assurde che s'andavano formando
-intorno al socialismo nella mente di molti, i quali finivano con
-crederlo tutt'altra cosa da quello che è. — Arrivati a casa — disse —
-leggono per curiosità, e forse si ricredono di qualche pregiudizio: è
-sempre quel po' di guadagnato. — E mi raccontò che altri usavano quel
-modo, di far entrar l'idea per la via delle tasche non potendo per la
-via degli orecchi, e che n'aveva avuto il primo pensiero il falegname
-di mia conoscenza, il quale seminava opuscoli in tutti i soprabiti,
-senza grande spesa, essendoci su ogni centinaio il ribasso del quaranta
-per cento. E accennandomi con una strizzata d'occhio il signore,
-soggiunse: — Ne ho già serviti tre questa mattina, — e contento e
-trionfante, come se avesse fatto tre conversioni, saltò giù in piazza
-San Carlo, dove vidi allontanarsi e perdersi fra la gente la sua bella
-testa bionda dorata dal sole.
-
- *
-
-Ed ecco un altro sorriso sulla fronte del mio anno morente, un'altra
-pagina lieta per l'ultimo capitolo, un altro uomo felice: il giovane
-pittore che mi salta accanto sulla piattaforma, in via Garibaldi,
-con una stella di montagna all'occhiello e con un viso rosato, che è
-un annunzio di matrimonio in sembianza umana. Prevenni la sua parola
-raccontandogli come l'annunzio mi fosse stato dato il mese avanti da
-un'ondata di porpora che avevo visto salire alle guance d'una bella
-signorina, l'ultimo giorno che c'eravamo incontrati. S'imporporò
-un poco anche lui, e gli feci le mie congratulazioni: una creatura
-angelica, che avevo mille volte ammirata, pensando sempre che sarebbe
-stato fortunato il cittadino d'Italia su cui ella avesse racchiuso
-le sue ali. Folgorò dagli occhi; ma si mantenne serio e mi fece un
-discorso molto pacato. Si, era tutto fissato per il gennaio. Egli era
-contento. Buona indole, carattere sodo, giudizio, istruzione, molto
-affezionata a suo padre, un ex colonnello di fanteria, decorato di due
-medaglie al valore: sarebbe stata certo un'ottima madre di famiglia
-e sarebbero vissuti insieme di buon accordo. Ma io capii che quella
-pacatezza di psicologo ragionatore era una delle solite imposture
-d'innamorato; sotto a quelle parole compassate sentivo divampar
-l'anima, ed ero ben certo che se anche ella non avesse avuto la “buona
-indole„ e il “carattere sodo„ e “il padre decorato„ e tutte le belle
-doti d'“un'ottima madre di famiglia„ egli l'avrebbe amata furiosamente
-ad un modo e chiesta e voluta a tutti i costi. — Sa che è studentessa
-di medicina? — mi domandò. Finsi di non saperlo, e gli chiesi celiando
-s'egli le avrebbe lasciato continuar gli studi. — Ah, neppur per sogno!
-— rispose con slancio, non ricordandosi l'apologia delle studentesse
-che m'aveva fatto un giorno; ed io sentii nel suo accento una vampata
-di gelosia otelliana, che abbracciava nelle sue spire tutta quanta la
-Facoltà medica, e tutta la studentesca insieme, e tutta la clientela
-possibile, non esclusi i malati di dentizione. Mi restava la curiosità
-di sapere se proprio l'avesse conosciuta sul tranvai, come mi aveva
-detto, e gli domandai anche questo. Ne rise di cuore: era stato così,
-veramente, sulla linea di Ponte Isabella, gli ultimi giorni di maggio.
-— Non si ricorda — mi disse — del fatto raccontato dai giornali in quei
-giorni, d'un carrozzone della Belga che, sboccando sul corso Valentino,
-urtò e rovesciò una vettura postale, gettando a terra il cocchiere, che
-si ferì gravemente? — Non mi ricordavo. Ebbene, egli s'era trovato con
-lei per la prima volta su quel carrozzone, e gli aveva “fatto senso„ il
-veder lei, lei sola, mentre le altre signore strillavano o svenivano,
-discendere ardita e tranquilla e accorrere in soccorso del caduto e
-sollevargli da terra il capo insanguinato e posarselo sulle ginocchia
-per asciugargli la ferita col fazzoletto. — Ecco una ragazza di polso
-e di cuore! — aveva detto. Ed era rimasto ferito anche lui, ma d'una
-ferita per cui il fazzoletto non serviva. Poi... l'aveva rivista. E a
-poco a poco.... Ma sorvolò alle prime manifestazioni non corrisposte,
-al periodo, che doveva esser stato abbastanza lungo, quando egli
-inveiva contro le ragazze torinesi, figlie di Borea, fredde come le
-Alpi, calcate tutte l'una sull'altra come figurine di carta, e saltò
-subito a dire della conquista immediata, fulminea ch'ella aveva fatto
-di suo padre, la prima volta che gliel'aveva indicata in tranvai. —
-Già, fu proprio così — concluse — sulla linea di Ponte Isabella, in
-un carrozzone chiuso della Società belga, che portava il numero 125.
-— E non accorgendosi ch'io ridevo a sentirgli rammentare anche il
-numero, tirò fuori il portafogli, e come avrebbe fatto della reliquia
-d'un santo, ne cavò fuori con riguardo e mi mostrò lo scontrino bianco
-di quella corsa memorabile, ancora intatto, come se fosse del giorno
-stesso. — Così — disse col suo sorriso ingenuo — se un giorno mi farà
-disperare, io le mostrerò lo scontrino, e le dirò: Ah, come ho speso
-male i miei dieci centesimi! — Ma l'amore, la felicità che scintillava
-sul suo buon viso di fanciullone erculeo smentivano l'apparente
-sincerità di quella supposizione. E ripose accuratamente nel portafogli
-il suo biglietto di partenza per il paradiso terrestre. Era felice, sì,
-proprio. E me lo confermò lo sguardo e l'accento involontario di pietà
-col quale, per cambiar discorso, mi domandò se procedeva il mio lavoro,
-come domanderebbe un milionario a un parente povero se è bene avviata
-una sua lite per un'eredità di qualche centinaia di lire; felice al
-punto che, nel domandarmi ancora se nel mio libro ci sarebbe stato
-anche lui, mi lasciò quasi comprendere che non gli sarebbe spiaciuto di
-entrarci. Ma quando discesi mi salutò con un sorriso che mostrava già
-il pensiero assai lontano da me: il _buona sera_ era per me; il sorriso
-era già per la signorina del numero 125. Ma io avevo un mezzo permesso
-di incastrare il suo romanzetto nella mia _Carrozza_, e me n'andai
-soddisfatto della mia corsa.
-
- *
-
-Un altro felice; ma non con soddisfazione mia; anzi un brutto momento
-per me in un carrozzone caratteristico della vigilia di Natale, partito
-da Porta Palazzo, pieno stipato di signore e di ragazzi carichi di
-presepi, di Gesù bambini, di pastori, d'asini e di bovi, mezzo nascosti
-fra i rami di mirto e di lauro, con giocattoli fra le braccia, scatole
-di fichi sulle ginocchia e arance e melagrane nelle tasche e fra
-le mani: un misto d'Arca di Noè, di boschetto e di dispensa, da cui
-usciva un fremito e un trillìo confuso d'anime in festa. Davanti a
-me, sulla piattaforma posteriore, c'eran due carabinieri, che davan
-le spalle all'uscio; alla mia sinistra un gruppo di persone attempate
-e gravi, che discorrevano amichevolmente del voto dato dalla Camera
-alla lotteria per le Opere pie di Torino. Dopo aver ascoltato per
-un po' i loro discorsi, tornando a guardare dentro al carrozzone,
-incontrai lo sguardo di Guyot, seduto fra due presepi. Subito egli
-voltò gli occhiali e il pizzo da un'altra parte, corrugando la fronte,
-con l'espressione di chi torce lo sguardo da un serpente boa. Barbaro
-Guyot! Non era pago della vendetta atroce di due mesi avanti; m'odiava
-dunque a morte veramente; era proprio un nemico implacabile! E aspettai
-che il suo sguardo si fissasse un'altra volta nel mio, risospinto
-dall'odio stesso che glie lo faceva fuggire, per fargli comprendere con
-uno sguardo che non m'eran rimaste nelle carni, com'egli forse credeva,
-le sue frecce avvelenate, che godevo d'una buona salute ed ero ancora
-in grado di far del male alla società. Ma invano. Non si voltò più.
-La mia vista, pensai, è davvero per lui un supplizio insopportabile,
-quando non mi debba guardare per torturarmi! E pazienza. Intanto salì
-sulla piattaforma altra gente, forzando a cambiar di posto quelli che
-già c'erano, e tutti insieme si rimescolarono, urtandosi e pigiandosi,
-cercando ciascuno la posizione meno incomoda per tirare il respiro e
-per resistere ai trabalzi. Cessato appena il serra serra, parecchi
-discesero, fu un'altra volta visibile dalla piattaforma l'interno,
-e quale non fu la mia maraviglia, riguardando dentro, al veder gli
-occhi del mio nemico vaganti sulla mia persona con un leggero sorriso
-che pareva di benevolenza! Doveva esser seguito un miracolo. Pensai
-che, dopo il primo moto invincibile di repugnanza destatogli dal mio
-aspetto, ripensando alla vendetta passata, egli avesse avuto un senso
-di resipiscenza, un pentimento d'aver passato il segno, d'avermi
-offeso troppo nel vivo, e volesse farmi capire che, se non pentito,
-era appagato della rivalsa che s'era presa, e intendeva di desistere,
-cominciando da quel giorno, dalle ostilità. Eppure, il suo sorriso
-non diceva questo ben chiaro, era un sorriso ambiguo, c'era sotto un
-barlume di compiacenza maligna. E, fissandolo, m'accorsi che il suo
-sguardo sorridente oscillava su di me come un pendolo, oltrepassando
-di qua e di là la mia persona. Che cos'era mai? Mi guardai a destra e a
-sinistra.... Abbominevole furfante! Era seguito,
-
- come suole avvenir per alcun caso,
-
-che i due carabinieri, separati dal rimescolio dei passeggieri salenti
-e scendenti, avevan dovuto spostarsi, e dopo vari giri sopra sè stessi
-s'eran ritrovati l'uno alla mia sinistra, l'altro alla mia destra, ed
-io stavo in mezzo a loro come un arrestato. L'iniquo Guyot si deliziava
-della vista di quel quadro. Il quadro gli rappresentava l'adempimento
-d'un suo desiderio, l'attuazione d'una profezia, la mia fine meritata
-e inevitabile, il vero posto che spettava a me nella società. Ed io
-che m'ero illuso.... Ma quello che più mi irritò non fu la sua gioia
-di quel momento: fu il pensare che avrebbe portata quella gioia a casa,
-descritto il quadro in famiglia, esilarato gli amici al caffè; che quel
-mio ammanettamento ideale sarebbe servito in gran parte — oh, senza
-dubbio! — ad abbellirgli le feste di Natale. Fui tentato di scender
-subito; ma mi rattenne un altro poco il pensiero ch'egli avrebbe goduto
-anche di quella fuga, dicendo: — Eh, già, si capisce, si sentiva a
-disagio... — Ma poi non ci potei più reggere, tirai il campanello e
-lacerai il quadro saltando giù, dopo avergli lanciato un'occhiataccia,
-che deve avergli fatto dire: — Che sguardo! Ha rivelato la sua vera
-natura. E adesso? Chi sa? Quella gente lì è capace di tutto....
-
- *
-
-Ma fu questa la sola brutta avventura ch'io ebbi in quell'ultimo mese.
-
-La mattina di Natale, rallegrata dal sole, i tranvai riboccavano
-di signore impellicciate, di bimbe con grosse bambole dai riccioli
-biondi strette contro al petto, di signori che portavano a casa la
-ghiottoneria supplementare per il pranzo, di bottegaie in gala e
-d'operai con la barba fatta; tutte faccie serene e vivaci; con le
-quali non contrastavano che quelle rannuvolate dei cocchieri e dei
-fattorini, tristi o stizziti della rude giornata di lavoro che si
-vedevan davanti, incominciata per loro al lume delle stelle e destinata
-a finire fra chiassi e prepotenze d'ubbriachi, dopo quattro bocconi
-ingozzati alla disperata. Ah, le feste solenni, per quanta gente sono
-terribili! Salito in piazza Carlo Felice per andare in piazza Statuto,
-mi parve di ritrovarmi sullo stesso carrozzone in cui avevo fatto
-la stessa corsa il primo giorno dell'anno: era un continuo salire
-e discendere di signori e di signore, uno scambio di scappellate e
-d'inchini, un baratto di sorrisi e di cerimonie, come in una sala di
-ricevimento. Per un tratto, da piazza San Carlo a piazza Castello,
-il tranvai fu tutto signorile: tutto penne di struzzo, manicotti
-di martora, luccichìo di braccialetti e di spille, di libretti da
-messa e di borse di confetti, tutto eleganza, complimenti e profumi.
-Quanti eran là dentro che pensavano al “fanciul celeste„ nato fra
-un asino e un bue mille e ottocento novantasei anni avanti, e alle
-parole ch'egli aveva dette al mondo: _quod superest date pauperibus?_
-Ahimè! Il bambino voleva dir per l'uno il principio del carnevale, per
-l'altro l'apertura del Teatro Regio, per questo una festa chiassosa
-in famiglia, per quello una strenna splendida; e i soli altari su cui
-molti altri l'adorassero erano le lucide vetrine di bottega dinanzi
-a cui correva il tranvai rapidamente, piene di capponi, d'aragoste
-e di gelatine. In non uno forse di quei mille battezzati che vedevo
-passare si formava il proposito di mutare, cominciando da quel giorno,
-pensieri e consuetudini dell'animo, di esser buono, giusto, sincero,
-umile, di amar tutti e di perdonar sempre come il maestro sublime di
-cui ricorreva il dì natalizio. E studiavo appunto a uno a uno tutti
-quei visi che non spiravano altro che compiacenza del lusso, vaghezza
-di attirar gli sguardi e desiderio e aspettazione di piaceri mondani,
-quando, in piazza Castello, salì una coppia coniugale, che, non
-trovando più posto dentro, si piantò in faccia a me sulla piattaforma.
-Era la supposta moglie dell'impiegato postale, la _nostra capitanessa_,
-come dice il Ferravilla nel _Calzolar di donn_, stretta al braccio
-d'un placido ometto di quarant'anni, suo marito senz'alcun dubbio,
-che sorrideva vagamente con gli occhi socchiusi, come compiacendosi
-dell'abbandono di ragazza innamorata con cui gli si lasciava andare
-addosso la sua graziosa donnina. Il capitano era dimenticato! E se
-quella dolcezza amorosa di lei non derivava dalla successione d'un
-tenente, significava un ritorno del cuore pentito e spoetizzato della
-colpa al sano affetto matrimoniale, alla modesta ma salda felicità
-circoscritta dallo sportello delle lettere raccomandate. E me ne
-rallegrai, anche perchè potevo così chiudere in forma edificante nel
-mio libro la storia della sua avventura. Un momento essa mi guardò,
-e parve che mi riconoscesse, ricordandosi forse del giorno che lei e
-l'altro mi volevan mettere fuori del carrozzone. Vidi passare un'ombra
-sul suo viso.... Ma che aveva a temere? Ch'io le preparassi il tiro che
-le faccio per le stampe non se lo poteva sognare. Infatti, si rinfrancò
-subito e si strinse più forte al marito, che questa volta chiuse gli
-occhi affatto, con un sorriso più soave. _Dormi, fanciul celeste._
-
- *
-
-Dopo il Natale passarono alcuni giorni senza ch'io vedessi più
-alcuno. Pareva che i miei personaggi m'avessero già tutti abbandonato
-e fossero scomparsi nella nebbia che tornava ad avvolgere la città,
-umida e densa, nascondendo ogni cosa. Solo il terzultimo giorno ne
-ritrovai due nel carrozzone del Martinetto, in via Garibaldi, sotto un
-raggio fuggitivo di sole. Stando sulla piattaforma, un po' a sinistra
-dell'uscio, vidi dentro, di profilo, la sposa del borgo San Donato, col
-capo inclinato dalla parte opposta alla mia, nell'atto della Madonna
-della Seggiola. Mi passò un'idea. Sporsi il capo.... Ebbene, non
-credevo d'aver messo tanto affetto a quei due poveri esseri. Fu una
-vera gioia quella che sentii. Essa teneva sur un braccio un bambino
-in fasce. Alla sua destra, in fondo, sedeva suo marito. Ma era lei
-veramente? Aveva nell'atteggiamento del capo e del busto tutta la
-grazia che può dare la maternità a un corpo infelice; nel viso una
-luce nuova, come la coscienza altera e forte d'essere una creatura
-necessaria e sacra a un'altra creatura, e gli occhi più grandi e più
-dolci, con l'intensità di sguardo di chi fissa un orizzonte, come se
-in quegli altri due piccoli occhi in cui fissava i suoi ella vedesse
-come per due spiragli un mondo misterioso e lontano. Era venuto dunque
-l'aspettato, la grande consolazione dell'iniquità della natura e della
-sorte, la cara speranza di tutti i giorni e di tutte le ore, quello
-che la poneva in alto come una regina e le ingrandiva la vita come il
-concetto d'un'impresa eroica! E proprio in quel punto parve ch'egli
-rispondesse: — Sì, son venuto! — con una voce acuta e imperiosa, che
-era segno d'un corpicino sano e gagliardo. Essa sorrise, si guardò
-intorno con aria timida, interrogò con lo sguardo suo marito, e con
-una mano in cui si vedeva la titubanza, arrossendo leggermente, fece
-sguisciar due bottoni dagli occhielli del petto; poi, con un atto
-risoluto e pudico insieme, che porgeva e nascondeva ad un tempo, appagò
-la boccuccia avida, che subito tacque, per bere la vita. Allora essa
-rialzò il viso rosato e trionfante. Ah santa maternità! In parola
-d'onore, era bella. E il povero giovane guardava quel visetto enfiato
-dallo sforzo del succhiare con un occhio fisso e amoroso, che pareva
-dirgli: — Bevi, bambino; piglia da lei col latte l'anima bella, l'amor
-del lavoro, la rassegnazione alla povertà, il coraggio, la dolcezza, la
-forza; succhia la vita della mia sposa, e sarai buono e onesto; bevi
-l'anima di tua madre, e sarai la nostra ricchezza e la nostra gloria!
-— E in quell'atto li lasciai, mandando un buon augurio a tutti e due,
-e uno al nuovo personaggio, che avevo amato io pure, di cui ero stato
-padrino in cuor mio prima che nascesse, e che sarebbe stato un ricordo
-gentile di tutta la mia vita.
-
- *
-
-Ed eccoci all'ultimo giorno, che per me fu solenne. Uscito verso
-sera dalla direzione della Società Torinese e attraversata la piazza
-solitaria della barriera di Nizza, salii sul carrozzone della linea di
-piazza Castello, qualche minuto avanti che partisse. I lampioni della
-barriera rompevano appena la nebbia fittissima, in cui si movevano
-come larve fattorini, cocchieri e guardie daziarie, espandendo in risa
-e in facezie l'allegria bevuta dai liquoristi vicini per festeggiare
-la fin dell'anno. Mi parve di riconoscere tra quelle voci i grugniti
-di Tempesta; ma li coperse subito il canto squarciato d'una brigata
-di beoni, uscenti da un'osteria della piazza, di cui non appariva
-che la lanterna vermiglia. Quando il carrozzone partì, io ero solo
-dentro, in un angolo. Era l'ora in cui sono affollati tutti i tranvai
-che vanno ai sobborghi e quasi vuoti affatto quelli che vanno dalla
-cinta al centro di Torino. Avrei potuto allungarmi sui cuscini della
-_Torinese_ e dormire tranquillamente; ma nonostante la stanchezza che
-m'aveva lasciata una notte insonne e una giornata di corse, non mi
-riuscì nemmeno d'assopirmi un po': mi distraeva la vista della strada
-nebbiosa, dove la fuga dei caffè sconosciuti e delle imboccature di
-strade che non riconoscevo e i larghi vani oscuri delle interruzioni
-del fabbricato, nei quali indovinavo la campagna dai lumi lontani, mi
-davano l'illusione d'entrare in una grande città straniera. Era quella
-l'ultima mia corsa dell'anno. Al pensarci, seguiva nella mia mente, per
-effetto dell'intento unico che in tutto quell'anno m'aveva guidato,
-una confusione di immagini singolarissima: si legavano i ricordi di
-tutte le corse, come se queste non fossero state interrotte dalle altre
-mille occupazioni della mia vita, e mi pareva d'aver fatto un viaggio
-continuo, a traverso alle quattro stagioni, di giorno e di notte,
-scendendo da un carrozzone per salire in un altro, andando avanti e
-indietro senza posa per tutte le vie, come se non avessi avuto altro
-domicilio che la carrozza di tutti. E tutte le persone, le scene,
-gl'incontri, gli accidenti che m'erano occorsi su quelle tavole mobili
-mi si affollavano alla memoria, distinti dagli altri avvenimenti della
-mia esistenza, come se questi avessero riguardato un altro me stesso,
-come se per un anno fosse stata separata nella mia esistenza e nei miei
-interessi l'umanità corrente sulle rotaie da quella che avevo visto e
-praticato fuori delle linee dei tranvai.
-
-Ma, forse a cagione della solitudine e della stanchezza, e anche
-del tempo uggioso, erano le persone e le scene più tristi quelle che
-m'apparivano più vive. Lontano, come dentro alla nebbia, passavano
-le coppie amoreggianti sulle giardiniere domenicali, gli erotici
-appiccicati alle signore, le maschere del martedì grasso, le brigate
-brille, le teste tinte, le passeggiere saltatrici, una confusione
-bizzarra di monache e d'avventuriere, di contesse e d'erbivendole,
-di balione fiorenti e di zitellone malinconiche, di magistrati, di
-carabinieri e di “sovvertitori„; passavano e svanivano. Ma vicino,
-immobili, e come sotto il lume del carrozzone, vedevo l'angoscia
-della vecchia madre singhiozzante alla visione di Abba-Garima, la
-disperazione cupa di Taddeo e Veneranda fulminati dalla morte della
-loro creatura, il carro funebre del buon veterano che attraversava la
-strada al tranvai, e il cadaverino sanguinoso del bimbo schiacciato,
-e il finto sonno miserando della vecchia meretrice trafitta dagli
-sguardi dell'innocenza coronata di fiori. Quanti dolori, quante miserie
-anche in quelle poche gabbie volanti, dove pure i dolori e le miserie
-maggiori non salgono! Ruppero un momento quella tristezza, passando a
-braccetto, il pittore e la “vergine morta„, il tipografo biondo e la
-sua compagna, e gli sposi di borgo San Donato, felici. E poi un'altra
-ondata di gente dolorosa mi passò davanti: la povera donna sformata dal
-cancro, la tisica schiantata dalla tosse, la mamma angosciata della
-corona mortuaria troppo povera, e il fattorino percosso a sangue, e
-tutti i suoi compagni intirizziti, fradici, rotti dalla stanchezza, che
-mostravan negli occhi velati il tormento del sonno e il terrore della
-multa, e in mezzo a loro il mio buon camerata della Scuola di Modena,
-nella sua uniforme di controllore, che mi faceva un cenno triste di
-saluto....
-
-Mi ruppe il corso di questi pensieri una brusca fermata. Dov'eravamo?
-Riconobbi vagamente piazza Nizza a traverso al velo della nebbia.
-Alcune persone salirono. Il tranvai si rimise in moto e io mi rituffai
-nei ricordi.
-
-Miserie, sventure, dolori. Ed anche quante tristizie, quante viltà,
-quante vergogne! Ma qui seguiva una lotta nell'animo mio. Dietro la
-faccia bestiale di Tempesta martirizzatore dei cavalli s'alzava il viso
-onesto e buono di Giors, che mi diceva sorridendo: — Hai conosciuto
-me solo; ma ci sono molti altri Giors, te lo assicuro. — Mi sorgeva
-davanti Desbottonass, abbrutito e inferocito dall'alcool, e dietro
-a lui una schiera d'altri briaconi suoi pari; ma subito si cacciava
-tra me e la sua immagine l'operaio lattoniere, che mi accennava una
-folla d'amici suoi, ai quali brillava sulla fronte, come a lui, una
-dignità nuova, il raggio della vita intellettuale, l'ardore d'un
-santo e infaticabile apostolato di civiltà, d'amor fraterno e di
-pace. Mi veniva innanzi uno stuolo di signore e di signori orgogliosi,
-sdegnosi del contatto del popolo e spiranti in ogni atto un disprezzo
-insultatore della miseria e provocatore dell'odio; ma al momento
-stesso lo stuolo s'apriva per lasciarmi vedere la dolce signorina
-bionda, intenerita e altera di sorregger con la spalla la testa
-grigia del vecchio muratore svenuto. Mi rivedevo di fronte il ricco
-egoista ed esoso, incredulo della fame, calunniatore della povertà,
-lesinatore arrabbiato del centesimo; ma m'appariva accanto a lui la
-buona famiglia borghese, impietosita dal dramma, che accarezzava il
-visetto nero e ficcava il gruzzolo in tasca allo spazzacamino. Mi si
-rizzava in faccia la persona tronfia di Tintura Migone, il negriere
-fallito, insolente con gli umili, prepotente coi deboli, aborritore
-dei bambini; ma spuntava al di sopra dei suo capo il viso ardente,
-copriva il suo brontolìo la santa voce di donna Chisciotta, che mi
-diceva: — Ci son io, e valgo io sola un esercito di costoro! — Poi da
-capo m'avvolgeva una folla di superbi, di sordidi, di depravati, di
-vili, che mi schernivano e mi dicevano: — Che cosa sogni, imbecille!
-Il mondo siamo noi —; e un'altra volta accorrevano donna Chisciotta e
-Giors e la signorina bionda e il lattoniere e gli sposi di San Donato
-e il tipografo dalla testa d'oro, e mi dicevano tutti insieme: — No,
-quelli non sono il mondo come non sono il cielo le nubi nere, se anche
-lo coprano intero. Spera in noi, credi in noi, confortati in noi;
-noi siamo le avanguardie d'un'umanità bella; noi abbiamo l'avvenire
-sulla fronte e la vittoria nel cuore; sarà nostro il regno del
-mondo.... —
-
-Fui un'altra volta interrotto; il tranvai si fermò; riconobbi nella
-nebbia l'obelisco dei ribelli del 1821: eravamo in piazza San Salvario;
-salirono altri passeggieri; si ripartì.
-
-Allora la stanchezza mi vinse, chiusi gli occhi, mi sentii salire
-il sonno al cervello, e rimasi non so quanto in uno stato come di
-dormiveglia febbrile, agitato da immagini vivacissime. Vedevo a
-traverso ai vetri del carrozzone la strada rischiarata da torrenti di
-luce bianca, corsa da una moltitudine fitta di carrozzoni luminosi e
-di enormi carri sovraccarichi, non più tratti da cavalli, di carrozze
-d'ogni grandezza e d'ogni forma, mosse da una forza occulta, che
-s'incrociavano e s'incalzavano rapidissimi, come nella previsione
-confusa del vecchio fabbro, amico del lattoniere; e pensando al
-tempo in cui le vie risonavano di schiocchi di frusta e di grida di
-carrettieri e di cocchieri, mi pareva che fosse un tempo remotissimo,
-del quale serbassi appena la memoria. Guardavo il tranvai che mi
-portava, ampio e elegante come una sala, e la gente che lo riempiva
-mi pareva anch'essa mutata. Erano diversamente vestiti; ma non più con
-grandi differenze, come se i signori e i poveri si fossero ravvicinati,
-quelli discendendo e questi salendo a una mediocrità decorosa; e non
-vedevo più nei modi un contrasto di volgarità e di gentilezza, ma
-una garbatezza uniforme, meno manierata della presente, una cortesia
-dignitosa e semplice, senz'alcun indizio di ostentazione o di sforzo. E
-alcune cose mi riuscivano strane e mi facevan pensare. Due passeggieri
-in faccia a me discorrevano d'amministrazione comunale, e mi stupivo
-che parlassero così familiarmente, vedendo che l'uno aveva le mani
-delicate e bianche e l'altro due grosse mani brune di lavoratore, e
-più sentendo che il primo diceva: — Quando apersi la seduta.... — e
-che l'altro gli faceva in accento di rimostranza delle osservazioni
-a cui egli prestava un'attenzione viva e rispettosa, come da pari a
-pari; e mi sembrava d'aver visto quei due visi lungo tempo addietro,
-come nei primi anni della mia infanzia. Così non mi riusciva nuovo
-il viso del conduttore in bella divisa, che ogni tanto vedevo di
-profilo sulla piattaforma, nell'atto d'avvertire garbatamente quei
-che scendevano di badarsi dalle carrozze che passavano; e mi destava
-una vaga reminiscenza l'aspetto d'un ragazzino seduto in un angolo,
-con un fascio di libri sotto il braccio, lindo e sorridente; e
-domandai a me stesso: — Dove ho visto costui? — vedendo un operaio
-che smise di leggere il giornale e s'alzò rispettosamente per cedere
-il posto a una vecchietta ben messa, che entrava salutando tutti con
-un sorriso, e che mi fece anch'essa l'impressione d'una conoscenza
-antica, ma dimenticata da molt'anni. Poi, a poco a poco, spuntò nella
-mia memoria come un raggio, che rischiarò quei visi l'un dopo l'altro.
-Nei due che parlavano degli affari del Comune riconobbi il sindaco
-di Torino e il falegname propagandista, il conduttore era Tempesta
-rincivilito, il ragazzo era lo spazzacamino redento, l'operaio del
-giornale, Desbottonass, rigenerato, e la vecchietta ultima entrata, la
-madre del soldato, rifatta. E quel contrasto fra le immagini antiche
-e quella novità degli abiti, dei modi, degli sguardi, degli accenti,
-che rispondeva a una mia vaga e ardente speranza del tempo passato,
-quando a sperar quelle cose s'andava in carcere, mi riempiva il cuore
-d'una dolcezza inesprimibile, d'una gioia che mi mandava agli occhi
-le lacrime. E avevo bisogno di sfogarmi, di far festa con gli altri,
-di gridare: — Non era dunque un sogno, no! Com'è bello! E come s'è
-potuto credere un sogno? — e stavo per fare il mio sfogo con uno
-sconosciuto mio vicino, quando questi mi prevenne afferrandomi una mano
-e sciamando: — No, non era un sogno; ed è bello, sì; e come ho potuto
-creder questo una follia scellerata? — Mi voltai, vidi due occhiali e
-una barba a pizzo: era Guyot!
-
-Ma la mia esclamazione di maraviglia e il sogno con essa furono rotti
-da un _alt_ vigoroso, che risonò nel tranvai, e che mi svegliò come
-un pugno. Apersi gli occhi e riconobbi nella nebbia il corso Vittorio
-Emanuele, dove avevo da scendere per andar a pigliare il tranvai di
-corso Vinzaglio, che m'avrebbe portato in piazza Statuto. Trovai a
-stento un po' di posto sulla piattaforma davanti affollata, dove
-salirono ancora, all'imboccatura di via Roma, altri due; uno dei
-quali rimase sul predellino, in barba al regolamento, con una gamba
-spenzoloni, come un acrobata sopra un trapezio.
-
-Eran tutti cappottoni di buon panno, tube lustre, “risotti„ freschi,
-baffi arricciati, caramelle luccicanti, tutta gente per bene, eccitata
-dal pensiero allegro della cena di mezzanotte, e anche dal solo
-pensiero della fin dell'anno; chi sa perchè? e ridevano di quel pigia
-pigia, cacciandosi a vicenda dei nuvoli di fumo nel naso, negli orecchi
-e nella nuca, e domandandosi scusa l'un con l'altro delle fiancate
-e delle pestate di calli, con una familiarità da veglione. Di tratto
-in tratto il tranvai si fermava per lasciar discendere o salire una
-signora; e allora raddoppiava il buon umore e il chiasso, dovendo
-saltar giù quattro o cinque per aprirle il passaggio, e sforzandosi
-gli altri per far rientrare i petti e le pancie; non tanto però da non
-sentire il contatto morbido dei mantelli e dei manicotti e i profumi
-delicati delle capigliature, che facevano scintillare gli occhi e
-dilatare le nari. E così si percorse il primo tratto di via Roma,
-si passò accanto a Emanuele Filiberto grandeggiante nella nebbia e
-s'infilò la strada tra piazza San Carlo e Piazza Castello. Qui, per
-lasciar passare un grosso signore che scendeva, girai sui talloni e
-mi trovai davanti, quasi a naso contro naso, nella piena luce d'una
-lampada elettrica, _Siapure_; il quale aperse gli occhi e la bocca con
-quella particolare espressione di brusco stupore che suol provocare
-l'apparizione inaspettata d'un nemico, e che io sentii riflessa nello
-stesso punto sul mio viso. Fu un momento solo, che mi bastò a dir tra
-me: — Tocca a lui, poichè lo mandai a salutare dalla figliuola, — e
-un impulso brutale dell'orgoglio mi fece girar di nuovo su me stesso,
-voltandogli le spalle; pentito dell'atto, peraltro, avanti che fosse
-compiuto. — Ah, impostore! Non era dunque sincero il saluto alla bimba
-se non hai osato di ripeterlo al padre! — Ma era troppo tardi, dopo
-quell'atto. — È finita, dunque, — pensai — fuggita quest'occasione, non
-se ne offrirà un'altra mai più; resteremo nemici per sempre! O miseria
-dell'anima mia!
-
-— Edmondo, — sentii dire in quel punto da quella voce, che da tanti
-anni non avevo più intesa.
-
-E allora mi voltai di scatto, gli misi un braccio intorno al collo
-e lo baciai sul viso; egli fece l'atto stesso, e mi rese il bacio. E
-restammo un momento così, col respiro oppresso, senza poter parlare.
-C'era lì sulla piattaforma il controllore colosso, l'ex carabiniere,
-che ci lanciò un'occhiata severa, non parendogli forse regolare
-una scena simile sopra un tranvai in servizio. Ma Siapure non se ne
-accorse; aveva gli occhi umidi, il mio buon Siapure. Mi strinse ancora
-una mano fra le sue; poi diè uno strappo alla correggia del campanello,
-dovendo scendere.
-
-— Voglio rivederti domani, — gli dissi.
-
-— Verrò da te con la bimba, — rispose.
-
-E discese. Sentii una grande contentezza; ma fu breve, chè subito vi
-succedette un sentimento amaro di commiserazione per me stesso. O Dio
-buono! E c'eran voluti tanti anni per fare una cosa così semplice, così
-ragionevole, così buona per tutti e due!
-
-Ma mi distrasse Giors, al quale mi trovai daccanto, essendo scesi
-tutti gli altri in via Garibaldi. Era allegro; gli piaceva la nebbia,
-che secondo non so quale sua teoria fisiologica “rinforza l'uomo„
-e lo stuzzicava la vista dei buoni bocconi esposti nelle vetrine
-illuminate dei salumai. Mi parlò con molte esclamazioni ammirative d'un
-tacchino in gelatina che aveva visto in via Roma. Ah, sacrista! che bel
-bestione! che maraviglia! una rotondità di mappamondo di cavalla, una
-bianchezza di latte dentro a quell'oro, tre chilogrammi di ben di dio,
-una tentazione che non se la poteva levar dalla mente, che gli ballava
-davanti agli occhi per la strada, e la bocca gli faceva acqua come
-una fontana. E rideva, dicendo questo, e faceva la gobba come se quel
-ben di dio l'aspettasse alla barriera di Francia, sul piccolo desco
-dei lupicini; al quale nemmen quella sera, pover'uomo, non si sarebbe
-potuto sedere. Ma troncò quel discorso per fare i suoi complimenti
-a una giovine bambinaia che salì sulla piattaforma, con una bellezza
-di bimba in braccio, d'un anno al più, bionda come il sole, colorita
-come una pesca, vestita d'una cappottina azzurra elegantissima, tutta
-guernita di pelo bianco sopraffino, che le faceva come una corona di
-gelsomini intorno al viso incappucciato. Giors si voltò indietro per
-aprir l'uscio; ma la ragazza gli accennò di no, che non s'incomodasse:
-la bimba era capricciosa, non voleva star dentro ai carrozzoni; guai a
-portarcela; le piaceva star sul davanti a veder correre i cavalli; non
-era ancor di sei mesi, che già aveva manifestato risolutamente quella
-volontà. E detto questo, rimase accanto a lui, tenendo la bimba su,
-col capo all'altezza del suo, tanto accosto che quasi si toccavano.
-La vicinanza di quella bimba eccitò Giors fuor di modo. Diede in una
-risata enorme. — Ah, la bella _totina_! Lei vuol star fuori, vuol
-stare; vuol star qui accanto a Giors; non ha mica paura dei suoi
-grossi baffi da spaventapasseri. Ah, che amore di creatura! È l'amica
-dei cocchieri, lei. Ecco una signorina che sa stare al mondo! — E
-chinando il viso verso di lei, godeva a far scorrere la guancia sulla
-guarnizione bianca e morbida del suo cappuccio, e rideva, esclamava,
-la guardava negli occhi con la dolcezza d'un padre e l'allegria d'un
-fanciullo.
-
-Non m'era mai parso tanto buono come mi parve in quel momento, mai
-tanto retto e sano il suo sentimento della vita; mai non avevo compreso
-così chiaramente da quali pure e profonde sorgenti di bontà innata
-derivasse la sua allegrezza, il suo coraggio, la sua energia al lavoro,
-l'amabile e forte serenità della sua anima onesta.
-
-— Ah, la mia bella _totina_! — continuò a esclamare. — Guardate che
-begli occhietti azzurri e che botton di rosa d'una bocca! Che pan di
-burro! Ecco una ragazza che troverà marito anche senza dote! Parola
-d'onore, se non n'avessi già tre, ne vorrei aver una compagna....
-
-Ed eravamo già in piazza Statuto, tutta grigia di nebbia, ch'egli
-seguitava a fare le sue dichiarazioni d'amore. Lo pregai di fermare;
-fermò, e mi disse con la sua voce cordiale: — Buon anno, monsù!
-
-— Buon anno, Giors! — gli risposi.
-
-Egli parve colpito dall'accento con cui gli feci quel saluto. Mi
-guardò, e poi mi rispose la parola che da molto tempo ripeto sempre,
-e che mi pare la più dolce e la più sapiente delle parole umane: —
-Speriamo!
-
-Sì, mio buon Giors: speriamo!
-
-
- FINE.
-
-
-
-
-INDICE
-
-
-CAPITOLO PRIMO
-
-(pag. 1 a 30).
-
- _Gennaio._
-
- La prima idea del libro. — I due amanti di Borgo S. Donato. —
- La nevicata. — Giors il cocchiere. — Il dilettante di tranvai.
- — Cocchieri e fattorini. — La vecchia di Pozzo di Strada. —
- La _vergine morta_. — Il mio nemico. — Il fattorino Carlin e
- la politica africana. — H cavaliere Bicchierino. — Studi sui
- passeggieri. — L'ultimo impulso. — I due bambini.
-
-CAPITOLO SECONDO
-
-(pag. 31 a 79).
-
- _Febbraio._
-
- Il pittore e i gelosi. — La linea di Nizza. — Il cocchiere
- Tempesta. — Lei, voi e tu. — I prepotenti. — Carlin. — Gli sposi
- inglesi. — I cavalli. — Hop! hop! — Una corsa fortunata. — Il
- poeta. — Siapure. — Politica brilla. — Ah! che politicon! — Le
- giardiniere. — Il biciclista e la _vergine morta_. — La donnina
- intrepida. — Il carnevale. — La vecchietta addolorata. Agitazione
- elettorale. — Il falegname socialista.
-
-CAPITOLO TERZO
-
-(pag. 80 a 112).
-
- _Marzo._
-
- Abba Garima. — La mente di Carlin. — Il veterano e il suo cane. —
- Sposi! — Un convegno sul tranvai. — Il bel capitano. — La linea del
- Valentino. — La linea di Borgo Nuovo. — Chisciottina. — Il pittore
- che cerca moglie. — L'invasione della _réclame_. — Giors e la madre
- del soldato. — La madre del soldato. — Prime aure di primavera. —
- Le comunicande.
-
-CAPITOLO QUARTO
-
-(pag. 113 a 155).
-
- _Aprile._
-
- _Il cocchiere marchese._ — La studentessa di medicina. — Il buon
- travet. — I tranvai della domenica. — Tintura-Migone. — Taddeo e
- Veneranda. — Desbottonass. — Tempesta affamato. — Tempesta punito.
- — Il cuore di Giors. — I liberati dal carcere. — Una disgrazia. —
- Quistione di colori. — Mancanza di pudor sociale. — La civetta. —
- Caramella rifiutata. — Passaggio d'ammanettati. — Il lattoniere e
- il capomastro. — Guyot. Macchiette varie. — A che ora, stasera?
-
-CAPITOLO QUINTO
-
-(pag. 156 a 193).
-
- _Maggio._
-
- _Primo Maggio._ — Il tipografo biondo. — Una per uno. — Discorsi
- intesi a frullo. — Il mercato. — Il capitano e la signora. — Il
- veterano felice. — Il mio piccolo raccomandato. — La protettrice
- del cocchiere. — Donna Chisciotta trionfante. — Gelosia coniugale.
- — Il pittore, avvocato delle studentesse. — Il terzo aspettato. —
- La questua per i prigionieri. — Il fattorino bastonato. — L'operaio
- ubbriaco. — Il litro e la bottiglia. — Simpatie. — L'incontro dei
- due amanti.
-
-CAPITOLO SESTO
-
-(pag. 194 a 242).
-
- _Giugno._
-
- Le teste del prossimo. — I cappellini delle signore. —
- Inconvenienti dei tranvai. — La festa dello Statuto. — I primi
- calori. — La signora e l'erbivendolo. — Le tre coppie. — Una
- corsa tempestosa. — L'amante del _marchese_. — Uno scandalo. —
- La punizione del tiranno. — Il falegname e la studentessa. — La
- colazione di Giors. — Per la _Torinese_ e per la _Belga_. — Il
- malato. — Personaggi comici. — Il fattorino dantista. — La piccola
- convalescente. — Avanti! — La bambina di _Siapure_. _Desbottonass_
- intenerito.
-
-CAPITOLO SETTIMO
-
-(pag. 243 a 281).
-
- _Luglio._
-
- Gli esami. — L'uscita dai teatri. — Il terzo incomodo. — Quadretti
- di Torino. — Effetti del cattivo tempo. — Eterno femminino. — Le
- malinconie del pittore. — Le figlie di Borea. — Visi antipatici.
- — Il reduce dall'Affrica. — I sette peccati capitali. — Il
- fattorino conte. — La fuga delle botteghe e degli annunzi. —
- Carlin e l'amore. — Amor materno. — Gratitudine briaca. — _Vado
- alla direzione!_ — Visioni dell'avvenire. — Aria e acqua. —
- Scoraggiamento e speranza.
-
-CAPITOLO OTTAVO
-
-(pag. 282 a 319).
-
- _Agosto._
-
- Grulli ed ingenui. — Il tranvai nuziale. — Il ritratto della
- principessa. — La mano della _vergine_. — Il peccato e l'innocenza.
- — Precetti utili. — Fra due fuochi. — L'amore muto. — L'inseguita.
- — Il tipografo sposo. — Il cocchiere ferito. — Al ladro! — La
- moglie di Giors. — Vecchie conoscenze. — Bicchierino in licenza. —
- Bicchierino e lo sciopero. — Il muratore svenuto. — I tranvai e la
- pinguedine.
-
-CAPITOLO NONO
-
-(pag. 320 a 360).
-
- _Settembre._
-
- I reduci dalla campagna. — Il trionfo della bimba di Taddeo. — Il
- pittore innamorato. — La _colonia alpina_ di donna Chisciotta.
- — Gli sbeffatori dei villeggianti. — Il veterano felice. — La
- _musoneria settembrina_. — Alla barriera di Lanzo. — L'ubbriaco e
- il dantista. — I passeggieri solitari. — Confusione d'idee. — Le
- vecchie dell'Ospizio. — Il falegname e l'albero. — Le biciclette.
- — La famiglia di Tempesta. — I ribelli al Galateo. — Fra conte e
- borghese. — _Suor Teresa._ — Amore morto. — Notte estiva. — _Saluta
- tuo padre._
-
-CAPITOLO DECIMO
-
-(pag. 361 a 394).
-
- _Ottobre._
-
- Il controllore colosso. — La povera vecchia. — Giors e le ostriche.
- — Un biglietto di cento lire. — Il pretino forestiere. — Galileo
- Ferraris. — Fenomeni d'elettricità erotica. — I saltatori — Il
- cav. Bicchierino e il socialismo municipale. — La bugiarderia.
- — La vendetta di Guyot. — Le foglie secche. — La linea del ponte
- Isabella. — Pensieri d'autunno. — L'amico della scuola di Modena. —
- Busse in tranvai. — L'operaio della caramella e il suo bimbo.
-
-CAPITOLO UNDECIMO
-
-(pag. 395 a 431).
-
- _Novembre._
-
- Il giorno dei santi. — Il giorno dei morti. — Una moribonda. —
- L'ultima uscita del veterano. — Il poeta umiliato. — Desbottonass,
- finito! — Giacolin ritorna. — La vecchia ringiovanita. — _Bambino
- e belva._ — La donna con la maschera. — L'ultima apparizione di
- Chisciottina. — L'uomo spauracchio. — Una bella torinese. — Gli
- effetti d'un dramma. — La _vergine morta_ fidanzata. — Il segreto
- del pittore. — La bimba è morta.
-
-CAPITOLO DODICESIMO
-
-(pag. 432 a 472).
-
- _Dicembre._
-
- Tempesta nella neve. — L'ultima sfuriata di Carlin. — _Siamo
- in troppi!_ — Il sindaco incognito. — Torino nella nebbia. — I
- Torinesi. — Gli sposi socialisti. — Considerazioni sul matrimonio.
- — La propaganda per le tasche. — Come s'innamorò il pittore.
- — Fra due carabinieri. — Il giorno di Natale. — È venuto! —
- L'ultima corsa. — Una visione. — Un sogno. — Il risveglio. — La
- riconciliazione. — Buon anno!
-
-
-
-
-
-Nota del Trascrittore
-
-Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo
-senza annotazione minimi errori tipografici.
-
-
-
-
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-
-The Project Gutenberg EBook of La Carrozza di tutti, by Edmondo De Amicis
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-
-
-
-Title: La Carrozza di tutti
-
-Author: Edmondo De Amicis
-
-Release Date: June 14, 2020 [EBook #62400]
-
-Language: Italian
-
-Character set encoding: UTF-8
-
-*** START OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK LA CARROZZA DI TUTTI ***
-
-
-
-
-Produced by Barbara Magni and the Online Distributed
-Proofreading Team at http://www.pgdp.net (This file was
-produced from images made available by The Internet Archive)
-
-
-
-
-
-
-</pre>
-
-
-<div class="booktitle">
-<h1>
-LA CARROZZA DI TUTTI.
-</h1>
-</div>
-
-<hr class="silver" />
-
-<div class="titlepage">
-<p class=" x-large">
-<span class="smcap">Edmondo De Amicis</span>
-</p>
-
-<p class="pad2 main-t">
-La Carrozza di tutti
-</p>
-
-<p class="pad6">
-MILANO<br />
-<span class="small smcap">Fratelli Treves, Editori</span><br />
-1902<br />
-—<br />
-<span class="small"><b>Sedicesimo Migliaio.</b></span>
-</p>
-</div>
-
-<div class="verso">
-<hr class="mid" />
-<p>
-PROPRIETÀ LETTERARIA.
-</p>
-
-<p>
-<i>I diritti di riproduzione e di traduzione sono riservati per tutti
-i paesi, compreso il Regno di Svezia e di Norvegia.</i>
-</p>
-
-<p>
-Si riterrà contraffatto qualunque esemplare di quest'opera
-che non porti la firma dell'autore.
-</p>
-
-<p>
-Tip. Fratelli Treves.
-</p>
-<hr class="mid" />
-</div>
-
-<div class="somm">
-<hr />
-<p class="center x-large"><a href="#indice" id="indfront">INDICE</a></p>
-<hr />
-</div>
-
-<div class="chapter">
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_1">[1]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-LA CARROZZA DI TUTTI
-</p>
-
-<h2 id="cap1">CAPITOLO PRIMO.</h2>
-</div>
-
-<p class="indr">
-Gennaio.
-</p>
-
-<p>
-Era il primo di gennaio del 1896. Salii la mattina
-sul tranvai del corso Vinzaglio, in via Roma.
-Per tutto il tragitto, di là a via Garibaldi, fu un
-continuo salire e scendere di signore e di signori,
-che pareva si fossero dati convegno nel
-carrozzone, poichè dentro e sulle piattaforme,
-all'entrare e all'uscire, era uno scambio di saluti,
-d'inchini, di levate di tuba e d'auguri, come
-in una sala di ricevimento. A metà di via Garibaldi
-vidi dentro un quadretto curioso. Stava
-seduta nel mezzo una contadina tarchiata, col
-fazzoletto in capo e un grosso involto di cenci
-sulle ginocchia; di fronte a lei una ragazza del
-popolo, col capo nudo e i capelli corti, un viso
-mal lavato di monella, vestita poveramente; e
-tutt'intorno signore e signorine elegantissime,
-indorate e impennacchiate, che ad ogni aprirsi
-dei battenti a vetri mandavan fuori un'ondata
-<span class="pagenum" id="Page_2">[2]</span>
-d'odori fini come da una bottega di profumiere.
-Mi maravigliai di non aver mai badato, in
-tanti anni, ad alcuno di quei contrasti sociali
-che pure sono così frequenti in quei carrozzoni;
-nei quali soltanto, non essendovi separazione
-di classi, può accadere che gente del popolo
-infimo si trovi per qualche tempo a contatto
-con gente della signoria, con tutto l'agio
-d'esaminarla, di fiutarla e di ascoltarne i discorsi.
-Osservai curiosamente allora l'attenzione
-viva e continua con cui quella contadina e quella
-ragazza esaminavano le loro vicine, dalle ciocche
-di fiori dei cappelli alle cernierine dorate
-dei guanti, tastando quasi con gli occhi le stoffe
-e le pelliccie, il portamonete dell'una, il libretto
-da messa dell'altra, e il loro modo d'alzarsi e
-di sedere e ogni più piccola mossa e quasi
-ogni piega che facesse il loro vestito; un'attenzione
-insistente, seria, scrutatrice, come se
-avessero avuto davanti creature piovute da un
-altro mondo. Da quell'osservazione uscì come
-un lampo nella mia mente. Cercai, ritrovai nella
-memoria altri quadretti simili a quello, e diversi,
-e d'un significato profondo; mi ritornarono alla
-mente scene, incontri, conversazioni, piccole
-avventure allegre e tristi, che non si possono
-dare che in quella specie di carrozza democratica,
-dove tutte le classi continuamente si toccano
-e si confondono; mi sfilò davanti una
-processione di personaggi che conoscevo soltanto
-per aver fatto delle “corse„ in loro compagnia,
-coi quali non avevo mai parlato che
-sulle piattaforme, e che formavano per me come
-<span class="pagenum" id="Page_3">[3]</span>
-una famiglia a parte di compagni abituali di
-viaggio; e mi suonò dentro un'esclamazione che
-per poco non mi sfuggì dalla bocca: — To'....
-uno studio.... un libro.... <i>la carrozza di tutti!</i>
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Il giorno stesso questa idea mi fu attraversata
-da un'altra. Ripassando in rassegna i “personaggi„
-che m'eran più vivi nella mente, mi
-fermai sopra due, sui quali fui tentato d'architettare
-un romanzo. Erano un giovine e una
-ragazza. Questa, che doveva abitare nel borgo
-San Donato, la trovavo sul tranvai della linea
-del Martinetto, alla prima corsa delle sette e
-mezzo, ogni volta che salivo in piazza dello
-Statuto per andar verso il centro di Torino. Il
-giovane saliva sullo stesso carrozzone ogni
-giorno, all'angolo di via Siccardi. La ragazza
-sedeva quasi sempre nell'angolo a dritta, dalla
-parte del cocchiere; lui, quando c'era posto, le
-si metteva sempre accanto o di faccia. Eran
-tutti e due piccoli, male in carne, di poca salute,
-pareva, e vestiti meschinamente, ma puliti;
-di quei poveretti la cui gioventù non consiste
-in altro che nella data della nascita, e
-che fanno più pietà perchè mostrano d'aver coscienza
-della loro miseria fisica, e di vergognarsene.
-Il giovine aveva un occhio chiuso, un viso
-che faceva pensare a una fanciullezza perseguitata
-ed esprimeva una rassegnazione antica alla
-povertà, al dolore, alle umiliazioni; della ragazza
-avrei detto, non so ben perchè, che era
-<span class="pagenum" id="Page_4">[4]</span>
-orfana da bambina e vissuta molti anni sotto
-la tirannia d'una matrigna. Pallida, uno scheletrino,
-un viso irregolare, con un naso a ballotta
-e una bazza di vecchietta: la natura non
-le aveva fatto l'elemosina che di due occhi belli
-e dolci: la sua gioventù, il suo sesso era tutto
-in quegli occhi, la sola cosa che ella avesse al
-mondo per ottener qualche volta dai suoi simili
-uno sguardo di simpatia. Egli poteva essere uno
-scrivano, un piccolo impiegato senz'avvenire;
-essa maestra in un asilo, governante o cucitrice
-in qualche istituto. M'aveva colpito fin
-dalla prima volta la serietà, la dignità semplice
-e triste del loro contegno. La ragazza scendeva
-sempre in piazza Castello; il giovine proseguiva
-per via di Po. Quando egli saliva si salutavano
-con un sorriso leggerissimo; quando ella scendeva
-si salutavano senza sorridere, ed egli sporgeva
-il capo fuor dell'uscio per accertarsi che
-non cadesse; non si scambiavano che poche
-parole, di rado guardandosi. E singolare: non
-guardavano quasi nessuno: ufficiali brillanti,
-belle signore, chiunque entrasse, non gli rivolgevano
-che un rapido sguardo distratto, come a
-un'ombra, che non destasse in loro alcun pensiero.
-Si capiva bene che c'era fra di loro qualche
-cosa d'irrevocabilmente determinato, non un
-amoretto, ma un fidanzamento; che eran due vite
-legate; e si capiva pure che per allora non avevan
-modo di star vicini altro che sul tranvai.
-</p>
-
-<p>
-Mi commoveva l'amore di quei due poveri
-esseri così maltrattati dalla natura e dalla fortuna,
-così meschini e così umili, che s'erano
-<span class="pagenum" id="Page_5">[5]</span>
-forse stesa la mano per pietà l'uno dell'altro.
-Pensavo che s'eran forse detto, senza parlare: — O
-povero giovane, o povera ragazza, e chi
-ti vorrà bene al mondo se non son io? Vuoi
-unire la tua tristezza con la mia tristezza, la
-tua povertà con la mia, vuoi che soffriamo insieme
-e che ci amiamo tanto da non avvederci
-più che la natura ha messo le nostre anime
-in due corpi infelici? — E da questo pensiero
-mi nacque l'idea del romanzo: l'amore, il matrimonio,
-molti anni di miseria durissima, una
-sequela di calamità e di umiliazioni da condurli al
-proponimento del suicidio; poi le leggi della natura
-smentite: un amore di bambino, un fiore
-maraviglioso di bellezza e di robustezza, e con
-esso la vita mutata; e dopo questa altre creature
-somiglianti, una nidiata d'angioli, d'intelligenza
-pari alla bellezza, ammirazione e invidia
-di tutti, una famiglia di grandi ingegni precoci,
-di artisti ammirati a quindici anni e famosi a
-venti, la gloria, la ricchezza, la vita come un
-sogno d'oro.... Ma l'idea cadde dopo pochi giorni.
-Non erano più poetici, così come li vedevo, quei
-due poveri giovani sconosciuti, destinati a una
-vita oscura e stentata, ma confortata da un
-amore profondo; non era meglio ch'io non snaturassi
-con l'immaginazione quel sentimento di
-simpatia pietosa ch'essi m'ispiravano, accompagnata
-da molti pensieri quieti e buoni intorno
-alla vita e alla natura umana? Perchè contraffare
-con l'arte quella realtà così triste e così
-gentile? E buttai l'idea del romanzo nella gran
-fossa comune degli aborti della fantasia.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_6">[6]</span>
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Ritornai alla prima idea una mattina presto
-osservando dalla finestra sulla piazza dello Statuto,
-già bianca di neve, i carrozzoni delle tre
-linee che vi s'incrociano, fermi, che aspettavano
-l'ora della partenza. La vista di quelle piccole
-case ambulanti che nella luce crepuscolare, ravvolte
-dal nevischio, con quei colori ciarlataneschi
-degli annunzi, offrivano l'aspetto strano e
-compassionevole d'un gruppo di baracche variopinte
-di saltimbanchi perdute in mezzo a una
-steppa, mi destò il capriccio di scendere, di ficcarmi
-in una e poi in un'altra, e di girar così
-tutta la mattina, come un vagabondo in cerca
-d'avventure. E così feci. I passeggieri salivano
-con le spalle bianche, la neve pioveva fittissima
-contro i finestrini; di dentro si vedevano a traverso
-i vetri bagnati e il velo dei fiocchi le case
-e la gente così in confuso da non raccapezzare
-più, di tratto in tratto, in che parte di Torino
-si fosse; e lo strepito dei cavalli che puntavano
-lo zampe e sdrucciolavano sul ciottolato, incitati
-dal vocìo continuo dei cocchieri, il frastuono di
-fischi, di grida, di frustate, di scampanellate, di
-scalpitii, di squilli di corno che raddoppiava ai
-crocicchi dove le linee si tagliano, le traversate
-delle vaste piazze candide dove altre grandi
-macchio oscure di carrozzoni s'avvicinavano e
-fuggivano, era per me quasi uno spettacolo
-nuovo, che mi ricordava certi diletti acuti che
-dà alla fanciullezza l'inverno. Poi, quando la
-<span class="pagenum" id="Page_7">[7]</span>
-neve fu più alta, le fermate improvvise, le file
-dei carrozzoni aspettanti, pieni di passeggieri
-immobili, come larve spaurite, l'affaccendarsi
-dei cocchieri e dei fattorini a ripulire e a sospingere
-le ruote, tutta quell'agitazione di forme
-nere su quella bianchezza quieta, sotto quella
-pioggia bianca, densa, continua, silenziosa, in
-cui si smorzavano le voci, i sibili e gli squilli
-che venivan dalle vie vicine e lontane, tutto
-questo mi diede il senso e l'illusione di quegli
-antichi viaggi in diligenza, pieni di peripezie e
-di sorprese, che i romantici rimpiangono, e mi
-fece riafferrare vivamente il proposito del primo
-giorno. Sì, uno studio.... un libro.... <i>la carrozza
-di tutti.</i>
-</p>
-
-<p>
-Fu appunto quella mattina che mi si mostrò
-in piena luce l'animo di <i>Giors</i>, un cocchiere
-della linea Vinzaglio, col quale avevo già parlato
-più volte, perchè attaccava discorso con
-tutti, familiarmente. Quel maledetto tempo, che
-era la dannazione dei cocchieri, pareva che
-accrescesse il suo buon umore abituale. Insaccato
-nel cappottone, imbacuccato nella grossa
-cuffia di lana color cacao, piantato in un par di
-scarponi da cavatore di sabbia, coi suoi enormi
-guanti fatti di pezzi di cuoio, di panno e di calza,
-egli si pigliava il nevischio in faccia e sguazzava
-nella belletta della piattaforma con un'allegria
-di carnevale, salutando con grida e versi buffi
-i cocchieri dei tranvai che passavano e riprendendo
-ogni momento a zufolare un motivo della
-<i>Carmen: toreador attento</i>, che non sapeva finire.
-Invidiabile uomo! L'idea della colazione bastava
-<span class="pagenum" id="Page_8">[8]</span>
-a farlo felice. Ogni volta che facevo una
-corsa con lui ritornavo a casa con un appetito
-da cacciatore alpino. Ogni giorno verso
-quell'ora, quando principiava a stimolarlo la
-fame, egli cascava nei discorsi gastronomici,
-tormentando i colleghi con le più crudeli provocazioni. — Ebbene,
-camerata, ci staresti a un
-bel piatto di agnellotti, con un buon sugo e molto
-formaggio, caldi che fumino, eh? — o sillabava
-a voce alta i nomi delle ghiottonerie che vedeva
-di sfuggita nelle vetrine, come parlando
-all'aria: — Mor-ta-della di Bologna! Sa-lame di
-Alessandria! — e poi dava in una risata che
-scopriva i suoi forti denti bianchi, spiccanti nel
-sano color bruno del viso, attraversato da due
-grandi baffi neri e lucenti. Diceva d'aver quarant'anni;
-ma ne davan trenta le mosse vigorose,
-la voce sonora, il riso fresco, la giocondità
-di buon ragazzo che gli brillava negli occhi
-chiari e vivacissimi, sempre sorridenti. Ed era
-simpatico a tutti anche per il suo buon garbo
-ad aiutare a scendere e a salire vecchi, bambini,
-donne, malati, di qualunque condizione
-fossero, senza gradazione di cortesia.
-</p>
-
-<p>
-Quella mattina mi divertì moltissimo. Salì in
-piazza Carlo Felice un quidsimile d'ortolano, con
-un canestro al braccio, che mandava un odore
-acuto di tartufi bianchi. Quell'odore eccitò subito
-Giors, che tra un fischio e una schioccata di
-frusta, tra una girata e l'altra di freno, prese
-a fare ogni specie d'allusioni facete al “frutto
-proibito„ strizzando l'occhio ora a questo ora
-a quel passeggiere, contento, come se quei tartufi
-<span class="pagenum" id="Page_9">[9]</span>
-fossero destinati alla sua tavola. — Ah che
-fior di patate! Saccorotto! Roba dell'orto del
-diavolo! — Il municipio avrebbe dovuto proibire
-di portar in giro quella razza di peste; egli
-n'avrebbe sentito il puzzo nella polenta per
-quindici giorni. Proprio quello ci mancava per
-aguzzargli l'appetito, quella mattina ch'egli si
-sarebbe mangiato le posate. Tutte le disdette!
-Per esempio, ci aveva anche un cavallo che si
-chiamava <i>Risotto</i>, che a nominarlo soltanto si
-sentiva aprire un vuoto nello stomaco.
-</p>
-
-<p>
-Finì di metterlo di buon umore la comparsa
-d'un signore di sua conoscenza, che lo salutò
-amichevolmente: — Buondì, Giors! Brutto tempo,
-eh?
-</p>
-
-<p>
-— Che! — rispose Giors. — È un tempo che
-rinforza.
-</p>
-
-<p>
-— Cosa c'è questa mattina al <i>Grand Hôtel</i>
-della Barriera di Francia?
-</p>
-
-<p>
-— Riso e paste.... con tartufi.
-</p>
-
-<p>
-Giors aveva la famiglia alla barriera di Francia,
-suo <i>capolinea</i>, dove verso l'undici la moglie
-gli portava la colazione, ch'egli spacciava in
-cinque minuti, sedendo sul montatoio del carrozzone.
-Il <i>Grand Hôtel</i> era quello.
-</p>
-
-<p>
-La breve conversazione che fece con lui quel
-signore, un quarantenne sferoidale, che aveva
-l'aria d'un buon benestante disoccupato, mi
-svelò un originale, un prodotto particolare dell'istituzione
-dei tranvai, appartenente a una famiglia
-numerosa, di cui non c'è lettore, son
-certo, che non abbia conosciuto qualche esemplare.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_10">[10]</span>
-</p>
-
-<p>
-Il signore adocchiò i cavalli; poi domandò:
-</p>
-
-<p>
-— Dov'è <i>passerotto?</i>
-</p>
-
-<p>
-— È passato alla linea dei Viali —, rispose
-Giors.
-</p>
-
-<p>
-— E <i>Gabriella?</i>
-</p>
-
-<p>
-— Sempre all'infermeria.
-</p>
-
-<p>
-— Già, quella è debole di nervatura alle gambe
-davanti; non farà servizio per sei mesi. E Ferrari,
-che non lo vedo?
-</p>
-
-<p>
-— È in riserva.
-</p>
-
-<p>
-— Quando metterete in circolazione il carrozzone
-nuovo?
-</p>
-
-<p>
-— È in vernice.
-</p>
-
-<p>
-— Tò: anche questo ha il difetto solito: bisogna
-che l'Amministrazione si decida a cambiare
-i freni.
-</p>
-
-<p>
-Mi bastò per riconoscere un <i>tranvaiofilo</i>. Ne
-conoscevo già vari. Ogni nuovo servizio pubblico,
-che rappresenti un progresso cittadino,
-tira a sè un certo numero di questi amatori,
-che prendono a cuore il suo andamento, i suoi
-interessi, i suoi più minuti particolari come se
-fossero azionisti della Società che lo esercita. Il
-mio vicino era uno di quelli che sanno il numero
-esatto dei carrozzoni chiusi e delle giardiniere
-della <i>Società Torinese</i> e della <i>Belga</i>, che
-conoscono i regolamenti, il profitto medio quotidiano
-di ciascuna linea, il nome d'una cinquantina
-di fattorini, cocchieri e controllori, il
-nomignolo, l'età, le buone qualità e i vizi di
-altrettanti cavalli, che nelle loro corse quotidiane
-esaminano il materiale, interrogano gl'impiegati,
-notano gl'inconvenienti, danno una mano.
-<span class="pagenum" id="Page_11">[11]</span>
-se occorre, a rimettere sulle rotaie un carrozzone
-sviato, e fanno qualche volta delle proposte
-per lettera all'Amministrazione, e parteggiano
-quasi tutti per l'una o per l'altra Società, senza
-alcuna ragione determinata, per un sentimento
-spontaneo di simpatia, che non si saprebbero
-spiegare.
-</p>
-
-<p>
-Ricominciò a celiare con Giors sul <i>Grand
-Hôtel</i> della barriera, e a ridere ad ogni sua risposta
-amena ammiccando ora all'uno ora all'altro
-come per dire: — Eh, che bell'originale?
-Ci son io soltanto che lo so stuzzicare. — Poi,
-essendo scesi parecchi, si rivolse a me solo, abbassando
-la voce: — Gran buon uomo, sa. È
-stato soldato. Prima d'entrar nei tranvai faceva
-l'imballatore. Già, è tutto un personale eccellente
-quello della Belga; l'avrà osservato lei
-pure. Anche quello dell'altra, non fo' per dire.
-Ah, non ci possiamo lamentare. Io son stato all'estero....
-e non c'è Parigi, non c'è Londra. Per
-quello che è personale, badiamo bene. Non potrebbero
-fare una scelta migliore.... salvo rare
-eccezioni. — Poi soggiunse sorridendo: — Ce
-n'è di tutte le provenienze. Non troverà un altro
-personale di servizio pubblico che sia passato
-per tanti mestieri. Anche con quelli d'una Società
-sola lei può mettere insieme una pattuglia
-di carabinieri, di soldati di cavalleria, di guardie
-di finanza; ci trova chi le fa la barba, chi le
-canta l'<i>Aida</i>, chi le stampa un libro, chi le cucina
-un pranzo in tutte le regole. Ci son perfino
-dei marinai e dei segretari comunali. C'è un
-fattorino della Belga che sa mezzo Dante a memoria
-<span class="pagenum" id="Page_12">[12]</span>
-e parla latino. Non è vero, Giors, che c'è
-un fattorino che ha fatto il Liceo?
-</p>
-
-<p>
-— E come! — rispose il cocchiere. — Ha sempre
-la testa nelle nuvole. Gli caricano tutti i
-soldi dell'Argentina.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Quel benedetto “tranvaiofilo„ mi fece cambiar
-idea un'altra volta: fui tentato di fare uno studio
-soltanto sugli impiegati dei tranvai. L'argomento
-si prestava a rappresentare in un quadro
-forte la lotta disperata degli innumerevoli cercatori
-di piccoli impieghi, che, nuotando come
-naufraghi in tutte le direzioni, s'afferrano a tutte
-le travi e a tutte le tavole, e lascian l'una per
-avvinghiarsi all'altra, s'affondano e risalgono
-per riattaccarsi alla prima, da per tutto respinti,
-sospinti, adunghiati da cento mani che cercano
-la salvezza sullo stesso palmo di legno. La biografia
-d'una cinquantina di cocchieri e di fattorini
-sarebbe stata una storia maravigliosa, e
-non inutile, di famiglie fulminate e smembrate
-dalla sventura, dì piccoli commercianti falliti,
-di piccoli proprietari rovinati, di poveri diavoli
-travolti senza posa dalla caserma all'officina,
-dall'officina all'anticamera, alla bottega, alla portieria,
-alla cantina, all'ufficio, sbalzati sul tranvai
-dalla vettura, dal furgone, dalla carretta, dal
-carro funebre, diversissimi fra di loro d'educazione
-e di cultura, e nel modo di considerare il
-proprio stato, che è immutabile e soddisfacente
-per gli uni, e transitorio e insopportabile per gli
-<span class="pagenum" id="Page_13">[13]</span>
-altri, destinati in gran parte a nuove cadute, a
-nuove trasformazioni, a nuove avventure. Ed
-anche mi allettava allo studio la vita strana di
-costoro, che corrono la città tutto l'anno e tutto
-il giorno, mangiando a scappa e fuggi come
-soldati alla guerra, in contatto con gente d'ogni
-classe e d'ogni ceto, strisciati dalla veste profumata
-della signora, urtati dal gomito brutale
-del briaco, costretti continuamente a disputare,
-a ammonire, a comporre dissidi, spettatori e
-uditori obbligati d'amori, di pettegolezzi, di discussioni,
-di beghe, di ridicolaggini e di miserie
-infinite. E con questa nuova idea, per
-vari giorni, andai interrogando fattorini e cocchieri....
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Ma proprio in quei giorni fermarono la mia
-attenzione altri personaggi, che m'indussero da
-capo ad allargare il campo del mio libro.
-</p>
-
-<p>
-La prima fu una vecchietta della campagna
-solita a venire a Torino sul tranvai che parte
-dalla barriera di Francia. Veniva forse da Pozzo
-di Strada. La trovavo quasi sempre sulla piattaforma,
-con accanto un sacco ritto, pieno di
-non so che, molto pesante, al vedere. Scendeva
-ogni volta al crocicchio di via Venti Settembre.
-Giors l'apostrofava di tratto in tratto
-come una conoscente: — <i>Bondì, mare</i> —; essa
-rispondeva con un cenno del capo. Non apriva
-mai bocca se non per chiedere scusa ai passeggieri
-dell'ingombro del suo sacco, che mutava
-<span class="pagenum" id="Page_14">[14]</span>
-di posto ogni momento, perchè impacciasse
-il meno possibile. Era una vecchierella piccolissima,
-con le braccia d'una cortezza straordinaria,
-vestita rozzamente, ma molto pulita, con un
-fazzoletto di colore sul capo: un viso umile e
-buono. Soleva star ritta in un angolo, con una
-spalla appoggiata alla colonnina, con la fronte
-bassa, con gli occhi fissi sui piedi dei vicini,
-come meditando, e non solo non guardava, ma
-pareva che non vedesse nessuno, e ogni tanto
-chiudeva gli occhi, e stava un po' così, come se
-dormisse. Per via Garibaldi si faceva il segno
-della croce quando il tranvai passava davanti
-alla chiesa di San Dalmazzo, alla Trinità e ai
-Santi Martiri, o quando incontrava una processione
-di <i>Figlie verdi</i> col crocifisso. Era evidente
-che aveva un pensiero fisso, un'immagine triste
-immobile davanti alla mente, un dolore chiuso e
-grave che non cercava conforti e che nessuna
-parola pietosa avrebbe potuto alleviare. Una
-mattina poco mancò che un sobbalzo improvviso
-del carrozzone non la buttasse giù: fece
-appena in tempo ad afferrarsi alla colonnina;
-ma non passò sul suo viso bruno e rugoso la
-più leggiera espressione di spavento: non le
-premeva la vita, si capiva. Che poteva esser
-stata la sua vita? La ricorrevo con l'immaginazione,
-guardando lei: curvata al lavoro fin
-da bambina, sfiorita a vent'anni, sposata per la
-dote d'un palmo di terra, maltrattata, abbandonata
-dai figliuoli adulti, rimasta sola, forse,
-dopo cinquant'anni di fatiche e di stenti, con
-un vecchio ingrato e malato.... Mi destava una
-<span class="pagenum" id="Page_15">[15]</span>
-grande pietà. All'angolo di via Venti Settembre
-scendeva, si metteva il sacco sulle spalle e, piegata
-sotto il peso, pigliava verso Porta Palazzo.
-Vista di dietro, nella strada, pareva una bimba,
-tanto era poca cosa: era veramente l'immagine
-della sua vita: una cosa di nulla, china sotto
-un gran carico, in mezzo a gente che la urtava
-e non le badava. Studiando la sua tristezza, l'ultima
-volta che la vidi, vi scopersi l'espressione
-d'un dubbio o d'una speranza, mi parve come
-un dolore che aspettasse, e che dovesse cessare
-un giorno o mutarsi in disperazione....
-</p>
-
-<p>
-L'altro “personaggio„ fu una signorina che
-trovavo qualche volta sul tranvai del Martinetto,
-qualche volta su quello di corso Vinzaglio,
-sempre sola. La prima volta che la vidi,
-seduta in un angolo del carrozzone, il suo viso
-si disegnava di profilo sopra il vetro del finestrino,
-dov'era dipinto in colore azzurro e rosso
-di fuoco un annunzio figurato di pastiglie per
-la tosse; e pareva veramente un viso di vergine
-campeggiante nell'invetriata d'una cattedrale;
-così puro di linee, così casto d'espressione
-e d'una bianchezza così eguale e soave
-che avrebbe attirato il primo sguardo fra dieci
-visi di monache tutte belle. Fui anche più maravigliato
-quando si voltò, mostrando due grandi
-occhi chiari e sereni, che si fissavano un momento
-ora sull'uno ora sull'altro di quelli che
-la guardavano senza dare il più leggiero segno
-nè di stupore, nè di compiacenza, nè di suggezione,
-come gli occhi d'una creatura chiusa
-alle passioni umane. Aveva l'aria d'una ragazza
-<span class="pagenum" id="Page_16">[16]</span>
-che non potesse arrossire per ignoranza del
-peccato, che non avesse più mutato aspetto dall'età
-di cinque anni, e a cui mancasse la coscienza
-del proprio sesso: una di quelle figure
-serafiche, che non ci riesce d'immaginare intese
-a un'occupazione volgare, e quasi neppure
-alla soddisfazione d'un bisogno fisico, come se
-del corpo umano non avessero che le forme
-esteriori. Ebbi un disinganno, peraltro, quando
-la vidi levarsi in piedi e discendere: era molto
-alta di statura, stretta di spalle, un corpo di
-bambina allungata, così esile e leggiera, che un
-ragazzo l'avrebbe potuta portar via. Tutta la
-sua bellezza era nel capo, incoronato d'una stupenda
-capigliatura castagna: la natura le aveva
-abbozzato il resto senz'amore. Vestiva molto
-modestamente, con semplicità severa, come
-si vestirebbe una monaca costretta a smettere
-per un giorno l'abito religioso. Mi destò una
-viva curiosità. E fin dalla prima volta mi sorse
-nella mente un'immagine che non ne uscì più:
-Vittoria Colonna morta, del pittore Iacovacci: chi
-sa perchè? Vidi lei vestita di bianco, distesa sopra
-un catafalco, lunghissima, ravvolta in un
-velo bianco, coronataci fiori bianchi, in mezzo
-a quattro grandi ceri fiammanti, e la chiamai
-dentro di me: <i>la vergine morta</i>. Chi poteva essere,
-così bella e così strana, e sempre così sola?
-Non l'ombra d'un pensiero mi passò per la
-mente, che non fosse rispettoso, poichè s'ha un
-bel sapere per esperienza che i visi ingannano:
-ci sono dei visi su cui si giura. E mi rimase
-un desiderio acuto di sapere, e feci il proposito
-<span class="pagenum" id="Page_17">[17]</span>
-fermo di chiedere, di scoprire in qualunque
-modo chi fosse.
-</p>
-
-<p>
-Il terzo personaggio mi destò una curiosità
-anche maggiore. Una mattina che nevicava, in
-via Garibaldi, fa fermare il tranvai un piccolo
-signore sulla cinquantina, con gli occhiali e il
-pizzo grigio, s'avvicina per salire sulla piattaforma
-davanti, e, visto me, mi lancia un'occhiata
-severa e scappa sulla piattaforma di dietro.
-Diavolo! Già una volta l'avevo visto fare
-quell'atto; ma non m'era nato alcun sospetto:
-poteva essere un caso o uno sbaglio. Ma la seconda
-volta non cadeva più dubbio. Ero proprio
-io la forza repellente. E perchè mai? Non lo conoscevo;
-non ricordavo d'avergli parlato mai.
-È però tanto facile il dimenticarsi d'aver offeso,
-anche non volendo, uno sconosciuto, o con una
-lettera asciutta, o col silenzio, o con uno sgarbo
-fatto per la via, che mi diedi a cercare rapidamente
-nella mia memoria. Ma non vi ritrovai
-nè il suo viso, nè un indizio qualsiasi della sua
-esistenza. Che fosse un'antipatia letteraria così
-violenta da rendergli insopportabile la mia vicinanza?
-Ma non m'aveva l'aria d'un cittadino
-che potesse patire di quella malattia: pareva
-d'una professione remotissima dal mondo delle
-lettere, come un notaro o un segretario d'agenzia,
-un padre di famiglia serio e posato. A un
-certo punto, voltandomi indietro, mentre i due
-usci erano aperti, lo vidi ritto sull'altra piattaforma,
-e incontrai il suo sguardo: egli dilatò
-gli occhi, come a una sorpresa sgradevole, e
-voltò bruscamente il capo dall'altra parte....
-<span class="pagenum" id="Page_18">[18]</span>
-Ombre degli avi miei! Era veramente un'antipatia
-d'indole acuta; era un uomo che m'avrebbe
-dato fuoco da due parti. Ebbene, rimasi
-male; sì, alla mia tenera età! perchè son uno
-di quei poveri diavoli che non sanno rassegnarsi
-a essere odiati. Presi nota di quel viso
-nella mia memoria. L'“amico„ doveva star di
-casa su quella linea, l'avrei rivisto, avrei forse
-scoperto il suo <i>perchè</i>, e mi si poteva offrir il
-modo di levare a lui il verme dal cuore e a
-me l'osso dalla gola....
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Mi si presentarono intanto altri personaggi;
-la cosa s'avviava bene. Pensai che si potessero
-anche studiare sul tranvai gli effetti degli avvenimenti
-politici; ma mi persuasi presto che,
-per questo riguardo, c'era poco da cavare da
-un popolo dell'indole del torinese. Eran quelli i
-giorni della grande ansia pubblica per la sorte
-della fortezza di Makallè. Sui tranvai di Napoli
-avrei inteso chi sa che discussioni ed esclamazioni;
-su quelli di Torino non c'era nulla da
-raccogliere: la mattina leggevan tutti il <i>Popolo</i>
-e la <i>Stampa</i>, in silenzio, e solo i conoscenti barattavano
-qualche parola a voce bassa, per lo
-più dei: — ma! — secchi e solitari, come suoni
-di bottiglie stappate. Conobbi però un fattorino
-che s'occupava della guerra con gran passione,
-e che mi diede egli solo una forte spinta a scrivere
-il libro. Era una settimana sulla linea del
-Martinetto, un'altra su quella dei Viali: un lanternone
-<span class="pagenum" id="Page_19">[19]</span>
-biondiccio, con gli occhi lustri e le
-guance cave, che arieggiava lo Zanardelli. Lo
-chiamavano Carlin. Era acceso d'un sacro furore
-per la guerra d'Africa; diceva egli stesso
-che fin dal principio della campagna quello era
-un suo pensiero fisso, che non gli dava pace. Tendeva
-l'orecchio a tutti i discorsi guerreschi dei
-passeggieri, e quando sentiva biasimar la guerra
-o far presagi sinistri, faceva dietro le spalle del
-parlatore degli atti violenti di negazione. Le
-buone notizie lo inebbriavano, e allora parlava
-alto da sè: — Bravo Galliano! Ah non importa:
-si fanno un bell'onore! Ah, la vedremo! — E
-aveva il baco dello stratega: ripeteva ogni mattina
-che bisognava pigliarli fra due fuochi, e
-faceva l'atto con le braccia. — Ma perchè non
-li pigliano fra due fuochi? — Gli pareva così
-semplice! E non sapeva darsi ragione del perchè
-non lo facessero. — Non concluderanno
-niente — diceva —, fin che non li attaccheranno
-davanti e di dietro non concluderanno
-niente; non ne tornerebbe più uno a casa di
-quei maledetti negri, non uno! — Se la prendeva
-anche con la Francia per un pezzo d'articolo
-insolente che aveva letto tradotto in un giornale;
-avrebbe voluto che si “desse una lezione„
-anche alla Francia. Era un esempio maraviglioso
-di atavismo bellico. Le sue idee sulla
-politica estera si riducevano in un solo concetto
-semplicissimo: — <i>darle</i> —; dandole, non
-importa a chi nè con qual fine, s'accomodava
-ogni cosa. Avendo un giorno udito parlare delle
-stragi d'Armenia, diceva che si doveva mandar
-<span class="pagenum" id="Page_20">[20]</span>
-là “in vcntiquattr'ore„ tutte le flotte: era molto
-semplice anche il suo modo di risolvere la quistione
-d'Oriente: — <i>Bombardé tutt!</i> (Bombardar
-tutto) — e accennava con un gesto largo tutto
-l'orizzonte. Ma pochi gli davan retta, perchè i
-blateroni, a Torino, fanno poca presa. V'era un
-solo passeggiere che gli rispondeva ogni tanto
-qualche monosillabo perchè lo doveva conoscere
-da un pezzo, un abbonato che saliva ogni
-mattina alla stess'ora sui tranvai diretto a
-Piazza Castello, un tipo di travet che ha del suo,
-grasso e severo, e correttamente vestito; che
-Carlin chiamava “cavaliere„. E anche questo
-era destinato ad essere uno dei miei personaggi
-prediletti. Era la figura ideale del <i>bicchierino</i>
-pacato e compassato. Si sedeva ogni mattina
-dentro, dalla parte posteriore del carrozzone,
-e se non trovava libero quell'angolo, anzichè
-sedersi in un'altra parte, restava in piedi di
-fuori. Appena seduto, ogni volta con lo stesso
-atto riposato tirava fuori dalla stessa tasca del
-soprabito la <i>Gazzetta del Popolo</i>, l'apriva lentamente,
-e leggeva sempre per prima cosa la
-cronaca cittadina, e poi il rimanente, ma senza
-mai tagliare il foglio, che voltava e ripiegava
-con tutti i riguardi, e senza dar mai nel viso
-il più leggiero segno di curiosità o di maraviglia,
-qualunque fossero le notizie del giorno;
-finchè arrivato in Piazza Castello tirava fuori
-l'orologio, ogni mattina con lo stesso gesto, e
-guardava l'ora prima di scendere. Un vero <i>travet</i>
-dello stampo antico, conservatosi intatto perfettamente.
-E d'un amor proprio campanilista
-<span class="pagenum" id="Page_21">[21]</span>
-così geloso! Una mattina, lui presente, vedendo
-che passava un carro sul marciapiede per lasciar
-la strada al tranvai, dissi forte a un mio
-amico: — Già, questa via Garibaldi è troppo
-stretta. — Egli alzò dalla <i>Gazzetta</i> il viso stupito
-e sgranando gli occhi verso di me, senza
-guardarmi in faccia, mormorò: — Stretta Via
-Ga-ri-bal-di? — Poi ricominciò a leggere con
-una sfumatura di sorriso ironico sulle labbra.
-Tutta l'anima del vecchio Torinese s'era rivelata
-in quelle tre parole. Me ne innamorai, e
-scrissi i suoi connotati nel mio taccuino.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Pure in quei giorni feci un'altra scoperta che
-mi diede un impulso di più a colorire il mio
-disegno, la scoperta (non posso far di meno di
-quest'espressione barbarica) dell'“erotismo tranviario„
-una delle “molte forme psicologiche di
-quella eccitazione sessuale„ che, secondo il Ferrero,
-è cagione della minore attitudine della
-razza latina al lavoro metodico, in confronto
-della razza anglo-sassone. Scopersi che v'è una
-famiglia d'uomini di tutte le età, ma i più dell'età
-matura e della classe agiata, facilmente riconoscibili,
-per i quali il tranvai è un nido errante
-di delizie erotiche del pensiero, una specie di
-arem continuamente cangiante, in cui per la
-via degli occhi, dell'olfatto e dei contatti fortuiti
-essi si procurano mille godimenti raffinati dell'immaginazione.
-Infatti, respirare come in un
-salottino un'aria pregna di delicati profumi femminili,
-<span class="pagenum" id="Page_22">[22]</span>
-seder per mezz'ora in mezzo a due belle
-signore che vi pigiano, sentirsi urtare il ginocchio
-dal ginocchio o premere il piede dal piedino
-d'una signorina che entra o che esce, o
-appoggiar la mano inguantata sulla spalla da
-un'altra che perde l'equilibrio nell'atto di sedersi,
-e altre cosette simili, sono piccole voluttà in
-nessun altro luogo così frequenti e così facili
-come nella carrozza di tutti. V'è in questa famiglia
-una varietà grandissima di dilettanti, da
-quello che cerca soltanto dei piaceri quasi spirituali,
-come il <i>grazie</i> e il sorriso della signora
-a cui cede il posto o apre l'uscio o porge il
-fazzoletto dimenticato o sorregge il bambino
-quando scende, via via, per una gradazione
-minuta, fino a quello che preferisce le voluttà
-più sensuali della piattaforma, dove le sere dei
-dì di festa, fra la calca della gente in piedi, si
-trova a strofinar la barba sulla capigliatura
-fresca d'una ragazza del popolo, o riceve sul
-petto e nel viso l'urto e l'alito d'una bella persona
-buttatagli addosso da un sobbalzo del carrozzone,
-o può premere col braccio un braccino
-imprigionato, di cui sente la morbidezza a traverso
-la manica. Studiare questi vari “amorosi„,
-e in special modo gli ultimi, del palcoscenico
-rotante, osservare le simulazioni diverse
-di fredda indifferenza o di raccoglimento filosofico
-con cui cercano di coprire le loro ebbrezze
-silenziose, e cogliere anche il contrasto comico
-che c'è qualche volta tra la gravità dei loro discorsi
-politici e la natura delle loro sensazioni
-e dei loro pensieri segreti, mi parve una cosa
-<span class="pagenum" id="Page_23">[23]</span>
-nuova e allettante. E apersi una colonna per
-gli erotici dei tranvai nello scartafaccio dei miei
-appunti.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Ebbi ancora una spinta a scrivere esperimentando
-quante più cose abbracci e penetri
-la facoltà d'osservazione quando invece d'aspettare,
-come di solito, il richiamo degli oggetti,
-si fa una facoltà attiva, che interroga e cerca,
-acuita dalla curiosità e stimolata da uno scopo.
-Non ero ancora ben fermo nel mio proposito
-che già, in quegli ultimi giorni di gennaio, avevo
-raccolto una maggior quantità d'osservazioni
-che non avessi fatto per l'addietro in molti anni;
-alcune delle quali, d'ordine generico, m'avrebbero
-messo sulla via di farne molte altre curiosissime.
-Avevo osservato, per esempio, che
-signori e signore, rispetto al modo di considerare
-il tranvai, si dividono in due ordini: quelli
-che lo hanno accolto e se ne servono volentieri,
-senz'alcuna ripugnanza, anzi quasi compiacendosi
-della promiscuità delle classi che
-v'è inevitabile, e quelli che se ne giovano perchè
-non possono farne di meno, ma che, per
-quella ragione che lo rende ad altri piacevole, vi
-ripugnano, e fanno un piccolo sacrificio d'amor
-proprio ogni volta che vi salgono, e mostrano
-a mille segni sfuggevoli, mentre vi stanno, di
-adontarsi dei contatti plebei e di non veder
-l'ora di uscirne. Avevo notato, in special modo
-nella gente del popolo, e più che altro nel sesso
-<span class="pagenum" id="Page_24">[24]</span>
-femminile, altre due grandi famiglie: quella
-dei disinvolti, in cui è vivo e altero il sentimento
-dell'eguaglianza, che s'accomodano e discorron
-forte fra i signori come in casa propria,
-non vergognandosi, anzi facendo quasi ostentazione
-dei loro panni poveri; e quella dei timidi,
-giovani e ragazze per lo più, anche del ceto
-medio, che entrano impacciati e arrossendo
-come in casa d'altri, umilmente cerimoniosi, e
-siedono tenendo gli occhi sulle ginocchia, e
-aspettano per scendere che tiri un altro il campanello,
-per non attirar l'attenzione sopra sè soli.
-Mi s'era presentata fra i passeggieri d'ogni classe
-un'altra divisione notevolissima: la schiera dei
-noncuranti, che non hanno alcuna curiosità dei
-propri simili, che stanno là con gli occhi morti,
-senza guardar nè chi esce nè chi entra, come
-se fossero stufi dello spettacolo della vita e non
-avesse più alcun viso umano maggior significato
-per loro che una pietra del lastrico, e quella
-degli spiriti curiosi, che giran gli occhi continuamente
-da un viso all'altro, badando a ogni
-atto e a ogni parola di tutti, con la vivacità
-evidente d'un pensiero che scruta, indovina e
-commenta, come se ogni sconosciuto che entra
-nel carrozzone entrasse nella vita loro e dovesse
-un giorno esercitare un influsso sul loro destino....
-E altre mille cose osservavo ogni giorno,
-maravigliandomi di non averle prima vedute
-mai, come se fosse stato sempre tra me e i miei
-compagni di corsa interposto un velo, che soltanto
-in quei giorni si squarciasse. Quante
-scene mute finissime e giochi riflessi di fisionomia
-<span class="pagenum" id="Page_25">[25]</span>
-e manifestazioni involontarie di pensieri
-e di sentimenti intimi fra quella gente che non
-si conosce, che si vede e si tocca per un momento,
-e non s'incontrerà forse mai più nella
-vita! Che baleni guizzano sul viso della ragazza
-povera, ma bella e opulenta di forme, quando
-siede di fronte alla signorina d'aspetto infelice
-e d'abbigliamento splendido, della quale si sente
-gli sguardi addosso e indovina i pensieri; quali
-ombre passano sul viso della signora elegante,
-regina del tranvai per cinque minuti, quando
-n'entra un'altra elegantissima, che svia da lei
-e attira a sè tutti gli sguardi e le siede davanti
-vittoriosa posando i piedi sulla sua corona caduta;
-e quante cose dicono gli occhi della vecchia
-ragazza malinconica quando le sta di faccia
-una florida mamma campagnuola con un
-gran pezzo di marmocchio rosato che le succhia
-l'anima dal seno! E che rapido e parlante
-scambio di sguardi e di sorrisi segue tra i passeggieri
-quando il sindaco della città, conosciuto
-da tutti, non trova più posto che accanto a uno
-spazzino municipale con tanto di scritta sul cappello,
-e quando una mondana dipinta, incipriata
-e petulante, riconoscibile alla prima occhiata,
-si viene a seder dirimpetto a una povera
-monachella che sfila il rosario col mento inchiodato
-sul petto, e quando un giovinotto attillato,
-che ha già preso un atteggiamento galante davanti
-a una bella signora, scendendo questa
-ad un tratto, si vede sedere di faccia in luogo
-suo un vecchio donnone in rovina con un cavolo
-enorme fra le braccia! E muta ogni tanto,
-<span class="pagenum" id="Page_26">[26]</span>
-come un quadro dissolvente, l'aspetto generale
-della compagnia. Predomina per un tratto il bel
-sesso signorile con un profumo misto d'essenze
-fini e di viole; poi si squaglia come per accordo,
-e prevale il popolo minuto — operai, erbivendolo,
-serve — con un odor forte di pipe spente e
-di cipolle; e poco dopo si trasforma il carrozzone
-in una stanza della Maternità, dove cinque
-o sei piccini sgambettano e gnaulano, rodono
-mele e pagnotte e succhiano poppaiole e
-caramelle; e dieci minuti appresso non ci son
-più che vecchi intabarrati, occhiali e barbacce,
-facce gravi d'uomini d'affari che consultano taccuini
-e discuton di cifre come in una sala d'agenzia.
-E in ciascuno di questi quadri mutevoli è un
-succedersi continuo di macchiette che spiccano
-vivamente sul fondo, ora un ufficiale in gran divisa,
-ora un prete che legge l'ufficio, o una signora
-con un mazzo di fiori, un ubbriaco che
-parla da sè, un malato che languisce, un contadino
-che dorme. Una piccola immagine della
-società umana, infine, un piccolo mondo pieno
-anch'esso di pompe e di miserie, di ravvicinamenti
-strani e di contrasti bizzarri, col suo baratto
-perpetuo d'invidie, di disprezzi e di danari;
-nel quale v'è chi scende, chi sale e chi casca, chi
-va fino a capo della corsa e chi s'arresta a metà,
-e chi non trova posto e chi n'occupa troppo, e
-gli uni lo disputano agli altri, e questi ridono,
-e quelli si lagnano, e tutti hanno premura di
-giungere, e il veicolo che porta tutto questo — come
-quell'altro — va, va, va senza posa
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">per tornar sempre là donde s'è mosso.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_27">[27]</span>
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-A questo punto il libro mi si disegnò nel pensiero
-lucidamente: scrivere quello che vedevo
-sui tranvai, giorno per giorno, per il corso d'un
-anno, dipingendo le persone più notevoli che
-v'avrei rivedute più sovente; rappresentare le
-relazioni e l'azione che esercitano l'una sull'altra,
-mescolandovisi, le varie classi sociali,
-senza forzare il vero ad alcun fine; ritrarre,
-insomma, il più fedelmente possibile, quella
-varia commedia umana, sparsa e fuggente per
-quindici lunghissime linee, che, intersecandosi
-in cento punti, costituiscono nella circolazione
-generale della vita cittadina una circolazione
-più rapida, e quasi una vita volante al disopra di
-quella della popolazione che cammina. Ma dal
-concepire il disegno al cominciare risolutamente
-il lavoro c'è un passo, che in più d'un caso
-non si fa mai. A farlo occorre alle volte un ultimo
-impulso, un piccolo accidente, che è come
-la fiammella che dà fuoco a una grande architettura
-pirotecnica lungamente preparata.
-</p>
-
-<p>
-Questo piccolo accidente m'occorse l'ultimo
-giorno del gennaio, verso il tramonto, sulla
-linea del Corso Vinzaglio. Il carrozzone era
-pieno. Sul Corso Vittorio Emanuele salì e rimase
-in piedi sulla piattaforma davanti una donna
-del popolo d'una trentina d'anni, vestita male,
-che teneva in braccio una bellissima bambina
-bionda di nove o dieci mesi. Stando lei rivolta
-verso i cavalli, la bambina, appoggiata alla sua
-<span class="pagenum" id="Page_28">[28]</span>
-spalla, volgeva il viso indietro, verso uno dei
-finestrini; dietro il quale, nell'angolo interno del
-carrozzone, sedeva una giovane signora, che
-avevo visto altre volte su quella linea, e che
-per il viso, il modo di vestire e il contegno
-ugualmente singolari m'aveva colpito. Era piccolina,
-ma bella, con due grand'occhi scuri
-e sporgenti; un viso bruno pieno di vita e improntato
-d'una bontà grave, calda, inquieta, ardita,
-come quella d'una suora di carità sul
-campo di battaglia; e avevo notato che quando
-parlava le veniva su di tratto in tratto un'ondata
-di sangue e le si gonfiava il collo e le
-s'alzava il seno con violenza come se la forza
-della passione le opprimesse il respiro. Ed era
-vestita bene, ma senza nulla di vistoso, con
-una discrezione evidentemente voluta, che appariva
-anche più modesta accanto all'eleganza
-della bambinaia che aveva con sè; e c'era nel
-suo vestito una certa trascuratezza inconsapevole,
-che s'accordava coi suoi capelli un po'
-scomposti, non per arte, si vedeva, ma per negligenza.
-Teneva in quel momento ritto sulle
-ginocchia un bambino d'un anno al più, vestito
-con lusso, bruno come lei, con gli occhi grandi
-e oscuri come i suoi; il quale stava appoggiato
-col viso e con le mani contro il vetro del finestrino.
-</p>
-
-<p>
-Il bambino e la bambina si trovarono così di
-fronte l'uno all'altra, quasi toccandosi col viso,
-non separati che dal vetro.
-</p>
-
-<p>
-Appena si videro, parve che si riconoscessero
-dopo essersi per lungo tempo desiderati
-<span class="pagenum" id="Page_29">[29]</span>
-e cercati. Non è raro il caso fra bambini di quell'età;
-ma uno così bello non l'avevo visto mai.
-Cominciarono a sorridersi, poi a ridere, a scuotersi
-e a tender le braccia, la bambina chinandosi,
-il bimbo alzandosi sulla punta dei piedi;
-palpavano il vetro con le manine, volevano toccarsi,
-avvicinavano i visi, cercavano di sguisciare
-dalle mani delle loro mamme, ed eccitati
-a vicenda da quella mimica amorosa, s'agitavano
-e ridevano sempre più forte, mostrandosi
-i sedici dentini incisivi che avevano fra tutte e
-due, ansando e accendendosi nelle guance, trillando
-e scattando con tal vivacità l'un verso
-l'altro, che prima le due madri dovettero voltarsi
-e trattenerli perchè non dessero delle capate
-nel vetro, e poi tutti i passeggieri ch'eran
-dentro si misero a guardare, sorridendo, maravigliati
-di quella espansione irrefrenabile di
-simpatia e d'allegrezza.
-</p>
-
-<p>
-Tutt'a un tratto la signora balzò in piedi,
-aperse l'uscio con una mossa vigorosa e uscendo
-sulla piattaforma alzò il suo bimbo verso la
-bambina, che l'aspettava con le braccia tese.
-Volevano baciarsi, ma non sapevano, si misero
-le mani sul capo e intorno al collo, si strofinarono
-il viso l'un contro l'altro, e poi s'avviticchiarono,
-parendo per un momento un solo
-grosso bimbo con due teste, vestito per metà
-da povero e per metà da signore, con una capigliatura
-mezza bruna e mezza bionda....
-</p>
-
-<p>
-— Ah che <i>birichinaia grama</i>! — esclamò
-Giors, dando una frustata ai cavalli, dopo aver
-visto la scena. — Maledetta razza di sfaccendati,
-<span class="pagenum" id="Page_30">[30]</span>
-di mangiapani a tradimento! — E voltando
-verso di me il viso esilarato: — Eh, a quell'età,
-in pieno tranvai! E il povero Giors che
-fa lume! — E diede in una risata. Ma vidi che
-aveva gli occhi inumiditi.
-</p>
-
-<p>
-— Il libro è fatto — pensai.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_31">[31]</span>
-</p>
-
-<h2 id="cap2">CAPITOLO SECONDO.</h2>
-</div>
-
-<p class="indr">
-Febbraio.
-</p>
-
-<p>
-Un consiglio agli studiosi delle donne: osservino
-i loro diversi modi di far fermare il
-tranvai, di sulla strada e di dentro, e ne ricaveranno
-gran lume a giudicare del loro carattere.
-Alcune agitano l'ombrellino in alto, da
-lontano, come un capitano di cavalleria agita
-la sciabola, o gridano un <i>alt</i> imperioso, corrugando
-la fronte e tendendo il braccio come per
-dare un ordine perentorio a un marito ribelle;
-altre muovono la mano all'altezza della spalla,
-come chi chiama a sè qualcheduno, o l'alzano
-graziosamente con due dita tese e col capo un
-po' inclinato da una parte, sorridendo, nell'atto
-della scolaretta che chiede il licet alla maestra:
-mogline sottomesse, parrebbe. E infinita e
-piena di significati psicologici è la gamma degli
-<i>alt</i> argentini e gravi, tremoli e dolci come note
-di tortora o interiezioni amorose, o duri e taglienti
-come i <i>no</i> d'una virtù inespugnabile.
-<span class="pagenum" id="Page_32">[32]</span>
-Quelle che hanno l'<i>alt</i> soave, per lo più, s'affrettano
-a salire, chiedendo scusa del ritardo
-con uno sguardo timido e sorridente; le altre,
-invece, se anche sono d'un bel tratto lontane,
-fanno il comodo loro, non badando agli atti
-d'impazienza dei passeggieri che aspettano, o
-mostrando un viso di regine offese. E sono anche
-più diversi i modi di far fermare per discendere.
-Le une s'alzano di scatto e danno una
-strappata alla correggia del campanello come
-padrone irritate che chiamino il servitore; le
-altre fanno un cenno di preghiera al fattorino
-perchè tiri lui, o se stanno sulla piattaforma,
-premono delicatamente con l'indice la spalla del
-cocchiere e gli domandano all'orecchio, come
-in confessione, se vuol <i>far il piacere</i> di fermare
-<i>un momento</i>. E si capisce che in molte, specialmente
-della classe alta, deriva da un concetto
-esagerato della brutalità degli uomini del popolo
-e del loro mal animo contro i signori la
-cortesia eccessiva e quasi umile che usan con
-loro; con la quale cercano d'ammansirli, come
-cagnacci ringhiosi, per timore di villanie gratuite;
-ed è altrettanto palese che quelli rispondono
-malamente, in molti casi, a quella cortesia
-soverchia, appunto perchè ne intuiscono la cagione,
-e se ne adontano.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Stavo riandando queste osservazioni, fatte per
-l'addietro, quando salì accanto a me sul tranvai
-dei Viali, vicino alla Mole Antonelliana, un bel
-<span class="pagenum" id="Page_33">[33]</span>
-giovanotto di mia conoscenza, una specie di
-fanciullo erculeo, sano e fresco come un fiore,
-figliuolo d'un ricco proprietario di case, dilettante
-di pittura a ore perse, simpatico per un
-misto originale d'ingenuità e d'arguzia, e compagno
-di chiacchiere piacevolissimo, perchè conosceva
-mezza Torino. Seguitai con lui a voce
-alta il corso dei miei pensieri.
-</p>
-
-<p>
-— Ah! — esclamò, — lei fa degli studi sui
-tranvai. E anch'io. — Aveva fatto egli pure delle
-osservazioni sull'“erotismo tranviario„, ma
-s'occupava d'un ordine particolare di fatti: era
-uno <i>specialista</i> del bel sesso. S'interruppe per
-guardare una signora seduta dentro; poi mi domandò
-se mi ricordavo dove quella signora
-fosse salita. In piazza Vittorio Emanuele, mi pareva. — E
-scusi — ridomandò — ha osservato
-che abbia preso il biglietto di coincidenza? — Non
-l'avevo osservato. Rimase un po' pensieroso;
-poi disse piano: — L'ha preso di sicuro.
-È strano. Gira su tutte le linee e prende sempre
-la coincidenza. Ci dev'essere un perchè:
-forse per sconcertare i curiosi, o per sviare qualche
-spia, che sospetta d'aver alle calcagna. — Gli
-domandai chi fosse. Lo sapeva; ma non lo disse. — È
-la signora.... delle coincidenze — rispose
-sorridendo. E mi parlò della sua “specialità„.
-Egli si divertiva a indagare i misteri amorosi.
-C'era, per esempio, una signorina di famiglia
-conosciuta, che saliva sempre sul tranvai con la
-sua cameriera, ma fingendo di non essere in
-sua compagnia, e a un dato punto scendevano
-tutt'e due, e l'una pigliava da una parte, l'altra
-<span class="pagenum" id="Page_34">[34]</span>
-dall'altra, come se non avessero nulla a che
-fare fra di loro: c'era lì sotto un segreto, che
-non aveva ancora potuto scoprire. Ah i tranvai,
-che agevolezze avevano portato agli amori e
-che tormenti alle gelosie! Egli sapeva di mariti
-gelosi che proibivano assolutamente alla moglie
-di salirvi; che piuttosto di salire con essa sulla
-piattaforma affollata, quando dentro non c'era
-più posto, facevano due miglia a piedi sulla
-neve, e che quando eran costretti a ficcar la
-loro metà in quella calca d'uomini in piedi, vigilavano
-le facce circostanti con occhi di basilisco
-soffrendo delle torture d'inferno. Ne aveva
-inteso uno, in un salotto, chiamare l'istituzione
-del tranvai immorale, e definire i carrozzoni
-veicoli di scandalo, case ambulanti di mala
-fama. Ma d'altra parte, era un'“istituzione„ assai
-comoda per il servizio di polizia coniugale.
-Egli conosceva una signora che cercava gli
-scontrini negli abiti di suo marito per accertarsi
-ch'egli fosse veramente andato dove aveva
-detto, e che spesso, quando egli usciva dicendo: — Vado
-nel tal sobborgo — usciva essa pure,
-subito dopo, per pigliare un'altra linea convergente
-allo stesso punto; per il che accadeva
-qualche volta che in capo alle due corse, alla
-barriera di Nizza o di Casale, moglie e marito
-si ritrovavano di fronte, lei contenta d'averlo
-riconosciuto sincero, lui arrabbiato d'esser stato
-seguito; e ne seguìva una scena. — La linea
-dove avvengono più incontri d'amanti — disse
-poi —, è quella da piazza Castello alla barriera
-di Nizza. — Gli domandai perchè. — Non lo
-<span class="pagenum" id="Page_35">[35]</span>
-so — rispose —, ma è quella. Ne riparleremo. — E
-mentre stava per scendere, si rattenne per
-dirmi: — Guardi là, intanto, un quadretto curioso
-per lei.
-</p>
-
-<p>
-Era un quadretto amenissimo, infatti; una
-famiglia numerosa, raggruppata da un lato del
-viale, due vecchietti, tre ragazze e due bimbi,
-che accennavano al cocchiere di fermare agitando
-tutti insieme nella nebbia una canna,
-quattro ombrelli e non so quanti fazzoletti, con
-le braccia in alto, con un movimento regolare
-e continuo, come un gruppo di naufraghi sopra
-uno scoglio, che chiedessero soccorso a un bastimento.
-</p>
-
-<p>
-— Frequenti la linea della barriera di Nizza — mi
-ripetè il pittore discendendo; — ci troverà
-molti <i>documenti</i>.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Dovetti appunto in quei giorni frequentar
-quella linea per andar a visitare un vecchio
-amico malato, che stava sul corso Galileo. E
-fu un piacere nuovo per me, in quelle mattinate
-grigie d'inverno, correndo quella lunghissima
-via diritta, a cui la grande stazione affumicata
-della ferrovia, i camini delle officine, il via vai
-fitto dei carri e la folla e la nebbia danno l'aspetto
-d'una via di Parigi o di Londra, osservare
-nella rapida corsa come la città via via dirada,
-rappicinisce e si acqueta fino alla barriera di
-Nizza, dove par che nelle cose e negli uomini
-incominci la pace della campagna. In pochi
-<span class="pagenum" id="Page_36">[36]</span>
-giorni conobbi la linea. Andando verso le dieci
-vedevo venir giù la <i>vivandiera</i>, il carrozzone
-consolatore che porta in piazza Emanuele Filiberto
-la colazione dei fattorini e dei cocchieri,
-il carico dei canestri sospirati, gli uni per gli
-scapoli, dati dalla Cucina economica della <i>Società
-Torinese</i>, gli altri portati alla Società o rimessi
-man mano al conducente lungo la via e
-raccomandati come bambini dalle mogli e dalle
-figliuole, appostate ogni giorno a quell'ora in
-quei dati punti, come per un convegno amoroso.
-Ritornando verso mezzogiorno incontravo
-il tranvai della “corsa degli impiegati„,
-quello che, partendo da piazza Castello alle undici
-e mezzo, raccoglie lungo il tragitto tutti i
-<i>travet</i> che vanno a desinare a casa in borgo
-San Salvario, sbadigliando a bocca squarciata,
-con la faccia lunga dalla fame e gli occhi rotanti
-dall'impazienza. Ritornando invece a notte
-fatta, trovavo nel carrozzone illuminato delle
-famigliole borghesi che andavano al teatro, eccitate
-dall'avvenimento insolito come se venissero
-a Torino da un'altra città, strette in conversazioni
-scolarescamente vivaci, come brigate giovanili
-partenti per un viaggio notturno d'avventure.
-E tra una corsa e l'altra, osservando i cavalli
-mentre aspettavo la partenza alla barriera, cominciai
-a prender simpatia per quelle povere bestie,
-venute la più parte dall'Ungheria, comprate alle
-fiere di Lunigo, di Novara e di Padova, alcune
-ancora belle e vigorose, altre con le gambe davanti
-già piegate e sformate dagli strapazzi, distinte
-con ogni specie di strani nomi, trovati
-<span class="pagenum" id="Page_37">[37]</span>
-dalla fantasia degl'impiegati intinti di lettere, — Sparta,
-Ovo, Falò, Rabagas, Romanziere, Ministro,
-Bibi, Colonnello, Episodio, Camelia, Passerotto,
-Senato, — destinate a passare un giorno
-dai tranvai alle <i>cittadine</i>, alle carrette, alle macine,
-ai carri mortuari, ai carrozzoni dei saltimbanchi,
-per dare poi all'uomo anche la carne e
-la pelle e le ossa, dopo aver faticato dieci anni al
-suo servizio e lasciato la vita sotto la sua frusta....
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Fin dal primo giorno conobbi su quella linea
-un cocchiere tipico; e do a questa parola il suo
-vero significato, perchè era un di quelli che in
-ogni famiglia d'impiegati o d'operai par che condensino
-in sè tutti i malumori, tutte le stizze,
-tutti gli spiriti ribelli della famiglia. Era un traccagnotto
-col capo nelle spalle, con un viso color
-di terra cotta, che pareva enfiato, con gli
-ocelli di bragia, la barba di setole, una voce di
-tuono. Gli muggiva in corpo una tempesta perpetua.
-Eruttava “accidenti„ smozzicati, di continuo,
-contro le biciclette che passavano, contro
-i monelli che spaventavano le bestie, contro i
-carrettieri che gl'ingombravan la via, contro
-chi saliva e chi scendeva, contro i cavalli, la
-frusta, il campanello, il colore del tempo. E
-quando non sacrava a voce, sacrava con tutti
-i moti della persona, col modo di frustare, di
-tirar le redini, di girar la testa e lo sguardo, di
-stringere il freno e di pestare i piedi; e quando
-non se la pigliava apertamente con nulla o con
-<span class="pagenum" id="Page_38">[38]</span>
-nessuno, faceva dei soliloqui stizzosi inintelligibili
-guardando in alto, come se dei nemici visibili
-a lui solo lo provocassero, danzandogli
-davanti per aria, o si sfogava soffiando nel suo
-fischietto, cacciando dei fischi prolungati, rabbiosi,
-senza necessità, come se fischiasse la
-creazione. Da piazza Castello alla barriera non
-lo vidi un momento rabbonito; pareva che portasse
-dentro l'ira d'un popolo; non potevo capire
-come non schiattasse. Pensai che, se aveva
-moglie, la povera donna doveva aver il paradiso
-assicurato. Intesi che lo chiamavan <i>Tempesta</i>,
-e il soprannome gli tornava a pennello.
-Dei passeggieri se ne lagnavano, brontolando;
-ma a me fece compassione, perchè un povero
-diavolo che passava la giornata a quel modo
-si condannava da sè al più miserando dei supplizi
-che gli potesse augurare la più vendicativa
-delle sue vittime; e mi pareva anche da compatirsi
-perchè per ogni Tempesta cocchiere c'era
-bene una decina di Tempesta passeggieri, che
-mettevan la pazienza dei suoi colleghi alla stessa
-prova a cui egli metteva la nostra.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Apparteneva alla famiglia dei Tempesta il
-grosso signore coi baffi tinti e la caramella all'occhio,
-che la mattina dopo fece cenno di fermare
-all'angolo di piazza Carignano e di via Amedeo.
-Fece cenno in modo che il cocchiere, un
-perticone dal naso a becco, credè che lo facesse
-al tranvai di Vanchiglia sopraggiungente, e datagli
-<span class="pagenum" id="Page_39">[39]</span>
-un'occhiata, tirò via. Quegli si mise a correre
-accanto al carrozzone, col viso acceso, agitando
-la canna e gridando ira di Dio, e quando
-fu sulla piattaforma, ansante, investi il cocchiere. — Che
-maniere son queste? T'avevo fatto segno
-dì fermare; non ti faceva comodo, è vero? Queste
-sono facezie da <i>birichin</i>! — Il cocchiere, risentito,
-si difese; ne nacque un battibecco; venne
-innanzi il fattorino, un giovane biondo, dall'aria
-per bene, che ebbe il torto di pigliar le parti del
-compagno. L'altro imbestialì, gridò che sarebbe
-ricorso alla direzione.
-</p>
-
-<p>
-— Quando avrà tolto una giornata di pane
-alla mia famiglia, — rispose il cocchiere, — non
-avrà ragione per questo. Intanto, non mi deve
-trattare col <i>tu</i>.
-</p>
-
-<p>
-Il signore tinto lo guardò con stupore; parve
-più punto da quella osservazione che dall'altre
-parole. — Conosco la regola, — disse bruscamente — si
-dà del <i>lei</i> al controllore, del <i>voi</i> al
-fattorino e del <i>tu</i> al cocchiere.
-</p>
-
-<p>
-— È una regola rispose l'altro — che riguarda
-il personale, noi fra di noi, non i passeggieri.
-</p>
-
-<p>
-— È quello che saprò dalla direzione, — ribattè
-il signore, tirando fuori un taccuino per
-segnarvi il numero del carrozzone.
-</p>
-
-<p>
-— Faccia pure.
-</p>
-
-<p>
-— Non ho bisogno del suo permesso.
-</p>
-
-<p>
-Il fattorino s'interpose da capo con buone parole,
-e quegli, borbottando, s'acquetò; ma rimase
-ritto sulla piattaforma nell'atteggiamento d'un
-nume corrucciato. Dove m'era già apparso quel
-<span class="pagenum" id="Page_40">[40]</span>
-viso? Non mi ricordavo; ma avevo visto certo
-molte persone che avevan con quella un'aria di
-parentela, ne avevo visto in ogni paese, in mille
-occasioni, leticare con camerieri d'albergo, con
-giovani di caffè, con commessi di negozio, con
-fiaccherai e con facchini, anche più vecchi di
-trent'anni di loro, dando del tu a tutti, con lo
-stesso piglio di quello, e mostrando con tutti
-quasi un risentimento d'istinto. Era uno di quei
-tanti per cui la società pare che si divida in
-bianchi e in negri, e che non capiscono come
-in questi ci possa essere qualche cosa di somigliante
-all'amor proprio; che, trattando coi
-negri, giudicano naturale e logico di adoperare
-il Galateo dei bianchi rovesciato; che non adoperano
-più il bastone, come i loro padri antichi,
-soltanto per paura dei pugni, ma, per forza
-d'atavismo, lo alzano ancora qualche volta, e
-più sovente ne parlano; e che con queste tendenze
-accordano per lo più le loro idee politiche,
-abbracciando tutti coloro che parlano di
-libertà, d'eguaglianza, di diritti degli umili con
-una sola e vasta designazione: — <i>I baloss.</i> — I
-mascalzoni.
-</p>
-
-<p>
-L'uomo tinto discese sdegnosamente sul corso
-Vittorio Emanuele; il fattorino biondo lo seguitò
-un tratto con gli occhi, e poi mise un
-soffio.
-</p>
-
-<p>
-— Cattiva pratica, eh? — gli domandò un
-passeggiere.
-</p>
-
-<p>
-Quegli scrollò il capo. Lo conosceva da anni.
-Era una calamità di quella linea: vi faceva due
-corse il giorno; non passava settimana che non
-<span class="pagenum" id="Page_41">[41]</span>
-l'attaccasse con qualcuno. Una volta aveva fatto
-una scena perchè il fattorino, prima di dargli
-il resto, aveva esaminato il suo biglietto da
-una lira <i>con diffidenza</i>. Era ricorso un'altra
-volta alla direzione perchè a un suo rimprovero
-il cocchiere aveva risposto con un <i>sorriso
-sarcastico</i>. Un altro giorno aveva minacciato
-di ricorrere perchè lo stracciare gli scontrini,
-in segno di controllo, <i>sulla faccia</i> dei
-passeggieri, invece di bucarli con le tanagliette
-come fanno sulle strade ferrate, era una mancanza
-di rispetto. E “ricorreva„ infatti. Alla
-direzione ci dovevano aver già un mucchio di
-lettere sue. Tutto il “personale„ della Società
-lo conosceva. Lo chiamavano <i>tintura Migone</i>
-per via dei baffi. Quando saliva lui sul tranvai,
-si mettevan tutti sulle difese, preparati a un assalto.
-Poi soggiunse: — E se fosse il solo!
-</p>
-
-<p>
-— Ce n'è dunque molti di quella semenza? — domandò
-il passeggiere di prima.
-</p>
-
-<p>
-Il fattorino lo guardò e diede una forte soffiata
-nel corno, che fu insieme una risposta a
-lui e un segnale al tranvai del Valentino, che
-sopraggiungeva. Poi commentò la suonata. Di
-prepotenti come quello, pochi; ma di rompiscatole
-infaticabili, di stuzzichini, di brontoloni
-meticolosi e noiosi che attaccavano ogni momento
-una bega, o per gli scontrini troppo piccoli
-e di carta troppo sottile, o per i vetri che
-lasciavan passar l'aria, o per le tende delle
-“giardiniere„ troppo corte, o per il puzzo che
-mettevan nel carrozzone i cocchieri sedendovi
-dentro durante le fermate, o per il tavolato fradicio,
-<span class="pagenum" id="Page_42">[42]</span>
-o per le panche incomode, o per i battenti
-duri, ce n'era un reggimento. — Bisogna proprio
-dire — esclamò — che c'è della gran gente
-che non ha nulla da fare! Ah, non è la vita del
-Michelaccio la nostra... — Poi, accennando davanti
-a sè, disse con accento di rassegnazione
-filosofica: — Però, quando si vedon
-questi....
-</p>
-
-<p>
-Guardai dove accennava e vidi venirci incontro
-un carrozzone pieno stipato, tutto di
-giovani. Quelli sulla piattaforma davanti stavan
-rivolti verso i cavalli, diritti, immobili,
-impettiti, col mento alzato, in atteggiamenti di
-statue: eran tutti imberbi e pallidi, con qualcosa
-di comune nell'espressione del viso, non
-so che di chiuso e di triste, come se avessero
-tutti un solo pensiero, come una squadra di
-condannati. Il carrozzone correva. Vidi dentro
-di sfuggita due schiere d'altri visi immobili,
-eretti, con quella medesima espressione indefinibile,
-quasi di raccoglimento severo, come se
-tutti fossero assorti nell'audizione d'una musica
-grave che venisse dall'alto e ciascuno di
-essi si credesse solo ad udirla. Anche la piattaforma
-di dietro era affollata di quelle statue
-viventi, dal viso scialbo e senza sorriso, rigide
-e mute, e v'eran tra quelli dei ragazzi che avevan
-la stessa espressione degli adulti, come se
-appartenessero a una razza non dotata che di
-una gioventù fisiologica, nella quale la vita
-dello spirito fosse già una vecchiaia pensierosa.
-Passarono così rapidamente che non ebbi il
-tempo di riconoscerli, e mi diede un brivido la
-<span class="pagenum" id="Page_43">[43]</span>
-voce del fattorino, che disse: — Sono i ciechi
-dell'Istituto di via Nizza; prendono sempre un
-carrozzone per loro soli, a prezzo ridotto.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Non vidi nessuna di quelle scene amorose
-che m'aveva preannunziato il giovine pittore:
-non era buona luna; ma mi toccò su quella
-linea, proprio l'ultimo giorno, una delle “migliori„
-corse possibili; poichè (lo debbono aver
-tutti osservato) si danno sui tranvai le corse
-buone, in cui non s'hanno che incontri e impressioni
-gradevoli, e le cattive, che sono una
-sequela di piccoli dispiaceri. La buona ventura
-mi cominciò sulla linea del Martinetto, andando
-a piazza Castello per pigliarvi il tranvai della
-barriera. Era il tocco e mezzo, una giornata
-splendida. Trovai sulla piattaforma <i>Carlin</i>, il
-fattorino africanista, felice della partenza del
-colonnello Pittaluga per Assab, donde si diceva
-che sarebbe entrato nell'Harrar con un corpo
-di spedizione. Il suo piano di prender gli abissini
-fra due fuochi stava per attuarsi; egli ne
-discorreva con una guardia municipale. — Son
-suonati! — esclamava — son suonati! Cani di
-negri! Non uno, non uno n'ha da ritornare al
-suo canile! — Pareva che avesse suggerito
-lui l'operazione al ministro della guerra: raggiava
-vittoria dagli occhi. Ma riconobbi che la
-sua curiosità non si pasceva soltanto, nei giornali,
-di politica guerresca, poichè, poco dopo,
-gl'intesi domandar spiegazioni a un passeggiere
-<span class="pagenum" id="Page_44">[44]</span>
-intorno a quel “professore dell'Austria„ dotato,
-come dicevano, di due occhi diabolici, che vedevano
-dentro alle scatole chiuse. Capii dalla
-risposta che intendeva parlare dei raggi Röntgen
-e m'accorsi che la spiegazione gli confondeva,
-invece di chiarirgli le idee: cosa frequentissima,
-fra dotti e ignoranti, anche in politica. Che un
-uomo avesse una vista così forte da vedere a
-traverso il legno, per quanto fosse strano, lo
-poteva comprendere; ma la spiegazione dei
-raggi elettrici fece nella sua mente un buio fitto.
-Rimase un po' sopra pensiero; poi ritornò alla
-guerra d'Africa, nella quale, almeno, vedeva
-chiaro.
-</p>
-
-<p>
-C'era sulla piattaforma posteriore il cavaliere
-<i>Bicchierino</i>, che non aveva trovato dentro il suo
-posto solito, e nell'interno, in fondo, la ragazza
-di borgo San Donato, poveretta, con una pezzuola
-verde sopra un occhio. All'angolo di
-via Siccardi, come sempre, salì il giovane, il
-suo supposto fidanzato, che la salutò col solito
-sorriso malinconico, e le sedette di fronte.
-Il cavaliere, ritto in faccia a me, leggeva la
-<i>Gazzetta del Popolo</i>: aveva certo la consuetudine
-di leggerla ogni giorno anche a quell'ora,
-forse per riparare alle dimenticanze della
-lettura mattutina, o, più probabilmente, la leggeva
-mezza la mattina e mezza fra il tocco e
-le due. Incontrando per un momento il suo
-sguardo capii che non m'aveva perdonato il
-mio giudizio offensivo per la via Garibaldi.
-L'aria era limpidissima: per le imboccature
-delle venticinque vie laterali il sole metteva
-<span class="pagenum" id="Page_45">[45]</span>
-altrettanti torrenti luminosi nell'ombra severa
-della via lunghissima, e da una parte le grandi
-Alpi bianche e azzurre, dall'altra la facciata
-classica del Palazzo Madama, con tutte le vetrate
-fiammeggianti, formavano uno dei prospetti
-più ammirabili che la natura e l'arte,
-fronteggiandosi, possan fare ai due capi d'una
-via cittadina. Essendo salito a un certo punto
-il primo segretario del Municipio, che è poeta
-e artista, gli dissi: — Guardi, che bellezza è
-via Garibaldi! Non par di essere nello stesso
-tempo a Parigi, a Napoli e ai piedi delle Alpi? — A
-quelle parole il cavaliere alzò il capo dalla
-<i>Gazzetta</i>, diede un'occhiata alla strada e alle
-Alpi, e poi una a me, rapidissima, e dignitosamente
-benigna, che significava quasi il perdono.
-Sia ringraziato il cielo, pensai; eccomi
-aperta la via alla conquista del suo cuore. — La
-corsa principiava bene.
-</p>
-
-<p>
-All'angolo di via Botero un'apparizione straordinaria
-riscosse tutti i passeggieri. Salì e sedette
-dentro una coppia matrimoniale: inglesi,
-parevano; sposi, senza dubbio; ricchi, si vedeva;
-due dei più belli e poderosi esemplari
-della razza anglo-sassone ch'io avessi veduti mai,
-un atleta e un'amazzone, tutt'e due coi capelli
-d'oro, gli occhi di zaffiro e le guance di rosa,
-due splendori di gioventù, di forza, d'amore e
-di fortuna, di quelle creature che la natura sembra
-aver fatte l'una per l'altra, per mostrare
-<i>quantunque ella può</i>, e che lasciano per tutto
-dove passano un fremito d'ammirazione e d'invidia.
-Tutti gli occhi si fissarono su di loro;
-<span class="pagenum" id="Page_46">[46]</span>
-perfino Carlin uscì in un'esclamazione ammirativa: — Che
-bella <i>pariglia</i>! — Ah, quei due
-poveri fidanzati malaticci di San Donato, con
-quei panni logorati dalla spazzola, come parevano
-più poveri e più meschini vicino a quei
-due grandi e splendidi fiori britannici! N'ebbi
-un senso di pietà vivo, quasi doloroso, come a
-veder le vittime d'un atto d'ingiustizia crudele.
-La ragazza, in special modo, mi colpì. Guardava
-la signora, che le sedeva accanto e la
-sorpassava di tutto il capo, voltando il viso
-in pieno, per vederla con quell'occhio solo che
-aveva scoperto; la guardava come una creatura
-tanto al di sopra di lei che non la potesse
-neanche invidiare, e quel suo occhio dilatato
-e fisso esprimeva un'ammirazione così ingenua,
-una simpatia così buona e insieme una così
-dolce e umile rassegnazione all'inferiorità propria,
-che in quel momento era bellissimo, bello
-come una di quelle sante parole che in certe
-grandi prove della vita ci rivelano a un tratto,
-in un'anima, un tesoro infinito di bontà e di
-gentilezza. Osservai tutti i suoi movimenti. Dopo
-un poco essa fissò lo sguardo, con la stessa
-espressione benevola, ma meno viva, sul signore,
-e poi cercò quello del suo amico, e si
-guardarono tutti e due per qualche momento,
-e parve che si dicessero: — Come sono belli,
-come sono fortunati, non è vero? Ma, vedendoli,
-io mi stringo ancora più fortemente a te,
-perchè penso ch'essi hanno tanti altri beni ed
-io ho te soltanto, e che siamo fatti l'uno per
-l'altro noi due pure. — Quando essa s'alzò per
-<span class="pagenum" id="Page_47">[47]</span>
-discendere in piazza Castello, ed egli le tese la
-mano, il suo viso si colorì d'un leggiero rossore;
-forse perchè pensava che i presenti facessero
-in quel punto un confronto fra di loro
-e quegli altri due; e il suo rossore ebbe un riflesso
-leggerissimo sul viso di lui. Pudore della
-bruttezza e della povertà, più bello, più rispettabile
-di quello dell'innocenza.
-</p>
-
-<p>
-Nella piazza, fra la gente che aspettava la
-partenza del tranvai della barriera, mi diede
-nell'occhio un ometto sbarbato di mezza età,
-con un viso e un vestito di commediante povero,
-il quale stava osservando con viva attenzione,
-e con gli occhi sorridenti, i due cavalli
-attaccati. Li osservai io pure. Si accarezzavano
-come due fratelli amorosi: l'uno faceva scorrere
-il muso sulla criniera dell'altro, ravvicinavan
-le teste toccandosi con le tempie, si strofinavano,
-si mettevano a vicenda la bocca
-accosto all'orecchio, socchiudendo gli occhi,
-come se si parlassero, come se si confortassero
-l'un l'altro della dura vita presente con la
-predizione dei lunghi sonni che avrebbero dormiti
-nei loro ultimi anni davanti alle porte dei
-teatri e delle stazioni, sotto la guardia dei fiaccherai
-sonnolenti. A un tratto l'ometto sbarbato
-mi rivolse la parola, come a un conoscente,
-con una vocina d'uccello: — Come si vogliono
-bene, eh? Effendi e Calice; quattro e cinque
-anni; sono ancora ragazzi; ma male appaiati:
-l'uno forte, l'altro debole: non fanno mica un
-buon servizio insieme. — Un “tranvaiofilo!„
-Non m'occorse altro per riconoscerlo. Soggiunse
-<span class="pagenum" id="Page_48">[48]</span>
-subito dopo: — Gran bella linea questa! — Era
-un amatore della <i>Società torinese</i>. Riprese infatti
-il discorso sulla piattaforma, quando si
-partì, dicendomi i profitti quotidiani e straordinari
-della linea di Nizza “la regina delle linee„
-con quell'accento di compiacenza e d'alterezza
-con cui sogliono molti poveri diavoli numerare e
-magnificare le ricchezze dei milionari celebri e
-farsi quasi suonar nella mente i loro sacchetti,
-come se dessero in quel modo a sè stessi l'illusione
-momentanea e il godimento del possesso.
-</p>
-
-<p>
-Il tragitto da piazza Castello in là fu amenissimo.
-Vicino alla piazzetta Lagrange, mentre il
-tranvai correva, una giovane signorina, graziosamente
-vestita, che stava aspettando sul
-marciapiede, prese la corsa, spiccò un salto, e
-piantato un piede sul montatoio, senz'afferrarsi
-alla colonnina, restò un momento ritta in quell'atto,
-come un acrobata che aspetti l'applauso:
-poi aperse l'uscio ed entrò in mezzo all'ammirazione
-generale. Il mio vicino soltanto non
-mostrò alcuna maraviglia. — È una maestra
-di ciclismo per le signore, — disse, o meglio,
-gorgheggiò; — vinse anche un premio alle
-corse, due anni fa. — E inteso ch'era la prima
-volta ch'io vedevo una signora salir sul tranvai
-a quel modo: — Lo credo, — rispose, — è
-ben raro; a Torino non ce n'è che quattro.
-</p>
-
-<p>
-La sicurezza con cui fece quell'affermazione,
-come avrebbe detto: — Non c'è che quattro
-monumenti equestri, — mi stupì. Egli specificò,
-contando sulla punta delle dita. — C'è questa,
-dunque; ce n'è una sulla linea della Crocetta,
-<span class="pagenum" id="Page_49">[49]</span>
-un'ex cavallerizza del Circo Amato, che prese
-marito; c'è una serva sulla linea del Valentino,
-mi pare.... ma quella è una mezza matta; e una
-fioraia, che sta dalle parti di Porta Palazzo.
-</p>
-
-<p>
-Lo guardai con ammirazione: era un uomo
-prezioso per me. E continuò, dicendo che la più
-straordinaria era la fioraia, perchè, sebbene ancor
-giovane, era un pezzo da ottanta, un centinaio
-di chilogrammi a far poco. Saliva tutti i
-giorni alla stess'ora, sul tranvai di Ponte Isabella,
-a una cantonata di via Milano. Parecchi
-andavano là apposta per vedere il salto, e quando
-sul carrozzone c'erano dei giovani allegri, gridavano
-tutti insieme: <i>Hop! Hop!</i> nell'atto che
-essa pigliava la rincorsa, e poi: — Là! Brava!
-Bene! — applaudendo, e lei, ch'era una burlona,
-ringraziava prima di sedersi, col gesto
-d'una ballerina alla ribalta. — Ah sui tranvai, — concluse, — per
-chi non ha occupazioni.... è
-uno spasso.
-</p>
-
-<p>
-Mentre egli parlava s'eran seduti dentro, nel
-mezzo, l'uno di faccia all'altro, un vecchio frate
-cappuccino, piccolo e secco come una mummia,
-e un sottotenente degli alpini giovanissimo,
-che si guardavano a vicenda con molta
-attenzione, come due esseri strani l'uno per
-l'altro, che avessero per la prima volta l'occasione
-di esaminarsi dappresso; e questi e una
-bella baliona di Viù, che era seduta in fondo,
-con la sua grande cuffia bianca e il grembiale
-rosso, imperlata come una madonna, facevano
-tra l'altra gente uno spicco così vivo e fra di
-loro un contrasto così forte d'aspetto e di natura,
-<span class="pagenum" id="Page_50">[50]</span>
-che gli occhi di tutti i passeggeri correvano vivacemente,
-sorridendo, dall'uno all'altro, come
-su tre personaggi di commedia che rappresentassero
-una “situazione„ straordinaria.
-</p>
-
-<p>
-Stavo osservando il quadretto, quando il tranvai
-s'arrestò, l'ometto sbarbato discese, e salì
-e sedette dentro, con un ragazzino sulle ginocchia,
-una donna del popolo, dalle forme robuste
-e dal viso ardito.
-</p>
-
-<p>
-Il fattorino le andò a porgere due biglietti.
-Essa porse due soldi soli. — Deve pagare anche
-il bimbo, — disse quello, con uno spiccato
-accento modenese.
-</p>
-
-<p>
-— Un bimbo di questa età? — domandò bruscamente
-la donna.
-</p>
-
-<p>
-— Appunto perchè è di quell'età, — rispose
-il fattorino. — Il regolamento non esclude che
-i lattanti. Il suo è lattante?
-</p>
-
-<p>
-— Cosa vuol dire?
-</p>
-
-<p>
-— Se prende il latte.
-</p>
-
-<p>
-— Sicuro che lo prende, tutte le mattine appena
-levato.
-</p>
-
-<p>
-— Non mi pigli in giro: voglio dire se prende
-il latte della mamma, — e accennando col dito
-alle fonti: — il suo.
-</p>
-
-<p>
-— Oh, dico, — rispose la donna risentita, — porti
-rispetto! — Tutti diedero in una risata;
-essa girò sui passeggieri un occhio minaccioso....
-e poi rise anch'essa, confessando così schiettamente,
-in quel modo, d'aver finto di offendersi
-per imbrogliar la questione, che risero
-tutti un'altra volta.
-</p>
-
-<p>
-La compagnia era di buon umore. All'angolo
-<span class="pagenum" id="Page_51">[51]</span>
-di via Baretti, salì una grossa signora sui cinquanta,
-rotonda e fresca come un cavolfiore, e
-tutt'ansimante, con un cappellino che pareva
-un cespuglio e un vaso di fiori stretto al seno.
-Entrando, mentre i cavalli ripigliavan la corsa,
-per andarsi a sedere al posto rimasto vuoto
-nel mezzo, si voltò troppo presto, perdette l'equilibrio
-e cadde seduta sopra un ginocchio dell'ufficiale,
-gettando uno strillo. Fu un momento
-solo; ma lo spettacolo di quel donnone sfereggiante
-e ansante, con quel faccione rosso, con
-quel cespuglio in capo e quel vaso al seno, seduta
-come una bimba sulle ginocchia di quell'ufficialetto
-sgomentato, era così stranamente
-comico che ne schiattò dal ridere la compagnia,
-e poi l'ufficiale, e finì con ridere essa pure,
-benchè tutta confusa, mettendosi a sedere sulla
-panca, con una mano sul viso.
-</p>
-
-<p>
-Ma non era finita. Arrivati in piazza San Salvario,
-fa cenno di fermare una piccola signora
-bionda, che tiene due bimbi per mano. Il cocchiere
-ferma. Quella s'avvicina alla piattaforma
-anteriore e porge uno dei bimbi al fattorino che
-lo tira su e lo fa entrare: un bel bimbo biondo
-d'un paio d'anni, sorridente, che è accolto con
-carezze. Subito dopo entra il secondo, somigliantissimo
-al primo, vestito tal quale, sorridente
-anche lui, e ricevuto a festa come l'altro.
-Pareva che fosse finito; ma non s'eran visti quelli
-che la signora aveva dietro di sè. Il fattorino
-ne tira su e ne mette dentro un terzo, una copia
-un po' ingrandita dei due primi. Allora la
-compagnia cominciò a esilararsi, a scherzare: — E
-<span class="pagenum" id="Page_52">[52]</span>
-tre! — È un collegio. — Staremo qui
-un'ora. — Ne comparve un quarto: fu un coro
-d'esclamazioni. Comparve ancora una ragazzina
-sugli otto anni: fu uno scoppio d'allegria.
-Salì finalmente la signora, il ritratto miniato
-di tutti e cinque, rosea e serena come loro, e
-al suo apparire tutti tacquero; ma al vedere
-che n'aveva in corso di stampa un sesto, tutti
-si rallegrarono da capo, con un sorriso di simpatia
-ammirativa e un mormorio rispettoso di
-congratulazioni; e la gaiezza di tutta quella
-gente che carezzava i bimbi, e quei cinque visetti
-biondi che sorridevano tutti insieme, senza
-saper perchè, eccitati dal sorriso degli altri, e
-la giocondità amorevole di quella mammina
-snella e fresca come una ragazza, felice della
-sua fecondità trionfante, furono per alcuni momenti
-uno spettacolo delizioso.
-</p>
-
-<p>
-L'ultima la godetti io solo. V'erano sulla piattaforma
-due uomini sulla quarantina, che discorrevano
-a voce bassa, l'uno in piemontese,
-l'altro in lombardo. Questo non faceva che esclamare
-di tratto in tratto: — <i>Ah che loder! Ah
-che baloss!</i> —; l'altro raccontava in tuono di lagnanza
-una lunga storia d'un tale, che, essendo
-suo socio in un affare, aveva prima tentato di
-soppiantarlo, poi s'era valso del suo nome per
-riscotere dei crediti comuni, e, rotta l'associazione,
-oltre al negare con una faccia di
-bronzo le sur birbonate, aveva ancora preteso
-da lui dei risarcimenti, minacciandolo d'una lite.
-E concluse: — Questo ebbe la faccia di farmi,
-capisci: come si chiamano queste azioni? — A
-<span class="pagenum" id="Page_53">[53]</span>
-questa domanda, il lombardo si levò la pipa di
-bocca, e con l'accento più naturale del mondo,
-senza la minima pretensione apparente di dire
-un'arguzia, come chi si serve d'un motto già
-entrato nel patrimonio della lingua comune, rispose
-pacatamente, dando a me un'occhiata distratta: — <i>Hin
-azion de comendator.</i>
-</p>
-
-<p>
-A un cento passi dalla barriera, mentre i cavalli
-galoppavano, la maestrina di ciclismo uscì
-sulla piattaforma, si mise ritta sul montatoio,
-col viso alto e il velo al vento, e dondolato un
-poco il piede nel vuoto, discese senza una scossa,
-come se l'avessero posata in terra due braccia
-invisibili. Fra i passeggieri che si affacciarono
-ai finestrini per vederla scendere, vidi il viso
-del vecchio frate, stupito, che pareva dire: — Ma
-che razza di donne si fanno adesso!
-</p>
-
-<p>
-E così terminò la corsa fortunata, una di quelle
-rare corse a traverso al mondo, nelle quali i
-nostri simili non ci si presentano che in aspetti
-graziosi e lepidi, dandoci quasi una passeggiera
-illusione che la vita non sia che una commedia
-piacevole, di cui non si diverta che chi non l'intende
-o chi è
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i04"> .... malventuroso, e di piaceri</p>
-<p class="i01">o incapace o inesperto.</p>
-</div></div>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Ma, ahimè, che bruschi voltafaccia ci fa la
-fortuna anche sui tranvai! Trovo fra le note
-segnato il 9, domenica, come una giornata nefasta.
-Era un tempo freddo, piovigginoso, grigio,
-<span class="pagenum" id="Page_54">[54]</span>
-come se piovesse cenere. Il dopo pranzo,
-appena salito sul tranvai del Corso Vinzaglio,
-accanto al buon Giors, che la pioggia pareva
-mettesse di buon umore, mi seguì un piccolo
-accidente di malaugurio, che dovrebbe servir
-di ammaestramento ai fumatori spensierati. Addentai
-il regalo che m'aveva fatto un giornalista
-spagnuolo passando per Torino, uno di
-quei principeschi sigari di Cuba, foggiati a punta,
-che a noialtri poveri italiani fanno l'effetto che
-fa il pan bianco a chi vive di pan di segala.
-Alla prima boccata di fumo Giors si voltò, e
-mise un'esclamazione: — <i>Ah che bel bonbon!</i>...
-E che buon puzzo! — e cominciò a aspirare i
-nuvoli, mettendovi il viso dentro, e inarcando
-la schiena e ridendo dal gusto, come se succhiasse
-egli pure. Ma non tenendo il sigaro con
-la mano, per non parer mal pratico della roba
-fine, a un traballar che fece il tranvai nello
-svoltare in Via Cernaia, il <i>bonbon</i> mi sguizzò di
-bocca come una freccia e andò a cader capofitto
-nella mota. — <i>Ah, malheur!</i> — gridò Giors,
-con un accento di sincero rammarico, come se
-fosse saltato via dalle sue labbra; ma, guardatomi
-in faccia, vedendo che avevo l'aria del
-corvo della favola a cui casca dal becco il formaggio,
-diede in una risata di ragazzo. Si ravvide
-subito, però, osservando il mio riso forzato,
-e disse in tono grave di compatimento: — Già....
-per fumare quei sigari lì.... è meglio prender la
-“cittadina„. — Ma fu egli stesso così colpito
-dall'arguzia della sua sentenza che diede in
-un nuovo scoppio di risa.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_55">[55]</span>
-</p>
-
-<p>
-— Comincia male, — pensai; — su questa linea
-m'ha da capitare qualche disgrazia.
-</p>
-
-<p>
-E non tardò. Salì all'angolo del Corso Vittorio
-un ex professore di ginnasio, mio antico conoscente,
-tutto zazzera e barba, un po' strambo,
-una di quelle facce rettoriche di vecchi letterati,
-che par che sian nati con gli occhiali; e
-mi si piantò davanti sulla piattaforma. Io mi
-vidi perduto. Era un recitatore spietato dei propri
-versi, che ammazzava gli amici a colpi di
-cetra. Questa razza crudele è particolarmente
-terribile sui tranvai, dove non potete sfuggire
-al supplizio e siete costretti a ricevere i colpi
-a bruciapelo, in piena faccia, col naso del carnefice
-a contatto col vostro. Per mia disgrazia
-appunto, essendo la piattaforma affollata, m'era
-impossibile movermi, ero in sua balìa con le
-braccia e con le gambe legate. Fatta una prefazione
-brevissima al suo ultimo “parto„, egli
-m'appuntò contro il petto un indice lungo e nodoso,
-e incominciò a dire i versi, prima a voce
-bassa, poi, infervorandosi, forte: — <i>All'uomo!</i> — Non
-era che un sonetto; ma steso tutto quanto
-in una forma interrogativa, che pareva stata
-scelta apposta per metter l'uditore alla berlina.
-Cominciava: <i>Uom, chi sei tu?</i> e a ogni coppia
-di versi ritornava questa domanda, alla quale
-il poeta, pessimista nerissimo, dava una serie
-di risposte vigorose, l'una più offensiva dell'altra
-per il re del creato — <i>Uom, chi sei tu?</i> — I
-passeggieri discosti, che non potevano capire
-ch'egli mi recitava una poesia, vedendo l'atto
-e non afferrando che qualche parola, credettero
-<span class="pagenum" id="Page_56">[56]</span>
-che m'apostrofasse insolentemente, e si voltarono
-tutti a guardare. E quegli da capo, appuntandomi
-il dito contro il mento: — <i>Chi sei tu?
-Con te stesso empio e mendace.</i> — L'attenzione
-dei passeggieri si fece più viva. — <i>Chi sei tu?</i> — I
-più vicini sorridevano; ma gli altri sporgevano
-il viso stupito e inquieto, aspettandosi ch'io
-alzassi le mani. — <i>Chi sei tu?</i> — E tirò via a
-darmi dell'<i>insetto</i>, della <i>vana bolla</i>, della <i>larvata
-iena</i>, un sacco d'ingiurie sanguinose, senza che
-il rossore che mi saliva alle guance e le smorfie
-di tormentato ch'io gli facevo sul viso gli destassero
-il più leggiero sospetto del mio stato
-d'animo. Il primo verso dell'ultima terzina terminando
-in <i>stile</i>, presentii con un fremito la
-botta finale, una patente di viltà solennissima;
-e tentai di pararla coprendo la sua voce con
-un colpo di tosse; ma l'aguzzino ripetè il verso.
-Eravamo in quel punto davanti alla stazione;
-io avrei dovuto proseguire; ma, vergognandomi
-di restar là dopo essermi asciugati in silenzio
-tanti improperi, e anche per disingannar la
-gente mostrando che s'era buoni amici, discesi
-con lui nella piazza, dove mi presi nel fianco
-destro un altro sonetto....
-</p>
-
-<p>
-Mezz'ora dopo ritornai dov'ero sceso per prender
-la linea dei Viali, salii sulla piattaforma
-d'un carrozzone pien di gente, e mi trovai davanti....
-Maledetta giornata! Ecco un altro caso
-fastidiosissimo, non possibile che sui tranvai:
-trovarsi faccia a faccia, a contatto, costretti a
-guardarsi e quasi a confonder gli aliti, con un
-antico amico, col quale s'è rotta l'amicizia da
-<span class="pagenum" id="Page_57">[57]</span>
-quindici anni, e che da quindici anni non v'ha
-più guardato in viso. Se è un nemico che
-v'odia e che odiate, se n'esce subito: gli voltate
-bruscamente le spalle, o ve le volta lui.
-Ma se la rottura non avvenne che per una discussione
-giovanile stonata, nella quale aveste
-tutt'e due una parte di torto, e di cui vi pentiste,
-e supponete ch'egli si sia pentito, se non
-solo siete certi che l'orgoglio soltanto lo trattenne
-per tanto tempo dal ritornare a voi, ma
-sentite che è il sentimento stesso che impedì
-a voi pure di fare quel passo, quanto è penoso
-allora l'incontro! Per fortuna, due passeggieri
-discesero dopo un momento, ed essendosi fatto
-un po' di spazio, quegli potè adagio adagio,
-scostandosi un poco, voltarsi dalla parte opposta,
-senz'aver l'aria di farmi uno sgarbo. Ma
-fu quasi peggio perchè, non avendo più il suo
-viso davanti, ebbi libero il pensiero, che prese
-la via dei ricordi. Egli era là, con la nuca
-a un palmo dal mio mento; da una contrazione
-appena visibile della sua guancia capii
-che doveva essere un po' commosso; gli vedevo
-per la prima volta molti capelli grigi;
-mi ricordai delle allegre serate che avevamo
-passate insieme, dei discorsi pieni di confidenze
-reciproche, delle lunghe passeggiate fuor di
-porta che avevo fatto con lui; mi ricordai del
-riso di buon figliuolo con cui accettava il soprannome
-di <i>Siapure</i>, che gli avevamo posto,
-perchè nelle discussioni diceva <i>sia pure</i> a ogni
-tratto, come un intercalare; mi ricordai che
-in fondo era un caro amico, un po' troppo
-<span class="pagenum" id="Page_58">[58]</span>
-pronto, un poco affettato, ma d'indole affettuosa,
-incapace d'un'azione ignobile; mi rivenne anche
-in mente che, sette o otto anni addietro, aveva
-perduto sua madre, morta miseramente, d'una
-caduta di carrozza, e che per vari mesi dopo
-l'avevo visto pallido e accasciato; pensai che
-sarebbe spettato a me di coglier quell'occasione,
-di toccargli la spalla con la punta delle
-dita, chiamandolo per nome, e di fargli, al suo
-voltarsi, un sorriso che fosse un invito, una
-preghiera.... E mi mancò il coraggio di farlo. E
-allora, vilmente, riandai col pensiero quella
-tal discussione, rimasticai le sue parole offensive,
-attenuai cavillando le mie, m'irrigidii nell'orgoglio,
-e stetti così, duro e muto, finchè egli
-discese senza guardarmi, e infilò via San Massimo,
-sotto alla pioggia. Ma allora rimasi male,
-pentito, con la coscienza d'essermi portato da
-anima piccola, e d'aver meritato la chiusa dell'<i>Uom,
-chi sei tu</i>. — Ah povero mondo! — pensai — Me
-ne riserba altre, quest'oggi, la carrozza
-di tutti?
-</p>
-
-<p>
-Me ne riserbava ancor una, di fatti, e proprio
-sulla stessa linea, che presi in Corso San Maurizio
-per tornare a casa, dopo aver visitato gli
-apparecchi del carnevale in piazza Vittorio Emanuele.
-E anche questo fu un caso d'appiccicamento
-forzato; ma d'indole comica: uno di
-quei mezzi briachi espansivi che vi s'attaccano
-come mignatte. Era un operaio sui cinquanta,
-bassotto, col cappello arrovesciato indietro e
-un ciuffo di capelli grigi sulla fronte; che pareva
-si fosse preso tutta la pioggia della giornata,
-<span class="pagenum" id="Page_59">[59]</span>
-tant'era fradicio da capo a piedi. Stava
-solo sulla piattaforma, masticando un mozzicone
-di Virginia, con una faccia che mostrava
-un gran prurito di chiacchierare. — Appena
-salii, mi guardò fisso con due occhi lustri, e si
-rivelò meneghino alle prime sillabe: — <i>Pisson
-d'on temp!</i> — Con questo fiore di lingua attaccò
-la conversazione. Aveva fatto una passeggiata
-fuor di porta (si vedeva) <i>cont on amis</i>, nel quale
-s'era imbattuto la notte, <i>a la vœuna e mezza</i>,
-dopo tanti anni che non si vedevano, un compagno
-d'armi del 1866, che s'era trovato con lui
-a Rocca d'Anfo, <i>sotto Garibaldi</i>. — <i>Hoo minga
-bevu tropp</i> — disse, — .... <i>duu gott</i>.... — Era un po'
-allegro, ne conveniva; ma questo non gli avrebbe
-impedito d'andar la mattina dopo al lavoro:
-era lavorante in ferro. Poi disse ex abrupto:
-<i>Vedaremm, vedaremm</i>, queste prossime elezioni.
-<i>Cossa el ne pensa lu?</i> — Ma, senz'aspettar la
-risposta, mi guardò in viso, col capo un po' inclinato
-da una parte, sorridendo maliziosamente,
-e, appuntandomi l'indice al petto: — <i>Lu el dev
-vess de l'oposizion!</i>
-</p>
-
-<p>
-Parendomi pericoloso il fargli delle confessioni
-politiche, mi contentai di sorridere. Egli picchiò
-il pugno nella mano in atto di trionfo e gridò: — <i>Ah!
-el disevi mi! Mi conossi la gent da la fisonomia.</i> — Egli
-aveva dato il suo voto allo Zavattari. — <i>Cossa
-ne pensa lu del noster Zavattari?</i>
-</p>
-
-<p>
-La mia risposta lo soddisfece.
-</p>
-
-<p>
-— <i>El credi mi!</i> — esclamò. — <i>E del noster
-Cavallotti, sentimm on poo...? E del noster Imbriani?</i>
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_60">[60]</span>
-</p>
-
-<p>
-Ma le mie risposte, troppo laconiche, non
-finivano di contentarlo. Me ne fece dell'altre,
-a cui non risposi più che con cenni del capo.
-Allora scrollò una spalla, dicendo: — <i>Hoo capii:
-el vœur minga desbottonass.</i> — E sorrise in atto
-di compatimento. Poi, tutt'a un tratto, come se
-gli fosse venuta su un'ondata di vino, mi fissò
-negli occhi uno sguardo torvo, e voltandosi
-verso di me con un movimento brusco che gli
-fece fare un traballone: — <i>Ovèi, disi.... el me
-credariss forsi on confident de questura?</i>
-</p>
-
-<p>
-Caspita! Bisognava rispondere. — Che cosa le
-passa per la testa? — dissi con gravità. — So
-bene che uno che s'è battuto con Garibaldi non
-può far di questi mestieri.
-</p>
-
-<p>
-— Ah! — esclamò rasserenandosi. — Ecco
-una parola giusta! — E provò a ripetersi la mia
-risposta per gustarla meglio. — <i>Ben ditt!... Ah
-lu l'è fin! Lu el m'ha daa una risposta che ghe
-fa onor!</i> — E poi da capo: — <i>Ch'el me disa
-donca</i> — domandò con un sorriso sarcastico —,
-<i>cossa el ne pensa lu de Francesco Crispi?</i>
-</p>
-
-<p>
-Ma non aspettò la risposta: si voltò verso la
-strada e, tirando un moccolo, mostrò il pugno
-all'orizzonte, come se il fantasma del suo nemico
-sorgesse dietro la collina di Superga. E
-poi un'altra volta, con un'ostinazione mulesca: — <i>Ma
-ch'el me disa propri quel ch'el pensa del
-noster Zavattari?</i>
-</p>
-
-<p>
-E continuò così, implacabile, per tutto il tragitto.
-Salirono altri; speravo che s'attaccasse
-ad altri. Ma no, egli rimase incollato a me, seguitando
-a tempestarmi di domande, ora stizzendosi
-<span class="pagenum" id="Page_61">[61]</span>
-del mio laconismo, ora approvando calorosamente
-le mie mezze risposte, ora interrogando
-e rispondendo in vece mia, e lodandomi
-della risposta che s'era fatta egli stesso.
-Ma alla fine si dichiarò malcontento. — <i>L'è
-inutil.... l'è inutil</i> — concluse scrollando il capo,
-con un sogghigno amaro: — <i>El se vœur propri
-minga desbottonà</i>.... — E voltatosi ancora una
-volta a guardarmi prima di discendere, diede
-in una gran risata, e esclamò: — <i>Ah! che politicon!...
-Ah che maggia!</i>
-</p>
-
-<p>
-Discese, respirai. Ma fatti appena quattro passi,
-mentre era ancora fermo il tranvai, si voltò indietro:
-tremai che risalisse; non risalì. Mi ripetè
-soltanto con un sorriso furbesco, tendendo
-la mano e tentennando sulle gambe: — <i>E pur....
-lu el dev vess de l'oposizion!</i> — Detto questo,
-se n'andò. Ero libero; ma il divertimento era
-durato per la bellezza di duemila e quattrocento
-metri. E così si chiuse per me la nefasta giornata
-del 9, della quale, rientrato in casa, presi
-nota con dispetto, maledicendo alla poesia tranviaria,
-alle amicizie rotte e alla politica brilla,
-quasi infastidito del mio soggetto....
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Mi rinfrescarono l'ispirazione tutt'a un tratto
-le “giardiniere„ che fecero la solita apparizione
-transitoria negli ultimi giorni di carnevale.
-Quelle grandi carrozze leggiere e aperte da ogni
-lato, in cui i passeggieri siedono gli uni dietro
-gli altri, tutti rivolti da una parte, in modo che,
-<span class="pagenum" id="Page_62">[62]</span>
-stando ritti sul davanti, un po' di sbieco, s'abbracciano
-con lo sguardo ventotto visi disposti
-in sette file, come nella platea d'un teatro minuscolo,
-presentano un molto più largo e più
-vario campo all'osservatore che i carrozzoni
-chiusi. Vi potei far subito delle osservazioni
-nuove sulla famiglia amenissima degli erotici,
-che, non potendo più giovarsi della confusione
-e del serra serra, vi si mostrano più scopertamente.
-I più arditi, i giovani per lo più, s'appoggiano
-con impostature eleganti al parapetto
-anteriore, voltando le spalle ai cavalli, e passano
-in rassegna il bel sesso della piccola platea volante,
-come usano di fare, tra un atto e l'altro,
-dalle sedie chiuse. I più timidi, che sono anche
-gli osservatori più profondi e i goditori più raffinati,
-stanno ritti in fondo, di dove non vedono
-i visi, ma godono di molti altri aspetti della
-forma femminile, che pare li compensino largamente
-di quella privazione. Di là, in fatti,
-possono accarezzare con lo sguardo i colli
-bianchi, i ciuffetti di capelli agitati dall'aria sulle
-nuche, i piccoli recessi candidi e rosati intorno
-alle orecchie, i saldi nodi delle capigliature morbide
-sporgenti sotto ai cappellini e le lunghe
-trecce cadenti sulle schiene giovinette; e possono
-anche osservare a bell'agio i diversi atti
-graziosi, risoluti o languidi, artificiosi o semplici,
-con cui le belle persone siedono e si assettano,
-e misurare con gli occhi le vite snelle
-e le braccia rotonde, e spingersi pure, senza
-farsi scorgere, ad osservazioni più delicate sulle
-passeggiere dell'ultima panca, chinando lo
-<span class="pagenum" id="Page_63">[63]</span>
-sguardo quasi a piombo sulle linee moventi che
-s'inarcano dai colli alle cinture e sulle curve
-ferme che scendono dalle cinture ai ginocchi.
-Si sale di rado in una giardiniera, in cui non
-si possa osservare qualcuno di questi osservatori
-cogitabondi, che col luccichìo delle pupille
-dicono chiaramente con che cosa si stia trastullando
-il loro pensiero.
-</p>
-
-<p>
-Un bell'originale di questa famiglia conobbi
-sulla linea dei Viali il dopopranzo della domenica
-grassa. Stava ritto accanto a me, in fondo
-alla giardiniera. Era un signore attempatotto,
-rotondo e roseo, senza un pelo di barba, con
-una bella capigliatura grigia ondulata che gli
-scappava di sotto a un piccolo cappello a tuba:
-tutto vestito di nero e impiccato in un alto solino
-bianchissimo. L'avrei preso per un pastore
-evangelico se non avesse mandato intorno un
-profumo acuto d'essenza di rose. La giardiniera
-era piena di signore e di signorine. I suoi occhi
-celesti e vivi scorrevano senza posa su quella
-folla di cappellini che offriva l'aspetto d'un'aiuola
-fiorita, accompagnavano per un tratto ogni signora
-che scendeva, squadravano, avvolgevano,
-scrutavano ogni signora che saliva, non perdevano
-uno solo dei movimenti che faceva ciascuna
-per alzarsi, per voltarsi indietro, per aggiustarsi
-le vesti, per far posto ad un'altra: pareva che
-egli pigliasse degli appunti mentali. Ma non
-v'era ombra di sensualità nel suo sguardo: v'era
-un'espressione come di compiacenza artistica,
-un continuo leggerissimo sorriso di godimento
-puro e tranquillo dell'immaginazione. A un dato
-<span class="pagenum" id="Page_64">[64]</span>
-momento vidi i suoi occhi dilatarsi fissandosi
-sulla spalliera mobile dell'ultima panca, alla mia
-sinistra; guardai: egli aveva colto sul fatto una
-crestaina, salita poco prima con un giovanotto,
-la quale, tenendo le braccia ripiegate indietro
-sopra la cintura, e facendo l'indiana, agitava
-le dita fra le mani dell'amico, ritto dietro di
-lei, indianeggiante egli pure; e mi parve che
-quella scoperta lo rallegrasse, gli destasse un
-senso di gioia benevola, come quella d'un padre
-che vede scherzar la figliuola col fidanzato. Un
-tal colore, se altro non era, egli dava abilmente
-al suo sentimento. Lo giudicai uno di quei vecchi
-fortunati, sani di temperamento e di spirito,
-che dal bel sesso sono ancora attratti, ma non
-turbati, che ammirano una bella donna come
-una bella aurora, che davanti allo spettacolo
-della bellezza e della grazia femminile e degli
-amori e delle ebbrezze della gioventù, dignitosamente
-rassegnati alla parte di spettatori, non
-provano che un senso di dilettazione serena,
-scevra d'ogni invidia e d'ogni rimpianto. Seguitai
-un'altra volta il suo sguardo, che si fissò,
-con un'espressione di maraviglia, all'estremità
-d'una delle panche del mezzo.... e riconobbi là
-il profilo purissimo della “vergine morta„; la
-quale subito, nella mia fantasia, si distese sopra
-un panno nero, in mezzo a quattro ceri, con gli
-occhi chiusi e lo braccia in croce, ravvolta in
-un velo bianco e coronata di fiori.
-</p>
-
-<p>
-Era anche questa volta sola, vestita con la
-semplicità di tutti i giorni, con una rosa bianca
-sul cappellino; bianca come il suo viso immutabilmente
-<span class="pagenum" id="Page_65">[65]</span>
-sereno di creatura sovrumana, che
-non potesse nè arrossire, nè ridere, nè piangere,
-intangibile ad ogni passione terrena. Il
-chiodo della curiosità mi si ficcò anche più addentro
-che la prima volta. Chi poteva essere?
-Qualcuna delle signore vicine, di tratto in tratto,
-si voltava a guardarla: pareva che non se n'avvedesse.
-Ma della sua impassibilità maravigliosa
-diede una prova anche maggiore. In un momento
-che s'era fermi, passò lentamente in bicicletta,
-venendo in direzione opposta alla nostra,
-dal lato dov'ella sedeva, un bel tenente dei
-bersaglieri, il quale la fissò, e tirò via. Ma appena
-si ripartì, quegli tornò indietro e prese ad
-accompagnare il tranvai, come un aiutante di
-campo una carrozza reale, col viso rivolto verso
-la ragazza. Molti s'accorsero della manovra e
-si misero a guardarli tutti e due. L'ufficiale
-sorrise, un po' confuso, ma non si scostò; essa
-non diede il minimo segno nè di compiacenza,
-nè di suggezione, nè di dispetto, come se sulla
-bicicletta ci fosse stato un bambino di sei anni:
-osservava le ruote e il movimento alternato dei
-pedali col suo sguardo tranquillo e limpido,
-come se studiasse il meccanismo. Quegli ci fiancheggiò
-ancora per un po', continuando a guardarla;
-poi fece forza, passò avanti e disparve;
-e lei girò sui passeggieri che la guardavano i
-suoi grandi occhi d'angelo senza sesso, nei quali
-non era indizio d'alcun pensiero, come se nulla
-avesse visto e nessuno l'avesse guardata. Ma
-era veramente un miracolo d'innocenza o d'austerità
-d'animo, oppure un prodigio di simulazione?
-<span class="pagenum" id="Page_66">[66]</span>
-Questo sospetto mi fece riflettere. E doveva
-aver fatto in tutti un'impressione assai
-viva poichè, quando discese all'angolo di via
-Gioberti, tutte le teste dei passeggieri, come se
-un colpo di vento le voltasse, si girarono a guardarla,
-e vidi che la sua smilza figura di bambina
-cresciuta in furia, la modestia monacale
-del suo vestire e la sua andatura stranamente
-fanciullesca accrebbero in tutti lo stupore, come
-in me la curiosità. Ma chi poteva mai essere?
-E avrei fatto la sciocchezza di scendere e d'andare
-a chiederne informazioni al portinaio della
-casa dov'entrava, se la mia curiosità non fosse
-stata attratta in quel punto dal viso d'un bimbo,
-che stava ritto sopra una delle prime panche,
-in mezzo a una signora e a una governante, e
-che mi pareva d'aver visto altre volte.
-</p>
-
-<p>
-Mi pareva quello a cui sua madre aveva fatto
-abbracciare la bambina bionda, sul carrozzone
-di Giors, l'ultimo giorno di gennaio. Riconobbi
-infatti la madre ai capelli un po' scomposti e
-al profilo ardito, mentre si voltava a sinistra,
-a parlare con una persona che non vedevo. Essendoci
-un posto vuoto sulla panca dietro la
-sua, mi ci andai a sedere alla prima fermata,
-curioso di veder da vicino quella signora originale,
-a cui avevo ripensato molte volte, ricordando
-le vampate rosse che le salivano al viso
-quando s'accalorava e l'aria di suora di carità
-intrepida che spirava dai suoi grossi occhi neri.
-Parlava con una ragazzina povera di tredici o
-quattordici anni, col capo nudo, magrissima,
-che pareva convalescente, e tossiva. Mi stupì
-<span class="pagenum" id="Page_67">[67]</span>
-la sua voce robusta, calda, un po' velata, come
-di chi ha molto gridato; ma assai di più il modo
-com'essa parlava a quella poverina, alla quale
-rivolgeva delle domande e pareva facesse delle
-raccomandazioni, che il rumore del carrozzone
-non mi lasciava intendere. Era un'espressione
-del viso, un atteggiamento, un accento di sollecitudine
-e di cortesia, che rispondevano mirabilmente
-a un'idea ch'io avevo in capo della
-maniera da usarsi dai signori coi poveri; nella
-quale la benevolenza non abbia ombra di curiosità
-nè di sforzo, e sia delicatamente rattenuta
-la manifestazione della pietà, e questa non
-apparisca punto di natura diversa da quella che
-noi sentiamo per i dolori dei nostri eguali, e la
-familiarità non si mostri concessa per proposito,
-ma data per moto spontaneo dell'animo,
-senza coscienza di darla.
-</p>
-
-<p>
-Eravamo a metà del corso Cairoli quando un
-pezzo d'uomo barbuto, una figura di fattor di
-campagna arricchito, che dava le spalle alla signora,
-non mostrando di sè altri connotati
-che due enormi orecchie vermiglie, accese un
-sigaro Cavour e si mise a far fumo come un
-camino.
-</p>
-
-<p>
-L'aria mossa portò i nuvoli in viso alla ragazzina,
-che prese a tossir forte, torcendo il
-capo e schermendosi con le mani.
-</p>
-
-<p>
-La signora stette un po' incerta; poi sporse il
-capo avanti e, con buon garbo, pregò il fumatore
-di smettere, accennandogli la ragazza che
-tossiva.
-</p>
-
-<p>
-Quegli voltò il suo faccione rosso, sgraditamente
-<span class="pagenum" id="Page_68">[68]</span>
-sorpreso, diede un'occhiata alla signora
-e alla sua protetta, e continuò a fumare.
-</p>
-
-<p>
-Alla signora venne su una delle vampate solite
-e si gonfiò il collo come a una cantante che
-prepara una nota poderosa. — Signore, — ripetè,
-meno cortesemente di prima —, abbia la
-bontà di smettere.... per umanità, non per cortesia.
-</p>
-
-<p>
-L'uomo scrollò una spalla e cacciò fuori un
-altro nuvolo.
-</p>
-
-<p>
-— Mettiti al mio posto —, disse allora risolutamente
-la signora alla ragazza, scattando in
-piedi, e soggiunse forte: — Che screanzato!
-</p>
-
-<p>
-Quegli si voltò in tronco, con gli occhi larghi,
-dicendo con violenza: — Guardi come parla!
-</p>
-
-<p>
-— Parlo come debbo!
-</p>
-
-<p>
-L'uomo s'alzò.
-</p>
-
-<p>
-— Oh s'alzi pure; sono una donna; ma non
-ho paura! — E ritta in faccia all'omaccione,
-mentre il fattorino ed altri s'interponevano, col
-viso eretto e acceso e l'occhio imperterrito,
-stringendo a sè con una mano il bimbo piangente
-e tenendo l'altra sulla spalla della ragazzina
-impaurita, la piccola e brava signora era
-bella da baciarla in fronte.
-</p>
-
-<p>
-Sopraffatto da un coro di voci ostili, l'uomo si
-rimise a sedere, bofonchiando, senza levarsi il
-sigaro di bocca, ma non fumando più; e pochi
-minuti appresso, arrivando il tranvai allo sbocco
-di via Bonafous, la signora discese col bimbo e
-con la governante, dopo aver salutato la sua
-protetta, e si perdette in mezzo alla folla immensa
-accalcata intorno ai baracconi e alle giostre
-<span class="pagenum" id="Page_69">[69]</span>
-di piazza Vittorio Emanuele, donde s'alzava
-un frastuono infernale di grida e di musiche discordanti.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Per tre giorni le giardiniere furono infestate
-da un esercito di <i>pierrots</i> e di <i>bébés</i>, vestiti a
-centinaia d'un solo colore, come se li avesse
-arruolati e mascherati la Prefettura, e ripetenti
-tutti, dalla mattina alla sera, lo stesso eterno
-<i>ciao</i> e <i>ti conosco</i>, col medesimo grido in falsetto,
-acuto e molesto come i loro fiati vinosi
-e le esalazioni della loro biancheria sospetta e
-della loro pelle in sudore. Nel piccolo teatro del
-tranvai, con mio rammarico, si sostituiva alla
-commedia piacevole di tutti i giorni il veglione
-chiassoso, dove non potevo più osservare che
-la caricatura buffonesca della vita. Di mala voglia,
-il dopo pranzo del martedì grasso, feci una
-corsa da piazza Statuto alla Gran Madre di Dio.
-Erano giunte dall'Africa le brutte notizie dei
-combattimenti di Seeta e di Alequà coi ribelli.
-Intorno a me, fra i passeggieri, si commentavano
-i fatti, e alle parole tristi che si scambiavano
-intorno alla strage, alle sevizie usate ai
-feriti, alla morte dei tenenti Negretti e Caputo
-e dell'ufficiale arso vivo, e ai pronostici che si
-facevano di altri casi più funesti, si mescolavano
-le note festose delle trombette e dei corni,
-gli strilli e i canti delle maschere che passavano
-e i lazzi e le risa di quelle del tranvai; e
-in mezzo a quella baldoria mi parevano più miserande
-<span class="pagenum" id="Page_70">[70]</span>
-e più terribili le immagini di quelle povere
-vittime lontane della guerra maledetta. Ah,
-che cosa sono i lutti nazionali quando cadono
-nei giorni destinati dal Calendario alla gozzoviglia
-e al baccano!
-</p>
-
-<p>
-Per un tratto di strada mi stette seduto accanto
-un uomo maturo, il quale non aveva altra
-maschera che un gran naso orizzontale, e
-con quel becco di cicogna sul viso, come se lo
-portasse per obbligo, leggeva con gran serietà
-la <i>Gazzetta del Popolo</i>; poi un operaio alticcio
-e mezzo assonnito, che, dimenticando d'essersi
-annerita la faccia con sughero bruciato per divertir
-sè ed il pubblico, discorreva con accento
-lamentevole di certi suoi dispiaceri di famiglia a
-un amico addormentato. A metà di via Po, una
-graziosa mascherina verde, scendendo dal carrozzone
-mi diede un lattone sul cappello e mi
-disse nell'orecchio: — Abbasso il socialismo! —; ma
-non me n'offesi perchè, agli occhi e ai modi,
-non mi parve, per quanto riguardava la sua
-persona, una troppo fiera nemica della proprietà
-collettiva. Al posto di lei salì poco dopo una
-vecchia signora, di capelli bianchissimi, d'aspetto
-dignitoso e buono, che serbava ancora i segni
-d'una bellezza gentile, e sulla panca davanti un
-giovanotto in maschera di pulcinella, con gli
-occhi accesi dalle libazioni, che stringeva un
-sacchetto di confetti con due mani rudi d'operaio.
-Ed ebbi allora un esempio di quanto valga
-la gentilezza più dello sdegno a imporre rispetto
-anche a un animo volgare. Colpito da quella
-bella canizie signorile, il giovane s'appoggiò alla
-<span class="pagenum" id="Page_71">[71]</span>
-spalliera della panca, proprio in faccia alla signora,
-sorridendole con familiarità impertinente,
-con l'intenzione manifesta di dirle qualche facezia
-grossolana. Cominciò con la formola solita: — Ah,
-ti conosco.... t'ho conosciuta quand'eri
-giovane.... cerca un po' di ricordarti.... — Una
-risposta secca avrebbe provocato un'insolenza.
-La signora rispose invece dolcemente,
-scrollando il capo: — Tu sbagli, povero figliuolo;
-quand'io ero giovane tu non eri ancora nato....
-</p>
-
-<p>
-La pacatezza, la grazia sorridente, velata
-d'una certa mestizia, e l'accento di benevolenza
-quasi materna con cui ella disse queste parole,
-tanto diverse da quelle ch'egli s'aspettava, fecero
-rimanere il giovane come interdetto. Sorrise,
-scotendo il capo; volle ribattere, ma non
-osò, e per uscirne tuffò la mano nel sacchetto
-e porse alla signora due caramelle, che essa
-accettò; poi si mise a sedere, e non disse più
-nulla.
-</p>
-
-<p>
-Il tranvai, come un barcone scendente da un
-fiume in un lago, entrò dentro alla folla enorme
-di piazza Vittorio Emanuele; e in mezzo a quella
-moltitudine bamboleggiante attorno alle grandi
-giostre scintillanti d'oro e di specchi, ai baracconi
-imbandierati, ai pagliacci urlanti, ai fantocci
-mostruosi, dinanzi allo spettacolo di tutta quella
-gente d'ogni condizione e d'ogni età che girava
-sui cavalli di legno, sulle barche, sui velocipedi,
-sulle altalene e accorreva agli squilli di tromba
-dei ciarlatani chiamanti a raccolta l'imbecillaggine
-umana, la persona più seria, l'unico che
-paresse un uomo, che mostrasse d'aver ancora
-<span class="pagenum" id="Page_72">[72]</span>
-un cervello nel cranio era il povero cocchiere,
-un gobbetto di pelo rosso, che, rattenendo i cavalli,
-s'affannava a fischiare, a gridare: — Attenti! — a
-rimovere dalle rotaie i rimbambiti,
-molti dei quali gli rivolgevano delle ingiurie,
-offesi dalla superiorità di giudizio ch'ei mostrava
-d'aver sopra di loro. Che respiro tirò il
-pover'uomo quando si trovò all'aperto sul ponte
-di Po, fuor del pericolo di storpiar senza colpa
-il suo prossimo e della necessità d'aver cervello
-per mille! Tirò fuori il fazzoletto turchino
-e s'asciugò la fronte grondante di sudore, e
-quando si arrivò in faccia alla Gran Madre di
-Dio, staccati appena e riattaccati i cavalli, afferrò
-il suo canestro, sedette sul predellino, e
-si mise a ingozzare in furia una povera minestra
-fredda di riso e fagioli. Io stetti osservandolo,
-aspettando che il tranvai ripartisse. Poteva
-aver trentacinque anni; doveva esser un
-contadino, perchè portava due cerchietti dorati
-alle orecchie, e all'udire il suo accento vercellese,
-pensai che fosse uno di quei lavoratori
-delle risaie, che i loro colleghi del tranvai chiamano
-burlescamente <i>mangiarane</i>, dicendo che
-la vita dura del cocchiere è una delizia per essi,
-appetto a quella d'inferno che menavano prima.
-Vedendo che l'osservavo, mi raccontò a parole
-rotte, masticando, la storia della sua colazione;
-la quale era in ritardo di quattr'ore, poichè
-quella mattina, essendo egli stato mandato
-all'improvviso dalla linea dei Viali a quella del
-Martinetto a supplire un assente, il canestro,
-che gli aveva portato sua moglie, s'era sviato.
-<span class="pagenum" id="Page_73">[73]</span>
-e passando di tranvai in tranvai, aveva girato
-per le linee dalle dieci alle due, prima di raggiungerlo.
-E il povero gobbetto, digiuno dall'alba,
-mentre mangiava a precipizio, si voltava
-a ogni boccone a guardar se l'altro tranvai arrivasse,
-già affannato dal pensiero della folla
-che avrebbe dovuto riattraversare, spolmonandosi
-a fischiare e a urlare, in piazza Vittorio
-Emanuele, in via Po, in via Garibaldi, fino al
-capo opposto di Torino.... — Ah il carnevale — esclamò — per
-noi altri!... Se conoscessi chi
-l'ha inventato! — E fece l'atto di scaraventare
-il canestro in faccia a qualcuno.
-</p>
-
-<p>
-Ripartii con lui; si ruppe un'altra volta l'onda
-umana della gran piazza, in mezzo a un frastuono
-diabolico, e anche prima d'arrivare in
-via Po, il tranvai era stracarico. V'era una mescolanza
-di cappellini fioriti, di chepì, di tube, di
-capigliature arruffate, di berrettine rosse e di
-cappelli a pan di zucchero e di cappucci di maschere,
-un pigia pigia di gente con l'argento
-vivo addosso, che lanciavano risa e grida, come
-scoppi di razzi e di petardi, agli alti tranvai che
-passavano; dai quali rispondevano altre bocche
-spalancate e braccia fendenti l'aria, come da tanti
-gabbioni di matti. A ogni tratto la giardiniera
-si fermava, e molti scendevano, molti salivano,
-disputandosi il posto, cadendo seduti e rialzandosi,
-strofinandosi a vicenda per tutti i versi e
-scambiandosi urtoni, complimenti e pizzicotti,
-con un cicaleccio e un vocìo che assordava. In
-piazza Castello mi si venne a piantar davanti,
-sulla piattaforma posteriore, un mascherone colossale,
-<span class="pagenum" id="Page_74">[74]</span>
-insaccato in un dominaccio nero che
-gli dava l'aspetto d'un fratello della Misericordia,
-e costui e altri due mascherotti vinolenti, quando
-furono in via Garibaldi, cominciarono a tormentare
-una donna, che le loro schiene mi nascondevano,
-tempestandola di domande buffe, e chiamandola
-<i>mare</i> e <i>nona</i>, per canzonatura.
-</p>
-
-<p>
-— O <i>mare</i>, come ve lo siete goduto il martedì
-grasso?
-</p>
-
-<p>
-— Guarda che po' di sacco di confetti che ha
-vuotato!
-</p>
-
-<p>
-— O una giratina sulla giostra a barche l'avete
-data?
-</p>
-
-<p>
-— L'ho trovata io in un <i>Gabinetto riservato
-agli adulti</i>!
-</p>
-
-<p>
-— L'ho vista in maglia nel <i>Padiglione orientale</i>!
-</p>
-
-<p>
-Non udii alcuna risposta. Un minuto dopo, i
-tre buffoni saltarono giù, e io riconobbi all'estremità
-dell'ultima panca la vecchietta di
-Pozzo di Strada, che doveva esser salita, come
-sempre, all'angolo dì via XX Settembre. Aveva
-il fazzoletto in capo, il suo sacco vuoto sulle
-ginocchia, il suo solito atteggiamento umile e
-raccolto. Non mostrava alcun risentimento delle
-beffe, come se non le avesse neppure intese:
-guardava con lo sguardo attonito d'un bimbo
-le ragazze mascherate che passavano in bicicletta,
-i drappelli di maschere che sfilavano accanto
-al tranvai pestando i tacchi e ripetendo
-tutte in coro lo stesso grido come branchi di
-capre, la doppia processione nera che andava
-e veniva sui marciapiedi; ma pareva che non
-<span class="pagenum" id="Page_75">[75]</span>
-vedesse nulla. Vide però la chiesa dei Santi Martiri,
-quando vi si passò davanti, e si fece il segno
-della croce. Quel pensiero fisso, che già le
-avevo visto nel viso, pareva che si fosse fatto
-più profondo e più inquieto; più sovente essa
-socchiudeva gli occhi e chinava il mento sul
-petto e poi si riscoteva come da un breve sogno
-angoscioso, e m'appariva più piccola, più risecchita,
-più meschina, come se dall'ultima volta
-che l'avevo veduta non avesse più dormito e
-fosse diventata più povera. Che cos'aveva? Non
-immaginavo alcuna causa determinata del suo
-dolore; ma sentivo così in confuso che la cognizione
-di quella causa era celata in qualche
-parte della mia mente, e che quando l'avessi
-saputa mi sarei maravigliato di non averla
-scoperta io medesimo. Si segnò di nuovo quando
-passammo davanti alla chiesa di San Dalmazzo,
-chiuse gli occhi ancora una volta quando si
-sboccò in piazza Statuto, e più su, vicino al monumento
-del Fréjus, quando io discesi a destra
-per andare a casa, essa discese a sinistra verso
-lo stradone di Rivoli. La vidi allontanarsi col
-suo sacco vuoto sotto il braccio, a passi lenti
-e uguali, curva sotto il suo dolore misterioso,
-come sotto un giogo invisibile, solitaria in mezzo
-alla vasta piazza già oscura, piccola, compassionevole
-come una formica smarrita. E con
-quel povero punto nero che si perdette nell'orrizzonte
-silenzioso della campagna svanirono
-per me tutti gli splendori e tutti gli strepiti del
-carnevale.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_76">[76]</span>
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-La ritrovai pochi giorni dopo sulla stessa linea,
-alla prima corsa della mattina, e cercai subito
-un modo d'interrogarla, per scoprire il suo segreto;
-ma mi distrasse da lei un nuovo spettacolo,
-un corso d'osservazioni nuove sul singolare
-aspetto in cui si presenta all'occhio del
-passeggiere dei tranvai la battaglia elettorale.
-Ferveva già l'agitazione per quelle tanto aspettate
-elezioni amministrative, che dovevan decidere
-finalmente della prevalenza del partito cattolico
-o del partito liberale. I muri erano tappezzati
-di manifesti d'ogni forma e colore che
-s'alzavano superbamente fino ai terrazzini e
-scendevano umilmente fin sui marciapiedi,
-come per attaccarsi alle gambe dei signori e
-per leccare le scarpe ai poveri. Su tutte le linee
-si correva per lunghi tratti in mezzo a un coro
-visibile di esortazioni, di promesse, di accuse,
-di preghiere, di minacce, fra cui sonavano più
-alto, come note acute, centinaia di nomi noti ed
-ignoti, aristocratici, borghesi, plebei, quasi gridati
-dai muri, come da una folla, con mille diverse
-intonazioni allegre e solenni, imperiose e
-supplichevoli; alle quali pareva che il carrozzone
-sfuggisse, fischiando e scampanellando
-per dir di no, che non ci credeva, e che aveva
-altre cure per la testa. A ogni fermata, tutte
-quelle voci si facevan sentire più forti e più
-chiare, e poi si confondevano da capo in un
-mormorìo sordo e lontano, in cui non si raccapezzava
-più nè programmi nè nomi. Dentro
-<span class="pagenum" id="Page_77">[77]</span>
-al tranvai, peraltro, sorgevano dispute concitate,
-delle quali non m'arrivava all'orecchio che
-qualche parola, come <i>baloss</i>, <i>ciarlatan</i>, è tempo
-di finirla, la vedremo, e cose simili; e c'eran
-dei signori che, senza disputare, aprivano l'uno
-in faccia all'altro, in atto ostile, l'<i>Italia reale</i> e
-la <i>Gazzetta del Popolo</i>, altri che facevan pacatamente
-discussioni tutte aritmetiche, in cui ritornavano
-a ogni tratto i cinque mila, i sette
-mila, i dieci mila, come nei discorsi di guerra,
-e altri parecchi che, tendendo un orecchio a
-quei discorsi, guardavan la fuga dei manifesti
-sui muri con un sorriso canzonatorio continuo,
-come gente che si spassasse a un modo dei
-neri, dei rossi e dei tricolori. Sugli altri tranvai
-che passavano, intanto, vedevo dei giovani di
-mia conoscenza, che tenevan sotto il braccio
-dei pacchi di stampati, con l'aria di gente affaccendata,
-che corresse fin dalla prima mattina
-e dovesse correre fino alla sera, stimolata a
-un tempo da un obbligo e da una passione:
-servitori volontari e conscienti d'un'idea. E fu
-appunto uno di questi fattorini apostolici che
-mi fece fare la prima scoperta riguardo a uno
-dei miei compagni misteriosi di viaggio.
-</p>
-
-<p>
-Ero sul tranvai del Martinetto, una mattina
-di nebbia, accanto al cavaliere Bicchierino, che
-leggeva la sua solita <i>Gazzetta</i>, in piedi. Salì
-sulla piattaforma un falegname mio conoscente,
-con un gran cappello alla calabrese e una giacchetta
-spelata di velluto color cacao, che gli
-vedevo addosso da cinque o sei anni, e un
-grosso pacco di stampe sotto il braccio. Era
-<span class="pagenum" id="Page_78">[78]</span>
-un originale curiosissimo d'indole come d'aspetto,
-che, a vederlo serio, con quel barbone
-rossastro e ispido, con quelle folte sopracciglia
-irsute e quel collo taurino, pareva un uomo terribile,
-e quando rideva, il più gran bonaccione di
-questo mondo, benchè avesse una voce di cannone
-Krupp. Era un filosofo, il quale esprimeva
-tutti i suoi pensieri in forma di sentenza, e ne
-notava una gran parte in un taccuino, che portava
-sempre con sè, spaziando di preferenza
-nel campo della morale, dei costumi, della rigenerazione
-della donna e dell'educazione dei fanciulli.
-Non un pensatore astratto, peraltro; ma
-“un propagandista individuale„ appassionato,
-un ragionatore infaticabile, capace di “lavorare„
-un amico renitente per un anno di seguito,
-tutti i giorni, con la tenacia d'un missionario;
-e buon lavoratore con questo, sobrio per istinto
-e per proposito, tanto da privarsi del vino e del
-tabacco per dare il suo obolo alla causa e per
-comperare opuscoli, giornali e anche ritratti e
-calendari socialisti, di cui tappezzava le pareti
-della sua camera. Buono e semplice, in fondo,
-e arguto: canzonatore benevolo della borghesia;
-rallegrato da una sua idea fissa, che era di turbare
-i sonni al Prefetto, di esser vigilato continuamente
-dalle Autorità, delle quali soleva parlare
-con un tono comicissimo di compatimento, come
-se ogni giorno sventasse qualche loro trama e
-facesse loro qualche bel tiro; e prendeva in fatti
-per ogni suo atto più innocente ogni specie di
-precauzioni sopraffini e superflue, sorridendo
-maliziosamente nella sua grossa barba.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_79">[79]</span>
-</p>
-
-<p>
-Appena salito, prese a discorrere con me, a
-bassa voce, ma con viva soddisfazione, del movimento
-elettorale, che s'avviava bene. Gli
-scappò una sola frase a voce alta: — Torino
-si scuote. — Il cavaliere Bicchierino la sentì,
-e, alzati gli occhi dalla <i>Gazzetta</i>, lo guardò un
-momento con un'espressione di grande stupore.
-Egli continuò a discorrere; altri salirono. A un
-certo punto, guardandomi intorno, vidi dall'altro
-lato della piattaforma gli occhiali e il pizzo grigio
-di quel tal mio nemico misterioso, che quando
-mi vedeva da una parte del tranvai saliva dall'altra.
-Egli guardava me e il mio conlocutore
-con due occhi così dilatati e sporgenti, tirando
-rapidamente fra l'uno e l'altro dei tratti di congiunzione
-così vigorosi, e con un'espressione
-di sdegno così viva, che la verità mi si scoperse
-come al chiarore d'un lampo. Era il socialista
-ch'egli odiava! E mi balenò nello stesso
-punto un vago sospetto che fosse lui l'autore
-d'una lettera anonima che avevo ricevuto il
-giorno dopo dell'assassinio del povero Carnot,
-intestata col vocativo: — <i>degno amico di Caserio</i>....
-</p>
-
-<p>
-Ed io che avevo fatto il disegno di conquistarlo!
-Indovinata la causa dell'orrore che gli
-destavo, non c'era proprio da far altro che un
-atto di mesta rassegnazione. Ma, insomma, il
-mistero era svelato; avevo fatto nel mio piccolo
-mondo del tranvai la prima scoperta importante;
-e poi.... chi sa mai! Intanto gli affibbiai
-nelle mie note il nome di Guyot, il mangia-socialisti
-francese, per mio comodo.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_80">[80]</span>
-</p>
-
-<h2 id="cap3">CAPITOLO TERZO.</h2>
-</div>
-
-<p class="indr">
-Marzo.
-</p>
-
-<p>
-Per molta gente, che esce poco di casa e che
-per pigrizia o per età o per incomodi non si
-serve più delle gambe, il tranvai è diventato il
-solo mezzo di comunicazione col mondo, l'ultimo
-ponte mobile che li unisce ancora alla
-città in cui vivono solitari. Costoro fanno sul
-tranvai le loro passeggiate igieniche di “andata
-e ritorno„ o “il giro di circonvallazione„ come
-lo chiamano, per pigliare una boccata d'aria;
-sul tranvai cercano i piaceri della conversazione,
-fanno nuove conoscenze, raccolgono notizie,
-rivedono qualche volta gli amici, e quando
-rincasano, non parlano che della gente e dei
-piccoli casi veduti nelle loro corse, come se
-per essi non ci fosse più altra società fuori di
-quella che corre dalle sette e mezzo della mattina
-alle dieci della sera sulla gran rete di ferro
-della Società belga e della Società torinese. Posso
-dire d'aver fatto parte di questa famiglia per
-<span class="pagenum" id="Page_81">[81]</span>
-tutto il tempo che impiegai a mettere insieme il
-mio libro. Anche stando in casa, cercavo il più
-sovente col pensiero le persone che solevo trovare
-sui tranvai, a ogni passaggio di carrozzone
-sotto le mie finestre mi balzavano davanti
-le loro immagini, e ogni mia curiosità, quand'uscivo,
-si volgeva a chi avrei incontrato, a
-che sarebbe accaduto, a che avrei scoperto quel
-giorno nelle mie scarrozzate. Il tranvai era diventato
-per me quello che è per certi vecchi
-pensionati il caffè, dov'essi vanno a interrogare
-l'opinione pubblica intorno agli avvenimenti del
-giorno. E la mattina del due di marzo, riavutomi
-appena dallo sgomento delle prime notizie d'Abba
-Garima, corsi al mio caffè ambulante per osservarvi
-gli effetti dell'avvenimento terribile.
-</p>
-
-<p>
-Capitai nel carrozzone di Carlin, sulla linea
-del Martinetto. C'eran seduti dentro sei o sette
-signori accigliati, tutti col giornale in mano,
-che non si guardavano, come se ciascuno avesse
-temuto di legger sul viso degli altri qualche notizia
-peggiore di quelle che aveva lette stampate;
-e mostravan tutti, oltre al dolore, un'amarezza
-sdegnosa, un'irritazione sorda, che mi
-pareva il rimorso e la vergogna della credulità
-stupida, degli entusiasmi bamboleschi con cui
-s'erano prestati per tanto tempo all'enorme inganno
-sanguinoso, dal quale uscivan bruscamente
-quella mattina, come da un sogno di
-briachi. Tutti tacevano: il carrozzone pareva
-un gabinetto di lettura d'ipocondriaci. Il solo
-Carlin era agitato. Quando venne da me sulla
-piattaforma, con la sua faccia zanardelliana più
-<span class="pagenum" id="Page_82">[82]</span>
-secca del solito, strappò lo scontrino dal libretto
-con un gesto nervoso, dicendo: — Inzipiensa!
-Inzipiensa! —; una parola imparata dai giornali,
-senza dubbio. — Cosa s'ha da dire d'un
-<i>assortimento</i> compagno? — Finalmente appariva
-chiara, pur troppo, la bestialità commessa, di
-non aver preso il nemico tra due fuochi, quando
-s'era ancora in tempo! Ma cercava di consolarsi,
-affermando (di scienza propria, poichè
-notizie al proposito non n'erano ancora arrivate)
-che le nostre artiglierie avevano fatto una
-strage inaudita; e poi aveva gran fiducia nel
-maggior Prestinari, e aspettava miracoli dal
-Baldissera, che avrebbe “spazzato tutto„. Invitto
-Carlin! Tutta la sua lunga persona spolpata
-fremeva guerra e vendetta. Egli voleva mandar
-laggiù cento mila uomini, duecento mila, quattrocento
-mila, e fino all'ultimo cannone dei nostri
-arsenali, pur di aver con quella canaglia
-di negri <i>l'ultima parola</i>. E dicendo questo continuava
-a staccar gli scontrini vigorosamente,
-come se ad ogni strappo avesse portato via un
-brandello della pelle del Negus.
-</p>
-
-<p>
-Per alcuni giorni non ebbi altro oggetto d'osservazione
-che lui. Scopersi che non era soltanto
-un africanista ardente e un curioso della
-scienza; ma un osservatore dei suoi simili. Essendo
-in servizio da molti anni, conosceva su
-tutte le linee un gran numero di persone, di cui
-sapeva a che ora e dove salivano e a che punto
-scendevano, e sulla condizione e sugli affari
-loro, ignorando chi fossero, almanaccava con
-la fantasia, osservandoli con occhio scrutatore.
-<span class="pagenum" id="Page_83">[83]</span>
-E si capiva che quel continuo salire e scendere
-di gente conosciuta e sconosciuta e quei mille
-frammenti di discorsi che raccattava lungo il
-giorno lo divertivano. Un giorno me lo disse: — Se
-si guadagnasse un po' di più e si faticasse un
-po' meno, questa <i>professione</i> sarebbe di mio gusto. — Era
-uno di quegli uomini d'immaginazione
-viva e curiosa, pei quali lo spettacolo del mondo
-è un godimento. A ogni discorso che sentisse, su
-qualunque argomento, di persone che gli paressero
-colte, tendeva l'orecchio e l'arco dell'intelligenza;
-raccoglieva frasi, bocconi di notizie
-e mezze idee; le rimasticava in silenzio, e
-poi le smaltiva storpiate, impasticciate, trasformate
-nei modi più strani ai colleghi e ai passeggieri
-di condizione umile, mostrando di sapere
-assai più di quanto diceva, come un uomo
-che vivesse in una sfera intellettuale superiore
-al proprio stato. Sempre serio, con la fronte
-corrugata; soltanto quando entrava nel carrozzone
-qualche donna equivoca vistosamente
-elegante, socchiudeva un occhio e sporgeva
-le labbra in modo lepidissimo, dandosi l'aria
-d'un conoscitor fine e profondo del genere. Per
-attaccar discorso buttava là una parola, come un
-amo nell'acqua, non rivolgendosi direttamente
-ad alcuno, e se un passeggiere mordeva, egli
-scioglieva la lingua, se no, non aggiungeva altro,
-aspettando miglior occasione; oppure cercava
-un'entratura nominando a bassa voce le
-persone che salivano. — Quello lì è il segretario
-capo del municipio, quello che fa tutto: gran
-testa. — Quella è la signora Valdata, la prima
-<span class="pagenum" id="Page_84">[84]</span>
-donna del teatro piemontese, che sale ogni domenica
-a quest'ora, per andare al <i>Rossini</i>, alla
-recita diurna. — Questo è il cavalier Benotti,
-veterano del quarantotto, che va al caffè Londra....
-col cane.
-</p>
-
-<p>
-Era questi uno dei frequentatori della linea;
-l'avevo visto salir molte volte al numero 43 dì
-via Garibaldi; portava sempre all'occhiello il
-nastrino della medaglia commemorativa. Aveva
-settant'otto anni, e coglieva tutte le occasioni per
-far sapere la sua età, di cui era altero. Quando
-saliva, si scusava della lentezza, dicendo: — A
-settantott'anni non si può esser lesti.... — Quando
-i vicini sorridevano dell'atto con cui afferrava
-a due mani la colonnina a un sobbalzo del carrozzone,
-sorrideva egli pure e diceva: — Eh,
-non si scherza mica; son settantotto suonati.... — Era
-un vecchietto pulito e cortese, al quale
-un principio di rimbambimento dava un aspetto
-di grande bontà; sorridente a tutti, in specie ai
-bambini, a cui carezzava la guancia con la punta
-d'un dito, quando si trovavano col viso davanti
-al suo, stando in braccio alla mamma; espansivo,
-bisognoso tanto di discorrere, che qualche
-volta parlava da sè, scotendo il capo in atto
-d'approvazione continua. Era curvo; ma si drizzava
-di tratto in tratto, come se gli scattasse
-dentro una molla, alzando la fronte e guardando
-fieramente davanti a sè, riscosso forse
-all'improvviso da qualche ricordo delle antiche
-battaglie; per pochi momenti, però; poi ricascava
-nell'atteggiamento solito, come se la molla
-si spezzasse, e rifaceva il viso ilare e ossequioso.
-<span class="pagenum" id="Page_85">[85]</span>
-Aveva un piccolo cane che chiamava
-Ciuchetto, un volpino giallognolo con la coda
-arricciata, il quale accompagnava continuamente
-il tranvai, trottando accanto alla piattaforma
-e alzando ogni momento il muso a guardarlo;
-ed egli guardava lui, per lunghi tratti,
-sorridendogli amorevolmente, e lo cercava con
-occhio inquieto, voltandosi a destra e a sinistra,
-ogni volta che il passaggio d'una carrozza o
-d'un carro glielo nascondeva. E si capiva che
-quel cane era per lui un amico, una consolazione
-della vita, la sola compagnia ch'egli avesse
-durante le lunghe giornate in cui il cattivo tempo
-o gl'incomodi dell'età lo tenevano rinchiuso in
-casa. Era anche un po' sordo il vecchietto; ma
-tanto più cortese per questo, che acconsentiva
-spesso col capo, sorridendo, a persone che non
-parlavano con lui, e prolungava l'atto approvatorio
-anche quando non parlavano più, con
-un'aria d'attenzione profonda. E fu appunto uno
-di questi casi, di cui altri risero, che mi fece
-scrivere il suo nome, per impulso di simpatia,
-nell'elenco dei miei personaggi....
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Il marzo, peraltro, non s'annunziava bene;
-pareva che il disastro d'Abba Garima avesse
-disperso tutti i miei conoscenti; passavano i
-giorni, e su nessuna delle tre linee ch'ero solito
-di percorrere, anche percorrendole in ore
-insolite, non m'imbattevo più in alcuno di loro,
-nè mi si offrivano altre persone o casi che
-<span class="pagenum" id="Page_86">[86]</span>
-mettesse conto di registrare. Ahimè, mancava
-la materia! E mi prese un dubbio triste: d'aver
-fondato il mio edifizio sopra un'illusione; che
-la realtà non bastasse a sorreggerlo; che senza
-lavorar di mio, ossia, senza fabbricarlo diversamente
-affatto da come l'avevo immaginato, non
-lo avrei potuto compiere; e di giorno in giorno
-volgendosi il dubbio in certezza, stavo per rinunciare
-un'altra volta, tristemente scoraggiato,
-al mio proposito....
-</p>
-
-<p>
-Furono quei due benedetti amanti di borgo
-San Donato che mi fecero riprendere la penna.
-Li trovai una mattina alla prima corsa sul tranvai
-del Martinetto, salendo in piazza Statuto.
-Era la prima volta che vedevo la ragazza venir
-dal sobborgo con lui, solito di salire all'angolo
-di via Siccardi. Stavan seduti l'uno accanto
-all'altro, vicino all'uscio anteriore. Al primo
-sguardo vidi un mutamento in tutti e due; in
-lei più notevole. Aveva un cappellino nuovo,
-un vestito che non le avevo mai visto, e non
-so che di più sereno nel viso, di più dolce negli
-occhi, un atteggiamento come di dignità nuova,
-un'espressione vaga quasi di appagamento della
-coscienza. Tutt'e due parlavan più liberamente, si
-sorridevano più spesso, con un'aria di sicurezza,
-che per l'addietro non mostravano. Avrei dovuto
-capir subito; ma non capii che dopo qualche
-minuto d'osservazione. S'erano sposati. Non
-c'era dubbio. Guardai la mano destra di lei: ci
-vidi l'anello. Ebbene.... n'ebbi un vivo piacere.
-Poveri ragazzi! Eran dunque contenti. Chi sa
-con quante privazioni avevano raccolto a soldo
-<span class="pagenum" id="Page_87">[87]</span>
-a soldo quel po' di fondo per metter su il loro
-quartierino in via San Donato! Poichè era certo
-che stavano lì e che dovevano avere una sola
-camera, con una nicchia di cucina, se pur non
-serviva di cucina il caminetto. Guardandoli, vedevo
-quella camera al terzo piano, mobiliata
-appena dello stretto necessario, con un vaso di
-fiori alla finestra, con un piccolo lume a petrolio
-sopra un piccolo tavolo, dove essa cuciva
-la sera, e lui, forse, faceva qualche lavoro straordinario
-di copiatura, dopo aver cenato con un
-po' d'insalata; e immaginavo la loro vita, nella
-quale eran contati i minuti e i centesimi, dette
-ogni giorno, in quei dati momenti, quelle medesime
-parole, letto per dei mesi uno stesso libro,
-una pagina per volta, vagheggiata per due
-settimane una serata in seconda galleria al teatro
-Alfieri; e in quella vita povera e oscura indovinavo
-un pensiero comune, l'aspettazione d'un
-essere desiderato, allietata dalla speranza d'una
-grazia della natura, d'un essere diverso da loro,
-florido e bello, che avrebbe portato fra quelle
-quattro povere pareti luce, allegrezza, alterezza,
-coraggio. Sì, certo, quel tenue chiarore che traspariva
-dal viso di quella donnina di nulla,
-consapevole della propria bruttezza e rassegnata
-al posto umilissimo che le aveva dato il
-destino nel mondo, era quella speranza, l'intimo
-albore della maternità, già biancheggiante nell'anima,
-prima che l'astro esistesse; il piccolo
-essere, forse non ancora concepito che nel pensiero,
-era già amato e accarezzato; essa vedeva
-già la forma indefinita, qualche cosa di bianco
-<span class="pagenum" id="Page_88">[88]</span>
-e di roseo, movere per la piccola camera, agitarsi
-accanto a lei nel tranvai, drizzarsi sulle
-ginocchia del giovane che le sedeva di fronte.
-Come al solito, essa s'alzò per discendere in
-piazza Castello: continuava dunque a andare
-al lavoro. Povera donnina! Nell'alzarsi fece un
-atto insolitamente vivace, e quanta grazia si
-poteva mostrare in quel piccolo corpo così poco
-femmineo vi si mostrò in quell'atto, che era
-tutto per il suo sposo, si capiva. Quando fu a
-terra, aspettando che il tranvai passasse, gli
-fece un saluto con la mano, sorridendo. Era la
-prima volta che faceva così: un saluto di moglie
-a marito. Fu per me come un annunzio
-indiretto di matrimonio.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-E subito, il giorno dopo, come se con quei due
-mi si fosse aperto un buon periodo, scopersi un'altra
-coppia, della quale era destinato che mi dovessi
-occupare curiosamente per tutto il corso
-dell'anno. Erano le quattro dopo mezzogiorno,
-quando salì sul tranvai della linea Vinzaglio,
-in via Garibaldi, una signora sui trent'anni,
-bruna e bellina, vestita con garbo, un po' timida,
-con due occhi chiarissimi e un bocchino
-di bimba; la quale, appena seduta dentro, in un
-angolo, girò sui presenti uno sguardo rapido,
-con una leggera espressione d'inquietudine, che
-immediatamente disparve. Era una di quelle
-figure di cui si suol dire al primo vederle: — Ecco
-una donna onesta. — Aveva un cappellino
-<span class="pagenum" id="Page_89">[89]</span>
-nero guernito di mazzetti di viole, che tornavano
-mirabilmente al suo visetto bianco e
-modesto di fanciulla. Dopo quella prima occhiata
-non guardò più nessuno, e parve che si
-raccogliesse nell'osservazione delle scarpette
-d'un bambino che teneva sulle ginocchia una
-donna seduta dall'altra parte. Quando il tranvai
-arrivò allo sbocco di via Roma in piazza Castello,
-dove s'aggruppano i giovani eleganti per
-veder sfilare le passeggiatrici dei portici, salì
-senza far fermare un bel capitano di fanteria,
-alto e snello, con un berretto nuovo fiammante
-e i guanti bianchi freschissimi, entrò e sedette
-dì fronte a lei. Si guardarono di sfuggita, e poi
-voltarono tutt'e due il capo dalle parti opposte,
-l'uno verso il marciapiede di destra, l'altra
-verso quello di sinistra. Che imprudenza! Se si
-fossero salutati e messi a discorrere, non avrebbero
-forse destato alcun sospetto. Ma quello
-scambio d'occhiate indifferenti e quello sguardo
-rivolto intorno da tutti e due insieme come per
-assicurarsi che nessuno avesse notato il loro
-incontro, li tradirono. E li tradì anche più un
-rossore leggerissimo che salì alle guance di lei,
-nonostante lo sforzo ch'ella fece per rattenerlo,
-accusato dal movimento del suo petto. Il rossore
-svanì in un attimo; ma rimase visibile il
-suo turbamento, un non saper che fare dei propri
-occhi, la coscienza d'essere osservata dai
-passeggeri, e come un sospetto pauroso della
-strada, alla quale lanciava ogni tanto, con simulata
-distrazione, degli sguardi furtivi, che
-percorrevano un tratto dei marciapiedi. Quel
-<span class="pagenum" id="Page_90">[90]</span>
-convegno sul tranvai doveva essere il primo,
-una concessione di compenso fatta da lei dopo
-aver rifiutato un convegno altrove. Fra quattro
-pareti, doveva aver detto, ma di legno e di cristallo,
-per ora. E chi sa per quante altre coppie
-il tranvai è un'anticamera! E chi sa perchè mi
-si piantò nel capo l'idea che quella signora fosse
-la moglie d'un impiegato delle Poste! Forse per
-una vaga rassomiglianza di visi, o per qualche
-ricordo nascosto nella mia mente. Il fatto è che
-il viso di suo marito mi si presentò inquadrato
-in uno sportello delle lettere raccomandate, e
-mi restò davanti in quella cornice così fermo
-e netto, come se ce l'avessi veduto davvero.
-E n'ebbi pietà al pensare che in quel momento,
-forse, a poca distanza di là, egli stava tastando
-con le dita una lettera, per assicurarsi che fossero
-saldi i suggelli. Ah, non c'è nulla di saldo
-a questo mondo, povero travet: tutto è fragile
-come la ceralacca e passeggiero come una lettera.
-Ma pensai a un punto che non sarebbe
-trascorso lungo tempo prima che la traditrice
-dello sportello fosse punita, perchè gli occhi
-scintillanti del capitano, mobilissimi e sorridenti
-come quelli d'un fanciullo, che si chinavano
-ogni momento sui galloni della manica o
-si fissavano sul vetro del finestrino in cui brillava
-il riflesso argenteo del berretto nuovo, non
-davano indizio d'una grande profondità di passione.
-E già incominciavano per lei i piccoli affanni
-dell'amor criminale. A ogni persona che
-saliva sulla piattaforma, il suo sguardo correva
-a cercar chi fosse; ad ogni passeggiere che entrava,
-<span class="pagenum" id="Page_91">[91]</span>
-il suo viso si rimbruniva, scemando in
-lei la speranza di rimaner sola un minuto con
-lui; e ogni volta che uno sguardo scrutatore
-la fissava, i suoi occhi eran costretti a rifugiarsi
-tra le scarpette del bimbo che le sedeva
-di faccia. Ah, signora: la camera di legno e di
-cristallo preserva la virtù dalla gran caduta, è
-vero; ma è pure una gran camera di tortura.
-Intanto, i loro sguardi s'incontravano di tratto
-in tratto, e dalla fiamma morente sotto le palpebre
-di lei, che si abbassavano subito, si capiva
-che il destino dell'uomo dello sportello era
-deciso. Ahimè, sì, la Società Belga avrebbe guadagnato
-ancora qualche soldo da tutti e due, e
-poi i suoi carrozzoni sarebbero riusciti insufficienti:
-si sa, per dieci centesimi non si può
-dar tutto. Quando discesi in piazza Carlo Felice
-non rimanevano più sul tranvai che cinque
-o sei persone. Mi parve che il capitano
-dicesse tra sè: — Un importuno di meno, — ed
-io gli risposi in cuor mio: — Due personaggi
-di più.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-A questo punto, poco mancò ch'io non mettessi
-da parte tutti i miei personaggi per dar
-corpo a una nuova idea che mi venne percorrendo
-per la prima volta tutta la linea da piazza
-Emanuele Filiberto al corso del Valentino: la
-descrizione di tante corse a traverso a Torino
-quante sono le linee di tranvai che l'abbracciano;
-una <i>Guida</i>, sì, una modestissima <i>Guida</i>,
-<span class="pagenum" id="Page_92">[92]</span>
-ma scritta con amor di figliuolo e di poeta,
-nella quale si succedessero di volo i quartieri,
-i monumenti, le memorie, le colline, le montagne,
-nella luce e nei colori diversi di ogni ora
-e di ogni stagione, come si succedono, fuggendo,
-allo sguardo di chi sta sul tranvai, portato via
-dai cavalli a trotto rapidissimo. Cedo l'idea a
-chi la vuole. Sarebbe stata la prima la linea
-del Valentino, la più serpeggiante e la più varia
-di tutte, che par stata tracciata, con diversità
-ed armonia d'intenti ad un tempo, da uno
-storico e da un artista. Si parte di mezzo ai
-banchi e alle baracche pittoresche del mercato
-di Porta Palazzo, e dopo un breve corso per
-quel grande viale Margherita, che dalla riva
-del Po par che giunga ai piedi delle Alpi, s'entra
-nella quiete ombrosa della via della Consolata,
-dove si succedono a breve distanza gli
-avanzi infossati delle mura romane, la statua
-aerea consacrata dal Consiglio civico del 1835
-alla Vergine scongiuratrice del coléra, e l'obelisco
-mortuario del Foro ecclesiastico, sorgente
-in mezzo a quella malinconica piazza Savoia,
-che par che lo guardi in aria di pentimento e
-di rimprovero. Rotta l'onda rumorosa di via
-Garibaldi, si fiancheggia il vasto giardino della
-Cittadella, vedendo da lontano Angelo Brofferio
-che arringa le balie e i bambini ruzzanti in
-mezzo agli alberi e intorno alla fontana, si passa
-fra la statua del buon ministro Cassinis e la
-testa solitaria del giornalista Borella, ed ecco
-la bella via Cernaia, dove squillarono le trombe
-dei primi francesi nel '59 e la grande caserma
-<span class="pagenum" id="Page_93">[93]</span>
-merlata del Lamarmora, e il vecchio mastio
-coronato di guardiole, e il Micca di bronzo che
-brandisce la miccia, e di qua e di là portici e
-giardini e fughe d'ippocastani e colori ridenti
-di città giovanile. Svolta il carrozzone nell'ariosa
-e romita piazza Venezia, riesce per via Alfieri
-dietro al gran cavallo morente del duca di Genova
-in mezzo ai palazzi multicolori di piazza
-Solferino, passa accanto al Lafarina pensieroso,
-corre lungo l'Arsenale fumante e sonoro, e
-aperta la folla chiassosa delle scolaresche di
-via Oporto, e salutato in piazza San Quintino
-il vecchio Paleocapa sonnecchiante sulla sua
-poltrona di marmo, sbocca nell'allegra ampiezza
-di corso Vittorio Emanuele. Un po' più oltre, a
-sinistra, Massimo d'Azeglio disegna il suo bel
-capo d'artista sul gran pennacchio bianco della
-fontana, dietro al quale nereggia in lontananza
-il piccolo pennacchio nero di Emanuele Filiberto,
-e davanti, in fondo al corso, lontanissimo,
-biancheggia confusamente il monumento
-dei morti in Crimea sul fondo scuro delle colline
-di Val Salice. Si svolta ancora in via Nizza
-fra il moto affrettato di gente e di carri che rumoreggia
-intorno alla stazione di Porta Nuova,
-si svolta da capo nella piazza dove <i>fu giurata</i>
-nel '21 <i>la libertà d'Italia</i>, e per il largo viale che
-va diritto al fiume si arriva finalmente dinanzi
-al superbo castello di Maria Cristina, donde gli occhi
-e lo spirito affaticati dalla visione di tante
-cose e dal passaggio di tante memorie, si riposano
-nella solitudine silenziosa del parco del
-Valentino e sulla grande linea dei colli ondeggiante
-<span class="pagenum" id="Page_94">[94]</span>
-dalla cima della Maddalena alla vetta di
-Superga con una grazia lenta e leggera che par
-che sorrida.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Se per tornare a casa di là non avessi preso
-a caso la linea di Borgo Nuovo, forse oggi ancora
-non saprei nulla d'uno dei personaggi
-più originali e più simpatici della mia compagnia.
-Fu una buona ispirazione che mi fece salire
-sul tranvai che parte dall'Orto botanico. Ed
-è quella pure, sotto l'aspetto storico, una delle
-linee più belle. Usciti dal grande viale del parco
-e percorso un tratto del corso Cairoli fino a
-pochi passi dalla statua di Garibaldi, che, ritto
-sullo scoglio, par che fissi lo sguardo sulla fiumana
-delle sue camicie rosse irrompente verso
-di lui per la via dei Mille, si svolta in via Giuseppe
-Mazzini. Quante memorie, non istoriche,
-mi s'affollano alla mente passando davanti
-agli sbocchi di quelle vie laterali per cui si vedevano
-un giorno i famosi <i>giardini dei ripari</i>,
-dove tanti amori sospirarono e si preparò il
-fallimento di tanti esami! Certo, ingombravano
-bruttamente la città quegli alti terrapieni a zig
-zag che tagliavano le vie come bastioni di fortezza;
-ma avevo vent'anni. Ah! fortuna che il
-tranvai va di volo! Ecco la porta della tomba
-del caffè Perla, dove, giovinetto, andavo a sorbir
-timidamente un moka apocrifo per contemplare
-di sott'occhio gli emigrati illustri e i giornalisti
-celebri della capitale. Ecco laggiù in fondo
-<span class="pagenum" id="Page_95">[95]</span>
-il conte Cavour, ritto in mezzo a piazza Carlina
-come un lungo fantasma bianco che si levi al
-cielo da un catafalco. Ecco qua il Lamarmora
-a cavallo che minaccia con la sciabola in pugno
-i socialisti accorrenti per piazza Bodoni al
-Comizio del vicino teatro Nazionale, convertito
-da palestra delle Muse in tempio malfamato
-dell'utopia vermiglia. Si svolta di corsa in via
-Lagrange, si passa dinanzi alle case dove il
-Gioberti mise il primo vagito e il conte Cavour
-l'ultimo sospiro, si sbocca in piazza Carignano
-dove tremano ancora nell'aria, fra il palazzo
-del parlamento e il teatro, le grida amorose di
-Adelaide Ristori e le apostrofi tonanti d'Angelo
-Brofferio, e poco più in là si vede riflesso il
-tranvai nelle vetrate del vecchio Cambio, la
-trattoria elegante dei ministri e dei deputati
-della Mecca antica. Ah, come sono antico io
-pure! E per liberarmi da questo pensiero mi
-volto a destra; ma torno a voltarmi subito dalla
-parte di prima per non vedere la libreria dell'editore
-di Pietro Cossa, di quel benedetto Casanova
-eternamente biondo, che può esser là
-dietro ai vetri a mettermi invidia e dispetto con
-la sua gioventù invulnerabile....
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Fu, come dissi, una buona ispirazione la mia
-di pigliar quella linea perchè arrivai in tempo
-per l'appunto a salire in piazza Castello sul
-tranvai del Martinetto, nel quale, stando sulla
-piattaforma di dietro, vidi seduta in mezzo ad
-<span class="pagenum" id="Page_96">[96]</span>
-altre signore la mia brava incognita dai capelli
-arruffati, la sfidatrice del fumatore, col suo inseparabile
-bambino sulle ginocchia; e mi riuscì
-poco dopo, per caso, di sapere chi fosse. Mentre,
-come al solito, lavoravo d'immaginazione
-sull'essere suo, vidi alla cantonata di via XX Settembre,
-dopo più d'un mese che non lo vedevo,
-quel simpaticone di pittore, che stava osservando
-gli stivaletti d'una signora che passava;
-lo chiamai e gli feci un cenno premuroso perchè
-salisse. Conosceva mezza Torino, mi poteva
-forse levar la curiosità. Salì d'un salto. Gli accennai
-la signora.
-</p>
-
-<p>
-— Come? — mi domandò. — Lei non conosce
-donna Chisciotta della Mancia?
-</p>
-
-<p>
-Accortasi che parlavamo di lei, la signora ci
-fissò in faccia un momento i suoi grandi occhi
-oscuri e sporgenti; ma con espressione di assoluta
-indifferenza; si capiva che era abituata
-a “veder„ parlare di sè.
-</p>
-
-<p>
-Tutta Torino la conosce, — riprese il giovane.
-E la nominò. Donna Chisciotta o Chisciottina
-era un soprannome. Suo marito era un ingegnere
-putativo, ricco proprietario di case, e lei
-era la sua disperazione. — Una mezza matta — disse — cioè....
-un'esaltata, diremo. Non l'intese
-nominare quattro anni fa quando ci fu il
-processo dei due bottegai di Borgo Nuovo, marito
-e moglie, che fecero morire il loro bambino?
-È lei quella signora che un giorno l'andò
-a strappare dalle loro mani, graffiando gli occhi
-a tutti e due, come una tigre, e buscandosi un
-pugno che la mise a letto. Durante il dibattimento,
-<span class="pagenum" id="Page_97">[97]</span>
-se si ricorda, non si parlò che di lei e
-della sua “deposizione„ di fuoco. — E seguitò.
-Era un'anima vulcanica, una specie di Santa Francesca
-d'Assisi, che si sarebbe ridotta sulla paglia
-a furia di beneficenza, e perciò in lite perpetua
-con suo marito, che, a darle retta, avrebbe
-finito con ridurre in ospizi pubblici tutte le sue
-case. Era conosciuta da tutta la poveraglia di
-Torino, ficcata in tutti i Comitati di soccorso,
-protettrice di tutti i ragazzi tormentati, di tutti
-i cavalli frustati, di tutti i gatti malmenati;
-sempre in giro per le soffitte dove si lasciava
-ingannare anche dalle più sfrontate simulazioni
-di malattia e di miseria; capace, in un accesso
-di mattana, di levarsi il mantello di dosso in
-mezzo alla strada per gettarlo sulle spalle d'una
-vecchia cerinaia intirizzita o di portare in braccio
-a casa sua un ragazzetto smarrito, raccattato
-sul marciapiede. Dopo che aveva avuto
-quel maschietto s'era quetata un po'; ma era
-raro il giorno che non ne facesse una delle sue.
-Il primo dell'anno egli l'aveva vista in un carrozzone
-levar di mano al suo figliuolo una bellissima
-“pecorella„ per darla a un ragazzetto
-povero che ci lasciava gli occhi addosso, e discendere
-subito, col bambino strillante in braccio,
-per andarne a comprare un'altra. Suo marito
-tremava ogni volta che la vedeva uscir di
-casa; ma n'era innamorato perso. — Chisciottina
-la chiamano. E non sarebbe mica brutta se
-non avesse sempre quel viso di spiritata, e si
-pettinasse meglio. Un bel tipetto, non è vero,
-per lei che scrive sui tranvai? Mezza socialista
-<span class="pagenum" id="Page_98">[98]</span>
-e mezza santa; una socialistoide, come ora
-dicono. Se fosse mia moglie, le farei fare le
-docce.
-</p>
-
-<p>
-Mentre io guardavo donna Chisciotta egli saltò
-a parlare della <i>signora delle coincidenze</i> che
-aveva vista tre giorni prima, all'angolo di
-corso Oporto, saltar giù dal tranvai del Valentino
-facendo cenno di fermare al tranvai del
-Foro Boario. Ma di lei non gli era ancor riuscito
-di saper nulla, e d'altra parte non s'occupava
-più gran che di quelle cose. — Ora — disse — viaggio
-sui tranvai con un altro scopo.
-</p>
-
-<p>
-Gli domandai quale. — Cerco moglie — rispose.
-</p>
-
-<p>
-Credetti che celiasse; ma diceva sul serio. E
-continuò, in fatti, con la più grande serietà: — Mio
-padre vuole ch'io prenda moglie. Son tre
-mesi che due volte al giorno, a tavola, non fa
-che batter quel chiodo. Si capisce: è solo, son
-figliuol unico.... Del resto, c'inclino anch'io. Sono
-stufo di far questa vita imbecille.
-</p>
-
-<p>
-Restava però a sapere perchè cercasse moglie
-nei carrozzoni della Belga e della Torinese.
-Glie lo domandai. — È una mia idea — rispose
-seriamente. — C'è stato un esempio in famiglia. — E
-mi raccontò che trent'anni avanti un suo
-zio, un po' stravagante, ma buon diavolo, e pien
-di quattrini, tormentato continuamente da sua
-madre perchè pigliasse moglie, un giorno, perduta
-la pazienza, le aveva risposto: — Ebbene, sì;
-ma io non son uomo da cercare; esco di casa e
-sposo la prima ragazza che trovo. — E detto fatto:
-aveva preso il cappello, era sceso in istrada e
-<span class="pagenum" id="Page_99">[99]</span>
-aveva seguitato la prima ragazza in cui s'era
-imbattuto. Era una maestrina d'asilo infantile,
-senza un soldo. L'aveva sposata ed era stato
-fortunatissimo: aveva trovato una moglie, una
-madre esemplare, che l'aveva fatto felice. — E
-poi — soggiunse — come fanno gli altri? Girano
-per i salotti, cercano nelle famiglie. Ebbene,
-e i tranvai sono salotti che corrono, e ci si trovano
-delle famiglie. Oh, son ben risoluto. Non
-so su che linea la troverò, se in un carrozzone
-chiuso o in una giardiniera.... ma questo non
-importa. Sono certo di trovarla sulla rete. Il mio
-destino dipenderà da uno scontrino di dieci centesimi,
-come da un biglietto di lotteria. Crede
-lei che sarò io il primo? Chi sa quanti matrimoni
-si son già decisi sul tranvai! — Qui troncò
-il discorso per dire: — Guardi quello là.... Quello
-è uno dei suoi erotici.
-</p>
-
-<p>
-Era un bellimbusto già brizzolato e risecchito,
-un mezz'uomo tutto bazza, con due baffetti a
-punta di spilla e un fiore all'occhiello, che sedeva
-fra due giovani signore, quasi affogato in
-mezzo alle loro maniche enormi come fra due
-piumini da letto, e si raggomitolava per affogarvisi
-meglio, mostrando negli occhi socchiusi
-una dolce beatitudine. — Alle volte, sa, — continuò
-il pittore, osservandolo — quei sornioni
-lì, giocando con le mani, sotto la protezione dei
-grandi mantelli delle signore, fingono di sbagliar
-di ginocchio. Trovan qualche volta delle
-signore timide che, per non fare una scena, mostrano
-di non accorgersene; altre volte incappano
-male e ci fanno una figuraccia. È un gioco
-<span class="pagenum" id="Page_100">[100]</span>
-d'azzardo. — E soggiunse che, anni addietro,
-per un certo tempo, s'era diffuso questo bel
-vezzo, come una specie di prurigine epidemica;
-della quale avevano arrestato il corso parecchi
-ceffoni memorabili, femminili e maschili, con
-successivo intervento di guardie civiche.
-</p>
-
-<p>
-Mentre mi diceva questo, all'entrar del tranvai
-in piazza Statuto, una signorina, salita poc'anzi
-e rimasta in piedi, s'era appoggiata con una
-spalla allo spigolo dell'uscio davanti, col viso
-rivolto verso l'interno, dove noi c'eravamo seduti.
-Era vestita di nero, con due grandi penne
-nere di struzzo sul cappellino, e la sua persona
-elegante si disegnava per metà sulle rocce del
-monumento del Fréjus e la sua testa impennacchiata
-spiccava fortemente sulla bianchezza delle
-Alpi che chiudevano il vano superiore dell'uscio.
-Quella figura nera e snella incorniciata a quel
-modo e campeggiante in quel fondo luminoso
-era bellissima. — Oh che bel quadro! — esclamò
-il giovane, rapito.
-</p>
-
-<p>
-— Badi, — gli dissi, accennandogli lo scontrino
-che teneva in mano; — potrebbe essere
-lo scontrino decisivo.
-</p>
-
-<p>
-Egli scrollò il bel capo erculeo, e rispose con
-la sua serietà ingenua di grande fanciullo: — No;
-ho in mente che non debba esser questa
-la linea.
-</p>
-
-<p>
-E quando discese mi fece ancora cenno di
-no, con un sorriso, buttando in aria lo scontrino.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_101">[101]</span>
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Fu in quel torno che ebbi turbati i miei lieti
-studi da una contrarietà, di breve durata, ma
-forte. Cominciava allora e s'andava estendendo
-rapidamente l'uso degli annunzi esteriori sui
-carrozzoni. Dentro, questi n'erano già invasi da
-un pezzo: iscrizioni e figure dipinte sui vetri,
-cartellini appesi, avvisi d'ogni forma e colore
-appiccicati al cielo e alle pareti, che vi facevan
-l'effetto d'un vocìo discordante d'importuni, i
-quali v'affollassero di offerte e d'inviti, volendo
-lì per lì, a ogni costo, calzarvi e vestirvi, insaponarvi
-e profumarvi, farvi cambiar di casa,
-pigliar l'abbonamento a un giornale e intraprendere
-una cura idroterapica. S'aggiungevano
-a questi, in quei giorni, gli annunzi delle lunghe
-assi piantate dalle due parti del tetto, tinte di
-tutti i colori più chiassosi, con iscrizioni bianche
-e nere in caratteri cubitali, vere insegne
-di alberghi e di magazzini, leggibili a cento
-passi lontano, moleste agli occhi come grida
-sgangherate agli orecchi, stonanti nel colorito
-generale della strada come stecche acute in un
-coro di voci sommesse. Curioso che si fosse
-discusso nel Consiglio comunale se questa offesa
-al buon gusto si dovesse permettere nei
-tranvai, dopo che s'era permessa, e ben più
-grave e barbarica, sui teloni dei teatri! Per alcuni
-giorni ne fui veramente furioso. A salire
-in un carrozzone mi pareva d'entrare in un
-bazar dove dovessi contrattare anche il biglietto,
-<span class="pagenum" id="Page_102">[102]</span>
-e da cui non potessi uscire che con
-una bracciata di pacchi. O povera poesia! Ammirare
-il profilo poetico d'una bella signora
-spiccante sopra un vetro che annuncia delle
-pillole rilassative, veder due giovani innamorati
-che prendono degli atteggiamenti idillici
-sotto l'insegna della razzia per i topi, fantasticare
-sopra una signorina gentile che volge gli
-occhi in alto come se fissasse una larva amorosa
-dell'immaginazione e accorgersi che legge
-l'annunzio ciondolante d'un nuovo concime misto!
-O villano furor bottegaio che sfrutta, invade,
-ricopre, traveste, bolla, mercanteggia ogni cosa!
-Quando vedremo gli annunzi delle acque minerali
-e dei liquori ricostituenti sulla fronte delle
-statue e sui drappi delle bandiere? Ma l'uomo
-civile è così duttile che finisce con piegarsi a
-tutto. L'insolenza crescente dello sconcio, come
-spesso accade, attenuò il senso sgradevole
-prodotto dalla sua prima apparizione discreta.
-Prima mi ci rassegnai; poi ci divenni indifferente;
-poi, a poco a poco, quasi mi rallegrarono
-tutte quelle insegne scarlatte, gialle, celesti,
-volanti da ogni parte come stendardi
-spiegati al vento; e mi piacquero quelle pareti
-mobili che ricordan le camere in cui i pazzi
-attaccano ai muri tutto quanto di colorito e di
-stampato casca loro nelle mani; e quei volanti
-gabbioni umani che di dentro e di fuori, con
-parole, con colori e con disegni, vi offrono da
-bere, da mangiare e da leggere, vi danno dei
-consigli igienici e v'invitano a consulti medici
-gratuiti, e vi chiamano alle corse, alle regate,
-<span class="pagenum" id="Page_103">[103]</span>
-alle gare ciclistiche, al gioco del pallone e all'Esposizione
-dei quadri, mi allettarono come
-una viva e strana immagine dello spirito leggiero
-e irrequieto d'una grande città della fine
-del secolo, oppressa di faccende, affollata di
-capricci, smaniosa di strepito, affamata di piaceri,
-tormentata d'impazienze, portata via dalla
-furia di divorare il tempo e di tracannare la vita.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-<i>Pneumatici Dunlop originali</i>: ecco un annunzio
-che non dimenticherò più. Lo vedo ancora
-dipinto in caratteri bianchi su fondo rosso come
-lo vidi, pochi giorni dopo il mio incontro col
-pittore, sul primo carrozzone che passò la mattina
-per piazza Statuto; sul quale trovai il mio
-buon Giors, che tentava invano la solita arietta
-della <i>Carmen</i>, allegro come un uccello. E ci
-trovai pure, ritta dietro di lui, col suo sacco inseparabile,
-la povera vecchia di Pozzo di Strada,
-che non avevo più vista dall'ultimo giorno di
-carnevale, ancora più triste, ancora più chiusa
-in sè che quel giorno. Salì con me sulla piattaforma
-anteriore un giovane biondo che attaccò
-subito conversazione con un altro signore attempato,
-commentando l'ultimo assalto dato dai
-dervisci al monte Mocram. Mi ricordo sempre
-che c'eran dentro una vecchia signora, una
-guardia daziaria e due contadine. Era una bella
-mattinata limpida e fresca. L'aria viva agitava
-una ciocca di capelli grigi sulla fronte china
-della vecchia, che, secondo l'usato, guardava i
-<span class="pagenum" id="Page_104">[104]</span>
-talloni del cocchiere con gli occhi socchiusi, tenendo
-un braccio sull'altro, stretti alla vita. Mi
-pareva ancora rimpicciolita dall'ultima volta,
-tanto da capir nella bara d'un fanciullo. Non
-doveva pesare molto più del suo sacco, certamente.
-E non dava quasi segno di vita quella
-mattina; respirava appena. E pensava, pensava.
-Ma che covava dunque dietro quella fronte dolorosa,
-che pareva portasse confitto nel mezzo
-un ferro invisibile? Qual'era mai il pensiero implacabile
-che teneva sempre curvato quel capo
-come la mano d'un aguzzino che lo premesse
-alla nuca?
-</p>
-
-<p>
-Dall'assalto dei dervisci i due signori vennero
-a parlare del viaggio dei Sovrani di Germania
-sulle coste d'Italia, e il più attempato
-diceva che era “una buona cosa„ un'“attenzione„
-che “rialzava il nostro prestigio„ dopo
-la battaglia d'Adua. L'altro prese a parlare allora
-della battaglia e cavò di tasca un foglio
-grande, che spiegò sotto gli occhi del suo
-vicino.
-</p>
-
-<p>
-Era una fotografia colorata che rappresentava
-il campo di Abba-Garima: le montagne in fondo
-coronate di turbe abissine e di nuvoli di fumo,
-i cannoni fiammeggianti qua e là sulle alture
-minori, torrenti di armati precipitanti giù dalle
-rocce, e sul davanti una mischia feroce, un viluppo
-orribile di carri d'artiglieria, di cavalli,
-di feriti, di morti, di negri e d'italiani dalle facce
-stravolte, lottanti a corpo a corpo con le lance,
-le daghe e le rivoltelle, insanguinati e furiosi,
-io mezzo a pozze e a rigagnoli di sangue.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_105">[105]</span>
-</p>
-
-<p>
-Sporgendo il viso verso il foglio vidi con maraviglia
-accanto al mio braccio il capo della
-vecchia che, uscendo dalla sua immobilità di
-statua, si faceva anch'essa innanzi per vedere.
-Il giovine signore, cortesemente, si scansò un
-poco da una parte e le mise il foglio aperto
-sotto gli occhi dicendole: — La battaglia d'Abba-Garima.
-</p>
-
-<p>
-Essa osservò un momento con gli occhi dilatati;
-poi contrasse il viso in un modo strano,
-come se ridesse, richiudendo gli occhi e mostrando
-le gengive sdentate. Mentre domandavo
-a me stesso perchè quell'orrendo quadro la facesse
-ridere, essa si coperse il viso con le mani
-e diede in uno scoppio di pianto che mi fece
-fremere.
-</p>
-
-<p>
-Tutti e tre ci voltammo verso di lei, uno pigliandola
-per un braccio, l'altro per la mano,
-domandandole che cos'avesse. Non potè rispondere
-subito. Poi disse fra due violenti singhiozzi: — Ci
-avevo un figliuolo.... — e appoggiato un
-braccio al parapetto della piattaforma, lasciò
-cascar sul braccio la testa, in atto disperato,
-singhiozzando più forte.
-</p>
-
-<p>
-E fu inutile scoterla, cercar di confortarla;
-neppure il buon Giors riuscì con la sua mano
-vigorosa, sciolta dalle redini, a farle rialzare
-la fronte, che era come inchiodata al parapetto.
-I singhiozzi scotevano violentemente tutto il
-suo povero corpo incurvato, ed era un pianto
-infantile, lamentevole, che pareva non dovesse
-finir mai più; pareva che ella versasse tutte
-le lacrime rattenute da cinque mesi, che tutta
-<span class="pagenum" id="Page_106">[106]</span>
-la vita le dovesse fuggire dagli occhi; e ripeteva
-fra gemito e gemito una parola rotta, sommessa
-e dolce, con l'accento d'una madre che
-parla al bambino in culla, una parola che non
-comprendemmo se non dopo averla intesa molte
-volte: — <i>Giacolin</i> —; il nome del suo soldato.
-</p>
-
-<p>
-Ah, povera madre! Colpiva lei pure l'accusa
-di viltà che qualche giornale lanciava in quei
-giorni contro le madri italiane!
-</p>
-
-<p>
-Riuscì Giors finalmente a farle rialzare il
-capo e a ottener qualche risposta. Insomma,
-che fosse morto di certo non lo sapeva, nessuno
-glie l'aveva annunziato; ma il cuore le
-diceva che era morto, che non l'avrebbe rivisto
-mai più.
-</p>
-
-<p>
-— Ma che cuore! — le disse Giors, commosso. — Oh
-benedette donne! Se non lo sapete di
-certo.... Sarà fra quelli che ritorneranno. Lo troverete
-fra i nomi stampati.
-</p>
-
-<p>
-Ma no, il parroco le aveva letto il giornale,
-il suo nome non c'era....
-</p>
-
-<p>
-— Ma che parroco! ma che giornale! Cosa
-volete, in quella confusione.... Chi sa quanti ne
-hanno scordati.... Vedrete fra qualche giorno....
-Andiamo, <i>mare</i>, non bisogna disperarsi.... Sarà
-fra i prigionieri.
-</p>
-
-<p>
-Ma la donna diede in un nuovo scoppio di
-pianto. Prigioniero per lei voleva dire affamato,
-torturato, sepolto vivo, peggio che morto.
-</p>
-
-<p>
-— <i>O benedtie foumne!</i> — ripetè Giors. — Aspettate
-un poco.... Tutti i giorni ne tornano....
-tornerà anche Giacolin.... Siete tutte compagne,
-voi altre <i>mare</i>, quando vi mettete un
-<span class="pagenum" id="Page_107">[107]</span>
-chiodo nella testa. — Poi disse bruscamente: — Smettete
-di pianger così forte, giurabbaco,
-che mi spaventate le bestie!
-</p>
-
-<p>
-Nessuno di noi osava più di parlare; il giovane
-aveva stracciato e buttato via il foglio; la vecchia
-continuava a piangere silenziosamente, col
-viso nelle mani; e pareva più disperato, faceva
-più compassione quel pianto in mezzo a quella
-via rumorosa, a tutta quella gente affaccendata
-che passava senza badarci. Alla cantonata di
-via Venti Settembre essa prese il sacco e discese.
-Giors sferzò i cavalli e tentò il motivo
-della <i>Carmen</i>; ma smise subito, e passandosi la
-punta del medio sull'occhio, esclamò con un
-sospiro: — Ah.... porca guerra!
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Per vari giorni, in tutti i carrozzoni e su tutte
-le linee, io vidi l'immagine di quella povera
-vecchia curvata sul parapetto, col fazzoletto
-sciolto e i capelli grigi scomposti, scossa da
-capo a piedi dal singhiozzo violento della disperazione.
-E mi pareva più tragica l'immagine
-in quel gran risveglio amoroso della natura
-che si manifestava da ogni parte, nelle gemme
-degli alberi, nei bocciuoli dei fiori, nella chiarezza
-del cielo e negli occhi delle ragazze. Dalle
-piattaforme dei tranvai, andando per i sette
-bellissimi corsi alberati che fanno cintura al
-centro di Torino e per i grandi viali che corrono
-lungo il Po e lungo la Dora, si bevevano
-mille effluvi sottili, un misto di fragranze leggerissime
-<span class="pagenum" id="Page_108">[108]</span>
-d'erba fresca, di terra smossa, di campagna
-aperta, e si ricevevano nella fronte e
-nel collo carezze morbide dell'aria, quasi mossa
-da invisibili ventagli odorosi, soffi tepidi e puri,
-come aliti di bocche virginee, che facevan rifiorire
-nell'animo, per brevi momenti, speranze
-rosee, ricordi lieti dell'infanzia, simpatie spente,
-proponimenti giovanili di bontà, di lavoro, di
-vita avventurosa e memorie lontane di care
-feste campestri e di bei sogni sognati nei giorni
-più felici dell'età più bella. E si mostrava questo
-primo influsso della primavera nei cavalli
-più agili, nei cocchieri più allegri, nei fattorini
-più cortesi, nel modo di salire, di scendere e
-di salutar della gente più lesto e più amabile,
-e nella fioritura più rigogliosa e più vivace dei
-cappellini delle signore a cui l'aria corrente
-sulle giardiniere aperte agitava sul capo i nastri,
-gli steli e le penne, portando nel viso ai
-passeggieri ritti in fondo delle ondate di profumi
-confusi di cipria, di viole e dì giovinezza.
-</p>
-
-<p>
-Avevano in quei giorni i tranvai una bellezza
-nuova: c'erano in quasi tutti, la mattina, delle
-ragazzine vestite di bianco, che occupavano in
-alcuni delle panche intere, spiccando fra l'altra
-gente come gigli e camelie nivee in mazzi di
-fiori e di foglie brune. Apparivano di sfuggita
-nelle giardiniere dei veli candidi scendenti sui
-vestiti e sui guanti bianchi, e a traverso i
-veli, sotto alle corone di rose e di margherite,
-occhi azzurri, bocchine purpuree, visetti d'una
-freschezza infantile, che facevano un contrasto
-graziosissimo con gli atteggiamenti raccolti
-<span class="pagenum" id="Page_109">[109]</span>
-e gravi delle piccole persone, ritte sul busto,
-con le mani intrecciate sulle ginocchia e
-le scarpette chiare congiunte. Da una parte all'altra
-delle piazze e dall'una all'altra strada si
-vedevano biancheggiare sui tranvai quelle farfalle
-gentili annunziatrici della Pasqua, e anche
-più della loro bianchezza risaltava l'idea, ch'esse
-esprimevano, dello sposalizio celeste e dello
-stato di grazia, in quelle carrozzate d'interessi
-mondani e di peccati mortali.
-</p>
-
-<p>
-O carrozza di tutti, piccolo specchio del mondo,
-che raccogli e ravvicini gli estremi più lontani
-della società e della vita, qualche volta così
-gioconda e qualche volta così triste, dove si
-può veder mai, fuor che in te, quello che io
-vidi in quei giorni?
-</p>
-
-<p>
-Due giornate di pioggia avevano fatto uscir
-da capo i carrozzoni chiusi; ma il cielo si rischiarava
-quando, verso l'undici della mattina
-dell'ultimo di marzo, salii sul tranvai della linea
-dei Viali, fermo nel corso Beccaria, sul punto
-di partire per Porta Palazzo. C'era seduta dentro
-una donna, sola, che è ancora viva adesso
-nella mia mente come se l'avessi avuta sempre
-davanti agli occhi durante un viaggio a traverso
-all'oceano. I suoi capelli radi, neri d'una
-tintura grossolana e mal diffusa, facevano parer
-più vecchio il viso giallo e rugoso, nel quale,
-sotto due archi nerissimi, dipinti da una mano
-frettolosa e malferma, sonnecchiavano due occhi
-glauchi e torbidi e rosseggiavano di belletto le
-guance flosce e una bocca amara e stanca, atteggiata
-come a un sorriso abituale, che appariva
-<span class="pagenum" id="Page_110">[110]</span>
-forzato, e quasi morto, come quello d'una
-maschera, poichè la luce dello sguardo non
-l'accompagnava. Se quel viso non avesse abbastanza
-chiaramente parlato, avrebbero tolto
-ogni dubbio un garofano rosso ch'essa portava
-nella treccia e una lunga traccia di polvere
-di riso che da una guancia le scendeva giù
-fino al collo scarnito, cinto d'un nastrino azzurro;
-e quel fiore appunto e quel nastro accrescevano
-tristezza all'espressione di vecchiaia
-precoce dei suoi lineamenti risentiti e come
-tesi da un sentimento sordo di rancore che ella
-covasse contro ai fantasmi a cui sorrideva per
-consuetudine la sua bocca cascante. Era una
-di quelle figure miserande in cui, caduto il velo
-lucente della gioventù, appare con un'evidenza
-spaventevole l'abbiezione della vita, e dietro
-alle quali la fantasia vede stanze immonde di
-lupanari, covi fumosi di taverne e di bische e
-oscurità misteriose e sinistre dove giacciono
-corpi di briachi e di feriti e lampeggiano coltelli
-e occhi feroci di belve umane.
-</p>
-
-<p>
-Partito appena il tranvai, il fattorino entrò a
-porgerle il biglietto. Essa tirò fuori con le mani
-un po' tremanti una borsetta di lana verde, e
-ne cavò due soldi, che quegli prese, fissandola,
-con un barlume di sorriso.
-</p>
-
-<p>
-Arrivato in fondo al corso Principe Eugenio,
-il tranvai si fermò, e prima s'udì un mormorio
-di voci argentine, poi salirono con allegra furia
-da una parte e dall'altra molte ragazzine vestite
-di bianco, accompagnate da due che parevano
-maestre, e sì slanciarono dentro il carrozzone,
-<span class="pagenum" id="Page_111">[111]</span>
-agitando i veli trasparenti e le gonnelle
-candide, come uno sciame di colombe con l'ali
-aperte. Fu come un soffio di primavera, come
-la luce d'un'alba improvvisa che entrò con esse
-fra quelle quattro pareti, e un vago odor d'incenso,
-di soppressatura e di capigliature fresche,
-che parve portato da un'ondata d'aria. Erano
-forse le alunne d'un piccolo collegio che avevan
-fatto la comunione e andavano a far colazione
-in campagna. Le maestre restarono sulla
-piattaforma; le alunne occuparono in un momento
-tutti i posti, cinguettando e ridendo; la
-donna tinta restò in mezzo a loro.
-</p>
-
-<p>
-E allora segui una scena indimenticabile.
-L'aspetto di quella donna colpì qualcuna delle
-più grandicelle, che smisero di parlare e la osservarono.
-Il loro silenzio fece tacere le altre,
-che, naturalmente, si voltarono da quella parte
-dove le prime guardavano, e fissarono anch'esse
-lo sguardo su quel garofano e su quel
-nastro, su quella vecchiezza imbellettata e infarinata,
-su quella rovina d'ogni cosa, resa più
-orribile da una maschera grottesca di gioventù;
-ed esse pure fecero silenzio. Sul viso delle più
-piccole apparve un'espressione di stupore, in
-alcune uno sforzo d'attenzione scrutatrice; alle
-più grandi si stese sulla fronte corrugata come
-un'ombra di sospetto e d'inquietudine, simile a
-quella che ci dà la vista d'un insetto strano e
-sconosciuto. Guardai la donna, sola in mezzo
-a tutto quel candore d'anime e di vesti, e vidi
-sul suo viso una leggiera e istantanea contrazione
-dei muscoli come in una persona sorpresa
-<span class="pagenum" id="Page_112">[112]</span>
-in un nascondiglio. Lanciò un'occhiata
-rapidissima alle due maestre, a me, al fattorino;
-ma non guardò in faccia alle ragazze: guardò
-le loro mani, i libri da messa e le scarpette
-bianche con uno sguardo velato e fuggente; e
-dopo qualche momento, durando il silenzio e
-l'attenzione di cui si sentiva l'oggetto, piegò
-lentamente il capo all'indietro, appoggiò la nuca
-alla parete, e come presa tutt'a un tratto dal
-sonno chiuse gli occhi, e non gli aperse più.
-</p>
-
-<p>
-Il fattorino, che la stava osservando con curiosità,
-comprese, e mi ammiccò sogghignando.
-</p>
-
-<p>
-Ma io sentii una stretta di pietà che mi fece
-torcere lo sguardo da quella infelice come se
-l'avessi vista trapassata e confitta da un pugnale
-nella parete a cui s'appoggiava.
-</p>
-
-<p>
-A Porta Palazzo essa si riscosse bruscamente
-e, senza guardar nessuno, discese; le ragazzine
-ricominciarono a discorrere e a ridere, e il
-tranvai riprese la sua corsa, allegro e sonoro
-come una gran gabbia d'uccelli.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_113">[113]</span>
-</p>
-
-<h2 id="cap4">CAPITOLO QUARTO.</h2>
-</div>
-
-<p class="indr">
-Aprile.
-</p>
-
-<p>
-Libero in questo mese da ogni altro pensiero,
-posso dedicar maggior tempo ai miei viaggi
-circolari <i>intra muros</i>, e scrivere distesamente,
-giorno per giorno, le mie osservazioni. Eccone
-una: il tranvai, istituzione educativa. E non è
-celia. Nel contatto quotidiano con gente d'ogni
-ceto i superbi perdono sul tranvai un po' della
-loro muffa; gli egoisti contenti odono discorsi
-di miserie e di dolori che li fanno pensare; la
-signora che tiene un figlioletto sano fra le braccia
-domanda pietosamente alla donna del popolo
-che cos'ha il bambino pallido che ripiega
-il capo sul suo petto, e la madre dura, che ha
-visto ammirata dai circostanti la floridezza e la
-grazia della sua creatura, discende col cuor raddolcito
-dalla carezza fatta al suo orgoglio. Ed
-è ancora una scuola di cortesia la carrozza di
-tutti poichè, a furia di veder altri cedere il posto
-alla donna, finisce con cederlo pure, quasi per
-<span class="pagenum" id="Page_114">[114]</span>
-istinto d'imitazione, il popolano che non ci aveva
-mai pensato; e dall'esempio dei cortesi che porgon
-la mano al vecchio che sale o sorreggono
-per il braccio la vecchia che scende sono indotti
-anche i villani a far l'atto stesso, e si corregge
-a poco a poco la volgarità degli atteggiamenti
-e delle mosse perfin nell'uomo più
-volgare sotto lo sguardo dei molti occhi in cui
-egli vede un'espressione di rimprovero o di disgusto,
-che lo ferisce nell'amor proprio. Sì, quei
-cento carrozzoni che girano per la città tutto
-l'anno sono cento piccole scuole ambulanti, dove
-le diverse classi sociali imparano l'una dall'altra
-molte cose utili; per esempio, che non c'è
-grande differenza fra di esse se non nella scorza;
-che basta a poveri e a signori l'astrarre un po'
-col pensiero da questa per sentirsi spinti gli
-uni verso gli altri dagli stessi impulsi che ravvicinano
-fra loro gli eguali; che molti dissensi
-e rancori cesserebbero fra chi è in alto e chi
-è in basso per il solo fatto di parlarsi e di conoscersi
-a vicenda; che le avversioni sociali
-non nascono tanto dalla disuguaglianza della
-fortuna quanto dal sospetto reciproco dell'odio
-e del disprezzo, e che la cortesia è un'alta sapienza
-e una grande forza benefica. Queste cose
-pensai stamani vedendo nel carrozzone un
-grosso signore e un giovane operaio chinarsi
-tutti e due a un tempo per raccogliere lo scontrino
-che una vecchia campagnuola aveva lasciato
-cadere sotto la panca. Vent'anni fa il secondo
-non si sarebbe chinato, e forse.... neppure
-il primo.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_115">[115]</span>
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Una conoscenza nuova: il <i>marchese</i>. È un fattorino
-che, per rispetto al galateo, sta sulla
-sommità della scala, di cui Tempesta occupa
-l'ultimo gradino. L'ho conosciuto in questi giorni
-sulla linea del Valentino, andando a trovare
-Angelo Mosso. L'hanno soprannominato il <i>marchese</i>
-i frequentatori della linea. È una figura
-di tenorino: biondo, pallido, svelto, con gli occhi
-azzurri e una bocca d'occhiello, perpetuamente
-sorridente sotto due baffetti d'oro arricciati.
-Saluta porgendo lo scontrino, risaluta
-ricevendo i soldi, chiede “pardon„ nel passarvi
-davanti, aiuta le signore a salire e a discendere
-mettendo loro delicatamente la punta delle
-dita sotto il gomito, prende sul predellino degli
-atteggiamenti eleganti di cavallerizzo ritto sul
-cavallo, salta giù a raddrizzar l'ago alle biforcazioni
-e risalta su con una grazia di ballerino, e
-ha un suo modo particolare, amabilissimo, di
-mettere il resto nelle piccole mani inguantate,
-come si mette una chicca nella palma d'un
-bimbo, sorridendo col capo inclinato e fissando
-negli occhi della creditrice, senza varcare il segno
-del rispetto, uno sguardo soave, che la costringe
-a fare un cenno di ringraziamento. Appartiene
-alla famiglia degli erotici sentimentali.
-Pare un galante padron di casa che faccia gli
-onori del suo salotto a una comitiva d'invitate.
-Si capisce che l'aver che fare col bel sesso signorile
-è una dolcezza della sua vita. Un sorriso,
-<span class="pagenum" id="Page_116">[116]</span>
-un segno di compiacenza, uno sguardo di
-curiosità o di simpatia d'una signora o d'una
-signorina gli danno una scossa così viva, che
-per un momento par che gli manchi il respiro;
-e poi respira forte e s'arriccia i baffetti con la
-mano agitata, mandando baleni dagli occhi.
-Dev'esser stato ballerino al Teatro regio, o modello
-di pittore, o cameriere di fiducia di qualche
-vecchia nobile. Perfin nel segnare i numeri
-sul libretto ha un certo modo artistico di menar
-la matita come se schizzasse il ritratto delle
-sue passeggiere. Se ha un'innamorata della sua
-condizione, la povera ragazza dev'essere terribilmente
-gelosa al pensare che, mentre essa è
-a casa o in bottega al lavoro, lui se la scarrozza
-in mezzo alle gale e ai profumi del bel
-sesso, distribuendo scontrini e sorrisi e accogliendo
-ogni soldo come un fiore, e deve con
-l'immaginazione inquieta far sulla linea tutte
-le corse regolamentari, sospirando il fanale
-bianco dell'ultima, come un segnale di liberazione.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Sulla stessa linea del Valentino, questa mattina,
-nell'atto che facevo fermare il tranvai,
-uscendo di casa del mio amico, rividi finalmente
-la “vergine morta„ che dal febbraio non
-avevo più ritrovata. Sedeva sull'ultima panca
-della giardiniera: bianca, serafica, impassibile
-come sempre, spiccante fra le altre signore come
-una madonna del Fiesolano in mezzo alle figurine
-<span class="pagenum" id="Page_117">[117]</span>
-d'un giornale di mode. Standole dietro
-ritto sulla piattaforma potei ammirare da vicino
-la ricchezza dei suoi finissimi capelli castagni,
-sotto la quale s'inchinava, come sotto
-un peso soverchio, il suo collo bianco e delicato;
-così bianco da far pensare che il bacio
-d'un bimbo v'avrebbe lasciato una traccia purpurea,
-così delicato da parer che una leggerissima
-stretta delle dita sarebbe bastata a soffocarvi
-la vita. Aveva sulle ginocchia non so che
-di rotondo, rinvoltato in un foglio della <i>Stampa</i>,
-e lo teneva fermo con una mano sottile e nivea
-come il suo collo; la quale non vi doveva pesar
-su più di un petalo di giglio. Il suo lungo
-corpo leggiero non aveva un fremito, come se
-per lei non fiorisse la primavera, come se la sua
-natura angelica fosse insensibile al mutare delle
-stagioni; nè le sue guance dalla linea purissima
-erano più colorite in quel tepore d'aprile che
-non fossero nelle giornate rigide dell'inverno;
-e non uno dei suoi capelli di seta si agitava
-sulle sue tempie fresche di bambina, benchè
-l'aria si movesse; e quieti come i suoi capelli
-erano senza dubbio anche i suoi pensieri. L'osservai
-per un pezzo, e mi riprese più acuta la
-curiosità di saper chi fosse, poichè non riuscivo
-a immaginare alcuno stato o occupazione o
-scopo delle sue corse che convenisse al suo
-aspetto tanto dissimile da ogni altra forma di
-fanciulla ch'io avessi veduta mai. E anche stamani
-cercavo con la fantasia, e tutto quanto
-trovavo mi pareva discordante, impossibile a
-conciliarsi con quel freddo candore, con quella
-<span class="pagenum" id="Page_118">[118]</span>
-serenità di cielo d'inverno, con quell'apparenza
-di ignoranza claustrale o di sovrana indifferenza
-pel mondo. Il mio pensiero non riposava che
-immaginandola come m'era apparsa la prima
-volta, coronata di rose e ravvolta in un velo
-bianco, distesa sopra un feretro, con le braccia
-incrociate e un sorriso sulle labbra, rivolto a
-un mondo sovrumano. Ebbene, mentre così l'immaginavo,
-in un momento che il tranvai, sboccando
-sul corso Vittorio Emanuele, faceva un
-sobbalzo, l'involto ch'essa aveva sulle ginocchia
-si schiuse, e la corrispondenza strana, quasi
-miracolosa di quello ch'io vidi con quello che
-immaginavo, mi diede un brivido di terrore.
-</p>
-
-<p>
-Era un teschio.
-</p>
-
-<p>
-Il mistero era svelato; ebbi come una visione
-istantanea di lei in mezzo agli orrori d'una sala
-anatomica, e rimasi come trasognato; la verità
-era l'ultima cosa a cui avessi mai potuto pensare.
-Studentessa di medicina!
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-È scritto: non riuscirò mai, mai a conquistare
-il cuore del cavalier “Bicchierino„. Quest'oggi
-gli sono caduto in disgrazia da capo. L'avevo
-accanto sul tranvai, in via Garibaldi, alla solita
-ora della mattina. Anche sulla giardiniera, come
-nel carrozzone chiuso, se non trova libero il
-posto a sinistra della panca in fondo, piuttosto
-di sedersi da un'altra parte, egli rimane
-in piedi sulla piattaforma. Avevamo in mano
-tutti e due la <i>Gazzetta del Popolo</i>. Io ritardai la
-<span class="pagenum" id="Page_119">[119]</span>
-lettura per ammirare la pacatezza e la precisione
-meccanica con la quale, dopo letto la
-prima pagina, per legger l'altra senza tagliare,
-egli ripiegò il foglio di mezzo e fece scorrer le
-dita sulla piegatura, e poi piegò un'altra volta il
-foglio intero, e corresse anche la seconda piegatura
-con la mano aperta e lenta, premendosi il
-giornale sul petto come una cosa sacra. E mentre
-faceva quel lavoro, lo vedevo nel suo ufficio
-fare ogni mattina quegli stessi passi contati, riporre
-sempre la penna allo stesso posto, appuntare
-il lapis ogni tanti giorni a quell'ora, uscire
-ogni giorno a quel dato minuto preciso, e pensavo
-che i suoi pensieri si succedevano e si
-riproducevano certamente con lo stesso ordine
-e la stessa lentezza, e che doveva essere un'immagine
-della sua mente la sua casa assestata
-e lucida di buon <i>travet</i> torinese, celibe e tranquillo.
-Celibe senza dubbio, perchè era impossibile
-che un uomo simile si fosse messo in
-casa il disordine vivente d'una moglie. E come
-mai, pensando a tutto questo, io potei commettere
-sotto i suoi occhi l'imprudenza imperdonabile
-che commisi? Per cercare una notizia nella
-seconda pagina della <i>Gazzetta</i>, vi cacciai dentro
-la mano e lacerai il foglio con le dita tese. Egli
-si voltò, come se un istinto l'avesse avvertito
-dell'atto vandalico, osservò con gli occhi allargati
-la dentellatura orribile che aveva fatto la
-mia mano nei margini, e poi, alzato lo sguardo
-al disopra degli occhiali, mi fissò per qualche
-momento con un'espressione indescrivibile di
-stupore e di riprovazione. Compresi allora l'enormità
-<span class="pagenum" id="Page_120">[120]</span>
-del mio sproposito, e dissi in cuor mio: — Son
-perduto; mai più, mai più mi potrò rialzare
-nella sua stima. — E infatti, nella cura ostentata
-con cui ripiegò il giornale prima di scendere
-vidi chiaramente l'intento di farmi comprendere
-che nessuna relazione amichevole
-sarebbe mai stata possibile fra di noi due. Ebbene,
-sì, egli ha ragione: ci dev'essere una differenza
-enorme di temperamento, di vita e di
-opinioni tra chi straccia il giornale come faccio
-io e chi lo ripiega come fa lui. Dimmi come
-tratti la <i>Gazzetta del Popolo</i> e ti dirò chi sei.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Ho girato tutta la sera della domenica per
-godermi lo spettacolo curiosissimo degl'incontri
-delle giardiniere affollate. Strana è quella visione
-fuggitiva di trenta facce, che paiono d'uno
-sciame umano volante: facce curiose, facce esilarate,
-facce impassibili, facce istupidite dalla
-digestione difficile d'una mangiataccia domenicale,
-o brillanti d'una sbornietta discreta, o sorridenti
-della dolcezza d'un riposo onesto; begli
-occhioni neri o celesti che vi gittano un raggio
-di fuga, coppie d'amanti che conversano, vecchi
-coniugi che sonnecchiano, teste bionde di bimbi,
-che agitano le braccia in segno di festa verso
-di voi. È un momento; ma se sul tranvai che
-passa c'è una signora bella o un vestito elegante
-o un cappellino bizzarro, non sfugge all'occhio
-d'alcuna donna che stia sul vostro, e
-tutte le teste femminili si voltano; e in quei rapidi
-<span class="pagenum" id="Page_121">[121]</span>
-incontri persone si riconoscono di qua e
-di là, e si scambiano scappellate a scatto, apostrofi
-tronche e saluti della mano, che ripetono
-a distanza, come da poppa e da prua di due
-vaporini. Vedete prima trenta visi in pieno, poi
-trenta teste di profilo, poi trenta nuche e trenta
-dorsi: la comitiva vi si presenta sotto ogni
-aspetto come un gruppo statuario sopra il trespolo
-girante. Incontrate delle giardiniere allegre
-e chiassose in cui predomina la giovinezza
-e paion tutti compagni di festa; altre che
-par che portino un carico di musoneria, tutte
-facce gravi o insonnite; qualcuna con una
-guardia civica davanti e due carabinieri in fondo
-e qualche soldato dai lati, che pare una carrozzata
-di condannati tradotti alle carceri. E più
-curioso è lo spettacolo a notte fatta, quando
-passano di volo, illuminati dai raggi bianchi
-della luce elettrica o dai raggi gialli del gas, e
-variamente colorati dai lanternini dei carrozzoni,
-gli uni vermigli, altri verdi, altri mezzo
-accesi e mezzo oscuri, visi intontiti di briachi,
-visi languidi d'amanti, bambini addormentati,
-teste di donnine appoggiate sulla spalla del marito,
-braccia maritali strette intorno alla vita
-della moglie, e mani amorose intrecciate, e
-bocche e orecchie che si toccano, e musi lunghi
-di solitari, oppressi da una giornata di
-noia. Oh quante noie e delusioni, e rammarichi
-del denaro sciupato, e impazienze febbrili d'innamorati,
-e speranze e sogni d'amori nascenti,
-e presentimenti tristi d'amari diverbi coniugali
-portano a casa la sera tutti quei carrozzoni! E
-<span class="pagenum" id="Page_122">[122]</span>
-qualche cosa d'amaro ho portato a casa io pure.
-In una giardiniera che passava ho riconosciuto
-il mio buon nemico <i>Siapure</i>. Era ritto anche lui
-sulla piattaforma di dietro, e aveva accanto una
-ragazzina di otto o dieci anni, il suo ritratto, somigliantissimo;
-una figliuola di cui ignoravo
-l'esistenza, graziosa, con due grandi occhi neri
-e buoni, già un po' velati dal sonno. Ci passammo
-accanto alla distanza di due passi sotto
-la luce d'una lampada elettrica; i nostri sguardi
-s'incontrarono; avremmo avuto tempo di stringerci
-la mano.... e voltammo il viso tutt'e due
-dalla parte opposta. Ah vecchi bambini vergognosi!
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Il tranvai, ottimo osservatorio per studiare
-la tirchieria. Ecco un signore obeso che scomoda
-dieci persone e si fa venir le budella in
-bocca per cercare un soldo caduto; ecco un
-facsimile di senatore, con tanto di pelliccia in
-dosso, che fa una scenata perchè il fattorino
-gli ha dato col resto un soldo greco; ecco un
-grasso provinciale che non vuol pagare un soldo
-di più per l'ultima corsa perchè il suo magnifico
-orologio d'oro non segna ancora le dieci
-precise. Era una famiglia agiata, si vedeva,
-quella che è salita questa sera sul tranvai della
-barriera di Casale, in piazza Solferino: marito
-e moglie, tre ragazze e un bimbo sui tre anni,
-che teneva in mano un cannocchiale da teatro;
-e il marito, che mi dava le spalle, aveva certo
-<span class="pagenum" id="Page_123">[123]</span>
-nei capelli tinti, divisi a filo sulla nuca, tanto
-di cosmetico quanto valeva il biglietto che s'è
-rifiutato di pagare per il posto del suo bimbo,
-disputando col fattorino dall'imboccatura di via
-Santa Teresa fino a piazza San Carlo.
-</p>
-
-<p>
-— Il bimbo ha l'età....
-</p>
-
-<p>
-— Ma su questa stessa linea, ieri l'altro, non
-ha pagato.
-</p>
-
-<p>
-— Non c'ero io.
-</p>
-
-<p>
-— Non sono obbligato a ricordarmene.
-</p>
-
-<p>
-— Basta ch'io glie lo dica. Non debbo mancare
-al regolamento perchè ci ha mancato un
-altro.
-</p>
-
-<p>
-— Eh, il regolamento ve lo fate ciascuno a
-modo vostro.
-</p>
-
-<p>
-— Io non me lo faccio a modo mio: osservo
-quello della Società.
-</p>
-
-<p>
-— La Società prescrive anche di rispondere
-in un altro tuono.
-</p>
-
-<p>
-— Io rispondo nel tuono in cui mi parlano.
-</p>
-
-<p>
-— Siamo educati!
-</p>
-
-<p>
-— Ma tutti e due.
-</p>
-
-<p>
-Apriti cielo! Mi sarò ingannato, perchè non
-l'ho potuto vedere in viso; ma dalla punta dei
-baffi e dall'accento con cui disse: — R<i>icorrerò
-alla direzione</i> — m'è parso quello stesso personaggio,
-soprannominato Tintura Migone, che
-aveva fatto una scena simile sulla linea della
-barriera di Nizza. Discese, voltandomi le spalle,
-all'angolo di via Plana, e lo vidi andar con la
-famiglia al Teatro Gerbino a spendere sessanta
-volte la moneta per cui aveva alzato tanta polvere.
-O miseranda pitoccheria signorile, che per
-<span class="pagenum" id="Page_124">[124]</span>
-vanità o per piacere butta via lo scudo da una
-parte e letica il soldo dall'altra con una tenacia
-rabbiosa che fa avvampar dalla vergogna chi
-veste gli stessi panni! O razza spregevole d'esosi,
-che con infinite piccole taccagnerie spandete
-intorno a voi tanti semi d'ira e d'avversione,
-veri eccitatori dell'odio fra le classi sociali,
-quando finirete di disonorarvi dieci volte al
-giorno per cinque centesimi?
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Mi è caro il tranvai anche perchè mi dà modo
-di studiare i bambini, che per la strada mi sfuggono.
-Lì posso averli sotto gli occhi per un po'
-di tempo e ammirarli a mio comodo, in specie
-sulle giardiniere, grazie al vezzo che hanno tutti
-d'inginocchiarsi sulle panche, dando le spalle
-ai cavalli, e di appoggiarsi alla spalliera come
-a una balaustrata di terrazzino, col viso rivolto
-verso i passeggieri. Faccio ogni giorno qualche
-conoscenza. Già due volte, tornando a casa dal
-Giuoco del pallone, ho potuto ammirare così una
-bambina di due anni, che padre e madre portano
-ogni sera verso le sei a fare il giro dei
-Viali. M'è simpatica questa buona coppia, un
-<i>Taddeo</i> e una <i>Veneranda</i> sulla quarantina, tutti
-e due piccoli, rotondi e floridi come i famosi
-amanti del Giusti, con l'aria di gente contenta
-dei propri affari. E scommetterei che quella bambina
-è il frutto unico e tardivo dei loro placidi
-amori, venuto quando più non lo speravano
-dopo averlo desiderato per molti anni, tante son
-<span class="pagenum" id="Page_125">[125]</span>
-le cure e le carezze di cui l'affollano, divorandola
-con gli occhi, tanta è la compiacenza con
-cui si sorridono a vicenda a ogni suo gesto e
-a ogni sua parola e ringraziano con lo sguardo
-chi la guarda e le sorride. Questa sera stava
-inginocchiata sulla panca in fondo e guardava
-me, ritto in faccia a lei, col visetto volto in su,
-come avrebbe guardato la Mole Antonelliana:
-un visetto rotondo di madonnina, illuminato da
-due begli occhi azzurri e incorniciato in una
-finissima capigliatura castagna, tagliata alla
-scozzese sulla fronte e ricadente sul vestitino
-color di rosa. E sorrideva vagamente, guardandomi,
-come se si ricordasse d'avermi già visto
-un'altra volta, con quella strana espressione tra
-di benevolenza, di curiosità e di canzonatura,
-tutta propria dei bimbi, che par che dicano: — Chi
-sei? Perchè mi guardi? Che vuoi da me? — e
-intanto moveva le labbra e gonfiava ora
-una guancia ora l'altra come se masticasse
-qualcosa. A un tratto si mise una mano in bocca
-e poi la tese aperta verso di me per mostrarmi
-quello che aveva sulla palma: un pezzetto di
-caramella; poi balbettò una parola che non
-capii, si rimise la caramella in bocca e riprese a
-sorridermi, dondolando la testina da una spalla
-all'altra. E io la guardavo, la guardavo, ostinato
-a cercare il segreto di quel fascino divino
-dell'infanzia, che, non parlando, ci dice mille
-cose dolcissime, confuse, lontane, quasi sovrumane,
-impossibili a tradursi in parole; della potenza
-di quello sguardo vago, che non penetra
-nell'anima nostra, ma davanti al quale si nascondono,
-<span class="pagenum" id="Page_126">[126]</span>
-friggono, si disperdono tutti i pensieri
-tristi ed impuri come un branco d'uccelli
-notturni al raggio dell'alba. E in cuor mio le
-dicevo: — Guardami, guardami ancora, fa fuggir
-le misere vanità, gli odî ignobili, le menzogne
-vili, l'egoismo, l'orgoglio; fa fuggir ogni
-cosa.... — Ma un cane che correva dietro al
-tranvai la distrasse dall'opera purificatrice, e
-non mi fu più possibile di ricondurre la sua
-attenzione da quel cane sulla mia persona, nemmeno
-mettendole una mano sotto il mento; benchè,
-per istinto amorevole, essa appoggiasse
-sulla mano la guancia. Quella carezza fece voltare
-il padre e la madre, sorridenti. Domandai
-loro che età avesse la bimba. Non si può dir
-l'accento con cui mi risposero a una voce: — Ventitrè
-mesi. — Non avrebbero detto con un
-altro accento: — Abbiamo ventitrè milioni. — Sentii
-che quel numero segnava per loro la data
-d'una seconda vita, che diceva da quanto tempo
-era discesa sulla loro casa la benedizione e la
-gloria. Com'è dolce augurare sinceramente il
-bene ai propri simili! Sentii una gioia vera a
-dir loro tra me: — Siate felici, vi sia lasciata
-sempre, possa non aver mai un brivido di febbre,
-mai un nodo di tosse, mai una notte agitata,
-mai il viso pallido neppur per un'ora!
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Sullo stesso tranvai, tre sere dopo, ritrovai
-l'operaio lombardo del <i>desbotonass</i>, quello che
-m'aveva dato del <i>politicon</i> perchè non m'ero
-<span class="pagenum" id="Page_127">[127]</span>
-voluto sbottonare sull'argomento della politica.
-Aveva anche questa volta festeggiato la domenica,
-e lo diceva il ciuffo che gli dondolava sulla
-fronte, e la cicca che gli spenzolava dalle labbra;
-ma era frenato dalla moglie, una donnina
-secca, più attempata di lui, seduta al suo fianco.
-Appena mi vide, mi piantò in faccia gli occhi
-lustri: tremai che mi riconoscesse e la ricominciasse
-con lo Zavattari; ma non mi riconobbe.
-Borbottò non so che della rivoluzione di
-Candia; voleva andare a Candia; e bruscamente,
-alzando la voce, mi fece la proposizione d'andar
-con lui. Ma lo distrasse il campanello del
-Viatico che passava dall'altra parte del Corso
-San Maurizio. E allora ebbe un litigio con la
-moglie. Quasi tutti, sul tranvai, si scopersero il
-capo; egli no. Sua moglie gli disse di scoprirei:
-non volle.
-</p>
-
-<p>
-— Ma non rispetti nemmeno il Santissimo? — gli
-ripetè la donna, in dialetto piemontese,
-e allungò la mano per afferrargli il cappello.
-Egli si dibattè violentemente, dandomi delle spallate. — <i>Dagh
-on taj</i> — gridò — <i>Corpo d'on...! Mì
-rispetti i idej di alter, vuj che rispetten i mè....
-Mì sont per la libertaa del pensiero</i>....
-</p>
-
-<p>
-Ma la donna riuscì a scoprirlo; egli strepitò:
-poi, ripreso il suo cappello, per rifarsi, se la
-pigliò col fattorino perchè faceva fermare il
-tranvai per far salire la gente.
-</p>
-
-<p>
-— Io faccio il mio dovere —, rispose quello; — non
-ha da salir chi vuole?
-</p>
-
-<p>
-No, non aveva da salir chi voleva, e per
-questa buona ragione: — <i>Cosa vœur dì tranvai?
-<span class="pagenum" id="Page_128">[128]</span>
-Tranvai el vœur dì marcià.... marcià semper, e
-se el se ferma tutt'i moment.... l'è minga pu on
-tranvai, l'è una tartaruga!</i>
-</p>
-
-<p>
-Voleva pagare anche due soldi di più, ma a
-condizione di <i>andar accelerato</i>, e ad ogni nuova
-persona che saliva, ribatteva il chiodo: — <i>E
-on alter!... Ah sanguanon! Ma l'è ona robba
-de rid!</i> — Poi, tutt'a un tratto, rivolgendosi
-a me col viso grave, disse in italiano: — Ed
-è così che si fa il servizio? — Ma, dicendo questo,
-mi fissò da capo, come se gli passasse per
-la mente un barlume di reminiscenza, e puntatomi
-l'indice al viso, soggiunse: — <i>Lu.... me
-par de conossel.</i>
-</p>
-
-<p>
-Per quanto si sforzasse, però, non riuscì a
-ricordarsi della conversazione del <i>desbottonass</i>,
-e volle che gli rammentassi io dove c'eravamo
-incontrati. Mi guardai bene dal contentarlo. E
-per fortuna, fu distratto un'altra volta da una
-signora che saliva.
-</p>
-
-<p>
-— <i>E on'altra anmò!</i> — ricominciò a esclamare. — <i>E
-seguitemm inscì</i>.... Ah questa sì che
-è una bella farsa!&nbsp;—
-</p>
-
-<p>
-— Ma la finisca una volta, — gli disse il fattorino.
-</p>
-
-<p>
-— Io la finisca? <i>Ah faccia de bogher!</i> — e,
-levandosi in piedi, tese il pugno verso di lui.
-</p>
-
-<p>
-Ebbi una buona ispirazione: gli misi una
-mano sulla spalla e gli dissi all'orecchio: — Andiamo,
-un vecchio soldato di Garibaldi non
-deve far di queste scene.
-</p>
-
-<p>
-Fu un effetto magico: si voltò a guardarmi,
-stupefatto. O come mai io potevo sapere ch'egli
-<span class="pagenum" id="Page_129">[129]</span>
-era stato con Garibaldi? Ma non me lo domandò.
-Mi guardò un pezzo, sorridendo; poi mi porse
-la mano e disse: — <i>E ben.... lu el gh'ha reson.</i>
-</p>
-
-<p>
-Detto questo, scrollò il capo in atto di disapprovazione
-per sè stesso, e ricadde pesantemente
-sulla panca. E quando io discesi, non se
-ne accorse: dormiva.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Sono in un periodo fortunato d'incontri e
-d'avventure. All'uscita dello Sferisterio, mi decisi
-a prendere il tranvai della linea di Vanchiglia
-vedendo sulla piattaforma quel porcospino
-di cocchiere Tempesta, che conobbi due
-mesi fa sulla linea di Nizza. La primavera non
-l'ha punto raddolcito. Salendo, gli ruppi in bocca
-un'invettiva feroce che faceva contro una cavalla
-chiamata <i>Balia</i>; dalla quale egli volse lo
-sguardo sopra di me senza mutarne l'espressione,
-come s'io fossi un complice della bestia. Tacque
-per un po', coi denti stretti; ma quando fummo
-in piazza Vittorio Emanuele, essendo salita una
-donna che depose ai suoi piedi un grosso cesto,
-egli cominciò contro il cesto una ruminazione
-sorda di sacrati, che protrasse fin che si
-sboccò in via Principe Amedeo; dove andò addirittura
-fuor dei gangheri contro una vecchietta
-sorda alle sue fischiate, urlandole nella schiena:
-<i>O trombon! O terremot! O tamburnassa!</i> — con
-quanta vociaccia aveva in canna. Poi ricominciò
-a grugnire vedendo di lontano la strada ingombra
-dalla folla, che usciva dalla rappresentazione
-<span class="pagenum" id="Page_130">[130]</span>
-diurna del teatro Gianduia. E forse la
-ragione di tutte quelle furie era nel canestrino
-ritto ch'era ai suoi piedi, nel quale si raffreddava
-il suo magro desinare, ch'egli aveva mangiato
-a mezzo alla barriera di Casale, e che gli
-premeva di finire in piazza Carlo Felice. Povero
-Tempesta! Si capisce come la fame, in un temperamento
-come il suo, dovesse fare un tristo
-lavoro. Fermò davanti al teatro, infatti, dando
-al freno una girata furibonda, come se lo volesse
-spezzare. E qui la sua violenta natura fu
-messa a una prova durissima. Doveva salire
-con un nuvolo dì figliuoli grandi e piccini una
-di quelle povere mamme piene di timori e di
-affanni, per le quali una salita nel tranvai è
-come un imbarco per l'America. Essendo sparsi
-qua e là i posti liberi, i figliuoli più grandi salirono
-da varie parti, e fu una faccenda interminabile
-il mettere al posto i più piccoli; e la mamma
-a gridare: — Dov'è Carlino? — Giulia, siediti là. — No,
-Augusto, in piedi non voglio. — Carlino,
-vieni qua che c'è posto. — Marietta, tienti bene
-alla colonnina —; e Tempesta, voltato indietro
-in atteggiamento minaccioso, fremeva come un
-mastino alla catena. Quando stava per sferzare
-i cavalli, la signora lo rattenne con un gesto
-perchè uno dei figliuoli s'aveva ancora da sedere.
-Finalmente, sbuffando come un bufalo,
-Tempesta ruttò l'<i>avanti</i>. Ma la mamma gridò: — Un
-momento! È proprio questo il tranvai
-che va a Porta Nuova? — Egli rispose un <i>questo</i>
-con sette esse, partì, e tirando giù tutti i
-santi, cominciò a flagellar la cavalla, che non andava
-<span class="pagenum" id="Page_131">[131]</span>
-a tempo e faceva delle scartate, e a soffiar
-nel suo strumento, fra un moccolo e l'altro, con
-tanta rabbia da parer che fischiasse Torino.
-Fischiò il monumento di Carlo Alberto, fischiò
-la Posta centrale, fischiò il palazzo dell'Accademia
-delle Scienze, e infilò via Lagrange con
-la furia d'un guidatore di carro falcato irrompente
-contro il nemico. Ma era destino che la
-finisse male. All'angolo di via Cavour si staccò
-dal gancio l'anello del bilancino, i cavalli s'impigliarono
-nelle tirelle, e s'arrestarono. Saltò
-giù Tempesta schizzando fiamme e, mentre il
-fattorino riattaccava, prese a martellar di pugni
-i poveri animali, saettando con gli occhi me e
-altri due che dalla piattaforma gli gridavano
-di smettere, e inferocendo in special modo
-contro la povera <i>balia</i>; la quale alzava ed
-agitava la testa, scalpitando, tutta convulsa e
-tremante, ma senza mandare lamento, come
-una povera donna che tace, per non chiamar
-gente, sotto la percossa del marito bestiale,
-di cui non comprende e perdona l'insania. Indignati,
-stavamo per scendere, quando accorse
-dalla cantonata un vecchietto in tuba, un ometto
-di nulla, ma ardito e risoluto come un cavaliere
-antiquo, e affrontò l'aguzzino, afferrandogli il
-braccio a due mani. Tempesta si svincolò con
-violenza e lo trattò di <i>avvocato delle bestie</i>. Cascava
-male. Era per l'appunto un avvocato
-delle bestie, membro della <i>Società protettrice
-degli animali</i>, e se ne vantò, e tirò fuori un
-taccuino per segnarci il numero della giardiniera,
-dicendo che sarebbe andato in persona
-<span class="pagenum" id="Page_132">[132]</span>
-alla direzione. Tempesta risalì sulla piattaforma
-con la faccia verde, masticando ira di Dio; ma,
-ripartito appena, udendo dire dietro di sè: — <i>A
-l'a fait bin</i> (Ha fatto bene) —, si voltò a guardare
-il temerario con due occhi di fuoco. Chi aveva
-parlato era un uomo sui quaranta, di viso serio
-a benevolo, che aveva l'aspetto d'un operaio
-istruito. Questi sostenne serenamente la sua guardataccia,
-e gli disse con pacatezza, in accento
-amichevole, e un po' a rilento, come chi vuol
-ripetere esatta una frase letta in un libro-; — Sicuramente....
-le bestie sono i compagni di lavoro,
-non gli schiavi dell'uomo.
-</p>
-
-<p>
-Tempesta non rispose.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Siamo in piena primavera. I tranvai dei viali
-corrono per lunghi tratti sotto le grandi chiome
-degli ippocastani, dei tigli e delle acacie, ed
-escono al sole e si rituffano nell'ombra, come
-carrozze erranti in un parco; i vetri dei finestrini
-e i visi dei passeggieri si velano di riflessi
-verdi; i predellini delle giardiniere strisciano
-i cespugli che fiancheggian la via, e
-passan d'intorno per aria note d'uccelli, farfalle
-bianche e profumi di rami in fiore; e il
-buon Giors nuota e se la gode in tutta questa
-freschezza, aspirando a pieni polmoni l'aria imbalsamata,
-che gli scava lo stomaco. Glie lo
-scava così addentro, dice lui, che a rigor di
-giustizia, quando viene la primavera, la Società
-gli dovrebbe dar doppia paga. Povero Giors!
-<span class="pagenum" id="Page_133">[133]</span>
-Questa mattina, sul corso Vinzaglio, ebbe un
-vero dolore. C'era un garzonetto d'osteria, ritto
-accanto lui, con quattro dozzine d'agnellotti crudi
-posati sopra un'assicella, ch'egli teneva col braccio
-arrotondato fuor della colonnina, per non impedirgli
-il maneggio del freno. A un tratto, uno
-scossone della giardiniera gli fece perder l'equilibrio,
-l'assicella piegò, e gli agnellotti si rovesciarono
-sulla strada. Non si può descrivere
-l'atto di desolazione che fece il buon Giors
-a quella vista: non c'è per nulla quello che fa
-don Baldazar-Ferravilla quando la cuoca dei suoi
-ospiti gli porta via di sotto il naso il piatto
-prediletto. E lamentò per un chilometro la “disgrazia„
-scrollando il capo tristamente; e messo
-così in un corso di pensieri tristi, mi raccontò
-altre “disgrazie„ consimili di cui era stato spettatore,
-e non ne pareva ancora consolato. Una
-vecchia signora venuta dalla campagna, scendendo
-male dal tranvai, era caduta sul suo panierino
-pieno d'ova, e n'avea fatto un lago, da
-cui l'avevan tirata su in uno stato! e ova freschissime,
-che mandavano una delizia d'odore....
-che peccato! Un grullo d'ortolano, un'altra
-volta, aveva messo sotto la panca della
-giardiniera, a un'estremità, un piatto di fragole
-ammucchiate, che a ogni sobbalzo cadevano a
-mezze dozzine per la strada, dove un branco
-di monelli, correndo e facendo un baccano indiavolato,
-le raccattavano, senza che lui se
-n'avvedesse; e quando se n'era avvisto.... certi
-fragoloni come palle, che profumavano il corso,
-una vera grazia di Dio: disgraziato! A una povera
-<span class="pagenum" id="Page_134">[134]</span>
-ragazzina, in fine, proprio nel momento
-che il tranvai si fermava in piazza Statuto, in
-capo alla linea, s'era rovesciata dalla piattaforma
-una zuppierata di minestra, ch'essa era andata a
-prendere all'osteria per suo padre; e gli aveva
-fatto tanta pena quella povera <i>morfela</i>, a vederla
-inginocchiata in terra a raccogliere singhiozzando
-le pastine e i piselli, che lui e il fattorino
-avevano <i>fatto una sottoscrizione</i>, essi due
-soli, mettendo ciascuno dieci centesimi, perchè
-la <i>morfela</i> potesse andare a ricomprar la minestra. — Ma
-a me — disse poi con un sorriso
-trionfante — queste cose non sono mai accadute,
-nemmeno quando ero alto un palmo; l'appetito
-m'ha fatto sempre stare in guardia; guardi,
-potrei giurare che non m'è mai cascata di mano
-una ciliegia! — Bravo Giors! Egli m'ha l'aria
-d'un uomo che non abbia mai mangiato a sua
-voglia in vita sua. La vista delle tavole di trattoria
-apparecchiate all'aria aperta, questa mattina,
-gli dava dei brividi di voluttà. — Ah! — esclamava,
-adocchiandole di passata, — con che
-gusto mi ci metterei a sedere! — E si capisce
-come il sedersi a tavola, per lui che non ci siede
-mai, sia un ideale epicuréo, uno scialo da milionari,
-il non plus ultra delle raffinatezze della
-vita. E confessando che sarebbe disposto a mangiare
-a ogni ora del giorno, ride; e dicendo che
-trecento volte all'anno fa i suoi pasti sulle ginocchia,
-ride; e raccontando che s'è levato il
-pane di bocca per salvar dalle busse una povera
-bimba, ride. Ah, quanto è buono senza saperlo,
-e come mi fa bene il suo riso!
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_135">[135]</span>
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Una corsa memorabile, ma che vorrei dimenticare,
-sulla linea del Foro Boario. Venivo di
-fuor di porta. Era una mattinata incantevole.
-Partito appena dalla cinta, il tranvai si fermò
-davanti alla porta delle carceri giudiziarie, dove
-salirono sei giovani, accompagnati da due guardie
-di polizia, pallidi e malamente vestiti, ciascuno
-con un involto di panni sotto il braccio.
-Erano sei prigionieri liberati che le guardie
-conducevano alla questura centrale a ricevere
-il commiato ammonitorio dell'autorità. Ma non
-occorreva che me lo dicesse il fattorino; lo
-compresi, nell'atto che salirono, dal modo come
-girarono lo sguardo intorno sugli alberi fioriti,
-sul corso inondato di sole e sui passanti, bevendo
-a bocca aperta e a nari dilatate l'aria luminosa
-delle libertà, che accendeva delle fiamme
-nei loro occhi e faceva correre pei muscoli della
-loro faccia dei fremiti di piacere, visibilissimi
-nonostante lo sforzo con cui cercavano di dissimulare
-la rinascente ebbrezza della vita. Allo
-svoltar del tranvai in Corso Vinzaglio, e poi
-nel Corso Oporto, a quell'aprirsi da ogni parte
-di viali verdi, di fughe di palazzine e di portici,
-di vedute delle Alpi e dei colli, voltarono il capo
-di qua e di là, con un movimento di stupore
-grave, come se ad ogni svoltata crollasse un
-muro delle carceri da cui non era uscita ancora
-tutta l'anima loro, e guardavano curiosamente
-ogni passeggiere che saliva, come per molto
-<span class="pagenum" id="Page_136">[136]</span>
-tempo avevano guardato ogni visitatore sconosciuto
-che s'affacciasse all'uscio della loro cella.
-Osservavo con meraviglia che, passata la prima
-ebbrezza, il loro viso s'andava già oscurando
-quasi dell'ombra d'un disinganno, come se quell'ora
-tanto desiderata non mantenesse tutte le
-promesse che aveva fatto alla loro fantasia, e
-li riafferrasse da lontano la tristezza della prigione,
-quando, al punto di attraversare il Corso
-Umberto, uno spettacolo anche più strano mi
-distrasse da loro: una giardiniera dalla linea
-di San Secondo, tutta piena di monache dell'ospedale
-Mauriziano, un mezzo monastero in
-carrozza, venti figure grigie e bianche, immobili
-e silenziose, che passavano rapidamente
-sulla curva, presentandosi tutte di profilo, con
-la fronte bassa e le braccia incrociate, come
-tante statue della Meditazione, e svoltate di corsa
-in Via Oporto, non mostrarono più che venti
-veli neri enfiati dall'aria, e come fuggenti insieme
-a una tentazione del diavolo.
-</p>
-
-<p>
-I liberati dal carcere discesero all'angolo di
-via Alfieri, il tranvai proseguì verso via Santa
-Teresa. Eravamo a pochi passi dal crocicchio
-quando vidi lontano in via Venti Settembre un
-affollamento che la ingombrava da un lato all'altro.
-Mi voltai per domandare al fattorino: — Che
-sarà? — lo vidi pallido. Egli aveva già
-capito. Il cocchiere frenò i cavalli, che andarono
-lentissimi. Raggiunta la folla, ci fermammo. Alcuni
-ci s'avvicinarono. Il tranvai precedente
-aveva schiacciato un bambino di cinque anni, un
-povero orfanello, che una mendicante teneva con
-<span class="pagenum" id="Page_137">[137]</span>
-sè e faceva accattare. Egli era sfuggito di mano
-alla donna per attraversare la strada nel punto
-che i cavalli sopraggiungevano; le ruote della
-giardiniera gli eran passate sul corpo; era
-morto nell'atto; avevan portato il cadavere
-sotto il portone d'una casa vicina, che la folla
-chiudeva. Una moltitudine di curiosi s'accalcava
-intorno al cocchiere che era saltato giù, lasciando
-le redini al fattorino, che aveva proseguito
-la corsa. Nel mezzo della calca, al di
-sopra delle teste ondeggianti, spuntavano gli
-elmi di due guardie civiche e il cappello d'un
-carabiniere, e fra questi il berretto gallonato del
-disgraziato cocchiere, rovesciato indietro, che
-lasciava vedere delle ciocche di capelli grigi.
-Mi apparve mi momento il suo viso, bianco e
-stravolto, con la bocca aperta; poi si nascose.
-Parlava e gestiva; ma il mormorio della folla
-copriva la sua voce. Vidi le sue mani agitarsi
-per aria. M'arrivò all'orecchio un: <i>giuro!</i> rauco,
-come il grido di un ferito. A un tratto, la folla
-s'aperse come in due ondate violente e il cocchiere,
-stretto fra le guardie, si mosse; ma, fatti
-tre passi, si fermò, e alzate le braccia come un
-prete all'altare, girando intorno gli occhi smarriti
-e piangenti che non vedevan più nulla, gridò
-con voce soffocata dai singhiozzi: — Giuro per
-l'anima di mio padre e di mia madre, giuro che
-non l'ho visto! — Poi si rimise in cammino
-barcollando, e la folla lo riavvolse. Il tranvai
-ripartì.
-</p>
-
-<p>
-Ah, perchè non tenni gli occhi fissi sulla
-mano tremante con cui il fattorino scriveva,
-<span class="pagenum" id="Page_138">[138]</span>
-invece di rivolgerli a terra, sulle rotaie? Non
-mi sarebbe stata così orribile la vista del misero
-corpicino schiacciato come mi fu quella
-del suo povero sangue sparso fra i ciottoli; orribile
-come qualche cosa di lui che vivesse e
-soffrisse ancora e implorasse soccorso dal fondo
-della fossa. E dovetti scendere, preso da un ribrezzo
-improvviso di quel carrozzone, come
-d'un complice della strage, d'una macchina sinistra,
-nella quale, come nell'altra, stesse rimpiattata
-la morte, in agguato, per afferrare al
-varco altri bimbi. Ma non mi giovò fuggire.
-Per tutta la strada intesi quel grido singhiozzante: — Giuro,
-giuro per l'anima di mio padre
-e di mia madre.... — quel grido desolato,
-supplichevole, solenne; nel quale ne sonava
-un altro esilissimo, la voce del sangue sparso,
-che anch'esso chiedeva pietà per lui, in tuono
-di preghiera infantile. E per vari giorni non
-scrissi più, e non potei salire sopra un tranvai
-senza un sentimento di repulsione, come se
-tutti avessero le ruote insanguinate. Ahimè! È
-dunque vero che anche la vita civile, come la
-creazione, è una ruota terribile, che non si può
-muovere senza stritolar delle ossa e dei cuori,
-e che l'uomo è condannato a sparger sangue in
-eterno?
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Maravigliosa leggerezza umana! Ma forse non
-è tanto leggerezza il parlare che si fa da tutti
-di cose futilissime anche fra gli avvenimenti
-<span class="pagenum" id="Page_139">[139]</span>
-più terribili, quanto spirito dì ribellione, bisogno
-di provare la libertà del proprio spirito davanti
-ad ogni argomento imposto di riflessione
-e di discorsi gravi. Avevano l'uno e l'altro il
-giornale in mano, questa mattina, i due signori
-che m'eran seduti davanti sul tranvai, e che
-discutevano vivacemente; avevano letto un momento
-innanzi la prima notizia della battaglia
-di Turcuf; era da supporsi che discutessero
-della vittoria per cui era liberata Cassala. Discutevano
-invece sul colore del fanalino che
-segna l'ultima corsa del tranvai del Martinetto.
-</p>
-
-<p>
-— Le dico che è bianco, l'ho visto cento volte.
-</p>
-
-<p>
-— Ma lei confonde con quello dell'ultima
-corsa di Vinzaglio.
-</p>
-
-<p>
-Dalla voce riconobbi il mio buon “tranvaiofilo„
-l'amico di Giors, benestante sferoidale e
-gran paladino della Società Belga. Il quale continuò: — Il
-fanale dell'ultima del Martinetto è
-rosso. Verde tutta la sera, rosso all'ultima corsa.
-</p>
-
-<p>
-— Verde tutta la sera, sì, — rispose l'altro, — ma
-all'ultima corsa, bianco. Diamine! L'ho
-anche visto ieri sera.
-</p>
-
-<p>
-— È impossibile.
-</p>
-
-<p>
-— Oh cospetto! Mi vuol dare una smentita?
-</p>
-
-<p>
-— Ma è lei che la dà a me, perdoni. Andiamo,
-vuol fare una scommessa? Fattorino!
-</p>
-
-<p>
-Il fattorino s'avvicinò sul predellino, e intesa
-la domanda, rispose gravemente: — È bianco.
-</p>
-
-<p>
-L'altro voleva ribattere, ma il “tranvaiofilo„
-trionfante, gli tagliò la parola. — A me la vuol
-insegnare, che conosco tutti i colori, anche della
-<i>Torinese</i>? Bianco l'ultimo di Nizza, bianco Borgonuovo,
-<span class="pagenum" id="Page_140">[140]</span>
-verde San Secondo, rosso Foro Boario,
-bianco San Salvario, rosso Vanchiglia....
-</p>
-
-<p>
-Sotto quel rovescio d'erudizione tranvaiesca
-l'avversario chinò il capo, e non ribatte più sillaba.
-</p>
-
-<p>
-Il tranvaiofilo stette ancora un po' pensando,
-poi soggiunse: — E bianco l'ultimo dei viali.
-</p>
-
-<p>
-Fu il colpo di grazia.
-</p>
-
-<p>
-Suggellata così la sua vittoria, gittò gli occhi
-sul giornale che teneva aperto sulle ginocchia,
-e voltatosi verso di me, col viso spianato di
-chi passa da un discorso grave ad uno che ricrea
-lo spirito: — Ottocento morti! — esclamò
-sorridendo. — Una bazzeccola! Ora staranno
-quieti per un pezzo....
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Sono scampato a un pericolo grave e mi son
-goduto una scena curiosa.
-</p>
-
-<p>
-Appena mi riconobbe dal capo opposto della
-giardiniera affollata e mi vide accanto un posto
-vuoto, l'uomo spietato sorrise di compiacenza
-feroce, e sceso sul montatoio, afferrandosi
-alle colonnine, s'avanzò verso di me come
-il ragno sulla tela per afferrare la sua vittima.
-Io capii che era armato d'un sonetto da piantarmi
-nel cuore, e tremai. Ma in quel punto
-saltò sulla giardiniera, proprio al mio fianco,
-mi ufficiale dei bersaglieri, che occupò il posto
-a cui lo scellerato mirava; e questi dovette ritornare
-indietro con le sue strofe nel gozzo.
-Vidi che fremeva. Ma fu subito distratto egli
-<span class="pagenum" id="Page_141">[141]</span>
-pure da un piccolo avvenimento comico. Salì
-sulla piattaforma davanti un signore, il quale,
-lanciato uno sguardo all'ultima panca, vi riconobbe
-un amico, forse non più visto da mesi,
-e dopo averlo salutato con molta effusione,
-prese a discorrer a voce alta con lui, che rispose
-nello stesso tono, senza darsi un pensiero
-al mondo dei trenta passeggieri che li
-guardavano e li ascoltavano con grande stupore.
-Appartenevano tutti e due a un ordine
-assai numeroso di originali a cui manca affatto
-un sentimento che si potrebbe chiamare
-“il pudore sociale„ e che hanno la facoltà singolare
-di far arrossire gli altri per loro.
-</p>
-
-<p>
-— Tu a Torino! E da quando?
-</p>
-
-<p>
-— Sono arrivato questa mattina.
-</p>
-
-<p>
-— E riparti?
-</p>
-
-<p>
-— Questa sera. Ho l'<i>andata e ritorno</i>.
-</p>
-
-<p>
-— Son birbonate, dovevi scrivermi. E Gabriella?
-</p>
-
-<p>
-— Benissimo. E a casa tua?
-</p>
-
-<p>
-— Tutti bene. Gustavo è andato a Genova.
-</p>
-
-<p>
-— Me lo scrisse l'avvocato. E l'affare di Troffarello?
-</p>
-
-<p>
-— Niente di nuovo; son muli.
-</p>
-
-<p>
-— Oh diavolo! — E strizzando un occhio, — Di',
-e a quando il Messia?
-</p>
-
-<p>
-— (Sorridendo modestamente) Di giorno in
-giorno....
-</p>
-
-<p>
-C'erano delle signorine; vidi dei visi di mamme
-che si cominciavano a inquietare. Come Dio volle,
-qualcuno discese, e i due poterono avvicinarsi
-e conversare in famiglia. Ma essendosi fatto
-<span class="pagenum" id="Page_142">[142]</span>
-spazio accanto a me, mi trovai di nuovo esposto
-al sonetto. Vidi infatti il poeta che scendeva
-da capo sul predellino. — Ah no! — dissi
-in cuor mio, ricordando il supplizio orribile dell'<i>Uom
-chi sei tu</i>; — una seconda volta non mi
-torturerai — e gridato un <i>alt</i> risoluto, che avvertì
-il cocchiere e lui ad un tempo, mi salvai
-dai quattordici colpi di pugnale che mi minacciava.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Gran palestra di civetteria è la carrozza di
-tutti, e come vi si può studiare la potenza del
-“femminino eterno„! Salì sulla giardiniera, in
-via Maria Vittoria, una bella ragazza, che attirò
-lo sguardo di tutti: piccolina, bruna, mirabilmente
-tornita, con le fossette nelle gote, con
-un rosaio sul cappellino: vestita con un'eleganza
-un po' teatrale, ma piacente nella sua
-stranezza. Non avevo visto ancora un'arte di
-civetteria così varia, così profonda, così diabolicamente
-raffinata. Era una continuità di
-leggerissimi, appena percettibili movimenti ondulatori
-correnti dalle spalle ai piedi, un riso
-come represso e diffuso su tutta la persona, un
-modo di girare il capo e gli occhi, di guardar
-tutti e nessuno, di provocare e di fuggir gli
-sguardi, un'arte d'addentarsi le labbra, d'inarcarle
-e di stringerle, di far balenare le pupille,
-di velarle e di riaccenderle, qualunque cosa
-guardasse, come se avesse voluto sedurre anche
-le cose, un misto di monelleria, di finto pudore,
-<span class="pagenum" id="Page_143">[143]</span>
-di sensualità, di naturalezza, d'affettazione
-e d'ingenuità bambinesca, da far cadere la penna
-di mano al più potente descrittore di femmine
-della nuova scuola. Conquistò il tranvai di primo
-colpo. Tutti i passeggieri si misero ad esaminarla
-con occhio denudatore. Si voltava a guardarla
-di tratto in tratto anche il cocchiere, e
-perfino una grave guardia civica, ritta in fondo
-alla giardiniera, fissava su di lei uno sguardo
-affatto diverso dal solito sguardo di servizio. All'angolo
-di via Bogino fece fermare un vecchio
-generale in uniforme, un po' floscio di gambe,
-accompagnato dal suo aiutante, e nell'atto di
-salire la guardò così fissamente che mise male
-il piede sul montatoio e si dovè afferrare alla
-colonnina. A un certo momento essa s'alzò e
-risedette un po' a sinistra, per far posto a una
-signora, e in quell'atto così semplice e rapido
-mise tanti guizzi e vezzi e grazie di colomba
-e di gatta, che lampeggiarono, guardandola, gli
-occhi di tutti, come se tutti avessero bevuto a
-un punto un bicchierino di Benedectine autentica
-dei frati di Chambéry. Curioso che proprio
-al disopra del posto ch'essa occupava pendeva
-da una traversa del tetto un cartellino
-d'annunzi, sul quale era scritto in grossi caratteri:
-<i>Da vendere</i>, e il resto non si leggeva: una
-villa, probabilmente. Ma era certo una calunnia
-del caso, o, almeno, c'era d'aver dei dubbi per
-l'eccesso medesimo di quella civetteria; la quale
-poteva non essere altro che un istintivo ardentissimo
-amore dell'arte. Discese in via Plana.
-Le donne si voltarono a guardarla con occhio
-<span class="pagenum" id="Page_144">[144]</span>
-severo, gli uomini.... con un altr'occhio. Ed essa
-si allontanò col suo roseto sul capo, lievemente
-inclinato da una parte, con un'andatura disinvolta
-e graziosa, mostrandoci ancora uno spicchio
-di viso sorridente, da cui traspariva la
-coscienza d'aver lasciato una dozzina di frecciole
-confitte in petto ai suoi compagni di viaggio
-d'un quarto d'ora.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Fu la vergogna stupida di mostrarmi per la
-strada con un pacco fra le mani, che mi fece
-salir sul tranvai di porta Susa per tornare a
-casa; e sul tranvai fui punito. Stavano in piedi
-sulla piattaforma un giovine operaio, sua moglie
-e un bambino, che non avevan trovato
-posto dentro al carrozzone. L'operaio faceva
-uno sfogo col cocchiere, in tono aspro. Era
-stato ingannato da un amico, che l'aveva fatto
-venir dal Vercellese, assicurandolo che a Torino
-c'era lavoro; ma, venuto qui, non aveva
-trovato nulla; da un mese batteva inutilmente
-a tutti gli usci; un suo parente benestante gli
-aveva rifiutato un piccolo imprestito; non sapeva
-più dove dar del capo. Il cocchiere gli
-consigliò di rivolgersi alla Camera del lavoro. — Ma
-che Camera di lavoro! — rispose scattando. — Buffoni!
-Se non trovo lavoro io, me
-ne troveranno loro! — E seguitò, smozzicando
-maledizioni fra i denti. Il suo bambino, intanto,
-succhiandosi la punta dell'indice, teneva gli
-occhi fissi sul mio pacco. Io l'apersi e gli porsi
-<span class="pagenum" id="Page_145">[145]</span>
-una caramella, ch'egli agguantò come se la rubasse,
-e prese a leccarla rispettosamente, sorridendomi.
-Il padre, appena se n'accorse, si voltò
-a guardarmi con occhio torvo, strappò il dolce
-di mano al bimbo e, prima che riuscisse ad
-afferrargli il braccio sua moglie, lo gettò nella
-strada. Mi sentii come il freddo d'una lama nel
-cuore, e poi una vampata di sdegno, un rivolgimento
-precipitoso d'idee recenti, un ritorno
-violento d'idee antiche, tutto in un punto, come
-se la mia anima si rovesciasse. Ma fu un punto
-solo. — Ah miserabile, — dissi a me stesso — basta
-dunque questo?... — Quegli riprese a sfogarsi
-col cocchiere, a voce più bassa però, e
-dopo qualche momento sua moglie — una povera
-donnina dall'aspetto buono e triste — voltandosi
-quasi furtivamente verso di me, mi diede
-uno sguardo timido, che voleva dire: — È povero,
-è disgraziato, è irritato.... lei capisce.... — E
-io le risposi con gli occhi: — Capisco. — Allora
-il suo viso si rischiarò un poco e parve
-che dicesse: — Gli perdoni.... — E io risposi
-con uno sguardo: — Ho perdonato. — Ahi mentivo.
-E non voglio mentire una seconda volta:
-non gli ho ancor perdonato....
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Un'avventura più piacevole stamani, sulla
-linea del Martinetto. Stavo sulla piattaforma di
-dietro con Carlin, il quale si fregava le mani,
-molto soddisfatto della venuta dei famosi tre principi
-abissini al collegio internazionale di Torino,
-<span class="pagenum" id="Page_146">[146]</span>
-ch'egli considerava quasi come una rivincita;
-e andava ripetendo: — Questi tre qui, intanto, li
-abbiamo nelle unghie! — Interruppe le sue espansioni
-un mio conoscente, che salì all'imboccatura
-di via Garibaldi, un operaio lattoniere, che
-aveva messo su bottega da poco, di trent'anni
-all'incirca, ma assai più attempato all'aspetto,
-basso di statura e tarchiato, e serissimo. Era
-un tipo degno di studio; un autodidattico di volontà
-ferrea, che aveva frequentato l'Università
-in un periodo di disoccupazione, inteso quasi
-unicamente a quistioni economiche e pratiche,
-intorno alle quali andava raccogliendo da libri
-e da giornali note ed articoli che trascriveva
-la notte in grossi quaderni; un socialista <i>sui
-generis</i>, non curante del programma massimo,
-ristretto all'idea dell'organizzazione del proletariato
-con lo scopo di conseguire una serie di
-riforme parziali non isperabili dall'azione spontanea
-delle classi dirigenti; <i>legalitario</i>, come egli
-stesso si chiamava, odiatore delle frasi, disprezzatore
-dei capi matti, metodico in tutte le cose
-sue come un impiegato, e così lucido e ordinato
-nelle idee e tenace nello studio d'ogni quistione
-e nello sforzo di esprimersi chiaramente, che era
-diventato in pochi anni uno dei parlatori più
-persuasivi del partito, ammirato anche dai compagni
-di fede più colti.
-</p>
-
-<p>
-Salutatomi con un tocco della mano al cappello,
-com'era suo solito, si mise subito a discorrere
-d'un opuscolo sul <i>Salario minimo</i>, che
-aveva in tasca; ma restò in tronco, dopo poche
-parole, vedendo passare a traverso alla strada
-<span class="pagenum" id="Page_147">[147]</span>
-quattro giovani ammanettati, accompagnati da
-due guardie di polizia; borsaioli, a giudicar dalle
-facce; due dei quali vestiti decentemente, quasi
-con eleganza.
-</p>
-
-<p>
-Carlin li giudicò con una delle sue frasi letterarie: — Ladri
-in guanti gialli.
-</p>
-
-<p>
-Ma un passeggiere, ch'era salito sulla piattaforma
-in quel momento, un uomo sui cinquant'anni,
-dell'aspetto d'un capomastro malandato,
-che olezzava d'acquavite, espresse un altro parere. — Siamo
-sotto il primo maggio, — disse — sono
-socialisti. — E soggiunse, ammiccando a
-me, con un sorriso ironico: — <i>Compagni</i>.... Sì,
-adesso, sono compagni proprio!
-</p>
-
-<p>
-Gli lessi in cuore sull'atto. Avevo l'aspetto
-d'un signore, dovevo odiare il socialismo; c'era
-nel suo scherzo l'intenzione ossequiosa di guadagnarsi
-la mia simpatia dicendomi una cosa
-gradevole; apparteneva alla famiglia degli striscianti.
-Per curiosità, l'incoraggiai con un sorriso,
-e subito egli volle chiarirmi meglio che le
-sue opinioni concordavano perfettamente con
-quelle che supponeva le mie.
-</p>
-
-<p>
-— Ah che storie!... Un uomo che ha la testa
-a posto, un padre di famiglia che lavora.... non
-si ficca lì dentro. Il mondo è com'è. Si ha un
-bel far delle riforme, ci sarà sempre chi ne ha
-e chi non ne ha. Badar a lavorare: non c'è
-altro.
-</p>
-
-<p>
-Carlin interloquì. — Però, — disse — noialtri
-ci fanno lavorar troppo....
-</p>
-
-<p>
-— Ah quanto a questo — rispose l'altro — è
-un'altra quistione. — Io pensavo che Carlin rispondesse
-<span class="pagenum" id="Page_148">[148]</span>
-che la quistione, invece, era proprio
-quella, e che non si poteva risolvere non badando
-ad altro che a lavorare. Ma mi persuasi
-che nella sua mente, tutta data alla politica,
-l'idea dell'interesse della propria corporazione
-era affatto disgiunta da ogni altra, come un lumicino
-solitario nelle tenebre. Infatti, non seppe
-che cosa rispondere a quella risposta. E l'altro
-continuò, sorridendomi con espressione lusinghevole: — Non
-è vero?... Bei tipi, che vogliono
-rimpastare il mondo e non hanno che stramberie
-per la testa.... Compagni! — E soggiunse
-ridendo: — Si chiamano compagni, e son proprio
-compagni di pazzia!
-</p>
-
-<p>
-A queste parole credetti che il lattoniere scattasse;
-ma, voltandomi a guardarlo, fui maravigliato
-dell'atteggiamento del suo viso, affatto
-diverso da quello che m'aspettavo. Egli guardava
-il parlatore con una espressione di così
-sincera e profonda e tranquilla commiserazione,
-che nessuna parola avrebbe potuto esprimere
-più chiaramente il suo sentimento. Si capiva
-che in quel suo eguale, chiuso all'idea e alla
-passione che avevan fatto di lui un altr'uomo,
-egli vedeva quasi una creatura di razza inferiore;
-che lo considerava, come doveva un cristiano
-dei primi tempi considerare un pagano,
-un impasto di ignoranza, di servilità e di stupidaggine,
-da non poter nemmeno movere l'ira.
-Ma quegli, tutto intento a finir di conquistarmi,
-non badò a lui, che credeva per me uno sconosciuto,
-e ripigliò: — Per me, quando qualcuno
-viene a tentarmi, lo mando a farsi scrivere. Non
-<span class="pagenum" id="Page_149">[149]</span>
-voglio finire come quei “compagni„ che son
-passati adesso. Se a loro piacciono quegli arnesi
-alle mani, si servano, branco di matti:
-ce n'è per tutti. Non ho forse ragione? — E sorrise
-da capo, aspettando i miei rallegramenti.
-</p>
-
-<p>
-Allora il lattoniere fece un colpo di scena che
-meditava forse da un po'. — Ha visto — mi
-disse bruscamente — le dimissioni del nostro
-Barbato?
-</p>
-
-<p>
-Risposi che lo sapevo e che me ne rincresceva;
-ma che mi parevano rispettabili le ragioni
-della persistenza nel primo rifiuto, le quali
-dimostravano un animo onesto, senz'ambizioni,
-profondamente persuaso di poter fare opera più
-utile fuori del campo parlamentare.
-</p>
-
-<p>
-— È però un peccato, — rispose l'operaio,
-mettendo il piede sul montatoio per discendere, — perchè
-è un sant'uomo; — e nell'atto di stringermi
-la mano disse spiccando le sillabe: — Buon
-giorno, compagno.
-</p>
-
-<p>
-— Buon giorno, — risposi, e mi voltai a guardare
-l'altro, che aveva gli occhi spalancati e la
-bocca aperta, interdetto dallo stupore, come il
-villano alla vista d'un gioco di prestigio. E un
-bel pezzo dopo, quando discesi, mi guardava
-ancora.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Ah il socialismo sul tranvai! Sarebbe curioso
-a trattarsi, specie per i cattivi incontri che ci fa
-e i brutti quarti d'ora che ci passa, poichè la
-carrozza di tutti, finora, è assai più borghese
-<span class="pagenum" id="Page_150">[150]</span>
-che popolana. Questa mattina appunto mi ritrovai
-accanto sulla piattaforma della giardiniera,
-fra piazza Castello e piazza Carlo Felice, il mio
-onorevole nemico Guyot, il mangiasocialisti, il
-quale mi vibrava certe puntate di sguardi, in
-cui era evidentissimo l'influsso del 1.º maggio
-imminente. Certo egli domandava a sè stesso
-quali scelleratezze io andassi macchinando per
-domani, pensava ch'io girassi per Torino a soffiar
-negli odi di classe, e almanaccava forse
-che nascondessi qualche ordigno infernale sotto
-la sporgenza che mi faceva il soprabito dalla
-parte sinistra del petto, dove fissava gli occhi
-di tanto in tanto. E perchè no? Quattro anni
-prima, in quel giorno stesso, non avevano certi
-buoni amici fatto credere a un Consigliere comunale,
-eccellente uomo, ch'io ero stato arrestato
-perchè scoperto in corrispondenza epistolare
-col Ravachol, inducendolo per giunta a
-metter la sua firma a una loro petizione per
-ottenermi la libertà provvisoria? Quanto più
-guardava quel misterioso rigonfio del soprabito,
-tanto più il Guyot si rimbruniva: la sua immaginazione
-più benigna doveva essere di un pacco
-di proclami incendiari. Vedete un po'! Ed eran
-le memorie di <i>Sant'Agostino</i>, ch'ero andato a
-prendere dal legatore. Che strana cosa! pensavo.
-Desiderare ardentemente il bene di tutti,
-sognare la pace e l'amore fra gli uomini, avere
-della società un nuovo concetto, il quale, riferendo
-al suo ordinamento la causa dei mali che
-si attribuivano prima all'egoismo dei fortunati,
-sopprime ogni ragione d'odio contro di loro, sentire
-<span class="pagenum" id="Page_151">[151]</span>
-orrore della violenza e del sangue e sdegno
-di tutte le ingiustizie e pietà di tutti i dolori, e
-da questo desiderio del bene essere tormentati
-tanto da non godere più pace.... e in grazia di
-tutto questo vedersi guardare con occhio d'avversione
-come se portaste dentro tutto quanto
-di più tristo e di più feroce può covare un
-animo malvagio!... E pensare che chi vi guarda
-così è forse un uomo sensato e buono, il cui
-sguardo intellettuale vede in voi tutto rovesciato
-e falsato per il solo fatto ch'egli passa a
-traverso alle lenti di un preconcetto irragionevole,
-e che, pur non consentendo nelle vostre
-idee, quell'uomo vi diventerebbe amico se gli
-poteste parlar per un'ora, ma che non gli potrete
-parlar mai, e ch'egli per questo v'odierà
-sempre! Che strana cosa!
-</p>
-
-<p>
-Mentre ciò pensavo il tranvai si fermò in
-piazza Carlo Felice per lasciar passare un battaglione
-di bersaglieri, e il Guyot girò da questi
-su di me uno sguardo acuto, in cui era manifesto
-il suo pensiero: — Ecco chi vi terrà in
-riga domani! Tu li devi odiare, costoro!
-</p>
-
-<p>
-Ah le lenti! E dire ch'io amavo quei giovani
-tanto più di lui; non più, come un tempo, per
-quello che erano in quel periodo della loro vita,
-ma in loro stessi, nelle loro famiglie, nel loro
-avvenire, nei loro futuri figliuoli, d'un amor non
-legato ad alcun sentimento nascosto d'interesse
-di classe, ma purissimo e profondo e pensieroso,
-tanto che mi pareva così angusto e leggiero
-in confronto al nuovo l'affetto antico!
-</p>
-
-<p>
-E così, quando il mio nemico discese e il
-<span class="pagenum" id="Page_152">[152]</span>
-tranvai infilò il Corso Vittorio Emanuele, fiancheggiato
-da quelle due interminabili ghirlande
-verdi e chiuso in fondo dalla gran mole del
-Rocciamelone, pensai che non volava una volta
-il mio spirito, come fa ora, di là da quel baluardo
-enorme, a dire a una moltitudine sconosciuta
-la santa parola dell'amor fraterno e la
-speranza divina d'un avvenire senz'odi e senza
-guerre di popoli. E confortandomi in questo pensiero,
-mi pareva che il suono delle trombe soldatesche
-che s'affievoliva dalla parte opposta
-del Corso morisse non nello spazio, ma nel
-tempo, come una voce del passato.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Qui, mentre chiudo il mese d'aprile, mi si leva
-dinanzi uno stuolo di fattorini e di cocchieri
-originalissimi, che mi domandano: — E noi? — E
-hanno ragione; ogni uomo è un libro;
-peccato ch'io non possa dar di loro che i titoli!
-Ce n'è uno che fu maestro, frate e volontario
-con Garibaldi, una strana caricatura di
-Giove, con una gran testa bianca riccioluta, così
-grave e maestoso, che par che stia sul tranvai
-come sopra un carro di trionfo e dispensi gli
-scontrini come grazie celesti. C'è un antico becchino,
-cocchiere, un capo amenissimo, di razza
-nana, così buffo d'aspetto e di spirito, che fa
-torcer dalle risa tutti i colleghi con piccoli gesti
-e con mezze parole dette sottovoce, di cui nessun
-passeggiere riesce mai ad afferrare il significato.
-C'è un ex cocchiere di famiglia nobile
-<span class="pagenum" id="Page_153">[153]</span>
-che nomina i padroni e le padrone di tutte
-le carrozze stemmate che passano, con un sorriso
-vagamente misterioso di familiarità e d'alterezza,
-come un patrizio scaduto a cui la vista
-d'ogni stemma ricordasse un'amicizia o un
-amore de' suoi bei tempi. Ce n'è un altro, un fattorino
-tetro e taciturno, che ha la bizzarra passione
-di esercitarsi a scrivere in caratteri minutissimi,
-e che dedica ogni momento libero a
-quell'esercizio, di cui fa vedere i saggi ai passeggieri,
-senza parlare, dei pezzettini di carta
-come biglietti di visita, segnati di zampe di mosca
-non leggibili da occhio umano. E ci sono
-altri Carlin, divoratori di giornali e politicanti di
-color vario, altri Marchesi vezzeggianti che porgono
-lo scontrino come un fiore, altri Tempesta
-ringhiosi, che si mordon la coda dalla mattina
-alla sera. E le loro donne, quale collezione! Ne
-ho conosciuto in capo alle linee una varietà
-grande: mezze signore e cenciose, mogli canute
-di giovanotti, mogli che paion le figliuole dei
-loro mariti, visi di vittime rassegnate, scarmiglione
-ardite e appetitose che han l'aria di approfittar
-malamente delle lunghe assenze coniugali,
-donnine alacri e premurose, che, porgendo
-all'uomo affamato il canestro della colazione, gli
-fanno mille raccomandazioni supplichevoli di
-non mangiar troppo in furia, e stanno a vederlo
-mangiare spiando con occhio inquieto
-l'arrivo dell'altro tranvai e contando con l'anima
-in pena le bocconate e i secondi. Ah che dure e
-affannate esistenze ho indovinato durante quei
-pasti, ed anche quante buone nature, quante
-<span class="pagenum" id="Page_154">[154]</span>
-modeste virtù, quante belle e sane corrispondenze
-d'affetto!
-</p>
-
-<p>
-E ieri sera appunto, sulla linea dei viali, verso
-il tramonto, assistetti a una scena gentile. C'era
-sul tranvai quasi vuoto un fattorino dai capelli
-e dai baffetti bruni, un bel giovane, di viso un
-po' malinconico e di belle maniere. A una fermata
-sul corso San Maurizio accorse da una
-via laterale una donnina in capelli, graziosa,
-con un bimbo in braccio; la quale salì in fretta
-sulla giardiniera, dopo aver lanciato intorno uno
-sguardo diffidente, come se venisse a un convegno
-amoroso. Il fattorino le tolse di mano il
-bimbo con premura, sedette, se lo mise sulle
-ginocchia e prese a accarezzarlo e a baciarlo in
-furia, come per saziarsene tutt'in una volta,
-mentre la giovine madre, seduta al suo fianco,
-guardava con un'espressione di grande dolcezza
-il figliuolo e lui, che ogni tratto alzava il capo
-per rivolgerle un sorriso, in cui appariva ancora
-l'affetto caldo e quasi la curiosità dello
-sposo. Essa aveva colto l'occasione del tranvai
-quasi vuoto per portare al marito quella consolazione
-del bambino, che gli era concessa così
-di rado a casa sua, e misurava con gli occhi
-quel che le rimaneva di cammino da fare insieme:
-un troppo breve tratto! Alla prima fermata,
-infatti, discese alla lesta col suo piccolo
-carico, che tendeva le braccia verso il babbo;
-e questi, ritenendola ancora con la mano quando
-era giù sulla strada, le disse: — A questa sera.
-</p>
-
-<p>
-— A che ora? — domandò essa, mentre già
-il tranvai si moveva, fissandolo con uno sguardo
-<span class="pagenum" id="Page_155">[155]</span>
-d'amante, ma un po' triste, per il presentimento
-della risposta.
-</p>
-
-<p>
-Ed egli rispose con lo stesso sguardo e con
-lo stesso accento: — Al solito.
-</p>
-
-<p>
-— Alle undici?
-</p>
-
-<p>
-— Alle undici, — rispose il fattorino, scotendo
-il capo.
-</p>
-
-<p>
-La donnina mise un sospiro, e stette lì ferma
-in mezzo al Corso, rivolta verso la carrozza che
-le portava via lo sposo. Ed eran così belli quei
-due bei giovani che si guardavano a traverso
-lo spazio crescente, tutti e due col capo un po'
-inclinato, egli stando voltato indietro, essa porgendogli
-il bimbo da lontano, quei due poveri
-sposi a cui pareva così lunga una separazione
-di quattro ore perchè era il loro cuore che batteva
-i minuti e il loro bimbo che li voleva
-riunire!
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_156">[156]</span>
-</p>
-
-<h2 id="cap5">CAPITOLO QUINTO.</h2>
-</div>
-
-<p class="indr">
-Maggio.
-</p>
-
-<p>
-Una mattinata bella.... e una conversazione
-sciocca di benpensanti, a proposito della data
-del mese, sul tranvai di Vanchiglia. Eran certo
-di quelli stessi che, quando il primo maggio
-era tumultuoso, dicevano: — Facciano la loro
-festa pacificamente, se voglion che sia rispettata! — Diventata
-la festa pacifica, si facevan
-beffe delle riunioni private e delle passeggiate
-campestri dei rinsaviti, attribuendo il rinsavimento
-a cagioni ignobili. Non c'è gente più stomachevole
-dei paurosi che, appena rassicurati,
-scherniscono e accusano di viltà chi li ha impauriti.
-E ragionarono un pezzo per dimostrarsi
-a vicenda una cosa di cui erano già tutti convinti:
-l'assurdità dell'Idea che la festa esprime.
-Ma li ascoltavo quasi con piacere, pensando al
-tempo in cui sarebbero parsi altrettanto strani
-quei ragionamenti quanto paion tali al presente
-i ragionamenti opposti. Strana cosa, infatti, degna
-<span class="pagenum" id="Page_157">[157]</span>
-d'una favola d'Esopo: l'onda del mare che
-si stupisce e s'adira d'essere incalzata da un'altr'onda,
-e le grida: — Va indietro! — Ma quel
-piccolo mormorio di voci ingrate si perdette
-ben presto in quello grande, ch'io sentivo nella
-mente, d'altri innumerevoli benpensanti come
-quelli, dicenti le stesse stessissime cose, percorrendo
-sui tranvai altre centinaia di città, vicinissime
-e lontanissime, di là dai monti e dai
-mari, di cento aspetti diversi, mentre si preparavano
-intorno a loro, come ai loro amici ignoti
-di Torino, altre adunanze e feste e passeggiate
-campestri, nelle quali, per la seconda volta sulla
-terra, milioni d'uomini avrebbero espresso in
-venti lingue gli stessi propositi e le stesse speranze
-che ai miei vicini parevan follia. E mi
-pareva che l'aria di maggio che m'alitava in
-viso mi portasse un'eco vaga di quelle voci
-infinite, confuse in un suono solenne e dolce,
-come un sospiro del mondo, risvegliato dal sentimento
-della primavera.
-</p>
-
-<p>
-Eppure ero triste; con la data del mese mi
-ritornava in capo di continuo il pensiero d'un
-edifizio, già eretto e compiuto con cinque anni
-di fatiche, di cure amorose e di passione ardente;
-il quale un giorno, in un momento di
-potente chiaroveggenza critica, avevo visto tutt'a
-un tratto, come per un crollo di terremoto, spogliarsi
-del suo intonaco, aprirsi dal tetto alle fondamenta
-e rovinare in mille frantumi. Quella
-data riconduceva forzatamente il mio pensiero
-fra quelle rovine, che non avrei più potuto ricomporre
-che con altri più anni di duro lavoro,
-<span class="pagenum" id="Page_158">[158]</span>
-e dopo che mi si fosse rifatta serena la mente
-per concepire un nuovo disegno; e quel ricordo
-d'entusiasmi vani, di speranze deluse, di veglie
-perdute, e il dubbio che una prova eguale si
-potesse ripetere con una fine egualmente miserevole,
-mi sgomentava come l'idea d'una condanna
-alla tortura perpetua.
-</p>
-
-<p>
-Fui scosso all'improvviso da una voce gaia: — Primo
-maggio! — e, voltandomi, mi vidi accanto
-sulla piattaforma un viso noto, un bel
-giovane biondo, vestito a festa, con un garofano
-all'occhiello, rosso come la sua bocca di
-vent'anni. Tutt'i miei pensieri tristi fuggirono
-all'aspetto di quella gioventù sfavillante d'allegrezza.
-Era un tipografo, uno dei credenti più
-appassionati e più sereni, di natura affettuosa
-e ingenua, un bersagliere ardente del partito,
-il più svelto e fervido dei galoppini elettorali,
-divoratore infaticabile di scale e di strade, sempre
-pronto a tutti i servizi, a conciliare, a ammansire,
-a metter bene; non mosso da alcuna
-speranza di vantaggio proprio nè prossimo nè
-remoto, ma pago e contento di esser l'ultimo
-soldato dell'esercito; e altero della sua fede,
-compreso di un così vivo sentimento di dignità
-di classe da accendersi di vergogna e da patire
-un vero tormento alla vista d'un operaio
-ubbriaco; e zelante come un missionario, primo
-sempre ad accorrere a tutte le riunioni, nelle
-quali la sua testa bionda brillava fra mille come
-una luna d'oro, e il suo fremito e il suo riso
-d'assenso agli oratori si trasfondeva nei vicini
-come un fluido elettrico. Era felice, quel giorno;
-<span class="pagenum" id="Page_159">[159]</span>
-l'idea della passeggiata campestre pomeridiana
-lo eccitava; aveva già corso non so quante
-linee del tranvai per andar a sollecitare dei
-compagni irresoluti; sapeva quello che si sarebbe
-fatto nelle principali città straniere, pregodeva
-il piacere del leggere le notizie del dì
-dopo, diceva: — I compagni di Bruxelles, di
-Berlino, di Vienna, di Parigi, — facendosi suonar
-quei nomi all'orecchio con un sorriso di compiacenza,
-come dei nomi di amanti; e interrompeva
-ogni tanto il discorso per indicarmi i garofani
-rossi sui tranvai che passavano, come
-avrebbe indicato dei trofei di vittoria. In fine,
-mostrandomi il suo garofano, mi disse che era
-un regalo inaspettato che gli aveva portato a
-letto la mattina la sua vecchia mamma, non
-perchè fosse “convertita„ ah! tutt'altro; ma
-per fargli una sorpresa piacevole, e che prima
-di darglielo gli aveva fatto mille amorose raccomandazioni
-d'aver giudizio almeno per quella
-giornata, povera vecchietta! come se fosse stata
-una giornata di battaglia. Poi saltò giù dalla
-piattaforma dicendomi che andava a comprare
-una mezza dozzina di <i>numeri unici</i> da distribuire
-agli amici stangati, e fattomi un saluto vivace con
-la mano, scappò, lasciandomi nell'anima un
-raggio della sua gioventù e della sua gioia.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Ma il giorno dopo scontai la festa. Pericoloso
-è il tranvai per quelli a cui tocca di tanto in
-tanto di “correre per le bocche„ dei loro fratelli
-<span class="pagenum" id="Page_160">[160]</span>
-in Cristo. Non sospettava certo ch'io stessi
-ritto dietro le sue spalle il grosso signore brizzolato
-che sedeva sull'ultima panca della giardiniera
-di corso Vinzaglio, sulla quale ero salito
-con lo scultore Costa per andare all'Esposizione
-triennale. Aveva fra le mani la <i>Stampa</i> della
-mattina, in cui era riassunto un discorso fatto
-da me il giorno avanti all'<i>Associazione generale</i>
-degli operai, e, parlando con un vicino, mi
-tartassava in un modo barbaro, con voce lenta
-e pacata. Ah se si potesse intendere tutto quello
-che dice di noi la gente che non ci conosce,
-saremmo le più volte meno offesi dalle ingiurie
-che stupefatti, divertiti dalla stranezza e dall'assurdità
-delle favole, impossibili a immaginarsi.
-Anche il Costa tendeva l'orecchio; ma
-senza comprendere chi fosse il tartassato. Il
-buon signore spiegava al vicino il vero perchè
-di quella ch'egli chiamava la mia <i>rivolta</i> (rivoltatura
-di giubba, voleva forse dire): egli lo sapeva
-di certa scienza. Perduto quel po' di ben
-di dio col crac della Banca Tiberina, avevo
-brigato, per campare, il posto di bibliotecario
-civico, che m'era stato rifiutato; e, ridotto al
-verde, invelenito, per puro sfogo di vendetta
-contro il mondo ingrato, avevo fatto il salto
-nefando. E presagiva dove sarei andato a finire:
-in un luogo dov'egli m'avrebbe chiuso subito,
-se avesse potuto. Illuminato a un tratto da una
-parola, il Costa mi diede di gomito, dicendo: — Senti,
-senti.... sei in ballo tu.... — e intesa la
-chiusa, ch'era un epiteto, soggiunse ridendo: — Beccati
-questa e serbala a Pasqua. — Stavo
-<span class="pagenum" id="Page_161">[161]</span>
-per ribattere; ma mi balenò una speranza di
-rappresaglia, che mi fece tacere. La speranza
-non fu delusa, in fatti. Svoltato il tranvai sul
-corso Vittorio Emanuele, quando fummo vicini
-alla piazza, il grosso signore, preso da un impeto
-improvviso di collera, tese il pugno verso
-l'assito del monumento, e gridò: — E anche
-quest'auro! O quando sarà finita? E bisogna
-essere minchioni come siamo noi.... — e taccio
-il resto. Allora toccai col gomito il mio buon
-amico e gli dissi: — Questa mi farai il piacere
-di beccarla tu e di serbarla a Natale. — Scoppiando
-tutti e due in una risata, facemmo voltare
-l'oratore che, messo in sospetto, non disse
-più nulla. Ma non occorreva che dicesse altro.
-Per i nostri dieci centesimi, come osservò il
-Costa, ne avevamo avuto abbastanza. Regola
-generale: andare a piedi il giorno dopo che s'è
-pronunciato un discorso in pubblico.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-I discorsi che si sentono sui tranvai, che pascolo
-per la fantasia! Ne feci uno studio particolare
-in quei primi giorni di maggio e mi parve
-di raccoglier pagine e pezzetti di pagine di
-mille romanzi lacerati. Eppure in quella varietà
-infinita c'è anche una grande monotonia. Quei
-dialoghi a bassa voce fra ragazze del popolo,
-nei quali ogni venti parole, infallibilmente, come
-il <i>paese</i> nei discorsi elettorali, vien fuori la parola
-<i>chiel</i> — lui — l'eterno <i>chiel</i>, il protagonista
-anonimo del racconto; quei ragionamenti politici,
-<span class="pagenum" id="Page_162">[162]</span>
-in cui potete esser certi sempre di sentir
-pronunciare come giudizio proprio il giudizio
-che avete letto la mattina sul giornale che il
-ragionatore tien nella mano; quei discorsi sulla
-pioggia, sul caldo, sul freddo e sul vento, fatti
-di parole che milioni di bocche ripetono da tutti
-i secoli ad ogni variazione del tempo come se
-fosse sempre una cosa nuova, strana, inaspettata!
-Una gran parte delle conversazioni degli
-uomini non sono che sbadigli dell'intelligenza
-sonnecchiante. Ma va a giorni. Trovo fra gli
-appunti d'una sola corsa la storia interminabile
-del cambiamento d'un'unghia del piede, raccontata
-da un operaio al cocchiere, mentre un medico,
-che gli stava accanto, spiegava a un terzo
-in che modo dovesse far aprir le mascelle al
-suo cane da caccia per cacciargli in gola ogni
-mattina una cucchiaiata di sale, che l'avrebbe
-guarito dal raffreddore; poi una frase colta a
-volo da due ufficiali che parlavan d'un duello: — Quando
-uno la dà, che gl'importa degli arresti! — e
-una esclamazione soffocata: — Io
-la strozzo con le mie mani — intesa da un Tizio
-che faceva uno sfogo confidenziale con un
-amico, nel tempo stesso che due signori, dall'aria
-di gente di teatro, maltrattavano il maestro
-Leoncavallo chiamando i <i>Pagliacci</i>, con fine
-sarcasmo, i <i>Pagliericci</i>, e un tale che mi stava
-di dietro, discorrendo con non so chi, spacciava
-intorno all'Argentina, dond'era ritornato da poco,
-le più grosse panzane del mondo: per esempio,
-che ci si pagava dieci lire per farsi fare la
-barba. Poi, in quello stesso giorno, stralci di
-<span class="pagenum" id="Page_163">[163]</span>
-storie di malattie, di danari prestati e non resi,
-di liti coi vicini di casa, d'avventure galanti, di
-gite ciclistiche, e vari di quei discorsi che per
-un tratto par che si riferiscano a un dato argomento,
-ma che da una parola si comprende
-che riguardan tutt'altro, un cosa mille miglia
-lontana, senza parerci men balordi per questo.
-E non è uno studio inutile, perchè ci s'impara
-fra l'altro a proceder cauti nel far la critica su
-dei frammenti. Ecco ad esempio un dialogo che
-intesi fra due ragazze nella mia ultima corsa
-sul tranvai di via Cernaia.
-</p>
-
-<p>
-— Uno tra due.... è vergognoso.
-</p>
-
-<p>
-— Ma che! Nessuno è lì a vedere.
-</p>
-
-<p>
-— Ma ci vedono entrare insieme.
-</p>
-
-<p>
-— Che importa? Chi sa quante fanno lo stesso. — Dopo
-una pausa: — È un gran piacere.
-</p>
-
-<p>
-— Sì, ci si sente meglio, dopo.
-</p>
-
-<p>
-— È già più d'un mese.... Ne ho proprio bisogno.
-</p>
-
-<p>
-— Diamine, — dissi tra me, — ci vuol della
-faccia. E mi sarebbe rimasto di loro un concetto
-orribile se non le avessi viste, quando
-discesero, entrare nello stabilimento di bagni
-di corso San Martino.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Maggio, bel maggio, maggio amor dei fiori</p>
-</div></div>
-
-<p>
-e dei legumi, è bello anche sui tranvai che,
-passando la mattina dei giorni di mercato per
-le piazze Emanuele Filiberto, Bodoni e Madama
-Cristina, si trasformano in piccoli orti, magazzini
-<span class="pagenum" id="Page_164">[164]</span>
-alimentari e dispense ambulanti, piene di
-colori e d'odori. Vi salgon su da ogni parte,
-caricandovi le loro derrate, fantesche, bottegaie,
-cuochi di alberghi, ordinanze d'ufficiali ammogliati,
-signore con gabbie d'uccelli e vasi di
-fiori fra le mani; ed è tale qualche volta l'ingombro
-degli involti e dei canestri cacciati sopra
-e sotto le panche e dei grossi cavoli posati
-sulle ginocchia e dei cardi enormi tenuti ritti
-come torce e dei polli ciondolanti dal pugno
-delle serve, che non vi si può più muovere un
-braccio o allungare una gamba senza urtare
-in qualche cosa di commestibile. Ah! com'è curioso
-il contrasto fra i cuochi di case signorili
-che mettono superbamente in mostra le code
-delle trote e dei fagiani, e i piccoli borghesi
-dei due sessi che vanno a comperare per necessità
-economica o per raffinatezza di buongustai,
-facendo un sacrifizio d'amor proprio,
-con la speranza di non esser visti dai conoscenti,
-e dissimulando con mille piccole arti la
-roba comprata! Ma la signorina bionda ha un
-bel pigliare degli atteggiamenti poetici o un'aria
-distratta per far credere di trovarsi là per
-puro caso: io vedo bene rosseggiare i ravanelli
-delatori sotto il coperchio mal chiuso del
-suo canestrino elegante. E il vecchio maggiore
-giubilato ha un bel tamburinare con le dita la
-sua borsa di cuoio da viaggiatore, con la quale
-vuol dare ad intendere d'esser venuto or ora
-dalla stazione di Lanzo: il cuoio rigonfio disegna
-bellamente la forma d'un mazzetto d'asparagi,
-sua desiderata primizia. E non serve che
-<span class="pagenum" id="Page_165">[165]</span>
-la vecchia contessa, rovinata nel recente disastro
-delle banche, cerchi di nascondere con l'ombrellino
-stinto il pacco che si preme con la mano
-destra sul petto: vedo per uno spiraglio della
-carta verdeggiare la cicoria, che un tempo ella
-non toccava mai che con la forchetta e che ora,
-arrivata a casa, tagliuzzerà con le proprie mani,
-da cui sono scomparsi gli anelli. Ah povera contessa,
-chiudi un po' quell'ombrellino, col quale
-ti pari, non dal disprezzo come credi, ma dal
-rispetto e dalla simpatia delle anime gentili....
-E la giardiniera va, spandendo odori di rosmarino,
-di basilico, di fragole, di pesci, di caci, di
-cipolle, d'un po' di tutte le cose, destinate a
-mense splendide di milionari, a tavole rotonde
-di stranieri, a poveri deschi di studenti, d'impiegatucci,
-d'operai, di malati, a luoghi e a
-mangiatori tanto diversi, quanto sono i modi
-con cui furono guadagnati i soldi che le pagarono,
-dalla fatica della schiena all'imbroglio
-finanziario, dalla vendita della scienza al mercato
-dell'amore. Poi, ad uno ad uno, tutti i carichi
-son posti giù, e il tranvai, ripigliato l'aspetto
-solito, continua la sua corsa leggera e
-inodora, fin che ritornerà nello stesso punto,
-dove ripiglierà altri colori e odori e vanaglorie
-culinarie e pudori aristocratici e peccati di
-gola mascherati. Tranvai stimolanti, consigliabili,
-sul serio, a quei pochi malati di anoressia
-che possono ancor essere sotto il bel sole
-d'Italia.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_166">[166]</span>
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Maggio, bel maggio, maggio amor dei fiori...</p>
-</div></div>
-
-<p>
-Mostravano di sentirne l'influsso, e come! il bel
-capitano di fanteria e la supposta moglie dell'impiegato
-postale, che ritrovai una mattina
-di maggio in un carrozzone chiuso della linea
-Vinzaglio. Che il loro amore non fosse uscito
-ancora dalle rotaie dopo un mese e mezzo di
-corse? Possibile, non credibile. Comunque fosse,
-era evidente che si trovavano tutti e due in
-quel periodo critico, nel quale all'amore divampante
-cominciano a riuscire intollerabili la tirannia
-del calendario e dell'orario, la simulazione,
-la menzogna e tutte l'altre astuzie e cautele
-del tradimento; in quel periodo in cui la
-passione, accecata dalla propria fiamma e insuperbita
-della propria forza, illudendosi d'aver
-dei diritti, ha voglia di buttar via tutti i veli,
-di scuoter tutti i gioghi, di spezzar tutti i lacci,
-e d'attaccar battaglia aperta col mondo e con le
-sue leggi. Sul viso di lei non c'era più segno
-di timidezza; non si parlavano, ma si fissavano
-liberamente, e guardavano gli altri con gli occhi
-arditi, come dicendo: — Ah, non crediate
-che si voglia fingere! Quello che sospettate è
-la verità, e non la frodiamo, ma la portiamo in
-trionfo, e ve la gettiamo sul viso. — Benedetto
-amore, segno eterno d'“immensa invidia„!
-Avete notato che in chi n'è spettatore v'è quasi
-sempre un'espressione di gelosia velenosa? che
-il mondo, che quasi sempre gode a veder due
-<span class="pagenum" id="Page_167">[167]</span>
-che s'odiano, par che si roda a veder due che
-s'amano? Fra i passeggieri che bersagliavano
-la coppia d'occhiate ostili c'era un signore serio
-e barbuto che, a giudicar dalla faccia, li avrebbe
-pugnalati. Non potea star fermo, si tormentava
-i baffi e soffiava; avrebbe voluto non guardarli
-e non ci riusciva; avreste detto che era lui il
-marito ingannato. Riconobbi in lui un erotico,
-ma d'un ordine particolare: il geloso di tutto il
-sesso femminile, quello a cui tutti gli amori
-sembrano un furto e un'offesa fatta a lui, e al
-quale par che ogni donna innamorata, vedendolo,
-si dovrebbe staccar dal suo amante, dicendogli: — Scusami
-tanto; mi sono innamorata
-di te perchè non conoscevo quel signore:
-ti pianto. — Come divampava quel carrozzone!
-Non pareva che lo tirassero i cavalli, ma che
-lo spingesse avanti la forza della passione, delle
-gelosie, dei cuori palpitanti e delle immaginazioni
-accese che portava dentro. C'erano due
-signorine col viso rosso, due vecchi che avevan
-tutta l'anima negli occhiali, un giovanetto
-che pareva magnetizzato; perfino il fattorino
-pigliava i soldi senz'esame per covar
-con gli occhi la bella coppia colpevole. Ed io
-pensavo con pietà a quel povero impiegato
-delle poste, che forse in quel momento diceva
-allo sportello, con voce placida: — Niente per
-lei! — Ah poveretto! E per lui c'era quel po'
-di roba.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_168">[168]</span>
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Maggio, bel maggio, maggio amor dei fiori...</p>
-</div></div>
-
-<p>
-Lo sentiva anche il mio buon veterano di via
-Garibaldi la sera che lo trovai, col suo cane
-inseparabile, sulla giardiniera della linea del
-Valentino, diretta verso Porta Palazzo: in piedi,
-trionfalmente. Era contento, si vedeva, di star
-bene, di respirar l'aria tepida, pregna del profumo
-dei fiori d'acacia: infatti, a ogni crocicchio,
-girava il capo con vivacità insolita, e guardava
-tutto, sorridendo alla gente, ai monumenti,
-alle case in costruzione, ai tranvai che passavano,
-alle strade lunghe e diritte, e alle Alpi
-lontane. Doveva esser per lui una di quelle buone
-giornate che i vecchi ricordano poi come squarci
-aperti nella loro vecchiaia, nei quali hanno rivisto
-da vicino e quasi risentito di sfuggita l'età
-migliore. E sorrideva anche al tranvai che lo
-portava, che era grazioso e allegro veramente: un
-giardinetto di cappellini Arton, Vittoria e Romeo,
-coronati di rose e di pizzi; una nidiata di bimbi
-bianchi, tutti in ammirazione della uniforme
-strana d'un ufficiale Bulgaro della Scuola di
-guerra; due belle ragazze del popolo, in capelli,
-d'un biondo abbagliante, e tre soldati del genio,
-un po' eccitati dal Barbéra, che facevan rider
-tutti con certi commenti comicissimi, accompagnati
-da risate infantili, sopra un desinare disgraziato
-che avevan fatto all'osteria. Attraversare
-la sua Torino in carrozza, per due soldi,
-con quella bella compagnia, con quel bel tempo,
-<span class="pagenum" id="Page_169">[169]</span>
-doveva essere per quel vecchio celibe uno dei godimenti
-più squisiti che gli restavano, qualche
-cosa come una brillante cavalcata in un passeggio
-pubblico per un signorino di diciott'anni; e
-non potè trattenersi dall'esprimermi la sua contentezza
-quando, nel passare per via Siccardi,
-lungo il giardino della Cittadella, ci venne in viso
-un'ondata di profumi dall'Esposizione dei fiori.
-Voltò verso di me la faccia piena di rughe sorridenti,
-ed esclamò: — Che bella serata! — Poi si
-rizzò un momento sul busto come per dire ai vicini,
-secondo il suo solito: — Son settantotto,
-sapete! — Poi m'espresse il suo desiderio di veder
-l'anno dopo l'“impianto„ dei tranvai elettrici
-e mi disse la sua ammirazione per i “progressi
-maravigliosi del giorno„ come un uomo che sentisse
-ancora in sè tanta vita da poterli godere
-per un pezzo; e s'interruppe per chiamare il suo
-Ciuchetto con una nota di voce insolitamente
-sonora, della quale si compiacque, come d'una
-prova di vigoria di petto. E s'interruppe da capo
-in via Garibaldi per fare una profonda scappellata,
-con una inclinazione reverente del capo. Era
-passata in carrozza la principessa Letizia. E
-capii che quell'incontro era per il suo cuore di
-buon vecchio piemontese monarchico il coronamento
-felice d'una giornata d'oro.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-<i>Maggio, bel maggio</i>: lo sentiva nelle vene
-anche il piccolo monello che mi fu affidato....
-Una corsa calamitosa. Salii a Porta Palazzo sul
-<span class="pagenum" id="Page_170">[170]</span>
-tranvai, ancor fermo, della linea di Borgo San
-Salvario. Ero solo. Una donna — una nonna,
-mi parve — mi mise accanto sulla panca un
-bel bimbo bruno di circa sett'anni, dicendomi: — Scusi
-tanto, <i>monsù</i>; lei va a <i>capolinea?</i>... E
-allora, vorrebbe esser tanto buono da tener
-d'occhio questo bambino, che deve discendere
-da una sua zia in via Berthollet, numero sedici? — E
-ringraziatomi, ripetè la raccomandazione
-al fattorino, che appena le badò. Il tranvai
-partì. Io feci una carezza al mio raccomandato,
-per rassicurarlo; ma riconobbi subito che
-non n'aveva bisogno, poichè nell'atto stesso
-mi levò di mano la canna, dandomi del tu,
-senza preamboli, e tirò a disfarmi il nodo della
-cravatta.
-</p>
-
-<p>
-È varia e dilettevole quella linea, che dal
-corso Regina Margherita svolta in un tratto di
-strada ariosa e chiara, aperta da poco; poi rientra
-in Torino antica, fra il duomo austero e i
-palazzi foschi del Chiablese e del Seminario,
-dove irrompe un soffio di vita giovane dalla Via
-Quattro Marzo; e, proseguendo per la via rumorosa
-del Venti Settembre, passa per quella nuovissima
-di Pietro Micca, in mezzo a una allegrezza
-chiassosa di architetture ornate, a vecchi
-crocicchi in rovina, che non si riconoscon
-più, a fughe di colonne snelle, di cantonate
-fresche, di prospetti nuovi, davanti ai quali ripassan
-nella mente visioni confuse di città straniere
-e ricordi di case sparite e d'amici morti e
-immagini di finestre e di terrazzi noti, che pare
-si sian dissolti nell'aria! Bello si, ma un po'
-<span class="pagenum" id="Page_171">[171]</span>
-triste, perchè tutto questo non è stato fatto per
-voi, e si sente di più la vecchiaia che s'avanza vedendo
-la città che ringiovanisce. — Tutto questo è
-fatto per te e per gli altri monelli della tua generazione — pensavo,
-guardando il mio piccolo
-protetto sconosciuto....
-</p>
-
-<p>
-Un vero serpente questo piccolo protetto, che
-non mi dava requie un momento. Si voleva
-rizzare in piedi sulla panca, si sporgeva fuori
-del tranvai, agitava la mia canna per aria, metteva
-i piedi nella schiena ai passeggeri seduti
-davanti, i quali si voltavano a guardar me, come
-per domandarmi se era quella e non altra l'educazione
-che avevo saputo dare al mio figliuolo.
-Ed io fremevo; ma potevo commetter la viltà
-di dire che non era mio? E non ero che al
-principio delle mie tribolazioni.
-</p>
-
-<p>
-Lo scellerato, nell'ultimo tratto di via Venti
-Settembre, durante una breve fermata, si mise
-a compitare a voce alta l'annunzio del <i>Cacao
-Talmone</i> dipinto sopra un altro tranvai pure
-fermo, insistendo con malizia perfida sulle due
-prime sillabe, tanto che m'attirò addosso dai
-vicini delle occhiate severe. — Vergogna —, gli
-dissi piano; ed egli mi rispose forte: — Vergogna
-a te — fraternamente. Poi, sul corso
-Vittorio Emanuele, essendo salito accanto a me
-un vecchio signore col gozzo, egli credette opportuno
-di darne la notizia al pubblico, dicendomi
-nell'orecchio, ma a voce spiegata: — <i>A
-l'a 'l gavass!</i> — Feroce mascalzone! Avevo il
-prurito alle mani; ma come si fa? dovevo frenarmi
-e inghiottire il disonore di padre putativo,
-<span class="pagenum" id="Page_172">[172]</span>
-contentandomi di fargli degli occhiacci, di cui
-si rideva: ero in sua balìa, e lo capiva. E me
-ne fece ancor una in via Nizza, dove, vedendo
-salire una donna incinta, esclamò con una intonazione
-prolungata di stupore: — <i>O che pansa
-grossa!</i> — E questa volta vidi correre per le panche
-un fremito d'indignazione contro di me, e
-la donna stessa disse: — <i>Bela educassion!</i> — guardandomi
-in faccia. Non ci reggevo più. Fu
-una vera liberazione quando potei gridar <i>alt</i> davanti
-al numero sedici di via Berthollet e rimettere
-il marmocchio al fattorino, dicendogli in
-cuor mio: — Va, piccolo carnefice, e mi colga il
-malanno se accetterò ancora la tutela d'un malfattore
-par tuo neanche per un tragitto di trenta
-passi!
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Su quella stessa linea, correndola in direzione
-opposta, rividi due giorni dopo donna Chisciottina,
-col suo bimbo inseparabile. Me li trovai
-seduti davanti sulla giardiniera, e stando voltato
-un po' di fianco, con l'aria di leggere le
-insegne fuggenti delle botteghe, potei sentire
-gran parte d'un discorso accalorato ch'essa faceva
-a un'altra signora; la quale l'ascoltava
-sorridendo, più attratta dall'originalità, a quanto
-mi parve, che dal soggetto della sua eloquenza.
-Aveva i capelli un po' scomposti, come sempre,
-e macchiato d'inchiostro un dito della mano
-con cui gestiva, come una scolaretta arruffona;
-e diceva, diceva, con la sua calda voce di contralto,
-<span class="pagenum" id="Page_173">[173]</span>
-sgranando gli occhioni e enfiando il collo. — Disgrazie
-su disgrazie, vede. La figliuola,
-figliuola unica, ch'era già malaticcia, peggiorò,
-e dopo quel colpo non s'è più riavuta. Io le
-mandai il dottor Rizzetti. Si figuri che ogni
-notte sognava la disgrazia e si svegliava spaventata,
-gridando. E poi la paura che le mettessero
-il padre in prigione e che perdesse il
-posto; una tristezza da morire, s'immagini;
-una ragazza senza madre, poveretta, tutto il
-giorno in casa sola.... Io lo andai a raccomandare
-alla direzione; ma già non c'era pericolo
-perchè non ci aveva avuto colpa. Lui però non
-è più quello di prima. Da principio s'era dato
-a bere, per stordirsi, si capisce. S'è fatto torvo,
-un po' strambo, con certe idee fisse, e parla più
-poco. Fa compassione a sentirlo, creda, quando
-dice quel che prova a ripassar di là, che rivede
-tutto, tutto, e gli prende il convulso ogni volta
-che un bimbo attraversa la strada....
-</p>
-
-<p>
-Ebbi un barlume, a quel punto, che il suo discorso
-si riferisse a una persona e a un fatto
-che m'eran noti. Le parole che aggiunse me
-n'accertarono.
-</p>
-
-<p>
-— No, proprio, non c'ebbe colpa. Bisogna
-sentirlo ripetere dieci volte, col pianto nella
-gola: — Giuro per l'anima della mia povera
-madre che non l'ho visto passare! — Chi dice
-quello a quel modo dice la verità. Se vedesse
-quella povera casa! La ragazza a letto, in quello
-stato; lui seduto davanti a un pezzo di polenta
-che non può mandar giù; e sempre quel povero
-morticino in mezzo a loro due, tutto in sangue,
-<span class="pagenum" id="Page_174">[174]</span>
-e quel grido, quel grido che sentono sempre!
-Ma ora almeno ha smesso di bere, tante glie
-n'ho dette. Dicono: chi ha preso quel vizio, è
-inutile di ragionarlo. Ma è perchè non ne han
-voglia. Ma quando io gli dissi: — Vedete, se
-diventate un briacone, diranno che lo siete
-sempre stato, e che è per questo appunto, per
-vostra colpa, che la disgrazia è seguita — questa
-ragione gli fece senso. E poi gli dissi: — Non
-voglio! Capite? Ve lo proibisco in nome
-della vostra povera moglie morta, e della vostra
-figliuola malata, che m'ha posto affetto
-come a una mamma! — Pover uomo, si mise
-a piangere e mi baciò le mani. Ah, quel che
-può fare una donna, quando ha un'anima! Ma
-io non posso esser da per tutto e far tutto....
-</p>
-
-<p>
-E mentre diceva questo con quella voce calda
-e violenta e con quel gesto vibrante che faceva
-sorridere la sua amica, s'indovinavano in lei
-dei tesori d'amore ardente, la forza contro il
-dolore, il coraggio contro la morte, un disprezzo
-profondo delle false convenienze sociali, una
-semplicità virginea dell'animo e un vigore di
-fibra virile, e sul suo piccolo viso bruno e irregolare
-appariva una bellezza fuggente, come
-a bagliori, ma d'una forza di seduzione indefinibile,
-altera a un tempo e dolcissima, cento
-volte più seducente che la bellezza composta
-d'un viso bello davvero.
-</p>
-
-<p>
-— Ecco dov'è accaduta la disgrazia — disse,
-quando il tranvai, attraversata la via Santa Teresa,
-s'inoltrò nel nuovo tratto di via Venti
-Settembre, e, dette quelle parole, si strinse al
-<span class="pagenum" id="Page_175">[175]</span>
-petto il suo bambino, coprendogli il capo con
-le mani, come per difenderlo da un pericolo. Si
-riscosse un momento dopo ed esclamò vivamente,
-toccando l'amica col gomito: — Eccolo
-là!
-</p>
-
-<p>
-Ci veniva incontro un'altra giardiniera, sulla
-quale riconobbi al primo sguardo il cocchiere
-dai capelli grigi, che avevo visto passar fra le
-guardie in mezzo alla folla, la mattina della
-disgrazia. Egli passò col viso accigliato, con
-gli occhi fissi davanti a sè, senza veder la signora.
-</p>
-
-<p>
-— Si volti indietro —, disse questa all'amica — e
-stia attenta. Vedrà che passando in quel
-punto si fa il segno della croce. Dice che se lo
-fa sempre dopo quel giorno.
-</p>
-
-<p>
-Tutt'e due si voltarono, mi voltai anch'io, e
-benchè il tranvai fosse già distante un cinquanta
-passi, vidi benissimo l'atto del cocchiere, che
-si segnò.
-</p>
-
-<p>
-— Ha veduto? — domandò la signora all'amica. — Ha
-veduto?
-</p>
-
-<p>
-E disse queste parole con un tale accento che
-non mi maravigliai di vederla nello stesso tempo
-premersi un dito nel cavo dell'occhio come per
-arrestarvi una lacrima. E compresi: era una
-lacrima di contentezza: se quegli avesse continuato
-a bere, non avrebbe fatto quell'atto; non
-beveva dunque più; essa aveva vinto! — A me
-balenò un altro pensiero: — S'è forse segnato
-appunto perchè ha bevuto. — Ma subito mi rimproverai
-di quel pensiero. — Perchè non credere
-al bene? Credici, poichè anche il crederci
-<span class="pagenum" id="Page_176">[176]</span>
-è bene; credici tu pure. — E al vedere il bel
-sorriso, quasi di compiacenza materna, che brillava
-negli occhi umidi della signora, mi suonò
-in mente la dolce esclamazione del Fogazzaro: — Sì,
-è bella l'anima umana!
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Il “bel maggio„ mi fece rivedere anche il
-mio giovane pittore, sull'ultimo tratto della linea
-di Borgo San Secondo, proprio nell'ora della
-mattina in cui quel tranvai porta una raccolta
-tutta sua propria di passeggieri: monache, medici,
-impiegati del Magistero dell'ordine Mauriziano,
-e parenti e amici di malati, diretti al
-grande Ospedale, con pacchi, involti di biancheria,
-frutti e libri fra le mani, alcuni col viso
-sereno, i più tristi, tutti pensierosi. Nel punto
-che il tranvai usciva dall'abitato in mezzo ai
-prati verdi, in faccia al Monviso quasi svanito
-nell'azzurro del cielo, salì il bel giovanotto, roseo
-e fresco, che pareva il mese di maggio in persona,
-e col piede ancora sul montatoio mi accennò
-allegramente che n'aveva una curiosa da
-raccontarmi. No, non della signora delle coincidenze,
-che era ancora un mistero per lui,
-benchè credesse d'aver trovato certe tracce...;
-un altra, un caso amenissimo, destinato alla
-rubrica della <i>gelosia coniugale in tranvai</i>, visto
-da lui stesso. Si trattava d'una signora maturotta,
-la quale, salita sopra una giardiniera nel
-corso Cairoli, dalla parte di dietro, senz'esser
-vista dai passeggieri che stavan davanti, aveva
-<span class="pagenum" id="Page_177">[177]</span>
-scoperto sulla prima panca la schiena di suo
-marito, seduto accanto a una loro giovane amica,
-e stretto con questa in una conversazione fitta
-e viva, accompagnata da quelle mosse del capo,
-da quegli atteggiamenti adoratorii, da quella
-continuità e intensità d'attenzione sorridente,
-che non lascian dubbi sulla natura della relazione
-fra un uomo e una donna. Per veder meglio
-il fatto suo, la signora s'era messa in piedi
-sulla piattaforma, e da quell'osservatorio era
-stata un pezzo a contemplare con gli occhi dardeggianti
-e col viso livido il profilo amoroso
-del suo coniuge, bevente le parole amate, anzi
-i due profili, che parevan di due colombi che
-si beccassero, non perdendo un lampo dei loro
-occhi, non un guizzo delle loro labbra; e il mio
-amico era rimasto in osservazione di tutti e tre,
-aspettando la scenetta che poi avvenne. Alla
-prima fermata del tranvai, vicino al ponte di
-ferro, la signora era discesa come una freccia
-dalla piattaforma di dietro e salita come uno
-spettro su quella davanti, proprio in faccia al
-marito e all'amica.... Ah quel marito! Che mutamento
-di frontespizio! Una vera trasformazione
-dei connotati, a vista, come suol dirsi, e
-l'amica <i>idem:</i> due facce di defunti; e il colmo
-del comico era stato questo che, separandosi
-lui e lei per istinto come un corpo spaccato in
-due, la moglie s'era seduta d'un colpo in mezzo
-a loro, facendo una riverenza ad entrambi per
-salvare le apparenze, ma con due occhi che
-parevan due tizzoni d'inferno.... Ah no, il tranvai
-<span class="pagenum" id="Page_178">[178]</span>
-non era un nido d'amore da consigliarsi per i
-mariti infedeli.
-</p>
-
-<p>
-Gli domandai, a quel proposito, a che punto
-fossero le sue ricerche matrimoniali sulla rete
-tranviaria. Con mio stupore, lo vidi arrossire
-un poco, e scrollare una spalla, come se gli
-avessi rammentato una sciocchezza di cui si
-vergognava, e che non avrei dovuto prender
-sul serio. Rimase pensieroso, però, qualche momento;
-e poi cambiò discorso ad un tratto, domandandomi: — Che
-cosa pensa lei delle studentesse?
-</p>
-
-<p>
-Non capii la domanda. — Di quali? — domandai
-alla mia volta.
-</p>
-
-<p>
-Ma mi accorsi subito che m'aveva fatto quella
-domanda non per sentire il mio parere, ma per
-dirmi il suo, e me lo disse con l'accento di chi
-desidera di non esser contraddetto, con un calore
-e un'abbondanza di parole insolita in lui.
-Mi disse che a lui quello che si diceva della
-sconvenienza di mandar le ragazze ai licei e
-alle Università pareva un pregiudizio ridicolo;
-che era stupido il parlar di pericoli e d'influssi
-immorali, poichè soltanto le civette nate li correvano
-e li subivano, e che anzi portavano esse
-appunto gli uni e le altre fra i maschi; che le
-ragazze veramente oneste e serie si facevano
-rispettare, non solo, ma esercitavano un influsso
-buono sui giovani, e che ne poteva citar
-degli esempi; che la virtù vera e solida non era
-quella che si fonda sull'ignoranza delle brutture
-umane, ma quella che vien dall'orrore che si risente
-conoscendole, e che in ogni caso il velo dell'ignoranza
-<span class="pagenum" id="Page_179">[179]</span>
-lo squarciavano alle ragazze le conversazioni
-che udivano ogni giorno e i romanzi
-e il teatro e i balli e i giornali, assai prima che
-arrivassero ai loro orecchi le volgarità dei condiscepoli
-volgari, e che in tutti i modi.... e che
-insomma.... e che quand'anche....
-</p>
-
-<p>
-Ma vedendo che lo guardavo con maraviglia,
-arrossì da capo, e saltò in un altro discorso, domandandomi
-se avessi più visto la <i>Chisciottina</i>.
-</p>
-
-<p>
-Gli raccontai il fatto, ed egli me ne disse un
-altro, che aveva saputo da un amico un mese
-addietro. Un giorno, sul tranvai, avendo visto
-un ragazzino del popolo che meditava sul disegno
-pornografico d'una scatola di fiammiferi,
-la signora gli aveva comprato la scatola con
-quattro soldi e l'aveva buttata sulla strada; e
-alcuni passeggieri intorno essendosi messi a ridere
-come d'una stravaganza, lei, indignata, gli
-aveva rimbeccati con un epiteto, come dire?
-un epiteto non proprio da signora riguardosa,
-ma da donna sincera....
-</p>
-
-<p>
-Nel dir questo, mentre il tranvai entrava nel
-viale di Stupinigi, rompendo in due una festosa
-brigata di signori e di signore in bicicletta, egli
-si dondolava sul montatoio, con un piede per
-aria, pronto a discendere, e mi sorrideva; ma
-c'era sotto quel sorriso, su quel bel viso roseo,
-come l'ombra d'un pensiero nascosto, d'un leggiero
-turbamento, non momentaneo, ma consueto;
-un'ombra leggerissima, la quale mi fece
-sospettare ch'egli avesse già incontrato sulla
-rete d'una delle due Società quello a cui voleva
-far credere di non aver più pensato.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_180">[180]</span>
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-E “maggio, bel maggio„ rideva pure ai miei
-due piccoli sposi di borgo San Donato, che un
-dopo pranzo di domenica, andando al Pallone,
-rividi sul tranvai pieno zeppo della barriera di
-Casale, seduti sulla prima panca; lei con un
-cappellino guernito di fiori rossi, che pareva
-nuovo fiammante, e un ombrellino lilla; lui con
-un cappello di paglia gialla, fasciato d'un nastro
-azzurro, che doveva esser fresco di bottega.
-Quello sfoggio straordinario mi fece pensare
-che fosse toccata loro una piccola fortuna, una
-eredità di qualche biglietto da cento, o una
-“gratificazione„ inaspettata al marito, più probabilmente,
-e che andassero a festeggiarla con
-un modesto desinare in qualche modesta trattoria
-fuor di porta. Che fossero in uno stato
-d'animo insolito lo dimostrava il fatto che lui,
-sempre così timido e riserbato, tenesse un braccio
-disteso sulla spalliera attorno alle spalle di
-sua moglie, la quale piegava un po' il capo dalla
-parte sua. E nel guardar quell'atto, ch'egli faceva,
-di stringersi al cuore e quasi di difendere
-quella sua povera sposa, che nessuno si sarebbe
-mai sognato d'insidiargli, quell'atto che
-pareva dire: — Vedete, questa poveretta che a
-nessuno piace e che nessuno guarda è il mio
-amore, il mio tesoro, la mia vita, — mi commosse
-questa idea: che a pigliarsi una libertà
-simile egli era stato forse incoraggiato dal pensiero
-umile e triste che una dimostrazione
-<span class="pagenum" id="Page_181">[181]</span>
-d'affetto fra due povere creature come loro
-non avrebbe attirato l'attenzione d'alcuno, non
-sarebbe forse nemmen parsa una dimostrazione
-d'amore. Ma da queste considerazioni mi stornò
-un accidente strano, che non avevo mai visto
-sul tranvai. Disputavano da un poco, a voce
-bassa, ma in tuono aspro, due coniugi sulla
-quarantina, vestiti con decenza, seduti sur una
-delle panche di mezzo. Tutt'a un tratto il marito
-mise un braccio dietro la spalliera e picchiò
-un pugno nella schiena di sua moglie, sonoro
-come un colpo di tamburo. Tutti si voltarono,
-si levò un mormorìo di sdegno; ma la
-moglie non rifiatando, lisciandosi la barba il
-marito, immobili e tranquilli tutt'e due come se
-nulla fosse stato, tacque il mormorìo, e allo
-sdegno succedette nei passeggieri una stupefazione
-comica di quel pugno improvviso e solitario,
-che aveva troncato così di netto il diverbio,
-con apparente consenso della picchiata,
-come un segnale che fosse stato convenuto fra
-la coppia per rimettersi d'accordo nei momenti
-critici. E non ci fu altro. A guardar quella scena
-s'eran voltati tutti fuor che i due sposi; i quali
-non si mossero dal loro atteggiamento fino all'arrivo
-alla barriera. Qui, prima che il tranvai
-si fermasse, la sposa s'alzò, e vedendola così
-ritta di fianco, riconobbi nella sua persona gracile
-quella curva leggiera che è il primo indizio
-visibile d'una nuova vita umana. Allora compresi;
-compresi il perchè dello sfoggio insolito
-e del desinare fuor di porta e del braccio appoggiato
-sulla spalliera in atto di protezione
-<span class="pagenum" id="Page_182">[182]</span>
-amorosa! I fiori rossi, l'ombrellino lilla, la cappellina
-nuova e l'atto carezzevole erano per <i>lui</i>;
-per <i>lui</i> essi andavano a fare il rialto in campagna;
-per <i>lui</i> erano il lusso e la festa. E se
-non me l'avesse detto la curva, me l'avrebbe
-fatto pensare l'atto di premura e di rispetto gentile
-con cui il giovane, disceso prima, tese le
-due mani per aiutar lei a discendere, come se
-già scendessero in due. Mi fermai a guardarli
-mentre s'allontanavano, stretti l'uno all'altro,
-nel polverìo dello stradone. Poveri e buoni figliuoli!
-Se avessi avuto la lanterna miracolosa
-di Aladino avrei trasformato la loro trattoria in
-un palazzo e fatto cadere sulla loro povera
-mensa una pioggia di fiori e di diamanti.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Ma il “bel maggio„ non rideva per la povera
-vecchietta di Pozzo di Strada. Mi bastò uno
-sguardo, la mattina che la vidi ritta in fondo al
-tranvai di via Garibaldi, con accanto il suo
-sacco solito e gli occhi fissi nel vuoto, per capire
-che non aveva ancora avuto notizie del suo
-<i>Giacolin</i>, ch'ella si torturava ancora il cervello
-e il cuore raffigurandoselo a volta a volta prigioniero,
-morto, mutilato, famelico, errante come
-una belva di tana in tana per la terra misteriosa,
-di cui non le era nota altra cosa fuor del
-nome maledetto. Erano i giorni che si faceva
-la questua a benefizio dei feriti e dei prigionieri
-d'Africa. Dei giovani signori, con una scritta
-sul cappello, salivano a raccoglier danaro sui
-<span class="pagenum" id="Page_183">[183]</span>
-tranvai, porgendo un bossolo di latta. A metà
-di via Garibaldi salì sul nostro un giovanotto
-elegante, che pareva uno studente, e passò di
-panca in panca, lungo i due lati, tenendosi
-sul predellino. Giusto, ecco uno dei tanti vantaggi
-che offre la carrozza di tutti: chi osa
-rifiutare un soldo per beneficenza lì sotto gli
-occhi della gente? Pochi. Vidi però tra questi
-pochi dei signori. Seguitai con lo sguardo il raccoglitore
-fin che arrivò accanto a me sulla piattaforma.
-Quando egli mise il bossolo davanti
-alla vecchia, questa non capì, e lo guardò con
-quanta maraviglia poteva ancora manifestare il
-suo viso quasi pietrificato nell'espressione d'un
-pensiero unico. — Per i prigionieri e i feriti
-d'Africa! — disse il giovane in dialetto, spiccicando
-le sillabe. A quelle parole si fece sul
-viso di lei come un chiarore vago di crepuscolo,
-e i suoi occhi socchiusi s'apersero. Lessi in
-quello sguardo il suo pensiero: dar qualche cosa
-era come fare atto di fede nella sopravvivenza
-del suo figliuolo, era quasi un comprarsi un po'
-d'illusione ch'egli potesse ancora ricevere un benefizio.
-Frugò in una tasca del grembiule, tirò
-fuori un soldo, ma lo ripose: le pareva poco:
-cavò una moneta di nichel — il suo pane d'un
-giorno, forse, o il vino che la teneva ritta per
-due, — e con l'atto d'una divota che fa l'offerta
-al santo a cui chiede una grazia, guardando il
-giovinotto con un'espressione triste di simpatia
-e quasi di gratitudine, come se proprio lui avesse
-dovuto portare al suo figliuolo il suo obolo, mise
-la moneta nel bossolo, trattenendovi su un momento
-<span class="pagenum" id="Page_184">[184]</span>
-la mano corta e rugosa, che tremolava;
-poi rifece il viso di prima, immobile e chiuso,
-con lo sguardo fisso lontano sulla visione di
-sangue e d'orrore che da sei mesi la torturava.
-Un passeggiere accanto a lei rifiutò bruscamente
-l'oblazione, dicendo forte al raccoglitore: — No,
-perchè son certo che ai prigionieri non
-ci arriva neanche un soldo! — Ah, barbaro, se
-anche il sospetto orribile fosse stato verità! Ma
-per fortuna passava il tranvai in quel punto
-davanti alla chiesa di San Dalmazzo, e la povera
-vecchia, voltandosi per farsi il segno della croce,
-non sentì.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Ah, quante miserie, anche nel “bel maggio„
-porta la carrozza di tutti! Non ne potevo immaginare
-una così triste come quella che scopersi
-la sera dopo in quel povero fattorino spersonito,
-che si chinò cortesemente a raccogliere lo scontrino
-cadutomi dì mano, sull'ultimo tranvai
-della linea di San Secondo, dove ero solo passeggiere.
-Nel ringraziarlo, lo guardai in viso, e
-vedendolo pallido, con un'aria spaurita, e parendomi
-che gli tremassero le mani, gli domandai
-se era malato. Rispose che non era; ma
-che era stato; e lì per lì non volle dir altro;
-ma pareva non aspettasse che una parola benevola,
-che gl'inspirasse fiducia, per dir di più,
-per dare all'animo uno sfogo di cui aveva bisogno.
-Gliela dissi: non ebbe effetto subito; insistetti,
-e allora parlò; parlò con una voce accorata
-<span class="pagenum" id="Page_185">[185]</span>
-e tremante, nella quale si sentiva una
-profonda sincerità. Mesi addietro, sopra un tranvai
-di quella stessa linea, tre sconosciuti presi
-dal vino, irritati d'una modesta osservazione
-fatta da lui per una quistione di scontrini, gli
-avevan menato al capo una bastonata terribile,
-che l'aveva mandato per un mese all'ospedale.
-Quei tre eran stati riconosciuti; la direzione della
-Società aveva mosso contro di loro una causa
-penale, chiedendo a vantaggio di lui un risarcimento
-di danni, e la causa era in corso; ma
-questo appunto lo angustiava. Egli avrebbe voluto
-che si desistesse dal procedimento perchè
-temeva una vendetta, e il suo timore, eccitato
-a poco a poco dal lavorìo continuo dell'immaginazione,
-era diventato un vero terrore. — Capirà — mi
-disse — noi siamo esposti giorno e
-notte. A fare un colpo.... è un momento. E se
-me lo fanno? E se mi rendono inabile al servizio?
-Io ho moglie e una bambina; una moglie
-così buona, una bambina che mi vuol già tanto
-bene....
-</p>
-
-<p>
-La sua voce si strozzò; mi fece pietà; cercai
-di rassicurarlo. Ma fu inutile. Riconosceva giuste
-le mie ragioni, ma rispondeva: — Sono
-indebolito, non son più io; che cosa vuole? Ho
-paura. Di giorno, tanto va; ma quando vien
-sera, quando vedo accendere i lumi, mi comincia
-a pigliar l'affanno, a tremare il sangue addosso....
-Che cosa serve? Non son più io, le dico,
-sono indebolito. Ho passato tante notti senza
-dormire, ho sofferto tanti dolori alla testa, che
-farneticavo per delle ore, e poi son stato un
-<span class="pagenum" id="Page_186">[186]</span>
-pezzo in convalescenza, a mezza paga, e quante
-sere sono andato a letto digiuno per lasciar
-da mangiare alla mia bambina! Eppure.... non li
-avevo mica offesi, una semplice osservazione....
-Io son rispettoso con tutti.... Lei potrebbe vedere:
-tutti i passeggieri che mi conoscono mi salutano,
-mi vogliono bene.... Ma! Così son ridotto. — E
-ripeteva come un ritornello doloroso, che
-gli fosse confitto nel cervello: — Fin che è
-giorno, meno male; ma la sera, quando vedo
-accendere i lumi....
-</p>
-
-<p>
-E ciò dicendo guardava qua e là, all'imboccatura
-delle strade buie, come per vedere se
-ci fosse gente appostata, e tornava a ripetere: — Sono
-indebolito.... Ho perso molto sangue....
-</p>
-
-<p>
-E mi fece anche più pietà poco dopo, quando
-lo vidi chiedere i soldi ad alcuni passeggieri
-con una cortesia umile e quasi peritosa, come
-se in ogni persona egli vedesse un nemico che
-gli bisognasse ammansire, un difensore che gli
-convenisse d'assicurarsi. Povero ragazzo! E
-pensavo a chi sa quanti, per il ritardo d'un secondo
-a far fermare il tranvai o per una parola
-d'osservazione sopra un soldo sospetto,
-l'avrebbero quella sera stessa trattato d'infingardo
-o di villano e minacciato d'un ricorso
-alla direzione. Ah quante piccole inique crudeltà,
-quante piccole ingiustizie spietate si commettono
-continuamente, senza saperlo.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_187">[187]</span>
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-E quante ingiustizie anche di puro pensiero!
-Trovo notato agli ultimi di maggio: <i>il briaco</i>,
-e ricordo un quadro, da cui si potrebbe cavare
-una forte scena di commedia satirica: un carrozzone
-chiuso della linea dei Viali, nel quale,
-in mezzo a una corona di signori e di signore
-eleganti, siede, piegato in due come un sacco
-mal ripieno, un uomo sconciamente briaco, a
-cui cascano i capelli grigi sulla fronte nera di
-carbone e pende dalla bocca bavosa un mozzicone
-di pipa spenta che gli piove cenere sulla
-giacchetta unta e strappata. Egli guardava i vicini
-con un sorriso d'ebete, soffregandosi le ginocchia
-con le mani nere e dondolando il capo
-da una parte, come se meditasse parole di
-scherno che non poteva più dire, e negli occhi
-socchiusi che ora brillavano ora si spegnevano
-mostrava a vicenda la coscienza triste del suo
-abbrutimento e un senso di acre dispetto per
-il ribrezzo che s'accorgeva di destare. Ribrezzo,
-infatti, e nausea e sdegno esprimevano i visi
-dei passeggieri costretti a respirare il lezzo di
-quell'alito e di quei cenci obbrobriosi; e fra
-quei visi c'era quello d'un signore sconosciuto,
-che mi conosceva; il quale, fissando me dopo
-aver guardato quell'uomo, mi disse chiaramente
-con l'espressione del suo sorriso: — Son questi
-che lei vuole portar su?
-</p>
-
-<p>
-— Ebbene, sì, — gli avrei voluto rispondere. — Sono
-questi; questi prima degli altri, certamente.
-<span class="pagenum" id="Page_188">[188]</span>
-Ah lei s'inganna se crede che l'abbrutimento
-di costui sia vergognoso per lui soltanto.
-O come accade che nessuno di noi non
-si mostra mai in quello stato se non perchè
-sulla china che vi conduce siamo arrestati da
-cento ritegni dell'intelligenza, della coscienza,
-dell'educazione, della compagnia, che non son
-merito nostro, ma che furono messi in noi, o
-fra i quali siam nati, e che quest'altra gente
-non trova intorno a sè nè in sè stessa? E che
-cosa facciamo noi per mettere in loro questi
-ritegni? E che mai di bello e di nobile e d'accessibile
-a tutti mettiamo noi fra loro e la taverna,
-che li attragga e li svii? E siamo ben
-sicuri di non dar loro che dei buoni esempi?
-</p>
-
-<p>
-Il mio soliloquio fu interrotto a Porta Palazzo
-da una comitiva chiassosa di signori che salirono
-alla rinfusa sulle due piattaforme, e che,
-ripartito il tranvai, continuarono a chiacchierare
-e a ridere rumorosamente, apostrofandosi
-da una parte all'altra, per gli usci aperti, con
-appellativi comici e gesti burleschi. Venivano
-dalla stazione di Lanzo, erano andati a fare una
-ribotta in qualche paese vicino, alla quale alludevano,
-scherzando su certi piatti riusciti
-male; avevano il viso acceso, la voce piena e
-vibrante, la parola ardita e pronta di chi ha
-trincato del vino generoso; eran tutti a cavallo
-del confine che separa l'ebbrezza decente dall'ubbriacatura
-volgare, in quello stato in cui
-certi oscuramenti improvvisi dell'intelligenza
-e certi impedimenti istantanei dell'organo della
-parola si dissimulano ancora con felice accortezza;
-<span class="pagenum" id="Page_189">[189]</span>
-e da certi accenni che si ripetevano in
-mezzo a quel guazzabuglio di voci, si capiva
-che la giornata non era finita, ch'essi vedevano
-davanti a sè, all'orizzonte, un'altra serie di libazioni,
-il <i>quelque chose au de là</i> consigliato dal Brillat-Savarin
-per far più vivo il piacere dei banchetti.
-Ed eran così riboccanti di vita e di buon
-umore che i signori e le signore del tranvai li
-guardavano con manifesta simpatia e ridevano
-dei loro gesti e dei loro motti; alcuni dei quali,
-un po' liberi, provocavano delle smorfiette graziose
-di scandalo, ma accompagnate da un sorriso
-di benigna indulgenza.
-</p>
-
-<p>
-— Eppure, — pensavo guardandoli, — hanno
-troppo bevuto anche questi, che avrebbero potuto
-ricrearsi in tanti altri modi più degni. Se
-non sono briachi affatto come l'altro non è
-perchè abbiano bevuto meno, ma perchè hanno
-bevuto meglio. Se son più puliti di lui, è perchè
-fanno un lavoro più pulito del suo. Se non
-cascan dal sonno come quello, è perchè hanno
-meno faticato ieri e dormito di più questa notte.
-In realtà, se si tien conto delle condizioni diverse,
-essi rappresentano un'intemperanza non
-meno volgare, forse più colpevole di quella del
-briaco, e certo d'esempio più pericoloso. E perchè
-dunque essi sono scusati e paiono amabili,
-e non ci son scuse per l'altro, e il ribrezzo che
-desta costui non è accompagnato almeno da
-un sentimento di commiserazione?
-</p>
-
-<p>
-A un certo punto il briaco attirò l'attenzione
-d'uno della brigata, il quale lo accennò agli
-altri, e tutti si misero a guardarlo, che già dormiva,
-<span class="pagenum" id="Page_190">[190]</span>
-facendogli addosso un fuoco di fila di
-frizzi e di risate. Buon Dio! Erano delle bottiglie
-da due lire che beffeggiavano un litro da
-otto soldi.
-</p>
-
-<p>
-E anche dentro al carrozzone tutti ridevano.
-</p>
-
-<p>
-Non tutti. Una signorina bionda, giovanissima,
-seduta in un angolo, restava seria e guardava
-quell'ubbriaco con un'espressione di tristezza
-e di pietà, corrugando la fronte ad ogni scherzo
-degli spettatori come per una sensazione penosa.
-Quanto mi parve bella! Il Parini avrebbe
-rifatto per lei il suo famoso verso, le avrebbe
-detto: — <i>Tu sei giusta ed umana!</i>
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Quel viso è notato con altri, fra i miei ricordi
-di maggio, nella colonna delle “simpatie
-di tranvai„ che in quel mese furono molte,
-forse per l'influsso della dolce stagione, che
-rischiara e addolcisce gli animi. Simpatie di
-tranvai! Forse che son di natura diversa dall'altre?
-No certo; ma da quelle che c'inspira la
-gente incontrata per via si distinguono in questo:
-che c'entrano più addentro e ci rimangon
-più a lungo perchè nella carrozza di tutti c'è
-maggior tempo a osservare i visi e s'aggiunge
-spesso all'effetto di questi quello del suono delle
-voci. Quanti ne ricordo, solo ch'io mi raccolga un
-poco: visi veduti in pieno, di profilo, a traverso
-ai vetri, accesi dai riflessi colorati dei fanaletti,
-incorniciati nel vano degli usci, appoggiati alle
-colonnine delle giardiniere, spiccanti sul verde
-<span class="pagenum" id="Page_191">[191]</span>
-degli alberi, disegnati sulle acque lucenti del
-Po, osservati per pochi minuti e scomparsi
-forse per sempre; visi di ragazze, di operai, di
-signore, di giovanetti, di vecchi, di mamme,
-esprimenti una santa rassegnazione al dolore,
-anime benevole e serene, spiriti forti e generosi
-pronti a ogni sacrifizio pel bene altrui,
-cuori ardenti d'ambizioni nobili e di nobili speranze,
-vite oscuramente operose e benefiche;
-visi, di cui il primo effetto simpatico mi fu affermato
-e accresciuto da uno sguardo, da un sorriso,
-da una parola, da un'espressione fugace
-degli occhi. Come in una cascata di ghiaia
-grigia si vedono brillare dei punti luminosi
-come diamanti, così nella moltitudine indifferente
-che vi passa davanti in quelle scarrozzate
-quotidiane si vedono balenare a quando
-a quando, certi giorni più e certi giorni meno,
-di questi aspetti umani consolanti, a cui si ripensa
-con amore e che si rivedono con piacere,
-che non si conosceranno mai e si ricorderanno
-sempre; sembianze d'amici della fantasia, che
-noi salutiamo con un barlume di sorriso e che
-ci rendono il saluto con un bagliore dello
-sguardo, immagini senza nome, raggi d'anime
-passanti, argomenti personificati d'una dolce
-filosofia, che vi tengon vivi nel cuore la fede
-nel bene e l'amore per i propri simili. Quanti
-ne ricordo, in forma di medaglioni, di busti o di
-statue, secondo l'atteggiamento in cui mi s'offrirono,
-con lo scontrino fra le labbra, col portamonete
-fra le mani, col braccio teso verso il
-campanello, veduti una volta sola, riveduti cento
-<span class="pagenum" id="Page_192">[192]</span>
-volte, intravvisti nell'incontro di due carrozzoni,
-fuggenti su tutte le linee; ma tutti raggruppati
-in disparte nella mia memoria come
-un'umanità privilegiata, come una Torino ideale!
-E nei momenti di sconforto della vita e d'odio
-del mondo i cari fantasmi mi s'affollano intorno,
-dicendomi: — E noi? E noi, dunque? Perchè ci
-dimentichi? Tu sei ingiusto! — E grazie a loro
-mi riconcilio col prossimo, e anche nei giorni
-grigi e freddi dell'inverno risento l'alito della
-primavera, l'influsso del “bel maggio amor dei
-fiori„ che raddolcisce il sangue e rischiara
-l'anima.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-E il “bel maggio„ si chiuse con un caso
-amenissimo, degno d'un sonetto del Belli. Immaginatevi
-una giardiniera domenicale, corrente
-alla luce del sole sul corso Regina Margherita,
-affollata di signori e di signore in
-ghingheri, fra cui luccicano cappelli cilindrici,
-fluiscono barbe gravi, nereggiano cappelli di
-preti e scintilla il chepì dorato d'un colonnello
-d'artiglieria: una carrozzata di borghesia silenziosa
-e seria, che par che vada a una cerimonia
-solenne, scortata da una guardia municipale
-in grande uniforme, ritta accanto al cocchiere.
-Un'altra giardiniera, sul binario accanto, le viene
-incontro di corsa, stipata essa pure di gente
-per bene, con la sua brava guardia impalata
-sulla piattaforma davanti, con sette schiere di
-facce dignitose di benestanti, di madri severe,
-<span class="pagenum" id="Page_193">[193]</span>
-di signorine composte. Ebbene, accadde questo.
-Nel momento che le due giardiniere passavano
-accanto l'una all'altra, un giovinotto, seduto sul
-davanti di quella dov'ero io, e una ragazza, seduta
-sul davanti dell'altra (due amanti, come
-poi si capì, che s'incontravano per caso, forse
-dopo una lunga separazione forzata) si riconobbero
-al primo sguardo, e scattando come
-due molle, con le braccia tese verso i cocchieri,
-lanciarono insieme due grida di gioia frenetica: — Alt! — Ferma! — I
-carrozzoni si fermarono
-alla distanza di dieci passi l'un dall'altro, i due
-giovani si precipitarono a terra, divorarono lo
-spazio frapposto e si abbracciarono furiosamente,
-scambiandosi quattro baci risonanti come
-colpi di carabina ad aria compressa. E dall'alto
-delle due giardiniere, lasciate ferme un momento
-dai due cocchieri stupefatti, come dall'alto
-di due tribune di spettacolo, borghesi
-gravi, mamme severe, signorine composte, e
-ministri della chiesa e ufficiali del regio esercito
-e rappresentanti armati del municipio....
-stettero a vedere. Curiosa situazione! Appena
-i due tranvai ripartirono, un signore grasso e
-maestoso, ch'era vicino a me, espresse con parole
-risentite il pensiero comune, scrollando il
-capo dignitosamente: — Abbiamo fatto una
-bella figura!&nbsp;—
-</p>
-
-<p>
-Eh sì, proprio, da cantori di maggio.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_194">[194]</span>
-</p>
-
-<h2 id="cap6">CAPITOLO SESTO.</h2>
-</div>
-
-<p class="indr">
-Giugno.
-</p>
-
-<p>
-Gran cosa la carrozza di tutti! Col sopraggiungere
-del caldo, che fa star molta gente a
-capo scoperto, mi si schiuse sul tranvai un
-nuovo campo di studio: quello delle teste; poichè
-dove mai, come sulle giardiniere, potete
-aver per un pezzo sotto gli occhi, così da vicino,
-in così piena luce, e, se ci state seduti di
-dietro, osservabili a così bell'agio, le teste dei
-vostri simili? Teste che, vedute di passata per
-la strada, vi appariscono ancora in buon stato,
-vi mostrano qui mille miserie. Radure, spiazzate,
-tentativi supremi di divise, che non son più sentieri
-fra l'erba fitta, ma stradoni in rovina a traverso
-a sodaglie desolate; liste di capelli ricondotti
-dalla nuca sull'occipite e fino alla fronte, in
-forma di salici piangenti sulla tomba del cervello;
-parrucche mal messe, che una brusca
-scappellata volta di sbieco, rivelandovi che la
-testa d'un tale non è tutta roba sua; tutte le più
-<span class="pagenum" id="Page_195">[195]</span>
-compassionevoli industrie senili intese a mascherare
-i guasti del tempo dalle orecchie in su vi
-si palesano sulle giardiniere. E qui scoprite le
-pennellature grossolane dei <i>Luca fa presto</i>, che
-lasciano i capelli bianchi alla radice, le capigliature
-tinte a prezzo ridotto, d'un nero lugubre, che
-danno ai visi vizzi a cui fan cornice l'aspetto di
-lettere mortuarie, e le chiome e le barbe variate
-di molti vaghi colori, che paiono state strofinate
-sopra una tavolozza. O tinti, il tranvai è traditore,
-guardatevene. Che c'è di più pietoso e di più
-comico insieme che il veder salire a stento, ansando,
-afferrandosi alle colonnine con le mani
-tremanti e ricascar di peso sulla panca, spossato
-dallo sforzo, un uomo con la barba e la
-capigliatura corvina d'un ventenne? Oh quante
-vecchiaie ribelli alla natura! Quant'è rara la
-gente che sa invecchiare in santa pace! E scopersi
-anche il segreto di alcuni personaggi noti,
-miei fieri avversari, pitturatori abilissimi, di cui
-nessuno sospetta l'inganno. Potrei fare più d'una
-vendetta politica. Non la farò. Ma non per generosità,
-lo confesso. Soltanto per rispetto dell'arte
-mia non denuncierò.... l'arte loro.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Intrapresi pure col principiar di giugno uno
-studio sui cappellini, attratto dalla varietà infinita
-che se ne vede fiorire sui tranvai in quella
-stagione; studio che, in fondo, si riduce anch'esso
-a uno studio delle teste. E così, alla lesta,
-feci una prima classificazione: cappellini amorosi,
-<span class="pagenum" id="Page_196">[196]</span>
-cappellini superbi, cappellini austeri, matti,
-buffi, impudichi, prepotenti, innocenti. Quasi
-tutti hanno un linguaggio, sincero o falso, di
-cui i fiori sono le parole. Ci son grandi rose
-erette ed aperte, che s'offrono; mazzi di viole
-e di mughetti che attirano insidiosamente gli
-sguardi e i desideri dentro ai capelli in cui si
-rimpiattano; accoppiamenti di fiori inconciliabili,
-stridenti fra di loro, che danno l'immagine
-di menti strane e disordinate; fiori troppo pomposi,
-rosseggianti petulantemente su teste grigie,
-di cui tradiscono gli ardori mal sopiti;
-fiori modesti e solitari, che esprimono il sentimento
-d'un affetto secreto e costante. Tutte
-le passioni, tutte le illusioni, tutti i capricci
-di tutte le età della donna si palesano in quella
-finta flora, in quelle infinite combinazioni di
-penne, di nastri, di pizzi, di tulle, di frecce, di
-frutti, di cose sottili, diafane, ondeggianti e tremolanti,
-che paiono una vegetazione vivente
-che abbia radice nei cervelli. E quei cappellini
-fanno fantasticare, vedere, sentir mille cose:
-piccole e grandi spese di contrabbando, conti
-adulterati <i>ad usum mariti</i>, sospiri dolorosi
-d'impiegati, baruffe coniugali, musonerie, concessioni
-strappate con le carezze, economie gastronomiche
-da anacoreti, lunghi lavori di raffazzonatura
-fatti in casa da manine pazienti
-e industriose, interrotti da pianti di bimbi, da
-scampanellate dì creditori, da ogni sorta di cure
-e di piccole miserie domestiche. Ma lì sul tranvai
-tutto brilla, ride e dissimula. Scendono mazzi
-di rose e di pensieri, salgono mazzi di papaveri
-<span class="pagenum" id="Page_197">[197]</span>
-e di peonie, s'incontrano e si confondono ramoscelli
-d'edera e di geranio, mazzetti di ciliegie
-e di fragole, fiori di tutte le stagioni, di
-giardino e di campo, sbocciati e in bocciuolo,
-in ghirlande, in corone, in ciuffetti, diritti, cascanti,
-intricati, ammontati, agitati come i pensieri
-che vi passan sotto; cappellini alla marinara,
-alla Rembrandt, alla Trianon, alla Rosa
-Syma, alla vattelapesca, ciascuno dei quali dice
-qualche cosa, e forman fra tutti come un frastuono
-confuso e continuo di grida, di mormorii
-e di sospiri: — Cerco un marito — Cerco
-un amante — Ho un amante — Ammiratemi — Rispettatemi — Sperate — Disperate — Vi
-supplico — Comando
-io! — Sono un angelo — Sono
-un diavolo — Sono un'infelice — Seguitemi — Fatevi
-in là — Il mondo è mio — Non son nulla;
-guardatene un'altra, vi prego.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Dolci studi; ma troppo spesso interrotti da
-inconvenienti gravi, tutti propri del tranvai. Alcuni
-di questi esperimentai io stesso in quei
-primi giorni di giugno, altri imparai a temere
-vedendoli esperimentati dal mio prossimo. Capitare
-in un carrozzone chiuso accanto a una peccatrice
-così spietatamente profumata da uscirne
-con una spranghetta al capo assicurata per
-ventiquattr'ore; trovarsi seduti in mezzo a due
-amici sconosciuti che attaccano attraverso a voi
-una conversazione vivacissima, incrociando sul
-vostro viso i loro aliti, le loro risate e le loro
-<span class="pagenum" id="Page_198">[198]</span>
-asinerie; sentirsi passar sui calli tutta intera
-una di quelle famiglie alla buona per cui i piedi
-altrui sono <i>res nullius</i>, senz'averne neppure il
-leggiero conforto d'uno sbadato: <i>mi scusi</i>, sono
-incerti sgradevoli. Ma è anche più sgradevole
-l'aver diritto dietro alle spalle un fumatore che,
-spinto innanzi da un sobbalzo della piattaforma,
-vi pianta nella nuca la punta d'un grosso Minghetti
-infocato. Ma è ancor più doloroso lasciar
-la falda del soprabito nelle mani d'una pingue
-bottegaia che, perdendo l'equilibrio nel discendere,
-s'aggrappa a voi come a un albero sull'orlo
-d'un abisso. Ma c'è una disgrazia anche
-peggiore di queste. Ne trovo segnata la data
-nei miei appunti — <i>5 di giugno. Ore tre pomeridiane.
-Sulla giardiniera di via Nizza. Preso alle
-spalle dal poeta.</i> — Non l'avevo visto salire: mi
-sentii tutt'a un tratto la sua voce nell'orecchio:
-m'era seduto dietro, la giardiniera era affollata,
-era impossibile sfuggirgli. Passò subito alle vie
-di fatto. Era un sonetto arcipieno di <i>esse</i>, un
-ronzio di zanzare intollerabile, un succedersi
-di sibili sottilissimi che mi penetravano nel cervello,
-come se m'avesse agitato accanto al viso
-un mazzo di serpentelli arrabbiati. Ai vicini che
-non sentivan le sue parole doveva parere un
-amico offeso che mi rinfacciasse una serie di
-cattive azioni, dì cui non mi potessi scolpare,
-o che mi raccontasse in segreto qualche avventura
-sporca, che io assaporassi con raccoglimento.
-Un supplizio vergognoso! Quella bocca
-implacabile che alla ripresa d'ogni verso mi si
-avvicinava alla tempia mi metteva un brivido
-<span class="pagenum" id="Page_199">[199]</span>
-come la bocca d'una pistola. <i>Breve e amplissimo
-carme!</i> Chi lo disse? Quello non era nè ampio
-nè breve: non finiva mai. E m'opprimeva un
-terrore: — Se avesse la coda! — Non l'aveva;
-ma durò per la lunghezza di cinque isolati,
-senza contare una variante su cui dovetti dare
-il mio parere. Non fui libero che sulla piazzetta
-di San Salvario, dove l'aguzzino discese, non
-sazio.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-La mia prima corsa piacevole di giugno fu
-la mattina del giorno dello Statuto, in via Garibaldi,
-all'ora in cui la gente s'avvia verso
-piazza Castello per la rivista delle truppe: una
-carrozzata di cittadini quale non si può vedere
-che in quel giorno e a Torino: quasi tutti vecchi
-militari giubilati, coi nastri stinti delle medaglie
-e delle croci agli occhielli, con le scarpe come
-specchi, pettinati e sbarbati bene, benignamente
-ilari e alteri, con l'aria di vecchi sposi celebranti
-le nozze d'oro: tutte brave persone assestate
-e regolate che, se lo Statuto fosse soppresso
-da vent'anni, continuerebbero a festeggiarlo lo
-stesso a conto proprio, per forza di consuetudine,
-come festeggiano il Natale i miscredenti.
-C'era al posto solito il cavaliere Bicchierino,
-appartenente anch'egli, non per età, ma per spirito,
-a quell'antica famiglia, pulito e lustro come
-un dado. Come gli altri egli volgeva degli sguardi
-di compiacenza sui tranvai imbandierati, sulle
-uniformi sgualcite dei veterani che passavano
-<span class="pagenum" id="Page_200">[200]</span>
-tra la folla, sulle bandiere sventolanti alle finestre;
-aveva negli occhi un lume insolito; si vedeva
-che l'anima sua respirava con placida voluttà
-patriottica le memorie del 48, di Torino
-capitale, dell'“egemonia piemontese„ e il soffio
-del conte Cavour e del generale Lamarmora
-ancora diffuso per l'aria. Lo tenni d'occhio per
-vedere se, nonostante lo stato d'animo straordinario,
-si ricordasse di confrontare il suo orologio,
-come faceva ogni mattina, con l'orologio
-elettrico dell'angolo di via Siccardi: se ne ricordò.
-Poi, incontrando il mio sguardo, egli si
-offuscò leggermente: si dovette rammentare del
-giorno ch'io avevo fatto quel certo strazio barbarico
-della <i>Gazzetta del popolo</i>. Avevo appunto
-il foglio in mano in quel momento e stavo per
-conciarlo a quel modo; ma, accorgendomi che
-m'osservava, mi ritenni, per suggezione, per
-non rendermegli anche più odioso. Ed ecco
-come il tranvai può perfezionare l'educazione
-d'una persona educata. A poca distanza dalla
-piazza s'intese suonar la marcia reale da una
-banda musicale d'operai. A quelle note tutti
-quei giubilati canuti si illuminarono e si scossero
-come i vecchi cavalli delle poesie agli
-squilli delle trombe guerriere. E allora mi sentii
-sbalzato dalla fantasia a trent'anni addietro.
-Quei visi, quei nastri, quelle bandiere alle finestre,
-quei veterani in divisa, quel vecchio Palazzo
-Madama che appariva in fondo, quel cavalier
-Bicchierino con la <i>Gazzetta del popolo</i>
-fra le mani, tutto quel complesso di cose viste
-in quella via Garibaldi al suono di quella marcia,
-<span class="pagenum" id="Page_201">[201]</span>
-era così piemontese, così torinese, così “ben
-conservato„ che ebbi per un momento come
-un senso di ringiovanimento della coscienza,
-un'illusione maravigliosa, il dubbio che l'anno
-corrente non fosse il 1896, l'anno di Abba Garima,
-ma quello dei primi entusiasmi per il <i>Consorzio
-nazionale</i>, quando avevo visto dei patriotti fanatici,
-in quella stessa via, bruciare le cedole
-del Consolidato gridando: — Viva l'Italia.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-La festa nazionale portò i forti calori e con
-questi un nuovo oggetto d'osservazione sulla
-carrozza di tutti: un accrescimento generale di
-irritabilità nelle relazioni dei passeggieri coi
-passeggieri, di questi con gl'impiegati, e degl'impiegati
-fra di loro, una maggior frequenza di
-malintesi, d'impazienze, di lagnanze e di battibecchi,
-come segue fra gli uccelli in gabbia
-nelle giornate afose. Si vedeva sui tranvai una
-agitazione quasi rabbiosa di ventagli, gente irrequieta
-che si sventolava con le cappelline,
-coi fazzoletti e coi giornali, senza “trovar posa„
-sulle panche, facce infiammate e attonite, teste
-ciondoloni sui petti: vere carrozzate di noia
-e di malumore. Povera umanità! Qualche grado
-di più di calore e un po' di polvere per aria, ed
-ecco tutti i visi mutati, violate le leggi della
-cortesia, ridotti i cervelli come orologi guasti,
-e manifesti anche nella gente sana e contenta
-i vaghi segni del contagio psichico che moltiplica
-le risse, gl'impazzimenti e i suicidi! Come
-<span class="pagenum" id="Page_202">[202]</span>
-rimedio a questo male mi venne in mente l'istituzione
-di spugnature pubbliche obbligatorie
-una mattina che aspettavo la partenza del tranvai
-sotto le finestre di casa mia, vedendo lavar
-la testa a <i>Faraone</i> e a <i>Ballerina</i>, all'ombra dei
-tigli. Uno spettacolo da far meditare, veramente.
-<i>Faraone</i> fu il primo. Il cocchiere tuffava in un
-secchio una grossa spugna, gliel'appoggiava
-al sommo della fronte arsa e sudante, e premeva;
-e al sentir quei rivoletti che le scendevano
-per le mascelle, sul collo e di mezzo agli
-occhi giù per il muso fin dentro alle nari e alla
-bocca, biforcandosi e incrociandosi come le gore
-della pioggia per una china, la povera bestia alzava
-e scrollava il capo, corsa per ogni fibra da
-un brivido di piacere, e dilatava gli occhi e pestava
-le zampe, brillando tutta; mentre <i>Ballerina</i>,
-aspettando la sua volta, guardava, impaziente,
-agitata dal presentimento di quella voluttà,
-che già le balenava negli occhi e le guizzava
-tra pelle e pelle. Ah! che dolcezza; e come
-meritata dopo tante corse al sole e nella polvere,
-e tante strette violente di freno e bottate di
-frusta! Luccicava negli occhi di tutti i passanti
-un sentimento di compiacenza buona al veder
-riaversi e godere a quel modo quei poveri
-schiavi muti, così belli e così utili, e condannati
-a un lavoro così duro e mal compensato,
-quando tanti altri della famiglia loro vivono
-fra gli agi e le pompe, carezzati e amati come
-creature umane. E il cocchiere, intanto, li apostrofava
-con quel tono di familiarità un po'
-brutale, che si suol usare con le bestie che ci
-<span class="pagenum" id="Page_203">[203]</span>
-servono, forse per un timore istintivo ch'esse
-comprendano e abusino come gli uomini della
-troppa dolcezza: — Ah, vecchione, ci provi gusto,
-eh? Ma se tiri indietro la testa, zuccone,
-non si fa nulla! Ora a te, mala femmina, eccoti
-il fatto tuo; non ne vedevi l'ora, non è vero?
-T'ho ben sentita come cantavi alla fin della
-corsa! — e altre cose simili, dette con l'accento
-di chi parla a chi intende. E chi sa? Chi sa fino
-a che punto, almeno? Che cosa ne sappiamo
-noi, poveri presuntuosi che siamo? Siamo proprio
-ben certi di non essere in un enorme errore?
-Non dice anche l'Ecclesiaste: — Chi sa
-che lo spirito delle bestie scenda abbasso sotterra? — Ah
-quell'occhio di Faraone! Fu quell'occhio
-che mi fece sentire la prima volta per
-un animale quello che si sente per un bambino:
-il rispetto d'un grande mistero, del dolore che
-non ha parola, del diritto che non ha difesa;
-fu quell'occhio che mi disse più chiaramente
-ch'io non avessi mai pensato, che non saremo
-mai molto al disopra delle bestie fin che crederemo
-d'esser tanto più alti da non aver verso
-di loro il dovere della bontà e della gratitudine.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Seguirono alcuni giorni monotoni, una serie
-di corse per i viali bianchi, fra gli alberi velati
-dal polverìo, senza un accidente notevole, senza
-alcuna conoscenza nuova, senza un incontro di
-persona conosciuta; poi una pioggia ostinata,
-e tre giornate avventurose, tre scene singolarissime,
-<span class="pagenum" id="Page_204">[204]</span>
-l'una sull'altra, non possibili che sulla
-carrozza di tutti. Della prima fu spettatore e
-parte, in un carrozzone chiuso della linea del
-Martinetto, Carlin; e la scena appunto interruppe
-un'apologia ch'egli stava facendo del bollettino
-meteorologico del Chionio, il quale aveva
-preannunziato la pioggia per quel giorno; ciò
-che, dopo altre profezie riscontrate giuste da
-lui, portava all'entusiasmo la sua ammirazione
-per la scienza in generale, e per il profeta in
-particolare. — Ah! quell'uomo! Quell'uomo parla
-con Domineddio! — andava esclamando; quando
-salirono ad un tempo, l'una a destra l'altra a
-sinistra della piattaforma posteriore, un'erbivendola
-in capelli e una signora in pompa magna,
-tutt'e due sulla trentina e d'aspetto fiero
-e risoluto; le quali, infilando l'uscio nello stesso
-punto, s'urtarono malamente ed esclamarono
-a una voce, guardandosi a vicenda: — Che maniera! — Pareva
-che la cosa finisse li; ma, appena
-furono sedute dentro, l'una di fronte all'altra,
-ed ebbero preso lo scontrino, l'una sporgendo
-una grossa mano pavonazza, l'altra mettendo
-in mostra un grosso braccialetto sul
-braccio inguantato, la riattaccarono vivamente:
-l'erbivendola con parole grossolane, la signora
-con un certo riserbo. Il diverbio, nonostante
-l'intromissione diplomatica di Carlin, s'inasprì
-a segno che la popolana disse forte: — O cosa
-crede, alla fine, perchè è una signorona? — E
-allora cominciò il meglio. La “signorona„ che
-da principio aveva scelto le parole e moderato
-la voce, a poco a poco, accalorandosi, si lasciò
-<span class="pagenum" id="Page_205">[205]</span>
-sfuggir le frasi e le note del suo linguaggio abituale,
-che era quello tal quale della sua avversaria.
-A capo d'un minuto, tutti i presenti capirono
-che le due contendenti, nate e cresciute
-nello stesso stato sociale e forse nello stesso
-sobborgo di Torino, avevano ricevuto l'educazione
-medesima, e che la signoria d'una delle
-due doveva essere d'acquisto recentissimo, e
-forse improvviso. E fu uno spasso per tutti
-la maraviglia crescente che l'altra mostrava
-in viso man mano che vedeva la signora tirar
-fuori le armi e le munizioni dallo stesso
-arsenale da cui essa cavava le sue, e chiarirsi
-sua degna competitrice nella scherma dello
-strofinacciolo e della ciabatta. Continuò a insolentirla,
-ma più a rilento e con meno asprezza,
-scrutandola con uno sguardo acuto e con un
-leggiero sorriso, quasi compiacendosi di riconoscere
-e d'ammirare in lei i colpi e le parate
-della scuola che le era familiare, e finì
-con rabbonirsi affatto quando fu ben certa di
-aver di fronte, non una nemica d'un'altra classe,
-ma una consorella travestita dalla fortuna;
-tanto che lasciò senza risposta l'ultima sua
-botta, e voltatasi verso la compagnia, disse ridendo: — <i>A
-l'è na sgnora parei d' mi!</i> (È una
-signora come me). — Tutti risero, la “signora„
-si rimise in dignità, e Carlin osservò filosoficamente: — Eh,
-bisogna star sul tranvai per
-vederne d'ogni sorta e imparare a conoscere il
-mondo; il fattorino, vede, è il vero uomo <i>enciclopedico</i>,
-che non sì stupisce più di niente sulla
-terra.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_206">[206]</span>
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Ecco l'altra scena. Gli alberi del corso Vittorio
-Emanuele rinverditi e lustrati da un acquazzone,
-una fuga di nuvoloni neri a traverso
-al cielo, un tramonto infocato, le Alpi terse e
-come intagliate nella porpora di quell'incendio,
-e una giardiniera lenta che par che vada a
-servizio esclusivo di due coppie d'amanti appiccicati,
-l'una seduta sulla prima panca, l'altra
-su quella di mezzo, con le schiene voltate verso
-di me e un altro passeggiere, che mi sta ritto
-al fianco sulla piattaforma di dietro. Costui
-m'ha l'aria d'un buono e semplice massaro, o
-piccolo proprietario di campagna, di quelli che
-s'inurbano ogni dieci anni, e a cui la città
-grande riesce sempre uno spettacolo nuovo e
-sbalorditoio. E capisco che è nuovo per lui lo
-spettacolo di quelle due coppie di teste di “signori„
-le quali ogni tanto si ravvicinano, si toccano
-e si staccano, come i bicchieri nei brindisi,
-e ciondolano languidamente l'una verso l'altra
-come se avessero l'osso del collo stroncato.
-Si vede che è un po' scandalizzato, molto stupito
-e anche più dilettato; si vede dall'attenzione
-viva che fa a tutti i movimenti di quei
-quattro ingattiti, con un sorriso curioso e continuo,
-lanciando tratto tratto uno sguardo a chi
-passa per la strada, come per dire: — Ma non
-vedete che cosa succede qua sopra! Ma son
-cose dell'altro mondo! — Arrivati alla piazza
-del monumento, sale accanto a noi un altro signore,
-<span class="pagenum" id="Page_207">[207]</span>
-lungo e arcigno, il quale, osservate le
-coppie, fa un atto d'uomo seccato, brontolando: — Potrebbero
-prendere una carrozza chiusa. — Ed
-ecco che all'uscita della piazza, salgono e
-siedono proprio davanti a noi un giovane, che
-pare un commesso di negozio, e una ragazza,
-che ha l'aria d'una sartina, e, appena seduti,
-ripigliando una conversazione interrotta, si mettono
-a tubare soavemente, con le punte dei
-nasi che quasi si toccano, e le mani intrecciate
-tra fianco e fianco. E allora il signore lungo dà
-una strappata collerica al campanello, e detto
-al fattorino: — Non è un mestiere per me! — salta
-giù e se ne va via. Il fattorino non capì,
-ma il campagnuolo diede in una risata grassa,
-saporita, giovanile, nella quale squillava la gioia
-pregustata di raccontar poi nella farmacia del
-villaggio il bel caso a cui aveva assistito, la sfacciataggine
-maravigliosa degli amanti di quella
-gran Torino, di quella Babilonia, di quella Gomorra,
-dove tutto è lecito e se ne vede d'ogni
-tinta.... Dopo un po', le coppie furono circondate
-e distratte da altri passeggieri; ma egli seguitò
-a tenerle d'occhio fino a piazza San Martino,
-dove discese dirigendosi verso la Stazione, ancora
-sorridente d'un sorriso di stupore e di malizia,
-che traduceva il suo pensiero: — Ah questa
-Torino! Questi tranvai! Che paradiso di Maometto!
-E che facce!
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_208">[208]</span>
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-La terza, sulla linea di Vanchiglia. Mi rifugio
-in una giardiniera per salvarmi da un'acquata
-improvvisa e casco proprio nel punto che scoppia
-una lite, non capisco perchè, fra due giovani
-operai e il cocchiere Tempesta. Il vento
-sbatte le tende in faccia ai passeggieri, che si
-restringono nel mezzo, tutti in piedi; ma la
-pioggia ci viene addosso anche fra le panche,
-dove le signore s'affannano a ripararsi i vestiti,
-lagnandosi della Società che non mette fuori i
-carrozzoni chiusi quando fa cattivo tempo. Son
-capitato male. Son tutti stizziti come d'una
-stizza attaccaticcia, tutti con l'anima per traverso,
-compresi due vecchi ufficiali pensionati
-che non vanno d'accordo sulle riforme militari
-del Ricotti, discusse in questi giorni al Senato,
-e si scambiano delle frasi che paion colpi di
-sciabola: — Mille e cento ufficiali tolti dai quadri!
-Ma mi burla! Ma a che si riduce la carriera? — Non
-è il Ricotti, è il Mocenni: ottocentoventisette
-erano già radiati. — E lei mi
-scusa il male col peggio? — Ma io non riconosco
-nè questo nè quello. — Ma come! Ma
-allora.... — E mentre un mio vicino tratta di
-barbara l'amministrazione che non mette delle
-tende da potersi agganciare alle panche per
-pararsi dai temporali, e tenta inutilmente, sbuffando,
-di tener tesa la sua, s'accalora la lite
-fra i due operai che gridano: — Pùrgati! — Va
-a far le docce! — Va all'istituto antirabbico! — e
-<span class="pagenum" id="Page_209">[209]</span>
-Tempesta, che rivolto a loro col viso torvo e
-infiammato, alterna frustate e sagratacci, scandalizzando
-un vecchio signore in cilindro, seduto
-alle sue spalle, il quale si volge a domandare
-al fattorino con voce pacata di basso: — Ma
-non è pro-i-bito al personale di servizio di
-parlare in codesta maniera? — Intanto la pioggia
-infuria, le tende ci schiaffeggiano, i malumori
-s'inaspriscono, i lamenti suonano più alto,
-Tempesta sagra più fitto, e la carrozza che porta
-quest'ira di Dio, sferzata dall'acquazzone, flagellata
-dal vento, illuminata dai lampi, vola,
-schizzando mota da tutte le parti, a traverso la
-piazza Vittorio Emanuele, dove s'incontra con
-un altro tranvai portante una comitiva di giovanotti
-fuggiti dal gioco del pallone, i quali,
-passandoci accanto, vedono e comprendono e
-ci mandano in faccia una risata in coro, ultimo
-oltraggio.... Ma non a me, spassato egualmente
-della carrozzata in festa e della carrozzata in
-collera, che mi mostran le due facce del burattino
-umano.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Qui trovo notati a tre date successive, 14, 15
-e 16, tre dei miei personaggi, riveduti in condizioni
-e fra circostanze straordinarie. La domenica
-del quattordici, segnata nell'<i>Almanacco
-Storico</i> della Casa Treves come giorno della rielezione
-del deputato Brena, sulla linea del Valentino,
-il <i>Marchese</i>, il fattorino dai balletti d'oro,
-bello e elegante come sempre; ma quanto diverso
-<span class="pagenum" id="Page_210">[210]</span>
-dal solito nel modo di trattare con le
-signore! Non più sorrisi fuggitivi, non più atteggiamenti
-d'ossequio amoroso, non più quell'atto
-di posar lo scontrino come una chicca
-nella mano inguantata, fissando sulla passeggiera
-uno sguardo soave. E subito non capii il
-perchè di quel mutamento; ma i cenni e i frizzi
-di due giovanotti suoi conoscenti, seduti vicino
-a me, me lo spiegarono. Quel riserbo insolito
-gli era imposto da un bel pezzo di ragazza
-bruna, ritta sulla piattaforma della giardiniera
-come un gendarme; la quale seguiva ogni suo
-passo ed atto con due grandi occhi neri e severi,
-sopra di cui si drizzava fino a mezza
-fronte la ruga distintiva del sospetto. Non riuscii
-a capire se fosse sua moglie o sua amante.
-Intesi dire però (e si vedeva) che, conoscendo
-il suo pollo, n'era gelosa, che soleva fare di
-tanto in tanto una di quelle corse di vigilanza,
-salendo inaspettata sul tranvai come un controllore,
-e che più volte, per uno sguardo o
-per una parola, aveva fatto una scenata al bel
-fattorino, e provocato anche signore e ragazze,
-con un'audacia di leonessa. Oh, cose terribili;
-minacce di ceffoni addirittura, e chiassi e scandali
-per conseguenza. Ma egli aveva oramai
-un così salutare terrore di quelle due lanterne
-nere che non s'arrischiava nemmen più a sorreggere
-per il braccio le signore che salivano.
-Mentre passava accanto a me, uno dei due giovanotti
-gli disse piano: — <i>Pietro, riga dritt!</i> — e
-diede in una risata: egli rispose con un
-sorriso forzato. E seppi che altre mogli di fattorini
-<span class="pagenum" id="Page_211">[211]</span>
-venusti facevano delle corse di sindacato
-come la bella bruna, comprandosi così ogni
-tanto dieci centesimi di fedeltà coniugale, con
-vantaggio dell'amministrazione e del servizio....
-</p>
-
-<p>
-15 giugno. All'ora stessa che si presentava
-Li-Hung-Chang all'imperatore Guglielmo, comparve
-davanti a me sul tranvai di via Garibaldi
-il signor Guyot, coi suoi occhiali reazionari e
-il suo pizzo minaccioso. Appena mi vide, salendo
-sulla piattaforma opposta, mi saettò un'occhiata
-anche più truce dell'altre volte; e forse
-per il fatto, che mi venne in mente in seguito,
-dell'elezione del Turati nel quinto collegio di
-Milano, avvenuta il giorno avanti. Ma era destino
-ch'io dovessi dar sempre a quel pover
-uomo delle scosse violente. Pochi momenti dopo
-salì accanto a me un mio vecchio amico, procuratore
-del re, proprio nel punto che egli mi
-figgeva addosso uno di quegli sguardi foschi,
-in cui all'inquietudine e all'avversione si mescolava
-il sentimento di curiosità malsana che
-ci spinge verso i delinquenti. Al lampo che gli
-passò sul viso quando vide l'amico stringermi
-la mano ed entrare con me in conversazione
-gioviale, capii ch'egli sapeva chi era. Fece due
-occhi di polipo ed espresse con tutti i muscoli
-facciali un senso di maraviglia sgradevole,
-come se quella familiarità d'un magistrato con
-un par mio fosse un fatto scandaloso, un pubblico
-incitamento a delinquere, un indizio di
-sfacelo sociale, qualche cosa come il veder per
-la strada un carabiniere in divisa a braccetto
-con un borsaiolo famoso; e capii benissimo che
-<span class="pagenum" id="Page_212">[212]</span>
-andava domandando a sè stesso, con curiosità
-ansiosa, che cosa mai ci potessimo dire, e che
-se fosse stato in quel momento ministro di
-grazia e giustizia avrebbe fulminato sull'atto un
-decreto di destituzione. Ah, quanto deve aver
-sofferto! E vedo ancora l'ultima occhiata che
-lanciò al mio amico scendendo, come per dirgli: — E
-non si vergogna?... Faccia invece il suo
-dovere, perbacco!
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-16. (Il giorno in cui gli Stati Uniti pagano cinquantamila
-lire per i nostri “linciati„ del Colorado).
-<i>Oui, tout se paye</i>, come dice un personaggio
-di romanzo; tutto si sconta anche quaggiù;
-e l'“eterna vendetta„ coglie qualche volta
-il reo anche sul tranvai. Fu per me una vera
-soddisfazione. Il tirannucolo rabbioso, il negriero
-fallito, il perpetuo strapazzatore di fattorini
-e di cocchieri, il signor Tintura-Migone, insomma,
-quel pezzo di superbia villana con le
-gote enfiate e coi baffi irti, stava seduto in un
-carrozzone chiuso e affollato della <i>Torinese</i>; e
-non aveva ancor finito di brontolar col fattorino
-perchè non era spolverata la panca, che già
-cominciava a dar segni d'impazienza contro un
-bel bambino di nove o dieci mesi, ritto accanto
-a lui sulle ginocchia d'una donna, la quale lo
-voltava ora di qua ora di là, come per farlo
-ammirare. Di ragione, doveva odiare anche e
-bimbi, che son dei deboli; e tutti i presenti, chi
-l'avevan pesato al primo sguardo, lo guardavano
-<span class="pagenum" id="Page_213">[213]</span>
-con manifesta antipatia. — Lo tenga seduto! — disse
-a un tratto alla donna, di mala grazia.
-Ma l'ebbe appena detto che saltò su indignato,
-vomitando fuoco e tirando fuori il fazzoletto.
-Ahi, troppo tardi! E l'ira sua non ebbe eco.
-Non solo; ma il contrasto fra la sua faccia fiammeggiante
-e il visetto sereno e innocente di
-quell'amore di putto che lo guardava con gli
-occhi azzurri, inconsapevole dell'avvenimento,
-fu così comico, che diedero tutti in uno scoppio
-di risa; il quale finì di fargli perdere i lumi.
-Ah sì, tutto si sconta, e infinite sono le fonti da
-cui la divina Provvidenza fa “zampillar„ la
-giustizia.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Rieccolo, finalmente! È certo, pensai appena
-lo vidi, che la sua prima parola sarà sul discorso
-fatto dal Jaurés alla Camera francese
-intorno al lavoro dei fanciulli. E infatti il suo
-primo saluto, salendo sul tranvai, fu un allegro: — L'ha
-letto? — detto con quella voce di basso,
-che parea che uscisse da un trombone. Egli ne
-aveva letto un sunto in un giornale italiano e
-se l'era affisso a una parete, secondo il suo costume,
-nella sua bottega di falegname. Anche
-a mezzo giugno egli portava il suo cappellone
-alla calabrese e quell'eterna giacchetta di velluto
-cacao spelato; ma aveva la barba meno
-selvaggia del solito e un'aria di soddisfazione,
-come se avesse riportato qualche vittoria machiavellica
-sulla Prefettura.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_214">[214]</span>
-</p>
-
-<p>
-Eravamo sul corso Cairoli; la giardiniera,
-piena di gente, correva all'ombra dei grandi
-platani, in vista delle acque del Po, solcate da
-barchette variopinte di canottieri, e dal fiume
-e dai colli spirava una freschezza di primavera.
-Tutti i passeggieri parevano di buon umore, un
-bambino cantava, e i miei vicini guardavano
-con curiosità simpatica quell'operaio dal collo
-taurino, che con quella grossa voce, con quell'aria
-di gravità bonacciona, parlando un piemontese
-intercalato d'italiano rude, ma corretto,
-faceva un minuto raffronto fra il discorso
-del De Mun e quello dell'oratore socialista, flemmaticamente.
-C'era fra gli ascoltatori una donna
-sulla quarantina, che non aveva trovato da sedere,
-una bottegaia, all'apparenza, ma vestita
-signorilmente, e di viso un po' pretenzioso, ma
-benevolo; la quale si voltava ogni tanto a guardarlo,
-stupita, come se fiutasse in lui un dotto
-signore travestito.
-</p>
-
-<p>
-A un certo punto il falegname s'interruppe e,
-alzandosi in punta di piedi, piegò il capo da una
-parte e allungò il collo per leggere il titolo d'un
-grosso libro che teneva sulle ginocchia, coprendolo
-in parte con le mani, una signora seduta
-davanti a noi, sur una delle panche più vicine. — Diavolo! — esclamò. — Un
-trattato d'anatomia! — Ed
-era proprio lei, la vergine morta,
-seduta accanto a un signore dalla capigliatura
-e dalla barba bianchissime e ravviate con gran
-cura, dall'aspetto serio e quasi altero, come d'un
-vecchio colonnello, con due occhi chiari e un
-naso diritto e sottile, che lo dicevano indubbiamente
-<span class="pagenum" id="Page_215">[215]</span>
-suo padre. La vergine morta! Non la
-vedevo da due mesi, l'avevo quasi dimenticata.
-Era sempre quel viso bianco e delicatissimo,
-d'una purità angelica, d'una immobilità marmorea,
-d'una serenità di creatura superiore alle
-passioni umane e intangibile da ogni sozzura
-terrestre; ma alquanto smagrito e anche più
-niveo del consueto, e con gli occhi come velati
-da un'ombra di stanchezza. Eran certo le fatiche
-della preparazione agli esami; doveva forse
-dare in quel mese l'esame d'anatomia.
-</p>
-
-<p>
-— Sarà una studentessa di medicina, — disse
-il falegname.
-</p>
-
-<p>
-— Una signorina fuor di strada, — osservò
-un signore accanto a me.
-</p>
-
-<p>
-— E perchè? — domandò il primo.
-</p>
-
-<p>
-— Bah! — rispose l'altro. — Non è il loro mestiere.
-A pensar quello che vedono e che toccano,
-mi spoetizza.
-</p>
-
-<p>
-Il falegname scrollò una spalla. — Allora,
-anche le monache infermiere degli ospedali....
-Eppure, non spoetizzano nessuno.
-</p>
-
-<p>
-— E poi, già, non ci riescono, — ribattè il signore. — Le
-donne non nascon per questo. Io
-non chiamerei mai una medichessa.
-</p>
-
-<p>
-— Lei no, ma la sua signora....
-</p>
-
-<p>
-— Io non ho signore, — ripose quello ridendo.
-</p>
-
-<p>
-Allora interloquì la bottegaia: — Non la chiamerei
-nemmen io.
-</p>
-
-<p>
-A quell'uscita, il buon falegname, che nella
-quistione femminile aveva la “specialità„ di
-moralista, si voltò di scatto, come punto, e capii
-che le voleva sciorinare un ragionamento coi
-<span class="pagenum" id="Page_216">[216]</span>
-fiocchi; ma non ebbe neppure il tempo di incominciarlo,
-perchè quella discese. Indispettito di
-non potersi sfogare con lei, si voltò dall'altro. — Ecco — disse; — che
-non ne voglian sapere
-neanche le signore è quello che non capisco.
-Almeno non dovrebbero <i>ancalesse</i> a dirlo (osar
-di dirlo). <i>E la decenssa? E 'l pudour?</i> Mi pigli
-una ragazza onesta. Può aver questo, può aver
-quest'altro: è vero? Ebbene, tanti scrupoli, tante
-delicatezze per tanti anni per custodirla come
-una madonna, ed ecco che viene un omaccione
-di medico, e tutto va per aria, e guarda di qui
-e tocca di là. A me pare una <i>saloparia</i> bella e
-buona, se l'ho da dire come la penso, scusi la
-parola. Proprio, mi pare impossibile!
-</p>
-
-<p>
-Alcuni risero in segno d'approvazione, e rise
-anche il contraddittore, maravigliato di trovare
-un paladino del pudore sotto quel cappellaccio
-e dentro a quel giacchettone, e si mise a guardarlo
-come un originale di nuovo conio, che
-gli desse nel genio. E pareva anche disposto a
-stuzzicarlo per fargli vuotar tutto il sacco. Ma
-l'operaio, accorto, non ci si prestò. E poi si voltaron
-tutti a guardar la signorina che discendeva
-con suo padre allo svolto di corso Vittorio
-Emanuele, e fece senso a tutti quella sua lunghezza,
-la semplicità infantile di quell'andatura,
-quel non so che di strano, di monacale, d'incorporeo
-che era in tutta la sua figura.
-</p>
-
-<p>
-— Ebbene, — disse il falegname, con l'accento
-di chi trova un argomento inaspettato in favor
-suo — ha l'aria d'una ragazza “come si deve!„
-</p>
-
-<p>
-— Eppure, — rispose sorridendo il suo avversario — a
-<span class="pagenum" id="Page_217">[217]</span>
-pensare che adesso va alla sala
-anatomica.... Che cosa vuole? A me non mi va
-una ragazza che <i>sa</i> tutto.
-</p>
-
-<p>
-— Già, se invece andasse al teatro Regio....
-A loro piacciono le donne che non <i>sanno</i> niente
-e che <i>mostrano</i> tutto; a me mi par più onesta
-una donna che <i>sa</i> tutto e che non <i>mostra</i> niente.
-</p>
-
-<p>
-Tutti risero. — Ben ribattuto! — esclamò il
-signore, con evidente sincerità, esilarato. E
-quando l'operaio discese, levandosi il cappello,
-tutti lo guardarono con viva curiosità, e il suo
-avversario espresse il pensiero comune, dicendo: — Non
-credo che ci sia al mondo un
-altro originale compagno!
-</p>
-
-<p>
-— Eh, v'ingannate, — pensai — ne vengon
-su a migliaia. Fra cinquant'anni i tranvai ne
-saranno pieni. E quelli che parranno matti originali
-saranno gli altri.... se ce ne saranno
-ancora.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-La mattina dopo, un divertimento delizioso,
-uno degli episodi più belli di quei primi sei
-mesi di vita in carrozza. Il tranvai della linea
-Vinzaglio correva in mezzo alle palazzine e alle
-ville dello stradone di Francia, fra quelle due
-file sterminate di grandi olmi, che metton capo
-al castello di Rivoli; il quale appariva vicinissimo,
-roseo nell'aria limpida, e come sospeso
-sull'orizzonte. Giors sferzava i cavalli con l'allegrezza
-della fame che corre al pasto dopo il
-lavoro, ridendo tra sè e bevendo l'aria come
-<span class="pagenum" id="Page_218">[218]</span>
-un liquore, con gli occhi larghi e fissi alla barriera,
-come se ci vedesse il fumo della sua minestra,
-e con le nari dilatate e frementi, come
-se il vento glie ne portasse l'odore. Arrivato in
-capo alla linea avrei dovuto tirare avanti a piedi
-fino alla villa d'un mio amico, latinista illustre;
-ma, disceso all'apertura della cinta, non potei
-a meno di fermarmi, vedendo avvicinarsi al
-tranvai una donnina grassotta e bionda, con
-un bimbo in braccio da una parte e il canestro
-in mano dall'altra, accompagnata da due marmocchi,
-l'uno di cinque, l'altro di tre anni; nei
-quali riconobbi alla prima occhiata gli occhi e
-il naso giorgiani. Povero Giors! Doveva essere
-assai benvoluto, ed era certamente la sua colazione
-uno spasso quotidiano del vicinato, perchè,
-appena la giardiniera arrivò, mentre egli
-staccava e riattaccava i cavalli, gli vennero
-intorno, col viso curioso e ilare, le guardie daziarie,
-la rivenditrice d'erbaggi, altre tre donne
-e dei ragazzi, tutta la piccola società della barriera,
-presso la quale egli aveva domicilio, in
-una casetta fuor della cinta. Come afferrò il
-canestro! con l'atto d'un padre amoroso che
-tende le braccia al bambino non più visto da
-un anno. Sedette sul predellino della giardiniera,
-tirò fuori e si mise sulle ginocchia il vaso di
-latta della minestra, si passò una mano sui
-baffi, diede una risata in faccia agli spettatori
-che facevan cerchio, ed esclamando: — Al lavoro! — incominciò.
-</p>
-
-<p>
-Subito i due figliuoli in piedi, due panciutelli
-di viso bruno, sani e puliti come lui, gli si accostarono,
-<span class="pagenum" id="Page_219">[219]</span>
-guardandolo mangiare come fanno i
-cani, che accompagnano con l'occhio il boccon
-del padrone dal piatto alla gola. — Bada che
-hanno già mangiato, — gli disse la moglie; — non
-facciamo la solita storia....
-</p>
-
-<p>
-— Come? — domandò lui, con la bocca piena,
-fissandoli; — e avreste la faccia?
-</p>
-
-<p>
-Quelli accennarono di sì, che avevano la faccia,
-e Giors alzò una mano per ammollare un
-duplice scapaccione. Ma essi non indietreggiavano:
-sapevano che non era che una spacconata
-paterna, che a quel baleno non teneva mai
-dietro il fulmine.
-</p>
-
-<p>
-Il padre, infatti, ritirò la mano e sporse il
-cucchiaio, che uno dei due imboccò. — Ma non
-avete vergogna? — gridò la mamma, tirandoli
-indietro l'un dopo l'altro; ma il più piccolo le
-sgusciò di mano e si fece avanti a riscuotere
-la sua cucchiaiata; e dopo di lui ricomparve
-l'altro, fra le risate della platea.
-</p>
-
-<p>
-— Ma ti mangian tutto! — esclamò la donna.
-</p>
-
-<p>
-— Ma cosa vuoi? — rispose Giors. — Cosa
-ne posso io se non hanno fondo? Mi mangerebbero
-vivo coi miei cavalli, mi mangerebbero.
-Doveva toccare a me una razza di lupi compagni!
-No! — gridò poi risoluto — non vi do
-più un grano di riso se vi vedessi crepare di
-fame!... Ancora questo e poi finis.
-</p>
-
-<p>
-E intanto diluviava, dando ogni tanto un'occhiata
-in fondo allo stradone, verso Torino,
-se comparisse l'altro tranvai; poichè eran già
-passati tre dei dieci minuti regolamentari. E
-invano sua moglie badava a dirgli: — Ma mangia
-<span class="pagenum" id="Page_220">[220]</span>
-adagio, non t'ingozzare, che c'è ancora
-tempo! —; benchè il tranvai non si vedesse ancora,
-egli mangiava in furia. Finita la minestra,
-tirò fuori la boccetta del vino, la mostrò agli
-astanti, disse: — Per uso interno! — e data
-una gran risata, se l'attaccò alla bocca. — Bah! — disse
-poi, staccandola, e osservando il calo: — Ci
-vorrebbe altro! — E soggiunse, rivolgendosi
-a me, col suo buon sorriso: — Non è mica
-andato in fondo, sa! Si è perso per le <i>strade
-laterali</i>....
-</p>
-
-<p>
-Poi mise la boccetta alla bocca dell'uno e
-dell'altro ragazzo, dicendo: — A voi, malviventi! — La
-moglie gli afferrò il braccio; ma egli si
-svincolò e li fece bere, dicendo a me: — Due
-spugne, sa; mi beverebbero il sangue.
-</p>
-
-<p>
-Riposta la bottiglia, addentò il pane e attaccò
-un pezzo di frittata, facendo degli elogi alla
-cuoca, e tra un boccone e l'altro apostrofò la
-piccina che quella teneva in braccio: — E tu, <i>stoponëtta</i>?
-(turaccioletta) — e ne chiese notizie, mentre
-porgeva dei pezzettini di frittata agli altri due. — Non
-ha che venti mesi di servizio, — disse,
-rivolto a me. E, masticando, mi raccontò come
-la bambina non lo riconoscesse per suo padre
-che da poco tempo, dopo che egli era di servizio
-fisso sulla linea Vinzaglio. Quando era
-sulle altre linee, dovendo far colazione e desinare
-qua e là, essa non lo vedeva mai, neppur
-la sera, perchè egli rientrava tardi, quando già
-era addormentata, e neppur la mattina, perchè
-se n'andava prima che si svegliasse. E per
-questo s'era dato lo strano caso che la bimba,
-<span class="pagenum" id="Page_221">[221]</span>
-già di più d'un anno, non conoscendo ancora
-suo padre, un giorno ch'egli era tornato a casa
-prima di sera, per essersi fatto male a una
-gamba, al veder entrar da padrone un uomo
-che non aveva mai visto, s'era spaventata e
-messa a gridare come un'aquila. E conchiuse
-il racconto esclamando con una risata: — Ah!
-che farsa di mestiere! Facciamo persin paura
-ai nostri <i>citt</i>! Ma non fa niente.... fin che la
-cassa è sana! — e si picchiò un pugno sul
-petto. Poi, eccitato, come se avesse fatto un
-lauto pranzo, alzandosi e scuotendosi dalla
-giubba le briciole del pane, rispose botta per
-botta alle facezie delle guardie e delle donne,
-che lo stuzzicavano; e infine, vedendo avvicinarsi
-l'altro tranvai, baciò l'un dopo l'altro i
-ragazzi, dicendo: — Ciao, lupotto! — Ciao, pancetta! —, prese
-in braccio la bimba e le fregò
-i baffi sul viso, disse alla moglie, restituendole
-il carico: — Brava, <i>vecia</i>! Una frittata <i>fiamenga</i>! — e,
-salito sulla piattaforma e impugnate
-la frusta e le redini, sferzò i cavalli e partì,
-voltandosi a mandare un altro saluto alla famiglia
-e un'ultima risata agli amici.
-</p>
-
-<p>
-— Che brav'uomo! — disse una donna. — Un
-uomo contento —, soggiunse una guardia. — Un
-superuomo, — dissi tra me; ma sul serio.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-A questo punto mi saltano su dalle note non
-so quanti personaggi nuovi, che son costretto
-a respingere, come ne respinsi molti nei mesi
-<span class="pagenum" id="Page_222">[222]</span>
-andati, per non arrivare alla fin dell'anno con
-un esercito. Ma è un peccato, perchè conobbi
-fra gli altri in questo mese di giugno dei così
-curiosi tipi di “tranvaiofili„ amatori e studiosi
-paladini fanatici dell'istituzione! Ne conobbi di
-tutte e tre le classi in cui si possono dividere:
-degli <i>inquisitori</i>, che si piantano sempre accanto
-al cocchiere o al fattorino, per tempestarlo di domande: — Quanti
-anni ha questo cavallo? Quanti
-cavalli avete? Quanti cocchieri siete? Quanto
-costa questa carrozza? Quanto è lunga questa
-linea? — fin che la vittima perde la pazienza;
-dei <i>calcolatori</i>, azionisti, amministratori e cassieri
-in ispirito delle due Società, delle quali studiano
-gl'interessi, e almanaccano le entrate e le
-uscite; dei <i>parteggianti</i>, che, senz'averci un interesse
-al mondo, portano in palma di mano una
-Società e danno addosso all'altra con un ardore
-da parer pagati, attaccando con altri capi ameni
-del loro stampo delle dispute in cui rischiano
-arditamente di farsi cappottare per i begli occhi
-dell'<i>Anonima</i> del loro cuore. Generosi cavalieri,
-nobili idealisti! Poco mancò che venissero a pugni
-quei due campioni dell'ultima classe, che sul
-tranvai della linea di Nizza, il giorno diciotto,
-intavolarono una discussione sui meriti comparati
-della <i>Belga</i> e della <i>Torinese</i> a proposito del
-color rosso e verde dei carrozzoni dell'una e di
-quello giallo e sangue di bue dei carrozzoni
-dell'altra. I ferri si riscaldarono con una rapidità
-inquietante.
-</p>
-
-<p>
-— E lei mi vuol confrontare i cavalli della
-<i>Belga</i>, tutti maremmani bisbetici, con quelli
-<span class="pagenum" id="Page_223">[223]</span>
-della <i>Torinese</i>, che vengono dalla Croazia e
-dall'Ungheria, più forti, più alla mano, più....
-Mi faccia il piacere!
-</p>
-
-<p>
-— Eh, i cavalli non fanno la <i>grandezza</i> d'una
-Società: la <i>Belga</i> ha trenta carrozze di più, e
-un personale che s'avvicina al doppio!
-</p>
-
-<p>
-— Ma le carrozze della <i>Torinese</i> son più grandi
-e più comode; la <i>Belga</i> non ha cuscini.
-</p>
-
-<p>
-— Ah, i cuscini! Niente di meno! Cospetto!
-</p>
-
-<p>
-— Non c'è cospetto; e fa anche il servizio più
-<i>intensivo</i> e paga meglio gl'impiegati.
-</p>
-
-<p>
-— Ma ha un orario più lungo.
-</p>
-
-<p>
-— E se ne vanta! È la sola che faccia servizio
-fino alle undici!
-</p>
-
-<p>
-— S'accomodi; ma la <i>Belga</i> ha le migliori linee,
-passa per le strade principali. Sa che il
-<i>Martinetto</i> e il <i>Vinzaglio</i> danno dalle settanta
-lire per giorno?
-</p>
-
-<p>
-— Corbellerie! In ogni caso, dà più da sola
-la barriera di Nizza che quelle due messe insieme.
-</p>
-
-<p>
-— Che sproposito!
-</p>
-
-<p>
-— Non è una risposta da persona civile!
-</p>
-
-<p>
-— Non è da persona civile voler dare ad intendere
-delle assurdità!
-</p>
-
-<p>
-E così, agitando tutti e due il giornale della
-mattina che annunciava il maremoto del Giappone
-con quaranta mila morti e ottomila case
-distrutte, tirarono via fino al corso Vittorio
-Emanuele, dove si vide un carrozzone della
-linea dei Viali, uscito dalle rotaie, risospinto indietro
-a gran fatica dal cocchiere e dal fattorino,
-fra due ali di passeggieri impazienti. E il
-<span class="pagenum" id="Page_224">[224]</span>
-paladino della <i>Torinese</i>, voltandosi verso il suo
-avversario col viso lampeggiante, e accettandogli
-il carrozzone deviato: — Vede? — gli disse, — è
-della <i>Belga</i>. — Poi tacque, e assaporò il
-suo trionfo. O cervelli, appetto a cui il cranio
-d'una formica è palazzo Pitti! come diceva
-Francesco Domenico. Eppure, non è giusto,
-perchè vi sono anche nei cervelli e negli animi
-grandi dei ripostigli oscuri in cui s'annidano
-di queste idee nane e di queste passioncelle
-miserabili, che vengon fuori di tanto in
-tanto, e paion più nane e più miserabili e fanno
-più compassione e più dispetto.... appunto perchè
-escono dal Palazzo Pitti.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Un altr'ordine d'osservazioni feci di quei giorni
-sui malati in tranvai. Ne avevo già osservati
-nei mesi addietro: un giovinetto tisico, che faceva
-ogni giorno, forse per ricreazione, il giro
-intero della linea dei Viali, sempre solo, e che
-guardava tutti e tutto con lo sguardo stupito e
-insistente di chi, sentendosi già diviso dal mondo,
-lo vede a una distanza in cui gli apparisce quasi
-sotto un aspetto novo; una signora ancor giovane,
-pallidissima, che ad ogni scossa del carrozzone
-si premeva una mano sul cuore, chiudendo
-gli occhi e torcendo la bocca, come per un
-colpo di coltello; ed altri, dei visi smunti e bianchi,
-sui quali i passeggieri fissavano lo sguardo,
-troncando ogni conversazione, come per scrutarvi
-il mistero della morte. Ma non mi s'era offerto
-<span class="pagenum" id="Page_225">[225]</span>
-mai uno spettacolo così triste come quello
-che vidi la domenica di San Luigi, penultima di
-Giugno, sull'imbrunire, quando sui tranvai s'accendono
-i lumi. In un carrozzone chiuso, pieno
-di gente allegra che tornava da scampagnate e
-da feste, salì con grande stento, sorretto per un
-braccio da un giovinetto, un uomo sui cinquant'anni,
-dalla faccia smorta e disfatta; il quale,
-appena messo il piede sulla piattaforma, si cacciò
-una mano sulle reni, come trafitto da un
-gran dolore improvviso, e rovesciando il capo
-indietro, si battè l'altra sulla fronte, e gridò con
-una voce d'angoscia da far rabbrividire: — <i>Oh
-mi povr'omm! Mi povr'omm!</i> — Doveva esser
-la sua una di quelle forme terribili di malattia
-della spina, accompagnate da sensazioni strane
-e spaventevoli, che paiono il principio d'uno
-sfacelo repentino dell'organismo e quasi l'annunzio
-della morte imminente. Entrò, più portato
-che sorretto, e cadde sopra la panca come
-un sacco di cenci buttato, volgendo intorno
-uno sguardo d'agonizzante, e mettendo un lamento
-sommesso, continuo, spaurito, infantile,
-tra il gemito e il pianto, che schiantava il cuore.
-Fra i passeggieri fu come se avessero gettato
-nel carrozzone un cadavere; ed era orribile veramente
-sotto la luce fioca della fiammella che
-ingialliva il suo viso chino, lasciandogli gli
-occhi nell'ombra, come già spenti. In tutta
-quella gente spensierata si destò bruscamente
-il sentimento della fragilità della vita umana,
-il pensiero d'una vecchiaia martoriata e disperata,
-la visione delle mille infermità miserande
-<span class="pagenum" id="Page_226">[226]</span>
-che ci aspettano, come mostri appiattati, sulla
-via degli anni, per saltarci sulle spalle e cacciarci
-a furia di morsi alla fossa. E vidi bene
-che fu in quasi tutti un effetto di sgomento più
-che di pietà. Alcuni impallidirono; una signora
-s'alzò e uscì sulla piattaforma; altri, per non
-vedere, torsero il viso verso la strada, e un signore
-vicino a me redarguì il fattorino, dicendogli
-che non era lecito, che era “un'indegnità„
-il lasciar salire sul tranvai un uomo in quello
-stato. Un'indegnità! Gli avrei voluto ridire che
-tale non mi pareva; che se non l'avessero fatto
-salire, quell'infelice avrebbe sofferto doppia tortura
-a strascinarsi a casa a piedi, e ch'era giusto
-che la carrozza di tutti trasportasse anche
-i dolori, e ch'essa faceva del bene pure per
-questo: che costringeva qualche volta anche i
-felici a fissare in viso la disperazione e la morte,
-ad accogliere il grande pensiero che fuga ogni
-vanità e schiaccia ogni orgoglio. Ma avrei sciupato
-il mio fiato perchè proprio in quel momento,
-mentre passavamo accanto al giardino
-di piazza dello Statuto, si sparse una maledetta
-tempesta di note di flauto e di tromba da una
-giardiniera che veniva giù di corsa dallo stradone
-di Rivoli, tutta occupata da una banda
-musicale di dilettanti in cimberli, e lo spettacolo
-nuovo e comico di quel carrozzone sonoro,
-in cui si vedevano al chiarore dei lumi le facce
-rosse e enfiate di venti sonatori soffianti negli
-strumenti con una furia d'energumeni, ricondusse
-il pensiero di tutti dalla morte alla vita.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_227">[227]</span>
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Conobbi anche in quel torno altri personaggi
-singolarissimi tra gl'impiegati dei tranvai: un
-cocchiere che parlava a ogni proposito delle
-sue terre, e che possedeva infatti non so dove
-cinque magre “giornate„ di prato, per cui era
-ammirato e invidiato dai colleghi come un latifondista
-americano; un fattorino che leggeva
-e rileggeva continuamente da mesi e mesi un
-volumetto sbrindellato e sudicio del romanzo
-<i>La mano del defunto</i>, diventato per lui una specie
-di libro dei libri, in cui scopriva ogni giorno
-nuove maraviglie; e un altro cocchiere, il più
-originale di tutti, un rozzo montanaro gozzuto,
-il quale, manieroso con tutti gli uomini, riserbava
-tutto il suo orgoglio e la sua villania per
-il bel sesso, che parea che odiasse a morte; tanto
-che quando una signora gli toccava la spalla
-con la punta dell'ombrellino perchè fermasse, si
-voltava indietro furioso, come se gli avessero
-piantato uno spillone nelle carni. Chi sa perchè!
-Ci doveva esser sotto qualche segreto di
-tradimento coniugale, che gli aveva messo nell'anima
-l'orrore della gonnella. E una sera scopersi
-finalmente, dopo un pezzo che lo cercavo,
-il dantista, per caso, sulla linea della barriera
-di Milano. Salendo sul tranvai nel momento
-che finiva un diverbio fra il fattorino e un contadino
-che scendeva, intesi quello mormorare
-fra i denti: — .... <i>in costà, malvagio uccello!</i> — Un
-verso di Dante! — pensai —; che sia lui? — L'osservai.
-<span class="pagenum" id="Page_228">[228]</span>
-Era un giovine alto e bruno, di
-viso piccolissimo, con due occhietti neri pieni
-d'intelligenza e due baffetti arricciati di studente;
-sotto ai quali guizzava il sorriso ironico,
-e come abituale, d'un conoscitore precoce della
-vita, scettico e benevolo a un tempo. Sì, doveva
-esser lui. E glie lo domandai senza preamboli: — È
-lei che sa Dante a memoria? — Si mise
-a ridere; ma non parve maravigliato della domanda.
-</p>
-
-<p>
-— Son fandonie —, rispose ridendo; — storie
-che hanno messe in giro i miei colleghi. Non
-ne so di più di quanto ne sanno tutti quelli
-che hanno fatto la prima Liceo. E poi, anche se
-l'avessi saputo, l'avrei scordato. — E mostrandomi
-il libretto degli scontrini, disse: — Il mio
-Dante è questo adesso. — E soggiunse con un
-sorriso: — <i>Lo mio volume.</i> — Gli domandai in
-che maniera dal Liceo fosse venuto a cascar
-sui tranvai. Me lo disse con disinvoltura. Suo
-padre, ingegnere, morto all'improvviso; la famiglia
-numerosa rimasta sul lastrico; un tentativo
-di commercio fallito; un impieguccio in
-una Società d'Assicurazioni, ottenuto e perduto
-un mese dopo, per riduzione di personale; la
-storia solita.
-</p>
-
-<p>
-— E l'impiego attuale? — domandai.
-</p>
-
-<p>
-— Ahi... <i>Selvaggio</i> —, rispose sorridendo —, <i>et
-aspro e forte</i>. — E mi disse tutto, familiarmente.
-Era la prima volta che sentivo giudicare
-il pubblico da un “signore„ ridotto in quella
-condizione, donde lo poteva vedere di sotto in su:
-mi disposi a ascoltarlo con viva curiosità. Ma
-<span class="pagenum" id="Page_229">[229]</span>
-fu assai temperato, se non nella sostanza, nella
-forma, come tutti quelli a cui la disgrazia non
-sfibra, ma fortifica l'animo.
-</p>
-
-<p>
-Il peggio, a suo senso, non era l'orario dalle
-sedici alle diciott'ore, il dover mangiare come
-i briganti, e la pioggia delle multe per un ritardo,
-per una svista, per mille errori di nulla, quasi
-inevitabili. Il peggio era il continuo contrasto,
-la lotta continua col pubblico, il doversi guardare
-da ogni specie di piccole insidie di nemici.
-Cose da non potersi immaginare. Bricconi che
-salgono sul tranvai, ci stanno un bel pezzo, e
-poi, fingendo d'aver sbagliato linea, saltan giù
-senza pagare, per far lo stesso gioco col tranvai
-successivo; beceri che salgono in sei o sette,
-le sere di domenica, e attaccan lite apposta fra
-di loro perchè nella confusione riesca a qualcuno
-di non pagare; imbroglioni che tirano a
-appioppare al fattorino dei soldi falsi, affermando,
-per esempio, d'averli avuti col resto
-d'una lira, magari dopo un quarto d'ora che se
-li rimestano in tasca; prepotenti che vanno sulle
-furie perchè il fattorino non vuol cambiare un
-biglietto da dieci, gridando che non è vero che
-non abbia spiccioli, come se di questi egli volesse
-far commercio a vantaggio proprio; birboni,
-insomma, e birberie d'ogni stampo. E poi
-ci son quelli che hanno perduto un oggetto sul
-tranvai e accusano il fattorino d'averlo raccattato
-e intascato; quelli che se la pigliano con
-lui perchè hanno sbagliato linea, o lo investono
-perchè s'è dimenticato di indicar loro la cantonata
-dove volevan discendere; e quelli che,
-<span class="pagenum" id="Page_230">[230]</span>
-avendo fretta, vanno in collera perchè egli non
-taglia col tranvai il corteo funebre o il battaglione
-che passa, o perchè un cavallo cade o
-tutte e due vanno lenti, come se fosse colpa
-sua quello che dicono, che la Società non nutre
-abbastanza le bestie. — Così è — concluse celiando. — Il
-fattorino, vede, è l'uomo
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Al qual si traggon d'ogni parte i pesi.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-Entravamo allora in quel largo corso Vercelli,
-ai due lati del quale si aprono strade e vicoli
-che si perdono nei campi e s'alzano camini
-di officine da ogni parte, in mezzo a case disuguali
-e sparse, che paion d'un villaggio, ma
-che serbano ancora nell'architettura, nei colori,
-nelle botteghe, in qualche cosa che sfugge alla
-parola l'aspetto assestato e rigido dei quartieri
-centrali di Torino. Quando fummo all'imboccatura
-di via Carmagnola, il fattorino m'accennò
-una casetta di due piani, poco lontana, coi terrazzi
-tutti fioriti, e disse: — Guardi; io stavo
-là, <i>nel tempo felice</i>. Il mio povero padre è morto
-là, al primo piano. S'era come in campagna.
-Ora stiamo a un quarto piano di via Barbaroux,
-in due buche, e la mattina mi tocca a fare un
-par di miglia per trovarmi sul posto prima di
-giorno. — E soggiunse sorridendo: — <i>Uomini
-fummo ed or sem fatti sterpi.</i>
-</p>
-
-<p>
-Poi riprese il discorso di prima. — No — disse — lei
-non si può figurare le pretensioni e le
-stramberie del pubblico con cui abbiamo da
-fare. — E le peggio, disse, non erano quelle
-della gente bassa, dei barabba che vogliono cantare
-<span class="pagenum" id="Page_231">[231]</span>
-in tranvai, e che rispondono alle preghiere
-con minacce, a cui convien rassegnarsi per non
-avere <i>suon di man con elle</i>; dell'erbaiola che vuol
-caricare a ogni costo un sacco grande come un
-armadio, senza un pensiero al mondo che il
-fattorino si buschi una multa per cagion sua;
-del briacone fradicio che si vuol sdraiare nella
-giardiniera come in una stalla. Più irritanti di
-costoro son le persone per bene che dovrebbero
-essere ragionevoli: il signore, per esempio, che
-pretende che il fattorino faccia alzare un tale
-per far posto a sua moglie, quello che vorrebbe
-ch'egli facesse smetter di fumare un tal altro
-che gli manda il fumo sul viso, la signora rimasta
-in piedi che se la piglia con lui perchè
-non c'è posto, dicendogli che <i>ha pagato e ha
-diritto di sedersi</i>, o anche lo minaccia di <i>far
-rapporto</i> perchè non fa tacere un signore vicino
-che “parla male„.
-</p>
-
-<p>
-— Il pericolo per me —, disse — è che qualche
-volta mi dimentico della mia condizione e
-son tentato di rispondere da “signore„ come
-rispondevo una volta, che sarebbe la mia rovina.
-Che sforzo debbo fare per rimandar giù
-le parole che mi vengon su! E me ne vengono,
-sa! Ma...! D'essere stati poveri è facile scordarsi;
-ma d'esser stati signori, quanto è difficile!
-</p>
-
-<p>
-E continuò, dicendo che non potevo immaginare
-con che razza d'accattabrighe, anche ben
-vestiti, s'avesse da fare sui tranvai: con implacabili
-che brontolano alle spalle del fattorino
-o del cocchiere per lo spazio di tre chilometri,
-<span class="pagenum" id="Page_232">[232]</span>
-che riattaccano il lucignolo risalendo sul tranvai
-il giorno dopo, che serbano in corpo l'amaro
-d'un diverbio per dei mesi, che si prendono a
-parole fra di loro per le cause più futili e trascinano
-dei piati di maestro Adamo e Sinon
-Greco da borgo San Salvario fino alla barriera
-di Milano, ripetendo trecento volte la stessa
-frase con l'ostinazione d'un maglio di macchina
-a vapore. E il primo, il primissimo torto, in ogni
-caso, è sempre del fattorino, sul quale cascan
-tutti d'accordo. Nessuna pietà per lui, <i>anima
-prava</i>. Gli accadeva qualche volta, stando in
-piedi da dieci ore, di sentirsi la schiena rotta
-e d'avere un gran bisogno d'appoggiarsi un
-momento al parapetto della piattaforma posteriore,
-per riaversi un poco. Ebbene, non c'era
-caso che uno dei passeggieri che vi s'appoggiavano,
-mentre le panche eran mezze vuote,
-indovinasse mai il suo bisogno e gli lasciasse
-il posto per misericordia. Mai. Ogni passeggiere
-tratta il fattorino come se si fosse levato da
-letto un'ora prima e dovesse tornare a letto alla
-fin della corsa; ognuno ha l'aria di dirgli: <i>Omai
-convien che tu così ti spoltre</i>.... Ah, se assaggiassero
-per una settimana la nostra <i>piuma</i> e
-la nostra <i>coltre</i>!
-</p>
-
-<p>
-Ma tutto questo disse con tuono piuttosto di
-satira che di querimonia, e con la stessa vivacità
-studentesca riepilogò e concluse la sua
-chiacchierata. Sì, veramente: badare a chi sale
-e a chi scende, e a chi chiama da vicino e da
-lontano, saltar giù a raddrizzar gli aghi e a badare
-ai crocicchi, strusciarsi fra i passeggieri
-<span class="pagenum" id="Page_233">[233]</span>
-accalcati a pescare i soldi ritrosi, cambiare, notare,
-rendere i conti, rispondere a cento domande,
-rabbonire i litiganti, e pregare e leticare e spolmonarsi
-e beccarsi del villano e del buricco da
-gente bene e male educata, continuamente con
-le gambe in moto, con le braccia per aria, con
-la mente tesa e gli occhi all'erta e la multa
-sulla testa, per dodici ore filate, sotto il sole e
-sotto la pioggia, col vento e con la neve, tutti
-i santi giorni dell'anno, per cinquanta soldi al
-giorno.... è una dura vita. — E soggiunse in
-ischerzo: — <i>Tanto è amara che poco è più morte.</i>
-Se Dante tornasse al mondo, aggiungerebbe alle
-sue bolge delle linee di tranvai e metterebbe a
-fare i fattorini i peccatori della peggio specie.
-</p>
-
-<p>
-Eravamo arrivati a quella piazza solitaria
-della barriera, che par la piazza d'un villaggio
-lontano da Torino, di là dalla quale s'allunga
-nell'aperta campagna la strada di Milano, e lì,
-al momento di scendere, l'arguto dantista spostato
-me ne disse ancor una, che mi parve la
-più amena di tutte, il più curioso esempio di
-pretensione indiscreta, ch'io avessi mai inteso
-citare, di passeggieri saccenti. Il giorno avanti,
-essendo salita sul tranvai una signora tedesca
-ch'egli non era riuscito a comprendere dove
-volesse andare, un signore pingue e dignitoso
-aveva detto con tutta serietà al suo vicino: — Bella
-figura che ci facciamo! La società dovrebbe
-prender dei fattorini che sapessero le
-lingue. — Ed egli, il dantista, gli aveva risposto: — Soltanto
-le lingue viventi, non è vero? Facoltativi
-il latino e il greco, tutt'al più.&nbsp;—
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_234">[234]</span>
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Per tre giorni, nulla di nuovo, fuorchè una
-fuga atterrita di signore da un carrozzone chiuso,
-dove un matto originale, credendo di divertir la
-compagnia, s'era levato di tasca e messo sopra
-una spalla due topini bianchi addomesticati, che
-gli giravano intorno al bavero, come una collana
-vivente: uno stridìo, un sottosopra, per
-cui accorse una guardia civica, decorata della
-medaglia al valor militare (<i>Donne, da voi non
-poco la patria aspetta!</i>). E poi, la domenica del
-ventisette, andando e ritornando dallo Sferisterio,
-due incontri desiderati. Il primo, sulla giardiniera
-della linea dei Viali: <i>Taddeo</i> e <i>Veneranda</i>,
-con la loro bambina. Ma quanto mutati tutti e
-tre! Al primo sguardo, capii, vidi tutto: una malattia
-mortale della creatura adorata, una serie
-di giorni e di notti orrende, la casa risonante
-di singhiozzi, la mamma in ginocchio, il padre
-forsennato. La loro bimba era ancora smunta e
-pallida, e sui loro visi mutati, sotto la gioia della
-risurrezione, si vedevano ancora i segni dell'angoscia
-e del terrore. Come la prima volta, mi ritrovai
-dietro di loro, che avevano la piccina in
-mezzo, rivolta verso di me. Come si ricorda il
-viso di quelli che accarezzarono i nostri bambini!
-Mi riconobbero, mi sorrisero, e interrogarono
-con uno sguardo ansioso il mio sguardo,
-come dicendo: — La trova molto cambiata,
-non è vero? — e mostrarono meglio, in quel
-momento, i segni del grande dolore sofferto.
-<span class="pagenum" id="Page_235">[235]</span>
-i quali mettevan più pietà in quelle due nature
-placide, che dovevano aver vissuto per tanti
-anni una vita tutta tranquilla. E poi, senz'aspettar
-la mia risposta, mi diedero la triste notizia: il
-crup, un mese di letto, la bimba considerata perduta;
-e dopo la notizia, la storia, con un torrente
-di parole: i primi sintomi del male, il medico,
-i rimedi, l'aggravarsi della malata, le parole
-sue, che avevan credute le ultime in <i>quella
-notte</i>, in cui la loro ragione si smarriva e il
-mondo crollava sotto i loro piedi. Ah, no, è
-troppo terribile! Ah, chi non l'ha provato, non
-lo può pensare! E poi la sosta della malattia,
-i primi buoni indizi, le prime parole consolanti,
-e la gioia infinita; e qui un'effusione di gratitudine
-per il dottore, il cavalier Boni, un cuore!
-un ingegno! un angelo! L'altro, l'angelo piccolo,
-non lo portavan fuori che da tre giorni; era
-quella la sua terza passeggiata di convalescenza. — Comincia
-a riprender colore, — dissi. — Ah,
-sì? Comincia a riprender colore? — E mi guardarono
-con riconoscenza, come se fosse la mia
-parola che avesse soffuso un po' di roseo su
-quel piccolo viso, e con questo era il mondo
-intero che si ricoloriva ai loro occhi. E la covavano
-con lo sguardo, la carezzavano con le
-mani allargate come per afferrarla e per proteggerla.
-E a questo punto seguì una scena che
-mi commosse. Presentandosi il controllore a
-domandar gli scontrini, essi gli porsero anche
-quello della bimba. Quegli osservò che, se l'avessero
-tenuta sulle ginocchia, poichè non aveva
-ancora tre anni, avrebbero potuto non pagare
-<span class="pagenum" id="Page_236">[236]</span>
-il posto. Eh, lo sapevano! E capii bene il loro
-pensiero. Pigliare lo scontrino per lei come per
-una più grande e farle occupare un po' di spazio
-era per loro come un'affermazione che facevano
-a sè stessi, una volontaria e cara illusione
-che la sua persona fosse qualcosa di più
-di quello che era, una “quantità„ meno “trascurabile„
-di quanto poteva parere. Con che dolce
-accento, quando discesi, mi dissero: — A rivederla! — E
-a me, vedendoli allontanarsi, passarono
-confusamente nel pensiero altri convalescenti
-che avevo visti seduti su quelle panche,
-in mezzo ai loro parenti racconsolati; e quel tranvai
-che dà anche al povero uscito di malattia,
-e alla sua famiglia, il conforto e la gioia d'una
-passeggiata in carrozza, che non potrebbero
-fare altrimenti, m'apparve sotto un aspetto
-nuovo, pietoso e benefico, come quello d'una
-carrozza futura, ch'io sogno, non destinata ad
-altro, e messa al servizio di tutti gli scampati
-dalla morte.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Uscendo dallo Sferisterio, presi sul corso
-Margherita la giardiniera della linea di Vanchiglia,
-tutta piena di facce allegre, color di ribotta,
-che venivano dalla Madonna del Pilone,
-l'Auteuil di Torino. Eravamo a metà di via Vanchiglia,
-quando fra le sette schiere di nuche
-che mi stavan davanti ne vidi una, fra le più
-vicine, che mi parve di riconoscere: era d'un
-uomo, un operaio all'apparenza, che teneva
-<span class="pagenum" id="Page_237">[237]</span>
-aperto dinanzi il giornale <i>Per l'idea</i>. Dove avevo
-già visto quella larga nuca di testardo? Accanto
-a lui sedeva un ragazzetto, col capo appoggiato
-al suo braccio, e accanto al ragazzetto
-una donna giovane, che, voltandosi un momento
-di fianco, illuminò la mia memoria. Era
-quel tale operaio venuto dal Vercellese, disoccupato
-e arrabbiato, e sparlante della <i>Camera
-del lavoro</i>, il quale, due mesi addietro, sul tranvai
-di via della Cernaia, aveva strappato di
-mano al suo bimbo e buttato nella strada la
-caramella ch'io gli avevo regalata. Ah, maledetto
-sangue! Non feci in tempo a frenare l'ondata
-di sdegno che mi rivenne su, quantunque
-il giornale ch'egli leggeva mi dicesse che la
-sua mente s'era aperta a nuove idee, come il
-suo vestire e quello dei suoi mi diceva ch'egli
-aveva trovato lavoro, e che l'animo suo doveva
-essere quindi mutato. Ma fu un'ondata
-sola, che ricadde subito, sopraffatta da una viva
-curiosità. Vedendomi, si sarebbe egli ricordato
-di quell'atto, e m'avrebbe ancora mostrato nello
-sguardo il sentimento che gliel'aveva fatto compiere,
-o un sentimento opposto, o indifferenza soltanto?
-E stetti a aspettare che scendessero. Fecero
-fermare in via Lagrange e s'alzarono tutti
-e tre, presentandomisi di profilo, così vicini, che,
-scendendo, non potevano non vedermi. Incontrai
-prima lo sguardo della donna, che fissai per
-farmi riconoscere; e mi riconobbe infatti, dopo
-un momento d'incertezza, e arrossì leggermente,
-chinando gli occhi. Incontrai subito dopo lo
-sguardo di lui, che mi riconobbe alla prima.
-<span class="pagenum" id="Page_238">[238]</span>
-Quanto è puerile e finto l'orgoglio, che fa prendere
-all'offensore, per ingannare e mascherare
-insieme la sua coscienza, l'atteggiamento dell'offeso!
-Mi diede un'occhiata torbida e discese
-col viso adombrato. — Ho io dunque, — pensai, — una
-così odiosa faccia di borghese egoista,
-sfruttatore e disprezzatore d'operai, ch'egli
-non m'abbia ancora perdonato, dopo due mesi,
-un atto di cortesia? — E di nuovo stava per
-venirmi su l'ondata di sangue.... ma il grido
-di <i>avanti!</i> del fattorino la compresse, come
-una parola magica: mi ricordò l'<i>avanti!</i> col
-quale un giovine signore, apostolo ardente dell'Idea,
-una delle anime più generose ch'io conosca,
-soleva chiudere ogni suo racconto di
-atti d'ingratitudine e di diffidenze ingiuriose
-con cui era ripagato qualche volta dai lavoratori
-incolti e duri che catechizzava. — <i>Avanti!</i> — concludeva,
-e si ridava all'opera con un coraggio
-d'eroe e una pazienza di santo. Sì, che
-cosa sono questi risentimenti se non guaiti miserevoli
-di quello che ti resta dello stupido orgoglio
-antico? <i>Avanti!</i>
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Sì, <i>avanti</i>: una bella chiusa di discorso, e
-com'è facile il dir delle parole nobilmente severe
-al nostro orgoglio! Il male è che l'orgoglio,
-quando gli si parla a quel modo, si rannicchia
-e lascia dire, e poi, alla prima occasione,
-ricomincia a fare il comodaccio suo.
-Delle belle parole glie ne dissi anche la sera
-<span class="pagenum" id="Page_239">[239]</span>
-dopo, trovandomi sopra una giardiniera di via
-Roma, seduto, a tre panche di distanza, dietro
-le spalle di <i>Siapure</i>, che aveva, accanto la sua
-ragazzina; e furon parole al vento. La bimba
-stava voltata un po' di sbieco, e mi guardava
-con una insistenza singolare. Certo, mi conosceva;
-certo, aveva “letto„ qualche cosa. Ma
-non riuscivo a capire il suo sentimento dal
-suo sguardo, che somigliava a quello con cui
-qualche volta si fissa una persona pensando
-ad un'altra. Aveva inteso suo padre parlar male
-di me? O gli aveva inteso esprimere con parole
-benevole il rammarico della nostra amicizia
-spezzata? Sentivo un malessere sotto lo
-sguardo pensieroso di quel giudice di dieci
-anni, che pareva mi frugasse nell'anima, e che
-ora aveva l'aria di dirmi dolcemente: — So che
-a mio padre vuoi ancora bene: perchè non gli
-stendi la mano? — e ora con espressione di
-rimprovero: — Tu odi mio padre; perchè l'odi? — No,
-bambina, — le risposi in cuor mio, — rassicurati,
-non l'odio; non potrei e non lo merita;
-ho dei torti io pure. Sì, certo, dovrei esser io
-il primo, come tu pensi, a tendergli la mano.
-Ma per far questo, vedi, dovrei esser ragionevole
-e buono; e non son nè l'uno nè l'altro, benchè
-abbia scritto qualche cosa che può farlo credere,
-e benchè tu mi veda i capelli grigi. Io son
-pieno d'orgoglio. Ah, se tu sapessi come questo
-povero orgoglio ci fa più piccini di voi! Ecco,
-vedo che c'è un posto vuoto vicino a voi due:
-sento una voce che mi spinge a scendere sul
-predellino e ad andarmi a sedere accanto a tuo
-<span class="pagenum" id="Page_240">[240]</span>
-padre; e sento un'altra voce che mi dice: — Sta
-lì! Non ti muovere! —; la prima è dolce e m'intenerisce;
-la seconda è aspra e mi sdegna; e
-non di meno io cedo a questa; e me ne vergogno
-in faccia a te, cara bambina; ma preferisco
-questa vergogna alla compiacenza profonda
-e gentile che proverei facendo quello che
-tu vorresti, e che io pure vorrei. Andiamo,
-volta il capo dall'altra parte, non mi guardar
-più; non merito lo sguardo dei tuoi occhi buoni
-e innocenti, te lo assicuro! — Si fermò in quel
-punto il tranvai e <i>Siapure</i> si voltò a guardare
-dove fosse diretta l'attenzione continuata della
-sua figliuola: mi vide e mi fissò. Sarebbe stato
-quello il buon momento! Ma lo lasciai passare. — Avanti! — gridò
-il fattorino, e il tranvai ripartì.
-Come mi suonò diverso quell'<i>avanti</i> da
-quello del giorno prima! Sì, avanti — voleva
-dir questo — avanti sempre così, orgogliosi,
-meschini, spregevoli fino alla morte.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-E — avanti! — gridava <i>Desbotonass</i> ogni volta
-che il tranvai si fermava sul Corso San Maurizio,
-la sera della festa di San Pietro. Aveva
-accanto sua moglie; doveva aver festeggiato il
-proprio onomastico; era briaco fradicio. I lampioni,
-danzando e moltiplicandosi ai suoi occhi,
-confondevano le sue idee topografiche; credendo
-di essere al Valentino, si stupì di veder
-lì la Mole Antonelliana, che apostrofò; scambiò
-l'Arena torinese con una casa di canottieri; e la
-<span class="pagenum" id="Page_241">[241]</span>
-vista improvvisa del piazzale delle Benne lo
-riempì di maraviglia come un'apparizione fantastica. — <i>Ma
-dovè che semm chi?</i> — andava esclamando; — <i>ma
-dovè che se va?</i> — E sempre ripicchiava
-su quel chiodo di non voler che il
-tranvai si fermasse, e gridava: Avanti! con furore
-crescente. Poi s'assopì per qualche momento,
-e, ridestandosi, fu preso da un impeto
-di tenerezza malinconica per sua moglie, e
-messole un braccio dietro la schiena e il capo
-sulla spalla, cominciò a confessarle i suoi torti,
-a dirle che era una buona, una santa donna,
-ch'egli era indegno di lei, che voleva cambiar
-vita; e glie lo prometteva e glie lo giurava; ma
-prima voleva esser perdonato. E inutilmente
-essa gli rispondeva di sì, che gli perdonava,
-ma che si quietasse, che non facesse scene.
-Ogni sua assicurazione di perdono non faceva
-che dar la stura a una nuova e più larga ondata
-di parole di pentimento e d'affetto, rotte da
-singhiozzi di pianto e di vino. — <i>Ah no.... meriti
-minga.... no, sont minga degn.... A ona donna
-come ti! La mia Mariettina! Dimm che te me
-perdonet! Te me 'l devet dì ancamò una volta,
-ancamò cent, ancamò mila volt!</i>... — E di nuovo
-accennava a torti propri, a virtù di lei, all'assistenza
-ch'essa gli aveva fatta quand'era stato
-malato, al rimorso ch'egli avrebbe sempre avuto
-di non essersi portato con lei da buon marito,
-all'amore che le avrebbe dimostrato di lì avanti,
-cangiando condotta, e perseverando sulla buona
-via, <i>fina al moment de sarà i œucc</i>. E in quell'eruzione
-di parole briache, che mettevan disgusto,
-<span class="pagenum" id="Page_242">[242]</span>
-veniva pur fuori il fondo d'una natura
-buona, guasta, ma non pervertita ancora, che
-mi faceva pensar tristamente a quante altre
-nature simili il vizio aveva pervertito affatto e
-andava pervertendo di continuo; e alle miserie
-e ai martirii d'innumerevoli povere donne come
-quella, torturate e uccise dal veleno maledetto
-ch'esse non bevono; e tutte quelle larve
-d'uomini avvelenati e di donne infelici, che mi
-passavan davanti per l'aria, rendevano triste
-ai miei occhi quella bella sera stellata e tepida
-di fin di giugno. Triste di questo pensiero antico,
-misto di rimorso e di vergogna; che non
-facciamo nessuno il dover nostro, che dovremmo
-bandire una crociata universale, ardente
-e infaticabile contro il mostro, non per
-mezzo di leggi e di prediche, ma disputandogli
-ad una ad una le sue vittime, con amor paziente
-e intrepido, col consiglio, con la preghiera, con
-la carità, con la comunione intellettuale, con
-tutte le forze che mettiamo in opera per salvar
-dal suicidio un fratello.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_243">[243]</span>
-</p>
-
-<h2 id="cap7">CAPITOLO SETTIMO.</h2>
-</div>
-
-<p class="indr">
-Luglio.
-</p>
-
-<p>
-Calori, languori, esami: soffia il terror del <i>cinque</i>
-e dello <i>zero</i> anche sulle giardiniere. Il tranvai
-è come una gazzetta vocale viaggiante che
-ci tiene in giorno non solo degli avvenimenti
-politici, ma delle passioni predominanti a volta
-a volta nello spirito pubblico. Da una settimana,
-su tutte le linee, colgo a volo da passeggieri
-d'ogni condizione frammenti di discorsi scolastici,
-espressioni di timori e di speranze, accenni
-a difficoltà e a pericoli, esclamazioni sospirose
-di mamme, che parlano di “preferenze„
-e d'“ingiustizie„, di “raccomandazioni„ e di
-“pressioni„ come se avessero i figliuoli sotto
-processo. Sui tranvai che passano davanti alle
-scuole verso il mezzogiorno, salgono ragazzi e
-giovinetti coi capelli arruffati, col viso acceso e
-con le mani sporche d'inchiostro; i quali parlano
-con voce eccitata e stanca di soldati che
-si raccontino a vicenda i casi d'una battaglia.
-<span class="pagenum" id="Page_244">[244]</span>
-Si sente nella voce d'alcuni l'intenzione di farsi
-ascoltare e il compiacimento altero della vita
-intellettuale, si vede negli occhi loro un balenìo
-di speranze lontane di gloria, di alti uffici sociali
-e di ricchezze conquistate con l'ingegno.
-Ahimè! E io penso a quanti di loro, dopo esser
-passati per la trafila d'altri cento esami, e
-aver tentato e abbandonato, sgomentati dalla
-moltitudine dei concorrenti, molte altre vie
-maestre e traverse, parrà una fortuna di potersi
-rifugiare in uno di quei carrozzoni, col
-libretto degli scontrini in mano e il corno appeso
-al collo. E non vedo l'ora che sian passati
-questi “giorni del terrore„ dell'istruzione pubblica,
-poichè i discorsi che ascolto mi fanno
-pensare a migliaia di cervelli strapazzati, di
-cuori trepidanti, di amari disinganni paterni, di
-castighi, di scene domestiche dolorose, ed anche
-a suicidi miserandi d'adolescenti; e all'udir
-quelle allusioni alla farraggine delle materie
-d'esame, mi domando con tristezza quanto
-tempo passerà prima che s'abbia il sapiente
-coraggio di procedere a una semplificazione
-degli studi, la quale ne faccia d'un carico opprimente
-un nutrimento sano e gradevole, e penso
-con dolore che passerà un tempo anche più
-lungo prima che siano migliorate in modo le
-condizioni del lavoro meccanico, che non paia
-più una condanna il dovervi rimanere e quasi
-una degradazione il discendervi; senza di che
-non vi è salvezza per la società civile, che sarà
-uccisa dalla pletora degli spostati infelici e violenti.
-Ma mi rallegra un caso ameno, e non raro.
-<span class="pagenum" id="Page_245">[245]</span>
-Mi trovo sopra una giardiniera con un arguto
-professore di liceo, il quale, dicendomi che dallo
-strapazzo intellettuale nascerà nel venturo secolo
-qualche nuova malattia, una specie di tabe scolastica,
-che istupidirà un'intera generazione, tace
-tutt'a un tratto per tender l'orecchio verso due
-signore, che salgono dietro di noi, seguitando
-un discorso in cui egli ha inteso il suo nome.
-Ah! sono pericolosi i tranvai, in questi giorni,
-per i professori! Tendo l'orecchio anch'io. — Il
-grande scoglio è quello —, dice la signora più
-giovane, sospirando; e ripete il nome. — L'anno
-scorso si sperava d'esserne liberati, poichè n'è
-stufo anche il preside; ma ha delle protezioni
-al ministero, dicono, e restò. Basta guardarlo
-in faccia. Un di quei cani!
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Ma il luglio, con l'aprirsi dell'<i>Arena</i> e del <i>Teatro
-torinese</i>, posti sulla linea dei viali, mi portò
-un divertimento nuovo, che trovo descritto fra gli
-appunti, in una pagina finita. È uno spasso per me
-il percorrere quella linea la sera della domenica,
-all'ora che finiscono le rappresentazioni diurne.
-All'imboccatura di via Vanchiglia, e poi davanti
-all'Arena e al Teatro, si fanno tre infornate
-successive di passeggieri che portano nel
-tranvai tre ordini di discorsi disparatissimi di
-argomento, d'intonazione e di mimica, discordanti
-all'occhio non meno stranamente che all'orecchio.
-La prima è tutta d'uomini, usciti dal
-gioco del pallone, che continuano i commenti
-<span class="pagenum" id="Page_246">[246]</span>
-e le discussioni sulle partite e sulle scommesse,
-ripetendo cento volte le stesse parole: quindici,
-quaranta, fallo, dividendo, battuta, rimessa, e
-imitando i colpi e le mosse con gesti impetuosi
-e esclamazioni ammirative, in cui spira un soffio
-sano di forza, di lotta, d'aria viva ed aperta.
-Davanti all'Arena, dove si rappresenta l'operetta,
-salgono dei giovanotti col viso acceso di
-tutt'altra fiamma, i quali commentano con risate
-e parole grasse le maglie piene, i gesti
-impronti e i motti equivoci, spandendo intorno
-un soffio di sensualità e di licenza, che desta
-nei vicini dei sorrisi lubrici e delle fantasie
-peccaminose. Un po' più là vengon su dal Teatro
-bottegaie, crestaine, qualche volta una famiglia
-intera, tutti coi lucciconi, ancora commossi
-dalla chiusa del dramma, esclamando
-tutti insieme: — Una bella produzione! — Fa
-troppo pena. — Hai visto com'è morto? — Ha
-fatto la fine che si meritava. — Povera ragazza!
-E son cose che succedono! — e spira nei
-loro discorsi lo sdegno contro il malvagio, la
-pietà per l'innocente oppresso, la gioia della
-virtù trionfante, una commozione buona, sincera,
-profonda, che fa comprendere quale grande
-forza, disconosciuta dai più, male usata da molti,
-inettamente trascurata da municipi e da governi,
-sia il teatro popolare. E da un capo all'altro
-della giardiniera gioco, musica e dramma,
-nomi di battitori e d'attori, ritornelli, volate, pistolotti,
-morte, amore, totalizzatore mi si confondono
-all'orecchio in una sola conversazione
-strana, antitetica, burlesca e triste come la vita:
-<span class="pagenum" id="Page_247">[247]</span>
-immagine della vita anche in questo: che a
-ciascun gruppo pare leggiero, stupido o odioso
-l'argomento dei discorsi dell'altro, e che basta
-l'accidente più futile, come l'apparizione d'un
-cappellino stravagante o il barcollare d'un ubbriaco
-che passa, a far sì che tutti si distraggono
-dai loro pensieri e mettan fuori in coro un
-<i>Oh</i> prolungato di stupore, che rivela il fondo
-fanciullesco di tutti.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Pioggie, uragani, il mondo sottosopra: un'estate
-degna dell'inverno di Abba-Garima. Ma
-debbo ai carrozzoni chiusi d'essermi trovato in
-una delle congiunture più curiose che possano
-occorrere a un passeggiere di tranvai. Dopo
-tanto tempo ritrovai sulla linea di via Garibaldi
-il bel capitano di fanteria e la moglie ipotetica
-dell'impiegato delle Poste (lettere raccomandate).
-Alla prima occhiata mi parve che non fossero
-più audaci come l'altra volta, che la passione,
-quetandosi un po', avesse ridato luogo in loro
-alla prudenza dei primi giorni. Eran sedute
-dentro con noi altre persone, fra cui ricordo un
-giovanotto che aveva nella cravatta una grossa
-spilla di porcellana, con su scritto ad arco in
-caratteri leggibilissimi: — <i>Cerco moglie;</i> — ma
-questi e gli altri discesero in Piazza Castello, e
-restammo noi tre soli. Vidi allora negli occhi dei
-due, che sedevano l'uno di fronte all'altro, balenare
-un raggio come di speranza. Senza dubbio,
-s'avevano da dire qualche cosa d'importante
-<span class="pagenum" id="Page_248">[248]</span>
-prima di lasciarsi, come facevan sempre,
-come due persone che non si conoscessero, e
-aspettavano che io discendessi in via Po. Ma
-io dovevo fare ancora un buon tratto; oltrechè
-mi tratteneva lì la curiosità inseparabile dalla
-mia professione. M'accorsi ch'erano impazienti,
-incontrai uno sguardo di lui che mi disse chiaramente: — Se
-sapesse che piacere mi farebbe
-a discendere!
-</p>
-
-<p>
-— Pensi un po' se non lo capisco! — gli risposi
-dentro di me. — Ma debbo trattenermi
-per ragion di studio: lei ci ha il suo amore, io
-ci ho il mio libro.
-</p>
-
-<p>
-Il tempo passava. Uno sguardo della signora
-mi disse: — Se ne vada dunque una volta! — ma
-così apertamente, che ne fui offeso. E le risposi
-con gli occhi: — No, non è codesta la
-maniera: me lo chieda con più garbo e potrà
-essere ch'io la contenti.
-</p>
-
-<p>
-Si scambiarono un'occhiata che equivaleva
-a un'esclamazione a due voci: — Che testardo
-importuno! — Egli tormentava con la mano la
-dragona della sciabola; essa l'anello dell'ombrellino.
-</p>
-
-<p>
-Un momento dopo egli mi diede una guardata
-che fu un vero e proprio spintone; ma
-essa corresse subito l'effetto dell'atto brutale
-con uno sguardo ansioso e quasi umile, che diceva: — Lei
-ha capito; mi faccia questo favore;
-non abbiamo più che un minuto; la supplico.
-</p>
-
-<p>
-Impietosito, feci l'atto di alzarmi; ma in quel
-momento sonò il campanello e il tranvai s'arrestò:
-saliva una famiglia.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_249">[249]</span>
-</p>
-
-<p>
-E allora mi fulminarono tutti e due insieme
-con una tale occhiata, che mi parve di sentirmi
-entrare a un punto nelle carni la punta dell'ombrellino
-e la punta della sciabola, e m'affrettai
-a discendere, volgendo in mente questa
-pagina, che mi costa un rimorso. Ma non m'ero
-certamente ingannato: l'amore doveva esser
-già malaticcio, e mi diceva il cuore che un
-giorno l'avrei visto trasportar dal tranvai, come
-da un carro funebre, morto di consunzione.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Seguita un tempo matto, variato d'acquazzoni
-violenti, di rasserenamenti repentini e di scrosci
-di pioggia rincalzanti; durante il quale faccio
-una scoperta preziosa che mi apre sul tranvai
-un nuovo ordine di godimenti artistici squisiti.
-Costretto a star sempre dentro al carrozzone,
-scopro che riescono bellissimi, all'apparire improvviso
-del sole, certi prospetti della città, veduti
-nel vano delle due porticine che li racchiudono
-come in una cornice oscura, giovando
-all'occhio come il far canocchiale della mano
-davanti a certi particolari d'un quadro. Quante
-piccole maraviglie! Da via Garibaldi immersa
-nell'ombra vedo un pezzo della facciata del Palazzo
-Madama, con dinanzi l'alfiere marmoreo
-del Vela, piccolo come una figurina di scacchiera,
-d'una bianchezza di neve, luminoso e
-vivo su quel fondo cupo, come se splendesse
-di luce propria e avesse sentimento della sua
-gloria. Nella via del palazzo di Città vedo inquadrato
-<span class="pagenum" id="Page_250">[250]</span>
-nell'uscio, illuminato di fianco, il gruppo
-violento del Conte Verde e dei Saraceni, in mezzo
-alle statue più lontane del principe Eugenio e
-di Emanuel Filiberto: un quadretto un po' manierato
-e teatrale, ma vivissimo, della vecchia
-Torino austera e guerriera. Vedo in via Roma,
-come dentro a una finestra, l'alta figura impennacchiata
-del vincitore di San Quintino, che
-spicca in nero sulla lontana facciata ad arco
-della Stazione, trasparente e ridente come la
-porta monumentale d'un giardino maraviglioso.
-In via Po, come pel vano di due opposte feritoie,
-ammiro da una parte la Gran Madre di
-Dio, lumeggiata dal sole che tramonta, spiccante
-sul verde fosco della collina, come un
-blocco smisurato di marmo roseo, e dall'altra
-parte la faccia posteriore del Castello, rude e
-tetra, nell'atto che n'esce e passa sul ponte una
-processione di <i>Figlie verdi</i> coi veli bianchi: un
-quadretto medioevale misterioso e severo, a cui
-non mancano che due alabardieri corazzati ai
-due lati del portone, minacciante ancora una
-sortita d'assediati. E ricordo altri innumerevoli
-quadri alti e stretti, che presentano sfondi
-lontani e vaporosi di vie diritte e lunghissime,
-segnati d'un tratto nero da un camino d'officina,
-somigliante a un dito titanico; quadri pieni
-del verde dei colli e dell'azzurro e del bianco
-delle Alpi, su cui s'intaglia vigorosamente la
-spalla enorme d'un passeggiere ritto sulla piattaforma;
-quadri semplici e profondi, d'un sol
-colore turchino carico, in cui brilla uno spicchio
-argenteo di luna, e sopra la luna una stella.
-<span class="pagenum" id="Page_251">[251]</span>
-E durante una corsa sola, cangiando il tempo,
-tutte queste vedute s'annebbiano e tornano a
-rischiararsi, perdono e riprendono i colori, e
-mentre il quadro davanti, su cui si disegna
-la testa del cocchiere, si riaccende, il quadro di
-dietro, sul quale spicca la testa del fattorino,
-si rioscura, tanto che di là par mattino e di
-qua sera; e poi tutto quanto, davanti e di dietro,
-si confonde in un solo color grigio, rigato
-dalla pioggia obliqua, dietro alla quale spariscono
-le case, le colline, le Alpi, il cielo, e le
-due piccole porte non son più che le cornici di
-due paesaggi confusi, che rappresentano l'uggia
-e il malumore.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-E acqua e fulmini e ira del cielo. I giubilati
-debbon scappare ogni momento dai viali per
-rifugiarsi nei tranvai chiusi, dove, raggomitolandosi
-e tossicchiando, si lagnano dello sconvolgimento
-delle stagioni, del mondo mutato,
-dell'estate che non è più estate come al loro
-buon tempo. E in loro posso esaminar gli effetti
-lamentevoli di questi improvvisi mutamenti
-atmosferici che aggravano il peso degli anni,
-sconvolgono i nervi, inacerbiscono tutti gl'incomodi,
-scolorano tutt'a un tratto il mondo e
-la vita a innumerevoli creature umane. Vedo
-delle vere carrozzate d'umor nero, tranvai che
-paion sale d'aspetto di medici consulenti, con
-dei visi di vecchi atteggiati a quella serietà
-cupa e immobile, che tradisce la mente inquieta,
-<span class="pagenum" id="Page_252">[252]</span>
-intenta a osservare i movimenti irregolari della
-macchina interna scomposta, minacciante qualche
-brutta sorpresa. Quant'è mutato anche il
-mio buon veterano di via Garibaldi! Me lo trovo
-davanti, rincantucciato in un carrozzone della
-linea di Vinzaglio, con la fronte solcata da una
-ruga verticale profonda, e al mio: — Come sta? — risponde
-con voce rauca: — Niente, niente
-bene. E come si può star bene? Non c'è più
-stagioni! Chi ne capisce qualche cosa? È il
-mondo che va a soqquadro.... E poi, e poi, sono
-settantott'anni! — Ma non dice più quel numero
-in tuono di vanto: intacca a metà della parola,
-che par che s'allunghi e s'appesantisca sulle
-sue labbra cascanti. E quanto gli resta di vita
-negli occhi lo spende a cercare dal finestrino
-il suo Ciuchetto, che trotterella accanto al tranvai,
-tutto impillaccherato, e ad ammonirlo col dito,
-quando ricompare dopo uno sviamento, perchè,
-dice, <i>lui</i> sa che <i>egli</i> vuole che cammini sempre
-accosto al muro, per cansare i pericoli e perchè
-egli lo possa vedere. E pare che col sentimento
-della propria decadenza fisica cresca in lui l'affetto
-per la povera bestiola, il suo unico amico,
-il quale tra non molto, dopo tanti anni di fida compagnia,
-egli dovrà lasciar solo nel mondo, a morire
-forse d'una morte atroce, dopo molti mesi di
-vita randagia e famelica, esasperata da persecuzioni
-crudeli. Fuggono intanto di qua e di là
-dal tranvai, sotto la pioggia dirotta, gli alberi
-frondosi dei viali, fuggono le colonne snelle dei
-nuovi portici, appaiono e dispaiono le imboccature
-delle grandi strade, e sopra ogni cosa
-<span class="pagenum" id="Page_253">[253]</span>
-scorre a traverso ai vetri il suo sguardo velato
-da un'espressione di tristezza, come se egli pensasse
-che è quella una delle ultime volte che
-gode quello spettacolo e il suo spirito pigliasse
-comiato quel giorno dalla sua cara e bella Torino. — Ah,
-bella, sì, e quanto! — par ch'egli
-dica con quello sguardo, — bella anche con questo
-tempo, bella anche così grigia e malinconica,
-anche così immollata e infangata come
-il mio povero cane....
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Una bella giornata, finalmente, e una bella
-scena, un esempio nuovissimo della potenza del
-femminino eterno, quale non può darsi che sulla
-carrozza di tutti. Una bella ragazza bruna, esuberante
-di vita, con un roseto vermiglio sul cappellino,
-stretta in un superbo vestito nero luccicante
-di perline nere, che le modella come una
-maglia il busto svelto e opulento, siede in capo
-a una panca della giardiniera, tenendo una
-gamba sull'altra e un piedino per aria; il quale
-sfida il mondo, di pieno accordo col viso, scintillante
-di civetteria, e sorridente d'una larga
-bontà consolatrice. La giardiniera corre sotto
-il sole giù per il viale Regina Margherita, dov'è
-costretta a rallentare perchè è smossa la strada,
-e lì s'incontra con un reggimento di fanteria
-che vien su in quattro file, di cui la prima a
-sinistra passa rasente la pedana, dalla parte
-dov'è seduta la bella. Primi i soldati della fanfara,
-passando con le trombe alla bocca, volgon
-<span class="pagenum" id="Page_254">[254]</span>
-gli occhi a quel viso bruno che sorride
-sotto quel cespo di rose rosse e a quello stivaletto
-giallo che segna il tempo della musica
-sotto quel vestito imperlato. E dalla fanfara
-pare che la scintilla trapassi lentamente per
-tutta la colonna. A tre, a cinque, a otto per
-volta, man mano che passano, tutti i chepì si
-voltano, tutti gli occhi s'avvivano, tutte le bocche
-si arrotondano; sul viso degli uni guizza un sorriso,
-dalla bocca degli altri scocca una parola;
-molti si girano indietro, parecchi perdono il
-passo, e chi dà di gomito al vicino, chi si sporge
-un po' in fuori per veder più da presso il piedino
-e il roseto. A dieci passi di distanza l'effetto
-della scintilla è già visibile. E via via, ufficiali,
-soldati, caporali, sergenti, teste bionde
-del settentrione e teste brune del mezzogiorno,
-visi barbuti e imberbi di piemontesi, di napoletani,
-di siciliani, di sardi, per quanto la colonna
-è lunga, tutti si voltano dalla stessa parte,
-come se sfilassero davanti a un generale d'armata,
-ed esprimono con lo sguardo il pensiero
-medesimo, con una regolarità preveduta, che
-finisce con mettere in allegria tutti i passeggieri
-del tranvai, adocchianti a vicenda i soldati
-e la ragazza, la quale sorride amabilmente a
-tutto il reggimento, come una sovrana contenta.
-Oh eterno femminino! E pensare che la grande
-forza dello Stato è formata da cento colonne
-d'uomini come quella, ciascuna delle quali, passando
-davanti a quel roseto, farebbe come
-quella fa; che quel visetto bruno darebbe una
-scossa elettrica a tutto l'esercito nazionale, se
-<span class="pagenum" id="Page_255">[255]</span>
-tutto l'esercito le sfilasse accanto a quel modo!
-Che cos'è mai un grande esercito visto dall'alto
-d'una giardiniera, quando sporge fuor di questa
-lo stivaletto d'una bella ragazza!
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-E pioggia da capo, e vento, e tuoni: i cocchieri
-hanno il viso lavato dagli acquazzoni, i
-cavalli grondano, i vetri sgocciolano, le signore
-salgono con le vesti fradicie e con la bocca
-torta, e lanciano, entrando, occhiate feroci l'una
-all'ombrello dell'altra. La cortesia consueta si
-risente del cattivo tempo anche fra le persone
-più cortesi, e pure i visi più simpatici appariscono
-in una luce poco favorevole. No, non son
-questi i giorni da cercar moglie sui tranvai:
-non ci si vedono che signorine smorte, imbronciate
-contro il cielo: il mio bel pittore, se ancora
-non ha trovato, deve perdere il suo tempo.
-E argomento dal suo viso l'una e l'altra cosa,
-vedendolo salire sul carrozzone in via Madama
-Cristina; e più che dal viso, dall'atto rabbioso,
-in lui insolito, col quale dà uno strappo all'ombrello
-che non si vuol chiudere. Sul suo largo
-viso roseo di buon ragazzo v'è un'ombra di
-malinconia anche più scura di quando lo vidi
-l'ultima volta, e sotto quell'ombra un'altra, che
-par d'una irritazione abituale. Gli domando se
-ha trovato: egli scrolla le spalle d'atleta con
-un moto di dispetto fanciullesco, corretto da un
-sorriso forzato di cortesia, e inveisce contro il
-tempo. Ma è tutt'altra, capisco, la causa del suo
-<span class="pagenum" id="Page_256">[256]</span>
-malumore; lo capisco un momento dopo da una
-tirata rude e sconnessa ch'egli fa contro le ragazze
-torinesi, con la violenza improvvisa d'un
-uomo d'animo semplice, a cui manca ogni sentimento
-dell'arte delle transizioni. — Anime
-fredde, pezzi di ghiaccio, bambole; belle bambole,
-piene di tritura di legno. — C'è di mezzo
-una bambola — dissi tra me, — senza dubbio. — Per
-loro — continuò — tutto sta nel <i>bel contegno</i>;
-ma quando sotto il bel contegno non c'è
-nulla.... è la virtù delle statue. Manca la materia
-combustibile, questo è quanto. Angeli d'alabastro,
-santine di neve. Ha detto bene l'Alfieri:
-<i>là dove Italia boreal diventa</i>. Figliuole di Borea. — Io
-lo incoraggiai, paternamente. Che diavolo!
-Se non faceva breccia un uomo come lui,
-un Ercole gentile, bello, artista, sul fior dell'età,
-chi l'avrebbe fatta? — Ah sì, artista! Non è aria
-per l'arte qui; se fossi un uomo di scienza, o
-se portassi le cedole appese al collo, forse.... — E
-poi lo cominciava a seccare anche la città;
-anzi era un pezzo che lo seccava: tutta quella
-geometria, tutto quel giallo, quel girare e rigirare
-e parersi sempre nello stesso luogo! A
-giorni gli saltava il ticchio di far le valigie e
-di scappare come un cassiere. Non aveva alcuna
-meta determinata: gli sarebbe piaciuto di
-andare a caso, di città in città, lontano, fino all'ultima
-punta della Sicilia. — Guardi un po'
-queste case, queste strade, se non fanno pigliare
-in odio l'angolo retto e l'omologia. E la gente
-è tal quale. Non le pare che tutti si rassomiglino?
-Come no? Ma ci son centinaia di signorine
-<span class="pagenum" id="Page_257">[257]</span>
-che paiono state tutte calcate l'una sull'altra,
-ritagliate con un solo giro di forbici sopra
-un foglio piegato in cento.
-</p>
-
-<p>
-— Ah! — gli dissi ridendo — ce ne dev'esser
-una che è sfuggita alle forbici....
-</p>
-
-<p>
-Ma non mi badò, e insistette. Da qualche
-tempo vedeva delle carrozzate di gente che
-avevan tutti un'aria di famiglia; tutti i giovani
-gli parevano impiegati a <i>mille e due</i>, i vecchi,
-tutti sergenti pensionati, le signorine, tutte istitutrici
-di collegio, tirate a filo di regolamento....
-</p>
-
-<p>
-— Eh, lasci andare, — gli osservai, — ci son
-pure delle belle ragazze....
-</p>
-
-<p>
-— Oh per questo sì! — E qui si tradì. — Ci
-son dei tipi.... delle figure raffaellesche.... certi
-visi bianchi con gli occhi azzurri.... d'una purezza,
-d'una grazia! Ma manca la vita, la fiamma.
-N'ha più una siciliana nel dito mignolo che dieci
-di loro da capo a piedi....
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Io ci volevo un core</p>
-<p class="i01">Dentro a quel seno bianco....</p>
-</div></div>
-
-<p>
-E tacque un momento; poi riprese bruscamente: — Io,
-già, vedo delle gran facce antipatiche. — E
-chiamò la mia attenzione sui passeggieri. — Veda
-un po' che mutrie. Mi par di
-vedere un piccolo museo d'automi di cera. Sarà
-anche un po' effetto del tempo, forse.... Insomma,
-mi secco. — E dopo un po', nell'atto di scendere,
-soggiunse sorridendo, ma con accento di
-tristezza: — Mi darei per un nichel....
-</p>
-
-<p>
-— È preso, — pensai, — non c'è dubbio; preso
-<span class="pagenum" id="Page_258">[258]</span>
-da un viso bianco con gli occhi azzurri. Oh, imbroccherò
-bene il tranvai dove ci saran tutti
-e due....
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Fu il pittore che me l'attaccò? Fu il brutto
-tempo? Fu una cattiva disposizione di salute?
-Per alcuni giorni soffersi anch'io del suo male — l'uggia
-del prossimo — un male bisbetico,
-il quale s'inasprisce in particolar modo nei
-tranvai, dove le facce antipatiche, che per la
-strada non si vedono che di sfuggita, ci rimangono
-sotto gli occhi per qualche tempo, e s'è
-quasi forzati a guardarle. Antipatiche, perchè?
-Non può esser altro che per questo, che son
-per noi delle maschere di nemici ipotetici, facce
-da cui argomentiamo opinioni, passioni, gusti,
-consuetudini opposte alle nostre, esseri, fra i
-quali e noi, se ci frequentassimo, non potrebbe
-correre nè affetto, nè stima, nè accordo alcuno.
-Quante ne vidi in quei giorni, e quante ne ricordai!
-E a chi non accade lo stesso? Son persone
-sconosciute con cui da anni, ogni volta
-che c'incontriamo, scambiamo uno sguardo malevolo,
-o indifferente ad arte, o facciamo uno
-sforzo per non guardarci; gente di cui lo sguardo,
-la voce, la sola vicinanza ci mette in impiccio,
-ci dà una molestia, un senso sgradevole come
-quello d'una punta di stecco fra i denti o dei
-capelli tagliati nel collo; disgraziate creature,
-di cui il passo, il modo di far fermare il tranvai,
-di salire, di sedersi, di pagare, di metter
-lo scontrino sul cappello, tutto ci è spiacevole,
-<span class="pagenum" id="Page_259">[259]</span>
-come se fossero stati impastati e ammaestrati
-per farci dispetto. Quando ce li vediamo all'improvviso
-daccanto, ne risentiamo una scossa,
-come per un urto, e un sentimento di suggezione
-ad un tempo, come se sotto il loro sguardo
-si tradisse il nostro pensiero, ed essi potessero
-misurare la piccolezza dell'animo nostro dal
-potere che hanno sopra di noi. E quella promiscuità
-forzata del tranvai ce li rende più uggiosi,
-come degli intrusi in casa nostra, ed è una vera
-liberazione quando discendono. Quanti ce ne
-sono, e come ci pullulano davanti in quei giorni
-di malumore! Pare che ciascuno ci perseguiti
-e che tutti si siano dati l'intesa per non lasciarci
-pace. Non ricordo bene quanto sia durato quel
-periodo; ma so che mi parve di riveder tutti
-quelli che avevo intoppati in vari anni. Feci
-delle corse calamitose, durante le quali cinque
-o sei, successivamente, mi si strofinarono addosso
-salendo e scendendo, m'infradiciarono
-coi loro ombrelli, mi soffiarono in viso il loro
-alito, mi gridarono all'orecchio degli <i>alt</i> e dei
-<i>ferma</i> stonati, nasali, villani, melliflui, irritanti,
-mi fecero sentir dei discorsi scipiti, vanitosi e
-pedanteschi, mi tormentarono coi loro sguardi
-insistenti coi quali parevano dirmi: — Siamo
-saliti apposta per te e spendiamo con piacere
-due soldi per farti soffrire. — Che rabbia e che
-vergogna! Sì, proprio, patimenti vergognosi, antipatie
-ignobili, rabbie miserabili, mosche e
-vermi dell'anima, che, se un atto della volontà
-si potesse rassomigliare a un atto meccanico,
-direi che vanno spazzati via con la scopa.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_260">[260]</span>
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Una commozione viva di pietà mi ruppe il
-corso di queste giornate maligne. In una giardiniera
-di via Garibaldi, su una delle prime panche,
-era seduto un soldato con l'uniforme d'Africa:
-un piccolo fantaccino macilento, che pareva
-non accorgersi d'essere guardato da tutti,
-e che alle domande di cui lo tempestavano alcuni
-vicini curiosi rispondeva a monosillabi,
-con l'accento d'una persona seccata, guardando
-qua e là, come se cercasse qualcosa per aria,
-con lo sguardo diffuso e fuggente, proprio degli
-scampati a una strage. Ebbi un rimescolo
-quando, voltandomi indietro, vidi ritta dietro
-all'ultima panca, col suo sacco solito, la vecchia
-di Pozzo di Strada, immobile, con tutta l'anima
-negli occhi, fissi sull'elmetto di quel giovane
-con l'espressione attonita e profonda dell'ipnotizzato,
-intento all'oggetto che lo affascina. Certo,
-essa viveva ancora tra la disperazione e la
-speranza, e la vista di quell'uniforme le risollevava
-nell'anima in tutta la prima violenza la
-tempesta dei due opposti sentimenti che se la
-contendevano. Era una povera divisa di tela
-come quella, che da quattro mesi eterni essa
-vedeva col pensiero, lacera, sforacchiata, insanguinata,
-fatta a brani e sparsa per le rocce e pei
-rovi del campo di battaglia scellerato. Chi sa mai
-che cosa pensasse, che cosa vedesse in quel momento
-nella figura di quel soldato? Che cosa
-le diceva mai quello spettro del suo figliuolo,
-<span class="pagenum" id="Page_261">[261]</span>
-sorto improvvisamente sulla sua strada: — Mamma,
-son vivo? Mamma, soccorrimi? Mamma,
-muoio? son morto? addio per sempre? — Le
-era un conforto o uno strazio il vederlo?
-Non si poteva comprendere da quel suo viso
-chiuso di vecchia contadina usata a soffrire, da
-quel suo occhio immobile, dilatato, asciutto, che
-pareva fisso in un punto solo di quella persona
-come in un altr'occhio che s'affisasse in lui,
-fisso come se non si fosse dovuto movere mai
-più se la corsa non avesse avuto più fine. E mi
-domandai perchè, appena vedutolo, essa non
-fosse corsa a interrogarlo con quell'ingenua illusione
-delle madri ignoranti che domandano
-allo sconosciuto reduce dall'America notizie del
-figliuolo emigrato. Pensai che forse ella aspettava
-che il tranvai si fermasse per andarsegli
-a sedere accanto; ma il tranvai si fermò ed
-ella non si mosse. Fu timidezza? O la ritenne
-il terrore di saper la verità? Discese, come
-sempre, al crocicchio di via Venti Settembre, e
-appena fu sul marciapiede, si fermò, col suo
-sacco in spalla, e si voltò indietro a guardare
-il soldato un'ultima volta. E poi tirò via, a guadagnarsi
-il pane, curva sotto il suo sacco e
-sotto il suo dolore.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Ripiove, e riecco la noia dei carrozzoni chiusi;
-ma rallegrata da una “scena d'interno„ amenissima.
-V'è nel mezzo una signora secca e
-elegante, già sulla “detestata soglia„ della maturità,
-<span class="pagenum" id="Page_262">[262]</span>
-visibilmente stizzita dalla vicinanza d'una
-bella bionda giunonica di vent'anni, che la offusca
-con lo splendore del suo viso e con lo
-sfarzo dei suoi abiti, e a cui ella saetta delle
-occhiate di traverso come se le volesse dar
-fuoco. In un angolo, seduto sulle ginocchia di
-sua madre, un bimbo paffuto, inebbriato dal
-profumo d'un canestrino di lamponi, su cui lascia
-gli occhi, senza punto intenerire la servotta
-rosata e tutta curve che lo tien fra le
-mani; la quale finge di non sentire il gomito e
-il ginocchio audace d'un satirello canuto, con
-gli occhiali d'oro e il nastrino di cavaliere, che
-par che fonda al suo contatto. — <i>Invidia, gola
-e lussuria</i>, — mi dice all'orecchio quel diavolo
-di <i>Schopenhauer</i>, a cui nulla sfugge; un mio
-buon amico, pessimista marcio, ma galantuomo,
-che non avrebbe alcun difetto oltre la sua filosofia,
-se non fosse, nonostante questa, infiammabile
-come un arabo. Il tranvai si ferma per
-aspettare la pancia d'un signore che viene
-avanti di lontano a passo di lumaca, come se
-dormisse camminando. E l'amico scatta: — Ma
-costui s'infischia del mondo! — e se la piglia
-col fattorino: — O che dobbiamo aspettare il
-comodaccio di quel pachiderma?... E avanti dunque,
-maledetta l'accidia! — <i>Accidia ed ira</i>, — dico
-io, puntando il dito nel petto a lui, che
-sorride amaro. Sale finalmente l'aspettato, s'adagia,
-e si riparte. Ma ecco che, dopo pagato
-il biglietto, il nuovo entrato si lascia sfuggire
-dal portamonete bellissimo un soldino, che rotola
-fra i piedi dei passeggieri. Si china lui, si
-<span class="pagenum" id="Page_263">[263]</span>
-china il fattorino, si scomodano tutti, e il soldo
-non si trova, ed egli s'ostina a cercare e a scomodare
-il prossimo, che principia a brontolare,
-sudando e soffiando, col viso acceso e turbato,
-come se avesse perduto un diamante. — To' — dice
-allegramente lo Schopenhauer, — l'<i>avarizia</i>. — Ma
-la nostra attenzione è attirata in
-quel punto da una vecchia signora segaligna,
-entrata poc'anzi dall'altro uscio, la quale, all'atto
-di pagare, s'accorge, quasi spaventata, di
-non avere in dosso il portamonete. — Mi permetta
-di pagar per lei, <i>madama</i>, — le dice cortesemente
-un signore che le sta accanto. — A
-chi dovrò render la moneta? — domanda essa,
-con un'aria di diffidenza. — La darà a un povero, — risponde
-il passeggiere. Quella sta un
-momento pensando.... Che sarà mai passato per
-quel cervello di scarafaggio? Prende un'aria
-sostenuta, come se fosse stata offesa, tira il campanello,
-e discende. — E <i>superbia</i>! — esclama
-il mio amico ridendo. — Tutti e sette in una
-corsa sola! Ah, siamo proprio maturi per un
-nuovo diluvio. È un mondo finito!
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Sì, strano davvero un mondo in cui si fanno
-delle scoperte come quella che facemmo il giorno
-dopo, sulla linea della barriera di Casale, io e
-un mio amico emiliano, critico letterario acuto,
-e raccoglitore attivissimo di “documenti umani„.
-Questi, nell'atto di pigliare il biglietto, osservò
-e mi fece osservare la mano aristocratica del
-<span class="pagenum" id="Page_264">[264]</span>
-fattorino, piccola e bianca, con le dita affusolate;
-alla quale corrispondeva, più nell'espressione
-che nei lineamenti, il viso pallido, contornato
-d'una barba castagna finissima. Subito
-dopo il fattorino scambiò col controllore alcune
-parole in italiano, ma con un accento emiliano
-spiccato, in cui il mio amico riconobbe la pronuncia
-particolare della classe signorile della
-sua regione. Osservammo i suoi modi: era singolarmente
-cortese, ma un po' impacciato, un
-po' timido, come se fosse nuovo al suo ufficio;
-nel quale, peraltro, pareva che mettesse molto
-impegno. — Qui c'è un mistero, — disse il professore,
-investigatore eterno d'uomini e di cose;
-e appena il fattorino si fu scostato, domandò
-al controllore come si chiamasse. Costui, una
-figura alta di prete spretato, dalla voce e dai
-gesti rudi, sorrise, e gli diede la risposta nell'orecchio.
-L'amico ebbe una scossa. Era un
-conte, d'uno dei più illustri casati d'una città
-illustre, discendente, forse, della madre d'un
-poeta famoso.
-</p>
-
-<p>
-Eccitati dalla curiosità, domandammo al controllore
-se sapesse da quali vicende quegli fosse
-stato ridotto in quella condizione. Non lo sapeva;
-ma conosceva l'uomo da vari mesi. Oh,
-un gran buon volere, una gran forza d'animo.
-Da principio ei gli aveva detto: — Badi, questo
-mestiere non fa per lei; vedrà che non ci
-può reggere. — Ma il conte gli aveva risposto
-con fermezza: — Vedrà che mi ci adatterò come
-gli altri. — E, infatti, aveva tenuto duro. Egli,
-peraltro, gli continuava a far delle raccomandazioni,
-<span class="pagenum" id="Page_265">[265]</span>
-di quando in quando: che non usasse
-con la gente troppe delicatezze, perchè eran
-mal ricambiate; che a chi trattava male rispondesse
-secco, se voleva che lo rispettassero; che
-certi villani, a trattarli coi guanti, s'insuperbiscono,
-e diventano più prepotenti. Ma sciupava il
-suo fiato: quegli era malato di gentilezza incurabile,
-e appunto per questo, che cos'è il mondo!
-i passeggieri, in generale, trattavan peggio con
-lui che con gli altri.
-</p>
-
-<p>
-Mentre il controllore parlava, il fattorino girava
-dentro il carrozzone e con le sue mani
-patrizie pigliava i due soldi da signore, da donne
-del popolo, da operai; nessuno dei quali poteva
-immaginare per che lungo ordine di magnanimi
-lombi discendesse il sangue purissimo a
-quell'uomo che porgeva loro lo scontrino con
-tanto rispetto. Ed io lo guardavo, e pensando ai
-tanti che si bruciano le cervella per un rovescio
-della fortuna, sentivo una simpatia e un'ammirazione
-più viva per lui, che la mala sorte sopportava
-con così sereno coraggio, guadagnandosi
-il pane con un lavoro onesto, mostrandosi
-veramente nobile d'animo quale era di sangue.
-</p>
-
-<p>
-Tornato accanto a noi, egli porse lo scontrino
-a una graziosa ragazza in capelli, salita un
-momento prima sulla piattaforma, con un grosso
-involto di panni sotto il braccio; la quale mostrò
-di compiacersi assai dell'atto e del sorriso
-cortese con cui egli prese i suoi due soldi e le
-disse grazie, inchinandosi leggermente. Il fattorino
-rientrò; il professore domandò alla ragazza: — Vuol
-diventare contessa?
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_266">[266]</span>
-</p>
-
-<p>
-Quella lo guardò, stupita.
-</p>
-
-<p>
-— Ma sì, — riprese l'amico; — non ha che
-da innamorare quel fattorino, che è un conte.
-</p>
-
-<p>
-La ragazza diede in un gran ridere; poi, accennando
-col piede il canestrino della colazione
-posato contro il parapetto della piattaforma,
-disse: — I conti non mangiano lì dentro.
-</p>
-
-<p>
-Noi confermammo ed essa continuò a ridere;
-ma, cominciando a dubitare, arrossì un poco, e
-si mise a guardare il giovane, che era dentro
-il carrozzone, con una curiosità viva, che diventò
-seria a poco a poco, come se le sorgesse
-dietro un sentimento di pietà. E forse per dissimulare
-questo sentimento tornò a sorridere.
-Ma si rifece seria da capo e, messo fuori un
-<i>mah!</i> pensieroso, espresse il suo pensiero con
-questo proverbio filosofico: — <i>Il mondo è fatto
-a scala</i>....
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Sì, uno strano mondo veramente; e scopersi
-appunto in quei giorni, perdurando la pioggia,
-che in nessun modo se ne può veder meglio la
-stranezza che di dentro al carrozzone, osservando
-tutto ciò che passa di volo nel finestrino
-di faccia, quando si corre per una delle vie principali.
-È la lanterna magica della vita pubblica,
-la più bizzarra fuga delle più disparate immagini
-che si possano incalzare nella mente d'un
-febbricitante che sogna. Ecco una gran donna
-seminuda, dipinta a colori di pesca, che vi offre
-una bottiglia enorme d'un liquore miracoloso,
-<span class="pagenum" id="Page_267">[267]</span>
-e cede il posto subito all'annunzio d'una conferenza
-agraria; al quale succede una vetrina
-di decorazioni cavalleresche e una vetrina di
-burattini, e poi il vano d'una stradetta oscura
-della vecchia Torino e il cartellone della <i>Figlia
-di madama Angot</i> e il fondo nero d'una chiesa,
-stellato dalle candele accese dell'altar maggiore,
-nel momento che un gruppo di devoti uscenti
-alzano la tenda della porta. La cornice rimane
-immobile per pochi secondi inquadrando una
-gran testa di maiale esposta nella vetrina d'un
-salumaio; poi racchiude successivamente l'interno
-d'una bottega dove una bocca squarciata
-urla una <i>liquidazione volontaria</i>, l'annuncio del
-Fonografo a dieci centesimi, le <i>Vergini di Torino</i>,
-romanzo a dispense, e una vetrina piena
-di cedole e di marenghi, nell'atto che vi specchia
-la sua miseria una povera donna in cenci,
-con un bimbo al seno e uno per mano. Si va
-di tutta corsa, e nella cornice che fugge passano
-con rapidità crescente una elegante signora
-senza testa, col prezzo fisso sul petto, un
-uomo scorticato dalla fronte ai piedi, che vi mostra
-tutti gli organi dipinti, e cinquanta lire di
-mancia per chi ritrovi una cagna; e poi, più a
-rilento, un angolo di giardino tropicale, pieno di
-ananassi e di banani, e <i>L'assassinio della corriera
-di Lione</i>, dramma in sette quadri, “con
-sparo di pistole sul palco„, e le teste d'una ragazza
-e d'un giovanotto che amoreggiano al
-banco in fondo a una tabaccheria. Segue un'altra
-breve fermata, durante la quale il finestrino
-vi presenta un annunzio d'<i>Indulgenza plenaria</i>
-<span class="pagenum" id="Page_268">[268]</span>
-affisso alla porta d'una chiesa; e avanti da capo,
-a precipizio, l'immagine colorita d'un biciclista
-che par che v'irrompa addosso, il <i>Pagamento gratuito
-dei coupons</i>, la Colonia Eritrea a volo
-d'uccello, una gran madonna di porcellana che
-guarda il cielo e un giocatore che guarda il pallone
-in aria, seguìti istantaneamente da un crocchio
-di signori che bevon la birra dietro un lastrone
-di cristallo e da un piroscafo imbandierato
-che porta all'altro mondo mille affamati. L'occhio
-e il pensiero riposano per un breve tratto in
-cui non passa che l'assito nudo d'una casa in
-riparazione; e poi ricominciano a incalzarsi più
-rapidi gli abiti fatti, i libri di lusso, gli specifici
-portentosi, le ghiottonerie, la <i>Società di Cremazione</i>,
-il <i>Cinematografo</i>, il <i>Sapone della Vergine</i>,
-intercalati di cento grida stampate: — O anemici! — Tutti
-al Bazar! — Leggete tutti! — Incredibile! — Inarrivabile! — Occasione
-unica! — che
-vi par di sentirvi risuonare nell'orecchio;
-fin che, al momento di sboccar nella piazza, vi
-appare nel finestrino, ultima visione, un piccolo
-cane agitantesi sull'alto d'un carro carico e latrante
-furiosamente non si sa a chi o a che
-cosa.... forse a quel carnevale strambo della
-vita, a quella confusione matta di cose e di idee,
-a quella fuga ciarlatanesca di vanità, di pompe,
-di promesse, di menzogne e d'insidie, che gli
-dà le vertigini e gli muove la bile.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_269">[269]</span>
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Qui trovo segnato fra gli appunti un cambiamento
-generale nello stato psicologico dei tranvaioli
-(la bella parola non è mia: la coniò una
-povera pazza che saluta ogni giorno i passeggieri
-del tranvai a vapore di Pianezza da una finestra
-della Villa Cristina). “A una settimana d'acquate
-essendo succeduto un sereno fermo e un calore
-torrido e secco, succede alla musoneria, come
-nei primi giorni dell'estate, un sovreccitamento
-nervoso, che fa le discussioni più vivaci, la mimica
-più scomposta, la galanteria più ardita, e
-mette ogni tanto in volto alla gente delle vampe
-improvvise, da parer che piglin fuoco come covoni
-di paglia.„ Tra i più eccitati trovai una
-mattina Carlin, sopra una giardiniera dei Viali,
-acceso in viso e col berretto per traverso.
-Quando salii, tuonava contro l'Impero Ottomano:
-le notizie dei combattimenti seguiti in
-Macedonia con la peggio dei Turchi l'avevano
-invasato d'odio bellicoso contro i Turchi; ai
-quali imprecava morte e distruzione, mostrando
-il pugno a quello ch'egli credeva l'Oriente. Ma
-mutò a un tratto discorso, e teso il pugno proprio
-dalla parte opposta alla Svizzera, inveì contro
-Zurigo per la cacciata degli operai italiani,
-dicendo che si dovevan mandare centomila uomini,
-con gli alpini alla testa, contro quei patatucchi,
-a snidarli da quelle case che avevamo
-fatte noi, — <i>noi</i> — diceva, picchiandosi la mano
-sul petto, — <i>noi</i>, con le nostre sacrosante mani. — Poi
-<span class="pagenum" id="Page_270">[270]</span>
-si rasserenò alquanto parlando della mandata
-del Commissario civile in Sicilia, che per
-lui era un <i>vicerè, dispotico di far quel che voleva</i>.
-Ma anche su questo argomento si rinfiammò
-subito. — Per quella gente che non sta
-mai quieta, che non vuol intender ragione, non
-c'è altro che la mano di ferro d'un vicerè, che
-possa ridurla al dovere. — E diceva questo
-senz'aver la più vaga idea delle condizioni dell'isola,
-per un puro sentimento atavico d'idolatria
-del potere, per la compiacenza che gli
-dava il pensiero d'una qualsiasi forza che vincesse
-e comprimesse un'altra forza, fuori d'ogni
-considerazione di giustizia e di diritto. In fine,
-venne a una conclusione profonda: tutto il
-mondo andava per traverso; c'eran miserie e
-guai da per tutto; di contenti non c'eran che
-quelli che facevano all'amore. — <i>Rien que l'amour</i>, — disse
-con un sorriso che diede alla
-sua faccia un'espressione affatto nuova per me. — Avere
-una donnina che ci voglia bene, e <i>fessla
-bonna</i>, far la dolce vita insieme, così, come
-quei due là, che son sempre attaccati l'uno all'altro
-come due spicchi d'arancia, sempre d'amore
-e d'accordo, come se li avesse maritati
-nostro Signore in persona.... — E la coppia che
-m'accennava, sulla terza panca davanti a noi,
-eran proprio i piccoli sposi di borgo San Donato,
-che non avevo più visti dopo quel giorno
-alla barriera di Casale.
-</p>
-
-<p>
-Potei veder bene lei perchè stava seduta un
-po' di fianco, col viso voltato indietro, in ammirazione
-di tre splendidi bambini biondi, con le
-<span class="pagenum" id="Page_271">[271]</span>
-vestine bianche ricamate; il più piccolo dei quali
-era tenuto sulle ginocchia da una balia in gran
-gala. La gestazione avanzata aveva ridotto anche
-più smunto e compassionevole quel suo
-povero viso a cui la natura aveva negato ogni
-grazia femminina e perfin la freschezza giovanile;
-ma vi splendeva in quel punto la dolcezza
-soave di quel primo sentimento della maternità,
-che in ogni bambino fa vedere alla sposa un
-fratello della creatura che aspetta, e istituire dei
-confronti amorosi fra quello e l'immagine che
-essa vagheggia; e questi pensieri balenavano
-nella bontà dei suoi occhi quando essa fissava
-il più piccolo di quei tre bimbi; il quale fissava
-lei e le sorrideva. Certo, guardando quello, essa
-parlava al suo. — Tu non sarai un piccolo signore
-come questo, — gli diceva forse, — la tua
-mamma è povera, non ti potrà mai vestire a
-quel modo; ma, in compenso, sarà la tua nutrice
-lei, ma non t'addormenterai mai su altro seno
-che sul suo, ma avrai tante cure, tanto amore
-quanto ne possa avere il figliuolo d'un principe;
-e se non sarai bello, se non sarai florido come
-questo, io t'amerò egualmente, io t'amerò anche
-di più, io sarò altera e felice lo stesso di tenerti
-sulle ginocchia così, di dire al mondo che sei
-la mia creatura, di consacrarti tutte le mie forze
-e tutta l'anima mia. — Ed era così intento e
-così affettuoso il suo sguardo che la balia, a un
-dato punto, indovinando forse i suoi pensieri,
-sollevò un poco il bimbo di sotto alle ascelle,
-e glielo porse; e quella, spinto il capo innanzi
-vivamente, come un'assetata alla fonte, lo baciò
-<span class="pagenum" id="Page_272">[272]</span>
-come potè, sulla testa, tre volte, avidamente,
-con gli occhi raggianti di tenerezza e di gratitudine....
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Il caldo cresce, il sole arroventa i crani, i
-cervelli levano il bollore, e i cocchieri, con gli
-occhi infocati e le tempie imperlate di sudore,
-gesticolano nei nuvoli del polverone come oratori
-alla tribuna, incitando con grida stridule di
-beduini i cavalli immollati e trafelati. Sulla linea
-di Vanchiglia, mi trovo seduto dietro a un di
-loro, che espande clamorosamente i suoi affetti
-con un amico ritto al suo fianco, trinciando
-l'aria con la mano libera come se impartisse
-una benedizione continua agli alberi e alle case.
-Alle prime parole m'accorgo che non è infiammato
-soltanto dal caldo, ma dall'acquavite, e
-appena afferrato l'argomento del suo discorso,
-riconosco in lui il poveretto a cui è toccata la
-disgrazia del bimbo schiacciato in via Venti Settembre.
-Non aveva la sbornia allegra, peraltro;
-non era sovreccitata nell'anima sua che la tristezza
-consueta, una pietà amara per quella sua
-povera figliola, sempre malata dopo quel giorno
-terribile, sempre distesa là in quel fondo di
-letto, con gli occhi infossati e con le mani color
-di cera, che s'ostinava dieci volte il giorno a
-riprender l'ago e le forbici, e li lasciava ricader
-sulla coltre, dicendo: — Non posso.... non posso
-più.... — Ma la grappa levava l'espressione del
-suo dolore all'altezza della lirica. L'amico lo
-<span class="pagenum" id="Page_273">[273]</span>
-confortava invano; egli rifiutava i conforti con
-dinieghi vigorosi del capo, dando al freno delle
-girate violente. Il rumore d'una locomotiva stradale
-mi coperse per qualche momento la sua
-voce: quando la risentii, era cambiato il soggetto
-del suo discorso e cresciuto l'ardore della
-sua parola. Raccontava come, tornato a casa
-una sera, aveva trovato sul tavolino da notte
-della sua malata un mazzetto di fiori, delle pesche,
-una scatola di Liebig, una bottiglia di Marsala.
-Chi aveva portato quel ben di Dio? Chila — la
-signora! Non c'era da domandarlo. Ma
-c'era dell'altro. La camera, ch'egli aveva lasciata
-sottosopra, come si trovava da vari giorni,
-con tutte le carabattole per aria, era ordinata,
-assestata di tutto punto come quando la
-figliuola era <i>in gamba</i>: una cappella in un giorno
-di festa.... E chi aveva fatto questo? Non mica
-la portinaia, che s'affacciava all'uscio la mattina
-e la sera, e scappava via come per paura della
-peste. Era stata anche <i>chila</i>! Era capitata là una
-mattina a visitar la figliuola, e, data un'occhiata
-in giro, aveva detto: — Ah! io non voglio mica
-che la mia malatina stia in mezzo a questo <i>ciadel</i>
-di casa di matti! A me! — E tic tac, alla svelta,
-senza neppur levarsi il cappellino, aveva dato
-sesto a ogni cosa. — <i>Chila</i>, capisci? con le sue
-proprie mani, come una <i>donna a poste</i>, seguitando
-a chiacchierare e a dir facezie per tenerla
-allegra, come una sorella. — E al momento d'andarsene,
-di sull'uscio, le aveva detto: — Di' al
-babbo che non beva, ricordati! — Qui il cocchiere
-si lasciò scappare il ridere; poi, rifattosi
-<span class="pagenum" id="Page_274">[274]</span>
-serio a un tratto, proruppe in un'esclamazione
-appassionata: — Ah, non ce n'è un'altra, no,
-non ce n'è un'altra come quella; non c'è, non
-c'è un'altra santa signora compagna!
-</p>
-
-<p>
-E poichè l'amico, sorridendo, gli faceva cenno
-che si quietasse, egli s'eccitò di più, picchiando
-il pugno sul parapetto, come irritato da una contraddizione: — Sì,
-è una santa signora, è un
-angelo, è la madonna in corpo e in anima, e lo
-voglio gridare a tutta Torino, capisci!
-</p>
-
-<p>
-E una nuova esortazione dell'amico spinse
-ancora il furore della sua gratitudine d'un grado
-più in su. Bestemmiò e ricominciò: — Sì, io
-mi farei ammazzare per quella donna lì, capisci;
-mi farei pestare, schiacciare, bruciar vivo,
-mettere a pezzi.... Oh che gioia di donnina! Oh
-che amore, che benedizione, che anima santa
-di donnina! — e si baciò il dorso della mano
-e attaccò un'altra serie di moccoli adorativi.
-</p>
-
-<p>
-E quando scesi e mi voltai a guardarlo, lo
-vidi ancora col viso in aria e con la bocca
-aperta, che apostrofava il fantasma della <i>Chisciottina</i>,
-scotendo il capo a ogni parola come
-se scandesse il suo laudario, e agitando la frusta
-da destra a sinistra come per aprire il passaggio
-alla piena della sua passione.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Sì, tutti sono sovreccitati, e più che altri gli
-attaccalite e i prepotenti dello stampo di <i>Tintura-Migone</i>;
-per i quali pare che del caldo,
-della polvere, d'ogni noia dell'estate sia colpevole
-<span class="pagenum" id="Page_275">[275]</span>
-tutta quella classe di persone con cui essi
-possono sfogare il proprio malumore senza pericoli.
-C'è chi se la piglia col cocchiere perchè
-vi sono trentadue gradi all'ombra, chi aspreggia
-il fattorino perchè il municipio non fa inaffiar
-le strade abbastanza, e perfino chi pretende dal
-controllore che dia ordine di accelerare la corsa
-perchè, andando come si va, corpo d'un cane,
-non s'è ventilati un bel corno. Ma vidi un bel caso
-di castigo l'ultima domenica di luglio, sul corso
-Regina Margherita. Dopo aver fatto fuoco e
-fiamme per una bazzecola, uno di questi neroncelli
-gridò scendendo: — Vado immediatamente
-a far rapporto alla direzione! — La direzione è
-lì, — gli disse garbatamente un operaio che
-m'era accanto, indicandogli la direzione della
-Società Belga, proprio di faccia alla giardiniera.
-Quegli, che la credeva invece chi sa dove, e
-non aveva alcuna intenzione d'andarvi, guardò
-l'iscrizione sulla facciata, indispettito, e dopo un
-momento di titubanza, comicamente contrastante
-con la sua risolutezza di poco prima, voltò le
-spalle ai sorrisi canzonatori dei passeggieri e
-s'avviò dalla parte opposta.... col viso di quel
-vecchio galante del <i>Jean Tommeray</i> che, quando
-la signora ch'egli corteggia fa l'atto di cedere,
-prende il cappello e se ne va via dicendo: — Saprò
-chi m'ha fatto questo tiro.&nbsp;—
-</p>
-
-<p>
-— Poteva almeno ringraziarmi dell'indicazione — osservò
-placidamente l'operaio, senza
-sorridere. Era il lattoniere autodidattico, il socialista
-“legalitario„ e ragionatore, che andava,
-in un sobborgo a tenere una conferenza, stringendo
-<span class="pagenum" id="Page_276">[276]</span>
-sotto il braccio uno dei suoi registri pieni
-di estratti di giornali e di note; e aveva accanto
-un compagno tarchiato e serio come lui, un
-fabbro ferraio sui sessanta, tutto grigio, suo
-devoto amico e ammiratore, che soleva accompagnarlo
-in quelle gite, dandosi l'aria d'un segretario
-di gabinetto. Un curiosissimo personaggio
-costui, che avevo già incontrato più
-volte: entrato nel socialismo non per effetto di
-ragionamenti propri, ma per fede cieca nella
-ragione dell'altro; la cui cultura rapidamente
-acquisita e il progresso intellettuale continuo gli
-apparivano come un miracolo, più efficace di
-qualunque argomento a dimostrargli la giustizia
-della causa che aveva sposato. Il progresso del
-lattoniere era continuo, infatti: bastò un breve
-discorso a provarmi che anche nei due mesi
-da che non l'avevo più visto la sua mente s'era
-allargata e arricchita, e la sua parola fatta più
-facile e più esatta. Rimasi addirittura maravigliato
-a udirlo commentare le recenti elezioni
-generali del Belgio in confronto con quelle di
-due anni innanzi, spiegando la ragione del quasi
-assoluto annientamento del partito liberale; giustificando
-l'alleanza dei socialisti coi radicali,
-ch'era stata fatta dai primi senza alcuna concessione
-pericolosa alla loro indipendenza avvenire;
-calcolando come, se non ci fosse stato
-il voto plurimo, se tutti i partiti fossero scesi
-nella lotta ad armi eguali, non il clericale, ma
-il socialista avrebbe avuto la vittoria. Ma dall'uomo
-pratico ch'egli era, di questo non andava
-a parlare ai suoi uditori: andava a persuaderli
-<span class="pagenum" id="Page_277">[277]</span>
-della necessità d'un'associazione cooperativa,
-con argomenti tratti dalle loro condizioni e dai
-loro bisogni particolari, ch'egli conosceva perfettamente,
-come conosceva i bisogni, le condizioni
-d'ogni sobborgo o villaggio, industriale
-o commerciante od agricolo, in cui fosse chiamato
-a parlare; in ciascuno dei quali arrivava
-con un grande corredo di osservazioni, di notizie
-e di cifre, raccolte pazientemente da pubblicazioni
-statistiche e da conversazioni con
-gente colta, anche d'altri partiti. E mentre, scansandosi
-ogni momento per lasciar salire o scender
-qualcuno, egli mi esponeva la traccia della
-sua conferenza con quella semplicità modesta
-di linguaggio e d'intonazione, che faceva il miracolo
-di soffocare nei suoi eguali ogni gelosia
-della sua autorità e quasi ogni invidia della sua
-preminenza intellettuale, io osservavo il suo
-vecchio compagno, tutto intento alle sue parole;
-il quale guardava lui e me, alternatamente, con
-un'espressione viva di compiacenza d'amico e
-d'alterezza di collega, mista di non so che di
-paterno e di umile insieme; tanto più commovente
-in quanto era visibile che il suo cervello,
-intorpidito dal disuso, apertosi troppo tardi a
-quella nuova luce di idee, non lo capiva che
-per barlume. Punto dalla curiosità, tirai anche
-lui nel discorso; nel quale entrò volentieri, con
-una vivacità che mi stupì; ma per uscir dall'argomento
-quasi subito, con frasi indeterminate
-e strane, che attirarono fortemente la mia
-attenzione. Riconobbi sull'atto il caso, accennato
-dal De Vogüé, d'una di quelle dottrine che, seguendo
-<span class="pagenum" id="Page_278">[278]</span>
-la legge della caduta delle idee, discendendo,
-cioè, dalla mente eletta che le concepì
-nella gente semplice e inculta, si deformano, o,
-meglio, si contraggono e si cristallizzano in un
-piccolo residuo tenace, equivalente quasi a una
-forza d'istinto, nata con loro. In lui era la dottrina
-del Rénan, l'<i>Avvenire della Scienza</i>, ridotta
-in questa sola idea semplicissima: che
-grazie ai progressi indefiniti della scienza, e in
-particolar modo della meccanica, l'uomo sarebbe
-riuscito un giorno a provvedersi così abbondantemente
-e con così poca fatica quanto gli
-abbisogna, che ogni miseria, ogni ingiustizia,
-ogni lotta sociale avrebbe avuto fine come la
-tempesta al cader del vento. Per quale via fosse
-discesa, per quale spiraglio entrata nella sua
-mente, come un raggio in una grotta, quell'idea
-unica, nella quale egli aveva una fede assoluta,
-immobile, invincibile, e che era il tema di tutti
-i suoi discorsi e la fonte d'altri cento embrioni
-d'idee a cui non trovava parola, forse non sapeva
-dire egli stesso. Della sua stessa idea principale
-io non afferrai che la coda, quando, con
-una brusca transizione, egli venne a parlare dei
-futuri tranvai elettrici, e movendo da questi,
-precorse gli anni con la fantasia, eccitato come
-da una visione della città avvenire, che ritrasse
-in frasi vivaci ed informi, senza badare al sorriso
-di compatimento con cui il suo amico lo
-ascoltava. Egli vedeva le strade corse da ogni
-sorta di “automobili„ fitti come i moscherini
-per l'aria; i ragazzi portati a scuola, gli operai
-al lavoro, le donne al mercato; tutti i pesi trasportati
-<span class="pagenum" id="Page_279">[279]</span>
-a volo; le distanze sparite, le fatiche soppresse,
-un risparmio enorme di tempo e di forza,
-la vita agile e facile in tutte le sue forme: <i>tutt
-coma la losna</i>, tutto come il lampo; e faceva un
-gesto continuo con la mano come per indicare
-una cosa che guizzi e scompaia. Ed era ancora
-eccitato dalla sua visione quando scese con
-l'amico in piazza Vittorio Emanuele per prendere
-il tranvai a vapore di Moncalieri, e di lontano
-mi fece ancora quell'atto: — <i>coma la losna</i>, — che
-riassumeva tutta la sua dottrina e
-la sua speranza....
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Qui, tra gli ultimi appunti di luglio, trovo poche
-righe, che mi ricordano una serata afosa,
-in cui il tranvai corre sotto gli alberi non mossi
-da un alito, in mezzo a passanti che si fanno
-vento col cappello, mostrando al lume dei lampioni
-la fronte luccicante di sudore, fra due file
-di case alte, dove alle finestre, ai terrazzini e
-alle soffitte è affacciata gente che guarda il cielo
-e le montagne lontane, col capo rovesciato indietro
-e con la bocca aperta, come se gridassero: — Aria!
-Aria! Aria! — E: — aria! — invoco
-anch'io, bevendo con avidità il po' di fresco
-che mi manda in viso il ventaglio d'una signora
-vicina. Ma al passare lungo i quartieri popolari,
-dove pullulano migliaia di bimbi scalzi, sdraiati
-per terra, coricati sui marciapiedi, ammucchiati
-nei fossi, ravvoltolantisi tra i cocci e la bruttura,
-coi visi e i colli segnati di scaglie e di gore, con
-<span class="pagenum" id="Page_280">[280]</span>
-le braccia e le gambe nere fino ai gomiti e ai
-ginocchi, e la camicia e i panni ridotti a un
-solo colore dalla polvere addensata d'una settimana,
-un altro grido mi vien sulle labbra. Aria,
-sta bene. Ma e l'acqua? Sta bene la refezione
-scolastica. Ma e la disinfezione scolastica? E mi
-compiaccio a immaginare un gran carro inaffiatore
-che corra sulle rotaie lungo quei fossi
-e quei marciapiedi schizzando zampilli su quei
-mucchi brulicanti di piccole creature sudicie, o
-un'enorme tinozza ambulante d'acqua tepida,
-dove li tuffo e li sciacquo tutti per rimandarli
-ai loro giochi più vispi, più sereni e più buoni.
-Quanti malanni, quanti mali umori, e chi sa
-anche quanti piccoli germi d'infezione derivino
-all'animo da quella sporcizia! Di chi la colpa?
-Sì, certo, è in parte incuria colpevole; ma è più
-miseria, ignoranza, penuria di tempo, di spazio,
-di comodi, e mancanza di dignità e d'amor proprio
-che da tutto quello deriva. E allora.... allora
-non trovo a confortarmi che nella dottrina del
-vecchio fabbro ferraio: la scienza, la macchina
-vôlte a vantaggio diretto di tutti, la produzione
-moltiplicata dal perfezionamento dei processi e
-dal lavoro fatto universale, e il lavoro reso da
-queste due cause per tutti quale non è ora che
-per pochi, abbreviato e alleviato in modo che a
-tutti avanzi tempo, forza e libertà da dedicare
-alla cura del corpo e alla cultura dello spirito.
-Eh, bisogna pur giunger lì, per una via o per
-un'altra, se non si vuol rinunciare alla speranza!
-Ma mentre dico tra me queste cose, mi
-dà prima nell'occhio la mano tremante con cui
-<span class="pagenum" id="Page_281">[281]</span>
-il fattorino accende il lume del tranvai, e poi il
-suo viso malandato e turbato, che mi par di riconoscere.
-È lui, infatti; il povero fattorino che,
-dopo esser stato percosso, quasi mortalmente,
-da passeggieri sconosciuti, contro i quali la Società
-ha mosso causa, trema sempre al calar
-della notte, per terrore d'una vendetta. E allora
-mi raffiguro la scena selvaggia, penso a quelli
-sconosciuti che, non provocati, per puro istinto
-di malvagità, han messo in pericolo di morte e
-reso malato e infelice forse per sempre un uomo
-onesto e buono, e ritornando al mio ideale della
-miseria e dell'ignoranza soppresse, mi domando: — E
-la malvagità umana sarà soppressa mai?
-</p>
-
-<p>
-E questa domanda, a cui non oso di rispondere,
-mi lascia triste e pensieroso. Ma per un
-minuto soltanto. Mi riviene in mente l'operaio
-lattoniere, mi salta su dinanzi il buon falegname
-dalla giacchetta di velluto stinto, penso a tanti
-altri che vengon su come loro, che diffondono
-nel popolo idee e sentimenti di giustizia, di fraternità,
-di pietà per i deboli, di orrore per la
-violenza, che lo educano alla vita intellettuale,
-alla dignità di classe e alla fede nella forza dell'idea
-e nel progresso della civiltà; e le mie
-speranze tornano ad accendersi l'una dopo l'altra,
-come i lumi che fuggono lungo la via.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_282">[282]</span>
-</p>
-
-<h2 id="cap8">CAPITOLO OTTAVO.</h2>
-</div>
-
-<p class="indr">
-Agosto.
-</p>
-
-<p>
-O novellieri antichi, ricercatori amorosi e descrittori
-lepidissimi di gente “semplice, grossa
-e di nuovi costumi„ quali tesori avreste raccolti
-nella carrozza di tutti se fosse stata inventata
-cinque secoli avanti! Ci sono sposi di campagna
-in viaggio di nozze, che fanno tre volte
-la corsa circolare dei Viali, dodici miglia a un
-dipresso, con l'illusione di far sempre nuovo
-cammino, fin che, mordendoli la fame, discendono,
-sbalorditi dall'immensità dì questa Torino
-che non finisce mai; montanari solitari che,
-arrivati alla barriera dov'eran diretti, salgono
-sur un'altra carrozza partente, credendo di continuate
-il viaggio, e ritornano per un'altra via
-al punto da cui partirono, dove si guardano intorno
-stupefatti, come gente piovuta dal cielo;
-e poveri villani che, addormentatisi durante la
-corsa, si svegliano a un miglio oltre il punto
-dove volevan discendere, furiosi contro il cocchiere,
-<span class="pagenum" id="Page_283">[283]</span>
-che avrebbe dovuto svegliarli, o almeno
-“gridar le stazioni„ come si fa sulle strade ferrate.
-Più amene, anche in questo, e più stranamente
-pretensiose sono le donne. Ho qui notata
-una balia che, non trovando da sedere, non vuol
-dare più d'un soldo, dicendo che un soldo,
-per stare in piedi, è già un bel pagare, e che dovevano
-“attaccare un altro vagone„; due contadine
-che, salendo, avvertono il cocchiere di
-fermare davanti alla casa d'un <i>monsú Garet</i> o
-d'un <i>monsú Cimussa</i>, sconosciutissimi, come si
-direbbe: — Fermate davanti al Palazzo reale; — e
-una giovane alpigiana, la quale, scendendo a
-Porta Palazzo con un grosso involto, prega il fattorino
-di aspettare, chè tornerà subito, appena
-portata la roba a una sua parente; e si risente
-della risata dei passeggieri, trattandoli di maleducati.
-Non c'è specola migliore del tranvai per
-vedere quanta ingenua ignoranza giri ancora
-per il mondo e comprendere perchè sia ancora
-tanto facile l'arte di gabbare il prossimo. E ci
-sono anche i timidi, gli affannoni, nuovi affatto
-a Torino, i quali, cercando il loro tranvai agl'incrociamenti
-delle linee, domandano informazioni
-di qua e di là ai cocchieri che passano e, non
-comprendendo le risposte affrettate, inseguono
-un carrozzone, si ravvedono, ne inseguono un
-altro, s'arrestano, salgono sopra un terzo, che
-non è quello, e scendon trafelati e disperati, maledicendo
-a quella confusione, a quella furia infernale
-di tutti e d'ogni cosa, dove un povero
-galantuomo perde il tempo e la testa. O povera
-gente, di cui il mondo ride, poveri naufraghi
-<span class="pagenum" id="Page_284">[284]</span>
-della città grande, come fate pietà a chi sotto
-il vostro affanno del momento indovina il pensiero
-inquieto della lite che v'ha condotti fra le
-<i>cittadine infauste mura</i>, o della moglie che
-v'aspetta all'ospedale, o del figliuolo che visiterete
-alle carceri, o del lavoro che cercherete
-invano, o del parente agiato, ultima vostra speranza,
-che vi chiuderà l'uscio sul viso!
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-L'agosto cominciò lietamente con la scoperta
-d'un uso nuovo, a cui non avevo mai pensato
-che il tranvai potesse servire. Sboccando dal
-corso Valentino in via Nizza salii in fondo a
-una giardiniera, della quale occupava tutte le
-panche, fuor che l'ultima, una comitiva nuziale.
-C'eran nella prima lo sposo e la sposa, biondissima,
-tutta bianca, coronata di fiori e ravvolta
-in un gran velo; nelle altre una ventina
-di parenti e d'amici, donne grasse in abito di
-seta, uomini impomatati, con la barba fatta di
-fresco e un fiore all'occhiello, un vecchio con
-un cilindro d'altri secoli, un prete di campagna,
-delle ragazze in fronzoli, dei bimbi vestiti da
-festa. Si capiva che andavano al Municipio in
-quella forma economica non per tirchierìa, ma
-per capriccio, per un gusto originale di far mostra
-pubblica della loro allegria. Erano tutti allegri,
-infatti, come se avessero già festeggiato
-la coppia di prima mattina con molte bottiglie
-di vermut; le donne chiacchieranti, gli uomini
-sorridenti all'idea d'un pranzo di tre ore, i vecchi
-<span class="pagenum" id="Page_285">[285]</span>
-ringalluzziti, le ragazze agitate. Anche il cocchiere
-e il fattorino, che discorrevano con l'uno
-e con l'altro, parevano presi da quell'allegria,
-come dai vapori d'un liquor forte. La bianchezza
-della sposa velata annunziando lo spettacolo di
-lontano, molti si soffermavano sui marciapiedi,
-uscivan donne dalle botteghe, accorrevano ragazzi;
-i conducenti dei carri e i fiaccherai sorridevano,
-passando, dall'alto della cassetta, e
-lanciavan degli scherzi: — Oh che bella bionda! — Tanti
-buoni auguri! — Salute e figliuoli! — e
-i cocchieri degli altri tranvai salutavano il
-loro collega, auriga del settimo sacramento,
-strizzando gli occhi e cacciando fuori la lingua,
-mentre i passeggieri si voltavano a guardare
-tutti insieme, ilari e curiosi. E la comitiva, eccitata
-dall'ammirazione pubblica, parlava più
-forte, gesticolava più vivo, rideva più alto, incitava
-con la voce i cavalli, che andavan di galoppo
-per via Lagrange, al suon dei fischi raddoppiati
-del cocchiere, facendo sventolare come
-una bandiera il velo trasparente della sposa
-bionda, accesa ogni tanto dai raggi di sole irrompenti
-dalle vie laterali, e troneggiante nella
-sua bianchezza come sopra un carro di trionfo.
-E mi pareva davvero un carro di richiamo mandato
-in giro da un'agenzia di matrimoni o da
-qualche Società di propaganda coniugale, un
-po' carnevalesco, ma pure gentile e simpatico;
-e chi sa? forse la prima forma d'un carro da
-nozze del duemila, quando tutto sarà servizio
-pubblico, e si sposeranno con la stessa pompa
-le figliuole degli uscieri e dei ministri....
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_286">[286]</span>
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Da più giorni spirava aria di nozze su tutte
-le linee; nei discorsi delle donne e delle ragazze
-sentivo ogni momento dei <i>chiel</i> e dei
-<i>chila</i>, pronunciati con un accento di rispetto insolito,
-che si riferivano tutti a una sola coppia,
-come ad un Adamo e ad un'Eva, dai quali dovesse
-discendere un'umanità nuova, e notizie
-vaghe e commenti fantastici sopra una bellezza
-femminea, che nessuna aveva vista, ma
-per cui pareva che tutte avessero l'animo preparato
-all'ammirazione. Ero una mattina sulla
-giardiniera della linea di Lanzo, ritto accanto
-al cocchiere e, stando voltato di fianco, vedevo
-un gruppo graziosissimo: sur una delle prime
-panche due giovani monache, con gli occhi
-bassi e le braccia strette alla cintura; dietro
-di loro, quattro ragazze del popolo, col grembialino
-di stiratrici; più in là un fattorino del
-telegrafo. In piazza Carlo Felice salirono accanto
-alle monache due signore eleganti che,
-appena sedute, aprirono in fretta un giornale
-illustrato comprato allora, e fissarono con viva
-attenzione la prima pagina. Voltandomi da capo
-un momento dopo, vidi le quattro ragazze in
-piedi, che sporgevano il viso, scintillanti di
-curiosità, piegando il capo di qua e di là per
-vedere il giornale, ora scoperto, ora nascosto
-dai cappellini delle signore. Era il ritratto della
-principessa Elena del Montenegro; il primo apparso
-in Italia, e che tutte, certo, vedevano per
-<span class="pagenum" id="Page_287">[287]</span>
-la prima volta. Il quadretto era curiosissimo.
-Gli sguardi acuti e riflessivi e le labbra strette
-delle due signore rivelavano un'analisi pacata
-e minuta, accompagnata da dubbi e da riserve
-di critici meticolosi; il sorriso muto e quasi risplendente
-delle ragazze esprimeva una curiosità
-ancor tanto forte da sospendere ogni giudizio;
-le due monache sole non avevano voltato
-il capo, ma non riuscivano a dissimulare il loro
-desiderio di vedere, e lanciavano sul giornale
-delle occhiatine rapide e oblique come sopra
-una cosa proibita; e anche il cocchiere torceva
-il busto indietro e adocchiava, e il fattorino,
-ritto sulla pedana, allungava il collo, e il telegrafista
-levava il viso sopra le spalle delle ragazze.
-A un certo punto, forse per respirare più
-libero, le due signore porsero cortesemente il
-giornale alle loro vicine, che l'afferrarono come
-una preda, frementi di piacere, e vi si curvarono
-sopra con le teste aggruppate, tirandolo di qua
-e di là e facendo un cicaleccio vivissimo. Il
-tranvai passò davanti alla stazione di Porta
-Nuova, donde usciva un'onda di gente, di omnibus
-d'alberghi e di carrozze, svoltò sul Corso di
-Genova in faccia alla gran muraglia azzurra
-delle Alpi, s'inoltrò fra i begli alberi e gli edifizi
-ridenti del Corso Re Umberto, e le quattro ragazze
-seguitavano il loro esame, senz'alzare il
-capo, non più chiacchierando, chè avevano sfogata
-la loro prima furia, assorte in una contemplazione
-immobile e silenziosa. Si vedevano
-passare nei loro occhi intenti l'ammirazione, la
-simpatia, il sentimento della distanza immensa
-<span class="pagenum" id="Page_288">[288]</span>
-che separava da loro la persona effigiata, lo
-sforzo della fantasia con cui cercavano su quel
-viso i segni della predestinazione gloriosa, il
-pensiero del corredo mirabile, delle grandi feste,
-della felicità sovrumana che l'aspettavano, l'invidia
-timida e reverente d'una vita che esse
-immaginavano tutta splendori, trionfi, ebbrezze,
-a cui la loro speranza non s'innalzava neppure
-nel sogno. Ed io non potevo staccar gli occhi
-da loro, e al pensare che altre migliaia di ragazze
-come quelle, che altri milioni di creature
-umane d'ogni età e d'ogni stato erano in quei
-giorni altrettanto smaniose di veder quell'immagine,
-e che quell'immagine d'una fanciulla
-illustre e gentile, sì, ma sconosciuta fino a ieri,
-sarebbe stata cercata, commentata, contemplata
-religiosamente così, come non fu mai quella
-d'alcun eroe, o uomo di genio o benefattore immortale
-dell'umanità in alcun paese e in alcun
-tempo, ero preso da uno stupore profondo, come
-davanti a un grande mistero, come all'intuizione
-confusa di qualche istinto non ancora
-scoperto o compreso dell'anima umana. E ancora
-dominato da questo stupore tenni dietro
-con lo sguardo alle quattro ragazze che s'avviavano
-al sobborgo solitario della Crocetta, ragionando
-ancora calorosamente di quell'immagine,
-come se portassero via con sè la spiegazione di
-quel mistero.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_289">[289]</span>
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Due giorni dopo (ricordo ch'era il giorno della
-morte della <i>Riforma</i>), essendo scoppiato il settantesimo
-temporale della stagione, rivennero
-fuori i carrozzoni chiusi, ed io mi trovai il dopo
-pranzo, sulla linea della barriera di Casale, seduto
-in faccia alla studentessa di medicina, in
-mezzo a vari signori e signore, che l'osservavano,
-senza parlare. A questi, che forse non
-l'avevan mai vista, essa faceva la stessa impressione,
-m'accorsi, che aveva fatta a me la
-prima volta; ma su quel viso bianco e fermo,
-d'una purezza di vergine ideale, mi parve di
-veder qualche cosa d'insolito, il segno d'un pensiero
-nuovo e vivo, che mutava sede, mostrandosi
-ora negli occhi, ora sulla fronte, ora sulle
-labbra, come un'ombra guizzante sopra un'acqua
-limpida e queta. I suoi grandi occhi celesti,
-però, si posavano come sempre sulla gente con
-quella espressione vaga di chi guarda cose lontane,
-alle quali non pensa, e la sua bocca, col
-labbro di sopra leggermente inarcato, serbava
-quell'atteggiamento infantile, indefinibile, che
-attesta l'ignoranza del bacio amoroso. Con una
-mano accarezzava il lembo d'un nastro del cappellino
-che le scendeva sul petto; e vidi che parecchi
-guardavano attentamente quella mano
-lunga, bianchissima, quasi diafana, che pareva
-si sarebbe dissolta nel calore d'una stretta d'amante;
-ed era quella mano che palpava le teste
-tronche, che tirava via la pelle dagli arti recisi
-<span class="pagenum" id="Page_290">[290]</span>
-sulle tavole del laboratorio anatomico e s'insanguinava
-cercando i muscoli e i nervi nella
-carne infetta dei cadaveri mutilati. Eppure quell'immagine
-non mi destava per quella mano alcuna
-ripugnanza come se nessun sozzo contatto
-potesse far macchia, nessun lezzo attaccarsi alla
-purità virginea delle sue dita, nello stesso modo
-che non poteva, a mio giudizio, entrare nell'anima
-sua alcuna bruttura della vita e del
-mondo. Con questo pensiero osservavo il movimento
-di quelle dita che parevan petali di giglio
-agitati dal vento, quando, nell'ultimo tratto
-di via Maria Vittoria, il tranvai s'arrestò al
-cenno d'una ragazza ritta sulla soglia d'un portone:
-una brunetta svelta e messa bene, con un
-cappellino purpureo guernito di tre impertinenti
-penne di gallo; la quale salì rapidamente, e sedette
-nell'unico posto che rimaneva, accanto
-alla studentessa. Ah, che imprudenza! Ecco un
-nuovo pericolo, prima ignorato, che presenta
-alle peccatrici la carrozza di tutti. Se uscendo
-di dove usciva, quella sventata avesse preso la
-strada a piedi, certo che sarebbe venuto a molti,
-incontrandola, lo stesso pensiero che balenò a
-tutti noi al primo vederla; ma, guardata di sfuggita
-da uno alla volta, essa non si sarebbe trovata
-esposta, come fu in carrozza, all'osservazione
-minuta d'un'adunanza d'inquisitori, in cui
-la comunanza visibile dello stesso sospetto mutava
-il sospetto in certezza. Era una novizia, si
-capiva bene, perchè si turbò sotto il primo fuoco
-degli sguardi che non aveva preveduti, e cercò
-di larvare il suo turbamento voltandosi verso
-<span class="pagenum" id="Page_291">[291]</span>
-la strada, leggendo gli annunzi, guardando il
-ventaglio, fingendo di cercar qualche cosa nelle
-tasche. Ma invano, perchè, avendo fatto cinque
-passi, ansava come se avesse fatto una corsa,
-e quello che non diceva il suo respiro dicevano
-le pupille umide, le guancie rosse, le labbra febbrili.
-E c'erano ben lì delle persone delicate che
-sentivano la sconvenienza, la crudeltà dell'osservarla
-tutt'insieme e di tormentarla a quel
-modo; ma potendo la curiosità più della convenienza,
-gli sguardi insistevano, accusando il
-lavorìo impudico delle immaginazioni, e insistettero
-a segno, che sul viso di lei succedette
-alla vergogna l'irritazione, e poi un atteggiamento
-forzato d'audacia e di sfida, la tentazione
-visibile di dirci fuor dei denti: — Ebbene, sì!
-E con questo? Siete un branco d'indiscreti e
-d'insolenti! — e di fare una distribuzione circolare
-di ceffate. La studentessa sola mostrò di
-non vederla, di non accorgersi neppure che altri
-la guardasse, come se nessuno fosse entrato;
-non una volta essa girò lo sguardo verso di lei,
-non un'ombra, fuorchè quella del suo primo pensiero,
-passò sul suo viso bianco ed immobile;
-e mai non compresi, mai non sentii quanto nel
-confronto di quei due visi vicini la superiorità
-infinita dell'incanto che vien dall'anima sopra
-la forza che tenta i sensi. Essa acquistava dal
-confronto un lume maraviglioso di bellezza, di
-grazia e di dignità, che la faceva parere una
-creatura d'una razza superiore, a cui si sarebbe
-baciata la fronte, tirando indietro le mani.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_292">[292]</span>
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Dalla morte della <i>Riforma</i> alla cattura del
-<i>Doelwick</i> passò una serie di giornate senz'incontri
-di personaggi della compagnia; ma non
-vane, poichè da tre casi nuovi dedussi tre precetti
-di condotta d'una utilità indiscutibile per
-i passeggieri dei tranvai.
-</p>
-
-<p>
-Dedico il primo ai giovani. — “Quando s'è
-in piedi in fondo a una giardiniera, in compagnia
-d'un amico, non esprimere mai il proprio
-giudizio sulle bellezze posteriori d'una
-passeggiera seduta sur una delle panche davanti,
-perchè fra i passeggieri ritti accanto a
-noi c'è qualche volta qualcuno a cui la cosa
-può non garbare.„ — Esempio. Un giovanotto: — Guarda
-che bellezza di collo che ha quella
-donnina, la prima a sinistra sulla terza panca,
-con quei ciuffetti arricciolati sulla nuca! Ah,
-che amore di collo! Ci metterei una collana di
-baci.... — Un signore accanto, seccato: — È il
-collo di mia moglie, badi.
-</p>
-
-<p>
-L'altro precetto fa per le signore. — “Stando
-nel tranvai quando s'entra in una piazza, non
-pigliar mai per sè una frase ammirativa d'un
-passeggiere, se in quella piazza c'è un monumento.„
-Esempio. Sale una signorina in un
-carrozzone chiuso, in piazza Statuto, e nell'atto
-che entra per l'uscio davanti, il suo cappellino
-intercetta la visuale che dagli occhi d'un forestiere
-seduto in fondo va alla sommità del monumento
-<span class="pagenum" id="Page_293">[293]</span>
-del Fréjus, e proprio nel momento che
-il forestiere dice al suo compagno: — Guarda
-che bell'angelo! — La signorina arrossisce, il
-compagno risponde: — L'ha fatto il Tabacchi,
-è fuso all'arsenale.... — e la signorina.... deve
-arrossire da capo.
-</p>
-
-<p>
-Il terzo precetto si può rivolgere a chiunque. — “Uscendo
-di casa, non pigliar mai per le
-minute spese, senza previo esame, un rotoletto
-di soldi che trovate sul cassettone.„ — Io
-commisi questo sbaglio e, per disgrazia, m'imbattei
-sul tranvai, dove c'era altra gente, in un
-gran fattorino barbuto, dall'aspetto e dai modi
-d'un procuratore del re di malumore. Mi restituì
-il primo doppio soldo, dicendomi: — È argentino. — Mi
-restituì il secondo, con un'occhiata
-severa, dicendomi: — È argentino anche questo. — Mi
-restituì il terzo, squadrandomi da capo
-a piedi, e dicendomi: — È greco. — E il quarto
-era rumeno, e il quinto era di Pio nono.... Avevo
-preso un rotolo di soldi fuor di corso, stati
-messi in disparte per precauzione. Tutti mi guardarono;
-nessuno poteva pensare ch'io avessi
-in tasca per puro caso quella raccolta di falsità;
-arrossii come un gambero; la mia riputazione
-era perduta senza rimedio. Ah se fosse stato là
-il mio Guyot, come avrebbe trionfato!
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Povero Guyot! Egli si deve ancor ricordare
-della data della cattura del <i>Doelwick</i> perchè
-quel giorno passò un brutto quarto d'ora. Veramente,
-<span class="pagenum" id="Page_294">[294]</span>
-fui crudele. Ma, insomma, fu lui che
-la volle; doveva far la strada a piedi piuttosto
-di venirsi a cacciare in quel solo posto vuoto
-che rimaneva sulla giardiniera fra me e un giovanotto
-in cacciatora, che teneva spiegato fra
-le mani il <i>Grido del popolo</i>. Data una sbirciata
-a me e una al giornale, si ristrinse, si fece piccolo
-come preso da un freddo improvviso, per
-evitare il nostro contatto, e fu appunto quell'atto
-provocante che scatenò i miei istinti feroci. Per
-vendicarmi raddoppiai il suo tormento cavando
-di tasca e spiegando la <i>Lotta di classe</i>. Lo sentii
-fremere come un uomo a cui siano appuntate
-alle tempie due rivoltelle. Ah, fui spietato! Ma
-per poco. Un pensiero più alto mi sorse nella
-mente. Pensai che era stolto il maravigliarsi
-del lento cammino che fanno nel mondo anche
-le idee più grandi e più benefiche, poichè ne
-avevo accanto una ragione viva così evidente.
-Era un uomo che in tutta la sua vita, forse, non
-avrebbe mai letto nè un giornale nè un libro
-socialista, mai accettato nè voluto intendere una
-discussione su quella idea; che sarebbe passato
-a traverso a tutto questo gran movimento sociale
-con gli occhi chiusi e con le orecchie tappate
-per proposito, portando intatti in sè fino
-alla morte, come articoli di fede, tutti i pregiudizi
-più calunniosi e più insensati che contro
-la nuova dottrina e chi la professa aveva accolto
-alla prima senza ombra d'esame; che non
-avrebbe mai capito e nemmeno cercato se quella
-parola <i>lotta di classe</i> potesse avere un significato
-affatto diverso da quello che gli avevan
-<span class="pagenum" id="Page_295">[295]</span>
-dato ad intendere; che avrebbe sorriso di pietà
-se gli avessero detto che quella era una verità
-d'ogni tempo, una necessità storica manifesta,
-un fatto che è non perchè si voglia, ma perchè
-dev'essere, come il corso dei fiumi al mare e
-l'ascensione dei vapori al cielo, e che in virtù di
-quella lotta appunto egli possedeva quei diritti
-di cittadino che i suoi padri non avevan posseduti,
-e che quella lotta stessa egli combatteva
-con tutti i suoi pensieri, con tutti i suoi sentimenti
-e i suoi atti da che aveva l'uso della ragione.
-Povero Guyot! E che colpa ci aveva lui?
-Era in buona fede; lo sentiva proprio in fondo
-all'anima il ribrezzo che gli fece porgere il soldo
-al fattorino, sollevando il braccio con cautela
-per non toccare quei due fogli esecrandi in cui
-pensava che si predicasse lo sterminio e l'inferno!
-Perchè infierire contro chi, odiando noi,
-crede sinceramente di odiare la perversione e
-il delitto? E questo pensando, mosso da un
-senso di pietà, ripiegai il giornale e me lo misi
-in tasca. Nello stesso punto il giovanotto discese,
-Guyot prese il suo posto subito per iscostarsi
-da me, e tirò un respiro di sollievo, come un
-crocifisso distaccato dalla croce. Non gli restava
-più accanto che uno dei ladroni.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Dopo quella mattina, per tre giorni, trovai la
-carrozza di tutti sotto l'influsso di Venere. Come
-accade in certe passeggiate sul lastrico, che da
-quando s'esce a quando si rientra in casa ci si
-<span class="pagenum" id="Page_296">[296]</span>
-vede volteggiare intorno l'amore come se al
-mondo non ci foss'altro, così segue qualche
-volta nelle passeggiate in tranvai che per un
-certo tempo, ad ogni corsa, e più volte in ogni
-corsa, ci batte l'ali sul viso, come per tentare
-noi pure a farci <i>canuto spettacolo</i>, il monello
-divino, che moltiplica i popoli e ingrullisce i
-ministri. La prima volta fu su quell'ultimo tratto
-del corso Casale, dove, correndo all'ombra dei
-grandi olmi che scendono fino alla sponda, si
-vede tra i fusti allineati, come per i vani d'una
-selva di colonne, luccicare il Po, sparso di barchette
-di pescatori e di birichini natanti. Qua e
-là, sulle panche della giardiniera, eran seduti
-un bersagliere, un vecchio signore arcitinto, due
-musicanti con le trombe fra le ginocchia, una
-contadina con un coniglio fra le braccia; e nel
-mezzo una ragazza e un giovanotto, che ai
-primi gesti riconobbi per sordomuti, stretti in
-colloquio amoroso. Amoroso, fuor di dubbio:
-gli occhi languidi e le guance infiammate di lei
-lo dicevano. Aveva l'aspetto d'una giovane di
-bottega: un viso largo, ma d'espressione infantile,
-un sorriso strano, come di chi sorrida soffrendo,
-ma simpatico; un busto forte e ben formato.
-Lo spettacolo era nuovo per me e lo potei
-godere a tutt'agio. Avevo osservato altre volte
-quella mimica misteriosa di magnetizzatori e
-di cabalisti, quei gesti vaghi di chi disegni nel
-vuoto o cacci farfalle o mova le dita sopra una
-tastiera invisibile. Ma non avevo idea del colorito,
-della modulazione singolare che a quel
-linguaggio aereo può dar la passione. Nei gesti
-<span class="pagenum" id="Page_297">[297]</span>
-di lei, in special modo, v'era non so che di morbido
-e di gentile, e anche negli atti improvvisi
-e più rapidi qualche cosa d'intraducibile a parole,
-che pareva corrispondere alla smorzatura,
-ai languori della voce, alle note argentine e
-quasi involontarie che sfuggono dal petto commosso
-d'una ragazza parlante. La sua mano si
-soffermava per aria, descriveva delle curve graziose,
-ricadeva sul ginocchio con un abbandono
-stanco o una vivacità capricciosa, e il suo
-sguardo, mentre gestiva il giovine, invece di
-fissarsi nel viso di lui, accompagnava i suoi
-gesti, come s'egli avesse gli occhi nelle mani,
-con una mobilità, con una vita, con un balenìo
-che rendeva tutti i moti dell'animo. Quella conversazione
-di dita e di pupille m'attraeva, mi
-faceva pensare a quella singolarità d'un amore
-che non conosce la dolcezza delle parole susurrate
-nell'orecchio; che nei momenti appunto
-in cui la passione cerca le espressioni
-più ardenti e pronuncia i nomi più soavi, non
-può più dir nulla, nemmeno a modo suo; d'un
-amore in cui l'amplesso tronca ogni comunicazione
-del pensiero e l'oscurità separa le menti,
-e le dolci apostrofi di <i>angelo, cuor mio, anima
-mia</i> escono dall'anima senza musica e senza
-tremito e non restano nell'anima che nella forma
-di due mani agitate. La mimica del giovane, intanto,
-s'accelerava, come se allo scendere dal
-tranvai si fossero dovuti separare e a lui premesse
-d'approfittar del tempo; e lei non faceva
-più che dei gesti radi e lenti, quasi sempre gli
-stessi, come la ripetizione d'una frase o d'una
-<span class="pagenum" id="Page_298">[298]</span>
-parola, accompagnata da un sorriso continuo,
-incerto e dolce. Era una negazione? Una promessa?
-Un'espressione di dubbio? Tutti e due
-erano eccitati; ma, benchè avessero addosso
-gli occhi di tutti, non davano segno alcuno di
-timidità e di suggezione, quasi che i presenti
-paressero loro gente d'un altro mondo, con la
-quale essi non potessero avere alcuna relazione
-di sentimenti o di riguardi; non altro
-che immagini, ombre, quali erano infatti; di cui
-nessuna parola poteva giungere all'anima loro,
-come se una distanza immensa li separasse.
-Poi “tacquero„ a un tempo tutti e due, ed essa
-si rivolse a guardare prima la cascatella del Po,
-della quale non sentiva lo scroscio, poi gli olmi
-della riva, dove cantavano uccelli di cui ignorava
-il canto, poi le trombe dei due suonatori, che
-eran per lei uno strumento misterioso come un
-apparecchio elettrico per un selvaggio. Quando
-il tranvai entrò in piazza Vittorio Emanuele riattaccarono
-una conversazione affrettata, in cui
-pareva ch'egli facesse a lei una calda raccomandazione,
-e lei lo rassicurasse; poi, all'imboccatura
-di via Po, essa fece fermare, gli strinse
-la mano e discese, avviandosi verso i portici;
-ed egli si spinse all'estremità della panca e la
-seguitò con gli occhi, con un sorriso singolare
-di curiosità amorosa e pietosa, fin che disparve.
-Il fattorino, che stava sulla pedana accanto a
-lui, gli fece un cenno del capo socchiudendo
-un occhio, come per dirgli: — È la tua bella, eh,
-briccone? — Ma rimase stupefatto quanto me
-udendosi rispondere con voce piena e con perfetta
-<span class="pagenum" id="Page_299">[299]</span>
-pronuncia, in accento affettuoso di compassione
-e di rispetto: — <i>Povra fia!</i> (Povera
-ragazza!) — Essa sola era muta.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-<i>Amour, toujours!</i> come dice la canzonetta.
-Fu questo un bel caso (non raro, mi dissero)
-di persecuzione amorosa in tiro a due. Sul corso
-Vittorio Emanuele una bella signora arresta la
-giardiniera con un <i>alt</i> imperioso, sale con impeto
-e siede con dispetto; e ripartiti appena i
-cavalli, salta sulla piattaforma di dietro un signore,
-col cappello d'alpinista e la lente all'occhio,
-e resta lì come un piolo, con lo sguardo
-fisso sopra la bella, da cui lo separano sei panche,
-aspettando che le si faccia un posto vicino.
-All'incrociamento dei corsi Vittorio ed Umberto,
-riman vuoto un posto proprio nella panca dietro
-la signora, e lui, lesto, con una faccia imperterrita,
-corre per la pedana afferrandosi alle colonnine,
-e si va a sedere alle spalle di lei, che
-lo sente, senza vederlo, e dà un guizzo come
-per un pizzicotto. Non passa un minuto che si
-vede venire innanzi il tranvai dei Viali. In quel
-momento appunto il persecutore cominciava
-a farsi avanti, dondolandosi, come chi cerca
-un'entratura di dichiarazione; ma ecco che la
-signora balza in piedi, dà uno strappo con la
-mano sinistra alla correggia del campanello, e
-con la destra, brandendo l'ombrellino, comanda
-al cocchiere dell'altro tranvai di fermare. Tutt'e
-due si fermano, l'inseguita salta giù, raggiunge
-<span class="pagenum" id="Page_300">[300]</span>
-l'altro tranvai di corsa, vi sale come un lampo;
-e l'inseguitore ostinato, giù anche lui d'un salto,
-e via come una freccia, e su, sul tranvai della
-fuggitiva. La scena, osservata da tutti, suscitò
-un vivo mormorio di commenti seri e faceti: — Bellina! — Che
-sfrontatezza! — Questa è
-nuova. — Ma è un'indegnità! Gli dovrebbe rompere
-l'ombrello sul muso! — Un signore celione
-disse che ci sarebbero voluti dei carrozzoni di
-salvataggio, per signore sole, circolanti per le
-vie principali. Ma un mio amico, che m'era accanto,
-quello dei sette peccati capitali, lo Schopenhauer,
-gli osservò, con un sorriso sarcastico,
-che sarebbe stato un “servizio passivo„. E
-soggiunse che, secondo lui, c'era invece un altro
-servizio speciale di tranvai chiusi, sul modello
-delle carrozze cellulari, il quale avrebbe
-dato agli azionisti un grasso dividendo. — Carrozzoni....
-a che scopo! — domandò l'altro. Ah!
-lingua sacrilega. Rispose: — Allo scopo.... opposto.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-E ancora l'amore. Vedo sulla prima panca
-due teste giovanili così vicine che mi si disegnano
-tutt'e due sulla schiena del cocchiere
-come sul fondo scuro d'un quadro: l'una bionda
-dorata, senza cappello; l'altra, con un grazioso
-cappellino da marionetta, ornato di tre cardenie;
-il quale lascia scoperta una salda massa di capelli
-bruni, lucidi e freschi, che pare un turbante
-di velluto nero. Dalla piattaforma in fondo,
-<span class="pagenum" id="Page_301">[301]</span>
-dov'io sto, non posso vedere i due giovani in
-viso; ma capisco dagli atti che si parlano senza
-dir nulla, come fanno gli amanti in ebbrezza,
-non per altro che per accarezzarsi con le parole
-e baciarsi con la voce, sorridendo alla gente, alle
-case, agli alberi, al sole, come per ringraziare
-il mondo della propria beatitudine. A un tratto
-la testa bionda si gira indietro, e riconosco il
-mio tipografo entusiasta del 1.º maggio, che,
-appena vedutomi, schizza via dalla panca e si
-slancia sulla pedana verso di me, mentre la
-testa bruna, voltandosi curiosamente, mi mostra
-un adorabile visetto di diciott'anni, tutto vermiglio
-di passione, nel quale par che scintillino
-non due, ma dieci occhi. — Eccomi qui. Buon
-giorno. Che bella giornata! Ebbene, che ne dice
-del Congresso di Londra? Ha veduto? La maggioranza,
-insomma, ha accettato il programma
-socialista.... — Ma io capii di volo che non veniva
-da me per gli affari dell'Inghilterra. E infatti,
-dopo avermi domandato chi fossero i <i>Fabiani</i>,
-non stette a sentir la risposta e m'annunziò
-d'un colpo il suo matrimonio. Era sposo
-da un mese e sette giorni; non disse le ore. — Ah!
-ma non creda — s'affrettò a soggiungere — io
-sarò sempre lo stesso.... è una donnina
-di testa, sa. — E mi disse tutto. Era una
-lavorante in maglierie, istruita, che aveva fatto
-i primi due anni della Scuola professionale;
-s'eran conosciuti l'inverno passato al <i>Nazionale</i>,
-dov'essa era andata con suo padre a sentire
-una conferenza sul lavoro delle donne e dei
-fanciulli; la madre di lui era stata un po' incerta,
-<span class="pagenum" id="Page_302">[302]</span>
-da principio, per via delle <i>idee</i> della ragazza;
-ma aveva finito con dir di sì, innamorata
-anche lei del visetto. Oh, egli la conosceva,
-e n'era ben sicuro. Non era di quelle che fanno
-le socialiste per il matrimonio, e poi, acchiappato
-il marito, ripiegano la bandiera, e addio
-conferenze, addio oblazioni, addio riunioni. C'erano
-delle idee nette e ben piantate in quella
-piccola testa; era una compagna di coscienza
-e di cuore. Se fossero state tutte così non si
-sarebbero visti tanti compagni che giravano
-nel manico dopo aver fatto il passo al Municipio.
-E continuò a tesserne l'elogio lanciandole
-delle lunghe occhiate azzurre, che la misuravano
-amorosamente dalle tre cardenie del
-cappellino ai due piccoli tacchi neri luccicanti
-sotto la panca. Poi, parendogli d'aver troncato
-troppo alla leggiera il primo discorso, si rifece
-serio per calcolare che al Congresso i centottantacinque
-delegati delle <i>Unioni dei mestieri</i>
-rappresentavano su per giù ottocentomila soci
-organizzati, mentre gli altri trecento delegati
-inglesi non ne rappresentavano forse duecentomila....
-Ma che! Io vedevo bene che c'era un'altra
-<i>unione</i> che in quel momento gli premeva
-assai di più di quelle di cui discorreva, e, pietosamente,
-gli apersi la via d'uscita che cercava,
-avvertendolo che stavano per prendergli il posto.
-E in un attimo egli si ritrovò seduto accanto
-alla sua bella socialista, con la quale riprese
-a solfeggiare il duetto interrotto, sorridendo alla
-gente, alle case, agli alberi, al sole. Oh i buoni
-borghesi che guardavano con simpatia quel bel
-<span class="pagenum" id="Page_303">[303]</span>
-ragazzo innamorato e felice, erano ben lontani
-dal pensare ch'egli appartenesse a quella setta
-orribile che vuole fra gli altri istituti, com'essi
-dicono, quello della “<i>moglie in comune</i>„. Con
-che immonda gente ci mette in promiscuità, a
-nostra insaputa, la carrozza di tutti!
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-All'influsso amoroso succedette sul tranvai
-un influsso maligno. Ahimè! S'ha un bel fuggire
-per le strade senza toccar la terra e non
-guardando da alcuna parte: la miseria, la sventura,
-il dolore c'inseguono, ci raggiungono anche
-su quelle tavole fuggenti e ci costringono
-a guardarli in viso. Fu come uno schianto di
-fulmine fra tutta quella gente allegra che riempiva
-la giardiniera della linea Ponte Isabella.
-Il povero cocchiere scherzava e rideva con un
-amico ritto al suo fianco quando, arrivato in
-piazza Carlina, nello stringere a tutta forza il
-freno per non urtare in un carro, si lasciò sfuggir
-di mano il manubrio che, girando rapidissimamente,
-lo colpì nel costato destro e lo gettò
-riverso fra le braccia dei passeggieri, bianco
-come un morto. Fu creduto morto, scoppiò un
-grido, tutti s'alzarono, una signora svenne,
-dei bimbi si misero a piangere, accorsero il
-fattorino e una guardia, alcuni passeggieri discesero,
-e pigliandolo per le spalle e per le
-gambe lo calaron giù come un cadavere e lo
-portarono a traverso alla piazza verso la farmacia
-più vicina. Il passaggio istantaneo di quell'uomo
-<span class="pagenum" id="Page_304">[304]</span>
-dall'espressione della forza e dell'allegrezza
-a quella immobilità molle e cascante
-di tutte le membra che aveva l'apparenza della
-morte, destò prima nei presenti un senso di
-terrore che imbiancò tutti i visi, come se tutti
-comprendessero in quel punto per la prima
-volta la fragilità miseranda della vita; e poi
-una grande pietà, che l'accompagnò con un
-mormorio doloroso fin che disparve in mezzo
-a una folla spintagli intorno da quella curiosità
-frenetica delle disgrazie, che è uno dei segni più
-odiosi di quanto rimane nell'uomo civile della
-barbarie antica. Uno solo dei passeggieri, un
-omuccio secco e grigio, dal viso itterico, con
-gli occhiali affumicati, alzò la voce fra quel
-mormorio di pietà, sforzandosi invano di colorire
-di questo sentimento il dispetto messogli
-in corpo dalla scossa violenta che gli aveva
-sconvolto i nervi. O povera natura umana,
-quando ti cade la maschera! A sentirlo, pareva
-che il colpo l'avesse avuto lui. — Ci mancava
-questa! — esclamò con voce acre e tremola. — Un
-bel momento che ci fa passare! Benedetta
-gente, sempre sbadata, che rischia la vita....
-Guardate se debbono accadere di queste cose....
-Un uomo rovinato! E poi.... lo spavento dei
-passeggieri. Eh sì, fa pena anche a me; come
-no? Ma facciano attenzione, in nome di Dio,
-anche per riguardo al pubblico.... Pare che se
-le cerchino.... Un giorno è uno scontro, un altro
-è il freno.... Ce n'è sempre una.... Non è più un
-servizio.... Non è più un vivere questo.... Oh
-santa pazienza benedetta!... — Sopraggiunse il
-<span class="pagenum" id="Page_305">[305]</span>
-controllore, e ritornò un momento dopo il fattorino;
-il quale, pigliando le redini, annunciò
-che il cocchiere si riaveva. Tutti respirarono,
-il tranvai ripartì; ma il signore dagli occhiali
-scuri restò imbronciato. E si capiva perchè:
-il triste caso l'avrebbe forse impietosito, invece
-d'irritarlo, se fosse seguito tre ore prima; ma
-era l'ora del desinare, e l'appetito, per quel
-giorno, era perso senza rimedio. — Ah tristo
-animale! — gli dissi in cuor mio. Ma queste parole
-mi svegliaron dentro un'eco inaspettata;
-l'eco d'una voce severa che mi domandava se
-c'era al mondo un uomo, il quale, riandando
-la sua vita, non trovasse d'esser stato qualche
-volta irritato, non impietosito dalla sventura
-d'un suo simile, per la stessa misera, vile, disonorante
-ragione.... E quella voce mi fece abbassare
-la fronte.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Così è: come dalla faccia placida e azzurra
-del mare spuntano qua e là teste deformi di
-pescicani e tentacoli orrendi di polipi, così per
-le vie della città dalla lieta pace della vita ordinaria
-erompono a quando a quando improvvisi
-la violenza, la barbarie, il delitto, la morte,
-a rammentarci che sotto all'ordine e all'armonia
-apparente della civiltà infuria la lotta eterna
-delle passioni e delle forze nemiche. È l'ora
-della siesta; il tranvai va a rilento sotto il sole,
-per una strada solitaria, tirato da due cavalli
-in sudore, che par che s'assopiscano al suono
-<span class="pagenum" id="Page_306">[306]</span>
-cadenzato e pesante del proprio passo; una lavandaia
-tarchiata, seduta in fondo, si appisola
-sopra una bracciata enorme di biancheria che
-le preme il ventre; accanto a lei un giovanotto
-di dubbia eleganza, inanellato e infiorato, dorme
-col capo ciondoloni sul petto e la sigaretta
-spenta fra le labbra; tutti gli altri tacciono; il
-fattorino sonnecchia; parlano soltanto due vecchietti,
-seduti davanti a me, che commentano
-senza fine, con voce monotona, l'ultima estrazione
-del lotto. A un tratto, in mezzo a quella
-quiete narcotica, scoppia un grido selvaggio: — Ladro!
-Ladro! T'ho visto! Sei tu! Rendimi
-i miei danari! — e voltandoci, vediamo il giovane
-della sigaretta dibattersi, pallido, fra le
-braccia poderose della lavandaia che l'ha agguantato
-con una mano alla strozza e cerca di
-cacciargli l'altra in una tasca del soprabito,
-seguitando a urlargli sulla faccia: — Ladro!
-Ladro! Sei tu! Rendimi i miei danari! — Il cocchiere
-ferma, il fattorino accorre, altri s'interpongono,
-la donna è spinta in là, il giovane è
-afferrato, parecchie mani lo frugano, il portamonete
-vien fuori.... — Aaaaah! — grida la
-donna con un riso feroce di trionfo. Il ladro,
-col capo scoperto e i capelli arruffati, bianco e
-stravolto, cessata ogni resistenza, cerca intorno
-con due occhi stupidi il cappello caduto e con
-un moto meccanico della mano libera si tasta
-la cravatta snodata.... fin che sopraggiunge una
-guardia civica, che fa scender lui e la donna,
-e il gruppo s'allontana dalla parte opposta al
-tranvai, che riprende la corsa, mentre s'affaccia
-<span class="pagenum" id="Page_307">[307]</span>
-gente a tutte le porte e da tutti i canti accorrono
-ragazzi. Dire che in tanti anni da che
-sono al mondo non avevo mai visto acciuffare
-un ladro in flagrante! Quello spettacolo mi rimescolò
-il sangue come se non mi si fosse
-mai presentato neppure all'immaginazione. — <i>Baloss!</i> — udii
-gridare intorno a me. — Brigante! — Canaglia! — E
-per un tratto di strada
-feci eco in cuor mio a quelle invettive; ma
-sempre più fiocamente, via via che la scena
-avvenuta mi s'andava tramutando al pensiero
-in un'altra; nella quale la donna era rappresentata
-dall'immagine dell'Italia e il giovane
-da un personaggio coperto di nastri e di croci;
-ma con queste circostanze diverse: che nella
-mia visione i vicini voltavano la testa dall'altra
-parte per non dar noia al ladro, e i lontani s'inchinavano,
-e la guardia gli faceva il saluto con
-la spada.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-E ancora il malo influsso, ancora un incontro
-triste, sul tranvai della linea Vinzaglio, in
-via Roma: il mio buon Giors, che non guarda
-più le botteghe dei salumai, che non fischia più
-l'aria della <i>Carmen</i>, che non sorride più, che
-ha un altro viso, ch'io non gli vidi mai, e una
-voce che non riconosco. Tra una fermata e l'altra,
-lentamente, con un accento triste e sempre
-eguale, come se parlasse a sè stesso, egli mi
-discorre di sua moglie malata che “prende una
-cattiva piega„ e lo tiene in affanno. Anche questa
-<span class="pagenum" id="Page_308">[308]</span>
-mattina essa gli disse: — Va, Giors, va tranquillo,
-tutto andrà bene. — Ma egli non ne è
-punto persuaso e dice di no, con un dondolio
-del capo continuo. Ieri il medico fece una brutta
-faccia, una faccia.... che egli non avrebbe voluto
-vedere. — E quando penso! — esclama, voltandosi
-verso di me. — Una donna che non ce n'è
-un'altra. Non è il caso di vantarsi, capirà bene;
-ma quello che è giusto.... Levata la mattina alle
-quattro, tutta la giornata al lavoro, la sera su
-fino alla sant'ora, a aspettarmi con l'ago alla
-mano.... E mai un capriccio, mai un soldo male
-speso, mai un pensiero per sè, mai, mai un dispiacere
-che m'abbia dato. Ma che dispiacere!
-Mai una parola che è una parola non c'è stata
-fra di noi.... — E dopo una pausa: — E cosa
-faccio io se mi manca?
-</p>
-
-<p>
-E dopo una girata di freno: — Già, e cosa
-faccio io se mi manca?
-</p>
-
-<p>
-E non serve fargli animo; egli segue il corso
-dei suoi pensieri senza badare alle mie parole,
-esclamando di tratto in tratto, con accento di
-profonda pietà per sè stesso: — Ah, povero
-Giors! — Quello che lo tormenta di più è di
-dover restar lì al freno mentre essa è là, senz'assistenza,
-a rodersi l'anima perchè la casa è
-in disordine e i piccini son per la strada e lui
-non troverà pronta la colazione. — Eppure, come
-si fa a perder la giornata? Come si fa? Bisogna
-ben mangiare, prima di tutto! — E ripete dopo
-un po', come se avesse scoperto allora quella
-verità: — Già, bisogna ben mangiare.
-</p>
-
-<p>
-E poi riprende l'elogio della moglie, ricorda
-<span class="pagenum" id="Page_309">[309]</span>
-atti suoi di bontà, sacrifici fatti per la famiglia.
-Anni sono, quando egli era senza impiego
-e senza aiuti, e avevano già un bimbo di
-due anni, che stentavano a nutrire, una sera,
-rientrando in casa con un po' di legna che era
-andata a prendere alla parrocchia, la povera
-donna vacillò e gli cascò quasi fra le braccia. — Cos'hai? — le
-domandò. Si mise a ridere:
-era passata da Catlinin, una sua amica che teneva
-un banchetto di liquori, e, invitata a bere,
-ne aveva mandato giù un sorso di troppo. — Ah,
-non è vero! — disse lui; — fa sentire il fiato. — Che!
-niente. — Tu hai digiunato! — E allora
-a lei era scappato da piangere. Non aveva mangiato
-in tutto il giorno per empire il marmocchio. — Ma
-se ci fu verso di farglielo dire!...
-No, non ce n'è un'altra compagna. Ah, povero
-Giors!
-</p>
-
-<p>
-In quel punto fermò per lasciar salire un signore
-e rimise subito i cavalli in moto. Ma
-quegli strepitò e fece rifermare: — Ma non vede,
-corpo di...., che ha ancor da salire mia moglie! — Poi,
-guardatolo bene in viso, soggiunse
-fra i denti: — La mattina almeno non dovrebbero
-bere.
-</p>
-
-<p>
-E Giors, con una mitezza che mi commosse
-più di quanto aveva detto fino allora, — <i>Ca
-scusa</i> — rispose; — non avevo proprio visto.
-Eh, ho la testa per aria.
-</p>
-
-<p>
-E ripartito che fu, disse di nuovo a mezza
-voce, tentennando il capo e guardando lontano
-davanti a sè: — Già, e cosa faccio io se mi
-manca?
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_310">[310]</span>
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Poi, per vari giorni, trovai qualcuno dei miei
-attori quasi a ogni corsa, come se ci fossimo
-dati convegno. Trovai una mattina, sulla linea
-del Ponte Isabella, il fattorino <i>marchese</i>, che dedicava
-tutte le sue eleganze e le sue grazie a
-una donna non più giovane, ma d'aspetto signorile,
-profumata come uno zibetto; la quale lo accompagnava
-di panca in panca con uno sguardo
-morente. Era una maschera variopinta di attrice
-smessa, di quelle donne indiavolate, in cui ricomincia
-con la quarantina una seconda gioventù
-più matta della prima, e che per un traviamento
-dei sensi e della fantasia cercano le
-avventure al di sotto della propria classe, come
-certi briaconi aristocratici, giunti sul pendio del
-vizio, precipitano all'osteria. Ah, malcauta! Io le
-previdi sul belletto la traccia delle cinque dita di
-quella terribile bruna gelosa, in presenza della
-quale avevo visto il signor marchese timido e
-contegnoso come un seminarista....
-</p>
-
-<p>
-Rividi un altro giorno il “tranvaiofilo„, l'ardente
-paladino della <i>Belga</i>.... in qual lavoro occupato!
-Non avevo pensato mai che la passione
-per la carrozza di tutti potesse salire a un tal
-grado d'ardore da far discendere il dilettante a
-dare una mano al cocchiere per rimettere sulle
-rotaie la giardiniera fuorviata. E con che entusiasmo
-spingeva, con una spalla contro il parapetto,
-puntando i piedi e gonfiando il collo,
-nell'atteggiamento d'un prodigo dell'inferno dantesco,
-<span class="pagenum" id="Page_311">[311]</span>
-fiammante nel viso e superbo di faticare
-per una “santa causa....„
-</p>
-
-<p>
-Rividi il mio persecutore sonettista, che mi si
-venne a sedere accanto sull'ultima panca, con
-un sorriso d'aguzzino; ma questa volta mi salvò
-un operaio, seduto davanti a noi, con una pipaccia
-orribile fra i denti, la quale mandava in
-viso al poeta dei nuvoli di fumo così pestifero
-che, dopo avermi tossito nell'orecchio una quartina,
-dovette, soffocando e sagrando, rimangiarsi
-gli altri dieci versi per non sputare i polmoni.
-O imprecata Regìa italica, tu fosti almeno una
-volta benedetta!
-</p>
-
-<p>
-E ritrovai sulla linea di Lanzo, dopo cinque
-mesi, quel certo erotico sereno dalla zazzera
-bianca e dagli occhi azzurrissimi, arieggiante
-un pastore evangelico, ritto in fondo a una giardiniera
-occupata quasi tutta dalle alunne d'un
-collegio, dai quattordici anni ai diciotto, vestite
-di color lilla, con una mantellina minuscola di
-seta nera; le quali, conversando vivacemente
-da panca a panca e torcendo i busti snelli come
-solleticate da mani invisibili, presentavano ai
-suoi occhi il profilo grazioso dei loro nasini scolareschi
-e dei loro petti virginei: la sua giardiniera
-ideale! Oh come il suo sguardo chiaro di
-erotico intellettuale scorreva agile e lieto su
-tutte quelle spalle e su tutti quei colli adolescenti,
-come si tuffava in tutte quelle capigliature
-fresche, come nuotava in quella primavera
-rosata! Come si godeva i suoi dieci centesimi!
-Si capiva che non sarebbe disceso per cento lire.
-Ma, in via Milano, lo distrasse da quello un altro
-<span class="pagenum" id="Page_312">[312]</span>
-spettacolo anche più allettante. Mentre il tranvai
-andava di tutta corsa, un bel pezzo di bruna sui
-trent'anni, senza cappellino, con un canestro di
-fiori alla mano, prese l'abbrivo dal marciapiede
-e, adocchiato un posto vuoto in capo a una panca,
-spiccò un salto.... e <i>là</i>, ritta sulla pedana, con
-una mano alla colonnina e il canestro per aria,
-nell'atteggiamento d'una cavallerizza che, passato
-il cerchio, ricasca sulla sella e chiede l'applauso.
-Era la famosa fioraia di Porta Palazzo,
-nota a tutti gl'impiegati del tranvai per quella
-sua destrezza acrobatica. Seduta che fu, in mezzo
-all'ammirazione delle ragazze, parve che l'erotico
-raccogliesse su di lei, in un con lo sguardo,
-tutti i suoi pensieri, e stette un pezzo così, immerso
-in una meditazione profonda e tranquilla,
-di cui sprizzava la dolcezza dagli occhi socchiusi
-e dalle labbra sorridenti....
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-E rividi anche il cavalier Bicchierino, miracolo!
-non nella solita via Garibaldi, ma sulla
-linea dei Viali, più rotondo e più lustro che mai.
-Doveva <i>fruire</i> d'una breve licenza estiva e far
-quella corsa per ricreazione, perchè non l'avevo
-visto mai in un atteggiamento di così placido
-riposo, così chiaro nel viso, così palesemente
-libero da ogni pensiero del “cancello„. Egli
-spaziava con lo sguardo sui corsi e sulle piazze,
-osservava i lunghi filari d'alberi, le botti inaffiatrici
-che passavano, gli operai occupati a
-sparger ghiaia e a piantare nuove acacie, e
-<span class="pagenum" id="Page_313">[313]</span>
-dalla sua serietà abituale trapelava l'alterezza
-del vecchio torinese innamorato della sua Mecca,
-il godimento della linea retta, l'ammirazione
-della simmetria, la compiacenza per il buon andamento
-dei servizi municipali, la soddisfazione
-di vedere tutti i passanti che andavan verso il
-Po tenere la destra, e tutti quelli che venivan
-su, il lato opposto, come si deve fare in mia
-città civile, e come non si fa, <i>dioumlo pura</i> (diciamolo
-pure) che a Torino. Ma in vicinanza
-del Teatro Torinese la sua quiete fu turbata. Il
-fattorino esclamò; — Ah, eccole qui quelle dello
-sciopero! — e vedemmo venire dal ponte delle
-Benne una lunga processione di donne d'ogni
-età, che ingombravano tutta la strada, levando
-polvere come un armento, e mandavano fino a
-noi un mormorio sordo e confuso come d'un
-fiume rotto tra i sassi. Erano le operaie di non
-so che opificio del Parco, scioperanti da due
-giorni, che andavano alla Prefettura. Il cavaliere
-si voltò bruscamente a guardarle, ed io
-vidi sul suo viso un mutamento istantaneo, maraviglioso,
-come d'uno a cui si attorcano tutt'a
-un tratto le viscere. Non avrei meglio compreso
-quello che passava nell'animo suo se si fosse
-sfogato con un discorso. Compresi che quel fatto
-d'uno sciopero, per sè solo, astratta ogni idea
-di ragione o di torto che gli scioperanti potessero
-avere e di condotta pacifica o tumultuosa
-a cui fossero per attenersi, urtava violentemente
-tutti i suoi sentimenti e i suoi principî, offendeva
-in modo intollerabile tutti i suoi istinti,
-gli faceva l'effetto d'un abuso enorme, d'una
-<span class="pagenum" id="Page_314">[314]</span>
-violazione temeraria di tutte le leggi, d'una perturbazione
-criminosa dell'ordine sociale e naturale,
-come se avesse visto le case e gli alberi
-del corso rompere le file e ballare la tarantella.
-Il tranvai lasciò presto la processione a distanza;
-ma egli continuò a guardarla, voltato
-indietro in una positura incomoda, con una
-fronte così rimbrunita, con gli occhi così dilatati
-e torbidi, che mi fece pietà; tanto si vedeva
-che soffriva, che non poteva sopportare lo spettacolo
-di quell'“anomalia„ in quel corso così
-diritto, fra quelle case tutte d'un'altezza, in
-quella sua Torino dove tutti camminavano con
-quel bell'ordine per viali così ben tenuti. Povero
-cavalier Bicchierino! Se la vedeva così,
-non era già per cattivo cuore; il suo viso diceva
-che era uomo da comprendere e da sentire
-le miserie umane, da dar ragione ai deboli
-quando chiedevano il giusto e l'onesto. Ma occorreva
-che la pietà, il sentimento della giustizia
-e tante altre belle cose gli entrassero senza urtare
-quelle quattro idee piantate ai quattro canti
-della sua mente come i quattro soldati intorno
-al monumento di Carlo Alberto, ossia, che gli
-scioperanti scioperassero senza cessar dal lavoro,
-e andassero alla Prefettura a tempo avanzato,
-a uno a uno, in punta di piedi, per trecento
-strade diverse, con un bel foglio alla mano,
-in cui tutto fosse esposto e spiegato in ben
-conteste frasi d'ufficio. Senza cuore il cavalier
-Bicchierino! Ma per pensarlo converrebbe non
-sapere che di tutti i teatri d'Italia sono i torinesi
-quelli in cui i drammi commoventi strappano
-<span class="pagenum" id="Page_315">[315]</span>
-dalle tasche un maggior numero di pezzuole
-e dai petti i <i>bravo</i> più somiglianti a un
-singhiozzo! E lo vidi alla prova in quella stessa
-corsa, allo svolto di via Vanchiglia, dinanzi al
-caso, non raro, d'una famiglia che dava l'ultimo
-addio, sul predellino del tranvai, a una persona
-cara, diretta alla Stazione di Porta Nuova. Era
-una ragazza che partiva; il suo vecchio padre
-e una sorella sciancata l'abbracciarono; la
-mamma le chinò il capo sul seno, piangendo
-dirottamente; il fattorino e il cocchiere non osavano
-di lagnarsi del ritardo; tutti le guardavano
-commossi. Ma il primo a prendere l'involto della
-ragazza fu lui, Bicchierino, e con un atto così
-rispettoso, con un viso così compassionevole,
-con un: — <i>Ca permetta!</i> — così tremolo e così
-buono, che lì per lì feci giuramento di non dargli
-mai più un dispiacere. — No, povero Travet,
-ancora così mal conosciuto in Italia anche dopo
-la gran commedia che t'ha dato il nome, non
-dirò mai più che è stretta via Garibaldi, non
-taglierò mai più il <i>Popolo</i> con le dita, e se avrò
-un giorno la fortuna di conoscerti, farò uno
-sforzo per parlarti il più puro piemontese che
-sia mai risonato sul palcoscenico del Teatro
-Rossini, e non urterò alcuna delle quattro idee
-guardiane del tuo cervello, anche a costo di
-mettere al laccio le mie....
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Peccato che non ci fosse lui.... Ma no, perchè
-forse, anche commovendosi, egli avrebbe visto
-in quella scena un esempio di confusione di
-<span class="pagenum" id="Page_316">[316]</span>
-classi, che poteva offendere nell'animo suo il
-sentimento dell'ordine sociale. Ma per me fu la
-scena più gentile che mi fosse occorsa mai
-sulla carrozza di tutti. La giardiniera s'arrestò
-all'angolo di via Maria Cristina e di via Baretti,
-dove l'aspettava un vecchio muratore, con la
-giacchetta sulle spalle, sostenuto per un braccio
-da un murator giovane, che l'aiutò a salire, facendogli
-qualche raccomandazione, e lo salutò,
-dicendogli: — In gamba! — Quello sedette a
-sinistra d'una bella signorina bionda, un'adolescente
-precoce dal viso di bimba, alla quale i
-capelli d'oro, le carni rosee, il vestito bianco
-davano come uno splendore diffuso, in cui il
-sorriso, ogni volta ch'ella sorrideva alla cameriera
-seduta alla sua destra, pareva una luce
-nella luce, e rivelava il pensiero ancor fanciullesco.
-L'operaio, si capiva, era stato colto da
-qualche male improvviso e costretto a lasciare
-il lavoro: teneva ancora il cappello di sghembo
-sui capelli grigi arruffati, come forse glie l'avevan
-messo rialzandolo da terra; stava come
-accartocciato, col viso smorto e col mento sul
-petto, e i suoi occhi esprimevano quel senso di
-tristezza scorata e paurosa che desta ogni malore
-repentino in quell'età, insidiata dalla morte.
-Davanti e dietro di lui c'erano signore e bambini
-eleganti; sulle altre panche la solita gente
-varia; da ogni parte uno sventolìo vivace di
-ventagli e di cappelline. A un tratto, mentre si
-sboccava sul corso Vittorio, s'intese un grido.
-Era la signorina bionda, a cui il muratore, preso
-da deliquio, aveva abbandonato il capo sulla
-<span class="pagenum" id="Page_317">[317]</span>
-spalla. Il suo primo senso fu di sgomento, e
-scattò indietro; ma si riebbe nell'atto stesso
-per sorreggere il vecchio che cadeva, e non
-potendo tenerlo con le mani, lo rialzò facendo
-forza con tutta la persona, lo rimise nell'atteggiamento
-di prima e porse la spalla al suo capo
-morto, che vi ricadde su pesantemente, perdendo
-il cappello. Tutto questo in un attimo. Ah, brava
-<i>tota</i>! Com'eran succeduti pronti sul suo bel viso
-d'inglesina al terrore la risoluzione e al ribrezzo
-la pietà, e com'era angelicamente bella, così,
-pallida dalla commozione, ma ferma e quasi
-altera, con quella fronte splendida inclinata
-verso quella povera testa di vecchio operaio
-senza vita, che s'appoggiava a lei come a una
-figliuola! Il tranvai si fermò; accorsero alcuni
-per prendere il malato; ma una boccetta d'essenza,
-ch'era passata di mano in mano, gli aveva
-già fatto riaprire gli occhi e rialzare la fronte.
-La signorina raccolse il cappello chiazzato di
-calce e glie lo rimise sul capo con garbo, sfiorando
-con le sue piccole mani bianche i suoi
-capelli grigi, gli riaggiustò la giacchetta sulle
-spalle, lo aiutò a discendere mettendogli le palme
-sotto i gomiti, lo guardò mentre s'allontanava
-accompagnato da due passanti, e quando il
-tranvai ripartì, espandendo l'animo oppresso
-dalle commozioni diverse, prima sorrise ai presenti
-che la guardavano, e poi ruppe in pianto.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_318">[318]</span>
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-O benedetta carrozza di tutti!... Eppure c'è
-chi dice corna di te e ti vorrebbe a terra. Fu
-un atto d'accusa in tutte le forme, un vero stroncamento
-dell'istituzione quello che fece l'ultimo
-giorno del mese, in un carrozzone chiuso di via
-Lagrange, in cui m'aveva cacciato la pioggia,
-un grosso medico panciuto e arcigno, dai capelli
-rossi e dagli occhiali verdi. Egli si sfogava
-con un amico seduto in faccia; ma tutti gli altri
-ascoltavano e se la godevano, approvando, per
-eccitargli la vena. Aveva preso le mosse da un
-suo nipote, un giovanottone di diciott'anni, forte
-come un bufalo, che non era più buono a andar
-da Piazza Savoia a Piazza Venezia senza farsi
-tirare da due rozze. Era una vera epidemia di
-pigrizia, diceva, quella che i tranvai avevano
-portato nella cittadinanza. Tutti quelli che avevan
-dei soldi da buttar via non camminavano
-più. In verità. Egli conosceva centinaia di poltroni
-sani come lasche, per i quali il fare un
-chilometro a piedi era diventata una delle dodici
-fatiche d'Ercole. — Si sfibra la razza, positivamente;
-gli uni perdono le gambe, gli altri
-il cervello. Non vedete i due eccessi opposti?
-C'è una razza di vecchi matti che per far del
-moto si sciupano i polmoni e arrischian le ossa
-sulla bicicletta, e un esercito di giovani che non
-fanno più trecento passi al giorno coi propri
-piedi. È un incarognimento generale, mi scusino,
-è la vera parola; e lascio stare che se si
-<span class="pagenum" id="Page_319">[319]</span>
-spendesse in beneficenza la metà dei denari
-che si sprecano per farsi portare da una cantonata
-all'altra, si darebbe del pane a migliaia
-d'affamati. Ma certo. I tranvai! Ma sono un'istituzione
-funesta all'igiene, veicoli d'aria viziata,
-che hanno soppresso la passeggiata stimolante
-prima del pranzo, la passeggiata digestiva dopo
-cena, le camminate regolari da casa all'ufficio....
-Non vedete quanta obesità gira per Torino da
-dieci anni a questa parte? Non c'è da ridere.
-Vi dico che cresce l'adipe in un modo spaventoso.
-Si vedon delle signore di trent'anni che
-paion palloni, degli uomini di quaranta che
-paion botti. Un incarognimento, ripeto. E chi
-vivrà fra cinquant'anni vedrà passare dei carrozzoni
-che parranno stie piene di galline faraone
-e di tacchini ingrassati per il Natale! — Tutti
-ridevano. E benchè ridessi anch'io, m'inquietò
-nondimeno un poco il timore di addossarmi
-col mio libro una parte anche minima
-di colpa della futura pinguedine d'Italia. E rimasi
-pensieroso davanti a quella visione comica
-d'un popolo di lune piene e di pancie enfiate. — Però, — pensai, — per
-il popolo italiano....
-c'è tempo.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_320">[320]</span>
-</p>
-
-<h2 id="cap9">CAPITOLO NONO.</h2>
-</div>
-
-<p class="indr">
-Settembre.
-</p>
-
-<p>
-Il settembre porta sui tranvai un soffio di vita
-nuova. Vi comincio a rivedere figure note di
-<i>travet</i>, ch'erano scomparsi, rinverditi da un
-mese di licenza, signore imbrunite dai venti
-del mare, visi vivaci su cui preluce la gioia del
-“viaggio circolare„ o della vendemmia, e reduci
-dalla villeggiatura, i quali si riconoscono
-allo sguardo quasi di forestieri che girano su
-Torino, non più veduta da un pezzo, salutandola
-con un sorriso che rivela il gusto rinascente
-degli agi e degli svaghi della vita cittadina, e
-facce esotiche di viaggiatori di passaggio, che
-ad ogni crocicchio si voltano di qua e di là a
-guardar la fuga delle vie sconosciute. Famiglie
-intere in abito di campagna, tornanti dai bagni
-o dai monti per ripartire per la collina, ingombrano
-le giardiniere di valigie e di scatole, tutti
-eccitati dal piacere del viaggio, e spandono
-sulla noia dei passeggieri abituali, sonnecchianti
-<span class="pagenum" id="Page_321">[321]</span>
-durante le corse obbligate per le vie polverose,
-un alito di frescura, degli effluvi d'alghe e di
-boschi, che danno loro miraggi confusi di ville
-bianche, di valli verdi e di marine azzurre. E
-cresce la noia quando il tranvai riprende il suo
-aspetto solito per le lunghe vie solitarie, dove
-non s'incontrano che pochi passanti col cappello
-da una mano e il fazzoletto dall'altra, in mezzo
-alle lunghe file di finestre chiuse, che par che
-dai vani delle persiane versino giù il silenzio
-morto dei quartieri abbandonati e tenebrosi. E
-per i relegati nella cinta daziaria s'aggiunge
-alla noia il dispetto al veder quell'eterna collina
-e quell'Alpe eterna che appaiono ai capi
-opposti delle strade come un invito beffardo,
-come una provocazione maligna. Tra questi son
-io, e per giunta alla noia e al dispetto ho il
-rammarico di non veder più che assai raramente,
-fra quel succedersi continuo di facce
-nuove, che invadono la mia sala di studio ambulante,
-i cari attori della mia compagnia.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-I primi che rivedo, discesi freschi freschi dalla
-montagna col loro idoletto, sono Taddeo e Veneranda,
-sulla linea solita dei viali, tutti e due
-ingrassati ancora, con due facce che paiono il
-ritratto della beatitudine. Sono stati venti giorni
-all'Ospizio di San Giovanni d'Andorno: mi decantano
-il paesaggio, l'aria, l'acqua, il pane, la
-cortesia della gente; ma son felici sopra tutto
-d'aver riportato la bambina fiorente di salute.
-<span class="pagenum" id="Page_322">[322]</span>
-È, infatti, uno splendore, ed io assisto al suo
-trionfo. Ritta in mezzo a loro sull'ultima panca,
-vestita di rosa, coi suoi folti capelli castagni
-tagliati sulla fronte e sparsi sulle spalle, coi
-braccini nudi segnati ai polsi di due risegoli da
-lattante, essa tempesta padre e madre di domande,
-apostrofa i vicini, ride e trilla agitando
-le manine per aria, spande tutt'intorno la luce
-della sua bellezza e la musica della sua allegria.
-Quel visetto di Madonna, quell'esuberanza
-di vita richiamano a poco a poco l'attenzione di
-tutti. Si voltano prima dalla panca davanti due
-signorine, che le rivolgon la parola e le carezzano
-i capelli; poi dalla panca più in là si volta
-tutta una famiglia a guardarla e a farle dei
-cenni, a cui essa risponde mandando dei baci;
-poi altri più distanti, ragazzi, ragazzine e signore,
-attirati da quel continuo trillìo, si girano
-e le sorridono; e sotto tutti quegli sguardi
-ammiratori, al suono di tutti quei saluti amorevoli
-la piccola attrice raddoppia di vivacità,
-si fa più rosea e più bella, sfavilla e trionfa
-come un angiolo in gloria. <i>Che diveniste allor</i>,
-poveri Taddeo e Veneranda? Si danno anche
-nella vita dei più oscuri di queste giornate gloriose,
-che rimarranno nella mente loro fino agli
-ultimi anni, come raggi di sole. Un padre e una
-madre che vedessero incoronare il figliolo in
-Campidoglio non potrebbero dar segno d'un'ebbrezza
-più grande di quella che splende sulle
-facce rotonde di questi due buoni pacioni, ai
-quali brilla una lacrima negli occhi ed esce il
-fiato a stento dalle labbra tremanti, come se la
-<span class="pagenum" id="Page_323">[323]</span>
-gioia li soffocasse. E fanno uno sforzo per contenersi;
-ma a un certo punto la mamma non
-ci regge più: bisogna che si stringa al cuore
-quella creatura benedetta a cui deve l'ora più
-bella della sua vita; e Taddeo, per dissimulare
-la sua commozione, voltando verso di me il
-viso raggiante sotto al velo d'un'indifferenza
-forzata, mi dice con voce tremula e quasi spirante: — Pare
-che il tempo si sia rimesso;
-ma.... è difficile.... che duri.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Il secondo che ritrovai fu il pittore, che mi
-saltò accanto una mattina sopra una giardiniera
-di via Roma, allegro come se avesse avuto il
-primo premio all'Esposizione triennale. — Già
-<i>rinurbato</i>? — gli domandai. — No, — rispose, — sto
-ancora a Perosa; ma mi <i>rinurbo</i> tre volte la
-settimana. — Tre corse a Torino la settimana, per
-uno che non aveva affari e che stava a due
-ore e mezzo di strada ferrata, mi parvero molte;
-e raffrontando la sua nuova allegria con l'umor
-nero dell'ultima volta, pensai che dovesse
-avere qualche forte cagione. Gli domandai in
-qual modo gli fosse passata quella grande avversione
-per la geometria di Torino, per le file
-dei cubi gialli, per le strade tutte pari, dove gli
-pareva di ritrovarsi sempre alla stessa cantonata.
-Mi rispose sorridendo che era passata;
-ma in qual modo, non disse. — È l'antipatia per
-le figliole di Borea, per gli angioli d'alabastro,
-per le signorine tutte ritagliate con un solo giro
-<span class="pagenum" id="Page_324">[324]</span>
-di forbici sopra un foglio ripiegato in cento? — Ah! — rispose, — era
-un brutto periodo per
-me.... Tutti ne hanno. Ma ora.... tutto è cambiato.&nbsp;—
-</p>
-
-<p>
-— Ha dunque rinunciato alla ricerca coniugale
-sui tranvai? o ha già trovato?
-</p>
-
-<p>
-Si mise a ridere, colorandosi un poco alla
-sommità delle guance, e cambiò discorso subito,
-affollando le parole. Aveva rinunziato definitivamente
-a scoprire il mistero della signora delle
-coincidenze. — Ah, è più forte di me! — disse. — Non
-ce la posso! — E mi raccontò che un
-giorno, incaponito, aveva voluto tenerle dietro
-a ogni costo. Trovatala sulla linea dei Viali,
-l'aveva vista scendere all'imboccatura di via
-Cristina e salire sul tranvai di Ponte Isabella;
-ed era sceso e salito anche lui; ma, arrivata
-in piazza Cavour, quella era scesa, e aveva
-preso il tran vai della barriera di Casale; e lui
-giù e su da capo; e lei giù per la terza volta
-in piazza Vittorio Emanuele, dov'era rimasta
-a aspettare il tranvai di Vanchiglia; e giù lui
-pure ad aspettare lo stesso tranvai a venti
-passi di distanza; ma all'arrivo di questo, vedendo
-ch'essa lo lasciava passare, benchè ci
-fosse posto, per aspettare il successivo, egli
-aveva finalmente desistito dall'impresa e se
-n'era andato via, con la curiosità in corpo, più
-arrabbiata di prima.
-</p>
-
-<p>
-Durante una di quelle corse, appunto, le aveva
-visto aperto fra le mani uno di quei piccoli album
-da dieci centesimi, della casa di pubblicità
-del Massarani, nei quali sono segnate in
-<span class="pagenum" id="Page_325">[325]</span>
-rosso, sul tracciato delle strade, tutte le linee
-di Torino, ed essa l'andava sfogliando e osservando
-pagina per pagina, come un ufficiale di
-Stato Maggiore che studi la carta topografica
-delle grandi manovre. Chi sa che vasti piani di
-strategia tranviaria, che intricate combinazioni
-andava escogitando, di corse e di controcorse
-e di finte mosse e di giri viziosi, e chi sa mai
-con che scopo, e per forviare chi, e per riuscire
-dove? Mistero profondo! Era meglio non
-pensarci più; l'impresa era disperata.
-</p>
-
-<p>
-Ma mentre diceva questo io vedevo bene che
-pensava ad altro, che aveva in cuore una contentezza
-a cui quel racconto serviva come il
-ventaglio alle signore per nascondere certe
-espressioni involontarie del viso. Tra una frase
-e l'altra guardava di qua e di là tutti i tranvai
-che passavano vicino o lontano, aguzzando gli
-occhi, come se in ciascuno ci potess'essere
-qualche persona ch'egli cercava; e il suo aspetto
-e i suoi modi eran quelli di chi ha un pensiero
-bello e felice che s'intromette in tutti i suoi
-pensieri, un'immagine a cui parla in segreto
-anche parlando ad altri d'altre cose, e che
-danza tra lui e tutti gli oggetti come i globi di
-fuoco che vediamo per aria dopo aver fissato
-gli occhi nel sole.
-</p>
-
-<p>
-A un certo punto non mi potei più tenere e
-gli dissi ex abrupto: — Andiamo, a che serve
-fingere? Mi dica la verità. Lei <i>ha trovato</i>, e non
-mi vuol far la confidenza per timore ch'io la
-metta nel mio libro.
-</p>
-
-<p>
-Questa volta diede in un ridere così forzato e
-<span class="pagenum" id="Page_326">[326]</span>
-stonato che tenni per certo d'aver colto nel segno.
-Sì, il timore soltanto di esser messo in
-stampa lo tratteneva dal farmi la confessione.
-E continuò a dir di no, scrollando il capo e sorridendo,
-e guardandosi la punta d'uno stivaletto,
-come se ventilasse in cuor suo se doveva
-persistere a negare o sfogar la sua voglia di
-dirmi tutto. — Ebbene.... — cominciò.
-</p>
-
-<p>
-Io porsi l'orecchio per ricever la confessione.
-</p>
-
-<p>
-— Ebbene.... no — disse ridendo — se fosse
-vero.... cioè, quando sarà vero, lo dirò a lei
-prima che a ogni altro; ma.... non è ancora.
-</p>
-
-<p>
-— Il suo <i>non è ancora</i> è una traduzione traditrice
-di <i>è già</i>. Non mi può dire almeno la linea
-su cui l'ha veduta la prima volta? È un
-indizio così vago!
-</p>
-
-<p>
-— Ebbene.... la linea del Ponte Isabella.
-</p>
-
-<p>
-— Carrozzone chiuso o giardiniera?
-</p>
-
-<p>
-— .... Carrozzone chiuso.
-</p>
-
-<p>
-Ed era tanto rimbambinito nella sua passione
-che, detto quello, mi guardò con una certa diffidenza,
-come se io avessi già tanto in mano
-da poter scoprire la persona. — Non importa, — gli
-dissi — le assicuro che la scoprirò prima
-che lei si confessi. — E mentre scendeva, gli
-domandai se fosse proprio preso sul serio.
-</p>
-
-<p>
-Egli mi mise una mano sulla spalla e la bocca
-all'orecchio e con un accento di passione di cui
-non l'avrei mai creduto capace, così inaspettatamente
-caldo e profondo che mi diede una
-scossa: — Ah! — esclamò — da perderne la
-testa!
-</p>
-
-<p>
-E messo il piede a terra, mentre il tranvai
-<span class="pagenum" id="Page_327">[327]</span>
-ripartiva, si voltò da un'altra parte per nascondermi
-la vergogna d'essersi tradito così, da quel
-buon fanciullone ch'egli era.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-E finalmente, dopo tre mesi e più, riecco una
-mattina donna Chisciotta, che esce quasi di
-corsa dalla Stazione di Porta Susa e sale sul
-tranvai della barriera di Casale, tirandosi dietro
-tre marmocchi e un facchino carico di roba,
-tutta infiammata nel viso, con un cappellino
-bellicoso messo alla diavola e un panierino alla
-mano, dal quale spuntano delle ciambelle. Dove
-aveva preso quei tre piccoli mobili, dalla testa
-rapata, vestiti tutti a un modo e puliti come
-specchi, ma visibilmente di razza povera, che le
-stavano appiccicati e le sorridevano come a
-una mamma? Che ne avesse fatta “qualcuna
-delle sue„ lo indovinai alla prima; ma per capire
-di che specie fosse dovetti aspettare ch'essa
-attaccasse conversazione con una vecchia signora,
-che la interrogò per indiretto, accarezzando
-i bimbi, e guardando lei curiosamente.
-I due maschietti, disse, s'eran rimessi bene; bastava
-guardarli in viso; ma la bimba non era
-migliorata gran che. Le bisognava una cura
-lunga, e per questo ella si sarebbe intesa con
-sua madre, a cui la riportava. E si diffuse in
-particolari sulla malatina, fissando ogni tanto
-su quel visetto pallido l'occhio inquieto e amoroso,
-come se volesse colorirlo con lo sguardo.
-In fine, capii che erano poveri ragazzi mezzo
-<span class="pagenum" id="Page_328">[328]</span>
-rachitici, di tre famiglie diverse, ch'essa aveva
-presi in tre soffitte della propria casa, e portati
-per venti giorni in Val Sesia, nella sua villa, dove
-da vari anni manteneva ogni estate, a spese
-proprie, una piccola <i>colonia alpina</i> di bimbi
-gracili. E poichè la vecchia signora la lodò, dicendole
-dolcemente che se tutte le signore avessero
-fatto altrettanto, migliaia di ragazzi poveri
-avrebbero riacquistato la salute, essa respinse
-la lode, scrollando il capo, rattristata tutt'a un
-tratto, sconfortata dal pensiero della propria
-impotenza, della povertà dei suoi sforzi solitari
-di fronte all'immensità dei bisogni, alla moltitudine
-innumerevole dei bambini malaticci che
-rimangono in città nei mesi caldi a bere l'aria
-avvelenata di stamberghe sudicie e oscure. E
-ripeteva, certo senza saperlo, il grido del Tolstoi: — Che
-cosa fare? Ma! Che cosa fare? — con
-un accento così caldo e così doloroso, da
-far comprendere che quel pensiero le soffocava
-in cuore ogni soddisfazione dell'opera buona
-compiuta; e anche più del suo accento lo dicevano
-aperto i suoi grandi occhi neri e sporgenti
-che, nel fissarsi su quei tre visi, esprimevano
-una pietà scontenta, un amaro rammarico
-che fossero così pochi, tre! tre soli, e non
-trenta, e non trecento, e non trenta mila, come
-la sua ardente carità avrebbe voluto. — Ma! Che
-cosa fare? — Fui a un punto dal risponderle: — Quello
-che fai tu, intanto, o anima bella! — Ma
-vedete un po': questa risposta così gentile e
-rispettosa, se glie l'avessi fatta davvero, anche
-col <i>lei</i>, m'avrebbe valso una presa d'impertinente
-<span class="pagenum" id="Page_329">[329]</span>
-o di matto; tanto le convenienze fittizie,
-nel commercio sociale, fanno a pugni con la
-sincerità e con la poesia! Ma poichè la risposta
-glie la posso dar con la stampa, <i>imprimatur</i>.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Per vari giorni non ritrovai più altri; ma in
-compenso, raccogliendo dei frammenti di discorsi
-nei carrozzoni e nelle giardiniere, feci la
-scoperta d'una nuova famiglia d'originali: gli
-sbeffatori della villeggiatura e dei villeggianti:
-cittadini che, trovandosi bene a Torino anche
-nel cuor dell'estate e preferendo il <i>Caffè romano</i>
-e le corse serali in tranvai a tutte le delizie
-campestri, si burlano di tutti quegli imbecilli, i
-quali, per ubbìe igieniche o per ostentazione di
-signoria, rinunciano a tutti i comodi della città
-e si vanno a rintanare in bicicocche solitarie,
-anche in rasa pianura, dove arrostiscono dal
-caldo e cascano a pezzi dalla noia. Giorni fa
-era un grosso signore sbracato che canzonava
-con molt'arguzia certe famiglie, le quali dalla
-villa tempestano di lettere supplichevoli gli amici
-lontani perchè vadano a sbattere con una visita
-la malinconia mortale delle loro giornate,
-e quando uno ce ne casca, lo accolgono con
-tale espansione di gratitudine da moverlo a
-compassione della loro esistenza. Avantieri era
-un impiegatuccio rinfichito che si rallegrava
-della stagione pessima pensando ai villeggianti
-di montagna, i quali, sorpresi dal freddo precoce,
-<span class="pagenum" id="Page_330">[330]</span>
-condannati alla reclusione dalla pioggia, devono
-covare il fuoco come in gennaio, per giornate
-eterne, sospirando amaramente Torino,
-rabbiosi di non aver il coraggio di ritornarvi.
-E ieri sera, da un vecchietto elegante, con la
-bocca tutta da una parte, intesi mettere in burletta
-una famiglia che, per la vanità di farsi
-credere in campagna, tien tutte le persiane
-chiuse e non esce che di notte, menando una
-vita miseranda e vergognosa di malfattori braccati
-dalla polizia. Non tutti, peraltro, sentono il
-bisogno feroce di condire il proprio piacere
-con rimmaginazione del dispetto altrui. Trovo
-sul tranvai delle facce ilari di giubilati che si
-godono l'estate con tutti i sensi, nuotando voluttuosamente
-nel caldo addormentatore dei loro
-incomodi, contenti della città meno affollata e
-meno rumorosa, e delle giornate lunghe che
-dimezzano il tormento dell'insonnia, riavuti dal
-sole come le biscie. Fra questi è il mio buon veterano,
-il quale, uscendo una mattina dal suo numero
-43, sale sulla giardiniera di via Garibaldi
-con Ciuchetto fra le braccia, e mi rivolge la parola
-amichevolmente, con quell'effusione allegra
-e verbosa che dà ai vecchi il sentimento
-insolito della piena salute. E sta bene davvero,
-e sarebbe pienamente felice se il suo piccolo
-amico non avesse avuto una zampa sciupata
-dalla ruota d'un carretto; per cui da una settimana
-egli è costretto a portarlo in braccio a
-“prender aria.„ Povero vecchietto! Sentendosi
-forte, ha fatto uno sproposito: una gita ai laghi
-d'Avigliana, con biglietto d'andata e ritorno, tutto
-<span class="pagenum" id="Page_331">[331]</span>
-solo, e ne è tornato soddisfatto, niente stanco.
-E poi è contento dei “grandi onori„ con cui è
-stato ricevuto da Makonnen il Nerazzini, <i>uomo
-di testa</i>, che dà a sperar bene dei negoziati,
-ed esprime tutta la sua gioia di devoto monarchico
-per il matrimonio del principe di Napoli,
-e una tenerezza paternamente ammirativa
-per la principessa; — <i>bella persona, bella persona</i>.
-Parla di questo matrimonio come d'un
-avvenimento ch'egli avesse bisogno di vedere
-per viver tranquilli i suoi ultimi giorni e chiudere
-gli occhi in pace. — Se mi guarisse presto
-questo qui! — dice poi, accarezzando il
-cane, che mugola dalla gratitudine e tira a leccargli
-il viso. — Creda, è stato un <i>dispiasì gross</i>.
-È l'ultimo amico del povero vecchio. Già, non
-si scherza: son settantotto e mezzo, sa lei?
-Del resto, non mi lamento. Digerisco bene da
-un tempo in qua, e non tutti, all'età mia, possono
-dire altrettanto. Giusto, ci ho un vecchio
-camerata, che non sta punto bene. Vado ora a
-trovarlo. Questo tranvai mi porta proprio sull'uscio.
-Gran comodità, non è vero? Con queste
-belle giornate, in special modo. Lei scende già?
-Ah no, badi; non scenda fin che sia fermo. <i>Si
-ha un bell'esser giovani</i>, una disgrazia è presto
-accaduta. Così, grazie, e altrettanto. Buona passeggiata.
-<i>Cerea.</i> — È felice! O anima umana,
-mal paga del mondo, assetata dell'Infinito, e contenta
-di così poco!
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_332">[332]</span>
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Faccio un'altra scoperta, di natura opposta
-alla precedente e ristretta al solo bel sesso:
-quella d'uno stato d'animo che si potrebbe definire:
-la <i>musoneria settembrina</i>. Vedo sui tranvai
-molti visi di signore e di signorine di cattivo
-umore, come tormentate da un dispetto
-sordo e immobile, che traspare dagli occhi fissi
-e guizza sulle labbra strette; e ne leggo la cagione
-nelle occhiate oblique che, al passar vicino
-alle stazioni, lanciano sulle signore in abito
-da viaggio, a piedi e in carrozza, che vanno
-dal lato della partenza, con un gran corredo
-di cappelliere e di borse. Ah, esse non appartengono,
-no, alla famiglia degli sbeffatori della
-campagna. Sono mogli e figliuole di poveri borghesi,
-ai quali la professione o la borsa vietano
-le dolcezze del “silenzio verde„, sono condannate
-e non rassegnate al domicilio coatto cittadino,
-rabbiose contro Torino, e contro la schiavitù
-o la pitoccheria coniugale o paterna, e
-contro le amiche partite, di cui prevedono, al
-ritorno, gli sguardi trionfanti e le interrogazioni
-compassionevoli. Come s'indovina tutto quel
-che mulinano quelle piccole teste fiorite durante
-le lunghe corse delle giardiniere! È il mese dei
-viaggi, delle gite alpestri, delle regate sui laghi,
-delle feste d'addio nelle case di bagni, delle
-chiassose scarrozzate da villa a villa, rallegrate
-d'incontri inattesi e d'ardite galanterie e di
-dolci colloqui nell'ombra e d'una gioconda libertà
-<span class="pagenum" id="Page_333">[333]</span>
-spensierata che la città coi suoi mille
-occhi aperti e la casa con le sue mille piccole
-cure non consentono. Tutte queste visioni danzano
-davanti a quegli occhi socchiusi che guardan
-lontano, al di sopra delle teste ciondolanti
-dei cavalli, in fondo ai viali lunghissimi e bianchi,
-l'orizzonte velato dai vapori estivi. E dietro
-a quelle fronti accigliate si preparano intanto
-le allusioni amare, le satire coperte, le rampogne,
-che ricadranno all'ora di desinare e di dormire,
-in suono di lamento o di condanna, sulle
-spalle d'un infelicissimo, ridotto ad aver paura
-della tavola e del letto come di due macchine
-di tortura. In verità, vedo dei bei visetti in cui
-la musoneria settembrina è così dura e provocante
-che, quando salgono o scendono, mi scanso
-con timore, come si fa con quegli spadaccini
-attaccalite che cercano un pretesto per bucar
-la pelle al primo venuto. E sono alle volte
-molte insieme, son giardiniere cariche di rancori
-coniugali, di polvere da guerra domestica,
-nelle quali mi piglia un malessere come a viaggiare
-in un treno che porti delle sostanze esplosive.
-E toccano anche a me degli sguardi ostili
-che dicono: — Devi essere anche tu uno di
-quei mariti aguzzini che fanno spasimar la moglie
-in città nel mese di settembre; — e se mi
-par qualche volta che uno di quegli sguardi
-s'addolcisca incontrando il mio, la mia vanità
-è castigata subito da uno sbadiglio mal frenato,
-che mi dice in faccia: — Ooooh.... non s'illuda;
-mi secca anche lei.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_334">[334]</span>
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Eppure, anche sul tranvai, aiutandosi un po'
-con la fantasia, si può goder la campagna. Io
-ci fo delle escursioni piacevolissime. Percorsi
-per la prima volta tutta la linea della barriera
-di Lanzo, e fu per me un vero viaggio di scoperta:
-l'osservatore s'ingrandisce il mondo. Passato
-il ponte sulla Dora e svoltato da via Ponte
-Mosca sul largo corso Emilia, si sente come
-il piacere dell'uscir da una folla: il respiro, lo
-sguardo, il pensiero più libero, un rasserenamento
-dello spirito che mette voglia di cantare.
-Attraversata la strada ferrata di Lanzo, non par
-più di essere a Torino. La città, a poco a poco,
-si traveste di gran signora in borghesuccia di
-campagna, spianando la fronte e prendendo
-un aspetto placido e ingenuo. Le case diradate
-si parano di lenzuola e di pezze di bimbi, come
-per il passaggio d'una processione; le botteghe
-sporgon fuori le insegne di cent'anni fa; le
-piazzette si congiungono con gli orti, le vie laterali
-si stringono in viottole che si perdono
-nel verde ai campi, e si va fra lunghi muri di
-cinta d'officine e di ville solitarie, fra assiti
-di giochi di bocce e larghi fossi, dove corre
-l'acqua fino agli orli, cantando la ninna nanna
-alla via che sonnecchia. Poi appaiono i primi
-terrazzini di legno, con le scale di fuori, le
-prime aie, i primi usci a cui è attaccata l'immagine
-d'un Santo da un lato e dall'altro un
-avviso della Prefettura; e qua e là vacche pascolanti,
-<span class="pagenum" id="Page_335">[335]</span>
-bimbi arsi dal sole e donne coi piedi
-scalzi; e in ogni parte una quiete, un silenzio,
-che il rumor del tranvai, dov'è con me un
-solo passeggiere addormentato, vi echeggia ed
-empie l'aria come lo strepito d'una corriera
-in un villaggio deserto. E là veggo scritto sopra
-un usciolo chiuso: <i>Teatro Gianduja</i>, e trovo
-degli annunzi in stampatello d'altri teatri sconosciuti:
-<i>Teatro della barriera di Lanzo, Teatro
-Manzoni</i>; nel quale si rappresenta <i>Kean, sublime
-capolavoro di Alessandro Dumas</i>. O che
-malinconia è questa che mi salta addosso tutt'a
-un tratto di venirmi a chiudere in una di quelle
-piccole case dormenti, pure sapendo che ci vivrei
-di tristezza, anzi appunto per viverci così,
-per sentir più profondamente la solitudine sul
-confine della città rumorosa? Tentazioni nere
-di soldato imbelle della vita! Ma questi pensieri
-volan via alla barriera, dove la piccola stazione
-della Madonna di Campagna, il sobborgo arioso
-che mi s'apre di fronte, e il via vai delle guardie
-daziarie, dei carrettieri e delle donne in mezzo
-ai carri e ai banchi di frutta e sull'alto cavalcavia
-della strada ferrata, mettono una vita, una
-gaiezza di movimento cittadino e di lavoro campestre,
-che m'entra nell'animo. Discendo per
-aspettare che si riparta, m'affaccio per curiosità
-all'uscio d'un carrozzone senza finestre, e
-là dentro, in un gruppo di fattorini e di cocchieri
-pasteggianti allegramente in mezzo alla batteria
-dei canestri, riconosco il giovane dantista, che
-sgranocchia una frittata col tegame in mano, e
-che, appena vedutomi, — Oh diamine — esclama; — come
-<span class="pagenum" id="Page_336">[336]</span>
-mai è venuto fin qua, ai confini del
-mondo abitato! Guardi, guardi che bella sala
-da pranzo....
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">e come il pan per fame si manduca.</p>
-</div></div>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Il tranvai s'era già mosso quando lo fece fermare
-un operaio che veniva dalla parte di Madonna
-di Campagna, barcollando e brontolando,
-con la testa ciondoloni. Ci mise un bel pezzo
-a salire e si lasciò cascare sulla panca come
-un sacco. Allora soltanto riconobbi <i>Desbottonass</i>,
-che si doveva essere sborniato in qualche osteriaccia
-dì fuor di porta, impolverato da capo
-a piedi, coi capelli sulla fronte, una cicca in
-bocca e la cravatta sciolta. M'accorsi subito
-che in quei due mesi caldi trascorsi dopo l'ultimo
-nostro incontro la briachite cronica aveva
-fatto in lui dei guasti terribili. Mi fissò un momento
-con gli occhi imbambolati; ma non mi
-riconobbe. Si capiva dal modo come girava
-intorno lo sguardo irritato che aveva una gran
-voglia di attaccar lite. E l'occasione era bell'e
-pronta.
-</p>
-
-<p>
-Quando il fattorino dantista sì presentò a domandargli: — Da
-due o da tre! — egli stette
-un po' pensando, e poi bofonchiò: — <i>Mi voo
-a la Crocetta</i>; — e senza dubbio s'era fissata
-quella meta lì per lì, senza un determinato proposito,
-per quella smania che hanno i briachi
-d'andar lontano, alla ventura, verso osterie sconosciute,
-per allargar l'orizzonte della sbornia.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_337">[337]</span>
-</p>
-
-<p>
-— Allora, — riprese il fattorino — da tre.
-</p>
-
-<p>
-L'uomo tirò fuori lentamente un soldo dalla
-tasca dei calzoni e glie lo mise nella mano;
-poi, dopo aver molto frugato in un'altra tasca,
-ne tirò fuori un altro e lo aggiunse al primo;
-e punto.
-</p>
-
-<p>
-— Per la Crocetta son tre — ripetè il fattorino; — ancor
-uno.
-</p>
-
-<p>
-Quello scattò. — Ma che tre! <i>Questa l'è nœuva!</i>
-E perchè tre?... <i>Mi ne paghi duu.... Mi n'hoo
-semper pagaa duu</i>....
-</p>
-
-<p>
-E insistendo il fattorino, egli si voltò verso
-un signore che aveva accanto, e gli dimandò
-col viso sul viso: — <i>E lù, ch'el disa, quanti ghe
-n'ha pagaa lù?</i>
-</p>
-
-<p>
-Il signore rispose che n'aveva pagato due.
-</p>
-
-<p>
-— <i>Ah! el ved donca.... e perchè lù duu e mi
-trii? Oh questa l'è ona bella giustizia!</i>
-</p>
-
-<p>
-— Ma il signore, — gli osservò il fattorino, — va
-soltanto fino a piazza Carlo Felice, e fa
-due soldi; lei va a capo linea, e fa tre.
-</p>
-
-<p>
-— Ma che capo linea! <i>Mi g'hoo minga ditt a
-capo linea!... Mi disi la Crocetta.... Soo nanca
-coss'el sia el capo linea.... El regolament el dis: — Duu!</i> — e
-il resto son mangerìe.
-</p>
-
-<p>
-E seguitò un pezzo, smozzicando le parole fra
-i denti e la cicca, declamando, apostrofando ora
-l'uno ora l'altro dei passeggieri. Non era chiara?
-Chiedevano di più per intascarli; era una camorra
-impiantata per spogliare il popolo; tutti
-parenti di Casa Mangioni. Il fattorino tentò ancora
-di persuaderlo, un po' sul serio, un po' ridendo;
-ma dovè smettere per andar da altri, e
-<span class="pagenum" id="Page_338">[338]</span>
-passandomi accanto mi disse piano: — Ha visto
-che tipo? A momenti lo piglio <i>per la cuticagna</i>;
-non c'è altro. — Poi ritornò da lui e ricominciò
-la prova.
-</p>
-
-<p>
-Ma quello non gli badava, inveiva contro un
-biciclista che accompagnava da un lato la giardiniera,
-come un cavaliere di scorta a una carrozza,
-discorrendo tranquillamente con un passeggiere
-suo amico, seduto all'estremità d'una
-panca. Quell'accompagnamento in bicicletta, non
-so perchè, pareva a <i>Desbottonass</i> un abuso enorme,
-una intollerabile mancanza di rispetto alla
-“compagnia„. Gridava al biciclista che se n'andasse
-per i fatti suoi, che <i>l'era minga permess</i>,
-ch'egli non aveva mai visto un'impertinenza simile....
-Poi, tutt'a un tratto, balzò in piedi, e appoggiandosi
-alla spalliera davanti come a una
-tribuna, gridò ai baracconi di Porta Palazzo: — <i>Mi
-sont de l'opposizion!</i> — e ripiombò sulla
-panca.
-</p>
-
-<p>
-Dopo un po', il fattorino ricominciò a ragionarlo,
-e pareva già quasi persuaso, quando in
-piazza Carlo Felice, essendo salito accanto a
-lui un signore che pagò due soldi per la Crocetta,
-egli mise un grido di trionfo: — <i>Ah! el
-ved donca.... quest chi el và a la Crocetta e ne
-paga duu.... Ma se 'l disevi!... E mi trii, eh, fiœui
-de cani, e mi trii? E perchè mi trii?</i>
-</p>
-
-<p>
-— Ma il signore è salito qui, — rispose il
-dantista, — e lei ha già fatto due terzi di strada.
-Animo, tiri fuori il soldo; vuol obbligarmi a
-chiamar le guardie? — E, ripassandomi accanto,
-mormorò: — <i>O sovra tutte mal creata plebe!</i>
-<span class="pagenum" id="Page_339">[339]</span>
-Veda con che razza d'animali abbiamo da fare! — mentre
-che l'altro continuava a barbugliare: — <i>La
-reson l'è la reson.... el regolament l'è el
-regolament</i>.... E ben venga la forza.... <i>Se se paga
-duu, se paga minga trii. Oh fiœu d'on todesch!</i>...
-</p>
-
-<p>
-Come sia andata a finire non so; l'uomo tornava
-a dichiarar solennemente di appartenere
-all'<i>opposizion</i> quando io discesi dalla giardiniera,
-rattristato d'aver ritrovato un gran tratto più
-giù sulla china dell'abbrutimento quell'operaio
-che doveva esser stato buono, onesto e intelligente;
-turbato dal pensiero che tutti gli sforzi
-coi quali si combatte il vizio orribile non ne
-impediscano in alcun paese l'incremento mortale;
-oppresso dal dubbio che ogni lotta col
-mostro debba riuscire inutile, che l'umanità
-sia sospinta come da una condanna fatale ad
-un segno, da cui l'immaginazione rifugge atterrita....
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Son queste le linee ed è questo il mese in
-cui più sovente si fanno lunghi tratti di corsa
-senza compagnia o con un compagno unico;
-nel quale occorre spesso d'osservare l'espressione
-d'un sentimento curioso, somigliante a
-quello che si prova in certi giardini o sale
-splendide di grandi palazzi, quando vi si è soli:
-l'illusione fugace della padronanza, la compiacenza
-immaginaria della ricchezza e del fasto.
-Si vedono di questi passeggieri solitari,
-contenti e alteri d'esser tirati per mezzo miglio
-<span class="pagenum" id="Page_340">[340]</span>
-da due cavalli che paiono correre per loro soltanto,
-con un cocchiere davanti e un fattorino
-di dietro, che hanno l'aria d'esser lì al loro servizio
-esclusivo; e si leggono sul loro viso dei
-soliloqui fantastici di gran signori. Dove si potrebbe
-comprare per dieci centesimi un altro
-così dolce diletto della fantasia? E sono anche
-i tratti di strada in cui fattorini e cocchieri, liberi
-dal pubblico e felici di quella breve libertà,
-chiacchierano, solfeggiano, fischiano, salutano
-allegramente i colleghi che passano sugli altri
-carrozzoni vuoti, e si lanciano a vicenda frizzi
-e saluti; nei quali si manifesta quella familiarità
-fanciullesca che stringe tutti coloro che
-hanno comuni occupazioni e noie e argomenti
-di riso, di lamento e di critica, siano essi deputati
-o soldati o commedianti o collegiali. Sono
-gli “incerti„ piacevoli, le ore di ricreazione di
-questi poveri servitori di tutti; durante le quali,
-se gli riesce d'agguantare qualche ascoltatore,
-il fattorino Carlin vuota con un gusto matto il
-sacco di una intera settimana. Lo feci parlare
-per un pezzo in una di queste corse solitarie,
-e compresi meglio che mai quale strana, mostruosa
-confusione tutte quelle varie notizie di
-politica, di scienza, di viaggi e di avvenimenti
-pubblici, ch'egli attinge giorno per giorno dalle
-gazzette o dai discorsi dei passeggieri, possano
-produrre nel cervello d'un uomo del popolo, in
-cui alla mancanza della cultura necessaria a
-comprenderle e a coordinarle s'unisca un certo
-ingegnaccio naturale e un'immaginazione vivace.
-In pochi minuti accennò e commentò tutti
-<span class="pagenum" id="Page_341">[341]</span>
-i fatti principali del mese, collegandoli coi più
-bizzarri ragionamenti e tirandone le più stravaganti
-deduzioni che si possano immaginare.
-Nei terremoti dell'Islanda e di Messina, nelle
-inondazioni del Ferrarese e nel ciclone di Messina
-egli vede gl'indizi di qualche cosa di guasto
-nella macchina del mondo, i segni coordinati
-d'uno sfacelo universale, che lo impensieriscono
-seriamente. — Che cosa accadrà? E tutta questa
-gran scienza non può proprio far nulla per
-prevenire quello che sta per accadere? — Poi
-si lancia d'un salto nella politica con la mancanza
-assoluta, propria dei bambini e degli
-uomini incolti, di quel pudore intellettuale che
-impedisce a noi di saltar da un argomento importante
-ad un altro, per non mostrare d'aver
-esaurito sul primo tutte le nostre idee e d'essere
-incapaci d'insistere a lungo in un solo
-pensiero. Si è varata alla Spezia la corazzata
-<i>Carlo Alberto</i> e a Sestri l'incrociatore <i>Colon</i>,
-destinato alla Spagna; dunque c'è un'alleanza
-della Spagna con l'Italia. Si parla del trattato
-italo-tunisino: dunque una nuova triplice: l'Italia,
-la Spagna e la Francia. Contro chi? E poi un
-altro salto. Quel Nansen che ritorna, tanto festeggiato,
-a Cristiania, ha scoperto un nuovo
-mondo, non è vero? Si discorre in questi giorni
-della scoperta dell'oro nella Nuova Zelanda:
-ecco la scoperta del Nansen: un mondo pieno
-di tesori. Ed ecco, forse, perchè i Sovrani russi
-si dirigono verso la Danimarca e la Norvegia,
-che son da quelle parti: per accaparrarsi l'oro
-pei primi: è chiarissima. E tirò via in questo
-<span class="pagenum" id="Page_342">[342]</span>
-modo, fabbricando ogni specie di castelli informi
-coi materiali disparati e monchi che s'ammucchiavano
-nel magazzino semioscuro della sua
-testa; ed io, visto che le mie spiegazioni non facevan
-che accrescere il disordine dei suoi concetti,
-pensavo sospirando, senza più interromperlo,
-che fin che le migliorate condizioni dei
-lavoratori non aprano a tutti gli adulti la scuola,
-ci sarà sempre nel mondo la stessa quantità
-d'ignoranza, o una ignoranza idropica di idee
-dimezzate e confuse, nella quale è forse più difficile
-d'innestare un'idea netta che nei cervelli
-vergini d'ogni coltura.
-</p>
-
-<p>
-Maraviglioso Carlin! Il suo cervello è in uno
-stato permanente di ebullizione, e ci bolle un
-po' d'ogni cosa; ma son pur sempre i sogni e i
-propositi di guerra quelli che gli vengon su più
-di frequente. Altri seicento armeni macellati a
-Karput! Ma quando finirà questa storia <i>infama</i>? — Ah
-giuraddio! — esclama, stringendo il pugno. — Andar
-là coi nostri “colossi marini„, correre
-tutte le rive maledette, e bum e bum e
-bum, far saltare in aria e bruciare ogni cosa
-fin che non resti un brandello d'un turbante
-sulla faccia della terra! — E detto questo, dà
-di mano al suo taccuino e segna i biglietti con
-un viso risoluto come se facesse il conto dei
-cannoni occorrenti all'impresa; poi, rimesso il
-taccuino nella borsa, si pianta sulla piattaforma
-con le braccia incrociate e con gli occhi fissi
-all'orizzonte, nell'atteggiamento d'un ammiraglio
-che spia dal ponte della corazzata le fortezze
-nemiche.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_343">[343]</span>
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-E qui mi toccò un periodo (non il primo nel
-corso dell'anno) somigliante a quei numeri di
-giornali della stagione morta, nei quali non si
-trova da cima a fondo un cencio d'articoletto o
-di notizia, non una riga di cronaca, non una
-parola che c'importi un'acca, come se la vita
-del mondo, che il foglio rispecchia, fosse sospesa.
-Chi non ha esperimentato sui tranvai
-di questi periodi morti? Per vari giorni non ci
-trovate un uomo singolare, una donna bella, un
-bambino attraente; vi son tutti sconosciuti i
-passeggieri come se la popolazione della vostra
-città si fosse barattata con quella d'un'altra;
-tutti frontespizi nuovi, per uno strano caso,
-gl'impiegati; e nè un accidente, nè un discorso,
-neppure un inconveniente di servizio, nulla assolutamente
-che rompa l'uniformità delle vostre
-corse, come se la gioventù, l'amore e l'allegria
-avessero abbandonato l'“istituzione„ vecchia
-decrepita oramai, e sul punto di morire alla
-sua volta, come gli omnibus di antica memoria.
-Non vidi altro di notevole che una giardiniera,
-sulla linea di San Secondo, tutta occupata da
-povere vecchie dell'Ospizio di Carità, per le quali
-era il giorno settimanale d'uscita, vestite tutte
-di grigio e curvate come da un vento che soffiasse
-dietro, e sopra quella carrozzata di secoli,
-segnati sui visi da migliaia di rughe, un grande
-annunzio arcato, in cubitali caratteri bianchi su
-fondo azzurro, che diceva: — <i>Biblioteca romantica
-<span class="pagenum" id="Page_344">[344]</span>
-Sperani</i>. — Finalmente, una domenica, trovai
-sulla linea di Madama Cristina il buon falegname
-propagandista, con la sua eterna giacchetta
-di velluto stinto, stretto in un vivo colloquio
-con un fattorino tarchiato e barbuto, dalla
-testa enorme, piccolissimo di statura, che gli arrivava
-appena con la fronte alle spalle.
-</p>
-
-<p>
-Al primo sguardo indovinai che lo stava catechizzando,
-e pensai che fosse una sua consuetudine
-di valersi di quelle ore morte del servizio
-per portare il verbo tra gl'impiegati del
-tranvai. Appena mi vide, in fatti, mi venne accanto,
-e m'accertò che non m'ero ingannato:
-egli faceva delle corse apposta per predicar la
-sua fede a fattorini e a cocchieri, e n'avea già
-convertiti parecchi. Soltanto quello là, quella
-specie di nano irsuto, che non rideva mai, era
-duro e resistente come un masso, per motivo di
-quattro palmi di mota e di sabbia che possedeva
-sulla riva del Tanaro, dalle parti d'Alba:
-una proprietà ridicola, che spariva ogni tanto
-sotto l'acqua e che non gli rendeva la croce
-d'un centesimo; ma che aveva piantato nel
-mezzo, come un albero di bastimento naufragato,
-un grande faggio, da cui egli sperava di
-ricavare, abbattendolo, una sessantina di lire. — È
-un uomo che capisce, — mi disse — non è
-mica corto di comprendonio.... Seguita il mio
-ragionamento: da una cooperativa di produzione,
-di consumo e di mutuo soccorso a un
-gruppo di cooperative di corporazione, e poi a
-un gruppo di gruppi, e via via, dai comuni alle
-province, dalle province a tutto il paese. L'idea
-<span class="pagenum" id="Page_345">[345]</span>
-gli piace e si capacita. Soltanto, quando si passa
-dalla proprietà industriale a quella della terra,
-ecco che gli si drizza davanti l'albero, e lui ci
-s'attacca, e non c'è più verso di smoverlo. — Quell'albero
-era per il fattorino l'ultimo e invincibile
-argomento in contrario all'Idea; il
-fusto di quel faggio si cacciava in mezzo ai
-congegni della nuova gigantesca macchina sociale,
-che pure egli ammirava, e ne arrestava
-di punto in bianco il movimento enorme, sconquassando
-ogni cosa. E mentre il falegname
-diceva questo, fissando per di dietro il fattorino
-che s'era scostato, io capivo che col pensiero
-egli non vedeva la persona, ma l'albero
-maledetto, il supremo impedimento alla sua
-conquista, il grande nemico, e che escogitava
-il modo di abbatterlo facendo un lavorìo vivace
-dell'immaginazione, visibilissimo nei moti
-impazienti delle dita, con cui si tormentava
-il barbone rossastro e stropicciava un pacco
-d'opuscoli che teneva in mano. Gli domandai
-dove andava: mi rispose, battendo la mano
-sugli opuscoli, che andava a distribuirli all'estremità
-di Borgo San Salvario, dove degli
-amici l'aspettavano. E quell'idea gli risvegliò
-tutt'a un tratto un ricordo, che gl'illuminò il
-viso e gli fece dare una risata; il ricordo d'un
-suo trionfo, d'uno di quei tiri fortunati ch'egli
-faceva alle autorità, e che erano la sua gloria.
-Oh, un'avventura impagabile. La polizia aveva
-fatta un'apparizione nella sua bottega, sospettando
-ch'egli ci tenesse un deposito d'opuscoli
-proibiti. Di roba proibita egli non ci aveva nulla
-<span class="pagenum" id="Page_346">[346]</span>
-e nemmeno di roba permessa, perchè i libri e i
-giornali non li teneva lì; e strizzò un occhio.
-Il brigadiere aveva adocchiato e frugato per
-tutto senza trovare il più piccolo pezzo di carta
-stampata. Ma proprio sulla parete di fronte all'uscio
-era attaccato un gran <i>Calendrier de
-l'an 1896</i>, nel quale era segnato a ogni data, con
-una parola fiammante di commento, un avvenimento
-socialistico. Il brigadiere ci aveva dato
-un'occhiata e, credendolo un calendario innocuo,
-era passato oltre e se n'era andato via, salutando
-lui con buona maniera. Ah, che farsa!
-A quel ricordo lo assaliva una ilarità irresistibile,
-una gioia come s'egli avesse fatto all'autorità
-uno di quei tiri magistrali, superbamente
-buffi e temerari ad un tempo, che rimangono
-nella storia delle grandi astuzie rivoluzionarie,
-a perpetuo ludibrio delle tirannidi. E ne rise
-per un pezzo fregandosi le mani e rinsaccando
-il capo nelle spalle. Poi si fece serio ad un
-tratto per parlarmi del congresso femminista
-internazionale di Berlino, perchè era pur sempre
-la questione della donna il primo dei suoi
-pensieri; e a questo proposito mi fece vedere
-sopra un taccuino logoro certe sue sentenze
-contro la pornografia, scritte con la matita, in
-carattere minutissimo. In fine, quando discesi
-all'angolo del Corso Valentino, porgendomi la
-sua grossa mano, mi disse all'orecchio, con
-quel suo vocione di basso: — Ora ritorno all'albero....
-Oh, ci lavorerò anche sei mesi,
-ma lo butterò giù.... Glielo farò sapere. — E
-dalla piattaforma, quand'ero già sulla strada,
-<span class="pagenum" id="Page_347">[347]</span>
-mi fece ancora, ridendo e strizzando un occhio,
-l'atto di chi vibra un colpo d'accetta in
-un tronco.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Due giorni dopo, sulla linea di Nizza, cascai
-sopra Tempesta. Ecco un soggetto che il buon
-falegname non convertirà mai. Era in un periodo
-di furor nero contro le biciclette per via
-d'un caso occorsogli la settimana addietro: d'un
-biciclista avventato che, volendo attraversare
-il binario al sopraggiungere del tranvai, era
-stato urtato dal parapetto anteriore e buttato a
-terra con le gambe in aria. Il danno e il malanno
-eran stati tutti dalla parte sua: la macchina
-in pezzi, la testa fessa e uno spavento
-maiuscolo, senza neanche la consolazione di
-poter gridare un — <i>Si prutesta</i> — come quel tale
-della banda di Cécina, nel sonetto del Fucini.
-Eppure Tempesta n'avea perso i lumi, come se
-avesse fatto lui il capitombolo. Da una settimana,
-mi disse il fattorino, non sbolliva più. La
-vista d'una bicicletta gli faceva erompere dalla
-gola dei fasci di saette. E quel giorno pareva che
-i biciclisti si fossero dati convegno in via Nizza
-per tafanarlo. Egli li vedeva spuntare in fondo
-alla strada a una distanza incredibile, come i
-gauchos vedono i nemici all'orizzonte della
-pampa, ne accompagnava la corsa con un monologo
-imprecatorio, li apostrofava al passaggio,
-e quando qualcuno correva per un tratto
-accanto alla giardiniera, squadrava con la coda
-<span class="pagenum" id="Page_348">[348]</span>
-dell'occhio le ruote, stringendo i denti, come se
-si rodesse di non poterci dare delle pedate. Lo
-irritavano in special modo i biciclisti attempati. — Passa
-via, <i>vei balotta</i>! — Scendi giù, vecchio
-deposito! — Che il diavolo ti porti te e il
-tuo <i>ciarafi</i>! — Allo sbocco di via Burdin passarono
-due signore, e contro queste non imprecò;
-ma il sorriso sardonico con cui si voltò
-a guardarle era da dipingere: valeva un libello
-di venti facciate. Poichè dovevo andare dal
-mio amico Licia, direttore della <i>Torinese</i>, mi
-godetti lo spettacolo fino alla barriera, dove ci
-venne incontro di fuori porta un nuvolo di biciclette,
-e Tempesta, sopraffatto dai nemici, non
-potendo più inveire contro ciascuno, dovette
-ricorrere alla maledizione collettiva, gettata intorno
-a ventaglio, come semente di disgrazia.
-E lì ebbi una sorpresa. Feci la conoscenza della
-sua famiglia: la moglie e due ragazzi fra i cinque
-e gli otto anni, che l'aspettavano col canestro
-della colazione. Avevo tante volte pensato
-alle povere vittime condannate alla sua convivenza,
-che, vedendole finalmente, mi feci a
-guardarle con pietosa curiosità. Ma ebbi un
-senso di sollievo. Ah, erano tipi da poterci reggere.
-La moglie pareva sua sorella: una tarchiatona
-di viso sanguigno e fiero, coi capelli
-per aria, con due occhi di lottatrice, capacissima
-di far fronte alle sue furie, e non soltanto
-a parole; i figliuoli, rassomiglianti a lui
-a un segno da far ridere, due facce strane e
-torve da ragazzi del Dorè, due predestinati provocatori
-della <i>Società protettrice delle bestie</i>, ai
-<span class="pagenum" id="Page_349">[349]</span>
-quali si capiva ch'era già familiare una gran
-parte dei moccoli paterni. La moglie gli porse
-il canestro con un gesto virile; egli lo afferrò
-con un grugnito e, sedutosi sul predellino, si
-mise a mangiare senza far parola, dando delle
-ganasciate da orso, sotto gli sguardi fissi dei
-due orsacchiotti, accigliati e silenziosi. — È il
-solo momento della giornata in cui si queti —, disse
-il fattorino, che l'osservava con me, un
-po' discosto. E soggiunse sorridendo, con un
-certo accento benevolo: — <i>Rustica progenie.</i>
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Trovo qui fra gli appunti, sotto il titolo di <i>rustica
-progenie</i>, varie osservazioni fatte in quei
-giorni sulla cortesia degli uomini con le donne
-sulla carrozza di tutti, e in special modo sull'usanza
-di cedere a queste il posto da sedere;
-alla quale io non credevo che ci fossero ancora
-tanti ribelli, e non in una sola classe sociale.
-E che amena varietà c'è anche in questa maniera
-di villania! Il buon Valentino Carrera, che
-aveva in petto un libro su <i>I villani in Italia</i>,
-avrebbe raccolto sui tranvai un tesoro di documenti.
-Ci sono gl'incoscienti che, stando seduti
-dentro a tutto comodo, guardano in aria
-d'ammirazione la bella signora ritta sulla piattaforma
-a due passi da loro, senza un sospetto
-al mondo di premere con le natiche il Galateo,
-e quelli che restan seduti per pigrizia invincibile,
-ma che ne senton vergogna e sfuggon
-gli sguardi della postulante, fingendo di non
-<span class="pagenum" id="Page_350">[350]</span>
-accorgersi della sua presenza. Ci son quelli
-che s'alzano per le signore, ma non si scomodano
-per le donne del popolo, e quelli che cedono
-il posto alle giovani e lasciano sui pioli
-le vecchie. E c'è chi nella villania raggiunge il
-sublime: chi sta seduto proprio con la signora
-ritta davanti a lui e barcollante, costretta ad
-afferrarsi alle maniglie in alto per non cadere,
-e qualche volta con un bimbo in braccio o....
-nascosto. Ma il caso più comico e più memorando
-fu quello che vidi in via Garibaldi il giorno
-stesso della mia corsa con Tempesta. Era notte,
-pioveva a dirotto; dentro al carrozzone chiuso,
-dove non c'era più posto, discorrevano con giovialità
-rumorosa cinque o sei omoni dell'aspetto
-di grassi negozianti, che alle facce vermiglie,
-luccicanti sotto il raggio della fiammella,
-parevano usciti da una ribotta; e sulla piattaforma
-posteriore stavano in piedi due signore,
-a cui il vento sbatteva la pioggia sulle spalle.
-Quegli allegri amiconi, seduti vicino all'uscio,
-non solo le vedevano, ma lanciavan loro ogni
-tanto delle occhiate di curiosità galante; ed
-esse, celiando, ci facevan su dei commenti esclamativi: — Oh
-che cavalieri! — E pare anche
-che ci canzonino! — E ci vuole una bella disinvoltura! — Ma
-furono per ricredersi a un
-tratto vedendo uno dei cavalieri alzarsi un po'
-dalla panca e tendere la mano verso la maniglia
-interna dell'uscio.... Che baie! Il cavaliere
-gentile non fece che chiuder meglio perchè non
-passasse il vento pel fessolino. E allora le due
-signore diedero in uno scoppio di risa cordiale,
-<span class="pagenum" id="Page_351">[351]</span>
-a cui fecero eco gli altri passeggieri ritti intorno
-a loro, mentre nel carrozzone ripigliava più allegro
-il cicaleccio fra i faccioni rossi e luccicanti,
-beati di star lì dentro, a bell'agio, al riparo
-dalla pioggia che immollava il bel sesso
-Latin sangue gentile.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Ed ecco un'altra volta il conte, a proposito
-di cortesia. Il carrozzone chiuso correva per
-via Cernaia, a notte fatta, sotto una pioggia
-minuta. C'era in mezzo a noi, sulla piattaforma
-affollata, il nobile fattorino che, allungando
-le mani bianche al disopra delle spalle
-dei passeggieri, pigliava i soldi e porgeva i biglietti
-con la sua solita garbatezza timida e premurosa
-di novizio zelante. Un signore con due
-gran baffi a roncolo, mio conoscente di saluto,
-gli diede un biglietto da una lira sbiadito. Quegli
-lo alzò di contro al fanalino e lo esaminò
-attentamente. Il signore se n'ebbe a male e
-disse forte: — Bella maniera.
-</p>
-
-<p>
-Il fattorino arrossì. — Io debbo assicurarmi, — rispose.
-</p>
-
-<p>
-— Ma che direbbe lei, — ribattè l'altro, — se
-io esaminassi il suo resto in quella maniera?
-</p>
-
-<p>
-— Ma.... — rispose il fattorino timidamente — direi
-che è padrone di farlo.
-</p>
-
-<p>
-— Già — replicò il signore — ciascuno intende
-la delicatezza a suo modo.
-</p>
-
-<p>
-Il fattorino lo guardò un momento, chinò il
-capo come per inghiottire la pillola, e si scostò.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_352">[352]</span>
-</p>
-
-<p>
-Allora io dissi al mio conoscente che quello
-era un conte, un conte autentico, e glie ne
-feci il nome. Credette che celiassi; gli accertai
-la cosa, e allora, rimasto un po' sopra pensiero,
-esclamò: — Ma! Non lo potevo immaginare. — L'accento
-di quella esclamazione
-mi colpì. Era spontanea, esprimeva un senso
-di rammarico, voleva dire, insomma: — Se l'avessi
-saputo, sarei stato meno duro, o non
-avrei detto nulla. — Curiosa! E perchè? mi domandai.
-Perchè quello ch'egli credette uno
-sgarbo, venendogli da un conte, che deve dare
-a ogni atto il suo peso, non l'offende di più
-che venendogli da una persona incolta e volgare,
-in cui si può supporre inconscienza della
-sgarbatezza? Perchè gli duole di essere stato
-scortese e ingiusto soltanto perchè l'offeso è
-un par suo, o di famiglia più signorile della
-sua? — Ma subito, interrogando me stesso, pensai
-che se fosse occorso a me un caso eguale,
-avrei forse fatto irriflessivamente, mosso dallo
-stesso sentimento ingiusto, la stessa esclamazione
-illogica. — E per qual ragione? — Ma per
-nessuna ragione! Quelle parole di rammarico
-sarebbero state in me, come in lui, la voce improvvisa
-di certe idee sepolte, ma non morte,
-di vecchi sentimenti ereditati, confusi, ravvolti
-nell'animo nostro dentro alle idee e ai sentimenti
-nuovi d'eguaglianza e di giustizia, rimpiattati
-in una parte di noi che noi stessi ignoriamo,
-e di cui restiamo stupefatti quando per
-caso e per un momento ci si discopre; la voce
-d'una coscienza antica, nella quale non penetra
-<span class="pagenum" id="Page_353">[353]</span>
-che a lampi e di rado il nostro pensiero,
-ma che, se la scrutassimo a fondo, ci chiarirebbe
-come non tutta la resistenza ostile che
-si oppone nel mondo alle nostre più alte aspirazioni
-umanitarie e civili si eserciti fuori di
-noi medesimi, come anche il più ardente apostolo
-delle nuove idee porti rannicchiato nel
-cuore un nemico della propria fede.... E mi confermai
-in questo pensiero osservando che il
-signore dai baffi a roncolo, quando il conte ricomparve,
-evitò il suo sguardo.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-25. <i>Giornata morta.</i> 26. <i>Sine linea.</i> 27. <i>Domenica.
-Suor Teresa, dramma in cinque atti, rappresentazione
-diurna.</i> — Dall'Arena torinese
-sgorga sul Corso San Maurizio un'onda umana,
-e salgono tre coppie matrimoniali sulla giardiniera,
-dove non c'è più posto che per loro. L'ultima
-siede davanti a me.... To'! I miei due piccoli
-sposi di borgo San Donato. Ho tanto pensato
-e penso così spesso a loro che mi pare strano
-che non mi conoscano, che non mi salutino come
-un amico. O povera donnina! E che idea le è
-venuta, nello stato in cui si trova, d'andare a
-farsi straziare il cuore dalla monaca agonizzante
-del Camoletti? L'ultima scena l'ha fatta
-singhiozzare, il suo petto ansa ancora, i suoi
-occhi sono ancora gonfi di lacrime; e la pallidezza
-del suo viso dice che la commozione è
-stata troppo forte, che essa è andata a un punto
-dallo svenire, e lo dice anche la sollecitudine ansiosa
-<span class="pagenum" id="Page_354">[354]</span>
-e amorosa con cui suo marito la cova con
-gli occhi e la riconforta. — La colpa è mia, — le
-dice, — non ti ci dovevo condurre. — Ma no,
-essa lo scusa, e incolpa sè; è lei che ebbe la
-prima idea, e d'altra parte, benchè abbia sofferto,
-non se ne pente. È la prima volta che
-sento la sua voce buona, umile, un po' velata,
-e come stanca; la quale forse tra un mese,
-forse tra pochi giorni, si farà anche più dolce
-e più carezzevole per dir mille parole d'amore
-al capezzale della culla che già aspetta in casa
-sua. Vecchio fanciullo incorreggibile! O non ho
-messo tanto affetto a questi due poveri giovani
-sconosciuti da pensare con inquietudine al
-giorno che essi sospirano, e che potrebbe essere
-un giorno di sventura? La buona donnina
-è così poca cosa che, a guardarla, debbo scacciar
-quel pensiero per non cedere al presentimento
-triste di non averla a riveder mai più
-dopo quest'oggi. E appunto, mentre il tranvai
-svolta sul corso Margherita, vedo allontanarsi
-giù per il viale del Regio Parco un piccolo carro
-funebre nudo, seguitato da due sole persone.
-Povera donnina! Il suo, forse, sarebbe seguitato
-da una persona sola. Ma per uno di quei
-bruschi mutamenti che son propri delle donne
-in quello stato, tutt'a un tratto essa s'asciuga
-gli occhi e si mette a ridere; egli tira un sospiro
-e sorride; e il mio presentimento svanisce.
-Come volentieri sporgerei il viso fra quelle
-due teste e direi loro: — Non lo sapete che sono
-un vostro amico? Mi volete per padrino del vostro
-bimbo? — Ed eccomi, vecchio fanciullo
-<span class="pagenum" id="Page_355">[355]</span>
-incorreggibile, a lavorar d'immaginazione su
-quella traccia. — Come continuerei? Che cosa
-direbbero? Che penserebbero di me? — Eppure....
-un giorno o l'altro farò quel colpo; lo
-prevedo.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Un altro par di teste, fra le quali non avrei
-voluto sporger la mia, lo vidi due sere dopo, a
-notte chiusa, in una giardiniera di via Garibaldi;
-una coppia in tutt'altra condizione psicologica
-da quella dei miei due sposi. Quantunque,
-stando ritto sulla piattaforma davanti, li
-vedessi in faccia a tre panche di distanza, non
-li riconobbi subito, perchè l'uomo era sotto
-“mentite spoglie.„ Solo in un punto che mi
-si presentarono tutti e due di profilo, voltandosi
-l'un verso l'altro per barattare una parola,
-ravvisai il bel capitano, in abito borghese,
-elegante come un figurino, e la moglina ipotetica
-dell'impiegato delle Poste (lettere raccomandate).
-Ahimè! Tutto finisce. Alla prima occhiata
-vidi sui loro visi l'annunzio nero della felicità
-defunta. Dovevano essersi scambiati, durante la
-corsa, delle frasi di un sapore “di forte agrume.„
-Essa aveva l'aria afflitta e pareva ancora agitata;
-il viso di lui non esprimeva che una noia
-compressa, la quale cercava delle vie di fuga
-in rapidi sguardi lanciati a destra e a sinistra
-sui caffè illuminati, sugli ufficiali “liberi„ che
-passavano sui marciapiedi, sulle signore chiaro
-vestite che si scansavano al passaggio della
-giardiniera; e lo sguardo di lei, ogni tanto, accompagnava
-<span class="pagenum" id="Page_356">[356]</span>
-il suo, come per vedere dove s'andasse
-a posare. A un certo punto, senza voltarsi,
-essa gli disse una parola, uno di quei
-monosillabi, m'immagino, che sono come lo
-scoppio improvviso d'un lungo soliloquio muto,
-ed egli le voltò un poco la spalla, rovesciando
-il viso indietro e alzando gli occhi al cielo della
-giardiniera, come per invocare il soccorso d'un
-Santo protettore. Non rifiatarono più. Ma v'è nell'atteggiamento
-di certe persone sedute l'una
-accanto all'altra qualche cosa d'indefinibile, da
-cui si capisce che i loro spiriti sono divisi. Essi
-mi davano l'immagine d'un tronco spezzato in
-due parti, le quali si toccano ancora, ma mostran
-la linea della spaccatura. Il tranvai era stato il
-carro di trionfo, ed era allora il carro funebre
-dei loro amori. Chi sa quante coppie consimili,
-quanti altri amori morti o moribondi portavano
-in giro quell'altre giardiniere affollate e illuminate,
-che correvano davanti, accanto e di dietro;
-amori che, come quello, eran nati sulla carrozza
-di tutti, e ci s'eran dati i primi ritrovi e ci
-avevan provato i primi terrori d'essere spiati e
-inseguiti e pagato dieci centesimi le loro prime
-dolcezze! Chi sa quanti altri amori avevano
-preso quella sera l'ultimo scontrino! Quando,
-uscendo da questi pensieri, tornai a voltar lo
-sguardo alla panca, Marte era volato via, e
-Venere, tutta sola, guardava lontano davanti a
-sè, con gli occhi torbidi e fissi, che parevan
-dire l'ultima parola dell'annunzio funebre apparsomi
-alla prima occhiata sul loro viso; — <i>Una
-prece.</i>
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_357">[357]</span>
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Era quella una serata limpida e fresca, come
-di primavera. Non ricordo d'aver mai goduto
-come in quell'ora lo spettacolo mirabile che
-presenta una città grande, vista così dal tranvai,
-in una bella notte d'estate. Sotto le lunghe ghirlande
-di lampade voltaiche sospese in alto sul
-mezzo delle strade, corrono i fanali delle altre
-carrozze, somiglianti a grandi occhi rossi, verdi,
-bianchi, azzurri di grandi teste invisibili, che ci
-vengano incontro di lontano; i mille lampioni
-delle piazze e dei viali, fiammeggianti da ogni
-parte tra il fogliame degli alberi, danno alla città
-l'apparenza d'una vastità infinita, e quella moltitudine
-di gente che si vede di sfuggita, affollata
-davanti ai caffè, a crocchi sugli usci, a gruppi
-sui terrazzi, a processioni sui marciapiedi, quei
-visi innumerevoli che ci passano accanto, ora
-imbiancati dalla luce elettrica, ora velati dall'ombra,
-ora dorati dal gas, ora neri nell'oscurità,
-ora mezzo accesi dai fasci di luce che erompono
-dalle botteghe, paiono d'un popolo fantastico,
-vivente in una vicenda continua di giorno
-e di notte, sotto un cielo in cui danzi senza legge
-una pleiade di lune. E qua e là appaiono altri
-contrasti lontani di chiarori diffusi e di oscurità
-fitte, di masse brune di vegetazione, che offrono
-aspetto di boschi stelleggiati dai fuochi d'un bivacco,
-e di ampi spazi aperti in cui s'inseguono
-e s'incrociano stelle multicolori, di file di case
-confuse in una sola enorme muraglia nera e di
-<span class="pagenum" id="Page_358">[358]</span>
-schiere di palazzi su cui par che batta la luce
-dell'alba. E a fuggir così fra quei mille giochi
-di luce, in mezzo a quel brulichìo di gente riposata
-e svagata, in quell'aria profumata dall'erbe
-e dai fiori dei giardini, nella quale si succedono
-e si confondono note di cantanti di caffè,
-suoni d'orchestre di birrerie, ritornelli di canzonette
-popolari e musiche erranti di mandolini
-e di fisarmoniche, sembra d'attraversare una
-città maravigliosa, dove rida una festa perpetua
-e siano sconosciuti gli affanni, le fatiche e la
-miseria. Ma si rompe l'incanto se osservate il
-fattorino e il cocchiere. Ah, i loro visi stanchi,
-in cui gli occhi si chiudono, le loro povere
-gambe, ritte dalle quattro della mattina, che irresistibilmente
-si piegano, e la loro voce fioca
-e sonnolenta vi richiamano al pensiero la moltitudine
-di tutti quegli altri che, mentre una
-parte degli abitanti corre ai piaceri, posano le
-ossa affrante sopra un povero letto, per ridestarsi
-prima dell'alba a una rude vita di lavoro
-e di stenti.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Era una serata, l'ultima di settembre, limpida
-e fresca come quella, quando sulla giardiniera
-di corso Vinzaglio, salendo all'angolo di via Cernaia,
-trovai un buon amico mio, cav. avv. prof.,
-e giornalista pieno d'arguzia, con due ragazzine;
-delle quali riconobbi subito la più grande, figliola
-sua; la sola ch'io sapevo che avesse. Era disceso
-allora alla stazione di Porta Susa, venendo da
-<span class="pagenum" id="Page_359">[359]</span>
-una sua villa dei dintorni d'Ivrea a ricondurre
-a casa la figliuola d'un suo parente, ch'egli
-aveva ospitata per una settimana. — Lei lo deve
-conoscere, — mi disse. Era la figliuola di <i>Siapure</i>!
-Stava seduta davanti a me, in modo che
-la sua treccia bruna cadente toccava quasi le
-mie mani appoggiate sulla canna; si voltò in
-quel momento, e la riconobbi. Era cresciuta
-assai nei tre mesi da che non l'avevo più vista,
-e dai suoi begli occhi neri, che si fissavano nei
-miei, compresi che anche la sua intelligenza doveva
-aver fatto un gran passo. Tirai il discorso
-a un altro argomento; ma per tutta la corsa non
-potei più staccare il pensiero da quella bimba;
-la quale, voltatasi di fianco per ascoltare la nostra
-conversazione, continuava a fissarmi in
-viso i suoi occhi intelligenti e buoni, come se
-comprendesse che, pure parlando d'altro, io pensavo
-a lei e a suo padre. Mi guardava, col capo
-un po' inclinato dalla mia parte, come se volesse
-dirmi: — Oh, tu parlerai questa volta; tu mi
-dirai di salutarlo; sarò io che porterò la parola
-della riconciliazione; dilla dunque una volta
-quella buona parola. — E anche questa volta la
-buona parola mi venne alle labbra dieci volte,
-e dieci volte la rattenni. Mi dicevo: — Quando
-il tranvai sarà all'angolo di Corso Oporto, la
-dirò. — E poi: — Quando sboccherà sul Corso Vittorio
-Emanuele. — E poi: — Quando saremo vicini
-al monumento. — Ma al buon punto la parola
-restava dentro, e ne pativo, e quella treccia
-che ogni tanto mi sfiorava la mano mi dava il
-senso della punta d'un dito che mi stimolasse,
-<span class="pagenum" id="Page_360">[360]</span>
-e quegli occhi fissi pareva che mi dicessero
-sempre più dolcemente: — Ma parla; non hai
-che da dire: — Saluta il babbo, — e tutto sarà
-finito, e tornerete buoni amici come prima, perchè
-vi siete sempre stimati e voluti bene. — Ah
-svergognato! S'era passato già il Corso Umberto
-e non avevo parlato ancora; l'amico doveva
-scendere in piazza Carlo Felice; non mi restavano
-che tre minuti, avevo sdegno di me, e pure
-sentivo che non avrei fiatato. Ma da che può
-dipendere il fare o non fare una buona azione!
-Quando fummo vicini alla piazza, dall'orchestra
-all'aria aperta del Caffè Mogna mi venne all'orecchio
-il motivo della sinfonia dei <i>Vespri</i>,
-quel motivo largo e dolce, che è uno dei primi
-ch'io ritenni da ragazzo, e che sempre mi ridesta
-mille ricordi della fanciullezza, le prime
-commozioni del teatro, mia madre giovane affacciata
-al palchetto, la scena riveduta in sogno,
-un misto d'immagini liete e tristi, confuse, lontane,
-come d'un'altra vita. O musica benedetta,
-nobile amica, misteriosa e benefica ispiratrice
-di bontà e di gentilezza!
-</p>
-
-<p>
-— Bambina, saluta tuo padre per me....
-</p>
-
-<p>
-E il suo <i>sì</i> vivo e soave mi parve una nota
-di quella musica.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_361">[361]</span>
-</p>
-
-<h2 id="cap10">CAPITOLO DECIMO.</h2>
-</div>
-
-<p class="indr">
-Ottobre.
-</p>
-
-<p>
-Sulla soglia dell'ottobre trovo un controllore
-colosso, che è uno dei più bei tipi ch'io abbia
-intoppati nell'annata. Tocca col capo il cielo
-del carrozzone, con le spalle chiude gli usci e
-ferisce in viso i passeggieri con le punte di due
-baffi enormi, che paiono due S da cartellone
-d'arena. Fu carabiniere, ed è ancora; non ha
-fatto che mutar divisa; presta il nuovo servizio
-con gli stessi modi e con lo stesso linguaggio
-che usava nell'antico. Ha un aspetto terribilmente
-severo. Quando si pianta in faccia a un
-passeggiere, par che lo voglia invitare a <i>declinar
-le generalità</i>, ed esamina lo scontrino come
-un passaporto, e glie lo rende fissandolo in
-viso, come se dicesse fra sè: — Costui mi ha
-l'aria d'un pregiudicato. — Non attacca discorso,
-non sorride con nessuno. Non intesi ancora che
-due parole sue, e furono una frase carabinieresca:
-disse bruscamente a uno che stava ritto
-<span class="pagenum" id="Page_362">[362]</span>
-sul predellino: — <i>È difeso!</i> — Ho un forte sospetto
-che porti in tasca un par di manette.
-Certo, tutte le sue idee sociali e politiche sono
-in armonia col suo essere visibile. E io penso,
-guardandolo, al grande numero di quegli altri
-cittadini che dalla forma della professione o
-mestiere o stato in cui furono chiusi per caso
-riescono modellati moralmente in quel dato
-modo come quei bimbi che si facevan crescere
-dentro vasi di varia foggia quando fioriva l'industria
-dei mostricciattoli e dei balocchi umani,
-e vedendo all'opera con la fantasia le fabbriche
-innumerevoli di spiriti conservatori che la società
-tiene in moto, dico che hanno da lavorar
-molto e bene le officine avverse per far concorrenza
-efficace a una produzione così vasta,
-forte di tanti privilegi e avviata così bene. Mi
-apparve per la prima volta questo controllore
-Golia sulla linea di Vanchiglia, dove, avendogli
-fatto aspettare un pezzo lo scontrino che non trovavo,
-me lo restituì, dopo un serio esame, dandomi
-uno sguardo profondo, che pareva dire: — <i>Te
-tegnerò d'oeucc!</i> — Mentre si voltava, gli vidi
-dietro un orecchio una cicatrice: forse d'una
-coltellata tiratagli da qualche arrestato ribelle.
-Quando discese, rimase ancora un momento
-duro come un pilastro in mezzo alla strada, a
-guardare con occhio sospettoso il tranvai che
-s'allontanava, come avrebbe guardato in altri
-tempi una carrozza cellulare non ben sicura....
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_363">[363]</span>
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Dopo questo spauracchio per vari giorni non
-trovai che gente contenta. L'ottobre si presentava
-col sorriso in fronte. Il primo fu il mio
-buon Giors, sulla linea di Vinzaglio, allegro
-e fresco come la mattinata. Gli domandai subito
-della moglie. Guarita! Guarita da un pezzo,
-salda sui trampoli, <i>ardita</i> come una sposa, e
-sana anche la frittura, tre sacchetti senza fondo,
-una rovina quotidiana. E, sorridendo, soggiunse
-in un italiano suo proprio una frase proverbiale
-che gli avevo inteso dire altre volte: — <i>Tuto
-va bene, trane la gran miseria</i>; — e si provò
-a fischiare il motivo della <i>Carmen</i>, ma senza
-riuscirvi. Poi mi diede notizie della <i>veja</i>, e
-poichè non capivo a chi volesse alludere: — Non
-si ricorda? La vecchia di Pozzo di Strada,
-quella del soldato d'Africa, che si mise a piangere
-a veder la battaglia stampata? Matta dalla
-contentezza, la povera vecchia! — Era stata nel
-tranvai quella mattina: un'altra faccia; pareva
-risuscitata; il figliuolo era vivo; le avevan mandato
-dal Ministero degli “affari della guerra„
-per via del Comando del distretto, un pezzetto
-di carta sporca con quattro parole del ragazzo
-prigioniero, un foglio arrivato di laggiù, <i>da ca'
-del diau</i>, in un gran pacco, con molte altre lettere,
-che aveva raccolte e spedite quel prete
-mandato dal Papa. Ma proprio fuor di sè, da
-parere che avesse alzato il gomito, felice da
-<span class="pagenum" id="Page_364">[364]</span>
-allargare il cuore a vederla, povera anima tribolata!
-Portava il foglietto in seno, in un portamonete
-di pelle di pecora, e l'aveva fatto
-vedere a lui, e lo faceva vedere a tutti. — È
-venuto il foglio, va bene; ma quando verrà il
-figliuolo? Chi lo sa? Quando faranno la pace?
-Ne sa qualche cosa lei? Io non leggo la gazzetta
-perchè mi fan male agli occhi le parole
-piccole.... — E diede in una risata. C'era sulla
-prima panca un ostricaro con la berretta rossa
-e col canestro sulle ginocchia. Egli prese a
-stuzzicar l'ostricaro. Roba per aguzzar l'appetito,
-non è vero? E non c'era già abbastanza
-appetito per il mondo da portare in giro delle
-diavolerie per aguzzarlo? Che gusto avevano
-quelle bestie senza testa? Egli non n'aveva mai
-assaggiato in vita sua, e sentiva quella mattina
-un maledetto prurito di farne la conoscenza.
-E dicendo questo, fra una scossa di redini e
-l'altra, si voltava a guardare il canestro con
-un'espressione così comica di curiosità e di
-diffidenza, che l'ostricaro, esilarato, prese un'ostrica,
-l'aperse e glie la porse. Giors la sorbì,
-e trattenendola in bocca come per meditarne
-il sapore, domandò quanto costasse. — Un soldo
-e mezzo — rispose l'altro. — <i>Baloss d'un lader!</i> — gridò
-lui, trangugiandola con una smorfia
-di spaventato —, e hai la faccia di far pagare
-quanto un pane una porcheria compagna? — Tutti
-i passeggieri risero, e quel riso lo eccitò.
-Eppure, sì, quell'acquolina “amaricante„ stuzzicava
-la fame, ed egli avrebbe dovuto tribolare
-il doppio quella mattina per arrivare all'ora
-<span class="pagenum" id="Page_365">[365]</span>
-della macinatura. Ma già era destino che
-glie ne capitasse una ogni giorno per scavargli
-lo stomaco. E raccontò quella del giorno avanti.
-Stava discorrendo con una guardia daziaria,
-alla barriera, quando, al momento di partire,
-era salita una bella contadinotta, un fior di ragazza,
-che n'aveva quanto tre balie, un vero
-capitale, una cosa, una cosa.... insomma, una
-cosa magnifica. E lui, così in celia, l'aveva
-presa a complimentare, maravigliandosi, però,
-di vederle fare il viso verde invece di rosso.
-A un tratto quella gli aveva detto nell'orecchio,
-presto e secco: — <i>Ciuto, c'a son d'tomin!</i> — (Zitto,
-che sono caciole). Erano caciole di Rivoli!
-E qui una gran risata. Naturalmente, egli era
-stato zitto, non l'aveva tradita. Ma il più bello
-era stato poi: che, partito il tranvai, pigliando
-sul serio una sua facezia sul diritto a un compenso
-che gli dava la connivenza nel frodo, la
-bella ragazza s'era cavato dal seno e gli aveva
-dato un <i>tomin</i>, un po' ammaccato, ma fresco e
-di quei grassi, d'un odor squisito di panna,
-ch'egli aveva aggiunto, con gran piacere, alla
-sua colazione. Ah, che delizia di <i>tomin!</i> Mai da
-che era al mondo egli s'era messo nel laboratorio
-un boccone così saporito, gli era colato
-giù fino alle polpe, gli aveva fatto montare alla
-testa mille grilli. E seguitò un bel pezzo a scherzare
-così sui cento sapori di quel boccone, senza
-mai eccedere, con una discrezione quasi istintiva
-d'uomo sano di nervi e di spirito, rifuggente
-dalle sudicerie, spandendo intorno la
-schietta allegria del suo buon appetito e del
-<span class="pagenum" id="Page_366">[366]</span>
-suo buon cuore e sorridendo coi denti bianchi
-all'aria viva d'ottobre, che accarezzava la sua
-bella faccia di galantuomo....
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Trovai un'altra anima contenta sulla linea
-di Vanchiglia. Bastò il suo <i>cerea</i> a rivelarmi
-l'uomo mutato. Una vera trasfigurazione. Era
-il povero fattorino stato ferito da una bastonata
-e rimasto malato di terror cronico. Al primo
-vedere la sua nuova faccia pensai che fosse
-stato accomodato l'affare della querela, e glie
-ne domandai. Gli passò un'ombra sulla fronte.
-No, non ancora; la cagione della sua contentezza
-era un'altra, e, raccontandola, tornò a
-rischiararsi. Gli era caduta sul capo una di
-quelle carte da visita della fortuna, che fanno
-data nella vita dei poveri diavoli come le vittorie
-in quella dei generali. Tre giorni avanti,
-arrivando col carrozzone vuoto alla barriera
-di Casale, raccattò sotto una panca un portafogli
-di bulgaro rinvoltato in un pezzo di giornale,
-se lo ficcò in tasca senz'aprirlo e, secondo
-la regola, lo rimise nella corsa di ritorno al
-controllore, perchè lo portasse alla direzione.
-Rivenendo verso la barriera, arrivato in piazza
-Vittorio Emanuele, vede correre incontro al
-tranvai, col viso spaventato, un signore grasso;
-il quale salta sulla piattaforma e gli domanda
-con voce di moribondo: — Avete trovato...? — e
-al sentirsi rispondere: — Sì, è stato trovato.... — si
-lascia cascar di picchio sulla panca, con
-<span class="pagenum" id="Page_367">[367]</span>
-le braccia aperte e gli occhi in su, ansando
-come un mantice. Atto finale: comparsa del signore
-alla direzione, interrogatorio e riscontro,
-restituzione del portafogli, tanto per cento secondo
-l'uso: cento lire al fattorino. — Cento lire,
-m'intende; un biglietto rosso nuovo fiammante,
-coi due occhi di civetta, che pareva stampato
-il giorno prima! Ah, benedetto Iddio, son venute
-a tempo! — Dopo quella disgrazia che
-l'aveva tenuto tre mesi a mezza paga non gli
-era più riuscito di riassestarsi; la famiglia menava
-una vita d'angustie; si dovevan misurare
-il pane per pagare i debiti, e non vedevan la
-fine di quel purgatorio.... — Ed ecco tutt'a un
-tratto.... Ah, bisogna dire che c'è un Dio! — Splendeva
-una tal contentezza sul suo viso
-pallido, e abitualmente spaurito, che metteva
-pietà; metteva pietà il pensare che cento lire
-possano operare un tal rivolgimento nell'anima
-d'un uomo da guarirlo anche dal terrore abituale
-d'essere ammazzato. E ragionava sulla
-sua fortuna per gustarla meglio. Su tante linee,
-si sa, tutti i giorni si trova qualche cosa:
-fazzoletti, spille, chiavi, scatole di sigarette, perfin
-delle lettere amorose; ma dei portamonete
-con migliaia di lire, bazzica, è un caso raro.
-E proprio doveva toccare al figliuolo di sua
-madre! Si chiamava <i>nascer fortunati</i>. E mi descrisse
-la scena della sera, quando, rientrando
-in casa, aveva sventolato il biglietto, come una
-bandiera, sul viso di sua moglie e sulla testa
-dei bimbi addormentati: la povera donna s'era
-messa a piangere, i bimbi s'erano svegliati e
-<span class="pagenum" id="Page_368">[368]</span>
-buttati giù dal letto, e poi tutti a ridere e a
-ballonzolare insieme da parer quattro villeggianti
-della Villa Cristina. — E che sarà allora — gli
-domandai — quando piglierete mille lire
-d'indennità a causa guadagnata? — A quella
-domauda si rioscurò, e parve ripreso dalla
-paura solita. — No —, rispose a voce bassa — quelle....
-preferisco di non averle. — E rimase
-un po' pensieroso. — Ma! — esclamò poi rianimandosi. — Se
-non mi capitano altre disgrazie! — E
-soggiunse umilmente: — Io non faccio
-del male a nessuno, non voglio male a nessuno;
-nessuno dovrebbe volerne a me, non è
-vero? Perchè mi dovrebbero far del male? — Poi,
-dopo una pausa, guardandosi intorno,
-disse con un accento d'inquietudine, che mi
-fece pena: — Come si son già accorciate le
-giornate! — Non era ancora guarito, pover'uomo.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Il terzo contento fu un personaggio nuovo,
-un vecchio pretino che vidi uscire dalla stazione
-di Porta Susa, con la valigia e l'ombrello,
-e salire sul tranvai chiuso della linea di Casale.
-Dal modo come girò lo sguardo per la piazza,
-soffermandosi, e come lesse l'insegna del carrozzone
-prima di salirvi, e come vi salì, osservando
-ogni cosa con un sorriso di curiosità e
-di maraviglia, argomentai che non avesse mai
-visto Torino o non ci fosse più stato dal tempo
-dei tempi. Aveva l'aria d'un prete di montagna,
-un viso roseo, gli occhi chiarissimi, un'espressione
-<span class="pagenum" id="Page_369">[369]</span>
-ingenua e buona, quasi infantile. Entrò
-come in una casa d'amici, sorridendo a tutti,
-in atto di ringraziare della buona accoglienza,
-e, appena seduto, mi domandò se il tranvai
-passava per la piazza Vittorio Emanuele. Il tono
-con cui gli risposi gli fece subito attaccar discorso
-familiarmente. Da trent'anni non era
-più stato a Torino, era quello il primo tranvai
-sul quale saliva. Aveva bene inteso parlar della
-cosa; ma dall'immaginare al vedere c'è un
-gran tratto. Si voltava a osservare il fattorino
-e il cocchiere, le panche, i vetri colorati, gli
-annunzi, gli altri tranvai che passavano, come
-un bambino. Mi ricordò un altro prete di montagna
-che, anni avanti, sul ponte di Po, m'aveva
-manifestato la stessa maraviglia per l'<i>Angelo
-Brofferio</i>, ch'era il primo battello a vapore ch'egli
-vedesse. — Ma guardiamo un po', ma guardiamo
-un po'.... E si fa fermare quando si vuole,
-non è vero? E ogni strada ha il suo?... E va
-così sulle rotaie, da per tutto, come sulla strada
-ferrata? — E quando il tranvai si mosse, diede
-segno di viva soddisfazione. — Ma è un bell'andare,
-proprio.... senza scosse.... e come si corre....
-Una bella cosa, veramente, una bella cosa. E
-ora si farà andare con l'elettrico, dicono.... Sarà
-una maraviglia.... Ah, son cose che fa piacere
-di vederle! — E sorrideva intorno ai passeggieri,
-come a compagni d'un lungo viaggio,
-sconosciuti ancora, ma coi quali dovesse far
-poi conoscenza; ringraziò come d'un regalo il
-fattorino che gli porse il biglietto; stette un minuto
-in ammirazione del congegno del campanello,
-<span class="pagenum" id="Page_370">[370]</span>
-e quando m'alzai per discendere in piazza
-Solferino, s'alzò egli pure, e fattomi un cenno
-di riverenza col capo come a un conoscente,
-si rimise a sedere, visibilmente lieto di non
-avere ancor da discendere, di doversi trattenere
-ancora in quella “bella compagnia„ esilarata
-dal sorriso gentile con cui egli rispondeva al
-suo sorriso canzonatorio, credendolo un segno
-abituale della squisita cortesia cittadina....
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Ma anche la “bella compagnia„ in quei giorni
-dava ragion di ridere alle sue spalle. Trovo
-notato fra gli appunti: — <i>Galileo Ferraris.</i> — È
-il ricordo d'una corsa fatta con lui per un
-tratto del viale Margherita. I giornali avevano
-pubblicato in quel torno le proposte fatte dalla
-Società al Municipio per l'istituzione dei tranvai
-elettrici, e spesso, tra i passeggieri, s'udivano
-su quell'argomento delle uscite amenissime.
-Sarebbero forse state più guardinghe le
-due eleganti bottegaie o modiste o quidsimile,
-che ci divertirono per cinque minuti, se avessero
-saputo che quel bel signore bruno e pallido,
-dal sorriso dolcissimo e dagli occhi socchiusi,
-il quale stava leggermente chino per
-raccogliere, senza farsi scorgere, i loro discorsi,
-era un elettricista di fama mondiale. La più
-giovane, con un cappellino incoronato di magnolie,
-giurava che sui nuovi tranvai elettrici
-non avrebbe mai messo piede, e domandata
-<span class="pagenum" id="Page_371">[371]</span>
-dall'altra del perchè, rispondeva vivamente: — Ma
-come? <i>E s'a se scianca 'l fil?</i> (E se si strappa
-il filo?) Tutto va per aria! — Ma l'amica non
-si curava di quel rischio: aveva inteso dire
-che il maggior pericolo era un altro: se per
-inavvertenza, salendo o scendendo, si toccava
-la cassetta dov'era “il deposito delle scintille„
-c'era da pigliare una scossa da cadere in
-terra stecchiti come per una nerbata sulla testa.
-Come se la godeva il buon Ferraris, lisciando
-la barba nera con la sua piccola mano femminea!
-Ma non era quella la più amena ch'egli
-avesse udita in quei giorni. La sera innanzi,
-sulla linea del Martinetto, aveva inteso un vecchietto
-ciaccolone fare i più neri pronostici su
-quei novi fili che stavano per aggiungersi ai
-troppi altri già distesi fra casa e casa; i quali,
-saturando l'aria di elettricità, erano cagione di
-tanti sconcerti nervosi, di tante malattie bisbetiche
-e stravaganze d'idee e audacie matte di
-partiti sovversivi, per cui il mondo andava diventando
-un inferno. Che strana cosa, non è
-vero? In una delle città più colte d'Italia, intorno
-alle maraviglie della scienza, forza e gloria
-d'una civiltà di cui insuperbiscono tutti, udire
-presso a poco gli stessi discorsi che s'udrebbero
-sulle rive del Victoria Nianza o in mezzo
-alle foreste del Gran Chaco! — Basta — concluse
-la modista giovane — non sanno proprio
-più che diavolerie inventare per accorciarci
-la vita. — Delizioso! — disse il Ferraris.
-Quella si voltò, e al vedere quel bel signore
-bruno che, pur avendo l'aria d'intendersene
-<span class="pagenum" id="Page_372">[372]</span>
-più di lei, pareva che consentisse nel suo giudizio,
-gli fece un sorrisetto di simpatia e di gratitudine.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-È di quei giorni una pagina sui “fenomeni
-d'elettricità erotica„ che posso trascrivere tal
-quale. “È l'avvicinarsi, che si sente nell'aria,
-della stagione sentimentale, è il pensiero che
-sia questo l'ultimo mese delle giardiniere, così
-propizie all'osservazione del bel sesso, e l'ultimo
-dei leggieri e scarsi vestiti estivi, ai quali
-succederanno tra poco gli alti colletti che fasciano
-i colli e gli ampi mantelli che nascondon
-le vite, son queste od altre le cagioni, per
-cui noto ora negli erotici un'intensità di sguardo,
-una fissità di contemplazione, un languore di
-voluttà più cascante che nei giorni dei grandi
-calori? Curiosissimo il tipo osservato stamani
-sulla linea di Madama Cristina: un signore vestito
-correttamente, con gli occhiali d'oro e una
-barba di sultano, d'una pallidezza e d'una serietà
-d'Amleto maturo; il quale, stando ritto in
-fondo alla giardiniera, con una spalla appoggiata
-alla colonnina, a ogni signora che salisse
-o scendesse da quella parte, sporgeva in fuori
-il busto e il capo per conoscere da quale calzoleria
-provenisse il suo stivaletto; ma con un
-piegamento guardingo, percettibile appena, della
-persona, che io gli vedevo preparare con un
-moto avanti del piede su cui doveva appoggiare,
-ogni volta che da quel lato della strada suonava
-un <i>alt</i> femminile. Quell'atto ripetuto di
-<span class="pagenum" id="Page_373">[373]</span>
-scolaresca curiosità sessuale, fanciullescamente
-dissimulata, faceva un contrasto altamente comico
-con la quasi tragica gravità del suo viso
-barbuto, e anche più comico all'immaginare i
-pensieri ch'egli doveva volgere in capo, ma di
-cui non un lampo appariva dietro agli occhiali
-d'oro, in quegli occhi sporgenti, grigi, muti come
-due palle di cristallo. Ah, se si potesse, in un
-solo tranvai, penetrar con la mente dietro al
-velo misterioso di tanti visi gravi, freddi, innocenti
-o indifferenti, che mostruoso guazzabuglio
-si scoprirebbe di pensieri e d'immaginazioni,
-di desideri e di propositi, infinitamente
-diversi da quelli che le maschere fanno supporre!
-Un viso eccettuato, peraltro: quello della
-“vergine morta„ che salì al crocicchio del
-corso Valentino, e per la quale gli occhiali d'oro
-si sporsero avanti come per l'altre; un viso così
-bianco, così puro, così virgineo da far giurare
-che non nascondesse mai neppur l'ombra d'un
-pensiero che la bocca non potesse esprimere,
-e che non sarebbe potuto arrossire nemmeno
-s'ella avesse saputo che lo sguardo di quegli
-occhiali vedeva a traverso ai panni la sua nudità.
-Come sempre, si voltarono tutti a guardarla;
-ma sul suo viso di marmo candido
-neanche questa volta non tremò un muscolo,
-non passò un lampo, non guizzò il barlume d'un
-sentimento di compiacenza. Soltanto, quando fu
-seduta, cosa insolita, girò il capo a destra e
-a sinistra, con un movimento vivace, come
-se cercasse per la via qualcheduno, da cui sospettasse
-d'esser cercata....„
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_374">[374]</span>
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Feci riguardo agli erotici, i giorni appresso,
-quest'altra osservazione: che si possono ascrivere
-alla famiglia loro quasi tutti quei baldanzosi,
-i quali, nonostante il peso degli anni e
-della pancia, che li dovrebbe render prudenti,
-rischiano ogni momento d'andare a letto per
-quaranta giorni, saltando sul tranvai mentre
-corre. La più parte, in fatti, saltano per la donna.
-Hop! Hop! E là! Cinquant'anni e vedete che
-leggerezza! È divertente studiare i diversi campioni.
-Per parte d'alcuni, che la compiono con
-disinvoltura, la prodezza può far colpo; ma ad
-altri tolgono ogni virtù di seduzione lo sguardo
-ansioso che fissano sul punto di mira, gli atti
-scomposti della rincorsa, lo sgomento che mostrano
-in viso del pericolo corso, e la pena che
-durano, dopo seduti, a ricomporre la carcassa,
-soffiando come foche: quando pure non cascan
-sulla panca malamente, aggrappandosi alla colonnina
-come a una corda di salvamento, col
-cappello sbiecato e la parrucca andata di traverso.
-Ah, vecchi peccatori impenitenti e temerari!
-Ma se sul tranvai non c'è bel sesso, non c'è
-caso che si cimentino. E gareggiano nobilmente
-tra di loro, e sono gelosi del salto più snello e
-più aggraziato dei giovani. Ne fui testimonio la
-mattina sulla linea di via Cernaia. Uno di questi
-vecchi acrobati galanti, con tanto di panama
-e di sottoveste bianca, che pareva tinto
-col granatino, aveva fatto la sua prova in piazza
-<span class="pagenum" id="Page_375">[375]</span>
-San Martino. Poco dopo, mentre s'andava di
-tutta corsa, un giovanotto biondo e asciutto,
-vestito da damerino, saltò su egli pure, ma da
-tre passi distante, e senz'afferrarsi alla colonnina:
-un vero salto da maestro. Non era che
-il primo saggio. Passato il corso Siccardi, saltò
-giù, corse a un banco, prese un giornale, raggiunse
-di volo il tranvai, e vi saltò sopra come
-prima. Le signore si voltarono a guardarlo.
-All'imboccatura di via Santa Teresa, saltò giù
-un'altra volta, corse alla buca delle lettere, vi
-buttò dentro una cartolina, e poi da capo una
-corsa, e un salto, e ritto là sulla piattaforma.
-S'alzò un mormorio di stupore: non s'era mai
-vista una cosa simile: le signore n'erano ammirate;
-fu un vero trionfo. Ma l'uomo del panama,
-ingelosito, ruppe l'incanto. Si chinò un
-poco verso le signore dell'ultima panca e disse
-abbastanza forte: — È il Tony della compagnia
-equestre del Balbo, quello che salta otto cavalli. — Poi
-soggiunse, scrollando una spalla: — Sfido
-io; è la sua professione! — e detto questo,
-dopo aver dondolato un po' il piede fuori
-del montatoio, si lasciò andar giù sulla strada
-con mollezza elegante, — vendicato.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Uno che non salta, per esempio, è il cavalier
-Bicchierino. Lo vidi salire il giorno dopo sulla
-giardiniera di via Garibaldi, mentre stavo sulla
-piattaforma in fondo con l'operaio lattoniere,
-vestito dei suoi panni da lavoro, con un tubo
-<span class="pagenum" id="Page_376">[376]</span>
-da gas acciambellato sotto il braccio. Posato e
-preciso in ogni cosa, egli fece fermare alzando
-e abbassando tre volte la canna come un antico
-capo tamburo, non salì che dopo aver guardato
-se i cavalli eran ben fermi, e non sedette
-sull'ultima panca che dopo averla spolverata
-accuratamente col fazzoletto. Poi, per riassestarsi
-addosso i panni scomposti nella salita,
-scrollò un po' il capo e le spalle, come fa la
-gallina per scoter le penne, e, compiuta quell'operazione,
-non si mosse più. Era proprio un
-destino ch'io non potessi mai conquistare durevolmente
-l'animo suo. Il lattoniere, con la sua
-serietà e lentezza solita di pensatore, aveva avviato
-un discorso sulle nuove funzioni dei municipi
-in Inghilterra, delle quali s'occupava da
-qualche tempo, nelle ore rubate al sonno, con
-la diligenza che gli era propria, ritagliando notizie
-da giornali e trascrivendo periodi da riviste
-nel suo grosso vademecum di conferenziere.
-Interrottosi un istante per osservare l'operazione
-d'insediamento del signore sconosciuto, ripigliò: — Quando
-lo diciamo noi, pare che sian
-cose dell'altro mondo. Ma il municipio di Birmingham,
-per esempio, quando saranno passati
-i settantacinque anni per cui diede in enfiteusi
-agli impresari il terreno per lo sventramento,
-resterà ben padrone di tutte le case costrutte,
-con un reddito annuale di cento mila sterline.
-E questo è bene un passo sulla strada che condurrà
-il municipio ad essere come il direttore
-d'una grande impresa cooperativa di cui ogni
-cittadino sarà azionista....&nbsp;—
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_377">[377]</span>
-</p>
-
-<p>
-Un movimento leggerissimo delle spalle del
-cavaliere m'avvertì ch'egli aveva inteso le ultime
-parole e un'inclinazione appena visibile
-del suo capo m'avvertì che stava in ascolto.
-</p>
-
-<p>
-Il lattoniere, accarezzandosi il mento con la
-mano nera di piombo, continuò a citare, pacatamente,
-col tono d'uno che dettasse. — Un gran
-numero di città inglesi avevano convertito in
-servizi municipali, con piena soddisfazione del
-pubblico, i servizi dell'acqua potabile, del gas,
-della luce elettrica, ricavandone benefizi enormi
-e ribassando i prezzi. Il municipio di Glascow
-s'era assunto anche l'esercizio dei tranvai, riducendo
-l'orario degl'impiegati, aumentando i
-salari e istituendo le corse di cinque centesimi
-per mezzo miglio, con un profitto molto superiore
-al canone che gli pagavan prima le Società
-private....&nbsp;—
-</p>
-
-<p>
-Tutta la disapprovazione che possono esprimere
-la nuca e la schiena d'un cittadino io la
-vidi espressa a quelle parole dall'aspetto posteriore
-del cavalier Bicchierino; il quale doveva
-credere esagerati iperbolicamente i dati di fatto,
-se pur non credeva tutte una fantasia quelle
-citazioni.
-</p>
-
-<p>
-Il lattoniere continuò, insistendo sull'esempio
-del municipio di Glascow, che da qualche anno
-esercita con vantaggio proprio e del pubblico
-anche altre funzioni di indole più privata. — Giusto,
-perchè il municipio non potrebbe anche
-incaricarsi di far lavare la biancheria?
-</p>
-
-<p>
-A quest'ultimo colpo, il buon cavalier Bicchierino
-non si potè più contenere e si voltò a
-<span class="pagenum" id="Page_378">[378]</span>
-guardarci mostrandoci negli occhi arrotondati
-e nella bocca aperta tutta la stupefazione che
-può contenere un'anima umana. Diede uno
-sguardo all'oratore e un altro a me, che avevo
-l'aria d'approvare, e in quello sguardo lessi la
-mia sentenza. Un uomo che stava a sentire,
-acconsentendo, delle stravaganze così spropositate,
-delle assurdità così mattamente ridicole,
-non poteva essere che un insensato, meritevole
-della più profonda commiserazione; un uomo
-da perdonargli che gli paresse stretta via Garibaldi
-e che tagliasse il <i>Popolo</i> con le dita. E
-dal modo come voltò le spalle e riprese il suo
-atteggiamento capii che non mi restava più nessuna,
-nessuna speranza di risollevarmi nella
-sua stima.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Feci un'altra corsa disgraziata pochi giorni
-appresso: il ventidue, memorando. Era incominciata
-bene, peraltro. Ero occupato da qualche
-tempo a far raccolta fra i passeggieri di
-tutte quelle espressioni: — Io dico la verità....
-diciamo la verità.... per dir la verità.... siamo
-sinceri.... francamente parlando.... parliamoci
-schietto, ecc., che, appunto perchè occorrono
-così maravigliosamente fitte sulla bocca di tutti,
-sono una prova patente della quasi universale
-bugiarderia degli uomini, nei quali deriva dalla
-coscienza di mentir quasi sempre il sospetto di
-non esser creduti mai. Infervorato in questo
-lavoro, ero molto contento quella sera d'avere
-fatto una buona collezione in dieci minuti
-<span class="pagenum" id="Page_379">[379]</span>
-sulla giardiniera del <i>Foro Boario</i>, e stavo
-osservando con piacere, nella conversazione di
-due signori, che c'è anche un modo cortese e
-usatissimo di darsi a vicenda del bugiardo
-con le formole: — Dice la verità?... Ma è vero
-proprio?... Mi dà la sua parola?... — quando
-quel senso misterioso che ci annunzia la presenza
-d'un nemico alle spalle mi fece voltare il
-viso indietro.... e riconobbi gli occhi malevoli
-e il pizzo ostile di Guyot; il quale discorreva
-piano con un grosso signore sonnecchiante,
-seduto alla sua destra. Ero ben certo che mi
-avrebbe sempre odiato; ma il suo sguardo mi
-fece capire in quel punto che la scena del
-<i>Grido</i> e della <i>Lotta</i> aveva invelenito terribilmente
-il suo odio, e che egli covava in petto il
-proposito d'una vendetta. — È la sua volta — pensai — non
-c'è che rassegnarsi. E stetti
-aspettando, con l'orecchio all'erta.
-</p>
-
-<p>
-Il cuore non m'aveva ingannato. Non passò
-un minuto che l'udii parlare con quella particolare
-sillabazione di chi vuol farsi sentire da
-qualcuno, che non è la persona a cui parla.
-Aveva una curiosa voce, che pareva uscirgli
-dalle narici, con un soffio di siringa vuota. Galeotto
-della vendetta fu il giornale che teneva
-fra le mani.
-</p>
-
-<p>
-— Ha visto? — domandò al suo vicino. — Hanno
-sciolto la Camera di lavoro di Livorno.
-</p>
-
-<p>
-E dopo una pausa: — Pare anche che il Codronchi,
-in Sicilia, si decida a procedere con
-energia. Ha sciolto la federazione socialista di
-Corleone.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_380">[380]</span>
-</p>
-
-<p>
-Il signore insonnito rispondeva con monosillabi
-d'approvazione.
-</p>
-
-<p>
-— Ah, quello rimetterà presto le cose al posto.
-Ha anche fatto sequestrare il libro di quel
-Giuffrida....
-</p>
-
-<p>
-— Scritto in prigione.
-</p>
-
-<p>
-— Scarabocchiato in prigione.
-</p>
-
-<p>
-Credevo che fosse finita. Ma l'uomo era ben
-provvisto di materiali da guerra. Accennò ancora
-(e sentii fremere di gioia la sua voce) alla
-“bella accoglienza„ fatta ai deputati socialisti
-francesi e agli altri fondatori della vetreria
-d'Alby dagli operai di Carmaux — a fischiate. — Ora
-sarò libero, — pensai. No, fu spietato.
-Biasimò ancora l'amnistia per i condannati
-politici, che s'annunciava in quei giorni. — Sa
-che comprende anche i facinorosi che son dentro
-per i fatti di Sicilia e della Lunigiana.... E ci
-fanno un bel regalo!
-</p>
-
-<p>
-Mi prese una tentazione, e fu un punto che
-non vi cedessi. Volevo voltarmi a domandargli
-perchè non annunciava pure, per amareggiarmi
-l'anima, ch'era stato ammazzato il brigante Tiburzi
-nelle macchie d'Orbetello. Ma non volli
-turbare la sua gioia. Ah, la sentivo! Egli doveva
-sorridere infernalmente come Giacinta Pezzana
-nella <i>Maria Stuarda</i> quando grida:
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i08"> Ella si parte</p>
-<p class="i01">Col pugnale nel cuore. Oh vendicata</p>
-<p class="i01">Io son! Divina gioia!</p>
-</div></div>
-
-<p>
-Eppure, io non avevo in cuore che un sentimento
-di stupore: che due uomini, viventi nello
-<span class="pagenum" id="Page_381">[381]</span>
-stesso tempo e appartenenti alla stessa classe,
-potessero pensare e sentire così oppostamente
-intorno alla più alta delle quistioni del tempo
-loro, ed esser così certi tutti e due di esser nel
-vero, da provar odio e pietà l'uno per l'altro,
-come due creature diverse e nemiche di civiltà,
-di religione e di razza. Guyot non parlò più;
-pensava certamente ch'io non avessi più fiato
-nel corpo. Io feci il morto, per mantenerlo nell'illusione.
-Ma la parola <i>facinorosi</i>, detta da lui,
-mi ridestò un sospetto: quella parola, me ne ricordavo
-bene, ricorreva due volte in quella
-certa lettera anonima che avevo ricevuto dopo
-l'assassinio del presidente Carnot. Che la lettera
-fosse proprio sua? Mentre ventilavo quest'idea,
-egli discese all'imboccatura di via dell'Arcivescovado,
-e s'allontanò con passo di trionfatore,
-senza degnare d'un ultimo sguardo quello che
-restava di me sul tranvai. Da tutta la sua persona
-traspariva la superba certezza d'avermi
-finito.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Sulla stessa linea, partendo dalla barriera del
-Foro boario, all'ora dell'uscita libera dei soldati,
-vidi la sera seguente un quadretto nuovo e bellissimo:
-una carrozzata d'artiglieri, con una
-monaca nel mezzo, di quelle addette alle prigioniere
-delle vicine carceri; la quale dava
-l'immagine di Santa Barbara, protettrice dell'arma,
-scortata da un drappello dei suoi guerrieri,
-che la conducessero in trionfo a Torino.
-<span class="pagenum" id="Page_382">[382]</span>
-C'era al freno il protetto di donna Chisciotta.
-Appena lo riconobbi, m'andai a sedere accanto
-a lui, per vedere se era in bernecche. Non era,
-o non pareva; aveva la faccia rossa, peraltro,
-e rannuvolata, come sempre. Mi diede un'occhiata,
-come a un viso noto di frequentatore di
-tranvai, e partì. Subito dopo attaccò un moccolo
-solenne. Erano state tese le catene a traverso
-il viale, dovendo passare il treno di Milano:
-c'era qualche minuto da aspettare. Ahimè!
-L'uomo non perdeva che il pelo: appena fermato
-il tranvai, saltò giù e corse verso un bancuccio
-vicino, dove si dava il bicchierino di
-“rabbiosa„.
-</p>
-
-<p>
-Il fattorino gli gridò dietro: — Guardati che
-c'è madama!
-</p>
-
-<p>
-A quel grido egli si fermò e girò intorno uno
-sguardo sospettoso. L'altro diede una risata, e
-allora egli scrollò le spalle e andò a bere.
-Quella <i>madama</i> non poteva essere che donna
-Chisciotta, nota ai colleghi di lui come sua protettrice,
-e precettrice severa e vigilante di temperanza.
-Ebbene, se quel <i>guardati</i> aveva avuto
-forza d'intimidirlo, voleva dir che l'uomo non
-era ancora perduto affatto sulla via della combustione
-spontanea. Risalì sul tranvai forbendosi
-la bocca col dorso della mano, e sferzati
-i cavalli appena il passaggio fu libero, principiò
-a dar fuori quel tanto di filosofia che s'era
-messa in corpo per cinque centesimi. Cadevano
-le foglie secche dagli alberi di Corso Oporto:
-egli si mise a dissertare sulle foglie, come parlando
-ai cavalli. E una, e due, e tre, e via senza
-<span class="pagenum" id="Page_383">[383]</span>
-fine: erano le annunziatrici dell'inverno. Ah,
-quante cose gli annunciavano: le lunghe eterne
-giornate con la pioggia e col vento in faccia, le
-nebbie fitte e gelate, la notte alle cinque pomeridiane,
-le corse interminabili nella neve, interrotte
-da lunghe fermate, da cadute di cavalli, da sviamenti,
-da fatiche di negri. A un tratto si rivolse
-a me, come a un conoscente. E quella <i>povra fia</i>
-come avrebbe passato l'inverno con quella scellerata
-tosse che le schiantava l'anima? Gli dicevano
-che le avrebbe giovato l'aria della riviera.
-Eh si! Ma l'insegna dell'albergo dove
-l'avrebbero tenuta gratis, quella non glie la dicevano.
-Con chi non ha <i>di questi</i> la morte non
-fa cerimonie. Sono soltanto i signori che possono
-pregarla d'aspettare. — E soltanto dopo
-questo sfogo, mi diede la notizia che aveva una
-figliuola unica, la quale s'era ammalata e non
-più rimessa dopo una certa disgrazia. Ma non
-disse che disgrazia fosse.
-</p>
-
-<p>
-Quando il tranvai fu per attraversare il Corso
-Umberto, il suo sguardo si fece fisso e il suo
-viso s'incupì anche di più, senza ch'io ne capissi
-subito la cagione. Non la capii che quando
-vidi il Corso Oporto ingombro di sciami di ragazzi
-che uscivano dalla Scuola municipale di
-Monviso. Allora principiò per il pover'uomo
-una vera tortura. I ragazzi, inseguendosi in
-giro e strillando, passavano e ripassavano a
-traverso le rotaie, a pochi passi dai cavalli,
-come per giocare col pericolo, e il disgraziato
-cocchiere, mutato in viso, pregava, minacciava,
-sagrava invano, stringendo le briglie con le
-<span class="pagenum" id="Page_384">[384]</span>
-mani tremanti e volgendo intorno gli occhi dilatati
-e spauriti, a cui s'alzava davanti la visione
-del bambino travolto ed ucciso; e nel
-viso e in tutti i movimenti della persona mostrava
-un contrasto violento e doloroso tra la
-furia di uscir di quel passo e la ripugnanza,
-quasi lo sgomento di procedere, come se oltre
-ai ragazzi scorrazzanti qualche altro impedimento
-terribile, veduto da lui solo, gli sbarrasse
-la strada. Quando finalmente si svoltò in via
-Venti Settembre, tirò un lungo respiro e si
-asciugò il sudore della fronte.
-</p>
-
-<p>
-E per tutta la via Venti Settembre non parlò
-più. Stetti attento quando si passò nel punto
-dov'era seguita la disgrazia; ma egli non voltò
-il capo: tenne lo sguardo diritto davanti a sè,
-in fondo alla strada; con la fronte così alta,
-però, e con un'attenzione così fissa, da non lasciar
-dubbio che fosse forzata. Solo quando si
-sboccò sul viale Margherita, tornò a guardare
-le foglie che cadevano e riprese le sue considerazioni
-sull'inverno. — E una, e due, e via,
-a poco a poco, l'una dopo l'altra, vengon giù
-tutte; gli alberi perdono i capelli. Si sente già
-l'odore del giorno dei morti. Quest'inverno vuol
-essere anche più tristo dell'estate. Cosa ne dice?
-C'è mai stata un'annata <i>pì malheureusa</i>? Avremo
-una gran mortalità, certamente. Oh, per quel
-che è di me!... Andarsene, è tanto di guadagnato.
-Ma è veder andar gli altri.... Oh che
-brutto mondo!
-</p>
-
-<p>
-Ma qui, curvandosi e cacciandosi avanti tutt'a
-un tratto come per gettarsi fuori del parapetto,
-<span class="pagenum" id="Page_385">[385]</span>
-urlò un: — Via! — sgangherato, che mi diede
-un rimescolo. Un ragazzo scalzo aveva attraversato
-le rotaie sfiorando il muso ai cavalli
-col capo.
-</p>
-
-<p>
-— Ah! questi ragazzi! — esclamò poi con
-voce quasi di pianto. — Questi ragazzi mi faranno
-morir disperato! — e fermato il tranvai
-vicino al casotto di piazza Emanuele Filiberto,
-sbattè le redini sul parapetto con un atto di
-desolazione....
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Quelle ultime giornate del mese furono per
-le mie escursioni le più piacevoli dell'annata.
-Era il mio punto di partenza Porta Palazzo,
-donde passano o si diramano otto linee dirette
-ai sobborghi più lontani, e la mia linea preferita
-quella del Ponte Isabella; la quale percorsi l'ultima
-volta in una di quelle mattinate dolci e
-chiare di fin d'ottobre, in cui si confonde col sorriso
-della stagione che se ne va la malinconia di
-quella che viene, e si sente nell'aria come la
-mestizia d'un addio. Attraversato il centro della
-città, e percorso un gran tratto di quella interminabile
-via Cristina di cui sfugge il fondo allo
-sguardo, si svolta nel viale ridente di Raffaello,
-e di là si esce all'aperto, fra la fuga dei nuovi
-edifici universitari, ai quali i camini altissimi
-dalla forma di minareti danno l'aspetto d'un
-enorme falanstero orientale, e l'ultimo lembo
-del grande parco del Valentino, che si ristringe
-lungo la riva e va a finire con un bacio nel
-<span class="pagenum" id="Page_386">[386]</span>
-fiume. Qui nulla parla del passato, tutto è giovinezza
-e speranza, e par che non ci giunga
-il rumore e il fumo della battaglia della vita.
-Si attraversa una piccola città adolescente, tutta
-nomi di poeti e d'artisti, dove poche case rustiche
-resistono ancora all'assalto dei villini e
-dei palazzi, brillanti avanguardie cittadine, che
-da ogni parte le incalzano e le avvolgono; si
-arriva allo sbocco del corso Dante, di là dal
-quale sorge ancora un altro sobborgo bambino,
-che va fino al corso Galileo, ultima onda di
-Torino, a morire fra i campi; e si giunge sulla
-strada di Moncalieri, alle falde dei colli, dove
-il tranvai si ferma, in mezzo alla solitudine e
-al silenzio. E là discesi, ad aspettare che si ripartisse,
-ammirando il paesaggio vasto e sereno.
-Di qua le rive serpeggianti e solitarie del
-Po, ristretto e imbrunito dalle ombre dei boschetti,
-e la piramide del Monviso all'orizzonte,
-già tutta bianca; di là le acque larghe e lucide,
-rispecchianti il villaggio medioevale; più oltre,
-il castello rosso del Valentino; la mole Antonelliana
-nel cielo; e dietro di me la collina che
-cominciava a ingiallire, macchiata da un folto di
-pini, come una testa grigia da una ciocca nera.
-Tutto era terso e fresco, e l'aria odorava di
-vegetazione autunnale; ma pareva che vi corresse
-ancora un fremito della primavera e vi
-passasse già un brivido dell'inverno. Salì sul
-tranvai una coppia d'innamorati, che si tenevan
-per mano; di ritorno da una passeggiata romantica,
-forse: rosati in viso, eccitati dalla
-frescura e dal moto, luminosi d'amore. Il cocchiere
-<span class="pagenum" id="Page_387">[387]</span>
-solfeggiava un'arietta guardando le Alpi.
-Il grande silenzio non era rotto che dal filo di
-quella voce e dai picchi sonori delle lavandaie
-del fiume, che non si vedevano. Era uno di
-quei momenti in cui ci coglie come a tradimento
-il pensiero della vecchiezza, e ci rattrista.
-Guardavo i due amanti, e pensavo: — Essi
-sono l'Aprile, ed io.... il mese corrente. — Vedevo
-di là dal ponte la trattoria dell'<i>Olimpo</i>,
-appartata e chiusa, che mi ricordava dei festosi
-banchetti giovanili, dei cari amici, delle ardenti
-discussioni letterarie. Come mi pareva tutto
-lontano, e la casa, e gli amici, e le idee discusse!
-Eppure provavo un conforto vago in quella
-pace, come il sentimento d'una dolce rassegnazione,
-e il principio d'un riposo infinito. E udii
-con rammarico il grido brusco del fattorino: — Via! — come
-se mi dicesse: — Andiamo!
-Torniamo allo strepito della città e alle cure
-della vita; torniamo a lavorare.... e a invecchiare.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Ebbi un altro momento, di quelli che non si
-scordano, sulla linea della Crocetta, uno di quegli
-incontri inaspettati che ci lasciano stupefatti e
-pensierosi come se avessero il significato recondito
-d'un avvertimento del destino. Allo
-svolto da Piazza Carlo Felice in via Sacchi salì
-sul tranvai un controllore sui cinquant'anni, piccolo
-e pingue, con due enormi baffi rossicci
-brizzolati, che gli mascheravano mezzo il viso;
-<span class="pagenum" id="Page_388">[388]</span>
-e incominciò il suo giro sulle pedane per chiedere
-i biglietti. Dalla cautela con cui s'aggrappava
-alle colonnine e posava i piedi per non
-cascare, argomentai che fosse nuovo al proprio
-ufficio, al quale anche si prestava male la sua
-corpulenza. Quando mi fu vicino sulla piattaforma,
-ancora parato ai miei occhi da due persone
-interposte, gl'intesi dir forte al fattorino: — È
-al numero 136; — e quella voce risvegliò
-qualche cosa nella mia memoria, ma così lontano
-e confuso, che subito disparve, come l'ombra
-d'un uccello che passi. Essendo vuota l'ultima
-panca, il controllore s'infilò tra questa e
-quella accanto, per prendere i biglietti dei passeggieri
-ch'erano in piedi. Quando fu davanti
-a me, mi disse, toccandosi il berretto con una
-mano: — Il biglietto, signore.... — e restò con
-la bocca aperta e la mano per aria, fissandomi
-in viso. Ci fissammo così a vicenda, per qualche
-secondo, in atto interrogativo, e poi, nello stesso
-punto, uscì dalla sua bocca il mio nome e il suo
-dalla mia. Un intimo impulso gli fece sporgere
-il viso, ma si tirò indietro; io mi spinsi innanzi
-e gli baciai la guancia; egli mi rese il bacio, e
-volle dir qualcosa; ma non potè. Sorridemmo
-tutti e due, col respiro un po' oppresso. E un'onda
-di memorie attraversò la mia mente in un lampo:
-la Scuola di Modena, il suo lettuccio di ferro in
-un angolo del camerone della quarta squadra,
-una discussione sull'utilità dell'“ordine sparso„
-sotto un albero del giardino ducale, il cappotto
-bigio chiaro ch'egli aveva portato dal Collegio
-militare d'Asti, e un nostro breve incontro per
-<span class="pagenum" id="Page_389">[389]</span>
-le vie di Piadena durante la guerra del 66. Da
-trent'anni non c'eravamo più visti, e non avevo
-più avuto notizie di lui. — Ebbene?... — Ebbene?... — Ma
-la conversazione s'arrestò lì; c'era
-gente intorno; vidi che gli tremavan le labbra;
-non si poteva proseguire. Fece un cenno con la
-mano, come per dirmi: — A più tardi, — e riprese
-il suo giro. Controllore! Dopo trent'anni!
-Lui! Per che vicende era passato? E ricordai i
-suoi bei disegni topografici con un tratteggio di
-montagna che gl'invidiavo, il suo costante buon
-umore, la rassegnazione di buon figliuolo con
-cui una volta era andato alla cella di rigore,
-estratto a sorte per un tumulto della compagnia,
-al quale non aveva preso parte. Poi, rifrugando
-nella mia memoria, mi parve di ricordarmi
-d'aver inteso dire molti anni innanzi ch'era andato
-in America, dove faceva il maestro elementare.
-E aspettai con impazienza che i vicini
-scendessero per interrogarlo e per dirgli la
-buona memoria che avevo sempre serbata di
-lui. Ma, tutt'a un tratto, egli discese. Dalla strada
-mi fece ancora un saluto con la mano, sorridendo,
-ma con una leggiera espressione di tristezza;
-poi voltò le spalle e s'avviò verso il
-Corso. Aveva ancora quell'andatura, tal quale,
-con quell'atteggiamento del capo, con quelle
-spalle curve, da cui scappavano le cinghie dello
-zaino. E lo seguitai con gli occhi fin che potei,
-con un senso di stupore misto di sgomento, pensando
-che un giorno solo, un caso, un punto
-della mia vita avrebbe potuto far sì che un
-altro mio amico, in quello stesso giorno, ritrovasse
-<span class="pagenum" id="Page_390">[390]</span>
-me su quel tranvai, con quel berretto
-gallonato sul capo, in atto di dire a lui: — Signore,
-il biglietto.... — Dopo quel giorno non lo
-vidi più.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-A questa avventura di romanzo succedette
-una scena di farsaccia, che vorrei non aver veduta,
-e che racconto soltanto per non lasciar
-nulla da parte di quanto può accadere sulla carrozza
-di tutti. Ma chi avrebbe potuto prevedere
-una scenata simile osservando quella giardiniera
-pochi minuti avanti, quando la raggiunsi
-in piazza dello Statuto? Era proprio una carrozzata
-di gente per bene, alla quale disdiceva
-intollerabilmente un cartello sospeso al di sopra
-della panca di mezzo, con su scritto in grossi
-caratteri: — <i>Letame di cavallo. Trovasi in vendita
-a pressi convenientissimi presso la Società
-Belga.</i> — Vedo ancora sulla panca in fondo un
-consigliere comunale e un medico militare in
-divisa; più in qua un generale di brigata pensionato,
-con la <i>Gazzetta di Torino</i> fra le mani;
-due maestre della Scuola Sclopis; signore, signorine,
-faccie rispettabili di grossi contribuenti
-e d'impiegati da tremila in su. Regnavano tra
-quella eletta di passeggieri la pace e il Galateo;
-il mormorio discreto delle conversazioni era coperto
-dallo scalpitìo dei cavalli lanciati al galoppo;
-nulla dava indizio dello scoppio che doveva
-avvenire. All'improvviso, dando le spalle
-alla compagnia, sentii il suono d'una ceffata e
-<span class="pagenum" id="Page_391">[391]</span>
-due grida furenti: — <i>Baloss!</i> — e: — <i>Canaia!</i>,
-e voltandomi, vidi alle prese nel mezzo due
-signori senza cappello, che con una mano si tenevano
-afferrati a vicenda per la cravatta e con
-l'altra si barattavano delle mazzate sul capo;
-una signora che gridava, altre che si preparavano
-a svenire, uomini saliti sulle panche per
-separare i lottatori, e poi un gruppo stretto intorno
-a questi, di cui non m'apparivano più che
-le due teste scarmigliate e i due bastoni branditi.
-La lotta cessò subito; ma i due nemici non
-s'allentarono, e rimasero in quell'atto di rappresentanti
-della “situazione europea„ ciascuno
-tenendo l'altro per la gola, come per dire: — Se
-non mi picchi, non picchio; se ti muovi, t'accoppo. — E
-quella coppia così atteggiata, su
-quella carrozza che correva, faceva uno strano
-effetto, come d'un quadro plastico, concorrente
-al premio, portato in giro sopra un carro di carnevale.
-Il cocchiere aveva appena fermato, che
-i due campioni si allentarono e si rimisero a
-sedere, improvvisamente racquetati dal pensiero
-del cappello volato via; e allora la corsa
-ripigliò. Ma non mi riuscì neanche allora di vederli
-in viso perchè restavano in piedi i loro vicini,
-intesi a sedare la contesa verbale che ricominciava;
-nè potei capire che cosa dicessero,
-perchè il cicalìo dei commentatori soverchiava
-la loro voce. Le notizie che arrivarono fino a
-me eran contradditorie. Chi diceva che fosse
-nata la lite dal fumo che l'uno dei due mandava
-in viso alla moglie dell'altro; chi diceva
-invece d'un piede dato nelle reni alla signora
-<span class="pagenum" id="Page_392">[392]</span>
-per sbadataggine; chi asseriva che non si trattasse
-d'un piede sbadato, ma d'una mano investigatrice.
-Quello in cui tutti concordavano era
-che alla ceffata maritale aveva dato la mossa
-decisiva un <i>boric</i> nudo e crudo opposto dall'altro
-ad un'osservazione vivace. Finalmente, quando
-i pacieri sedettero, riconobbi la triade alle facce
-pallide e convulse e ai due cappelli magagnati:
-una bella donnina col nasino all'in su, un marito
-col viso bitorzoluto, e un biondo secco coi
-baffi sovversivi, all'ultima moda. E fu il cocchiere,
-una faccia di ex carrettiere burlone, che,
-rivoltando in bocca una cicca, dedusse la morale
-dell'avvenimento. — S'ha un bel dire —, disse,
-fra due sputate nere —, bene educati,
-male educati.... signori e povera gente, quando
-c'è di mezzo <i>la fumela</i>, se le ammollano tutti
-ad un modo....
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Con quest'avventura volgare dovrei chiuder
-l'ottobre, se proprio la penultima sera del mese,
-per andare allo Sferisterio, non avessi avuto la
-buona ispirazione di salire sulla giardiniera
-della linea dei Viali, nel punto dove il Corso Oddone
-sbocca sul Corso Margherita. Salendo, vidi
-alzarsi un cappello a cencio da una testa che
-a tutta prima mi riuscì nuova; ma nell'atto di
-sedere sulla panca davanti riconobbi un muratore
-venuto tre anni addietro a casa mia per
-darmi dei ragguagli intorno al lavoro dei garzoni,
-quando pensavo di scrivere sulle fatiche
-<span class="pagenum" id="Page_393">[393]</span>
-precoci dei ragazzi; e nell'atto stesso vidi accanto
-a lui l'operaio della caramella, sua moglie
-e il piccino, seduti anch'essi sulla stessa
-panca. Vidi passar nell'occhio del marito, nel
-momento che si fissò nel mio, il ricordo di quella
-scena: non altro che un'ombra sfuggevole, ma
-che era ancora di rancor voluto, più che di rammarico,
-e al tempo stesso una mal celata espressione
-di stupore ch'io fossi conosciuto e salutato
-quasi amichevolmente dal suo compagno.
-Sedetti, voltando le spalle a lui e agli altri tre,
-e stetti in una vaga aspettazione, non so ben di
-che, inquieta, e pure piacevole, pensando che la
-curiosità gli avrebbe fatto domandare all'amico
-chi fosse lo sconosciuto ch'egli aveva offeso, e
-che una parola di quello sarebbe bastata a mutargli
-in tutt'altro senso quell'antipatia cieca,
-ch'era nata, come tante nascono, non dal risentimento
-d'un torto patito, ma dalla coscienza
-amara e dispettosa d'un torto fatto.
-</p>
-
-<p>
-Appena seduto, in fatti, udii delle voci sommesse,
-da cui compresi che le teste si erano
-avvicinate; ma durarono pochi secondi, e la
-brevità del colloquio, appunto, m'accertò di
-quanto già l'altra volta m'aveva fatto supporre
-il giornale che gli avevo visto leggere: che, soltanto
-il mio viso essendogli sconosciuto, non gli
-sarebbe occorsa alcun'altra notizia o spiegazione
-quando avesse inteso il mio nome. Seguì
-un silenzio lungo, durante il quale mi parve di
-sentirmi entrar per la nuca e scendermi dal
-cervello nel cuore i suoi pensieri. L'ascoltavo,
-udivo le sue parole come se veramente le pronunciasse.
-<span class="pagenum" id="Page_394">[394]</span>
-E gli rispondevo dentro di me: — Vedi
-che ti sei ingannato. Ah certo, fu una trafittura
-al cuore che tu m'hai dato. Ma non credere,
-non t'ho serbato rancore. Io ho capito. Eri senza
-lavoro, abbandonato, infelice; eri sdegnato contro
-la società, e ti è parso uno scherno ch'essa
-porgesse un dolce al tuo bambino mentre negava
-il pane a te, a lui e a sua madre. Pensa
-se non t'ho capito e scusato! — E pensavo pure
-ch'egli avrebbe voluto fare un atto, dirmi una
-parola che m'esprimesse il suo sentimento; ma
-non immaginavo in qual modo si sarebbe potuto
-esprimere senza fare al proprio orgoglio
-una violenza che sapevo difficile, io che in tanti
-altri casi simili non ero riuscito a farla al mio. — Non
-farà e non dirà nulla — pensavo — mi
-saluterà al momento dì scendere, e sarà tutto.
-Ma basterà questo. Purchè io sia certo che ha
-mutato sentimento; che importa che me lo dichiari
-a parole?
-</p>
-
-<p>
-Ebbene, m'ingannavo. Nel punto che si svoltava
-sul corso San Maurizio, udii di nuovo un
-rapido bisbiglio dietro di me, poi un breve silenzio,
-poi qualche cosa come un peso mutato
-di posto, e mentre mi domandavo che cosa potesse
-essere quell'armeggio, mi sentii prima un
-alito nell'orecchio, poi una piccola mano sopra
-la spalla, poi una bocca infantile che strisciò la
-mia guancia. Ah, caro bambino! Me lo porgevano.
-Era lui il messaggiero muto, il pegno palpitante
-della riconciliazione. Potete immaginare
-come me lo presi....
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_395">[395]</span>
-</p>
-
-<h2 id="cap11">CAPITOLO UNDECIMO.</h2>
-</div>
-
-<p class="indr">
-Novembre.
-</p>
-
-<p>
-Quanto più s'avvicinava la fine dell'anno, tanto
-più sovente pensavo al giorno in cui avrei abbandonato
-la “carrozza di tutti„ che era da
-molto tempo il mio pensiero assiduo; e presentivo
-che sarebbe stato triste per me, come per
-il romanziere il separarsi dal mondo del suo
-romanzo; con questa differenza, ch'io non mi
-separavo da fantasmi, ma da gente viva. Avrei
-continuato a correre sui tranvai, certamente, e
-a vedere i miei personaggi e scene e casi curiosi;
-ma con la mente occupata da altri pensieri,
-non osservando più che per caso, non
-facendo più gite con quel proposito, non più tendendo
-l'orecchio, nè cercando o interrogando;
-e i miei personaggi familiari si sarebbero sbiaditi
-a poco a poco ai miei occhi, per rientrare
-poi e finir con perdersi nella folla. Sì, col novantasei
-si sarebbe chiuso un anno veramente
-singolare della mia vita, e benchè ne desiderassi
-<span class="pagenum" id="Page_396">[396]</span>
-la fine per riacquistare la mia libertà di spirito,
-pure avrei voluto insieme che si allontanasse;
-e per questo moltiplicai le corse, in quell'ultimo
-periodo, e cercai e osservai con più
-viva alacrità avvenimenti e persone, come per
-vivere più intensamente e prolungare nel mio
-pensiero il breve tratto di tempo che mi rimaneva.
-Intanto, qualche cosa essendo trapelato
-del mio disegno, io cominciavo a vedermi guardato
-da cocchieri e da fattorini con un'espressione
-insolita di curiosità, assai diversa negli
-uni e negli altri secondo il concetto che s'erano
-formati di quello ch'io intendessi di fare, e dello
-scopo del mio lavoro. Alcuni, quando li interrogavo,
-mi guardavano con un'aria di stupore
-comico, come una bestia rara, un bel capo
-matto, che stillasse sul loro conto qualche stramberia
-misteriosa, inaccessibile affatto a qualsiasi
-sforzo della loro immaginazione. Altri pensavano
-ch'io volessi dare una gran battaglia con
-la <i>piuma</i> in loro favore, e, comunque esordissi
-con le mie domande, tiravano subito il discorso
-sul servizio duro e sulla paga scarsa e su torti
-fatti a loro o ad altri, suggerendomi proposte
-dì riforme <i>ab imis</i> e argomenti di tirate tribunizie.
-Ma ne trovai anche parecchi, che, sospettando
-in me un ferro di polizia della <i>Belga</i> o
-della <i>Torinese</i>, un furbo mariuolo che, col pretesto
-di fabbricare un romanzo, tirasse a far
-cantare gl'impiegati per regola e norma delle
-Amministrazioni, stavano in guardia, e ad ogni
-mia più innocente domanda, anche lontanissima
-dall'argomento sospetto, s'affrettavano a rispondere: — Ah,
-<span class="pagenum" id="Page_397">[397]</span>
-io non potrei dir nulla; non ho da
-lagnarmi; faccio il mio dovere, son trattato
-bene.... cosicchè.... —; e il cosicchè voleva dire: — Non
-mordo all'amo; ne peschi un altro. — Quello
-che diede più vicino al segno fu Carlin;
-il quale, la prima sera di novembre, sul tranvai
-dei Viali, mi si piantò in faccia sorridendo, e con
-l'aria di chi ha scoperto in un amico l'intenzione
-di fargli un tiro burlesco: — Ah, dunque, — mi
-disse, — lei <i>ci vuol metter tutti in poesia</i>?
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-È quella una corsa che deve fare, il giorno
-dei Santi, chi cerca lo spettacolo, non frequente
-a Torino, d'una grande moltitudine. Per il corso
-Margherita, per tutte le strade che vanno dal
-centro alla riva della Dora, sui ponti, sui viali
-del Regio Parco e per i sentieri a traverso i
-prati, s'allungavano cento processioni umane
-dirette al cimitero, cento torrenti e rigagnoli
-neri, che travolgevano nelle loro onde lente una
-profusione mirabile di fiori, come se avessero
-spogliato nel loro corso tutti i giardini della
-campagna di Torino. Il tranvai spezzava in due,
-a ogni tratto, delle grandi frotte di gente, così
-fitte e restìe a separarsi da parere stuoli enormi
-tutti di parenti e d'amici; famiglie numerose
-come tribù, dal nonno curvo ai nipotini condotti
-per mano, precedute dall'uomo più robusto, portante
-una grande corona; file di uomini e di
-donne, con corone piccole fra le mani, che facevano
-ala per un momento al nostro passaggio,
-<span class="pagenum" id="Page_398">[398]</span>
-mostrando una varietà infinita di visi pensierosi,
-spensierati, tristi, sereni, alcuni improntati d'un
-dolore recente, i più di indifferenza o di noia;
-e in quella grande moltitudine un grande silenzio,
-come in un esercito disarmato e prigioniero.
-Sulla giardiniera c'era un carico di corone e di
-ghirlande, adagiate o tenute ritte sulle ginocchia
-da signore e da donne del popolo; alcune
-di viole del pensiero e di rose bellissime; e
-forse ci sedeva già vicino e le adocchiava il ladro
-mortuario che ne avrebbe rubato il nastro
-la notte. O carrozza di tutti, piccolo panorama
-del mondo a dieci centesimi! Stando ritto in
-fondo, vedevo dentro il vano d'una gran corona
-di mirto e di semprevivi le teste combaciate
-d'un giovane e d'una ragazza che tortoreggiavano
-sulla panca davanti, e quell'idillio
-chiuso in quella cornice funebre mi faceva pensare
-a quante altre parole d'amore si sarebbero
-scambiate quel giorno, a quanti innamorati
-avrebbero pedinato le belle in mezzo alle croci
-e alle tombe, spandendo qua e là sulle iscrizioni
-dolorose la gioia degli sguardi e dei sorrisi corrisposti.
-Una povera donna, seduta davanti a
-me, teneva fra le mani una piccola corona di
-crisantemi violetti, da pochi soldi, che doveva
-esser destinata a un bambino, e parlava, parlava
-con voce accorata, come facendo uno sfogo,
-al marito duro, che non rispondeva. Ah, che
-pietà! Da qualche parola capii che la corona le
-pareva troppo misera, indegna del suo caro
-morticino, e che rinfacciava all'uomo l'avarizia
-crudele o il danaro sciupato all'osteria, che le
-<span class="pagenum" id="Page_399">[399]</span>
-aveva tolto di comprare una corona più bella. — <i>Pover
-cit, va!</i> — diceva. — <i>Pover cit!</i> — con
-un accento di compassione e di tristezza che
-stringeva l'anima, e guardava e rivolgeva la
-corona fra le mani con l'atto d'una bambina
-delusa e umiliata del regalo lungamente desiderato,
-lanciando tratto tratto delle occhiate
-d'invidia triste alle altre corone grandi e ricche,
-che le stavano intorno. Ci son piccoli dolori
-che fanno più pena delle grandi sventure. Mi
-dovetti voltare da un'altra parte, quando la povera
-madre discese al ponte delle Benne; dovetti
-guardare verso il Corso San Maurizio, che
-altri tranvai risalivano, pieni anch'essi di gente
-e di corone, tagliando una grande processione
-nera riversantesi da via Rossini in via Reggio,
-simile anche essa a un torrente su cui galleggiassero
-tutti i fiori delle sue rive predate.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Rifeci la stessa strada il giorno dei morti; ma
-la gente era scarsa, e velata da una nebbia
-umida, in cui le file dei lontani apparivano
-come processioni d'ombre, che ritornassero
-dalla città al cimitero, dopo aver reso ai parenti
-la visita del giorno innanzi. Pareva una serata
-d'inverno. Sulla giardiniera c'eran poche persone.
-Tutta la mia attenzione fu attratta da una
-sola. Sedeva sopra una delle ultime panche, in
-mezzo a uno spazio vuoto, una signora di quarant'anni,
-vestita di seta nera sbiadita, con una
-miseria di cappellino nero, guernito di rose selvatiche,
-<span class="pagenum" id="Page_400">[400]</span>
-e una piccola corona fra le mani, di
-perline nere e gialle, sulla quale erano disegnate
-due iniziali. Quelle povere rose, benchè pallide
-e sciupate, parevano ancor fresche e d'un rosso
-vivo appetto alla pallidezza cadaverica del suo
-viso infossato alle guance, smunto e secco come
-un teschio con la pelle; nel quale brillavano d'una
-fiamma febbrile due occhi dilatati e fissi, esprimenti
-una stanchezza mortale, una tristezza infinita.
-Quella veste logora disegnava le forme
-non d'un corpo, ma d'uno scheletro, e dalla
-pelle delle tempie e del collo trasparivano le
-vene come le righe d'uno scritto dalla carta velina.
-La corona diceva: — Sono afflitta; — la
-veste: — Son povera; — il viso: — Son moribonda. — Pareva
-che portasse quei fiori al camposanto
-per sè medesima. Aveva l'aspetto d'una
-vecchia ragazza; era senza dubbio una signora
-caduta in povertà; sola al mondo, forse. Tutt'a
-un tratto, le prese un accesso di tosse; con un
-brusco movimento appoggiò un braccio sulla
-spalliera davanti, chinò il capo sul braccio, e
-si mise a tossire, riscotendosi tutta a ogni
-schianto, violentemente, come alle strette d'un
-artiglio che le frugasse le viscere, e inarcando
-le spalle ossute e il busto lungo, d'una eguale
-strettezza dalle spalle alla cintura, come un
-tronco d'alberella incurvato, che un colpo di
-vento può infrangere. E tossì, tossì, senza tregua
-e senza fine, in un atteggiamento d'abbandono
-sconsolato, facendo dondolar le rose del
-cappellino e tenendo la corona in là col braccio
-teso per non sciuparla; tossì d'una tosse
-<span class="pagenum" id="Page_401">[401]</span>
-fischiante, faticosa, implacabile, che quando pareva
-sul punto di cessare ripigliava più fitta e
-più aspra, come se non fosse dovuta cessare
-mai più, come se fosse stata un linguaggio,
-un'effusione di parole confuse, il racconto appassionato
-d'una lunga vita di miserie e d'angoscie,
-un'invocazione ardente, ostinata, disperata
-della morte. I pochi passeggieri stavano a
-guardarla con un'espressione mista di pietà e
-di ribrezzo. — Quella lì, — disse forte il fattorino, — non
-farà le feste di Natale. — Bruto! — gli
-dissi col cuore e con gli occhi. Un ragazzetto,
-voltato verso di lei dalla panca vicina, rideva.
-Finalmente, quando il tranvai fu a cento passi
-dal piazzale delle Benne, la disgraziata smise
-di tossire, e rialzato il capo, sfinita di forze,
-s'assicurò subito che la corona non si fosse
-guastata, palpandola qua e là con la sua mano
-di morta; poi, come ricordandosi a un tratto
-dello spettacolo che aveva dato di sè, girò sui
-vicini uno sguardo velato, umile, quasi vergognoso,
-come di chi chiede scusa d'un'offesa involontaria,
-e alzò a stento il braccio che pareva
-un osso, per far cenno di fermare. Quanto è
-male giudicare il cuore della gente incolta da
-una parola villana! Fu il fattorino, fu il <i>bruto</i>,
-che prima di lei saltò giù dalla carrozza e con
-un atto di premura rispettosa e triste le porse
-la mano per aiutarla a scendere. Io non avrei
-detto quella parola; ma non avrei fatto quell'atto.
-Ah, la rettorica dei cuori gentili!
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_402">[402]</span>
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Il principio dl novembre mi portò ancora un'altra
-tristezza. Pochi giorni dopo, in una mattinata
-piovosa e malinconica, salii in Piazza dello
-Statuto sul tranvai del Martinetto, dove trovai
-Carlin, che mi diresse subito la parola per
-espandere un suo caldo sentimento d'ammirazione. — Ha
-letto, eh? Quel Kossuth! Quelli son
-vecchi di polso! A quell'età, battersi in duello!
-Hanno un bel dire; ma non ne nasce più.... Sacrestia!
-Ebbene, mi fa piacere. — Aveva letto
-nel giornale la notizia del duello seguito a Pesth
-fra i deputati Kossuth e Ugron per una quistione
-politica, e credeva che si trattasse del padre, di
-cui ignorava la morte. Egli lo conosceva, il grand'uomo;
-glie l'avevano indicato una volta in
-tranvai sulla linea della barriera di Casale, e
-gli pareva miracoloso, giustamente, che quell'uomo
-facesse ancora valere le sue ragioni col
-<i>saber</i>. Quando gli dissi che il duellante era il
-figlio, e che il vecchio Kossuth era morto l'anno
-prima, rimase stupefatto. Poi, essendoglisi chiarita
-la memoria, per dissimulare la vergogna
-del granchio, voltò all'improvviso la sua ammirazione
-verso il Chionio, l'autore del <i>Tempo che
-farà</i>, il quale aveva predetto la pioggia appunto
-per quel giorno: — Un altro grand'uomo quello,
-una testa che fa onore a Torino. — Intanto s'era
-infilato via Garibaldi. Passato appena il canto
-di via delle Scuole, il tranvai fu arrestato da
-un convoglio funebre: un meschino carro di
-<span class="pagenum" id="Page_403">[403]</span>
-terza classe, a cui era appesa una piccola corona
-di edera, preceduto da una ventina di <i>figlie
-verdi</i>, e seguito da un prete e da poche altre
-persone, la più parte vecchi, curvi e zoppicanti
-sotto gli ombrelli: una cosa misera e triste
-quanto si può dire, sotto quell'acqua fitta, in
-quella strada rumorosa, dove nessuno si voltava
-neanche a guardare, in mezzo a quei muri tappezzati
-d'annunzi teatrali raggrinziti dalla pioggia.
-Mentre notavo che i più di quei vecchi avevano
-un nastro all'occhiello, vidi davanti a loro,
-sotto il carro, un piccolo cane tutto impillaccherato,
-che mi parea di riconoscere.... Eh, sì,
-proprio, era Ciuchetto. O mio povero buon veterano!
-Era lui, dunque, che portavano via! E infatti,
-voltatomi a guardar la porta da cui il carro
-s'era mosso, lessi il numero 43, la porta donde
-avevo visto uscir tante volte il caro vecchio,
-con la mano in alto, per accennare al cocchiere
-che fermasse. Povero mio buon veterano! L'avevo
-trovato l'ultima volta così contento della
-sua gita ai laghi d'Avigliana e del matrimonio
-del principe di Napoli. E anche quella mattina,
-all'ora solita, in quel luogo solito, egli aveva
-fatto fermare il suo tranvai; ma non più alzando
-la mano, poveretto, e non più per salire: egli
-era salito sopra un'altra carrozza, tutta per lui,
-e diretta fuor della cinta; e il suo povero Ciuchetto,
-il suo ultimo amico, lo accompagnava
-per l'ultima volta, rimasto solo al mondo, solo
-e senza pane, com'egli aveva tristamente previsto.
-Ebbene, egli aveva compiuto il suo cammino,
-il buon vecchio, e andava a riposare in pace;
-<span class="pagenum" id="Page_404">[404]</span>
-ma quel povero cane infangato, che andava in
-capo al corteo come il parente più prossimo,
-abbandonato e triste come un orfano, era più
-compassionevole a vedere del carro che gli
-portava via il suo padrone. E per un pezzo non
-mi potei più liberare dall'immagine di lui, che
-sarebbe ritornato dal cimitero solo, verso la
-grande città annebbiata, dove non aveva più
-tetto e non l'amava più alcuno....
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Fu il professore azzeccasonetti il mio primo
-incontro lieto del mese; lieto non per suo merito,
-ma in grazia del caso. Mi colse in un momento
-buono per lui, una sera di festa, sopra
-una piattaforma dov'eravamo già in sei più del
-numero legale, stretti, accalcati in maniera che
-non avrei potuto fare il minimo atto di difesa;
-ma, con mia gran meraviglia, non m'investì subito.
-Era d'un umore orrendo, coi baffi irti come
-penne d'istrice, furibondo contro il direttore
-d'un giornale letterario che aveva rifiutato i suoi
-versi: un asino, un cretino che avrebbe “cestinato„
-un canto anonimo del Leopardi ed empiva
-le colonne di porcherie. — Già, ha pubblicato
-anche delle cose sue, — mi disse senz'ombra
-d'intenzione offensiva; — lei lo deve
-conoscere. — E mi credevo già al sicuro, quando
-egli aggiunse: — Senta però come l'ho conciato....
-un sonetto che è un vero schiaffo di quattordici
-dita.... — Mi vidi perso; ma fui salvato.
-Salì sulla piattaforma, ridendo sonoramente, un
-<span class="pagenum" id="Page_405">[405]</span>
-bel fusto di ragazza rosata, scarmigliata, sfrontata,
-abbondante di tutto, mezza brilla e col
-diavolo in corpo; la quale mise lo scompiglio
-in quel serra serra e tagliò in bocca a lui il
-primo verso. Tentò d'entrare nell'uscio, non potè;
-si cacciò avanti e disse una facezia grassa al
-cocchiere; poi si rifece indietro, e poi a destra
-e a sinistra; in mezzo minuto scomodò tutti e
-rise con tutti, rigirando sopra sè stessa e cascando
-a ogni sobbalzo del tranvai ora addosso
-agli uni ora agli altri, che le scoccavano in
-viso degli scherzi, a cui essa ribatteva con una
-risata, mettendo in tutte le nari l'odore dei suoi
-capelli e il calore del suo fiato. E fu un bel vedere
-la scintillaccia che diè fuori da tutti quei
-visi barbuti e gravi, senza distinzione d'età
-nè di classe. Fu come l'effetto d'una candela
-accesa in mezzo a uno sciame di farfalloni assopiti.
-C'erano degli operai, dei padri di famiglia
-in cilindro, un consigliere della Corte
-d'Appello con una faccia che pareva il frontespizio
-del Codice, un vecchio impiegato dell'Intendenza
-di finanza, e degli studenti, che poco
-prima si guardavano per traverso, uggiti dal
-contatto reciproco, e imbronciati gli uni contro
-gli altri. Ed eccoli ora, quasi riconciliati e affratellati
-per incanto, mostrare tutti negli occhi il
-luccichìo d'un giolito comune e scambiarsi dei
-sorrisi quasi amichevoli, come gente che trinchi
-insieme toccando i bicchieri. Eterno femminino!
-E anche il poeta, attaccato dal contagio,
-teneva fissi gli occhi su quella capigliatura
-scomposta e insolente che di tratto in tratto
-<span class="pagenum" id="Page_406">[406]</span>
-sfiorava la bazza a lui pure, e mi pareva che
-il velarsi improvviso del suo sguardo accusasse
-ogni tanto un movimento indagatore del
-ginocchio; ma guizzava a un tempo sulla sua
-bocca l'espressione d'un altro sentimento. Era
-un sentimento di dispetto, un'umiliazione amara
-al pensare che poca cosa fosse la potenza della
-poesia, sua consolazione e suo orgoglio, se bastava
-l'apparizione d'una qualunque giovine
-asinella in calore, non solo a distogliere gli altri
-dall'ascoltarlo, ma a scompigliare nella sua
-mente stessa i “sudati carmi„ e a mutare in
-tutt'altro ardore il suo fuoco sacro. Quando la
-ragazza, lanciato in giro un <i>cerea</i> burlone che mostrava
-la coscienza degli effetti prodotti, discese
-d'un salto, egli aprì la bocca per ricominciare;
-ma, anch'io discendendo, non ebbe più che il
-tempo di vibrarmi la prima metà del primo endecasillabo,
-che mi restò confitto nella schiena
-come un dardo spezzato.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Il secondo che ritrovai fu Desbottonass, una
-sera di domenica, sul corso Cairoli, in uno stato
-miserando. Egli salì a stento sulla piattaforma,
-sorretto per le ascelle da sua moglie grigia e
-rannuvolata come il cielo, e appena su, si aggrappò
-alla colonnina e resistette ostinatamente
-alle istanze della povera donna, che lo voleva
-tirar dentro, per timore d'una caduta. Rimase
-lì, afferrato con una mano al ferro e appoggiato
-con l'altra al parapetto, piegato e tentennante
-<span class="pagenum" id="Page_407">[407]</span>
-sulle gambe flosce, fissando stupidamente le
-rotaie che parevano fuggire in direzione opposta
-al carrozzone, come avrebbe fissato un acqua
-corrente, col capo ciondoloni sul petto. Era ancor
-molto dato giù dopo l'ultima volta che l'avevo
-visto sulla linea della Crocetta. Aveva il viso
-ingiallito e risecchito, diventato piccolo come
-quello d'un bambino, rigato di grinze lunghe e
-simmetriche come grandi gambe di ragno; la
-bocca cascante, come se non avesse più muscoli,
-in un atteggiamento tra di disprezzo e di
-nausea, e dei moti involontari e fitti del capo
-come se rispondesse continuamente di sì e di
-no alle domande d'un fantasma.
-</p>
-
-<p>
-Ah, certo, egli non aveva più il capo alla politica,
-non si vantava più d'appartenere all'<i>opposizione</i>!
-Ma più triste a vedersi era la sua
-povera moglie, alla quale si leggeva in viso,
-sotto un resto di sollecitudine per lui, la stanchezza
-di soffrire, un'ira sorda contro il destino,
-e l'odio che le si era addensato in cuore contro
-quell'uomo, con cui era condannata a trascinare
-una vita di supplizio, come un prigioniero
-chiuso nella cella d'un pazzo. A un tratto,
-l'uomo alzò la testa e mi fissò in viso uno
-sguardo di stupore profondo, come se gli fossi
-cascato davanti dal cielo; uno sguardo in cui
-riconobbi alla prima ch'era impossibile che mi
-riconoscesse. Poi mi sorrise d'un sorriso stupido
-e torvo, nel quale appariva un'intenzione
-di scherno provocante, e mosse le labbra come
-per dire un'ingiuria, che non potè articolare.
-Era già a quel punto in cui il veleno accumulato
-<span class="pagenum" id="Page_408">[408]</span>
-dell'alcool si volge nel briaco in odio contro
-tutti, in bisogno di offendere e di ferire,
-anche il primo venuto, senza ragione nè pretesto,
-non per altro che per placare il demonio
-che gli morde le viscere. Ed io pensavo con
-grande pietà che quell'uomo s'era battuto per
-il suo paese, che aveva ammirato ed amato
-caldamente uomini politici cari a me pure, che
-un mio semplice accenno al suo Garibaldi era
-bastato a farlo vergognare d'un atto brutale; ma
-che allora, per certo, se anche fosse stato meno
-ubbriaco, nessuna mia parola, nessun nome
-caro, nessun richiamo al suo passato di soldato
-avrebbe più destato in lui alcun sentimento nobile
-e forse neppur più risvegliato nel suo cervello
-alcuna memoria. E continuava a guardarmi
-fisso, con quel sorriso beffardo sulle labbra
-bavose, dondolando il capo in atto di sfida,
-tentando e non riuscendo a cacciar fuori l'insulto
-che gli gorgogliava come il catarro d'un
-moribondo nella gola bruciata dall'acquavite.
-All'improvviso, come se fosse stato percosso
-alle gambe, si piegò e stramazzò sulla piattaforma.
-Sua moglie gittò un grido e si chinò per
-rialzarlo, sfogando a un tempo in atroci parole
-la rabbia fino allora compressa: — Ah schifoso!
-Ah assassino! Te lo avevo ben detto! È questa
-una vita da farmi fare? Tu vuoi farmi morire,
-impazzire, eh? Su, su, svegliati, levati, su, sporca
-bestia, su! — Il cocchiere fermò; l'uomo fu levato
-di peso da lei e dal fattorino, calato giù e
-deposto sulla proda del fosso; e il tranvai ripartì.
-Vidi ancora per un tratto il corpo inerte,
-<span class="pagenum" id="Page_409">[409]</span>
-disteso come un cadavere, col capo nudo nella
-polvere, e accanto a lui la donna, che continuava
-a gridare col pugno teso, come se espandesse
-all'aria tutto l'odio del suo sesso contro il veleno
-infame che gli muta la casa in inferno e
-gli dà dei figli maledetti, predestinati all'ospedale
-e all'ergastolo. Poi un gruppo di gente me
-lo nascose. E presentii che non l'avrei visto
-mai più.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Un'ora d'oro, finalmente, e sotto un bel cielo
-di novembre, terso e lucente come l'acciaio.
-Salendo all'imboccatura della strada di Francia,
-trovai ritta sulla piattaforma di dietro, col suo
-sacco inseparabile, la vecchia di Pozzo di Strada,
-non trasformata proprio come Giors me l'aveva
-dipinta, ma con un viso in cui pareva si fossero
-ingranditi la fronte e gli occhi e diradata la
-rete delle rughe. Traspariva ancora dal suo
-sguardo un pensiero fisso; ma questo pensiero
-era: — È vivo —; c'era ancora sulla sua fronte
-un'ombra di tristezza: ma d'una tristezza in
-cui il figliuolo sterminatamente lontano non le
-appariva più steso a terra insanguinato, ma
-ritto in piedi, col braccio teso verso di lei, in
-atto di dirle: — Coraggio! Un giorno forse ci
-rivedremo. — Essa chiudeva gli occhi a quando
-a quando, e il suo viso assumeva in quei momenti
-l'espressione come d'un proponimento
-risoluto e saldo di campare, d'un animo preparato
-a vivere per molti anni sospeso dolorosamente
-<span class="pagenum" id="Page_410">[410]</span>
-al filo d'una sola speranza, con l'ostinazione
-invitta di chi aspetta il soccorso ancor
-lontano, afferrandosi a un cespo sopra l'abisso.
-Era il giorno quindici. Son date che non si dimenticano.
-C'era accanto a me un signore, con
-la schiena appoggiata al parapetto e la <i>Stampa</i>
-fra le mani: un pezzo d'uomo che teneva il
-posto di due, con una barba fratesca, assorto
-profondamente nella lettura. Quella mattina io
-non avevo letto il giornale. Dando un'occhiata
-al foglio, ch'egli teneva spiegato, lessi in capo a
-una colonna un titolo in grandi caratteri che mi
-diede una scossa: — <i>La pace con l'Abissinia. La
-restituzione dei prigionieri.</i> — Poco mancò che
-non gli strappassi il giornale di mano. Guardai
-la vecchia: essa ignorava, senza dubbio. Dissi
-allora nell'orecchio al signore che quella donna
-aveva un figliuolo prigioniero del Negus, e non
-sapeva della pace, e che se m'avesse favorito
-il giornale le avrei data io la notizia. Quegli si
-voltò sull'atto a guardar la donna, ma non mi
-diede il foglio. Era anche lui un artista del sentimento. — Oh
-diavolo! — esclamò. — Ma glie
-la do io! — E l'apostrofò, quasi con violenza: — O,
-la buona donna! La pace è fatta. Non lo sapete?
-Ecco qua. C'è il dispaccio nel giornale.
-La notizia è arrivata stanotte; ma la pace è
-conclusa fin dal ventisei d'ottobre. Vuol dire
-che il vostro figliuolo è libero da venti giorni.
-I prigionieri si son messi in marcia per l'Harrar
-appena firmato il trattato. Qui è fatto il calcolo.
-Saranno all'Harrar fra un mesetto. Una
-ventina di giorni per arrivare a Zeila.... S'imbarcheranno
-<span class="pagenum" id="Page_411">[411]</span>
-a Zeila ai primi dell'anno. Dunque!...
-Prima della fin di gennaio lo avrete qui. Volete
-vedere il giornale?
-</p>
-
-<p>
-O che non avesse capito nulla o che lo sbalordimento
-sospendesse in lei ogni altro senso,
-la vecchia non diede lì per lì alcun segno di
-commozione; prese il giornale, fissò sul punto
-indicato uno sguardo morto d'analfabeta, e poi
-guardò in viso il signore, corrugando la fronte,
-come per preparare l'intelligenza alla spiegazione
-che i suoi occhi chiedevano.
-</p>
-
-<p>
-— Oh santa pazienza! — esclamò il signore
-ridendo. — Eppure ho parlato chiaro! C'è qui
-la notizia, per dispaccio. È fatta la pace in
-Africa. Menelik, il re di quelle parti, restituisce
-i prigionieri. Il vostro figliuolo è libero. Non
-avete un figliuolo prigioniero laggiù? Ebbene,
-fra un paio di mesi sarà a Torino.
-</p>
-
-<p>
-Allora, finalmente, il suo viso si mutò, ma a
-grado a grado; poi, con un moto brusco, voltandoci
-le spalle, essa appoggiò la fronte alla
-colonnina e si mise a singhiozzare, come nascondendosi,
-a modo dei bambini che piangono
-in un angolo.
-</p>
-
-<p>
-Il signore si mise a ridere; ma con la bocca
-contratta. Poi si chinò a raccogliere il giornale
-che la donna aveva lasciato cadere, lo piegò
-accuratamente e glie lo pose sul sacco. Poco
-dopo, essa staccò il viso dalla colonnina e sorrise
-intorno a tutti noi, come se vedesse il
-mondo cangiato; pareva ringiovanita; prese il
-giornale, ringraziò e domandò al signore se
-sul foglio c'era tutto stampato quello che egli
-<span class="pagenum" id="Page_412">[412]</span>
-aveva detto. Quegli rispose di sì. Essa s'infilò
-il giornale nel petto, con riguardo. Il tranvai
-passava in quel momento davanti alla chiesa
-di San Dalmazio: si fece il segno della croce.
-</p>
-
-<p>
-— Dunque, — le dissi, — rivedrete <i>Giacolin?</i>
-</p>
-
-<p>
-Sorrise, e non parve punto stupita ch'io sapessi
-quel nome, che per lei riempiva il mondo;
-ma come se in quel punto le si affollassero
-alla mente ad un tratto tutti i dolori, tutti i
-terrori, tutte le veglie angosciose d'un anno,
-s'oscurò in viso, e scrollando il capo e alzando
-gli occhi al cielo esclamò con un accento di
-tristezza inesprimibile, mista d'un fremito di
-sdegno: — <i>Ah, ma i l'ai tribulà tant!</i> — Poi si
-rischiarò da capo, e quando discese, col suo
-sacco stretto contro il fianco, nell'atto che
-passava davanti al signore del giornale, sorridendogli
-con gli occhi umidi, gli fece scorrere
-la mano sul braccio in atto di carezza materna.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-In quei giorni il freddo cominciava a mordere,
-gli ultimi villeggianti eran tornati, Torino
-aveva già preso il suo aspetto invernale d'affaccendamento
-gaio e frettoloso, i tranvai riboccavano,
-la circolazione della vita cittadina
-era su tutte le linee in pieno vigore. Un accidente
-usualissimo mi fece conoscere di questa vita
-friggente un momento singolare, che ancora
-non m'era occorso. Ero sul tranvai dei Viali,
-verso sera. Davanti al caffè Ligure, un grande
-<span class="pagenum" id="Page_413">[413]</span>
-carro tirato da tre cavalli, carico d'un mucchio
-enorme di legname da lavoro, s'era affondato
-nel terreno, smosso per un cambiamento di
-rotaie, a traverso al passaggio dei carrozzoni;
-e i carrettieri frustando e molti altri spingendo
-a braccia e facendo leva con spranghe e sbarre
-sotto le ruote, a suon di grida e d'aneliti, non
-riuscivano a smoverlo. In pochi minuti sopraggiunsero
-e rimasero fermi in tre file i tranvai
-di tutte le linee che s'incrociano in quel punto;
-quelli dei Viali, di San Salvario, di Vanchiglia,
-del Corso Valentino, del ponte Isabella, come
-se avessero affrettato la corsa, attratti dalla notizia
-del caso. Ed eran curiosi a vedersi tutti
-quei macchinoni variopinti, schierati come le
-case ambulanti dei saltimbanchi in una fiera,
-immobili gli uni dietro gli altri nella nebbia, affollati
-di gente seduta e ritta, che si spingeva
-fuori dalle piattaforme e dai finestrini a guardar
-l'impedimento lontano, trinciando l'aria con gesti
-oratorii. Era un agglomeramento di gabbioni
-umani pieni d'impazienza verbosa per quella
-sosta che ritardava convegni d'affari, ritrovi
-amorosi, desinari, visite, faccende d'ogni natura,
-provocando in altre cento persone lontane altre
-inquietudini, altre noie, altri dispetti; una piena
-d'irritazione, di furia semicomica, che metteva
-in mostra il lato debole della soverchia regolarità
-della vita civile, in cui ogni più piccolo
-accidente fa l'effetto d'un disordine grave. Un
-<i>laudator temporis acti</i> avrebbe sorriso, dicendo
-che, in un caso simile, i vecchi omnibus avrebbero
-fatto un giro e tirato avanti, mentre il
-<span class="pagenum" id="Page_414">[414]</span>
-tranvai, che li aveva vinti e scacciati, rimaneva
-prigioniero e impotente. Sì, sarebbe stata
-quella un'umiliazione dura per il mio tranvaiofilo.
-E possono ben far dei progressi le macchine
-locomotrici, ma l'uomo ch'esse portano
-resta sempre il medesimo, puerilmente curioso
-e affamato di distrazioni come uno scolaro. Ad
-ammirare un così comune accidente s'era da
-ogni parte affollata gente sulla strada, sotto i
-portici, davanti agli usci, alle finestre delle case
-intorno; e quando, per disperazione di rimover
-l'ingombro, si staccarono i cavalli da tutti
-i tranvai per fare il trasbordo, sei sciami di
-passeggieri accorsero di qua e di là in gran
-confusione, uomini e donne d'ogni età e d'ogni
-classe, pigliando d'assalto le piattaforme con
-grida, risa e spintoni, con la furia allegra
-di frotte di collegiali, eccitati da una avventura
-straordinaria, che rompa l'uniformità della
-loro vita quotidiana. Poi, in ogni tranvai che
-partiva, si vide un gesticolare concitato della
-gente che commentava il gran fatto. Avevo accanto
-il mio amico Schopenhauer, quello dei
-sette peccati mortali. — Come l'uomo è bambino! — gli
-dissi, accennandogli lo spettacolo.
-E lui, accennandomi i tre poveri cavalli del
-carro, che i carrettieri seguitavano a frustare
-senza pietà, mi rispose col suo sogghigno solito: — Bambino
-e belva. — Poi soggiunse con
-accento di stizza: — Tu non vedi mai l'uomo
-che per metà. — Strano! A quelle parole esperimentai
-in me un caso di doppia coscienza:
-l'uomo se ne compiacque, pensando: — È tanto
-<span class="pagenum" id="Page_415">[415]</span>
-meglio! — lo scrittore se n'ebbe per male. E,
-ahimè! la compiacenza cessò dopo un breve
-tratto; il risentimento non è morto ancora....
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Ma qui, proprio alla data del 18, trovo una
-pagina diretta all'amico Schopenhauer, nella
-quale s'oppone alla sua filosofia un argomento
-di fatto, domandandogli a che serva il formulare
-sull'anima umana dei giudizii, a cui, per fortuna,
-si è costretti a fare ogni momento delle
-eccezioni. In realtà, noi diamo sull'uomo una
-nuova sentenza ogni quindici giorni, e anche
-parecchie ogni ventiquattr'ore, e c'è da sospettare
-che chi ripete sempre la stessa mentisca
-cinque volte su dieci per cornaggine. L'argomento
-di fatto lo trovai la sera del 18 sul tranvai
-di Corso Vinzaglio. Erano occupati dentro
-tutti i posti, meno due: signore, signorine, due
-ragazze del popolo, un paino, un vecchio paglietta
-che conoscevo di vista. All'angolo del
-Corso Vittorio salì una donna.... che avrebbe
-fatto meglio a non salire. Non so se il regolamento
-ponga quelle infelici creature fra quelle
-che non si debbono lasciar entrare nei carrozzoni.
-Se sì, non fu vista dal fattorino. Era una
-donna sui cinquanta, mal vestita, senza cappellino,
-che si teneva con una mano davanti al
-viso una mezza maschera nera. Al viso? La
-disgraziata non aveva più viso: le era stato divorato
-tutto, tra il sommo del naso e la bocca,
-dal cancro, e pareva da una belva che l'avesse
-<span class="pagenum" id="Page_416">[416]</span>
-dilaniata e rosa fino all'osso; e sopra la piaga
-orrenda, che la maschera non nascondeva a
-chi la guardava di fianco, si movevano due piccoli
-occhi grigi, in cui era espressa tutta l'infelicità
-che può sopportare un'anima umana.
-Io stavo fuori: quand'essa entrò e sedette, vidi
-in tutti i passeggieri un movimento d'orrore.
-Non la volevan guardare, ma non potevano, e
-la tornavano a guardare, torcendo il capo in
-là dopo ogni sguardo. Ma la resistenza fu
-breve. S'alzarono prima le due signore che
-le stavano accanto e uscirono sulla piattaforma
-a lagnarsi col fattorino che l'avesse lasciata
-salire; poi uscì una terza, e le altre si raggrupparono
-dall'altra parte del carrozzone; ne rimase
-una sola in fondo, separata dall'infelice
-dal solo spazio d'un posto: una signora piccolina
-e bruna, con due grandi occhi neri e i capelli
-un po' arruffati. E anche questa, dopo un
-momento, s'alzò; ma non per fuggire: diede
-un'occhiata al posto da cui s'era alzata, come
-se si fosse accorta che la panca non era pulita,
-fece un passo a sinistra e sedette accanto
-alla donna. Ah, mi parve di sentire il mio
-amico: egli avrebbe chiamata quella una “donchisciottata„
-della pietà, e gli sarebbe parso
-appioppato bene il soprannome della signora.
-Eppure no; egli non avrebbe detto quella parola
-se avesse visto la dignità tranquilla, la
-semplicità gentile, inesprimibile di quell'atto.
-Sedutasi, essa non guardò punto le signore fuggite,
-come una vanitosa avrebbe fatto, in aria
-di vanteria e di rimprovero; non rivolse punto
-<span class="pagenum" id="Page_417">[417]</span>
-la parola alla disgraziata per farle comprendere
-l'intenzione pietosa dell'atto suo: se ne stette lì
-immobile, senza parlare, non per altro che perchè
-l'infelice non rimanesse sola in quel vuoto
-sepolcrale che le si era fatto intorno come a
-un cadavere, come a una cosa immonda che
-avventasse dei miasmi di morie, perchè vedesse
-che c'era ancora qualche creatura umana a cui
-non metteva orrore, che essa non era ancora
-reietta affatto dal mondo. E quella capì, perchè
-si voltò a guardarla, e non un sorriso, no, perchè
-nè il suo viso nè l'anima sua non potevan
-più sorridere, ma un baleno passò nei suoi occhi,
-che disse: — Ho capito e ti ringrazio. — Eh,
-che m'importa che ci sia nell'umanità tanto
-egoismo e tanta vigliaccheria! Uno solo di questi
-atti la lava ai miei occhi da mille sozzure,
-una sola di quest'anime ne illumina mille, e mi
-spezza l'odio nel cuore, e mi fa riaprir le braccia
-ai fratelli. O buona e brava Chisciottina! E
-dire che soltanto dopo, ripensandovi, compresi
-ch'essa aveva finto di trovar non pulito il suo
-posto per togliere alla sua mossa l'apparenza
-d'un atto di compassione!
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Varie lunghe corse in mezzo agli alberi gialli
-e spogliati a mezzo, sotto il cielo grigio, dentro
-a una nebbia somigliante a una sottilissima polvere
-diffusa, in cui volteggiano le foglie inaridite;
-e nessun passeggiere di mia conoscenza;
-ma, in compenso, parecchie conoscenze nuove,
-<span class="pagenum" id="Page_418">[418]</span>
-e nuove osservazioni sulla carrozza di tutti,
-come palcoscenico dell'ambizione e vetrina
-della vanità. Uomini noti o smaniosi di notorietà,
-donne belle e Apolli in soprabito amano
-tutti il tranvai dove possono offrirsi per mezz'ora
-all'ammirazione di una decina di concittadini,
-costretti a guardarli, anche se non vogliano,
-e a portarsi via nel cervello la “negativa„
-della loro effigie. Ci sarebbe da scriver qualche
-pagina sull'arte di figurare in tranvai. C'è chi,
-per mettersi in mostra, attraversa il carrozzone,
-come un salotto, da una piattaforma all'altra;
-chi, fattolo fermare, lo raggiunge a passo lento
-per dar tempo ai passeggieri d'ammirare la
-grazia o la maestà del suo incesso; chi nell'atto
-di rizzarsi per tirar la correggia del campanello
-cerca degli “effetti„ di slancio e d'impostatura,
-come gli attori e le attrici nel saltar
-su dalla poltrona per accennar la porta a un
-insolente. E ci son fra questi degli originali che
-vanno in tranvai per mettere in mostra la loro
-rassomiglianza con uomini celebri. Avevo già
-visto su parecchie linee un falso Vittorio Emanuele,
-un facsimile del d'Azeglio, una brutta
-copia del Cialdini; ma non m'era passato mai
-per la mente che si potesse ostentare con compiacenza
-anche la rassomiglianza con un brigante.
-Rinvenni il tipo una sera, rincantucciato
-in un carrozzone della linea del Martinetto, sul
-quale c'era Carlin. Una signora era scappata
-fuori e lo guardava impaurita dalla piattaforma
-di dietro. Altre tre, rimaste dentro, s'erano rannicchiate
-nell'angolo opposto, e l'osservavano
-<span class="pagenum" id="Page_419">[419]</span>
-con diffidenza. E c'era di che: una grinta da farsi
-arrestare non per altro che per i connotati. Era
-ravvolto in un gran mantello alla spagnola, ricacciato
-dietro una spalla, sotto al quale pareva
-che nascondesse un trombone; aveva un largo
-cappello alla calabrese calcato sopra un orecchio,
-e di sotto alla tesa rotava due occhioni
-di gufo e metteva avanti un naso criminoso e
-due grossi baffi provocatori. L'ombra del cappellaccio
-e il lume che lo rischiarava dall'alto
-davano alla sua faccia dei rilievi accesi e delle
-infossature nere di testa satanica. Girava la testa
-lentamente, come un automa, e fissava gli
-occhi, dilatandoli, ora sull'uno, or sull'altro
-dei suoi osservatori, che abbassavano tutti lo
-sguardo. Chi poteva essere quell'originale? Non
-certo un povero diavolo perchè quanto si vedeva
-del suo vestiario era fine e pulito. Le supposizioni,
-fra i passeggieri della piattaforma,
-erano diverse. Chi pensava che fosse un evaso
-dalle patrie galere, chi un brigante delle Calabrie
-di passaggio per Torino; un giovanotto
-espresse il dubbio che potesse essere Jack lo
-sventratore. — Ma a delle faccie così, — disse
-un vecchietto con tutta serietà — dovrebbe
-esser proibito d'entrare, per regolamento! — (Oh
-se si lasciassero legiferare gli spauriti, che
-orrenda tirannia! E si vedrà). Tutti aspettavano
-che scendesse, per vederlo meglio. Fummo
-soddisfatti in piazza Castello. S'alzò. Non era
-molto alto: la lunghezza del busto ci aveva
-illusi. Quando comparve sulla piattaforma, tutti
-gli fecero largo. E in quel momento un sorriso
-<span class="pagenum" id="Page_420">[420]</span>
-che gli guizzò sulle labbra mi svelò il segreto.
-Era semplicemente un capo ameno, un
-buon diavolaccio forse, che si serviva della sua
-figura di spauracchio a scopo di vanità, armonizzando
-con la propria faccia il vestiario e gli
-atteggiamenti, per il gusto strambo di spandere
-il terrore sui tranvai notturni; e quei piccoli
-trionfi teatrali d'ogni sera eran forse per lui
-l'alimento principale, se non unico, <i>de l'orgueil
-qui nous fait vivre</i>, come dice lo Zola; poichè
-di tutte le passioni umane è l'orgoglio quella
-che si pasce di cose le più disparate, dall'eroismo
-al delitto. Appena fu disceso, si ripresero
-i commenti a voce alta. — Dev'essere un pazzo — disse
-Carlin. — Una donna esclamò: — Ma
-è un parente del diavolo! — E una graziosa
-signora, ancora un po' spaventata, mi disse sorridendo: — È
-un socialista, di sicuro.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Un soggetto di quadro per Giacomo Grosso,
-il giorno dopo, in via dell'Accademia Albertina:
-un carrozzone chiuso in cui troneggia una signora
-splendida in mezzo a un gruppo di povera
-gente, come una castellana che dà udienza
-ai suoi servi. Al contrasto che facevan con lei
-i suoi compagni di corsa accresceva forza la
-lordura del tavolato, imbrattato di mota e sparso
-di pezzetti di carta, di bucce di arancia e di castagne,
-su cui si posava il suo vestito di principessa.
-La guardavan tutti attentamente, in silenzio,
-come avrebbero guardato un'opera d'arte
-<span class="pagenum" id="Page_421">[421]</span>
-in una vetrina. Non dava più di vent'anni; era
-bella e bianchissima; uno di quei visi di signore
-torinesi, d'un carattere mal determinato
-tra franco e italico, in cui nessun tratto
-ha una bellezza singolare, ma tutti insieme una
-grazia squisita; una sposa recente, pareva;
-vestita d'un panno nero ricamato, con un superbo
-mantello di lontra, coronata di grandi
-penne di struzzo e di rose incarnatine, e lampeggiante
-di diamanti ai polsi e agli orecchi.
-Aveva tanto indosso quanto per ciascuno di
-quelli che la guardavano sarebbe stato un capitale,
-un rivolgimento della sorte, un sogno
-luminoso avverato. Eppure il suo viso, di un
-contorno ancora un poco infantile, aveva un'aria
-d'ingenuità così schietta e così amabile, il
-leggiero rossore che davano alle sue guance la
-suggezione e la compiacenza insieme d'esser
-fissata a quel modo, così a lungo e da vicino,
-da tutti quegli occhi, esprimeva una modestia
-e una semplicità d'animo così graziosa, e pareva
-ella stessa così ad agio in mezzo a quella
-gente, senza un pensiero al mondo che la potessero
-insudiciare la cesta della vecchia erbivendola
-seduta accanto a lei e i piedi del
-bambino tenuto sulle ginocchia dalla donna di
-rimpetto, che tutti la guardavano con un'espressione
-manifesta di rispetto e di simpatia. E
-questo mi fece dubitare se quel che si dice del
-lusso, che offende e irrita il povero, non si
-debba attribuir piuttosto al modo vanitoso col
-quale si ostenta, all'aria abituale di — Fatti
-in là — di chi lo sfoggia, che non proprio al
-<span class="pagenum" id="Page_422">[422]</span>
-lusso per sè medesimo, che è bellezza e splendore,
-di cui s'alletta anche l'occhio di chi n'è
-privo. Ma il quadretto era attraente in special
-modo per le riflessioni diverse che si leggevano,
-sotto alla simpatia e al rispetto, negli occhi di
-quegli ammiratori, chiarissime per me come
-se le vedessi scritte sulla loro fronte. La vecchia
-mostrava di fare uno studio comparato
-dei prezzi del velluto e della lontra con le entrate
-ed uscite del suo bilancio domestico. La
-madre del bimbo, che pareva la moglie d'un
-operaio, dall'aspetto affaticato, la guardava più
-che altro nel viso, con l'aria di pensare alla
-vita beata che quella signora menava, levandosi
-la mattina alle dieci per oziare dolcemente
-tutta la giornata, senza l'ombra d'un sopraccapo.
-C'era una ragazza del popolo che lasciava
-gli occhi addosso agli orecchini, come affascinata,
-e diceva con gli occhi che per portare
-un'ora al giorno quelle due stelle appese al
-capo avrebbe acconsentito allegramente a campar
-di pan duro e di mele verdi. Un giovine
-operaio la covava con uno sguardo fiso e luccicante
-da cui traspariva l'immaginazione delle
-voluttà sovrumane che doveva dar l'amore di
-quella semidea, così bianca, così fine, fasciata
-e coperta di tanta roba odorosa e preziosa. E
-c'era in un angolo un vecchio mal messo, dal
-viso di ritontito, che la osservava con un'espressione
-attonita come se meditasse in lei, senza
-comprenderlo, il gran mistero della legge sociale
-che interpone una così enorme distanza
-tra l'una e l'altra creatura umana. Ma quello
-<span class="pagenum" id="Page_423">[423]</span>
-che la mangiava con gli occhi più avidamente
-era il fattorino marchese, ritto accanto a me
-sulla piattaforma. Aveva però un bell'arricciarsi
-i baffetti biondi con le dita agitate e pigliar
-delle impostature di tenore e levarsi il berretto
-per passarsi la mano sulla fronte accesa: egli
-non riusciva ad attirar lo sguardo della bella
-signora, la quale guardava soltanto i suoi ammiratori
-di dentro, a uno a uno, coi suoi begli
-occhi lenti e sereni, in cui brillava il riflesso
-della simpatia che vedevan negli altri. Ma che
-bussolotto da gioco è mai il cuore umano! All'angolo
-di via Mazzini, essa fece fermare e discese;
-tutti, di dentro, mossi da quella curiosità
-che cerca l'andatura d'una persona come
-un indizio dell'animo, misero il viso ai finestrini
-per vederla camminare.... Era zoppa! Ebbene,
-in quasi tutti quei visi passò un sorriso leggiero
-di soddisfazione, anche su quello della ragazza,
-che esclamò: — Che peccato! — E non era
-una malignità. O buon Dio! Era una piccola
-consolazione di dannati. Aveva avuti tanti doni
-dalla natura, era tanto più fortunata, tanto più
-felice di loro.... che almeno la sua felicità avesse
-una tacca! Questa non pareggiava le partite, di
-certo; ma almeno d'un piccolissimo che faceva
-parer loro meno enorme, meno umiliante la
-disuguaglianza. Tutti si rimisero a sedere con
-questo pensiero negli occhi, e il marchese, alzato
-il naso come un can da caccia, si consolò
-come potè del suo insuccesso: aspirando il profumo
-ch'essa aveva lasciato nel suo marchesato.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_424">[424]</span>
-</p>
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-<p class="ast">*</p>
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-<p>
-<i>Gli effetti d'un dramma in tranvai:</i> fu uno
-degli ultimi e dei più piacevoli episodi del mio
-novembre. La sera della domenica, ch'era già
-notte, il tranvai del Martinetto s'arrestò in via
-Po davanti al teatro Rossini, donde usciva la
-folla dopo la rappresentazione diurna della Compagnia
-piemontese. Un signore mise sulla piattaforma
-un piccolo spazzacamino e salì con la
-moglie e con due signorine. Siccome al Rossini
-s'era rappresentato quel dopopranzo <i>Gli spazzacamini</i>,
-il vecchio dramma risuscitato del Sabbatini,
-che faceva singhiozzar Torino da quindici
-giorni, io pensai che il piccolo <i>spaciafornel</i>
-fosse l'attorino Eugenio Testa, protagonista minuscolo
-del dramma e principalissimo distillatore
-del pianto pubblico, e che i suoi parenti lo
-riportassero a casa così, col vestito del palcoscenico,
-per un capriccio. Ma no: era uno spazzacaminuccio
-autentico, raccattato alla porta
-del teatro, nell'impeto della commozione, da
-una buona famiglia borghese ancora lacrimante,
-che lo portava per suo conto e piacere al borgo
-San Donato, dov'egli aveva detto di star di casa
-col proprio padrone. Sedutisi tutti dentro, il signor
-padre si mise il ragazzino sulle ginocchia,
-con una certa ostentazione provocante di carità
-cristiana e di tenerezza poetica, e prese a carezzarlo
-paternamente, adocchiando gli altri passeggieri,
-mentre le sue donne lo guardavano con
-gli occhi umidi, rivolgendogli molte domande.
-<span class="pagenum" id="Page_425">[425]</span>
-Il padre e la madre avevan l'aspetto di due bottegai
-danarosi, ma d'origine povera, ai quali le
-figliuole, istruite e ingentilite dalla scuola, avessero
-rifatto una specie d'educazione letteraria
-e sentimentale: queste, benchè pure commosse,
-serbavano una compostezza dignitosa; quelli
-avevano l'espansione dell'affetto un po' volgaruccia;
-ma sincera. Strana potenza del teatro!
-Essi vedevano veramente in quel bimbo il protagonista
-del dramma, che corre per il palcoscenico
-per scansar le pedate del padrone bestiale,
-il povero montanarino che è venduto nel primo
-atto, martirizzato nel secondo, e restituito alla
-famiglia nel terzo, dopo esser stato creduto
-morto d'asfissia in una gola di camino, e riversavano
-sopra di lui tutta la pietà affettuosa che
-avevano insaccata in galleria. Ed egli accoglieva
-tutte quelle tenerezze senza mostrare sul visetto
-nero alcuna maraviglia, tra indifferente e triste,
-come se pensasse che quella sua avventura
-non era che la fortuna d'un momento, che tutta
-quella bontà non gli toglieva di doversi levare
-la mattina dopo avanti luce per rigirar la ruota
-della dura vita d'ogni giorno. Dentro, alcuni
-guardavano la scenetta con simpatia, altri con
-un sorriso un po' canzonatorio per quella effusione
-di sentimento, che pareva loro un po' teatrale,
-e forse non meritata. Un signore rotondo,
-che era accanto a me, mi tradusse in parole
-quel sorriso. — Eh, son furbacchioni che vanno
-apposta all'uscita del teatro per sfruttare la commozione
-del pubblico e scroccar qualche soldo! — Furbacchioni!
-Oh diamine! Gli avrei voluto
-<span class="pagenum" id="Page_426">[426]</span>
-domandare se, quando egli aveva qualche favore
-da chiedere a un suo superiore, giudicava
-una furberia disonesta l'andarglielo a chiedere
-in un momento in cui gli paresse meglio disposto
-a concederglielo. Che raffinate delicatezze
-pretendono da chi non mangia abbastanza
-i delicati ben pasciuti! Continuavano intanto le
-interrogazioni e le carezze al ragazzo, e non
-cessarono che in piazza dello Statuto, dove la
-famiglia fece fermare per discendere. Il padre
-lo baciò, le signore gli passarono la mano sotto
-il mento senza timore d'insudiciarsi. — <i>Ciao,
-pover cit.</i> — Ricordati dove stiamo di casa. — Bada
-a non lasciarteli prendere. — Alludevano
-ai soldi che gli avevano messi in tasca. Infatti,
-appena furon discesi, il ragazzo si cacciò una
-mano nel petto, tirò fuori il gruzzolo e contò
-quanto c'era. — Ah, vede! — disse trionfando
-il mio vicino, — vede il furfantello! Sono i soldi
-che gli stanno a cuore, non le carezze. — È
-proprio vero, — gli risposi. — Ah ingordo quattrinaio!
-Esoso Shylock! Vile adoratore dell'oro! — Il
-curioso fu che, pur comprendendo l'esagerazione
-scherzosa, egli mi credette sincero
-in fondo, e sorrise di soddisfazione. Razza d'un
-cane! Era il rappresentante d'una legione, lui,
-e credette della sua legione me pure. E quando
-scesi, mi disse col tono d'un confratello: — Buona
-sera! — Ma a me non venne alle labbra
-che il saluto pisano: — Tremoti a chi t'affetta
-il pane.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_427">[427]</span>
-</p>
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-<p class="ast">*</p>
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-<p>
-La stagione, intanto, benchè non fosse ancor
-nevicato, incrudiva, e i tranvai correvano la
-mattina presto fra gli alberi e lungo le siepi
-dei viali biancheggianti di brina, come in mezzo
-a una maravigliosa vegetazione di filigrana, e
-sotto i fili del telefono e delle lampade voltaiche
-tutti bianchi, somiglianti a fasci di cordoni di
-lana; e cominciavano i cocchieri e i fattorini a
-pestare i piedi e a mandar fumo dalla bocca,
-mettendo mano alle provvigioni dei sagrati invernali.
-Fu una di queste mattine brinate che,
-strizzato dall'aria fredda di Via Garibaldi, non potendo
-più reggere sulla piattaforma, mi cacciai
-dentro al carrozzone, dove mi trovai davanti
-la studentessa di medicina e suo padre. Essa
-sedeva nell'angolo vicino all'uscio, bianca come
-la filigrana degli alberi e i baffi paterni; e il
-suo bel viso d'angelo imperturbato, invulnerabile
-dalle passioni umane, sorgeva con la
-grazia d'un giglio fuor dal bavero a tromba
-della mantellina nera che le avvolgeva il collo.
-Suo padre stava seduto col busto ritto e col
-petto sporgente come doveva stare a cavallo
-alla testa del suo reggimento. Non si parlavano.
-Gli occhi grandi e dolci di lei si volgevano qua
-e là, secondo il solito, guardando tutti come
-se non vedessero alcuno, ed io mi potei compiacere
-meglio dell'altre volte nell'immaginazione
-del suo corpo vestito di bianco e coronato
-di rose, disteso fra quattro ceri, con le
-<span class="pagenum" id="Page_428">[428]</span>
-mani incrociate sul petto virgineo, che non conobbe
-l'amore. Prima che s'arrivasse a metà
-della via, il carrozzone era pieno dentro e affollato
-sulla piattaforma. Molti la guardavano;
-ma, come sempre, pareva che essa non se n'avvedesse.
-Tutt'a un tratto s'animò, scosse vivamente
-il capo, sorridendo, come se salutasse
-qualcuno a traverso al vetro dell'uscio, ed io
-vidi una cosa strana, inaspettata, incredibile:
-un'onda di porpora le coperse il viso fino alle
-tempie e i suoi occhi raggiarono d'una luce
-nuova, vivissima, dolcissima, che mi fece l'effetto
-d'un prodigio, come se in quel momento
-ella si fosse trasformata da statua di marmo in
-donna di carne e di sangue. Suo padre pure
-aveva salutato con un sorriso e uno sguardo
-amichevole. Mi voltai prontamente a sinistra
-per vedere a traverso al finestrino chi avesse
-operato il miracolo; ma mi trovai in faccia un
-maledetto vetro colorato con l'annunzio della
-China-Migone, che intercettava la vista: vidi soltanto
-per aria, di là dall'uscio, un cappello a cilindro
-che salutava, e che scomparve subito
-come un'ala di falco. Ah, quel cilindro non poteva
-essere che d'un giovane, quel giovane non
-poteva essere che un amante, quell'amante non
-poteva essere che un fidanzato. Gli occhi di lei,
-che rimasero fissi, sfavillando, sulla persona invisibile,
-la porpora che si fece men viva, ma non
-disparve, e la bocca semiaperta e parlante che
-tradiva il palpito accelerato del cuore, mi tolsero
-ogni dubbio. La vergine morta innamorata!
-La vergine morta sposa! Era dunque possibile?
-<span class="pagenum" id="Page_429">[429]</span>
-E mi riprese una così smaniosa curiosità
-di sapere chi fosse <i>lui</i>, che per poco non
-commisi la villania d'alzarmi per guardar fuori.
-Ma non potei rattenermi a lungo, e per levarmi
-quel chiodo, tirai il campanello prima del tempo. — Chiunque
-sia — pensai — lo debbo riconoscere
-agli occhi. — Il tranvai si fermò, apersi
-l'uscio.... e mi trovai davanti il pittore in tuba,
-con un viso fiammeggiante, che diceva tutto.
-Fece un atto di forte sorpresa, arrossendo, e mi
-balbettò con un sorriso d'uomo impicciato: — Le
-darò poi una notizia. — Ah, non occorre! — gli
-risposi scendendo. — Mi darà delle spiegazioni;
-la notizia la so già, e me ne rallegro. — E
-lo lasciai lì stupefatto. Ma non quanto me.
-Era lei, dunque, la dea misteriosa; lei, la vergine
-morta! Chi se lo sarebbe sognato? Eppure,
-lo avrei dovuto sospettare fin dal giorno ch'egli
-m'aveva fatto quella curiosa difesa delle studentesse
-di medicina. Ma già, era uno di quegli
-indizi che si riconoscono a cosa scoperta.
-Era lei! Il colosso s'era innamorato d'uno spirito.
-E perchè no? Un matrimonio d'antitesi.
-Una bella coppia, del resto. E mi durò la maraviglia
-per un pezzo. La vergine morta!... Ma
-che vergine morta? La visione era mutata: ancora
-vestita di bianco e distesa come una morta;
-ma con le guancie di porpora e con le braccia
-aperte.... Oh, tutt'altra cosa. Infine, non poteva
-accader di meglio per il mio interesse di scrittore.
-E me ne tornai a casa soddisfatto.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_430">[430]</span>
-</p>
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-<p class="ast">*</p>
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-<p>
-Ma non doveva finire così lietamente il mese
-di novembre. Finì con un triste incontro. Fu
-l'ultimo giorno appunto, il giorno dell'uccisione
-della contessa Lara. L'aria era nebbiosa, gli
-alberi del Corso San Maurizio tutti bianchi come
-d'una incrostatura di sal gemma, e il sole senza
-luce nel cielo grigio, come un occhio enorme
-di moribondo. Salendo sul tranvai che andava
-verso il Corso Margherita, vidi dentro, a traverso
-al vetro dell'uscio, il viso del signor Taddeo,
-e gli feci un cenno di saluto. Egli mi guardò
-fisso e non mi salutò. Allora soltanto, al secondo
-sguardo, lo vidi così miseramente mutato, che
-m'attraversò la mente un pensiero improvviso
-come un fulmine: — La bambina è morta! — Sporgendo
-il capo un po' a destra vidi anche il
-viso della signora, e lo stesso sinistro pensiero
-mi ribalenò: — La bambina è morta! — Erano
-pallidi, d'aspetto invecchiato, improntati d'una
-tristezza tragica, immobile, disperata, somigliante
-all'espressione di stupore infinito che è
-qualche volta sul viso dei cadaveri. Il mio primo
-senso fu quasi di terrore, una tentazione di discender
-subito per non vederli, per non sapere.
-Ma mi rattenne una speranza: che qualche altra
-disgrazia li avesse colpiti, non quella: la
-perdita d'ogni avere, la morte del padre o della
-madre, uno spavento mortale per qualche tremendo
-pericolo corso. La bambina poteva essere
-nel carrozzone, non in mezzo a loro come
-le altre volte, ma alla sinistra della madre, in
-<span class="pagenum" id="Page_431">[431]</span>
-un posto che dal difuori io non potevo vedere.
-Ma benchè non avessi che a fare un passo a
-destra per veder se c'era, non ebbi il coraggio
-di farlo, come se avessi temuto di vedere accanto
-a lei, invece della bambina, una piccola
-bara. Eppure, com'era possibile? Mi ricordai dell'ultima
-volta che l'avevo vista, poco tempo addietro,
-così bella e vispa, ammirata da tutti,
-splendente di salute e d'allegrezza in mezzo ai
-suoi parenti trionfanti. E questo ricordo dandomi
-animo, feci il passo a destra. Ah! non vidi la
-piccola bara; ma fu come se l'avessi vista: vidi
-un mazzo di fiori sopra un ginocchio della
-mamma. Dei fiori fra le mani, con quel viso, essa
-non li poteva tenere che per portarli al camposanto,
-e su quella fossa. Soprastetti nondimeno,
-sperando ancora, con viva ansietà, per vedere se
-si fermavano sul piazzale delle Benne per prender
-la via del cimitero. Chi sa mai? Se non si
-fermavano, poteva darsi che la bambina vivesse.
-Furono pochi minuti d'aspettazione; ma mi parvero
-così lunghi! Tenevo gli occhi fissi su di
-loro, e mi batteva il cuore. Il tranvai sboccò sul
-piazzale e svoltò verso il Corso Margherita.... — È
-viva! — pensai. Ma in quel punto il padre
-s'alzò col braccio teso, e intesi un suono di campanello
-che mi fece rabbrividire come un — No! — inesorabile,
-risposto alle mie parole. Il
-tranvai si fermò: i due sventurati mi passarono
-davanti; il padre mi guardò e mi riconobbe. Io
-non osai di salutarlo. Egli mi diede uno sguardo
-torvo e mi disse con voce aspra: — È morta,
-sa; — la madre passò senza guardarmi.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_432">[432]</span>
-</p>
-
-<h2 id="cap12">CAPITOLO DODICESIMO.</h2>
-</div>
-
-<p class="indr">
-Dicembre.
-</p>
-
-<p>
-Col nuovo mese fui preso da un nuovo ardore
-di correre su tutte le linee alla caccia dei
-personaggi e delle avventure, illuso da questa
-ingenua speranza d'almanaccone superstizioso:
-che perchè avevo un libro da finire m'avrebbe
-aiutato la fortuna, presentandomi casi e scene
-singolari, adatti a dare alla <i>Carrozza di tutti</i>
-una chiusa di romanzo; e già covavo sotto a
-quella speranza la tentazione di far tutto di
-fantasia l'ultimo capitolo, se la fortuna mi fosse
-fallita. Incurabile malato di romanticismo, tormentato
-dal bisogno di cucinar la natura in
-salsa piccante e di servirla in forme architettoniche
-come i bodini nei pranzi di gala! Proprio
-all'ultimo mi ridava fuori il malanno ereditario,
-dopo che m'ero attenuto fino allora
-all'intento di ritrarre la vita libera e sparsa
-come me la vedevo correre intorno, risoluto di
-fare un'opera informe, ma sincera. Ma l'illusione
-<span class="pagenum" id="Page_433">[433]</span>
-durò pochi giorni, l'ardore di correre fu
-spento fin dal primo da una di quelle solenni
-nevicate torinesi che fanno rientrare in petto i
-propositi di vagabondaggio poetico come i nasi
-nei baveri e le mani nelle tasche, e con quell'ardore
-pericoloso mi fuggì ogni tentazione di
-chiusa romanzesca. E fu tanto meglio, credo,
-per il mio scartafaccio.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Nevicava fitto, a fiocchi larghi come scontrini
-di tranvai, la lunghissima via Nizza era tutta
-coperta d'un tappeto bianco, che smorzava il
-rumore dei carrozzoni nevosi, correnti sulle
-rotaie invisibili, e in mezzo a tutta quella bianchezza
-alpina nereggiava come un orso Tempesta,
-imberrettato e incappucciato, con tanto di
-guantoni e di zoccoli, non mostrando del viso
-che il naso a pera e i baffi a spazzola, agitati
-dal soffio d'un sagrato perpetuo. Se la pigliava
-coi fiocchi che gli entravano in bocca, con gli
-spalatori che ingombravano la strada, coi passeggieri
-che, salendo, gli scotevan sui piedi
-l'ombrello fradicio, e dava ogni tanto una stratta
-furiosa alla tenda immollata, che pareva si ritirasse
-per dispetto, lasciandolo scoperto all'intemperie.
-</p>
-
-<p>
-— Brutto tempo, eh? — gli domandai con
-buon garbo. Mi rispose brusco: — A me lo dice?
-Una bella notizia! — Ne avremo forse per un
-pezzo, — soggiunsi. — Non lo so, — grugnì.
-</p>
-
-<p>
-Ah povero Tempesta! Mi ricordai d'un matto
-<span class="pagenum" id="Page_434">[434]</span>
-della Villa Cristina che disegnava con la matita
-le varie parti del corpo che gli dolevano, schizzando
-in ciascuna una bestia feroce, la quale,
-secondo lui, rodendogli le carni, era causa del
-suo dolore; e mi domandai se proprio egli non
-avesse in corpo qualche animalaccio rabbioso,
-se non un serraglio intero, che lo dilaniasse.
-Ma già, non ce n'abbiamo uno tutti, non fosse
-che un bruco o un tarlo piccolissimo che ci dà
-delle giornatacce scellerate? Eppure, quanto più
-lo studiavo, tanto più mi pareva che, a casa sua
-se non altro, non dovess'esser un cattiv'uomo,
-perchè, insomma, egli sputava tanto tossico in
-servizio da non comprendersi come ne potesse
-ancor serbare per la famiglia dopo una giornata
-di dodici ore. A momenti ero tentato di battergli
-una mano sulla spalla e di dirgli amorevolmente: — O
-me lo vorresti dire, benedetto porcospino,
-da che parte si potrebbe toccarti per
-non pungersi? — Ci si punse in quel momento
-una vecchia signora, che avendogli detto timidamente,
-perchè fermasse: — faccia grazia.... — n'ebbe
-per risposta una spallata, con questo
-complimento: — Che <i>faccia grazia</i>!... Si dice
-<i>fermi</i>, si dice. — La cortesia gl'irritava i nervi
-come la musica fa andar del corpo certe bestie.
-</p>
-
-<p>
-In piazza San Salvario, dove facevano la battagliola
-dei ragazzi, gli passò a un palmo dal
-naso una palla di neve: egli girò sui combattenti
-un'occhiata sterminatrice e mise un bramito
-di leopardo. Poi se la pigliò con uno dei
-cavalli, <i>Livorno</i>, che zoppicava, chiamandolo
-assassino, ladro, ciampicone da forca, e rincalzando
-<span class="pagenum" id="Page_435">[435]</span>
-ogni epiteto con una frustata. Uno dei
-cinque passeggieri che stavano sulla piattaforma
-s'arrischiò a fargli un'osservazione garbata: — Ma
-se zoppica, che colpa ci ha? — Si voltò come
-un'istrice: — Sì signore, è un vizio, una malizia;
-zoppica soltanto quand'è con me, ha da
-sapere! — E sbuffò. Poi soggiunse: — Bisogna
-conoscer le bestie prima di parlare. — Quell'altro
-rispose pacatamente: — Già, è proprio vero:
-prima di parlare... bisogna conoscer le bestie. — Tutti
-risero. E allora seguì un miracolo: sorrise
-anche Tempesta. Ma fu come un lampo sur
-una rupe. Subito si rioscurò, rimenò una frustata
-a <i>Livorno</i>, trattandolo di boia infame e di
-Giuda porco, e ricominciò a spandere per la
-lunghissima strada bianca il soffio della sua
-rabbia implacabile.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Seguitò a venir giù neve, senza posa, così
-fitta da parere che se ne potesse far delle palle
-cogliendola a due mani per aria, densa al punto
-che i tranvai apparivano come ombre dietro al
-velo dei fiocchi, e non si vedevano ancora
-quando già li annunziavan vicini lo scalpitìo
-faticoso dei cavalli e il gridìo continuato dei
-cocchieri, affacciati ai finestrini delle tende come
-vedette alle feritoie d'una fortezza mobile. Ma
-tutta quella neve non smorzava il fuoco bellicoso
-di Carlin, che trovai un dopo pranzo sulla
-linea di Vinzaglio, furibondo per l'eccidio della
-spedizione del Cecchi, sopra tutto contro il Ministero
-<span class="pagenum" id="Page_436">[436]</span>
-perchè aveva dichiarato di non aver alcun
-proposito di “occupazioni militari„. Il bombardamento
-di Gezira e la fucilazione dei cinque
-Somali, invece di quetarlo, l'aveva irritato, come
-farebbe a un affamato un minuscolo antipasto
-di ghiottonerie stimolanti. Come sempre, egli
-avrebbe voluto bruciare, sterminare, disperdere
-ogni cosa, cancellare il Benadir dalla faccia
-dell'Africa. — Insomma — fremeva — tutti ce
-le danno e noi non le rendiamo a nessuno! Figure
-da nasconder la faccia nei calzoni! — E
-non riusciva a capacitarsene considerando che
-avevamo gente a bizzeffe, milioni d'uomini
-senza lavoro, una sovrabbondanza di gregge
-umana da dover benedire ogni occasione che
-si presentasse di spedirne fuori una gran quantità,
-per alleggerire l'Italia e invader “le terre
-dei cani„. — Cosa ne voglion fare di tutta questa
-gente? Siamo in troppi. Tutti i nostri guai
-vengon da questo. È il multiplicamini che ci
-rovina... — E della nostra eccessiva fecondità
-mi addusse una prova singolare. Giusto tre
-giorni avanti, su quella stessa linea, nel numero
-139, una donna era stata presa dalle doglie,
-e c'era mancato poco che scodellasse un
-“passeggiere„ lì per lì, durante la corsa: s'era
-dovuto fermare il tranvai, e s'era fatto appena
-in tempo a trasportarla in una portieria di via
-Roma: al ritorno del tranvai l'amico era già
-fuori, che cantava come un gallo. — Vede <i>dunque</i>! — Proprio,
-la nascita intempestiva di quel
-bacherozzolo, per lui, era l'argomento Achille
-In favore d'una politica belligera in Africa. — <i>Bombardè!
-<span class="pagenum" id="Page_437">[437]</span>
-Bombardè!</i> — e ripetendo questo
-suo “delenda„ dall'alto della piattaforma, con
-le braccia incrociate sul petto, fissava lo sguardo
-su piazza Castello bianca di neve con l'espressione
-di Napoleone primo nel <i>milleottocento quattordici</i>
-del Meissonnier. Ma che diversi pensieri
-si volgono qualche volta nell'interno del tranvai
-e sulla piattaforma! Appunto in quel momento
-c'eran dentro da un lato parecchie belle signore;
-nei due angoli in fondo due signori in tuba, con
-la cravatta bianca, che andavano a qualche
-pranzo di gala; in faccia alle signore una mezza
-dozzina di giovani e brillanti ufficiali della Scuola
-di guerra, fra i quali un bellissimo tenente belga;
-e si vedeva negli occhi di quella compagnia silenziosa
-la fiammella della galanteria, si indovinava
-nell'aria di quel salotto ambulante una
-vibrazione di piccola corte d'amore, l'incrociarsi
-delle simpatie e delle attrazioni frenate dalla
-convenienza, un lavorìo vivo di immaginazioni
-eccitate, vagheggiaci tutt'altre conquiste da
-quella del Benadir, tutt'altre battaglie da quelle
-che il povero Carlin invocava mostrando il pugno
-alla neve.... Un simbolo anche questo: la
-politica che sbraita e vuol rifare il mondo, e
-l'amore, padron del mondo, che le ride alle
-spalle. Ma non espressi questo pensiero a Carlin
-per non scemargli quello che era forse il
-maggior conforto della sua vita. E come se,
-comparendo per l'ultima volta nei miei appunti,
-egli dovesse per me sparire dal mondo quella
-sera, gli feci, scendendo, un saluto cordiale,
-ch'egli interpretò come un'approvazione generale
-<span class="pagenum" id="Page_438">[438]</span>
-di tutta la sua politica del 1896, e che mi
-valse in risposta un buon sorriso di ministro
-soddisfatto a deputato devoto. E muoia la sua
-politica e viva la sua memoria....
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
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-<p>
-Continuò a nevicare, e anche io presi gusto
-quelle sere a cacciarmi nei carrozzoni, attirato
-dall'aspetto di intimità familiare, dall'immagine
-dì brigate raccolte a veglia, che offrivano i passeggieri
-pigiati dentro, soddisfatti d'essere al
-riparo dalle intemperie e particolarmente disposti,
-in quella comunione non ingrata di calorico
-animale, alle conversazioni amichevoli.
-Trovai in una di queste comitive fortuite, la
-sera della festa della Concezione, sulla linea di
-via Cernaia, il sindaco di Torino, rannicchiato
-in un angolo, e non riconosciuto da alcuno,
-fuorchè dal fattorino, che, stando fuori sulla
-piattaforma, lo guardava a traverso il vetro
-dell'uscio, curiosamente. Certo che l'illustre sindaco,
-vedendo quel povero fattorino col capo
-imbacuccato in un cuffione, infradiciato dalla
-neve, che lo guardava dal di fuori come il pezzente
-infreddolito guarda dalla strada il signore
-seduto al caldo nella trattoria, era a mille miglia
-dal pensare che quello fosse un conte come
-lui, forse di più antica famiglia della sua, certo
-d'un casato più famoso nella storia d'Italia. Ma
-di nessun pensiero malinconico dava indizio il
-viso del conte incognito, atteggiato all'espressione
-consueta di serena rassegnazione: pareva
-<span class="pagenum" id="Page_439">[439]</span>
-che egli si dilettasse della vivacità insolita della
-compagnia, composta di piccoli borghesi e d'operai
-puliti, fra i quali s'incrociavano conversazioni
-diverse. Parlavano dell'esposizione finanziaria
-del Luzzatti, del capitale perduto del
-Banco di Napoli, della proposta d'una <i>tassa militare</i>,
-con le frasi raccolte nei giornali della
-mattina, e con quel tono misto di sfiducia amara
-e d'indifferenza canzonatoria con cui in Italia
-si suol ragionare della cosa pubblica. A un
-tratto si fece silenzio; poi un passeggiere, di
-cui il lume rischiarava soltanto la parte inferiore
-del viso, adombrato dal naso in su da
-un grande cappello, saltò fuori con la legge sugli
-<i>infortuni del lavoro</i>. — Ahi! — dissi tra me — siamo
-al Senato —; e tenni d'occhio il sindaco
-senatore. E il Senato, che aveva per la seconda
-volta rinviata la legge all'Ufficio centrale,
-fu da quel gran cappello e da un altro dello
-stesso taglio, che gli s'allargava daccanto, conciato
-barbaramente. — “Quegli scatarroni mezzi
-morti„ — quei vecchi reazionari della malora... — la
-legge sarebbe stata in vigore da
-un pezzo se non fosse dovuta passare per quell'anticamera
-del camposanto dove tutte le riforme
-in pro del popolo erano ferocemente combattute... — e
-altre gentilezze su quest'andare.
-Deliziosa corsa per un Senatore! Ed ecco che
-un terzo, facendo un salto da Roma a Torino,
-vien fuori a lagnarsi del servizio di sgombero
-della neve, dicendo con un vocione di contrabbasso
-che, per questo riguardo, si facevano le
-cose meglio, ma molto meglio, non ricordo bene
-<span class="pagenum" id="Page_440">[440]</span>
-in quale piccolo comune del circondario, dove
-egli aveva sortito i natali! Ah, questa carrozza
-di tutti, che covo d'insidie per gli uomini in carica!
-Ma il bravo sindaco sostenne intrepidamente
-la seconda come la prima scarica, fissando
-con un vago sorriso filosofico un annunzio
-del <i>Cioccolatte Talmone</i> attaccato fra due
-finestrini. Il fallimento della Banca di Como,
-che venne dopo sul tappeto, lo liberò, e mentre
-la nuova conversazione s'andava accalorando,
-altri tranvai passavano, in cui si vedevano
-di sfuggita altre comitive illuminate dall'alto,
-sale correnti di club e di caffè, farmacie
-di villaggio ambulanti, piccole aule di Consigli
-comunali, pieni di visi gravi o ilari di politicanti,
-di maldicenti, di pettegoli, di sonnacchiosi,
-di brilli, che apparivano un momento e sparivano
-nel turbinìo della neve.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Dopo la neve venne la nebbia, quella nebbia
-invernale di Torino, densa e fredda, d'un sapore
-irritante quasi di bruciaticcio, che invade
-ogni vuoto e copre la città come un immensa
-nuvola di cenere immobile, quasi palpabile, e
-nasconde case, alberi, gente, carrozze, lampioni,
-circoscrivendo in un raggio di cinque passi lo
-spazio visibile a ogni persona; che intercetta
-come un muro grigio la vista delle piazze e dei
-corsi e riempie i portici come un fumo uscente
-da migliaia di cantine incendiate, e dà a ogni
-tratto l'illusione che quartieri interi siano scomparsi,
-<span class="pagenum" id="Page_441">[441]</span>
-inghiottiti dalla terra, fra i vapori d'un
-cratere enorme. Si correva come dentro a un'oscurità
-bianca, a traverso a una sequela infinita
-di veli umidi, che il tranvai lacerava, non
-vedendo gli altri carrozzoni che all'ultimo momento,
-come se sorgessero per incanto dal
-suolo, e non altri passanti fuor che larve che
-scappavano spaventate al sopraggiungere dei
-cavalli; e quel continuo succedersi e incrociarsi
-affrettato di fischi e di squilli in quell'aria opaca
-dava l'idea d'una città agitata da un grave affanno,
-oppressa dalla minaccia di qualche
-grande pericolo misterioso.
-</p>
-
-<p>
-Stavo sulla piattaforma, pigiato da tutte le
-parti, in compagnia d'un giovane poeta cubano,
-nuovo a Torino e a quello spettacolo, il
-quale accresceva la sua naturale malinconia.
-Venuto per la prima volta in Europa, e arrivato
-il giorno avanti dalla Francia, non si poteva
-persuadere d'essere in Italia, dove s'era immaginato
-che anche le città settentrionali avessero
-un inverno mite e sereno come quello della sua
-isola nativa. Guardava intorno quasi spaurito e
-mi diceva di tratto in tratto in un suo italiano
-transatlantico: — Ma questa è Siberia! Questo è
-lo Spitzberg! E come piace a lei quest'orrore?
-</p>
-
-<p>
-— Sì — gli risposi — ho dei gusti di Eschimese.
-La nebbia m'eccita l'immaginazione. Non
-vedo nulla, non riconosco i crocicchi, non so
-molte volte in che punto mi trovi; la città mi
-pare ingigantita; suppongo d'essere a Londra,
-a Pietroburgo o a Nuova York. Mi piace qualche
-volta di sentire l'umanità senza vederla.
-<span class="pagenum" id="Page_442">[442]</span>
-La nebbia mi rompe la monotonia della vita,
-mi dà mille sorprese e sensazioni insolite. Questa
-risonanza strana, smorzata di tutti i rumori,
-mi alletta come un linguaggio nuovo delle cose.
-Mi fa più piacere che alla luce del sole rincontrare
-l'amico in questa oscurità livida, come
-nell'ombra d'una foresta vergine, vedermi davanti
-tutt'a un tratto il viso d'una bella donna
-come se m'apparisse nello squarcio d'una nube,
-sentir voci conosciute di conoscenti invisibili e
-risa di ragazze misteriose, che si perdon nell'aria
-come voci di folletti. E poi, che vuole? La
-sera, in special modo, la città piena di gente e
-di lumi, che lavora e si diverte, mi sembra
-una espressione più potente della civiltà umana
-sotto questo gran mantello lugubre che la natura
-le getta addosso senza riuscire a soffocarne
-la vita e l'allegria.
-</p>
-
-<p>
-Il cubano non pareva persuaso. Se avesse dovuto
-vivere in Italia, non avrebbe piantato le
-tende a Torino. E mi domandò se la città mi
-paresse confacente al lavoro artistico, abbastanza
-italiana d'aspetto da dare all'ispirazione
-d'un poeta tutti gli aiuti esteriori che dovevan
-dare Venezia, Napoli, Firenze, Roma; se non
-ci sentissi la monotonia.
-</p>
-
-<p>
-— No — risposi — non c'è monotonia nella
-libertà. Qui sento la mente libera. Mi par che il
-pensiero si dilati spaziando nelle vaste piazze
-e vada più lontano lanciandosi per le vie lunghissime,
-per la grande raggiera dei viali fuggenti
-da tutte le parti verso la campagna. Gli
-edifizi non attirano lo sguardo; ma perciò appunto
-<span class="pagenum" id="Page_443">[443]</span>
-non lo distraggono dalla grandezza del
-tutto e dalla bellezza della natura; si ritraggono
-anzi di qua e di là per lasciar maggiore spazio
-al volo dell'occhio e della mente verso le Alpi
-e la collina. In nessun'altra città si vede tanto
-verde, tanto azzurro, tanta bianchezza; in nessun'altra
-ha un riso così fresco e così splendido
-la primavera, che qui pare un ricominciamento
-del mondo. E poi, essendosi in tanti anni
-trasformata la città sotto i miei occhi, vedo ed
-amo sempre negli aspetti nuovi gli aspetti scomparsi,
-m'avvolge un nuvolo di memorie a ogni
-passo, sento mille voci di persone e di cose
-passate che mi chiamano, ribevo dei sorsi d'aria
-della gioventù della patria e della mia. Godo
-qui delle bellezze che non sono che per i miei
-occhi perchè le illumina e le colora un raggio
-che esce dal mio cuore. Vedo in fondo a ogni
-strada una città d'Italia e nelle rondini che volano
-attorno al palazzo Madama le mie speranze
-fuggite, che cantano e mi salutano ancora.
-</p>
-
-<p>
-Il giovane scrollò il capo. — E trova in armonia
-con la sua — domandò ancora — anche
-l'indole degli abitanti? Non le riescono un po'
-freddi e chiusi... un po' troppo nordici, come
-ho inteso dire?
-</p>
-
-<p>
-— Non li può giudicare uno straniero, e neanche
-un italiano d'altre province, se non vive
-qui da molti anni. La benevolenza è velata, il
-cuore non s'apre e non si dà tutto di primo
-slancio; ma tutto quello che dobbiamo conquistare
-ci è poi più caro quando è nostro. La
-cortesia discreta, la promessa guardinga prevengono
-<span class="pagenum" id="Page_444">[444]</span>
-disinganni e amarezze, e così nel buoni
-si trova sempre maggior bontà che non s'aspettasse.
-I loro difetti sono negativi, incavi, non
-punte, e per questo non feriscono. Le possono
-parer duri; ma per ciò lei li può afferrare e tenere,
-e non le sgusciano di mano. V'è nell'affetto
-che gli occhi esprimono e la bocca tace
-una dignità che ne raddoppia il valore. E chi
-ha dei difetti opposti a queste virtù, e n'ha coscienza,
-ama la gente che glie li comprime più
-di quella che glieli accarezza. Per questo io son
-legato alla città anche dalla gratitudine; legato
-da tanti vincoli del cuore, del pensiero e del sangue,
-che non potrei più vivere altrove a nessun
-patto, neppure a quello di diventar ricco se fossi
-povero, sano se fossi infermo, e di trovar cento
-nuovi amici se qui non mi restasse un amico;
-e sono ben certo e m'è un conforto il pensare
-che morirò qui.
-</p>
-
-<p>
-Mentre dicevo quest'ultime parole, un signore,
-che m'era stato accanto fino allora senza che
-lo vedessi nel viso, girò il capo adagio adagio
-come una statua semovente, e mi fissò gli occhi
-negli occhi. Ah, l'avevo conquistato finalmente!
-Capii a volo dal suo sguardo che la critica
-di via Garibaldi e la lacerazione della <i>Gazzetta
-del popolo</i> ed anche quelle matte teorie di
-socialismo municipale m'erano perdonati per
-sempre. Il buon Bicchierino, il “controemarginato„
-signor cavaliere Bicchierino, impiegato
-modello di non so qual regia amministrazione, il
-più puro e più geloso di tutti i torinesi nati e da
-nascere, era intenerito, era vinto, era mio. Quando
-<span class="pagenum" id="Page_445">[445]</span>
-discese si toccò con la mano l'ala del cilindro,
-e prima di perdersi nella nebbia rivolse verso
-il tranvai un leggerissimo sorriso benigno, che
-mi tolse l'ultimo dubbio: avevo un amico di
-più. Sia ringraziata Cuba! L'avvenimento era
-un buon auspicio per una lieta fine dell'anno.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Svanì la nebbia e splendette il sole, che ci
-parve di rivedere dopo una notte di sette giorni.
-I tranvai ricominciavano a correre liberamente
-per la città chiara e come ritinta di colori più
-vivi, dorata in ogni parte da larghi sprazzi di
-luce, e fattorini e cocchieri, usciti da una settimana
-di ansie e di fatiche penose, salutavano
-con un'allegrezza di liberati dal carcere l'aria
-limpida in cui si drizzavano le Alpi bianche nitidissime,
-che pareva si fossero avvicinate durante
-i giorni dì cattivo tempo. A Porta Palazzo,
-dove aspettavo il tranvai della barriera
-di Lanzo, verso l'ora della colazione, era una
-festa; da tutti i carrozzoni che arrivavano da
-tutte le barriere saltavano giù cocchieri e fattorini
-e, seduti sui montatoi, dentro al casotto
-dei biglietti, sulle ceste rovesciate della verdura,
-facevano il loro pasto, alternando con le bocconate
-fameliche apostrofi chiassose alle erbivendole
-e ai colleghi arrivanti e partenti; e così
-incappottati com'erano, con quei cuffioni e quei
-guanti enormi, in mezzo alla neve della vasta
-piazza, dove qua e là ardevano dei fuochi, sarebbero
-parsi una banda di cosacchi bivaccanti
-<span class="pagenum" id="Page_446">[446]</span>
-tra i carri della provianda durante una fermata
-in mezzo alla steppa; se non avessero fatto una
-macchia italianissima in quel quadretto russo
-i mucchi d'arance siciliane che brillavano sui
-banchi in mezzo all'erba montanina e ai rami
-di alloro annunciatori del Natale....
-</p>
-
-<p>
-Salito sul mio tranvai, mi trovai daccanto
-sulla piattaforma il giovane tipografo biondissimo,
-lo sposo novello, fresco e gaio come l'aria.
-M'abbordò con Antonio Maceo, domandandomi
-se credevo che gl'insorti cubani avrebbero
-proseguito la lotta non ostante la sua
-morte; ma io m'accorsi bene che aveva qualcos'altro
-da dirmi, e indovinai ch'era una lieta
-notizia, e ch'egli cercava un'entratura garbata
-per darmela. Dopo qualche preambolo, infatti,
-smettendo a un tratto la serietà politica, m'annunziò
-con una gioia visibilissima che forse...
-fra qualche mese... se tutto andava bene... la
-causa socialista avrebbe avuto un soldato di più.
-Restava soltanto a sapersi se sarebbe stato un
-compagno o una compagna. Mi congratulai. E
-allora diede la stura a un'allegrezza infantile.
-Fatti certi calcoli, egli s'era messo in capo che
-dovesse nascere in Aprile, verso la metà, forse
-il giorno stesso della nascita di Ferdinando
-Lassalle: data di buon augurio. In ogni modo
-aveva già fissato, se era un maschio, di mettergli
-i tre nomi: Ferdinando (Lassalle), Federico
-(Engels) e Carlo (Marx). E si diede una fregatina
-alle mani. Poi tessè l'elogio della sua
-sposa. Oh, sempre, sempre più contento. Forte
-ancora al lavoro, nonostante il suo stato, buona
-<span class="pagenum" id="Page_447">[447]</span>
-e amorosa con la mamma di lui, e non punto
-mutata d'idee, come tante altre, dopo il matrimonio.
-Era lei stessa che gli diceva: — Ernesto,
-ricordati di non mancare alla riunione della
-tal sera.... Non dimenticare di rinnovar l'abbonamento
-al giornale.... Mettiamo qualche cosa
-anche noi per la <i>Cassa elettorale</i>.... — E appunto
-quella mattina era lei che l'aveva sollecitato a
-portare i denari d'una piccola colletta a un compagno
-disoccupato e malato, che abitava in borgo
-San Salvario. Passavano la serata assieme a
-leggere dei volumi presi alla biblioteca dell'<i>Associazione
-dei lavoratori del libro</i>; ma preferivano
-gli opuscoli di propaganda, che compravano
-del proprio. Essa si appassionava in special
-modo per la storia delle socialiste celebri:
-Eleonora Aveling, Annie Besant, Severina. E in
-questi discorsi duravano fino a tardi, fin che
-la mamma s'addormentava con la calza in
-mano. Poi, all'improvviso, parendogli d'avermi
-parlato con troppa familiarità dei fatti suoi, fece
-di nuovo il viso serio per domandarmi se credevo
-alla voce corsa dello scioglimento prossimo
-di tutti i circoli socialisti e di tutte le Camere
-di lavoro della Liguria; ma, vedendomi
-sorridere, e insistendo io perchè mi riparlasse
-della sua famiglia, che m'avrebbe fatto molto
-piacere, m'afferrò il braccio in segno di gratitudine
-e ricominciò con maggior effusione. Sì,
-era felice, gli era toccata la più buona e brava
-ragazza che potesse desiderare. Era una così
-bella cosa andar d'accordo, essere uniti in quell'idea,
-avere quella speranza comune. Qualche
-<span class="pagenum" id="Page_448">[448]</span>
-volta, quando sentivano insieme una buona musica,
-senza bisogno di parlarsi, essi si commovevano
-tutti e due fin quasi a piangere, pensando
-ai compagni degli altri paesi, all'opera
-di tutti, all'avvenire, al loro bambino che avrebbe
-visto un mondo migliore. Ed io alla mia volta,
-guardando quel bel giovane, quel “nemico della
-famiglia„ così innamorato e felice, pensavo
-quanto la famiglia lo nobilitava e gli dava forza,
-quanto era sano e fecondo l'amore in lui, in
-quella prima giovinezza in cui il matrimonio
-appare ancora alla più parte dei giovani della
-borghesia una cosa lontana, una fine da farsi
-dopo molti anni d'amori vagabondi, dì seduzioni,
-d'adulteri, un buon contratto per arrotondare
-il patrimonio o una buona alleanza per
-affrettar la carriera; e mi confermavo nella
-fede che fosse davvero un mutamento sociale
-benefico e santo quello per cui si sarebbe diffuso
-nella gioventù un tale amore, data la famiglia
-a tutti in quell'età, che ora non la vuole
-o non può averla per dure ragioni d'interesse o
-per ignobili ragioni di convenienza. Mentre io
-facevo queste riflessioni ed egli si disponeva a
-discendere, lo vidi mettere alla lesta non so
-che cosa nella tasca d'un signore che ci stava
-ritto davanti. Maravigliato, gli domandai spiegazione
-dell'atto. Egli sorrise: era un opuscoletto
-di sesto minimo, intitolato <i>I calunniatori
-del socialismo</i>, a cinque centesimi; egli soleva
-ficcarne così delle copie nelle tasche dei borghesi,
-sui tranvai, senza farsi scorgere; oh, non
-per convertirli, ci voleva altro; solamente per
-<span class="pagenum" id="Page_449">[449]</span>
-“chiarire le loro idee„, per distruggere le leggende
-assurde che s'andavano formando intorno
-al socialismo nella mente di molti, i quali
-finivano con crederlo tutt'altra cosa da quello
-che è. — Arrivati a casa — disse — leggono
-per curiosità, e forse si ricredono di qualche
-pregiudizio: è sempre quel po' di guadagnato. — E
-mi raccontò che altri usavano quel modo,
-di far entrar l'idea per la via delle tasche non
-potendo per la via degli orecchi, e che n'aveva
-avuto il primo pensiero il falegname di mia conoscenza,
-il quale seminava opuscoli in tutti i
-soprabiti, senza grande spesa, essendoci su ogni
-centinaio il ribasso del quaranta per cento. E
-accennandomi con una strizzata d'occhio il signore,
-soggiunse: — Ne ho già serviti tre questa
-mattina, — e contento e trionfante, come se
-avesse fatto tre conversioni, saltò giù in piazza
-San Carlo, dove vidi allontanarsi e perdersi fra
-la gente la sua bella testa bionda dorata dal
-sole.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Ed ecco un altro sorriso sulla fronte del mio
-anno morente, un'altra pagina lieta per l'ultimo
-capitolo, un altro uomo felice: il giovane pittore
-che mi salta accanto sulla piattaforma, in via
-Garibaldi, con una stella di montagna all'occhiello
-e con un viso rosato, che è un annunzio
-di matrimonio in sembianza umana. Prevenni
-la sua parola raccontandogli come l'annunzio
-mi fosse stato dato il mese avanti da un'ondata
-<span class="pagenum" id="Page_450">[450]</span>
-di porpora che avevo visto salire alle
-guance d'una bella signorina, l'ultimo giorno
-che c'eravamo incontrati. S'imporporò un poco
-anche lui, e gli feci le mie congratulazioni:
-una creatura angelica, che avevo mille volte
-ammirata, pensando sempre che sarebbe stato
-fortunato il cittadino d'Italia su cui ella avesse
-racchiuso le sue ali. Folgorò dagli occhi; ma
-si mantenne serio e mi fece un discorso molto
-pacato. Si, era tutto fissato per il gennaio. Egli
-era contento. Buona indole, carattere sodo, giudizio,
-istruzione, molto affezionata a suo padre,
-un ex colonnello di fanteria, decorato di due
-medaglie al valore: sarebbe stata certo un'ottima
-madre di famiglia e sarebbero vissuti insieme
-di buon accordo. Ma io capii che quella
-pacatezza di psicologo ragionatore era una delle
-solite imposture d'innamorato; sotto a quelle
-parole compassate sentivo divampar l'anima,
-ed ero ben certo che se anche ella non avesse
-avuto la “buona indole„ e il “carattere sodo„
-e “il padre decorato„ e tutte le belle doti
-d'“un'ottima madre di famiglia„ egli l'avrebbe
-amata furiosamente ad un modo e chiesta e
-voluta a tutti i costi. — Sa che è studentessa
-di medicina? — mi domandò. Finsi di non saperlo,
-e gli chiesi celiando s'egli le avrebbe lasciato
-continuar gli studi. — Ah, neppur per
-sogno! — rispose con slancio, non ricordandosi
-l'apologia delle studentesse che m'aveva fatto
-un giorno; ed io sentii nel suo accento una
-vampata di gelosia otelliana, che abbracciava
-nelle sue spire tutta quanta la Facoltà medica,
-<span class="pagenum" id="Page_451">[451]</span>
-e tutta la studentesca insieme, e tutta la clientela
-possibile, non esclusi i malati di dentizione.
-Mi restava la curiosità di sapere se proprio
-l'avesse conosciuta sul tranvai, come mi aveva
-detto, e gli domandai anche questo. Ne rise di
-cuore: era stato così, veramente, sulla linea di
-Ponte Isabella, gli ultimi giorni di maggio. — Non
-si ricorda — mi disse — del fatto raccontato
-dai giornali in quei giorni, d'un carrozzone
-della Belga che, sboccando sul corso Valentino,
-urtò e rovesciò una vettura postale, gettando
-a terra il cocchiere, che si ferì gravemente? — Non
-mi ricordavo. Ebbene, egli s'era trovato
-con lei per la prima volta su quel carrozzone,
-e gli aveva “fatto senso„ il veder lei, lei sola,
-mentre le altre signore strillavano o svenivano,
-discendere ardita e tranquilla e accorrere in
-soccorso del caduto e sollevargli da terra il
-capo insanguinato e posarselo sulle ginocchia
-per asciugargli la ferita col fazzoletto. — Ecco
-una ragazza di polso e di cuore! — aveva detto.
-Ed era rimasto ferito anche lui, ma d'una ferita
-per cui il fazzoletto non serviva. Poi... l'aveva
-rivista. E a poco a poco.... Ma sorvolò alle
-prime manifestazioni non corrisposte, al periodo,
-che doveva esser stato abbastanza lungo,
-quando egli inveiva contro le ragazze torinesi,
-figlie di Borea, fredde come le Alpi, calcate
-tutte l'una sull'altra come figurine di carta, e
-saltò subito a dire della conquista immediata,
-fulminea ch'ella aveva fatto di suo padre, la
-prima volta che gliel'aveva indicata in tranvai. — Già,
-fu proprio così — concluse — sulla
-<span class="pagenum" id="Page_452">[452]</span>
-linea di Ponte Isabella, in un carrozzone
-chiuso della Società belga, che portava il numero
-125. — E non accorgendosi ch'io ridevo
-a sentirgli rammentare anche il numero, tirò
-fuori il portafogli, e come avrebbe fatto della
-reliquia d'un santo, ne cavò fuori con riguardo
-e mi mostrò lo scontrino bianco di quella corsa
-memorabile, ancora intatto, come se fosse del
-giorno stesso. — Così — disse col suo sorriso
-ingenuo — se un giorno mi farà disperare, io
-le mostrerò lo scontrino, e le dirò: Ah, come
-ho speso male i miei dieci centesimi! — Ma
-l'amore, la felicità che scintillava sul suo buon
-viso di fanciullone erculeo smentivano l'apparente
-sincerità di quella supposizione. E ripose
-accuratamente nel portafogli il suo biglietto di
-partenza per il paradiso terrestre. Era felice,
-sì, proprio. E me lo confermò lo sguardo e l'accento
-involontario di pietà col quale, per cambiar
-discorso, mi domandò se procedeva il mio
-lavoro, come domanderebbe un milionario a
-un parente povero se è bene avviata una sua
-lite per un'eredità di qualche centinaia di lire;
-felice al punto che, nel domandarmi ancora se
-nel mio libro ci sarebbe stato anche lui, mi
-lasciò quasi comprendere che non gli sarebbe
-spiaciuto di entrarci. Ma quando discesi mi salutò
-con un sorriso che mostrava già il pensiero
-assai lontano da me: il <i>buona sera</i> era per me;
-il sorriso era già per la signorina del numero
-125. Ma io avevo un mezzo permesso di
-incastrare il suo romanzetto nella mia <i>Carrozza</i>,
-e me n'andai soddisfatto della mia corsa.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_453">[453]</span>
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Un altro felice; ma non con soddisfazione
-mia; anzi un brutto momento per me in un
-carrozzone caratteristico della vigilia di Natale,
-partito da Porta Palazzo, pieno stipato di signore
-e di ragazzi carichi di presepi, di Gesù
-bambini, di pastori, d'asini e di bovi, mezzo
-nascosti fra i rami di mirto e di lauro, con
-giocattoli fra le braccia, scatole di fichi sulle
-ginocchia e arance e melagrane nelle tasche
-e fra le mani: un misto d'Arca di Noè, di boschetto
-e di dispensa, da cui usciva un fremito
-e un trillìo confuso d'anime in festa. Davanti
-a me, sulla piattaforma posteriore, c'eran due
-carabinieri, che davan le spalle all'uscio; alla
-mia sinistra un gruppo di persone attempate e
-gravi, che discorrevano amichevolmente del
-voto dato dalla Camera alla lotteria per le Opere
-pie di Torino. Dopo aver ascoltato per un po'
-i loro discorsi, tornando a guardare dentro al
-carrozzone, incontrai lo sguardo di Guyot, seduto
-fra due presepi. Subito egli voltò gli occhiali
-e il pizzo da un'altra parte, corrugando
-la fronte, con l'espressione di chi torce lo
-sguardo da un serpente boa. Barbaro Guyot!
-Non era pago della vendetta atroce di due mesi
-avanti; m'odiava dunque a morte veramente;
-era proprio un nemico implacabile! E aspettai
-che il suo sguardo si fissasse un'altra volta
-nel mio, risospinto dall'odio stesso che glie lo
-faceva fuggire, per fargli comprendere con uno
-<span class="pagenum" id="Page_454">[454]</span>
-sguardo che non m'eran rimaste nelle carni,
-com'egli forse credeva, le sue frecce avvelenate,
-che godevo d'una buona salute ed ero ancora
-in grado di far del male alla società. Ma invano.
-Non si voltò più. La mia vista, pensai,
-è davvero per lui un supplizio insopportabile,
-quando non mi debba guardare per torturarmi!
-E pazienza. Intanto salì sulla piattaforma altra
-gente, forzando a cambiar di posto quelli che
-già c'erano, e tutti insieme si rimescolarono,
-urtandosi e pigiandosi, cercando ciascuno la
-posizione meno incomoda per tirare il respiro
-e per resistere ai trabalzi. Cessato appena il
-serra serra, parecchi discesero, fu un'altra volta
-visibile dalla piattaforma l'interno, e quale non
-fu la mia maraviglia, riguardando dentro, al
-veder gli occhi del mio nemico vaganti sulla
-mia persona con un leggero sorriso che pareva
-di benevolenza! Doveva esser seguito un miracolo.
-Pensai che, dopo il primo moto invincibile
-di repugnanza destatogli dal mio aspetto, ripensando
-alla vendetta passata, egli avesse avuto
-un senso di resipiscenza, un pentimento d'aver
-passato il segno, d'avermi offeso troppo nel
-vivo, e volesse farmi capire che, se non pentito,
-era appagato della rivalsa che s'era presa,
-e intendeva di desistere, cominciando da quel
-giorno, dalle ostilità. Eppure, il suo sorriso non
-diceva questo ben chiaro, era un sorriso ambiguo,
-c'era sotto un barlume di compiacenza
-maligna. E, fissandolo, m'accorsi che il suo
-sguardo sorridente oscillava su di me come un
-pendolo, oltrepassando di qua e di là la mia
-<span class="pagenum" id="Page_455">[455]</span>
-persona. Che cos'era mai? Mi guardai a destra
-e a sinistra.... Abbominevole furfante! Era seguito,
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">come suole avvenir per alcun caso,</p>
-</div></div>
-
-<p>
-che i due carabinieri, separati dal rimescolio
-dei passeggieri salenti e scendenti, avevan dovuto
-spostarsi, e dopo vari giri sopra sè stessi
-s'eran ritrovati l'uno alla mia sinistra, l'altro
-alla mia destra, ed io stavo in mezzo a loro
-come un arrestato. L'iniquo Guyot si deliziava
-della vista di quel quadro. Il quadro gli rappresentava
-l'adempimento d'un suo desiderio,
-l'attuazione d'una profezia, la mia fine meritata
-e inevitabile, il vero posto che spettava a me
-nella società. Ed io che m'ero illuso.... Ma quello
-che più mi irritò non fu la sua gioia di quel
-momento: fu il pensare che avrebbe portata
-quella gioia a casa, descritto il quadro in famiglia,
-esilarato gli amici al caffè; che quel
-mio ammanettamento ideale sarebbe servito in
-gran parte — oh, senza dubbio! — ad abbellirgli
-le feste di Natale. Fui tentato di scender
-subito; ma mi rattenne un altro poco il pensiero
-ch'egli avrebbe goduto anche di quella
-fuga, dicendo: — Eh, già, si capisce, si sentiva
-a disagio... — Ma poi non ci potei più reggere,
-tirai il campanello e lacerai il quadro saltando
-giù, dopo avergli lanciato un'occhiataccia, che
-deve avergli fatto dire: — Che sguardo! Ha rivelato
-la sua vera natura. E adesso? Chi sa?
-Quella gente lì è capace di tutto....
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_456">[456]</span>
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Ma fu questa la sola brutta avventura ch'io
-ebbi in quell'ultimo mese.
-</p>
-
-<p>
-La mattina di Natale, rallegrata dal sole, i
-tranvai riboccavano di signore impellicciate, di
-bimbe con grosse bambole dai riccioli biondi
-strette contro al petto, di signori che portavano
-a casa la ghiottoneria supplementare per il
-pranzo, di bottegaie in gala e d'operai con la
-barba fatta; tutte faccie serene e vivaci; con le
-quali non contrastavano che quelle rannuvolate
-dei cocchieri e dei fattorini, tristi o stizziti della
-rude giornata di lavoro che si vedevan davanti,
-incominciata per loro al lume delle stelle e destinata
-a finire fra chiassi e prepotenze d'ubbriachi,
-dopo quattro bocconi ingozzati alla
-disperata. Ah, le feste solenni, per quanta gente
-sono terribili! Salito in piazza Carlo Felice per
-andare in piazza Statuto, mi parve di ritrovarmi
-sullo stesso carrozzone in cui avevo fatto la
-stessa corsa il primo giorno dell'anno: era un
-continuo salire e discendere di signori e di signore,
-uno scambio di scappellate e d'inchini,
-un baratto di sorrisi e di cerimonie, come in
-una sala di ricevimento. Per un tratto, da piazza
-San Carlo a piazza Castello, il tranvai fu tutto
-signorile: tutto penne di struzzo, manicotti di
-martora, luccichìo di braccialetti e di spille, di
-libretti da messa e di borse di confetti, tutto
-eleganza, complimenti e profumi. Quanti eran
-là dentro che pensavano al “fanciul celeste„
-<span class="pagenum" id="Page_457">[457]</span>
-nato fra un asino e un bue mille e ottocento
-novantasei anni avanti, e alle parole ch'egli
-aveva dette al mondo: <i>quod superest date pauperibus?</i>
-Ahimè! Il bambino voleva dir per
-l'uno il principio del carnevale, per l'altro l'apertura
-del Teatro Regio, per questo una festa
-chiassosa in famiglia, per quello una strenna
-splendida; e i soli altari su cui molti altri
-l'adorassero erano le lucide vetrine di bottega
-dinanzi a cui correva il tranvai rapidamente,
-piene di capponi, d'aragoste e di gelatine. In
-non uno forse di quei mille battezzati che vedevo
-passare si formava il proposito di mutare,
-cominciando da quel giorno, pensieri e consuetudini
-dell'animo, di esser buono, giusto, sincero,
-umile, di amar tutti e di perdonar sempre
-come il maestro sublime di cui ricorreva il dì
-natalizio. E studiavo appunto a uno a uno tutti
-quei visi che non spiravano altro che compiacenza
-del lusso, vaghezza di attirar gli sguardi
-e desiderio e aspettazione di piaceri mondani,
-quando, in piazza Castello, salì una coppia coniugale,
-che, non trovando più posto dentro, si
-piantò in faccia a me sulla piattaforma. Era la
-supposta moglie dell'impiegato postale, la <i>nostra
-capitanessa</i>, come dice il Ferravilla nel
-<i>Calzolar di donn</i>, stretta al braccio d'un placido
-ometto di quarant'anni, suo marito senz'alcun
-dubbio, che sorrideva vagamente con
-gli occhi socchiusi, come compiacendosi dell'abbandono
-di ragazza innamorata con cui gli
-si lasciava andare addosso la sua graziosa
-donnina. Il capitano era dimenticato! E se quella
-<span class="pagenum" id="Page_458">[458]</span>
-dolcezza amorosa di lei non derivava dalla successione
-d'un tenente, significava un ritorno
-del cuore pentito e spoetizzato della colpa al
-sano affetto matrimoniale, alla modesta ma
-salda felicità circoscritta dallo sportello delle
-lettere raccomandate. E me ne rallegrai, anche
-perchè potevo così chiudere in forma edificante
-nel mio libro la storia della sua avventura. Un
-momento essa mi guardò, e parve che mi riconoscesse,
-ricordandosi forse del giorno che
-lei e l'altro mi volevan mettere fuori del carrozzone.
-Vidi passare un'ombra sul suo viso....
-Ma che aveva a temere? Ch'io le preparassi il
-tiro che le faccio per le stampe non se lo poteva
-sognare. Infatti, si rinfrancò subito e si
-strinse più forte al marito, che questa volta
-chiuse gli occhi affatto, con un sorriso più
-soave. <i>Dormi, fanciul celeste.</i>
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Dopo il Natale passarono alcuni giorni senza
-ch'io vedessi più alcuno. Pareva che i miei
-personaggi m'avessero già tutti abbandonato e
-fossero scomparsi nella nebbia che tornava ad
-avvolgere la città, umida e densa, nascondendo
-ogni cosa. Solo il terzultimo giorno ne ritrovai
-due nel carrozzone del Martinetto, in via Garibaldi,
-sotto un raggio fuggitivo di sole. Stando
-sulla piattaforma, un po' a sinistra dell'uscio,
-vidi dentro, di profilo, la sposa del borgo San Donato,
-col capo inclinato dalla parte opposta alla
-mia, nell'atto della Madonna della Seggiola. Mi
-<span class="pagenum" id="Page_459">[459]</span>
-passò un'idea. Sporsi il capo.... Ebbene, non
-credevo d'aver messo tanto affetto a quei due
-poveri esseri. Fu una vera gioia quella che
-sentii. Essa teneva sur un braccio un bambino
-in fasce. Alla sua destra, in fondo, sedeva suo
-marito. Ma era lei veramente? Aveva nell'atteggiamento
-del capo e del busto tutta la grazia
-che può dare la maternità a un corpo infelice;
-nel viso una luce nuova, come la coscienza altera
-e forte d'essere una creatura necessaria
-e sacra a un'altra creatura, e gli occhi più
-grandi e più dolci, con l'intensità di sguardo
-di chi fissa un orizzonte, come se in quegli altri
-due piccoli occhi in cui fissava i suoi ella vedesse
-come per due spiragli un mondo misterioso
-e lontano. Era venuto dunque l'aspettato,
-la grande consolazione dell'iniquità della natura
-e della sorte, la cara speranza di tutti i
-giorni e di tutte le ore, quello che la poneva
-in alto come una regina e le ingrandiva la vita
-come il concetto d'un'impresa eroica! E proprio
-in quel punto parve ch'egli rispondesse: — Sì,
-son venuto! — con una voce acuta e imperiosa,
-che era segno d'un corpicino sano e gagliardo.
-Essa sorrise, si guardò intorno con aria timida,
-interrogò con lo sguardo suo marito, e con
-una mano in cui si vedeva la titubanza, arrossendo
-leggermente, fece sguisciar due bottoni
-dagli occhielli del petto; poi, con un atto risoluto
-e pudico insieme, che porgeva e nascondeva
-ad un tempo, appagò la boccuccia avida,
-che subito tacque, per bere la vita. Allora essa
-rialzò il viso rosato e trionfante. Ah santa maternità!
-<span class="pagenum" id="Page_460">[460]</span>
-In parola d'onore, era bella. E il povero
-giovane guardava quel visetto enfiato dallo
-sforzo del succhiare con un occhio fisso e amoroso,
-che pareva dirgli: — Bevi, bambino; piglia
-da lei col latte l'anima bella, l'amor del
-lavoro, la rassegnazione alla povertà, il coraggio,
-la dolcezza, la forza; succhia la vita della
-mia sposa, e sarai buono e onesto; bevi l'anima
-di tua madre, e sarai la nostra ricchezza
-e la nostra gloria! — E in quell'atto li lasciai,
-mandando un buon augurio a tutti e due, e
-uno al nuovo personaggio, che avevo amato io
-pure, di cui ero stato padrino in cuor mio
-prima che nascesse, e che sarebbe stato un ricordo
-gentile di tutta la mia vita.
-</p>
-
-<p class="ast">*</p>
-
-<p>
-Ed eccoci all'ultimo giorno, che per me fu solenne.
-Uscito verso sera dalla direzione della
-Società Torinese e attraversata la piazza solitaria
-della barriera di Nizza, salii sul carrozzone
-della linea di piazza Castello, qualche minuto
-avanti che partisse. I lampioni della barriera
-rompevano appena la nebbia fittissima, in cui
-si movevano come larve fattorini, cocchieri e
-guardie daziarie, espandendo in risa e in facezie
-l'allegria bevuta dai liquoristi vicini per festeggiare
-la fin dell'anno. Mi parve di riconoscere
-tra quelle voci i grugniti di Tempesta; ma li
-coperse subito il canto squarciato d'una brigata
-di beoni, uscenti da un'osteria della piazza, di
-<span class="pagenum" id="Page_461">[461]</span>
-cui non appariva che la lanterna vermiglia.
-Quando il carrozzone partì, io ero solo dentro,
-in un angolo. Era l'ora in cui sono affollati tutti
-i tranvai che vanno ai sobborghi e quasi vuoti
-affatto quelli che vanno dalla cinta al centro di
-Torino. Avrei potuto allungarmi sui cuscini della
-<i>Torinese</i> e dormire tranquillamente; ma nonostante
-la stanchezza che m'aveva lasciata una
-notte insonne e una giornata di corse, non mi
-riuscì nemmeno d'assopirmi un po': mi distraeva
-la vista della strada nebbiosa, dove la
-fuga dei caffè sconosciuti e delle imboccature
-di strade che non riconoscevo e i larghi vani
-oscuri delle interruzioni del fabbricato, nei quali
-indovinavo la campagna dai lumi lontani, mi
-davano l'illusione d'entrare in una grande città
-straniera. Era quella l'ultima mia corsa dell'anno.
-Al pensarci, seguiva nella mia mente,
-per effetto dell'intento unico che in tutto quell'anno
-m'aveva guidato, una confusione di immagini
-singolarissima: si legavano i ricordi di
-tutte le corse, come se queste non fossero state
-interrotte dalle altre mille occupazioni della mia
-vita, e mi pareva d'aver fatto un viaggio continuo,
-a traverso alle quattro stagioni, di giorno
-e di notte, scendendo da un carrozzone per salire
-in un altro, andando avanti e indietro senza
-posa per tutte le vie, come se non avessi avuto
-altro domicilio che la carrozza di tutti. E tutte
-le persone, le scene, gl'incontri, gli accidenti
-che m'erano occorsi su quelle tavole mobili mi
-si affollavano alla memoria, distinti dagli altri
-avvenimenti della mia esistenza, come se questi
-<span class="pagenum" id="Page_462">[462]</span>
-avessero riguardato un altro me stesso, come
-se per un anno fosse stata separata nella mia
-esistenza e nei miei interessi l'umanità corrente
-sulle rotaie da quella che avevo visto e praticato
-fuori delle linee dei tranvai.
-</p>
-
-<p>
-Ma, forse a cagione della solitudine e della
-stanchezza, e anche del tempo uggioso, erano
-le persone e le scene più tristi quelle che m'apparivano
-più vive. Lontano, come dentro alla
-nebbia, passavano le coppie amoreggianti sulle
-giardiniere domenicali, gli erotici appiccicati alle
-signore, le maschere del martedì grasso, le brigate
-brille, le teste tinte, le passeggiere saltatrici,
-una confusione bizzarra di monache e
-d'avventuriere, di contesse e d'erbivendole, di
-balione fiorenti e di zitellone malinconiche, di
-magistrati, di carabinieri e di “sovvertitori„;
-passavano e svanivano. Ma vicino, immobili, e
-come sotto il lume del carrozzone, vedevo l'angoscia
-della vecchia madre singhiozzante alla
-visione di Abba-Garima, la disperazione cupa di
-Taddeo e Veneranda fulminati dalla morte della
-loro creatura, il carro funebre del buon veterano
-che attraversava la strada al tranvai, e il
-cadaverino sanguinoso del bimbo schiacciato, e
-il finto sonno miserando della vecchia meretrice
-trafitta dagli sguardi dell'innocenza coronata di
-fiori. Quanti dolori, quante miserie anche in
-quelle poche gabbie volanti, dove pure i dolori
-e le miserie maggiori non salgono! Ruppero un
-momento quella tristezza, passando a braccetto,
-il pittore e la “vergine morta„, il tipografo
-biondo e la sua compagna, e gli sposi di borgo
-<span class="pagenum" id="Page_463">[463]</span>
-San Donato, felici. E poi un'altra ondata di gente
-dolorosa mi passò davanti: la povera donna
-sformata dal cancro, la tisica schiantata dalla
-tosse, la mamma angosciata della corona mortuaria
-troppo povera, e il fattorino percosso a
-sangue, e tutti i suoi compagni intirizziti, fradici,
-rotti dalla stanchezza, che mostravan negli occhi
-velati il tormento del sonno e il terrore della
-multa, e in mezzo a loro il mio buon camerata
-della Scuola di Modena, nella sua uniforme di
-controllore, che mi faceva un cenno triste di
-saluto....
-</p>
-
-<p>
-Mi ruppe il corso di questi pensieri una brusca
-fermata. Dov'eravamo? Riconobbi vagamente
-piazza Nizza a traverso al velo della nebbia.
-Alcune persone salirono. Il tranvai si rimise in
-moto e io mi rituffai nei ricordi.
-</p>
-
-<p>
-Miserie, sventure, dolori. Ed anche quante tristizie,
-quante viltà, quante vergogne! Ma qui
-seguiva una lotta nell'animo mio. Dietro la faccia
-bestiale di Tempesta martirizzatore dei cavalli
-s'alzava il viso onesto e buono di Giors,
-che mi diceva sorridendo: — Hai conosciuto me
-solo; ma ci sono molti altri Giors, te lo assicuro. — Mi
-sorgeva davanti Desbottonass, abbrutito
-e inferocito dall'alcool, e dietro a lui
-una schiera d'altri briaconi suoi pari; ma subito
-si cacciava tra me e la sua immagine l'operaio
-lattoniere, che mi accennava una folla d'amici
-suoi, ai quali brillava sulla fronte, come a lui,
-una dignità nuova, il raggio della vita intellettuale,
-l'ardore d'un santo e infaticabile apostolato
-di civiltà, d'amor fraterno e di pace. Mi veniva
-<span class="pagenum" id="Page_464">[464]</span>
-innanzi uno stuolo di signore e di signori
-orgogliosi, sdegnosi del contatto del popolo e
-spiranti in ogni atto un disprezzo insultatore
-della miseria e provocatore dell'odio; ma al
-momento stesso lo stuolo s'apriva per lasciarmi
-vedere la dolce signorina bionda, intenerita e
-altera di sorregger con la spalla la testa grigia
-del vecchio muratore svenuto. Mi rivedevo di
-fronte il ricco egoista ed esoso, incredulo della
-fame, calunniatore della povertà, lesinatore arrabbiato
-del centesimo; ma m'appariva accanto
-a lui la buona famiglia borghese, impietosita
-dal dramma, che accarezzava il visetto nero e
-ficcava il gruzzolo in tasca allo spazzacamino.
-Mi si rizzava in faccia la persona tronfia di Tintura
-Migone, il negriere fallito, insolente con gli
-umili, prepotente coi deboli, aborritore dei bambini;
-ma spuntava al di sopra dei suo capo il
-viso ardente, copriva il suo brontolìo la santa
-voce di donna Chisciotta, che mi diceva: — Ci
-son io, e valgo io sola un esercito di costoro! — Poi
-da capo m'avvolgeva una folla di superbi,
-di sordidi, di depravati, di vili, che mi schernivano
-e mi dicevano: — Che cosa sogni, imbecille!
-Il mondo siamo noi —; e un'altra volta
-accorrevano donna Chisciotta e Giors e la signorina
-bionda e il lattoniere e gli sposi di
-San Donato e il tipografo dalla testa d'oro, e mi
-dicevano tutti insieme: — No, quelli non sono
-il mondo come non sono il cielo le nubi nere,
-se anche lo coprano intero. Spera in noi, credi
-in noi, confortati in noi; noi siamo le avanguardie
-d'un'umanità bella; noi abbiamo l'avvenire
-<span class="pagenum" id="Page_465">[465]</span>
-sulla fronte e la vittoria nel cuore; sarà
-nostro il regno del mondo....&nbsp;—
-</p>
-
-<p>
-Fui un'altra volta interrotto; il tranvai si
-fermò; riconobbi nella nebbia l'obelisco dei ribelli
-del 1821: eravamo in piazza San Salvario;
-salirono altri passeggieri; si ripartì.
-</p>
-
-<p>
-Allora la stanchezza mi vinse, chiusi gli occhi,
-mi sentii salire il sonno al cervello, e rimasi
-non so quanto in uno stato come di dormiveglia
-febbrile, agitato da immagini vivacissime.
-Vedevo a traverso ai vetri del carrozzone la
-strada rischiarata da torrenti di luce bianca,
-corsa da una moltitudine fitta di carrozzoni luminosi
-e di enormi carri sovraccarichi, non più
-tratti da cavalli, di carrozze d'ogni grandezza e
-d'ogni forma, mosse da una forza occulta, che
-s'incrociavano e s'incalzavano rapidissimi, come
-nella previsione confusa del vecchio fabbro,
-amico del lattoniere; e pensando al tempo in cui
-le vie risonavano di schiocchi di frusta e di
-grida di carrettieri e di cocchieri, mi pareva che
-fosse un tempo remotissimo, del quale serbassi
-appena la memoria. Guardavo il tranvai che mi
-portava, ampio e elegante come una sala, e la
-gente che lo riempiva mi pareva anch'essa
-mutata. Erano diversamente vestiti; ma non più
-con grandi differenze, come se i signori e i poveri
-si fossero ravvicinati, quelli discendendo
-e questi salendo a una mediocrità decorosa; e
-non vedevo più nei modi un contrasto di volgarità
-e di gentilezza, ma una garbatezza uniforme,
-meno manierata della presente, una cortesia
-dignitosa e semplice, senz'alcun indizio
-<span class="pagenum" id="Page_466">[466]</span>
-di ostentazione o di sforzo. E alcune cose mi
-riuscivano strane e mi facevan pensare. Due
-passeggieri in faccia a me discorrevano d'amministrazione
-comunale, e mi stupivo che parlassero
-così familiarmente, vedendo che l'uno
-aveva le mani delicate e bianche e l'altro due
-grosse mani brune di lavoratore, e più sentendo
-che il primo diceva: — Quando apersi la seduta.... — e
-che l'altro gli faceva in accento di
-rimostranza delle osservazioni a cui egli prestava
-un'attenzione viva e rispettosa, come da
-pari a pari; e mi sembrava d'aver visto quei
-due visi lungo tempo addietro, come nei primi
-anni della mia infanzia. Così non mi riusciva
-nuovo il viso del conduttore in bella divisa, che
-ogni tanto vedevo di profilo sulla piattaforma,
-nell'atto d'avvertire garbatamente quei che scendevano
-di badarsi dalle carrozze che passavano;
-e mi destava una vaga reminiscenza l'aspetto
-d'un ragazzino seduto in un angolo, con un fascio
-di libri sotto il braccio, lindo e sorridente;
-e domandai a me stesso: — Dove ho visto costui? — vedendo
-un operaio che smise di leggere
-il giornale e s'alzò rispettosamente per cedere
-il posto a una vecchietta ben messa, che
-entrava salutando tutti con un sorriso, e che
-mi fece anch'essa l'impressione d'una conoscenza
-antica, ma dimenticata da molt'anni.
-Poi, a poco a poco, spuntò nella mia memoria
-come un raggio, che rischiarò quei visi l'un
-dopo l'altro. Nei due che parlavano degli affari
-del Comune riconobbi il sindaco di Torino e il
-falegname propagandista, il conduttore era Tempesta
-<span class="pagenum" id="Page_467">[467]</span>
-rincivilito, il ragazzo era lo spazzacamino
-redento, l'operaio del giornale, Desbottonass, rigenerato,
-e la vecchietta ultima entrata, la madre
-del soldato, rifatta. E quel contrasto fra le
-immagini antiche e quella novità degli abiti, dei
-modi, degli sguardi, degli accenti, che rispondeva
-a una mia vaga e ardente speranza del
-tempo passato, quando a sperar quelle cose
-s'andava in carcere, mi riempiva il cuore d'una
-dolcezza inesprimibile, d'una gioia che mi mandava
-agli occhi le lacrime. E avevo bisogno di
-sfogarmi, di far festa con gli altri, di gridare: — Non
-era dunque un sogno, no! Com'è bello!
-E come s'è potuto credere un sogno? — e stavo
-per fare il mio sfogo con uno sconosciuto mio
-vicino, quando questi mi prevenne afferrandomi
-una mano e sciamando: — No, non era
-un sogno; ed è bello, sì; e come ho potuto creder
-questo una follia scellerata? — Mi voltai,
-vidi due occhiali e una barba a pizzo: era Guyot!
-</p>
-
-<p>
-Ma la mia esclamazione di maraviglia e il
-sogno con essa furono rotti da un <i>alt</i> vigoroso,
-che risonò nel tranvai, e che mi svegliò come
-un pugno. Apersi gli occhi e riconobbi nella
-nebbia il corso Vittorio Emanuele, dove avevo
-da scendere per andar a pigliare il tranvai di
-corso Vinzaglio, che m'avrebbe portato in piazza
-Statuto. Trovai a stento un po' di posto sulla
-piattaforma davanti affollata, dove salirono ancora,
-all'imboccatura di via Roma, altri due;
-uno dei quali rimase sul predellino, in barba al
-regolamento, con una gamba spenzoloni, come
-un acrobata sopra un trapezio.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_468">[468]</span>
-</p>
-
-<p>
-Eran tutti cappottoni di buon panno, tube lustre,
-“risotti„ freschi, baffi arricciati, caramelle
-luccicanti, tutta gente per bene, eccitata dal
-pensiero allegro della cena di mezzanotte, e anche
-dal solo pensiero della fin dell'anno; chi
-sa perchè? e ridevano di quel pigia pigia, cacciandosi
-a vicenda dei nuvoli di fumo nel naso,
-negli orecchi e nella nuca, e domandandosi
-scusa l'un con l'altro delle fiancate e delle pestate
-di calli, con una familiarità da veglione.
-Di tratto in tratto il tranvai si fermava per lasciar
-discendere o salire una signora; e allora
-raddoppiava il buon umore e il chiasso, dovendo
-saltar giù quattro o cinque per aprirle il passaggio,
-e sforzandosi gli altri per far rientrare
-i petti e le pancie; non tanto però da non sentire
-il contatto morbido dei mantelli e dei manicotti
-e i profumi delicati delle capigliature,
-che facevano scintillare gli occhi e dilatare le
-nari. E così si percorse il primo tratto di via
-Roma, si passò accanto a Emanuele Filiberto
-grandeggiante nella nebbia e s'infilò la strada
-tra piazza San Carlo e Piazza Castello. Qui, per
-lasciar passare un grosso signore che scendeva,
-girai sui talloni e mi trovai davanti, quasi a
-naso contro naso, nella piena luce d'una lampada
-elettrica, <i>Siapure</i>; il quale aperse gli occhi
-e la bocca con quella particolare espressione
-di brusco stupore che suol provocare l'apparizione
-inaspettata d'un nemico, e che io sentii
-riflessa nello stesso punto sul mio viso. Fu un
-momento solo, che mi bastò a dir tra me: — Tocca
-a lui, poichè lo mandai a salutare dalla
-<span class="pagenum" id="Page_469">[469]</span>
-figliuola, — e un impulso brutale dell'orgoglio
-mi fece girar di nuovo su me stesso, voltandogli
-le spalle; pentito dell'atto, peraltro, avanti
-che fosse compiuto. — Ah, impostore! Non era
-dunque sincero il saluto alla bimba se non hai
-osato di ripeterlo al padre! — Ma era troppo
-tardi, dopo quell'atto. — È finita, dunque, — pensai — fuggita
-quest'occasione, non se ne
-offrirà un'altra mai più; resteremo nemici per
-sempre! O miseria dell'anima mia!
-</p>
-
-<p>
-— Edmondo, — sentii dire in quel punto da
-quella voce, che da tanti anni non avevo più
-intesa.
-</p>
-
-<p>
-E allora mi voltai di scatto, gli misi un braccio
-intorno al collo e lo baciai sul viso; egli
-fece l'atto stesso, e mi rese il bacio. E restammo
-un momento così, col respiro oppresso, senza
-poter parlare. C'era lì sulla piattaforma il controllore
-colosso, l'ex carabiniere, che ci lanciò
-un'occhiata severa, non parendogli forse regolare
-una scena simile sopra un tranvai in servizio.
-Ma Siapure non se ne accorse; aveva gli
-occhi umidi, il mio buon Siapure. Mi strinse ancora
-una mano fra le sue; poi diè uno strappo
-alla correggia del campanello, dovendo scendere.
-</p>
-
-<p>
-— Voglio rivederti domani, — gli dissi.
-</p>
-
-<p>
-— Verrò da te con la bimba, — rispose.
-</p>
-
-<p>
-E discese. Sentii una grande contentezza; ma
-fu breve, chè subito vi succedette un sentimento
-amaro di commiserazione per me stesso. O Dio
-buono! E c'eran voluti tanti anni per fare una
-cosa così semplice, così ragionevole, così buona
-per tutti e due!
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_470">[470]</span>
-</p>
-
-<p>
-Ma mi distrasse Giors, al quale mi trovai daccanto,
-essendo scesi tutti gli altri in via Garibaldi.
-Era allegro; gli piaceva la nebbia, che
-secondo non so quale sua teoria fisiologica “rinforza
-l'uomo„ e lo stuzzicava la vista dei buoni
-bocconi esposti nelle vetrine illuminate dei salumai.
-Mi parlò con molte esclamazioni ammirative
-d'un tacchino in gelatina che aveva visto
-in via Roma. Ah, sacrista! che bel bestione! che
-maraviglia! una rotondità di mappamondo di
-cavalla, una bianchezza di latte dentro a quell'oro,
-tre chilogrammi di ben di dio, una tentazione
-che non se la poteva levar dalla mente,
-che gli ballava davanti agli occhi per la strada,
-e la bocca gli faceva acqua come una fontana.
-E rideva, dicendo questo, e faceva la gobba come
-se quel ben di dio l'aspettasse alla barriera di
-Francia, sul piccolo desco dei lupicini; al quale
-nemmen quella sera, pover'uomo, non si sarebbe
-potuto sedere. Ma troncò quel discorso
-per fare i suoi complimenti a una giovine bambinaia
-che salì sulla piattaforma, con una bellezza
-di bimba in braccio, d'un anno al più,
-bionda come il sole, colorita come una pesca,
-vestita d'una cappottina azzurra elegantissima,
-tutta guernita di pelo bianco sopraffino, che le
-faceva come una corona di gelsomini intorno
-al viso incappucciato. Giors si voltò indietro
-per aprir l'uscio; ma la ragazza gli accennò di
-no, che non s'incomodasse: la bimba era capricciosa,
-non voleva star dentro ai carrozzoni;
-guai a portarcela; le piaceva star sul davanti
-a veder correre i cavalli; non era ancor di sei
-<span class="pagenum" id="Page_471">[471]</span>
-mesi, che già aveva manifestato risolutamente
-quella volontà. E detto questo, rimase accanto
-a lui, tenendo la bimba su, col capo all'altezza
-del suo, tanto accosto che quasi si toccavano.
-La vicinanza di quella bimba eccitò Giors fuor
-di modo. Diede in una risata enorme. — Ah,
-la bella <i>totina</i>! Lei vuol star fuori, vuol stare;
-vuol star qui accanto a Giors; non ha mica
-paura dei suoi grossi baffi da spaventapasseri.
-Ah, che amore di creatura! È l'amica dei cocchieri,
-lei. Ecco una signorina che sa stare al
-mondo! — E chinando il viso verso di lei, godeva
-a far scorrere la guancia sulla guarnizione
-bianca e morbida del suo cappuccio, e rideva,
-esclamava, la guardava negli occhi con la dolcezza
-d'un padre e l'allegria d'un fanciullo.
-</p>
-
-<p>
-Non m'era mai parso tanto buono come mi
-parve in quel momento, mai tanto retto e sano
-il suo sentimento della vita; mai non avevo
-compreso così chiaramente da quali pure e profonde
-sorgenti di bontà innata derivasse la sua
-allegrezza, il suo coraggio, la sua energia al lavoro,
-l'amabile e forte serenità della sua anima
-onesta.
-</p>
-
-<p>
-— Ah, la mia bella <i>totina</i>! — continuò a
-esclamare. — Guardate che begli occhietti azzurri
-e che botton di rosa d'una bocca! Che
-pan di burro! Ecco una ragazza che troverà
-marito anche senza dote! Parola d'onore, se
-non n'avessi già tre, ne vorrei aver una compagna....
-</p>
-
-<p>
-Ed eravamo già in piazza Statuto, tutta grigia
-di nebbia, ch'egli seguitava a fare le sue
-<span class="pagenum" id="Page_472">[472]</span>
-dichiarazioni d'amore. Lo pregai di fermare;
-fermò, e mi disse con la sua voce cordiale: — Buon
-anno, monsù!
-</p>
-
-<p>
-— Buon anno, Giors! — gli risposi.
-</p>
-
-<p>
-Egli parve colpito dall'accento con cui gli
-feci quel saluto. Mi guardò, e poi mi rispose la
-parola che da molto tempo ripeto sempre, e
-che mi pare la più dolce e la più sapiente delle
-parole umane: — Speriamo!
-</p>
-
-<p>
-Sì, mio buon Giors: speriamo!
-</p>
-
-<p class="pad2 center large">
-<span class="smcap">Fine.</span>
-</p>
-
-<hr class="silver" />
-
-<div class="somm">
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_473">[473]</span>
-</p>
-
-<h2><a id="indice" href="#indfront">
-INDICE</a></h2>
-
-<p class="center">
-<span class="smcap">Capitolo Primo</span>
-<br />(pag. <a href="#cap1">1 a 30</a>).
-</p>
-
-<div class="blockquote">
-<p class="indr">
-<i>Gennaio.</i>
-</p>
-
-<p>
-La prima idea del libro. — I due amanti di Borgo S. Donato. — La
-nevicata. — Giors il cocchiere. — Il dilettante di tranvai. — Cocchieri
-e fattorini. — La vecchia di Pozzo di Strada. — La
-<i>vergine morta</i>. — Il mio nemico. — Il fattorino Carlin e la
-politica africana. — H cavaliere Bicchierino. — Studi sui passeggieri. — L'ultimo
-impulso. — I due bambini.
-</p>
-</div>
-
-<p class="center pad1">
-<span class="smcap">Capitolo Secondo</span>
-<br />(pag. <a href="#cap2">31 a 79</a>).
-</p>
-
-<div class="blockquote">
-<p class="indr">
-<i>Febbraio.</i>
-</p>
-
-<p>
-Il pittore e i gelosi. — La linea di Nizza. — Il cocchiere
-Tempesta. — Lei, voi e tu. — I prepotenti. — Carlin. — Gli
-sposi inglesi. — I cavalli. — Hop! hop! — Una corsa fortunata. — Il
-poeta. — Siapure. — Politica brilla. — Ah! che politicon! — Le
-giardiniere. — Il biciclista e la <i>vergine morta</i>. — La donnina
-intrepida. — Il carnevale. — La vecchietta addolorata.
-Agitazione elettorale. — Il falegname socialista.
-</p>
-</div>
-
-<p class="center pad1">
-<span class="smcap">Capitolo Terzo</span>
-<br />(pag. <a href="#cap3">80 a 112</a>).
-</p>
-
-<div class="blockquote">
-<p class="indr">
-<i>Marzo.</i>
-</p>
-
-<p>
-Abba Garima. — La mente di Carlin. — Il veterano e il suo
-cane. — Sposi! — Un convegno sul tranvai. — Il bel capitano. — La
-linea del Valentino. — La linea di Borgo Nuovo. — Chisciottina. — Il
-pittore che cerca moglie. — L'invasione
-della <i>réclame</i>. — Giors e la madre del soldato. — La madre
-del soldato. — Prime aure di primavera. — Le comunicande.
-</p>
-</div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_474">[474]</span>
-</p>
-
-<p class="center pad1">
-<span class="smcap">Capitolo Quarto</span>
-<br />(pag. <a href="#cap4">113 a 155</a>).
-</p>
-
-<div class="blockquote">
-<p class="indr">
-<i>Aprile.</i>
-</p>
-
-<p>
-<i>Il cocchiere marchese.</i> — La studentessa di medicina. — Il
-buon travet. — I tranvai della domenica. — Tintura-Migone. — Taddeo
-e Veneranda. — Desbottonass. — Tempesta affamato. — Tempesta
-punito. — Il cuore di Giors. — I liberati dal
-carcere. — Una disgrazia. — Quistione di colori. — Mancanza
-di pudor sociale. — La civetta. — Caramella rifiutata. — Passaggio
-d'ammanettati. — Il lattoniere e il capomastro. — Guyot.
-Macchiette varie. — A che ora, stasera?
-</p>
-</div>
-
-<p class="center pad1">
-<span class="smcap">Capitolo Quinto</span>
-<br />(pag. <a href="#cap5">156 a 193</a>).
-</p>
-
-<div class="blockquote">
-<p class="indr">
-<i>Maggio.</i>
-</p>
-
-<p>
-<i>Primo Maggio.</i> — Il tipografo biondo. — Una per uno. — Discorsi
-intesi a frullo. — Il mercato. — Il capitano e la signora. — Il
-veterano felice. — Il mio piccolo raccomandato. — La
-protettrice del cocchiere. — Donna Chisciotta trionfante. — Gelosia
-coniugale. — Il pittore, avvocato delle studentesse. — Il
-terzo aspettato. — La questua per i prigionieri. — Il fattorino
-bastonato. — L'operaio ubbriaco. — Il litro e la bottiglia. — Simpatie. — L'incontro
-dei due amanti.
-</p>
-</div>
-
-<p class="center pad1">
-<span class="smcap">Capitolo Sesto</span>
-<br />(pag. <a href="#cap6">194 a 242</a>).
-</p>
-
-<div class="blockquote">
-<p class="indr">
-<i>Giugno.</i>
-</p>
-
-<p>
-Le teste del prossimo. — I cappellini delle signore. — Inconvenienti
-dei tranvai. — La festa dello Statuto. — I primi calori. — La
-signora e l'erbivendolo. — Le tre coppie. — Una
-corsa tempestosa. — L'amante del <i>marchese</i>. — Uno scandalo. — La
-punizione del tiranno. — Il falegname e la studentessa. — La
-colazione di Giors. — Per la <i>Torinese</i> e per la <i>Belga</i>. — Il
-malato. — Personaggi comici. — Il fattorino dantista. — La
-piccola convalescente. — Avanti! — La bambina di <i>Siapure</i>.
-<i>Desbottonass</i> intenerito.
-</p>
-</div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_475">[475]</span>
-</p>
-
-<p class="center pad1">
-<span class="smcap">Capitolo Settimo</span>
-<br />(pag. <a href="#cap7">243 a 281</a>).
-</p>
-
-<div class="blockquote">
-<p class="indr">
-<i>Luglio.</i>
-</p>
-
-<p>
-Gli esami. — L'uscita dai teatri. — Il terzo incomodo. — Quadretti
-di Torino. — Effetti del cattivo tempo. — Eterno femminino. — Le
-malinconie del pittore. — Le figlie di Borea. — Visi
-antipatici. — Il reduce dall'Affrica. — I sette peccati
-capitali. — Il fattorino conte. — La fuga delle botteghe e degli
-annunzi. — Carlin e l'amore. — Amor materno. — Gratitudine
-briaca. — <i>Vado alla direzione!</i> — Visioni dell'avvenire. — Aria
-e acqua. — Scoraggiamento e speranza.
-</p>
-</div>
-
-<p class="center pad1">
-<span class="smcap">Capitolo Ottavo</span>
-<br />(pag. <a href="#cap8">282 a 319</a>).
-</p>
-
-<div class="blockquote">
-<p class="indr">
-<i>Agosto.</i>
-</p>
-
-<p>
-Grulli ed ingenui. — Il tranvai nuziale. — Il ritratto della
-principessa. — La mano della <i>vergine</i>. — Il peccato e l'innocenza. — Precetti
-utili. — Fra due fuochi. — L'amore muto. — L'inseguita. — Il
-tipografo sposo. — Il cocchiere ferito. — Al
-ladro! — La moglie di Giors. — Vecchie conoscenze. — Bicchierino
-in licenza. — Bicchierino e lo sciopero. — Il muratore
-svenuto. — I tranvai e la pinguedine.
-</p>
-</div>
-
-<p class="center pad1">
-<span class="smcap">Capitolo Nono</span>
-<br />(pag. <a href="#cap9">320 a 360</a>).
-</p>
-
-<div class="blockquote">
-<p class="indr">
-<i>Settembre.</i>
-</p>
-
-<p>
-I reduci dalla campagna. — Il trionfo della bimba di Taddeo. — Il
-pittore innamorato. — La <i>colonia alpina</i> di donna Chisciotta. — Gli
-sbeffatori dei villeggianti. — Il veterano felice. — La
-<i>musoneria settembrina</i>. — Alla barriera di Lanzo. — L'ubbriaco
-e il dantista. — I passeggieri solitari. — Confusione
-d'idee. — Le vecchie dell'Ospizio. — Il falegname e l'albero. — Le
-biciclette. — La famiglia di Tempesta. — I ribelli
-al Galateo. — Fra conte e borghese. — <i>Suor Teresa.</i> — Amore
-morto. — Notte estiva. — <i>Saluta tuo padre.</i>
-</p>
-</div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_476">[476]</span>
-</p>
-
-<p class="center pad1">
-<span class="smcap">Capitolo Decimo</span>
-<br />(pag. <a href="#cap10">361 a 394</a>).
-</p>
-
-<div class="blockquote">
-<p class="indr">
-<i>Ottobre.</i>
-</p>
-
-<p>
-Il controllore colosso. — La povera vecchia. — Giors e le ostriche. — Un
-biglietto di cento lire. — Il pretino forestiere. — Galileo
-Ferraris. — Fenomeni d'elettricità erotica. — I saltatori — Il
-cav. Bicchierino e il socialismo municipale. — La
-bugiarderia. — La vendetta di Guyot. — Le foglie
-secche. — La linea del ponte Isabella. — Pensieri d'autunno. — L'amico
-della scuola di Modena. — Busse in tranvai. — L'operaio
-della caramella e il suo bimbo.
-</p>
-</div>
-
-<p class="center pad1">
-<span class="smcap">Capitolo Undecimo</span>
-<br />(pag. <a href="#cap11">395 a 431</a>).
-</p>
-
-<div class="blockquote">
-<p class="indr">
-<i>Novembre.</i>
-</p>
-
-<p>
-Il giorno dei santi. — Il giorno dei morti. — Una moribonda. — L'ultima
-uscita del veterano. — Il poeta umiliato. — Desbottonass,
-finito! — Giacolin ritorna. — La vecchia ringiovanita. — <i>Bambino
-e belva.</i> — La donna con la maschera. — L'ultima
-apparizione di Chisciottina. — L'uomo spauracchio. — Una
-bella torinese. — Gli effetti d'un dramma. — La <i>vergine morta</i>
-fidanzata. — Il segreto del pittore. — La bimba è morta.
-</p>
-</div>
-
-<p class="center pad1">
-<span class="smcap">Capitolo Dodicesimo</span>
-<br />(pag. <a href="#cap12">432 a 472</a>).
-</p>
-
-<div class="blockquote">
-<p class="indr">
-<i>Dicembre.</i>
-</p>
-
-<p>
-Tempesta nella neve. — L'ultima sfuriata di Carlin. — <i>Siamo
-in troppi!</i> — Il sindaco incognito. — Torino nella nebbia. — I
-Torinesi. — Gli sposi socialisti. — Considerazioni sul matrimonio. — La
-propaganda per le tasche. — Come s'innamorò
-il pittore. — Fra due carabinieri. — Il giorno di Natale. — È
-venuto! — L'ultima corsa. — Una visione. — Un sogno. — Il
-risveglio. — La riconciliazione. — Buon anno!
-</p>
-</div>
-
-<hr />
-</div>
-
-<div class="tnote">
-<p class="tntitle">
-Nota del Trascrittore
-</p>
-
-<p>
-Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo senza annotazione
-minimi errori tipografici.
-</p>
-
-<p class="covernote">
-Copertina creata dal trascrittore e posta nel pubblico dominio.
-</p>
-</div>
-
-
-
-
-
-
-
-
-<pre>
-
-
-
-
-
-End of Project Gutenberg's La Carrozza di tutti, by Edmondo De Amicis
-
-*** END OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK LA CARROZZA DI TUTTI ***
-
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