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-The Project Gutenberg EBook of Il dolce far niente, by Antonio Caccianiga
-
-This eBook is for the use of anyone anywhere in the United States and
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-this ebook.
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-
-Title: Il dolce far niente
- Scene della vita veneziana del secolo passato
-
-Author: Antonio Caccianiga
-
-Release Date: April 25, 2020 [EBook #61929]
-
-Language: Italian
-
-Character set encoding: UTF-8
-
-*** START OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK IL DOLCE FAR NIENTE ***
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-
-Produced by Barbara Magni and the Online Distributed
-Proofreading Team at http://www.pgdp.net (This file was
-produced from images made available by The Internet Archive)
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- IL
- DOLCE FAR NIENTE
-
- SCENE
- DELLA VITA VENEZIANA DEL SECOLO PASSATO
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- DI
- ANTONIO CACCIANIGA
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- TERZA EDIZIONE.
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-
- MILANO
- FRATELLI TREVES, EDITORI
- 1891.
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- PROPRIETÀ LETTERARIA
-
- _Riservati tutti i diritti._
-
- Tip. Fratelli Treves.
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-IL DOLCE FAR NIENTE
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-I.
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-Nel secolo passato, al tempo che i nostri nonni in parrucca colla coda,
-facevano una corte spietata alle nostre nonne in toppè, la città di
-Treviso non era così linda come al giorno d'oggi. Fabbricata, a quanto
-sembra, prima dell'invenzione dello spago, la linea retta non appariva
-che per accidente. Ogni persona che fabbricasse una casa, aveva qualche
-motivo per collocare la sua fabbrica un passo più avanti o più indietro
-del vicino, o formava un angolo a dritta o a sinistra, per vedere
-il sole più presto o più tardi secondo i suoi gusti. Allora nessuno
-parlava di libertà, ma nessuno s'immaginava che si potesse impedire ad
-un cittadino di erigere una casa a suo talento, anche in mezzo alla
-piazza se lo avesse trovato opportuno. Frutto dell'assoluta libertà
-era che ognuno pensava per sè, per la qual cosa Treviso è risultata
-di un pittoresco indescrivibile. Le strade a zig-zag alte e basse, ad
-angoli sporgenti o rientranti con le finestre e le porte a capriccio,
-con portici o senza portici, secondo le idee del proprietario. La
-polizia municipale non era ancora inventata, i municipi non avevano
-nè il medico, nè l'ingegnere, nè la commissione dell'ornato, che
-sorvegliassero l'igiene pubblica, le strade ed i fabbricati.
-
-In conseguenza le vie non erano selciate nè illuminate di notte,
-e tutti gettavano dalle finestre le immondizie delle case. L'erba
-cresceva rigogliosa per le strade, ove i polli ruzzolavano nelle
-spazzature e le lavandaje distendevano il bucato.
-
-Al tramonto del sole suonava l'Ave-Maria, e mezz'ora dopo si poteva
-giuocare a gatta cieca e rompersi il collo per la città, immersa nelle
-tenebre più profonde.
-
-Chi voleva veder chiaro andava a spasso col suo lanternino in mano,
-o attaccato al cappello a tre spicchi; e chi preferiva le tenebre non
-aveva bisogno di spegnere i lumi; e non abbiamo mai udito che i nostri
-nonni si sieno lamentati di tali abitudini. Anzi abbiamo delle ragioni
-per credere che gl'innamorati ed i ladri, fra i quali corrono certe
-analogie, fossero perfettamente soddisfatti.
-
-I frati e le monache avevano prodigati i loro conventi, ed ogni mattina
-l'aria echeggiava del continuo frastuono delle campane, suonate alla
-distesa ed a tocchi, a gloria del cielo e dei santi ed in perpetuo
-tormento delle orecchie dei peccatori.
-
-In quel tempo, ed appunto in una mattina di primavera del 1771, due
-giovani della medesima età, uscivano da porta Altinia, e si avviavano a
-piedi verso Venezia.
-
-Erano entrambi, come succede sovente a questo mondo, ricchi di genio
-e poveri di contanti; ma la ricchezza dei giovani non istà nella
-borsa, ma nel cervello e nel cuore, e in questo senso erano milionari.
-Portavano il fardello sulle spalle colla baldanza dei loro quattordici
-anni, e aspiravano l'aria fresca della campagna con un'ebbrezza che
-brillava negli occhi, e sulle labbra. Andavano a Venezia per la prima
-volta, a cercare fortuna nell'arte: avevano in tasca delle lettere
-commendatizie, nel cervello un mondo di sogni, e nel cuore una fiamma
-perenne.
-
-Venezia era allora la ricca e popolosa dominante della repubblica,
-la città delle arti belle, la sede del buon umore, il teatro delle
-avventure misteriose e dei facili costumi. Il nome di Venezia risuonava
-in tutto il mondo col supremo prestigio delle glorie passate, e delle
-voluttuose seduzioni del presente.
-
-I due giovani viandanti sentivano le pulsazioni del loro cuore
-accelerarsi all'idea di raggiungere la piaggia felice della quale
-aveano tante volte udito vantare i fasti, e narrare il fascino e le
-meraviglie, dai signori villeggianti.
-
-A Mestre incominciava a quei tempi il movimento che indicava la
-vicinanza della grandiosa dominante. Dai grandi alberghi e dalle
-locande che fiancheggiavano il porto, uscivano ed entravano ad ogni ora
-del giorno grandi e piccole carrozze da viaggio, sedioli, cavalieri e
-pedoni. Vedevansi degli alti carrozzoni dorati con vaghe miniature agli
-sportelli, con entrovi eleganti gentildonne in toppè e gran signori in
-parrucca incipriata, con la coda riparata in un sacchetto di seta che
-sbatteva le spalle. Andavano e venivano per le vie popolose, ridendo
-e scherzando, arrestandosi a conversare cogli amici e conoscenti che
-incontravano. Ad ogni momento arrivavano o partivano le gondole dalla
-riva, caricavano o scaricavano i patrizi, i magistrati, i ricchi
-cittadini, accompagnati dalle loro dame e damigelle, dagli abati di
-casa, dai segretari, e da numerosi staffieri, servitori e cameriere
-d'ogni fatta, che portavano tabarri, ombrelli, cesti, sportelle,
-casse e bagagli. Sul porto era un continuo movimento, un incessante ed
-animato tramestìo d'uomini e di cose, che formava un quadro bizzarro di
-costumi originali e di colori spiccati, degna prefazione del gran libro
-di Venezia.
-
-I due modesti viaggiatori dopo un'opportuna refezione si decisero a
-scendere in una peota che partiva sul momento carica di viaggiatori
-stipati fra le stie dei polli, e le provvisioni svariate di frutta e
-d'erbaggi.
-
-Quando ogni cosa fu all'ordine la barca si distaccò dalla riva, e i
-barcajuoli incominciarono a dare dei remi nell'acqua. Le donnicciuole
-di Mestre che avevano accompagnate all'imbarco le comarelle e le
-amiche, si sbracciavano sul molo in mille segnali, auguri e saluti, e
-facevano un cicalìo che si confondeva col tonfo dei remi, e si perdeva
-incompreso per l'aria. Gli uomini salutavano con le braccia protese e i
-berretti sollevati.
-
-Nella barca rispondevano sventolando le pezzuole, o coi cenni della
-mano, o con qualche lagrimetta furtiva, dissimulata dal bianco fazzuolo
-del capo.
-
-Spariti gli ultimi gruppi della riva, incominciava la conversazione
-in comune. Ognuno prendeva un posto conveniente alle proprie idee.
-I vecchi cercavano un cantuccio tranquillo ben riparato dall'aria e
-dal sole, le donne fingendo nascondersi, studiavano una posizione
-avvantaggiosa; i giovani facevano prospettiva alle donne, o si
-sedevano loro da canto per raddolcire le noje del lento viaggio, con
-una conversazione geniale. I battellieri calcavano il tabacco nella
-pipa, e i due giovani viaggiatori si collocavano a prora per dominare
-liberamente il nuovo e stupendo spettacolo.
-
-Frattanto uscivano dai tortuosi e torbidi canali di Mestre, ed
-entravano nella vasta laguna. I nostri due compagni di viaggio, cogli
-sguardi intenti verso la lontana Venezia, contemplavano estatici il
-magnifico quadro che compariva davanti ai loro sguardi.
-
-Le acque azzurre, appena increspate dalla brezza vespertina, si
-stendevano come uno specchio infinito, riflettente le rosse nuvolette
-della sera. Di tratto in tratto dai banchi di sabbia verdeggianti per
-le alghe, si levava un qualche uccello marino, e si alzava sbattendo le
-bianche penne, e poi discendeva in graziosissime curve con l'ali stese
-ed immobili, sfiorando l'acqua, o immergendosi un istante per cogliere
-di passaggio la preda.
-
-Qualche battello peschereccio raccoglieva o gettava le reti, o
-scioglieva le vele pel ritorno. Le brune gondolette passavano davanti
-la lenta peota. I gondolieri e i pescatori cantavano, tutto respirava
-la pace e il contento, tutto presentava alla vista un aspetto singolare
-e fantastico.
-
-Da lungi fra i vapori trasparenti e dorati della sera vedevasi Venezia
-come una sposa avvolta nel velo nuziale, circondata da una aureola
-di luce divina. Il sole cadente s'immergeva nelle acque che parevano
-fiammeggianti di liquido oro sopra strati di porpora. A poco a poco
-si distinguevano le gugliette, i campanili, le cupole e le case,
-confuse fra gli alberi e le antenne delle navi. Gli ultimi raggi del
-sole battenti sopra l'ampie invetriate dei lontani palazzi pareva
-che mandassero in fuoco quelle principesche dimore. La calda luce del
-crepuscolo non era ancora scomparsa, che dalla parte opposta si levava
-la luna, e le prime stelle brillavano in cielo, come fosse convenuto
-fra gli astri di darsi il cambio sull'eccelso diadema della regina del
-mare. A poco a poco sorgeva la notte serena, e involgeva nel suo bruno
-mantello la misteriosa città.
-
-Entrarono in Venezia, attraversando il Canal grande, e sbarcarono al
-molo della Piazzetta: la luna sbatteva i suoi raggi sul palazzo ducale,
-e riproduceva sui muri del fondo le agili colonnette e i trafori. La
-basilica di San Marco appariva indistinta fra molteplici gruppi di
-colonne di marmo sostenenti archi di mosaici di oro, incoronati di
-cupole lucenti. La doppia fila d'arcate che fiancheggiano la piazza,
-i sovrapposti palazzi, le gigantesche colonne della piazzetta, i
-leggiadri stendardi, tutto quell'insieme vario ed artistico, grandioso
-e imponente, sembrava ai giovani viaggiatori una sublime visione.
-
-Penetravano in Venezia come nel regno dei sogni soavi; le loro
-forze giovanili misuravano dei lunghi anni felici, le loro speranze
-dipingevano sulla facile fantasia una serie di gioje recondite; e la
-gloria possibile fra le meraviglie delle arti e della natura!
-
-Ma chi erano quei due giovani viaggiatori, così ardenti d'entusiasmo e
-di genio? — Uno si chiamava Vittore Valdrigo, e l'altro Antonio Canova.
-
-
-
-
-II.
-
-
-Il giorno di tatti i Santi del 1757, la natura melanconica si
-apparecchiava all'inverno, le foglie cadevano dagli alberi, l'erbe
-ingiallivano. Nel piccolo villaggio di Possagno, i paesani si recavano
-nella vecchia parrocchia di San Teonisto per ascoltare la messa.
-Niente indicava un avvenimento rimarchevole pel modesto paesello, nè
-il reverendo parroco che battezzava un neonato s'immaginava che il
-nome impostogli al sacro fonte avrebbe fra pochi anni meritate le lodi
-di tutto il mondo civile, e sarebbe divenuto la provvidenza del paese
-nativo, cosicchè il buon sacerdote aprendo colla solita tranquillità
-i registri parrocchiali, vi iscriveva colla massima indifferenza sotto
-agli altri poveri nomi, il nome che doveva diventare famoso di Antonio
-Canova, figlio legittimo di Pietro Canova di Possagno e di Angela Zardo
-di Crespano.
-
-Finita la cerimonia, il prezioso fanciullo veniva trasportato a casa
-senza altre solennità, e colà pochi parenti ed amici celebravano
-tranquillamente la sua nascita rompendo dei biscotti e assaporando
-alcuni bicchieri di vino. E chi poteva leggere nel libro dell'avvenire?
-Generalmente le madri coltivano i sogni più ridenti sulla culla dei
-loro bambini; Angela Zardo avrà essa pure fatti i suoi sogni, ma questa
-volta erano certo al di sotto della realtà.
-
-La sua fantasia si sarà limitata alle comuni speranze, e se una voce
-arcana le avesse profetizzato i grandi destini del figlio, essa non
-avrebbe creduto alla profezia. Eppure egli doveva dar vita ad una serie
-gloriosa di candide divinità, innalzare colossali mausolei a pontefici
-e a principi, riprodurre col marmo i più illustri personaggi del suo
-tempo, scolpire le statue di futuri eroi e di graziose principesse,
-e con parte del denaro ricavato innalzare un tempio greco sui colli
-di Possagno in luogo della povera chiesuola nella quale era stato
-battezzato.
-
-E chi poteva annunziare agli abitanti di Carrara che era nato un
-fanciullo a Possagno che fra pochi anni avrebbe cavato dal marmo delle
-loro cave una Psiche celeste, un gruppo delle Grazie veramente divino,
-e un drappello di altre bellezze molli e quasi palpitanti di vita?
-E pensare che un colpo d'aria, o qualunque minimo accidente sarebbe
-bastato per spegnere quella vita, e togliere al mondo il lavoro di
-quelle mani portentose che doveano secondare con tanta maestria le
-creazioni del genio!...
-
-E chi sa quanti genii nascono ogni giorno in Italia, e si spengono
-senza aver dato il loro frutto! Chi sa quanti uomini di Stato, quanti
-germi di generali e di magistrati muojono nelle fascie di spasmodia
-o di morbillo! e chi sa quanti nascono con la scintilla del genio e
-muojono nell'età senile senza lasciare una traccia del loro passaggio
-nella vita, tutta trascorsa in vane contemplazioni, in sterili sogni,
-in un perpetuo assopimento, in una molle apatia, in un dolce far
-niente!
-
-Mentre che a Possagno la nascita di Canova passava inosservata, a
-Venezia si celebravano con gran rumore di campane e gran scialacquo
-di versi, i natali degli illustri rampolli della veneta nobiltà. I
-discendenti dei famosi dogi erano accolti in questo mondo coi più
-solenni pronostici.
-
-Circondati di trine e di giojelli venivano trasportati al sacro fonte
-fra una folla d'amici e seguiti da un codazzo di servi in livree
-ricamate colle armi gentilizie della casa. Al ritorno dalla chiesa si
-facevano dispendiose feste e rinfreschi, ove si prodigavano i più fini
-confetti e i vini più prelibati, e i poeti d'occasione andavano a gara
-nel mettere in rime le geste gloriose del futuro eroe, annunziando a
-Venezia la sua nuova fortuna. Ma pur troppo quei poeti furono falsi
-profeti, ed alla caduta dell'antica repubblica gli eroi si nascondevano
-in cantina esclamando coll'ultimo doge le memorabili parole: «questa
-notte non saremo sicuri nemmeno in letto!» Ogni fanciullo che nasce è
-un mistero!
-
-
-
-
-III.
-
-
-Saltore è una tranquilla e verdeggiante villetta, a poche miglia da
-Treviso e dal Piave. La pittoresca catena di montagne che fiancheggia
-la provincia forma una deliziosa prospettiva al villaggio. Queste
-montagne che dominano i colli sottoposti, e il bosco del Montello,
-ergono la cresta orgogliosa di nuda roccia, e sono incoronate sovente
-di bianche nevi, che nelle serene aurore e nei dorati tramonti si
-tingono d'una vaga luce rosea o violetta, e nei giorni più foschi
-si velano di azzurre nebbie trasparenti, o si ascondono in parte fra
-vapori fantastici che a poco a poco diventano nuvole e vengono poi ad
-inaffiare la sottoposta pianura. Le falde verdeggianti dei monti sono
-tutte seminate di paeselli, di casolari, di chiesette circondate di
-macchie boscose, e di vigne che presentano alla vista un incantevole e
-variato prospetto. Dalle gole ove discende il Piave, penetra quell'aria
-pura ed elastica che conserva la salute, apporta l'appetito, e invita i
-Veneziani a godere i piaceri campestri, per cui tutto il territorio è
-sparso di palazzi e di case che abbelliscono l'antica Marca; la quale
-per la sua amenità, meritò dai nostri antenati il lusinghiero epiteto
-di Amorosa[1].
-
-Sembra che anticamente Saltore sia stato un feudo o un'abazia dei conti
-Collalto. Osservansi ancora in alcune case coloniche gli avanzi di
-antichi conventi, e rimangono sui cadenti muraglioni le traccie delle
-celle dei frati e gl'indizi non dubbi di religiosi istituti. In epoche
-remote la nobile famiglia Sugana veniva a villeggiare nel paese, che fu
-celebrato in quei tempi per i magnifici palazzi e i sontuosi giardini.
-
-Avanzo di questa dimora dei Sugana, rimaneva ancora, sono parecchi
-anni, una antica torre diroccata in fianco d'un ponte che cavalca la
-Mignagola, modesto ruscello, ma limpido come il più terso cristallo.
-Dai ruderi del palazzo signorile era sorta una rustica catapecchia,
-composta di rottami di cornici di pietra, e di vecchi mattoni, coperta
-di tegole e paglia. Una tettoja posta a ridosso della torre era
-sostenuta da fusti infranti di colonne e da tronchi d'albero colla loro
-corteccia, e da qualche ramo che faceva le funzioni d'architrave. Il
-pianterreno della torre era divenuto una stalla, il primo piano una
-camera da letto, alla quale si saliva da una scala esterna coperta,
-e intorno della quale una vite vagabonda arrampicandosi ai pilastri
-era andata a raggiungere il tetto e ricadeva in festoni. Un'adjacenza
-conteneva la cucina, le altre stanze e il fienile, il tutto fabbricato
-a varie riprese, con idee diverse, con materiali antichi o recenti, da
-artisti che non conoscevano nè regolo, nè compasso, nè squadra. Sopra
-la camera da letto la torre non aveva che tre lati che terminavano in
-frastagli cadenti sopra qualche foro a sesto acuto, ove di giorno i
-colombi stavano al sole a lisciarsi le penne. Il tetto aveva il suo
-declivio dal lato mancante. Nelle fenditure dei vecchi muraglioni,
-nei crepacci e nei fori, le civette e i pipistrelli facevano il nido,
-e si erano accomodati a meraviglia fra una vegetazione fantastica di
-fichi selvatici, di pruni e ligustri. L'edera correva su pei muri e
-ne formava il più grazioso ornamento. In fianco alla bizzarra dimora
-sorgeva un gruppo d'antichi olmi che rendeano completo il quadro. Il
-cortile terminava al ruscello, tutto ricinto di siepi di biancospino,
-di aceri, di evonimi e di sicomòri; era brulicante d'animali domestici,
-che vivevano in perfetto accordo fra loro, e andavano beccando i
-granelli sparsi sul terreno. Un superbo gallo razzolava il letame per
-discoprire dei lombrici da regalarne le sue galline che gli stavano
-d'intorno come tante odalische. I polli d'india facevano la ruota
-colle penne della coda, una chioccia conduceva al passeggio i pulcini
-pigolanti. Le anitre si diguazzavano nell'acqua, un grosso majale
-grugniva in un canto, sdrajato sopra un mucchio di foglie. Il cane
-vegliava alla porta, il gatto, ricoverato sulla sommità della scala,
-stava contemplando la rustica scena, con una immobilità monsulmana.
-
-Tutti erano felici, ciascheduno vivendo secondo le sue idee, in piena
-libertà e sicurezza. Quel cortile presentava l'immagine di un perfetto
-governo nel quale regnasse l'ordine, la pace, l'armonia. Le rondini,
-innamorate del beato soggiorno, facevano il nido sotto ai tetti, ed
-ogni primavera, reduci dai loro viaggi lontani, ritornavano ad abitare
-le loro costruzioni, le quali non avevano bisogno che di qualche
-leggiero restauro.
-
-Dietro la corte c'era l'orto fornito a dovizia di erbaggi e di frutta,
-e dopo l'orto vasti campi adorni di viti; ed estesi prati nei quali gli
-armenti trovavano dei pingui pascoli, e una quiete beata.
-
-
-
-
-IV.
-
-
-Zammaria Valdrigo era l'affittuale del podere. In quella solitudine le
-sue idee s'erano naturalmente circoscritte alle istruzioni del parroco,
-ed alle tradizioni di famiglia. Dal primo aveva imparato materialmente
-a recitare i misteri, a balbettare le orazioni latine, a venerare i
-santi in generale, accordando però una particolare preferenza ad alcuni
-che godevano il privilegio di speciali facoltà, ed erano dichiarati
-protettori d'alcune professioni, o degli ammalati o delle bestie. Per
-esempio, i calzolai dovevano invocare san Crespino, gli epilettici san
-Valentino, e in caso di malattie della vacca o del porco bisognava
-raccomandare il sofferente a san Bovo, o a sant'Antonio abate. La
-speranza del paradiso e la paura dell'inferno e del diavolo erano
-naturalmente il fomite delle buone azioni, e il freno degli istinti
-perversi; in quanto al purgatorio egli non ne aveva tanto spavento,
-perchè quantunque il bruciare nelle fiamme per alcuni anni dovesse
-essere una cocente punizione, pure poteva sperare d'uscirne col mezzo
-di opportune indulgenze, di qualche messa, di qualche elemosina, di una
-candela, o di altri suffragi.
-
-A queste nozioni generali del sovranaturale, si aggiungeva la fede
-nella potenza delle benedizioni del parroco per ispaventare i sorci, o
-mettere in fuga le formiche, e le tradizioni di famiglia riguardo al
-_massariol_, essere misterioso e notturno che fischia da lontano nei
-campi, ed entra nella stalla ad intricare le criniere ai cavalli. E le
-streghe che gettano la mala sorte, e le anime dei morti che non trovano
-pace, e vagano di notte per le strade deserte.
-
-In quanto alle idee civili, si riducevano a poco. Come la celeste
-gerarchia, la podestà della terra dividevasi in gradi. Al sommo
-stava il Doge, e poi venivano il Consiglio dei Dieci, il Senato e i
-gentiluomini. Dopo i gentiluomini i lustrissimi, e finalmente la povera
-gente che deve obbedire. Per le nozioni agricole tutto si riduceva a
-seminare od a mietere in crescente o calante di luna secondo i casi, a
-lavorare le terre coll'aratro ereditato dal nonno, il quale lo aveva
-avuto dal bisavolo che lo teneva dal trisavolo, e così avanti, ossia
-indietro fino ai tempi di Trittolemo.
-
-Del resto, malgrado tanta semplicità, Zammaria sapeva fare i suoi
-conti, e presso gli altri contadini egli passava per un esperto
-massaio. Rispettoso e diffidente, faceva profondi inchini ai padroni,
-ma misurava le parole, rideva sempre con un occhio solo e con metà
-della bocca, e dalla bonarietà superficiale del volto gli trapelava
-un'aria di nascosta malizia, che dava alla sua fisonomia un carattere
-singolare.
-
-Sua madre era una vecchia grinzuta e ricurva, che tutto il paese
-chiamava per antonomasia, la nonna.
-
-Sua moglie era una svelta e robusta contadina. Bianca e rossa come
-un bel pomo maturo, la Rosa andava e veniva tutto il giorno dalla
-cucina alla corte, dalla corte alla stalla, dalla vacca ai pulcini,
-dal marito al maiale, dai figliuoli ai colombi; una vera provvidenza
-che vegliava su tutto, e non dimenticava nessuno. Un fazzoletto a
-quadri sul capo, le maniche rimboccate fino al gomito, la gonnella che
-appena oltrepassava il ginocchio, lasciavano piena libertà alle sue
-mosse rapide e gagliarde, e dall'alba al tramonto si udivano i tacchi
-de' suoi zoccoli che battevano il terreno con un suono uniformemente
-accelerato. Pareva che il suo cómpito sulla terra fosse quello di
-rappresentare l'abbondanza; la quale spiccava dalle rotondità delle
-sue membra, dal volume degli alimenti somministrati alla famiglia e
-agli animali, e dal numero de' suoi figli. Ne aveva avuto una decina
-fra maschi e femmine, alcuni erano morti, gli altri correvano i campi,
-al sole e alla pioggia, forti come la madre, vegeti come la natura,
-selvaggi come gli uccelletti del bosco.
-
-
-
-
-V.
-
-
-C'era però una eccezione. Vittore era nato con una fibra più molle
-degli altri fratelli, ed aveva sofferto alla prima infanzia alcune
-malattie che lo lasciarono più delicato e più debole. La buona madre
-sentiva il bisogno di distinguerlo dagli altri, riparandolo con cura
-dalle intemperie, rinforzandolo con cibi migliori, sorvegliandolo ad
-ogni istante perchè non si esponesse ad esercizii violenti e dannosi.
-Le sofferenze fisiche lo rendevano più sensibile alle impressioni, e le
-abitudini calme e tranquille introducevano nel suo cervello il dominio
-delle idee, ed una naturale tendenza alla osservazione minuziosa degli
-oggetti che gli stavano intorno. Seduto sotto gli olmi che sorgevano
-fra la casa e il ruscello, egli contemplava e comparava ogni cosa.
-Seguiva il volo della rondine che sfiorando l'acqua cristallina
-coglieva la preda, l'apportava al nido ove i neonati l'aspettavano
-col becco dischiuso, e con allegro garrito ritornava alla caccia per i
-prati e pei campi. Osservava il bacio dei colombi, le collere del gallo
-contro i tacchini, ammirava i vaghi colori delle farfalle, e le ali
-dorate degli insetti che passeggiavano sotto ai muschi crescenti sulle
-corteccie degli alberi; e ascoltava attentamente i varii mormorii della
-campagna, che con un'armonia indefinita rompevano i silenzii della
-tranquilla dimora.
-
-Turco, il cane da guardia, era il fido compagno delle sue escursioni
-vagabonde, e con lui faceva lunghe peregrinazioni attraverso i
-vicini paesi e fino alle ghiaie del Piave, ove si arrestava davanti
-l'impetuoso torrente, a contemplare quelle vaste solitudini, e il
-lontano prospetto del castello di San Salvatore, e la catena dei monti.
-
-E nelle lunghe sere d'inverno, rannicchiato in un angolo del focolare,
-o seduto accanto dei buoi, ascoltava le fiabe della nonna, che
-popolavano la sua mente di bizzarre avventure, e conducevano il suo
-spirito nella regione dei sogni.
-
-
-
-
-VI.
-
-
-Nel vicino paesetto di Vascon villeggiava in quel tempo l'antica e
-nobile famiglia veneziana degli Orseolo. La pittoresca dimora dei
-Valdrigo serviva spesso di meta alle passeggiate vespertine della
-nobile famiglia, che si piaceva di quelle scene campestri, e si
-arrestava volontieri alla rustica cucina all'ora della cena, ad
-osservare la Rosa che distribuiva le parti alla nonna, a Zammaria, ai
-fanciulli, dispersi qua e colà sopra una sedia, sul focolare, o sulla
-soglia.
-
-La fisonomia intelligente di Vittore piacque alla nobildonna Fulvia
-che s'intratteneva con piacere a conversare con lui, ed egli divenne
-ben presto il compagno inseparabile d'Alvise e di Silvia, nobili
-rampolli dell'illustre casato. Silvia era una bambina di quadro anni,
-suo fratello ne aveva due di più, la medesima età di Vittore. Ogni
-autunno Alvise e Silvia appena giunti a Vascon correvano in traccia di
-Vittore, lo regalavano di vesti, lo conducevano a casa con loro, ed
-egli passava tutta la stagione cogli Orseolo dividendo coi fanciulli
-i giuochi, i balocchi, i bomboni, i piaceri e gli studi. Quando Silvia
-entrò in convento, ed Alvise ebbe un istitutore, la nobil donna Fulvia
-raccomandò Vittore al parroco di Varago, affinchè gl'insegnasse
-a leggere e a scrivere; e poco tempo dopo, ottenne dai parenti di
-lasciarlo continuare gli studi presso un prete di Treviso che teneva
-alcuni ragazzi in pensione. Gli Orseolo pagavano la spesa, Zammaria
-brontolava, ma la Rosa era contenta; e ogni autunno Alvise e Vittore
-ricominciavano le loro escursioni e i soliti diletti campestri.
-
-Il giovine Valdrigo fece in pochi anni rapidi e portentosi progressi, e
-mostrò una straordinaria inclinazione per la poesia e per le arti. Egli
-disegnava con rara maestria, e riteneva a memoria i motivi musicali,
-uditi anche solo una volta. La vita contemplativa dell'infanzia aveva
-certamente predisposte le sue facoltà ad una intensa osservazione, che
-gli rendeva più facile la riproduzione delle impressioni ricevute.
-
-La contessa Fulvia degli Orseolo parlò del suo protetto al senatore
-Giovanni Falier, grande amatore delle arti belle, e mecenate degli
-artisti, il quale sapendo che lo scultore Torretti doveva recarsi
-a Treviso, lo incaricò di esaminare le tendenze del fanciullo. Il
-Torretti lo trovò degno delle sue cure, e lo condusse seco a Pagnano
-ove compiva dei lavori per le chiese dei paesi vicini.
-
-La nobile famiglia Falier villeggiava allora nel suo principesco podere
-di Pradazzi, nelle vicinanze di Pagnano e di Possagno. In quella nobile
-dimora il vecchio e burbero Pasino presentava a Giovanni Falier il suo
-timido nipote Antonio Canova, il quale rimasto orfano del padre, era
-stato allevato dall'avolo a trattare il marmo, professione di famiglia,
-nella quale i suoi parenti lavoravano con discreta abilità.
-
-Il benefico Falier raccomandava anche il giovine artefice al Torretti,
-nel cui studio di Pagnano si conobbero e si amarono Antonio Canova e
-Vittore Valdrigo.
-
-Finiti i lavori che lo tenevano occupato nei contorni di Asola, il
-maestro scultore ritornò alla sua residenza di Venezia, invitando
-i suoi giovani allievi a seguirlo nella artistica città, ove fra
-le meraviglie delle arti avrebbero sviluppata la mente all'amore e
-all'intelletto del bello.
-
-Con questo scopo si recavano a Venezia i due modesti viaggiatori, dopo
-di aver abbracciato i parenti, e dato un addio al nativo villaggio.
-
-
-
-
-VII.
-
-
-Antonio Canova, entrato nello studio del Torretti a Venezia, si
-esercitava a maneggiare i marmi, a trattare gli scalpelli, i trapani,
-le scuffine e le raspe, ma non tardava ad accorgersi che i minuziosi
-lavori del maestro mancavano d'ispirazione e di genio.
-
-Il Torretti era seguace di quell'arte convenzionale che abbandonato
-lo studio del vero, cercava gli effetti nelle movenze esagerate, e
-negli adornamenti pomposi o bizzarri. Trascurava lo studio del nudo, e
-non facea caso degli antichi modelli della Grecia, nei quali il genio
-dell'artefice traducendo la natura nel marmo sapeva cogliere in un
-punto il vero ed il bello, e creare delle opere divine.
-
-Ma il giovane modesto e rispettoso lavorava in silenzio, aspettando
-il tempo opportuno per spiegare il libero e sublime suo volo verso più
-puri orizzonti.
-
-Il suo vecchio nonno, il Pasino, vendeva per cento ducati l'unico
-poderetto di famiglia con lo scopo di mantenere un anno a Venezia il
-nipote, e il nobile Falier raccomandava il giovanetto al nobiluomo
-Farsetti, che con patrizio splendore, aveva raccolto nelle sale del
-suo palazzo di Venezia i migliori modelli antichi di scultura, e ne
-lasciava libero l'ingresso agli studiosi. Canova profittando di tale
-libertà, passava delle lunghe ore fra quelle statue, che parevano
-svelargli con muti cenni, da lui solo compresi, gli arcani dell'antica
-arte di Fidia, da tanti secoli smarriti.
-
-In quel tempo due vivissime fiamme ardevano nel cuore del giovinetto
-scultore, l'amore e l'arte, e si giovavano a vicenda. Una vezzosa
-montanina di Possagno che egli aveva un giorno incontrata ad una festa
-del villaggio, lo aveva ferito con un lampo degli occhi.
-
-Nella sua patria si vedevano sovente, e si pascevano di sospiri, di
-silenzii e di sguardi.
-
-Nobile amore che ricercando le fibre più riposte del cuore lo rendeva
-capace di generosi sentimenti, e disponeva la sua mente a concepire
-sublimi pensieri, e a comprendere per intuizione i misteri del bello.
-Elisabetta Biagi, e le statue del palazzo Farsetti, ebbero per Canova
-una eguale influenza nelle prime rivelazioni dell'arte. Dagli occhi
-della Lisa egli ricevette la scintilla che accende l'anima, e apporta
-la luce necessaria alla comprensione delle linee greche, che svelano la
-suprema venustà della forma negli antichi modelli.
-
-Quella vita di studio e di affetto rendeva l'artista insensibile alle
-seduzioni di Venezia.
-
-
-
-
-VIII.
-
-
-Nello studio del Torretti, e nelle sale Farsetti frequentava pure
-Vittore Valdrigo, ma in altre condizioni di vita. Un casto affetto non
-custodiva il suo cuore, e i lunghi ozii dell'infanzia lo avevano reso
-inetto alle occupazioni laboriose.
-
-Il suo spirito si evaporava in infiniti e chimerici progetti, i quali
-poi si dileguavano al primo soffio di vento. Il suo ingegno versatile
-lo spingeva ad abbracciare troppe cose, che abbandonava al primo
-ostacolo, scoraggiato, avvilito.
-
-La famiglia degli Orseolo lo teneva presso di sè. La munificenza
-di quella casa gli largiva una pensione, e dandogli una stanza nel
-palazzo, lo lasciava libero di seguire i suoi studi, e gli schiudeva
-gli aditi alla vita di Venezia, alle distrazioni, agli stravizi, e
-la imperiosa voce della necessità non batteva mai alla sua porta per
-eccitarlo ad affrettare il lavoro.
-
-Ciò nonostante, la feconda natura del suo ingegno lo rendeva atto ad
-ogni cosa.
-
-Disegnava con grazia e maestria, ed incominciava a dipingere con
-franchezza e con forza. I suoi pennelli scorrevano sulla tela colla
-arditezza d'un artista provetto, e la sua tavolozza s'impastava coi
-colori della famosa scuola veneziana. Con poche linee segnate con
-rimarchevole talento egli tracciava un somigliante ritratto, con pochi
-tocchi di pennello lo dotava di anima e di vita.
-
-Amante passionato della musica, aveva imparato a suonare il violino, e
-lo maneggiava con destrezza e con passione, ma piuttosto per natura che
-per arte, non avendo la pazienza di attendere a lunghi e severi studi,
-e così mancante della istruzione necessaria per suonare un pezzo di
-musica completo, egli abbandonava il suo arco sulle corde in traccia
-di scucite e vaghe fantasie, di modulazioni capricciose e improvvise.
-Leggeva rapidamente ogni volume che gli cadesse fra le mani, e passava
-le intiere notti intorno alla lettura d'un libro che consonasse col suo
-cuore, o dilettasse il suo spirito. Ogni libro grave o noioso gettava
-con disprezzo, e condannava con inappellabile giudizio.
-
-Egli sapeva a mente i più bei versi dei migliori poeti, e li declamava
-con maschia energia, e con intelligente espressione. La sua infanzia
-quasi selvaggia lo aveva reso indipendente dall'influenza del gusto
-corrotto del giorno, ed aveva predisposto il suo cure al sentimento
-della natura e del vero, cosicchè egli sentiva tutto il falso della
-poesia dominante, e ne parlava con ironia e con disprezzo. E sovente
-improvvisava dei versi e delle strofe ispirate che si perdeano per
-l'aria, e non lasciavano che una dolce e confusa rimembranza a' suoi
-amici che lo eccitavano invano a scrivere ed a pubblicare le sue
-poesie.
-
-Ma ogni suo lavoro rimaneva incompleto, non perchè gli mancasse
-l'ingegno per compierlo, ma per colpevole indolenza. Le sue
-ispirazioni, i suoi slanci erano fantasie passeggiere. Ad un tratto
-il suo volto s'irraggiava d'un'estasi sublime, i suoi muscoli si
-agitavano, i suoi occhi vibravano lampi di luce. Allora la sua mente
-cercava splendide immagini, e nuovi concetti, le sue labbra proferivano
-parole strane e concitate, se prendeva la matita tracciava lo schizzo
-d'un quadro, che rivelava un pensiero stupendo, o se afferrava il
-violino ne traeva delle note soavi, dei sospiri armoniosi, degli
-accenti melodiosi che rapivano i sensi. Gli astanti rimanevano
-stupefatti e commossi, ed egli si arrestava come il viandante spossato
-dopo l'erta salita d'un monte, e si sedeva sfinito ed esausto.
-
-In quei momenti d'esaltazione, quando gli si risvegliava nell'anima la
-potenza creatrice, se egli avesse potuto disporre di tutte le ricchezze
-del mondo, non avrebbero bastato a soddisfare gl'immensi capricci
-del suo pensiero. Egli concepiva dei piani giganteschi di nuove città
-meravigliose, e dava vita a nuovi mondi, a nuovi universi!... Ricaduto
-nella calma trovava tutto superfluo nella vita, meno la pipa e il sofà
-sul quale passava delle lunghe ore solitarie, mandando delle boccate
-di fumo, e contemplando dalla aperta finestra una nuvola che passava, o
-una stella che brillava nel cielo.
-
-A' suoi amici che gli rimproveravano il vergognoso letargo egli
-rispondeva: «Le delizie del dolce far niente sono un dono prezioso
-impartito dal Creatore alle creature privilegiate. I sogni dell'anima
-sono più belli delle prosaiche realtà della vita, come la Venere greca
-è più bella della donna; e la contemplazione delle opere di Dio è
-un omaggio alla divinità, superiore ad ogni più fervente preghiera.
-Lasciate che io preghi ed ami secondo il mio istinto.... Ascoltate una
-storia del millecinquecento:
-
-Un muratore innalzava un muro in Val d'Arno, assistito dal suo
-manovale. Uno portava i mattoni, i sassi e la calce, l'altro andava
-avanti col muro. Sapete che fa caldo in Toscana! orbene, era appunto
-il mese di luglio, il sudore grondava dalle fronti abbronzate dei due
-lavoranti, mentre un uomo stava tranquillamente sdraiato al rezzo d'una
-pianta fronzuta, e li guardava. Il muratore vide l'ozioso, e disse
-sdegnato al manovale: — Guarda un po' il fannullone, che mentre noi
-sudiamo al lavoro, egli si gode a far niente! — Ora sono tre secoli
-che il muratore e il manovale son morti e dimenticati, il muro è
-caduto, e non ne restano nemmeno le traccie, è morto anche colui che li
-stava osservando senza far niente, ma è rimasto il suo nome, egli era
-Michelangelo Buonarroti, che meditava una delle sue opere.
-
-Fra gli antichi ruderi della Campagna Romana, un capraio osservava
-un bel giovine seduto a fianco d'una vaga fanciulla, e lo credeva un
-ozioso; era Raffaello che studiava le pose delle sue Vergini, e le
-pieghe delle vesti della Fornarina.
-
-Il dolce far niente per le anime dei poeti e degli artisti è il
-preludio delle sublimi creazioni, è la contemplazione che genera
-l'ispirazione, è il sogno sublime che apparecchia l'opera divina del
-genio.
-
-E in queste stesse lagune, quanti ozii, quante ore beate di riposo
-trascorsero nella tranquilla barchetta, i nostri grandi artisti
-veneziani, Giorgione, Paolo Veronese, Tiziano, e tutta la gloriosa
-coorte; e mentre solcavano l'onde coricati sui molli origlieri della
-gondola che cullava i loro sogni, parevano assopiti da un dolce far
-niente, e invece meditavano quelle stupende creazioni che sono adesso i
-tesori dell'arte, ed una delle più belle glorie di Venezia.
-
-Ed io, povero insetto della terra, nel dolce far niente dell'infanzia
-ho imparato ad ammirare la potenza di Dio che faceva germogliare il
-germe confidato alla terra, che provvedeva il nutrimento al falco
-che mi passava sul capo nelle alte regioni dell'aria, ed all'insetto
-impercettibile che faceva un lungo viaggio sopra un filo di musco. Ed
-ora appoggiato al balcone, e contemplando questa azzurra laguna che si
-perde nei lontani orizzonti, ora io sento...... e s'arrestava tutto
-d'un tratto dando in un solenne scroscio di riso, e lasciando gli
-astanti nella sorpresa e nel dubbio se avesse parlato da senno o da
-burla, e staccando il violino dal muro improvvisava mille capricciose
-melodie che ora imitavano i gemiti del dolore, ora il canto di
-un'allegra canzone, e finivano colle note affettate d'un mellifluo
-minuetto, sospeso poi da un'altra solenne risata.
-
-
-
-
-IX.
-
-
-Mentre che Valdrigo fantasticava coi più strani paradossi, Canova
-lavorava modestamente intorno due canestri di fiori e di frutta.
-Col ricavato di questo primo lavoro, eseguito per commissione del
-nobile Falier, il giovane scultore ebbe agio a procurarsi un locale
-conveniente a studi più vasti. Egli cercava un luogo romito e
-silenzioso, e lo trovò nell'antico monastero di San Stefano.[2]
-
-Quel chiostro eretto sui disegni di frate Maestro Gabriele di Venezia
-tornava perfettamente opportuno alla quiete dello studio. L'architetto
-monaco e artista aveva creato un rifugio per le anime meditabonde e
-pei pensieri elevati. Contribuivano ad ispirare la mente le memorie
-del passato parlanti dalle tombe d'illustri antenati; perchè colà
-riposavano nell'eterno sonno le ossa gloriose di Francesco Morosini,
-di Andrea Contarini, e di tanti altri, magistrati e guerrieri. Quelle
-mura solitarie rammentavano i pensieri, i dolori, le speranze dei
-loro abitatori. Esse avevano raccolto le anime troppo timide per
-affrontare i rischi della vita, o i cuori già offesi da insanabili
-ferite riportate nella lotta di mondane passioni. La fede nei misteri
-della religione consolava quelle anime meste o desolate che travedevano
-dopo le pene della vita, i giorni sereni d'una esistenza immortale; la
-fede nella potenza dell'arte consolava Canova delle privazioni continue
-e delle difficoltà del lavoro, e lasciava travedere alla sua anima il
-compenso d'ogni sofferenza e d'ogni fatica nell'immortalità del suo
-nome.
-
-Nei silenzii notturni di quel chiostro, che più non risuonavano di
-lente salmodie, egli avrà veduto coll'ardente fantasia le pallide ombre
-di quei frati, attraversare i lunghi corridoi, prosternarsi sulle tombe
-degli antichi Veneziani, e coll'immagine della morte frenare i battiti
-del cuore eccitati dalle tentazioni di mondane cupidigie.
-
-Molti artefici insigni avevano illustrato quel convento colle loro
-opere; e fra gli altri Giannantonio Regillo da Pordenone aveva
-apportato in quella pacifica dimora il genio del pittore e le passioni
-dell'uomo. Dipingendo nella corte alcune sacre storie, egli animava
-il suo pennello col vigore della gelosia che lo rodeva, del grande
-Tiziano. Ma il vento degli anni trasportò la polvere sollevata da' suoi
-passi, e rese muto anche l'eco che ripeteva sotto agli archi la voce di
-Canova.
-
-Nella cella dell'ultimo frate disceso nella tomba, apportò il giovane
-scultore il corpo nudo di Euridice; il cui modello in creta, eseguito a
-Possagno, era il suo primo studio dal vero. Quivi poi scolpì in marmo
-l'Orfeo, disperato d'aver perduto per sempre la sua donna, ma sotto
-quella pietra parlante non scorreva il sangue del nume, e forse in
-altri tempi, nella medesima cella, sotto allo scapolare d'un frate,
-batteva il vero cuore d'Orfeo!
-
-
-
-
-X.
-
-
-Valdrigo ammirava i progressi dell'amico, ma non aveva la forza
-d'imitarlo nella assiduità al lavoro, nel disprezzo d'ogni piacere
-che non venisse dall'arte. Sfuggiva la fatica, e appena prodotto
-qualche saggio incompleto che rilevava il suo genio, lo distruggeva
-malcontento, trovando l'opera mancata, confessando la sua impotenza
-a dar vita al concetto sublime che gli balenava nello spirito e
-scoraggiato si arrestava a maledire sè stesso, ad imprecare contro
-le difficoltà materiali dell'arte, a bestemmiare contro al facile
-contentamento dell'altrui dappocaggine. Egli sogghignava con
-disprezzante cipiglio davanti alle opere manierate e convenzionali
-degli artisti viventi; e comparandole alle opere antiche sentenziava la
-generale decadenza delle arti, del costume e della patria.
-
-Invano Canova gli ripeteva quelle massime che diressero sempre la sua
-nobile vita. Lo consigliava amichevolmente ad essere più indulgente, ed
-a correggere i difetti degli altri piuttosto coll'esempio del meglio
-che con le acri invettive, e le critiche amare. E soggiungeva essere
-più facile la critica d'un'opera insigne, che la produzione d'un
-mediocre lavoro. Valdrigo voleva sostenere che il genio deve creare
-senza fatica, e che il lungo studio è il retaggio dei mediocri. —
-«Queste sono tutte ciarle,» rispondeva Canova, e annoverando gli uomini
-illustri incominciando da Giotto e da Cimabue, gli dimostrava che le
-loro opere erano il frutto della fatica e del lavoro.[3]
-
-Sovente visitavano insieme gl'insigni monumenti delle arti che adornano
-le chiese ed i palazzi di Venezia, e Canova arrestandosi davanti il
-quadro d'un famoso pennello, esclamava: «Vedi quest'opera? chi l'ha
-fatta non andava girando divertendosi come noi facciamo.»[4]
-
-Le semplici e ragionevoli osservazioni dello scultore, calmavano i
-sensi agitati del suo amico, il quale si proponeva mille stupendi
-progetti di nuova vita, di lunga abnegazione, di ritiro completo, di
-abbandono assoluto agli snervanti piaceri di Venezia, e deliberava
-d'intraprendere lunghi e difficili studi, precursori di grandi lavori.
-
-Ma ogni giorno trovava i più futili pretesti per rimandare ad altro
-momento l'esecuzione de' suoi piani. Se brillava uno splendido sole,
-egli usciva, per una passeggiata al lido in traccia d'ispirazioni, e
-rientrava affaticato e distratto. Se il tempo nuvoloso si disponeva
-alla pioggia, egli aspettava il sereno per mettersi al lavoro.
-Finalmente un purissimo cielo, un'aria imbalsamata lo mettevano in
-buone disposizioni quando la visita d'un amico, lo sguardo d'una
-vicina, un rumore della strada mettevano in fuga l'occasione, ed il
-principio degli studi veniva rimandato al domani.
-
-Ma all'indomani era venerdì, giorno nefasto per principiare qualche
-cosa; il sabato essendo l'ultimo giorno della settimana, gli sembrava
-ridicolo che dovesse essere il primo d'una nuova esistenza. La domenica
-è giorno di riposo, anche per quelli che non fanno mai niente ed egli
-aspettava ansiosamente il lunedì, con fermo e tenace proposito.
-
-Sventuratamente al lunedì si rinnovavano gli ostacoli per impreveduti
-accidenti; e così passavano i giorni inerti, le settimane improduttive,
-e fuggivano gli anni. La sua cameretta collocata al quarto piano
-dell'antico palazzo degli Orseolo, portava tutte le traccie del suo
-talento e della sua accidia. Il disordine d'una stanza di studio
-indica sovente le prolungate veglie, o l'assiduo lavoro, ma il caos
-sarà sempre l'indizio del perpetuo abbandono. Sul tavolo, sul sofà,
-sulle sedie rovesciate e per terra giacevano confusi e sconvolti mille
-oggetti diversi. Di qua libri aperti e chiusi fra i manoscritti, i
-disegni, la musica, il tutto sovrapposto a dei vasi di majolica, a
-delle vesti abbandonate, a dei pennelli sostenuti da frammenti di
-stoviglie. Di là giubbe e pannilini accanto al calamajo, in fianco d'un
-mazzolino di fiori inariditi e d'una spazzola. Sui muri si vedevano
-appesi insieme il violino, uno spadone, il busto d'una Venere, una
-corazza irrugginita, e una barbuta sostenente una vecchia parrucca
-incipriata. Il cavalletto per dipingere era incoronato da un vecchio
-cappello tricuspide, e sosteneva una tavolozza imbrattata da colori
-confusi e disseccati, l'archetto del violino, e una pipa turca.
-Parecchie tele appena sbozzate, o lasciate in abbandono a lavoro
-avanzato, pendevano parimente dai muri, o si ammonticchiavano negli
-angoli, fra le tele dei ragni, presso un armadio semichiuso dal quale
-uscivano le falde o le maniche d'una veste. Un tale miscuglio d'oggetti
-costituiva un completo labirinto, fra il quale bisognava raggirarsi
-con infinite precauzioni per giungere al letto nel fondo della stanza,
-ove il giovane artista meditava le sue opere future, fra mezzo ai saggi
-dispersi del suo genio, del suo disordine e della sua infingardaggine.
-
-
-
-
-XI.
-
-
-Il giorno della Ascensione del 1779 Venezia brillava di straordinario
-splendore. Tutte le campane della città suonavano a festa, tuonavano
-le artiglierie dalle navi e dai porti. L'aria che spirava dal mare
-apportava di tratto in tratto il suono festoso di musicali concenti, la
-folla accorreva premurosa sul molo zeppo di gente.
-
-Era il giorno della gran festa nazionale, nella quale il Doge recavasi
-in pompa solenne agli sponsali del mare. Venezia risplendeva di
-tutta la sua antica potenza, l'amore e l'orgoglio della patria univa
-tutti i cittadini in festosa concordia, ed eccitava negli stranieri
-l'ammirazione e il rispetto. Il Bucintoro che solcava maestosamente
-quelle onde coi suoi fianchi dorati, dirimpetto alla città
-meravigliosa, era il simbolo della grandezza della antica repubblica.
-La poppa raffigurava una Vittoria navale coi suoi trofei. Le pareti
-esterne erano tutte adorne di bassorilievi dorati, rappresentanti le
-virtù e le arti.
-
-Il salone coperto di velluto cremisino, era ornato di frangia, galloni
-e fiocchi d'oro. Verso la poppa s'innalzava sopra due gradini il seggio
-ducale fiancheggiato da due figure rappresentanti la Prudenza e la
-Forza; colle quali la politica Veneta seppe sostenere il governo pel
-lungo corso di quattordici secoli.
-
-Il Doge si presentava al pubblico in tutta la pompa delle sue vesti,
-coperte d'oro e di gemme; accompagnato dalla Signoria, dal Senato,
-dal Maggiore Consiglio, e dagli ambasciatori delle primarie Corti
-d'Europa. Seguivano il ducale corteggio numerose galee, le barche
-dorate del dominio, le lancie ed i caicchi degli ufficiali di mare, i
-capi principali del commercio, fra i quali primeggiavano le eleganti
-peote dell'arte Vetraia, e delle Conterie di Murano, e finalmente una
-infinita quantità di gondole e di barchette che ricoprivano la laguna
-da San Marco fino al lido, adorne di festoni di fiori, di rami di
-lauro, rallegrate dalla musica e dalle canzoni d'un popolo soddisfatto.
-I vascelli di guerra e le navi mercantili, ancorati lungo la riva degli
-Schiavoni, salutavano il corteggio cogli spari delle loro artiglierie.
-Fra i vortici del fumo, e le onde agitate, le belle Veneziane passavano
-intrepide nell'agile gondoletta, e mollemente adagiate sui cuscini
-di piume, sfoggiavano il lusso delle seriche vesti, la grazia dei
-seducenti sorrisi, il fascino ammaliante degli occhi.
-
-Il giorno ebbe termine col solenne banchetto del palazzo ducale, al
-quale furono convitate le primarie autorità dello Stato e il Corpo
-diplomatico. Sua Serenità sedeva sul seggio ducale circondato dagli
-ambasciatori, dopo dei quali venivano in ordine i Consiglieri, i capi
-del Consiglio dei Dieci, gli Avvogadori, i presidenti dei Tribunali
-giudiziari, e gli alti Magistrati che avevano assistito dal Bucintoro
-allo sposalizio del mare. Il pubblico, durante il primo servizio, aveva
-libero l'ingresso nella sala, ove accorreva ad ammirare lo splendore
-degli arredi, e il lusso delle laute imbandigioni. Uscito il pubblico,
-entravano i musici della Cappella ducale che rallegravano il convitto
-con armoniosi concerti.
-
-Alla sera la piazza di San Marco offriva lo spettacolo meraviglioso
-d'una folla brulicante, briosa, ma ordinata e cortese. Fra un bisbiglio
-di voci liete e graziose, si vedevano i più bizzarri contrasti di
-colori e di costumi. I nobili e i magistrati colle sfarzose loro vesti,
-i cittadini coi mantelli bianchi o scarlatti, coi cappellini piumati
-a tre spicchi, le gentildonne in guardinfante e collo strascico, gli
-ambasciatori e i forestieri coi loro costumi nazionali, fra i quali
-risaltavano particolarmente i Turchi, i Greci gli Armeni.
-
-Le donne sciorinavano i più ricchi abbigliamenti, stoffe di raso
-e di seta a larghe fioriture, con trapunti in oro, o ricami, con
-maniche e collari di merletti e di pizzi di meravigliosa fattura. Le
-alte pettinature brillavano di preziosi giojelli. Accanto alle gravi
-e magnifiche matrone sfilavano le vezzose e vispe lustrissime dal
-misterioso zendaletto, o dalla ricca bauta e offuscavano lo splendore
-dei brillanti delle gentildonne colla luce degli occhi parlanti; e
-una semplice rosa sul crine incipriato ornava talvolta quelle fronti
-giovanili, con più effetto d'un diadema. Le livree dei domestici, i
-costumi dei gondolieri e dei marinai, le donnicciuole del popolo di
-Burano e di Chioggia con le gonnelle sul capo, formavano un quadro d'un
-carattere originale, unico al mondo.
-
-Venivano tutti col pretesto della Fiera dell'Ascensione, splendido
-mercato che si teneva in piazza San Marco, ma l'ammirazione non era
-esclusivamente concentrata sulle merci esposte in vendita, chè gli
-avidi sguardi dei giovani miravano maggiormente gli oggetti che non
-si potevano acquistare a denaro, ma che talvolta si conquistavano con
-un assedio perseverante di sguardi pietosi, e con l'arcana potenza di
-qualche parola furtiva.
-
-Tutte le celebrità di quell'epoca intervenivano pompose nella piazza,
-come in una meravigliosa sala, comune a tutti, cittadini o stranieri,
-e passeggiavano lentamente fra gli sguardi rispettosi della folla, le
-ripetute riverenze e i profondissimi inchini.
-
-Per di qua si vedeva fra un corteggio di eleganti incipriati, la bella
-e briosa gentildonna Giustina Renier, da quattro anni soltanto sposa
-al patrizio Marcantonio Michiel. Tutti ammiravano il lusso e le grazie
-della nipote del Doge, che rivolgeva la parola a suo zio materno
-Lodovico Manin, predestinato dalla sorte a seppellire la repubblica.
-Di là usciva dalla procurativa, seguita da un codazzo d'ossequiosi
-cicisbei, e si pavoneggiava per la piazza la pomposa matrona Caterina
-Dolfin Tron, sorridendo a diritta all'eccellentissimo Quirini,
-giunto apposta per la festa dalla sua deliziosa villa d'Altichiero,
-o scherzando alla sinistra col vecchio e curvo conte Gaspare Gozzi,
-canzonandolo con un piglio fra l'indifferente e il geloso sulla sua
-inclinazione per la francese Sara Cenet.
-
-L'arguto poeta e gazzettiere, se ne scusava con motti piccanti e fini,
-e si rivolgeva come ad un appello decisivo, al potente procuratore
-marito, che li seguiva da vicino, corteggiato da una caterva di
-adoratori della moglie.
-
-Passava un altro gruppo d'eleganti, facendo gran chiasso per lo
-splendore delle vesti, e il numeroso e scelto corteggio. Era la vezzosa
-gentildonna Contarina Barbarigo, la potente ed ammirata veneziana, che
-due anni prima aveva vinto l'Imperatore Giuseppe II in una graziosa
-lotta di spirito e di galanteria. La circondavano il cavaliere
-procuratore Alvise Pisani, Francesco Pesaro, e Nicolò Barbarigo, ed
-altri, astri minori, ma tutti brillanti di quell'epoca.
-
-La vecchia gentildonna poetessa Cornelia Barbaro Gritti camminava
-cautamente, sostenendosi al braccio del figlio Francesco, parimenti
-poeta; come una stanca musa che invoca l'ajuto d'Apollo per salire al
-Parnaso. La vecchia musa in toppè era pastorella d'Arcadia, e veniva
-conosciuta dai pastorelli suoi amici, Algarotti, Metastasio, Frugoni e
-Goldoni, col dolce nome di Eurisbe Tarsense.
-
-Ma in fianco a questi nobili avanzi di caduca poesia passeggiava un
-uomo antico, che con la mano ferma sull'elsa della spada parea sfidare
-i nemici della patria. Era l'illustre capitano Angelo Emo, ultima
-gloria delle geste militari di San Marco.
-
-Infatti tutti i più bei nomi di Venezia si incontravano in quel ricinto
-di marmi, e spiccavano fra la folla mista d'ogni classe sociale.
-Ma anche nel ceto cittadino e popolare non mancavano rimarchevoli
-individui. Un grande originale era il burbero e sospettoso Carlo Gozzi,
-che sfilava brontolando fra gli archi delle Procuratie, desolato da un
-fatale contrattempo.
-
-Il popolo indicava a dito il rivale di Goldoni, l'applaudito autore
-delle favole drammatiche, il quale dopo le sventure del perseguitato
-Gratariol, vittima delle _Droghe d'Amore_, sfuggiva gli sguardi della
-Ricci, attrice di moda, e suo malgrado la scontrava a ogni svolta
-di calle, accompagnata dal vecchio capocomico Sacchi, il più famoso
-arlecchino di quei tempi.
-
-In un angolo della piazza un cavadenti vantava ai curiosi i miracoli
-d'un suo elisire, mentre dietro una colonna un individuo segnava in una
-carta quel gruppo. Questi era il pittore Pietro Longhi che studiava dal
-vero i costumi veneziani dell'epoca.
-
-Il giovane Antonio Lamberti inseguiva da vicino la bionda Marina
-Benzon, e ispirato dalle grazie dell'avvenente persona e da qualche
-sguardo incoraggiante, andava componendo le strofe della canzonetta
-veneziana, divenuta tanto popolare: _La biondina in gondoletta_.
-
-Un altro giovane poeta, che viveva in quei tempi in Venezia di un
-modestissimo impiego, andava in traccia d'Irene. Era il bassanese
-Jacopo Vittorelli, già celebre pel suo poema sul Toppè, allora
-innamorato d'Irene e dei maccheroni, che celebrava egualmente colle sue
-rime. Ma Irene in bruno zendaletto si confondeva fra la gente, e cogli
-occhi furbetti rispondeva ad altri sguardi. Noncurante della gloria
-futura la vispa popolana, sedotta da un piattello di calde frittelle,
-fuggiva con Fileno fra le braccia dell'Imeneo, lasciando che il poeta
-abbandonato morisse d'amore in piazza San Marco, e dopo morto cantasse
-a suo bell'agio:
-
- Non t'accostare all'urna
- Che il cener mio rinserra
-
-e terminasse la sua funebre anacreontica prima di salire al letto
-deserto, dicendo all'infida Irene:
-
- Rispetta un'ombra mesta
- E lasciala dormir!
-
-La folla aumentava sotto le loggie della fiera, che si componevano di
-vaste ed eleganti botteghe mobili, in legno, che venivano levate al
-termine delle feste. Era una pubblica mostra delle merci più pregiate,
-e delle migliori produzioni delle arti. Vi si vedevano a profusione i
-prodotti naturali ed industriali dell'Oriente, accanto delle produzioni
-nazionali. Abbondavano i broccati d'oro, le stoffe sontuose, i giojelli
-e i merletti. Vi si ammiravano dei ricchi arredi, dei mobili e delle
-cornici d'intaglio, l'arte vetraria spiegava tutto il lusso delle
-varie sue opere, le perle, i lampadari di cristallo, gli specchi tanto
-famosi.
-
-Il gusto naturale dei Veneziani per le arti guidava ogni anno
-gl'intelligenti nel riparto consacrato all'esposizione dei lavori
-degli artisti viventi, ove si collocavano le incisioni, i quadri, le
-statue. In quell'anno la folla che circondava il locale destinato alle
-arti belle era talmente stipata ed incessante, che riusciva malagevole
-avvicinarsi alla meta. Eppure un solo gruppo attirava tutti gli
-sguardi, ed eclissava ogni altro lavoro. Questo gruppo rappresentava
-Dedalo ed Icaro, scolpiti in marmo da Antonio Canova.
-
-Era la natura riprodotta in plastica con verità impareggiabile. Pareva
-che il sangue scorresse sotto la pelle rugosa del vecchio, il quale
-adattando le ali alle membra giovanili del figlio, mostrava la sua
-agitazione, colla contrazione delle linee del volto. Il fanciullo
-Icaro colla sua ingenuità pareva lieto dell'idea paterna, e sorrideva
-al pensiero di sciogliere il volo nelle regioni dell'aria. La folla
-si accalcava intorno a quel gruppo, e ripeteva con rispetto il nome
-dell'artefice insigne.
-
-Filippo Farsetti, il fondatore della Galleria di Scultura nella
-quale studiava il Canova, accorreva ad ammirare il lavoro, insieme
-al Senatore Giovanni Falier, il protettore del giovane artista. Si
-scontravano per via col Procuratore Pietro Vittore Pisani che aveva
-allogato il bel gruppo, e che andava superbo di poter abbellire le sue
-magnifiche sale di un'opera che otteneva gli applausi universali. E in
-vero quelle due statue erano così superiori alle produzioni dell'epoca,
-che la stessa invidia taceva, e gli artisti viventi confessavano il
-rinnovamento dell'arte e volevano stringere la mano che sapeva così
-bene trattare lo scalpello ed imitare la natura.
-
-Il modesto Canova fuggiva le pubbliche ovazioni, e assaporava le intime
-gioie del suo primo trionfo nella cella solitaria di san Stefano, già
-adorna d'altri pregevoli lavori. Infatti prima del Dedalo ed Icaro
-aveva condotto a termine il busto del Doge Renier per commissione del
-nobile Angelo Quirini; aveva ripetuto l'Orfeo con modificazioni del
-primo pel Senatore Grimani; aveva condotto in marmo un Esculapio e
-modellato un gruppo d'Apollo e Dafne.
-
-I giovani suoi amici ed ammiratori andavano a visitarlo, e lo trovavano
-sempre intento al lavoro. Erano fra i più intimi il giovane scultore
-veneziano Antonio d'Este, che gli fu fedelissimo e stretto amico sino
-alla morte, il trivigiano Carlo Lasinio, incisore e pittore stimato, e
-Vittore Valdrigo.
-
-Costui uscendo a notte inoltrata dallo studio di Canova si aggirava
-solitario per le calli deserte di Venezia, assorto nelle più gravi
-meditazioni. Quel grande e nobile esempio agitava il suo spirito, egli
-era costretto di confessare che le opere applaudite dell'amico erano
-il risultato dei continui studi e delle perseveranti fatiche, egli
-conveniva che il genio non fruttifica se non è fecondato dal lavoro, e
-sentiva nel profondo dell'anima una voce misteriosa che gli prometteva
-la gloria, qualora acconsentisse a consumare i pennelli sulla tela,
-come Canova usava gli scalpelli sul marmo.
-
-Passeggiando in fianco alle Chiese e ai Palazzi, egli si arrestava a
-contemplare quei monumenti, e le forme fantastiche di quelle antiche
-dimore in parte immerse nelle ombre della notte, in parte illuminate
-dalla luna, secondavano le sue tendenze e lo trascinavano nel regno
-dei sogni. Dimenticando affatto il presente, egli riviveva nei secoli
-andati, e gli pareva che quelle mura gli rivelassero i segreti delle
-arti e della politica; e cercando di penetrare nei misteri degli anni
-svaniti, gli sembrava di vedere gli uomini delle morte generazioni
-e ne studiava i caratteri, e voleva indovinarne i pensieri. Davanti
-una maestosa basilica, che disegnava le sue cupole nel cielo sereno,
-egli pensava: — Quivi Tiziano si sarà soffermato a contemplare questo
-spettacolo sublime, e avrà meditato il pensiero dell'Assunta. — Poi
-raggirandosi per le oscure vie, e pei ponti ricurvi che presentano alla
-vista le case del popolo sporgenti o rientranti nell'acqua dei canali,
-se un lumicino rischiarava una finestra, con una luce rossastra, gli
-pareva di vedere coricata in quella stanza la più bella Venere uscita
-dai pennelli del medesimo artefice, chiamato dal Buonarroti «il gran
-confidente della natura, il maestro universale, e il solo degno del
-nome di pittore». E seguitava il suo notturno pellegrinaggio attraverso
-l'antica Venezia, evocando il passato. Sotto al campanile di san Marco
-gli sembrava di riconoscere il vecchio Sansovino che si compiaceva
-nella contemplazione della sua loggia; sulla riva degli Schiavoni,
-s'immaginava di incontrarsi con Alessandro Vittoria che aveva dimorato
-in calle della Pietà. Ora si arrestava a dialogizzare col Tintoretto,
-ora chiedeva a Paolo Cagliari delle spiegazioni intorno ai suoi gruppi,
-o domandava a Giorgio Barbarelli i segreti della sua tavolozza, e le
-sue opinioni intorno alla maniera del maestro Giovanni Bellino.
-
-Davanti l'ampia superficie della laguna pensava ai grandi capitani che
-conquistarono il dominio dei mari, e piantarono l'onorato vessillo
-di San Marco in lontane regioni. Si figurava i battiti del cuore di
-Marco Polo nel giorno del suo arrivo a Venezia dopo la lunga assenza
-dalla patria, e rammentava le glorie dei Morosini, dei Dandolo, dei
-Foscari, dei Zeno, dei Mocenigo, dei Pesaro. Anime grandi! bei tempi
-per Venezia! che ben a ragione andava superba de' suoi fasti politici,
-della sua sapienza civile, delle sue glorie artistiche!...
-
-Ma tutto ad un tratto un rumore dapprima indistinto e confuso, e poi
-assordante e disgustoso, lo risvegliava da' suoi sogni. Era un nembo
-di maschere sibilanti, accompagnate da stromenti scordati, rischiarate
-da palloncini variopinti, seguite da una folla plaudente di curiosi
-e di sfaccendati. Valdrigo ritirato nel vano di una porta lasciava
-passare la valanga, e quando il silenzio della notte riprendeva il suo
-dominio egli faceva il paragone della antica Venezia colla nuova, e
-mettendo a riscontro le feste nazionali delle vittorie, coi baccanali
-senza tregua, gli uomini d'una volta con quelli del giorno, il suo
-cuore lagrimava di compassione. Allora rientrava in casa, abbattuto
-e desolato d'esser nato troppo tardi, in un'epoca di corruzione e di
-decadenza; e trovava miglior consiglio spegnere l'intelletto nello
-stordimento delle feste, al tocco dei bicchieri, al suono d'una musica
-festante, fra i baci voluttuosi dei facili amori!...
-
-E così invaso dallo scoramento e prostrato dagli stravizi, dimenticava
-il grande esempio dell'amico, il quale, modesto, laborioso e solitario,
-si levava sempre più alto e dominava i tristi tempi, colla grandezza
-del genio e coll'incanto delle divine creazioni.
-
-
-
-
-XII.
-
-
-Un ardente desiderio, un pensiero tenace, turbava i sonni, e dominava
-le ore di studio di Antonio Canova. Un nome grande risuonava nel suo
-cuore, una voce misteriosa e prepotente lo chiamava da lontano. Questo
-pensiero, questo nome, era Roma. Roma circondata da un prestigio
-infinito, nome eterno e venerato dal mondo per le sue grandezze e
-per le sue rovine. Colà la Grecia mostra ancora le immortali bellezze
-de' suoi marmi; e le glorie della repubblica e dell'impero sfidano i
-secoli sulle pietre imperiture dei loro monumenti. La nuova era della
-fratellanza cristiana, fondata sulle macerie del mondo antico, narra
-i suoi martirii e i suoi fasti, colle catacombe e colle basiliche.
-Il genio dell'arte eterna ha trasfuso la sua scintilla nell'anima di
-Michelangelo e di Raffaello, e il fuoco sacro arde fra quelle mura,
-che custodiscono i tesori della civiltà greca, romana e cristiana. Il
-gruppo di Dedalo ed Icaro e la statua del marchese Poleni fornirono
-al giovine scultore i mezzi necessari per soddisfare i suoi voti, e
-nell'ottobre del 1780, lieto e felice, partì finalmente per Roma.
-
-
-
-
-XIII.
-
-
-In quello stesso mese un pesante carrozzone da viaggio, e un
-barocchissimo biroccio, andavano barcollando per le strade rotte e
-guazzose dei contorni di Treviso, trasportando la nobile famiglia degli
-Orseolo che si recava a villeggiare nel suo palazzo di Vascon.
-
-Vedevasi nel carrozzone principale la nobildonna Fulvia in gran
-toppè seduta accanto del nobile Giuliano Partecipazio, suo cavaliere
-servente di servizio, e dirimpetto a loro, Silvia ed Alvise. Sedevano
-nel secondo biroccio il nobile marito conte Almorò degli Orseolo,
-l'elegantissimo abate Don Lio, poeta arcade, membro dell'illustre
-accademia dei Granelleschi, istitutore del giovane Alvise, e cavalier
-servente onorario della contessa. In faccia a loro stavano Vittore
-Valdrigo, e la cameriera Lucietta. Gli altri servitori e staffieri
-camminavano in fianco alle carrozze per sostenerle quando minacciavano
-di ribaltarsi, o per spingerle avanti, quando le ruote sprofondandosi
-nel fango, si arrestavano. Erano partiti da Venezia avanti il levare
-del sole colla speranza di giungere alla villa prima di notte. In due
-ore si attraversava la laguna, ma ci voleva una intiera giornata a
-percorrere le quindici miglia da Mestre a Vascon, ben fortunati quando
-non si aveva bisogno di quattro buoi per rimorchiare i cavalli e le
-carrozze attraverso i rompicolli, che allora si chiamavano strade.
-
-Silvia era diventata una bella ragazza. Prima di ritirarla dal convento
-era stata fidanzata al signor conte Alberto Leoni, che aveva vent'anni
-più di lei, ma le era eguale in nobiltà e superiore in ricchezza,
-perciò tutti trovavano il maritaggio perfettamente assortito, e la
-ragazza non aveva nulla da dire, non potendosi ammettere in quei
-tempi dalle famiglie dei nobili, che le fanciulle avessero un'opinione
-qualunque sullo sposo a loro destinato dai genitori, secondo la nobiltà
-del casato e le convenienze relative.
-
-Avanti che i nobili viaggiatori giungano alla meta, possiamo a nostro
-bell'agio visitare il loro palazzo di compagna e passeggiare il
-giardino in compagnia del cortese lettore, o della graziosa leggitrice,
-ciò che sarebbe per noi una maggiore fortuna.
-
-Il castaldo Angelo Rotondo dà l'ultima spazzatura al selciato
-davanti della casa, dopo aver messo in ordine l'interno, e fatte
-sparire quelle cose che i padroni non devono vedere. Sua moglie
-Fiorina è tutta in faccende per ripulire le stoviglie, spiumacciare i
-materassi, dispiegare i coltroni, spazzare le stanze e spolverare le
-suppellettili.
-
-L'antico e vasto palazzo sorge maestoso in mezzo di spaziose adjacenze
-che contengono una grande quantità di locali a diversi usi. Dall'ampia
-sala del mezzo partono le larghe scale che conducono agli appartamenti
-superiori. Altre scale segrete e secondarie mettono negli anditi, e
-conducono alle stanze dei domestici.
-
-Le ampie camere sono quasi tutte riquadrate di capricciosi stucchi alla
-maniera di Carpofero, e si svolgono in curve barocche, chiudendo nel
-mezzo antichi ritratti di famiglia un po' affumicati dal tempo, entro
-a cornici d'intaglio bizzarramente accortocciate, e sormontate dagli
-stemmi della famiglia, incoronati dal corno ducale.
-
-Nelle sale di ricevimento pendono dal soffitto ricche lumiere di
-cristallo, e graziose girandole di Venezia, con pendagli brillantati,
-e goccie tagliate a faccette, e adorne di vasi di fiori e frutti in
-vetro, maestrevolmente dipinti. Sopra ai grandi e profondi camini di
-marmo, che possono contenere dei tronchi d'albero intieri, veggonsi
-lucenti specchi di Murano entro a cornici dorate, con vaghi andari di
-foglie che si aggirano fra i cartocci e le volute, condotte con arte
-ingegnosa. Larghi e pesanti seggioloni di cuoio con borchie di metallo,
-e tavoli a piedi ricurvi, ricoperti da ricchi tappeti di stoffe
-pesanti, a grosse frangie d'intorno, e grandi armadi colle cornici
-sostenute da cariatidi, con ampie invetriate entro alle quali fanno
-bella mostra i vasi di Faenza e i bicchieri di cristallo di monte.
-
-Il giardino è circondato da lunghi viali di carpini, tagliati
-regolarmente ad arco. Le viuzze regolari e simmetriche, e le ajuole
-dei fiori sono fiancheggiate da bossi ridotti in forma di verdi
-muricciuoli. Gli alberi mozzicati e ritondati dalla forbice inesorabile
-del castaldo, hanno perdute le loro belle forme naturali, e presentano
-il monotono aspetto di vasi, piramidi e globi. Le piante dei cedri
-che esalano un soave profumo, compiono l'ornamento del giardino,
-unitamente alle statue, collocate ad eguali distanze, e riguardantisi
-fra loro. Il dio Pane coi piedi caprini, con la testa cornuta, con la
-zampogna nelle mani, fissa con stupido sguardo una Diana indifferente
-che con una mano accarezza il suo levriere, e con l'altra prende dal
-turcasso una freccia. Un Zeffiro enfia le gote, e sembra burlarsi d'una
-Flora gentile che gli offre un canestrino di fiori. Vertunno fa degli
-sberleffi a Pomona, che gli mostra ingenuamente delle frutta, senza
-intendere le malizie del suo innamorato. Un grosso e allegro Bacco
-incoronato di pampini leva in aria una tazza, e sorride bestialmente
-a Cerere incoronata di spiche, la quale levando la falce sembra che
-minacci di recidergli il capo.
-
-Gli agricoltori romani si prosternavano riverenti davanti a questi
-dèi, ai quali chiedevano quelle benedizioni e quelle grazie che
-ora la castalda Fiorina domanda al vecchio curato trattando poi con
-irrispettosa noncuranza gli antichi numi, alle sacre membra dei quali
-attacca una corda, per distendere al sole il bucato.
-
-Niente ricorderebbe la schietta natura in mezzo alla miseranda
-accozzaglia delle piante frastagliate, se un rustico boschetto
-sfuggito per miracolo alle cure micidiali del castaldo non fosse stato
-abbandonato alla sua vegetazione naturale. Questi alberi dovettero
-la loro salvezza al sito remoto, nel quale si ascondevano alla vista
-degli uomini. Gli uccelli frequentavano quel delizioso boschetto
-che stendeva le sue ombre ospitali sulle verdi erbe d'un prato, in
-fianco d'un ruscello mormorante fra candide ghiaie, e in primavera vi
-facevano il nido, e coi loro gorgheggi sembravano protestare contro le
-forme artefatte degli alberi del giardino, che secondo Angelo Rotondo
-erano la natura privilegiata, il boschetto rappresentando la natura
-selvaggia; ma quell'animale ragionevole giudicava la qualità degli
-uomini dalla forma della parrucca e il merito delle piante dal lavoro
-della forbice, autorizzata dalla moda a commettere un delitto di lesa
-natura. Eppure quel tranquillo recesso offriva un beato ricovero alle
-persone modeste che amavano fuggire il sole, annoiate dalle importune
-suggestioni di Bacco, e dalla immobile pantomima delle altre statue
-dabbene.
-
-Il giardino regolare formava naturalmente le delizie dell'istitutore
-d'Alvise, che per dovere della carica, si teneva strettamente legato
-ai precetti dell'estetica del giorno. Don Lio era uno dei più eleganti
-abati di Venezia. Egli portava il collarino bianco, con lattughe
-staccate sul petto, e manichini ai polsi artificiosamente elaborati;
-anellini alle dita, orologio a pendagli, ferrajuolo di seta svolazzante
-al vento, fibbie dorate alle scarpe, e il cappellino a tre punte
-appoggiato sull'orecchio. E tuttociò secondo la tolleranza dell'epoca,
-malgrado le severe proibizioni dei sinodi patriarcali.
-
-Passeggiando fra i muri del giardino egli invocava le aonie muse,
-delle quali era bigotto, e si sentiva trasportare sul Parnaso. Ad
-ogni occasione d'inclite nozze egli rischiarava gli sposi colla face
-d'Imeneo, e con un solenne epitalamio metteva in campo Apollo, Venere
-e le Grazie. Per vestizioni di monache egli penetrava coll'audace
-fantasia nel tempio di Vesta, ed animava il fuoco sacro, sordo alle
-proteste di Cupido. Alla morte d'ogni illustre patrizio lo raccomandava
-a Caronte, dopo un'apostrofe umiliante per l'ignaro Esculapio, e una
-imprecazione alle Parche.
-
-Col lodevole scopo di avvalorare i suoi precetti coll'esempio, egli
-aveva adottato per sistema un linguaggio costantemente figurato. Alla
-mattina egli vedeva la rosea Aurora sul risplendente suo carro, a
-mezzogiorno egli usciva coll'ombrello per evitare i dardi di Febo,
-alla sera egli salutava la bianca figlia di Giove e di Latona che
-faceva capolino dalle nubi. Usciva a respirare i soffi di Zeffiro,
-rientrava in casa incomodato dalle furie di Eolo, d'Austro o di
-Borea. Nelle tazze del caffè egli assaporava il néttare, e a mensa
-trangugiava l'ambrosia delle prelibate bottiglie. Finalmente alla notte
-si abbandonava nelle braccia di Morfeo. Alvise trovava il suo maestro
-eminentemente noioso; il conte Orseolo lo stimava un insigne poeta,
-e Vittore Valdrigo sosteneva che Don Lio era un essere completamente
-felice.
-
-La religione cristiana gli prometteva il paradiso dopo la morte, la
-religione pagana gli concedeva in vita l'uso degli Elisi, e l'abuso dei
-suoi numi. Venezia gli offriva i suoi piaceri, l'Arcadia lo convitava
-alle agresti sue gioie. Senza sudori sulla fronte egli coltivava il
-Parnaso, e passava i giorni beati dalle più dolci visioni, accompagnate
-dagli agi materiali. Smarrito in una selva selvaggia ove Dante avrebbe
-incontrato una lonza, un leone ed una lupa, ove i pastori sarebbero
-stati assaliti dagli orsi, egli non vedrebbe che le Driadi e le Napee
-sorridenti e ben disposte in suo favore; e certo cadendo in acqua
-sarebbe salvato dalle Najadi, o almeno ripescato da Nettuno.
-
-Angelo Rotondo ascoltava a bocca spalancata gli squarci d'erudizione
-coi quali Don Lio si degnava talvolta onorarlo; e strabiliava a tanta
-sapienza, chiedendo spiegazioni e commenti. Durante la villeggiatura la
-sua ammirazione riceveva continui alimenti dalle declamazioni serali
-dell'arcade abate, e nei mesi d'inverno non dimenticava mai d'inviare
-i suoi rispettosi inchini all'illustre poeta, nelle indecifrabili
-epistole indirizzate all'agente generale di Venezia, nelle quali
-ommettendo i punti e le virgole, parlava alla rinfusa degli animali e
-dei padroni, dei polli, dei cavoli, e di Don Lio, chiudendo colla firma
-paradossale dell'umilissimo e devotissimo servo _Angolo Rotondo_.
-
-Ma ecco la rubiconda Fiorina che dai cancelli del giardino annunzia
-l'arrivo degli illustrissimi padroni e del loro corteggio.
-
-
-
-
-XIV.
-
-
-La vita di campagna dei nobili veneti di quel tempo si allontanava di
-poco dalle abitudini cittadine, e poteva chiamarsi una variazione sullo
-stesso motivo. Il dolce far niente di quelle esistenze senza scopo,
-non veniva interrotto che dai lauti desinari, o dal giuoco. In città
-passavano le ore in frivole occupazioni, o colle visite, o al teatro.
-Alla villa il tresette della mattina teneva il luogo delle visite,
-il tresette della sera suppliva al teatro. La coltura del suolo era
-tenuta a vile e abbandonata ai bifolchi; l'aratro che onorava i consoli
-romani, era disceso fra gl'istrumenti più umili della plebe rurale.
-
-Le arti, le mode, la poesia, tutto tendeva a dissimulare la natura, e
-la vita era ridotta un artifizio sostenuto da idee false, da pregiudizi
-inveterati, da privilegi politici e civili, conservati da secolari
-abitudini e da leggi severe.
-
-Vittore Valdrigo amava la natura per istinto, e per l'influenza delle
-sue memorie d'infanzia, amava l'arte come quella che gl'insegnava
-a discernere il bello e ad elevare lo spirito, e disprezzava
-l'arteficioso ed il falso di quelle esistenze signorili, delle quali
-era divenuto testimonio quotidiano e attento osservatore. Ma legato
-alla famiglia degli Orseolo per la riconoscenza dei beneficii ricevuti,
-per la necessità de' suoi studi, per l'impossibilità di mantenersi
-da sè, o di tornare nell'isolamento della rustica famiglia, egli
-si lasciava andare per la china delle contratte abitudini, e viveva
-all'ombra dei suoi protettori che amavano i suoi capricci, e gustavano
-i paradossi del suo spirito, come fuochi d'artificio che svegliano
-dall'assopimento, come il certo preludio d'un futuro grand'uomo.
-Cosicchè le sue stranezze divertivano quei nobili signori, superbi
-d'aver pescato ne' bassi fondi sociali un originale che poteva un
-giorno far dire ai Veneziani: — La nobile famiglia degli Orseolo
-protegge le arti! —
-
-Rosa giudicando che i nobili e i signori venivano al mondo per far
-niente, ringraziava la divina provvidenza d'aver collocato suo figlio
-nella vera posizione che gli poteva convenire, essendo troppo molle di
-fibra per sostenere l'aratro e i duri lavori della terra. Non è a dirsi
-se quella tenera madre fosse felice vedendo il suo prediletto diventato
-un lustrissimo; essa attribuiva quella sorte fortunata alla mistica
-influenza delle candeline offerte alla Madonna della neve di Saltore,
-alla quale porgeva continui voti, e indirizzava devoti rosari, per
-ottenere al figlio più dilicato una facile esistenza come domestico o
-poeta in una casa signorile, ciò che per la buona donna sembrava ad un
-di presso la stessa cosa.
-
-Nei mesi della villeggiatura Vittore visitava spesso i parenti, portava
-qualche dono a sua madre e ai fratelli, e rifaceva solitario i passeggi
-dell'infanzia. In quelle dolci solitudini tutto parlava al suo cuore;
-l'aria emanava un profumo speciale, il mormorio dell'acqua aveva dei
-significati reconditi ed eloquenti, lo stormire delle frondi era un
-linguaggio inteso dalla sua anima, avvezza a conversare colla natura.
-Coricato sotto le antiche piante che avevano consolata la sua infanzia
-colle loro ombre, egli contemplava estatico le scene tranquille dei
-campi, il pascolo dei buoi sul prato vicino, i progressi dell'edera
-sugli avanzi della torre, le tinte rosseggianti della vite che faceva
-cornice alla scala, il bacio dei colombi che da padre in figlio
-ereditavano i nidi dei loro antenati.
-
-Quante meditazioni in quella mente! quanti raffronti fra la semplicità
-e il silenzio di quei campi, e il lusso romoroso di Venezia; fra la
-vita primitiva e innocente de' suoi parenti, e le raffinatezze e la
-corruzione d'una nobiltà decrepita; fra l'ignoranza delle classi rurali
-e la scienza degli uomini illustri.
-
-Chi più felice?... Arduo problema! Che cosa è la gloria? Chiedetelo
-a Tiziano nella sua tomba. La vita e la morte saranno sempre i grandi
-misteri!
-
-Qualche volta sulla sera, quando stava per rientrare al palazzo,
-scontrava per via la comitiva dei nobili villeggianti, e si univa con
-loro per accompagnarli nel passeggio vespertino.
-
-La nobildonna Fulvia camminava maestosamente in mezzo a' suoi cavalieri
-serventi. Il nobile Partecipazio, discendente degli antichi dogi, era
-onusto di scialli, di ombrellini e di ventagli, pronto a soddisfare
-i bisogni della dama, a coprirla, a scoprirla, a ricoprirla secondo
-gl'influssi della luna, e i capricci di zeffiro. Don Lio portava fra
-le sue braccia la cagnolina Tisbe che ringhiava all'approssimarsi dei
-profani, e sembrava riconoscente alle cure del poeta, che la celebrava
-ne' suoi versi. Seguiva un codazzo d'ospiti, di nobili vicini, coi
-figli e il marito. Il conte Orseolo corteggiava le dame, i cui mariti
-corteggiavano le amiche delle mogli, essendo suprema legge del codice
-elegante d'allora il cedere i propri diritti, l'invadere il terreno
-degli altri. Il giovane Alvise provava le prime armi con una briosa
-villeggiante di Lancenigo, che aveva dieci anni più di lui, molto
-opportuni per le lezioni d'esperienza, che servono di guida agli
-inesperti. Silvia restava indietro cogli invalidi, e i pensionati
-del regno di Cupido, o si univa con Vittore quando faceva parte del
-seguito.
-
-
-
-
-XV.
-
-
-Silvia, come tutte le ragazze della sua età, era un prodotto misto
-della natura e della educazione. La natura l'aveva dotata di una
-bellezza delicata, di forme snelle, di biondi capelli, d'occhi azzurri
-e profondi, come le acque del mare, dal quale la sua famiglia aveva in
-origine attinte le glorie e le ricchezze. La mente ed il cuore erano
-l'opera delle istituzioni claustrali, nelle quali era stata allevata,
-sotto la direzione d'una zia paterna, suor Maria Serafina, divenuta
-monaca secondo gli usi del tempo, per conservare intatto l'avito
-retaggio al fratello primogenito. L'affetto della zia alleviava alla
-educanda le fatiche dello studio e le aumentava la porzione delle
-ciambelle, che si distribuivano nei giorni solenni. La buona monaca
-aveva consigliato la fanciulla a preferire il maritaggio imposto dai
-parenti, alle eterne noie del chiostro. Negli anni d'istruzione essa
-aveva assorbite tutte le superstizioni e tutti i pregiudizi del suo
-tempo, ed aveva ignorato completamente le realtà della vita. Essa
-usciva dunque nel mondo fidanzata al conte Leoni, prima che il suo
-cuore avesse parlato, ed arrivava nella società, come i naviganti nelle
-terre scoperte, cioè in paese ignoto, fra costumi bizzarri, colle idee
-d'un altro mondo.
-
-Ma gli uomini coraggiosi che intraprendono delle spedizioni per
-scoprire nuove terre sono già avvezzi alle fortune di mare, esperti
-nella nautica, accompagnati da arditi marinai, provveduti di armi e
-munizioni. La povera fanciulla veleggiava sola per mari ignoti, non
-coadiuvata dalla scienza, inesperta degli scogli nascosti sotto le
-onde, e senza pilota.
-
-In quei tempi le madri erano troppo occupate per potersi dedicare
-all'educazione delle figlie. La mattina era tutta impiegata davanti la
-sapiente tavoletta, segreto laboratorio dei donneschi artificii, ove la
-crema d'alabastro e il rosso di serkis, componevano il roseo incarnato
-delle guancie; il bianco di Sultana, il latte di cocomero, o l'acqua
-d'Ispahan, servivano a nascondere le rughe, un neo ben collocato
-attirava gli sguardi degli ammiratori, e metteva al bersaglio un occhio
-languidetto, o una bocca lusinghiera. Poi l'acconciatura del capo
-esigeva lunghe cure, ed esperte mani per sollevare i capelli ad altezze
-meravigliose, sostenerli al loro posto, fissarli colla pomata circassa,
-rivolgerli col ferro caldo, imbiancarli colla cipria.
-
-Più tardi venivano le visite, le adorazioni dei cicisbei, il pranzo, il
-teatro, il ballo; e in mezzo a tante brighe bisognava pure soddisfare
-alle convenienze sociali, concedere qualche istante al riposo, qualche
-abboccamento segreto, appagare il gusto del cavaliere servente,
-riconoscere i suoi diritti, e qualche volta transigere colle esigenze
-del marito.
-
-È dunque evidente che i figli erano veri imbarazzi, importuni
-testimoni, pericolosi confronti, certificati autentici dell'età
-approssimativa dei genitori. Perciò la gentildonna Fulvia teneva sua
-figlia a rispettosa distanza, limitandosi a raccomandarle la massima
-semplicità nelle vesti, e un contegno riservato. Ma la giovanile
-freschezza suppliva ad ogni ornamento, e una modesta gonnella, un
-bruno zendaletto, una rosa sui biondi capelli, bastavano a farne una
-deliziosa creatura. Silvia dunque viveva nell'isolamento, quantunque si
-trovasse fra numerose persone, e si concentrava in sè stessa cercando
-d'indovinare i misteri della vita, osservando ogni cosa, studiando e
-meditando gli usi, le abitudini, gli individui. Guidata dall'istinto,
-coadiuvata dalle circostanze, essa andava modificando le sue idee, e
-arricchendo la sua mente di quelle cognizioni che il convento le aveva
-nascoste, e che pure le sembravano necessarie per sapersi regolare
-nel cammino della vita. I passeggi solitari in giardino erano il suo
-principale diletto, l'innocenza ama la natura, le fanciulle amano i
-fiori, gli alberi, il cielo aperto dei campi. Pensava al suo futuro
-matrimonio col conte Leoni che avea veduto due volte nel parlatorio del
-convento, il giorno della presentazione, e il giorno che venne fissato
-il matrimonio. Il fidanzato dopo d'aver baciato la mano rispettosamente
-alla promessa sposa, in presenza dei genitori e della badessa, era
-ripartito per un paese lontano ove rappresentava la repubblica, dopo
-d'aver convenuto che il matrimonio avrebbe luogo al termine della sua
-missione diplomatica.
-
-La fanciulla studiava i rapporti conjugali dall'esempio dei parenti,
-e giudicava naturalmente che nella famiglia il marito è un essere
-secondario che dà poca noia alla moglie, e richiamando alla memoria i
-lineamenti del futuro suo sposo, trovava che per un semplice marito
-non c'era troppo male. L'affare più grave le sembrava la scelta del
-cavaliere servente; l'importanza della carica era evidente a' suoi
-occhi, il marito, essa diceva fra sè, non sta insieme alla moglie
-che le brevi ore della notte, quando si smorza il lume e si dorme,
-ma il cavalier servente è il compagno inseparabile, l'ombra del
-corpo. Se fosse una persona noiosa come Don Lio, o affettata come il
-nobile Partecipazio!... Povera mamma, essa pensava, come deve pesarle
-l'obbligo sociale che la tiene incatenata a un tal uomo, quanto sarebbe
-stato meglio per lei se il papà fosse stato il suo cavaliere servente,
-e Partecipazio suo marito!... Come si fa a trovare il cavaliere
-servente? ho sempre udito dire che la scelta appartiene alla sposa.
-Guai se anche questo mi venisse consegnato dai parenti, mi darebbero
-certo il conte Mocenigo, un ganimede che tabacca; o l'Ambasciatore
-Daniele Dolfin Savio del Consiglio, cavaliere della Stola d'oro,
-noioso come le cerimonie, o il grave inquisitore Grimani che fa
-paura a guardarlo, o il vecchio Senatore Foscari colla sua parrucca
-per traverso!... Sarebbe meglio Ermolao Tiepolo, se non camminasse
-saltellando, o Alvise Pisani se non fosse tanto languido, o Lodovico
-Manin se si mostrasse meno timido e sospettoso... Oh! infatti è un
-affar serio, e non vedo l'uomo secondo le mie idee.... Mi piacerebbe un
-carattere franco, disinvolto, coraggioso senza burbanza, e poi di bella
-presenza, buono, dolce, che odiasse il tresette, l'odore d'ambra, e il
-tabacco di Spagna.... ove trovarlo?...
-
-Mentre la fanciulla passeggiava con queste idee per la testa, vide da
-lontano Valdrigo, e si mise a chiamarlo con tutta la forza della sua
-voce argentina: — Vittore, Vittore, Vittore....
-
-Il giovane accorse in tutta fretta, e le chiese in che cosa potesse
-servirla. La fanciulla fattoselo sedere dirimpetto gli disse: — Voglio
-domandarvi un consiglio.... ma in segreto. Credete voi ch'io possa
-essere preoccupata da gravi pensieri?...
-
-— Lo credo.
-
-— Mi promettete il più profondo segreto delle mie confidenze?
-
-— Lo prometto.
-
-— Siete disposto a rendermi un segnalato servigio?
-
-— Dispostissimo.
-
-— E a rispondere francamente a tutte le mie domande?
-
-— Dipende....
-
-— Come dipende?
-
-— Dipende dalle domande.
-
-— Vi sono dunque delle domande alle quali non vorreste rispondere?
-
-— Certamente!
-
-— E perchè?...
-
-— Perchè non potrei dirle la verità.
-
-— Allora temo che la mia domanda sarà inutile!
-
-— Si provi.
-
-— Or bene, proverò.... Sappiate dunque che io vorrei ottenere un
-consiglio da voi, intorno alla scelta del mio futuro cavaliere
-servente.
-
-— Sono dolentissimo di non poter soddisfare un tale desiderio....
-
-— E perchè?...
-
-— Perchè non ammetto i cavalieri serventi....
-
-— Come?... Non ammettete nemmeno i cavalieri serventi!... Don Lio ha
-dunque ragione, siete un vero originale!... e perchè non ammettete i
-cavalieri serventi?...
-
-— Perchè mi pare che debbano bastare i mariti!...
-
-— Mio Dio! quali stranezze!... ma se i mariti non fanno mai nulla!...
-
-— Bisogna farli fare!...
-
-— Oh bella!... cosa direbbe il mondo, se vedesse una dama accompagnata
-dal marito.... corteggiata dal marito.... non sono cose possibili....
-sono idee che farebbero ridere.... la stessa cosa come se un gentiluomo
-si presentasse in piazza senza coda e senza parrucca!... ma sapete che
-siete un grande originale!...
-
-— Lo so, e ci tengo, perchè il plurale è così melenso al dì d'oggi, che
-preferisco il singolare.
-
-E ridevano insieme, come di cose che non ammettono discussione,
-entrambi perfettamente convinti delle proprie idee. Ma poi nella
-solitudine Silvia ritornava col pensiero alle cose udite, e meditava a
-fondo sulle discussioni tenute.
-
-Una volta essa consegnò misteriosamente a Vittore un libriccino,
-raccomandandogli di leggerlo con molta attenzione. Egli lo portò nella
-sua stanza, gettandosi sul sofà, aperse il volume e si trovò fra le
-mani: _Il giardino di poesie spirituali_, diviso in quattro parti, di
-SUOR MARIA ALBERGHETTI, viniziana fondatrice delle Dimesse di Padova. —
-Lesse per obbedienza, e dormì d'un sonno consolato di celesti visioni.
-
-Era un dono della zia badessa.
-
-Finiti i pochi libri che aveva portati dal convento, Silvia sentiva
-il bisogno di nuove letture, e s'indirizzava alle amiche vicine, le
-quali le consegnavano di soppiatto le opere in voga. — _La Marfisa
-Bizzarra_, poema del conte CARLO GOZZI. — _II Tirsi e il Narciso_, di
-APOSTOLO ZENO. — _Il Re Pastore_ e _L'Astrea placata_, di METASTASIO.
-Questi libri accendevano il suo entusiasmo, allargavano il ristretto
-orizzonte delle sue idee, le facevano battere il cuore, e versava
-torrenti di lagrime. Nel bisogno di comunicare le sue emozioni ad un
-amico, aspettava Valdrigo in giardino, lo invitava a seguirla sotto
-l'ombre del boschetto, e colà narrava ingenuamente i suoi trasporti di
-ammirazione per le pagine divorate nella cameretta solitaria.
-
-Valdrigo ascoltava con un'aria di affettuosa compassione, o di muta
-sorpresa; la giovinetta lo interrogava ansiosa:
-
-— Cosa pensate di Carlo Gozzi?
-
-— Scipito, rispondeva Vittore con un sospiro.
-
-— E di Apostolo Zeno?
-
-— Noioso.
-
-— Ah! non potete negare che Metastasio non sia uno de' più grandi poeti?
-
-— Lo nego!
-
-— Come! avreste il coraggio di non piangere ai suoi drammi? di non
-rimanere commosso alla lettura de' suoi versi?
-
-— Ahimè! pur troppo debbo confessare che i suoi versi mi fanno
-ridere....
-
-— Basta.... Basta.... Non vi credeva un cuore di marmo, mi fate
-compassione.... voi non sentite niente!... non amate niente!...
-
-— Niente!... rispondeva Valdrigo con un sorriso affettuoso, e se ne
-andava.
-
-Silvia ritornava alle predilette letture, e mentre il suo cuore si
-disponeva alla tenerezza, udiva una musica soave uscire da una stanza
-del palazzo. Era Valdrigo che trasmetteva al suo violino un'espressione
-della sua anima, un pensiero di sublime dolcezza. La giovinetta
-ascoltava quella voce arcana che molceva le più riposte fibre del
-cuore, e sospendeva la lettura, per non perdere una nota della lontana
-melodia. Poi essa pensava: — quel giovane è un mistero!
-
-Un giorno passeggiando in giardino con lui si mise a lodare l'elegante
-forma dei carpini tagliati in vasi e piramidi, e ammirando l'arte del
-giardiniere si rivolse al suo compagno, e con un'aria burlesca, gli
-disse:
-
-— Ci scommetto io, che voi non amate quest'arte!...
-
-— Ma niente affatto! rispose tranquillamente Valdrigo, anzi la detesto.
-Come vuole che io ammetta Angelo Rotondo censore della natura, l'opera
-di Dio!...
-
-E qui una lunga discussione, come al solito, sulla stupidità degli usi,
-sulla corruzione del gusto, e sull'eccellenza della natura, e sempre
-camminando e andando a finire sotto le ombre del prediletto boschetto.
-Giunti colà, Silvia, incrociate al seno le braccia, e fissando in volto
-Valdrigo collo sguardo scrutatore d'un inquisitore di Stato, gli disse:
-
-— Voglio vedere fino a qual punto giunga il vostro superbo disprezzo
-per le cose tenute in venerazione dal comune degli uomini. Da
-quattordici secoli la repubblica di San Marco forma l'ammirazione del
-mondo, orbene, qui nessuno ci ascolta, e potete parlare senza tema del
-supremo tribunale; sareste voi capace di burlarvi del Doge, serenissimo
-principe della repubblica, di ridere della maestà dell'Eccellentissimo
-senato, di mancare di rispetto all'Eccelso consiglio dei Dieci? sareste
-capace di dubitare dell'eterna durata d'un governo fondato dai nostri
-padri, guidato dalla sapienza civile e politica dei secoli, sostenuto
-da una nobiltà devota alle antiche istituzioni, e da un popolo
-rispettoso e felice?... rispondete.
-
-— Come mai possono venirvi in mente tali domande?... a che possono
-servirvi i miei pensieri in proposito?...
-
-— Il desiderio di conoscervi a fondo, mi spinse a cercare nella mia
-mente qualche cosa di grande dopo Dio, per vedere ove si arresti la
-vostra manìa di contraddire le idee generalmente adottate; i vostri
-pensieri poi mi servono a pensare tutta sola, a ragionare fra me, a
-discutere nel silenzio fra le idee comuni e le vostre, a distinguere il
-pregiudizio dalla verità. Ditemi francamente, ve ne prego, credete voi
-ad una lunga prosperità della repubblica?...
-
-— Non ci credo.... la repubblica è vecchia, e piena di magagne, e i
-vecchi devono morire!
-
-— Mio Dio!... mi fate paura.... e sapete cosa penso qualche volta di
-voi?... penso che siete pazzo!...
-
-— Sicuro che sono pazzo.... egli rispose con un'aria naturale e
-convinta. Esser pazzo significa vedere le cose in modo diverso dagli
-altri.... Gl'inquisitori del Santo Ufficio giudicarono pazzo Galileo
-Galilei, perchè sosteneva che la terra girava attorno al sole, e
-l'obbligarono colla tortura a confessare la sua eresia.... Tutti i
-dotti trapassati e viventi davano torto alle sue nuove teorie, ma il
-dubbio era gettato, e la tortura non bastava a distruggerlo, bisognava
-dimostrare il contrario con prove scientifiche.... le prove si fecero,
-e dimostrarono ad evidenza che i dotti trapassati e viventi erano
-asini.... compresi gl'inquisitori del Santo Uffizio.... e che Galileo
-era un genio!... I Genovesi, i Portoghesi, gli Spagnuoli trattarono
-da pazzo Cristoforo Colombo, che si era fissata in mente l'idea di
-scoprire un nuovo continente oltre i mari conosciuti. Si figuri, se la
-dotta antichità poteva ignorare qualche cosa! I dotti contemporanei
-si burlavano di lui, la dotta Salamanca si sbellicava dalle risa,
-egli vagava invano per l'Europa alla ricerca d'un pazzo suo pari, che
-volesse aiutarlo procurandogli i mezzi di viaggiare in traccia delle
-sue chimere. Finalmente la presa di Granata mise in possesso della
-regina di Spagna tutte le provincie che si stendono dai Pirenei alle
-frontiere del Portogallo, la buona regina Isabella trovandosi la borsa
-ricolma ebbe il capriccio di gittare un poco di denaro dalla finestra,
-e malgrado l'opposizione insistente del marito, mise a disposizione di
-Colombo tre poveri vascelli, coi quali al dì d'oggi non si farebbe un
-viaggio in Dalmazia. Ella sa il resto; l'ignoto continente esisteva,
-Colombo lo ha scoperto; anche questa volta il creduto pazzo era un
-genio, e gli asini si trovarono nella dotta Salamanca e nelle Accademie
-scientifiche di quel tempo. Un altro pazzo era Torquato Tasso, l'autore
-della _Gerusalemme liberata_, un poema che vostra eccellenza farebbe
-bene di leggere, e che troverebbe certo migliore della _Marfisa
-Bizzarra_ del conte Carlo Gozzi.
-
-— E chi osò trattare da pazzo questo insigne poeta?
-
-— Il Duca Alfonso di Ferrara, che lo tenne in prigione....
-
-— E perchè?...
-
-— Perchè il povero poeta aveva osato levare gli occhi alle stelle....
-perchè aveva amato la Duchessa Eleonora, la sorella d'Alfonso....
-
-— Oh ve ne prego, raccontatemi la storia degli amori del Tasso e di
-Eleonora....
-
-Vittore ignorava quasi intieramente quella storia, ma la sua fantasia
-era abbastanza feconda per supplire ai documenti mancanti, e creò un
-racconto interessante della fiamma del poeta per la bella duchessa,
-e vi aggiunse le più tenere avventure, e le relative osservazioni
-filosofiche e comparative fra la nobiltà dell'intelletto e la nobiltà
-dei natali, e sul pregiudizio della nobiltà ereditaria.
-
-Un altro giorno lesse a Silvia l'episodio d'Olindo e Sofronia,
-spiegando alla fanciulla le allusioni del poeta, e disponendola
-all'intelletto della vera poesia.
-
-Tali frequenti ritrovi, resi interessanti dallo scambio reciproco
-dei sentimenti e delle idee, strinsero la intimità dei due giovani,
-e divennero oltremodo graditi al loro bisogno d'espansione. Silvia
-andava colla cameriera Lucietta a trovare la Rosa, e colà si univano
-a Vittore che le faceva correre attraverso la campagna. Osvaldo, un
-fratello di Vittore, prendeva le reti, e andavano alla pesca portando
-con loro delle frutta per una modesta colazione sull'erba. Talvolta
-Lucietta si perdeva pei campi con uno sbarbatello dei contorni che
-le prometteva di farla contessa, e allora Silvia e Vittore vagavano
-solitari, conversando e questionando di mille cose diverse. Valdrigo
-la proteggeva dall'ululato dei cani, dai pericoli provenienti dagli
-animali pascolanti, dalle spine dei roveti. La portava attraverso
-i ruscelli, la teneva per mano nelle salite più ardue, la difendeva
-dal sole con dei rami degli alberi, e dal vento coprendola colla sua
-giubba.
-
-Dopo lungo cammino si siedevano a riprender lena sotto agli alberi, e
-Silvia scherzando gli diceva: — Riposiamoci un poco, ma poi andiamo
-avanti, avanti, sempre avanti fino a quei monti lontani, e dopo
-varcheremo anche i monti, e sempre avanti....
-
-Egli le prendeva la mano, e la guardava negli occhi tacendo. Tacendo
-colla parola, perchè gli occhi parlavano abbastanza, e le anime si
-trovavano in armonia, come due arpe che mandano il medesimo suono.
-L'ingenuità della fanciulla la rendeva sacra a Valdrigo che la
-circondava del rispetto dovuto dai mortali verso gli angeli. Quella
-pura ammirazione era una sorgente d'ispirazioni novelle, di pensieri
-elevati. Nella sua tranquilla cameretta egli tracciava delle immagini
-celesti degne della matita di Raffaello; e traea dal violino dei
-canti di suprema dolcezza, e sovente improvvisava dei versi sublimi
-riboccanti d'entusiasmo e di gemiti, che si perdeano per l'aria, e
-svaporavano come diamanti consumati dalla combustione. Cosicchè non
-restava mai nulla di tante effimere creazioni. Nessuno era presente per
-colpire sul fatto le idee del poeta o le note del suonatore, ed egli
-stesso obliava ogni cosa quando cessata quella specie di ebbrezza che
-agitava il suo spirito, si lasciava cadere sopra il letto, sfinito ed
-esausto.
-
-Anche gli abbozzi sparivano, nei momenti di scoramento, quando
-misurando le difficoltà che avrebbe incontrate nella completa
-esecuzione di pensieri appena accennati, egli distruggeva quelle forme
-indeterminate, come aborti indegni dell'arte.
-
-Una mattina d'ottobre uscì per tempo a respirare l'aria aperta.
-Le foglie cadendo dagli alberi disponevano la mente ai pensieri
-melanconici, entrò nel boschetto e si trovò dirimpetto di Silvia.
-Una lagrima scendeva sulle guancie della fanciulla, che vedendosi
-sorpresa si passò rapidamente una mano sul volto, e finse un sorriso.
-Ma Valdrigo se n'era avveduto e fattosele incontro, le chiese
-con affettuoso interesse il motivo della sua tristezza. Essa negò
-fermamente d'aver pianto, e volle rassicurarlo che nulla agitava il suo
-spirito. Passeggiarono insieme qualche tempo, in silenzio, poi Silvia
-volle uscire dal boschetto, Valdrigo la pregava a rimanere, ma essa gli
-rispose con aria risoluta:
-
-— Usciamo, ve ne prego, non dite una parola di più....
-
-Si separarono in giardino, Silvia, rientrò nel palazzo, Valdrigo uscì
-alla campagna, in traccia di solitudine.
-
-
-
-
-XVI.
-
-
-Vi sono dei giorni d'autunno ne' quali sembra che la natura si disponga
-a dare un ultimo addio alla bella stagione, avanti il sonno delle
-piante, avanti le brine del verno. Il sole risplende in un cielo
-perfettamente sereno, l'aria è tranquilla, gli uccelli cantano sugli
-alberi, i fiori emanano le più soavi esalazioni, tutta la campagna
-presenta un aspetto di pace e di felicità. L'indomani dell'ultimo
-incontro di Silvia e di Vittore era uno di quei giorni. Ogni volta
-che i due giovani uscivano in giardino i loro passi si dirigevano
-verso l'ombrose macchie del bosco, quasi vi fossero attirati da una
-forza misteriosa; talvolta, appena entrati, Silvia voleva ritornare
-in giardino, e sembrava dominata da due genii contrari, uno che la
-invitava, l'altro che la respingeva da quel delizioso recesso. Quella
-mattina pareva che i genii si fossero messi d'accordo, perchè i due
-giovani entrarono francamente nel bosco, senza esitanza, e Silvia,
-sedutasi ai piedi d'un albero, disse a Vittore: — Qui non saremo
-disturbati, e la quiete che ne circonda in questo luogo romito, si
-presta perfettamente all'intento. Leggete dunque i versi che avete
-composti ier mattina passeggiando per la campagna, dopo la vostra
-pretesa scoperta.
-
-Vittore rispose: — Manterrò la promessa.... — e spiegando un foglietto
-si mise a leggere una poesia che aveva per titolo: _Le lagrime d'una
-fanciulla_.
-
-Egli leggeva con una voce dolce e commossa, e la giovinetta
-impallidiva, il suo seno si sollevava agitato, le labbra semichiuse
-reprimevano invano i sospiri, e gli occhi umidetti non potevano
-rattenere le stille che le irrigavano le guancie. Finita la lettura.
-Vittore fece in mille brani il foglietto, e disperdendolo al vento,
-esclamò: «Andate, poveri sogni, nel regno dei fantasmi, questa
-vita non è fatta per la poesia!...» Silvia levatasi con un rapido
-slancio voleva arrestare Valdrigo, ma troppo tardi, che già i piccoli
-frammenti scendevano al suolo fra le foglie secche degli alberi. Allora
-trapassando con repentino movimento dall'emozione alla collera: —
-Ebbene, disse, addio!... mi avete dato una ferita mortale, e per voi
-sono morta!... — e si mise in via per uscire.
-
-Valdrigo sbalordito dalla sorpresa le corse presso, la ritenne per la
-mano, la ricondusse sotto l'albero, la fece sedere nuovamente, ma essa
-non lo guardava, e non rispondeva alle sue scuse. Allora, disperato
-d'averla offesa, disperato d'aver perduto quello sguardo che gli
-penetrava nell'anima come un raggio di luce divina, si gettò a' suoi
-piedi in ginocchio, e colle mani giunte, e le lagrime del pentimento
-sul ciglio, gli ripeteva: — Perdonate, Silvia, perdonate, io non
-credeva quei versi degni di voi, la vostra collera mi uccide, ogni
-vostro desiderio è sacro per me, voi avrete quei versi che io tengo
-nella mente, ne avrete ancora degli altri, se non mi negate quello
-sguardo che m'ispira i più sublimi pensieri. — Allora Silvia volgendo
-lentamente la testa verso Vittore lo guardò e lo vide sconvolto
-dal dolore, cogli occhi infuocati pieni di lagrime, che domandavano
-pietà. Commossa fino al fondo del cuore, gli pose una mano sul capo,
-e pronunciando la dolce parola: vi perdono, avvicinò il suo volto
-a quello del giovane, ed entrambi, trasportati da quell'estasi che
-inebbria le anime giovanili, suggellarono con un bacio reciproco la
-pace, e rimasero un minuto fuori del mondo.
-
-Ma ohimè! la realtà della vita li richiamava sulla terra per mezzo
-d'un fastidioso accidente. Uno scroscio di risa ruppe istantaneamente
-l'incanto, come lo scoppio di un fulmine che sveglia dal sonno e
-disperde i sogni beati da soavi visioni. Don Lio aveva sorpreso i due
-giovani nell'atto del bacio, e ne menava uno scalpore indiavolato.
-
-— Bravi, ripeteva battendo le mani, bravissimi!... Brava la futura
-sposa del conte Leoni, bravo il nemico delle muse, lo schernitore di
-Cupido! Egli confida nel silenzio delle Amadriadi e simile a Prometeo
-tenta la salita del cielo per rapire il fuoco divino!
-
-Le sue declamazioni mitologiche attirarono servi, la confusione si
-diffuse per la casa. Silvia umiliata si ritirò nella sua stanza,
-Vittore tentò invano di giustificare la fanciulla. Don Lio fu
-l'implacabile accusatore del delitto. Il nobile Almorò degli Orseolo,
-intimò a Valdrigo lo sgombro immediato dalla casa. La nobildonna
-Fulvia non poteva darsi pace d'un tale scandalo, il cavaliere
-servente Partecipazio ne strabiliava. Don Lio accusava il seduttore
-d'insaziabile ambizione, Partecipazio sosteneva che il popolo è
-divenuto oltremodo vizioso, che non bisognava troppo proteggere la
-gente bassa, e rimproverava alla nobildonna la sua debolezza, il suo
-capriccio di tollerare in famiglia un villano, e dichiarava che tutti
-devono rimanere al loro posto, i bifolchi alla marra, i nobili alla
-toga. — Per quanto farete, egli andava ripetendo, i villani resteranno
-sempre villani, il sangue non si cambia, la nobiltà dell'uomo scorre
-nelle vene. Il mondo sarà sempre così! e Don Lio approvava abbassando
-la testa, sollevando le braccia e agitandole in segno di profondo
-convincimento.
-
-La figlia colpevole dovette comparire davanti alla madre, alla quale
-spiegò ingenuamente il motivo di quel bacio tanto fatale. La madre
-la minacciò di rimetterla in convento fino al ritorno dello sposo,
-al minimo indizio di civetteria; la ammonì a tenersi in riserva, e
-soggiunse: — Se Valdrigo fosse stato un nostro pari, certo non avrei
-permesso la vostra intimità, ma come poteva io sospettare che un uomo
-senza nascita potesse farvi discendere sino a lui? Quando sarà finita
-questa benedetta missione diplomatica del conte Leoni faremo subito
-il matrimonio, ed allora sarete libera; ben inteso, sempre nei limiti
-delle convenienze, scegliendo il vostro corteggio nel libro d'oro, e
-possibilmente fra quelli di antica data.
-
-
-
-
-XVII.
-
-
-Vittore Valdrigo si rifugiò nel seno di sua madre. La povera donna
-piangeva con lui, e si desolavano entrambi, non per la perduta
-protezione, ma per le false accuse colle quali interpretavano uno
-slancio di sentimento non disgiunto dal più profondo rispetto. La
-povera Rosa consolava suo figlio con ingenue ma affettuose parole,
-perchè il suo linguaggio era quello della semplice natura.
-
-Dopo il primo sfogo violento dell'anima offesa, Valdrigo scrisse una
-lettera ai nobili Orseolo nella quale giustificava la sua condotta,
-e dichiarava la sua eterna riconoscenza dei benefici ricevuti.
-Non risposero, ma gli fecero pervenire tutti gli oggetti che gli
-appartenevano, come ultimo indizio di completo abbandono. Rosa sgombrò
-la stanza della torre, la fece imbiancare, vi collocò un buon letto,
-un tavolo, due sedie, e vi depose con religiosa attenzione tutte le
-quisquiglie da rigattiere che costituivano il corredo del figlio.
-Egli si abbandonò ad una profonda tristezza, ad un letargo che
-pareva assopire il suo dolore, ma non era che l'effetto d'un vuoto
-immenso che isolava la sua esistenza. La buona Rosa lo osservava di
-sottovia, rispettava i suoi lunghi silenzi, lo serviva colla assiduità
-instancabile dell'affetto materno. Alle sue parole di riconoscenza
-rispondeva con un bacio, alle sue domande d'acqua gli portava del vino,
-e gli metteva sul tavolo del pane caldo, dell'uva secca, delle frutta.
-Per lui ci doveva essere ogni giorno la panna, il butirro fresco, e
-si dovevano raccogliere nel pollajo le uova ancora tiepide. Zammaria
-brontolava, ma Rosa levava la testa e gli faceva certi occhiacci che
-dovevano significare una spaventosa minaccia, perchè a quel cenno
-il marito cessava da ogni lamento ed usciva zufolando un'arietta
-concitata, ma inoffensiva.
-
-Quando le sembrava di poter parlare senza essere importuna, la Rosa
-si studiava di consolare suo figlio, dicendo: — Fatti animo che non
-siamo poi tanto poveretti, quantunque contadini. Gli animali della
-stalla sono tutti nostri, e qualche bel zecchino l'ho messo da parte
-colla mia economia. Nel fondo del cassone ho un involto di ducati
-nascosto in un pajo di calze, e tu potrai disporne a tua voglia.
-Zammaria ripete sempre al padrone che gli anni sono cattivi, ma non è
-vero, naturalmente queste cose si debbono dire perchè non crescano gli
-affitti, ma coll'ajuto del cielo, si vive, e si mette anche qualche
-cosa da parte.
-
-Egli ringraziava sua madre, e dichiarava non aver bisogno di nulla.
-
-A poco a poco l'abitudine prese il suo dominio; e i giorni passavano
-vuoti di opere ma ripieni di pensieri, di contemplazioni, di sogni.
-I progetti tenevano luogo dei fatti, chè Valdrigo vedeva bene
-gl'inconvenienti d'un ozio prolungato, e confessava a sè stesso che la
-sua educazione, e il suo genio lo chiamavano altrove, che il momentaneo
-ritiro nella solitudine doveva essere una specie di cura medica delle
-ferite del cuore, non mai l'ultimo destino della sua vita. Ma la cura
-era fallata e invece di sanare le piaghe inacerbiva le ferite. La
-solitudine ingrandisce i fantasmi, stende un velo sul mondo positivo,
-e dischiude l'adito al regno dei sogni. Nella solitudine Silvia gli
-sembrava più bella, e nel vasto universo deserto, essa dominava con
-tutta la forza del mistero. Agli occhi di Valdrigo essa non era più
-donna, ma apparteneva alle fantastiche legioni degli angeli, anime
-tutte divine, vestite di candide forme e di eterei sembianti. Nella
-solitudine l'amore diventa una religione, e gli amanti simili ai devoti
-eremiti si lasciano assorbire dalla adorazione degli idoli, ingranditi
-ai loro sguardi per l'effetto dell'esaltazione mentale. Questa vita
-di contemplazione bastava al suo spirito. Intanto venne l'inverno, e
-sua madre tentava invano di fargli abbandonare la campagna deserta,
-e invano ogni giorno gli offriva del denaro perchè potesse recarsi a
-Venezia o almeno a Treviso per seguire il suo destino, e guadagnarsi
-una vita onorata con un lavoro adeguato alla sua educazione ed alla sua
-capacità. Egli le prometteva sempre di partire, ma rimaneva.
-
-Le nostre cortesi leggitrici, se avremo l'alto onore di averne,
-diranno: — Ma che cosa poteva fare un artista alla campagna, d'inverno
-in una bicocca di contadini, nella più profonda solitudine?... —
-Gentilissime signore, riflettete un momento che gl'innamorati non sono
-mai soli, e gli artisti nemmeno. Valdrigo passeggiava in compagnia
-d'una donna immaginaria, la più bella fra le belle, la più sommessa fra
-le schiave. Ella era tutta sua, e gli teneva luogo d'un popolo: quelle
-solitudini abbellite dalle sue chimere erano il suo dominio, e gli
-tenevano luogo d'un regno. Egli faceva un sogno delizioso e non voleva
-essere risvegliato. E quante volte, cortesi leggitrici, non avete
-trovato voi stesse i vostri sogni segreti più belli della realtà!
-
-Permettete dunque che Valdrigo rimanga qualche tempo in campagna,
-malgrado la perversità della stagione, che egli però trovava secondo
-i suoi gusti. I rami secchi degli alberi, le foglie cadute, il cielo
-nebbioso, la natura morta convengono perfettamente a certe condizioni
-dell'animo, quando un pensiero e un'immagine riempiono il cuore. Le
-anime leggere e i cuori vuoti cercano avidamente i frivoli piaceri del
-mondo, i balli, i teatri, le feste. Ciascheduno ha bisogno della folla
-per cercare un compagno. Chi l'ha trovato, chi l'ha perduto per sempre
-può vivere nella solitudine.
-
-Valdrigo usciva a passeggiare pei campi deserti, quando l'aria gelata
-aveva cristallizzata la nebbia sugli alberi. Quella scena era per lui
-uno spettacolo fantastico, un mondo di cristallo. I rami delle piante,
-le siepi, l'erba secca delle rive si trasformavano in lucidi brillanti,
-i salici piangenti parevano diventati fiocchi giganteschi di candida
-ciniglia, il ghiaccio dei fossi presentava l'apparenza dei moarri
-di Lione che servono di veste alle regine, ma che sono una debole
-imitazione della natura. E i giorni di neve le vaste campagne coperte
-da un bianco tappeto mandavano dei riflessi azzurri, e presentavano
-l'aspetto di quei deserti del polo, che ci vengono descritti dagli
-arditi viaggiatori. E alla notte la luna battendo sulla neve i suoi
-raggi raddoppiava la luce pel riflesso della bianca terra, e faceva
-brillare uno strato infinito di diamanti. Chi non ha veduto la campagna
-d'inverno non conosce uno spettacolo degno d'ammirazione.
-
-Venne la primavera, coi fiori delle siepi, col canto degli uccelli,
-cogli aliti imbalsamati pregni di amorose malìe. Chi avrebbe
-abbandonata la natura nel momento incantevole che si desta dal sopore
-del verno?... Non certo un innamorato, un poeta, un sognatore. L'estate
-offriva al pittore i più vaghi motivi d'ombra e di luce. La falciatura
-dei prati gli apportava il profumo dei fieni recenti, la mietitura
-del frumento gli mostrava l'effetto della porpora sull'oro, per mezzo
-dei rossi papaveri confusi ai covoni delle spiche mature. Il canto
-dell'allodola pareva rispondere alla canzone della spigolatrice,
-entrambe solitarie, e forse entrambe innamorate. L'autunno lo riteneva
-col prestigio delle sue frutta, col gajo spettacolo dei pampini carichi
-d'uve, colle tinte variopinte delle foglie.
-
-Egli osservava e ammirava, voleva imitare le armonie della natura
-col suono del violino, e colla matita disegnava i gruppi degli alberi
-antichi, le movenze degli animali pascolanti, gli atteggiamenti delle
-rustiche fanciulle che danzavano sul prato, o andavano alla pesca
-lungo le rive, o nelle acque cristalline. Così passò il primo anno.
-All'autunno i nobili Orseolo vennero a villeggiare senza Silvia. La
-nobildonna Fulvia, per salvarla dalle supposte insidie dell'ambizioso
-Valdrigo, l'aveva confidata ad una amica elegante che villeggiava sulla
-Brenta in mezzo a numeroso corteggio di sdolcinati cicisbei.
-
-Vittore si decise di ritornare a Venezia, terminato l'autunno, ma i
-giorni di novembre erano così belli di tristezza che lo ritennero con
-una forza insormontabile. Alla madre che gli chiedeva il giorno preciso
-della partenza per le ultime disposizioni da prendersi egli rispondeva:
-— Domani. — Domani! arcana parola, giorno indeterminato che esiste
-ma non è iscritto precisamente in nessun mese dell'anno, in nessuna
-divisione della settimana! Domani vuol dire il futuro misterioso,
-l'avvenire che sta in mano di Dio! Tutti abbiamo un domani fatale; oggi
-la vita, domani la morte! oggi i lampi del genio, domani le tenebre
-della tomba!
-
-Il domani di Valdrigo non arrivava mai. Oh! l'indolenza delle anime
-quanti furti commette verso la patria. Quante opere insigni, non si
-fecero per aspettare un domani il quale non giunse che per annunziare
-la vanità degli umani progetti! — Domani diceva Valdrigo, e accendendo
-la pipa si gettava sull'erba fra i vortici di fumo. L'indolenza
-è una malattia dell'anima raramente acuta, quasi sempre cronica e
-incurabile. Quando s'incomincia a far niente, non si esce dall'incanto
-di quella dolcezza senza una scossa violenta. È la storia di Rinaldo
-nei giardini di Armida. Chiunque avrà provato in sua vita la malattia
-del far niente, non sarà punto sorpreso al nostro annunzio che Valdrigo
-passò il secondo anno come il primo, sempre disposto a partire, sempre
-ritenuto da una abituale indolenza.
-
-Finalmente venne il secondo autunno, e come al solito ricomparve a
-Vascon la famiglia degli Orseolo col consueto corteggio di Don Lio
-innamorato fedele delle muse, e col nobile Partecipazio sempre più
-ringiovanito dalle pomate e dai cosmetici coi quali cancellava le rughe
-del suo volto, come i ristauratori dei quadri antichi riparano i guasti
-del tempo. Questa volta poi c'era anche la Silvia, perchè l'esperienza
-aveva insegnato a sua madre che amori della durata di due anni non
-esistevano al mondo, e quindi secondo le sue massime ogni pericolo era
-tolto.
-
-L'arrivo della fanciulla scosse Valdrigo dal letargo; e indovinate che
-cosa fece!
-
-Valdrigo fuggì.
-
-Cercando di vederla si sarebbe esposto a nuovi insulti, a nuove
-calunnie, e il suo carattere non era tale da affrontare una seconda
-volta l'alterigia patrizia. Averla vicina e non vederla era cosa
-insopportabile al suo cuore, era lo stesso come il pretendere che il
-ferro si allontanasse all'avvicinarsi della calamita.
-
-Dalle lotte colla natura si fugge con energica risoluzione, ma non si
-resiste nè si vince. Valdrigo dunque partì, ma non per Venezia che non
-aveva per lui più attrattive, ma per un viaggio pedestre ed artistico
-sulle Alpi che contemplava da lontano e non aveva mai vedute da presso.
-Entrò nel Cadore, la Svizzera del Veneto, e costeggiando la Piave
-visitò quei boschi antichi, e quei monti scoscesi che offrono tanti
-spettacoli sublimi all'ammirazione di chi ama la natura, e la grande
-poesia delle sue opere. La donna de' suoi pensieri lo seguiva dovunque,
-e disponeva la sua mente alla contemplazione di quelle scene stupende
-che le anime volgari guardano stupidamente senza gustarle.
-
-In quelle solitudini alpestri egli meditava le grandezze delle opere
-di Dio e la caducità delle umane produzioni. Quelle roccie sfidavano
-gl'insulti dei secoli, e le opere più solide dell'uomo non potevano
-sopravvivere alle spente generazioni. L'antico Egitto scomparve,
-Gerusalemme non è che un mucchio di macerie, la divina Atene è caduta,
-e di tanta scienza, e di tante arti gentili, e di tante sublimi o
-graziose produzioni non ci restano che pochi frammenti che rendono più
-amaro il tramonto di ogni grande civiltà.
-
-Volle compiere un pio pellegrinaggio al paese che diede i natali al
-grande Tiziano; e in quella valle pittoresca che fiancheggia la Piave
-cercava i punti che avranno arrestati gli sguardi dell'immortale
-pittore. Visitò la casa abitata dall'artista ancora fanciullo, e
-baciò la parete ove appena decenne quella mano divina aveva dipinto
-una Vergine col succo d'erbe spremute e di fiori. Era quello il
-primo lavoro dell'uomo davanti al quale l'imperatore Carlo V, doveva
-inchinarsi a raccogliere il pennello caduto, rispondendo alla sorpresa
-di lui: — Tiziano è degno d'essere servito da Cesare.
-
-Ritornò a Saltore in novembre, quando tutti i villeggianti erano
-partiti, e rifece solitario i passeggi che doveva aver fatti la Silvia,
-e seguiva le sue traccie coll'istinto, e gli sembrava di vederla.
-Talvolta si arrestava dietro un albero ad osservare il giardino e il
-palazzo. Ma le chiuse imposte gli pesavano sul cuore come le memorie
-dei morti. Angelo Rotondo vangava la terra intorno agli dèi venerati
-da Don Lio, Fiorina copriva i garofani per ripararli dal freddo, e il
-boschetto era deserto.
-
-Un giorno ritornando dal solito passeggio trovò sua madre sulla porta
-che lo aspettava, tenendo fra le mani una lettera. Vittore riconobbe
-sull'indirizzo il carattere di Antonio Canova. Il collega ed amico gli
-scriveva da Roma la relazione del suo primo trionfo.
-
-Il grande monumento del pontefice Ganganelli era stato scoperto al
-pubblico nella chiesa dei santi Apostoli. Canova gli raccontava la
-storia dei suoi lavori, degli studi intrapresi, delle fatiche sostenute
-per superare le difficoltà dell'arte, e gli svelava ingenuamente le
-gioje provate a lavoro compiuto, e le agitazioni sofferte davanti al
-giudizio del pubblico, e accennando le lodi ricevute e le critiche
-soggiungeva: «le critiche danno luogo a riflettere ed insegnano: le
-lodi sovvertono ed addormentano; tolgono la smania di andare avanti, di
-tenere in attività lo spirito per distinguersi»[5].
-
-Ai discorsi dell'arte seguivano le confidenze del cuore; il quale
-soffriva per un amore infelice. Lo scultore amava la figlia d'un altro
-artista, Domenico Volpato. Erano stati fidanzati, ma inesplicabili
-misteri aveano rotto quel nodo, e in luogo delle nozze era seguito
-l'abbandono. Ma egli cercava nel lavoro un sollievo al dolore, e così
-anche le ambascie d'un amore tradito divenivano fomite all'arte e
-aggiungevano espressione alle opere.
-
-Canova chiudeva la lettera eccitando l'amico a mettere a prova il suo
-genio con qualche opera di lena, e lo invitava a dargli notizia dei
-lavori compiuti.
-
-Il rossore della vergogna coloriva le guancie del giovane, il rimorso
-del tempo perduto gli lacerava la coscienza, l'esempio glorioso
-dell'amico lo scoteva finalmente dal lungo letargo, e presa una
-risoluzione irremovibile, si diede a raccogliere gli studi dispersi,
-a mettere insieme i suoi libri, gli arredi, e gli utensili dell'arte
-mentre che la madre gli apparecchiava il fardello delle vesti, per la
-partenza.
-
-All'indomani alzatosi per tempo abbracciava i parenti, stringeva al
-seno sua madre che piangeva a calde lagrime, dalla gioja di vederlo
-risoluto a lavorare e dal dolore di perderlo. La buona donna gli
-metteva in mano le sue economie, gli raccomandava il coraggio, lo
-accompagnava per un tratto di via. I suoi bagagli partivano sopra una
-carretta condotta fino a Mestre da Osvaldo, egli se ne andava a piedi,
-come la prima volta, ma con qualche anno di più con qualche illusione
-di meno, con l'anima ferita, col rimorso del tempo perduto.
-
-Per via sua madre gli prodigava i consigli dei cuori semplici, lo
-pregava di conservarsi onesto, di meritarsi la stima di tutti, di non
-lasciarsi invadere dall'ozio, di aver fede in Dio, di voler bene a
-lei che pregava sempre per la sua felicità, e invocava sul suo capo le
-benedizioni del cielo. A Lancenigo si separarono con nuove lagrime e
-baci; la buona Rosa ritornò a Saltore col cuore stretto dall'affanno, e
-Vittore giunto a Mestre, e preso posto in una barca, arrivava alla sera
-in Venezia.
-
-
-
-
-XVIII.
-
-
-Sbarcò in casa d'un amico, e si mise tosto in traccia d'un alloggio
-modesto. Nel tempo che dimorava al palazzo Orseolo aveva fatto
-conoscenza con un certo Beppo Caruga battelliere, che conduceva gli
-artisti al lido, e nelle gite dei dintorni.
-
-Avendolo scontrato per via gli chiese delle indicazioni in proposito.
-Beppo offerse una stanza nella sua casa, che venne subito accettata,
-e trasportativi i bagagli prese immediatamente possesso della nuova
-dimora dopo aver fissato un modesto contratto per l'alloggio e pel
-vitto.
-
-La casa del povero pescatore era situata in un quartiere remoto di
-Venezia. Essa formava l'angolo di una calle che finiva in laguna, e la
-stanza di Valdrigo aveva tre finestre, una guardava la strada, le altre
-l'acqua. Da lontano la catena dei monti formava la cornice del quadro.
-Quella camera era stata la stanza nuziale dei genitori di Beppo, morti
-entrambi da due anni. Ripulita e imbiancata, si voleva affittarla,
-ma non trovava aspiranti perchè se la stanza era vasta, ariosa e
-decente, l'aspetto esterno della casa era affatto miserabile, cosicchè
-quell'alloggio riusciva troppo povero e lontano dal centro per le
-modeste fortune, e di troppo lusso per i poveri. Valdrigo vi si trovava
-a meraviglia, e sosteneva che l'esterno era più bello dell'interno.
-I muri scalcinati, i modiglioni sporgenti, le reti distese sulla
-facciata che si asciugavano al sole, i canestri panciuti del pesce
-che circondavano la porta, i laceri pannilini che sventolavano dalle
-finestre sopra un lungo bastone, come le banderuole dei navigli in
-un giorno di festa, davano veramente a quella casa un certo che di
-pittoresco, che conveniva perfettamente alle idee di Valdrigo. La
-vista poi dalle finestre era magnifica, e si estendeva sopra un vasto
-orizzonte. Alcune bianche vele disperse per la laguna si riflettevano
-sulle acque e parevano uccelli fantastici vaganti sulle onde azzurre
-del mare. Nelle ore del riflusso gli strati scoperti apparivano come
-verdi tappeti galleggianti, e i cercatori di crostacei vagavano per le
-alghe ricurvi il dorso, in traccia della preda. Al tramonto del sole
-le montagne lontane si tingevano di colori cangianti dal giallo d'oro
-al rosso porporino, dal rosso al violetto, e finalmente all'azzurro,
-fino a che le nevi brillavano ai languidi chiarori della luna. Tutto
-il giorno la laguna era popolata di barche, le più vicine apparivano
-distinte coi loro accessorii più minuti, le lontane parevano un punto
-nero nello spazio. Entravano di continuo nel canale, passavano o si
-fermavano alla riva battelli, burchi, caicchi, gondole, peote, e ogni
-maniera di barche. Sulle fondamenta le donnicciuole si sedevano al
-sole, rattoppando i cenci, o facendo i calzetti, querelandosi fra
-loro, mormorando del prossimo, lamentandosi della crescente miseria.
-I fanciulli giocavano, i battellieri si riposavano sulle soglie delle
-porte o apostrofavano i compagni, o si burlavano dei passeggieri, o con
-un segno degli occhi imberciavano certe gondole che uscivano al fresco
-con due innamorati.
-
-Quel luogo, quantunque lontano dal centro romoroso di Venezia, pure
-non era il più opportuno per decidere al lavoro il nostro indolente
-Valdrigo. Mille motivi lo attiravano alla finestra, mille altri ve lo
-ritenevano in osservazione. Da un lato studiava la natura, dall'altro
-le scene popolari che aveva sotto gli occhi. Dagli alberi e dai
-campi di Saltore, alle barche ed alle acque di Venezia il mutamento
-era troppo grande per non attirare gli sguardi d'un artista. Dalla
-solitudine della campagna alla bizzarra conversazione del popolo
-di Venezia la differenza era troppo rimarchevole per non servire di
-distrazione, a chi tanto facilmente si lasciava distrarre.
-
-La famiglia de' suoi ospiti si componeva di tre soli individui. Beppo,
-sua sorella Maddalena, e la vecchia Marta, la nonna degli orfani, una
-povera vecchierella grinza e rugosa. Beppo era un ardito pescatore,
-laborioso sul mare, scioperato sulla terra. Marta aveva dieciotto anni,
-i capelli castagni, gli occhi briosi, una bocca ridente che lasciava
-vedere il candore dei denti, la carnagione brunetta, la figura snella.
-La gioventù e la salute andavano d'accordo nell'abbellire la modesta
-popolana la quale aggiungeva a questi doni della natura la pulitezza
-della persona, un abito semplice, un grembialino fiorito, un monile di
-corallo coi relativi orecchini.
-
-Quando usciva di casa battendo i tacchi delle pianelle sul selciato,
-dimenando i fianchi con una particolare leggiadria, col fazzuolo bianco
-sul capo, e l'aspetto franco e sicuro, tutti gli sguardi la seguivano;
-i giovinotti si volgevano indietro a guardarla con quella attenzione
-avida ad un tempo e stizzosa colla quale il cacciatore osserva una
-rara selvaggina che gli passa sotto al tiro, ma vola rapidamente e
-sparisce, prima che possa montare lo schioppo per farla cadere a' suoi
-piedi. E i vecchi libertini stralunando gli occhi per vederla tutta
-intiera, si passavano la lingua sulle labbra come il goloso gastronomo
-davanti l'evaporazioni solleticanti d'un delizioso manicaretto che
-non è destinato per lui. Ma nessuno osava importunarla, tanto la sua
-fisonomia incuteva rispetto, per una certa aria fra l'innocente e
-il risoluto, che pareva dire — non avrete niente, o uno schiaffo. —
-Valdrigo la guardava sottecchi coll'ammirazione del pittore, ma colla
-indifferenza dell'innamorato di un'altra.
-
-I primi giorni, Maddalena portava nella stanza del giovane il suo
-modesto desinare che era trovato sempre eccellente, ma poi egli chiese
-di far tavola comune cogli ospiti, e dopo alcune cerimonie venne
-accettato. La mensa si allestiva in cucina, e dopo il pranzo prendevano
-tutti una fiammata davanti al camino. Quando nevicava, o soffiava
-il vento, la conversazione si prolungava qualche ora. La vecchia si
-addormentava la prima, e Beppo le teneva compagnia poco dopo, cosicchè
-Vittore e Maddalena restavano soli a contarsela.
-
-Taluno dei nostri giovani lettori si aspetta adesso una dichiarazione
-d'amore, e un dialogo passionato. Tutt'altro, signori, Valdrigo parlava
-a Maddalena del buon tempo e della pioggia, del caldo e del freddo,
-— non vi ricordate che egli era innamorato di Silvia? e di che sorta
-d'amore! di quegli amori che scompariscono dal mondo coll'abolizione
-delle classi privilegiate, col principio dell'eguaglianza.
-
-L'amore cresce sempre in ragione diretta delle difficoltà che incontra,
-e degli ostacoli che si frappongono al suo corso regolare, come quei
-torrenti che ingrossano davanti agli argini e alle dighe, e diventano
-minacciosi pei campi sottoposti. Quando gli odii politici dividevano
-le famiglie, rendendo impossibile ogni alleanza fra i nemici, allora si
-vedevano gli amori di Giulietta e Romeo; quando si divisero le nazioni
-fra nobili e plebei con una sbarra insormontabile, si videro fra i
-giovani delle due parti degli amori d'una tenacità pari all'alterigia
-dei nobili, e questo era il caso di Valdrigo. Le leggi della ingenua
-natura sono semplici e piane, la fecondazione delle piante succede
-spontaneamente sul campo, la fecondazione degli animali bruti è
-sottoposta alle stesse condizioni dei vegetali, e così sarebbe anche
-della razza umana, al cui naturale connubio la natura non domanda
-altro che un maschio ed una femmina. Ma l'uomo essendo un animale
-ragionevole non ha trovate giuste le leggi di natura, si è incaricato
-di correggerle ed ha emanate delle leggi civili che costituiscono la
-base della nostra società. La natura diceva: un matrimonio è
-bene assortito quando due giovani di sesso diverso si sentono chiamati
-da una istintiva inclinazione a formare una sola famiglia. E sembra
-che questo fosse un grande sproposito, che venne corretto nel modo
-seguente: La società dichiara un matrimonio bene assortito quando i
-nobili sposeranno i nobili; quando i ricchi si uniranno coi ricchi
-e i plebei coi plebei, e in altre parole un matrimonio sarà bene
-assortito quando una donna con ricca dote sposerà un uomo che nuota
-nell'abbondanza, e quando un uomo che non ha nulla per vivere formerà
-famiglia con una donna che muore di fame. La società avendo fissati
-questi principi fondamentali, la natura si oppose e protestò, e da
-questa lotta fra le leggi di natura e le leggi sociali nacquero tutte
-quelle sventure amorose e i conseguenti delitti che troviamo registrati
-nelle storie, raccontati nelle cronache, esagerati nei romanzi.
-
-E siccome noi non vogliamo esagerare questa storia perchè non si dica
-che scriviamo un romanzo, diremo francamente che Vittore Valdrigo,
-quantunque perdutamente innamorato di Silvia, pure non si trovava male
-con Maddalena, e senza avvedersene egli stesso le stava volontieri
-vicino.
-
-Ma non essendo punto innamorato di lei, le sue idee non subivano
-quella specie d'esaltazione cerebrale che innalza i pensieri al disopra
-dei tetti, cosicchè le sue idee volgevano al positivo e al comune, e
-riscaldandosi al camino andava dicendo fra sè stesso: — È egli giusto
-ed onesto che per il piacere di riscaldarmi con questa buona ragazza io
-debba consumare la legna de' miei ospiti?... È egli giusto ed onesto
-che intanto che a Saltore abbonda il combustibile, io mi riscaldi
-colla legna che scarseggia a Venezia? — Così riflettendo prese una
-lodevole determinazione e scrisse a sua madre che mandasse Osvaldo a
-Mestre con un buon carro di legna, e ne fissava il giorno preciso.
-Rosa, ricevuta la lettera, corse dal curato per farsela leggere, e
-ritornò a casa decisa a farsi onore, ma Zammaria si mise a brontolare
-e a mendicare dei pretesti, e finì dichiarando che la legna bisogna
-venderla pei bisogni di famiglia, e incominciò una resistenza ostile
-e una scaramuccia che a poco a poco divenne un vero combattimento. La
-Rosa impiegava invano la solita artiglieria degli sguardi fulminei,
-chè Zammaria prevedendo i mezzi del nemico si difendeva voltando la
-schiena agli assalti. Allora la Rosa, assalito di fronte l'avversario,
-gli gettò due parolette nell'orecchio che parvero far breccia; e come
-al solito mormorando per la sofferta sconfitta, cedette il campo di
-battaglia, e se ne andò nella stalla a sfogare la sua collera coi buoi,
-sopra i quali menava la striglia con tanto furore che i poveri animali
-si dimenavano spaventati e mandavano dolorosi muggiti.
-
-Al giorno fissato Valdrigo pregò Beppo di accompagnarlo a Mestre
-colla barca ove egli disse, che suo fratello lo aspettava con alcune
-masserizie. Partirono e trovarono esattamente Osvaldo che li aspettava
-col carro. La buona madre aveva interpretato largamente la commissione
-del figlio, perchè, oltre la legna in abbondanza, la spedizione
-comprendeva quattro magnifici capponi, del formaggio fatto in casa,
-del butirro, delle uova, e un bottaccio del vino saporito di Saltore.
-I fratelli avevano voluto aggiungere le loro offerte a quelle della
-madre, a motivo delle prossime feste del Natale, e così c'erano
-delle noci, dei pomi ed una zucca formidabile, la quale soddisfaceva
-l'ambizione d'Osvaldo nella sua qualità di ortolano. Vittore rimase
-commosso, non sorpreso della bontà e dell'affetto materno. Egli
-aveva portato da Venezia un bel fazzoletto rosso per sua madre,
-una tabacchiera per suo padre, del buon caffè, del levante e dello
-zucchero per tutti, e consegnò ogni cosa ad Osvaldo, raccomandandogli
-di non dimenticarsi i suoi baci, e le più tenere espressioni di
-gratitudine e di affetto. Non è a descriversi la gioia di Beppo che si
-manifestava con espressioni volgari e troppo colorite; ma è certo che
-non dissimulava il suo contento con ipocrite cerimonie. Trasportati
-gli oggetti dal carro alla barca, e rinnovati i saluti al fratello, si
-misero in viaggio, Osvaldo per ritornare a Saltore, gli altri due per
-Venezia. Valdrigo pensava con tenerezza a sua madre, e Beppo ripeteva
-ogni momento le stesse parole: — Paron benedetto, che cuccagna! —
-
-Così per merito di Valdrigo e della buona Rosa, la famiglia dei
-pescatori passò le feste, come non le aveva forse mai passate, e
-crebbe l'intimità e l'amicizia fra l'artista e i suoi ospiti, ed
-egli poteva prolungare le sue sedute intorno al focolare senza
-rimorsi. Le provvisioni ricevute eccitando la curiosità delle donne,
-che incominciavano a crederlo un principe travestito e a sospettare
-delle sue intenzioni, resero necessari degli schiarimenti e delle
-giustificazioni.
-
-Valdrigo dovette quindi raccontare la sua storia, ben inteso riveduta,
-corretta e diminuita dall'autore, il quale stimò necessario di
-tacere intieramente il motivo dell'abbandono degli Orseolo, e tutti
-i particolari relativi alla sua passione per Silvia. Questo amore
-pareva ingrandito dalla distanza, fomentato dalle impossibilità,
-inasprito dagli ostacoli insormontabili. A che scopo ostinarsi ad
-amare una nobile e ricca donzella, fidanzata ad un potente signore?
-a che scopo conservare nel cuore questa fiamma che gli consumava la
-vita?... Andatelo a domandare agli innamorati!... andate a domandare
-all'incendio con quale scopo egli distrugga i palazzi, i teatri, i
-dipinti preziosi, le suppellettili, i libri, i documenti più rari!
-
-Lo abbiamo detto, l'amore nella natura è un dolce sentimento che guida
-alla felicità, l'amore inasprito dalle leggi o dai pregiudizi sociali è
-una passione che conduce alla disperazione e alla pazzia.
-
-Talvolta in qualche sera di gennaio veniva giù una pioviggina
-gelata che metteva i brividi al solo vederla. Sul focolare dei
-pescatori brillava una viva fiamma, la bella Maddalena sedeva sotto
-la cappa del camino, ed una sedia vuota dirimpetto pareva messa
-a posta per Valdrigo. Egli guardava colla stessa indifferenza il
-fuoco crepitante, il posto vacante e la ragazza, e involgendosi
-nel ferraiuolo attraversava Venezia fra il fango e l'intemperie per
-procurarsi l'indescrivibile contento di contemplare le invetriate
-del palazzo Orseolo. Le stanze essendo illuminate e la calle oscura,
-si distinguevano abbastanza bene le persone che si avvicinavano alla
-finestra.
-
-Talvolta era un domestico in gran livrea, o il volto color di rosa di
-Don Lio, o la candida parrucca del nobile Partecipazio. Vittore passava
-la sera spiando avidamente ogni movimento, e premendosi il petto
-colla mano quando un'ombra passaggiera gli faceva battere il cuore
-con soverchia violenza. Intanto il vento gli soffiava la pioggia sul
-viso, e lo faceva battere i denti dal freddo. Solo risultato di tali
-prove amorose era una qualche violenta infreddatura che lo confinava a
-letto per tre giorni. Così non giungeva mai il momento del lavoro e del
-giudizio, e passavano i mesi coi soliti prodotti del dolce far niente.
-
-La convalescenza riconduceva l'infelice innamorato sotto la cappa
-del camino, e ristabiliva le conversazioni colla Maddalena. La buona
-ragazza compiangeva le sofferenze di lui, gli riscaldava le tisane per
-la tosse e gli parlava di sua madre.
-
-Se egli le avesse fatto delle dichiarazioni amorose, essa si sarebbe
-tenuta in guardia, ed avrebbe chiuse le porte del cuore, per istinto
-d'onestà, ma il contegno di Valdrigo rendeva inutile ogni precauzione,
-ed escludeva qualunque pretesto di diffidenza. Ma a quanto sembra,
-l'amore è una passione insidiosa, ed avendo trovate aperte le porte
-del cuore di Maddalena, vi entrò, senza chiederne il permesso. Un bel
-giorno la povera fanciulla si trovò il nemico in casa senza sapere da
-che parte vi fosse entrato, cosicchè mentre Vittore adorava la Silvia,
-la Maddalena adorava Vittore.
-
-
-
-
-XIX.
-
-
-I giorni dell'inverno son brevi e se le cure d'un amore infelice
-assorbono alcune ore e i bisogni della vita alcune altre, che cosa
-resta per lo studio? Aggiungete il tempo perduto in pensieri amorosi ed
-artistici, i sogni del cuore, i voli della fantasia, ed anche il timore
-di non riuscir bene nel lavoro. Certi giovani pensano sempre alle
-grandi difficoltà di compiere un'opera perfetta, all'ingratitudine del
-mondo che non tiene conto delle privazioni, delle pene, delle fatiche
-dell'artista, e così via fino al disprezzo della gloria, fino al
-disprezzo della vita. Sono le solite idee di chi non ha voglia di far
-niente.
-
-Canova in Roma non pensava a queste cose; egli era invaso da una specie
-di febbre, e gli pareva di non mai lavorare abbastanza; non pensava
-alle difficoltà che per vincerle, e alla gloria che per meritarla.
-
-Modellando la creta egli sentiva nell'animo il sublime entusiasmo di
-colui che vede il suo pensiero trasformarsi in realtà, e si agitava
-sotto la foga d'una ispirazione più pronta della mano. Nelle ore che
-riposava dal lavoro della plastica, si dedicava allo studio delle
-lingue straniere, alla lettura delle opere classiche, letterarie,
-erudite ed artistiche, o delineava degli studi dagli antichi modelli
-o dal nudo, apparecchiandosi così un vasto terreno sul quale potesse
-spaziare il suo genio.
-
-Valdrigo studiava in altro modo; passeggiando per Venezia, osservando
-gli effetti della luce sulle sculture dei palazzi, ammirando i colori
-del tramonto sulle nuvole e sull'acque, cercando i motivi delta
-tavolozza della veneta scuola sulle figure dei passanti, sulle quali
-non trovava più le robuste tinte che si ammirano nei quadri degli
-illustri maestri.
-
-O percorreva la laguna sulla barca di Beppo osservando da lontano lo
-stupendo spettacolo della città, che pareva galleggiante sulle acque
-trasparenti, come un'isola fantastica, troppo bella per rimanere sulla
-terra, troppo grave di peccati per salire verso il cielo. Un giorno
-invaso da' suoi sogni poetici, rimase lungamente immobile nella barca a
-contemplare Venezia lontana immersa in un velo di nebbia che la rendeva
-più bella del solito, e ritornando alla riva si trovò tutte le membra
-intirizzite dal freddo. Entrò allora in una bettola, e per riscaldarsi
-tracannò in tutta fretta uno dopo l'altro alcuni bicchieri di vino di
-Dalmazia, e uscì tosto a passeggiare al sole sulla riva. Vagando da una
-strada all'altra si trovò in Campo San Giovanni e Paolo, e sentendosi
-stanco entrò in chiesa ove andava sovente ad ammirare le cospicue opere
-d'arte che abbondano in quel Pantheon delle Venete glorie.
-
-La luce esterna entrava nel tempio illanguidita e variopinta
-attraversando le ampie invetriate a colori; le lampade accese
-davanti gli altari gettavano un riflesso rossastro sulla penombra dei
-monumenti, l'odore dell'incenso si spandeva nella grave atmosfera, e
-contribuiva a rendere misterioso e solenne il sacro luogo. Valdrigo
-entrando a destra si sedette dirimpetto al monumento lavorato da
-Pietro Lombardo, e si mise a contemplare con un occhio istupidito
-l'urna sepolcrale, portata sul dorso da tre guerrieri, sulla quale
-s'erge la statua del doge Pietro Mocenigo. Tutto ad un tratto gli
-parve di vedere che i guerrieri si movessero, e che il principe
-scosso dal lungo sonno aprisse gli occhi. Un brivido gli passò per il
-corpo, si levò in fretta, fece alcuni passi e si sedette nuovamente
-in faccia al Mausoleo del generale Orsino, ma levato lo sguardo vide
-le statue della Prudenza e della Fede che si abbassavano per salutare
-la statua equestre dell'eroe, il quale agitando leggermente le gambe
-sembrava voler conficcare gli sproni nel ventre del cavallo per farlo
-avanzare. Valdrigo, sbalordito, mandò un grido di sorpresa, poi chiusi
-gli occhi si mise a urlare di spavento. Poco dopo sentendosi cadere
-dell'acqua sulla fronte riaperse gli occhi e si trovò circondato da una
-folla d'individui. Allora parve si facesse animo perchè ringraziava
-gli astanti, ma poco dopo soggiunse: — Voi siete certamente gli
-eroi di queste tombe mossi a pietà del mio male. Grazie, Capitano
-Orazio Baglioni, grazie, illustre Bragadino, e voi che mi guardate,
-serenissimi principi Vendramino, Loredano, Morosini, Cornaro,
-lasciatemi in riposo, e ritornate in pace ai vostri Mausolei...
-
-
-
-
-XX.
-
-
-Alla mattina seguente Valdrigo ritornando alla sua dimora trovava i
-poveri pescatori nella più grande inquietudine. Maddalena appena lo
-vide gli si fece incontro dicendogli:
-
-— Non ha avuto disgrazie?... Ove ha passato la notte?
-
-— Nessuna disgrazia... ho passato la notte tranquillamente in un buon
-letto, in casa del sagrestano di san Giovanni e Paolo...
-
-— Come?...
-
-E qui le raccontò ingenuamente l'effetto impreveduto del vino
-di Dalmazia, ajutato dall'incenso e dalla fantasia predisposta
-alle allucinazioni. Gli eroi che lo circondavano in chiesa erano
-naturalmente i devoti attirati dalle sue grida, e il sagrestano accorso
-con dell'acqua per calmare le sue sofferenze. Il bravo uomo mosso a
-pietà per l'accidente del giovane, e conoscendo per pratica che un buon
-sonno lo avrebbe guarito, non volle deporlo sul lastrico, e assistito
-da' suoi colleghi lo trasportò sopra un letto in casa sua, seguendo
-la massima cristiana «fare agli altri quello che si vorrebbe che fosse
-fatto a sè stessi.»
-
-L'apprensione degli ospiti, e certi sospetti di Maddalena finirono con
-una bella risata e con l'osservazione dell'artista: che se il vino di
-Dalmazia fa risuscitare i morti, minaccia per riscontro di far morire i
-vivi.
-
-Intanto erano trascorsi alcuni mesi dal giorno ch'egli s'era proposto
-di darsi seriamente al lavoro senza che nessuna opera compiuta fosse
-uscita dalle sue mani, meno alcuni ritrattini che gettava giù in
-fretta per guadagnare qualche cosa e non rimanere di aggravio a
-sua madre. Come le api che cercano il miele su tutti i fiori egli
-cercava un alimento al suo spirito sulla superficie delle arti, ed
-evitava di penetrare nel fondo ove si trova la gloria, ma a prezzo di
-sudori e di stenti. In quel tempo l'atmosfera di Venezia era pregna
-di molecole soporifere e di emanazioni debilitanti, che penetravano
-nelle fibre umane come una fatale epidemia e le rendeva floscie e
-cascanti. Valdrigo invaso da una passione infelice sciupava il genio
-improvvisando versi ispirati dalla sua diva, o gettava sulla carta
-degli schizzi di quadri futuri, o prendeva il violino e trasfondeva la
-sua anima sulle corde armoniose, dalle quali cavava delle espressioni
-che mancano alla parola umana, ed erano i suoi lamenti dolorosi, o il
-canto delle sue aspirazioni.
-
-Maddalena aveva la sua stanza sopra quella dell'artista, dirimpetto
-alla laguna; i suoi balconi erano adorni di vasi di garofani e di
-geranei odorosi, e quando udiva le soavi melodie del violino, apriva
-la finestra ed ascoltava con religiosa attenzione. L'esalazione dei
-fiori, l'aspetto delle acque azzurre che si confondevano col cielo,
-e quella musica strana, lamentevole, piangente, agitavano i sensi
-della fanciulla innamorata. Erano voci d'amore ch'ella traduceva a
-meraviglia, era il linguaggio d'un cuore derelitto, ch'ella intendeva a
-perfezione, erano accenti d'un'anima solitaria che vagando per l'aria
-andavano a ricadere sopra un'altra anima solinga e non intesa. Le
-deliziose armonie ricercavano i più reconditi recessi di quel cuore di
-dieciott'anni, ma il pensiero funesto che non erano per lei, rivolgeva
-in amarezza l'incanto, e due lagrime furtive uscivano da quegli occhi
-dolenti, e irrigavano le fresche guancie della bella fanciulla.
-
-Quante notti al chiarore della luna Valdrigo contemplando il firmamento
-sereno, suonava a mezza voce il violino, credendo quelle melodie
-trasportate dal vento e perdute nella solitudine, quando invece
-penetravano fatali per una finestra dischiusa ed andavano a ferire un
-cuore innocente, e a turbare un sonno dianzi tranquillo.
-
-Sarebbe inutile il raccontare i mesi e gli anni trascorsi in varii
-progetti, in speranze vaghe e chimeriche, in proponimenti di studio,
-svaniti all'indomani; la vita dell'uomo indolente non lascia traccia di
-sè, e guardando il suo passato egli non distingue un anno dagli altri
-che per rari avvenimenti smarriti in uno spazio vuoto, come il punto
-nero d'una barca lontana sull'oceano.
-
-Finalmente dopo ripetuti tentativi abbandonati e ripresi più volte,
-il pittore si decise di dar principio ad un quadro. Il soggetto,
-apparecchiato in un abbozzo in piccole dimensioni, era una partenza
-per la pesca. Vari pescatori apparecchiavano sulla riva le reti, le
-corde, gli attrezzi marinareschi, alcune donne assistevano alle ultime
-operazioni della partenza, ed esprimevano il dolore del distacco per un
-viaggio talora pericoloso; sul fondo si vedeva la barca ed il mare. Il
-costume nazionale dei pescatori veneziani, i vari atteggiamenti, e le
-diverse espressioni rendevano interessante quella prima composizione
-dell'artista meditata da tanto tempo e preparata da studi speciali.
-Gli ospiti pregati a volersi prestare in qualità di modelli di buon
-cuore aderirono, e Beppo trovò gli altri individui, alcuni dei quali
-vennero rifiutati dal pittore, e si dovette sostituirne degli altri
-di suo gradimento. La vecchia Marta seduta sulla porta a rattoppare le
-reti era una figura degna d'un pennello fiammingo, e la bella Maddalena
-che con un'aria dolente dava l'addio al fidanzato il quale le mandava
-da lontano l'ultimo bacio, era collocata in modo da far risaltare a
-meraviglia le bellezze della espressione e i rari pregi del vezzoso
-modello.
-
-Diede mano alla tela in bella proporzione, e i suoi modelli posavano a
-vicenda davanti all'artista, ora l'uno ed ora l'altro, secondo il suo
-desiderio.
-
-Maddalena vi si prestava con grazia, e la sua espressione era molto
-naturale e diffatti essa non doveva fingere gran fatto per dimostrare
-l'affanno d'un distacco dal fidanzato. Il partire, o il non giungere
-costituiscono l'assenza che causa il dolore; e se per lei realmente
-non partiva un amoroso, certo l'amato non giungeva, o quantunque vicino
-colla persona, era lontano col cuore.
-
-Il pittore assorto nel lavoro non vedeva in Maddalena che una bellezza
-plastica, un tipo di rara perfezione. Il grazioso modello cercava
-nel sorriso del pittore una scintilla dell'anima, egli studiava sul
-modello un'ombra della fronte, una sfumatura delle guancie, la luce
-delle pupille, l'espressione delle labbra passionate, ed osservando
-con uno sguardo d'artista i lineamenti leggiadri e la tinta armoniosa
-del volto, egli esclamava con naturale ingenuità: — Cara Maddalena, voi
-siete una rara bellezza!...
-
-La fanciulla abbassava gli occhi, diventava tutta rossa, e il pittore
-temendo d'averla offesa, soggiungeva: — Scusate, sapete, ma per noi
-altri artisti i modelli non sono donne, ma statue, con la durezza di
-meno, e la morbidezza di più, ma sempre statue!...
-
-Maddalena sospirava, e taceva.
-
-Egli pensava fra sè: — La gloria vale la nobiltà, ed anche più,
-secondo la mia maniera di vedere. Se questo quadro mi riesce, egli
-sarà l'equivalente d'un titolo, egli nasconderà la mia origine, egli
-mi metterà al pari coi più superbi signori. Silvia non isdegnerà
-di compensarmi con uno sguardo, per un'opera che avrà meritati gli
-applausi di Venezia, e chi sa!... chi sa!... gli Orseolo andranno
-superbi d'aver protetto i primi passi dell'artista.... essi chiederanno
-di vedermi, e forse, forse il matrimonio progettato dai parenti non
-avrà più il consenso della sposa. Prima di tutto passano gli anni e il
-conte Leoni non ritorna. Egli sarà innamorato di qualche principessa
-della Corte ove risiede, e non si cura di tornare col pretesto degli
-affari diplomatici, e se tornando dopo una lunga assenza, Silvia
-dichiarasse di non accettare la sua mano!... Chi sa!... talvolta il
-prestigio degli applausi prodigati ad un artista può infondere il
-coraggio in una donna, e Silvia non è donna volgare! La vorranno
-seppellire in un chiostro.... ma non sarebbe il primo caso d'una
-fuga!... Mio Dio! quale ampio compenso alle mie fatiche una parola di
-Silvia che dicesse: — Sono vostra pei diritti del cuore! — vi aspetto
-— scalate il muro del convento, sarò nel giardino a mezzanotte!...
-Una gondola pronta, due valenti rematori, e poche ore dopo si varcano
-i confini, e addio Venezia per sempre!... — E viaggiava con Silvia
-rapita, e la nascondeva nella capanna d'una valle solitaria fra i monti
-lontani, e viveva una vita di delizie vicino alla donna del cuore.
-Con questi sogni andava avanti e lavorava con lena. Arrestato dalle
-difficoltà dell'arte, pensava alla gloria, e alle conseguenze della
-gloria; copiava esattamente Maddalena, ma coll'immagine di Silvia
-davanti agli occhi, e colla speranza nel cuore.
-
-Ogni giorno riprendendo i pennelli e la tavolozza trovava qualche
-difficoltà per rimettersi al lavoro, tanto l'abitudine dell'ozio
-è difficile a lasciarsi vincere, guardava fuori dalla finestra gli
-uccelli marini che svolazzavano sulle acque, poi si stirava le membra,
-sbadigliava, osservava il quadro in distanza, ma la presenza della
-modella che aspettava un suo cenno per mettersi al posto, lo scoteva
-dall'inerzia, e si sedeva davanti al cavalletto. Allora continuava
-materialmente il lavoro, ma col pensiero rivolto a Silvia tornava
-a rimuginare il progetto della fuga, ne prevedeva le peripezie, e
-sfidando audacemente i pericoli incorsi si compiaceva immensamente
-dell'esito finale dell'avventura.
-
-Intanto il quadro andava avanti, e l'artista incominciava a sentire le
-intime soddisfazioni dell'opera avanzata, delle vinte difficoltà, dei
-mirabili effetti ottenuti, e si compiaceva nel contemplare quelle arie
-naturali dei volti, quelle movenze spontanee, e l'insieme armonioso dei
-vari gruppi. Quando usciva un'ora a prender aria non si allontanava
-molto da casa, ma girava in quegli estremi confini della città, ove
-nessun rumore distraeva il suo spirito, e l'aspetto della laguna lo
-teneva nel soggetto del quadro.
-
-Beppo approfittava delle corte assenze di Valdrigo per introdurre in
-casa gli amici e mostrare il dipinto ai vicini. Le comarelle della
-calle entravano chete chete, coi gondolieri della riva, i facchini e i
-fanciulli. Collocati davanti alla tela, la loro ammirazione non aveva
-confini, e le loro esclamazioni di sorpresa rallegravano Beppo in tal
-modo, che sembrava che il pittore fosse lui, ed era tanto superbo di
-vedersi esattamente riprodotto sulla tela che non sapeva frenare il
-suo giubilo. — Guardate, egli diceva, guardate Tita Bosi e Nane Orada
-che tirano la corda, dite se non sono vivi e parlanti?... e quell'altro
-lo conoscete?... e accennava al suo ritratto; e tutti rispondevano in
-coro: guarda Beppo, guarda Toni, guarda Nane.... e la Maddalena, e la
-nonna Marta.... e quella cesta, e quelle reti! oh che bellezza, oh che
-meraviglia, oh che bravura! — poi uscivano ad uno ad uno lodando il
-lavoro, e congratulandosi con Beppo e colle donne. La Maddalena godeva
-in suo cuore del trionfo dell'artista, e ansiosa aspettava il termine
-dell'opera colla speranza di udire gli applausi di tutta Venezia in
-favore dell'uomo che stimava.... ed amava.
-
-Valdrigo ignorando le visite clandestine dei suoi ammiratori non sapeva
-spiegarsi le straordinarie sberrettate, e le profonde riverenze che da
-qualche giorno gli venivano prodigate dai vicini. Il popolo d'allora,
-avvezzo a rispettare ogni superiorità, aveva il buon senso di onorare
-specialmente le qualità personali, e di tenerle come un giusto titolo
-alla stima del pubblico; e la stessa aristocrazia rendeva giustizia al
-merito, e vantava fra le glorie della patria gli artefici insigni che
-l'avevano illustrata colle loro opere.
-
-Un giorno, di quelli che s'erano fatti più rari, ma che non erano
-intieramente scomparsi dalla esistenza del pittore, Valdrigo si sentì
-un irresistibile bisogno di far niente.
-
-La ragione voleva ritenerlo al lavoro, il capriccio resisteva, e
-cercava pretesti per vincere.
-
-Una voce arcana gli ripeteva: — Sta in guardia!... Un passo sul
-declivio, e il fondo t'inghiotte! — Un'altra voce soggiungeva: — Il
-riposo è necessario all'uomo, esso rimonta le forze, e giova al lavoro
-— infatti il capriccio sosteneva che la ragione aveva torto; La ragione
-soccombette alla lotta, perchè lo spirito d'inerzia si era alleato un
-desiderio d'amore; Valdrigo sentiva un'altra voce che con irresistibile
-attrattiva lo chiamava da lontano, e gli diceva: — Vieni ad ispirarti
-davanti al santuario che rinchiude la tua divinità, l'aspetto di quelle
-mura infonderà nuove fiamme al tuo genio! — Chi avrebbe resistito a
-quella voce?... Rimandò i suoi modelli, e preso il cappello se ne andò
-fantasticando per la strada, e cercando lo scioglimento d'un problema
-che gli tornava importuno allo spirito: — Se Silvia, egli pensava fra
-sè, fosse un giorno costretta dalla spietata severità de' suoi parenti
-di vestire l'abito monacale, è evidente che nel giorno della fuga non
-potrebbe conservare quelle vesti, che renderebbero ardua e pericolosa
-l'impresa!... Quale sarebbe il modo più opportuno per evitare questo
-ostacolo?...
-
-E cercando uno stratagemma plausibile camminava attraverso il labirinto
-delle calli che conducono in Piazza, da ove pensava indirizzare i
-suoi passi verso i balconi del palazzo Orseolo, da qualche tempo non
-visti. Giunto sotto la torre dell'orologio la gente s'era accalcata
-davanti una bottega di caffè, e impediva il passaggio. La curiosità è
-contagiosa, ed egli divenuto curioso fra i curiosi, si spinse avanti
-per iscoprire l'oggetto della pubblica attenzione. Alcune carte
-stampate pendevano alle invetriate della bottega, e sovra d'esse gli
-parve di vedere il nome di Silvia, ma una nube gli offuscava la vista,
-e il sangue gli montava dal cuore al cervello con tale rapidità che non
-fu in caso di leggere più oltre. Fattosi animo alquanto, e facendosi
-largo fra la folla, giunse alfine davanti alle carte e vide una serie
-di sonetti e canzoni, che portavano la seguente intestazione: — Per
-le inclite nozze della nobile donzella Silvia degli Orseolo, con sua
-Eccellenza il nobile signor conte Alberto Leoni.
-
-Una fiamma repentina gli tolse la vista, lo colse un capogiro, e
-barcollando come un briaco uscì da quella folla, ad uno pestando i
-piedi, ad un altro lasciando andare i gomiti nello stomaco, urtando
-e rovesciando ogni cosa che gli si parasse d'innanzi, e gesticolando
-per la strada scomparve, sollevando dietro a sè i lamenti delle sue
-vittime che lo guardavano fuggire indispettite e sorprese, come chi
-s'imbatte a caso in un matto. Ristabilito l'ordine nella folla, i
-curiosi continuarono a deliziarsi nella lettura dei versi di Don Lio il
-quale celebrava le auspicate nozze mettendo a contribuzione il Parnaso,
-e facendo nuove vittime fra le stanche Muse, il vecchio Apollo, il
-decrepito Imeneo, e gli altri suoi martiri dell'Olimpo.
-
-
-
-
-XXI.
-
-
-Valdrigo, quasi uscito di senno, rientrava in casa cogli occhi
-stralunati, ribaltando l'arcolajo della nonna che seduta pacificamente
-sull'uscio, stava dipanando una intricata matassa. Rientrato in stanza
-diede un calcio così potente al cavalletto che mandò in aria la tela
-la quale ricadde sull'armadio sopra alcune tazze di caffè che volarono
-in mille scheggie, ribaltò un tavolo che sosteneva i colori e i suoi
-libri; l'olio da dipingere andò ad allagare le sue carte, le sedie
-andarono a cadere sulle sedie, e v'ebbe un tale baccano indiavolato
-che tutti i vicini si gettarono alle finestre per vedere se cascava il
-mondo.
-
-La Maddalena spaventata corse precipitosamente nella stanza, e vide una
-specie di caos, e Valdrigo ai piedi del letto privo di sensi. Chiamò
-aiuto; Beppo giunse dalla riva, e vedendo il quadro rovesciato lo levò
-dall'armadio, e l'osservò attentamente; per fortuna era salvo meno
-qualche striscia, se lo prese con molte precauzioni, e lo trasportò in
-una stanza più sicura.
-
-Maddalena spruzzava con acqua fresca il pallido volto del giovane,
-Marta apportava dell'aceto, Beppo ritornava nella stanza, e levando
-da terra Vittore, lo spogliava, e lo collocava nel letto. Ma tutte
-le loro cure non valsero a fargli riavere i sensi smarriti. Beppo
-corse alla più vicina farmacia, e poco dopo ritornò con un medico il
-quale esaminato attentamente il malato lo dichiarò in grave stato per
-violenta congestione cerebrale, gli fece un abbondante salasso, ordinò
-dei senapismi alle gambe, ed il riposo assoluto.
-
-Nei vaneggiamenti della febbre egli mormorava delle parole confuse fra
-le quali l'attenta Maddalena udì sovente il nome di Silvia.
-
-La malattia perseverava nella sua gravità e quindi i poveri pescatori
-pensarono di avvertirne la madre col solito mezzo del curato, indicato
-da Valdrigo. Beppo andò a prenderla a Mestre, e la buona Rosa accorse
-al letto del figlio che la riconobbe e mostrò coi cenni il contento
-di averla vicina e con uno sguardo commosso ringraziò Maddalena alla
-quale attribuì la delicata attenzione. La Rosa e Maddalena vegliavano
-al letto dell'infermo e gli prodigavano tutte quelle cure che i più
-nobili affetti ispirano alla donna e che sono i validi ausiliari della
-scienza. La buona madre chiedeva alla fanciulla le origini della
-malattia di suo figlio, ed essa rispondeva che il medico accusava
-il sole di aver causato l'accesso, ma non si mostrava convinta del
-giudizio; le rivelazioni raccolte l'avevano persuasa che se Vittore
-era vittima delle funeste influenze d'un astro, quell'astro non dovea
-essere il sole.
-
-La bellezza di Maddalena, e le sue attente e perseveranti prestazioni
-convinsero ben tosto la chiaroveggenza della madre dell'affetto della
-fanciulla per suo figlio, e la andava studiando col più vivo interesse
-cercando di scoprirne le diverse qualità, i pregi e i difetti per
-trarne partito a suo tempo. Le loro reciproche confidenze a mezza
-voce servivano all'intento: e in pochi giorni la Rosa fu convinta che
-Maddalena era una buona ed onesta ragazza, che avrebbe potuto formare
-la felicità di Vittore.
-
-A poco a poco il male diminuiva d'intensità, e il medico nelle sue
-visite aveva cessato di far quei cenni colla testa che volevano dire
-— affar grave! — Il malato incominciava a parlare, e quando la Rosa si
-trovava sola con lui lo interrogava da lontano sugli ospiti. Non tardò
-ad avvedersi, con sua grande sorpresa, che il figlio non pensava punto
-a Maddalena, o l'amava colla riconoscenza d'un amico, colla affezione
-d'un fratello.
-
-Valdrigo teneva chiuso in seno il segreto del suo amore infelice,
-e della fatale sorpresa che lo aveva colpito, egli spiegava i
-sintomi provati, i capogiri, l'esaltazione cerebrale e la successiva
-spossatezza, ma ne taceva le cause.
-
-Maddalena custodiva il segreto delle confidenze della febbre, forse
-per delicato sentimento, forse per iscoprire più facilmente le traccie
-della possente rivale. Ma il suo amore rinchiuso cresceva d'intensità
-in ragione della pressione sofferta e le sue guancie impallidivano, e
-i begli occhi illanguiditi rivelavano le interne lotte d'una passione
-agitata dalla gelosia.
-
-La Rosa attribuiva l'abbattimento di Maddalena alla veglie prolungate,
-e le ne faceva un merito presso Vittore, il quale voleva pagare il suo
-debito di riconoscenza colle più dolci espressioni, cogli elogi più
-eloquenti che inacerbavano la piaga; e credendo di recare il balsamo
-apportavano il fiele.
-
-Il medico propose che la convalescenza si facesse in campagna, e questo
-consiglio piacque al malato ed alla madre; dispiacque a Maddalena.
-Ma la Rosa se ne avvide e trovò un pronto rimedio. Essa voleva
-ricompensare in qualche modo le cure che gli ospiti avevano prodigate
-a suo figlio, e si proponeva in pari tempo di secondare l'affetto di
-Maddalena, e di ottenere da Vittore un sentimento pari che li avrebbe
-resi entrambi felici. Invitò dunque Maddalena ad accompagnarli a
-Saltore, e a rimanersi qualche tempo con loro. A questo invito un
-lampo di felicità brillò negli occhi della amorosa fanciulla, tanto più
-lieta quanto più Vittore ne sembrava soddisfatto. Qualche difficoltà
-insorta per le opposizioni di Beppo e della vecchia Marta venne presto
-appianata dalla volontà di Maddalena, e dalle promesse della Rosa, e
-prese le opportune disposizioni partirono per Mestre nella barca di
-Beppo. Colà presero a nolo una vettura che li condusse felicemente a
-Saltore.
-
-
-
-
-XXII.
-
-
-Era di primavera. Le prime fogliette spuntavano dagli alberi, e l'aria
-tiepida esalava il soave profumo delle prime violette. La giovane
-veneziana non era mai uscita dal suo nido, la sua infanzia s'era
-passata sulle rive della laguna, in un'aria pregna di emanazioni
-saline, commista all'ingrato tanfo dei canali ed alle esalazioni
-di pece delle barche. I suoi occhi avvezzi all'azzurra superficie
-dell'acqua, o al freddo aspetto dei muri, non si erano mai posati sopra
-una vasta campagna. Essa non aveva mai contemplato la natura rurale che
-nei prodotti degli orti delle isole, esposti nei cestoni dell'erberia;
-e i pochi alberi dispersi fra le case, e i modesti vasi di garofani
-e geranei della sua finestra, erano per lei i soli rappresentanti del
-regno vegetale.
-
-Il movimento continuo della città, il canto dei gondolieri, le ciarle
-delle donnicciuole, le baruffe dei facchini, le diverse grida dei
-pescatori e dei vari venditori ambulanti che annunziano per le strade
-le loro merci avevano sole risuonato alle orecchie della fanciulla, con
-l'accompagnamento delle musiche dei menestrelli vagabondi, e del suono
-delle campane, tutti rumori che confusi fra loro danno un certo suono
-generale che si potrebbe chiamare la voce delle calli di Venezia.
-
-Al Saltore la scena era affatto diversa, il silenzio della notte non
-era interrotto che dal canto dei grilli e da qualche latrato dei cani,
-al giorno era la canzone degli uccelletti fra gli alberi, le varie voci
-degli animali domestici, lo stormire delle fronde agitate dagli aliti
-della primavera.
-
-Il verde tappeto dei prati si smaltava di bianche margherite, e gli
-armenti vaganti per la campagna mandavano i loro muggiti, come un
-saluto alla pace che regnava dovunque.
-
-Nella rustica dimora, l'abbondanza prodigava i suoi doni. Non era più
-come a Venezia, ove ogni cosa si misurava in proporzioni meschine, ove
-sul tavolo della cucina si vedeva una libbra di farina, un bicchiere
-di latte, un cavolo, un pollo, un piattello d'insalata; nella cucina
-del colono entravano ampi catini di latte, cesti ricolmi di erbaggi,
-il farinaio riboccava di farina, gli scaffali di formaggi, e dalle
-travi affumicate pendevano i salami ed il lardo. Il cortile brulicava
-di polli, e il bravo Osvaldo aveva introdotto sotto al portico alcuni
-alveari che gli davano ogni anno un miele dorato, eccellente.
-
-Rosa faceva gli onori della casa alla sua ospite meravigliata di tanta
-agiatezza, sorpresa del nuovo spettacolo dei costumi campagnuoli.
-
-Durante l'assenza della moglie, Zammaria era un uomo impacciato e
-disperato. La casa gli pareva un deserto, i polli erano inquieti, il
-majale grugniva dalla fame, il gatto miagolava, il cane da guardia
-giaceva malinconico in un angolo del cortile, dopo d'aver invano
-cercato la sua padrona da ogni parte. Il ritorno di Rosa fu una vera
-festa per tutti, il cane le saltava addosso urlando ed abbajando dalla
-gioia, tutti gli animaletti le correvano incontro, il maiale dava
-segni evidenti di soddisfazione, i figliuoli la baciavano, e Zammaria
-sbalordito rimaneva immobile in mezzo del cortile, si cavava la beretta
-di lana per inchinare Maddalena, e rideva colla bocca, mentre due
-grosse lagrime di consolazione gli correvano giù per le guancie.
-
-La Rosa gli corse fra le braccia, lo baciò in viso e tutti entrarono in
-cucina. Allora disfatti i bagagli saltava fuori una bella giacchetta
-pel marito, una berretta col fiocco per Osvaldo, e fazzoletti rossi e
-variopinti per gli altri. Poi vennero i rinfreschi, il latte, le frutta
-per la bella veneziana, che tutti guardavano colla bocca spalancata e
-gli occhi sorridenti.
-
-Maddalena osservava quel quadro di felicità, e pensava come sarebbe
-bella la vita in questa pace, accanto all'uomo amato, in mezzo ad
-una famiglia contenta! La Rosa presso a poco pensava egualmente, e
-rifletteva che per Vittore una signora sarebbe una vera disgrazia,
-una contadina troppo poco, e faceva i suoi castelli in aria. Si
-potrebbe, diceva fra sè, restaurare la casa con poca spesa, Vittore
-farebbe dei bei santi per le chiese, Maddalena lo renderebbe felice,
-e mi assisterebbe nelle faccende di famiglia, saremmo tatti uniti!
-e si proponeva di mandare alcune candele alla Madonna della Neve per
-ottenere questa grazia.
-
-Vittore per sua parte pensava: — Silvia è la più divina creatura che
-abbia vissuto sulla terra, i suoi sguardi mi sono fitti nel cuore con
-indelebile fermezza, mi par sempre di vedere quell'occhio limpido e
-profondo, azzurro come il cielo, veggo sempre la sua bocca soave, ahimè
-la sento ancora sulle labbra!
-
-Orgoliosi! egli ripeteva fra sè, orgoliosi! gettare un fiore del
-paradiso fra le braccia d'un vecchio consumato dagli stravizi,
-soffocare le aspirazioni di quel cuore innocente per considerazioni
-ambiziose!... No! essa non può essere rea d'un oblìo contro natura,
-essa fu vittima d'un pregiudizio fatale!... — E la sua mente lottava
-e si agitava fra l'amore e l'odio, fra l'affetto per Silvia, fra il
-disprezzo pei nobili inumani, e quella violenta passione dominava
-tutte le facoltà di quell'anima esaltata dalle aspirazioni del cuore e
-amareggiata dai disinganni della vita!
-
-Nelle ore della solitudine, Valdrigo viveva concentrato in sè stesso
-coi pensieri condensati dall'affetto, evocava le immagini del passato,
-riviveva nei giorni felici, conversava col suo idolo, lo circondava
-d'un prestigio fantastico, lo adorava con tutte le forze del cuore.
-Richiamato alla vita reale da qualche accidente volgare, chiudeva
-nel cuore e nella mente le sensazioni e i pensieri reconditi, come
-si chiudono le lettere d'una amante riamata entro ad una cassettina
-segreta per rileggerle e ribaciarle a suo tempo; e usciva dalla sua
-stanza col volto sereno, coll'aspetto tranquillo, avendo preso il
-partito di dissimulare le interne agitazioni con una superficie calma,
-di vivere con lei sola nella segreta intimità dell'anima, e di vivere
-con tutti secondo le convenienze della comune esistenza.
-
-La gratitudine che provava verso Maddalena per le cure ricevute lo
-obbligava a mostrarsi cortese ed affettuoso, ed a renderle gradevole
-e lieto il soggiorno di Saltore. Quindi scherzava con lei, e le
-indirizzava sovente quei complimenti abituali, che i giovani usano
-con le ragazze, e sono parole che spuntano spontanee sulle labbra
-all'aspetto della gioventù e della bellezza. Ma essa le ascoltava con
-grande attenzione, se le metteva da parte, le pesava colle bilancie
-dell'oro, e se le teneva come tante dichiarazioni mascherate d'un amore
-incipiente e forse troppo timido, per manifestarsi a volto scoperto. In
-fondo non erano che paglia, ma vicino al fuoco del cuore, sollevavano
-un incendio.
-
-Ogni giorno egli la conduceva al passeggio, e le ingenue sorprese
-della fanciulla alla quale tutto era nuovo, gli eccitavano una ilarità
-superficiale e burlesca. Ella che lo vedeva sempre cupo, si attribuiva
-il merito di scacciare le tetre nubi di quell'anima misteriosa, e di
-ricondurre i giorni sereni.
-
-Una mattina passeggiavano per le strade deserte di Vascon, e giunti
-davanti al palazzo degli Orseolo, Maddalena voleva entrare per vedere
-il giardino. Valdrigo le disse che dopo uscito da quella casa, non vi
-aveva più riposto il piede, e non voleva rimetterlo, perchè l'orgoglio
-di quei signori, rendeva amaro il beneficio ricevuto. Maddalena
-guardava pei cancelli le statue e le ajuole fiorite, e Angelo Rotondo
-fingendo di non vedere nessuno faceva segno col gomito a Fiorina,
-dicendo: — Guarda un po' se l'ha trovata la sua veneziana, e più
-bella della padroncina. Questa è proprio un bel pezzo di ragazza, un
-bocconcino che mette in appetito.
-
-— Taci su, birbonaccio, — rispondeva Fiorina, — sei proprio come il
-lupo che perde prima il pelo che il vizio.
-
-Maddalena ricondusse in campo la storia degli Orseolo, che Valdrigo
-le aveva raccontata a suo modo sotto la cappa del camino a Venezia,
-e volle sapere il nome d'ogni singolo individuo componente l'illustre
-famiglia. Quando udì il nome di Silvia, sentì come una punta nel cuore,
-e il suo volto espresse l'impressione dolorosa, ma Vittore non se ne
-avvide, ed essa non osò spingere le ricerche più avanti; ma disse fra
-sè: — Ecco trovata la Silvia, che Vittore invocava nei vaneggiamenti
-della febbre.
-
-Un'altra volta ritornando sullo stesso discorso, seppe che la nobile
-fanciulla era andata a marito, ma questa notizia non valse gran fatto a
-calmarla. Ne parlò alla Rosa con aria d'indifferenza, e i suoi sospetti
-ebbero nuovo alimento dalle spiegazioni della buona donna che volendo
-giustificare suo figlio lo accusava, ed imbrogliava l'intrigo.
-
-Le cose erano a questo punto quando un giorno giunse Beppo da Venezia
-all'improvviso. La cucina della Marta non gli andava troppo a sangue,
-la buona vecchia gli aveva bruciata una frittura di sogliole, la casa
-era in disordine, ed egli richiedeva sua sorella. Non ci fu caso di
-protrarre il soggiorno della ragazza, Beppo doveva partire per la
-pesca, la nonna Marta era sorda, e non si fidava di lasciarla sola a
-Venezia. Maddalena dovette cedere, e lasciò i buoni coloni con dirotte
-lagrime; essa sarebbe rimasta per sempre in quel beato soggiorno, Rosa
-la baciò colla tenerezza d'una madre, la consolò con future speranze, e
-la congedò colle dolci parole: — A rivederci presto.
-
-Partì con Beppo, ma il suo cuore rimase a Saltore; l'ultimo sguardo
-dato a Valdrigo avrebbe commosso una pietra: Vittore pensava fra sè: —
-Potessi almeno rivedere Silvia, e disse ad alta voce alla fanciulla: —
-Addio, buona Maddalena, a rivederci fra pochi giorni a Venezia, che qui
-non ci posso più stare.
-
-Queste parole, che essa interpretava a suo modo, furono la sola
-consolazione della fanciulla durante il suo viaggio, nel quale
-si sforzò a gran fatica di reprimere le lagrime e di soffocare i
-singhiozzi.
-
-
-
-
-XXIII.
-
-
-L'aria pura ed elastica che spira dalle montagne e dal Piave ristabilì
-in breve tempo la salute di Valdrigo, che ritornò a Venezia sano di
-corpo, ma con l'anima lacerata dall'amore e dall'odio. Nel tempo che
-visse in casa Orseolo ebbe agio di conoscere le depravate abitudini
-d'una molle nobiltà che decaduta dall'antico splendore aveva deposte
-le armi, e s'era data al far nulla ed al vizio. Questa classe
-infiacchita dominava la repubblica, comandava a Venezia con un orgoglio
-proporzionato alle glorie passate, e teneva il popolo a vile come una
-razza inferiore di sangue plebeo, condannata a servire. L'oltraggio
-sofferto in casa Orseolo e l'amore infelice avevano inasprito il
-cuore di Valdrigo, e la sua mente esaltata esagerava l'ingiustizia
-dei privilegi e i difetti del governo. Egli andava quindi meditando il
-modo più opportuno d'umiliare la superbia dei nobili, di ristabilire i
-diritti del popolo, di demolire i pregiudizi, di emancipare la patria
-dal dominio d'una aristocrazia orgogliosa e decrepita. Succede troppo
-spesso negli Stati che le passioni politiche si alimentano di privati
-rancori, e gli odii diventano spietati perchè confondono il bene della
-patria colla brama di particolari vendette. Ogni congiura rappresenta
-un bisogno, ogni bisogno si accompagna ad interessi, nei quali talora
-le speranze dell'individuo prevalgono alla fede del cittadino. Così
-nessun Governo potendo soddisfare ogni suddito, ogni Stato ha i suoi
-malcontenti che mormorano, pronti a denigrare le migliori intenzioni,
-attenti ad esagerare ogni fallo, ad avvalorare ogni sospetto, a
-spargere false notizie, ad attizzare le passioni.
-
-Il popolo di Venezia era semplice e tranquillo, soddisfatto nei
-bisogni e nei gusti della vita, lusingato da sempre nuovi passatempi,
-orgoglioso delle glorie d'una patria ammirata da tutti, egli amava e
-rispettava il suo governo, e giudicava le ineguaglianze sociali come un
-destino inappellabile, una eterna necessità, una volontà della divina
-provvidenza.
-
-Soltanto alcune menti filosofiche che meditavano i progressi sociali
-e osservavano i sistemi invecchiati, e con occhio perspicace ne
-scoprivano i difetti, prevedevano gli inevitabili mutamenti del tempo.
-
-Il movimento della Francia, non ostante le precauzioni del Governo per
-tenerlo segreto, penetrava in Venezia, come la luce del mattino entra
-in una stanza per gli spiragli delle imposte chiuse e delle cortine
-distese.
-
-I filosofi francesi avevano i loro seguaci nella repubblica, e le nuove
-dottrine battevano in breccia l'edifizio diroccato dai secoli e guasto
-dagli abusi.
-
-Si temeva ancora la severità del Governo, ma nel segreto del gabinetto
-si divoravano i libri che venivano dalla Senna, tradotti nella Svizzera
-e in Olanda.
-
-I dettami della ragione, e i diritti dianzi incontrastati, ma
-finalmente analizzati con fina critica e anatomizzati con implacabile
-verità scotevano dalle fondamenta le leggi avite. I frizzi, i sarcasmi
-scemavano il prestigio delle antiche istituzioni, i diritti dei nobili
-e i doveri dei plebei si confondevano nei diritti dell'uomo, e uno
-scetticismo spietato surrogava la venerazione d'ogni autorità.
-
-Alle ragioni dei filosofi si associavano le querele e le accuse dei
-malcontenti i quali si reclutavano fra gli ambiziosi delusi, fra
-gl'invidiosi, fra i rovinati dal giuoco o da cattive speculazioni, e
-che speravano rifarsi disfacendo gli altri e sovvertendo l'ordine, per
-abusare del disordine. Infatti tutte le umane passioni apportavano
-il loro contingente alle idee di riforma, nate nelle menti sublimi
-d'uomini immortali, secondate dai piccoli cervelli, dalle torbide
-aspirazioni, dai minuti interessi di volgari litiganti.
-
-L'amore deluso spinse Valdrigo nella corrente, trascinato in buona
-fede dalle apparenze d'una filantropia che incominciava da sè, e d'una
-politica che allo scopo di sopprimere i disordini, voleva immergere il
-mondo nel caos per rifarlo. Frammischiandosi ai malcontenti e facendo
-lega con loro, il giovane artista trovò facile adito nei conciliaboli
-segreti, e a poco a poco guadagnando terreno meritò la stima e la
-confidenza dei compagni che gli proposero d'iniziarlo nella vasta
-associazione dei Franchi-Muratori.
-
-Avendo accettato con giubilo la proposta venne iniziato alla setta
-con tutti i misteri allora usati. La loggia dei Franchi-Muratori si
-era stabilita a Venezia in una casa posta nella deserta contrada di
-San Simeone grande, in un sito appellato _Rio Marin_, di proprietà del
-procurator di San Marco Contarini, allogata a pigione ad un Colombo[6].
-
-Una notte Vittore Valdrigo fu introdotto in tale casa da due amici,
-che dopo attraversata la camera detta _delle riflessioni_, lo fecero
-entrare nel _Tempio_, locale bujo colle pareti tappezzate di panno
-nero. Nel mezzo sorgeva un trono coperto di drappo turchino guernito
-di trine d'oro; e vedevasi uno specchio con cortina di velo ceruleo,
-che ad aurei caratteri aveva a trapunto la seguente iscrizione: SE
-AVETE UN VERO DESIDERIO, SE AVETE CORAGGIO ED INTELLIGENZA, TIRATE
-QUESTA CORTINA ED APPRENDETE A CONOSCERVI. — Un lettuccio coperto di
-nera tela sopra cui stava impressa una croce bianca e rossa ed un ramo
-d'ulivo; tre gradini con vari candelabri; una piramide; un quadro a
-chiaroscuro rappresentante un sasso ed una squadra col motto: DIRIGIT
-OBLIQUA; altro quadro nel quale era dipinta una nave trabalzata da
-burrasca colla sentenza: IN SILENTIO ET SPE FORTITUDO NOSTRA; un
-terzo quadro colle immagini di una colonna a spira e di una squadra,
-leggendovisi sotto: IN PRÆSENTI MODO ADHUC STAT; la statua di Cupido
-cogli occhi bendati, e da ultimo un telaio con una pelle tesa dipinta a
-geroglifici, standovi appeso un maglio per batterla a guisa di tamburo.
-Quivi gli bendarono gli occhi e lo accompagnarono nella sala vicina che
-si chiamava la Loggia. Colà fattolo sedere in una scranna a braccioli
-gli dissero che qualora udisse tre colpi si sbendasse. Appena uditi
-i tre colpi si tolse la benda e si trovò dirimpetto ad una tavola
-coperta da un bruno tappeto sopra cui stavano un teschio, un lumicino,
-e la iscrizione: Pensaci bene. Pendevano intorno ai muri cazzuole
-e martelline dorate, spade con elsa d'argento e di acciajo, stili,
-fazzoletti bianchi macchiati di sangue, ossarii, anfore e altri oggetti
-bizzarri.
-
-Poco dopo entrarono alcuni individui coperti di lunghe vesti nere col
-bavero turchino orlato di bianco, alle cui estremità risaltavano una
-piccola squadra e due spadine incrociate di metallo dorato. Erano
-le cariche della Loggia: il Venerabile, il Vigilante, il Fratello
-terribile, il Maestro delle cerimonie, il Tesoriere, l'Elemosiniere, il
-Segretario, e il Grande Esperto; il quale fattosi innanzi al candidato
-gli disse: — Udite le massime principali dei Liberi Muratori, e i
-tremendi castighi inflitti ai traditori, — e con voce lenta e grave, in
-mezzo al generale silenzio pronunciò queste parole: — «Dio ha creato
-l'uomo in libertà naturale e pienissima, siamo quindi tutti eguali.
-La libertà non si restringe senza grave ingiuria verso Colui che a
-tutti la diede. Per questa pienissima libertà naturale a noi tutti così
-benignamente impartita, Dio s'appaga dell'omaggio degli atti interiori,
-e non cura le esterne cerimonie. A Lui solo spetta il dominio assoluto
-della terra ove pose l'uomo il quale violando la libertà naturale della
-creatura, insulta il Creatore. Ora la Maestà suprema di Dio è stata
-lesa, e l'umana libertà poco meno che distrutta dalla malvagità degli
-usurpatori del diritto comune, che con colpevole violenza assunsero
-gli attributi dell'Essere Supremo, e dominarono sulla ignoranza degli
-uomini, i quali permisero tale usurpazione a proprio danno, e ad
-oltraggio della giustizia di Dio! È dunque grande e nobile impresa, e
-degna d'uomini onorati ed onesti quella di togliere l'umanità dalle
-tenebre dell'ignoranza e dalle pressure della tirannide, è un sacro
-dovere l'armarsi contro gl'infami usurpatori, ed anche ucciderli
-essendo rei d'usurpazione verso i diritti degli uomini e la divina
-podestà! Nè cotanto nobile e generosa impresa viene interdetta
-all'ebreo, al protestante, al cattolico, al maomettano o a qualsiasi
-setta, avvegnachè a tutti interessi altamente l'umana libertà e la
-divina potenza! Ardua però e tremenda è l'impresa, dovendosi lottare
-con forze organizzate e possenti, laonde si rende necessaria la scelta
-d'uomini di solida tempra, di spirito forte ed ardito. Il segreto deve
-essere inviolabile, pena la morte! piuttosto che svelare l'arcano e
-tradire la nostra società, il fratello deve lasciarsi estirpare le
-viscere e svellere il cuore dal petto senza proferire un accento; chi
-non si sente forte abbastanza per giurare sulla sua anima di conservare
-il silenzio anche a queste condizioni, si alzi, e si allontani...»
-
-Valdrigo rimase fermo al suo posto. Allora il Fratello terribile
-snudandogli un braccio ed una gamba, e bendatolo di nuovo lo condusse
-in altra stanza. Colà gli venne chiesto il nome, il cognome, il padre,
-la patria, la professione, e gli annunziarono un salasso e delle botte
-di fuoco. Valdrigo rimase imperterrito, e non gli fecero niente. Allora
-una voce profonda gli chiese cosa volesse, ed egli rispose — la luce
-— che così gli avevano prima insegnato. Allora toltagli nuovamente la
-benda si vide in faccia d'una fiamma, circondato da spade colle punte
-rivolte verso il suo petto, e la solita voce gli diceva: — In qualunque
-tempo della vita sarete difeso — e avanzatosi d'un passo gli venne
-ordinato di appoggiare una mano sul vangelo aperto sopra un tavolo,
-e di giurare obbedienza e fedeltà. Dopo di che chiamandolo fratello e
-baciandolo in volto gl'indicarono i toccamenti o segnali per conoscere
-i soci, che consistevano nel mettersi una mano sotto la gola; o colla
-mano sinistra prendere l'indice della destra e dargli col pollice
-tre colpi. Gl'insegnarono inoltre una parola d'ordine, e il modo di
-servirsene. Finite le cerimonie si sedettero ad un banchetto fraterno
-ed alla parola — mano all'arme — fuoco — bevettero porgendo un brindisi
-al fratello principe di Brunswich, alla madre Loggia di Londra, e ai
-fratelli di Venezia![7]
-
-Valdrigo dopo quel giorno prese parte esattamente a tutti i segreti
-convegni della setta, ed ebbe libri e comunicazioni importanti sui
-movimenti della rivoluzione francese. Le notizie estere venivano
-raccolte da viaggiatori espressamente spediti, i quali talvolta
-appartenevano alle classi sociali più elevate. Angelo Quirini che
-sedeva in Senato faceva parte della Loggia, e visitò i confratelli
-della Svizzera e di alcune città della Francia, e venne accolto ed
-ospitato a Ferney da Voltaire. Altri viaggi in varie parti d'Italia,
-in Germania ed in Svizzera vennero fatti dai due Liberi Muratori
-Sebastiano Grotta e Francesco Battagia, ragguardevolissimi patrizii,
-e i gran Maestri e graduati convennero in una Dieta Generale Massonica
-aperta a Wilhemsbad nel granducato di Assia-Darmstadt[8].
-
-Nelle riunioni dei Franchi Muratori Valdrigo riconobbe con sorpresa
-molti veneti patrizii che aveva veduti in casa Orseolo, e che erano
-stimati solidi sostegni del Governo e degli abusi prevalsi. Fra questi
-egli notava Girolamo Giustinian, Bernardo e Lorenzo Memmo, Alvise
-Pisani, Morosini, Soranzo, Falier Erizzo, Andrea Tron e Giovanni
-Pindemonte. V'erano tre parrochi, quello di San Michele Arcangelo,
-di San Maurizio, e di San Giovanni Crisostomo, e perfino un Gesuita
-Agostino, Signoretti[9].
-
-Strinse particolare amicizia coi due fratelli Giuseppe ed Alessandro
-Albrizzi, distinti amatori di belle arti, e quindi legati d'intimità
-coi migliori artisti di Venezia.
-
-Allo scopo di propagare le massime adottate, Valdrigo si frammischiava
-col popolo; e per non eccitare sospetti indossava le vesti dei
-pescatori. Portava i zoccoli di legno cogli alti talloni, le calze
-lunge sopra i calzoni, la maglia a larghe righe bianche e cerulee, il
-ruvido cappotto col cappuccio, il berretto dei chioggiotti. Seduto
-con Beppo e gli altri battellieri intorno ai tavoli delle bettole
-affumicate trincava alla salute dell'avvenire, mentre il presente se
-ne andava coi vortici di fumo della sua pipa di terra cotta. Le teorie
-dell'eguaglianza sociale solleticavano generalmente i gondolieri senza
-impiego, i pescivendoli senza soldi, e incontravano la diffidenza
-e le opposizioni di quelli che trovandosi al servizio delle case
-patrizie gavazzavano nell'abbondanza, e si sentivano dei bei ducati in
-saccoccia.
-
-Pochi intendevano il vero senso delle dottrine propagate da Valdrigo,
-pochissimi avevano fiducia nelle sue promesse, e in un mutamento
-qualunque. Per altro qualche parola gettata per caso, qualche lamento
-circolante oscurava l'orizzonte, e si sentiva in aria un certo che
-d'inusitato e di strano. I vecchi rimpiangevano i giorni beati della
-loro gioventù, i bei tempi passati, ed accusavano i giovani di perdere
-il rispetto all'autorità e alla vecchiaja, di mettere in derisione gli
-usi e i costumi della patria, di riscaldarsi la testa con novità da
-sognatori e da matti.
-
-Valdrigo censurava l'albagia dei nobili, le loro pretese, i privilegi
-usurpati al popolo, e sforzandosi di pensare alla patria, pensava a
-Silvia, e l'amore soffiava nella politica gonfiando gli argomenti.
-
-Maddalena sollecitava invano il giovane pittore a riprendere il lavoro,
-egli rispondeva col solito _domani_ che aveva servito di risposta alle
-preghiere materne, oppure metteva in campo pretesti d'occupazioni più
-gravi e più utili, o voleva dimostrarle la vanità di un'opera che certo
-non avrebbe raggiunto il merito dei più insigni pittori; e quindi egli
-soggiungeva: quando nelle arti non si perviene a trovare la perfezione,
-è meglio far niente.
-
-E usciva con Beppo, e talvolta giungeva a persuadere la Maddalena ad
-accompagnarli alla pesca; essa non resisteva gran tratto e lieta di
-passare alcune ore con lui s'imbarcava coi pescatori, e uscivano dal
-porto.
-
-La pronta intelligenza serve l'uomo in ogni occasione; e Valdrigo
-non aveva impiegato molto tempo a diventar marinajo. La vita del mare
-aveva fortificato le sue membra, e abbrunato il suo volto. Nei facili
-tragitti egli era in caso di dirigere il timone, ed aveva imparato ad
-issare e ad ammainare le vele, a legar le sarte all'antenna, a gettare
-e raccogliere le reti.
-
-Egli non usciva alla pesca quale semplice spettatore, ma prendeva parte
-alle fatiche dei compagni, e divideva con loro le lotte contro i furori
-del mare.
-
-Maddalena lo contemplava con sorpresa, e ammirava la versatilità
-di quell'uomo, deplorando vivamente che la mobilità del carattere
-gli rendesse impossibile la perseveranza e la fermezza nelle cose
-intraprese.
-
-Nelle ore di bonaccia egli si gettava sul ponte vicino a Maddalena e
-le faceva osservare la sublimità dell'infinito davanti la solitudine,
-e le spiegava i piaceri della navigazione, la libertà del mare, la
-superiorità di quei silenzi, sui silenzi della terra, la bellezza
-di quelle acque azzurre e di quel cielo sereno. Essa lo ascoltava
-con religioso raccoglimento, al tocco delle sue mani fremeva, al suo
-alitare sentiva un tremito in tutte membra, lo fissava in volto con uno
-sguardo d'adorazione, ed egli levando gli occhi al cielo varcava gli
-spazii sulle ali della fantasia, e pensava... alla Silvia.
-
-
-
-
-XXIV.
-
-
-Silvia era diventata la stella di Venezia. La nascita cospicua e
-l'illustre maritaggio l'aveano collocata al primo rango della nobiltà,
-la grande opulenza del conte Leoni la metteva al pari colle più ricche
-famiglie, le grazie della persona, e i vaghi lineamenti del volto le
-assicuravano il primo posto della bellezza, ed era infatto riconosciuta
-da tutti come la più bella fra le belle.
-
-Quando compariva nelle pubbliche feste colla fronte sfolgorante di
-brillanti che davano un singolare risalto al languore degli occhi
-trasparenti e profondi, vestita di ricche stoffe ricoperte di pizzi
-preziosi e di gemme, la folla rispettosa le cedeva il passo e un
-confuso mormorio d'ammirazione irresistibile seguiva il suo passaggio.
-
-Un sorriso misterioso muoveva le sue labbra esprimente la bontà
-rassegnata d'un'anima priva di letizia, e un velo di melanconia
-cresceva la bella espressione de' suoi sguardi.
-
-Dal giorno che l'abbiamo lasciata fanciulla, vittima d'un ingenuo
-impulso del cuore, lunga sarebbe la storia de' suoi intimi pensieri,
-breve quella dei fatti.
-
-La natura e l'educazione, l'istinto e il pregiudizio lottarono nella
-sua candida coscienza con tutta la forza d'una passione segreta. Un
-arcano misterioso s'era svelato con un bacio, il bacio del perdono era
-divenuto il bacio dell'amore, e quelle labbra congiunte per un minuto
-avevano lasciata una traccia indelebile. Quel bacio era un nodo stretto
-dalla natura, rotto istantaneamente dagli uomini; quella lacerazione
-aveva prodotto una piaga e un intenso dolore; i farmachi impiegati per
-sanare la ferita la inasprivano, non erano balsami ma fiele; l'ironia,
-lo scherno, la minaccia.
-
-La fanciulla offesa aveva nascoste le sue pene nei più impenetrabili
-recessi dell'anima, decisa di custodire le sue sensazioni per sè, di
-cedere al mondo quello che il mondo reclama, le apparenze esterne,
-il sorriso delle labbra, le parole di convenzione. — La sua mente
-perspicace, illuminata dai discorsi dei parenti, dagli esempi e dai
-consigli delle amiche, le dimostrava chiaramente l'inutilità d'una
-lotta colla famiglia, e colle convenzioni sociali, lotta ineguale,
-impossibile; che cosa avrebbe potuto ottenere una voce del cuore contro
-il sistema sociale e politico, contro le tradizioni dei secoli, contro
-l'autorità assoluta dei genitori, e la loro onnipotente volontà?
-
-D'altronde una opposizione tenace l'avrebbe confinata in un chiostro, e
-quale sarebbe il vantaggio di tanto sagrifizio?... la tomba prima della
-morte!...
-
-Che cosa chiedeva il suo animo?... un affetto per Vittore. Che era
-l'affetto?... Un pensiero perenne, un'arcana aspirazione, una tenerezza
-misteriosa, un'adorazione sublime... e tutto questo era possibile
-nell'intimo segreto della vita interna, senza turbare l'andamento delle
-cose terrene e l'irrefragabile volontà del destino.
-
-Visse dunque sommessa in apparenza, ma ribelle nel fondo alle
-leggi della sua classe, aspettò il conte Leoni, come si aspetta la
-fatalità, come si aspetta la morte, e pensò a Valdrigo come si pensa
-all'impossibile, o alle cose d'un altro mondo, all'eternità, al
-paradiso.
-
-Era sorvegliata col rigore dei prigionieri di Stato, non parlò mai più
-con Valdrigo; non lo vide che rare volte, da lontano, alla finestra
-per un secondo, o di passaggio alla chiesa. Nessuno se ne avvedeva,
-soltanto i due giovani si scambiavano uno sguardo, un lampo!... ma
-quel lampo teneva vivo il fuoco sacro, ed equivaleva ad un linguaggio
-sublime, il quale bastava ad occuparli intiere settimane nella
-traduzione talora impossibile dei concetti trasmessi.
-
-Così passarono dei mesi, e il tempo, che distrugge gl'imperi e le
-nazioni, esercitava la sua lenta ma inevitabile potenza anche sul
-cuore di Silvia. Il tempo scema ogni dolore e medica ogni piaga, ed
-ogni malato deve sottomettersi al supremo destino di guarire o morire.
-Silvia non guarì interamente, ma la piaga divenne cicatrice segnando un
-solco profondo e incancellabile.
-
-Intanto il conte Leoni, terminata la lunga missione diplomatica che
-lo teneva lontano da Venezia, ritornò in patria, si presentò alla
-futura sposa, e vennero fissate le nozze. Quest'uomo era immerso nella
-politica segreta, e nei raggiri diplomatici di quei tempi minacciosi.
-Conservatore per educazione e per nascita, apparteneva a quel partito
-che non voleva transigere colle novità della Francia, e giudicava un
-pericolo la minima concessione. Passava quindi per implacabile nemico
-d'ogni più ragionevole riforma, ed era odiato dai partigiani della
-libertà, e dalle sètte che volevano abbattere i privilegi e proclamar
-l'eguaglianza. Di ricco censo, avvezzo al lusso delle Corti e splendido
-per le avite tradizioni, egli presentò alla sposa i doni nuziali colla
-prodigalità d'un principe, e gli Orseolo avevano apparecchiata una dote
-degna dell'illustre prosapia, gareggiando collo sposo nella sontuosità
-degli arredi e delle gemme; di modo che il proemio al matrimonio non fu
-per Silvia che una lunga tortura di sartore e modiste che le provavano
-le vesti, e spiegavano davanti ai suoi sguardi le magnificenze delle
-arti, che più solleticavano la vista. I preziosi smanigli, le filze di
-perle, i diademi di brillanti, gli abbigliamenti di broccato, i rasi
-ricamati, gli sciamiti di seta doppia trapunta d'oro, i pizzi e i veli
-trasparenti e leggiadri per vaghezza di disegno, i nastri, le nappe,
-le pelliccie, ed una varietà innumerevole di pannilini d'ogni foggia e
-d'ogni uso.
-
-Il dire che Silvia rimanesse indifferente davanti a tante meraviglie,
-non sarebbe l'espressione del vero, che anzi assorta nella
-contemplazione di tali accessorii, essa dimenticava il principale.
-
-Cosicchè il giorno delle nozze giunse come improvviso, e la pompa
-solenne parve un sogno alla fanciulla sbigottita dagli omaggi delle
-matrone e dei patrizii, e sbalordita dalle cerimonie religiose e
-domestiche. Alla consacrazione davanti l'altare succedettero senza
-posa i rinfreschi, il banchetto, le danze, la musica, e la sua mente
-vacillava confusa fra il bagliore delle faci, il fruscio delle vesti,
-il bisbiglio misterioso e confuso della folla elegante.
-
-All'indomani della festa, un'infelice di più imprecava alla amara
-sorte riservata alla nobiltà ed alla ricchezza, e invidiava i modesti
-sponsali del popolo consigliati da reciproche attrattive e consolati da
-un amore concorde.
-
-Ma il popolo alla sua volta, mancando spesso del necessario, invidiava
-il superfluo dei nobili e così pochi erano contenti. Questa è la sorte
-comune della società, e ancora non si è trovato un sistema di governo
-che renda tutti felici, e crediamo non si troverà così presto; quindi
-la rassegnazione è stata sempre e sarà ancora per lunga pezza una delle
-più belle ed utili virtù.
-
-Silvia, che certo non mancava del superfluo, fra il quale considerava
-anche l'epitalamio di Don Lio, si trovava priva del necessario, che per
-lei era un cuor giovane e amoroso che rispondesse a' suoi sentimenti.
-Legata per legge divina ed umana ai destini d'un estraneo al suo
-affetto, essa soffriva il matrimonio come una malattia della sua razza
-e ne cercava qualche rimedio adottando francamente la vita di Venezia
-che moltiplicando le veglie, i piaceri e le feste, teneva lontani i
-mariti, e liberava le mogli dalle loro noiose assiduità, giudicate
-ridicole dai costumi eleganti, e assolutamente proscritte dalla società
-dei patrizii e rilegate tra le abitudini volgari del popolo.
-
-Così essa trovava la libertà nei legami del matrimonio, tanto è vero
-che le leggi che si allontanano dai dettami di natura non ottengono
-lo scopo che si propongono, e si conservano apparenti nella forma, ma
-illusorie nel fondo. Di tale libertà però Silvia non abusava, chè se
-i tempi corrotti autorizzavano e rendevano facili gl'intrighi, l'amor
-vero non ha mai congiurato contro l'onore per deliberazione spontanea,
-ed è rimasto sempre il guardiano del pudore e della virtù. Chi ama non
-ardisce, e chi ardisce non ama, disse un sapiente scrittore, e appunto
-Silvia amava, e non ardiva confessarlo a sè stessa. Però schiava del
-dovere e dell'onestà, non poteva nè voleva raffrenare la libertà del
-pensiero, il quale correva senza ostacoli alle memorie del passato,
-e nelle ore di solitudine vagava in traccia d'un'anima sorella nel
-dolore e nelle aspirazioni, del pari solinga e abbandonata dall'avverso
-destino!... Infatti Silvia pensava sovente a Valdrigo.
-
-
-
-
-XXV.
-
-
-Esistono forse dei rapporti arcani, e una voce misteriosa che metta
-in comunicazione due anime unite dalla simpatia e allontanate dal
-destino?... Questo è ancora un problema oscuro, ma sembra che il
-fenomeno esista, e se la scienza non ha saputo fino ad ora spiegarlo,
-l'empirismo degli amanti ci crede. Si raccontano su questo rapporto
-dei casi strani e meravigliosi di sensazioni lontane ma unisone, di
-presentimenti profetici, e si narrano storie bizzarre di fatti creduti
-sovrumani che nel Medio Evo si attribuivano alle streghe, e ai tempi
-presenti si dichiarano effetti del magnetismo animale.
-
-Forse alcuni fenomeni d'una apparenza sopranaturale sono naturalissimi
-e normali, ma la dabbenaggine umana grida al miracolo, perchè ne
-ignora le cause, ma l'uomo nel breve corso di sua vita mortale non
-può conoscere tutte le leggi immortali dell'universo. Dopo una lunga
-serie di secoli nella quale la scienza umana si arricchì di numerose e
-sorprendenti scoperte, quanti sublimi misteri si celano ancora nelle
-tenebre, quante leggi naturali rimangono ancora nascoste ai nostri
-sguardi!...
-
-Questa dissertazione metafisica ha lo scopo di avvertire il lettore
-che Silvia e Valdrigo non si vedevano mai, ma si parlavano attraverso
-gli spazi, attraverso i muri di Venezia, a grandissime distanze,
-senza comunicazioni materiali, e le cose suddette giustificano la
-nostra ignoranza con l'ignoranza universale, incapace di spiegare il
-misterioso fenomeno. Ma il fatto esisteva, e forse esiste tuttora od
-esistette fra la persona che legge queste povere pagine e qualche anima
-lontana. Non è vero che si parla attraverso le montagne e l'oceano?...
-Sicuro che il linguaggio di due spiriti non è composto di accenti
-comuni e volgari, sicuro che quella voce arcana non dice: — Buon
-giorno, signore, come sta lei?... vorrebbe favorirmi i numeri che si
-cavano al lotto?... o dirmi il corso dei valori di borsa?.. — Queste
-cose le può dire il telegrafo!... — Il telegrafo elettrico!... chi ci
-avrebbe creduto nel Medio Evo?... Orbene, abbandoniamo la spiegazione
-del telegrafo amoroso alle future elucubrazioni della scienza, e per
-ora teniamoci paghi del fatto. Il fatto, quantunque misterioso, è
-incontrastabile.
-
-Silvia seduta mollemente in un ampio seggiolone a bracciuoli, in
-una magnifica stanza tappezzata di antichi arazzi, e colle finestre
-ricoperte da impenetrabili cortinaggi di ricche stoffe, stava tutta
-sola pensando. Valdrigo cullato dai flutti del mare, coricato sul
-cassero d'una barca peschereccia, contemplava il cielo sereno. A
-poco a poco una corrente misteriosa d'idee gettava un filo invisibile
-dal cuore di Valdrigo al cuore di Silvia; ecco il telegrafo amoroso
-fissato, sul quale i sentimenti facevano i loro uffici, come le
-parole attraverso il filo metallico del telegrafo elettrico. Che
-cosa dicevano? Erano pensieri intangibili, sensazioni inesprimibili,
-fantasie vaporose, aspirazioni vaghe indefinite, estasi e rapimenti che
-si possono comprendere soltanto da chi li abbia provati.
-
-La povera Maddalena, innamorata al pari di Silvia, non incontrava nel
-cuore di Valdrigo che una elettricità negativa, egli si trovava a un
-passo dalla bella popolana e a cinque miglia da Silvia; ma parlava
-a questa e la vedeva parlante, e l'altra così vicina, gli era mille
-miglia lontana dal cuore. O misteri della vita!...
-
-
-
-
-XXVI.
-
-
-Un giorno il nostro pittore s'era seduto in faccia al quadro dei
-pescatori, e lo andava contemplando. — Non ci sarebbe troppo male!...
-egli ripeteva fra sè, ma ci vorrebbe il coraggio di finirlo. Chi mi
-darà questo coraggio?... e sospirava.
-
-Alcuni colpi vigorosi del battente di casa lo scossero dai suoi
-pensieri, e udendo una voce che chiedeva di lui, saltò in piedi, corse
-precipitosamente ad aprire la porta della stanza.... e vide Antonio
-Canova.
-
-Reduce da Roma ove aveva scolpito il Teseo sul Minotauro, una statua
-di Marte, un Amorino, Venere che inghirlanda Adone di rose, la Psiche,
-vari bassirilievi e finalmente il grandioso Mausoleo di papa Clemente
-XIII, collocato nella basilica di san Pietro, lo scultore era venuto
-a Venezia per rivedere gli amici, e recarsi a respirare l'aria nativa
-dei suoi colli di Possagno, per ristorare le forze affrante dalle
-lunghe fatiche. Il Doge ed il Senato lo avevano accolto come un figlio
-prediletto, e i più illustri patrizii andavano a gara per onorarlo
-come una nuova gloria della patria, e gli allogarono il monumento
-dell'illustre capitano Angelo Emo.
-
-Fedele alle sue affezioni d'infanzia, Canova volle abbracciare
-Valdrigo, e lo sorprese nel suo alloggio. Quella visita inaspettata
-sbalordì Vittore, stupefatto ad un punto dalla gioia e dalla vergogna.
-La fama gli aveva narrate le opere dell'amico; che cosa aveva egli
-da contrapporre a tante insigni produzioni?.... nulla! Il piacere di
-stringere fra le braccia un antico collega era dunque avvelenato dal
-rimorso del tempo perduto fra le passioni dell'amore e della politica.
-L'inerzia arrossiva davanti al lavoro. Partiti entrambi da uno stesso
-punto, con eguali attitudini, uno aveva proseguito il cammino con
-perseverante costanza, superando con coraggio gli ostacoli, l'altro
-s'era arrestato ad ogni scabrosità del terreno.
-
-Scambiate le prime espansioni, lo scultore cercò un punto opportuno
-per contemplare il quadro dei pescatori, e il pittore movendo il
-cavalletto verso la luce si poneva da un lato, studiando l'espressione
-della fisonomia dell'amico, ed aspettando trepidante il suo imparziale
-giudizio.
-
-Canova collocato a qualche distanza fissava attentamente quella tela,
-ora concentrando la luce con le mani raccolte intorno agli occhi,
-ora retrocedendo d'un passo, mettendosi in fianco per giudicare
-un effetto, o avanzandosi per osservare da vicino alcuni tocchi di
-pennello; esaminò attentamente ogni singola figura, ogni accessorio,
-il prossimo terreno e l'orizzonte lontano, e poi raccogliendo i vari
-gruppi in uno sguardo sommario, per vedere se l'armonia delle varie
-parti corrispondesse all'insieme, studiò l'effetto generale del quadro,
-e colla testa alta e gli occhi semichiusi stette lungamente immobile e
-muto a guardarlo.
-
-Finalmente cessando tutto a un tratto dall'esame coscienzioso e severo,
-si slanciò al collo dell'amico, e baciandolo in volto con affettuosa e
-sincera affezione gli disse: — Vittore, il tuo quadro è un capolavoro.
-Prendi i pennelli e compi l'opera, e fra pochi giorni il tuo nome
-sonerà con elogio in Venezia, e tu sarai stimato nuovo decoro alle
-arti.
-
-Valdrigo piangeva, e confessava ingenuamente i suoi slanci sublimi e
-le lotte colle tetre nubi della vita che gli oscuravano gli orizzonti
-sereni dell'arte, e il continuo ondeggiare fra i lampi delle sue
-ispirazioni, e le tenebre d'una molle apatia la quale spegneva a
-poco a poco il sacro fuoco del genio che si sentiva ardere in cuore
-ed affraliva la sua volontà con una colpevole accidia che lo rendeva
-inetto al lavoro.
-
-Allora Canova confortava di nobili consigli quell'anima addolorata,
-e gli ripeteva le massime che guidarono la sua gloriosa carriera
-e che vennero scrupolosamente raccolte e conservate da Antonio
-d'Este suo intimo amico, e da Melchiorre Missirini suo ammiratore
-e biografo, e che noi riportiamo testualmente ad onore del nostro
-grande concittadino, e per guida dei giovani artisti che vogliono
-seguire le sue traccie immortali. — «Il decoro e la grandezza del nome
-d'Italia debbono sempre starci fissi nella mente. Gl'Italiani sono
-stati destinati dalla provvidenza a condurre a fine ogni gran cosa.
-Essi fanno uscire nella luce del mondo capolavori d'ogni maniera, e
-si acquistano il merito di essere a tutti insegnatori e maestri per
-solo spontaneo irresistibile impulso del loro genio, recato a creare
-grandi cose senza emulazione, senza premio e molte volte senza lode,
-anzi per mezzo tutti gli ostacoli e le contrarietà delle opposizioni
-dei governi, e delle censure fra loro medesimi, e fra le allettatrici
-distrazioni di un cielo mite e di un'aria benigna che ne consiglia e
-sospinge alle ricreazioni e ai diporti...»
-
-«Compiango quei giovani che credono poter comporre piaceri d'ogni
-maniera coll'arte. L'arte sola deve stare in cima al pensiero
-dell'artista, e per essa vivere e volgere in essa ogni sua cura. Non
-devesi sviare l'intelletto nè abbattere il corpo.»
-
-«Chi è stanco della musica, della veglia e del ballo, del passeggio,
-della cena, come mai di buon mattino potrà recarsi allo studio
-per lavorarvi con quell'ardore che vi bisogna? Quindi si diviene
-neghittosi, e all'ignavia vien dietro la noncuranza della gloria e
-l'appagarsi della mediocrità. La vita dell'artista debbe essere un
-continuo studio, non v'ha cosa più preziosa del tempo. Il grande
-artista deve pensare a vivere più nel futuro che nel presente...»[10].
-
-Queste gravi e solenni parole colpirono profondamente il cuore commosso
-di Valdrigo, che promise di mettersi con fermezza a terminare il suo
-quadro, seguendo i consigli dell'amico, che lo assicurava delle supreme
-consolazioni del lavoro, come farmaco infallibile che risana ogni
-dolore dell'anima, e consola il cammino della vita.
-
-In mezzo a questi propositi si separarono, fra le scambievoli
-dimostrazioni di amicizia e di stima, e Canova parti per Possagno.
-
-
-
-
-XXVII.
-
-
-La gloria ha le sue sublimi soddisfazioni, ma non va esente da penosi
-supplizi.
-
-La grande modestia di Canova lo esponeva sovente alla tortura della
-pubblica ammirazione, e il suo viaggetto a Possagno costò molte pene
-all'illustre scultore. Egli s'era proposto di giungere tranquillo al
-suo paesello, contemplando per via quei bei colli che gli rammentavano
-i giorni sereni dell'infanzia, e il pensiero di gustare in pace quel
-silenzio e quella solitudine era un grande conforto al suo cuore.
-Vane illusioni! I bravi possagnesi volevano onorare il loro esimio
-concittadino divenuto famoso in Europa. Canova giunto a Bassano in
-compagnia del suo amico Antonio D'Este, trovò il Senatore Rezzonico
-che lo aspettava per onorarlo con sontuose accoglienze. Le cerimonie
-incominciavano a intorbidare la gioja del viaggio. A Crespano
-sboccavano da tutte le vie i curiosi che accorrevano a vederlo. Colà
-scese di vettura per montare a cavallo, le strade essendo impraticabili
-ai ruotabili, e poco dopo s'incontrò con un drappello di giovani suoi
-compatrioti che venivano a riceverlo, e fargli scorta d'onore. — Addio,
-solitudine! — Erano una quarantina sopra cavalli adorni di alloro,
-ed avevano il capo incoronato di fiori. Canova voleva sollevarli
-dall'incomodo, ma il suo amico D'Este gli mostrava l'impossibilità di
-calmare il loro entusiasmo. Bisognò dunque galoppare di conserva fra
-la brigata trionfale, e giunti al confine del territorio di Crespano,
-dopo il quale s'entra nel comune di Possagno, trovarono «la strada
-coperta di lauro, di mirto e di fiori; e ai lati della medesima, un
-folto popolo d'ambo i sessi, che con rami di lauro, battendo le palme
-gridavano: _Viva il Canova.... Viva il patriotta_[11].»
-
-A misura che avanzavano crescevano gli applausi e la folla, e giunti
-finalmente al paese il popolo accorso era immenso, e il frastuono degli
-evviva, e dei trasporti di allegrezza si confondeva col suono festivo
-delle campane, colle allegre musiche, e lo scoppio dei mortaretti! —
-Addio, silenzio!
-
-Arrivati sulla Piazza i rappresentanti del Comune e del Clero si
-fecero innanzi con grave incesso ad ossequiare la vittima della gloria,
-che in quel momento avrebbe pagato la più bella delle sue statue per
-trovarsi sulla cima inaccessibile della più alla montagna del globo.
-Ma le patrie onoranze non erano finite, e fu costretto di subire un
-discorso «commoventissimo, e molte poetiche composizioni in vari metri
-che terminarono con un sonetto di Marco Bastasini in dialetto del
-paese»[12].
-
-Non mancava altro!... ma l'eco di quella festosa e cordiale accoglienza
-risuonava ancora molti anni dopo la sua morte nelle pagine d'Antonio
-D'Este che ne faceva un grottesco racconto[13].
-
-Rimase due settimane a Possagno, invocando invano la pace e il
-riposo. I conviti succedevano ai conviti, i versi piovevano sui
-lauti banchetti, e i soliti numi dell'Olimpo scendevano dagli Elisi
-ad onorare l'artista. Il ritorno attraverso l'Italia venne parimenti
-onorato da continui trionfi, che pesavano a Canova, il quale lamentava
-il tempo perduto e i lavori sospesi.
-
-Ritornato finalmente in mezzo ai prediletti studi di Roma, il suo genio
-riprese il volo sublime nelle regioni supreme dell'arte, e diede vita a
-nuove e immortali creazioni.
-
-
-
-
-XXVIII.
-
-
-Un alito del genio alacre di Canova, aveva dato l'impulso al genio
-inerte di Valdrigo. Ripreso il lavoro, e richiamati i modelli, non
-deponeva la tavolozza che poche ore, per cibarsi o dormire, non usciva
-più di casa e pareva dominato da uno spirito creatore che sostenesse
-le sue forze. Serio, concentrato, intento a trattare i pennelli con
-un'attenzione sostenuta, pareva isolato dal mondo, e reso insensibile
-ad ogni impressione che non avesse un'influenza diretta al suo scopo.
-Maddalena raggiante di gioja gli stava di rimpetto silenziosa per non
-turbare quel sublime raccoglimento, e mentre egli dava gli ultimi
-tocchi alla tela, essa ammirava sul volto del pittore le traccie
-d'un'anima soddisfatta dalla coscienza del proprio valore.
-
-Un giorno aveva radunato nella stanza tutti i modelli che collocati
-nella rispettiva posizione presentavano l'aspetto generale del quadro;
-tutto ad un tratto Valdrigo saltando in piedi sullo scanno sul quale
-stava seduto gettò in aria la tavolozza e i pennelli e gridò — basta!
-
-A tal grido, Maddalena che conosceva le ubbie del pittore divenne
-pallida pallida, e stava certo per cadere svenuta dal dolore d'un nuovo
-capriccio del bizzarro suo ospite, quando egli soggiunse: — basta, ho
-finito!
-
-Un profondo sospiro sollevò il cuore oppresso della povera fanciulla,
-ed una lagrima di gioja le bagnava le guancie, mentre le sue labbra si
-atteggiavano al più soave sorriso.
-
-I pescatori circondavano il quadro, guardandosi ed ammirandosi
-riprodotti sulla tela, e lodando il pittore che sempre in piedi sullo
-scanno dominava le loro teste e rideva allegramente delle ingenue
-osservazioni, e degli applausi sollevati dal più sincero entusiasmo.
-Poi saltando sul pavimento li baciava tutti dalla gioja incominciando
-dalla nonna Marta, e terminando colla Maddalena, la quale al tocco di
-quelle labbra sentì una burrasca interna e il capogiro, ma egli come
-al solito non avvedendosi di nulla, stava vuotando le sue tasche sul
-tavolo, dalle quali uscivano gli ultimi ducati, una bella giustina
-d'argento, un'osella cogli orli frastagliati e alcuni traeri anneriti e
-consunti, e invitando Beppo a raccogliere questo suo fondo di cassa gli
-diceva:
-
-— Invito tutti a pranzo, va a provvedere i bocconi più ghiotti, i vini
-più morelli, evviva l'arte e l'allegria!... — Evviva Evviva! ripetevano
-i convitati fra gli applausi universali, e le risa sgangherate che
-facevano tremare le pareti; e tutti se ne andarono lieti e contenti
-aspettando l'ora del banchetto; il quale non è a dirsi se fu allegro e
-clamoroso. Basti il sapere che tutti erano soddisfatti, e il vino buono
-e abbondante.
-
-Quando la tela fu asciutta, Valdrigo vi distese sopra una bella mano di
-vernice che fece risortire le velature, e le luci, ed avendo trovato da
-un intagliatore una magnifica cornice dorata, potè ottenerla a credito
-colla promessa di pagarla dopo venduto il dipinto, che collocato al suo
-posto produceva un effetto veramente meraviglioso.
-
-Pochi giorni dopo, il quadro colla sua cornice figurava al balcone
-d'una delle più belle botteghe di Piazza San Marco, con sotto il
-nome di Vittore Valdrigo, e attirava da ogni parte i curiosi, che si
-affollavano per contemplarlo e applaudirlo.
-
-Il pittore penetrava spesso fra la gente, e s'inebbriava del trionfo,
-maledicendo gli anni sprecati a far nulla. Maddalena volle vedere il
-quadro esposto al pubblico, v'andò in segreto con una amica, godendo,
-degli elogi fatti all'artista come d'un bene suo proprio, ma dovette
-allontanarsi in fretta dagli sguardi delle persone che avevano subito
-riconosciuto il modello principale, e gli scoccavano degli epigrammi un
-po' troppo arguti e indiscreti.
-
-Intanto il nome di Valdrigo si diffondeva per Venezia, e l'esposizione
-del quadro era divenuta un piccolo avvenimento. La folla attirava la
-folla, tutti volevano vedere l'opera della quale avevano uditi gli
-elogi, gli artisti discutevano fra loro sui meriti del disegno e del
-colorito, il popolo ammirava i suoi costumi nazionali riprodotti con
-inusata verità, e i nobili nelle loro radunanze esaltando il talento di
-Valdrigo, onoravano la loro classe che lo aveva tratto dalla oscurità,
-e protetto nei primi passi dell'arte. E si diceva da per tutto: —
-i nobili sono i benefattori degli artisti, i Falier hanno sostenuto
-Antonio Canova, gli Orseolo hanno assistito Vittore Valdrigo. — Il
-museo Farsetti ha cooperato allo sviluppo di due geni che saranno nuova
-gloria alla patria, i patrizi veneziani mostrarono sempre un amore
-vivissimo alle arti belle, ne siano prova le chiese, i palazzi e le
-gallerie che formano di Venezia una meraviglia del mondo.
-
-Molli ricchi patrizi entrarono nella bottega per acquistare il dipinto,
-il negoziante scriveva il loro nome e rispondeva: — Non so se il quadro
-sia già venduto, in ogni modo farò noto al pittore il desiderio di
-vostra eccellenza.
-
-La lista degli aspiranti all'acquisto venne infatti presentata a
-Valdrigo, il quale; percorrendola rapidamente, si arrestò tutto ad
-un tratto davanti al nome del conte Alberto Leoni. Era evidente che
-acquistando il primo lavoro di Valdrigo, il conte Leoni subiva una
-influenza. Naturalmente gli Orseolo gli avevano lasciato ignorare la
-scena del boschetto, e Don Lio celebrando nel suo Epitalamio il candore
-della sposa, era convinto della necessità d'usare una tale licenza
-poetica, ma ne sogghignava maliziosamente sottecchi.
-
-Ma certo il nobile carattere di Silvia consigliando al marito
-l'acquisto del quadro, intendeva soddisfare un dovere di giustizia,
-dimostrando a Vittore che essa non era complice della calunnia che lo
-aveva colpito. — Il sentimento delicato della donna riparava i torti
-dell'altero casato, riabilitando l'onestà offesa ingiustamente, e
-rendendo omaggio al genio derelitto che trionfava d'ogni ostacolo colla
-sola forza del proprio valore.
-
-Che se scrutando i più reconditi ripostigli di quel cuore generoso,
-si avesse scoperto un istinto più intimo che animava i suoi nobili
-impulsi, la purezza d'un tale sentimento non avrebbe punto offuscata la
-virtù, nè scemato il pregio della Sua nobile condotta.
-
-Valdrigo comprese il significato di quel nome, ne fu commosso nel
-profondo del cuore, e ordinò che il quadro venisse subito portato in
-casa del conte Leoni.
-
-All'indomani il giovane pittore riceveva un bel gruppetto di zecchini
-accompagnato da una lettera di elogi, che terminavano colla preghiera
-al pittore, di volersi recare al palazzo Leoni per collocare egli
-stesso il suo quadro nella luce più vantaggiosa.
-
-Dopo lunghe meditazioni sulle sue nuove fortune, Vittore pensò a
-sua madre, a' suoi ospiti, a sè stesso. Mandò a Saltore del denaro
-e dei doni, fece un bel presente a Maddalena, e chiamato un sarto
-che vestiva i più eleganti damerini di Venezia, gli commise un
-vestito completo d'ultimo gusto, coi bottoni diamantati. Uno dei
-millecinquecento parrucchieri[14] che in quell'epoca acconciavano le
-teste dei veneziani, gli pettinò una zazzera incipriata da zerbinotto
-vaporoso, un calzolajo rinomato gli calzò un pajo di scarpini colle
-fibbie, un cappellajo gli fornì una leggiadra schiaccina da tenere
-sotto il braccio, ed ecco in pochi giorni un uomo rifatto e degno della
-più eletta società. Alcuni suoi conoscenti, che pochi giorni prima
-scontrandolo per via lo salutavano appena, vedendolo in così splendido
-arnese gli facevano delle profonde riverenze, e i suoi fornitori
-che dapprima lo tormentavano per un minimo credito, gli andavano
-poi incontro per offrirgli del denaro. Così va il mondo! malgrado il
-proverbio che l'abito non fa il monaco.
-
-Trovatosi in tutto punto, Valdrigo accorse trepidante al palazzo Leoni.
-Nel salire le ampie scale gli vacillavano le ginocchia per modo che
-dovette arrestarsi alquanto a prender lena. Il cuore gli palpitava con
-violenza e gli battevano i polsi al punto da offuscargli la vista. Un
-servo lo condusse dall'entrata all'anticamera, era un vecchio cameriere
-in gran livrea gallonata, gli si fece incontro con un profondo
-inchino, e chiestogli il nome gli aperse l'uscio della stanza vicina,
-annunziando:
-
-— L'illustrissimo signor Vittore Valdrigo.
-
-Vittore si avanzò lentamente, il cameriere chiuse l'uscio. Un
-soavissimo profumo dominava la tiepida atmosfera, debolmente
-rischiarata da una luce rosea, trapelante attraverso pesanti
-cortinaggi. Nel fondo della stanza, Silvia stava seduta in un ampio
-seggiolone e leggeva. Il libro le cadde dalle mani, mentre Valdrigo
-rispettoso s'inchinava e con voce tremante balbettava un complimento.
-Essa con un cenno della mano lo invitava a sedere, quando aprendosi
-una porta, entrò il conte Leoni. Silvia presentò il pittore al marito,
-il quale fattosegli incontro col tratto d'un gentiluomo avvezzo alle
-maniere di Corte, animò la timida esitazione del giovane colla più
-benevola accoglienza, e lo colmò d'elogi e d'incoraggianti promesse.
-Dopo breve conversazione lo condusse a visitare la galleria, ove
-Valdrigo collocò il suo dipinto; e invitandolo a pranzo per un altro
-giorno, lo accompagnò fino alla porla della scala, ove prese congedo
-con un cortese complimento.
-
-Il giorno del pranzo si trovò in un'ampia sala in mezzo alla più
-scelta nobiltà, fra la quale gli Orseolo, come lo avessero lasciato
-amichevolmente il giorno prima, lo trattarono con famigliare cortesia,
-e Don Lio che adorava sempre l'astro nascente, volle onorare il pittore
-riabilitato, con un sonetto, nel quale chiamava Valdrigo figlio di
-Minerva, e lo invitava a salire sul Pegaso per recarsi in Elicona a
-visitare Apollo e le Muse. Valdrigo lo ringraziava colle labbra, ma col
-cuore lo mandava al diavolo co' suoi sonetti granelleschi e mitologici.
-
-Ritornava spesso al palazzo colla speranza d'incontrarsi solo con
-Silvia, ma la trovava sempre circondata dalle visite o dai parenti;
-fosse il caso o un progetto meditato, questo poi era un mistero.
-
-Maddalena sapeva molte cose dallo stesso Valdrigo ed altre ne
-indovinava, e fremeva. Ma con quale diritto sarebbesi ella opposta
-alle visite del pittore in casa Leoni?... Chiudeva dunque in seno il
-dispetto e la gelosia e sperava che la condizione elevata di Silvia
-l'avrebbe tenuta sempre lontana dall'intimità del pittore, il quale
-stanco delle vane aspirazioni e umiliato dal disinganno, avrebbe
-finalmente aperti gli occhi e trovato nella sua condizione una creatura
-degna di lui, ambiziosa del suo affetto, che ad altro non aspirava che
-a renderlo felice e beato coi trasporti dell'amore, colle gioje della
-famiglia.
-
-Ma ben altre speranze alimentava l'amore di Valdrigo, irritato dagli
-ostacoli superati, acceso dalle nuove probabilità, fomentato dalle
-frequenti visite, nelle quali i suoi occhi incontrandosi con quelli di
-Silvia si scambiavano delle ferite invano dissimulate da lei, sotto
-un aspetto di affettata indifferenza. Per aumentare le occasioni di
-vederla, Valdrigo s'era dato intieramente alla vita della migliore
-società, e si faceva presentare nelle case frequentate dalla famiglia
-Leoni, e fra le altre ebbe la somma fortuna di conoscere e di
-apprezzare la più distinta riunione di quei tempi, la conversazione
-d'Elisabetta Marini.
-
-
-
-
-XXIX.
-
-
-Elisabetta Teotocchi-Marini, che fu poi Isabella Albrizzi, donna di
-sangue e di bellezza greca, veneziana d'indole e di spirito, accoglieva
-a circolo in sua casa un'eletta società. Le sue conversazioni di
-Venezia possono compararsi ai celebrali ritrovi del famoso palazzo
-Rambouillet di Parigi. Isabella Albrizzi ebbe molte rassomiglianze
-colla illustre marchese, la quale, scrive Tallement de Reaux[15], fu
-«bella, saggia e ragionevole.» D'Isabella scrive Ippolito Pindemonte
-«saggia, bella, amabil donna, di caldo cuore e d'ingegno felice.» Un
-francese[16] asserisce che la Marchesa fu «ammirabile, buona, dolce,
-benefica, cortese e aveva lo spirito giusto e retto.» Un italiano[17]
-assicura che Isabella aveva «l'animo benefico, e che l'avvenenza della
-sua persona andava di pari passo colla coltura e colle grazie dello
-spirito.»
-
-Madama di Rambouillet, amava passionatamente gli uomini di spirito[18];
-però nulla d'importante lasciò scritto; l'Albrizzi circondata sempre
-dagli uomini più dotti e più stimati della sua epoca, si occupò
-di letteratura nazionale e straniera, e pubblicò alcuni scritti
-d'immaginazione e di critica assai stimati al suo tempo. Lord Byron
-la proclamò la Staël di Venezia[19]. Dobbiamo poi osservare per onore
-d'Italia, che la famosa marchesa di Rambouillet, della cui grazia
-e cortesia tanto scrissero i francesi, fu di puro sangue italiano,
-essendo stato suo padre Vivone Pisani, e sua madre una Savelli[20].
-
-E quivi gioverà rilevare una cosa, fino ad ora poco o nulla rimarcata,
-ed è che la tanto celebrata pulitezza dei francesi, l'eleganza,
-la cortesia delle loro maniere, che pure gode ancora l'ammirazione
-del mondo, essi l'ebbero, come molte altre cose, in retaggio dagli
-italiani, e di questo ne conviene il celebre Vittore Cousin, il quale
-dichiara che la pulitezza e la leggiadria dei costumi furono apportate
-in Francia da Caterina de' Medici[21].
-
-Alle barbare guerre civili, alla licenza dei costumi dei tempi di
-Enrico IV succedette in Francia il gusto delle cose di spirito, dei
-piaceri delicati e delle occupazioni eleganti. Il potente Richelieu
-coltivò questo fiore rinascente delle belle lettere e dei gentili
-costumi, e nel palazzo Rambouillet, giunse al sommo splendore ed alla
-massima fragranza. Nella splendida sala azzurra[22] si radunavano
-le persone più distinte per il bel garbo, lo spirito e la coltura, e
-vi venivano accolti con pari cortesia i principi e le principesse di
-sangue reale, ed i modesti letterati.
-
-A Venezia la conversazione d'Isabella si componeva di quanto di più
-illustre potevano vantare il patriziato, le scienze, le lettere, le
-arti belle. La sua stanza di ricevimento era un Areopago, nel quale
-sedevano a giudici e dettavano leggi non solo quanti di più famosi
-vantava l'Italia, ma l'Europa.
-
-La società del palazzo Rambouillet, giunta al sommo della grazia, cadde
-nell'affettato e meritossi la sferza di Molière che colpì senza pietà
-le _Preziose ridicole_. Le conversazioni dell'Albrizzi si mantennero
-senza degenerare fino alla morte d'Isabella, e in mezzo agli stravizi
-d'una vergognosa decadenza, furono come un'oasi di sociale urbanità e
-di gentili costumi. Goldoni non trovò argomenti che si prestassero al
-ridicolo nelle elette adunanze di Venezia, e dovette scendere fra il
-basso popolo per iscoprire le _Donne curiose_.
-
-Sul finire del secolo scorso le conversazioni della nobildonna
-Elisabetta Marini brillavano di vivacissima luce. L'emigrazione
-francese accolta cortesemente dall'ospitalità veneziana, vi univa lo
-spirito di Parigi al brio garbato di Venezia.
-
-Vispi e bizzarri caratteri forestieri, accanto di garbati e dotti
-italiani formavano un circolo originale, animatissimo. La saggia
-Isabella «tutta amore e indulgenza per tutti»[23], colle maniere
-cortesi e la geniale sua voce, dominava quegli spiriti diversi,
-trovava per ciascuno una parola gentile, frenava i troppo audaci con
-uno sguardo pietoso, animava i timidi con una lode incoraggiante,
-ed eccitava lo spirito di tutti con un baleno degli occhi bruni e
-scintillanti.
-
-I celebri Maury e Lally Tollendal sfogavano le loro collere contro
-la rivoluzione francese, mentre un giovane visconte rovinato dalla
-confisca, cercava di consolare le noje dell'esiglio facendo la corte
-alle gentildonne di Venezia, colla speranza che il prestigio delle sue
-sventure politiche lo attirasse nella via delle buone fortune galanti.
-Ma la sua ignoranza della lingua italiana e dei costumi veneziani, lo
-rendeva un personaggio ridicolo, e l'Isabella con prudenti consigli lo
-compensava dei disinganni d'amore.
-
-Crussol e Polignac consolavano colle loro promesse di prossime
-vittorie la elegante marchesa De Groslier, amica calunniata della
-regina Maria-Antonietta, cantata da Voltaire, il quale conquiso dallo
-spirito di lei, le offerse di appropriarsi quell'oggetto della sua
-dimora di Ferney, che meglio le piacesse, ed essa scelse e conservò
-la penna dell'illustre filosofo. Era poetessa ammirata in Francia e
-pittrice distinta, Canova la chiamò il Raffaello dei fiori. Sedeva fra
-i suoi compatriotti il marchese di Maisonfort, vero tipo dell'emigrato
-francese, dice Valéry, per la sua indolenza, per la leggerezza dei
-costumi, e l'Isabella colla sua naturale benevolenza lo giudicava «un
-francese di Luigi XIV, per la preziosa gentilezza ed urbanità, per la
-vivezza e la rapidità delle idee, dotto senza intolleranza, ingegnoso
-senza artifizio, fornito di squisitissimo gusto; pel cui animo
-affettuosissimo, era vera morte l'indifferenza, vita l'amore»[24].
-Rimarchevole fra gli originali era D'Hancarville «con parrucca in testa
-per forma e per colore bizzarra, con tabarro rovescio indosso e tutto
-cadente da un lato, con curva schiena e passo frettoloso....»[25]
-Ignorava il suo secolo, e viveva nel passato che conosceva a
-meraviglia. Prodigo ed affabile nella goduta opulenza, era sobrio ed
-altero nella povertà. Antiquario, pubblicò opere erudite; sibarita
-diede alla luce un libro osceno.
-
-Il commendatore di Châteauneuf, costantemente distratto da sembrare
-stupido, era invece dotto e studioso. Avido di lodi, queste non
-gli sembravano mai esagerate. Spingeva la sua mania di declamare la
-tragedia fino a rendersi ridicolo. Un giorno sorpreso a gesticolare fra
-due porte, gli fu chiesto se si sentisse male: — non è niente, rispose,
-mi agito per ispirarmi.
-
-Il cavaliere Vivante-Denon, gentiluomo ordinario di camera di Luigi
-XV e Luigi XVI, perseguitato come aristocratico in Francia, emigrò
-a Venezia ove venne perseguitato come giacobino[26]. Diplomatico,
-artista, letterato «ameno e felice parlatore sempre vero e naturale»
-l'Isabella comparandolo a Voltaire al quale rassomigliava, trovava
-comune ai due francesi «lo spirito, la vivacità, il movimento e quel
-non so che di malizioso nello sguardo che tanto si teme e che pur tanto
-piace[27].»
-
-Ma lasciando nell'ombra i meno illustri stranieri, passiamo agli
-italiani. Fra i primi apparisce la curiosa persona d'Ippolito
-Pindemonte. Ora poeta «acceso d'estro Febeo» ora macchina di regolari
-ed invariabili abitudini. Viaggiatore e misantropo, platonicamente
-innamorato della saggia Isabella. «Non mai scompagnato da lieto e
-soavissimo sorriso, il suo metodo di vita è così inalterabilmente
-uniforme, che non si sa bene distinguere, dice l'Albrizzi[28], s'egli
-siasi fatto schiavo del tempo, o se abbia reso il tempo schiavo di sè.»
-Ascoltava attentamente un discorso interessante, ma sul più bello della
-narrazione, udendo scoccare l'ora da lui preventivamente fissata alla
-partenza, si levava ed usciva, abbandonando ad un tratto il narratore,
-sbalordito ed offeso. La cortese Isabella lo scusava dicendo: — «Egli
-va a dipingersi»[29], volendo dire che andava a scrivere i suoi versi,
-dai quali traspariva chiaramente la sua indole mite e indolente. Reduce
-da lunghi viaggi in Italia, Francia, Inghilterra e Germania, scrisse un
-lungo carme per burlarsi dei viaggiatori, e persuadere la gente a non
-uscire di casa propria. Egli ingenuamente confessa che «il desiderio
-delle cose lontane, il tedio delle vicine e la vaghezza di raccontare
-un dì sul patrio fiume le meraviglie viste, lo condusse fuori de' suoi
-colli e gli fece varcare i monti nevosi. «Ahi! quale errore!...» egli
-esclama, e faceva giuramento ai suoi colli romiti, alle brune foreste,
-alle argentee fonti, di non più partire. Ardeva incendio di guerra
-per tutto, l'Europa si destava dal lungo torpore, i popoli gridavano
-all'armi! all'armi! ed egli ritiravasi «nelle valli segrete, nei
-taciti boschi, fra i suoi riposi e gli ozii tranquilli, fra i buoni
-agricoltori e l'innocente popolo degli augelletti e degli armenti, e in
-compagnia delle celesti muse a vivere una vita secura, erma, pensosa,
-e sparsa di pensieri melanconici»[30]. Però quando egli era in vena di
-raccontare, rammentava le memorie delle sue peregrinazioni, il silenzio
-dominava la sala, e tutti pendevano dal suo labbro gentile. Essendo
-vissuto a Parigi famigliare all'Alfieri, egli narrava gli strani
-capricci e gli slanci intemperanti del famoso Astigiano, e l'affabile
-bontà della sua nobile amica Luisa Stolberg contessa d'Albany, che
-gli raddolciva l'animo amareggiato e sapeva farsi amare teneramente da
-quell'anima fiera. Il molle e verecondo Ippolito correggeva talvolta
-gli scritti ardenti e robusti del tragico, il quale poi presentava il
-suo censore ai conoscenti, dicendo: — «Ecco la mia lavandaja»[31].
-
-Ippolito raccontava motteggiando come lo scrittore che tanto in prosa
-che in verso declamò contro la tirannide, avesse poi fraintesa la
-rivoluzione che si proponeva di abbatterla proclamando i diritti
-dell'uomo. Quel movimento che doveva rovesciare tanti troni e
-sconvolgere l'Europa, Alfieri lo chiamava «una tragica farsa»[32]
-e si andava lamentando che «gli operai della tipografia del Didot
-consumavano le intere giornate a leggere gazzette e a far leggi, invece
-di occuparsi a comporre, correggere e tirare le dovute stampe delle sue
-tragedie»[33]. Irritato abbandonava gli studi e correva in Inghilterra
-a comperare cavalli, e ne comperava quattordici, perchè avendo
-scritto quattordici tragedie, calcolava d'aver guadagnato un cavallo
-per ciascheduna[34]. Ben inteso guadagnato moralmente, che del resto
-pagava colle rendite delle sue terre i cavalli e le stampe, perchè col
-ricavato dei suoi lavori letterari non avrebbe potuto pagare un asino,
-vogliasi pure vecchio, ombroso e restio. — L'Isabella lo diceva «una
-divinità corrucciata, nel cui cuore ogni passione diventa tempesta,
-divenuto atrabiliare e furioso a colpa del secolo, come uomo condannato
-a vivere fra le serpi e le tigri»[35].
-
-Quando il discorso cadeva sugli illustri italiani che vivevano a
-Parigi, il Denon si metteva a parlare di Goldoni che aveva conosciuto
-alla corte di Versaglia. Un altro originale!... che avea paura del
-calore all'inverno e del freddo all'estate[36], e che mettendosi a
-letto componeva un dizionario del dialetto veneziano «per dormir
-facilmente.» Del resto le principesse amavano la bonarietà del
-loro maestro d'italiano, e dopo d'averlo retribuito largamente,
-gl'insegnavano anche il francese per giunta.
-
-Goldoni le faceva leggere i classici italiani, prosatori o poeti, egli
-balbettava una cattiva traduzione, le principesse la correggevano
-con grazia ed eleganza, e il maestro imparava più che non poteva
-insegnare[37]. Quando dava la sua lezione a madama Elisabetta, sorella
-del re, Goldoni le faceva leggere le sue commedie. La principessa, una
-dama d'onore e una dama di compagnia, recitavano la parte delle donne,
-Goldoni la parte degli uomini e ridevano di cuore[38].
-
-In quell'epoca il Delfino essendo costantemente indisposto, questa
-disgrazia unita ai meriti dell'autore delle trentadue disgrazie
-d'Arlecchino, gli valse il favore d'essere alloggiato nella reale
-dimora di Versaglia nella stanza dell'ostetrico, i cui servizi
-diventavano inutili.
-
-Colà Goldoni compose una cantata italiana che posta in musica venne
-eseguila dalle sue reali scolare. La delfina suonava il clavicembalo,
-madama Adelaide accompagnava col violino, madamigella Hardy cantava;
-Goldoni ricevette i complimenti di tutta la corte, e quella sera il
-Delfino cantò davanti al poeta italiano _Il pellegrino al Sepolcro_.
-
-Qualche tempo dopo quella lieta serata il delfino moriva a
-Fontainebleau, la delfina non tardava a seguirlo nella tomba, il
-resto della famiglia reale finì sul patibolo o vagò ramingando per
-l'Europa!... — Il povero poeta italiano morì negletto e lontano
-dall'Italia nella quale non aveva trovato da vivere, malgrado le cento
-cinquanta commedie colle quali si era studiato di dipingere i costumi
-della patria, e di rallegrare un pubblico ingrato.
-
-Le avventure di Goldoni mettevano il discorso sul suo competitore Carlo
-Gozzi, dal quale si passava naturalmente al fratello. Allora la voce
-magistrale del procuratore di San Marco Andrea Tron, prendeva la parola
-dicendo: — Gaspare Gozzi e Carlo Goldoni ebbero qualche cosa di comune
-in vecchiaja; entrambi furono consolati da donne francesi, Goldoni
-da principesse, Gozzi da una modista, la quale però più felice delle
-principesse non fu mai minacciata dal patibolo, nè amareggiata dalla
-perdita violenta dei suoi cari.
-
-Sara Cenet prodigò le sue cure al vecchio Gaspare fino all'ora estrema,
-e lo pianse defunto, ma le povere principesse separate dal loro
-precettore, dalla morte o dall'esiglio, dovettero abbandonarlo in balìa
-del destino, ed egli forse udì tremando fra lo squallore di Parigi le
-grida dei forsennati che trascinavano al patibolo i suoi protettori.
-
-Andrea Tron rammentava le ultime lettere indirizzate da Gaspare Gozzi
-alla nobildonna Caterina sua moglie[39].
-
-L'illustre letterato si piaceva molto a Noventa, ove alla bottega del
-ponte scontrava gli eleganti di Venezia, ma in mezzo al fracasso di
-tante grandezze ci voleva più d'un'ora per ottenere un'acqua di limone,
-pregando in ginocchioni[40].
-
-L'Eccellentissimo procuratore Morosini, lo vedeva con molta cordialità,
-ed egli attirato dal vocione dell'eccellentissimo Valaresso andava a
-complimentarlo.
-
-La marchesina arrivava colla sua carrozza, guidando ella stessa sei
-cavalli «come l'aurora»[41]. Al dopo pranzo c'era il giuoco di pallone,
-alla sera conversazione in casa Vendramini»[42].
-
-Egli si compassionava di continuo, si confessava: «Un barbero zoppo che
-tira coll'alzaia i burchielli[43], una delle più celebri carogne della
-terra»[44].
-
-«Un povero vecchio magagnato»[45]. Però la quiete e l'aria balsamica
-dei campi gli ristabiliva la salute, e faceva le sue cavalcate «sopra
-d'una rozza di quelle che tirano le barche»[46], un «suo coetaneo» come
-egli diceva, «un contemporaneo al cavallo di Troia»[47].
-
-Ridotto «coi nervi di _lasagne_ cotte»[48], «avendo tutte le coscie
-come quelle di Giobbe»[49] immagrito «come le mummie del deserto,
-movendosi a stento, tirando appena il fiato»[50] viveva ancora fra i
-libri, la sua mente serena conservava tutto il vigore della gioventù, e
-lo spirito vivace, arguto e faceto lo accompagnò fino all'ultima ora.
-
-Ma un originale più bizzarro, era Carlo suo fratello, l'avversario
-di Goldoni. Egli sosteneva che la _Putta Onorata_ del suo rivale,
-non era nè onorata nè onorevole[51], e incominciò a burlarsi delle
-_Spose Persiane_, delle «bestiali _Ircane_, dei sozzi _Eunuchi_,
-delle _Curcume_ nefande» e pubblicò un libretto burlesco sulle
-novità teatrali del giorno. Goldoni, in una composizione stampata in
-omaggio del patrizio Veniero che ritornava da Bergamo ove era stato
-Rettore, trattava la satira di Gozzi da «rancidume, da ululato da
-cane, da spaventacchio inetto e insoffribile.» Così incominciò quella
-guerra accanita sostenuta da Gozzi alla testa dei Granelleschi,
-contro Goldoni e il suo teatro. La bottega del librajo Paolo
-Colombani, ove si pubblicavano gli atti della famosa Accademia, era
-il centro delle operazioni bellicose, e colà si radunavano i nemici
-di Goldoni accusandolo di portare sulla scena le trivialità e le
-bassezze popolari, e chiamandolo «logoratore di penne, e diluvio
-d'inchiostro»[52]. I Goldoniani alla lor volta dichiaravano i
-Granelleschi «maldicenti, ed ingiusti.»
-
-Goldoni indicava il concorso popolare come una prova del suo merito;
-Gozzi per confutarlo promise di farsi applaudire con una commedia
-tratta da una fiaba che le nonne raccontavano ai loro nipotini. Scrisse
-e fece rappresentare: — _L'amore alle tre melarancie_, e la gente
-accorse in folla ed applaudì. Incoraggiato dal successo, Gozzi si diede
-tutto al Teatro, diventò il compare del vecchio arlecchino Sacchi, e
-l'amico di tutti gli attori, l'innamorato della prima donna Teodora
-Ricci. Vissuto lunghi anni fra le quinte del teatro, tutto ad un tratto
-gli vennero a noja le scene, e chiusa la porta in faccia ai comici,
-non volle più sentirne a parlare. Ma chi non lo conosce a Venezia?
-soggiungeva Andrea Tron. Grande della persona, se ne lamenta «pel molto
-panno che occorre ne' suoi tabarri»[53]. Colle ciglia aggrottate,
-il passo lento, cerca taciturno i passeggi solitari[54]. Litigatore
-instancabile al foro, e amante dei piaceri a buon mercato, passa la
-mattina in mezzo dei legali, degli avvocati, dei notaj, e poi va a
-merenda alla Giudecca, a Campalto, alla Malcontenta, a Murano, e nelle
-altre Isolette, con qualche amico suo pari, spendendo trenta soldoni
-per testa. — Sarebbe felice, se una strana idea non gli tormentesse
-il cervello. Egli ha fissato che un fatale influsso di contrattempi
-preseguiti la sua esistenza. Questa stravaganza è sovente avvalorata
-dai fatti. Talvolta mentre egli cammina solitario per Venezia lo
-prendono in iscambio per un altro, e lo tormentano «con doglianze,
-ringraziamenti, richieste, prestiti, querimonie»[55], egli giura,
-protesta che non è il tale e non gli credono. Una sera egli passeggiava
-in Piazza San Marco al chiarore della luna col patrizio Francesco
-Gritti, si sente dare un pugno nella schiena, e trattare da asino: lo
-avevano preso in isbaglio[56].
-
-Un'altra volta lo baciano ed abbracciano con trasporto, ed egli non
-può svincolarsi da quelle noiose dimostrazioni dovute ad un altro. Se
-esce di casa senza ombrello, una pioggia dirotta lo coglie, si ferma
-lunghe ore sotto un portico. Vedendo che il diluvio non cessa, spinto
-dall'impazienza, si sottomette al destino, e corre a casa grondante
-d'acqua; appena aperto l'uscio e posto in salvo, cessa tosto la
-pioggia, si diradano le nubi, e il sole che risplende nel cielo, sembra
-sorridere al suo lungo fastidio[57].
-
-Se vuole studiare, persone noiose lo interrompono; quando incomincia
-a radersi la barba, lo chiamano in fretta per urgenti negozii, ed è
-costretto ad uscir di casa con la barba rasa per metà[58]. Sovente
-sorpreso per istrada da una furiosa necessità va cercando qualche
-solitaria viottola per sgravarsi del molesto bisogno, ma appena
-avvicinato all'angolo tanto desiderato, si apre un uscio ed escono
-due signore, passa in fretta in un altro cantuccio, s'apre un'altra
-porta, escono altre signore, egli corre invano qua e là e trova sempre
-contrattempi ed intoppi[59]. Ma queste piccole disgrazie non sono che
-fastidiosi moscherini, egli dice; il cattivo influsso lo tormenta
-in cose maggiori. Una volta fra le altre, mentre egli trovavasi in
-villa nel novembre inoltrato, il patrizio Gasparo Bragadino volendo
-festeggiare suo fratello creato Patriarca di Venezia, e trovandosi
-ristretto di fabbricato, ebbe l'idea di gettare un ponticello dalla
-sua casa in quella del Gozzi che gli dimorava dirimpetto, e diede
-una splendida festa da ballo in casa del letterato assente, il quale
-giungendo dalla campagna stanco e mezzo morto dal freddo e dal sonno,
-trovò questa bella sorpresa, e dopo di aver ascoltate le riverenti
-scuse del vicino indiscreto, è costretto di andarsi a coricare alla
-locanda, e di passarvi tre giorni![60]
-
-I Veneziani ridevano de' suoi giusti lamenti, e trovandolo per via,
-collo sguardo bieco e sospettoso, se lo mostravano a dito, e questo era
-l'ultimo contrattempo che affliggeva quell'uomo dabbene.
-
-Ai viaggi del Pindemonte, alle relazioni del Denon, ai racconti del
-procuratore Tron succedevano nelle conversazioni d'Isabella vivacissimi
-discorsi del Dottore Francesco Aglietti, acutissimo ingegno, medico,
-giornalista, bibliofilo, operosissimo, che esercitando la medicina con
-una numerosa clientela, trovava ancora il tempo di pubblicare due fogli
-periodici — _Il giornale per servire alla storia della medicina_, e le
-_Memorie per servire alla storia letteraria e civile._ — L'Isabella
-diceva «che la maschia giovialità del suo spirito, le sue universali
-cognizioni, la sua facondia, fan sì che il suo conversare venga sempre
-condito da preziosa amenità, egli favellava dottamente di mille e mille
-cose diverse, e portava indosso tanti libri, quante aveva saccoccie
-nei vestiti: — e la sua bella, vegeta e robusta sanità, era quasi
-insegna d'uomo che di ricca merce abbondando, ad altri magnanimo la
-dispensa»[61].
-
-Accanto dell'erudito parlatore, sedeva sovente un «genio timido» come
-lo giudicava Isabella, «un preticciuolo in abito schietto e disadorno,
-freddo, taciturno, imbarazzato di sè e degli altri.»
-
-Ma eccitato a parlare «saltava fuori con uno spirito vivo, focoso,
-rapidissimo, il _dolce far niente_ gli stava sempre sulle labbra, pure
-l'immaginazione sua, e la sua penna non avevano posa. Il suo idolo
-era il bello morale; capo e centro de' suoi affetti l'amore. Applausi,
-titoli, onori letterari erano per lui noje, imbarazzi e torture; amare
-ed essere amato, ecco l'unica ambizione di quel cuore soavissimo»[62].
-Avendo pubblicata una traduzione d'Omero, qualche tempo dopo giunse da
-Roma un figurino che rappresentava la testa dell'antico poeta greco,
-sopra un corpo vestito alla foggia francese, con sotto l'iscrizione
-_Omero Tradotto_[63].
-
-I nostri lettori hanno riconosciuto l'abate professore Melchiorre
-Cesarotti, il quale un giorno presentò alla cortese Isabella un suo
-scolare, autore d'una tragedia inedita, ma giovane di grandi speranze.
-
-Essa disse di lui che pareva «un rozzo selvaggio fra i filosofi
-d'allora, di fervido e rapido ingegno, nudrito di sublimi e forti
-idee, adoratore delle cose patrie, disprezzatore delle straniere oltre
-il giusto»[64]. Il suo nome ancora sconosciuto era Ugo Foscolo, e
-così egli dipingeva sè stesso: «Di volto non bello ma stravagante e
-d'un'aria libera; di crini non biondi ma rossi; di naso aquilino, ma
-non piccolo e non grande; d'occhi mediocri, ma vivi; di fronte ampia,
-di ciglia bionde e grosse, e di mento ritondo. La mia statura non è
-alta, ma mi si dice che deggio crescere; tutte le mie membra sono
-ben formate dalla natura, e tutte hanno del rotondo e del grosso.
-Il portamento non scopre nobiltà, nè letteratura, ma è agitato
-trascuratamente[65].»
-
-All'età di sedici anni Foscolo parlava già «dei suoi giorni
-perseguitaii ed afflitti[66];» a diciott'anni scriveva ad un amico:
-«le sventure mi oppressero, le immagini di piacere si dileguarono,
-e vanno languendo persin le speranze;» era nato per la solitudine,
-pativa il male di melanconia[67], leggeva l'_Ossian_, la _Nina pazza
-per amore_, e piangeva, si dichiarava «infelice, abbandonato, compagno
-delle sciagure, e menava gli egri giorni fra la solitudine e il
-pianto[68]. Il giovane Ugo amava teneramente il Cesarotti, e andava
-a trovarlo per rompere le sue «cupe meditazioni»[69], e parlando di
-questo suo maestro scriveva: «la luce di quest'angelo è tutelare e
-vivificante, la presenza di questo uomo è consolatrice e soave»[70].
-Piacque alla saggia Isabella lo strano giovinetto, e conosciuta la sua
-indole, gli diede un consiglio opportuno, ch'egli ebbe a rammentare
-più tardi — «volere fortemente e chiedere dolcemente»[71]. — Le donne
-sublimi, hanno dei detti memorabili per le persone alle quali prendono
-interesse. Felici coloro che incontrandole nel cammino della vita,
-sanno meritare la loro amicizia.
-
-Frequentava le conversazioni di casa Marini il grave e dotto abate
-Morelli, eletto dai Veneti Senatori a custode della Ducale Biblioteca
-di San Marco; il quale «senza essere mai uscito di Venezia, conosceva
-le grandi biblioteche di tutto il mondo, i più preziosi musei
-dell'antichità, i più doviziosi gabinetti di medaglie, le più insigni
-gallerie di pittura, e ne parlava con profonda dottrina»[72]. Era fra i
-più assidui Aurelio De Giorgi Bertola, poeta di tempra molle, amabile,
-ma volubile in amore: «si direbbe, scriveva l'Isabella, che la natura
-volle fare di lui un uomo perfetto, ma si pentì a mezzo lavoro»[73].
-
-Fracesco Franceshinis seduto in un cantuccio ascoltava tutti, ed
-evitava di prender parte al discorso; d'ingegno finissimo, di coltura
-somma, capace di molte cose, non fece mai nulla, aspirando sempre ad
-una perfezione impossibile[74].
-
-Lauro Quirini, gentiluomo di maniere aperte e cordiali, prendeva
-parte alle discussioni più animate, per consigliare l'indulgenza.
-Di carattere gioviale «trovava sempre qualche bene nel male, e
-niun male nel bene.» Amava tutti i piaceri facili con moderazione
-discreta e sempre eguale; metteva le donne, il teatro, la tavola sullo
-stesso rango, nè sospettava punto di far cosa inconveniente[75]. Il
-cavaliere Zulian, uno dei primi sostenitori di Canova, parlava con
-ammirazione del suo protetto, e l'Isabella, esaltando i meriti e le
-virtù dell'esimio scultore lo proclamava «sommo artista, eccellente
-cittadino, eccellente figlio, eccellente fratello, eccellentissimo
-amico» e riteneva che non avrebbe potuto esprimere nelle sue statue
-così mirabilmente tante morali virtù, se non le avesse avute tutte
-nell'animo[76].
-
-Le dame che frequentavano la conversazione erano fra le più distinte
-di Venezia, amabili, vezzose, vivacissime. Che se la coltura e il brio
-d'Isabella attirava di preferenza in sua casa i più illustri letterati,
-molte altre gentildonne presiedevano pure a geniali ritrovi nei loro
-splendidi palazzi, e spiegavano tutte le grazie del loro sesso, e
-lo spirito particolare delle veneziane, ammirate non solo dai propri
-concittadini, ma bensì dai più cospicui forestieri, dai principi e dai
-sovrani che visitavano la gemma dell'Adriatico.
-
-La procuratessa Tron, quando l'imperatore Giuseppe II visitò Venezia
-cogli arciduchi suoi fratelli, Massimiliano, Ferdinando e il Granduca
-di Toscana, invitò questi principi ad un ballo improvvisato in
-ventiquattr'ore, al quale intervennero circa duecento gentildonne.
-
-Il fascino della bellezza gareggiava in alcune col prestigio dello
-spirito a tal punto che l'Imperatore rimase cinque ore in piedi
-davanti a Contarina Barbarigo, assorto in una gara di galanti e geniali
-discorsi.
-
-Cornelia Barbaro-Gritti, poetessa, e madre di brioso poeta, riceveva
-in casa i più illustri ingegni del suo tempo, fra i quali vantava amici
-Algarotti, Frugoni, Metastasio e Goldoni. E pure di uomini preclari si
-circondava la bella e briosa gentildonna Giustina Michiel-Renier, di
-onoranda memoria pel caldo amore portato alla cara sua patria da lei
-nobilmente illustrata col racconto delle sue feste, dei suoi costumi
-e delle sue glorie. Nè si può lasciare in obblìo la vezzosa contessa
-Benzoni, il modello che servì ad Antonio Lamberti per dipingere la
-_Biondina in gondoletta_, nella famosa canzone. Dotata del più fino
-e piccante spirito veneziano, meritò l'amicizia e gli omaggi di Lord
-Byron, al quale faceva udire sovente aspre verità col gentile dialetto,
-che in sua bocca acquistava una grazia incantevole.
-
-Tanta luce di spirito e d'urbanità spandeva i suoi raggi nelle vicine
-provincie che vantarono donne colte e cortesi, fra le quali resteranno
-nelle memorie contemporanee, i nomi della contessa Elisabetta
-Spineda di Treviso, e di Francesca Capodilista di Padova, e Verona
-ricorderà sempre con giusto orgoglio le riunioni di Silvia Verza, e
-dell'imcomparabile Anna Serego Alighieri. Le conversazioni di quei
-tempi agevolavano i sociali rapporti, erano decoro alla città, esempio
-ai giovani di modi garbati, di colti ed onorevoli costumi.
-
-
-
-
-XXX.
-
-
-L'irresistibile attrattiva di tanti nomi illustri, e di tanti bizzarri
-caratteri, ci trattenne forse soverchiamente nella conversazione della
-gentildonna Marin, ove Valdrigo ebbe campo di conoscere gli uomini più
-celebri del suo tempo; ma ciò ch'egli ricercava di preferenza in quelle
-scelte e numerose riunioni, erano gli occhi di Silvia, le stelle del
-suo firmamento, le luci che illuminavano la sua vita.
-
-Ai suoi sguardi concentrati in un punto solo sfuggivano le curiosità
-della sala. Egli non osservava la puntualità minuziosa di Pindemonte,
-nè la flemma di Cesarotti, nè la parrucca d'Hancarville che eccitava
-l'ilarità degli astanti; nè poteva apprezzare le grazie d'Isabella, nè
-i tratti di spirito che volavano per l'aria come fuochi d'artificio.
-L'innamorato non vede al mondo che una donna.
-
-Silvia, accortasi più volte dell'assiduità di Valdrigo, incominciava
-a temere che l'imprudenza del giovane potesse comprometterla agli
-occhi del mondo, e aspettava un'occasione favorevole per consigliarlo
-a vegliare sopra sè stesso e a non dimenticarsi ch'ella era la moglie
-del conte Leoni. Ma o l'occasione le mancava, o giunto il momento
-propizio le veniva meno il coraggio e si taceva. D'altra parte
-Valdrigo aspirava ardentemente a un lungo abboccamento, e sentiva un
-bisogno irresistibile di dare sfogo ai sentimenti repressi del suo
-animo, ma quando per qualche istante giungeva a sedersele vicino gli
-mancavano le parole e rimaneva muto. Però le cose erano giunte a un tal
-punto, che una spiegazione era diventata necessaria. Ad un torrente
-ingrossato bisogna opporre in tempo degli argini affinchè non abbia
-a traboccare con danno irreparabile, rompendo i troppo tardi ripari.
-È vero che gli occhi avevano parlato e le anime compreso, ma quel
-linguaggio misterioso è talora uno slancio irrefrenato, una promessa
-vaga e indeterminata, un'imprudenza lontana dal pericolo che poi la
-ragione condanna ed il labbro sconfessa. Bisognava dunque spiegarsi,
-ma era evidente che le spiegazioni non sarebbero nè brevi nè calme.
-Silvia amava Vittore, ma non voleva convenirne, conosceva di essersi
-tradita e voleva protestare, negando colle parole l'espressione degli
-occhi; Vittore aveva espresso il suo affetto coll'intensità degli
-sguardi, e voleva ad ogni costo confermare colla voce i sentimenti del
-cuore. Dunque entrambi erano decisi di metter fine all'ansietà che li
-opprimeva, e mentre Vittore meditava il modo di chiedere un colloquio,
-Silvia lo aspettava, ben decisa di accordarlo. — Ci sarà una lotta,
-diceva Silvia fra sè, ma avrò il coraggio e la forza di combattere e
-vincere. — Ci sarà una lotta, pensava Valdrigo, ma essa mi ama e il
-trionfo è sicuro!
-
-La difficoltà stava nel trovare il tempo necessario e il luogo
-opportuno, perchè il palazzo Leoni era costantemente frequentato dalle
-visite e il conte andava e veniva per la casa a tutte le ore coi suoi
-amici di Venezia, e con gli ospiti illustri che gli arrivavano di
-continuo dalle più cospicue città dell'Europa.
-
-Il carnevale venne a proposito a facilitare il desiderato abboccamento.
-Il carnevale di Venezia!... cioè il turbinio confuso delle passioni e
-dei piaceri della vita, che col mistero della maschera agevola ogni
-incontro, protegge ogni abuso, copre ogni disordine, che sotto un
-volto impassibile di tela cerata asconde i rossori della modestia e
-rende gli occhi più vivaci e la parola più ardita, che colla certezza
-dell'incognito rispettato, autorizza le espressioni più audaci, infonde
-ai timidi il coraggio, ai pusilli lo spirito, e involge di arcano
-prestigio le confidenze susurrate all'orecchio! Il carnevale di Venezia
-erigeva in diritto la licenza dei costumi, col delirio della pazzia
-autorizzava tutte le ebbrezze, scioglieva ogni legame di famiglia,
-esponeva i sensi a tutte le provocazioni del linguaggio, e spingeva
-l'innocenza e la virtù sul margine di tutti gli abissi. Il carnevale
-di Venezia gettava il popolo fra i tripudii, e trascinava la gioventù
-ai baccanali, mentre le armate tedesche e francesi si contendevano il
-suolo d'Italia, e decidevano dei nostri destini.
-
-Valdrigo ottenne finalmente da Silvia un appuntamento ad una festa da
-ballo mascherata nelle sale del Ridotto. Gli accordi erano i seguenti:
-Vittore sarebbe in tabarro e bauta con un nastro azzurro scendente
-dalla spalla sinistra. Silvia e la sua cameriera sarebbero mascherate
-in veste e zendado, con una rosa sul crine, a diritta. Il conte Leoni
-le accompagnerebbe da lontano, senza maschera, ma certo si sarebbe
-seduto a qualche tavoliere di giuoco, e allora uniti insieme, uscendo
-dal ridotto, sarebbero andati a passare un'ora nel casino che il conte
-teneva presso a San Gallo; Silvia ne avrebbe chiesta la chiave per
-avere un rifugio ove riposarsi in caso di bisogno.
-
-Era costumanza di quei tempi che molte famiglie ricche oltre al palazzo
-tenevano anche un piccolo ma elegante casino in vicinanza della piazza,
-e colà andavano a riposarsi dal passeggio o invitavano a cena gli amici
-dopo il teatro, senza cerimonie e in piena libertà. Naturalmente alcuni
-mariti se ne servivano per dei ritrovi misteriosi, senza l'impiccio
-della moglie, e alcune mogli facevano altrettanto senza l'incomodo dei
-mariti. In apparenza quei casini erano una stazione centrale per gli
-affari o i comodi della vita, e in realtà una succursale della casa per
-ogni uso segreto, per ogni stravizzo.
-
-Il conte Leoni possedeva uno di quei fantastici ricoveri nel quale egli
-aveva prodigato tutto il lusso delle arti. Pendevano appesi alle pareti
-dei preziosi dipinti di Canaletto, dei quadretti di soggetti veneziani
-del Longhi, ed alcuni bei pastelli di Rosalba Carriera. Gli stucchi
-del Vittoria si raggiravano capricciosamente intorno a dei graziosi
-medaglioni entro ai quali erano dipinte delle scene amorose di ninfe
-ritrose e di pastori procaci. Le pareti ed il soffitto d'un gabinetto
-erano ricoperti da splendidissimi specchi, ed un caminetto di marmo
-bianco collocato dirimpetto a un molle divano sosteneva dei candelabri
-di bronzo dorato. Il salotto per pranzare era mobigliato con delle
-poltroncine antiche d'intaglio, coperte di damasco, e degli scaffali
-d'egual lavoro, contenenti delle stoviglie di Faenza e dei vetri di
-Murano, e dal soffitto pendeva una magnifica lumiera di cristallo. Dei
-morbidi tappeti coprivano i pavimenti, e pesanti e doppii cortinaggi
-scendevano sulle finestre.
-
-Valdrigo aspettava la sera dell'appuntamento come il giorno più solenne
-della sua vita, nè poteva pensarci senza che un brivido gli percorresse
-il corpo dalla estremità dei capelli alla punta dei piedi.
-
-Una mattina, chiamata Maddalena in disparte, la pregò di volergli
-trovare a nolo un vestito nuovo da maschera, tabarro e bauta, e di
-fargli l'acquisto d'un bel nastro azzurro di seta da collocarsi sulla
-spalla sinistra, e tutto questo per il prossimo ballo al Ridotto.
-
-Maddalena non poteva rifiutarsi a servirlo, e quantunque la commissione
-le pungesse, dissimulò le interne agitazioni, e finse di prestarsi
-di buon animo, ma il nastro azzurro le trottava per la testa, perchè
-comprendeva in aria che esso significava un segnale. E andava fra
-sè fantasticando quali intrighi potessero preoccupare il pittore già
-tanto distratto dalla gloria, dai zecchini ricavati dal quadro, e dalla
-vita mondana nella quale s'era slanciato col solito entusiasmo. Nuovi
-amorazzi!... essa pensava, sarà già stanco della gentildonna Leoni,
-e ingolfato in qualche nuova avventura perde il tempo nell'ozio, e
-impiega il suo talento nelle imprese galanti!... e sospirava. Al giorno
-si sedeva a lavorare alla finestra che guardava la laguna, e mentre
-le dita conducevano l'ago a rammendare pannilini, il suo pensiero
-vagava in traccia di tormenti pel cuore, e qualche lagrima le cadeva
-sulla mano. Le acque tranquille e il cielo sereno le rammentavano i
-bei tempi delle gite sul mare, la partenza per Saltore, l'entusiasmo
-del lavoro dopo la visita di Canova, i giorni della speranza e della
-pace. Ora tutto era mutato, il giovine pescatore che amava le fatiche
-del mare, il pittore che passava i giorni coi pennelli alla mano, era
-diventato un cicisbeo perduto fra i ritrovi dispendiosi e le donne
-galanti!... Ai giorni pensierosi e melanconici succedevano le notti
-insonni e irrequiete, e l'accesa fantasia le dipingeva allo spirito
-mille fantasmi tormentosi, e le immagini di fortunate rivali laceravano
-il suo cuore e accendevano la sua gelosia.
-
-Le disposizioni sul ballo del Ridotto fomentarono le pene segrete,
-e vogliosa di vedere coi suoi occhi il nuovo oggetto che occupava
-Valdrigo decise di unirsi ad una amica, e di assistere mascherata
-a quel ballo. Le fu facile il trovare la compagna colla quale si
-apparecchiò di nascosto.
-
-Una semplice veste, una gonnellina fiorita cinta ai fianchi e
-rovesciata sul capo secondo il costume delle donne di Chioggia,
-fornirono gli abiti da maschera alle due fanciulle del popolo.
-Fissarono che appena uscito Valdrigo si sarebbero vestite, e il segnale
-del nastro azzurro avrebbe servito a scoprirlo nelle sale del ballo.
-Venne finalmente la sera desiderata; Valdrigo uscì mascherato, e poco
-dopo Maddalena e la sua compagna attraversavano Venezia per spiare la
-sua condotta e scoprir le sue tresche. La folla entrava a fiotti nelle
-sale del Ridotto, riboccanti di maschere.
-
-I doppieri delle pareti e le lumiere appese ai soffitti gettavano
-una luce rossastra sul turbinìo della calca variopinta e strillante.
-Era un andirivieni tumultuoso, un agitarsi di piume, e di sonagli, un
-fruscìo di vesti di seta e di velluto gallonate d'oro e d'argento, un
-urto di guardifanti schiacciati nella pressa, uno scialacquo di pizzi e
-di fiori, uno sdruccio di ricchi costumi, che strappati dai movimenti
-disordinati, coprivano il suolo di frammenti. Il gridìo confuso
-delle maschere, era dominato dal frastuono dell'orchestra, e un'afa
-soffocante toglieva il respiro.
-
-A chi ama l'aure pure del mattino, sotto un cielo sereno, e le voci
-della natura, le ebbrezze dei baccanali notturni entro alle chiuse
-sale sembrano aberrazioni della follia, o frenesie di anime dannate. Ma
-l'onda delle passioni getta l'umanità nei tumulti della vita, ove molti
-cercano la lotta, alcuni l'oblìo, pochi trovano il diletto, nessuno la
-felicità.
-
-Le anime frivole seguono l'andazzo, come le piume travolte dai
-raggiri del vento, e trasportate nel vortice si agitano per l'impulso
-ricevuto. Poche menti sane chieggono alla ragione i consigli della
-vita, e cercano la felicità nelle tranquille soddisfazioni del cuore,
-e nell'adempimento dei propri doveri. L'umanità è un mare in continua
-burrasca, e le sue onde non trovano la calma, che in qualche seno
-riparato dagli uragani, in qualche angolo nascosto agli sguardi
-volgari.
-
-Le appariscenze d'un ballo mascherato, ascondono le piaghe sociali
-sotto ai volti di cera e i bizzarri abbigliamenti. Tutte le passioni
-disordinate prestano il loro concorso a quello spettacolo dell'umana
-intemperanza, e la Maddalena che andava in traccia di Valdrigo, non
-aveva certo nel cuore i fremiti della gioja, ma sibbene tutte le
-amarezze della gelosia. Invano ella cercava nella folla la maschera
-avidamente desiderata, ed alla sua anima tormentata dall'inquietudine,
-si aggiungeva la nausea provocata dai riboboli degli arlecchini, e
-dalle facezie grossolane dei pagliacci e dei pantaloni.
-
-Finalmente dopo lunghi e faticosi raggiri per le stanze che
-circondavano la sala, vide da lontano una bauta con un nastro azzurro
-sulla spalla sinistra e un sussulto del cuore l'avvertì, che quella
-maschera ascondeva Valdrigo.
-
-Si fece largo da quella parte, e dopo qualche lotta coi gomiti,
-assistita dalla compagna che s'interessava vivamente alla sua
-curiosità, lo raggiunse di fianco, e lo seguì. La folla calcava
-talmente le persone che Maddalena si trovò spinta alle spalle di
-Vittore, con immediato contatto.
-
-Egli si teneva in mezzo a due graziose mascherette in veste di seta
-nera e zendado con una rosa sul capo, ma indirizzava il discorso ad una
-sola, e le diceva:
-
-— Se possiamo arrivare alla scala, sarebbe meglio uscire addirittura da
-questa babilonia.
-
-— No, rispondeva la mascheretta, è troppo presto, vediamo piuttosto di
-penetrare nella stanza del giuoco....
-
-E andavano passo passo camminando dietro agli altri fra le spinte
-degl'indiscreti, e le grida acute dei mascheroni, con Maddalena e la
-compagna dappresso, le quali studiavano ogni mossa, ed ascoltavano
-ogni parola. Valdrigo non si permetteva veruna intimità colla sua
-mascheretta, le parlava anzi con rispetto, e la difendeva dagli urli
-dei vicini con ogni delicata attenzione.
-
-Attraversate tre stanze in linea retta, nella quarta presero una
-porta a sinistra, ed entrarono in un locale ove intorno a dei tavolini
-coperti di monete d'oro e d'argento, si tenevano i giocatori di faraone
-e bassetta.
-
-La folla diradata lasciava libero il respiro, il rumore cessava,
-e s'udiva solo il suono del denaro deposto e raccolto. I giocatori
-parevano di marmo, cogli occhi intenti sulle carte, collo sguardo
-animato dalla speranza, o abbattuto dal disinganno. Alcuni grandi
-personaggi giocavano freddamente, e guadagnavano o perdevano colla
-stessa indifferenza, e fra questi stava seduto il conte Leoni. Le
-mascherette condotte da Valdrigo gli passarono da vicino colla massima
-indifferenza, e attraversata la stanza entrarono sul pianerottolo in
-capo alla scala.
-
-— Dunque usciamo, diceva Valdrigo, con una voce supplichevole....
-
-La mascheretta pareva esitante, soggiungeva: «aspettiamo ancora.... più
-tardi....»
-
-Ma questi rifiuti sembravano agitarlo, e con voce alterata egli
-ripeteva:
-
-— Ve ne prego, Silvia, non mi rifiutate il favore di parlarvi senza
-testimoni, non vi chieggo che qualche istante; sono lunghi anni che
-tengo chiuso nel seno un segreto che mi soffoca, permettete che vi dica
-una parola.... e poi basta!...
-
-— Andiamo!... disse la maschera con una risoluzione istantanea, e
-scendendo rapidamente le scale scomparvero.
-
-Maddalena voleva seguirli, ma le mancarono le forze, essa aveva tutto
-compreso. Quella maschera era Silvia Leoni, quell'amore di tanti anni
-era ancora una passione segreta. Valdrigo non s'era mai trovato solo
-con Silvia, quali ostacoli avessero potuto impedire una dichiarazione
-d'amore, in tante visite fatte dal pittore al palazzo Leoni, questo
-era un mistero per Maddalena, ma le parole di Valdrigo non ammettevano
-un dubbio. — Fosse virtù di donna onesta, o mancanza d'occasione
-propizia, o timore di vendette terribili, il fatto stava che Valdrigo
-non aveva ancora aperto il suo cuore. Tante rivelazioni in un minuto
-avevano stravolte l'idee della povera innamorata, avevano colpito il
-suo cervello con una sorpresa istantanea, avevano animati i suoi sensi
-con una arcana speranza, quando ad un tratto, quella rapida decisione
-di Silvia l'aveva nuovamente colpita sul vivo. La lunga aspettativa
-aveva raggiunto il suo termine, la donna cedeva alle preghiere d'una
-intervista segreta, la sicurezza del marito lontano accresceva il
-pericolo, la passione svelata avrebbe sormontato ogni ostacolo, la
-notte avrebbe protetto ogni oblìo. Le memorie della prima giovinezza,
-il fuoco rinchiuso, la costante resistenza, tutto rendeva quella
-passione violenta e irresistibile, e una volta consumato il sacrifizio,
-Silvia non era donna da capriccio, ma da tenace fermezza... Valdrigo
-era perduto per sempre!...
-
-Tutte queste idee attraversarono rapidamente il suo spirito, le
-paralizzarono le forze, la resero immobile e stupida. Il fuoco della
-gelosia venne a risvegliare la sua mente, allora volle inseguirli,
-arrestarli par via, smascherarli, e scese precipitosamente le scale
-si trascinò dietro la compagna che invano si studiava di calmarla,
-coi consigli della ragione e della amicizia. Maddalena non udiva le
-sue parole, e non ascoltava che gl'impeti d'una passione esaltata.
-Giunte sulla via, le maschere che andavano e venivano dal Ridotto
-impedivano il passo, i venditori di melarancie confondevano la loro
-voce strillante coi fischi dei birichini, colle risa dei gondolieri,
-col variato gorgheggiare dei venditori ambulanti che accrescevano la
-confusione e il rumore della strada.
-
-Uscite da quel miscuglio di gente si trovarono in una calle più
-tranquilla, ove poterono levarsi la maschera, asciugarsi il sudore
-del volto, e riprendere un po' di lena, l'aria fresca e salina che
-spirava dalla laguna rinnovava il respiro. Maddalena irrequieta non
-voleva fermarsi, e pretendeva inseguire i fuggitivi, ma la compagna la
-calmava, mostrandole le strade deserte, le traccie perdute, il rispetto
-prescritto verso le maschere, il nessun diritto di agire, l'insulto ad
-una donna dell'alta nobiltà, e finalmente la collera di Valdrigo, il
-suo odio e la sicura vendetta. Ma essa ascoltava ogni consiglio come
-trasognata, e piuttosto di dar retta all'amica, pareva che pensasse ai
-mezzi per mandare ad effetto il suo funesto pensiero.
-
-Veduta l'impossibilità d'inseguirli, si rimise la maschera e volle
-ritornare al Ridotto. La compagna che la teneva per braccio sentiva
-un tremito in tutti i muscoli della povera fanciulla, sorda ad
-ogni preghiera, e dovette seguirla macchinalmente, sperando che le
-distrazioni del ballo avrebbero calmati i suoi sensi.
-
-Risalite le scale, e penetrata nuovamente nella stanza del giuoco,
-essa andava vagando trascinata dalla passione e guidata da un pensiero
-che dominava il suo spirito. Pareva che cercasse taluno nella folla,
-finalmente svincolandosi dall'amica, si avanzò verso un tavoliere di
-giuoco, e avvicinandosi al conte Leoni che teneva le carte fra le mani
-gli disse all'orecchio:
-
-— Conte, vostra moglie è uscita or ora dal ballo, appoggiata al braccio
-d'un uomo mascherato...
-
-Il giuocatore rivolgendo rapidamente la testa, squadrò la maschera per
-bene, e con volto serio rispose:
-
-— E che importa a voi questo?...
-
-— A me niente... conte... ma a voi deve importare moltissimo!...
-
-— E se questa maschera fosse suo fratello, che avreste da dire?...
-
-— Se non conoscessi chi si asconde sotto la maschera, non sarei venuta
-ad incomodarvi, ma ho creduto rendervi un servigio...
-
-— Sette a due zecchini... diceva il conte attento al giuoco... e
-perdeva. Fante a sei zecchini... e perdeva. Paroli, e perdeva il
-doppio. Allora muto e freddo in apparenza, ma dentro iracondo e
-ostinato, ripeteva asso a tre zecchini...
-
-— Ci va del vostro onore, gli sussurrava Maddalena all'orecchio, ed
-egli:
-
-— Asso, quattro zecchini...
-
-— Conte, una amica della vostra casa voleva salvarvi l'onore, scusate
-l'incomodo... addio...
-
-— Aspettate un momento, rispondeva irritato il conte, afferrando con
-una mano convulsa le vesti di Maddalena, e gridando... dieci zecchini
-sull'asso di spade!...
-
-— Buona fortuna, signore!... e lasciatemi andare... Ripeteva la
-maschera.
-
-— Vi chieggo un momento per cortesia... il due di bastoni a quattro
-zecchini... aspettate ancora un giro e parleremo...
-
-— Sarà troppo tardi!...
-
-La passione del giuoco teneva il conte inchiodato davanti al tavolino,
-la gelosia lo agitava fortemente e l'interna lotta si manifestava sul
-suo volto contratto dalla impazienza e dalla collera. Deciso di levarsi
-da sedere, la comparsa d'una carta lo ripiombava sulla sedia, e mentre
-con l'occhio intento seguiva le vicende del giuoco, colla attenta
-orecchia ascoltava gli eccitamenti della maschera che gli diceva:
-
-— Peccato!... un angelo di bellezza... accogliere di notte in sua casa
-un amante all'insaputa del marito!..
-
-— Li raggiungo fra un istante... aspettatemi... quattro zecchini sul
-cinque di bastoni...
-
-— Per quattro zecchini... esporsi a perdere un tesoro... esporsi alla
-vergogna... al ridicolo...
-
-— Sono con voi... Paroli...
-
-— Troppo tardi!... È già un'ora che sono partiti... forse fuggiti da
-Venezia...
-
-— Fuggiti!... e gettando le carte sul tavolo, con gli occhi stralunati
-e scintillanti di collera, si levò ad un tratto, gettò a terra la sedia
-e presa sotto al braccio la maschera la trasse in un canto della sala.
-La folla si restrinse intorno al tavolo, e il suo posto venne occupato
-subito da un altro, come nelle battaglie quando si chiudono le file per
-riempire i vuoti lasciati dai morti.
-
-Allora il conte, esaminando attentamente la maschera, voleva ad ogni
-costo scoprire la persona che si permetteva d'insultarlo in quel modo
-e di provocare la sua collera e la sua gelosia. Vani tentativi. Allora
-sospettando ancora un qualche imbroglio, un raggiro immaginato con
-uno scopo secondario, e dubitando della sincerità della maschera, le
-chiese:
-
-— Potreste dirmi il nome della persona che accompagnava mia moglie?...
-
-— Certamente!... il suo primo innamorato di Villa Saltore... il pittore
-Valdrigo...
-
-— Basta così!... rispose con cupa fisonomia il conte Leoni, e senza
-proferire altra parola si allontanò dalla maschera, e uscendo dalla
-stanza scese rapidamente le scale.
-
-Maddalena e la compagna lo seguivano ad una certa distanza, ma appena
-liberato dalla folla, si mise a camminare con passi tanto frettolosi
-che volto il canto d'una via lo perdettero di vista nell'oscurità della
-notte fra il labirinto delle calli.
-
-La compagna che aveva assistito a tutta la scena, invano tirando per la
-veste Maddalena, o stringendole le braccia, e susurrandole all'orecchio
-le parole — basta — prudenza — trovandosi finalmente sola con l'amica,
-le disse con un accento di paura:
-
-— Che cosa hai fatto mai!... Maddalena!...
-
-— Ho salvato Valdrigo da una relazione colpevole... Con una donna
-troppo superiore alla sua condizione... da una maledetta passione...
-
-— Lo hai perduto!... rispose la compagna affannata; hai esposto la sua
-vita al più grande pericolo... forse...
-
-— Taci per carità!... mio Dio... se il conte Leoni lo ammazzasse!...
-
-Allora arrestandosi per trovare un appoggio al parapetto d'un ponte,
-si asciugava i sudori del volto e mandava lampi dagli occhi. La sua
-fantasia le dipingeva il conte Leoni con un coltello alla mano, in
-traccia dei colpevoli... apriva una porta... li trovava abbracciati...
-Allora ritornando alla collera ed alla gelosia che le ardeva nel cuore,
-soggiungeva:
-
-— Ebbene, li ammazzi tutti e due... e col braccio levato in aria
-faceva segno di ferire, e raddoppiava i colpi con un sogghigno di gioja
-spaventosa, ripetendo ogni volta — li ammazzi... li ammazzi!...
-
-Ripresero il cammino verso il loro quartiere conversando concitate
-per via sulle avventure della notte, e sui timori delle conseguenze
-probabili.
-
-Essendo vicine di casa si congedarono all'uscio, e ciascheduna entrò
-nella propria dimora. Maddalena entrata nella sua stanza, si spogliò
-in fretta e gettandosi macchinalmente sul letto incominciò a pensare
-a' suoi casi. Ora si sentiva dilaniare dal rimorso, ora la collera le
-accendeva lo spirito e la spingeva a desideri di vendetta e di sangue.
-— Che cosa sarà succeduto?... chiedeva a sè stessa... e si cacciava
-le mani nei capelli, e sospirava e piangeva. Poi riteneva il fiato e
-ascoltava tremando. Ogni persona che passava per via risvegliava i suoi
-sospetti... se venisse a casa ferito!... e pensava non senza una certa
-gioja alle cure che gli avrebbe prodigate, alla guarigione sicura, al
-pentimento, e, chi sa!... forse avrebbe aperto gli occhi e conosciuto
-il suo amore... poi tornava a tormentarsi con più gravi paure... se lo
-portassero a casa moribondo!... mio Dio!... per causa mia!... la sua
-morte!... sua madre!... povera Rosa... e piangeva, affranta dal dolore.
-
-Le ore battevano lentamente all'orologio della chiesa vicina, il
-silenzio regnava nella strada, non si sentiva che il tonfo dei remi
-di qualche gondola che passava nel canale, e la voce del gondoliere
-— _stali_ — _premi_ — all'atto di sboccare in laguna. I minuti le
-parevano infiniti... il cervello in ebollizione la trascinava da
-un pensiero ad un sogno, da una reminiscenza ad un timore, senza
-transizione regolare, colla confusione del caos. Gli orecchi le
-tintinnavano ancora della musica da ballo e del gridio delle maschere,
-vedeva l'oro dei tavolieri del giuoco, e poi pensava ad una stanza
-silenziosa, a due innamorati, ad un bacio, ad una donna svenuta in
-un'estasi d'amore e d'obblio... e poi vedeva gli occhi ardenti del
-conte Leoni, un coltello... un lago di sangue! Finalmente le parve di
-riconoscere un passo lontano, tese l'orecchio con attenzione sostenuta,
-il passo si avvicinava, e il cuore le diceva — è Valdrigo. — Poco dopo
-udì che s'arrestava alla porta, e la chiave che entrava nella toppa.
-Aperto l'uscio, Valdrigo saliva le scale ed entrava tranquillamente
-nella sua stanza.
-
-
-
-
-XXXI.
-
-
-In generale i mariti ammazzano raramente gli amanti, a Venezia poi
-nel secolo passato non li ammazzavano mai. C'era una gran licenza
-di costumi, ma ciò non escludeva affatto la virtù. Silvia desiderava
-e temeva un abboccamento con Valdrigo. Essa sentiva la necessità di
-frenare gli slanci imprudenti del giovane, ma sentiva in pari tempo
-il pericolo della lotta. Voleva dissimulare una ferita, ma temeva che
-mettendovi sopra le mani il dolore la scoprisse. Andò al ballo con
-l'idea di condursi Valdrigo al casino per fargli una predica sulla sua
-condotta inconveniente, ma confessava a sè stessa d'averlo talvolta
-incoraggiato cogli sguardi che tradivano il cuore, cosicchè essa si
-trovava giudice e colpevole a un tratto, e temeva giustamente che
-l'accusato diventasse accusatore. Dapprima esitava dunque a mandare ad
-effetto il suo piano, poi temendo le conseguenze del rifiuto si decise
-a finirla, ma giunta sulla via si pentì, ed avrebbe voluto ritornare
-sui suoi passi. Così le farfalline svolazzano intorno al lume fino
-che a forza di raggiri cadono nella fiamma e si abbruciano le ali. Non
-osando retrocedere, e non volendo avanzare, perdeva il tempo per via,
-e a Valdrigo che la sollecitava con affettuosa insistenza, rispondeva
-mostrandogli l'ombre cupe dei canali, e i pittoreschi effetti della
-notte sui palazzi, e sull'acqua.
-
-In tal modo impiegarono molto tempo nel breve tragitto, ma finalmente
-giunsero al casino. Entrati, accesero il lume, e salite le scale,
-la padrona ordinò alla cameriera di accendere un po' di fuoco al
-caminetto. Valdrigo non ne aveva bisogno, ma Silvia temporeggiava per
-raccogliere le sue forze, e farsi animo. La cameriera indovinava le
-impazienze del giovane, e mossa da pietà si affrettava a metter legna
-e a soffiare, ma appunto le cose fatte in fretta non approdano, e
-invece del fuoco uscivano dei nuvoli di fumo che invadevano la stanza;
-e quindi fa necessario aprire le finestre e le porte. L'aria entrando
-facilitò l'operazione, e una bella fiamma crepitante brillò nel camino.
-Chiuse nuovamente le imposte, la cameriera accese due doppieri, ed uscì
-serrando l'uscio. Non aveva ancora attraversata l'anticamera quando
-s'udì una violenta scampanellata alla porta di casa: era il conte
-Leoni. Vi fu un minuto secondo di stupore, ma Silvia ordinò tosto si
-aprisse. Pensi il lettore allo stato di Valdrigo; è certo che se Don
-Lio avesse conosciuta in quel momento la posizione del giovane, avrebbe
-paragonato il suo affanno alle pene di Tantalo. Egli rimase immobile
-e quasi pietrificato fissando gli occhi istupiditi nella fiamma, come
-dovette trovarsi la moglie di Lot, quando contro al divino comando si
-volse a contemplare l'incendio di Sodoma. Il conte Leoni entrò nella
-stanza raffrenando il suo impeto, ma lasciando intravedere i suoi
-sospetti dall'occhio scrutatore e dalle ciglia aggrottate.
-
-Silvia lo attendeva davanti al caminetto col fiero cipiglio della virtù
-offesa, e colla dignità della donna che può levare la fronte senza
-rossore; in quel momento di suprema soddisfazione essa sentì tutto il
-valore della sua onestà, tutta la forza dell'innocenza. I loro sguardi
-si scontrarono, l'interrogazione del marito fu muta ma eloquente, la
-risposta della moglie fu assoluta e severa; essa fissò gli occhi nel
-marito con tale sicurezza imperiosa ch'egli dovette abbassarli; perchè
-realmente egli era colpevole. — Passato quel primo momento essa ruppe
-il silenzio; e rivolta al conte gli disse con un'aria indifferente:
-
-— Allo scampanio, non credeva che foste voi... non mi avete avvezzata a
-questi modi...
-
-— Scusate, egli rispose, l'agitazione della corsa m'aveva irritato i
-nervi...
-
-— E perchè avete corso?...
-
-— Vedendovi uscire dal ballo temetti... qualche improvvisa
-sofferenza... pel caldo... in mezzo a tanta folla...
-
-— Diffatti, interruppe Silvia, che lo vedeva imbarazzato, diffatti non
-sto bene... un'oppressione, un bisogno d'aria mi costrinse d'uscire...
-Ho pregato Valdrigo d'accompagnarmi...
-
-— Vi ringrazio, caro Valdrigo, soggiunse il conte porgendo la mano
-al pittore, e stringendogli la destra ch'era fredda come quella d'un
-morto.
-
-A poco a poco la conversazione prese l'andamento ordinario e parlarono
-di cose indifferenti, chè in fine dei conti, avevano tutti e tre delle
-ragioni per essere contenti.
-
-Più tardi il conte propose di cenare. La cameriera uscì per fare alcune
-provviste ad una vicina trattoria, che nelle occasioni dei balli, stava
-aperta tutta la notte.
-
-Valdrigo dovette apparecchiare la tavola, il marito apriva un armadio
-e ne tirava delle bottiglie di vino di Cipro stravecchio coperte di
-ragnateli e di polvere. E mentre la Maddalena esterrefatta vedeva nelle
-sue spaventose fantasie il marito che versava il sangue dell'amante,
-il conte Leoni mesceva il Cipro a Valdrigo, e toccando i bicchieri,
-bevevano insieme alla salute dalla Dama. — Fedele! pensava il marito —
-perduta! ma non per sempre, diceva a sè stesso il giovane innamorato.
-
-
-
-
-XXXII.
-
-
-La prudenza consigliò Valdrigo ad astenersi per qualche tempo dalle
-visite in casa Leoni, malgrado l'ardore sempre crescente della
-sua passione. Maddalena lo sorvegliava da vicino, studiava i suoi
-andamenti, leggeva nella sua fisonomia i desideri repressi, e le
-inquietudini d'un'anima esaltata. L'amore che essa teneva celato
-nei più profondi penetrali del cuore si nudriva di speranze future,
-e infiammava la sua gelosia irritata dalle fatte scoperte. La cieca
-gelosia si nutre di chimere, e guida a fatali consigli.
-
-La povera fanciulla, incoraggiata dal felice risultato della sua prima
-resistenza, diceva a sè stessa. — Bisogna ch'io perseveri.... Bisogna
-che io continui ad attraversare i suoi progetti, ad impedire ad ogni
-costo i progressi d'una passione fatale, bisogna ch'io trovi il modo
-di rompere gli anelli d'una catena che lo trascina alla perdita della
-sua felicità, che lo allontana dal mio cuore; i continui ostacoli
-devono stancare la sua pertinacia, compromettere la Dama, risvegliare i
-sospetti del marito... egli sarà costretto di rinunziare all'impresa...
-
-La ferita sarà dolorosa, ma il tempo sana ogni piaga, io consolerò le
-sue pene raddoppiando le cure, cercherò di ricondurlo al lavoro, alla
-pace... aspetterò che gli anni calmino le sue passioni violente...
-e forse un giorno, troverò nella sua felicità la ricompensa degli
-affanni, coi quali, senza avvedersene, mi avvelena la vita.
-
-E nelle lunghe notti insonni, rivolgendosi nelle coltri affaticate,
-meditava uno stratagemma che riuscisse a tagliare il nodo gordiano
-con rottura irreparabile, senza gravi pericoli per nessuno, senza che
-si potesse scoprire la mano che colpiva. Dapprima pensava di mettersi
-d'accordo con la Rosa, di farlo chiamare a Saltore con un pretesto,
-per allontanarlo da Venezia, ma egli avrebbe tosto scoperto l'inganno
-e sarebbe ritornato. Un nuovo avviso al conte non voleva arrischiarlo,
-era cosa pericolosa, ed aveva tremato troppo della sua prima imprudenza
-per volerla tentare di nuovo, dal lato della signora non vedeva nessuna
-cosa possibile.
-
-Di tutti i suoi progetti quello di allontanarlo da Venezia le pareva
-il più opportuno, ma non trovava il modo di mandarlo ad effetto, e
-poi temeva che il pittore uscito una volta dalla sua casa, potesse non
-tornarvi mai più, o stabilirsi in altri paesi, e perderlo per sempre.
-Avrebbe voluto poterlo chiudere nella sua stanza, e tenerlo tutto
-per sè, ma siccome la cosa non era fattibile, cercava come si potesse
-rendergli impossibile l'accesso alla Dama, senza troppo allontanarlo da
-sè, e qui stava appunto la difficoltà.
-
-Mettendo il cervello alla tortura coi più strani pensieri, finì
-a coltivare un'idea, che le pareva avere del buono e del cattivo
-come tutti gli altri progetti, ma che presentava un incontrastabile
-vantaggio, ed era di mettere il Consiglio dei Dieci in alleanza colla
-sua gelosia. Ecco come ragionava la fanciulla: Una falsa accusa
-farebbe mettere Valdrigo in prigione, e l'accusa essendo falsa la
-prigionia non potrebbe oltrepassare la durata del processo. L'innocenza
-dell'accusato, e la giustizia dei giudici renderà impossibile ogni
-pericolo di condanna, ma forse il semplice fatto della prigione,
-basterebbe ad allontanare per sempre il Valdrigo dal palazzo Leoni
-anche dopo la sua liberazione, perchè l'esalazione del carcere rimane
-sempre indosso a tutti i prigionieri di Stato, innocenti o colpevoli,
-nè l'alterigia patrizia può ammettere nella sua società un uomo
-sospetto di congiura, liberato per sola mancanza di prove.
-
-Il piano dunque le sembrava magnifico, ma teneva la sua decisione
-in sospeso, a motivo delle privazioni alle quali avrebbe esposto
-Vittore. Veramente aveva sentito dire che mentre dura il processo
-i prigionieri non sono da paragonarsi ai condannati, pure sentiva
-dentro di sè una voce tormentosa che biasimava i suoi pensieri, e
-le minacciava le amarezze del rimorso. Nella calma della ragione
-essa vedeva che provocare l'arresto di Valdrigo era un delitto, che
-privava ingiustamente un uomo della libertà, che gettava un innocente
-nella tristezza e nelle miserie del carcere, e pensando ai timori
-del giovane, alla dolorosa solitudine, alla privazione d'aria e di
-luce, al silenzio senza interruzione, ai dolori senza conforto, alle
-sofferenze senza lenimento, malediceva il suo progetto, si strappava i
-capelli dall'affanno, e giurava di frenare una passione violenta che la
-trascinava a colpe tanto crudeli.
-
-Ma quando Valdrigo usciva di casa, galante e profumato come un
-gentiluomo, con l'aspetto ardito e l'occhio scintillante, con un'aria
-di provocazione e di conquista, allora la ragione taceva, allora i
-buoni sentimenti svanivano, e i più dolorosi sospetti entrando nel
-cuore, risvegliavano le furie della gelosia e la brama d'arrestare
-ad ogni costo il trionfo d'una pericolosa rivale. I più forsennati
-progetti le ripullulavano in mente, nessuna pena le sembrava soverchia
-pel colpevole, avrebbe pagato col suo sangue una catena, il truce
-aspetto delle porte ferrate, dei grossi chiavistelli e delle doppie
-sbarre sorrideva al suo spirito agitato, come le promesse di un amico
-sicuro.
-
-Esitante sul partito da prendersi, spiava ogni passo di Valdrigo, e
-porgeva attenta orecchia ai discorsi del popolo che incominciando ad
-inquietarsi sui destini di Venezia, mormorava sotto voce del governo
-e d'alcuni nobili, fra i quali ritornava sovente in campo il nome
-del conte Leoni, detestato dai partigiani delle nuove idee, come
-il più accanito nemico d'ogni transazione e il più tenace difensore
-dell'antico sistema.
-
-Le passioni represse fermentavano, un ardente desiderio di novità e
-di riforma lottava contro i difensori della Serenissima Repubblica,
-della quale vantavano le glorie passate e amavano le presenti dolcezze,
-il vivere beato e pacifico, i continui passatempi, il libertinaggio
-protetto dalle abitudini e dalla tolleranza del governo. Il lungo
-abbandono delle armi e la vita molle avevano infiacchita la fibra del
-popolo e della nobiltà, e abbassato il livello dei caratteri. Perduta
-ogni morale dignità ed ogni nobile sentimento nazionale, l'egoismo
-signoreggiava i magistrati del governo ed i privati cittadini.
-
-I principî della rivoluzione francese che proclamavano i diritti
-dell'uomo alla libertà ed all'eguaglianza, si chiamavano il _gallico
-veleno_, ed era perfino proibito di parlarne. Intanto i francesi
-entravano in Italia, e i Savj seguitavano a chiudere le orecchie
-ai consigli più assennati, e continuavano a far la corte alle dame
-ed a frequentare i pubblici spettacoli colla maschera sul volto.
-All'invasione delle idee, il governo si opponeva colla proibizione
-degli scritti; alla invasione delle armi straniere, rispondeva colla
-neutralità disarmata. In conseguenza di ciò, mancavano le armi e i
-soldati, le piazze forti erano sguarnite nè si pensava gran fatto
-alle difese, nè ad accrescere la flotta, nè ad acquistare le armi
-o fabbricare la polvere; per riscontro si vietavano in Teatro le
-tragedie perchè sollevavano e concitavano gli animi. Le rivelazioni
-più importanti dei residenti alle Corti straniere e i dispacci
-degli ambasciatori veneti in Francia, che annunziavano i disordini,
-le minaccie e i pericoli imminenti, non venivano nemmeno letti al
-Senato per non turbare il sonno ai patrizii, e per ordine degli
-eccellentissimi Savj di settimana, tutte le carte risguardanti tali
-argomenti si passavano nella _Filza delle comunicate non lette_[77].
-
-Volevano ad ogni costo la pace, il riposo ed il sonno, e dichiaravano
-la guerra alle mode di Parigi, ai bottoni, ai ventagli rivoltosi,
-alle foggie giacobine; spendendo ragguardevoli somme per ispiare la
-condotta dei soggetti. Lo spionaggio era una delle basi del governo, ed
-i magistrati dopo d'aver spiati i sudditi si spiavano fra loro. I Tre
-spiavano i Dieci, i Dieci spiavano i Tre, l'Avogador del Comun spiava
-gli uni e gli altri. Le spie frequentavano tutti i luoghi pubblici,
-le vie, i teatri, le chiese, e perfino le private dimore, e i loro
-servigi venivano retribuiti con salvacondotti temporanei, con denaro,
-con esenzione dalle tasse, con privilegi, impieghi, onori e impunità
-di delitti. Malgrado però di questa rigorosa sorveglianza e della
-severità delle leggi, la Voce della libertà trapanava da ogni parte
-e la si sentiva ondeggiare per l'aria come i profumi della primavera.
-Entravano furtivamente in Venezia, libri, fogli, programmi, gazzette,
-coccarde, ed ogni altro incentivo. Il Villetard, segretario della
-legazione francese, tendeva la mano ai malcontenti, favoreggiava le
-congiure e fomentava gli spiriti più audaci. I fucili e i cannoni della
-rivoluzione erano ancora lontani, ma penetravano in Venezia le massime,
-i pensieri, le idee che precedono ogni mutamento sociale, apparecchiano
-il terreno delle riforme, minano gli antichi propugnacoli e segnano le
-fondamenta dei nuovi edificii.
-
-Maddalena passando una mattina per una calle remota, vide un gruppo di
-persone che ciarlavano con aria misteriosa, guardandosi intorno. Erano
-suoi conoscenti e vicini; si mise dunque in loro compagnia per udire
-le notizie del giorno. La fanciulla non potendo suscitare sospetti,
-essi continuarono i discorsi. Uno fra loro mostrava i pugni in atto di
-minaccia e diceva:
-
-— Ancora un poco e dovranno deporre la toga, i parrucconi!... Cosa
-sono i nobili più di noi?... I francesi vengono avanti... avanti...
-avanti...
-
-Uno degli uditori voltava la testa con aspetto pauroso e mandava fuori
-un soffio prolungato che voleva dire — Bagattelle!...
-
-Un altro interrompeva il narratore con un — tss — tss! — e indicava con
-l'occhio un balcone, dal quale un individuo sospetto faceva capolino.
-
-— Eh! non abbiate più paura!... continuava il narratore, sono appena
-due giorni che alcuni detenuti per sospetto di congiura contro la
-repubblica, vennero rilasciati in libertà per l'influenza d'un alto
-personaggio della legazione francese....
-
-— Come? chiedeva il più timido, non li hanno condannati?...
-
-— Non hanno osato torcer un capello a nessuno!... guai se lo avessero
-fatto!... eh! non sono più i tempi delle violenze tenebrose.... bisogna
-che ci pensino due volte....
-
-Maddalena pensava dentro a sè: — La mia idea è dunque buona, e posso
-salvarlo senza pericoli. — L'egoismo delle passioni è sì grande
-che sovente confonde il proprio interesse con l'altrui. E la povera
-fanciulla traviata da una furente gelosia, aveva smarrito il buon
-senso.
-
-Interamente dominata dal fatale pensiero che preoccupava il suo
-spirito, non ascoltava più che macchinalmente le declamazioni del
-narratore, quando il nome del conte Leoni la scosse dall'astrazione che
-aveva invaso il suo spirito e tendendo attentamente l'orecchio udì le
-seguenti parole:
-
-— Il conte Leoni partirà fra due giorni per Vienna con una missione
-diplomatica.... il dispotismo si lega al dispotismo, egli è il
-degno sostenitore degli abusi, ma verrà il giorno della giustizia ed
-allora....
-
-Maddalena non volle ascoltare più oltre, e se ne andò ferita da un
-nuovo colpo nel cuore. Le parole: il conte Leoni partirà fra due
-giorni per Vienna — le si erano scolpite nelle mente come una tremenda
-minaccia. Il momento fatale era giunto, l'impunità degli amanti
-assicurata. I vapori della gelosia le salivano al cervello, come i
-fumi del vino ai bevitori. Vacillava e non vedeva innanzi a sè che
-un velo che le offuscava la luce. Poi le ritornavano alla mente le
-altre parole: — I prigionieri sospetti di congiura vennero liberati.
-— Bisogna decidersi ad agire con risoluzione, essa pensava fra sè, il
-tempo stringe e fra due giorni sarebbe troppo tardi!
-
-Con tali idee giunse a casa, si chiuse nella sua stanza, e vi stette
-lungamente vaneggiando coi fantasmi della gelosia e dell'amore che le
-passavano davanti lo spirito come una coorte d'anime dannate confuse
-cogli spiriti eletti. Erano sogni d'ineffabili dolcezze turbati dalle
-minacce d'una possente rivale, che apparecchiava il suo trionfo, erano
-promesse di giorni lieti e sereni, disperse dai nuvoloni d'un vicino
-uragano, solcato da lampi spaventosi, e dal guizzare del fulmine.
-
-La sua mente malata delirava, passando da un pensiero ad un altro
-senza transizione ragionevole, e portando le immagini agli eccessi
-dell'esagerazione. Ora si figurava tutti gli orrori, tutte le miserie
-del carcere, le torture della mente e del cuore, le tenebre, la nudità
-delle pareti, e Valdrigo pallido e malato in un canto, abbandonato alla
-vendetta di giudici implacabili, condannato per la sua accusa a finire
-i giorni in una tomba senza luce.... egli che amava tanto il sole e la
-libertà, il soave profumo dei campi e l'ampio spazio del mare!...
-
-Allora, disperata e furente, si batteva la fronte, si lacerava le
-vesti, si scopriva il seno palpitante, apriva le finestre, respirava
-l'aria a buffate come chi soffoca dall'oppressione dell'asma o dalle
-perniciose evaporazioni dei carboni incandescenti. La calma della
-laguna, il cielo sereno, le fresche brezze della sera scendevano come
-un balsamo sopra quell'anima desolata, e la voce della coscienza
-parlando al suo cuore il linguaggio dell'onestà, il rimorso degli
-insani progetti riprendeva il suo dominio e le lagrime del pentimento
-le inumidivano il ciglio e le solcavano le guancie.
-
-Ma non passava guari di tempo che una bruna gondoletta solcando
-l'acque davanti alla sua finestra, lasciava intravedere dagli aperti
-finestrini, un giovine ed una fanciulla che stretti in amplesso
-affettuoso si scambiavano un lungo bacio sulla bocca.
-
-Quella scena esaltava nuovamente il suo spirito, faceva palpitare il
-suo cuore con violenza, e il canto del gondoliere che conduceva la
-coppia felice ai freschi della laguna, risuonava alle sue orecchie come
-una voce di scherno e d'ironia, riaccendeva la sua collera, avvelenava
-i suoi sospetti e faceva tacere i rimorsi della coscienza. Si figurava
-di vedere Silvia e Valdrigo, suggellare con un bacio il lunghissimo
-amore, e giurarsi una fedeltà a tutte prove, immersi nelle delizie
-della solitudine, fra il lusso dei ricchi appartamenti del palazzo
-Leoni. Chiudeva la finestra, e la luce del crepuscolo che tingeva in
-rosso il firmamento penetrava nella sua stanza cogli ultimi chiarori
-che invitano la mente ai pensieri melanconici. Una profonda tristezza
-invadeva i sensi affaticati della povera fanciulla, e un sopore pieno
-di visioni succedeva alle lotte dolorose del giorno.
-
-All'indomani Valdrigo le appariva lieto e raggiante come un uomo
-che si aspetta una sicura fortuna. Ella leggeva nel volto di lui il
-presentimento d'un trionfo vicino, e ne fremeva di sdegno; la stanza di
-lui esalava un leggiero sentore di essenza d'ambra, profumo sospetto a
-Maddalena, perchè emanava dalle sue vesti dopo la vendita del quadro,
-e appunto era incominciato al tempo delle visite in casa Leoni.
-Rovistando fra le carte del giovane scoperse un ritrattino di Silvia,
-lavoro condotto di memoria dal pittore innamorato, e una tale scoperta
-inasprì la sua piaga, e fomentò la gelosia che dilaniava il suo cuore.
-Ma ciò che mise il colmo al suo furore, fu un viglietto profumato
-all'indirizzo di Valdrigo, apportato da un gondoliere. Appena uscito il
-messo, sospinta da' suoi sospetti, essa stava per aprire il foglietto
-suggellato, quando entrando Vittore glielo vide fra le mani e se lo
-prese. La fanciulla con uno sguardo scrutatore interrogò il volto del
-giovane, e le parve di vedere in un bagliore degli occhi un lampo di
-felicità.
-
-Era troppo!... Divenuta cieca dalla gelosia, fremente dalla collera,
-eccitata da tante circostanze, e spinta a provvedere dall'imminenza
-del pericolo, salì rapidamente alla sua stanza, e preso un foglietto di
-carta, con la mano tremante, e le vertigini, si mise a scarabocchiarvi
-sopra le seguenti parole: — Vittore Valdrigo congiura contro il
-governo. — La sua inesperienza dello scrivere la obbligava a tracciare
-le lettere una per volta, ora grandi ed ora piccole, alte e basse come
-le onde del mare in burrasca, che indicavano perfettamente lo stato del
-suo animo, e in capo ad una mezz'ora aveva finito la sua delazione,
-col relativo indirizzo dell'accusato. La solita voce della coscienza
-la mordeva fortemente, e forse la avrebbe condotta a distruggere
-l'infame foglietto, quando la melodia del violino di Valdrigo le
-giunse all'orecchio come un preludio di divina dolcezza, come il canto
-dell'anima accesa dall'amore e dalla speranza che inneggiava alla
-divinità una sublime rivelazione.
-
-Postosi un fazzuolo sul capo, usci col viglietto nascosto in seno,
-e attraversò rapidamente la via, senza vedere i passanti. C'erano in
-quel tempo in Venezia alcune cassette collocate in vari luoghi, che
-rappresentavano una testa di leone nella cui bocca si gettavano le
-denunzie segrete. Giunta davanti ad una di quelle tremende cassette, si
-guardò d'intorno, e trovandosi sola, gettò il biglietto nella bocca del
-leone, e partì.
-
-È facile immaginare come abbia passato la notte che seguì la sua fatale
-risoluzione; punta dal rimorso, turbata dalla paura, ad ogni piccolo
-rumore trasaliva nel letto e le pareva udire gli sgherri che venissero
-ad arrestare Valdrigo. Ma la notte passò senza che si avverassero i
-suoi presentimenti, e il mattino sereno e tranquillo precedette un
-giorno di pace, senza avvenimenti che agitassero il suo spirito. Alla
-seconda notte, nuove paure vennero a funestare le lunghe ore delle
-tenebre, e l'insonnia manteneva sul trasudato origliere tutte le
-torture dell'incertezza, e tutte le palpitazioni dello sgomento. Al
-terzo giorno Valdrigo uscì come al solito, ma non rientrando alla ora
-consueta, i sospetti incominciarono a bazzicarle pel capo e pensava —
-sarà stato arrestato per via — ed allora sentiva un dolore intenso che
-soffocava i suoi sospiri, ma poi si rimetteva pensando che forse era
-andato in casa Leoni — allora sarebbe corsa ella stessa fra gli sgherri
-a strapparlo dalle braccia della rivale fra le quali lo dipingeva la
-sua fantasia riscaldata.
-
-Finalmente Valdrigo ritornò a casa canterellando come era solito, e
-preso il violino gli fece uscire delle note misteriose e gementi, che
-parevano singhiozzi fra le lagrime. — Sembra il canto d'un prigioniero
-— disse fra sè la fanciulla, e proruppe in dirottissimo pianto. —
-Ma poi si consolò pensando che erano già passati tre giorni dalla
-delazione, e quindi essa diceva: — Non avranno fatto calcolo della mia
-accusa — tanto meglio! — e ringraziava il cielo con fervore.
-
-Il violino con uno dei trabalzi che erano nelle abitudini dell'artista,
-cambiò metro ad un tratto, e si mise a suonare una danza brillante che
-era la franca e briosa espressione della gioja.
-
-Il sole tramontava quando deposto il violino Valdrigo cambiava i
-suoi abiti usuali con gli abiti nuovi. Maddalena che stava sempre in
-agguato, guardava per il buco della serratura, e seguiva i movimenti
-del giovane. Egli pettinava i suoi capelli con una accuratezza
-straordinaria, li andava lisciando col cosmetico, e rivolgendo con
-arte studiata in modo da scoprire tutta l'ampiezza della fronte. Poi
-guardava se i manichini staccati formassero una cadenza regolare, e
-se le lattughe della camicia presentassero delle piegue aggraziate
-ed ammodo. Metteva le scarpette lucidissime colle fibbie d'argento, e
-tirava le calze di seta con tanta cura che non facevano una piega, e
-parevano una seconda pelle che coi suoi lucidi riverberi dava maggior
-risalto a tutti i movimenti dei muscoli.
-
-La gelosia si riaccendeva nel cuore di Maddalena. Il conte Leoni doveva
-essere partito, quella era dunque la sera fissata d'un abboccamento con
-Silvia.
-
-La fanciulla si torceva le mani, e rientrando nella sua stanza
-malediceva l'indolenza del governo, e mormorava fra i denti: — Cosa
-fanno questi balordi d'inquisitori di Stato?... perchè non mandano ad
-arrestare un accusato?... a che servono le bocche del leone?... a cosa
-servono le denunzie segrete?
-
-Ma intanto che ella fremeva dalla collera, dopo d'aver assistito agli
-apparecchi di una spedizione galante, la notte scendeva propizia agli
-innamorati, e prometteva di proteggere colle tenebre i loro misteriosi
-ritrovi.
-
-Valdrigo era all'ordine, ed uscito dalla sua stanza, ne chiudeva
-l'uscio e scendeva tranquillamente le scale, e la povera fanciulla
-ascoltava i passi di lui coll'ansia affannosa dell'avaro che sente il
-rumore dei ladri che si avvicinano allo scrigno, e si apparecchiano ad
-involargli tesori.
-
-Giunto alla porta di strada mentre egli teneva in mano il bottone del
-chiavistello per aprire, dall'altra parte suonavano il campanello.
-Valdrigo aprì, e si trovò in faccia di quattro persone di sinistra
-fisonomia, una delle quali gli chiese: — Il signor Vittore Valdrigo?...
-
-— Sono io — rispose il giovane, cercando di dissimulare una vaga
-inquietudine che lo assaliva. — Allora favorisca rientrare, io sono
-il _fante dei cai_[78] e vengo per ordine degli eccellentissimi
-inquisitori di Stato. — Gli altri erano, Messer Grande e due birri. La
-forza morale dei fanti, esecutori degli ordini dei tribunali, era così
-grande in Venezia, che bastava il loro nome per far abbassare la testa
-e tremare.. Rimontarono le scale, entrarono nella stanza di Valdrigo
-e l'obbligarono ad aprire tutte le cassette e gli armadi. Rovistarono
-il letto, misero sossopra ogni suppellettile, indagarono accuratamente
-ogni ripostiglio segreto, ogni angolo, ogni accessorio della mobilia, e
-batterono sui quattro lati del muro ascoltando se il suono manifestasse
-dei vuoti nelle pareti. Raccolte tutte le carte rinvenute le involsero
-in un foglio, e dopo di averlo suggellato con molta attenzione,
-invitarono Valdrigo a seguirli. Egli chiese in grazia d'avvertire
-i suoi ospiti, e questo gli venne concesso. Entrò nella stanza di
-Maddalena, sempre accompagnato dai quattro inseparabili compagni, e
-trovò la ragazza sfigurata a tal punto che ne sentì più compassione che
-della propria sventura. Essa aveva udito ogni cosa, voleva accorrere,
-ma le mancarono le forze, e cadde sopra una sedia, pallida come un
-cadavere, cogli occhi infossati, i capelli irti sulla fronte, la bocca
-arida ed amara, i denti serrati, il cuore palpitante, le membra distese
-dalla rigidezza dei muscoli, le mani chiuse con violenza. Valdrigo si
-fece a consolarla alla meglio, dicendole: — Fatevi animo, Maddalena,
-deve essere un errore, e ci rivedremo fra breve.
-
-Poche altre parole potè aggiungere, che essa quasi nulla intendeva, e
-lo guardava fisso con due occhi incantati che parevano di vetro.
-
-La vecchia Marta era accorsa in aiuto della nipote, Beppo era assente,
-il fante intimò la partenza. Valdrigo commosso per la pietà della
-fanciulla le si avvicinò accorato e con l'affetto d'un fratello le
-depose sulla fronte fredda un bacio d'addio, ed uscì senza volgersi
-indietro perchè gli mancavano le forze. — A quel bacio la fanciulla era
-caduta come colpita dal fulmine.
-
-
-
-
-XXXIII.
-
-
-Valdrigo venne condotto nelle prigioni dette dei Piombi, perchè, come
-è noto, si trovavano sotto al tetto del palazzo ducale. Colà egli
-aveva tutto il campo di meditare sulle sue disgrazie, e sulle umane
-vicissitudini; le quali poi non sono così indipendenti dalla volontà
-dell'uomo quanto vorrebbero pretendere coloro che attribuiscono troppo
-sovente alla fatalità della sorte, quello che in fatto non è che
-la legittima conseguenza delle loro azioni. Così Valdrigo colla sua
-invincibile tendenza al dolce far niente s'era creata un'esistenza
-avventurosa e da nulla, ed abbandonando il lavoro che gli avrebbe
-fruttato soddisfazioni e benefizi, perdeva i giorni e smarriva
-l'ingegno in vane e sterili occupazioni.
-
-Invece il suo compagno d'infanzia perseverando nelle fatiche e negli
-studi, avanzava ogni giorno d'un passo, ed aveva oramai raggiunto un
-tal merito da bastare alla immortalità. Il Senato gli aveva decretata
-una medaglia d'oro del valore di cento zecchini, e gli assegnava una
-pensione vitalizia di cento ducati d'argento mensili, in compenso del
-monumento scolpito in onore d'Angelo Emo. E mentre Valdrigo entrava in
-carcere, Canova riceveva dall'ambasciatore della Repubblica presso la
-corte di Roma la medaglia commemorativa. La presentazione del dono del
-Senato venne fatta con molta solennità nella sala grande del Palazzo
-di Venezia (residenza dell'ambasciata a Roma) fra le persone addette
-alla legazione ed i più distinti personaggi invitati per la cerimonia.
-L'Ambasciatore presentò al Canova la medaglia, dicendogli: — «A voi,
-cittadino, onore dell'Italia, e della nostra patria, il veneto Senato
-mi commette presentarvi questo ricordo, in segno del suo gradimento per
-l'opera vostra, già collocata nel nostro arsenale, ove a gloria vostra
-e nostra, vivrà per molti secoli a comune compiacenza e decoro»[79].
-
-
-
-
-XXXIV.
-
-
-Beppo rientrando in casa trovò la Maddalena a letto col medico da una
-parte, e la Marta dall'altra. Il suo svenimento aveva durato quasi
-un'ora, e la povera vecchia, credendola morta, aveva gridato con voce
-disperata e chiesto ajuto dalle finestre.
-
-Accorse le donnicciuole delle case vicine, prodigarono le prime cure
-alla fanciulla, e cercarono il medico.
-
-Intanto la notizia dell'arresto di Valdrigo s'era sparsa per la calle,
-e diffusa per la città, e tutti fantasticavano sui misteriosi motivi
-d'una tale misura. Cogli animi concitati dagli avvenimenti politici
-tutti discutevano gli atti del governo, e ciascheduno spiegava le
-cose a suo modo. I timidi rientravano in casa sospettosi, bruciavano
-le carte e i giornali proibiti, e accusavano d'imprudenza i turbatori
-della pubblica quiete.
-
-Beppo rimasto con Maddalena volle che sua sorella gli raccontasse
-esattamente i particolari dell'arresto, e quando udì che avevano
-trasportate le carte del giovane si cacciò le mani nei capelli
-esclamando: — Egli è perduto!...
-
-Maddalena, quantunque abbattuta da un'eccessiva prostrazione di forze,
-alla parola del fratello balzò sul letto spaventata, e rizzandosi
-a sedere gli chiese con voce fioca ed affannosa, il motivo di tale
-giudizio.
-
-Allora Beppo, dopo essersi assicurato che la porta era ben chiusa,
-e che nessuno ascoltava, avvicinandosi alla fanciulla tremante le
-disse all'orecchio: — Valdrigo è frammassone! cioè affigliato ad una
-società segreta, che congiura contro il governo, egli aveva carte e
-libri proibitissimi; faceva la propaganda fra il popolo, dei principi
-d'eguaglianza fra gli uomini, e predicava la libertà e la distruzione
-dei privilegi!...
-
-Ad ogni parola ascoltata, Maddalena mandava un gemito profondo, il
-suo seno agitato palpitava con trabalzi interrotti dall'asma, con una
-mano nervosa serrava il braccio del fratello, e finalmente ricadde
-sull'origliere, con un singulto tanto profondo, e continuato che pareva
-il rantolo della morte. Beppo si pentiva ma troppo lardi delle sue
-rivelazioni, accorreva a chiamare la Marta, ritornava dal medico, ma il
-male era fatto. Si dichiarò una febbre violenta con vaneggiamenti, nei
-quali la povera fanciulla pronunciava voci sconnesse prive di senso,
-chiamava Valdrigo.... e balbettava sovente la parola perdono.
-
-Intanto si spargeva anche a Treviso la notizia dell'arresto del giovane
-pittore, e la povera Rosa andando al mercato, udì la triste novella.
-Ritornata in fretta a Saltore, trovò la casa in iscompiglio e il marito
-nella desolazione.
-
-Avendo scoperto un tumore in un bue, Zammaria era corso a chiamare
-il veterinario, il quale aveva dichiarato l'animale affetto da _spina
-ventosa_, incurabile.
-
-L'annunzio dell'arresto di Vittore accrebbe la disperazione di
-Zammaria, il suo cervello non era suscettibile di sopportare due
-disgrazie in un punto senza gravi conseguenze.
-
-Alla prima contrarietà egli diventava muto, alla seconda imbecille.
-Oppresso dall'affanno per i pericoli del figlio, minacciato di perdere
-un bue, e il migliore della stalla, sbalordito dal discorso della
-moglie, egli se ne stava colle mani in tasca, il naso in aria, la bocca
-spalancata, gli occhi stralunati, come trasognato e smarrito. Le sue
-idee erano confuse, egli non vedeva più chiaro, il bue malato e la
-prigione di Venezia, suo figlio, gl'inquisitori di Stato, e la spina
-ventosa gli trottavano per la testa in una nube misteriosa; il boia e
-il veterinario gli stavano davanti minacciosi, e la moglie spaventata
-aumentava i suoi terrori con le sue lagrime, e i suoi lamenti.
-
-La Rosa si decise a partire per Venezia, e raccomandando alle cure di
-Osvaldo gli affari di casa, il bue ammalato e il marito istupidito, si
-mise in via per Mestre, e colà entrata in una barca giunse sulla sera
-alla casa degli ospiti di suo figlio.
-
-Venne ricevuta dalla vecchia Marta e da Beppo colle lagrime agli
-occhi, e tosto la introdussero nella stanza di Maddalena. La povera
-malata entrava in convalescenza dopo lunghe sofferenze, superate per le
-cure della nonna, per l'assistenza delle amiche, ma più di tutto per
-l'influenza d'un pensiero che dominava il suo spirito e sosteneva le
-sue forze. Passata la prima violenza del male, essa aveva pensato con
-rimorso alla commessa imprudenza, aveva meditato ai modi di riparare la
-colpa, al dovere d'adoperarsi in vantaggio dell'infelice prigioniero,
-e di tentare ogni via per salvarlo. Il sentimento d'un tal dovere le
-era penetrato talmente nel cuore, che secondava i consigli del medico
-per ristabilirla in salute. L'energia della gioventù e la forza della
-volontà sono due potenti rimedi per ogni malattia. Vedendo entrare
-la Rosa, le parve che il cielo le inviasse un'alleata, e dopo d'aver
-sfogato colle lagrime l'espressione del cuore, promise alla buona madre
-di assisterla nelle sue supplicazioni in favore del giovane; e promise
-a sè stessa di prestarsi a salvarlo a costo d'ogni sacrificio.
-
-Le loro espansioni affettuose e le reciproche promesse invigorirono
-il coraggio e la speranza d'entrambe, e incominciarono subito a far
-progetti ed a stabilire un mezzo che si mostrasse favorevole allo
-scopo. Ognuna manifestava le sue idee, la Rosa desiderava presentarsi
-alla contessa Fulvia degli Orseolo, gettarsi a' suoi piedi, muoverla
-a pietà, intercedere la sua valida protezione. Maddalena dimenava la
-testa lentamente in segno di disapprovazione e stringeva le labbra come
-chi dubita d'una cosa, ma non vuole opporre un'assoluta negativa.
-
-Discussero lungamente sull'importante soggetto, ma la fanciulla
-meditava un piano che le sembrava infallibile, e temporeggiava
-soltanto ad annunziarlo per misurare le sue forze. Essa pensava che al
-mondo non c'è che una cosa sola d'irresistibile — l'amore. — Questa
-passione, essa diceva fra sè, può spingere a degli eccessi, può fare
-dei miracoli. Se una persona può salvare Valdrigo questa è Silvia
-Leoni, essa lo ama, essa troverà il modo di liberarlo. — Ma bisognava
-raccogliere le forze tutte del cuore e della mente, bisognava disporsi
-ad una annegazione completa di sè, bisognava rinunziare ad ogni
-aspirazione, ad ogni speranza, ad ogni gelosia. Questa era però una
-espiazione necessaria, la giusta punizione della colpa, colle stesse
-sue armi.
-
-Quando le parve di sentirsi forte abbastanza per affrontare l'impresa,
-comunicò il suo piano alla Rosa, che vi aveva già pensato, ma non
-osava proporla per un riguardo istintivo verso la fanciulla della
-quale indovinava l'affezione, e sospettava la gelosia. Lieta però
-della decisione secondò il progetto, e fissato il giorno della visita,
-si disposero tutte due a sostenere la loro parte in modo da ottenere
-l'intento, la madre pensando a quanto avrebbe detto per intenerire
-la signora, la Maddalena studiandosi di domare la sua ripugnanza
-verso la rivale e di dominare la sua passione, sagrificando sè stessa
-all'interesse del giovane amato.
-
-Giunta la mattina stabilita si misero in via, ed entrambe col cuore
-agitato da diversi sentimenti entrarono nel palazzo Leoni. Avendo
-chiesto di parlare alla padrona, un servo gallonato, le introdusse in
-un'ampia anticamera dicendo: — Accomodatevi qui ed aspettate.
-
-In simili circostanze l'aspettativa è un supplizio, i minuti sono
-lunghi come le ore, e i pensieri tristi si accumulano nello spirito e
-pesano gravemente sul cuore.
-
-Finalmente il servo ricomparve, aperse una porta, e tenendosi indietro
-disse: — Venite pure avanti....
-
-Le donne entrarono in una stanza resa oscura dai pesanti cortinaggi
-delle finestre, ed esalante un leggiero profumo d'essenza d'ambra che
-salì al cervello di Maddalena come l'emanazione d'un veleno. Chiusa la
-porta dal domestico che rimase di fuori, si avanzarono lentamente, e si
-arrestarono dirimpetto ad un ampio seggiolone sul quale sedeva la dama.
-
-Silvia, vestila a bruno, e più pallida del solito pareva oppressa da
-una profonda tristezza, ma quando riconobbe la Rosa si alzò in piedi,
-la accolse con pietosa dolcezza, se la fece sedere da presso e le disse
-con voce compassionevole:
-
-— Povera Rosa!... m'immagino il motivo della vostra visita. — La Rosa
-scoppiò in un dirotto pianto, e dimenticò le belle espressioni che
-aveva apparecchiate per intenerire il cuore della signora, ma le sue
-lagrime erano più eloquenti di qualunque altro discorso.
-
-Silvia indicò una sedia a Maddalena che si teneva in piedi cogli occhi
-bassi, e continuò:
-
-— Siamo in tempi funesti per tutti, povera Rosa.... i torbidi delle
-provincie, le minaccie degli stranieri, l'audacia dei nemici del
-governo, rendono i giudici più severi.... ma qui si arrestò, perchè
-s'avvide che con tali parole raddoppiava il dolore della povera madre,
-e soggiunse: — fatevi coraggio, io non ho aspettato la vostra visita
-per occuparmi in favore di vostro figlio, ma vi ripeto, i tempi sono
-cattivi....
-
-E mentre parlava andava esaminando attentamente la fanciulla che non
-conosceva, la quale sentendosi osservata arrossiva, e non osava alzare
-gli occhi, finalmente spinta dalla curiosità Silvia chiese alla Rosa:
-
-— Chi è questa ragazza che vi accompagna?...
-
-La Rosa esitava a rispondere, ma poi si decise, e disse con voce
-singhiozzante:
-
-— È la nipote della padrona di casa di mio figlio....
-
-Silvia e Maddalena si scambiarono un colpo d'occhio eloquente. La prima
-pareva che chiedesse con amaro sospetto: — saresti forse una innamorata
-di Valdrigo? — l'altra con fiero cipiglio sembrava dire: — Conosco i
-segreti del vostro cuore.
-
-— State in casa con Vittore?... chiese Silvia con apparente
-indifferenza.
-
-— Sì, signora.... rispose Maddalena, con un'aria di trionfo.
-
-Allora Silvia, come per investigare dalle espressioni del volto,
-gl'interni sentimenti della fanciulla, soggiunse:
-
-— Si potrebbe forse ottenere la liberazione di Vittore, dal carcere, ma
-sarebbe impossibile di salvarlo dalla espulsione dal territorio....
-
-— Tanto meglio!... saltò fuori a dire Maddalena, che non seppe frenare
-la sua gioia. E la Silvia che studiava coll'istinto della donna i
-lineamenti della fanciulla sospetta, indovinò dall'atteggiarsi del
-volto e dall'improvvisa risposta, l'amore e la gelosia.
-
-Allora, desiderosa di mettere alla prova l'intensità di
-quell'affezione, e forse anche di punire l'audacia d'una rivale dal
-cui amore sentiva offesa la sua dignità, continuò il suo discorso
-indirizzandosi alla Rosa, ma osservando sottecchi ogni movimento della
-fanciulla:
-
-— Se potessi ottenere il suo esiglio, egli potrebbe andare in Carinzia.
-Io devo passare di là per recarmi a Vienna a raggiungere mio marito, e
-lo prenderei volontieri con me. A Vienna potrei giovarlo molto colle
-relazioni dei nostri amici. — Maddalena si mordeva le labbra, e le
-vene della sua fronte ingrossavano. — Silvia osservava ogni movimento
-di quel volto alterato, e continuava con apparente tranquillità: — È
-certo che l'esilio chiude per sempre le porte della patria, ed egli non
-potrebbe più entrare nei domini della repubblica.... ma piuttosto che
-marcire in una prigione, piuttosto di non vedere più il sole....
-
-La povera Rosa teneva le mani giunte, e cogli occhi gonfi, infiammati,
-e pieni di lagrime, levava la fronte verso il cielo, che metteva
-compassione a vederla. — Maddalena lottava fra l'amore e la gelosia,
-fra il desiderio ardente di salvare Valdrigo, e il dolore di vederselo
-rapito per sempre. Ma alle ultime parole di Silvia, fatto come uno
-sforzo sovrumano sopra sè stessa, ruppe il silenzio, ed esclamò:
-
-— Purchè sia salvo dalla prigione vada pure in esilio, purchè sia
-libero e possa rivedere il sole e la campagna che egli ama tanto...
-parta pure da Venezia... e... sia felice... e sia fatta la volontà di
-Dio!... Voleva dire: — e siate felici, ma si avvide che non conveniva,
-e mutò la frase.
-
-Silvia intenerita da tanta annegazione, pensò: — lo ama più di me! — e
-stesa la mano alla fanciulla, volle tener stretta la destra di lei in
-atto di perdono e di simpatia, e le disse con sincera espressione:
-
-— Siete una buona fanciulla... e il cielo vi proteggerà...
-
-Questa specie di capitolazione istantanea stravolse i pensieri della
-povera Maddalena, che non trovando più la forza di frenare le sue
-emozioni proruppe in singhiozzi affannosi, ed in lagrime abbondanti.
-
-Silvia avvicinatasi alla fanciulla la consolava con dolci parole, e
-Maddalena sempre più intenerita, le ripeteva fra i singhiozzi e le
-lagrime: — Salvatelo... salvatelo ad ogni costo... voi sola potete
-salvarlo.
-
-Così fra le varie e strazianti commozioni rimasero lunga ora, piangendo
-insieme, pregando e promettendo a vicenda, sperando, e sospirando
-quando un domestico venne ad annunziare alla signora che Sua Eccellenza
-il conte Orseolo la aspettava nel gabinetto del conte Leoni per una
-comunicazione importante.
-
-Silvia si levò, e congedandosi dalle donne, disse loro: — Consolatevi,
-mio padre deve essere andato alla legazione francese per parlare
-in favore di Vittore... Ahimè! pur troppo il Serenissimo Doge,
-l'Eccellentissimo Senato, e tutti i Magistrati della Repubblica, sono
-oramai i vassalli della Francia nostra nemica, e dipendono dalla sua
-possente volontà... a rivederci un'altra volta... Rosa, sperate...
-e voi pure, Maddalena... un giorno sarete forse felice... ed io
-vi prometto di cooperare alla vostra felicità, perchè sento che la
-meritate... e ne avete più diritto di... di altre persone. — Voleva
-dire più di me, ma corresse la frase prima di pronunciarla.
-
-
-
-
-XXXV.
-
-
-Quando un paese subisce gli ordini degli stranieri, l'ora della sua
-morte è vicina. La neutralità disarmata, cioè il dolce far niente,
-abbandonava Venezia inerme in balìa dei francesi. Spento l'antico
-valore nei baccanali, e ammollite le fibre dei cittadini nella lunga
-pace, nelle abitudini effeminate, nei piaceri d'una vita dilettosa,
-l'indolenza aveva preso il posto dell'operosità, e la paura succedeva
-al coraggio. I tempi delle guerre di Costantinopoli, Candia, Cipro
-e Morea erano tramontati per sempre. Colla morte d'Angelo Emo erano
-spenti gli eroi della tempra di Enrico Dandolo, di Vittor Pisani, di
-Carlo Zeno, di Francesco Morosini. La vecchiaia aveva rimbambito la
-Repubblica, le altere minaccie che avrebbero animato gli antichi alla
-lotta, facevano piangere l'ultimo Doge. Spento ogni vigore di governo,
-la città si divideva in partiti.
-
-I sostenitori delle antiche leggi e degli aviti costumi, si stempravano
-in lamenti imbelli e odiavano i francesi; ma alle armi che invadevano
-lo Stato, rispondevano con impotenti proteste. I partigiani entusiasti
-delle nuove idee spingevano la patria alla rovina, colla stolta fidanza
-di trovare la libertà nella perdita della indipendenza. Fra questi
-estremi in lotta si agitava il partito che si solleva in tutte le
-rivoluzioni, come la schiuma nel mare burrascoso, e barcheggiando fra
-gli uni e gli altri, cerca di cavarne il denaro, e gli onori.
-
-Il governo mandava deputati a Bonaparte vincitore, il quale rispondeva:
-— «Io sarò un Attila per lo Stato Veneto. Non voglio più Senato, non
-voglio più inquisizione. Verrò io a rompere i piombi, barbarie dei
-tempi antichi... le opinioni devono essere libere!» —
-
-Tutto era perduto!... Mancava la forza per resistere e il genio per
-governare; dovevasi aprire la porla alla libertà, e chiuderla in faccia
-agli stranieri. Hanno fatto tutto al contrario!...
-
-Il giorno 12 maggio 1797 fu l'ultimo per la repubblica che da Paolo
-Lucio Anafesto a Lodovico Manin visse quattordici secoli indipendente e
-gloriosa!
-
-Una colonia di famiglie sfuggite alle stragi dei barbari venne a
-piantare le sue tende sulle isolette deserte della laguna. Povera,
-ma laboriosa fabbricò le sue piccole dimore di legno, e le modeste
-barchette necessarie alla sussistenza dei pochi abitanti.
-
-Crebbe a poco a poco col traffico, abbellì la sua modesta dimora
-col frutto degli onesti guadagni. Aumentata la popolazione e la
-ricchezza, ampliò le case fino a che giunse a fabbricarle coi marmi
-dell'Oriente, ad abbellirle colle statue della antica Grecia; le
-barchette pescareccie diventarono forti navigli, che percorsero i mari,
-e tornarono in patria onusti di tesori e di gloria. Dapprima marinaia,
-commerciante e guerriera, fu poi madre e nutrice di sapienza e d'arti
-gentili.
-
-Ma l'acquisto di Cipro le apportò colla ricchezza l'amore della
-voluttà, le morbidezze di corrotti costumi; la scoperta d'America le fu
-fatale al commercio. Giunta all'apogeo della fortuna s'arrestò a godere
-la conquistata grandezza.
-
-Ma chi s'arresta è sorpassato da chi avanza. Venezia cinta del gemmato
-diadema si adagiò mollemente sul manto ducale, e immersa in voluttuosi
-pensieri mentre il leone ammansato dormiva ricevette gli omaggi del
-mondo che ammirava lo splendore della sua bellezza. Nei giorni del
-pericolo la sua spada irrugginita e il braccio infiacchito rifiutarono
-il loro uffizio, essa non aveva più forze, il suo leone non aveva più
-ruggiti. Allora fidente nella costanza della fortuna e nel prestigio
-de' suoi vezzi, si cinse di fiori, e assopita dal dolce far niente,
-chiuse gli occhi... — Quando li riaperse lo scettro e il diadema erano
-scomparsi, i fiori s'erano mutati in catene, il leone, ferito nel
-cuore, spirava... Fece uno sforzo per difendersi, ma troppo tardi!...
-la regina era divenuta una schiava...
-
-
-
-
-XXXVI.
-
-
-L'ultimo giorno della repubblica, caduto l'antico governo avanti che il
-nuovo regime entrasse in funzione, Venezia fu in preda all'anarchia.
-Il popolo sommosso commise violenze e saccheggi guidato da alcuni
-capi frenetici ed avidi di bottino, che eccitavano gli animi con
-declamazioni violente, e si trascinavano dietro una folla esaltata da
-tutte le passioni sfrenate.
-
-Si apersero le carceri, e Valdrigo si trovò liberato al grido di viva
-la libertà e l'eguaglianza! e sceso in piazza fra il popolo agitato,
-apprese la caduta della repubblica. I diversi partiti minacciavano la
-guerra civile, e gli scaltri birboni si studiavano di approfittarne
-gridando ora viva san Marco, ora viva la libertà, tanto da fomentare
-le discordie, la confusione e le ire. Alcuni cialtroni indemoniati
-calunniando i vinti provocavano le vendette per trarne il loro
-vantaggio, e si mettevano alla testa delle orde furibonde per guidarle
-al saccheggio.
-
-Al grido — morte all'aristocratico Leoni, morte al nemico del popolo,
-— Valdrigo che si era incamminato verso la sua dimora si arrestò
-commosso dall'indignazione e dal raccapriccio, e mutata strada seguì
-la ciurmaglia scapestrata che correva armata di picche e di fucili ad
-assalire il palazzo.
-
-Deciso di difendere la dimora del suo protettore, egli si faceva largo
-fra la folla, per giungere fra i primi, e il pensiero che forse avrebbe
-potuto salvare la Silvia dall'imminente pericolo, animava il suo
-coraggio. Quell'orda ubbriaca di truffatori mandava urli minacciosi,
-imprecazioni e bestemmie, e Valdrigo ringraziava la Provvidenza
-d'averlo riservato alla sorte fortunata di esporre la vita per la donna
-che dominava il suo cuore.
-
-Trovato chiuso il portone del palazzo si misero ad abbatterlo a colpi
-di martello e di scure ed ogni colpo risuonava nell'anima di Valdrigo
-con dolorosa impressione.
-
-Gettata abbasso la porta, i saccheggiatori invasero il palazzo,
-Valdrigo li seguì, e penetrando di soppiatto in una stanza che
-conduceva agli appartamenti di Silvia, chiuse l'uscio dietro di sè, e
-si mise a correre per quelle camere deserte, senza trovare nessuno.
-Allora uscito per un'altra porta salì al piano superiore, ma ogni
-appartamento era deserto, che gli abitanti avvertiti in tempo erano
-usciti per una porta di dietro e si erano rifugiati in casa Orseolo.
-
-Intanto il palazzo era stato invaso da ogni parte, gli armadi venivano
-infranti e depredati, ogni cosa manomessa, in preda della distruzione
-e della rapina. Valdrigo vagava come forsennato, coi capelli irti
-sul capo, cogli occhi spaventati, sospinto dall'onda degli invasori,
-ludibrio di forze irresistibili, spettatore impotente di tanta
-desolazione.
-
-Confinato dalla folla irrompente, nel vano d'una finestra, vide con
-indescrivibile spavento delle nubi di fumo uscire vorticose dal lato
-della galleria.
-
-Gl'infami predatori, non potendo forzare le porte le avevano
-incendiate, e il fuoco s'era appiccato ai quadri e distruggeva le opere
-preziose dei più insigni pittori.
-
-All'anima dilaniata dalla vista delle profanazioni di tanti oggetti
-consacrati dalla sua venerazione e dal suo amore, s'aggiunse lo
-spettacolo dell'arte violata e distrutta dalla barbara brutalità degli
-scellerati. L'amante e l'artista erano parimente colpiti.
-
-La sua esaltazione giunse al colmo; egli sentì il delirio della collera
-che gli invadeva il cervello, e gli metteva in oscillazione tutte le
-membra frementi spingendolo alla vendetta.
-
-Era disarmato, ma dato di piglio ad un brandone di legno staccato da
-un mobile infranto si fece largo fra la folla, e sceso nella galleria
-cogli occhi che gli uscivano dalle orbite s'arrestò nel luogo ove
-pochi mesi prima aveva collocato il suo quadro dei pescatori. — La
-tela era stata distrutta dall'incendio, ed appena una parte della
-cornice pendeva ancora dal muro!... Il fuoco era stato spento dagli
-stessi incendiari, i quali temendo di non poter uscire per l'ingombro
-della folla, spaventati dall'idea di morire bruciati, ed anche spinti
-dall'avidità del furto, avevano soffocate le fiamme.
-
-Vittore, divenuto come pazzo dalla disperazione di veder distrutta
-un'opera che gli costò tanta fatica, si mise a menare dei colpi
-disperati nelle gambe, nelle schiene e nelle teste dei birboni, che
-tagliavano le tele per distaccarle più presto dalle cornici.
-
-Ai primi colpi, spaventati o colpiti, vollero fuggire, ma poi rianimati
-dai compagni che udito il tafferuglio erano corsi in aiuto, e resi
-audaci dall'isolamento dell'assalitore, gli si scagliarono contro coi
-coltelli.
-
-Mentre ferveva la lotta, alcuni cittadini, armati in fretta per
-ristabilire l'ordine turbato, seguiti dai buoni arsenalotti e da un
-drappello di bombardieri accorrevano al palazzo Leoni per frenare il
-furore del popolo. All'intervento della forza regolare i saccheggiatori
-sgombrarono dal luogo, abbandonando Valdrigo disteso sul pavimento
-della galleria, privo di sensi ed innondato di sangue.
-
-
-
-
-XXXVII.
-
-
-Rosa e Maddalena, appena udita la liberazione dei prigionieri, erano
-accorse verso le carceri per incontrare Valdrigo. Giunte in Piazzetta,
-lo cercarono inutilmente fra la folla, ed avendo inteso parlare
-d'una ciurma minacciosa che s'era indirizzata al palazzo Leoni,
-congetturarono tosto che si fosse recato colà per prestare la mano alla
-difesa. Vi giunsero qualche tempo dopo l'arrivo de' soldati, mentre
-un medico assistito da qualche altra persona, collocava Valdrigo sopra
-un letto, apportato nella stessa galleria, non giudicando prudente di
-trasportare il ferito. È più facile immaginare che descrivere la loro
-desolazione, però la necessità del momento le obbligò a soffocare ogni
-dolore per darsi all'assistenza del povero giovane, che aperti gli
-occhi parve consolarsi della vista della madre e della fanciulla, come
-della apparizione di due angeli discesi dal cielo in suo ajuto.
-
-Ripararono alla meglio il disordine del locale in parte saccheggiato,
-in parte guasto dalle fiamme, in parte ancora adorno di stupendi
-dipinti.
-
-Essendo infrante le invetriate, chiusero le finestre colle porte
-degli appartamenti vicini, e con dei frammenti di tappeti, lacerati
-dagli invasori, cercarono d'impedire l'ingresso dell'aria. Il chirurgo
-medicando le gravi ferite scuoteva il capo in alto di sfiducia; Rosa e
-Maddalena gli prestavano la più affettuosa assistenza. Alcuni cordiali
-opportunamente somministrati parvero giovare alquanto al malato, e la
-speranza ravvivò lo spirito affranto delle povere donne.
-
-Sulla sera, Silvia accompagnata dai suoi parenti dai quali s'era
-ricoverata nel momento del pericolo, rientrò nel suo palazzo
-scompigliato dal saccheggio, attristato dalle lagrime e dal sangue,
-e accorse subito a visitare il ferito che alla sua vista atteggiò il
-pallido volto ad un mesto sorriso, che pareva volesse esprimere il
-seguente pensiero:
-
-— Sono lieto di morire, perchè non sono stato degno di vivere....
-
-Silvia pensando con raccapriccio al passato, ai pericoli incorsi
-nella sua vita, ed alla tremenda catastrofe del giorno, osservava con
-pietoso sentimento lo sguardo eloquente di Vittore, e pareva che gli
-rispondesse col muto linguaggio dell'anima:
-
-— Tutto svanisce nella mia vita!... il primo, l'unico amore! — la
-gioventù — la speranza di giorni migliori — la patria e le glorie degli
-avi, calpestate dal furore del popolo.... non ho serbato che una cosa
-sola, la virtù!... essa mi darà la forza di sopportare ogni disgrazia,
-e di aspettare senza rimorsi.... il giorno del riposo.... l'eternità!
-
-Alla notte le tre donne si chiusero nella galleria, e vegliarono
-intorno al letto dell'infermo, rischiarate da una lampada che mandava
-una languida luce su quella scena di dolore.
-
-Valdrigo con l'occhio del moribondo guardava ora l'uno ora l'altro
-di quei volti che assistevano con tanta pietà alle sue pene. Gli si
-leggevano i pensieri sui lineamenti sparuti, agitati a seconda delle
-sensazioni.
-
-Fissava la Rosa con un'espressione d'affanno. La madre gli ricordava
-la famiglia, le gioje innocenti dell'infanzia, la pace serena dei
-campi illuminati dal sole, l'alito della vita che moveva le piante
-e gli animali con un fremito arcano, sottomessa alla sublime volontà
-della natura. Rivolto a Silvia, l'occhio semispento si animava d'una
-scintilla, le labbra tremolavano d'un fremito convulso. Essa gli
-rappresentava l'amore sublime, l'aspirazione perenne della sua anima
-verso una felicità inarrivabile, il pensiero animatore della sua
-esistenza. Guardando la Maddalena egli volgeva la testa verso il quadro
-distrutto, ed una lagrima inumidiva le sue ciglia. Essa era stata per
-lui il tipo perfetto dell'arte, il modello de' suoi studi, la causa del
-suo trionfo d'artista. — Tutto era perduto!... Le gioje della vita, la
-felicità dell'amore, le glorie dell'arte!...
-
-Il moribondo chiudeva gli occhi, e il rantolo dell'agonia gli opprimeva
-il respiro. — Allora forse un rimorso gli mordeva la coscienza e
-amareggiava i suoi ultimi istanti. — L'apatia, l'indolenza, l'inerzia
-avevano dominata la sua vita e soggiogato il suo genio! — La natura
-lo aveva dotato di rari doni, egli li aveva sprecati. Nell'arte voleva
-raggiungere la perfezione, nell'amore aspirava all'impossibile, della
-vita non coltivava che le chimere ed i sogni!...
-
-La contemplazione inoperosa, il dolce far niente, gli rendeva amara
-la morte, il pensiero di non avere recato alcun vantaggio colla sua
-esistenza, di non lasciare veruna traccia del suo passaggio sulla
-terra, era il tormento della sua ultima ora. Alla mattina aperse
-gli occhi, e quando il sole salutava i campi coi primi suoi raggi,
-egli coll'estremo anelito della vita proferiva queste parole che
-riassumevano il suo destino: — Ho aspirato a cose troppo sublimi! — e
-abbandonato il capo sull'origliere, spirava.
-
-
-
-
-XXXVIII.
-
-
-La bruna gondoletta che menava all'estrema dimora Vittore Valdrigo
-tracciava un solco nella laguna, che appena aperto svaniva senza
-lasciare veruna traccia del suo passaggio. Tale fu la vita di lui,
-tale è l'esistenza di chi perde i giorni nell'ozio, e spreca le ore in
-vuoti vaneggiamenti e in chimere. Ciascheduno deve il suo tributo alla
-società in ragione delle sue forze. Il dolce far niente è la rovina
-degli individui, delle famiglie, e degli Stati.
-
-Nel giorno che il giovane pittore scendeva nella tomba, lo scultore suo
-compagno di studi, esponeva in Roma la bella statua di Psiche, nella
-quale aveva trasfusa la sua anima.
-
-La vita operosa gli fruttava onori e ricchezze. Egli visse ancora molti
-anni circondato dall'ammirazione del mondo, eresse sui colli del suo
-paesello nativo un tempio che rivela il suo amore per la patria e per
-l'arte, e scolpì delle statue e dei monumenti che lo ricorderanno alla
-più tarda posterità. Morendo lasciò i beni della fortuna alla famiglia,
-e trasmise all'Italia il glorioso retaggio delle sue opere e del suo
-nome immortale.
-
-
- Villa Saltore, gennaio 1869.
-
-
- FINE.
-
-
-
-
-DEL MEDESIMO AUTORE:
-
-
- _Il bacio della contessa Savina_. 4.ª edizione L. 1 —
- _Villa Ortensia_ 3 —
- _Il Roccolo di Sant'Alipio_ 3 50
- _Sotto i ligustri_. Novelle e memorie 3 50
- _Il Convento_ 3 50
- _La famiglia Bonifazio_ 4 —
- _Brava gente!_ 3 50
-
-
-
-
-NOTE:
-
-
-[1] Veggasi le antiche cronache, e le Memorie Venete raccolte da
-Giambattista Galliciolli, stampate in Venezia nel 1795. Tomo VII, pag.
-100.
-
-[2] MISSIRINI. _Della vita di A. Canova_. Prato, 1824. Libro I, Cap.
-II, pag. 24.
-
-[3] _Pensieri di Canova tratti dalle Memorie scritte da Antonio
-d'Este_. Firenze, p. 73. Le Monnier, 1864.
-
-[4] _Parole di Canova_. Opera sopra citata, p. 67.
-
-[5] Parole di Canova, citate nelle memorie scritte da Antonio d'Este.
-
-[6] Ballarini, Lettera 14 maggio 1785 — citata da Fabio Mutinelli nelle
-_Memorie storiche degli ultimi cinquant'anni della Repubblica Veneta_.
-Venezia 1854.
-
-[7] La descrizione dei locali e delle cerimonie è presa esattamente
-dalle _Memorie storiche degli ultimi cinquant'anni della Republica
-Veneta_, di Fabbio Mutinelli, il quale parimenti la trascrisse dai
-documenti autentici esistenti nell'Archivio degli Inquisitori di Stato,
-nell'Archivio generale e nella Raccolta del Museo Correr.
-
-[8] Mutinelli, opera citata.
-
-[9] Esistono due cataloghi dei Liberi Muratori Veneziani, dai quali
-vennero estratti questi nomi con storica esattezza, e si conservano
-nell'Archivio del Governo democratico e nella Raccolta Correr.
-
-[10] Parole tutte di Canova, citate da Missirini nella _Vita_ che
-scrisse di lui.
-
-[11] _Memorie di Antonio Canova_ scritte da Antonio D'Este: — Firenze.
-Le Monnier, 1864, p. 68
-
-[12] Citazione testuale delle suddette memorie scritte da A. D'Este, p.
-69.
-
-[13] Egli dipinse l'illustre suo amico in procinto di cadere da cavallo
-per la soverchia emozione, ed aggiunge ingenuamente: «nè io poteva
-prestargli ajuto, trovandomi nel medesimo stato. Di ciò avvedutisi
-alcuni dei più spediti giovani, vedendo aumentarsi il di lui abbandono,
-gli si fecero ai fianchi per sorreggerlo.» Pag. 69.
-
-[14] Veggasi le memorie storiche di Mulinelli più volte citate, a pag.
-74.
-
-[15] _Historiettes de Tallement de Reaux_, vol. II, pag. 233.
-
-[16] SEGRAIS (_Œuvres_. Amsterdam, 1723,) _Mémoires anecdotes_, pag. 29.
-
-[17] ANTONIO MENEGHELLI. _Notizie bibliografiche d'Isabella Albrizzi_,
-_nata Teotocchi_, pag. 12 e 53.
-
-[18] M. VICTOR COUSIN, _Madame de Longueville_. Paris. Didier, 1853,
-pag. 136.
-
-[19] VALERY, _Curiosité et anecdotes italiennes_. Paris. D'Amyot, 1842,
-pag. 353.
-
-[20] COUSIN, opera sopracitata, pag. 136.
-
-[21] COUSIN, op. cit., pag. 141.
-
-[22] IDEM ibid, pag. 139.
-
-[23] UGO FOSCOLO, _Lettera ad Isabella Albrizzi_ nella _Raccolta
-d'alcune lettere d'illustri italiani_. Firenze, per Le Monnier, pag.
-30.
-
-[24] Dai _Ritratti scritti da Isabella Teotocchi-Albrizzi_. Venezia,
-Alvisopoli, 1816. Terza edizione, pag. 54.
-
-[25] ALBRIZZI. _Ritratti_, ecc., pag. 67.
-
-[26] Obbligato dal Governo di lasciare Venezia come sospetto di
-giacobinismo, portò seco un ritratto della Albrizzi, opera di madama
-Lebrun. Ritornato in Francia all'epoca della Restaurazione dei Borboni,
-morì a Parigi, ove dopo la sua morte il conte Tommaso Mocenigo Soranzo
-acquistò il ritratto d'Isabella e lo offerse in dono al di lei figlio
-Giuseppino Albrizzi.
-
-[27] ALBRIZZI. _Ritratti_ sopracitati, pag. 26 e 30.
-
-[28] ALBRIZZI. _Ritratti_ sopracitati, pag. 5 e 6.
-
-[29] Id., pag. 7.
-
-[30] Sono tutte sue espressioni tolte dal suo lungo sermone sui viaggi.
-Veggasi le poesie originali di Ippolito Pindemonte. Firenze, per
-Barbéra e Bianchi, 1858.
-
-[31] Veggasi il discordo di Pietro Dal Rio premesso alle poesie
-originali pubblicate a Firenze. — _Sulla vita e sulla opere di Ippolito
-Pindemonte_.
-
-[32] Veggasi _Vita di Vittorio Alfieri_ scritta da esso.
-
-[33] Id. Ib.
-
-[34] Veggasi _Vita di Vittorio Alfieri_ scritta da esso.
-
-[35] _Ritratti_ sopracitati, dalla pag. 95 alla 98.
-
-[36] _Mémoires de M. Goldoni pour servir à l'Histoire de sa vie_,
-_etc_. Paris, par Duchesne, 1787. Tome III, pag. 30.
-
-[37] _Mémoires_ sopracitate, pag. 54.
-
-[38] Id. Ib, pag. 197.
-
-[39] _Scritti di G. Gozzi_, scelti e ordinati da N. Tommaseo Firenze,
-per Le Monnier. Lettere a Caterina Tron, vol. III.
-
-[40] Id. Ibid. vol. III, pag. 475.
-
-[41] _Scritti di G. Gozzi_, sopracitati.
-
-[42] Id. Ib., 477.
-
-[43] Id. Ib., 490.
-
-[44] Id. Ib., 491.
-
-[45] Id. Ib., 495.
-
-[46] Id. Ib., 496.
-
-[47] _Scritti di G. Gozzi_ sopracitati, pag. 496.
-
-[48] Id. Ib, 507.
-
-[49] Id. Ib., 532.
-
-[50] Id. Ib., 533.
-
-[51] _Memorie inutili della vita di Carlo Gozzi, scritte da lui
-medesimo e pubblicate per umiltà_. Venezia, Stamperia Palese, 1797.
-
-[52] _Memorie_ sopracitate, vol. I, cap. XXXV.
-
-[53] _Opera sopracitata_, vol. III, pag. 101.
-
-[54] Id. Ib., pag. 103.
-
-[55] Opera sopracitata, vol. III, pag. 189.
-
-[56] Id. Ib., pag. 190.
-
-[57] Opera sopracitata, vol. III, pag. 192.
-
-[58] Id. Ib., pag. 193.
-
-[59] Id. Ib.
-
-[60] Opera sopracitata, vol. III, pag. 193.
-
-[61] ALBRIZZI, _Ritratti_, pag. 43, 44, 51.
-
-[62] ALBRIZZI. _Ritratti_, pag. 81 e 82.
-
-[63] EMILIANI GIUDICI. _Storia delle belle lettere in Italia_. Lezioni
-XIX. Firenze. Le Monnier
-
-[64] ALBRIZZI. _Ritratti_, pag. 58.
-
-[65] Questo ritratto non essendo fatto pel pubblico deve essere
-rassomigliante, è delineato poi precisamente a Venezia nel 1795, epoca
-del nostro racconto; trovasi nell'Epistolario di Ugo Foscolo pubblicato
-a Firenze da Le Monnier nel 1854. Vol. III, pag. 281. Lettera a Gaetano
-Fornasini. Può vedersi la differenza col suo ritratto scritto per il
-pubblico, nel sonetto: «Solcata ho fronte, occhi incavati, intensi,
-ecc. ecc.» Trovasi nel volume unico di Poesie pubblicate a Firenze
-nel 1856 dallo stesso Le Monnier, e che forma il volume XI delle opere
-edite e postume: pag. 194.
-
-[66] Veggasi l'_Epistolario_ sopracitato. Vol. I, pag. 1.
-
-[67] _Epistolario_ sopracitato, pag. 4.
-
-[68] Id. Ib., vol. III, pag. 279.
-
-[69] Id. Ib., pag. 280.
-
-[70] Id. Ib.
-
-[71] Veggasi una lettera di Ugo Foscolo stampata in un opuscoletto
-pubblicato a Firenze da Le Monnier nel 1856, col titolo: — _Alcune
-lettere d'illustri italiani ad Isabella Teotocchi-Albrizzi_, pubblicate
-per cura di Nicolò Barozzi.
-
-[72] ALBRIZZI. _Ritratti_, pag. 14.
-
-[73] Id. Ib., pag. 71.
-
-[74] ALBRIZZI. _Ritratti_, pag 93.
-
-[75] Id. Ib., pag. 63, 64.
-
-[76] Id. Ib., pag. 38, 40.
-
-[77] Veggasi la Raccolta cronologica-ragionata dei documenti inediti
-che formavano la storia diplomatica della rivoluzione e caduta della
-Repubblica di Venezia (Tentori).
-
-[78] _Il fante dei cai_, ossia dei capi, cioè dei Dieci, e degli
-inquisitori di Stato: Messer grande era il bargello.
-
-[79] _Memorie di Antonio Canova_, scritte da ANTONIO D'ESTE. Firenze,
-Le Monnier, 1864, pag. 87.
-
-
-
-
-
-Nota del Trascrittore
-
-Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo
-senza annotazione minimi errori tipografici.
-
-
-
-
-
-End of Project Gutenberg's Il dolce far niente, by Antonio Caccianiga
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