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If you are not located in the United States, you'll -have to check the laws of the country where you are located before using -this ebook. - - - -Title: La Carrozza di tutti - -Author: Edmondo De Amicis - -Release Date: June 14, 2020 [EBook #62400] - -Language: Italian - -Character set encoding: UTF-8 - -*** START OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK LA CARROZZA DI TUTTI *** - - - - -Produced by Barbara Magni and the Online Distributed -Proofreading Team at http://www.pgdp.net (This file was -produced from images made available by The Internet Archive) - - - - - - - EDMONDO DE AMICIS - - - La Carrozza di tutti - - - - MILANO - FRATELLI TREVES, EDITORI - 1902 - — - =Sedicesimo Migliaio.= - - - - - PROPRIETÀ LETTERARIA. - - _I diritti di riproduzione e di traduzione sono riservati per tutti - i paesi, compreso il Regno di Svezia e di Norvegia._ - - Si riterrà contraffatto qualunque esemplare di quest'opera - che non porti la firma dell'autore. - - Tip. Fratelli Treves. - - - - -LA CARROZZA DI TUTTI - - - - -CAPITOLO PRIMO. - - - Gennaio. - -Era il primo di gennaio del 1896. Salii la mattina sul tranvai del -corso Vinzaglio, in via Roma. Per tutto il tragitto, di là a via -Garibaldi, fu un continuo salire e scendere di signore e di signori, -che pareva si fossero dati convegno nel carrozzone, poichè dentro -e sulle piattaforme, all'entrare e all'uscire, era uno scambio di -saluti, d'inchini, di levate di tuba e d'auguri, come in una sala di -ricevimento. A metà di via Garibaldi vidi dentro un quadretto curioso. -Stava seduta nel mezzo una contadina tarchiata, col fazzoletto in -capo e un grosso involto di cenci sulle ginocchia; di fronte a lei -una ragazza del popolo, col capo nudo e i capelli corti, un viso -mal lavato di monella, vestita poveramente; e tutt'intorno signore e -signorine elegantissime, indorate e impennacchiate, che ad ogni aprirsi -dei battenti a vetri mandavan fuori un'ondata d'odori fini come da -una bottega di profumiere. Mi maravigliai di non aver mai badato, -in tanti anni, ad alcuno di quei contrasti sociali che pure sono -così frequenti in quei carrozzoni; nei quali soltanto, non essendovi -separazione di classi, può accadere che gente del popolo infimo si -trovi per qualche tempo a contatto con gente della signoria, con tutto -l'agio d'esaminarla, di fiutarla e di ascoltarne i discorsi. Osservai -curiosamente allora l'attenzione viva e continua con cui quella -contadina e quella ragazza esaminavano le loro vicine, dalle ciocche di -fiori dei cappelli alle cernierine dorate dei guanti, tastando quasi -con gli occhi le stoffe e le pelliccie, il portamonete dell'una, il -libretto da messa dell'altra, e il loro modo d'alzarsi e di sedere e -ogni più piccola mossa e quasi ogni piega che facesse il loro vestito; -un'attenzione insistente, seria, scrutatrice, come se avessero avuto -davanti creature piovute da un altro mondo. Da quell'osservazione uscì -come un lampo nella mia mente. Cercai, ritrovai nella memoria altri -quadretti simili a quello, e diversi, e d'un significato profondo; -mi ritornarono alla mente scene, incontri, conversazioni, piccole -avventure allegre e tristi, che non si possono dare che in quella -specie di carrozza democratica, dove tutte le classi continuamente si -toccano e si confondono; mi sfilò davanti una processione di personaggi -che conoscevo soltanto per aver fatto delle “corse„ in loro compagnia, -coi quali non avevo mai parlato che sulle piattaforme, e che formavano -per me come una famiglia a parte di compagni abituali di viaggio; e mi -suonò dentro un'esclamazione che per poco non mi sfuggì dalla bocca: — -To'.... uno studio.... un libro.... _la carrozza di tutti!_ - - * - -Il giorno stesso questa idea mi fu attraversata da un'altra. Ripassando -in rassegna i “personaggi„ che m'eran più vivi nella mente, mi fermai -sopra due, sui quali fui tentato d'architettare un romanzo. Erano -un giovine e una ragazza. Questa, che doveva abitare nel borgo San -Donato, la trovavo sul tranvai della linea del Martinetto, alla prima -corsa delle sette e mezzo, ogni volta che salivo in piazza dello -Statuto per andar verso il centro di Torino. Il giovane saliva sullo -stesso carrozzone ogni giorno, all'angolo di via Siccardi. La ragazza -sedeva quasi sempre nell'angolo a dritta, dalla parte del cocchiere; -lui, quando c'era posto, le si metteva sempre accanto o di faccia. -Eran tutti e due piccoli, male in carne, di poca salute, pareva, e -vestiti meschinamente, ma puliti; di quei poveretti la cui gioventù -non consiste in altro che nella data della nascita, e che fanno più -pietà perchè mostrano d'aver coscienza della loro miseria fisica, e di -vergognarsene. Il giovine aveva un occhio chiuso, un viso che faceva -pensare a una fanciullezza perseguitata ed esprimeva una rassegnazione -antica alla povertà, al dolore, alle umiliazioni; della ragazza avrei -detto, non so ben perchè, che era orfana da bambina e vissuta molti -anni sotto la tirannia d'una matrigna. Pallida, uno scheletrino, un -viso irregolare, con un naso a ballotta e una bazza di vecchietta: -la natura non le aveva fatto l'elemosina che di due occhi belli e -dolci: la sua gioventù, il suo sesso era tutto in quegli occhi, la -sola cosa che ella avesse al mondo per ottener qualche volta dai suoi -simili uno sguardo di simpatia. Egli poteva essere uno scrivano, un -piccolo impiegato senz'avvenire; essa maestra in un asilo, governante -o cucitrice in qualche istituto. M'aveva colpito fin dalla prima volta -la serietà, la dignità semplice e triste del loro contegno. La ragazza -scendeva sempre in piazza Castello; il giovine proseguiva per via -di Po. Quando egli saliva si salutavano con un sorriso leggerissimo; -quando ella scendeva si salutavano senza sorridere, ed egli sporgeva il -capo fuor dell'uscio per accertarsi che non cadesse; non si scambiavano -che poche parole, di rado guardandosi. E singolare: non guardavano -quasi nessuno: ufficiali brillanti, belle signore, chiunque entrasse, -non gli rivolgevano che un rapido sguardo distratto, come a un'ombra, -che non destasse in loro alcun pensiero. Si capiva bene che c'era fra -di loro qualche cosa d'irrevocabilmente determinato, non un amoretto, -ma un fidanzamento; che eran due vite legate; e si capiva pure che per -allora non avevan modo di star vicini altro che sul tranvai. - -Mi commoveva l'amore di quei due poveri esseri così maltrattati dalla -natura e dalla fortuna, così meschini e così umili, che s'erano forse -stesa la mano per pietà l'uno dell'altro. Pensavo che s'eran forse -detto, senza parlare: — O povero giovane, o povera ragazza, e chi ti -vorrà bene al mondo se non son io? Vuoi unire la tua tristezza con la -mia tristezza, la tua povertà con la mia, vuoi che soffriamo insieme -e che ci amiamo tanto da non avvederci più che la natura ha messo le -nostre anime in due corpi infelici? — E da questo pensiero mi nacque -l'idea del romanzo: l'amore, il matrimonio, molti anni di miseria -durissima, una sequela di calamità e di umiliazioni da condurli al -proponimento del suicidio; poi le leggi della natura smentite: un -amore di bambino, un fiore maraviglioso di bellezza e di robustezza, -e con esso la vita mutata; e dopo questa altre creature somiglianti, -una nidiata d'angioli, d'intelligenza pari alla bellezza, ammirazione -e invidia di tutti, una famiglia di grandi ingegni precoci, di -artisti ammirati a quindici anni e famosi a venti, la gloria, la -ricchezza, la vita come un sogno d'oro.... Ma l'idea cadde dopo pochi -giorni. Non erano più poetici, così come li vedevo, quei due poveri -giovani sconosciuti, destinati a una vita oscura e stentata, ma -confortata da un amore profondo; non era meglio ch'io non snaturassi -con l'immaginazione quel sentimento di simpatia pietosa ch'essi -m'ispiravano, accompagnata da molti pensieri quieti e buoni intorno -alla vita e alla natura umana? Perchè contraffare con l'arte quella -realtà così triste e così gentile? E buttai l'idea del romanzo nella -gran fossa comune degli aborti della fantasia. - - * - -Ritornai alla prima idea una mattina presto osservando dalla finestra -sulla piazza dello Statuto, già bianca di neve, i carrozzoni delle -tre linee che vi s'incrociano, fermi, che aspettavano l'ora della -partenza. La vista di quelle piccole case ambulanti che nella luce -crepuscolare, ravvolte dal nevischio, con quei colori ciarlataneschi -degli annunzi, offrivano l'aspetto strano e compassionevole d'un -gruppo di baracche variopinte di saltimbanchi perdute in mezzo a una -steppa, mi destò il capriccio di scendere, di ficcarmi in una e poi -in un'altra, e di girar così tutta la mattina, come un vagabondo in -cerca d'avventure. E così feci. I passeggieri salivano con le spalle -bianche, la neve pioveva fittissima contro i finestrini; di dentro si -vedevano a traverso i vetri bagnati e il velo dei fiocchi le case e la -gente così in confuso da non raccapezzare più, di tratto in tratto, in -che parte di Torino si fosse; e lo strepito dei cavalli che puntavano -lo zampe e sdrucciolavano sul ciottolato, incitati dal vocìo continuo -dei cocchieri, il frastuono di fischi, di grida, di frustate, di -scampanellate, di scalpitii, di squilli di corno che raddoppiava ai -crocicchi dove le linee si tagliano, le traversate delle vaste piazze -candide dove altre grandi macchio oscure di carrozzoni s'avvicinavano -e fuggivano, era per me quasi uno spettacolo nuovo, che mi ricordava -certi diletti acuti che dà alla fanciullezza l'inverno. Poi, quando -la neve fu più alta, le fermate improvvise, le file dei carrozzoni -aspettanti, pieni di passeggieri immobili, come larve spaurite, -l'affaccendarsi dei cocchieri e dei fattorini a ripulire e a sospingere -le ruote, tutta quell'agitazione di forme nere su quella bianchezza -quieta, sotto quella pioggia bianca, densa, continua, silenziosa, in -cui si smorzavano le voci, i sibili e gli squilli che venivan dalle -vie vicine e lontane, tutto questo mi diede il senso e l'illusione -di quegli antichi viaggi in diligenza, pieni di peripezie e di -sorprese, che i romantici rimpiangono, e mi fece riafferrare vivamente -il proposito del primo giorno. Sì, uno studio.... un libro.... _la -carrozza di tutti._ - -Fu appunto quella mattina che mi si mostrò in piena luce l'animo -di _Giors_, un cocchiere della linea Vinzaglio, col quale avevo già -parlato più volte, perchè attaccava discorso con tutti, familiarmente. -Quel maledetto tempo, che era la dannazione dei cocchieri, pareva -che accrescesse il suo buon umore abituale. Insaccato nel cappottone, -imbacuccato nella grossa cuffia di lana color cacao, piantato in un -par di scarponi da cavatore di sabbia, coi suoi enormi guanti fatti di -pezzi di cuoio, di panno e di calza, egli si pigliava il nevischio in -faccia e sguazzava nella belletta della piattaforma con un'allegria di -carnevale, salutando con grida e versi buffi i cocchieri dei tranvai -che passavano e riprendendo ogni momento a zufolare un motivo della -_Carmen: toreador attento_, che non sapeva finire. Invidiabile uomo! -L'idea della colazione bastava a farlo felice. Ogni volta che facevo -una corsa con lui ritornavo a casa con un appetito da cacciatore -alpino. Ogni giorno verso quell'ora, quando principiava a stimolarlo la -fame, egli cascava nei discorsi gastronomici, tormentando i colleghi -con le più crudeli provocazioni. — Ebbene, camerata, ci staresti a un -bel piatto di agnellotti, con un buon sugo e molto formaggio, caldi -che fumino, eh? — o sillabava a voce alta i nomi delle ghiottonerie -che vedeva di sfuggita nelle vetrine, come parlando all'aria: — -Mor-ta-della di Bologna! Sa-lame di Alessandria! — e poi dava in una -risata che scopriva i suoi forti denti bianchi, spiccanti nel sano -color bruno del viso, attraversato da due grandi baffi neri e lucenti. -Diceva d'aver quarant'anni; ma ne davan trenta le mosse vigorose, la -voce sonora, il riso fresco, la giocondità di buon ragazzo che gli -brillava negli occhi chiari e vivacissimi, sempre sorridenti. Ed era -simpatico a tutti anche per il suo buon garbo ad aiutare a scendere e a -salire vecchi, bambini, donne, malati, di qualunque condizione fossero, -senza gradazione di cortesia. - -Quella mattina mi divertì moltissimo. Salì in piazza Carlo Felice -un quidsimile d'ortolano, con un canestro al braccio, che mandava un -odore acuto di tartufi bianchi. Quell'odore eccitò subito Giors, che -tra un fischio e una schioccata di frusta, tra una girata e l'altra di -freno, prese a fare ogni specie d'allusioni facete al “frutto proibito„ -strizzando l'occhio ora a questo ora a quel passeggiere, contento, come -se quei tartufi fossero destinati alla sua tavola. — Ah che fior di -patate! Saccorotto! Roba dell'orto del diavolo! — Il municipio avrebbe -dovuto proibire di portar in giro quella razza di peste; egli n'avrebbe -sentito il puzzo nella polenta per quindici giorni. Proprio quello ci -mancava per aguzzargli l'appetito, quella mattina ch'egli si sarebbe -mangiato le posate. Tutte le disdette! Per esempio, ci aveva anche un -cavallo che si chiamava _Risotto_, che a nominarlo soltanto si sentiva -aprire un vuoto nello stomaco. - -Finì di metterlo di buon umore la comparsa d'un signore di sua -conoscenza, che lo salutò amichevolmente: — Buondì, Giors! Brutto -tempo, eh? - -— Che! — rispose Giors. — È un tempo che rinforza. - -— Cosa c'è questa mattina al _Grand Hôtel_ della Barriera di Francia? - -— Riso e paste.... con tartufi. - -Giors aveva la famiglia alla barriera di Francia, suo _capolinea_, dove -verso l'undici la moglie gli portava la colazione, ch'egli spacciava in -cinque minuti, sedendo sul montatoio del carrozzone. Il _Grand Hôtel_ -era quello. - -La breve conversazione che fece con lui quel signore, un quarantenne -sferoidale, che aveva l'aria d'un buon benestante disoccupato, mi svelò -un originale, un prodotto particolare dell'istituzione dei tranvai, -appartenente a una famiglia numerosa, di cui non c'è lettore, son -certo, che non abbia conosciuto qualche esemplare. - -Il signore adocchiò i cavalli; poi domandò: - -— Dov'è _passerotto?_ - -— È passato alla linea dei Viali —, rispose Giors. - -— E _Gabriella?_ - -— Sempre all'infermeria. - -— Già, quella è debole di nervatura alle gambe davanti; non farà -servizio per sei mesi. E Ferrari, che non lo vedo? - -— È in riserva. - -— Quando metterete in circolazione il carrozzone nuovo? - -— È in vernice. - -— Tò: anche questo ha il difetto solito: bisogna che l'Amministrazione -si decida a cambiare i freni. - -Mi bastò per riconoscere un _tranvaiofilo_. Ne conoscevo già vari. -Ogni nuovo servizio pubblico, che rappresenti un progresso cittadino, -tira a sè un certo numero di questi amatori, che prendono a cuore il -suo andamento, i suoi interessi, i suoi più minuti particolari come -se fossero azionisti della Società che lo esercita. Il mio vicino era -uno di quelli che sanno il numero esatto dei carrozzoni chiusi e delle -giardiniere della _Società Torinese_ e della _Belga_, che conoscono i -regolamenti, il profitto medio quotidiano di ciascuna linea, il nome -d'una cinquantina di fattorini, cocchieri e controllori, il nomignolo, -l'età, le buone qualità e i vizi di altrettanti cavalli, che nelle -loro corse quotidiane esaminano il materiale, interrogano gl'impiegati, -notano gl'inconvenienti, danno una mano. se occorre, a rimettere sulle -rotaie un carrozzone sviato, e fanno qualche volta delle proposte per -lettera all'Amministrazione, e parteggiano quasi tutti per l'una o per -l'altra Società, senza alcuna ragione determinata, per un sentimento -spontaneo di simpatia, che non si saprebbero spiegare. - -Ricominciò a celiare con Giors sul _Grand Hôtel_ della barriera, e a -ridere ad ogni sua risposta amena ammiccando ora all'uno ora all'altro -come per dire: — Eh, che bell'originale? Ci son io soltanto che lo -so stuzzicare. — Poi, essendo scesi parecchi, si rivolse a me solo, -abbassando la voce: — Gran buon uomo, sa. È stato soldato. Prima -d'entrar nei tranvai faceva l'imballatore. Già, è tutto un personale -eccellente quello della Belga; l'avrà osservato lei pure. Anche quello -dell'altra, non fo' per dire. Ah, non ci possiamo lamentare. Io son -stato all'estero.... e non c'è Parigi, non c'è Londra. Per quello che -è personale, badiamo bene. Non potrebbero fare una scelta migliore.... -salvo rare eccezioni. — Poi soggiunse sorridendo: — Ce n'è di tutte le -provenienze. Non troverà un altro personale di servizio pubblico che -sia passato per tanti mestieri. Anche con quelli d'una Società sola -lei può mettere insieme una pattuglia di carabinieri, di soldati di -cavalleria, di guardie di finanza; ci trova chi le fa la barba, chi -le canta l'_Aida_, chi le stampa un libro, chi le cucina un pranzo in -tutte le regole. Ci son perfino dei marinai e dei segretari comunali. -C'è un fattorino della Belga che sa mezzo Dante a memoria e parla -latino. Non è vero, Giors, che c'è un fattorino che ha fatto il Liceo? - -— E come! — rispose il cocchiere. — Ha sempre la testa nelle nuvole. -Gli caricano tutti i soldi dell'Argentina. - - * - -Quel benedetto “tranvaiofilo„ mi fece cambiar idea un'altra volta: -fui tentato di fare uno studio soltanto sugli impiegati dei tranvai. -L'argomento si prestava a rappresentare in un quadro forte la lotta -disperata degli innumerevoli cercatori di piccoli impieghi, che, -nuotando come naufraghi in tutte le direzioni, s'afferrano a tutte le -travi e a tutte le tavole, e lascian l'una per avvinghiarsi all'altra, -s'affondano e risalgono per riattaccarsi alla prima, da per tutto -respinti, sospinti, adunghiati da cento mani che cercano la salvezza -sullo stesso palmo di legno. La biografia d'una cinquantina di -cocchieri e di fattorini sarebbe stata una storia maravigliosa, e non -inutile, di famiglie fulminate e smembrate dalla sventura, dì piccoli -commercianti falliti, di piccoli proprietari rovinati, di poveri -diavoli travolti senza posa dalla caserma all'officina, dall'officina -all'anticamera, alla bottega, alla portieria, alla cantina, -all'ufficio, sbalzati sul tranvai dalla vettura, dal furgone, dalla -carretta, dal carro funebre, diversissimi fra di loro d'educazione e di -cultura, e nel modo di considerare il proprio stato, che è immutabile -e soddisfacente per gli uni, e transitorio e insopportabile per gli -altri, destinati in gran parte a nuove cadute, a nuove trasformazioni, -a nuove avventure. Ed anche mi allettava allo studio la vita strana di -costoro, che corrono la città tutto l'anno e tutto il giorno, mangiando -a scappa e fuggi come soldati alla guerra, in contatto con gente -d'ogni classe e d'ogni ceto, strisciati dalla veste profumata della -signora, urtati dal gomito brutale del briaco, costretti continuamente -a disputare, a ammonire, a comporre dissidi, spettatori e uditori -obbligati d'amori, di pettegolezzi, di discussioni, di beghe, di -ridicolaggini e di miserie infinite. E con questa nuova idea, per vari -giorni, andai interrogando fattorini e cocchieri.... - - * - -Ma proprio in quei giorni fermarono la mia attenzione altri personaggi, -che m'indussero da capo ad allargare il campo del mio libro. - -La prima fu una vecchietta della campagna solita a venire a Torino -sul tranvai che parte dalla barriera di Francia. Veniva forse da Pozzo -di Strada. La trovavo quasi sempre sulla piattaforma, con accanto un -sacco ritto, pieno di non so che, molto pesante, al vedere. Scendeva -ogni volta al crocicchio di via Venti Settembre. Giors l'apostrofava -di tratto in tratto come una conoscente: — _Bondì, mare_ —; essa -rispondeva con un cenno del capo. Non apriva mai bocca se non per -chiedere scusa ai passeggieri dell'ingombro del suo sacco, che mutava -di posto ogni momento, perchè impacciasse il meno possibile. Era una -vecchierella piccolissima, con le braccia d'una cortezza straordinaria, -vestita rozzamente, ma molto pulita, con un fazzoletto di colore sul -capo: un viso umile e buono. Soleva star ritta in un angolo, con una -spalla appoggiata alla colonnina, con la fronte bassa, con gli occhi -fissi sui piedi dei vicini, come meditando, e non solo non guardava, -ma pareva che non vedesse nessuno, e ogni tanto chiudeva gli occhi, e -stava un po' così, come se dormisse. Per via Garibaldi si faceva il -segno della croce quando il tranvai passava davanti alla chiesa di -San Dalmazzo, alla Trinità e ai Santi Martiri, o quando incontrava -una processione di _Figlie verdi_ col crocifisso. Era evidente che -aveva un pensiero fisso, un'immagine triste immobile davanti alla -mente, un dolore chiuso e grave che non cercava conforti e che nessuna -parola pietosa avrebbe potuto alleviare. Una mattina poco mancò -che un sobbalzo improvviso del carrozzone non la buttasse giù: fece -appena in tempo ad afferrarsi alla colonnina; ma non passò sul suo -viso bruno e rugoso la più leggiera espressione di spavento: non le -premeva la vita, si capiva. Che poteva esser stata la sua vita? La -ricorrevo con l'immaginazione, guardando lei: curvata al lavoro fin -da bambina, sfiorita a vent'anni, sposata per la dote d'un palmo di -terra, maltrattata, abbandonata dai figliuoli adulti, rimasta sola, -forse, dopo cinquant'anni di fatiche e di stenti, con un vecchio -ingrato e malato.... Mi destava una grande pietà. All'angolo di via -Venti Settembre scendeva, si metteva il sacco sulle spalle e, piegata -sotto il peso, pigliava verso Porta Palazzo. Vista di dietro, nella -strada, pareva una bimba, tanto era poca cosa: era veramente l'immagine -della sua vita: una cosa di nulla, china sotto un gran carico, in mezzo -a gente che la urtava e non le badava. Studiando la sua tristezza, -l'ultima volta che la vidi, vi scopersi l'espressione d'un dubbio o -d'una speranza, mi parve come un dolore che aspettasse, e che dovesse -cessare un giorno o mutarsi in disperazione.... - -L'altro “personaggio„ fu una signorina che trovavo qualche volta sul -tranvai del Martinetto, qualche volta su quello di corso Vinzaglio, -sempre sola. La prima volta che la vidi, seduta in un angolo del -carrozzone, il suo viso si disegnava di profilo sopra il vetro del -finestrino, dov'era dipinto in colore azzurro e rosso di fuoco un -annunzio figurato di pastiglie per la tosse; e pareva veramente un viso -di vergine campeggiante nell'invetriata d'una cattedrale; così puro di -linee, così casto d'espressione e d'una bianchezza così eguale e soave -che avrebbe attirato il primo sguardo fra dieci visi di monache tutte -belle. Fui anche più maravigliato quando si voltò, mostrando due grandi -occhi chiari e sereni, che si fissavano un momento ora sull'uno ora -sull'altro di quelli che la guardavano senza dare il più leggiero segno -nè di stupore, nè di compiacenza, nè di suggezione, come gli occhi -d'una creatura chiusa alle passioni umane. Aveva l'aria d'una ragazza -che non potesse arrossire per ignoranza del peccato, che non avesse più -mutato aspetto dall'età di cinque anni, e a cui mancasse la coscienza -del proprio sesso: una di quelle figure serafiche, che non ci riesce -d'immaginare intese a un'occupazione volgare, e quasi neppure alla -soddisfazione d'un bisogno fisico, come se del corpo umano non avessero -che le forme esteriori. Ebbi un disinganno, peraltro, quando la vidi -levarsi in piedi e discendere: era molto alta di statura, stretta di -spalle, un corpo di bambina allungata, così esile e leggiera, che un -ragazzo l'avrebbe potuta portar via. Tutta la sua bellezza era nel -capo, incoronato d'una stupenda capigliatura castagna: la natura le -aveva abbozzato il resto senz'amore. Vestiva molto modestamente, con -semplicità severa, come si vestirebbe una monaca costretta a smettere -per un giorno l'abito religioso. Mi destò una viva curiosità. E fin -dalla prima volta mi sorse nella mente un'immagine che non ne uscì più: -Vittoria Colonna morta, del pittore Iacovacci: chi sa perchè? Vidi lei -vestita di bianco, distesa sopra un catafalco, lunghissima, ravvolta -in un velo bianco, coronataci fiori bianchi, in mezzo a quattro grandi -ceri fiammanti, e la chiamai dentro di me: _la vergine morta_. Chi -poteva essere, così bella e così strana, e sempre così sola? Non -l'ombra d'un pensiero mi passò per la mente, che non fosse rispettoso, -poichè s'ha un bel sapere per esperienza che i visi ingannano: ci sono -dei visi su cui si giura. E mi rimase un desiderio acuto di sapere, e -feci il proposito fermo di chiedere, di scoprire in qualunque modo chi -fosse. - -Il terzo personaggio mi destò una curiosità anche maggiore. Una -mattina che nevicava, in via Garibaldi, fa fermare il tranvai un -piccolo signore sulla cinquantina, con gli occhiali e il pizzo grigio, -s'avvicina per salire sulla piattaforma davanti, e, visto me, mi lancia -un'occhiata severa e scappa sulla piattaforma di dietro. Diavolo! -Già una volta l'avevo visto fare quell'atto; ma non m'era nato alcun -sospetto: poteva essere un caso o uno sbaglio. Ma la seconda volta -non cadeva più dubbio. Ero proprio io la forza repellente. E perchè -mai? Non lo conoscevo; non ricordavo d'avergli parlato mai. È però -tanto facile il dimenticarsi d'aver offeso, anche non volendo, uno -sconosciuto, o con una lettera asciutta, o col silenzio, o con uno -sgarbo fatto per la via, che mi diedi a cercare rapidamente nella mia -memoria. Ma non vi ritrovai nè il suo viso, nè un indizio qualsiasi -della sua esistenza. Che fosse un'antipatia letteraria così violenta -da rendergli insopportabile la mia vicinanza? Ma non m'aveva l'aria -d'un cittadino che potesse patire di quella malattia: pareva d'una -professione remotissima dal mondo delle lettere, come un notaro o un -segretario d'agenzia, un padre di famiglia serio e posato. A un certo -punto, voltandomi indietro, mentre i due usci erano aperti, lo vidi -ritto sull'altra piattaforma, e incontrai il suo sguardo: egli dilatò -gli occhi, come a una sorpresa sgradevole, e voltò bruscamente il capo -dall'altra parte.... Ombre degli avi miei! Era veramente un'antipatia -d'indole acuta; era un uomo che m'avrebbe dato fuoco da due parti. -Ebbene, rimasi male; sì, alla mia tenera età! perchè son uno di quei -poveri diavoli che non sanno rassegnarsi a essere odiati. Presi nota di -quel viso nella mia memoria. L'“amico„ doveva star di casa su quella -linea, l'avrei rivisto, avrei forse scoperto il suo _perchè_, e mi si -poteva offrir il modo di levare a lui il verme dal cuore e a me l'osso -dalla gola.... - - * - -Mi si presentarono intanto altri personaggi; la cosa s'avviava bene. -Pensai che si potessero anche studiare sul tranvai gli effetti degli -avvenimenti politici; ma mi persuasi presto che, per questo riguardo, -c'era poco da cavare da un popolo dell'indole del torinese. Eran quelli -i giorni della grande ansia pubblica per la sorte della fortezza di -Makallè. Sui tranvai di Napoli avrei inteso chi sa che discussioni ed -esclamazioni; su quelli di Torino non c'era nulla da raccogliere: la -mattina leggevan tutti il _Popolo_ e la _Stampa_, in silenzio, e solo -i conoscenti barattavano qualche parola a voce bassa, per lo più dei: -— ma! — secchi e solitari, come suoni di bottiglie stappate. Conobbi -però un fattorino che s'occupava della guerra con gran passione, e -che mi diede egli solo una forte spinta a scrivere il libro. Era una -settimana sulla linea del Martinetto, un'altra su quella dei Viali: -un lanternone biondiccio, con gli occhi lustri e le guance cave, che -arieggiava lo Zanardelli. Lo chiamavano Carlin. Era acceso d'un sacro -furore per la guerra d'Africa; diceva egli stesso che fin dal principio -della campagna quello era un suo pensiero fisso, che non gli dava pace. -Tendeva l'orecchio a tutti i discorsi guerreschi dei passeggieri, -e quando sentiva biasimar la guerra o far presagi sinistri, faceva -dietro le spalle del parlatore degli atti violenti di negazione. Le -buone notizie lo inebbriavano, e allora parlava alto da sè: — Bravo -Galliano! Ah non importa: si fanno un bell'onore! Ah, la vedremo! — -E aveva il baco dello stratega: ripeteva ogni mattina che bisognava -pigliarli fra due fuochi, e faceva l'atto con le braccia. — Ma perchè -non li pigliano fra due fuochi? — Gli pareva così semplice! E non -sapeva darsi ragione del perchè non lo facessero. — Non concluderanno -niente — diceva —, fin che non li attaccheranno davanti e di dietro -non concluderanno niente; non ne tornerebbe più uno a casa di quei -maledetti negri, non uno! — Se la prendeva anche con la Francia per un -pezzo d'articolo insolente che aveva letto tradotto in un giornale; -avrebbe voluto che si “desse una lezione„ anche alla Francia. Era un -esempio maraviglioso di atavismo bellico. Le sue idee sulla politica -estera si riducevano in un solo concetto semplicissimo: — _darle_ —; -dandole, non importa a chi nè con qual fine, s'accomodava ogni cosa. -Avendo un giorno udito parlare delle stragi d'Armenia, diceva che -si doveva mandar là “in vcntiquattr'ore„ tutte le flotte: era molto -semplice anche il suo modo di risolvere la quistione d'Oriente: — -_Bombardé tutt!_ (Bombardar tutto) — e accennava con un gesto largo -tutto l'orizzonte. Ma pochi gli davan retta, perchè i blateroni, a -Torino, fanno poca presa. V'era un solo passeggiere che gli rispondeva -ogni tanto qualche monosillabo perchè lo doveva conoscere da un pezzo, -un abbonato che saliva ogni mattina alla stess'ora sui tranvai diretto -a Piazza Castello, un tipo di travet che ha del suo, grasso e severo, -e correttamente vestito; che Carlin chiamava “cavaliere„. E anche -questo era destinato ad essere uno dei miei personaggi prediletti. -Era la figura ideale del _bicchierino_ pacato e compassato. Si sedeva -ogni mattina dentro, dalla parte posteriore del carrozzone, e se -non trovava libero quell'angolo, anzichè sedersi in un'altra parte, -restava in piedi di fuori. Appena seduto, ogni volta con lo stesso atto -riposato tirava fuori dalla stessa tasca del soprabito la _Gazzetta -del Popolo_, l'apriva lentamente, e leggeva sempre per prima cosa la -cronaca cittadina, e poi il rimanente, ma senza mai tagliare il foglio, -che voltava e ripiegava con tutti i riguardi, e senza dar mai nel viso -il più leggiero segno di curiosità o di maraviglia, qualunque fossero -le notizie del giorno; finchè arrivato in Piazza Castello tirava -fuori l'orologio, ogni mattina con lo stesso gesto, e guardava l'ora -prima di scendere. Un vero _travet_ dello stampo antico, conservatosi -intatto perfettamente. E d'un amor proprio campanilista così geloso! -Una mattina, lui presente, vedendo che passava un carro sul marciapiede -per lasciar la strada al tranvai, dissi forte a un mio amico: — Già, -questa via Garibaldi è troppo stretta. — Egli alzò dalla _Gazzetta_ -il viso stupito e sgranando gli occhi verso di me, senza guardarmi in -faccia, mormorò: — Stretta Via Ga-ri-bal-di? — Poi ricominciò a leggere -con una sfumatura di sorriso ironico sulle labbra. Tutta l'anima del -vecchio Torinese s'era rivelata in quelle tre parole. Me ne innamorai, -e scrissi i suoi connotati nel mio taccuino. - - * - -Pure in quei giorni feci un'altra scoperta che mi diede un impulso -di più a colorire il mio disegno, la scoperta (non posso far di meno -di quest'espressione barbarica) dell'“erotismo tranviario„ una delle -“molte forme psicologiche di quella eccitazione sessuale„ che, secondo -il Ferrero, è cagione della minore attitudine della razza latina al -lavoro metodico, in confronto della razza anglo-sassone. Scopersi che -v'è una famiglia d'uomini di tutte le età, ma i più dell'età matura e -della classe agiata, facilmente riconoscibili, per i quali il tranvai -è un nido errante di delizie erotiche del pensiero, una specie di arem -continuamente cangiante, in cui per la via degli occhi, dell'olfatto -e dei contatti fortuiti essi si procurano mille godimenti raffinati -dell'immaginazione. Infatti, respirare come in un salottino un'aria -pregna di delicati profumi femminili, seder per mezz'ora in mezzo a -due belle signore che vi pigiano, sentirsi urtare il ginocchio dal -ginocchio o premere il piede dal piedino d'una signorina che entra o -che esce, o appoggiar la mano inguantata sulla spalla da un'altra che -perde l'equilibrio nell'atto di sedersi, e altre cosette simili, sono -piccole voluttà in nessun altro luogo così frequenti e così facili -come nella carrozza di tutti. V'è in questa famiglia una varietà -grandissima di dilettanti, da quello che cerca soltanto dei piaceri -quasi spirituali, come il _grazie_ e il sorriso della signora a cui -cede il posto o apre l'uscio o porge il fazzoletto dimenticato o -sorregge il bambino quando scende, via via, per una gradazione minuta, -fino a quello che preferisce le voluttà più sensuali della piattaforma, -dove le sere dei dì di festa, fra la calca della gente in piedi, si -trova a strofinar la barba sulla capigliatura fresca d'una ragazza -del popolo, o riceve sul petto e nel viso l'urto e l'alito d'una bella -persona buttatagli addosso da un sobbalzo del carrozzone, o può premere -col braccio un braccino imprigionato, di cui sente la morbidezza a -traverso la manica. Studiare questi vari “amorosi„, e in special modo -gli ultimi, del palcoscenico rotante, osservare le simulazioni diverse -di fredda indifferenza o di raccoglimento filosofico con cui cercano -di coprire le loro ebbrezze silenziose, e cogliere anche il contrasto -comico che c'è qualche volta tra la gravità dei loro discorsi politici -e la natura delle loro sensazioni e dei loro pensieri segreti, mi parve -una cosa nuova e allettante. E apersi una colonna per gli erotici dei -tranvai nello scartafaccio dei miei appunti. - - * - -Ebbi ancora una spinta a scrivere esperimentando quante più cose -abbracci e penetri la facoltà d'osservazione quando invece d'aspettare, -come di solito, il richiamo degli oggetti, si fa una facoltà attiva, -che interroga e cerca, acuita dalla curiosità e stimolata da uno scopo. -Non ero ancora ben fermo nel mio proposito che già, in quegli ultimi -giorni di gennaio, avevo raccolto una maggior quantità d'osservazioni -che non avessi fatto per l'addietro in molti anni; alcune delle quali, -d'ordine generico, m'avrebbero messo sulla via di farne molte altre -curiosissime. Avevo osservato, per esempio, che signori e signore, -rispetto al modo di considerare il tranvai, si dividono in due ordini: -quelli che lo hanno accolto e se ne servono volentieri, senz'alcuna -ripugnanza, anzi quasi compiacendosi della promiscuità delle classi -che v'è inevitabile, e quelli che se ne giovano perchè non possono -farne di meno, ma che, per quella ragione che lo rende ad altri -piacevole, vi ripugnano, e fanno un piccolo sacrificio d'amor proprio -ogni volta che vi salgono, e mostrano a mille segni sfuggevoli, mentre -vi stanno, di adontarsi dei contatti plebei e di non veder l'ora di -uscirne. Avevo notato, in special modo nella gente del popolo, e più -che altro nel sesso femminile, altre due grandi famiglie: quella dei -disinvolti, in cui è vivo e altero il sentimento dell'eguaglianza, che -s'accomodano e discorron forte fra i signori come in casa propria, -non vergognandosi, anzi facendo quasi ostentazione dei loro panni -poveri; e quella dei timidi, giovani e ragazze per lo più, anche -del ceto medio, che entrano impacciati e arrossendo come in casa -d'altri, umilmente cerimoniosi, e siedono tenendo gli occhi sulle -ginocchia, e aspettano per scendere che tiri un altro il campanello, -per non attirar l'attenzione sopra sè soli. Mi s'era presentata fra i -passeggieri d'ogni classe un'altra divisione notevolissima: la schiera -dei noncuranti, che non hanno alcuna curiosità dei propri simili, -che stanno là con gli occhi morti, senza guardar nè chi esce nè chi -entra, come se fossero stufi dello spettacolo della vita e non avesse -più alcun viso umano maggior significato per loro che una pietra -del lastrico, e quella degli spiriti curiosi, che giran gli occhi -continuamente da un viso all'altro, badando a ogni atto e a ogni parola -di tutti, con la vivacità evidente d'un pensiero che scruta, indovina -e commenta, come se ogni sconosciuto che entra nel carrozzone entrasse -nella vita loro e dovesse un giorno esercitare un influsso sul loro -destino.... E altre mille cose osservavo ogni giorno, maravigliandomi -di non averle prima vedute mai, come se fosse stato sempre tra me -e i miei compagni di corsa interposto un velo, che soltanto in quei -giorni si squarciasse. Quante scene mute finissime e giochi riflessi di -fisionomia e manifestazioni involontarie di pensieri e di sentimenti -intimi fra quella gente che non si conosce, che si vede e si tocca -per un momento, e non s'incontrerà forse mai più nella vita! Che -baleni guizzano sul viso della ragazza povera, ma bella e opulenta -di forme, quando siede di fronte alla signorina d'aspetto infelice e -d'abbigliamento splendido, della quale si sente gli sguardi addosso -e indovina i pensieri; quali ombre passano sul viso della signora -elegante, regina del tranvai per cinque minuti, quando n'entra un'altra -elegantissima, che svia da lei e attira a sè tutti gli sguardi e le -siede davanti vittoriosa posando i piedi sulla sua corona caduta; e -quante cose dicono gli occhi della vecchia ragazza malinconica quando -le sta di faccia una florida mamma campagnuola con un gran pezzo di -marmocchio rosato che le succhia l'anima dal seno! E che rapido e -parlante scambio di sguardi e di sorrisi segue tra i passeggieri quando -il sindaco della città, conosciuto da tutti, non trova più posto che -accanto a uno spazzino municipale con tanto di scritta sul cappello, e -quando una mondana dipinta, incipriata e petulante, riconoscibile alla -prima occhiata, si viene a seder dirimpetto a una povera monachella -che sfila il rosario col mento inchiodato sul petto, e quando un -giovinotto attillato, che ha già preso un atteggiamento galante davanti -a una bella signora, scendendo questa ad un tratto, si vede sedere -di faccia in luogo suo un vecchio donnone in rovina con un cavolo -enorme fra le braccia! E muta ogni tanto, come un quadro dissolvente, -l'aspetto generale della compagnia. Predomina per un tratto il bel -sesso signorile con un profumo misto d'essenze fini e di viole; poi -si squaglia come per accordo, e prevale il popolo minuto — operai, -erbivendolo, serve — con un odor forte di pipe spente e di cipolle; e -poco dopo si trasforma il carrozzone in una stanza della Maternità, -dove cinque o sei piccini sgambettano e gnaulano, rodono mele e -pagnotte e succhiano poppaiole e caramelle; e dieci minuti appresso -non ci son più che vecchi intabarrati, occhiali e barbacce, facce -gravi d'uomini d'affari che consultano taccuini e discuton di cifre -come in una sala d'agenzia. E in ciascuno di questi quadri mutevoli è -un succedersi continuo di macchiette che spiccano vivamente sul fondo, -ora un ufficiale in gran divisa, ora un prete che legge l'ufficio, o -una signora con un mazzo di fiori, un ubbriaco che parla da sè, un -malato che languisce, un contadino che dorme. Una piccola immagine -della società umana, infine, un piccolo mondo pieno anch'esso di pompe -e di miserie, di ravvicinamenti strani e di contrasti bizzarri, col -suo baratto perpetuo d'invidie, di disprezzi e di danari; nel quale v'è -chi scende, chi sale e chi casca, chi va fino a capo della corsa e chi -s'arresta a metà, e chi non trova posto e chi n'occupa troppo, e gli -uni lo disputano agli altri, e questi ridono, e quelli si lagnano, e -tutti hanno premura di giungere, e il veicolo che porta tutto questo — -come quell'altro — va, va, va senza posa - - per tornar sempre là donde s'è mosso. - - * - -A questo punto il libro mi si disegnò nel pensiero lucidamente: -scrivere quello che vedevo sui tranvai, giorno per giorno, per il corso -d'un anno, dipingendo le persone più notevoli che v'avrei rivedute -più sovente; rappresentare le relazioni e l'azione che esercitano -l'una sull'altra, mescolandovisi, le varie classi sociali, senza -forzare il vero ad alcun fine; ritrarre, insomma, il più fedelmente -possibile, quella varia commedia umana, sparsa e fuggente per quindici -lunghissime linee, che, intersecandosi in cento punti, costituiscono -nella circolazione generale della vita cittadina una circolazione più -rapida, e quasi una vita volante al disopra di quella della popolazione -che cammina. Ma dal concepire il disegno al cominciare risolutamente -il lavoro c'è un passo, che in più d'un caso non si fa mai. A farlo -occorre alle volte un ultimo impulso, un piccolo accidente, che è -come la fiammella che dà fuoco a una grande architettura pirotecnica -lungamente preparata. - -Questo piccolo accidente m'occorse l'ultimo giorno del gennaio, verso -il tramonto, sulla linea del Corso Vinzaglio. Il carrozzone era pieno. -Sul Corso Vittorio Emanuele salì e rimase in piedi sulla piattaforma -davanti una donna del popolo d'una trentina d'anni, vestita male, che -teneva in braccio una bellissima bambina bionda di nove o dieci mesi. -Stando lei rivolta verso i cavalli, la bambina, appoggiata alla sua -spalla, volgeva il viso indietro, verso uno dei finestrini; dietro il -quale, nell'angolo interno del carrozzone, sedeva una giovane signora, -che avevo visto altre volte su quella linea, e che per il viso, il modo -di vestire e il contegno ugualmente singolari m'aveva colpito. Era -piccolina, ma bella, con due grand'occhi scuri e sporgenti; un viso -bruno pieno di vita e improntato d'una bontà grave, calda, inquieta, -ardita, come quella d'una suora di carità sul campo di battaglia; -e avevo notato che quando parlava le veniva su di tratto in tratto -un'ondata di sangue e le si gonfiava il collo e le s'alzava il seno -con violenza come se la forza della passione le opprimesse il respiro. -Ed era vestita bene, ma senza nulla di vistoso, con una discrezione -evidentemente voluta, che appariva anche più modesta accanto -all'eleganza della bambinaia che aveva con sè; e c'era nel suo vestito -una certa trascuratezza inconsapevole, che s'accordava coi suoi capelli -un po' scomposti, non per arte, si vedeva, ma per negligenza. Teneva in -quel momento ritto sulle ginocchia un bambino d'un anno al più, vestito -con lusso, bruno come lei, con gli occhi grandi e oscuri come i suoi; -il quale stava appoggiato col viso e con le mani contro il vetro del -finestrino. - -Il bambino e la bambina si trovarono così di fronte l'uno all'altra, -quasi toccandosi col viso, non separati che dal vetro. - -Appena si videro, parve che si riconoscessero dopo essersi per -lungo tempo desiderati e cercati. Non è raro il caso fra bambini di -quell'età; ma uno così bello non l'avevo visto mai. Cominciarono -a sorridersi, poi a ridere, a scuotersi e a tender le braccia, la -bambina chinandosi, il bimbo alzandosi sulla punta dei piedi; palpavano -il vetro con le manine, volevano toccarsi, avvicinavano i visi, -cercavano di sguisciare dalle mani delle loro mamme, ed eccitati a -vicenda da quella mimica amorosa, s'agitavano e ridevano sempre più -forte, mostrandosi i sedici dentini incisivi che avevano fra tutte e -due, ansando e accendendosi nelle guance, trillando e scattando con -tal vivacità l'un verso l'altro, che prima le due madri dovettero -voltarsi e trattenerli perchè non dessero delle capate nel vetro, e poi -tutti i passeggieri ch'eran dentro si misero a guardare, sorridendo, -maravigliati di quella espansione irrefrenabile di simpatia e -d'allegrezza. - -Tutt'a un tratto la signora balzò in piedi, aperse l'uscio con una -mossa vigorosa e uscendo sulla piattaforma alzò il suo bimbo verso -la bambina, che l'aspettava con le braccia tese. Volevano baciarsi, -ma non sapevano, si misero le mani sul capo e intorno al collo, si -strofinarono il viso l'un contro l'altro, e poi s'avviticchiarono, -parendo per un momento un solo grosso bimbo con due teste, vestito per -metà da povero e per metà da signore, con una capigliatura mezza bruna -e mezza bionda.... - -— Ah che _birichinaia grama_! — esclamò Giors, dando una frustata ai -cavalli, dopo aver visto la scena. — Maledetta razza di sfaccendati, di -mangiapani a tradimento! — E voltando verso di me il viso esilarato: — -Eh, a quell'età, in pieno tranvai! E il povero Giors che fa lume! — E -diede in una risata. Ma vidi che aveva gli occhi inumiditi. - -— Il libro è fatto — pensai. - - - - -CAPITOLO SECONDO. - - - Febbraio. - -Un consiglio agli studiosi delle donne: osservino i loro diversi -modi di far fermare il tranvai, di sulla strada e di dentro, e ne -ricaveranno gran lume a giudicare del loro carattere. Alcune agitano -l'ombrellino in alto, da lontano, come un capitano di cavalleria -agita la sciabola, o gridano un _alt_ imperioso, corrugando la -fronte e tendendo il braccio come per dare un ordine perentorio a -un marito ribelle; altre muovono la mano all'altezza della spalla, -come chi chiama a sè qualcheduno, o l'alzano graziosamente con due -dita tese e col capo un po' inclinato da una parte, sorridendo, -nell'atto della scolaretta che chiede il licet alla maestra: mogline -sottomesse, parrebbe. E infinita e piena di significati psicologici -è la gamma degli _alt_ argentini e gravi, tremoli e dolci come note -di tortora o interiezioni amorose, o duri e taglienti come i _no_ -d'una virtù inespugnabile. Quelle che hanno l'_alt_ soave, per lo più, -s'affrettano a salire, chiedendo scusa del ritardo con uno sguardo -timido e sorridente; le altre, invece, se anche sono d'un bel tratto -lontane, fanno il comodo loro, non badando agli atti d'impazienza dei -passeggieri che aspettano, o mostrando un viso di regine offese. E sono -anche più diversi i modi di far fermare per discendere. Le une s'alzano -di scatto e danno una strappata alla correggia del campanello come -padrone irritate che chiamino il servitore; le altre fanno un cenno di -preghiera al fattorino perchè tiri lui, o se stanno sulla piattaforma, -premono delicatamente con l'indice la spalla del cocchiere e gli -domandano all'orecchio, come in confessione, se vuol _far il piacere_ -di fermare _un momento_. E si capisce che in molte, specialmente della -classe alta, deriva da un concetto esagerato della brutalità degli -uomini del popolo e del loro mal animo contro i signori la cortesia -eccessiva e quasi umile che usan con loro; con la quale cercano -d'ammansirli, come cagnacci ringhiosi, per timore di villanie gratuite; -ed è altrettanto palese che quelli rispondono malamente, in molti casi, -a quella cortesia soverchia, appunto perchè ne intuiscono la cagione, e -se ne adontano. - - * - -Stavo riandando queste osservazioni, fatte per l'addietro, quando salì -accanto a me sul tranvai dei Viali, vicino alla Mole Antonelliana, -un bel giovanotto di mia conoscenza, una specie di fanciullo erculeo, -sano e fresco come un fiore, figliuolo d'un ricco proprietario di case, -dilettante di pittura a ore perse, simpatico per un misto originale -d'ingenuità e d'arguzia, e compagno di chiacchiere piacevolissimo, -perchè conosceva mezza Torino. Seguitai con lui a voce alta il corso -dei miei pensieri. - -— Ah! — esclamò, — lei fa degli studi sui tranvai. E anch'io. — Aveva -fatto egli pure delle osservazioni sull'“erotismo tranviario„, ma -s'occupava d'un ordine particolare di fatti: era uno _specialista_ del -bel sesso. S'interruppe per guardare una signora seduta dentro; poi mi -domandò se mi ricordavo dove quella signora fosse salita. In piazza -Vittorio Emanuele, mi pareva. — E scusi — ridomandò — ha osservato -che abbia preso il biglietto di coincidenza? — Non l'avevo osservato. -Rimase un po' pensieroso; poi disse piano: — L'ha preso di sicuro. -È strano. Gira su tutte le linee e prende sempre la coincidenza. Ci -dev'essere un perchè: forse per sconcertare i curiosi, o per sviare -qualche spia, che sospetta d'aver alle calcagna. — Gli domandai -chi fosse. Lo sapeva; ma non lo disse. — È la signora.... delle -coincidenze — rispose sorridendo. E mi parlò della sua “specialità„. -Egli si divertiva a indagare i misteri amorosi. C'era, per esempio, -una signorina di famiglia conosciuta, che saliva sempre sul tranvai -con la sua cameriera, ma fingendo di non essere in sua compagnia, e -a un dato punto scendevano tutt'e due, e l'una pigliava da una parte, -l'altra dall'altra, come se non avessero nulla a che fare fra di loro: -c'era lì sotto un segreto, che non aveva ancora potuto scoprire. Ah i -tranvai, che agevolezze avevano portato agli amori e che tormenti alle -gelosie! Egli sapeva di mariti gelosi che proibivano assolutamente alla -moglie di salirvi; che piuttosto di salire con essa sulla piattaforma -affollata, quando dentro non c'era più posto, facevano due miglia a -piedi sulla neve, e che quando eran costretti a ficcar la loro metà -in quella calca d'uomini in piedi, vigilavano le facce circostanti con -occhi di basilisco soffrendo delle torture d'inferno. Ne aveva inteso -uno, in un salotto, chiamare l'istituzione del tranvai immorale, e -definire i carrozzoni veicoli di scandalo, case ambulanti di mala fama. -Ma d'altra parte, era un'“istituzione„ assai comoda per il servizio di -polizia coniugale. Egli conosceva una signora che cercava gli scontrini -negli abiti di suo marito per accertarsi ch'egli fosse veramente andato -dove aveva detto, e che spesso, quando egli usciva dicendo: — Vado nel -tal sobborgo — usciva essa pure, subito dopo, per pigliare un'altra -linea convergente allo stesso punto; per il che accadeva qualche volta -che in capo alle due corse, alla barriera di Nizza o di Casale, moglie -e marito si ritrovavano di fronte, lei contenta d'averlo riconosciuto -sincero, lui arrabbiato d'esser stato seguito; e ne seguìva una scena. -— La linea dove avvengono più incontri d'amanti — disse poi —, è quella -da piazza Castello alla barriera di Nizza. — Gli domandai perchè. — -Non lo so — rispose —, ma è quella. Ne riparleremo. — E mentre stava -per scendere, si rattenne per dirmi: — Guardi là, intanto, un quadretto -curioso per lei. - -Era un quadretto amenissimo, infatti; una famiglia numerosa, -raggruppata da un lato del viale, due vecchietti, tre ragazze e due -bimbi, che accennavano al cocchiere di fermare agitando tutti insieme -nella nebbia una canna, quattro ombrelli e non so quanti fazzoletti, -con le braccia in alto, con un movimento regolare e continuo, come un -gruppo di naufraghi sopra uno scoglio, che chiedessero soccorso a un -bastimento. - -— Frequenti la linea della barriera di Nizza — mi ripetè il pittore -discendendo; — ci troverà molti _documenti_. - - * - -Dovetti appunto in quei giorni frequentar quella linea per andar a -visitare un vecchio amico malato, che stava sul corso Galileo. E fu un -piacere nuovo per me, in quelle mattinate grigie d'inverno, correndo -quella lunghissima via diritta, a cui la grande stazione affumicata -della ferrovia, i camini delle officine, il via vai fitto dei carri e -la folla e la nebbia danno l'aspetto d'una via di Parigi o di Londra, -osservare nella rapida corsa come la città via via dirada, rappicinisce -e si acqueta fino alla barriera di Nizza, dove par che nelle cose e -negli uomini incominci la pace della campagna. In pochi giorni conobbi -la linea. Andando verso le dieci vedevo venir giù la _vivandiera_, -il carrozzone consolatore che porta in piazza Emanuele Filiberto -la colazione dei fattorini e dei cocchieri, il carico dei canestri -sospirati, gli uni per gli scapoli, dati dalla Cucina economica della -_Società Torinese_, gli altri portati alla Società o rimessi man mano -al conducente lungo la via e raccomandati come bambini dalle mogli e -dalle figliuole, appostate ogni giorno a quell'ora in quei dati punti, -come per un convegno amoroso. Ritornando verso mezzogiorno incontravo -il tranvai della “corsa degli impiegati„, quello che, partendo da -piazza Castello alle undici e mezzo, raccoglie lungo il tragitto -tutti i _travet_ che vanno a desinare a casa in borgo San Salvario, -sbadigliando a bocca squarciata, con la faccia lunga dalla fame e gli -occhi rotanti dall'impazienza. Ritornando invece a notte fatta, trovavo -nel carrozzone illuminato delle famigliole borghesi che andavano al -teatro, eccitate dall'avvenimento insolito come se venissero a Torino -da un'altra città, strette in conversazioni scolarescamente vivaci, -come brigate giovanili partenti per un viaggio notturno d'avventure. -E tra una corsa e l'altra, osservando i cavalli mentre aspettavo la -partenza alla barriera, cominciai a prender simpatia per quelle povere -bestie, venute la più parte dall'Ungheria, comprate alle fiere di -Lunigo, di Novara e di Padova, alcune ancora belle e vigorose, altre -con le gambe davanti già piegate e sformate dagli strapazzi, distinte -con ogni specie di strani nomi, trovati dalla fantasia degl'impiegati -intinti di lettere, — Sparta, Ovo, Falò, Rabagas, Romanziere, Ministro, -Bibi, Colonnello, Episodio, Camelia, Passerotto, Senato, — destinate -a passare un giorno dai tranvai alle _cittadine_, alle carrette, alle -macine, ai carri mortuari, ai carrozzoni dei saltimbanchi, per dare poi -all'uomo anche la carne e la pelle e le ossa, dopo aver faticato dieci -anni al suo servizio e lasciato la vita sotto la sua frusta.... - - * - -Fin dal primo giorno conobbi su quella linea un cocchiere tipico; e -do a questa parola il suo vero significato, perchè era un di quelli -che in ogni famiglia d'impiegati o d'operai par che condensino in sè -tutti i malumori, tutte le stizze, tutti gli spiriti ribelli della -famiglia. Era un traccagnotto col capo nelle spalle, con un viso -color di terra cotta, che pareva enfiato, con gli ocelli di bragia, la -barba di setole, una voce di tuono. Gli muggiva in corpo una tempesta -perpetua. Eruttava “accidenti„ smozzicati, di continuo, contro le -biciclette che passavano, contro i monelli che spaventavano le bestie, -contro i carrettieri che gl'ingombravan la via, contro chi saliva e -chi scendeva, contro i cavalli, la frusta, il campanello, il colore -del tempo. E quando non sacrava a voce, sacrava con tutti i moti della -persona, col modo di frustare, di tirar le redini, di girar la testa -e lo sguardo, di stringere il freno e di pestare i piedi; e quando -non se la pigliava apertamente con nulla o con nessuno, faceva dei -soliloqui stizzosi inintelligibili guardando in alto, come se dei -nemici visibili a lui solo lo provocassero, danzandogli davanti per -aria, o si sfogava soffiando nel suo fischietto, cacciando dei fischi -prolungati, rabbiosi, senza necessità, come se fischiasse la creazione. -Da piazza Castello alla barriera non lo vidi un momento rabbonito; -pareva che portasse dentro l'ira d'un popolo; non potevo capire come -non schiattasse. Pensai che, se aveva moglie, la povera donna doveva -aver il paradiso assicurato. Intesi che lo chiamavan _Tempesta_, e il -soprannome gli tornava a pennello. Dei passeggieri se ne lagnavano, -brontolando; ma a me fece compassione, perchè un povero diavolo che -passava la giornata a quel modo si condannava da sè al più miserando -dei supplizi che gli potesse augurare la più vendicativa delle sue -vittime; e mi pareva anche da compatirsi perchè per ogni Tempesta -cocchiere c'era bene una decina di Tempesta passeggieri, che mettevan -la pazienza dei suoi colleghi alla stessa prova a cui egli metteva la -nostra. - - * - -Apparteneva alla famiglia dei Tempesta il grosso signore coi baffi -tinti e la caramella all'occhio, che la mattina dopo fece cenno di -fermare all'angolo di piazza Carignano e di via Amedeo. Fece cenno -in modo che il cocchiere, un perticone dal naso a becco, credè -che lo facesse al tranvai di Vanchiglia sopraggiungente, e datagli -un'occhiata, tirò via. Quegli si mise a correre accanto al carrozzone, -col viso acceso, agitando la canna e gridando ira di Dio, e quando -fu sulla piattaforma, ansante, investi il cocchiere. — Che maniere -son queste? T'avevo fatto segno dì fermare; non ti faceva comodo, è -vero? Queste sono facezie da _birichin_! — Il cocchiere, risentito, si -difese; ne nacque un battibecco; venne innanzi il fattorino, un giovane -biondo, dall'aria per bene, che ebbe il torto di pigliar le parti del -compagno. L'altro imbestialì, gridò che sarebbe ricorso alla direzione. - -— Quando avrà tolto una giornata di pane alla mia famiglia, — rispose -il cocchiere, — non avrà ragione per questo. Intanto, non mi deve -trattare col _tu_. - -Il signore tinto lo guardò con stupore; parve più punto da quella -osservazione che dall'altre parole. — Conosco la regola, — disse -bruscamente — si dà del _lei_ al controllore, del _voi_ al fattorino e -del _tu_ al cocchiere. - -— È una regola rispose l'altro — che riguarda il personale, noi fra di -noi, non i passeggieri. - -— È quello che saprò dalla direzione, — ribattè il signore, tirando -fuori un taccuino per segnarvi il numero del carrozzone. - -— Faccia pure. - -— Non ho bisogno del suo permesso. - -Il fattorino s'interpose da capo con buone parole, e quegli, -borbottando, s'acquetò; ma rimase ritto sulla piattaforma -nell'atteggiamento d'un nume corrucciato. Dove m'era già apparso quel -viso? Non mi ricordavo; ma avevo visto certo molte persone che avevan -con quella un'aria di parentela, ne avevo visto in ogni paese, in mille -occasioni, leticare con camerieri d'albergo, con giovani di caffè, con -commessi di negozio, con fiaccherai e con facchini, anche più vecchi -di trent'anni di loro, dando del tu a tutti, con lo stesso piglio di -quello, e mostrando con tutti quasi un risentimento d'istinto. Era uno -di quei tanti per cui la società pare che si divida in bianchi e in -negri, e che non capiscono come in questi ci possa essere qualche cosa -di somigliante all'amor proprio; che, trattando coi negri, giudicano -naturale e logico di adoperare il Galateo dei bianchi rovesciato; che -non adoperano più il bastone, come i loro padri antichi, soltanto per -paura dei pugni, ma, per forza d'atavismo, lo alzano ancora qualche -volta, e più sovente ne parlano; e che con queste tendenze accordano -per lo più le loro idee politiche, abbracciando tutti coloro che -parlano di libertà, d'eguaglianza, di diritti degli umili con una sola -e vasta designazione: — _I baloss._ — I mascalzoni. - -L'uomo tinto discese sdegnosamente sul corso Vittorio Emanuele; il -fattorino biondo lo seguitò un tratto con gli occhi, e poi mise un -soffio. - -— Cattiva pratica, eh? — gli domandò un passeggiere. - -Quegli scrollò il capo. Lo conosceva da anni. Era una calamità di -quella linea: vi faceva due corse il giorno; non passava settimana -che non l'attaccasse con qualcuno. Una volta aveva fatto una scena -perchè il fattorino, prima di dargli il resto, aveva esaminato il suo -biglietto da una lira _con diffidenza_. Era ricorso un'altra volta alla -direzione perchè a un suo rimprovero il cocchiere aveva risposto con -un _sorriso sarcastico_. Un altro giorno aveva minacciato di ricorrere -perchè lo stracciare gli scontrini, in segno di controllo, _sulla -faccia_ dei passeggieri, invece di bucarli con le tanagliette come -fanno sulle strade ferrate, era una mancanza di rispetto. E “ricorreva„ -infatti. Alla direzione ci dovevano aver già un mucchio di lettere sue. -Tutto il “personale„ della Società lo conosceva. Lo chiamavano _tintura -Migone_ per via dei baffi. Quando saliva lui sul tranvai, si mettevan -tutti sulle difese, preparati a un assalto. Poi soggiunse: — E se fosse -il solo! - -— Ce n'è dunque molti di quella semenza? — domandò il passeggiere di -prima. - -Il fattorino lo guardò e diede una forte soffiata nel corno, che fu -insieme una risposta a lui e un segnale al tranvai del Valentino, che -sopraggiungeva. Poi commentò la suonata. Di prepotenti come quello, -pochi; ma di rompiscatole infaticabili, di stuzzichini, di brontoloni -meticolosi e noiosi che attaccavano ogni momento una bega, o per gli -scontrini troppo piccoli e di carta troppo sottile, o per i vetri che -lasciavan passar l'aria, o per le tende delle “giardiniere„ troppo -corte, o per il puzzo che mettevan nel carrozzone i cocchieri sedendovi -dentro durante le fermate, o per il tavolato fradicio, o per le panche -incomode, o per i battenti duri, ce n'era un reggimento. — Bisogna -proprio dire — esclamò — che c'è della gran gente che non ha nulla da -fare! Ah, non è la vita del Michelaccio la nostra... — Poi, accennando -davanti a sè, disse con accento di rassegnazione filosofica: — Però, -quando si vedon questi.... - -Guardai dove accennava e vidi venirci incontro un carrozzone pieno -stipato, tutto di giovani. Quelli sulla piattaforma davanti stavan -rivolti verso i cavalli, diritti, immobili, impettiti, col mento -alzato, in atteggiamenti di statue: eran tutti imberbi e pallidi, con -qualcosa di comune nell'espressione del viso, non so che di chiuso e -di triste, come se avessero tutti un solo pensiero, come una squadra -di condannati. Il carrozzone correva. Vidi dentro di sfuggita due -schiere d'altri visi immobili, eretti, con quella medesima espressione -indefinibile, quasi di raccoglimento severo, come se tutti fossero -assorti nell'audizione d'una musica grave che venisse dall'alto e -ciascuno di essi si credesse solo ad udirla. Anche la piattaforma di -dietro era affollata di quelle statue viventi, dal viso scialbo e senza -sorriso, rigide e mute, e v'eran tra quelli dei ragazzi che avevan la -stessa espressione degli adulti, come se appartenessero a una razza -non dotata che di una gioventù fisiologica, nella quale la vita dello -spirito fosse già una vecchiaia pensierosa. Passarono così rapidamente -che non ebbi il tempo di riconoscerli, e mi diede un brivido la voce -del fattorino, che disse: — Sono i ciechi dell'Istituto di via Nizza; -prendono sempre un carrozzone per loro soli, a prezzo ridotto. - - * - -Non vidi nessuna di quelle scene amorose che m'aveva preannunziato -il giovine pittore: non era buona luna; ma mi toccò su quella linea, -proprio l'ultimo giorno, una delle “migliori„ corse possibili; poichè -(lo debbono aver tutti osservato) si danno sui tranvai le corse -buone, in cui non s'hanno che incontri e impressioni gradevoli, e le -cattive, che sono una sequela di piccoli dispiaceri. La buona ventura -mi cominciò sulla linea del Martinetto, andando a piazza Castello per -pigliarvi il tranvai della barriera. Era il tocco e mezzo, una giornata -splendida. Trovai sulla piattaforma _Carlin_, il fattorino africanista, -felice della partenza del colonnello Pittaluga per Assab, donde si -diceva che sarebbe entrato nell'Harrar con un corpo di spedizione. Il -suo piano di prender gli abissini fra due fuochi stava per attuarsi; -egli ne discorreva con una guardia municipale. — Son suonati! — -esclamava — son suonati! Cani di negri! Non uno, non uno n'ha da -ritornare al suo canile! — Pareva che avesse suggerito lui l'operazione -al ministro della guerra: raggiava vittoria dagli occhi. Ma riconobbi -che la sua curiosità non si pasceva soltanto, nei giornali, di politica -guerresca, poichè, poco dopo, gl'intesi domandar spiegazioni a un -passeggiere intorno a quel “professore dell'Austria„ dotato, come -dicevano, di due occhi diabolici, che vedevano dentro alle scatole -chiuse. Capii dalla risposta che intendeva parlare dei raggi Röntgen e -m'accorsi che la spiegazione gli confondeva, invece di chiarirgli le -idee: cosa frequentissima, fra dotti e ignoranti, anche in politica. -Che un uomo avesse una vista così forte da vedere a traverso il legno, -per quanto fosse strano, lo poteva comprendere; ma la spiegazione dei -raggi elettrici fece nella sua mente un buio fitto. Rimase un po' sopra -pensiero; poi ritornò alla guerra d'Africa, nella quale, almeno, vedeva -chiaro. - -C'era sulla piattaforma posteriore il cavaliere _Bicchierino_, che non -aveva trovato dentro il suo posto solito, e nell'interno, in fondo, la -ragazza di borgo San Donato, poveretta, con una pezzuola verde sopra un -occhio. All'angolo di via Siccardi, come sempre, salì il giovane, il -suo supposto fidanzato, che la salutò col solito sorriso malinconico, -e le sedette di fronte. Il cavaliere, ritto in faccia a me, leggeva la -_Gazzetta del Popolo_: aveva certo la consuetudine di leggerla ogni -giorno anche a quell'ora, forse per riparare alle dimenticanze della -lettura mattutina, o, più probabilmente, la leggeva mezza la mattina -e mezza fra il tocco e le due. Incontrando per un momento il suo -sguardo capii che non m'aveva perdonato il mio giudizio offensivo per -la via Garibaldi. L'aria era limpidissima: per le imboccature delle -venticinque vie laterali il sole metteva altrettanti torrenti luminosi -nell'ombra severa della via lunghissima, e da una parte le grandi -Alpi bianche e azzurre, dall'altra la facciata classica del Palazzo -Madama, con tutte le vetrate fiammeggianti, formavano uno dei prospetti -più ammirabili che la natura e l'arte, fronteggiandosi, possan fare -ai due capi d'una via cittadina. Essendo salito a un certo punto il -primo segretario del Municipio, che è poeta e artista, gli dissi: — -Guardi, che bellezza è via Garibaldi! Non par di essere nello stesso -tempo a Parigi, a Napoli e ai piedi delle Alpi? — A quelle parole il -cavaliere alzò il capo dalla _Gazzetta_, diede un'occhiata alla strada -e alle Alpi, e poi una a me, rapidissima, e dignitosamente benigna, che -significava quasi il perdono. Sia ringraziato il cielo, pensai; eccomi -aperta la via alla conquista del suo cuore. — La corsa principiava -bene. - -All'angolo di via Botero un'apparizione straordinaria riscosse tutti i -passeggieri. Salì e sedette dentro una coppia matrimoniale: inglesi, -parevano; sposi, senza dubbio; ricchi, si vedeva; due dei più belli -e poderosi esemplari della razza anglo-sassone ch'io avessi veduti -mai, un atleta e un'amazzone, tutt'e due coi capelli d'oro, gli occhi -di zaffiro e le guance di rosa, due splendori di gioventù, di forza, -d'amore e di fortuna, di quelle creature che la natura sembra aver -fatte l'una per l'altra, per mostrare _quantunque ella può_, e che -lasciano per tutto dove passano un fremito d'ammirazione e d'invidia. -Tutti gli occhi si fissarono su di loro; perfino Carlin uscì in -un'esclamazione ammirativa: — Che bella _pariglia_! — Ah, quei due -poveri fidanzati malaticci di San Donato, con quei panni logorati -dalla spazzola, come parevano più poveri e più meschini vicino a quei -due grandi e splendidi fiori britannici! N'ebbi un senso di pietà -vivo, quasi doloroso, come a veder le vittime d'un atto d'ingiustizia -crudele. La ragazza, in special modo, mi colpì. Guardava la signora, -che le sedeva accanto e la sorpassava di tutto il capo, voltando il -viso in pieno, per vederla con quell'occhio solo che aveva scoperto; -la guardava come una creatura tanto al di sopra di lei che non la -potesse neanche invidiare, e quel suo occhio dilatato e fisso esprimeva -un'ammirazione così ingenua, una simpatia così buona e insieme una -così dolce e umile rassegnazione all'inferiorità propria, che in -quel momento era bellissimo, bello come una di quelle sante parole -che in certe grandi prove della vita ci rivelano a un tratto, in -un'anima, un tesoro infinito di bontà e di gentilezza. Osservai tutti -i suoi movimenti. Dopo un poco essa fissò lo sguardo, con la stessa -espressione benevola, ma meno viva, sul signore, e poi cercò quello -del suo amico, e si guardarono tutti e due per qualche momento, e parve -che si dicessero: — Come sono belli, come sono fortunati, non è vero? -Ma, vedendoli, io mi stringo ancora più fortemente a te, perchè penso -ch'essi hanno tanti altri beni ed io ho te soltanto, e che siamo fatti -l'uno per l'altro noi due pure. — Quando essa s'alzò per discendere in -piazza Castello, ed egli le tese la mano, il suo viso si colorì d'un -leggiero rossore; forse perchè pensava che i presenti facessero in quel -punto un confronto fra di loro e quegli altri due; e il suo rossore -ebbe un riflesso leggerissimo sul viso di lui. Pudore della bruttezza e -della povertà, più bello, più rispettabile di quello dell'innocenza. - -Nella piazza, fra la gente che aspettava la partenza del tranvai della -barriera, mi diede nell'occhio un ometto sbarbato di mezza età, con un -viso e un vestito di commediante povero, il quale stava osservando con -viva attenzione, e con gli occhi sorridenti, i due cavalli attaccati. -Li osservai io pure. Si accarezzavano come due fratelli amorosi: -l'uno faceva scorrere il muso sulla criniera dell'altro, ravvicinavan -le teste toccandosi con le tempie, si strofinavano, si mettevano a -vicenda la bocca accosto all'orecchio, socchiudendo gli occhi, come se -si parlassero, come se si confortassero l'un l'altro della dura vita -presente con la predizione dei lunghi sonni che avrebbero dormiti nei -loro ultimi anni davanti alle porte dei teatri e delle stazioni, sotto -la guardia dei fiaccherai sonnolenti. A un tratto l'ometto sbarbato -mi rivolse la parola, come a un conoscente, con una vocina d'uccello: -— Come si vogliono bene, eh? Effendi e Calice; quattro e cinque anni; -sono ancora ragazzi; ma male appaiati: l'uno forte, l'altro debole: non -fanno mica un buon servizio insieme. — Un “tranvaiofilo!„ Non m'occorse -altro per riconoscerlo. Soggiunse subito dopo: — Gran bella linea -questa! — Era un amatore della _Società torinese_. Riprese infatti -il discorso sulla piattaforma, quando si partì, dicendomi i profitti -quotidiani e straordinari della linea di Nizza “la regina delle linee„ -con quell'accento di compiacenza e d'alterezza con cui sogliono molti -poveri diavoli numerare e magnificare le ricchezze dei milionari -celebri e farsi quasi suonar nella mente i loro sacchetti, come se -dessero in quel modo a sè stessi l'illusione momentanea e il godimento -del possesso. - -Il tragitto da piazza Castello in là fu amenissimo. Vicino alla -piazzetta Lagrange, mentre il tranvai correva, una giovane signorina, -graziosamente vestita, che stava aspettando sul marciapiede, prese -la corsa, spiccò un salto, e piantato un piede sul montatoio, -senz'afferrarsi alla colonnina, restò un momento ritta in quell'atto, -come un acrobata che aspetti l'applauso: poi aperse l'uscio ed entrò -in mezzo all'ammirazione generale. Il mio vicino soltanto non mostrò -alcuna maraviglia. — È una maestra di ciclismo per le signore, — disse, -o meglio, gorgheggiò; — vinse anche un premio alle corse, due anni fa. -— E inteso ch'era la prima volta ch'io vedevo una signora salir sul -tranvai a quel modo: — Lo credo, — rispose, — è ben raro; a Torino non -ce n'è che quattro. - -La sicurezza con cui fece quell'affermazione, come avrebbe detto: — -Non c'è che quattro monumenti equestri, — mi stupì. Egli specificò, -contando sulla punta delle dita. — C'è questa, dunque; ce n'è una sulla -linea della Crocetta, un'ex cavallerizza del Circo Amato, che prese -marito; c'è una serva sulla linea del Valentino, mi pare.... ma quella -è una mezza matta; e una fioraia, che sta dalle parti di Porta Palazzo. - -Lo guardai con ammirazione: era un uomo prezioso per me. E continuò, -dicendo che la più straordinaria era la fioraia, perchè, sebbene -ancor giovane, era un pezzo da ottanta, un centinaio di chilogrammi -a far poco. Saliva tutti i giorni alla stess'ora, sul tranvai di -Ponte Isabella, a una cantonata di via Milano. Parecchi andavano -là apposta per vedere il salto, e quando sul carrozzone c'erano dei -giovani allegri, gridavano tutti insieme: _Hop! Hop!_ nell'atto che -essa pigliava la rincorsa, e poi: — Là! Brava! Bene! — applaudendo, e -lei, ch'era una burlona, ringraziava prima di sedersi, col gesto d'una -ballerina alla ribalta. — Ah sui tranvai, — concluse, — per chi non ha -occupazioni.... è uno spasso. - -Mentre egli parlava s'eran seduti dentro, nel mezzo, l'uno di faccia -all'altro, un vecchio frate cappuccino, piccolo e secco come una -mummia, e un sottotenente degli alpini giovanissimo, che si guardavano -a vicenda con molta attenzione, come due esseri strani l'uno per -l'altro, che avessero per la prima volta l'occasione di esaminarsi -dappresso; e questi e una bella baliona di Viù, che era seduta in -fondo, con la sua grande cuffia bianca e il grembiale rosso, imperlata -come una madonna, facevano tra l'altra gente uno spicco così vivo e -fra di loro un contrasto così forte d'aspetto e di natura, che gli -occhi di tutti i passeggeri correvano vivacemente, sorridendo, dall'uno -all'altro, come su tre personaggi di commedia che rappresentassero una -“situazione„ straordinaria. - -Stavo osservando il quadretto, quando il tranvai s'arrestò, l'ometto -sbarbato discese, e salì e sedette dentro, con un ragazzino sulle -ginocchia, una donna del popolo, dalle forme robuste e dal viso ardito. - -Il fattorino le andò a porgere due biglietti. Essa porse due soldi -soli. — Deve pagare anche il bimbo, — disse quello, con uno spiccato -accento modenese. - -— Un bimbo di questa età? — domandò bruscamente la donna. - -— Appunto perchè è di quell'età, — rispose il fattorino. — Il -regolamento non esclude che i lattanti. Il suo è lattante? - -— Cosa vuol dire? - -— Se prende il latte. - -— Sicuro che lo prende, tutte le mattine appena levato. - -— Non mi pigli in giro: voglio dire se prende il latte della mamma, — e -accennando col dito alle fonti: — il suo. - -— Oh, dico, — rispose la donna risentita, — porti rispetto! — -Tutti diedero in una risata; essa girò sui passeggieri un occhio -minaccioso.... e poi rise anch'essa, confessando così schiettamente, in -quel modo, d'aver finto di offendersi per imbrogliar la questione, che -risero tutti un'altra volta. - -La compagnia era di buon umore. All'angolo di via Baretti, salì una -grossa signora sui cinquanta, rotonda e fresca come un cavolfiore, e -tutt'ansimante, con un cappellino che pareva un cespuglio e un vaso -di fiori stretto al seno. Entrando, mentre i cavalli ripigliavan -la corsa, per andarsi a sedere al posto rimasto vuoto nel mezzo, si -voltò troppo presto, perdette l'equilibrio e cadde seduta sopra un -ginocchio dell'ufficiale, gettando uno strillo. Fu un momento solo; -ma lo spettacolo di quel donnone sfereggiante e ansante, con quel -faccione rosso, con quel cespuglio in capo e quel vaso al seno, seduta -come una bimba sulle ginocchia di quell'ufficialetto sgomentato, era -così stranamente comico che ne schiattò dal ridere la compagnia, e -poi l'ufficiale, e finì con ridere essa pure, benchè tutta confusa, -mettendosi a sedere sulla panca, con una mano sul viso. - -Ma non era finita. Arrivati in piazza San Salvario, fa cenno di -fermare una piccola signora bionda, che tiene due bimbi per mano. Il -cocchiere ferma. Quella s'avvicina alla piattaforma anteriore e porge -uno dei bimbi al fattorino che lo tira su e lo fa entrare: un bel bimbo -biondo d'un paio d'anni, sorridente, che è accolto con carezze. Subito -dopo entra il secondo, somigliantissimo al primo, vestito tal quale, -sorridente anche lui, e ricevuto a festa come l'altro. Pareva che fosse -finito; ma non s'eran visti quelli che la signora aveva dietro di sè. -Il fattorino ne tira su e ne mette dentro un terzo, una copia un po' -ingrandita dei due primi. Allora la compagnia cominciò a esilararsi, -a scherzare: — E tre! — È un collegio. — Staremo qui un'ora. — Ne -comparve un quarto: fu un coro d'esclamazioni. Comparve ancora una -ragazzina sugli otto anni: fu uno scoppio d'allegria. Salì finalmente -la signora, il ritratto miniato di tutti e cinque, rosea e serena come -loro, e al suo apparire tutti tacquero; ma al vedere che n'aveva in -corso di stampa un sesto, tutti si rallegrarono da capo, con un sorriso -di simpatia ammirativa e un mormorio rispettoso di congratulazioni; e -la gaiezza di tutta quella gente che carezzava i bimbi, e quei cinque -visetti biondi che sorridevano tutti insieme, senza saper perchè, -eccitati dal sorriso degli altri, e la giocondità amorevole di quella -mammina snella e fresca come una ragazza, felice della sua fecondità -trionfante, furono per alcuni momenti uno spettacolo delizioso. - -L'ultima la godetti io solo. V'erano sulla piattaforma due uomini sulla -quarantina, che discorrevano a voce bassa, l'uno in piemontese, l'altro -in lombardo. Questo non faceva che esclamare di tratto in tratto: — _Ah -che loder! Ah che baloss!_ —; l'altro raccontava in tuono di lagnanza -una lunga storia d'un tale, che, essendo suo socio in un affare, -aveva prima tentato di soppiantarlo, poi s'era valso del suo nome per -riscotere dei crediti comuni, e, rotta l'associazione, oltre al negare -con una faccia di bronzo le sur birbonate, aveva ancora preteso da -lui dei risarcimenti, minacciandolo d'una lite. E concluse: — Questo -ebbe la faccia di farmi, capisci: come si chiamano queste azioni? — A -questa domanda, il lombardo si levò la pipa di bocca, e con l'accento -più naturale del mondo, senza la minima pretensione apparente di dire -un'arguzia, come chi si serve d'un motto già entrato nel patrimonio -della lingua comune, rispose pacatamente, dando a me un'occhiata -distratta: — _Hin azion de comendator._ - -A un cento passi dalla barriera, mentre i cavalli galoppavano, la -maestrina di ciclismo uscì sulla piattaforma, si mise ritta sul -montatoio, col viso alto e il velo al vento, e dondolato un poco il -piede nel vuoto, discese senza una scossa, come se l'avessero posata -in terra due braccia invisibili. Fra i passeggieri che si affacciarono -ai finestrini per vederla scendere, vidi il viso del vecchio frate, -stupito, che pareva dire: — Ma che razza di donne si fanno adesso! - -E così terminò la corsa fortunata, una di quelle rare corse a traverso -al mondo, nelle quali i nostri simili non ci si presentano che in -aspetti graziosi e lepidi, dandoci quasi una passeggiera illusione che -la vita non sia che una commedia piacevole, di cui non si diverta che -chi non l'intende o chi è - - .... malventuroso, e di piaceri - o incapace o inesperto. - - * - -Ma, ahimè, che bruschi voltafaccia ci fa la fortuna anche sui tranvai! -Trovo fra le note segnato il 9, domenica, come una giornata nefasta. -Era un tempo freddo, piovigginoso, grigio, come se piovesse cenere. Il -dopo pranzo, appena salito sul tranvai del Corso Vinzaglio, accanto al -buon Giors, che la pioggia pareva mettesse di buon umore, mi seguì un -piccolo accidente di malaugurio, che dovrebbe servir di ammaestramento -ai fumatori spensierati. Addentai il regalo che m'aveva fatto un -giornalista spagnuolo passando per Torino, uno di quei principeschi -sigari di Cuba, foggiati a punta, che a noialtri poveri italiani fanno -l'effetto che fa il pan bianco a chi vive di pan di segala. Alla prima -boccata di fumo Giors si voltò, e mise un'esclamazione: — _Ah che -bel bonbon!_... E che buon puzzo! — e cominciò a aspirare i nuvoli, -mettendovi il viso dentro, e inarcando la schiena e ridendo dal gusto, -come se succhiasse egli pure. Ma non tenendo il sigaro con la mano, -per non parer mal pratico della roba fine, a un traballar che fece il -tranvai nello svoltare in Via Cernaia, il _bonbon_ mi sguizzò di bocca -come una freccia e andò a cader capofitto nella mota. — _Ah, malheur!_ -— gridò Giors, con un accento di sincero rammarico, come se fosse -saltato via dalle sue labbra; ma, guardatomi in faccia, vedendo che -avevo l'aria del corvo della favola a cui casca dal becco il formaggio, -diede in una risata di ragazzo. Si ravvide subito, però, osservando il -mio riso forzato, e disse in tono grave di compatimento: — Già.... per -fumare quei sigari lì.... è meglio prender la “cittadina„. — Ma fu egli -stesso così colpito dall'arguzia della sua sentenza che diede in un -nuovo scoppio di risa. - -— Comincia male, — pensai; — su questa linea m'ha da capitare qualche -disgrazia. - -E non tardò. Salì all'angolo del Corso Vittorio un ex professore -di ginnasio, mio antico conoscente, tutto zazzera e barba, un po' -strambo, una di quelle facce rettoriche di vecchi letterati, che -par che sian nati con gli occhiali; e mi si piantò davanti sulla -piattaforma. Io mi vidi perduto. Era un recitatore spietato dei propri -versi, che ammazzava gli amici a colpi di cetra. Questa razza crudele -è particolarmente terribile sui tranvai, dove non potete sfuggire al -supplizio e siete costretti a ricevere i colpi a bruciapelo, in piena -faccia, col naso del carnefice a contatto col vostro. Per mia disgrazia -appunto, essendo la piattaforma affollata, m'era impossibile movermi, -ero in sua balìa con le braccia e con le gambe legate. Fatta una -prefazione brevissima al suo ultimo “parto„, egli m'appuntò contro il -petto un indice lungo e nodoso, e incominciò a dire i versi, prima a -voce bassa, poi, infervorandosi, forte: — _All'uomo!_ — Non era che un -sonetto; ma steso tutto quanto in una forma interrogativa, che pareva -stata scelta apposta per metter l'uditore alla berlina. Cominciava: -_Uom, chi sei tu?_ e a ogni coppia di versi ritornava questa domanda, -alla quale il poeta, pessimista nerissimo, dava una serie di risposte -vigorose, l'una più offensiva dell'altra per il re del creato — -_Uom, chi sei tu?_ — I passeggieri discosti, che non potevano capire -ch'egli mi recitava una poesia, vedendo l'atto e non afferrando che -qualche parola, credettero che m'apostrofasse insolentemente, e si -voltarono tutti a guardare. E quegli da capo, appuntandomi il dito -contro il mento: — _Chi sei tu? Con te stesso empio e mendace._ — -L'attenzione dei passeggieri si fece più viva. — _Chi sei tu?_ — I -più vicini sorridevano; ma gli altri sporgevano il viso stupito e -inquieto, aspettandosi ch'io alzassi le mani. — _Chi sei tu?_ — E tirò -via a darmi dell'_insetto_, della _vana bolla_, della _larvata iena_, -un sacco d'ingiurie sanguinose, senza che il rossore che mi saliva -alle guance e le smorfie di tormentato ch'io gli facevo sul viso gli -destassero il più leggiero sospetto del mio stato d'animo. Il primo -verso dell'ultima terzina terminando in _stile_, presentii con un -fremito la botta finale, una patente di viltà solennissima; e tentai -di pararla coprendo la sua voce con un colpo di tosse; ma l'aguzzino -ripetè il verso. Eravamo in quel punto davanti alla stazione; io -avrei dovuto proseguire; ma, vergognandomi di restar là dopo essermi -asciugati in silenzio tanti improperi, e anche per disingannar la gente -mostrando che s'era buoni amici, discesi con lui nella piazza, dove mi -presi nel fianco destro un altro sonetto.... - -Mezz'ora dopo ritornai dov'ero sceso per prender la linea dei Viali, -salii sulla piattaforma d'un carrozzone pien di gente, e mi trovai -davanti.... Maledetta giornata! Ecco un altro caso fastidiosissimo, -non possibile che sui tranvai: trovarsi faccia a faccia, a contatto, -costretti a guardarsi e quasi a confonder gli aliti, con un antico -amico, col quale s'è rotta l'amicizia da quindici anni, e che da -quindici anni non v'ha più guardato in viso. Se è un nemico che v'odia -e che odiate, se n'esce subito: gli voltate bruscamente le spalle, o -ve le volta lui. Ma se la rottura non avvenne che per una discussione -giovanile stonata, nella quale aveste tutt'e due una parte di torto, -e di cui vi pentiste, e supponete ch'egli si sia pentito, se non solo -siete certi che l'orgoglio soltanto lo trattenne per tanto tempo dal -ritornare a voi, ma sentite che è il sentimento stesso che impedì a -voi pure di fare quel passo, quanto è penoso allora l'incontro! Per -fortuna, due passeggieri discesero dopo un momento, ed essendosi fatto -un po' di spazio, quegli potè adagio adagio, scostandosi un poco, -voltarsi dalla parte opposta, senz'aver l'aria di farmi uno sgarbo. -Ma fu quasi peggio perchè, non avendo più il suo viso davanti, ebbi -libero il pensiero, che prese la via dei ricordi. Egli era là, con la -nuca a un palmo dal mio mento; da una contrazione appena visibile della -sua guancia capii che doveva essere un po' commosso; gli vedevo per la -prima volta molti capelli grigi; mi ricordai delle allegre serate che -avevamo passate insieme, dei discorsi pieni di confidenze reciproche, -delle lunghe passeggiate fuor di porta che avevo fatto con lui; mi -ricordai del riso di buon figliuolo con cui accettava il soprannome -di _Siapure_, che gli avevamo posto, perchè nelle discussioni diceva -_sia pure_ a ogni tratto, come un intercalare; mi ricordai che in -fondo era un caro amico, un po' troppo pronto, un poco affettato, ma -d'indole affettuosa, incapace d'un'azione ignobile; mi rivenne anche -in mente che, sette o otto anni addietro, aveva perduto sua madre, -morta miseramente, d'una caduta di carrozza, e che per vari mesi dopo -l'avevo visto pallido e accasciato; pensai che sarebbe spettato a me -di coglier quell'occasione, di toccargli la spalla con la punta delle -dita, chiamandolo per nome, e di fargli, al suo voltarsi, un sorriso -che fosse un invito, una preghiera.... E mi mancò il coraggio di farlo. -E allora, vilmente, riandai col pensiero quella tal discussione, -rimasticai le sue parole offensive, attenuai cavillando le mie, -m'irrigidii nell'orgoglio, e stetti così, duro e muto, finchè egli -discese senza guardarmi, e infilò via San Massimo, sotto alla pioggia. -Ma allora rimasi male, pentito, con la coscienza d'essermi portato da -anima piccola, e d'aver meritato la chiusa dell'_Uom, chi sei tu_. — Ah -povero mondo! — pensai — Me ne riserba altre, quest'oggi, la carrozza -di tutti? - -Me ne riserbava ancor una, di fatti, e proprio sulla stessa linea, che -presi in Corso San Maurizio per tornare a casa, dopo aver visitato -gli apparecchi del carnevale in piazza Vittorio Emanuele. E anche -questo fu un caso d'appiccicamento forzato; ma d'indole comica: uno di -quei mezzi briachi espansivi che vi s'attaccano come mignatte. Era un -operaio sui cinquanta, bassotto, col cappello arrovesciato indietro -e un ciuffo di capelli grigi sulla fronte; che pareva si fosse preso -tutta la pioggia della giornata, tant'era fradicio da capo a piedi. -Stava solo sulla piattaforma, masticando un mozzicone di Virginia, con -una faccia che mostrava un gran prurito di chiacchierare. — Appena -salii, mi guardò fisso con due occhi lustri, e si rivelò meneghino -alle prime sillabe: — _Pisson d'on temp!_ — Con questo fiore di lingua -attaccò la conversazione. Aveva fatto una passeggiata fuor di porta -(si vedeva) _cont on amis_, nel quale s'era imbattuto la notte, _a la -vœuna e mezza_, dopo tanti anni che non si vedevano, un compagno d'armi -del 1866, che s'era trovato con lui a Rocca d'Anfo, _sotto Garibaldi_. -— _Hoo minga bevu tropp_ — disse, — .... _duu gott_.... — Era un po' -allegro, ne conveniva; ma questo non gli avrebbe impedito d'andar la -mattina dopo al lavoro: era lavorante in ferro. Poi disse ex abrupto: -_Vedaremm, vedaremm_, queste prossime elezioni. _Cossa el ne pensa -lu?_ — Ma, senz'aspettar la risposta, mi guardò in viso, col capo un -po' inclinato da una parte, sorridendo maliziosamente, e, appuntandomi -l'indice al petto: — _Lu el dev vess de l'oposizion!_ - -Parendomi pericoloso il fargli delle confessioni politiche, mi -contentai di sorridere. Egli picchiò il pugno nella mano in atto -di trionfo e gridò: — _Ah! el disevi mi! Mi conossi la gent da la -fisonomia._ — Egli aveva dato il suo voto allo Zavattari. — _Cossa ne -pensa lu del noster Zavattari?_ - -La mia risposta lo soddisfece. - -— _El credi mi!_ — esclamò. — _E del noster Cavallotti, sentimm on -poo...? E del noster Imbriani?_ - -Ma le mie risposte, troppo laconiche, non finivano di contentarlo. -Me ne fece dell'altre, a cui non risposi più che con cenni del capo. -Allora scrollò una spalla, dicendo: — _Hoo capii: el vœur minga -desbottonass._ — E sorrise in atto di compatimento. Poi, tutt'a un -tratto, come se gli fosse venuta su un'ondata di vino, mi fissò negli -occhi uno sguardo torvo, e voltandosi verso di me con un movimento -brusco che gli fece fare un traballone: — _Ovèi, disi.... el me -credariss forsi on confident de questura?_ - -Caspita! Bisognava rispondere. — Che cosa le passa per la testa? — -dissi con gravità. — So bene che uno che s'è battuto con Garibaldi non -può far di questi mestieri. - -— Ah! — esclamò rasserenandosi. — Ecco una parola giusta! — E provò a -ripetersi la mia risposta per gustarla meglio. — _Ben ditt!... Ah lu -l'è fin! Lu el m'ha daa una risposta che ghe fa onor!_ — E poi da capo: -— _Ch'el me disa donca_ — domandò con un sorriso sarcastico —, _cossa -el ne pensa lu de Francesco Crispi?_ - -Ma non aspettò la risposta: si voltò verso la strada e, tirando un -moccolo, mostrò il pugno all'orizzonte, come se il fantasma del suo -nemico sorgesse dietro la collina di Superga. E poi un'altra volta, con -un'ostinazione mulesca: — _Ma ch'el me disa propri quel ch'el pensa del -noster Zavattari?_ - -E continuò così, implacabile, per tutto il tragitto. Salirono altri; -speravo che s'attaccasse ad altri. Ma no, egli rimase incollato a me, -seguitando a tempestarmi di domande, ora stizzendosi del mio laconismo, -ora approvando calorosamente le mie mezze risposte, ora interrogando -e rispondendo in vece mia, e lodandomi della risposta che s'era fatta -egli stesso. Ma alla fine si dichiarò malcontento. — _L'è inutil.... -l'è inutil_ — concluse scrollando il capo, con un sogghigno amaro: — -_El se vœur propri minga desbottonà_.... — E voltatosi ancora una volta -a guardarmi prima di discendere, diede in una gran risata, e esclamò: — -_Ah! che politicon!... Ah che maggia!_ - -Discese, respirai. Ma fatti appena quattro passi, mentre era ancora -fermo il tranvai, si voltò indietro: tremai che risalisse; non -risalì. Mi ripetè soltanto con un sorriso furbesco, tendendo la mano e -tentennando sulle gambe: — _E pur.... lu el dev vess de l'oposizion!_ — -Detto questo, se n'andò. Ero libero; ma il divertimento era durato per -la bellezza di duemila e quattrocento metri. E così si chiuse per me -la nefasta giornata del 9, della quale, rientrato in casa, presi nota -con dispetto, maledicendo alla poesia tranviaria, alle amicizie rotte e -alla politica brilla, quasi infastidito del mio soggetto.... - - * - -Mi rinfrescarono l'ispirazione tutt'a un tratto le “giardiniere„ -che fecero la solita apparizione transitoria negli ultimi giorni di -carnevale. Quelle grandi carrozze leggiere e aperte da ogni lato, in -cui i passeggieri siedono gli uni dietro gli altri, tutti rivolti da -una parte, in modo che, stando ritti sul davanti, un po' di sbieco, -s'abbracciano con lo sguardo ventotto visi disposti in sette file, -come nella platea d'un teatro minuscolo, presentano un molto più largo -e più vario campo all'osservatore che i carrozzoni chiusi. Vi potei -far subito delle osservazioni nuove sulla famiglia amenissima degli -erotici, che, non potendo più giovarsi della confusione e del serra -serra, vi si mostrano più scopertamente. I più arditi, i giovani per -lo più, s'appoggiano con impostature eleganti al parapetto anteriore, -voltando le spalle ai cavalli, e passano in rassegna il bel sesso della -piccola platea volante, come usano di fare, tra un atto e l'altro, -dalle sedie chiuse. I più timidi, che sono anche gli osservatori -più profondi e i goditori più raffinati, stanno ritti in fondo, di -dove non vedono i visi, ma godono di molti altri aspetti della forma -femminile, che pare li compensino largamente di quella privazione. Di -là, in fatti, possono accarezzare con lo sguardo i colli bianchi, i -ciuffetti di capelli agitati dall'aria sulle nuche, i piccoli recessi -candidi e rosati intorno alle orecchie, i saldi nodi delle capigliature -morbide sporgenti sotto ai cappellini e le lunghe trecce cadenti sulle -schiene giovinette; e possono anche osservare a bell'agio i diversi -atti graziosi, risoluti o languidi, artificiosi o semplici, con cui le -belle persone siedono e si assettano, e misurare con gli occhi le vite -snelle e le braccia rotonde, e spingersi pure, senza farsi scorgere, -ad osservazioni più delicate sulle passeggiere dell'ultima panca, -chinando lo sguardo quasi a piombo sulle linee moventi che s'inarcano -dai colli alle cinture e sulle curve ferme che scendono dalle cinture -ai ginocchi. Si sale di rado in una giardiniera, in cui non si possa -osservare qualcuno di questi osservatori cogitabondi, che col luccichìo -delle pupille dicono chiaramente con che cosa si stia trastullando il -loro pensiero. - -Un bell'originale di questa famiglia conobbi sulla linea dei Viali il -dopopranzo della domenica grassa. Stava ritto accanto a me, in fondo -alla giardiniera. Era un signore attempatotto, rotondo e roseo, senza -un pelo di barba, con una bella capigliatura grigia ondulata che gli -scappava di sotto a un piccolo cappello a tuba: tutto vestito di nero e -impiccato in un alto solino bianchissimo. L'avrei preso per un pastore -evangelico se non avesse mandato intorno un profumo acuto d'essenza di -rose. La giardiniera era piena di signore e di signorine. I suoi occhi -celesti e vivi scorrevano senza posa su quella folla di cappellini che -offriva l'aspetto d'un'aiuola fiorita, accompagnavano per un tratto -ogni signora che scendeva, squadravano, avvolgevano, scrutavano ogni -signora che saliva, non perdevano uno solo dei movimenti che faceva -ciascuna per alzarsi, per voltarsi indietro, per aggiustarsi le vesti, -per far posto ad un'altra: pareva che egli pigliasse degli appunti -mentali. Ma non v'era ombra di sensualità nel suo sguardo: v'era -un'espressione come di compiacenza artistica, un continuo leggerissimo -sorriso di godimento puro e tranquillo dell'immaginazione. A un dato -momento vidi i suoi occhi dilatarsi fissandosi sulla spalliera mobile -dell'ultima panca, alla mia sinistra; guardai: egli aveva colto sul -fatto una crestaina, salita poco prima con un giovanotto, la quale, -tenendo le braccia ripiegate indietro sopra la cintura, e facendo -l'indiana, agitava le dita fra le mani dell'amico, ritto dietro di -lei, indianeggiante egli pure; e mi parve che quella scoperta lo -rallegrasse, gli destasse un senso di gioia benevola, come quella d'un -padre che vede scherzar la figliuola col fidanzato. Un tal colore, -se altro non era, egli dava abilmente al suo sentimento. Lo giudicai -uno di quei vecchi fortunati, sani di temperamento e di spirito, che -dal bel sesso sono ancora attratti, ma non turbati, che ammirano una -bella donna come una bella aurora, che davanti allo spettacolo della -bellezza e della grazia femminile e degli amori e delle ebbrezze della -gioventù, dignitosamente rassegnati alla parte di spettatori, non -provano che un senso di dilettazione serena, scevra d'ogni invidia e -d'ogni rimpianto. Seguitai un'altra volta il suo sguardo, che si fissò, -con un'espressione di maraviglia, all'estremità d'una delle panche del -mezzo.... e riconobbi là il profilo purissimo della “vergine morta„; -la quale subito, nella mia fantasia, si distese sopra un panno nero, -in mezzo a quattro ceri, con gli occhi chiusi e lo braccia in croce, -ravvolta in un velo bianco e coronata di fiori. - -Era anche questa volta sola, vestita con la semplicità di tutti -i giorni, con una rosa bianca sul cappellino; bianca come il suo -viso immutabilmente sereno di creatura sovrumana, che non potesse -nè arrossire, nè ridere, nè piangere, intangibile ad ogni passione -terrena. Il chiodo della curiosità mi si ficcò anche più addentro che -la prima volta. Chi poteva essere? Qualcuna delle signore vicine, -di tratto in tratto, si voltava a guardarla: pareva che non se -n'avvedesse. Ma della sua impassibilità maravigliosa diede una prova -anche maggiore. In un momento che s'era fermi, passò lentamente in -bicicletta, venendo in direzione opposta alla nostra, dal lato dov'ella -sedeva, un bel tenente dei bersaglieri, il quale la fissò, e tirò via. -Ma appena si ripartì, quegli tornò indietro e prese ad accompagnare -il tranvai, come un aiutante di campo una carrozza reale, col viso -rivolto verso la ragazza. Molti s'accorsero della manovra e si misero -a guardarli tutti e due. L'ufficiale sorrise, un po' confuso, ma non -si scostò; essa non diede il minimo segno nè di compiacenza, nè di -suggezione, nè di dispetto, come se sulla bicicletta ci fosse stato -un bambino di sei anni: osservava le ruote e il movimento alternato -dei pedali col suo sguardo tranquillo e limpido, come se studiasse -il meccanismo. Quegli ci fiancheggiò ancora per un po', continuando -a guardarla; poi fece forza, passò avanti e disparve; e lei girò sui -passeggieri che la guardavano i suoi grandi occhi d'angelo senza sesso, -nei quali non era indizio d'alcun pensiero, come se nulla avesse visto -e nessuno l'avesse guardata. Ma era veramente un miracolo d'innocenza o -d'austerità d'animo, oppure un prodigio di simulazione? Questo sospetto -mi fece riflettere. E doveva aver fatto in tutti un'impressione assai -viva poichè, quando discese all'angolo di via Gioberti, tutte le teste -dei passeggieri, come se un colpo di vento le voltasse, si girarono -a guardarla, e vidi che la sua smilza figura di bambina cresciuta -in furia, la modestia monacale del suo vestire e la sua andatura -stranamente fanciullesca accrebbero in tutti lo stupore, come in me la -curiosità. Ma chi poteva mai essere? E avrei fatto la sciocchezza di -scendere e d'andare a chiederne informazioni al portinaio della casa -dov'entrava, se la mia curiosità non fosse stata attratta in quel punto -dal viso d'un bimbo, che stava ritto sopra una delle prime panche, in -mezzo a una signora e a una governante, e che mi pareva d'aver visto -altre volte. - -Mi pareva quello a cui sua madre aveva fatto abbracciare la bambina -bionda, sul carrozzone di Giors, l'ultimo giorno di gennaio. Riconobbi -infatti la madre ai capelli un po' scomposti e al profilo ardito, -mentre si voltava a sinistra, a parlare con una persona che non vedevo. -Essendoci un posto vuoto sulla panca dietro la sua, mi ci andai a -sedere alla prima fermata, curioso di veder da vicino quella signora -originale, a cui avevo ripensato molte volte, ricordando le vampate -rosse che le salivano al viso quando s'accalorava e l'aria di suora -di carità intrepida che spirava dai suoi grossi occhi neri. Parlava -con una ragazzina povera di tredici o quattordici anni, col capo nudo, -magrissima, che pareva convalescente, e tossiva. Mi stupì la sua voce -robusta, calda, un po' velata, come di chi ha molto gridato; ma assai -di più il modo com'essa parlava a quella poverina, alla quale rivolgeva -delle domande e pareva facesse delle raccomandazioni, che il rumore -del carrozzone non mi lasciava intendere. Era un'espressione del -viso, un atteggiamento, un accento di sollecitudine e di cortesia, che -rispondevano mirabilmente a un'idea ch'io avevo in capo della maniera -da usarsi dai signori coi poveri; nella quale la benevolenza non -abbia ombra di curiosità nè di sforzo, e sia delicatamente rattenuta -la manifestazione della pietà, e questa non apparisca punto di natura -diversa da quella che noi sentiamo per i dolori dei nostri eguali, e -la familiarità non si mostri concessa per proposito, ma data per moto -spontaneo dell'animo, senza coscienza di darla. - -Eravamo a metà del corso Cairoli quando un pezzo d'uomo barbuto, -una figura di fattor di campagna arricchito, che dava le spalle alla -signora, non mostrando di sè altri connotati che due enormi orecchie -vermiglie, accese un sigaro Cavour e si mise a far fumo come un camino. - -L'aria mossa portò i nuvoli in viso alla ragazzina, che prese a tossir -forte, torcendo il capo e schermendosi con le mani. - -La signora stette un po' incerta; poi sporse il capo avanti e, con -buon garbo, pregò il fumatore di smettere, accennandogli la ragazza che -tossiva. - -Quegli voltò il suo faccione rosso, sgraditamente sorpreso, diede -un'occhiata alla signora e alla sua protetta, e continuò a fumare. - -Alla signora venne su una delle vampate solite e si gonfiò il collo -come a una cantante che prepara una nota poderosa. — Signore, — ripetè, -meno cortesemente di prima —, abbia la bontà di smettere.... per -umanità, non per cortesia. - -L'uomo scrollò una spalla e cacciò fuori un altro nuvolo. - -— Mettiti al mio posto —, disse allora risolutamente la signora alla -ragazza, scattando in piedi, e soggiunse forte: — Che screanzato! - -Quegli si voltò in tronco, con gli occhi larghi, dicendo con violenza: -— Guardi come parla! - -— Parlo come debbo! - -L'uomo s'alzò. - -— Oh s'alzi pure; sono una donna; ma non ho paura! — E ritta in faccia -all'omaccione, mentre il fattorino ed altri s'interponevano, col viso -eretto e acceso e l'occhio imperterrito, stringendo a sè con una mano -il bimbo piangente e tenendo l'altra sulla spalla della ragazzina -impaurita, la piccola e brava signora era bella da baciarla in fronte. - -Sopraffatto da un coro di voci ostili, l'uomo si rimise a sedere, -bofonchiando, senza levarsi il sigaro di bocca, ma non fumando più; -e pochi minuti appresso, arrivando il tranvai allo sbocco di via -Bonafous, la signora discese col bimbo e con la governante, dopo aver -salutato la sua protetta, e si perdette in mezzo alla folla immensa -accalcata intorno ai baracconi e alle giostre di piazza Vittorio -Emanuele, donde s'alzava un frastuono infernale di grida e di musiche -discordanti. - - * - -Per tre giorni le giardiniere furono infestate da un esercito di -_pierrots_ e di _bébés_, vestiti a centinaia d'un solo colore, come -se li avesse arruolati e mascherati la Prefettura, e ripetenti tutti, -dalla mattina alla sera, lo stesso eterno _ciao_ e _ti conosco_, -col medesimo grido in falsetto, acuto e molesto come i loro fiati -vinosi e le esalazioni della loro biancheria sospetta e della loro -pelle in sudore. Nel piccolo teatro del tranvai, con mio rammarico, -si sostituiva alla commedia piacevole di tutti i giorni il veglione -chiassoso, dove non potevo più osservare che la caricatura buffonesca -della vita. Di mala voglia, il dopo pranzo del martedì grasso, feci -una corsa da piazza Statuto alla Gran Madre di Dio. Erano giunte -dall'Africa le brutte notizie dei combattimenti di Seeta e di Alequà -coi ribelli. Intorno a me, fra i passeggieri, si commentavano i fatti, -e alle parole tristi che si scambiavano intorno alla strage, alle -sevizie usate ai feriti, alla morte dei tenenti Negretti e Caputo e -dell'ufficiale arso vivo, e ai pronostici che si facevano di altri -casi più funesti, si mescolavano le note festose delle trombette e dei -corni, gli strilli e i canti delle maschere che passavano e i lazzi e -le risa di quelle del tranvai; e in mezzo a quella baldoria mi parevano -più miserande e più terribili le immagini di quelle povere vittime -lontane della guerra maledetta. Ah, che cosa sono i lutti nazionali -quando cadono nei giorni destinati dal Calendario alla gozzoviglia e al -baccano! - -Per un tratto di strada mi stette seduto accanto un uomo maturo, il -quale non aveva altra maschera che un gran naso orizzontale, e con -quel becco di cicogna sul viso, come se lo portasse per obbligo, -leggeva con gran serietà la _Gazzetta del Popolo_; poi un operaio -alticcio e mezzo assonnito, che, dimenticando d'essersi annerita la -faccia con sughero bruciato per divertir sè ed il pubblico, discorreva -con accento lamentevole di certi suoi dispiaceri di famiglia a un -amico addormentato. A metà di via Po, una graziosa mascherina verde, -scendendo dal carrozzone mi diede un lattone sul cappello e mi disse -nell'orecchio: — Abbasso il socialismo! —; ma non me n'offesi perchè, -agli occhi e ai modi, non mi parve, per quanto riguardava la sua -persona, una troppo fiera nemica della proprietà collettiva. Al posto -di lei salì poco dopo una vecchia signora, di capelli bianchissimi, -d'aspetto dignitoso e buono, che serbava ancora i segni d'una bellezza -gentile, e sulla panca davanti un giovanotto in maschera di pulcinella, -con gli occhi accesi dalle libazioni, che stringeva un sacchetto di -confetti con due mani rudi d'operaio. Ed ebbi allora un esempio di -quanto valga la gentilezza più dello sdegno a imporre rispetto anche a -un animo volgare. Colpito da quella bella canizie signorile, il giovane -s'appoggiò alla spalliera della panca, proprio in faccia alla signora, -sorridendole con familiarità impertinente, con l'intenzione manifesta -di dirle qualche facezia grossolana. Cominciò con la formola solita: — -Ah, ti conosco.... t'ho conosciuta quand'eri giovane.... cerca un po' -di ricordarti.... — Una risposta secca avrebbe provocato un'insolenza. -La signora rispose invece dolcemente, scrollando il capo: — Tu sbagli, -povero figliuolo; quand'io ero giovane tu non eri ancora nato.... - -La pacatezza, la grazia sorridente, velata d'una certa mestizia, -e l'accento di benevolenza quasi materna con cui ella disse queste -parole, tanto diverse da quelle ch'egli s'aspettava, fecero rimanere il -giovane come interdetto. Sorrise, scotendo il capo; volle ribattere, ma -non osò, e per uscirne tuffò la mano nel sacchetto e porse alla signora -due caramelle, che essa accettò; poi si mise a sedere, e non disse più -nulla. - -Il tranvai, come un barcone scendente da un fiume in un lago, entrò -dentro alla folla enorme di piazza Vittorio Emanuele; e in mezzo -a quella moltitudine bamboleggiante attorno alle grandi giostre -scintillanti d'oro e di specchi, ai baracconi imbandierati, ai -pagliacci urlanti, ai fantocci mostruosi, dinanzi allo spettacolo -di tutta quella gente d'ogni condizione e d'ogni età che girava sui -cavalli di legno, sulle barche, sui velocipedi, sulle altalene e -accorreva agli squilli di tromba dei ciarlatani chiamanti a raccolta -l'imbecillaggine umana, la persona più seria, l'unico che paresse un -uomo, che mostrasse d'aver ancora un cervello nel cranio era il povero -cocchiere, un gobbetto di pelo rosso, che, rattenendo i cavalli, -s'affannava a fischiare, a gridare: — Attenti! — a rimovere dalle -rotaie i rimbambiti, molti dei quali gli rivolgevano delle ingiurie, -offesi dalla superiorità di giudizio ch'ei mostrava d'aver sopra di -loro. Che respiro tirò il pover'uomo quando si trovò all'aperto sul -ponte di Po, fuor del pericolo di storpiar senza colpa il suo prossimo -e della necessità d'aver cervello per mille! Tirò fuori il fazzoletto -turchino e s'asciugò la fronte grondante di sudore, e quando si arrivò -in faccia alla Gran Madre di Dio, staccati appena e riattaccati i -cavalli, afferrò il suo canestro, sedette sul predellino, e si mise -a ingozzare in furia una povera minestra fredda di riso e fagioli. -Io stetti osservandolo, aspettando che il tranvai ripartisse. Poteva -aver trentacinque anni; doveva esser un contadino, perchè portava due -cerchietti dorati alle orecchie, e all'udire il suo accento vercellese, -pensai che fosse uno di quei lavoratori delle risaie, che i loro -colleghi del tranvai chiamano burlescamente _mangiarane_, dicendo che -la vita dura del cocchiere è una delizia per essi, appetto a quella -d'inferno che menavano prima. Vedendo che l'osservavo, mi raccontò a -parole rotte, masticando, la storia della sua colazione; la quale era -in ritardo di quattr'ore, poichè quella mattina, essendo egli stato -mandato all'improvviso dalla linea dei Viali a quella del Martinetto -a supplire un assente, il canestro, che gli aveva portato sua moglie, -s'era sviato. e passando di tranvai in tranvai, aveva girato per -le linee dalle dieci alle due, prima di raggiungerlo. E il povero -gobbetto, digiuno dall'alba, mentre mangiava a precipizio, si voltava a -ogni boccone a guardar se l'altro tranvai arrivasse, già affannato dal -pensiero della folla che avrebbe dovuto riattraversare, spolmonandosi -a fischiare e a urlare, in piazza Vittorio Emanuele, in via Po, in -via Garibaldi, fino al capo opposto di Torino.... — Ah il carnevale — -esclamò — per noi altri!... Se conoscessi chi l'ha inventato! — E fece -l'atto di scaraventare il canestro in faccia a qualcuno. - -Ripartii con lui; si ruppe un'altra volta l'onda umana della gran -piazza, in mezzo a un frastuono diabolico, e anche prima d'arrivare in -via Po, il tranvai era stracarico. V'era una mescolanza di cappellini -fioriti, di chepì, di tube, di capigliature arruffate, di berrettine -rosse e di cappelli a pan di zucchero e di cappucci di maschere, -un pigia pigia di gente con l'argento vivo addosso, che lanciavano -risa e grida, come scoppi di razzi e di petardi, agli alti tranvai -che passavano; dai quali rispondevano altre bocche spalancate e -braccia fendenti l'aria, come da tanti gabbioni di matti. A ogni -tratto la giardiniera si fermava, e molti scendevano, molti salivano, -disputandosi il posto, cadendo seduti e rialzandosi, strofinandosi -a vicenda per tutti i versi e scambiandosi urtoni, complimenti e -pizzicotti, con un cicaleccio e un vocìo che assordava. In piazza -Castello mi si venne a piantar davanti, sulla piattaforma posteriore, -un mascherone colossale, insaccato in un dominaccio nero che gli -dava l'aspetto d'un fratello della Misericordia, e costui e altri due -mascherotti vinolenti, quando furono in via Garibaldi, cominciarono -a tormentare una donna, che le loro schiene mi nascondevano, -tempestandola di domande buffe, e chiamandola _mare_ e _nona_, per -canzonatura. - -— O _mare_, come ve lo siete goduto il martedì grasso? - -— Guarda che po' di sacco di confetti che ha vuotato! - -— O una giratina sulla giostra a barche l'avete data? - -— L'ho trovata io in un _Gabinetto riservato agli adulti_! - -— L'ho vista in maglia nel _Padiglione orientale_! - -Non udii alcuna risposta. Un minuto dopo, i tre buffoni saltarono giù, -e io riconobbi all'estremità dell'ultima panca la vecchietta di Pozzo -di Strada, che doveva esser salita, come sempre, all'angolo dì via -XX Settembre. Aveva il fazzoletto in capo, il suo sacco vuoto sulle -ginocchia, il suo solito atteggiamento umile e raccolto. Non mostrava -alcun risentimento delle beffe, come se non le avesse neppure intese: -guardava con lo sguardo attonito d'un bimbo le ragazze mascherate che -passavano in bicicletta, i drappelli di maschere che sfilavano accanto -al tranvai pestando i tacchi e ripetendo tutte in coro lo stesso grido -come branchi di capre, la doppia processione nera che andava e veniva -sui marciapiedi; ma pareva che non vedesse nulla. Vide però la chiesa -dei Santi Martiri, quando vi si passò davanti, e si fece il segno -della croce. Quel pensiero fisso, che già le avevo visto nel viso, -pareva che si fosse fatto più profondo e più inquieto; più sovente essa -socchiudeva gli occhi e chinava il mento sul petto e poi si riscoteva -come da un breve sogno angoscioso, e m'appariva più piccola, più -risecchita, più meschina, come se dall'ultima volta che l'avevo veduta -non avesse più dormito e fosse diventata più povera. Che cos'aveva? Non -immaginavo alcuna causa determinata del suo dolore; ma sentivo così in -confuso che la cognizione di quella causa era celata in qualche parte -della mia mente, e che quando l'avessi saputa mi sarei maravigliato -di non averla scoperta io medesimo. Si segnò di nuovo quando passammo -davanti alla chiesa di San Dalmazzo, chiuse gli occhi ancora una volta -quando si sboccò in piazza Statuto, e più su, vicino al monumento del -Fréjus, quando io discesi a destra per andare a casa, essa discese -a sinistra verso lo stradone di Rivoli. La vidi allontanarsi col suo -sacco vuoto sotto il braccio, a passi lenti e uguali, curva sotto il -suo dolore misterioso, come sotto un giogo invisibile, solitaria in -mezzo alla vasta piazza già oscura, piccola, compassionevole come -una formica smarrita. E con quel povero punto nero che si perdette -nell'orrizzonte silenzioso della campagna svanirono per me tutti gli -splendori e tutti gli strepiti del carnevale. - - * - -La ritrovai pochi giorni dopo sulla stessa linea, alla prima corsa -della mattina, e cercai subito un modo d'interrogarla, per scoprire -il suo segreto; ma mi distrasse da lei un nuovo spettacolo, un -corso d'osservazioni nuove sul singolare aspetto in cui si presenta -all'occhio del passeggiere dei tranvai la battaglia elettorale. Ferveva -già l'agitazione per quelle tanto aspettate elezioni amministrative, -che dovevan decidere finalmente della prevalenza del partito cattolico -o del partito liberale. I muri erano tappezzati di manifesti d'ogni -forma e colore che s'alzavano superbamente fino ai terrazzini e -scendevano umilmente fin sui marciapiedi, come per attaccarsi alle -gambe dei signori e per leccare le scarpe ai poveri. Su tutte le -linee si correva per lunghi tratti in mezzo a un coro visibile di -esortazioni, di promesse, di accuse, di preghiere, di minacce, fra cui -sonavano più alto, come note acute, centinaia di nomi noti ed ignoti, -aristocratici, borghesi, plebei, quasi gridati dai muri, come da una -folla, con mille diverse intonazioni allegre e solenni, imperiose -e supplichevoli; alle quali pareva che il carrozzone sfuggisse, -fischiando e scampanellando per dir di no, che non ci credeva, e -che aveva altre cure per la testa. A ogni fermata, tutte quelle voci -si facevan sentire più forti e più chiare, e poi si confondevano da -capo in un mormorìo sordo e lontano, in cui non si raccapezzava più -nè programmi nè nomi. Dentro al tranvai, peraltro, sorgevano dispute -concitate, delle quali non m'arrivava all'orecchio che qualche parola, -come _baloss_, _ciarlatan_, è tempo di finirla, la vedremo, e cose -simili; e c'eran dei signori che, senza disputare, aprivano l'uno in -faccia all'altro, in atto ostile, l'_Italia reale_ e la _Gazzetta del -Popolo_, altri che facevan pacatamente discussioni tutte aritmetiche, -in cui ritornavano a ogni tratto i cinque mila, i sette mila, i dieci -mila, come nei discorsi di guerra, e altri parecchi che, tendendo un -orecchio a quei discorsi, guardavan la fuga dei manifesti sui muri con -un sorriso canzonatorio continuo, come gente che si spassasse a un modo -dei neri, dei rossi e dei tricolori. Sugli altri tranvai che passavano, -intanto, vedevo dei giovani di mia conoscenza, che tenevan sotto il -braccio dei pacchi di stampati, con l'aria di gente affaccendata, -che corresse fin dalla prima mattina e dovesse correre fino alla -sera, stimolata a un tempo da un obbligo e da una passione: servitori -volontari e conscienti d'un'idea. E fu appunto uno di questi fattorini -apostolici che mi fece fare la prima scoperta riguardo a uno dei miei -compagni misteriosi di viaggio. - -Ero sul tranvai del Martinetto, una mattina di nebbia, accanto al -cavaliere Bicchierino, che leggeva la sua solita _Gazzetta_, in -piedi. Salì sulla piattaforma un falegname mio conoscente, con un -gran cappello alla calabrese e una giacchetta spelata di velluto color -cacao, che gli vedevo addosso da cinque o sei anni, e un grosso pacco -di stampe sotto il braccio. Era un originale curiosissimo d'indole come -d'aspetto, che, a vederlo serio, con quel barbone rossastro e ispido, -con quelle folte sopracciglia irsute e quel collo taurino, pareva -un uomo terribile, e quando rideva, il più gran bonaccione di questo -mondo, benchè avesse una voce di cannone Krupp. Era un filosofo, il -quale esprimeva tutti i suoi pensieri in forma di sentenza, e ne notava -una gran parte in un taccuino, che portava sempre con sè, spaziando di -preferenza nel campo della morale, dei costumi, della rigenerazione -della donna e dell'educazione dei fanciulli. Non un pensatore -astratto, peraltro; ma “un propagandista individuale„ appassionato, un -ragionatore infaticabile, capace di “lavorare„ un amico renitente per -un anno di seguito, tutti i giorni, con la tenacia d'un missionario; -e buon lavoratore con questo, sobrio per istinto e per proposito, -tanto da privarsi del vino e del tabacco per dare il suo obolo alla -causa e per comperare opuscoli, giornali e anche ritratti e calendari -socialisti, di cui tappezzava le pareti della sua camera. Buono e -semplice, in fondo, e arguto: canzonatore benevolo della borghesia; -rallegrato da una sua idea fissa, che era di turbare i sonni al -Prefetto, di esser vigilato continuamente dalle Autorità, delle quali -soleva parlare con un tono comicissimo di compatimento, come se ogni -giorno sventasse qualche loro trama e facesse loro qualche bel tiro; -e prendeva in fatti per ogni suo atto più innocente ogni specie di -precauzioni sopraffini e superflue, sorridendo maliziosamente nella sua -grossa barba. - -Appena salito, prese a discorrere con me, a bassa voce, ma con viva -soddisfazione, del movimento elettorale, che s'avviava bene. Gli -scappò una sola frase a voce alta: — Torino si scuote. — Il cavaliere -Bicchierino la sentì, e, alzati gli occhi dalla _Gazzetta_, lo guardò -un momento con un'espressione di grande stupore. Egli continuò a -discorrere; altri salirono. A un certo punto, guardandomi intorno, vidi -dall'altro lato della piattaforma gli occhiali e il pizzo grigio di -quel tal mio nemico misterioso, che quando mi vedeva da una parte del -tranvai saliva dall'altra. Egli guardava me e il mio conlocutore con -due occhi così dilatati e sporgenti, tirando rapidamente fra l'uno e -l'altro dei tratti di congiunzione così vigorosi, e con un'espressione -di sdegno così viva, che la verità mi si scoperse come al chiarore d'un -lampo. Era il socialista ch'egli odiava! E mi balenò nello stesso punto -un vago sospetto che fosse lui l'autore d'una lettera anonima che avevo -ricevuto il giorno dopo dell'assassinio del povero Carnot, intestata -col vocativo: — _degno amico di Caserio_.... - -Ed io che avevo fatto il disegno di conquistarlo! Indovinata la causa -dell'orrore che gli destavo, non c'era proprio da far altro che un -atto di mesta rassegnazione. Ma, insomma, il mistero era svelato; avevo -fatto nel mio piccolo mondo del tranvai la prima scoperta importante; -e poi.... chi sa mai! Intanto gli affibbiai nelle mie note il nome di -Guyot, il mangia-socialisti francese, per mio comodo. - - - - -CAPITOLO TERZO. - - - Marzo. - -Per molta gente, che esce poco di casa e che per pigrizia o per età -o per incomodi non si serve più delle gambe, il tranvai è diventato -il solo mezzo di comunicazione col mondo, l'ultimo ponte mobile che -li unisce ancora alla città in cui vivono solitari. Costoro fanno -sul tranvai le loro passeggiate igieniche di “andata e ritorno„ o “il -giro di circonvallazione„ come lo chiamano, per pigliare una boccata -d'aria; sul tranvai cercano i piaceri della conversazione, fanno nuove -conoscenze, raccolgono notizie, rivedono qualche volta gli amici, e -quando rincasano, non parlano che della gente e dei piccoli casi veduti -nelle loro corse, come se per essi non ci fosse più altra società -fuori di quella che corre dalle sette e mezzo della mattina alle dieci -della sera sulla gran rete di ferro della Società belga e della Società -torinese. Posso dire d'aver fatto parte di questa famiglia per tutto -il tempo che impiegai a mettere insieme il mio libro. Anche stando in -casa, cercavo il più sovente col pensiero le persone che solevo trovare -sui tranvai, a ogni passaggio di carrozzone sotto le mie finestre mi -balzavano davanti le loro immagini, e ogni mia curiosità, quand'uscivo, -si volgeva a chi avrei incontrato, a che sarebbe accaduto, a che avrei -scoperto quel giorno nelle mie scarrozzate. Il tranvai era diventato -per me quello che è per certi vecchi pensionati il caffè, dov'essi -vanno a interrogare l'opinione pubblica intorno agli avvenimenti del -giorno. E la mattina del due di marzo, riavutomi appena dallo sgomento -delle prime notizie d'Abba Garima, corsi al mio caffè ambulante per -osservarvi gli effetti dell'avvenimento terribile. - -Capitai nel carrozzone di Carlin, sulla linea del Martinetto. C'eran -seduti dentro sei o sette signori accigliati, tutti col giornale -in mano, che non si guardavano, come se ciascuno avesse temuto di -legger sul viso degli altri qualche notizia peggiore di quelle che -aveva lette stampate; e mostravan tutti, oltre al dolore, un'amarezza -sdegnosa, un'irritazione sorda, che mi pareva il rimorso e la vergogna -della credulità stupida, degli entusiasmi bamboleschi con cui s'erano -prestati per tanto tempo all'enorme inganno sanguinoso, dal quale -uscivan bruscamente quella mattina, come da un sogno di briachi. Tutti -tacevano: il carrozzone pareva un gabinetto di lettura d'ipocondriaci. -Il solo Carlin era agitato. Quando venne da me sulla piattaforma, con -la sua faccia zanardelliana più secca del solito, strappò lo scontrino -dal libretto con un gesto nervoso, dicendo: — Inzipiensa! Inzipiensa! -—; una parola imparata dai giornali, senza dubbio. — Cosa s'ha da dire -d'un _assortimento_ compagno? — Finalmente appariva chiara, pur troppo, -la bestialità commessa, di non aver preso il nemico tra due fuochi, -quando s'era ancora in tempo! Ma cercava di consolarsi, affermando -(di scienza propria, poichè notizie al proposito non n'erano ancora -arrivate) che le nostre artiglierie avevano fatto una strage inaudita; -e poi aveva gran fiducia nel maggior Prestinari, e aspettava miracoli -dal Baldissera, che avrebbe “spazzato tutto„. Invitto Carlin! Tutta -la sua lunga persona spolpata fremeva guerra e vendetta. Egli voleva -mandar laggiù cento mila uomini, duecento mila, quattrocento mila, e -fino all'ultimo cannone dei nostri arsenali, pur di aver con quella -canaglia di negri _l'ultima parola_. E dicendo questo continuava a -staccar gli scontrini vigorosamente, come se ad ogni strappo avesse -portato via un brandello della pelle del Negus. - -Per alcuni giorni non ebbi altro oggetto d'osservazione che lui. -Scopersi che non era soltanto un africanista ardente e un curioso della -scienza; ma un osservatore dei suoi simili. Essendo in servizio da -molti anni, conosceva su tutte le linee un gran numero di persone, di -cui sapeva a che ora e dove salivano e a che punto scendevano, e sulla -condizione e sugli affari loro, ignorando chi fossero, almanaccava -con la fantasia, osservandoli con occhio scrutatore. E si capiva che -quel continuo salire e scendere di gente conosciuta e sconosciuta e -quei mille frammenti di discorsi che raccattava lungo il giorno lo -divertivano. Un giorno me lo disse: — Se si guadagnasse un po' di -più e si faticasse un po' meno, questa _professione_ sarebbe di mio -gusto. — Era uno di quegli uomini d'immaginazione viva e curiosa, -pei quali lo spettacolo del mondo è un godimento. A ogni discorso -che sentisse, su qualunque argomento, di persone che gli paressero -colte, tendeva l'orecchio e l'arco dell'intelligenza; raccoglieva -frasi, bocconi di notizie e mezze idee; le rimasticava in silenzio, -e poi le smaltiva storpiate, impasticciate, trasformate nei modi più -strani ai colleghi e ai passeggieri di condizione umile, mostrando di -sapere assai più di quanto diceva, come un uomo che vivesse in una -sfera intellettuale superiore al proprio stato. Sempre serio, con -la fronte corrugata; soltanto quando entrava nel carrozzone qualche -donna equivoca vistosamente elegante, socchiudeva un occhio e sporgeva -le labbra in modo lepidissimo, dandosi l'aria d'un conoscitor fine e -profondo del genere. Per attaccar discorso buttava là una parola, come -un amo nell'acqua, non rivolgendosi direttamente ad alcuno, e se un -passeggiere mordeva, egli scioglieva la lingua, se no, non aggiungeva -altro, aspettando miglior occasione; oppure cercava un'entratura -nominando a bassa voce le persone che salivano. — Quello lì è il -segretario capo del municipio, quello che fa tutto: gran testa. — -Quella è la signora Valdata, la prima donna del teatro piemontese, che -sale ogni domenica a quest'ora, per andare al _Rossini_, alla recita -diurna. — Questo è il cavalier Benotti, veterano del quarantotto, che -va al caffè Londra.... col cane. - -Era questi uno dei frequentatori della linea; l'avevo visto salir molte -volte al numero 43 dì via Garibaldi; portava sempre all'occhiello -il nastrino della medaglia commemorativa. Aveva settant'otto anni, -e coglieva tutte le occasioni per far sapere la sua età, di cui -era altero. Quando saliva, si scusava della lentezza, dicendo: -— A settantott'anni non si può esser lesti.... — Quando i vicini -sorridevano dell'atto con cui afferrava a due mani la colonnina a un -sobbalzo del carrozzone, sorrideva egli pure e diceva: — Eh, non si -scherza mica; son settantotto suonati.... — Era un vecchietto pulito -e cortese, al quale un principio di rimbambimento dava un aspetto di -grande bontà; sorridente a tutti, in specie ai bambini, a cui carezzava -la guancia con la punta d'un dito, quando si trovavano col viso davanti -al suo, stando in braccio alla mamma; espansivo, bisognoso tanto di -discorrere, che qualche volta parlava da sè, scotendo il capo in atto -d'approvazione continua. Era curvo; ma si drizzava di tratto in tratto, -come se gli scattasse dentro una molla, alzando la fronte e guardando -fieramente davanti a sè, riscosso forse all'improvviso da qualche -ricordo delle antiche battaglie; per pochi momenti, però; poi ricascava -nell'atteggiamento solito, come se la molla si spezzasse, e rifaceva il -viso ilare e ossequioso. Aveva un piccolo cane che chiamava Ciuchetto, -un volpino giallognolo con la coda arricciata, il quale accompagnava -continuamente il tranvai, trottando accanto alla piattaforma e alzando -ogni momento il muso a guardarlo; ed egli guardava lui, per lunghi -tratti, sorridendogli amorevolmente, e lo cercava con occhio inquieto, -voltandosi a destra e a sinistra, ogni volta che il passaggio d'una -carrozza o d'un carro glielo nascondeva. E si capiva che quel cane -era per lui un amico, una consolazione della vita, la sola compagnia -ch'egli avesse durante le lunghe giornate in cui il cattivo tempo o -gl'incomodi dell'età lo tenevano rinchiuso in casa. Era anche un po' -sordo il vecchietto; ma tanto più cortese per questo, che acconsentiva -spesso col capo, sorridendo, a persone che non parlavano con lui, e -prolungava l'atto approvatorio anche quando non parlavano più, con -un'aria d'attenzione profonda. E fu appunto uno di questi casi, di -cui altri risero, che mi fece scrivere il suo nome, per impulso di -simpatia, nell'elenco dei miei personaggi.... - - * - -Il marzo, peraltro, non s'annunziava bene; pareva che il disastro -d'Abba Garima avesse disperso tutti i miei conoscenti; passavano i -giorni, e su nessuna delle tre linee ch'ero solito di percorrere, -anche percorrendole in ore insolite, non m'imbattevo più in alcuno di -loro, nè mi si offrivano altre persone o casi che mettesse conto di -registrare. Ahimè, mancava la materia! E mi prese un dubbio triste: -d'aver fondato il mio edifizio sopra un'illusione; che la realtà -non bastasse a sorreggerlo; che senza lavorar di mio, ossia, senza -fabbricarlo diversamente affatto da come l'avevo immaginato, non lo -avrei potuto compiere; e di giorno in giorno volgendosi il dubbio in -certezza, stavo per rinunciare un'altra volta, tristemente scoraggiato, -al mio proposito.... - -Furono quei due benedetti amanti di borgo San Donato che mi fecero -riprendere la penna. Li trovai una mattina alla prima corsa sul -tranvai del Martinetto, salendo in piazza Statuto. Era la prima volta -che vedevo la ragazza venir dal sobborgo con lui, solito di salire -all'angolo di via Siccardi. Stavan seduti l'uno accanto all'altro, -vicino all'uscio anteriore. Al primo sguardo vidi un mutamento in -tutti e due; in lei più notevole. Aveva un cappellino nuovo, un -vestito che non le avevo mai visto, e non so che di più sereno nel -viso, di più dolce negli occhi, un atteggiamento come di dignità -nuova, un'espressione vaga quasi di appagamento della coscienza. -Tutt'e due parlavan più liberamente, si sorridevano più spesso, con -un'aria di sicurezza, che per l'addietro non mostravano. Avrei dovuto -capir subito; ma non capii che dopo qualche minuto d'osservazione. -S'erano sposati. Non c'era dubbio. Guardai la mano destra di lei: -ci vidi l'anello. Ebbene.... n'ebbi un vivo piacere. Poveri ragazzi! -Eran dunque contenti. Chi sa con quante privazioni avevano raccolto a -soldo a soldo quel po' di fondo per metter su il loro quartierino in -via San Donato! Poichè era certo che stavano lì e che dovevano avere -una sola camera, con una nicchia di cucina, se pur non serviva di -cucina il caminetto. Guardandoli, vedevo quella camera al terzo piano, -mobiliata appena dello stretto necessario, con un vaso di fiori alla -finestra, con un piccolo lume a petrolio sopra un piccolo tavolo, dove -essa cuciva la sera, e lui, forse, faceva qualche lavoro straordinario -di copiatura, dopo aver cenato con un po' d'insalata; e immaginavo -la loro vita, nella quale eran contati i minuti e i centesimi, dette -ogni giorno, in quei dati momenti, quelle medesime parole, letto per -dei mesi uno stesso libro, una pagina per volta, vagheggiata per due -settimane una serata in seconda galleria al teatro Alfieri; e in quella -vita povera e oscura indovinavo un pensiero comune, l'aspettazione d'un -essere desiderato, allietata dalla speranza d'una grazia della natura, -d'un essere diverso da loro, florido e bello, che avrebbe portato fra -quelle quattro povere pareti luce, allegrezza, alterezza, coraggio. Sì, -certo, quel tenue chiarore che traspariva dal viso di quella donnina -di nulla, consapevole della propria bruttezza e rassegnata al posto -umilissimo che le aveva dato il destino nel mondo, era quella speranza, -l'intimo albore della maternità, già biancheggiante nell'anima, prima -che l'astro esistesse; il piccolo essere, forse non ancora concepito -che nel pensiero, era già amato e accarezzato; essa vedeva già la forma -indefinita, qualche cosa di bianco e di roseo, movere per la piccola -camera, agitarsi accanto a lei nel tranvai, drizzarsi sulle ginocchia -del giovane che le sedeva di fronte. Come al solito, essa s'alzò per -discendere in piazza Castello: continuava dunque a andare al lavoro. -Povera donnina! Nell'alzarsi fece un atto insolitamente vivace, e -quanta grazia si poteva mostrare in quel piccolo corpo così poco -femmineo vi si mostrò in quell'atto, che era tutto per il suo sposo, si -capiva. Quando fu a terra, aspettando che il tranvai passasse, gli fece -un saluto con la mano, sorridendo. Era la prima volta che faceva così: -un saluto di moglie a marito. Fu per me come un annunzio indiretto di -matrimonio. - - * - -E subito, il giorno dopo, come se con quei due mi si fosse aperto un -buon periodo, scopersi un'altra coppia, della quale era destinato -che mi dovessi occupare curiosamente per tutto il corso dell'anno. -Erano le quattro dopo mezzogiorno, quando salì sul tranvai della -linea Vinzaglio, in via Garibaldi, una signora sui trent'anni, -bruna e bellina, vestita con garbo, un po' timida, con due occhi -chiarissimi e un bocchino di bimba; la quale, appena seduta dentro, -in un angolo, girò sui presenti uno sguardo rapido, con una leggera -espressione d'inquietudine, che immediatamente disparve. Era una di -quelle figure di cui si suol dire al primo vederle: — Ecco una donna -onesta. — Aveva un cappellino nero guernito di mazzetti di viole, che -tornavano mirabilmente al suo visetto bianco e modesto di fanciulla. -Dopo quella prima occhiata non guardò più nessuno, e parve che si -raccogliesse nell'osservazione delle scarpette d'un bambino che teneva -sulle ginocchia una donna seduta dall'altra parte. Quando il tranvai -arrivò allo sbocco di via Roma in piazza Castello, dove s'aggruppano -i giovani eleganti per veder sfilare le passeggiatrici dei portici, -salì senza far fermare un bel capitano di fanteria, alto e snello, con -un berretto nuovo fiammante e i guanti bianchi freschissimi, entrò e -sedette dì fronte a lei. Si guardarono di sfuggita, e poi voltarono -tutt'e due il capo dalle parti opposte, l'uno verso il marciapiede di -destra, l'altra verso quello di sinistra. Che imprudenza! Se si fossero -salutati e messi a discorrere, non avrebbero forse destato alcun -sospetto. Ma quello scambio d'occhiate indifferenti e quello sguardo -rivolto intorno da tutti e due insieme come per assicurarsi che nessuno -avesse notato il loro incontro, li tradirono. E li tradì anche più un -rossore leggerissimo che salì alle guance di lei, nonostante lo sforzo -ch'ella fece per rattenerlo, accusato dal movimento del suo petto. Il -rossore svanì in un attimo; ma rimase visibile il suo turbamento, un -non saper che fare dei propri occhi, la coscienza d'essere osservata -dai passeggeri, e come un sospetto pauroso della strada, alla quale -lanciava ogni tanto, con simulata distrazione, degli sguardi furtivi, -che percorrevano un tratto dei marciapiedi. Quel convegno sul tranvai -doveva essere il primo, una concessione di compenso fatta da lei dopo -aver rifiutato un convegno altrove. Fra quattro pareti, doveva aver -detto, ma di legno e di cristallo, per ora. E chi sa per quante altre -coppie il tranvai è un'anticamera! E chi sa perchè mi si piantò nel -capo l'idea che quella signora fosse la moglie d'un impiegato delle -Poste! Forse per una vaga rassomiglianza di visi, o per qualche ricordo -nascosto nella mia mente. Il fatto è che il viso di suo marito mi si -presentò inquadrato in uno sportello delle lettere raccomandate, e mi -restò davanti in quella cornice così fermo e netto, come se ce l'avessi -veduto davvero. E n'ebbi pietà al pensare che in quel momento, forse, -a poca distanza di là, egli stava tastando con le dita una lettera, -per assicurarsi che fossero saldi i suggelli. Ah, non c'è nulla di -saldo a questo mondo, povero travet: tutto è fragile come la ceralacca -e passeggiero come una lettera. Ma pensai a un punto che non sarebbe -trascorso lungo tempo prima che la traditrice dello sportello fosse -punita, perchè gli occhi scintillanti del capitano, mobilissimi e -sorridenti come quelli d'un fanciullo, che si chinavano ogni momento -sui galloni della manica o si fissavano sul vetro del finestrino -in cui brillava il riflesso argenteo del berretto nuovo, non davano -indizio d'una grande profondità di passione. E già incominciavano per -lei i piccoli affanni dell'amor criminale. A ogni persona che saliva -sulla piattaforma, il suo sguardo correva a cercar chi fosse; ad ogni -passeggiere che entrava, il suo viso si rimbruniva, scemando in lei -la speranza di rimaner sola un minuto con lui; e ogni volta che uno -sguardo scrutatore la fissava, i suoi occhi eran costretti a rifugiarsi -tra le scarpette del bimbo che le sedeva di faccia. Ah, signora: la -camera di legno e di cristallo preserva la virtù dalla gran caduta, è -vero; ma è pure una gran camera di tortura. Intanto, i loro sguardi -s'incontravano di tratto in tratto, e dalla fiamma morente sotto le -palpebre di lei, che si abbassavano subito, si capiva che il destino -dell'uomo dello sportello era deciso. Ahimè, sì, la Società Belga -avrebbe guadagnato ancora qualche soldo da tutti e due, e poi i suoi -carrozzoni sarebbero riusciti insufficienti: si sa, per dieci centesimi -non si può dar tutto. Quando discesi in piazza Carlo Felice non -rimanevano più sul tranvai che cinque o sei persone. Mi parve che il -capitano dicesse tra sè: — Un importuno di meno, — ed io gli risposi in -cuor mio: — Due personaggi di più. - - * - -A questo punto, poco mancò ch'io non mettessi da parte tutti i miei -personaggi per dar corpo a una nuova idea che mi venne percorrendo -per la prima volta tutta la linea da piazza Emanuele Filiberto al -corso del Valentino: la descrizione di tante corse a traverso a -Torino quante sono le linee di tranvai che l'abbracciano; una _Guida_, -sì, una modestissima _Guida_, ma scritta con amor di figliuolo e di -poeta, nella quale si succedessero di volo i quartieri, i monumenti, -le memorie, le colline, le montagne, nella luce e nei colori diversi -di ogni ora e di ogni stagione, come si succedono, fuggendo, allo -sguardo di chi sta sul tranvai, portato via dai cavalli a trotto -rapidissimo. Cedo l'idea a chi la vuole. Sarebbe stata la prima la -linea del Valentino, la più serpeggiante e la più varia di tutte, -che par stata tracciata, con diversità ed armonia d'intenti ad un -tempo, da uno storico e da un artista. Si parte di mezzo ai banchi -e alle baracche pittoresche del mercato di Porta Palazzo, e dopo un -breve corso per quel grande viale Margherita, che dalla riva del Po -par che giunga ai piedi delle Alpi, s'entra nella quiete ombrosa -della via della Consolata, dove si succedono a breve distanza gli -avanzi infossati delle mura romane, la statua aerea consacrata dal -Consiglio civico del 1835 alla Vergine scongiuratrice del coléra, -e l'obelisco mortuario del Foro ecclesiastico, sorgente in mezzo a -quella malinconica piazza Savoia, che par che lo guardi in aria di -pentimento e di rimprovero. Rotta l'onda rumorosa di via Garibaldi, -si fiancheggia il vasto giardino della Cittadella, vedendo da lontano -Angelo Brofferio che arringa le balie e i bambini ruzzanti in mezzo -agli alberi e intorno alla fontana, si passa fra la statua del buon -ministro Cassinis e la testa solitaria del giornalista Borella, ed ecco -la bella via Cernaia, dove squillarono le trombe dei primi francesi -nel '59 e la grande caserma merlata del Lamarmora, e il vecchio mastio -coronato di guardiole, e il Micca di bronzo che brandisce la miccia, -e di qua e di là portici e giardini e fughe d'ippocastani e colori -ridenti di città giovanile. Svolta il carrozzone nell'ariosa e romita -piazza Venezia, riesce per via Alfieri dietro al gran cavallo morente -del duca di Genova in mezzo ai palazzi multicolori di piazza Solferino, -passa accanto al Lafarina pensieroso, corre lungo l'Arsenale fumante e -sonoro, e aperta la folla chiassosa delle scolaresche di via Oporto, -e salutato in piazza San Quintino il vecchio Paleocapa sonnecchiante -sulla sua poltrona di marmo, sbocca nell'allegra ampiezza di corso -Vittorio Emanuele. Un po' più oltre, a sinistra, Massimo d'Azeglio -disegna il suo bel capo d'artista sul gran pennacchio bianco della -fontana, dietro al quale nereggia in lontananza il piccolo pennacchio -nero di Emanuele Filiberto, e davanti, in fondo al corso, lontanissimo, -biancheggia confusamente il monumento dei morti in Crimea sul fondo -scuro delle colline di Val Salice. Si svolta ancora in via Nizza fra -il moto affrettato di gente e di carri che rumoreggia intorno alla -stazione di Porta Nuova, si svolta da capo nella piazza dove _fu -giurata_ nel '21 _la libertà d'Italia_, e per il largo viale che va -diritto al fiume si arriva finalmente dinanzi al superbo castello di -Maria Cristina, donde gli occhi e lo spirito affaticati dalla visione -di tante cose e dal passaggio di tante memorie, si riposano nella -solitudine silenziosa del parco del Valentino e sulla grande linea dei -colli ondeggiante dalla cima della Maddalena alla vetta di Superga con -una grazia lenta e leggera che par che sorrida. - - * - -Se per tornare a casa di là non avessi preso a caso la linea di Borgo -Nuovo, forse oggi ancora non saprei nulla d'uno dei personaggi più -originali e più simpatici della mia compagnia. Fu una buona ispirazione -che mi fece salire sul tranvai che parte dall'Orto botanico. Ed è -quella pure, sotto l'aspetto storico, una delle linee più belle. -Usciti dal grande viale del parco e percorso un tratto del corso -Cairoli fino a pochi passi dalla statua di Garibaldi, che, ritto sullo -scoglio, par che fissi lo sguardo sulla fiumana delle sue camicie -rosse irrompente verso di lui per la via dei Mille, si svolta in -via Giuseppe Mazzini. Quante memorie, non istoriche, mi s'affollano -alla mente passando davanti agli sbocchi di quelle vie laterali per -cui si vedevano un giorno i famosi _giardini dei ripari_, dove tanti -amori sospirarono e si preparò il fallimento di tanti esami! Certo, -ingombravano bruttamente la città quegli alti terrapieni a zig zag che -tagliavano le vie come bastioni di fortezza; ma avevo vent'anni. Ah! -fortuna che il tranvai va di volo! Ecco la porta della tomba del caffè -Perla, dove, giovinetto, andavo a sorbir timidamente un moka apocrifo -per contemplare di sott'occhio gli emigrati illustri e i giornalisti -celebri della capitale. Ecco laggiù in fondo il conte Cavour, ritto in -mezzo a piazza Carlina come un lungo fantasma bianco che si levi al -cielo da un catafalco. Ecco qua il Lamarmora a cavallo che minaccia -con la sciabola in pugno i socialisti accorrenti per piazza Bodoni -al Comizio del vicino teatro Nazionale, convertito da palestra delle -Muse in tempio malfamato dell'utopia vermiglia. Si svolta di corsa -in via Lagrange, si passa dinanzi alle case dove il Gioberti mise il -primo vagito e il conte Cavour l'ultimo sospiro, si sbocca in piazza -Carignano dove tremano ancora nell'aria, fra il palazzo del parlamento -e il teatro, le grida amorose di Adelaide Ristori e le apostrofi -tonanti d'Angelo Brofferio, e poco più in là si vede riflesso il -tranvai nelle vetrate del vecchio Cambio, la trattoria elegante dei -ministri e dei deputati della Mecca antica. Ah, come sono antico io -pure! E per liberarmi da questo pensiero mi volto a destra; ma torno -a voltarmi subito dalla parte di prima per non vedere la libreria -dell'editore di Pietro Cossa, di quel benedetto Casanova eternamente -biondo, che può esser là dietro ai vetri a mettermi invidia e dispetto -con la sua gioventù invulnerabile.... - - * - -Fu, come dissi, una buona ispirazione la mia di pigliar quella linea -perchè arrivai in tempo per l'appunto a salire in piazza Castello -sul tranvai del Martinetto, nel quale, stando sulla piattaforma di -dietro, vidi seduta in mezzo ad altre signore la mia brava incognita -dai capelli arruffati, la sfidatrice del fumatore, col suo inseparabile -bambino sulle ginocchia; e mi riuscì poco dopo, per caso, di sapere chi -fosse. Mentre, come al solito, lavoravo d'immaginazione sull'essere -suo, vidi alla cantonata di via XX Settembre, dopo più d'un mese che -non lo vedevo, quel simpaticone di pittore, che stava osservando gli -stivaletti d'una signora che passava; lo chiamai e gli feci un cenno -premuroso perchè salisse. Conosceva mezza Torino, mi poteva forse levar -la curiosità. Salì d'un salto. Gli accennai la signora. - -— Come? — mi domandò. — Lei non conosce donna Chisciotta della Mancia? - -Accortasi che parlavamo di lei, la signora ci fissò in faccia un -momento i suoi grandi occhi oscuri e sporgenti; ma con espressione di -assoluta indifferenza; si capiva che era abituata a “veder„ parlare di -sè. - -Tutta Torino la conosce, — riprese il giovane. E la nominò. Donna -Chisciotta o Chisciottina era un soprannome. Suo marito era un -ingegnere putativo, ricco proprietario di case, e lei era la sua -disperazione. — Una mezza matta — disse — cioè.... un'esaltata, diremo. -Non l'intese nominare quattro anni fa quando ci fu il processo dei -due bottegai di Borgo Nuovo, marito e moglie, che fecero morire il -loro bambino? È lei quella signora che un giorno l'andò a strappare -dalle loro mani, graffiando gli occhi a tutti e due, come una tigre, e -buscandosi un pugno che la mise a letto. Durante il dibattimento, se si -ricorda, non si parlò che di lei e della sua “deposizione„ di fuoco. -— E seguitò. Era un'anima vulcanica, una specie di Santa Francesca -d'Assisi, che si sarebbe ridotta sulla paglia a furia di beneficenza, -e perciò in lite perpetua con suo marito, che, a darle retta, avrebbe -finito con ridurre in ospizi pubblici tutte le sue case. Era conosciuta -da tutta la poveraglia di Torino, ficcata in tutti i Comitati di -soccorso, protettrice di tutti i ragazzi tormentati, di tutti i cavalli -frustati, di tutti i gatti malmenati; sempre in giro per le soffitte -dove si lasciava ingannare anche dalle più sfrontate simulazioni di -malattia e di miseria; capace, in un accesso di mattana, di levarsi il -mantello di dosso in mezzo alla strada per gettarlo sulle spalle d'una -vecchia cerinaia intirizzita o di portare in braccio a casa sua un -ragazzetto smarrito, raccattato sul marciapiede. Dopo che aveva avuto -quel maschietto s'era quetata un po'; ma era raro il giorno che non -ne facesse una delle sue. Il primo dell'anno egli l'aveva vista in un -carrozzone levar di mano al suo figliuolo una bellissima “pecorella„ -per darla a un ragazzetto povero che ci lasciava gli occhi addosso, -e discendere subito, col bambino strillante in braccio, per andarne a -comprare un'altra. Suo marito tremava ogni volta che la vedeva uscir -di casa; ma n'era innamorato perso. — Chisciottina la chiamano. E non -sarebbe mica brutta se non avesse sempre quel viso di spiritata, e si -pettinasse meglio. Un bel tipetto, non è vero, per lei che scrive sui -tranvai? Mezza socialista e mezza santa; una socialistoide, come ora -dicono. Se fosse mia moglie, le farei fare le docce. - -Mentre io guardavo donna Chisciotta egli saltò a parlare della _signora -delle coincidenze_ che aveva vista tre giorni prima, all'angolo di -corso Oporto, saltar giù dal tranvai del Valentino facendo cenno -di fermare al tranvai del Foro Boario. Ma di lei non gli era ancor -riuscito di saper nulla, e d'altra parte non s'occupava più gran che di -quelle cose. — Ora — disse — viaggio sui tranvai con un altro scopo. - -Gli domandai quale. — Cerco moglie — rispose. - -Credetti che celiasse; ma diceva sul serio. E continuò, in fatti, con -la più grande serietà: — Mio padre vuole ch'io prenda moglie. Son -tre mesi che due volte al giorno, a tavola, non fa che batter quel -chiodo. Si capisce: è solo, son figliuol unico.... Del resto, c'inclino -anch'io. Sono stufo di far questa vita imbecille. - -Restava però a sapere perchè cercasse moglie nei carrozzoni della -Belga e della Torinese. Glie lo domandai. — È una mia idea — rispose -seriamente. — C'è stato un esempio in famiglia. — E mi raccontò che -trent'anni avanti un suo zio, un po' stravagante, ma buon diavolo, -e pien di quattrini, tormentato continuamente da sua madre perchè -pigliasse moglie, un giorno, perduta la pazienza, le aveva risposto: -— Ebbene, sì; ma io non son uomo da cercare; esco di casa e sposo la -prima ragazza che trovo. — E detto fatto: aveva preso il cappello, -era sceso in istrada e aveva seguitato la prima ragazza in cui s'era -imbattuto. Era una maestrina d'asilo infantile, senza un soldo. L'aveva -sposata ed era stato fortunatissimo: aveva trovato una moglie, una -madre esemplare, che l'aveva fatto felice. — E poi — soggiunse — -come fanno gli altri? Girano per i salotti, cercano nelle famiglie. -Ebbene, e i tranvai sono salotti che corrono, e ci si trovano delle -famiglie. Oh, son ben risoluto. Non so su che linea la troverò, se in -un carrozzone chiuso o in una giardiniera.... ma questo non importa. -Sono certo di trovarla sulla rete. Il mio destino dipenderà da uno -scontrino di dieci centesimi, come da un biglietto di lotteria. Crede -lei che sarò io il primo? Chi sa quanti matrimoni si son già decisi -sul tranvai! — Qui troncò il discorso per dire: — Guardi quello là.... -Quello è uno dei suoi erotici. - -Era un bellimbusto già brizzolato e risecchito, un mezz'uomo tutto -bazza, con due baffetti a punta di spilla e un fiore all'occhiello, -che sedeva fra due giovani signore, quasi affogato in mezzo alle loro -maniche enormi come fra due piumini da letto, e si raggomitolava -per affogarvisi meglio, mostrando negli occhi socchiusi una dolce -beatitudine. — Alle volte, sa, — continuò il pittore, osservandolo -— quei sornioni lì, giocando con le mani, sotto la protezione dei -grandi mantelli delle signore, fingono di sbagliar di ginocchio. -Trovan qualche volta delle signore timide che, per non fare una scena, -mostrano di non accorgersene; altre volte incappano male e ci fanno -una figuraccia. È un gioco d'azzardo. — E soggiunse che, anni addietro, -per un certo tempo, s'era diffuso questo bel vezzo, come una specie di -prurigine epidemica; della quale avevano arrestato il corso parecchi -ceffoni memorabili, femminili e maschili, con successivo intervento di -guardie civiche. - -Mentre mi diceva questo, all'entrar del tranvai in piazza Statuto, una -signorina, salita poc'anzi e rimasta in piedi, s'era appoggiata con -una spalla allo spigolo dell'uscio davanti, col viso rivolto verso -l'interno, dove noi c'eravamo seduti. Era vestita di nero, con due -grandi penne nere di struzzo sul cappellino, e la sua persona elegante -si disegnava per metà sulle rocce del monumento del Fréjus e la sua -testa impennacchiata spiccava fortemente sulla bianchezza delle Alpi -che chiudevano il vano superiore dell'uscio. Quella figura nera e -snella incorniciata a quel modo e campeggiante in quel fondo luminoso -era bellissima. — Oh che bel quadro! — esclamò il giovane, rapito. - -— Badi, — gli dissi, accennandogli lo scontrino che teneva in mano; — -potrebbe essere lo scontrino decisivo. - -Egli scrollò il bel capo erculeo, e rispose con la sua serietà ingenua -di grande fanciullo: — No; ho in mente che non debba esser questa la -linea. - -E quando discese mi fece ancora cenno di no, con un sorriso, buttando -in aria lo scontrino. - - * - -Fu in quel torno che ebbi turbati i miei lieti studi da una -contrarietà, di breve durata, ma forte. Cominciava allora e s'andava -estendendo rapidamente l'uso degli annunzi esteriori sui carrozzoni. -Dentro, questi n'erano già invasi da un pezzo: iscrizioni e figure -dipinte sui vetri, cartellini appesi, avvisi d'ogni forma e colore -appiccicati al cielo e alle pareti, che vi facevan l'effetto d'un vocìo -discordante d'importuni, i quali v'affollassero di offerte e d'inviti, -volendo lì per lì, a ogni costo, calzarvi e vestirvi, insaponarvi e -profumarvi, farvi cambiar di casa, pigliar l'abbonamento a un giornale -e intraprendere una cura idroterapica. S'aggiungevano a questi, in -quei giorni, gli annunzi delle lunghe assi piantate dalle due parti -del tetto, tinte di tutti i colori più chiassosi, con iscrizioni -bianche e nere in caratteri cubitali, vere insegne di alberghi e di -magazzini, leggibili a cento passi lontano, moleste agli occhi come -grida sgangherate agli orecchi, stonanti nel colorito generale della -strada come stecche acute in un coro di voci sommesse. Curioso che -si fosse discusso nel Consiglio comunale se questa offesa al buon -gusto si dovesse permettere nei tranvai, dopo che s'era permessa, -e ben più grave e barbarica, sui teloni dei teatri! Per alcuni -giorni ne fui veramente furioso. A salire in un carrozzone mi pareva -d'entrare in un bazar dove dovessi contrattare anche il biglietto, e -da cui non potessi uscire che con una bracciata di pacchi. O povera -poesia! Ammirare il profilo poetico d'una bella signora spiccante -sopra un vetro che annuncia delle pillole rilassative, veder due -giovani innamorati che prendono degli atteggiamenti idillici sotto -l'insegna della razzia per i topi, fantasticare sopra una signorina -gentile che volge gli occhi in alto come se fissasse una larva amorosa -dell'immaginazione e accorgersi che legge l'annunzio ciondolante d'un -nuovo concime misto! O villano furor bottegaio che sfrutta, invade, -ricopre, traveste, bolla, mercanteggia ogni cosa! Quando vedremo gli -annunzi delle acque minerali e dei liquori ricostituenti sulla fronte -delle statue e sui drappi delle bandiere? Ma l'uomo civile è così -duttile che finisce con piegarsi a tutto. L'insolenza crescente dello -sconcio, come spesso accade, attenuò il senso sgradevole prodotto -dalla sua prima apparizione discreta. Prima mi ci rassegnai; poi ci -divenni indifferente; poi, a poco a poco, quasi mi rallegrarono tutte -quelle insegne scarlatte, gialle, celesti, volanti da ogni parte come -stendardi spiegati al vento; e mi piacquero quelle pareti mobili che -ricordan le camere in cui i pazzi attaccano ai muri tutto quanto di -colorito e di stampato casca loro nelle mani; e quei volanti gabbioni -umani che di dentro e di fuori, con parole, con colori e con disegni, -vi offrono da bere, da mangiare e da leggere, vi danno dei consigli -igienici e v'invitano a consulti medici gratuiti, e vi chiamano alle -corse, alle regate, alle gare ciclistiche, al gioco del pallone e -all'Esposizione dei quadri, mi allettarono come una viva e strana -immagine dello spirito leggiero e irrequieto d'una grande città della -fine del secolo, oppressa di faccende, affollata di capricci, smaniosa -di strepito, affamata di piaceri, tormentata d'impazienze, portata via -dalla furia di divorare il tempo e di tracannare la vita. - - * - -_Pneumatici Dunlop originali_: ecco un annunzio che non dimenticherò -più. Lo vedo ancora dipinto in caratteri bianchi su fondo rosso come -lo vidi, pochi giorni dopo il mio incontro col pittore, sul primo -carrozzone che passò la mattina per piazza Statuto; sul quale trovai il -mio buon Giors, che tentava invano la solita arietta della _Carmen_, -allegro come un uccello. E ci trovai pure, ritta dietro di lui, col -suo sacco inseparabile, la povera vecchia di Pozzo di Strada, che non -avevo più vista dall'ultimo giorno di carnevale, ancora più triste, -ancora più chiusa in sè che quel giorno. Salì con me sulla piattaforma -anteriore un giovane biondo che attaccò subito conversazione con un -altro signore attempato, commentando l'ultimo assalto dato dai dervisci -al monte Mocram. Mi ricordo sempre che c'eran dentro una vecchia -signora, una guardia daziaria e due contadine. Era una bella mattinata -limpida e fresca. L'aria viva agitava una ciocca di capelli grigi sulla -fronte china della vecchia, che, secondo l'usato, guardava i talloni -del cocchiere con gli occhi socchiusi, tenendo un braccio sull'altro, -stretti alla vita. Mi pareva ancora rimpicciolita dall'ultima volta, -tanto da capir nella bara d'un fanciullo. Non doveva pesare molto -più del suo sacco, certamente. E non dava quasi segno di vita quella -mattina; respirava appena. E pensava, pensava. Ma che covava dunque -dietro quella fronte dolorosa, che pareva portasse confitto nel mezzo -un ferro invisibile? Qual'era mai il pensiero implacabile che teneva -sempre curvato quel capo come la mano d'un aguzzino che lo premesse -alla nuca? - -Dall'assalto dei dervisci i due signori vennero a parlare del viaggio -dei Sovrani di Germania sulle coste d'Italia, e il più attempato diceva -che era “una buona cosa„ un'“attenzione„ che “rialzava il nostro -prestigio„ dopo la battaglia d'Adua. L'altro prese a parlare allora -della battaglia e cavò di tasca un foglio grande, che spiegò sotto gli -occhi del suo vicino. - -Era una fotografia colorata che rappresentava il campo di Abba-Garima: -le montagne in fondo coronate di turbe abissine e di nuvoli di fumo, -i cannoni fiammeggianti qua e là sulle alture minori, torrenti di -armati precipitanti giù dalle rocce, e sul davanti una mischia feroce, -un viluppo orribile di carri d'artiglieria, di cavalli, di feriti, di -morti, di negri e d'italiani dalle facce stravolte, lottanti a corpo a -corpo con le lance, le daghe e le rivoltelle, insanguinati e furiosi, -io mezzo a pozze e a rigagnoli di sangue. - -Sporgendo il viso verso il foglio vidi con maraviglia accanto al mio -braccio il capo della vecchia che, uscendo dalla sua immobilità di -statua, si faceva anch'essa innanzi per vedere. Il giovine signore, -cortesemente, si scansò un poco da una parte e le mise il foglio aperto -sotto gli occhi dicendole: — La battaglia d'Abba-Garima. - -Essa osservò un momento con gli occhi dilatati; poi contrasse il viso -in un modo strano, come se ridesse, richiudendo gli occhi e mostrando -le gengive sdentate. Mentre domandavo a me stesso perchè quell'orrendo -quadro la facesse ridere, essa si coperse il viso con le mani e diede -in uno scoppio di pianto che mi fece fremere. - -Tutti e tre ci voltammo verso di lei, uno pigliandola per un braccio, -l'altro per la mano, domandandole che cos'avesse. Non potè rispondere -subito. Poi disse fra due violenti singhiozzi: — Ci avevo un -figliuolo.... — e appoggiato un braccio al parapetto della piattaforma, -lasciò cascar sul braccio la testa, in atto disperato, singhiozzando -più forte. - -E fu inutile scoterla, cercar di confortarla; neppure il buon Giors -riuscì con la sua mano vigorosa, sciolta dalle redini, a farle rialzare -la fronte, che era come inchiodata al parapetto. I singhiozzi scotevano -violentemente tutto il suo povero corpo incurvato, ed era un pianto -infantile, lamentevole, che pareva non dovesse finir mai più; pareva -che ella versasse tutte le lacrime rattenute da cinque mesi, che tutta -la vita le dovesse fuggire dagli occhi; e ripeteva fra gemito e gemito -una parola rotta, sommessa e dolce, con l'accento d'una madre che parla -al bambino in culla, una parola che non comprendemmo se non dopo averla -intesa molte volte: — _Giacolin_ —; il nome del suo soldato. - -Ah, povera madre! Colpiva lei pure l'accusa di viltà che qualche -giornale lanciava in quei giorni contro le madri italiane! - -Riuscì Giors finalmente a farle rialzare il capo e a ottener qualche -risposta. Insomma, che fosse morto di certo non lo sapeva, nessuno -glie l'aveva annunziato; ma il cuore le diceva che era morto, che non -l'avrebbe rivisto mai più. - -— Ma che cuore! — le disse Giors, commosso. — Oh benedette donne! -Se non lo sapete di certo.... Sarà fra quelli che ritorneranno. Lo -troverete fra i nomi stampati. - -Ma no, il parroco le aveva letto il giornale, il suo nome non c'era.... - -— Ma che parroco! ma che giornale! Cosa volete, in quella -confusione.... Chi sa quanti ne hanno scordati.... Vedrete fra qualche -giorno.... Andiamo, _mare_, non bisogna disperarsi.... Sarà fra i -prigionieri. - -Ma la donna diede in un nuovo scoppio di pianto. Prigioniero per lei -voleva dire affamato, torturato, sepolto vivo, peggio che morto. - -— _O benedtie foumne!_ — ripetè Giors. — Aspettate un poco.... Tutti i -giorni ne tornano.... tornerà anche Giacolin.... Siete tutte compagne, -voi altre _mare_, quando vi mettete un chiodo nella testa. — Poi disse -bruscamente: — Smettete di pianger così forte, giurabbaco, che mi -spaventate le bestie! - -Nessuno di noi osava più di parlare; il giovane aveva stracciato -e buttato via il foglio; la vecchia continuava a piangere -silenziosamente, col viso nelle mani; e pareva più disperato, faceva -più compassione quel pianto in mezzo a quella via rumorosa, a tutta -quella gente affaccendata che passava senza badarci. Alla cantonata -di via Venti Settembre essa prese il sacco e discese. Giors sferzò i -cavalli e tentò il motivo della _Carmen_; ma smise subito, e passandosi -la punta del medio sull'occhio, esclamò con un sospiro: — Ah.... porca -guerra! - - * - -Per vari giorni, in tutti i carrozzoni e su tutte le linee, io vidi -l'immagine di quella povera vecchia curvata sul parapetto, col -fazzoletto sciolto e i capelli grigi scomposti, scossa da capo a -piedi dal singhiozzo violento della disperazione. E mi pareva più -tragica l'immagine in quel gran risveglio amoroso della natura che si -manifestava da ogni parte, nelle gemme degli alberi, nei bocciuoli -dei fiori, nella chiarezza del cielo e negli occhi delle ragazze. -Dalle piattaforme dei tranvai, andando per i sette bellissimi corsi -alberati che fanno cintura al centro di Torino e per i grandi viali -che corrono lungo il Po e lungo la Dora, si bevevano mille effluvi -sottili, un misto di fragranze leggerissime d'erba fresca, di terra -smossa, di campagna aperta, e si ricevevano nella fronte e nel collo -carezze morbide dell'aria, quasi mossa da invisibili ventagli odorosi, -soffi tepidi e puri, come aliti di bocche virginee, che facevan -rifiorire nell'animo, per brevi momenti, speranze rosee, ricordi lieti -dell'infanzia, simpatie spente, proponimenti giovanili di bontà, di -lavoro, di vita avventurosa e memorie lontane di care feste campestri -e di bei sogni sognati nei giorni più felici dell'età più bella. E si -mostrava questo primo influsso della primavera nei cavalli più agili, -nei cocchieri più allegri, nei fattorini più cortesi, nel modo di -salire, di scendere e di salutar della gente più lesto e più amabile, -e nella fioritura più rigogliosa e più vivace dei cappellini delle -signore a cui l'aria corrente sulle giardiniere aperte agitava sul -capo i nastri, gli steli e le penne, portando nel viso ai passeggieri -ritti in fondo delle ondate di profumi confusi di cipria, di viole e dì -giovinezza. - -Avevano in quei giorni i tranvai una bellezza nuova: c'erano in quasi -tutti, la mattina, delle ragazzine vestite di bianco, che occupavano -in alcuni delle panche intere, spiccando fra l'altra gente come gigli -e camelie nivee in mazzi di fiori e di foglie brune. Apparivano di -sfuggita nelle giardiniere dei veli candidi scendenti sui vestiti e -sui guanti bianchi, e a traverso i veli, sotto alle corone di rose -e di margherite, occhi azzurri, bocchine purpuree, visetti d'una -freschezza infantile, che facevano un contrasto graziosissimo con -gli atteggiamenti raccolti e gravi delle piccole persone, ritte sul -busto, con le mani intrecciate sulle ginocchia e le scarpette chiare -congiunte. Da una parte all'altra delle piazze e dall'una all'altra -strada si vedevano biancheggiare sui tranvai quelle farfalle gentili -annunziatrici della Pasqua, e anche più della loro bianchezza risaltava -l'idea, ch'esse esprimevano, dello sposalizio celeste e dello stato di -grazia, in quelle carrozzate d'interessi mondani e di peccati mortali. - -O carrozza di tutti, piccolo specchio del mondo, che raccogli e -ravvicini gli estremi più lontani della società e della vita, qualche -volta così gioconda e qualche volta così triste, dove si può veder mai, -fuor che in te, quello che io vidi in quei giorni? - -Due giornate di pioggia avevano fatto uscir da capo i carrozzoni -chiusi; ma il cielo si rischiarava quando, verso l'undici della mattina -dell'ultimo di marzo, salii sul tranvai della linea dei Viali, fermo -nel corso Beccaria, sul punto di partire per Porta Palazzo. C'era -seduta dentro una donna, sola, che è ancora viva adesso nella mia mente -come se l'avessi avuta sempre davanti agli occhi durante un viaggio a -traverso all'oceano. I suoi capelli radi, neri d'una tintura grossolana -e mal diffusa, facevano parer più vecchio il viso giallo e rugoso, -nel quale, sotto due archi nerissimi, dipinti da una mano frettolosa e -malferma, sonnecchiavano due occhi glauchi e torbidi e rosseggiavano -di belletto le guance flosce e una bocca amara e stanca, atteggiata -come a un sorriso abituale, che appariva forzato, e quasi morto, come -quello d'una maschera, poichè la luce dello sguardo non l'accompagnava. -Se quel viso non avesse abbastanza chiaramente parlato, avrebbero tolto -ogni dubbio un garofano rosso ch'essa portava nella treccia e una lunga -traccia di polvere di riso che da una guancia le scendeva giù fino al -collo scarnito, cinto d'un nastrino azzurro; e quel fiore appunto e -quel nastro accrescevano tristezza all'espressione di vecchiaia precoce -dei suoi lineamenti risentiti e come tesi da un sentimento sordo -di rancore che ella covasse contro ai fantasmi a cui sorrideva per -consuetudine la sua bocca cascante. Era una di quelle figure miserande -in cui, caduto il velo lucente della gioventù, appare con un'evidenza -spaventevole l'abbiezione della vita, e dietro alle quali la fantasia -vede stanze immonde di lupanari, covi fumosi di taverne e di bische -e oscurità misteriose e sinistre dove giacciono corpi di briachi e di -feriti e lampeggiano coltelli e occhi feroci di belve umane. - -Partito appena il tranvai, il fattorino entrò a porgerle il biglietto. -Essa tirò fuori con le mani un po' tremanti una borsetta di lana verde, -e ne cavò due soldi, che quegli prese, fissandola, con un barlume di -sorriso. - -Arrivato in fondo al corso Principe Eugenio, il tranvai si fermò, e -prima s'udì un mormorio di voci argentine, poi salirono con allegra -furia da una parte e dall'altra molte ragazzine vestite di bianco, -accompagnate da due che parevano maestre, e sì slanciarono dentro il -carrozzone, agitando i veli trasparenti e le gonnelle candide, come -uno sciame di colombe con l'ali aperte. Fu come un soffio di primavera, -come la luce d'un'alba improvvisa che entrò con esse fra quelle quattro -pareti, e un vago odor d'incenso, di soppressatura e di capigliature -fresche, che parve portato da un'ondata d'aria. Erano forse le alunne -d'un piccolo collegio che avevan fatto la comunione e andavano a far -colazione in campagna. Le maestre restarono sulla piattaforma; le -alunne occuparono in un momento tutti i posti, cinguettando e ridendo; -la donna tinta restò in mezzo a loro. - -E allora segui una scena indimenticabile. L'aspetto di quella donna -colpì qualcuna delle più grandicelle, che smisero di parlare e la -osservarono. Il loro silenzio fece tacere le altre, che, naturalmente, -si voltarono da quella parte dove le prime guardavano, e fissarono -anch'esse lo sguardo su quel garofano e su quel nastro, su quella -vecchiezza imbellettata e infarinata, su quella rovina d'ogni cosa, -resa più orribile da una maschera grottesca di gioventù; ed esse pure -fecero silenzio. Sul viso delle più piccole apparve un'espressione -di stupore, in alcune uno sforzo d'attenzione scrutatrice; alle più -grandi si stese sulla fronte corrugata come un'ombra di sospetto -e d'inquietudine, simile a quella che ci dà la vista d'un insetto -strano e sconosciuto. Guardai la donna, sola in mezzo a tutto quel -candore d'anime e di vesti, e vidi sul suo viso una leggiera e -istantanea contrazione dei muscoli come in una persona sorpresa in un -nascondiglio. Lanciò un'occhiata rapidissima alle due maestre, a me, -al fattorino; ma non guardò in faccia alle ragazze: guardò le loro -mani, i libri da messa e le scarpette bianche con uno sguardo velato e -fuggente; e dopo qualche momento, durando il silenzio e l'attenzione -di cui si sentiva l'oggetto, piegò lentamente il capo all'indietro, -appoggiò la nuca alla parete, e come presa tutt'a un tratto dal sonno -chiuse gli occhi, e non gli aperse più. - -Il fattorino, che la stava osservando con curiosità, comprese, e mi -ammiccò sogghignando. - -Ma io sentii una stretta di pietà che mi fece torcere lo sguardo da -quella infelice come se l'avessi vista trapassata e confitta da un -pugnale nella parete a cui s'appoggiava. - -A Porta Palazzo essa si riscosse bruscamente e, senza guardar nessuno, -discese; le ragazzine ricominciarono a discorrere e a ridere, e il -tranvai riprese la sua corsa, allegro e sonoro come una gran gabbia -d'uccelli. - - - - -CAPITOLO QUARTO. - - - Aprile. - -Libero in questo mese da ogni altro pensiero, posso dedicar maggior -tempo ai miei viaggi circolari _intra muros_, e scrivere distesamente, -giorno per giorno, le mie osservazioni. Eccone una: il tranvai, -istituzione educativa. E non è celia. Nel contatto quotidiano con -gente d'ogni ceto i superbi perdono sul tranvai un po' della loro -muffa; gli egoisti contenti odono discorsi di miserie e di dolori -che li fanno pensare; la signora che tiene un figlioletto sano fra -le braccia domanda pietosamente alla donna del popolo che cos'ha il -bambino pallido che ripiega il capo sul suo petto, e la madre dura, -che ha visto ammirata dai circostanti la floridezza e la grazia della -sua creatura, discende col cuor raddolcito dalla carezza fatta al suo -orgoglio. Ed è ancora una scuola di cortesia la carrozza di tutti -poichè, a furia di veder altri cedere il posto alla donna, finisce -con cederlo pure, quasi per istinto d'imitazione, il popolano che -non ci aveva mai pensato; e dall'esempio dei cortesi che porgon la -mano al vecchio che sale o sorreggono per il braccio la vecchia che -scende sono indotti anche i villani a far l'atto stesso, e si corregge -a poco a poco la volgarità degli atteggiamenti e delle mosse perfin -nell'uomo più volgare sotto lo sguardo dei molti occhi in cui egli vede -un'espressione di rimprovero o di disgusto, che lo ferisce nell'amor -proprio. Sì, quei cento carrozzoni che girano per la città tutto l'anno -sono cento piccole scuole ambulanti, dove le diverse classi sociali -imparano l'una dall'altra molte cose utili; per esempio, che non c'è -grande differenza fra di esse se non nella scorza; che basta a poveri -e a signori l'astrarre un po' col pensiero da questa per sentirsi -spinti gli uni verso gli altri dagli stessi impulsi che ravvicinano -fra loro gli eguali; che molti dissensi e rancori cesserebbero fra -chi è in alto e chi è in basso per il solo fatto di parlarsi e di -conoscersi a vicenda; che le avversioni sociali non nascono tanto dalla -disuguaglianza della fortuna quanto dal sospetto reciproco dell'odio -e del disprezzo, e che la cortesia è un'alta sapienza e una grande -forza benefica. Queste cose pensai stamani vedendo nel carrozzone un -grosso signore e un giovane operaio chinarsi tutti e due a un tempo -per raccogliere lo scontrino che una vecchia campagnuola aveva lasciato -cadere sotto la panca. Vent'anni fa il secondo non si sarebbe chinato, -e forse.... neppure il primo. - - * - -Una conoscenza nuova: il _marchese_. È un fattorino che, per rispetto -al galateo, sta sulla sommità della scala, di cui Tempesta occupa -l'ultimo gradino. L'ho conosciuto in questi giorni sulla linea del -Valentino, andando a trovare Angelo Mosso. L'hanno soprannominato -il _marchese_ i frequentatori della linea. È una figura di tenorino: -biondo, pallido, svelto, con gli occhi azzurri e una bocca d'occhiello, -perpetuamente sorridente sotto due baffetti d'oro arricciati. Saluta -porgendo lo scontrino, risaluta ricevendo i soldi, chiede “pardon„ -nel passarvi davanti, aiuta le signore a salire e a discendere -mettendo loro delicatamente la punta delle dita sotto il gomito, -prende sul predellino degli atteggiamenti eleganti di cavallerizzo -ritto sul cavallo, salta giù a raddrizzar l'ago alle biforcazioni e -risalta su con una grazia di ballerino, e ha un suo modo particolare, -amabilissimo, di mettere il resto nelle piccole mani inguantate, -come si mette una chicca nella palma d'un bimbo, sorridendo col capo -inclinato e fissando negli occhi della creditrice, senza varcare il -segno del rispetto, uno sguardo soave, che la costringe a fare un cenno -di ringraziamento. Appartiene alla famiglia degli erotici sentimentali. -Pare un galante padron di casa che faccia gli onori del suo salotto -a una comitiva d'invitate. Si capisce che l'aver che fare col bel -sesso signorile è una dolcezza della sua vita. Un sorriso, un segno -di compiacenza, uno sguardo di curiosità o di simpatia d'una signora -o d'una signorina gli danno una scossa così viva, che per un momento -par che gli manchi il respiro; e poi respira forte e s'arriccia i -baffetti con la mano agitata, mandando baleni dagli occhi. Dev'esser -stato ballerino al Teatro regio, o modello di pittore, o cameriere -di fiducia di qualche vecchia nobile. Perfin nel segnare i numeri -sul libretto ha un certo modo artistico di menar la matita come se -schizzasse il ritratto delle sue passeggiere. Se ha un'innamorata della -sua condizione, la povera ragazza dev'essere terribilmente gelosa al -pensare che, mentre essa è a casa o in bottega al lavoro, lui se la -scarrozza in mezzo alle gale e ai profumi del bel sesso, distribuendo -scontrini e sorrisi e accogliendo ogni soldo come un fiore, e deve con -l'immaginazione inquieta far sulla linea tutte le corse regolamentari, -sospirando il fanale bianco dell'ultima, come un segnale di -liberazione. - - * - -Sulla stessa linea del Valentino, questa mattina, nell'atto che facevo -fermare il tranvai, uscendo di casa del mio amico, rividi finalmente -la “vergine morta„ che dal febbraio non avevo più ritrovata. Sedeva -sull'ultima panca della giardiniera: bianca, serafica, impassibile -come sempre, spiccante fra le altre signore come una madonna del -Fiesolano in mezzo alle figurine d'un giornale di mode. Standole -dietro ritto sulla piattaforma potei ammirare da vicino la ricchezza -dei suoi finissimi capelli castagni, sotto la quale s'inchinava, come -sotto un peso soverchio, il suo collo bianco e delicato; così bianco -da far pensare che il bacio d'un bimbo v'avrebbe lasciato una traccia -purpurea, così delicato da parer che una leggerissima stretta delle -dita sarebbe bastata a soffocarvi la vita. Aveva sulle ginocchia non -so che di rotondo, rinvoltato in un foglio della _Stampa_, e lo teneva -fermo con una mano sottile e nivea come il suo collo; la quale non vi -doveva pesar su più di un petalo di giglio. Il suo lungo corpo leggiero -non aveva un fremito, come se per lei non fiorisse la primavera, come -se la sua natura angelica fosse insensibile al mutare delle stagioni; -nè le sue guance dalla linea purissima erano più colorite in quel -tepore d'aprile che non fossero nelle giornate rigide dell'inverno; e -non uno dei suoi capelli di seta si agitava sulle sue tempie fresche -di bambina, benchè l'aria si movesse; e quieti come i suoi capelli -erano senza dubbio anche i suoi pensieri. L'osservai per un pezzo, -e mi riprese più acuta la curiosità di saper chi fosse, poichè non -riuscivo a immaginare alcuno stato o occupazione o scopo delle sue -corse che convenisse al suo aspetto tanto dissimile da ogni altra forma -di fanciulla ch'io avessi veduta mai. E anche stamani cercavo con la -fantasia, e tutto quanto trovavo mi pareva discordante, impossibile -a conciliarsi con quel freddo candore, con quella serenità di cielo -d'inverno, con quell'apparenza di ignoranza claustrale o di sovrana -indifferenza pel mondo. Il mio pensiero non riposava che immaginandola -come m'era apparsa la prima volta, coronata di rose e ravvolta in un -velo bianco, distesa sopra un feretro, con le braccia incrociate e -un sorriso sulle labbra, rivolto a un mondo sovrumano. Ebbene, mentre -così l'immaginavo, in un momento che il tranvai, sboccando sul corso -Vittorio Emanuele, faceva un sobbalzo, l'involto ch'essa aveva sulle -ginocchia si schiuse, e la corrispondenza strana, quasi miracolosa di -quello ch'io vidi con quello che immaginavo, mi diede un brivido di -terrore. - -Era un teschio. - -Il mistero era svelato; ebbi come una visione istantanea di lei in -mezzo agli orrori d'una sala anatomica, e rimasi come trasognato; la -verità era l'ultima cosa a cui avessi mai potuto pensare. Studentessa -di medicina! - - * - -È scritto: non riuscirò mai, mai a conquistare il cuore del cavalier -“Bicchierino„. Quest'oggi gli sono caduto in disgrazia da capo. L'avevo -accanto sul tranvai, in via Garibaldi, alla solita ora della mattina. -Anche sulla giardiniera, come nel carrozzone chiuso, se non trova -libero il posto a sinistra della panca in fondo, piuttosto di sedersi -da un'altra parte, egli rimane in piedi sulla piattaforma. Avevamo in -mano tutti e due la _Gazzetta del Popolo_. Io ritardai la lettura per -ammirare la pacatezza e la precisione meccanica con la quale, dopo -letto la prima pagina, per legger l'altra senza tagliare, egli ripiegò -il foglio di mezzo e fece scorrer le dita sulla piegatura, e poi piegò -un'altra volta il foglio intero, e corresse anche la seconda piegatura -con la mano aperta e lenta, premendosi il giornale sul petto come una -cosa sacra. E mentre faceva quel lavoro, lo vedevo nel suo ufficio -fare ogni mattina quegli stessi passi contati, riporre sempre la penna -allo stesso posto, appuntare il lapis ogni tanti giorni a quell'ora, -uscire ogni giorno a quel dato minuto preciso, e pensavo che i suoi -pensieri si succedevano e si riproducevano certamente con lo stesso -ordine e la stessa lentezza, e che doveva essere un'immagine della sua -mente la sua casa assestata e lucida di buon _travet_ torinese, celibe -e tranquillo. Celibe senza dubbio, perchè era impossibile che un uomo -simile si fosse messo in casa il disordine vivente d'una moglie. E -come mai, pensando a tutto questo, io potei commettere sotto i suoi -occhi l'imprudenza imperdonabile che commisi? Per cercare una notizia -nella seconda pagina della _Gazzetta_, vi cacciai dentro la mano e -lacerai il foglio con le dita tese. Egli si voltò, come se un istinto -l'avesse avvertito dell'atto vandalico, osservò con gli occhi allargati -la dentellatura orribile che aveva fatto la mia mano nei margini, e -poi, alzato lo sguardo al disopra degli occhiali, mi fissò per qualche -momento con un'espressione indescrivibile di stupore e di riprovazione. -Compresi allora l'enormità del mio sproposito, e dissi in cuor mio: -— Son perduto; mai più, mai più mi potrò rialzare nella sua stima. — -E infatti, nella cura ostentata con cui ripiegò il giornale prima di -scendere vidi chiaramente l'intento di farmi comprendere che nessuna -relazione amichevole sarebbe mai stata possibile fra di noi due. -Ebbene, sì, egli ha ragione: ci dev'essere una differenza enorme di -temperamento, di vita e di opinioni tra chi straccia il giornale come -faccio io e chi lo ripiega come fa lui. Dimmi come tratti la _Gazzetta -del Popolo_ e ti dirò chi sei. - - * - -Ho girato tutta la sera della domenica per godermi lo spettacolo -curiosissimo degl'incontri delle giardiniere affollate. Strana è -quella visione fuggitiva di trenta facce, che paiono d'uno sciame -umano volante: facce curiose, facce esilarate, facce impassibili, facce -istupidite dalla digestione difficile d'una mangiataccia domenicale, -o brillanti d'una sbornietta discreta, o sorridenti della dolcezza -d'un riposo onesto; begli occhioni neri o celesti che vi gittano un -raggio di fuga, coppie d'amanti che conversano, vecchi coniugi che -sonnecchiano, teste bionde di bimbi, che agitano le braccia in segno -di festa verso di voi. È un momento; ma se sul tranvai che passa c'è -una signora bella o un vestito elegante o un cappellino bizzarro, non -sfugge all'occhio d'alcuna donna che stia sul vostro, e tutte le teste -femminili si voltano; e in quei rapidi incontri persone si riconoscono -di qua e di là, e si scambiano scappellate a scatto, apostrofi tronche -e saluti della mano, che ripetono a distanza, come da poppa e da prua -di due vaporini. Vedete prima trenta visi in pieno, poi trenta teste -di profilo, poi trenta nuche e trenta dorsi: la comitiva vi si presenta -sotto ogni aspetto come un gruppo statuario sopra il trespolo girante. -Incontrate delle giardiniere allegre e chiassose in cui predomina la -giovinezza e paion tutti compagni di festa; altre che par che portino -un carico di musoneria, tutte facce gravi o insonnite; qualcuna con -una guardia civica davanti e due carabinieri in fondo e qualche soldato -dai lati, che pare una carrozzata di condannati tradotti alle carceri. -E più curioso è lo spettacolo a notte fatta, quando passano di volo, -illuminati dai raggi bianchi della luce elettrica o dai raggi gialli -del gas, e variamente colorati dai lanternini dei carrozzoni, gli -uni vermigli, altri verdi, altri mezzo accesi e mezzo oscuri, visi -intontiti di briachi, visi languidi d'amanti, bambini addormentati, -teste di donnine appoggiate sulla spalla del marito, braccia maritali -strette intorno alla vita della moglie, e mani amorose intrecciate, e -bocche e orecchie che si toccano, e musi lunghi di solitari, oppressi -da una giornata di noia. Oh quante noie e delusioni, e rammarichi del -denaro sciupato, e impazienze febbrili d'innamorati, e speranze e sogni -d'amori nascenti, e presentimenti tristi d'amari diverbi coniugali -portano a casa la sera tutti quei carrozzoni! E qualche cosa d'amaro ho -portato a casa io pure. In una giardiniera che passava ho riconosciuto -il mio buon nemico _Siapure_. Era ritto anche lui sulla piattaforma -di dietro, e aveva accanto una ragazzina di otto o dieci anni, il suo -ritratto, somigliantissimo; una figliuola di cui ignoravo l'esistenza, -graziosa, con due grandi occhi neri e buoni, già un po' velati dal -sonno. Ci passammo accanto alla distanza di due passi sotto la luce -d'una lampada elettrica; i nostri sguardi s'incontrarono; avremmo avuto -tempo di stringerci la mano.... e voltammo il viso tutt'e due dalla -parte opposta. Ah vecchi bambini vergognosi! - - * - -Il tranvai, ottimo osservatorio per studiare la tirchieria. Ecco un -signore obeso che scomoda dieci persone e si fa venir le budella in -bocca per cercare un soldo caduto; ecco un facsimile di senatore, con -tanto di pelliccia in dosso, che fa una scenata perchè il fattorino gli -ha dato col resto un soldo greco; ecco un grasso provinciale che non -vuol pagare un soldo di più per l'ultima corsa perchè il suo magnifico -orologio d'oro non segna ancora le dieci precise. Era una famiglia -agiata, si vedeva, quella che è salita questa sera sul tranvai della -barriera di Casale, in piazza Solferino: marito e moglie, tre ragazze -e un bimbo sui tre anni, che teneva in mano un cannocchiale da teatro; -e il marito, che mi dava le spalle, aveva certo nei capelli tinti, -divisi a filo sulla nuca, tanto di cosmetico quanto valeva il biglietto -che s'è rifiutato di pagare per il posto del suo bimbo, disputando col -fattorino dall'imboccatura di via Santa Teresa fino a piazza San Carlo. - -— Il bimbo ha l'età.... - -— Ma su questa stessa linea, ieri l'altro, non ha pagato. - -— Non c'ero io. - -— Non sono obbligato a ricordarmene. - -— Basta ch'io glie lo dica. Non debbo mancare al regolamento perchè ci -ha mancato un altro. - -— Eh, il regolamento ve lo fate ciascuno a modo vostro. - -— Io non me lo faccio a modo mio: osservo quello della Società. - -— La Società prescrive anche di rispondere in un altro tuono. - -— Io rispondo nel tuono in cui mi parlano. - -— Siamo educati! - -— Ma tutti e due. - -Apriti cielo! Mi sarò ingannato, perchè non l'ho potuto vedere in viso; -ma dalla punta dei baffi e dall'accento con cui disse: — R_icorrerò -alla direzione_ — m'è parso quello stesso personaggio, soprannominato -Tintura Migone, che aveva fatto una scena simile sulla linea della -barriera di Nizza. Discese, voltandomi le spalle, all'angolo di via -Plana, e lo vidi andar con la famiglia al Teatro Gerbino a spendere -sessanta volte la moneta per cui aveva alzato tanta polvere. O -miseranda pitoccheria signorile, che per vanità o per piacere butta -via lo scudo da una parte e letica il soldo dall'altra con una tenacia -rabbiosa che fa avvampar dalla vergogna chi veste gli stessi panni! -O razza spregevole d'esosi, che con infinite piccole taccagnerie -spandete intorno a voi tanti semi d'ira e d'avversione, veri eccitatori -dell'odio fra le classi sociali, quando finirete di disonorarvi dieci -volte al giorno per cinque centesimi? - - * - -Mi è caro il tranvai anche perchè mi dà modo di studiare i bambini, -che per la strada mi sfuggono. Lì posso averli sotto gli occhi per un -po' di tempo e ammirarli a mio comodo, in specie sulle giardiniere, -grazie al vezzo che hanno tutti d'inginocchiarsi sulle panche, dando -le spalle ai cavalli, e di appoggiarsi alla spalliera come a una -balaustrata di terrazzino, col viso rivolto verso i passeggieri. -Faccio ogni giorno qualche conoscenza. Già due volte, tornando a -casa dal Giuoco del pallone, ho potuto ammirare così una bambina di -due anni, che padre e madre portano ogni sera verso le sei a fare il -giro dei Viali. M'è simpatica questa buona coppia, un _Taddeo_ e una -_Veneranda_ sulla quarantina, tutti e due piccoli, rotondi e floridi -come i famosi amanti del Giusti, con l'aria di gente contenta dei -propri affari. E scommetterei che quella bambina è il frutto unico -e tardivo dei loro placidi amori, venuto quando più non lo speravano -dopo averlo desiderato per molti anni, tante son le cure e le carezze -di cui l'affollano, divorandola con gli occhi, tanta è la compiacenza -con cui si sorridono a vicenda a ogni suo gesto e a ogni sua parola -e ringraziano con lo sguardo chi la guarda e le sorride. Questa sera -stava inginocchiata sulla panca in fondo e guardava me, ritto in -faccia a lei, col visetto volto in su, come avrebbe guardato la Mole -Antonelliana: un visetto rotondo di madonnina, illuminato da due begli -occhi azzurri e incorniciato in una finissima capigliatura castagna, -tagliata alla scozzese sulla fronte e ricadente sul vestitino color -di rosa. E sorrideva vagamente, guardandomi, come se si ricordasse -d'avermi già visto un'altra volta, con quella strana espressione tra di -benevolenza, di curiosità e di canzonatura, tutta propria dei bimbi, -che par che dicano: — Chi sei? Perchè mi guardi? Che vuoi da me? — e -intanto moveva le labbra e gonfiava ora una guancia ora l'altra come -se masticasse qualcosa. A un tratto si mise una mano in bocca e poi la -tese aperta verso di me per mostrarmi quello che aveva sulla palma: -un pezzetto di caramella; poi balbettò una parola che non capii, -si rimise la caramella in bocca e riprese a sorridermi, dondolando -la testina da una spalla all'altra. E io la guardavo, la guardavo, -ostinato a cercare il segreto di quel fascino divino dell'infanzia, -che, non parlando, ci dice mille cose dolcissime, confuse, lontane, -quasi sovrumane, impossibili a tradursi in parole; della potenza di -quello sguardo vago, che non penetra nell'anima nostra, ma davanti al -quale si nascondono, friggono, si disperdono tutti i pensieri tristi -ed impuri come un branco d'uccelli notturni al raggio dell'alba. E in -cuor mio le dicevo: — Guardami, guardami ancora, fa fuggir le misere -vanità, gli odî ignobili, le menzogne vili, l'egoismo, l'orgoglio; -fa fuggir ogni cosa.... — Ma un cane che correva dietro al tranvai -la distrasse dall'opera purificatrice, e non mi fu più possibile di -ricondurre la sua attenzione da quel cane sulla mia persona, nemmeno -mettendole una mano sotto il mento; benchè, per istinto amorevole, essa -appoggiasse sulla mano la guancia. Quella carezza fece voltare il padre -e la madre, sorridenti. Domandai loro che età avesse la bimba. Non si -può dir l'accento con cui mi risposero a una voce: — Ventitrè mesi. — -Non avrebbero detto con un altro accento: — Abbiamo ventitrè milioni. -— Sentii che quel numero segnava per loro la data d'una seconda vita, -che diceva da quanto tempo era discesa sulla loro casa la benedizione -e la gloria. Com'è dolce augurare sinceramente il bene ai propri -simili! Sentii una gioia vera a dir loro tra me: — Siate felici, vi sia -lasciata sempre, possa non aver mai un brivido di febbre, mai un nodo -di tosse, mai una notte agitata, mai il viso pallido neppur per un'ora! - - * - -Sullo stesso tranvai, tre sere dopo, ritrovai l'operaio lombardo del -_desbotonass_, quello che m'aveva dato del _politicon_ perchè non -m'ero voluto sbottonare sull'argomento della politica. Aveva anche -questa volta festeggiato la domenica, e lo diceva il ciuffo che gli -dondolava sulla fronte, e la cicca che gli spenzolava dalle labbra; -ma era frenato dalla moglie, una donnina secca, più attempata di lui, -seduta al suo fianco. Appena mi vide, mi piantò in faccia gli occhi -lustri: tremai che mi riconoscesse e la ricominciasse con lo Zavattari; -ma non mi riconobbe. Borbottò non so che della rivoluzione di Candia; -voleva andare a Candia; e bruscamente, alzando la voce, mi fece la -proposizione d'andar con lui. Ma lo distrasse il campanello del Viatico -che passava dall'altra parte del Corso San Maurizio. E allora ebbe un -litigio con la moglie. Quasi tutti, sul tranvai, si scopersero il capo; -egli no. Sua moglie gli disse di scoprirei: non volle. - -— Ma non rispetti nemmeno il Santissimo? — gli ripetè la donna, in -dialetto piemontese, e allungò la mano per afferrargli il cappello. -Egli si dibattè violentemente, dandomi delle spallate. — _Dagh on -taj_ — gridò — _Corpo d'on...! Mì rispetti i idej di alter, vuj che -rispetten i mè.... Mì sont per la libertaa del pensiero_.... - -Ma la donna riuscì a scoprirlo; egli strepitò: poi, ripreso il suo -cappello, per rifarsi, se la pigliò col fattorino perchè faceva fermare -il tranvai per far salire la gente. - -— Io faccio il mio dovere —, rispose quello; — non ha da salir chi -vuole? - -No, non aveva da salir chi voleva, e per questa buona ragione: — _Cosa -vœur dì tranvai? Tranvai el vœur dì marcià.... marcià semper, e se el -se ferma tutt'i moment.... l'è minga pu on tranvai, l'è una tartaruga!_ - -Voleva pagare anche due soldi di più, ma a condizione di _andar -accelerato_, e ad ogni nuova persona che saliva, ribatteva il chiodo: -— _E on alter!... Ah sanguanon! Ma l'è ona robba de rid!_ — Poi, -tutt'a un tratto, rivolgendosi a me col viso grave, disse in italiano: -— Ed è così che si fa il servizio? — Ma, dicendo questo, mi fissò da -capo, come se gli passasse per la mente un barlume di reminiscenza, e -puntatomi l'indice al viso, soggiunse: — _Lu.... me par de conossel._ - -Per quanto si sforzasse, però, non riuscì a ricordarsi della -conversazione del _desbottonass_, e volle che gli rammentassi io dove -c'eravamo incontrati. Mi guardai bene dal contentarlo. E per fortuna, -fu distratto un'altra volta da una signora che saliva. - -— _E on'altra anmò!_ — ricominciò a esclamare. — _E seguitemm -inscì_.... Ah questa sì che è una bella farsa! — - -— Ma la finisca una volta, — gli disse il fattorino. - -— Io la finisca? _Ah faccia de bogher!_ — e, levandosi in piedi, tese -il pugno verso di lui. - -Ebbi una buona ispirazione: gli misi una mano sulla spalla e gli dissi -all'orecchio: — Andiamo, un vecchio soldato di Garibaldi non deve far -di queste scene. - -Fu un effetto magico: si voltò a guardarmi, stupefatto. O come mai io -potevo sapere ch'egli era stato con Garibaldi? Ma non me lo domandò. Mi -guardò un pezzo, sorridendo; poi mi porse la mano e disse: — _E ben.... -lu el gh'ha reson._ - -Detto questo, scrollò il capo in atto di disapprovazione per sè stesso, -e ricadde pesantemente sulla panca. E quando io discesi, non se ne -accorse: dormiva. - - * - -Sono in un periodo fortunato d'incontri e d'avventure. All'uscita dello -Sferisterio, mi decisi a prendere il tranvai della linea di Vanchiglia -vedendo sulla piattaforma quel porcospino di cocchiere Tempesta, che -conobbi due mesi fa sulla linea di Nizza. La primavera non l'ha punto -raddolcito. Salendo, gli ruppi in bocca un'invettiva feroce che faceva -contro una cavalla chiamata _Balia_; dalla quale egli volse lo sguardo -sopra di me senza mutarne l'espressione, come s'io fossi un complice -della bestia. Tacque per un po', coi denti stretti; ma quando fummo in -piazza Vittorio Emanuele, essendo salita una donna che depose ai suoi -piedi un grosso cesto, egli cominciò contro il cesto una ruminazione -sorda di sacrati, che protrasse fin che si sboccò in via Principe -Amedeo; dove andò addirittura fuor dei gangheri contro una vecchietta -sorda alle sue fischiate, urlandole nella schiena: _O trombon! O -terremot! O tamburnassa!_ — con quanta vociaccia aveva in canna. Poi -ricominciò a grugnire vedendo di lontano la strada ingombra dalla -folla, che usciva dalla rappresentazione diurna del teatro Gianduia. E -forse la ragione di tutte quelle furie era nel canestrino ritto ch'era -ai suoi piedi, nel quale si raffreddava il suo magro desinare, ch'egli -aveva mangiato a mezzo alla barriera di Casale, e che gli premeva di -finire in piazza Carlo Felice. Povero Tempesta! Si capisce come la -fame, in un temperamento come il suo, dovesse fare un tristo lavoro. -Fermò davanti al teatro, infatti, dando al freno una girata furibonda, -come se lo volesse spezzare. E qui la sua violenta natura fu messa a -una prova durissima. Doveva salire con un nuvolo dì figliuoli grandi -e piccini una di quelle povere mamme piene di timori e di affanni, -per le quali una salita nel tranvai è come un imbarco per l'America. -Essendo sparsi qua e là i posti liberi, i figliuoli più grandi salirono -da varie parti, e fu una faccenda interminabile il mettere al posto i -più piccoli; e la mamma a gridare: — Dov'è Carlino? — Giulia, siediti -là. — No, Augusto, in piedi non voglio. — Carlino, vieni qua che c'è -posto. — Marietta, tienti bene alla colonnina —; e Tempesta, voltato -indietro in atteggiamento minaccioso, fremeva come un mastino alla -catena. Quando stava per sferzare i cavalli, la signora lo rattenne con -un gesto perchè uno dei figliuoli s'aveva ancora da sedere. Finalmente, -sbuffando come un bufalo, Tempesta ruttò l'_avanti_. Ma la mamma gridò: -— Un momento! È proprio questo il tranvai che va a Porta Nuova? — -Egli rispose un _questo_ con sette esse, partì, e tirando giù tutti -i santi, cominciò a flagellar la cavalla, che non andava a tempo e -faceva delle scartate, e a soffiar nel suo strumento, fra un moccolo -e l'altro, con tanta rabbia da parer che fischiasse Torino. Fischiò -il monumento di Carlo Alberto, fischiò la Posta centrale, fischiò il -palazzo dell'Accademia delle Scienze, e infilò via Lagrange con la -furia d'un guidatore di carro falcato irrompente contro il nemico. Ma -era destino che la finisse male. All'angolo di via Cavour si staccò -dal gancio l'anello del bilancino, i cavalli s'impigliarono nelle -tirelle, e s'arrestarono. Saltò giù Tempesta schizzando fiamme e, -mentre il fattorino riattaccava, prese a martellar di pugni i poveri -animali, saettando con gli occhi me e altri due che dalla piattaforma -gli gridavano di smettere, e inferocendo in special modo contro la -povera _balia_; la quale alzava ed agitava la testa, scalpitando, -tutta convulsa e tremante, ma senza mandare lamento, come una povera -donna che tace, per non chiamar gente, sotto la percossa del marito -bestiale, di cui non comprende e perdona l'insania. Indignati, stavamo -per scendere, quando accorse dalla cantonata un vecchietto in tuba, -un ometto di nulla, ma ardito e risoluto come un cavaliere antiquo, e -affrontò l'aguzzino, afferrandogli il braccio a due mani. Tempesta si -svincolò con violenza e lo trattò di _avvocato delle bestie_. Cascava -male. Era per l'appunto un avvocato delle bestie, membro della _Società -protettrice degli animali_, e se ne vantò, e tirò fuori un taccuino -per segnarci il numero della giardiniera, dicendo che sarebbe andato -in persona alla direzione. Tempesta risalì sulla piattaforma con la -faccia verde, masticando ira di Dio; ma, ripartito appena, udendo dire -dietro di sè: — _A l'a fait bin_ (Ha fatto bene) —, si voltò a guardare -il temerario con due occhi di fuoco. Chi aveva parlato era un uomo sui -quaranta, di viso serio a benevolo, che aveva l'aspetto d'un operaio -istruito. Questi sostenne serenamente la sua guardataccia, e gli disse -con pacatezza, in accento amichevole, e un po' a rilento, come chi -vuol ripetere esatta una frase letta in un libro-; — Sicuramente.... le -bestie sono i compagni di lavoro, non gli schiavi dell'uomo. - -Tempesta non rispose. - - * - -Siamo in piena primavera. I tranvai dei viali corrono per lunghi tratti -sotto le grandi chiome degli ippocastani, dei tigli e delle acacie, ed -escono al sole e si rituffano nell'ombra, come carrozze erranti in un -parco; i vetri dei finestrini e i visi dei passeggieri si velano di -riflessi verdi; i predellini delle giardiniere strisciano i cespugli -che fiancheggian la via, e passan d'intorno per aria note d'uccelli, -farfalle bianche e profumi di rami in fiore; e il buon Giors nuota e se -la gode in tutta questa freschezza, aspirando a pieni polmoni l'aria -imbalsamata, che gli scava lo stomaco. Glie lo scava così addentro, -dice lui, che a rigor di giustizia, quando viene la primavera, la -Società gli dovrebbe dar doppia paga. Povero Giors! Questa mattina, sul -corso Vinzaglio, ebbe un vero dolore. C'era un garzonetto d'osteria, -ritto accanto lui, con quattro dozzine d'agnellotti crudi posati -sopra un'assicella, ch'egli teneva col braccio arrotondato fuor della -colonnina, per non impedirgli il maneggio del freno. A un tratto, uno -scossone della giardiniera gli fece perder l'equilibrio, l'assicella -piegò, e gli agnellotti si rovesciarono sulla strada. Non si può -descrivere l'atto di desolazione che fece il buon Giors a quella -vista: non c'è per nulla quello che fa don Baldazar-Ferravilla quando -la cuoca dei suoi ospiti gli porta via di sotto il naso il piatto -prediletto. E lamentò per un chilometro la “disgrazia„ scrollando -il capo tristamente; e messo così in un corso di pensieri tristi, mi -raccontò altre “disgrazie„ consimili di cui era stato spettatore, e non -ne pareva ancora consolato. Una vecchia signora venuta dalla campagna, -scendendo male dal tranvai, era caduta sul suo panierino pieno d'ova, -e n'avea fatto un lago, da cui l'avevan tirata su in uno stato! e ova -freschissime, che mandavano una delizia d'odore.... che peccato! Un -grullo d'ortolano, un'altra volta, aveva messo sotto la panca della -giardiniera, a un'estremità, un piatto di fragole ammucchiate, che a -ogni sobbalzo cadevano a mezze dozzine per la strada, dove un branco di -monelli, correndo e facendo un baccano indiavolato, le raccattavano, -senza che lui se n'avvedesse; e quando se n'era avvisto.... certi -fragoloni come palle, che profumavano il corso, una vera grazia -di Dio: disgraziato! A una povera ragazzina, in fine, proprio nel -momento che il tranvai si fermava in piazza Statuto, in capo alla -linea, s'era rovesciata dalla piattaforma una zuppierata di minestra, -ch'essa era andata a prendere all'osteria per suo padre; e gli aveva -fatto tanta pena quella povera _morfela_, a vederla inginocchiata in -terra a raccogliere singhiozzando le pastine e i piselli, che lui -e il fattorino avevano _fatto una sottoscrizione_, essi due soli, -mettendo ciascuno dieci centesimi, perchè la _morfela_ potesse andare a -ricomprar la minestra. — Ma a me — disse poi con un sorriso trionfante -— queste cose non sono mai accadute, nemmeno quando ero alto un palmo; -l'appetito m'ha fatto sempre stare in guardia; guardi, potrei giurare -che non m'è mai cascata di mano una ciliegia! — Bravo Giors! Egli m'ha -l'aria d'un uomo che non abbia mai mangiato a sua voglia in vita sua. -La vista delle tavole di trattoria apparecchiate all'aria aperta, -questa mattina, gli dava dei brividi di voluttà. — Ah! — esclamava, -adocchiandole di passata, — con che gusto mi ci metterei a sedere! — E -si capisce come il sedersi a tavola, per lui che non ci siede mai, sia -un ideale epicuréo, uno scialo da milionari, il non plus ultra delle -raffinatezze della vita. E confessando che sarebbe disposto a mangiare -a ogni ora del giorno, ride; e dicendo che trecento volte all'anno fa i -suoi pasti sulle ginocchia, ride; e raccontando che s'è levato il pane -di bocca per salvar dalle busse una povera bimba, ride. Ah, quanto è -buono senza saperlo, e come mi fa bene il suo riso! - - * - -Una corsa memorabile, ma che vorrei dimenticare, sulla linea del -Foro Boario. Venivo di fuor di porta. Era una mattinata incantevole. -Partito appena dalla cinta, il tranvai si fermò davanti alla porta -delle carceri giudiziarie, dove salirono sei giovani, accompagnati da -due guardie di polizia, pallidi e malamente vestiti, ciascuno con un -involto di panni sotto il braccio. Erano sei prigionieri liberati che -le guardie conducevano alla questura centrale a ricevere il commiato -ammonitorio dell'autorità. Ma non occorreva che me lo dicesse il -fattorino; lo compresi, nell'atto che salirono, dal modo come girarono -lo sguardo intorno sugli alberi fioriti, sul corso inondato di sole -e sui passanti, bevendo a bocca aperta e a nari dilatate l'aria -luminosa delle libertà, che accendeva delle fiamme nei loro occhi e -faceva correre pei muscoli della loro faccia dei fremiti di piacere, -visibilissimi nonostante lo sforzo con cui cercavano di dissimulare -la rinascente ebbrezza della vita. Allo svoltar del tranvai in Corso -Vinzaglio, e poi nel Corso Oporto, a quell'aprirsi da ogni parte -di viali verdi, di fughe di palazzine e di portici, di vedute delle -Alpi e dei colli, voltarono il capo di qua e di là, con un movimento -di stupore grave, come se ad ogni svoltata crollasse un muro delle -carceri da cui non era uscita ancora tutta l'anima loro, e guardavano -curiosamente ogni passeggiere che saliva, come per molto tempo avevano -guardato ogni visitatore sconosciuto che s'affacciasse all'uscio della -loro cella. Osservavo con meraviglia che, passata la prima ebbrezza, -il loro viso s'andava già oscurando quasi dell'ombra d'un disinganno, -come se quell'ora tanto desiderata non mantenesse tutte le promesse -che aveva fatto alla loro fantasia, e li riafferrasse da lontano -la tristezza della prigione, quando, al punto di attraversare il -Corso Umberto, uno spettacolo anche più strano mi distrasse da loro: -una giardiniera dalla linea di San Secondo, tutta piena di monache -dell'ospedale Mauriziano, un mezzo monastero in carrozza, venti figure -grigie e bianche, immobili e silenziose, che passavano rapidamente -sulla curva, presentandosi tutte di profilo, con la fronte bassa e le -braccia incrociate, come tante statue della Meditazione, e svoltate -di corsa in Via Oporto, non mostrarono più che venti veli neri enfiati -dall'aria, e come fuggenti insieme a una tentazione del diavolo. - -I liberati dal carcere discesero all'angolo di via Alfieri, il -tranvai proseguì verso via Santa Teresa. Eravamo a pochi passi dal -crocicchio quando vidi lontano in via Venti Settembre un affollamento -che la ingombrava da un lato all'altro. Mi voltai per domandare al -fattorino: — Che sarà? — lo vidi pallido. Egli aveva già capito. -Il cocchiere frenò i cavalli, che andarono lentissimi. Raggiunta la -folla, ci fermammo. Alcuni ci s'avvicinarono. Il tranvai precedente -aveva schiacciato un bambino di cinque anni, un povero orfanello, che -una mendicante teneva con sè e faceva accattare. Egli era sfuggito di -mano alla donna per attraversare la strada nel punto che i cavalli -sopraggiungevano; le ruote della giardiniera gli eran passate sul -corpo; era morto nell'atto; avevan portato il cadavere sotto il portone -d'una casa vicina, che la folla chiudeva. Una moltitudine di curiosi -s'accalcava intorno al cocchiere che era saltato giù, lasciando le -redini al fattorino, che aveva proseguito la corsa. Nel mezzo della -calca, al di sopra delle teste ondeggianti, spuntavano gli elmi di -due guardie civiche e il cappello d'un carabiniere, e fra questi il -berretto gallonato del disgraziato cocchiere, rovesciato indietro, che -lasciava vedere delle ciocche di capelli grigi. Mi apparve mi momento -il suo viso, bianco e stravolto, con la bocca aperta; poi si nascose. -Parlava e gestiva; ma il mormorio della folla copriva la sua voce. -Vidi le sue mani agitarsi per aria. M'arrivò all'orecchio un: _giuro!_ -rauco, come il grido di un ferito. A un tratto, la folla s'aperse -come in due ondate violente e il cocchiere, stretto fra le guardie, si -mosse; ma, fatti tre passi, si fermò, e alzate le braccia come un prete -all'altare, girando intorno gli occhi smarriti e piangenti che non -vedevan più nulla, gridò con voce soffocata dai singhiozzi: — Giuro per -l'anima di mio padre e di mia madre, giuro che non l'ho visto! — Poi -si rimise in cammino barcollando, e la folla lo riavvolse. Il tranvai -ripartì. - -Ah, perchè non tenni gli occhi fissi sulla mano tremante con cui il -fattorino scriveva, invece di rivolgerli a terra, sulle rotaie? Non mi -sarebbe stata così orribile la vista del misero corpicino schiacciato -come mi fu quella del suo povero sangue sparso fra i ciottoli; -orribile come qualche cosa di lui che vivesse e soffrisse ancora e -implorasse soccorso dal fondo della fossa. E dovetti scendere, preso -da un ribrezzo improvviso di quel carrozzone, come d'un complice -della strage, d'una macchina sinistra, nella quale, come nell'altra, -stesse rimpiattata la morte, in agguato, per afferrare al varco -altri bimbi. Ma non mi giovò fuggire. Per tutta la strada intesi quel -grido singhiozzante: — Giuro, giuro per l'anima di mio padre e di mia -madre.... — quel grido desolato, supplichevole, solenne; nel quale ne -sonava un altro esilissimo, la voce del sangue sparso, che anch'esso -chiedeva pietà per lui, in tuono di preghiera infantile. E per vari -giorni non scrissi più, e non potei salire sopra un tranvai senza un -sentimento di repulsione, come se tutti avessero le ruote insanguinate. -Ahimè! È dunque vero che anche la vita civile, come la creazione, è una -ruota terribile, che non si può muovere senza stritolar delle ossa e -dei cuori, e che l'uomo è condannato a sparger sangue in eterno? - - * - -Maravigliosa leggerezza umana! Ma forse non è tanto leggerezza -il parlare che si fa da tutti di cose futilissime anche fra gli -avvenimenti più terribili, quanto spirito dì ribellione, bisogno -di provare la libertà del proprio spirito davanti ad ogni argomento -imposto di riflessione e di discorsi gravi. Avevano l'uno e l'altro -il giornale in mano, questa mattina, i due signori che m'eran seduti -davanti sul tranvai, e che discutevano vivacemente; avevano letto un -momento innanzi la prima notizia della battaglia di Turcuf; era da -supporsi che discutessero della vittoria per cui era liberata Cassala. -Discutevano invece sul colore del fanalino che segna l'ultima corsa del -tranvai del Martinetto. - -— Le dico che è bianco, l'ho visto cento volte. - -— Ma lei confonde con quello dell'ultima corsa di Vinzaglio. - -Dalla voce riconobbi il mio buon “tranvaiofilo„ l'amico di Giors, -benestante sferoidale e gran paladino della Società Belga. Il quale -continuò: — Il fanale dell'ultima del Martinetto è rosso. Verde tutta -la sera, rosso all'ultima corsa. - -— Verde tutta la sera, sì, — rispose l'altro, — ma all'ultima corsa, -bianco. Diamine! L'ho anche visto ieri sera. - -— È impossibile. - -— Oh cospetto! Mi vuol dare una smentita? - -— Ma è lei che la dà a me, perdoni. Andiamo, vuol fare una scommessa? -Fattorino! - -Il fattorino s'avvicinò sul predellino, e intesa la domanda, rispose -gravemente: — È bianco. - -L'altro voleva ribattere, ma il “tranvaiofilo„ trionfante, gli tagliò -la parola. — A me la vuol insegnare, che conosco tutti i colori, -anche della _Torinese_? Bianco l'ultimo di Nizza, bianco Borgonuovo, -verde San Secondo, rosso Foro Boario, bianco San Salvario, rosso -Vanchiglia.... - -Sotto quel rovescio d'erudizione tranvaiesca l'avversario chinò il -capo, e non ribatte più sillaba. - -Il tranvaiofilo stette ancora un po' pensando, poi soggiunse: — E -bianco l'ultimo dei viali. - -Fu il colpo di grazia. - -Suggellata così la sua vittoria, gittò gli occhi sul giornale che -teneva aperto sulle ginocchia, e voltatosi verso di me, col viso -spianato di chi passa da un discorso grave ad uno che ricrea lo -spirito: — Ottocento morti! — esclamò sorridendo. — Una bazzeccola! Ora -staranno quieti per un pezzo.... - - * - -Sono scampato a un pericolo grave e mi son goduto una scena curiosa. - -Appena mi riconobbe dal capo opposto della giardiniera affollata e mi -vide accanto un posto vuoto, l'uomo spietato sorrise di compiacenza -feroce, e sceso sul montatoio, afferrandosi alle colonnine, s'avanzò -verso di me come il ragno sulla tela per afferrare la sua vittima. Io -capii che era armato d'un sonetto da piantarmi nel cuore, e tremai. -Ma in quel punto saltò sulla giardiniera, proprio al mio fianco, mi -ufficiale dei bersaglieri, che occupò il posto a cui lo scellerato -mirava; e questi dovette ritornare indietro con le sue strofe nel -gozzo. Vidi che fremeva. Ma fu subito distratto egli pure da un -piccolo avvenimento comico. Salì sulla piattaforma davanti un signore, -il quale, lanciato uno sguardo all'ultima panca, vi riconobbe un -amico, forse non più visto da mesi, e dopo averlo salutato con molta -effusione, prese a discorrer a voce alta con lui, che rispose nello -stesso tono, senza darsi un pensiero al mondo dei trenta passeggieri -che li guardavano e li ascoltavano con grande stupore. Appartenevano -tutti e due a un ordine assai numeroso di originali a cui manca affatto -un sentimento che si potrebbe chiamare “il pudore sociale„ e che hanno -la facoltà singolare di far arrossire gli altri per loro. - -— Tu a Torino! E da quando? - -— Sono arrivato questa mattina. - -— E riparti? - -— Questa sera. Ho l'_andata e ritorno_. - -— Son birbonate, dovevi scrivermi. E Gabriella? - -— Benissimo. E a casa tua? - -— Tutti bene. Gustavo è andato a Genova. - -— Me lo scrisse l'avvocato. E l'affare di Troffarello? - -— Niente di nuovo; son muli. - -— Oh diavolo! — E strizzando un occhio, — Di', e a quando il Messia? - -— (Sorridendo modestamente) Di giorno in giorno.... - -C'erano delle signorine; vidi dei visi di mamme che si cominciavano -a inquietare. Come Dio volle, qualcuno discese, e i due poterono -avvicinarsi e conversare in famiglia. Ma essendosi fatto spazio accanto -a me, mi trovai di nuovo esposto al sonetto. Vidi infatti il poeta -che scendeva da capo sul predellino. — Ah no! — dissi in cuor mio, -ricordando il supplizio orribile dell'_Uom chi sei tu_; — una seconda -volta non mi torturerai — e gridato un _alt_ risoluto, che avvertì il -cocchiere e lui ad un tempo, mi salvai dai quattordici colpi di pugnale -che mi minacciava. - - * - -Gran palestra di civetteria è la carrozza di tutti, e come vi si può -studiare la potenza del “femminino eterno„! Salì sulla giardiniera, -in via Maria Vittoria, una bella ragazza, che attirò lo sguardo di -tutti: piccolina, bruna, mirabilmente tornita, con le fossette nelle -gote, con un rosaio sul cappellino: vestita con un'eleganza un po' -teatrale, ma piacente nella sua stranezza. Non avevo visto ancora -un'arte di civetteria così varia, così profonda, così diabolicamente -raffinata. Era una continuità di leggerissimi, appena percettibili -movimenti ondulatori correnti dalle spalle ai piedi, un riso come -represso e diffuso su tutta la persona, un modo di girare il capo e -gli occhi, di guardar tutti e nessuno, di provocare e di fuggir gli -sguardi, un'arte d'addentarsi le labbra, d'inarcarle e di stringerle, -di far balenare le pupille, di velarle e di riaccenderle, qualunque -cosa guardasse, come se avesse voluto sedurre anche le cose, un -misto di monelleria, di finto pudore, di sensualità, di naturalezza, -d'affettazione e d'ingenuità bambinesca, da far cadere la penna di mano -al più potente descrittore di femmine della nuova scuola. Conquistò il -tranvai di primo colpo. Tutti i passeggieri si misero ad esaminarla -con occhio denudatore. Si voltava a guardarla di tratto in tratto -anche il cocchiere, e perfino una grave guardia civica, ritta in fondo -alla giardiniera, fissava su di lei uno sguardo affatto diverso dal -solito sguardo di servizio. All'angolo di via Bogino fece fermare un -vecchio generale in uniforme, un po' floscio di gambe, accompagnato -dal suo aiutante, e nell'atto di salire la guardò così fissamente che -mise male il piede sul montatoio e si dovè afferrare alla colonnina. -A un certo momento essa s'alzò e risedette un po' a sinistra, per far -posto a una signora, e in quell'atto così semplice e rapido mise tanti -guizzi e vezzi e grazie di colomba e di gatta, che lampeggiarono, -guardandola, gli occhi di tutti, come se tutti avessero bevuto a un -punto un bicchierino di Benedectine autentica dei frati di Chambéry. -Curioso che proprio al disopra del posto ch'essa occupava pendeva da -una traversa del tetto un cartellino d'annunzi, sul quale era scritto -in grossi caratteri: _Da vendere_, e il resto non si leggeva: una -villa, probabilmente. Ma era certo una calunnia del caso, o, almeno, -c'era d'aver dei dubbi per l'eccesso medesimo di quella civetteria; -la quale poteva non essere altro che un istintivo ardentissimo amore -dell'arte. Discese in via Plana. Le donne si voltarono a guardarla -con occhio severo, gli uomini.... con un altr'occhio. Ed essa si -allontanò col suo roseto sul capo, lievemente inclinato da una parte, -con un'andatura disinvolta e graziosa, mostrandoci ancora uno spicchio -di viso sorridente, da cui traspariva la coscienza d'aver lasciato una -dozzina di frecciole confitte in petto ai suoi compagni di viaggio d'un -quarto d'ora. - - * - -Fu la vergogna stupida di mostrarmi per la strada con un pacco fra -le mani, che mi fece salir sul tranvai di porta Susa per tornare a -casa; e sul tranvai fui punito. Stavano in piedi sulla piattaforma -un giovine operaio, sua moglie e un bambino, che non avevan trovato -posto dentro al carrozzone. L'operaio faceva uno sfogo col cocchiere, -in tono aspro. Era stato ingannato da un amico, che l'aveva fatto -venir dal Vercellese, assicurandolo che a Torino c'era lavoro; ma, -venuto qui, non aveva trovato nulla; da un mese batteva inutilmente -a tutti gli usci; un suo parente benestante gli aveva rifiutato un -piccolo imprestito; non sapeva più dove dar del capo. Il cocchiere -gli consigliò di rivolgersi alla Camera del lavoro. — Ma che Camera -di lavoro! — rispose scattando. — Buffoni! Se non trovo lavoro io, -me ne troveranno loro! — E seguitò, smozzicando maledizioni fra i -denti. Il suo bambino, intanto, succhiandosi la punta dell'indice, -teneva gli occhi fissi sul mio pacco. Io l'apersi e gli porsi una -caramella, ch'egli agguantò come se la rubasse, e prese a leccarla -rispettosamente, sorridendomi. Il padre, appena se n'accorse, si voltò -a guardarmi con occhio torvo, strappò il dolce di mano al bimbo e, -prima che riuscisse ad afferrargli il braccio sua moglie, lo gettò -nella strada. Mi sentii come il freddo d'una lama nel cuore, e poi -una vampata di sdegno, un rivolgimento precipitoso d'idee recenti, -un ritorno violento d'idee antiche, tutto in un punto, come se la mia -anima si rovesciasse. Ma fu un punto solo. — Ah miserabile, — dissi a -me stesso — basta dunque questo?... — Quegli riprese a sfogarsi col -cocchiere, a voce più bassa però, e dopo qualche momento sua moglie -— una povera donnina dall'aspetto buono e triste — voltandosi quasi -furtivamente verso di me, mi diede uno sguardo timido, che voleva dire: -— È povero, è disgraziato, è irritato.... lei capisce.... — E io le -risposi con gli occhi: — Capisco. — Allora il suo viso si rischiarò -un poco e parve che dicesse: — Gli perdoni.... — E io risposi con -uno sguardo: — Ho perdonato. — Ahi mentivo. E non voglio mentire una -seconda volta: non gli ho ancor perdonato.... - - * - -Un'avventura più piacevole stamani, sulla linea del Martinetto. Stavo -sulla piattaforma di dietro con Carlin, il quale si fregava le mani, -molto soddisfatto della venuta dei famosi tre principi abissini al -collegio internazionale di Torino, ch'egli considerava quasi come una -rivincita; e andava ripetendo: — Questi tre qui, intanto, li abbiamo -nelle unghie! — Interruppe le sue espansioni un mio conoscente, che -salì all'imboccatura di via Garibaldi, un operaio lattoniere, che -aveva messo su bottega da poco, di trent'anni all'incirca, ma assai più -attempato all'aspetto, basso di statura e tarchiato, e serissimo. Era -un tipo degno di studio; un autodidattico di volontà ferrea, che aveva -frequentato l'Università in un periodo di disoccupazione, inteso quasi -unicamente a quistioni economiche e pratiche, intorno alle quali andava -raccogliendo da libri e da giornali note ed articoli che trascriveva -la notte in grossi quaderni; un socialista _sui generis_, non curante -del programma massimo, ristretto all'idea dell'organizzazione -del proletariato con lo scopo di conseguire una serie di riforme -parziali non isperabili dall'azione spontanea delle classi dirigenti; -_legalitario_, come egli stesso si chiamava, odiatore delle frasi, -disprezzatore dei capi matti, metodico in tutte le cose sue come un -impiegato, e così lucido e ordinato nelle idee e tenace nello studio -d'ogni quistione e nello sforzo di esprimersi chiaramente, che era -diventato in pochi anni uno dei parlatori più persuasivi del partito, -ammirato anche dai compagni di fede più colti. - -Salutatomi con un tocco della mano al cappello, com'era suo solito, si -mise subito a discorrere d'un opuscolo sul _Salario minimo_, che aveva -in tasca; ma restò in tronco, dopo poche parole, vedendo passare a -traverso alla strada quattro giovani ammanettati, accompagnati da due -guardie di polizia; borsaioli, a giudicar dalle facce; due dei quali -vestiti decentemente, quasi con eleganza. - -Carlin li giudicò con una delle sue frasi letterarie: — Ladri in guanti -gialli. - -Ma un passeggiere, ch'era salito sulla piattaforma in quel momento, -un uomo sui cinquant'anni, dell'aspetto d'un capomastro malandato, che -olezzava d'acquavite, espresse un altro parere. — Siamo sotto il primo -maggio, — disse — sono socialisti. — E soggiunse, ammiccando a me, con -un sorriso ironico: — _Compagni_.... Sì, adesso, sono compagni proprio! - -Gli lessi in cuore sull'atto. Avevo l'aspetto d'un signore, dovevo -odiare il socialismo; c'era nel suo scherzo l'intenzione ossequiosa di -guadagnarsi la mia simpatia dicendomi una cosa gradevole; apparteneva -alla famiglia degli striscianti. Per curiosità, l'incoraggiai con -un sorriso, e subito egli volle chiarirmi meglio che le sue opinioni -concordavano perfettamente con quelle che supponeva le mie. - -— Ah che storie!... Un uomo che ha la testa a posto, un padre di -famiglia che lavora.... non si ficca lì dentro. Il mondo è com'è. Si -ha un bel far delle riforme, ci sarà sempre chi ne ha e chi non ne ha. -Badar a lavorare: non c'è altro. - -Carlin interloquì. — Però, — disse — noialtri ci fanno lavorar -troppo.... - -— Ah quanto a questo — rispose l'altro — è un'altra quistione. — Io -pensavo che Carlin rispondesse che la quistione, invece, era proprio -quella, e che non si poteva risolvere non badando ad altro che a -lavorare. Ma mi persuasi che nella sua mente, tutta data alla politica, -l'idea dell'interesse della propria corporazione era affatto disgiunta -da ogni altra, come un lumicino solitario nelle tenebre. Infatti, -non seppe che cosa rispondere a quella risposta. E l'altro continuò, -sorridendomi con espressione lusinghevole: — Non è vero?... Bei tipi, -che vogliono rimpastare il mondo e non hanno che stramberie per la -testa.... Compagni! — E soggiunse ridendo: — Si chiamano compagni, e -son proprio compagni di pazzia! - -A queste parole credetti che il lattoniere scattasse; ma, voltandomi -a guardarlo, fui maravigliato dell'atteggiamento del suo viso, affatto -diverso da quello che m'aspettavo. Egli guardava il parlatore con una -espressione di così sincera e profonda e tranquilla commiserazione, -che nessuna parola avrebbe potuto esprimere più chiaramente il suo -sentimento. Si capiva che in quel suo eguale, chiuso all'idea e alla -passione che avevan fatto di lui un altr'uomo, egli vedeva quasi -una creatura di razza inferiore; che lo considerava, come doveva -un cristiano dei primi tempi considerare un pagano, un impasto di -ignoranza, di servilità e di stupidaggine, da non poter nemmeno movere -l'ira. Ma quegli, tutto intento a finir di conquistarmi, non badò a -lui, che credeva per me uno sconosciuto, e ripigliò: — Per me, quando -qualcuno viene a tentarmi, lo mando a farsi scrivere. Non voglio finire -come quei “compagni„ che son passati adesso. Se a loro piacciono quegli -arnesi alle mani, si servano, branco di matti: ce n'è per tutti. Non ho -forse ragione? — E sorrise da capo, aspettando i miei rallegramenti. - -Allora il lattoniere fece un colpo di scena che meditava forse da -un po'. — Ha visto — mi disse bruscamente — le dimissioni del nostro -Barbato? - -Risposi che lo sapevo e che me ne rincresceva; ma che mi parevano -rispettabili le ragioni della persistenza nel primo rifiuto, le quali -dimostravano un animo onesto, senz'ambizioni, profondamente persuaso di -poter fare opera più utile fuori del campo parlamentare. - -— È però un peccato, — rispose l'operaio, mettendo il piede sul -montatoio per discendere, — perchè è un sant'uomo; — e nell'atto di -stringermi la mano disse spiccando le sillabe: — Buon giorno, compagno. - -— Buon giorno, — risposi, e mi voltai a guardare l'altro, che aveva gli -occhi spalancati e la bocca aperta, interdetto dallo stupore, come il -villano alla vista d'un gioco di prestigio. E un bel pezzo dopo, quando -discesi, mi guardava ancora. - - * - -Ah il socialismo sul tranvai! Sarebbe curioso a trattarsi, specie -per i cattivi incontri che ci fa e i brutti quarti d'ora che ci -passa, poichè la carrozza di tutti, finora, è assai più borghese che -popolana. Questa mattina appunto mi ritrovai accanto sulla piattaforma -della giardiniera, fra piazza Castello e piazza Carlo Felice, il -mio onorevole nemico Guyot, il mangiasocialisti, il quale mi vibrava -certe puntate di sguardi, in cui era evidentissimo l'influsso del 1.º -maggio imminente. Certo egli domandava a sè stesso quali scelleratezze -io andassi macchinando per domani, pensava ch'io girassi per Torino -a soffiar negli odi di classe, e almanaccava forse che nascondessi -qualche ordigno infernale sotto la sporgenza che mi faceva il soprabito -dalla parte sinistra del petto, dove fissava gli occhi di tanto in -tanto. E perchè no? Quattro anni prima, in quel giorno stesso, non -avevano certi buoni amici fatto credere a un Consigliere comunale, -eccellente uomo, ch'io ero stato arrestato perchè scoperto in -corrispondenza epistolare col Ravachol, inducendolo per giunta a metter -la sua firma a una loro petizione per ottenermi la libertà provvisoria? -Quanto più guardava quel misterioso rigonfio del soprabito, tanto -più il Guyot si rimbruniva: la sua immaginazione più benigna doveva -essere di un pacco di proclami incendiari. Vedete un po'! Ed eran le -memorie di _Sant'Agostino_, ch'ero andato a prendere dal legatore. -Che strana cosa! pensavo. Desiderare ardentemente il bene di tutti, -sognare la pace e l'amore fra gli uomini, avere della società un nuovo -concetto, il quale, riferendo al suo ordinamento la causa dei mali che -si attribuivano prima all'egoismo dei fortunati, sopprime ogni ragione -d'odio contro di loro, sentire orrore della violenza e del sangue e -sdegno di tutte le ingiustizie e pietà di tutti i dolori, e da questo -desiderio del bene essere tormentati tanto da non godere più pace.... -e in grazia di tutto questo vedersi guardare con occhio d'avversione -come se portaste dentro tutto quanto di più tristo e di più feroce può -covare un animo malvagio!... E pensare che chi vi guarda così è forse -un uomo sensato e buono, il cui sguardo intellettuale vede in voi tutto -rovesciato e falsato per il solo fatto ch'egli passa a traverso alle -lenti di un preconcetto irragionevole, e che, pur non consentendo nelle -vostre idee, quell'uomo vi diventerebbe amico se gli poteste parlar -per un'ora, ma che non gli potrete parlar mai, e ch'egli per questo -v'odierà sempre! Che strana cosa! - -Mentre ciò pensavo il tranvai si fermò in piazza Carlo Felice per -lasciar passare un battaglione di bersaglieri, e il Guyot girò -da questi su di me uno sguardo acuto, in cui era manifesto il suo -pensiero: — Ecco chi vi terrà in riga domani! Tu li devi odiare, -costoro! - -Ah le lenti! E dire ch'io amavo quei giovani tanto più di lui; non più, -come un tempo, per quello che erano in quel periodo della loro vita, -ma in loro stessi, nelle loro famiglie, nel loro avvenire, nei loro -futuri figliuoli, d'un amor non legato ad alcun sentimento nascosto -d'interesse di classe, ma purissimo e profondo e pensieroso, tanto -che mi pareva così angusto e leggiero in confronto al nuovo l'affetto -antico! - -E così, quando il mio nemico discese e il tranvai infilò il Corso -Vittorio Emanuele, fiancheggiato da quelle due interminabili ghirlande -verdi e chiuso in fondo dalla gran mole del Rocciamelone, pensai -che non volava una volta il mio spirito, come fa ora, di là da quel -baluardo enorme, a dire a una moltitudine sconosciuta la santa parola -dell'amor fraterno e la speranza divina d'un avvenire senz'odi e senza -guerre di popoli. E confortandomi in questo pensiero, mi pareva che il -suono delle trombe soldatesche che s'affievoliva dalla parte opposta -del Corso morisse non nello spazio, ma nel tempo, come una voce del -passato. - - * - -Qui, mentre chiudo il mese d'aprile, mi si leva dinanzi uno stuolo di -fattorini e di cocchieri originalissimi, che mi domandano: — E noi? — -E hanno ragione; ogni uomo è un libro; peccato ch'io non possa dar di -loro che i titoli! Ce n'è uno che fu maestro, frate e volontario con -Garibaldi, una strana caricatura di Giove, con una gran testa bianca -riccioluta, così grave e maestoso, che par che stia sul tranvai come -sopra un carro di trionfo e dispensi gli scontrini come grazie celesti. -C'è un antico becchino, cocchiere, un capo amenissimo, di razza nana, -così buffo d'aspetto e di spirito, che fa torcer dalle risa tutti i -colleghi con piccoli gesti e con mezze parole dette sottovoce, di cui -nessun passeggiere riesce mai ad afferrare il significato. C'è un ex -cocchiere di famiglia nobile che nomina i padroni e le padrone di tutte -le carrozze stemmate che passano, con un sorriso vagamente misterioso -di familiarità e d'alterezza, come un patrizio scaduto a cui la vista -d'ogni stemma ricordasse un'amicizia o un amore de' suoi bei tempi. -Ce n'è un altro, un fattorino tetro e taciturno, che ha la bizzarra -passione di esercitarsi a scrivere in caratteri minutissimi, e che -dedica ogni momento libero a quell'esercizio, di cui fa vedere i saggi -ai passeggieri, senza parlare, dei pezzettini di carta come biglietti -di visita, segnati di zampe di mosca non leggibili da occhio umano. E -ci sono altri Carlin, divoratori di giornali e politicanti di color -vario, altri Marchesi vezzeggianti che porgono lo scontrino come un -fiore, altri Tempesta ringhiosi, che si mordon la coda dalla mattina -alla sera. E le loro donne, quale collezione! Ne ho conosciuto in capo -alle linee una varietà grande: mezze signore e cenciose, mogli canute -di giovanotti, mogli che paion le figliuole dei loro mariti, visi di -vittime rassegnate, scarmiglione ardite e appetitose che han l'aria di -approfittar malamente delle lunghe assenze coniugali, donnine alacri e -premurose, che, porgendo all'uomo affamato il canestro della colazione, -gli fanno mille raccomandazioni supplichevoli di non mangiar troppo in -furia, e stanno a vederlo mangiare spiando con occhio inquieto l'arrivo -dell'altro tranvai e contando con l'anima in pena le bocconate e i -secondi. Ah che dure e affannate esistenze ho indovinato durante quei -pasti, ed anche quante buone nature, quante modeste virtù, quante belle -e sane corrispondenze d'affetto! - -E ieri sera appunto, sulla linea dei viali, verso il tramonto, -assistetti a una scena gentile. C'era sul tranvai quasi vuoto un -fattorino dai capelli e dai baffetti bruni, un bel giovane, di viso -un po' malinconico e di belle maniere. A una fermata sul corso San -Maurizio accorse da una via laterale una donnina in capelli, graziosa, -con un bimbo in braccio; la quale salì in fretta sulla giardiniera, -dopo aver lanciato intorno uno sguardo diffidente, come se venisse -a un convegno amoroso. Il fattorino le tolse di mano il bimbo con -premura, sedette, se lo mise sulle ginocchia e prese a accarezzarlo e -a baciarlo in furia, come per saziarsene tutt'in una volta, mentre la -giovine madre, seduta al suo fianco, guardava con un'espressione di -grande dolcezza il figliuolo e lui, che ogni tratto alzava il capo per -rivolgerle un sorriso, in cui appariva ancora l'affetto caldo e quasi -la curiosità dello sposo. Essa aveva colto l'occasione del tranvai -quasi vuoto per portare al marito quella consolazione del bambino, che -gli era concessa così di rado a casa sua, e misurava con gli occhi quel -che le rimaneva di cammino da fare insieme: un troppo breve tratto! -Alla prima fermata, infatti, discese alla lesta col suo piccolo carico, -che tendeva le braccia verso il babbo; e questi, ritenendola ancora con -la mano quando era giù sulla strada, le disse: — A questa sera. - -— A che ora? — domandò essa, mentre già il tranvai si moveva, -fissandolo con uno sguardo d'amante, ma un po' triste, per il -presentimento della risposta. - -Ed egli rispose con lo stesso sguardo e con lo stesso accento: — Al -solito. - -— Alle undici? - -— Alle undici, — rispose il fattorino, scotendo il capo. - -La donnina mise un sospiro, e stette lì ferma in mezzo al Corso, -rivolta verso la carrozza che le portava via lo sposo. Ed eran così -belli quei due bei giovani che si guardavano a traverso lo spazio -crescente, tutti e due col capo un po' inclinato, egli stando voltato -indietro, essa porgendogli il bimbo da lontano, quei due poveri sposi a -cui pareva così lunga una separazione di quattro ore perchè era il loro -cuore che batteva i minuti e il loro bimbo che li voleva riunire! - - - - -CAPITOLO QUINTO. - - - Maggio. - -Una mattinata bella.... e una conversazione sciocca di benpensanti, a -proposito della data del mese, sul tranvai di Vanchiglia. Eran certo -di quelli stessi che, quando il primo maggio era tumultuoso, dicevano: -— Facciano la loro festa pacificamente, se voglion che sia rispettata! -— Diventata la festa pacifica, si facevan beffe delle riunioni -private e delle passeggiate campestri dei rinsaviti, attribuendo il -rinsavimento a cagioni ignobili. Non c'è gente più stomachevole dei -paurosi che, appena rassicurati, scherniscono e accusano di viltà chi -li ha impauriti. E ragionarono un pezzo per dimostrarsi a vicenda una -cosa di cui erano già tutti convinti: l'assurdità dell'Idea che la -festa esprime. Ma li ascoltavo quasi con piacere, pensando al tempo -in cui sarebbero parsi altrettanto strani quei ragionamenti quanto -paion tali al presente i ragionamenti opposti. Strana cosa, infatti, -degna d'una favola d'Esopo: l'onda del mare che si stupisce e s'adira -d'essere incalzata da un'altr'onda, e le grida: — Va indietro! — Ma -quel piccolo mormorio di voci ingrate si perdette ben presto in quello -grande, ch'io sentivo nella mente, d'altri innumerevoli benpensanti -come quelli, dicenti le stesse stessissime cose, percorrendo sui -tranvai altre centinaia di città, vicinissime e lontanissime, di là -dai monti e dai mari, di cento aspetti diversi, mentre si preparavano -intorno a loro, come ai loro amici ignoti di Torino, altre adunanze e -feste e passeggiate campestri, nelle quali, per la seconda volta sulla -terra, milioni d'uomini avrebbero espresso in venti lingue gli stessi -propositi e le stesse speranze che ai miei vicini parevan follia. E mi -pareva che l'aria di maggio che m'alitava in viso mi portasse un'eco -vaga di quelle voci infinite, confuse in un suono solenne e dolce, come -un sospiro del mondo, risvegliato dal sentimento della primavera. - -Eppure ero triste; con la data del mese mi ritornava in capo di -continuo il pensiero d'un edifizio, già eretto e compiuto con cinque -anni di fatiche, di cure amorose e di passione ardente; il quale un -giorno, in un momento di potente chiaroveggenza critica, avevo visto -tutt'a un tratto, come per un crollo di terremoto, spogliarsi del -suo intonaco, aprirsi dal tetto alle fondamenta e rovinare in mille -frantumi. Quella data riconduceva forzatamente il mio pensiero fra -quelle rovine, che non avrei più potuto ricomporre che con altri più -anni di duro lavoro, e dopo che mi si fosse rifatta serena la mente -per concepire un nuovo disegno; e quel ricordo d'entusiasmi vani, di -speranze deluse, di veglie perdute, e il dubbio che una prova eguale si -potesse ripetere con una fine egualmente miserevole, mi sgomentava come -l'idea d'una condanna alla tortura perpetua. - -Fui scosso all'improvviso da una voce gaia: — Primo maggio! — e, -voltandomi, mi vidi accanto sulla piattaforma un viso noto, un bel -giovane biondo, vestito a festa, con un garofano all'occhiello, -rosso come la sua bocca di vent'anni. Tutt'i miei pensieri tristi -fuggirono all'aspetto di quella gioventù sfavillante d'allegrezza. -Era un tipografo, uno dei credenti più appassionati e più sereni, di -natura affettuosa e ingenua, un bersagliere ardente del partito, il -più svelto e fervido dei galoppini elettorali, divoratore infaticabile -di scale e di strade, sempre pronto a tutti i servizi, a conciliare, -a ammansire, a metter bene; non mosso da alcuna speranza di vantaggio -proprio nè prossimo nè remoto, ma pago e contento di esser l'ultimo -soldato dell'esercito; e altero della sua fede, compreso di un così -vivo sentimento di dignità di classe da accendersi di vergogna e da -patire un vero tormento alla vista d'un operaio ubbriaco; e zelante -come un missionario, primo sempre ad accorrere a tutte le riunioni, -nelle quali la sua testa bionda brillava fra mille come una luna d'oro, -e il suo fremito e il suo riso d'assenso agli oratori si trasfondeva -nei vicini come un fluido elettrico. Era felice, quel giorno; l'idea -della passeggiata campestre pomeridiana lo eccitava; aveva già corso -non so quante linee del tranvai per andar a sollecitare dei compagni -irresoluti; sapeva quello che si sarebbe fatto nelle principali città -straniere, pregodeva il piacere del leggere le notizie del dì dopo, -diceva: — I compagni di Bruxelles, di Berlino, di Vienna, di Parigi, — -facendosi suonar quei nomi all'orecchio con un sorriso di compiacenza, -come dei nomi di amanti; e interrompeva ogni tanto il discorso per -indicarmi i garofani rossi sui tranvai che passavano, come avrebbe -indicato dei trofei di vittoria. In fine, mostrandomi il suo garofano, -mi disse che era un regalo inaspettato che gli aveva portato a letto -la mattina la sua vecchia mamma, non perchè fosse “convertita„ ah! -tutt'altro; ma per fargli una sorpresa piacevole, e che prima di -darglielo gli aveva fatto mille amorose raccomandazioni d'aver giudizio -almeno per quella giornata, povera vecchietta! come se fosse stata una -giornata di battaglia. Poi saltò giù dalla piattaforma dicendomi che -andava a comprare una mezza dozzina di _numeri unici_ da distribuire -agli amici stangati, e fattomi un saluto vivace con la mano, scappò, -lasciandomi nell'anima un raggio della sua gioventù e della sua gioia. - - * - -Ma il giorno dopo scontai la festa. Pericoloso è il tranvai per quelli -a cui tocca di tanto in tanto di “correre per le bocche„ dei loro -fratelli in Cristo. Non sospettava certo ch'io stessi ritto dietro le -sue spalle il grosso signore brizzolato che sedeva sull'ultima panca -della giardiniera di corso Vinzaglio, sulla quale ero salito con lo -scultore Costa per andare all'Esposizione triennale. Aveva fra le mani -la _Stampa_ della mattina, in cui era riassunto un discorso fatto -da me il giorno avanti all'_Associazione generale_ degli operai, e, -parlando con un vicino, mi tartassava in un modo barbaro, con voce -lenta e pacata. Ah se si potesse intendere tutto quello che dice di noi -la gente che non ci conosce, saremmo le più volte meno offesi dalle -ingiurie che stupefatti, divertiti dalla stranezza e dall'assurdità -delle favole, impossibili a immaginarsi. Anche il Costa tendeva -l'orecchio; ma senza comprendere chi fosse il tartassato. Il buon -signore spiegava al vicino il vero perchè di quella ch'egli chiamava -la mia _rivolta_ (rivoltatura di giubba, voleva forse dire): egli lo -sapeva di certa scienza. Perduto quel po' di ben di dio col crac della -Banca Tiberina, avevo brigato, per campare, il posto di bibliotecario -civico, che m'era stato rifiutato; e, ridotto al verde, invelenito, per -puro sfogo di vendetta contro il mondo ingrato, avevo fatto il salto -nefando. E presagiva dove sarei andato a finire: in un luogo dov'egli -m'avrebbe chiuso subito, se avesse potuto. Illuminato a un tratto da -una parola, il Costa mi diede di gomito, dicendo: — Senti, senti.... -sei in ballo tu.... — e intesa la chiusa, ch'era un epiteto, soggiunse -ridendo: — Beccati questa e serbala a Pasqua. — Stavo per ribattere; -ma mi balenò una speranza di rappresaglia, che mi fece tacere. La -speranza non fu delusa, in fatti. Svoltato il tranvai sul corso -Vittorio Emanuele, quando fummo vicini alla piazza, il grosso signore, -preso da un impeto improvviso di collera, tese il pugno verso l'assito -del monumento, e gridò: — E anche quest'auro! O quando sarà finita? E -bisogna essere minchioni come siamo noi.... — e taccio il resto. Allora -toccai col gomito il mio buon amico e gli dissi: — Questa mi farai il -piacere di beccarla tu e di serbarla a Natale. — Scoppiando tutti e due -in una risata, facemmo voltare l'oratore che, messo in sospetto, non -disse più nulla. Ma non occorreva che dicesse altro. Per i nostri dieci -centesimi, come osservò il Costa, ne avevamo avuto abbastanza. Regola -generale: andare a piedi il giorno dopo che s'è pronunciato un discorso -in pubblico. - - * - -I discorsi che si sentono sui tranvai, che pascolo per la fantasia! Ne -feci uno studio particolare in quei primi giorni di maggio e mi parve -di raccoglier pagine e pezzetti di pagine di mille romanzi lacerati. -Eppure in quella varietà infinita c'è anche una grande monotonia. Quei -dialoghi a bassa voce fra ragazze del popolo, nei quali ogni venti -parole, infallibilmente, come il _paese_ nei discorsi elettorali, -vien fuori la parola _chiel_ — lui — l'eterno _chiel_, il protagonista -anonimo del racconto; quei ragionamenti politici, in cui potete esser -certi sempre di sentir pronunciare come giudizio proprio il giudizio -che avete letto la mattina sul giornale che il ragionatore tien nella -mano; quei discorsi sulla pioggia, sul caldo, sul freddo e sul vento, -fatti di parole che milioni di bocche ripetono da tutti i secoli ad -ogni variazione del tempo come se fosse sempre una cosa nuova, strana, -inaspettata! Una gran parte delle conversazioni degli uomini non sono -che sbadigli dell'intelligenza sonnecchiante. Ma va a giorni. Trovo fra -gli appunti d'una sola corsa la storia interminabile del cambiamento -d'un'unghia del piede, raccontata da un operaio al cocchiere, mentre -un medico, che gli stava accanto, spiegava a un terzo in che modo -dovesse far aprir le mascelle al suo cane da caccia per cacciargli in -gola ogni mattina una cucchiaiata di sale, che l'avrebbe guarito dal -raffreddore; poi una frase colta a volo da due ufficiali che parlavan -d'un duello: — Quando uno la dà, che gl'importa degli arresti! — e una -esclamazione soffocata: — Io la strozzo con le mie mani — intesa da -un Tizio che faceva uno sfogo confidenziale con un amico, nel tempo -stesso che due signori, dall'aria di gente di teatro, maltrattavano -il maestro Leoncavallo chiamando i _Pagliacci_, con fine sarcasmo, i -_Pagliericci_, e un tale che mi stava di dietro, discorrendo con non -so chi, spacciava intorno all'Argentina, dond'era ritornato da poco, -le più grosse panzane del mondo: per esempio, che ci si pagava dieci -lire per farsi fare la barba. Poi, in quello stesso giorno, stralci di -storie di malattie, di danari prestati e non resi, di liti coi vicini -di casa, d'avventure galanti, di gite ciclistiche, e vari di quei -discorsi che per un tratto par che si riferiscano a un dato argomento, -ma che da una parola si comprende che riguardan tutt'altro, un cosa -mille miglia lontana, senza parerci men balordi per questo. E non è uno -studio inutile, perchè ci s'impara fra l'altro a proceder cauti nel far -la critica su dei frammenti. Ecco ad esempio un dialogo che intesi fra -due ragazze nella mia ultima corsa sul tranvai di via Cernaia. - -— Uno tra due.... è vergognoso. - -— Ma che! Nessuno è lì a vedere. - -— Ma ci vedono entrare insieme. - -— Che importa? Chi sa quante fanno lo stesso. — Dopo una pausa: — È un -gran piacere. - -— Sì, ci si sente meglio, dopo. - -— È già più d'un mese.... Ne ho proprio bisogno. - -— Diamine, — dissi tra me, — ci vuol della faccia. E mi sarebbe rimasto -di loro un concetto orribile se non le avessi viste, quando discesero, -entrare nello stabilimento di bagni di corso San Martino. - - * - - Maggio, bel maggio, maggio amor dei fiori - -e dei legumi, è bello anche sui tranvai che, passando la mattina dei -giorni di mercato per le piazze Emanuele Filiberto, Bodoni e Madama -Cristina, si trasformano in piccoli orti, magazzini alimentari e -dispense ambulanti, piene di colori e d'odori. Vi salgon su da ogni -parte, caricandovi le loro derrate, fantesche, bottegaie, cuochi -di alberghi, ordinanze d'ufficiali ammogliati, signore con gabbie -d'uccelli e vasi di fiori fra le mani; ed è tale qualche volta -l'ingombro degli involti e dei canestri cacciati sopra e sotto le -panche e dei grossi cavoli posati sulle ginocchia e dei cardi enormi -tenuti ritti come torce e dei polli ciondolanti dal pugno delle serve, -che non vi si può più muovere un braccio o allungare una gamba senza -urtare in qualche cosa di commestibile. Ah! com'è curioso il contrasto -fra i cuochi di case signorili che mettono superbamente in mostra le -code delle trote e dei fagiani, e i piccoli borghesi dei due sessi -che vanno a comperare per necessità economica o per raffinatezza di -buongustai, facendo un sacrifizio d'amor proprio, con la speranza di -non esser visti dai conoscenti, e dissimulando con mille piccole arti -la roba comprata! Ma la signorina bionda ha un bel pigliare degli -atteggiamenti poetici o un'aria distratta per far credere di trovarsi -là per puro caso: io vedo bene rosseggiare i ravanelli delatori sotto -il coperchio mal chiuso del suo canestrino elegante. E il vecchio -maggiore giubilato ha un bel tamburinare con le dita la sua borsa di -cuoio da viaggiatore, con la quale vuol dare ad intendere d'esser -venuto or ora dalla stazione di Lanzo: il cuoio rigonfio disegna -bellamente la forma d'un mazzetto d'asparagi, sua desiderata primizia. -E non serve che la vecchia contessa, rovinata nel recente disastro -delle banche, cerchi di nascondere con l'ombrellino stinto il pacco -che si preme con la mano destra sul petto: vedo per uno spiraglio della -carta verdeggiare la cicoria, che un tempo ella non toccava mai che con -la forchetta e che ora, arrivata a casa, tagliuzzerà con le proprie -mani, da cui sono scomparsi gli anelli. Ah povera contessa, chiudi -un po' quell'ombrellino, col quale ti pari, non dal disprezzo come -credi, ma dal rispetto e dalla simpatia delle anime gentili.... E la -giardiniera va, spandendo odori di rosmarino, di basilico, di fragole, -di pesci, di caci, di cipolle, d'un po' di tutte le cose, destinate a -mense splendide di milionari, a tavole rotonde di stranieri, a poveri -deschi di studenti, d'impiegatucci, d'operai, di malati, a luoghi e a -mangiatori tanto diversi, quanto sono i modi con cui furono guadagnati -i soldi che le pagarono, dalla fatica della schiena all'imbroglio -finanziario, dalla vendita della scienza al mercato dell'amore. -Poi, ad uno ad uno, tutti i carichi son posti giù, e il tranvai, -ripigliato l'aspetto solito, continua la sua corsa leggera e inodora, -fin che ritornerà nello stesso punto, dove ripiglierà altri colori -e odori e vanaglorie culinarie e pudori aristocratici e peccati di -gola mascherati. Tranvai stimolanti, consigliabili, sul serio, a quei -pochi malati di anoressia che possono ancor essere sotto il bel sole -d'Italia. - - * - - Maggio, bel maggio, maggio amor dei fiori... - -Mostravano di sentirne l'influsso, e come! il bel capitano di fanteria -e la supposta moglie dell'impiegato postale, che ritrovai una mattina -di maggio in un carrozzone chiuso della linea Vinzaglio. Che il loro -amore non fosse uscito ancora dalle rotaie dopo un mese e mezzo di -corse? Possibile, non credibile. Comunque fosse, era evidente che si -trovavano tutti e due in quel periodo critico, nel quale all'amore -divampante cominciano a riuscire intollerabili la tirannia del -calendario e dell'orario, la simulazione, la menzogna e tutte l'altre -astuzie e cautele del tradimento; in quel periodo in cui la passione, -accecata dalla propria fiamma e insuperbita della propria forza, -illudendosi d'aver dei diritti, ha voglia di buttar via tutti i veli, -di scuoter tutti i gioghi, di spezzar tutti i lacci, e d'attaccar -battaglia aperta col mondo e con le sue leggi. Sul viso di lei non -c'era più segno di timidezza; non si parlavano, ma si fissavano -liberamente, e guardavano gli altri con gli occhi arditi, come dicendo: -— Ah, non crediate che si voglia fingere! Quello che sospettate è la -verità, e non la frodiamo, ma la portiamo in trionfo, e ve la gettiamo -sul viso. — Benedetto amore, segno eterno d'“immensa invidia„! Avete -notato che in chi n'è spettatore v'è quasi sempre un'espressione di -gelosia velenosa? che il mondo, che quasi sempre gode a veder due che -s'odiano, par che si roda a veder due che s'amano? Fra i passeggieri -che bersagliavano la coppia d'occhiate ostili c'era un signore serio -e barbuto che, a giudicar dalla faccia, li avrebbe pugnalati. Non -potea star fermo, si tormentava i baffi e soffiava; avrebbe voluto -non guardarli e non ci riusciva; avreste detto che era lui il marito -ingannato. Riconobbi in lui un erotico, ma d'un ordine particolare: -il geloso di tutto il sesso femminile, quello a cui tutti gli amori -sembrano un furto e un'offesa fatta a lui, e al quale par che ogni -donna innamorata, vedendolo, si dovrebbe staccar dal suo amante, -dicendogli: — Scusami tanto; mi sono innamorata di te perchè non -conoscevo quel signore: ti pianto. — Come divampava quel carrozzone! -Non pareva che lo tirassero i cavalli, ma che lo spingesse avanti la -forza della passione, delle gelosie, dei cuori palpitanti e delle -immaginazioni accese che portava dentro. C'erano due signorine col -viso rosso, due vecchi che avevan tutta l'anima negli occhiali, un -giovanetto che pareva magnetizzato; perfino il fattorino pigliava i -soldi senz'esame per covar con gli occhi la bella coppia colpevole. Ed -io pensavo con pietà a quel povero impiegato delle poste, che forse in -quel momento diceva allo sportello, con voce placida: — Niente per lei! -— Ah poveretto! E per lui c'era quel po' di roba. - - * - - Maggio, bel maggio, maggio amor dei fiori... - -Lo sentiva anche il mio buon veterano di via Garibaldi la sera che lo -trovai, col suo cane inseparabile, sulla giardiniera della linea del -Valentino, diretta verso Porta Palazzo: in piedi, trionfalmente. Era -contento, si vedeva, di star bene, di respirar l'aria tepida, pregna -del profumo dei fiori d'acacia: infatti, a ogni crocicchio, girava il -capo con vivacità insolita, e guardava tutto, sorridendo alla gente, -ai monumenti, alle case in costruzione, ai tranvai che passavano, alle -strade lunghe e diritte, e alle Alpi lontane. Doveva esser per lui -una di quelle buone giornate che i vecchi ricordano poi come squarci -aperti nella loro vecchiaia, nei quali hanno rivisto da vicino e quasi -risentito di sfuggita l'età migliore. E sorrideva anche al tranvai che -lo portava, che era grazioso e allegro veramente: un giardinetto di -cappellini Arton, Vittoria e Romeo, coronati di rose e di pizzi; una -nidiata di bimbi bianchi, tutti in ammirazione della uniforme strana -d'un ufficiale Bulgaro della Scuola di guerra; due belle ragazze del -popolo, in capelli, d'un biondo abbagliante, e tre soldati del genio, -un po' eccitati dal Barbéra, che facevan rider tutti con certi commenti -comicissimi, accompagnati da risate infantili, sopra un desinare -disgraziato che avevan fatto all'osteria. Attraversare la sua Torino -in carrozza, per due soldi, con quella bella compagnia, con quel bel -tempo, doveva essere per quel vecchio celibe uno dei godimenti più -squisiti che gli restavano, qualche cosa come una brillante cavalcata -in un passeggio pubblico per un signorino di diciott'anni; e non potè -trattenersi dall'esprimermi la sua contentezza quando, nel passare -per via Siccardi, lungo il giardino della Cittadella, ci venne in viso -un'ondata di profumi dall'Esposizione dei fiori. Voltò verso di me la -faccia piena di rughe sorridenti, ed esclamò: — Che bella serata! — Poi -si rizzò un momento sul busto come per dire ai vicini, secondo il suo -solito: — Son settantotto, sapete! — Poi m'espresse il suo desiderio -di veder l'anno dopo l'“impianto„ dei tranvai elettrici e mi disse -la sua ammirazione per i “progressi maravigliosi del giorno„ come un -uomo che sentisse ancora in sè tanta vita da poterli godere per un -pezzo; e s'interruppe per chiamare il suo Ciuchetto con una nota di -voce insolitamente sonora, della quale si compiacque, come d'una prova -di vigoria di petto. E s'interruppe da capo in via Garibaldi per fare -una profonda scappellata, con una inclinazione reverente del capo. Era -passata in carrozza la principessa Letizia. E capii che quell'incontro -era per il suo cuore di buon vecchio piemontese monarchico il -coronamento felice d'una giornata d'oro. - - * - -_Maggio, bel maggio_: lo sentiva nelle vene anche il piccolo monello -che mi fu affidato.... Una corsa calamitosa. Salii a Porta Palazzo sul -tranvai, ancor fermo, della linea di Borgo San Salvario. Ero solo. Una -donna — una nonna, mi parve — mi mise accanto sulla panca un bel bimbo -bruno di circa sett'anni, dicendomi: — Scusi tanto, _monsù_; lei va a -_capolinea?_... E allora, vorrebbe esser tanto buono da tener d'occhio -questo bambino, che deve discendere da una sua zia in via Berthollet, -numero sedici? — E ringraziatomi, ripetè la raccomandazione al -fattorino, che appena le badò. Il tranvai partì. Io feci una carezza al -mio raccomandato, per rassicurarlo; ma riconobbi subito che non n'aveva -bisogno, poichè nell'atto stesso mi levò di mano la canna, dandomi del -tu, senza preamboli, e tirò a disfarmi il nodo della cravatta. - -È varia e dilettevole quella linea, che dal corso Regina Margherita -svolta in un tratto di strada ariosa e chiara, aperta da poco; poi -rientra in Torino antica, fra il duomo austero e i palazzi foschi -del Chiablese e del Seminario, dove irrompe un soffio di vita giovane -dalla Via Quattro Marzo; e, proseguendo per la via rumorosa del Venti -Settembre, passa per quella nuovissima di Pietro Micca, in mezzo a -una allegrezza chiassosa di architetture ornate, a vecchi crocicchi -in rovina, che non si riconoscon più, a fughe di colonne snelle, di -cantonate fresche, di prospetti nuovi, davanti ai quali ripassan nella -mente visioni confuse di città straniere e ricordi di case sparite -e d'amici morti e immagini di finestre e di terrazzi noti, che pare -si sian dissolti nell'aria! Bello si, ma un po' triste, perchè tutto -questo non è stato fatto per voi, e si sente di più la vecchiaia che -s'avanza vedendo la città che ringiovanisce. — Tutto questo è fatto per -te e per gli altri monelli della tua generazione — pensavo, guardando -il mio piccolo protetto sconosciuto.... - -Un vero serpente questo piccolo protetto, che non mi dava requie un -momento. Si voleva rizzare in piedi sulla panca, si sporgeva fuori del -tranvai, agitava la mia canna per aria, metteva i piedi nella schiena -ai passeggeri seduti davanti, i quali si voltavano a guardar me, -come per domandarmi se era quella e non altra l'educazione che avevo -saputo dare al mio figliuolo. Ed io fremevo; ma potevo commetter la -viltà di dire che non era mio? E non ero che al principio delle mie -tribolazioni. - -Lo scellerato, nell'ultimo tratto di via Venti Settembre, durante una -breve fermata, si mise a compitare a voce alta l'annunzio del _Cacao -Talmone_ dipinto sopra un altro tranvai pure fermo, insistendo con -malizia perfida sulle due prime sillabe, tanto che m'attirò addosso -dai vicini delle occhiate severe. — Vergogna —, gli dissi piano; ed -egli mi rispose forte: — Vergogna a te — fraternamente. Poi, sul corso -Vittorio Emanuele, essendo salito accanto a me un vecchio signore -col gozzo, egli credette opportuno di darne la notizia al pubblico, -dicendomi nell'orecchio, ma a voce spiegata: — _A l'a 'l gavass!_ — -Feroce mascalzone! Avevo il prurito alle mani; ma come si fa? dovevo -frenarmi e inghiottire il disonore di padre putativo, contentandomi -di fargli degli occhiacci, di cui si rideva: ero in sua balìa, e lo -capiva. E me ne fece ancor una in via Nizza, dove, vedendo salire una -donna incinta, esclamò con una intonazione prolungata di stupore: — -_O che pansa grossa!_ — E questa volta vidi correre per le panche un -fremito d'indignazione contro di me, e la donna stessa disse: — _Bela -educassion!_ — guardandomi in faccia. Non ci reggevo più. Fu una vera -liberazione quando potei gridar _alt_ davanti al numero sedici di via -Berthollet e rimettere il marmocchio al fattorino, dicendogli in cuor -mio: — Va, piccolo carnefice, e mi colga il malanno se accetterò ancora -la tutela d'un malfattore par tuo neanche per un tragitto di trenta -passi! - - * - -Su quella stessa linea, correndola in direzione opposta, rividi due -giorni dopo donna Chisciottina, col suo bimbo inseparabile. Me li -trovai seduti davanti sulla giardiniera, e stando voltato un po' di -fianco, con l'aria di leggere le insegne fuggenti delle botteghe, -potei sentire gran parte d'un discorso accalorato ch'essa faceva -a un'altra signora; la quale l'ascoltava sorridendo, più attratta -dall'originalità, a quanto mi parve, che dal soggetto della sua -eloquenza. Aveva i capelli un po' scomposti, come sempre, e macchiato -d'inchiostro un dito della mano con cui gestiva, come una scolaretta -arruffona; e diceva, diceva, con la sua calda voce di contralto, -sgranando gli occhioni e enfiando il collo. — Disgrazie su disgrazie, -vede. La figliuola, figliuola unica, ch'era già malaticcia, peggiorò, -e dopo quel colpo non s'è più riavuta. Io le mandai il dottor -Rizzetti. Si figuri che ogni notte sognava la disgrazia e si svegliava -spaventata, gridando. E poi la paura che le mettessero il padre in -prigione e che perdesse il posto; una tristezza da morire, s'immagini; -una ragazza senza madre, poveretta, tutto il giorno in casa sola.... -Io lo andai a raccomandare alla direzione; ma già non c'era pericolo -perchè non ci aveva avuto colpa. Lui però non è più quello di prima. -Da principio s'era dato a bere, per stordirsi, si capisce. S'è fatto -torvo, un po' strambo, con certe idee fisse, e parla più poco. Fa -compassione a sentirlo, creda, quando dice quel che prova a ripassar di -là, che rivede tutto, tutto, e gli prende il convulso ogni volta che un -bimbo attraversa la strada.... - -Ebbi un barlume, a quel punto, che il suo discorso si riferisse a -una persona e a un fatto che m'eran noti. Le parole che aggiunse me -n'accertarono. - -— No, proprio, non c'ebbe colpa. Bisogna sentirlo ripetere dieci volte, -col pianto nella gola: — Giuro per l'anima della mia povera madre che -non l'ho visto passare! — Chi dice quello a quel modo dice la verità. -Se vedesse quella povera casa! La ragazza a letto, in quello stato; lui -seduto davanti a un pezzo di polenta che non può mandar giù; e sempre -quel povero morticino in mezzo a loro due, tutto in sangue, e quel -grido, quel grido che sentono sempre! Ma ora almeno ha smesso di bere, -tante glie n'ho dette. Dicono: chi ha preso quel vizio, è inutile di -ragionarlo. Ma è perchè non ne han voglia. Ma quando io gli dissi: — -Vedete, se diventate un briacone, diranno che lo siete sempre stato, e -che è per questo appunto, per vostra colpa, che la disgrazia è seguita -— questa ragione gli fece senso. E poi gli dissi: — Non voglio! Capite? -Ve lo proibisco in nome della vostra povera moglie morta, e della -vostra figliuola malata, che m'ha posto affetto come a una mamma! — -Pover uomo, si mise a piangere e mi baciò le mani. Ah, quel che può -fare una donna, quando ha un'anima! Ma io non posso esser da per tutto -e far tutto.... - -E mentre diceva questo con quella voce calda e violenta e con quel -gesto vibrante che faceva sorridere la sua amica, s'indovinavano in -lei dei tesori d'amore ardente, la forza contro il dolore, il coraggio -contro la morte, un disprezzo profondo delle false convenienze sociali, -una semplicità virginea dell'animo e un vigore di fibra virile, e sul -suo piccolo viso bruno e irregolare appariva una bellezza fuggente, -come a bagliori, ma d'una forza di seduzione indefinibile, altera a un -tempo e dolcissima, cento volte più seducente che la bellezza composta -d'un viso bello davvero. - -— Ecco dov'è accaduta la disgrazia — disse, quando il tranvai, -attraversata la via Santa Teresa, s'inoltrò nel nuovo tratto di via -Venti Settembre, e, dette quelle parole, si strinse al petto il suo -bambino, coprendogli il capo con le mani, come per difenderlo da un -pericolo. Si riscosse un momento dopo ed esclamò vivamente, toccando -l'amica col gomito: — Eccolo là! - -Ci veniva incontro un'altra giardiniera, sulla quale riconobbi al primo -sguardo il cocchiere dai capelli grigi, che avevo visto passar fra le -guardie in mezzo alla folla, la mattina della disgrazia. Egli passò -col viso accigliato, con gli occhi fissi davanti a sè, senza veder la -signora. - -— Si volti indietro —, disse questa all'amica — e stia attenta. Vedrà -che passando in quel punto si fa il segno della croce. Dice che se lo -fa sempre dopo quel giorno. - -Tutt'e due si voltarono, mi voltai anch'io, e benchè il tranvai fosse -già distante un cinquanta passi, vidi benissimo l'atto del cocchiere, -che si segnò. - -— Ha veduto? — domandò la signora all'amica. — Ha veduto? - -E disse queste parole con un tale accento che non mi maravigliai di -vederla nello stesso tempo premersi un dito nel cavo dell'occhio come -per arrestarvi una lacrima. E compresi: era una lacrima di contentezza: -se quegli avesse continuato a bere, non avrebbe fatto quell'atto; non -beveva dunque più; essa aveva vinto! — A me balenò un altro pensiero: — -S'è forse segnato appunto perchè ha bevuto. — Ma subito mi rimproverai -di quel pensiero. — Perchè non credere al bene? Credici, poichè anche -il crederci è bene; credici tu pure. — E al vedere il bel sorriso, -quasi di compiacenza materna, che brillava negli occhi umidi della -signora, mi suonò in mente la dolce esclamazione del Fogazzaro: — Sì, è -bella l'anima umana! - - * - -Il “bel maggio„ mi fece rivedere anche il mio giovane pittore, -sull'ultimo tratto della linea di Borgo San Secondo, proprio nell'ora -della mattina in cui quel tranvai porta una raccolta tutta sua propria -di passeggieri: monache, medici, impiegati del Magistero dell'ordine -Mauriziano, e parenti e amici di malati, diretti al grande Ospedale, -con pacchi, involti di biancheria, frutti e libri fra le mani, alcuni -col viso sereno, i più tristi, tutti pensierosi. Nel punto che il -tranvai usciva dall'abitato in mezzo ai prati verdi, in faccia al -Monviso quasi svanito nell'azzurro del cielo, salì il bel giovanotto, -roseo e fresco, che pareva il mese di maggio in persona, e col piede -ancora sul montatoio mi accennò allegramente che n'aveva una curiosa da -raccontarmi. No, non della signora delle coincidenze, che era ancora -un mistero per lui, benchè credesse d'aver trovato certe tracce...; -un altra, un caso amenissimo, destinato alla rubrica della _gelosia -coniugale in tranvai_, visto da lui stesso. Si trattava d'una signora -maturotta, la quale, salita sopra una giardiniera nel corso Cairoli, -dalla parte di dietro, senz'esser vista dai passeggieri che stavan -davanti, aveva scoperto sulla prima panca la schiena di suo marito, -seduto accanto a una loro giovane amica, e stretto con questa in una -conversazione fitta e viva, accompagnata da quelle mosse del capo, -da quegli atteggiamenti adoratorii, da quella continuità e intensità -d'attenzione sorridente, che non lascian dubbi sulla natura della -relazione fra un uomo e una donna. Per veder meglio il fatto suo, la -signora s'era messa in piedi sulla piattaforma, e da quell'osservatorio -era stata un pezzo a contemplare con gli occhi dardeggianti e col viso -livido il profilo amoroso del suo coniuge, bevente le parole amate, -anzi i due profili, che parevan di due colombi che si beccassero, non -perdendo un lampo dei loro occhi, non un guizzo delle loro labbra; e -il mio amico era rimasto in osservazione di tutti e tre, aspettando -la scenetta che poi avvenne. Alla prima fermata del tranvai, vicino -al ponte di ferro, la signora era discesa come una freccia dalla -piattaforma di dietro e salita come uno spettro su quella davanti, -proprio in faccia al marito e all'amica.... Ah quel marito! Che -mutamento di frontespizio! Una vera trasformazione dei connotati, -a vista, come suol dirsi, e l'amica _idem:_ due facce di defunti; e -il colmo del comico era stato questo che, separandosi lui e lei per -istinto come un corpo spaccato in due, la moglie s'era seduta d'un -colpo in mezzo a loro, facendo una riverenza ad entrambi per salvare -le apparenze, ma con due occhi che parevan due tizzoni d'inferno.... -Ah no, il tranvai non era un nido d'amore da consigliarsi per i mariti -infedeli. - -Gli domandai, a quel proposito, a che punto fossero le sue ricerche -matrimoniali sulla rete tranviaria. Con mio stupore, lo vidi arrossire -un poco, e scrollare una spalla, come se gli avessi rammentato una -sciocchezza di cui si vergognava, e che non avrei dovuto prender sul -serio. Rimase pensieroso, però, qualche momento; e poi cambiò discorso -ad un tratto, domandandomi: — Che cosa pensa lei delle studentesse? - -Non capii la domanda. — Di quali? — domandai alla mia volta. - -Ma mi accorsi subito che m'aveva fatto quella domanda non per sentire -il mio parere, ma per dirmi il suo, e me lo disse con l'accento di -chi desidera di non esser contraddetto, con un calore e un'abbondanza -di parole insolita in lui. Mi disse che a lui quello che si diceva -della sconvenienza di mandar le ragazze ai licei e alle Università -pareva un pregiudizio ridicolo; che era stupido il parlar di pericoli -e d'influssi immorali, poichè soltanto le civette nate li correvano -e li subivano, e che anzi portavano esse appunto gli uni e le altre -fra i maschi; che le ragazze veramente oneste e serie si facevano -rispettare, non solo, ma esercitavano un influsso buono sui giovani, e -che ne poteva citar degli esempi; che la virtù vera e solida non era -quella che si fonda sull'ignoranza delle brutture umane, ma quella -che vien dall'orrore che si risente conoscendole, e che in ogni caso -il velo dell'ignoranza lo squarciavano alle ragazze le conversazioni -che udivano ogni giorno e i romanzi e il teatro e i balli e i -giornali, assai prima che arrivassero ai loro orecchi le volgarità dei -condiscepoli volgari, e che in tutti i modi.... e che insomma.... e che -quand'anche.... - -Ma vedendo che lo guardavo con maraviglia, arrossì da capo, e saltò in -un altro discorso, domandandomi se avessi più visto la _Chisciottina_. - -Gli raccontai il fatto, ed egli me ne disse un altro, che aveva saputo -da un amico un mese addietro. Un giorno, sul tranvai, avendo visto -un ragazzino del popolo che meditava sul disegno pornografico d'una -scatola di fiammiferi, la signora gli aveva comprato la scatola con -quattro soldi e l'aveva buttata sulla strada; e alcuni passeggieri -intorno essendosi messi a ridere come d'una stravaganza, lei, -indignata, gli aveva rimbeccati con un epiteto, come dire? un epiteto -non proprio da signora riguardosa, ma da donna sincera.... - -Nel dir questo, mentre il tranvai entrava nel viale di Stupinigi, -rompendo in due una festosa brigata di signori e di signore in -bicicletta, egli si dondolava sul montatoio, con un piede per aria, -pronto a discendere, e mi sorrideva; ma c'era sotto quel sorriso, su -quel bel viso roseo, come l'ombra d'un pensiero nascosto, d'un leggiero -turbamento, non momentaneo, ma consueto; un'ombra leggerissima, la -quale mi fece sospettare ch'egli avesse già incontrato sulla rete -d'una delle due Società quello a cui voleva far credere di non aver più -pensato. - - * - -E “maggio, bel maggio„ rideva pure ai miei due piccoli sposi di borgo -San Donato, che un dopo pranzo di domenica, andando al Pallone, rividi -sul tranvai pieno zeppo della barriera di Casale, seduti sulla prima -panca; lei con un cappellino guernito di fiori rossi, che pareva nuovo -fiammante, e un ombrellino lilla; lui con un cappello di paglia gialla, -fasciato d'un nastro azzurro, che doveva esser fresco di bottega. -Quello sfoggio straordinario mi fece pensare che fosse toccata loro -una piccola fortuna, una eredità di qualche biglietto da cento, o -una “gratificazione„ inaspettata al marito, più probabilmente, e che -andassero a festeggiarla con un modesto desinare in qualche modesta -trattoria fuor di porta. Che fossero in uno stato d'animo insolito -lo dimostrava il fatto che lui, sempre così timido e riserbato, -tenesse un braccio disteso sulla spalliera attorno alle spalle di -sua moglie, la quale piegava un po' il capo dalla parte sua. E nel -guardar quell'atto, ch'egli faceva, di stringersi al cuore e quasi di -difendere quella sua povera sposa, che nessuno si sarebbe mai sognato -d'insidiargli, quell'atto che pareva dire: — Vedete, questa poveretta -che a nessuno piace e che nessuno guarda è il mio amore, il mio tesoro, -la mia vita, — mi commosse questa idea: che a pigliarsi una libertà -simile egli era stato forse incoraggiato dal pensiero umile e triste -che una dimostrazione d'affetto fra due povere creature come loro non -avrebbe attirato l'attenzione d'alcuno, non sarebbe forse nemmen parsa -una dimostrazione d'amore. Ma da queste considerazioni mi stornò un -accidente strano, che non avevo mai visto sul tranvai. Disputavano da -un poco, a voce bassa, ma in tuono aspro, due coniugi sulla quarantina, -vestiti con decenza, seduti sur una delle panche di mezzo. Tutt'a un -tratto il marito mise un braccio dietro la spalliera e picchiò un pugno -nella schiena di sua moglie, sonoro come un colpo di tamburo. Tutti si -voltarono, si levò un mormorìo di sdegno; ma la moglie non rifiatando, -lisciandosi la barba il marito, immobili e tranquilli tutt'e due come -se nulla fosse stato, tacque il mormorìo, e allo sdegno succedette -nei passeggieri una stupefazione comica di quel pugno improvviso e -solitario, che aveva troncato così di netto il diverbio, con apparente -consenso della picchiata, come un segnale che fosse stato convenuto -fra la coppia per rimettersi d'accordo nei momenti critici. E non ci -fu altro. A guardar quella scena s'eran voltati tutti fuor che i due -sposi; i quali non si mossero dal loro atteggiamento fino all'arrivo -alla barriera. Qui, prima che il tranvai si fermasse, la sposa s'alzò, -e vedendola così ritta di fianco, riconobbi nella sua persona gracile -quella curva leggiera che è il primo indizio visibile d'una nuova vita -umana. Allora compresi; compresi il perchè dello sfoggio insolito e del -desinare fuor di porta e del braccio appoggiato sulla spalliera in atto -di protezione amorosa! I fiori rossi, l'ombrellino lilla, la cappellina -nuova e l'atto carezzevole erano per _lui_; per _lui_ essi andavano -a fare il rialto in campagna; per _lui_ erano il lusso e la festa. E -se non me l'avesse detto la curva, me l'avrebbe fatto pensare l'atto -di premura e di rispetto gentile con cui il giovane, disceso prima, -tese le due mani per aiutar lei a discendere, come se già scendessero -in due. Mi fermai a guardarli mentre s'allontanavano, stretti l'uno -all'altro, nel polverìo dello stradone. Poveri e buoni figliuoli! Se -avessi avuto la lanterna miracolosa di Aladino avrei trasformato la -loro trattoria in un palazzo e fatto cadere sulla loro povera mensa una -pioggia di fiori e di diamanti. - - * - -Ma il “bel maggio„ non rideva per la povera vecchietta di Pozzo -di Strada. Mi bastò uno sguardo, la mattina che la vidi ritta in -fondo al tranvai di via Garibaldi, con accanto il suo sacco solito -e gli occhi fissi nel vuoto, per capire che non aveva ancora avuto -notizie del suo _Giacolin_, ch'ella si torturava ancora il cervello -e il cuore raffigurandoselo a volta a volta prigioniero, morto, -mutilato, famelico, errante come una belva di tana in tana per la -terra misteriosa, di cui non le era nota altra cosa fuor del nome -maledetto. Erano i giorni che si faceva la questua a benefizio dei -feriti e dei prigionieri d'Africa. Dei giovani signori, con una scritta -sul cappello, salivano a raccoglier danaro sui tranvai, porgendo un -bossolo di latta. A metà di via Garibaldi salì sul nostro un giovanotto -elegante, che pareva uno studente, e passò di panca in panca, lungo -i due lati, tenendosi sul predellino. Giusto, ecco uno dei tanti -vantaggi che offre la carrozza di tutti: chi osa rifiutare un soldo -per beneficenza lì sotto gli occhi della gente? Pochi. Vidi però tra -questi pochi dei signori. Seguitai con lo sguardo il raccoglitore -fin che arrivò accanto a me sulla piattaforma. Quando egli mise il -bossolo davanti alla vecchia, questa non capì, e lo guardò con quanta -maraviglia poteva ancora manifestare il suo viso quasi pietrificato -nell'espressione d'un pensiero unico. — Per i prigionieri e i feriti -d'Africa! — disse il giovane in dialetto, spiccicando le sillabe. -A quelle parole si fece sul viso di lei come un chiarore vago di -crepuscolo, e i suoi occhi socchiusi s'apersero. Lessi in quello -sguardo il suo pensiero: dar qualche cosa era come fare atto di fede -nella sopravvivenza del suo figliuolo, era quasi un comprarsi un po' -d'illusione ch'egli potesse ancora ricevere un benefizio. Frugò in -una tasca del grembiule, tirò fuori un soldo, ma lo ripose: le pareva -poco: cavò una moneta di nichel — il suo pane d'un giorno, forse, o -il vino che la teneva ritta per due, — e con l'atto d'una divota che -fa l'offerta al santo a cui chiede una grazia, guardando il giovinotto -con un'espressione triste di simpatia e quasi di gratitudine, come se -proprio lui avesse dovuto portare al suo figliuolo il suo obolo, mise -la moneta nel bossolo, trattenendovi su un momento la mano corta e -rugosa, che tremolava; poi rifece il viso di prima, immobile e chiuso, -con lo sguardo fisso lontano sulla visione di sangue e d'orrore che da -sei mesi la torturava. Un passeggiere accanto a lei rifiutò bruscamente -l'oblazione, dicendo forte al raccoglitore: — No, perchè son certo che -ai prigionieri non ci arriva neanche un soldo! — Ah, barbaro, se anche -il sospetto orribile fosse stato verità! Ma per fortuna passava il -tranvai in quel punto davanti alla chiesa di San Dalmazzo, e la povera -vecchia, voltandosi per farsi il segno della croce, non sentì. - - * - -Ah, quante miserie, anche nel “bel maggio„ porta la carrozza di tutti! -Non ne potevo immaginare una così triste come quella che scopersi -la sera dopo in quel povero fattorino spersonito, che si chinò -cortesemente a raccogliere lo scontrino cadutomi dì mano, sull'ultimo -tranvai della linea di San Secondo, dove ero solo passeggiere. Nel -ringraziarlo, lo guardai in viso, e vedendolo pallido, con un'aria -spaurita, e parendomi che gli tremassero le mani, gli domandai se -era malato. Rispose che non era; ma che era stato; e lì per lì non -volle dir altro; ma pareva non aspettasse che una parola benevola, che -gl'inspirasse fiducia, per dir di più, per dare all'animo uno sfogo di -cui aveva bisogno. Gliela dissi: non ebbe effetto subito; insistetti, -e allora parlò; parlò con una voce accorata e tremante, nella quale -si sentiva una profonda sincerità. Mesi addietro, sopra un tranvai di -quella stessa linea, tre sconosciuti presi dal vino, irritati d'una -modesta osservazione fatta da lui per una quistione di scontrini, gli -avevan menato al capo una bastonata terribile, che l'aveva mandato per -un mese all'ospedale. Quei tre eran stati riconosciuti; la direzione -della Società aveva mosso contro di loro una causa penale, chiedendo -a vantaggio di lui un risarcimento di danni, e la causa era in corso; -ma questo appunto lo angustiava. Egli avrebbe voluto che si desistesse -dal procedimento perchè temeva una vendetta, e il suo timore, eccitato -a poco a poco dal lavorìo continuo dell'immaginazione, era diventato un -vero terrore. — Capirà — mi disse — noi siamo esposti giorno e notte. -A fare un colpo.... è un momento. E se me lo fanno? E se mi rendono -inabile al servizio? Io ho moglie e una bambina; una moglie così buona, -una bambina che mi vuol già tanto bene.... - -La sua voce si strozzò; mi fece pietà; cercai di rassicurarlo. Ma -fu inutile. Riconosceva giuste le mie ragioni, ma rispondeva: — Sono -indebolito, non son più io; che cosa vuole? Ho paura. Di giorno, tanto -va; ma quando vien sera, quando vedo accendere i lumi, mi comincia a -pigliar l'affanno, a tremare il sangue addosso.... Che cosa serve? Non -son più io, le dico, sono indebolito. Ho passato tante notti senza -dormire, ho sofferto tanti dolori alla testa, che farneticavo per -delle ore, e poi son stato un pezzo in convalescenza, a mezza paga, -e quante sere sono andato a letto digiuno per lasciar da mangiare -alla mia bambina! Eppure.... non li avevo mica offesi, una semplice -osservazione.... Io son rispettoso con tutti.... Lei potrebbe vedere: -tutti i passeggieri che mi conoscono mi salutano, mi vogliono bene.... -Ma! Così son ridotto. — E ripeteva come un ritornello doloroso, che gli -fosse confitto nel cervello: — Fin che è giorno, meno male; ma la sera, -quando vedo accendere i lumi.... - -E ciò dicendo guardava qua e là, all'imboccatura delle strade buie, -come per vedere se ci fosse gente appostata, e tornava a ripetere: — -Sono indebolito.... Ho perso molto sangue.... - -E mi fece anche più pietà poco dopo, quando lo vidi chiedere i soldi ad -alcuni passeggieri con una cortesia umile e quasi peritosa, come se in -ogni persona egli vedesse un nemico che gli bisognasse ammansire, un -difensore che gli convenisse d'assicurarsi. Povero ragazzo! E pensavo -a chi sa quanti, per il ritardo d'un secondo a far fermare il tranvai -o per una parola d'osservazione sopra un soldo sospetto, l'avrebbero -quella sera stessa trattato d'infingardo o di villano e minacciato -d'un ricorso alla direzione. Ah quante piccole inique crudeltà, -quante piccole ingiustizie spietate si commettono continuamente, senza -saperlo. - - * - -E quante ingiustizie anche di puro pensiero! Trovo notato agli ultimi -di maggio: _il briaco_, e ricordo un quadro, da cui si potrebbe cavare -una forte scena di commedia satirica: un carrozzone chiuso della linea -dei Viali, nel quale, in mezzo a una corona di signori e di signore -eleganti, siede, piegato in due come un sacco mal ripieno, un uomo -sconciamente briaco, a cui cascano i capelli grigi sulla fronte nera -di carbone e pende dalla bocca bavosa un mozzicone di pipa spenta che -gli piove cenere sulla giacchetta unta e strappata. Egli guardava -i vicini con un sorriso d'ebete, soffregandosi le ginocchia con le -mani nere e dondolando il capo da una parte, come se meditasse parole -di scherno che non poteva più dire, e negli occhi socchiusi che ora -brillavano ora si spegnevano mostrava a vicenda la coscienza triste -del suo abbrutimento e un senso di acre dispetto per il ribrezzo -che s'accorgeva di destare. Ribrezzo, infatti, e nausea e sdegno -esprimevano i visi dei passeggieri costretti a respirare il lezzo di -quell'alito e di quei cenci obbrobriosi; e fra quei visi c'era quello -d'un signore sconosciuto, che mi conosceva; il quale, fissando me dopo -aver guardato quell'uomo, mi disse chiaramente con l'espressione del -suo sorriso: — Son questi che lei vuole portar su? - -— Ebbene, sì, — gli avrei voluto rispondere. — Sono questi; questi -prima degli altri, certamente. Ah lei s'inganna se crede che -l'abbrutimento di costui sia vergognoso per lui soltanto. O come -accade che nessuno di noi non si mostra mai in quello stato se non -perchè sulla china che vi conduce siamo arrestati da cento ritegni -dell'intelligenza, della coscienza, dell'educazione, della compagnia, -che non son merito nostro, ma che furono messi in noi, o fra i quali -siam nati, e che quest'altra gente non trova intorno a sè nè in sè -stessa? E che cosa facciamo noi per mettere in loro questi ritegni? E -che mai di bello e di nobile e d'accessibile a tutti mettiamo noi fra -loro e la taverna, che li attragga e li svii? E siamo ben sicuri di non -dar loro che dei buoni esempi? - -Il mio soliloquio fu interrotto a Porta Palazzo da una comitiva -chiassosa di signori che salirono alla rinfusa sulle due piattaforme, -e che, ripartito il tranvai, continuarono a chiacchierare e a ridere -rumorosamente, apostrofandosi da una parte all'altra, per gli usci -aperti, con appellativi comici e gesti burleschi. Venivano dalla -stazione di Lanzo, erano andati a fare una ribotta in qualche paese -vicino, alla quale alludevano, scherzando su certi piatti riusciti -male; avevano il viso acceso, la voce piena e vibrante, la parola -ardita e pronta di chi ha trincato del vino generoso; eran tutti a -cavallo del confine che separa l'ebbrezza decente dall'ubbriacatura -volgare, in quello stato in cui certi oscuramenti improvvisi -dell'intelligenza e certi impedimenti istantanei dell'organo della -parola si dissimulano ancora con felice accortezza; e da certi -accenni che si ripetevano in mezzo a quel guazzabuglio di voci, si -capiva che la giornata non era finita, ch'essi vedevano davanti a -sè, all'orizzonte, un'altra serie di libazioni, il _quelque chose au -de là_ consigliato dal Brillat-Savarin per far più vivo il piacere -dei banchetti. Ed eran così riboccanti di vita e di buon umore che i -signori e le signore del tranvai li guardavano con manifesta simpatia -e ridevano dei loro gesti e dei loro motti; alcuni dei quali, un -po' liberi, provocavano delle smorfiette graziose di scandalo, ma -accompagnate da un sorriso di benigna indulgenza. - -— Eppure, — pensavo guardandoli, — hanno troppo bevuto anche questi, -che avrebbero potuto ricrearsi in tanti altri modi più degni. Se non -sono briachi affatto come l'altro non è perchè abbiano bevuto meno, ma -perchè hanno bevuto meglio. Se son più puliti di lui, è perchè fanno -un lavoro più pulito del suo. Se non cascan dal sonno come quello, -è perchè hanno meno faticato ieri e dormito di più questa notte. In -realtà, se si tien conto delle condizioni diverse, essi rappresentano -un'intemperanza non meno volgare, forse più colpevole di quella -del briaco, e certo d'esempio più pericoloso. E perchè dunque essi -sono scusati e paiono amabili, e non ci son scuse per l'altro, e il -ribrezzo che desta costui non è accompagnato almeno da un sentimento di -commiserazione? - -A un certo punto il briaco attirò l'attenzione d'uno della brigata, il -quale lo accennò agli altri, e tutti si misero a guardarlo, che già -dormiva, facendogli addosso un fuoco di fila di frizzi e di risate. -Buon Dio! Erano delle bottiglie da due lire che beffeggiavano un litro -da otto soldi. - -E anche dentro al carrozzone tutti ridevano. - -Non tutti. Una signorina bionda, giovanissima, seduta in un angolo, -restava seria e guardava quell'ubbriaco con un'espressione di tristezza -e di pietà, corrugando la fronte ad ogni scherzo degli spettatori come -per una sensazione penosa. Quanto mi parve bella! Il Parini avrebbe -rifatto per lei il suo famoso verso, le avrebbe detto: — _Tu sei giusta -ed umana!_ - - * - -Quel viso è notato con altri, fra i miei ricordi di maggio, nella -colonna delle “simpatie di tranvai„ che in quel mese furono molte, -forse per l'influsso della dolce stagione, che rischiara e addolcisce -gli animi. Simpatie di tranvai! Forse che son di natura diversa -dall'altre? No certo; ma da quelle che c'inspira la gente incontrata -per via si distinguono in questo: che c'entrano più addentro e ci -rimangon più a lungo perchè nella carrozza di tutti c'è maggior tempo -a osservare i visi e s'aggiunge spesso all'effetto di questi quello -del suono delle voci. Quanti ne ricordo, solo ch'io mi raccolga un -poco: visi veduti in pieno, di profilo, a traverso ai vetri, accesi -dai riflessi colorati dei fanaletti, incorniciati nel vano degli -usci, appoggiati alle colonnine delle giardiniere, spiccanti sul -verde degli alberi, disegnati sulle acque lucenti del Po, osservati -per pochi minuti e scomparsi forse per sempre; visi di ragazze, di -operai, di signore, di giovanetti, di vecchi, di mamme, esprimenti -una santa rassegnazione al dolore, anime benevole e serene, spiriti -forti e generosi pronti a ogni sacrifizio pel bene altrui, cuori -ardenti d'ambizioni nobili e di nobili speranze, vite oscuramente -operose e benefiche; visi, di cui il primo effetto simpatico mi fu -affermato e accresciuto da uno sguardo, da un sorriso, da una parola, -da un'espressione fugace degli occhi. Come in una cascata di ghiaia -grigia si vedono brillare dei punti luminosi come diamanti, così nella -moltitudine indifferente che vi passa davanti in quelle scarrozzate -quotidiane si vedono balenare a quando a quando, certi giorni più e -certi giorni meno, di questi aspetti umani consolanti, a cui si ripensa -con amore e che si rivedono con piacere, che non si conosceranno mai -e si ricorderanno sempre; sembianze d'amici della fantasia, che noi -salutiamo con un barlume di sorriso e che ci rendono il saluto con un -bagliore dello sguardo, immagini senza nome, raggi d'anime passanti, -argomenti personificati d'una dolce filosofia, che vi tengon vivi -nel cuore la fede nel bene e l'amore per i propri simili. Quanti -ne ricordo, in forma di medaglioni, di busti o di statue, secondo -l'atteggiamento in cui mi s'offrirono, con lo scontrino fra le labbra, -col portamonete fra le mani, col braccio teso verso il campanello, -veduti una volta sola, riveduti cento volte, intravvisti nell'incontro -di due carrozzoni, fuggenti su tutte le linee; ma tutti raggruppati -in disparte nella mia memoria come un'umanità privilegiata, come una -Torino ideale! E nei momenti di sconforto della vita e d'odio del mondo -i cari fantasmi mi s'affollano intorno, dicendomi: — E noi? E noi, -dunque? Perchè ci dimentichi? Tu sei ingiusto! — E grazie a loro mi -riconcilio col prossimo, e anche nei giorni grigi e freddi dell'inverno -risento l'alito della primavera, l'influsso del “bel maggio amor dei -fiori„ che raddolcisce il sangue e rischiara l'anima. - - * - -E il “bel maggio„ si chiuse con un caso amenissimo, degno d'un sonetto -del Belli. Immaginatevi una giardiniera domenicale, corrente alla -luce del sole sul corso Regina Margherita, affollata di signori e di -signore in ghingheri, fra cui luccicano cappelli cilindrici, fluiscono -barbe gravi, nereggiano cappelli di preti e scintilla il chepì dorato -d'un colonnello d'artiglieria: una carrozzata di borghesia silenziosa -e seria, che par che vada a una cerimonia solenne, scortata da una -guardia municipale in grande uniforme, ritta accanto al cocchiere. -Un'altra giardiniera, sul binario accanto, le viene incontro di -corsa, stipata essa pure di gente per bene, con la sua brava guardia -impalata sulla piattaforma davanti, con sette schiere di facce -dignitose di benestanti, di madri severe, di signorine composte. -Ebbene, accadde questo. Nel momento che le due giardiniere passavano -accanto l'una all'altra, un giovinotto, seduto sul davanti di quella -dov'ero io, e una ragazza, seduta sul davanti dell'altra (due amanti, -come poi si capì, che s'incontravano per caso, forse dopo una lunga -separazione forzata) si riconobbero al primo sguardo, e scattando -come due molle, con le braccia tese verso i cocchieri, lanciarono -insieme due grida di gioia frenetica: — Alt! — Ferma! — I carrozzoni -si fermarono alla distanza di dieci passi l'un dall'altro, i due -giovani si precipitarono a terra, divorarono lo spazio frapposto e si -abbracciarono furiosamente, scambiandosi quattro baci risonanti come -colpi di carabina ad aria compressa. E dall'alto delle due giardiniere, -lasciate ferme un momento dai due cocchieri stupefatti, come dall'alto -di due tribune di spettacolo, borghesi gravi, mamme severe, signorine -composte, e ministri della chiesa e ufficiali del regio esercito e -rappresentanti armati del municipio.... stettero a vedere. Curiosa -situazione! Appena i due tranvai ripartirono, un signore grasso e -maestoso, ch'era vicino a me, espresse con parole risentite il pensiero -comune, scrollando il capo dignitosamente: — Abbiamo fatto una bella -figura! — - -Eh sì, proprio, da cantori di maggio. - - - - -CAPITOLO SESTO. - - - Giugno. - -Gran cosa la carrozza di tutti! Col sopraggiungere del caldo, che fa -star molta gente a capo scoperto, mi si schiuse sul tranvai un nuovo -campo di studio: quello delle teste; poichè dove mai, come sulle -giardiniere, potete aver per un pezzo sotto gli occhi, così da vicino, -in così piena luce, e, se ci state seduti di dietro, osservabili a così -bell'agio, le teste dei vostri simili? Teste che, vedute di passata -per la strada, vi appariscono ancora in buon stato, vi mostrano qui -mille miserie. Radure, spiazzate, tentativi supremi di divise, che non -son più sentieri fra l'erba fitta, ma stradoni in rovina a traverso a -sodaglie desolate; liste di capelli ricondotti dalla nuca sull'occipite -e fino alla fronte, in forma di salici piangenti sulla tomba del -cervello; parrucche mal messe, che una brusca scappellata volta di -sbieco, rivelandovi che la testa d'un tale non è tutta roba sua; tutte -le più compassionevoli industrie senili intese a mascherare i guasti -del tempo dalle orecchie in su vi si palesano sulle giardiniere. E qui -scoprite le pennellature grossolane dei _Luca fa presto_, che lasciano -i capelli bianchi alla radice, le capigliature tinte a prezzo ridotto, -d'un nero lugubre, che danno ai visi vizzi a cui fan cornice l'aspetto -di lettere mortuarie, e le chiome e le barbe variate di molti vaghi -colori, che paiono state strofinate sopra una tavolozza. O tinti, il -tranvai è traditore, guardatevene. Che c'è di più pietoso e di più -comico insieme che il veder salire a stento, ansando, afferrandosi -alle colonnine con le mani tremanti e ricascar di peso sulla panca, -spossato dallo sforzo, un uomo con la barba e la capigliatura corvina -d'un ventenne? Oh quante vecchiaie ribelli alla natura! Quant'è rara la -gente che sa invecchiare in santa pace! E scopersi anche il segreto di -alcuni personaggi noti, miei fieri avversari, pitturatori abilissimi, -di cui nessuno sospetta l'inganno. Potrei fare più d'una vendetta -politica. Non la farò. Ma non per generosità, lo confesso. Soltanto per -rispetto dell'arte mia non denuncierò.... l'arte loro. - - * - -Intrapresi pure col principiar di giugno uno studio sui cappellini, -attratto dalla varietà infinita che se ne vede fiorire sui tranvai -in quella stagione; studio che, in fondo, si riduce anch'esso a uno -studio delle teste. E così, alla lesta, feci una prima classificazione: -cappellini amorosi, cappellini superbi, cappellini austeri, matti, -buffi, impudichi, prepotenti, innocenti. Quasi tutti hanno un -linguaggio, sincero o falso, di cui i fiori sono le parole. Ci son -grandi rose erette ed aperte, che s'offrono; mazzi di viole e di -mughetti che attirano insidiosamente gli sguardi e i desideri dentro ai -capelli in cui si rimpiattano; accoppiamenti di fiori inconciliabili, -stridenti fra di loro, che danno l'immagine di menti strane e -disordinate; fiori troppo pomposi, rosseggianti petulantemente su -teste grigie, di cui tradiscono gli ardori mal sopiti; fiori modesti e -solitari, che esprimono il sentimento d'un affetto secreto e costante. -Tutte le passioni, tutte le illusioni, tutti i capricci di tutte le -età della donna si palesano in quella finta flora, in quelle infinite -combinazioni di penne, di nastri, di pizzi, di tulle, di frecce, -di frutti, di cose sottili, diafane, ondeggianti e tremolanti, che -paiono una vegetazione vivente che abbia radice nei cervelli. E quei -cappellini fanno fantasticare, vedere, sentir mille cose: piccole -e grandi spese di contrabbando, conti adulterati _ad usum mariti_, -sospiri dolorosi d'impiegati, baruffe coniugali, musonerie, concessioni -strappate con le carezze, economie gastronomiche da anacoreti, -lunghi lavori di raffazzonatura fatti in casa da manine pazienti -e industriose, interrotti da pianti di bimbi, da scampanellate dì -creditori, da ogni sorta di cure e di piccole miserie domestiche. Ma lì -sul tranvai tutto brilla, ride e dissimula. Scendono mazzi di rose e -di pensieri, salgono mazzi di papaveri e di peonie, s'incontrano e si -confondono ramoscelli d'edera e di geranio, mazzetti di ciliegie e di -fragole, fiori di tutte le stagioni, di giardino e di campo, sbocciati -e in bocciuolo, in ghirlande, in corone, in ciuffetti, diritti, -cascanti, intricati, ammontati, agitati come i pensieri che vi passan -sotto; cappellini alla marinara, alla Rembrandt, alla Trianon, alla -Rosa Syma, alla vattelapesca, ciascuno dei quali dice qualche cosa, -e forman fra tutti come un frastuono confuso e continuo di grida, di -mormorii e di sospiri: — Cerco un marito — Cerco un amante — Ho un -amante — Ammiratemi — Rispettatemi — Sperate — Disperate — Vi supplico -— Comando io! — Sono un angelo — Sono un diavolo — Sono un'infelice — -Seguitemi — Fatevi in là — Il mondo è mio — Non son nulla; guardatene -un'altra, vi prego. - - * - -Dolci studi; ma troppo spesso interrotti da inconvenienti gravi, tutti -propri del tranvai. Alcuni di questi esperimentai io stesso in quei -primi giorni di giugno, altri imparai a temere vedendoli esperimentati -dal mio prossimo. Capitare in un carrozzone chiuso accanto a una -peccatrice così spietatamente profumata da uscirne con una spranghetta -al capo assicurata per ventiquattr'ore; trovarsi seduti in mezzo a -due amici sconosciuti che attaccano attraverso a voi una conversazione -vivacissima, incrociando sul vostro viso i loro aliti, le loro risate -e le loro asinerie; sentirsi passar sui calli tutta intera una di -quelle famiglie alla buona per cui i piedi altrui sono _res nullius_, -senz'averne neppure il leggiero conforto d'uno sbadato: _mi scusi_, -sono incerti sgradevoli. Ma è anche più sgradevole l'aver diritto -dietro alle spalle un fumatore che, spinto innanzi da un sobbalzo -della piattaforma, vi pianta nella nuca la punta d'un grosso Minghetti -infocato. Ma è ancor più doloroso lasciar la falda del soprabito nelle -mani d'una pingue bottegaia che, perdendo l'equilibrio nel discendere, -s'aggrappa a voi come a un albero sull'orlo d'un abisso. Ma c'è una -disgrazia anche peggiore di queste. Ne trovo segnata la data nei miei -appunti — _5 di giugno. Ore tre pomeridiane. Sulla giardiniera di via -Nizza. Preso alle spalle dal poeta._ — Non l'avevo visto salire: mi -sentii tutt'a un tratto la sua voce nell'orecchio: m'era seduto dietro, -la giardiniera era affollata, era impossibile sfuggirgli. Passò subito -alle vie di fatto. Era un sonetto arcipieno di _esse_, un ronzio di -zanzare intollerabile, un succedersi di sibili sottilissimi che mi -penetravano nel cervello, come se m'avesse agitato accanto al viso -un mazzo di serpentelli arrabbiati. Ai vicini che non sentivan le sue -parole doveva parere un amico offeso che mi rinfacciasse una serie di -cattive azioni, dì cui non mi potessi scolpare, o che mi raccontasse in -segreto qualche avventura sporca, che io assaporassi con raccoglimento. -Un supplizio vergognoso! Quella bocca implacabile che alla ripresa -d'ogni verso mi si avvicinava alla tempia mi metteva un brivido come la -bocca d'una pistola. _Breve e amplissimo carme!_ Chi lo disse? Quello -non era nè ampio nè breve: non finiva mai. E m'opprimeva un terrore: -— Se avesse la coda! — Non l'aveva; ma durò per la lunghezza di cinque -isolati, senza contare una variante su cui dovetti dare il mio parere. -Non fui libero che sulla piazzetta di San Salvario, dove l'aguzzino -discese, non sazio. - - * - -La mia prima corsa piacevole di giugno fu la mattina del giorno dello -Statuto, in via Garibaldi, all'ora in cui la gente s'avvia verso piazza -Castello per la rivista delle truppe: una carrozzata di cittadini quale -non si può vedere che in quel giorno e a Torino: quasi tutti vecchi -militari giubilati, coi nastri stinti delle medaglie e delle croci -agli occhielli, con le scarpe come specchi, pettinati e sbarbati bene, -benignamente ilari e alteri, con l'aria di vecchi sposi celebranti -le nozze d'oro: tutte brave persone assestate e regolate che, se lo -Statuto fosse soppresso da vent'anni, continuerebbero a festeggiarlo lo -stesso a conto proprio, per forza di consuetudine, come festeggiano il -Natale i miscredenti. C'era al posto solito il cavaliere Bicchierino, -appartenente anch'egli, non per età, ma per spirito, a quell'antica -famiglia, pulito e lustro come un dado. Come gli altri egli volgeva -degli sguardi di compiacenza sui tranvai imbandierati, sulle uniformi -sgualcite dei veterani che passavano tra la folla, sulle bandiere -sventolanti alle finestre; aveva negli occhi un lume insolito; si -vedeva che l'anima sua respirava con placida voluttà patriottica le -memorie del 48, di Torino capitale, dell'“egemonia piemontese„ e il -soffio del conte Cavour e del generale Lamarmora ancora diffuso per -l'aria. Lo tenni d'occhio per vedere se, nonostante lo stato d'animo -straordinario, si ricordasse di confrontare il suo orologio, come -faceva ogni mattina, con l'orologio elettrico dell'angolo di via -Siccardi: se ne ricordò. Poi, incontrando il mio sguardo, egli si -offuscò leggermente: si dovette rammentare del giorno ch'io avevo -fatto quel certo strazio barbarico della _Gazzetta del popolo_. Avevo -appunto il foglio in mano in quel momento e stavo per conciarlo a quel -modo; ma, accorgendomi che m'osservava, mi ritenni, per suggezione, -per non rendermegli anche più odioso. Ed ecco come il tranvai può -perfezionare l'educazione d'una persona educata. A poca distanza dalla -piazza s'intese suonar la marcia reale da una banda musicale d'operai. -A quelle note tutti quei giubilati canuti si illuminarono e si scossero -come i vecchi cavalli delle poesie agli squilli delle trombe guerriere. -E allora mi sentii sbalzato dalla fantasia a trent'anni addietro. -Quei visi, quei nastri, quelle bandiere alle finestre, quei veterani -in divisa, quel vecchio Palazzo Madama che appariva in fondo, quel -cavalier Bicchierino con la _Gazzetta del popolo_ fra le mani, tutto -quel complesso di cose viste in quella via Garibaldi al suono di quella -marcia, era così piemontese, così torinese, così “ben conservato„ che -ebbi per un momento come un senso di ringiovanimento della coscienza, -un'illusione maravigliosa, il dubbio che l'anno corrente non fosse -il 1896, l'anno di Abba Garima, ma quello dei primi entusiasmi per il -_Consorzio nazionale_, quando avevo visto dei patriotti fanatici, in -quella stessa via, bruciare le cedole del Consolidato gridando: — Viva -l'Italia. - - * - -La festa nazionale portò i forti calori e con questi un nuovo oggetto -d'osservazione sulla carrozza di tutti: un accrescimento generale -di irritabilità nelle relazioni dei passeggieri coi passeggieri, di -questi con gl'impiegati, e degl'impiegati fra di loro, una maggior -frequenza di malintesi, d'impazienze, di lagnanze e di battibecchi, -come segue fra gli uccelli in gabbia nelle giornate afose. Si vedeva -sui tranvai una agitazione quasi rabbiosa di ventagli, gente irrequieta -che si sventolava con le cappelline, coi fazzoletti e coi giornali, -senza “trovar posa„ sulle panche, facce infiammate e attonite, teste -ciondoloni sui petti: vere carrozzate di noia e di malumore. Povera -umanità! Qualche grado di più di calore e un po' di polvere per aria, -ed ecco tutti i visi mutati, violate le leggi della cortesia, ridotti -i cervelli come orologi guasti, e manifesti anche nella gente sana e -contenta i vaghi segni del contagio psichico che moltiplica le risse, -gl'impazzimenti e i suicidi! Come rimedio a questo male mi venne in -mente l'istituzione di spugnature pubbliche obbligatorie una mattina -che aspettavo la partenza del tranvai sotto le finestre di casa -mia, vedendo lavar la testa a _Faraone_ e a _Ballerina_, all'ombra -dei tigli. Uno spettacolo da far meditare, veramente. _Faraone_ -fu il primo. Il cocchiere tuffava in un secchio una grossa spugna, -gliel'appoggiava al sommo della fronte arsa e sudante, e premeva; e al -sentir quei rivoletti che le scendevano per le mascelle, sul collo e -di mezzo agli occhi giù per il muso fin dentro alle nari e alla bocca, -biforcandosi e incrociandosi come le gore della pioggia per una china, -la povera bestia alzava e scrollava il capo, corsa per ogni fibra -da un brivido di piacere, e dilatava gli occhi e pestava le zampe, -brillando tutta; mentre _Ballerina_, aspettando la sua volta, guardava, -impaziente, agitata dal presentimento di quella voluttà, che già le -balenava negli occhi e le guizzava tra pelle e pelle. Ah! che dolcezza; -e come meritata dopo tante corse al sole e nella polvere, e tante -strette violente di freno e bottate di frusta! Luccicava negli occhi di -tutti i passanti un sentimento di compiacenza buona al veder riaversi e -godere a quel modo quei poveri schiavi muti, così belli e così utili, e -condannati a un lavoro così duro e mal compensato, quando tanti altri -della famiglia loro vivono fra gli agi e le pompe, carezzati e amati -come creature umane. E il cocchiere, intanto, li apostrofava con quel -tono di familiarità un po' brutale, che si suol usare con le bestie -che ci servono, forse per un timore istintivo ch'esse comprendano e -abusino come gli uomini della troppa dolcezza: — Ah, vecchione, ci -provi gusto, eh? Ma se tiri indietro la testa, zuccone, non si fa -nulla! Ora a te, mala femmina, eccoti il fatto tuo; non ne vedevi -l'ora, non è vero? T'ho ben sentita come cantavi alla fin della corsa! -— e altre cose simili, dette con l'accento di chi parla a chi intende. -E chi sa? Chi sa fino a che punto, almeno? Che cosa ne sappiamo noi, -poveri presuntuosi che siamo? Siamo proprio ben certi di non essere in -un enorme errore? Non dice anche l'Ecclesiaste: — Chi sa che lo spirito -delle bestie scenda abbasso sotterra? — Ah quell'occhio di Faraone! -Fu quell'occhio che mi fece sentire la prima volta per un animale -quello che si sente per un bambino: il rispetto d'un grande mistero, -del dolore che non ha parola, del diritto che non ha difesa; fu -quell'occhio che mi disse più chiaramente ch'io non avessi mai pensato, -che non saremo mai molto al disopra delle bestie fin che crederemo -d'esser tanto più alti da non aver verso di loro il dovere della bontà -e della gratitudine. - - * - -Seguirono alcuni giorni monotoni, una serie di corse per i viali -bianchi, fra gli alberi velati dal polverìo, senza un accidente -notevole, senza alcuna conoscenza nuova, senza un incontro di persona -conosciuta; poi una pioggia ostinata, e tre giornate avventurose, -tre scene singolarissime, l'una sull'altra, non possibili che -sulla carrozza di tutti. Della prima fu spettatore e parte, in un -carrozzone chiuso della linea del Martinetto, Carlin; e la scena -appunto interruppe un'apologia ch'egli stava facendo del bollettino -meteorologico del Chionio, il quale aveva preannunziato la pioggia per -quel giorno; ciò che, dopo altre profezie riscontrate giuste da lui, -portava all'entusiasmo la sua ammirazione per la scienza in generale, e -per il profeta in particolare. — Ah! quell'uomo! Quell'uomo parla con -Domineddio! — andava esclamando; quando salirono ad un tempo, l'una a -destra l'altra a sinistra della piattaforma posteriore, un'erbivendola -in capelli e una signora in pompa magna, tutt'e due sulla trentina e -d'aspetto fiero e risoluto; le quali, infilando l'uscio nello stesso -punto, s'urtarono malamente ed esclamarono a una voce, guardandosi a -vicenda: — Che maniera! — Pareva che la cosa finisse li; ma, appena -furono sedute dentro, l'una di fronte all'altra, ed ebbero preso -lo scontrino, l'una sporgendo una grossa mano pavonazza, l'altra -mettendo in mostra un grosso braccialetto sul braccio inguantato, -la riattaccarono vivamente: l'erbivendola con parole grossolane, la -signora con un certo riserbo. Il diverbio, nonostante l'intromissione -diplomatica di Carlin, s'inasprì a segno che la popolana disse forte: -— O cosa crede, alla fine, perchè è una signorona? — E allora cominciò -il meglio. La “signorona„ che da principio aveva scelto le parole e -moderato la voce, a poco a poco, accalorandosi, si lasciò sfuggir le -frasi e le note del suo linguaggio abituale, che era quello tal quale -della sua avversaria. A capo d'un minuto, tutti i presenti capirono -che le due contendenti, nate e cresciute nello stesso stato sociale e -forse nello stesso sobborgo di Torino, avevano ricevuto l'educazione -medesima, e che la signoria d'una delle due doveva essere d'acquisto -recentissimo, e forse improvviso. E fu uno spasso per tutti la -maraviglia crescente che l'altra mostrava in viso man mano che vedeva -la signora tirar fuori le armi e le munizioni dallo stesso arsenale -da cui essa cavava le sue, e chiarirsi sua degna competitrice nella -scherma dello strofinacciolo e della ciabatta. Continuò a insolentirla, -ma più a rilento e con meno asprezza, scrutandola con uno sguardo -acuto e con un leggiero sorriso, quasi compiacendosi di riconoscere -e d'ammirare in lei i colpi e le parate della scuola che le era -familiare, e finì con rabbonirsi affatto quando fu ben certa di aver di -fronte, non una nemica d'un'altra classe, ma una consorella travestita -dalla fortuna; tanto che lasciò senza risposta l'ultima sua botta, e -voltatasi verso la compagnia, disse ridendo: — _A l'è na sgnora parei -d' mi!_ (È una signora come me). — Tutti risero, la “signora„ si rimise -in dignità, e Carlin osservò filosoficamente: — Eh, bisogna star sul -tranvai per vederne d'ogni sorta e imparare a conoscere il mondo; il -fattorino, vede, è il vero uomo _enciclopedico_, che non sì stupisce -più di niente sulla terra. - - * - -Ecco l'altra scena. Gli alberi del corso Vittorio Emanuele rinverditi -e lustrati da un acquazzone, una fuga di nuvoloni neri a traverso al -cielo, un tramonto infocato, le Alpi terse e come intagliate nella -porpora di quell'incendio, e una giardiniera lenta che par che vada -a servizio esclusivo di due coppie d'amanti appiccicati, l'una seduta -sulla prima panca, l'altra su quella di mezzo, con le schiene voltate -verso di me e un altro passeggiere, che mi sta ritto al fianco sulla -piattaforma di dietro. Costui m'ha l'aria d'un buono e semplice -massaro, o piccolo proprietario di campagna, di quelli che s'inurbano -ogni dieci anni, e a cui la città grande riesce sempre uno spettacolo -nuovo e sbalorditoio. E capisco che è nuovo per lui lo spettacolo -di quelle due coppie di teste di “signori„ le quali ogni tanto si -ravvicinano, si toccano e si staccano, come i bicchieri nei brindisi, -e ciondolano languidamente l'una verso l'altra come se avessero -l'osso del collo stroncato. Si vede che è un po' scandalizzato, molto -stupito e anche più dilettato; si vede dall'attenzione viva che fa a -tutti i movimenti di quei quattro ingattiti, con un sorriso curioso -e continuo, lanciando tratto tratto uno sguardo a chi passa per la -strada, come per dire: — Ma non vedete che cosa succede qua sopra! Ma -son cose dell'altro mondo! — Arrivati alla piazza del monumento, sale -accanto a noi un altro signore, lungo e arcigno, il quale, osservate le -coppie, fa un atto d'uomo seccato, brontolando: — Potrebbero prendere -una carrozza chiusa. — Ed ecco che all'uscita della piazza, salgono -e siedono proprio davanti a noi un giovane, che pare un commesso -di negozio, e una ragazza, che ha l'aria d'una sartina, e, appena -seduti, ripigliando una conversazione interrotta, si mettono a tubare -soavemente, con le punte dei nasi che quasi si toccano, e le mani -intrecciate tra fianco e fianco. E allora il signore lungo dà una -strappata collerica al campanello, e detto al fattorino: — Non è un -mestiere per me! — salta giù e se ne va via. Il fattorino non capì, ma -il campagnuolo diede in una risata grassa, saporita, giovanile, nella -quale squillava la gioia pregustata di raccontar poi nella farmacia -del villaggio il bel caso a cui aveva assistito, la sfacciataggine -maravigliosa degli amanti di quella gran Torino, di quella Babilonia, -di quella Gomorra, dove tutto è lecito e se ne vede d'ogni tinta.... -Dopo un po', le coppie furono circondate e distratte da altri -passeggieri; ma egli seguitò a tenerle d'occhio fino a piazza San -Martino, dove discese dirigendosi verso la Stazione, ancora sorridente -d'un sorriso di stupore e di malizia, che traduceva il suo pensiero: -— Ah questa Torino! Questi tranvai! Che paradiso di Maometto! E che -facce! - - * - -La terza, sulla linea di Vanchiglia. Mi rifugio in una giardiniera -per salvarmi da un'acquata improvvisa e casco proprio nel punto che -scoppia una lite, non capisco perchè, fra due giovani operai e il -cocchiere Tempesta. Il vento sbatte le tende in faccia ai passeggieri, -che si restringono nel mezzo, tutti in piedi; ma la pioggia ci viene -addosso anche fra le panche, dove le signore s'affannano a ripararsi -i vestiti, lagnandosi della Società che non mette fuori i carrozzoni -chiusi quando fa cattivo tempo. Son capitato male. Son tutti stizziti -come d'una stizza attaccaticcia, tutti con l'anima per traverso, -compresi due vecchi ufficiali pensionati che non vanno d'accordo sulle -riforme militari del Ricotti, discusse in questi giorni al Senato, -e si scambiano delle frasi che paion colpi di sciabola: — Mille e -cento ufficiali tolti dai quadri! Ma mi burla! Ma a che si riduce -la carriera? — Non è il Ricotti, è il Mocenni: ottocentoventisette -erano già radiati. — E lei mi scusa il male col peggio? — Ma io non -riconosco nè questo nè quello. — Ma come! Ma allora.... — E mentre un -mio vicino tratta di barbara l'amministrazione che non mette delle -tende da potersi agganciare alle panche per pararsi dai temporali, -e tenta inutilmente, sbuffando, di tener tesa la sua, s'accalora la -lite fra i due operai che gridano: — Pùrgati! — Va a far le docce! -— Va all'istituto antirabbico! — e Tempesta, che rivolto a loro col -viso torvo e infiammato, alterna frustate e sagratacci, scandalizzando -un vecchio signore in cilindro, seduto alle sue spalle, il quale si -volge a domandare al fattorino con voce pacata di basso: — Ma non è -pro-i-bito al personale di servizio di parlare in codesta maniera? -— Intanto la pioggia infuria, le tende ci schiaffeggiano, i malumori -s'inaspriscono, i lamenti suonano più alto, Tempesta sagra più fitto, -e la carrozza che porta quest'ira di Dio, sferzata dall'acquazzone, -flagellata dal vento, illuminata dai lampi, vola, schizzando mota da -tutte le parti, a traverso la piazza Vittorio Emanuele, dove s'incontra -con un altro tranvai portante una comitiva di giovanotti fuggiti dal -gioco del pallone, i quali, passandoci accanto, vedono e comprendono e -ci mandano in faccia una risata in coro, ultimo oltraggio.... Ma non a -me, spassato egualmente della carrozzata in festa e della carrozzata in -collera, che mi mostran le due facce del burattino umano. - - * - -Qui trovo notati a tre date successive, 14, 15 e 16, tre dei miei -personaggi, riveduti in condizioni e fra circostanze straordinarie. La -domenica del quattordici, segnata nell'_Almanacco Storico_ della Casa -Treves come giorno della rielezione del deputato Brena, sulla linea -del Valentino, il _Marchese_, il fattorino dai balletti d'oro, bello e -elegante come sempre; ma quanto diverso dal solito nel modo di trattare -con le signore! Non più sorrisi fuggitivi, non più atteggiamenti -d'ossequio amoroso, non più quell'atto di posar lo scontrino come una -chicca nella mano inguantata, fissando sulla passeggiera uno sguardo -soave. E subito non capii il perchè di quel mutamento; ma i cenni e -i frizzi di due giovanotti suoi conoscenti, seduti vicino a me, me -lo spiegarono. Quel riserbo insolito gli era imposto da un bel pezzo -di ragazza bruna, ritta sulla piattaforma della giardiniera come un -gendarme; la quale seguiva ogni suo passo ed atto con due grandi occhi -neri e severi, sopra di cui si drizzava fino a mezza fronte la ruga -distintiva del sospetto. Non riuscii a capire se fosse sua moglie o sua -amante. Intesi dire però (e si vedeva) che, conoscendo il suo pollo, -n'era gelosa, che soleva fare di tanto in tanto una di quelle corse di -vigilanza, salendo inaspettata sul tranvai come un controllore, e che -più volte, per uno sguardo o per una parola, aveva fatto una scenata al -bel fattorino, e provocato anche signore e ragazze, con un'audacia di -leonessa. Oh, cose terribili; minacce di ceffoni addirittura, e chiassi -e scandali per conseguenza. Ma egli aveva oramai un così salutare -terrore di quelle due lanterne nere che non s'arrischiava nemmen più -a sorreggere per il braccio le signore che salivano. Mentre passava -accanto a me, uno dei due giovanotti gli disse piano: — _Pietro, riga -dritt!_ — e diede in una risata: egli rispose con un sorriso forzato. -E seppi che altre mogli di fattorini venusti facevano delle corse -di sindacato come la bella bruna, comprandosi così ogni tanto dieci -centesimi di fedeltà coniugale, con vantaggio dell'amministrazione e -del servizio.... - -15 giugno. All'ora stessa che si presentava Li-Hung-Chang -all'imperatore Guglielmo, comparve davanti a me sul tranvai di via -Garibaldi il signor Guyot, coi suoi occhiali reazionari e il suo pizzo -minaccioso. Appena mi vide, salendo sulla piattaforma opposta, mi -saettò un'occhiata anche più truce dell'altre volte; e forse per il -fatto, che mi venne in mente in seguito, dell'elezione del Turati nel -quinto collegio di Milano, avvenuta il giorno avanti. Ma era destino -ch'io dovessi dar sempre a quel pover uomo delle scosse violente. -Pochi momenti dopo salì accanto a me un mio vecchio amico, procuratore -del re, proprio nel punto che egli mi figgeva addosso uno di quegli -sguardi foschi, in cui all'inquietudine e all'avversione si mescolava -il sentimento di curiosità malsana che ci spinge verso i delinquenti. -Al lampo che gli passò sul viso quando vide l'amico stringermi la mano -ed entrare con me in conversazione gioviale, capii ch'egli sapeva -chi era. Fece due occhi di polipo ed espresse con tutti i muscoli -facciali un senso di maraviglia sgradevole, come se quella familiarità -d'un magistrato con un par mio fosse un fatto scandaloso, un pubblico -incitamento a delinquere, un indizio di sfacelo sociale, qualche cosa -come il veder per la strada un carabiniere in divisa a braccetto con un -borsaiolo famoso; e capii benissimo che andava domandando a sè stesso, -con curiosità ansiosa, che cosa mai ci potessimo dire, e che se fosse -stato in quel momento ministro di grazia e giustizia avrebbe fulminato -sull'atto un decreto di destituzione. Ah, quanto deve aver sofferto! -E vedo ancora l'ultima occhiata che lanciò al mio amico scendendo, -come per dirgli: — E non si vergogna?... Faccia invece il suo dovere, -perbacco! - - * - -16. (Il giorno in cui gli Stati Uniti pagano cinquantamila lire per -i nostri “linciati„ del Colorado). _Oui, tout se paye_, come dice un -personaggio di romanzo; tutto si sconta anche quaggiù; e l'“eterna -vendetta„ coglie qualche volta il reo anche sul tranvai. Fu per me -una vera soddisfazione. Il tirannucolo rabbioso, il negriero fallito, -il perpetuo strapazzatore di fattorini e di cocchieri, il signor -Tintura-Migone, insomma, quel pezzo di superbia villana con le gote -enfiate e coi baffi irti, stava seduto in un carrozzone chiuso e -affollato della _Torinese_; e non aveva ancor finito di brontolar col -fattorino perchè non era spolverata la panca, che già cominciava a dar -segni d'impazienza contro un bel bambino di nove o dieci mesi, ritto -accanto a lui sulle ginocchia d'una donna, la quale lo voltava ora -di qua ora di là, come per farlo ammirare. Di ragione, doveva odiare -anche e bimbi, che son dei deboli; e tutti i presenti, chi l'avevan -pesato al primo sguardo, lo guardavano con manifesta antipatia. — Lo -tenga seduto! — disse a un tratto alla donna, di mala grazia. Ma l'ebbe -appena detto che saltò su indignato, vomitando fuoco e tirando fuori -il fazzoletto. Ahi, troppo tardi! E l'ira sua non ebbe eco. Non solo; -ma il contrasto fra la sua faccia fiammeggiante e il visetto sereno -e innocente di quell'amore di putto che lo guardava con gli occhi -azzurri, inconsapevole dell'avvenimento, fu così comico, che diedero -tutti in uno scoppio di risa; il quale finì di fargli perdere i lumi. -Ah sì, tutto si sconta, e infinite sono le fonti da cui la divina -Provvidenza fa “zampillar„ la giustizia. - - * - -Rieccolo, finalmente! È certo, pensai appena lo vidi, che la sua prima -parola sarà sul discorso fatto dal Jaurés alla Camera francese intorno -al lavoro dei fanciulli. E infatti il suo primo saluto, salendo sul -tranvai, fu un allegro: — L'ha letto? — detto con quella voce di basso, -che parea che uscisse da un trombone. Egli ne aveva letto un sunto in -un giornale italiano e se l'era affisso a una parete, secondo il suo -costume, nella sua bottega di falegname. Anche a mezzo giugno egli -portava il suo cappellone alla calabrese e quell'eterna giacchetta di -velluto cacao spelato; ma aveva la barba meno selvaggia del solito e -un'aria di soddisfazione, come se avesse riportato qualche vittoria -machiavellica sulla Prefettura. - -Eravamo sul corso Cairoli; la giardiniera, piena di gente, correva -all'ombra dei grandi platani, in vista delle acque del Po, solcate da -barchette variopinte di canottieri, e dal fiume e dai colli spirava una -freschezza di primavera. Tutti i passeggieri parevano di buon umore, -un bambino cantava, e i miei vicini guardavano con curiosità simpatica -quell'operaio dal collo taurino, che con quella grossa voce, con -quell'aria di gravità bonacciona, parlando un piemontese intercalato -d'italiano rude, ma corretto, faceva un minuto raffronto fra il -discorso del De Mun e quello dell'oratore socialista, flemmaticamente. -C'era fra gli ascoltatori una donna sulla quarantina, che non -aveva trovato da sedere, una bottegaia, all'apparenza, ma vestita -signorilmente, e di viso un po' pretenzioso, ma benevolo; la quale si -voltava ogni tanto a guardarlo, stupita, come se fiutasse in lui un -dotto signore travestito. - -A un certo punto il falegname s'interruppe e, alzandosi in punta di -piedi, piegò il capo da una parte e allungò il collo per leggere il -titolo d'un grosso libro che teneva sulle ginocchia, coprendolo in -parte con le mani, una signora seduta davanti a noi, sur una delle -panche più vicine. — Diavolo! — esclamò. — Un trattato d'anatomia! -— Ed era proprio lei, la vergine morta, seduta accanto a un signore -dalla capigliatura e dalla barba bianchissime e ravviate con gran -cura, dall'aspetto serio e quasi altero, come d'un vecchio colonnello, -con due occhi chiari e un naso diritto e sottile, che lo dicevano -indubbiamente suo padre. La vergine morta! Non la vedevo da due mesi, -l'avevo quasi dimenticata. Era sempre quel viso bianco e delicatissimo, -d'una purità angelica, d'una immobilità marmorea, d'una serenità di -creatura superiore alle passioni umane e intangibile da ogni sozzura -terrestre; ma alquanto smagrito e anche più niveo del consueto, e con -gli occhi come velati da un'ombra di stanchezza. Eran certo le fatiche -della preparazione agli esami; doveva forse dare in quel mese l'esame -d'anatomia. - -— Sarà una studentessa di medicina, — disse il falegname. - -— Una signorina fuor di strada, — osservò un signore accanto a me. - -— E perchè? — domandò il primo. - -— Bah! — rispose l'altro. — Non è il loro mestiere. A pensar quello che -vedono e che toccano, mi spoetizza. - -Il falegname scrollò una spalla. — Allora, anche le monache infermiere -degli ospedali.... Eppure, non spoetizzano nessuno. - -— E poi, già, non ci riescono, — ribattè il signore. — Le donne non -nascon per questo. Io non chiamerei mai una medichessa. - -— Lei no, ma la sua signora.... - -— Io non ho signore, — ripose quello ridendo. - -Allora interloquì la bottegaia: — Non la chiamerei nemmen io. - -A quell'uscita, il buon falegname, che nella quistione femminile aveva -la “specialità„ di moralista, si voltò di scatto, come punto, e capii -che le voleva sciorinare un ragionamento coi fiocchi; ma non ebbe -neppure il tempo di incominciarlo, perchè quella discese. Indispettito -di non potersi sfogare con lei, si voltò dall'altro. — Ecco — disse; — -che non ne voglian sapere neanche le signore è quello che non capisco. -Almeno non dovrebbero _ancalesse_ a dirlo (osar di dirlo). _E la -decenssa? E 'l pudour?_ Mi pigli una ragazza onesta. Può aver questo, -può aver quest'altro: è vero? Ebbene, tanti scrupoli, tante delicatezze -per tanti anni per custodirla come una madonna, ed ecco che viene un -omaccione di medico, e tutto va per aria, e guarda di qui e tocca di -là. A me pare una _saloparia_ bella e buona, se l'ho da dire come la -penso, scusi la parola. Proprio, mi pare impossibile! - -Alcuni risero in segno d'approvazione, e rise anche il contraddittore, -maravigliato di trovare un paladino del pudore sotto quel cappellaccio -e dentro a quel giacchettone, e si mise a guardarlo come un originale -di nuovo conio, che gli desse nel genio. E pareva anche disposto a -stuzzicarlo per fargli vuotar tutto il sacco. Ma l'operaio, accorto, -non ci si prestò. E poi si voltaron tutti a guardar la signorina che -discendeva con suo padre allo svolto di corso Vittorio Emanuele, e -fece senso a tutti quella sua lunghezza, la semplicità infantile di -quell'andatura, quel non so che di strano, di monacale, d'incorporeo -che era in tutta la sua figura. - -— Ebbene, — disse il falegname, con l'accento di chi trova un argomento -inaspettato in favor suo — ha l'aria d'una ragazza “come si deve!„ - -— Eppure, — rispose sorridendo il suo avversario — a pensare che adesso -va alla sala anatomica.... Che cosa vuole? A me non mi va una ragazza -che _sa_ tutto. - -— Già, se invece andasse al teatro Regio.... A loro piacciono le donne -che non _sanno_ niente e che _mostrano_ tutto; a me mi par più onesta -una donna che _sa_ tutto e che non _mostra_ niente. - -Tutti risero. — Ben ribattuto! — esclamò il signore, con evidente -sincerità, esilarato. E quando l'operaio discese, levandosi il -cappello, tutti lo guardarono con viva curiosità, e il suo avversario -espresse il pensiero comune, dicendo: — Non credo che ci sia al mondo -un altro originale compagno! - -— Eh, v'ingannate, — pensai — ne vengon su a migliaia. Fra -cinquant'anni i tranvai ne saranno pieni. E quelli che parranno matti -originali saranno gli altri.... se ce ne saranno ancora. - - * - -La mattina dopo, un divertimento delizioso, uno degli episodi più -belli di quei primi sei mesi di vita in carrozza. Il tranvai della -linea Vinzaglio correva in mezzo alle palazzine e alle ville dello -stradone di Francia, fra quelle due file sterminate di grandi olmi, -che metton capo al castello di Rivoli; il quale appariva vicinissimo, -roseo nell'aria limpida, e come sospeso sull'orizzonte. Giors sferzava -i cavalli con l'allegrezza della fame che corre al pasto dopo il -lavoro, ridendo tra sè e bevendo l'aria come un liquore, con gli occhi -larghi e fissi alla barriera, come se ci vedesse il fumo della sua -minestra, e con le nari dilatate e frementi, come se il vento glie -ne portasse l'odore. Arrivato in capo alla linea avrei dovuto tirare -avanti a piedi fino alla villa d'un mio amico, latinista illustre; -ma, disceso all'apertura della cinta, non potei a meno di fermarmi, -vedendo avvicinarsi al tranvai una donnina grassotta e bionda, con -un bimbo in braccio da una parte e il canestro in mano dall'altra, -accompagnata da due marmocchi, l'uno di cinque, l'altro di tre anni; -nei quali riconobbi alla prima occhiata gli occhi e il naso giorgiani. -Povero Giors! Doveva essere assai benvoluto, ed era certamente la -sua colazione uno spasso quotidiano del vicinato, perchè, appena la -giardiniera arrivò, mentre egli staccava e riattaccava i cavalli, gli -vennero intorno, col viso curioso e ilare, le guardie daziarie, la -rivenditrice d'erbaggi, altre tre donne e dei ragazzi, tutta la piccola -società della barriera, presso la quale egli aveva domicilio, in una -casetta fuor della cinta. Come afferrò il canestro! con l'atto d'un -padre amoroso che tende le braccia al bambino non più visto da un anno. -Sedette sul predellino della giardiniera, tirò fuori e si mise sulle -ginocchia il vaso di latta della minestra, si passò una mano sui baffi, -diede una risata in faccia agli spettatori che facevan cerchio, ed -esclamando: — Al lavoro! — incominciò. - -Subito i due figliuoli in piedi, due panciutelli di viso bruno, sani -e puliti come lui, gli si accostarono, guardandolo mangiare come fanno -i cani, che accompagnano con l'occhio il boccon del padrone dal piatto -alla gola. — Bada che hanno già mangiato, — gli disse la moglie; — non -facciamo la solita storia.... - -— Come? — domandò lui, con la bocca piena, fissandoli; — e avreste la -faccia? - -Quelli accennarono di sì, che avevano la faccia, e Giors alzò una mano -per ammollare un duplice scapaccione. Ma essi non indietreggiavano: -sapevano che non era che una spacconata paterna, che a quel baleno non -teneva mai dietro il fulmine. - -Il padre, infatti, ritirò la mano e sporse il cucchiaio, che uno dei -due imboccò. — Ma non avete vergogna? — gridò la mamma, tirandoli -indietro l'un dopo l'altro; ma il più piccolo le sgusciò di mano e si -fece avanti a riscuotere la sua cucchiaiata; e dopo di lui ricomparve -l'altro, fra le risate della platea. - -— Ma ti mangian tutto! — esclamò la donna. - -— Ma cosa vuoi? — rispose Giors. — Cosa ne posso io se non hanno fondo? -Mi mangerebbero vivo coi miei cavalli, mi mangerebbero. Doveva toccare -a me una razza di lupi compagni! No! — gridò poi risoluto — non vi do -più un grano di riso se vi vedessi crepare di fame!... Ancora questo e -poi finis. - -E intanto diluviava, dando ogni tanto un'occhiata in fondo allo -stradone, verso Torino, se comparisse l'altro tranvai; poichè eran già -passati tre dei dieci minuti regolamentari. E invano sua moglie badava -a dirgli: — Ma mangia adagio, non t'ingozzare, che c'è ancora tempo! —; -benchè il tranvai non si vedesse ancora, egli mangiava in furia. Finita -la minestra, tirò fuori la boccetta del vino, la mostrò agli astanti, -disse: — Per uso interno! — e data una gran risata, se l'attaccò -alla bocca. — Bah! — disse poi, staccandola, e osservando il calo: -— Ci vorrebbe altro! — E soggiunse, rivolgendosi a me, col suo buon -sorriso: — Non è mica andato in fondo, sa! Si è perso per le _strade -laterali_.... - -Poi mise la boccetta alla bocca dell'uno e dell'altro ragazzo, dicendo: -— A voi, malviventi! — La moglie gli afferrò il braccio; ma egli si -svincolò e li fece bere, dicendo a me: — Due spugne, sa; mi beverebbero -il sangue. - -Riposta la bottiglia, addentò il pane e attaccò un pezzo di frittata, -facendo degli elogi alla cuoca, e tra un boccone e l'altro apostrofò -la piccina che quella teneva in braccio: — E tu, _stoponëtta_? -(turaccioletta) — e ne chiese notizie, mentre porgeva dei pezzettini -di frittata agli altri due. — Non ha che venti mesi di servizio, -— disse, rivolto a me. E, masticando, mi raccontò come la bambina -non lo riconoscesse per suo padre che da poco tempo, dopo che egli -era di servizio fisso sulla linea Vinzaglio. Quando era sulle altre -linee, dovendo far colazione e desinare qua e là, essa non lo vedeva -mai, neppur la sera, perchè egli rientrava tardi, quando già era -addormentata, e neppur la mattina, perchè se n'andava prima che si -svegliasse. E per questo s'era dato lo strano caso che la bimba, già -di più d'un anno, non conoscendo ancora suo padre, un giorno ch'egli -era tornato a casa prima di sera, per essersi fatto male a una gamba, -al veder entrar da padrone un uomo che non aveva mai visto, s'era -spaventata e messa a gridare come un'aquila. E conchiuse il racconto -esclamando con una risata: — Ah! che farsa di mestiere! Facciamo persin -paura ai nostri _citt_! Ma non fa niente.... fin che la cassa è sana! -— e si picchiò un pugno sul petto. Poi, eccitato, come se avesse fatto -un lauto pranzo, alzandosi e scuotendosi dalla giubba le briciole -del pane, rispose botta per botta alle facezie delle guardie e delle -donne, che lo stuzzicavano; e infine, vedendo avvicinarsi l'altro -tranvai, baciò l'un dopo l'altro i ragazzi, dicendo: — Ciao, lupotto! -— Ciao, pancetta! —, prese in braccio la bimba e le fregò i baffi sul -viso, disse alla moglie, restituendole il carico: — Brava, _vecia_! -Una frittata _fiamenga_! — e, salito sulla piattaforma e impugnate la -frusta e le redini, sferzò i cavalli e partì, voltandosi a mandare un -altro saluto alla famiglia e un'ultima risata agli amici. - -— Che brav'uomo! — disse una donna. — Un uomo contento —, soggiunse una -guardia. — Un superuomo, — dissi tra me; ma sul serio. - - * - -A questo punto mi saltano su dalle note non so quanti personaggi -nuovi, che son costretto a respingere, come ne respinsi molti nei mesi -andati, per non arrivare alla fin dell'anno con un esercito. Ma è un -peccato, perchè conobbi fra gli altri in questo mese di giugno dei così -curiosi tipi di “tranvaiofili„ amatori e studiosi paladini fanatici -dell'istituzione! Ne conobbi di tutte e tre le classi in cui si -possono dividere: degli _inquisitori_, che si piantano sempre accanto -al cocchiere o al fattorino, per tempestarlo di domande: — Quanti -anni ha questo cavallo? Quanti cavalli avete? Quanti cocchieri siete? -Quanto costa questa carrozza? Quanto è lunga questa linea? — fin che la -vittima perde la pazienza; dei _calcolatori_, azionisti, amministratori -e cassieri in ispirito delle due Società, delle quali studiano -gl'interessi, e almanaccano le entrate e le uscite; dei _parteggianti_, -che, senz'averci un interesse al mondo, portano in palma di mano una -Società e danno addosso all'altra con un ardore da parer pagati, -attaccando con altri capi ameni del loro stampo delle dispute in -cui rischiano arditamente di farsi cappottare per i begli occhi -dell'_Anonima_ del loro cuore. Generosi cavalieri, nobili idealisti! -Poco mancò che venissero a pugni quei due campioni dell'ultima classe, -che sul tranvai della linea di Nizza, il giorno diciotto, intavolarono -una discussione sui meriti comparati della _Belga_ e della _Torinese_ -a proposito del color rosso e verde dei carrozzoni dell'una e di -quello giallo e sangue di bue dei carrozzoni dell'altra. I ferri si -riscaldarono con una rapidità inquietante. - -— E lei mi vuol confrontare i cavalli della _Belga_, tutti maremmani -bisbetici, con quelli della _Torinese_, che vengono dalla Croazia e -dall'Ungheria, più forti, più alla mano, più.... Mi faccia il piacere! - -— Eh, i cavalli non fanno la _grandezza_ d'una Società: la _Belga_ ha -trenta carrozze di più, e un personale che s'avvicina al doppio! - -— Ma le carrozze della _Torinese_ son più grandi e più comode; la -_Belga_ non ha cuscini. - -— Ah, i cuscini! Niente di meno! Cospetto! - -— Non c'è cospetto; e fa anche il servizio più _intensivo_ e paga -meglio gl'impiegati. - -— Ma ha un orario più lungo. - -— E se ne vanta! È la sola che faccia servizio fino alle undici! - -— S'accomodi; ma la _Belga_ ha le migliori linee, passa per le strade -principali. Sa che il _Martinetto_ e il _Vinzaglio_ danno dalle -settanta lire per giorno? - -— Corbellerie! In ogni caso, dà più da sola la barriera di Nizza che -quelle due messe insieme. - -— Che sproposito! - -— Non è una risposta da persona civile! - -— Non è da persona civile voler dare ad intendere delle assurdità! - -E così, agitando tutti e due il giornale della mattina che annunciava -il maremoto del Giappone con quaranta mila morti e ottomila case -distrutte, tirarono via fino al corso Vittorio Emanuele, dove si vide -un carrozzone della linea dei Viali, uscito dalle rotaie, risospinto -indietro a gran fatica dal cocchiere e dal fattorino, fra due ali di -passeggieri impazienti. E il paladino della _Torinese_, voltandosi -verso il suo avversario col viso lampeggiante, e accettandogli il -carrozzone deviato: — Vede? — gli disse, — è della _Belga_. — Poi -tacque, e assaporò il suo trionfo. O cervelli, appetto a cui il cranio -d'una formica è palazzo Pitti! come diceva Francesco Domenico. Eppure, -non è giusto, perchè vi sono anche nei cervelli e negli animi grandi -dei ripostigli oscuri in cui s'annidano di queste idee nane e di queste -passioncelle miserabili, che vengon fuori di tanto in tanto, e paion -più nane e più miserabili e fanno più compassione e più dispetto.... -appunto perchè escono dal Palazzo Pitti. - - * - -Un altr'ordine d'osservazioni feci di quei giorni sui malati in -tranvai. Ne avevo già osservati nei mesi addietro: un giovinetto -tisico, che faceva ogni giorno, forse per ricreazione, il giro intero -della linea dei Viali, sempre solo, e che guardava tutti e tutto con -lo sguardo stupito e insistente di chi, sentendosi già diviso dal -mondo, lo vede a una distanza in cui gli apparisce quasi sotto un -aspetto novo; una signora ancor giovane, pallidissima, che ad ogni -scossa del carrozzone si premeva una mano sul cuore, chiudendo gli -occhi e torcendo la bocca, come per un colpo di coltello; ed altri, -dei visi smunti e bianchi, sui quali i passeggieri fissavano lo -sguardo, troncando ogni conversazione, come per scrutarvi il mistero -della morte. Ma non mi s'era offerto mai uno spettacolo così triste -come quello che vidi la domenica di San Luigi, penultima di Giugno, -sull'imbrunire, quando sui tranvai s'accendono i lumi. In un carrozzone -chiuso, pieno di gente allegra che tornava da scampagnate e da feste, -salì con grande stento, sorretto per un braccio da un giovinetto, un -uomo sui cinquant'anni, dalla faccia smorta e disfatta; il quale, -appena messo il piede sulla piattaforma, si cacciò una mano sulle -reni, come trafitto da un gran dolore improvviso, e rovesciando il -capo indietro, si battè l'altra sulla fronte, e gridò con una voce -d'angoscia da far rabbrividire: — _Oh mi povr'omm! Mi povr'omm!_ — -Doveva esser la sua una di quelle forme terribili di malattia della -spina, accompagnate da sensazioni strane e spaventevoli, che paiono -il principio d'uno sfacelo repentino dell'organismo e quasi l'annunzio -della morte imminente. Entrò, più portato che sorretto, e cadde sopra -la panca come un sacco di cenci buttato, volgendo intorno uno sguardo -d'agonizzante, e mettendo un lamento sommesso, continuo, spaurito, -infantile, tra il gemito e il pianto, che schiantava il cuore. Fra i -passeggieri fu come se avessero gettato nel carrozzone un cadavere; -ed era orribile veramente sotto la luce fioca della fiammella che -ingialliva il suo viso chino, lasciandogli gli occhi nell'ombra, come -già spenti. In tutta quella gente spensierata si destò bruscamente -il sentimento della fragilità della vita umana, il pensiero d'una -vecchiaia martoriata e disperata, la visione delle mille infermità -miserande che ci aspettano, come mostri appiattati, sulla via degli -anni, per saltarci sulle spalle e cacciarci a furia di morsi alla -fossa. E vidi bene che fu in quasi tutti un effetto di sgomento più -che di pietà. Alcuni impallidirono; una signora s'alzò e uscì sulla -piattaforma; altri, per non vedere, torsero il viso verso la strada, e -un signore vicino a me redarguì il fattorino, dicendogli che non era -lecito, che era “un'indegnità„ il lasciar salire sul tranvai un uomo -in quello stato. Un'indegnità! Gli avrei voluto ridire che tale non -mi pareva; che se non l'avessero fatto salire, quell'infelice avrebbe -sofferto doppia tortura a strascinarsi a casa a piedi, e ch'era giusto -che la carrozza di tutti trasportasse anche i dolori, e ch'essa faceva -del bene pure per questo: che costringeva qualche volta anche i felici -a fissare in viso la disperazione e la morte, ad accogliere il grande -pensiero che fuga ogni vanità e schiaccia ogni orgoglio. Ma avrei -sciupato il mio fiato perchè proprio in quel momento, mentre passavamo -accanto al giardino di piazza dello Statuto, si sparse una maledetta -tempesta di note di flauto e di tromba da una giardiniera che veniva -giù di corsa dallo stradone di Rivoli, tutta occupata da una banda -musicale di dilettanti in cimberli, e lo spettacolo nuovo e comico -di quel carrozzone sonoro, in cui si vedevano al chiarore dei lumi le -facce rosse e enfiate di venti sonatori soffianti negli strumenti con -una furia d'energumeni, ricondusse il pensiero di tutti dalla morte -alla vita. - - * - -Conobbi anche in quel torno altri personaggi singolarissimi tra -gl'impiegati dei tranvai: un cocchiere che parlava a ogni proposito -delle sue terre, e che possedeva infatti non so dove cinque magre -“giornate„ di prato, per cui era ammirato e invidiato dai colleghi -come un latifondista americano; un fattorino che leggeva e rileggeva -continuamente da mesi e mesi un volumetto sbrindellato e sudicio del -romanzo _La mano del defunto_, diventato per lui una specie di libro -dei libri, in cui scopriva ogni giorno nuove maraviglie; e un altro -cocchiere, il più originale di tutti, un rozzo montanaro gozzuto, -il quale, manieroso con tutti gli uomini, riserbava tutto il suo -orgoglio e la sua villania per il bel sesso, che parea che odiasse a -morte; tanto che quando una signora gli toccava la spalla con la punta -dell'ombrellino perchè fermasse, si voltava indietro furioso, come -se gli avessero piantato uno spillone nelle carni. Chi sa perchè! Ci -doveva esser sotto qualche segreto di tradimento coniugale, che gli -aveva messo nell'anima l'orrore della gonnella. E una sera scopersi -finalmente, dopo un pezzo che lo cercavo, il dantista, per caso, sulla -linea della barriera di Milano. Salendo sul tranvai nel momento che -finiva un diverbio fra il fattorino e un contadino che scendeva, intesi -quello mormorare fra i denti: — .... _in costà, malvagio uccello!_ — Un -verso di Dante! — pensai —; che sia lui? — L'osservai. Era un giovine -alto e bruno, di viso piccolissimo, con due occhietti neri pieni -d'intelligenza e due baffetti arricciati di studente; sotto ai quali -guizzava il sorriso ironico, e come abituale, d'un conoscitore precoce -della vita, scettico e benevolo a un tempo. Sì, doveva esser lui. E -glie lo domandai senza preamboli: — È lei che sa Dante a memoria? — Si -mise a ridere; ma non parve maravigliato della domanda. - -— Son fandonie —, rispose ridendo; — storie che hanno messe in giro -i miei colleghi. Non ne so di più di quanto ne sanno tutti quelli che -hanno fatto la prima Liceo. E poi, anche se l'avessi saputo, l'avrei -scordato. — E mostrandomi il libretto degli scontrini, disse: — Il -mio Dante è questo adesso. — E soggiunse con un sorriso: — _Lo mio -volume._ — Gli domandai in che maniera dal Liceo fosse venuto a cascar -sui tranvai. Me lo disse con disinvoltura. Suo padre, ingegnere, morto -all'improvviso; la famiglia numerosa rimasta sul lastrico; un tentativo -di commercio fallito; un impieguccio in una Società d'Assicurazioni, -ottenuto e perduto un mese dopo, per riduzione di personale; la storia -solita. - -— E l'impiego attuale? — domandai. - -— Ahi... _Selvaggio_ —, rispose sorridendo —, _et aspro e forte_. -— E mi disse tutto, familiarmente. Era la prima volta che sentivo -giudicare il pubblico da un “signore„ ridotto in quella condizione, -donde lo poteva vedere di sotto in su: mi disposi a ascoltarlo con viva -curiosità. Ma fu assai temperato, se non nella sostanza, nella forma, -come tutti quelli a cui la disgrazia non sfibra, ma fortifica l'animo. - -Il peggio, a suo senso, non era l'orario dalle sedici alle diciott'ore, -il dover mangiare come i briganti, e la pioggia delle multe per un -ritardo, per una svista, per mille errori di nulla, quasi inevitabili. -Il peggio era il continuo contrasto, la lotta continua col pubblico, -il doversi guardare da ogni specie di piccole insidie di nemici. Cose -da non potersi immaginare. Bricconi che salgono sul tranvai, ci stanno -un bel pezzo, e poi, fingendo d'aver sbagliato linea, saltan giù senza -pagare, per far lo stesso gioco col tranvai successivo; beceri che -salgono in sei o sette, le sere di domenica, e attaccan lite apposta -fra di loro perchè nella confusione riesca a qualcuno di non pagare; -imbroglioni che tirano a appioppare al fattorino dei soldi falsi, -affermando, per esempio, d'averli avuti col resto d'una lira, magari -dopo un quarto d'ora che se li rimestano in tasca; prepotenti che -vanno sulle furie perchè il fattorino non vuol cambiare un biglietto -da dieci, gridando che non è vero che non abbia spiccioli, come se -di questi egli volesse far commercio a vantaggio proprio; birboni, -insomma, e birberie d'ogni stampo. E poi ci son quelli che hanno -perduto un oggetto sul tranvai e accusano il fattorino d'averlo -raccattato e intascato; quelli che se la pigliano con lui perchè hanno -sbagliato linea, o lo investono perchè s'è dimenticato di indicar loro -la cantonata dove volevan discendere; e quelli che, avendo fretta, -vanno in collera perchè egli non taglia col tranvai il corteo funebre -o il battaglione che passa, o perchè un cavallo cade o tutte e due -vanno lenti, come se fosse colpa sua quello che dicono, che la Società -non nutre abbastanza le bestie. — Così è — concluse celiando. — Il -fattorino, vede, è l'uomo - - Al qual si traggon d'ogni parte i pesi. - -Entravamo allora in quel largo corso Vercelli, ai due lati del quale si -aprono strade e vicoli che si perdono nei campi e s'alzano camini di -officine da ogni parte, in mezzo a case disuguali e sparse, che paion -d'un villaggio, ma che serbano ancora nell'architettura, nei colori, -nelle botteghe, in qualche cosa che sfugge alla parola l'aspetto -assestato e rigido dei quartieri centrali di Torino. Quando fummo -all'imboccatura di via Carmagnola, il fattorino m'accennò una casetta -di due piani, poco lontana, coi terrazzi tutti fioriti, e disse: — -Guardi; io stavo là, _nel tempo felice_. Il mio povero padre è morto -là, al primo piano. S'era come in campagna. Ora stiamo a un quarto -piano di via Barbaroux, in due buche, e la mattina mi tocca a fare un -par di miglia per trovarmi sul posto prima di giorno. — E soggiunse -sorridendo: — _Uomini fummo ed or sem fatti sterpi._ - -Poi riprese il discorso di prima. — No — disse — lei non si può -figurare le pretensioni e le stramberie del pubblico con cui abbiamo -da fare. — E le peggio, disse, non erano quelle della gente bassa, -dei barabba che vogliono cantare in tranvai, e che rispondono alle -preghiere con minacce, a cui convien rassegnarsi per non avere _suon di -man con elle_; dell'erbaiola che vuol caricare a ogni costo un sacco -grande come un armadio, senza un pensiero al mondo che il fattorino -si buschi una multa per cagion sua; del briacone fradicio che si vuol -sdraiare nella giardiniera come in una stalla. Più irritanti di costoro -son le persone per bene che dovrebbero essere ragionevoli: il signore, -per esempio, che pretende che il fattorino faccia alzare un tale per -far posto a sua moglie, quello che vorrebbe ch'egli facesse smetter di -fumare un tal altro che gli manda il fumo sul viso, la signora rimasta -in piedi che se la piglia con lui perchè non c'è posto, dicendogli -che _ha pagato e ha diritto di sedersi_, o anche lo minaccia di _far -rapporto_ perchè non fa tacere un signore vicino che “parla male„. - -— Il pericolo per me —, disse — è che qualche volta mi dimentico della -mia condizione e son tentato di rispondere da “signore„ come rispondevo -una volta, che sarebbe la mia rovina. Che sforzo debbo fare per -rimandar giù le parole che mi vengon su! E me ne vengono, sa! Ma...! -D'essere stati poveri è facile scordarsi; ma d'esser stati signori, -quanto è difficile! - -E continuò, dicendo che non potevo immaginare con che razza -d'accattabrighe, anche ben vestiti, s'avesse da fare sui tranvai: con -implacabili che brontolano alle spalle del fattorino o del cocchiere -per lo spazio di tre chilometri, che riattaccano il lucignolo risalendo -sul tranvai il giorno dopo, che serbano in corpo l'amaro d'un diverbio -per dei mesi, che si prendono a parole fra di loro per le cause più -futili e trascinano dei piati di maestro Adamo e Sinon Greco da borgo -San Salvario fino alla barriera di Milano, ripetendo trecento volte la -stessa frase con l'ostinazione d'un maglio di macchina a vapore. E il -primo, il primissimo torto, in ogni caso, è sempre del fattorino, sul -quale cascan tutti d'accordo. Nessuna pietà per lui, _anima prava_. -Gli accadeva qualche volta, stando in piedi da dieci ore, di sentirsi -la schiena rotta e d'avere un gran bisogno d'appoggiarsi un momento al -parapetto della piattaforma posteriore, per riaversi un poco. Ebbene, -non c'era caso che uno dei passeggieri che vi s'appoggiavano, mentre le -panche eran mezze vuote, indovinasse mai il suo bisogno e gli lasciasse -il posto per misericordia. Mai. Ogni passeggiere tratta il fattorino -come se si fosse levato da letto un'ora prima e dovesse tornare a letto -alla fin della corsa; ognuno ha l'aria di dirgli: _Omai convien che tu -così ti spoltre_.... Ah, se assaggiassero per una settimana la nostra -_piuma_ e la nostra _coltre_! - -Ma tutto questo disse con tuono piuttosto di satira che di querimonia, -e con la stessa vivacità studentesca riepilogò e concluse la sua -chiacchierata. Sì, veramente: badare a chi sale e a chi scende, e a -chi chiama da vicino e da lontano, saltar giù a raddrizzar gli aghi e a -badare ai crocicchi, strusciarsi fra i passeggieri accalcati a pescare -i soldi ritrosi, cambiare, notare, rendere i conti, rispondere a cento -domande, rabbonire i litiganti, e pregare e leticare e spolmonarsi -e beccarsi del villano e del buricco da gente bene e male educata, -continuamente con le gambe in moto, con le braccia per aria, con la -mente tesa e gli occhi all'erta e la multa sulla testa, per dodici -ore filate, sotto il sole e sotto la pioggia, col vento e con la neve, -tutti i santi giorni dell'anno, per cinquanta soldi al giorno.... è una -dura vita. — E soggiunse in ischerzo: — _Tanto è amara che poco è più -morte._ Se Dante tornasse al mondo, aggiungerebbe alle sue bolge delle -linee di tranvai e metterebbe a fare i fattorini i peccatori della -peggio specie. - -Eravamo arrivati a quella piazza solitaria della barriera, che par la -piazza d'un villaggio lontano da Torino, di là dalla quale s'allunga -nell'aperta campagna la strada di Milano, e lì, al momento di scendere, -l'arguto dantista spostato me ne disse ancor una, che mi parve la più -amena di tutte, il più curioso esempio di pretensione indiscreta, ch'io -avessi mai inteso citare, di passeggieri saccenti. Il giorno avanti, -essendo salita sul tranvai una signora tedesca ch'egli non era riuscito -a comprendere dove volesse andare, un signore pingue e dignitoso aveva -detto con tutta serietà al suo vicino: — Bella figura che ci facciamo! -La società dovrebbe prender dei fattorini che sapessero le lingue. — -Ed egli, il dantista, gli aveva risposto: — Soltanto le lingue viventi, -non è vero? Facoltativi il latino e il greco, tutt'al più. — - - * - -Per tre giorni, nulla di nuovo, fuorchè una fuga atterrita di signore -da un carrozzone chiuso, dove un matto originale, credendo di divertir -la compagnia, s'era levato di tasca e messo sopra una spalla due -topini bianchi addomesticati, che gli giravano intorno al bavero, come -una collana vivente: uno stridìo, un sottosopra, per cui accorse una -guardia civica, decorata della medaglia al valor militare (_Donne, da -voi non poco la patria aspetta!_). E poi, la domenica del ventisette, -andando e ritornando dallo Sferisterio, due incontri desiderati. Il -primo, sulla giardiniera della linea dei Viali: _Taddeo_ e _Veneranda_, -con la loro bambina. Ma quanto mutati tutti e tre! Al primo sguardo, -capii, vidi tutto: una malattia mortale della creatura adorata, una -serie di giorni e di notti orrende, la casa risonante di singhiozzi, -la mamma in ginocchio, il padre forsennato. La loro bimba era ancora -smunta e pallida, e sui loro visi mutati, sotto la gioia della -risurrezione, si vedevano ancora i segni dell'angoscia e del terrore. -Come la prima volta, mi ritrovai dietro di loro, che avevano la piccina -in mezzo, rivolta verso di me. Come si ricorda il viso di quelli -che accarezzarono i nostri bambini! Mi riconobbero, mi sorrisero, e -interrogarono con uno sguardo ansioso il mio sguardo, come dicendo: — -La trova molto cambiata, non è vero? — e mostrarono meglio, in quel -momento, i segni del grande dolore sofferto. i quali mettevan più -pietà in quelle due nature placide, che dovevano aver vissuto per tanti -anni una vita tutta tranquilla. E poi, senz'aspettar la mia risposta, -mi diedero la triste notizia: il crup, un mese di letto, la bimba -considerata perduta; e dopo la notizia, la storia, con un torrente di -parole: i primi sintomi del male, il medico, i rimedi, l'aggravarsi -della malata, le parole sue, che avevan credute le ultime in _quella -notte_, in cui la loro ragione si smarriva e il mondo crollava sotto i -loro piedi. Ah, no, è troppo terribile! Ah, chi non l'ha provato, non -lo può pensare! E poi la sosta della malattia, i primi buoni indizi, -le prime parole consolanti, e la gioia infinita; e qui un'effusione di -gratitudine per il dottore, il cavalier Boni, un cuore! un ingegno! -un angelo! L'altro, l'angelo piccolo, non lo portavan fuori che da -tre giorni; era quella la sua terza passeggiata di convalescenza. — -Comincia a riprender colore, — dissi. — Ah, sì? Comincia a riprender -colore? — E mi guardarono con riconoscenza, come se fosse la mia parola -che avesse soffuso un po' di roseo su quel piccolo viso, e con questo -era il mondo intero che si ricoloriva ai loro occhi. E la covavano con -lo sguardo, la carezzavano con le mani allargate come per afferrarla -e per proteggerla. E a questo punto seguì una scena che mi commosse. -Presentandosi il controllore a domandar gli scontrini, essi gli porsero -anche quello della bimba. Quegli osservò che, se l'avessero tenuta -sulle ginocchia, poichè non aveva ancora tre anni, avrebbero potuto -non pagare il posto. Eh, lo sapevano! E capii bene il loro pensiero. -Pigliare lo scontrino per lei come per una più grande e farle occupare -un po' di spazio era per loro come un'affermazione che facevano a -sè stessi, una volontaria e cara illusione che la sua persona fosse -qualcosa di più di quello che era, una “quantità„ meno “trascurabile„ -di quanto poteva parere. Con che dolce accento, quando discesi, mi -dissero: — A rivederla! — E a me, vedendoli allontanarsi, passarono -confusamente nel pensiero altri convalescenti che avevo visti seduti su -quelle panche, in mezzo ai loro parenti racconsolati; e quel tranvai -che dà anche al povero uscito di malattia, e alla sua famiglia, il -conforto e la gioia d'una passeggiata in carrozza, che non potrebbero -fare altrimenti, m'apparve sotto un aspetto nuovo, pietoso e benefico, -come quello d'una carrozza futura, ch'io sogno, non destinata ad altro, -e messa al servizio di tutti gli scampati dalla morte. - - * - -Uscendo dallo Sferisterio, presi sul corso Margherita la giardiniera -della linea di Vanchiglia, tutta piena di facce allegre, color di -ribotta, che venivano dalla Madonna del Pilone, l'Auteuil di Torino. -Eravamo a metà di via Vanchiglia, quando fra le sette schiere di nuche -che mi stavan davanti ne vidi una, fra le più vicine, che mi parve -di riconoscere: era d'un uomo, un operaio all'apparenza, che teneva -aperto dinanzi il giornale _Per l'idea_. Dove avevo già visto quella -larga nuca di testardo? Accanto a lui sedeva un ragazzetto, col capo -appoggiato al suo braccio, e accanto al ragazzetto una donna giovane, -che, voltandosi un momento di fianco, illuminò la mia memoria. Era -quel tale operaio venuto dal Vercellese, disoccupato e arrabbiato, e -sparlante della _Camera del lavoro_, il quale, due mesi addietro, sul -tranvai di via della Cernaia, aveva strappato di mano al suo bimbo -e buttato nella strada la caramella ch'io gli avevo regalata. Ah, -maledetto sangue! Non feci in tempo a frenare l'ondata di sdegno che -mi rivenne su, quantunque il giornale ch'egli leggeva mi dicesse che -la sua mente s'era aperta a nuove idee, come il suo vestire e quello -dei suoi mi diceva ch'egli aveva trovato lavoro, e che l'animo suo -doveva essere quindi mutato. Ma fu un'ondata sola, che ricadde subito, -sopraffatta da una viva curiosità. Vedendomi, si sarebbe egli ricordato -di quell'atto, e m'avrebbe ancora mostrato nello sguardo il sentimento -che gliel'aveva fatto compiere, o un sentimento opposto, o indifferenza -soltanto? E stetti a aspettare che scendessero. Fecero fermare in via -Lagrange e s'alzarono tutti e tre, presentandomisi di profilo, così -vicini, che, scendendo, non potevano non vedermi. Incontrai prima lo -sguardo della donna, che fissai per farmi riconoscere; e mi riconobbe -infatti, dopo un momento d'incertezza, e arrossì leggermente, chinando -gli occhi. Incontrai subito dopo lo sguardo di lui, che mi riconobbe -alla prima. Quanto è puerile e finto l'orgoglio, che fa prendere -all'offensore, per ingannare e mascherare insieme la sua coscienza, -l'atteggiamento dell'offeso! Mi diede un'occhiata torbida e discese -col viso adombrato. — Ho io dunque, — pensai, — una così odiosa faccia -di borghese egoista, sfruttatore e disprezzatore d'operai, ch'egli -non m'abbia ancora perdonato, dopo due mesi, un atto di cortesia? — -E di nuovo stava per venirmi su l'ondata di sangue.... ma il grido -di _avanti!_ del fattorino la compresse, come una parola magica: mi -ricordò l'_avanti!_ col quale un giovine signore, apostolo ardente -dell'Idea, una delle anime più generose ch'io conosca, soleva chiudere -ogni suo racconto di atti d'ingratitudine e di diffidenze ingiuriose -con cui era ripagato qualche volta dai lavoratori incolti e duri che -catechizzava. — _Avanti!_ — concludeva, e si ridava all'opera con un -coraggio d'eroe e una pazienza di santo. Sì, che cosa sono questi -risentimenti se non guaiti miserevoli di quello che ti resta dello -stupido orgoglio antico? _Avanti!_ - - * - -Sì, _avanti_: una bella chiusa di discorso, e com'è facile il dir -delle parole nobilmente severe al nostro orgoglio! Il male è che -l'orgoglio, quando gli si parla a quel modo, si rannicchia e lascia -dire, e poi, alla prima occasione, ricomincia a fare il comodaccio -suo. Delle belle parole glie ne dissi anche la sera dopo, trovandomi -sopra una giardiniera di via Roma, seduto, a tre panche di distanza, -dietro le spalle di _Siapure_, che aveva, accanto la sua ragazzina; -e furon parole al vento. La bimba stava voltata un po' di sbieco, e -mi guardava con una insistenza singolare. Certo, mi conosceva; certo, -aveva “letto„ qualche cosa. Ma non riuscivo a capire il suo sentimento -dal suo sguardo, che somigliava a quello con cui qualche volta si fissa -una persona pensando ad un'altra. Aveva inteso suo padre parlar male -di me? O gli aveva inteso esprimere con parole benevole il rammarico -della nostra amicizia spezzata? Sentivo un malessere sotto lo sguardo -pensieroso di quel giudice di dieci anni, che pareva mi frugasse -nell'anima, e che ora aveva l'aria di dirmi dolcemente: — So che a -mio padre vuoi ancora bene: perchè non gli stendi la mano? — e ora -con espressione di rimprovero: — Tu odi mio padre; perchè l'odi? — -No, bambina, — le risposi in cuor mio, — rassicurati, non l'odio; non -potrei e non lo merita; ho dei torti io pure. Sì, certo, dovrei esser -io il primo, come tu pensi, a tendergli la mano. Ma per far questo, -vedi, dovrei esser ragionevole e buono; e non son nè l'uno nè l'altro, -benchè abbia scritto qualche cosa che può farlo credere, e benchè tu -mi veda i capelli grigi. Io son pieno d'orgoglio. Ah, se tu sapessi -come questo povero orgoglio ci fa più piccini di voi! Ecco, vedo che -c'è un posto vuoto vicino a voi due: sento una voce che mi spinge a -scendere sul predellino e ad andarmi a sedere accanto a tuo padre; e -sento un'altra voce che mi dice: — Sta lì! Non ti muovere! —; la prima -è dolce e m'intenerisce; la seconda è aspra e mi sdegna; e non di meno -io cedo a questa; e me ne vergogno in faccia a te, cara bambina; ma -preferisco questa vergogna alla compiacenza profonda e gentile che -proverei facendo quello che tu vorresti, e che io pure vorrei. Andiamo, -volta il capo dall'altra parte, non mi guardar più; non merito lo -sguardo dei tuoi occhi buoni e innocenti, te lo assicuro! — Si fermò -in quel punto il tranvai e _Siapure_ si voltò a guardare dove fosse -diretta l'attenzione continuata della sua figliuola: mi vide e mi -fissò. Sarebbe stato quello il buon momento! Ma lo lasciai passare. -— Avanti! — gridò il fattorino, e il tranvai ripartì. Come mi suonò -diverso quell'_avanti_ da quello del giorno prima! Sì, avanti — voleva -dir questo — avanti sempre così, orgogliosi, meschini, spregevoli fino -alla morte. - - * - -E — avanti! — gridava _Desbotonass_ ogni volta che il tranvai si -fermava sul Corso San Maurizio, la sera della festa di San Pietro. -Aveva accanto sua moglie; doveva aver festeggiato il proprio -onomastico; era briaco fradicio. I lampioni, danzando e moltiplicandosi -ai suoi occhi, confondevano le sue idee topografiche; credendo di -essere al Valentino, si stupì di veder lì la Mole Antonelliana, che -apostrofò; scambiò l'Arena torinese con una casa di canottieri; e la -vista improvvisa del piazzale delle Benne lo riempì di maraviglia -come un'apparizione fantastica. — _Ma dovè che semm chi?_ — andava -esclamando; — _ma dovè che se va?_ — E sempre ripicchiava su quel -chiodo di non voler che il tranvai si fermasse, e gridava: Avanti! con -furore crescente. Poi s'assopì per qualche momento, e, ridestandosi, -fu preso da un impeto di tenerezza malinconica per sua moglie, e -messole un braccio dietro la schiena e il capo sulla spalla, cominciò -a confessarle i suoi torti, a dirle che era una buona, una santa -donna, ch'egli era indegno di lei, che voleva cambiar vita; e glie -lo prometteva e glie lo giurava; ma prima voleva esser perdonato. E -inutilmente essa gli rispondeva di sì, che gli perdonava, ma che si -quietasse, che non facesse scene. Ogni sua assicurazione di perdono -non faceva che dar la stura a una nuova e più larga ondata di parole -di pentimento e d'affetto, rotte da singhiozzi di pianto e di vino. -— _Ah no.... meriti minga.... no, sont minga degn.... A ona donna -come ti! La mia Mariettina! Dimm che te me perdonet! Te me 'l devet -dì ancamò una volta, ancamò cent, ancamò mila volt!_... — E di nuovo -accennava a torti propri, a virtù di lei, all'assistenza ch'essa gli -aveva fatta quand'era stato malato, al rimorso ch'egli avrebbe sempre -avuto di non essersi portato con lei da buon marito, all'amore che le -avrebbe dimostrato di lì avanti, cangiando condotta, e perseverando -sulla buona via, _fina al moment de sarà i œucc_. E in quell'eruzione -di parole briache, che mettevan disgusto, veniva pur fuori il fondo -d'una natura buona, guasta, ma non pervertita ancora, che mi faceva -pensar tristamente a quante altre nature simili il vizio aveva -pervertito affatto e andava pervertendo di continuo; e alle miserie e -ai martirii d'innumerevoli povere donne come quella, torturate e uccise -dal veleno maledetto ch'esse non bevono; e tutte quelle larve d'uomini -avvelenati e di donne infelici, che mi passavan davanti per l'aria, -rendevano triste ai miei occhi quella bella sera stellata e tepida di -fin di giugno. Triste di questo pensiero antico, misto di rimorso e -di vergogna; che non facciamo nessuno il dover nostro, che dovremmo -bandire una crociata universale, ardente e infaticabile contro il -mostro, non per mezzo di leggi e di prediche, ma disputandogli ad una -ad una le sue vittime, con amor paziente e intrepido, col consiglio, -con la preghiera, con la carità, con la comunione intellettuale, -con tutte le forze che mettiamo in opera per salvar dal suicidio un -fratello. - - - - -CAPITOLO SETTIMO. - - - Luglio. - -Calori, languori, esami: soffia il terror del _cinque_ e dello -_zero_ anche sulle giardiniere. Il tranvai è come una gazzetta vocale -viaggiante che ci tiene in giorno non solo degli avvenimenti politici, -ma delle passioni predominanti a volta a volta nello spirito pubblico. -Da una settimana, su tutte le linee, colgo a volo da passeggieri -d'ogni condizione frammenti di discorsi scolastici, espressioni di -timori e di speranze, accenni a difficoltà e a pericoli, esclamazioni -sospirose di mamme, che parlano di “preferenze„ e d'“ingiustizie„, -di “raccomandazioni„ e di “pressioni„ come se avessero i figliuoli -sotto processo. Sui tranvai che passano davanti alle scuole verso il -mezzogiorno, salgono ragazzi e giovinetti coi capelli arruffati, col -viso acceso e con le mani sporche d'inchiostro; i quali parlano con -voce eccitata e stanca di soldati che si raccontino a vicenda i casi -d'una battaglia. Si sente nella voce d'alcuni l'intenzione di farsi -ascoltare e il compiacimento altero della vita intellettuale, si vede -negli occhi loro un balenìo di speranze lontane di gloria, di alti -uffici sociali e di ricchezze conquistate con l'ingegno. Ahimè! E io -penso a quanti di loro, dopo esser passati per la trafila d'altri cento -esami, e aver tentato e abbandonato, sgomentati dalla moltitudine dei -concorrenti, molte altre vie maestre e traverse, parrà una fortuna -di potersi rifugiare in uno di quei carrozzoni, col libretto degli -scontrini in mano e il corno appeso al collo. E non vedo l'ora che -sian passati questi “giorni del terrore„ dell'istruzione pubblica, -poichè i discorsi che ascolto mi fanno pensare a migliaia di cervelli -strapazzati, di cuori trepidanti, di amari disinganni paterni, di -castighi, di scene domestiche dolorose, ed anche a suicidi miserandi -d'adolescenti; e all'udir quelle allusioni alla farraggine delle -materie d'esame, mi domando con tristezza quanto tempo passerà prima -che s'abbia il sapiente coraggio di procedere a una semplificazione -degli studi, la quale ne faccia d'un carico opprimente un nutrimento -sano e gradevole, e penso con dolore che passerà un tempo anche più -lungo prima che siano migliorate in modo le condizioni del lavoro -meccanico, che non paia più una condanna il dovervi rimanere e quasi -una degradazione il discendervi; senza di che non vi è salvezza per la -società civile, che sarà uccisa dalla pletora degli spostati infelici -e violenti. Ma mi rallegra un caso ameno, e non raro. Mi trovo sopra -una giardiniera con un arguto professore di liceo, il quale, dicendomi -che dallo strapazzo intellettuale nascerà nel venturo secolo qualche -nuova malattia, una specie di tabe scolastica, che istupidirà un'intera -generazione, tace tutt'a un tratto per tender l'orecchio verso due -signore, che salgono dietro di noi, seguitando un discorso in cui egli -ha inteso il suo nome. Ah! sono pericolosi i tranvai, in questi giorni, -per i professori! Tendo l'orecchio anch'io. — Il grande scoglio è -quello —, dice la signora più giovane, sospirando; e ripete il nome. — -L'anno scorso si sperava d'esserne liberati, poichè n'è stufo anche il -preside; ma ha delle protezioni al ministero, dicono, e restò. Basta -guardarlo in faccia. Un di quei cani! - - * - -Ma il luglio, con l'aprirsi dell'_Arena_ e del _Teatro torinese_, -posti sulla linea dei viali, mi portò un divertimento nuovo, che trovo -descritto fra gli appunti, in una pagina finita. È uno spasso per me il -percorrere quella linea la sera della domenica, all'ora che finiscono -le rappresentazioni diurne. All'imboccatura di via Vanchiglia, e poi -davanti all'Arena e al Teatro, si fanno tre infornate successive -di passeggieri che portano nel tranvai tre ordini di discorsi -disparatissimi di argomento, d'intonazione e di mimica, discordanti -all'occhio non meno stranamente che all'orecchio. La prima è tutta -d'uomini, usciti dal gioco del pallone, che continuano i commenti e le -discussioni sulle partite e sulle scommesse, ripetendo cento volte le -stesse parole: quindici, quaranta, fallo, dividendo, battuta, rimessa, -e imitando i colpi e le mosse con gesti impetuosi e esclamazioni -ammirative, in cui spira un soffio sano di forza, di lotta, d'aria viva -ed aperta. Davanti all'Arena, dove si rappresenta l'operetta, salgono -dei giovanotti col viso acceso di tutt'altra fiamma, i quali commentano -con risate e parole grasse le maglie piene, i gesti impronti e i motti -equivoci, spandendo intorno un soffio di sensualità e di licenza, che -desta nei vicini dei sorrisi lubrici e delle fantasie peccaminose. Un -po' più là vengon su dal Teatro bottegaie, crestaine, qualche volta una -famiglia intera, tutti coi lucciconi, ancora commossi dalla chiusa del -dramma, esclamando tutti insieme: — Una bella produzione! — Fa troppo -pena. — Hai visto com'è morto? — Ha fatto la fine che si meritava. — -Povera ragazza! E son cose che succedono! — e spira nei loro discorsi -lo sdegno contro il malvagio, la pietà per l'innocente oppresso, la -gioia della virtù trionfante, una commozione buona, sincera, profonda, -che fa comprendere quale grande forza, disconosciuta dai più, male -usata da molti, inettamente trascurata da municipi e da governi, sia -il teatro popolare. E da un capo all'altro della giardiniera gioco, -musica e dramma, nomi di battitori e d'attori, ritornelli, volate, -pistolotti, morte, amore, totalizzatore mi si confondono all'orecchio -in una sola conversazione strana, antitetica, burlesca e triste come -la vita: immagine della vita anche in questo: che a ciascun gruppo -pare leggiero, stupido o odioso l'argomento dei discorsi dell'altro, e -che basta l'accidente più futile, come l'apparizione d'un cappellino -stravagante o il barcollare d'un ubbriaco che passa, a far sì che -tutti si distraggono dai loro pensieri e mettan fuori in coro un _Oh_ -prolungato di stupore, che rivela il fondo fanciullesco di tutti. - - * - -Pioggie, uragani, il mondo sottosopra: un'estate degna dell'inverno -di Abba-Garima. Ma debbo ai carrozzoni chiusi d'essermi trovato in una -delle congiunture più curiose che possano occorrere a un passeggiere di -tranvai. Dopo tanto tempo ritrovai sulla linea di via Garibaldi il bel -capitano di fanteria e la moglie ipotetica dell'impiegato delle Poste -(lettere raccomandate). Alla prima occhiata mi parve che non fossero -più audaci come l'altra volta, che la passione, quetandosi un po', -avesse ridato luogo in loro alla prudenza dei primi giorni. Eran sedute -dentro con noi altre persone, fra cui ricordo un giovanotto che aveva -nella cravatta una grossa spilla di porcellana, con su scritto ad arco -in caratteri leggibilissimi: — _Cerco moglie;_ — ma questi e gli altri -discesero in Piazza Castello, e restammo noi tre soli. Vidi allora -negli occhi dei due, che sedevano l'uno di fronte all'altro, balenare -un raggio come di speranza. Senza dubbio, s'avevano da dire qualche -cosa d'importante prima di lasciarsi, come facevan sempre, come due -persone che non si conoscessero, e aspettavano che io discendessi in -via Po. Ma io dovevo fare ancora un buon tratto; oltrechè mi tratteneva -lì la curiosità inseparabile dalla mia professione. M'accorsi ch'erano -impazienti, incontrai uno sguardo di lui che mi disse chiaramente: — Se -sapesse che piacere mi farebbe a discendere! - -— Pensi un po' se non lo capisco! — gli risposi dentro di me. — Ma -debbo trattenermi per ragion di studio: lei ci ha il suo amore, io ci -ho il mio libro. - -Il tempo passava. Uno sguardo della signora mi disse: — Se ne vada -dunque una volta! — ma così apertamente, che ne fui offeso. E le -risposi con gli occhi: — No, non è codesta la maniera: me lo chieda con -più garbo e potrà essere ch'io la contenti. - -Si scambiarono un'occhiata che equivaleva a un'esclamazione a due voci: -— Che testardo importuno! — Egli tormentava con la mano la dragona -della sciabola; essa l'anello dell'ombrellino. - -Un momento dopo egli mi diede una guardata che fu un vero e proprio -spintone; ma essa corresse subito l'effetto dell'atto brutale con uno -sguardo ansioso e quasi umile, che diceva: — Lei ha capito; mi faccia -questo favore; non abbiamo più che un minuto; la supplico. - -Impietosito, feci l'atto di alzarmi; ma in quel momento sonò il -campanello e il tranvai s'arrestò: saliva una famiglia. - -E allora mi fulminarono tutti e due insieme con una tale occhiata, -che mi parve di sentirmi entrare a un punto nelle carni la punta -dell'ombrellino e la punta della sciabola, e m'affrettai a discendere, -volgendo in mente questa pagina, che mi costa un rimorso. Ma non m'ero -certamente ingannato: l'amore doveva esser già malaticcio, e mi diceva -il cuore che un giorno l'avrei visto trasportar dal tranvai, come da un -carro funebre, morto di consunzione. - - * - -Seguita un tempo matto, variato d'acquazzoni violenti, di -rasserenamenti repentini e di scrosci di pioggia rincalzanti; durante -il quale faccio una scoperta preziosa che mi apre sul tranvai un -nuovo ordine di godimenti artistici squisiti. Costretto a star sempre -dentro al carrozzone, scopro che riescono bellissimi, all'apparire -improvviso del sole, certi prospetti della città, veduti nel vano -delle due porticine che li racchiudono come in una cornice oscura, -giovando all'occhio come il far canocchiale della mano davanti a certi -particolari d'un quadro. Quante piccole maraviglie! Da via Garibaldi -immersa nell'ombra vedo un pezzo della facciata del Palazzo Madama, -con dinanzi l'alfiere marmoreo del Vela, piccolo come una figurina -di scacchiera, d'una bianchezza di neve, luminoso e vivo su quel -fondo cupo, come se splendesse di luce propria e avesse sentimento -della sua gloria. Nella via del palazzo di Città vedo inquadrato -nell'uscio, illuminato di fianco, il gruppo violento del Conte Verde -e dei Saraceni, in mezzo alle statue più lontane del principe Eugenio -e di Emanuel Filiberto: un quadretto un po' manierato e teatrale, -ma vivissimo, della vecchia Torino austera e guerriera. Vedo in via -Roma, come dentro a una finestra, l'alta figura impennacchiata del -vincitore di San Quintino, che spicca in nero sulla lontana facciata ad -arco della Stazione, trasparente e ridente come la porta monumentale -d'un giardino maraviglioso. In via Po, come pel vano di due opposte -feritoie, ammiro da una parte la Gran Madre di Dio, lumeggiata dal sole -che tramonta, spiccante sul verde fosco della collina, come un blocco -smisurato di marmo roseo, e dall'altra parte la faccia posteriore del -Castello, rude e tetra, nell'atto che n'esce e passa sul ponte una -processione di _Figlie verdi_ coi veli bianchi: un quadretto medioevale -misterioso e severo, a cui non mancano che due alabardieri corazzati -ai due lati del portone, minacciante ancora una sortita d'assediati. E -ricordo altri innumerevoli quadri alti e stretti, che presentano sfondi -lontani e vaporosi di vie diritte e lunghissime, segnati d'un tratto -nero da un camino d'officina, somigliante a un dito titanico; quadri -pieni del verde dei colli e dell'azzurro e del bianco delle Alpi, su -cui s'intaglia vigorosamente la spalla enorme d'un passeggiere ritto -sulla piattaforma; quadri semplici e profondi, d'un sol colore turchino -carico, in cui brilla uno spicchio argenteo di luna, e sopra la luna -una stella. E durante una corsa sola, cangiando il tempo, tutte queste -vedute s'annebbiano e tornano a rischiararsi, perdono e riprendono -i colori, e mentre il quadro davanti, su cui si disegna la testa del -cocchiere, si riaccende, il quadro di dietro, sul quale spicca la testa -del fattorino, si rioscura, tanto che di là par mattino e di qua sera; -e poi tutto quanto, davanti e di dietro, si confonde in un solo color -grigio, rigato dalla pioggia obliqua, dietro alla quale spariscono le -case, le colline, le Alpi, il cielo, e le due piccole porte non son più -che le cornici di due paesaggi confusi, che rappresentano l'uggia e il -malumore. - - * - -E acqua e fulmini e ira del cielo. I giubilati debbon scappare -ogni momento dai viali per rifugiarsi nei tranvai chiusi, dove, -raggomitolandosi e tossicchiando, si lagnano dello sconvolgimento delle -stagioni, del mondo mutato, dell'estate che non è più estate come al -loro buon tempo. E in loro posso esaminar gli effetti lamentevoli di -questi improvvisi mutamenti atmosferici che aggravano il peso degli -anni, sconvolgono i nervi, inacerbiscono tutti gl'incomodi, scolorano -tutt'a un tratto il mondo e la vita a innumerevoli creature umane. Vedo -delle vere carrozzate d'umor nero, tranvai che paion sale d'aspetto di -medici consulenti, con dei visi di vecchi atteggiati a quella serietà -cupa e immobile, che tradisce la mente inquieta, intenta a osservare -i movimenti irregolari della macchina interna scomposta, minacciante -qualche brutta sorpresa. Quant'è mutato anche il mio buon veterano di -via Garibaldi! Me lo trovo davanti, rincantucciato in un carrozzone -della linea di Vinzaglio, con la fronte solcata da una ruga verticale -profonda, e al mio: — Come sta? — risponde con voce rauca: — Niente, -niente bene. E come si può star bene? Non c'è più stagioni! Chi ne -capisce qualche cosa? È il mondo che va a soqquadro.... E poi, e poi, -sono settantott'anni! — Ma non dice più quel numero in tuono di vanto: -intacca a metà della parola, che par che s'allunghi e s'appesantisca -sulle sue labbra cascanti. E quanto gli resta di vita negli occhi -lo spende a cercare dal finestrino il suo Ciuchetto, che trotterella -accanto al tranvai, tutto impillaccherato, e ad ammonirlo col dito, -quando ricompare dopo uno sviamento, perchè, dice, _lui_ sa che _egli_ -vuole che cammini sempre accosto al muro, per cansare i pericoli e -perchè egli lo possa vedere. E pare che col sentimento della propria -decadenza fisica cresca in lui l'affetto per la povera bestiola, il suo -unico amico, il quale tra non molto, dopo tanti anni di fida compagnia, -egli dovrà lasciar solo nel mondo, a morire forse d'una morte atroce, -dopo molti mesi di vita randagia e famelica, esasperata da persecuzioni -crudeli. Fuggono intanto di qua e di là dal tranvai, sotto la pioggia -dirotta, gli alberi frondosi dei viali, fuggono le colonne snelle dei -nuovi portici, appaiono e dispaiono le imboccature delle grandi strade, -e sopra ogni cosa scorre a traverso ai vetri il suo sguardo velato -da un'espressione di tristezza, come se egli pensasse che è quella -una delle ultime volte che gode quello spettacolo e il suo spirito -pigliasse comiato quel giorno dalla sua cara e bella Torino. — Ah, -bella, sì, e quanto! — par ch'egli dica con quello sguardo, — bella -anche con questo tempo, bella anche così grigia e malinconica, anche -così immollata e infangata come il mio povero cane.... - - * - -Una bella giornata, finalmente, e una bella scena, un esempio -nuovissimo della potenza del femminino eterno, quale non può darsi che -sulla carrozza di tutti. Una bella ragazza bruna, esuberante di vita, -con un roseto vermiglio sul cappellino, stretta in un superbo vestito -nero luccicante di perline nere, che le modella come una maglia il -busto svelto e opulento, siede in capo a una panca della giardiniera, -tenendo una gamba sull'altra e un piedino per aria; il quale sfida -il mondo, di pieno accordo col viso, scintillante di civetteria, -e sorridente d'una larga bontà consolatrice. La giardiniera corre -sotto il sole giù per il viale Regina Margherita, dov'è costretta a -rallentare perchè è smossa la strada, e lì s'incontra con un reggimento -di fanteria che vien su in quattro file, di cui la prima a sinistra -passa rasente la pedana, dalla parte dov'è seduta la bella. Primi i -soldati della fanfara, passando con le trombe alla bocca, volgon gli -occhi a quel viso bruno che sorride sotto quel cespo di rose rosse e -a quello stivaletto giallo che segna il tempo della musica sotto quel -vestito imperlato. E dalla fanfara pare che la scintilla trapassi -lentamente per tutta la colonna. A tre, a cinque, a otto per volta, man -mano che passano, tutti i chepì si voltano, tutti gli occhi s'avvivano, -tutte le bocche si arrotondano; sul viso degli uni guizza un sorriso, -dalla bocca degli altri scocca una parola; molti si girano indietro, -parecchi perdono il passo, e chi dà di gomito al vicino, chi si sporge -un po' in fuori per veder più da presso il piedino e il roseto. A dieci -passi di distanza l'effetto della scintilla è già visibile. E via via, -ufficiali, soldati, caporali, sergenti, teste bionde del settentrione -e teste brune del mezzogiorno, visi barbuti e imberbi di piemontesi, -di napoletani, di siciliani, di sardi, per quanto la colonna è lunga, -tutti si voltano dalla stessa parte, come se sfilassero davanti a un -generale d'armata, ed esprimono con lo sguardo il pensiero medesimo, -con una regolarità preveduta, che finisce con mettere in allegria -tutti i passeggieri del tranvai, adocchianti a vicenda i soldati e la -ragazza, la quale sorride amabilmente a tutto il reggimento, come una -sovrana contenta. Oh eterno femminino! E pensare che la grande forza -dello Stato è formata da cento colonne d'uomini come quella, ciascuna -delle quali, passando davanti a quel roseto, farebbe come quella fa; -che quel visetto bruno darebbe una scossa elettrica a tutto l'esercito -nazionale, se tutto l'esercito le sfilasse accanto a quel modo! Che -cos'è mai un grande esercito visto dall'alto d'una giardiniera, quando -sporge fuor di questa lo stivaletto d'una bella ragazza! - - * - -E pioggia da capo, e vento, e tuoni: i cocchieri hanno il viso -lavato dagli acquazzoni, i cavalli grondano, i vetri sgocciolano, -le signore salgono con le vesti fradicie e con la bocca torta, e -lanciano, entrando, occhiate feroci l'una all'ombrello dell'altra. La -cortesia consueta si risente del cattivo tempo anche fra le persone -più cortesi, e pure i visi più simpatici appariscono in una luce poco -favorevole. No, non son questi i giorni da cercar moglie sui tranvai: -non ci si vedono che signorine smorte, imbronciate contro il cielo: -il mio bel pittore, se ancora non ha trovato, deve perdere il suo -tempo. E argomento dal suo viso l'una e l'altra cosa, vedendolo salire -sul carrozzone in via Madama Cristina; e più che dal viso, dall'atto -rabbioso, in lui insolito, col quale dà uno strappo all'ombrello che -non si vuol chiudere. Sul suo largo viso roseo di buon ragazzo v'è -un'ombra di malinconia anche più scura di quando lo vidi l'ultima -volta, e sotto quell'ombra un'altra, che par d'una irritazione -abituale. Gli domando se ha trovato: egli scrolla le spalle d'atleta -con un moto di dispetto fanciullesco, corretto da un sorriso forzato -di cortesia, e inveisce contro il tempo. Ma è tutt'altra, capisco, la -causa del suo malumore; lo capisco un momento dopo da una tirata rude -e sconnessa ch'egli fa contro le ragazze torinesi, con la violenza -improvvisa d'un uomo d'animo semplice, a cui manca ogni sentimento -dell'arte delle transizioni. — Anime fredde, pezzi di ghiaccio, -bambole; belle bambole, piene di tritura di legno. — C'è di mezzo -una bambola — dissi tra me, — senza dubbio. — Per loro — continuò -— tutto sta nel _bel contegno_; ma quando sotto il bel contegno non -c'è nulla.... è la virtù delle statue. Manca la materia combustibile, -questo è quanto. Angeli d'alabastro, santine di neve. Ha detto bene -l'Alfieri: _là dove Italia boreal diventa_. Figliuole di Borea. — Io -lo incoraggiai, paternamente. Che diavolo! Se non faceva breccia un -uomo come lui, un Ercole gentile, bello, artista, sul fior dell'età, -chi l'avrebbe fatta? — Ah sì, artista! Non è aria per l'arte qui; se -fossi un uomo di scienza, o se portassi le cedole appese al collo, -forse.... — E poi lo cominciava a seccare anche la città; anzi era un -pezzo che lo seccava: tutta quella geometria, tutto quel giallo, quel -girare e rigirare e parersi sempre nello stesso luogo! A giorni gli -saltava il ticchio di far le valigie e di scappare come un cassiere. -Non aveva alcuna meta determinata: gli sarebbe piaciuto di andare a -caso, di città in città, lontano, fino all'ultima punta della Sicilia. -— Guardi un po' queste case, queste strade, se non fanno pigliare in -odio l'angolo retto e l'omologia. E la gente è tal quale. Non le pare -che tutti si rassomiglino? Come no? Ma ci son centinaia di signorine -che paiono state tutte calcate l'una sull'altra, ritagliate con un solo -giro di forbici sopra un foglio piegato in cento. - -— Ah! — gli dissi ridendo — ce ne dev'esser una che è sfuggita alle -forbici.... - -Ma non mi badò, e insistette. Da qualche tempo vedeva delle carrozzate -di gente che avevan tutti un'aria di famiglia; tutti i giovani -gli parevano impiegati a _mille e due_, i vecchi, tutti sergenti -pensionati, le signorine, tutte istitutrici di collegio, tirate a filo -di regolamento.... - -— Eh, lasci andare, — gli osservai, — ci son pure delle belle -ragazze.... - -— Oh per questo sì! — E qui si tradì. — Ci son dei tipi.... delle -figure raffaellesche.... certi visi bianchi con gli occhi azzurri.... -d'una purezza, d'una grazia! Ma manca la vita, la fiamma. N'ha più una -siciliana nel dito mignolo che dieci di loro da capo a piedi.... - - Io ci volevo un core - Dentro a quel seno bianco.... - -E tacque un momento; poi riprese bruscamente: — Io, già, vedo delle -gran facce antipatiche. — E chiamò la mia attenzione sui passeggieri. -— Veda un po' che mutrie. Mi par di vedere un piccolo museo d'automi di -cera. Sarà anche un po' effetto del tempo, forse.... Insomma, mi secco. -— E dopo un po', nell'atto di scendere, soggiunse sorridendo, ma con -accento di tristezza: — Mi darei per un nichel.... - -— È preso, — pensai, — non c'è dubbio; preso da un viso bianco con gli -occhi azzurri. Oh, imbroccherò bene il tranvai dove ci saran tutti e -due.... - - * - -Fu il pittore che me l'attaccò? Fu il brutto tempo? Fu una cattiva -disposizione di salute? Per alcuni giorni soffersi anch'io del suo -male — l'uggia del prossimo — un male bisbetico, il quale s'inasprisce -in particolar modo nei tranvai, dove le facce antipatiche, che per la -strada non si vedono che di sfuggita, ci rimangono sotto gli occhi per -qualche tempo, e s'è quasi forzati a guardarle. Antipatiche, perchè? -Non può esser altro che per questo, che son per noi delle maschere di -nemici ipotetici, facce da cui argomentiamo opinioni, passioni, gusti, -consuetudini opposte alle nostre, esseri, fra i quali e noi, se ci -frequentassimo, non potrebbe correre nè affetto, nè stima, nè accordo -alcuno. Quante ne vidi in quei giorni, e quante ne ricordai! E a chi -non accade lo stesso? Son persone sconosciute con cui da anni, ogni -volta che c'incontriamo, scambiamo uno sguardo malevolo, o indifferente -ad arte, o facciamo uno sforzo per non guardarci; gente di cui lo -sguardo, la voce, la sola vicinanza ci mette in impiccio, ci dà una -molestia, un senso sgradevole come quello d'una punta di stecco fra i -denti o dei capelli tagliati nel collo; disgraziate creature, di cui -il passo, il modo di far fermare il tranvai, di salire, di sedersi, di -pagare, di metter lo scontrino sul cappello, tutto ci è spiacevole, -come se fossero stati impastati e ammaestrati per farci dispetto. -Quando ce li vediamo all'improvviso daccanto, ne risentiamo una scossa, -come per un urto, e un sentimento di suggezione ad un tempo, come se -sotto il loro sguardo si tradisse il nostro pensiero, ed essi potessero -misurare la piccolezza dell'animo nostro dal potere che hanno sopra di -noi. E quella promiscuità forzata del tranvai ce li rende più uggiosi, -come degli intrusi in casa nostra, ed è una vera liberazione quando -discendono. Quanti ce ne sono, e come ci pullulano davanti in quei -giorni di malumore! Pare che ciascuno ci perseguiti e che tutti si -siano dati l'intesa per non lasciarci pace. Non ricordo bene quanto -sia durato quel periodo; ma so che mi parve di riveder tutti quelli che -avevo intoppati in vari anni. Feci delle corse calamitose, durante le -quali cinque o sei, successivamente, mi si strofinarono addosso salendo -e scendendo, m'infradiciarono coi loro ombrelli, mi soffiarono in viso -il loro alito, mi gridarono all'orecchio degli _alt_ e dei _ferma_ -stonati, nasali, villani, melliflui, irritanti, mi fecero sentir dei -discorsi scipiti, vanitosi e pedanteschi, mi tormentarono coi loro -sguardi insistenti coi quali parevano dirmi: — Siamo saliti apposta per -te e spendiamo con piacere due soldi per farti soffrire. — Che rabbia -e che vergogna! Sì, proprio, patimenti vergognosi, antipatie ignobili, -rabbie miserabili, mosche e vermi dell'anima, che, se un atto della -volontà si potesse rassomigliare a un atto meccanico, direi che vanno -spazzati via con la scopa. - - * - -Una commozione viva di pietà mi ruppe il corso di queste giornate -maligne. In una giardiniera di via Garibaldi, su una delle prime -panche, era seduto un soldato con l'uniforme d'Africa: un piccolo -fantaccino macilento, che pareva non accorgersi d'essere guardato -da tutti, e che alle domande di cui lo tempestavano alcuni vicini -curiosi rispondeva a monosillabi, con l'accento d'una persona seccata, -guardando qua e là, come se cercasse qualcosa per aria, con lo sguardo -diffuso e fuggente, proprio degli scampati a una strage. Ebbi un -rimescolo quando, voltandomi indietro, vidi ritta dietro all'ultima -panca, col suo sacco solito, la vecchia di Pozzo di Strada, immobile, -con tutta l'anima negli occhi, fissi sull'elmetto di quel giovane con -l'espressione attonita e profonda dell'ipnotizzato, intento all'oggetto -che lo affascina. Certo, essa viveva ancora tra la disperazione e la -speranza, e la vista di quell'uniforme le risollevava nell'anima in -tutta la prima violenza la tempesta dei due opposti sentimenti che se -la contendevano. Era una povera divisa di tela come quella, che da -quattro mesi eterni essa vedeva col pensiero, lacera, sforacchiata, -insanguinata, fatta a brani e sparsa per le rocce e pei rovi del campo -di battaglia scellerato. Chi sa mai che cosa pensasse, che cosa vedesse -in quel momento nella figura di quel soldato? Che cosa le diceva mai -quello spettro del suo figliuolo, sorto improvvisamente sulla sua -strada: — Mamma, son vivo? Mamma, soccorrimi? Mamma, muoio? son morto? -addio per sempre? — Le era un conforto o uno strazio il vederlo? Non -si poteva comprendere da quel suo viso chiuso di vecchia contadina -usata a soffrire, da quel suo occhio immobile, dilatato, asciutto, che -pareva fisso in un punto solo di quella persona come in un altr'occhio -che s'affisasse in lui, fisso come se non si fosse dovuto movere -mai più se la corsa non avesse avuto più fine. E mi domandai perchè, -appena vedutolo, essa non fosse corsa a interrogarlo con quell'ingenua -illusione delle madri ignoranti che domandano allo sconosciuto reduce -dall'America notizie del figliuolo emigrato. Pensai che forse ella -aspettava che il tranvai si fermasse per andarsegli a sedere accanto; -ma il tranvai si fermò ed ella non si mosse. Fu timidezza? O la ritenne -il terrore di saper la verità? Discese, come sempre, al crocicchio di -via Venti Settembre, e appena fu sul marciapiede, si fermò, col suo -sacco in spalla, e si voltò indietro a guardare il soldato un'ultima -volta. E poi tirò via, a guadagnarsi il pane, curva sotto il suo sacco -e sotto il suo dolore. - - * - -Ripiove, e riecco la noia dei carrozzoni chiusi; ma rallegrata da -una “scena d'interno„ amenissima. V'è nel mezzo una signora secca e -elegante, già sulla “detestata soglia„ della maturità, visibilmente -stizzita dalla vicinanza d'una bella bionda giunonica di vent'anni, -che la offusca con lo splendore del suo viso e con lo sfarzo dei -suoi abiti, e a cui ella saetta delle occhiate di traverso come se -le volesse dar fuoco. In un angolo, seduto sulle ginocchia di sua -madre, un bimbo paffuto, inebbriato dal profumo d'un canestrino di -lamponi, su cui lascia gli occhi, senza punto intenerire la servotta -rosata e tutta curve che lo tien fra le mani; la quale finge di non -sentire il gomito e il ginocchio audace d'un satirello canuto, con -gli occhiali d'oro e il nastrino di cavaliere, che par che fonda al -suo contatto. — _Invidia, gola e lussuria_, — mi dice all'orecchio -quel diavolo di _Schopenhauer_, a cui nulla sfugge; un mio buon amico, -pessimista marcio, ma galantuomo, che non avrebbe alcun difetto oltre -la sua filosofia, se non fosse, nonostante questa, infiammabile come -un arabo. Il tranvai si ferma per aspettare la pancia d'un signore -che viene avanti di lontano a passo di lumaca, come se dormisse -camminando. E l'amico scatta: — Ma costui s'infischia del mondo! — e se -la piglia col fattorino: — O che dobbiamo aspettare il comodaccio di -quel pachiderma?... E avanti dunque, maledetta l'accidia! — _Accidia -ed ira_, — dico io, puntando il dito nel petto a lui, che sorride -amaro. Sale finalmente l'aspettato, s'adagia, e si riparte. Ma ecco -che, dopo pagato il biglietto, il nuovo entrato si lascia sfuggire -dal portamonete bellissimo un soldino, che rotola fra i piedi dei -passeggieri. Si china lui, si china il fattorino, si scomodano tutti, -e il soldo non si trova, ed egli s'ostina a cercare e a scomodare -il prossimo, che principia a brontolare, sudando e soffiando, col -viso acceso e turbato, come se avesse perduto un diamante. — To' — -dice allegramente lo Schopenhauer, — l'_avarizia_. — Ma la nostra -attenzione è attirata in quel punto da una vecchia signora segaligna, -entrata poc'anzi dall'altro uscio, la quale, all'atto di pagare, -s'accorge, quasi spaventata, di non avere in dosso il portamonete. -— Mi permetta di pagar per lei, _madama_, — le dice cortesemente un -signore che le sta accanto. — A chi dovrò render la moneta? — domanda -essa, con un'aria di diffidenza. — La darà a un povero, — risponde il -passeggiere. Quella sta un momento pensando.... Che sarà mai passato -per quel cervello di scarafaggio? Prende un'aria sostenuta, come se -fosse stata offesa, tira il campanello, e discende. — E _superbia_! — -esclama il mio amico ridendo. — Tutti e sette in una corsa sola! Ah, -siamo proprio maturi per un nuovo diluvio. È un mondo finito! - - * - -Sì, strano davvero un mondo in cui si fanno delle scoperte come quella -che facemmo il giorno dopo, sulla linea della barriera di Casale, io -e un mio amico emiliano, critico letterario acuto, e raccoglitore -attivissimo di “documenti umani„. Questi, nell'atto di pigliare il -biglietto, osservò e mi fece osservare la mano aristocratica del -fattorino, piccola e bianca, con le dita affusolate; alla quale -corrispondeva, più nell'espressione che nei lineamenti, il viso -pallido, contornato d'una barba castagna finissima. Subito dopo il -fattorino scambiò col controllore alcune parole in italiano, ma con un -accento emiliano spiccato, in cui il mio amico riconobbe la pronuncia -particolare della classe signorile della sua regione. Osservammo i suoi -modi: era singolarmente cortese, ma un po' impacciato, un po' timido, -come se fosse nuovo al suo ufficio; nel quale, peraltro, pareva che -mettesse molto impegno. — Qui c'è un mistero, — disse il professore, -investigatore eterno d'uomini e di cose; e appena il fattorino si fu -scostato, domandò al controllore come si chiamasse. Costui, una figura -alta di prete spretato, dalla voce e dai gesti rudi, sorrise, e gli -diede la risposta nell'orecchio. L'amico ebbe una scossa. Era un conte, -d'uno dei più illustri casati d'una città illustre, discendente, forse, -della madre d'un poeta famoso. - -Eccitati dalla curiosità, domandammo al controllore se sapesse da quali -vicende quegli fosse stato ridotto in quella condizione. Non lo sapeva; -ma conosceva l'uomo da vari mesi. Oh, un gran buon volere, una gran -forza d'animo. Da principio ei gli aveva detto: — Badi, questo mestiere -non fa per lei; vedrà che non ci può reggere. — Ma il conte gli aveva -risposto con fermezza: — Vedrà che mi ci adatterò come gli altri. — -E, infatti, aveva tenuto duro. Egli, peraltro, gli continuava a far -delle raccomandazioni, di quando in quando: che non usasse con la gente -troppe delicatezze, perchè eran mal ricambiate; che a chi trattava male -rispondesse secco, se voleva che lo rispettassero; che certi villani, -a trattarli coi guanti, s'insuperbiscono, e diventano più prepotenti. -Ma sciupava il suo fiato: quegli era malato di gentilezza incurabile, -e appunto per questo, che cos'è il mondo! i passeggieri, in generale, -trattavan peggio con lui che con gli altri. - -Mentre il controllore parlava, il fattorino girava dentro il carrozzone -e con le sue mani patrizie pigliava i due soldi da signore, da donne -del popolo, da operai; nessuno dei quali poteva immaginare per che -lungo ordine di magnanimi lombi discendesse il sangue purissimo a -quell'uomo che porgeva loro lo scontrino con tanto rispetto. Ed io -lo guardavo, e pensando ai tanti che si bruciano le cervella per un -rovescio della fortuna, sentivo una simpatia e un'ammirazione più -viva per lui, che la mala sorte sopportava con così sereno coraggio, -guadagnandosi il pane con un lavoro onesto, mostrandosi veramente -nobile d'animo quale era di sangue. - -Tornato accanto a noi, egli porse lo scontrino a una graziosa ragazza -in capelli, salita un momento prima sulla piattaforma, con un grosso -involto di panni sotto il braccio; la quale mostrò di compiacersi assai -dell'atto e del sorriso cortese con cui egli prese i suoi due soldi -e le disse grazie, inchinandosi leggermente. Il fattorino rientrò; il -professore domandò alla ragazza: — Vuol diventare contessa? - -Quella lo guardò, stupita. - -— Ma sì, — riprese l'amico; — non ha che da innamorare quel fattorino, -che è un conte. - -La ragazza diede in un gran ridere; poi, accennando col piede -il canestrino della colazione posato contro il parapetto della -piattaforma, disse: — I conti non mangiano lì dentro. - -Noi confermammo ed essa continuò a ridere; ma, cominciando a dubitare, -arrossì un poco, e si mise a guardare il giovane, che era dentro -il carrozzone, con una curiosità viva, che diventò seria a poco a -poco, come se le sorgesse dietro un sentimento di pietà. E forse per -dissimulare questo sentimento tornò a sorridere. Ma si rifece seria da -capo e, messo fuori un _mah!_ pensieroso, espresse il suo pensiero con -questo proverbio filosofico: — _Il mondo è fatto a scala_.... - - * - -Sì, uno strano mondo veramente; e scopersi appunto in quei giorni, -perdurando la pioggia, che in nessun modo se ne può veder meglio la -stranezza che di dentro al carrozzone, osservando tutto ciò che passa -di volo nel finestrino di faccia, quando si corre per una delle vie -principali. È la lanterna magica della vita pubblica, la più bizzarra -fuga delle più disparate immagini che si possano incalzare nella mente -d'un febbricitante che sogna. Ecco una gran donna seminuda, dipinta -a colori di pesca, che vi offre una bottiglia enorme d'un liquore -miracoloso, e cede il posto subito all'annunzio d'una conferenza -agraria; al quale succede una vetrina di decorazioni cavalleresche e -una vetrina di burattini, e poi il vano d'una stradetta oscura della -vecchia Torino e il cartellone della _Figlia di madama Angot_ e il -fondo nero d'una chiesa, stellato dalle candele accese dell'altar -maggiore, nel momento che un gruppo di devoti uscenti alzano la tenda -della porta. La cornice rimane immobile per pochi secondi inquadrando -una gran testa di maiale esposta nella vetrina d'un salumaio; poi -racchiude successivamente l'interno d'una bottega dove una bocca -squarciata urla una _liquidazione volontaria_, l'annuncio del Fonografo -a dieci centesimi, le _Vergini di Torino_, romanzo a dispense, e una -vetrina piena di cedole e di marenghi, nell'atto che vi specchia la -sua miseria una povera donna in cenci, con un bimbo al seno e uno -per mano. Si va di tutta corsa, e nella cornice che fugge passano con -rapidità crescente una elegante signora senza testa, col prezzo fisso -sul petto, un uomo scorticato dalla fronte ai piedi, che vi mostra -tutti gli organi dipinti, e cinquanta lire di mancia per chi ritrovi -una cagna; e poi, più a rilento, un angolo di giardino tropicale, pieno -di ananassi e di banani, e _L'assassinio della corriera di Lione_, -dramma in sette quadri, “con sparo di pistole sul palco„, e le teste -d'una ragazza e d'un giovanotto che amoreggiano al banco in fondo a -una tabaccheria. Segue un'altra breve fermata, durante la quale il -finestrino vi presenta un annunzio d'_Indulgenza plenaria_ affisso -alla porta d'una chiesa; e avanti da capo, a precipizio, l'immagine -colorita d'un biciclista che par che v'irrompa addosso, il _Pagamento -gratuito dei coupons_, la Colonia Eritrea a volo d'uccello, una gran -madonna di porcellana che guarda il cielo e un giocatore che guarda -il pallone in aria, seguìti istantaneamente da un crocchio di signori -che bevon la birra dietro un lastrone di cristallo e da un piroscafo -imbandierato che porta all'altro mondo mille affamati. L'occhio e il -pensiero riposano per un breve tratto in cui non passa che l'assito -nudo d'una casa in riparazione; e poi ricominciano a incalzarsi più -rapidi gli abiti fatti, i libri di lusso, gli specifici portentosi, -le ghiottonerie, la _Società di Cremazione_, il _Cinematografo_, -il _Sapone della Vergine_, intercalati di cento grida stampate: -— O anemici! — Tutti al Bazar! — Leggete tutti! — Incredibile! — -Inarrivabile! — Occasione unica! — che vi par di sentirvi risuonare -nell'orecchio; fin che, al momento di sboccar nella piazza, vi appare -nel finestrino, ultima visione, un piccolo cane agitantesi sull'alto -d'un carro carico e latrante furiosamente non si sa a chi o a che -cosa.... forse a quel carnevale strambo della vita, a quella confusione -matta di cose e di idee, a quella fuga ciarlatanesca di vanità, di -pompe, di promesse, di menzogne e d'insidie, che gli dà le vertigini e -gli muove la bile. - - * - -Qui trovo segnato fra gli appunti un cambiamento generale nello stato -psicologico dei tranvaioli (la bella parola non è mia: la coniò una -povera pazza che saluta ogni giorno i passeggieri del tranvai a vapore -di Pianezza da una finestra della Villa Cristina). “A una settimana -d'acquate essendo succeduto un sereno fermo e un calore torrido e -secco, succede alla musoneria, come nei primi giorni dell'estate, un -sovreccitamento nervoso, che fa le discussioni più vivaci, la mimica -più scomposta, la galanteria più ardita, e mette ogni tanto in volto -alla gente delle vampe improvvise, da parer che piglin fuoco come -covoni di paglia.„ Tra i più eccitati trovai una mattina Carlin, sopra -una giardiniera dei Viali, acceso in viso e col berretto per traverso. -Quando salii, tuonava contro l'Impero Ottomano: le notizie dei -combattimenti seguiti in Macedonia con la peggio dei Turchi l'avevano -invasato d'odio bellicoso contro i Turchi; ai quali imprecava morte e -distruzione, mostrando il pugno a quello ch'egli credeva l'Oriente. -Ma mutò a un tratto discorso, e teso il pugno proprio dalla parte -opposta alla Svizzera, inveì contro Zurigo per la cacciata degli -operai italiani, dicendo che si dovevan mandare centomila uomini, con -gli alpini alla testa, contro quei patatucchi, a snidarli da quelle -case che avevamo fatte noi, — _noi_ — diceva, picchiandosi la mano -sul petto, — _noi_, con le nostre sacrosante mani. — Poi si rasserenò -alquanto parlando della mandata del Commissario civile in Sicilia, che -per lui era un _vicerè, dispotico di far quel che voleva_. Ma anche -su questo argomento si rinfiammò subito. — Per quella gente che non -sta mai quieta, che non vuol intender ragione, non c'è altro che la -mano di ferro d'un vicerè, che possa ridurla al dovere. — E diceva -questo senz'aver la più vaga idea delle condizioni dell'isola, per un -puro sentimento atavico d'idolatria del potere, per la compiacenza che -gli dava il pensiero d'una qualsiasi forza che vincesse e comprimesse -un'altra forza, fuori d'ogni considerazione di giustizia e di diritto. -In fine, venne a una conclusione profonda: tutto il mondo andava per -traverso; c'eran miserie e guai da per tutto; di contenti non c'eran -che quelli che facevano all'amore. — _Rien que l'amour_, — disse con un -sorriso che diede alla sua faccia un'espressione affatto nuova per me. -— Avere una donnina che ci voglia bene, e _fessla bonna_, far la dolce -vita insieme, così, come quei due là, che son sempre attaccati l'uno -all'altro come due spicchi d'arancia, sempre d'amore e d'accordo, come -se li avesse maritati nostro Signore in persona.... — E la coppia che -m'accennava, sulla terza panca davanti a noi, eran proprio i piccoli -sposi di borgo San Donato, che non avevo più visti dopo quel giorno -alla barriera di Casale. - -Potei veder bene lei perchè stava seduta un po' di fianco, col viso -voltato indietro, in ammirazione di tre splendidi bambini biondi, -con le vestine bianche ricamate; il più piccolo dei quali era tenuto -sulle ginocchia da una balia in gran gala. La gestazione avanzata -aveva ridotto anche più smunto e compassionevole quel suo povero -viso a cui la natura aveva negato ogni grazia femminina e perfin la -freschezza giovanile; ma vi splendeva in quel punto la dolcezza soave -di quel primo sentimento della maternità, che in ogni bambino fa vedere -alla sposa un fratello della creatura che aspetta, e istituire dei -confronti amorosi fra quello e l'immagine che essa vagheggia; e questi -pensieri balenavano nella bontà dei suoi occhi quando essa fissava il -più piccolo di quei tre bimbi; il quale fissava lei e le sorrideva. -Certo, guardando quello, essa parlava al suo. — Tu non sarai un piccolo -signore come questo, — gli diceva forse, — la tua mamma è povera, -non ti potrà mai vestire a quel modo; ma, in compenso, sarà la tua -nutrice lei, ma non t'addormenterai mai su altro seno che sul suo, ma -avrai tante cure, tanto amore quanto ne possa avere il figliuolo d'un -principe; e se non sarai bello, se non sarai florido come questo, io -t'amerò egualmente, io t'amerò anche di più, io sarò altera e felice -lo stesso di tenerti sulle ginocchia così, di dire al mondo che sei la -mia creatura, di consacrarti tutte le mie forze e tutta l'anima mia. — -Ed era così intento e così affettuoso il suo sguardo che la balia, a un -dato punto, indovinando forse i suoi pensieri, sollevò un poco il bimbo -di sotto alle ascelle, e glielo porse; e quella, spinto il capo innanzi -vivamente, come un'assetata alla fonte, lo baciò come potè, sulla -testa, tre volte, avidamente, con gli occhi raggianti di tenerezza e di -gratitudine.... - - * - -Il caldo cresce, il sole arroventa i crani, i cervelli levano il -bollore, e i cocchieri, con gli occhi infocati e le tempie imperlate -di sudore, gesticolano nei nuvoli del polverone come oratori alla -tribuna, incitando con grida stridule di beduini i cavalli immollati -e trafelati. Sulla linea di Vanchiglia, mi trovo seduto dietro a un di -loro, che espande clamorosamente i suoi affetti con un amico ritto al -suo fianco, trinciando l'aria con la mano libera come se impartisse -una benedizione continua agli alberi e alle case. Alle prime parole -m'accorgo che non è infiammato soltanto dal caldo, ma dall'acquavite, -e appena afferrato l'argomento del suo discorso, riconosco in lui -il poveretto a cui è toccata la disgrazia del bimbo schiacciato in -via Venti Settembre. Non aveva la sbornia allegra, peraltro; non -era sovreccitata nell'anima sua che la tristezza consueta, una pietà -amara per quella sua povera figliola, sempre malata dopo quel giorno -terribile, sempre distesa là in quel fondo di letto, con gli occhi -infossati e con le mani color di cera, che s'ostinava dieci volte il -giorno a riprender l'ago e le forbici, e li lasciava ricader sulla -coltre, dicendo: — Non posso.... non posso più.... — Ma la grappa -levava l'espressione del suo dolore all'altezza della lirica. L'amico -lo confortava invano; egli rifiutava i conforti con dinieghi vigorosi -del capo, dando al freno delle girate violente. Il rumore d'una -locomotiva stradale mi coperse per qualche momento la sua voce: quando -la risentii, era cambiato il soggetto del suo discorso e cresciuto -l'ardore della sua parola. Raccontava come, tornato a casa una sera, -aveva trovato sul tavolino da notte della sua malata un mazzetto di -fiori, delle pesche, una scatola di Liebig, una bottiglia di Marsala. -Chi aveva portato quel ben di Dio? Chila — la signora! Non c'era da -domandarlo. Ma c'era dell'altro. La camera, ch'egli aveva lasciata -sottosopra, come si trovava da vari giorni, con tutte le carabattole -per aria, era ordinata, assestata di tutto punto come quando la -figliuola era _in gamba_: una cappella in un giorno di festa.... -E chi aveva fatto questo? Non mica la portinaia, che s'affacciava -all'uscio la mattina e la sera, e scappava via come per paura della -peste. Era stata anche _chila_! Era capitata là una mattina a visitar -la figliuola, e, data un'occhiata in giro, aveva detto: — Ah! io non -voglio mica che la mia malatina stia in mezzo a questo _ciadel_ di -casa di matti! A me! — E tic tac, alla svelta, senza neppur levarsi il -cappellino, aveva dato sesto a ogni cosa. — _Chila_, capisci? con le -sue proprie mani, come una _donna a poste_, seguitando a chiacchierare -e a dir facezie per tenerla allegra, come una sorella. — E al momento -d'andarsene, di sull'uscio, le aveva detto: — Di' al babbo che non -beva, ricordati! — Qui il cocchiere si lasciò scappare il ridere; poi, -rifattosi serio a un tratto, proruppe in un'esclamazione appassionata: -— Ah, non ce n'è un'altra, no, non ce n'è un'altra come quella; non -c'è, non c'è un'altra santa signora compagna! - -E poichè l'amico, sorridendo, gli faceva cenno che si quietasse, egli -s'eccitò di più, picchiando il pugno sul parapetto, come irritato -da una contraddizione: — Sì, è una santa signora, è un angelo, è -la madonna in corpo e in anima, e lo voglio gridare a tutta Torino, -capisci! - -E una nuova esortazione dell'amico spinse ancora il furore della sua -gratitudine d'un grado più in su. Bestemmiò e ricominciò: — Sì, io -mi farei ammazzare per quella donna lì, capisci; mi farei pestare, -schiacciare, bruciar vivo, mettere a pezzi.... Oh che gioia di donnina! -Oh che amore, che benedizione, che anima santa di donnina! — e si baciò -il dorso della mano e attaccò un'altra serie di moccoli adorativi. - -E quando scesi e mi voltai a guardarlo, lo vidi ancora col viso -in aria e con la bocca aperta, che apostrofava il fantasma della -_Chisciottina_, scotendo il capo a ogni parola come se scandesse il suo -laudario, e agitando la frusta da destra a sinistra come per aprire il -passaggio alla piena della sua passione. - - * - -Sì, tutti sono sovreccitati, e più che altri gli attaccalite e i -prepotenti dello stampo di _Tintura-Migone_; per i quali pare che del -caldo, della polvere, d'ogni noia dell'estate sia colpevole tutta -quella classe di persone con cui essi possono sfogare il proprio -malumore senza pericoli. C'è chi se la piglia col cocchiere perchè vi -sono trentadue gradi all'ombra, chi aspreggia il fattorino perchè il -municipio non fa inaffiar le strade abbastanza, e perfino chi pretende -dal controllore che dia ordine di accelerare la corsa perchè, andando -come si va, corpo d'un cane, non s'è ventilati un bel corno. Ma vidi -un bel caso di castigo l'ultima domenica di luglio, sul corso Regina -Margherita. Dopo aver fatto fuoco e fiamme per una bazzecola, uno -di questi neroncelli gridò scendendo: — Vado immediatamente a far -rapporto alla direzione! — La direzione è lì, — gli disse garbatamente -un operaio che m'era accanto, indicandogli la direzione della Società -Belga, proprio di faccia alla giardiniera. Quegli, che la credeva -invece chi sa dove, e non aveva alcuna intenzione d'andarvi, guardò -l'iscrizione sulla facciata, indispettito, e dopo un momento di -titubanza, comicamente contrastante con la sua risolutezza di poco -prima, voltò le spalle ai sorrisi canzonatori dei passeggieri e s'avviò -dalla parte opposta.... col viso di quel vecchio galante del _Jean -Tommeray_ che, quando la signora ch'egli corteggia fa l'atto di cedere, -prende il cappello e se ne va via dicendo: — Saprò chi m'ha fatto -questo tiro. — - -— Poteva almeno ringraziarmi dell'indicazione — osservò placidamente -l'operaio, senza sorridere. Era il lattoniere autodidattico, il -socialista “legalitario„ e ragionatore, che andava, in un sobborgo -a tenere una conferenza, stringendo sotto il braccio uno dei suoi -registri pieni di estratti di giornali e di note; e aveva accanto un -compagno tarchiato e serio come lui, un fabbro ferraio sui sessanta, -tutto grigio, suo devoto amico e ammiratore, che soleva accompagnarlo -in quelle gite, dandosi l'aria d'un segretario di gabinetto. Un -curiosissimo personaggio costui, che avevo già incontrato più volte: -entrato nel socialismo non per effetto di ragionamenti propri, ma -per fede cieca nella ragione dell'altro; la cui cultura rapidamente -acquisita e il progresso intellettuale continuo gli apparivano come -un miracolo, più efficace di qualunque argomento a dimostrargli la -giustizia della causa che aveva sposato. Il progresso del lattoniere -era continuo, infatti: bastò un breve discorso a provarmi che anche -nei due mesi da che non l'avevo più visto la sua mente s'era allargata -e arricchita, e la sua parola fatta più facile e più esatta. Rimasi -addirittura maravigliato a udirlo commentare le recenti elezioni -generali del Belgio in confronto con quelle di due anni innanzi, -spiegando la ragione del quasi assoluto annientamento del partito -liberale; giustificando l'alleanza dei socialisti coi radicali, ch'era -stata fatta dai primi senza alcuna concessione pericolosa alla loro -indipendenza avvenire; calcolando come, se non ci fosse stato il -voto plurimo, se tutti i partiti fossero scesi nella lotta ad armi -eguali, non il clericale, ma il socialista avrebbe avuto la vittoria. -Ma dall'uomo pratico ch'egli era, di questo non andava a parlare ai -suoi uditori: andava a persuaderli della necessità d'un'associazione -cooperativa, con argomenti tratti dalle loro condizioni e dai loro -bisogni particolari, ch'egli conosceva perfettamente, come conosceva -i bisogni, le condizioni d'ogni sobborgo o villaggio, industriale o -commerciante od agricolo, in cui fosse chiamato a parlare; in ciascuno -dei quali arrivava con un grande corredo di osservazioni, di notizie -e di cifre, raccolte pazientemente da pubblicazioni statistiche e -da conversazioni con gente colta, anche d'altri partiti. E mentre, -scansandosi ogni momento per lasciar salire o scender qualcuno, egli -mi esponeva la traccia della sua conferenza con quella semplicità -modesta di linguaggio e d'intonazione, che faceva il miracolo di -soffocare nei suoi eguali ogni gelosia della sua autorità e quasi -ogni invidia della sua preminenza intellettuale, io osservavo il suo -vecchio compagno, tutto intento alle sue parole; il quale guardava -lui e me, alternatamente, con un'espressione viva di compiacenza -d'amico e d'alterezza di collega, mista di non so che di paterno e -di umile insieme; tanto più commovente in quanto era visibile che -il suo cervello, intorpidito dal disuso, apertosi troppo tardi a -quella nuova luce di idee, non lo capiva che per barlume. Punto dalla -curiosità, tirai anche lui nel discorso; nel quale entrò volentieri, -con una vivacità che mi stupì; ma per uscir dall'argomento quasi -subito, con frasi indeterminate e strane, che attirarono fortemente -la mia attenzione. Riconobbi sull'atto il caso, accennato dal De -Vogüé, d'una di quelle dottrine che, seguendo la legge della caduta -delle idee, discendendo, cioè, dalla mente eletta che le concepì nella -gente semplice e inculta, si deformano, o, meglio, si contraggono e -si cristallizzano in un piccolo residuo tenace, equivalente quasi a -una forza d'istinto, nata con loro. In lui era la dottrina del Rénan, -l'_Avvenire della Scienza_, ridotta in questa sola idea semplicissima: -che grazie ai progressi indefiniti della scienza, e in particolar -modo della meccanica, l'uomo sarebbe riuscito un giorno a provvedersi -così abbondantemente e con così poca fatica quanto gli abbisogna, che -ogni miseria, ogni ingiustizia, ogni lotta sociale avrebbe avuto fine -come la tempesta al cader del vento. Per quale via fosse discesa, -per quale spiraglio entrata nella sua mente, come un raggio in una -grotta, quell'idea unica, nella quale egli aveva una fede assoluta, -immobile, invincibile, e che era il tema di tutti i suoi discorsi e la -fonte d'altri cento embrioni d'idee a cui non trovava parola, forse -non sapeva dire egli stesso. Della sua stessa idea principale io non -afferrai che la coda, quando, con una brusca transizione, egli venne -a parlare dei futuri tranvai elettrici, e movendo da questi, precorse -gli anni con la fantasia, eccitato come da una visione della città -avvenire, che ritrasse in frasi vivaci ed informi, senza badare al -sorriso di compatimento con cui il suo amico lo ascoltava. Egli vedeva -le strade corse da ogni sorta di “automobili„ fitti come i moscherini -per l'aria; i ragazzi portati a scuola, gli operai al lavoro, le donne -al mercato; tutti i pesi trasportati a volo; le distanze sparite, le -fatiche soppresse, un risparmio enorme di tempo e di forza, la vita -agile e facile in tutte le sue forme: _tutt coma la losna_, tutto come -il lampo; e faceva un gesto continuo con la mano come per indicare una -cosa che guizzi e scompaia. Ed era ancora eccitato dalla sua visione -quando scese con l'amico in piazza Vittorio Emanuele per prendere il -tranvai a vapore di Moncalieri, e di lontano mi fece ancora quell'atto: -— _coma la losna_, — che riassumeva tutta la sua dottrina e la sua -speranza.... - - * - -Qui, tra gli ultimi appunti di luglio, trovo poche righe, che mi -ricordano una serata afosa, in cui il tranvai corre sotto gli alberi -non mossi da un alito, in mezzo a passanti che si fanno vento col -cappello, mostrando al lume dei lampioni la fronte luccicante di -sudore, fra due file di case alte, dove alle finestre, ai terrazzini -e alle soffitte è affacciata gente che guarda il cielo e le montagne -lontane, col capo rovesciato indietro e con la bocca aperta, come -se gridassero: — Aria! Aria! Aria! — E: — aria! — invoco anch'io, -bevendo con avidità il po' di fresco che mi manda in viso il ventaglio -d'una signora vicina. Ma al passare lungo i quartieri popolari, dove -pullulano migliaia di bimbi scalzi, sdraiati per terra, coricati sui -marciapiedi, ammucchiati nei fossi, ravvoltolantisi tra i cocci e -la bruttura, coi visi e i colli segnati di scaglie e di gore, con le -braccia e le gambe nere fino ai gomiti e ai ginocchi, e la camicia e i -panni ridotti a un solo colore dalla polvere addensata d'una settimana, -un altro grido mi vien sulle labbra. Aria, sta bene. Ma e l'acqua? -Sta bene la refezione scolastica. Ma e la disinfezione scolastica? -E mi compiaccio a immaginare un gran carro inaffiatore che corra -sulle rotaie lungo quei fossi e quei marciapiedi schizzando zampilli -su quei mucchi brulicanti di piccole creature sudicie, o un'enorme -tinozza ambulante d'acqua tepida, dove li tuffo e li sciacquo tutti -per rimandarli ai loro giochi più vispi, più sereni e più buoni. -Quanti malanni, quanti mali umori, e chi sa anche quanti piccoli germi -d'infezione derivino all'animo da quella sporcizia! Di chi la colpa? -Sì, certo, è in parte incuria colpevole; ma è più miseria, ignoranza, -penuria di tempo, di spazio, di comodi, e mancanza di dignità e -d'amor proprio che da tutto quello deriva. E allora.... allora non -trovo a confortarmi che nella dottrina del vecchio fabbro ferraio: la -scienza, la macchina vôlte a vantaggio diretto di tutti, la produzione -moltiplicata dal perfezionamento dei processi e dal lavoro fatto -universale, e il lavoro reso da queste due cause per tutti quale non -è ora che per pochi, abbreviato e alleviato in modo che a tutti avanzi -tempo, forza e libertà da dedicare alla cura del corpo e alla cultura -dello spirito. Eh, bisogna pur giunger lì, per una via o per un'altra, -se non si vuol rinunciare alla speranza! Ma mentre dico tra me queste -cose, mi dà prima nell'occhio la mano tremante con cui il fattorino -accende il lume del tranvai, e poi il suo viso malandato e turbato, che -mi par di riconoscere. È lui, infatti; il povero fattorino che, dopo -esser stato percosso, quasi mortalmente, da passeggieri sconosciuti, -contro i quali la Società ha mosso causa, trema sempre al calar della -notte, per terrore d'una vendetta. E allora mi raffiguro la scena -selvaggia, penso a quelli sconosciuti che, non provocati, per puro -istinto di malvagità, han messo in pericolo di morte e reso malato e -infelice forse per sempre un uomo onesto e buono, e ritornando al mio -ideale della miseria e dell'ignoranza soppresse, mi domando: — E la -malvagità umana sarà soppressa mai? - -E questa domanda, a cui non oso di rispondere, mi lascia triste e -pensieroso. Ma per un minuto soltanto. Mi riviene in mente l'operaio -lattoniere, mi salta su dinanzi il buon falegname dalla giacchetta -di velluto stinto, penso a tanti altri che vengon su come loro, che -diffondono nel popolo idee e sentimenti di giustizia, di fraternità, di -pietà per i deboli, di orrore per la violenza, che lo educano alla vita -intellettuale, alla dignità di classe e alla fede nella forza dell'idea -e nel progresso della civiltà; e le mie speranze tornano ad accendersi -l'una dopo l'altra, come i lumi che fuggono lungo la via. - - - - -CAPITOLO OTTAVO. - - - Agosto. - -O novellieri antichi, ricercatori amorosi e descrittori lepidissimi -di gente “semplice, grossa e di nuovi costumi„ quali tesori avreste -raccolti nella carrozza di tutti se fosse stata inventata cinque secoli -avanti! Ci sono sposi di campagna in viaggio di nozze, che fanno tre -volte la corsa circolare dei Viali, dodici miglia a un dipresso, con -l'illusione di far sempre nuovo cammino, fin che, mordendoli la fame, -discendono, sbalorditi dall'immensità dì questa Torino che non finisce -mai; montanari solitari che, arrivati alla barriera dov'eran diretti, -salgono sur un'altra carrozza partente, credendo di continuate il -viaggio, e ritornano per un'altra via al punto da cui partirono, dove -si guardano intorno stupefatti, come gente piovuta dal cielo; e poveri -villani che, addormentatisi durante la corsa, si svegliano a un miglio -oltre il punto dove volevan discendere, furiosi contro il cocchiere, -che avrebbe dovuto svegliarli, o almeno “gridar le stazioni„ come si -fa sulle strade ferrate. Più amene, anche in questo, e più stranamente -pretensiose sono le donne. Ho qui notata una balia che, non trovando -da sedere, non vuol dare più d'un soldo, dicendo che un soldo, per -stare in piedi, è già un bel pagare, e che dovevano “attaccare un -altro vagone„; due contadine che, salendo, avvertono il cocchiere di -fermare davanti alla casa d'un _monsú Garet_ o d'un _monsú Cimussa_, -sconosciutissimi, come si direbbe: — Fermate davanti al Palazzo reale; -— e una giovane alpigiana, la quale, scendendo a Porta Palazzo con un -grosso involto, prega il fattorino di aspettare, chè tornerà subito, -appena portata la roba a una sua parente; e si risente della risata -dei passeggieri, trattandoli di maleducati. Non c'è specola migliore -del tranvai per vedere quanta ingenua ignoranza giri ancora per il -mondo e comprendere perchè sia ancora tanto facile l'arte di gabbare -il prossimo. E ci sono anche i timidi, gli affannoni, nuovi affatto -a Torino, i quali, cercando il loro tranvai agl'incrociamenti delle -linee, domandano informazioni di qua e di là ai cocchieri che passano -e, non comprendendo le risposte affrettate, inseguono un carrozzone, si -ravvedono, ne inseguono un altro, s'arrestano, salgono sopra un terzo, -che non è quello, e scendon trafelati e disperati, maledicendo a quella -confusione, a quella furia infernale di tutti e d'ogni cosa, dove un -povero galantuomo perde il tempo e la testa. O povera gente, di cui -il mondo ride, poveri naufraghi della città grande, come fate pietà a -chi sotto il vostro affanno del momento indovina il pensiero inquieto -della lite che v'ha condotti fra le _cittadine infauste mura_, o della -moglie che v'aspetta all'ospedale, o del figliuolo che visiterete alle -carceri, o del lavoro che cercherete invano, o del parente agiato, -ultima vostra speranza, che vi chiuderà l'uscio sul viso! - - * - -L'agosto cominciò lietamente con la scoperta d'un uso nuovo, a cui -non avevo mai pensato che il tranvai potesse servire. Sboccando dal -corso Valentino in via Nizza salii in fondo a una giardiniera, della -quale occupava tutte le panche, fuor che l'ultima, una comitiva -nuziale. C'eran nella prima lo sposo e la sposa, biondissima, tutta -bianca, coronata di fiori e ravvolta in un gran velo; nelle altre una -ventina di parenti e d'amici, donne grasse in abito di seta, uomini -impomatati, con la barba fatta di fresco e un fiore all'occhiello, -un vecchio con un cilindro d'altri secoli, un prete di campagna, -delle ragazze in fronzoli, dei bimbi vestiti da festa. Si capiva che -andavano al Municipio in quella forma economica non per tirchierìa, -ma per capriccio, per un gusto originale di far mostra pubblica della -loro allegria. Erano tutti allegri, infatti, come se avessero già -festeggiato la coppia di prima mattina con molte bottiglie di vermut; -le donne chiacchieranti, gli uomini sorridenti all'idea d'un pranzo -di tre ore, i vecchi ringalluzziti, le ragazze agitate. Anche il -cocchiere e il fattorino, che discorrevano con l'uno e con l'altro, -parevano presi da quell'allegria, come dai vapori d'un liquor forte. -La bianchezza della sposa velata annunziando lo spettacolo di lontano, -molti si soffermavano sui marciapiedi, uscivan donne dalle botteghe, -accorrevano ragazzi; i conducenti dei carri e i fiaccherai sorridevano, -passando, dall'alto della cassetta, e lanciavan degli scherzi: — Oh -che bella bionda! — Tanti buoni auguri! — Salute e figliuoli! — e i -cocchieri degli altri tranvai salutavano il loro collega, auriga del -settimo sacramento, strizzando gli occhi e cacciando fuori la lingua, -mentre i passeggieri si voltavano a guardare tutti insieme, ilari e -curiosi. E la comitiva, eccitata dall'ammirazione pubblica, parlava -più forte, gesticolava più vivo, rideva più alto, incitava con la voce -i cavalli, che andavan di galoppo per via Lagrange, al suon dei fischi -raddoppiati del cocchiere, facendo sventolare come una bandiera il velo -trasparente della sposa bionda, accesa ogni tanto dai raggi di sole -irrompenti dalle vie laterali, e troneggiante nella sua bianchezza come -sopra un carro di trionfo. E mi pareva davvero un carro di richiamo -mandato in giro da un'agenzia di matrimoni o da qualche Società di -propaganda coniugale, un po' carnevalesco, ma pure gentile e simpatico; -e chi sa? forse la prima forma d'un carro da nozze del duemila, quando -tutto sarà servizio pubblico, e si sposeranno con la stessa pompa le -figliuole degli uscieri e dei ministri.... - - * - -Da più giorni spirava aria di nozze su tutte le linee; nei discorsi -delle donne e delle ragazze sentivo ogni momento dei _chiel_ e dei -_chila_, pronunciati con un accento di rispetto insolito, che si -riferivano tutti a una sola coppia, come ad un Adamo e ad un'Eva, dai -quali dovesse discendere un'umanità nuova, e notizie vaghe e commenti -fantastici sopra una bellezza femminea, che nessuna aveva vista, ma per -cui pareva che tutte avessero l'animo preparato all'ammirazione. Ero -una mattina sulla giardiniera della linea di Lanzo, ritto accanto al -cocchiere e, stando voltato di fianco, vedevo un gruppo graziosissimo: -sur una delle prime panche due giovani monache, con gli occhi bassi -e le braccia strette alla cintura; dietro di loro, quattro ragazze -del popolo, col grembialino di stiratrici; più in là un fattorino del -telegrafo. In piazza Carlo Felice salirono accanto alle monache due -signore eleganti che, appena sedute, aprirono in fretta un giornale -illustrato comprato allora, e fissarono con viva attenzione la prima -pagina. Voltandomi da capo un momento dopo, vidi le quattro ragazze in -piedi, che sporgevano il viso, scintillanti di curiosità, piegando il -capo di qua e di là per vedere il giornale, ora scoperto, ora nascosto -dai cappellini delle signore. Era il ritratto della principessa -Elena del Montenegro; il primo apparso in Italia, e che tutte, certo, -vedevano per la prima volta. Il quadretto era curiosissimo. Gli sguardi -acuti e riflessivi e le labbra strette delle due signore rivelavano -un'analisi pacata e minuta, accompagnata da dubbi e da riserve di -critici meticolosi; il sorriso muto e quasi risplendente delle ragazze -esprimeva una curiosità ancor tanto forte da sospendere ogni giudizio; -le due monache sole non avevano voltato il capo, ma non riuscivano a -dissimulare il loro desiderio di vedere, e lanciavano sul giornale -delle occhiatine rapide e oblique come sopra una cosa proibita; -e anche il cocchiere torceva il busto indietro e adocchiava, e il -fattorino, ritto sulla pedana, allungava il collo, e il telegrafista -levava il viso sopra le spalle delle ragazze. A un certo punto, forse -per respirare più libero, le due signore porsero cortesemente il -giornale alle loro vicine, che l'afferrarono come una preda, frementi -di piacere, e vi si curvarono sopra con le teste aggruppate, tirandolo -di qua e di là e facendo un cicaleccio vivissimo. Il tranvai passò -davanti alla stazione di Porta Nuova, donde usciva un'onda di gente, -di omnibus d'alberghi e di carrozze, svoltò sul Corso di Genova in -faccia alla gran muraglia azzurra delle Alpi, s'inoltrò fra i begli -alberi e gli edifizi ridenti del Corso Re Umberto, e le quattro ragazze -seguitavano il loro esame, senz'alzare il capo, non più chiacchierando, -chè avevano sfogata la loro prima furia, assorte in una contemplazione -immobile e silenziosa. Si vedevano passare nei loro occhi intenti -l'ammirazione, la simpatia, il sentimento della distanza immensa che -separava da loro la persona effigiata, lo sforzo della fantasia con -cui cercavano su quel viso i segni della predestinazione gloriosa, -il pensiero del corredo mirabile, delle grandi feste, della felicità -sovrumana che l'aspettavano, l'invidia timida e reverente d'una vita -che esse immaginavano tutta splendori, trionfi, ebbrezze, a cui la loro -speranza non s'innalzava neppure nel sogno. Ed io non potevo staccar -gli occhi da loro, e al pensare che altre migliaia di ragazze come -quelle, che altri milioni di creature umane d'ogni età e d'ogni stato -erano in quei giorni altrettanto smaniose di veder quell'immagine, -e che quell'immagine d'una fanciulla illustre e gentile, sì, ma -sconosciuta fino a ieri, sarebbe stata cercata, commentata, contemplata -religiosamente così, come non fu mai quella d'alcun eroe, o uomo -di genio o benefattore immortale dell'umanità in alcun paese e in -alcun tempo, ero preso da uno stupore profondo, come davanti a un -grande mistero, come all'intuizione confusa di qualche istinto non -ancora scoperto o compreso dell'anima umana. E ancora dominato da -questo stupore tenni dietro con lo sguardo alle quattro ragazze che -s'avviavano al sobborgo solitario della Crocetta, ragionando ancora -calorosamente di quell'immagine, come se portassero via con sè la -spiegazione di quel mistero. - - * - -Due giorni dopo (ricordo ch'era il giorno della morte della _Riforma_), -essendo scoppiato il settantesimo temporale della stagione, rivennero -fuori i carrozzoni chiusi, ed io mi trovai il dopo pranzo, sulla -linea della barriera di Casale, seduto in faccia alla studentessa di -medicina, in mezzo a vari signori e signore, che l'osservavano, senza -parlare. A questi, che forse non l'avevan mai vista, essa faceva la -stessa impressione, m'accorsi, che aveva fatta a me la prima volta; -ma su quel viso bianco e fermo, d'una purezza di vergine ideale, mi -parve di veder qualche cosa d'insolito, il segno d'un pensiero nuovo e -vivo, che mutava sede, mostrandosi ora negli occhi, ora sulla fronte, -ora sulle labbra, come un'ombra guizzante sopra un'acqua limpida e -queta. I suoi grandi occhi celesti, però, si posavano come sempre -sulla gente con quella espressione vaga di chi guarda cose lontane, -alle quali non pensa, e la sua bocca, col labbro di sopra leggermente -inarcato, serbava quell'atteggiamento infantile, indefinibile, che -attesta l'ignoranza del bacio amoroso. Con una mano accarezzava il -lembo d'un nastro del cappellino che le scendeva sul petto; e vidi -che parecchi guardavano attentamente quella mano lunga, bianchissima, -quasi diafana, che pareva si sarebbe dissolta nel calore d'una stretta -d'amante; ed era quella mano che palpava le teste tronche, che tirava -via la pelle dagli arti recisi sulle tavole del laboratorio anatomico -e s'insanguinava cercando i muscoli e i nervi nella carne infetta dei -cadaveri mutilati. Eppure quell'immagine non mi destava per quella mano -alcuna ripugnanza come se nessun sozzo contatto potesse far macchia, -nessun lezzo attaccarsi alla purità virginea delle sue dita, nello -stesso modo che non poteva, a mio giudizio, entrare nell'anima sua -alcuna bruttura della vita e del mondo. Con questo pensiero osservavo -il movimento di quelle dita che parevan petali di giglio agitati dal -vento, quando, nell'ultimo tratto di via Maria Vittoria, il tranvai -s'arrestò al cenno d'una ragazza ritta sulla soglia d'un portone: una -brunetta svelta e messa bene, con un cappellino purpureo guernito di -tre impertinenti penne di gallo; la quale salì rapidamente, e sedette -nell'unico posto che rimaneva, accanto alla studentessa. Ah, che -imprudenza! Ecco un nuovo pericolo, prima ignorato, che presenta alle -peccatrici la carrozza di tutti. Se uscendo di dove usciva, quella -sventata avesse preso la strada a piedi, certo che sarebbe venuto a -molti, incontrandola, lo stesso pensiero che balenò a tutti noi al -primo vederla; ma, guardata di sfuggita da uno alla volta, essa non -si sarebbe trovata esposta, come fu in carrozza, all'osservazione -minuta d'un'adunanza d'inquisitori, in cui la comunanza visibile dello -stesso sospetto mutava il sospetto in certezza. Era una novizia, si -capiva bene, perchè si turbò sotto il primo fuoco degli sguardi che -non aveva preveduti, e cercò di larvare il suo turbamento voltandosi -verso la strada, leggendo gli annunzi, guardando il ventaglio, fingendo -di cercar qualche cosa nelle tasche. Ma invano, perchè, avendo fatto -cinque passi, ansava come se avesse fatto una corsa, e quello che non -diceva il suo respiro dicevano le pupille umide, le guancie rosse, le -labbra febbrili. E c'erano ben lì delle persone delicate che sentivano -la sconvenienza, la crudeltà dell'osservarla tutt'insieme e di -tormentarla a quel modo; ma potendo la curiosità più della convenienza, -gli sguardi insistevano, accusando il lavorìo impudico delle -immaginazioni, e insistettero a segno, che sul viso di lei succedette -alla vergogna l'irritazione, e poi un atteggiamento forzato d'audacia -e di sfida, la tentazione visibile di dirci fuor dei denti: — Ebbene, -sì! E con questo? Siete un branco d'indiscreti e d'insolenti! — e di -fare una distribuzione circolare di ceffate. La studentessa sola mostrò -di non vederla, di non accorgersi neppure che altri la guardasse, come -se nessuno fosse entrato; non una volta essa girò lo sguardo verso di -lei, non un'ombra, fuorchè quella del suo primo pensiero, passò sul suo -viso bianco ed immobile; e mai non compresi, mai non sentii quanto nel -confronto di quei due visi vicini la superiorità infinita dell'incanto -che vien dall'anima sopra la forza che tenta i sensi. Essa acquistava -dal confronto un lume maraviglioso di bellezza, di grazia e di dignità, -che la faceva parere una creatura d'una razza superiore, a cui si -sarebbe baciata la fronte, tirando indietro le mani. - - * - -Dalla morte della _Riforma_ alla cattura del _Doelwick_ passò una serie -di giornate senz'incontri di personaggi della compagnia; ma non vane, -poichè da tre casi nuovi dedussi tre precetti di condotta d'una utilità -indiscutibile per i passeggieri dei tranvai. - -Dedico il primo ai giovani. — “Quando s'è in piedi in fondo a una -giardiniera, in compagnia d'un amico, non esprimere mai il proprio -giudizio sulle bellezze posteriori d'una passeggiera seduta sur una -delle panche davanti, perchè fra i passeggieri ritti accanto a noi c'è -qualche volta qualcuno a cui la cosa può non garbare.„ — Esempio. Un -giovanotto: — Guarda che bellezza di collo che ha quella donnina, la -prima a sinistra sulla terza panca, con quei ciuffetti arricciolati -sulla nuca! Ah, che amore di collo! Ci metterei una collana di baci.... -— Un signore accanto, seccato: — È il collo di mia moglie, badi. - -L'altro precetto fa per le signore. — “Stando nel tranvai quando -s'entra in una piazza, non pigliar mai per sè una frase ammirativa -d'un passeggiere, se in quella piazza c'è un monumento.„ Esempio. Sale -una signorina in un carrozzone chiuso, in piazza Statuto, e nell'atto -che entra per l'uscio davanti, il suo cappellino intercetta la visuale -che dagli occhi d'un forestiere seduto in fondo va alla sommità del -monumento del Fréjus, e proprio nel momento che il forestiere dice al -suo compagno: — Guarda che bell'angelo! — La signorina arrossisce, il -compagno risponde: — L'ha fatto il Tabacchi, è fuso all'arsenale.... — -e la signorina.... deve arrossire da capo. - -Il terzo precetto si può rivolgere a chiunque. — “Uscendo di casa, non -pigliar mai per le minute spese, senza previo esame, un rotoletto di -soldi che trovate sul cassettone.„ — Io commisi questo sbaglio e, per -disgrazia, m'imbattei sul tranvai, dove c'era altra gente, in un gran -fattorino barbuto, dall'aspetto e dai modi d'un procuratore del re di -malumore. Mi restituì il primo doppio soldo, dicendomi: — È argentino. -— Mi restituì il secondo, con un'occhiata severa, dicendomi: — È -argentino anche questo. — Mi restituì il terzo, squadrandomi da capo -a piedi, e dicendomi: — È greco. — E il quarto era rumeno, e il quinto -era di Pio nono.... Avevo preso un rotolo di soldi fuor di corso, stati -messi in disparte per precauzione. Tutti mi guardarono; nessuno poteva -pensare ch'io avessi in tasca per puro caso quella raccolta di falsità; -arrossii come un gambero; la mia riputazione era perduta senza rimedio. -Ah se fosse stato là il mio Guyot, come avrebbe trionfato! - - * - -Povero Guyot! Egli si deve ancor ricordare della data della cattura del -_Doelwick_ perchè quel giorno passò un brutto quarto d'ora. Veramente, -fui crudele. Ma, insomma, fu lui che la volle; doveva far la strada -a piedi piuttosto di venirsi a cacciare in quel solo posto vuoto che -rimaneva sulla giardiniera fra me e un giovanotto in cacciatora, che -teneva spiegato fra le mani il _Grido del popolo_. Data una sbirciata -a me e una al giornale, si ristrinse, si fece piccolo come preso da -un freddo improvviso, per evitare il nostro contatto, e fu appunto -quell'atto provocante che scatenò i miei istinti feroci. Per vendicarmi -raddoppiai il suo tormento cavando di tasca e spiegando la _Lotta di -classe_. Lo sentii fremere come un uomo a cui siano appuntate alle -tempie due rivoltelle. Ah, fui spietato! Ma per poco. Un pensiero -più alto mi sorse nella mente. Pensai che era stolto il maravigliarsi -del lento cammino che fanno nel mondo anche le idee più grandi e più -benefiche, poichè ne avevo accanto una ragione viva così evidente. -Era un uomo che in tutta la sua vita, forse, non avrebbe mai letto nè -un giornale nè un libro socialista, mai accettato nè voluto intendere -una discussione su quella idea; che sarebbe passato a traverso a tutto -questo gran movimento sociale con gli occhi chiusi e con le orecchie -tappate per proposito, portando intatti in sè fino alla morte, come -articoli di fede, tutti i pregiudizi più calunniosi e più insensati che -contro la nuova dottrina e chi la professa aveva accolto alla prima -senza ombra d'esame; che non avrebbe mai capito e nemmeno cercato se -quella parola _lotta di classe_ potesse avere un significato affatto -diverso da quello che gli avevan dato ad intendere; che avrebbe sorriso -di pietà se gli avessero detto che quella era una verità d'ogni tempo, -una necessità storica manifesta, un fatto che è non perchè si voglia, -ma perchè dev'essere, come il corso dei fiumi al mare e l'ascensione -dei vapori al cielo, e che in virtù di quella lotta appunto egli -possedeva quei diritti di cittadino che i suoi padri non avevan -posseduti, e che quella lotta stessa egli combatteva con tutti i suoi -pensieri, con tutti i suoi sentimenti e i suoi atti da che aveva l'uso -della ragione. Povero Guyot! E che colpa ci aveva lui? Era in buona -fede; lo sentiva proprio in fondo all'anima il ribrezzo che gli fece -porgere il soldo al fattorino, sollevando il braccio con cautela per -non toccare quei due fogli esecrandi in cui pensava che si predicasse -lo sterminio e l'inferno! Perchè infierire contro chi, odiando noi, -crede sinceramente di odiare la perversione e il delitto? E questo -pensando, mosso da un senso di pietà, ripiegai il giornale e me lo misi -in tasca. Nello stesso punto il giovanotto discese, Guyot prese il suo -posto subito per iscostarsi da me, e tirò un respiro di sollievo, come -un crocifisso distaccato dalla croce. Non gli restava più accanto che -uno dei ladroni. - - * - -Dopo quella mattina, per tre giorni, trovai la carrozza di tutti sotto -l'influsso di Venere. Come accade in certe passeggiate sul lastrico, -che da quando s'esce a quando si rientra in casa ci si vede volteggiare -intorno l'amore come se al mondo non ci foss'altro, così segue qualche -volta nelle passeggiate in tranvai che per un certo tempo, ad ogni -corsa, e più volte in ogni corsa, ci batte l'ali sul viso, come per -tentare noi pure a farci _canuto spettacolo_, il monello divino, -che moltiplica i popoli e ingrullisce i ministri. La prima volta fu -su quell'ultimo tratto del corso Casale, dove, correndo all'ombra -dei grandi olmi che scendono fino alla sponda, si vede tra i fusti -allineati, come per i vani d'una selva di colonne, luccicare il Po, -sparso di barchette di pescatori e di birichini natanti. Qua e là, -sulle panche della giardiniera, eran seduti un bersagliere, un vecchio -signore arcitinto, due musicanti con le trombe fra le ginocchia, una -contadina con un coniglio fra le braccia; e nel mezzo una ragazza e -un giovanotto, che ai primi gesti riconobbi per sordomuti, stretti in -colloquio amoroso. Amoroso, fuor di dubbio: gli occhi languidi e le -guance infiammate di lei lo dicevano. Aveva l'aspetto d'una giovane -di bottega: un viso largo, ma d'espressione infantile, un sorriso -strano, come di chi sorrida soffrendo, ma simpatico; un busto forte -e ben formato. Lo spettacolo era nuovo per me e lo potei godere a -tutt'agio. Avevo osservato altre volte quella mimica misteriosa di -magnetizzatori e di cabalisti, quei gesti vaghi di chi disegni nel -vuoto o cacci farfalle o mova le dita sopra una tastiera invisibile. -Ma non avevo idea del colorito, della modulazione singolare che a quel -linguaggio aereo può dar la passione. Nei gesti di lei, in special -modo, v'era non so che di morbido e di gentile, e anche negli atti -improvvisi e più rapidi qualche cosa d'intraducibile a parole, che -pareva corrispondere alla smorzatura, ai languori della voce, alle -note argentine e quasi involontarie che sfuggono dal petto commosso -d'una ragazza parlante. La sua mano si soffermava per aria, descriveva -delle curve graziose, ricadeva sul ginocchio con un abbandono stanco -o una vivacità capricciosa, e il suo sguardo, mentre gestiva il -giovine, invece di fissarsi nel viso di lui, accompagnava i suoi -gesti, come s'egli avesse gli occhi nelle mani, con una mobilità, con -una vita, con un balenìo che rendeva tutti i moti dell'animo. Quella -conversazione di dita e di pupille m'attraeva, mi faceva pensare a -quella singolarità d'un amore che non conosce la dolcezza delle parole -susurrate nell'orecchio; che nei momenti appunto in cui la passione -cerca le espressioni più ardenti e pronuncia i nomi più soavi, non -può più dir nulla, nemmeno a modo suo; d'un amore in cui l'amplesso -tronca ogni comunicazione del pensiero e l'oscurità separa le menti, e -le dolci apostrofi di _angelo, cuor mio, anima mia_ escono dall'anima -senza musica e senza tremito e non restano nell'anima che nella forma -di due mani agitate. La mimica del giovane, intanto, s'accelerava, -come se allo scendere dal tranvai si fossero dovuti separare e a lui -premesse d'approfittar del tempo; e lei non faceva più che dei gesti -radi e lenti, quasi sempre gli stessi, come la ripetizione d'una frase -o d'una parola, accompagnata da un sorriso continuo, incerto e dolce. -Era una negazione? Una promessa? Un'espressione di dubbio? Tutti e due -erano eccitati; ma, benchè avessero addosso gli occhi di tutti, non -davano segno alcuno di timidità e di suggezione, quasi che i presenti -paressero loro gente d'un altro mondo, con la quale essi non potessero -avere alcuna relazione di sentimenti o di riguardi; non altro che -immagini, ombre, quali erano infatti; di cui nessuna parola poteva -giungere all'anima loro, come se una distanza immensa li separasse. Poi -“tacquero„ a un tempo tutti e due, ed essa si rivolse a guardare prima -la cascatella del Po, della quale non sentiva lo scroscio, poi gli -olmi della riva, dove cantavano uccelli di cui ignorava il canto, poi -le trombe dei due suonatori, che eran per lei uno strumento misterioso -come un apparecchio elettrico per un selvaggio. Quando il tranvai entrò -in piazza Vittorio Emanuele riattaccarono una conversazione affrettata, -in cui pareva ch'egli facesse a lei una calda raccomandazione, e lei -lo rassicurasse; poi, all'imboccatura di via Po, essa fece fermare, -gli strinse la mano e discese, avviandosi verso i portici; ed egli si -spinse all'estremità della panca e la seguitò con gli occhi, con un -sorriso singolare di curiosità amorosa e pietosa, fin che disparve. Il -fattorino, che stava sulla pedana accanto a lui, gli fece un cenno del -capo socchiudendo un occhio, come per dirgli: — È la tua bella, eh, -briccone? — Ma rimase stupefatto quanto me udendosi rispondere con voce -piena e con perfetta pronuncia, in accento affettuoso di compassione e -di rispetto: — _Povra fia!_ (Povera ragazza!) — Essa sola era muta. - - * - -_Amour, toujours!_ come dice la canzonetta. Fu questo un bel caso -(non raro, mi dissero) di persecuzione amorosa in tiro a due. Sul -corso Vittorio Emanuele una bella signora arresta la giardiniera con -un _alt_ imperioso, sale con impeto e siede con dispetto; e ripartiti -appena i cavalli, salta sulla piattaforma di dietro un signore, col -cappello d'alpinista e la lente all'occhio, e resta lì come un piolo, -con lo sguardo fisso sopra la bella, da cui lo separano sei panche, -aspettando che le si faccia un posto vicino. All'incrociamento dei -corsi Vittorio ed Umberto, riman vuoto un posto proprio nella panca -dietro la signora, e lui, lesto, con una faccia imperterrita, corre -per la pedana afferrandosi alle colonnine, e si va a sedere alle -spalle di lei, che lo sente, senza vederlo, e dà un guizzo come per un -pizzicotto. Non passa un minuto che si vede venire innanzi il tranvai -dei Viali. In quel momento appunto il persecutore cominciava a farsi -avanti, dondolandosi, come chi cerca un'entratura di dichiarazione; ma -ecco che la signora balza in piedi, dà uno strappo con la mano sinistra -alla correggia del campanello, e con la destra, brandendo l'ombrellino, -comanda al cocchiere dell'altro tranvai di fermare. Tutt'e due si -fermano, l'inseguita salta giù, raggiunge l'altro tranvai di corsa, -vi sale come un lampo; e l'inseguitore ostinato, giù anche lui d'un -salto, e via come una freccia, e su, sul tranvai della fuggitiva. La -scena, osservata da tutti, suscitò un vivo mormorio di commenti seri -e faceti: — Bellina! — Che sfrontatezza! — Questa è nuova. — Ma è -un'indegnità! Gli dovrebbe rompere l'ombrello sul muso! — Un signore -celione disse che ci sarebbero voluti dei carrozzoni di salvataggio, -per signore sole, circolanti per le vie principali. Ma un mio amico, -che m'era accanto, quello dei sette peccati capitali, lo Schopenhauer, -gli osservò, con un sorriso sarcastico, che sarebbe stato un “servizio -passivo„. E soggiunse che, secondo lui, c'era invece un altro servizio -speciale di tranvai chiusi, sul modello delle carrozze cellulari, il -quale avrebbe dato agli azionisti un grasso dividendo. — Carrozzoni.... -a che scopo! — domandò l'altro. Ah! lingua sacrilega. Rispose: — Allo -scopo.... opposto. - - * - -E ancora l'amore. Vedo sulla prima panca due teste giovanili così -vicine che mi si disegnano tutt'e due sulla schiena del cocchiere -come sul fondo scuro d'un quadro: l'una bionda dorata, senza -cappello; l'altra, con un grazioso cappellino da marionetta, ornato -di tre cardenie; il quale lascia scoperta una salda massa di capelli -bruni, lucidi e freschi, che pare un turbante di velluto nero. Dalla -piattaforma in fondo, dov'io sto, non posso vedere i due giovani -in viso; ma capisco dagli atti che si parlano senza dir nulla, come -fanno gli amanti in ebbrezza, non per altro che per accarezzarsi con -le parole e baciarsi con la voce, sorridendo alla gente, alle case, -agli alberi, al sole, come per ringraziare il mondo della propria -beatitudine. A un tratto la testa bionda si gira indietro, e riconosco -il mio tipografo entusiasta del 1.º maggio, che, appena vedutomi, -schizza via dalla panca e si slancia sulla pedana verso di me, mentre -la testa bruna, voltandosi curiosamente, mi mostra un adorabile -visetto di diciott'anni, tutto vermiglio di passione, nel quale par -che scintillino non due, ma dieci occhi. — Eccomi qui. Buon giorno. Che -bella giornata! Ebbene, che ne dice del Congresso di Londra? Ha veduto? -La maggioranza, insomma, ha accettato il programma socialista.... — Ma -io capii di volo che non veniva da me per gli affari dell'Inghilterra. -E infatti, dopo avermi domandato chi fossero i _Fabiani_, non stette -a sentir la risposta e m'annunziò d'un colpo il suo matrimonio. -Era sposo da un mese e sette giorni; non disse le ore. — Ah! ma non -creda — s'affrettò a soggiungere — io sarò sempre lo stesso.... è -una donnina di testa, sa. — E mi disse tutto. Era una lavorante in -maglierie, istruita, che aveva fatto i primi due anni della Scuola -professionale; s'eran conosciuti l'inverno passato al _Nazionale_, -dov'essa era andata con suo padre a sentire una conferenza sul lavoro -delle donne e dei fanciulli; la madre di lui era stata un po' incerta, -da principio, per via delle _idee_ della ragazza; ma aveva finito con -dir di sì, innamorata anche lei del visetto. Oh, egli la conosceva, -e n'era ben sicuro. Non era di quelle che fanno le socialiste per -il matrimonio, e poi, acchiappato il marito, ripiegano la bandiera, -e addio conferenze, addio oblazioni, addio riunioni. C'erano delle -idee nette e ben piantate in quella piccola testa; era una compagna -di coscienza e di cuore. Se fossero state tutte così non si sarebbero -visti tanti compagni che giravano nel manico dopo aver fatto il passo -al Municipio. E continuò a tesserne l'elogio lanciandole delle lunghe -occhiate azzurre, che la misuravano amorosamente dalle tre cardenie -del cappellino ai due piccoli tacchi neri luccicanti sotto la panca. -Poi, parendogli d'aver troncato troppo alla leggiera il primo discorso, -si rifece serio per calcolare che al Congresso i centottantacinque -delegati delle _Unioni dei mestieri_ rappresentavano su per giù -ottocentomila soci organizzati, mentre gli altri trecento delegati -inglesi non ne rappresentavano forse duecentomila.... Ma che! Io vedevo -bene che c'era un'altra _unione_ che in quel momento gli premeva assai -di più di quelle di cui discorreva, e, pietosamente, gli apersi la -via d'uscita che cercava, avvertendolo che stavano per prendergli il -posto. E in un attimo egli si ritrovò seduto accanto alla sua bella -socialista, con la quale riprese a solfeggiare il duetto interrotto, -sorridendo alla gente, alle case, agli alberi, al sole. Oh i buoni -borghesi che guardavano con simpatia quel bel ragazzo innamorato e -felice, erano ben lontani dal pensare ch'egli appartenesse a quella -setta orribile che vuole fra gli altri istituti, com'essi dicono, -quello della “_moglie in comune_„. Con che immonda gente ci mette in -promiscuità, a nostra insaputa, la carrozza di tutti! - - * - -All'influsso amoroso succedette sul tranvai un influsso maligno. Ahimè! -S'ha un bel fuggire per le strade senza toccar la terra e non guardando -da alcuna parte: la miseria, la sventura, il dolore c'inseguono, -ci raggiungono anche su quelle tavole fuggenti e ci costringono a -guardarli in viso. Fu come uno schianto di fulmine fra tutta quella -gente allegra che riempiva la giardiniera della linea Ponte Isabella. -Il povero cocchiere scherzava e rideva con un amico ritto al suo fianco -quando, arrivato in piazza Carlina, nello stringere a tutta forza -il freno per non urtare in un carro, si lasciò sfuggir di mano il -manubrio che, girando rapidissimamente, lo colpì nel costato destro e -lo gettò riverso fra le braccia dei passeggieri, bianco come un morto. -Fu creduto morto, scoppiò un grido, tutti s'alzarono, una signora -svenne, dei bimbi si misero a piangere, accorsero il fattorino e una -guardia, alcuni passeggieri discesero, e pigliandolo per le spalle e -per le gambe lo calaron giù come un cadavere e lo portarono a traverso -alla piazza verso la farmacia più vicina. Il passaggio istantaneo di -quell'uomo dall'espressione della forza e dell'allegrezza a quella -immobilità molle e cascante di tutte le membra che aveva l'apparenza -della morte, destò prima nei presenti un senso di terrore che imbiancò -tutti i visi, come se tutti comprendessero in quel punto per la prima -volta la fragilità miseranda della vita; e poi una grande pietà, che -l'accompagnò con un mormorio doloroso fin che disparve in mezzo a una -folla spintagli intorno da quella curiosità frenetica delle disgrazie, -che è uno dei segni più odiosi di quanto rimane nell'uomo civile della -barbarie antica. Uno solo dei passeggieri, un omuccio secco e grigio, -dal viso itterico, con gli occhiali affumicati, alzò la voce fra quel -mormorio di pietà, sforzandosi invano di colorire di questo sentimento -il dispetto messogli in corpo dalla scossa violenta che gli aveva -sconvolto i nervi. O povera natura umana, quando ti cade la maschera! -A sentirlo, pareva che il colpo l'avesse avuto lui. — Ci mancava -questa! — esclamò con voce acre e tremola. — Un bel momento che ci -fa passare! Benedetta gente, sempre sbadata, che rischia la vita.... -Guardate se debbono accadere di queste cose.... Un uomo rovinato! E -poi.... lo spavento dei passeggieri. Eh sì, fa pena anche a me; come -no? Ma facciano attenzione, in nome di Dio, anche per riguardo al -pubblico.... Pare che se le cerchino.... Un giorno è uno scontro, un -altro è il freno.... Ce n'è sempre una.... Non è più un servizio.... -Non è più un vivere questo.... Oh santa pazienza benedetta!... — -Sopraggiunse il controllore, e ritornò un momento dopo il fattorino; il -quale, pigliando le redini, annunciò che il cocchiere si riaveva. Tutti -respirarono, il tranvai ripartì; ma il signore dagli occhiali scuri -restò imbronciato. E si capiva perchè: il triste caso l'avrebbe forse -impietosito, invece d'irritarlo, se fosse seguito tre ore prima; ma -era l'ora del desinare, e l'appetito, per quel giorno, era perso senza -rimedio. — Ah tristo animale! — gli dissi in cuor mio. Ma queste parole -mi svegliaron dentro un'eco inaspettata; l'eco d'una voce severa che mi -domandava se c'era al mondo un uomo, il quale, riandando la sua vita, -non trovasse d'esser stato qualche volta irritato, non impietosito -dalla sventura d'un suo simile, per la stessa misera, vile, disonorante -ragione.... E quella voce mi fece abbassare la fronte. - - * - -Così è: come dalla faccia placida e azzurra del mare spuntano qua e là -teste deformi di pescicani e tentacoli orrendi di polipi, così per le -vie della città dalla lieta pace della vita ordinaria erompono a quando -a quando improvvisi la violenza, la barbarie, il delitto, la morte, a -rammentarci che sotto all'ordine e all'armonia apparente della civiltà -infuria la lotta eterna delle passioni e delle forze nemiche. È l'ora -della siesta; il tranvai va a rilento sotto il sole, per una strada -solitaria, tirato da due cavalli in sudore, che par che s'assopiscano -al suono cadenzato e pesante del proprio passo; una lavandaia -tarchiata, seduta in fondo, si appisola sopra una bracciata enorme -di biancheria che le preme il ventre; accanto a lei un giovanotto di -dubbia eleganza, inanellato e infiorato, dorme col capo ciondoloni sul -petto e la sigaretta spenta fra le labbra; tutti gli altri tacciono; il -fattorino sonnecchia; parlano soltanto due vecchietti, seduti davanti a -me, che commentano senza fine, con voce monotona, l'ultima estrazione -del lotto. A un tratto, in mezzo a quella quiete narcotica, scoppia -un grido selvaggio: — Ladro! Ladro! T'ho visto! Sei tu! Rendimi i miei -danari! — e voltandoci, vediamo il giovane della sigaretta dibattersi, -pallido, fra le braccia poderose della lavandaia che l'ha agguantato -con una mano alla strozza e cerca di cacciargli l'altra in una tasca -del soprabito, seguitando a urlargli sulla faccia: — Ladro! Ladro! -Sei tu! Rendimi i miei danari! — Il cocchiere ferma, il fattorino -accorre, altri s'interpongono, la donna è spinta in là, il giovane è -afferrato, parecchie mani lo frugano, il portamonete vien fuori.... -— Aaaaah! — grida la donna con un riso feroce di trionfo. Il ladro, -col capo scoperto e i capelli arruffati, bianco e stravolto, cessata -ogni resistenza, cerca intorno con due occhi stupidi il cappello -caduto e con un moto meccanico della mano libera si tasta la cravatta -snodata.... fin che sopraggiunge una guardia civica, che fa scender lui -e la donna, e il gruppo s'allontana dalla parte opposta al tranvai, che -riprende la corsa, mentre s'affaccia gente a tutte le porte e da tutti -i canti accorrono ragazzi. Dire che in tanti anni da che sono al mondo -non avevo mai visto acciuffare un ladro in flagrante! Quello spettacolo -mi rimescolò il sangue come se non mi si fosse mai presentato neppure -all'immaginazione. — _Baloss!_ — udii gridare intorno a me. — Brigante! -— Canaglia! — E per un tratto di strada feci eco in cuor mio a quelle -invettive; ma sempre più fiocamente, via via che la scena avvenuta mi -s'andava tramutando al pensiero in un'altra; nella quale la donna era -rappresentata dall'immagine dell'Italia e il giovane da un personaggio -coperto di nastri e di croci; ma con queste circostanze diverse: che -nella mia visione i vicini voltavano la testa dall'altra parte per non -dar noia al ladro, e i lontani s'inchinavano, e la guardia gli faceva -il saluto con la spada. - - * - -E ancora il malo influsso, ancora un incontro triste, sul tranvai della -linea Vinzaglio, in via Roma: il mio buon Giors, che non guarda più -le botteghe dei salumai, che non fischia più l'aria della _Carmen_, -che non sorride più, che ha un altro viso, ch'io non gli vidi mai, e -una voce che non riconosco. Tra una fermata e l'altra, lentamente, con -un accento triste e sempre eguale, come se parlasse a sè stesso, egli -mi discorre di sua moglie malata che “prende una cattiva piega„ e lo -tiene in affanno. Anche questa mattina essa gli disse: — Va, Giors, -va tranquillo, tutto andrà bene. — Ma egli non ne è punto persuaso e -dice di no, con un dondolio del capo continuo. Ieri il medico fece una -brutta faccia, una faccia.... che egli non avrebbe voluto vedere. — E -quando penso! — esclama, voltandosi verso di me. — Una donna che non ce -n'è un'altra. Non è il caso di vantarsi, capirà bene; ma quello che è -giusto.... Levata la mattina alle quattro, tutta la giornata al lavoro, -la sera su fino alla sant'ora, a aspettarmi con l'ago alla mano.... E -mai un capriccio, mai un soldo male speso, mai un pensiero per sè, mai, -mai un dispiacere che m'abbia dato. Ma che dispiacere! Mai una parola -che è una parola non c'è stata fra di noi.... — E dopo una pausa: — E -cosa faccio io se mi manca? - -E dopo una girata di freno: — Già, e cosa faccio io se mi manca? - -E non serve fargli animo; egli segue il corso dei suoi pensieri senza -badare alle mie parole, esclamando di tratto in tratto, con accento -di profonda pietà per sè stesso: — Ah, povero Giors! — Quello che -lo tormenta di più è di dover restar lì al freno mentre essa è là, -senz'assistenza, a rodersi l'anima perchè la casa è in disordine e -i piccini son per la strada e lui non troverà pronta la colazione. -— Eppure, come si fa a perder la giornata? Come si fa? Bisogna ben -mangiare, prima di tutto! — E ripete dopo un po', come se avesse -scoperto allora quella verità: — Già, bisogna ben mangiare. - -E poi riprende l'elogio della moglie, ricorda atti suoi di bontà, -sacrifici fatti per la famiglia. Anni sono, quando egli era senza -impiego e senza aiuti, e avevano già un bimbo di due anni, che -stentavano a nutrire, una sera, rientrando in casa con un po' di legna -che era andata a prendere alla parrocchia, la povera donna vacillò -e gli cascò quasi fra le braccia. — Cos'hai? — le domandò. Si mise a -ridere: era passata da Catlinin, una sua amica che teneva un banchetto -di liquori, e, invitata a bere, ne aveva mandato giù un sorso di -troppo. — Ah, non è vero! — disse lui; — fa sentire il fiato. — Che! -niente. — Tu hai digiunato! — E allora a lei era scappato da piangere. -Non aveva mangiato in tutto il giorno per empire il marmocchio. — Ma se -ci fu verso di farglielo dire!... No, non ce n'è un'altra compagna. Ah, -povero Giors! - -In quel punto fermò per lasciar salire un signore e rimise subito i -cavalli in moto. Ma quegli strepitò e fece rifermare: — Ma non vede, -corpo di...., che ha ancor da salire mia moglie! — Poi, guardatolo -bene in viso, soggiunse fra i denti: — La mattina almeno non dovrebbero -bere. - -E Giors, con una mitezza che mi commosse più di quanto aveva detto fino -allora, — _Ca scusa_ — rispose; — non avevo proprio visto. Eh, ho la -testa per aria. - -E ripartito che fu, disse di nuovo a mezza voce, tentennando il capo e -guardando lontano davanti a sè: — Già, e cosa faccio io se mi manca? - - * - -Poi, per vari giorni, trovai qualcuno dei miei attori quasi a ogni -corsa, come se ci fossimo dati convegno. Trovai una mattina, sulla -linea del Ponte Isabella, il fattorino _marchese_, che dedicava -tutte le sue eleganze e le sue grazie a una donna non più giovane, -ma d'aspetto signorile, profumata come uno zibetto; la quale lo -accompagnava di panca in panca con uno sguardo morente. Era una -maschera variopinta di attrice smessa, di quelle donne indiavolate, in -cui ricomincia con la quarantina una seconda gioventù più matta della -prima, e che per un traviamento dei sensi e della fantasia cercano -le avventure al di sotto della propria classe, come certi briaconi -aristocratici, giunti sul pendio del vizio, precipitano all'osteria. -Ah, malcauta! Io le previdi sul belletto la traccia delle cinque dita -di quella terribile bruna gelosa, in presenza della quale avevo visto -il signor marchese timido e contegnoso come un seminarista.... - -Rividi un altro giorno il “tranvaiofilo„, l'ardente paladino della -_Belga_.... in qual lavoro occupato! Non avevo pensato mai che la -passione per la carrozza di tutti potesse salire a un tal grado -d'ardore da far discendere il dilettante a dare una mano al cocchiere -per rimettere sulle rotaie la giardiniera fuorviata. E con che -entusiasmo spingeva, con una spalla contro il parapetto, puntando -i piedi e gonfiando il collo, nell'atteggiamento d'un prodigo -dell'inferno dantesco, fiammante nel viso e superbo di faticare per una -“santa causa....„ - -Rividi il mio persecutore sonettista, che mi si venne a sedere accanto -sull'ultima panca, con un sorriso d'aguzzino; ma questa volta mi -salvò un operaio, seduto davanti a noi, con una pipaccia orribile fra -i denti, la quale mandava in viso al poeta dei nuvoli di fumo così -pestifero che, dopo avermi tossito nell'orecchio una quartina, dovette, -soffocando e sagrando, rimangiarsi gli altri dieci versi per non -sputare i polmoni. O imprecata Regìa italica, tu fosti almeno una volta -benedetta! - -E ritrovai sulla linea di Lanzo, dopo cinque mesi, quel certo erotico -sereno dalla zazzera bianca e dagli occhi azzurrissimi, arieggiante un -pastore evangelico, ritto in fondo a una giardiniera occupata quasi -tutta dalle alunne d'un collegio, dai quattordici anni ai diciotto, -vestite di color lilla, con una mantellina minuscola di seta nera; le -quali, conversando vivacemente da panca a panca e torcendo i busti -snelli come solleticate da mani invisibili, presentavano ai suoi -occhi il profilo grazioso dei loro nasini scolareschi e dei loro petti -virginei: la sua giardiniera ideale! Oh come il suo sguardo chiaro di -erotico intellettuale scorreva agile e lieto su tutte quelle spalle -e su tutti quei colli adolescenti, come si tuffava in tutte quelle -capigliature fresche, come nuotava in quella primavera rosata! Come -si godeva i suoi dieci centesimi! Si capiva che non sarebbe disceso -per cento lire. Ma, in via Milano, lo distrasse da quello un altro -spettacolo anche più allettante. Mentre il tranvai andava di tutta -corsa, un bel pezzo di bruna sui trent'anni, senza cappellino, con -un canestro di fiori alla mano, prese l'abbrivo dal marciapiede e, -adocchiato un posto vuoto in capo a una panca, spiccò un salto.... e -_là_, ritta sulla pedana, con una mano alla colonnina e il canestro per -aria, nell'atteggiamento d'una cavallerizza che, passato il cerchio, -ricasca sulla sella e chiede l'applauso. Era la famosa fioraia di Porta -Palazzo, nota a tutti gl'impiegati del tranvai per quella sua destrezza -acrobatica. Seduta che fu, in mezzo all'ammirazione delle ragazze, -parve che l'erotico raccogliesse su di lei, in un con lo sguardo, tutti -i suoi pensieri, e stette un pezzo così, immerso in una meditazione -profonda e tranquilla, di cui sprizzava la dolcezza dagli occhi -socchiusi e dalle labbra sorridenti.... - - * - -E rividi anche il cavalier Bicchierino, miracolo! non nella solita -via Garibaldi, ma sulla linea dei Viali, più rotondo e più lustro che -mai. Doveva _fruire_ d'una breve licenza estiva e far quella corsa per -ricreazione, perchè non l'avevo visto mai in un atteggiamento di così -placido riposo, così chiaro nel viso, così palesemente libero da ogni -pensiero del “cancello„. Egli spaziava con lo sguardo sui corsi e sulle -piazze, osservava i lunghi filari d'alberi, le botti inaffiatrici che -passavano, gli operai occupati a sparger ghiaia e a piantare nuove -acacie, e dalla sua serietà abituale trapelava l'alterezza del vecchio -torinese innamorato della sua Mecca, il godimento della linea retta, -l'ammirazione della simmetria, la compiacenza per il buon andamento -dei servizi municipali, la soddisfazione di vedere tutti i passanti -che andavan verso il Po tenere la destra, e tutti quelli che venivan -su, il lato opposto, come si deve fare in mia città civile, e come non -si fa, _dioumlo pura_ (diciamolo pure) che a Torino. Ma in vicinanza -del Teatro Torinese la sua quiete fu turbata. Il fattorino esclamò; -— Ah, eccole qui quelle dello sciopero! — e vedemmo venire dal ponte -delle Benne una lunga processione di donne d'ogni età, che ingombravano -tutta la strada, levando polvere come un armento, e mandavano fino -a noi un mormorio sordo e confuso come d'un fiume rotto tra i sassi. -Erano le operaie di non so che opificio del Parco, scioperanti da due -giorni, che andavano alla Prefettura. Il cavaliere si voltò bruscamente -a guardarle, ed io vidi sul suo viso un mutamento istantaneo, -maraviglioso, come d'uno a cui si attorcano tutt'a un tratto le -viscere. Non avrei meglio compreso quello che passava nell'animo suo -se si fosse sfogato con un discorso. Compresi che quel fatto d'uno -sciopero, per sè solo, astratta ogni idea di ragione o di torto che gli -scioperanti potessero avere e di condotta pacifica o tumultuosa a cui -fossero per attenersi, urtava violentemente tutti i suoi sentimenti e -i suoi principî, offendeva in modo intollerabile tutti i suoi istinti, -gli faceva l'effetto d'un abuso enorme, d'una violazione temeraria -di tutte le leggi, d'una perturbazione criminosa dell'ordine sociale -e naturale, come se avesse visto le case e gli alberi del corso -rompere le file e ballare la tarantella. Il tranvai lasciò presto la -processione a distanza; ma egli continuò a guardarla, voltato indietro -in una positura incomoda, con una fronte così rimbrunita, con gli -occhi così dilatati e torbidi, che mi fece pietà; tanto si vedeva che -soffriva, che non poteva sopportare lo spettacolo di quell'“anomalia„ -in quel corso così diritto, fra quelle case tutte d'un'altezza, in -quella sua Torino dove tutti camminavano con quel bell'ordine per -viali così ben tenuti. Povero cavalier Bicchierino! Se la vedeva così, -non era già per cattivo cuore; il suo viso diceva che era uomo da -comprendere e da sentire le miserie umane, da dar ragione ai deboli -quando chiedevano il giusto e l'onesto. Ma occorreva che la pietà, -il sentimento della giustizia e tante altre belle cose gli entrassero -senza urtare quelle quattro idee piantate ai quattro canti della sua -mente come i quattro soldati intorno al monumento di Carlo Alberto, -ossia, che gli scioperanti scioperassero senza cessar dal lavoro, e -andassero alla Prefettura a tempo avanzato, a uno a uno, in punta di -piedi, per trecento strade diverse, con un bel foglio alla mano, in cui -tutto fosse esposto e spiegato in ben conteste frasi d'ufficio. Senza -cuore il cavalier Bicchierino! Ma per pensarlo converrebbe non sapere -che di tutti i teatri d'Italia sono i torinesi quelli in cui i drammi -commoventi strappano dalle tasche un maggior numero di pezzuole e dai -petti i _bravo_ più somiglianti a un singhiozzo! E lo vidi alla prova -in quella stessa corsa, allo svolto di via Vanchiglia, dinanzi al caso, -non raro, d'una famiglia che dava l'ultimo addio, sul predellino del -tranvai, a una persona cara, diretta alla Stazione di Porta Nuova. Era -una ragazza che partiva; il suo vecchio padre e una sorella sciancata -l'abbracciarono; la mamma le chinò il capo sul seno, piangendo -dirottamente; il fattorino e il cocchiere non osavano di lagnarsi del -ritardo; tutti le guardavano commossi. Ma il primo a prendere l'involto -della ragazza fu lui, Bicchierino, e con un atto così rispettoso, con -un viso così compassionevole, con un: — _Ca permetta!_ — così tremolo -e così buono, che lì per lì feci giuramento di non dargli mai più un -dispiacere. — No, povero Travet, ancora così mal conosciuto in Italia -anche dopo la gran commedia che t'ha dato il nome, non dirò mai più -che è stretta via Garibaldi, non taglierò mai più il _Popolo_ con le -dita, e se avrò un giorno la fortuna di conoscerti, farò uno sforzo per -parlarti il più puro piemontese che sia mai risonato sul palcoscenico -del Teatro Rossini, e non urterò alcuna delle quattro idee guardiane -del tuo cervello, anche a costo di mettere al laccio le mie.... - - * - -Peccato che non ci fosse lui.... Ma no, perchè forse, anche -commovendosi, egli avrebbe visto in quella scena un esempio di -confusione di classi, che poteva offendere nell'animo suo il sentimento -dell'ordine sociale. Ma per me fu la scena più gentile che mi -fosse occorsa mai sulla carrozza di tutti. La giardiniera s'arrestò -all'angolo di via Maria Cristina e di via Baretti, dove l'aspettava -un vecchio muratore, con la giacchetta sulle spalle, sostenuto per -un braccio da un murator giovane, che l'aiutò a salire, facendogli -qualche raccomandazione, e lo salutò, dicendogli: — In gamba! — Quello -sedette a sinistra d'una bella signorina bionda, un'adolescente precoce -dal viso di bimba, alla quale i capelli d'oro, le carni rosee, il -vestito bianco davano come uno splendore diffuso, in cui il sorriso, -ogni volta ch'ella sorrideva alla cameriera seduta alla sua destra, -pareva una luce nella luce, e rivelava il pensiero ancor fanciullesco. -L'operaio, si capiva, era stato colto da qualche male improvviso e -costretto a lasciare il lavoro: teneva ancora il cappello di sghembo -sui capelli grigi arruffati, come forse glie l'avevan messo rialzandolo -da terra; stava come accartocciato, col viso smorto e col mento sul -petto, e i suoi occhi esprimevano quel senso di tristezza scorata e -paurosa che desta ogni malore repentino in quell'età, insidiata dalla -morte. Davanti e dietro di lui c'erano signore e bambini eleganti; -sulle altre panche la solita gente varia; da ogni parte uno sventolìo -vivace di ventagli e di cappelline. A un tratto, mentre si sboccava sul -corso Vittorio, s'intese un grido. Era la signorina bionda, a cui il -muratore, preso da deliquio, aveva abbandonato il capo sulla spalla. -Il suo primo senso fu di sgomento, e scattò indietro; ma si riebbe -nell'atto stesso per sorreggere il vecchio che cadeva, e non potendo -tenerlo con le mani, lo rialzò facendo forza con tutta la persona, lo -rimise nell'atteggiamento di prima e porse la spalla al suo capo morto, -che vi ricadde su pesantemente, perdendo il cappello. Tutto questo -in un attimo. Ah, brava _tota_! Com'eran succeduti pronti sul suo bel -viso d'inglesina al terrore la risoluzione e al ribrezzo la pietà, e -com'era angelicamente bella, così, pallida dalla commozione, ma ferma -e quasi altera, con quella fronte splendida inclinata verso quella -povera testa di vecchio operaio senza vita, che s'appoggiava a lei come -a una figliuola! Il tranvai si fermò; accorsero alcuni per prendere il -malato; ma una boccetta d'essenza, ch'era passata di mano in mano, gli -aveva già fatto riaprire gli occhi e rialzare la fronte. La signorina -raccolse il cappello chiazzato di calce e glie lo rimise sul capo -con garbo, sfiorando con le sue piccole mani bianche i suoi capelli -grigi, gli riaggiustò la giacchetta sulle spalle, lo aiutò a discendere -mettendogli le palme sotto i gomiti, lo guardò mentre s'allontanava -accompagnato da due passanti, e quando il tranvai ripartì, espandendo -l'animo oppresso dalle commozioni diverse, prima sorrise ai presenti -che la guardavano, e poi ruppe in pianto. - - * - -O benedetta carrozza di tutti!... Eppure c'è chi dice corna di te e -ti vorrebbe a terra. Fu un atto d'accusa in tutte le forme, un vero -stroncamento dell'istituzione quello che fece l'ultimo giorno del mese, -in un carrozzone chiuso di via Lagrange, in cui m'aveva cacciato la -pioggia, un grosso medico panciuto e arcigno, dai capelli rossi e dagli -occhiali verdi. Egli si sfogava con un amico seduto in faccia; ma tutti -gli altri ascoltavano e se la godevano, approvando, per eccitargli -la vena. Aveva preso le mosse da un suo nipote, un giovanottone di -diciott'anni, forte come un bufalo, che non era più buono a andar da -Piazza Savoia a Piazza Venezia senza farsi tirare da due rozze. Era -una vera epidemia di pigrizia, diceva, quella che i tranvai avevano -portato nella cittadinanza. Tutti quelli che avevan dei soldi da -buttar via non camminavano più. In verità. Egli conosceva centinaia di -poltroni sani come lasche, per i quali il fare un chilometro a piedi -era diventata una delle dodici fatiche d'Ercole. — Si sfibra la razza, -positivamente; gli uni perdono le gambe, gli altri il cervello. Non -vedete i due eccessi opposti? C'è una razza di vecchi matti che per far -del moto si sciupano i polmoni e arrischian le ossa sulla bicicletta, -e un esercito di giovani che non fanno più trecento passi al giorno -coi propri piedi. È un incarognimento generale, mi scusino, è la vera -parola; e lascio stare che se si spendesse in beneficenza la metà dei -denari che si sprecano per farsi portare da una cantonata all'altra, si -darebbe del pane a migliaia d'affamati. Ma certo. I tranvai! Ma sono -un'istituzione funesta all'igiene, veicoli d'aria viziata, che hanno -soppresso la passeggiata stimolante prima del pranzo, la passeggiata -digestiva dopo cena, le camminate regolari da casa all'ufficio.... Non -vedete quanta obesità gira per Torino da dieci anni a questa parte? -Non c'è da ridere. Vi dico che cresce l'adipe in un modo spaventoso. -Si vedon delle signore di trent'anni che paion palloni, degli uomini -di quaranta che paion botti. Un incarognimento, ripeto. E chi vivrà -fra cinquant'anni vedrà passare dei carrozzoni che parranno stie piene -di galline faraone e di tacchini ingrassati per il Natale! — Tutti -ridevano. E benchè ridessi anch'io, m'inquietò nondimeno un poco il -timore di addossarmi col mio libro una parte anche minima di colpa -della futura pinguedine d'Italia. E rimasi pensieroso davanti a quella -visione comica d'un popolo di lune piene e di pancie enfiate. — Però, — -pensai, — per il popolo italiano.... c'è tempo. - - - - -CAPITOLO NONO. - - - Settembre. - -Il settembre porta sui tranvai un soffio di vita nuova. Vi comincio -a rivedere figure note di _travet_, ch'erano scomparsi, rinverditi da -un mese di licenza, signore imbrunite dai venti del mare, visi vivaci -su cui preluce la gioia del “viaggio circolare„ o della vendemmia, -e reduci dalla villeggiatura, i quali si riconoscono allo sguardo -quasi di forestieri che girano su Torino, non più veduta da un pezzo, -salutandola con un sorriso che rivela il gusto rinascente degli agi e -degli svaghi della vita cittadina, e facce esotiche di viaggiatori di -passaggio, che ad ogni crocicchio si voltano di qua e di là a guardar -la fuga delle vie sconosciute. Famiglie intere in abito di campagna, -tornanti dai bagni o dai monti per ripartire per la collina, ingombrano -le giardiniere di valigie e di scatole, tutti eccitati dal piacere del -viaggio, e spandono sulla noia dei passeggieri abituali, sonnecchianti -durante le corse obbligate per le vie polverose, un alito di frescura, -degli effluvi d'alghe e di boschi, che danno loro miraggi confusi di -ville bianche, di valli verdi e di marine azzurre. E cresce la noia -quando il tranvai riprende il suo aspetto solito per le lunghe vie -solitarie, dove non s'incontrano che pochi passanti col cappello da una -mano e il fazzoletto dall'altra, in mezzo alle lunghe file di finestre -chiuse, che par che dai vani delle persiane versino giù il silenzio -morto dei quartieri abbandonati e tenebrosi. E per i relegati nella -cinta daziaria s'aggiunge alla noia il dispetto al veder quell'eterna -collina e quell'Alpe eterna che appaiono ai capi opposti delle strade -come un invito beffardo, come una provocazione maligna. Tra questi son -io, e per giunta alla noia e al dispetto ho il rammarico di non veder -più che assai raramente, fra quel succedersi continuo di facce nuove, -che invadono la mia sala di studio ambulante, i cari attori della mia -compagnia. - - * - -I primi che rivedo, discesi freschi freschi dalla montagna col loro -idoletto, sono Taddeo e Veneranda, sulla linea solita dei viali, tutti -e due ingrassati ancora, con due facce che paiono il ritratto della -beatitudine. Sono stati venti giorni all'Ospizio di San Giovanni -d'Andorno: mi decantano il paesaggio, l'aria, l'acqua, il pane, la -cortesia della gente; ma son felici sopra tutto d'aver riportato la -bambina fiorente di salute. È, infatti, uno splendore, ed io assisto -al suo trionfo. Ritta in mezzo a loro sull'ultima panca, vestita di -rosa, coi suoi folti capelli castagni tagliati sulla fronte e sparsi -sulle spalle, coi braccini nudi segnati ai polsi di due risegoli da -lattante, essa tempesta padre e madre di domande, apostrofa i vicini, -ride e trilla agitando le manine per aria, spande tutt'intorno la luce -della sua bellezza e la musica della sua allegria. Quel visetto di -Madonna, quell'esuberanza di vita richiamano a poco a poco l'attenzione -di tutti. Si voltano prima dalla panca davanti due signorine, che le -rivolgon la parola e le carezzano i capelli; poi dalla panca più in là -si volta tutta una famiglia a guardarla e a farle dei cenni, a cui essa -risponde mandando dei baci; poi altri più distanti, ragazzi, ragazzine -e signore, attirati da quel continuo trillìo, si girano e le sorridono; -e sotto tutti quegli sguardi ammiratori, al suono di tutti quei saluti -amorevoli la piccola attrice raddoppia di vivacità, si fa più rosea e -più bella, sfavilla e trionfa come un angiolo in gloria. _Che diveniste -allor_, poveri Taddeo e Veneranda? Si danno anche nella vita dei più -oscuri di queste giornate gloriose, che rimarranno nella mente loro -fino agli ultimi anni, come raggi di sole. Un padre e una madre che -vedessero incoronare il figliolo in Campidoglio non potrebbero dar -segno d'un'ebbrezza più grande di quella che splende sulle facce -rotonde di questi due buoni pacioni, ai quali brilla una lacrima -negli occhi ed esce il fiato a stento dalle labbra tremanti, come se -la gioia li soffocasse. E fanno uno sforzo per contenersi; ma a un -certo punto la mamma non ci regge più: bisogna che si stringa al cuore -quella creatura benedetta a cui deve l'ora più bella della sua vita; e -Taddeo, per dissimulare la sua commozione, voltando verso di me il viso -raggiante sotto al velo d'un'indifferenza forzata, mi dice con voce -tremula e quasi spirante: — Pare che il tempo si sia rimesso; ma.... è -difficile.... che duri. - - * - -Il secondo che ritrovai fu il pittore, che mi saltò accanto una mattina -sopra una giardiniera di via Roma, allegro come se avesse avuto il -primo premio all'Esposizione triennale. — Già _rinurbato_? — gli -domandai. — No, — rispose, — sto ancora a Perosa; ma mi _rinurbo_ tre -volte la settimana. — Tre corse a Torino la settimana, per uno che -non aveva affari e che stava a due ore e mezzo di strada ferrata, mi -parvero molte; e raffrontando la sua nuova allegria con l'umor nero -dell'ultima volta, pensai che dovesse avere qualche forte cagione. -Gli domandai in qual modo gli fosse passata quella grande avversione -per la geometria di Torino, per le file dei cubi gialli, per le strade -tutte pari, dove gli pareva di ritrovarsi sempre alla stessa cantonata. -Mi rispose sorridendo che era passata; ma in qual modo, non disse. — -È l'antipatia per le figliole di Borea, per gli angioli d'alabastro, -per le signorine tutte ritagliate con un solo giro di forbici sopra un -foglio ripiegato in cento? — Ah! — rispose, — era un brutto periodo per -me.... Tutti ne hanno. Ma ora.... tutto è cambiato. — - -— Ha dunque rinunciato alla ricerca coniugale sui tranvai? o ha già -trovato? - -Si mise a ridere, colorandosi un poco alla sommità delle guance, -e cambiò discorso subito, affollando le parole. Aveva rinunziato -definitivamente a scoprire il mistero della signora delle coincidenze. -— Ah, è più forte di me! — disse. — Non ce la posso! — E mi raccontò -che un giorno, incaponito, aveva voluto tenerle dietro a ogni costo. -Trovatala sulla linea dei Viali, l'aveva vista scendere all'imboccatura -di via Cristina e salire sul tranvai di Ponte Isabella; ed era sceso -e salito anche lui; ma, arrivata in piazza Cavour, quella era scesa, -e aveva preso il tran vai della barriera di Casale; e lui giù e su -da capo; e lei giù per la terza volta in piazza Vittorio Emanuele, -dov'era rimasta a aspettare il tranvai di Vanchiglia; e giù lui pure ad -aspettare lo stesso tranvai a venti passi di distanza; ma all'arrivo di -questo, vedendo ch'essa lo lasciava passare, benchè ci fosse posto, per -aspettare il successivo, egli aveva finalmente desistito dall'impresa -e se n'era andato via, con la curiosità in corpo, più arrabbiata di -prima. - -Durante una di quelle corse, appunto, le aveva visto aperto fra le mani -uno di quei piccoli album da dieci centesimi, della casa di pubblicità -del Massarani, nei quali sono segnate in rosso, sul tracciato delle -strade, tutte le linee di Torino, ed essa l'andava sfogliando e -osservando pagina per pagina, come un ufficiale di Stato Maggiore che -studi la carta topografica delle grandi manovre. Chi sa che vasti piani -di strategia tranviaria, che intricate combinazioni andava escogitando, -di corse e di controcorse e di finte mosse e di giri viziosi, e chi -sa mai con che scopo, e per forviare chi, e per riuscire dove? Mistero -profondo! Era meglio non pensarci più; l'impresa era disperata. - -Ma mentre diceva questo io vedevo bene che pensava ad altro, che aveva -in cuore una contentezza a cui quel racconto serviva come il ventaglio -alle signore per nascondere certe espressioni involontarie del viso. -Tra una frase e l'altra guardava di qua e di là tutti i tranvai che -passavano vicino o lontano, aguzzando gli occhi, come se in ciascuno -ci potess'essere qualche persona ch'egli cercava; e il suo aspetto -e i suoi modi eran quelli di chi ha un pensiero bello e felice che -s'intromette in tutti i suoi pensieri, un'immagine a cui parla in -segreto anche parlando ad altri d'altre cose, e che danza tra lui e -tutti gli oggetti come i globi di fuoco che vediamo per aria dopo aver -fissato gli occhi nel sole. - -A un certo punto non mi potei più tenere e gli dissi ex abrupto: — -Andiamo, a che serve fingere? Mi dica la verità. Lei _ha trovato_, e -non mi vuol far la confidenza per timore ch'io la metta nel mio libro. - -Questa volta diede in un ridere così forzato e stonato che tenni per -certo d'aver colto nel segno. Sì, il timore soltanto di esser messo -in stampa lo tratteneva dal farmi la confessione. E continuò a dir -di no, scrollando il capo e sorridendo, e guardandosi la punta d'uno -stivaletto, come se ventilasse in cuor suo se doveva persistere a -negare o sfogar la sua voglia di dirmi tutto. — Ebbene.... — cominciò. - -Io porsi l'orecchio per ricever la confessione. - -— Ebbene.... no — disse ridendo — se fosse vero.... cioè, quando sarà -vero, lo dirò a lei prima che a ogni altro; ma.... non è ancora. - -— Il suo _non è ancora_ è una traduzione traditrice di _è già_. Non -mi può dire almeno la linea su cui l'ha veduta la prima volta? È un -indizio così vago! - -— Ebbene.... la linea del Ponte Isabella. - -— Carrozzone chiuso o giardiniera? - -— .... Carrozzone chiuso. - -Ed era tanto rimbambinito nella sua passione che, detto quello, mi -guardò con una certa diffidenza, come se io avessi già tanto in mano -da poter scoprire la persona. — Non importa, — gli dissi — le assicuro -che la scoprirò prima che lei si confessi. — E mentre scendeva, gli -domandai se fosse proprio preso sul serio. - -Egli mi mise una mano sulla spalla e la bocca all'orecchio e con -un accento di passione di cui non l'avrei mai creduto capace, così -inaspettatamente caldo e profondo che mi diede una scossa: — Ah! — -esclamò — da perderne la testa! - -E messo il piede a terra, mentre il tranvai ripartiva, si voltò da -un'altra parte per nascondermi la vergogna d'essersi tradito così, da -quel buon fanciullone ch'egli era. - - * - -E finalmente, dopo tre mesi e più, riecco una mattina donna Chisciotta, -che esce quasi di corsa dalla Stazione di Porta Susa e sale sul tranvai -della barriera di Casale, tirandosi dietro tre marmocchi e un facchino -carico di roba, tutta infiammata nel viso, con un cappellino bellicoso -messo alla diavola e un panierino alla mano, dal quale spuntano delle -ciambelle. Dove aveva preso quei tre piccoli mobili, dalla testa -rapata, vestiti tutti a un modo e puliti come specchi, ma visibilmente -di razza povera, che le stavano appiccicati e le sorridevano come a -una mamma? Che ne avesse fatta “qualcuna delle sue„ lo indovinai alla -prima; ma per capire di che specie fosse dovetti aspettare ch'essa -attaccasse conversazione con una vecchia signora, che la interrogò per -indiretto, accarezzando i bimbi, e guardando lei curiosamente. I due -maschietti, disse, s'eran rimessi bene; bastava guardarli in viso; ma -la bimba non era migliorata gran che. Le bisognava una cura lunga, e -per questo ella si sarebbe intesa con sua madre, a cui la riportava. -E si diffuse in particolari sulla malatina, fissando ogni tanto su -quel visetto pallido l'occhio inquieto e amoroso, come se volesse -colorirlo con lo sguardo. In fine, capii che erano poveri ragazzi mezzo -rachitici, di tre famiglie diverse, ch'essa aveva presi in tre soffitte -della propria casa, e portati per venti giorni in Val Sesia, nella sua -villa, dove da vari anni manteneva ogni estate, a spese proprie, una -piccola _colonia alpina_ di bimbi gracili. E poichè la vecchia signora -la lodò, dicendole dolcemente che se tutte le signore avessero fatto -altrettanto, migliaia di ragazzi poveri avrebbero riacquistato la -salute, essa respinse la lode, scrollando il capo, rattristata tutt'a -un tratto, sconfortata dal pensiero della propria impotenza, della -povertà dei suoi sforzi solitari di fronte all'immensità dei bisogni, -alla moltitudine innumerevole dei bambini malaticci che rimangono in -città nei mesi caldi a bere l'aria avvelenata di stamberghe sudicie -e oscure. E ripeteva, certo senza saperlo, il grido del Tolstoi: — -Che cosa fare? Ma! Che cosa fare? — con un accento così caldo e così -doloroso, da far comprendere che quel pensiero le soffocava in cuore -ogni soddisfazione dell'opera buona compiuta; e anche più del suo -accento lo dicevano aperto i suoi grandi occhi neri e sporgenti che, -nel fissarsi su quei tre visi, esprimevano una pietà scontenta, un -amaro rammarico che fossero così pochi, tre! tre soli, e non trenta, -e non trecento, e non trenta mila, come la sua ardente carità avrebbe -voluto. — Ma! Che cosa fare? — Fui a un punto dal risponderle: — Quello -che fai tu, intanto, o anima bella! — Ma vedete un po': questa risposta -così gentile e rispettosa, se glie l'avessi fatta davvero, anche col -_lei_, m'avrebbe valso una presa d'impertinente o di matto; tanto -le convenienze fittizie, nel commercio sociale, fanno a pugni con la -sincerità e con la poesia! Ma poichè la risposta glie la posso dar con -la stampa, _imprimatur_. - - * - -Per vari giorni non ritrovai più altri; ma in compenso, raccogliendo -dei frammenti di discorsi nei carrozzoni e nelle giardiniere, feci -la scoperta d'una nuova famiglia d'originali: gli sbeffatori della -villeggiatura e dei villeggianti: cittadini che, trovandosi bene a -Torino anche nel cuor dell'estate e preferendo il _Caffè romano_ e -le corse serali in tranvai a tutte le delizie campestri, si burlano -di tutti quegli imbecilli, i quali, per ubbìe igieniche o per -ostentazione di signoria, rinunciano a tutti i comodi della città e -si vanno a rintanare in bicicocche solitarie, anche in rasa pianura, -dove arrostiscono dal caldo e cascano a pezzi dalla noia. Giorni fa -era un grosso signore sbracato che canzonava con molt'arguzia certe -famiglie, le quali dalla villa tempestano di lettere supplichevoli gli -amici lontani perchè vadano a sbattere con una visita la malinconia -mortale delle loro giornate, e quando uno ce ne casca, lo accolgono -con tale espansione di gratitudine da moverlo a compassione della -loro esistenza. Avantieri era un impiegatuccio rinfichito che si -rallegrava della stagione pessima pensando ai villeggianti di montagna, -i quali, sorpresi dal freddo precoce, condannati alla reclusione -dalla pioggia, devono covare il fuoco come in gennaio, per giornate -eterne, sospirando amaramente Torino, rabbiosi di non aver il coraggio -di ritornarvi. E ieri sera, da un vecchietto elegante, con la bocca -tutta da una parte, intesi mettere in burletta una famiglia che, per -la vanità di farsi credere in campagna, tien tutte le persiane chiuse -e non esce che di notte, menando una vita miseranda e vergognosa di -malfattori braccati dalla polizia. Non tutti, peraltro, sentono il -bisogno feroce di condire il proprio piacere con rimmaginazione del -dispetto altrui. Trovo sul tranvai delle facce ilari di giubilati -che si godono l'estate con tutti i sensi, nuotando voluttuosamente -nel caldo addormentatore dei loro incomodi, contenti della città meno -affollata e meno rumorosa, e delle giornate lunghe che dimezzano il -tormento dell'insonnia, riavuti dal sole come le biscie. Fra questi è -il mio buon veterano, il quale, uscendo una mattina dal suo numero 43, -sale sulla giardiniera di via Garibaldi con Ciuchetto fra le braccia, -e mi rivolge la parola amichevolmente, con quell'effusione allegra e -verbosa che dà ai vecchi il sentimento insolito della piena salute. E -sta bene davvero, e sarebbe pienamente felice se il suo piccolo amico -non avesse avuto una zampa sciupata dalla ruota d'un carretto; per -cui da una settimana egli è costretto a portarlo in braccio a “prender -aria.„ Povero vecchietto! Sentendosi forte, ha fatto uno sproposito: -una gita ai laghi d'Avigliana, con biglietto d'andata e ritorno, tutto -solo, e ne è tornato soddisfatto, niente stanco. E poi è contento -dei “grandi onori„ con cui è stato ricevuto da Makonnen il Nerazzini, -_uomo di testa_, che dà a sperar bene dei negoziati, ed esprime tutta -la sua gioia di devoto monarchico per il matrimonio del principe di -Napoli, e una tenerezza paternamente ammirativa per la principessa; — -_bella persona, bella persona_. Parla di questo matrimonio come d'un -avvenimento ch'egli avesse bisogno di vedere per viver tranquilli -i suoi ultimi giorni e chiudere gli occhi in pace. — Se mi guarisse -presto questo qui! — dice poi, accarezzando il cane, che mugola dalla -gratitudine e tira a leccargli il viso. — Creda, è stato un _dispiasì -gross_. È l'ultimo amico del povero vecchio. Già, non si scherza: son -settantotto e mezzo, sa lei? Del resto, non mi lamento. Digerisco bene -da un tempo in qua, e non tutti, all'età mia, possono dire altrettanto. -Giusto, ci ho un vecchio camerata, che non sta punto bene. Vado ora a -trovarlo. Questo tranvai mi porta proprio sull'uscio. Gran comodità, -non è vero? Con queste belle giornate, in special modo. Lei scende -già? Ah no, badi; non scenda fin che sia fermo. _Si ha un bell'esser -giovani_, una disgrazia è presto accaduta. Così, grazie, e altrettanto. -Buona passeggiata. _Cerea._ — È felice! O anima umana, mal paga del -mondo, assetata dell'Infinito, e contenta di così poco! - - * - -Faccio un'altra scoperta, di natura opposta alla precedente e ristretta -al solo bel sesso: quella d'uno stato d'animo che si potrebbe definire: -la _musoneria settembrina_. Vedo sui tranvai molti visi di signore e -di signorine di cattivo umore, come tormentate da un dispetto sordo -e immobile, che traspare dagli occhi fissi e guizza sulle labbra -strette; e ne leggo la cagione nelle occhiate oblique che, al passar -vicino alle stazioni, lanciano sulle signore in abito da viaggio, a -piedi e in carrozza, che vanno dal lato della partenza, con un gran -corredo di cappelliere e di borse. Ah, esse non appartengono, no, alla -famiglia degli sbeffatori della campagna. Sono mogli e figliuole di -poveri borghesi, ai quali la professione o la borsa vietano le dolcezze -del “silenzio verde„, sono condannate e non rassegnate al domicilio -coatto cittadino, rabbiose contro Torino, e contro la schiavitù o la -pitoccheria coniugale o paterna, e contro le amiche partite, di cui -prevedono, al ritorno, gli sguardi trionfanti e le interrogazioni -compassionevoli. Come s'indovina tutto quel che mulinano quelle piccole -teste fiorite durante le lunghe corse delle giardiniere! È il mese -dei viaggi, delle gite alpestri, delle regate sui laghi, delle feste -d'addio nelle case di bagni, delle chiassose scarrozzate da villa a -villa, rallegrate d'incontri inattesi e d'ardite galanterie e di dolci -colloqui nell'ombra e d'una gioconda libertà spensierata che la città -coi suoi mille occhi aperti e la casa con le sue mille piccole cure -non consentono. Tutte queste visioni danzano davanti a quegli occhi -socchiusi che guardan lontano, al di sopra delle teste ciondolanti dei -cavalli, in fondo ai viali lunghissimi e bianchi, l'orizzonte velato -dai vapori estivi. E dietro a quelle fronti accigliate si preparano -intanto le allusioni amare, le satire coperte, le rampogne, che -ricadranno all'ora di desinare e di dormire, in suono di lamento o di -condanna, sulle spalle d'un infelicissimo, ridotto ad aver paura della -tavola e del letto come di due macchine di tortura. In verità, vedo dei -bei visetti in cui la musoneria settembrina è così dura e provocante -che, quando salgono o scendono, mi scanso con timore, come si fa con -quegli spadaccini attaccalite che cercano un pretesto per bucar la -pelle al primo venuto. E sono alle volte molte insieme, son giardiniere -cariche di rancori coniugali, di polvere da guerra domestica, nelle -quali mi piglia un malessere come a viaggiare in un treno che porti -delle sostanze esplosive. E toccano anche a me degli sguardi ostili -che dicono: — Devi essere anche tu uno di quei mariti aguzzini che -fanno spasimar la moglie in città nel mese di settembre; — e se mi par -qualche volta che uno di quegli sguardi s'addolcisca incontrando il -mio, la mia vanità è castigata subito da uno sbadiglio mal frenato, che -mi dice in faccia: — Ooooh.... non s'illuda; mi secca anche lei. - - * - -Eppure, anche sul tranvai, aiutandosi un po' con la fantasia, si può -goder la campagna. Io ci fo delle escursioni piacevolissime. Percorsi -per la prima volta tutta la linea della barriera di Lanzo, e fu per -me un vero viaggio di scoperta: l'osservatore s'ingrandisce il mondo. -Passato il ponte sulla Dora e svoltato da via Ponte Mosca sul largo -corso Emilia, si sente come il piacere dell'uscir da una folla: il -respiro, lo sguardo, il pensiero più libero, un rasserenamento dello -spirito che mette voglia di cantare. Attraversata la strada ferrata -di Lanzo, non par più di essere a Torino. La città, a poco a poco, -si traveste di gran signora in borghesuccia di campagna, spianando la -fronte e prendendo un aspetto placido e ingenuo. Le case diradate si -parano di lenzuola e di pezze di bimbi, come per il passaggio d'una -processione; le botteghe sporgon fuori le insegne di cent'anni fa; le -piazzette si congiungono con gli orti, le vie laterali si stringono in -viottole che si perdono nel verde ai campi, e si va fra lunghi muri -di cinta d'officine e di ville solitarie, fra assiti di giochi di -bocce e larghi fossi, dove corre l'acqua fino agli orli, cantando la -ninna nanna alla via che sonnecchia. Poi appaiono i primi terrazzini -di legno, con le scale di fuori, le prime aie, i primi usci a cui -è attaccata l'immagine d'un Santo da un lato e dall'altro un avviso -della Prefettura; e qua e là vacche pascolanti, bimbi arsi dal sole e -donne coi piedi scalzi; e in ogni parte una quiete, un silenzio, che -il rumor del tranvai, dov'è con me un solo passeggiere addormentato, -vi echeggia ed empie l'aria come lo strepito d'una corriera in -un villaggio deserto. E là veggo scritto sopra un usciolo chiuso: -_Teatro Gianduja_, e trovo degli annunzi in stampatello d'altri teatri -sconosciuti: _Teatro della barriera di Lanzo, Teatro Manzoni_; nel -quale si rappresenta _Kean, sublime capolavoro di Alessandro Dumas_. -O che malinconia è questa che mi salta addosso tutt'a un tratto di -venirmi a chiudere in una di quelle piccole case dormenti, pure sapendo -che ci vivrei di tristezza, anzi appunto per viverci così, per sentir -più profondamente la solitudine sul confine della città rumorosa? -Tentazioni nere di soldato imbelle della vita! Ma questi pensieri volan -via alla barriera, dove la piccola stazione della Madonna di Campagna, -il sobborgo arioso che mi s'apre di fronte, e il via vai delle guardie -daziarie, dei carrettieri e delle donne in mezzo ai carri e ai banchi -di frutta e sull'alto cavalcavia della strada ferrata, mettono una -vita, una gaiezza di movimento cittadino e di lavoro campestre, che -m'entra nell'animo. Discendo per aspettare che si riparta, m'affaccio -per curiosità all'uscio d'un carrozzone senza finestre, e là dentro, -in un gruppo di fattorini e di cocchieri pasteggianti allegramente in -mezzo alla batteria dei canestri, riconosco il giovane dantista, che -sgranocchia una frittata col tegame in mano, e che, appena vedutomi, — -Oh diamine — esclama; — come mai è venuto fin qua, ai confini del mondo -abitato! Guardi, guardi che bella sala da pranzo.... - - e come il pan per fame si manduca. - - * - -Il tranvai s'era già mosso quando lo fece fermare un operaio che veniva -dalla parte di Madonna di Campagna, barcollando e brontolando, con la -testa ciondoloni. Ci mise un bel pezzo a salire e si lasciò cascare -sulla panca come un sacco. Allora soltanto riconobbi _Desbottonass_, -che si doveva essere sborniato in qualche osteriaccia dì fuor di porta, -impolverato da capo a piedi, coi capelli sulla fronte, una cicca in -bocca e la cravatta sciolta. M'accorsi subito che in quei due mesi -caldi trascorsi dopo l'ultimo nostro incontro la briachite cronica -aveva fatto in lui dei guasti terribili. Mi fissò un momento con gli -occhi imbambolati; ma non mi riconobbe. Si capiva dal modo come girava -intorno lo sguardo irritato che aveva una gran voglia di attaccar lite. -E l'occasione era bell'e pronta. - -Quando il fattorino dantista sì presentò a domandargli: — Da due o -da tre! — egli stette un po' pensando, e poi bofonchiò: — _Mi voo a -la Crocetta_; — e senza dubbio s'era fissata quella meta lì per lì, -senza un determinato proposito, per quella smania che hanno i briachi -d'andar lontano, alla ventura, verso osterie sconosciute, per allargar -l'orizzonte della sbornia. - -— Allora, — riprese il fattorino — da tre. - -L'uomo tirò fuori lentamente un soldo dalla tasca dei calzoni e glie -lo mise nella mano; poi, dopo aver molto frugato in un'altra tasca, ne -tirò fuori un altro e lo aggiunse al primo; e punto. - -— Per la Crocetta son tre — ripetè il fattorino; — ancor uno. - -Quello scattò. — Ma che tre! _Questa l'è nœuva!_ E perchè tre?... _Mi -ne paghi duu.... Mi n'hoo semper pagaa duu_.... - -E insistendo il fattorino, egli si voltò verso un signore che aveva -accanto, e gli dimandò col viso sul viso: — _E lù, ch'el disa, quanti -ghe n'ha pagaa lù?_ - -Il signore rispose che n'aveva pagato due. - -— _Ah! el ved donca.... e perchè lù duu e mi trii? Oh questa l'è ona -bella giustizia!_ - -— Ma il signore, — gli osservò il fattorino, — va soltanto fino a -piazza Carlo Felice, e fa due soldi; lei va a capo linea, e fa tre. - -— Ma che capo linea! _Mi g'hoo minga ditt a capo linea!... Mi disi la -Crocetta.... Soo nanca coss'el sia el capo linea.... El regolament el -dis: — Duu!_ — e il resto son mangerìe. - -E seguitò un pezzo, smozzicando le parole fra i denti e la cicca, -declamando, apostrofando ora l'uno ora l'altro dei passeggieri. Non era -chiara? Chiedevano di più per intascarli; era una camorra impiantata -per spogliare il popolo; tutti parenti di Casa Mangioni. Il fattorino -tentò ancora di persuaderlo, un po' sul serio, un po' ridendo; ma dovè -smettere per andar da altri, e passandomi accanto mi disse piano: — Ha -visto che tipo? A momenti lo piglio _per la cuticagna_; non c'è altro. -— Poi ritornò da lui e ricominciò la prova. - -Ma quello non gli badava, inveiva contro un biciclista che accompagnava -da un lato la giardiniera, come un cavaliere di scorta a una carrozza, -discorrendo tranquillamente con un passeggiere suo amico, seduto -all'estremità d'una panca. Quell'accompagnamento in bicicletta, non -so perchè, pareva a _Desbottonass_ un abuso enorme, una intollerabile -mancanza di rispetto alla “compagnia„. Gridava al biciclista che se -n'andasse per i fatti suoi, che _l'era minga permess_, ch'egli non -aveva mai visto un'impertinenza simile.... Poi, tutt'a un tratto, balzò -in piedi, e appoggiandosi alla spalliera davanti come a una tribuna, -gridò ai baracconi di Porta Palazzo: — _Mi sont de l'opposizion!_ — e -ripiombò sulla panca. - -Dopo un po', il fattorino ricominciò a ragionarlo, e pareva già quasi -persuaso, quando in piazza Carlo Felice, essendo salito accanto a lui -un signore che pagò due soldi per la Crocetta, egli mise un grido di -trionfo: — _Ah! el ved donca.... quest chi el và a la Crocetta e ne -paga duu.... Ma se 'l disevi!... E mi trii, eh, fiœui de cani, e mi -trii? E perchè mi trii?_ - -— Ma il signore è salito qui, — rispose il dantista, — e lei ha già -fatto due terzi di strada. Animo, tiri fuori il soldo; vuol obbligarmi -a chiamar le guardie? — E, ripassandomi accanto, mormorò: — _O sovra -tutte mal creata plebe!_ Veda con che razza d'animali abbiamo da fare! -— mentre che l'altro continuava a barbugliare: — _La reson l'è la -reson.... el regolament l'è el regolament_.... E ben venga la forza.... -_Se se paga duu, se paga minga trii. Oh fiœu d'on todesch!_... - -Come sia andata a finire non so; l'uomo tornava a dichiarar -solennemente di appartenere all'_opposizion_ quando io discesi dalla -giardiniera, rattristato d'aver ritrovato un gran tratto più giù sulla -china dell'abbrutimento quell'operaio che doveva esser stato buono, -onesto e intelligente; turbato dal pensiero che tutti gli sforzi coi -quali si combatte il vizio orribile non ne impediscano in alcun paese -l'incremento mortale; oppresso dal dubbio che ogni lotta col mostro -debba riuscire inutile, che l'umanità sia sospinta come da una condanna -fatale ad un segno, da cui l'immaginazione rifugge atterrita.... - - * - -Son queste le linee ed è questo il mese in cui più sovente si fanno -lunghi tratti di corsa senza compagnia o con un compagno unico; nel -quale occorre spesso d'osservare l'espressione d'un sentimento curioso, -somigliante a quello che si prova in certi giardini o sale splendide -di grandi palazzi, quando vi si è soli: l'illusione fugace della -padronanza, la compiacenza immaginaria della ricchezza e del fasto. Si -vedono di questi passeggieri solitari, contenti e alteri d'esser tirati -per mezzo miglio da due cavalli che paiono correre per loro soltanto, -con un cocchiere davanti e un fattorino di dietro, che hanno l'aria -d'esser lì al loro servizio esclusivo; e si leggono sul loro viso dei -soliloqui fantastici di gran signori. Dove si potrebbe comprare per -dieci centesimi un altro così dolce diletto della fantasia? E sono -anche i tratti di strada in cui fattorini e cocchieri, liberi dal -pubblico e felici di quella breve libertà, chiacchierano, solfeggiano, -fischiano, salutano allegramente i colleghi che passano sugli altri -carrozzoni vuoti, e si lanciano a vicenda frizzi e saluti; nei quali -si manifesta quella familiarità fanciullesca che stringe tutti coloro -che hanno comuni occupazioni e noie e argomenti di riso, di lamento e -di critica, siano essi deputati o soldati o commedianti o collegiali. -Sono gli “incerti„ piacevoli, le ore di ricreazione di questi poveri -servitori di tutti; durante le quali, se gli riesce d'agguantare -qualche ascoltatore, il fattorino Carlin vuota con un gusto matto il -sacco di una intera settimana. Lo feci parlare per un pezzo in una -di queste corse solitarie, e compresi meglio che mai quale strana, -mostruosa confusione tutte quelle varie notizie di politica, di -scienza, di viaggi e di avvenimenti pubblici, ch'egli attinge giorno -per giorno dalle gazzette o dai discorsi dei passeggieri, possano -produrre nel cervello d'un uomo del popolo, in cui alla mancanza -della cultura necessaria a comprenderle e a coordinarle s'unisca un -certo ingegnaccio naturale e un'immaginazione vivace. In pochi minuti -accennò e commentò tutti i fatti principali del mese, collegandoli coi -più bizzarri ragionamenti e tirandone le più stravaganti deduzioni -che si possano immaginare. Nei terremoti dell'Islanda e di Messina, -nelle inondazioni del Ferrarese e nel ciclone di Messina egli vede -gl'indizi di qualche cosa di guasto nella macchina del mondo, i segni -coordinati d'uno sfacelo universale, che lo impensieriscono seriamente. -— Che cosa accadrà? E tutta questa gran scienza non può proprio far -nulla per prevenire quello che sta per accadere? — Poi si lancia d'un -salto nella politica con la mancanza assoluta, propria dei bambini e -degli uomini incolti, di quel pudore intellettuale che impedisce a noi -di saltar da un argomento importante ad un altro, per non mostrare -d'aver esaurito sul primo tutte le nostre idee e d'essere incapaci -d'insistere a lungo in un solo pensiero. Si è varata alla Spezia la -corazzata _Carlo Alberto_ e a Sestri l'incrociatore _Colon_, destinato -alla Spagna; dunque c'è un'alleanza della Spagna con l'Italia. Si parla -del trattato italo-tunisino: dunque una nuova triplice: l'Italia, la -Spagna e la Francia. Contro chi? E poi un altro salto. Quel Nansen che -ritorna, tanto festeggiato, a Cristiania, ha scoperto un nuovo mondo, -non è vero? Si discorre in questi giorni della scoperta dell'oro nella -Nuova Zelanda: ecco la scoperta del Nansen: un mondo pieno di tesori. -Ed ecco, forse, perchè i Sovrani russi si dirigono verso la Danimarca e -la Norvegia, che son da quelle parti: per accaparrarsi l'oro pei primi: -è chiarissima. E tirò via in questo modo, fabbricando ogni specie di -castelli informi coi materiali disparati e monchi che s'ammucchiavano -nel magazzino semioscuro della sua testa; ed io, visto che le mie -spiegazioni non facevan che accrescere il disordine dei suoi concetti, -pensavo sospirando, senza più interromperlo, che fin che le migliorate -condizioni dei lavoratori non aprano a tutti gli adulti la scuola, ci -sarà sempre nel mondo la stessa quantità d'ignoranza, o una ignoranza -idropica di idee dimezzate e confuse, nella quale è forse più difficile -d'innestare un'idea netta che nei cervelli vergini d'ogni coltura. - -Maraviglioso Carlin! Il suo cervello è in uno stato permanente di -ebullizione, e ci bolle un po' d'ogni cosa; ma son pur sempre i sogni e -i propositi di guerra quelli che gli vengon su più di frequente. Altri -seicento armeni macellati a Karput! Ma quando finirà questa storia -_infama_? — Ah giuraddio! — esclama, stringendo il pugno. — Andar là -coi nostri “colossi marini„, correre tutte le rive maledette, e bum -e bum e bum, far saltare in aria e bruciare ogni cosa fin che non -resti un brandello d'un turbante sulla faccia della terra! — E detto -questo, dà di mano al suo taccuino e segna i biglietti con un viso -risoluto come se facesse il conto dei cannoni occorrenti all'impresa; -poi, rimesso il taccuino nella borsa, si pianta sulla piattaforma -con le braccia incrociate e con gli occhi fissi all'orizzonte, -nell'atteggiamento d'un ammiraglio che spia dal ponte della corazzata -le fortezze nemiche. - - * - -E qui mi toccò un periodo (non il primo nel corso dell'anno) -somigliante a quei numeri di giornali della stagione morta, nei quali -non si trova da cima a fondo un cencio d'articoletto o di notizia, non -una riga di cronaca, non una parola che c'importi un'acca, come se la -vita del mondo, che il foglio rispecchia, fosse sospesa. Chi non ha -esperimentato sui tranvai di questi periodi morti? Per vari giorni non -ci trovate un uomo singolare, una donna bella, un bambino attraente; vi -son tutti sconosciuti i passeggieri come se la popolazione della vostra -città si fosse barattata con quella d'un'altra; tutti frontespizi -nuovi, per uno strano caso, gl'impiegati; e nè un accidente, nè un -discorso, neppure un inconveniente di servizio, nulla assolutamente che -rompa l'uniformità delle vostre corse, come se la gioventù, l'amore -e l'allegria avessero abbandonato l'“istituzione„ vecchia decrepita -oramai, e sul punto di morire alla sua volta, come gli omnibus di -antica memoria. Non vidi altro di notevole che una giardiniera, sulla -linea di San Secondo, tutta occupata da povere vecchie dell'Ospizio di -Carità, per le quali era il giorno settimanale d'uscita, vestite tutte -di grigio e curvate come da un vento che soffiasse dietro, e sopra -quella carrozzata di secoli, segnati sui visi da migliaia di rughe, -un grande annunzio arcato, in cubitali caratteri bianchi su fondo -azzurro, che diceva: — _Biblioteca romantica Sperani_. — Finalmente, -una domenica, trovai sulla linea di Madama Cristina il buon falegname -propagandista, con la sua eterna giacchetta di velluto stinto, stretto -in un vivo colloquio con un fattorino tarchiato e barbuto, dalla testa -enorme, piccolissimo di statura, che gli arrivava appena con la fronte -alle spalle. - -Al primo sguardo indovinai che lo stava catechizzando, e pensai che -fosse una sua consuetudine di valersi di quelle ore morte del servizio -per portare il verbo tra gl'impiegati del tranvai. Appena mi vide, in -fatti, mi venne accanto, e m'accertò che non m'ero ingannato: egli -faceva delle corse apposta per predicar la sua fede a fattorini e -a cocchieri, e n'avea già convertiti parecchi. Soltanto quello là, -quella specie di nano irsuto, che non rideva mai, era duro e resistente -come un masso, per motivo di quattro palmi di mota e di sabbia che -possedeva sulla riva del Tanaro, dalle parti d'Alba: una proprietà -ridicola, che spariva ogni tanto sotto l'acqua e che non gli rendeva -la croce d'un centesimo; ma che aveva piantato nel mezzo, come un -albero di bastimento naufragato, un grande faggio, da cui egli sperava -di ricavare, abbattendolo, una sessantina di lire. — È un uomo che -capisce, — mi disse — non è mica corto di comprendonio.... Seguita il -mio ragionamento: da una cooperativa di produzione, di consumo e di -mutuo soccorso a un gruppo di cooperative di corporazione, e poi a un -gruppo di gruppi, e via via, dai comuni alle province, dalle province -a tutto il paese. L'idea gli piace e si capacita. Soltanto, quando si -passa dalla proprietà industriale a quella della terra, ecco che gli -si drizza davanti l'albero, e lui ci s'attacca, e non c'è più verso di -smoverlo. — Quell'albero era per il fattorino l'ultimo e invincibile -argomento in contrario all'Idea; il fusto di quel faggio si cacciava -in mezzo ai congegni della nuova gigantesca macchina sociale, che pure -egli ammirava, e ne arrestava di punto in bianco il movimento enorme, -sconquassando ogni cosa. E mentre il falegname diceva questo, fissando -per di dietro il fattorino che s'era scostato, io capivo che col -pensiero egli non vedeva la persona, ma l'albero maledetto, il supremo -impedimento alla sua conquista, il grande nemico, e che escogitava -il modo di abbatterlo facendo un lavorìo vivace dell'immaginazione, -visibilissimo nei moti impazienti delle dita, con cui si tormentava -il barbone rossastro e stropicciava un pacco d'opuscoli che teneva -in mano. Gli domandai dove andava: mi rispose, battendo la mano -sugli opuscoli, che andava a distribuirli all'estremità di Borgo San -Salvario, dove degli amici l'aspettavano. E quell'idea gli risvegliò -tutt'a un tratto un ricordo, che gl'illuminò il viso e gli fece -dare una risata; il ricordo d'un suo trionfo, d'uno di quei tiri -fortunati ch'egli faceva alle autorità, e che erano la sua gloria. Oh, -un'avventura impagabile. La polizia aveva fatta un'apparizione nella -sua bottega, sospettando ch'egli ci tenesse un deposito d'opuscoli -proibiti. Di roba proibita egli non ci aveva nulla e nemmeno di roba -permessa, perchè i libri e i giornali non li teneva lì; e strizzò -un occhio. Il brigadiere aveva adocchiato e frugato per tutto senza -trovare il più piccolo pezzo di carta stampata. Ma proprio sulla -parete di fronte all'uscio era attaccato un gran _Calendrier de l'an -1896_, nel quale era segnato a ogni data, con una parola fiammante -di commento, un avvenimento socialistico. Il brigadiere ci aveva dato -un'occhiata e, credendolo un calendario innocuo, era passato oltre e -se n'era andato via, salutando lui con buona maniera. Ah, che farsa! -A quel ricordo lo assaliva una ilarità irresistibile, una gioia -come s'egli avesse fatto all'autorità uno di quei tiri magistrali, -superbamente buffi e temerari ad un tempo, che rimangono nella -storia delle grandi astuzie rivoluzionarie, a perpetuo ludibrio delle -tirannidi. E ne rise per un pezzo fregandosi le mani e rinsaccando -il capo nelle spalle. Poi si fece serio ad un tratto per parlarmi -del congresso femminista internazionale di Berlino, perchè era pur -sempre la questione della donna il primo dei suoi pensieri; e a questo -proposito mi fece vedere sopra un taccuino logoro certe sue sentenze -contro la pornografia, scritte con la matita, in carattere minutissimo. -In fine, quando discesi all'angolo del Corso Valentino, porgendomi la -sua grossa mano, mi disse all'orecchio, con quel suo vocione di basso: -— Ora ritorno all'albero.... Oh, ci lavorerò anche sei mesi, ma lo -butterò giù.... Glielo farò sapere. — E dalla piattaforma, quand'ero -già sulla strada, mi fece ancora, ridendo e strizzando un occhio, -l'atto di chi vibra un colpo d'accetta in un tronco. - - * - -Due giorni dopo, sulla linea di Nizza, cascai sopra Tempesta. Ecco un -soggetto che il buon falegname non convertirà mai. Era in un periodo -di furor nero contro le biciclette per via d'un caso occorsogli la -settimana addietro: d'un biciclista avventato che, volendo attraversare -il binario al sopraggiungere del tranvai, era stato urtato dal -parapetto anteriore e buttato a terra con le gambe in aria. Il danno -e il malanno eran stati tutti dalla parte sua: la macchina in pezzi, -la testa fessa e uno spavento maiuscolo, senza neanche la consolazione -di poter gridare un — _Si prutesta_ — come quel tale della banda di -Cécina, nel sonetto del Fucini. Eppure Tempesta n'avea perso i lumi, -come se avesse fatto lui il capitombolo. Da una settimana, mi disse -il fattorino, non sbolliva più. La vista d'una bicicletta gli faceva -erompere dalla gola dei fasci di saette. E quel giorno pareva che i -biciclisti si fossero dati convegno in via Nizza per tafanarlo. Egli li -vedeva spuntare in fondo alla strada a una distanza incredibile, come -i gauchos vedono i nemici all'orizzonte della pampa, ne accompagnava -la corsa con un monologo imprecatorio, li apostrofava al passaggio, -e quando qualcuno correva per un tratto accanto alla giardiniera, -squadrava con la coda dell'occhio le ruote, stringendo i denti, come se -si rodesse di non poterci dare delle pedate. Lo irritavano in special -modo i biciclisti attempati. — Passa via, _vei balotta_! — Scendi giù, -vecchio deposito! — Che il diavolo ti porti te e il tuo _ciarafi_! -— Allo sbocco di via Burdin passarono due signore, e contro queste -non imprecò; ma il sorriso sardonico con cui si voltò a guardarle -era da dipingere: valeva un libello di venti facciate. Poichè dovevo -andare dal mio amico Licia, direttore della _Torinese_, mi godetti -lo spettacolo fino alla barriera, dove ci venne incontro di fuori -porta un nuvolo di biciclette, e Tempesta, sopraffatto dai nemici, non -potendo più inveire contro ciascuno, dovette ricorrere alla maledizione -collettiva, gettata intorno a ventaglio, come semente di disgrazia. -E lì ebbi una sorpresa. Feci la conoscenza della sua famiglia: la -moglie e due ragazzi fra i cinque e gli otto anni, che l'aspettavano -col canestro della colazione. Avevo tante volte pensato alle povere -vittime condannate alla sua convivenza, che, vedendole finalmente, mi -feci a guardarle con pietosa curiosità. Ma ebbi un senso di sollievo. -Ah, erano tipi da poterci reggere. La moglie pareva sua sorella: una -tarchiatona di viso sanguigno e fiero, coi capelli per aria, con due -occhi di lottatrice, capacissima di far fronte alle sue furie, e non -soltanto a parole; i figliuoli, rassomiglianti a lui a un segno da far -ridere, due facce strane e torve da ragazzi del Dorè, due predestinati -provocatori della _Società protettrice delle bestie_, ai quali si -capiva ch'era già familiare una gran parte dei moccoli paterni. La -moglie gli porse il canestro con un gesto virile; egli lo afferrò con -un grugnito e, sedutosi sul predellino, si mise a mangiare senza far -parola, dando delle ganasciate da orso, sotto gli sguardi fissi dei -due orsacchiotti, accigliati e silenziosi. — È il solo momento della -giornata in cui si queti —, disse il fattorino, che l'osservava con me, -un po' discosto. E soggiunse sorridendo, con un certo accento benevolo: -— _Rustica progenie._ - - * - -Trovo qui fra gli appunti, sotto il titolo di _rustica progenie_, -varie osservazioni fatte in quei giorni sulla cortesia degli uomini -con le donne sulla carrozza di tutti, e in special modo sull'usanza -di cedere a queste il posto da sedere; alla quale io non credevo che -ci fossero ancora tanti ribelli, e non in una sola classe sociale. -E che amena varietà c'è anche in questa maniera di villania! Il -buon Valentino Carrera, che aveva in petto un libro su _I villani in -Italia_, avrebbe raccolto sui tranvai un tesoro di documenti. Ci sono -gl'incoscienti che, stando seduti dentro a tutto comodo, guardano -in aria d'ammirazione la bella signora ritta sulla piattaforma a due -passi da loro, senza un sospetto al mondo di premere con le natiche il -Galateo, e quelli che restan seduti per pigrizia invincibile, ma che -ne senton vergogna e sfuggon gli sguardi della postulante, fingendo -di non accorgersi della sua presenza. Ci son quelli che s'alzano per -le signore, ma non si scomodano per le donne del popolo, e quelli che -cedono il posto alle giovani e lasciano sui pioli le vecchie. E c'è -chi nella villania raggiunge il sublime: chi sta seduto proprio con -la signora ritta davanti a lui e barcollante, costretta ad afferrarsi -alle maniglie in alto per non cadere, e qualche volta con un bimbo -in braccio o.... nascosto. Ma il caso più comico e più memorando fu -quello che vidi in via Garibaldi il giorno stesso della mia corsa con -Tempesta. Era notte, pioveva a dirotto; dentro al carrozzone chiuso, -dove non c'era più posto, discorrevano con giovialità rumorosa cinque o -sei omoni dell'aspetto di grassi negozianti, che alle facce vermiglie, -luccicanti sotto il raggio della fiammella, parevano usciti da una -ribotta; e sulla piattaforma posteriore stavano in piedi due signore, a -cui il vento sbatteva la pioggia sulle spalle. Quegli allegri amiconi, -seduti vicino all'uscio, non solo le vedevano, ma lanciavan loro -ogni tanto delle occhiate di curiosità galante; ed esse, celiando, ci -facevan su dei commenti esclamativi: — Oh che cavalieri! — E pare anche -che ci canzonino! — E ci vuole una bella disinvoltura! — Ma furono -per ricredersi a un tratto vedendo uno dei cavalieri alzarsi un po' -dalla panca e tendere la mano verso la maniglia interna dell'uscio.... -Che baie! Il cavaliere gentile non fece che chiuder meglio perchè non -passasse il vento pel fessolino. E allora le due signore diedero in -uno scoppio di risa cordiale, a cui fecero eco gli altri passeggieri -ritti intorno a loro, mentre nel carrozzone ripigliava più allegro il -cicaleccio fra i faccioni rossi e luccicanti, beati di star lì dentro, -a bell'agio, al riparo dalla pioggia che immollava il bel sesso Latin -sangue gentile. - - * - -Ed ecco un'altra volta il conte, a proposito di cortesia. Il carrozzone -chiuso correva per via Cernaia, a notte fatta, sotto una pioggia -minuta. C'era in mezzo a noi, sulla piattaforma affollata, il nobile -fattorino che, allungando le mani bianche al disopra delle spalle dei -passeggieri, pigliava i soldi e porgeva i biglietti con la sua solita -garbatezza timida e premurosa di novizio zelante. Un signore con due -gran baffi a roncolo, mio conoscente di saluto, gli diede un biglietto -da una lira sbiadito. Quegli lo alzò di contro al fanalino e lo esaminò -attentamente. Il signore se n'ebbe a male e disse forte: — Bella -maniera. - -Il fattorino arrossì. — Io debbo assicurarmi, — rispose. - -— Ma che direbbe lei, — ribattè l'altro, — se io esaminassi il suo -resto in quella maniera? - -— Ma.... — rispose il fattorino timidamente — direi che è padrone di -farlo. - -— Già — replicò il signore — ciascuno intende la delicatezza a suo modo. - -Il fattorino lo guardò un momento, chinò il capo come per inghiottire -la pillola, e si scostò. - -Allora io dissi al mio conoscente che quello era un conte, un conte -autentico, e glie ne feci il nome. Credette che celiassi; gli accertai -la cosa, e allora, rimasto un po' sopra pensiero, esclamò: — Ma! Non -lo potevo immaginare. — L'accento di quella esclamazione mi colpì. -Era spontanea, esprimeva un senso di rammarico, voleva dire, insomma: -— Se l'avessi saputo, sarei stato meno duro, o non avrei detto nulla. -— Curiosa! E perchè? mi domandai. Perchè quello ch'egli credette uno -sgarbo, venendogli da un conte, che deve dare a ogni atto il suo peso, -non l'offende di più che venendogli da una persona incolta e volgare, -in cui si può supporre inconscienza della sgarbatezza? Perchè gli duole -di essere stato scortese e ingiusto soltanto perchè l'offeso è un par -suo, o di famiglia più signorile della sua? — Ma subito, interrogando -me stesso, pensai che se fosse occorso a me un caso eguale, avrei forse -fatto irriflessivamente, mosso dallo stesso sentimento ingiusto, la -stessa esclamazione illogica. — E per qual ragione? — Ma per nessuna -ragione! Quelle parole di rammarico sarebbero state in me, come in -lui, la voce improvvisa di certe idee sepolte, ma non morte, di vecchi -sentimenti ereditati, confusi, ravvolti nell'animo nostro dentro alle -idee e ai sentimenti nuovi d'eguaglianza e di giustizia, rimpiattati in -una parte di noi che noi stessi ignoriamo, e di cui restiamo stupefatti -quando per caso e per un momento ci si discopre; la voce d'una -coscienza antica, nella quale non penetra che a lampi e di rado il -nostro pensiero, ma che, se la scrutassimo a fondo, ci chiarirebbe come -non tutta la resistenza ostile che si oppone nel mondo alle nostre più -alte aspirazioni umanitarie e civili si eserciti fuori di noi medesimi, -come anche il più ardente apostolo delle nuove idee porti rannicchiato -nel cuore un nemico della propria fede.... E mi confermai in questo -pensiero osservando che il signore dai baffi a roncolo, quando il conte -ricomparve, evitò il suo sguardo. - - * - -25. _Giornata morta._ 26. _Sine linea._ 27. _Domenica. Suor Teresa, -dramma in cinque atti, rappresentazione diurna._ — Dall'Arena torinese -sgorga sul Corso San Maurizio un'onda umana, e salgono tre coppie -matrimoniali sulla giardiniera, dove non c'è più posto che per loro. -L'ultima siede davanti a me.... To'! I miei due piccoli sposi di borgo -San Donato. Ho tanto pensato e penso così spesso a loro che mi pare -strano che non mi conoscano, che non mi salutino come un amico. O -povera donnina! E che idea le è venuta, nello stato in cui si trova, -d'andare a farsi straziare il cuore dalla monaca agonizzante del -Camoletti? L'ultima scena l'ha fatta singhiozzare, il suo petto ansa -ancora, i suoi occhi sono ancora gonfi di lacrime; e la pallidezza del -suo viso dice che la commozione è stata troppo forte, che essa è andata -a un punto dallo svenire, e lo dice anche la sollecitudine ansiosa -e amorosa con cui suo marito la cova con gli occhi e la riconforta. -— La colpa è mia, — le dice, — non ti ci dovevo condurre. — Ma no, -essa lo scusa, e incolpa sè; è lei che ebbe la prima idea, e d'altra -parte, benchè abbia sofferto, non se ne pente. È la prima volta che -sento la sua voce buona, umile, un po' velata, e come stanca; la quale -forse tra un mese, forse tra pochi giorni, si farà anche più dolce e -più carezzevole per dir mille parole d'amore al capezzale della culla -che già aspetta in casa sua. Vecchio fanciullo incorreggibile! O non -ho messo tanto affetto a questi due poveri giovani sconosciuti da -pensare con inquietudine al giorno che essi sospirano, e che potrebbe -essere un giorno di sventura? La buona donnina è così poca cosa che, a -guardarla, debbo scacciar quel pensiero per non cedere al presentimento -triste di non averla a riveder mai più dopo quest'oggi. E appunto, -mentre il tranvai svolta sul corso Margherita, vedo allontanarsi giù -per il viale del Regio Parco un piccolo carro funebre nudo, seguitato -da due sole persone. Povera donnina! Il suo, forse, sarebbe seguitato -da una persona sola. Ma per uno di quei bruschi mutamenti che son -propri delle donne in quello stato, tutt'a un tratto essa s'asciuga gli -occhi e si mette a ridere; egli tira un sospiro e sorride; e il mio -presentimento svanisce. Come volentieri sporgerei il viso fra quelle -due teste e direi loro: — Non lo sapete che sono un vostro amico? Mi -volete per padrino del vostro bimbo? — Ed eccomi, vecchio fanciullo -incorreggibile, a lavorar d'immaginazione su quella traccia. — Come -continuerei? Che cosa direbbero? Che penserebbero di me? — Eppure.... -un giorno o l'altro farò quel colpo; lo prevedo. - - * - -Un altro par di teste, fra le quali non avrei voluto sporger la mia, -lo vidi due sere dopo, a notte chiusa, in una giardiniera di via -Garibaldi; una coppia in tutt'altra condizione psicologica da quella -dei miei due sposi. Quantunque, stando ritto sulla piattaforma davanti, -li vedessi in faccia a tre panche di distanza, non li riconobbi subito, -perchè l'uomo era sotto “mentite spoglie.„ Solo in un punto che mi si -presentarono tutti e due di profilo, voltandosi l'un verso l'altro per -barattare una parola, ravvisai il bel capitano, in abito borghese, -elegante come un figurino, e la moglina ipotetica dell'impiegato -delle Poste (lettere raccomandate). Ahimè! Tutto finisce. Alla prima -occhiata vidi sui loro visi l'annunzio nero della felicità defunta. -Dovevano essersi scambiati, durante la corsa, delle frasi di un -sapore “di forte agrume.„ Essa aveva l'aria afflitta e pareva ancora -agitata; il viso di lui non esprimeva che una noia compressa, la quale -cercava delle vie di fuga in rapidi sguardi lanciati a destra e a -sinistra sui caffè illuminati, sugli ufficiali “liberi„ che passavano -sui marciapiedi, sulle signore chiaro vestite che si scansavano -al passaggio della giardiniera; e lo sguardo di lei, ogni tanto, -accompagnava il suo, come per vedere dove s'andasse a posare. A un -certo punto, senza voltarsi, essa gli disse una parola, uno di quei -monosillabi, m'immagino, che sono come lo scoppio improvviso d'un lungo -soliloquio muto, ed egli le voltò un poco la spalla, rovesciando il -viso indietro e alzando gli occhi al cielo della giardiniera, come per -invocare il soccorso d'un Santo protettore. Non rifiatarono più. Ma -v'è nell'atteggiamento di certe persone sedute l'una accanto all'altra -qualche cosa d'indefinibile, da cui si capisce che i loro spiriti sono -divisi. Essi mi davano l'immagine d'un tronco spezzato in due parti, -le quali si toccano ancora, ma mostran la linea della spaccatura. Il -tranvai era stato il carro di trionfo, ed era allora il carro funebre -dei loro amori. Chi sa quante coppie consimili, quanti altri amori -morti o moribondi portavano in giro quell'altre giardiniere affollate e -illuminate, che correvano davanti, accanto e di dietro; amori che, come -quello, eran nati sulla carrozza di tutti, e ci s'eran dati i primi -ritrovi e ci avevan provato i primi terrori d'essere spiati e inseguiti -e pagato dieci centesimi le loro prime dolcezze! Chi sa quanti altri -amori avevano preso quella sera l'ultimo scontrino! Quando, uscendo -da questi pensieri, tornai a voltar lo sguardo alla panca, Marte -era volato via, e Venere, tutta sola, guardava lontano davanti a -sè, con gli occhi torbidi e fissi, che parevan dire l'ultima parola -dell'annunzio funebre apparsomi alla prima occhiata sul loro viso; — -_Una prece._ - - * - -Era quella una serata limpida e fresca, come di primavera. Non -ricordo d'aver mai goduto come in quell'ora lo spettacolo mirabile che -presenta una città grande, vista così dal tranvai, in una bella notte -d'estate. Sotto le lunghe ghirlande di lampade voltaiche sospese in -alto sul mezzo delle strade, corrono i fanali delle altre carrozze, -somiglianti a grandi occhi rossi, verdi, bianchi, azzurri di grandi -teste invisibili, che ci vengano incontro di lontano; i mille lampioni -delle piazze e dei viali, fiammeggianti da ogni parte tra il fogliame -degli alberi, danno alla città l'apparenza d'una vastità infinita, e -quella moltitudine di gente che si vede di sfuggita, affollata davanti -ai caffè, a crocchi sugli usci, a gruppi sui terrazzi, a processioni -sui marciapiedi, quei visi innumerevoli che ci passano accanto, ora -imbiancati dalla luce elettrica, ora velati dall'ombra, ora dorati -dal gas, ora neri nell'oscurità, ora mezzo accesi dai fasci di luce -che erompono dalle botteghe, paiono d'un popolo fantastico, vivente in -una vicenda continua di giorno e di notte, sotto un cielo in cui danzi -senza legge una pleiade di lune. E qua e là appaiono altri contrasti -lontani di chiarori diffusi e di oscurità fitte, di masse brune di -vegetazione, che offrono aspetto di boschi stelleggiati dai fuochi -d'un bivacco, e di ampi spazi aperti in cui s'inseguono e s'incrociano -stelle multicolori, di file di case confuse in una sola enorme muraglia -nera e di schiere di palazzi su cui par che batta la luce dell'alba. E -a fuggir così fra quei mille giochi di luce, in mezzo a quel brulichìo -di gente riposata e svagata, in quell'aria profumata dall'erbe e dai -fiori dei giardini, nella quale si succedono e si confondono note -di cantanti di caffè, suoni d'orchestre di birrerie, ritornelli di -canzonette popolari e musiche erranti di mandolini e di fisarmoniche, -sembra d'attraversare una città maravigliosa, dove rida una festa -perpetua e siano sconosciuti gli affanni, le fatiche e la miseria. Ma -si rompe l'incanto se osservate il fattorino e il cocchiere. Ah, i loro -visi stanchi, in cui gli occhi si chiudono, le loro povere gambe, ritte -dalle quattro della mattina, che irresistibilmente si piegano, e la -loro voce fioca e sonnolenta vi richiamano al pensiero la moltitudine -di tutti quegli altri che, mentre una parte degli abitanti corre ai -piaceri, posano le ossa affrante sopra un povero letto, per ridestarsi -prima dell'alba a una rude vita di lavoro e di stenti. - - * - -Era una serata, l'ultima di settembre, limpida e fresca come quella, -quando sulla giardiniera di corso Vinzaglio, salendo all'angolo di -via Cernaia, trovai un buon amico mio, cav. avv. prof., e giornalista -pieno d'arguzia, con due ragazzine; delle quali riconobbi subito la -più grande, figliola sua; la sola ch'io sapevo che avesse. Era disceso -allora alla stazione di Porta Susa, venendo da una sua villa dei -dintorni d'Ivrea a ricondurre a casa la figliuola d'un suo parente, -ch'egli aveva ospitata per una settimana. — Lei lo deve conoscere, — -mi disse. Era la figliuola di _Siapure_! Stava seduta davanti a me, -in modo che la sua treccia bruna cadente toccava quasi le mie mani -appoggiate sulla canna; si voltò in quel momento, e la riconobbi. Era -cresciuta assai nei tre mesi da che non l'avevo più vista, e dai suoi -begli occhi neri, che si fissavano nei miei, compresi che anche la -sua intelligenza doveva aver fatto un gran passo. Tirai il discorso -a un altro argomento; ma per tutta la corsa non potei più staccare il -pensiero da quella bimba; la quale, voltatasi di fianco per ascoltare -la nostra conversazione, continuava a fissarmi in viso i suoi occhi -intelligenti e buoni, come se comprendesse che, pure parlando d'altro, -io pensavo a lei e a suo padre. Mi guardava, col capo un po' inclinato -dalla mia parte, come se volesse dirmi: — Oh, tu parlerai questa -volta; tu mi dirai di salutarlo; sarò io che porterò la parola della -riconciliazione; dilla dunque una volta quella buona parola. — E anche -questa volta la buona parola mi venne alle labbra dieci volte, e dieci -volte la rattenni. Mi dicevo: — Quando il tranvai sarà all'angolo di -Corso Oporto, la dirò. — E poi: — Quando sboccherà sul Corso Vittorio -Emanuele. — E poi: — Quando saremo vicini al monumento. — Ma al buon -punto la parola restava dentro, e ne pativo, e quella treccia che ogni -tanto mi sfiorava la mano mi dava il senso della punta d'un dito che -mi stimolasse, e quegli occhi fissi pareva che mi dicessero sempre più -dolcemente: — Ma parla; non hai che da dire: — Saluta il babbo, — e -tutto sarà finito, e tornerete buoni amici come prima, perchè vi siete -sempre stimati e voluti bene. — Ah svergognato! S'era passato già il -Corso Umberto e non avevo parlato ancora; l'amico doveva scendere in -piazza Carlo Felice; non mi restavano che tre minuti, avevo sdegno -di me, e pure sentivo che non avrei fiatato. Ma da che può dipendere -il fare o non fare una buona azione! Quando fummo vicini alla piazza, -dall'orchestra all'aria aperta del Caffè Mogna mi venne all'orecchio il -motivo della sinfonia dei _Vespri_, quel motivo largo e dolce, che è -uno dei primi ch'io ritenni da ragazzo, e che sempre mi ridesta mille -ricordi della fanciullezza, le prime commozioni del teatro, mia madre -giovane affacciata al palchetto, la scena riveduta in sogno, un misto -d'immagini liete e tristi, confuse, lontane, come d'un'altra vita. O -musica benedetta, nobile amica, misteriosa e benefica ispiratrice di -bontà e di gentilezza! - -— Bambina, saluta tuo padre per me.... - -E il suo _sì_ vivo e soave mi parve una nota di quella musica. - - - - -CAPITOLO DECIMO. - - - Ottobre. - -Sulla soglia dell'ottobre trovo un controllore colosso, che è uno -dei più bei tipi ch'io abbia intoppati nell'annata. Tocca col capo il -cielo del carrozzone, con le spalle chiude gli usci e ferisce in viso -i passeggieri con le punte di due baffi enormi, che paiono due S da -cartellone d'arena. Fu carabiniere, ed è ancora; non ha fatto che mutar -divisa; presta il nuovo servizio con gli stessi modi e con lo stesso -linguaggio che usava nell'antico. Ha un aspetto terribilmente severo. -Quando si pianta in faccia a un passeggiere, par che lo voglia invitare -a _declinar le generalità_, ed esamina lo scontrino come un passaporto, -e glie lo rende fissandolo in viso, come se dicesse fra sè: — Costui -mi ha l'aria d'un pregiudicato. — Non attacca discorso, non sorride -con nessuno. Non intesi ancora che due parole sue, e furono una frase -carabinieresca: disse bruscamente a uno che stava ritto sul predellino: -— _È difeso!_ — Ho un forte sospetto che porti in tasca un par di -manette. Certo, tutte le sue idee sociali e politiche sono in armonia -col suo essere visibile. E io penso, guardandolo, al grande numero di -quegli altri cittadini che dalla forma della professione o mestiere -o stato in cui furono chiusi per caso riescono modellati moralmente -in quel dato modo come quei bimbi che si facevan crescere dentro -vasi di varia foggia quando fioriva l'industria dei mostricciattoli e -dei balocchi umani, e vedendo all'opera con la fantasia le fabbriche -innumerevoli di spiriti conservatori che la società tiene in moto, -dico che hanno da lavorar molto e bene le officine avverse per far -concorrenza efficace a una produzione così vasta, forte di tanti -privilegi e avviata così bene. Mi apparve per la prima volta questo -controllore Golia sulla linea di Vanchiglia, dove, avendogli fatto -aspettare un pezzo lo scontrino che non trovavo, me lo restituì, dopo -un serio esame, dandomi uno sguardo profondo, che pareva dire: — _Te -tegnerò d'oeucc!_ — Mentre si voltava, gli vidi dietro un orecchio -una cicatrice: forse d'una coltellata tiratagli da qualche arrestato -ribelle. Quando discese, rimase ancora un momento duro come un pilastro -in mezzo alla strada, a guardare con occhio sospettoso il tranvai -che s'allontanava, come avrebbe guardato in altri tempi una carrozza -cellulare non ben sicura.... - - * - -Dopo questo spauracchio per vari giorni non trovai che gente contenta. -L'ottobre si presentava col sorriso in fronte. Il primo fu il mio buon -Giors, sulla linea di Vinzaglio, allegro e fresco come la mattinata. -Gli domandai subito della moglie. Guarita! Guarita da un pezzo, salda -sui trampoli, _ardita_ come una sposa, e sana anche la frittura, tre -sacchetti senza fondo, una rovina quotidiana. E, sorridendo, soggiunse -in un italiano suo proprio una frase proverbiale che gli avevo inteso -dire altre volte: — _Tuto va bene, trane la gran miseria_; — e si provò -a fischiare il motivo della _Carmen_, ma senza riuscirvi. Poi mi diede -notizie della _veja_, e poichè non capivo a chi volesse alludere: -— Non si ricorda? La vecchia di Pozzo di Strada, quella del soldato -d'Africa, che si mise a piangere a veder la battaglia stampata? Matta -dalla contentezza, la povera vecchia! — Era stata nel tranvai quella -mattina: un'altra faccia; pareva risuscitata; il figliuolo era vivo; -le avevan mandato dal Ministero degli “affari della guerra„ per via -del Comando del distretto, un pezzetto di carta sporca con quattro -parole del ragazzo prigioniero, un foglio arrivato di laggiù, _da -ca' del diau_, in un gran pacco, con molte altre lettere, che aveva -raccolte e spedite quel prete mandato dal Papa. Ma proprio fuor di sè, -da parere che avesse alzato il gomito, felice da allargare il cuore -a vederla, povera anima tribolata! Portava il foglietto in seno, in -un portamonete di pelle di pecora, e l'aveva fatto vedere a lui, e -lo faceva vedere a tutti. — È venuto il foglio, va bene; ma quando -verrà il figliuolo? Chi lo sa? Quando faranno la pace? Ne sa qualche -cosa lei? Io non leggo la gazzetta perchè mi fan male agli occhi le -parole piccole.... — E diede in una risata. C'era sulla prima panca -un ostricaro con la berretta rossa e col canestro sulle ginocchia. -Egli prese a stuzzicar l'ostricaro. Roba per aguzzar l'appetito, non -è vero? E non c'era già abbastanza appetito per il mondo da portare -in giro delle diavolerie per aguzzarlo? Che gusto avevano quelle -bestie senza testa? Egli non n'aveva mai assaggiato in vita sua, e -sentiva quella mattina un maledetto prurito di farne la conoscenza. -E dicendo questo, fra una scossa di redini e l'altra, si voltava a -guardare il canestro con un'espressione così comica di curiosità e di -diffidenza, che l'ostricaro, esilarato, prese un'ostrica, l'aperse -e glie la porse. Giors la sorbì, e trattenendola in bocca come per -meditarne il sapore, domandò quanto costasse. — Un soldo e mezzo — -rispose l'altro. — _Baloss d'un lader!_ — gridò lui, trangugiandola -con una smorfia di spaventato —, e hai la faccia di far pagare quanto -un pane una porcheria compagna? — Tutti i passeggieri risero, e quel -riso lo eccitò. Eppure, sì, quell'acquolina “amaricante„ stuzzicava -la fame, ed egli avrebbe dovuto tribolare il doppio quella mattina -per arrivare all'ora della macinatura. Ma già era destino che glie -ne capitasse una ogni giorno per scavargli lo stomaco. E raccontò -quella del giorno avanti. Stava discorrendo con una guardia daziaria, -alla barriera, quando, al momento di partire, era salita una bella -contadinotta, un fior di ragazza, che n'aveva quanto tre balie, un vero -capitale, una cosa, una cosa.... insomma, una cosa magnifica. E lui, -così in celia, l'aveva presa a complimentare, maravigliandosi, però, -di vederle fare il viso verde invece di rosso. A un tratto quella gli -aveva detto nell'orecchio, presto e secco: — _Ciuto, c'a son d'tomin!_ -— (Zitto, che sono caciole). Erano caciole di Rivoli! E qui una gran -risata. Naturalmente, egli era stato zitto, non l'aveva tradita. Ma il -più bello era stato poi: che, partito il tranvai, pigliando sul serio -una sua facezia sul diritto a un compenso che gli dava la connivenza -nel frodo, la bella ragazza s'era cavato dal seno e gli aveva dato -un _tomin_, un po' ammaccato, ma fresco e di quei grassi, d'un odor -squisito di panna, ch'egli aveva aggiunto, con gran piacere, alla sua -colazione. Ah, che delizia di _tomin!_ Mai da che era al mondo egli -s'era messo nel laboratorio un boccone così saporito, gli era colato -giù fino alle polpe, gli aveva fatto montare alla testa mille grilli. E -seguitò un bel pezzo a scherzare così sui cento sapori di quel boccone, -senza mai eccedere, con una discrezione quasi istintiva d'uomo sano -di nervi e di spirito, rifuggente dalle sudicerie, spandendo intorno -la schietta allegria del suo buon appetito e del suo buon cuore e -sorridendo coi denti bianchi all'aria viva d'ottobre, che accarezzava -la sua bella faccia di galantuomo.... - - * - -Trovai un'altra anima contenta sulla linea di Vanchiglia. Bastò il -suo _cerea_ a rivelarmi l'uomo mutato. Una vera trasfigurazione. Era -il povero fattorino stato ferito da una bastonata e rimasto malato di -terror cronico. Al primo vedere la sua nuova faccia pensai che fosse -stato accomodato l'affare della querela, e glie ne domandai. Gli passò -un'ombra sulla fronte. No, non ancora; la cagione della sua contentezza -era un'altra, e, raccontandola, tornò a rischiararsi. Gli era caduta -sul capo una di quelle carte da visita della fortuna, che fanno data -nella vita dei poveri diavoli come le vittorie in quella dei generali. -Tre giorni avanti, arrivando col carrozzone vuoto alla barriera di -Casale, raccattò sotto una panca un portafogli di bulgaro rinvoltato -in un pezzo di giornale, se lo ficcò in tasca senz'aprirlo e, secondo -la regola, lo rimise nella corsa di ritorno al controllore, perchè -lo portasse alla direzione. Rivenendo verso la barriera, arrivato -in piazza Vittorio Emanuele, vede correre incontro al tranvai, col -viso spaventato, un signore grasso; il quale salta sulla piattaforma -e gli domanda con voce di moribondo: — Avete trovato...? — e al -sentirsi rispondere: — Sì, è stato trovato.... — si lascia cascar di -picchio sulla panca, con le braccia aperte e gli occhi in su, ansando -come un mantice. Atto finale: comparsa del signore alla direzione, -interrogatorio e riscontro, restituzione del portafogli, tanto per -cento secondo l'uso: cento lire al fattorino. — Cento lire, m'intende; -un biglietto rosso nuovo fiammante, coi due occhi di civetta, che -pareva stampato il giorno prima! Ah, benedetto Iddio, son venute a -tempo! — Dopo quella disgrazia che l'aveva tenuto tre mesi a mezza -paga non gli era più riuscito di riassestarsi; la famiglia menava una -vita d'angustie; si dovevan misurare il pane per pagare i debiti, e non -vedevan la fine di quel purgatorio.... — Ed ecco tutt'a un tratto.... -Ah, bisogna dire che c'è un Dio! — Splendeva una tal contentezza sul -suo viso pallido, e abitualmente spaurito, che metteva pietà; metteva -pietà il pensare che cento lire possano operare un tal rivolgimento -nell'anima d'un uomo da guarirlo anche dal terrore abituale d'essere -ammazzato. E ragionava sulla sua fortuna per gustarla meglio. Su -tante linee, si sa, tutti i giorni si trova qualche cosa: fazzoletti, -spille, chiavi, scatole di sigarette, perfin delle lettere amorose; -ma dei portamonete con migliaia di lire, bazzica, è un caso raro. E -proprio doveva toccare al figliuolo di sua madre! Si chiamava _nascer -fortunati_. E mi descrisse la scena della sera, quando, rientrando -in casa, aveva sventolato il biglietto, come una bandiera, sul viso -di sua moglie e sulla testa dei bimbi addormentati: la povera donna -s'era messa a piangere, i bimbi s'erano svegliati e buttati giù dal -letto, e poi tutti a ridere e a ballonzolare insieme da parer quattro -villeggianti della Villa Cristina. — E che sarà allora — gli domandai -— quando piglierete mille lire d'indennità a causa guadagnata? — A -quella domauda si rioscurò, e parve ripreso dalla paura solita. — No -—, rispose a voce bassa — quelle.... preferisco di non averle. — E -rimase un po' pensieroso. — Ma! — esclamò poi rianimandosi. — Se non -mi capitano altre disgrazie! — E soggiunse umilmente: — Io non faccio -del male a nessuno, non voglio male a nessuno; nessuno dovrebbe volerne -a me, non è vero? Perchè mi dovrebbero far del male? — Poi, dopo una -pausa, guardandosi intorno, disse con un accento d'inquietudine, che mi -fece pena: — Come si son già accorciate le giornate! — Non era ancora -guarito, pover'uomo. - - * - -Il terzo contento fu un personaggio nuovo, un vecchio pretino che vidi -uscire dalla stazione di Porta Susa, con la valigia e l'ombrello, e -salire sul tranvai chiuso della linea di Casale. Dal modo come girò -lo sguardo per la piazza, soffermandosi, e come lesse l'insegna del -carrozzone prima di salirvi, e come vi salì, osservando ogni cosa con -un sorriso di curiosità e di maraviglia, argomentai che non avesse -mai visto Torino o non ci fosse più stato dal tempo dei tempi. Aveva -l'aria d'un prete di montagna, un viso roseo, gli occhi chiarissimi, -un'espressione ingenua e buona, quasi infantile. Entrò come in una -casa d'amici, sorridendo a tutti, in atto di ringraziare della buona -accoglienza, e, appena seduto, mi domandò se il tranvai passava per la -piazza Vittorio Emanuele. Il tono con cui gli risposi gli fece subito -attaccar discorso familiarmente. Da trent'anni non era più stato a -Torino, era quello il primo tranvai sul quale saliva. Aveva bene inteso -parlar della cosa; ma dall'immaginare al vedere c'è un gran tratto. -Si voltava a osservare il fattorino e il cocchiere, le panche, i -vetri colorati, gli annunzi, gli altri tranvai che passavano, come un -bambino. Mi ricordò un altro prete di montagna che, anni avanti, sul -ponte di Po, m'aveva manifestato la stessa maraviglia per l'_Angelo -Brofferio_, ch'era il primo battello a vapore ch'egli vedesse. — Ma -guardiamo un po', ma guardiamo un po'.... E si fa fermare quando si -vuole, non è vero? E ogni strada ha il suo?... E va così sulle rotaie, -da per tutto, come sulla strada ferrata? — E quando il tranvai si -mosse, diede segno di viva soddisfazione. — Ma è un bell'andare, -proprio.... senza scosse.... e come si corre.... Una bella cosa, -veramente, una bella cosa. E ora si farà andare con l'elettrico, -dicono.... Sarà una maraviglia.... Ah, son cose che fa piacere di -vederle! — E sorrideva intorno ai passeggieri, come a compagni d'un -lungo viaggio, sconosciuti ancora, ma coi quali dovesse far poi -conoscenza; ringraziò come d'un regalo il fattorino che gli porse il -biglietto; stette un minuto in ammirazione del congegno del campanello, -e quando m'alzai per discendere in piazza Solferino, s'alzò egli pure, -e fattomi un cenno di riverenza col capo come a un conoscente, si -rimise a sedere, visibilmente lieto di non avere ancor da discendere, -di doversi trattenere ancora in quella “bella compagnia„ esilarata dal -sorriso gentile con cui egli rispondeva al suo sorriso canzonatorio, -credendolo un segno abituale della squisita cortesia cittadina.... - - * - -Ma anche la “bella compagnia„ in quei giorni dava ragion di ridere -alle sue spalle. Trovo notato fra gli appunti: — _Galileo Ferraris._ -— È il ricordo d'una corsa fatta con lui per un tratto del viale -Margherita. I giornali avevano pubblicato in quel torno le proposte -fatte dalla Società al Municipio per l'istituzione dei tranvai -elettrici, e spesso, tra i passeggieri, s'udivano su quell'argomento -delle uscite amenissime. Sarebbero forse state più guardinghe le -due eleganti bottegaie o modiste o quidsimile, che ci divertirono -per cinque minuti, se avessero saputo che quel bel signore bruno e -pallido, dal sorriso dolcissimo e dagli occhi socchiusi, il quale -stava leggermente chino per raccogliere, senza farsi scorgere, i loro -discorsi, era un elettricista di fama mondiale. La più giovane, con -un cappellino incoronato di magnolie, giurava che sui nuovi tranvai -elettrici non avrebbe mai messo piede, e domandata dall'altra del -perchè, rispondeva vivamente: — Ma come? _E s'a se scianca 'l fil?_ (E -se si strappa il filo?) Tutto va per aria! — Ma l'amica non si curava -di quel rischio: aveva inteso dire che il maggior pericolo era un -altro: se per inavvertenza, salendo o scendendo, si toccava la cassetta -dov'era “il deposito delle scintille„ c'era da pigliare una scossa da -cadere in terra stecchiti come per una nerbata sulla testa. Come se -la godeva il buon Ferraris, lisciando la barba nera con la sua piccola -mano femminea! Ma non era quella la più amena ch'egli avesse udita in -quei giorni. La sera innanzi, sulla linea del Martinetto, aveva inteso -un vecchietto ciaccolone fare i più neri pronostici su quei novi fili -che stavano per aggiungersi ai troppi altri già distesi fra casa e -casa; i quali, saturando l'aria di elettricità, erano cagione di tanti -sconcerti nervosi, di tante malattie bisbetiche e stravaganze d'idee e -audacie matte di partiti sovversivi, per cui il mondo andava diventando -un inferno. Che strana cosa, non è vero? In una delle città più colte -d'Italia, intorno alle maraviglie della scienza, forza e gloria d'una -civiltà di cui insuperbiscono tutti, udire presso a poco gli stessi -discorsi che s'udrebbero sulle rive del Victoria Nianza o in mezzo alle -foreste del Gran Chaco! — Basta — concluse la modista giovane — non -sanno proprio più che diavolerie inventare per accorciarci la vita. — -Delizioso! — disse il Ferraris. Quella si voltò, e al vedere quel bel -signore bruno che, pur avendo l'aria d'intendersene più di lei, pareva -che consentisse nel suo giudizio, gli fece un sorrisetto di simpatia e -di gratitudine. - - * - -È di quei giorni una pagina sui “fenomeni d'elettricità erotica„ che -posso trascrivere tal quale. “È l'avvicinarsi, che si sente nell'aria, -della stagione sentimentale, è il pensiero che sia questo l'ultimo -mese delle giardiniere, così propizie all'osservazione del bel sesso, -e l'ultimo dei leggieri e scarsi vestiti estivi, ai quali succederanno -tra poco gli alti colletti che fasciano i colli e gli ampi mantelli -che nascondon le vite, son queste od altre le cagioni, per cui noto ora -negli erotici un'intensità di sguardo, una fissità di contemplazione, -un languore di voluttà più cascante che nei giorni dei grandi calori? -Curiosissimo il tipo osservato stamani sulla linea di Madama Cristina: -un signore vestito correttamente, con gli occhiali d'oro e una barba -di sultano, d'una pallidezza e d'una serietà d'Amleto maturo; il quale, -stando ritto in fondo alla giardiniera, con una spalla appoggiata alla -colonnina, a ogni signora che salisse o scendesse da quella parte, -sporgeva in fuori il busto e il capo per conoscere da quale calzoleria -provenisse il suo stivaletto; ma con un piegamento guardingo, -percettibile appena, della persona, che io gli vedevo preparare con -un moto avanti del piede su cui doveva appoggiare, ogni volta che da -quel lato della strada suonava un _alt_ femminile. Quell'atto ripetuto -di scolaresca curiosità sessuale, fanciullescamente dissimulata, -faceva un contrasto altamente comico con la quasi tragica gravità -del suo viso barbuto, e anche più comico all'immaginare i pensieri -ch'egli doveva volgere in capo, ma di cui non un lampo appariva dietro -agli occhiali d'oro, in quegli occhi sporgenti, grigi, muti come due -palle di cristallo. Ah, se si potesse, in un solo tranvai, penetrar -con la mente dietro al velo misterioso di tanti visi gravi, freddi, -innocenti o indifferenti, che mostruoso guazzabuglio si scoprirebbe di -pensieri e d'immaginazioni, di desideri e di propositi, infinitamente -diversi da quelli che le maschere fanno supporre! Un viso eccettuato, -peraltro: quello della “vergine morta„ che salì al crocicchio del -corso Valentino, e per la quale gli occhiali d'oro si sporsero avanti -come per l'altre; un viso così bianco, così puro, così virgineo da -far giurare che non nascondesse mai neppur l'ombra d'un pensiero che -la bocca non potesse esprimere, e che non sarebbe potuto arrossire -nemmeno s'ella avesse saputo che lo sguardo di quegli occhiali vedeva -a traverso ai panni la sua nudità. Come sempre, si voltarono tutti -a guardarla; ma sul suo viso di marmo candido neanche questa volta -non tremò un muscolo, non passò un lampo, non guizzò il barlume d'un -sentimento di compiacenza. Soltanto, quando fu seduta, cosa insolita, -girò il capo a destra e a sinistra, con un movimento vivace, come -se cercasse per la via qualcheduno, da cui sospettasse d'esser -cercata....„ - - * - -Feci riguardo agli erotici, i giorni appresso, quest'altra -osservazione: che si possono ascrivere alla famiglia loro quasi tutti -quei baldanzosi, i quali, nonostante il peso degli anni e della pancia, -che li dovrebbe render prudenti, rischiano ogni momento d'andare a -letto per quaranta giorni, saltando sul tranvai mentre corre. La più -parte, in fatti, saltano per la donna. Hop! Hop! E là! Cinquant'anni -e vedete che leggerezza! È divertente studiare i diversi campioni. Per -parte d'alcuni, che la compiono con disinvoltura, la prodezza può far -colpo; ma ad altri tolgono ogni virtù di seduzione lo sguardo ansioso -che fissano sul punto di mira, gli atti scomposti della rincorsa, lo -sgomento che mostrano in viso del pericolo corso, e la pena che durano, -dopo seduti, a ricomporre la carcassa, soffiando come foche: quando -pure non cascan sulla panca malamente, aggrappandosi alla colonnina -come a una corda di salvamento, col cappello sbiecato e la parrucca -andata di traverso. Ah, vecchi peccatori impenitenti e temerari! Ma -se sul tranvai non c'è bel sesso, non c'è caso che si cimentino. E -gareggiano nobilmente tra di loro, e sono gelosi del salto più snello e -più aggraziato dei giovani. Ne fui testimonio la mattina sulla linea di -via Cernaia. Uno di questi vecchi acrobati galanti, con tanto di panama -e di sottoveste bianca, che pareva tinto col granatino, aveva fatto la -sua prova in piazza San Martino. Poco dopo, mentre s'andava di tutta -corsa, un giovanotto biondo e asciutto, vestito da damerino, saltò su -egli pure, ma da tre passi distante, e senz'afferrarsi alla colonnina: -un vero salto da maestro. Non era che il primo saggio. Passato il corso -Siccardi, saltò giù, corse a un banco, prese un giornale, raggiunse di -volo il tranvai, e vi saltò sopra come prima. Le signore si voltarono -a guardarlo. All'imboccatura di via Santa Teresa, saltò giù un'altra -volta, corse alla buca delle lettere, vi buttò dentro una cartolina, e -poi da capo una corsa, e un salto, e ritto là sulla piattaforma. S'alzò -un mormorio di stupore: non s'era mai vista una cosa simile: le signore -n'erano ammirate; fu un vero trionfo. Ma l'uomo del panama, ingelosito, -ruppe l'incanto. Si chinò un poco verso le signore dell'ultima panca e -disse abbastanza forte: — È il Tony della compagnia equestre del Balbo, -quello che salta otto cavalli. — Poi soggiunse, scrollando una spalla: -— Sfido io; è la sua professione! — e detto questo, dopo aver dondolato -un po' il piede fuori del montatoio, si lasciò andar giù sulla strada -con mollezza elegante, — vendicato. - - * - -Uno che non salta, per esempio, è il cavalier Bicchierino. Lo vidi -salire il giorno dopo sulla giardiniera di via Garibaldi, mentre -stavo sulla piattaforma in fondo con l'operaio lattoniere, vestito -dei suoi panni da lavoro, con un tubo da gas acciambellato sotto il -braccio. Posato e preciso in ogni cosa, egli fece fermare alzando e -abbassando tre volte la canna come un antico capo tamburo, non salì -che dopo aver guardato se i cavalli eran ben fermi, e non sedette -sull'ultima panca che dopo averla spolverata accuratamente col -fazzoletto. Poi, per riassestarsi addosso i panni scomposti nella -salita, scrollò un po' il capo e le spalle, come fa la gallina per -scoter le penne, e, compiuta quell'operazione, non si mosse più. Era -proprio un destino ch'io non potessi mai conquistare durevolmente -l'animo suo. Il lattoniere, con la sua serietà e lentezza solita -di pensatore, aveva avviato un discorso sulle nuove funzioni dei -municipi in Inghilterra, delle quali s'occupava da qualche tempo, -nelle ore rubate al sonno, con la diligenza che gli era propria, -ritagliando notizie da giornali e trascrivendo periodi da riviste -nel suo grosso vademecum di conferenziere. Interrottosi un istante -per osservare l'operazione d'insediamento del signore sconosciuto, -ripigliò: — Quando lo diciamo noi, pare che sian cose dell'altro mondo. -Ma il municipio di Birmingham, per esempio, quando saranno passati -i settantacinque anni per cui diede in enfiteusi agli impresari il -terreno per lo sventramento, resterà ben padrone di tutte le case -costrutte, con un reddito annuale di cento mila sterline. E questo è -bene un passo sulla strada che condurrà il municipio ad essere come il -direttore d'una grande impresa cooperativa di cui ogni cittadino sarà -azionista.... — - -Un movimento leggerissimo delle spalle del cavaliere m'avvertì ch'egli -aveva inteso le ultime parole e un'inclinazione appena visibile del suo -capo m'avvertì che stava in ascolto. - -Il lattoniere, accarezzandosi il mento con la mano nera di piombo, -continuò a citare, pacatamente, col tono d'uno che dettasse. — Un gran -numero di città inglesi avevano convertito in servizi municipali, con -piena soddisfazione del pubblico, i servizi dell'acqua potabile, del -gas, della luce elettrica, ricavandone benefizi enormi e ribassando -i prezzi. Il municipio di Glascow s'era assunto anche l'esercizio -dei tranvai, riducendo l'orario degl'impiegati, aumentando i salari -e istituendo le corse di cinque centesimi per mezzo miglio, con un -profitto molto superiore al canone che gli pagavan prima le Società -private.... — - -Tutta la disapprovazione che possono esprimere la nuca e la schiena -d'un cittadino io la vidi espressa a quelle parole dall'aspetto -posteriore del cavalier Bicchierino; il quale doveva credere esagerati -iperbolicamente i dati di fatto, se pur non credeva tutte una fantasia -quelle citazioni. - -Il lattoniere continuò, insistendo sull'esempio del municipio di -Glascow, che da qualche anno esercita con vantaggio proprio e del -pubblico anche altre funzioni di indole più privata. — Giusto, -perchè il municipio non potrebbe anche incaricarsi di far lavare la -biancheria? - -A quest'ultimo colpo, il buon cavalier Bicchierino non si potè più -contenere e si voltò a guardarci mostrandoci negli occhi arrotondati -e nella bocca aperta tutta la stupefazione che può contenere un'anima -umana. Diede uno sguardo all'oratore e un altro a me, che avevo l'aria -d'approvare, e in quello sguardo lessi la mia sentenza. Un uomo che -stava a sentire, acconsentendo, delle stravaganze così spropositate, -delle assurdità così mattamente ridicole, non poteva essere che un -insensato, meritevole della più profonda commiserazione; un uomo da -perdonargli che gli paresse stretta via Garibaldi e che tagliasse il -_Popolo_ con le dita. E dal modo come voltò le spalle e riprese il suo -atteggiamento capii che non mi restava più nessuna, nessuna speranza di -risollevarmi nella sua stima. - - * - -Feci un'altra corsa disgraziata pochi giorni appresso: il ventidue, -memorando. Era incominciata bene, peraltro. Ero occupato da qualche -tempo a far raccolta fra i passeggieri di tutte quelle espressioni: -— Io dico la verità.... diciamo la verità.... per dir la verità.... -siamo sinceri.... francamente parlando.... parliamoci schietto, ecc., -che, appunto perchè occorrono così maravigliosamente fitte sulla bocca -di tutti, sono una prova patente della quasi universale bugiarderia -degli uomini, nei quali deriva dalla coscienza di mentir quasi sempre -il sospetto di non esser creduti mai. Infervorato in questo lavoro, -ero molto contento quella sera d'avere fatto una buona collezione in -dieci minuti sulla giardiniera del _Foro Boario_, e stavo osservando -con piacere, nella conversazione di due signori, che c'è anche un modo -cortese e usatissimo di darsi a vicenda del bugiardo con le formole: -— Dice la verità?... Ma è vero proprio?... Mi dà la sua parola?... — -quando quel senso misterioso che ci annunzia la presenza d'un nemico -alle spalle mi fece voltare il viso indietro.... e riconobbi gli occhi -malevoli e il pizzo ostile di Guyot; il quale discorreva piano con un -grosso signore sonnecchiante, seduto alla sua destra. Ero ben certo -che mi avrebbe sempre odiato; ma il suo sguardo mi fece capire in -quel punto che la scena del _Grido_ e della _Lotta_ aveva invelenito -terribilmente il suo odio, e che egli covava in petto il proposito -d'una vendetta. — È la sua volta — pensai — non c'è che rassegnarsi. E -stetti aspettando, con l'orecchio all'erta. - -Il cuore non m'aveva ingannato. Non passò un minuto che l'udii parlare -con quella particolare sillabazione di chi vuol farsi sentire da -qualcuno, che non è la persona a cui parla. Aveva una curiosa voce, che -pareva uscirgli dalle narici, con un soffio di siringa vuota. Galeotto -della vendetta fu il giornale che teneva fra le mani. - -— Ha visto? — domandò al suo vicino. — Hanno sciolto la Camera di -lavoro di Livorno. - -E dopo una pausa: — Pare anche che il Codronchi, in Sicilia, si decida -a procedere con energia. Ha sciolto la federazione socialista di -Corleone. - -Il signore insonnito rispondeva con monosillabi d'approvazione. - -— Ah, quello rimetterà presto le cose al posto. Ha anche fatto -sequestrare il libro di quel Giuffrida.... - -— Scritto in prigione. - -— Scarabocchiato in prigione. - -Credevo che fosse finita. Ma l'uomo era ben provvisto di materiali da -guerra. Accennò ancora (e sentii fremere di gioia la sua voce) alla -“bella accoglienza„ fatta ai deputati socialisti francesi e agli altri -fondatori della vetreria d'Alby dagli operai di Carmaux — a fischiate. -— Ora sarò libero, — pensai. No, fu spietato. Biasimò ancora l'amnistia -per i condannati politici, che s'annunciava in quei giorni. — Sa che -comprende anche i facinorosi che son dentro per i fatti di Sicilia e -della Lunigiana.... E ci fanno un bel regalo! - -Mi prese una tentazione, e fu un punto che non vi cedessi. Volevo -voltarmi a domandargli perchè non annunciava pure, per amareggiarmi -l'anima, ch'era stato ammazzato il brigante Tiburzi nelle macchie -d'Orbetello. Ma non volli turbare la sua gioia. Ah, la sentivo! Egli -doveva sorridere infernalmente come Giacinta Pezzana nella _Maria -Stuarda_ quando grida: - - Ella si parte - Col pugnale nel cuore. Oh vendicata - Io son! Divina gioia! - -Eppure, io non avevo in cuore che un sentimento di stupore: che due -uomini, viventi nello stesso tempo e appartenenti alla stessa classe, -potessero pensare e sentire così oppostamente intorno alla più alta -delle quistioni del tempo loro, ed esser così certi tutti e due di -esser nel vero, da provar odio e pietà l'uno per l'altro, come due -creature diverse e nemiche di civiltà, di religione e di razza. Guyot -non parlò più; pensava certamente ch'io non avessi più fiato nel -corpo. Io feci il morto, per mantenerlo nell'illusione. Ma la parola -_facinorosi_, detta da lui, mi ridestò un sospetto: quella parola, me -ne ricordavo bene, ricorreva due volte in quella certa lettera anonima -che avevo ricevuto dopo l'assassinio del presidente Carnot. Che la -lettera fosse proprio sua? Mentre ventilavo quest'idea, egli discese -all'imboccatura di via dell'Arcivescovado, e s'allontanò con passo di -trionfatore, senza degnare d'un ultimo sguardo quello che restava di -me sul tranvai. Da tutta la sua persona traspariva la superba certezza -d'avermi finito. - - * - -Sulla stessa linea, partendo dalla barriera del Foro boario, all'ora -dell'uscita libera dei soldati, vidi la sera seguente un quadretto -nuovo e bellissimo: una carrozzata d'artiglieri, con una monaca nel -mezzo, di quelle addette alle prigioniere delle vicine carceri; la -quale dava l'immagine di Santa Barbara, protettrice dell'arma, scortata -da un drappello dei suoi guerrieri, che la conducessero in trionfo -a Torino. C'era al freno il protetto di donna Chisciotta. Appena -lo riconobbi, m'andai a sedere accanto a lui, per vedere se era in -bernecche. Non era, o non pareva; aveva la faccia rossa, peraltro, e -rannuvolata, come sempre. Mi diede un'occhiata, come a un viso noto -di frequentatore di tranvai, e partì. Subito dopo attaccò un moccolo -solenne. Erano state tese le catene a traverso il viale, dovendo -passare il treno di Milano: c'era qualche minuto da aspettare. Ahimè! -L'uomo non perdeva che il pelo: appena fermato il tranvai, saltò giù -e corse verso un bancuccio vicino, dove si dava il bicchierino di -“rabbiosa„. - -Il fattorino gli gridò dietro: — Guardati che c'è madama! - -A quel grido egli si fermò e girò intorno uno sguardo sospettoso. -L'altro diede una risata, e allora egli scrollò le spalle e andò a -bere. Quella _madama_ non poteva essere che donna Chisciotta, nota -ai colleghi di lui come sua protettrice, e precettrice severa e -vigilante di temperanza. Ebbene, se quel _guardati_ aveva avuto forza -d'intimidirlo, voleva dir che l'uomo non era ancora perduto affatto -sulla via della combustione spontanea. Risalì sul tranvai forbendosi la -bocca col dorso della mano, e sferzati i cavalli appena il passaggio -fu libero, principiò a dar fuori quel tanto di filosofia che s'era -messa in corpo per cinque centesimi. Cadevano le foglie secche dagli -alberi di Corso Oporto: egli si mise a dissertare sulle foglie, come -parlando ai cavalli. E una, e due, e tre, e via senza fine: erano le -annunziatrici dell'inverno. Ah, quante cose gli annunciavano: le lunghe -eterne giornate con la pioggia e col vento in faccia, le nebbie fitte -e gelate, la notte alle cinque pomeridiane, le corse interminabili -nella neve, interrotte da lunghe fermate, da cadute di cavalli, da -sviamenti, da fatiche di negri. A un tratto si rivolse a me, come a -un conoscente. E quella _povra fia_ come avrebbe passato l'inverno con -quella scellerata tosse che le schiantava l'anima? Gli dicevano che le -avrebbe giovato l'aria della riviera. Eh si! Ma l'insegna dell'albergo -dove l'avrebbero tenuta gratis, quella non glie la dicevano. Con chi -non ha _di questi_ la morte non fa cerimonie. Sono soltanto i signori -che possono pregarla d'aspettare. — E soltanto dopo questo sfogo, mi -diede la notizia che aveva una figliuola unica, la quale s'era ammalata -e non più rimessa dopo una certa disgrazia. Ma non disse che disgrazia -fosse. - -Quando il tranvai fu per attraversare il Corso Umberto, il suo sguardo -si fece fisso e il suo viso s'incupì anche di più, senza ch'io ne -capissi subito la cagione. Non la capii che quando vidi il Corso Oporto -ingombro di sciami di ragazzi che uscivano dalla Scuola municipale -di Monviso. Allora principiò per il pover'uomo una vera tortura. I -ragazzi, inseguendosi in giro e strillando, passavano e ripassavano -a traverso le rotaie, a pochi passi dai cavalli, come per giocare -col pericolo, e il disgraziato cocchiere, mutato in viso, pregava, -minacciava, sagrava invano, stringendo le briglie con le mani tremanti -e volgendo intorno gli occhi dilatati e spauriti, a cui s'alzava -davanti la visione del bambino travolto ed ucciso; e nel viso e in -tutti i movimenti della persona mostrava un contrasto violento e -doloroso tra la furia di uscir di quel passo e la ripugnanza, quasi lo -sgomento di procedere, come se oltre ai ragazzi scorrazzanti qualche -altro impedimento terribile, veduto da lui solo, gli sbarrasse la -strada. Quando finalmente si svoltò in via Venti Settembre, tirò un -lungo respiro e si asciugò il sudore della fronte. - -E per tutta la via Venti Settembre non parlò più. Stetti attento quando -si passò nel punto dov'era seguita la disgrazia; ma egli non voltò il -capo: tenne lo sguardo diritto davanti a sè, in fondo alla strada; -con la fronte così alta, però, e con un'attenzione così fissa, da -non lasciar dubbio che fosse forzata. Solo quando si sboccò sul viale -Margherita, tornò a guardare le foglie che cadevano e riprese le sue -considerazioni sull'inverno. — E una, e due, e via, a poco a poco, -l'una dopo l'altra, vengon giù tutte; gli alberi perdono i capelli. -Si sente già l'odore del giorno dei morti. Quest'inverno vuol essere -anche più tristo dell'estate. Cosa ne dice? C'è mai stata un'annata -_pì malheureusa_? Avremo una gran mortalità, certamente. Oh, per quel -che è di me!... Andarsene, è tanto di guadagnato. Ma è veder andar gli -altri.... Oh che brutto mondo! - -Ma qui, curvandosi e cacciandosi avanti tutt'a un tratto come per -gettarsi fuori del parapetto, urlò un: — Via! — sgangherato, che mi -diede un rimescolo. Un ragazzo scalzo aveva attraversato le rotaie -sfiorando il muso ai cavalli col capo. - -— Ah! questi ragazzi! — esclamò poi con voce quasi di pianto. — Questi -ragazzi mi faranno morir disperato! — e fermato il tranvai vicino al -casotto di piazza Emanuele Filiberto, sbattè le redini sul parapetto -con un atto di desolazione.... - - * - -Quelle ultime giornate del mese furono per le mie escursioni le più -piacevoli dell'annata. Era il mio punto di partenza Porta Palazzo, -donde passano o si diramano otto linee dirette ai sobborghi più -lontani, e la mia linea preferita quella del Ponte Isabella; la quale -percorsi l'ultima volta in una di quelle mattinate dolci e chiare di -fin d'ottobre, in cui si confonde col sorriso della stagione che se -ne va la malinconia di quella che viene, e si sente nell'aria come la -mestizia d'un addio. Attraversato il centro della città, e percorso -un gran tratto di quella interminabile via Cristina di cui sfugge il -fondo allo sguardo, si svolta nel viale ridente di Raffaello, e di -là si esce all'aperto, fra la fuga dei nuovi edifici universitari, ai -quali i camini altissimi dalla forma di minareti danno l'aspetto d'un -enorme falanstero orientale, e l'ultimo lembo del grande parco del -Valentino, che si ristringe lungo la riva e va a finire con un bacio -nel fiume. Qui nulla parla del passato, tutto è giovinezza e speranza, -e par che non ci giunga il rumore e il fumo della battaglia della vita. -Si attraversa una piccola città adolescente, tutta nomi di poeti e -d'artisti, dove poche case rustiche resistono ancora all'assalto dei -villini e dei palazzi, brillanti avanguardie cittadine, che da ogni -parte le incalzano e le avvolgono; si arriva allo sbocco del corso -Dante, di là dal quale sorge ancora un altro sobborgo bambino, che va -fino al corso Galileo, ultima onda di Torino, a morire fra i campi; -e si giunge sulla strada di Moncalieri, alle falde dei colli, dove il -tranvai si ferma, in mezzo alla solitudine e al silenzio. E là discesi, -ad aspettare che si ripartisse, ammirando il paesaggio vasto e sereno. -Di qua le rive serpeggianti e solitarie del Po, ristretto e imbrunito -dalle ombre dei boschetti, e la piramide del Monviso all'orizzonte, -già tutta bianca; di là le acque larghe e lucide, rispecchianti il -villaggio medioevale; più oltre, il castello rosso del Valentino; la -mole Antonelliana nel cielo; e dietro di me la collina che cominciava a -ingiallire, macchiata da un folto di pini, come una testa grigia da una -ciocca nera. Tutto era terso e fresco, e l'aria odorava di vegetazione -autunnale; ma pareva che vi corresse ancora un fremito della primavera -e vi passasse già un brivido dell'inverno. Salì sul tranvai una coppia -d'innamorati, che si tenevan per mano; di ritorno da una passeggiata -romantica, forse: rosati in viso, eccitati dalla frescura e dal moto, -luminosi d'amore. Il cocchiere solfeggiava un'arietta guardando le -Alpi. Il grande silenzio non era rotto che dal filo di quella voce e -dai picchi sonori delle lavandaie del fiume, che non si vedevano. Era -uno di quei momenti in cui ci coglie come a tradimento il pensiero -della vecchiezza, e ci rattrista. Guardavo i due amanti, e pensavo: -— Essi sono l'Aprile, ed io.... il mese corrente. — Vedevo di là dal -ponte la trattoria dell'_Olimpo_, appartata e chiusa, che mi ricordava -dei festosi banchetti giovanili, dei cari amici, delle ardenti -discussioni letterarie. Come mi pareva tutto lontano, e la casa, e gli -amici, e le idee discusse! Eppure provavo un conforto vago in quella -pace, come il sentimento d'una dolce rassegnazione, e il principio d'un -riposo infinito. E udii con rammarico il grido brusco del fattorino: -— Via! — come se mi dicesse: — Andiamo! Torniamo allo strepito della -città e alle cure della vita; torniamo a lavorare.... e a invecchiare. - - * - -Ebbi un altro momento, di quelli che non si scordano, sulla linea -della Crocetta, uno di quegli incontri inaspettati che ci lasciano -stupefatti e pensierosi come se avessero il significato recondito d'un -avvertimento del destino. Allo svolto da Piazza Carlo Felice in via -Sacchi salì sul tranvai un controllore sui cinquant'anni, piccolo e -pingue, con due enormi baffi rossicci brizzolati, che gli mascheravano -mezzo il viso; e incominciò il suo giro sulle pedane per chiedere -i biglietti. Dalla cautela con cui s'aggrappava alle colonnine e -posava i piedi per non cascare, argomentai che fosse nuovo al proprio -ufficio, al quale anche si prestava male la sua corpulenza. Quando mi -fu vicino sulla piattaforma, ancora parato ai miei occhi da due persone -interposte, gl'intesi dir forte al fattorino: — È al numero 136; — e -quella voce risvegliò qualche cosa nella mia memoria, ma così lontano -e confuso, che subito disparve, come l'ombra d'un uccello che passi. -Essendo vuota l'ultima panca, il controllore s'infilò tra questa e -quella accanto, per prendere i biglietti dei passeggieri ch'erano in -piedi. Quando fu davanti a me, mi disse, toccandosi il berretto con -una mano: — Il biglietto, signore.... — e restò con la bocca aperta -e la mano per aria, fissandomi in viso. Ci fissammo così a vicenda, -per qualche secondo, in atto interrogativo, e poi, nello stesso punto, -uscì dalla sua bocca il mio nome e il suo dalla mia. Un intimo impulso -gli fece sporgere il viso, ma si tirò indietro; io mi spinsi innanzi -e gli baciai la guancia; egli mi rese il bacio, e volle dir qualcosa; -ma non potè. Sorridemmo tutti e due, col respiro un po' oppresso. E -un'onda di memorie attraversò la mia mente in un lampo: la Scuola di -Modena, il suo lettuccio di ferro in un angolo del camerone della -quarta squadra, una discussione sull'utilità dell'“ordine sparso„ -sotto un albero del giardino ducale, il cappotto bigio chiaro ch'egli -aveva portato dal Collegio militare d'Asti, e un nostro breve incontro -per le vie di Piadena durante la guerra del 66. Da trent'anni non -c'eravamo più visti, e non avevo più avuto notizie di lui. — Ebbene?... -— Ebbene?... — Ma la conversazione s'arrestò lì; c'era gente intorno; -vidi che gli tremavan le labbra; non si poteva proseguire. Fece un -cenno con la mano, come per dirmi: — A più tardi, — e riprese il suo -giro. Controllore! Dopo trent'anni! Lui! Per che vicende era passato? -E ricordai i suoi bei disegni topografici con un tratteggio di montagna -che gl'invidiavo, il suo costante buon umore, la rassegnazione di buon -figliuolo con cui una volta era andato alla cella di rigore, estratto -a sorte per un tumulto della compagnia, al quale non aveva preso -parte. Poi, rifrugando nella mia memoria, mi parve di ricordarmi d'aver -inteso dire molti anni innanzi ch'era andato in America, dove faceva il -maestro elementare. E aspettai con impazienza che i vicini scendessero -per interrogarlo e per dirgli la buona memoria che avevo sempre serbata -di lui. Ma, tutt'a un tratto, egli discese. Dalla strada mi fece ancora -un saluto con la mano, sorridendo, ma con una leggiera espressione di -tristezza; poi voltò le spalle e s'avviò verso il Corso. Aveva ancora -quell'andatura, tal quale, con quell'atteggiamento del capo, con -quelle spalle curve, da cui scappavano le cinghie dello zaino. E lo -seguitai con gli occhi fin che potei, con un senso di stupore misto di -sgomento, pensando che un giorno solo, un caso, un punto della mia vita -avrebbe potuto far sì che un altro mio amico, in quello stesso giorno, -ritrovasse me su quel tranvai, con quel berretto gallonato sul capo, in -atto di dire a lui: — Signore, il biglietto.... — Dopo quel giorno non -lo vidi più. - - * - -A questa avventura di romanzo succedette una scena di farsaccia, -che vorrei non aver veduta, e che racconto soltanto per non lasciar -nulla da parte di quanto può accadere sulla carrozza di tutti. Ma -chi avrebbe potuto prevedere una scenata simile osservando quella -giardiniera pochi minuti avanti, quando la raggiunsi in piazza -dello Statuto? Era proprio una carrozzata di gente per bene, alla -quale disdiceva intollerabilmente un cartello sospeso al di sopra -della panca di mezzo, con su scritto in grossi caratteri: — _Letame -di cavallo. Trovasi in vendita a pressi convenientissimi presso la -Società Belga._ — Vedo ancora sulla panca in fondo un consigliere -comunale e un medico militare in divisa; più in qua un generale di -brigata pensionato, con la _Gazzetta di Torino_ fra le mani; due -maestre della Scuola Sclopis; signore, signorine, faccie rispettabili -di grossi contribuenti e d'impiegati da tremila in su. Regnavano -tra quella eletta di passeggieri la pace e il Galateo; il mormorio -discreto delle conversazioni era coperto dallo scalpitìo dei cavalli -lanciati al galoppo; nulla dava indizio dello scoppio che doveva -avvenire. All'improvviso, dando le spalle alla compagnia, sentii il -suono d'una ceffata e due grida furenti: — _Baloss!_ — e: — _Canaia!_, -e voltandomi, vidi alle prese nel mezzo due signori senza cappello, -che con una mano si tenevano afferrati a vicenda per la cravatta e -con l'altra si barattavano delle mazzate sul capo; una signora che -gridava, altre che si preparavano a svenire, uomini saliti sulle panche -per separare i lottatori, e poi un gruppo stretto intorno a questi, di -cui non m'apparivano più che le due teste scarmigliate e i due bastoni -branditi. La lotta cessò subito; ma i due nemici non s'allentarono, e -rimasero in quell'atto di rappresentanti della “situazione europea„ -ciascuno tenendo l'altro per la gola, come per dire: — Se non mi -picchi, non picchio; se ti muovi, t'accoppo. — E quella coppia così -atteggiata, su quella carrozza che correva, faceva uno strano effetto, -come d'un quadro plastico, concorrente al premio, portato in giro -sopra un carro di carnevale. Il cocchiere aveva appena fermato, che i -due campioni si allentarono e si rimisero a sedere, improvvisamente -racquetati dal pensiero del cappello volato via; e allora la corsa -ripigliò. Ma non mi riuscì neanche allora di vederli in viso perchè -restavano in piedi i loro vicini, intesi a sedare la contesa verbale -che ricominciava; nè potei capire che cosa dicessero, perchè il cicalìo -dei commentatori soverchiava la loro voce. Le notizie che arrivarono -fino a me eran contradditorie. Chi diceva che fosse nata la lite dal -fumo che l'uno dei due mandava in viso alla moglie dell'altro; chi -diceva invece d'un piede dato nelle reni alla signora per sbadataggine; -chi asseriva che non si trattasse d'un piede sbadato, ma d'una mano -investigatrice. Quello in cui tutti concordavano era che alla ceffata -maritale aveva dato la mossa decisiva un _boric_ nudo e crudo opposto -dall'altro ad un'osservazione vivace. Finalmente, quando i pacieri -sedettero, riconobbi la triade alle facce pallide e convulse e ai -due cappelli magagnati: una bella donnina col nasino all'in su, un -marito col viso bitorzoluto, e un biondo secco coi baffi sovversivi, -all'ultima moda. E fu il cocchiere, una faccia di ex carrettiere -burlone, che, rivoltando in bocca una cicca, dedusse la morale -dell'avvenimento. — S'ha un bel dire —, disse, fra due sputate nere —, -bene educati, male educati.... signori e povera gente, quando c'è di -mezzo _la fumela_, se le ammollano tutti ad un modo.... - - * - -Con quest'avventura volgare dovrei chiuder l'ottobre, se proprio la -penultima sera del mese, per andare allo Sferisterio, non avessi avuto -la buona ispirazione di salire sulla giardiniera della linea dei Viali, -nel punto dove il Corso Oddone sbocca sul Corso Margherita. Salendo, -vidi alzarsi un cappello a cencio da una testa che a tutta prima mi -riuscì nuova; ma nell'atto di sedere sulla panca davanti riconobbi un -muratore venuto tre anni addietro a casa mia per darmi dei ragguagli -intorno al lavoro dei garzoni, quando pensavo di scrivere sulle fatiche -precoci dei ragazzi; e nell'atto stesso vidi accanto a lui l'operaio -della caramella, sua moglie e il piccino, seduti anch'essi sulla stessa -panca. Vidi passar nell'occhio del marito, nel momento che si fissò nel -mio, il ricordo di quella scena: non altro che un'ombra sfuggevole, -ma che era ancora di rancor voluto, più che di rammarico, e al tempo -stesso una mal celata espressione di stupore ch'io fossi conosciuto e -salutato quasi amichevolmente dal suo compagno. Sedetti, voltando le -spalle a lui e agli altri tre, e stetti in una vaga aspettazione, non -so ben di che, inquieta, e pure piacevole, pensando che la curiosità -gli avrebbe fatto domandare all'amico chi fosse lo sconosciuto ch'egli -aveva offeso, e che una parola di quello sarebbe bastata a mutargli -in tutt'altro senso quell'antipatia cieca, ch'era nata, come tante -nascono, non dal risentimento d'un torto patito, ma dalla coscienza -amara e dispettosa d'un torto fatto. - -Appena seduto, in fatti, udii delle voci sommesse, da cui compresi che -le teste si erano avvicinate; ma durarono pochi secondi, e la brevità -del colloquio, appunto, m'accertò di quanto già l'altra volta m'aveva -fatto supporre il giornale che gli avevo visto leggere: che, soltanto -il mio viso essendogli sconosciuto, non gli sarebbe occorsa alcun'altra -notizia o spiegazione quando avesse inteso il mio nome. Seguì un -silenzio lungo, durante il quale mi parve di sentirmi entrar per la -nuca e scendermi dal cervello nel cuore i suoi pensieri. L'ascoltavo, -udivo le sue parole come se veramente le pronunciasse. E gli rispondevo -dentro di me: — Vedi che ti sei ingannato. Ah certo, fu una trafittura -al cuore che tu m'hai dato. Ma non credere, non t'ho serbato rancore. -Io ho capito. Eri senza lavoro, abbandonato, infelice; eri sdegnato -contro la società, e ti è parso uno scherno ch'essa porgesse un dolce -al tuo bambino mentre negava il pane a te, a lui e a sua madre. Pensa -se non t'ho capito e scusato! — E pensavo pure ch'egli avrebbe voluto -fare un atto, dirmi una parola che m'esprimesse il suo sentimento; ma -non immaginavo in qual modo si sarebbe potuto esprimere senza fare al -proprio orgoglio una violenza che sapevo difficile, io che in tanti -altri casi simili non ero riuscito a farla al mio. — Non farà e non -dirà nulla — pensavo — mi saluterà al momento dì scendere, e sarà -tutto. Ma basterà questo. Purchè io sia certo che ha mutato sentimento; -che importa che me lo dichiari a parole? - -Ebbene, m'ingannavo. Nel punto che si svoltava sul corso San Maurizio, -udii di nuovo un rapido bisbiglio dietro di me, poi un breve silenzio, -poi qualche cosa come un peso mutato di posto, e mentre mi domandavo -che cosa potesse essere quell'armeggio, mi sentii prima un alito -nell'orecchio, poi una piccola mano sopra la spalla, poi una bocca -infantile che strisciò la mia guancia. Ah, caro bambino! Me lo -porgevano. Era lui il messaggiero muto, il pegno palpitante della -riconciliazione. Potete immaginare come me lo presi.... - - - - -CAPITOLO UNDECIMO. - - - Novembre. - -Quanto più s'avvicinava la fine dell'anno, tanto più sovente pensavo al -giorno in cui avrei abbandonato la “carrozza di tutti„ che era da molto -tempo il mio pensiero assiduo; e presentivo che sarebbe stato triste -per me, come per il romanziere il separarsi dal mondo del suo romanzo; -con questa differenza, ch'io non mi separavo da fantasmi, ma da gente -viva. Avrei continuato a correre sui tranvai, certamente, e a vedere -i miei personaggi e scene e casi curiosi; ma con la mente occupata -da altri pensieri, non osservando più che per caso, non facendo più -gite con quel proposito, non più tendendo l'orecchio, nè cercando o -interrogando; e i miei personaggi familiari si sarebbero sbiaditi a -poco a poco ai miei occhi, per rientrare poi e finir con perdersi nella -folla. Sì, col novantasei si sarebbe chiuso un anno veramente singolare -della mia vita, e benchè ne desiderassi la fine per riacquistare la -mia libertà di spirito, pure avrei voluto insieme che si allontanasse; -e per questo moltiplicai le corse, in quell'ultimo periodo, e cercai e -osservai con più viva alacrità avvenimenti e persone, come per vivere -più intensamente e prolungare nel mio pensiero il breve tratto di -tempo che mi rimaneva. Intanto, qualche cosa essendo trapelato del mio -disegno, io cominciavo a vedermi guardato da cocchieri e da fattorini -con un'espressione insolita di curiosità, assai diversa negli uni e -negli altri secondo il concetto che s'erano formati di quello ch'io -intendessi di fare, e dello scopo del mio lavoro. Alcuni, quando li -interrogavo, mi guardavano con un'aria di stupore comico, come una -bestia rara, un bel capo matto, che stillasse sul loro conto qualche -stramberia misteriosa, inaccessibile affatto a qualsiasi sforzo -della loro immaginazione. Altri pensavano ch'io volessi dare una -gran battaglia con la _piuma_ in loro favore, e, comunque esordissi -con le mie domande, tiravano subito il discorso sul servizio duro e -sulla paga scarsa e su torti fatti a loro o ad altri, suggerendomi -proposte dì riforme _ab imis_ e argomenti di tirate tribunizie. Ma -ne trovai anche parecchi, che, sospettando in me un ferro di polizia -della _Belga_ o della _Torinese_, un furbo mariuolo che, col pretesto -di fabbricare un romanzo, tirasse a far cantare gl'impiegati per -regola e norma delle Amministrazioni, stavano in guardia, e ad ogni -mia più innocente domanda, anche lontanissima dall'argomento sospetto, -s'affrettavano a rispondere: — Ah, io non potrei dir nulla; non ho da -lagnarmi; faccio il mio dovere, son trattato bene.... cosicchè.... —; -e il cosicchè voleva dire: — Non mordo all'amo; ne peschi un altro. — -Quello che diede più vicino al segno fu Carlin; il quale, la prima sera -di novembre, sul tranvai dei Viali, mi si piantò in faccia sorridendo, -e con l'aria di chi ha scoperto in un amico l'intenzione di fargli un -tiro burlesco: — Ah, dunque, — mi disse, — lei _ci vuol metter tutti in -poesia_? - - * - -È quella una corsa che deve fare, il giorno dei Santi, chi cerca lo -spettacolo, non frequente a Torino, d'una grande moltitudine. Per il -corso Margherita, per tutte le strade che vanno dal centro alla riva -della Dora, sui ponti, sui viali del Regio Parco e per i sentieri a -traverso i prati, s'allungavano cento processioni umane dirette al -cimitero, cento torrenti e rigagnoli neri, che travolgevano nelle loro -onde lente una profusione mirabile di fiori, come se avessero spogliato -nel loro corso tutti i giardini della campagna di Torino. Il tranvai -spezzava in due, a ogni tratto, delle grandi frotte di gente, così -fitte e restìe a separarsi da parere stuoli enormi tutti di parenti -e d'amici; famiglie numerose come tribù, dal nonno curvo ai nipotini -condotti per mano, precedute dall'uomo più robusto, portante una -grande corona; file di uomini e di donne, con corone piccole fra le -mani, che facevano ala per un momento al nostro passaggio, mostrando -una varietà infinita di visi pensierosi, spensierati, tristi, sereni, -alcuni improntati d'un dolore recente, i più di indifferenza o di noia; -e in quella grande moltitudine un grande silenzio, come in un esercito -disarmato e prigioniero. Sulla giardiniera c'era un carico di corone e -di ghirlande, adagiate o tenute ritte sulle ginocchia da signore e da -donne del popolo; alcune di viole del pensiero e di rose bellissime; -e forse ci sedeva già vicino e le adocchiava il ladro mortuario che -ne avrebbe rubato il nastro la notte. O carrozza di tutti, piccolo -panorama del mondo a dieci centesimi! Stando ritto in fondo, vedevo -dentro il vano d'una gran corona di mirto e di semprevivi le teste -combaciate d'un giovane e d'una ragazza che tortoreggiavano sulla -panca davanti, e quell'idillio chiuso in quella cornice funebre mi -faceva pensare a quante altre parole d'amore si sarebbero scambiate -quel giorno, a quanti innamorati avrebbero pedinato le belle in -mezzo alle croci e alle tombe, spandendo qua e là sulle iscrizioni -dolorose la gioia degli sguardi e dei sorrisi corrisposti. Una povera -donna, seduta davanti a me, teneva fra le mani una piccola corona di -crisantemi violetti, da pochi soldi, che doveva esser destinata a un -bambino, e parlava, parlava con voce accorata, come facendo uno sfogo, -al marito duro, che non rispondeva. Ah, che pietà! Da qualche parola -capii che la corona le pareva troppo misera, indegna del suo caro -morticino, e che rinfacciava all'uomo l'avarizia crudele o il danaro -sciupato all'osteria, che le aveva tolto di comprare una corona più -bella. — _Pover cit, va!_ — diceva. — _Pover cit!_ — con un accento -di compassione e di tristezza che stringeva l'anima, e guardava e -rivolgeva la corona fra le mani con l'atto d'una bambina delusa e -umiliata del regalo lungamente desiderato, lanciando tratto tratto -delle occhiate d'invidia triste alle altre corone grandi e ricche, che -le stavano intorno. Ci son piccoli dolori che fanno più pena delle -grandi sventure. Mi dovetti voltare da un'altra parte, quando la -povera madre discese al ponte delle Benne; dovetti guardare verso il -Corso San Maurizio, che altri tranvai risalivano, pieni anch'essi di -gente e di corone, tagliando una grande processione nera riversantesi -da via Rossini in via Reggio, simile anche essa a un torrente su cui -galleggiassero tutti i fiori delle sue rive predate. - - * - -Rifeci la stessa strada il giorno dei morti; ma la gente era scarsa, -e velata da una nebbia umida, in cui le file dei lontani apparivano -come processioni d'ombre, che ritornassero dalla città al cimitero, -dopo aver reso ai parenti la visita del giorno innanzi. Pareva una -serata d'inverno. Sulla giardiniera c'eran poche persone. Tutta la -mia attenzione fu attratta da una sola. Sedeva sopra una delle ultime -panche, in mezzo a uno spazio vuoto, una signora di quarant'anni, -vestita di seta nera sbiadita, con una miseria di cappellino nero, -guernito di rose selvatiche, e una piccola corona fra le mani, di -perline nere e gialle, sulla quale erano disegnate due iniziali. Quelle -povere rose, benchè pallide e sciupate, parevano ancor fresche e d'un -rosso vivo appetto alla pallidezza cadaverica del suo viso infossato -alle guance, smunto e secco come un teschio con la pelle; nel quale -brillavano d'una fiamma febbrile due occhi dilatati e fissi, esprimenti -una stanchezza mortale, una tristezza infinita. Quella veste logora -disegnava le forme non d'un corpo, ma d'uno scheletro, e dalla pelle -delle tempie e del collo trasparivano le vene come le righe d'uno -scritto dalla carta velina. La corona diceva: — Sono afflitta; — la -veste: — Son povera; — il viso: — Son moribonda. — Pareva che portasse -quei fiori al camposanto per sè medesima. Aveva l'aspetto d'una vecchia -ragazza; era senza dubbio una signora caduta in povertà; sola al mondo, -forse. Tutt'a un tratto, le prese un accesso di tosse; con un brusco -movimento appoggiò un braccio sulla spalliera davanti, chinò il capo -sul braccio, e si mise a tossire, riscotendosi tutta a ogni schianto, -violentemente, come alle strette d'un artiglio che le frugasse le -viscere, e inarcando le spalle ossute e il busto lungo, d'una eguale -strettezza dalle spalle alla cintura, come un tronco d'alberella -incurvato, che un colpo di vento può infrangere. E tossì, tossì, -senza tregua e senza fine, in un atteggiamento d'abbandono sconsolato, -facendo dondolar le rose del cappellino e tenendo la corona in là col -braccio teso per non sciuparla; tossì d'una tosse fischiante, faticosa, -implacabile, che quando pareva sul punto di cessare ripigliava più -fitta e più aspra, come se non fosse dovuta cessare mai più, come se -fosse stata un linguaggio, un'effusione di parole confuse, il racconto -appassionato d'una lunga vita di miserie e d'angoscie, un'invocazione -ardente, ostinata, disperata della morte. I pochi passeggieri stavano -a guardarla con un'espressione mista di pietà e di ribrezzo. — Quella -lì, — disse forte il fattorino, — non farà le feste di Natale. — Bruto! -— gli dissi col cuore e con gli occhi. Un ragazzetto, voltato verso -di lei dalla panca vicina, rideva. Finalmente, quando il tranvai fu a -cento passi dal piazzale delle Benne, la disgraziata smise di tossire, -e rialzato il capo, sfinita di forze, s'assicurò subito che la corona -non si fosse guastata, palpandola qua e là con la sua mano di morta; -poi, come ricordandosi a un tratto dello spettacolo che aveva dato -di sè, girò sui vicini uno sguardo velato, umile, quasi vergognoso, -come di chi chiede scusa d'un'offesa involontaria, e alzò a stento il -braccio che pareva un osso, per far cenno di fermare. Quanto è male -giudicare il cuore della gente incolta da una parola villana! Fu il -fattorino, fu il _bruto_, che prima di lei saltò giù dalla carrozza -e con un atto di premura rispettosa e triste le porse la mano per -aiutarla a scendere. Io non avrei detto quella parola; ma non avrei -fatto quell'atto. Ah, la rettorica dei cuori gentili! - - * - -Il principio dl novembre mi portò ancora un'altra tristezza. Pochi -giorni dopo, in una mattinata piovosa e malinconica, salii in Piazza -dello Statuto sul tranvai del Martinetto, dove trovai Carlin, che -mi diresse subito la parola per espandere un suo caldo sentimento -d'ammirazione. — Ha letto, eh? Quel Kossuth! Quelli son vecchi di -polso! A quell'età, battersi in duello! Hanno un bel dire; ma non -ne nasce più.... Sacrestia! Ebbene, mi fa piacere. — Aveva letto nel -giornale la notizia del duello seguito a Pesth fra i deputati Kossuth -e Ugron per una quistione politica, e credeva che si trattasse del -padre, di cui ignorava la morte. Egli lo conosceva, il grand'uomo; glie -l'avevano indicato una volta in tranvai sulla linea della barriera di -Casale, e gli pareva miracoloso, giustamente, che quell'uomo facesse -ancora valere le sue ragioni col _saber_. Quando gli dissi che il -duellante era il figlio, e che il vecchio Kossuth era morto l'anno -prima, rimase stupefatto. Poi, essendoglisi chiarita la memoria, -per dissimulare la vergogna del granchio, voltò all'improvviso la -sua ammirazione verso il Chionio, l'autore del _Tempo che farà_, -il quale aveva predetto la pioggia appunto per quel giorno: — Un -altro grand'uomo quello, una testa che fa onore a Torino. — Intanto -s'era infilato via Garibaldi. Passato appena il canto di via delle -Scuole, il tranvai fu arrestato da un convoglio funebre: un meschino -carro di terza classe, a cui era appesa una piccola corona di edera, -preceduto da una ventina di _figlie verdi_, e seguito da un prete -e da poche altre persone, la più parte vecchi, curvi e zoppicanti -sotto gli ombrelli: una cosa misera e triste quanto si può dire, -sotto quell'acqua fitta, in quella strada rumorosa, dove nessuno si -voltava neanche a guardare, in mezzo a quei muri tappezzati d'annunzi -teatrali raggrinziti dalla pioggia. Mentre notavo che i più di quei -vecchi avevano un nastro all'occhiello, vidi davanti a loro, sotto -il carro, un piccolo cane tutto impillaccherato, che mi parea di -riconoscere.... Eh, sì, proprio, era Ciuchetto. O mio povero buon -veterano! Era lui, dunque, che portavano via! E infatti, voltatomi -a guardar la porta da cui il carro s'era mosso, lessi il numero 43, -la porta donde avevo visto uscir tante volte il caro vecchio, con la -mano in alto, per accennare al cocchiere che fermasse. Povero mio buon -veterano! L'avevo trovato l'ultima volta così contento della sua gita -ai laghi d'Avigliana e del matrimonio del principe di Napoli. E anche -quella mattina, all'ora solita, in quel luogo solito, egli aveva fatto -fermare il suo tranvai; ma non più alzando la mano, poveretto, e non -più per salire: egli era salito sopra un'altra carrozza, tutta per lui, -e diretta fuor della cinta; e il suo povero Ciuchetto, il suo ultimo -amico, lo accompagnava per l'ultima volta, rimasto solo al mondo, solo -e senza pane, com'egli aveva tristamente previsto. Ebbene, egli aveva -compiuto il suo cammino, il buon vecchio, e andava a riposare in pace; -ma quel povero cane infangato, che andava in capo al corteo come il -parente più prossimo, abbandonato e triste come un orfano, era più -compassionevole a vedere del carro che gli portava via il suo padrone. -E per un pezzo non mi potei più liberare dall'immagine di lui, che -sarebbe ritornato dal cimitero solo, verso la grande città annebbiata, -dove non aveva più tetto e non l'amava più alcuno.... - - * - -Fu il professore azzeccasonetti il mio primo incontro lieto del mese; -lieto non per suo merito, ma in grazia del caso. Mi colse in un momento -buono per lui, una sera di festa, sopra una piattaforma dov'eravamo -già in sei più del numero legale, stretti, accalcati in maniera che -non avrei potuto fare il minimo atto di difesa; ma, con mia gran -meraviglia, non m'investì subito. Era d'un umore orrendo, coi baffi -irti come penne d'istrice, furibondo contro il direttore d'un giornale -letterario che aveva rifiutato i suoi versi: un asino, un cretino che -avrebbe “cestinato„ un canto anonimo del Leopardi ed empiva le colonne -di porcherie. — Già, ha pubblicato anche delle cose sue, — mi disse -senz'ombra d'intenzione offensiva; — lei lo deve conoscere. — E mi -credevo già al sicuro, quando egli aggiunse: — Senta però come l'ho -conciato.... un sonetto che è un vero schiaffo di quattordici dita.... -— Mi vidi perso; ma fui salvato. Salì sulla piattaforma, ridendo -sonoramente, un bel fusto di ragazza rosata, scarmigliata, sfrontata, -abbondante di tutto, mezza brilla e col diavolo in corpo; la quale -mise lo scompiglio in quel serra serra e tagliò in bocca a lui il primo -verso. Tentò d'entrare nell'uscio, non potè; si cacciò avanti e disse -una facezia grassa al cocchiere; poi si rifece indietro, e poi a destra -e a sinistra; in mezzo minuto scomodò tutti e rise con tutti, rigirando -sopra sè stessa e cascando a ogni sobbalzo del tranvai ora addosso agli -uni ora agli altri, che le scoccavano in viso degli scherzi, a cui essa -ribatteva con una risata, mettendo in tutte le nari l'odore dei suoi -capelli e il calore del suo fiato. E fu un bel vedere la scintillaccia -che diè fuori da tutti quei visi barbuti e gravi, senza distinzione -d'età nè di classe. Fu come l'effetto d'una candela accesa in mezzo -a uno sciame di farfalloni assopiti. C'erano degli operai, dei padri -di famiglia in cilindro, un consigliere della Corte d'Appello con una -faccia che pareva il frontespizio del Codice, un vecchio impiegato -dell'Intendenza di finanza, e degli studenti, che poco prima si -guardavano per traverso, uggiti dal contatto reciproco, e imbronciati -gli uni contro gli altri. Ed eccoli ora, quasi riconciliati e -affratellati per incanto, mostrare tutti negli occhi il luccichìo d'un -giolito comune e scambiarsi dei sorrisi quasi amichevoli, come gente -che trinchi insieme toccando i bicchieri. Eterno femminino! E anche -il poeta, attaccato dal contagio, teneva fissi gli occhi su quella -capigliatura scomposta e insolente che di tratto in tratto sfiorava la -bazza a lui pure, e mi pareva che il velarsi improvviso del suo sguardo -accusasse ogni tanto un movimento indagatore del ginocchio; ma guizzava -a un tempo sulla sua bocca l'espressione d'un altro sentimento. Era un -sentimento di dispetto, un'umiliazione amara al pensare che poca cosa -fosse la potenza della poesia, sua consolazione e suo orgoglio, se -bastava l'apparizione d'una qualunque giovine asinella in calore, non -solo a distogliere gli altri dall'ascoltarlo, ma a scompigliare nella -sua mente stessa i “sudati carmi„ e a mutare in tutt'altro ardore il -suo fuoco sacro. Quando la ragazza, lanciato in giro un _cerea_ burlone -che mostrava la coscienza degli effetti prodotti, discese d'un salto, -egli aprì la bocca per ricominciare; ma, anch'io discendendo, non ebbe -più che il tempo di vibrarmi la prima metà del primo endecasillabo, che -mi restò confitto nella schiena come un dardo spezzato. - - * - -Il secondo che ritrovai fu Desbottonass, una sera di domenica, sul -corso Cairoli, in uno stato miserando. Egli salì a stento sulla -piattaforma, sorretto per le ascelle da sua moglie grigia e rannuvolata -come il cielo, e appena su, si aggrappò alla colonnina e resistette -ostinatamente alle istanze della povera donna, che lo voleva tirar -dentro, per timore d'una caduta. Rimase lì, afferrato con una mano al -ferro e appoggiato con l'altra al parapetto, piegato e tentennante -sulle gambe flosce, fissando stupidamente le rotaie che parevano -fuggire in direzione opposta al carrozzone, come avrebbe fissato un -acqua corrente, col capo ciondoloni sul petto. Era ancor molto dato -giù dopo l'ultima volta che l'avevo visto sulla linea della Crocetta. -Aveva il viso ingiallito e risecchito, diventato piccolo come quello -d'un bambino, rigato di grinze lunghe e simmetriche come grandi gambe -di ragno; la bocca cascante, come se non avesse più muscoli, in un -atteggiamento tra di disprezzo e di nausea, e dei moti involontari e -fitti del capo come se rispondesse continuamente di sì e di no alle -domande d'un fantasma. - -Ah, certo, egli non aveva più il capo alla politica, non si vantava -più d'appartenere all'_opposizione_! Ma più triste a vedersi era la -sua povera moglie, alla quale si leggeva in viso, sotto un resto -di sollecitudine per lui, la stanchezza di soffrire, un'ira sorda -contro il destino, e l'odio che le si era addensato in cuore contro -quell'uomo, con cui era condannata a trascinare una vita di supplizio, -come un prigioniero chiuso nella cella d'un pazzo. A un tratto, l'uomo -alzò la testa e mi fissò in viso uno sguardo di stupore profondo, come -se gli fossi cascato davanti dal cielo; uno sguardo in cui riconobbi -alla prima ch'era impossibile che mi riconoscesse. Poi mi sorrise -d'un sorriso stupido e torvo, nel quale appariva un'intenzione di -scherno provocante, e mosse le labbra come per dire un'ingiuria, che -non potè articolare. Era già a quel punto in cui il veleno accumulato -dell'alcool si volge nel briaco in odio contro tutti, in bisogno -di offendere e di ferire, anche il primo venuto, senza ragione nè -pretesto, non per altro che per placare il demonio che gli morde le -viscere. Ed io pensavo con grande pietà che quell'uomo s'era battuto -per il suo paese, che aveva ammirato ed amato caldamente uomini -politici cari a me pure, che un mio semplice accenno al suo Garibaldi -era bastato a farlo vergognare d'un atto brutale; ma che allora, per -certo, se anche fosse stato meno ubbriaco, nessuna mia parola, nessun -nome caro, nessun richiamo al suo passato di soldato avrebbe più -destato in lui alcun sentimento nobile e forse neppur più risvegliato -nel suo cervello alcuna memoria. E continuava a guardarmi fisso, -con quel sorriso beffardo sulle labbra bavose, dondolando il capo in -atto di sfida, tentando e non riuscendo a cacciar fuori l'insulto che -gli gorgogliava come il catarro d'un moribondo nella gola bruciata -dall'acquavite. All'improvviso, come se fosse stato percosso alle -gambe, si piegò e stramazzò sulla piattaforma. Sua moglie gittò un -grido e si chinò per rialzarlo, sfogando a un tempo in atroci parole -la rabbia fino allora compressa: — Ah schifoso! Ah assassino! Te lo -avevo ben detto! È questa una vita da farmi fare? Tu vuoi farmi morire, -impazzire, eh? Su, su, svegliati, levati, su, sporca bestia, su! — -Il cocchiere fermò; l'uomo fu levato di peso da lei e dal fattorino, -calato giù e deposto sulla proda del fosso; e il tranvai ripartì. Vidi -ancora per un tratto il corpo inerte, disteso come un cadavere, col -capo nudo nella polvere, e accanto a lui la donna, che continuava a -gridare col pugno teso, come se espandesse all'aria tutto l'odio del -suo sesso contro il veleno infame che gli muta la casa in inferno e gli -dà dei figli maledetti, predestinati all'ospedale e all'ergastolo. Poi -un gruppo di gente me lo nascose. E presentii che non l'avrei visto mai -più. - - * - -Un'ora d'oro, finalmente, e sotto un bel cielo di novembre, terso -e lucente come l'acciaio. Salendo all'imboccatura della strada di -Francia, trovai ritta sulla piattaforma di dietro, col suo sacco -inseparabile, la vecchia di Pozzo di Strada, non trasformata proprio -come Giors me l'aveva dipinta, ma con un viso in cui pareva si -fossero ingranditi la fronte e gli occhi e diradata la rete delle -rughe. Traspariva ancora dal suo sguardo un pensiero fisso; ma questo -pensiero era: — È vivo —; c'era ancora sulla sua fronte un'ombra di -tristezza: ma d'una tristezza in cui il figliuolo sterminatamente -lontano non le appariva più steso a terra insanguinato, ma ritto in -piedi, col braccio teso verso di lei, in atto di dirle: — Coraggio! -Un giorno forse ci rivedremo. — Essa chiudeva gli occhi a quando a -quando, e il suo viso assumeva in quei momenti l'espressione come d'un -proponimento risoluto e saldo di campare, d'un animo preparato a vivere -per molti anni sospeso dolorosamente al filo d'una sola speranza, -con l'ostinazione invitta di chi aspetta il soccorso ancor lontano, -afferrandosi a un cespo sopra l'abisso. Era il giorno quindici. Son -date che non si dimenticano. C'era accanto a me un signore, con la -schiena appoggiata al parapetto e la _Stampa_ fra le mani: un pezzo -d'uomo che teneva il posto di due, con una barba fratesca, assorto -profondamente nella lettura. Quella mattina io non avevo letto il -giornale. Dando un'occhiata al foglio, ch'egli teneva spiegato, lessi -in capo a una colonna un titolo in grandi caratteri che mi diede una -scossa: — _La pace con l'Abissinia. La restituzione dei prigionieri._ -— Poco mancò che non gli strappassi il giornale di mano. Guardai la -vecchia: essa ignorava, senza dubbio. Dissi allora nell'orecchio al -signore che quella donna aveva un figliuolo prigioniero del Negus, e -non sapeva della pace, e che se m'avesse favorito il giornale le avrei -data io la notizia. Quegli si voltò sull'atto a guardar la donna, ma -non mi diede il foglio. Era anche lui un artista del sentimento. — Oh -diavolo! — esclamò. — Ma glie la do io! — E l'apostrofò, quasi con -violenza: — O, la buona donna! La pace è fatta. Non lo sapete? Ecco -qua. C'è il dispaccio nel giornale. La notizia è arrivata stanotte; ma -la pace è conclusa fin dal ventisei d'ottobre. Vuol dire che il vostro -figliuolo è libero da venti giorni. I prigionieri si son messi in -marcia per l'Harrar appena firmato il trattato. Qui è fatto il calcolo. -Saranno all'Harrar fra un mesetto. Una ventina di giorni per arrivare a -Zeila.... S'imbarcheranno a Zeila ai primi dell'anno. Dunque!... Prima -della fin di gennaio lo avrete qui. Volete vedere il giornale? - -O che non avesse capito nulla o che lo sbalordimento sospendesse in -lei ogni altro senso, la vecchia non diede lì per lì alcun segno di -commozione; prese il giornale, fissò sul punto indicato uno sguardo -morto d'analfabeta, e poi guardò in viso il signore, corrugando la -fronte, come per preparare l'intelligenza alla spiegazione che i suoi -occhi chiedevano. - -— Oh santa pazienza! — esclamò il signore ridendo. — Eppure ho parlato -chiaro! C'è qui la notizia, per dispaccio. È fatta la pace in Africa. -Menelik, il re di quelle parti, restituisce i prigionieri. Il vostro -figliuolo è libero. Non avete un figliuolo prigioniero laggiù? Ebbene, -fra un paio di mesi sarà a Torino. - -Allora, finalmente, il suo viso si mutò, ma a grado a grado; poi, con -un moto brusco, voltandoci le spalle, essa appoggiò la fronte alla -colonnina e si mise a singhiozzare, come nascondendosi, a modo dei -bambini che piangono in un angolo. - -Il signore si mise a ridere; ma con la bocca contratta. Poi si chinò -a raccogliere il giornale che la donna aveva lasciato cadere, lo piegò -accuratamente e glie lo pose sul sacco. Poco dopo, essa staccò il viso -dalla colonnina e sorrise intorno a tutti noi, come se vedesse il mondo -cangiato; pareva ringiovanita; prese il giornale, ringraziò e domandò -al signore se sul foglio c'era tutto stampato quello che egli aveva -detto. Quegli rispose di sì. Essa s'infilò il giornale nel petto, con -riguardo. Il tranvai passava in quel momento davanti alla chiesa di San -Dalmazio: si fece il segno della croce. - -— Dunque, — le dissi, — rivedrete _Giacolin?_ - -Sorrise, e non parve punto stupita ch'io sapessi quel nome, che per lei -riempiva il mondo; ma come se in quel punto le si affollassero alla -mente ad un tratto tutti i dolori, tutti i terrori, tutte le veglie -angosciose d'un anno, s'oscurò in viso, e scrollando il capo e alzando -gli occhi al cielo esclamò con un accento di tristezza inesprimibile, -mista d'un fremito di sdegno: — _Ah, ma i l'ai tribulà tant!_ — Poi -si rischiarò da capo, e quando discese, col suo sacco stretto contro -il fianco, nell'atto che passava davanti al signore del giornale, -sorridendogli con gli occhi umidi, gli fece scorrere la mano sul -braccio in atto di carezza materna. - - * - -In quei giorni il freddo cominciava a mordere, gli ultimi villeggianti -eran tornati, Torino aveva già preso il suo aspetto invernale -d'affaccendamento gaio e frettoloso, i tranvai riboccavano, la -circolazione della vita cittadina era su tutte le linee in pieno -vigore. Un accidente usualissimo mi fece conoscere di questa vita -friggente un momento singolare, che ancora non m'era occorso. Ero sul -tranvai dei Viali, verso sera. Davanti al caffè Ligure, un grande -carro tirato da tre cavalli, carico d'un mucchio enorme di legname -da lavoro, s'era affondato nel terreno, smosso per un cambiamento -di rotaie, a traverso al passaggio dei carrozzoni; e i carrettieri -frustando e molti altri spingendo a braccia e facendo leva con spranghe -e sbarre sotto le ruote, a suon di grida e d'aneliti, non riuscivano a -smoverlo. In pochi minuti sopraggiunsero e rimasero fermi in tre file -i tranvai di tutte le linee che s'incrociano in quel punto; quelli -dei Viali, di San Salvario, di Vanchiglia, del Corso Valentino, del -ponte Isabella, come se avessero affrettato la corsa, attratti dalla -notizia del caso. Ed eran curiosi a vedersi tutti quei macchinoni -variopinti, schierati come le case ambulanti dei saltimbanchi in -una fiera, immobili gli uni dietro gli altri nella nebbia, affollati -di gente seduta e ritta, che si spingeva fuori dalle piattaforme e -dai finestrini a guardar l'impedimento lontano, trinciando l'aria -con gesti oratorii. Era un agglomeramento di gabbioni umani pieni -d'impazienza verbosa per quella sosta che ritardava convegni d'affari, -ritrovi amorosi, desinari, visite, faccende d'ogni natura, provocando -in altre cento persone lontane altre inquietudini, altre noie, altri -dispetti; una piena d'irritazione, di furia semicomica, che metteva -in mostra il lato debole della soverchia regolarità della vita -civile, in cui ogni più piccolo accidente fa l'effetto d'un disordine -grave. Un _laudator temporis acti_ avrebbe sorriso, dicendo che, in -un caso simile, i vecchi omnibus avrebbero fatto un giro e tirato -avanti, mentre il tranvai, che li aveva vinti e scacciati, rimaneva -prigioniero e impotente. Sì, sarebbe stata quella un'umiliazione dura -per il mio tranvaiofilo. E possono ben far dei progressi le macchine -locomotrici, ma l'uomo ch'esse portano resta sempre il medesimo, -puerilmente curioso e affamato di distrazioni come uno scolaro. Ad -ammirare un così comune accidente s'era da ogni parte affollata gente -sulla strada, sotto i portici, davanti agli usci, alle finestre delle -case intorno; e quando, per disperazione di rimover l'ingombro, si -staccarono i cavalli da tutti i tranvai per fare il trasbordo, sei -sciami di passeggieri accorsero di qua e di là in gran confusione, -uomini e donne d'ogni età e d'ogni classe, pigliando d'assalto le -piattaforme con grida, risa e spintoni, con la furia allegra di frotte -di collegiali, eccitati da una avventura straordinaria, che rompa -l'uniformità della loro vita quotidiana. Poi, in ogni tranvai che -partiva, si vide un gesticolare concitato della gente che commentava il -gran fatto. Avevo accanto il mio amico Schopenhauer, quello dei sette -peccati mortali. — Come l'uomo è bambino! — gli dissi, accennandogli -lo spettacolo. E lui, accennandomi i tre poveri cavalli del carro, -che i carrettieri seguitavano a frustare senza pietà, mi rispose col -suo sogghigno solito: — Bambino e belva. — Poi soggiunse con accento -di stizza: — Tu non vedi mai l'uomo che per metà. — Strano! A quelle -parole esperimentai in me un caso di doppia coscienza: l'uomo se ne -compiacque, pensando: — È tanto meglio! — lo scrittore se n'ebbe -per male. E, ahimè! la compiacenza cessò dopo un breve tratto; il -risentimento non è morto ancora.... - - * - -Ma qui, proprio alla data del 18, trovo una pagina diretta all'amico -Schopenhauer, nella quale s'oppone alla sua filosofia un argomento -di fatto, domandandogli a che serva il formulare sull'anima umana -dei giudizii, a cui, per fortuna, si è costretti a fare ogni momento -delle eccezioni. In realtà, noi diamo sull'uomo una nuova sentenza -ogni quindici giorni, e anche parecchie ogni ventiquattr'ore, e c'è da -sospettare che chi ripete sempre la stessa mentisca cinque volte su -dieci per cornaggine. L'argomento di fatto lo trovai la sera del 18 -sul tranvai di Corso Vinzaglio. Erano occupati dentro tutti i posti, -meno due: signore, signorine, due ragazze del popolo, un paino, un -vecchio paglietta che conoscevo di vista. All'angolo del Corso Vittorio -salì una donna.... che avrebbe fatto meglio a non salire. Non so -se il regolamento ponga quelle infelici creature fra quelle che non -si debbono lasciar entrare nei carrozzoni. Se sì, non fu vista dal -fattorino. Era una donna sui cinquanta, mal vestita, senza cappellino, -che si teneva con una mano davanti al viso una mezza maschera nera. Al -viso? La disgraziata non aveva più viso: le era stato divorato tutto, -tra il sommo del naso e la bocca, dal cancro, e pareva da una belva -che l'avesse dilaniata e rosa fino all'osso; e sopra la piaga orrenda, -che la maschera non nascondeva a chi la guardava di fianco, si movevano -due piccoli occhi grigi, in cui era espressa tutta l'infelicità che può -sopportare un'anima umana. Io stavo fuori: quand'essa entrò e sedette, -vidi in tutti i passeggieri un movimento d'orrore. Non la volevan -guardare, ma non potevano, e la tornavano a guardare, torcendo il capo -in là dopo ogni sguardo. Ma la resistenza fu breve. S'alzarono prima -le due signore che le stavano accanto e uscirono sulla piattaforma -a lagnarsi col fattorino che l'avesse lasciata salire; poi uscì una -terza, e le altre si raggrupparono dall'altra parte del carrozzone; -ne rimase una sola in fondo, separata dall'infelice dal solo spazio -d'un posto: una signora piccolina e bruna, con due grandi occhi neri e -i capelli un po' arruffati. E anche questa, dopo un momento, s'alzò; -ma non per fuggire: diede un'occhiata al posto da cui s'era alzata, -come se si fosse accorta che la panca non era pulita, fece un passo -a sinistra e sedette accanto alla donna. Ah, mi parve di sentire il -mio amico: egli avrebbe chiamata quella una “donchisciottata„ della -pietà, e gli sarebbe parso appioppato bene il soprannome della signora. -Eppure no; egli non avrebbe detto quella parola se avesse visto la -dignità tranquilla, la semplicità gentile, inesprimibile di quell'atto. -Sedutasi, essa non guardò punto le signore fuggite, come una vanitosa -avrebbe fatto, in aria di vanteria e di rimprovero; non rivolse punto -la parola alla disgraziata per farle comprendere l'intenzione pietosa -dell'atto suo: se ne stette lì immobile, senza parlare, non per altro -che perchè l'infelice non rimanesse sola in quel vuoto sepolcrale che -le si era fatto intorno come a un cadavere, come a una cosa immonda che -avventasse dei miasmi di morie, perchè vedesse che c'era ancora qualche -creatura umana a cui non metteva orrore, che essa non era ancora -reietta affatto dal mondo. E quella capì, perchè si voltò a guardarla, -e non un sorriso, no, perchè nè il suo viso nè l'anima sua non potevan -più sorridere, ma un baleno passò nei suoi occhi, che disse: — Ho -capito e ti ringrazio. — Eh, che m'importa che ci sia nell'umanità -tanto egoismo e tanta vigliaccheria! Uno solo di questi atti la lava ai -miei occhi da mille sozzure, una sola di quest'anime ne illumina mille, -e mi spezza l'odio nel cuore, e mi fa riaprir le braccia ai fratelli. -O buona e brava Chisciottina! E dire che soltanto dopo, ripensandovi, -compresi ch'essa aveva finto di trovar non pulito il suo posto per -togliere alla sua mossa l'apparenza d'un atto di compassione! - - * - -Varie lunghe corse in mezzo agli alberi gialli e spogliati a -mezzo, sotto il cielo grigio, dentro a una nebbia somigliante a una -sottilissima polvere diffusa, in cui volteggiano le foglie inaridite; -e nessun passeggiere di mia conoscenza; ma, in compenso, parecchie -conoscenze nuove, e nuove osservazioni sulla carrozza di tutti, come -palcoscenico dell'ambizione e vetrina della vanità. Uomini noti o -smaniosi di notorietà, donne belle e Apolli in soprabito amano tutti -il tranvai dove possono offrirsi per mezz'ora all'ammirazione di una -decina di concittadini, costretti a guardarli, anche se non vogliano, -e a portarsi via nel cervello la “negativa„ della loro effigie. Ci -sarebbe da scriver qualche pagina sull'arte di figurare in tranvai. -C'è chi, per mettersi in mostra, attraversa il carrozzone, come -un salotto, da una piattaforma all'altra; chi, fattolo fermare, lo -raggiunge a passo lento per dar tempo ai passeggieri d'ammirare la -grazia o la maestà del suo incesso; chi nell'atto di rizzarsi per -tirar la correggia del campanello cerca degli “effetti„ di slancio -e d'impostatura, come gli attori e le attrici nel saltar su dalla -poltrona per accennar la porta a un insolente. E ci son fra questi -degli originali che vanno in tranvai per mettere in mostra la loro -rassomiglianza con uomini celebri. Avevo già visto su parecchie -linee un falso Vittorio Emanuele, un facsimile del d'Azeglio, una -brutta copia del Cialdini; ma non m'era passato mai per la mente che -si potesse ostentare con compiacenza anche la rassomiglianza con un -brigante. Rinvenni il tipo una sera, rincantucciato in un carrozzone -della linea del Martinetto, sul quale c'era Carlin. Una signora era -scappata fuori e lo guardava impaurita dalla piattaforma di dietro. -Altre tre, rimaste dentro, s'erano rannicchiate nell'angolo opposto, -e l'osservavano con diffidenza. E c'era di che: una grinta da farsi -arrestare non per altro che per i connotati. Era ravvolto in un gran -mantello alla spagnola, ricacciato dietro una spalla, sotto al quale -pareva che nascondesse un trombone; aveva un largo cappello alla -calabrese calcato sopra un orecchio, e di sotto alla tesa rotava due -occhioni di gufo e metteva avanti un naso criminoso e due grossi baffi -provocatori. L'ombra del cappellaccio e il lume che lo rischiarava -dall'alto davano alla sua faccia dei rilievi accesi e delle infossature -nere di testa satanica. Girava la testa lentamente, come un automa, -e fissava gli occhi, dilatandoli, ora sull'uno, or sull'altro dei -suoi osservatori, che abbassavano tutti lo sguardo. Chi poteva essere -quell'originale? Non certo un povero diavolo perchè quanto si vedeva -del suo vestiario era fine e pulito. Le supposizioni, fra i passeggieri -della piattaforma, erano diverse. Chi pensava che fosse un evaso -dalle patrie galere, chi un brigante delle Calabrie di passaggio -per Torino; un giovanotto espresse il dubbio che potesse essere Jack -lo sventratore. — Ma a delle faccie così, — disse un vecchietto con -tutta serietà — dovrebbe esser proibito d'entrare, per regolamento! — -(Oh se si lasciassero legiferare gli spauriti, che orrenda tirannia! -E si vedrà). Tutti aspettavano che scendesse, per vederlo meglio. -Fummo soddisfatti in piazza Castello. S'alzò. Non era molto alto: la -lunghezza del busto ci aveva illusi. Quando comparve sulla piattaforma, -tutti gli fecero largo. E in quel momento un sorriso che gli guizzò -sulle labbra mi svelò il segreto. Era semplicemente un capo ameno, un -buon diavolaccio forse, che si serviva della sua figura di spauracchio -a scopo di vanità, armonizzando con la propria faccia il vestiario e -gli atteggiamenti, per il gusto strambo di spandere il terrore sui -tranvai notturni; e quei piccoli trionfi teatrali d'ogni sera eran -forse per lui l'alimento principale, se non unico, _de l'orgueil qui -nous fait vivre_, come dice lo Zola; poichè di tutte le passioni -umane è l'orgoglio quella che si pasce di cose le più disparate, -dall'eroismo al delitto. Appena fu disceso, si ripresero i commenti a -voce alta. — Dev'essere un pazzo — disse Carlin. — Una donna esclamò: -— Ma è un parente del diavolo! — E una graziosa signora, ancora un po' -spaventata, mi disse sorridendo: — È un socialista, di sicuro. - - * - -Un soggetto di quadro per Giacomo Grosso, il giorno dopo, in via -dell'Accademia Albertina: un carrozzone chiuso in cui troneggia una -signora splendida in mezzo a un gruppo di povera gente, come una -castellana che dà udienza ai suoi servi. Al contrasto che facevan con -lei i suoi compagni di corsa accresceva forza la lordura del tavolato, -imbrattato di mota e sparso di pezzetti di carta, di bucce di arancia -e di castagne, su cui si posava il suo vestito di principessa. La -guardavan tutti attentamente, in silenzio, come avrebbero guardato -un'opera d'arte in una vetrina. Non dava più di vent'anni; era bella -e bianchissima; uno di quei visi di signore torinesi, d'un carattere -mal determinato tra franco e italico, in cui nessun tratto ha una -bellezza singolare, ma tutti insieme una grazia squisita; una sposa -recente, pareva; vestita d'un panno nero ricamato, con un superbo -mantello di lontra, coronata di grandi penne di struzzo e di rose -incarnatine, e lampeggiante di diamanti ai polsi e agli orecchi. Aveva -tanto indosso quanto per ciascuno di quelli che la guardavano sarebbe -stato un capitale, un rivolgimento della sorte, un sogno luminoso -avverato. Eppure il suo viso, di un contorno ancora un poco infantile, -aveva un'aria d'ingenuità così schietta e così amabile, il leggiero -rossore che davano alle sue guance la suggezione e la compiacenza -insieme d'esser fissata a quel modo, così a lungo e da vicino, da -tutti quegli occhi, esprimeva una modestia e una semplicità d'animo -così graziosa, e pareva ella stessa così ad agio in mezzo a quella -gente, senza un pensiero al mondo che la potessero insudiciare la cesta -della vecchia erbivendola seduta accanto a lei e i piedi del bambino -tenuto sulle ginocchia dalla donna di rimpetto, che tutti la guardavano -con un'espressione manifesta di rispetto e di simpatia. E questo mi -fece dubitare se quel che si dice del lusso, che offende e irrita il -povero, non si debba attribuir piuttosto al modo vanitoso col quale -si ostenta, all'aria abituale di — Fatti in là — di chi lo sfoggia, -che non proprio al lusso per sè medesimo, che è bellezza e splendore, -di cui s'alletta anche l'occhio di chi n'è privo. Ma il quadretto era -attraente in special modo per le riflessioni diverse che si leggevano, -sotto alla simpatia e al rispetto, negli occhi di quegli ammiratori, -chiarissime per me come se le vedessi scritte sulla loro fronte. La -vecchia mostrava di fare uno studio comparato dei prezzi del velluto -e della lontra con le entrate ed uscite del suo bilancio domestico. -La madre del bimbo, che pareva la moglie d'un operaio, dall'aspetto -affaticato, la guardava più che altro nel viso, con l'aria di pensare -alla vita beata che quella signora menava, levandosi la mattina -alle dieci per oziare dolcemente tutta la giornata, senza l'ombra -d'un sopraccapo. C'era una ragazza del popolo che lasciava gli occhi -addosso agli orecchini, come affascinata, e diceva con gli occhi che -per portare un'ora al giorno quelle due stelle appese al capo avrebbe -acconsentito allegramente a campar di pan duro e di mele verdi. Un -giovine operaio la covava con uno sguardo fiso e luccicante da cui -traspariva l'immaginazione delle voluttà sovrumane che doveva dar -l'amore di quella semidea, così bianca, così fine, fasciata e coperta -di tanta roba odorosa e preziosa. E c'era in un angolo un vecchio -mal messo, dal viso di ritontito, che la osservava con un'espressione -attonita come se meditasse in lei, senza comprenderlo, il gran mistero -della legge sociale che interpone una così enorme distanza tra l'una -e l'altra creatura umana. Ma quello che la mangiava con gli occhi -più avidamente era il fattorino marchese, ritto accanto a me sulla -piattaforma. Aveva però un bell'arricciarsi i baffetti biondi con -le dita agitate e pigliar delle impostature di tenore e levarsi il -berretto per passarsi la mano sulla fronte accesa: egli non riusciva -ad attirar lo sguardo della bella signora, la quale guardava soltanto -i suoi ammiratori di dentro, a uno a uno, coi suoi begli occhi lenti -e sereni, in cui brillava il riflesso della simpatia che vedevan negli -altri. Ma che bussolotto da gioco è mai il cuore umano! All'angolo di -via Mazzini, essa fece fermare e discese; tutti, di dentro, mossi da -quella curiosità che cerca l'andatura d'una persona come un indizio -dell'animo, misero il viso ai finestrini per vederla camminare.... -Era zoppa! Ebbene, in quasi tutti quei visi passò un sorriso leggiero -di soddisfazione, anche su quello della ragazza, che esclamò: — -Che peccato! — E non era una malignità. O buon Dio! Era una piccola -consolazione di dannati. Aveva avuti tanti doni dalla natura, era tanto -più fortunata, tanto più felice di loro.... che almeno la sua felicità -avesse una tacca! Questa non pareggiava le partite, di certo; ma almeno -d'un piccolissimo che faceva parer loro meno enorme, meno umiliante la -disuguaglianza. Tutti si rimisero a sedere con questo pensiero negli -occhi, e il marchese, alzato il naso come un can da caccia, si consolò -come potè del suo insuccesso: aspirando il profumo ch'essa aveva -lasciato nel suo marchesato. - - * - -_Gli effetti d'un dramma in tranvai:_ fu uno degli ultimi e dei più -piacevoli episodi del mio novembre. La sera della domenica, ch'era -già notte, il tranvai del Martinetto s'arrestò in via Po davanti al -teatro Rossini, donde usciva la folla dopo la rappresentazione diurna -della Compagnia piemontese. Un signore mise sulla piattaforma un -piccolo spazzacamino e salì con la moglie e con due signorine. Siccome -al Rossini s'era rappresentato quel dopopranzo _Gli spazzacamini_, -il vecchio dramma risuscitato del Sabbatini, che faceva singhiozzar -Torino da quindici giorni, io pensai che il piccolo _spaciafornel_ -fosse l'attorino Eugenio Testa, protagonista minuscolo del dramma e -principalissimo distillatore del pianto pubblico, e che i suoi parenti -lo riportassero a casa così, col vestito del palcoscenico, per un -capriccio. Ma no: era uno spazzacaminuccio autentico, raccattato alla -porta del teatro, nell'impeto della commozione, da una buona famiglia -borghese ancora lacrimante, che lo portava per suo conto e piacere -al borgo San Donato, dov'egli aveva detto di star di casa col proprio -padrone. Sedutisi tutti dentro, il signor padre si mise il ragazzino -sulle ginocchia, con una certa ostentazione provocante di carità -cristiana e di tenerezza poetica, e prese a carezzarlo paternamente, -adocchiando gli altri passeggieri, mentre le sue donne lo guardavano -con gli occhi umidi, rivolgendogli molte domande. Il padre e la madre -avevan l'aspetto di due bottegai danarosi, ma d'origine povera, ai -quali le figliuole, istruite e ingentilite dalla scuola, avessero -rifatto una specie d'educazione letteraria e sentimentale: queste, -benchè pure commosse, serbavano una compostezza dignitosa; quelli -avevano l'espansione dell'affetto un po' volgaruccia; ma sincera. -Strana potenza del teatro! Essi vedevano veramente in quel bimbo il -protagonista del dramma, che corre per il palcoscenico per scansar le -pedate del padrone bestiale, il povero montanarino che è venduto nel -primo atto, martirizzato nel secondo, e restituito alla famiglia nel -terzo, dopo esser stato creduto morto d'asfissia in una gola di camino, -e riversavano sopra di lui tutta la pietà affettuosa che avevano -insaccata in galleria. Ed egli accoglieva tutte quelle tenerezze senza -mostrare sul visetto nero alcuna maraviglia, tra indifferente e triste, -come se pensasse che quella sua avventura non era che la fortuna d'un -momento, che tutta quella bontà non gli toglieva di doversi levare la -mattina dopo avanti luce per rigirar la ruota della dura vita d'ogni -giorno. Dentro, alcuni guardavano la scenetta con simpatia, altri con -un sorriso un po' canzonatorio per quella effusione di sentimento, che -pareva loro un po' teatrale, e forse non meritata. Un signore rotondo, -che era accanto a me, mi tradusse in parole quel sorriso. — Eh, son -furbacchioni che vanno apposta all'uscita del teatro per sfruttare -la commozione del pubblico e scroccar qualche soldo! — Furbacchioni! -Oh diamine! Gli avrei voluto domandare se, quando egli aveva qualche -favore da chiedere a un suo superiore, giudicava una furberia disonesta -l'andarglielo a chiedere in un momento in cui gli paresse meglio -disposto a concederglielo. Che raffinate delicatezze pretendono da chi -non mangia abbastanza i delicati ben pasciuti! Continuavano intanto -le interrogazioni e le carezze al ragazzo, e non cessarono che in -piazza dello Statuto, dove la famiglia fece fermare per discendere. -Il padre lo baciò, le signore gli passarono la mano sotto il mento -senza timore d'insudiciarsi. — _Ciao, pover cit._ — Ricordati dove -stiamo di casa. — Bada a non lasciarteli prendere. — Alludevano ai -soldi che gli avevano messi in tasca. Infatti, appena furon discesi, il -ragazzo si cacciò una mano nel petto, tirò fuori il gruzzolo e contò -quanto c'era. — Ah, vede! — disse trionfando il mio vicino, — vede -il furfantello! Sono i soldi che gli stanno a cuore, non le carezze. -— È proprio vero, — gli risposi. — Ah ingordo quattrinaio! Esoso -Shylock! Vile adoratore dell'oro! — Il curioso fu che, pur comprendendo -l'esagerazione scherzosa, egli mi credette sincero in fondo, e sorrise -di soddisfazione. Razza d'un cane! Era il rappresentante d'una legione, -lui, e credette della sua legione me pure. E quando scesi, mi disse col -tono d'un confratello: — Buona sera! — Ma a me non venne alle labbra -che il saluto pisano: — Tremoti a chi t'affetta il pane. - - * - -La stagione, intanto, benchè non fosse ancor nevicato, incrudiva, e i -tranvai correvano la mattina presto fra gli alberi e lungo le siepi -dei viali biancheggianti di brina, come in mezzo a una maravigliosa -vegetazione di filigrana, e sotto i fili del telefono e delle lampade -voltaiche tutti bianchi, somiglianti a fasci di cordoni di lana; e -cominciavano i cocchieri e i fattorini a pestare i piedi e a mandar -fumo dalla bocca, mettendo mano alle provvigioni dei sagrati invernali. -Fu una di queste mattine brinate che, strizzato dall'aria fredda di -Via Garibaldi, non potendo più reggere sulla piattaforma, mi cacciai -dentro al carrozzone, dove mi trovai davanti la studentessa di medicina -e suo padre. Essa sedeva nell'angolo vicino all'uscio, bianca come la -filigrana degli alberi e i baffi paterni; e il suo bel viso d'angelo -imperturbato, invulnerabile dalle passioni umane, sorgeva con la -grazia d'un giglio fuor dal bavero a tromba della mantellina nera -che le avvolgeva il collo. Suo padre stava seduto col busto ritto e -col petto sporgente come doveva stare a cavallo alla testa del suo -reggimento. Non si parlavano. Gli occhi grandi e dolci di lei si -volgevano qua e là, secondo il solito, guardando tutti come se non -vedessero alcuno, ed io mi potei compiacere meglio dell'altre volte -nell'immaginazione del suo corpo vestito di bianco e coronato di rose, -disteso fra quattro ceri, con le mani incrociate sul petto virgineo, -che non conobbe l'amore. Prima che s'arrivasse a metà della via, -il carrozzone era pieno dentro e affollato sulla piattaforma. Molti -la guardavano; ma, come sempre, pareva che essa non se n'avvedesse. -Tutt'a un tratto s'animò, scosse vivamente il capo, sorridendo, come -se salutasse qualcuno a traverso al vetro dell'uscio, ed io vidi una -cosa strana, inaspettata, incredibile: un'onda di porpora le coperse -il viso fino alle tempie e i suoi occhi raggiarono d'una luce nuova, -vivissima, dolcissima, che mi fece l'effetto d'un prodigio, come -se in quel momento ella si fosse trasformata da statua di marmo in -donna di carne e di sangue. Suo padre pure aveva salutato con un -sorriso e uno sguardo amichevole. Mi voltai prontamente a sinistra -per vedere a traverso al finestrino chi avesse operato il miracolo; ma -mi trovai in faccia un maledetto vetro colorato con l'annunzio della -China-Migone, che intercettava la vista: vidi soltanto per aria, di là -dall'uscio, un cappello a cilindro che salutava, e che scomparve subito -come un'ala di falco. Ah, quel cilindro non poteva essere che d'un -giovane, quel giovane non poteva essere che un amante, quell'amante -non poteva essere che un fidanzato. Gli occhi di lei, che rimasero -fissi, sfavillando, sulla persona invisibile, la porpora che si fece -men viva, ma non disparve, e la bocca semiaperta e parlante che tradiva -il palpito accelerato del cuore, mi tolsero ogni dubbio. La vergine -morta innamorata! La vergine morta sposa! Era dunque possibile? E mi -riprese una così smaniosa curiosità di sapere chi fosse _lui_, che per -poco non commisi la villania d'alzarmi per guardar fuori. Ma non potei -rattenermi a lungo, e per levarmi quel chiodo, tirai il campanello -prima del tempo. — Chiunque sia — pensai — lo debbo riconoscere agli -occhi. — Il tranvai si fermò, apersi l'uscio.... e mi trovai davanti -il pittore in tuba, con un viso fiammeggiante, che diceva tutto. Fece -un atto di forte sorpresa, arrossendo, e mi balbettò con un sorriso -d'uomo impicciato: — Le darò poi una notizia. — Ah, non occorre! — -gli risposi scendendo. — Mi darà delle spiegazioni; la notizia la so -già, e me ne rallegro. — E lo lasciai lì stupefatto. Ma non quanto -me. Era lei, dunque, la dea misteriosa; lei, la vergine morta! Chi se -lo sarebbe sognato? Eppure, lo avrei dovuto sospettare fin dal giorno -ch'egli m'aveva fatto quella curiosa difesa delle studentesse di -medicina. Ma già, era uno di quegli indizi che si riconoscono a cosa -scoperta. Era lei! Il colosso s'era innamorato d'uno spirito. E perchè -no? Un matrimonio d'antitesi. Una bella coppia, del resto. E mi durò la -maraviglia per un pezzo. La vergine morta!... Ma che vergine morta? La -visione era mutata: ancora vestita di bianco e distesa come una morta; -ma con le guancie di porpora e con le braccia aperte.... Oh, tutt'altra -cosa. Infine, non poteva accader di meglio per il mio interesse di -scrittore. E me ne tornai a casa soddisfatto. - - * - -Ma non doveva finire così lietamente il mese di novembre. Finì con un -triste incontro. Fu l'ultimo giorno appunto, il giorno dell'uccisione -della contessa Lara. L'aria era nebbiosa, gli alberi del Corso San -Maurizio tutti bianchi come d'una incrostatura di sal gemma, e il -sole senza luce nel cielo grigio, come un occhio enorme di moribondo. -Salendo sul tranvai che andava verso il Corso Margherita, vidi dentro, -a traverso al vetro dell'uscio, il viso del signor Taddeo, e gli feci -un cenno di saluto. Egli mi guardò fisso e non mi salutò. Allora -soltanto, al secondo sguardo, lo vidi così miseramente mutato, che -m'attraversò la mente un pensiero improvviso come un fulmine: — La -bambina è morta! — Sporgendo il capo un po' a destra vidi anche il viso -della signora, e lo stesso sinistro pensiero mi ribalenò: — La bambina -è morta! — Erano pallidi, d'aspetto invecchiato, improntati d'una -tristezza tragica, immobile, disperata, somigliante all'espressione -di stupore infinito che è qualche volta sul viso dei cadaveri. Il mio -primo senso fu quasi di terrore, una tentazione di discender subito per -non vederli, per non sapere. Ma mi rattenne una speranza: che qualche -altra disgrazia li avesse colpiti, non quella: la perdita d'ogni avere, -la morte del padre o della madre, uno spavento mortale per qualche -tremendo pericolo corso. La bambina poteva essere nel carrozzone, non -in mezzo a loro come le altre volte, ma alla sinistra della madre, in -un posto che dal difuori io non potevo vedere. Ma benchè non avessi -che a fare un passo a destra per veder se c'era, non ebbi il coraggio -di farlo, come se avessi temuto di vedere accanto a lei, invece della -bambina, una piccola bara. Eppure, com'era possibile? Mi ricordai -dell'ultima volta che l'avevo vista, poco tempo addietro, così bella e -vispa, ammirata da tutti, splendente di salute e d'allegrezza in mezzo -ai suoi parenti trionfanti. E questo ricordo dandomi animo, feci il -passo a destra. Ah! non vidi la piccola bara; ma fu come se l'avessi -vista: vidi un mazzo di fiori sopra un ginocchio della mamma. Dei fiori -fra le mani, con quel viso, essa non li poteva tenere che per portarli -al camposanto, e su quella fossa. Soprastetti nondimeno, sperando -ancora, con viva ansietà, per vedere se si fermavano sul piazzale -delle Benne per prender la via del cimitero. Chi sa mai? Se non si -fermavano, poteva darsi che la bambina vivesse. Furono pochi minuti -d'aspettazione; ma mi parvero così lunghi! Tenevo gli occhi fissi su di -loro, e mi batteva il cuore. Il tranvai sboccò sul piazzale e svoltò -verso il Corso Margherita.... — È viva! — pensai. Ma in quel punto il -padre s'alzò col braccio teso, e intesi un suono di campanello che -mi fece rabbrividire come un — No! — inesorabile, risposto alle mie -parole. Il tranvai si fermò: i due sventurati mi passarono davanti; il -padre mi guardò e mi riconobbe. Io non osai di salutarlo. Egli mi diede -uno sguardo torvo e mi disse con voce aspra: — È morta, sa; — la madre -passò senza guardarmi. - - - - -CAPITOLO DODICESIMO. - - - Dicembre. - -Col nuovo mese fui preso da un nuovo ardore di correre su tutte le -linee alla caccia dei personaggi e delle avventure, illuso da questa -ingenua speranza d'almanaccone superstizioso: che perchè avevo un -libro da finire m'avrebbe aiutato la fortuna, presentandomi casi e -scene singolari, adatti a dare alla _Carrozza di tutti_ una chiusa -di romanzo; e già covavo sotto a quella speranza la tentazione di far -tutto di fantasia l'ultimo capitolo, se la fortuna mi fosse fallita. -Incurabile malato di romanticismo, tormentato dal bisogno di cucinar -la natura in salsa piccante e di servirla in forme architettoniche -come i bodini nei pranzi di gala! Proprio all'ultimo mi ridava fuori -il malanno ereditario, dopo che m'ero attenuto fino allora all'intento -di ritrarre la vita libera e sparsa come me la vedevo correre intorno, -risoluto di fare un'opera informe, ma sincera. Ma l'illusione durò -pochi giorni, l'ardore di correre fu spento fin dal primo da una -di quelle solenni nevicate torinesi che fanno rientrare in petto i -propositi di vagabondaggio poetico come i nasi nei baveri e le mani -nelle tasche, e con quell'ardore pericoloso mi fuggì ogni tentazione di -chiusa romanzesca. E fu tanto meglio, credo, per il mio scartafaccio. - - * - -Nevicava fitto, a fiocchi larghi come scontrini di tranvai, la -lunghissima via Nizza era tutta coperta d'un tappeto bianco, che -smorzava il rumore dei carrozzoni nevosi, correnti sulle rotaie -invisibili, e in mezzo a tutta quella bianchezza alpina nereggiava come -un orso Tempesta, imberrettato e incappucciato, con tanto di guantoni -e di zoccoli, non mostrando del viso che il naso a pera e i baffi a -spazzola, agitati dal soffio d'un sagrato perpetuo. Se la pigliava coi -fiocchi che gli entravano in bocca, con gli spalatori che ingombravano -la strada, coi passeggieri che, salendo, gli scotevan sui piedi -l'ombrello fradicio, e dava ogni tanto una stratta furiosa alla tenda -immollata, che pareva si ritirasse per dispetto, lasciandolo scoperto -all'intemperie. - -— Brutto tempo, eh? — gli domandai con buon garbo. Mi rispose brusco: -— A me lo dice? Una bella notizia! — Ne avremo forse per un pezzo, — -soggiunsi. — Non lo so, — grugnì. - -Ah povero Tempesta! Mi ricordai d'un matto della Villa Cristina che -disegnava con la matita le varie parti del corpo che gli dolevano, -schizzando in ciascuna una bestia feroce, la quale, secondo lui, -rodendogli le carni, era causa del suo dolore; e mi domandai se -proprio egli non avesse in corpo qualche animalaccio rabbioso, se -non un serraglio intero, che lo dilaniasse. Ma già, non ce n'abbiamo -uno tutti, non fosse che un bruco o un tarlo piccolissimo che ci dà -delle giornatacce scellerate? Eppure, quanto più lo studiavo, tanto -più mi pareva che, a casa sua se non altro, non dovess'esser un -cattiv'uomo, perchè, insomma, egli sputava tanto tossico in servizio -da non comprendersi come ne potesse ancor serbare per la famiglia -dopo una giornata di dodici ore. A momenti ero tentato di battergli -una mano sulla spalla e di dirgli amorevolmente: — O me lo vorresti -dire, benedetto porcospino, da che parte si potrebbe toccarti per -non pungersi? — Ci si punse in quel momento una vecchia signora, che -avendogli detto timidamente, perchè fermasse: — faccia grazia.... — -n'ebbe per risposta una spallata, con questo complimento: — Che _faccia -grazia_!... Si dice _fermi_, si dice. — La cortesia gl'irritava i nervi -come la musica fa andar del corpo certe bestie. - -In piazza San Salvario, dove facevano la battagliola dei ragazzi, gli -passò a un palmo dal naso una palla di neve: egli girò sui combattenti -un'occhiata sterminatrice e mise un bramito di leopardo. Poi se la -pigliò con uno dei cavalli, _Livorno_, che zoppicava, chiamandolo -assassino, ladro, ciampicone da forca, e rincalzando ogni epiteto con -una frustata. Uno dei cinque passeggieri che stavano sulla piattaforma -s'arrischiò a fargli un'osservazione garbata: — Ma se zoppica, che -colpa ci ha? — Si voltò come un'istrice: — Sì signore, è un vizio, una -malizia; zoppica soltanto quand'è con me, ha da sapere! — E sbuffò. Poi -soggiunse: — Bisogna conoscer le bestie prima di parlare. — Quell'altro -rispose pacatamente: — Già, è proprio vero: prima di parlare... bisogna -conoscer le bestie. — Tutti risero. E allora seguì un miracolo: sorrise -anche Tempesta. Ma fu come un lampo sur una rupe. Subito si rioscurò, -rimenò una frustata a _Livorno_, trattandolo di boia infame e di Giuda -porco, e ricominciò a spandere per la lunghissima strada bianca il -soffio della sua rabbia implacabile. - - * - -Seguitò a venir giù neve, senza posa, così fitta da parere che se -ne potesse far delle palle cogliendola a due mani per aria, densa al -punto che i tranvai apparivano come ombre dietro al velo dei fiocchi, -e non si vedevano ancora quando già li annunziavan vicini lo scalpitìo -faticoso dei cavalli e il gridìo continuato dei cocchieri, affacciati -ai finestrini delle tende come vedette alle feritoie d'una fortezza -mobile. Ma tutta quella neve non smorzava il fuoco bellicoso di -Carlin, che trovai un dopo pranzo sulla linea di Vinzaglio, furibondo -per l'eccidio della spedizione del Cecchi, sopra tutto contro il -Ministero perchè aveva dichiarato di non aver alcun proposito di -“occupazioni militari„. Il bombardamento di Gezira e la fucilazione -dei cinque Somali, invece di quetarlo, l'aveva irritato, come farebbe -a un affamato un minuscolo antipasto di ghiottonerie stimolanti. Come -sempre, egli avrebbe voluto bruciare, sterminare, disperdere ogni cosa, -cancellare il Benadir dalla faccia dell'Africa. — Insomma — fremeva — -tutti ce le danno e noi non le rendiamo a nessuno! Figure da nasconder -la faccia nei calzoni! — E non riusciva a capacitarsene considerando -che avevamo gente a bizzeffe, milioni d'uomini senza lavoro, una -sovrabbondanza di gregge umana da dover benedire ogni occasione che -si presentasse di spedirne fuori una gran quantità, per alleggerire -l'Italia e invader “le terre dei cani„. — Cosa ne voglion fare di -tutta questa gente? Siamo in troppi. Tutti i nostri guai vengon da -questo. È il multiplicamini che ci rovina... — E della nostra eccessiva -fecondità mi addusse una prova singolare. Giusto tre giorni avanti, su -quella stessa linea, nel numero 139, una donna era stata presa dalle -doglie, e c'era mancato poco che scodellasse un “passeggiere„ lì per -lì, durante la corsa: s'era dovuto fermare il tranvai, e s'era fatto -appena in tempo a trasportarla in una portieria di via Roma: al ritorno -del tranvai l'amico era già fuori, che cantava come un gallo. — Vede -_dunque_! — Proprio, la nascita intempestiva di quel bacherozzolo, -per lui, era l'argomento Achille In favore d'una politica belligera -in Africa. — _Bombardè! Bombardè!_ — e ripetendo questo suo “delenda„ -dall'alto della piattaforma, con le braccia incrociate sul petto, -fissava lo sguardo su piazza Castello bianca di neve con l'espressione -di Napoleone primo nel _milleottocento quattordici_ del Meissonnier. Ma -che diversi pensieri si volgono qualche volta nell'interno del tranvai -e sulla piattaforma! Appunto in quel momento c'eran dentro da un lato -parecchie belle signore; nei due angoli in fondo due signori in tuba, -con la cravatta bianca, che andavano a qualche pranzo di gala; in -faccia alle signore una mezza dozzina di giovani e brillanti ufficiali -della Scuola di guerra, fra i quali un bellissimo tenente belga; e -si vedeva negli occhi di quella compagnia silenziosa la fiammella -della galanteria, si indovinava nell'aria di quel salotto ambulante -una vibrazione di piccola corte d'amore, l'incrociarsi delle simpatie -e delle attrazioni frenate dalla convenienza, un lavorìo vivo di -immaginazioni eccitate, vagheggiaci tutt'altre conquiste da quella del -Benadir, tutt'altre battaglie da quelle che il povero Carlin invocava -mostrando il pugno alla neve.... Un simbolo anche questo: la politica -che sbraita e vuol rifare il mondo, e l'amore, padron del mondo, che -le ride alle spalle. Ma non espressi questo pensiero a Carlin per non -scemargli quello che era forse il maggior conforto della sua vita. E -come se, comparendo per l'ultima volta nei miei appunti, egli dovesse -per me sparire dal mondo quella sera, gli feci, scendendo, un saluto -cordiale, ch'egli interpretò come un'approvazione generale di tutta la -sua politica del 1896, e che mi valse in risposta un buon sorriso di -ministro soddisfatto a deputato devoto. E muoia la sua politica e viva -la sua memoria.... - - * - -Continuò a nevicare, e anche io presi gusto quelle sere a cacciarmi -nei carrozzoni, attirato dall'aspetto di intimità familiare, -dall'immagine dì brigate raccolte a veglia, che offrivano i passeggieri -pigiati dentro, soddisfatti d'essere al riparo dalle intemperie e -particolarmente disposti, in quella comunione non ingrata di calorico -animale, alle conversazioni amichevoli. Trovai in una di queste -comitive fortuite, la sera della festa della Concezione, sulla linea -di via Cernaia, il sindaco di Torino, rannicchiato in un angolo, e non -riconosciuto da alcuno, fuorchè dal fattorino, che, stando fuori sulla -piattaforma, lo guardava a traverso il vetro dell'uscio, curiosamente. -Certo che l'illustre sindaco, vedendo quel povero fattorino col capo -imbacuccato in un cuffione, infradiciato dalla neve, che lo guardava -dal di fuori come il pezzente infreddolito guarda dalla strada il -signore seduto al caldo nella trattoria, era a mille miglia dal pensare -che quello fosse un conte come lui, forse di più antica famiglia -della sua, certo d'un casato più famoso nella storia d'Italia. Ma di -nessun pensiero malinconico dava indizio il viso del conte incognito, -atteggiato all'espressione consueta di serena rassegnazione: pareva che -egli si dilettasse della vivacità insolita della compagnia, composta -di piccoli borghesi e d'operai puliti, fra i quali s'incrociavano -conversazioni diverse. Parlavano dell'esposizione finanziaria del -Luzzatti, del capitale perduto del Banco di Napoli, della proposta -d'una _tassa militare_, con le frasi raccolte nei giornali della -mattina, e con quel tono misto di sfiducia amara e d'indifferenza -canzonatoria con cui in Italia si suol ragionare della cosa pubblica. -A un tratto si fece silenzio; poi un passeggiere, di cui il lume -rischiarava soltanto la parte inferiore del viso, adombrato dal naso -in su da un grande cappello, saltò fuori con la legge sugli _infortuni -del lavoro_. — Ahi! — dissi tra me — siamo al Senato —; e tenni -d'occhio il sindaco senatore. E il Senato, che aveva per la seconda -volta rinviata la legge all'Ufficio centrale, fu da quel gran cappello -e da un altro dello stesso taglio, che gli s'allargava daccanto, -conciato barbaramente. — “Quegli scatarroni mezzi morti„ — quei vecchi -reazionari della malora... — la legge sarebbe stata in vigore da un -pezzo se non fosse dovuta passare per quell'anticamera del camposanto -dove tutte le riforme in pro del popolo erano ferocemente combattute... -— e altre gentilezze su quest'andare. Deliziosa corsa per un Senatore! -Ed ecco che un terzo, facendo un salto da Roma a Torino, vien fuori -a lagnarsi del servizio di sgombero della neve, dicendo con un -vocione di contrabbasso che, per questo riguardo, si facevano le cose -meglio, ma molto meglio, non ricordo bene in quale piccolo comune del -circondario, dove egli aveva sortito i natali! Ah, questa carrozza di -tutti, che covo d'insidie per gli uomini in carica! Ma il bravo sindaco -sostenne intrepidamente la seconda come la prima scarica, fissando -con un vago sorriso filosofico un annunzio del _Cioccolatte Talmone_ -attaccato fra due finestrini. Il fallimento della Banca di Como, che -venne dopo sul tappeto, lo liberò, e mentre la nuova conversazione -s'andava accalorando, altri tranvai passavano, in cui si vedevano di -sfuggita altre comitive illuminate dall'alto, sale correnti di club -e di caffè, farmacie di villaggio ambulanti, piccole aule di Consigli -comunali, pieni di visi gravi o ilari di politicanti, di maldicenti, -di pettegoli, di sonnacchiosi, di brilli, che apparivano un momento e -sparivano nel turbinìo della neve. - - * - -Dopo la neve venne la nebbia, quella nebbia invernale di Torino, densa -e fredda, d'un sapore irritante quasi di bruciaticcio, che invade -ogni vuoto e copre la città come un immensa nuvola di cenere immobile, -quasi palpabile, e nasconde case, alberi, gente, carrozze, lampioni, -circoscrivendo in un raggio di cinque passi lo spazio visibile a ogni -persona; che intercetta come un muro grigio la vista delle piazze e dei -corsi e riempie i portici come un fumo uscente da migliaia di cantine -incendiate, e dà a ogni tratto l'illusione che quartieri interi siano -scomparsi, inghiottiti dalla terra, fra i vapori d'un cratere enorme. -Si correva come dentro a un'oscurità bianca, a traverso a una sequela -infinita di veli umidi, che il tranvai lacerava, non vedendo gli altri -carrozzoni che all'ultimo momento, come se sorgessero per incanto dal -suolo, e non altri passanti fuor che larve che scappavano spaventate -al sopraggiungere dei cavalli; e quel continuo succedersi e incrociarsi -affrettato di fischi e di squilli in quell'aria opaca dava l'idea d'una -città agitata da un grave affanno, oppressa dalla minaccia di qualche -grande pericolo misterioso. - -Stavo sulla piattaforma, pigiato da tutte le parti, in compagnia d'un -giovane poeta cubano, nuovo a Torino e a quello spettacolo, il quale -accresceva la sua naturale malinconia. Venuto per la prima volta -in Europa, e arrivato il giorno avanti dalla Francia, non si poteva -persuadere d'essere in Italia, dove s'era immaginato che anche le città -settentrionali avessero un inverno mite e sereno come quello della sua -isola nativa. Guardava intorno quasi spaurito e mi diceva di tratto in -tratto in un suo italiano transatlantico: — Ma questa è Siberia! Questo -è lo Spitzberg! E come piace a lei quest'orrore? - -— Sì — gli risposi — ho dei gusti di Eschimese. La nebbia m'eccita -l'immaginazione. Non vedo nulla, non riconosco i crocicchi, non so -molte volte in che punto mi trovi; la città mi pare ingigantita; -suppongo d'essere a Londra, a Pietroburgo o a Nuova York. Mi piace -qualche volta di sentire l'umanità senza vederla. La nebbia mi rompe -la monotonia della vita, mi dà mille sorprese e sensazioni insolite. -Questa risonanza strana, smorzata di tutti i rumori, mi alletta come -un linguaggio nuovo delle cose. Mi fa più piacere che alla luce del -sole rincontrare l'amico in questa oscurità livida, come nell'ombra -d'una foresta vergine, vedermi davanti tutt'a un tratto il viso d'una -bella donna come se m'apparisse nello squarcio d'una nube, sentir voci -conosciute di conoscenti invisibili e risa di ragazze misteriose, che -si perdon nell'aria come voci di folletti. E poi, che vuole? La sera, -in special modo, la città piena di gente e di lumi, che lavora e si -diverte, mi sembra una espressione più potente della civiltà umana -sotto questo gran mantello lugubre che la natura le getta addosso senza -riuscire a soffocarne la vita e l'allegria. - -Il cubano non pareva persuaso. Se avesse dovuto vivere in Italia, non -avrebbe piantato le tende a Torino. E mi domandò se la città mi paresse -confacente al lavoro artistico, abbastanza italiana d'aspetto da dare -all'ispirazione d'un poeta tutti gli aiuti esteriori che dovevan dare -Venezia, Napoli, Firenze, Roma; se non ci sentissi la monotonia. - -— No — risposi — non c'è monotonia nella libertà. Qui sento la mente -libera. Mi par che il pensiero si dilati spaziando nelle vaste piazze -e vada più lontano lanciandosi per le vie lunghissime, per la grande -raggiera dei viali fuggenti da tutte le parti verso la campagna. Gli -edifizi non attirano lo sguardo; ma perciò appunto non lo distraggono -dalla grandezza del tutto e dalla bellezza della natura; si ritraggono -anzi di qua e di là per lasciar maggiore spazio al volo dell'occhio -e della mente verso le Alpi e la collina. In nessun'altra città si -vede tanto verde, tanto azzurro, tanta bianchezza; in nessun'altra -ha un riso così fresco e così splendido la primavera, che qui pare un -ricominciamento del mondo. E poi, essendosi in tanti anni trasformata -la città sotto i miei occhi, vedo ed amo sempre negli aspetti nuovi gli -aspetti scomparsi, m'avvolge un nuvolo di memorie a ogni passo, sento -mille voci di persone e di cose passate che mi chiamano, ribevo dei -sorsi d'aria della gioventù della patria e della mia. Godo qui delle -bellezze che non sono che per i miei occhi perchè le illumina e le -colora un raggio che esce dal mio cuore. Vedo in fondo a ogni strada -una città d'Italia e nelle rondini che volano attorno al palazzo Madama -le mie speranze fuggite, che cantano e mi salutano ancora. - -Il giovane scrollò il capo. — E trova in armonia con la sua — domandò -ancora — anche l'indole degli abitanti? Non le riescono un po' freddi e -chiusi... un po' troppo nordici, come ho inteso dire? - -— Non li può giudicare uno straniero, e neanche un italiano d'altre -province, se non vive qui da molti anni. La benevolenza è velata, il -cuore non s'apre e non si dà tutto di primo slancio; ma tutto quello -che dobbiamo conquistare ci è poi più caro quando è nostro. La cortesia -discreta, la promessa guardinga prevengono disinganni e amarezze, e -così nel buoni si trova sempre maggior bontà che non s'aspettasse. -I loro difetti sono negativi, incavi, non punte, e per questo non -feriscono. Le possono parer duri; ma per ciò lei li può afferrare e -tenere, e non le sgusciano di mano. V'è nell'affetto che gli occhi -esprimono e la bocca tace una dignità che ne raddoppia il valore. E chi -ha dei difetti opposti a queste virtù, e n'ha coscienza, ama la gente -che glie li comprime più di quella che glieli accarezza. Per questo io -son legato alla città anche dalla gratitudine; legato da tanti vincoli -del cuore, del pensiero e del sangue, che non potrei più vivere altrove -a nessun patto, neppure a quello di diventar ricco se fossi povero, -sano se fossi infermo, e di trovar cento nuovi amici se qui non mi -restasse un amico; e sono ben certo e m'è un conforto il pensare che -morirò qui. - -Mentre dicevo quest'ultime parole, un signore, che m'era stato accanto -fino allora senza che lo vedessi nel viso, girò il capo adagio adagio -come una statua semovente, e mi fissò gli occhi negli occhi. Ah, -l'avevo conquistato finalmente! Capii a volo dal suo sguardo che la -critica di via Garibaldi e la lacerazione della _Gazzetta del popolo_ -ed anche quelle matte teorie di socialismo municipale m'erano perdonati -per sempre. Il buon Bicchierino, il “controemarginato„ signor cavaliere -Bicchierino, impiegato modello di non so qual regia amministrazione, -il più puro e più geloso di tutti i torinesi nati e da nascere, era -intenerito, era vinto, era mio. Quando discese si toccò con la mano -l'ala del cilindro, e prima di perdersi nella nebbia rivolse verso il -tranvai un leggerissimo sorriso benigno, che mi tolse l'ultimo dubbio: -avevo un amico di più. Sia ringraziata Cuba! L'avvenimento era un buon -auspicio per una lieta fine dell'anno. - - * - -Svanì la nebbia e splendette il sole, che ci parve di rivedere dopo una -notte di sette giorni. I tranvai ricominciavano a correre liberamente -per la città chiara e come ritinta di colori più vivi, dorata in ogni -parte da larghi sprazzi di luce, e fattorini e cocchieri, usciti da una -settimana di ansie e di fatiche penose, salutavano con un'allegrezza -di liberati dal carcere l'aria limpida in cui si drizzavano le Alpi -bianche nitidissime, che pareva si fossero avvicinate durante i giorni -dì cattivo tempo. A Porta Palazzo, dove aspettavo il tranvai della -barriera di Lanzo, verso l'ora della colazione, era una festa; da -tutti i carrozzoni che arrivavano da tutte le barriere saltavano giù -cocchieri e fattorini e, seduti sui montatoi, dentro al casotto dei -biglietti, sulle ceste rovesciate della verdura, facevano il loro -pasto, alternando con le bocconate fameliche apostrofi chiassose alle -erbivendole e ai colleghi arrivanti e partenti; e così incappottati -com'erano, con quei cuffioni e quei guanti enormi, in mezzo alla neve -della vasta piazza, dove qua e là ardevano dei fuochi, sarebbero parsi -una banda di cosacchi bivaccanti tra i carri della provianda durante -una fermata in mezzo alla steppa; se non avessero fatto una macchia -italianissima in quel quadretto russo i mucchi d'arance siciliane che -brillavano sui banchi in mezzo all'erba montanina e ai rami di alloro -annunciatori del Natale.... - -Salito sul mio tranvai, mi trovai daccanto sulla piattaforma il giovane -tipografo biondissimo, lo sposo novello, fresco e gaio come l'aria. -M'abbordò con Antonio Maceo, domandandomi se credevo che gl'insorti -cubani avrebbero proseguito la lotta non ostante la sua morte; ma io -m'accorsi bene che aveva qualcos'altro da dirmi, e indovinai ch'era -una lieta notizia, e ch'egli cercava un'entratura garbata per darmela. -Dopo qualche preambolo, infatti, smettendo a un tratto la serietà -politica, m'annunziò con una gioia visibilissima che forse... fra -qualche mese... se tutto andava bene... la causa socialista avrebbe -avuto un soldato di più. Restava soltanto a sapersi se sarebbe stato -un compagno o una compagna. Mi congratulai. E allora diede la stura a -un'allegrezza infantile. Fatti certi calcoli, egli s'era messo in capo -che dovesse nascere in Aprile, verso la metà, forse il giorno stesso -della nascita di Ferdinando Lassalle: data di buon augurio. In ogni -modo aveva già fissato, se era un maschio, di mettergli i tre nomi: -Ferdinando (Lassalle), Federico (Engels) e Carlo (Marx). E si diede una -fregatina alle mani. Poi tessè l'elogio della sua sposa. Oh, sempre, -sempre più contento. Forte ancora al lavoro, nonostante il suo stato, -buona e amorosa con la mamma di lui, e non punto mutata d'idee, come -tante altre, dopo il matrimonio. Era lei stessa che gli diceva: — -Ernesto, ricordati di non mancare alla riunione della tal sera.... Non -dimenticare di rinnovar l'abbonamento al giornale.... Mettiamo qualche -cosa anche noi per la _Cassa elettorale_.... — E appunto quella mattina -era lei che l'aveva sollecitato a portare i denari d'una piccola -colletta a un compagno disoccupato e malato, che abitava in borgo San -Salvario. Passavano la serata assieme a leggere dei volumi presi alla -biblioteca dell'_Associazione dei lavoratori del libro_; ma preferivano -gli opuscoli di propaganda, che compravano del proprio. Essa si -appassionava in special modo per la storia delle socialiste celebri: -Eleonora Aveling, Annie Besant, Severina. E in questi discorsi duravano -fino a tardi, fin che la mamma s'addormentava con la calza in mano. -Poi, all'improvviso, parendogli d'avermi parlato con troppa familiarità -dei fatti suoi, fece di nuovo il viso serio per domandarmi se credevo -alla voce corsa dello scioglimento prossimo di tutti i circoli -socialisti e di tutte le Camere di lavoro della Liguria; ma, vedendomi -sorridere, e insistendo io perchè mi riparlasse della sua famiglia, -che m'avrebbe fatto molto piacere, m'afferrò il braccio in segno di -gratitudine e ricominciò con maggior effusione. Sì, era felice, gli -era toccata la più buona e brava ragazza che potesse desiderare. Era -una così bella cosa andar d'accordo, essere uniti in quell'idea, avere -quella speranza comune. Qualche volta, quando sentivano insieme una -buona musica, senza bisogno di parlarsi, essi si commovevano tutti -e due fin quasi a piangere, pensando ai compagni degli altri paesi, -all'opera di tutti, all'avvenire, al loro bambino che avrebbe visto -un mondo migliore. Ed io alla mia volta, guardando quel bel giovane, -quel “nemico della famiglia„ così innamorato e felice, pensavo quanto -la famiglia lo nobilitava e gli dava forza, quanto era sano e fecondo -l'amore in lui, in quella prima giovinezza in cui il matrimonio appare -ancora alla più parte dei giovani della borghesia una cosa lontana, -una fine da farsi dopo molti anni d'amori vagabondi, dì seduzioni, -d'adulteri, un buon contratto per arrotondare il patrimonio o una buona -alleanza per affrettar la carriera; e mi confermavo nella fede che -fosse davvero un mutamento sociale benefico e santo quello per cui si -sarebbe diffuso nella gioventù un tale amore, data la famiglia a tutti -in quell'età, che ora non la vuole o non può averla per dure ragioni -d'interesse o per ignobili ragioni di convenienza. Mentre io facevo -queste riflessioni ed egli si disponeva a discendere, lo vidi mettere -alla lesta non so che cosa nella tasca d'un signore che ci stava -ritto davanti. Maravigliato, gli domandai spiegazione dell'atto. Egli -sorrise: era un opuscoletto di sesto minimo, intitolato _I calunniatori -del socialismo_, a cinque centesimi; egli soleva ficcarne così delle -copie nelle tasche dei borghesi, sui tranvai, senza farsi scorgere; -oh, non per convertirli, ci voleva altro; solamente per “chiarire le -loro idee„, per distruggere le leggende assurde che s'andavano formando -intorno al socialismo nella mente di molti, i quali finivano con -crederlo tutt'altra cosa da quello che è. — Arrivati a casa — disse — -leggono per curiosità, e forse si ricredono di qualche pregiudizio: è -sempre quel po' di guadagnato. — E mi raccontò che altri usavano quel -modo, di far entrar l'idea per la via delle tasche non potendo per la -via degli orecchi, e che n'aveva avuto il primo pensiero il falegname -di mia conoscenza, il quale seminava opuscoli in tutti i soprabiti, -senza grande spesa, essendoci su ogni centinaio il ribasso del quaranta -per cento. E accennandomi con una strizzata d'occhio il signore, -soggiunse: — Ne ho già serviti tre questa mattina, — e contento e -trionfante, come se avesse fatto tre conversioni, saltò giù in piazza -San Carlo, dove vidi allontanarsi e perdersi fra la gente la sua bella -testa bionda dorata dal sole. - - * - -Ed ecco un altro sorriso sulla fronte del mio anno morente, un'altra -pagina lieta per l'ultimo capitolo, un altro uomo felice: il giovane -pittore che mi salta accanto sulla piattaforma, in via Garibaldi, -con una stella di montagna all'occhiello e con un viso rosato, che è -un annunzio di matrimonio in sembianza umana. Prevenni la sua parola -raccontandogli come l'annunzio mi fosse stato dato il mese avanti da -un'ondata di porpora che avevo visto salire alle guance d'una bella -signorina, l'ultimo giorno che c'eravamo incontrati. S'imporporò -un poco anche lui, e gli feci le mie congratulazioni: una creatura -angelica, che avevo mille volte ammirata, pensando sempre che sarebbe -stato fortunato il cittadino d'Italia su cui ella avesse racchiuso -le sue ali. Folgorò dagli occhi; ma si mantenne serio e mi fece un -discorso molto pacato. Si, era tutto fissato per il gennaio. Egli era -contento. Buona indole, carattere sodo, giudizio, istruzione, molto -affezionata a suo padre, un ex colonnello di fanteria, decorato di due -medaglie al valore: sarebbe stata certo un'ottima madre di famiglia -e sarebbero vissuti insieme di buon accordo. Ma io capii che quella -pacatezza di psicologo ragionatore era una delle solite imposture -d'innamorato; sotto a quelle parole compassate sentivo divampar -l'anima, ed ero ben certo che se anche ella non avesse avuto la “buona -indole„ e il “carattere sodo„ e “il padre decorato„ e tutte le belle -doti d'“un'ottima madre di famiglia„ egli l'avrebbe amata furiosamente -ad un modo e chiesta e voluta a tutti i costi. — Sa che è studentessa -di medicina? — mi domandò. Finsi di non saperlo, e gli chiesi celiando -s'egli le avrebbe lasciato continuar gli studi. — Ah, neppur per sogno! -— rispose con slancio, non ricordandosi l'apologia delle studentesse -che m'aveva fatto un giorno; ed io sentii nel suo accento una vampata -di gelosia otelliana, che abbracciava nelle sue spire tutta quanta la -Facoltà medica, e tutta la studentesca insieme, e tutta la clientela -possibile, non esclusi i malati di dentizione. Mi restava la curiosità -di sapere se proprio l'avesse conosciuta sul tranvai, come mi aveva -detto, e gli domandai anche questo. Ne rise di cuore: era stato così, -veramente, sulla linea di Ponte Isabella, gli ultimi giorni di maggio. -— Non si ricorda — mi disse — del fatto raccontato dai giornali in quei -giorni, d'un carrozzone della Belga che, sboccando sul corso Valentino, -urtò e rovesciò una vettura postale, gettando a terra il cocchiere, che -si ferì gravemente? — Non mi ricordavo. Ebbene, egli s'era trovato con -lei per la prima volta su quel carrozzone, e gli aveva “fatto senso„ il -veder lei, lei sola, mentre le altre signore strillavano o svenivano, -discendere ardita e tranquilla e accorrere in soccorso del caduto e -sollevargli da terra il capo insanguinato e posarselo sulle ginocchia -per asciugargli la ferita col fazzoletto. — Ecco una ragazza di polso -e di cuore! — aveva detto. Ed era rimasto ferito anche lui, ma d'una -ferita per cui il fazzoletto non serviva. Poi... l'aveva rivista. E a -poco a poco.... Ma sorvolò alle prime manifestazioni non corrisposte, -al periodo, che doveva esser stato abbastanza lungo, quando egli -inveiva contro le ragazze torinesi, figlie di Borea, fredde come le -Alpi, calcate tutte l'una sull'altra come figurine di carta, e saltò -subito a dire della conquista immediata, fulminea ch'ella aveva fatto -di suo padre, la prima volta che gliel'aveva indicata in tranvai. — -Già, fu proprio così — concluse — sulla linea di Ponte Isabella, in -un carrozzone chiuso della Società belga, che portava il numero 125. -— E non accorgendosi ch'io ridevo a sentirgli rammentare anche il -numero, tirò fuori il portafogli, e come avrebbe fatto della reliquia -d'un santo, ne cavò fuori con riguardo e mi mostrò lo scontrino bianco -di quella corsa memorabile, ancora intatto, come se fosse del giorno -stesso. — Così — disse col suo sorriso ingenuo — se un giorno mi farà -disperare, io le mostrerò lo scontrino, e le dirò: Ah, come ho speso -male i miei dieci centesimi! — Ma l'amore, la felicità che scintillava -sul suo buon viso di fanciullone erculeo smentivano l'apparente -sincerità di quella supposizione. E ripose accuratamente nel portafogli -il suo biglietto di partenza per il paradiso terrestre. Era felice, sì, -proprio. E me lo confermò lo sguardo e l'accento involontario di pietà -col quale, per cambiar discorso, mi domandò se procedeva il mio lavoro, -come domanderebbe un milionario a un parente povero se è bene avviata -una sua lite per un'eredità di qualche centinaia di lire; felice al -punto che, nel domandarmi ancora se nel mio libro ci sarebbe stato -anche lui, mi lasciò quasi comprendere che non gli sarebbe spiaciuto di -entrarci. Ma quando discesi mi salutò con un sorriso che mostrava già -il pensiero assai lontano da me: il _buona sera_ era per me; il sorriso -era già per la signorina del numero 125. Ma io avevo un mezzo permesso -di incastrare il suo romanzetto nella mia _Carrozza_, e me n'andai -soddisfatto della mia corsa. - - * - -Un altro felice; ma non con soddisfazione mia; anzi un brutto momento -per me in un carrozzone caratteristico della vigilia di Natale, partito -da Porta Palazzo, pieno stipato di signore e di ragazzi carichi di -presepi, di Gesù bambini, di pastori, d'asini e di bovi, mezzo nascosti -fra i rami di mirto e di lauro, con giocattoli fra le braccia, scatole -di fichi sulle ginocchia e arance e melagrane nelle tasche e fra -le mani: un misto d'Arca di Noè, di boschetto e di dispensa, da cui -usciva un fremito e un trillìo confuso d'anime in festa. Davanti a -me, sulla piattaforma posteriore, c'eran due carabinieri, che davan -le spalle all'uscio; alla mia sinistra un gruppo di persone attempate -e gravi, che discorrevano amichevolmente del voto dato dalla Camera -alla lotteria per le Opere pie di Torino. Dopo aver ascoltato per -un po' i loro discorsi, tornando a guardare dentro al carrozzone, -incontrai lo sguardo di Guyot, seduto fra due presepi. Subito egli -voltò gli occhiali e il pizzo da un'altra parte, corrugando la fronte, -con l'espressione di chi torce lo sguardo da un serpente boa. Barbaro -Guyot! Non era pago della vendetta atroce di due mesi avanti; m'odiava -dunque a morte veramente; era proprio un nemico implacabile! E aspettai -che il suo sguardo si fissasse un'altra volta nel mio, risospinto -dall'odio stesso che glie lo faceva fuggire, per fargli comprendere con -uno sguardo che non m'eran rimaste nelle carni, com'egli forse credeva, -le sue frecce avvelenate, che godevo d'una buona salute ed ero ancora -in grado di far del male alla società. Ma invano. Non si voltò più. -La mia vista, pensai, è davvero per lui un supplizio insopportabile, -quando non mi debba guardare per torturarmi! E pazienza. Intanto salì -sulla piattaforma altra gente, forzando a cambiar di posto quelli che -già c'erano, e tutti insieme si rimescolarono, urtandosi e pigiandosi, -cercando ciascuno la posizione meno incomoda per tirare il respiro e -per resistere ai trabalzi. Cessato appena il serra serra, parecchi -discesero, fu un'altra volta visibile dalla piattaforma l'interno, -e quale non fu la mia maraviglia, riguardando dentro, al veder gli -occhi del mio nemico vaganti sulla mia persona con un leggero sorriso -che pareva di benevolenza! Doveva esser seguito un miracolo. Pensai -che, dopo il primo moto invincibile di repugnanza destatogli dal mio -aspetto, ripensando alla vendetta passata, egli avesse avuto un senso -di resipiscenza, un pentimento d'aver passato il segno, d'avermi -offeso troppo nel vivo, e volesse farmi capire che, se non pentito, -era appagato della rivalsa che s'era presa, e intendeva di desistere, -cominciando da quel giorno, dalle ostilità. Eppure, il suo sorriso -non diceva questo ben chiaro, era un sorriso ambiguo, c'era sotto un -barlume di compiacenza maligna. E, fissandolo, m'accorsi che il suo -sguardo sorridente oscillava su di me come un pendolo, oltrepassando -di qua e di là la mia persona. Che cos'era mai? Mi guardai a destra e a -sinistra.... Abbominevole furfante! Era seguito, - - come suole avvenir per alcun caso, - -che i due carabinieri, separati dal rimescolio dei passeggieri salenti -e scendenti, avevan dovuto spostarsi, e dopo vari giri sopra sè stessi -s'eran ritrovati l'uno alla mia sinistra, l'altro alla mia destra, ed -io stavo in mezzo a loro come un arrestato. L'iniquo Guyot si deliziava -della vista di quel quadro. Il quadro gli rappresentava l'adempimento -d'un suo desiderio, l'attuazione d'una profezia, la mia fine meritata -e inevitabile, il vero posto che spettava a me nella società. Ed io -che m'ero illuso.... Ma quello che più mi irritò non fu la sua gioia -di quel momento: fu il pensare che avrebbe portata quella gioia a casa, -descritto il quadro in famiglia, esilarato gli amici al caffè; che quel -mio ammanettamento ideale sarebbe servito in gran parte — oh, senza -dubbio! — ad abbellirgli le feste di Natale. Fui tentato di scender -subito; ma mi rattenne un altro poco il pensiero ch'egli avrebbe goduto -anche di quella fuga, dicendo: — Eh, già, si capisce, si sentiva a -disagio... — Ma poi non ci potei più reggere, tirai il campanello e -lacerai il quadro saltando giù, dopo avergli lanciato un'occhiataccia, -che deve avergli fatto dire: — Che sguardo! Ha rivelato la sua vera -natura. E adesso? Chi sa? Quella gente lì è capace di tutto.... - - * - -Ma fu questa la sola brutta avventura ch'io ebbi in quell'ultimo mese. - -La mattina di Natale, rallegrata dal sole, i tranvai riboccavano -di signore impellicciate, di bimbe con grosse bambole dai riccioli -biondi strette contro al petto, di signori che portavano a casa la -ghiottoneria supplementare per il pranzo, di bottegaie in gala e -d'operai con la barba fatta; tutte faccie serene e vivaci; con le -quali non contrastavano che quelle rannuvolate dei cocchieri e dei -fattorini, tristi o stizziti della rude giornata di lavoro che si -vedevan davanti, incominciata per loro al lume delle stelle e destinata -a finire fra chiassi e prepotenze d'ubbriachi, dopo quattro bocconi -ingozzati alla disperata. Ah, le feste solenni, per quanta gente sono -terribili! Salito in piazza Carlo Felice per andare in piazza Statuto, -mi parve di ritrovarmi sullo stesso carrozzone in cui avevo fatto -la stessa corsa il primo giorno dell'anno: era un continuo salire -e discendere di signori e di signore, uno scambio di scappellate e -d'inchini, un baratto di sorrisi e di cerimonie, come in una sala di -ricevimento. Per un tratto, da piazza San Carlo a piazza Castello, -il tranvai fu tutto signorile: tutto penne di struzzo, manicotti -di martora, luccichìo di braccialetti e di spille, di libretti da -messa e di borse di confetti, tutto eleganza, complimenti e profumi. -Quanti eran là dentro che pensavano al “fanciul celeste„ nato fra -un asino e un bue mille e ottocento novantasei anni avanti, e alle -parole ch'egli aveva dette al mondo: _quod superest date pauperibus?_ -Ahimè! Il bambino voleva dir per l'uno il principio del carnevale, per -l'altro l'apertura del Teatro Regio, per questo una festa chiassosa -in famiglia, per quello una strenna splendida; e i soli altari su cui -molti altri l'adorassero erano le lucide vetrine di bottega dinanzi -a cui correva il tranvai rapidamente, piene di capponi, d'aragoste -e di gelatine. In non uno forse di quei mille battezzati che vedevo -passare si formava il proposito di mutare, cominciando da quel giorno, -pensieri e consuetudini dell'animo, di esser buono, giusto, sincero, -umile, di amar tutti e di perdonar sempre come il maestro sublime di -cui ricorreva il dì natalizio. E studiavo appunto a uno a uno tutti -quei visi che non spiravano altro che compiacenza del lusso, vaghezza -di attirar gli sguardi e desiderio e aspettazione di piaceri mondani, -quando, in piazza Castello, salì una coppia coniugale, che, non -trovando più posto dentro, si piantò in faccia a me sulla piattaforma. -Era la supposta moglie dell'impiegato postale, la _nostra capitanessa_, -come dice il Ferravilla nel _Calzolar di donn_, stretta al braccio -d'un placido ometto di quarant'anni, suo marito senz'alcun dubbio, -che sorrideva vagamente con gli occhi socchiusi, come compiacendosi -dell'abbandono di ragazza innamorata con cui gli si lasciava andare -addosso la sua graziosa donnina. Il capitano era dimenticato! E se -quella dolcezza amorosa di lei non derivava dalla successione d'un -tenente, significava un ritorno del cuore pentito e spoetizzato della -colpa al sano affetto matrimoniale, alla modesta ma salda felicità -circoscritta dallo sportello delle lettere raccomandate. E me ne -rallegrai, anche perchè potevo così chiudere in forma edificante nel -mio libro la storia della sua avventura. Un momento essa mi guardò, -e parve che mi riconoscesse, ricordandosi forse del giorno che lei e -l'altro mi volevan mettere fuori del carrozzone. Vidi passare un'ombra -sul suo viso.... Ma che aveva a temere? Ch'io le preparassi il tiro che -le faccio per le stampe non se lo poteva sognare. Infatti, si rinfrancò -subito e si strinse più forte al marito, che questa volta chiuse gli -occhi affatto, con un sorriso più soave. _Dormi, fanciul celeste._ - - * - -Dopo il Natale passarono alcuni giorni senza ch'io vedessi più -alcuno. Pareva che i miei personaggi m'avessero già tutti abbandonato -e fossero scomparsi nella nebbia che tornava ad avvolgere la città, -umida e densa, nascondendo ogni cosa. Solo il terzultimo giorno ne -ritrovai due nel carrozzone del Martinetto, in via Garibaldi, sotto un -raggio fuggitivo di sole. Stando sulla piattaforma, un po' a sinistra -dell'uscio, vidi dentro, di profilo, la sposa del borgo San Donato, col -capo inclinato dalla parte opposta alla mia, nell'atto della Madonna -della Seggiola. Mi passò un'idea. Sporsi il capo.... Ebbene, non -credevo d'aver messo tanto affetto a quei due poveri esseri. Fu una -vera gioia quella che sentii. Essa teneva sur un braccio un bambino -in fasce. Alla sua destra, in fondo, sedeva suo marito. Ma era lei -veramente? Aveva nell'atteggiamento del capo e del busto tutta la -grazia che può dare la maternità a un corpo infelice; nel viso una -luce nuova, come la coscienza altera e forte d'essere una creatura -necessaria e sacra a un'altra creatura, e gli occhi più grandi e più -dolci, con l'intensità di sguardo di chi fissa un orizzonte, come se -in quegli altri due piccoli occhi in cui fissava i suoi ella vedesse -come per due spiragli un mondo misterioso e lontano. Era venuto dunque -l'aspettato, la grande consolazione dell'iniquità della natura e della -sorte, la cara speranza di tutti i giorni e di tutte le ore, quello -che la poneva in alto come una regina e le ingrandiva la vita come il -concetto d'un'impresa eroica! E proprio in quel punto parve ch'egli -rispondesse: — Sì, son venuto! — con una voce acuta e imperiosa, che -era segno d'un corpicino sano e gagliardo. Essa sorrise, si guardò -intorno con aria timida, interrogò con lo sguardo suo marito, e con -una mano in cui si vedeva la titubanza, arrossendo leggermente, fece -sguisciar due bottoni dagli occhielli del petto; poi, con un atto -risoluto e pudico insieme, che porgeva e nascondeva ad un tempo, appagò -la boccuccia avida, che subito tacque, per bere la vita. Allora essa -rialzò il viso rosato e trionfante. Ah santa maternità! In parola -d'onore, era bella. E il povero giovane guardava quel visetto enfiato -dallo sforzo del succhiare con un occhio fisso e amoroso, che pareva -dirgli: — Bevi, bambino; piglia da lei col latte l'anima bella, l'amor -del lavoro, la rassegnazione alla povertà, il coraggio, la dolcezza, la -forza; succhia la vita della mia sposa, e sarai buono e onesto; bevi -l'anima di tua madre, e sarai la nostra ricchezza e la nostra gloria! -— E in quell'atto li lasciai, mandando un buon augurio a tutti e due, -e uno al nuovo personaggio, che avevo amato io pure, di cui ero stato -padrino in cuor mio prima che nascesse, e che sarebbe stato un ricordo -gentile di tutta la mia vita. - - * - -Ed eccoci all'ultimo giorno, che per me fu solenne. Uscito verso -sera dalla direzione della Società Torinese e attraversata la piazza -solitaria della barriera di Nizza, salii sul carrozzone della linea di -piazza Castello, qualche minuto avanti che partisse. I lampioni della -barriera rompevano appena la nebbia fittissima, in cui si movevano -come larve fattorini, cocchieri e guardie daziarie, espandendo in risa -e in facezie l'allegria bevuta dai liquoristi vicini per festeggiare -la fin dell'anno. Mi parve di riconoscere tra quelle voci i grugniti -di Tempesta; ma li coperse subito il canto squarciato d'una brigata -di beoni, uscenti da un'osteria della piazza, di cui non appariva -che la lanterna vermiglia. Quando il carrozzone partì, io ero solo -dentro, in un angolo. Era l'ora in cui sono affollati tutti i tranvai -che vanno ai sobborghi e quasi vuoti affatto quelli che vanno dalla -cinta al centro di Torino. Avrei potuto allungarmi sui cuscini della -_Torinese_ e dormire tranquillamente; ma nonostante la stanchezza che -m'aveva lasciata una notte insonne e una giornata di corse, non mi -riuscì nemmeno d'assopirmi un po': mi distraeva la vista della strada -nebbiosa, dove la fuga dei caffè sconosciuti e delle imboccature di -strade che non riconoscevo e i larghi vani oscuri delle interruzioni -del fabbricato, nei quali indovinavo la campagna dai lumi lontani, mi -davano l'illusione d'entrare in una grande città straniera. Era quella -l'ultima mia corsa dell'anno. Al pensarci, seguiva nella mia mente, per -effetto dell'intento unico che in tutto quell'anno m'aveva guidato, -una confusione di immagini singolarissima: si legavano i ricordi di -tutte le corse, come se queste non fossero state interrotte dalle altre -mille occupazioni della mia vita, e mi pareva d'aver fatto un viaggio -continuo, a traverso alle quattro stagioni, di giorno e di notte, -scendendo da un carrozzone per salire in un altro, andando avanti e -indietro senza posa per tutte le vie, come se non avessi avuto altro -domicilio che la carrozza di tutti. E tutte le persone, le scene, -gl'incontri, gli accidenti che m'erano occorsi su quelle tavole mobili -mi si affollavano alla memoria, distinti dagli altri avvenimenti della -mia esistenza, come se questi avessero riguardato un altro me stesso, -come se per un anno fosse stata separata nella mia esistenza e nei miei -interessi l'umanità corrente sulle rotaie da quella che avevo visto e -praticato fuori delle linee dei tranvai. - -Ma, forse a cagione della solitudine e della stanchezza, e anche -del tempo uggioso, erano le persone e le scene più tristi quelle che -m'apparivano più vive. Lontano, come dentro alla nebbia, passavano -le coppie amoreggianti sulle giardiniere domenicali, gli erotici -appiccicati alle signore, le maschere del martedì grasso, le brigate -brille, le teste tinte, le passeggiere saltatrici, una confusione -bizzarra di monache e d'avventuriere, di contesse e d'erbivendole, -di balione fiorenti e di zitellone malinconiche, di magistrati, di -carabinieri e di “sovvertitori„; passavano e svanivano. Ma vicino, -immobili, e come sotto il lume del carrozzone, vedevo l'angoscia -della vecchia madre singhiozzante alla visione di Abba-Garima, la -disperazione cupa di Taddeo e Veneranda fulminati dalla morte della -loro creatura, il carro funebre del buon veterano che attraversava la -strada al tranvai, e il cadaverino sanguinoso del bimbo schiacciato, -e il finto sonno miserando della vecchia meretrice trafitta dagli -sguardi dell'innocenza coronata di fiori. Quanti dolori, quante miserie -anche in quelle poche gabbie volanti, dove pure i dolori e le miserie -maggiori non salgono! Ruppero un momento quella tristezza, passando a -braccetto, il pittore e la “vergine morta„, il tipografo biondo e la -sua compagna, e gli sposi di borgo San Donato, felici. E poi un'altra -ondata di gente dolorosa mi passò davanti: la povera donna sformata dal -cancro, la tisica schiantata dalla tosse, la mamma angosciata della -corona mortuaria troppo povera, e il fattorino percosso a sangue, e -tutti i suoi compagni intirizziti, fradici, rotti dalla stanchezza, che -mostravan negli occhi velati il tormento del sonno e il terrore della -multa, e in mezzo a loro il mio buon camerata della Scuola di Modena, -nella sua uniforme di controllore, che mi faceva un cenno triste di -saluto.... - -Mi ruppe il corso di questi pensieri una brusca fermata. Dov'eravamo? -Riconobbi vagamente piazza Nizza a traverso al velo della nebbia. -Alcune persone salirono. Il tranvai si rimise in moto e io mi rituffai -nei ricordi. - -Miserie, sventure, dolori. Ed anche quante tristizie, quante viltà, -quante vergogne! Ma qui seguiva una lotta nell'animo mio. Dietro la -faccia bestiale di Tempesta martirizzatore dei cavalli s'alzava il viso -onesto e buono di Giors, che mi diceva sorridendo: — Hai conosciuto -me solo; ma ci sono molti altri Giors, te lo assicuro. — Mi sorgeva -davanti Desbottonass, abbrutito e inferocito dall'alcool, e dietro -a lui una schiera d'altri briaconi suoi pari; ma subito si cacciava -tra me e la sua immagine l'operaio lattoniere, che mi accennava una -folla d'amici suoi, ai quali brillava sulla fronte, come a lui, una -dignità nuova, il raggio della vita intellettuale, l'ardore d'un -santo e infaticabile apostolato di civiltà, d'amor fraterno e di -pace. Mi veniva innanzi uno stuolo di signore e di signori orgogliosi, -sdegnosi del contatto del popolo e spiranti in ogni atto un disprezzo -insultatore della miseria e provocatore dell'odio; ma al momento -stesso lo stuolo s'apriva per lasciarmi vedere la dolce signorina -bionda, intenerita e altera di sorregger con la spalla la testa -grigia del vecchio muratore svenuto. Mi rivedevo di fronte il ricco -egoista ed esoso, incredulo della fame, calunniatore della povertà, -lesinatore arrabbiato del centesimo; ma m'appariva accanto a lui la -buona famiglia borghese, impietosita dal dramma, che accarezzava il -visetto nero e ficcava il gruzzolo in tasca allo spazzacamino. Mi si -rizzava in faccia la persona tronfia di Tintura Migone, il negriere -fallito, insolente con gli umili, prepotente coi deboli, aborritore -dei bambini; ma spuntava al di sopra dei suo capo il viso ardente, -copriva il suo brontolìo la santa voce di donna Chisciotta, che mi -diceva: — Ci son io, e valgo io sola un esercito di costoro! — Poi da -capo m'avvolgeva una folla di superbi, di sordidi, di depravati, di -vili, che mi schernivano e mi dicevano: — Che cosa sogni, imbecille! -Il mondo siamo noi —; e un'altra volta accorrevano donna Chisciotta e -Giors e la signorina bionda e il lattoniere e gli sposi di San Donato -e il tipografo dalla testa d'oro, e mi dicevano tutti insieme: — No, -quelli non sono il mondo come non sono il cielo le nubi nere, se anche -lo coprano intero. Spera in noi, credi in noi, confortati in noi; -noi siamo le avanguardie d'un'umanità bella; noi abbiamo l'avvenire -sulla fronte e la vittoria nel cuore; sarà nostro il regno del -mondo.... — - -Fui un'altra volta interrotto; il tranvai si fermò; riconobbi nella -nebbia l'obelisco dei ribelli del 1821: eravamo in piazza San Salvario; -salirono altri passeggieri; si ripartì. - -Allora la stanchezza mi vinse, chiusi gli occhi, mi sentii salire -il sonno al cervello, e rimasi non so quanto in uno stato come di -dormiveglia febbrile, agitato da immagini vivacissime. Vedevo a -traverso ai vetri del carrozzone la strada rischiarata da torrenti di -luce bianca, corsa da una moltitudine fitta di carrozzoni luminosi e -di enormi carri sovraccarichi, non più tratti da cavalli, di carrozze -d'ogni grandezza e d'ogni forma, mosse da una forza occulta, che -s'incrociavano e s'incalzavano rapidissimi, come nella previsione -confusa del vecchio fabbro, amico del lattoniere; e pensando al -tempo in cui le vie risonavano di schiocchi di frusta e di grida di -carrettieri e di cocchieri, mi pareva che fosse un tempo remotissimo, -del quale serbassi appena la memoria. Guardavo il tranvai che mi -portava, ampio e elegante come una sala, e la gente che lo riempiva -mi pareva anch'essa mutata. Erano diversamente vestiti; ma non più con -grandi differenze, come se i signori e i poveri si fossero ravvicinati, -quelli discendendo e questi salendo a una mediocrità decorosa; e non -vedevo più nei modi un contrasto di volgarità e di gentilezza, ma -una garbatezza uniforme, meno manierata della presente, una cortesia -dignitosa e semplice, senz'alcun indizio di ostentazione o di sforzo. E -alcune cose mi riuscivano strane e mi facevan pensare. Due passeggieri -in faccia a me discorrevano d'amministrazione comunale, e mi stupivo -che parlassero così familiarmente, vedendo che l'uno aveva le mani -delicate e bianche e l'altro due grosse mani brune di lavoratore, e -più sentendo che il primo diceva: — Quando apersi la seduta.... — e -che l'altro gli faceva in accento di rimostranza delle osservazioni -a cui egli prestava un'attenzione viva e rispettosa, come da pari a -pari; e mi sembrava d'aver visto quei due visi lungo tempo addietro, -come nei primi anni della mia infanzia. Così non mi riusciva nuovo -il viso del conduttore in bella divisa, che ogni tanto vedevo di -profilo sulla piattaforma, nell'atto d'avvertire garbatamente quei -che scendevano di badarsi dalle carrozze che passavano; e mi destava -una vaga reminiscenza l'aspetto d'un ragazzino seduto in un angolo, -con un fascio di libri sotto il braccio, lindo e sorridente; e -domandai a me stesso: — Dove ho visto costui? — vedendo un operaio -che smise di leggere il giornale e s'alzò rispettosamente per cedere -il posto a una vecchietta ben messa, che entrava salutando tutti con -un sorriso, e che mi fece anch'essa l'impressione d'una conoscenza -antica, ma dimenticata da molt'anni. Poi, a poco a poco, spuntò nella -mia memoria come un raggio, che rischiarò quei visi l'un dopo l'altro. -Nei due che parlavano degli affari del Comune riconobbi il sindaco -di Torino e il falegname propagandista, il conduttore era Tempesta -rincivilito, il ragazzo era lo spazzacamino redento, l'operaio del -giornale, Desbottonass, rigenerato, e la vecchietta ultima entrata, la -madre del soldato, rifatta. E quel contrasto fra le immagini antiche -e quella novità degli abiti, dei modi, degli sguardi, degli accenti, -che rispondeva a una mia vaga e ardente speranza del tempo passato, -quando a sperar quelle cose s'andava in carcere, mi riempiva il cuore -d'una dolcezza inesprimibile, d'una gioia che mi mandava agli occhi -le lacrime. E avevo bisogno di sfogarmi, di far festa con gli altri, -di gridare: — Non era dunque un sogno, no! Com'è bello! E come s'è -potuto credere un sogno? — e stavo per fare il mio sfogo con uno -sconosciuto mio vicino, quando questi mi prevenne afferrandomi una mano -e sciamando: — No, non era un sogno; ed è bello, sì; e come ho potuto -creder questo una follia scellerata? — Mi voltai, vidi due occhiali e -una barba a pizzo: era Guyot! - -Ma la mia esclamazione di maraviglia e il sogno con essa furono rotti -da un _alt_ vigoroso, che risonò nel tranvai, e che mi svegliò come -un pugno. Apersi gli occhi e riconobbi nella nebbia il corso Vittorio -Emanuele, dove avevo da scendere per andar a pigliare il tranvai di -corso Vinzaglio, che m'avrebbe portato in piazza Statuto. Trovai a -stento un po' di posto sulla piattaforma davanti affollata, dove -salirono ancora, all'imboccatura di via Roma, altri due; uno dei -quali rimase sul predellino, in barba al regolamento, con una gamba -spenzoloni, come un acrobata sopra un trapezio. - -Eran tutti cappottoni di buon panno, tube lustre, “risotti„ freschi, -baffi arricciati, caramelle luccicanti, tutta gente per bene, eccitata -dal pensiero allegro della cena di mezzanotte, e anche dal solo -pensiero della fin dell'anno; chi sa perchè? e ridevano di quel pigia -pigia, cacciandosi a vicenda dei nuvoli di fumo nel naso, negli orecchi -e nella nuca, e domandandosi scusa l'un con l'altro delle fiancate -e delle pestate di calli, con una familiarità da veglione. Di tratto -in tratto il tranvai si fermava per lasciar discendere o salire una -signora; e allora raddoppiava il buon umore e il chiasso, dovendo -saltar giù quattro o cinque per aprirle il passaggio, e sforzandosi -gli altri per far rientrare i petti e le pancie; non tanto però da non -sentire il contatto morbido dei mantelli e dei manicotti e i profumi -delicati delle capigliature, che facevano scintillare gli occhi e -dilatare le nari. E così si percorse il primo tratto di via Roma, -si passò accanto a Emanuele Filiberto grandeggiante nella nebbia e -s'infilò la strada tra piazza San Carlo e Piazza Castello. Qui, per -lasciar passare un grosso signore che scendeva, girai sui talloni e -mi trovai davanti, quasi a naso contro naso, nella piena luce d'una -lampada elettrica, _Siapure_; il quale aperse gli occhi e la bocca con -quella particolare espressione di brusco stupore che suol provocare -l'apparizione inaspettata d'un nemico, e che io sentii riflessa nello -stesso punto sul mio viso. Fu un momento solo, che mi bastò a dir tra -me: — Tocca a lui, poichè lo mandai a salutare dalla figliuola, — e -un impulso brutale dell'orgoglio mi fece girar di nuovo su me stesso, -voltandogli le spalle; pentito dell'atto, peraltro, avanti che fosse -compiuto. — Ah, impostore! Non era dunque sincero il saluto alla bimba -se non hai osato di ripeterlo al padre! — Ma era troppo tardi, dopo -quell'atto. — È finita, dunque, — pensai — fuggita quest'occasione, non -se ne offrirà un'altra mai più; resteremo nemici per sempre! O miseria -dell'anima mia! - -— Edmondo, — sentii dire in quel punto da quella voce, che da tanti -anni non avevo più intesa. - -E allora mi voltai di scatto, gli misi un braccio intorno al collo -e lo baciai sul viso; egli fece l'atto stesso, e mi rese il bacio. E -restammo un momento così, col respiro oppresso, senza poter parlare. -C'era lì sulla piattaforma il controllore colosso, l'ex carabiniere, -che ci lanciò un'occhiata severa, non parendogli forse regolare -una scena simile sopra un tranvai in servizio. Ma Siapure non se ne -accorse; aveva gli occhi umidi, il mio buon Siapure. Mi strinse ancora -una mano fra le sue; poi diè uno strappo alla correggia del campanello, -dovendo scendere. - -— Voglio rivederti domani, — gli dissi. - -— Verrò da te con la bimba, — rispose. - -E discese. Sentii una grande contentezza; ma fu breve, chè subito vi -succedette un sentimento amaro di commiserazione per me stesso. O Dio -buono! E c'eran voluti tanti anni per fare una cosa così semplice, così -ragionevole, così buona per tutti e due! - -Ma mi distrasse Giors, al quale mi trovai daccanto, essendo scesi -tutti gli altri in via Garibaldi. Era allegro; gli piaceva la nebbia, -che secondo non so quale sua teoria fisiologica “rinforza l'uomo„ -e lo stuzzicava la vista dei buoni bocconi esposti nelle vetrine -illuminate dei salumai. Mi parlò con molte esclamazioni ammirative d'un -tacchino in gelatina che aveva visto in via Roma. Ah, sacrista! che bel -bestione! che maraviglia! una rotondità di mappamondo di cavalla, una -bianchezza di latte dentro a quell'oro, tre chilogrammi di ben di dio, -una tentazione che non se la poteva levar dalla mente, che gli ballava -davanti agli occhi per la strada, e la bocca gli faceva acqua come -una fontana. E rideva, dicendo questo, e faceva la gobba come se quel -ben di dio l'aspettasse alla barriera di Francia, sul piccolo desco -dei lupicini; al quale nemmen quella sera, pover'uomo, non si sarebbe -potuto sedere. Ma troncò quel discorso per fare i suoi complimenti -a una giovine bambinaia che salì sulla piattaforma, con una bellezza -di bimba in braccio, d'un anno al più, bionda come il sole, colorita -come una pesca, vestita d'una cappottina azzurra elegantissima, tutta -guernita di pelo bianco sopraffino, che le faceva come una corona di -gelsomini intorno al viso incappucciato. Giors si voltò indietro per -aprir l'uscio; ma la ragazza gli accennò di no, che non s'incomodasse: -la bimba era capricciosa, non voleva star dentro ai carrozzoni; guai a -portarcela; le piaceva star sul davanti a veder correre i cavalli; non -era ancor di sei mesi, che già aveva manifestato risolutamente quella -volontà. E detto questo, rimase accanto a lui, tenendo la bimba su, -col capo all'altezza del suo, tanto accosto che quasi si toccavano. -La vicinanza di quella bimba eccitò Giors fuor di modo. Diede in una -risata enorme. — Ah, la bella _totina_! Lei vuol star fuori, vuol -stare; vuol star qui accanto a Giors; non ha mica paura dei suoi -grossi baffi da spaventapasseri. Ah, che amore di creatura! È l'amica -dei cocchieri, lei. Ecco una signorina che sa stare al mondo! — E -chinando il viso verso di lei, godeva a far scorrere la guancia sulla -guarnizione bianca e morbida del suo cappuccio, e rideva, esclamava, -la guardava negli occhi con la dolcezza d'un padre e l'allegria d'un -fanciullo. - -Non m'era mai parso tanto buono come mi parve in quel momento, mai -tanto retto e sano il suo sentimento della vita; mai non avevo compreso -così chiaramente da quali pure e profonde sorgenti di bontà innata -derivasse la sua allegrezza, il suo coraggio, la sua energia al lavoro, -l'amabile e forte serenità della sua anima onesta. - -— Ah, la mia bella _totina_! — continuò a esclamare. — Guardate che -begli occhietti azzurri e che botton di rosa d'una bocca! Che pan di -burro! Ecco una ragazza che troverà marito anche senza dote! Parola -d'onore, se non n'avessi già tre, ne vorrei aver una compagna.... - -Ed eravamo già in piazza Statuto, tutta grigia di nebbia, ch'egli -seguitava a fare le sue dichiarazioni d'amore. Lo pregai di fermare; -fermò, e mi disse con la sua voce cordiale: — Buon anno, monsù! - -— Buon anno, Giors! — gli risposi. - -Egli parve colpito dall'accento con cui gli feci quel saluto. Mi -guardò, e poi mi rispose la parola che da molto tempo ripeto sempre, -e che mi pare la più dolce e la più sapiente delle parole umane: — -Speriamo! - -Sì, mio buon Giors: speriamo! - - - FINE. - - - - -INDICE - - -CAPITOLO PRIMO - -(pag. 1 a 30). - - _Gennaio._ - - La prima idea del libro. — I due amanti di Borgo S. Donato. — - La nevicata. — Giors il cocchiere. — Il dilettante di tranvai. - — Cocchieri e fattorini. — La vecchia di Pozzo di Strada. — - La _vergine morta_. — Il mio nemico. — Il fattorino Carlin e - la politica africana. — H cavaliere Bicchierino. — Studi sui - passeggieri. — L'ultimo impulso. — I due bambini. - -CAPITOLO SECONDO - -(pag. 31 a 79). - - _Febbraio._ - - Il pittore e i gelosi. — La linea di Nizza. — Il cocchiere - Tempesta. — Lei, voi e tu. — I prepotenti. — Carlin. — Gli sposi - inglesi. — I cavalli. — Hop! hop! — Una corsa fortunata. — Il - poeta. — Siapure. — Politica brilla. — Ah! che politicon! — Le - giardiniere. — Il biciclista e la _vergine morta_. — La donnina - intrepida. — Il carnevale. — La vecchietta addolorata. Agitazione - elettorale. — Il falegname socialista. - -CAPITOLO TERZO - -(pag. 80 a 112). - - _Marzo._ - - Abba Garima. — La mente di Carlin. — Il veterano e il suo cane. — - Sposi! — Un convegno sul tranvai. — Il bel capitano. — La linea del - Valentino. — La linea di Borgo Nuovo. — Chisciottina. — Il pittore - che cerca moglie. — L'invasione della _réclame_. — Giors e la madre - del soldato. — La madre del soldato. — Prime aure di primavera. — - Le comunicande. - -CAPITOLO QUARTO - -(pag. 113 a 155). - - _Aprile._ - - _Il cocchiere marchese._ — La studentessa di medicina. — Il buon - travet. — I tranvai della domenica. — Tintura-Migone. — Taddeo e - Veneranda. — Desbottonass. — Tempesta affamato. — Tempesta punito. - — Il cuore di Giors. — I liberati dal carcere. — Una disgrazia. — - Quistione di colori. — Mancanza di pudor sociale. — La civetta. — - Caramella rifiutata. — Passaggio d'ammanettati. — Il lattoniere e - il capomastro. — Guyot. Macchiette varie. — A che ora, stasera? - -CAPITOLO QUINTO - -(pag. 156 a 193). - - _Maggio._ - - _Primo Maggio._ — Il tipografo biondo. — Una per uno. — Discorsi - intesi a frullo. — Il mercato. — Il capitano e la signora. — Il - veterano felice. — Il mio piccolo raccomandato. — La protettrice - del cocchiere. — Donna Chisciotta trionfante. — Gelosia coniugale. - — Il pittore, avvocato delle studentesse. — Il terzo aspettato. — - La questua per i prigionieri. — Il fattorino bastonato. — L'operaio - ubbriaco. — Il litro e la bottiglia. — Simpatie. — L'incontro dei - due amanti. - -CAPITOLO SESTO - -(pag. 194 a 242). - - _Giugno._ - - Le teste del prossimo. — I cappellini delle signore. — - Inconvenienti dei tranvai. — La festa dello Statuto. — I primi - calori. — La signora e l'erbivendolo. — Le tre coppie. — Una - corsa tempestosa. — L'amante del _marchese_. — Uno scandalo. — - La punizione del tiranno. — Il falegname e la studentessa. — La - colazione di Giors. — Per la _Torinese_ e per la _Belga_. — Il - malato. — Personaggi comici. — Il fattorino dantista. — La piccola - convalescente. — Avanti! — La bambina di _Siapure_. _Desbottonass_ - intenerito. - -CAPITOLO SETTIMO - -(pag. 243 a 281). - - _Luglio._ - - Gli esami. — L'uscita dai teatri. — Il terzo incomodo. — Quadretti - di Torino. — Effetti del cattivo tempo. — Eterno femminino. — Le - malinconie del pittore. — Le figlie di Borea. — Visi antipatici. - — Il reduce dall'Affrica. — I sette peccati capitali. — Il - fattorino conte. — La fuga delle botteghe e degli annunzi. — - Carlin e l'amore. — Amor materno. — Gratitudine briaca. — _Vado - alla direzione!_ — Visioni dell'avvenire. — Aria e acqua. — - Scoraggiamento e speranza. - -CAPITOLO OTTAVO - -(pag. 282 a 319). - - _Agosto._ - - Grulli ed ingenui. — Il tranvai nuziale. — Il ritratto della - principessa. — La mano della _vergine_. — Il peccato e l'innocenza. - — Precetti utili. — Fra due fuochi. — L'amore muto. — L'inseguita. - — Il tipografo sposo. — Il cocchiere ferito. — Al ladro! — La - moglie di Giors. — Vecchie conoscenze. — Bicchierino in licenza. — - Bicchierino e lo sciopero. — Il muratore svenuto. — I tranvai e la - pinguedine. - -CAPITOLO NONO - -(pag. 320 a 360). - - _Settembre._ - - I reduci dalla campagna. — Il trionfo della bimba di Taddeo. — Il - pittore innamorato. — La _colonia alpina_ di donna Chisciotta. - — Gli sbeffatori dei villeggianti. — Il veterano felice. — La - _musoneria settembrina_. — Alla barriera di Lanzo. — L'ubbriaco e - il dantista. — I passeggieri solitari. — Confusione d'idee. — Le - vecchie dell'Ospizio. — Il falegname e l'albero. — Le biciclette. - — La famiglia di Tempesta. — I ribelli al Galateo. — Fra conte e - borghese. — _Suor Teresa._ — Amore morto. — Notte estiva. — _Saluta - tuo padre._ - -CAPITOLO DECIMO - -(pag. 361 a 394). - - _Ottobre._ - - Il controllore colosso. — La povera vecchia. — Giors e le ostriche. - — Un biglietto di cento lire. — Il pretino forestiere. — Galileo - Ferraris. — Fenomeni d'elettricità erotica. — I saltatori — Il - cav. Bicchierino e il socialismo municipale. — La bugiarderia. - — La vendetta di Guyot. — Le foglie secche. — La linea del ponte - Isabella. — Pensieri d'autunno. — L'amico della scuola di Modena. — - Busse in tranvai. — L'operaio della caramella e il suo bimbo. - -CAPITOLO UNDECIMO - -(pag. 395 a 431). - - _Novembre._ - - Il giorno dei santi. — Il giorno dei morti. — Una moribonda. — - L'ultima uscita del veterano. — Il poeta umiliato. — Desbottonass, - finito! — Giacolin ritorna. — La vecchia ringiovanita. — _Bambino - e belva._ — La donna con la maschera. — L'ultima apparizione di - Chisciottina. — L'uomo spauracchio. — Una bella torinese. — Gli - effetti d'un dramma. — La _vergine morta_ fidanzata. — Il segreto - del pittore. — La bimba è morta. - -CAPITOLO DODICESIMO - -(pag. 432 a 472). - - _Dicembre._ - - Tempesta nella neve. — L'ultima sfuriata di Carlin. — _Siamo - in troppi!_ — Il sindaco incognito. — Torino nella nebbia. — I - Torinesi. — Gli sposi socialisti. — Considerazioni sul matrimonio. - — La propaganda per le tasche. — Come s'innamorò il pittore. - — Fra due carabinieri. — Il giorno di Natale. — È venuto! — - L'ultima corsa. — Una visione. — Un sogno. — Il risveglio. — La - riconciliazione. — Buon anno! - - - - - -Nota del Trascrittore - -Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo -senza annotazione minimi errori tipografici. - - - - - -End of Project Gutenberg's La Carrozza di tutti, by Edmondo De Amicis - -*** END OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK LA CARROZZA DI TUTTI *** - -***** This file should be named 62400-0.txt or 62400-0.zip ***** -This and all associated files of various formats will be found in: - http://www.gutenberg.org/6/2/4/0/62400/ - -Produced by Barbara Magni and the Online Distributed -Proofreading Team at http://www.pgdp.net (This file was -produced from images made available by The Internet Archive) - - -Updated editions will replace the previous one--the old editions will -be renamed. - -Creating the works from print editions not protected by U.S. copyright -law means that no one owns a United States copyright in these works, -so the Foundation (and you!) can copy and distribute it in the United -States without permission and without paying copyright -royalties. 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You may copy it, give it away or re-use it under the terms -of the Project Gutenberg License included with this eBook or online at -www.gutenberg.org. If you are not located in the United States, you'll -have to check the laws of the country where you are located before using -this ebook. - - - -Title: La Carrozza di tutti - -Author: Edmondo De Amicis - -Release Date: June 14, 2020 [EBook #62400] - -Language: Italian - -Character set encoding: UTF-8 - -*** START OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK LA CARROZZA DI TUTTI *** - - - - -Produced by Barbara Magni and the Online Distributed -Proofreading Team at http://www.pgdp.net (This file was -produced from images made available by The Internet Archive) - - - - - - -</pre> - - -<div class="booktitle"> -<h1> -LA CARROZZA DI TUTTI. -</h1> -</div> - -<hr class="silver" /> - -<div class="titlepage"> -<p class=" x-large"> -<span class="smcap">Edmondo De Amicis</span> -</p> - -<p class="pad2 main-t"> -La Carrozza di tutti -</p> - -<p class="pad6"> -MILANO<br /> -<span class="small smcap">Fratelli Treves, Editori</span><br /> -1902<br /> -—<br /> -<span class="small"><b>Sedicesimo Migliaio.</b></span> -</p> -</div> - -<div class="verso"> -<hr class="mid" /> -<p> -PROPRIETÀ LETTERARIA. -</p> - -<p> -<i>I diritti di riproduzione e di traduzione sono riservati per tutti -i paesi, compreso il Regno di Svezia e di Norvegia.</i> -</p> - -<p> -Si riterrà contraffatto qualunque esemplare di quest'opera -che non porti la firma dell'autore. -</p> - -<p> -Tip. Fratelli Treves. -</p> -<hr class="mid" /> -</div> - -<div class="somm"> -<hr /> -<p class="center x-large"><a href="#indice" id="indfront">INDICE</a></p> -<hr /> -</div> - -<div class="chapter"> -<p> -<span class="pagenum" id="Page_1">[1]</span> -</p> - -<p class="title"> -LA CARROZZA DI TUTTI -</p> - -<h2 id="cap1">CAPITOLO PRIMO.</h2> -</div> - -<p class="indr"> -Gennaio. -</p> - -<p> -Era il primo di gennaio del 1896. Salii la mattina -sul tranvai del corso Vinzaglio, in via Roma. -Per tutto il tragitto, di là a via Garibaldi, fu un -continuo salire e scendere di signore e di signori, -che pareva si fossero dati convegno nel -carrozzone, poichè dentro e sulle piattaforme, -all'entrare e all'uscire, era uno scambio di saluti, -d'inchini, di levate di tuba e d'auguri, come -in una sala di ricevimento. A metà di via Garibaldi -vidi dentro un quadretto curioso. Stava -seduta nel mezzo una contadina tarchiata, col -fazzoletto in capo e un grosso involto di cenci -sulle ginocchia; di fronte a lei una ragazza del -popolo, col capo nudo e i capelli corti, un viso -mal lavato di monella, vestita poveramente; e -tutt'intorno signore e signorine elegantissime, -indorate e impennacchiate, che ad ogni aprirsi -dei battenti a vetri mandavan fuori un'ondata -<span class="pagenum" id="Page_2">[2]</span> -d'odori fini come da una bottega di profumiere. -Mi maravigliai di non aver mai badato, in -tanti anni, ad alcuno di quei contrasti sociali -che pure sono così frequenti in quei carrozzoni; -nei quali soltanto, non essendovi separazione -di classi, può accadere che gente del popolo -infimo si trovi per qualche tempo a contatto -con gente della signoria, con tutto l'agio -d'esaminarla, di fiutarla e di ascoltarne i discorsi. -Osservai curiosamente allora l'attenzione -viva e continua con cui quella contadina e quella -ragazza esaminavano le loro vicine, dalle ciocche -di fiori dei cappelli alle cernierine dorate -dei guanti, tastando quasi con gli occhi le stoffe -e le pelliccie, il portamonete dell'una, il libretto -da messa dell'altra, e il loro modo d'alzarsi e -di sedere e ogni più piccola mossa e quasi -ogni piega che facesse il loro vestito; un'attenzione -insistente, seria, scrutatrice, come se -avessero avuto davanti creature piovute da un -altro mondo. Da quell'osservazione uscì come -un lampo nella mia mente. Cercai, ritrovai nella -memoria altri quadretti simili a quello, e diversi, -e d'un significato profondo; mi ritornarono alla -mente scene, incontri, conversazioni, piccole -avventure allegre e tristi, che non si possono -dare che in quella specie di carrozza democratica, -dove tutte le classi continuamente si toccano -e si confondono; mi sfilò davanti una -processione di personaggi che conoscevo soltanto -per aver fatto delle “corse„ in loro compagnia, -coi quali non avevo mai parlato che -sulle piattaforme, e che formavano per me come -<span class="pagenum" id="Page_3">[3]</span> -una famiglia a parte di compagni abituali di -viaggio; e mi suonò dentro un'esclamazione che -per poco non mi sfuggì dalla bocca: — To'.... -uno studio.... un libro.... <i>la carrozza di tutti!</i> -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Il giorno stesso questa idea mi fu attraversata -da un'altra. Ripassando in rassegna i “personaggi„ -che m'eran più vivi nella mente, mi -fermai sopra due, sui quali fui tentato d'architettare -un romanzo. Erano un giovine e una -ragazza. Questa, che doveva abitare nel borgo -San Donato, la trovavo sul tranvai della linea -del Martinetto, alla prima corsa delle sette e -mezzo, ogni volta che salivo in piazza dello -Statuto per andar verso il centro di Torino. Il -giovane saliva sullo stesso carrozzone ogni -giorno, all'angolo di via Siccardi. La ragazza -sedeva quasi sempre nell'angolo a dritta, dalla -parte del cocchiere; lui, quando c'era posto, le -si metteva sempre accanto o di faccia. Eran -tutti e due piccoli, male in carne, di poca salute, -pareva, e vestiti meschinamente, ma puliti; -di quei poveretti la cui gioventù non consiste -in altro che nella data della nascita, e -che fanno più pietà perchè mostrano d'aver coscienza -della loro miseria fisica, e di vergognarsene. -Il giovine aveva un occhio chiuso, un viso -che faceva pensare a una fanciullezza perseguitata -ed esprimeva una rassegnazione antica alla -povertà, al dolore, alle umiliazioni; della ragazza -avrei detto, non so ben perchè, che era -<span class="pagenum" id="Page_4">[4]</span> -orfana da bambina e vissuta molti anni sotto -la tirannia d'una matrigna. Pallida, uno scheletrino, -un viso irregolare, con un naso a ballotta -e una bazza di vecchietta: la natura non -le aveva fatto l'elemosina che di due occhi belli -e dolci: la sua gioventù, il suo sesso era tutto -in quegli occhi, la sola cosa che ella avesse al -mondo per ottener qualche volta dai suoi simili -uno sguardo di simpatia. Egli poteva essere uno -scrivano, un piccolo impiegato senz'avvenire; -essa maestra in un asilo, governante o cucitrice -in qualche istituto. M'aveva colpito fin -dalla prima volta la serietà, la dignità semplice -e triste del loro contegno. La ragazza scendeva -sempre in piazza Castello; il giovine proseguiva -per via di Po. Quando egli saliva si salutavano -con un sorriso leggerissimo; quando ella scendeva -si salutavano senza sorridere, ed egli sporgeva -il capo fuor dell'uscio per accertarsi che -non cadesse; non si scambiavano che poche -parole, di rado guardandosi. E singolare: non -guardavano quasi nessuno: ufficiali brillanti, -belle signore, chiunque entrasse, non gli rivolgevano -che un rapido sguardo distratto, come a -un'ombra, che non destasse in loro alcun pensiero. -Si capiva bene che c'era fra di loro qualche -cosa d'irrevocabilmente determinato, non un -amoretto, ma un fidanzamento; che eran due vite -legate; e si capiva pure che per allora non avevan -modo di star vicini altro che sul tranvai. -</p> - -<p> -Mi commoveva l'amore di quei due poveri -esseri così maltrattati dalla natura e dalla fortuna, -così meschini e così umili, che s'erano -<span class="pagenum" id="Page_5">[5]</span> -forse stesa la mano per pietà l'uno dell'altro. -Pensavo che s'eran forse detto, senza parlare: — O -povero giovane, o povera ragazza, e chi -ti vorrà bene al mondo se non son io? Vuoi -unire la tua tristezza con la mia tristezza, la -tua povertà con la mia, vuoi che soffriamo insieme -e che ci amiamo tanto da non avvederci -più che la natura ha messo le nostre anime -in due corpi infelici? — E da questo pensiero -mi nacque l'idea del romanzo: l'amore, il matrimonio, -molti anni di miseria durissima, una -sequela di calamità e di umiliazioni da condurli al -proponimento del suicidio; poi le leggi della natura -smentite: un amore di bambino, un fiore -maraviglioso di bellezza e di robustezza, e con -esso la vita mutata; e dopo questa altre creature -somiglianti, una nidiata d'angioli, d'intelligenza -pari alla bellezza, ammirazione e invidia -di tutti, una famiglia di grandi ingegni precoci, -di artisti ammirati a quindici anni e famosi a -venti, la gloria, la ricchezza, la vita come un -sogno d'oro.... Ma l'idea cadde dopo pochi giorni. -Non erano più poetici, così come li vedevo, quei -due poveri giovani sconosciuti, destinati a una -vita oscura e stentata, ma confortata da un -amore profondo; non era meglio ch'io non snaturassi -con l'immaginazione quel sentimento di -simpatia pietosa ch'essi m'ispiravano, accompagnata -da molti pensieri quieti e buoni intorno -alla vita e alla natura umana? Perchè contraffare -con l'arte quella realtà così triste e così -gentile? E buttai l'idea del romanzo nella gran -fossa comune degli aborti della fantasia. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_6">[6]</span> -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Ritornai alla prima idea una mattina presto -osservando dalla finestra sulla piazza dello Statuto, -già bianca di neve, i carrozzoni delle tre -linee che vi s'incrociano, fermi, che aspettavano -l'ora della partenza. La vista di quelle piccole -case ambulanti che nella luce crepuscolare, ravvolte -dal nevischio, con quei colori ciarlataneschi -degli annunzi, offrivano l'aspetto strano e -compassionevole d'un gruppo di baracche variopinte -di saltimbanchi perdute in mezzo a una -steppa, mi destò il capriccio di scendere, di ficcarmi -in una e poi in un'altra, e di girar così -tutta la mattina, come un vagabondo in cerca -d'avventure. E così feci. I passeggieri salivano -con le spalle bianche, la neve pioveva fittissima -contro i finestrini; di dentro si vedevano a traverso -i vetri bagnati e il velo dei fiocchi le case -e la gente così in confuso da non raccapezzare -più, di tratto in tratto, in che parte di Torino -si fosse; e lo strepito dei cavalli che puntavano -lo zampe e sdrucciolavano sul ciottolato, incitati -dal vocìo continuo dei cocchieri, il frastuono di -fischi, di grida, di frustate, di scampanellate, di -scalpitii, di squilli di corno che raddoppiava ai -crocicchi dove le linee si tagliano, le traversate -delle vaste piazze candide dove altre grandi -macchio oscure di carrozzoni s'avvicinavano e -fuggivano, era per me quasi uno spettacolo -nuovo, che mi ricordava certi diletti acuti che -dà alla fanciullezza l'inverno. Poi, quando la -<span class="pagenum" id="Page_7">[7]</span> -neve fu più alta, le fermate improvvise, le file -dei carrozzoni aspettanti, pieni di passeggieri -immobili, come larve spaurite, l'affaccendarsi -dei cocchieri e dei fattorini a ripulire e a sospingere -le ruote, tutta quell'agitazione di forme -nere su quella bianchezza quieta, sotto quella -pioggia bianca, densa, continua, silenziosa, in -cui si smorzavano le voci, i sibili e gli squilli -che venivan dalle vie vicine e lontane, tutto -questo mi diede il senso e l'illusione di quegli -antichi viaggi in diligenza, pieni di peripezie e -di sorprese, che i romantici rimpiangono, e mi -fece riafferrare vivamente il proposito del primo -giorno. Sì, uno studio.... un libro.... <i>la carrozza -di tutti.</i> -</p> - -<p> -Fu appunto quella mattina che mi si mostrò -in piena luce l'animo di <i>Giors</i>, un cocchiere -della linea Vinzaglio, col quale avevo già parlato -più volte, perchè attaccava discorso con -tutti, familiarmente. Quel maledetto tempo, che -era la dannazione dei cocchieri, pareva che -accrescesse il suo buon umore abituale. Insaccato -nel cappottone, imbacuccato nella grossa -cuffia di lana color cacao, piantato in un par di -scarponi da cavatore di sabbia, coi suoi enormi -guanti fatti di pezzi di cuoio, di panno e di calza, -egli si pigliava il nevischio in faccia e sguazzava -nella belletta della piattaforma con un'allegria -di carnevale, salutando con grida e versi buffi -i cocchieri dei tranvai che passavano e riprendendo -ogni momento a zufolare un motivo della -<i>Carmen: toreador attento</i>, che non sapeva finire. -Invidiabile uomo! L'idea della colazione bastava -<span class="pagenum" id="Page_8">[8]</span> -a farlo felice. Ogni volta che facevo una -corsa con lui ritornavo a casa con un appetito -da cacciatore alpino. Ogni giorno verso -quell'ora, quando principiava a stimolarlo la -fame, egli cascava nei discorsi gastronomici, -tormentando i colleghi con le più crudeli provocazioni. — Ebbene, -camerata, ci staresti a un -bel piatto di agnellotti, con un buon sugo e molto -formaggio, caldi che fumino, eh? — o sillabava -a voce alta i nomi delle ghiottonerie che vedeva -di sfuggita nelle vetrine, come parlando -all'aria: — Mor-ta-della di Bologna! Sa-lame di -Alessandria! — e poi dava in una risata che -scopriva i suoi forti denti bianchi, spiccanti nel -sano color bruno del viso, attraversato da due -grandi baffi neri e lucenti. Diceva d'aver quarant'anni; -ma ne davan trenta le mosse vigorose, -la voce sonora, il riso fresco, la giocondità -di buon ragazzo che gli brillava negli occhi -chiari e vivacissimi, sempre sorridenti. Ed era -simpatico a tutti anche per il suo buon garbo -ad aiutare a scendere e a salire vecchi, bambini, -donne, malati, di qualunque condizione -fossero, senza gradazione di cortesia. -</p> - -<p> -Quella mattina mi divertì moltissimo. Salì in -piazza Carlo Felice un quidsimile d'ortolano, con -un canestro al braccio, che mandava un odore -acuto di tartufi bianchi. Quell'odore eccitò subito -Giors, che tra un fischio e una schioccata di -frusta, tra una girata e l'altra di freno, prese -a fare ogni specie d'allusioni facete al “frutto -proibito„ strizzando l'occhio ora a questo ora -a quel passeggiere, contento, come se quei tartufi -<span class="pagenum" id="Page_9">[9]</span> -fossero destinati alla sua tavola. — Ah che -fior di patate! Saccorotto! Roba dell'orto del -diavolo! — Il municipio avrebbe dovuto proibire -di portar in giro quella razza di peste; egli -n'avrebbe sentito il puzzo nella polenta per -quindici giorni. Proprio quello ci mancava per -aguzzargli l'appetito, quella mattina ch'egli si -sarebbe mangiato le posate. Tutte le disdette! -Per esempio, ci aveva anche un cavallo che si -chiamava <i>Risotto</i>, che a nominarlo soltanto si -sentiva aprire un vuoto nello stomaco. -</p> - -<p> -Finì di metterlo di buon umore la comparsa -d'un signore di sua conoscenza, che lo salutò -amichevolmente: — Buondì, Giors! Brutto tempo, -eh? -</p> - -<p> -— Che! — rispose Giors. — È un tempo che -rinforza. -</p> - -<p> -— Cosa c'è questa mattina al <i>Grand Hôtel</i> -della Barriera di Francia? -</p> - -<p> -— Riso e paste.... con tartufi. -</p> - -<p> -Giors aveva la famiglia alla barriera di Francia, -suo <i>capolinea</i>, dove verso l'undici la moglie -gli portava la colazione, ch'egli spacciava in -cinque minuti, sedendo sul montatoio del carrozzone. -Il <i>Grand Hôtel</i> era quello. -</p> - -<p> -La breve conversazione che fece con lui quel -signore, un quarantenne sferoidale, che aveva -l'aria d'un buon benestante disoccupato, mi -svelò un originale, un prodotto particolare dell'istituzione -dei tranvai, appartenente a una famiglia -numerosa, di cui non c'è lettore, son -certo, che non abbia conosciuto qualche esemplare. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_10">[10]</span> -</p> - -<p> -Il signore adocchiò i cavalli; poi domandò: -</p> - -<p> -— Dov'è <i>passerotto?</i> -</p> - -<p> -— È passato alla linea dei Viali —, rispose -Giors. -</p> - -<p> -— E <i>Gabriella?</i> -</p> - -<p> -— Sempre all'infermeria. -</p> - -<p> -— Già, quella è debole di nervatura alle gambe -davanti; non farà servizio per sei mesi. E Ferrari, -che non lo vedo? -</p> - -<p> -— È in riserva. -</p> - -<p> -— Quando metterete in circolazione il carrozzone -nuovo? -</p> - -<p> -— È in vernice. -</p> - -<p> -— Tò: anche questo ha il difetto solito: bisogna -che l'Amministrazione si decida a cambiare -i freni. -</p> - -<p> -Mi bastò per riconoscere un <i>tranvaiofilo</i>. Ne -conoscevo già vari. Ogni nuovo servizio pubblico, -che rappresenti un progresso cittadino, -tira a sè un certo numero di questi amatori, -che prendono a cuore il suo andamento, i suoi -interessi, i suoi più minuti particolari come se -fossero azionisti della Società che lo esercita. Il -mio vicino era uno di quelli che sanno il numero -esatto dei carrozzoni chiusi e delle giardiniere -della <i>Società Torinese</i> e della <i>Belga</i>, che -conoscono i regolamenti, il profitto medio quotidiano -di ciascuna linea, il nome d'una cinquantina -di fattorini, cocchieri e controllori, il -nomignolo, l'età, le buone qualità e i vizi di -altrettanti cavalli, che nelle loro corse quotidiane -esaminano il materiale, interrogano gl'impiegati, -notano gl'inconvenienti, danno una mano. -<span class="pagenum" id="Page_11">[11]</span> -se occorre, a rimettere sulle rotaie un carrozzone -sviato, e fanno qualche volta delle proposte -per lettera all'Amministrazione, e parteggiano -quasi tutti per l'una o per l'altra Società, senza -alcuna ragione determinata, per un sentimento -spontaneo di simpatia, che non si saprebbero -spiegare. -</p> - -<p> -Ricominciò a celiare con Giors sul <i>Grand -Hôtel</i> della barriera, e a ridere ad ogni sua risposta -amena ammiccando ora all'uno ora all'altro -come per dire: — Eh, che bell'originale? -Ci son io soltanto che lo so stuzzicare. — Poi, -essendo scesi parecchi, si rivolse a me solo, abbassando -la voce: — Gran buon uomo, sa. È -stato soldato. Prima d'entrar nei tranvai faceva -l'imballatore. Già, è tutto un personale eccellente -quello della Belga; l'avrà osservato lei -pure. Anche quello dell'altra, non fo' per dire. -Ah, non ci possiamo lamentare. Io son stato all'estero.... -e non c'è Parigi, non c'è Londra. Per -quello che è personale, badiamo bene. Non potrebbero -fare una scelta migliore.... salvo rare -eccezioni. — Poi soggiunse sorridendo: — Ce -n'è di tutte le provenienze. Non troverà un altro -personale di servizio pubblico che sia passato -per tanti mestieri. Anche con quelli d'una Società -sola lei può mettere insieme una pattuglia -di carabinieri, di soldati di cavalleria, di guardie -di finanza; ci trova chi le fa la barba, chi le -canta l'<i>Aida</i>, chi le stampa un libro, chi le cucina -un pranzo in tutte le regole. Ci son perfino -dei marinai e dei segretari comunali. C'è un -fattorino della Belga che sa mezzo Dante a memoria -<span class="pagenum" id="Page_12">[12]</span> -e parla latino. Non è vero, Giors, che c'è -un fattorino che ha fatto il Liceo? -</p> - -<p> -— E come! — rispose il cocchiere. — Ha sempre -la testa nelle nuvole. Gli caricano tutti i -soldi dell'Argentina. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Quel benedetto “tranvaiofilo„ mi fece cambiar -idea un'altra volta: fui tentato di fare uno studio -soltanto sugli impiegati dei tranvai. L'argomento -si prestava a rappresentare in un quadro -forte la lotta disperata degli innumerevoli cercatori -di piccoli impieghi, che, nuotando come -naufraghi in tutte le direzioni, s'afferrano a tutte -le travi e a tutte le tavole, e lascian l'una per -avvinghiarsi all'altra, s'affondano e risalgono -per riattaccarsi alla prima, da per tutto respinti, -sospinti, adunghiati da cento mani che cercano -la salvezza sullo stesso palmo di legno. La biografia -d'una cinquantina di cocchieri e di fattorini -sarebbe stata una storia maravigliosa, e -non inutile, di famiglie fulminate e smembrate -dalla sventura, dì piccoli commercianti falliti, -di piccoli proprietari rovinati, di poveri diavoli -travolti senza posa dalla caserma all'officina, -dall'officina all'anticamera, alla bottega, alla portieria, -alla cantina, all'ufficio, sbalzati sul tranvai -dalla vettura, dal furgone, dalla carretta, dal -carro funebre, diversissimi fra di loro d'educazione -e di cultura, e nel modo di considerare il -proprio stato, che è immutabile e soddisfacente -per gli uni, e transitorio e insopportabile per gli -<span class="pagenum" id="Page_13">[13]</span> -altri, destinati in gran parte a nuove cadute, a -nuove trasformazioni, a nuove avventure. Ed -anche mi allettava allo studio la vita strana di -costoro, che corrono la città tutto l'anno e tutto -il giorno, mangiando a scappa e fuggi come -soldati alla guerra, in contatto con gente d'ogni -classe e d'ogni ceto, strisciati dalla veste profumata -della signora, urtati dal gomito brutale -del briaco, costretti continuamente a disputare, -a ammonire, a comporre dissidi, spettatori e -uditori obbligati d'amori, di pettegolezzi, di discussioni, -di beghe, di ridicolaggini e di miserie -infinite. E con questa nuova idea, per -vari giorni, andai interrogando fattorini e cocchieri.... -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Ma proprio in quei giorni fermarono la mia -attenzione altri personaggi, che m'indussero da -capo ad allargare il campo del mio libro. -</p> - -<p> -La prima fu una vecchietta della campagna -solita a venire a Torino sul tranvai che parte -dalla barriera di Francia. Veniva forse da Pozzo -di Strada. La trovavo quasi sempre sulla piattaforma, -con accanto un sacco ritto, pieno di -non so che, molto pesante, al vedere. Scendeva -ogni volta al crocicchio di via Venti Settembre. -Giors l'apostrofava di tratto in tratto -come una conoscente: — <i>Bondì, mare</i> —; essa -rispondeva con un cenno del capo. Non apriva -mai bocca se non per chiedere scusa ai passeggieri -dell'ingombro del suo sacco, che mutava -<span class="pagenum" id="Page_14">[14]</span> -di posto ogni momento, perchè impacciasse -il meno possibile. Era una vecchierella piccolissima, -con le braccia d'una cortezza straordinaria, -vestita rozzamente, ma molto pulita, con un -fazzoletto di colore sul capo: un viso umile e -buono. Soleva star ritta in un angolo, con una -spalla appoggiata alla colonnina, con la fronte -bassa, con gli occhi fissi sui piedi dei vicini, -come meditando, e non solo non guardava, ma -pareva che non vedesse nessuno, e ogni tanto -chiudeva gli occhi, e stava un po' così, come se -dormisse. Per via Garibaldi si faceva il segno -della croce quando il tranvai passava davanti -alla chiesa di San Dalmazzo, alla Trinità e ai -Santi Martiri, o quando incontrava una processione -di <i>Figlie verdi</i> col crocifisso. Era evidente -che aveva un pensiero fisso, un'immagine triste -immobile davanti alla mente, un dolore chiuso e -grave che non cercava conforti e che nessuna -parola pietosa avrebbe potuto alleviare. Una -mattina poco mancò che un sobbalzo improvviso -del carrozzone non la buttasse giù: fece -appena in tempo ad afferrarsi alla colonnina; -ma non passò sul suo viso bruno e rugoso la -più leggiera espressione di spavento: non le -premeva la vita, si capiva. Che poteva esser -stata la sua vita? La ricorrevo con l'immaginazione, -guardando lei: curvata al lavoro fin -da bambina, sfiorita a vent'anni, sposata per la -dote d'un palmo di terra, maltrattata, abbandonata -dai figliuoli adulti, rimasta sola, forse, -dopo cinquant'anni di fatiche e di stenti, con -un vecchio ingrato e malato.... Mi destava una -<span class="pagenum" id="Page_15">[15]</span> -grande pietà. All'angolo di via Venti Settembre -scendeva, si metteva il sacco sulle spalle e, piegata -sotto il peso, pigliava verso Porta Palazzo. -Vista di dietro, nella strada, pareva una bimba, -tanto era poca cosa: era veramente l'immagine -della sua vita: una cosa di nulla, china sotto -un gran carico, in mezzo a gente che la urtava -e non le badava. Studiando la sua tristezza, l'ultima -volta che la vidi, vi scopersi l'espressione -d'un dubbio o d'una speranza, mi parve come -un dolore che aspettasse, e che dovesse cessare -un giorno o mutarsi in disperazione.... -</p> - -<p> -L'altro “personaggio„ fu una signorina che -trovavo qualche volta sul tranvai del Martinetto, -qualche volta su quello di corso Vinzaglio, -sempre sola. La prima volta che la vidi, -seduta in un angolo del carrozzone, il suo viso -si disegnava di profilo sopra il vetro del finestrino, -dov'era dipinto in colore azzurro e rosso -di fuoco un annunzio figurato di pastiglie per -la tosse; e pareva veramente un viso di vergine -campeggiante nell'invetriata d'una cattedrale; -così puro di linee, così casto d'espressione -e d'una bianchezza così eguale e soave -che avrebbe attirato il primo sguardo fra dieci -visi di monache tutte belle. Fui anche più maravigliato -quando si voltò, mostrando due grandi -occhi chiari e sereni, che si fissavano un momento -ora sull'uno ora sull'altro di quelli che -la guardavano senza dare il più leggiero segno -nè di stupore, nè di compiacenza, nè di suggezione, -come gli occhi d'una creatura chiusa -alle passioni umane. Aveva l'aria d'una ragazza -<span class="pagenum" id="Page_16">[16]</span> -che non potesse arrossire per ignoranza del -peccato, che non avesse più mutato aspetto dall'età -di cinque anni, e a cui mancasse la coscienza -del proprio sesso: una di quelle figure -serafiche, che non ci riesce d'immaginare intese -a un'occupazione volgare, e quasi neppure -alla soddisfazione d'un bisogno fisico, come se -del corpo umano non avessero che le forme -esteriori. Ebbi un disinganno, peraltro, quando -la vidi levarsi in piedi e discendere: era molto -alta di statura, stretta di spalle, un corpo di -bambina allungata, così esile e leggiera, che un -ragazzo l'avrebbe potuta portar via. Tutta la -sua bellezza era nel capo, incoronato d'una stupenda -capigliatura castagna: la natura le aveva -abbozzato il resto senz'amore. Vestiva molto -modestamente, con semplicità severa, come -si vestirebbe una monaca costretta a smettere -per un giorno l'abito religioso. Mi destò una -viva curiosità. E fin dalla prima volta mi sorse -nella mente un'immagine che non ne uscì più: -Vittoria Colonna morta, del pittore Iacovacci: chi -sa perchè? Vidi lei vestita di bianco, distesa sopra -un catafalco, lunghissima, ravvolta in un -velo bianco, coronataci fiori bianchi, in mezzo -a quattro grandi ceri fiammanti, e la chiamai -dentro di me: <i>la vergine morta</i>. Chi poteva essere, -così bella e così strana, e sempre così sola? -Non l'ombra d'un pensiero mi passò per la -mente, che non fosse rispettoso, poichè s'ha un -bel sapere per esperienza che i visi ingannano: -ci sono dei visi su cui si giura. E mi rimase -un desiderio acuto di sapere, e feci il proposito -<span class="pagenum" id="Page_17">[17]</span> -fermo di chiedere, di scoprire in qualunque -modo chi fosse. -</p> - -<p> -Il terzo personaggio mi destò una curiosità -anche maggiore. Una mattina che nevicava, in -via Garibaldi, fa fermare il tranvai un piccolo -signore sulla cinquantina, con gli occhiali e il -pizzo grigio, s'avvicina per salire sulla piattaforma -davanti, e, visto me, mi lancia un'occhiata -severa e scappa sulla piattaforma di dietro. -Diavolo! Già una volta l'avevo visto fare -quell'atto; ma non m'era nato alcun sospetto: -poteva essere un caso o uno sbaglio. Ma la seconda -volta non cadeva più dubbio. Ero proprio -io la forza repellente. E perchè mai? Non lo conoscevo; -non ricordavo d'avergli parlato mai. -È però tanto facile il dimenticarsi d'aver offeso, -anche non volendo, uno sconosciuto, o con una -lettera asciutta, o col silenzio, o con uno sgarbo -fatto per la via, che mi diedi a cercare rapidamente -nella mia memoria. Ma non vi ritrovai -nè il suo viso, nè un indizio qualsiasi della sua -esistenza. Che fosse un'antipatia letteraria così -violenta da rendergli insopportabile la mia vicinanza? -Ma non m'aveva l'aria d'un cittadino -che potesse patire di quella malattia: pareva -d'una professione remotissima dal mondo delle -lettere, come un notaro o un segretario d'agenzia, -un padre di famiglia serio e posato. A un -certo punto, voltandomi indietro, mentre i due -usci erano aperti, lo vidi ritto sull'altra piattaforma, -e incontrai il suo sguardo: egli dilatò -gli occhi, come a una sorpresa sgradevole, e -voltò bruscamente il capo dall'altra parte.... -<span class="pagenum" id="Page_18">[18]</span> -Ombre degli avi miei! Era veramente un'antipatia -d'indole acuta; era un uomo che m'avrebbe -dato fuoco da due parti. Ebbene, rimasi -male; sì, alla mia tenera età! perchè son uno -di quei poveri diavoli che non sanno rassegnarsi -a essere odiati. Presi nota di quel viso -nella mia memoria. L'“amico„ doveva star di -casa su quella linea, l'avrei rivisto, avrei forse -scoperto il suo <i>perchè</i>, e mi si poteva offrir il -modo di levare a lui il verme dal cuore e a -me l'osso dalla gola.... -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Mi si presentarono intanto altri personaggi; -la cosa s'avviava bene. Pensai che si potessero -anche studiare sul tranvai gli effetti degli avvenimenti -politici; ma mi persuasi presto che, -per questo riguardo, c'era poco da cavare da -un popolo dell'indole del torinese. Eran quelli i -giorni della grande ansia pubblica per la sorte -della fortezza di Makallè. Sui tranvai di Napoli -avrei inteso chi sa che discussioni ed esclamazioni; -su quelli di Torino non c'era nulla da -raccogliere: la mattina leggevan tutti il <i>Popolo</i> -e la <i>Stampa</i>, in silenzio, e solo i conoscenti barattavano -qualche parola a voce bassa, per lo -più dei: — ma! — secchi e solitari, come suoni -di bottiglie stappate. Conobbi però un fattorino -che s'occupava della guerra con gran passione, -e che mi diede egli solo una forte spinta a scrivere -il libro. Era una settimana sulla linea del -Martinetto, un'altra su quella dei Viali: un lanternone -<span class="pagenum" id="Page_19">[19]</span> -biondiccio, con gli occhi lustri e le -guance cave, che arieggiava lo Zanardelli. Lo -chiamavano Carlin. Era acceso d'un sacro furore -per la guerra d'Africa; diceva egli stesso -che fin dal principio della campagna quello era -un suo pensiero fisso, che non gli dava pace. Tendeva -l'orecchio a tutti i discorsi guerreschi dei -passeggieri, e quando sentiva biasimar la guerra -o far presagi sinistri, faceva dietro le spalle del -parlatore degli atti violenti di negazione. Le -buone notizie lo inebbriavano, e allora parlava -alto da sè: — Bravo Galliano! Ah non importa: -si fanno un bell'onore! Ah, la vedremo! — E -aveva il baco dello stratega: ripeteva ogni mattina -che bisognava pigliarli fra due fuochi, e -faceva l'atto con le braccia. — Ma perchè non -li pigliano fra due fuochi? — Gli pareva così -semplice! E non sapeva darsi ragione del perchè -non lo facessero. — Non concluderanno -niente — diceva —, fin che non li attaccheranno -davanti e di dietro non concluderanno -niente; non ne tornerebbe più uno a casa di -quei maledetti negri, non uno! — Se la prendeva -anche con la Francia per un pezzo d'articolo -insolente che aveva letto tradotto in un giornale; -avrebbe voluto che si “desse una lezione„ -anche alla Francia. Era un esempio maraviglioso -di atavismo bellico. Le sue idee sulla -politica estera si riducevano in un solo concetto -semplicissimo: — <i>darle</i> —; dandole, non -importa a chi nè con qual fine, s'accomodava -ogni cosa. Avendo un giorno udito parlare delle -stragi d'Armenia, diceva che si doveva mandar -<span class="pagenum" id="Page_20">[20]</span> -là “in vcntiquattr'ore„ tutte le flotte: era molto -semplice anche il suo modo di risolvere la quistione -d'Oriente: — <i>Bombardé tutt!</i> (Bombardar -tutto) — e accennava con un gesto largo tutto -l'orizzonte. Ma pochi gli davan retta, perchè i -blateroni, a Torino, fanno poca presa. V'era un -solo passeggiere che gli rispondeva ogni tanto -qualche monosillabo perchè lo doveva conoscere -da un pezzo, un abbonato che saliva ogni -mattina alla stess'ora sui tranvai diretto a -Piazza Castello, un tipo di travet che ha del suo, -grasso e severo, e correttamente vestito; che -Carlin chiamava “cavaliere„. E anche questo -era destinato ad essere uno dei miei personaggi -prediletti. Era la figura ideale del <i>bicchierino</i> -pacato e compassato. Si sedeva ogni mattina -dentro, dalla parte posteriore del carrozzone, -e se non trovava libero quell'angolo, anzichè -sedersi in un'altra parte, restava in piedi di -fuori. Appena seduto, ogni volta con lo stesso -atto riposato tirava fuori dalla stessa tasca del -soprabito la <i>Gazzetta del Popolo</i>, l'apriva lentamente, -e leggeva sempre per prima cosa la -cronaca cittadina, e poi il rimanente, ma senza -mai tagliare il foglio, che voltava e ripiegava -con tutti i riguardi, e senza dar mai nel viso -il più leggiero segno di curiosità o di maraviglia, -qualunque fossero le notizie del giorno; -finchè arrivato in Piazza Castello tirava fuori -l'orologio, ogni mattina con lo stesso gesto, e -guardava l'ora prima di scendere. Un vero <i>travet</i> -dello stampo antico, conservatosi intatto perfettamente. -E d'un amor proprio campanilista -<span class="pagenum" id="Page_21">[21]</span> -così geloso! Una mattina, lui presente, vedendo -che passava un carro sul marciapiede per lasciar -la strada al tranvai, dissi forte a un mio -amico: — Già, questa via Garibaldi è troppo -stretta. — Egli alzò dalla <i>Gazzetta</i> il viso stupito -e sgranando gli occhi verso di me, senza -guardarmi in faccia, mormorò: — Stretta Via -Ga-ri-bal-di? — Poi ricominciò a leggere con -una sfumatura di sorriso ironico sulle labbra. -Tutta l'anima del vecchio Torinese s'era rivelata -in quelle tre parole. Me ne innamorai, e -scrissi i suoi connotati nel mio taccuino. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Pure in quei giorni feci un'altra scoperta che -mi diede un impulso di più a colorire il mio -disegno, la scoperta (non posso far di meno di -quest'espressione barbarica) dell'“erotismo tranviario„ -una delle “molte forme psicologiche di -quella eccitazione sessuale„ che, secondo il Ferrero, -è cagione della minore attitudine della -razza latina al lavoro metodico, in confronto -della razza anglo-sassone. Scopersi che v'è una -famiglia d'uomini di tutte le età, ma i più dell'età -matura e della classe agiata, facilmente riconoscibili, -per i quali il tranvai è un nido errante -di delizie erotiche del pensiero, una specie di -arem continuamente cangiante, in cui per la -via degli occhi, dell'olfatto e dei contatti fortuiti -essi si procurano mille godimenti raffinati dell'immaginazione. -Infatti, respirare come in un -salottino un'aria pregna di delicati profumi femminili, -<span class="pagenum" id="Page_22">[22]</span> -seder per mezz'ora in mezzo a due belle -signore che vi pigiano, sentirsi urtare il ginocchio -dal ginocchio o premere il piede dal piedino -d'una signorina che entra o che esce, o -appoggiar la mano inguantata sulla spalla da -un'altra che perde l'equilibrio nell'atto di sedersi, -e altre cosette simili, sono piccole voluttà in -nessun altro luogo così frequenti e così facili -come nella carrozza di tutti. V'è in questa famiglia -una varietà grandissima di dilettanti, da -quello che cerca soltanto dei piaceri quasi spirituali, -come il <i>grazie</i> e il sorriso della signora -a cui cede il posto o apre l'uscio o porge il -fazzoletto dimenticato o sorregge il bambino -quando scende, via via, per una gradazione -minuta, fino a quello che preferisce le voluttà -più sensuali della piattaforma, dove le sere dei -dì di festa, fra la calca della gente in piedi, si -trova a strofinar la barba sulla capigliatura -fresca d'una ragazza del popolo, o riceve sul -petto e nel viso l'urto e l'alito d'una bella persona -buttatagli addosso da un sobbalzo del carrozzone, -o può premere col braccio un braccino -imprigionato, di cui sente la morbidezza a traverso -la manica. Studiare questi vari “amorosi„, -e in special modo gli ultimi, del palcoscenico -rotante, osservare le simulazioni diverse -di fredda indifferenza o di raccoglimento filosofico -con cui cercano di coprire le loro ebbrezze -silenziose, e cogliere anche il contrasto comico -che c'è qualche volta tra la gravità dei loro discorsi -politici e la natura delle loro sensazioni -e dei loro pensieri segreti, mi parve una cosa -<span class="pagenum" id="Page_23">[23]</span> -nuova e allettante. E apersi una colonna per -gli erotici dei tranvai nello scartafaccio dei miei -appunti. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Ebbi ancora una spinta a scrivere esperimentando -quante più cose abbracci e penetri -la facoltà d'osservazione quando invece d'aspettare, -come di solito, il richiamo degli oggetti, -si fa una facoltà attiva, che interroga e cerca, -acuita dalla curiosità e stimolata da uno scopo. -Non ero ancora ben fermo nel mio proposito -che già, in quegli ultimi giorni di gennaio, avevo -raccolto una maggior quantità d'osservazioni -che non avessi fatto per l'addietro in molti anni; -alcune delle quali, d'ordine generico, m'avrebbero -messo sulla via di farne molte altre curiosissime. -Avevo osservato, per esempio, che -signori e signore, rispetto al modo di considerare -il tranvai, si dividono in due ordini: quelli -che lo hanno accolto e se ne servono volentieri, -senz'alcuna ripugnanza, anzi quasi compiacendosi -della promiscuità delle classi che -v'è inevitabile, e quelli che se ne giovano perchè -non possono farne di meno, ma che, per -quella ragione che lo rende ad altri piacevole, vi -ripugnano, e fanno un piccolo sacrificio d'amor -proprio ogni volta che vi salgono, e mostrano -a mille segni sfuggevoli, mentre vi stanno, di -adontarsi dei contatti plebei e di non veder -l'ora di uscirne. Avevo notato, in special modo -nella gente del popolo, e più che altro nel sesso -<span class="pagenum" id="Page_24">[24]</span> -femminile, altre due grandi famiglie: quella -dei disinvolti, in cui è vivo e altero il sentimento -dell'eguaglianza, che s'accomodano e discorron -forte fra i signori come in casa propria, -non vergognandosi, anzi facendo quasi ostentazione -dei loro panni poveri; e quella dei timidi, -giovani e ragazze per lo più, anche del ceto -medio, che entrano impacciati e arrossendo -come in casa d'altri, umilmente cerimoniosi, e -siedono tenendo gli occhi sulle ginocchia, e -aspettano per scendere che tiri un altro il campanello, -per non attirar l'attenzione sopra sè soli. -Mi s'era presentata fra i passeggieri d'ogni classe -un'altra divisione notevolissima: la schiera dei -noncuranti, che non hanno alcuna curiosità dei -propri simili, che stanno là con gli occhi morti, -senza guardar nè chi esce nè chi entra, come -se fossero stufi dello spettacolo della vita e non -avesse più alcun viso umano maggior significato -per loro che una pietra del lastrico, e quella -degli spiriti curiosi, che giran gli occhi continuamente -da un viso all'altro, badando a ogni -atto e a ogni parola di tutti, con la vivacità -evidente d'un pensiero che scruta, indovina e -commenta, come se ogni sconosciuto che entra -nel carrozzone entrasse nella vita loro e dovesse -un giorno esercitare un influsso sul loro destino.... -E altre mille cose osservavo ogni giorno, -maravigliandomi di non averle prima vedute -mai, come se fosse stato sempre tra me e i miei -compagni di corsa interposto un velo, che soltanto -in quei giorni si squarciasse. Quante -scene mute finissime e giochi riflessi di fisionomia -<span class="pagenum" id="Page_25">[25]</span> -e manifestazioni involontarie di pensieri -e di sentimenti intimi fra quella gente che non -si conosce, che si vede e si tocca per un momento, -e non s'incontrerà forse mai più nella -vita! Che baleni guizzano sul viso della ragazza -povera, ma bella e opulenta di forme, quando -siede di fronte alla signorina d'aspetto infelice -e d'abbigliamento splendido, della quale si sente -gli sguardi addosso e indovina i pensieri; quali -ombre passano sul viso della signora elegante, -regina del tranvai per cinque minuti, quando -n'entra un'altra elegantissima, che svia da lei -e attira a sè tutti gli sguardi e le siede davanti -vittoriosa posando i piedi sulla sua corona caduta; -e quante cose dicono gli occhi della vecchia -ragazza malinconica quando le sta di faccia -una florida mamma campagnuola con un -gran pezzo di marmocchio rosato che le succhia -l'anima dal seno! E che rapido e parlante -scambio di sguardi e di sorrisi segue tra i passeggieri -quando il sindaco della città, conosciuto -da tutti, non trova più posto che accanto a uno -spazzino municipale con tanto di scritta sul cappello, -e quando una mondana dipinta, incipriata -e petulante, riconoscibile alla prima occhiata, -si viene a seder dirimpetto a una povera -monachella che sfila il rosario col mento inchiodato -sul petto, e quando un giovinotto attillato, -che ha già preso un atteggiamento galante davanti -a una bella signora, scendendo questa -ad un tratto, si vede sedere di faccia in luogo -suo un vecchio donnone in rovina con un cavolo -enorme fra le braccia! E muta ogni tanto, -<span class="pagenum" id="Page_26">[26]</span> -come un quadro dissolvente, l'aspetto generale -della compagnia. Predomina per un tratto il bel -sesso signorile con un profumo misto d'essenze -fini e di viole; poi si squaglia come per accordo, -e prevale il popolo minuto — operai, erbivendolo, -serve — con un odor forte di pipe spente e -di cipolle; e poco dopo si trasforma il carrozzone -in una stanza della Maternità, dove cinque -o sei piccini sgambettano e gnaulano, rodono -mele e pagnotte e succhiano poppaiole e -caramelle; e dieci minuti appresso non ci son -più che vecchi intabarrati, occhiali e barbacce, -facce gravi d'uomini d'affari che consultano taccuini -e discuton di cifre come in una sala d'agenzia. -E in ciascuno di questi quadri mutevoli è un -succedersi continuo di macchiette che spiccano -vivamente sul fondo, ora un ufficiale in gran divisa, -ora un prete che legge l'ufficio, o una signora -con un mazzo di fiori, un ubbriaco che -parla da sè, un malato che languisce, un contadino -che dorme. Una piccola immagine della -società umana, infine, un piccolo mondo pieno -anch'esso di pompe e di miserie, di ravvicinamenti -strani e di contrasti bizzarri, col suo baratto -perpetuo d'invidie, di disprezzi e di danari; -nel quale v'è chi scende, chi sale e chi casca, chi -va fino a capo della corsa e chi s'arresta a metà, -e chi non trova posto e chi n'occupa troppo, e -gli uni lo disputano agli altri, e questi ridono, -e quelli si lagnano, e tutti hanno premura di -giungere, e il veicolo che porta tutto questo — come -quell'altro — va, va, va senza posa -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">per tornar sempre là donde s'è mosso.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_27">[27]</span> -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -A questo punto il libro mi si disegnò nel pensiero -lucidamente: scrivere quello che vedevo -sui tranvai, giorno per giorno, per il corso d'un -anno, dipingendo le persone più notevoli che -v'avrei rivedute più sovente; rappresentare le -relazioni e l'azione che esercitano l'una sull'altra, -mescolandovisi, le varie classi sociali, -senza forzare il vero ad alcun fine; ritrarre, -insomma, il più fedelmente possibile, quella -varia commedia umana, sparsa e fuggente per -quindici lunghissime linee, che, intersecandosi -in cento punti, costituiscono nella circolazione -generale della vita cittadina una circolazione -più rapida, e quasi una vita volante al disopra di -quella della popolazione che cammina. Ma dal -concepire il disegno al cominciare risolutamente -il lavoro c'è un passo, che in più d'un caso -non si fa mai. A farlo occorre alle volte un ultimo -impulso, un piccolo accidente, che è come -la fiammella che dà fuoco a una grande architettura -pirotecnica lungamente preparata. -</p> - -<p> -Questo piccolo accidente m'occorse l'ultimo -giorno del gennaio, verso il tramonto, sulla -linea del Corso Vinzaglio. Il carrozzone era -pieno. Sul Corso Vittorio Emanuele salì e rimase -in piedi sulla piattaforma davanti una donna -del popolo d'una trentina d'anni, vestita male, -che teneva in braccio una bellissima bambina -bionda di nove o dieci mesi. Stando lei rivolta -verso i cavalli, la bambina, appoggiata alla sua -<span class="pagenum" id="Page_28">[28]</span> -spalla, volgeva il viso indietro, verso uno dei -finestrini; dietro il quale, nell'angolo interno del -carrozzone, sedeva una giovane signora, che -avevo visto altre volte su quella linea, e che -per il viso, il modo di vestire e il contegno -ugualmente singolari m'aveva colpito. Era piccolina, -ma bella, con due grand'occhi scuri -e sporgenti; un viso bruno pieno di vita e improntato -d'una bontà grave, calda, inquieta, ardita, -come quella d'una suora di carità sul -campo di battaglia; e avevo notato che quando -parlava le veniva su di tratto in tratto un'ondata -di sangue e le si gonfiava il collo e le -s'alzava il seno con violenza come se la forza -della passione le opprimesse il respiro. Ed era -vestita bene, ma senza nulla di vistoso, con -una discrezione evidentemente voluta, che appariva -anche più modesta accanto all'eleganza -della bambinaia che aveva con sè; e c'era nel -suo vestito una certa trascuratezza inconsapevole, -che s'accordava coi suoi capelli un po' -scomposti, non per arte, si vedeva, ma per negligenza. -Teneva in quel momento ritto sulle -ginocchia un bambino d'un anno al più, vestito -con lusso, bruno come lei, con gli occhi grandi -e oscuri come i suoi; il quale stava appoggiato -col viso e con le mani contro il vetro del finestrino. -</p> - -<p> -Il bambino e la bambina si trovarono così di -fronte l'uno all'altra, quasi toccandosi col viso, -non separati che dal vetro. -</p> - -<p> -Appena si videro, parve che si riconoscessero -dopo essersi per lungo tempo desiderati -<span class="pagenum" id="Page_29">[29]</span> -e cercati. Non è raro il caso fra bambini di quell'età; -ma uno così bello non l'avevo visto mai. -Cominciarono a sorridersi, poi a ridere, a scuotersi -e a tender le braccia, la bambina chinandosi, -il bimbo alzandosi sulla punta dei piedi; -palpavano il vetro con le manine, volevano toccarsi, -avvicinavano i visi, cercavano di sguisciare -dalle mani delle loro mamme, ed eccitati -a vicenda da quella mimica amorosa, s'agitavano -e ridevano sempre più forte, mostrandosi -i sedici dentini incisivi che avevano fra tutte e -due, ansando e accendendosi nelle guance, trillando -e scattando con tal vivacità l'un verso -l'altro, che prima le due madri dovettero voltarsi -e trattenerli perchè non dessero delle capate -nel vetro, e poi tutti i passeggieri ch'eran -dentro si misero a guardare, sorridendo, maravigliati -di quella espansione irrefrenabile di -simpatia e d'allegrezza. -</p> - -<p> -Tutt'a un tratto la signora balzò in piedi, -aperse l'uscio con una mossa vigorosa e uscendo -sulla piattaforma alzò il suo bimbo verso la -bambina, che l'aspettava con le braccia tese. -Volevano baciarsi, ma non sapevano, si misero -le mani sul capo e intorno al collo, si strofinarono -il viso l'un contro l'altro, e poi s'avviticchiarono, -parendo per un momento un solo -grosso bimbo con due teste, vestito per metà -da povero e per metà da signore, con una capigliatura -mezza bruna e mezza bionda.... -</p> - -<p> -— Ah che <i>birichinaia grama</i>! — esclamò -Giors, dando una frustata ai cavalli, dopo aver -visto la scena. — Maledetta razza di sfaccendati, -<span class="pagenum" id="Page_30">[30]</span> -di mangiapani a tradimento! — E voltando -verso di me il viso esilarato: — Eh, a quell'età, -in pieno tranvai! E il povero Giors che -fa lume! — E diede in una risata. Ma vidi che -aveva gli occhi inumiditi. -</p> - -<p> -— Il libro è fatto — pensai. -</p> - -<div class="chapter"> -<p> -<span class="pagenum" id="Page_31">[31]</span> -</p> - -<h2 id="cap2">CAPITOLO SECONDO.</h2> -</div> - -<p class="indr"> -Febbraio. -</p> - -<p> -Un consiglio agli studiosi delle donne: osservino -i loro diversi modi di far fermare il -tranvai, di sulla strada e di dentro, e ne ricaveranno -gran lume a giudicare del loro carattere. -Alcune agitano l'ombrellino in alto, da -lontano, come un capitano di cavalleria agita -la sciabola, o gridano un <i>alt</i> imperioso, corrugando -la fronte e tendendo il braccio come per -dare un ordine perentorio a un marito ribelle; -altre muovono la mano all'altezza della spalla, -come chi chiama a sè qualcheduno, o l'alzano -graziosamente con due dita tese e col capo un -po' inclinato da una parte, sorridendo, nell'atto -della scolaretta che chiede il licet alla maestra: -mogline sottomesse, parrebbe. E infinita e -piena di significati psicologici è la gamma degli -<i>alt</i> argentini e gravi, tremoli e dolci come note -di tortora o interiezioni amorose, o duri e taglienti -come i <i>no</i> d'una virtù inespugnabile. -<span class="pagenum" id="Page_32">[32]</span> -Quelle che hanno l'<i>alt</i> soave, per lo più, s'affrettano -a salire, chiedendo scusa del ritardo -con uno sguardo timido e sorridente; le altre, -invece, se anche sono d'un bel tratto lontane, -fanno il comodo loro, non badando agli atti -d'impazienza dei passeggieri che aspettano, o -mostrando un viso di regine offese. E sono anche -più diversi i modi di far fermare per discendere. -Le une s'alzano di scatto e danno una -strappata alla correggia del campanello come -padrone irritate che chiamino il servitore; le -altre fanno un cenno di preghiera al fattorino -perchè tiri lui, o se stanno sulla piattaforma, -premono delicatamente con l'indice la spalla del -cocchiere e gli domandano all'orecchio, come -in confessione, se vuol <i>far il piacere</i> di fermare -<i>un momento</i>. E si capisce che in molte, specialmente -della classe alta, deriva da un concetto -esagerato della brutalità degli uomini del popolo -e del loro mal animo contro i signori la -cortesia eccessiva e quasi umile che usan con -loro; con la quale cercano d'ammansirli, come -cagnacci ringhiosi, per timore di villanie gratuite; -ed è altrettanto palese che quelli rispondono -malamente, in molti casi, a quella cortesia -soverchia, appunto perchè ne intuiscono la cagione, -e se ne adontano. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Stavo riandando queste osservazioni, fatte per -l'addietro, quando salì accanto a me sul tranvai -dei Viali, vicino alla Mole Antonelliana, un bel -<span class="pagenum" id="Page_33">[33]</span> -giovanotto di mia conoscenza, una specie di -fanciullo erculeo, sano e fresco come un fiore, -figliuolo d'un ricco proprietario di case, dilettante -di pittura a ore perse, simpatico per un -misto originale d'ingenuità e d'arguzia, e compagno -di chiacchiere piacevolissimo, perchè conosceva -mezza Torino. Seguitai con lui a voce -alta il corso dei miei pensieri. -</p> - -<p> -— Ah! — esclamò, — lei fa degli studi sui -tranvai. E anch'io. — Aveva fatto egli pure delle -osservazioni sull'“erotismo tranviario„, ma -s'occupava d'un ordine particolare di fatti: era -uno <i>specialista</i> del bel sesso. S'interruppe per -guardare una signora seduta dentro; poi mi domandò -se mi ricordavo dove quella signora -fosse salita. In piazza Vittorio Emanuele, mi pareva. — E -scusi — ridomandò — ha osservato -che abbia preso il biglietto di coincidenza? — Non -l'avevo osservato. Rimase un po' pensieroso; -poi disse piano: — L'ha preso di sicuro. -È strano. Gira su tutte le linee e prende sempre -la coincidenza. Ci dev'essere un perchè: -forse per sconcertare i curiosi, o per sviare qualche -spia, che sospetta d'aver alle calcagna. — Gli -domandai chi fosse. Lo sapeva; ma non lo disse. — È -la signora.... delle coincidenze — rispose -sorridendo. E mi parlò della sua “specialità„. -Egli si divertiva a indagare i misteri amorosi. -C'era, per esempio, una signorina di famiglia -conosciuta, che saliva sempre sul tranvai con la -sua cameriera, ma fingendo di non essere in -sua compagnia, e a un dato punto scendevano -tutt'e due, e l'una pigliava da una parte, l'altra -<span class="pagenum" id="Page_34">[34]</span> -dall'altra, come se non avessero nulla a che -fare fra di loro: c'era lì sotto un segreto, che -non aveva ancora potuto scoprire. Ah i tranvai, -che agevolezze avevano portato agli amori e -che tormenti alle gelosie! Egli sapeva di mariti -gelosi che proibivano assolutamente alla moglie -di salirvi; che piuttosto di salire con essa sulla -piattaforma affollata, quando dentro non c'era -più posto, facevano due miglia a piedi sulla -neve, e che quando eran costretti a ficcar la -loro metà in quella calca d'uomini in piedi, vigilavano -le facce circostanti con occhi di basilisco -soffrendo delle torture d'inferno. Ne aveva -inteso uno, in un salotto, chiamare l'istituzione -del tranvai immorale, e definire i carrozzoni -veicoli di scandalo, case ambulanti di mala -fama. Ma d'altra parte, era un'“istituzione„ assai -comoda per il servizio di polizia coniugale. -Egli conosceva una signora che cercava gli -scontrini negli abiti di suo marito per accertarsi -ch'egli fosse veramente andato dove aveva -detto, e che spesso, quando egli usciva dicendo: — Vado -nel tal sobborgo — usciva essa pure, -subito dopo, per pigliare un'altra linea convergente -allo stesso punto; per il che accadeva -qualche volta che in capo alle due corse, alla -barriera di Nizza o di Casale, moglie e marito -si ritrovavano di fronte, lei contenta d'averlo -riconosciuto sincero, lui arrabbiato d'esser stato -seguito; e ne seguìva una scena. — La linea -dove avvengono più incontri d'amanti — disse -poi —, è quella da piazza Castello alla barriera -di Nizza. — Gli domandai perchè. — Non lo -<span class="pagenum" id="Page_35">[35]</span> -so — rispose —, ma è quella. Ne riparleremo. — E -mentre stava per scendere, si rattenne per -dirmi: — Guardi là, intanto, un quadretto curioso -per lei. -</p> - -<p> -Era un quadretto amenissimo, infatti; una -famiglia numerosa, raggruppata da un lato del -viale, due vecchietti, tre ragazze e due bimbi, -che accennavano al cocchiere di fermare agitando -tutti insieme nella nebbia una canna, -quattro ombrelli e non so quanti fazzoletti, con -le braccia in alto, con un movimento regolare -e continuo, come un gruppo di naufraghi sopra -uno scoglio, che chiedessero soccorso a un bastimento. -</p> - -<p> -— Frequenti la linea della barriera di Nizza — mi -ripetè il pittore discendendo; — ci troverà -molti <i>documenti</i>. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Dovetti appunto in quei giorni frequentar -quella linea per andar a visitare un vecchio -amico malato, che stava sul corso Galileo. E -fu un piacere nuovo per me, in quelle mattinate -grigie d'inverno, correndo quella lunghissima -via diritta, a cui la grande stazione affumicata -della ferrovia, i camini delle officine, il via vai -fitto dei carri e la folla e la nebbia danno l'aspetto -d'una via di Parigi o di Londra, osservare -nella rapida corsa come la città via via dirada, -rappicinisce e si acqueta fino alla barriera di -Nizza, dove par che nelle cose e negli uomini -incominci la pace della campagna. In pochi -<span class="pagenum" id="Page_36">[36]</span> -giorni conobbi la linea. Andando verso le dieci -vedevo venir giù la <i>vivandiera</i>, il carrozzone -consolatore che porta in piazza Emanuele Filiberto -la colazione dei fattorini e dei cocchieri, -il carico dei canestri sospirati, gli uni per gli -scapoli, dati dalla Cucina economica della <i>Società -Torinese</i>, gli altri portati alla Società o rimessi -man mano al conducente lungo la via e -raccomandati come bambini dalle mogli e dalle -figliuole, appostate ogni giorno a quell'ora in -quei dati punti, come per un convegno amoroso. -Ritornando verso mezzogiorno incontravo -il tranvai della “corsa degli impiegati„, -quello che, partendo da piazza Castello alle undici -e mezzo, raccoglie lungo il tragitto tutti i -<i>travet</i> che vanno a desinare a casa in borgo -San Salvario, sbadigliando a bocca squarciata, -con la faccia lunga dalla fame e gli occhi rotanti -dall'impazienza. Ritornando invece a notte -fatta, trovavo nel carrozzone illuminato delle -famigliole borghesi che andavano al teatro, eccitate -dall'avvenimento insolito come se venissero -a Torino da un'altra città, strette in conversazioni -scolarescamente vivaci, come brigate giovanili -partenti per un viaggio notturno d'avventure. -E tra una corsa e l'altra, osservando i cavalli -mentre aspettavo la partenza alla barriera, cominciai -a prender simpatia per quelle povere bestie, -venute la più parte dall'Ungheria, comprate alle -fiere di Lunigo, di Novara e di Padova, alcune -ancora belle e vigorose, altre con le gambe davanti -già piegate e sformate dagli strapazzi, distinte -con ogni specie di strani nomi, trovati -<span class="pagenum" id="Page_37">[37]</span> -dalla fantasia degl'impiegati intinti di lettere, — Sparta, -Ovo, Falò, Rabagas, Romanziere, Ministro, -Bibi, Colonnello, Episodio, Camelia, Passerotto, -Senato, — destinate a passare un giorno -dai tranvai alle <i>cittadine</i>, alle carrette, alle macine, -ai carri mortuari, ai carrozzoni dei saltimbanchi, -per dare poi all'uomo anche la carne e -la pelle e le ossa, dopo aver faticato dieci anni al -suo servizio e lasciato la vita sotto la sua frusta.... -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Fin dal primo giorno conobbi su quella linea -un cocchiere tipico; e do a questa parola il suo -vero significato, perchè era un di quelli che in -ogni famiglia d'impiegati o d'operai par che condensino -in sè tutti i malumori, tutte le stizze, -tutti gli spiriti ribelli della famiglia. Era un traccagnotto -col capo nelle spalle, con un viso color -di terra cotta, che pareva enfiato, con gli -ocelli di bragia, la barba di setole, una voce di -tuono. Gli muggiva in corpo una tempesta perpetua. -Eruttava “accidenti„ smozzicati, di continuo, -contro le biciclette che passavano, contro -i monelli che spaventavano le bestie, contro i -carrettieri che gl'ingombravan la via, contro -chi saliva e chi scendeva, contro i cavalli, la -frusta, il campanello, il colore del tempo. E -quando non sacrava a voce, sacrava con tutti -i moti della persona, col modo di frustare, di -tirar le redini, di girar la testa e lo sguardo, di -stringere il freno e di pestare i piedi; e quando -non se la pigliava apertamente con nulla o con -<span class="pagenum" id="Page_38">[38]</span> -nessuno, faceva dei soliloqui stizzosi inintelligibili -guardando in alto, come se dei nemici visibili -a lui solo lo provocassero, danzandogli -davanti per aria, o si sfogava soffiando nel suo -fischietto, cacciando dei fischi prolungati, rabbiosi, -senza necessità, come se fischiasse la -creazione. Da piazza Castello alla barriera non -lo vidi un momento rabbonito; pareva che portasse -dentro l'ira d'un popolo; non potevo capire -come non schiattasse. Pensai che, se aveva -moglie, la povera donna doveva aver il paradiso -assicurato. Intesi che lo chiamavan <i>Tempesta</i>, -e il soprannome gli tornava a pennello. -Dei passeggieri se ne lagnavano, brontolando; -ma a me fece compassione, perchè un povero -diavolo che passava la giornata a quel modo -si condannava da sè al più miserando dei supplizi -che gli potesse augurare la più vendicativa -delle sue vittime; e mi pareva anche da compatirsi -perchè per ogni Tempesta cocchiere c'era -bene una decina di Tempesta passeggieri, che -mettevan la pazienza dei suoi colleghi alla stessa -prova a cui egli metteva la nostra. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Apparteneva alla famiglia dei Tempesta il -grosso signore coi baffi tinti e la caramella all'occhio, -che la mattina dopo fece cenno di fermare -all'angolo di piazza Carignano e di via Amedeo. -Fece cenno in modo che il cocchiere, un -perticone dal naso a becco, credè che lo facesse -al tranvai di Vanchiglia sopraggiungente, e datagli -<span class="pagenum" id="Page_39">[39]</span> -un'occhiata, tirò via. Quegli si mise a correre -accanto al carrozzone, col viso acceso, agitando -la canna e gridando ira di Dio, e quando -fu sulla piattaforma, ansante, investi il cocchiere. — Che -maniere son queste? T'avevo fatto segno -dì fermare; non ti faceva comodo, è vero? Queste -sono facezie da <i>birichin</i>! — Il cocchiere, risentito, -si difese; ne nacque un battibecco; venne -innanzi il fattorino, un giovane biondo, dall'aria -per bene, che ebbe il torto di pigliar le parti del -compagno. L'altro imbestialì, gridò che sarebbe -ricorso alla direzione. -</p> - -<p> -— Quando avrà tolto una giornata di pane -alla mia famiglia, — rispose il cocchiere, — non -avrà ragione per questo. Intanto, non mi deve -trattare col <i>tu</i>. -</p> - -<p> -Il signore tinto lo guardò con stupore; parve -più punto da quella osservazione che dall'altre -parole. — Conosco la regola, — disse bruscamente — si -dà del <i>lei</i> al controllore, del <i>voi</i> al -fattorino e del <i>tu</i> al cocchiere. -</p> - -<p> -— È una regola rispose l'altro — che riguarda -il personale, noi fra di noi, non i passeggieri. -</p> - -<p> -— È quello che saprò dalla direzione, — ribattè -il signore, tirando fuori un taccuino per -segnarvi il numero del carrozzone. -</p> - -<p> -— Faccia pure. -</p> - -<p> -— Non ho bisogno del suo permesso. -</p> - -<p> -Il fattorino s'interpose da capo con buone parole, -e quegli, borbottando, s'acquetò; ma rimase -ritto sulla piattaforma nell'atteggiamento d'un -nume corrucciato. Dove m'era già apparso quel -<span class="pagenum" id="Page_40">[40]</span> -viso? Non mi ricordavo; ma avevo visto certo -molte persone che avevan con quella un'aria di -parentela, ne avevo visto in ogni paese, in mille -occasioni, leticare con camerieri d'albergo, con -giovani di caffè, con commessi di negozio, con -fiaccherai e con facchini, anche più vecchi di -trent'anni di loro, dando del tu a tutti, con lo -stesso piglio di quello, e mostrando con tutti -quasi un risentimento d'istinto. Era uno di quei -tanti per cui la società pare che si divida in -bianchi e in negri, e che non capiscono come -in questi ci possa essere qualche cosa di somigliante -all'amor proprio; che, trattando coi -negri, giudicano naturale e logico di adoperare -il Galateo dei bianchi rovesciato; che non adoperano -più il bastone, come i loro padri antichi, -soltanto per paura dei pugni, ma, per forza -d'atavismo, lo alzano ancora qualche volta, e -più sovente ne parlano; e che con queste tendenze -accordano per lo più le loro idee politiche, -abbracciando tutti coloro che parlano di -libertà, d'eguaglianza, di diritti degli umili con -una sola e vasta designazione: — <i>I baloss.</i> — I -mascalzoni. -</p> - -<p> -L'uomo tinto discese sdegnosamente sul corso -Vittorio Emanuele; il fattorino biondo lo seguitò -un tratto con gli occhi, e poi mise un -soffio. -</p> - -<p> -— Cattiva pratica, eh? — gli domandò un -passeggiere. -</p> - -<p> -Quegli scrollò il capo. Lo conosceva da anni. -Era una calamità di quella linea: vi faceva due -corse il giorno; non passava settimana che non -<span class="pagenum" id="Page_41">[41]</span> -l'attaccasse con qualcuno. Una volta aveva fatto -una scena perchè il fattorino, prima di dargli -il resto, aveva esaminato il suo biglietto da -una lira <i>con diffidenza</i>. Era ricorso un'altra -volta alla direzione perchè a un suo rimprovero -il cocchiere aveva risposto con un <i>sorriso -sarcastico</i>. Un altro giorno aveva minacciato -di ricorrere perchè lo stracciare gli scontrini, -in segno di controllo, <i>sulla faccia</i> dei -passeggieri, invece di bucarli con le tanagliette -come fanno sulle strade ferrate, era una mancanza -di rispetto. E “ricorreva„ infatti. Alla -direzione ci dovevano aver già un mucchio di -lettere sue. Tutto il “personale„ della Società -lo conosceva. Lo chiamavano <i>tintura Migone</i> -per via dei baffi. Quando saliva lui sul tranvai, -si mettevan tutti sulle difese, preparati a un assalto. -Poi soggiunse: — E se fosse il solo! -</p> - -<p> -— Ce n'è dunque molti di quella semenza? — domandò -il passeggiere di prima. -</p> - -<p> -Il fattorino lo guardò e diede una forte soffiata -nel corno, che fu insieme una risposta a -lui e un segnale al tranvai del Valentino, che -sopraggiungeva. Poi commentò la suonata. Di -prepotenti come quello, pochi; ma di rompiscatole -infaticabili, di stuzzichini, di brontoloni -meticolosi e noiosi che attaccavano ogni momento -una bega, o per gli scontrini troppo piccoli -e di carta troppo sottile, o per i vetri che -lasciavan passar l'aria, o per le tende delle -“giardiniere„ troppo corte, o per il puzzo che -mettevan nel carrozzone i cocchieri sedendovi -dentro durante le fermate, o per il tavolato fradicio, -<span class="pagenum" id="Page_42">[42]</span> -o per le panche incomode, o per i battenti -duri, ce n'era un reggimento. — Bisogna proprio -dire — esclamò — che c'è della gran gente -che non ha nulla da fare! Ah, non è la vita del -Michelaccio la nostra... — Poi, accennando davanti -a sè, disse con accento di rassegnazione -filosofica: — Però, quando si vedon -questi.... -</p> - -<p> -Guardai dove accennava e vidi venirci incontro -un carrozzone pieno stipato, tutto di -giovani. Quelli sulla piattaforma davanti stavan -rivolti verso i cavalli, diritti, immobili, -impettiti, col mento alzato, in atteggiamenti di -statue: eran tutti imberbi e pallidi, con qualcosa -di comune nell'espressione del viso, non -so che di chiuso e di triste, come se avessero -tutti un solo pensiero, come una squadra di -condannati. Il carrozzone correva. Vidi dentro -di sfuggita due schiere d'altri visi immobili, -eretti, con quella medesima espressione indefinibile, -quasi di raccoglimento severo, come se -tutti fossero assorti nell'audizione d'una musica -grave che venisse dall'alto e ciascuno di -essi si credesse solo ad udirla. Anche la piattaforma -di dietro era affollata di quelle statue -viventi, dal viso scialbo e senza sorriso, rigide -e mute, e v'eran tra quelli dei ragazzi che avevan -la stessa espressione degli adulti, come se -appartenessero a una razza non dotata che di -una gioventù fisiologica, nella quale la vita -dello spirito fosse già una vecchiaia pensierosa. -Passarono così rapidamente che non ebbi il -tempo di riconoscerli, e mi diede un brivido la -<span class="pagenum" id="Page_43">[43]</span> -voce del fattorino, che disse: — Sono i ciechi -dell'Istituto di via Nizza; prendono sempre un -carrozzone per loro soli, a prezzo ridotto. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Non vidi nessuna di quelle scene amorose -che m'aveva preannunziato il giovine pittore: -non era buona luna; ma mi toccò su quella -linea, proprio l'ultimo giorno, una delle “migliori„ -corse possibili; poichè (lo debbono aver -tutti osservato) si danno sui tranvai le corse -buone, in cui non s'hanno che incontri e impressioni -gradevoli, e le cattive, che sono una -sequela di piccoli dispiaceri. La buona ventura -mi cominciò sulla linea del Martinetto, andando -a piazza Castello per pigliarvi il tranvai della -barriera. Era il tocco e mezzo, una giornata -splendida. Trovai sulla piattaforma <i>Carlin</i>, il -fattorino africanista, felice della partenza del -colonnello Pittaluga per Assab, donde si diceva -che sarebbe entrato nell'Harrar con un corpo -di spedizione. Il suo piano di prender gli abissini -fra due fuochi stava per attuarsi; egli ne -discorreva con una guardia municipale. — Son -suonati! — esclamava — son suonati! Cani di -negri! Non uno, non uno n'ha da ritornare al -suo canile! — Pareva che avesse suggerito -lui l'operazione al ministro della guerra: raggiava -vittoria dagli occhi. Ma riconobbi che la -sua curiosità non si pasceva soltanto, nei giornali, -di politica guerresca, poichè, poco dopo, -gl'intesi domandar spiegazioni a un passeggiere -<span class="pagenum" id="Page_44">[44]</span> -intorno a quel “professore dell'Austria„ dotato, -come dicevano, di due occhi diabolici, che vedevano -dentro alle scatole chiuse. Capii dalla -risposta che intendeva parlare dei raggi Röntgen -e m'accorsi che la spiegazione gli confondeva, -invece di chiarirgli le idee: cosa frequentissima, -fra dotti e ignoranti, anche in politica. Che un -uomo avesse una vista così forte da vedere a -traverso il legno, per quanto fosse strano, lo -poteva comprendere; ma la spiegazione dei -raggi elettrici fece nella sua mente un buio fitto. -Rimase un po' sopra pensiero; poi ritornò alla -guerra d'Africa, nella quale, almeno, vedeva -chiaro. -</p> - -<p> -C'era sulla piattaforma posteriore il cavaliere -<i>Bicchierino</i>, che non aveva trovato dentro il suo -posto solito, e nell'interno, in fondo, la ragazza -di borgo San Donato, poveretta, con una pezzuola -verde sopra un occhio. All'angolo di -via Siccardi, come sempre, salì il giovane, il -suo supposto fidanzato, che la salutò col solito -sorriso malinconico, e le sedette di fronte. -Il cavaliere, ritto in faccia a me, leggeva la -<i>Gazzetta del Popolo</i>: aveva certo la consuetudine -di leggerla ogni giorno anche a quell'ora, -forse per riparare alle dimenticanze della -lettura mattutina, o, più probabilmente, la leggeva -mezza la mattina e mezza fra il tocco e -le due. Incontrando per un momento il suo -sguardo capii che non m'aveva perdonato il -mio giudizio offensivo per la via Garibaldi. -L'aria era limpidissima: per le imboccature -delle venticinque vie laterali il sole metteva -<span class="pagenum" id="Page_45">[45]</span> -altrettanti torrenti luminosi nell'ombra severa -della via lunghissima, e da una parte le grandi -Alpi bianche e azzurre, dall'altra la facciata -classica del Palazzo Madama, con tutte le vetrate -fiammeggianti, formavano uno dei prospetti -più ammirabili che la natura e l'arte, -fronteggiandosi, possan fare ai due capi d'una -via cittadina. Essendo salito a un certo punto -il primo segretario del Municipio, che è poeta -e artista, gli dissi: — Guardi, che bellezza è -via Garibaldi! Non par di essere nello stesso -tempo a Parigi, a Napoli e ai piedi delle Alpi? — A -quelle parole il cavaliere alzò il capo dalla -<i>Gazzetta</i>, diede un'occhiata alla strada e alle -Alpi, e poi una a me, rapidissima, e dignitosamente -benigna, che significava quasi il perdono. -Sia ringraziato il cielo, pensai; eccomi -aperta la via alla conquista del suo cuore. — La -corsa principiava bene. -</p> - -<p> -All'angolo di via Botero un'apparizione straordinaria -riscosse tutti i passeggieri. Salì e sedette -dentro una coppia matrimoniale: inglesi, -parevano; sposi, senza dubbio; ricchi, si vedeva; -due dei più belli e poderosi esemplari -della razza anglo-sassone ch'io avessi veduti mai, -un atleta e un'amazzone, tutt'e due coi capelli -d'oro, gli occhi di zaffiro e le guance di rosa, -due splendori di gioventù, di forza, d'amore e -di fortuna, di quelle creature che la natura sembra -aver fatte l'una per l'altra, per mostrare -<i>quantunque ella può</i>, e che lasciano per tutto -dove passano un fremito d'ammirazione e d'invidia. -Tutti gli occhi si fissarono su di loro; -<span class="pagenum" id="Page_46">[46]</span> -perfino Carlin uscì in un'esclamazione ammirativa: — Che -bella <i>pariglia</i>! — Ah, quei due -poveri fidanzati malaticci di San Donato, con -quei panni logorati dalla spazzola, come parevano -più poveri e più meschini vicino a quei -due grandi e splendidi fiori britannici! N'ebbi -un senso di pietà vivo, quasi doloroso, come a -veder le vittime d'un atto d'ingiustizia crudele. -La ragazza, in special modo, mi colpì. Guardava -la signora, che le sedeva accanto e la -sorpassava di tutto il capo, voltando il viso -in pieno, per vederla con quell'occhio solo che -aveva scoperto; la guardava come una creatura -tanto al di sopra di lei che non la potesse -neanche invidiare, e quel suo occhio dilatato -e fisso esprimeva un'ammirazione così ingenua, -una simpatia così buona e insieme una così -dolce e umile rassegnazione all'inferiorità propria, -che in quel momento era bellissimo, bello -come una di quelle sante parole che in certe -grandi prove della vita ci rivelano a un tratto, -in un'anima, un tesoro infinito di bontà e di -gentilezza. Osservai tutti i suoi movimenti. Dopo -un poco essa fissò lo sguardo, con la stessa -espressione benevola, ma meno viva, sul signore, -e poi cercò quello del suo amico, e si -guardarono tutti e due per qualche momento, -e parve che si dicessero: — Come sono belli, -come sono fortunati, non è vero? Ma, vedendoli, -io mi stringo ancora più fortemente a te, -perchè penso ch'essi hanno tanti altri beni ed -io ho te soltanto, e che siamo fatti l'uno per -l'altro noi due pure. — Quando essa s'alzò per -<span class="pagenum" id="Page_47">[47]</span> -discendere in piazza Castello, ed egli le tese la -mano, il suo viso si colorì d'un leggiero rossore; -forse perchè pensava che i presenti facessero -in quel punto un confronto fra di loro -e quegli altri due; e il suo rossore ebbe un riflesso -leggerissimo sul viso di lui. Pudore della -bruttezza e della povertà, più bello, più rispettabile -di quello dell'innocenza. -</p> - -<p> -Nella piazza, fra la gente che aspettava la -partenza del tranvai della barriera, mi diede -nell'occhio un ometto sbarbato di mezza età, -con un viso e un vestito di commediante povero, -il quale stava osservando con viva attenzione, -e con gli occhi sorridenti, i due cavalli -attaccati. Li osservai io pure. Si accarezzavano -come due fratelli amorosi: l'uno faceva scorrere -il muso sulla criniera dell'altro, ravvicinavan -le teste toccandosi con le tempie, si strofinavano, -si mettevano a vicenda la bocca -accosto all'orecchio, socchiudendo gli occhi, -come se si parlassero, come se si confortassero -l'un l'altro della dura vita presente con la -predizione dei lunghi sonni che avrebbero dormiti -nei loro ultimi anni davanti alle porte dei -teatri e delle stazioni, sotto la guardia dei fiaccherai -sonnolenti. A un tratto l'ometto sbarbato -mi rivolse la parola, come a un conoscente, -con una vocina d'uccello: — Come si vogliono -bene, eh? Effendi e Calice; quattro e cinque -anni; sono ancora ragazzi; ma male appaiati: -l'uno forte, l'altro debole: non fanno mica un -buon servizio insieme. — Un “tranvaiofilo!„ -Non m'occorse altro per riconoscerlo. Soggiunse -<span class="pagenum" id="Page_48">[48]</span> -subito dopo: — Gran bella linea questa! — Era -un amatore della <i>Società torinese</i>. Riprese infatti -il discorso sulla piattaforma, quando si -partì, dicendomi i profitti quotidiani e straordinari -della linea di Nizza “la regina delle linee„ -con quell'accento di compiacenza e d'alterezza -con cui sogliono molti poveri diavoli numerare e -magnificare le ricchezze dei milionari celebri e -farsi quasi suonar nella mente i loro sacchetti, -come se dessero in quel modo a sè stessi l'illusione -momentanea e il godimento del possesso. -</p> - -<p> -Il tragitto da piazza Castello in là fu amenissimo. -Vicino alla piazzetta Lagrange, mentre il -tranvai correva, una giovane signorina, graziosamente -vestita, che stava aspettando sul -marciapiede, prese la corsa, spiccò un salto, e -piantato un piede sul montatoio, senz'afferrarsi -alla colonnina, restò un momento ritta in quell'atto, -come un acrobata che aspetti l'applauso: -poi aperse l'uscio ed entrò in mezzo all'ammirazione -generale. Il mio vicino soltanto non -mostrò alcuna maraviglia. — È una maestra -di ciclismo per le signore, — disse, o meglio, -gorgheggiò; — vinse anche un premio alle -corse, due anni fa. — E inteso ch'era la prima -volta ch'io vedevo una signora salir sul tranvai -a quel modo: — Lo credo, — rispose, — è -ben raro; a Torino non ce n'è che quattro. -</p> - -<p> -La sicurezza con cui fece quell'affermazione, -come avrebbe detto: — Non c'è che quattro -monumenti equestri, — mi stupì. Egli specificò, -contando sulla punta delle dita. — C'è questa, -dunque; ce n'è una sulla linea della Crocetta, -<span class="pagenum" id="Page_49">[49]</span> -un'ex cavallerizza del Circo Amato, che prese -marito; c'è una serva sulla linea del Valentino, -mi pare.... ma quella è una mezza matta; e una -fioraia, che sta dalle parti di Porta Palazzo. -</p> - -<p> -Lo guardai con ammirazione: era un uomo -prezioso per me. E continuò, dicendo che la più -straordinaria era la fioraia, perchè, sebbene ancor -giovane, era un pezzo da ottanta, un centinaio -di chilogrammi a far poco. Saliva tutti i -giorni alla stess'ora, sul tranvai di Ponte Isabella, -a una cantonata di via Milano. Parecchi -andavano là apposta per vedere il salto, e quando -sul carrozzone c'erano dei giovani allegri, gridavano -tutti insieme: <i>Hop! Hop!</i> nell'atto che -essa pigliava la rincorsa, e poi: — Là! Brava! -Bene! — applaudendo, e lei, ch'era una burlona, -ringraziava prima di sedersi, col gesto -d'una ballerina alla ribalta. — Ah sui tranvai, — concluse, — per -chi non ha occupazioni.... è -uno spasso. -</p> - -<p> -Mentre egli parlava s'eran seduti dentro, nel -mezzo, l'uno di faccia all'altro, un vecchio frate -cappuccino, piccolo e secco come una mummia, -e un sottotenente degli alpini giovanissimo, -che si guardavano a vicenda con molta -attenzione, come due esseri strani l'uno per -l'altro, che avessero per la prima volta l'occasione -di esaminarsi dappresso; e questi e una -bella baliona di Viù, che era seduta in fondo, -con la sua grande cuffia bianca e il grembiale -rosso, imperlata come una madonna, facevano -tra l'altra gente uno spicco così vivo e fra di -loro un contrasto così forte d'aspetto e di natura, -<span class="pagenum" id="Page_50">[50]</span> -che gli occhi di tutti i passeggeri correvano vivacemente, -sorridendo, dall'uno all'altro, come -su tre personaggi di commedia che rappresentassero -una “situazione„ straordinaria. -</p> - -<p> -Stavo osservando il quadretto, quando il tranvai -s'arrestò, l'ometto sbarbato discese, e salì -e sedette dentro, con un ragazzino sulle ginocchia, -una donna del popolo, dalle forme robuste -e dal viso ardito. -</p> - -<p> -Il fattorino le andò a porgere due biglietti. -Essa porse due soldi soli. — Deve pagare anche -il bimbo, — disse quello, con uno spiccato -accento modenese. -</p> - -<p> -— Un bimbo di questa età? — domandò bruscamente -la donna. -</p> - -<p> -— Appunto perchè è di quell'età, — rispose -il fattorino. — Il regolamento non esclude che -i lattanti. Il suo è lattante? -</p> - -<p> -— Cosa vuol dire? -</p> - -<p> -— Se prende il latte. -</p> - -<p> -— Sicuro che lo prende, tutte le mattine appena -levato. -</p> - -<p> -— Non mi pigli in giro: voglio dire se prende -il latte della mamma, — e accennando col dito -alle fonti: — il suo. -</p> - -<p> -— Oh, dico, — rispose la donna risentita, — porti -rispetto! — Tutti diedero in una risata; -essa girò sui passeggieri un occhio minaccioso.... -e poi rise anch'essa, confessando così schiettamente, -in quel modo, d'aver finto di offendersi -per imbrogliar la questione, che risero -tutti un'altra volta. -</p> - -<p> -La compagnia era di buon umore. All'angolo -<span class="pagenum" id="Page_51">[51]</span> -di via Baretti, salì una grossa signora sui cinquanta, -rotonda e fresca come un cavolfiore, e -tutt'ansimante, con un cappellino che pareva -un cespuglio e un vaso di fiori stretto al seno. -Entrando, mentre i cavalli ripigliavan la corsa, -per andarsi a sedere al posto rimasto vuoto -nel mezzo, si voltò troppo presto, perdette l'equilibrio -e cadde seduta sopra un ginocchio dell'ufficiale, -gettando uno strillo. Fu un momento -solo; ma lo spettacolo di quel donnone sfereggiante -e ansante, con quel faccione rosso, con -quel cespuglio in capo e quel vaso al seno, seduta -come una bimba sulle ginocchia di quell'ufficialetto -sgomentato, era così stranamente -comico che ne schiattò dal ridere la compagnia, -e poi l'ufficiale, e finì con ridere essa pure, -benchè tutta confusa, mettendosi a sedere sulla -panca, con una mano sul viso. -</p> - -<p> -Ma non era finita. Arrivati in piazza San Salvario, -fa cenno di fermare una piccola signora -bionda, che tiene due bimbi per mano. Il cocchiere -ferma. Quella s'avvicina alla piattaforma -anteriore e porge uno dei bimbi al fattorino che -lo tira su e lo fa entrare: un bel bimbo biondo -d'un paio d'anni, sorridente, che è accolto con -carezze. Subito dopo entra il secondo, somigliantissimo -al primo, vestito tal quale, sorridente -anche lui, e ricevuto a festa come l'altro. -Pareva che fosse finito; ma non s'eran visti quelli -che la signora aveva dietro di sè. Il fattorino -ne tira su e ne mette dentro un terzo, una copia -un po' ingrandita dei due primi. Allora la -compagnia cominciò a esilararsi, a scherzare: — E -<span class="pagenum" id="Page_52">[52]</span> -tre! — È un collegio. — Staremo qui -un'ora. — Ne comparve un quarto: fu un coro -d'esclamazioni. Comparve ancora una ragazzina -sugli otto anni: fu uno scoppio d'allegria. -Salì finalmente la signora, il ritratto miniato -di tutti e cinque, rosea e serena come loro, e -al suo apparire tutti tacquero; ma al vedere -che n'aveva in corso di stampa un sesto, tutti -si rallegrarono da capo, con un sorriso di simpatia -ammirativa e un mormorio rispettoso di -congratulazioni; e la gaiezza di tutta quella -gente che carezzava i bimbi, e quei cinque visetti -biondi che sorridevano tutti insieme, senza -saper perchè, eccitati dal sorriso degli altri, e -la giocondità amorevole di quella mammina -snella e fresca come una ragazza, felice della -sua fecondità trionfante, furono per alcuni momenti -uno spettacolo delizioso. -</p> - -<p> -L'ultima la godetti io solo. V'erano sulla piattaforma -due uomini sulla quarantina, che discorrevano -a voce bassa, l'uno in piemontese, -l'altro in lombardo. Questo non faceva che esclamare -di tratto in tratto: — <i>Ah che loder! Ah -che baloss!</i> —; l'altro raccontava in tuono di lagnanza -una lunga storia d'un tale, che, essendo -suo socio in un affare, aveva prima tentato di -soppiantarlo, poi s'era valso del suo nome per -riscotere dei crediti comuni, e, rotta l'associazione, -oltre al negare con una faccia di -bronzo le sur birbonate, aveva ancora preteso -da lui dei risarcimenti, minacciandolo d'una lite. -E concluse: — Questo ebbe la faccia di farmi, -capisci: come si chiamano queste azioni? — A -<span class="pagenum" id="Page_53">[53]</span> -questa domanda, il lombardo si levò la pipa di -bocca, e con l'accento più naturale del mondo, -senza la minima pretensione apparente di dire -un'arguzia, come chi si serve d'un motto già -entrato nel patrimonio della lingua comune, rispose -pacatamente, dando a me un'occhiata distratta: — <i>Hin -azion de comendator.</i> -</p> - -<p> -A un cento passi dalla barriera, mentre i cavalli -galoppavano, la maestrina di ciclismo uscì -sulla piattaforma, si mise ritta sul montatoio, -col viso alto e il velo al vento, e dondolato un -poco il piede nel vuoto, discese senza una scossa, -come se l'avessero posata in terra due braccia -invisibili. Fra i passeggieri che si affacciarono -ai finestrini per vederla scendere, vidi il viso -del vecchio frate, stupito, che pareva dire: — Ma -che razza di donne si fanno adesso! -</p> - -<p> -E così terminò la corsa fortunata, una di quelle -rare corse a traverso al mondo, nelle quali i -nostri simili non ci si presentano che in aspetti -graziosi e lepidi, dandoci quasi una passeggiera -illusione che la vita non sia che una commedia -piacevole, di cui non si diverta che chi non l'intende -o chi è -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i04"> .... malventuroso, e di piaceri</p> -<p class="i01">o incapace o inesperto.</p> -</div></div> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Ma, ahimè, che bruschi voltafaccia ci fa la -fortuna anche sui tranvai! Trovo fra le note -segnato il 9, domenica, come una giornata nefasta. -Era un tempo freddo, piovigginoso, grigio, -<span class="pagenum" id="Page_54">[54]</span> -come se piovesse cenere. Il dopo pranzo, -appena salito sul tranvai del Corso Vinzaglio, -accanto al buon Giors, che la pioggia pareva -mettesse di buon umore, mi seguì un piccolo -accidente di malaugurio, che dovrebbe servir -di ammaestramento ai fumatori spensierati. Addentai -il regalo che m'aveva fatto un giornalista -spagnuolo passando per Torino, uno di -quei principeschi sigari di Cuba, foggiati a punta, -che a noialtri poveri italiani fanno l'effetto che -fa il pan bianco a chi vive di pan di segala. -Alla prima boccata di fumo Giors si voltò, e -mise un'esclamazione: — <i>Ah che bel bonbon!</i>... -E che buon puzzo! — e cominciò a aspirare i -nuvoli, mettendovi il viso dentro, e inarcando -la schiena e ridendo dal gusto, come se succhiasse -egli pure. Ma non tenendo il sigaro con -la mano, per non parer mal pratico della roba -fine, a un traballar che fece il tranvai nello -svoltare in Via Cernaia, il <i>bonbon</i> mi sguizzò di -bocca come una freccia e andò a cader capofitto -nella mota. — <i>Ah, malheur!</i> — gridò Giors, -con un accento di sincero rammarico, come se -fosse saltato via dalle sue labbra; ma, guardatomi -in faccia, vedendo che avevo l'aria del -corvo della favola a cui casca dal becco il formaggio, -diede in una risata di ragazzo. Si ravvide -subito, però, osservando il mio riso forzato, -e disse in tono grave di compatimento: — Già.... -per fumare quei sigari lì.... è meglio prender la -“cittadina„. — Ma fu egli stesso così colpito -dall'arguzia della sua sentenza che diede in -un nuovo scoppio di risa. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_55">[55]</span> -</p> - -<p> -— Comincia male, — pensai; — su questa linea -m'ha da capitare qualche disgrazia. -</p> - -<p> -E non tardò. Salì all'angolo del Corso Vittorio -un ex professore di ginnasio, mio antico conoscente, -tutto zazzera e barba, un po' strambo, -una di quelle facce rettoriche di vecchi letterati, -che par che sian nati con gli occhiali; e -mi si piantò davanti sulla piattaforma. Io mi -vidi perduto. Era un recitatore spietato dei propri -versi, che ammazzava gli amici a colpi di -cetra. Questa razza crudele è particolarmente -terribile sui tranvai, dove non potete sfuggire -al supplizio e siete costretti a ricevere i colpi -a bruciapelo, in piena faccia, col naso del carnefice -a contatto col vostro. Per mia disgrazia -appunto, essendo la piattaforma affollata, m'era -impossibile movermi, ero in sua balìa con le -braccia e con le gambe legate. Fatta una prefazione -brevissima al suo ultimo “parto„, egli -m'appuntò contro il petto un indice lungo e nodoso, -e incominciò a dire i versi, prima a voce -bassa, poi, infervorandosi, forte: — <i>All'uomo!</i> — Non -era che un sonetto; ma steso tutto quanto -in una forma interrogativa, che pareva stata -scelta apposta per metter l'uditore alla berlina. -Cominciava: <i>Uom, chi sei tu?</i> e a ogni coppia -di versi ritornava questa domanda, alla quale -il poeta, pessimista nerissimo, dava una serie -di risposte vigorose, l'una più offensiva dell'altra -per il re del creato — <i>Uom, chi sei tu?</i> — I -passeggieri discosti, che non potevano capire -ch'egli mi recitava una poesia, vedendo l'atto -e non afferrando che qualche parola, credettero -<span class="pagenum" id="Page_56">[56]</span> -che m'apostrofasse insolentemente, e si voltarono -tutti a guardare. E quegli da capo, appuntandomi -il dito contro il mento: — <i>Chi sei tu? -Con te stesso empio e mendace.</i> — L'attenzione -dei passeggieri si fece più viva. — <i>Chi sei tu?</i> — I -più vicini sorridevano; ma gli altri sporgevano -il viso stupito e inquieto, aspettandosi ch'io -alzassi le mani. — <i>Chi sei tu?</i> — E tirò via a -darmi dell'<i>insetto</i>, della <i>vana bolla</i>, della <i>larvata -iena</i>, un sacco d'ingiurie sanguinose, senza che -il rossore che mi saliva alle guance e le smorfie -di tormentato ch'io gli facevo sul viso gli destassero -il più leggiero sospetto del mio stato -d'animo. Il primo verso dell'ultima terzina terminando -in <i>stile</i>, presentii con un fremito la -botta finale, una patente di viltà solennissima; -e tentai di pararla coprendo la sua voce con -un colpo di tosse; ma l'aguzzino ripetè il verso. -Eravamo in quel punto davanti alla stazione; -io avrei dovuto proseguire; ma, vergognandomi -di restar là dopo essermi asciugati in silenzio -tanti improperi, e anche per disingannar la -gente mostrando che s'era buoni amici, discesi -con lui nella piazza, dove mi presi nel fianco -destro un altro sonetto.... -</p> - -<p> -Mezz'ora dopo ritornai dov'ero sceso per prender -la linea dei Viali, salii sulla piattaforma -d'un carrozzone pien di gente, e mi trovai davanti.... -Maledetta giornata! Ecco un altro caso -fastidiosissimo, non possibile che sui tranvai: -trovarsi faccia a faccia, a contatto, costretti a -guardarsi e quasi a confonder gli aliti, con un -antico amico, col quale s'è rotta l'amicizia da -<span class="pagenum" id="Page_57">[57]</span> -quindici anni, e che da quindici anni non v'ha -più guardato in viso. Se è un nemico che -v'odia e che odiate, se n'esce subito: gli voltate -bruscamente le spalle, o ve le volta lui. -Ma se la rottura non avvenne che per una discussione -giovanile stonata, nella quale aveste -tutt'e due una parte di torto, e di cui vi pentiste, -e supponete ch'egli si sia pentito, se non -solo siete certi che l'orgoglio soltanto lo trattenne -per tanto tempo dal ritornare a voi, ma -sentite che è il sentimento stesso che impedì -a voi pure di fare quel passo, quanto è penoso -allora l'incontro! Per fortuna, due passeggieri -discesero dopo un momento, ed essendosi fatto -un po' di spazio, quegli potè adagio adagio, -scostandosi un poco, voltarsi dalla parte opposta, -senz'aver l'aria di farmi uno sgarbo. Ma -fu quasi peggio perchè, non avendo più il suo -viso davanti, ebbi libero il pensiero, che prese -la via dei ricordi. Egli era là, con la nuca -a un palmo dal mio mento; da una contrazione -appena visibile della sua guancia capii -che doveva essere un po' commosso; gli vedevo -per la prima volta molti capelli grigi; -mi ricordai delle allegre serate che avevamo -passate insieme, dei discorsi pieni di confidenze -reciproche, delle lunghe passeggiate fuor di -porta che avevo fatto con lui; mi ricordai del -riso di buon figliuolo con cui accettava il soprannome -di <i>Siapure</i>, che gli avevamo posto, -perchè nelle discussioni diceva <i>sia pure</i> a ogni -tratto, come un intercalare; mi ricordai che -in fondo era un caro amico, un po' troppo -<span class="pagenum" id="Page_58">[58]</span> -pronto, un poco affettato, ma d'indole affettuosa, -incapace d'un'azione ignobile; mi rivenne anche -in mente che, sette o otto anni addietro, aveva -perduto sua madre, morta miseramente, d'una -caduta di carrozza, e che per vari mesi dopo -l'avevo visto pallido e accasciato; pensai che -sarebbe spettato a me di coglier quell'occasione, -di toccargli la spalla con la punta delle -dita, chiamandolo per nome, e di fargli, al suo -voltarsi, un sorriso che fosse un invito, una -preghiera.... E mi mancò il coraggio di farlo. E -allora, vilmente, riandai col pensiero quella -tal discussione, rimasticai le sue parole offensive, -attenuai cavillando le mie, m'irrigidii nell'orgoglio, -e stetti così, duro e muto, finchè egli -discese senza guardarmi, e infilò via San Massimo, -sotto alla pioggia. Ma allora rimasi male, -pentito, con la coscienza d'essermi portato da -anima piccola, e d'aver meritato la chiusa dell'<i>Uom, -chi sei tu</i>. — Ah povero mondo! — pensai — Me -ne riserba altre, quest'oggi, la carrozza -di tutti? -</p> - -<p> -Me ne riserbava ancor una, di fatti, e proprio -sulla stessa linea, che presi in Corso San Maurizio -per tornare a casa, dopo aver visitato gli -apparecchi del carnevale in piazza Vittorio Emanuele. -E anche questo fu un caso d'appiccicamento -forzato; ma d'indole comica: uno di -quei mezzi briachi espansivi che vi s'attaccano -come mignatte. Era un operaio sui cinquanta, -bassotto, col cappello arrovesciato indietro e -un ciuffo di capelli grigi sulla fronte; che pareva -si fosse preso tutta la pioggia della giornata, -<span class="pagenum" id="Page_59">[59]</span> -tant'era fradicio da capo a piedi. Stava -solo sulla piattaforma, masticando un mozzicone -di Virginia, con una faccia che mostrava -un gran prurito di chiacchierare. — Appena -salii, mi guardò fisso con due occhi lustri, e si -rivelò meneghino alle prime sillabe: — <i>Pisson -d'on temp!</i> — Con questo fiore di lingua attaccò -la conversazione. Aveva fatto una passeggiata -fuor di porta (si vedeva) <i>cont on amis</i>, nel quale -s'era imbattuto la notte, <i>a la vœuna e mezza</i>, -dopo tanti anni che non si vedevano, un compagno -d'armi del 1866, che s'era trovato con lui -a Rocca d'Anfo, <i>sotto Garibaldi</i>. — <i>Hoo minga -bevu tropp</i> — disse, — .... <i>duu gott</i>.... — Era un po' -allegro, ne conveniva; ma questo non gli avrebbe -impedito d'andar la mattina dopo al lavoro: -era lavorante in ferro. Poi disse ex abrupto: -<i>Vedaremm, vedaremm</i>, queste prossime elezioni. -<i>Cossa el ne pensa lu?</i> — Ma, senz'aspettar la -risposta, mi guardò in viso, col capo un po' inclinato -da una parte, sorridendo maliziosamente, -e, appuntandomi l'indice al petto: — <i>Lu el dev -vess de l'oposizion!</i> -</p> - -<p> -Parendomi pericoloso il fargli delle confessioni -politiche, mi contentai di sorridere. Egli picchiò -il pugno nella mano in atto di trionfo e gridò: — <i>Ah! -el disevi mi! Mi conossi la gent da la fisonomia.</i> — Egli -aveva dato il suo voto allo Zavattari. — <i>Cossa -ne pensa lu del noster Zavattari?</i> -</p> - -<p> -La mia risposta lo soddisfece. -</p> - -<p> -— <i>El credi mi!</i> — esclamò. — <i>E del noster -Cavallotti, sentimm on poo...? E del noster Imbriani?</i> -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_60">[60]</span> -</p> - -<p> -Ma le mie risposte, troppo laconiche, non -finivano di contentarlo. Me ne fece dell'altre, -a cui non risposi più che con cenni del capo. -Allora scrollò una spalla, dicendo: — <i>Hoo capii: -el vœur minga desbottonass.</i> — E sorrise in atto -di compatimento. Poi, tutt'a un tratto, come se -gli fosse venuta su un'ondata di vino, mi fissò -negli occhi uno sguardo torvo, e voltandosi -verso di me con un movimento brusco che gli -fece fare un traballone: — <i>Ovèi, disi.... el me -credariss forsi on confident de questura?</i> -</p> - -<p> -Caspita! Bisognava rispondere. — Che cosa le -passa per la testa? — dissi con gravità. — So -bene che uno che s'è battuto con Garibaldi non -può far di questi mestieri. -</p> - -<p> -— Ah! — esclamò rasserenandosi. — Ecco -una parola giusta! — E provò a ripetersi la mia -risposta per gustarla meglio. — <i>Ben ditt!... Ah -lu l'è fin! Lu el m'ha daa una risposta che ghe -fa onor!</i> — E poi da capo: — <i>Ch'el me disa -donca</i> — domandò con un sorriso sarcastico —, -<i>cossa el ne pensa lu de Francesco Crispi?</i> -</p> - -<p> -Ma non aspettò la risposta: si voltò verso la -strada e, tirando un moccolo, mostrò il pugno -all'orizzonte, come se il fantasma del suo nemico -sorgesse dietro la collina di Superga. E -poi un'altra volta, con un'ostinazione mulesca: — <i>Ma -ch'el me disa propri quel ch'el pensa del -noster Zavattari?</i> -</p> - -<p> -E continuò così, implacabile, per tutto il tragitto. -Salirono altri; speravo che s'attaccasse -ad altri. Ma no, egli rimase incollato a me, seguitando -a tempestarmi di domande, ora stizzendosi -<span class="pagenum" id="Page_61">[61]</span> -del mio laconismo, ora approvando calorosamente -le mie mezze risposte, ora interrogando -e rispondendo in vece mia, e lodandomi -della risposta che s'era fatta egli stesso. -Ma alla fine si dichiarò malcontento. — <i>L'è -inutil.... l'è inutil</i> — concluse scrollando il capo, -con un sogghigno amaro: — <i>El se vœur propri -minga desbottonà</i>.... — E voltatosi ancora una -volta a guardarmi prima di discendere, diede -in una gran risata, e esclamò: — <i>Ah! che politicon!... -Ah che maggia!</i> -</p> - -<p> -Discese, respirai. Ma fatti appena quattro passi, -mentre era ancora fermo il tranvai, si voltò indietro: -tremai che risalisse; non risalì. Mi ripetè -soltanto con un sorriso furbesco, tendendo -la mano e tentennando sulle gambe: — <i>E pur.... -lu el dev vess de l'oposizion!</i> — Detto questo, -se n'andò. Ero libero; ma il divertimento era -durato per la bellezza di duemila e quattrocento -metri. E così si chiuse per me la nefasta giornata -del 9, della quale, rientrato in casa, presi -nota con dispetto, maledicendo alla poesia tranviaria, -alle amicizie rotte e alla politica brilla, -quasi infastidito del mio soggetto.... -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Mi rinfrescarono l'ispirazione tutt'a un tratto -le “giardiniere„ che fecero la solita apparizione -transitoria negli ultimi giorni di carnevale. -Quelle grandi carrozze leggiere e aperte da ogni -lato, in cui i passeggieri siedono gli uni dietro -gli altri, tutti rivolti da una parte, in modo che, -<span class="pagenum" id="Page_62">[62]</span> -stando ritti sul davanti, un po' di sbieco, s'abbracciano -con lo sguardo ventotto visi disposti -in sette file, come nella platea d'un teatro minuscolo, -presentano un molto più largo e più -vario campo all'osservatore che i carrozzoni -chiusi. Vi potei far subito delle osservazioni -nuove sulla famiglia amenissima degli erotici, -che, non potendo più giovarsi della confusione -e del serra serra, vi si mostrano più scopertamente. -I più arditi, i giovani per lo più, s'appoggiano -con impostature eleganti al parapetto -anteriore, voltando le spalle ai cavalli, e passano -in rassegna il bel sesso della piccola platea volante, -come usano di fare, tra un atto e l'altro, -dalle sedie chiuse. I più timidi, che sono anche -gli osservatori più profondi e i goditori più raffinati, -stanno ritti in fondo, di dove non vedono -i visi, ma godono di molti altri aspetti della -forma femminile, che pare li compensino largamente -di quella privazione. Di là, in fatti, -possono accarezzare con lo sguardo i colli -bianchi, i ciuffetti di capelli agitati dall'aria sulle -nuche, i piccoli recessi candidi e rosati intorno -alle orecchie, i saldi nodi delle capigliature morbide -sporgenti sotto ai cappellini e le lunghe -trecce cadenti sulle schiene giovinette; e possono -anche osservare a bell'agio i diversi atti -graziosi, risoluti o languidi, artificiosi o semplici, -con cui le belle persone siedono e si assettano, -e misurare con gli occhi le vite snelle -e le braccia rotonde, e spingersi pure, senza -farsi scorgere, ad osservazioni più delicate sulle -passeggiere dell'ultima panca, chinando lo -<span class="pagenum" id="Page_63">[63]</span> -sguardo quasi a piombo sulle linee moventi che -s'inarcano dai colli alle cinture e sulle curve -ferme che scendono dalle cinture ai ginocchi. -Si sale di rado in una giardiniera, in cui non -si possa osservare qualcuno di questi osservatori -cogitabondi, che col luccichìo delle pupille -dicono chiaramente con che cosa si stia trastullando -il loro pensiero. -</p> - -<p> -Un bell'originale di questa famiglia conobbi -sulla linea dei Viali il dopopranzo della domenica -grassa. Stava ritto accanto a me, in fondo -alla giardiniera. Era un signore attempatotto, -rotondo e roseo, senza un pelo di barba, con -una bella capigliatura grigia ondulata che gli -scappava di sotto a un piccolo cappello a tuba: -tutto vestito di nero e impiccato in un alto solino -bianchissimo. L'avrei preso per un pastore -evangelico se non avesse mandato intorno un -profumo acuto d'essenza di rose. La giardiniera -era piena di signore e di signorine. I suoi occhi -celesti e vivi scorrevano senza posa su quella -folla di cappellini che offriva l'aspetto d'un'aiuola -fiorita, accompagnavano per un tratto ogni signora -che scendeva, squadravano, avvolgevano, -scrutavano ogni signora che saliva, non perdevano -uno solo dei movimenti che faceva ciascuna -per alzarsi, per voltarsi indietro, per aggiustarsi -le vesti, per far posto ad un'altra: pareva che -egli pigliasse degli appunti mentali. Ma non -v'era ombra di sensualità nel suo sguardo: v'era -un'espressione come di compiacenza artistica, -un continuo leggerissimo sorriso di godimento -puro e tranquillo dell'immaginazione. A un dato -<span class="pagenum" id="Page_64">[64]</span> -momento vidi i suoi occhi dilatarsi fissandosi -sulla spalliera mobile dell'ultima panca, alla mia -sinistra; guardai: egli aveva colto sul fatto una -crestaina, salita poco prima con un giovanotto, -la quale, tenendo le braccia ripiegate indietro -sopra la cintura, e facendo l'indiana, agitava -le dita fra le mani dell'amico, ritto dietro di -lei, indianeggiante egli pure; e mi parve che -quella scoperta lo rallegrasse, gli destasse un -senso di gioia benevola, come quella d'un padre -che vede scherzar la figliuola col fidanzato. Un -tal colore, se altro non era, egli dava abilmente -al suo sentimento. Lo giudicai uno di quei vecchi -fortunati, sani di temperamento e di spirito, -che dal bel sesso sono ancora attratti, ma non -turbati, che ammirano una bella donna come -una bella aurora, che davanti allo spettacolo -della bellezza e della grazia femminile e degli -amori e delle ebbrezze della gioventù, dignitosamente -rassegnati alla parte di spettatori, non -provano che un senso di dilettazione serena, -scevra d'ogni invidia e d'ogni rimpianto. Seguitai -un'altra volta il suo sguardo, che si fissò, -con un'espressione di maraviglia, all'estremità -d'una delle panche del mezzo.... e riconobbi là -il profilo purissimo della “vergine morta„; la -quale subito, nella mia fantasia, si distese sopra -un panno nero, in mezzo a quattro ceri, con gli -occhi chiusi e lo braccia in croce, ravvolta in -un velo bianco e coronata di fiori. -</p> - -<p> -Era anche questa volta sola, vestita con la -semplicità di tutti i giorni, con una rosa bianca -sul cappellino; bianca come il suo viso immutabilmente -<span class="pagenum" id="Page_65">[65]</span> -sereno di creatura sovrumana, che -non potesse nè arrossire, nè ridere, nè piangere, -intangibile ad ogni passione terrena. Il -chiodo della curiosità mi si ficcò anche più addentro -che la prima volta. Chi poteva essere? -Qualcuna delle signore vicine, di tratto in tratto, -si voltava a guardarla: pareva che non se n'avvedesse. -Ma della sua impassibilità maravigliosa -diede una prova anche maggiore. In un momento -che s'era fermi, passò lentamente in bicicletta, -venendo in direzione opposta alla nostra, -dal lato dov'ella sedeva, un bel tenente dei -bersaglieri, il quale la fissò, e tirò via. Ma appena -si ripartì, quegli tornò indietro e prese ad -accompagnare il tranvai, come un aiutante di -campo una carrozza reale, col viso rivolto verso -la ragazza. Molti s'accorsero della manovra e -si misero a guardarli tutti e due. L'ufficiale -sorrise, un po' confuso, ma non si scostò; essa -non diede il minimo segno nè di compiacenza, -nè di suggezione, nè di dispetto, come se sulla -bicicletta ci fosse stato un bambino di sei anni: -osservava le ruote e il movimento alternato dei -pedali col suo sguardo tranquillo e limpido, -come se studiasse il meccanismo. Quegli ci fiancheggiò -ancora per un po', continuando a guardarla; -poi fece forza, passò avanti e disparve; -e lei girò sui passeggieri che la guardavano i -suoi grandi occhi d'angelo senza sesso, nei quali -non era indizio d'alcun pensiero, come se nulla -avesse visto e nessuno l'avesse guardata. Ma -era veramente un miracolo d'innocenza o d'austerità -d'animo, oppure un prodigio di simulazione? -<span class="pagenum" id="Page_66">[66]</span> -Questo sospetto mi fece riflettere. E doveva -aver fatto in tutti un'impressione assai -viva poichè, quando discese all'angolo di via -Gioberti, tutte le teste dei passeggieri, come se -un colpo di vento le voltasse, si girarono a guardarla, -e vidi che la sua smilza figura di bambina -cresciuta in furia, la modestia monacale -del suo vestire e la sua andatura stranamente -fanciullesca accrebbero in tutti lo stupore, come -in me la curiosità. Ma chi poteva mai essere? -E avrei fatto la sciocchezza di scendere e d'andare -a chiederne informazioni al portinaio della -casa dov'entrava, se la mia curiosità non fosse -stata attratta in quel punto dal viso d'un bimbo, -che stava ritto sopra una delle prime panche, -in mezzo a una signora e a una governante, e -che mi pareva d'aver visto altre volte. -</p> - -<p> -Mi pareva quello a cui sua madre aveva fatto -abbracciare la bambina bionda, sul carrozzone -di Giors, l'ultimo giorno di gennaio. Riconobbi -infatti la madre ai capelli un po' scomposti e -al profilo ardito, mentre si voltava a sinistra, -a parlare con una persona che non vedevo. Essendoci -un posto vuoto sulla panca dietro la -sua, mi ci andai a sedere alla prima fermata, -curioso di veder da vicino quella signora originale, -a cui avevo ripensato molte volte, ricordando -le vampate rosse che le salivano al viso -quando s'accalorava e l'aria di suora di carità -intrepida che spirava dai suoi grossi occhi neri. -Parlava con una ragazzina povera di tredici o -quattordici anni, col capo nudo, magrissima, -che pareva convalescente, e tossiva. Mi stupì -<span class="pagenum" id="Page_67">[67]</span> -la sua voce robusta, calda, un po' velata, come -di chi ha molto gridato; ma assai di più il modo -com'essa parlava a quella poverina, alla quale -rivolgeva delle domande e pareva facesse delle -raccomandazioni, che il rumore del carrozzone -non mi lasciava intendere. Era un'espressione -del viso, un atteggiamento, un accento di sollecitudine -e di cortesia, che rispondevano mirabilmente -a un'idea ch'io avevo in capo della -maniera da usarsi dai signori coi poveri; nella -quale la benevolenza non abbia ombra di curiosità -nè di sforzo, e sia delicatamente rattenuta -la manifestazione della pietà, e questa non -apparisca punto di natura diversa da quella che -noi sentiamo per i dolori dei nostri eguali, e la -familiarità non si mostri concessa per proposito, -ma data per moto spontaneo dell'animo, -senza coscienza di darla. -</p> - -<p> -Eravamo a metà del corso Cairoli quando un -pezzo d'uomo barbuto, una figura di fattor di -campagna arricchito, che dava le spalle alla signora, -non mostrando di sè altri connotati -che due enormi orecchie vermiglie, accese un -sigaro Cavour e si mise a far fumo come un -camino. -</p> - -<p> -L'aria mossa portò i nuvoli in viso alla ragazzina, -che prese a tossir forte, torcendo il -capo e schermendosi con le mani. -</p> - -<p> -La signora stette un po' incerta; poi sporse il -capo avanti e, con buon garbo, pregò il fumatore -di smettere, accennandogli la ragazza che -tossiva. -</p> - -<p> -Quegli voltò il suo faccione rosso, sgraditamente -<span class="pagenum" id="Page_68">[68]</span> -sorpreso, diede un'occhiata alla signora -e alla sua protetta, e continuò a fumare. -</p> - -<p> -Alla signora venne su una delle vampate solite -e si gonfiò il collo come a una cantante che -prepara una nota poderosa. — Signore, — ripetè, -meno cortesemente di prima —, abbia la -bontà di smettere.... per umanità, non per cortesia. -</p> - -<p> -L'uomo scrollò una spalla e cacciò fuori un -altro nuvolo. -</p> - -<p> -— Mettiti al mio posto —, disse allora risolutamente -la signora alla ragazza, scattando in -piedi, e soggiunse forte: — Che screanzato! -</p> - -<p> -Quegli si voltò in tronco, con gli occhi larghi, -dicendo con violenza: — Guardi come parla! -</p> - -<p> -— Parlo come debbo! -</p> - -<p> -L'uomo s'alzò. -</p> - -<p> -— Oh s'alzi pure; sono una donna; ma non -ho paura! — E ritta in faccia all'omaccione, -mentre il fattorino ed altri s'interponevano, col -viso eretto e acceso e l'occhio imperterrito, -stringendo a sè con una mano il bimbo piangente -e tenendo l'altra sulla spalla della ragazzina -impaurita, la piccola e brava signora era -bella da baciarla in fronte. -</p> - -<p> -Sopraffatto da un coro di voci ostili, l'uomo si -rimise a sedere, bofonchiando, senza levarsi il -sigaro di bocca, ma non fumando più; e pochi -minuti appresso, arrivando il tranvai allo sbocco -di via Bonafous, la signora discese col bimbo e -con la governante, dopo aver salutato la sua -protetta, e si perdette in mezzo alla folla immensa -accalcata intorno ai baracconi e alle giostre -<span class="pagenum" id="Page_69">[69]</span> -di piazza Vittorio Emanuele, donde s'alzava -un frastuono infernale di grida e di musiche discordanti. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Per tre giorni le giardiniere furono infestate -da un esercito di <i>pierrots</i> e di <i>bébés</i>, vestiti a -centinaia d'un solo colore, come se li avesse -arruolati e mascherati la Prefettura, e ripetenti -tutti, dalla mattina alla sera, lo stesso eterno -<i>ciao</i> e <i>ti conosco</i>, col medesimo grido in falsetto, -acuto e molesto come i loro fiati vinosi -e le esalazioni della loro biancheria sospetta e -della loro pelle in sudore. Nel piccolo teatro del -tranvai, con mio rammarico, si sostituiva alla -commedia piacevole di tutti i giorni il veglione -chiassoso, dove non potevo più osservare che -la caricatura buffonesca della vita. Di mala voglia, -il dopo pranzo del martedì grasso, feci una -corsa da piazza Statuto alla Gran Madre di Dio. -Erano giunte dall'Africa le brutte notizie dei -combattimenti di Seeta e di Alequà coi ribelli. -Intorno a me, fra i passeggieri, si commentavano -i fatti, e alle parole tristi che si scambiavano -intorno alla strage, alle sevizie usate ai -feriti, alla morte dei tenenti Negretti e Caputo -e dell'ufficiale arso vivo, e ai pronostici che si -facevano di altri casi più funesti, si mescolavano -le note festose delle trombette e dei corni, -gli strilli e i canti delle maschere che passavano -e i lazzi e le risa di quelle del tranvai; e -in mezzo a quella baldoria mi parevano più miserande -<span class="pagenum" id="Page_70">[70]</span> -e più terribili le immagini di quelle povere -vittime lontane della guerra maledetta. Ah, -che cosa sono i lutti nazionali quando cadono -nei giorni destinati dal Calendario alla gozzoviglia -e al baccano! -</p> - -<p> -Per un tratto di strada mi stette seduto accanto -un uomo maturo, il quale non aveva altra -maschera che un gran naso orizzontale, e -con quel becco di cicogna sul viso, come se lo -portasse per obbligo, leggeva con gran serietà -la <i>Gazzetta del Popolo</i>; poi un operaio alticcio -e mezzo assonnito, che, dimenticando d'essersi -annerita la faccia con sughero bruciato per divertir -sè ed il pubblico, discorreva con accento -lamentevole di certi suoi dispiaceri di famiglia a -un amico addormentato. A metà di via Po, una -graziosa mascherina verde, scendendo dal carrozzone -mi diede un lattone sul cappello e mi -disse nell'orecchio: — Abbasso il socialismo! —; ma -non me n'offesi perchè, agli occhi e ai modi, -non mi parve, per quanto riguardava la sua -persona, una troppo fiera nemica della proprietà -collettiva. Al posto di lei salì poco dopo una -vecchia signora, di capelli bianchissimi, d'aspetto -dignitoso e buono, che serbava ancora i segni -d'una bellezza gentile, e sulla panca davanti un -giovanotto in maschera di pulcinella, con gli -occhi accesi dalle libazioni, che stringeva un -sacchetto di confetti con due mani rudi d'operaio. -Ed ebbi allora un esempio di quanto valga -la gentilezza più dello sdegno a imporre rispetto -anche a un animo volgare. Colpito da quella -bella canizie signorile, il giovane s'appoggiò alla -<span class="pagenum" id="Page_71">[71]</span> -spalliera della panca, proprio in faccia alla signora, -sorridendole con familiarità impertinente, -con l'intenzione manifesta di dirle qualche facezia -grossolana. Cominciò con la formola solita: — Ah, -ti conosco.... t'ho conosciuta quand'eri -giovane.... cerca un po' di ricordarti.... — Una -risposta secca avrebbe provocato un'insolenza. -La signora rispose invece dolcemente, -scrollando il capo: — Tu sbagli, povero figliuolo; -quand'io ero giovane tu non eri ancora nato.... -</p> - -<p> -La pacatezza, la grazia sorridente, velata -d'una certa mestizia, e l'accento di benevolenza -quasi materna con cui ella disse queste parole, -tanto diverse da quelle ch'egli s'aspettava, fecero -rimanere il giovane come interdetto. Sorrise, -scotendo il capo; volle ribattere, ma non -osò, e per uscirne tuffò la mano nel sacchetto -e porse alla signora due caramelle, che essa -accettò; poi si mise a sedere, e non disse più -nulla. -</p> - -<p> -Il tranvai, come un barcone scendente da un -fiume in un lago, entrò dentro alla folla enorme -di piazza Vittorio Emanuele; e in mezzo a quella -moltitudine bamboleggiante attorno alle grandi -giostre scintillanti d'oro e di specchi, ai baracconi -imbandierati, ai pagliacci urlanti, ai fantocci -mostruosi, dinanzi allo spettacolo di tutta quella -gente d'ogni condizione e d'ogni età che girava -sui cavalli di legno, sulle barche, sui velocipedi, -sulle altalene e accorreva agli squilli di tromba -dei ciarlatani chiamanti a raccolta l'imbecillaggine -umana, la persona più seria, l'unico che -paresse un uomo, che mostrasse d'aver ancora -<span class="pagenum" id="Page_72">[72]</span> -un cervello nel cranio era il povero cocchiere, -un gobbetto di pelo rosso, che, rattenendo i cavalli, -s'affannava a fischiare, a gridare: — Attenti! — a -rimovere dalle rotaie i rimbambiti, -molti dei quali gli rivolgevano delle ingiurie, -offesi dalla superiorità di giudizio ch'ei mostrava -d'aver sopra di loro. Che respiro tirò il -pover'uomo quando si trovò all'aperto sul ponte -di Po, fuor del pericolo di storpiar senza colpa -il suo prossimo e della necessità d'aver cervello -per mille! Tirò fuori il fazzoletto turchino -e s'asciugò la fronte grondante di sudore, e -quando si arrivò in faccia alla Gran Madre di -Dio, staccati appena e riattaccati i cavalli, afferrò -il suo canestro, sedette sul predellino, e -si mise a ingozzare in furia una povera minestra -fredda di riso e fagioli. Io stetti osservandolo, -aspettando che il tranvai ripartisse. Poteva -aver trentacinque anni; doveva esser un -contadino, perchè portava due cerchietti dorati -alle orecchie, e all'udire il suo accento vercellese, -pensai che fosse uno di quei lavoratori -delle risaie, che i loro colleghi del tranvai chiamano -burlescamente <i>mangiarane</i>, dicendo che -la vita dura del cocchiere è una delizia per essi, -appetto a quella d'inferno che menavano prima. -Vedendo che l'osservavo, mi raccontò a parole -rotte, masticando, la storia della sua colazione; -la quale era in ritardo di quattr'ore, poichè -quella mattina, essendo egli stato mandato -all'improvviso dalla linea dei Viali a quella del -Martinetto a supplire un assente, il canestro, -che gli aveva portato sua moglie, s'era sviato. -<span class="pagenum" id="Page_73">[73]</span> -e passando di tranvai in tranvai, aveva girato -per le linee dalle dieci alle due, prima di raggiungerlo. -E il povero gobbetto, digiuno dall'alba, -mentre mangiava a precipizio, si voltava -a ogni boccone a guardar se l'altro tranvai arrivasse, -già affannato dal pensiero della folla -che avrebbe dovuto riattraversare, spolmonandosi -a fischiare e a urlare, in piazza Vittorio -Emanuele, in via Po, in via Garibaldi, fino al -capo opposto di Torino.... — Ah il carnevale — esclamò — per -noi altri!... Se conoscessi chi -l'ha inventato! — E fece l'atto di scaraventare -il canestro in faccia a qualcuno. -</p> - -<p> -Ripartii con lui; si ruppe un'altra volta l'onda -umana della gran piazza, in mezzo a un frastuono -diabolico, e anche prima d'arrivare in -via Po, il tranvai era stracarico. V'era una mescolanza -di cappellini fioriti, di chepì, di tube, di -capigliature arruffate, di berrettine rosse e di -cappelli a pan di zucchero e di cappucci di maschere, -un pigia pigia di gente con l'argento -vivo addosso, che lanciavano risa e grida, come -scoppi di razzi e di petardi, agli alti tranvai che -passavano; dai quali rispondevano altre bocche -spalancate e braccia fendenti l'aria, come da tanti -gabbioni di matti. A ogni tratto la giardiniera -si fermava, e molti scendevano, molti salivano, -disputandosi il posto, cadendo seduti e rialzandosi, -strofinandosi a vicenda per tutti i versi e -scambiandosi urtoni, complimenti e pizzicotti, -con un cicaleccio e un vocìo che assordava. In -piazza Castello mi si venne a piantar davanti, -sulla piattaforma posteriore, un mascherone colossale, -<span class="pagenum" id="Page_74">[74]</span> -insaccato in un dominaccio nero che -gli dava l'aspetto d'un fratello della Misericordia, -e costui e altri due mascherotti vinolenti, quando -furono in via Garibaldi, cominciarono a tormentare -una donna, che le loro schiene mi nascondevano, -tempestandola di domande buffe, e chiamandola -<i>mare</i> e <i>nona</i>, per canzonatura. -</p> - -<p> -— O <i>mare</i>, come ve lo siete goduto il martedì -grasso? -</p> - -<p> -— Guarda che po' di sacco di confetti che ha -vuotato! -</p> - -<p> -— O una giratina sulla giostra a barche l'avete -data? -</p> - -<p> -— L'ho trovata io in un <i>Gabinetto riservato -agli adulti</i>! -</p> - -<p> -— L'ho vista in maglia nel <i>Padiglione orientale</i>! -</p> - -<p> -Non udii alcuna risposta. Un minuto dopo, i -tre buffoni saltarono giù, e io riconobbi all'estremità -dell'ultima panca la vecchietta di -Pozzo di Strada, che doveva esser salita, come -sempre, all'angolo dì via XX Settembre. Aveva -il fazzoletto in capo, il suo sacco vuoto sulle -ginocchia, il suo solito atteggiamento umile e -raccolto. Non mostrava alcun risentimento delle -beffe, come se non le avesse neppure intese: -guardava con lo sguardo attonito d'un bimbo -le ragazze mascherate che passavano in bicicletta, -i drappelli di maschere che sfilavano accanto -al tranvai pestando i tacchi e ripetendo -tutte in coro lo stesso grido come branchi di -capre, la doppia processione nera che andava -e veniva sui marciapiedi; ma pareva che non -<span class="pagenum" id="Page_75">[75]</span> -vedesse nulla. Vide però la chiesa dei Santi Martiri, -quando vi si passò davanti, e si fece il segno -della croce. Quel pensiero fisso, che già le -avevo visto nel viso, pareva che si fosse fatto -più profondo e più inquieto; più sovente essa -socchiudeva gli occhi e chinava il mento sul -petto e poi si riscoteva come da un breve sogno -angoscioso, e m'appariva più piccola, più risecchita, -più meschina, come se dall'ultima volta -che l'avevo veduta non avesse più dormito e -fosse diventata più povera. Che cos'aveva? Non -immaginavo alcuna causa determinata del suo -dolore; ma sentivo così in confuso che la cognizione -di quella causa era celata in qualche -parte della mia mente, e che quando l'avessi -saputa mi sarei maravigliato di non averla -scoperta io medesimo. Si segnò di nuovo quando -passammo davanti alla chiesa di San Dalmazzo, -chiuse gli occhi ancora una volta quando si -sboccò in piazza Statuto, e più su, vicino al monumento -del Fréjus, quando io discesi a destra -per andare a casa, essa discese a sinistra verso -lo stradone di Rivoli. La vidi allontanarsi col -suo sacco vuoto sotto il braccio, a passi lenti -e uguali, curva sotto il suo dolore misterioso, -come sotto un giogo invisibile, solitaria in mezzo -alla vasta piazza già oscura, piccola, compassionevole -come una formica smarrita. E con -quel povero punto nero che si perdette nell'orrizzonte -silenzioso della campagna svanirono -per me tutti gli splendori e tutti gli strepiti del -carnevale. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_76">[76]</span> -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -La ritrovai pochi giorni dopo sulla stessa linea, -alla prima corsa della mattina, e cercai subito -un modo d'interrogarla, per scoprire il suo segreto; -ma mi distrasse da lei un nuovo spettacolo, -un corso d'osservazioni nuove sul singolare -aspetto in cui si presenta all'occhio del -passeggiere dei tranvai la battaglia elettorale. -Ferveva già l'agitazione per quelle tanto aspettate -elezioni amministrative, che dovevan decidere -finalmente della prevalenza del partito cattolico -o del partito liberale. I muri erano tappezzati -di manifesti d'ogni forma e colore che -s'alzavano superbamente fino ai terrazzini e -scendevano umilmente fin sui marciapiedi, -come per attaccarsi alle gambe dei signori e -per leccare le scarpe ai poveri. Su tutte le linee -si correva per lunghi tratti in mezzo a un coro -visibile di esortazioni, di promesse, di accuse, -di preghiere, di minacce, fra cui sonavano più -alto, come note acute, centinaia di nomi noti ed -ignoti, aristocratici, borghesi, plebei, quasi gridati -dai muri, come da una folla, con mille diverse -intonazioni allegre e solenni, imperiose e -supplichevoli; alle quali pareva che il carrozzone -sfuggisse, fischiando e scampanellando -per dir di no, che non ci credeva, e che aveva -altre cure per la testa. A ogni fermata, tutte -quelle voci si facevan sentire più forti e più -chiare, e poi si confondevano da capo in un -mormorìo sordo e lontano, in cui non si raccapezzava -più nè programmi nè nomi. Dentro -<span class="pagenum" id="Page_77">[77]</span> -al tranvai, peraltro, sorgevano dispute concitate, -delle quali non m'arrivava all'orecchio che -qualche parola, come <i>baloss</i>, <i>ciarlatan</i>, è tempo -di finirla, la vedremo, e cose simili; e c'eran -dei signori che, senza disputare, aprivano l'uno -in faccia all'altro, in atto ostile, l'<i>Italia reale</i> e -la <i>Gazzetta del Popolo</i>, altri che facevan pacatamente -discussioni tutte aritmetiche, in cui ritornavano -a ogni tratto i cinque mila, i sette -mila, i dieci mila, come nei discorsi di guerra, -e altri parecchi che, tendendo un orecchio a -quei discorsi, guardavan la fuga dei manifesti -sui muri con un sorriso canzonatorio continuo, -come gente che si spassasse a un modo dei -neri, dei rossi e dei tricolori. Sugli altri tranvai -che passavano, intanto, vedevo dei giovani di -mia conoscenza, che tenevan sotto il braccio -dei pacchi di stampati, con l'aria di gente affaccendata, -che corresse fin dalla prima mattina -e dovesse correre fino alla sera, stimolata a -un tempo da un obbligo e da una passione: -servitori volontari e conscienti d'un'idea. E fu -appunto uno di questi fattorini apostolici che -mi fece fare la prima scoperta riguardo a uno -dei miei compagni misteriosi di viaggio. -</p> - -<p> -Ero sul tranvai del Martinetto, una mattina -di nebbia, accanto al cavaliere Bicchierino, che -leggeva la sua solita <i>Gazzetta</i>, in piedi. Salì -sulla piattaforma un falegname mio conoscente, -con un gran cappello alla calabrese e una giacchetta -spelata di velluto color cacao, che gli -vedevo addosso da cinque o sei anni, e un -grosso pacco di stampe sotto il braccio. Era -<span class="pagenum" id="Page_78">[78]</span> -un originale curiosissimo d'indole come d'aspetto, -che, a vederlo serio, con quel barbone -rossastro e ispido, con quelle folte sopracciglia -irsute e quel collo taurino, pareva un uomo terribile, -e quando rideva, il più gran bonaccione di -questo mondo, benchè avesse una voce di cannone -Krupp. Era un filosofo, il quale esprimeva -tutti i suoi pensieri in forma di sentenza, e ne -notava una gran parte in un taccuino, che portava -sempre con sè, spaziando di preferenza -nel campo della morale, dei costumi, della rigenerazione -della donna e dell'educazione dei fanciulli. -Non un pensatore astratto, peraltro; ma -“un propagandista individuale„ appassionato, -un ragionatore infaticabile, capace di “lavorare„ -un amico renitente per un anno di seguito, -tutti i giorni, con la tenacia d'un missionario; -e buon lavoratore con questo, sobrio per istinto -e per proposito, tanto da privarsi del vino e del -tabacco per dare il suo obolo alla causa e per -comperare opuscoli, giornali e anche ritratti e -calendari socialisti, di cui tappezzava le pareti -della sua camera. Buono e semplice, in fondo, -e arguto: canzonatore benevolo della borghesia; -rallegrato da una sua idea fissa, che era di turbare -i sonni al Prefetto, di esser vigilato continuamente -dalle Autorità, delle quali soleva parlare -con un tono comicissimo di compatimento, come -se ogni giorno sventasse qualche loro trama e -facesse loro qualche bel tiro; e prendeva in fatti -per ogni suo atto più innocente ogni specie di -precauzioni sopraffini e superflue, sorridendo -maliziosamente nella sua grossa barba. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_79">[79]</span> -</p> - -<p> -Appena salito, prese a discorrere con me, a -bassa voce, ma con viva soddisfazione, del movimento -elettorale, che s'avviava bene. Gli -scappò una sola frase a voce alta: — Torino -si scuote. — Il cavaliere Bicchierino la sentì, -e, alzati gli occhi dalla <i>Gazzetta</i>, lo guardò un -momento con un'espressione di grande stupore. -Egli continuò a discorrere; altri salirono. A un -certo punto, guardandomi intorno, vidi dall'altro -lato della piattaforma gli occhiali e il pizzo grigio -di quel tal mio nemico misterioso, che quando -mi vedeva da una parte del tranvai saliva dall'altra. -Egli guardava me e il mio conlocutore -con due occhi così dilatati e sporgenti, tirando -rapidamente fra l'uno e l'altro dei tratti di congiunzione -così vigorosi, e con un'espressione -di sdegno così viva, che la verità mi si scoperse -come al chiarore d'un lampo. Era il socialista -ch'egli odiava! E mi balenò nello stesso -punto un vago sospetto che fosse lui l'autore -d'una lettera anonima che avevo ricevuto il -giorno dopo dell'assassinio del povero Carnot, -intestata col vocativo: — <i>degno amico di Caserio</i>.... -</p> - -<p> -Ed io che avevo fatto il disegno di conquistarlo! -Indovinata la causa dell'orrore che gli -destavo, non c'era proprio da far altro che un -atto di mesta rassegnazione. Ma, insomma, il -mistero era svelato; avevo fatto nel mio piccolo -mondo del tranvai la prima scoperta importante; -e poi.... chi sa mai! Intanto gli affibbiai -nelle mie note il nome di Guyot, il mangia-socialisti -francese, per mio comodo. -</p> - -<div class="chapter"> -<p> -<span class="pagenum" id="Page_80">[80]</span> -</p> - -<h2 id="cap3">CAPITOLO TERZO.</h2> -</div> - -<p class="indr"> -Marzo. -</p> - -<p> -Per molta gente, che esce poco di casa e che -per pigrizia o per età o per incomodi non si -serve più delle gambe, il tranvai è diventato il -solo mezzo di comunicazione col mondo, l'ultimo -ponte mobile che li unisce ancora alla -città in cui vivono solitari. Costoro fanno sul -tranvai le loro passeggiate igieniche di “andata -e ritorno„ o “il giro di circonvallazione„ come -lo chiamano, per pigliare una boccata d'aria; -sul tranvai cercano i piaceri della conversazione, -fanno nuove conoscenze, raccolgono notizie, -rivedono qualche volta gli amici, e quando -rincasano, non parlano che della gente e dei -piccoli casi veduti nelle loro corse, come se -per essi non ci fosse più altra società fuori di -quella che corre dalle sette e mezzo della mattina -alle dieci della sera sulla gran rete di ferro -della Società belga e della Società torinese. Posso -dire d'aver fatto parte di questa famiglia per -<span class="pagenum" id="Page_81">[81]</span> -tutto il tempo che impiegai a mettere insieme il -mio libro. Anche stando in casa, cercavo il più -sovente col pensiero le persone che solevo trovare -sui tranvai, a ogni passaggio di carrozzone -sotto le mie finestre mi balzavano davanti -le loro immagini, e ogni mia curiosità, quand'uscivo, -si volgeva a chi avrei incontrato, a -che sarebbe accaduto, a che avrei scoperto quel -giorno nelle mie scarrozzate. Il tranvai era diventato -per me quello che è per certi vecchi -pensionati il caffè, dov'essi vanno a interrogare -l'opinione pubblica intorno agli avvenimenti del -giorno. E la mattina del due di marzo, riavutomi -appena dallo sgomento delle prime notizie d'Abba -Garima, corsi al mio caffè ambulante per osservarvi -gli effetti dell'avvenimento terribile. -</p> - -<p> -Capitai nel carrozzone di Carlin, sulla linea -del Martinetto. C'eran seduti dentro sei o sette -signori accigliati, tutti col giornale in mano, -che non si guardavano, come se ciascuno avesse -temuto di legger sul viso degli altri qualche notizia -peggiore di quelle che aveva lette stampate; -e mostravan tutti, oltre al dolore, un'amarezza -sdegnosa, un'irritazione sorda, che mi -pareva il rimorso e la vergogna della credulità -stupida, degli entusiasmi bamboleschi con cui -s'erano prestati per tanto tempo all'enorme inganno -sanguinoso, dal quale uscivan bruscamente -quella mattina, come da un sogno di -briachi. Tutti tacevano: il carrozzone pareva -un gabinetto di lettura d'ipocondriaci. Il solo -Carlin era agitato. Quando venne da me sulla -piattaforma, con la sua faccia zanardelliana più -<span class="pagenum" id="Page_82">[82]</span> -secca del solito, strappò lo scontrino dal libretto -con un gesto nervoso, dicendo: — Inzipiensa! -Inzipiensa! —; una parola imparata dai giornali, -senza dubbio. — Cosa s'ha da dire d'un -<i>assortimento</i> compagno? — Finalmente appariva -chiara, pur troppo, la bestialità commessa, di -non aver preso il nemico tra due fuochi, quando -s'era ancora in tempo! Ma cercava di consolarsi, -affermando (di scienza propria, poichè -notizie al proposito non n'erano ancora arrivate) -che le nostre artiglierie avevano fatto una -strage inaudita; e poi aveva gran fiducia nel -maggior Prestinari, e aspettava miracoli dal -Baldissera, che avrebbe “spazzato tutto„. Invitto -Carlin! Tutta la sua lunga persona spolpata -fremeva guerra e vendetta. Egli voleva mandar -laggiù cento mila uomini, duecento mila, quattrocento -mila, e fino all'ultimo cannone dei nostri -arsenali, pur di aver con quella canaglia -di negri <i>l'ultima parola</i>. E dicendo questo continuava -a staccar gli scontrini vigorosamente, -come se ad ogni strappo avesse portato via un -brandello della pelle del Negus. -</p> - -<p> -Per alcuni giorni non ebbi altro oggetto d'osservazione -che lui. Scopersi che non era soltanto -un africanista ardente e un curioso della -scienza; ma un osservatore dei suoi simili. Essendo -in servizio da molti anni, conosceva su -tutte le linee un gran numero di persone, di cui -sapeva a che ora e dove salivano e a che punto -scendevano, e sulla condizione e sugli affari -loro, ignorando chi fossero, almanaccava con -la fantasia, osservandoli con occhio scrutatore. -<span class="pagenum" id="Page_83">[83]</span> -E si capiva che quel continuo salire e scendere -di gente conosciuta e sconosciuta e quei mille -frammenti di discorsi che raccattava lungo il -giorno lo divertivano. Un giorno me lo disse: — Se -si guadagnasse un po' di più e si faticasse un -po' meno, questa <i>professione</i> sarebbe di mio gusto. — Era -uno di quegli uomini d'immaginazione -viva e curiosa, pei quali lo spettacolo del mondo -è un godimento. A ogni discorso che sentisse, su -qualunque argomento, di persone che gli paressero -colte, tendeva l'orecchio e l'arco dell'intelligenza; -raccoglieva frasi, bocconi di notizie -e mezze idee; le rimasticava in silenzio, e -poi le smaltiva storpiate, impasticciate, trasformate -nei modi più strani ai colleghi e ai passeggieri -di condizione umile, mostrando di sapere -assai più di quanto diceva, come un uomo -che vivesse in una sfera intellettuale superiore -al proprio stato. Sempre serio, con la fronte -corrugata; soltanto quando entrava nel carrozzone -qualche donna equivoca vistosamente -elegante, socchiudeva un occhio e sporgeva -le labbra in modo lepidissimo, dandosi l'aria -d'un conoscitor fine e profondo del genere. Per -attaccar discorso buttava là una parola, come un -amo nell'acqua, non rivolgendosi direttamente -ad alcuno, e se un passeggiere mordeva, egli -scioglieva la lingua, se no, non aggiungeva altro, -aspettando miglior occasione; oppure cercava -un'entratura nominando a bassa voce le -persone che salivano. — Quello lì è il segretario -capo del municipio, quello che fa tutto: gran -testa. — Quella è la signora Valdata, la prima -<span class="pagenum" id="Page_84">[84]</span> -donna del teatro piemontese, che sale ogni domenica -a quest'ora, per andare al <i>Rossini</i>, alla -recita diurna. — Questo è il cavalier Benotti, -veterano del quarantotto, che va al caffè Londra.... -col cane. -</p> - -<p> -Era questi uno dei frequentatori della linea; -l'avevo visto salir molte volte al numero 43 dì -via Garibaldi; portava sempre all'occhiello il -nastrino della medaglia commemorativa. Aveva -settant'otto anni, e coglieva tutte le occasioni per -far sapere la sua età, di cui era altero. Quando -saliva, si scusava della lentezza, dicendo: — A -settantott'anni non si può esser lesti.... — Quando -i vicini sorridevano dell'atto con cui afferrava -a due mani la colonnina a un sobbalzo del carrozzone, -sorrideva egli pure e diceva: — Eh, -non si scherza mica; son settantotto suonati.... — Era -un vecchietto pulito e cortese, al quale -un principio di rimbambimento dava un aspetto -di grande bontà; sorridente a tutti, in specie ai -bambini, a cui carezzava la guancia con la punta -d'un dito, quando si trovavano col viso davanti -al suo, stando in braccio alla mamma; espansivo, -bisognoso tanto di discorrere, che qualche -volta parlava da sè, scotendo il capo in atto -d'approvazione continua. Era curvo; ma si drizzava -di tratto in tratto, come se gli scattasse -dentro una molla, alzando la fronte e guardando -fieramente davanti a sè, riscosso forse -all'improvviso da qualche ricordo delle antiche -battaglie; per pochi momenti, però; poi ricascava -nell'atteggiamento solito, come se la molla -si spezzasse, e rifaceva il viso ilare e ossequioso. -<span class="pagenum" id="Page_85">[85]</span> -Aveva un piccolo cane che chiamava -Ciuchetto, un volpino giallognolo con la coda -arricciata, il quale accompagnava continuamente -il tranvai, trottando accanto alla piattaforma -e alzando ogni momento il muso a guardarlo; -ed egli guardava lui, per lunghi tratti, -sorridendogli amorevolmente, e lo cercava con -occhio inquieto, voltandosi a destra e a sinistra, -ogni volta che il passaggio d'una carrozza o -d'un carro glielo nascondeva. E si capiva che -quel cane era per lui un amico, una consolazione -della vita, la sola compagnia ch'egli avesse -durante le lunghe giornate in cui il cattivo tempo -o gl'incomodi dell'età lo tenevano rinchiuso in -casa. Era anche un po' sordo il vecchietto; ma -tanto più cortese per questo, che acconsentiva -spesso col capo, sorridendo, a persone che non -parlavano con lui, e prolungava l'atto approvatorio -anche quando non parlavano più, con -un'aria d'attenzione profonda. E fu appunto uno -di questi casi, di cui altri risero, che mi fece -scrivere il suo nome, per impulso di simpatia, -nell'elenco dei miei personaggi.... -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Il marzo, peraltro, non s'annunziava bene; -pareva che il disastro d'Abba Garima avesse -disperso tutti i miei conoscenti; passavano i -giorni, e su nessuna delle tre linee ch'ero solito -di percorrere, anche percorrendole in ore -insolite, non m'imbattevo più in alcuno di loro, -nè mi si offrivano altre persone o casi che -<span class="pagenum" id="Page_86">[86]</span> -mettesse conto di registrare. Ahimè, mancava -la materia! E mi prese un dubbio triste: d'aver -fondato il mio edifizio sopra un'illusione; che -la realtà non bastasse a sorreggerlo; che senza -lavorar di mio, ossia, senza fabbricarlo diversamente -affatto da come l'avevo immaginato, non -lo avrei potuto compiere; e di giorno in giorno -volgendosi il dubbio in certezza, stavo per rinunciare -un'altra volta, tristemente scoraggiato, -al mio proposito.... -</p> - -<p> -Furono quei due benedetti amanti di borgo -San Donato che mi fecero riprendere la penna. -Li trovai una mattina alla prima corsa sul tranvai -del Martinetto, salendo in piazza Statuto. -Era la prima volta che vedevo la ragazza venir -dal sobborgo con lui, solito di salire all'angolo -di via Siccardi. Stavan seduti l'uno accanto -all'altro, vicino all'uscio anteriore. Al primo -sguardo vidi un mutamento in tutti e due; in -lei più notevole. Aveva un cappellino nuovo, -un vestito che non le avevo mai visto, e non -so che di più sereno nel viso, di più dolce negli -occhi, un atteggiamento come di dignità nuova, -un'espressione vaga quasi di appagamento della -coscienza. Tutt'e due parlavan più liberamente, si -sorridevano più spesso, con un'aria di sicurezza, -che per l'addietro non mostravano. Avrei dovuto -capir subito; ma non capii che dopo qualche -minuto d'osservazione. S'erano sposati. Non -c'era dubbio. Guardai la mano destra di lei: ci -vidi l'anello. Ebbene.... n'ebbi un vivo piacere. -Poveri ragazzi! Eran dunque contenti. Chi sa -con quante privazioni avevano raccolto a soldo -<span class="pagenum" id="Page_87">[87]</span> -a soldo quel po' di fondo per metter su il loro -quartierino in via San Donato! Poichè era certo -che stavano lì e che dovevano avere una sola -camera, con una nicchia di cucina, se pur non -serviva di cucina il caminetto. Guardandoli, vedevo -quella camera al terzo piano, mobiliata -appena dello stretto necessario, con un vaso di -fiori alla finestra, con un piccolo lume a petrolio -sopra un piccolo tavolo, dove essa cuciva -la sera, e lui, forse, faceva qualche lavoro straordinario -di copiatura, dopo aver cenato con un -po' d'insalata; e immaginavo la loro vita, nella -quale eran contati i minuti e i centesimi, dette -ogni giorno, in quei dati momenti, quelle medesime -parole, letto per dei mesi uno stesso libro, -una pagina per volta, vagheggiata per due -settimane una serata in seconda galleria al teatro -Alfieri; e in quella vita povera e oscura indovinavo -un pensiero comune, l'aspettazione d'un -essere desiderato, allietata dalla speranza d'una -grazia della natura, d'un essere diverso da loro, -florido e bello, che avrebbe portato fra quelle -quattro povere pareti luce, allegrezza, alterezza, -coraggio. Sì, certo, quel tenue chiarore che traspariva -dal viso di quella donnina di nulla, -consapevole della propria bruttezza e rassegnata -al posto umilissimo che le aveva dato il -destino nel mondo, era quella speranza, l'intimo -albore della maternità, già biancheggiante nell'anima, -prima che l'astro esistesse; il piccolo -essere, forse non ancora concepito che nel pensiero, -era già amato e accarezzato; essa vedeva -già la forma indefinita, qualche cosa di bianco -<span class="pagenum" id="Page_88">[88]</span> -e di roseo, movere per la piccola camera, agitarsi -accanto a lei nel tranvai, drizzarsi sulle -ginocchia del giovane che le sedeva di fronte. -Come al solito, essa s'alzò per discendere in -piazza Castello: continuava dunque a andare -al lavoro. Povera donnina! Nell'alzarsi fece un -atto insolitamente vivace, e quanta grazia si -poteva mostrare in quel piccolo corpo così poco -femmineo vi si mostrò in quell'atto, che era -tutto per il suo sposo, si capiva. Quando fu a -terra, aspettando che il tranvai passasse, gli -fece un saluto con la mano, sorridendo. Era la -prima volta che faceva così: un saluto di moglie -a marito. Fu per me come un annunzio -indiretto di matrimonio. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -E subito, il giorno dopo, come se con quei due -mi si fosse aperto un buon periodo, scopersi un'altra -coppia, della quale era destinato che mi dovessi -occupare curiosamente per tutto il corso -dell'anno. Erano le quattro dopo mezzogiorno, -quando salì sul tranvai della linea Vinzaglio, -in via Garibaldi, una signora sui trent'anni, -bruna e bellina, vestita con garbo, un po' timida, -con due occhi chiarissimi e un bocchino -di bimba; la quale, appena seduta dentro, in un -angolo, girò sui presenti uno sguardo rapido, -con una leggera espressione d'inquietudine, che -immediatamente disparve. Era una di quelle -figure di cui si suol dire al primo vederle: — Ecco -una donna onesta. — Aveva un cappellino -<span class="pagenum" id="Page_89">[89]</span> -nero guernito di mazzetti di viole, che tornavano -mirabilmente al suo visetto bianco e -modesto di fanciulla. Dopo quella prima occhiata -non guardò più nessuno, e parve che si -raccogliesse nell'osservazione delle scarpette -d'un bambino che teneva sulle ginocchia una -donna seduta dall'altra parte. Quando il tranvai -arrivò allo sbocco di via Roma in piazza Castello, -dove s'aggruppano i giovani eleganti per -veder sfilare le passeggiatrici dei portici, salì -senza far fermare un bel capitano di fanteria, -alto e snello, con un berretto nuovo fiammante -e i guanti bianchi freschissimi, entrò e sedette -dì fronte a lei. Si guardarono di sfuggita, e poi -voltarono tutt'e due il capo dalle parti opposte, -l'uno verso il marciapiede di destra, l'altra -verso quello di sinistra. Che imprudenza! Se si -fossero salutati e messi a discorrere, non avrebbero -forse destato alcun sospetto. Ma quello -scambio d'occhiate indifferenti e quello sguardo -rivolto intorno da tutti e due insieme come per -assicurarsi che nessuno avesse notato il loro -incontro, li tradirono. E li tradì anche più un -rossore leggerissimo che salì alle guance di lei, -nonostante lo sforzo ch'ella fece per rattenerlo, -accusato dal movimento del suo petto. Il rossore -svanì in un attimo; ma rimase visibile il -suo turbamento, un non saper che fare dei propri -occhi, la coscienza d'essere osservata dai -passeggeri, e come un sospetto pauroso della -strada, alla quale lanciava ogni tanto, con simulata -distrazione, degli sguardi furtivi, che -percorrevano un tratto dei marciapiedi. Quel -<span class="pagenum" id="Page_90">[90]</span> -convegno sul tranvai doveva essere il primo, -una concessione di compenso fatta da lei dopo -aver rifiutato un convegno altrove. Fra quattro -pareti, doveva aver detto, ma di legno e di cristallo, -per ora. E chi sa per quante altre coppie -il tranvai è un'anticamera! E chi sa perchè mi -si piantò nel capo l'idea che quella signora fosse -la moglie d'un impiegato delle Poste! Forse per -una vaga rassomiglianza di visi, o per qualche -ricordo nascosto nella mia mente. Il fatto è che -il viso di suo marito mi si presentò inquadrato -in uno sportello delle lettere raccomandate, e -mi restò davanti in quella cornice così fermo -e netto, come se ce l'avessi veduto davvero. -E n'ebbi pietà al pensare che in quel momento, -forse, a poca distanza di là, egli stava tastando -con le dita una lettera, per assicurarsi che fossero -saldi i suggelli. Ah, non c'è nulla di saldo -a questo mondo, povero travet: tutto è fragile -come la ceralacca e passeggiero come una lettera. -Ma pensai a un punto che non sarebbe -trascorso lungo tempo prima che la traditrice -dello sportello fosse punita, perchè gli occhi -scintillanti del capitano, mobilissimi e sorridenti -come quelli d'un fanciullo, che si chinavano -ogni momento sui galloni della manica o -si fissavano sul vetro del finestrino in cui brillava -il riflesso argenteo del berretto nuovo, non -davano indizio d'una grande profondità di passione. -E già incominciavano per lei i piccoli affanni -dell'amor criminale. A ogni persona che -saliva sulla piattaforma, il suo sguardo correva -a cercar chi fosse; ad ogni passeggiere che entrava, -<span class="pagenum" id="Page_91">[91]</span> -il suo viso si rimbruniva, scemando in -lei la speranza di rimaner sola un minuto con -lui; e ogni volta che uno sguardo scrutatore -la fissava, i suoi occhi eran costretti a rifugiarsi -tra le scarpette del bimbo che le sedeva -di faccia. Ah, signora: la camera di legno e di -cristallo preserva la virtù dalla gran caduta, è -vero; ma è pure una gran camera di tortura. -Intanto, i loro sguardi s'incontravano di tratto -in tratto, e dalla fiamma morente sotto le palpebre -di lei, che si abbassavano subito, si capiva -che il destino dell'uomo dello sportello era -deciso. Ahimè, sì, la Società Belga avrebbe guadagnato -ancora qualche soldo da tutti e due, e -poi i suoi carrozzoni sarebbero riusciti insufficienti: -si sa, per dieci centesimi non si può -dar tutto. Quando discesi in piazza Carlo Felice -non rimanevano più sul tranvai che cinque -o sei persone. Mi parve che il capitano -dicesse tra sè: — Un importuno di meno, — ed -io gli risposi in cuor mio: — Due personaggi -di più. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -A questo punto, poco mancò ch'io non mettessi -da parte tutti i miei personaggi per dar -corpo a una nuova idea che mi venne percorrendo -per la prima volta tutta la linea da piazza -Emanuele Filiberto al corso del Valentino: la -descrizione di tante corse a traverso a Torino -quante sono le linee di tranvai che l'abbracciano; -una <i>Guida</i>, sì, una modestissima <i>Guida</i>, -<span class="pagenum" id="Page_92">[92]</span> -ma scritta con amor di figliuolo e di poeta, -nella quale si succedessero di volo i quartieri, -i monumenti, le memorie, le colline, le montagne, -nella luce e nei colori diversi di ogni ora -e di ogni stagione, come si succedono, fuggendo, -allo sguardo di chi sta sul tranvai, portato via -dai cavalli a trotto rapidissimo. Cedo l'idea a -chi la vuole. Sarebbe stata la prima la linea -del Valentino, la più serpeggiante e la più varia -di tutte, che par stata tracciata, con diversità -ed armonia d'intenti ad un tempo, da uno -storico e da un artista. Si parte di mezzo ai -banchi e alle baracche pittoresche del mercato -di Porta Palazzo, e dopo un breve corso per -quel grande viale Margherita, che dalla riva -del Po par che giunga ai piedi delle Alpi, s'entra -nella quiete ombrosa della via della Consolata, -dove si succedono a breve distanza gli -avanzi infossati delle mura romane, la statua -aerea consacrata dal Consiglio civico del 1835 -alla Vergine scongiuratrice del coléra, e l'obelisco -mortuario del Foro ecclesiastico, sorgente -in mezzo a quella malinconica piazza Savoia, -che par che lo guardi in aria di pentimento e -di rimprovero. Rotta l'onda rumorosa di via -Garibaldi, si fiancheggia il vasto giardino della -Cittadella, vedendo da lontano Angelo Brofferio -che arringa le balie e i bambini ruzzanti in -mezzo agli alberi e intorno alla fontana, si passa -fra la statua del buon ministro Cassinis e la -testa solitaria del giornalista Borella, ed ecco -la bella via Cernaia, dove squillarono le trombe -dei primi francesi nel '59 e la grande caserma -<span class="pagenum" id="Page_93">[93]</span> -merlata del Lamarmora, e il vecchio mastio -coronato di guardiole, e il Micca di bronzo che -brandisce la miccia, e di qua e di là portici e -giardini e fughe d'ippocastani e colori ridenti -di città giovanile. Svolta il carrozzone nell'ariosa -e romita piazza Venezia, riesce per via Alfieri -dietro al gran cavallo morente del duca di Genova -in mezzo ai palazzi multicolori di piazza -Solferino, passa accanto al Lafarina pensieroso, -corre lungo l'Arsenale fumante e sonoro, e -aperta la folla chiassosa delle scolaresche di -via Oporto, e salutato in piazza San Quintino -il vecchio Paleocapa sonnecchiante sulla sua -poltrona di marmo, sbocca nell'allegra ampiezza -di corso Vittorio Emanuele. Un po' più oltre, a -sinistra, Massimo d'Azeglio disegna il suo bel -capo d'artista sul gran pennacchio bianco della -fontana, dietro al quale nereggia in lontananza -il piccolo pennacchio nero di Emanuele Filiberto, -e davanti, in fondo al corso, lontanissimo, -biancheggia confusamente il monumento -dei morti in Crimea sul fondo scuro delle colline -di Val Salice. Si svolta ancora in via Nizza -fra il moto affrettato di gente e di carri che rumoreggia -intorno alla stazione di Porta Nuova, -si svolta da capo nella piazza dove <i>fu giurata</i> -nel '21 <i>la libertà d'Italia</i>, e per il largo viale che -va diritto al fiume si arriva finalmente dinanzi -al superbo castello di Maria Cristina, donde gli occhi -e lo spirito affaticati dalla visione di tante -cose e dal passaggio di tante memorie, si riposano -nella solitudine silenziosa del parco del -Valentino e sulla grande linea dei colli ondeggiante -<span class="pagenum" id="Page_94">[94]</span> -dalla cima della Maddalena alla vetta di -Superga con una grazia lenta e leggera che par -che sorrida. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Se per tornare a casa di là non avessi preso -a caso la linea di Borgo Nuovo, forse oggi ancora -non saprei nulla d'uno dei personaggi -più originali e più simpatici della mia compagnia. -Fu una buona ispirazione che mi fece salire -sul tranvai che parte dall'Orto botanico. Ed -è quella pure, sotto l'aspetto storico, una delle -linee più belle. Usciti dal grande viale del parco -e percorso un tratto del corso Cairoli fino a -pochi passi dalla statua di Garibaldi, che, ritto -sullo scoglio, par che fissi lo sguardo sulla fiumana -delle sue camicie rosse irrompente verso -di lui per la via dei Mille, si svolta in via Giuseppe -Mazzini. Quante memorie, non istoriche, -mi s'affollano alla mente passando davanti -agli sbocchi di quelle vie laterali per cui si vedevano -un giorno i famosi <i>giardini dei ripari</i>, -dove tanti amori sospirarono e si preparò il -fallimento di tanti esami! Certo, ingombravano -bruttamente la città quegli alti terrapieni a zig -zag che tagliavano le vie come bastioni di fortezza; -ma avevo vent'anni. Ah! fortuna che il -tranvai va di volo! Ecco la porta della tomba -del caffè Perla, dove, giovinetto, andavo a sorbir -timidamente un moka apocrifo per contemplare -di sott'occhio gli emigrati illustri e i giornalisti -celebri della capitale. Ecco laggiù in fondo -<span class="pagenum" id="Page_95">[95]</span> -il conte Cavour, ritto in mezzo a piazza Carlina -come un lungo fantasma bianco che si levi al -cielo da un catafalco. Ecco qua il Lamarmora -a cavallo che minaccia con la sciabola in pugno -i socialisti accorrenti per piazza Bodoni al -Comizio del vicino teatro Nazionale, convertito -da palestra delle Muse in tempio malfamato -dell'utopia vermiglia. Si svolta di corsa in via -Lagrange, si passa dinanzi alle case dove il -Gioberti mise il primo vagito e il conte Cavour -l'ultimo sospiro, si sbocca in piazza Carignano -dove tremano ancora nell'aria, fra il palazzo -del parlamento e il teatro, le grida amorose di -Adelaide Ristori e le apostrofi tonanti d'Angelo -Brofferio, e poco più in là si vede riflesso il -tranvai nelle vetrate del vecchio Cambio, la -trattoria elegante dei ministri e dei deputati -della Mecca antica. Ah, come sono antico io -pure! E per liberarmi da questo pensiero mi -volto a destra; ma torno a voltarmi subito dalla -parte di prima per non vedere la libreria dell'editore -di Pietro Cossa, di quel benedetto Casanova -eternamente biondo, che può esser là -dietro ai vetri a mettermi invidia e dispetto con -la sua gioventù invulnerabile.... -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Fu, come dissi, una buona ispirazione la mia -di pigliar quella linea perchè arrivai in tempo -per l'appunto a salire in piazza Castello sul -tranvai del Martinetto, nel quale, stando sulla -piattaforma di dietro, vidi seduta in mezzo ad -<span class="pagenum" id="Page_96">[96]</span> -altre signore la mia brava incognita dai capelli -arruffati, la sfidatrice del fumatore, col suo inseparabile -bambino sulle ginocchia; e mi riuscì -poco dopo, per caso, di sapere chi fosse. Mentre, -come al solito, lavoravo d'immaginazione -sull'essere suo, vidi alla cantonata di via XX Settembre, -dopo più d'un mese che non lo vedevo, -quel simpaticone di pittore, che stava osservando -gli stivaletti d'una signora che passava; -lo chiamai e gli feci un cenno premuroso perchè -salisse. Conosceva mezza Torino, mi poteva -forse levar la curiosità. Salì d'un salto. Gli accennai -la signora. -</p> - -<p> -— Come? — mi domandò. — Lei non conosce -donna Chisciotta della Mancia? -</p> - -<p> -Accortasi che parlavamo di lei, la signora ci -fissò in faccia un momento i suoi grandi occhi -oscuri e sporgenti; ma con espressione di assoluta -indifferenza; si capiva che era abituata -a “veder„ parlare di sè. -</p> - -<p> -Tutta Torino la conosce, — riprese il giovane. -E la nominò. Donna Chisciotta o Chisciottina -era un soprannome. Suo marito era un ingegnere -putativo, ricco proprietario di case, e lei -era la sua disperazione. — Una mezza matta — disse — cioè.... -un'esaltata, diremo. Non l'intese -nominare quattro anni fa quando ci fu il -processo dei due bottegai di Borgo Nuovo, marito -e moglie, che fecero morire il loro bambino? -È lei quella signora che un giorno l'andò -a strappare dalle loro mani, graffiando gli occhi -a tutti e due, come una tigre, e buscandosi un -pugno che la mise a letto. Durante il dibattimento, -<span class="pagenum" id="Page_97">[97]</span> -se si ricorda, non si parlò che di lei e -della sua “deposizione„ di fuoco. — E seguitò. -Era un'anima vulcanica, una specie di Santa Francesca -d'Assisi, che si sarebbe ridotta sulla paglia -a furia di beneficenza, e perciò in lite perpetua -con suo marito, che, a darle retta, avrebbe -finito con ridurre in ospizi pubblici tutte le sue -case. Era conosciuta da tutta la poveraglia di -Torino, ficcata in tutti i Comitati di soccorso, -protettrice di tutti i ragazzi tormentati, di tutti -i cavalli frustati, di tutti i gatti malmenati; -sempre in giro per le soffitte dove si lasciava -ingannare anche dalle più sfrontate simulazioni -di malattia e di miseria; capace, in un accesso -di mattana, di levarsi il mantello di dosso in -mezzo alla strada per gettarlo sulle spalle d'una -vecchia cerinaia intirizzita o di portare in braccio -a casa sua un ragazzetto smarrito, raccattato -sul marciapiede. Dopo che aveva avuto -quel maschietto s'era quetata un po'; ma era -raro il giorno che non ne facesse una delle sue. -Il primo dell'anno egli l'aveva vista in un carrozzone -levar di mano al suo figliuolo una bellissima -“pecorella„ per darla a un ragazzetto -povero che ci lasciava gli occhi addosso, e discendere -subito, col bambino strillante in braccio, -per andarne a comprare un'altra. Suo marito -tremava ogni volta che la vedeva uscir di -casa; ma n'era innamorato perso. — Chisciottina -la chiamano. E non sarebbe mica brutta se -non avesse sempre quel viso di spiritata, e si -pettinasse meglio. Un bel tipetto, non è vero, -per lei che scrive sui tranvai? Mezza socialista -<span class="pagenum" id="Page_98">[98]</span> -e mezza santa; una socialistoide, come ora -dicono. Se fosse mia moglie, le farei fare le -docce. -</p> - -<p> -Mentre io guardavo donna Chisciotta egli saltò -a parlare della <i>signora delle coincidenze</i> che -aveva vista tre giorni prima, all'angolo di -corso Oporto, saltar giù dal tranvai del Valentino -facendo cenno di fermare al tranvai del -Foro Boario. Ma di lei non gli era ancor riuscito -di saper nulla, e d'altra parte non s'occupava -più gran che di quelle cose. — Ora — disse — viaggio -sui tranvai con un altro scopo. -</p> - -<p> -Gli domandai quale. — Cerco moglie — rispose. -</p> - -<p> -Credetti che celiasse; ma diceva sul serio. E -continuò, in fatti, con la più grande serietà: — Mio -padre vuole ch'io prenda moglie. Son tre -mesi che due volte al giorno, a tavola, non fa -che batter quel chiodo. Si capisce: è solo, son -figliuol unico.... Del resto, c'inclino anch'io. Sono -stufo di far questa vita imbecille. -</p> - -<p> -Restava però a sapere perchè cercasse moglie -nei carrozzoni della Belga e della Torinese. -Glie lo domandai. — È una mia idea — rispose -seriamente. — C'è stato un esempio in famiglia. — E -mi raccontò che trent'anni avanti un suo -zio, un po' stravagante, ma buon diavolo, e pien -di quattrini, tormentato continuamente da sua -madre perchè pigliasse moglie, un giorno, perduta -la pazienza, le aveva risposto: — Ebbene, sì; -ma io non son uomo da cercare; esco di casa e -sposo la prima ragazza che trovo. — E detto fatto: -aveva preso il cappello, era sceso in istrada e -<span class="pagenum" id="Page_99">[99]</span> -aveva seguitato la prima ragazza in cui s'era -imbattuto. Era una maestrina d'asilo infantile, -senza un soldo. L'aveva sposata ed era stato -fortunatissimo: aveva trovato una moglie, una -madre esemplare, che l'aveva fatto felice. — E -poi — soggiunse — come fanno gli altri? Girano -per i salotti, cercano nelle famiglie. Ebbene, -e i tranvai sono salotti che corrono, e ci si trovano -delle famiglie. Oh, son ben risoluto. Non -so su che linea la troverò, se in un carrozzone -chiuso o in una giardiniera.... ma questo non -importa. Sono certo di trovarla sulla rete. Il mio -destino dipenderà da uno scontrino di dieci centesimi, -come da un biglietto di lotteria. Crede -lei che sarò io il primo? Chi sa quanti matrimoni -si son già decisi sul tranvai! — Qui troncò -il discorso per dire: — Guardi quello là.... Quello -è uno dei suoi erotici. -</p> - -<p> -Era un bellimbusto già brizzolato e risecchito, -un mezz'uomo tutto bazza, con due baffetti a -punta di spilla e un fiore all'occhiello, che sedeva -fra due giovani signore, quasi affogato in -mezzo alle loro maniche enormi come fra due -piumini da letto, e si raggomitolava per affogarvisi -meglio, mostrando negli occhi socchiusi -una dolce beatitudine. — Alle volte, sa, — continuò -il pittore, osservandolo — quei sornioni -lì, giocando con le mani, sotto la protezione dei -grandi mantelli delle signore, fingono di sbagliar -di ginocchio. Trovan qualche volta delle -signore timide che, per non fare una scena, mostrano -di non accorgersene; altre volte incappano -male e ci fanno una figuraccia. È un gioco -<span class="pagenum" id="Page_100">[100]</span> -d'azzardo. — E soggiunse che, anni addietro, -per un certo tempo, s'era diffuso questo bel -vezzo, come una specie di prurigine epidemica; -della quale avevano arrestato il corso parecchi -ceffoni memorabili, femminili e maschili, con -successivo intervento di guardie civiche. -</p> - -<p> -Mentre mi diceva questo, all'entrar del tranvai -in piazza Statuto, una signorina, salita poc'anzi -e rimasta in piedi, s'era appoggiata con una -spalla allo spigolo dell'uscio davanti, col viso -rivolto verso l'interno, dove noi c'eravamo seduti. -Era vestita di nero, con due grandi penne -nere di struzzo sul cappellino, e la sua persona -elegante si disegnava per metà sulle rocce del -monumento del Fréjus e la sua testa impennacchiata -spiccava fortemente sulla bianchezza delle -Alpi che chiudevano il vano superiore dell'uscio. -Quella figura nera e snella incorniciata a quel -modo e campeggiante in quel fondo luminoso -era bellissima. — Oh che bel quadro! — esclamò -il giovane, rapito. -</p> - -<p> -— Badi, — gli dissi, accennandogli lo scontrino -che teneva in mano; — potrebbe essere -lo scontrino decisivo. -</p> - -<p> -Egli scrollò il bel capo erculeo, e rispose con -la sua serietà ingenua di grande fanciullo: — No; -ho in mente che non debba esser questa -la linea. -</p> - -<p> -E quando discese mi fece ancora cenno di -no, con un sorriso, buttando in aria lo scontrino. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_101">[101]</span> -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Fu in quel torno che ebbi turbati i miei lieti -studi da una contrarietà, di breve durata, ma -forte. Cominciava allora e s'andava estendendo -rapidamente l'uso degli annunzi esteriori sui -carrozzoni. Dentro, questi n'erano già invasi da -un pezzo: iscrizioni e figure dipinte sui vetri, -cartellini appesi, avvisi d'ogni forma e colore -appiccicati al cielo e alle pareti, che vi facevan -l'effetto d'un vocìo discordante d'importuni, i -quali v'affollassero di offerte e d'inviti, volendo -lì per lì, a ogni costo, calzarvi e vestirvi, insaponarvi -e profumarvi, farvi cambiar di casa, -pigliar l'abbonamento a un giornale e intraprendere -una cura idroterapica. S'aggiungevano -a questi, in quei giorni, gli annunzi delle lunghe -assi piantate dalle due parti del tetto, tinte di -tutti i colori più chiassosi, con iscrizioni bianche -e nere in caratteri cubitali, vere insegne -di alberghi e di magazzini, leggibili a cento -passi lontano, moleste agli occhi come grida -sgangherate agli orecchi, stonanti nel colorito -generale della strada come stecche acute in un -coro di voci sommesse. Curioso che si fosse -discusso nel Consiglio comunale se questa offesa -al buon gusto si dovesse permettere nei -tranvai, dopo che s'era permessa, e ben più -grave e barbarica, sui teloni dei teatri! Per alcuni -giorni ne fui veramente furioso. A salire -in un carrozzone mi pareva d'entrare in un -bazar dove dovessi contrattare anche il biglietto, -<span class="pagenum" id="Page_102">[102]</span> -e da cui non potessi uscire che con -una bracciata di pacchi. O povera poesia! Ammirare -il profilo poetico d'una bella signora -spiccante sopra un vetro che annuncia delle -pillole rilassative, veder due giovani innamorati -che prendono degli atteggiamenti idillici -sotto l'insegna della razzia per i topi, fantasticare -sopra una signorina gentile che volge gli -occhi in alto come se fissasse una larva amorosa -dell'immaginazione e accorgersi che legge -l'annunzio ciondolante d'un nuovo concime misto! -O villano furor bottegaio che sfrutta, invade, -ricopre, traveste, bolla, mercanteggia ogni cosa! -Quando vedremo gli annunzi delle acque minerali -e dei liquori ricostituenti sulla fronte delle -statue e sui drappi delle bandiere? Ma l'uomo -civile è così duttile che finisce con piegarsi a -tutto. L'insolenza crescente dello sconcio, come -spesso accade, attenuò il senso sgradevole -prodotto dalla sua prima apparizione discreta. -Prima mi ci rassegnai; poi ci divenni indifferente; -poi, a poco a poco, quasi mi rallegrarono -tutte quelle insegne scarlatte, gialle, celesti, -volanti da ogni parte come stendardi -spiegati al vento; e mi piacquero quelle pareti -mobili che ricordan le camere in cui i pazzi -attaccano ai muri tutto quanto di colorito e di -stampato casca loro nelle mani; e quei volanti -gabbioni umani che di dentro e di fuori, con -parole, con colori e con disegni, vi offrono da -bere, da mangiare e da leggere, vi danno dei -consigli igienici e v'invitano a consulti medici -gratuiti, e vi chiamano alle corse, alle regate, -<span class="pagenum" id="Page_103">[103]</span> -alle gare ciclistiche, al gioco del pallone e all'Esposizione -dei quadri, mi allettarono come -una viva e strana immagine dello spirito leggiero -e irrequieto d'una grande città della fine -del secolo, oppressa di faccende, affollata di -capricci, smaniosa di strepito, affamata di piaceri, -tormentata d'impazienze, portata via dalla -furia di divorare il tempo e di tracannare la vita. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -<i>Pneumatici Dunlop originali</i>: ecco un annunzio -che non dimenticherò più. Lo vedo ancora -dipinto in caratteri bianchi su fondo rosso come -lo vidi, pochi giorni dopo il mio incontro col -pittore, sul primo carrozzone che passò la mattina -per piazza Statuto; sul quale trovai il mio -buon Giors, che tentava invano la solita arietta -della <i>Carmen</i>, allegro come un uccello. E ci -trovai pure, ritta dietro di lui, col suo sacco inseparabile, -la povera vecchia di Pozzo di Strada, -che non avevo più vista dall'ultimo giorno di -carnevale, ancora più triste, ancora più chiusa -in sè che quel giorno. Salì con me sulla piattaforma -anteriore un giovane biondo che attaccò -subito conversazione con un altro signore attempato, -commentando l'ultimo assalto dato dai -dervisci al monte Mocram. Mi ricordo sempre -che c'eran dentro una vecchia signora, una -guardia daziaria e due contadine. Era una bella -mattinata limpida e fresca. L'aria viva agitava -una ciocca di capelli grigi sulla fronte china -della vecchia, che, secondo l'usato, guardava i -<span class="pagenum" id="Page_104">[104]</span> -talloni del cocchiere con gli occhi socchiusi, tenendo -un braccio sull'altro, stretti alla vita. Mi -pareva ancora rimpicciolita dall'ultima volta, -tanto da capir nella bara d'un fanciullo. Non -doveva pesare molto più del suo sacco, certamente. -E non dava quasi segno di vita quella -mattina; respirava appena. E pensava, pensava. -Ma che covava dunque dietro quella fronte dolorosa, -che pareva portasse confitto nel mezzo -un ferro invisibile? Qual'era mai il pensiero implacabile -che teneva sempre curvato quel capo -come la mano d'un aguzzino che lo premesse -alla nuca? -</p> - -<p> -Dall'assalto dei dervisci i due signori vennero -a parlare del viaggio dei Sovrani di Germania -sulle coste d'Italia, e il più attempato -diceva che era “una buona cosa„ un'“attenzione„ -che “rialzava il nostro prestigio„ dopo -la battaglia d'Adua. L'altro prese a parlare allora -della battaglia e cavò di tasca un foglio -grande, che spiegò sotto gli occhi del suo -vicino. -</p> - -<p> -Era una fotografia colorata che rappresentava -il campo di Abba-Garima: le montagne in fondo -coronate di turbe abissine e di nuvoli di fumo, -i cannoni fiammeggianti qua e là sulle alture -minori, torrenti di armati precipitanti giù dalle -rocce, e sul davanti una mischia feroce, un viluppo -orribile di carri d'artiglieria, di cavalli, -di feriti, di morti, di negri e d'italiani dalle facce -stravolte, lottanti a corpo a corpo con le lance, -le daghe e le rivoltelle, insanguinati e furiosi, -io mezzo a pozze e a rigagnoli di sangue. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_105">[105]</span> -</p> - -<p> -Sporgendo il viso verso il foglio vidi con maraviglia -accanto al mio braccio il capo della -vecchia che, uscendo dalla sua immobilità di -statua, si faceva anch'essa innanzi per vedere. -Il giovine signore, cortesemente, si scansò un -poco da una parte e le mise il foglio aperto -sotto gli occhi dicendole: — La battaglia d'Abba-Garima. -</p> - -<p> -Essa osservò un momento con gli occhi dilatati; -poi contrasse il viso in un modo strano, -come se ridesse, richiudendo gli occhi e mostrando -le gengive sdentate. Mentre domandavo -a me stesso perchè quell'orrendo quadro la facesse -ridere, essa si coperse il viso con le mani -e diede in uno scoppio di pianto che mi fece -fremere. -</p> - -<p> -Tutti e tre ci voltammo verso di lei, uno pigliandola -per un braccio, l'altro per la mano, -domandandole che cos'avesse. Non potè rispondere -subito. Poi disse fra due violenti singhiozzi: — Ci -avevo un figliuolo.... — e appoggiato un -braccio al parapetto della piattaforma, lasciò -cascar sul braccio la testa, in atto disperato, -singhiozzando più forte. -</p> - -<p> -E fu inutile scoterla, cercar di confortarla; -neppure il buon Giors riuscì con la sua mano -vigorosa, sciolta dalle redini, a farle rialzare -la fronte, che era come inchiodata al parapetto. -I singhiozzi scotevano violentemente tutto il -suo povero corpo incurvato, ed era un pianto -infantile, lamentevole, che pareva non dovesse -finir mai più; pareva che ella versasse tutte -le lacrime rattenute da cinque mesi, che tutta -<span class="pagenum" id="Page_106">[106]</span> -la vita le dovesse fuggire dagli occhi; e ripeteva -fra gemito e gemito una parola rotta, sommessa -e dolce, con l'accento d'una madre che -parla al bambino in culla, una parola che non -comprendemmo se non dopo averla intesa molte -volte: — <i>Giacolin</i> —; il nome del suo soldato. -</p> - -<p> -Ah, povera madre! Colpiva lei pure l'accusa -di viltà che qualche giornale lanciava in quei -giorni contro le madri italiane! -</p> - -<p> -Riuscì Giors finalmente a farle rialzare il -capo e a ottener qualche risposta. Insomma, -che fosse morto di certo non lo sapeva, nessuno -glie l'aveva annunziato; ma il cuore le -diceva che era morto, che non l'avrebbe rivisto -mai più. -</p> - -<p> -— Ma che cuore! — le disse Giors, commosso. — Oh -benedette donne! Se non lo sapete di -certo.... Sarà fra quelli che ritorneranno. Lo troverete -fra i nomi stampati. -</p> - -<p> -Ma no, il parroco le aveva letto il giornale, -il suo nome non c'era.... -</p> - -<p> -— Ma che parroco! ma che giornale! Cosa -volete, in quella confusione.... Chi sa quanti ne -hanno scordati.... Vedrete fra qualche giorno.... -Andiamo, <i>mare</i>, non bisogna disperarsi.... Sarà -fra i prigionieri. -</p> - -<p> -Ma la donna diede in un nuovo scoppio di -pianto. Prigioniero per lei voleva dire affamato, -torturato, sepolto vivo, peggio che morto. -</p> - -<p> -— <i>O benedtie foumne!</i> — ripetè Giors. — Aspettate -un poco.... Tutti i giorni ne tornano.... -tornerà anche Giacolin.... Siete tutte compagne, -voi altre <i>mare</i>, quando vi mettete un -<span class="pagenum" id="Page_107">[107]</span> -chiodo nella testa. — Poi disse bruscamente: — Smettete -di pianger così forte, giurabbaco, -che mi spaventate le bestie! -</p> - -<p> -Nessuno di noi osava più di parlare; il giovane -aveva stracciato e buttato via il foglio; la vecchia -continuava a piangere silenziosamente, col -viso nelle mani; e pareva più disperato, faceva -più compassione quel pianto in mezzo a quella -via rumorosa, a tutta quella gente affaccendata -che passava senza badarci. Alla cantonata di -via Venti Settembre essa prese il sacco e discese. -Giors sferzò i cavalli e tentò il motivo -della <i>Carmen</i>; ma smise subito, e passandosi la -punta del medio sull'occhio, esclamò con un -sospiro: — Ah.... porca guerra! -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Per vari giorni, in tutti i carrozzoni e su tutte -le linee, io vidi l'immagine di quella povera -vecchia curvata sul parapetto, col fazzoletto -sciolto e i capelli grigi scomposti, scossa da -capo a piedi dal singhiozzo violento della disperazione. -E mi pareva più tragica l'immagine -in quel gran risveglio amoroso della natura -che si manifestava da ogni parte, nelle gemme -degli alberi, nei bocciuoli dei fiori, nella chiarezza -del cielo e negli occhi delle ragazze. Dalle -piattaforme dei tranvai, andando per i sette -bellissimi corsi alberati che fanno cintura al -centro di Torino e per i grandi viali che corrono -lungo il Po e lungo la Dora, si bevevano -mille effluvi sottili, un misto di fragranze leggerissime -<span class="pagenum" id="Page_108">[108]</span> -d'erba fresca, di terra smossa, di campagna -aperta, e si ricevevano nella fronte e -nel collo carezze morbide dell'aria, quasi mossa -da invisibili ventagli odorosi, soffi tepidi e puri, -come aliti di bocche virginee, che facevan rifiorire -nell'animo, per brevi momenti, speranze -rosee, ricordi lieti dell'infanzia, simpatie spente, -proponimenti giovanili di bontà, di lavoro, di -vita avventurosa e memorie lontane di care -feste campestri e di bei sogni sognati nei giorni -più felici dell'età più bella. E si mostrava questo -primo influsso della primavera nei cavalli -più agili, nei cocchieri più allegri, nei fattorini -più cortesi, nel modo di salire, di scendere e -di salutar della gente più lesto e più amabile, -e nella fioritura più rigogliosa e più vivace dei -cappellini delle signore a cui l'aria corrente -sulle giardiniere aperte agitava sul capo i nastri, -gli steli e le penne, portando nel viso ai -passeggieri ritti in fondo delle ondate di profumi -confusi di cipria, di viole e dì giovinezza. -</p> - -<p> -Avevano in quei giorni i tranvai una bellezza -nuova: c'erano in quasi tutti, la mattina, delle -ragazzine vestite di bianco, che occupavano in -alcuni delle panche intere, spiccando fra l'altra -gente come gigli e camelie nivee in mazzi di -fiori e di foglie brune. Apparivano di sfuggita -nelle giardiniere dei veli candidi scendenti sui -vestiti e sui guanti bianchi, e a traverso i -veli, sotto alle corone di rose e di margherite, -occhi azzurri, bocchine purpuree, visetti d'una -freschezza infantile, che facevano un contrasto -graziosissimo con gli atteggiamenti raccolti -<span class="pagenum" id="Page_109">[109]</span> -e gravi delle piccole persone, ritte sul busto, -con le mani intrecciate sulle ginocchia e -le scarpette chiare congiunte. Da una parte all'altra -delle piazze e dall'una all'altra strada si -vedevano biancheggiare sui tranvai quelle farfalle -gentili annunziatrici della Pasqua, e anche -più della loro bianchezza risaltava l'idea, ch'esse -esprimevano, dello sposalizio celeste e dello -stato di grazia, in quelle carrozzate d'interessi -mondani e di peccati mortali. -</p> - -<p> -O carrozza di tutti, piccolo specchio del mondo, -che raccogli e ravvicini gli estremi più lontani -della società e della vita, qualche volta così -gioconda e qualche volta così triste, dove si -può veder mai, fuor che in te, quello che io -vidi in quei giorni? -</p> - -<p> -Due giornate di pioggia avevano fatto uscir -da capo i carrozzoni chiusi; ma il cielo si rischiarava -quando, verso l'undici della mattina -dell'ultimo di marzo, salii sul tranvai della linea -dei Viali, fermo nel corso Beccaria, sul punto -di partire per Porta Palazzo. C'era seduta dentro -una donna, sola, che è ancora viva adesso -nella mia mente come se l'avessi avuta sempre -davanti agli occhi durante un viaggio a traverso -all'oceano. I suoi capelli radi, neri d'una -tintura grossolana e mal diffusa, facevano parer -più vecchio il viso giallo e rugoso, nel quale, -sotto due archi nerissimi, dipinti da una mano -frettolosa e malferma, sonnecchiavano due occhi -glauchi e torbidi e rosseggiavano di belletto le -guance flosce e una bocca amara e stanca, atteggiata -come a un sorriso abituale, che appariva -<span class="pagenum" id="Page_110">[110]</span> -forzato, e quasi morto, come quello d'una -maschera, poichè la luce dello sguardo non -l'accompagnava. Se quel viso non avesse abbastanza -chiaramente parlato, avrebbero tolto -ogni dubbio un garofano rosso ch'essa portava -nella treccia e una lunga traccia di polvere -di riso che da una guancia le scendeva giù -fino al collo scarnito, cinto d'un nastrino azzurro; -e quel fiore appunto e quel nastro accrescevano -tristezza all'espressione di vecchiaia -precoce dei suoi lineamenti risentiti e come -tesi da un sentimento sordo di rancore che ella -covasse contro ai fantasmi a cui sorrideva per -consuetudine la sua bocca cascante. Era una -di quelle figure miserande in cui, caduto il velo -lucente della gioventù, appare con un'evidenza -spaventevole l'abbiezione della vita, e dietro -alle quali la fantasia vede stanze immonde di -lupanari, covi fumosi di taverne e di bische e -oscurità misteriose e sinistre dove giacciono -corpi di briachi e di feriti e lampeggiano coltelli -e occhi feroci di belve umane. -</p> - -<p> -Partito appena il tranvai, il fattorino entrò a -porgerle il biglietto. Essa tirò fuori con le mani -un po' tremanti una borsetta di lana verde, e -ne cavò due soldi, che quegli prese, fissandola, -con un barlume di sorriso. -</p> - -<p> -Arrivato in fondo al corso Principe Eugenio, -il tranvai si fermò, e prima s'udì un mormorio -di voci argentine, poi salirono con allegra furia -da una parte e dall'altra molte ragazzine vestite -di bianco, accompagnate da due che parevano -maestre, e sì slanciarono dentro il carrozzone, -<span class="pagenum" id="Page_111">[111]</span> -agitando i veli trasparenti e le gonnelle -candide, come uno sciame di colombe con l'ali -aperte. Fu come un soffio di primavera, come -la luce d'un'alba improvvisa che entrò con esse -fra quelle quattro pareti, e un vago odor d'incenso, -di soppressatura e di capigliature fresche, -che parve portato da un'ondata d'aria. Erano -forse le alunne d'un piccolo collegio che avevan -fatto la comunione e andavano a far colazione -in campagna. Le maestre restarono sulla -piattaforma; le alunne occuparono in un momento -tutti i posti, cinguettando e ridendo; la -donna tinta restò in mezzo a loro. -</p> - -<p> -E allora segui una scena indimenticabile. -L'aspetto di quella donna colpì qualcuna delle -più grandicelle, che smisero di parlare e la osservarono. -Il loro silenzio fece tacere le altre, -che, naturalmente, si voltarono da quella parte -dove le prime guardavano, e fissarono anch'esse -lo sguardo su quel garofano e su quel -nastro, su quella vecchiezza imbellettata e infarinata, -su quella rovina d'ogni cosa, resa più -orribile da una maschera grottesca di gioventù; -ed esse pure fecero silenzio. Sul viso delle più -piccole apparve un'espressione di stupore, in -alcune uno sforzo d'attenzione scrutatrice; alle -più grandi si stese sulla fronte corrugata come -un'ombra di sospetto e d'inquietudine, simile a -quella che ci dà la vista d'un insetto strano e -sconosciuto. Guardai la donna, sola in mezzo -a tutto quel candore d'anime e di vesti, e vidi -sul suo viso una leggiera e istantanea contrazione -dei muscoli come in una persona sorpresa -<span class="pagenum" id="Page_112">[112]</span> -in un nascondiglio. Lanciò un'occhiata -rapidissima alle due maestre, a me, al fattorino; -ma non guardò in faccia alle ragazze: guardò -le loro mani, i libri da messa e le scarpette -bianche con uno sguardo velato e fuggente; e -dopo qualche momento, durando il silenzio e -l'attenzione di cui si sentiva l'oggetto, piegò -lentamente il capo all'indietro, appoggiò la nuca -alla parete, e come presa tutt'a un tratto dal -sonno chiuse gli occhi, e non gli aperse più. -</p> - -<p> -Il fattorino, che la stava osservando con curiosità, -comprese, e mi ammiccò sogghignando. -</p> - -<p> -Ma io sentii una stretta di pietà che mi fece -torcere lo sguardo da quella infelice come se -l'avessi vista trapassata e confitta da un pugnale -nella parete a cui s'appoggiava. -</p> - -<p> -A Porta Palazzo essa si riscosse bruscamente -e, senza guardar nessuno, discese; le ragazzine -ricominciarono a discorrere e a ridere, e il -tranvai riprese la sua corsa, allegro e sonoro -come una gran gabbia d'uccelli. -</p> - -<div class="chapter"> -<p> -<span class="pagenum" id="Page_113">[113]</span> -</p> - -<h2 id="cap4">CAPITOLO QUARTO.</h2> -</div> - -<p class="indr"> -Aprile. -</p> - -<p> -Libero in questo mese da ogni altro pensiero, -posso dedicar maggior tempo ai miei viaggi -circolari <i>intra muros</i>, e scrivere distesamente, -giorno per giorno, le mie osservazioni. Eccone -una: il tranvai, istituzione educativa. E non è -celia. Nel contatto quotidiano con gente d'ogni -ceto i superbi perdono sul tranvai un po' della -loro muffa; gli egoisti contenti odono discorsi -di miserie e di dolori che li fanno pensare; la -signora che tiene un figlioletto sano fra le braccia -domanda pietosamente alla donna del popolo -che cos'ha il bambino pallido che ripiega -il capo sul suo petto, e la madre dura, che ha -visto ammirata dai circostanti la floridezza e la -grazia della sua creatura, discende col cuor raddolcito -dalla carezza fatta al suo orgoglio. Ed -è ancora una scuola di cortesia la carrozza di -tutti poichè, a furia di veder altri cedere il posto -alla donna, finisce con cederlo pure, quasi per -<span class="pagenum" id="Page_114">[114]</span> -istinto d'imitazione, il popolano che non ci aveva -mai pensato; e dall'esempio dei cortesi che porgon -la mano al vecchio che sale o sorreggono -per il braccio la vecchia che scende sono indotti -anche i villani a far l'atto stesso, e si corregge -a poco a poco la volgarità degli atteggiamenti -e delle mosse perfin nell'uomo più -volgare sotto lo sguardo dei molti occhi in cui -egli vede un'espressione di rimprovero o di disgusto, -che lo ferisce nell'amor proprio. Sì, quei -cento carrozzoni che girano per la città tutto -l'anno sono cento piccole scuole ambulanti, dove -le diverse classi sociali imparano l'una dall'altra -molte cose utili; per esempio, che non c'è -grande differenza fra di esse se non nella scorza; -che basta a poveri e a signori l'astrarre un po' -col pensiero da questa per sentirsi spinti gli -uni verso gli altri dagli stessi impulsi che ravvicinano -fra loro gli eguali; che molti dissensi -e rancori cesserebbero fra chi è in alto e chi -è in basso per il solo fatto di parlarsi e di conoscersi -a vicenda; che le avversioni sociali -non nascono tanto dalla disuguaglianza della -fortuna quanto dal sospetto reciproco dell'odio -e del disprezzo, e che la cortesia è un'alta sapienza -e una grande forza benefica. Queste cose -pensai stamani vedendo nel carrozzone un -grosso signore e un giovane operaio chinarsi -tutti e due a un tempo per raccogliere lo scontrino -che una vecchia campagnuola aveva lasciato -cadere sotto la panca. Vent'anni fa il secondo -non si sarebbe chinato, e forse.... neppure -il primo. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_115">[115]</span> -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Una conoscenza nuova: il <i>marchese</i>. È un fattorino -che, per rispetto al galateo, sta sulla -sommità della scala, di cui Tempesta occupa -l'ultimo gradino. L'ho conosciuto in questi giorni -sulla linea del Valentino, andando a trovare -Angelo Mosso. L'hanno soprannominato il <i>marchese</i> -i frequentatori della linea. È una figura -di tenorino: biondo, pallido, svelto, con gli occhi -azzurri e una bocca d'occhiello, perpetuamente -sorridente sotto due baffetti d'oro arricciati. -Saluta porgendo lo scontrino, risaluta -ricevendo i soldi, chiede “pardon„ nel passarvi -davanti, aiuta le signore a salire e a discendere -mettendo loro delicatamente la punta delle -dita sotto il gomito, prende sul predellino degli -atteggiamenti eleganti di cavallerizzo ritto sul -cavallo, salta giù a raddrizzar l'ago alle biforcazioni -e risalta su con una grazia di ballerino, e -ha un suo modo particolare, amabilissimo, di -mettere il resto nelle piccole mani inguantate, -come si mette una chicca nella palma d'un -bimbo, sorridendo col capo inclinato e fissando -negli occhi della creditrice, senza varcare il segno -del rispetto, uno sguardo soave, che la costringe -a fare un cenno di ringraziamento. Appartiene -alla famiglia degli erotici sentimentali. -Pare un galante padron di casa che faccia gli -onori del suo salotto a una comitiva d'invitate. -Si capisce che l'aver che fare col bel sesso signorile -è una dolcezza della sua vita. Un sorriso, -<span class="pagenum" id="Page_116">[116]</span> -un segno di compiacenza, uno sguardo di -curiosità o di simpatia d'una signora o d'una -signorina gli danno una scossa così viva, che -per un momento par che gli manchi il respiro; -e poi respira forte e s'arriccia i baffetti con la -mano agitata, mandando baleni dagli occhi. -Dev'esser stato ballerino al Teatro regio, o modello -di pittore, o cameriere di fiducia di qualche -vecchia nobile. Perfin nel segnare i numeri -sul libretto ha un certo modo artistico di menar -la matita come se schizzasse il ritratto delle -sue passeggiere. Se ha un'innamorata della sua -condizione, la povera ragazza dev'essere terribilmente -gelosa al pensare che, mentre essa è -a casa o in bottega al lavoro, lui se la scarrozza -in mezzo alle gale e ai profumi del bel -sesso, distribuendo scontrini e sorrisi e accogliendo -ogni soldo come un fiore, e deve con -l'immaginazione inquieta far sulla linea tutte -le corse regolamentari, sospirando il fanale -bianco dell'ultima, come un segnale di liberazione. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Sulla stessa linea del Valentino, questa mattina, -nell'atto che facevo fermare il tranvai, -uscendo di casa del mio amico, rividi finalmente -la “vergine morta„ che dal febbraio non -avevo più ritrovata. Sedeva sull'ultima panca -della giardiniera: bianca, serafica, impassibile -come sempre, spiccante fra le altre signore come -una madonna del Fiesolano in mezzo alle figurine -<span class="pagenum" id="Page_117">[117]</span> -d'un giornale di mode. Standole dietro -ritto sulla piattaforma potei ammirare da vicino -la ricchezza dei suoi finissimi capelli castagni, -sotto la quale s'inchinava, come sotto -un peso soverchio, il suo collo bianco e delicato; -così bianco da far pensare che il bacio -d'un bimbo v'avrebbe lasciato una traccia purpurea, -così delicato da parer che una leggerissima -stretta delle dita sarebbe bastata a soffocarvi -la vita. Aveva sulle ginocchia non so che -di rotondo, rinvoltato in un foglio della <i>Stampa</i>, -e lo teneva fermo con una mano sottile e nivea -come il suo collo; la quale non vi doveva pesar -su più di un petalo di giglio. Il suo lungo -corpo leggiero non aveva un fremito, come se -per lei non fiorisse la primavera, come se la sua -natura angelica fosse insensibile al mutare delle -stagioni; nè le sue guance dalla linea purissima -erano più colorite in quel tepore d'aprile che -non fossero nelle giornate rigide dell'inverno; -e non uno dei suoi capelli di seta si agitava -sulle sue tempie fresche di bambina, benchè -l'aria si movesse; e quieti come i suoi capelli -erano senza dubbio anche i suoi pensieri. L'osservai -per un pezzo, e mi riprese più acuta la -curiosità di saper chi fosse, poichè non riuscivo -a immaginare alcuno stato o occupazione o -scopo delle sue corse che convenisse al suo -aspetto tanto dissimile da ogni altra forma di -fanciulla ch'io avessi veduta mai. E anche stamani -cercavo con la fantasia, e tutto quanto -trovavo mi pareva discordante, impossibile a -conciliarsi con quel freddo candore, con quella -<span class="pagenum" id="Page_118">[118]</span> -serenità di cielo d'inverno, con quell'apparenza -di ignoranza claustrale o di sovrana indifferenza -pel mondo. Il mio pensiero non riposava che -immaginandola come m'era apparsa la prima -volta, coronata di rose e ravvolta in un velo -bianco, distesa sopra un feretro, con le braccia -incrociate e un sorriso sulle labbra, rivolto a -un mondo sovrumano. Ebbene, mentre così l'immaginavo, -in un momento che il tranvai, sboccando -sul corso Vittorio Emanuele, faceva un -sobbalzo, l'involto ch'essa aveva sulle ginocchia -si schiuse, e la corrispondenza strana, quasi -miracolosa di quello ch'io vidi con quello che -immaginavo, mi diede un brivido di terrore. -</p> - -<p> -Era un teschio. -</p> - -<p> -Il mistero era svelato; ebbi come una visione -istantanea di lei in mezzo agli orrori d'una sala -anatomica, e rimasi come trasognato; la verità -era l'ultima cosa a cui avessi mai potuto pensare. -Studentessa di medicina! -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -È scritto: non riuscirò mai, mai a conquistare -il cuore del cavalier “Bicchierino„. Quest'oggi -gli sono caduto in disgrazia da capo. L'avevo -accanto sul tranvai, in via Garibaldi, alla solita -ora della mattina. Anche sulla giardiniera, come -nel carrozzone chiuso, se non trova libero il -posto a sinistra della panca in fondo, piuttosto -di sedersi da un'altra parte, egli rimane -in piedi sulla piattaforma. Avevamo in mano -tutti e due la <i>Gazzetta del Popolo</i>. Io ritardai la -<span class="pagenum" id="Page_119">[119]</span> -lettura per ammirare la pacatezza e la precisione -meccanica con la quale, dopo letto la -prima pagina, per legger l'altra senza tagliare, -egli ripiegò il foglio di mezzo e fece scorrer le -dita sulla piegatura, e poi piegò un'altra volta il -foglio intero, e corresse anche la seconda piegatura -con la mano aperta e lenta, premendosi il -giornale sul petto come una cosa sacra. E mentre -faceva quel lavoro, lo vedevo nel suo ufficio -fare ogni mattina quegli stessi passi contati, riporre -sempre la penna allo stesso posto, appuntare -il lapis ogni tanti giorni a quell'ora, uscire -ogni giorno a quel dato minuto preciso, e pensavo -che i suoi pensieri si succedevano e si -riproducevano certamente con lo stesso ordine -e la stessa lentezza, e che doveva essere un'immagine -della sua mente la sua casa assestata -e lucida di buon <i>travet</i> torinese, celibe e tranquillo. -Celibe senza dubbio, perchè era impossibile -che un uomo simile si fosse messo in -casa il disordine vivente d'una moglie. E come -mai, pensando a tutto questo, io potei commettere -sotto i suoi occhi l'imprudenza imperdonabile -che commisi? Per cercare una notizia nella -seconda pagina della <i>Gazzetta</i>, vi cacciai dentro -la mano e lacerai il foglio con le dita tese. Egli -si voltò, come se un istinto l'avesse avvertito -dell'atto vandalico, osservò con gli occhi allargati -la dentellatura orribile che aveva fatto la -mia mano nei margini, e poi, alzato lo sguardo -al disopra degli occhiali, mi fissò per qualche -momento con un'espressione indescrivibile di -stupore e di riprovazione. Compresi allora l'enormità -<span class="pagenum" id="Page_120">[120]</span> -del mio sproposito, e dissi in cuor mio: — Son -perduto; mai più, mai più mi potrò rialzare -nella sua stima. — E infatti, nella cura ostentata -con cui ripiegò il giornale prima di scendere -vidi chiaramente l'intento di farmi comprendere -che nessuna relazione amichevole -sarebbe mai stata possibile fra di noi due. Ebbene, -sì, egli ha ragione: ci dev'essere una differenza -enorme di temperamento, di vita e di -opinioni tra chi straccia il giornale come faccio -io e chi lo ripiega come fa lui. Dimmi come -tratti la <i>Gazzetta del Popolo</i> e ti dirò chi sei. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Ho girato tutta la sera della domenica per -godermi lo spettacolo curiosissimo degl'incontri -delle giardiniere affollate. Strana è quella visione -fuggitiva di trenta facce, che paiono d'uno -sciame umano volante: facce curiose, facce esilarate, -facce impassibili, facce istupidite dalla -digestione difficile d'una mangiataccia domenicale, -o brillanti d'una sbornietta discreta, o sorridenti -della dolcezza d'un riposo onesto; begli -occhioni neri o celesti che vi gittano un raggio -di fuga, coppie d'amanti che conversano, vecchi -coniugi che sonnecchiano, teste bionde di bimbi, -che agitano le braccia in segno di festa verso -di voi. È un momento; ma se sul tranvai che -passa c'è una signora bella o un vestito elegante -o un cappellino bizzarro, non sfugge all'occhio -d'alcuna donna che stia sul vostro, e -tutte le teste femminili si voltano; e in quei rapidi -<span class="pagenum" id="Page_121">[121]</span> -incontri persone si riconoscono di qua e -di là, e si scambiano scappellate a scatto, apostrofi -tronche e saluti della mano, che ripetono -a distanza, come da poppa e da prua di due -vaporini. Vedete prima trenta visi in pieno, poi -trenta teste di profilo, poi trenta nuche e trenta -dorsi: la comitiva vi si presenta sotto ogni -aspetto come un gruppo statuario sopra il trespolo -girante. Incontrate delle giardiniere allegre -e chiassose in cui predomina la giovinezza -e paion tutti compagni di festa; altre che -par che portino un carico di musoneria, tutte -facce gravi o insonnite; qualcuna con una -guardia civica davanti e due carabinieri in fondo -e qualche soldato dai lati, che pare una carrozzata -di condannati tradotti alle carceri. E più -curioso è lo spettacolo a notte fatta, quando -passano di volo, illuminati dai raggi bianchi -della luce elettrica o dai raggi gialli del gas, e -variamente colorati dai lanternini dei carrozzoni, -gli uni vermigli, altri verdi, altri mezzo -accesi e mezzo oscuri, visi intontiti di briachi, -visi languidi d'amanti, bambini addormentati, -teste di donnine appoggiate sulla spalla del marito, -braccia maritali strette intorno alla vita -della moglie, e mani amorose intrecciate, e -bocche e orecchie che si toccano, e musi lunghi -di solitari, oppressi da una giornata di -noia. Oh quante noie e delusioni, e rammarichi -del denaro sciupato, e impazienze febbrili d'innamorati, -e speranze e sogni d'amori nascenti, -e presentimenti tristi d'amari diverbi coniugali -portano a casa la sera tutti quei carrozzoni! E -<span class="pagenum" id="Page_122">[122]</span> -qualche cosa d'amaro ho portato a casa io pure. -In una giardiniera che passava ho riconosciuto -il mio buon nemico <i>Siapure</i>. Era ritto anche lui -sulla piattaforma di dietro, e aveva accanto una -ragazzina di otto o dieci anni, il suo ritratto, somigliantissimo; -una figliuola di cui ignoravo -l'esistenza, graziosa, con due grandi occhi neri -e buoni, già un po' velati dal sonno. Ci passammo -accanto alla distanza di due passi sotto -la luce d'una lampada elettrica; i nostri sguardi -s'incontrarono; avremmo avuto tempo di stringerci -la mano.... e voltammo il viso tutt'e due -dalla parte opposta. Ah vecchi bambini vergognosi! -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Il tranvai, ottimo osservatorio per studiare -la tirchieria. Ecco un signore obeso che scomoda -dieci persone e si fa venir le budella in -bocca per cercare un soldo caduto; ecco un -facsimile di senatore, con tanto di pelliccia in -dosso, che fa una scenata perchè il fattorino -gli ha dato col resto un soldo greco; ecco un -grasso provinciale che non vuol pagare un soldo -di più per l'ultima corsa perchè il suo magnifico -orologio d'oro non segna ancora le dieci -precise. Era una famiglia agiata, si vedeva, -quella che è salita questa sera sul tranvai della -barriera di Casale, in piazza Solferino: marito -e moglie, tre ragazze e un bimbo sui tre anni, -che teneva in mano un cannocchiale da teatro; -e il marito, che mi dava le spalle, aveva certo -<span class="pagenum" id="Page_123">[123]</span> -nei capelli tinti, divisi a filo sulla nuca, tanto -di cosmetico quanto valeva il biglietto che s'è -rifiutato di pagare per il posto del suo bimbo, -disputando col fattorino dall'imboccatura di via -Santa Teresa fino a piazza San Carlo. -</p> - -<p> -— Il bimbo ha l'età.... -</p> - -<p> -— Ma su questa stessa linea, ieri l'altro, non -ha pagato. -</p> - -<p> -— Non c'ero io. -</p> - -<p> -— Non sono obbligato a ricordarmene. -</p> - -<p> -— Basta ch'io glie lo dica. Non debbo mancare -al regolamento perchè ci ha mancato un -altro. -</p> - -<p> -— Eh, il regolamento ve lo fate ciascuno a -modo vostro. -</p> - -<p> -— Io non me lo faccio a modo mio: osservo -quello della Società. -</p> - -<p> -— La Società prescrive anche di rispondere -in un altro tuono. -</p> - -<p> -— Io rispondo nel tuono in cui mi parlano. -</p> - -<p> -— Siamo educati! -</p> - -<p> -— Ma tutti e due. -</p> - -<p> -Apriti cielo! Mi sarò ingannato, perchè non -l'ho potuto vedere in viso; ma dalla punta dei -baffi e dall'accento con cui disse: — R<i>icorrerò -alla direzione</i> — m'è parso quello stesso personaggio, -soprannominato Tintura Migone, che -aveva fatto una scena simile sulla linea della -barriera di Nizza. Discese, voltandomi le spalle, -all'angolo di via Plana, e lo vidi andar con la -famiglia al Teatro Gerbino a spendere sessanta -volte la moneta per cui aveva alzato tanta polvere. -O miseranda pitoccheria signorile, che per -<span class="pagenum" id="Page_124">[124]</span> -vanità o per piacere butta via lo scudo da una -parte e letica il soldo dall'altra con una tenacia -rabbiosa che fa avvampar dalla vergogna chi -veste gli stessi panni! O razza spregevole d'esosi, -che con infinite piccole taccagnerie spandete -intorno a voi tanti semi d'ira e d'avversione, -veri eccitatori dell'odio fra le classi sociali, -quando finirete di disonorarvi dieci volte al -giorno per cinque centesimi? -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Mi è caro il tranvai anche perchè mi dà modo -di studiare i bambini, che per la strada mi sfuggono. -Lì posso averli sotto gli occhi per un po' -di tempo e ammirarli a mio comodo, in specie -sulle giardiniere, grazie al vezzo che hanno tutti -d'inginocchiarsi sulle panche, dando le spalle -ai cavalli, e di appoggiarsi alla spalliera come -a una balaustrata di terrazzino, col viso rivolto -verso i passeggieri. Faccio ogni giorno qualche -conoscenza. Già due volte, tornando a casa dal -Giuoco del pallone, ho potuto ammirare così una -bambina di due anni, che padre e madre portano -ogni sera verso le sei a fare il giro dei -Viali. M'è simpatica questa buona coppia, un -<i>Taddeo</i> e una <i>Veneranda</i> sulla quarantina, tutti -e due piccoli, rotondi e floridi come i famosi -amanti del Giusti, con l'aria di gente contenta -dei propri affari. E scommetterei che quella bambina -è il frutto unico e tardivo dei loro placidi -amori, venuto quando più non lo speravano -dopo averlo desiderato per molti anni, tante son -<span class="pagenum" id="Page_125">[125]</span> -le cure e le carezze di cui l'affollano, divorandola -con gli occhi, tanta è la compiacenza con -cui si sorridono a vicenda a ogni suo gesto e -a ogni sua parola e ringraziano con lo sguardo -chi la guarda e le sorride. Questa sera stava -inginocchiata sulla panca in fondo e guardava -me, ritto in faccia a lei, col visetto volto in su, -come avrebbe guardato la Mole Antonelliana: -un visetto rotondo di madonnina, illuminato da -due begli occhi azzurri e incorniciato in una -finissima capigliatura castagna, tagliata alla -scozzese sulla fronte e ricadente sul vestitino -color di rosa. E sorrideva vagamente, guardandomi, -come se si ricordasse d'avermi già visto -un'altra volta, con quella strana espressione tra -di benevolenza, di curiosità e di canzonatura, -tutta propria dei bimbi, che par che dicano: — Chi -sei? Perchè mi guardi? Che vuoi da me? — e -intanto moveva le labbra e gonfiava ora -una guancia ora l'altra come se masticasse -qualcosa. A un tratto si mise una mano in bocca -e poi la tese aperta verso di me per mostrarmi -quello che aveva sulla palma: un pezzetto di -caramella; poi balbettò una parola che non -capii, si rimise la caramella in bocca e riprese a -sorridermi, dondolando la testina da una spalla -all'altra. E io la guardavo, la guardavo, ostinato -a cercare il segreto di quel fascino divino -dell'infanzia, che, non parlando, ci dice mille -cose dolcissime, confuse, lontane, quasi sovrumane, -impossibili a tradursi in parole; della potenza -di quello sguardo vago, che non penetra -nell'anima nostra, ma davanti al quale si nascondono, -<span class="pagenum" id="Page_126">[126]</span> -friggono, si disperdono tutti i pensieri -tristi ed impuri come un branco d'uccelli -notturni al raggio dell'alba. E in cuor mio le -dicevo: — Guardami, guardami ancora, fa fuggir -le misere vanità, gli odî ignobili, le menzogne -vili, l'egoismo, l'orgoglio; fa fuggir ogni -cosa.... — Ma un cane che correva dietro al -tranvai la distrasse dall'opera purificatrice, e -non mi fu più possibile di ricondurre la sua -attenzione da quel cane sulla mia persona, nemmeno -mettendole una mano sotto il mento; benchè, -per istinto amorevole, essa appoggiasse -sulla mano la guancia. Quella carezza fece voltare -il padre e la madre, sorridenti. Domandai -loro che età avesse la bimba. Non si può dir -l'accento con cui mi risposero a una voce: — Ventitrè -mesi. — Non avrebbero detto con un -altro accento: — Abbiamo ventitrè milioni. — Sentii -che quel numero segnava per loro la data -d'una seconda vita, che diceva da quanto tempo -era discesa sulla loro casa la benedizione e la -gloria. Com'è dolce augurare sinceramente il -bene ai propri simili! Sentii una gioia vera a -dir loro tra me: — Siate felici, vi sia lasciata -sempre, possa non aver mai un brivido di febbre, -mai un nodo di tosse, mai una notte agitata, -mai il viso pallido neppur per un'ora! -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Sullo stesso tranvai, tre sere dopo, ritrovai -l'operaio lombardo del <i>desbotonass</i>, quello che -m'aveva dato del <i>politicon</i> perchè non m'ero -<span class="pagenum" id="Page_127">[127]</span> -voluto sbottonare sull'argomento della politica. -Aveva anche questa volta festeggiato la domenica, -e lo diceva il ciuffo che gli dondolava sulla -fronte, e la cicca che gli spenzolava dalle labbra; -ma era frenato dalla moglie, una donnina -secca, più attempata di lui, seduta al suo fianco. -Appena mi vide, mi piantò in faccia gli occhi -lustri: tremai che mi riconoscesse e la ricominciasse -con lo Zavattari; ma non mi riconobbe. -Borbottò non so che della rivoluzione di -Candia; voleva andare a Candia; e bruscamente, -alzando la voce, mi fece la proposizione d'andar -con lui. Ma lo distrasse il campanello del -Viatico che passava dall'altra parte del Corso -San Maurizio. E allora ebbe un litigio con la -moglie. Quasi tutti, sul tranvai, si scopersero il -capo; egli no. Sua moglie gli disse di scoprirei: -non volle. -</p> - -<p> -— Ma non rispetti nemmeno il Santissimo? — gli -ripetè la donna, in dialetto piemontese, -e allungò la mano per afferrargli il cappello. -Egli si dibattè violentemente, dandomi delle spallate. — <i>Dagh -on taj</i> — gridò — <i>Corpo d'on...! Mì -rispetti i idej di alter, vuj che rispetten i mè.... -Mì sont per la libertaa del pensiero</i>.... -</p> - -<p> -Ma la donna riuscì a scoprirlo; egli strepitò: -poi, ripreso il suo cappello, per rifarsi, se la -pigliò col fattorino perchè faceva fermare il -tranvai per far salire la gente. -</p> - -<p> -— Io faccio il mio dovere —, rispose quello; — non -ha da salir chi vuole? -</p> - -<p> -No, non aveva da salir chi voleva, e per -questa buona ragione: — <i>Cosa vœur dì tranvai? -<span class="pagenum" id="Page_128">[128]</span> -Tranvai el vœur dì marcià.... marcià semper, e -se el se ferma tutt'i moment.... l'è minga pu on -tranvai, l'è una tartaruga!</i> -</p> - -<p> -Voleva pagare anche due soldi di più, ma a -condizione di <i>andar accelerato</i>, e ad ogni nuova -persona che saliva, ribatteva il chiodo: — <i>E -on alter!... Ah sanguanon! Ma l'è ona robba -de rid!</i> — Poi, tutt'a un tratto, rivolgendosi -a me col viso grave, disse in italiano: — Ed -è così che si fa il servizio? — Ma, dicendo questo, -mi fissò da capo, come se gli passasse per -la mente un barlume di reminiscenza, e puntatomi -l'indice al viso, soggiunse: — <i>Lu.... me -par de conossel.</i> -</p> - -<p> -Per quanto si sforzasse, però, non riuscì a -ricordarsi della conversazione del <i>desbottonass</i>, -e volle che gli rammentassi io dove c'eravamo -incontrati. Mi guardai bene dal contentarlo. E -per fortuna, fu distratto un'altra volta da una -signora che saliva. -</p> - -<p> -— <i>E on'altra anmò!</i> — ricominciò a esclamare. — <i>E -seguitemm inscì</i>.... Ah questa sì che -è una bella farsa! — -</p> - -<p> -— Ma la finisca una volta, — gli disse il fattorino. -</p> - -<p> -— Io la finisca? <i>Ah faccia de bogher!</i> — e, -levandosi in piedi, tese il pugno verso di lui. -</p> - -<p> -Ebbi una buona ispirazione: gli misi una -mano sulla spalla e gli dissi all'orecchio: — Andiamo, -un vecchio soldato di Garibaldi non -deve far di queste scene. -</p> - -<p> -Fu un effetto magico: si voltò a guardarmi, -stupefatto. O come mai io potevo sapere ch'egli -<span class="pagenum" id="Page_129">[129]</span> -era stato con Garibaldi? Ma non me lo domandò. -Mi guardò un pezzo, sorridendo; poi mi porse -la mano e disse: — <i>E ben.... lu el gh'ha reson.</i> -</p> - -<p> -Detto questo, scrollò il capo in atto di disapprovazione -per sè stesso, e ricadde pesantemente -sulla panca. E quando io discesi, non se -ne accorse: dormiva. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Sono in un periodo fortunato d'incontri e -d'avventure. All'uscita dello Sferisterio, mi decisi -a prendere il tranvai della linea di Vanchiglia -vedendo sulla piattaforma quel porcospino -di cocchiere Tempesta, che conobbi due -mesi fa sulla linea di Nizza. La primavera non -l'ha punto raddolcito. Salendo, gli ruppi in bocca -un'invettiva feroce che faceva contro una cavalla -chiamata <i>Balia</i>; dalla quale egli volse lo -sguardo sopra di me senza mutarne l'espressione, -come s'io fossi un complice della bestia. Tacque -per un po', coi denti stretti; ma quando fummo -in piazza Vittorio Emanuele, essendo salita una -donna che depose ai suoi piedi un grosso cesto, -egli cominciò contro il cesto una ruminazione -sorda di sacrati, che protrasse fin che si -sboccò in via Principe Amedeo; dove andò addirittura -fuor dei gangheri contro una vecchietta -sorda alle sue fischiate, urlandole nella schiena: -<i>O trombon! O terremot! O tamburnassa!</i> — con -quanta vociaccia aveva in canna. Poi ricominciò -a grugnire vedendo di lontano la strada ingombra -dalla folla, che usciva dalla rappresentazione -<span class="pagenum" id="Page_130">[130]</span> -diurna del teatro Gianduia. E forse la -ragione di tutte quelle furie era nel canestrino -ritto ch'era ai suoi piedi, nel quale si raffreddava -il suo magro desinare, ch'egli aveva mangiato -a mezzo alla barriera di Casale, e che gli -premeva di finire in piazza Carlo Felice. Povero -Tempesta! Si capisce come la fame, in un temperamento -come il suo, dovesse fare un tristo -lavoro. Fermò davanti al teatro, infatti, dando -al freno una girata furibonda, come se lo volesse -spezzare. E qui la sua violenta natura fu -messa a una prova durissima. Doveva salire -con un nuvolo dì figliuoli grandi e piccini una -di quelle povere mamme piene di timori e di -affanni, per le quali una salita nel tranvai è -come un imbarco per l'America. Essendo sparsi -qua e là i posti liberi, i figliuoli più grandi salirono -da varie parti, e fu una faccenda interminabile -il mettere al posto i più piccoli; e la mamma -a gridare: — Dov'è Carlino? — Giulia, siediti là. — No, -Augusto, in piedi non voglio. — Carlino, -vieni qua che c'è posto. — Marietta, tienti bene -alla colonnina —; e Tempesta, voltato indietro -in atteggiamento minaccioso, fremeva come un -mastino alla catena. Quando stava per sferzare -i cavalli, la signora lo rattenne con un gesto -perchè uno dei figliuoli s'aveva ancora da sedere. -Finalmente, sbuffando come un bufalo, -Tempesta ruttò l'<i>avanti</i>. Ma la mamma gridò: — Un -momento! È proprio questo il tranvai -che va a Porta Nuova? — Egli rispose un <i>questo</i> -con sette esse, partì, e tirando giù tutti i -santi, cominciò a flagellar la cavalla, che non andava -<span class="pagenum" id="Page_131">[131]</span> -a tempo e faceva delle scartate, e a soffiar -nel suo strumento, fra un moccolo e l'altro, con -tanta rabbia da parer che fischiasse Torino. -Fischiò il monumento di Carlo Alberto, fischiò -la Posta centrale, fischiò il palazzo dell'Accademia -delle Scienze, e infilò via Lagrange con -la furia d'un guidatore di carro falcato irrompente -contro il nemico. Ma era destino che la -finisse male. All'angolo di via Cavour si staccò -dal gancio l'anello del bilancino, i cavalli s'impigliarono -nelle tirelle, e s'arrestarono. Saltò -giù Tempesta schizzando fiamme e, mentre il -fattorino riattaccava, prese a martellar di pugni -i poveri animali, saettando con gli occhi me e -altri due che dalla piattaforma gli gridavano -di smettere, e inferocendo in special modo -contro la povera <i>balia</i>; la quale alzava ed -agitava la testa, scalpitando, tutta convulsa e -tremante, ma senza mandare lamento, come -una povera donna che tace, per non chiamar -gente, sotto la percossa del marito bestiale, -di cui non comprende e perdona l'insania. Indignati, -stavamo per scendere, quando accorse -dalla cantonata un vecchietto in tuba, un ometto -di nulla, ma ardito e risoluto come un cavaliere -antiquo, e affrontò l'aguzzino, afferrandogli il -braccio a due mani. Tempesta si svincolò con -violenza e lo trattò di <i>avvocato delle bestie</i>. Cascava -male. Era per l'appunto un avvocato -delle bestie, membro della <i>Società protettrice -degli animali</i>, e se ne vantò, e tirò fuori un -taccuino per segnarci il numero della giardiniera, -dicendo che sarebbe andato in persona -<span class="pagenum" id="Page_132">[132]</span> -alla direzione. Tempesta risalì sulla piattaforma -con la faccia verde, masticando ira di Dio; ma, -ripartito appena, udendo dire dietro di sè: — <i>A -l'a fait bin</i> (Ha fatto bene) —, si voltò a guardare -il temerario con due occhi di fuoco. Chi aveva -parlato era un uomo sui quaranta, di viso serio -a benevolo, che aveva l'aspetto d'un operaio -istruito. Questi sostenne serenamente la sua guardataccia, -e gli disse con pacatezza, in accento -amichevole, e un po' a rilento, come chi vuol -ripetere esatta una frase letta in un libro-; — Sicuramente.... -le bestie sono i compagni di lavoro, -non gli schiavi dell'uomo. -</p> - -<p> -Tempesta non rispose. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Siamo in piena primavera. I tranvai dei viali -corrono per lunghi tratti sotto le grandi chiome -degli ippocastani, dei tigli e delle acacie, ed -escono al sole e si rituffano nell'ombra, come -carrozze erranti in un parco; i vetri dei finestrini -e i visi dei passeggieri si velano di riflessi -verdi; i predellini delle giardiniere strisciano -i cespugli che fiancheggian la via, e -passan d'intorno per aria note d'uccelli, farfalle -bianche e profumi di rami in fiore; e il -buon Giors nuota e se la gode in tutta questa -freschezza, aspirando a pieni polmoni l'aria imbalsamata, -che gli scava lo stomaco. Glie lo -scava così addentro, dice lui, che a rigor di -giustizia, quando viene la primavera, la Società -gli dovrebbe dar doppia paga. Povero Giors! -<span class="pagenum" id="Page_133">[133]</span> -Questa mattina, sul corso Vinzaglio, ebbe un -vero dolore. C'era un garzonetto d'osteria, ritto -accanto lui, con quattro dozzine d'agnellotti crudi -posati sopra un'assicella, ch'egli teneva col braccio -arrotondato fuor della colonnina, per non impedirgli -il maneggio del freno. A un tratto, uno -scossone della giardiniera gli fece perder l'equilibrio, -l'assicella piegò, e gli agnellotti si rovesciarono -sulla strada. Non si può descrivere -l'atto di desolazione che fece il buon Giors -a quella vista: non c'è per nulla quello che fa -don Baldazar-Ferravilla quando la cuoca dei suoi -ospiti gli porta via di sotto il naso il piatto -prediletto. E lamentò per un chilometro la “disgrazia„ -scrollando il capo tristamente; e messo -così in un corso di pensieri tristi, mi raccontò -altre “disgrazie„ consimili di cui era stato spettatore, -e non ne pareva ancora consolato. Una -vecchia signora venuta dalla campagna, scendendo -male dal tranvai, era caduta sul suo panierino -pieno d'ova, e n'avea fatto un lago, da -cui l'avevan tirata su in uno stato! e ova freschissime, -che mandavano una delizia d'odore.... -che peccato! Un grullo d'ortolano, un'altra -volta, aveva messo sotto la panca della -giardiniera, a un'estremità, un piatto di fragole -ammucchiate, che a ogni sobbalzo cadevano a -mezze dozzine per la strada, dove un branco -di monelli, correndo e facendo un baccano indiavolato, -le raccattavano, senza che lui se -n'avvedesse; e quando se n'era avvisto.... certi -fragoloni come palle, che profumavano il corso, -una vera grazia di Dio: disgraziato! A una povera -<span class="pagenum" id="Page_134">[134]</span> -ragazzina, in fine, proprio nel momento -che il tranvai si fermava in piazza Statuto, in -capo alla linea, s'era rovesciata dalla piattaforma -una zuppierata di minestra, ch'essa era andata a -prendere all'osteria per suo padre; e gli aveva -fatto tanta pena quella povera <i>morfela</i>, a vederla -inginocchiata in terra a raccogliere singhiozzando -le pastine e i piselli, che lui e il fattorino -avevano <i>fatto una sottoscrizione</i>, essi due -soli, mettendo ciascuno dieci centesimi, perchè -la <i>morfela</i> potesse andare a ricomprar la minestra. — Ma -a me — disse poi con un sorriso -trionfante — queste cose non sono mai accadute, -nemmeno quando ero alto un palmo; l'appetito -m'ha fatto sempre stare in guardia; guardi, -potrei giurare che non m'è mai cascata di mano -una ciliegia! — Bravo Giors! Egli m'ha l'aria -d'un uomo che non abbia mai mangiato a sua -voglia in vita sua. La vista delle tavole di trattoria -apparecchiate all'aria aperta, questa mattina, -gli dava dei brividi di voluttà. — Ah! — esclamava, -adocchiandole di passata, — con che -gusto mi ci metterei a sedere! — E si capisce -come il sedersi a tavola, per lui che non ci siede -mai, sia un ideale epicuréo, uno scialo da milionari, -il non plus ultra delle raffinatezze della -vita. E confessando che sarebbe disposto a mangiare -a ogni ora del giorno, ride; e dicendo che -trecento volte all'anno fa i suoi pasti sulle ginocchia, -ride; e raccontando che s'è levato il -pane di bocca per salvar dalle busse una povera -bimba, ride. Ah, quanto è buono senza saperlo, -e come mi fa bene il suo riso! -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_135">[135]</span> -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Una corsa memorabile, ma che vorrei dimenticare, -sulla linea del Foro Boario. Venivo di -fuor di porta. Era una mattinata incantevole. -Partito appena dalla cinta, il tranvai si fermò -davanti alla porta delle carceri giudiziarie, dove -salirono sei giovani, accompagnati da due guardie -di polizia, pallidi e malamente vestiti, ciascuno -con un involto di panni sotto il braccio. -Erano sei prigionieri liberati che le guardie -conducevano alla questura centrale a ricevere -il commiato ammonitorio dell'autorità. Ma non -occorreva che me lo dicesse il fattorino; lo -compresi, nell'atto che salirono, dal modo come -girarono lo sguardo intorno sugli alberi fioriti, -sul corso inondato di sole e sui passanti, bevendo -a bocca aperta e a nari dilatate l'aria luminosa -delle libertà, che accendeva delle fiamme -nei loro occhi e faceva correre pei muscoli della -loro faccia dei fremiti di piacere, visibilissimi -nonostante lo sforzo con cui cercavano di dissimulare -la rinascente ebbrezza della vita. Allo -svoltar del tranvai in Corso Vinzaglio, e poi -nel Corso Oporto, a quell'aprirsi da ogni parte -di viali verdi, di fughe di palazzine e di portici, -di vedute delle Alpi e dei colli, voltarono il capo -di qua e di là, con un movimento di stupore -grave, come se ad ogni svoltata crollasse un -muro delle carceri da cui non era uscita ancora -tutta l'anima loro, e guardavano curiosamente -ogni passeggiere che saliva, come per molto -<span class="pagenum" id="Page_136">[136]</span> -tempo avevano guardato ogni visitatore sconosciuto -che s'affacciasse all'uscio della loro cella. -Osservavo con meraviglia che, passata la prima -ebbrezza, il loro viso s'andava già oscurando -quasi dell'ombra d'un disinganno, come se quell'ora -tanto desiderata non mantenesse tutte le -promesse che aveva fatto alla loro fantasia, e -li riafferrasse da lontano la tristezza della prigione, -quando, al punto di attraversare il Corso -Umberto, uno spettacolo anche più strano mi -distrasse da loro: una giardiniera dalla linea -di San Secondo, tutta piena di monache dell'ospedale -Mauriziano, un mezzo monastero in -carrozza, venti figure grigie e bianche, immobili -e silenziose, che passavano rapidamente -sulla curva, presentandosi tutte di profilo, con -la fronte bassa e le braccia incrociate, come -tante statue della Meditazione, e svoltate di corsa -in Via Oporto, non mostrarono più che venti -veli neri enfiati dall'aria, e come fuggenti insieme -a una tentazione del diavolo. -</p> - -<p> -I liberati dal carcere discesero all'angolo di -via Alfieri, il tranvai proseguì verso via Santa -Teresa. Eravamo a pochi passi dal crocicchio -quando vidi lontano in via Venti Settembre un -affollamento che la ingombrava da un lato all'altro. -Mi voltai per domandare al fattorino: — Che -sarà? — lo vidi pallido. Egli aveva già -capito. Il cocchiere frenò i cavalli, che andarono -lentissimi. Raggiunta la folla, ci fermammo. Alcuni -ci s'avvicinarono. Il tranvai precedente -aveva schiacciato un bambino di cinque anni, un -povero orfanello, che una mendicante teneva con -<span class="pagenum" id="Page_137">[137]</span> -sè e faceva accattare. Egli era sfuggito di mano -alla donna per attraversare la strada nel punto -che i cavalli sopraggiungevano; le ruote della -giardiniera gli eran passate sul corpo; era -morto nell'atto; avevan portato il cadavere -sotto il portone d'una casa vicina, che la folla -chiudeva. Una moltitudine di curiosi s'accalcava -intorno al cocchiere che era saltato giù, lasciando -le redini al fattorino, che aveva proseguito -la corsa. Nel mezzo della calca, al di -sopra delle teste ondeggianti, spuntavano gli -elmi di due guardie civiche e il cappello d'un -carabiniere, e fra questi il berretto gallonato del -disgraziato cocchiere, rovesciato indietro, che -lasciava vedere delle ciocche di capelli grigi. -Mi apparve mi momento il suo viso, bianco e -stravolto, con la bocca aperta; poi si nascose. -Parlava e gestiva; ma il mormorio della folla -copriva la sua voce. Vidi le sue mani agitarsi -per aria. M'arrivò all'orecchio un: <i>giuro!</i> rauco, -come il grido di un ferito. A un tratto, la folla -s'aperse come in due ondate violente e il cocchiere, -stretto fra le guardie, si mosse; ma, fatti -tre passi, si fermò, e alzate le braccia come un -prete all'altare, girando intorno gli occhi smarriti -e piangenti che non vedevan più nulla, gridò -con voce soffocata dai singhiozzi: — Giuro per -l'anima di mio padre e di mia madre, giuro che -non l'ho visto! — Poi si rimise in cammino -barcollando, e la folla lo riavvolse. Il tranvai -ripartì. -</p> - -<p> -Ah, perchè non tenni gli occhi fissi sulla -mano tremante con cui il fattorino scriveva, -<span class="pagenum" id="Page_138">[138]</span> -invece di rivolgerli a terra, sulle rotaie? Non -mi sarebbe stata così orribile la vista del misero -corpicino schiacciato come mi fu quella -del suo povero sangue sparso fra i ciottoli; orribile -come qualche cosa di lui che vivesse e -soffrisse ancora e implorasse soccorso dal fondo -della fossa. E dovetti scendere, preso da un ribrezzo -improvviso di quel carrozzone, come -d'un complice della strage, d'una macchina sinistra, -nella quale, come nell'altra, stesse rimpiattata -la morte, in agguato, per afferrare al -varco altri bimbi. Ma non mi giovò fuggire. -Per tutta la strada intesi quel grido singhiozzante: — Giuro, -giuro per l'anima di mio padre -e di mia madre.... — quel grido desolato, -supplichevole, solenne; nel quale ne sonava -un altro esilissimo, la voce del sangue sparso, -che anch'esso chiedeva pietà per lui, in tuono -di preghiera infantile. E per vari giorni non -scrissi più, e non potei salire sopra un tranvai -senza un sentimento di repulsione, come se -tutti avessero le ruote insanguinate. Ahimè! È -dunque vero che anche la vita civile, come la -creazione, è una ruota terribile, che non si può -muovere senza stritolar delle ossa e dei cuori, -e che l'uomo è condannato a sparger sangue in -eterno? -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Maravigliosa leggerezza umana! Ma forse non -è tanto leggerezza il parlare che si fa da tutti -di cose futilissime anche fra gli avvenimenti -<span class="pagenum" id="Page_139">[139]</span> -più terribili, quanto spirito dì ribellione, bisogno -di provare la libertà del proprio spirito davanti -ad ogni argomento imposto di riflessione -e di discorsi gravi. Avevano l'uno e l'altro il -giornale in mano, questa mattina, i due signori -che m'eran seduti davanti sul tranvai, e che -discutevano vivacemente; avevano letto un momento -innanzi la prima notizia della battaglia -di Turcuf; era da supporsi che discutessero -della vittoria per cui era liberata Cassala. Discutevano -invece sul colore del fanalino che -segna l'ultima corsa del tranvai del Martinetto. -</p> - -<p> -— Le dico che è bianco, l'ho visto cento volte. -</p> - -<p> -— Ma lei confonde con quello dell'ultima -corsa di Vinzaglio. -</p> - -<p> -Dalla voce riconobbi il mio buon “tranvaiofilo„ -l'amico di Giors, benestante sferoidale e -gran paladino della Società Belga. Il quale continuò: — Il -fanale dell'ultima del Martinetto è -rosso. Verde tutta la sera, rosso all'ultima corsa. -</p> - -<p> -— Verde tutta la sera, sì, — rispose l'altro, — ma -all'ultima corsa, bianco. Diamine! L'ho -anche visto ieri sera. -</p> - -<p> -— È impossibile. -</p> - -<p> -— Oh cospetto! Mi vuol dare una smentita? -</p> - -<p> -— Ma è lei che la dà a me, perdoni. Andiamo, -vuol fare una scommessa? Fattorino! -</p> - -<p> -Il fattorino s'avvicinò sul predellino, e intesa -la domanda, rispose gravemente: — È bianco. -</p> - -<p> -L'altro voleva ribattere, ma il “tranvaiofilo„ -trionfante, gli tagliò la parola. — A me la vuol -insegnare, che conosco tutti i colori, anche della -<i>Torinese</i>? Bianco l'ultimo di Nizza, bianco Borgonuovo, -<span class="pagenum" id="Page_140">[140]</span> -verde San Secondo, rosso Foro Boario, -bianco San Salvario, rosso Vanchiglia.... -</p> - -<p> -Sotto quel rovescio d'erudizione tranvaiesca -l'avversario chinò il capo, e non ribatte più sillaba. -</p> - -<p> -Il tranvaiofilo stette ancora un po' pensando, -poi soggiunse: — E bianco l'ultimo dei viali. -</p> - -<p> -Fu il colpo di grazia. -</p> - -<p> -Suggellata così la sua vittoria, gittò gli occhi -sul giornale che teneva aperto sulle ginocchia, -e voltatosi verso di me, col viso spianato di -chi passa da un discorso grave ad uno che ricrea -lo spirito: — Ottocento morti! — esclamò -sorridendo. — Una bazzeccola! Ora staranno -quieti per un pezzo.... -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Sono scampato a un pericolo grave e mi son -goduto una scena curiosa. -</p> - -<p> -Appena mi riconobbe dal capo opposto della -giardiniera affollata e mi vide accanto un posto -vuoto, l'uomo spietato sorrise di compiacenza -feroce, e sceso sul montatoio, afferrandosi -alle colonnine, s'avanzò verso di me come -il ragno sulla tela per afferrare la sua vittima. -Io capii che era armato d'un sonetto da piantarmi -nel cuore, e tremai. Ma in quel punto -saltò sulla giardiniera, proprio al mio fianco, -mi ufficiale dei bersaglieri, che occupò il posto -a cui lo scellerato mirava; e questi dovette ritornare -indietro con le sue strofe nel gozzo. -Vidi che fremeva. Ma fu subito distratto egli -<span class="pagenum" id="Page_141">[141]</span> -pure da un piccolo avvenimento comico. Salì -sulla piattaforma davanti un signore, il quale, -lanciato uno sguardo all'ultima panca, vi riconobbe -un amico, forse non più visto da mesi, -e dopo averlo salutato con molta effusione, -prese a discorrer a voce alta con lui, che rispose -nello stesso tono, senza darsi un pensiero -al mondo dei trenta passeggieri che li -guardavano e li ascoltavano con grande stupore. -Appartenevano tutti e due a un ordine -assai numeroso di originali a cui manca affatto -un sentimento che si potrebbe chiamare -“il pudore sociale„ e che hanno la facoltà singolare -di far arrossire gli altri per loro. -</p> - -<p> -— Tu a Torino! E da quando? -</p> - -<p> -— Sono arrivato questa mattina. -</p> - -<p> -— E riparti? -</p> - -<p> -— Questa sera. Ho l'<i>andata e ritorno</i>. -</p> - -<p> -— Son birbonate, dovevi scrivermi. E Gabriella? -</p> - -<p> -— Benissimo. E a casa tua? -</p> - -<p> -— Tutti bene. Gustavo è andato a Genova. -</p> - -<p> -— Me lo scrisse l'avvocato. E l'affare di Troffarello? -</p> - -<p> -— Niente di nuovo; son muli. -</p> - -<p> -— Oh diavolo! — E strizzando un occhio, — Di', -e a quando il Messia? -</p> - -<p> -— (Sorridendo modestamente) Di giorno in -giorno.... -</p> - -<p> -C'erano delle signorine; vidi dei visi di mamme -che si cominciavano a inquietare. Come Dio volle, -qualcuno discese, e i due poterono avvicinarsi -e conversare in famiglia. Ma essendosi fatto -<span class="pagenum" id="Page_142">[142]</span> -spazio accanto a me, mi trovai di nuovo esposto -al sonetto. Vidi infatti il poeta che scendeva -da capo sul predellino. — Ah no! — dissi -in cuor mio, ricordando il supplizio orribile dell'<i>Uom -chi sei tu</i>; — una seconda volta non mi -torturerai — e gridato un <i>alt</i> risoluto, che avvertì -il cocchiere e lui ad un tempo, mi salvai -dai quattordici colpi di pugnale che mi minacciava. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Gran palestra di civetteria è la carrozza di -tutti, e come vi si può studiare la potenza del -“femminino eterno„! Salì sulla giardiniera, in -via Maria Vittoria, una bella ragazza, che attirò -lo sguardo di tutti: piccolina, bruna, mirabilmente -tornita, con le fossette nelle gote, con -un rosaio sul cappellino: vestita con un'eleganza -un po' teatrale, ma piacente nella sua -stranezza. Non avevo visto ancora un'arte di -civetteria così varia, così profonda, così diabolicamente -raffinata. Era una continuità di -leggerissimi, appena percettibili movimenti ondulatori -correnti dalle spalle ai piedi, un riso -come represso e diffuso su tutta la persona, un -modo di girare il capo e gli occhi, di guardar -tutti e nessuno, di provocare e di fuggir gli -sguardi, un'arte d'addentarsi le labbra, d'inarcarle -e di stringerle, di far balenare le pupille, -di velarle e di riaccenderle, qualunque cosa -guardasse, come se avesse voluto sedurre anche -le cose, un misto di monelleria, di finto pudore, -<span class="pagenum" id="Page_143">[143]</span> -di sensualità, di naturalezza, d'affettazione -e d'ingenuità bambinesca, da far cadere la penna -di mano al più potente descrittore di femmine -della nuova scuola. Conquistò il tranvai di primo -colpo. Tutti i passeggieri si misero ad esaminarla -con occhio denudatore. Si voltava a guardarla -di tratto in tratto anche il cocchiere, e -perfino una grave guardia civica, ritta in fondo -alla giardiniera, fissava su di lei uno sguardo -affatto diverso dal solito sguardo di servizio. All'angolo -di via Bogino fece fermare un vecchio -generale in uniforme, un po' floscio di gambe, -accompagnato dal suo aiutante, e nell'atto di -salire la guardò così fissamente che mise male -il piede sul montatoio e si dovè afferrare alla -colonnina. A un certo momento essa s'alzò e -risedette un po' a sinistra, per far posto a una -signora, e in quell'atto così semplice e rapido -mise tanti guizzi e vezzi e grazie di colomba -e di gatta, che lampeggiarono, guardandola, gli -occhi di tutti, come se tutti avessero bevuto a -un punto un bicchierino di Benedectine autentica -dei frati di Chambéry. Curioso che proprio -al disopra del posto ch'essa occupava pendeva -da una traversa del tetto un cartellino -d'annunzi, sul quale era scritto in grossi caratteri: -<i>Da vendere</i>, e il resto non si leggeva: una -villa, probabilmente. Ma era certo una calunnia -del caso, o, almeno, c'era d'aver dei dubbi per -l'eccesso medesimo di quella civetteria; la quale -poteva non essere altro che un istintivo ardentissimo -amore dell'arte. Discese in via Plana. -Le donne si voltarono a guardarla con occhio -<span class="pagenum" id="Page_144">[144]</span> -severo, gli uomini.... con un altr'occhio. Ed essa -si allontanò col suo roseto sul capo, lievemente -inclinato da una parte, con un'andatura disinvolta -e graziosa, mostrandoci ancora uno spicchio -di viso sorridente, da cui traspariva la -coscienza d'aver lasciato una dozzina di frecciole -confitte in petto ai suoi compagni di viaggio -d'un quarto d'ora. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Fu la vergogna stupida di mostrarmi per la -strada con un pacco fra le mani, che mi fece -salir sul tranvai di porta Susa per tornare a -casa; e sul tranvai fui punito. Stavano in piedi -sulla piattaforma un giovine operaio, sua moglie -e un bambino, che non avevan trovato -posto dentro al carrozzone. L'operaio faceva -uno sfogo col cocchiere, in tono aspro. Era -stato ingannato da un amico, che l'aveva fatto -venir dal Vercellese, assicurandolo che a Torino -c'era lavoro; ma, venuto qui, non aveva -trovato nulla; da un mese batteva inutilmente -a tutti gli usci; un suo parente benestante gli -aveva rifiutato un piccolo imprestito; non sapeva -più dove dar del capo. Il cocchiere gli -consigliò di rivolgersi alla Camera del lavoro. — Ma -che Camera di lavoro! — rispose scattando. — Buffoni! -Se non trovo lavoro io, me -ne troveranno loro! — E seguitò, smozzicando -maledizioni fra i denti. Il suo bambino, intanto, -succhiandosi la punta dell'indice, teneva gli -occhi fissi sul mio pacco. Io l'apersi e gli porsi -<span class="pagenum" id="Page_145">[145]</span> -una caramella, ch'egli agguantò come se la rubasse, -e prese a leccarla rispettosamente, sorridendomi. -Il padre, appena se n'accorse, si voltò -a guardarmi con occhio torvo, strappò il dolce -di mano al bimbo e, prima che riuscisse ad -afferrargli il braccio sua moglie, lo gettò nella -strada. Mi sentii come il freddo d'una lama nel -cuore, e poi una vampata di sdegno, un rivolgimento -precipitoso d'idee recenti, un ritorno -violento d'idee antiche, tutto in un punto, come -se la mia anima si rovesciasse. Ma fu un punto -solo. — Ah miserabile, — dissi a me stesso — basta -dunque questo?... — Quegli riprese a sfogarsi -col cocchiere, a voce più bassa però, e -dopo qualche momento sua moglie — una povera -donnina dall'aspetto buono e triste — voltandosi -quasi furtivamente verso di me, mi diede -uno sguardo timido, che voleva dire: — È povero, -è disgraziato, è irritato.... lei capisce.... — E -io le risposi con gli occhi: — Capisco. — Allora -il suo viso si rischiarò un poco e parve -che dicesse: — Gli perdoni.... — E io risposi -con uno sguardo: — Ho perdonato. — Ahi mentivo. -E non voglio mentire una seconda volta: -non gli ho ancor perdonato.... -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Un'avventura più piacevole stamani, sulla -linea del Martinetto. Stavo sulla piattaforma di -dietro con Carlin, il quale si fregava le mani, -molto soddisfatto della venuta dei famosi tre principi -abissini al collegio internazionale di Torino, -<span class="pagenum" id="Page_146">[146]</span> -ch'egli considerava quasi come una rivincita; -e andava ripetendo: — Questi tre qui, intanto, li -abbiamo nelle unghie! — Interruppe le sue espansioni -un mio conoscente, che salì all'imboccatura -di via Garibaldi, un operaio lattoniere, che -aveva messo su bottega da poco, di trent'anni -all'incirca, ma assai più attempato all'aspetto, -basso di statura e tarchiato, e serissimo. Era -un tipo degno di studio; un autodidattico di volontà -ferrea, che aveva frequentato l'Università -in un periodo di disoccupazione, inteso quasi -unicamente a quistioni economiche e pratiche, -intorno alle quali andava raccogliendo da libri -e da giornali note ed articoli che trascriveva -la notte in grossi quaderni; un socialista <i>sui -generis</i>, non curante del programma massimo, -ristretto all'idea dell'organizzazione del proletariato -con lo scopo di conseguire una serie di -riforme parziali non isperabili dall'azione spontanea -delle classi dirigenti; <i>legalitario</i>, come egli -stesso si chiamava, odiatore delle frasi, disprezzatore -dei capi matti, metodico in tutte le cose -sue come un impiegato, e così lucido e ordinato -nelle idee e tenace nello studio d'ogni quistione -e nello sforzo di esprimersi chiaramente, che era -diventato in pochi anni uno dei parlatori più -persuasivi del partito, ammirato anche dai compagni -di fede più colti. -</p> - -<p> -Salutatomi con un tocco della mano al cappello, -com'era suo solito, si mise subito a discorrere -d'un opuscolo sul <i>Salario minimo</i>, che -aveva in tasca; ma restò in tronco, dopo poche -parole, vedendo passare a traverso alla strada -<span class="pagenum" id="Page_147">[147]</span> -quattro giovani ammanettati, accompagnati da -due guardie di polizia; borsaioli, a giudicar dalle -facce; due dei quali vestiti decentemente, quasi -con eleganza. -</p> - -<p> -Carlin li giudicò con una delle sue frasi letterarie: — Ladri -in guanti gialli. -</p> - -<p> -Ma un passeggiere, ch'era salito sulla piattaforma -in quel momento, un uomo sui cinquant'anni, -dell'aspetto d'un capomastro malandato, -che olezzava d'acquavite, espresse un altro parere. — Siamo -sotto il primo maggio, — disse — sono -socialisti. — E soggiunse, ammiccando a -me, con un sorriso ironico: — <i>Compagni</i>.... Sì, -adesso, sono compagni proprio! -</p> - -<p> -Gli lessi in cuore sull'atto. Avevo l'aspetto -d'un signore, dovevo odiare il socialismo; c'era -nel suo scherzo l'intenzione ossequiosa di guadagnarsi -la mia simpatia dicendomi una cosa -gradevole; apparteneva alla famiglia degli striscianti. -Per curiosità, l'incoraggiai con un sorriso, -e subito egli volle chiarirmi meglio che le -sue opinioni concordavano perfettamente con -quelle che supponeva le mie. -</p> - -<p> -— Ah che storie!... Un uomo che ha la testa -a posto, un padre di famiglia che lavora.... non -si ficca lì dentro. Il mondo è com'è. Si ha un -bel far delle riforme, ci sarà sempre chi ne ha -e chi non ne ha. Badar a lavorare: non c'è -altro. -</p> - -<p> -Carlin interloquì. — Però, — disse — noialtri -ci fanno lavorar troppo.... -</p> - -<p> -— Ah quanto a questo — rispose l'altro — è -un'altra quistione. — Io pensavo che Carlin rispondesse -<span class="pagenum" id="Page_148">[148]</span> -che la quistione, invece, era proprio -quella, e che non si poteva risolvere non badando -ad altro che a lavorare. Ma mi persuasi -che nella sua mente, tutta data alla politica, -l'idea dell'interesse della propria corporazione -era affatto disgiunta da ogni altra, come un lumicino -solitario nelle tenebre. Infatti, non seppe -che cosa rispondere a quella risposta. E l'altro -continuò, sorridendomi con espressione lusinghevole: — Non -è vero?... Bei tipi, che vogliono -rimpastare il mondo e non hanno che stramberie -per la testa.... Compagni! — E soggiunse -ridendo: — Si chiamano compagni, e son proprio -compagni di pazzia! -</p> - -<p> -A queste parole credetti che il lattoniere scattasse; -ma, voltandomi a guardarlo, fui maravigliato -dell'atteggiamento del suo viso, affatto -diverso da quello che m'aspettavo. Egli guardava -il parlatore con una espressione di così -sincera e profonda e tranquilla commiserazione, -che nessuna parola avrebbe potuto esprimere -più chiaramente il suo sentimento. Si capiva -che in quel suo eguale, chiuso all'idea e alla -passione che avevan fatto di lui un altr'uomo, -egli vedeva quasi una creatura di razza inferiore; -che lo considerava, come doveva un cristiano -dei primi tempi considerare un pagano, -un impasto di ignoranza, di servilità e di stupidaggine, -da non poter nemmeno movere l'ira. -Ma quegli, tutto intento a finir di conquistarmi, -non badò a lui, che credeva per me uno sconosciuto, -e ripigliò: — Per me, quando qualcuno -viene a tentarmi, lo mando a farsi scrivere. Non -<span class="pagenum" id="Page_149">[149]</span> -voglio finire come quei “compagni„ che son -passati adesso. Se a loro piacciono quegli arnesi -alle mani, si servano, branco di matti: -ce n'è per tutti. Non ho forse ragione? — E sorrise -da capo, aspettando i miei rallegramenti. -</p> - -<p> -Allora il lattoniere fece un colpo di scena che -meditava forse da un po'. — Ha visto — mi -disse bruscamente — le dimissioni del nostro -Barbato? -</p> - -<p> -Risposi che lo sapevo e che me ne rincresceva; -ma che mi parevano rispettabili le ragioni -della persistenza nel primo rifiuto, le quali -dimostravano un animo onesto, senz'ambizioni, -profondamente persuaso di poter fare opera più -utile fuori del campo parlamentare. -</p> - -<p> -— È però un peccato, — rispose l'operaio, -mettendo il piede sul montatoio per discendere, — perchè -è un sant'uomo; — e nell'atto di stringermi -la mano disse spiccando le sillabe: — Buon -giorno, compagno. -</p> - -<p> -— Buon giorno, — risposi, e mi voltai a guardare -l'altro, che aveva gli occhi spalancati e la -bocca aperta, interdetto dallo stupore, come il -villano alla vista d'un gioco di prestigio. E un -bel pezzo dopo, quando discesi, mi guardava -ancora. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Ah il socialismo sul tranvai! Sarebbe curioso -a trattarsi, specie per i cattivi incontri che ci fa -e i brutti quarti d'ora che ci passa, poichè la -carrozza di tutti, finora, è assai più borghese -<span class="pagenum" id="Page_150">[150]</span> -che popolana. Questa mattina appunto mi ritrovai -accanto sulla piattaforma della giardiniera, -fra piazza Castello e piazza Carlo Felice, il mio -onorevole nemico Guyot, il mangiasocialisti, il -quale mi vibrava certe puntate di sguardi, in -cui era evidentissimo l'influsso del 1.º maggio -imminente. Certo egli domandava a sè stesso -quali scelleratezze io andassi macchinando per -domani, pensava ch'io girassi per Torino a soffiar -negli odi di classe, e almanaccava forse -che nascondessi qualche ordigno infernale sotto -la sporgenza che mi faceva il soprabito dalla -parte sinistra del petto, dove fissava gli occhi -di tanto in tanto. E perchè no? Quattro anni -prima, in quel giorno stesso, non avevano certi -buoni amici fatto credere a un Consigliere comunale, -eccellente uomo, ch'io ero stato arrestato -perchè scoperto in corrispondenza epistolare -col Ravachol, inducendolo per giunta a -metter la sua firma a una loro petizione per -ottenermi la libertà provvisoria? Quanto più -guardava quel misterioso rigonfio del soprabito, -tanto più il Guyot si rimbruniva: la sua immaginazione -più benigna doveva essere di un pacco -di proclami incendiari. Vedete un po'! Ed eran -le memorie di <i>Sant'Agostino</i>, ch'ero andato a -prendere dal legatore. Che strana cosa! pensavo. -Desiderare ardentemente il bene di tutti, -sognare la pace e l'amore fra gli uomini, avere -della società un nuovo concetto, il quale, riferendo -al suo ordinamento la causa dei mali che -si attribuivano prima all'egoismo dei fortunati, -sopprime ogni ragione d'odio contro di loro, sentire -<span class="pagenum" id="Page_151">[151]</span> -orrore della violenza e del sangue e sdegno -di tutte le ingiustizie e pietà di tutti i dolori, e -da questo desiderio del bene essere tormentati -tanto da non godere più pace.... e in grazia di -tutto questo vedersi guardare con occhio d'avversione -come se portaste dentro tutto quanto -di più tristo e di più feroce può covare un -animo malvagio!... E pensare che chi vi guarda -così è forse un uomo sensato e buono, il cui -sguardo intellettuale vede in voi tutto rovesciato -e falsato per il solo fatto ch'egli passa a -traverso alle lenti di un preconcetto irragionevole, -e che, pur non consentendo nelle vostre -idee, quell'uomo vi diventerebbe amico se gli -poteste parlar per un'ora, ma che non gli potrete -parlar mai, e ch'egli per questo v'odierà -sempre! Che strana cosa! -</p> - -<p> -Mentre ciò pensavo il tranvai si fermò in -piazza Carlo Felice per lasciar passare un battaglione -di bersaglieri, e il Guyot girò da questi -su di me uno sguardo acuto, in cui era manifesto -il suo pensiero: — Ecco chi vi terrà in -riga domani! Tu li devi odiare, costoro! -</p> - -<p> -Ah le lenti! E dire ch'io amavo quei giovani -tanto più di lui; non più, come un tempo, per -quello che erano in quel periodo della loro vita, -ma in loro stessi, nelle loro famiglie, nel loro -avvenire, nei loro futuri figliuoli, d'un amor non -legato ad alcun sentimento nascosto d'interesse -di classe, ma purissimo e profondo e pensieroso, -tanto che mi pareva così angusto e leggiero -in confronto al nuovo l'affetto antico! -</p> - -<p> -E così, quando il mio nemico discese e il -<span class="pagenum" id="Page_152">[152]</span> -tranvai infilò il Corso Vittorio Emanuele, fiancheggiato -da quelle due interminabili ghirlande -verdi e chiuso in fondo dalla gran mole del -Rocciamelone, pensai che non volava una volta -il mio spirito, come fa ora, di là da quel baluardo -enorme, a dire a una moltitudine sconosciuta -la santa parola dell'amor fraterno e la -speranza divina d'un avvenire senz'odi e senza -guerre di popoli. E confortandomi in questo pensiero, -mi pareva che il suono delle trombe soldatesche -che s'affievoliva dalla parte opposta -del Corso morisse non nello spazio, ma nel -tempo, come una voce del passato. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Qui, mentre chiudo il mese d'aprile, mi si leva -dinanzi uno stuolo di fattorini e di cocchieri -originalissimi, che mi domandano: — E noi? — E -hanno ragione; ogni uomo è un libro; -peccato ch'io non possa dar di loro che i titoli! -Ce n'è uno che fu maestro, frate e volontario -con Garibaldi, una strana caricatura di -Giove, con una gran testa bianca riccioluta, così -grave e maestoso, che par che stia sul tranvai -come sopra un carro di trionfo e dispensi gli -scontrini come grazie celesti. C'è un antico becchino, -cocchiere, un capo amenissimo, di razza -nana, così buffo d'aspetto e di spirito, che fa -torcer dalle risa tutti i colleghi con piccoli gesti -e con mezze parole dette sottovoce, di cui nessun -passeggiere riesce mai ad afferrare il significato. -C'è un ex cocchiere di famiglia nobile -<span class="pagenum" id="Page_153">[153]</span> -che nomina i padroni e le padrone di tutte -le carrozze stemmate che passano, con un sorriso -vagamente misterioso di familiarità e d'alterezza, -come un patrizio scaduto a cui la vista -d'ogni stemma ricordasse un'amicizia o un -amore de' suoi bei tempi. Ce n'è un altro, un fattorino -tetro e taciturno, che ha la bizzarra passione -di esercitarsi a scrivere in caratteri minutissimi, -e che dedica ogni momento libero a -quell'esercizio, di cui fa vedere i saggi ai passeggieri, -senza parlare, dei pezzettini di carta -come biglietti di visita, segnati di zampe di mosca -non leggibili da occhio umano. E ci sono -altri Carlin, divoratori di giornali e politicanti di -color vario, altri Marchesi vezzeggianti che porgono -lo scontrino come un fiore, altri Tempesta -ringhiosi, che si mordon la coda dalla mattina -alla sera. E le loro donne, quale collezione! Ne -ho conosciuto in capo alle linee una varietà -grande: mezze signore e cenciose, mogli canute -di giovanotti, mogli che paion le figliuole dei -loro mariti, visi di vittime rassegnate, scarmiglione -ardite e appetitose che han l'aria di approfittar -malamente delle lunghe assenze coniugali, -donnine alacri e premurose, che, porgendo -all'uomo affamato il canestro della colazione, gli -fanno mille raccomandazioni supplichevoli di -non mangiar troppo in furia, e stanno a vederlo -mangiare spiando con occhio inquieto -l'arrivo dell'altro tranvai e contando con l'anima -in pena le bocconate e i secondi. Ah che dure e -affannate esistenze ho indovinato durante quei -pasti, ed anche quante buone nature, quante -<span class="pagenum" id="Page_154">[154]</span> -modeste virtù, quante belle e sane corrispondenze -d'affetto! -</p> - -<p> -E ieri sera appunto, sulla linea dei viali, verso -il tramonto, assistetti a una scena gentile. C'era -sul tranvai quasi vuoto un fattorino dai capelli -e dai baffetti bruni, un bel giovane, di viso un -po' malinconico e di belle maniere. A una fermata -sul corso San Maurizio accorse da una -via laterale una donnina in capelli, graziosa, -con un bimbo in braccio; la quale salì in fretta -sulla giardiniera, dopo aver lanciato intorno uno -sguardo diffidente, come se venisse a un convegno -amoroso. Il fattorino le tolse di mano il -bimbo con premura, sedette, se lo mise sulle -ginocchia e prese a accarezzarlo e a baciarlo in -furia, come per saziarsene tutt'in una volta, -mentre la giovine madre, seduta al suo fianco, -guardava con un'espressione di grande dolcezza -il figliuolo e lui, che ogni tratto alzava il capo -per rivolgerle un sorriso, in cui appariva ancora -l'affetto caldo e quasi la curiosità dello -sposo. Essa aveva colto l'occasione del tranvai -quasi vuoto per portare al marito quella consolazione -del bambino, che gli era concessa così -di rado a casa sua, e misurava con gli occhi -quel che le rimaneva di cammino da fare insieme: -un troppo breve tratto! Alla prima fermata, -infatti, discese alla lesta col suo piccolo -carico, che tendeva le braccia verso il babbo; -e questi, ritenendola ancora con la mano quando -era giù sulla strada, le disse: — A questa sera. -</p> - -<p> -— A che ora? — domandò essa, mentre già -il tranvai si moveva, fissandolo con uno sguardo -<span class="pagenum" id="Page_155">[155]</span> -d'amante, ma un po' triste, per il presentimento -della risposta. -</p> - -<p> -Ed egli rispose con lo stesso sguardo e con -lo stesso accento: — Al solito. -</p> - -<p> -— Alle undici? -</p> - -<p> -— Alle undici, — rispose il fattorino, scotendo -il capo. -</p> - -<p> -La donnina mise un sospiro, e stette lì ferma -in mezzo al Corso, rivolta verso la carrozza che -le portava via lo sposo. Ed eran così belli quei -due bei giovani che si guardavano a traverso -lo spazio crescente, tutti e due col capo un po' -inclinato, egli stando voltato indietro, essa porgendogli -il bimbo da lontano, quei due poveri -sposi a cui pareva così lunga una separazione -di quattro ore perchè era il loro cuore che batteva -i minuti e il loro bimbo che li voleva -riunire! -</p> - -<div class="chapter"> -<p> -<span class="pagenum" id="Page_156">[156]</span> -</p> - -<h2 id="cap5">CAPITOLO QUINTO.</h2> -</div> - -<p class="indr"> -Maggio. -</p> - -<p> -Una mattinata bella.... e una conversazione -sciocca di benpensanti, a proposito della data -del mese, sul tranvai di Vanchiglia. Eran certo -di quelli stessi che, quando il primo maggio -era tumultuoso, dicevano: — Facciano la loro -festa pacificamente, se voglion che sia rispettata! — Diventata -la festa pacifica, si facevan -beffe delle riunioni private e delle passeggiate -campestri dei rinsaviti, attribuendo il rinsavimento -a cagioni ignobili. Non c'è gente più stomachevole -dei paurosi che, appena rassicurati, -scherniscono e accusano di viltà chi li ha impauriti. -E ragionarono un pezzo per dimostrarsi -a vicenda una cosa di cui erano già tutti convinti: -l'assurdità dell'Idea che la festa esprime. -Ma li ascoltavo quasi con piacere, pensando al -tempo in cui sarebbero parsi altrettanto strani -quei ragionamenti quanto paion tali al presente -i ragionamenti opposti. Strana cosa, infatti, degna -<span class="pagenum" id="Page_157">[157]</span> -d'una favola d'Esopo: l'onda del mare che -si stupisce e s'adira d'essere incalzata da un'altr'onda, -e le grida: — Va indietro! — Ma quel -piccolo mormorio di voci ingrate si perdette -ben presto in quello grande, ch'io sentivo nella -mente, d'altri innumerevoli benpensanti come -quelli, dicenti le stesse stessissime cose, percorrendo -sui tranvai altre centinaia di città, vicinissime -e lontanissime, di là dai monti e dai -mari, di cento aspetti diversi, mentre si preparavano -intorno a loro, come ai loro amici ignoti -di Torino, altre adunanze e feste e passeggiate -campestri, nelle quali, per la seconda volta sulla -terra, milioni d'uomini avrebbero espresso in -venti lingue gli stessi propositi e le stesse speranze -che ai miei vicini parevan follia. E mi -pareva che l'aria di maggio che m'alitava in -viso mi portasse un'eco vaga di quelle voci -infinite, confuse in un suono solenne e dolce, -come un sospiro del mondo, risvegliato dal sentimento -della primavera. -</p> - -<p> -Eppure ero triste; con la data del mese mi -ritornava in capo di continuo il pensiero d'un -edifizio, già eretto e compiuto con cinque anni -di fatiche, di cure amorose e di passione ardente; -il quale un giorno, in un momento di -potente chiaroveggenza critica, avevo visto tutt'a -un tratto, come per un crollo di terremoto, spogliarsi -del suo intonaco, aprirsi dal tetto alle fondamenta -e rovinare in mille frantumi. Quella -data riconduceva forzatamente il mio pensiero -fra quelle rovine, che non avrei più potuto ricomporre -che con altri più anni di duro lavoro, -<span class="pagenum" id="Page_158">[158]</span> -e dopo che mi si fosse rifatta serena la mente -per concepire un nuovo disegno; e quel ricordo -d'entusiasmi vani, di speranze deluse, di veglie -perdute, e il dubbio che una prova eguale si -potesse ripetere con una fine egualmente miserevole, -mi sgomentava come l'idea d'una condanna -alla tortura perpetua. -</p> - -<p> -Fui scosso all'improvviso da una voce gaia: — Primo -maggio! — e, voltandomi, mi vidi accanto -sulla piattaforma un viso noto, un bel -giovane biondo, vestito a festa, con un garofano -all'occhiello, rosso come la sua bocca di -vent'anni. Tutt'i miei pensieri tristi fuggirono -all'aspetto di quella gioventù sfavillante d'allegrezza. -Era un tipografo, uno dei credenti più -appassionati e più sereni, di natura affettuosa -e ingenua, un bersagliere ardente del partito, -il più svelto e fervido dei galoppini elettorali, -divoratore infaticabile di scale e di strade, sempre -pronto a tutti i servizi, a conciliare, a ammansire, -a metter bene; non mosso da alcuna -speranza di vantaggio proprio nè prossimo nè -remoto, ma pago e contento di esser l'ultimo -soldato dell'esercito; e altero della sua fede, -compreso di un così vivo sentimento di dignità -di classe da accendersi di vergogna e da patire -un vero tormento alla vista d'un operaio -ubbriaco; e zelante come un missionario, primo -sempre ad accorrere a tutte le riunioni, nelle -quali la sua testa bionda brillava fra mille come -una luna d'oro, e il suo fremito e il suo riso -d'assenso agli oratori si trasfondeva nei vicini -come un fluido elettrico. Era felice, quel giorno; -<span class="pagenum" id="Page_159">[159]</span> -l'idea della passeggiata campestre pomeridiana -lo eccitava; aveva già corso non so quante -linee del tranvai per andar a sollecitare dei -compagni irresoluti; sapeva quello che si sarebbe -fatto nelle principali città straniere, pregodeva -il piacere del leggere le notizie del dì -dopo, diceva: — I compagni di Bruxelles, di -Berlino, di Vienna, di Parigi, — facendosi suonar -quei nomi all'orecchio con un sorriso di compiacenza, -come dei nomi di amanti; e interrompeva -ogni tanto il discorso per indicarmi i garofani -rossi sui tranvai che passavano, come -avrebbe indicato dei trofei di vittoria. In fine, -mostrandomi il suo garofano, mi disse che era -un regalo inaspettato che gli aveva portato a -letto la mattina la sua vecchia mamma, non -perchè fosse “convertita„ ah! tutt'altro; ma -per fargli una sorpresa piacevole, e che prima -di darglielo gli aveva fatto mille amorose raccomandazioni -d'aver giudizio almeno per quella -giornata, povera vecchietta! come se fosse stata -una giornata di battaglia. Poi saltò giù dalla -piattaforma dicendomi che andava a comprare -una mezza dozzina di <i>numeri unici</i> da distribuire -agli amici stangati, e fattomi un saluto vivace con -la mano, scappò, lasciandomi nell'anima un -raggio della sua gioventù e della sua gioia. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Ma il giorno dopo scontai la festa. Pericoloso -è il tranvai per quelli a cui tocca di tanto in -tanto di “correre per le bocche„ dei loro fratelli -<span class="pagenum" id="Page_160">[160]</span> -in Cristo. Non sospettava certo ch'io stessi -ritto dietro le sue spalle il grosso signore brizzolato -che sedeva sull'ultima panca della giardiniera -di corso Vinzaglio, sulla quale ero salito -con lo scultore Costa per andare all'Esposizione -triennale. Aveva fra le mani la <i>Stampa</i> della -mattina, in cui era riassunto un discorso fatto -da me il giorno avanti all'<i>Associazione generale</i> -degli operai, e, parlando con un vicino, mi -tartassava in un modo barbaro, con voce lenta -e pacata. Ah se si potesse intendere tutto quello -che dice di noi la gente che non ci conosce, -saremmo le più volte meno offesi dalle ingiurie -che stupefatti, divertiti dalla stranezza e dall'assurdità -delle favole, impossibili a immaginarsi. -Anche il Costa tendeva l'orecchio; ma -senza comprendere chi fosse il tartassato. Il -buon signore spiegava al vicino il vero perchè -di quella ch'egli chiamava la mia <i>rivolta</i> (rivoltatura -di giubba, voleva forse dire): egli lo sapeva -di certa scienza. Perduto quel po' di ben -di dio col crac della Banca Tiberina, avevo -brigato, per campare, il posto di bibliotecario -civico, che m'era stato rifiutato; e, ridotto al -verde, invelenito, per puro sfogo di vendetta -contro il mondo ingrato, avevo fatto il salto -nefando. E presagiva dove sarei andato a finire: -in un luogo dov'egli m'avrebbe chiuso subito, -se avesse potuto. Illuminato a un tratto da una -parola, il Costa mi diede di gomito, dicendo: — Senti, -senti.... sei in ballo tu.... — e intesa la -chiusa, ch'era un epiteto, soggiunse ridendo: — Beccati -questa e serbala a Pasqua. — Stavo -<span class="pagenum" id="Page_161">[161]</span> -per ribattere; ma mi balenò una speranza di -rappresaglia, che mi fece tacere. La speranza -non fu delusa, in fatti. Svoltato il tranvai sul -corso Vittorio Emanuele, quando fummo vicini -alla piazza, il grosso signore, preso da un impeto -improvviso di collera, tese il pugno verso -l'assito del monumento, e gridò: — E anche -quest'auro! O quando sarà finita? E bisogna -essere minchioni come siamo noi.... — e taccio -il resto. Allora toccai col gomito il mio buon -amico e gli dissi: — Questa mi farai il piacere -di beccarla tu e di serbarla a Natale. — Scoppiando -tutti e due in una risata, facemmo voltare -l'oratore che, messo in sospetto, non disse -più nulla. Ma non occorreva che dicesse altro. -Per i nostri dieci centesimi, come osservò il -Costa, ne avevamo avuto abbastanza. Regola -generale: andare a piedi il giorno dopo che s'è -pronunciato un discorso in pubblico. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -I discorsi che si sentono sui tranvai, che pascolo -per la fantasia! Ne feci uno studio particolare -in quei primi giorni di maggio e mi parve -di raccoglier pagine e pezzetti di pagine di -mille romanzi lacerati. Eppure in quella varietà -infinita c'è anche una grande monotonia. Quei -dialoghi a bassa voce fra ragazze del popolo, -nei quali ogni venti parole, infallibilmente, come -il <i>paese</i> nei discorsi elettorali, vien fuori la parola -<i>chiel</i> — lui — l'eterno <i>chiel</i>, il protagonista -anonimo del racconto; quei ragionamenti politici, -<span class="pagenum" id="Page_162">[162]</span> -in cui potete esser certi sempre di sentir -pronunciare come giudizio proprio il giudizio -che avete letto la mattina sul giornale che il -ragionatore tien nella mano; quei discorsi sulla -pioggia, sul caldo, sul freddo e sul vento, fatti -di parole che milioni di bocche ripetono da tutti -i secoli ad ogni variazione del tempo come se -fosse sempre una cosa nuova, strana, inaspettata! -Una gran parte delle conversazioni degli -uomini non sono che sbadigli dell'intelligenza -sonnecchiante. Ma va a giorni. Trovo fra gli -appunti d'una sola corsa la storia interminabile -del cambiamento d'un'unghia del piede, raccontata -da un operaio al cocchiere, mentre un medico, -che gli stava accanto, spiegava a un terzo -in che modo dovesse far aprir le mascelle al -suo cane da caccia per cacciargli in gola ogni -mattina una cucchiaiata di sale, che l'avrebbe -guarito dal raffreddore; poi una frase colta a -volo da due ufficiali che parlavan d'un duello: — Quando -uno la dà, che gl'importa degli arresti! — e -una esclamazione soffocata: — Io -la strozzo con le mie mani — intesa da un Tizio -che faceva uno sfogo confidenziale con un -amico, nel tempo stesso che due signori, dall'aria -di gente di teatro, maltrattavano il maestro -Leoncavallo chiamando i <i>Pagliacci</i>, con fine -sarcasmo, i <i>Pagliericci</i>, e un tale che mi stava -di dietro, discorrendo con non so chi, spacciava -intorno all'Argentina, dond'era ritornato da poco, -le più grosse panzane del mondo: per esempio, -che ci si pagava dieci lire per farsi fare la -barba. Poi, in quello stesso giorno, stralci di -<span class="pagenum" id="Page_163">[163]</span> -storie di malattie, di danari prestati e non resi, -di liti coi vicini di casa, d'avventure galanti, di -gite ciclistiche, e vari di quei discorsi che per -un tratto par che si riferiscano a un dato argomento, -ma che da una parola si comprende -che riguardan tutt'altro, un cosa mille miglia -lontana, senza parerci men balordi per questo. -E non è uno studio inutile, perchè ci s'impara -fra l'altro a proceder cauti nel far la critica su -dei frammenti. Ecco ad esempio un dialogo che -intesi fra due ragazze nella mia ultima corsa -sul tranvai di via Cernaia. -</p> - -<p> -— Uno tra due.... è vergognoso. -</p> - -<p> -— Ma che! Nessuno è lì a vedere. -</p> - -<p> -— Ma ci vedono entrare insieme. -</p> - -<p> -— Che importa? Chi sa quante fanno lo stesso. — Dopo -una pausa: — È un gran piacere. -</p> - -<p> -— Sì, ci si sente meglio, dopo. -</p> - -<p> -— È già più d'un mese.... Ne ho proprio bisogno. -</p> - -<p> -— Diamine, — dissi tra me, — ci vuol della -faccia. E mi sarebbe rimasto di loro un concetto -orribile se non le avessi viste, quando -discesero, entrare nello stabilimento di bagni -di corso San Martino. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Maggio, bel maggio, maggio amor dei fiori</p> -</div></div> - -<p> -e dei legumi, è bello anche sui tranvai che, -passando la mattina dei giorni di mercato per -le piazze Emanuele Filiberto, Bodoni e Madama -Cristina, si trasformano in piccoli orti, magazzini -<span class="pagenum" id="Page_164">[164]</span> -alimentari e dispense ambulanti, piene di -colori e d'odori. Vi salgon su da ogni parte, -caricandovi le loro derrate, fantesche, bottegaie, -cuochi di alberghi, ordinanze d'ufficiali ammogliati, -signore con gabbie d'uccelli e vasi di -fiori fra le mani; ed è tale qualche volta l'ingombro -degli involti e dei canestri cacciati sopra -e sotto le panche e dei grossi cavoli posati -sulle ginocchia e dei cardi enormi tenuti ritti -come torce e dei polli ciondolanti dal pugno -delle serve, che non vi si può più muovere un -braccio o allungare una gamba senza urtare -in qualche cosa di commestibile. Ah! com'è curioso -il contrasto fra i cuochi di case signorili -che mettono superbamente in mostra le code -delle trote e dei fagiani, e i piccoli borghesi -dei due sessi che vanno a comperare per necessità -economica o per raffinatezza di buongustai, -facendo un sacrifizio d'amor proprio, -con la speranza di non esser visti dai conoscenti, -e dissimulando con mille piccole arti la -roba comprata! Ma la signorina bionda ha un -bel pigliare degli atteggiamenti poetici o un'aria -distratta per far credere di trovarsi là per -puro caso: io vedo bene rosseggiare i ravanelli -delatori sotto il coperchio mal chiuso del -suo canestrino elegante. E il vecchio maggiore -giubilato ha un bel tamburinare con le dita la -sua borsa di cuoio da viaggiatore, con la quale -vuol dare ad intendere d'esser venuto or ora -dalla stazione di Lanzo: il cuoio rigonfio disegna -bellamente la forma d'un mazzetto d'asparagi, -sua desiderata primizia. E non serve che -<span class="pagenum" id="Page_165">[165]</span> -la vecchia contessa, rovinata nel recente disastro -delle banche, cerchi di nascondere con l'ombrellino -stinto il pacco che si preme con la mano -destra sul petto: vedo per uno spiraglio della -carta verdeggiare la cicoria, che un tempo ella -non toccava mai che con la forchetta e che ora, -arrivata a casa, tagliuzzerà con le proprie mani, -da cui sono scomparsi gli anelli. Ah povera contessa, -chiudi un po' quell'ombrellino, col quale -ti pari, non dal disprezzo come credi, ma dal -rispetto e dalla simpatia delle anime gentili.... -E la giardiniera va, spandendo odori di rosmarino, -di basilico, di fragole, di pesci, di caci, di -cipolle, d'un po' di tutte le cose, destinate a -mense splendide di milionari, a tavole rotonde -di stranieri, a poveri deschi di studenti, d'impiegatucci, -d'operai, di malati, a luoghi e a -mangiatori tanto diversi, quanto sono i modi -con cui furono guadagnati i soldi che le pagarono, -dalla fatica della schiena all'imbroglio -finanziario, dalla vendita della scienza al mercato -dell'amore. Poi, ad uno ad uno, tutti i carichi -son posti giù, e il tranvai, ripigliato l'aspetto -solito, continua la sua corsa leggera e -inodora, fin che ritornerà nello stesso punto, -dove ripiglierà altri colori e odori e vanaglorie -culinarie e pudori aristocratici e peccati di -gola mascherati. Tranvai stimolanti, consigliabili, -sul serio, a quei pochi malati di anoressia -che possono ancor essere sotto il bel sole -d'Italia. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_166">[166]</span> -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Maggio, bel maggio, maggio amor dei fiori...</p> -</div></div> - -<p> -Mostravano di sentirne l'influsso, e come! il bel -capitano di fanteria e la supposta moglie dell'impiegato -postale, che ritrovai una mattina -di maggio in un carrozzone chiuso della linea -Vinzaglio. Che il loro amore non fosse uscito -ancora dalle rotaie dopo un mese e mezzo di -corse? Possibile, non credibile. Comunque fosse, -era evidente che si trovavano tutti e due in -quel periodo critico, nel quale all'amore divampante -cominciano a riuscire intollerabili la tirannia -del calendario e dell'orario, la simulazione, -la menzogna e tutte l'altre astuzie e cautele -del tradimento; in quel periodo in cui la -passione, accecata dalla propria fiamma e insuperbita -della propria forza, illudendosi d'aver -dei diritti, ha voglia di buttar via tutti i veli, -di scuoter tutti i gioghi, di spezzar tutti i lacci, -e d'attaccar battaglia aperta col mondo e con le -sue leggi. Sul viso di lei non c'era più segno -di timidezza; non si parlavano, ma si fissavano -liberamente, e guardavano gli altri con gli occhi -arditi, come dicendo: — Ah, non crediate -che si voglia fingere! Quello che sospettate è -la verità, e non la frodiamo, ma la portiamo in -trionfo, e ve la gettiamo sul viso. — Benedetto -amore, segno eterno d'“immensa invidia„! -Avete notato che in chi n'è spettatore v'è quasi -sempre un'espressione di gelosia velenosa? che -il mondo, che quasi sempre gode a veder due -<span class="pagenum" id="Page_167">[167]</span> -che s'odiano, par che si roda a veder due che -s'amano? Fra i passeggieri che bersagliavano -la coppia d'occhiate ostili c'era un signore serio -e barbuto che, a giudicar dalla faccia, li avrebbe -pugnalati. Non potea star fermo, si tormentava -i baffi e soffiava; avrebbe voluto non guardarli -e non ci riusciva; avreste detto che era lui il -marito ingannato. Riconobbi in lui un erotico, -ma d'un ordine particolare: il geloso di tutto il -sesso femminile, quello a cui tutti gli amori -sembrano un furto e un'offesa fatta a lui, e al -quale par che ogni donna innamorata, vedendolo, -si dovrebbe staccar dal suo amante, dicendogli: — Scusami -tanto; mi sono innamorata -di te perchè non conoscevo quel signore: -ti pianto. — Come divampava quel carrozzone! -Non pareva che lo tirassero i cavalli, ma che -lo spingesse avanti la forza della passione, delle -gelosie, dei cuori palpitanti e delle immaginazioni -accese che portava dentro. C'erano due -signorine col viso rosso, due vecchi che avevan -tutta l'anima negli occhiali, un giovanetto -che pareva magnetizzato; perfino il fattorino -pigliava i soldi senz'esame per covar -con gli occhi la bella coppia colpevole. Ed io -pensavo con pietà a quel povero impiegato -delle poste, che forse in quel momento diceva -allo sportello, con voce placida: — Niente per -lei! — Ah poveretto! E per lui c'era quel po' -di roba. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_168">[168]</span> -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Maggio, bel maggio, maggio amor dei fiori...</p> -</div></div> - -<p> -Lo sentiva anche il mio buon veterano di via -Garibaldi la sera che lo trovai, col suo cane -inseparabile, sulla giardiniera della linea del -Valentino, diretta verso Porta Palazzo: in piedi, -trionfalmente. Era contento, si vedeva, di star -bene, di respirar l'aria tepida, pregna del profumo -dei fiori d'acacia: infatti, a ogni crocicchio, -girava il capo con vivacità insolita, e guardava -tutto, sorridendo alla gente, ai monumenti, -alle case in costruzione, ai tranvai che passavano, -alle strade lunghe e diritte, e alle Alpi -lontane. Doveva esser per lui una di quelle buone -giornate che i vecchi ricordano poi come squarci -aperti nella loro vecchiaia, nei quali hanno rivisto -da vicino e quasi risentito di sfuggita l'età -migliore. E sorrideva anche al tranvai che lo -portava, che era grazioso e allegro veramente: un -giardinetto di cappellini Arton, Vittoria e Romeo, -coronati di rose e di pizzi; una nidiata di bimbi -bianchi, tutti in ammirazione della uniforme -strana d'un ufficiale Bulgaro della Scuola di -guerra; due belle ragazze del popolo, in capelli, -d'un biondo abbagliante, e tre soldati del genio, -un po' eccitati dal Barbéra, che facevan rider -tutti con certi commenti comicissimi, accompagnati -da risate infantili, sopra un desinare disgraziato -che avevan fatto all'osteria. Attraversare -la sua Torino in carrozza, per due soldi, -con quella bella compagnia, con quel bel tempo, -<span class="pagenum" id="Page_169">[169]</span> -doveva essere per quel vecchio celibe uno dei godimenti -più squisiti che gli restavano, qualche -cosa come una brillante cavalcata in un passeggio -pubblico per un signorino di diciott'anni; e -non potè trattenersi dall'esprimermi la sua contentezza -quando, nel passare per via Siccardi, -lungo il giardino della Cittadella, ci venne in viso -un'ondata di profumi dall'Esposizione dei fiori. -Voltò verso di me la faccia piena di rughe sorridenti, -ed esclamò: — Che bella serata! — Poi si -rizzò un momento sul busto come per dire ai vicini, -secondo il suo solito: — Son settantotto, -sapete! — Poi m'espresse il suo desiderio di veder -l'anno dopo l'“impianto„ dei tranvai elettrici -e mi disse la sua ammirazione per i “progressi -maravigliosi del giorno„ come un uomo che sentisse -ancora in sè tanta vita da poterli godere -per un pezzo; e s'interruppe per chiamare il suo -Ciuchetto con una nota di voce insolitamente -sonora, della quale si compiacque, come d'una -prova di vigoria di petto. E s'interruppe da capo -in via Garibaldi per fare una profonda scappellata, -con una inclinazione reverente del capo. Era -passata in carrozza la principessa Letizia. E -capii che quell'incontro era per il suo cuore di -buon vecchio piemontese monarchico il coronamento -felice d'una giornata d'oro. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -<i>Maggio, bel maggio</i>: lo sentiva nelle vene -anche il piccolo monello che mi fu affidato.... -Una corsa calamitosa. Salii a Porta Palazzo sul -<span class="pagenum" id="Page_170">[170]</span> -tranvai, ancor fermo, della linea di Borgo San -Salvario. Ero solo. Una donna — una nonna, -mi parve — mi mise accanto sulla panca un -bel bimbo bruno di circa sett'anni, dicendomi: — Scusi -tanto, <i>monsù</i>; lei va a <i>capolinea?</i>... E -allora, vorrebbe esser tanto buono da tener -d'occhio questo bambino, che deve discendere -da una sua zia in via Berthollet, numero sedici? — E -ringraziatomi, ripetè la raccomandazione -al fattorino, che appena le badò. Il tranvai -partì. Io feci una carezza al mio raccomandato, -per rassicurarlo; ma riconobbi subito che -non n'aveva bisogno, poichè nell'atto stesso -mi levò di mano la canna, dandomi del tu, -senza preamboli, e tirò a disfarmi il nodo della -cravatta. -</p> - -<p> -È varia e dilettevole quella linea, che dal -corso Regina Margherita svolta in un tratto di -strada ariosa e chiara, aperta da poco; poi rientra -in Torino antica, fra il duomo austero e i -palazzi foschi del Chiablese e del Seminario, -dove irrompe un soffio di vita giovane dalla Via -Quattro Marzo; e, proseguendo per la via rumorosa -del Venti Settembre, passa per quella nuovissima -di Pietro Micca, in mezzo a una allegrezza -chiassosa di architetture ornate, a vecchi -crocicchi in rovina, che non si riconoscon -più, a fughe di colonne snelle, di cantonate -fresche, di prospetti nuovi, davanti ai quali ripassan -nella mente visioni confuse di città straniere -e ricordi di case sparite e d'amici morti e -immagini di finestre e di terrazzi noti, che pare -si sian dissolti nell'aria! Bello si, ma un po' -<span class="pagenum" id="Page_171">[171]</span> -triste, perchè tutto questo non è stato fatto per -voi, e si sente di più la vecchiaia che s'avanza vedendo -la città che ringiovanisce. — Tutto questo è -fatto per te e per gli altri monelli della tua generazione — pensavo, -guardando il mio piccolo -protetto sconosciuto.... -</p> - -<p> -Un vero serpente questo piccolo protetto, che -non mi dava requie un momento. Si voleva -rizzare in piedi sulla panca, si sporgeva fuori -del tranvai, agitava la mia canna per aria, metteva -i piedi nella schiena ai passeggeri seduti -davanti, i quali si voltavano a guardar me, come -per domandarmi se era quella e non altra l'educazione -che avevo saputo dare al mio figliuolo. -Ed io fremevo; ma potevo commetter la viltà -di dire che non era mio? E non ero che al -principio delle mie tribolazioni. -</p> - -<p> -Lo scellerato, nell'ultimo tratto di via Venti -Settembre, durante una breve fermata, si mise -a compitare a voce alta l'annunzio del <i>Cacao -Talmone</i> dipinto sopra un altro tranvai pure -fermo, insistendo con malizia perfida sulle due -prime sillabe, tanto che m'attirò addosso dai -vicini delle occhiate severe. — Vergogna —, gli -dissi piano; ed egli mi rispose forte: — Vergogna -a te — fraternamente. Poi, sul corso -Vittorio Emanuele, essendo salito accanto a me -un vecchio signore col gozzo, egli credette opportuno -di darne la notizia al pubblico, dicendomi -nell'orecchio, ma a voce spiegata: — <i>A -l'a 'l gavass!</i> — Feroce mascalzone! Avevo il -prurito alle mani; ma come si fa? dovevo frenarmi -e inghiottire il disonore di padre putativo, -<span class="pagenum" id="Page_172">[172]</span> -contentandomi di fargli degli occhiacci, di cui -si rideva: ero in sua balìa, e lo capiva. E me -ne fece ancor una in via Nizza, dove, vedendo -salire una donna incinta, esclamò con una intonazione -prolungata di stupore: — <i>O che pansa -grossa!</i> — E questa volta vidi correre per le panche -un fremito d'indignazione contro di me, e -la donna stessa disse: — <i>Bela educassion!</i> — guardandomi -in faccia. Non ci reggevo più. Fu -una vera liberazione quando potei gridar <i>alt</i> davanti -al numero sedici di via Berthollet e rimettere -il marmocchio al fattorino, dicendogli in -cuor mio: — Va, piccolo carnefice, e mi colga il -malanno se accetterò ancora la tutela d'un malfattore -par tuo neanche per un tragitto di trenta -passi! -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Su quella stessa linea, correndola in direzione -opposta, rividi due giorni dopo donna Chisciottina, -col suo bimbo inseparabile. Me li trovai -seduti davanti sulla giardiniera, e stando voltato -un po' di fianco, con l'aria di leggere le -insegne fuggenti delle botteghe, potei sentire -gran parte d'un discorso accalorato ch'essa faceva -a un'altra signora; la quale l'ascoltava -sorridendo, più attratta dall'originalità, a quanto -mi parve, che dal soggetto della sua eloquenza. -Aveva i capelli un po' scomposti, come sempre, -e macchiato d'inchiostro un dito della mano -con cui gestiva, come una scolaretta arruffona; -e diceva, diceva, con la sua calda voce di contralto, -<span class="pagenum" id="Page_173">[173]</span> -sgranando gli occhioni e enfiando il collo. — Disgrazie -su disgrazie, vede. La figliuola, -figliuola unica, ch'era già malaticcia, peggiorò, -e dopo quel colpo non s'è più riavuta. Io le -mandai il dottor Rizzetti. Si figuri che ogni -notte sognava la disgrazia e si svegliava spaventata, -gridando. E poi la paura che le mettessero -il padre in prigione e che perdesse il -posto; una tristezza da morire, s'immagini; -una ragazza senza madre, poveretta, tutto il -giorno in casa sola.... Io lo andai a raccomandare -alla direzione; ma già non c'era pericolo -perchè non ci aveva avuto colpa. Lui però non -è più quello di prima. Da principio s'era dato -a bere, per stordirsi, si capisce. S'è fatto torvo, -un po' strambo, con certe idee fisse, e parla più -poco. Fa compassione a sentirlo, creda, quando -dice quel che prova a ripassar di là, che rivede -tutto, tutto, e gli prende il convulso ogni volta -che un bimbo attraversa la strada.... -</p> - -<p> -Ebbi un barlume, a quel punto, che il suo discorso -si riferisse a una persona e a un fatto -che m'eran noti. Le parole che aggiunse me -n'accertarono. -</p> - -<p> -— No, proprio, non c'ebbe colpa. Bisogna -sentirlo ripetere dieci volte, col pianto nella -gola: — Giuro per l'anima della mia povera -madre che non l'ho visto passare! — Chi dice -quello a quel modo dice la verità. Se vedesse -quella povera casa! La ragazza a letto, in quello -stato; lui seduto davanti a un pezzo di polenta -che non può mandar giù; e sempre quel povero -morticino in mezzo a loro due, tutto in sangue, -<span class="pagenum" id="Page_174">[174]</span> -e quel grido, quel grido che sentono sempre! -Ma ora almeno ha smesso di bere, tante glie -n'ho dette. Dicono: chi ha preso quel vizio, è -inutile di ragionarlo. Ma è perchè non ne han -voglia. Ma quando io gli dissi: — Vedete, se -diventate un briacone, diranno che lo siete -sempre stato, e che è per questo appunto, per -vostra colpa, che la disgrazia è seguita — questa -ragione gli fece senso. E poi gli dissi: — Non -voglio! Capite? Ve lo proibisco in nome -della vostra povera moglie morta, e della vostra -figliuola malata, che m'ha posto affetto -come a una mamma! — Pover uomo, si mise -a piangere e mi baciò le mani. Ah, quel che -può fare una donna, quando ha un'anima! Ma -io non posso esser da per tutto e far tutto.... -</p> - -<p> -E mentre diceva questo con quella voce calda -e violenta e con quel gesto vibrante che faceva -sorridere la sua amica, s'indovinavano in lei -dei tesori d'amore ardente, la forza contro il -dolore, il coraggio contro la morte, un disprezzo -profondo delle false convenienze sociali, una -semplicità virginea dell'animo e un vigore di -fibra virile, e sul suo piccolo viso bruno e irregolare -appariva una bellezza fuggente, come -a bagliori, ma d'una forza di seduzione indefinibile, -altera a un tempo e dolcissima, cento -volte più seducente che la bellezza composta -d'un viso bello davvero. -</p> - -<p> -— Ecco dov'è accaduta la disgrazia — disse, -quando il tranvai, attraversata la via Santa Teresa, -s'inoltrò nel nuovo tratto di via Venti -Settembre, e, dette quelle parole, si strinse al -<span class="pagenum" id="Page_175">[175]</span> -petto il suo bambino, coprendogli il capo con -le mani, come per difenderlo da un pericolo. Si -riscosse un momento dopo ed esclamò vivamente, -toccando l'amica col gomito: — Eccolo -là! -</p> - -<p> -Ci veniva incontro un'altra giardiniera, sulla -quale riconobbi al primo sguardo il cocchiere -dai capelli grigi, che avevo visto passar fra le -guardie in mezzo alla folla, la mattina della -disgrazia. Egli passò col viso accigliato, con -gli occhi fissi davanti a sè, senza veder la signora. -</p> - -<p> -— Si volti indietro —, disse questa all'amica — e -stia attenta. Vedrà che passando in quel -punto si fa il segno della croce. Dice che se lo -fa sempre dopo quel giorno. -</p> - -<p> -Tutt'e due si voltarono, mi voltai anch'io, e -benchè il tranvai fosse già distante un cinquanta -passi, vidi benissimo l'atto del cocchiere, che -si segnò. -</p> - -<p> -— Ha veduto? — domandò la signora all'amica. — Ha -veduto? -</p> - -<p> -E disse queste parole con un tale accento che -non mi maravigliai di vederla nello stesso tempo -premersi un dito nel cavo dell'occhio come per -arrestarvi una lacrima. E compresi: era una -lacrima di contentezza: se quegli avesse continuato -a bere, non avrebbe fatto quell'atto; non -beveva dunque più; essa aveva vinto! — A me -balenò un altro pensiero: — S'è forse segnato -appunto perchè ha bevuto. — Ma subito mi rimproverai -di quel pensiero. — Perchè non credere -al bene? Credici, poichè anche il crederci -<span class="pagenum" id="Page_176">[176]</span> -è bene; credici tu pure. — E al vedere il bel -sorriso, quasi di compiacenza materna, che brillava -negli occhi umidi della signora, mi suonò -in mente la dolce esclamazione del Fogazzaro: — Sì, -è bella l'anima umana! -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Il “bel maggio„ mi fece rivedere anche il -mio giovane pittore, sull'ultimo tratto della linea -di Borgo San Secondo, proprio nell'ora della -mattina in cui quel tranvai porta una raccolta -tutta sua propria di passeggieri: monache, medici, -impiegati del Magistero dell'ordine Mauriziano, -e parenti e amici di malati, diretti al -grande Ospedale, con pacchi, involti di biancheria, -frutti e libri fra le mani, alcuni col viso -sereno, i più tristi, tutti pensierosi. Nel punto -che il tranvai usciva dall'abitato in mezzo ai -prati verdi, in faccia al Monviso quasi svanito -nell'azzurro del cielo, salì il bel giovanotto, roseo -e fresco, che pareva il mese di maggio in persona, -e col piede ancora sul montatoio mi accennò -allegramente che n'aveva una curiosa da -raccontarmi. No, non della signora delle coincidenze, -che era ancora un mistero per lui, -benchè credesse d'aver trovato certe tracce...; -un altra, un caso amenissimo, destinato alla -rubrica della <i>gelosia coniugale in tranvai</i>, visto -da lui stesso. Si trattava d'una signora maturotta, -la quale, salita sopra una giardiniera nel -corso Cairoli, dalla parte di dietro, senz'esser -vista dai passeggieri che stavan davanti, aveva -<span class="pagenum" id="Page_177">[177]</span> -scoperto sulla prima panca la schiena di suo -marito, seduto accanto a una loro giovane amica, -e stretto con questa in una conversazione fitta -e viva, accompagnata da quelle mosse del capo, -da quegli atteggiamenti adoratorii, da quella -continuità e intensità d'attenzione sorridente, -che non lascian dubbi sulla natura della relazione -fra un uomo e una donna. Per veder meglio -il fatto suo, la signora s'era messa in piedi -sulla piattaforma, e da quell'osservatorio era -stata un pezzo a contemplare con gli occhi dardeggianti -e col viso livido il profilo amoroso -del suo coniuge, bevente le parole amate, anzi -i due profili, che parevan di due colombi che -si beccassero, non perdendo un lampo dei loro -occhi, non un guizzo delle loro labbra; e il mio -amico era rimasto in osservazione di tutti e tre, -aspettando la scenetta che poi avvenne. Alla -prima fermata del tranvai, vicino al ponte di -ferro, la signora era discesa come una freccia -dalla piattaforma di dietro e salita come uno -spettro su quella davanti, proprio in faccia al -marito e all'amica.... Ah quel marito! Che mutamento -di frontespizio! Una vera trasformazione -dei connotati, a vista, come suol dirsi, e -l'amica <i>idem:</i> due facce di defunti; e il colmo -del comico era stato questo che, separandosi -lui e lei per istinto come un corpo spaccato in -due, la moglie s'era seduta d'un colpo in mezzo -a loro, facendo una riverenza ad entrambi per -salvare le apparenze, ma con due occhi che -parevan due tizzoni d'inferno.... Ah no, il tranvai -<span class="pagenum" id="Page_178">[178]</span> -non era un nido d'amore da consigliarsi per i -mariti infedeli. -</p> - -<p> -Gli domandai, a quel proposito, a che punto -fossero le sue ricerche matrimoniali sulla rete -tranviaria. Con mio stupore, lo vidi arrossire -un poco, e scrollare una spalla, come se gli -avessi rammentato una sciocchezza di cui si -vergognava, e che non avrei dovuto prender -sul serio. Rimase pensieroso, però, qualche momento; -e poi cambiò discorso ad un tratto, domandandomi: — Che -cosa pensa lei delle studentesse? -</p> - -<p> -Non capii la domanda. — Di quali? — domandai -alla mia volta. -</p> - -<p> -Ma mi accorsi subito che m'aveva fatto quella -domanda non per sentire il mio parere, ma per -dirmi il suo, e me lo disse con l'accento di chi -desidera di non esser contraddetto, con un calore -e un'abbondanza di parole insolita in lui. -Mi disse che a lui quello che si diceva della -sconvenienza di mandar le ragazze ai licei e -alle Università pareva un pregiudizio ridicolo; -che era stupido il parlar di pericoli e d'influssi -immorali, poichè soltanto le civette nate li correvano -e li subivano, e che anzi portavano esse -appunto gli uni e le altre fra i maschi; che le -ragazze veramente oneste e serie si facevano -rispettare, non solo, ma esercitavano un influsso -buono sui giovani, e che ne poteva citar -degli esempi; che la virtù vera e solida non era -quella che si fonda sull'ignoranza delle brutture -umane, ma quella che vien dall'orrore che si risente -conoscendole, e che in ogni caso il velo dell'ignoranza -<span class="pagenum" id="Page_179">[179]</span> -lo squarciavano alle ragazze le conversazioni -che udivano ogni giorno e i romanzi -e il teatro e i balli e i giornali, assai prima che -arrivassero ai loro orecchi le volgarità dei condiscepoli -volgari, e che in tutti i modi.... e che -insomma.... e che quand'anche.... -</p> - -<p> -Ma vedendo che lo guardavo con maraviglia, -arrossì da capo, e saltò in un altro discorso, domandandomi -se avessi più visto la <i>Chisciottina</i>. -</p> - -<p> -Gli raccontai il fatto, ed egli me ne disse un -altro, che aveva saputo da un amico un mese -addietro. Un giorno, sul tranvai, avendo visto -un ragazzino del popolo che meditava sul disegno -pornografico d'una scatola di fiammiferi, -la signora gli aveva comprato la scatola con -quattro soldi e l'aveva buttata sulla strada; e -alcuni passeggieri intorno essendosi messi a ridere -come d'una stravaganza, lei, indignata, gli -aveva rimbeccati con un epiteto, come dire? -un epiteto non proprio da signora riguardosa, -ma da donna sincera.... -</p> - -<p> -Nel dir questo, mentre il tranvai entrava nel -viale di Stupinigi, rompendo in due una festosa -brigata di signori e di signore in bicicletta, egli -si dondolava sul montatoio, con un piede per -aria, pronto a discendere, e mi sorrideva; ma -c'era sotto quel sorriso, su quel bel viso roseo, -come l'ombra d'un pensiero nascosto, d'un leggiero -turbamento, non momentaneo, ma consueto; -un'ombra leggerissima, la quale mi fece -sospettare ch'egli avesse già incontrato sulla -rete d'una delle due Società quello a cui voleva -far credere di non aver più pensato. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_180">[180]</span> -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -E “maggio, bel maggio„ rideva pure ai miei -due piccoli sposi di borgo San Donato, che un -dopo pranzo di domenica, andando al Pallone, -rividi sul tranvai pieno zeppo della barriera di -Casale, seduti sulla prima panca; lei con un -cappellino guernito di fiori rossi, che pareva -nuovo fiammante, e un ombrellino lilla; lui con -un cappello di paglia gialla, fasciato d'un nastro -azzurro, che doveva esser fresco di bottega. -Quello sfoggio straordinario mi fece pensare -che fosse toccata loro una piccola fortuna, una -eredità di qualche biglietto da cento, o una -“gratificazione„ inaspettata al marito, più probabilmente, -e che andassero a festeggiarla con -un modesto desinare in qualche modesta trattoria -fuor di porta. Che fossero in uno stato -d'animo insolito lo dimostrava il fatto che lui, -sempre così timido e riserbato, tenesse un braccio -disteso sulla spalliera attorno alle spalle di -sua moglie, la quale piegava un po' il capo dalla -parte sua. E nel guardar quell'atto, ch'egli faceva, -di stringersi al cuore e quasi di difendere -quella sua povera sposa, che nessuno si sarebbe -mai sognato d'insidiargli, quell'atto che -pareva dire: — Vedete, questa poveretta che a -nessuno piace e che nessuno guarda è il mio -amore, il mio tesoro, la mia vita, — mi commosse -questa idea: che a pigliarsi una libertà -simile egli era stato forse incoraggiato dal pensiero -umile e triste che una dimostrazione -<span class="pagenum" id="Page_181">[181]</span> -d'affetto fra due povere creature come loro -non avrebbe attirato l'attenzione d'alcuno, non -sarebbe forse nemmen parsa una dimostrazione -d'amore. Ma da queste considerazioni mi stornò -un accidente strano, che non avevo mai visto -sul tranvai. Disputavano da un poco, a voce -bassa, ma in tuono aspro, due coniugi sulla -quarantina, vestiti con decenza, seduti sur una -delle panche di mezzo. Tutt'a un tratto il marito -mise un braccio dietro la spalliera e picchiò -un pugno nella schiena di sua moglie, sonoro -come un colpo di tamburo. Tutti si voltarono, -si levò un mormorìo di sdegno; ma la -moglie non rifiatando, lisciandosi la barba il -marito, immobili e tranquilli tutt'e due come se -nulla fosse stato, tacque il mormorìo, e allo -sdegno succedette nei passeggieri una stupefazione -comica di quel pugno improvviso e solitario, -che aveva troncato così di netto il diverbio, -con apparente consenso della picchiata, -come un segnale che fosse stato convenuto fra -la coppia per rimettersi d'accordo nei momenti -critici. E non ci fu altro. A guardar quella scena -s'eran voltati tutti fuor che i due sposi; i quali -non si mossero dal loro atteggiamento fino all'arrivo -alla barriera. Qui, prima che il tranvai -si fermasse, la sposa s'alzò, e vedendola così -ritta di fianco, riconobbi nella sua persona gracile -quella curva leggiera che è il primo indizio -visibile d'una nuova vita umana. Allora compresi; -compresi il perchè dello sfoggio insolito -e del desinare fuor di porta e del braccio appoggiato -sulla spalliera in atto di protezione -<span class="pagenum" id="Page_182">[182]</span> -amorosa! I fiori rossi, l'ombrellino lilla, la cappellina -nuova e l'atto carezzevole erano per <i>lui</i>; -per <i>lui</i> essi andavano a fare il rialto in campagna; -per <i>lui</i> erano il lusso e la festa. E se -non me l'avesse detto la curva, me l'avrebbe -fatto pensare l'atto di premura e di rispetto gentile -con cui il giovane, disceso prima, tese le -due mani per aiutar lei a discendere, come se -già scendessero in due. Mi fermai a guardarli -mentre s'allontanavano, stretti l'uno all'altro, -nel polverìo dello stradone. Poveri e buoni figliuoli! -Se avessi avuto la lanterna miracolosa -di Aladino avrei trasformato la loro trattoria in -un palazzo e fatto cadere sulla loro povera -mensa una pioggia di fiori e di diamanti. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Ma il “bel maggio„ non rideva per la povera -vecchietta di Pozzo di Strada. Mi bastò uno -sguardo, la mattina che la vidi ritta in fondo al -tranvai di via Garibaldi, con accanto il suo -sacco solito e gli occhi fissi nel vuoto, per capire -che non aveva ancora avuto notizie del suo -<i>Giacolin</i>, ch'ella si torturava ancora il cervello -e il cuore raffigurandoselo a volta a volta prigioniero, -morto, mutilato, famelico, errante come -una belva di tana in tana per la terra misteriosa, -di cui non le era nota altra cosa fuor del -nome maledetto. Erano i giorni che si faceva -la questua a benefizio dei feriti e dei prigionieri -d'Africa. Dei giovani signori, con una scritta -sul cappello, salivano a raccoglier danaro sui -<span class="pagenum" id="Page_183">[183]</span> -tranvai, porgendo un bossolo di latta. A metà -di via Garibaldi salì sul nostro un giovanotto -elegante, che pareva uno studente, e passò di -panca in panca, lungo i due lati, tenendosi -sul predellino. Giusto, ecco uno dei tanti vantaggi -che offre la carrozza di tutti: chi osa -rifiutare un soldo per beneficenza lì sotto gli -occhi della gente? Pochi. Vidi però tra questi -pochi dei signori. Seguitai con lo sguardo il raccoglitore -fin che arrivò accanto a me sulla piattaforma. -Quando egli mise il bossolo davanti -alla vecchia, questa non capì, e lo guardò con -quanta maraviglia poteva ancora manifestare il -suo viso quasi pietrificato nell'espressione d'un -pensiero unico. — Per i prigionieri e i feriti -d'Africa! — disse il giovane in dialetto, spiccicando -le sillabe. A quelle parole si fece sul -viso di lei come un chiarore vago di crepuscolo, -e i suoi occhi socchiusi s'apersero. Lessi in -quello sguardo il suo pensiero: dar qualche cosa -era come fare atto di fede nella sopravvivenza -del suo figliuolo, era quasi un comprarsi un po' -d'illusione ch'egli potesse ancora ricevere un benefizio. -Frugò in una tasca del grembiule, tirò -fuori un soldo, ma lo ripose: le pareva poco: -cavò una moneta di nichel — il suo pane d'un -giorno, forse, o il vino che la teneva ritta per -due, — e con l'atto d'una divota che fa l'offerta -al santo a cui chiede una grazia, guardando il -giovinotto con un'espressione triste di simpatia -e quasi di gratitudine, come se proprio lui avesse -dovuto portare al suo figliuolo il suo obolo, mise -la moneta nel bossolo, trattenendovi su un momento -<span class="pagenum" id="Page_184">[184]</span> -la mano corta e rugosa, che tremolava; -poi rifece il viso di prima, immobile e chiuso, -con lo sguardo fisso lontano sulla visione di -sangue e d'orrore che da sei mesi la torturava. -Un passeggiere accanto a lei rifiutò bruscamente -l'oblazione, dicendo forte al raccoglitore: — No, -perchè son certo che ai prigionieri non -ci arriva neanche un soldo! — Ah, barbaro, se -anche il sospetto orribile fosse stato verità! Ma -per fortuna passava il tranvai in quel punto -davanti alla chiesa di San Dalmazzo, e la povera -vecchia, voltandosi per farsi il segno della croce, -non sentì. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Ah, quante miserie, anche nel “bel maggio„ -porta la carrozza di tutti! Non ne potevo immaginare -una così triste come quella che scopersi -la sera dopo in quel povero fattorino spersonito, -che si chinò cortesemente a raccogliere lo scontrino -cadutomi dì mano, sull'ultimo tranvai -della linea di San Secondo, dove ero solo passeggiere. -Nel ringraziarlo, lo guardai in viso, e -vedendolo pallido, con un'aria spaurita, e parendomi -che gli tremassero le mani, gli domandai -se era malato. Rispose che non era; ma -che era stato; e lì per lì non volle dir altro; -ma pareva non aspettasse che una parola benevola, -che gl'inspirasse fiducia, per dir di più, -per dare all'animo uno sfogo di cui aveva bisogno. -Gliela dissi: non ebbe effetto subito; insistetti, -e allora parlò; parlò con una voce accorata -<span class="pagenum" id="Page_185">[185]</span> -e tremante, nella quale si sentiva una -profonda sincerità. Mesi addietro, sopra un tranvai -di quella stessa linea, tre sconosciuti presi -dal vino, irritati d'una modesta osservazione -fatta da lui per una quistione di scontrini, gli -avevan menato al capo una bastonata terribile, -che l'aveva mandato per un mese all'ospedale. -Quei tre eran stati riconosciuti; la direzione della -Società aveva mosso contro di loro una causa -penale, chiedendo a vantaggio di lui un risarcimento -di danni, e la causa era in corso; ma -questo appunto lo angustiava. Egli avrebbe voluto -che si desistesse dal procedimento perchè -temeva una vendetta, e il suo timore, eccitato -a poco a poco dal lavorìo continuo dell'immaginazione, -era diventato un vero terrore. — Capirà — mi -disse — noi siamo esposti giorno e -notte. A fare un colpo.... è un momento. E se -me lo fanno? E se mi rendono inabile al servizio? -Io ho moglie e una bambina; una moglie -così buona, una bambina che mi vuol già tanto -bene.... -</p> - -<p> -La sua voce si strozzò; mi fece pietà; cercai -di rassicurarlo. Ma fu inutile. Riconosceva giuste -le mie ragioni, ma rispondeva: — Sono -indebolito, non son più io; che cosa vuole? Ho -paura. Di giorno, tanto va; ma quando vien -sera, quando vedo accendere i lumi, mi comincia -a pigliar l'affanno, a tremare il sangue addosso.... -Che cosa serve? Non son più io, le dico, -sono indebolito. Ho passato tante notti senza -dormire, ho sofferto tanti dolori alla testa, che -farneticavo per delle ore, e poi son stato un -<span class="pagenum" id="Page_186">[186]</span> -pezzo in convalescenza, a mezza paga, e quante -sere sono andato a letto digiuno per lasciar -da mangiare alla mia bambina! Eppure.... non li -avevo mica offesi, una semplice osservazione.... -Io son rispettoso con tutti.... Lei potrebbe vedere: -tutti i passeggieri che mi conoscono mi salutano, -mi vogliono bene.... Ma! Così son ridotto. — E -ripeteva come un ritornello doloroso, che -gli fosse confitto nel cervello: — Fin che è -giorno, meno male; ma la sera, quando vedo -accendere i lumi.... -</p> - -<p> -E ciò dicendo guardava qua e là, all'imboccatura -delle strade buie, come per vedere se -ci fosse gente appostata, e tornava a ripetere: — Sono -indebolito.... Ho perso molto sangue.... -</p> - -<p> -E mi fece anche più pietà poco dopo, quando -lo vidi chiedere i soldi ad alcuni passeggieri -con una cortesia umile e quasi peritosa, come -se in ogni persona egli vedesse un nemico che -gli bisognasse ammansire, un difensore che gli -convenisse d'assicurarsi. Povero ragazzo! E -pensavo a chi sa quanti, per il ritardo d'un secondo -a far fermare il tranvai o per una parola -d'osservazione sopra un soldo sospetto, -l'avrebbero quella sera stessa trattato d'infingardo -o di villano e minacciato d'un ricorso -alla direzione. Ah quante piccole inique crudeltà, -quante piccole ingiustizie spietate si commettono -continuamente, senza saperlo. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_187">[187]</span> -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -E quante ingiustizie anche di puro pensiero! -Trovo notato agli ultimi di maggio: <i>il briaco</i>, -e ricordo un quadro, da cui si potrebbe cavare -una forte scena di commedia satirica: un carrozzone -chiuso della linea dei Viali, nel quale, -in mezzo a una corona di signori e di signore -eleganti, siede, piegato in due come un sacco -mal ripieno, un uomo sconciamente briaco, a -cui cascano i capelli grigi sulla fronte nera di -carbone e pende dalla bocca bavosa un mozzicone -di pipa spenta che gli piove cenere sulla -giacchetta unta e strappata. Egli guardava i vicini -con un sorriso d'ebete, soffregandosi le ginocchia -con le mani nere e dondolando il capo -da una parte, come se meditasse parole di -scherno che non poteva più dire, e negli occhi -socchiusi che ora brillavano ora si spegnevano -mostrava a vicenda la coscienza triste del suo -abbrutimento e un senso di acre dispetto per -il ribrezzo che s'accorgeva di destare. Ribrezzo, -infatti, e nausea e sdegno esprimevano i visi -dei passeggieri costretti a respirare il lezzo di -quell'alito e di quei cenci obbrobriosi; e fra -quei visi c'era quello d'un signore sconosciuto, -che mi conosceva; il quale, fissando me dopo -aver guardato quell'uomo, mi disse chiaramente -con l'espressione del suo sorriso: — Son questi -che lei vuole portar su? -</p> - -<p> -— Ebbene, sì, — gli avrei voluto rispondere. — Sono -questi; questi prima degli altri, certamente. -<span class="pagenum" id="Page_188">[188]</span> -Ah lei s'inganna se crede che l'abbrutimento -di costui sia vergognoso per lui soltanto. -O come accade che nessuno di noi non -si mostra mai in quello stato se non perchè -sulla china che vi conduce siamo arrestati da -cento ritegni dell'intelligenza, della coscienza, -dell'educazione, della compagnia, che non son -merito nostro, ma che furono messi in noi, o -fra i quali siam nati, e che quest'altra gente -non trova intorno a sè nè in sè stessa? E che -cosa facciamo noi per mettere in loro questi -ritegni? E che mai di bello e di nobile e d'accessibile -a tutti mettiamo noi fra loro e la taverna, -che li attragga e li svii? E siamo ben -sicuri di non dar loro che dei buoni esempi? -</p> - -<p> -Il mio soliloquio fu interrotto a Porta Palazzo -da una comitiva chiassosa di signori che salirono -alla rinfusa sulle due piattaforme, e che, -ripartito il tranvai, continuarono a chiacchierare -e a ridere rumorosamente, apostrofandosi -da una parte all'altra, per gli usci aperti, con -appellativi comici e gesti burleschi. Venivano -dalla stazione di Lanzo, erano andati a fare una -ribotta in qualche paese vicino, alla quale alludevano, -scherzando su certi piatti riusciti -male; avevano il viso acceso, la voce piena e -vibrante, la parola ardita e pronta di chi ha -trincato del vino generoso; eran tutti a cavallo -del confine che separa l'ebbrezza decente dall'ubbriacatura -volgare, in quello stato in cui -certi oscuramenti improvvisi dell'intelligenza -e certi impedimenti istantanei dell'organo della -parola si dissimulano ancora con felice accortezza; -<span class="pagenum" id="Page_189">[189]</span> -e da certi accenni che si ripetevano in -mezzo a quel guazzabuglio di voci, si capiva -che la giornata non era finita, ch'essi vedevano -davanti a sè, all'orizzonte, un'altra serie di libazioni, -il <i>quelque chose au de là</i> consigliato dal Brillat-Savarin -per far più vivo il piacere dei banchetti. -Ed eran così riboccanti di vita e di buon -umore che i signori e le signore del tranvai li -guardavano con manifesta simpatia e ridevano -dei loro gesti e dei loro motti; alcuni dei quali, -un po' liberi, provocavano delle smorfiette graziose -di scandalo, ma accompagnate da un sorriso -di benigna indulgenza. -</p> - -<p> -— Eppure, — pensavo guardandoli, — hanno -troppo bevuto anche questi, che avrebbero potuto -ricrearsi in tanti altri modi più degni. Se -non sono briachi affatto come l'altro non è -perchè abbiano bevuto meno, ma perchè hanno -bevuto meglio. Se son più puliti di lui, è perchè -fanno un lavoro più pulito del suo. Se non -cascan dal sonno come quello, è perchè hanno -meno faticato ieri e dormito di più questa notte. -In realtà, se si tien conto delle condizioni diverse, -essi rappresentano un'intemperanza non -meno volgare, forse più colpevole di quella del -briaco, e certo d'esempio più pericoloso. E perchè -dunque essi sono scusati e paiono amabili, -e non ci son scuse per l'altro, e il ribrezzo che -desta costui non è accompagnato almeno da -un sentimento di commiserazione? -</p> - -<p> -A un certo punto il briaco attirò l'attenzione -d'uno della brigata, il quale lo accennò agli -altri, e tutti si misero a guardarlo, che già dormiva, -<span class="pagenum" id="Page_190">[190]</span> -facendogli addosso un fuoco di fila di -frizzi e di risate. Buon Dio! Erano delle bottiglie -da due lire che beffeggiavano un litro da -otto soldi. -</p> - -<p> -E anche dentro al carrozzone tutti ridevano. -</p> - -<p> -Non tutti. Una signorina bionda, giovanissima, -seduta in un angolo, restava seria e guardava -quell'ubbriaco con un'espressione di tristezza -e di pietà, corrugando la fronte ad ogni scherzo -degli spettatori come per una sensazione penosa. -Quanto mi parve bella! Il Parini avrebbe -rifatto per lei il suo famoso verso, le avrebbe -detto: — <i>Tu sei giusta ed umana!</i> -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Quel viso è notato con altri, fra i miei ricordi -di maggio, nella colonna delle “simpatie -di tranvai„ che in quel mese furono molte, -forse per l'influsso della dolce stagione, che -rischiara e addolcisce gli animi. Simpatie di -tranvai! Forse che son di natura diversa dall'altre? -No certo; ma da quelle che c'inspira la -gente incontrata per via si distinguono in questo: -che c'entrano più addentro e ci rimangon -più a lungo perchè nella carrozza di tutti c'è -maggior tempo a osservare i visi e s'aggiunge -spesso all'effetto di questi quello del suono delle -voci. Quanti ne ricordo, solo ch'io mi raccolga un -poco: visi veduti in pieno, di profilo, a traverso -ai vetri, accesi dai riflessi colorati dei fanaletti, -incorniciati nel vano degli usci, appoggiati alle -colonnine delle giardiniere, spiccanti sul verde -<span class="pagenum" id="Page_191">[191]</span> -degli alberi, disegnati sulle acque lucenti del -Po, osservati per pochi minuti e scomparsi -forse per sempre; visi di ragazze, di operai, di -signore, di giovanetti, di vecchi, di mamme, -esprimenti una santa rassegnazione al dolore, -anime benevole e serene, spiriti forti e generosi -pronti a ogni sacrifizio pel bene altrui, -cuori ardenti d'ambizioni nobili e di nobili speranze, -vite oscuramente operose e benefiche; -visi, di cui il primo effetto simpatico mi fu affermato -e accresciuto da uno sguardo, da un sorriso, -da una parola, da un'espressione fugace -degli occhi. Come in una cascata di ghiaia -grigia si vedono brillare dei punti luminosi -come diamanti, così nella moltitudine indifferente -che vi passa davanti in quelle scarrozzate -quotidiane si vedono balenare a quando -a quando, certi giorni più e certi giorni meno, -di questi aspetti umani consolanti, a cui si ripensa -con amore e che si rivedono con piacere, -che non si conosceranno mai e si ricorderanno -sempre; sembianze d'amici della fantasia, che -noi salutiamo con un barlume di sorriso e che -ci rendono il saluto con un bagliore dello -sguardo, immagini senza nome, raggi d'anime -passanti, argomenti personificati d'una dolce -filosofia, che vi tengon vivi nel cuore la fede -nel bene e l'amore per i propri simili. Quanti -ne ricordo, in forma di medaglioni, di busti o di -statue, secondo l'atteggiamento in cui mi s'offrirono, -con lo scontrino fra le labbra, col portamonete -fra le mani, col braccio teso verso il -campanello, veduti una volta sola, riveduti cento -<span class="pagenum" id="Page_192">[192]</span> -volte, intravvisti nell'incontro di due carrozzoni, -fuggenti su tutte le linee; ma tutti raggruppati -in disparte nella mia memoria come -un'umanità privilegiata, come una Torino ideale! -E nei momenti di sconforto della vita e d'odio -del mondo i cari fantasmi mi s'affollano intorno, -dicendomi: — E noi? E noi, dunque? Perchè ci -dimentichi? Tu sei ingiusto! — E grazie a loro -mi riconcilio col prossimo, e anche nei giorni -grigi e freddi dell'inverno risento l'alito della -primavera, l'influsso del “bel maggio amor dei -fiori„ che raddolcisce il sangue e rischiara -l'anima. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -E il “bel maggio„ si chiuse con un caso -amenissimo, degno d'un sonetto del Belli. Immaginatevi -una giardiniera domenicale, corrente -alla luce del sole sul corso Regina Margherita, -affollata di signori e di signore in -ghingheri, fra cui luccicano cappelli cilindrici, -fluiscono barbe gravi, nereggiano cappelli di -preti e scintilla il chepì dorato d'un colonnello -d'artiglieria: una carrozzata di borghesia silenziosa -e seria, che par che vada a una cerimonia -solenne, scortata da una guardia municipale -in grande uniforme, ritta accanto al cocchiere. -Un'altra giardiniera, sul binario accanto, le viene -incontro di corsa, stipata essa pure di gente -per bene, con la sua brava guardia impalata -sulla piattaforma davanti, con sette schiere di -facce dignitose di benestanti, di madri severe, -<span class="pagenum" id="Page_193">[193]</span> -di signorine composte. Ebbene, accadde questo. -Nel momento che le due giardiniere passavano -accanto l'una all'altra, un giovinotto, seduto sul -davanti di quella dov'ero io, e una ragazza, seduta -sul davanti dell'altra (due amanti, come -poi si capì, che s'incontravano per caso, forse -dopo una lunga separazione forzata) si riconobbero -al primo sguardo, e scattando come -due molle, con le braccia tese verso i cocchieri, -lanciarono insieme due grida di gioia frenetica: — Alt! — Ferma! — I -carrozzoni si fermarono -alla distanza di dieci passi l'un dall'altro, i due -giovani si precipitarono a terra, divorarono lo -spazio frapposto e si abbracciarono furiosamente, -scambiandosi quattro baci risonanti come -colpi di carabina ad aria compressa. E dall'alto -delle due giardiniere, lasciate ferme un momento -dai due cocchieri stupefatti, come dall'alto -di due tribune di spettacolo, borghesi -gravi, mamme severe, signorine composte, e -ministri della chiesa e ufficiali del regio esercito -e rappresentanti armati del municipio.... -stettero a vedere. Curiosa situazione! Appena -i due tranvai ripartirono, un signore grasso e -maestoso, ch'era vicino a me, espresse con parole -risentite il pensiero comune, scrollando il -capo dignitosamente: — Abbiamo fatto una -bella figura! — -</p> - -<p> -Eh sì, proprio, da cantori di maggio. -</p> - -<div class="chapter"> -<p> -<span class="pagenum" id="Page_194">[194]</span> -</p> - -<h2 id="cap6">CAPITOLO SESTO.</h2> -</div> - -<p class="indr"> -Giugno. -</p> - -<p> -Gran cosa la carrozza di tutti! Col sopraggiungere -del caldo, che fa star molta gente a -capo scoperto, mi si schiuse sul tranvai un -nuovo campo di studio: quello delle teste; poichè -dove mai, come sulle giardiniere, potete -aver per un pezzo sotto gli occhi, così da vicino, -in così piena luce, e, se ci state seduti di -dietro, osservabili a così bell'agio, le teste dei -vostri simili? Teste che, vedute di passata per -la strada, vi appariscono ancora in buon stato, -vi mostrano qui mille miserie. Radure, spiazzate, -tentativi supremi di divise, che non son più sentieri -fra l'erba fitta, ma stradoni in rovina a traverso -a sodaglie desolate; liste di capelli ricondotti -dalla nuca sull'occipite e fino alla fronte, in -forma di salici piangenti sulla tomba del cervello; -parrucche mal messe, che una brusca -scappellata volta di sbieco, rivelandovi che la -testa d'un tale non è tutta roba sua; tutte le più -<span class="pagenum" id="Page_195">[195]</span> -compassionevoli industrie senili intese a mascherare -i guasti del tempo dalle orecchie in su vi -si palesano sulle giardiniere. E qui scoprite le -pennellature grossolane dei <i>Luca fa presto</i>, che -lasciano i capelli bianchi alla radice, le capigliature -tinte a prezzo ridotto, d'un nero lugubre, che -danno ai visi vizzi a cui fan cornice l'aspetto di -lettere mortuarie, e le chiome e le barbe variate -di molti vaghi colori, che paiono state strofinate -sopra una tavolozza. O tinti, il tranvai è traditore, -guardatevene. Che c'è di più pietoso e di più -comico insieme che il veder salire a stento, ansando, -afferrandosi alle colonnine con le mani -tremanti e ricascar di peso sulla panca, spossato -dallo sforzo, un uomo con la barba e la -capigliatura corvina d'un ventenne? Oh quante -vecchiaie ribelli alla natura! Quant'è rara la -gente che sa invecchiare in santa pace! E scopersi -anche il segreto di alcuni personaggi noti, -miei fieri avversari, pitturatori abilissimi, di cui -nessuno sospetta l'inganno. Potrei fare più d'una -vendetta politica. Non la farò. Ma non per generosità, -lo confesso. Soltanto per rispetto dell'arte -mia non denuncierò.... l'arte loro. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Intrapresi pure col principiar di giugno uno -studio sui cappellini, attratto dalla varietà infinita -che se ne vede fiorire sui tranvai in quella -stagione; studio che, in fondo, si riduce anch'esso -a uno studio delle teste. E così, alla lesta, -feci una prima classificazione: cappellini amorosi, -<span class="pagenum" id="Page_196">[196]</span> -cappellini superbi, cappellini austeri, matti, -buffi, impudichi, prepotenti, innocenti. Quasi -tutti hanno un linguaggio, sincero o falso, di -cui i fiori sono le parole. Ci son grandi rose -erette ed aperte, che s'offrono; mazzi di viole -e di mughetti che attirano insidiosamente gli -sguardi e i desideri dentro ai capelli in cui si -rimpiattano; accoppiamenti di fiori inconciliabili, -stridenti fra di loro, che danno l'immagine -di menti strane e disordinate; fiori troppo pomposi, -rosseggianti petulantemente su teste grigie, -di cui tradiscono gli ardori mal sopiti; -fiori modesti e solitari, che esprimono il sentimento -d'un affetto secreto e costante. Tutte -le passioni, tutte le illusioni, tutti i capricci -di tutte le età della donna si palesano in quella -finta flora, in quelle infinite combinazioni di -penne, di nastri, di pizzi, di tulle, di frecce, di -frutti, di cose sottili, diafane, ondeggianti e tremolanti, -che paiono una vegetazione vivente -che abbia radice nei cervelli. E quei cappellini -fanno fantasticare, vedere, sentir mille cose: -piccole e grandi spese di contrabbando, conti -adulterati <i>ad usum mariti</i>, sospiri dolorosi -d'impiegati, baruffe coniugali, musonerie, concessioni -strappate con le carezze, economie gastronomiche -da anacoreti, lunghi lavori di raffazzonatura -fatti in casa da manine pazienti -e industriose, interrotti da pianti di bimbi, da -scampanellate dì creditori, da ogni sorta di cure -e di piccole miserie domestiche. Ma lì sul tranvai -tutto brilla, ride e dissimula. Scendono mazzi -di rose e di pensieri, salgono mazzi di papaveri -<span class="pagenum" id="Page_197">[197]</span> -e di peonie, s'incontrano e si confondono ramoscelli -d'edera e di geranio, mazzetti di ciliegie -e di fragole, fiori di tutte le stagioni, di -giardino e di campo, sbocciati e in bocciuolo, -in ghirlande, in corone, in ciuffetti, diritti, cascanti, -intricati, ammontati, agitati come i pensieri -che vi passan sotto; cappellini alla marinara, -alla Rembrandt, alla Trianon, alla Rosa -Syma, alla vattelapesca, ciascuno dei quali dice -qualche cosa, e forman fra tutti come un frastuono -confuso e continuo di grida, di mormorii -e di sospiri: — Cerco un marito — Cerco -un amante — Ho un amante — Ammiratemi — Rispettatemi — Sperate — Disperate — Vi -supplico — Comando -io! — Sono un angelo — Sono -un diavolo — Sono un'infelice — Seguitemi — Fatevi -in là — Il mondo è mio — Non son nulla; -guardatene un'altra, vi prego. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Dolci studi; ma troppo spesso interrotti da -inconvenienti gravi, tutti propri del tranvai. Alcuni -di questi esperimentai io stesso in quei -primi giorni di giugno, altri imparai a temere -vedendoli esperimentati dal mio prossimo. Capitare -in un carrozzone chiuso accanto a una peccatrice -così spietatamente profumata da uscirne -con una spranghetta al capo assicurata per -ventiquattr'ore; trovarsi seduti in mezzo a due -amici sconosciuti che attaccano attraverso a voi -una conversazione vivacissima, incrociando sul -vostro viso i loro aliti, le loro risate e le loro -<span class="pagenum" id="Page_198">[198]</span> -asinerie; sentirsi passar sui calli tutta intera -una di quelle famiglie alla buona per cui i piedi -altrui sono <i>res nullius</i>, senz'averne neppure il -leggiero conforto d'uno sbadato: <i>mi scusi</i>, sono -incerti sgradevoli. Ma è anche più sgradevole -l'aver diritto dietro alle spalle un fumatore che, -spinto innanzi da un sobbalzo della piattaforma, -vi pianta nella nuca la punta d'un grosso Minghetti -infocato. Ma è ancor più doloroso lasciar -la falda del soprabito nelle mani d'una pingue -bottegaia che, perdendo l'equilibrio nel discendere, -s'aggrappa a voi come a un albero sull'orlo -d'un abisso. Ma c'è una disgrazia anche -peggiore di queste. Ne trovo segnata la data -nei miei appunti — <i>5 di giugno. Ore tre pomeridiane. -Sulla giardiniera di via Nizza. Preso alle -spalle dal poeta.</i> — Non l'avevo visto salire: mi -sentii tutt'a un tratto la sua voce nell'orecchio: -m'era seduto dietro, la giardiniera era affollata, -era impossibile sfuggirgli. Passò subito alle vie -di fatto. Era un sonetto arcipieno di <i>esse</i>, un -ronzio di zanzare intollerabile, un succedersi -di sibili sottilissimi che mi penetravano nel cervello, -come se m'avesse agitato accanto al viso -un mazzo di serpentelli arrabbiati. Ai vicini che -non sentivan le sue parole doveva parere un -amico offeso che mi rinfacciasse una serie di -cattive azioni, dì cui non mi potessi scolpare, -o che mi raccontasse in segreto qualche avventura -sporca, che io assaporassi con raccoglimento. -Un supplizio vergognoso! Quella bocca -implacabile che alla ripresa d'ogni verso mi si -avvicinava alla tempia mi metteva un brivido -<span class="pagenum" id="Page_199">[199]</span> -come la bocca d'una pistola. <i>Breve e amplissimo -carme!</i> Chi lo disse? Quello non era nè ampio -nè breve: non finiva mai. E m'opprimeva un -terrore: — Se avesse la coda! — Non l'aveva; -ma durò per la lunghezza di cinque isolati, -senza contare una variante su cui dovetti dare -il mio parere. Non fui libero che sulla piazzetta -di San Salvario, dove l'aguzzino discese, non -sazio. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -La mia prima corsa piacevole di giugno fu -la mattina del giorno dello Statuto, in via Garibaldi, -all'ora in cui la gente s'avvia verso -piazza Castello per la rivista delle truppe: una -carrozzata di cittadini quale non si può vedere -che in quel giorno e a Torino: quasi tutti vecchi -militari giubilati, coi nastri stinti delle medaglie -e delle croci agli occhielli, con le scarpe come -specchi, pettinati e sbarbati bene, benignamente -ilari e alteri, con l'aria di vecchi sposi celebranti -le nozze d'oro: tutte brave persone assestate -e regolate che, se lo Statuto fosse soppresso -da vent'anni, continuerebbero a festeggiarlo lo -stesso a conto proprio, per forza di consuetudine, -come festeggiano il Natale i miscredenti. -C'era al posto solito il cavaliere Bicchierino, -appartenente anch'egli, non per età, ma per spirito, -a quell'antica famiglia, pulito e lustro come -un dado. Come gli altri egli volgeva degli sguardi -di compiacenza sui tranvai imbandierati, sulle -uniformi sgualcite dei veterani che passavano -<span class="pagenum" id="Page_200">[200]</span> -tra la folla, sulle bandiere sventolanti alle finestre; -aveva negli occhi un lume insolito; si vedeva -che l'anima sua respirava con placida voluttà -patriottica le memorie del 48, di Torino -capitale, dell'“egemonia piemontese„ e il soffio -del conte Cavour e del generale Lamarmora -ancora diffuso per l'aria. Lo tenni d'occhio per -vedere se, nonostante lo stato d'animo straordinario, -si ricordasse di confrontare il suo orologio, -come faceva ogni mattina, con l'orologio -elettrico dell'angolo di via Siccardi: se ne ricordò. -Poi, incontrando il mio sguardo, egli si -offuscò leggermente: si dovette rammentare del -giorno ch'io avevo fatto quel certo strazio barbarico -della <i>Gazzetta del popolo</i>. Avevo appunto -il foglio in mano in quel momento e stavo per -conciarlo a quel modo; ma, accorgendomi che -m'osservava, mi ritenni, per suggezione, per -non rendermegli anche più odioso. Ed ecco -come il tranvai può perfezionare l'educazione -d'una persona educata. A poca distanza dalla -piazza s'intese suonar la marcia reale da una -banda musicale d'operai. A quelle note tutti -quei giubilati canuti si illuminarono e si scossero -come i vecchi cavalli delle poesie agli -squilli delle trombe guerriere. E allora mi sentii -sbalzato dalla fantasia a trent'anni addietro. -Quei visi, quei nastri, quelle bandiere alle finestre, -quei veterani in divisa, quel vecchio Palazzo -Madama che appariva in fondo, quel cavalier -Bicchierino con la <i>Gazzetta del popolo</i> -fra le mani, tutto quel complesso di cose viste -in quella via Garibaldi al suono di quella marcia, -<span class="pagenum" id="Page_201">[201]</span> -era così piemontese, così torinese, così “ben -conservato„ che ebbi per un momento come -un senso di ringiovanimento della coscienza, -un'illusione maravigliosa, il dubbio che l'anno -corrente non fosse il 1896, l'anno di Abba Garima, -ma quello dei primi entusiasmi per il <i>Consorzio -nazionale</i>, quando avevo visto dei patriotti fanatici, -in quella stessa via, bruciare le cedole -del Consolidato gridando: — Viva l'Italia. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -La festa nazionale portò i forti calori e con -questi un nuovo oggetto d'osservazione sulla -carrozza di tutti: un accrescimento generale di -irritabilità nelle relazioni dei passeggieri coi -passeggieri, di questi con gl'impiegati, e degl'impiegati -fra di loro, una maggior frequenza di -malintesi, d'impazienze, di lagnanze e di battibecchi, -come segue fra gli uccelli in gabbia -nelle giornate afose. Si vedeva sui tranvai una -agitazione quasi rabbiosa di ventagli, gente irrequieta -che si sventolava con le cappelline, -coi fazzoletti e coi giornali, senza “trovar posa„ -sulle panche, facce infiammate e attonite, teste -ciondoloni sui petti: vere carrozzate di noia -e di malumore. Povera umanità! Qualche grado -di più di calore e un po' di polvere per aria, ed -ecco tutti i visi mutati, violate le leggi della -cortesia, ridotti i cervelli come orologi guasti, -e manifesti anche nella gente sana e contenta -i vaghi segni del contagio psichico che moltiplica -le risse, gl'impazzimenti e i suicidi! Come -<span class="pagenum" id="Page_202">[202]</span> -rimedio a questo male mi venne in mente l'istituzione -di spugnature pubbliche obbligatorie -una mattina che aspettavo la partenza del tranvai -sotto le finestre di casa mia, vedendo lavar -la testa a <i>Faraone</i> e a <i>Ballerina</i>, all'ombra dei -tigli. Uno spettacolo da far meditare, veramente. -<i>Faraone</i> fu il primo. Il cocchiere tuffava in un -secchio una grossa spugna, gliel'appoggiava -al sommo della fronte arsa e sudante, e premeva; -e al sentir quei rivoletti che le scendevano -per le mascelle, sul collo e di mezzo agli -occhi giù per il muso fin dentro alle nari e alla -bocca, biforcandosi e incrociandosi come le gore -della pioggia per una china, la povera bestia alzava -e scrollava il capo, corsa per ogni fibra da -un brivido di piacere, e dilatava gli occhi e pestava -le zampe, brillando tutta; mentre <i>Ballerina</i>, -aspettando la sua volta, guardava, impaziente, -agitata dal presentimento di quella voluttà, -che già le balenava negli occhi e le guizzava -tra pelle e pelle. Ah! che dolcezza; e come -meritata dopo tante corse al sole e nella polvere, -e tante strette violente di freno e bottate di -frusta! Luccicava negli occhi di tutti i passanti -un sentimento di compiacenza buona al veder -riaversi e godere a quel modo quei poveri -schiavi muti, così belli e così utili, e condannati -a un lavoro così duro e mal compensato, -quando tanti altri della famiglia loro vivono -fra gli agi e le pompe, carezzati e amati come -creature umane. E il cocchiere, intanto, li apostrofava -con quel tono di familiarità un po' -brutale, che si suol usare con le bestie che ci -<span class="pagenum" id="Page_203">[203]</span> -servono, forse per un timore istintivo ch'esse -comprendano e abusino come gli uomini della -troppa dolcezza: — Ah, vecchione, ci provi gusto, -eh? Ma se tiri indietro la testa, zuccone, -non si fa nulla! Ora a te, mala femmina, eccoti -il fatto tuo; non ne vedevi l'ora, non è vero? -T'ho ben sentita come cantavi alla fin della -corsa! — e altre cose simili, dette con l'accento -di chi parla a chi intende. E chi sa? Chi sa fino -a che punto, almeno? Che cosa ne sappiamo -noi, poveri presuntuosi che siamo? Siamo proprio -ben certi di non essere in un enorme errore? -Non dice anche l'Ecclesiaste: — Chi sa -che lo spirito delle bestie scenda abbasso sotterra? — Ah -quell'occhio di Faraone! Fu quell'occhio -che mi fece sentire la prima volta per -un animale quello che si sente per un bambino: -il rispetto d'un grande mistero, del dolore che -non ha parola, del diritto che non ha difesa; -fu quell'occhio che mi disse più chiaramente -ch'io non avessi mai pensato, che non saremo -mai molto al disopra delle bestie fin che crederemo -d'esser tanto più alti da non aver verso -di loro il dovere della bontà e della gratitudine. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Seguirono alcuni giorni monotoni, una serie -di corse per i viali bianchi, fra gli alberi velati -dal polverìo, senza un accidente notevole, senza -alcuna conoscenza nuova, senza un incontro di -persona conosciuta; poi una pioggia ostinata, -e tre giornate avventurose, tre scene singolarissime, -<span class="pagenum" id="Page_204">[204]</span> -l'una sull'altra, non possibili che sulla -carrozza di tutti. Della prima fu spettatore e -parte, in un carrozzone chiuso della linea del -Martinetto, Carlin; e la scena appunto interruppe -un'apologia ch'egli stava facendo del bollettino -meteorologico del Chionio, il quale aveva -preannunziato la pioggia per quel giorno; ciò -che, dopo altre profezie riscontrate giuste da -lui, portava all'entusiasmo la sua ammirazione -per la scienza in generale, e per il profeta in -particolare. — Ah! quell'uomo! Quell'uomo parla -con Domineddio! — andava esclamando; quando -salirono ad un tempo, l'una a destra l'altra a -sinistra della piattaforma posteriore, un'erbivendola -in capelli e una signora in pompa magna, -tutt'e due sulla trentina e d'aspetto fiero -e risoluto; le quali, infilando l'uscio nello stesso -punto, s'urtarono malamente ed esclamarono -a una voce, guardandosi a vicenda: — Che maniera! — Pareva -che la cosa finisse li; ma, appena -furono sedute dentro, l'una di fronte all'altra, -ed ebbero preso lo scontrino, l'una sporgendo -una grossa mano pavonazza, l'altra mettendo -in mostra un grosso braccialetto sul -braccio inguantato, la riattaccarono vivamente: -l'erbivendola con parole grossolane, la signora -con un certo riserbo. Il diverbio, nonostante -l'intromissione diplomatica di Carlin, s'inasprì -a segno che la popolana disse forte: — O cosa -crede, alla fine, perchè è una signorona? — E -allora cominciò il meglio. La “signorona„ che -da principio aveva scelto le parole e moderato -la voce, a poco a poco, accalorandosi, si lasciò -<span class="pagenum" id="Page_205">[205]</span> -sfuggir le frasi e le note del suo linguaggio abituale, -che era quello tal quale della sua avversaria. -A capo d'un minuto, tutti i presenti capirono -che le due contendenti, nate e cresciute -nello stesso stato sociale e forse nello stesso -sobborgo di Torino, avevano ricevuto l'educazione -medesima, e che la signoria d'una delle -due doveva essere d'acquisto recentissimo, e -forse improvviso. E fu uno spasso per tutti -la maraviglia crescente che l'altra mostrava -in viso man mano che vedeva la signora tirar -fuori le armi e le munizioni dallo stesso -arsenale da cui essa cavava le sue, e chiarirsi -sua degna competitrice nella scherma dello -strofinacciolo e della ciabatta. Continuò a insolentirla, -ma più a rilento e con meno asprezza, -scrutandola con uno sguardo acuto e con un -leggiero sorriso, quasi compiacendosi di riconoscere -e d'ammirare in lei i colpi e le parate -della scuola che le era familiare, e finì -con rabbonirsi affatto quando fu ben certa di -aver di fronte, non una nemica d'un'altra classe, -ma una consorella travestita dalla fortuna; -tanto che lasciò senza risposta l'ultima sua -botta, e voltatasi verso la compagnia, disse ridendo: — <i>A -l'è na sgnora parei d' mi!</i> (È una -signora come me). — Tutti risero, la “signora„ -si rimise in dignità, e Carlin osservò filosoficamente: — Eh, -bisogna star sul tranvai per -vederne d'ogni sorta e imparare a conoscere il -mondo; il fattorino, vede, è il vero uomo <i>enciclopedico</i>, -che non sì stupisce più di niente sulla -terra. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_206">[206]</span> -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Ecco l'altra scena. Gli alberi del corso Vittorio -Emanuele rinverditi e lustrati da un acquazzone, -una fuga di nuvoloni neri a traverso -al cielo, un tramonto infocato, le Alpi terse e -come intagliate nella porpora di quell'incendio, -e una giardiniera lenta che par che vada a -servizio esclusivo di due coppie d'amanti appiccicati, -l'una seduta sulla prima panca, l'altra -su quella di mezzo, con le schiene voltate verso -di me e un altro passeggiere, che mi sta ritto -al fianco sulla piattaforma di dietro. Costui -m'ha l'aria d'un buono e semplice massaro, o -piccolo proprietario di campagna, di quelli che -s'inurbano ogni dieci anni, e a cui la città -grande riesce sempre uno spettacolo nuovo e -sbalorditoio. E capisco che è nuovo per lui lo -spettacolo di quelle due coppie di teste di “signori„ -le quali ogni tanto si ravvicinano, si toccano -e si staccano, come i bicchieri nei brindisi, -e ciondolano languidamente l'una verso l'altra -come se avessero l'osso del collo stroncato. -Si vede che è un po' scandalizzato, molto stupito -e anche più dilettato; si vede dall'attenzione -viva che fa a tutti i movimenti di quei -quattro ingattiti, con un sorriso curioso e continuo, -lanciando tratto tratto uno sguardo a chi -passa per la strada, come per dire: — Ma non -vedete che cosa succede qua sopra! Ma son -cose dell'altro mondo! — Arrivati alla piazza -del monumento, sale accanto a noi un altro signore, -<span class="pagenum" id="Page_207">[207]</span> -lungo e arcigno, il quale, osservate le -coppie, fa un atto d'uomo seccato, brontolando: — Potrebbero -prendere una carrozza chiusa. — Ed -ecco che all'uscita della piazza, salgono e -siedono proprio davanti a noi un giovane, che -pare un commesso di negozio, e una ragazza, -che ha l'aria d'una sartina, e, appena seduti, -ripigliando una conversazione interrotta, si mettono -a tubare soavemente, con le punte dei -nasi che quasi si toccano, e le mani intrecciate -tra fianco e fianco. E allora il signore lungo dà -una strappata collerica al campanello, e detto -al fattorino: — Non è un mestiere per me! — salta -giù e se ne va via. Il fattorino non capì, -ma il campagnuolo diede in una risata grassa, -saporita, giovanile, nella quale squillava la gioia -pregustata di raccontar poi nella farmacia del -villaggio il bel caso a cui aveva assistito, la sfacciataggine -maravigliosa degli amanti di quella -gran Torino, di quella Babilonia, di quella Gomorra, -dove tutto è lecito e se ne vede d'ogni -tinta.... Dopo un po', le coppie furono circondate -e distratte da altri passeggieri; ma egli seguitò -a tenerle d'occhio fino a piazza San Martino, -dove discese dirigendosi verso la Stazione, ancora -sorridente d'un sorriso di stupore e di malizia, -che traduceva il suo pensiero: — Ah questa -Torino! Questi tranvai! Che paradiso di Maometto! -E che facce! -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_208">[208]</span> -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -La terza, sulla linea di Vanchiglia. Mi rifugio -in una giardiniera per salvarmi da un'acquata -improvvisa e casco proprio nel punto che scoppia -una lite, non capisco perchè, fra due giovani -operai e il cocchiere Tempesta. Il vento -sbatte le tende in faccia ai passeggieri, che si -restringono nel mezzo, tutti in piedi; ma la -pioggia ci viene addosso anche fra le panche, -dove le signore s'affannano a ripararsi i vestiti, -lagnandosi della Società che non mette fuori i -carrozzoni chiusi quando fa cattivo tempo. Son -capitato male. Son tutti stizziti come d'una -stizza attaccaticcia, tutti con l'anima per traverso, -compresi due vecchi ufficiali pensionati -che non vanno d'accordo sulle riforme militari -del Ricotti, discusse in questi giorni al Senato, -e si scambiano delle frasi che paion colpi di -sciabola: — Mille e cento ufficiali tolti dai quadri! -Ma mi burla! Ma a che si riduce la carriera? — Non -è il Ricotti, è il Mocenni: ottocentoventisette -erano già radiati. — E lei mi -scusa il male col peggio? — Ma io non riconosco -nè questo nè quello. — Ma come! Ma -allora.... — E mentre un mio vicino tratta di -barbara l'amministrazione che non mette delle -tende da potersi agganciare alle panche per -pararsi dai temporali, e tenta inutilmente, sbuffando, -di tener tesa la sua, s'accalora la lite -fra i due operai che gridano: — Pùrgati! — Va -a far le docce! — Va all'istituto antirabbico! — e -<span class="pagenum" id="Page_209">[209]</span> -Tempesta, che rivolto a loro col viso torvo e -infiammato, alterna frustate e sagratacci, scandalizzando -un vecchio signore in cilindro, seduto -alle sue spalle, il quale si volge a domandare -al fattorino con voce pacata di basso: — Ma -non è pro-i-bito al personale di servizio di -parlare in codesta maniera? — Intanto la pioggia -infuria, le tende ci schiaffeggiano, i malumori -s'inaspriscono, i lamenti suonano più alto, -Tempesta sagra più fitto, e la carrozza che porta -quest'ira di Dio, sferzata dall'acquazzone, flagellata -dal vento, illuminata dai lampi, vola, -schizzando mota da tutte le parti, a traverso la -piazza Vittorio Emanuele, dove s'incontra con -un altro tranvai portante una comitiva di giovanotti -fuggiti dal gioco del pallone, i quali, -passandoci accanto, vedono e comprendono e -ci mandano in faccia una risata in coro, ultimo -oltraggio.... Ma non a me, spassato egualmente -della carrozzata in festa e della carrozzata in -collera, che mi mostran le due facce del burattino -umano. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Qui trovo notati a tre date successive, 14, 15 -e 16, tre dei miei personaggi, riveduti in condizioni -e fra circostanze straordinarie. La domenica -del quattordici, segnata nell'<i>Almanacco -Storico</i> della Casa Treves come giorno della rielezione -del deputato Brena, sulla linea del Valentino, -il <i>Marchese</i>, il fattorino dai balletti d'oro, -bello e elegante come sempre; ma quanto diverso -<span class="pagenum" id="Page_210">[210]</span> -dal solito nel modo di trattare con le -signore! Non più sorrisi fuggitivi, non più atteggiamenti -d'ossequio amoroso, non più quell'atto -di posar lo scontrino come una chicca -nella mano inguantata, fissando sulla passeggiera -uno sguardo soave. E subito non capii il -perchè di quel mutamento; ma i cenni e i frizzi -di due giovanotti suoi conoscenti, seduti vicino -a me, me lo spiegarono. Quel riserbo insolito -gli era imposto da un bel pezzo di ragazza -bruna, ritta sulla piattaforma della giardiniera -come un gendarme; la quale seguiva ogni suo -passo ed atto con due grandi occhi neri e severi, -sopra di cui si drizzava fino a mezza -fronte la ruga distintiva del sospetto. Non riuscii -a capire se fosse sua moglie o sua amante. -Intesi dire però (e si vedeva) che, conoscendo -il suo pollo, n'era gelosa, che soleva fare di -tanto in tanto una di quelle corse di vigilanza, -salendo inaspettata sul tranvai come un controllore, -e che più volte, per uno sguardo o -per una parola, aveva fatto una scenata al bel -fattorino, e provocato anche signore e ragazze, -con un'audacia di leonessa. Oh, cose terribili; -minacce di ceffoni addirittura, e chiassi e scandali -per conseguenza. Ma egli aveva oramai -un così salutare terrore di quelle due lanterne -nere che non s'arrischiava nemmen più a sorreggere -per il braccio le signore che salivano. -Mentre passava accanto a me, uno dei due giovanotti -gli disse piano: — <i>Pietro, riga dritt!</i> — e -diede in una risata: egli rispose con un -sorriso forzato. E seppi che altre mogli di fattorini -<span class="pagenum" id="Page_211">[211]</span> -venusti facevano delle corse di sindacato -come la bella bruna, comprandosi così ogni -tanto dieci centesimi di fedeltà coniugale, con -vantaggio dell'amministrazione e del servizio.... -</p> - -<p> -15 giugno. All'ora stessa che si presentava -Li-Hung-Chang all'imperatore Guglielmo, comparve -davanti a me sul tranvai di via Garibaldi -il signor Guyot, coi suoi occhiali reazionari e -il suo pizzo minaccioso. Appena mi vide, salendo -sulla piattaforma opposta, mi saettò un'occhiata -anche più truce dell'altre volte; e forse -per il fatto, che mi venne in mente in seguito, -dell'elezione del Turati nel quinto collegio di -Milano, avvenuta il giorno avanti. Ma era destino -ch'io dovessi dar sempre a quel pover -uomo delle scosse violente. Pochi momenti dopo -salì accanto a me un mio vecchio amico, procuratore -del re, proprio nel punto che egli mi -figgeva addosso uno di quegli sguardi foschi, -in cui all'inquietudine e all'avversione si mescolava -il sentimento di curiosità malsana che -ci spinge verso i delinquenti. Al lampo che gli -passò sul viso quando vide l'amico stringermi -la mano ed entrare con me in conversazione -gioviale, capii ch'egli sapeva chi era. Fece due -occhi di polipo ed espresse con tutti i muscoli -facciali un senso di maraviglia sgradevole, -come se quella familiarità d'un magistrato con -un par mio fosse un fatto scandaloso, un pubblico -incitamento a delinquere, un indizio di -sfacelo sociale, qualche cosa come il veder per -la strada un carabiniere in divisa a braccetto -con un borsaiolo famoso; e capii benissimo che -<span class="pagenum" id="Page_212">[212]</span> -andava domandando a sè stesso, con curiosità -ansiosa, che cosa mai ci potessimo dire, e che -se fosse stato in quel momento ministro di -grazia e giustizia avrebbe fulminato sull'atto un -decreto di destituzione. Ah, quanto deve aver -sofferto! E vedo ancora l'ultima occhiata che -lanciò al mio amico scendendo, come per dirgli: — E -non si vergogna?... Faccia invece il suo -dovere, perbacco! -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -16. (Il giorno in cui gli Stati Uniti pagano cinquantamila -lire per i nostri “linciati„ del Colorado). -<i>Oui, tout se paye</i>, come dice un personaggio -di romanzo; tutto si sconta anche quaggiù; -e l'“eterna vendetta„ coglie qualche volta -il reo anche sul tranvai. Fu per me una vera -soddisfazione. Il tirannucolo rabbioso, il negriero -fallito, il perpetuo strapazzatore di fattorini -e di cocchieri, il signor Tintura-Migone, insomma, -quel pezzo di superbia villana con le -gote enfiate e coi baffi irti, stava seduto in un -carrozzone chiuso e affollato della <i>Torinese</i>; e -non aveva ancor finito di brontolar col fattorino -perchè non era spolverata la panca, che già -cominciava a dar segni d'impazienza contro un -bel bambino di nove o dieci mesi, ritto accanto -a lui sulle ginocchia d'una donna, la quale lo -voltava ora di qua ora di là, come per farlo -ammirare. Di ragione, doveva odiare anche e -bimbi, che son dei deboli; e tutti i presenti, chi -l'avevan pesato al primo sguardo, lo guardavano -<span class="pagenum" id="Page_213">[213]</span> -con manifesta antipatia. — Lo tenga seduto! — disse -a un tratto alla donna, di mala grazia. -Ma l'ebbe appena detto che saltò su indignato, -vomitando fuoco e tirando fuori il fazzoletto. -Ahi, troppo tardi! E l'ira sua non ebbe eco. -Non solo; ma il contrasto fra la sua faccia fiammeggiante -e il visetto sereno e innocente di -quell'amore di putto che lo guardava con gli -occhi azzurri, inconsapevole dell'avvenimento, -fu così comico, che diedero tutti in uno scoppio -di risa; il quale finì di fargli perdere i lumi. -Ah sì, tutto si sconta, e infinite sono le fonti da -cui la divina Provvidenza fa “zampillar„ la -giustizia. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Rieccolo, finalmente! È certo, pensai appena -lo vidi, che la sua prima parola sarà sul discorso -fatto dal Jaurés alla Camera francese -intorno al lavoro dei fanciulli. E infatti il suo -primo saluto, salendo sul tranvai, fu un allegro: — L'ha -letto? — detto con quella voce di basso, -che parea che uscisse da un trombone. Egli ne -aveva letto un sunto in un giornale italiano e -se l'era affisso a una parete, secondo il suo costume, -nella sua bottega di falegname. Anche -a mezzo giugno egli portava il suo cappellone -alla calabrese e quell'eterna giacchetta di velluto -cacao spelato; ma aveva la barba meno -selvaggia del solito e un'aria di soddisfazione, -come se avesse riportato qualche vittoria machiavellica -sulla Prefettura. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_214">[214]</span> -</p> - -<p> -Eravamo sul corso Cairoli; la giardiniera, -piena di gente, correva all'ombra dei grandi -platani, in vista delle acque del Po, solcate da -barchette variopinte di canottieri, e dal fiume -e dai colli spirava una freschezza di primavera. -Tutti i passeggieri parevano di buon umore, un -bambino cantava, e i miei vicini guardavano -con curiosità simpatica quell'operaio dal collo -taurino, che con quella grossa voce, con quell'aria -di gravità bonacciona, parlando un piemontese -intercalato d'italiano rude, ma corretto, -faceva un minuto raffronto fra il discorso -del De Mun e quello dell'oratore socialista, flemmaticamente. -C'era fra gli ascoltatori una donna -sulla quarantina, che non aveva trovato da sedere, -una bottegaia, all'apparenza, ma vestita -signorilmente, e di viso un po' pretenzioso, ma -benevolo; la quale si voltava ogni tanto a guardarlo, -stupita, come se fiutasse in lui un dotto -signore travestito. -</p> - -<p> -A un certo punto il falegname s'interruppe e, -alzandosi in punta di piedi, piegò il capo da una -parte e allungò il collo per leggere il titolo d'un -grosso libro che teneva sulle ginocchia, coprendolo -in parte con le mani, una signora seduta -davanti a noi, sur una delle panche più vicine. — Diavolo! — esclamò. — Un -trattato d'anatomia! — Ed -era proprio lei, la vergine morta, -seduta accanto a un signore dalla capigliatura -e dalla barba bianchissime e ravviate con gran -cura, dall'aspetto serio e quasi altero, come d'un -vecchio colonnello, con due occhi chiari e un -naso diritto e sottile, che lo dicevano indubbiamente -<span class="pagenum" id="Page_215">[215]</span> -suo padre. La vergine morta! Non la -vedevo da due mesi, l'avevo quasi dimenticata. -Era sempre quel viso bianco e delicatissimo, -d'una purità angelica, d'una immobilità marmorea, -d'una serenità di creatura superiore alle -passioni umane e intangibile da ogni sozzura -terrestre; ma alquanto smagrito e anche più -niveo del consueto, e con gli occhi come velati -da un'ombra di stanchezza. Eran certo le fatiche -della preparazione agli esami; doveva forse -dare in quel mese l'esame d'anatomia. -</p> - -<p> -— Sarà una studentessa di medicina, — disse -il falegname. -</p> - -<p> -— Una signorina fuor di strada, — osservò -un signore accanto a me. -</p> - -<p> -— E perchè? — domandò il primo. -</p> - -<p> -— Bah! — rispose l'altro. — Non è il loro mestiere. -A pensar quello che vedono e che toccano, -mi spoetizza. -</p> - -<p> -Il falegname scrollò una spalla. — Allora, -anche le monache infermiere degli ospedali.... -Eppure, non spoetizzano nessuno. -</p> - -<p> -— E poi, già, non ci riescono, — ribattè il signore. — Le -donne non nascon per questo. Io -non chiamerei mai una medichessa. -</p> - -<p> -— Lei no, ma la sua signora.... -</p> - -<p> -— Io non ho signore, — ripose quello ridendo. -</p> - -<p> -Allora interloquì la bottegaia: — Non la chiamerei -nemmen io. -</p> - -<p> -A quell'uscita, il buon falegname, che nella -quistione femminile aveva la “specialità„ di -moralista, si voltò di scatto, come punto, e capii -che le voleva sciorinare un ragionamento coi -<span class="pagenum" id="Page_216">[216]</span> -fiocchi; ma non ebbe neppure il tempo di incominciarlo, -perchè quella discese. Indispettito di -non potersi sfogare con lei, si voltò dall'altro. — Ecco — disse; — che -non ne voglian sapere -neanche le signore è quello che non capisco. -Almeno non dovrebbero <i>ancalesse</i> a dirlo (osar -di dirlo). <i>E la decenssa? E 'l pudour?</i> Mi pigli -una ragazza onesta. Può aver questo, può aver -quest'altro: è vero? Ebbene, tanti scrupoli, tante -delicatezze per tanti anni per custodirla come -una madonna, ed ecco che viene un omaccione -di medico, e tutto va per aria, e guarda di qui -e tocca di là. A me pare una <i>saloparia</i> bella e -buona, se l'ho da dire come la penso, scusi la -parola. Proprio, mi pare impossibile! -</p> - -<p> -Alcuni risero in segno d'approvazione, e rise -anche il contraddittore, maravigliato di trovare -un paladino del pudore sotto quel cappellaccio -e dentro a quel giacchettone, e si mise a guardarlo -come un originale di nuovo conio, che -gli desse nel genio. E pareva anche disposto a -stuzzicarlo per fargli vuotar tutto il sacco. Ma -l'operaio, accorto, non ci si prestò. E poi si voltaron -tutti a guardar la signorina che discendeva -con suo padre allo svolto di corso Vittorio -Emanuele, e fece senso a tutti quella sua lunghezza, -la semplicità infantile di quell'andatura, -quel non so che di strano, di monacale, d'incorporeo -che era in tutta la sua figura. -</p> - -<p> -— Ebbene, — disse il falegname, con l'accento -di chi trova un argomento inaspettato in favor -suo — ha l'aria d'una ragazza “come si deve!„ -</p> - -<p> -— Eppure, — rispose sorridendo il suo avversario — a -<span class="pagenum" id="Page_217">[217]</span> -pensare che adesso va alla sala -anatomica.... Che cosa vuole? A me non mi va -una ragazza che <i>sa</i> tutto. -</p> - -<p> -— Già, se invece andasse al teatro Regio.... -A loro piacciono le donne che non <i>sanno</i> niente -e che <i>mostrano</i> tutto; a me mi par più onesta -una donna che <i>sa</i> tutto e che non <i>mostra</i> niente. -</p> - -<p> -Tutti risero. — Ben ribattuto! — esclamò il -signore, con evidente sincerità, esilarato. E -quando l'operaio discese, levandosi il cappello, -tutti lo guardarono con viva curiosità, e il suo -avversario espresse il pensiero comune, dicendo: — Non -credo che ci sia al mondo un -altro originale compagno! -</p> - -<p> -— Eh, v'ingannate, — pensai — ne vengon -su a migliaia. Fra cinquant'anni i tranvai ne -saranno pieni. E quelli che parranno matti originali -saranno gli altri.... se ce ne saranno -ancora. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -La mattina dopo, un divertimento delizioso, -uno degli episodi più belli di quei primi sei -mesi di vita in carrozza. Il tranvai della linea -Vinzaglio correva in mezzo alle palazzine e alle -ville dello stradone di Francia, fra quelle due -file sterminate di grandi olmi, che metton capo -al castello di Rivoli; il quale appariva vicinissimo, -roseo nell'aria limpida, e come sospeso -sull'orizzonte. Giors sferzava i cavalli con l'allegrezza -della fame che corre al pasto dopo il -lavoro, ridendo tra sè e bevendo l'aria come -<span class="pagenum" id="Page_218">[218]</span> -un liquore, con gli occhi larghi e fissi alla barriera, -come se ci vedesse il fumo della sua minestra, -e con le nari dilatate e frementi, come -se il vento glie ne portasse l'odore. Arrivato in -capo alla linea avrei dovuto tirare avanti a piedi -fino alla villa d'un mio amico, latinista illustre; -ma, disceso all'apertura della cinta, non potei -a meno di fermarmi, vedendo avvicinarsi al -tranvai una donnina grassotta e bionda, con -un bimbo in braccio da una parte e il canestro -in mano dall'altra, accompagnata da due marmocchi, -l'uno di cinque, l'altro di tre anni; nei -quali riconobbi alla prima occhiata gli occhi e -il naso giorgiani. Povero Giors! Doveva essere -assai benvoluto, ed era certamente la sua colazione -uno spasso quotidiano del vicinato, perchè, -appena la giardiniera arrivò, mentre egli -staccava e riattaccava i cavalli, gli vennero -intorno, col viso curioso e ilare, le guardie daziarie, -la rivenditrice d'erbaggi, altre tre donne -e dei ragazzi, tutta la piccola società della barriera, -presso la quale egli aveva domicilio, in -una casetta fuor della cinta. Come afferrò il -canestro! con l'atto d'un padre amoroso che -tende le braccia al bambino non più visto da -un anno. Sedette sul predellino della giardiniera, -tirò fuori e si mise sulle ginocchia il vaso di -latta della minestra, si passò una mano sui -baffi, diede una risata in faccia agli spettatori -che facevan cerchio, ed esclamando: — Al lavoro! — incominciò. -</p> - -<p> -Subito i due figliuoli in piedi, due panciutelli -di viso bruno, sani e puliti come lui, gli si accostarono, -<span class="pagenum" id="Page_219">[219]</span> -guardandolo mangiare come fanno i -cani, che accompagnano con l'occhio il boccon -del padrone dal piatto alla gola. — Bada che -hanno già mangiato, — gli disse la moglie; — non -facciamo la solita storia.... -</p> - -<p> -— Come? — domandò lui, con la bocca piena, -fissandoli; — e avreste la faccia? -</p> - -<p> -Quelli accennarono di sì, che avevano la faccia, -e Giors alzò una mano per ammollare un -duplice scapaccione. Ma essi non indietreggiavano: -sapevano che non era che una spacconata -paterna, che a quel baleno non teneva mai -dietro il fulmine. -</p> - -<p> -Il padre, infatti, ritirò la mano e sporse il -cucchiaio, che uno dei due imboccò. — Ma non -avete vergogna? — gridò la mamma, tirandoli -indietro l'un dopo l'altro; ma il più piccolo le -sgusciò di mano e si fece avanti a riscuotere -la sua cucchiaiata; e dopo di lui ricomparve -l'altro, fra le risate della platea. -</p> - -<p> -— Ma ti mangian tutto! — esclamò la donna. -</p> - -<p> -— Ma cosa vuoi? — rispose Giors. — Cosa -ne posso io se non hanno fondo? Mi mangerebbero -vivo coi miei cavalli, mi mangerebbero. -Doveva toccare a me una razza di lupi compagni! -No! — gridò poi risoluto — non vi do -più un grano di riso se vi vedessi crepare di -fame!... Ancora questo e poi finis. -</p> - -<p> -E intanto diluviava, dando ogni tanto un'occhiata -in fondo allo stradone, verso Torino, -se comparisse l'altro tranvai; poichè eran già -passati tre dei dieci minuti regolamentari. E -invano sua moglie badava a dirgli: — Ma mangia -<span class="pagenum" id="Page_220">[220]</span> -adagio, non t'ingozzare, che c'è ancora -tempo! —; benchè il tranvai non si vedesse ancora, -egli mangiava in furia. Finita la minestra, -tirò fuori la boccetta del vino, la mostrò agli -astanti, disse: — Per uso interno! — e data -una gran risata, se l'attaccò alla bocca. — Bah! — disse -poi, staccandola, e osservando il calo: — Ci -vorrebbe altro! — E soggiunse, rivolgendosi -a me, col suo buon sorriso: — Non è mica -andato in fondo, sa! Si è perso per le <i>strade -laterali</i>.... -</p> - -<p> -Poi mise la boccetta alla bocca dell'uno e -dell'altro ragazzo, dicendo: — A voi, malviventi! — La -moglie gli afferrò il braccio; ma egli si -svincolò e li fece bere, dicendo a me: — Due -spugne, sa; mi beverebbero il sangue. -</p> - -<p> -Riposta la bottiglia, addentò il pane e attaccò -un pezzo di frittata, facendo degli elogi alla -cuoca, e tra un boccone e l'altro apostrofò la -piccina che quella teneva in braccio: — E tu, <i>stoponëtta</i>? -(turaccioletta) — e ne chiese notizie, mentre -porgeva dei pezzettini di frittata agli altri due. — Non -ha che venti mesi di servizio, — disse, -rivolto a me. E, masticando, mi raccontò come -la bambina non lo riconoscesse per suo padre -che da poco tempo, dopo che egli era di servizio -fisso sulla linea Vinzaglio. Quando era -sulle altre linee, dovendo far colazione e desinare -qua e là, essa non lo vedeva mai, neppur -la sera, perchè egli rientrava tardi, quando già -era addormentata, e neppur la mattina, perchè -se n'andava prima che si svegliasse. E per -questo s'era dato lo strano caso che la bimba, -<span class="pagenum" id="Page_221">[221]</span> -già di più d'un anno, non conoscendo ancora -suo padre, un giorno ch'egli era tornato a casa -prima di sera, per essersi fatto male a una -gamba, al veder entrar da padrone un uomo -che non aveva mai visto, s'era spaventata e -messa a gridare come un'aquila. E conchiuse -il racconto esclamando con una risata: — Ah! -che farsa di mestiere! Facciamo persin paura -ai nostri <i>citt</i>! Ma non fa niente.... fin che la -cassa è sana! — e si picchiò un pugno sul -petto. Poi, eccitato, come se avesse fatto un -lauto pranzo, alzandosi e scuotendosi dalla -giubba le briciole del pane, rispose botta per -botta alle facezie delle guardie e delle donne, -che lo stuzzicavano; e infine, vedendo avvicinarsi -l'altro tranvai, baciò l'un dopo l'altro i -ragazzi, dicendo: — Ciao, lupotto! — Ciao, pancetta! —, prese -in braccio la bimba e le fregò -i baffi sul viso, disse alla moglie, restituendole -il carico: — Brava, <i>vecia</i>! Una frittata <i>fiamenga</i>! — e, -salito sulla piattaforma e impugnate -la frusta e le redini, sferzò i cavalli e partì, -voltandosi a mandare un altro saluto alla famiglia -e un'ultima risata agli amici. -</p> - -<p> -— Che brav'uomo! — disse una donna. — Un -uomo contento —, soggiunse una guardia. — Un -superuomo, — dissi tra me; ma sul serio. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -A questo punto mi saltano su dalle note non -so quanti personaggi nuovi, che son costretto -a respingere, come ne respinsi molti nei mesi -<span class="pagenum" id="Page_222">[222]</span> -andati, per non arrivare alla fin dell'anno con -un esercito. Ma è un peccato, perchè conobbi -fra gli altri in questo mese di giugno dei così -curiosi tipi di “tranvaiofili„ amatori e studiosi -paladini fanatici dell'istituzione! Ne conobbi di -tutte e tre le classi in cui si possono dividere: -degli <i>inquisitori</i>, che si piantano sempre accanto -al cocchiere o al fattorino, per tempestarlo di domande: — Quanti -anni ha questo cavallo? Quanti -cavalli avete? Quanti cocchieri siete? Quanto -costa questa carrozza? Quanto è lunga questa -linea? — fin che la vittima perde la pazienza; -dei <i>calcolatori</i>, azionisti, amministratori e cassieri -in ispirito delle due Società, delle quali studiano -gl'interessi, e almanaccano le entrate e le -uscite; dei <i>parteggianti</i>, che, senz'averci un interesse -al mondo, portano in palma di mano una -Società e danno addosso all'altra con un ardore -da parer pagati, attaccando con altri capi ameni -del loro stampo delle dispute in cui rischiano -arditamente di farsi cappottare per i begli occhi -dell'<i>Anonima</i> del loro cuore. Generosi cavalieri, -nobili idealisti! Poco mancò che venissero a pugni -quei due campioni dell'ultima classe, che sul -tranvai della linea di Nizza, il giorno diciotto, -intavolarono una discussione sui meriti comparati -della <i>Belga</i> e della <i>Torinese</i> a proposito del -color rosso e verde dei carrozzoni dell'una e di -quello giallo e sangue di bue dei carrozzoni -dell'altra. I ferri si riscaldarono con una rapidità -inquietante. -</p> - -<p> -— E lei mi vuol confrontare i cavalli della -<i>Belga</i>, tutti maremmani bisbetici, con quelli -<span class="pagenum" id="Page_223">[223]</span> -della <i>Torinese</i>, che vengono dalla Croazia e -dall'Ungheria, più forti, più alla mano, più.... -Mi faccia il piacere! -</p> - -<p> -— Eh, i cavalli non fanno la <i>grandezza</i> d'una -Società: la <i>Belga</i> ha trenta carrozze di più, e -un personale che s'avvicina al doppio! -</p> - -<p> -— Ma le carrozze della <i>Torinese</i> son più grandi -e più comode; la <i>Belga</i> non ha cuscini. -</p> - -<p> -— Ah, i cuscini! Niente di meno! Cospetto! -</p> - -<p> -— Non c'è cospetto; e fa anche il servizio più -<i>intensivo</i> e paga meglio gl'impiegati. -</p> - -<p> -— Ma ha un orario più lungo. -</p> - -<p> -— E se ne vanta! È la sola che faccia servizio -fino alle undici! -</p> - -<p> -— S'accomodi; ma la <i>Belga</i> ha le migliori linee, -passa per le strade principali. Sa che il -<i>Martinetto</i> e il <i>Vinzaglio</i> danno dalle settanta -lire per giorno? -</p> - -<p> -— Corbellerie! In ogni caso, dà più da sola -la barriera di Nizza che quelle due messe insieme. -</p> - -<p> -— Che sproposito! -</p> - -<p> -— Non è una risposta da persona civile! -</p> - -<p> -— Non è da persona civile voler dare ad intendere -delle assurdità! -</p> - -<p> -E così, agitando tutti e due il giornale della -mattina che annunciava il maremoto del Giappone -con quaranta mila morti e ottomila case -distrutte, tirarono via fino al corso Vittorio -Emanuele, dove si vide un carrozzone della -linea dei Viali, uscito dalle rotaie, risospinto indietro -a gran fatica dal cocchiere e dal fattorino, -fra due ali di passeggieri impazienti. E il -<span class="pagenum" id="Page_224">[224]</span> -paladino della <i>Torinese</i>, voltandosi verso il suo -avversario col viso lampeggiante, e accettandogli -il carrozzone deviato: — Vede? — gli disse, — è -della <i>Belga</i>. — Poi tacque, e assaporò il -suo trionfo. O cervelli, appetto a cui il cranio -d'una formica è palazzo Pitti! come diceva -Francesco Domenico. Eppure, non è giusto, -perchè vi sono anche nei cervelli e negli animi -grandi dei ripostigli oscuri in cui s'annidano -di queste idee nane e di queste passioncelle -miserabili, che vengon fuori di tanto in -tanto, e paion più nane e più miserabili e fanno -più compassione e più dispetto.... appunto perchè -escono dal Palazzo Pitti. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Un altr'ordine d'osservazioni feci di quei giorni -sui malati in tranvai. Ne avevo già osservati -nei mesi addietro: un giovinetto tisico, che faceva -ogni giorno, forse per ricreazione, il giro -intero della linea dei Viali, sempre solo, e che -guardava tutti e tutto con lo sguardo stupito e -insistente di chi, sentendosi già diviso dal mondo, -lo vede a una distanza in cui gli apparisce quasi -sotto un aspetto novo; una signora ancor giovane, -pallidissima, che ad ogni scossa del carrozzone -si premeva una mano sul cuore, chiudendo -gli occhi e torcendo la bocca, come per un -colpo di coltello; ed altri, dei visi smunti e bianchi, -sui quali i passeggieri fissavano lo sguardo, -troncando ogni conversazione, come per scrutarvi -il mistero della morte. Ma non mi s'era offerto -<span class="pagenum" id="Page_225">[225]</span> -mai uno spettacolo così triste come quello -che vidi la domenica di San Luigi, penultima di -Giugno, sull'imbrunire, quando sui tranvai s'accendono -i lumi. In un carrozzone chiuso, pieno -di gente allegra che tornava da scampagnate e -da feste, salì con grande stento, sorretto per un -braccio da un giovinetto, un uomo sui cinquant'anni, -dalla faccia smorta e disfatta; il quale, -appena messo il piede sulla piattaforma, si cacciò -una mano sulle reni, come trafitto da un -gran dolore improvviso, e rovesciando il capo -indietro, si battè l'altra sulla fronte, e gridò con -una voce d'angoscia da far rabbrividire: — <i>Oh -mi povr'omm! Mi povr'omm!</i> — Doveva esser -la sua una di quelle forme terribili di malattia -della spina, accompagnate da sensazioni strane -e spaventevoli, che paiono il principio d'uno -sfacelo repentino dell'organismo e quasi l'annunzio -della morte imminente. Entrò, più portato -che sorretto, e cadde sopra la panca come -un sacco di cenci buttato, volgendo intorno -uno sguardo d'agonizzante, e mettendo un lamento -sommesso, continuo, spaurito, infantile, -tra il gemito e il pianto, che schiantava il cuore. -Fra i passeggieri fu come se avessero gettato -nel carrozzone un cadavere; ed era orribile veramente -sotto la luce fioca della fiammella che -ingialliva il suo viso chino, lasciandogli gli -occhi nell'ombra, come già spenti. In tutta -quella gente spensierata si destò bruscamente -il sentimento della fragilità della vita umana, -il pensiero d'una vecchiaia martoriata e disperata, -la visione delle mille infermità miserande -<span class="pagenum" id="Page_226">[226]</span> -che ci aspettano, come mostri appiattati, sulla -via degli anni, per saltarci sulle spalle e cacciarci -a furia di morsi alla fossa. E vidi bene -che fu in quasi tutti un effetto di sgomento più -che di pietà. Alcuni impallidirono; una signora -s'alzò e uscì sulla piattaforma; altri, per non -vedere, torsero il viso verso la strada, e un signore -vicino a me redarguì il fattorino, dicendogli -che non era lecito, che era “un'indegnità„ -il lasciar salire sul tranvai un uomo in quello -stato. Un'indegnità! Gli avrei voluto ridire che -tale non mi pareva; che se non l'avessero fatto -salire, quell'infelice avrebbe sofferto doppia tortura -a strascinarsi a casa a piedi, e ch'era giusto -che la carrozza di tutti trasportasse anche -i dolori, e ch'essa faceva del bene pure per -questo: che costringeva qualche volta anche i -felici a fissare in viso la disperazione e la morte, -ad accogliere il grande pensiero che fuga ogni -vanità e schiaccia ogni orgoglio. Ma avrei sciupato -il mio fiato perchè proprio in quel momento, -mentre passavamo accanto al giardino -di piazza dello Statuto, si sparse una maledetta -tempesta di note di flauto e di tromba da una -giardiniera che veniva giù di corsa dallo stradone -di Rivoli, tutta occupata da una banda -musicale di dilettanti in cimberli, e lo spettacolo -nuovo e comico di quel carrozzone sonoro, -in cui si vedevano al chiarore dei lumi le facce -rosse e enfiate di venti sonatori soffianti negli -strumenti con una furia d'energumeni, ricondusse -il pensiero di tutti dalla morte alla vita. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_227">[227]</span> -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Conobbi anche in quel torno altri personaggi -singolarissimi tra gl'impiegati dei tranvai: un -cocchiere che parlava a ogni proposito delle -sue terre, e che possedeva infatti non so dove -cinque magre “giornate„ di prato, per cui era -ammirato e invidiato dai colleghi come un latifondista -americano; un fattorino che leggeva -e rileggeva continuamente da mesi e mesi un -volumetto sbrindellato e sudicio del romanzo -<i>La mano del defunto</i>, diventato per lui una specie -di libro dei libri, in cui scopriva ogni giorno -nuove maraviglie; e un altro cocchiere, il più -originale di tutti, un rozzo montanaro gozzuto, -il quale, manieroso con tutti gli uomini, riserbava -tutto il suo orgoglio e la sua villania per -il bel sesso, che parea che odiasse a morte; tanto -che quando una signora gli toccava la spalla -con la punta dell'ombrellino perchè fermasse, si -voltava indietro furioso, come se gli avessero -piantato uno spillone nelle carni. Chi sa perchè! -Ci doveva esser sotto qualche segreto di -tradimento coniugale, che gli aveva messo nell'anima -l'orrore della gonnella. E una sera scopersi -finalmente, dopo un pezzo che lo cercavo, -il dantista, per caso, sulla linea della barriera -di Milano. Salendo sul tranvai nel momento -che finiva un diverbio fra il fattorino e un contadino -che scendeva, intesi quello mormorare -fra i denti: — .... <i>in costà, malvagio uccello!</i> — Un -verso di Dante! — pensai —; che sia lui? — L'osservai. -<span class="pagenum" id="Page_228">[228]</span> -Era un giovine alto e bruno, di -viso piccolissimo, con due occhietti neri pieni -d'intelligenza e due baffetti arricciati di studente; -sotto ai quali guizzava il sorriso ironico, -e come abituale, d'un conoscitore precoce della -vita, scettico e benevolo a un tempo. Sì, doveva -esser lui. E glie lo domandai senza preamboli: — È -lei che sa Dante a memoria? — Si mise -a ridere; ma non parve maravigliato della domanda. -</p> - -<p> -— Son fandonie —, rispose ridendo; — storie -che hanno messe in giro i miei colleghi. Non -ne so di più di quanto ne sanno tutti quelli -che hanno fatto la prima Liceo. E poi, anche se -l'avessi saputo, l'avrei scordato. — E mostrandomi -il libretto degli scontrini, disse: — Il mio -Dante è questo adesso. — E soggiunse con un -sorriso: — <i>Lo mio volume.</i> — Gli domandai in -che maniera dal Liceo fosse venuto a cascar -sui tranvai. Me lo disse con disinvoltura. Suo -padre, ingegnere, morto all'improvviso; la famiglia -numerosa rimasta sul lastrico; un tentativo -di commercio fallito; un impieguccio in -una Società d'Assicurazioni, ottenuto e perduto -un mese dopo, per riduzione di personale; la -storia solita. -</p> - -<p> -— E l'impiego attuale? — domandai. -</p> - -<p> -— Ahi... <i>Selvaggio</i> —, rispose sorridendo —, <i>et -aspro e forte</i>. — E mi disse tutto, familiarmente. -Era la prima volta che sentivo giudicare -il pubblico da un “signore„ ridotto in quella -condizione, donde lo poteva vedere di sotto in su: -mi disposi a ascoltarlo con viva curiosità. Ma -<span class="pagenum" id="Page_229">[229]</span> -fu assai temperato, se non nella sostanza, nella -forma, come tutti quelli a cui la disgrazia non -sfibra, ma fortifica l'animo. -</p> - -<p> -Il peggio, a suo senso, non era l'orario dalle -sedici alle diciott'ore, il dover mangiare come -i briganti, e la pioggia delle multe per un ritardo, -per una svista, per mille errori di nulla, quasi -inevitabili. Il peggio era il continuo contrasto, -la lotta continua col pubblico, il doversi guardare -da ogni specie di piccole insidie di nemici. -Cose da non potersi immaginare. Bricconi che -salgono sul tranvai, ci stanno un bel pezzo, e -poi, fingendo d'aver sbagliato linea, saltan giù -senza pagare, per far lo stesso gioco col tranvai -successivo; beceri che salgono in sei o sette, -le sere di domenica, e attaccan lite apposta fra -di loro perchè nella confusione riesca a qualcuno -di non pagare; imbroglioni che tirano a -appioppare al fattorino dei soldi falsi, affermando, -per esempio, d'averli avuti col resto -d'una lira, magari dopo un quarto d'ora che se -li rimestano in tasca; prepotenti che vanno sulle -furie perchè il fattorino non vuol cambiare un -biglietto da dieci, gridando che non è vero che -non abbia spiccioli, come se di questi egli volesse -far commercio a vantaggio proprio; birboni, -insomma, e birberie d'ogni stampo. E poi -ci son quelli che hanno perduto un oggetto sul -tranvai e accusano il fattorino d'averlo raccattato -e intascato; quelli che se la pigliano con -lui perchè hanno sbagliato linea, o lo investono -perchè s'è dimenticato di indicar loro la cantonata -dove volevan discendere; e quelli che, -<span class="pagenum" id="Page_230">[230]</span> -avendo fretta, vanno in collera perchè egli non -taglia col tranvai il corteo funebre o il battaglione -che passa, o perchè un cavallo cade o -tutte e due vanno lenti, come se fosse colpa -sua quello che dicono, che la Società non nutre -abbastanza le bestie. — Così è — concluse celiando. — Il -fattorino, vede, è l'uomo -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Al qual si traggon d'ogni parte i pesi.</p> -</div></div> - -<p> -Entravamo allora in quel largo corso Vercelli, -ai due lati del quale si aprono strade e vicoli -che si perdono nei campi e s'alzano camini -di officine da ogni parte, in mezzo a case disuguali -e sparse, che paion d'un villaggio, ma -che serbano ancora nell'architettura, nei colori, -nelle botteghe, in qualche cosa che sfugge alla -parola l'aspetto assestato e rigido dei quartieri -centrali di Torino. Quando fummo all'imboccatura -di via Carmagnola, il fattorino m'accennò -una casetta di due piani, poco lontana, coi terrazzi -tutti fioriti, e disse: — Guardi; io stavo -là, <i>nel tempo felice</i>. Il mio povero padre è morto -là, al primo piano. S'era come in campagna. -Ora stiamo a un quarto piano di via Barbaroux, -in due buche, e la mattina mi tocca a fare un -par di miglia per trovarmi sul posto prima di -giorno. — E soggiunse sorridendo: — <i>Uomini -fummo ed or sem fatti sterpi.</i> -</p> - -<p> -Poi riprese il discorso di prima. — No — disse — lei -non si può figurare le pretensioni e le -stramberie del pubblico con cui abbiamo da -fare. — E le peggio, disse, non erano quelle -della gente bassa, dei barabba che vogliono cantare -<span class="pagenum" id="Page_231">[231]</span> -in tranvai, e che rispondono alle preghiere -con minacce, a cui convien rassegnarsi per non -avere <i>suon di man con elle</i>; dell'erbaiola che vuol -caricare a ogni costo un sacco grande come un -armadio, senza un pensiero al mondo che il -fattorino si buschi una multa per cagion sua; -del briacone fradicio che si vuol sdraiare nella -giardiniera come in una stalla. Più irritanti di -costoro son le persone per bene che dovrebbero -essere ragionevoli: il signore, per esempio, che -pretende che il fattorino faccia alzare un tale -per far posto a sua moglie, quello che vorrebbe -ch'egli facesse smetter di fumare un tal altro -che gli manda il fumo sul viso, la signora rimasta -in piedi che se la piglia con lui perchè -non c'è posto, dicendogli che <i>ha pagato e ha -diritto di sedersi</i>, o anche lo minaccia di <i>far -rapporto</i> perchè non fa tacere un signore vicino -che “parla male„. -</p> - -<p> -— Il pericolo per me —, disse — è che qualche -volta mi dimentico della mia condizione e -son tentato di rispondere da “signore„ come -rispondevo una volta, che sarebbe la mia rovina. -Che sforzo debbo fare per rimandar giù -le parole che mi vengon su! E me ne vengono, -sa! Ma...! D'essere stati poveri è facile scordarsi; -ma d'esser stati signori, quanto è difficile! -</p> - -<p> -E continuò, dicendo che non potevo immaginare -con che razza d'accattabrighe, anche ben -vestiti, s'avesse da fare sui tranvai: con implacabili -che brontolano alle spalle del fattorino -o del cocchiere per lo spazio di tre chilometri, -<span class="pagenum" id="Page_232">[232]</span> -che riattaccano il lucignolo risalendo sul tranvai -il giorno dopo, che serbano in corpo l'amaro -d'un diverbio per dei mesi, che si prendono a -parole fra di loro per le cause più futili e trascinano -dei piati di maestro Adamo e Sinon -Greco da borgo San Salvario fino alla barriera -di Milano, ripetendo trecento volte la stessa -frase con l'ostinazione d'un maglio di macchina -a vapore. E il primo, il primissimo torto, in ogni -caso, è sempre del fattorino, sul quale cascan -tutti d'accordo. Nessuna pietà per lui, <i>anima -prava</i>. Gli accadeva qualche volta, stando in -piedi da dieci ore, di sentirsi la schiena rotta -e d'avere un gran bisogno d'appoggiarsi un -momento al parapetto della piattaforma posteriore, -per riaversi un poco. Ebbene, non c'era -caso che uno dei passeggieri che vi s'appoggiavano, -mentre le panche eran mezze vuote, -indovinasse mai il suo bisogno e gli lasciasse -il posto per misericordia. Mai. Ogni passeggiere -tratta il fattorino come se si fosse levato da -letto un'ora prima e dovesse tornare a letto alla -fin della corsa; ognuno ha l'aria di dirgli: <i>Omai -convien che tu così ti spoltre</i>.... Ah, se assaggiassero -per una settimana la nostra <i>piuma</i> e -la nostra <i>coltre</i>! -</p> - -<p> -Ma tutto questo disse con tuono piuttosto di -satira che di querimonia, e con la stessa vivacità -studentesca riepilogò e concluse la sua -chiacchierata. Sì, veramente: badare a chi sale -e a chi scende, e a chi chiama da vicino e da -lontano, saltar giù a raddrizzar gli aghi e a badare -ai crocicchi, strusciarsi fra i passeggieri -<span class="pagenum" id="Page_233">[233]</span> -accalcati a pescare i soldi ritrosi, cambiare, notare, -rendere i conti, rispondere a cento domande, -rabbonire i litiganti, e pregare e leticare e spolmonarsi -e beccarsi del villano e del buricco da -gente bene e male educata, continuamente con -le gambe in moto, con le braccia per aria, con -la mente tesa e gli occhi all'erta e la multa -sulla testa, per dodici ore filate, sotto il sole e -sotto la pioggia, col vento e con la neve, tutti -i santi giorni dell'anno, per cinquanta soldi al -giorno.... è una dura vita. — E soggiunse in -ischerzo: — <i>Tanto è amara che poco è più morte.</i> -Se Dante tornasse al mondo, aggiungerebbe alle -sue bolge delle linee di tranvai e metterebbe a -fare i fattorini i peccatori della peggio specie. -</p> - -<p> -Eravamo arrivati a quella piazza solitaria -della barriera, che par la piazza d'un villaggio -lontano da Torino, di là dalla quale s'allunga -nell'aperta campagna la strada di Milano, e lì, -al momento di scendere, l'arguto dantista spostato -me ne disse ancor una, che mi parve la -più amena di tutte, il più curioso esempio di -pretensione indiscreta, ch'io avessi mai inteso -citare, di passeggieri saccenti. Il giorno avanti, -essendo salita sul tranvai una signora tedesca -ch'egli non era riuscito a comprendere dove -volesse andare, un signore pingue e dignitoso -aveva detto con tutta serietà al suo vicino: — Bella -figura che ci facciamo! La società dovrebbe -prender dei fattorini che sapessero le -lingue. — Ed egli, il dantista, gli aveva risposto: — Soltanto -le lingue viventi, non è vero? Facoltativi -il latino e il greco, tutt'al più. — -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_234">[234]</span> -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Per tre giorni, nulla di nuovo, fuorchè una -fuga atterrita di signore da un carrozzone chiuso, -dove un matto originale, credendo di divertir la -compagnia, s'era levato di tasca e messo sopra -una spalla due topini bianchi addomesticati, che -gli giravano intorno al bavero, come una collana -vivente: uno stridìo, un sottosopra, per -cui accorse una guardia civica, decorata della -medaglia al valor militare (<i>Donne, da voi non -poco la patria aspetta!</i>). E poi, la domenica del -ventisette, andando e ritornando dallo Sferisterio, -due incontri desiderati. Il primo, sulla giardiniera -della linea dei Viali: <i>Taddeo</i> e <i>Veneranda</i>, -con la loro bambina. Ma quanto mutati tutti e -tre! Al primo sguardo, capii, vidi tutto: una malattia -mortale della creatura adorata, una serie -di giorni e di notti orrende, la casa risonante -di singhiozzi, la mamma in ginocchio, il padre -forsennato. La loro bimba era ancora smunta e -pallida, e sui loro visi mutati, sotto la gioia della -risurrezione, si vedevano ancora i segni dell'angoscia -e del terrore. Come la prima volta, mi ritrovai -dietro di loro, che avevano la piccina in -mezzo, rivolta verso di me. Come si ricorda il -viso di quelli che accarezzarono i nostri bambini! -Mi riconobbero, mi sorrisero, e interrogarono -con uno sguardo ansioso il mio sguardo, -come dicendo: — La trova molto cambiata, -non è vero? — e mostrarono meglio, in quel -momento, i segni del grande dolore sofferto. -<span class="pagenum" id="Page_235">[235]</span> -i quali mettevan più pietà in quelle due nature -placide, che dovevano aver vissuto per tanti -anni una vita tutta tranquilla. E poi, senz'aspettar -la mia risposta, mi diedero la triste notizia: il -crup, un mese di letto, la bimba considerata perduta; -e dopo la notizia, la storia, con un torrente -di parole: i primi sintomi del male, il medico, -i rimedi, l'aggravarsi della malata, le parole -sue, che avevan credute le ultime in <i>quella -notte</i>, in cui la loro ragione si smarriva e il -mondo crollava sotto i loro piedi. Ah, no, è -troppo terribile! Ah, chi non l'ha provato, non -lo può pensare! E poi la sosta della malattia, -i primi buoni indizi, le prime parole consolanti, -e la gioia infinita; e qui un'effusione di gratitudine -per il dottore, il cavalier Boni, un cuore! -un ingegno! un angelo! L'altro, l'angelo piccolo, -non lo portavan fuori che da tre giorni; era -quella la sua terza passeggiata di convalescenza. — Comincia -a riprender colore, — dissi. — Ah, -sì? Comincia a riprender colore? — E mi guardarono -con riconoscenza, come se fosse la mia -parola che avesse soffuso un po' di roseo su -quel piccolo viso, e con questo era il mondo -intero che si ricoloriva ai loro occhi. E la covavano -con lo sguardo, la carezzavano con le -mani allargate come per afferrarla e per proteggerla. -E a questo punto seguì una scena che -mi commosse. Presentandosi il controllore a -domandar gli scontrini, essi gli porsero anche -quello della bimba. Quegli osservò che, se l'avessero -tenuta sulle ginocchia, poichè non aveva -ancora tre anni, avrebbero potuto non pagare -<span class="pagenum" id="Page_236">[236]</span> -il posto. Eh, lo sapevano! E capii bene il loro -pensiero. Pigliare lo scontrino per lei come per -una più grande e farle occupare un po' di spazio -era per loro come un'affermazione che facevano -a sè stessi, una volontaria e cara illusione -che la sua persona fosse qualcosa di più -di quello che era, una “quantità„ meno “trascurabile„ -di quanto poteva parere. Con che dolce -accento, quando discesi, mi dissero: — A rivederla! — E -a me, vedendoli allontanarsi, passarono -confusamente nel pensiero altri convalescenti -che avevo visti seduti su quelle panche, -in mezzo ai loro parenti racconsolati; e quel tranvai -che dà anche al povero uscito di malattia, -e alla sua famiglia, il conforto e la gioia d'una -passeggiata in carrozza, che non potrebbero -fare altrimenti, m'apparve sotto un aspetto -nuovo, pietoso e benefico, come quello d'una -carrozza futura, ch'io sogno, non destinata ad -altro, e messa al servizio di tutti gli scampati -dalla morte. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Uscendo dallo Sferisterio, presi sul corso -Margherita la giardiniera della linea di Vanchiglia, -tutta piena di facce allegre, color di ribotta, -che venivano dalla Madonna del Pilone, -l'Auteuil di Torino. Eravamo a metà di via Vanchiglia, -quando fra le sette schiere di nuche -che mi stavan davanti ne vidi una, fra le più -vicine, che mi parve di riconoscere: era d'un -uomo, un operaio all'apparenza, che teneva -<span class="pagenum" id="Page_237">[237]</span> -aperto dinanzi il giornale <i>Per l'idea</i>. Dove avevo -già visto quella larga nuca di testardo? Accanto -a lui sedeva un ragazzetto, col capo appoggiato -al suo braccio, e accanto al ragazzetto -una donna giovane, che, voltandosi un momento -di fianco, illuminò la mia memoria. Era -quel tale operaio venuto dal Vercellese, disoccupato -e arrabbiato, e sparlante della <i>Camera -del lavoro</i>, il quale, due mesi addietro, sul tranvai -di via della Cernaia, aveva strappato di -mano al suo bimbo e buttato nella strada la -caramella ch'io gli avevo regalata. Ah, maledetto -sangue! Non feci in tempo a frenare l'ondata -di sdegno che mi rivenne su, quantunque -il giornale ch'egli leggeva mi dicesse che la -sua mente s'era aperta a nuove idee, come il -suo vestire e quello dei suoi mi diceva ch'egli -aveva trovato lavoro, e che l'animo suo doveva -essere quindi mutato. Ma fu un'ondata -sola, che ricadde subito, sopraffatta da una viva -curiosità. Vedendomi, si sarebbe egli ricordato -di quell'atto, e m'avrebbe ancora mostrato nello -sguardo il sentimento che gliel'aveva fatto compiere, -o un sentimento opposto, o indifferenza soltanto? -E stetti a aspettare che scendessero. Fecero -fermare in via Lagrange e s'alzarono tutti -e tre, presentandomisi di profilo, così vicini, che, -scendendo, non potevano non vedermi. Incontrai -prima lo sguardo della donna, che fissai per -farmi riconoscere; e mi riconobbe infatti, dopo -un momento d'incertezza, e arrossì leggermente, -chinando gli occhi. Incontrai subito dopo lo -sguardo di lui, che mi riconobbe alla prima. -<span class="pagenum" id="Page_238">[238]</span> -Quanto è puerile e finto l'orgoglio, che fa prendere -all'offensore, per ingannare e mascherare -insieme la sua coscienza, l'atteggiamento dell'offeso! -Mi diede un'occhiata torbida e discese -col viso adombrato. — Ho io dunque, — pensai, — una -così odiosa faccia di borghese egoista, -sfruttatore e disprezzatore d'operai, ch'egli -non m'abbia ancora perdonato, dopo due mesi, -un atto di cortesia? — E di nuovo stava per -venirmi su l'ondata di sangue.... ma il grido -di <i>avanti!</i> del fattorino la compresse, come -una parola magica: mi ricordò l'<i>avanti!</i> col -quale un giovine signore, apostolo ardente dell'Idea, -una delle anime più generose ch'io conosca, -soleva chiudere ogni suo racconto di -atti d'ingratitudine e di diffidenze ingiuriose -con cui era ripagato qualche volta dai lavoratori -incolti e duri che catechizzava. — <i>Avanti!</i> — concludeva, -e si ridava all'opera con un coraggio -d'eroe e una pazienza di santo. Sì, che -cosa sono questi risentimenti se non guaiti miserevoli -di quello che ti resta dello stupido orgoglio -antico? <i>Avanti!</i> -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Sì, <i>avanti</i>: una bella chiusa di discorso, e -com'è facile il dir delle parole nobilmente severe -al nostro orgoglio! Il male è che l'orgoglio, -quando gli si parla a quel modo, si rannicchia -e lascia dire, e poi, alla prima occasione, -ricomincia a fare il comodaccio suo. -Delle belle parole glie ne dissi anche la sera -<span class="pagenum" id="Page_239">[239]</span> -dopo, trovandomi sopra una giardiniera di via -Roma, seduto, a tre panche di distanza, dietro -le spalle di <i>Siapure</i>, che aveva, accanto la sua -ragazzina; e furon parole al vento. La bimba -stava voltata un po' di sbieco, e mi guardava -con una insistenza singolare. Certo, mi conosceva; -certo, aveva “letto„ qualche cosa. Ma -non riuscivo a capire il suo sentimento dal -suo sguardo, che somigliava a quello con cui -qualche volta si fissa una persona pensando -ad un'altra. Aveva inteso suo padre parlar male -di me? O gli aveva inteso esprimere con parole -benevole il rammarico della nostra amicizia -spezzata? Sentivo un malessere sotto lo -sguardo pensieroso di quel giudice di dieci -anni, che pareva mi frugasse nell'anima, e che -ora aveva l'aria di dirmi dolcemente: — So che -a mio padre vuoi ancora bene: perchè non gli -stendi la mano? — e ora con espressione di -rimprovero: — Tu odi mio padre; perchè l'odi? — No, -bambina, — le risposi in cuor mio, — rassicurati, -non l'odio; non potrei e non lo merita; -ho dei torti io pure. Sì, certo, dovrei esser io -il primo, come tu pensi, a tendergli la mano. -Ma per far questo, vedi, dovrei esser ragionevole -e buono; e non son nè l'uno nè l'altro, benchè -abbia scritto qualche cosa che può farlo credere, -e benchè tu mi veda i capelli grigi. Io son -pieno d'orgoglio. Ah, se tu sapessi come questo -povero orgoglio ci fa più piccini di voi! Ecco, -vedo che c'è un posto vuoto vicino a voi due: -sento una voce che mi spinge a scendere sul -predellino e ad andarmi a sedere accanto a tuo -<span class="pagenum" id="Page_240">[240]</span> -padre; e sento un'altra voce che mi dice: — Sta -lì! Non ti muovere! —; la prima è dolce e m'intenerisce; -la seconda è aspra e mi sdegna; e -non di meno io cedo a questa; e me ne vergogno -in faccia a te, cara bambina; ma preferisco -questa vergogna alla compiacenza profonda -e gentile che proverei facendo quello che -tu vorresti, e che io pure vorrei. Andiamo, -volta il capo dall'altra parte, non mi guardar -più; non merito lo sguardo dei tuoi occhi buoni -e innocenti, te lo assicuro! — Si fermò in quel -punto il tranvai e <i>Siapure</i> si voltò a guardare -dove fosse diretta l'attenzione continuata della -sua figliuola: mi vide e mi fissò. Sarebbe stato -quello il buon momento! Ma lo lasciai passare. — Avanti! — gridò -il fattorino, e il tranvai ripartì. -Come mi suonò diverso quell'<i>avanti</i> da -quello del giorno prima! Sì, avanti — voleva -dir questo — avanti sempre così, orgogliosi, -meschini, spregevoli fino alla morte. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -E — avanti! — gridava <i>Desbotonass</i> ogni volta -che il tranvai si fermava sul Corso San Maurizio, -la sera della festa di San Pietro. Aveva -accanto sua moglie; doveva aver festeggiato il -proprio onomastico; era briaco fradicio. I lampioni, -danzando e moltiplicandosi ai suoi occhi, -confondevano le sue idee topografiche; credendo -di essere al Valentino, si stupì di veder -lì la Mole Antonelliana, che apostrofò; scambiò -l'Arena torinese con una casa di canottieri; e la -<span class="pagenum" id="Page_241">[241]</span> -vista improvvisa del piazzale delle Benne lo -riempì di maraviglia come un'apparizione fantastica. — <i>Ma -dovè che semm chi?</i> — andava esclamando; — <i>ma -dovè che se va?</i> — E sempre ripicchiava -su quel chiodo di non voler che il -tranvai si fermasse, e gridava: Avanti! con furore -crescente. Poi s'assopì per qualche momento, -e, ridestandosi, fu preso da un impeto -di tenerezza malinconica per sua moglie, e -messole un braccio dietro la schiena e il capo -sulla spalla, cominciò a confessarle i suoi torti, -a dirle che era una buona, una santa donna, -ch'egli era indegno di lei, che voleva cambiar -vita; e glie lo prometteva e glie lo giurava; ma -prima voleva esser perdonato. E inutilmente -essa gli rispondeva di sì, che gli perdonava, -ma che si quietasse, che non facesse scene. -Ogni sua assicurazione di perdono non faceva -che dar la stura a una nuova e più larga ondata -di parole di pentimento e d'affetto, rotte da -singhiozzi di pianto e di vino. — <i>Ah no.... meriti -minga.... no, sont minga degn.... A ona donna -come ti! La mia Mariettina! Dimm che te me -perdonet! Te me 'l devet dì ancamò una volta, -ancamò cent, ancamò mila volt!</i>... — E di nuovo -accennava a torti propri, a virtù di lei, all'assistenza -ch'essa gli aveva fatta quand'era stato -malato, al rimorso ch'egli avrebbe sempre avuto -di non essersi portato con lei da buon marito, -all'amore che le avrebbe dimostrato di lì avanti, -cangiando condotta, e perseverando sulla buona -via, <i>fina al moment de sarà i œucc</i>. E in quell'eruzione -di parole briache, che mettevan disgusto, -<span class="pagenum" id="Page_242">[242]</span> -veniva pur fuori il fondo d'una natura -buona, guasta, ma non pervertita ancora, che -mi faceva pensar tristamente a quante altre -nature simili il vizio aveva pervertito affatto e -andava pervertendo di continuo; e alle miserie -e ai martirii d'innumerevoli povere donne come -quella, torturate e uccise dal veleno maledetto -ch'esse non bevono; e tutte quelle larve -d'uomini avvelenati e di donne infelici, che mi -passavan davanti per l'aria, rendevano triste -ai miei occhi quella bella sera stellata e tepida -di fin di giugno. Triste di questo pensiero antico, -misto di rimorso e di vergogna; che non -facciamo nessuno il dover nostro, che dovremmo -bandire una crociata universale, ardente -e infaticabile contro il mostro, non per -mezzo di leggi e di prediche, ma disputandogli -ad una ad una le sue vittime, con amor paziente -e intrepido, col consiglio, con la preghiera, con -la carità, con la comunione intellettuale, con -tutte le forze che mettiamo in opera per salvar -dal suicidio un fratello. -</p> - -<div class="chapter"> -<p> -<span class="pagenum" id="Page_243">[243]</span> -</p> - -<h2 id="cap7">CAPITOLO SETTIMO.</h2> -</div> - -<p class="indr"> -Luglio. -</p> - -<p> -Calori, languori, esami: soffia il terror del <i>cinque</i> -e dello <i>zero</i> anche sulle giardiniere. Il tranvai -è come una gazzetta vocale viaggiante che -ci tiene in giorno non solo degli avvenimenti -politici, ma delle passioni predominanti a volta -a volta nello spirito pubblico. Da una settimana, -su tutte le linee, colgo a volo da passeggieri -d'ogni condizione frammenti di discorsi scolastici, -espressioni di timori e di speranze, accenni -a difficoltà e a pericoli, esclamazioni sospirose -di mamme, che parlano di “preferenze„ -e d'“ingiustizie„, di “raccomandazioni„ e di -“pressioni„ come se avessero i figliuoli sotto -processo. Sui tranvai che passano davanti alle -scuole verso il mezzogiorno, salgono ragazzi e -giovinetti coi capelli arruffati, col viso acceso e -con le mani sporche d'inchiostro; i quali parlano -con voce eccitata e stanca di soldati che -si raccontino a vicenda i casi d'una battaglia. -<span class="pagenum" id="Page_244">[244]</span> -Si sente nella voce d'alcuni l'intenzione di farsi -ascoltare e il compiacimento altero della vita -intellettuale, si vede negli occhi loro un balenìo -di speranze lontane di gloria, di alti uffici sociali -e di ricchezze conquistate con l'ingegno. -Ahimè! E io penso a quanti di loro, dopo esser -passati per la trafila d'altri cento esami, e -aver tentato e abbandonato, sgomentati dalla -moltitudine dei concorrenti, molte altre vie -maestre e traverse, parrà una fortuna di potersi -rifugiare in uno di quei carrozzoni, col -libretto degli scontrini in mano e il corno appeso -al collo. E non vedo l'ora che sian passati -questi “giorni del terrore„ dell'istruzione pubblica, -poichè i discorsi che ascolto mi fanno -pensare a migliaia di cervelli strapazzati, di -cuori trepidanti, di amari disinganni paterni, di -castighi, di scene domestiche dolorose, ed anche -a suicidi miserandi d'adolescenti; e all'udir -quelle allusioni alla farraggine delle materie -d'esame, mi domando con tristezza quanto -tempo passerà prima che s'abbia il sapiente -coraggio di procedere a una semplificazione -degli studi, la quale ne faccia d'un carico opprimente -un nutrimento sano e gradevole, e penso -con dolore che passerà un tempo anche più -lungo prima che siano migliorate in modo le -condizioni del lavoro meccanico, che non paia -più una condanna il dovervi rimanere e quasi -una degradazione il discendervi; senza di che -non vi è salvezza per la società civile, che sarà -uccisa dalla pletora degli spostati infelici e violenti. -Ma mi rallegra un caso ameno, e non raro. -<span class="pagenum" id="Page_245">[245]</span> -Mi trovo sopra una giardiniera con un arguto -professore di liceo, il quale, dicendomi che dallo -strapazzo intellettuale nascerà nel venturo secolo -qualche nuova malattia, una specie di tabe scolastica, -che istupidirà un'intera generazione, tace -tutt'a un tratto per tender l'orecchio verso due -signore, che salgono dietro di noi, seguitando -un discorso in cui egli ha inteso il suo nome. -Ah! sono pericolosi i tranvai, in questi giorni, -per i professori! Tendo l'orecchio anch'io. — Il -grande scoglio è quello —, dice la signora più -giovane, sospirando; e ripete il nome. — L'anno -scorso si sperava d'esserne liberati, poichè n'è -stufo anche il preside; ma ha delle protezioni -al ministero, dicono, e restò. Basta guardarlo -in faccia. Un di quei cani! -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Ma il luglio, con l'aprirsi dell'<i>Arena</i> e del <i>Teatro -torinese</i>, posti sulla linea dei viali, mi portò -un divertimento nuovo, che trovo descritto fra gli -appunti, in una pagina finita. È uno spasso per me -il percorrere quella linea la sera della domenica, -all'ora che finiscono le rappresentazioni diurne. -All'imboccatura di via Vanchiglia, e poi davanti -all'Arena e al Teatro, si fanno tre infornate -successive di passeggieri che portano nel -tranvai tre ordini di discorsi disparatissimi di -argomento, d'intonazione e di mimica, discordanti -all'occhio non meno stranamente che all'orecchio. -La prima è tutta d'uomini, usciti dal -gioco del pallone, che continuano i commenti -<span class="pagenum" id="Page_246">[246]</span> -e le discussioni sulle partite e sulle scommesse, -ripetendo cento volte le stesse parole: quindici, -quaranta, fallo, dividendo, battuta, rimessa, e -imitando i colpi e le mosse con gesti impetuosi -e esclamazioni ammirative, in cui spira un soffio -sano di forza, di lotta, d'aria viva ed aperta. -Davanti all'Arena, dove si rappresenta l'operetta, -salgono dei giovanotti col viso acceso di -tutt'altra fiamma, i quali commentano con risate -e parole grasse le maglie piene, i gesti -impronti e i motti equivoci, spandendo intorno -un soffio di sensualità e di licenza, che desta -nei vicini dei sorrisi lubrici e delle fantasie -peccaminose. Un po' più là vengon su dal Teatro -bottegaie, crestaine, qualche volta una famiglia -intera, tutti coi lucciconi, ancora commossi -dalla chiusa del dramma, esclamando -tutti insieme: — Una bella produzione! — Fa -troppo pena. — Hai visto com'è morto? — Ha -fatto la fine che si meritava. — Povera ragazza! -E son cose che succedono! — e spira nei -loro discorsi lo sdegno contro il malvagio, la -pietà per l'innocente oppresso, la gioia della -virtù trionfante, una commozione buona, sincera, -profonda, che fa comprendere quale grande -forza, disconosciuta dai più, male usata da molti, -inettamente trascurata da municipi e da governi, -sia il teatro popolare. E da un capo all'altro -della giardiniera gioco, musica e dramma, -nomi di battitori e d'attori, ritornelli, volate, pistolotti, -morte, amore, totalizzatore mi si confondono -all'orecchio in una sola conversazione -strana, antitetica, burlesca e triste come la vita: -<span class="pagenum" id="Page_247">[247]</span> -immagine della vita anche in questo: che a -ciascun gruppo pare leggiero, stupido o odioso -l'argomento dei discorsi dell'altro, e che basta -l'accidente più futile, come l'apparizione d'un -cappellino stravagante o il barcollare d'un ubbriaco -che passa, a far sì che tutti si distraggono -dai loro pensieri e mettan fuori in coro un -<i>Oh</i> prolungato di stupore, che rivela il fondo -fanciullesco di tutti. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Pioggie, uragani, il mondo sottosopra: un'estate -degna dell'inverno di Abba-Garima. Ma -debbo ai carrozzoni chiusi d'essermi trovato in -una delle congiunture più curiose che possano -occorrere a un passeggiere di tranvai. Dopo -tanto tempo ritrovai sulla linea di via Garibaldi -il bel capitano di fanteria e la moglie ipotetica -dell'impiegato delle Poste (lettere raccomandate). -Alla prima occhiata mi parve che non fossero -più audaci come l'altra volta, che la passione, -quetandosi un po', avesse ridato luogo in loro -alla prudenza dei primi giorni. Eran sedute -dentro con noi altre persone, fra cui ricordo un -giovanotto che aveva nella cravatta una grossa -spilla di porcellana, con su scritto ad arco in -caratteri leggibilissimi: — <i>Cerco moglie;</i> — ma -questi e gli altri discesero in Piazza Castello, e -restammo noi tre soli. Vidi allora negli occhi dei -due, che sedevano l'uno di fronte all'altro, balenare -un raggio come di speranza. Senza dubbio, -s'avevano da dire qualche cosa d'importante -<span class="pagenum" id="Page_248">[248]</span> -prima di lasciarsi, come facevan sempre, -come due persone che non si conoscessero, e -aspettavano che io discendessi in via Po. Ma -io dovevo fare ancora un buon tratto; oltrechè -mi tratteneva lì la curiosità inseparabile dalla -mia professione. M'accorsi ch'erano impazienti, -incontrai uno sguardo di lui che mi disse chiaramente: — Se -sapesse che piacere mi farebbe -a discendere! -</p> - -<p> -— Pensi un po' se non lo capisco! — gli risposi -dentro di me. — Ma debbo trattenermi -per ragion di studio: lei ci ha il suo amore, io -ci ho il mio libro. -</p> - -<p> -Il tempo passava. Uno sguardo della signora -mi disse: — Se ne vada dunque una volta! — ma -così apertamente, che ne fui offeso. E le risposi -con gli occhi: — No, non è codesta la -maniera: me lo chieda con più garbo e potrà -essere ch'io la contenti. -</p> - -<p> -Si scambiarono un'occhiata che equivaleva -a un'esclamazione a due voci: — Che testardo -importuno! — Egli tormentava con la mano la -dragona della sciabola; essa l'anello dell'ombrellino. -</p> - -<p> -Un momento dopo egli mi diede una guardata -che fu un vero e proprio spintone; ma -essa corresse subito l'effetto dell'atto brutale -con uno sguardo ansioso e quasi umile, che diceva: — Lei -ha capito; mi faccia questo favore; -non abbiamo più che un minuto; la supplico. -</p> - -<p> -Impietosito, feci l'atto di alzarmi; ma in quel -momento sonò il campanello e il tranvai s'arrestò: -saliva una famiglia. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_249">[249]</span> -</p> - -<p> -E allora mi fulminarono tutti e due insieme -con una tale occhiata, che mi parve di sentirmi -entrare a un punto nelle carni la punta dell'ombrellino -e la punta della sciabola, e m'affrettai -a discendere, volgendo in mente questa -pagina, che mi costa un rimorso. Ma non m'ero -certamente ingannato: l'amore doveva esser -già malaticcio, e mi diceva il cuore che un -giorno l'avrei visto trasportar dal tranvai, come -da un carro funebre, morto di consunzione. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Seguita un tempo matto, variato d'acquazzoni -violenti, di rasserenamenti repentini e di scrosci -di pioggia rincalzanti; durante il quale faccio -una scoperta preziosa che mi apre sul tranvai -un nuovo ordine di godimenti artistici squisiti. -Costretto a star sempre dentro al carrozzone, -scopro che riescono bellissimi, all'apparire improvviso -del sole, certi prospetti della città, veduti -nel vano delle due porticine che li racchiudono -come in una cornice oscura, giovando -all'occhio come il far canocchiale della mano -davanti a certi particolari d'un quadro. Quante -piccole maraviglie! Da via Garibaldi immersa -nell'ombra vedo un pezzo della facciata del Palazzo -Madama, con dinanzi l'alfiere marmoreo -del Vela, piccolo come una figurina di scacchiera, -d'una bianchezza di neve, luminoso e -vivo su quel fondo cupo, come se splendesse -di luce propria e avesse sentimento della sua -gloria. Nella via del palazzo di Città vedo inquadrato -<span class="pagenum" id="Page_250">[250]</span> -nell'uscio, illuminato di fianco, il gruppo -violento del Conte Verde e dei Saraceni, in mezzo -alle statue più lontane del principe Eugenio e -di Emanuel Filiberto: un quadretto un po' manierato -e teatrale, ma vivissimo, della vecchia -Torino austera e guerriera. Vedo in via Roma, -come dentro a una finestra, l'alta figura impennacchiata -del vincitore di San Quintino, che -spicca in nero sulla lontana facciata ad arco -della Stazione, trasparente e ridente come la -porta monumentale d'un giardino maraviglioso. -In via Po, come pel vano di due opposte feritoie, -ammiro da una parte la Gran Madre di -Dio, lumeggiata dal sole che tramonta, spiccante -sul verde fosco della collina, come un -blocco smisurato di marmo roseo, e dall'altra -parte la faccia posteriore del Castello, rude e -tetra, nell'atto che n'esce e passa sul ponte una -processione di <i>Figlie verdi</i> coi veli bianchi: un -quadretto medioevale misterioso e severo, a cui -non mancano che due alabardieri corazzati ai -due lati del portone, minacciante ancora una -sortita d'assediati. E ricordo altri innumerevoli -quadri alti e stretti, che presentano sfondi -lontani e vaporosi di vie diritte e lunghissime, -segnati d'un tratto nero da un camino d'officina, -somigliante a un dito titanico; quadri pieni -del verde dei colli e dell'azzurro e del bianco -delle Alpi, su cui s'intaglia vigorosamente la -spalla enorme d'un passeggiere ritto sulla piattaforma; -quadri semplici e profondi, d'un sol -colore turchino carico, in cui brilla uno spicchio -argenteo di luna, e sopra la luna una stella. -<span class="pagenum" id="Page_251">[251]</span> -E durante una corsa sola, cangiando il tempo, -tutte queste vedute s'annebbiano e tornano a -rischiararsi, perdono e riprendono i colori, e -mentre il quadro davanti, su cui si disegna -la testa del cocchiere, si riaccende, il quadro di -dietro, sul quale spicca la testa del fattorino, -si rioscura, tanto che di là par mattino e di -qua sera; e poi tutto quanto, davanti e di dietro, -si confonde in un solo color grigio, rigato -dalla pioggia obliqua, dietro alla quale spariscono -le case, le colline, le Alpi, il cielo, e le -due piccole porte non son più che le cornici di -due paesaggi confusi, che rappresentano l'uggia -e il malumore. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -E acqua e fulmini e ira del cielo. I giubilati -debbon scappare ogni momento dai viali per -rifugiarsi nei tranvai chiusi, dove, raggomitolandosi -e tossicchiando, si lagnano dello sconvolgimento -delle stagioni, del mondo mutato, -dell'estate che non è più estate come al loro -buon tempo. E in loro posso esaminar gli effetti -lamentevoli di questi improvvisi mutamenti -atmosferici che aggravano il peso degli anni, -sconvolgono i nervi, inacerbiscono tutti gl'incomodi, -scolorano tutt'a un tratto il mondo e -la vita a innumerevoli creature umane. Vedo -delle vere carrozzate d'umor nero, tranvai che -paion sale d'aspetto di medici consulenti, con -dei visi di vecchi atteggiati a quella serietà -cupa e immobile, che tradisce la mente inquieta, -<span class="pagenum" id="Page_252">[252]</span> -intenta a osservare i movimenti irregolari della -macchina interna scomposta, minacciante qualche -brutta sorpresa. Quant'è mutato anche il -mio buon veterano di via Garibaldi! Me lo trovo -davanti, rincantucciato in un carrozzone della -linea di Vinzaglio, con la fronte solcata da una -ruga verticale profonda, e al mio: — Come sta? — risponde -con voce rauca: — Niente, niente -bene. E come si può star bene? Non c'è più -stagioni! Chi ne capisce qualche cosa? È il -mondo che va a soqquadro.... E poi, e poi, sono -settantott'anni! — Ma non dice più quel numero -in tuono di vanto: intacca a metà della parola, -che par che s'allunghi e s'appesantisca sulle -sue labbra cascanti. E quanto gli resta di vita -negli occhi lo spende a cercare dal finestrino -il suo Ciuchetto, che trotterella accanto al tranvai, -tutto impillaccherato, e ad ammonirlo col dito, -quando ricompare dopo uno sviamento, perchè, -dice, <i>lui</i> sa che <i>egli</i> vuole che cammini sempre -accosto al muro, per cansare i pericoli e perchè -egli lo possa vedere. E pare che col sentimento -della propria decadenza fisica cresca in lui l'affetto -per la povera bestiola, il suo unico amico, -il quale tra non molto, dopo tanti anni di fida compagnia, -egli dovrà lasciar solo nel mondo, a morire -forse d'una morte atroce, dopo molti mesi di -vita randagia e famelica, esasperata da persecuzioni -crudeli. Fuggono intanto di qua e di là -dal tranvai, sotto la pioggia dirotta, gli alberi -frondosi dei viali, fuggono le colonne snelle dei -nuovi portici, appaiono e dispaiono le imboccature -delle grandi strade, e sopra ogni cosa -<span class="pagenum" id="Page_253">[253]</span> -scorre a traverso ai vetri il suo sguardo velato -da un'espressione di tristezza, come se egli pensasse -che è quella una delle ultime volte che -gode quello spettacolo e il suo spirito pigliasse -comiato quel giorno dalla sua cara e bella Torino. — Ah, -bella, sì, e quanto! — par ch'egli -dica con quello sguardo, — bella anche con questo -tempo, bella anche così grigia e malinconica, -anche così immollata e infangata come -il mio povero cane.... -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Una bella giornata, finalmente, e una bella -scena, un esempio nuovissimo della potenza del -femminino eterno, quale non può darsi che sulla -carrozza di tutti. Una bella ragazza bruna, esuberante -di vita, con un roseto vermiglio sul cappellino, -stretta in un superbo vestito nero luccicante -di perline nere, che le modella come una -maglia il busto svelto e opulento, siede in capo -a una panca della giardiniera, tenendo una -gamba sull'altra e un piedino per aria; il quale -sfida il mondo, di pieno accordo col viso, scintillante -di civetteria, e sorridente d'una larga -bontà consolatrice. La giardiniera corre sotto -il sole giù per il viale Regina Margherita, dov'è -costretta a rallentare perchè è smossa la strada, -e lì s'incontra con un reggimento di fanteria -che vien su in quattro file, di cui la prima a -sinistra passa rasente la pedana, dalla parte -dov'è seduta la bella. Primi i soldati della fanfara, -passando con le trombe alla bocca, volgon -<span class="pagenum" id="Page_254">[254]</span> -gli occhi a quel viso bruno che sorride -sotto quel cespo di rose rosse e a quello stivaletto -giallo che segna il tempo della musica -sotto quel vestito imperlato. E dalla fanfara -pare che la scintilla trapassi lentamente per -tutta la colonna. A tre, a cinque, a otto per -volta, man mano che passano, tutti i chepì si -voltano, tutti gli occhi s'avvivano, tutte le bocche -si arrotondano; sul viso degli uni guizza un sorriso, -dalla bocca degli altri scocca una parola; -molti si girano indietro, parecchi perdono il -passo, e chi dà di gomito al vicino, chi si sporge -un po' in fuori per veder più da presso il piedino -e il roseto. A dieci passi di distanza l'effetto -della scintilla è già visibile. E via via, ufficiali, -soldati, caporali, sergenti, teste bionde -del settentrione e teste brune del mezzogiorno, -visi barbuti e imberbi di piemontesi, di napoletani, -di siciliani, di sardi, per quanto la colonna -è lunga, tutti si voltano dalla stessa parte, -come se sfilassero davanti a un generale d'armata, -ed esprimono con lo sguardo il pensiero -medesimo, con una regolarità preveduta, che -finisce con mettere in allegria tutti i passeggieri -del tranvai, adocchianti a vicenda i soldati -e la ragazza, la quale sorride amabilmente a -tutto il reggimento, come una sovrana contenta. -Oh eterno femminino! E pensare che la grande -forza dello Stato è formata da cento colonne -d'uomini come quella, ciascuna delle quali, passando -davanti a quel roseto, farebbe come -quella fa; che quel visetto bruno darebbe una -scossa elettrica a tutto l'esercito nazionale, se -<span class="pagenum" id="Page_255">[255]</span> -tutto l'esercito le sfilasse accanto a quel modo! -Che cos'è mai un grande esercito visto dall'alto -d'una giardiniera, quando sporge fuor di questa -lo stivaletto d'una bella ragazza! -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -E pioggia da capo, e vento, e tuoni: i cocchieri -hanno il viso lavato dagli acquazzoni, i -cavalli grondano, i vetri sgocciolano, le signore -salgono con le vesti fradicie e con la bocca -torta, e lanciano, entrando, occhiate feroci l'una -all'ombrello dell'altra. La cortesia consueta si -risente del cattivo tempo anche fra le persone -più cortesi, e pure i visi più simpatici appariscono -in una luce poco favorevole. No, non son -questi i giorni da cercar moglie sui tranvai: -non ci si vedono che signorine smorte, imbronciate -contro il cielo: il mio bel pittore, se ancora -non ha trovato, deve perdere il suo tempo. -E argomento dal suo viso l'una e l'altra cosa, -vedendolo salire sul carrozzone in via Madama -Cristina; e più che dal viso, dall'atto rabbioso, -in lui insolito, col quale dà uno strappo all'ombrello -che non si vuol chiudere. Sul suo largo -viso roseo di buon ragazzo v'è un'ombra di -malinconia anche più scura di quando lo vidi -l'ultima volta, e sotto quell'ombra un'altra, che -par d'una irritazione abituale. Gli domando se -ha trovato: egli scrolla le spalle d'atleta con -un moto di dispetto fanciullesco, corretto da un -sorriso forzato di cortesia, e inveisce contro il -tempo. Ma è tutt'altra, capisco, la causa del suo -<span class="pagenum" id="Page_256">[256]</span> -malumore; lo capisco un momento dopo da una -tirata rude e sconnessa ch'egli fa contro le ragazze -torinesi, con la violenza improvvisa d'un -uomo d'animo semplice, a cui manca ogni sentimento -dell'arte delle transizioni. — Anime -fredde, pezzi di ghiaccio, bambole; belle bambole, -piene di tritura di legno. — C'è di mezzo -una bambola — dissi tra me, — senza dubbio. — Per -loro — continuò — tutto sta nel <i>bel contegno</i>; -ma quando sotto il bel contegno non c'è -nulla.... è la virtù delle statue. Manca la materia -combustibile, questo è quanto. Angeli d'alabastro, -santine di neve. Ha detto bene l'Alfieri: -<i>là dove Italia boreal diventa</i>. Figliuole di Borea. — Io -lo incoraggiai, paternamente. Che diavolo! -Se non faceva breccia un uomo come lui, -un Ercole gentile, bello, artista, sul fior dell'età, -chi l'avrebbe fatta? — Ah sì, artista! Non è aria -per l'arte qui; se fossi un uomo di scienza, o -se portassi le cedole appese al collo, forse.... — E -poi lo cominciava a seccare anche la città; -anzi era un pezzo che lo seccava: tutta quella -geometria, tutto quel giallo, quel girare e rigirare -e parersi sempre nello stesso luogo! A -giorni gli saltava il ticchio di far le valigie e -di scappare come un cassiere. Non aveva alcuna -meta determinata: gli sarebbe piaciuto di -andare a caso, di città in città, lontano, fino all'ultima -punta della Sicilia. — Guardi un po' -queste case, queste strade, se non fanno pigliare -in odio l'angolo retto e l'omologia. E la gente -è tal quale. Non le pare che tutti si rassomiglino? -Come no? Ma ci son centinaia di signorine -<span class="pagenum" id="Page_257">[257]</span> -che paiono state tutte calcate l'una sull'altra, -ritagliate con un solo giro di forbici sopra -un foglio piegato in cento. -</p> - -<p> -— Ah! — gli dissi ridendo — ce ne dev'esser -una che è sfuggita alle forbici.... -</p> - -<p> -Ma non mi badò, e insistette. Da qualche -tempo vedeva delle carrozzate di gente che -avevan tutti un'aria di famiglia; tutti i giovani -gli parevano impiegati a <i>mille e due</i>, i vecchi, -tutti sergenti pensionati, le signorine, tutte istitutrici -di collegio, tirate a filo di regolamento.... -</p> - -<p> -— Eh, lasci andare, — gli osservai, — ci son -pure delle belle ragazze.... -</p> - -<p> -— Oh per questo sì! — E qui si tradì. — Ci -son dei tipi.... delle figure raffaellesche.... certi -visi bianchi con gli occhi azzurri.... d'una purezza, -d'una grazia! Ma manca la vita, la fiamma. -N'ha più una siciliana nel dito mignolo che dieci -di loro da capo a piedi.... -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Io ci volevo un core</p> -<p class="i01">Dentro a quel seno bianco....</p> -</div></div> - -<p> -E tacque un momento; poi riprese bruscamente: — Io, -già, vedo delle gran facce antipatiche. — E -chiamò la mia attenzione sui passeggieri. — Veda -un po' che mutrie. Mi par di -vedere un piccolo museo d'automi di cera. Sarà -anche un po' effetto del tempo, forse.... Insomma, -mi secco. — E dopo un po', nell'atto di scendere, -soggiunse sorridendo, ma con accento di -tristezza: — Mi darei per un nichel.... -</p> - -<p> -— È preso, — pensai, — non c'è dubbio; preso -<span class="pagenum" id="Page_258">[258]</span> -da un viso bianco con gli occhi azzurri. Oh, imbroccherò -bene il tranvai dove ci saran tutti -e due.... -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Fu il pittore che me l'attaccò? Fu il brutto -tempo? Fu una cattiva disposizione di salute? -Per alcuni giorni soffersi anch'io del suo male — l'uggia -del prossimo — un male bisbetico, -il quale s'inasprisce in particolar modo nei -tranvai, dove le facce antipatiche, che per la -strada non si vedono che di sfuggita, ci rimangono -sotto gli occhi per qualche tempo, e s'è -quasi forzati a guardarle. Antipatiche, perchè? -Non può esser altro che per questo, che son -per noi delle maschere di nemici ipotetici, facce -da cui argomentiamo opinioni, passioni, gusti, -consuetudini opposte alle nostre, esseri, fra i -quali e noi, se ci frequentassimo, non potrebbe -correre nè affetto, nè stima, nè accordo alcuno. -Quante ne vidi in quei giorni, e quante ne ricordai! -E a chi non accade lo stesso? Son persone -sconosciute con cui da anni, ogni volta -che c'incontriamo, scambiamo uno sguardo malevolo, -o indifferente ad arte, o facciamo uno -sforzo per non guardarci; gente di cui lo sguardo, -la voce, la sola vicinanza ci mette in impiccio, -ci dà una molestia, un senso sgradevole come -quello d'una punta di stecco fra i denti o dei -capelli tagliati nel collo; disgraziate creature, -di cui il passo, il modo di far fermare il tranvai, -di salire, di sedersi, di pagare, di metter -lo scontrino sul cappello, tutto ci è spiacevole, -<span class="pagenum" id="Page_259">[259]</span> -come se fossero stati impastati e ammaestrati -per farci dispetto. Quando ce li vediamo all'improvviso -daccanto, ne risentiamo una scossa, -come per un urto, e un sentimento di suggezione -ad un tempo, come se sotto il loro sguardo -si tradisse il nostro pensiero, ed essi potessero -misurare la piccolezza dell'animo nostro dal -potere che hanno sopra di noi. E quella promiscuità -forzata del tranvai ce li rende più uggiosi, -come degli intrusi in casa nostra, ed è una vera -liberazione quando discendono. Quanti ce ne -sono, e come ci pullulano davanti in quei giorni -di malumore! Pare che ciascuno ci perseguiti -e che tutti si siano dati l'intesa per non lasciarci -pace. Non ricordo bene quanto sia durato quel -periodo; ma so che mi parve di riveder tutti -quelli che avevo intoppati in vari anni. Feci -delle corse calamitose, durante le quali cinque -o sei, successivamente, mi si strofinarono addosso -salendo e scendendo, m'infradiciarono -coi loro ombrelli, mi soffiarono in viso il loro -alito, mi gridarono all'orecchio degli <i>alt</i> e dei -<i>ferma</i> stonati, nasali, villani, melliflui, irritanti, -mi fecero sentir dei discorsi scipiti, vanitosi e -pedanteschi, mi tormentarono coi loro sguardi -insistenti coi quali parevano dirmi: — Siamo -saliti apposta per te e spendiamo con piacere -due soldi per farti soffrire. — Che rabbia e che -vergogna! Sì, proprio, patimenti vergognosi, antipatie -ignobili, rabbie miserabili, mosche e -vermi dell'anima, che, se un atto della volontà -si potesse rassomigliare a un atto meccanico, -direi che vanno spazzati via con la scopa. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_260">[260]</span> -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Una commozione viva di pietà mi ruppe il -corso di queste giornate maligne. In una giardiniera -di via Garibaldi, su una delle prime panche, -era seduto un soldato con l'uniforme d'Africa: -un piccolo fantaccino macilento, che pareva -non accorgersi d'essere guardato da tutti, -e che alle domande di cui lo tempestavano alcuni -vicini curiosi rispondeva a monosillabi, -con l'accento d'una persona seccata, guardando -qua e là, come se cercasse qualcosa per aria, -con lo sguardo diffuso e fuggente, proprio degli -scampati a una strage. Ebbi un rimescolo -quando, voltandomi indietro, vidi ritta dietro -all'ultima panca, col suo sacco solito, la vecchia -di Pozzo di Strada, immobile, con tutta l'anima -negli occhi, fissi sull'elmetto di quel giovane -con l'espressione attonita e profonda dell'ipnotizzato, -intento all'oggetto che lo affascina. Certo, -essa viveva ancora tra la disperazione e la -speranza, e la vista di quell'uniforme le risollevava -nell'anima in tutta la prima violenza la -tempesta dei due opposti sentimenti che se la -contendevano. Era una povera divisa di tela -come quella, che da quattro mesi eterni essa -vedeva col pensiero, lacera, sforacchiata, insanguinata, -fatta a brani e sparsa per le rocce e pei -rovi del campo di battaglia scellerato. Chi sa mai -che cosa pensasse, che cosa vedesse in quel momento -nella figura di quel soldato? Che cosa -le diceva mai quello spettro del suo figliuolo, -<span class="pagenum" id="Page_261">[261]</span> -sorto improvvisamente sulla sua strada: — Mamma, -son vivo? Mamma, soccorrimi? Mamma, -muoio? son morto? addio per sempre? — Le -era un conforto o uno strazio il vederlo? -Non si poteva comprendere da quel suo viso -chiuso di vecchia contadina usata a soffrire, da -quel suo occhio immobile, dilatato, asciutto, che -pareva fisso in un punto solo di quella persona -come in un altr'occhio che s'affisasse in lui, -fisso come se non si fosse dovuto movere mai -più se la corsa non avesse avuto più fine. E mi -domandai perchè, appena vedutolo, essa non -fosse corsa a interrogarlo con quell'ingenua illusione -delle madri ignoranti che domandano -allo sconosciuto reduce dall'America notizie del -figliuolo emigrato. Pensai che forse ella aspettava -che il tranvai si fermasse per andarsegli -a sedere accanto; ma il tranvai si fermò ed -ella non si mosse. Fu timidezza? O la ritenne -il terrore di saper la verità? Discese, come -sempre, al crocicchio di via Venti Settembre, e -appena fu sul marciapiede, si fermò, col suo -sacco in spalla, e si voltò indietro a guardare -il soldato un'ultima volta. E poi tirò via, a guadagnarsi -il pane, curva sotto il suo sacco e -sotto il suo dolore. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Ripiove, e riecco la noia dei carrozzoni chiusi; -ma rallegrata da una “scena d'interno„ amenissima. -V'è nel mezzo una signora secca e -elegante, già sulla “detestata soglia„ della maturità, -<span class="pagenum" id="Page_262">[262]</span> -visibilmente stizzita dalla vicinanza d'una -bella bionda giunonica di vent'anni, che la offusca -con lo splendore del suo viso e con lo -sfarzo dei suoi abiti, e a cui ella saetta delle -occhiate di traverso come se le volesse dar -fuoco. In un angolo, seduto sulle ginocchia di -sua madre, un bimbo paffuto, inebbriato dal -profumo d'un canestrino di lamponi, su cui lascia -gli occhi, senza punto intenerire la servotta -rosata e tutta curve che lo tien fra le -mani; la quale finge di non sentire il gomito e -il ginocchio audace d'un satirello canuto, con -gli occhiali d'oro e il nastrino di cavaliere, che -par che fonda al suo contatto. — <i>Invidia, gola -e lussuria</i>, — mi dice all'orecchio quel diavolo -di <i>Schopenhauer</i>, a cui nulla sfugge; un mio -buon amico, pessimista marcio, ma galantuomo, -che non avrebbe alcun difetto oltre la sua filosofia, -se non fosse, nonostante questa, infiammabile -come un arabo. Il tranvai si ferma per -aspettare la pancia d'un signore che viene -avanti di lontano a passo di lumaca, come se -dormisse camminando. E l'amico scatta: — Ma -costui s'infischia del mondo! — e se la piglia -col fattorino: — O che dobbiamo aspettare il -comodaccio di quel pachiderma?... E avanti dunque, -maledetta l'accidia! — <i>Accidia ed ira</i>, — dico -io, puntando il dito nel petto a lui, che -sorride amaro. Sale finalmente l'aspettato, s'adagia, -e si riparte. Ma ecco che, dopo pagato -il biglietto, il nuovo entrato si lascia sfuggire -dal portamonete bellissimo un soldino, che rotola -fra i piedi dei passeggieri. Si china lui, si -<span class="pagenum" id="Page_263">[263]</span> -china il fattorino, si scomodano tutti, e il soldo -non si trova, ed egli s'ostina a cercare e a scomodare -il prossimo, che principia a brontolare, -sudando e soffiando, col viso acceso e turbato, -come se avesse perduto un diamante. — To' — dice -allegramente lo Schopenhauer, — l'<i>avarizia</i>. — Ma -la nostra attenzione è attirata in -quel punto da una vecchia signora segaligna, -entrata poc'anzi dall'altro uscio, la quale, all'atto -di pagare, s'accorge, quasi spaventata, di -non avere in dosso il portamonete. — Mi permetta -di pagar per lei, <i>madama</i>, — le dice cortesemente -un signore che le sta accanto. — A -chi dovrò render la moneta? — domanda essa, -con un'aria di diffidenza. — La darà a un povero, — risponde -il passeggiere. Quella sta un -momento pensando.... Che sarà mai passato per -quel cervello di scarafaggio? Prende un'aria -sostenuta, come se fosse stata offesa, tira il campanello, -e discende. — E <i>superbia</i>! — esclama -il mio amico ridendo. — Tutti e sette in una -corsa sola! Ah, siamo proprio maturi per un -nuovo diluvio. È un mondo finito! -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Sì, strano davvero un mondo in cui si fanno -delle scoperte come quella che facemmo il giorno -dopo, sulla linea della barriera di Casale, io e -un mio amico emiliano, critico letterario acuto, -e raccoglitore attivissimo di “documenti umani„. -Questi, nell'atto di pigliare il biglietto, osservò -e mi fece osservare la mano aristocratica del -<span class="pagenum" id="Page_264">[264]</span> -fattorino, piccola e bianca, con le dita affusolate; -alla quale corrispondeva, più nell'espressione -che nei lineamenti, il viso pallido, contornato -d'una barba castagna finissima. Subito -dopo il fattorino scambiò col controllore alcune -parole in italiano, ma con un accento emiliano -spiccato, in cui il mio amico riconobbe la pronuncia -particolare della classe signorile della -sua regione. Osservammo i suoi modi: era singolarmente -cortese, ma un po' impacciato, un -po' timido, come se fosse nuovo al suo ufficio; -nel quale, peraltro, pareva che mettesse molto -impegno. — Qui c'è un mistero, — disse il professore, -investigatore eterno d'uomini e di cose; -e appena il fattorino si fu scostato, domandò -al controllore come si chiamasse. Costui, una -figura alta di prete spretato, dalla voce e dai -gesti rudi, sorrise, e gli diede la risposta nell'orecchio. -L'amico ebbe una scossa. Era un -conte, d'uno dei più illustri casati d'una città -illustre, discendente, forse, della madre d'un -poeta famoso. -</p> - -<p> -Eccitati dalla curiosità, domandammo al controllore -se sapesse da quali vicende quegli fosse -stato ridotto in quella condizione. Non lo sapeva; -ma conosceva l'uomo da vari mesi. Oh, -un gran buon volere, una gran forza d'animo. -Da principio ei gli aveva detto: — Badi, questo -mestiere non fa per lei; vedrà che non ci -può reggere. — Ma il conte gli aveva risposto -con fermezza: — Vedrà che mi ci adatterò come -gli altri. — E, infatti, aveva tenuto duro. Egli, -peraltro, gli continuava a far delle raccomandazioni, -<span class="pagenum" id="Page_265">[265]</span> -di quando in quando: che non usasse -con la gente troppe delicatezze, perchè eran -mal ricambiate; che a chi trattava male rispondesse -secco, se voleva che lo rispettassero; che -certi villani, a trattarli coi guanti, s'insuperbiscono, -e diventano più prepotenti. Ma sciupava il -suo fiato: quegli era malato di gentilezza incurabile, -e appunto per questo, che cos'è il mondo! -i passeggieri, in generale, trattavan peggio con -lui che con gli altri. -</p> - -<p> -Mentre il controllore parlava, il fattorino girava -dentro il carrozzone e con le sue mani -patrizie pigliava i due soldi da signore, da donne -del popolo, da operai; nessuno dei quali poteva -immaginare per che lungo ordine di magnanimi -lombi discendesse il sangue purissimo a -quell'uomo che porgeva loro lo scontrino con -tanto rispetto. Ed io lo guardavo, e pensando ai -tanti che si bruciano le cervella per un rovescio -della fortuna, sentivo una simpatia e un'ammirazione -più viva per lui, che la mala sorte sopportava -con così sereno coraggio, guadagnandosi -il pane con un lavoro onesto, mostrandosi -veramente nobile d'animo quale era di sangue. -</p> - -<p> -Tornato accanto a noi, egli porse lo scontrino -a una graziosa ragazza in capelli, salita un -momento prima sulla piattaforma, con un grosso -involto di panni sotto il braccio; la quale mostrò -di compiacersi assai dell'atto e del sorriso -cortese con cui egli prese i suoi due soldi e le -disse grazie, inchinandosi leggermente. Il fattorino -rientrò; il professore domandò alla ragazza: — Vuol -diventare contessa? -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_266">[266]</span> -</p> - -<p> -Quella lo guardò, stupita. -</p> - -<p> -— Ma sì, — riprese l'amico; — non ha che -da innamorare quel fattorino, che è un conte. -</p> - -<p> -La ragazza diede in un gran ridere; poi, accennando -col piede il canestrino della colazione -posato contro il parapetto della piattaforma, -disse: — I conti non mangiano lì dentro. -</p> - -<p> -Noi confermammo ed essa continuò a ridere; -ma, cominciando a dubitare, arrossì un poco, e -si mise a guardare il giovane, che era dentro -il carrozzone, con una curiosità viva, che diventò -seria a poco a poco, come se le sorgesse -dietro un sentimento di pietà. E forse per dissimulare -questo sentimento tornò a sorridere. -Ma si rifece seria da capo e, messo fuori un -<i>mah!</i> pensieroso, espresse il suo pensiero con -questo proverbio filosofico: — <i>Il mondo è fatto -a scala</i>.... -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Sì, uno strano mondo veramente; e scopersi -appunto in quei giorni, perdurando la pioggia, -che in nessun modo se ne può veder meglio la -stranezza che di dentro al carrozzone, osservando -tutto ciò che passa di volo nel finestrino -di faccia, quando si corre per una delle vie principali. -È la lanterna magica della vita pubblica, -la più bizzarra fuga delle più disparate immagini -che si possano incalzare nella mente d'un -febbricitante che sogna. Ecco una gran donna -seminuda, dipinta a colori di pesca, che vi offre -una bottiglia enorme d'un liquore miracoloso, -<span class="pagenum" id="Page_267">[267]</span> -e cede il posto subito all'annunzio d'una conferenza -agraria; al quale succede una vetrina -di decorazioni cavalleresche e una vetrina di -burattini, e poi il vano d'una stradetta oscura -della vecchia Torino e il cartellone della <i>Figlia -di madama Angot</i> e il fondo nero d'una chiesa, -stellato dalle candele accese dell'altar maggiore, -nel momento che un gruppo di devoti uscenti -alzano la tenda della porta. La cornice rimane -immobile per pochi secondi inquadrando una -gran testa di maiale esposta nella vetrina d'un -salumaio; poi racchiude successivamente l'interno -d'una bottega dove una bocca squarciata -urla una <i>liquidazione volontaria</i>, l'annuncio del -Fonografo a dieci centesimi, le <i>Vergini di Torino</i>, -romanzo a dispense, e una vetrina piena -di cedole e di marenghi, nell'atto che vi specchia -la sua miseria una povera donna in cenci, -con un bimbo al seno e uno per mano. Si va -di tutta corsa, e nella cornice che fugge passano -con rapidità crescente una elegante signora -senza testa, col prezzo fisso sul petto, un -uomo scorticato dalla fronte ai piedi, che vi mostra -tutti gli organi dipinti, e cinquanta lire di -mancia per chi ritrovi una cagna; e poi, più a -rilento, un angolo di giardino tropicale, pieno di -ananassi e di banani, e <i>L'assassinio della corriera -di Lione</i>, dramma in sette quadri, “con -sparo di pistole sul palco„, e le teste d'una ragazza -e d'un giovanotto che amoreggiano al -banco in fondo a una tabaccheria. Segue un'altra -breve fermata, durante la quale il finestrino -vi presenta un annunzio d'<i>Indulgenza plenaria</i> -<span class="pagenum" id="Page_268">[268]</span> -affisso alla porta d'una chiesa; e avanti da capo, -a precipizio, l'immagine colorita d'un biciclista -che par che v'irrompa addosso, il <i>Pagamento gratuito -dei coupons</i>, la Colonia Eritrea a volo -d'uccello, una gran madonna di porcellana che -guarda il cielo e un giocatore che guarda il pallone -in aria, seguìti istantaneamente da un crocchio -di signori che bevon la birra dietro un lastrone -di cristallo e da un piroscafo imbandierato -che porta all'altro mondo mille affamati. L'occhio -e il pensiero riposano per un breve tratto in -cui non passa che l'assito nudo d'una casa in -riparazione; e poi ricominciano a incalzarsi più -rapidi gli abiti fatti, i libri di lusso, gli specifici -portentosi, le ghiottonerie, la <i>Società di Cremazione</i>, -il <i>Cinematografo</i>, il <i>Sapone della Vergine</i>, -intercalati di cento grida stampate: — O anemici! — Tutti -al Bazar! — Leggete tutti! — Incredibile! — Inarrivabile! — Occasione -unica! — che -vi par di sentirvi risuonare nell'orecchio; -fin che, al momento di sboccar nella piazza, vi -appare nel finestrino, ultima visione, un piccolo -cane agitantesi sull'alto d'un carro carico e latrante -furiosamente non si sa a chi o a che -cosa.... forse a quel carnevale strambo della -vita, a quella confusione matta di cose e di idee, -a quella fuga ciarlatanesca di vanità, di pompe, -di promesse, di menzogne e d'insidie, che gli -dà le vertigini e gli muove la bile. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_269">[269]</span> -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Qui trovo segnato fra gli appunti un cambiamento -generale nello stato psicologico dei tranvaioli -(la bella parola non è mia: la coniò una -povera pazza che saluta ogni giorno i passeggieri -del tranvai a vapore di Pianezza da una finestra -della Villa Cristina). “A una settimana d'acquate -essendo succeduto un sereno fermo e un calore -torrido e secco, succede alla musoneria, come -nei primi giorni dell'estate, un sovreccitamento -nervoso, che fa le discussioni più vivaci, la mimica -più scomposta, la galanteria più ardita, e -mette ogni tanto in volto alla gente delle vampe -improvvise, da parer che piglin fuoco come covoni -di paglia.„ Tra i più eccitati trovai una -mattina Carlin, sopra una giardiniera dei Viali, -acceso in viso e col berretto per traverso. -Quando salii, tuonava contro l'Impero Ottomano: -le notizie dei combattimenti seguiti in -Macedonia con la peggio dei Turchi l'avevano -invasato d'odio bellicoso contro i Turchi; ai -quali imprecava morte e distruzione, mostrando -il pugno a quello ch'egli credeva l'Oriente. Ma -mutò a un tratto discorso, e teso il pugno proprio -dalla parte opposta alla Svizzera, inveì contro -Zurigo per la cacciata degli operai italiani, -dicendo che si dovevan mandare centomila uomini, -con gli alpini alla testa, contro quei patatucchi, -a snidarli da quelle case che avevamo -fatte noi, — <i>noi</i> — diceva, picchiandosi la mano -sul petto, — <i>noi</i>, con le nostre sacrosante mani. — Poi -<span class="pagenum" id="Page_270">[270]</span> -si rasserenò alquanto parlando della mandata -del Commissario civile in Sicilia, che per -lui era un <i>vicerè, dispotico di far quel che voleva</i>. -Ma anche su questo argomento si rinfiammò -subito. — Per quella gente che non sta -mai quieta, che non vuol intender ragione, non -c'è altro che la mano di ferro d'un vicerè, che -possa ridurla al dovere. — E diceva questo -senz'aver la più vaga idea delle condizioni dell'isola, -per un puro sentimento atavico d'idolatria -del potere, per la compiacenza che gli -dava il pensiero d'una qualsiasi forza che vincesse -e comprimesse un'altra forza, fuori d'ogni -considerazione di giustizia e di diritto. In fine, -venne a una conclusione profonda: tutto il -mondo andava per traverso; c'eran miserie e -guai da per tutto; di contenti non c'eran che -quelli che facevano all'amore. — <i>Rien que l'amour</i>, — disse -con un sorriso che diede alla -sua faccia un'espressione affatto nuova per me. — Avere -una donnina che ci voglia bene, e <i>fessla -bonna</i>, far la dolce vita insieme, così, come -quei due là, che son sempre attaccati l'uno all'altro -come due spicchi d'arancia, sempre d'amore -e d'accordo, come se li avesse maritati -nostro Signore in persona.... — E la coppia che -m'accennava, sulla terza panca davanti a noi, -eran proprio i piccoli sposi di borgo San Donato, -che non avevo più visti dopo quel giorno -alla barriera di Casale. -</p> - -<p> -Potei veder bene lei perchè stava seduta un -po' di fianco, col viso voltato indietro, in ammirazione -di tre splendidi bambini biondi, con le -<span class="pagenum" id="Page_271">[271]</span> -vestine bianche ricamate; il più piccolo dei quali -era tenuto sulle ginocchia da una balia in gran -gala. La gestazione avanzata aveva ridotto anche -più smunto e compassionevole quel suo -povero viso a cui la natura aveva negato ogni -grazia femminina e perfin la freschezza giovanile; -ma vi splendeva in quel punto la dolcezza -soave di quel primo sentimento della maternità, -che in ogni bambino fa vedere alla sposa un -fratello della creatura che aspetta, e istituire dei -confronti amorosi fra quello e l'immagine che -essa vagheggia; e questi pensieri balenavano -nella bontà dei suoi occhi quando essa fissava -il più piccolo di quei tre bimbi; il quale fissava -lei e le sorrideva. Certo, guardando quello, essa -parlava al suo. — Tu non sarai un piccolo signore -come questo, — gli diceva forse, — la tua -mamma è povera, non ti potrà mai vestire a -quel modo; ma, in compenso, sarà la tua nutrice -lei, ma non t'addormenterai mai su altro seno -che sul suo, ma avrai tante cure, tanto amore -quanto ne possa avere il figliuolo d'un principe; -e se non sarai bello, se non sarai florido come -questo, io t'amerò egualmente, io t'amerò anche -di più, io sarò altera e felice lo stesso di tenerti -sulle ginocchia così, di dire al mondo che sei -la mia creatura, di consacrarti tutte le mie forze -e tutta l'anima mia. — Ed era così intento e -così affettuoso il suo sguardo che la balia, a un -dato punto, indovinando forse i suoi pensieri, -sollevò un poco il bimbo di sotto alle ascelle, -e glielo porse; e quella, spinto il capo innanzi -vivamente, come un'assetata alla fonte, lo baciò -<span class="pagenum" id="Page_272">[272]</span> -come potè, sulla testa, tre volte, avidamente, -con gli occhi raggianti di tenerezza e di gratitudine.... -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Il caldo cresce, il sole arroventa i crani, i -cervelli levano il bollore, e i cocchieri, con gli -occhi infocati e le tempie imperlate di sudore, -gesticolano nei nuvoli del polverone come oratori -alla tribuna, incitando con grida stridule di -beduini i cavalli immollati e trafelati. Sulla linea -di Vanchiglia, mi trovo seduto dietro a un di -loro, che espande clamorosamente i suoi affetti -con un amico ritto al suo fianco, trinciando -l'aria con la mano libera come se impartisse -una benedizione continua agli alberi e alle case. -Alle prime parole m'accorgo che non è infiammato -soltanto dal caldo, ma dall'acquavite, e -appena afferrato l'argomento del suo discorso, -riconosco in lui il poveretto a cui è toccata la -disgrazia del bimbo schiacciato in via Venti Settembre. -Non aveva la sbornia allegra, peraltro; -non era sovreccitata nell'anima sua che la tristezza -consueta, una pietà amara per quella sua -povera figliola, sempre malata dopo quel giorno -terribile, sempre distesa là in quel fondo di -letto, con gli occhi infossati e con le mani color -di cera, che s'ostinava dieci volte il giorno a -riprender l'ago e le forbici, e li lasciava ricader -sulla coltre, dicendo: — Non posso.... non posso -più.... — Ma la grappa levava l'espressione del -suo dolore all'altezza della lirica. L'amico lo -<span class="pagenum" id="Page_273">[273]</span> -confortava invano; egli rifiutava i conforti con -dinieghi vigorosi del capo, dando al freno delle -girate violente. Il rumore d'una locomotiva stradale -mi coperse per qualche momento la sua -voce: quando la risentii, era cambiato il soggetto -del suo discorso e cresciuto l'ardore della -sua parola. Raccontava come, tornato a casa -una sera, aveva trovato sul tavolino da notte -della sua malata un mazzetto di fiori, delle pesche, -una scatola di Liebig, una bottiglia di Marsala. -Chi aveva portato quel ben di Dio? Chila — la -signora! Non c'era da domandarlo. Ma -c'era dell'altro. La camera, ch'egli aveva lasciata -sottosopra, come si trovava da vari giorni, -con tutte le carabattole per aria, era ordinata, -assestata di tutto punto come quando la -figliuola era <i>in gamba</i>: una cappella in un giorno -di festa.... E chi aveva fatto questo? Non mica -la portinaia, che s'affacciava all'uscio la mattina -e la sera, e scappava via come per paura della -peste. Era stata anche <i>chila</i>! Era capitata là una -mattina a visitar la figliuola, e, data un'occhiata -in giro, aveva detto: — Ah! io non voglio mica -che la mia malatina stia in mezzo a questo <i>ciadel</i> -di casa di matti! A me! — E tic tac, alla svelta, -senza neppur levarsi il cappellino, aveva dato -sesto a ogni cosa. — <i>Chila</i>, capisci? con le sue -proprie mani, come una <i>donna a poste</i>, seguitando -a chiacchierare e a dir facezie per tenerla -allegra, come una sorella. — E al momento d'andarsene, -di sull'uscio, le aveva detto: — Di' al -babbo che non beva, ricordati! — Qui il cocchiere -si lasciò scappare il ridere; poi, rifattosi -<span class="pagenum" id="Page_274">[274]</span> -serio a un tratto, proruppe in un'esclamazione -appassionata: — Ah, non ce n'è un'altra, no, -non ce n'è un'altra come quella; non c'è, non -c'è un'altra santa signora compagna! -</p> - -<p> -E poichè l'amico, sorridendo, gli faceva cenno -che si quietasse, egli s'eccitò di più, picchiando -il pugno sul parapetto, come irritato da una contraddizione: — Sì, -è una santa signora, è un -angelo, è la madonna in corpo e in anima, e lo -voglio gridare a tutta Torino, capisci! -</p> - -<p> -E una nuova esortazione dell'amico spinse -ancora il furore della sua gratitudine d'un grado -più in su. Bestemmiò e ricominciò: — Sì, io -mi farei ammazzare per quella donna lì, capisci; -mi farei pestare, schiacciare, bruciar vivo, -mettere a pezzi.... Oh che gioia di donnina! Oh -che amore, che benedizione, che anima santa -di donnina! — e si baciò il dorso della mano -e attaccò un'altra serie di moccoli adorativi. -</p> - -<p> -E quando scesi e mi voltai a guardarlo, lo -vidi ancora col viso in aria e con la bocca -aperta, che apostrofava il fantasma della <i>Chisciottina</i>, -scotendo il capo a ogni parola come -se scandesse il suo laudario, e agitando la frusta -da destra a sinistra come per aprire il passaggio -alla piena della sua passione. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Sì, tutti sono sovreccitati, e più che altri gli -attaccalite e i prepotenti dello stampo di <i>Tintura-Migone</i>; -per i quali pare che del caldo, -della polvere, d'ogni noia dell'estate sia colpevole -<span class="pagenum" id="Page_275">[275]</span> -tutta quella classe di persone con cui essi -possono sfogare il proprio malumore senza pericoli. -C'è chi se la piglia col cocchiere perchè -vi sono trentadue gradi all'ombra, chi aspreggia -il fattorino perchè il municipio non fa inaffiar -le strade abbastanza, e perfino chi pretende dal -controllore che dia ordine di accelerare la corsa -perchè, andando come si va, corpo d'un cane, -non s'è ventilati un bel corno. Ma vidi un bel caso -di castigo l'ultima domenica di luglio, sul corso -Regina Margherita. Dopo aver fatto fuoco e -fiamme per una bazzecola, uno di questi neroncelli -gridò scendendo: — Vado immediatamente -a far rapporto alla direzione! — La direzione è -lì, — gli disse garbatamente un operaio che -m'era accanto, indicandogli la direzione della -Società Belga, proprio di faccia alla giardiniera. -Quegli, che la credeva invece chi sa dove, e -non aveva alcuna intenzione d'andarvi, guardò -l'iscrizione sulla facciata, indispettito, e dopo un -momento di titubanza, comicamente contrastante -con la sua risolutezza di poco prima, voltò le -spalle ai sorrisi canzonatori dei passeggieri e -s'avviò dalla parte opposta.... col viso di quel -vecchio galante del <i>Jean Tommeray</i> che, quando -la signora ch'egli corteggia fa l'atto di cedere, -prende il cappello e se ne va via dicendo: — Saprò -chi m'ha fatto questo tiro. — -</p> - -<p> -— Poteva almeno ringraziarmi dell'indicazione — osservò -placidamente l'operaio, senza -sorridere. Era il lattoniere autodidattico, il socialista -“legalitario„ e ragionatore, che andava, -in un sobborgo a tenere una conferenza, stringendo -<span class="pagenum" id="Page_276">[276]</span> -sotto il braccio uno dei suoi registri pieni -di estratti di giornali e di note; e aveva accanto -un compagno tarchiato e serio come lui, un -fabbro ferraio sui sessanta, tutto grigio, suo -devoto amico e ammiratore, che soleva accompagnarlo -in quelle gite, dandosi l'aria d'un segretario -di gabinetto. Un curiosissimo personaggio -costui, che avevo già incontrato più -volte: entrato nel socialismo non per effetto di -ragionamenti propri, ma per fede cieca nella -ragione dell'altro; la cui cultura rapidamente -acquisita e il progresso intellettuale continuo gli -apparivano come un miracolo, più efficace di -qualunque argomento a dimostrargli la giustizia -della causa che aveva sposato. Il progresso del -lattoniere era continuo, infatti: bastò un breve -discorso a provarmi che anche nei due mesi -da che non l'avevo più visto la sua mente s'era -allargata e arricchita, e la sua parola fatta più -facile e più esatta. Rimasi addirittura maravigliato -a udirlo commentare le recenti elezioni -generali del Belgio in confronto con quelle di -due anni innanzi, spiegando la ragione del quasi -assoluto annientamento del partito liberale; giustificando -l'alleanza dei socialisti coi radicali, -ch'era stata fatta dai primi senza alcuna concessione -pericolosa alla loro indipendenza avvenire; -calcolando come, se non ci fosse stato -il voto plurimo, se tutti i partiti fossero scesi -nella lotta ad armi eguali, non il clericale, ma -il socialista avrebbe avuto la vittoria. Ma dall'uomo -pratico ch'egli era, di questo non andava -a parlare ai suoi uditori: andava a persuaderli -<span class="pagenum" id="Page_277">[277]</span> -della necessità d'un'associazione cooperativa, -con argomenti tratti dalle loro condizioni e dai -loro bisogni particolari, ch'egli conosceva perfettamente, -come conosceva i bisogni, le condizioni -d'ogni sobborgo o villaggio, industriale -o commerciante od agricolo, in cui fosse chiamato -a parlare; in ciascuno dei quali arrivava -con un grande corredo di osservazioni, di notizie -e di cifre, raccolte pazientemente da pubblicazioni -statistiche e da conversazioni con -gente colta, anche d'altri partiti. E mentre, scansandosi -ogni momento per lasciar salire o scender -qualcuno, egli mi esponeva la traccia della -sua conferenza con quella semplicità modesta -di linguaggio e d'intonazione, che faceva il miracolo -di soffocare nei suoi eguali ogni gelosia -della sua autorità e quasi ogni invidia della sua -preminenza intellettuale, io osservavo il suo -vecchio compagno, tutto intento alle sue parole; -il quale guardava lui e me, alternatamente, con -un'espressione viva di compiacenza d'amico e -d'alterezza di collega, mista di non so che di -paterno e di umile insieme; tanto più commovente -in quanto era visibile che il suo cervello, -intorpidito dal disuso, apertosi troppo tardi a -quella nuova luce di idee, non lo capiva che -per barlume. Punto dalla curiosità, tirai anche -lui nel discorso; nel quale entrò volentieri, con -una vivacità che mi stupì; ma per uscir dall'argomento -quasi subito, con frasi indeterminate -e strane, che attirarono fortemente la mia -attenzione. Riconobbi sull'atto il caso, accennato -dal De Vogüé, d'una di quelle dottrine che, seguendo -<span class="pagenum" id="Page_278">[278]</span> -la legge della caduta delle idee, discendendo, -cioè, dalla mente eletta che le concepì -nella gente semplice e inculta, si deformano, o, -meglio, si contraggono e si cristallizzano in un -piccolo residuo tenace, equivalente quasi a una -forza d'istinto, nata con loro. In lui era la dottrina -del Rénan, l'<i>Avvenire della Scienza</i>, ridotta -in questa sola idea semplicissima: che -grazie ai progressi indefiniti della scienza, e in -particolar modo della meccanica, l'uomo sarebbe -riuscito un giorno a provvedersi così abbondantemente -e con così poca fatica quanto gli -abbisogna, che ogni miseria, ogni ingiustizia, -ogni lotta sociale avrebbe avuto fine come la -tempesta al cader del vento. Per quale via fosse -discesa, per quale spiraglio entrata nella sua -mente, come un raggio in una grotta, quell'idea -unica, nella quale egli aveva una fede assoluta, -immobile, invincibile, e che era il tema di tutti -i suoi discorsi e la fonte d'altri cento embrioni -d'idee a cui non trovava parola, forse non sapeva -dire egli stesso. Della sua stessa idea principale -io non afferrai che la coda, quando, con -una brusca transizione, egli venne a parlare dei -futuri tranvai elettrici, e movendo da questi, -precorse gli anni con la fantasia, eccitato come -da una visione della città avvenire, che ritrasse -in frasi vivaci ed informi, senza badare al sorriso -di compatimento con cui il suo amico lo -ascoltava. Egli vedeva le strade corse da ogni -sorta di “automobili„ fitti come i moscherini -per l'aria; i ragazzi portati a scuola, gli operai -al lavoro, le donne al mercato; tutti i pesi trasportati -<span class="pagenum" id="Page_279">[279]</span> -a volo; le distanze sparite, le fatiche soppresse, -un risparmio enorme di tempo e di forza, -la vita agile e facile in tutte le sue forme: <i>tutt -coma la losna</i>, tutto come il lampo; e faceva un -gesto continuo con la mano come per indicare -una cosa che guizzi e scompaia. Ed era ancora -eccitato dalla sua visione quando scese con -l'amico in piazza Vittorio Emanuele per prendere -il tranvai a vapore di Moncalieri, e di lontano -mi fece ancora quell'atto: — <i>coma la losna</i>, — che -riassumeva tutta la sua dottrina e -la sua speranza.... -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Qui, tra gli ultimi appunti di luglio, trovo poche -righe, che mi ricordano una serata afosa, -in cui il tranvai corre sotto gli alberi non mossi -da un alito, in mezzo a passanti che si fanno -vento col cappello, mostrando al lume dei lampioni -la fronte luccicante di sudore, fra due file -di case alte, dove alle finestre, ai terrazzini e -alle soffitte è affacciata gente che guarda il cielo -e le montagne lontane, col capo rovesciato indietro -e con la bocca aperta, come se gridassero: — Aria! -Aria! Aria! — E: — aria! — invoco -anch'io, bevendo con avidità il po' di fresco -che mi manda in viso il ventaglio d'una signora -vicina. Ma al passare lungo i quartieri popolari, -dove pullulano migliaia di bimbi scalzi, sdraiati -per terra, coricati sui marciapiedi, ammucchiati -nei fossi, ravvoltolantisi tra i cocci e la bruttura, -coi visi e i colli segnati di scaglie e di gore, con -<span class="pagenum" id="Page_280">[280]</span> -le braccia e le gambe nere fino ai gomiti e ai -ginocchi, e la camicia e i panni ridotti a un -solo colore dalla polvere addensata d'una settimana, -un altro grido mi vien sulle labbra. Aria, -sta bene. Ma e l'acqua? Sta bene la refezione -scolastica. Ma e la disinfezione scolastica? E mi -compiaccio a immaginare un gran carro inaffiatore -che corra sulle rotaie lungo quei fossi -e quei marciapiedi schizzando zampilli su quei -mucchi brulicanti di piccole creature sudicie, o -un'enorme tinozza ambulante d'acqua tepida, -dove li tuffo e li sciacquo tutti per rimandarli -ai loro giochi più vispi, più sereni e più buoni. -Quanti malanni, quanti mali umori, e chi sa -anche quanti piccoli germi d'infezione derivino -all'animo da quella sporcizia! Di chi la colpa? -Sì, certo, è in parte incuria colpevole; ma è più -miseria, ignoranza, penuria di tempo, di spazio, -di comodi, e mancanza di dignità e d'amor proprio -che da tutto quello deriva. E allora.... allora -non trovo a confortarmi che nella dottrina del -vecchio fabbro ferraio: la scienza, la macchina -vôlte a vantaggio diretto di tutti, la produzione -moltiplicata dal perfezionamento dei processi e -dal lavoro fatto universale, e il lavoro reso da -queste due cause per tutti quale non è ora che -per pochi, abbreviato e alleviato in modo che a -tutti avanzi tempo, forza e libertà da dedicare -alla cura del corpo e alla cultura dello spirito. -Eh, bisogna pur giunger lì, per una via o per -un'altra, se non si vuol rinunciare alla speranza! -Ma mentre dico tra me queste cose, mi -dà prima nell'occhio la mano tremante con cui -<span class="pagenum" id="Page_281">[281]</span> -il fattorino accende il lume del tranvai, e poi il -suo viso malandato e turbato, che mi par di riconoscere. -È lui, infatti; il povero fattorino che, -dopo esser stato percosso, quasi mortalmente, -da passeggieri sconosciuti, contro i quali la Società -ha mosso causa, trema sempre al calar -della notte, per terrore d'una vendetta. E allora -mi raffiguro la scena selvaggia, penso a quelli -sconosciuti che, non provocati, per puro istinto -di malvagità, han messo in pericolo di morte e -reso malato e infelice forse per sempre un uomo -onesto e buono, e ritornando al mio ideale della -miseria e dell'ignoranza soppresse, mi domando: — E -la malvagità umana sarà soppressa mai? -</p> - -<p> -E questa domanda, a cui non oso di rispondere, -mi lascia triste e pensieroso. Ma per un -minuto soltanto. Mi riviene in mente l'operaio -lattoniere, mi salta su dinanzi il buon falegname -dalla giacchetta di velluto stinto, penso a tanti -altri che vengon su come loro, che diffondono -nel popolo idee e sentimenti di giustizia, di fraternità, -di pietà per i deboli, di orrore per la -violenza, che lo educano alla vita intellettuale, -alla dignità di classe e alla fede nella forza dell'idea -e nel progresso della civiltà; e le mie -speranze tornano ad accendersi l'una dopo l'altra, -come i lumi che fuggono lungo la via. -</p> - -<div class="chapter"> -<p> -<span class="pagenum" id="Page_282">[282]</span> -</p> - -<h2 id="cap8">CAPITOLO OTTAVO.</h2> -</div> - -<p class="indr"> -Agosto. -</p> - -<p> -O novellieri antichi, ricercatori amorosi e descrittori -lepidissimi di gente “semplice, grossa -e di nuovi costumi„ quali tesori avreste raccolti -nella carrozza di tutti se fosse stata inventata -cinque secoli avanti! Ci sono sposi di campagna -in viaggio di nozze, che fanno tre volte -la corsa circolare dei Viali, dodici miglia a un -dipresso, con l'illusione di far sempre nuovo -cammino, fin che, mordendoli la fame, discendono, -sbalorditi dall'immensità dì questa Torino -che non finisce mai; montanari solitari che, -arrivati alla barriera dov'eran diretti, salgono -sur un'altra carrozza partente, credendo di continuate -il viaggio, e ritornano per un'altra via -al punto da cui partirono, dove si guardano intorno -stupefatti, come gente piovuta dal cielo; -e poveri villani che, addormentatisi durante la -corsa, si svegliano a un miglio oltre il punto -dove volevan discendere, furiosi contro il cocchiere, -<span class="pagenum" id="Page_283">[283]</span> -che avrebbe dovuto svegliarli, o almeno -“gridar le stazioni„ come si fa sulle strade ferrate. -Più amene, anche in questo, e più stranamente -pretensiose sono le donne. Ho qui notata -una balia che, non trovando da sedere, non vuol -dare più d'un soldo, dicendo che un soldo, -per stare in piedi, è già un bel pagare, e che dovevano -“attaccare un altro vagone„; due contadine -che, salendo, avvertono il cocchiere di -fermare davanti alla casa d'un <i>monsú Garet</i> o -d'un <i>monsú Cimussa</i>, sconosciutissimi, come si -direbbe: — Fermate davanti al Palazzo reale; — e -una giovane alpigiana, la quale, scendendo a -Porta Palazzo con un grosso involto, prega il fattorino -di aspettare, chè tornerà subito, appena -portata la roba a una sua parente; e si risente -della risata dei passeggieri, trattandoli di maleducati. -Non c'è specola migliore del tranvai per -vedere quanta ingenua ignoranza giri ancora -per il mondo e comprendere perchè sia ancora -tanto facile l'arte di gabbare il prossimo. E ci -sono anche i timidi, gli affannoni, nuovi affatto -a Torino, i quali, cercando il loro tranvai agl'incrociamenti -delle linee, domandano informazioni -di qua e di là ai cocchieri che passano e, non -comprendendo le risposte affrettate, inseguono -un carrozzone, si ravvedono, ne inseguono un -altro, s'arrestano, salgono sopra un terzo, che -non è quello, e scendon trafelati e disperati, maledicendo -a quella confusione, a quella furia infernale -di tutti e d'ogni cosa, dove un povero -galantuomo perde il tempo e la testa. O povera -gente, di cui il mondo ride, poveri naufraghi -<span class="pagenum" id="Page_284">[284]</span> -della città grande, come fate pietà a chi sotto -il vostro affanno del momento indovina il pensiero -inquieto della lite che v'ha condotti fra le -<i>cittadine infauste mura</i>, o della moglie che -v'aspetta all'ospedale, o del figliuolo che visiterete -alle carceri, o del lavoro che cercherete -invano, o del parente agiato, ultima vostra speranza, -che vi chiuderà l'uscio sul viso! -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -L'agosto cominciò lietamente con la scoperta -d'un uso nuovo, a cui non avevo mai pensato -che il tranvai potesse servire. Sboccando dal -corso Valentino in via Nizza salii in fondo a -una giardiniera, della quale occupava tutte le -panche, fuor che l'ultima, una comitiva nuziale. -C'eran nella prima lo sposo e la sposa, biondissima, -tutta bianca, coronata di fiori e ravvolta -in un gran velo; nelle altre una ventina -di parenti e d'amici, donne grasse in abito di -seta, uomini impomatati, con la barba fatta di -fresco e un fiore all'occhiello, un vecchio con -un cilindro d'altri secoli, un prete di campagna, -delle ragazze in fronzoli, dei bimbi vestiti da -festa. Si capiva che andavano al Municipio in -quella forma economica non per tirchierìa, ma -per capriccio, per un gusto originale di far mostra -pubblica della loro allegria. Erano tutti allegri, -infatti, come se avessero già festeggiato -la coppia di prima mattina con molte bottiglie -di vermut; le donne chiacchieranti, gli uomini -sorridenti all'idea d'un pranzo di tre ore, i vecchi -<span class="pagenum" id="Page_285">[285]</span> -ringalluzziti, le ragazze agitate. Anche il cocchiere -e il fattorino, che discorrevano con l'uno -e con l'altro, parevano presi da quell'allegria, -come dai vapori d'un liquor forte. La bianchezza -della sposa velata annunziando lo spettacolo di -lontano, molti si soffermavano sui marciapiedi, -uscivan donne dalle botteghe, accorrevano ragazzi; -i conducenti dei carri e i fiaccherai sorridevano, -passando, dall'alto della cassetta, e -lanciavan degli scherzi: — Oh che bella bionda! — Tanti -buoni auguri! — Salute e figliuoli! — e -i cocchieri degli altri tranvai salutavano il -loro collega, auriga del settimo sacramento, -strizzando gli occhi e cacciando fuori la lingua, -mentre i passeggieri si voltavano a guardare -tutti insieme, ilari e curiosi. E la comitiva, eccitata -dall'ammirazione pubblica, parlava più -forte, gesticolava più vivo, rideva più alto, incitava -con la voce i cavalli, che andavan di galoppo -per via Lagrange, al suon dei fischi raddoppiati -del cocchiere, facendo sventolare come -una bandiera il velo trasparente della sposa -bionda, accesa ogni tanto dai raggi di sole irrompenti -dalle vie laterali, e troneggiante nella -sua bianchezza come sopra un carro di trionfo. -E mi pareva davvero un carro di richiamo mandato -in giro da un'agenzia di matrimoni o da -qualche Società di propaganda coniugale, un -po' carnevalesco, ma pure gentile e simpatico; -e chi sa? forse la prima forma d'un carro da -nozze del duemila, quando tutto sarà servizio -pubblico, e si sposeranno con la stessa pompa -le figliuole degli uscieri e dei ministri.... -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_286">[286]</span> -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Da più giorni spirava aria di nozze su tutte -le linee; nei discorsi delle donne e delle ragazze -sentivo ogni momento dei <i>chiel</i> e dei -<i>chila</i>, pronunciati con un accento di rispetto insolito, -che si riferivano tutti a una sola coppia, -come ad un Adamo e ad un'Eva, dai quali dovesse -discendere un'umanità nuova, e notizie -vaghe e commenti fantastici sopra una bellezza -femminea, che nessuna aveva vista, ma -per cui pareva che tutte avessero l'animo preparato -all'ammirazione. Ero una mattina sulla -giardiniera della linea di Lanzo, ritto accanto -al cocchiere e, stando voltato di fianco, vedevo -un gruppo graziosissimo: sur una delle prime -panche due giovani monache, con gli occhi -bassi e le braccia strette alla cintura; dietro -di loro, quattro ragazze del popolo, col grembialino -di stiratrici; più in là un fattorino del -telegrafo. In piazza Carlo Felice salirono accanto -alle monache due signore eleganti che, -appena sedute, aprirono in fretta un giornale -illustrato comprato allora, e fissarono con viva -attenzione la prima pagina. Voltandomi da capo -un momento dopo, vidi le quattro ragazze in -piedi, che sporgevano il viso, scintillanti di -curiosità, piegando il capo di qua e di là per -vedere il giornale, ora scoperto, ora nascosto -dai cappellini delle signore. Era il ritratto della -principessa Elena del Montenegro; il primo apparso -in Italia, e che tutte, certo, vedevano per -<span class="pagenum" id="Page_287">[287]</span> -la prima volta. Il quadretto era curiosissimo. -Gli sguardi acuti e riflessivi e le labbra strette -delle due signore rivelavano un'analisi pacata -e minuta, accompagnata da dubbi e da riserve -di critici meticolosi; il sorriso muto e quasi risplendente -delle ragazze esprimeva una curiosità -ancor tanto forte da sospendere ogni giudizio; -le due monache sole non avevano voltato -il capo, ma non riuscivano a dissimulare il loro -desiderio di vedere, e lanciavano sul giornale -delle occhiatine rapide e oblique come sopra -una cosa proibita; e anche il cocchiere torceva -il busto indietro e adocchiava, e il fattorino, -ritto sulla pedana, allungava il collo, e il telegrafista -levava il viso sopra le spalle delle ragazze. -A un certo punto, forse per respirare più -libero, le due signore porsero cortesemente il -giornale alle loro vicine, che l'afferrarono come -una preda, frementi di piacere, e vi si curvarono -sopra con le teste aggruppate, tirandolo di qua -e di là e facendo un cicaleccio vivissimo. Il -tranvai passò davanti alla stazione di Porta -Nuova, donde usciva un'onda di gente, di omnibus -d'alberghi e di carrozze, svoltò sul Corso di -Genova in faccia alla gran muraglia azzurra -delle Alpi, s'inoltrò fra i begli alberi e gli edifizi -ridenti del Corso Re Umberto, e le quattro ragazze -seguitavano il loro esame, senz'alzare il -capo, non più chiacchierando, chè avevano sfogata -la loro prima furia, assorte in una contemplazione -immobile e silenziosa. Si vedevano -passare nei loro occhi intenti l'ammirazione, la -simpatia, il sentimento della distanza immensa -<span class="pagenum" id="Page_288">[288]</span> -che separava da loro la persona effigiata, lo -sforzo della fantasia con cui cercavano su quel -viso i segni della predestinazione gloriosa, il -pensiero del corredo mirabile, delle grandi feste, -della felicità sovrumana che l'aspettavano, l'invidia -timida e reverente d'una vita che esse -immaginavano tutta splendori, trionfi, ebbrezze, -a cui la loro speranza non s'innalzava neppure -nel sogno. Ed io non potevo staccar gli occhi -da loro, e al pensare che altre migliaia di ragazze -come quelle, che altri milioni di creature -umane d'ogni età e d'ogni stato erano in quei -giorni altrettanto smaniose di veder quell'immagine, -e che quell'immagine d'una fanciulla -illustre e gentile, sì, ma sconosciuta fino a ieri, -sarebbe stata cercata, commentata, contemplata -religiosamente così, come non fu mai quella -d'alcun eroe, o uomo di genio o benefattore immortale -dell'umanità in alcun paese e in alcun -tempo, ero preso da uno stupore profondo, come -davanti a un grande mistero, come all'intuizione -confusa di qualche istinto non ancora -scoperto o compreso dell'anima umana. E ancora -dominato da questo stupore tenni dietro -con lo sguardo alle quattro ragazze che s'avviavano -al sobborgo solitario della Crocetta, ragionando -ancora calorosamente di quell'immagine, -come se portassero via con sè la spiegazione di -quel mistero. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_289">[289]</span> -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Due giorni dopo (ricordo ch'era il giorno della -morte della <i>Riforma</i>), essendo scoppiato il settantesimo -temporale della stagione, rivennero -fuori i carrozzoni chiusi, ed io mi trovai il dopo -pranzo, sulla linea della barriera di Casale, seduto -in faccia alla studentessa di medicina, in -mezzo a vari signori e signore, che l'osservavano, -senza parlare. A questi, che forse non -l'avevan mai vista, essa faceva la stessa impressione, -m'accorsi, che aveva fatta a me la -prima volta; ma su quel viso bianco e fermo, -d'una purezza di vergine ideale, mi parve di -veder qualche cosa d'insolito, il segno d'un pensiero -nuovo e vivo, che mutava sede, mostrandosi -ora negli occhi, ora sulla fronte, ora sulle -labbra, come un'ombra guizzante sopra un'acqua -limpida e queta. I suoi grandi occhi celesti, -però, si posavano come sempre sulla gente con -quella espressione vaga di chi guarda cose lontane, -alle quali non pensa, e la sua bocca, col -labbro di sopra leggermente inarcato, serbava -quell'atteggiamento infantile, indefinibile, che -attesta l'ignoranza del bacio amoroso. Con una -mano accarezzava il lembo d'un nastro del cappellino -che le scendeva sul petto; e vidi che parecchi -guardavano attentamente quella mano -lunga, bianchissima, quasi diafana, che pareva -si sarebbe dissolta nel calore d'una stretta d'amante; -ed era quella mano che palpava le teste -tronche, che tirava via la pelle dagli arti recisi -<span class="pagenum" id="Page_290">[290]</span> -sulle tavole del laboratorio anatomico e s'insanguinava -cercando i muscoli e i nervi nella -carne infetta dei cadaveri mutilati. Eppure quell'immagine -non mi destava per quella mano alcuna -ripugnanza come se nessun sozzo contatto -potesse far macchia, nessun lezzo attaccarsi alla -purità virginea delle sue dita, nello stesso modo -che non poteva, a mio giudizio, entrare nell'anima -sua alcuna bruttura della vita e del -mondo. Con questo pensiero osservavo il movimento -di quelle dita che parevan petali di giglio -agitati dal vento, quando, nell'ultimo tratto -di via Maria Vittoria, il tranvai s'arrestò al -cenno d'una ragazza ritta sulla soglia d'un portone: -una brunetta svelta e messa bene, con un -cappellino purpureo guernito di tre impertinenti -penne di gallo; la quale salì rapidamente, e sedette -nell'unico posto che rimaneva, accanto -alla studentessa. Ah, che imprudenza! Ecco un -nuovo pericolo, prima ignorato, che presenta -alle peccatrici la carrozza di tutti. Se uscendo -di dove usciva, quella sventata avesse preso la -strada a piedi, certo che sarebbe venuto a molti, -incontrandola, lo stesso pensiero che balenò a -tutti noi al primo vederla; ma, guardata di sfuggita -da uno alla volta, essa non si sarebbe trovata -esposta, come fu in carrozza, all'osservazione -minuta d'un'adunanza d'inquisitori, in cui -la comunanza visibile dello stesso sospetto mutava -il sospetto in certezza. Era una novizia, si -capiva bene, perchè si turbò sotto il primo fuoco -degli sguardi che non aveva preveduti, e cercò -di larvare il suo turbamento voltandosi verso -<span class="pagenum" id="Page_291">[291]</span> -la strada, leggendo gli annunzi, guardando il -ventaglio, fingendo di cercar qualche cosa nelle -tasche. Ma invano, perchè, avendo fatto cinque -passi, ansava come se avesse fatto una corsa, -e quello che non diceva il suo respiro dicevano -le pupille umide, le guancie rosse, le labbra febbrili. -E c'erano ben lì delle persone delicate che -sentivano la sconvenienza, la crudeltà dell'osservarla -tutt'insieme e di tormentarla a quel -modo; ma potendo la curiosità più della convenienza, -gli sguardi insistevano, accusando il -lavorìo impudico delle immaginazioni, e insistettero -a segno, che sul viso di lei succedette -alla vergogna l'irritazione, e poi un atteggiamento -forzato d'audacia e di sfida, la tentazione -visibile di dirci fuor dei denti: — Ebbene, sì! -E con questo? Siete un branco d'indiscreti e -d'insolenti! — e di fare una distribuzione circolare -di ceffate. La studentessa sola mostrò di -non vederla, di non accorgersi neppure che altri -la guardasse, come se nessuno fosse entrato; -non una volta essa girò lo sguardo verso di lei, -non un'ombra, fuorchè quella del suo primo pensiero, -passò sul suo viso bianco ed immobile; -e mai non compresi, mai non sentii quanto nel -confronto di quei due visi vicini la superiorità -infinita dell'incanto che vien dall'anima sopra -la forza che tenta i sensi. Essa acquistava dal -confronto un lume maraviglioso di bellezza, di -grazia e di dignità, che la faceva parere una -creatura d'una razza superiore, a cui si sarebbe -baciata la fronte, tirando indietro le mani. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_292">[292]</span> -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Dalla morte della <i>Riforma</i> alla cattura del -<i>Doelwick</i> passò una serie di giornate senz'incontri -di personaggi della compagnia; ma non -vane, poichè da tre casi nuovi dedussi tre precetti -di condotta d'una utilità indiscutibile per -i passeggieri dei tranvai. -</p> - -<p> -Dedico il primo ai giovani. — “Quando s'è -in piedi in fondo a una giardiniera, in compagnia -d'un amico, non esprimere mai il proprio -giudizio sulle bellezze posteriori d'una -passeggiera seduta sur una delle panche davanti, -perchè fra i passeggieri ritti accanto a -noi c'è qualche volta qualcuno a cui la cosa -può non garbare.„ — Esempio. Un giovanotto: — Guarda -che bellezza di collo che ha quella -donnina, la prima a sinistra sulla terza panca, -con quei ciuffetti arricciolati sulla nuca! Ah, -che amore di collo! Ci metterei una collana di -baci.... — Un signore accanto, seccato: — È il -collo di mia moglie, badi. -</p> - -<p> -L'altro precetto fa per le signore. — “Stando -nel tranvai quando s'entra in una piazza, non -pigliar mai per sè una frase ammirativa d'un -passeggiere, se in quella piazza c'è un monumento.„ -Esempio. Sale una signorina in un -carrozzone chiuso, in piazza Statuto, e nell'atto -che entra per l'uscio davanti, il suo cappellino -intercetta la visuale che dagli occhi d'un forestiere -seduto in fondo va alla sommità del monumento -<span class="pagenum" id="Page_293">[293]</span> -del Fréjus, e proprio nel momento che -il forestiere dice al suo compagno: — Guarda -che bell'angelo! — La signorina arrossisce, il -compagno risponde: — L'ha fatto il Tabacchi, -è fuso all'arsenale.... — e la signorina.... deve -arrossire da capo. -</p> - -<p> -Il terzo precetto si può rivolgere a chiunque. — “Uscendo -di casa, non pigliar mai per le -minute spese, senza previo esame, un rotoletto -di soldi che trovate sul cassettone.„ — Io -commisi questo sbaglio e, per disgrazia, m'imbattei -sul tranvai, dove c'era altra gente, in un -gran fattorino barbuto, dall'aspetto e dai modi -d'un procuratore del re di malumore. Mi restituì -il primo doppio soldo, dicendomi: — È argentino. — Mi -restituì il secondo, con un'occhiata -severa, dicendomi: — È argentino anche questo. — Mi -restituì il terzo, squadrandomi da capo -a piedi, e dicendomi: — È greco. — E il quarto -era rumeno, e il quinto era di Pio nono.... Avevo -preso un rotolo di soldi fuor di corso, stati -messi in disparte per precauzione. Tutti mi guardarono; -nessuno poteva pensare ch'io avessi -in tasca per puro caso quella raccolta di falsità; -arrossii come un gambero; la mia riputazione -era perduta senza rimedio. Ah se fosse stato là -il mio Guyot, come avrebbe trionfato! -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Povero Guyot! Egli si deve ancor ricordare -della data della cattura del <i>Doelwick</i> perchè -quel giorno passò un brutto quarto d'ora. Veramente, -<span class="pagenum" id="Page_294">[294]</span> -fui crudele. Ma, insomma, fu lui che -la volle; doveva far la strada a piedi piuttosto -di venirsi a cacciare in quel solo posto vuoto -che rimaneva sulla giardiniera fra me e un giovanotto -in cacciatora, che teneva spiegato fra -le mani il <i>Grido del popolo</i>. Data una sbirciata -a me e una al giornale, si ristrinse, si fece piccolo -come preso da un freddo improvviso, per -evitare il nostro contatto, e fu appunto quell'atto -provocante che scatenò i miei istinti feroci. Per -vendicarmi raddoppiai il suo tormento cavando -di tasca e spiegando la <i>Lotta di classe</i>. Lo sentii -fremere come un uomo a cui siano appuntate -alle tempie due rivoltelle. Ah, fui spietato! Ma -per poco. Un pensiero più alto mi sorse nella -mente. Pensai che era stolto il maravigliarsi -del lento cammino che fanno nel mondo anche -le idee più grandi e più benefiche, poichè ne -avevo accanto una ragione viva così evidente. -Era un uomo che in tutta la sua vita, forse, non -avrebbe mai letto nè un giornale nè un libro -socialista, mai accettato nè voluto intendere una -discussione su quella idea; che sarebbe passato -a traverso a tutto questo gran movimento sociale -con gli occhi chiusi e con le orecchie tappate -per proposito, portando intatti in sè fino -alla morte, come articoli di fede, tutti i pregiudizi -più calunniosi e più insensati che contro -la nuova dottrina e chi la professa aveva accolto -alla prima senza ombra d'esame; che non -avrebbe mai capito e nemmeno cercato se quella -parola <i>lotta di classe</i> potesse avere un significato -affatto diverso da quello che gli avevan -<span class="pagenum" id="Page_295">[295]</span> -dato ad intendere; che avrebbe sorriso di pietà -se gli avessero detto che quella era una verità -d'ogni tempo, una necessità storica manifesta, -un fatto che è non perchè si voglia, ma perchè -dev'essere, come il corso dei fiumi al mare e -l'ascensione dei vapori al cielo, e che in virtù di -quella lotta appunto egli possedeva quei diritti -di cittadino che i suoi padri non avevan posseduti, -e che quella lotta stessa egli combatteva -con tutti i suoi pensieri, con tutti i suoi sentimenti -e i suoi atti da che aveva l'uso della ragione. -Povero Guyot! E che colpa ci aveva lui? -Era in buona fede; lo sentiva proprio in fondo -all'anima il ribrezzo che gli fece porgere il soldo -al fattorino, sollevando il braccio con cautela -per non toccare quei due fogli esecrandi in cui -pensava che si predicasse lo sterminio e l'inferno! -Perchè infierire contro chi, odiando noi, -crede sinceramente di odiare la perversione e -il delitto? E questo pensando, mosso da un -senso di pietà, ripiegai il giornale e me lo misi -in tasca. Nello stesso punto il giovanotto discese, -Guyot prese il suo posto subito per iscostarsi -da me, e tirò un respiro di sollievo, come un -crocifisso distaccato dalla croce. Non gli restava -più accanto che uno dei ladroni. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Dopo quella mattina, per tre giorni, trovai la -carrozza di tutti sotto l'influsso di Venere. Come -accade in certe passeggiate sul lastrico, che da -quando s'esce a quando si rientra in casa ci si -<span class="pagenum" id="Page_296">[296]</span> -vede volteggiare intorno l'amore come se al -mondo non ci foss'altro, così segue qualche -volta nelle passeggiate in tranvai che per un -certo tempo, ad ogni corsa, e più volte in ogni -corsa, ci batte l'ali sul viso, come per tentare -noi pure a farci <i>canuto spettacolo</i>, il monello -divino, che moltiplica i popoli e ingrullisce i -ministri. La prima volta fu su quell'ultimo tratto -del corso Casale, dove, correndo all'ombra dei -grandi olmi che scendono fino alla sponda, si -vede tra i fusti allineati, come per i vani d'una -selva di colonne, luccicare il Po, sparso di barchette -di pescatori e di birichini natanti. Qua e -là, sulle panche della giardiniera, eran seduti -un bersagliere, un vecchio signore arcitinto, due -musicanti con le trombe fra le ginocchia, una -contadina con un coniglio fra le braccia; e nel -mezzo una ragazza e un giovanotto, che ai -primi gesti riconobbi per sordomuti, stretti in -colloquio amoroso. Amoroso, fuor di dubbio: -gli occhi languidi e le guance infiammate di lei -lo dicevano. Aveva l'aspetto d'una giovane di -bottega: un viso largo, ma d'espressione infantile, -un sorriso strano, come di chi sorrida soffrendo, -ma simpatico; un busto forte e ben formato. -Lo spettacolo era nuovo per me e lo potei -godere a tutt'agio. Avevo osservato altre volte -quella mimica misteriosa di magnetizzatori e -di cabalisti, quei gesti vaghi di chi disegni nel -vuoto o cacci farfalle o mova le dita sopra una -tastiera invisibile. Ma non avevo idea del colorito, -della modulazione singolare che a quel -linguaggio aereo può dar la passione. Nei gesti -<span class="pagenum" id="Page_297">[297]</span> -di lei, in special modo, v'era non so che di morbido -e di gentile, e anche negli atti improvvisi -e più rapidi qualche cosa d'intraducibile a parole, -che pareva corrispondere alla smorzatura, -ai languori della voce, alle note argentine e -quasi involontarie che sfuggono dal petto commosso -d'una ragazza parlante. La sua mano si -soffermava per aria, descriveva delle curve graziose, -ricadeva sul ginocchio con un abbandono -stanco o una vivacità capricciosa, e il suo -sguardo, mentre gestiva il giovine, invece di -fissarsi nel viso di lui, accompagnava i suoi -gesti, come s'egli avesse gli occhi nelle mani, -con una mobilità, con una vita, con un balenìo -che rendeva tutti i moti dell'animo. Quella conversazione -di dita e di pupille m'attraeva, mi -faceva pensare a quella singolarità d'un amore -che non conosce la dolcezza delle parole susurrate -nell'orecchio; che nei momenti appunto -in cui la passione cerca le espressioni -più ardenti e pronuncia i nomi più soavi, non -può più dir nulla, nemmeno a modo suo; d'un -amore in cui l'amplesso tronca ogni comunicazione -del pensiero e l'oscurità separa le menti, -e le dolci apostrofi di <i>angelo, cuor mio, anima -mia</i> escono dall'anima senza musica e senza -tremito e non restano nell'anima che nella forma -di due mani agitate. La mimica del giovane, intanto, -s'accelerava, come se allo scendere dal -tranvai si fossero dovuti separare e a lui premesse -d'approfittar del tempo; e lei non faceva -più che dei gesti radi e lenti, quasi sempre gli -stessi, come la ripetizione d'una frase o d'una -<span class="pagenum" id="Page_298">[298]</span> -parola, accompagnata da un sorriso continuo, -incerto e dolce. Era una negazione? Una promessa? -Un'espressione di dubbio? Tutti e due -erano eccitati; ma, benchè avessero addosso -gli occhi di tutti, non davano segno alcuno di -timidità e di suggezione, quasi che i presenti -paressero loro gente d'un altro mondo, con la -quale essi non potessero avere alcuna relazione -di sentimenti o di riguardi; non altro -che immagini, ombre, quali erano infatti; di cui -nessuna parola poteva giungere all'anima loro, -come se una distanza immensa li separasse. -Poi “tacquero„ a un tempo tutti e due, ed essa -si rivolse a guardare prima la cascatella del Po, -della quale non sentiva lo scroscio, poi gli olmi -della riva, dove cantavano uccelli di cui ignorava -il canto, poi le trombe dei due suonatori, che -eran per lei uno strumento misterioso come un -apparecchio elettrico per un selvaggio. Quando -il tranvai entrò in piazza Vittorio Emanuele riattaccarono -una conversazione affrettata, in cui -pareva ch'egli facesse a lei una calda raccomandazione, -e lei lo rassicurasse; poi, all'imboccatura -di via Po, essa fece fermare, gli strinse -la mano e discese, avviandosi verso i portici; -ed egli si spinse all'estremità della panca e la -seguitò con gli occhi, con un sorriso singolare -di curiosità amorosa e pietosa, fin che disparve. -Il fattorino, che stava sulla pedana accanto a -lui, gli fece un cenno del capo socchiudendo -un occhio, come per dirgli: — È la tua bella, eh, -briccone? — Ma rimase stupefatto quanto me -udendosi rispondere con voce piena e con perfetta -<span class="pagenum" id="Page_299">[299]</span> -pronuncia, in accento affettuoso di compassione -e di rispetto: — <i>Povra fia!</i> (Povera -ragazza!) — Essa sola era muta. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -<i>Amour, toujours!</i> come dice la canzonetta. -Fu questo un bel caso (non raro, mi dissero) -di persecuzione amorosa in tiro a due. Sul corso -Vittorio Emanuele una bella signora arresta la -giardiniera con un <i>alt</i> imperioso, sale con impeto -e siede con dispetto; e ripartiti appena i -cavalli, salta sulla piattaforma di dietro un signore, -col cappello d'alpinista e la lente all'occhio, -e resta lì come un piolo, con lo sguardo -fisso sopra la bella, da cui lo separano sei panche, -aspettando che le si faccia un posto vicino. -All'incrociamento dei corsi Vittorio ed Umberto, -riman vuoto un posto proprio nella panca dietro -la signora, e lui, lesto, con una faccia imperterrita, -corre per la pedana afferrandosi alle colonnine, -e si va a sedere alle spalle di lei, che -lo sente, senza vederlo, e dà un guizzo come -per un pizzicotto. Non passa un minuto che si -vede venire innanzi il tranvai dei Viali. In quel -momento appunto il persecutore cominciava -a farsi avanti, dondolandosi, come chi cerca -un'entratura di dichiarazione; ma ecco che la -signora balza in piedi, dà uno strappo con la -mano sinistra alla correggia del campanello, e -con la destra, brandendo l'ombrellino, comanda -al cocchiere dell'altro tranvai di fermare. Tutt'e -due si fermano, l'inseguita salta giù, raggiunge -<span class="pagenum" id="Page_300">[300]</span> -l'altro tranvai di corsa, vi sale come un lampo; -e l'inseguitore ostinato, giù anche lui d'un salto, -e via come una freccia, e su, sul tranvai della -fuggitiva. La scena, osservata da tutti, suscitò -un vivo mormorio di commenti seri e faceti: — Bellina! — Che -sfrontatezza! — Questa è -nuova. — Ma è un'indegnità! Gli dovrebbe rompere -l'ombrello sul muso! — Un signore celione -disse che ci sarebbero voluti dei carrozzoni di -salvataggio, per signore sole, circolanti per le -vie principali. Ma un mio amico, che m'era accanto, -quello dei sette peccati capitali, lo Schopenhauer, -gli osservò, con un sorriso sarcastico, -che sarebbe stato un “servizio passivo„. E -soggiunse che, secondo lui, c'era invece un altro -servizio speciale di tranvai chiusi, sul modello -delle carrozze cellulari, il quale avrebbe -dato agli azionisti un grasso dividendo. — Carrozzoni.... -a che scopo! — domandò l'altro. Ah! -lingua sacrilega. Rispose: — Allo scopo.... opposto. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -E ancora l'amore. Vedo sulla prima panca -due teste giovanili così vicine che mi si disegnano -tutt'e due sulla schiena del cocchiere -come sul fondo scuro d'un quadro: l'una bionda -dorata, senza cappello; l'altra, con un grazioso -cappellino da marionetta, ornato di tre cardenie; -il quale lascia scoperta una salda massa di capelli -bruni, lucidi e freschi, che pare un turbante -di velluto nero. Dalla piattaforma in fondo, -<span class="pagenum" id="Page_301">[301]</span> -dov'io sto, non posso vedere i due giovani in -viso; ma capisco dagli atti che si parlano senza -dir nulla, come fanno gli amanti in ebbrezza, -non per altro che per accarezzarsi con le parole -e baciarsi con la voce, sorridendo alla gente, alle -case, agli alberi, al sole, come per ringraziare -il mondo della propria beatitudine. A un tratto -la testa bionda si gira indietro, e riconosco il -mio tipografo entusiasta del 1.º maggio, che, -appena vedutomi, schizza via dalla panca e si -slancia sulla pedana verso di me, mentre la -testa bruna, voltandosi curiosamente, mi mostra -un adorabile visetto di diciott'anni, tutto vermiglio -di passione, nel quale par che scintillino -non due, ma dieci occhi. — Eccomi qui. Buon -giorno. Che bella giornata! Ebbene, che ne dice -del Congresso di Londra? Ha veduto? La maggioranza, -insomma, ha accettato il programma -socialista.... — Ma io capii di volo che non veniva -da me per gli affari dell'Inghilterra. E infatti, -dopo avermi domandato chi fossero i <i>Fabiani</i>, -non stette a sentir la risposta e m'annunziò -d'un colpo il suo matrimonio. Era sposo -da un mese e sette giorni; non disse le ore. — Ah! -ma non creda — s'affrettò a soggiungere — io -sarò sempre lo stesso.... è una donnina -di testa, sa. — E mi disse tutto. Era una -lavorante in maglierie, istruita, che aveva fatto -i primi due anni della Scuola professionale; -s'eran conosciuti l'inverno passato al <i>Nazionale</i>, -dov'essa era andata con suo padre a sentire -una conferenza sul lavoro delle donne e dei -fanciulli; la madre di lui era stata un po' incerta, -<span class="pagenum" id="Page_302">[302]</span> -da principio, per via delle <i>idee</i> della ragazza; -ma aveva finito con dir di sì, innamorata -anche lei del visetto. Oh, egli la conosceva, -e n'era ben sicuro. Non era di quelle che fanno -le socialiste per il matrimonio, e poi, acchiappato -il marito, ripiegano la bandiera, e addio -conferenze, addio oblazioni, addio riunioni. C'erano -delle idee nette e ben piantate in quella -piccola testa; era una compagna di coscienza -e di cuore. Se fossero state tutte così non si -sarebbero visti tanti compagni che giravano -nel manico dopo aver fatto il passo al Municipio. -E continuò a tesserne l'elogio lanciandole -delle lunghe occhiate azzurre, che la misuravano -amorosamente dalle tre cardenie del -cappellino ai due piccoli tacchi neri luccicanti -sotto la panca. Poi, parendogli d'aver troncato -troppo alla leggiera il primo discorso, si rifece -serio per calcolare che al Congresso i centottantacinque -delegati delle <i>Unioni dei mestieri</i> -rappresentavano su per giù ottocentomila soci -organizzati, mentre gli altri trecento delegati -inglesi non ne rappresentavano forse duecentomila.... -Ma che! Io vedevo bene che c'era un'altra -<i>unione</i> che in quel momento gli premeva -assai di più di quelle di cui discorreva, e, pietosamente, -gli apersi la via d'uscita che cercava, -avvertendolo che stavano per prendergli il posto. -E in un attimo egli si ritrovò seduto accanto -alla sua bella socialista, con la quale riprese -a solfeggiare il duetto interrotto, sorridendo alla -gente, alle case, agli alberi, al sole. Oh i buoni -borghesi che guardavano con simpatia quel bel -<span class="pagenum" id="Page_303">[303]</span> -ragazzo innamorato e felice, erano ben lontani -dal pensare ch'egli appartenesse a quella setta -orribile che vuole fra gli altri istituti, com'essi -dicono, quello della “<i>moglie in comune</i>„. Con -che immonda gente ci mette in promiscuità, a -nostra insaputa, la carrozza di tutti! -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -All'influsso amoroso succedette sul tranvai -un influsso maligno. Ahimè! S'ha un bel fuggire -per le strade senza toccar la terra e non -guardando da alcuna parte: la miseria, la sventura, -il dolore c'inseguono, ci raggiungono anche -su quelle tavole fuggenti e ci costringono -a guardarli in viso. Fu come uno schianto di -fulmine fra tutta quella gente allegra che riempiva -la giardiniera della linea Ponte Isabella. -Il povero cocchiere scherzava e rideva con un -amico ritto al suo fianco quando, arrivato in -piazza Carlina, nello stringere a tutta forza il -freno per non urtare in un carro, si lasciò sfuggir -di mano il manubrio che, girando rapidissimamente, -lo colpì nel costato destro e lo gettò -riverso fra le braccia dei passeggieri, bianco -come un morto. Fu creduto morto, scoppiò un -grido, tutti s'alzarono, una signora svenne, -dei bimbi si misero a piangere, accorsero il -fattorino e una guardia, alcuni passeggieri discesero, -e pigliandolo per le spalle e per le -gambe lo calaron giù come un cadavere e lo -portarono a traverso alla piazza verso la farmacia -più vicina. Il passaggio istantaneo di quell'uomo -<span class="pagenum" id="Page_304">[304]</span> -dall'espressione della forza e dell'allegrezza -a quella immobilità molle e cascante -di tutte le membra che aveva l'apparenza della -morte, destò prima nei presenti un senso di -terrore che imbiancò tutti i visi, come se tutti -comprendessero in quel punto per la prima -volta la fragilità miseranda della vita; e poi -una grande pietà, che l'accompagnò con un -mormorio doloroso fin che disparve in mezzo -a una folla spintagli intorno da quella curiosità -frenetica delle disgrazie, che è uno dei segni più -odiosi di quanto rimane nell'uomo civile della -barbarie antica. Uno solo dei passeggieri, un -omuccio secco e grigio, dal viso itterico, con -gli occhiali affumicati, alzò la voce fra quel -mormorio di pietà, sforzandosi invano di colorire -di questo sentimento il dispetto messogli -in corpo dalla scossa violenta che gli aveva -sconvolto i nervi. O povera natura umana, -quando ti cade la maschera! A sentirlo, pareva -che il colpo l'avesse avuto lui. — Ci mancava -questa! — esclamò con voce acre e tremola. — Un -bel momento che ci fa passare! Benedetta -gente, sempre sbadata, che rischia la vita.... -Guardate se debbono accadere di queste cose.... -Un uomo rovinato! E poi.... lo spavento dei -passeggieri. Eh sì, fa pena anche a me; come -no? Ma facciano attenzione, in nome di Dio, -anche per riguardo al pubblico.... Pare che se -le cerchino.... Un giorno è uno scontro, un altro -è il freno.... Ce n'è sempre una.... Non è più un -servizio.... Non è più un vivere questo.... Oh -santa pazienza benedetta!... — Sopraggiunse il -<span class="pagenum" id="Page_305">[305]</span> -controllore, e ritornò un momento dopo il fattorino; -il quale, pigliando le redini, annunciò -che il cocchiere si riaveva. Tutti respirarono, -il tranvai ripartì; ma il signore dagli occhiali -scuri restò imbronciato. E si capiva perchè: -il triste caso l'avrebbe forse impietosito, invece -d'irritarlo, se fosse seguito tre ore prima; ma -era l'ora del desinare, e l'appetito, per quel -giorno, era perso senza rimedio. — Ah tristo -animale! — gli dissi in cuor mio. Ma queste parole -mi svegliaron dentro un'eco inaspettata; -l'eco d'una voce severa che mi domandava se -c'era al mondo un uomo, il quale, riandando -la sua vita, non trovasse d'esser stato qualche -volta irritato, non impietosito dalla sventura -d'un suo simile, per la stessa misera, vile, disonorante -ragione.... E quella voce mi fece abbassare -la fronte. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Così è: come dalla faccia placida e azzurra -del mare spuntano qua e là teste deformi di -pescicani e tentacoli orrendi di polipi, così per -le vie della città dalla lieta pace della vita ordinaria -erompono a quando a quando improvvisi -la violenza, la barbarie, il delitto, la morte, -a rammentarci che sotto all'ordine e all'armonia -apparente della civiltà infuria la lotta eterna -delle passioni e delle forze nemiche. È l'ora -della siesta; il tranvai va a rilento sotto il sole, -per una strada solitaria, tirato da due cavalli -in sudore, che par che s'assopiscano al suono -<span class="pagenum" id="Page_306">[306]</span> -cadenzato e pesante del proprio passo; una lavandaia -tarchiata, seduta in fondo, si appisola -sopra una bracciata enorme di biancheria che -le preme il ventre; accanto a lei un giovanotto -di dubbia eleganza, inanellato e infiorato, dorme -col capo ciondoloni sul petto e la sigaretta -spenta fra le labbra; tutti gli altri tacciono; il -fattorino sonnecchia; parlano soltanto due vecchietti, -seduti davanti a me, che commentano -senza fine, con voce monotona, l'ultima estrazione -del lotto. A un tratto, in mezzo a quella -quiete narcotica, scoppia un grido selvaggio: — Ladro! -Ladro! T'ho visto! Sei tu! Rendimi -i miei danari! — e voltandoci, vediamo il giovane -della sigaretta dibattersi, pallido, fra le -braccia poderose della lavandaia che l'ha agguantato -con una mano alla strozza e cerca di -cacciargli l'altra in una tasca del soprabito, -seguitando a urlargli sulla faccia: — Ladro! -Ladro! Sei tu! Rendimi i miei danari! — Il cocchiere -ferma, il fattorino accorre, altri s'interpongono, -la donna è spinta in là, il giovane è -afferrato, parecchie mani lo frugano, il portamonete -vien fuori.... — Aaaaah! — grida la -donna con un riso feroce di trionfo. Il ladro, -col capo scoperto e i capelli arruffati, bianco e -stravolto, cessata ogni resistenza, cerca intorno -con due occhi stupidi il cappello caduto e con -un moto meccanico della mano libera si tasta -la cravatta snodata.... fin che sopraggiunge una -guardia civica, che fa scender lui e la donna, -e il gruppo s'allontana dalla parte opposta al -tranvai, che riprende la corsa, mentre s'affaccia -<span class="pagenum" id="Page_307">[307]</span> -gente a tutte le porte e da tutti i canti accorrono -ragazzi. Dire che in tanti anni da che -sono al mondo non avevo mai visto acciuffare -un ladro in flagrante! Quello spettacolo mi rimescolò -il sangue come se non mi si fosse -mai presentato neppure all'immaginazione. — <i>Baloss!</i> — udii -gridare intorno a me. — Brigante! — Canaglia! — E -per un tratto di strada -feci eco in cuor mio a quelle invettive; ma -sempre più fiocamente, via via che la scena -avvenuta mi s'andava tramutando al pensiero -in un'altra; nella quale la donna era rappresentata -dall'immagine dell'Italia e il giovane -da un personaggio coperto di nastri e di croci; -ma con queste circostanze diverse: che nella -mia visione i vicini voltavano la testa dall'altra -parte per non dar noia al ladro, e i lontani s'inchinavano, -e la guardia gli faceva il saluto con -la spada. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -E ancora il malo influsso, ancora un incontro -triste, sul tranvai della linea Vinzaglio, in -via Roma: il mio buon Giors, che non guarda -più le botteghe dei salumai, che non fischia più -l'aria della <i>Carmen</i>, che non sorride più, che -ha un altro viso, ch'io non gli vidi mai, e una -voce che non riconosco. Tra una fermata e l'altra, -lentamente, con un accento triste e sempre -eguale, come se parlasse a sè stesso, egli mi -discorre di sua moglie malata che “prende una -cattiva piega„ e lo tiene in affanno. Anche questa -<span class="pagenum" id="Page_308">[308]</span> -mattina essa gli disse: — Va, Giors, va tranquillo, -tutto andrà bene. — Ma egli non ne è -punto persuaso e dice di no, con un dondolio -del capo continuo. Ieri il medico fece una brutta -faccia, una faccia.... che egli non avrebbe voluto -vedere. — E quando penso! — esclama, voltandosi -verso di me. — Una donna che non ce n'è -un'altra. Non è il caso di vantarsi, capirà bene; -ma quello che è giusto.... Levata la mattina alle -quattro, tutta la giornata al lavoro, la sera su -fino alla sant'ora, a aspettarmi con l'ago alla -mano.... E mai un capriccio, mai un soldo male -speso, mai un pensiero per sè, mai, mai un dispiacere -che m'abbia dato. Ma che dispiacere! -Mai una parola che è una parola non c'è stata -fra di noi.... — E dopo una pausa: — E cosa -faccio io se mi manca? -</p> - -<p> -E dopo una girata di freno: — Già, e cosa -faccio io se mi manca? -</p> - -<p> -E non serve fargli animo; egli segue il corso -dei suoi pensieri senza badare alle mie parole, -esclamando di tratto in tratto, con accento di -profonda pietà per sè stesso: — Ah, povero -Giors! — Quello che lo tormenta di più è di -dover restar lì al freno mentre essa è là, senz'assistenza, -a rodersi l'anima perchè la casa è -in disordine e i piccini son per la strada e lui -non troverà pronta la colazione. — Eppure, come -si fa a perder la giornata? Come si fa? Bisogna -ben mangiare, prima di tutto! — E ripete dopo -un po', come se avesse scoperto allora quella -verità: — Già, bisogna ben mangiare. -</p> - -<p> -E poi riprende l'elogio della moglie, ricorda -<span class="pagenum" id="Page_309">[309]</span> -atti suoi di bontà, sacrifici fatti per la famiglia. -Anni sono, quando egli era senza impiego -e senza aiuti, e avevano già un bimbo di -due anni, che stentavano a nutrire, una sera, -rientrando in casa con un po' di legna che era -andata a prendere alla parrocchia, la povera -donna vacillò e gli cascò quasi fra le braccia. — Cos'hai? — le -domandò. Si mise a ridere: -era passata da Catlinin, una sua amica che teneva -un banchetto di liquori, e, invitata a bere, -ne aveva mandato giù un sorso di troppo. — Ah, -non è vero! — disse lui; — fa sentire il fiato. — Che! -niente. — Tu hai digiunato! — E allora -a lei era scappato da piangere. Non aveva mangiato -in tutto il giorno per empire il marmocchio. — Ma -se ci fu verso di farglielo dire!... -No, non ce n'è un'altra compagna. Ah, povero -Giors! -</p> - -<p> -In quel punto fermò per lasciar salire un signore -e rimise subito i cavalli in moto. Ma -quegli strepitò e fece rifermare: — Ma non vede, -corpo di...., che ha ancor da salire mia moglie! — Poi, -guardatolo bene in viso, soggiunse -fra i denti: — La mattina almeno non dovrebbero -bere. -</p> - -<p> -E Giors, con una mitezza che mi commosse -più di quanto aveva detto fino allora, — <i>Ca -scusa</i> — rispose; — non avevo proprio visto. -Eh, ho la testa per aria. -</p> - -<p> -E ripartito che fu, disse di nuovo a mezza -voce, tentennando il capo e guardando lontano -davanti a sè: — Già, e cosa faccio io se mi -manca? -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_310">[310]</span> -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Poi, per vari giorni, trovai qualcuno dei miei -attori quasi a ogni corsa, come se ci fossimo -dati convegno. Trovai una mattina, sulla linea -del Ponte Isabella, il fattorino <i>marchese</i>, che dedicava -tutte le sue eleganze e le sue grazie a -una donna non più giovane, ma d'aspetto signorile, -profumata come uno zibetto; la quale lo accompagnava -di panca in panca con uno sguardo -morente. Era una maschera variopinta di attrice -smessa, di quelle donne indiavolate, in cui ricomincia -con la quarantina una seconda gioventù -più matta della prima, e che per un traviamento -dei sensi e della fantasia cercano le -avventure al di sotto della propria classe, come -certi briaconi aristocratici, giunti sul pendio del -vizio, precipitano all'osteria. Ah, malcauta! Io le -previdi sul belletto la traccia delle cinque dita di -quella terribile bruna gelosa, in presenza della -quale avevo visto il signor marchese timido e -contegnoso come un seminarista.... -</p> - -<p> -Rividi un altro giorno il “tranvaiofilo„, l'ardente -paladino della <i>Belga</i>.... in qual lavoro occupato! -Non avevo pensato mai che la passione -per la carrozza di tutti potesse salire a un tal -grado d'ardore da far discendere il dilettante a -dare una mano al cocchiere per rimettere sulle -rotaie la giardiniera fuorviata. E con che entusiasmo -spingeva, con una spalla contro il parapetto, -puntando i piedi e gonfiando il collo, -nell'atteggiamento d'un prodigo dell'inferno dantesco, -<span class="pagenum" id="Page_311">[311]</span> -fiammante nel viso e superbo di faticare -per una “santa causa....„ -</p> - -<p> -Rividi il mio persecutore sonettista, che mi si -venne a sedere accanto sull'ultima panca, con -un sorriso d'aguzzino; ma questa volta mi salvò -un operaio, seduto davanti a noi, con una pipaccia -orribile fra i denti, la quale mandava in -viso al poeta dei nuvoli di fumo così pestifero -che, dopo avermi tossito nell'orecchio una quartina, -dovette, soffocando e sagrando, rimangiarsi -gli altri dieci versi per non sputare i polmoni. -O imprecata Regìa italica, tu fosti almeno una -volta benedetta! -</p> - -<p> -E ritrovai sulla linea di Lanzo, dopo cinque -mesi, quel certo erotico sereno dalla zazzera -bianca e dagli occhi azzurrissimi, arieggiante -un pastore evangelico, ritto in fondo a una giardiniera -occupata quasi tutta dalle alunne d'un -collegio, dai quattordici anni ai diciotto, vestite -di color lilla, con una mantellina minuscola di -seta nera; le quali, conversando vivacemente -da panca a panca e torcendo i busti snelli come -solleticate da mani invisibili, presentavano ai -suoi occhi il profilo grazioso dei loro nasini scolareschi -e dei loro petti virginei: la sua giardiniera -ideale! Oh come il suo sguardo chiaro di -erotico intellettuale scorreva agile e lieto su -tutte quelle spalle e su tutti quei colli adolescenti, -come si tuffava in tutte quelle capigliature -fresche, come nuotava in quella primavera -rosata! Come si godeva i suoi dieci centesimi! -Si capiva che non sarebbe disceso per cento lire. -Ma, in via Milano, lo distrasse da quello un altro -<span class="pagenum" id="Page_312">[312]</span> -spettacolo anche più allettante. Mentre il tranvai -andava di tutta corsa, un bel pezzo di bruna sui -trent'anni, senza cappellino, con un canestro di -fiori alla mano, prese l'abbrivo dal marciapiede -e, adocchiato un posto vuoto in capo a una panca, -spiccò un salto.... e <i>là</i>, ritta sulla pedana, con -una mano alla colonnina e il canestro per aria, -nell'atteggiamento d'una cavallerizza che, passato -il cerchio, ricasca sulla sella e chiede l'applauso. -Era la famosa fioraia di Porta Palazzo, -nota a tutti gl'impiegati del tranvai per quella -sua destrezza acrobatica. Seduta che fu, in mezzo -all'ammirazione delle ragazze, parve che l'erotico -raccogliesse su di lei, in un con lo sguardo, -tutti i suoi pensieri, e stette un pezzo così, immerso -in una meditazione profonda e tranquilla, -di cui sprizzava la dolcezza dagli occhi socchiusi -e dalle labbra sorridenti.... -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -E rividi anche il cavalier Bicchierino, miracolo! -non nella solita via Garibaldi, ma sulla -linea dei Viali, più rotondo e più lustro che mai. -Doveva <i>fruire</i> d'una breve licenza estiva e far -quella corsa per ricreazione, perchè non l'avevo -visto mai in un atteggiamento di così placido -riposo, così chiaro nel viso, così palesemente -libero da ogni pensiero del “cancello„. Egli -spaziava con lo sguardo sui corsi e sulle piazze, -osservava i lunghi filari d'alberi, le botti inaffiatrici -che passavano, gli operai occupati a -sparger ghiaia e a piantare nuove acacie, e -<span class="pagenum" id="Page_313">[313]</span> -dalla sua serietà abituale trapelava l'alterezza -del vecchio torinese innamorato della sua Mecca, -il godimento della linea retta, l'ammirazione -della simmetria, la compiacenza per il buon andamento -dei servizi municipali, la soddisfazione -di vedere tutti i passanti che andavan verso il -Po tenere la destra, e tutti quelli che venivan -su, il lato opposto, come si deve fare in mia -città civile, e come non si fa, <i>dioumlo pura</i> (diciamolo -pure) che a Torino. Ma in vicinanza -del Teatro Torinese la sua quiete fu turbata. Il -fattorino esclamò; — Ah, eccole qui quelle dello -sciopero! — e vedemmo venire dal ponte delle -Benne una lunga processione di donne d'ogni -età, che ingombravano tutta la strada, levando -polvere come un armento, e mandavano fino a -noi un mormorio sordo e confuso come d'un -fiume rotto tra i sassi. Erano le operaie di non -so che opificio del Parco, scioperanti da due -giorni, che andavano alla Prefettura. Il cavaliere -si voltò bruscamente a guardarle, ed io -vidi sul suo viso un mutamento istantaneo, maraviglioso, -come d'uno a cui si attorcano tutt'a -un tratto le viscere. Non avrei meglio compreso -quello che passava nell'animo suo se si fosse -sfogato con un discorso. Compresi che quel fatto -d'uno sciopero, per sè solo, astratta ogni idea -di ragione o di torto che gli scioperanti potessero -avere e di condotta pacifica o tumultuosa -a cui fossero per attenersi, urtava violentemente -tutti i suoi sentimenti e i suoi principî, offendeva -in modo intollerabile tutti i suoi istinti, -gli faceva l'effetto d'un abuso enorme, d'una -<span class="pagenum" id="Page_314">[314]</span> -violazione temeraria di tutte le leggi, d'una perturbazione -criminosa dell'ordine sociale e naturale, -come se avesse visto le case e gli alberi -del corso rompere le file e ballare la tarantella. -Il tranvai lasciò presto la processione a distanza; -ma egli continuò a guardarla, voltato -indietro in una positura incomoda, con una -fronte così rimbrunita, con gli occhi così dilatati -e torbidi, che mi fece pietà; tanto si vedeva -che soffriva, che non poteva sopportare lo spettacolo -di quell'“anomalia„ in quel corso così -diritto, fra quelle case tutte d'un'altezza, in -quella sua Torino dove tutti camminavano con -quel bell'ordine per viali così ben tenuti. Povero -cavalier Bicchierino! Se la vedeva così, -non era già per cattivo cuore; il suo viso diceva -che era uomo da comprendere e da sentire -le miserie umane, da dar ragione ai deboli -quando chiedevano il giusto e l'onesto. Ma occorreva -che la pietà, il sentimento della giustizia -e tante altre belle cose gli entrassero senza urtare -quelle quattro idee piantate ai quattro canti -della sua mente come i quattro soldati intorno -al monumento di Carlo Alberto, ossia, che gli -scioperanti scioperassero senza cessar dal lavoro, -e andassero alla Prefettura a tempo avanzato, -a uno a uno, in punta di piedi, per trecento -strade diverse, con un bel foglio alla mano, -in cui tutto fosse esposto e spiegato in ben -conteste frasi d'ufficio. Senza cuore il cavalier -Bicchierino! Ma per pensarlo converrebbe non -sapere che di tutti i teatri d'Italia sono i torinesi -quelli in cui i drammi commoventi strappano -<span class="pagenum" id="Page_315">[315]</span> -dalle tasche un maggior numero di pezzuole -e dai petti i <i>bravo</i> più somiglianti a un -singhiozzo! E lo vidi alla prova in quella stessa -corsa, allo svolto di via Vanchiglia, dinanzi al -caso, non raro, d'una famiglia che dava l'ultimo -addio, sul predellino del tranvai, a una persona -cara, diretta alla Stazione di Porta Nuova. Era -una ragazza che partiva; il suo vecchio padre -e una sorella sciancata l'abbracciarono; la -mamma le chinò il capo sul seno, piangendo -dirottamente; il fattorino e il cocchiere non osavano -di lagnarsi del ritardo; tutti le guardavano -commossi. Ma il primo a prendere l'involto della -ragazza fu lui, Bicchierino, e con un atto così -rispettoso, con un viso così compassionevole, -con un: — <i>Ca permetta!</i> — così tremolo e così -buono, che lì per lì feci giuramento di non dargli -mai più un dispiacere. — No, povero Travet, -ancora così mal conosciuto in Italia anche dopo -la gran commedia che t'ha dato il nome, non -dirò mai più che è stretta via Garibaldi, non -taglierò mai più il <i>Popolo</i> con le dita, e se avrò -un giorno la fortuna di conoscerti, farò uno -sforzo per parlarti il più puro piemontese che -sia mai risonato sul palcoscenico del Teatro -Rossini, e non urterò alcuna delle quattro idee -guardiane del tuo cervello, anche a costo di -mettere al laccio le mie.... -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Peccato che non ci fosse lui.... Ma no, perchè -forse, anche commovendosi, egli avrebbe visto -in quella scena un esempio di confusione di -<span class="pagenum" id="Page_316">[316]</span> -classi, che poteva offendere nell'animo suo il -sentimento dell'ordine sociale. Ma per me fu la -scena più gentile che mi fosse occorsa mai -sulla carrozza di tutti. La giardiniera s'arrestò -all'angolo di via Maria Cristina e di via Baretti, -dove l'aspettava un vecchio muratore, con la -giacchetta sulle spalle, sostenuto per un braccio -da un murator giovane, che l'aiutò a salire, facendogli -qualche raccomandazione, e lo salutò, -dicendogli: — In gamba! — Quello sedette a -sinistra d'una bella signorina bionda, un'adolescente -precoce dal viso di bimba, alla quale i -capelli d'oro, le carni rosee, il vestito bianco -davano come uno splendore diffuso, in cui il -sorriso, ogni volta ch'ella sorrideva alla cameriera -seduta alla sua destra, pareva una luce -nella luce, e rivelava il pensiero ancor fanciullesco. -L'operaio, si capiva, era stato colto da -qualche male improvviso e costretto a lasciare -il lavoro: teneva ancora il cappello di sghembo -sui capelli grigi arruffati, come forse glie l'avevan -messo rialzandolo da terra; stava come -accartocciato, col viso smorto e col mento sul -petto, e i suoi occhi esprimevano quel senso di -tristezza scorata e paurosa che desta ogni malore -repentino in quell'età, insidiata dalla morte. -Davanti e dietro di lui c'erano signore e bambini -eleganti; sulle altre panche la solita gente -varia; da ogni parte uno sventolìo vivace di -ventagli e di cappelline. A un tratto, mentre si -sboccava sul corso Vittorio, s'intese un grido. -Era la signorina bionda, a cui il muratore, preso -da deliquio, aveva abbandonato il capo sulla -<span class="pagenum" id="Page_317">[317]</span> -spalla. Il suo primo senso fu di sgomento, e -scattò indietro; ma si riebbe nell'atto stesso -per sorreggere il vecchio che cadeva, e non -potendo tenerlo con le mani, lo rialzò facendo -forza con tutta la persona, lo rimise nell'atteggiamento -di prima e porse la spalla al suo capo -morto, che vi ricadde su pesantemente, perdendo -il cappello. Tutto questo in un attimo. Ah, brava -<i>tota</i>! Com'eran succeduti pronti sul suo bel viso -d'inglesina al terrore la risoluzione e al ribrezzo -la pietà, e com'era angelicamente bella, così, -pallida dalla commozione, ma ferma e quasi -altera, con quella fronte splendida inclinata -verso quella povera testa di vecchio operaio -senza vita, che s'appoggiava a lei come a una -figliuola! Il tranvai si fermò; accorsero alcuni -per prendere il malato; ma una boccetta d'essenza, -ch'era passata di mano in mano, gli aveva -già fatto riaprire gli occhi e rialzare la fronte. -La signorina raccolse il cappello chiazzato di -calce e glie lo rimise sul capo con garbo, sfiorando -con le sue piccole mani bianche i suoi -capelli grigi, gli riaggiustò la giacchetta sulle -spalle, lo aiutò a discendere mettendogli le palme -sotto i gomiti, lo guardò mentre s'allontanava -accompagnato da due passanti, e quando il -tranvai ripartì, espandendo l'animo oppresso -dalle commozioni diverse, prima sorrise ai presenti -che la guardavano, e poi ruppe in pianto. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_318">[318]</span> -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -O benedetta carrozza di tutti!... Eppure c'è -chi dice corna di te e ti vorrebbe a terra. Fu -un atto d'accusa in tutte le forme, un vero stroncamento -dell'istituzione quello che fece l'ultimo -giorno del mese, in un carrozzone chiuso di via -Lagrange, in cui m'aveva cacciato la pioggia, -un grosso medico panciuto e arcigno, dai capelli -rossi e dagli occhiali verdi. Egli si sfogava -con un amico seduto in faccia; ma tutti gli altri -ascoltavano e se la godevano, approvando, per -eccitargli la vena. Aveva preso le mosse da un -suo nipote, un giovanottone di diciott'anni, forte -come un bufalo, che non era più buono a andar -da Piazza Savoia a Piazza Venezia senza farsi -tirare da due rozze. Era una vera epidemia di -pigrizia, diceva, quella che i tranvai avevano -portato nella cittadinanza. Tutti quelli che avevan -dei soldi da buttar via non camminavano -più. In verità. Egli conosceva centinaia di poltroni -sani come lasche, per i quali il fare un -chilometro a piedi era diventata una delle dodici -fatiche d'Ercole. — Si sfibra la razza, positivamente; -gli uni perdono le gambe, gli altri -il cervello. Non vedete i due eccessi opposti? -C'è una razza di vecchi matti che per far del -moto si sciupano i polmoni e arrischian le ossa -sulla bicicletta, e un esercito di giovani che non -fanno più trecento passi al giorno coi propri -piedi. È un incarognimento generale, mi scusino, -è la vera parola; e lascio stare che se si -<span class="pagenum" id="Page_319">[319]</span> -spendesse in beneficenza la metà dei denari -che si sprecano per farsi portare da una cantonata -all'altra, si darebbe del pane a migliaia -d'affamati. Ma certo. I tranvai! Ma sono un'istituzione -funesta all'igiene, veicoli d'aria viziata, -che hanno soppresso la passeggiata stimolante -prima del pranzo, la passeggiata digestiva dopo -cena, le camminate regolari da casa all'ufficio.... -Non vedete quanta obesità gira per Torino da -dieci anni a questa parte? Non c'è da ridere. -Vi dico che cresce l'adipe in un modo spaventoso. -Si vedon delle signore di trent'anni che -paion palloni, degli uomini di quaranta che -paion botti. Un incarognimento, ripeto. E chi -vivrà fra cinquant'anni vedrà passare dei carrozzoni -che parranno stie piene di galline faraone -e di tacchini ingrassati per il Natale! — Tutti -ridevano. E benchè ridessi anch'io, m'inquietò -nondimeno un poco il timore di addossarmi -col mio libro una parte anche minima -di colpa della futura pinguedine d'Italia. E rimasi -pensieroso davanti a quella visione comica -d'un popolo di lune piene e di pancie enfiate. — Però, — pensai, — per -il popolo italiano.... -c'è tempo. -</p> - -<div class="chapter"> -<p> -<span class="pagenum" id="Page_320">[320]</span> -</p> - -<h2 id="cap9">CAPITOLO NONO.</h2> -</div> - -<p class="indr"> -Settembre. -</p> - -<p> -Il settembre porta sui tranvai un soffio di vita -nuova. Vi comincio a rivedere figure note di -<i>travet</i>, ch'erano scomparsi, rinverditi da un -mese di licenza, signore imbrunite dai venti -del mare, visi vivaci su cui preluce la gioia del -“viaggio circolare„ o della vendemmia, e reduci -dalla villeggiatura, i quali si riconoscono -allo sguardo quasi di forestieri che girano su -Torino, non più veduta da un pezzo, salutandola -con un sorriso che rivela il gusto rinascente -degli agi e degli svaghi della vita cittadina, e -facce esotiche di viaggiatori di passaggio, che -ad ogni crocicchio si voltano di qua e di là a -guardar la fuga delle vie sconosciute. Famiglie -intere in abito di campagna, tornanti dai bagni -o dai monti per ripartire per la collina, ingombrano -le giardiniere di valigie e di scatole, tutti -eccitati dal piacere del viaggio, e spandono -sulla noia dei passeggieri abituali, sonnecchianti -<span class="pagenum" id="Page_321">[321]</span> -durante le corse obbligate per le vie polverose, -un alito di frescura, degli effluvi d'alghe e di -boschi, che danno loro miraggi confusi di ville -bianche, di valli verdi e di marine azzurre. E -cresce la noia quando il tranvai riprende il suo -aspetto solito per le lunghe vie solitarie, dove -non s'incontrano che pochi passanti col cappello -da una mano e il fazzoletto dall'altra, in mezzo -alle lunghe file di finestre chiuse, che par che -dai vani delle persiane versino giù il silenzio -morto dei quartieri abbandonati e tenebrosi. E -per i relegati nella cinta daziaria s'aggiunge -alla noia il dispetto al veder quell'eterna collina -e quell'Alpe eterna che appaiono ai capi -opposti delle strade come un invito beffardo, -come una provocazione maligna. Tra questi son -io, e per giunta alla noia e al dispetto ho il -rammarico di non veder più che assai raramente, -fra quel succedersi continuo di facce -nuove, che invadono la mia sala di studio ambulante, -i cari attori della mia compagnia. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -I primi che rivedo, discesi freschi freschi dalla -montagna col loro idoletto, sono Taddeo e Veneranda, -sulla linea solita dei viali, tutti e due -ingrassati ancora, con due facce che paiono il -ritratto della beatitudine. Sono stati venti giorni -all'Ospizio di San Giovanni d'Andorno: mi decantano -il paesaggio, l'aria, l'acqua, il pane, la -cortesia della gente; ma son felici sopra tutto -d'aver riportato la bambina fiorente di salute. -<span class="pagenum" id="Page_322">[322]</span> -È, infatti, uno splendore, ed io assisto al suo -trionfo. Ritta in mezzo a loro sull'ultima panca, -vestita di rosa, coi suoi folti capelli castagni -tagliati sulla fronte e sparsi sulle spalle, coi -braccini nudi segnati ai polsi di due risegoli da -lattante, essa tempesta padre e madre di domande, -apostrofa i vicini, ride e trilla agitando -le manine per aria, spande tutt'intorno la luce -della sua bellezza e la musica della sua allegria. -Quel visetto di Madonna, quell'esuberanza -di vita richiamano a poco a poco l'attenzione di -tutti. Si voltano prima dalla panca davanti due -signorine, che le rivolgon la parola e le carezzano -i capelli; poi dalla panca più in là si volta -tutta una famiglia a guardarla e a farle dei -cenni, a cui essa risponde mandando dei baci; -poi altri più distanti, ragazzi, ragazzine e signore, -attirati da quel continuo trillìo, si girano -e le sorridono; e sotto tutti quegli sguardi -ammiratori, al suono di tutti quei saluti amorevoli -la piccola attrice raddoppia di vivacità, -si fa più rosea e più bella, sfavilla e trionfa -come un angiolo in gloria. <i>Che diveniste allor</i>, -poveri Taddeo e Veneranda? Si danno anche -nella vita dei più oscuri di queste giornate gloriose, -che rimarranno nella mente loro fino agli -ultimi anni, come raggi di sole. Un padre e una -madre che vedessero incoronare il figliolo in -Campidoglio non potrebbero dar segno d'un'ebbrezza -più grande di quella che splende sulle -facce rotonde di questi due buoni pacioni, ai -quali brilla una lacrima negli occhi ed esce il -fiato a stento dalle labbra tremanti, come se la -<span class="pagenum" id="Page_323">[323]</span> -gioia li soffocasse. E fanno uno sforzo per contenersi; -ma a un certo punto la mamma non -ci regge più: bisogna che si stringa al cuore -quella creatura benedetta a cui deve l'ora più -bella della sua vita; e Taddeo, per dissimulare -la sua commozione, voltando verso di me il -viso raggiante sotto al velo d'un'indifferenza -forzata, mi dice con voce tremula e quasi spirante: — Pare -che il tempo si sia rimesso; -ma.... è difficile.... che duri. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Il secondo che ritrovai fu il pittore, che mi -saltò accanto una mattina sopra una giardiniera -di via Roma, allegro come se avesse avuto il -primo premio all'Esposizione triennale. — Già -<i>rinurbato</i>? — gli domandai. — No, — rispose, — sto -ancora a Perosa; ma mi <i>rinurbo</i> tre volte la -settimana. — Tre corse a Torino la settimana, per -uno che non aveva affari e che stava a due -ore e mezzo di strada ferrata, mi parvero molte; -e raffrontando la sua nuova allegria con l'umor -nero dell'ultima volta, pensai che dovesse -avere qualche forte cagione. Gli domandai in -qual modo gli fosse passata quella grande avversione -per la geometria di Torino, per le file -dei cubi gialli, per le strade tutte pari, dove gli -pareva di ritrovarsi sempre alla stessa cantonata. -Mi rispose sorridendo che era passata; -ma in qual modo, non disse. — È l'antipatia per -le figliole di Borea, per gli angioli d'alabastro, -per le signorine tutte ritagliate con un solo giro -<span class="pagenum" id="Page_324">[324]</span> -di forbici sopra un foglio ripiegato in cento? — Ah! — rispose, — era -un brutto periodo per -me.... Tutti ne hanno. Ma ora.... tutto è cambiato. — -</p> - -<p> -— Ha dunque rinunciato alla ricerca coniugale -sui tranvai? o ha già trovato? -</p> - -<p> -Si mise a ridere, colorandosi un poco alla -sommità delle guance, e cambiò discorso subito, -affollando le parole. Aveva rinunziato definitivamente -a scoprire il mistero della signora delle -coincidenze. — Ah, è più forte di me! — disse. — Non -ce la posso! — E mi raccontò che un -giorno, incaponito, aveva voluto tenerle dietro -a ogni costo. Trovatala sulla linea dei Viali, -l'aveva vista scendere all'imboccatura di via -Cristina e salire sul tranvai di Ponte Isabella; -ed era sceso e salito anche lui; ma, arrivata -in piazza Cavour, quella era scesa, e aveva -preso il tran vai della barriera di Casale; e lui -giù e su da capo; e lei giù per la terza volta -in piazza Vittorio Emanuele, dov'era rimasta -a aspettare il tranvai di Vanchiglia; e giù lui -pure ad aspettare lo stesso tranvai a venti -passi di distanza; ma all'arrivo di questo, vedendo -ch'essa lo lasciava passare, benchè ci -fosse posto, per aspettare il successivo, egli -aveva finalmente desistito dall'impresa e se -n'era andato via, con la curiosità in corpo, più -arrabbiata di prima. -</p> - -<p> -Durante una di quelle corse, appunto, le aveva -visto aperto fra le mani uno di quei piccoli album -da dieci centesimi, della casa di pubblicità -del Massarani, nei quali sono segnate in -<span class="pagenum" id="Page_325">[325]</span> -rosso, sul tracciato delle strade, tutte le linee -di Torino, ed essa l'andava sfogliando e osservando -pagina per pagina, come un ufficiale di -Stato Maggiore che studi la carta topografica -delle grandi manovre. Chi sa che vasti piani di -strategia tranviaria, che intricate combinazioni -andava escogitando, di corse e di controcorse -e di finte mosse e di giri viziosi, e chi sa mai -con che scopo, e per forviare chi, e per riuscire -dove? Mistero profondo! Era meglio non -pensarci più; l'impresa era disperata. -</p> - -<p> -Ma mentre diceva questo io vedevo bene che -pensava ad altro, che aveva in cuore una contentezza -a cui quel racconto serviva come il -ventaglio alle signore per nascondere certe -espressioni involontarie del viso. Tra una frase -e l'altra guardava di qua e di là tutti i tranvai -che passavano vicino o lontano, aguzzando gli -occhi, come se in ciascuno ci potess'essere -qualche persona ch'egli cercava; e il suo aspetto -e i suoi modi eran quelli di chi ha un pensiero -bello e felice che s'intromette in tutti i suoi -pensieri, un'immagine a cui parla in segreto -anche parlando ad altri d'altre cose, e che -danza tra lui e tutti gli oggetti come i globi di -fuoco che vediamo per aria dopo aver fissato -gli occhi nel sole. -</p> - -<p> -A un certo punto non mi potei più tenere e -gli dissi ex abrupto: — Andiamo, a che serve -fingere? Mi dica la verità. Lei <i>ha trovato</i>, e non -mi vuol far la confidenza per timore ch'io la -metta nel mio libro. -</p> - -<p> -Questa volta diede in un ridere così forzato e -<span class="pagenum" id="Page_326">[326]</span> -stonato che tenni per certo d'aver colto nel segno. -Sì, il timore soltanto di esser messo in -stampa lo tratteneva dal farmi la confessione. -E continuò a dir di no, scrollando il capo e sorridendo, -e guardandosi la punta d'uno stivaletto, -come se ventilasse in cuor suo se doveva -persistere a negare o sfogar la sua voglia di -dirmi tutto. — Ebbene.... — cominciò. -</p> - -<p> -Io porsi l'orecchio per ricever la confessione. -</p> - -<p> -— Ebbene.... no — disse ridendo — se fosse -vero.... cioè, quando sarà vero, lo dirò a lei -prima che a ogni altro; ma.... non è ancora. -</p> - -<p> -— Il suo <i>non è ancora</i> è una traduzione traditrice -di <i>è già</i>. Non mi può dire almeno la linea -su cui l'ha veduta la prima volta? È un -indizio così vago! -</p> - -<p> -— Ebbene.... la linea del Ponte Isabella. -</p> - -<p> -— Carrozzone chiuso o giardiniera? -</p> - -<p> -— .... Carrozzone chiuso. -</p> - -<p> -Ed era tanto rimbambinito nella sua passione -che, detto quello, mi guardò con una certa diffidenza, -come se io avessi già tanto in mano -da poter scoprire la persona. — Non importa, — gli -dissi — le assicuro che la scoprirò prima -che lei si confessi. — E mentre scendeva, gli -domandai se fosse proprio preso sul serio. -</p> - -<p> -Egli mi mise una mano sulla spalla e la bocca -all'orecchio e con un accento di passione di cui -non l'avrei mai creduto capace, così inaspettatamente -caldo e profondo che mi diede una -scossa: — Ah! — esclamò — da perderne la -testa! -</p> - -<p> -E messo il piede a terra, mentre il tranvai -<span class="pagenum" id="Page_327">[327]</span> -ripartiva, si voltò da un'altra parte per nascondermi -la vergogna d'essersi tradito così, da quel -buon fanciullone ch'egli era. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -E finalmente, dopo tre mesi e più, riecco una -mattina donna Chisciotta, che esce quasi di -corsa dalla Stazione di Porta Susa e sale sul -tranvai della barriera di Casale, tirandosi dietro -tre marmocchi e un facchino carico di roba, -tutta infiammata nel viso, con un cappellino -bellicoso messo alla diavola e un panierino alla -mano, dal quale spuntano delle ciambelle. Dove -aveva preso quei tre piccoli mobili, dalla testa -rapata, vestiti tutti a un modo e puliti come -specchi, ma visibilmente di razza povera, che le -stavano appiccicati e le sorridevano come a -una mamma? Che ne avesse fatta “qualcuna -delle sue„ lo indovinai alla prima; ma per capire -di che specie fosse dovetti aspettare ch'essa -attaccasse conversazione con una vecchia signora, -che la interrogò per indiretto, accarezzando -i bimbi, e guardando lei curiosamente. -I due maschietti, disse, s'eran rimessi bene; bastava -guardarli in viso; ma la bimba non era -migliorata gran che. Le bisognava una cura -lunga, e per questo ella si sarebbe intesa con -sua madre, a cui la riportava. E si diffuse in -particolari sulla malatina, fissando ogni tanto -su quel visetto pallido l'occhio inquieto e amoroso, -come se volesse colorirlo con lo sguardo. -In fine, capii che erano poveri ragazzi mezzo -<span class="pagenum" id="Page_328">[328]</span> -rachitici, di tre famiglie diverse, ch'essa aveva -presi in tre soffitte della propria casa, e portati -per venti giorni in Val Sesia, nella sua villa, dove -da vari anni manteneva ogni estate, a spese -proprie, una piccola <i>colonia alpina</i> di bimbi -gracili. E poichè la vecchia signora la lodò, dicendole -dolcemente che se tutte le signore avessero -fatto altrettanto, migliaia di ragazzi poveri -avrebbero riacquistato la salute, essa respinse -la lode, scrollando il capo, rattristata tutt'a un -tratto, sconfortata dal pensiero della propria -impotenza, della povertà dei suoi sforzi solitari -di fronte all'immensità dei bisogni, alla moltitudine -innumerevole dei bambini malaticci che -rimangono in città nei mesi caldi a bere l'aria -avvelenata di stamberghe sudicie e oscure. E -ripeteva, certo senza saperlo, il grido del Tolstoi: — Che -cosa fare? Ma! Che cosa fare? — con -un accento così caldo e così doloroso, da -far comprendere che quel pensiero le soffocava -in cuore ogni soddisfazione dell'opera buona -compiuta; e anche più del suo accento lo dicevano -aperto i suoi grandi occhi neri e sporgenti -che, nel fissarsi su quei tre visi, esprimevano -una pietà scontenta, un amaro rammarico -che fossero così pochi, tre! tre soli, e non -trenta, e non trecento, e non trenta mila, come -la sua ardente carità avrebbe voluto. — Ma! Che -cosa fare? — Fui a un punto dal risponderle: — Quello -che fai tu, intanto, o anima bella! — Ma -vedete un po': questa risposta così gentile e -rispettosa, se glie l'avessi fatta davvero, anche -col <i>lei</i>, m'avrebbe valso una presa d'impertinente -<span class="pagenum" id="Page_329">[329]</span> -o di matto; tanto le convenienze fittizie, -nel commercio sociale, fanno a pugni con la -sincerità e con la poesia! Ma poichè la risposta -glie la posso dar con la stampa, <i>imprimatur</i>. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Per vari giorni non ritrovai più altri; ma in -compenso, raccogliendo dei frammenti di discorsi -nei carrozzoni e nelle giardiniere, feci la -scoperta d'una nuova famiglia d'originali: gli -sbeffatori della villeggiatura e dei villeggianti: -cittadini che, trovandosi bene a Torino anche -nel cuor dell'estate e preferendo il <i>Caffè romano</i> -e le corse serali in tranvai a tutte le delizie -campestri, si burlano di tutti quegli imbecilli, i -quali, per ubbìe igieniche o per ostentazione di -signoria, rinunciano a tutti i comodi della città -e si vanno a rintanare in bicicocche solitarie, -anche in rasa pianura, dove arrostiscono dal -caldo e cascano a pezzi dalla noia. Giorni fa -era un grosso signore sbracato che canzonava -con molt'arguzia certe famiglie, le quali dalla -villa tempestano di lettere supplichevoli gli amici -lontani perchè vadano a sbattere con una visita -la malinconia mortale delle loro giornate, -e quando uno ce ne casca, lo accolgono con -tale espansione di gratitudine da moverlo a -compassione della loro esistenza. Avantieri era -un impiegatuccio rinfichito che si rallegrava -della stagione pessima pensando ai villeggianti -di montagna, i quali, sorpresi dal freddo precoce, -<span class="pagenum" id="Page_330">[330]</span> -condannati alla reclusione dalla pioggia, devono -covare il fuoco come in gennaio, per giornate -eterne, sospirando amaramente Torino, -rabbiosi di non aver il coraggio di ritornarvi. -E ieri sera, da un vecchietto elegante, con la -bocca tutta da una parte, intesi mettere in burletta -una famiglia che, per la vanità di farsi -credere in campagna, tien tutte le persiane -chiuse e non esce che di notte, menando una -vita miseranda e vergognosa di malfattori braccati -dalla polizia. Non tutti, peraltro, sentono il -bisogno feroce di condire il proprio piacere -con rimmaginazione del dispetto altrui. Trovo -sul tranvai delle facce ilari di giubilati che si -godono l'estate con tutti i sensi, nuotando voluttuosamente -nel caldo addormentatore dei loro -incomodi, contenti della città meno affollata e -meno rumorosa, e delle giornate lunghe che -dimezzano il tormento dell'insonnia, riavuti dal -sole come le biscie. Fra questi è il mio buon veterano, -il quale, uscendo una mattina dal suo numero -43, sale sulla giardiniera di via Garibaldi -con Ciuchetto fra le braccia, e mi rivolge la parola -amichevolmente, con quell'effusione allegra -e verbosa che dà ai vecchi il sentimento -insolito della piena salute. E sta bene davvero, -e sarebbe pienamente felice se il suo piccolo -amico non avesse avuto una zampa sciupata -dalla ruota d'un carretto; per cui da una settimana -egli è costretto a portarlo in braccio a -“prender aria.„ Povero vecchietto! Sentendosi -forte, ha fatto uno sproposito: una gita ai laghi -d'Avigliana, con biglietto d'andata e ritorno, tutto -<span class="pagenum" id="Page_331">[331]</span> -solo, e ne è tornato soddisfatto, niente stanco. -E poi è contento dei “grandi onori„ con cui è -stato ricevuto da Makonnen il Nerazzini, <i>uomo -di testa</i>, che dà a sperar bene dei negoziati, -ed esprime tutta la sua gioia di devoto monarchico -per il matrimonio del principe di Napoli, -e una tenerezza paternamente ammirativa -per la principessa; — <i>bella persona, bella persona</i>. -Parla di questo matrimonio come d'un -avvenimento ch'egli avesse bisogno di vedere -per viver tranquilli i suoi ultimi giorni e chiudere -gli occhi in pace. — Se mi guarisse presto -questo qui! — dice poi, accarezzando il -cane, che mugola dalla gratitudine e tira a leccargli -il viso. — Creda, è stato un <i>dispiasì gross</i>. -È l'ultimo amico del povero vecchio. Già, non -si scherza: son settantotto e mezzo, sa lei? -Del resto, non mi lamento. Digerisco bene da -un tempo in qua, e non tutti, all'età mia, possono -dire altrettanto. Giusto, ci ho un vecchio -camerata, che non sta punto bene. Vado ora a -trovarlo. Questo tranvai mi porta proprio sull'uscio. -Gran comodità, non è vero? Con queste -belle giornate, in special modo. Lei scende già? -Ah no, badi; non scenda fin che sia fermo. <i>Si -ha un bell'esser giovani</i>, una disgrazia è presto -accaduta. Così, grazie, e altrettanto. Buona passeggiata. -<i>Cerea.</i> — È felice! O anima umana, -mal paga del mondo, assetata dell'Infinito, e contenta -di così poco! -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_332">[332]</span> -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Faccio un'altra scoperta, di natura opposta -alla precedente e ristretta al solo bel sesso: -quella d'uno stato d'animo che si potrebbe definire: -la <i>musoneria settembrina</i>. Vedo sui tranvai -molti visi di signore e di signorine di cattivo -umore, come tormentate da un dispetto -sordo e immobile, che traspare dagli occhi fissi -e guizza sulle labbra strette; e ne leggo la cagione -nelle occhiate oblique che, al passar vicino -alle stazioni, lanciano sulle signore in abito -da viaggio, a piedi e in carrozza, che vanno -dal lato della partenza, con un gran corredo -di cappelliere e di borse. Ah, esse non appartengono, -no, alla famiglia degli sbeffatori della -campagna. Sono mogli e figliuole di poveri borghesi, -ai quali la professione o la borsa vietano -le dolcezze del “silenzio verde„, sono condannate -e non rassegnate al domicilio coatto cittadino, -rabbiose contro Torino, e contro la schiavitù -o la pitoccheria coniugale o paterna, e -contro le amiche partite, di cui prevedono, al -ritorno, gli sguardi trionfanti e le interrogazioni -compassionevoli. Come s'indovina tutto quel -che mulinano quelle piccole teste fiorite durante -le lunghe corse delle giardiniere! È il mese dei -viaggi, delle gite alpestri, delle regate sui laghi, -delle feste d'addio nelle case di bagni, delle -chiassose scarrozzate da villa a villa, rallegrate -d'incontri inattesi e d'ardite galanterie e di -dolci colloqui nell'ombra e d'una gioconda libertà -<span class="pagenum" id="Page_333">[333]</span> -spensierata che la città coi suoi mille -occhi aperti e la casa con le sue mille piccole -cure non consentono. Tutte queste visioni danzano -davanti a quegli occhi socchiusi che guardan -lontano, al di sopra delle teste ciondolanti -dei cavalli, in fondo ai viali lunghissimi e bianchi, -l'orizzonte velato dai vapori estivi. E dietro -a quelle fronti accigliate si preparano intanto -le allusioni amare, le satire coperte, le rampogne, -che ricadranno all'ora di desinare e di dormire, -in suono di lamento o di condanna, sulle -spalle d'un infelicissimo, ridotto ad aver paura -della tavola e del letto come di due macchine -di tortura. In verità, vedo dei bei visetti in cui -la musoneria settembrina è così dura e provocante -che, quando salgono o scendono, mi scanso -con timore, come si fa con quegli spadaccini -attaccalite che cercano un pretesto per bucar -la pelle al primo venuto. E sono alle volte -molte insieme, son giardiniere cariche di rancori -coniugali, di polvere da guerra domestica, -nelle quali mi piglia un malessere come a viaggiare -in un treno che porti delle sostanze esplosive. -E toccano anche a me degli sguardi ostili -che dicono: — Devi essere anche tu uno di -quei mariti aguzzini che fanno spasimar la moglie -in città nel mese di settembre; — e se mi -par qualche volta che uno di quegli sguardi -s'addolcisca incontrando il mio, la mia vanità -è castigata subito da uno sbadiglio mal frenato, -che mi dice in faccia: — Ooooh.... non s'illuda; -mi secca anche lei. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_334">[334]</span> -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Eppure, anche sul tranvai, aiutandosi un po' -con la fantasia, si può goder la campagna. Io -ci fo delle escursioni piacevolissime. Percorsi -per la prima volta tutta la linea della barriera -di Lanzo, e fu per me un vero viaggio di scoperta: -l'osservatore s'ingrandisce il mondo. Passato -il ponte sulla Dora e svoltato da via Ponte -Mosca sul largo corso Emilia, si sente come -il piacere dell'uscir da una folla: il respiro, lo -sguardo, il pensiero più libero, un rasserenamento -dello spirito che mette voglia di cantare. -Attraversata la strada ferrata di Lanzo, non par -più di essere a Torino. La città, a poco a poco, -si traveste di gran signora in borghesuccia di -campagna, spianando la fronte e prendendo -un aspetto placido e ingenuo. Le case diradate -si parano di lenzuola e di pezze di bimbi, come -per il passaggio d'una processione; le botteghe -sporgon fuori le insegne di cent'anni fa; le -piazzette si congiungono con gli orti, le vie laterali -si stringono in viottole che si perdono -nel verde ai campi, e si va fra lunghi muri di -cinta d'officine e di ville solitarie, fra assiti -di giochi di bocce e larghi fossi, dove corre -l'acqua fino agli orli, cantando la ninna nanna -alla via che sonnecchia. Poi appaiono i primi -terrazzini di legno, con le scale di fuori, le -prime aie, i primi usci a cui è attaccata l'immagine -d'un Santo da un lato e dall'altro un -avviso della Prefettura; e qua e là vacche pascolanti, -<span class="pagenum" id="Page_335">[335]</span> -bimbi arsi dal sole e donne coi piedi -scalzi; e in ogni parte una quiete, un silenzio, -che il rumor del tranvai, dov'è con me un -solo passeggiere addormentato, vi echeggia ed -empie l'aria come lo strepito d'una corriera -in un villaggio deserto. E là veggo scritto sopra -un usciolo chiuso: <i>Teatro Gianduja</i>, e trovo -degli annunzi in stampatello d'altri teatri sconosciuti: -<i>Teatro della barriera di Lanzo, Teatro -Manzoni</i>; nel quale si rappresenta <i>Kean, sublime -capolavoro di Alessandro Dumas</i>. O che -malinconia è questa che mi salta addosso tutt'a -un tratto di venirmi a chiudere in una di quelle -piccole case dormenti, pure sapendo che ci vivrei -di tristezza, anzi appunto per viverci così, -per sentir più profondamente la solitudine sul -confine della città rumorosa? Tentazioni nere -di soldato imbelle della vita! Ma questi pensieri -volan via alla barriera, dove la piccola stazione -della Madonna di Campagna, il sobborgo arioso -che mi s'apre di fronte, e il via vai delle guardie -daziarie, dei carrettieri e delle donne in mezzo -ai carri e ai banchi di frutta e sull'alto cavalcavia -della strada ferrata, mettono una vita, una -gaiezza di movimento cittadino e di lavoro campestre, -che m'entra nell'animo. Discendo per -aspettare che si riparta, m'affaccio per curiosità -all'uscio d'un carrozzone senza finestre, e -là dentro, in un gruppo di fattorini e di cocchieri -pasteggianti allegramente in mezzo alla batteria -dei canestri, riconosco il giovane dantista, che -sgranocchia una frittata col tegame in mano, e -che, appena vedutomi, — Oh diamine — esclama; — come -<span class="pagenum" id="Page_336">[336]</span> -mai è venuto fin qua, ai confini del -mondo abitato! Guardi, guardi che bella sala -da pranzo.... -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">e come il pan per fame si manduca.</p> -</div></div> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Il tranvai s'era già mosso quando lo fece fermare -un operaio che veniva dalla parte di Madonna -di Campagna, barcollando e brontolando, -con la testa ciondoloni. Ci mise un bel pezzo -a salire e si lasciò cascare sulla panca come -un sacco. Allora soltanto riconobbi <i>Desbottonass</i>, -che si doveva essere sborniato in qualche osteriaccia -dì fuor di porta, impolverato da capo -a piedi, coi capelli sulla fronte, una cicca in -bocca e la cravatta sciolta. M'accorsi subito -che in quei due mesi caldi trascorsi dopo l'ultimo -nostro incontro la briachite cronica aveva -fatto in lui dei guasti terribili. Mi fissò un momento -con gli occhi imbambolati; ma non mi -riconobbe. Si capiva dal modo come girava -intorno lo sguardo irritato che aveva una gran -voglia di attaccar lite. E l'occasione era bell'e -pronta. -</p> - -<p> -Quando il fattorino dantista sì presentò a domandargli: — Da -due o da tre! — egli stette -un po' pensando, e poi bofonchiò: — <i>Mi voo -a la Crocetta</i>; — e senza dubbio s'era fissata -quella meta lì per lì, senza un determinato proposito, -per quella smania che hanno i briachi -d'andar lontano, alla ventura, verso osterie sconosciute, -per allargar l'orizzonte della sbornia. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_337">[337]</span> -</p> - -<p> -— Allora, — riprese il fattorino — da tre. -</p> - -<p> -L'uomo tirò fuori lentamente un soldo dalla -tasca dei calzoni e glie lo mise nella mano; -poi, dopo aver molto frugato in un'altra tasca, -ne tirò fuori un altro e lo aggiunse al primo; -e punto. -</p> - -<p> -— Per la Crocetta son tre — ripetè il fattorino; — ancor -uno. -</p> - -<p> -Quello scattò. — Ma che tre! <i>Questa l'è nœuva!</i> -E perchè tre?... <i>Mi ne paghi duu.... Mi n'hoo -semper pagaa duu</i>.... -</p> - -<p> -E insistendo il fattorino, egli si voltò verso -un signore che aveva accanto, e gli dimandò -col viso sul viso: — <i>E lù, ch'el disa, quanti ghe -n'ha pagaa lù?</i> -</p> - -<p> -Il signore rispose che n'aveva pagato due. -</p> - -<p> -— <i>Ah! el ved donca.... e perchè lù duu e mi -trii? Oh questa l'è ona bella giustizia!</i> -</p> - -<p> -— Ma il signore, — gli osservò il fattorino, — va -soltanto fino a piazza Carlo Felice, e fa -due soldi; lei va a capo linea, e fa tre. -</p> - -<p> -— Ma che capo linea! <i>Mi g'hoo minga ditt a -capo linea!... Mi disi la Crocetta.... Soo nanca -coss'el sia el capo linea.... El regolament el dis: — Duu!</i> — e -il resto son mangerìe. -</p> - -<p> -E seguitò un pezzo, smozzicando le parole fra -i denti e la cicca, declamando, apostrofando ora -l'uno ora l'altro dei passeggieri. Non era chiara? -Chiedevano di più per intascarli; era una camorra -impiantata per spogliare il popolo; tutti -parenti di Casa Mangioni. Il fattorino tentò ancora -di persuaderlo, un po' sul serio, un po' ridendo; -ma dovè smettere per andar da altri, e -<span class="pagenum" id="Page_338">[338]</span> -passandomi accanto mi disse piano: — Ha visto -che tipo? A momenti lo piglio <i>per la cuticagna</i>; -non c'è altro. — Poi ritornò da lui e ricominciò -la prova. -</p> - -<p> -Ma quello non gli badava, inveiva contro un -biciclista che accompagnava da un lato la giardiniera, -come un cavaliere di scorta a una carrozza, -discorrendo tranquillamente con un passeggiere -suo amico, seduto all'estremità d'una -panca. Quell'accompagnamento in bicicletta, non -so perchè, pareva a <i>Desbottonass</i> un abuso enorme, -una intollerabile mancanza di rispetto alla -“compagnia„. Gridava al biciclista che se n'andasse -per i fatti suoi, che <i>l'era minga permess</i>, -ch'egli non aveva mai visto un'impertinenza simile.... -Poi, tutt'a un tratto, balzò in piedi, e appoggiandosi -alla spalliera davanti come a una -tribuna, gridò ai baracconi di Porta Palazzo: — <i>Mi -sont de l'opposizion!</i> — e ripiombò sulla -panca. -</p> - -<p> -Dopo un po', il fattorino ricominciò a ragionarlo, -e pareva già quasi persuaso, quando in -piazza Carlo Felice, essendo salito accanto a -lui un signore che pagò due soldi per la Crocetta, -egli mise un grido di trionfo: — <i>Ah! el -ved donca.... quest chi el và a la Crocetta e ne -paga duu.... Ma se 'l disevi!... E mi trii, eh, fiœui -de cani, e mi trii? E perchè mi trii?</i> -</p> - -<p> -— Ma il signore è salito qui, — rispose il -dantista, — e lei ha già fatto due terzi di strada. -Animo, tiri fuori il soldo; vuol obbligarmi a -chiamar le guardie? — E, ripassandomi accanto, -mormorò: — <i>O sovra tutte mal creata plebe!</i> -<span class="pagenum" id="Page_339">[339]</span> -Veda con che razza d'animali abbiamo da fare! — mentre -che l'altro continuava a barbugliare: — <i>La -reson l'è la reson.... el regolament l'è el -regolament</i>.... E ben venga la forza.... <i>Se se paga -duu, se paga minga trii. Oh fiœu d'on todesch!</i>... -</p> - -<p> -Come sia andata a finire non so; l'uomo tornava -a dichiarar solennemente di appartenere -all'<i>opposizion</i> quando io discesi dalla giardiniera, -rattristato d'aver ritrovato un gran tratto più -giù sulla china dell'abbrutimento quell'operaio -che doveva esser stato buono, onesto e intelligente; -turbato dal pensiero che tutti gli sforzi -coi quali si combatte il vizio orribile non ne -impediscano in alcun paese l'incremento mortale; -oppresso dal dubbio che ogni lotta col -mostro debba riuscire inutile, che l'umanità -sia sospinta come da una condanna fatale ad -un segno, da cui l'immaginazione rifugge atterrita.... -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Son queste le linee ed è questo il mese in -cui più sovente si fanno lunghi tratti di corsa -senza compagnia o con un compagno unico; -nel quale occorre spesso d'osservare l'espressione -d'un sentimento curioso, somigliante a -quello che si prova in certi giardini o sale -splendide di grandi palazzi, quando vi si è soli: -l'illusione fugace della padronanza, la compiacenza -immaginaria della ricchezza e del fasto. -Si vedono di questi passeggieri solitari, -contenti e alteri d'esser tirati per mezzo miglio -<span class="pagenum" id="Page_340">[340]</span> -da due cavalli che paiono correre per loro soltanto, -con un cocchiere davanti e un fattorino -di dietro, che hanno l'aria d'esser lì al loro servizio -esclusivo; e si leggono sul loro viso dei -soliloqui fantastici di gran signori. Dove si potrebbe -comprare per dieci centesimi un altro -così dolce diletto della fantasia? E sono anche -i tratti di strada in cui fattorini e cocchieri, liberi -dal pubblico e felici di quella breve libertà, -chiacchierano, solfeggiano, fischiano, salutano -allegramente i colleghi che passano sugli altri -carrozzoni vuoti, e si lanciano a vicenda frizzi -e saluti; nei quali si manifesta quella familiarità -fanciullesca che stringe tutti coloro che -hanno comuni occupazioni e noie e argomenti -di riso, di lamento e di critica, siano essi deputati -o soldati o commedianti o collegiali. Sono -gli “incerti„ piacevoli, le ore di ricreazione di -questi poveri servitori di tutti; durante le quali, -se gli riesce d'agguantare qualche ascoltatore, -il fattorino Carlin vuota con un gusto matto il -sacco di una intera settimana. Lo feci parlare -per un pezzo in una di queste corse solitarie, -e compresi meglio che mai quale strana, mostruosa -confusione tutte quelle varie notizie di -politica, di scienza, di viaggi e di avvenimenti -pubblici, ch'egli attinge giorno per giorno dalle -gazzette o dai discorsi dei passeggieri, possano -produrre nel cervello d'un uomo del popolo, in -cui alla mancanza della cultura necessaria a -comprenderle e a coordinarle s'unisca un certo -ingegnaccio naturale e un'immaginazione vivace. -In pochi minuti accennò e commentò tutti -<span class="pagenum" id="Page_341">[341]</span> -i fatti principali del mese, collegandoli coi più -bizzarri ragionamenti e tirandone le più stravaganti -deduzioni che si possano immaginare. -Nei terremoti dell'Islanda e di Messina, nelle -inondazioni del Ferrarese e nel ciclone di Messina -egli vede gl'indizi di qualche cosa di guasto -nella macchina del mondo, i segni coordinati -d'uno sfacelo universale, che lo impensieriscono -seriamente. — Che cosa accadrà? E tutta questa -gran scienza non può proprio far nulla per -prevenire quello che sta per accadere? — Poi -si lancia d'un salto nella politica con la mancanza -assoluta, propria dei bambini e degli -uomini incolti, di quel pudore intellettuale che -impedisce a noi di saltar da un argomento importante -ad un altro, per non mostrare d'aver -esaurito sul primo tutte le nostre idee e d'essere -incapaci d'insistere a lungo in un solo -pensiero. Si è varata alla Spezia la corazzata -<i>Carlo Alberto</i> e a Sestri l'incrociatore <i>Colon</i>, -destinato alla Spagna; dunque c'è un'alleanza -della Spagna con l'Italia. Si parla del trattato -italo-tunisino: dunque una nuova triplice: l'Italia, -la Spagna e la Francia. Contro chi? E poi un -altro salto. Quel Nansen che ritorna, tanto festeggiato, -a Cristiania, ha scoperto un nuovo -mondo, non è vero? Si discorre in questi giorni -della scoperta dell'oro nella Nuova Zelanda: -ecco la scoperta del Nansen: un mondo pieno -di tesori. Ed ecco, forse, perchè i Sovrani russi -si dirigono verso la Danimarca e la Norvegia, -che son da quelle parti: per accaparrarsi l'oro -pei primi: è chiarissima. E tirò via in questo -<span class="pagenum" id="Page_342">[342]</span> -modo, fabbricando ogni specie di castelli informi -coi materiali disparati e monchi che s'ammucchiavano -nel magazzino semioscuro della sua -testa; ed io, visto che le mie spiegazioni non facevan -che accrescere il disordine dei suoi concetti, -pensavo sospirando, senza più interromperlo, -che fin che le migliorate condizioni dei -lavoratori non aprano a tutti gli adulti la scuola, -ci sarà sempre nel mondo la stessa quantità -d'ignoranza, o una ignoranza idropica di idee -dimezzate e confuse, nella quale è forse più difficile -d'innestare un'idea netta che nei cervelli -vergini d'ogni coltura. -</p> - -<p> -Maraviglioso Carlin! Il suo cervello è in uno -stato permanente di ebullizione, e ci bolle un -po' d'ogni cosa; ma son pur sempre i sogni e i -propositi di guerra quelli che gli vengon su più -di frequente. Altri seicento armeni macellati a -Karput! Ma quando finirà questa storia <i>infama</i>? — Ah -giuraddio! — esclama, stringendo il pugno. — Andar -là coi nostri “colossi marini„, correre -tutte le rive maledette, e bum e bum e -bum, far saltare in aria e bruciare ogni cosa -fin che non resti un brandello d'un turbante -sulla faccia della terra! — E detto questo, dà -di mano al suo taccuino e segna i biglietti con -un viso risoluto come se facesse il conto dei -cannoni occorrenti all'impresa; poi, rimesso il -taccuino nella borsa, si pianta sulla piattaforma -con le braccia incrociate e con gli occhi fissi -all'orizzonte, nell'atteggiamento d'un ammiraglio -che spia dal ponte della corazzata le fortezze -nemiche. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_343">[343]</span> -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -E qui mi toccò un periodo (non il primo nel -corso dell'anno) somigliante a quei numeri di -giornali della stagione morta, nei quali non si -trova da cima a fondo un cencio d'articoletto o -di notizia, non una riga di cronaca, non una -parola che c'importi un'acca, come se la vita -del mondo, che il foglio rispecchia, fosse sospesa. -Chi non ha esperimentato sui tranvai -di questi periodi morti? Per vari giorni non ci -trovate un uomo singolare, una donna bella, un -bambino attraente; vi son tutti sconosciuti i -passeggieri come se la popolazione della vostra -città si fosse barattata con quella d'un'altra; -tutti frontespizi nuovi, per uno strano caso, -gl'impiegati; e nè un accidente, nè un discorso, -neppure un inconveniente di servizio, nulla assolutamente -che rompa l'uniformità delle vostre -corse, come se la gioventù, l'amore e l'allegria -avessero abbandonato l'“istituzione„ vecchia -decrepita oramai, e sul punto di morire alla -sua volta, come gli omnibus di antica memoria. -Non vidi altro di notevole che una giardiniera, -sulla linea di San Secondo, tutta occupata da -povere vecchie dell'Ospizio di Carità, per le quali -era il giorno settimanale d'uscita, vestite tutte -di grigio e curvate come da un vento che soffiasse -dietro, e sopra quella carrozzata di secoli, -segnati sui visi da migliaia di rughe, un grande -annunzio arcato, in cubitali caratteri bianchi su -fondo azzurro, che diceva: — <i>Biblioteca romantica -<span class="pagenum" id="Page_344">[344]</span> -Sperani</i>. — Finalmente, una domenica, trovai -sulla linea di Madama Cristina il buon falegname -propagandista, con la sua eterna giacchetta -di velluto stinto, stretto in un vivo colloquio -con un fattorino tarchiato e barbuto, dalla -testa enorme, piccolissimo di statura, che gli arrivava -appena con la fronte alle spalle. -</p> - -<p> -Al primo sguardo indovinai che lo stava catechizzando, -e pensai che fosse una sua consuetudine -di valersi di quelle ore morte del servizio -per portare il verbo tra gl'impiegati del -tranvai. Appena mi vide, in fatti, mi venne accanto, -e m'accertò che non m'ero ingannato: -egli faceva delle corse apposta per predicar la -sua fede a fattorini e a cocchieri, e n'avea già -convertiti parecchi. Soltanto quello là, quella -specie di nano irsuto, che non rideva mai, era -duro e resistente come un masso, per motivo di -quattro palmi di mota e di sabbia che possedeva -sulla riva del Tanaro, dalle parti d'Alba: -una proprietà ridicola, che spariva ogni tanto -sotto l'acqua e che non gli rendeva la croce -d'un centesimo; ma che aveva piantato nel -mezzo, come un albero di bastimento naufragato, -un grande faggio, da cui egli sperava di -ricavare, abbattendolo, una sessantina di lire. — È -un uomo che capisce, — mi disse — non è -mica corto di comprendonio.... Seguita il mio -ragionamento: da una cooperativa di produzione, -di consumo e di mutuo soccorso a un -gruppo di cooperative di corporazione, e poi a -un gruppo di gruppi, e via via, dai comuni alle -province, dalle province a tutto il paese. L'idea -<span class="pagenum" id="Page_345">[345]</span> -gli piace e si capacita. Soltanto, quando si passa -dalla proprietà industriale a quella della terra, -ecco che gli si drizza davanti l'albero, e lui ci -s'attacca, e non c'è più verso di smoverlo. — Quell'albero -era per il fattorino l'ultimo e invincibile -argomento in contrario all'Idea; il -fusto di quel faggio si cacciava in mezzo ai -congegni della nuova gigantesca macchina sociale, -che pure egli ammirava, e ne arrestava -di punto in bianco il movimento enorme, sconquassando -ogni cosa. E mentre il falegname -diceva questo, fissando per di dietro il fattorino -che s'era scostato, io capivo che col pensiero -egli non vedeva la persona, ma l'albero -maledetto, il supremo impedimento alla sua -conquista, il grande nemico, e che escogitava -il modo di abbatterlo facendo un lavorìo vivace -dell'immaginazione, visibilissimo nei moti -impazienti delle dita, con cui si tormentava -il barbone rossastro e stropicciava un pacco -d'opuscoli che teneva in mano. Gli domandai -dove andava: mi rispose, battendo la mano -sugli opuscoli, che andava a distribuirli all'estremità -di Borgo San Salvario, dove degli -amici l'aspettavano. E quell'idea gli risvegliò -tutt'a un tratto un ricordo, che gl'illuminò il -viso e gli fece dare una risata; il ricordo d'un -suo trionfo, d'uno di quei tiri fortunati ch'egli -faceva alle autorità, e che erano la sua gloria. -Oh, un'avventura impagabile. La polizia aveva -fatta un'apparizione nella sua bottega, sospettando -ch'egli ci tenesse un deposito d'opuscoli -proibiti. Di roba proibita egli non ci aveva nulla -<span class="pagenum" id="Page_346">[346]</span> -e nemmeno di roba permessa, perchè i libri e i -giornali non li teneva lì; e strizzò un occhio. -Il brigadiere aveva adocchiato e frugato per -tutto senza trovare il più piccolo pezzo di carta -stampata. Ma proprio sulla parete di fronte all'uscio -era attaccato un gran <i>Calendrier de -l'an 1896</i>, nel quale era segnato a ogni data, con -una parola fiammante di commento, un avvenimento -socialistico. Il brigadiere ci aveva dato -un'occhiata e, credendolo un calendario innocuo, -era passato oltre e se n'era andato via, salutando -lui con buona maniera. Ah, che farsa! -A quel ricordo lo assaliva una ilarità irresistibile, -una gioia come s'egli avesse fatto all'autorità -uno di quei tiri magistrali, superbamente -buffi e temerari ad un tempo, che rimangono -nella storia delle grandi astuzie rivoluzionarie, -a perpetuo ludibrio delle tirannidi. E ne rise -per un pezzo fregandosi le mani e rinsaccando -il capo nelle spalle. Poi si fece serio ad un -tratto per parlarmi del congresso femminista -internazionale di Berlino, perchè era pur sempre -la questione della donna il primo dei suoi -pensieri; e a questo proposito mi fece vedere -sopra un taccuino logoro certe sue sentenze -contro la pornografia, scritte con la matita, in -carattere minutissimo. In fine, quando discesi -all'angolo del Corso Valentino, porgendomi la -sua grossa mano, mi disse all'orecchio, con -quel suo vocione di basso: — Ora ritorno all'albero.... -Oh, ci lavorerò anche sei mesi, -ma lo butterò giù.... Glielo farò sapere. — E -dalla piattaforma, quand'ero già sulla strada, -<span class="pagenum" id="Page_347">[347]</span> -mi fece ancora, ridendo e strizzando un occhio, -l'atto di chi vibra un colpo d'accetta in -un tronco. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Due giorni dopo, sulla linea di Nizza, cascai -sopra Tempesta. Ecco un soggetto che il buon -falegname non convertirà mai. Era in un periodo -di furor nero contro le biciclette per via -d'un caso occorsogli la settimana addietro: d'un -biciclista avventato che, volendo attraversare -il binario al sopraggiungere del tranvai, era -stato urtato dal parapetto anteriore e buttato a -terra con le gambe in aria. Il danno e il malanno -eran stati tutti dalla parte sua: la macchina -in pezzi, la testa fessa e uno spavento -maiuscolo, senza neanche la consolazione di -poter gridare un — <i>Si prutesta</i> — come quel tale -della banda di Cécina, nel sonetto del Fucini. -Eppure Tempesta n'avea perso i lumi, come se -avesse fatto lui il capitombolo. Da una settimana, -mi disse il fattorino, non sbolliva più. La -vista d'una bicicletta gli faceva erompere dalla -gola dei fasci di saette. E quel giorno pareva che -i biciclisti si fossero dati convegno in via Nizza -per tafanarlo. Egli li vedeva spuntare in fondo -alla strada a una distanza incredibile, come i -gauchos vedono i nemici all'orizzonte della -pampa, ne accompagnava la corsa con un monologo -imprecatorio, li apostrofava al passaggio, -e quando qualcuno correva per un tratto -accanto alla giardiniera, squadrava con la coda -<span class="pagenum" id="Page_348">[348]</span> -dell'occhio le ruote, stringendo i denti, come se -si rodesse di non poterci dare delle pedate. Lo -irritavano in special modo i biciclisti attempati. — Passa -via, <i>vei balotta</i>! — Scendi giù, vecchio -deposito! — Che il diavolo ti porti te e il -tuo <i>ciarafi</i>! — Allo sbocco di via Burdin passarono -due signore, e contro queste non imprecò; -ma il sorriso sardonico con cui si voltò -a guardarle era da dipingere: valeva un libello -di venti facciate. Poichè dovevo andare dal -mio amico Licia, direttore della <i>Torinese</i>, mi -godetti lo spettacolo fino alla barriera, dove ci -venne incontro di fuori porta un nuvolo di biciclette, -e Tempesta, sopraffatto dai nemici, non -potendo più inveire contro ciascuno, dovette -ricorrere alla maledizione collettiva, gettata intorno -a ventaglio, come semente di disgrazia. -E lì ebbi una sorpresa. Feci la conoscenza della -sua famiglia: la moglie e due ragazzi fra i cinque -e gli otto anni, che l'aspettavano col canestro -della colazione. Avevo tante volte pensato -alle povere vittime condannate alla sua convivenza, -che, vedendole finalmente, mi feci a -guardarle con pietosa curiosità. Ma ebbi un -senso di sollievo. Ah, erano tipi da poterci reggere. -La moglie pareva sua sorella: una tarchiatona -di viso sanguigno e fiero, coi capelli -per aria, con due occhi di lottatrice, capacissima -di far fronte alle sue furie, e non soltanto -a parole; i figliuoli, rassomiglianti a lui -a un segno da far ridere, due facce strane e -torve da ragazzi del Dorè, due predestinati provocatori -della <i>Società protettrice delle bestie</i>, ai -<span class="pagenum" id="Page_349">[349]</span> -quali si capiva ch'era già familiare una gran -parte dei moccoli paterni. La moglie gli porse -il canestro con un gesto virile; egli lo afferrò -con un grugnito e, sedutosi sul predellino, si -mise a mangiare senza far parola, dando delle -ganasciate da orso, sotto gli sguardi fissi dei -due orsacchiotti, accigliati e silenziosi. — È il -solo momento della giornata in cui si queti —, disse -il fattorino, che l'osservava con me, un -po' discosto. E soggiunse sorridendo, con un -certo accento benevolo: — <i>Rustica progenie.</i> -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Trovo qui fra gli appunti, sotto il titolo di <i>rustica -progenie</i>, varie osservazioni fatte in quei -giorni sulla cortesia degli uomini con le donne -sulla carrozza di tutti, e in special modo sull'usanza -di cedere a queste il posto da sedere; -alla quale io non credevo che ci fossero ancora -tanti ribelli, e non in una sola classe sociale. -E che amena varietà c'è anche in questa maniera -di villania! Il buon Valentino Carrera, che -aveva in petto un libro su <i>I villani in Italia</i>, -avrebbe raccolto sui tranvai un tesoro di documenti. -Ci sono gl'incoscienti che, stando seduti -dentro a tutto comodo, guardano in aria -d'ammirazione la bella signora ritta sulla piattaforma -a due passi da loro, senza un sospetto -al mondo di premere con le natiche il Galateo, -e quelli che restan seduti per pigrizia invincibile, -ma che ne senton vergogna e sfuggon -gli sguardi della postulante, fingendo di non -<span class="pagenum" id="Page_350">[350]</span> -accorgersi della sua presenza. Ci son quelli -che s'alzano per le signore, ma non si scomodano -per le donne del popolo, e quelli che cedono -il posto alle giovani e lasciano sui pioli -le vecchie. E c'è chi nella villania raggiunge il -sublime: chi sta seduto proprio con la signora -ritta davanti a lui e barcollante, costretta ad -afferrarsi alle maniglie in alto per non cadere, -e qualche volta con un bimbo in braccio o.... -nascosto. Ma il caso più comico e più memorando -fu quello che vidi in via Garibaldi il giorno -stesso della mia corsa con Tempesta. Era notte, -pioveva a dirotto; dentro al carrozzone chiuso, -dove non c'era più posto, discorrevano con giovialità -rumorosa cinque o sei omoni dell'aspetto -di grassi negozianti, che alle facce vermiglie, -luccicanti sotto il raggio della fiammella, -parevano usciti da una ribotta; e sulla piattaforma -posteriore stavano in piedi due signore, -a cui il vento sbatteva la pioggia sulle spalle. -Quegli allegri amiconi, seduti vicino all'uscio, -non solo le vedevano, ma lanciavan loro ogni -tanto delle occhiate di curiosità galante; ed -esse, celiando, ci facevan su dei commenti esclamativi: — Oh -che cavalieri! — E pare anche -che ci canzonino! — E ci vuole una bella disinvoltura! — Ma -furono per ricredersi a un -tratto vedendo uno dei cavalieri alzarsi un po' -dalla panca e tendere la mano verso la maniglia -interna dell'uscio.... Che baie! Il cavaliere -gentile non fece che chiuder meglio perchè non -passasse il vento pel fessolino. E allora le due -signore diedero in uno scoppio di risa cordiale, -<span class="pagenum" id="Page_351">[351]</span> -a cui fecero eco gli altri passeggieri ritti intorno -a loro, mentre nel carrozzone ripigliava più allegro -il cicaleccio fra i faccioni rossi e luccicanti, -beati di star lì dentro, a bell'agio, al riparo -dalla pioggia che immollava il bel sesso -Latin sangue gentile. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Ed ecco un'altra volta il conte, a proposito -di cortesia. Il carrozzone chiuso correva per -via Cernaia, a notte fatta, sotto una pioggia -minuta. C'era in mezzo a noi, sulla piattaforma -affollata, il nobile fattorino che, allungando -le mani bianche al disopra delle spalle -dei passeggieri, pigliava i soldi e porgeva i biglietti -con la sua solita garbatezza timida e premurosa -di novizio zelante. Un signore con due -gran baffi a roncolo, mio conoscente di saluto, -gli diede un biglietto da una lira sbiadito. Quegli -lo alzò di contro al fanalino e lo esaminò -attentamente. Il signore se n'ebbe a male e -disse forte: — Bella maniera. -</p> - -<p> -Il fattorino arrossì. — Io debbo assicurarmi, — rispose. -</p> - -<p> -— Ma che direbbe lei, — ribattè l'altro, — se -io esaminassi il suo resto in quella maniera? -</p> - -<p> -— Ma.... — rispose il fattorino timidamente — direi -che è padrone di farlo. -</p> - -<p> -— Già — replicò il signore — ciascuno intende -la delicatezza a suo modo. -</p> - -<p> -Il fattorino lo guardò un momento, chinò il -capo come per inghiottire la pillola, e si scostò. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_352">[352]</span> -</p> - -<p> -Allora io dissi al mio conoscente che quello -era un conte, un conte autentico, e glie ne -feci il nome. Credette che celiassi; gli accertai -la cosa, e allora, rimasto un po' sopra pensiero, -esclamò: — Ma! Non lo potevo immaginare. — L'accento -di quella esclamazione -mi colpì. Era spontanea, esprimeva un senso -di rammarico, voleva dire, insomma: — Se l'avessi -saputo, sarei stato meno duro, o non -avrei detto nulla. — Curiosa! E perchè? mi domandai. -Perchè quello ch'egli credette uno -sgarbo, venendogli da un conte, che deve dare -a ogni atto il suo peso, non l'offende di più -che venendogli da una persona incolta e volgare, -in cui si può supporre inconscienza della -sgarbatezza? Perchè gli duole di essere stato -scortese e ingiusto soltanto perchè l'offeso è -un par suo, o di famiglia più signorile della -sua? — Ma subito, interrogando me stesso, pensai -che se fosse occorso a me un caso eguale, -avrei forse fatto irriflessivamente, mosso dallo -stesso sentimento ingiusto, la stessa esclamazione -illogica. — E per qual ragione? — Ma per -nessuna ragione! Quelle parole di rammarico -sarebbero state in me, come in lui, la voce improvvisa -di certe idee sepolte, ma non morte, -di vecchi sentimenti ereditati, confusi, ravvolti -nell'animo nostro dentro alle idee e ai sentimenti -nuovi d'eguaglianza e di giustizia, rimpiattati -in una parte di noi che noi stessi ignoriamo, -e di cui restiamo stupefatti quando per -caso e per un momento ci si discopre; la voce -d'una coscienza antica, nella quale non penetra -<span class="pagenum" id="Page_353">[353]</span> -che a lampi e di rado il nostro pensiero, -ma che, se la scrutassimo a fondo, ci chiarirebbe -come non tutta la resistenza ostile che -si oppone nel mondo alle nostre più alte aspirazioni -umanitarie e civili si eserciti fuori di -noi medesimi, come anche il più ardente apostolo -delle nuove idee porti rannicchiato nel -cuore un nemico della propria fede.... E mi confermai -in questo pensiero osservando che il -signore dai baffi a roncolo, quando il conte ricomparve, -evitò il suo sguardo. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -25. <i>Giornata morta.</i> 26. <i>Sine linea.</i> 27. <i>Domenica. -Suor Teresa, dramma in cinque atti, rappresentazione -diurna.</i> — Dall'Arena torinese -sgorga sul Corso San Maurizio un'onda umana, -e salgono tre coppie matrimoniali sulla giardiniera, -dove non c'è più posto che per loro. L'ultima -siede davanti a me.... To'! I miei due piccoli -sposi di borgo San Donato. Ho tanto pensato -e penso così spesso a loro che mi pare strano -che non mi conoscano, che non mi salutino come -un amico. O povera donnina! E che idea le è -venuta, nello stato in cui si trova, d'andare a -farsi straziare il cuore dalla monaca agonizzante -del Camoletti? L'ultima scena l'ha fatta -singhiozzare, il suo petto ansa ancora, i suoi -occhi sono ancora gonfi di lacrime; e la pallidezza -del suo viso dice che la commozione è -stata troppo forte, che essa è andata a un punto -dallo svenire, e lo dice anche la sollecitudine ansiosa -<span class="pagenum" id="Page_354">[354]</span> -e amorosa con cui suo marito la cova con -gli occhi e la riconforta. — La colpa è mia, — le -dice, — non ti ci dovevo condurre. — Ma no, -essa lo scusa, e incolpa sè; è lei che ebbe la -prima idea, e d'altra parte, benchè abbia sofferto, -non se ne pente. È la prima volta che -sento la sua voce buona, umile, un po' velata, -e come stanca; la quale forse tra un mese, -forse tra pochi giorni, si farà anche più dolce -e più carezzevole per dir mille parole d'amore -al capezzale della culla che già aspetta in casa -sua. Vecchio fanciullo incorreggibile! O non ho -messo tanto affetto a questi due poveri giovani -sconosciuti da pensare con inquietudine al -giorno che essi sospirano, e che potrebbe essere -un giorno di sventura? La buona donnina -è così poca cosa che, a guardarla, debbo scacciar -quel pensiero per non cedere al presentimento -triste di non averla a riveder mai più -dopo quest'oggi. E appunto, mentre il tranvai -svolta sul corso Margherita, vedo allontanarsi -giù per il viale del Regio Parco un piccolo carro -funebre nudo, seguitato da due sole persone. -Povera donnina! Il suo, forse, sarebbe seguitato -da una persona sola. Ma per uno di quei -bruschi mutamenti che son propri delle donne -in quello stato, tutt'a un tratto essa s'asciuga -gli occhi e si mette a ridere; egli tira un sospiro -e sorride; e il mio presentimento svanisce. -Come volentieri sporgerei il viso fra quelle -due teste e direi loro: — Non lo sapete che sono -un vostro amico? Mi volete per padrino del vostro -bimbo? — Ed eccomi, vecchio fanciullo -<span class="pagenum" id="Page_355">[355]</span> -incorreggibile, a lavorar d'immaginazione su -quella traccia. — Come continuerei? Che cosa -direbbero? Che penserebbero di me? — Eppure.... -un giorno o l'altro farò quel colpo; lo -prevedo. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Un altro par di teste, fra le quali non avrei -voluto sporger la mia, lo vidi due sere dopo, a -notte chiusa, in una giardiniera di via Garibaldi; -una coppia in tutt'altra condizione psicologica -da quella dei miei due sposi. Quantunque, -stando ritto sulla piattaforma davanti, li -vedessi in faccia a tre panche di distanza, non -li riconobbi subito, perchè l'uomo era sotto -“mentite spoglie.„ Solo in un punto che mi -si presentarono tutti e due di profilo, voltandosi -l'un verso l'altro per barattare una parola, -ravvisai il bel capitano, in abito borghese, -elegante come un figurino, e la moglina ipotetica -dell'impiegato delle Poste (lettere raccomandate). -Ahimè! Tutto finisce. Alla prima occhiata -vidi sui loro visi l'annunzio nero della felicità -defunta. Dovevano essersi scambiati, durante la -corsa, delle frasi di un sapore “di forte agrume.„ -Essa aveva l'aria afflitta e pareva ancora agitata; -il viso di lui non esprimeva che una noia -compressa, la quale cercava delle vie di fuga -in rapidi sguardi lanciati a destra e a sinistra -sui caffè illuminati, sugli ufficiali “liberi„ che -passavano sui marciapiedi, sulle signore chiaro -vestite che si scansavano al passaggio della -giardiniera; e lo sguardo di lei, ogni tanto, accompagnava -<span class="pagenum" id="Page_356">[356]</span> -il suo, come per vedere dove s'andasse -a posare. A un certo punto, senza voltarsi, -essa gli disse una parola, uno di quei -monosillabi, m'immagino, che sono come lo -scoppio improvviso d'un lungo soliloquio muto, -ed egli le voltò un poco la spalla, rovesciando -il viso indietro e alzando gli occhi al cielo della -giardiniera, come per invocare il soccorso d'un -Santo protettore. Non rifiatarono più. Ma v'è nell'atteggiamento -di certe persone sedute l'una -accanto all'altra qualche cosa d'indefinibile, da -cui si capisce che i loro spiriti sono divisi. Essi -mi davano l'immagine d'un tronco spezzato in -due parti, le quali si toccano ancora, ma mostran -la linea della spaccatura. Il tranvai era stato il -carro di trionfo, ed era allora il carro funebre -dei loro amori. Chi sa quante coppie consimili, -quanti altri amori morti o moribondi portavano -in giro quell'altre giardiniere affollate e illuminate, -che correvano davanti, accanto e di dietro; -amori che, come quello, eran nati sulla carrozza -di tutti, e ci s'eran dati i primi ritrovi e ci -avevan provato i primi terrori d'essere spiati e -inseguiti e pagato dieci centesimi le loro prime -dolcezze! Chi sa quanti altri amori avevano -preso quella sera l'ultimo scontrino! Quando, -uscendo da questi pensieri, tornai a voltar lo -sguardo alla panca, Marte era volato via, e -Venere, tutta sola, guardava lontano davanti a -sè, con gli occhi torbidi e fissi, che parevan -dire l'ultima parola dell'annunzio funebre apparsomi -alla prima occhiata sul loro viso; — <i>Una -prece.</i> -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_357">[357]</span> -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Era quella una serata limpida e fresca, come -di primavera. Non ricordo d'aver mai goduto -come in quell'ora lo spettacolo mirabile che -presenta una città grande, vista così dal tranvai, -in una bella notte d'estate. Sotto le lunghe ghirlande -di lampade voltaiche sospese in alto sul -mezzo delle strade, corrono i fanali delle altre -carrozze, somiglianti a grandi occhi rossi, verdi, -bianchi, azzurri di grandi teste invisibili, che ci -vengano incontro di lontano; i mille lampioni -delle piazze e dei viali, fiammeggianti da ogni -parte tra il fogliame degli alberi, danno alla città -l'apparenza d'una vastità infinita, e quella moltitudine -di gente che si vede di sfuggita, affollata -davanti ai caffè, a crocchi sugli usci, a gruppi -sui terrazzi, a processioni sui marciapiedi, quei -visi innumerevoli che ci passano accanto, ora -imbiancati dalla luce elettrica, ora velati dall'ombra, -ora dorati dal gas, ora neri nell'oscurità, -ora mezzo accesi dai fasci di luce che erompono -dalle botteghe, paiono d'un popolo fantastico, -vivente in una vicenda continua di giorno -e di notte, sotto un cielo in cui danzi senza legge -una pleiade di lune. E qua e là appaiono altri -contrasti lontani di chiarori diffusi e di oscurità -fitte, di masse brune di vegetazione, che offrono -aspetto di boschi stelleggiati dai fuochi d'un bivacco, -e di ampi spazi aperti in cui s'inseguono -e s'incrociano stelle multicolori, di file di case -confuse in una sola enorme muraglia nera e di -<span class="pagenum" id="Page_358">[358]</span> -schiere di palazzi su cui par che batta la luce -dell'alba. E a fuggir così fra quei mille giochi -di luce, in mezzo a quel brulichìo di gente riposata -e svagata, in quell'aria profumata dall'erbe -e dai fiori dei giardini, nella quale si succedono -e si confondono note di cantanti di caffè, -suoni d'orchestre di birrerie, ritornelli di canzonette -popolari e musiche erranti di mandolini -e di fisarmoniche, sembra d'attraversare una -città maravigliosa, dove rida una festa perpetua -e siano sconosciuti gli affanni, le fatiche e la -miseria. Ma si rompe l'incanto se osservate il -fattorino e il cocchiere. Ah, i loro visi stanchi, -in cui gli occhi si chiudono, le loro povere -gambe, ritte dalle quattro della mattina, che irresistibilmente -si piegano, e la loro voce fioca -e sonnolenta vi richiamano al pensiero la moltitudine -di tutti quegli altri che, mentre una -parte degli abitanti corre ai piaceri, posano le -ossa affrante sopra un povero letto, per ridestarsi -prima dell'alba a una rude vita di lavoro -e di stenti. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Era una serata, l'ultima di settembre, limpida -e fresca come quella, quando sulla giardiniera -di corso Vinzaglio, salendo all'angolo di via Cernaia, -trovai un buon amico mio, cav. avv. prof., -e giornalista pieno d'arguzia, con due ragazzine; -delle quali riconobbi subito la più grande, figliola -sua; la sola ch'io sapevo che avesse. Era disceso -allora alla stazione di Porta Susa, venendo da -<span class="pagenum" id="Page_359">[359]</span> -una sua villa dei dintorni d'Ivrea a ricondurre -a casa la figliuola d'un suo parente, ch'egli -aveva ospitata per una settimana. — Lei lo deve -conoscere, — mi disse. Era la figliuola di <i>Siapure</i>! -Stava seduta davanti a me, in modo che -la sua treccia bruna cadente toccava quasi le -mie mani appoggiate sulla canna; si voltò in -quel momento, e la riconobbi. Era cresciuta -assai nei tre mesi da che non l'avevo più vista, -e dai suoi begli occhi neri, che si fissavano nei -miei, compresi che anche la sua intelligenza doveva -aver fatto un gran passo. Tirai il discorso -a un altro argomento; ma per tutta la corsa non -potei più staccare il pensiero da quella bimba; -la quale, voltatasi di fianco per ascoltare la nostra -conversazione, continuava a fissarmi in -viso i suoi occhi intelligenti e buoni, come se -comprendesse che, pure parlando d'altro, io pensavo -a lei e a suo padre. Mi guardava, col capo -un po' inclinato dalla mia parte, come se volesse -dirmi: — Oh, tu parlerai questa volta; tu mi -dirai di salutarlo; sarò io che porterò la parola -della riconciliazione; dilla dunque una volta -quella buona parola. — E anche questa volta la -buona parola mi venne alle labbra dieci volte, -e dieci volte la rattenni. Mi dicevo: — Quando -il tranvai sarà all'angolo di Corso Oporto, la -dirò. — E poi: — Quando sboccherà sul Corso Vittorio -Emanuele. — E poi: — Quando saremo vicini -al monumento. — Ma al buon punto la parola -restava dentro, e ne pativo, e quella treccia -che ogni tanto mi sfiorava la mano mi dava il -senso della punta d'un dito che mi stimolasse, -<span class="pagenum" id="Page_360">[360]</span> -e quegli occhi fissi pareva che mi dicessero -sempre più dolcemente: — Ma parla; non hai -che da dire: — Saluta il babbo, — e tutto sarà -finito, e tornerete buoni amici come prima, perchè -vi siete sempre stimati e voluti bene. — Ah -svergognato! S'era passato già il Corso Umberto -e non avevo parlato ancora; l'amico doveva -scendere in piazza Carlo Felice; non mi restavano -che tre minuti, avevo sdegno di me, e pure -sentivo che non avrei fiatato. Ma da che può -dipendere il fare o non fare una buona azione! -Quando fummo vicini alla piazza, dall'orchestra -all'aria aperta del Caffè Mogna mi venne all'orecchio -il motivo della sinfonia dei <i>Vespri</i>, -quel motivo largo e dolce, che è uno dei primi -ch'io ritenni da ragazzo, e che sempre mi ridesta -mille ricordi della fanciullezza, le prime -commozioni del teatro, mia madre giovane affacciata -al palchetto, la scena riveduta in sogno, -un misto d'immagini liete e tristi, confuse, lontane, -come d'un'altra vita. O musica benedetta, -nobile amica, misteriosa e benefica ispiratrice -di bontà e di gentilezza! -</p> - -<p> -— Bambina, saluta tuo padre per me.... -</p> - -<p> -E il suo <i>sì</i> vivo e soave mi parve una nota -di quella musica. -</p> - -<div class="chapter"> -<p> -<span class="pagenum" id="Page_361">[361]</span> -</p> - -<h2 id="cap10">CAPITOLO DECIMO.</h2> -</div> - -<p class="indr"> -Ottobre. -</p> - -<p> -Sulla soglia dell'ottobre trovo un controllore -colosso, che è uno dei più bei tipi ch'io abbia -intoppati nell'annata. Tocca col capo il cielo -del carrozzone, con le spalle chiude gli usci e -ferisce in viso i passeggieri con le punte di due -baffi enormi, che paiono due S da cartellone -d'arena. Fu carabiniere, ed è ancora; non ha -fatto che mutar divisa; presta il nuovo servizio -con gli stessi modi e con lo stesso linguaggio -che usava nell'antico. Ha un aspetto terribilmente -severo. Quando si pianta in faccia a un -passeggiere, par che lo voglia invitare a <i>declinar -le generalità</i>, ed esamina lo scontrino come -un passaporto, e glie lo rende fissandolo in -viso, come se dicesse fra sè: — Costui mi ha -l'aria d'un pregiudicato. — Non attacca discorso, -non sorride con nessuno. Non intesi ancora che -due parole sue, e furono una frase carabinieresca: -disse bruscamente a uno che stava ritto -<span class="pagenum" id="Page_362">[362]</span> -sul predellino: — <i>È difeso!</i> — Ho un forte sospetto -che porti in tasca un par di manette. -Certo, tutte le sue idee sociali e politiche sono -in armonia col suo essere visibile. E io penso, -guardandolo, al grande numero di quegli altri -cittadini che dalla forma della professione o -mestiere o stato in cui furono chiusi per caso -riescono modellati moralmente in quel dato -modo come quei bimbi che si facevan crescere -dentro vasi di varia foggia quando fioriva l'industria -dei mostricciattoli e dei balocchi umani, -e vedendo all'opera con la fantasia le fabbriche -innumerevoli di spiriti conservatori che la società -tiene in moto, dico che hanno da lavorar -molto e bene le officine avverse per far concorrenza -efficace a una produzione così vasta, -forte di tanti privilegi e avviata così bene. Mi -apparve per la prima volta questo controllore -Golia sulla linea di Vanchiglia, dove, avendogli -fatto aspettare un pezzo lo scontrino che non trovavo, -me lo restituì, dopo un serio esame, dandomi -uno sguardo profondo, che pareva dire: — <i>Te -tegnerò d'oeucc!</i> — Mentre si voltava, gli vidi -dietro un orecchio una cicatrice: forse d'una -coltellata tiratagli da qualche arrestato ribelle. -Quando discese, rimase ancora un momento -duro come un pilastro in mezzo alla strada, a -guardare con occhio sospettoso il tranvai che -s'allontanava, come avrebbe guardato in altri -tempi una carrozza cellulare non ben sicura.... -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_363">[363]</span> -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Dopo questo spauracchio per vari giorni non -trovai che gente contenta. L'ottobre si presentava -col sorriso in fronte. Il primo fu il mio -buon Giors, sulla linea di Vinzaglio, allegro -e fresco come la mattinata. Gli domandai subito -della moglie. Guarita! Guarita da un pezzo, -salda sui trampoli, <i>ardita</i> come una sposa, e -sana anche la frittura, tre sacchetti senza fondo, -una rovina quotidiana. E, sorridendo, soggiunse -in un italiano suo proprio una frase proverbiale -che gli avevo inteso dire altre volte: — <i>Tuto -va bene, trane la gran miseria</i>; — e si provò -a fischiare il motivo della <i>Carmen</i>, ma senza -riuscirvi. Poi mi diede notizie della <i>veja</i>, e -poichè non capivo a chi volesse alludere: — Non -si ricorda? La vecchia di Pozzo di Strada, -quella del soldato d'Africa, che si mise a piangere -a veder la battaglia stampata? Matta dalla -contentezza, la povera vecchia! — Era stata nel -tranvai quella mattina: un'altra faccia; pareva -risuscitata; il figliuolo era vivo; le avevan mandato -dal Ministero degli “affari della guerra„ -per via del Comando del distretto, un pezzetto -di carta sporca con quattro parole del ragazzo -prigioniero, un foglio arrivato di laggiù, <i>da ca' -del diau</i>, in un gran pacco, con molte altre lettere, -che aveva raccolte e spedite quel prete -mandato dal Papa. Ma proprio fuor di sè, da -parere che avesse alzato il gomito, felice da -<span class="pagenum" id="Page_364">[364]</span> -allargare il cuore a vederla, povera anima tribolata! -Portava il foglietto in seno, in un portamonete -di pelle di pecora, e l'aveva fatto -vedere a lui, e lo faceva vedere a tutti. — È -venuto il foglio, va bene; ma quando verrà il -figliuolo? Chi lo sa? Quando faranno la pace? -Ne sa qualche cosa lei? Io non leggo la gazzetta -perchè mi fan male agli occhi le parole -piccole.... — E diede in una risata. C'era sulla -prima panca un ostricaro con la berretta rossa -e col canestro sulle ginocchia. Egli prese a -stuzzicar l'ostricaro. Roba per aguzzar l'appetito, -non è vero? E non c'era già abbastanza -appetito per il mondo da portare in giro delle -diavolerie per aguzzarlo? Che gusto avevano -quelle bestie senza testa? Egli non n'aveva mai -assaggiato in vita sua, e sentiva quella mattina -un maledetto prurito di farne la conoscenza. -E dicendo questo, fra una scossa di redini e -l'altra, si voltava a guardare il canestro con -un'espressione così comica di curiosità e di -diffidenza, che l'ostricaro, esilarato, prese un'ostrica, -l'aperse e glie la porse. Giors la sorbì, -e trattenendola in bocca come per meditarne -il sapore, domandò quanto costasse. — Un soldo -e mezzo — rispose l'altro. — <i>Baloss d'un lader!</i> — gridò -lui, trangugiandola con una smorfia -di spaventato —, e hai la faccia di far pagare -quanto un pane una porcheria compagna? — Tutti -i passeggieri risero, e quel riso lo eccitò. -Eppure, sì, quell'acquolina “amaricante„ stuzzicava -la fame, ed egli avrebbe dovuto tribolare -il doppio quella mattina per arrivare all'ora -<span class="pagenum" id="Page_365">[365]</span> -della macinatura. Ma già era destino che -glie ne capitasse una ogni giorno per scavargli -lo stomaco. E raccontò quella del giorno avanti. -Stava discorrendo con una guardia daziaria, -alla barriera, quando, al momento di partire, -era salita una bella contadinotta, un fior di ragazza, -che n'aveva quanto tre balie, un vero -capitale, una cosa, una cosa.... insomma, una -cosa magnifica. E lui, così in celia, l'aveva -presa a complimentare, maravigliandosi, però, -di vederle fare il viso verde invece di rosso. -A un tratto quella gli aveva detto nell'orecchio, -presto e secco: — <i>Ciuto, c'a son d'tomin!</i> — (Zitto, -che sono caciole). Erano caciole di Rivoli! -E qui una gran risata. Naturalmente, egli era -stato zitto, non l'aveva tradita. Ma il più bello -era stato poi: che, partito il tranvai, pigliando -sul serio una sua facezia sul diritto a un compenso -che gli dava la connivenza nel frodo, la -bella ragazza s'era cavato dal seno e gli aveva -dato un <i>tomin</i>, un po' ammaccato, ma fresco e -di quei grassi, d'un odor squisito di panna, -ch'egli aveva aggiunto, con gran piacere, alla -sua colazione. Ah, che delizia di <i>tomin!</i> Mai da -che era al mondo egli s'era messo nel laboratorio -un boccone così saporito, gli era colato -giù fino alle polpe, gli aveva fatto montare alla -testa mille grilli. E seguitò un bel pezzo a scherzare -così sui cento sapori di quel boccone, senza -mai eccedere, con una discrezione quasi istintiva -d'uomo sano di nervi e di spirito, rifuggente -dalle sudicerie, spandendo intorno la -schietta allegria del suo buon appetito e del -<span class="pagenum" id="Page_366">[366]</span> -suo buon cuore e sorridendo coi denti bianchi -all'aria viva d'ottobre, che accarezzava la sua -bella faccia di galantuomo.... -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Trovai un'altra anima contenta sulla linea -di Vanchiglia. Bastò il suo <i>cerea</i> a rivelarmi -l'uomo mutato. Una vera trasfigurazione. Era -il povero fattorino stato ferito da una bastonata -e rimasto malato di terror cronico. Al primo -vedere la sua nuova faccia pensai che fosse -stato accomodato l'affare della querela, e glie -ne domandai. Gli passò un'ombra sulla fronte. -No, non ancora; la cagione della sua contentezza -era un'altra, e, raccontandola, tornò a -rischiararsi. Gli era caduta sul capo una di -quelle carte da visita della fortuna, che fanno -data nella vita dei poveri diavoli come le vittorie -in quella dei generali. Tre giorni avanti, -arrivando col carrozzone vuoto alla barriera -di Casale, raccattò sotto una panca un portafogli -di bulgaro rinvoltato in un pezzo di giornale, -se lo ficcò in tasca senz'aprirlo e, secondo -la regola, lo rimise nella corsa di ritorno al -controllore, perchè lo portasse alla direzione. -Rivenendo verso la barriera, arrivato in piazza -Vittorio Emanuele, vede correre incontro al -tranvai, col viso spaventato, un signore grasso; -il quale salta sulla piattaforma e gli domanda -con voce di moribondo: — Avete trovato...? — e -al sentirsi rispondere: — Sì, è stato trovato.... — si -lascia cascar di picchio sulla panca, con -<span class="pagenum" id="Page_367">[367]</span> -le braccia aperte e gli occhi in su, ansando -come un mantice. Atto finale: comparsa del signore -alla direzione, interrogatorio e riscontro, -restituzione del portafogli, tanto per cento secondo -l'uso: cento lire al fattorino. — Cento lire, -m'intende; un biglietto rosso nuovo fiammante, -coi due occhi di civetta, che pareva stampato -il giorno prima! Ah, benedetto Iddio, son venute -a tempo! — Dopo quella disgrazia che -l'aveva tenuto tre mesi a mezza paga non gli -era più riuscito di riassestarsi; la famiglia menava -una vita d'angustie; si dovevan misurare -il pane per pagare i debiti, e non vedevan la -fine di quel purgatorio.... — Ed ecco tutt'a un -tratto.... Ah, bisogna dire che c'è un Dio! — Splendeva -una tal contentezza sul suo viso -pallido, e abitualmente spaurito, che metteva -pietà; metteva pietà il pensare che cento lire -possano operare un tal rivolgimento nell'anima -d'un uomo da guarirlo anche dal terrore abituale -d'essere ammazzato. E ragionava sulla -sua fortuna per gustarla meglio. Su tante linee, -si sa, tutti i giorni si trova qualche cosa: -fazzoletti, spille, chiavi, scatole di sigarette, perfin -delle lettere amorose; ma dei portamonete -con migliaia di lire, bazzica, è un caso raro. -E proprio doveva toccare al figliuolo di sua -madre! Si chiamava <i>nascer fortunati</i>. E mi descrisse -la scena della sera, quando, rientrando -in casa, aveva sventolato il biglietto, come una -bandiera, sul viso di sua moglie e sulla testa -dei bimbi addormentati: la povera donna s'era -messa a piangere, i bimbi s'erano svegliati e -<span class="pagenum" id="Page_368">[368]</span> -buttati giù dal letto, e poi tutti a ridere e a -ballonzolare insieme da parer quattro villeggianti -della Villa Cristina. — E che sarà allora — gli -domandai — quando piglierete mille lire -d'indennità a causa guadagnata? — A quella -domauda si rioscurò, e parve ripreso dalla -paura solita. — No —, rispose a voce bassa — quelle.... -preferisco di non averle. — E rimase -un po' pensieroso. — Ma! — esclamò poi rianimandosi. — Se -non mi capitano altre disgrazie! — E -soggiunse umilmente: — Io non faccio -del male a nessuno, non voglio male a nessuno; -nessuno dovrebbe volerne a me, non è -vero? Perchè mi dovrebbero far del male? — Poi, -dopo una pausa, guardandosi intorno, -disse con un accento d'inquietudine, che mi -fece pena: — Come si son già accorciate le -giornate! — Non era ancora guarito, pover'uomo. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Il terzo contento fu un personaggio nuovo, -un vecchio pretino che vidi uscire dalla stazione -di Porta Susa, con la valigia e l'ombrello, -e salire sul tranvai chiuso della linea di Casale. -Dal modo come girò lo sguardo per la piazza, -soffermandosi, e come lesse l'insegna del carrozzone -prima di salirvi, e come vi salì, osservando -ogni cosa con un sorriso di curiosità e -di maraviglia, argomentai che non avesse mai -visto Torino o non ci fosse più stato dal tempo -dei tempi. Aveva l'aria d'un prete di montagna, -un viso roseo, gli occhi chiarissimi, un'espressione -<span class="pagenum" id="Page_369">[369]</span> -ingenua e buona, quasi infantile. Entrò -come in una casa d'amici, sorridendo a tutti, -in atto di ringraziare della buona accoglienza, -e, appena seduto, mi domandò se il tranvai -passava per la piazza Vittorio Emanuele. Il tono -con cui gli risposi gli fece subito attaccar discorso -familiarmente. Da trent'anni non era -più stato a Torino, era quello il primo tranvai -sul quale saliva. Aveva bene inteso parlar della -cosa; ma dall'immaginare al vedere c'è un -gran tratto. Si voltava a osservare il fattorino -e il cocchiere, le panche, i vetri colorati, gli -annunzi, gli altri tranvai che passavano, come -un bambino. Mi ricordò un altro prete di montagna -che, anni avanti, sul ponte di Po, m'aveva -manifestato la stessa maraviglia per l'<i>Angelo -Brofferio</i>, ch'era il primo battello a vapore ch'egli -vedesse. — Ma guardiamo un po', ma guardiamo -un po'.... E si fa fermare quando si vuole, -non è vero? E ogni strada ha il suo?... E va -così sulle rotaie, da per tutto, come sulla strada -ferrata? — E quando il tranvai si mosse, diede -segno di viva soddisfazione. — Ma è un bell'andare, -proprio.... senza scosse.... e come si corre.... -Una bella cosa, veramente, una bella cosa. E -ora si farà andare con l'elettrico, dicono.... Sarà -una maraviglia.... Ah, son cose che fa piacere -di vederle! — E sorrideva intorno ai passeggieri, -come a compagni d'un lungo viaggio, -sconosciuti ancora, ma coi quali dovesse far -poi conoscenza; ringraziò come d'un regalo il -fattorino che gli porse il biglietto; stette un minuto -in ammirazione del congegno del campanello, -<span class="pagenum" id="Page_370">[370]</span> -e quando m'alzai per discendere in piazza -Solferino, s'alzò egli pure, e fattomi un cenno -di riverenza col capo come a un conoscente, -si rimise a sedere, visibilmente lieto di non -avere ancor da discendere, di doversi trattenere -ancora in quella “bella compagnia„ esilarata -dal sorriso gentile con cui egli rispondeva al -suo sorriso canzonatorio, credendolo un segno -abituale della squisita cortesia cittadina.... -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Ma anche la “bella compagnia„ in quei giorni -dava ragion di ridere alle sue spalle. Trovo -notato fra gli appunti: — <i>Galileo Ferraris.</i> — È -il ricordo d'una corsa fatta con lui per un -tratto del viale Margherita. I giornali avevano -pubblicato in quel torno le proposte fatte dalla -Società al Municipio per l'istituzione dei tranvai -elettrici, e spesso, tra i passeggieri, s'udivano -su quell'argomento delle uscite amenissime. -Sarebbero forse state più guardinghe le -due eleganti bottegaie o modiste o quidsimile, -che ci divertirono per cinque minuti, se avessero -saputo che quel bel signore bruno e pallido, -dal sorriso dolcissimo e dagli occhi socchiusi, -il quale stava leggermente chino per -raccogliere, senza farsi scorgere, i loro discorsi, -era un elettricista di fama mondiale. La più -giovane, con un cappellino incoronato di magnolie, -giurava che sui nuovi tranvai elettrici -non avrebbe mai messo piede, e domandata -<span class="pagenum" id="Page_371">[371]</span> -dall'altra del perchè, rispondeva vivamente: — Ma -come? <i>E s'a se scianca 'l fil?</i> (E se si strappa -il filo?) Tutto va per aria! — Ma l'amica non -si curava di quel rischio: aveva inteso dire -che il maggior pericolo era un altro: se per -inavvertenza, salendo o scendendo, si toccava -la cassetta dov'era “il deposito delle scintille„ -c'era da pigliare una scossa da cadere in -terra stecchiti come per una nerbata sulla testa. -Come se la godeva il buon Ferraris, lisciando -la barba nera con la sua piccola mano femminea! -Ma non era quella la più amena ch'egli -avesse udita in quei giorni. La sera innanzi, -sulla linea del Martinetto, aveva inteso un vecchietto -ciaccolone fare i più neri pronostici su -quei novi fili che stavano per aggiungersi ai -troppi altri già distesi fra casa e casa; i quali, -saturando l'aria di elettricità, erano cagione di -tanti sconcerti nervosi, di tante malattie bisbetiche -e stravaganze d'idee e audacie matte di -partiti sovversivi, per cui il mondo andava diventando -un inferno. Che strana cosa, non è -vero? In una delle città più colte d'Italia, intorno -alle maraviglie della scienza, forza e gloria -d'una civiltà di cui insuperbiscono tutti, udire -presso a poco gli stessi discorsi che s'udrebbero -sulle rive del Victoria Nianza o in mezzo -alle foreste del Gran Chaco! — Basta — concluse -la modista giovane — non sanno proprio -più che diavolerie inventare per accorciarci -la vita. — Delizioso! — disse il Ferraris. -Quella si voltò, e al vedere quel bel signore -bruno che, pur avendo l'aria d'intendersene -<span class="pagenum" id="Page_372">[372]</span> -più di lei, pareva che consentisse nel suo giudizio, -gli fece un sorrisetto di simpatia e di gratitudine. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -È di quei giorni una pagina sui “fenomeni -d'elettricità erotica„ che posso trascrivere tal -quale. “È l'avvicinarsi, che si sente nell'aria, -della stagione sentimentale, è il pensiero che -sia questo l'ultimo mese delle giardiniere, così -propizie all'osservazione del bel sesso, e l'ultimo -dei leggieri e scarsi vestiti estivi, ai quali -succederanno tra poco gli alti colletti che fasciano -i colli e gli ampi mantelli che nascondon -le vite, son queste od altre le cagioni, per -cui noto ora negli erotici un'intensità di sguardo, -una fissità di contemplazione, un languore di -voluttà più cascante che nei giorni dei grandi -calori? Curiosissimo il tipo osservato stamani -sulla linea di Madama Cristina: un signore vestito -correttamente, con gli occhiali d'oro e una -barba di sultano, d'una pallidezza e d'una serietà -d'Amleto maturo; il quale, stando ritto in -fondo alla giardiniera, con una spalla appoggiata -alla colonnina, a ogni signora che salisse -o scendesse da quella parte, sporgeva in fuori -il busto e il capo per conoscere da quale calzoleria -provenisse il suo stivaletto; ma con un -piegamento guardingo, percettibile appena, della -persona, che io gli vedevo preparare con un -moto avanti del piede su cui doveva appoggiare, -ogni volta che da quel lato della strada suonava -un <i>alt</i> femminile. Quell'atto ripetuto di -<span class="pagenum" id="Page_373">[373]</span> -scolaresca curiosità sessuale, fanciullescamente -dissimulata, faceva un contrasto altamente comico -con la quasi tragica gravità del suo viso -barbuto, e anche più comico all'immaginare i -pensieri ch'egli doveva volgere in capo, ma di -cui non un lampo appariva dietro agli occhiali -d'oro, in quegli occhi sporgenti, grigi, muti come -due palle di cristallo. Ah, se si potesse, in un -solo tranvai, penetrar con la mente dietro al -velo misterioso di tanti visi gravi, freddi, innocenti -o indifferenti, che mostruoso guazzabuglio -si scoprirebbe di pensieri e d'immaginazioni, -di desideri e di propositi, infinitamente -diversi da quelli che le maschere fanno supporre! -Un viso eccettuato, peraltro: quello della -“vergine morta„ che salì al crocicchio del -corso Valentino, e per la quale gli occhiali d'oro -si sporsero avanti come per l'altre; un viso così -bianco, così puro, così virgineo da far giurare -che non nascondesse mai neppur l'ombra d'un -pensiero che la bocca non potesse esprimere, -e che non sarebbe potuto arrossire nemmeno -s'ella avesse saputo che lo sguardo di quegli -occhiali vedeva a traverso ai panni la sua nudità. -Come sempre, si voltarono tutti a guardarla; -ma sul suo viso di marmo candido -neanche questa volta non tremò un muscolo, -non passò un lampo, non guizzò il barlume d'un -sentimento di compiacenza. Soltanto, quando fu -seduta, cosa insolita, girò il capo a destra e -a sinistra, con un movimento vivace, come -se cercasse per la via qualcheduno, da cui sospettasse -d'esser cercata....„ -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_374">[374]</span> -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Feci riguardo agli erotici, i giorni appresso, -quest'altra osservazione: che si possono ascrivere -alla famiglia loro quasi tutti quei baldanzosi, -i quali, nonostante il peso degli anni e -della pancia, che li dovrebbe render prudenti, -rischiano ogni momento d'andare a letto per -quaranta giorni, saltando sul tranvai mentre -corre. La più parte, in fatti, saltano per la donna. -Hop! Hop! E là! Cinquant'anni e vedete che -leggerezza! È divertente studiare i diversi campioni. -Per parte d'alcuni, che la compiono con -disinvoltura, la prodezza può far colpo; ma ad -altri tolgono ogni virtù di seduzione lo sguardo -ansioso che fissano sul punto di mira, gli atti -scomposti della rincorsa, lo sgomento che mostrano -in viso del pericolo corso, e la pena che -durano, dopo seduti, a ricomporre la carcassa, -soffiando come foche: quando pure non cascan -sulla panca malamente, aggrappandosi alla colonnina -come a una corda di salvamento, col -cappello sbiecato e la parrucca andata di traverso. -Ah, vecchi peccatori impenitenti e temerari! -Ma se sul tranvai non c'è bel sesso, non c'è -caso che si cimentino. E gareggiano nobilmente -tra di loro, e sono gelosi del salto più snello e -più aggraziato dei giovani. Ne fui testimonio la -mattina sulla linea di via Cernaia. Uno di questi -vecchi acrobati galanti, con tanto di panama -e di sottoveste bianca, che pareva tinto -col granatino, aveva fatto la sua prova in piazza -<span class="pagenum" id="Page_375">[375]</span> -San Martino. Poco dopo, mentre s'andava di -tutta corsa, un giovanotto biondo e asciutto, -vestito da damerino, saltò su egli pure, ma da -tre passi distante, e senz'afferrarsi alla colonnina: -un vero salto da maestro. Non era che -il primo saggio. Passato il corso Siccardi, saltò -giù, corse a un banco, prese un giornale, raggiunse -di volo il tranvai, e vi saltò sopra come -prima. Le signore si voltarono a guardarlo. -All'imboccatura di via Santa Teresa, saltò giù -un'altra volta, corse alla buca delle lettere, vi -buttò dentro una cartolina, e poi da capo una -corsa, e un salto, e ritto là sulla piattaforma. -S'alzò un mormorio di stupore: non s'era mai -vista una cosa simile: le signore n'erano ammirate; -fu un vero trionfo. Ma l'uomo del panama, -ingelosito, ruppe l'incanto. Si chinò un -poco verso le signore dell'ultima panca e disse -abbastanza forte: — È il Tony della compagnia -equestre del Balbo, quello che salta otto cavalli. — Poi -soggiunse, scrollando una spalla: — Sfido -io; è la sua professione! — e detto questo, -dopo aver dondolato un po' il piede fuori -del montatoio, si lasciò andar giù sulla strada -con mollezza elegante, — vendicato. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Uno che non salta, per esempio, è il cavalier -Bicchierino. Lo vidi salire il giorno dopo sulla -giardiniera di via Garibaldi, mentre stavo sulla -piattaforma in fondo con l'operaio lattoniere, -vestito dei suoi panni da lavoro, con un tubo -<span class="pagenum" id="Page_376">[376]</span> -da gas acciambellato sotto il braccio. Posato e -preciso in ogni cosa, egli fece fermare alzando -e abbassando tre volte la canna come un antico -capo tamburo, non salì che dopo aver guardato -se i cavalli eran ben fermi, e non sedette -sull'ultima panca che dopo averla spolverata -accuratamente col fazzoletto. Poi, per riassestarsi -addosso i panni scomposti nella salita, -scrollò un po' il capo e le spalle, come fa la -gallina per scoter le penne, e, compiuta quell'operazione, -non si mosse più. Era proprio un -destino ch'io non potessi mai conquistare durevolmente -l'animo suo. Il lattoniere, con la sua -serietà e lentezza solita di pensatore, aveva avviato -un discorso sulle nuove funzioni dei municipi -in Inghilterra, delle quali s'occupava da -qualche tempo, nelle ore rubate al sonno, con -la diligenza che gli era propria, ritagliando notizie -da giornali e trascrivendo periodi da riviste -nel suo grosso vademecum di conferenziere. -Interrottosi un istante per osservare l'operazione -d'insediamento del signore sconosciuto, ripigliò: — Quando -lo diciamo noi, pare che sian -cose dell'altro mondo. Ma il municipio di Birmingham, -per esempio, quando saranno passati -i settantacinque anni per cui diede in enfiteusi -agli impresari il terreno per lo sventramento, -resterà ben padrone di tutte le case costrutte, -con un reddito annuale di cento mila sterline. -E questo è bene un passo sulla strada che condurrà -il municipio ad essere come il direttore -d'una grande impresa cooperativa di cui ogni -cittadino sarà azionista.... — -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_377">[377]</span> -</p> - -<p> -Un movimento leggerissimo delle spalle del -cavaliere m'avvertì ch'egli aveva inteso le ultime -parole e un'inclinazione appena visibile -del suo capo m'avvertì che stava in ascolto. -</p> - -<p> -Il lattoniere, accarezzandosi il mento con la -mano nera di piombo, continuò a citare, pacatamente, -col tono d'uno che dettasse. — Un gran -numero di città inglesi avevano convertito in -servizi municipali, con piena soddisfazione del -pubblico, i servizi dell'acqua potabile, del gas, -della luce elettrica, ricavandone benefizi enormi -e ribassando i prezzi. Il municipio di Glascow -s'era assunto anche l'esercizio dei tranvai, riducendo -l'orario degl'impiegati, aumentando i -salari e istituendo le corse di cinque centesimi -per mezzo miglio, con un profitto molto superiore -al canone che gli pagavan prima le Società -private.... — -</p> - -<p> -Tutta la disapprovazione che possono esprimere -la nuca e la schiena d'un cittadino io la -vidi espressa a quelle parole dall'aspetto posteriore -del cavalier Bicchierino; il quale doveva -credere esagerati iperbolicamente i dati di fatto, -se pur non credeva tutte una fantasia quelle -citazioni. -</p> - -<p> -Il lattoniere continuò, insistendo sull'esempio -del municipio di Glascow, che da qualche anno -esercita con vantaggio proprio e del pubblico -anche altre funzioni di indole più privata. — Giusto, -perchè il municipio non potrebbe anche -incaricarsi di far lavare la biancheria? -</p> - -<p> -A quest'ultimo colpo, il buon cavalier Bicchierino -non si potè più contenere e si voltò a -<span class="pagenum" id="Page_378">[378]</span> -guardarci mostrandoci negli occhi arrotondati -e nella bocca aperta tutta la stupefazione che -può contenere un'anima umana. Diede uno -sguardo all'oratore e un altro a me, che avevo -l'aria d'approvare, e in quello sguardo lessi la -mia sentenza. Un uomo che stava a sentire, -acconsentendo, delle stravaganze così spropositate, -delle assurdità così mattamente ridicole, -non poteva essere che un insensato, meritevole -della più profonda commiserazione; un uomo -da perdonargli che gli paresse stretta via Garibaldi -e che tagliasse il <i>Popolo</i> con le dita. E -dal modo come voltò le spalle e riprese il suo -atteggiamento capii che non mi restava più nessuna, -nessuna speranza di risollevarmi nella -sua stima. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Feci un'altra corsa disgraziata pochi giorni -appresso: il ventidue, memorando. Era incominciata -bene, peraltro. Ero occupato da qualche -tempo a far raccolta fra i passeggieri di -tutte quelle espressioni: — Io dico la verità.... -diciamo la verità.... per dir la verità.... siamo -sinceri.... francamente parlando.... parliamoci -schietto, ecc., che, appunto perchè occorrono -così maravigliosamente fitte sulla bocca di tutti, -sono una prova patente della quasi universale -bugiarderia degli uomini, nei quali deriva dalla -coscienza di mentir quasi sempre il sospetto di -non esser creduti mai. Infervorato in questo -lavoro, ero molto contento quella sera d'avere -fatto una buona collezione in dieci minuti -<span class="pagenum" id="Page_379">[379]</span> -sulla giardiniera del <i>Foro Boario</i>, e stavo -osservando con piacere, nella conversazione di -due signori, che c'è anche un modo cortese e -usatissimo di darsi a vicenda del bugiardo -con le formole: — Dice la verità?... Ma è vero -proprio?... Mi dà la sua parola?... — quando -quel senso misterioso che ci annunzia la presenza -d'un nemico alle spalle mi fece voltare il -viso indietro.... e riconobbi gli occhi malevoli -e il pizzo ostile di Guyot; il quale discorreva -piano con un grosso signore sonnecchiante, -seduto alla sua destra. Ero ben certo che mi -avrebbe sempre odiato; ma il suo sguardo mi -fece capire in quel punto che la scena del -<i>Grido</i> e della <i>Lotta</i> aveva invelenito terribilmente -il suo odio, e che egli covava in petto il -proposito d'una vendetta. — È la sua volta — pensai — non -c'è che rassegnarsi. E stetti -aspettando, con l'orecchio all'erta. -</p> - -<p> -Il cuore non m'aveva ingannato. Non passò -un minuto che l'udii parlare con quella particolare -sillabazione di chi vuol farsi sentire da -qualcuno, che non è la persona a cui parla. -Aveva una curiosa voce, che pareva uscirgli -dalle narici, con un soffio di siringa vuota. Galeotto -della vendetta fu il giornale che teneva -fra le mani. -</p> - -<p> -— Ha visto? — domandò al suo vicino. — Hanno -sciolto la Camera di lavoro di Livorno. -</p> - -<p> -E dopo una pausa: — Pare anche che il Codronchi, -in Sicilia, si decida a procedere con -energia. Ha sciolto la federazione socialista di -Corleone. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_380">[380]</span> -</p> - -<p> -Il signore insonnito rispondeva con monosillabi -d'approvazione. -</p> - -<p> -— Ah, quello rimetterà presto le cose al posto. -Ha anche fatto sequestrare il libro di quel -Giuffrida.... -</p> - -<p> -— Scritto in prigione. -</p> - -<p> -— Scarabocchiato in prigione. -</p> - -<p> -Credevo che fosse finita. Ma l'uomo era ben -provvisto di materiali da guerra. Accennò ancora -(e sentii fremere di gioia la sua voce) alla -“bella accoglienza„ fatta ai deputati socialisti -francesi e agli altri fondatori della vetreria -d'Alby dagli operai di Carmaux — a fischiate. — Ora -sarò libero, — pensai. No, fu spietato. -Biasimò ancora l'amnistia per i condannati -politici, che s'annunciava in quei giorni. — Sa -che comprende anche i facinorosi che son dentro -per i fatti di Sicilia e della Lunigiana.... E ci -fanno un bel regalo! -</p> - -<p> -Mi prese una tentazione, e fu un punto che -non vi cedessi. Volevo voltarmi a domandargli -perchè non annunciava pure, per amareggiarmi -l'anima, ch'era stato ammazzato il brigante Tiburzi -nelle macchie d'Orbetello. Ma non volli -turbare la sua gioia. Ah, la sentivo! Egli doveva -sorridere infernalmente come Giacinta Pezzana -nella <i>Maria Stuarda</i> quando grida: -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i08"> Ella si parte</p> -<p class="i01">Col pugnale nel cuore. Oh vendicata</p> -<p class="i01">Io son! Divina gioia!</p> -</div></div> - -<p> -Eppure, io non avevo in cuore che un sentimento -di stupore: che due uomini, viventi nello -<span class="pagenum" id="Page_381">[381]</span> -stesso tempo e appartenenti alla stessa classe, -potessero pensare e sentire così oppostamente -intorno alla più alta delle quistioni del tempo -loro, ed esser così certi tutti e due di esser nel -vero, da provar odio e pietà l'uno per l'altro, -come due creature diverse e nemiche di civiltà, -di religione e di razza. Guyot non parlò più; -pensava certamente ch'io non avessi più fiato -nel corpo. Io feci il morto, per mantenerlo nell'illusione. -Ma la parola <i>facinorosi</i>, detta da lui, -mi ridestò un sospetto: quella parola, me ne ricordavo -bene, ricorreva due volte in quella -certa lettera anonima che avevo ricevuto dopo -l'assassinio del presidente Carnot. Che la lettera -fosse proprio sua? Mentre ventilavo quest'idea, -egli discese all'imboccatura di via dell'Arcivescovado, -e s'allontanò con passo di trionfatore, -senza degnare d'un ultimo sguardo quello che -restava di me sul tranvai. Da tutta la sua persona -traspariva la superba certezza d'avermi -finito. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Sulla stessa linea, partendo dalla barriera del -Foro boario, all'ora dell'uscita libera dei soldati, -vidi la sera seguente un quadretto nuovo e bellissimo: -una carrozzata d'artiglieri, con una -monaca nel mezzo, di quelle addette alle prigioniere -delle vicine carceri; la quale dava -l'immagine di Santa Barbara, protettrice dell'arma, -scortata da un drappello dei suoi guerrieri, -che la conducessero in trionfo a Torino. -<span class="pagenum" id="Page_382">[382]</span> -C'era al freno il protetto di donna Chisciotta. -Appena lo riconobbi, m'andai a sedere accanto -a lui, per vedere se era in bernecche. Non era, -o non pareva; aveva la faccia rossa, peraltro, -e rannuvolata, come sempre. Mi diede un'occhiata, -come a un viso noto di frequentatore di -tranvai, e partì. Subito dopo attaccò un moccolo -solenne. Erano state tese le catene a traverso -il viale, dovendo passare il treno di Milano: -c'era qualche minuto da aspettare. Ahimè! -L'uomo non perdeva che il pelo: appena fermato -il tranvai, saltò giù e corse verso un bancuccio -vicino, dove si dava il bicchierino di -“rabbiosa„. -</p> - -<p> -Il fattorino gli gridò dietro: — Guardati che -c'è madama! -</p> - -<p> -A quel grido egli si fermò e girò intorno uno -sguardo sospettoso. L'altro diede una risata, e -allora egli scrollò le spalle e andò a bere. -Quella <i>madama</i> non poteva essere che donna -Chisciotta, nota ai colleghi di lui come sua protettrice, -e precettrice severa e vigilante di temperanza. -Ebbene, se quel <i>guardati</i> aveva avuto -forza d'intimidirlo, voleva dir che l'uomo non -era ancora perduto affatto sulla via della combustione -spontanea. Risalì sul tranvai forbendosi -la bocca col dorso della mano, e sferzati -i cavalli appena il passaggio fu libero, principiò -a dar fuori quel tanto di filosofia che s'era -messa in corpo per cinque centesimi. Cadevano -le foglie secche dagli alberi di Corso Oporto: -egli si mise a dissertare sulle foglie, come parlando -ai cavalli. E una, e due, e tre, e via senza -<span class="pagenum" id="Page_383">[383]</span> -fine: erano le annunziatrici dell'inverno. Ah, -quante cose gli annunciavano: le lunghe eterne -giornate con la pioggia e col vento in faccia, le -nebbie fitte e gelate, la notte alle cinque pomeridiane, -le corse interminabili nella neve, interrotte -da lunghe fermate, da cadute di cavalli, da sviamenti, -da fatiche di negri. A un tratto si rivolse -a me, come a un conoscente. E quella <i>povra fia</i> -come avrebbe passato l'inverno con quella scellerata -tosse che le schiantava l'anima? Gli dicevano -che le avrebbe giovato l'aria della riviera. -Eh si! Ma l'insegna dell'albergo dove -l'avrebbero tenuta gratis, quella non glie la dicevano. -Con chi non ha <i>di questi</i> la morte non -fa cerimonie. Sono soltanto i signori che possono -pregarla d'aspettare. — E soltanto dopo -questo sfogo, mi diede la notizia che aveva una -figliuola unica, la quale s'era ammalata e non -più rimessa dopo una certa disgrazia. Ma non -disse che disgrazia fosse. -</p> - -<p> -Quando il tranvai fu per attraversare il Corso -Umberto, il suo sguardo si fece fisso e il suo -viso s'incupì anche di più, senza ch'io ne capissi -subito la cagione. Non la capii che quando -vidi il Corso Oporto ingombro di sciami di ragazzi -che uscivano dalla Scuola municipale di -Monviso. Allora principiò per il pover'uomo -una vera tortura. I ragazzi, inseguendosi in -giro e strillando, passavano e ripassavano a -traverso le rotaie, a pochi passi dai cavalli, -come per giocare col pericolo, e il disgraziato -cocchiere, mutato in viso, pregava, minacciava, -sagrava invano, stringendo le briglie con le -<span class="pagenum" id="Page_384">[384]</span> -mani tremanti e volgendo intorno gli occhi dilatati -e spauriti, a cui s'alzava davanti la visione -del bambino travolto ed ucciso; e nel -viso e in tutti i movimenti della persona mostrava -un contrasto violento e doloroso tra la -furia di uscir di quel passo e la ripugnanza, -quasi lo sgomento di procedere, come se oltre -ai ragazzi scorrazzanti qualche altro impedimento -terribile, veduto da lui solo, gli sbarrasse -la strada. Quando finalmente si svoltò in via -Venti Settembre, tirò un lungo respiro e si -asciugò il sudore della fronte. -</p> - -<p> -E per tutta la via Venti Settembre non parlò -più. Stetti attento quando si passò nel punto -dov'era seguita la disgrazia; ma egli non voltò -il capo: tenne lo sguardo diritto davanti a sè, -in fondo alla strada; con la fronte così alta, -però, e con un'attenzione così fissa, da non lasciar -dubbio che fosse forzata. Solo quando si -sboccò sul viale Margherita, tornò a guardare -le foglie che cadevano e riprese le sue considerazioni -sull'inverno. — E una, e due, e via, -a poco a poco, l'una dopo l'altra, vengon giù -tutte; gli alberi perdono i capelli. Si sente già -l'odore del giorno dei morti. Quest'inverno vuol -essere anche più tristo dell'estate. Cosa ne dice? -C'è mai stata un'annata <i>pì malheureusa</i>? Avremo -una gran mortalità, certamente. Oh, per quel -che è di me!... Andarsene, è tanto di guadagnato. -Ma è veder andar gli altri.... Oh che -brutto mondo! -</p> - -<p> -Ma qui, curvandosi e cacciandosi avanti tutt'a -un tratto come per gettarsi fuori del parapetto, -<span class="pagenum" id="Page_385">[385]</span> -urlò un: — Via! — sgangherato, che mi diede -un rimescolo. Un ragazzo scalzo aveva attraversato -le rotaie sfiorando il muso ai cavalli -col capo. -</p> - -<p> -— Ah! questi ragazzi! — esclamò poi con -voce quasi di pianto. — Questi ragazzi mi faranno -morir disperato! — e fermato il tranvai -vicino al casotto di piazza Emanuele Filiberto, -sbattè le redini sul parapetto con un atto di -desolazione.... -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Quelle ultime giornate del mese furono per -le mie escursioni le più piacevoli dell'annata. -Era il mio punto di partenza Porta Palazzo, -donde passano o si diramano otto linee dirette -ai sobborghi più lontani, e la mia linea preferita -quella del Ponte Isabella; la quale percorsi l'ultima -volta in una di quelle mattinate dolci e -chiare di fin d'ottobre, in cui si confonde col sorriso -della stagione che se ne va la malinconia di -quella che viene, e si sente nell'aria come la -mestizia d'un addio. Attraversato il centro della -città, e percorso un gran tratto di quella interminabile -via Cristina di cui sfugge il fondo allo -sguardo, si svolta nel viale ridente di Raffaello, -e di là si esce all'aperto, fra la fuga dei nuovi -edifici universitari, ai quali i camini altissimi -dalla forma di minareti danno l'aspetto d'un -enorme falanstero orientale, e l'ultimo lembo -del grande parco del Valentino, che si ristringe -lungo la riva e va a finire con un bacio nel -<span class="pagenum" id="Page_386">[386]</span> -fiume. Qui nulla parla del passato, tutto è giovinezza -e speranza, e par che non ci giunga -il rumore e il fumo della battaglia della vita. -Si attraversa una piccola città adolescente, tutta -nomi di poeti e d'artisti, dove poche case rustiche -resistono ancora all'assalto dei villini e -dei palazzi, brillanti avanguardie cittadine, che -da ogni parte le incalzano e le avvolgono; si -arriva allo sbocco del corso Dante, di là dal -quale sorge ancora un altro sobborgo bambino, -che va fino al corso Galileo, ultima onda di -Torino, a morire fra i campi; e si giunge sulla -strada di Moncalieri, alle falde dei colli, dove -il tranvai si ferma, in mezzo alla solitudine e -al silenzio. E là discesi, ad aspettare che si ripartisse, -ammirando il paesaggio vasto e sereno. -Di qua le rive serpeggianti e solitarie del -Po, ristretto e imbrunito dalle ombre dei boschetti, -e la piramide del Monviso all'orizzonte, -già tutta bianca; di là le acque larghe e lucide, -rispecchianti il villaggio medioevale; più oltre, -il castello rosso del Valentino; la mole Antonelliana -nel cielo; e dietro di me la collina che -cominciava a ingiallire, macchiata da un folto di -pini, come una testa grigia da una ciocca nera. -Tutto era terso e fresco, e l'aria odorava di -vegetazione autunnale; ma pareva che vi corresse -ancora un fremito della primavera e vi -passasse già un brivido dell'inverno. Salì sul -tranvai una coppia d'innamorati, che si tenevan -per mano; di ritorno da una passeggiata romantica, -forse: rosati in viso, eccitati dalla -frescura e dal moto, luminosi d'amore. Il cocchiere -<span class="pagenum" id="Page_387">[387]</span> -solfeggiava un'arietta guardando le Alpi. -Il grande silenzio non era rotto che dal filo di -quella voce e dai picchi sonori delle lavandaie -del fiume, che non si vedevano. Era uno di -quei momenti in cui ci coglie come a tradimento -il pensiero della vecchiezza, e ci rattrista. -Guardavo i due amanti, e pensavo: — Essi -sono l'Aprile, ed io.... il mese corrente. — Vedevo -di là dal ponte la trattoria dell'<i>Olimpo</i>, -appartata e chiusa, che mi ricordava dei festosi -banchetti giovanili, dei cari amici, delle ardenti -discussioni letterarie. Come mi pareva tutto -lontano, e la casa, e gli amici, e le idee discusse! -Eppure provavo un conforto vago in quella -pace, come il sentimento d'una dolce rassegnazione, -e il principio d'un riposo infinito. E udii -con rammarico il grido brusco del fattorino: — Via! — come -se mi dicesse: — Andiamo! -Torniamo allo strepito della città e alle cure -della vita; torniamo a lavorare.... e a invecchiare. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Ebbi un altro momento, di quelli che non si -scordano, sulla linea della Crocetta, uno di quegli -incontri inaspettati che ci lasciano stupefatti e -pensierosi come se avessero il significato recondito -d'un avvertimento del destino. Allo -svolto da Piazza Carlo Felice in via Sacchi salì -sul tranvai un controllore sui cinquant'anni, piccolo -e pingue, con due enormi baffi rossicci -brizzolati, che gli mascheravano mezzo il viso; -<span class="pagenum" id="Page_388">[388]</span> -e incominciò il suo giro sulle pedane per chiedere -i biglietti. Dalla cautela con cui s'aggrappava -alle colonnine e posava i piedi per non -cascare, argomentai che fosse nuovo al proprio -ufficio, al quale anche si prestava male la sua -corpulenza. Quando mi fu vicino sulla piattaforma, -ancora parato ai miei occhi da due persone -interposte, gl'intesi dir forte al fattorino: — È -al numero 136; — e quella voce risvegliò -qualche cosa nella mia memoria, ma così lontano -e confuso, che subito disparve, come l'ombra -d'un uccello che passi. Essendo vuota l'ultima -panca, il controllore s'infilò tra questa e -quella accanto, per prendere i biglietti dei passeggieri -ch'erano in piedi. Quando fu davanti -a me, mi disse, toccandosi il berretto con una -mano: — Il biglietto, signore.... — e restò con -la bocca aperta e la mano per aria, fissandomi -in viso. Ci fissammo così a vicenda, per qualche -secondo, in atto interrogativo, e poi, nello stesso -punto, uscì dalla sua bocca il mio nome e il suo -dalla mia. Un intimo impulso gli fece sporgere -il viso, ma si tirò indietro; io mi spinsi innanzi -e gli baciai la guancia; egli mi rese il bacio, e -volle dir qualcosa; ma non potè. Sorridemmo -tutti e due, col respiro un po' oppresso. E un'onda -di memorie attraversò la mia mente in un lampo: -la Scuola di Modena, il suo lettuccio di ferro in -un angolo del camerone della quarta squadra, -una discussione sull'utilità dell'“ordine sparso„ -sotto un albero del giardino ducale, il cappotto -bigio chiaro ch'egli aveva portato dal Collegio -militare d'Asti, e un nostro breve incontro per -<span class="pagenum" id="Page_389">[389]</span> -le vie di Piadena durante la guerra del 66. Da -trent'anni non c'eravamo più visti, e non avevo -più avuto notizie di lui. — Ebbene?... — Ebbene?... — Ma -la conversazione s'arrestò lì; c'era -gente intorno; vidi che gli tremavan le labbra; -non si poteva proseguire. Fece un cenno con la -mano, come per dirmi: — A più tardi, — e riprese -il suo giro. Controllore! Dopo trent'anni! -Lui! Per che vicende era passato? E ricordai i -suoi bei disegni topografici con un tratteggio di -montagna che gl'invidiavo, il suo costante buon -umore, la rassegnazione di buon figliuolo con -cui una volta era andato alla cella di rigore, -estratto a sorte per un tumulto della compagnia, -al quale non aveva preso parte. Poi, rifrugando -nella mia memoria, mi parve di ricordarmi -d'aver inteso dire molti anni innanzi ch'era andato -in America, dove faceva il maestro elementare. -E aspettai con impazienza che i vicini -scendessero per interrogarlo e per dirgli la -buona memoria che avevo sempre serbata di -lui. Ma, tutt'a un tratto, egli discese. Dalla strada -mi fece ancora un saluto con la mano, sorridendo, -ma con una leggiera espressione di tristezza; -poi voltò le spalle e s'avviò verso il -Corso. Aveva ancora quell'andatura, tal quale, -con quell'atteggiamento del capo, con quelle -spalle curve, da cui scappavano le cinghie dello -zaino. E lo seguitai con gli occhi fin che potei, -con un senso di stupore misto di sgomento, pensando -che un giorno solo, un caso, un punto -della mia vita avrebbe potuto far sì che un -altro mio amico, in quello stesso giorno, ritrovasse -<span class="pagenum" id="Page_390">[390]</span> -me su quel tranvai, con quel berretto -gallonato sul capo, in atto di dire a lui: — Signore, -il biglietto.... — Dopo quel giorno non lo -vidi più. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -A questa avventura di romanzo succedette -una scena di farsaccia, che vorrei non aver veduta, -e che racconto soltanto per non lasciar -nulla da parte di quanto può accadere sulla carrozza -di tutti. Ma chi avrebbe potuto prevedere -una scenata simile osservando quella giardiniera -pochi minuti avanti, quando la raggiunsi -in piazza dello Statuto? Era proprio una carrozzata -di gente per bene, alla quale disdiceva -intollerabilmente un cartello sospeso al di sopra -della panca di mezzo, con su scritto in grossi -caratteri: — <i>Letame di cavallo. Trovasi in vendita -a pressi convenientissimi presso la Società -Belga.</i> — Vedo ancora sulla panca in fondo un -consigliere comunale e un medico militare in -divisa; più in qua un generale di brigata pensionato, -con la <i>Gazzetta di Torino</i> fra le mani; -due maestre della Scuola Sclopis; signore, signorine, -faccie rispettabili di grossi contribuenti -e d'impiegati da tremila in su. Regnavano tra -quella eletta di passeggieri la pace e il Galateo; -il mormorio discreto delle conversazioni era coperto -dallo scalpitìo dei cavalli lanciati al galoppo; -nulla dava indizio dello scoppio che doveva -avvenire. All'improvviso, dando le spalle -alla compagnia, sentii il suono d'una ceffata e -<span class="pagenum" id="Page_391">[391]</span> -due grida furenti: — <i>Baloss!</i> — e: — <i>Canaia!</i>, -e voltandomi, vidi alle prese nel mezzo due -signori senza cappello, che con una mano si tenevano -afferrati a vicenda per la cravatta e con -l'altra si barattavano delle mazzate sul capo; -una signora che gridava, altre che si preparavano -a svenire, uomini saliti sulle panche per -separare i lottatori, e poi un gruppo stretto intorno -a questi, di cui non m'apparivano più che -le due teste scarmigliate e i due bastoni branditi. -La lotta cessò subito; ma i due nemici non -s'allentarono, e rimasero in quell'atto di rappresentanti -della “situazione europea„ ciascuno -tenendo l'altro per la gola, come per dire: — Se -non mi picchi, non picchio; se ti muovi, t'accoppo. — E -quella coppia così atteggiata, su -quella carrozza che correva, faceva uno strano -effetto, come d'un quadro plastico, concorrente -al premio, portato in giro sopra un carro di carnevale. -Il cocchiere aveva appena fermato, che -i due campioni si allentarono e si rimisero a -sedere, improvvisamente racquetati dal pensiero -del cappello volato via; e allora la corsa -ripigliò. Ma non mi riuscì neanche allora di vederli -in viso perchè restavano in piedi i loro vicini, -intesi a sedare la contesa verbale che ricominciava; -nè potei capire che cosa dicessero, -perchè il cicalìo dei commentatori soverchiava -la loro voce. Le notizie che arrivarono fino a -me eran contradditorie. Chi diceva che fosse -nata la lite dal fumo che l'uno dei due mandava -in viso alla moglie dell'altro; chi diceva -invece d'un piede dato nelle reni alla signora -<span class="pagenum" id="Page_392">[392]</span> -per sbadataggine; chi asseriva che non si trattasse -d'un piede sbadato, ma d'una mano investigatrice. -Quello in cui tutti concordavano era -che alla ceffata maritale aveva dato la mossa -decisiva un <i>boric</i> nudo e crudo opposto dall'altro -ad un'osservazione vivace. Finalmente, quando -i pacieri sedettero, riconobbi la triade alle facce -pallide e convulse e ai due cappelli magagnati: -una bella donnina col nasino all'in su, un marito -col viso bitorzoluto, e un biondo secco coi -baffi sovversivi, all'ultima moda. E fu il cocchiere, -una faccia di ex carrettiere burlone, che, -rivoltando in bocca una cicca, dedusse la morale -dell'avvenimento. — S'ha un bel dire —, disse, -fra due sputate nere —, bene educati, -male educati.... signori e povera gente, quando -c'è di mezzo <i>la fumela</i>, se le ammollano tutti -ad un modo.... -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Con quest'avventura volgare dovrei chiuder -l'ottobre, se proprio la penultima sera del mese, -per andare allo Sferisterio, non avessi avuto la -buona ispirazione di salire sulla giardiniera -della linea dei Viali, nel punto dove il Corso Oddone -sbocca sul Corso Margherita. Salendo, vidi -alzarsi un cappello a cencio da una testa che -a tutta prima mi riuscì nuova; ma nell'atto di -sedere sulla panca davanti riconobbi un muratore -venuto tre anni addietro a casa mia per -darmi dei ragguagli intorno al lavoro dei garzoni, -quando pensavo di scrivere sulle fatiche -<span class="pagenum" id="Page_393">[393]</span> -precoci dei ragazzi; e nell'atto stesso vidi accanto -a lui l'operaio della caramella, sua moglie -e il piccino, seduti anch'essi sulla stessa -panca. Vidi passar nell'occhio del marito, nel -momento che si fissò nel mio, il ricordo di quella -scena: non altro che un'ombra sfuggevole, ma -che era ancora di rancor voluto, più che di rammarico, -e al tempo stesso una mal celata espressione -di stupore ch'io fossi conosciuto e salutato -quasi amichevolmente dal suo compagno. -Sedetti, voltando le spalle a lui e agli altri tre, -e stetti in una vaga aspettazione, non so ben di -che, inquieta, e pure piacevole, pensando che la -curiosità gli avrebbe fatto domandare all'amico -chi fosse lo sconosciuto ch'egli aveva offeso, e -che una parola di quello sarebbe bastata a mutargli -in tutt'altro senso quell'antipatia cieca, -ch'era nata, come tante nascono, non dal risentimento -d'un torto patito, ma dalla coscienza -amara e dispettosa d'un torto fatto. -</p> - -<p> -Appena seduto, in fatti, udii delle voci sommesse, -da cui compresi che le teste si erano -avvicinate; ma durarono pochi secondi, e la -brevità del colloquio, appunto, m'accertò di -quanto già l'altra volta m'aveva fatto supporre -il giornale che gli avevo visto leggere: che, soltanto -il mio viso essendogli sconosciuto, non gli -sarebbe occorsa alcun'altra notizia o spiegazione -quando avesse inteso il mio nome. Seguì -un silenzio lungo, durante il quale mi parve di -sentirmi entrar per la nuca e scendermi dal -cervello nel cuore i suoi pensieri. L'ascoltavo, -udivo le sue parole come se veramente le pronunciasse. -<span class="pagenum" id="Page_394">[394]</span> -E gli rispondevo dentro di me: — Vedi -che ti sei ingannato. Ah certo, fu una trafittura -al cuore che tu m'hai dato. Ma non credere, -non t'ho serbato rancore. Io ho capito. Eri senza -lavoro, abbandonato, infelice; eri sdegnato contro -la società, e ti è parso uno scherno ch'essa -porgesse un dolce al tuo bambino mentre negava -il pane a te, a lui e a sua madre. Pensa -se non t'ho capito e scusato! — E pensavo pure -ch'egli avrebbe voluto fare un atto, dirmi una -parola che m'esprimesse il suo sentimento; ma -non immaginavo in qual modo si sarebbe potuto -esprimere senza fare al proprio orgoglio -una violenza che sapevo difficile, io che in tanti -altri casi simili non ero riuscito a farla al mio. — Non -farà e non dirà nulla — pensavo — mi -saluterà al momento dì scendere, e sarà tutto. -Ma basterà questo. Purchè io sia certo che ha -mutato sentimento; che importa che me lo dichiari -a parole? -</p> - -<p> -Ebbene, m'ingannavo. Nel punto che si svoltava -sul corso San Maurizio, udii di nuovo un -rapido bisbiglio dietro di me, poi un breve silenzio, -poi qualche cosa come un peso mutato -di posto, e mentre mi domandavo che cosa potesse -essere quell'armeggio, mi sentii prima un -alito nell'orecchio, poi una piccola mano sopra -la spalla, poi una bocca infantile che strisciò la -mia guancia. Ah, caro bambino! Me lo porgevano. -Era lui il messaggiero muto, il pegno palpitante -della riconciliazione. Potete immaginare -come me lo presi.... -</p> - -<div class="chapter"> -<p> -<span class="pagenum" id="Page_395">[395]</span> -</p> - -<h2 id="cap11">CAPITOLO UNDECIMO.</h2> -</div> - -<p class="indr"> -Novembre. -</p> - -<p> -Quanto più s'avvicinava la fine dell'anno, tanto -più sovente pensavo al giorno in cui avrei abbandonato -la “carrozza di tutti„ che era da -molto tempo il mio pensiero assiduo; e presentivo -che sarebbe stato triste per me, come per -il romanziere il separarsi dal mondo del suo -romanzo; con questa differenza, ch'io non mi -separavo da fantasmi, ma da gente viva. Avrei -continuato a correre sui tranvai, certamente, e -a vedere i miei personaggi e scene e casi curiosi; -ma con la mente occupata da altri pensieri, -non osservando più che per caso, non -facendo più gite con quel proposito, non più tendendo -l'orecchio, nè cercando o interrogando; -e i miei personaggi familiari si sarebbero sbiaditi -a poco a poco ai miei occhi, per rientrare -poi e finir con perdersi nella folla. Sì, col novantasei -si sarebbe chiuso un anno veramente -singolare della mia vita, e benchè ne desiderassi -<span class="pagenum" id="Page_396">[396]</span> -la fine per riacquistare la mia libertà di spirito, -pure avrei voluto insieme che si allontanasse; -e per questo moltiplicai le corse, in quell'ultimo -periodo, e cercai e osservai con più -viva alacrità avvenimenti e persone, come per -vivere più intensamente e prolungare nel mio -pensiero il breve tratto di tempo che mi rimaneva. -Intanto, qualche cosa essendo trapelato -del mio disegno, io cominciavo a vedermi guardato -da cocchieri e da fattorini con un'espressione -insolita di curiosità, assai diversa negli -uni e negli altri secondo il concetto che s'erano -formati di quello ch'io intendessi di fare, e dello -scopo del mio lavoro. Alcuni, quando li interrogavo, -mi guardavano con un'aria di stupore -comico, come una bestia rara, un bel capo -matto, che stillasse sul loro conto qualche stramberia -misteriosa, inaccessibile affatto a qualsiasi -sforzo della loro immaginazione. Altri pensavano -ch'io volessi dare una gran battaglia con -la <i>piuma</i> in loro favore, e, comunque esordissi -con le mie domande, tiravano subito il discorso -sul servizio duro e sulla paga scarsa e su torti -fatti a loro o ad altri, suggerendomi proposte -dì riforme <i>ab imis</i> e argomenti di tirate tribunizie. -Ma ne trovai anche parecchi, che, sospettando -in me un ferro di polizia della <i>Belga</i> o -della <i>Torinese</i>, un furbo mariuolo che, col pretesto -di fabbricare un romanzo, tirasse a far -cantare gl'impiegati per regola e norma delle -Amministrazioni, stavano in guardia, e ad ogni -mia più innocente domanda, anche lontanissima -dall'argomento sospetto, s'affrettavano a rispondere: — Ah, -<span class="pagenum" id="Page_397">[397]</span> -io non potrei dir nulla; non ho da -lagnarmi; faccio il mio dovere, son trattato -bene.... cosicchè.... —; e il cosicchè voleva dire: — Non -mordo all'amo; ne peschi un altro. — Quello -che diede più vicino al segno fu Carlin; -il quale, la prima sera di novembre, sul tranvai -dei Viali, mi si piantò in faccia sorridendo, e con -l'aria di chi ha scoperto in un amico l'intenzione -di fargli un tiro burlesco: — Ah, dunque, — mi -disse, — lei <i>ci vuol metter tutti in poesia</i>? -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -È quella una corsa che deve fare, il giorno -dei Santi, chi cerca lo spettacolo, non frequente -a Torino, d'una grande moltitudine. Per il corso -Margherita, per tutte le strade che vanno dal -centro alla riva della Dora, sui ponti, sui viali -del Regio Parco e per i sentieri a traverso i -prati, s'allungavano cento processioni umane -dirette al cimitero, cento torrenti e rigagnoli -neri, che travolgevano nelle loro onde lente una -profusione mirabile di fiori, come se avessero -spogliato nel loro corso tutti i giardini della -campagna di Torino. Il tranvai spezzava in due, -a ogni tratto, delle grandi frotte di gente, così -fitte e restìe a separarsi da parere stuoli enormi -tutti di parenti e d'amici; famiglie numerose -come tribù, dal nonno curvo ai nipotini condotti -per mano, precedute dall'uomo più robusto, portante -una grande corona; file di uomini e di -donne, con corone piccole fra le mani, che facevano -ala per un momento al nostro passaggio, -<span class="pagenum" id="Page_398">[398]</span> -mostrando una varietà infinita di visi pensierosi, -spensierati, tristi, sereni, alcuni improntati d'un -dolore recente, i più di indifferenza o di noia; -e in quella grande moltitudine un grande silenzio, -come in un esercito disarmato e prigioniero. -Sulla giardiniera c'era un carico di corone e di -ghirlande, adagiate o tenute ritte sulle ginocchia -da signore e da donne del popolo; alcune -di viole del pensiero e di rose bellissime; e -forse ci sedeva già vicino e le adocchiava il ladro -mortuario che ne avrebbe rubato il nastro -la notte. O carrozza di tutti, piccolo panorama -del mondo a dieci centesimi! Stando ritto in -fondo, vedevo dentro il vano d'una gran corona -di mirto e di semprevivi le teste combaciate -d'un giovane e d'una ragazza che tortoreggiavano -sulla panca davanti, e quell'idillio -chiuso in quella cornice funebre mi faceva pensare -a quante altre parole d'amore si sarebbero -scambiate quel giorno, a quanti innamorati -avrebbero pedinato le belle in mezzo alle croci -e alle tombe, spandendo qua e là sulle iscrizioni -dolorose la gioia degli sguardi e dei sorrisi corrisposti. -Una povera donna, seduta davanti a -me, teneva fra le mani una piccola corona di -crisantemi violetti, da pochi soldi, che doveva -esser destinata a un bambino, e parlava, parlava -con voce accorata, come facendo uno sfogo, -al marito duro, che non rispondeva. Ah, che -pietà! Da qualche parola capii che la corona le -pareva troppo misera, indegna del suo caro -morticino, e che rinfacciava all'uomo l'avarizia -crudele o il danaro sciupato all'osteria, che le -<span class="pagenum" id="Page_399">[399]</span> -aveva tolto di comprare una corona più bella. — <i>Pover -cit, va!</i> — diceva. — <i>Pover cit!</i> — con -un accento di compassione e di tristezza che -stringeva l'anima, e guardava e rivolgeva la -corona fra le mani con l'atto d'una bambina -delusa e umiliata del regalo lungamente desiderato, -lanciando tratto tratto delle occhiate -d'invidia triste alle altre corone grandi e ricche, -che le stavano intorno. Ci son piccoli dolori -che fanno più pena delle grandi sventure. Mi -dovetti voltare da un'altra parte, quando la povera -madre discese al ponte delle Benne; dovetti -guardare verso il Corso San Maurizio, che -altri tranvai risalivano, pieni anch'essi di gente -e di corone, tagliando una grande processione -nera riversantesi da via Rossini in via Reggio, -simile anche essa a un torrente su cui galleggiassero -tutti i fiori delle sue rive predate. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Rifeci la stessa strada il giorno dei morti; ma -la gente era scarsa, e velata da una nebbia -umida, in cui le file dei lontani apparivano -come processioni d'ombre, che ritornassero -dalla città al cimitero, dopo aver reso ai parenti -la visita del giorno innanzi. Pareva una serata -d'inverno. Sulla giardiniera c'eran poche persone. -Tutta la mia attenzione fu attratta da una -sola. Sedeva sopra una delle ultime panche, in -mezzo a uno spazio vuoto, una signora di quarant'anni, -vestita di seta nera sbiadita, con una -miseria di cappellino nero, guernito di rose selvatiche, -<span class="pagenum" id="Page_400">[400]</span> -e una piccola corona fra le mani, di -perline nere e gialle, sulla quale erano disegnate -due iniziali. Quelle povere rose, benchè pallide -e sciupate, parevano ancor fresche e d'un rosso -vivo appetto alla pallidezza cadaverica del suo -viso infossato alle guance, smunto e secco come -un teschio con la pelle; nel quale brillavano d'una -fiamma febbrile due occhi dilatati e fissi, esprimenti -una stanchezza mortale, una tristezza infinita. -Quella veste logora disegnava le forme -non d'un corpo, ma d'uno scheletro, e dalla -pelle delle tempie e del collo trasparivano le -vene come le righe d'uno scritto dalla carta velina. -La corona diceva: — Sono afflitta; — la -veste: — Son povera; — il viso: — Son moribonda. — Pareva -che portasse quei fiori al camposanto -per sè medesima. Aveva l'aspetto d'una -vecchia ragazza; era senza dubbio una signora -caduta in povertà; sola al mondo, forse. Tutt'a -un tratto, le prese un accesso di tosse; con un -brusco movimento appoggiò un braccio sulla -spalliera davanti, chinò il capo sul braccio, e -si mise a tossire, riscotendosi tutta a ogni -schianto, violentemente, come alle strette d'un -artiglio che le frugasse le viscere, e inarcando -le spalle ossute e il busto lungo, d'una eguale -strettezza dalle spalle alla cintura, come un -tronco d'alberella incurvato, che un colpo di -vento può infrangere. E tossì, tossì, senza tregua -e senza fine, in un atteggiamento d'abbandono -sconsolato, facendo dondolar le rose del -cappellino e tenendo la corona in là col braccio -teso per non sciuparla; tossì d'una tosse -<span class="pagenum" id="Page_401">[401]</span> -fischiante, faticosa, implacabile, che quando pareva -sul punto di cessare ripigliava più fitta e -più aspra, come se non fosse dovuta cessare -mai più, come se fosse stata un linguaggio, -un'effusione di parole confuse, il racconto appassionato -d'una lunga vita di miserie e d'angoscie, -un'invocazione ardente, ostinata, disperata -della morte. I pochi passeggieri stavano a -guardarla con un'espressione mista di pietà e -di ribrezzo. — Quella lì, — disse forte il fattorino, — non -farà le feste di Natale. — Bruto! — gli -dissi col cuore e con gli occhi. Un ragazzetto, -voltato verso di lei dalla panca vicina, rideva. -Finalmente, quando il tranvai fu a cento passi -dal piazzale delle Benne, la disgraziata smise -di tossire, e rialzato il capo, sfinita di forze, -s'assicurò subito che la corona non si fosse -guastata, palpandola qua e là con la sua mano -di morta; poi, come ricordandosi a un tratto -dello spettacolo che aveva dato di sè, girò sui -vicini uno sguardo velato, umile, quasi vergognoso, -come di chi chiede scusa d'un'offesa involontaria, -e alzò a stento il braccio che pareva -un osso, per far cenno di fermare. Quanto è -male giudicare il cuore della gente incolta da -una parola villana! Fu il fattorino, fu il <i>bruto</i>, -che prima di lei saltò giù dalla carrozza e con -un atto di premura rispettosa e triste le porse -la mano per aiutarla a scendere. Io non avrei -detto quella parola; ma non avrei fatto quell'atto. -Ah, la rettorica dei cuori gentili! -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_402">[402]</span> -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Il principio dl novembre mi portò ancora un'altra -tristezza. Pochi giorni dopo, in una mattinata -piovosa e malinconica, salii in Piazza dello -Statuto sul tranvai del Martinetto, dove trovai -Carlin, che mi diresse subito la parola per -espandere un suo caldo sentimento d'ammirazione. — Ha -letto, eh? Quel Kossuth! Quelli son -vecchi di polso! A quell'età, battersi in duello! -Hanno un bel dire; ma non ne nasce più.... Sacrestia! -Ebbene, mi fa piacere. — Aveva letto -nel giornale la notizia del duello seguito a Pesth -fra i deputati Kossuth e Ugron per una quistione -politica, e credeva che si trattasse del padre, di -cui ignorava la morte. Egli lo conosceva, il grand'uomo; -glie l'avevano indicato una volta in -tranvai sulla linea della barriera di Casale, e -gli pareva miracoloso, giustamente, che quell'uomo -facesse ancora valere le sue ragioni col -<i>saber</i>. Quando gli dissi che il duellante era il -figlio, e che il vecchio Kossuth era morto l'anno -prima, rimase stupefatto. Poi, essendoglisi chiarita -la memoria, per dissimulare la vergogna -del granchio, voltò all'improvviso la sua ammirazione -verso il Chionio, l'autore del <i>Tempo che -farà</i>, il quale aveva predetto la pioggia appunto -per quel giorno: — Un altro grand'uomo quello, -una testa che fa onore a Torino. — Intanto s'era -infilato via Garibaldi. Passato appena il canto -di via delle Scuole, il tranvai fu arrestato da -un convoglio funebre: un meschino carro di -<span class="pagenum" id="Page_403">[403]</span> -terza classe, a cui era appesa una piccola corona -di edera, preceduto da una ventina di <i>figlie -verdi</i>, e seguito da un prete e da poche altre -persone, la più parte vecchi, curvi e zoppicanti -sotto gli ombrelli: una cosa misera e triste -quanto si può dire, sotto quell'acqua fitta, in -quella strada rumorosa, dove nessuno si voltava -neanche a guardare, in mezzo a quei muri tappezzati -d'annunzi teatrali raggrinziti dalla pioggia. -Mentre notavo che i più di quei vecchi avevano -un nastro all'occhiello, vidi davanti a loro, -sotto il carro, un piccolo cane tutto impillaccherato, -che mi parea di riconoscere.... Eh, sì, -proprio, era Ciuchetto. O mio povero buon veterano! -Era lui, dunque, che portavano via! E infatti, -voltatomi a guardar la porta da cui il carro -s'era mosso, lessi il numero 43, la porta donde -avevo visto uscir tante volte il caro vecchio, -con la mano in alto, per accennare al cocchiere -che fermasse. Povero mio buon veterano! L'avevo -trovato l'ultima volta così contento della -sua gita ai laghi d'Avigliana e del matrimonio -del principe di Napoli. E anche quella mattina, -all'ora solita, in quel luogo solito, egli aveva -fatto fermare il suo tranvai; ma non più alzando -la mano, poveretto, e non più per salire: egli -era salito sopra un'altra carrozza, tutta per lui, -e diretta fuor della cinta; e il suo povero Ciuchetto, -il suo ultimo amico, lo accompagnava -per l'ultima volta, rimasto solo al mondo, solo -e senza pane, com'egli aveva tristamente previsto. -Ebbene, egli aveva compiuto il suo cammino, -il buon vecchio, e andava a riposare in pace; -<span class="pagenum" id="Page_404">[404]</span> -ma quel povero cane infangato, che andava in -capo al corteo come il parente più prossimo, -abbandonato e triste come un orfano, era più -compassionevole a vedere del carro che gli -portava via il suo padrone. E per un pezzo non -mi potei più liberare dall'immagine di lui, che -sarebbe ritornato dal cimitero solo, verso la -grande città annebbiata, dove non aveva più -tetto e non l'amava più alcuno.... -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Fu il professore azzeccasonetti il mio primo -incontro lieto del mese; lieto non per suo merito, -ma in grazia del caso. Mi colse in un momento -buono per lui, una sera di festa, sopra -una piattaforma dov'eravamo già in sei più del -numero legale, stretti, accalcati in maniera che -non avrei potuto fare il minimo atto di difesa; -ma, con mia gran meraviglia, non m'investì subito. -Era d'un umore orrendo, coi baffi irti come -penne d'istrice, furibondo contro il direttore -d'un giornale letterario che aveva rifiutato i suoi -versi: un asino, un cretino che avrebbe “cestinato„ -un canto anonimo del Leopardi ed empiva -le colonne di porcherie. — Già, ha pubblicato -anche delle cose sue, — mi disse senz'ombra -d'intenzione offensiva; — lei lo deve -conoscere. — E mi credevo già al sicuro, quando -egli aggiunse: — Senta però come l'ho conciato.... -un sonetto che è un vero schiaffo di quattordici -dita.... — Mi vidi perso; ma fui salvato. -Salì sulla piattaforma, ridendo sonoramente, un -<span class="pagenum" id="Page_405">[405]</span> -bel fusto di ragazza rosata, scarmigliata, sfrontata, -abbondante di tutto, mezza brilla e col -diavolo in corpo; la quale mise lo scompiglio -in quel serra serra e tagliò in bocca a lui il -primo verso. Tentò d'entrare nell'uscio, non potè; -si cacciò avanti e disse una facezia grassa al -cocchiere; poi si rifece indietro, e poi a destra -e a sinistra; in mezzo minuto scomodò tutti e -rise con tutti, rigirando sopra sè stessa e cascando -a ogni sobbalzo del tranvai ora addosso -agli uni ora agli altri, che le scoccavano in -viso degli scherzi, a cui essa ribatteva con una -risata, mettendo in tutte le nari l'odore dei suoi -capelli e il calore del suo fiato. E fu un bel vedere -la scintillaccia che diè fuori da tutti quei -visi barbuti e gravi, senza distinzione d'età -nè di classe. Fu come l'effetto d'una candela -accesa in mezzo a uno sciame di farfalloni assopiti. -C'erano degli operai, dei padri di famiglia -in cilindro, un consigliere della Corte -d'Appello con una faccia che pareva il frontespizio -del Codice, un vecchio impiegato dell'Intendenza -di finanza, e degli studenti, che poco -prima si guardavano per traverso, uggiti dal -contatto reciproco, e imbronciati gli uni contro -gli altri. Ed eccoli ora, quasi riconciliati e affratellati -per incanto, mostrare tutti negli occhi il -luccichìo d'un giolito comune e scambiarsi dei -sorrisi quasi amichevoli, come gente che trinchi -insieme toccando i bicchieri. Eterno femminino! -E anche il poeta, attaccato dal contagio, -teneva fissi gli occhi su quella capigliatura -scomposta e insolente che di tratto in tratto -<span class="pagenum" id="Page_406">[406]</span> -sfiorava la bazza a lui pure, e mi pareva che -il velarsi improvviso del suo sguardo accusasse -ogni tanto un movimento indagatore del -ginocchio; ma guizzava a un tempo sulla sua -bocca l'espressione d'un altro sentimento. Era -un sentimento di dispetto, un'umiliazione amara -al pensare che poca cosa fosse la potenza della -poesia, sua consolazione e suo orgoglio, se bastava -l'apparizione d'una qualunque giovine -asinella in calore, non solo a distogliere gli altri -dall'ascoltarlo, ma a scompigliare nella sua -mente stessa i “sudati carmi„ e a mutare in -tutt'altro ardore il suo fuoco sacro. Quando la -ragazza, lanciato in giro un <i>cerea</i> burlone che mostrava -la coscienza degli effetti prodotti, discese -d'un salto, egli aprì la bocca per ricominciare; -ma, anch'io discendendo, non ebbe più che il -tempo di vibrarmi la prima metà del primo endecasillabo, -che mi restò confitto nella schiena -come un dardo spezzato. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Il secondo che ritrovai fu Desbottonass, una -sera di domenica, sul corso Cairoli, in uno stato -miserando. Egli salì a stento sulla piattaforma, -sorretto per le ascelle da sua moglie grigia e -rannuvolata come il cielo, e appena su, si aggrappò -alla colonnina e resistette ostinatamente -alle istanze della povera donna, che lo voleva -tirar dentro, per timore d'una caduta. Rimase -lì, afferrato con una mano al ferro e appoggiato -con l'altra al parapetto, piegato e tentennante -<span class="pagenum" id="Page_407">[407]</span> -sulle gambe flosce, fissando stupidamente le -rotaie che parevano fuggire in direzione opposta -al carrozzone, come avrebbe fissato un acqua -corrente, col capo ciondoloni sul petto. Era ancor -molto dato giù dopo l'ultima volta che l'avevo -visto sulla linea della Crocetta. Aveva il viso -ingiallito e risecchito, diventato piccolo come -quello d'un bambino, rigato di grinze lunghe e -simmetriche come grandi gambe di ragno; la -bocca cascante, come se non avesse più muscoli, -in un atteggiamento tra di disprezzo e di -nausea, e dei moti involontari e fitti del capo -come se rispondesse continuamente di sì e di -no alle domande d'un fantasma. -</p> - -<p> -Ah, certo, egli non aveva più il capo alla politica, -non si vantava più d'appartenere all'<i>opposizione</i>! -Ma più triste a vedersi era la sua -povera moglie, alla quale si leggeva in viso, -sotto un resto di sollecitudine per lui, la stanchezza -di soffrire, un'ira sorda contro il destino, -e l'odio che le si era addensato in cuore contro -quell'uomo, con cui era condannata a trascinare -una vita di supplizio, come un prigioniero -chiuso nella cella d'un pazzo. A un tratto, -l'uomo alzò la testa e mi fissò in viso uno -sguardo di stupore profondo, come se gli fossi -cascato davanti dal cielo; uno sguardo in cui -riconobbi alla prima ch'era impossibile che mi -riconoscesse. Poi mi sorrise d'un sorriso stupido -e torvo, nel quale appariva un'intenzione -di scherno provocante, e mosse le labbra come -per dire un'ingiuria, che non potè articolare. -Era già a quel punto in cui il veleno accumulato -<span class="pagenum" id="Page_408">[408]</span> -dell'alcool si volge nel briaco in odio contro -tutti, in bisogno di offendere e di ferire, -anche il primo venuto, senza ragione nè pretesto, -non per altro che per placare il demonio -che gli morde le viscere. Ed io pensavo con -grande pietà che quell'uomo s'era battuto per -il suo paese, che aveva ammirato ed amato -caldamente uomini politici cari a me pure, che -un mio semplice accenno al suo Garibaldi era -bastato a farlo vergognare d'un atto brutale; ma -che allora, per certo, se anche fosse stato meno -ubbriaco, nessuna mia parola, nessun nome -caro, nessun richiamo al suo passato di soldato -avrebbe più destato in lui alcun sentimento nobile -e forse neppur più risvegliato nel suo cervello -alcuna memoria. E continuava a guardarmi -fisso, con quel sorriso beffardo sulle labbra -bavose, dondolando il capo in atto di sfida, -tentando e non riuscendo a cacciar fuori l'insulto -che gli gorgogliava come il catarro d'un -moribondo nella gola bruciata dall'acquavite. -All'improvviso, come se fosse stato percosso -alle gambe, si piegò e stramazzò sulla piattaforma. -Sua moglie gittò un grido e si chinò per -rialzarlo, sfogando a un tempo in atroci parole -la rabbia fino allora compressa: — Ah schifoso! -Ah assassino! Te lo avevo ben detto! È questa -una vita da farmi fare? Tu vuoi farmi morire, -impazzire, eh? Su, su, svegliati, levati, su, sporca -bestia, su! — Il cocchiere fermò; l'uomo fu levato -di peso da lei e dal fattorino, calato giù e -deposto sulla proda del fosso; e il tranvai ripartì. -Vidi ancora per un tratto il corpo inerte, -<span class="pagenum" id="Page_409">[409]</span> -disteso come un cadavere, col capo nudo nella -polvere, e accanto a lui la donna, che continuava -a gridare col pugno teso, come se espandesse -all'aria tutto l'odio del suo sesso contro il veleno -infame che gli muta la casa in inferno e -gli dà dei figli maledetti, predestinati all'ospedale -e all'ergastolo. Poi un gruppo di gente me -lo nascose. E presentii che non l'avrei visto -mai più. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Un'ora d'oro, finalmente, e sotto un bel cielo -di novembre, terso e lucente come l'acciaio. -Salendo all'imboccatura della strada di Francia, -trovai ritta sulla piattaforma di dietro, col suo -sacco inseparabile, la vecchia di Pozzo di Strada, -non trasformata proprio come Giors me l'aveva -dipinta, ma con un viso in cui pareva si fossero -ingranditi la fronte e gli occhi e diradata la -rete delle rughe. Traspariva ancora dal suo -sguardo un pensiero fisso; ma questo pensiero -era: — È vivo —; c'era ancora sulla sua fronte -un'ombra di tristezza: ma d'una tristezza in -cui il figliuolo sterminatamente lontano non le -appariva più steso a terra insanguinato, ma -ritto in piedi, col braccio teso verso di lei, in -atto di dirle: — Coraggio! Un giorno forse ci -rivedremo. — Essa chiudeva gli occhi a quando -a quando, e il suo viso assumeva in quei momenti -l'espressione come d'un proponimento -risoluto e saldo di campare, d'un animo preparato -a vivere per molti anni sospeso dolorosamente -<span class="pagenum" id="Page_410">[410]</span> -al filo d'una sola speranza, con l'ostinazione -invitta di chi aspetta il soccorso ancor -lontano, afferrandosi a un cespo sopra l'abisso. -Era il giorno quindici. Son date che non si dimenticano. -C'era accanto a me un signore, con -la schiena appoggiata al parapetto e la <i>Stampa</i> -fra le mani: un pezzo d'uomo che teneva il -posto di due, con una barba fratesca, assorto -profondamente nella lettura. Quella mattina io -non avevo letto il giornale. Dando un'occhiata -al foglio, ch'egli teneva spiegato, lessi in capo a -una colonna un titolo in grandi caratteri che mi -diede una scossa: — <i>La pace con l'Abissinia. La -restituzione dei prigionieri.</i> — Poco mancò che -non gli strappassi il giornale di mano. Guardai -la vecchia: essa ignorava, senza dubbio. Dissi -allora nell'orecchio al signore che quella donna -aveva un figliuolo prigioniero del Negus, e non -sapeva della pace, e che se m'avesse favorito -il giornale le avrei data io la notizia. Quegli si -voltò sull'atto a guardar la donna, ma non mi -diede il foglio. Era anche lui un artista del sentimento. — Oh -diavolo! — esclamò. — Ma glie -la do io! — E l'apostrofò, quasi con violenza: — O, -la buona donna! La pace è fatta. Non lo sapete? -Ecco qua. C'è il dispaccio nel giornale. -La notizia è arrivata stanotte; ma la pace è -conclusa fin dal ventisei d'ottobre. Vuol dire -che il vostro figliuolo è libero da venti giorni. -I prigionieri si son messi in marcia per l'Harrar -appena firmato il trattato. Qui è fatto il calcolo. -Saranno all'Harrar fra un mesetto. Una -ventina di giorni per arrivare a Zeila.... S'imbarcheranno -<span class="pagenum" id="Page_411">[411]</span> -a Zeila ai primi dell'anno. Dunque!... -Prima della fin di gennaio lo avrete qui. Volete -vedere il giornale? -</p> - -<p> -O che non avesse capito nulla o che lo sbalordimento -sospendesse in lei ogni altro senso, -la vecchia non diede lì per lì alcun segno di -commozione; prese il giornale, fissò sul punto -indicato uno sguardo morto d'analfabeta, e poi -guardò in viso il signore, corrugando la fronte, -come per preparare l'intelligenza alla spiegazione -che i suoi occhi chiedevano. -</p> - -<p> -— Oh santa pazienza! — esclamò il signore -ridendo. — Eppure ho parlato chiaro! C'è qui -la notizia, per dispaccio. È fatta la pace in -Africa. Menelik, il re di quelle parti, restituisce -i prigionieri. Il vostro figliuolo è libero. Non -avete un figliuolo prigioniero laggiù? Ebbene, -fra un paio di mesi sarà a Torino. -</p> - -<p> -Allora, finalmente, il suo viso si mutò, ma a -grado a grado; poi, con un moto brusco, voltandoci -le spalle, essa appoggiò la fronte alla -colonnina e si mise a singhiozzare, come nascondendosi, -a modo dei bambini che piangono -in un angolo. -</p> - -<p> -Il signore si mise a ridere; ma con la bocca -contratta. Poi si chinò a raccogliere il giornale -che la donna aveva lasciato cadere, lo piegò -accuratamente e glie lo pose sul sacco. Poco -dopo, essa staccò il viso dalla colonnina e sorrise -intorno a tutti noi, come se vedesse il -mondo cangiato; pareva ringiovanita; prese il -giornale, ringraziò e domandò al signore se -sul foglio c'era tutto stampato quello che egli -<span class="pagenum" id="Page_412">[412]</span> -aveva detto. Quegli rispose di sì. Essa s'infilò -il giornale nel petto, con riguardo. Il tranvai -passava in quel momento davanti alla chiesa -di San Dalmazio: si fece il segno della croce. -</p> - -<p> -— Dunque, — le dissi, — rivedrete <i>Giacolin?</i> -</p> - -<p> -Sorrise, e non parve punto stupita ch'io sapessi -quel nome, che per lei riempiva il mondo; -ma come se in quel punto le si affollassero -alla mente ad un tratto tutti i dolori, tutti i -terrori, tutte le veglie angosciose d'un anno, -s'oscurò in viso, e scrollando il capo e alzando -gli occhi al cielo esclamò con un accento di -tristezza inesprimibile, mista d'un fremito di -sdegno: — <i>Ah, ma i l'ai tribulà tant!</i> — Poi si -rischiarò da capo, e quando discese, col suo -sacco stretto contro il fianco, nell'atto che -passava davanti al signore del giornale, sorridendogli -con gli occhi umidi, gli fece scorrere -la mano sul braccio in atto di carezza materna. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -In quei giorni il freddo cominciava a mordere, -gli ultimi villeggianti eran tornati, Torino -aveva già preso il suo aspetto invernale d'affaccendamento -gaio e frettoloso, i tranvai riboccavano, -la circolazione della vita cittadina -era su tutte le linee in pieno vigore. Un accidente -usualissimo mi fece conoscere di questa vita -friggente un momento singolare, che ancora -non m'era occorso. Ero sul tranvai dei Viali, -verso sera. Davanti al caffè Ligure, un grande -<span class="pagenum" id="Page_413">[413]</span> -carro tirato da tre cavalli, carico d'un mucchio -enorme di legname da lavoro, s'era affondato -nel terreno, smosso per un cambiamento di -rotaie, a traverso al passaggio dei carrozzoni; -e i carrettieri frustando e molti altri spingendo -a braccia e facendo leva con spranghe e sbarre -sotto le ruote, a suon di grida e d'aneliti, non -riuscivano a smoverlo. In pochi minuti sopraggiunsero -e rimasero fermi in tre file i tranvai -di tutte le linee che s'incrociano in quel punto; -quelli dei Viali, di San Salvario, di Vanchiglia, -del Corso Valentino, del ponte Isabella, come -se avessero affrettato la corsa, attratti dalla notizia -del caso. Ed eran curiosi a vedersi tutti -quei macchinoni variopinti, schierati come le -case ambulanti dei saltimbanchi in una fiera, -immobili gli uni dietro gli altri nella nebbia, affollati -di gente seduta e ritta, che si spingeva -fuori dalle piattaforme e dai finestrini a guardar -l'impedimento lontano, trinciando l'aria con gesti -oratorii. Era un agglomeramento di gabbioni -umani pieni d'impazienza verbosa per quella -sosta che ritardava convegni d'affari, ritrovi -amorosi, desinari, visite, faccende d'ogni natura, -provocando in altre cento persone lontane altre -inquietudini, altre noie, altri dispetti; una piena -d'irritazione, di furia semicomica, che metteva -in mostra il lato debole della soverchia regolarità -della vita civile, in cui ogni più piccolo -accidente fa l'effetto d'un disordine grave. Un -<i>laudator temporis acti</i> avrebbe sorriso, dicendo -che, in un caso simile, i vecchi omnibus avrebbero -fatto un giro e tirato avanti, mentre il -<span class="pagenum" id="Page_414">[414]</span> -tranvai, che li aveva vinti e scacciati, rimaneva -prigioniero e impotente. Sì, sarebbe stata -quella un'umiliazione dura per il mio tranvaiofilo. -E possono ben far dei progressi le macchine -locomotrici, ma l'uomo ch'esse portano -resta sempre il medesimo, puerilmente curioso -e affamato di distrazioni come uno scolaro. Ad -ammirare un così comune accidente s'era da -ogni parte affollata gente sulla strada, sotto i -portici, davanti agli usci, alle finestre delle case -intorno; e quando, per disperazione di rimover -l'ingombro, si staccarono i cavalli da tutti -i tranvai per fare il trasbordo, sei sciami di -passeggieri accorsero di qua e di là in gran -confusione, uomini e donne d'ogni età e d'ogni -classe, pigliando d'assalto le piattaforme con -grida, risa e spintoni, con la furia allegra -di frotte di collegiali, eccitati da una avventura -straordinaria, che rompa l'uniformità della -loro vita quotidiana. Poi, in ogni tranvai che -partiva, si vide un gesticolare concitato della -gente che commentava il gran fatto. Avevo accanto -il mio amico Schopenhauer, quello dei -sette peccati mortali. — Come l'uomo è bambino! — gli -dissi, accennandogli lo spettacolo. -E lui, accennandomi i tre poveri cavalli del -carro, che i carrettieri seguitavano a frustare -senza pietà, mi rispose col suo sogghigno solito: — Bambino -e belva. — Poi soggiunse con -accento di stizza: — Tu non vedi mai l'uomo -che per metà. — Strano! A quelle parole esperimentai -in me un caso di doppia coscienza: -l'uomo se ne compiacque, pensando: — È tanto -<span class="pagenum" id="Page_415">[415]</span> -meglio! — lo scrittore se n'ebbe per male. E, -ahimè! la compiacenza cessò dopo un breve -tratto; il risentimento non è morto ancora.... -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Ma qui, proprio alla data del 18, trovo una -pagina diretta all'amico Schopenhauer, nella -quale s'oppone alla sua filosofia un argomento -di fatto, domandandogli a che serva il formulare -sull'anima umana dei giudizii, a cui, per fortuna, -si è costretti a fare ogni momento delle -eccezioni. In realtà, noi diamo sull'uomo una -nuova sentenza ogni quindici giorni, e anche -parecchie ogni ventiquattr'ore, e c'è da sospettare -che chi ripete sempre la stessa mentisca -cinque volte su dieci per cornaggine. L'argomento -di fatto lo trovai la sera del 18 sul tranvai -di Corso Vinzaglio. Erano occupati dentro -tutti i posti, meno due: signore, signorine, due -ragazze del popolo, un paino, un vecchio paglietta -che conoscevo di vista. All'angolo del -Corso Vittorio salì una donna.... che avrebbe -fatto meglio a non salire. Non so se il regolamento -ponga quelle infelici creature fra quelle -che non si debbono lasciar entrare nei carrozzoni. -Se sì, non fu vista dal fattorino. Era una -donna sui cinquanta, mal vestita, senza cappellino, -che si teneva con una mano davanti al -viso una mezza maschera nera. Al viso? La -disgraziata non aveva più viso: le era stato divorato -tutto, tra il sommo del naso e la bocca, -dal cancro, e pareva da una belva che l'avesse -<span class="pagenum" id="Page_416">[416]</span> -dilaniata e rosa fino all'osso; e sopra la piaga -orrenda, che la maschera non nascondeva a -chi la guardava di fianco, si movevano due piccoli -occhi grigi, in cui era espressa tutta l'infelicità -che può sopportare un'anima umana. -Io stavo fuori: quand'essa entrò e sedette, vidi -in tutti i passeggieri un movimento d'orrore. -Non la volevan guardare, ma non potevano, e -la tornavano a guardare, torcendo il capo in -là dopo ogni sguardo. Ma la resistenza fu -breve. S'alzarono prima le due signore che -le stavano accanto e uscirono sulla piattaforma -a lagnarsi col fattorino che l'avesse lasciata -salire; poi uscì una terza, e le altre si raggrupparono -dall'altra parte del carrozzone; ne rimase -una sola in fondo, separata dall'infelice -dal solo spazio d'un posto: una signora piccolina -e bruna, con due grandi occhi neri e i capelli -un po' arruffati. E anche questa, dopo un -momento, s'alzò; ma non per fuggire: diede -un'occhiata al posto da cui s'era alzata, come -se si fosse accorta che la panca non era pulita, -fece un passo a sinistra e sedette accanto -alla donna. Ah, mi parve di sentire il mio -amico: egli avrebbe chiamata quella una “donchisciottata„ -della pietà, e gli sarebbe parso -appioppato bene il soprannome della signora. -Eppure no; egli non avrebbe detto quella parola -se avesse visto la dignità tranquilla, la -semplicità gentile, inesprimibile di quell'atto. -Sedutasi, essa non guardò punto le signore fuggite, -come una vanitosa avrebbe fatto, in aria -di vanteria e di rimprovero; non rivolse punto -<span class="pagenum" id="Page_417">[417]</span> -la parola alla disgraziata per farle comprendere -l'intenzione pietosa dell'atto suo: se ne stette lì -immobile, senza parlare, non per altro che perchè -l'infelice non rimanesse sola in quel vuoto -sepolcrale che le si era fatto intorno come a -un cadavere, come a una cosa immonda che -avventasse dei miasmi di morie, perchè vedesse -che c'era ancora qualche creatura umana a cui -non metteva orrore, che essa non era ancora -reietta affatto dal mondo. E quella capì, perchè -si voltò a guardarla, e non un sorriso, no, perchè -nè il suo viso nè l'anima sua non potevan -più sorridere, ma un baleno passò nei suoi occhi, -che disse: — Ho capito e ti ringrazio. — Eh, -che m'importa che ci sia nell'umanità tanto -egoismo e tanta vigliaccheria! Uno solo di questi -atti la lava ai miei occhi da mille sozzure, -una sola di quest'anime ne illumina mille, e mi -spezza l'odio nel cuore, e mi fa riaprir le braccia -ai fratelli. O buona e brava Chisciottina! E -dire che soltanto dopo, ripensandovi, compresi -ch'essa aveva finto di trovar non pulito il suo -posto per togliere alla sua mossa l'apparenza -d'un atto di compassione! -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Varie lunghe corse in mezzo agli alberi gialli -e spogliati a mezzo, sotto il cielo grigio, dentro -a una nebbia somigliante a una sottilissima polvere -diffusa, in cui volteggiano le foglie inaridite; -e nessun passeggiere di mia conoscenza; -ma, in compenso, parecchie conoscenze nuove, -<span class="pagenum" id="Page_418">[418]</span> -e nuove osservazioni sulla carrozza di tutti, -come palcoscenico dell'ambizione e vetrina -della vanità. Uomini noti o smaniosi di notorietà, -donne belle e Apolli in soprabito amano -tutti il tranvai dove possono offrirsi per mezz'ora -all'ammirazione di una decina di concittadini, -costretti a guardarli, anche se non vogliano, -e a portarsi via nel cervello la “negativa„ -della loro effigie. Ci sarebbe da scriver qualche -pagina sull'arte di figurare in tranvai. C'è chi, -per mettersi in mostra, attraversa il carrozzone, -come un salotto, da una piattaforma all'altra; -chi, fattolo fermare, lo raggiunge a passo lento -per dar tempo ai passeggieri d'ammirare la -grazia o la maestà del suo incesso; chi nell'atto -di rizzarsi per tirar la correggia del campanello -cerca degli “effetti„ di slancio e d'impostatura, -come gli attori e le attrici nel saltar -su dalla poltrona per accennar la porta a un -insolente. E ci son fra questi degli originali che -vanno in tranvai per mettere in mostra la loro -rassomiglianza con uomini celebri. Avevo già -visto su parecchie linee un falso Vittorio Emanuele, -un facsimile del d'Azeglio, una brutta -copia del Cialdini; ma non m'era passato mai -per la mente che si potesse ostentare con compiacenza -anche la rassomiglianza con un brigante. -Rinvenni il tipo una sera, rincantucciato -in un carrozzone della linea del Martinetto, sul -quale c'era Carlin. Una signora era scappata -fuori e lo guardava impaurita dalla piattaforma -di dietro. Altre tre, rimaste dentro, s'erano rannicchiate -nell'angolo opposto, e l'osservavano -<span class="pagenum" id="Page_419">[419]</span> -con diffidenza. E c'era di che: una grinta da farsi -arrestare non per altro che per i connotati. Era -ravvolto in un gran mantello alla spagnola, ricacciato -dietro una spalla, sotto al quale pareva -che nascondesse un trombone; aveva un largo -cappello alla calabrese calcato sopra un orecchio, -e di sotto alla tesa rotava due occhioni -di gufo e metteva avanti un naso criminoso e -due grossi baffi provocatori. L'ombra del cappellaccio -e il lume che lo rischiarava dall'alto -davano alla sua faccia dei rilievi accesi e delle -infossature nere di testa satanica. Girava la testa -lentamente, come un automa, e fissava gli -occhi, dilatandoli, ora sull'uno, or sull'altro -dei suoi osservatori, che abbassavano tutti lo -sguardo. Chi poteva essere quell'originale? Non -certo un povero diavolo perchè quanto si vedeva -del suo vestiario era fine e pulito. Le supposizioni, -fra i passeggieri della piattaforma, -erano diverse. Chi pensava che fosse un evaso -dalle patrie galere, chi un brigante delle Calabrie -di passaggio per Torino; un giovanotto -espresse il dubbio che potesse essere Jack lo -sventratore. — Ma a delle faccie così, — disse -un vecchietto con tutta serietà — dovrebbe -esser proibito d'entrare, per regolamento! — (Oh -se si lasciassero legiferare gli spauriti, che -orrenda tirannia! E si vedrà). Tutti aspettavano -che scendesse, per vederlo meglio. Fummo -soddisfatti in piazza Castello. S'alzò. Non era -molto alto: la lunghezza del busto ci aveva -illusi. Quando comparve sulla piattaforma, tutti -gli fecero largo. E in quel momento un sorriso -<span class="pagenum" id="Page_420">[420]</span> -che gli guizzò sulle labbra mi svelò il segreto. -Era semplicemente un capo ameno, un -buon diavolaccio forse, che si serviva della sua -figura di spauracchio a scopo di vanità, armonizzando -con la propria faccia il vestiario e gli -atteggiamenti, per il gusto strambo di spandere -il terrore sui tranvai notturni; e quei piccoli -trionfi teatrali d'ogni sera eran forse per lui -l'alimento principale, se non unico, <i>de l'orgueil -qui nous fait vivre</i>, come dice lo Zola; poichè -di tutte le passioni umane è l'orgoglio quella -che si pasce di cose le più disparate, dall'eroismo -al delitto. Appena fu disceso, si ripresero -i commenti a voce alta. — Dev'essere un pazzo — disse -Carlin. — Una donna esclamò: — Ma -è un parente del diavolo! — E una graziosa -signora, ancora un po' spaventata, mi disse sorridendo: — È -un socialista, di sicuro. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Un soggetto di quadro per Giacomo Grosso, -il giorno dopo, in via dell'Accademia Albertina: -un carrozzone chiuso in cui troneggia una signora -splendida in mezzo a un gruppo di povera -gente, come una castellana che dà udienza -ai suoi servi. Al contrasto che facevan con lei -i suoi compagni di corsa accresceva forza la -lordura del tavolato, imbrattato di mota e sparso -di pezzetti di carta, di bucce di arancia e di castagne, -su cui si posava il suo vestito di principessa. -La guardavan tutti attentamente, in silenzio, -come avrebbero guardato un'opera d'arte -<span class="pagenum" id="Page_421">[421]</span> -in una vetrina. Non dava più di vent'anni; era -bella e bianchissima; uno di quei visi di signore -torinesi, d'un carattere mal determinato -tra franco e italico, in cui nessun tratto -ha una bellezza singolare, ma tutti insieme una -grazia squisita; una sposa recente, pareva; -vestita d'un panno nero ricamato, con un superbo -mantello di lontra, coronata di grandi -penne di struzzo e di rose incarnatine, e lampeggiante -di diamanti ai polsi e agli orecchi. -Aveva tanto indosso quanto per ciascuno di -quelli che la guardavano sarebbe stato un capitale, -un rivolgimento della sorte, un sogno -luminoso avverato. Eppure il suo viso, di un -contorno ancora un poco infantile, aveva un'aria -d'ingenuità così schietta e così amabile, il -leggiero rossore che davano alle sue guance la -suggezione e la compiacenza insieme d'esser -fissata a quel modo, così a lungo e da vicino, -da tutti quegli occhi, esprimeva una modestia -e una semplicità d'animo così graziosa, e pareva -ella stessa così ad agio in mezzo a quella -gente, senza un pensiero al mondo che la potessero -insudiciare la cesta della vecchia erbivendola -seduta accanto a lei e i piedi del -bambino tenuto sulle ginocchia dalla donna di -rimpetto, che tutti la guardavano con un'espressione -manifesta di rispetto e di simpatia. E -questo mi fece dubitare se quel che si dice del -lusso, che offende e irrita il povero, non si -debba attribuir piuttosto al modo vanitoso col -quale si ostenta, all'aria abituale di — Fatti -in là — di chi lo sfoggia, che non proprio al -<span class="pagenum" id="Page_422">[422]</span> -lusso per sè medesimo, che è bellezza e splendore, -di cui s'alletta anche l'occhio di chi n'è -privo. Ma il quadretto era attraente in special -modo per le riflessioni diverse che si leggevano, -sotto alla simpatia e al rispetto, negli occhi di -quegli ammiratori, chiarissime per me come -se le vedessi scritte sulla loro fronte. La vecchia -mostrava di fare uno studio comparato -dei prezzi del velluto e della lontra con le entrate -ed uscite del suo bilancio domestico. La -madre del bimbo, che pareva la moglie d'un -operaio, dall'aspetto affaticato, la guardava più -che altro nel viso, con l'aria di pensare alla -vita beata che quella signora menava, levandosi -la mattina alle dieci per oziare dolcemente -tutta la giornata, senza l'ombra d'un sopraccapo. -C'era una ragazza del popolo che lasciava -gli occhi addosso agli orecchini, come affascinata, -e diceva con gli occhi che per portare -un'ora al giorno quelle due stelle appese al -capo avrebbe acconsentito allegramente a campar -di pan duro e di mele verdi. Un giovine -operaio la covava con uno sguardo fiso e luccicante -da cui traspariva l'immaginazione delle -voluttà sovrumane che doveva dar l'amore di -quella semidea, così bianca, così fine, fasciata -e coperta di tanta roba odorosa e preziosa. E -c'era in un angolo un vecchio mal messo, dal -viso di ritontito, che la osservava con un'espressione -attonita come se meditasse in lei, senza -comprenderlo, il gran mistero della legge sociale -che interpone una così enorme distanza -tra l'una e l'altra creatura umana. Ma quello -<span class="pagenum" id="Page_423">[423]</span> -che la mangiava con gli occhi più avidamente -era il fattorino marchese, ritto accanto a me -sulla piattaforma. Aveva però un bell'arricciarsi -i baffetti biondi con le dita agitate e pigliar -delle impostature di tenore e levarsi il berretto -per passarsi la mano sulla fronte accesa: egli -non riusciva ad attirar lo sguardo della bella -signora, la quale guardava soltanto i suoi ammiratori -di dentro, a uno a uno, coi suoi begli -occhi lenti e sereni, in cui brillava il riflesso -della simpatia che vedevan negli altri. Ma che -bussolotto da gioco è mai il cuore umano! All'angolo -di via Mazzini, essa fece fermare e discese; -tutti, di dentro, mossi da quella curiosità -che cerca l'andatura d'una persona come -un indizio dell'animo, misero il viso ai finestrini -per vederla camminare.... Era zoppa! Ebbene, -in quasi tutti quei visi passò un sorriso leggiero -di soddisfazione, anche su quello della ragazza, -che esclamò: — Che peccato! — E non era -una malignità. O buon Dio! Era una piccola -consolazione di dannati. Aveva avuti tanti doni -dalla natura, era tanto più fortunata, tanto più -felice di loro.... che almeno la sua felicità avesse -una tacca! Questa non pareggiava le partite, di -certo; ma almeno d'un piccolissimo che faceva -parer loro meno enorme, meno umiliante la -disuguaglianza. Tutti si rimisero a sedere con -questo pensiero negli occhi, e il marchese, alzato -il naso come un can da caccia, si consolò -come potè del suo insuccesso: aspirando il profumo -ch'essa aveva lasciato nel suo marchesato. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_424">[424]</span> -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -<i>Gli effetti d'un dramma in tranvai:</i> fu uno -degli ultimi e dei più piacevoli episodi del mio -novembre. La sera della domenica, ch'era già -notte, il tranvai del Martinetto s'arrestò in via -Po davanti al teatro Rossini, donde usciva la -folla dopo la rappresentazione diurna della Compagnia -piemontese. Un signore mise sulla piattaforma -un piccolo spazzacamino e salì con la -moglie e con due signorine. Siccome al Rossini -s'era rappresentato quel dopopranzo <i>Gli spazzacamini</i>, -il vecchio dramma risuscitato del Sabbatini, -che faceva singhiozzar Torino da quindici -giorni, io pensai che il piccolo <i>spaciafornel</i> -fosse l'attorino Eugenio Testa, protagonista minuscolo -del dramma e principalissimo distillatore -del pianto pubblico, e che i suoi parenti lo -riportassero a casa così, col vestito del palcoscenico, -per un capriccio. Ma no: era uno spazzacaminuccio -autentico, raccattato alla porta -del teatro, nell'impeto della commozione, da -una buona famiglia borghese ancora lacrimante, -che lo portava per suo conto e piacere al borgo -San Donato, dov'egli aveva detto di star di casa -col proprio padrone. Sedutisi tutti dentro, il signor -padre si mise il ragazzino sulle ginocchia, -con una certa ostentazione provocante di carità -cristiana e di tenerezza poetica, e prese a carezzarlo -paternamente, adocchiando gli altri passeggieri, -mentre le sue donne lo guardavano con -gli occhi umidi, rivolgendogli molte domande. -<span class="pagenum" id="Page_425">[425]</span> -Il padre e la madre avevan l'aspetto di due bottegai -danarosi, ma d'origine povera, ai quali le -figliuole, istruite e ingentilite dalla scuola, avessero -rifatto una specie d'educazione letteraria -e sentimentale: queste, benchè pure commosse, -serbavano una compostezza dignitosa; quelli -avevano l'espansione dell'affetto un po' volgaruccia; -ma sincera. Strana potenza del teatro! -Essi vedevano veramente in quel bimbo il protagonista -del dramma, che corre per il palcoscenico -per scansar le pedate del padrone bestiale, -il povero montanarino che è venduto nel primo -atto, martirizzato nel secondo, e restituito alla -famiglia nel terzo, dopo esser stato creduto -morto d'asfissia in una gola di camino, e riversavano -sopra di lui tutta la pietà affettuosa che -avevano insaccata in galleria. Ed egli accoglieva -tutte quelle tenerezze senza mostrare sul visetto -nero alcuna maraviglia, tra indifferente e triste, -come se pensasse che quella sua avventura -non era che la fortuna d'un momento, che tutta -quella bontà non gli toglieva di doversi levare -la mattina dopo avanti luce per rigirar la ruota -della dura vita d'ogni giorno. Dentro, alcuni -guardavano la scenetta con simpatia, altri con -un sorriso un po' canzonatorio per quella effusione -di sentimento, che pareva loro un po' teatrale, -e forse non meritata. Un signore rotondo, -che era accanto a me, mi tradusse in parole -quel sorriso. — Eh, son furbacchioni che vanno -apposta all'uscita del teatro per sfruttare la commozione -del pubblico e scroccar qualche soldo! — Furbacchioni! -Oh diamine! Gli avrei voluto -<span class="pagenum" id="Page_426">[426]</span> -domandare se, quando egli aveva qualche favore -da chiedere a un suo superiore, giudicava -una furberia disonesta l'andarglielo a chiedere -in un momento in cui gli paresse meglio disposto -a concederglielo. Che raffinate delicatezze -pretendono da chi non mangia abbastanza -i delicati ben pasciuti! Continuavano intanto le -interrogazioni e le carezze al ragazzo, e non -cessarono che in piazza dello Statuto, dove la -famiglia fece fermare per discendere. Il padre -lo baciò, le signore gli passarono la mano sotto -il mento senza timore d'insudiciarsi. — <i>Ciao, -pover cit.</i> — Ricordati dove stiamo di casa. — Bada -a non lasciarteli prendere. — Alludevano -ai soldi che gli avevano messi in tasca. Infatti, -appena furon discesi, il ragazzo si cacciò una -mano nel petto, tirò fuori il gruzzolo e contò -quanto c'era. — Ah, vede! — disse trionfando -il mio vicino, — vede il furfantello! Sono i soldi -che gli stanno a cuore, non le carezze. — È -proprio vero, — gli risposi. — Ah ingordo quattrinaio! -Esoso Shylock! Vile adoratore dell'oro! — Il -curioso fu che, pur comprendendo l'esagerazione -scherzosa, egli mi credette sincero -in fondo, e sorrise di soddisfazione. Razza d'un -cane! Era il rappresentante d'una legione, lui, -e credette della sua legione me pure. E quando -scesi, mi disse col tono d'un confratello: — Buona -sera! — Ma a me non venne alle labbra -che il saluto pisano: — Tremoti a chi t'affetta -il pane. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_427">[427]</span> -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -La stagione, intanto, benchè non fosse ancor -nevicato, incrudiva, e i tranvai correvano la -mattina presto fra gli alberi e lungo le siepi -dei viali biancheggianti di brina, come in mezzo -a una maravigliosa vegetazione di filigrana, e -sotto i fili del telefono e delle lampade voltaiche -tutti bianchi, somiglianti a fasci di cordoni di -lana; e cominciavano i cocchieri e i fattorini a -pestare i piedi e a mandar fumo dalla bocca, -mettendo mano alle provvigioni dei sagrati invernali. -Fu una di queste mattine brinate che, -strizzato dall'aria fredda di Via Garibaldi, non potendo -più reggere sulla piattaforma, mi cacciai -dentro al carrozzone, dove mi trovai davanti -la studentessa di medicina e suo padre. Essa -sedeva nell'angolo vicino all'uscio, bianca come -la filigrana degli alberi e i baffi paterni; e il -suo bel viso d'angelo imperturbato, invulnerabile -dalle passioni umane, sorgeva con la -grazia d'un giglio fuor dal bavero a tromba -della mantellina nera che le avvolgeva il collo. -Suo padre stava seduto col busto ritto e col -petto sporgente come doveva stare a cavallo -alla testa del suo reggimento. Non si parlavano. -Gli occhi grandi e dolci di lei si volgevano qua -e là, secondo il solito, guardando tutti come -se non vedessero alcuno, ed io mi potei compiacere -meglio dell'altre volte nell'immaginazione -del suo corpo vestito di bianco e coronato -di rose, disteso fra quattro ceri, con le -<span class="pagenum" id="Page_428">[428]</span> -mani incrociate sul petto virgineo, che non conobbe -l'amore. Prima che s'arrivasse a metà -della via, il carrozzone era pieno dentro e affollato -sulla piattaforma. Molti la guardavano; -ma, come sempre, pareva che essa non se n'avvedesse. -Tutt'a un tratto s'animò, scosse vivamente -il capo, sorridendo, come se salutasse -qualcuno a traverso al vetro dell'uscio, ed io -vidi una cosa strana, inaspettata, incredibile: -un'onda di porpora le coperse il viso fino alle -tempie e i suoi occhi raggiarono d'una luce -nuova, vivissima, dolcissima, che mi fece l'effetto -d'un prodigio, come se in quel momento -ella si fosse trasformata da statua di marmo in -donna di carne e di sangue. Suo padre pure -aveva salutato con un sorriso e uno sguardo -amichevole. Mi voltai prontamente a sinistra -per vedere a traverso al finestrino chi avesse -operato il miracolo; ma mi trovai in faccia un -maledetto vetro colorato con l'annunzio della -China-Migone, che intercettava la vista: vidi soltanto -per aria, di là dall'uscio, un cappello a cilindro -che salutava, e che scomparve subito -come un'ala di falco. Ah, quel cilindro non poteva -essere che d'un giovane, quel giovane non -poteva essere che un amante, quell'amante non -poteva essere che un fidanzato. Gli occhi di lei, -che rimasero fissi, sfavillando, sulla persona invisibile, -la porpora che si fece men viva, ma non -disparve, e la bocca semiaperta e parlante che -tradiva il palpito accelerato del cuore, mi tolsero -ogni dubbio. La vergine morta innamorata! -La vergine morta sposa! Era dunque possibile? -<span class="pagenum" id="Page_429">[429]</span> -E mi riprese una così smaniosa curiosità -di sapere chi fosse <i>lui</i>, che per poco non -commisi la villania d'alzarmi per guardar fuori. -Ma non potei rattenermi a lungo, e per levarmi -quel chiodo, tirai il campanello prima del tempo. — Chiunque -sia — pensai — lo debbo riconoscere -agli occhi. — Il tranvai si fermò, apersi -l'uscio.... e mi trovai davanti il pittore in tuba, -con un viso fiammeggiante, che diceva tutto. -Fece un atto di forte sorpresa, arrossendo, e mi -balbettò con un sorriso d'uomo impicciato: — Le -darò poi una notizia. — Ah, non occorre! — gli -risposi scendendo. — Mi darà delle spiegazioni; -la notizia la so già, e me ne rallegro. — E -lo lasciai lì stupefatto. Ma non quanto me. -Era lei, dunque, la dea misteriosa; lei, la vergine -morta! Chi se lo sarebbe sognato? Eppure, -lo avrei dovuto sospettare fin dal giorno ch'egli -m'aveva fatto quella curiosa difesa delle studentesse -di medicina. Ma già, era uno di quegli -indizi che si riconoscono a cosa scoperta. -Era lei! Il colosso s'era innamorato d'uno spirito. -E perchè no? Un matrimonio d'antitesi. -Una bella coppia, del resto. E mi durò la maraviglia -per un pezzo. La vergine morta!... Ma -che vergine morta? La visione era mutata: ancora -vestita di bianco e distesa come una morta; -ma con le guancie di porpora e con le braccia -aperte.... Oh, tutt'altra cosa. Infine, non poteva -accader di meglio per il mio interesse di scrittore. -E me ne tornai a casa soddisfatto. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_430">[430]</span> -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Ma non doveva finire così lietamente il mese -di novembre. Finì con un triste incontro. Fu -l'ultimo giorno appunto, il giorno dell'uccisione -della contessa Lara. L'aria era nebbiosa, gli -alberi del Corso San Maurizio tutti bianchi come -d'una incrostatura di sal gemma, e il sole senza -luce nel cielo grigio, come un occhio enorme -di moribondo. Salendo sul tranvai che andava -verso il Corso Margherita, vidi dentro, a traverso -al vetro dell'uscio, il viso del signor Taddeo, -e gli feci un cenno di saluto. Egli mi guardò -fisso e non mi salutò. Allora soltanto, al secondo -sguardo, lo vidi così miseramente mutato, che -m'attraversò la mente un pensiero improvviso -come un fulmine: — La bambina è morta! — Sporgendo -il capo un po' a destra vidi anche il -viso della signora, e lo stesso sinistro pensiero -mi ribalenò: — La bambina è morta! — Erano -pallidi, d'aspetto invecchiato, improntati d'una -tristezza tragica, immobile, disperata, somigliante -all'espressione di stupore infinito che è -qualche volta sul viso dei cadaveri. Il mio primo -senso fu quasi di terrore, una tentazione di discender -subito per non vederli, per non sapere. -Ma mi rattenne una speranza: che qualche altra -disgrazia li avesse colpiti, non quella: la -perdita d'ogni avere, la morte del padre o della -madre, uno spavento mortale per qualche tremendo -pericolo corso. La bambina poteva essere -nel carrozzone, non in mezzo a loro come -le altre volte, ma alla sinistra della madre, in -<span class="pagenum" id="Page_431">[431]</span> -un posto che dal difuori io non potevo vedere. -Ma benchè non avessi che a fare un passo a -destra per veder se c'era, non ebbi il coraggio -di farlo, come se avessi temuto di vedere accanto -a lei, invece della bambina, una piccola -bara. Eppure, com'era possibile? Mi ricordai dell'ultima -volta che l'avevo vista, poco tempo addietro, -così bella e vispa, ammirata da tutti, -splendente di salute e d'allegrezza in mezzo ai -suoi parenti trionfanti. E questo ricordo dandomi -animo, feci il passo a destra. Ah! non vidi la -piccola bara; ma fu come se l'avessi vista: vidi -un mazzo di fiori sopra un ginocchio della -mamma. Dei fiori fra le mani, con quel viso, essa -non li poteva tenere che per portarli al camposanto, -e su quella fossa. Soprastetti nondimeno, -sperando ancora, con viva ansietà, per vedere se -si fermavano sul piazzale delle Benne per prender -la via del cimitero. Chi sa mai? Se non si -fermavano, poteva darsi che la bambina vivesse. -Furono pochi minuti d'aspettazione; ma mi parvero -così lunghi! Tenevo gli occhi fissi su di -loro, e mi batteva il cuore. Il tranvai sboccò sul -piazzale e svoltò verso il Corso Margherita.... — È -viva! — pensai. Ma in quel punto il padre -s'alzò col braccio teso, e intesi un suono di campanello -che mi fece rabbrividire come un — No! — inesorabile, -risposto alle mie parole. Il -tranvai si fermò: i due sventurati mi passarono -davanti; il padre mi guardò e mi riconobbe. Io -non osai di salutarlo. Egli mi diede uno sguardo -torvo e mi disse con voce aspra: — È morta, -sa; — la madre passò senza guardarmi. -</p> - -<div class="chapter"> -<p> -<span class="pagenum" id="Page_432">[432]</span> -</p> - -<h2 id="cap12">CAPITOLO DODICESIMO.</h2> -</div> - -<p class="indr"> -Dicembre. -</p> - -<p> -Col nuovo mese fui preso da un nuovo ardore -di correre su tutte le linee alla caccia dei -personaggi e delle avventure, illuso da questa -ingenua speranza d'almanaccone superstizioso: -che perchè avevo un libro da finire m'avrebbe -aiutato la fortuna, presentandomi casi e scene -singolari, adatti a dare alla <i>Carrozza di tutti</i> -una chiusa di romanzo; e già covavo sotto a -quella speranza la tentazione di far tutto di -fantasia l'ultimo capitolo, se la fortuna mi fosse -fallita. Incurabile malato di romanticismo, tormentato -dal bisogno di cucinar la natura in -salsa piccante e di servirla in forme architettoniche -come i bodini nei pranzi di gala! Proprio -all'ultimo mi ridava fuori il malanno ereditario, -dopo che m'ero attenuto fino allora -all'intento di ritrarre la vita libera e sparsa -come me la vedevo correre intorno, risoluto di -fare un'opera informe, ma sincera. Ma l'illusione -<span class="pagenum" id="Page_433">[433]</span> -durò pochi giorni, l'ardore di correre fu -spento fin dal primo da una di quelle solenni -nevicate torinesi che fanno rientrare in petto i -propositi di vagabondaggio poetico come i nasi -nei baveri e le mani nelle tasche, e con quell'ardore -pericoloso mi fuggì ogni tentazione di -chiusa romanzesca. E fu tanto meglio, credo, -per il mio scartafaccio. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Nevicava fitto, a fiocchi larghi come scontrini -di tranvai, la lunghissima via Nizza era tutta -coperta d'un tappeto bianco, che smorzava il -rumore dei carrozzoni nevosi, correnti sulle -rotaie invisibili, e in mezzo a tutta quella bianchezza -alpina nereggiava come un orso Tempesta, -imberrettato e incappucciato, con tanto di -guantoni e di zoccoli, non mostrando del viso -che il naso a pera e i baffi a spazzola, agitati -dal soffio d'un sagrato perpetuo. Se la pigliava -coi fiocchi che gli entravano in bocca, con gli -spalatori che ingombravano la strada, coi passeggieri -che, salendo, gli scotevan sui piedi -l'ombrello fradicio, e dava ogni tanto una stratta -furiosa alla tenda immollata, che pareva si ritirasse -per dispetto, lasciandolo scoperto all'intemperie. -</p> - -<p> -— Brutto tempo, eh? — gli domandai con -buon garbo. Mi rispose brusco: — A me lo dice? -Una bella notizia! — Ne avremo forse per un -pezzo, — soggiunsi. — Non lo so, — grugnì. -</p> - -<p> -Ah povero Tempesta! Mi ricordai d'un matto -<span class="pagenum" id="Page_434">[434]</span> -della Villa Cristina che disegnava con la matita -le varie parti del corpo che gli dolevano, schizzando -in ciascuna una bestia feroce, la quale, -secondo lui, rodendogli le carni, era causa del -suo dolore; e mi domandai se proprio egli non -avesse in corpo qualche animalaccio rabbioso, -se non un serraglio intero, che lo dilaniasse. -Ma già, non ce n'abbiamo uno tutti, non fosse -che un bruco o un tarlo piccolissimo che ci dà -delle giornatacce scellerate? Eppure, quanto più -lo studiavo, tanto più mi pareva che, a casa sua -se non altro, non dovess'esser un cattiv'uomo, -perchè, insomma, egli sputava tanto tossico in -servizio da non comprendersi come ne potesse -ancor serbare per la famiglia dopo una giornata -di dodici ore. A momenti ero tentato di battergli -una mano sulla spalla e di dirgli amorevolmente: — O -me lo vorresti dire, benedetto porcospino, -da che parte si potrebbe toccarti per -non pungersi? — Ci si punse in quel momento -una vecchia signora, che avendogli detto timidamente, -perchè fermasse: — faccia grazia.... — n'ebbe -per risposta una spallata, con questo -complimento: — Che <i>faccia grazia</i>!... Si dice -<i>fermi</i>, si dice. — La cortesia gl'irritava i nervi -come la musica fa andar del corpo certe bestie. -</p> - -<p> -In piazza San Salvario, dove facevano la battagliola -dei ragazzi, gli passò a un palmo dal -naso una palla di neve: egli girò sui combattenti -un'occhiata sterminatrice e mise un bramito -di leopardo. Poi se la pigliò con uno dei -cavalli, <i>Livorno</i>, che zoppicava, chiamandolo -assassino, ladro, ciampicone da forca, e rincalzando -<span class="pagenum" id="Page_435">[435]</span> -ogni epiteto con una frustata. Uno dei -cinque passeggieri che stavano sulla piattaforma -s'arrischiò a fargli un'osservazione garbata: — Ma -se zoppica, che colpa ci ha? — Si voltò come -un'istrice: — Sì signore, è un vizio, una malizia; -zoppica soltanto quand'è con me, ha da -sapere! — E sbuffò. Poi soggiunse: — Bisogna -conoscer le bestie prima di parlare. — Quell'altro -rispose pacatamente: — Già, è proprio vero: -prima di parlare... bisogna conoscer le bestie. — Tutti -risero. E allora seguì un miracolo: sorrise -anche Tempesta. Ma fu come un lampo sur -una rupe. Subito si rioscurò, rimenò una frustata -a <i>Livorno</i>, trattandolo di boia infame e di -Giuda porco, e ricominciò a spandere per la -lunghissima strada bianca il soffio della sua -rabbia implacabile. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Seguitò a venir giù neve, senza posa, così -fitta da parere che se ne potesse far delle palle -cogliendola a due mani per aria, densa al punto -che i tranvai apparivano come ombre dietro al -velo dei fiocchi, e non si vedevano ancora -quando già li annunziavan vicini lo scalpitìo -faticoso dei cavalli e il gridìo continuato dei -cocchieri, affacciati ai finestrini delle tende come -vedette alle feritoie d'una fortezza mobile. Ma -tutta quella neve non smorzava il fuoco bellicoso -di Carlin, che trovai un dopo pranzo sulla -linea di Vinzaglio, furibondo per l'eccidio della -spedizione del Cecchi, sopra tutto contro il Ministero -<span class="pagenum" id="Page_436">[436]</span> -perchè aveva dichiarato di non aver alcun -proposito di “occupazioni militari„. Il bombardamento -di Gezira e la fucilazione dei cinque -Somali, invece di quetarlo, l'aveva irritato, come -farebbe a un affamato un minuscolo antipasto -di ghiottonerie stimolanti. Come sempre, egli -avrebbe voluto bruciare, sterminare, disperdere -ogni cosa, cancellare il Benadir dalla faccia -dell'Africa. — Insomma — fremeva — tutti ce -le danno e noi non le rendiamo a nessuno! Figure -da nasconder la faccia nei calzoni! — E -non riusciva a capacitarsene considerando che -avevamo gente a bizzeffe, milioni d'uomini -senza lavoro, una sovrabbondanza di gregge -umana da dover benedire ogni occasione che -si presentasse di spedirne fuori una gran quantità, -per alleggerire l'Italia e invader “le terre -dei cani„. — Cosa ne voglion fare di tutta questa -gente? Siamo in troppi. Tutti i nostri guai -vengon da questo. È il multiplicamini che ci -rovina... — E della nostra eccessiva fecondità -mi addusse una prova singolare. Giusto tre -giorni avanti, su quella stessa linea, nel numero -139, una donna era stata presa dalle doglie, -e c'era mancato poco che scodellasse un -“passeggiere„ lì per lì, durante la corsa: s'era -dovuto fermare il tranvai, e s'era fatto appena -in tempo a trasportarla in una portieria di via -Roma: al ritorno del tranvai l'amico era già -fuori, che cantava come un gallo. — Vede <i>dunque</i>! — Proprio, -la nascita intempestiva di quel -bacherozzolo, per lui, era l'argomento Achille -In favore d'una politica belligera in Africa. — <i>Bombardè! -<span class="pagenum" id="Page_437">[437]</span> -Bombardè!</i> — e ripetendo questo -suo “delenda„ dall'alto della piattaforma, con -le braccia incrociate sul petto, fissava lo sguardo -su piazza Castello bianca di neve con l'espressione -di Napoleone primo nel <i>milleottocento quattordici</i> -del Meissonnier. Ma che diversi pensieri -si volgono qualche volta nell'interno del tranvai -e sulla piattaforma! Appunto in quel momento -c'eran dentro da un lato parecchie belle signore; -nei due angoli in fondo due signori in tuba, con -la cravatta bianca, che andavano a qualche -pranzo di gala; in faccia alle signore una mezza -dozzina di giovani e brillanti ufficiali della Scuola -di guerra, fra i quali un bellissimo tenente belga; -e si vedeva negli occhi di quella compagnia silenziosa -la fiammella della galanteria, si indovinava -nell'aria di quel salotto ambulante una -vibrazione di piccola corte d'amore, l'incrociarsi -delle simpatie e delle attrazioni frenate dalla -convenienza, un lavorìo vivo di immaginazioni -eccitate, vagheggiaci tutt'altre conquiste da -quella del Benadir, tutt'altre battaglie da quelle -che il povero Carlin invocava mostrando il pugno -alla neve.... Un simbolo anche questo: la -politica che sbraita e vuol rifare il mondo, e -l'amore, padron del mondo, che le ride alle -spalle. Ma non espressi questo pensiero a Carlin -per non scemargli quello che era forse il -maggior conforto della sua vita. E come se, -comparendo per l'ultima volta nei miei appunti, -egli dovesse per me sparire dal mondo quella -sera, gli feci, scendendo, un saluto cordiale, -ch'egli interpretò come un'approvazione generale -<span class="pagenum" id="Page_438">[438]</span> -di tutta la sua politica del 1896, e che mi -valse in risposta un buon sorriso di ministro -soddisfatto a deputato devoto. E muoia la sua -politica e viva la sua memoria.... -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Continuò a nevicare, e anche io presi gusto -quelle sere a cacciarmi nei carrozzoni, attirato -dall'aspetto di intimità familiare, dall'immagine -dì brigate raccolte a veglia, che offrivano i passeggieri -pigiati dentro, soddisfatti d'essere al -riparo dalle intemperie e particolarmente disposti, -in quella comunione non ingrata di calorico -animale, alle conversazioni amichevoli. -Trovai in una di queste comitive fortuite, la -sera della festa della Concezione, sulla linea di -via Cernaia, il sindaco di Torino, rannicchiato -in un angolo, e non riconosciuto da alcuno, -fuorchè dal fattorino, che, stando fuori sulla -piattaforma, lo guardava a traverso il vetro -dell'uscio, curiosamente. Certo che l'illustre sindaco, -vedendo quel povero fattorino col capo -imbacuccato in un cuffione, infradiciato dalla -neve, che lo guardava dal di fuori come il pezzente -infreddolito guarda dalla strada il signore -seduto al caldo nella trattoria, era a mille miglia -dal pensare che quello fosse un conte come -lui, forse di più antica famiglia della sua, certo -d'un casato più famoso nella storia d'Italia. Ma -di nessun pensiero malinconico dava indizio il -viso del conte incognito, atteggiato all'espressione -consueta di serena rassegnazione: pareva -<span class="pagenum" id="Page_439">[439]</span> -che egli si dilettasse della vivacità insolita della -compagnia, composta di piccoli borghesi e d'operai -puliti, fra i quali s'incrociavano conversazioni -diverse. Parlavano dell'esposizione finanziaria -del Luzzatti, del capitale perduto del -Banco di Napoli, della proposta d'una <i>tassa militare</i>, -con le frasi raccolte nei giornali della -mattina, e con quel tono misto di sfiducia amara -e d'indifferenza canzonatoria con cui in Italia -si suol ragionare della cosa pubblica. A un -tratto si fece silenzio; poi un passeggiere, di -cui il lume rischiarava soltanto la parte inferiore -del viso, adombrato dal naso in su da -un grande cappello, saltò fuori con la legge sugli -<i>infortuni del lavoro</i>. — Ahi! — dissi tra me — siamo -al Senato —; e tenni d'occhio il sindaco -senatore. E il Senato, che aveva per la seconda -volta rinviata la legge all'Ufficio centrale, -fu da quel gran cappello e da un altro dello -stesso taglio, che gli s'allargava daccanto, conciato -barbaramente. — “Quegli scatarroni mezzi -morti„ — quei vecchi reazionari della malora... — la -legge sarebbe stata in vigore da -un pezzo se non fosse dovuta passare per quell'anticamera -del camposanto dove tutte le riforme -in pro del popolo erano ferocemente combattute... — e -altre gentilezze su quest'andare. -Deliziosa corsa per un Senatore! Ed ecco che -un terzo, facendo un salto da Roma a Torino, -vien fuori a lagnarsi del servizio di sgombero -della neve, dicendo con un vocione di contrabbasso -che, per questo riguardo, si facevano le -cose meglio, ma molto meglio, non ricordo bene -<span class="pagenum" id="Page_440">[440]</span> -in quale piccolo comune del circondario, dove -egli aveva sortito i natali! Ah, questa carrozza -di tutti, che covo d'insidie per gli uomini in carica! -Ma il bravo sindaco sostenne intrepidamente -la seconda come la prima scarica, fissando -con un vago sorriso filosofico un annunzio -del <i>Cioccolatte Talmone</i> attaccato fra due -finestrini. Il fallimento della Banca di Como, -che venne dopo sul tappeto, lo liberò, e mentre -la nuova conversazione s'andava accalorando, -altri tranvai passavano, in cui si vedevano -di sfuggita altre comitive illuminate dall'alto, -sale correnti di club e di caffè, farmacie -di villaggio ambulanti, piccole aule di Consigli -comunali, pieni di visi gravi o ilari di politicanti, -di maldicenti, di pettegoli, di sonnacchiosi, -di brilli, che apparivano un momento e sparivano -nel turbinìo della neve. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Dopo la neve venne la nebbia, quella nebbia -invernale di Torino, densa e fredda, d'un sapore -irritante quasi di bruciaticcio, che invade -ogni vuoto e copre la città come un immensa -nuvola di cenere immobile, quasi palpabile, e -nasconde case, alberi, gente, carrozze, lampioni, -circoscrivendo in un raggio di cinque passi lo -spazio visibile a ogni persona; che intercetta -come un muro grigio la vista delle piazze e dei -corsi e riempie i portici come un fumo uscente -da migliaia di cantine incendiate, e dà a ogni -tratto l'illusione che quartieri interi siano scomparsi, -<span class="pagenum" id="Page_441">[441]</span> -inghiottiti dalla terra, fra i vapori d'un -cratere enorme. Si correva come dentro a un'oscurità -bianca, a traverso a una sequela infinita -di veli umidi, che il tranvai lacerava, non -vedendo gli altri carrozzoni che all'ultimo momento, -come se sorgessero per incanto dal -suolo, e non altri passanti fuor che larve che -scappavano spaventate al sopraggiungere dei -cavalli; e quel continuo succedersi e incrociarsi -affrettato di fischi e di squilli in quell'aria opaca -dava l'idea d'una città agitata da un grave affanno, -oppressa dalla minaccia di qualche -grande pericolo misterioso. -</p> - -<p> -Stavo sulla piattaforma, pigiato da tutte le -parti, in compagnia d'un giovane poeta cubano, -nuovo a Torino e a quello spettacolo, il -quale accresceva la sua naturale malinconia. -Venuto per la prima volta in Europa, e arrivato -il giorno avanti dalla Francia, non si poteva -persuadere d'essere in Italia, dove s'era immaginato -che anche le città settentrionali avessero -un inverno mite e sereno come quello della sua -isola nativa. Guardava intorno quasi spaurito e -mi diceva di tratto in tratto in un suo italiano -transatlantico: — Ma questa è Siberia! Questo è -lo Spitzberg! E come piace a lei quest'orrore? -</p> - -<p> -— Sì — gli risposi — ho dei gusti di Eschimese. -La nebbia m'eccita l'immaginazione. Non -vedo nulla, non riconosco i crocicchi, non so -molte volte in che punto mi trovi; la città mi -pare ingigantita; suppongo d'essere a Londra, -a Pietroburgo o a Nuova York. Mi piace qualche -volta di sentire l'umanità senza vederla. -<span class="pagenum" id="Page_442">[442]</span> -La nebbia mi rompe la monotonia della vita, -mi dà mille sorprese e sensazioni insolite. Questa -risonanza strana, smorzata di tutti i rumori, -mi alletta come un linguaggio nuovo delle cose. -Mi fa più piacere che alla luce del sole rincontrare -l'amico in questa oscurità livida, come -nell'ombra d'una foresta vergine, vedermi davanti -tutt'a un tratto il viso d'una bella donna -come se m'apparisse nello squarcio d'una nube, -sentir voci conosciute di conoscenti invisibili e -risa di ragazze misteriose, che si perdon nell'aria -come voci di folletti. E poi, che vuole? La -sera, in special modo, la città piena di gente e -di lumi, che lavora e si diverte, mi sembra -una espressione più potente della civiltà umana -sotto questo gran mantello lugubre che la natura -le getta addosso senza riuscire a soffocarne -la vita e l'allegria. -</p> - -<p> -Il cubano non pareva persuaso. Se avesse dovuto -vivere in Italia, non avrebbe piantato le -tende a Torino. E mi domandò se la città mi -paresse confacente al lavoro artistico, abbastanza -italiana d'aspetto da dare all'ispirazione -d'un poeta tutti gli aiuti esteriori che dovevan -dare Venezia, Napoli, Firenze, Roma; se non -ci sentissi la monotonia. -</p> - -<p> -— No — risposi — non c'è monotonia nella -libertà. Qui sento la mente libera. Mi par che il -pensiero si dilati spaziando nelle vaste piazze -e vada più lontano lanciandosi per le vie lunghissime, -per la grande raggiera dei viali fuggenti -da tutte le parti verso la campagna. Gli -edifizi non attirano lo sguardo; ma perciò appunto -<span class="pagenum" id="Page_443">[443]</span> -non lo distraggono dalla grandezza del -tutto e dalla bellezza della natura; si ritraggono -anzi di qua e di là per lasciar maggiore spazio -al volo dell'occhio e della mente verso le Alpi -e la collina. In nessun'altra città si vede tanto -verde, tanto azzurro, tanta bianchezza; in nessun'altra -ha un riso così fresco e così splendido -la primavera, che qui pare un ricominciamento -del mondo. E poi, essendosi in tanti anni -trasformata la città sotto i miei occhi, vedo ed -amo sempre negli aspetti nuovi gli aspetti scomparsi, -m'avvolge un nuvolo di memorie a ogni -passo, sento mille voci di persone e di cose -passate che mi chiamano, ribevo dei sorsi d'aria -della gioventù della patria e della mia. Godo -qui delle bellezze che non sono che per i miei -occhi perchè le illumina e le colora un raggio -che esce dal mio cuore. Vedo in fondo a ogni -strada una città d'Italia e nelle rondini che volano -attorno al palazzo Madama le mie speranze -fuggite, che cantano e mi salutano ancora. -</p> - -<p> -Il giovane scrollò il capo. — E trova in armonia -con la sua — domandò ancora — anche -l'indole degli abitanti? Non le riescono un po' -freddi e chiusi... un po' troppo nordici, come -ho inteso dire? -</p> - -<p> -— Non li può giudicare uno straniero, e neanche -un italiano d'altre province, se non vive -qui da molti anni. La benevolenza è velata, il -cuore non s'apre e non si dà tutto di primo -slancio; ma tutto quello che dobbiamo conquistare -ci è poi più caro quando è nostro. La -cortesia discreta, la promessa guardinga prevengono -<span class="pagenum" id="Page_444">[444]</span> -disinganni e amarezze, e così nel buoni -si trova sempre maggior bontà che non s'aspettasse. -I loro difetti sono negativi, incavi, non -punte, e per questo non feriscono. Le possono -parer duri; ma per ciò lei li può afferrare e tenere, -e non le sgusciano di mano. V'è nell'affetto -che gli occhi esprimono e la bocca tace -una dignità che ne raddoppia il valore. E chi -ha dei difetti opposti a queste virtù, e n'ha coscienza, -ama la gente che glie li comprime più -di quella che glieli accarezza. Per questo io son -legato alla città anche dalla gratitudine; legato -da tanti vincoli del cuore, del pensiero e del sangue, -che non potrei più vivere altrove a nessun -patto, neppure a quello di diventar ricco se fossi -povero, sano se fossi infermo, e di trovar cento -nuovi amici se qui non mi restasse un amico; -e sono ben certo e m'è un conforto il pensare -che morirò qui. -</p> - -<p> -Mentre dicevo quest'ultime parole, un signore, -che m'era stato accanto fino allora senza che -lo vedessi nel viso, girò il capo adagio adagio -come una statua semovente, e mi fissò gli occhi -negli occhi. Ah, l'avevo conquistato finalmente! -Capii a volo dal suo sguardo che la critica -di via Garibaldi e la lacerazione della <i>Gazzetta -del popolo</i> ed anche quelle matte teorie di -socialismo municipale m'erano perdonati per -sempre. Il buon Bicchierino, il “controemarginato„ -signor cavaliere Bicchierino, impiegato -modello di non so qual regia amministrazione, il -più puro e più geloso di tutti i torinesi nati e da -nascere, era intenerito, era vinto, era mio. Quando -<span class="pagenum" id="Page_445">[445]</span> -discese si toccò con la mano l'ala del cilindro, -e prima di perdersi nella nebbia rivolse verso -il tranvai un leggerissimo sorriso benigno, che -mi tolse l'ultimo dubbio: avevo un amico di -più. Sia ringraziata Cuba! L'avvenimento era -un buon auspicio per una lieta fine dell'anno. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Svanì la nebbia e splendette il sole, che ci -parve di rivedere dopo una notte di sette giorni. -I tranvai ricominciavano a correre liberamente -per la città chiara e come ritinta di colori più -vivi, dorata in ogni parte da larghi sprazzi di -luce, e fattorini e cocchieri, usciti da una settimana -di ansie e di fatiche penose, salutavano -con un'allegrezza di liberati dal carcere l'aria -limpida in cui si drizzavano le Alpi bianche nitidissime, -che pareva si fossero avvicinate durante -i giorni dì cattivo tempo. A Porta Palazzo, -dove aspettavo il tranvai della barriera -di Lanzo, verso l'ora della colazione, era una -festa; da tutti i carrozzoni che arrivavano da -tutte le barriere saltavano giù cocchieri e fattorini -e, seduti sui montatoi, dentro al casotto -dei biglietti, sulle ceste rovesciate della verdura, -facevano il loro pasto, alternando con le bocconate -fameliche apostrofi chiassose alle erbivendole -e ai colleghi arrivanti e partenti; e così -incappottati com'erano, con quei cuffioni e quei -guanti enormi, in mezzo alla neve della vasta -piazza, dove qua e là ardevano dei fuochi, sarebbero -parsi una banda di cosacchi bivaccanti -<span class="pagenum" id="Page_446">[446]</span> -tra i carri della provianda durante una fermata -in mezzo alla steppa; se non avessero fatto una -macchia italianissima in quel quadretto russo -i mucchi d'arance siciliane che brillavano sui -banchi in mezzo all'erba montanina e ai rami -di alloro annunciatori del Natale.... -</p> - -<p> -Salito sul mio tranvai, mi trovai daccanto -sulla piattaforma il giovane tipografo biondissimo, -lo sposo novello, fresco e gaio come l'aria. -M'abbordò con Antonio Maceo, domandandomi -se credevo che gl'insorti cubani avrebbero -proseguito la lotta non ostante la sua -morte; ma io m'accorsi bene che aveva qualcos'altro -da dirmi, e indovinai ch'era una lieta -notizia, e ch'egli cercava un'entratura garbata -per darmela. Dopo qualche preambolo, infatti, -smettendo a un tratto la serietà politica, m'annunziò -con una gioia visibilissima che forse... -fra qualche mese... se tutto andava bene... la -causa socialista avrebbe avuto un soldato di più. -Restava soltanto a sapersi se sarebbe stato un -compagno o una compagna. Mi congratulai. E -allora diede la stura a un'allegrezza infantile. -Fatti certi calcoli, egli s'era messo in capo che -dovesse nascere in Aprile, verso la metà, forse -il giorno stesso della nascita di Ferdinando -Lassalle: data di buon augurio. In ogni modo -aveva già fissato, se era un maschio, di mettergli -i tre nomi: Ferdinando (Lassalle), Federico -(Engels) e Carlo (Marx). E si diede una fregatina -alle mani. Poi tessè l'elogio della sua -sposa. Oh, sempre, sempre più contento. Forte -ancora al lavoro, nonostante il suo stato, buona -<span class="pagenum" id="Page_447">[447]</span> -e amorosa con la mamma di lui, e non punto -mutata d'idee, come tante altre, dopo il matrimonio. -Era lei stessa che gli diceva: — Ernesto, -ricordati di non mancare alla riunione della -tal sera.... Non dimenticare di rinnovar l'abbonamento -al giornale.... Mettiamo qualche cosa -anche noi per la <i>Cassa elettorale</i>.... — E appunto -quella mattina era lei che l'aveva sollecitato a -portare i denari d'una piccola colletta a un compagno -disoccupato e malato, che abitava in borgo -San Salvario. Passavano la serata assieme a -leggere dei volumi presi alla biblioteca dell'<i>Associazione -dei lavoratori del libro</i>; ma preferivano -gli opuscoli di propaganda, che compravano -del proprio. Essa si appassionava in special -modo per la storia delle socialiste celebri: -Eleonora Aveling, Annie Besant, Severina. E in -questi discorsi duravano fino a tardi, fin che -la mamma s'addormentava con la calza in -mano. Poi, all'improvviso, parendogli d'avermi -parlato con troppa familiarità dei fatti suoi, fece -di nuovo il viso serio per domandarmi se credevo -alla voce corsa dello scioglimento prossimo -di tutti i circoli socialisti e di tutte le Camere -di lavoro della Liguria; ma, vedendomi -sorridere, e insistendo io perchè mi riparlasse -della sua famiglia, che m'avrebbe fatto molto -piacere, m'afferrò il braccio in segno di gratitudine -e ricominciò con maggior effusione. Sì, -era felice, gli era toccata la più buona e brava -ragazza che potesse desiderare. Era una così -bella cosa andar d'accordo, essere uniti in quell'idea, -avere quella speranza comune. Qualche -<span class="pagenum" id="Page_448">[448]</span> -volta, quando sentivano insieme una buona musica, -senza bisogno di parlarsi, essi si commovevano -tutti e due fin quasi a piangere, pensando -ai compagni degli altri paesi, all'opera -di tutti, all'avvenire, al loro bambino che avrebbe -visto un mondo migliore. Ed io alla mia volta, -guardando quel bel giovane, quel “nemico della -famiglia„ così innamorato e felice, pensavo -quanto la famiglia lo nobilitava e gli dava forza, -quanto era sano e fecondo l'amore in lui, in -quella prima giovinezza in cui il matrimonio -appare ancora alla più parte dei giovani della -borghesia una cosa lontana, una fine da farsi -dopo molti anni d'amori vagabondi, dì seduzioni, -d'adulteri, un buon contratto per arrotondare -il patrimonio o una buona alleanza per -affrettar la carriera; e mi confermavo nella -fede che fosse davvero un mutamento sociale -benefico e santo quello per cui si sarebbe diffuso -nella gioventù un tale amore, data la famiglia -a tutti in quell'età, che ora non la vuole -o non può averla per dure ragioni d'interesse o -per ignobili ragioni di convenienza. Mentre io -facevo queste riflessioni ed egli si disponeva a -discendere, lo vidi mettere alla lesta non so -che cosa nella tasca d'un signore che ci stava -ritto davanti. Maravigliato, gli domandai spiegazione -dell'atto. Egli sorrise: era un opuscoletto -di sesto minimo, intitolato <i>I calunniatori -del socialismo</i>, a cinque centesimi; egli soleva -ficcarne così delle copie nelle tasche dei borghesi, -sui tranvai, senza farsi scorgere; oh, non -per convertirli, ci voleva altro; solamente per -<span class="pagenum" id="Page_449">[449]</span> -“chiarire le loro idee„, per distruggere le leggende -assurde che s'andavano formando intorno -al socialismo nella mente di molti, i quali -finivano con crederlo tutt'altra cosa da quello -che è. — Arrivati a casa — disse — leggono -per curiosità, e forse si ricredono di qualche -pregiudizio: è sempre quel po' di guadagnato. — E -mi raccontò che altri usavano quel modo, -di far entrar l'idea per la via delle tasche non -potendo per la via degli orecchi, e che n'aveva -avuto il primo pensiero il falegname di mia conoscenza, -il quale seminava opuscoli in tutti i -soprabiti, senza grande spesa, essendoci su ogni -centinaio il ribasso del quaranta per cento. E -accennandomi con una strizzata d'occhio il signore, -soggiunse: — Ne ho già serviti tre questa -mattina, — e contento e trionfante, come se -avesse fatto tre conversioni, saltò giù in piazza -San Carlo, dove vidi allontanarsi e perdersi fra -la gente la sua bella testa bionda dorata dal -sole. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Ed ecco un altro sorriso sulla fronte del mio -anno morente, un'altra pagina lieta per l'ultimo -capitolo, un altro uomo felice: il giovane pittore -che mi salta accanto sulla piattaforma, in via -Garibaldi, con una stella di montagna all'occhiello -e con un viso rosato, che è un annunzio -di matrimonio in sembianza umana. Prevenni -la sua parola raccontandogli come l'annunzio -mi fosse stato dato il mese avanti da un'ondata -<span class="pagenum" id="Page_450">[450]</span> -di porpora che avevo visto salire alle -guance d'una bella signorina, l'ultimo giorno -che c'eravamo incontrati. S'imporporò un poco -anche lui, e gli feci le mie congratulazioni: -una creatura angelica, che avevo mille volte -ammirata, pensando sempre che sarebbe stato -fortunato il cittadino d'Italia su cui ella avesse -racchiuso le sue ali. Folgorò dagli occhi; ma -si mantenne serio e mi fece un discorso molto -pacato. Si, era tutto fissato per il gennaio. Egli -era contento. Buona indole, carattere sodo, giudizio, -istruzione, molto affezionata a suo padre, -un ex colonnello di fanteria, decorato di due -medaglie al valore: sarebbe stata certo un'ottima -madre di famiglia e sarebbero vissuti insieme -di buon accordo. Ma io capii che quella -pacatezza di psicologo ragionatore era una delle -solite imposture d'innamorato; sotto a quelle -parole compassate sentivo divampar l'anima, -ed ero ben certo che se anche ella non avesse -avuto la “buona indole„ e il “carattere sodo„ -e “il padre decorato„ e tutte le belle doti -d'“un'ottima madre di famiglia„ egli l'avrebbe -amata furiosamente ad un modo e chiesta e -voluta a tutti i costi. — Sa che è studentessa -di medicina? — mi domandò. Finsi di non saperlo, -e gli chiesi celiando s'egli le avrebbe lasciato -continuar gli studi. — Ah, neppur per -sogno! — rispose con slancio, non ricordandosi -l'apologia delle studentesse che m'aveva fatto -un giorno; ed io sentii nel suo accento una -vampata di gelosia otelliana, che abbracciava -nelle sue spire tutta quanta la Facoltà medica, -<span class="pagenum" id="Page_451">[451]</span> -e tutta la studentesca insieme, e tutta la clientela -possibile, non esclusi i malati di dentizione. -Mi restava la curiosità di sapere se proprio -l'avesse conosciuta sul tranvai, come mi aveva -detto, e gli domandai anche questo. Ne rise di -cuore: era stato così, veramente, sulla linea di -Ponte Isabella, gli ultimi giorni di maggio. — Non -si ricorda — mi disse — del fatto raccontato -dai giornali in quei giorni, d'un carrozzone -della Belga che, sboccando sul corso Valentino, -urtò e rovesciò una vettura postale, gettando -a terra il cocchiere, che si ferì gravemente? — Non -mi ricordavo. Ebbene, egli s'era trovato -con lei per la prima volta su quel carrozzone, -e gli aveva “fatto senso„ il veder lei, lei sola, -mentre le altre signore strillavano o svenivano, -discendere ardita e tranquilla e accorrere in -soccorso del caduto e sollevargli da terra il -capo insanguinato e posarselo sulle ginocchia -per asciugargli la ferita col fazzoletto. — Ecco -una ragazza di polso e di cuore! — aveva detto. -Ed era rimasto ferito anche lui, ma d'una ferita -per cui il fazzoletto non serviva. Poi... l'aveva -rivista. E a poco a poco.... Ma sorvolò alle -prime manifestazioni non corrisposte, al periodo, -che doveva esser stato abbastanza lungo, -quando egli inveiva contro le ragazze torinesi, -figlie di Borea, fredde come le Alpi, calcate -tutte l'una sull'altra come figurine di carta, e -saltò subito a dire della conquista immediata, -fulminea ch'ella aveva fatto di suo padre, la -prima volta che gliel'aveva indicata in tranvai. — Già, -fu proprio così — concluse — sulla -<span class="pagenum" id="Page_452">[452]</span> -linea di Ponte Isabella, in un carrozzone -chiuso della Società belga, che portava il numero -125. — E non accorgendosi ch'io ridevo -a sentirgli rammentare anche il numero, tirò -fuori il portafogli, e come avrebbe fatto della -reliquia d'un santo, ne cavò fuori con riguardo -e mi mostrò lo scontrino bianco di quella corsa -memorabile, ancora intatto, come se fosse del -giorno stesso. — Così — disse col suo sorriso -ingenuo — se un giorno mi farà disperare, io -le mostrerò lo scontrino, e le dirò: Ah, come -ho speso male i miei dieci centesimi! — Ma -l'amore, la felicità che scintillava sul suo buon -viso di fanciullone erculeo smentivano l'apparente -sincerità di quella supposizione. E ripose -accuratamente nel portafogli il suo biglietto di -partenza per il paradiso terrestre. Era felice, -sì, proprio. E me lo confermò lo sguardo e l'accento -involontario di pietà col quale, per cambiar -discorso, mi domandò se procedeva il mio -lavoro, come domanderebbe un milionario a -un parente povero se è bene avviata una sua -lite per un'eredità di qualche centinaia di lire; -felice al punto che, nel domandarmi ancora se -nel mio libro ci sarebbe stato anche lui, mi -lasciò quasi comprendere che non gli sarebbe -spiaciuto di entrarci. Ma quando discesi mi salutò -con un sorriso che mostrava già il pensiero -assai lontano da me: il <i>buona sera</i> era per me; -il sorriso era già per la signorina del numero -125. Ma io avevo un mezzo permesso di -incastrare il suo romanzetto nella mia <i>Carrozza</i>, -e me n'andai soddisfatto della mia corsa. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_453">[453]</span> -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Un altro felice; ma non con soddisfazione -mia; anzi un brutto momento per me in un -carrozzone caratteristico della vigilia di Natale, -partito da Porta Palazzo, pieno stipato di signore -e di ragazzi carichi di presepi, di Gesù -bambini, di pastori, d'asini e di bovi, mezzo -nascosti fra i rami di mirto e di lauro, con -giocattoli fra le braccia, scatole di fichi sulle -ginocchia e arance e melagrane nelle tasche -e fra le mani: un misto d'Arca di Noè, di boschetto -e di dispensa, da cui usciva un fremito -e un trillìo confuso d'anime in festa. Davanti -a me, sulla piattaforma posteriore, c'eran due -carabinieri, che davan le spalle all'uscio; alla -mia sinistra un gruppo di persone attempate e -gravi, che discorrevano amichevolmente del -voto dato dalla Camera alla lotteria per le Opere -pie di Torino. Dopo aver ascoltato per un po' -i loro discorsi, tornando a guardare dentro al -carrozzone, incontrai lo sguardo di Guyot, seduto -fra due presepi. Subito egli voltò gli occhiali -e il pizzo da un'altra parte, corrugando -la fronte, con l'espressione di chi torce lo -sguardo da un serpente boa. Barbaro Guyot! -Non era pago della vendetta atroce di due mesi -avanti; m'odiava dunque a morte veramente; -era proprio un nemico implacabile! E aspettai -che il suo sguardo si fissasse un'altra volta -nel mio, risospinto dall'odio stesso che glie lo -faceva fuggire, per fargli comprendere con uno -<span class="pagenum" id="Page_454">[454]</span> -sguardo che non m'eran rimaste nelle carni, -com'egli forse credeva, le sue frecce avvelenate, -che godevo d'una buona salute ed ero ancora -in grado di far del male alla società. Ma invano. -Non si voltò più. La mia vista, pensai, -è davvero per lui un supplizio insopportabile, -quando non mi debba guardare per torturarmi! -E pazienza. Intanto salì sulla piattaforma altra -gente, forzando a cambiar di posto quelli che -già c'erano, e tutti insieme si rimescolarono, -urtandosi e pigiandosi, cercando ciascuno la -posizione meno incomoda per tirare il respiro -e per resistere ai trabalzi. Cessato appena il -serra serra, parecchi discesero, fu un'altra volta -visibile dalla piattaforma l'interno, e quale non -fu la mia maraviglia, riguardando dentro, al -veder gli occhi del mio nemico vaganti sulla -mia persona con un leggero sorriso che pareva -di benevolenza! Doveva esser seguito un miracolo. -Pensai che, dopo il primo moto invincibile -di repugnanza destatogli dal mio aspetto, ripensando -alla vendetta passata, egli avesse avuto -un senso di resipiscenza, un pentimento d'aver -passato il segno, d'avermi offeso troppo nel -vivo, e volesse farmi capire che, se non pentito, -era appagato della rivalsa che s'era presa, -e intendeva di desistere, cominciando da quel -giorno, dalle ostilità. Eppure, il suo sorriso non -diceva questo ben chiaro, era un sorriso ambiguo, -c'era sotto un barlume di compiacenza -maligna. E, fissandolo, m'accorsi che il suo -sguardo sorridente oscillava su di me come un -pendolo, oltrepassando di qua e di là la mia -<span class="pagenum" id="Page_455">[455]</span> -persona. Che cos'era mai? Mi guardai a destra -e a sinistra.... Abbominevole furfante! Era seguito, -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">come suole avvenir per alcun caso,</p> -</div></div> - -<p> -che i due carabinieri, separati dal rimescolio -dei passeggieri salenti e scendenti, avevan dovuto -spostarsi, e dopo vari giri sopra sè stessi -s'eran ritrovati l'uno alla mia sinistra, l'altro -alla mia destra, ed io stavo in mezzo a loro -come un arrestato. L'iniquo Guyot si deliziava -della vista di quel quadro. Il quadro gli rappresentava -l'adempimento d'un suo desiderio, -l'attuazione d'una profezia, la mia fine meritata -e inevitabile, il vero posto che spettava a me -nella società. Ed io che m'ero illuso.... Ma quello -che più mi irritò non fu la sua gioia di quel -momento: fu il pensare che avrebbe portata -quella gioia a casa, descritto il quadro in famiglia, -esilarato gli amici al caffè; che quel -mio ammanettamento ideale sarebbe servito in -gran parte — oh, senza dubbio! — ad abbellirgli -le feste di Natale. Fui tentato di scender -subito; ma mi rattenne un altro poco il pensiero -ch'egli avrebbe goduto anche di quella -fuga, dicendo: — Eh, già, si capisce, si sentiva -a disagio... — Ma poi non ci potei più reggere, -tirai il campanello e lacerai il quadro saltando -giù, dopo avergli lanciato un'occhiataccia, che -deve avergli fatto dire: — Che sguardo! Ha rivelato -la sua vera natura. E adesso? Chi sa? -Quella gente lì è capace di tutto.... -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_456">[456]</span> -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Ma fu questa la sola brutta avventura ch'io -ebbi in quell'ultimo mese. -</p> - -<p> -La mattina di Natale, rallegrata dal sole, i -tranvai riboccavano di signore impellicciate, di -bimbe con grosse bambole dai riccioli biondi -strette contro al petto, di signori che portavano -a casa la ghiottoneria supplementare per il -pranzo, di bottegaie in gala e d'operai con la -barba fatta; tutte faccie serene e vivaci; con le -quali non contrastavano che quelle rannuvolate -dei cocchieri e dei fattorini, tristi o stizziti della -rude giornata di lavoro che si vedevan davanti, -incominciata per loro al lume delle stelle e destinata -a finire fra chiassi e prepotenze d'ubbriachi, -dopo quattro bocconi ingozzati alla -disperata. Ah, le feste solenni, per quanta gente -sono terribili! Salito in piazza Carlo Felice per -andare in piazza Statuto, mi parve di ritrovarmi -sullo stesso carrozzone in cui avevo fatto la -stessa corsa il primo giorno dell'anno: era un -continuo salire e discendere di signori e di signore, -uno scambio di scappellate e d'inchini, -un baratto di sorrisi e di cerimonie, come in -una sala di ricevimento. Per un tratto, da piazza -San Carlo a piazza Castello, il tranvai fu tutto -signorile: tutto penne di struzzo, manicotti di -martora, luccichìo di braccialetti e di spille, di -libretti da messa e di borse di confetti, tutto -eleganza, complimenti e profumi. Quanti eran -là dentro che pensavano al “fanciul celeste„ -<span class="pagenum" id="Page_457">[457]</span> -nato fra un asino e un bue mille e ottocento -novantasei anni avanti, e alle parole ch'egli -aveva dette al mondo: <i>quod superest date pauperibus?</i> -Ahimè! Il bambino voleva dir per -l'uno il principio del carnevale, per l'altro l'apertura -del Teatro Regio, per questo una festa -chiassosa in famiglia, per quello una strenna -splendida; e i soli altari su cui molti altri -l'adorassero erano le lucide vetrine di bottega -dinanzi a cui correva il tranvai rapidamente, -piene di capponi, d'aragoste e di gelatine. In -non uno forse di quei mille battezzati che vedevo -passare si formava il proposito di mutare, -cominciando da quel giorno, pensieri e consuetudini -dell'animo, di esser buono, giusto, sincero, -umile, di amar tutti e di perdonar sempre -come il maestro sublime di cui ricorreva il dì -natalizio. E studiavo appunto a uno a uno tutti -quei visi che non spiravano altro che compiacenza -del lusso, vaghezza di attirar gli sguardi -e desiderio e aspettazione di piaceri mondani, -quando, in piazza Castello, salì una coppia coniugale, -che, non trovando più posto dentro, si -piantò in faccia a me sulla piattaforma. Era la -supposta moglie dell'impiegato postale, la <i>nostra -capitanessa</i>, come dice il Ferravilla nel -<i>Calzolar di donn</i>, stretta al braccio d'un placido -ometto di quarant'anni, suo marito senz'alcun -dubbio, che sorrideva vagamente con -gli occhi socchiusi, come compiacendosi dell'abbandono -di ragazza innamorata con cui gli -si lasciava andare addosso la sua graziosa -donnina. Il capitano era dimenticato! E se quella -<span class="pagenum" id="Page_458">[458]</span> -dolcezza amorosa di lei non derivava dalla successione -d'un tenente, significava un ritorno -del cuore pentito e spoetizzato della colpa al -sano affetto matrimoniale, alla modesta ma -salda felicità circoscritta dallo sportello delle -lettere raccomandate. E me ne rallegrai, anche -perchè potevo così chiudere in forma edificante -nel mio libro la storia della sua avventura. Un -momento essa mi guardò, e parve che mi riconoscesse, -ricordandosi forse del giorno che -lei e l'altro mi volevan mettere fuori del carrozzone. -Vidi passare un'ombra sul suo viso.... -Ma che aveva a temere? Ch'io le preparassi il -tiro che le faccio per le stampe non se lo poteva -sognare. Infatti, si rinfrancò subito e si -strinse più forte al marito, che questa volta -chiuse gli occhi affatto, con un sorriso più -soave. <i>Dormi, fanciul celeste.</i> -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Dopo il Natale passarono alcuni giorni senza -ch'io vedessi più alcuno. Pareva che i miei -personaggi m'avessero già tutti abbandonato e -fossero scomparsi nella nebbia che tornava ad -avvolgere la città, umida e densa, nascondendo -ogni cosa. Solo il terzultimo giorno ne ritrovai -due nel carrozzone del Martinetto, in via Garibaldi, -sotto un raggio fuggitivo di sole. Stando -sulla piattaforma, un po' a sinistra dell'uscio, -vidi dentro, di profilo, la sposa del borgo San Donato, -col capo inclinato dalla parte opposta alla -mia, nell'atto della Madonna della Seggiola. Mi -<span class="pagenum" id="Page_459">[459]</span> -passò un'idea. Sporsi il capo.... Ebbene, non -credevo d'aver messo tanto affetto a quei due -poveri esseri. Fu una vera gioia quella che -sentii. Essa teneva sur un braccio un bambino -in fasce. Alla sua destra, in fondo, sedeva suo -marito. Ma era lei veramente? Aveva nell'atteggiamento -del capo e del busto tutta la grazia -che può dare la maternità a un corpo infelice; -nel viso una luce nuova, come la coscienza altera -e forte d'essere una creatura necessaria -e sacra a un'altra creatura, e gli occhi più -grandi e più dolci, con l'intensità di sguardo -di chi fissa un orizzonte, come se in quegli altri -due piccoli occhi in cui fissava i suoi ella vedesse -come per due spiragli un mondo misterioso -e lontano. Era venuto dunque l'aspettato, -la grande consolazione dell'iniquità della natura -e della sorte, la cara speranza di tutti i -giorni e di tutte le ore, quello che la poneva -in alto come una regina e le ingrandiva la vita -come il concetto d'un'impresa eroica! E proprio -in quel punto parve ch'egli rispondesse: — Sì, -son venuto! — con una voce acuta e imperiosa, -che era segno d'un corpicino sano e gagliardo. -Essa sorrise, si guardò intorno con aria timida, -interrogò con lo sguardo suo marito, e con -una mano in cui si vedeva la titubanza, arrossendo -leggermente, fece sguisciar due bottoni -dagli occhielli del petto; poi, con un atto risoluto -e pudico insieme, che porgeva e nascondeva -ad un tempo, appagò la boccuccia avida, -che subito tacque, per bere la vita. Allora essa -rialzò il viso rosato e trionfante. Ah santa maternità! -<span class="pagenum" id="Page_460">[460]</span> -In parola d'onore, era bella. E il povero -giovane guardava quel visetto enfiato dallo -sforzo del succhiare con un occhio fisso e amoroso, -che pareva dirgli: — Bevi, bambino; piglia -da lei col latte l'anima bella, l'amor del -lavoro, la rassegnazione alla povertà, il coraggio, -la dolcezza, la forza; succhia la vita della -mia sposa, e sarai buono e onesto; bevi l'anima -di tua madre, e sarai la nostra ricchezza -e la nostra gloria! — E in quell'atto li lasciai, -mandando un buon augurio a tutti e due, e -uno al nuovo personaggio, che avevo amato io -pure, di cui ero stato padrino in cuor mio -prima che nascesse, e che sarebbe stato un ricordo -gentile di tutta la mia vita. -</p> - -<p class="ast">*</p> - -<p> -Ed eccoci all'ultimo giorno, che per me fu solenne. -Uscito verso sera dalla direzione della -Società Torinese e attraversata la piazza solitaria -della barriera di Nizza, salii sul carrozzone -della linea di piazza Castello, qualche minuto -avanti che partisse. I lampioni della barriera -rompevano appena la nebbia fittissima, in cui -si movevano come larve fattorini, cocchieri e -guardie daziarie, espandendo in risa e in facezie -l'allegria bevuta dai liquoristi vicini per festeggiare -la fin dell'anno. Mi parve di riconoscere -tra quelle voci i grugniti di Tempesta; ma li -coperse subito il canto squarciato d'una brigata -di beoni, uscenti da un'osteria della piazza, di -<span class="pagenum" id="Page_461">[461]</span> -cui non appariva che la lanterna vermiglia. -Quando il carrozzone partì, io ero solo dentro, -in un angolo. Era l'ora in cui sono affollati tutti -i tranvai che vanno ai sobborghi e quasi vuoti -affatto quelli che vanno dalla cinta al centro di -Torino. Avrei potuto allungarmi sui cuscini della -<i>Torinese</i> e dormire tranquillamente; ma nonostante -la stanchezza che m'aveva lasciata una -notte insonne e una giornata di corse, non mi -riuscì nemmeno d'assopirmi un po': mi distraeva -la vista della strada nebbiosa, dove la -fuga dei caffè sconosciuti e delle imboccature -di strade che non riconoscevo e i larghi vani -oscuri delle interruzioni del fabbricato, nei quali -indovinavo la campagna dai lumi lontani, mi -davano l'illusione d'entrare in una grande città -straniera. Era quella l'ultima mia corsa dell'anno. -Al pensarci, seguiva nella mia mente, -per effetto dell'intento unico che in tutto quell'anno -m'aveva guidato, una confusione di immagini -singolarissima: si legavano i ricordi di -tutte le corse, come se queste non fossero state -interrotte dalle altre mille occupazioni della mia -vita, e mi pareva d'aver fatto un viaggio continuo, -a traverso alle quattro stagioni, di giorno -e di notte, scendendo da un carrozzone per salire -in un altro, andando avanti e indietro senza -posa per tutte le vie, come se non avessi avuto -altro domicilio che la carrozza di tutti. E tutte -le persone, le scene, gl'incontri, gli accidenti -che m'erano occorsi su quelle tavole mobili mi -si affollavano alla memoria, distinti dagli altri -avvenimenti della mia esistenza, come se questi -<span class="pagenum" id="Page_462">[462]</span> -avessero riguardato un altro me stesso, come -se per un anno fosse stata separata nella mia -esistenza e nei miei interessi l'umanità corrente -sulle rotaie da quella che avevo visto e praticato -fuori delle linee dei tranvai. -</p> - -<p> -Ma, forse a cagione della solitudine e della -stanchezza, e anche del tempo uggioso, erano -le persone e le scene più tristi quelle che m'apparivano -più vive. Lontano, come dentro alla -nebbia, passavano le coppie amoreggianti sulle -giardiniere domenicali, gli erotici appiccicati alle -signore, le maschere del martedì grasso, le brigate -brille, le teste tinte, le passeggiere saltatrici, -una confusione bizzarra di monache e -d'avventuriere, di contesse e d'erbivendole, di -balione fiorenti e di zitellone malinconiche, di -magistrati, di carabinieri e di “sovvertitori„; -passavano e svanivano. Ma vicino, immobili, e -come sotto il lume del carrozzone, vedevo l'angoscia -della vecchia madre singhiozzante alla -visione di Abba-Garima, la disperazione cupa di -Taddeo e Veneranda fulminati dalla morte della -loro creatura, il carro funebre del buon veterano -che attraversava la strada al tranvai, e il -cadaverino sanguinoso del bimbo schiacciato, e -il finto sonno miserando della vecchia meretrice -trafitta dagli sguardi dell'innocenza coronata di -fiori. Quanti dolori, quante miserie anche in -quelle poche gabbie volanti, dove pure i dolori -e le miserie maggiori non salgono! Ruppero un -momento quella tristezza, passando a braccetto, -il pittore e la “vergine morta„, il tipografo -biondo e la sua compagna, e gli sposi di borgo -<span class="pagenum" id="Page_463">[463]</span> -San Donato, felici. E poi un'altra ondata di gente -dolorosa mi passò davanti: la povera donna -sformata dal cancro, la tisica schiantata dalla -tosse, la mamma angosciata della corona mortuaria -troppo povera, e il fattorino percosso a -sangue, e tutti i suoi compagni intirizziti, fradici, -rotti dalla stanchezza, che mostravan negli occhi -velati il tormento del sonno e il terrore della -multa, e in mezzo a loro il mio buon camerata -della Scuola di Modena, nella sua uniforme di -controllore, che mi faceva un cenno triste di -saluto.... -</p> - -<p> -Mi ruppe il corso di questi pensieri una brusca -fermata. Dov'eravamo? Riconobbi vagamente -piazza Nizza a traverso al velo della nebbia. -Alcune persone salirono. Il tranvai si rimise in -moto e io mi rituffai nei ricordi. -</p> - -<p> -Miserie, sventure, dolori. Ed anche quante tristizie, -quante viltà, quante vergogne! Ma qui -seguiva una lotta nell'animo mio. Dietro la faccia -bestiale di Tempesta martirizzatore dei cavalli -s'alzava il viso onesto e buono di Giors, -che mi diceva sorridendo: — Hai conosciuto me -solo; ma ci sono molti altri Giors, te lo assicuro. — Mi -sorgeva davanti Desbottonass, abbrutito -e inferocito dall'alcool, e dietro a lui -una schiera d'altri briaconi suoi pari; ma subito -si cacciava tra me e la sua immagine l'operaio -lattoniere, che mi accennava una folla d'amici -suoi, ai quali brillava sulla fronte, come a lui, -una dignità nuova, il raggio della vita intellettuale, -l'ardore d'un santo e infaticabile apostolato -di civiltà, d'amor fraterno e di pace. Mi veniva -<span class="pagenum" id="Page_464">[464]</span> -innanzi uno stuolo di signore e di signori -orgogliosi, sdegnosi del contatto del popolo e -spiranti in ogni atto un disprezzo insultatore -della miseria e provocatore dell'odio; ma al -momento stesso lo stuolo s'apriva per lasciarmi -vedere la dolce signorina bionda, intenerita e -altera di sorregger con la spalla la testa grigia -del vecchio muratore svenuto. Mi rivedevo di -fronte il ricco egoista ed esoso, incredulo della -fame, calunniatore della povertà, lesinatore arrabbiato -del centesimo; ma m'appariva accanto -a lui la buona famiglia borghese, impietosita -dal dramma, che accarezzava il visetto nero e -ficcava il gruzzolo in tasca allo spazzacamino. -Mi si rizzava in faccia la persona tronfia di Tintura -Migone, il negriere fallito, insolente con gli -umili, prepotente coi deboli, aborritore dei bambini; -ma spuntava al di sopra dei suo capo il -viso ardente, copriva il suo brontolìo la santa -voce di donna Chisciotta, che mi diceva: — Ci -son io, e valgo io sola un esercito di costoro! — Poi -da capo m'avvolgeva una folla di superbi, -di sordidi, di depravati, di vili, che mi schernivano -e mi dicevano: — Che cosa sogni, imbecille! -Il mondo siamo noi —; e un'altra volta -accorrevano donna Chisciotta e Giors e la signorina -bionda e il lattoniere e gli sposi di -San Donato e il tipografo dalla testa d'oro, e mi -dicevano tutti insieme: — No, quelli non sono -il mondo come non sono il cielo le nubi nere, -se anche lo coprano intero. Spera in noi, credi -in noi, confortati in noi; noi siamo le avanguardie -d'un'umanità bella; noi abbiamo l'avvenire -<span class="pagenum" id="Page_465">[465]</span> -sulla fronte e la vittoria nel cuore; sarà -nostro il regno del mondo.... — -</p> - -<p> -Fui un'altra volta interrotto; il tranvai si -fermò; riconobbi nella nebbia l'obelisco dei ribelli -del 1821: eravamo in piazza San Salvario; -salirono altri passeggieri; si ripartì. -</p> - -<p> -Allora la stanchezza mi vinse, chiusi gli occhi, -mi sentii salire il sonno al cervello, e rimasi -non so quanto in uno stato come di dormiveglia -febbrile, agitato da immagini vivacissime. -Vedevo a traverso ai vetri del carrozzone la -strada rischiarata da torrenti di luce bianca, -corsa da una moltitudine fitta di carrozzoni luminosi -e di enormi carri sovraccarichi, non più -tratti da cavalli, di carrozze d'ogni grandezza e -d'ogni forma, mosse da una forza occulta, che -s'incrociavano e s'incalzavano rapidissimi, come -nella previsione confusa del vecchio fabbro, -amico del lattoniere; e pensando al tempo in cui -le vie risonavano di schiocchi di frusta e di -grida di carrettieri e di cocchieri, mi pareva che -fosse un tempo remotissimo, del quale serbassi -appena la memoria. Guardavo il tranvai che mi -portava, ampio e elegante come una sala, e la -gente che lo riempiva mi pareva anch'essa -mutata. Erano diversamente vestiti; ma non più -con grandi differenze, come se i signori e i poveri -si fossero ravvicinati, quelli discendendo -e questi salendo a una mediocrità decorosa; e -non vedevo più nei modi un contrasto di volgarità -e di gentilezza, ma una garbatezza uniforme, -meno manierata della presente, una cortesia -dignitosa e semplice, senz'alcun indizio -<span class="pagenum" id="Page_466">[466]</span> -di ostentazione o di sforzo. E alcune cose mi -riuscivano strane e mi facevan pensare. Due -passeggieri in faccia a me discorrevano d'amministrazione -comunale, e mi stupivo che parlassero -così familiarmente, vedendo che l'uno -aveva le mani delicate e bianche e l'altro due -grosse mani brune di lavoratore, e più sentendo -che il primo diceva: — Quando apersi la seduta.... — e -che l'altro gli faceva in accento di -rimostranza delle osservazioni a cui egli prestava -un'attenzione viva e rispettosa, come da -pari a pari; e mi sembrava d'aver visto quei -due visi lungo tempo addietro, come nei primi -anni della mia infanzia. Così non mi riusciva -nuovo il viso del conduttore in bella divisa, che -ogni tanto vedevo di profilo sulla piattaforma, -nell'atto d'avvertire garbatamente quei che scendevano -di badarsi dalle carrozze che passavano; -e mi destava una vaga reminiscenza l'aspetto -d'un ragazzino seduto in un angolo, con un fascio -di libri sotto il braccio, lindo e sorridente; -e domandai a me stesso: — Dove ho visto costui? — vedendo -un operaio che smise di leggere -il giornale e s'alzò rispettosamente per cedere -il posto a una vecchietta ben messa, che -entrava salutando tutti con un sorriso, e che -mi fece anch'essa l'impressione d'una conoscenza -antica, ma dimenticata da molt'anni. -Poi, a poco a poco, spuntò nella mia memoria -come un raggio, che rischiarò quei visi l'un -dopo l'altro. Nei due che parlavano degli affari -del Comune riconobbi il sindaco di Torino e il -falegname propagandista, il conduttore era Tempesta -<span class="pagenum" id="Page_467">[467]</span> -rincivilito, il ragazzo era lo spazzacamino -redento, l'operaio del giornale, Desbottonass, rigenerato, -e la vecchietta ultima entrata, la madre -del soldato, rifatta. E quel contrasto fra le -immagini antiche e quella novità degli abiti, dei -modi, degli sguardi, degli accenti, che rispondeva -a una mia vaga e ardente speranza del -tempo passato, quando a sperar quelle cose -s'andava in carcere, mi riempiva il cuore d'una -dolcezza inesprimibile, d'una gioia che mi mandava -agli occhi le lacrime. E avevo bisogno di -sfogarmi, di far festa con gli altri, di gridare: — Non -era dunque un sogno, no! Com'è bello! -E come s'è potuto credere un sogno? — e stavo -per fare il mio sfogo con uno sconosciuto mio -vicino, quando questi mi prevenne afferrandomi -una mano e sciamando: — No, non era -un sogno; ed è bello, sì; e come ho potuto creder -questo una follia scellerata? — Mi voltai, -vidi due occhiali e una barba a pizzo: era Guyot! -</p> - -<p> -Ma la mia esclamazione di maraviglia e il -sogno con essa furono rotti da un <i>alt</i> vigoroso, -che risonò nel tranvai, e che mi svegliò come -un pugno. Apersi gli occhi e riconobbi nella -nebbia il corso Vittorio Emanuele, dove avevo -da scendere per andar a pigliare il tranvai di -corso Vinzaglio, che m'avrebbe portato in piazza -Statuto. Trovai a stento un po' di posto sulla -piattaforma davanti affollata, dove salirono ancora, -all'imboccatura di via Roma, altri due; -uno dei quali rimase sul predellino, in barba al -regolamento, con una gamba spenzoloni, come -un acrobata sopra un trapezio. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_468">[468]</span> -</p> - -<p> -Eran tutti cappottoni di buon panno, tube lustre, -“risotti„ freschi, baffi arricciati, caramelle -luccicanti, tutta gente per bene, eccitata dal -pensiero allegro della cena di mezzanotte, e anche -dal solo pensiero della fin dell'anno; chi -sa perchè? e ridevano di quel pigia pigia, cacciandosi -a vicenda dei nuvoli di fumo nel naso, -negli orecchi e nella nuca, e domandandosi -scusa l'un con l'altro delle fiancate e delle pestate -di calli, con una familiarità da veglione. -Di tratto in tratto il tranvai si fermava per lasciar -discendere o salire una signora; e allora -raddoppiava il buon umore e il chiasso, dovendo -saltar giù quattro o cinque per aprirle il passaggio, -e sforzandosi gli altri per far rientrare -i petti e le pancie; non tanto però da non sentire -il contatto morbido dei mantelli e dei manicotti -e i profumi delicati delle capigliature, -che facevano scintillare gli occhi e dilatare le -nari. E così si percorse il primo tratto di via -Roma, si passò accanto a Emanuele Filiberto -grandeggiante nella nebbia e s'infilò la strada -tra piazza San Carlo e Piazza Castello. Qui, per -lasciar passare un grosso signore che scendeva, -girai sui talloni e mi trovai davanti, quasi a -naso contro naso, nella piena luce d'una lampada -elettrica, <i>Siapure</i>; il quale aperse gli occhi -e la bocca con quella particolare espressione -di brusco stupore che suol provocare l'apparizione -inaspettata d'un nemico, e che io sentii -riflessa nello stesso punto sul mio viso. Fu un -momento solo, che mi bastò a dir tra me: — Tocca -a lui, poichè lo mandai a salutare dalla -<span class="pagenum" id="Page_469">[469]</span> -figliuola, — e un impulso brutale dell'orgoglio -mi fece girar di nuovo su me stesso, voltandogli -le spalle; pentito dell'atto, peraltro, avanti -che fosse compiuto. — Ah, impostore! Non era -dunque sincero il saluto alla bimba se non hai -osato di ripeterlo al padre! — Ma era troppo -tardi, dopo quell'atto. — È finita, dunque, — pensai — fuggita -quest'occasione, non se ne -offrirà un'altra mai più; resteremo nemici per -sempre! O miseria dell'anima mia! -</p> - -<p> -— Edmondo, — sentii dire in quel punto da -quella voce, che da tanti anni non avevo più -intesa. -</p> - -<p> -E allora mi voltai di scatto, gli misi un braccio -intorno al collo e lo baciai sul viso; egli -fece l'atto stesso, e mi rese il bacio. E restammo -un momento così, col respiro oppresso, senza -poter parlare. C'era lì sulla piattaforma il controllore -colosso, l'ex carabiniere, che ci lanciò -un'occhiata severa, non parendogli forse regolare -una scena simile sopra un tranvai in servizio. -Ma Siapure non se ne accorse; aveva gli -occhi umidi, il mio buon Siapure. Mi strinse ancora -una mano fra le sue; poi diè uno strappo -alla correggia del campanello, dovendo scendere. -</p> - -<p> -— Voglio rivederti domani, — gli dissi. -</p> - -<p> -— Verrò da te con la bimba, — rispose. -</p> - -<p> -E discese. Sentii una grande contentezza; ma -fu breve, chè subito vi succedette un sentimento -amaro di commiserazione per me stesso. O Dio -buono! E c'eran voluti tanti anni per fare una -cosa così semplice, così ragionevole, così buona -per tutti e due! -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_470">[470]</span> -</p> - -<p> -Ma mi distrasse Giors, al quale mi trovai daccanto, -essendo scesi tutti gli altri in via Garibaldi. -Era allegro; gli piaceva la nebbia, che -secondo non so quale sua teoria fisiologica “rinforza -l'uomo„ e lo stuzzicava la vista dei buoni -bocconi esposti nelle vetrine illuminate dei salumai. -Mi parlò con molte esclamazioni ammirative -d'un tacchino in gelatina che aveva visto -in via Roma. Ah, sacrista! che bel bestione! che -maraviglia! una rotondità di mappamondo di -cavalla, una bianchezza di latte dentro a quell'oro, -tre chilogrammi di ben di dio, una tentazione -che non se la poteva levar dalla mente, -che gli ballava davanti agli occhi per la strada, -e la bocca gli faceva acqua come una fontana. -E rideva, dicendo questo, e faceva la gobba come -se quel ben di dio l'aspettasse alla barriera di -Francia, sul piccolo desco dei lupicini; al quale -nemmen quella sera, pover'uomo, non si sarebbe -potuto sedere. Ma troncò quel discorso -per fare i suoi complimenti a una giovine bambinaia -che salì sulla piattaforma, con una bellezza -di bimba in braccio, d'un anno al più, -bionda come il sole, colorita come una pesca, -vestita d'una cappottina azzurra elegantissima, -tutta guernita di pelo bianco sopraffino, che le -faceva come una corona di gelsomini intorno -al viso incappucciato. Giors si voltò indietro -per aprir l'uscio; ma la ragazza gli accennò di -no, che non s'incomodasse: la bimba era capricciosa, -non voleva star dentro ai carrozzoni; -guai a portarcela; le piaceva star sul davanti -a veder correre i cavalli; non era ancor di sei -<span class="pagenum" id="Page_471">[471]</span> -mesi, che già aveva manifestato risolutamente -quella volontà. E detto questo, rimase accanto -a lui, tenendo la bimba su, col capo all'altezza -del suo, tanto accosto che quasi si toccavano. -La vicinanza di quella bimba eccitò Giors fuor -di modo. Diede in una risata enorme. — Ah, -la bella <i>totina</i>! Lei vuol star fuori, vuol stare; -vuol star qui accanto a Giors; non ha mica -paura dei suoi grossi baffi da spaventapasseri. -Ah, che amore di creatura! È l'amica dei cocchieri, -lei. Ecco una signorina che sa stare al -mondo! — E chinando il viso verso di lei, godeva -a far scorrere la guancia sulla guarnizione -bianca e morbida del suo cappuccio, e rideva, -esclamava, la guardava negli occhi con la dolcezza -d'un padre e l'allegria d'un fanciullo. -</p> - -<p> -Non m'era mai parso tanto buono come mi -parve in quel momento, mai tanto retto e sano -il suo sentimento della vita; mai non avevo -compreso così chiaramente da quali pure e profonde -sorgenti di bontà innata derivasse la sua -allegrezza, il suo coraggio, la sua energia al lavoro, -l'amabile e forte serenità della sua anima -onesta. -</p> - -<p> -— Ah, la mia bella <i>totina</i>! — continuò a -esclamare. — Guardate che begli occhietti azzurri -e che botton di rosa d'una bocca! Che -pan di burro! Ecco una ragazza che troverà -marito anche senza dote! Parola d'onore, se -non n'avessi già tre, ne vorrei aver una compagna.... -</p> - -<p> -Ed eravamo già in piazza Statuto, tutta grigia -di nebbia, ch'egli seguitava a fare le sue -<span class="pagenum" id="Page_472">[472]</span> -dichiarazioni d'amore. Lo pregai di fermare; -fermò, e mi disse con la sua voce cordiale: — Buon -anno, monsù! -</p> - -<p> -— Buon anno, Giors! — gli risposi. -</p> - -<p> -Egli parve colpito dall'accento con cui gli -feci quel saluto. Mi guardò, e poi mi rispose la -parola che da molto tempo ripeto sempre, e -che mi pare la più dolce e la più sapiente delle -parole umane: — Speriamo! -</p> - -<p> -Sì, mio buon Giors: speriamo! -</p> - -<p class="pad2 center large"> -<span class="smcap">Fine.</span> -</p> - -<hr class="silver" /> - -<div class="somm"> -<p> -<span class="pagenum" id="Page_473">[473]</span> -</p> - -<h2><a id="indice" href="#indfront"> -INDICE</a></h2> - -<p class="center"> -<span class="smcap">Capitolo Primo</span> -<br />(pag. <a href="#cap1">1 a 30</a>). -</p> - -<div class="blockquote"> -<p class="indr"> -<i>Gennaio.</i> -</p> - -<p> -La prima idea del libro. — I due amanti di Borgo S. Donato. — La -nevicata. — Giors il cocchiere. — Il dilettante di tranvai. — Cocchieri -e fattorini. — La vecchia di Pozzo di Strada. — La -<i>vergine morta</i>. — Il mio nemico. — Il fattorino Carlin e la -politica africana. — H cavaliere Bicchierino. — Studi sui passeggieri. — L'ultimo -impulso. — I due bambini. -</p> -</div> - -<p class="center pad1"> -<span class="smcap">Capitolo Secondo</span> -<br />(pag. <a href="#cap2">31 a 79</a>). -</p> - -<div class="blockquote"> -<p class="indr"> -<i>Febbraio.</i> -</p> - -<p> -Il pittore e i gelosi. — La linea di Nizza. — Il cocchiere -Tempesta. — Lei, voi e tu. — I prepotenti. — Carlin. — Gli -sposi inglesi. — I cavalli. — Hop! hop! — Una corsa fortunata. — Il -poeta. — Siapure. — Politica brilla. — Ah! che politicon! — Le -giardiniere. — Il biciclista e la <i>vergine morta</i>. — La donnina -intrepida. — Il carnevale. — La vecchietta addolorata. -Agitazione elettorale. — Il falegname socialista. -</p> -</div> - -<p class="center pad1"> -<span class="smcap">Capitolo Terzo</span> -<br />(pag. <a href="#cap3">80 a 112</a>). -</p> - -<div class="blockquote"> -<p class="indr"> -<i>Marzo.</i> -</p> - -<p> -Abba Garima. — La mente di Carlin. — Il veterano e il suo -cane. — Sposi! — Un convegno sul tranvai. — Il bel capitano. — La -linea del Valentino. — La linea di Borgo Nuovo. — Chisciottina. — Il -pittore che cerca moglie. — L'invasione -della <i>réclame</i>. — Giors e la madre del soldato. — La madre -del soldato. — Prime aure di primavera. — Le comunicande. -</p> -</div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_474">[474]</span> -</p> - -<p class="center pad1"> -<span class="smcap">Capitolo Quarto</span> -<br />(pag. <a href="#cap4">113 a 155</a>). -</p> - -<div class="blockquote"> -<p class="indr"> -<i>Aprile.</i> -</p> - -<p> -<i>Il cocchiere marchese.</i> — La studentessa di medicina. — Il -buon travet. — I tranvai della domenica. — Tintura-Migone. — Taddeo -e Veneranda. — Desbottonass. — Tempesta affamato. — Tempesta -punito. — Il cuore di Giors. — I liberati dal -carcere. — Una disgrazia. — Quistione di colori. — Mancanza -di pudor sociale. — La civetta. — Caramella rifiutata. — Passaggio -d'ammanettati. — Il lattoniere e il capomastro. — Guyot. -Macchiette varie. — A che ora, stasera? -</p> -</div> - -<p class="center pad1"> -<span class="smcap">Capitolo Quinto</span> -<br />(pag. <a href="#cap5">156 a 193</a>). -</p> - -<div class="blockquote"> -<p class="indr"> -<i>Maggio.</i> -</p> - -<p> -<i>Primo Maggio.</i> — Il tipografo biondo. — Una per uno. — Discorsi -intesi a frullo. — Il mercato. — Il capitano e la signora. — Il -veterano felice. — Il mio piccolo raccomandato. — La -protettrice del cocchiere. — Donna Chisciotta trionfante. — Gelosia -coniugale. — Il pittore, avvocato delle studentesse. — Il -terzo aspettato. — La questua per i prigionieri. — Il fattorino -bastonato. — L'operaio ubbriaco. — Il litro e la bottiglia. — Simpatie. — L'incontro -dei due amanti. -</p> -</div> - -<p class="center pad1"> -<span class="smcap">Capitolo Sesto</span> -<br />(pag. <a href="#cap6">194 a 242</a>). -</p> - -<div class="blockquote"> -<p class="indr"> -<i>Giugno.</i> -</p> - -<p> -Le teste del prossimo. — I cappellini delle signore. — Inconvenienti -dei tranvai. — La festa dello Statuto. — I primi calori. — La -signora e l'erbivendolo. — Le tre coppie. — Una -corsa tempestosa. — L'amante del <i>marchese</i>. — Uno scandalo. — La -punizione del tiranno. — Il falegname e la studentessa. — La -colazione di Giors. — Per la <i>Torinese</i> e per la <i>Belga</i>. — Il -malato. — Personaggi comici. — Il fattorino dantista. — La -piccola convalescente. — Avanti! — La bambina di <i>Siapure</i>. -<i>Desbottonass</i> intenerito. -</p> -</div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_475">[475]</span> -</p> - -<p class="center pad1"> -<span class="smcap">Capitolo Settimo</span> -<br />(pag. <a href="#cap7">243 a 281</a>). -</p> - -<div class="blockquote"> -<p class="indr"> -<i>Luglio.</i> -</p> - -<p> -Gli esami. — L'uscita dai teatri. — Il terzo incomodo. — Quadretti -di Torino. — Effetti del cattivo tempo. — Eterno femminino. — Le -malinconie del pittore. — Le figlie di Borea. — Visi -antipatici. — Il reduce dall'Affrica. — I sette peccati -capitali. — Il fattorino conte. — La fuga delle botteghe e degli -annunzi. — Carlin e l'amore. — Amor materno. — Gratitudine -briaca. — <i>Vado alla direzione!</i> — Visioni dell'avvenire. — Aria -e acqua. — Scoraggiamento e speranza. -</p> -</div> - -<p class="center pad1"> -<span class="smcap">Capitolo Ottavo</span> -<br />(pag. <a href="#cap8">282 a 319</a>). -</p> - -<div class="blockquote"> -<p class="indr"> -<i>Agosto.</i> -</p> - -<p> -Grulli ed ingenui. — Il tranvai nuziale. — Il ritratto della -principessa. — La mano della <i>vergine</i>. — Il peccato e l'innocenza. — Precetti -utili. — Fra due fuochi. — L'amore muto. — L'inseguita. — Il -tipografo sposo. — Il cocchiere ferito. — Al -ladro! — La moglie di Giors. — Vecchie conoscenze. — Bicchierino -in licenza. — Bicchierino e lo sciopero. — Il muratore -svenuto. — I tranvai e la pinguedine. -</p> -</div> - -<p class="center pad1"> -<span class="smcap">Capitolo Nono</span> -<br />(pag. <a href="#cap9">320 a 360</a>). -</p> - -<div class="blockquote"> -<p class="indr"> -<i>Settembre.</i> -</p> - -<p> -I reduci dalla campagna. — Il trionfo della bimba di Taddeo. — Il -pittore innamorato. — La <i>colonia alpina</i> di donna Chisciotta. — Gli -sbeffatori dei villeggianti. — Il veterano felice. — La -<i>musoneria settembrina</i>. — Alla barriera di Lanzo. — L'ubbriaco -e il dantista. — I passeggieri solitari. — Confusione -d'idee. — Le vecchie dell'Ospizio. — Il falegname e l'albero. — Le -biciclette. — La famiglia di Tempesta. — I ribelli -al Galateo. — Fra conte e borghese. — <i>Suor Teresa.</i> — Amore -morto. — Notte estiva. — <i>Saluta tuo padre.</i> -</p> -</div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_476">[476]</span> -</p> - -<p class="center pad1"> -<span class="smcap">Capitolo Decimo</span> -<br />(pag. <a href="#cap10">361 a 394</a>). -</p> - -<div class="blockquote"> -<p class="indr"> -<i>Ottobre.</i> -</p> - -<p> -Il controllore colosso. — La povera vecchia. — Giors e le ostriche. — Un -biglietto di cento lire. — Il pretino forestiere. — Galileo -Ferraris. — Fenomeni d'elettricità erotica. — I saltatori — Il -cav. Bicchierino e il socialismo municipale. — La -bugiarderia. — La vendetta di Guyot. — Le foglie -secche. — La linea del ponte Isabella. — Pensieri d'autunno. — L'amico -della scuola di Modena. — Busse in tranvai. — L'operaio -della caramella e il suo bimbo. -</p> -</div> - -<p class="center pad1"> -<span class="smcap">Capitolo Undecimo</span> -<br />(pag. <a href="#cap11">395 a 431</a>). -</p> - -<div class="blockquote"> -<p class="indr"> -<i>Novembre.</i> -</p> - -<p> -Il giorno dei santi. — Il giorno dei morti. — Una moribonda. — L'ultima -uscita del veterano. — Il poeta umiliato. — Desbottonass, -finito! — Giacolin ritorna. — La vecchia ringiovanita. — <i>Bambino -e belva.</i> — La donna con la maschera. — L'ultima -apparizione di Chisciottina. — L'uomo spauracchio. — Una -bella torinese. — Gli effetti d'un dramma. — La <i>vergine morta</i> -fidanzata. — Il segreto del pittore. — La bimba è morta. -</p> -</div> - -<p class="center pad1"> -<span class="smcap">Capitolo Dodicesimo</span> -<br />(pag. <a href="#cap12">432 a 472</a>). -</p> - -<div class="blockquote"> -<p class="indr"> -<i>Dicembre.</i> -</p> - -<p> -Tempesta nella neve. — L'ultima sfuriata di Carlin. — <i>Siamo -in troppi!</i> — Il sindaco incognito. — Torino nella nebbia. — I -Torinesi. — Gli sposi socialisti. — Considerazioni sul matrimonio. — La -propaganda per le tasche. — Come s'innamorò -il pittore. — Fra due carabinieri. — Il giorno di Natale. — È -venuto! — L'ultima corsa. — Una visione. — Un sogno. — Il -risveglio. — La riconciliazione. — Buon anno! -</p> -</div> - -<hr /> -</div> - -<div class="tnote"> -<p class="tntitle"> -Nota del Trascrittore -</p> - -<p> -Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo senza annotazione -minimi errori tipografici. -</p> - -<p class="covernote"> -Copertina creata dal trascrittore e posta nel pubblico dominio. -</p> -</div> - - - - - - - - -<pre> - - - - - -End of Project Gutenberg's La Carrozza di tutti, by Edmondo De Amicis - -*** END OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK LA CARROZZA DI TUTTI *** - -***** This file should be named 62400-h.htm or 62400-h.zip ***** -This and all associated files of various formats will be found in: - http://www.gutenberg.org/6/2/4/0/62400/ - -Produced by Barbara Magni and the Online Distributed -Proofreading Team at http://www.pgdp.net (This file was -produced from images made available by The Internet Archive) - - -Updated editions will replace the previous one--the old editions will -be renamed. - -Creating the works from print editions not protected by U.S. copyright -law means that no one owns a United States copyright in these works, -so the Foundation (and you!) can copy and distribute it in the United -States without permission and without paying copyright -royalties. 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Information about the Project Gutenberg -Literary Archive Foundation - -The Project Gutenberg Literary Archive Foundation is a non profit -501(c)(3) educational corporation organized under the laws of the -state of Mississippi and granted tax exempt status by the Internal -Revenue Service. The Foundation's EIN or federal tax identification -number is 64-6221541. Contributions to the Project Gutenberg Literary -Archive Foundation are tax deductible to the full extent permitted by -U.S. federal laws and your state's laws. - -The Foundation's principal office is in Fairbanks, Alaska, with the -mailing address: PO Box 750175, Fairbanks, AK 99775, but its -volunteers and employees are scattered throughout numerous -locations. Its business office is located at 809 North 1500 West, Salt -Lake City, UT 84116, (801) 596-1887. Email contact links and up to -date contact information can be found at the Foundation's web site and -official page at www.gutenberg.org/contact - -For additional contact information: - - Dr. Gregory B. Newby - Chief Executive and Director - gbnewby@pglaf.org - -Section 4. Information about Donations to the Project Gutenberg -Literary Archive Foundation - -Project Gutenberg-tm depends upon and cannot survive without wide -spread public support and donations to carry out its mission of -increasing the number of public domain and licensed works that can be -freely distributed in machine readable form accessible by the widest -array of equipment including outdated equipment. Many small donations -($1 to $5,000) are particularly important to maintaining tax exempt -status with the IRS. - -The Foundation is committed to complying with the laws regulating -charities and charitable donations in all 50 states of the United -States. 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