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-The Project Gutenberg EBook of Il dolce far niente, by Antonio Caccianiga
-
-This eBook is for the use of anyone anywhere in the United States and
-most other parts of the world at no cost and with almost no restrictions
-whatsoever. You may copy it, give it away or re-use it under the terms
-of the Project Gutenberg License included with this eBook or online at
-www.gutenberg.org. If you are not located in the United States, you'll
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-this ebook.
-
-
-
-Title: Il dolce far niente
- Scene della vita veneziana del secolo passato
-
-Author: Antonio Caccianiga
-
-Release Date: April 25, 2020 [EBook #61929]
-
-Language: Italian
-
-Character set encoding: UTF-8
-
-*** START OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK IL DOLCE FAR NIENTE ***
-
-
-
-
-Produced by Barbara Magni and the Online Distributed
-Proofreading Team at http://www.pgdp.net (This file was
-produced from images made available by The Internet Archive)
-
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-
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- IL
- DOLCE FAR NIENTE
-
- SCENE
- DELLA VITA VENEZIANA DEL SECOLO PASSATO
-
-
- DI
- ANTONIO CACCIANIGA
-
-
- TERZA EDIZIONE.
-
-
-
- MILANO
- FRATELLI TREVES, EDITORI
- 1891.
-
-
-
-
- PROPRIETÀ LETTERARIA
-
- _Riservati tutti i diritti._
-
- Tip. Fratelli Treves.
-
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-
-IL DOLCE FAR NIENTE
-
-
-
-
-I.
-
-
-Nel secolo passato, al tempo che i nostri nonni in parrucca colla coda,
-facevano una corte spietata alle nostre nonne in toppè, la città di
-Treviso non era così linda come al giorno d'oggi. Fabbricata, a quanto
-sembra, prima dell'invenzione dello spago, la linea retta non appariva
-che per accidente. Ogni persona che fabbricasse una casa, aveva qualche
-motivo per collocare la sua fabbrica un passo più avanti o più indietro
-del vicino, o formava un angolo a dritta o a sinistra, per vedere
-il sole più presto o più tardi secondo i suoi gusti. Allora nessuno
-parlava di libertà, ma nessuno s'immaginava che si potesse impedire ad
-un cittadino di erigere una casa a suo talento, anche in mezzo alla
-piazza se lo avesse trovato opportuno. Frutto dell'assoluta libertà
-era che ognuno pensava per sè, per la qual cosa Treviso è risultata
-di un pittoresco indescrivibile. Le strade a zig-zag alte e basse, ad
-angoli sporgenti o rientranti con le finestre e le porte a capriccio,
-con portici o senza portici, secondo le idee del proprietario. La
-polizia municipale non era ancora inventata, i municipi non avevano
-nè il medico, nè l'ingegnere, nè la commissione dell'ornato, che
-sorvegliassero l'igiene pubblica, le strade ed i fabbricati.
-
-In conseguenza le vie non erano selciate nè illuminate di notte,
-e tutti gettavano dalle finestre le immondizie delle case. L'erba
-cresceva rigogliosa per le strade, ove i polli ruzzolavano nelle
-spazzature e le lavandaje distendevano il bucato.
-
-Al tramonto del sole suonava l'Ave-Maria, e mezz'ora dopo si poteva
-giuocare a gatta cieca e rompersi il collo per la città, immersa nelle
-tenebre più profonde.
-
-Chi voleva veder chiaro andava a spasso col suo lanternino in mano,
-o attaccato al cappello a tre spicchi; e chi preferiva le tenebre non
-aveva bisogno di spegnere i lumi; e non abbiamo mai udito che i nostri
-nonni si sieno lamentati di tali abitudini. Anzi abbiamo delle ragioni
-per credere che gl'innamorati ed i ladri, fra i quali corrono certe
-analogie, fossero perfettamente soddisfatti.
-
-I frati e le monache avevano prodigati i loro conventi, ed ogni mattina
-l'aria echeggiava del continuo frastuono delle campane, suonate alla
-distesa ed a tocchi, a gloria del cielo e dei santi ed in perpetuo
-tormento delle orecchie dei peccatori.
-
-In quel tempo, ed appunto in una mattina di primavera del 1771, due
-giovani della medesima età, uscivano da porta Altinia, e si avviavano a
-piedi verso Venezia.
-
-Erano entrambi, come succede sovente a questo mondo, ricchi di genio
-e poveri di contanti; ma la ricchezza dei giovani non istà nella
-borsa, ma nel cervello e nel cuore, e in questo senso erano milionari.
-Portavano il fardello sulle spalle colla baldanza dei loro quattordici
-anni, e aspiravano l'aria fresca della campagna con un'ebbrezza che
-brillava negli occhi, e sulle labbra. Andavano a Venezia per la prima
-volta, a cercare fortuna nell'arte: avevano in tasca delle lettere
-commendatizie, nel cervello un mondo di sogni, e nel cuore una fiamma
-perenne.
-
-Venezia era allora la ricca e popolosa dominante della repubblica,
-la città delle arti belle, la sede del buon umore, il teatro delle
-avventure misteriose e dei facili costumi. Il nome di Venezia risuonava
-in tutto il mondo col supremo prestigio delle glorie passate, e delle
-voluttuose seduzioni del presente.
-
-I due giovani viandanti sentivano le pulsazioni del loro cuore
-accelerarsi all'idea di raggiungere la piaggia felice della quale
-aveano tante volte udito vantare i fasti, e narrare il fascino e le
-meraviglie, dai signori villeggianti.
-
-A Mestre incominciava a quei tempi il movimento che indicava la
-vicinanza della grandiosa dominante. Dai grandi alberghi e dalle
-locande che fiancheggiavano il porto, uscivano ed entravano ad ogni ora
-del giorno grandi e piccole carrozze da viaggio, sedioli, cavalieri e
-pedoni. Vedevansi degli alti carrozzoni dorati con vaghe miniature agli
-sportelli, con entrovi eleganti gentildonne in toppè e gran signori in
-parrucca incipriata, con la coda riparata in un sacchetto di seta che
-sbatteva le spalle. Andavano e venivano per le vie popolose, ridendo
-e scherzando, arrestandosi a conversare cogli amici e conoscenti che
-incontravano. Ad ogni momento arrivavano o partivano le gondole dalla
-riva, caricavano o scaricavano i patrizi, i magistrati, i ricchi
-cittadini, accompagnati dalle loro dame e damigelle, dagli abati di
-casa, dai segretari, e da numerosi staffieri, servitori e cameriere
-d'ogni fatta, che portavano tabarri, ombrelli, cesti, sportelle,
-casse e bagagli. Sul porto era un continuo movimento, un incessante ed
-animato tramestìo d'uomini e di cose, che formava un quadro bizzarro di
-costumi originali e di colori spiccati, degna prefazione del gran libro
-di Venezia.
-
-I due modesti viaggiatori dopo un'opportuna refezione si decisero a
-scendere in una peota che partiva sul momento carica di viaggiatori
-stipati fra le stie dei polli, e le provvisioni svariate di frutta e
-d'erbaggi.
-
-Quando ogni cosa fu all'ordine la barca si distaccò dalla riva, e i
-barcajuoli incominciarono a dare dei remi nell'acqua. Le donnicciuole
-di Mestre che avevano accompagnate all'imbarco le comarelle e le
-amiche, si sbracciavano sul molo in mille segnali, auguri e saluti, e
-facevano un cicalìo che si confondeva col tonfo dei remi, e si perdeva
-incompreso per l'aria. Gli uomini salutavano con le braccia protese e i
-berretti sollevati.
-
-Nella barca rispondevano sventolando le pezzuole, o coi cenni della
-mano, o con qualche lagrimetta furtiva, dissimulata dal bianco fazzuolo
-del capo.
-
-Spariti gli ultimi gruppi della riva, incominciava la conversazione
-in comune. Ognuno prendeva un posto conveniente alle proprie idee.
-I vecchi cercavano un cantuccio tranquillo ben riparato dall'aria e
-dal sole, le donne fingendo nascondersi, studiavano una posizione
-avvantaggiosa; i giovani facevano prospettiva alle donne, o si
-sedevano loro da canto per raddolcire le noje del lento viaggio, con
-una conversazione geniale. I battellieri calcavano il tabacco nella
-pipa, e i due giovani viaggiatori si collocavano a prora per dominare
-liberamente il nuovo e stupendo spettacolo.
-
-Frattanto uscivano dai tortuosi e torbidi canali di Mestre, ed
-entravano nella vasta laguna. I nostri due compagni di viaggio, cogli
-sguardi intenti verso la lontana Venezia, contemplavano estatici il
-magnifico quadro che compariva davanti ai loro sguardi.
-
-Le acque azzurre, appena increspate dalla brezza vespertina, si
-stendevano come uno specchio infinito, riflettente le rosse nuvolette
-della sera. Di tratto in tratto dai banchi di sabbia verdeggianti per
-le alghe, si levava un qualche uccello marino, e si alzava sbattendo le
-bianche penne, e poi discendeva in graziosissime curve con l'ali stese
-ed immobili, sfiorando l'acqua, o immergendosi un istante per cogliere
-di passaggio la preda.
-
-Qualche battello peschereccio raccoglieva o gettava le reti, o
-scioglieva le vele pel ritorno. Le brune gondolette passavano davanti
-la lenta peota. I gondolieri e i pescatori cantavano, tutto respirava
-la pace e il contento, tutto presentava alla vista un aspetto singolare
-e fantastico.
-
-Da lungi fra i vapori trasparenti e dorati della sera vedevasi Venezia
-come una sposa avvolta nel velo nuziale, circondata da una aureola
-di luce divina. Il sole cadente s'immergeva nelle acque che parevano
-fiammeggianti di liquido oro sopra strati di porpora. A poco a poco
-si distinguevano le gugliette, i campanili, le cupole e le case,
-confuse fra gli alberi e le antenne delle navi. Gli ultimi raggi del
-sole battenti sopra l'ampie invetriate dei lontani palazzi pareva
-che mandassero in fuoco quelle principesche dimore. La calda luce del
-crepuscolo non era ancora scomparsa, che dalla parte opposta si levava
-la luna, e le prime stelle brillavano in cielo, come fosse convenuto
-fra gli astri di darsi il cambio sull'eccelso diadema della regina del
-mare. A poco a poco sorgeva la notte serena, e involgeva nel suo bruno
-mantello la misteriosa città.
-
-Entrarono in Venezia, attraversando il Canal grande, e sbarcarono al
-molo della Piazzetta: la luna sbatteva i suoi raggi sul palazzo ducale,
-e riproduceva sui muri del fondo le agili colonnette e i trafori. La
-basilica di San Marco appariva indistinta fra molteplici gruppi di
-colonne di marmo sostenenti archi di mosaici di oro, incoronati di
-cupole lucenti. La doppia fila d'arcate che fiancheggiano la piazza,
-i sovrapposti palazzi, le gigantesche colonne della piazzetta, i
-leggiadri stendardi, tutto quell'insieme vario ed artistico, grandioso
-e imponente, sembrava ai giovani viaggiatori una sublime visione.
-
-Penetravano in Venezia come nel regno dei sogni soavi; le loro
-forze giovanili misuravano dei lunghi anni felici, le loro speranze
-dipingevano sulla facile fantasia una serie di gioje recondite; e la
-gloria possibile fra le meraviglie delle arti e della natura!
-
-Ma chi erano quei due giovani viaggiatori, così ardenti d'entusiasmo e
-di genio? — Uno si chiamava Vittore Valdrigo, e l'altro Antonio Canova.
-
-
-
-
-II.
-
-
-Il giorno di tatti i Santi del 1757, la natura melanconica si
-apparecchiava all'inverno, le foglie cadevano dagli alberi, l'erbe
-ingiallivano. Nel piccolo villaggio di Possagno, i paesani si recavano
-nella vecchia parrocchia di San Teonisto per ascoltare la messa.
-Niente indicava un avvenimento rimarchevole pel modesto paesello, nè
-il reverendo parroco che battezzava un neonato s'immaginava che il
-nome impostogli al sacro fonte avrebbe fra pochi anni meritate le lodi
-di tutto il mondo civile, e sarebbe divenuto la provvidenza del paese
-nativo, cosicchè il buon sacerdote aprendo colla solita tranquillità
-i registri parrocchiali, vi iscriveva colla massima indifferenza sotto
-agli altri poveri nomi, il nome che doveva diventare famoso di Antonio
-Canova, figlio legittimo di Pietro Canova di Possagno e di Angela Zardo
-di Crespano.
-
-Finita la cerimonia, il prezioso fanciullo veniva trasportato a casa
-senza altre solennità, e colà pochi parenti ed amici celebravano
-tranquillamente la sua nascita rompendo dei biscotti e assaporando
-alcuni bicchieri di vino. E chi poteva leggere nel libro dell'avvenire?
-Generalmente le madri coltivano i sogni più ridenti sulla culla dei
-loro bambini; Angela Zardo avrà essa pure fatti i suoi sogni, ma questa
-volta erano certo al di sotto della realtà.
-
-La sua fantasia si sarà limitata alle comuni speranze, e se una voce
-arcana le avesse profetizzato i grandi destini del figlio, essa non
-avrebbe creduto alla profezia. Eppure egli doveva dar vita ad una serie
-gloriosa di candide divinità, innalzare colossali mausolei a pontefici
-e a principi, riprodurre col marmo i più illustri personaggi del suo
-tempo, scolpire le statue di futuri eroi e di graziose principesse,
-e con parte del denaro ricavato innalzare un tempio greco sui colli
-di Possagno in luogo della povera chiesuola nella quale era stato
-battezzato.
-
-E chi poteva annunziare agli abitanti di Carrara che era nato un
-fanciullo a Possagno che fra pochi anni avrebbe cavato dal marmo delle
-loro cave una Psiche celeste, un gruppo delle Grazie veramente divino,
-e un drappello di altre bellezze molli e quasi palpitanti di vita?
-E pensare che un colpo d'aria, o qualunque minimo accidente sarebbe
-bastato per spegnere quella vita, e togliere al mondo il lavoro di
-quelle mani portentose che doveano secondare con tanta maestria le
-creazioni del genio!...
-
-E chi sa quanti genii nascono ogni giorno in Italia, e si spengono
-senza aver dato il loro frutto! Chi sa quanti uomini di Stato, quanti
-germi di generali e di magistrati muojono nelle fascie di spasmodia
-o di morbillo! e chi sa quanti nascono con la scintilla del genio e
-muojono nell'età senile senza lasciare una traccia del loro passaggio
-nella vita, tutta trascorsa in vane contemplazioni, in sterili sogni,
-in un perpetuo assopimento, in una molle apatia, in un dolce far
-niente!
-
-Mentre che a Possagno la nascita di Canova passava inosservata, a
-Venezia si celebravano con gran rumore di campane e gran scialacquo
-di versi, i natali degli illustri rampolli della veneta nobiltà. I
-discendenti dei famosi dogi erano accolti in questo mondo coi più
-solenni pronostici.
-
-Circondati di trine e di giojelli venivano trasportati al sacro fonte
-fra una folla d'amici e seguiti da un codazzo di servi in livree
-ricamate colle armi gentilizie della casa. Al ritorno dalla chiesa si
-facevano dispendiose feste e rinfreschi, ove si prodigavano i più fini
-confetti e i vini più prelibati, e i poeti d'occasione andavano a gara
-nel mettere in rime le geste gloriose del futuro eroe, annunziando a
-Venezia la sua nuova fortuna. Ma pur troppo quei poeti furono falsi
-profeti, ed alla caduta dell'antica repubblica gli eroi si nascondevano
-in cantina esclamando coll'ultimo doge le memorabili parole: «questa
-notte non saremo sicuri nemmeno in letto!» Ogni fanciullo che nasce è
-un mistero!
-
-
-
-
-III.
-
-
-Saltore è una tranquilla e verdeggiante villetta, a poche miglia da
-Treviso e dal Piave. La pittoresca catena di montagne che fiancheggia
-la provincia forma una deliziosa prospettiva al villaggio. Queste
-montagne che dominano i colli sottoposti, e il bosco del Montello,
-ergono la cresta orgogliosa di nuda roccia, e sono incoronate sovente
-di bianche nevi, che nelle serene aurore e nei dorati tramonti si
-tingono d'una vaga luce rosea o violetta, e nei giorni più foschi
-si velano di azzurre nebbie trasparenti, o si ascondono in parte fra
-vapori fantastici che a poco a poco diventano nuvole e vengono poi ad
-inaffiare la sottoposta pianura. Le falde verdeggianti dei monti sono
-tutte seminate di paeselli, di casolari, di chiesette circondate di
-macchie boscose, e di vigne che presentano alla vista un incantevole e
-variato prospetto. Dalle gole ove discende il Piave, penetra quell'aria
-pura ed elastica che conserva la salute, apporta l'appetito, e invita i
-Veneziani a godere i piaceri campestri, per cui tutto il territorio è
-sparso di palazzi e di case che abbelliscono l'antica Marca; la quale
-per la sua amenità, meritò dai nostri antenati il lusinghiero epiteto
-di Amorosa[1].
-
-Sembra che anticamente Saltore sia stato un feudo o un'abazia dei conti
-Collalto. Osservansi ancora in alcune case coloniche gli avanzi di
-antichi conventi, e rimangono sui cadenti muraglioni le traccie delle
-celle dei frati e gl'indizi non dubbi di religiosi istituti. In epoche
-remote la nobile famiglia Sugana veniva a villeggiare nel paese, che fu
-celebrato in quei tempi per i magnifici palazzi e i sontuosi giardini.
-
-Avanzo di questa dimora dei Sugana, rimaneva ancora, sono parecchi
-anni, una antica torre diroccata in fianco d'un ponte che cavalca la
-Mignagola, modesto ruscello, ma limpido come il più terso cristallo.
-Dai ruderi del palazzo signorile era sorta una rustica catapecchia,
-composta di rottami di cornici di pietra, e di vecchi mattoni, coperta
-di tegole e paglia. Una tettoja posta a ridosso della torre era
-sostenuta da fusti infranti di colonne e da tronchi d'albero colla loro
-corteccia, e da qualche ramo che faceva le funzioni d'architrave. Il
-pianterreno della torre era divenuto una stalla, il primo piano una
-camera da letto, alla quale si saliva da una scala esterna coperta,
-e intorno della quale una vite vagabonda arrampicandosi ai pilastri
-era andata a raggiungere il tetto e ricadeva in festoni. Un'adjacenza
-conteneva la cucina, le altre stanze e il fienile, il tutto fabbricato
-a varie riprese, con idee diverse, con materiali antichi o recenti, da
-artisti che non conoscevano nè regolo, nè compasso, nè squadra. Sopra
-la camera da letto la torre non aveva che tre lati che terminavano in
-frastagli cadenti sopra qualche foro a sesto acuto, ove di giorno i
-colombi stavano al sole a lisciarsi le penne. Il tetto aveva il suo
-declivio dal lato mancante. Nelle fenditure dei vecchi muraglioni,
-nei crepacci e nei fori, le civette e i pipistrelli facevano il nido,
-e si erano accomodati a meraviglia fra una vegetazione fantastica di
-fichi selvatici, di pruni e ligustri. L'edera correva su pei muri e
-ne formava il più grazioso ornamento. In fianco alla bizzarra dimora
-sorgeva un gruppo d'antichi olmi che rendeano completo il quadro. Il
-cortile terminava al ruscello, tutto ricinto di siepi di biancospino,
-di aceri, di evonimi e di sicomòri; era brulicante d'animali domestici,
-che vivevano in perfetto accordo fra loro, e andavano beccando i
-granelli sparsi sul terreno. Un superbo gallo razzolava il letame per
-discoprire dei lombrici da regalarne le sue galline che gli stavano
-d'intorno come tante odalische. I polli d'india facevano la ruota
-colle penne della coda, una chioccia conduceva al passeggio i pulcini
-pigolanti. Le anitre si diguazzavano nell'acqua, un grosso majale
-grugniva in un canto, sdrajato sopra un mucchio di foglie. Il cane
-vegliava alla porta, il gatto, ricoverato sulla sommità della scala,
-stava contemplando la rustica scena, con una immobilità monsulmana.
-
-Tutti erano felici, ciascheduno vivendo secondo le sue idee, in piena
-libertà e sicurezza. Quel cortile presentava l'immagine di un perfetto
-governo nel quale regnasse l'ordine, la pace, l'armonia. Le rondini,
-innamorate del beato soggiorno, facevano il nido sotto ai tetti, ed
-ogni primavera, reduci dai loro viaggi lontani, ritornavano ad abitare
-le loro costruzioni, le quali non avevano bisogno che di qualche
-leggiero restauro.
-
-Dietro la corte c'era l'orto fornito a dovizia di erbaggi e di frutta,
-e dopo l'orto vasti campi adorni di viti; ed estesi prati nei quali gli
-armenti trovavano dei pingui pascoli, e una quiete beata.
-
-
-
-
-IV.
-
-
-Zammaria Valdrigo era l'affittuale del podere. In quella solitudine le
-sue idee s'erano naturalmente circoscritte alle istruzioni del parroco,
-ed alle tradizioni di famiglia. Dal primo aveva imparato materialmente
-a recitare i misteri, a balbettare le orazioni latine, a venerare i
-santi in generale, accordando però una particolare preferenza ad alcuni
-che godevano il privilegio di speciali facoltà, ed erano dichiarati
-protettori d'alcune professioni, o degli ammalati o delle bestie. Per
-esempio, i calzolai dovevano invocare san Crespino, gli epilettici san
-Valentino, e in caso di malattie della vacca o del porco bisognava
-raccomandare il sofferente a san Bovo, o a sant'Antonio abate. La
-speranza del paradiso e la paura dell'inferno e del diavolo erano
-naturalmente il fomite delle buone azioni, e il freno degli istinti
-perversi; in quanto al purgatorio egli non ne aveva tanto spavento,
-perchè quantunque il bruciare nelle fiamme per alcuni anni dovesse
-essere una cocente punizione, pure poteva sperare d'uscirne col mezzo
-di opportune indulgenze, di qualche messa, di qualche elemosina, di una
-candela, o di altri suffragi.
-
-A queste nozioni generali del sovranaturale, si aggiungeva la fede
-nella potenza delle benedizioni del parroco per ispaventare i sorci, o
-mettere in fuga le formiche, e le tradizioni di famiglia riguardo al
-_massariol_, essere misterioso e notturno che fischia da lontano nei
-campi, ed entra nella stalla ad intricare le criniere ai cavalli. E le
-streghe che gettano la mala sorte, e le anime dei morti che non trovano
-pace, e vagano di notte per le strade deserte.
-
-In quanto alle idee civili, si riducevano a poco. Come la celeste
-gerarchia, la podestà della terra dividevasi in gradi. Al sommo
-stava il Doge, e poi venivano il Consiglio dei Dieci, il Senato e i
-gentiluomini. Dopo i gentiluomini i lustrissimi, e finalmente la povera
-gente che deve obbedire. Per le nozioni agricole tutto si riduceva a
-seminare od a mietere in crescente o calante di luna secondo i casi, a
-lavorare le terre coll'aratro ereditato dal nonno, il quale lo aveva
-avuto dal bisavolo che lo teneva dal trisavolo, e così avanti, ossia
-indietro fino ai tempi di Trittolemo.
-
-Del resto, malgrado tanta semplicità, Zammaria sapeva fare i suoi
-conti, e presso gli altri contadini egli passava per un esperto
-massaio. Rispettoso e diffidente, faceva profondi inchini ai padroni,
-ma misurava le parole, rideva sempre con un occhio solo e con metà
-della bocca, e dalla bonarietà superficiale del volto gli trapelava
-un'aria di nascosta malizia, che dava alla sua fisonomia un carattere
-singolare.
-
-Sua madre era una vecchia grinzuta e ricurva, che tutto il paese
-chiamava per antonomasia, la nonna.
-
-Sua moglie era una svelta e robusta contadina. Bianca e rossa come
-un bel pomo maturo, la Rosa andava e veniva tutto il giorno dalla
-cucina alla corte, dalla corte alla stalla, dalla vacca ai pulcini,
-dal marito al maiale, dai figliuoli ai colombi; una vera provvidenza
-che vegliava su tutto, e non dimenticava nessuno. Un fazzoletto a
-quadri sul capo, le maniche rimboccate fino al gomito, la gonnella che
-appena oltrepassava il ginocchio, lasciavano piena libertà alle sue
-mosse rapide e gagliarde, e dall'alba al tramonto si udivano i tacchi
-de' suoi zoccoli che battevano il terreno con un suono uniformemente
-accelerato. Pareva che il suo cómpito sulla terra fosse quello di
-rappresentare l'abbondanza; la quale spiccava dalle rotondità delle
-sue membra, dal volume degli alimenti somministrati alla famiglia e
-agli animali, e dal numero de' suoi figli. Ne aveva avuto una decina
-fra maschi e femmine, alcuni erano morti, gli altri correvano i campi,
-al sole e alla pioggia, forti come la madre, vegeti come la natura,
-selvaggi come gli uccelletti del bosco.
-
-
-
-
-V.
-
-
-C'era però una eccezione. Vittore era nato con una fibra più molle
-degli altri fratelli, ed aveva sofferto alla prima infanzia alcune
-malattie che lo lasciarono più delicato e più debole. La buona madre
-sentiva il bisogno di distinguerlo dagli altri, riparandolo con cura
-dalle intemperie, rinforzandolo con cibi migliori, sorvegliandolo ad
-ogni istante perchè non si esponesse ad esercizii violenti e dannosi.
-Le sofferenze fisiche lo rendevano più sensibile alle impressioni, e le
-abitudini calme e tranquille introducevano nel suo cervello il dominio
-delle idee, ed una naturale tendenza alla osservazione minuziosa degli
-oggetti che gli stavano intorno. Seduto sotto gli olmi che sorgevano
-fra la casa e il ruscello, egli contemplava e comparava ogni cosa.
-Seguiva il volo della rondine che sfiorando l'acqua cristallina
-coglieva la preda, l'apportava al nido ove i neonati l'aspettavano
-col becco dischiuso, e con allegro garrito ritornava alla caccia per i
-prati e pei campi. Osservava il bacio dei colombi, le collere del gallo
-contro i tacchini, ammirava i vaghi colori delle farfalle, e le ali
-dorate degli insetti che passeggiavano sotto ai muschi crescenti sulle
-corteccie degli alberi; e ascoltava attentamente i varii mormorii della
-campagna, che con un'armonia indefinita rompevano i silenzii della
-tranquilla dimora.
-
-Turco, il cane da guardia, era il fido compagno delle sue escursioni
-vagabonde, e con lui faceva lunghe peregrinazioni attraverso i
-vicini paesi e fino alle ghiaie del Piave, ove si arrestava davanti
-l'impetuoso torrente, a contemplare quelle vaste solitudini, e il
-lontano prospetto del castello di San Salvatore, e la catena dei monti.
-
-E nelle lunghe sere d'inverno, rannicchiato in un angolo del focolare,
-o seduto accanto dei buoi, ascoltava le fiabe della nonna, che
-popolavano la sua mente di bizzarre avventure, e conducevano il suo
-spirito nella regione dei sogni.
-
-
-
-
-VI.
-
-
-Nel vicino paesetto di Vascon villeggiava in quel tempo l'antica e
-nobile famiglia veneziana degli Orseolo. La pittoresca dimora dei
-Valdrigo serviva spesso di meta alle passeggiate vespertine della
-nobile famiglia, che si piaceva di quelle scene campestri, e si
-arrestava volontieri alla rustica cucina all'ora della cena, ad
-osservare la Rosa che distribuiva le parti alla nonna, a Zammaria, ai
-fanciulli, dispersi qua e colà sopra una sedia, sul focolare, o sulla
-soglia.
-
-La fisonomia intelligente di Vittore piacque alla nobildonna Fulvia
-che s'intratteneva con piacere a conversare con lui, ed egli divenne
-ben presto il compagno inseparabile d'Alvise e di Silvia, nobili
-rampolli dell'illustre casato. Silvia era una bambina di quadro anni,
-suo fratello ne aveva due di più, la medesima età di Vittore. Ogni
-autunno Alvise e Silvia appena giunti a Vascon correvano in traccia di
-Vittore, lo regalavano di vesti, lo conducevano a casa con loro, ed
-egli passava tutta la stagione cogli Orseolo dividendo coi fanciulli
-i giuochi, i balocchi, i bomboni, i piaceri e gli studi. Quando Silvia
-entrò in convento, ed Alvise ebbe un istitutore, la nobil donna Fulvia
-raccomandò Vittore al parroco di Varago, affinchè gl'insegnasse
-a leggere e a scrivere; e poco tempo dopo, ottenne dai parenti di
-lasciarlo continuare gli studi presso un prete di Treviso che teneva
-alcuni ragazzi in pensione. Gli Orseolo pagavano la spesa, Zammaria
-brontolava, ma la Rosa era contenta; e ogni autunno Alvise e Vittore
-ricominciavano le loro escursioni e i soliti diletti campestri.
-
-Il giovine Valdrigo fece in pochi anni rapidi e portentosi progressi, e
-mostrò una straordinaria inclinazione per la poesia e per le arti. Egli
-disegnava con rara maestria, e riteneva a memoria i motivi musicali,
-uditi anche solo una volta. La vita contemplativa dell'infanzia aveva
-certamente predisposte le sue facoltà ad una intensa osservazione, che
-gli rendeva più facile la riproduzione delle impressioni ricevute.
-
-La contessa Fulvia degli Orseolo parlò del suo protetto al senatore
-Giovanni Falier, grande amatore delle arti belle, e mecenate degli
-artisti, il quale sapendo che lo scultore Torretti doveva recarsi
-a Treviso, lo incaricò di esaminare le tendenze del fanciullo. Il
-Torretti lo trovò degno delle sue cure, e lo condusse seco a Pagnano
-ove compiva dei lavori per le chiese dei paesi vicini.
-
-La nobile famiglia Falier villeggiava allora nel suo principesco podere
-di Pradazzi, nelle vicinanze di Pagnano e di Possagno. In quella nobile
-dimora il vecchio e burbero Pasino presentava a Giovanni Falier il suo
-timido nipote Antonio Canova, il quale rimasto orfano del padre, era
-stato allevato dall'avolo a trattare il marmo, professione di famiglia,
-nella quale i suoi parenti lavoravano con discreta abilità.
-
-Il benefico Falier raccomandava anche il giovine artefice al Torretti,
-nel cui studio di Pagnano si conobbero e si amarono Antonio Canova e
-Vittore Valdrigo.
-
-Finiti i lavori che lo tenevano occupato nei contorni di Asola, il
-maestro scultore ritornò alla sua residenza di Venezia, invitando
-i suoi giovani allievi a seguirlo nella artistica città, ove fra
-le meraviglie delle arti avrebbero sviluppata la mente all'amore e
-all'intelletto del bello.
-
-Con questo scopo si recavano a Venezia i due modesti viaggiatori, dopo
-di aver abbracciato i parenti, e dato un addio al nativo villaggio.
-
-
-
-
-VII.
-
-
-Antonio Canova, entrato nello studio del Torretti a Venezia, si
-esercitava a maneggiare i marmi, a trattare gli scalpelli, i trapani,
-le scuffine e le raspe, ma non tardava ad accorgersi che i minuziosi
-lavori del maestro mancavano d'ispirazione e di genio.
-
-Il Torretti era seguace di quell'arte convenzionale che abbandonato
-lo studio del vero, cercava gli effetti nelle movenze esagerate, e
-negli adornamenti pomposi o bizzarri. Trascurava lo studio del nudo, e
-non facea caso degli antichi modelli della Grecia, nei quali il genio
-dell'artefice traducendo la natura nel marmo sapeva cogliere in un
-punto il vero ed il bello, e creare delle opere divine.
-
-Ma il giovane modesto e rispettoso lavorava in silenzio, aspettando
-il tempo opportuno per spiegare il libero e sublime suo volo verso più
-puri orizzonti.
-
-Il suo vecchio nonno, il Pasino, vendeva per cento ducati l'unico
-poderetto di famiglia con lo scopo di mantenere un anno a Venezia il
-nipote, e il nobile Falier raccomandava il giovanetto al nobiluomo
-Farsetti, che con patrizio splendore, aveva raccolto nelle sale del
-suo palazzo di Venezia i migliori modelli antichi di scultura, e ne
-lasciava libero l'ingresso agli studiosi. Canova profittando di tale
-libertà, passava delle lunghe ore fra quelle statue, che parevano
-svelargli con muti cenni, da lui solo compresi, gli arcani dell'antica
-arte di Fidia, da tanti secoli smarriti.
-
-In quel tempo due vivissime fiamme ardevano nel cuore del giovinetto
-scultore, l'amore e l'arte, e si giovavano a vicenda. Una vezzosa
-montanina di Possagno che egli aveva un giorno incontrata ad una festa
-del villaggio, lo aveva ferito con un lampo degli occhi.
-
-Nella sua patria si vedevano sovente, e si pascevano di sospiri, di
-silenzii e di sguardi.
-
-Nobile amore che ricercando le fibre più riposte del cuore lo rendeva
-capace di generosi sentimenti, e disponeva la sua mente a concepire
-sublimi pensieri, e a comprendere per intuizione i misteri del bello.
-Elisabetta Biagi, e le statue del palazzo Farsetti, ebbero per Canova
-una eguale influenza nelle prime rivelazioni dell'arte. Dagli occhi
-della Lisa egli ricevette la scintilla che accende l'anima, e apporta
-la luce necessaria alla comprensione delle linee greche, che svelano la
-suprema venustà della forma negli antichi modelli.
-
-Quella vita di studio e di affetto rendeva l'artista insensibile alle
-seduzioni di Venezia.
-
-
-
-
-VIII.
-
-
-Nello studio del Torretti, e nelle sale Farsetti frequentava pure
-Vittore Valdrigo, ma in altre condizioni di vita. Un casto affetto non
-custodiva il suo cuore, e i lunghi ozii dell'infanzia lo avevano reso
-inetto alle occupazioni laboriose.
-
-Il suo spirito si evaporava in infiniti e chimerici progetti, i quali
-poi si dileguavano al primo soffio di vento. Il suo ingegno versatile
-lo spingeva ad abbracciare troppe cose, che abbandonava al primo
-ostacolo, scoraggiato, avvilito.
-
-La famiglia degli Orseolo lo teneva presso di sè. La munificenza
-di quella casa gli largiva una pensione, e dandogli una stanza nel
-palazzo, lo lasciava libero di seguire i suoi studi, e gli schiudeva
-gli aditi alla vita di Venezia, alle distrazioni, agli stravizi, e
-la imperiosa voce della necessità non batteva mai alla sua porta per
-eccitarlo ad affrettare il lavoro.
-
-Ciò nonostante, la feconda natura del suo ingegno lo rendeva atto ad
-ogni cosa.
-
-Disegnava con grazia e maestria, ed incominciava a dipingere con
-franchezza e con forza. I suoi pennelli scorrevano sulla tela colla
-arditezza d'un artista provetto, e la sua tavolozza s'impastava coi
-colori della famosa scuola veneziana. Con poche linee segnate con
-rimarchevole talento egli tracciava un somigliante ritratto, con pochi
-tocchi di pennello lo dotava di anima e di vita.
-
-Amante passionato della musica, aveva imparato a suonare il violino, e
-lo maneggiava con destrezza e con passione, ma piuttosto per natura che
-per arte, non avendo la pazienza di attendere a lunghi e severi studi,
-e così mancante della istruzione necessaria per suonare un pezzo di
-musica completo, egli abbandonava il suo arco sulle corde in traccia
-di scucite e vaghe fantasie, di modulazioni capricciose e improvvise.
-Leggeva rapidamente ogni volume che gli cadesse fra le mani, e passava
-le intiere notti intorno alla lettura d'un libro che consonasse col suo
-cuore, o dilettasse il suo spirito. Ogni libro grave o noioso gettava
-con disprezzo, e condannava con inappellabile giudizio.
-
-Egli sapeva a mente i più bei versi dei migliori poeti, e li declamava
-con maschia energia, e con intelligente espressione. La sua infanzia
-quasi selvaggia lo aveva reso indipendente dall'influenza del gusto
-corrotto del giorno, ed aveva predisposto il suo cure al sentimento
-della natura e del vero, cosicchè egli sentiva tutto il falso della
-poesia dominante, e ne parlava con ironia e con disprezzo. E sovente
-improvvisava dei versi e delle strofe ispirate che si perdeano per
-l'aria, e non lasciavano che una dolce e confusa rimembranza a' suoi
-amici che lo eccitavano invano a scrivere ed a pubblicare le sue
-poesie.
-
-Ma ogni suo lavoro rimaneva incompleto, non perchè gli mancasse
-l'ingegno per compierlo, ma per colpevole indolenza. Le sue
-ispirazioni, i suoi slanci erano fantasie passeggiere. Ad un tratto
-il suo volto s'irraggiava d'un'estasi sublime, i suoi muscoli si
-agitavano, i suoi occhi vibravano lampi di luce. Allora la sua mente
-cercava splendide immagini, e nuovi concetti, le sue labbra proferivano
-parole strane e concitate, se prendeva la matita tracciava lo schizzo
-d'un quadro, che rivelava un pensiero stupendo, o se afferrava il
-violino ne traeva delle note soavi, dei sospiri armoniosi, degli
-accenti melodiosi che rapivano i sensi. Gli astanti rimanevano
-stupefatti e commossi, ed egli si arrestava come il viandante spossato
-dopo l'erta salita d'un monte, e si sedeva sfinito ed esausto.
-
-In quei momenti d'esaltazione, quando gli si risvegliava nell'anima la
-potenza creatrice, se egli avesse potuto disporre di tutte le ricchezze
-del mondo, non avrebbero bastato a soddisfare gl'immensi capricci
-del suo pensiero. Egli concepiva dei piani giganteschi di nuove città
-meravigliose, e dava vita a nuovi mondi, a nuovi universi!... Ricaduto
-nella calma trovava tutto superfluo nella vita, meno la pipa e il sofà
-sul quale passava delle lunghe ore solitarie, mandando delle boccate
-di fumo, e contemplando dalla aperta finestra una nuvola che passava, o
-una stella che brillava nel cielo.
-
-A' suoi amici che gli rimproveravano il vergognoso letargo egli
-rispondeva: «Le delizie del dolce far niente sono un dono prezioso
-impartito dal Creatore alle creature privilegiate. I sogni dell'anima
-sono più belli delle prosaiche realtà della vita, come la Venere greca
-è più bella della donna; e la contemplazione delle opere di Dio è
-un omaggio alla divinità, superiore ad ogni più fervente preghiera.
-Lasciate che io preghi ed ami secondo il mio istinto.... Ascoltate una
-storia del millecinquecento:
-
-Un muratore innalzava un muro in Val d'Arno, assistito dal suo
-manovale. Uno portava i mattoni, i sassi e la calce, l'altro andava
-avanti col muro. Sapete che fa caldo in Toscana! orbene, era appunto
-il mese di luglio, il sudore grondava dalle fronti abbronzate dei due
-lavoranti, mentre un uomo stava tranquillamente sdraiato al rezzo d'una
-pianta fronzuta, e li guardava. Il muratore vide l'ozioso, e disse
-sdegnato al manovale: — Guarda un po' il fannullone, che mentre noi
-sudiamo al lavoro, egli si gode a far niente! — Ora sono tre secoli
-che il muratore e il manovale son morti e dimenticati, il muro è
-caduto, e non ne restano nemmeno le traccie, è morto anche colui che li
-stava osservando senza far niente, ma è rimasto il suo nome, egli era
-Michelangelo Buonarroti, che meditava una delle sue opere.
-
-Fra gli antichi ruderi della Campagna Romana, un capraio osservava
-un bel giovine seduto a fianco d'una vaga fanciulla, e lo credeva un
-ozioso; era Raffaello che studiava le pose delle sue Vergini, e le
-pieghe delle vesti della Fornarina.
-
-Il dolce far niente per le anime dei poeti e degli artisti è il
-preludio delle sublimi creazioni, è la contemplazione che genera
-l'ispirazione, è il sogno sublime che apparecchia l'opera divina del
-genio.
-
-E in queste stesse lagune, quanti ozii, quante ore beate di riposo
-trascorsero nella tranquilla barchetta, i nostri grandi artisti
-veneziani, Giorgione, Paolo Veronese, Tiziano, e tutta la gloriosa
-coorte; e mentre solcavano l'onde coricati sui molli origlieri della
-gondola che cullava i loro sogni, parevano assopiti da un dolce far
-niente, e invece meditavano quelle stupende creazioni che sono adesso i
-tesori dell'arte, ed una delle più belle glorie di Venezia.
-
-Ed io, povero insetto della terra, nel dolce far niente dell'infanzia
-ho imparato ad ammirare la potenza di Dio che faceva germogliare il
-germe confidato alla terra, che provvedeva il nutrimento al falco
-che mi passava sul capo nelle alte regioni dell'aria, ed all'insetto
-impercettibile che faceva un lungo viaggio sopra un filo di musco. Ed
-ora appoggiato al balcone, e contemplando questa azzurra laguna che si
-perde nei lontani orizzonti, ora io sento...... e s'arrestava tutto
-d'un tratto dando in un solenne scroscio di riso, e lasciando gli
-astanti nella sorpresa e nel dubbio se avesse parlato da senno o da
-burla, e staccando il violino dal muro improvvisava mille capricciose
-melodie che ora imitavano i gemiti del dolore, ora il canto di
-un'allegra canzone, e finivano colle note affettate d'un mellifluo
-minuetto, sospeso poi da un'altra solenne risata.
-
-
-
-
-IX.
-
-
-Mentre che Valdrigo fantasticava coi più strani paradossi, Canova
-lavorava modestamente intorno due canestri di fiori e di frutta.
-Col ricavato di questo primo lavoro, eseguito per commissione del
-nobile Falier, il giovane scultore ebbe agio a procurarsi un locale
-conveniente a studi più vasti. Egli cercava un luogo romito e
-silenzioso, e lo trovò nell'antico monastero di San Stefano.[2]
-
-Quel chiostro eretto sui disegni di frate Maestro Gabriele di Venezia
-tornava perfettamente opportuno alla quiete dello studio. L'architetto
-monaco e artista aveva creato un rifugio per le anime meditabonde e
-pei pensieri elevati. Contribuivano ad ispirare la mente le memorie
-del passato parlanti dalle tombe d'illustri antenati; perchè colà
-riposavano nell'eterno sonno le ossa gloriose di Francesco Morosini,
-di Andrea Contarini, e di tanti altri, magistrati e guerrieri. Quelle
-mura solitarie rammentavano i pensieri, i dolori, le speranze dei
-loro abitatori. Esse avevano raccolto le anime troppo timide per
-affrontare i rischi della vita, o i cuori già offesi da insanabili
-ferite riportate nella lotta di mondane passioni. La fede nei misteri
-della religione consolava quelle anime meste o desolate che travedevano
-dopo le pene della vita, i giorni sereni d'una esistenza immortale; la
-fede nella potenza dell'arte consolava Canova delle privazioni continue
-e delle difficoltà del lavoro, e lasciava travedere alla sua anima il
-compenso d'ogni sofferenza e d'ogni fatica nell'immortalità del suo
-nome.
-
-Nei silenzii notturni di quel chiostro, che più non risuonavano di
-lente salmodie, egli avrà veduto coll'ardente fantasia le pallide ombre
-di quei frati, attraversare i lunghi corridoi, prosternarsi sulle tombe
-degli antichi Veneziani, e coll'immagine della morte frenare i battiti
-del cuore eccitati dalle tentazioni di mondane cupidigie.
-
-Molti artefici insigni avevano illustrato quel convento colle loro
-opere; e fra gli altri Giannantonio Regillo da Pordenone aveva
-apportato in quella pacifica dimora il genio del pittore e le passioni
-dell'uomo. Dipingendo nella corte alcune sacre storie, egli animava
-il suo pennello col vigore della gelosia che lo rodeva, del grande
-Tiziano. Ma il vento degli anni trasportò la polvere sollevata da' suoi
-passi, e rese muto anche l'eco che ripeteva sotto agli archi la voce di
-Canova.
-
-Nella cella dell'ultimo frate disceso nella tomba, apportò il giovane
-scultore il corpo nudo di Euridice; il cui modello in creta, eseguito a
-Possagno, era il suo primo studio dal vero. Quivi poi scolpì in marmo
-l'Orfeo, disperato d'aver perduto per sempre la sua donna, ma sotto
-quella pietra parlante non scorreva il sangue del nume, e forse in
-altri tempi, nella medesima cella, sotto allo scapolare d'un frate,
-batteva il vero cuore d'Orfeo!
-
-
-
-
-X.
-
-
-Valdrigo ammirava i progressi dell'amico, ma non aveva la forza
-d'imitarlo nella assiduità al lavoro, nel disprezzo d'ogni piacere
-che non venisse dall'arte. Sfuggiva la fatica, e appena prodotto
-qualche saggio incompleto che rilevava il suo genio, lo distruggeva
-malcontento, trovando l'opera mancata, confessando la sua impotenza
-a dar vita al concetto sublime che gli balenava nello spirito e
-scoraggiato si arrestava a maledire sè stesso, ad imprecare contro
-le difficoltà materiali dell'arte, a bestemmiare contro al facile
-contentamento dell'altrui dappocaggine. Egli sogghignava con
-disprezzante cipiglio davanti alle opere manierate e convenzionali
-degli artisti viventi; e comparandole alle opere antiche sentenziava la
-generale decadenza delle arti, del costume e della patria.
-
-Invano Canova gli ripeteva quelle massime che diressero sempre la sua
-nobile vita. Lo consigliava amichevolmente ad essere più indulgente, ed
-a correggere i difetti degli altri piuttosto coll'esempio del meglio
-che con le acri invettive, e le critiche amare. E soggiungeva essere
-più facile la critica d'un'opera insigne, che la produzione d'un
-mediocre lavoro. Valdrigo voleva sostenere che il genio deve creare
-senza fatica, e che il lungo studio è il retaggio dei mediocri. —
-«Queste sono tutte ciarle,» rispondeva Canova, e annoverando gli uomini
-illustri incominciando da Giotto e da Cimabue, gli dimostrava che le
-loro opere erano il frutto della fatica e del lavoro.[3]
-
-Sovente visitavano insieme gl'insigni monumenti delle arti che adornano
-le chiese ed i palazzi di Venezia, e Canova arrestandosi davanti il
-quadro d'un famoso pennello, esclamava: «Vedi quest'opera? chi l'ha
-fatta non andava girando divertendosi come noi facciamo.»[4]
-
-Le semplici e ragionevoli osservazioni dello scultore, calmavano i
-sensi agitati del suo amico, il quale si proponeva mille stupendi
-progetti di nuova vita, di lunga abnegazione, di ritiro completo, di
-abbandono assoluto agli snervanti piaceri di Venezia, e deliberava
-d'intraprendere lunghi e difficili studi, precursori di grandi lavori.
-
-Ma ogni giorno trovava i più futili pretesti per rimandare ad altro
-momento l'esecuzione de' suoi piani. Se brillava uno splendido sole,
-egli usciva, per una passeggiata al lido in traccia d'ispirazioni, e
-rientrava affaticato e distratto. Se il tempo nuvoloso si disponeva
-alla pioggia, egli aspettava il sereno per mettersi al lavoro.
-Finalmente un purissimo cielo, un'aria imbalsamata lo mettevano in
-buone disposizioni quando la visita d'un amico, lo sguardo d'una
-vicina, un rumore della strada mettevano in fuga l'occasione, ed il
-principio degli studi veniva rimandato al domani.
-
-Ma all'indomani era venerdì, giorno nefasto per principiare qualche
-cosa; il sabato essendo l'ultimo giorno della settimana, gli sembrava
-ridicolo che dovesse essere il primo d'una nuova esistenza. La domenica
-è giorno di riposo, anche per quelli che non fanno mai niente ed egli
-aspettava ansiosamente il lunedì, con fermo e tenace proposito.
-
-Sventuratamente al lunedì si rinnovavano gli ostacoli per impreveduti
-accidenti; e così passavano i giorni inerti, le settimane improduttive,
-e fuggivano gli anni. La sua cameretta collocata al quarto piano
-dell'antico palazzo degli Orseolo, portava tutte le traccie del suo
-talento e della sua accidia. Il disordine d'una stanza di studio
-indica sovente le prolungate veglie, o l'assiduo lavoro, ma il caos
-sarà sempre l'indizio del perpetuo abbandono. Sul tavolo, sul sofà,
-sulle sedie rovesciate e per terra giacevano confusi e sconvolti mille
-oggetti diversi. Di qua libri aperti e chiusi fra i manoscritti, i
-disegni, la musica, il tutto sovrapposto a dei vasi di majolica, a
-delle vesti abbandonate, a dei pennelli sostenuti da frammenti di
-stoviglie. Di là giubbe e pannilini accanto al calamajo, in fianco d'un
-mazzolino di fiori inariditi e d'una spazzola. Sui muri si vedevano
-appesi insieme il violino, uno spadone, il busto d'una Venere, una
-corazza irrugginita, e una barbuta sostenente una vecchia parrucca
-incipriata. Il cavalletto per dipingere era incoronato da un vecchio
-cappello tricuspide, e sosteneva una tavolozza imbrattata da colori
-confusi e disseccati, l'archetto del violino, e una pipa turca.
-Parecchie tele appena sbozzate, o lasciate in abbandono a lavoro
-avanzato, pendevano parimente dai muri, o si ammonticchiavano negli
-angoli, fra le tele dei ragni, presso un armadio semichiuso dal quale
-uscivano le falde o le maniche d'una veste. Un tale miscuglio d'oggetti
-costituiva un completo labirinto, fra il quale bisognava raggirarsi
-con infinite precauzioni per giungere al letto nel fondo della stanza,
-ove il giovane artista meditava le sue opere future, fra mezzo ai saggi
-dispersi del suo genio, del suo disordine e della sua infingardaggine.
-
-
-
-
-XI.
-
-
-Il giorno della Ascensione del 1779 Venezia brillava di straordinario
-splendore. Tutte le campane della città suonavano a festa, tuonavano
-le artiglierie dalle navi e dai porti. L'aria che spirava dal mare
-apportava di tratto in tratto il suono festoso di musicali concenti, la
-folla accorreva premurosa sul molo zeppo di gente.
-
-Era il giorno della gran festa nazionale, nella quale il Doge recavasi
-in pompa solenne agli sponsali del mare. Venezia risplendeva di
-tutta la sua antica potenza, l'amore e l'orgoglio della patria univa
-tutti i cittadini in festosa concordia, ed eccitava negli stranieri
-l'ammirazione e il rispetto. Il Bucintoro che solcava maestosamente
-quelle onde coi suoi fianchi dorati, dirimpetto alla città
-meravigliosa, era il simbolo della grandezza della antica repubblica.
-La poppa raffigurava una Vittoria navale coi suoi trofei. Le pareti
-esterne erano tutte adorne di bassorilievi dorati, rappresentanti le
-virtù e le arti.
-
-Il salone coperto di velluto cremisino, era ornato di frangia, galloni
-e fiocchi d'oro. Verso la poppa s'innalzava sopra due gradini il seggio
-ducale fiancheggiato da due figure rappresentanti la Prudenza e la
-Forza; colle quali la politica Veneta seppe sostenere il governo pel
-lungo corso di quattordici secoli.
-
-Il Doge si presentava al pubblico in tutta la pompa delle sue vesti,
-coperte d'oro e di gemme; accompagnato dalla Signoria, dal Senato,
-dal Maggiore Consiglio, e dagli ambasciatori delle primarie Corti
-d'Europa. Seguivano il ducale corteggio numerose galee, le barche
-dorate del dominio, le lancie ed i caicchi degli ufficiali di mare, i
-capi principali del commercio, fra i quali primeggiavano le eleganti
-peote dell'arte Vetraia, e delle Conterie di Murano, e finalmente una
-infinita quantità di gondole e di barchette che ricoprivano la laguna
-da San Marco fino al lido, adorne di festoni di fiori, di rami di
-lauro, rallegrate dalla musica e dalle canzoni d'un popolo soddisfatto.
-I vascelli di guerra e le navi mercantili, ancorati lungo la riva degli
-Schiavoni, salutavano il corteggio cogli spari delle loro artiglierie.
-Fra i vortici del fumo, e le onde agitate, le belle Veneziane passavano
-intrepide nell'agile gondoletta, e mollemente adagiate sui cuscini
-di piume, sfoggiavano il lusso delle seriche vesti, la grazia dei
-seducenti sorrisi, il fascino ammaliante degli occhi.
-
-Il giorno ebbe termine col solenne banchetto del palazzo ducale, al
-quale furono convitate le primarie autorità dello Stato e il Corpo
-diplomatico. Sua Serenità sedeva sul seggio ducale circondato dagli
-ambasciatori, dopo dei quali venivano in ordine i Consiglieri, i capi
-del Consiglio dei Dieci, gli Avvogadori, i presidenti dei Tribunali
-giudiziari, e gli alti Magistrati che avevano assistito dal Bucintoro
-allo sposalizio del mare. Il pubblico, durante il primo servizio, aveva
-libero l'ingresso nella sala, ove accorreva ad ammirare lo splendore
-degli arredi, e il lusso delle laute imbandigioni. Uscito il pubblico,
-entravano i musici della Cappella ducale che rallegravano il convitto
-con armoniosi concerti.
-
-Alla sera la piazza di San Marco offriva lo spettacolo meraviglioso
-d'una folla brulicante, briosa, ma ordinata e cortese. Fra un bisbiglio
-di voci liete e graziose, si vedevano i più bizzarri contrasti di
-colori e di costumi. I nobili e i magistrati colle sfarzose loro vesti,
-i cittadini coi mantelli bianchi o scarlatti, coi cappellini piumati
-a tre spicchi, le gentildonne in guardinfante e collo strascico, gli
-ambasciatori e i forestieri coi loro costumi nazionali, fra i quali
-risaltavano particolarmente i Turchi, i Greci gli Armeni.
-
-Le donne sciorinavano i più ricchi abbigliamenti, stoffe di raso
-e di seta a larghe fioriture, con trapunti in oro, o ricami, con
-maniche e collari di merletti e di pizzi di meravigliosa fattura. Le
-alte pettinature brillavano di preziosi giojelli. Accanto alle gravi
-e magnifiche matrone sfilavano le vezzose e vispe lustrissime dal
-misterioso zendaletto, o dalla ricca bauta e offuscavano lo splendore
-dei brillanti delle gentildonne colla luce degli occhi parlanti; e
-una semplice rosa sul crine incipriato ornava talvolta quelle fronti
-giovanili, con più effetto d'un diadema. Le livree dei domestici, i
-costumi dei gondolieri e dei marinai, le donnicciuole del popolo di
-Burano e di Chioggia con le gonnelle sul capo, formavano un quadro d'un
-carattere originale, unico al mondo.
-
-Venivano tutti col pretesto della Fiera dell'Ascensione, splendido
-mercato che si teneva in piazza San Marco, ma l'ammirazione non era
-esclusivamente concentrata sulle merci esposte in vendita, chè gli
-avidi sguardi dei giovani miravano maggiormente gli oggetti che non
-si potevano acquistare a denaro, ma che talvolta si conquistavano con
-un assedio perseverante di sguardi pietosi, e con l'arcana potenza di
-qualche parola furtiva.
-
-Tutte le celebrità di quell'epoca intervenivano pompose nella piazza,
-come in una meravigliosa sala, comune a tutti, cittadini o stranieri,
-e passeggiavano lentamente fra gli sguardi rispettosi della folla, le
-ripetute riverenze e i profondissimi inchini.
-
-Per di qua si vedeva fra un corteggio di eleganti incipriati, la bella
-e briosa gentildonna Giustina Renier, da quattro anni soltanto sposa
-al patrizio Marcantonio Michiel. Tutti ammiravano il lusso e le grazie
-della nipote del Doge, che rivolgeva la parola a suo zio materno
-Lodovico Manin, predestinato dalla sorte a seppellire la repubblica.
-Di là usciva dalla procurativa, seguita da un codazzo d'ossequiosi
-cicisbei, e si pavoneggiava per la piazza la pomposa matrona Caterina
-Dolfin Tron, sorridendo a diritta all'eccellentissimo Quirini,
-giunto apposta per la festa dalla sua deliziosa villa d'Altichiero,
-o scherzando alla sinistra col vecchio e curvo conte Gaspare Gozzi,
-canzonandolo con un piglio fra l'indifferente e il geloso sulla sua
-inclinazione per la francese Sara Cenet.
-
-L'arguto poeta e gazzettiere, se ne scusava con motti piccanti e fini,
-e si rivolgeva come ad un appello decisivo, al potente procuratore
-marito, che li seguiva da vicino, corteggiato da una caterva di
-adoratori della moglie.
-
-Passava un altro gruppo d'eleganti, facendo gran chiasso per lo
-splendore delle vesti, e il numeroso e scelto corteggio. Era la vezzosa
-gentildonna Contarina Barbarigo, la potente ed ammirata veneziana, che
-due anni prima aveva vinto l'Imperatore Giuseppe II in una graziosa
-lotta di spirito e di galanteria. La circondavano il cavaliere
-procuratore Alvise Pisani, Francesco Pesaro, e Nicolò Barbarigo, ed
-altri, astri minori, ma tutti brillanti di quell'epoca.
-
-La vecchia gentildonna poetessa Cornelia Barbaro Gritti camminava
-cautamente, sostenendosi al braccio del figlio Francesco, parimenti
-poeta; come una stanca musa che invoca l'ajuto d'Apollo per salire al
-Parnaso. La vecchia musa in toppè era pastorella d'Arcadia, e veniva
-conosciuta dai pastorelli suoi amici, Algarotti, Metastasio, Frugoni e
-Goldoni, col dolce nome di Eurisbe Tarsense.
-
-Ma in fianco a questi nobili avanzi di caduca poesia passeggiava un
-uomo antico, che con la mano ferma sull'elsa della spada parea sfidare
-i nemici della patria. Era l'illustre capitano Angelo Emo, ultima
-gloria delle geste militari di San Marco.
-
-Infatti tutti i più bei nomi di Venezia si incontravano in quel ricinto
-di marmi, e spiccavano fra la folla mista d'ogni classe sociale.
-Ma anche nel ceto cittadino e popolare non mancavano rimarchevoli
-individui. Un grande originale era il burbero e sospettoso Carlo Gozzi,
-che sfilava brontolando fra gli archi delle Procuratie, desolato da un
-fatale contrattempo.
-
-Il popolo indicava a dito il rivale di Goldoni, l'applaudito autore
-delle favole drammatiche, il quale dopo le sventure del perseguitato
-Gratariol, vittima delle _Droghe d'Amore_, sfuggiva gli sguardi della
-Ricci, attrice di moda, e suo malgrado la scontrava a ogni svolta
-di calle, accompagnata dal vecchio capocomico Sacchi, il più famoso
-arlecchino di quei tempi.
-
-In un angolo della piazza un cavadenti vantava ai curiosi i miracoli
-d'un suo elisire, mentre dietro una colonna un individuo segnava in una
-carta quel gruppo. Questi era il pittore Pietro Longhi che studiava dal
-vero i costumi veneziani dell'epoca.
-
-Il giovane Antonio Lamberti inseguiva da vicino la bionda Marina
-Benzon, e ispirato dalle grazie dell'avvenente persona e da qualche
-sguardo incoraggiante, andava componendo le strofe della canzonetta
-veneziana, divenuta tanto popolare: _La biondina in gondoletta_.
-
-Un altro giovane poeta, che viveva in quei tempi in Venezia di un
-modestissimo impiego, andava in traccia d'Irene. Era il bassanese
-Jacopo Vittorelli, già celebre pel suo poema sul Toppè, allora
-innamorato d'Irene e dei maccheroni, che celebrava egualmente colle sue
-rime. Ma Irene in bruno zendaletto si confondeva fra la gente, e cogli
-occhi furbetti rispondeva ad altri sguardi. Noncurante della gloria
-futura la vispa popolana, sedotta da un piattello di calde frittelle,
-fuggiva con Fileno fra le braccia dell'Imeneo, lasciando che il poeta
-abbandonato morisse d'amore in piazza San Marco, e dopo morto cantasse
-a suo bell'agio:
-
- Non t'accostare all'urna
- Che il cener mio rinserra
-
-e terminasse la sua funebre anacreontica prima di salire al letto
-deserto, dicendo all'infida Irene:
-
- Rispetta un'ombra mesta
- E lasciala dormir!
-
-La folla aumentava sotto le loggie della fiera, che si componevano di
-vaste ed eleganti botteghe mobili, in legno, che venivano levate al
-termine delle feste. Era una pubblica mostra delle merci più pregiate,
-e delle migliori produzioni delle arti. Vi si vedevano a profusione i
-prodotti naturali ed industriali dell'Oriente, accanto delle produzioni
-nazionali. Abbondavano i broccati d'oro, le stoffe sontuose, i giojelli
-e i merletti. Vi si ammiravano dei ricchi arredi, dei mobili e delle
-cornici d'intaglio, l'arte vetraria spiegava tutto il lusso delle
-varie sue opere, le perle, i lampadari di cristallo, gli specchi tanto
-famosi.
-
-Il gusto naturale dei Veneziani per le arti guidava ogni anno
-gl'intelligenti nel riparto consacrato all'esposizione dei lavori
-degli artisti viventi, ove si collocavano le incisioni, i quadri, le
-statue. In quell'anno la folla che circondava il locale destinato alle
-arti belle era talmente stipata ed incessante, che riusciva malagevole
-avvicinarsi alla meta. Eppure un solo gruppo attirava tutti gli
-sguardi, ed eclissava ogni altro lavoro. Questo gruppo rappresentava
-Dedalo ed Icaro, scolpiti in marmo da Antonio Canova.
-
-Era la natura riprodotta in plastica con verità impareggiabile. Pareva
-che il sangue scorresse sotto la pelle rugosa del vecchio, il quale
-adattando le ali alle membra giovanili del figlio, mostrava la sua
-agitazione, colla contrazione delle linee del volto. Il fanciullo
-Icaro colla sua ingenuità pareva lieto dell'idea paterna, e sorrideva
-al pensiero di sciogliere il volo nelle regioni dell'aria. La folla
-si accalcava intorno a quel gruppo, e ripeteva con rispetto il nome
-dell'artefice insigne.
-
-Filippo Farsetti, il fondatore della Galleria di Scultura nella
-quale studiava il Canova, accorreva ad ammirare il lavoro, insieme
-al Senatore Giovanni Falier, il protettore del giovane artista. Si
-scontravano per via col Procuratore Pietro Vittore Pisani che aveva
-allogato il bel gruppo, e che andava superbo di poter abbellire le sue
-magnifiche sale di un'opera che otteneva gli applausi universali. E in
-vero quelle due statue erano così superiori alle produzioni dell'epoca,
-che la stessa invidia taceva, e gli artisti viventi confessavano il
-rinnovamento dell'arte e volevano stringere la mano che sapeva così
-bene trattare lo scalpello ed imitare la natura.
-
-Il modesto Canova fuggiva le pubbliche ovazioni, e assaporava le intime
-gioie del suo primo trionfo nella cella solitaria di san Stefano, già
-adorna d'altri pregevoli lavori. Infatti prima del Dedalo ed Icaro
-aveva condotto a termine il busto del Doge Renier per commissione del
-nobile Angelo Quirini; aveva ripetuto l'Orfeo con modificazioni del
-primo pel Senatore Grimani; aveva condotto in marmo un Esculapio e
-modellato un gruppo d'Apollo e Dafne.
-
-I giovani suoi amici ed ammiratori andavano a visitarlo, e lo trovavano
-sempre intento al lavoro. Erano fra i più intimi il giovane scultore
-veneziano Antonio d'Este, che gli fu fedelissimo e stretto amico sino
-alla morte, il trivigiano Carlo Lasinio, incisore e pittore stimato, e
-Vittore Valdrigo.
-
-Costui uscendo a notte inoltrata dallo studio di Canova si aggirava
-solitario per le calli deserte di Venezia, assorto nelle più gravi
-meditazioni. Quel grande e nobile esempio agitava il suo spirito, egli
-era costretto di confessare che le opere applaudite dell'amico erano
-il risultato dei continui studi e delle perseveranti fatiche, egli
-conveniva che il genio non fruttifica se non è fecondato dal lavoro, e
-sentiva nel profondo dell'anima una voce misteriosa che gli prometteva
-la gloria, qualora acconsentisse a consumare i pennelli sulla tela,
-come Canova usava gli scalpelli sul marmo.
-
-Passeggiando in fianco alle Chiese e ai Palazzi, egli si arrestava a
-contemplare quei monumenti, e le forme fantastiche di quelle antiche
-dimore in parte immerse nelle ombre della notte, in parte illuminate
-dalla luna, secondavano le sue tendenze e lo trascinavano nel regno
-dei sogni. Dimenticando affatto il presente, egli riviveva nei secoli
-andati, e gli pareva che quelle mura gli rivelassero i segreti delle
-arti e della politica; e cercando di penetrare nei misteri degli anni
-svaniti, gli sembrava di vedere gli uomini delle morte generazioni
-e ne studiava i caratteri, e voleva indovinarne i pensieri. Davanti
-una maestosa basilica, che disegnava le sue cupole nel cielo sereno,
-egli pensava: — Quivi Tiziano si sarà soffermato a contemplare questo
-spettacolo sublime, e avrà meditato il pensiero dell'Assunta. — Poi
-raggirandosi per le oscure vie, e pei ponti ricurvi che presentano alla
-vista le case del popolo sporgenti o rientranti nell'acqua dei canali,
-se un lumicino rischiarava una finestra, con una luce rossastra, gli
-pareva di vedere coricata in quella stanza la più bella Venere uscita
-dai pennelli del medesimo artefice, chiamato dal Buonarroti «il gran
-confidente della natura, il maestro universale, e il solo degno del
-nome di pittore». E seguitava il suo notturno pellegrinaggio attraverso
-l'antica Venezia, evocando il passato. Sotto al campanile di san Marco
-gli sembrava di riconoscere il vecchio Sansovino che si compiaceva
-nella contemplazione della sua loggia; sulla riva degli Schiavoni,
-s'immaginava di incontrarsi con Alessandro Vittoria che aveva dimorato
-in calle della Pietà. Ora si arrestava a dialogizzare col Tintoretto,
-ora chiedeva a Paolo Cagliari delle spiegazioni intorno ai suoi gruppi,
-o domandava a Giorgio Barbarelli i segreti della sua tavolozza, e le
-sue opinioni intorno alla maniera del maestro Giovanni Bellino.
-
-Davanti l'ampia superficie della laguna pensava ai grandi capitani che
-conquistarono il dominio dei mari, e piantarono l'onorato vessillo
-di San Marco in lontane regioni. Si figurava i battiti del cuore di
-Marco Polo nel giorno del suo arrivo a Venezia dopo la lunga assenza
-dalla patria, e rammentava le glorie dei Morosini, dei Dandolo, dei
-Foscari, dei Zeno, dei Mocenigo, dei Pesaro. Anime grandi! bei tempi
-per Venezia! che ben a ragione andava superba de' suoi fasti politici,
-della sua sapienza civile, delle sue glorie artistiche!...
-
-Ma tutto ad un tratto un rumore dapprima indistinto e confuso, e poi
-assordante e disgustoso, lo risvegliava da' suoi sogni. Era un nembo
-di maschere sibilanti, accompagnate da stromenti scordati, rischiarate
-da palloncini variopinti, seguite da una folla plaudente di curiosi
-e di sfaccendati. Valdrigo ritirato nel vano di una porta lasciava
-passare la valanga, e quando il silenzio della notte riprendeva il suo
-dominio egli faceva il paragone della antica Venezia colla nuova, e
-mettendo a riscontro le feste nazionali delle vittorie, coi baccanali
-senza tregua, gli uomini d'una volta con quelli del giorno, il suo
-cuore lagrimava di compassione. Allora rientrava in casa, abbattuto
-e desolato d'esser nato troppo tardi, in un'epoca di corruzione e di
-decadenza; e trovava miglior consiglio spegnere l'intelletto nello
-stordimento delle feste, al tocco dei bicchieri, al suono d'una musica
-festante, fra i baci voluttuosi dei facili amori!...
-
-E così invaso dallo scoramento e prostrato dagli stravizi, dimenticava
-il grande esempio dell'amico, il quale, modesto, laborioso e solitario,
-si levava sempre più alto e dominava i tristi tempi, colla grandezza
-del genio e coll'incanto delle divine creazioni.
-
-
-
-
-XII.
-
-
-Un ardente desiderio, un pensiero tenace, turbava i sonni, e dominava
-le ore di studio di Antonio Canova. Un nome grande risuonava nel suo
-cuore, una voce misteriosa e prepotente lo chiamava da lontano. Questo
-pensiero, questo nome, era Roma. Roma circondata da un prestigio
-infinito, nome eterno e venerato dal mondo per le sue grandezze e
-per le sue rovine. Colà la Grecia mostra ancora le immortali bellezze
-de' suoi marmi; e le glorie della repubblica e dell'impero sfidano i
-secoli sulle pietre imperiture dei loro monumenti. La nuova era della
-fratellanza cristiana, fondata sulle macerie del mondo antico, narra
-i suoi martirii e i suoi fasti, colle catacombe e colle basiliche.
-Il genio dell'arte eterna ha trasfuso la sua scintilla nell'anima di
-Michelangelo e di Raffaello, e il fuoco sacro arde fra quelle mura,
-che custodiscono i tesori della civiltà greca, romana e cristiana. Il
-gruppo di Dedalo ed Icaro e la statua del marchese Poleni fornirono
-al giovine scultore i mezzi necessari per soddisfare i suoi voti, e
-nell'ottobre del 1780, lieto e felice, partì finalmente per Roma.
-
-
-
-
-XIII.
-
-
-In quello stesso mese un pesante carrozzone da viaggio, e un
-barocchissimo biroccio, andavano barcollando per le strade rotte e
-guazzose dei contorni di Treviso, trasportando la nobile famiglia degli
-Orseolo che si recava a villeggiare nel suo palazzo di Vascon.
-
-Vedevasi nel carrozzone principale la nobildonna Fulvia in gran
-toppè seduta accanto del nobile Giuliano Partecipazio, suo cavaliere
-servente di servizio, e dirimpetto a loro, Silvia ed Alvise. Sedevano
-nel secondo biroccio il nobile marito conte Almorò degli Orseolo,
-l'elegantissimo abate Don Lio, poeta arcade, membro dell'illustre
-accademia dei Granelleschi, istitutore del giovane Alvise, e cavalier
-servente onorario della contessa. In faccia a loro stavano Vittore
-Valdrigo, e la cameriera Lucietta. Gli altri servitori e staffieri
-camminavano in fianco alle carrozze per sostenerle quando minacciavano
-di ribaltarsi, o per spingerle avanti, quando le ruote sprofondandosi
-nel fango, si arrestavano. Erano partiti da Venezia avanti il levare
-del sole colla speranza di giungere alla villa prima di notte. In due
-ore si attraversava la laguna, ma ci voleva una intiera giornata a
-percorrere le quindici miglia da Mestre a Vascon, ben fortunati quando
-non si aveva bisogno di quattro buoi per rimorchiare i cavalli e le
-carrozze attraverso i rompicolli, che allora si chiamavano strade.
-
-Silvia era diventata una bella ragazza. Prima di ritirarla dal convento
-era stata fidanzata al signor conte Alberto Leoni, che aveva vent'anni
-più di lei, ma le era eguale in nobiltà e superiore in ricchezza,
-perciò tutti trovavano il maritaggio perfettamente assortito, e la
-ragazza non aveva nulla da dire, non potendosi ammettere in quei
-tempi dalle famiglie dei nobili, che le fanciulle avessero un'opinione
-qualunque sullo sposo a loro destinato dai genitori, secondo la nobiltà
-del casato e le convenienze relative.
-
-Avanti che i nobili viaggiatori giungano alla meta, possiamo a nostro
-bell'agio visitare il loro palazzo di compagna e passeggiare il
-giardino in compagnia del cortese lettore, o della graziosa leggitrice,
-ciò che sarebbe per noi una maggiore fortuna.
-
-Il castaldo Angelo Rotondo dà l'ultima spazzatura al selciato
-davanti della casa, dopo aver messo in ordine l'interno, e fatte
-sparire quelle cose che i padroni non devono vedere. Sua moglie
-Fiorina è tutta in faccende per ripulire le stoviglie, spiumacciare i
-materassi, dispiegare i coltroni, spazzare le stanze e spolverare le
-suppellettili.
-
-L'antico e vasto palazzo sorge maestoso in mezzo di spaziose adjacenze
-che contengono una grande quantità di locali a diversi usi. Dall'ampia
-sala del mezzo partono le larghe scale che conducono agli appartamenti
-superiori. Altre scale segrete e secondarie mettono negli anditi, e
-conducono alle stanze dei domestici.
-
-Le ampie camere sono quasi tutte riquadrate di capricciosi stucchi alla
-maniera di Carpofero, e si svolgono in curve barocche, chiudendo nel
-mezzo antichi ritratti di famiglia un po' affumicati dal tempo, entro
-a cornici d'intaglio bizzarramente accortocciate, e sormontate dagli
-stemmi della famiglia, incoronati dal corno ducale.
-
-Nelle sale di ricevimento pendono dal soffitto ricche lumiere di
-cristallo, e graziose girandole di Venezia, con pendagli brillantati,
-e goccie tagliate a faccette, e adorne di vasi di fiori e frutti in
-vetro, maestrevolmente dipinti. Sopra ai grandi e profondi camini di
-marmo, che possono contenere dei tronchi d'albero intieri, veggonsi
-lucenti specchi di Murano entro a cornici dorate, con vaghi andari di
-foglie che si aggirano fra i cartocci e le volute, condotte con arte
-ingegnosa. Larghi e pesanti seggioloni di cuoio con borchie di metallo,
-e tavoli a piedi ricurvi, ricoperti da ricchi tappeti di stoffe
-pesanti, a grosse frangie d'intorno, e grandi armadi colle cornici
-sostenute da cariatidi, con ampie invetriate entro alle quali fanno
-bella mostra i vasi di Faenza e i bicchieri di cristallo di monte.
-
-Il giardino è circondato da lunghi viali di carpini, tagliati
-regolarmente ad arco. Le viuzze regolari e simmetriche, e le ajuole
-dei fiori sono fiancheggiate da bossi ridotti in forma di verdi
-muricciuoli. Gli alberi mozzicati e ritondati dalla forbice inesorabile
-del castaldo, hanno perdute le loro belle forme naturali, e presentano
-il monotono aspetto di vasi, piramidi e globi. Le piante dei cedri
-che esalano un soave profumo, compiono l'ornamento del giardino,
-unitamente alle statue, collocate ad eguali distanze, e riguardantisi
-fra loro. Il dio Pane coi piedi caprini, con la testa cornuta, con la
-zampogna nelle mani, fissa con stupido sguardo una Diana indifferente
-che con una mano accarezza il suo levriere, e con l'altra prende dal
-turcasso una freccia. Un Zeffiro enfia le gote, e sembra burlarsi d'una
-Flora gentile che gli offre un canestrino di fiori. Vertunno fa degli
-sberleffi a Pomona, che gli mostra ingenuamente delle frutta, senza
-intendere le malizie del suo innamorato. Un grosso e allegro Bacco
-incoronato di pampini leva in aria una tazza, e sorride bestialmente
-a Cerere incoronata di spiche, la quale levando la falce sembra che
-minacci di recidergli il capo.
-
-Gli agricoltori romani si prosternavano riverenti davanti a questi
-dèi, ai quali chiedevano quelle benedizioni e quelle grazie che
-ora la castalda Fiorina domanda al vecchio curato trattando poi con
-irrispettosa noncuranza gli antichi numi, alle sacre membra dei quali
-attacca una corda, per distendere al sole il bucato.
-
-Niente ricorderebbe la schietta natura in mezzo alla miseranda
-accozzaglia delle piante frastagliate, se un rustico boschetto
-sfuggito per miracolo alle cure micidiali del castaldo non fosse stato
-abbandonato alla sua vegetazione naturale. Questi alberi dovettero
-la loro salvezza al sito remoto, nel quale si ascondevano alla vista
-degli uomini. Gli uccelli frequentavano quel delizioso boschetto
-che stendeva le sue ombre ospitali sulle verdi erbe d'un prato, in
-fianco d'un ruscello mormorante fra candide ghiaie, e in primavera vi
-facevano il nido, e coi loro gorgheggi sembravano protestare contro le
-forme artefatte degli alberi del giardino, che secondo Angelo Rotondo
-erano la natura privilegiata, il boschetto rappresentando la natura
-selvaggia; ma quell'animale ragionevole giudicava la qualità degli
-uomini dalla forma della parrucca e il merito delle piante dal lavoro
-della forbice, autorizzata dalla moda a commettere un delitto di lesa
-natura. Eppure quel tranquillo recesso offriva un beato ricovero alle
-persone modeste che amavano fuggire il sole, annoiate dalle importune
-suggestioni di Bacco, e dalla immobile pantomima delle altre statue
-dabbene.
-
-Il giardino regolare formava naturalmente le delizie dell'istitutore
-d'Alvise, che per dovere della carica, si teneva strettamente legato
-ai precetti dell'estetica del giorno. Don Lio era uno dei più eleganti
-abati di Venezia. Egli portava il collarino bianco, con lattughe
-staccate sul petto, e manichini ai polsi artificiosamente elaborati;
-anellini alle dita, orologio a pendagli, ferrajuolo di seta svolazzante
-al vento, fibbie dorate alle scarpe, e il cappellino a tre punte
-appoggiato sull'orecchio. E tuttociò secondo la tolleranza dell'epoca,
-malgrado le severe proibizioni dei sinodi patriarcali.
-
-Passeggiando fra i muri del giardino egli invocava le aonie muse,
-delle quali era bigotto, e si sentiva trasportare sul Parnaso. Ad
-ogni occasione d'inclite nozze egli rischiarava gli sposi colla face
-d'Imeneo, e con un solenne epitalamio metteva in campo Apollo, Venere
-e le Grazie. Per vestizioni di monache egli penetrava coll'audace
-fantasia nel tempio di Vesta, ed animava il fuoco sacro, sordo alle
-proteste di Cupido. Alla morte d'ogni illustre patrizio lo raccomandava
-a Caronte, dopo un'apostrofe umiliante per l'ignaro Esculapio, e una
-imprecazione alle Parche.
-
-Col lodevole scopo di avvalorare i suoi precetti coll'esempio, egli
-aveva adottato per sistema un linguaggio costantemente figurato. Alla
-mattina egli vedeva la rosea Aurora sul risplendente suo carro, a
-mezzogiorno egli usciva coll'ombrello per evitare i dardi di Febo,
-alla sera egli salutava la bianca figlia di Giove e di Latona che
-faceva capolino dalle nubi. Usciva a respirare i soffi di Zeffiro,
-rientrava in casa incomodato dalle furie di Eolo, d'Austro o di
-Borea. Nelle tazze del caffè egli assaporava il néttare, e a mensa
-trangugiava l'ambrosia delle prelibate bottiglie. Finalmente alla notte
-si abbandonava nelle braccia di Morfeo. Alvise trovava il suo maestro
-eminentemente noioso; il conte Orseolo lo stimava un insigne poeta,
-e Vittore Valdrigo sosteneva che Don Lio era un essere completamente
-felice.
-
-La religione cristiana gli prometteva il paradiso dopo la morte, la
-religione pagana gli concedeva in vita l'uso degli Elisi, e l'abuso dei
-suoi numi. Venezia gli offriva i suoi piaceri, l'Arcadia lo convitava
-alle agresti sue gioie. Senza sudori sulla fronte egli coltivava il
-Parnaso, e passava i giorni beati dalle più dolci visioni, accompagnate
-dagli agi materiali. Smarrito in una selva selvaggia ove Dante avrebbe
-incontrato una lonza, un leone ed una lupa, ove i pastori sarebbero
-stati assaliti dagli orsi, egli non vedrebbe che le Driadi e le Napee
-sorridenti e ben disposte in suo favore; e certo cadendo in acqua
-sarebbe salvato dalle Najadi, o almeno ripescato da Nettuno.
-
-Angelo Rotondo ascoltava a bocca spalancata gli squarci d'erudizione
-coi quali Don Lio si degnava talvolta onorarlo; e strabiliava a tanta
-sapienza, chiedendo spiegazioni e commenti. Durante la villeggiatura la
-sua ammirazione riceveva continui alimenti dalle declamazioni serali
-dell'arcade abate, e nei mesi d'inverno non dimenticava mai d'inviare
-i suoi rispettosi inchini all'illustre poeta, nelle indecifrabili
-epistole indirizzate all'agente generale di Venezia, nelle quali
-ommettendo i punti e le virgole, parlava alla rinfusa degli animali e
-dei padroni, dei polli, dei cavoli, e di Don Lio, chiudendo colla firma
-paradossale dell'umilissimo e devotissimo servo _Angolo Rotondo_.
-
-Ma ecco la rubiconda Fiorina che dai cancelli del giardino annunzia
-l'arrivo degli illustrissimi padroni e del loro corteggio.
-
-
-
-
-XIV.
-
-
-La vita di campagna dei nobili veneti di quel tempo si allontanava di
-poco dalle abitudini cittadine, e poteva chiamarsi una variazione sullo
-stesso motivo. Il dolce far niente di quelle esistenze senza scopo,
-non veniva interrotto che dai lauti desinari, o dal giuoco. In città
-passavano le ore in frivole occupazioni, o colle visite, o al teatro.
-Alla villa il tresette della mattina teneva il luogo delle visite,
-il tresette della sera suppliva al teatro. La coltura del suolo era
-tenuta a vile e abbandonata ai bifolchi; l'aratro che onorava i consoli
-romani, era disceso fra gl'istrumenti più umili della plebe rurale.
-
-Le arti, le mode, la poesia, tutto tendeva a dissimulare la natura, e
-la vita era ridotta un artifizio sostenuto da idee false, da pregiudizi
-inveterati, da privilegi politici e civili, conservati da secolari
-abitudini e da leggi severe.
-
-Vittore Valdrigo amava la natura per istinto, e per l'influenza delle
-sue memorie d'infanzia, amava l'arte come quella che gl'insegnava
-a discernere il bello e ad elevare lo spirito, e disprezzava
-l'arteficioso ed il falso di quelle esistenze signorili, delle quali
-era divenuto testimonio quotidiano e attento osservatore. Ma legato
-alla famiglia degli Orseolo per la riconoscenza dei beneficii ricevuti,
-per la necessità de' suoi studi, per l'impossibilità di mantenersi
-da sè, o di tornare nell'isolamento della rustica famiglia, egli
-si lasciava andare per la china delle contratte abitudini, e viveva
-all'ombra dei suoi protettori che amavano i suoi capricci, e gustavano
-i paradossi del suo spirito, come fuochi d'artificio che svegliano
-dall'assopimento, come il certo preludio d'un futuro grand'uomo.
-Cosicchè le sue stranezze divertivano quei nobili signori, superbi
-d'aver pescato ne' bassi fondi sociali un originale che poteva un
-giorno far dire ai Veneziani: — La nobile famiglia degli Orseolo
-protegge le arti! —
-
-Rosa giudicando che i nobili e i signori venivano al mondo per far
-niente, ringraziava la divina provvidenza d'aver collocato suo figlio
-nella vera posizione che gli poteva convenire, essendo troppo molle di
-fibra per sostenere l'aratro e i duri lavori della terra. Non è a dirsi
-se quella tenera madre fosse felice vedendo il suo prediletto diventato
-un lustrissimo; essa attribuiva quella sorte fortunata alla mistica
-influenza delle candeline offerte alla Madonna della neve di Saltore,
-alla quale porgeva continui voti, e indirizzava devoti rosari, per
-ottenere al figlio più dilicato una facile esistenza come domestico o
-poeta in una casa signorile, ciò che per la buona donna sembrava ad un
-di presso la stessa cosa.
-
-Nei mesi della villeggiatura Vittore visitava spesso i parenti, portava
-qualche dono a sua madre e ai fratelli, e rifaceva solitario i passeggi
-dell'infanzia. In quelle dolci solitudini tutto parlava al suo cuore;
-l'aria emanava un profumo speciale, il mormorio dell'acqua aveva dei
-significati reconditi ed eloquenti, lo stormire delle frondi era un
-linguaggio inteso dalla sua anima, avvezza a conversare colla natura.
-Coricato sotto le antiche piante che avevano consolata la sua infanzia
-colle loro ombre, egli contemplava estatico le scene tranquille dei
-campi, il pascolo dei buoi sul prato vicino, i progressi dell'edera
-sugli avanzi della torre, le tinte rosseggianti della vite che faceva
-cornice alla scala, il bacio dei colombi che da padre in figlio
-ereditavano i nidi dei loro antenati.
-
-Quante meditazioni in quella mente! quanti raffronti fra la semplicità
-e il silenzio di quei campi, e il lusso romoroso di Venezia; fra la
-vita primitiva e innocente de' suoi parenti, e le raffinatezze e la
-corruzione d'una nobiltà decrepita; fra l'ignoranza delle classi rurali
-e la scienza degli uomini illustri.
-
-Chi più felice?... Arduo problema! Che cosa è la gloria? Chiedetelo
-a Tiziano nella sua tomba. La vita e la morte saranno sempre i grandi
-misteri!
-
-Qualche volta sulla sera, quando stava per rientrare al palazzo,
-scontrava per via la comitiva dei nobili villeggianti, e si univa con
-loro per accompagnarli nel passeggio vespertino.
-
-La nobildonna Fulvia camminava maestosamente in mezzo a' suoi cavalieri
-serventi. Il nobile Partecipazio, discendente degli antichi dogi, era
-onusto di scialli, di ombrellini e di ventagli, pronto a soddisfare
-i bisogni della dama, a coprirla, a scoprirla, a ricoprirla secondo
-gl'influssi della luna, e i capricci di zeffiro. Don Lio portava fra
-le sue braccia la cagnolina Tisbe che ringhiava all'approssimarsi dei
-profani, e sembrava riconoscente alle cure del poeta, che la celebrava
-ne' suoi versi. Seguiva un codazzo d'ospiti, di nobili vicini, coi
-figli e il marito. Il conte Orseolo corteggiava le dame, i cui mariti
-corteggiavano le amiche delle mogli, essendo suprema legge del codice
-elegante d'allora il cedere i propri diritti, l'invadere il terreno
-degli altri. Il giovane Alvise provava le prime armi con una briosa
-villeggiante di Lancenigo, che aveva dieci anni più di lui, molto
-opportuni per le lezioni d'esperienza, che servono di guida agli
-inesperti. Silvia restava indietro cogli invalidi, e i pensionati
-del regno di Cupido, o si univa con Vittore quando faceva parte del
-seguito.
-
-
-
-
-XV.
-
-
-Silvia, come tutte le ragazze della sua età, era un prodotto misto
-della natura e della educazione. La natura l'aveva dotata di una
-bellezza delicata, di forme snelle, di biondi capelli, d'occhi azzurri
-e profondi, come le acque del mare, dal quale la sua famiglia aveva in
-origine attinte le glorie e le ricchezze. La mente ed il cuore erano
-l'opera delle istituzioni claustrali, nelle quali era stata allevata,
-sotto la direzione d'una zia paterna, suor Maria Serafina, divenuta
-monaca secondo gli usi del tempo, per conservare intatto l'avito
-retaggio al fratello primogenito. L'affetto della zia alleviava alla
-educanda le fatiche dello studio e le aumentava la porzione delle
-ciambelle, che si distribuivano nei giorni solenni. La buona monaca
-aveva consigliato la fanciulla a preferire il maritaggio imposto dai
-parenti, alle eterne noie del chiostro. Negli anni d'istruzione essa
-aveva assorbite tutte le superstizioni e tutti i pregiudizi del suo
-tempo, ed aveva ignorato completamente le realtà della vita. Essa
-usciva dunque nel mondo fidanzata al conte Leoni, prima che il suo
-cuore avesse parlato, ed arrivava nella società, come i naviganti nelle
-terre scoperte, cioè in paese ignoto, fra costumi bizzarri, colle idee
-d'un altro mondo.
-
-Ma gli uomini coraggiosi che intraprendono delle spedizioni per
-scoprire nuove terre sono già avvezzi alle fortune di mare, esperti
-nella nautica, accompagnati da arditi marinai, provveduti di armi e
-munizioni. La povera fanciulla veleggiava sola per mari ignoti, non
-coadiuvata dalla scienza, inesperta degli scogli nascosti sotto le
-onde, e senza pilota.
-
-In quei tempi le madri erano troppo occupate per potersi dedicare
-all'educazione delle figlie. La mattina era tutta impiegata davanti la
-sapiente tavoletta, segreto laboratorio dei donneschi artificii, ove la
-crema d'alabastro e il rosso di serkis, componevano il roseo incarnato
-delle guancie; il bianco di Sultana, il latte di cocomero, o l'acqua
-d'Ispahan, servivano a nascondere le rughe, un neo ben collocato
-attirava gli sguardi degli ammiratori, e metteva al bersaglio un occhio
-languidetto, o una bocca lusinghiera. Poi l'acconciatura del capo
-esigeva lunghe cure, ed esperte mani per sollevare i capelli ad altezze
-meravigliose, sostenerli al loro posto, fissarli colla pomata circassa,
-rivolgerli col ferro caldo, imbiancarli colla cipria.
-
-Più tardi venivano le visite, le adorazioni dei cicisbei, il pranzo, il
-teatro, il ballo; e in mezzo a tante brighe bisognava pure soddisfare
-alle convenienze sociali, concedere qualche istante al riposo, qualche
-abboccamento segreto, appagare il gusto del cavaliere servente,
-riconoscere i suoi diritti, e qualche volta transigere colle esigenze
-del marito.
-
-È dunque evidente che i figli erano veri imbarazzi, importuni
-testimoni, pericolosi confronti, certificati autentici dell'età
-approssimativa dei genitori. Perciò la gentildonna Fulvia teneva sua
-figlia a rispettosa distanza, limitandosi a raccomandarle la massima
-semplicità nelle vesti, e un contegno riservato. Ma la giovanile
-freschezza suppliva ad ogni ornamento, e una modesta gonnella, un
-bruno zendaletto, una rosa sui biondi capelli, bastavano a farne una
-deliziosa creatura. Silvia dunque viveva nell'isolamento, quantunque si
-trovasse fra numerose persone, e si concentrava in sè stessa cercando
-d'indovinare i misteri della vita, osservando ogni cosa, studiando e
-meditando gli usi, le abitudini, gli individui. Guidata dall'istinto,
-coadiuvata dalle circostanze, essa andava modificando le sue idee, e
-arricchendo la sua mente di quelle cognizioni che il convento le aveva
-nascoste, e che pure le sembravano necessarie per sapersi regolare
-nel cammino della vita. I passeggi solitari in giardino erano il suo
-principale diletto, l'innocenza ama la natura, le fanciulle amano i
-fiori, gli alberi, il cielo aperto dei campi. Pensava al suo futuro
-matrimonio col conte Leoni che avea veduto due volte nel parlatorio del
-convento, il giorno della presentazione, e il giorno che venne fissato
-il matrimonio. Il fidanzato dopo d'aver baciato la mano rispettosamente
-alla promessa sposa, in presenza dei genitori e della badessa, era
-ripartito per un paese lontano ove rappresentava la repubblica, dopo
-d'aver convenuto che il matrimonio avrebbe luogo al termine della sua
-missione diplomatica.
-
-La fanciulla studiava i rapporti conjugali dall'esempio dei parenti,
-e giudicava naturalmente che nella famiglia il marito è un essere
-secondario che dà poca noia alla moglie, e richiamando alla memoria i
-lineamenti del futuro suo sposo, trovava che per un semplice marito
-non c'era troppo male. L'affare più grave le sembrava la scelta del
-cavaliere servente; l'importanza della carica era evidente a' suoi
-occhi, il marito, essa diceva fra sè, non sta insieme alla moglie
-che le brevi ore della notte, quando si smorza il lume e si dorme,
-ma il cavalier servente è il compagno inseparabile, l'ombra del
-corpo. Se fosse una persona noiosa come Don Lio, o affettata come il
-nobile Partecipazio!... Povera mamma, essa pensava, come deve pesarle
-l'obbligo sociale che la tiene incatenata a un tal uomo, quanto sarebbe
-stato meglio per lei se il papà fosse stato il suo cavaliere servente,
-e Partecipazio suo marito!... Come si fa a trovare il cavaliere
-servente? ho sempre udito dire che la scelta appartiene alla sposa.
-Guai se anche questo mi venisse consegnato dai parenti, mi darebbero
-certo il conte Mocenigo, un ganimede che tabacca; o l'Ambasciatore
-Daniele Dolfin Savio del Consiglio, cavaliere della Stola d'oro,
-noioso come le cerimonie, o il grave inquisitore Grimani che fa
-paura a guardarlo, o il vecchio Senatore Foscari colla sua parrucca
-per traverso!... Sarebbe meglio Ermolao Tiepolo, se non camminasse
-saltellando, o Alvise Pisani se non fosse tanto languido, o Lodovico
-Manin se si mostrasse meno timido e sospettoso... Oh! infatti è un
-affar serio, e non vedo l'uomo secondo le mie idee.... Mi piacerebbe un
-carattere franco, disinvolto, coraggioso senza burbanza, e poi di bella
-presenza, buono, dolce, che odiasse il tresette, l'odore d'ambra, e il
-tabacco di Spagna.... ove trovarlo?...
-
-Mentre la fanciulla passeggiava con queste idee per la testa, vide da
-lontano Valdrigo, e si mise a chiamarlo con tutta la forza della sua
-voce argentina: — Vittore, Vittore, Vittore....
-
-Il giovane accorse in tutta fretta, e le chiese in che cosa potesse
-servirla. La fanciulla fattoselo sedere dirimpetto gli disse: — Voglio
-domandarvi un consiglio.... ma in segreto. Credete voi ch'io possa
-essere preoccupata da gravi pensieri?...
-
-— Lo credo.
-
-— Mi promettete il più profondo segreto delle mie confidenze?
-
-— Lo prometto.
-
-— Siete disposto a rendermi un segnalato servigio?
-
-— Dispostissimo.
-
-— E a rispondere francamente a tutte le mie domande?
-
-— Dipende....
-
-— Come dipende?
-
-— Dipende dalle domande.
-
-— Vi sono dunque delle domande alle quali non vorreste rispondere?
-
-— Certamente!
-
-— E perchè?...
-
-— Perchè non potrei dirle la verità.
-
-— Allora temo che la mia domanda sarà inutile!
-
-— Si provi.
-
-— Or bene, proverò.... Sappiate dunque che io vorrei ottenere un
-consiglio da voi, intorno alla scelta del mio futuro cavaliere
-servente.
-
-— Sono dolentissimo di non poter soddisfare un tale desiderio....
-
-— E perchè?...
-
-— Perchè non ammetto i cavalieri serventi....
-
-— Come?... Non ammettete nemmeno i cavalieri serventi!... Don Lio ha
-dunque ragione, siete un vero originale!... e perchè non ammettete i
-cavalieri serventi?...
-
-— Perchè mi pare che debbano bastare i mariti!...
-
-— Mio Dio! quali stranezze!... ma se i mariti non fanno mai nulla!...
-
-— Bisogna farli fare!...
-
-— Oh bella!... cosa direbbe il mondo, se vedesse una dama accompagnata
-dal marito.... corteggiata dal marito.... non sono cose possibili....
-sono idee che farebbero ridere.... la stessa cosa come se un gentiluomo
-si presentasse in piazza senza coda e senza parrucca!... ma sapete che
-siete un grande originale!...
-
-— Lo so, e ci tengo, perchè il plurale è così melenso al dì d'oggi, che
-preferisco il singolare.
-
-E ridevano insieme, come di cose che non ammettono discussione,
-entrambi perfettamente convinti delle proprie idee. Ma poi nella
-solitudine Silvia ritornava col pensiero alle cose udite, e meditava a
-fondo sulle discussioni tenute.
-
-Una volta essa consegnò misteriosamente a Vittore un libriccino,
-raccomandandogli di leggerlo con molta attenzione. Egli lo portò nella
-sua stanza, gettandosi sul sofà, aperse il volume e si trovò fra le
-mani: _Il giardino di poesie spirituali_, diviso in quattro parti, di
-SUOR MARIA ALBERGHETTI, viniziana fondatrice delle Dimesse di Padova. —
-Lesse per obbedienza, e dormì d'un sonno consolato di celesti visioni.
-
-Era un dono della zia badessa.
-
-Finiti i pochi libri che aveva portati dal convento, Silvia sentiva
-il bisogno di nuove letture, e s'indirizzava alle amiche vicine, le
-quali le consegnavano di soppiatto le opere in voga. — _La Marfisa
-Bizzarra_, poema del conte CARLO GOZZI. — _II Tirsi e il Narciso_, di
-APOSTOLO ZENO. — _Il Re Pastore_ e _L'Astrea placata_, di METASTASIO.
-Questi libri accendevano il suo entusiasmo, allargavano il ristretto
-orizzonte delle sue idee, le facevano battere il cuore, e versava
-torrenti di lagrime. Nel bisogno di comunicare le sue emozioni ad un
-amico, aspettava Valdrigo in giardino, lo invitava a seguirla sotto
-l'ombre del boschetto, e colà narrava ingenuamente i suoi trasporti di
-ammirazione per le pagine divorate nella cameretta solitaria.
-
-Valdrigo ascoltava con un'aria di affettuosa compassione, o di muta
-sorpresa; la giovinetta lo interrogava ansiosa:
-
-— Cosa pensate di Carlo Gozzi?
-
-— Scipito, rispondeva Vittore con un sospiro.
-
-— E di Apostolo Zeno?
-
-— Noioso.
-
-— Ah! non potete negare che Metastasio non sia uno de' più grandi poeti?
-
-— Lo nego!
-
-— Come! avreste il coraggio di non piangere ai suoi drammi? di non
-rimanere commosso alla lettura de' suoi versi?
-
-— Ahimè! pur troppo debbo confessare che i suoi versi mi fanno
-ridere....
-
-— Basta.... Basta.... Non vi credeva un cuore di marmo, mi fate
-compassione.... voi non sentite niente!... non amate niente!...
-
-— Niente!... rispondeva Valdrigo con un sorriso affettuoso, e se ne
-andava.
-
-Silvia ritornava alle predilette letture, e mentre il suo cuore si
-disponeva alla tenerezza, udiva una musica soave uscire da una stanza
-del palazzo. Era Valdrigo che trasmetteva al suo violino un'espressione
-della sua anima, un pensiero di sublime dolcezza. La giovinetta
-ascoltava quella voce arcana che molceva le più riposte fibre del
-cuore, e sospendeva la lettura, per non perdere una nota della lontana
-melodia. Poi essa pensava: — quel giovane è un mistero!
-
-Un giorno passeggiando in giardino con lui si mise a lodare l'elegante
-forma dei carpini tagliati in vasi e piramidi, e ammirando l'arte del
-giardiniere si rivolse al suo compagno, e con un'aria burlesca, gli
-disse:
-
-— Ci scommetto io, che voi non amate quest'arte!...
-
-— Ma niente affatto! rispose tranquillamente Valdrigo, anzi la detesto.
-Come vuole che io ammetta Angelo Rotondo censore della natura, l'opera
-di Dio!...
-
-E qui una lunga discussione, come al solito, sulla stupidità degli usi,
-sulla corruzione del gusto, e sull'eccellenza della natura, e sempre
-camminando e andando a finire sotto le ombre del prediletto boschetto.
-Giunti colà, Silvia, incrociate al seno le braccia, e fissando in volto
-Valdrigo collo sguardo scrutatore d'un inquisitore di Stato, gli disse:
-
-— Voglio vedere fino a qual punto giunga il vostro superbo disprezzo
-per le cose tenute in venerazione dal comune degli uomini. Da
-quattordici secoli la repubblica di San Marco forma l'ammirazione del
-mondo, orbene, qui nessuno ci ascolta, e potete parlare senza tema del
-supremo tribunale; sareste voi capace di burlarvi del Doge, serenissimo
-principe della repubblica, di ridere della maestà dell'Eccellentissimo
-senato, di mancare di rispetto all'Eccelso consiglio dei Dieci? sareste
-capace di dubitare dell'eterna durata d'un governo fondato dai nostri
-padri, guidato dalla sapienza civile e politica dei secoli, sostenuto
-da una nobiltà devota alle antiche istituzioni, e da un popolo
-rispettoso e felice?... rispondete.
-
-— Come mai possono venirvi in mente tali domande?... a che possono
-servirvi i miei pensieri in proposito?...
-
-— Il desiderio di conoscervi a fondo, mi spinse a cercare nella mia
-mente qualche cosa di grande dopo Dio, per vedere ove si arresti la
-vostra manìa di contraddire le idee generalmente adottate; i vostri
-pensieri poi mi servono a pensare tutta sola, a ragionare fra me, a
-discutere nel silenzio fra le idee comuni e le vostre, a distinguere il
-pregiudizio dalla verità. Ditemi francamente, ve ne prego, credete voi
-ad una lunga prosperità della repubblica?...
-
-— Non ci credo.... la repubblica è vecchia, e piena di magagne, e i
-vecchi devono morire!
-
-— Mio Dio!... mi fate paura.... e sapete cosa penso qualche volta di
-voi?... penso che siete pazzo!...
-
-— Sicuro che sono pazzo.... egli rispose con un'aria naturale e
-convinta. Esser pazzo significa vedere le cose in modo diverso dagli
-altri.... Gl'inquisitori del Santo Ufficio giudicarono pazzo Galileo
-Galilei, perchè sosteneva che la terra girava attorno al sole, e
-l'obbligarono colla tortura a confessare la sua eresia.... Tutti i
-dotti trapassati e viventi davano torto alle sue nuove teorie, ma il
-dubbio era gettato, e la tortura non bastava a distruggerlo, bisognava
-dimostrare il contrario con prove scientifiche.... le prove si fecero,
-e dimostrarono ad evidenza che i dotti trapassati e viventi erano
-asini.... compresi gl'inquisitori del Santo Uffizio.... e che Galileo
-era un genio!... I Genovesi, i Portoghesi, gli Spagnuoli trattarono
-da pazzo Cristoforo Colombo, che si era fissata in mente l'idea di
-scoprire un nuovo continente oltre i mari conosciuti. Si figuri, se la
-dotta antichità poteva ignorare qualche cosa! I dotti contemporanei
-si burlavano di lui, la dotta Salamanca si sbellicava dalle risa,
-egli vagava invano per l'Europa alla ricerca d'un pazzo suo pari, che
-volesse aiutarlo procurandogli i mezzi di viaggiare in traccia delle
-sue chimere. Finalmente la presa di Granata mise in possesso della
-regina di Spagna tutte le provincie che si stendono dai Pirenei alle
-frontiere del Portogallo, la buona regina Isabella trovandosi la borsa
-ricolma ebbe il capriccio di gittare un poco di denaro dalla finestra,
-e malgrado l'opposizione insistente del marito, mise a disposizione di
-Colombo tre poveri vascelli, coi quali al dì d'oggi non si farebbe un
-viaggio in Dalmazia. Ella sa il resto; l'ignoto continente esisteva,
-Colombo lo ha scoperto; anche questa volta il creduto pazzo era un
-genio, e gli asini si trovarono nella dotta Salamanca e nelle Accademie
-scientifiche di quel tempo. Un altro pazzo era Torquato Tasso, l'autore
-della _Gerusalemme liberata_, un poema che vostra eccellenza farebbe
-bene di leggere, e che troverebbe certo migliore della _Marfisa
-Bizzarra_ del conte Carlo Gozzi.
-
-— E chi osò trattare da pazzo questo insigne poeta?
-
-— Il Duca Alfonso di Ferrara, che lo tenne in prigione....
-
-— E perchè?...
-
-— Perchè il povero poeta aveva osato levare gli occhi alle stelle....
-perchè aveva amato la Duchessa Eleonora, la sorella d'Alfonso....
-
-— Oh ve ne prego, raccontatemi la storia degli amori del Tasso e di
-Eleonora....
-
-Vittore ignorava quasi intieramente quella storia, ma la sua fantasia
-era abbastanza feconda per supplire ai documenti mancanti, e creò un
-racconto interessante della fiamma del poeta per la bella duchessa,
-e vi aggiunse le più tenere avventure, e le relative osservazioni
-filosofiche e comparative fra la nobiltà dell'intelletto e la nobiltà
-dei natali, e sul pregiudizio della nobiltà ereditaria.
-
-Un altro giorno lesse a Silvia l'episodio d'Olindo e Sofronia,
-spiegando alla fanciulla le allusioni del poeta, e disponendola
-all'intelletto della vera poesia.
-
-Tali frequenti ritrovi, resi interessanti dallo scambio reciproco
-dei sentimenti e delle idee, strinsero la intimità dei due giovani,
-e divennero oltremodo graditi al loro bisogno d'espansione. Silvia
-andava colla cameriera Lucietta a trovare la Rosa, e colà si univano
-a Vittore che le faceva correre attraverso la campagna. Osvaldo, un
-fratello di Vittore, prendeva le reti, e andavano alla pesca portando
-con loro delle frutta per una modesta colazione sull'erba. Talvolta
-Lucietta si perdeva pei campi con uno sbarbatello dei contorni che
-le prometteva di farla contessa, e allora Silvia e Vittore vagavano
-solitari, conversando e questionando di mille cose diverse. Valdrigo
-la proteggeva dall'ululato dei cani, dai pericoli provenienti dagli
-animali pascolanti, dalle spine dei roveti. La portava attraverso
-i ruscelli, la teneva per mano nelle salite più ardue, la difendeva
-dal sole con dei rami degli alberi, e dal vento coprendola colla sua
-giubba.
-
-Dopo lungo cammino si siedevano a riprender lena sotto agli alberi, e
-Silvia scherzando gli diceva: — Riposiamoci un poco, ma poi andiamo
-avanti, avanti, sempre avanti fino a quei monti lontani, e dopo
-varcheremo anche i monti, e sempre avanti....
-
-Egli le prendeva la mano, e la guardava negli occhi tacendo. Tacendo
-colla parola, perchè gli occhi parlavano abbastanza, e le anime si
-trovavano in armonia, come due arpe che mandano il medesimo suono.
-L'ingenuità della fanciulla la rendeva sacra a Valdrigo che la
-circondava del rispetto dovuto dai mortali verso gli angeli. Quella
-pura ammirazione era una sorgente d'ispirazioni novelle, di pensieri
-elevati. Nella sua tranquilla cameretta egli tracciava delle immagini
-celesti degne della matita di Raffaello; e traea dal violino dei
-canti di suprema dolcezza, e sovente improvvisava dei versi sublimi
-riboccanti d'entusiasmo e di gemiti, che si perdeano per l'aria, e
-svaporavano come diamanti consumati dalla combustione. Cosicchè non
-restava mai nulla di tante effimere creazioni. Nessuno era presente per
-colpire sul fatto le idee del poeta o le note del suonatore, ed egli
-stesso obliava ogni cosa quando cessata quella specie di ebbrezza che
-agitava il suo spirito, si lasciava cadere sopra il letto, sfinito ed
-esausto.
-
-Anche gli abbozzi sparivano, nei momenti di scoramento, quando
-misurando le difficoltà che avrebbe incontrate nella completa
-esecuzione di pensieri appena accennati, egli distruggeva quelle forme
-indeterminate, come aborti indegni dell'arte.
-
-Una mattina d'ottobre uscì per tempo a respirare l'aria aperta.
-Le foglie cadendo dagli alberi disponevano la mente ai pensieri
-melanconici, entrò nel boschetto e si trovò dirimpetto di Silvia.
-Una lagrima scendeva sulle guancie della fanciulla, che vedendosi
-sorpresa si passò rapidamente una mano sul volto, e finse un sorriso.
-Ma Valdrigo se n'era avveduto e fattosele incontro, le chiese
-con affettuoso interesse il motivo della sua tristezza. Essa negò
-fermamente d'aver pianto, e volle rassicurarlo che nulla agitava il suo
-spirito. Passeggiarono insieme qualche tempo, in silenzio, poi Silvia
-volle uscire dal boschetto, Valdrigo la pregava a rimanere, ma essa gli
-rispose con aria risoluta:
-
-— Usciamo, ve ne prego, non dite una parola di più....
-
-Si separarono in giardino, Silvia, rientrò nel palazzo, Valdrigo uscì
-alla campagna, in traccia di solitudine.
-
-
-
-
-XVI.
-
-
-Vi sono dei giorni d'autunno ne' quali sembra che la natura si disponga
-a dare un ultimo addio alla bella stagione, avanti il sonno delle
-piante, avanti le brine del verno. Il sole risplende in un cielo
-perfettamente sereno, l'aria è tranquilla, gli uccelli cantano sugli
-alberi, i fiori emanano le più soavi esalazioni, tutta la campagna
-presenta un aspetto di pace e di felicità. L'indomani dell'ultimo
-incontro di Silvia e di Vittore era uno di quei giorni. Ogni volta
-che i due giovani uscivano in giardino i loro passi si dirigevano
-verso l'ombrose macchie del bosco, quasi vi fossero attirati da una
-forza misteriosa; talvolta, appena entrati, Silvia voleva ritornare
-in giardino, e sembrava dominata da due genii contrari, uno che la
-invitava, l'altro che la respingeva da quel delizioso recesso. Quella
-mattina pareva che i genii si fossero messi d'accordo, perchè i due
-giovani entrarono francamente nel bosco, senza esitanza, e Silvia,
-sedutasi ai piedi d'un albero, disse a Vittore: — Qui non saremo
-disturbati, e la quiete che ne circonda in questo luogo romito, si
-presta perfettamente all'intento. Leggete dunque i versi che avete
-composti ier mattina passeggiando per la campagna, dopo la vostra
-pretesa scoperta.
-
-Vittore rispose: — Manterrò la promessa.... — e spiegando un foglietto
-si mise a leggere una poesia che aveva per titolo: _Le lagrime d'una
-fanciulla_.
-
-Egli leggeva con una voce dolce e commossa, e la giovinetta
-impallidiva, il suo seno si sollevava agitato, le labbra semichiuse
-reprimevano invano i sospiri, e gli occhi umidetti non potevano
-rattenere le stille che le irrigavano le guancie. Finita la lettura.
-Vittore fece in mille brani il foglietto, e disperdendolo al vento,
-esclamò: «Andate, poveri sogni, nel regno dei fantasmi, questa
-vita non è fatta per la poesia!...» Silvia levatasi con un rapido
-slancio voleva arrestare Valdrigo, ma troppo tardi, che già i piccoli
-frammenti scendevano al suolo fra le foglie secche degli alberi. Allora
-trapassando con repentino movimento dall'emozione alla collera: —
-Ebbene, disse, addio!... mi avete dato una ferita mortale, e per voi
-sono morta!... — e si mise in via per uscire.
-
-Valdrigo sbalordito dalla sorpresa le corse presso, la ritenne per la
-mano, la ricondusse sotto l'albero, la fece sedere nuovamente, ma essa
-non lo guardava, e non rispondeva alle sue scuse. Allora, disperato
-d'averla offesa, disperato d'aver perduto quello sguardo che gli
-penetrava nell'anima come un raggio di luce divina, si gettò a' suoi
-piedi in ginocchio, e colle mani giunte, e le lagrime del pentimento
-sul ciglio, gli ripeteva: — Perdonate, Silvia, perdonate, io non
-credeva quei versi degni di voi, la vostra collera mi uccide, ogni
-vostro desiderio è sacro per me, voi avrete quei versi che io tengo
-nella mente, ne avrete ancora degli altri, se non mi negate quello
-sguardo che m'ispira i più sublimi pensieri. — Allora Silvia volgendo
-lentamente la testa verso Vittore lo guardò e lo vide sconvolto
-dal dolore, cogli occhi infuocati pieni di lagrime, che domandavano
-pietà. Commossa fino al fondo del cuore, gli pose una mano sul capo,
-e pronunciando la dolce parola: vi perdono, avvicinò il suo volto
-a quello del giovane, ed entrambi, trasportati da quell'estasi che
-inebbria le anime giovanili, suggellarono con un bacio reciproco la
-pace, e rimasero un minuto fuori del mondo.
-
-Ma ohimè! la realtà della vita li richiamava sulla terra per mezzo
-d'un fastidioso accidente. Uno scroscio di risa ruppe istantaneamente
-l'incanto, come lo scoppio di un fulmine che sveglia dal sonno e
-disperde i sogni beati da soavi visioni. Don Lio aveva sorpreso i due
-giovani nell'atto del bacio, e ne menava uno scalpore indiavolato.
-
-— Bravi, ripeteva battendo le mani, bravissimi!... Brava la futura
-sposa del conte Leoni, bravo il nemico delle muse, lo schernitore di
-Cupido! Egli confida nel silenzio delle Amadriadi e simile a Prometeo
-tenta la salita del cielo per rapire il fuoco divino!
-
-Le sue declamazioni mitologiche attirarono servi, la confusione si
-diffuse per la casa. Silvia umiliata si ritirò nella sua stanza,
-Vittore tentò invano di giustificare la fanciulla. Don Lio fu
-l'implacabile accusatore del delitto. Il nobile Almorò degli Orseolo,
-intimò a Valdrigo lo sgombro immediato dalla casa. La nobildonna
-Fulvia non poteva darsi pace d'un tale scandalo, il cavaliere
-servente Partecipazio ne strabiliava. Don Lio accusava il seduttore
-d'insaziabile ambizione, Partecipazio sosteneva che il popolo è
-divenuto oltremodo vizioso, che non bisognava troppo proteggere la
-gente bassa, e rimproverava alla nobildonna la sua debolezza, il suo
-capriccio di tollerare in famiglia un villano, e dichiarava che tutti
-devono rimanere al loro posto, i bifolchi alla marra, i nobili alla
-toga. — Per quanto farete, egli andava ripetendo, i villani resteranno
-sempre villani, il sangue non si cambia, la nobiltà dell'uomo scorre
-nelle vene. Il mondo sarà sempre così! e Don Lio approvava abbassando
-la testa, sollevando le braccia e agitandole in segno di profondo
-convincimento.
-
-La figlia colpevole dovette comparire davanti alla madre, alla quale
-spiegò ingenuamente il motivo di quel bacio tanto fatale. La madre
-la minacciò di rimetterla in convento fino al ritorno dello sposo,
-al minimo indizio di civetteria; la ammonì a tenersi in riserva, e
-soggiunse: — Se Valdrigo fosse stato un nostro pari, certo non avrei
-permesso la vostra intimità, ma come poteva io sospettare che un uomo
-senza nascita potesse farvi discendere sino a lui? Quando sarà finita
-questa benedetta missione diplomatica del conte Leoni faremo subito
-il matrimonio, ed allora sarete libera; ben inteso, sempre nei limiti
-delle convenienze, scegliendo il vostro corteggio nel libro d'oro, e
-possibilmente fra quelli di antica data.
-
-
-
-
-XVII.
-
-
-Vittore Valdrigo si rifugiò nel seno di sua madre. La povera donna
-piangeva con lui, e si desolavano entrambi, non per la perduta
-protezione, ma per le false accuse colle quali interpretavano uno
-slancio di sentimento non disgiunto dal più profondo rispetto. La
-povera Rosa consolava suo figlio con ingenue ma affettuose parole,
-perchè il suo linguaggio era quello della semplice natura.
-
-Dopo il primo sfogo violento dell'anima offesa, Valdrigo scrisse una
-lettera ai nobili Orseolo nella quale giustificava la sua condotta,
-e dichiarava la sua eterna riconoscenza dei benefici ricevuti.
-Non risposero, ma gli fecero pervenire tutti gli oggetti che gli
-appartenevano, come ultimo indizio di completo abbandono. Rosa sgombrò
-la stanza della torre, la fece imbiancare, vi collocò un buon letto,
-un tavolo, due sedie, e vi depose con religiosa attenzione tutte le
-quisquiglie da rigattiere che costituivano il corredo del figlio.
-Egli si abbandonò ad una profonda tristezza, ad un letargo che
-pareva assopire il suo dolore, ma non era che l'effetto d'un vuoto
-immenso che isolava la sua esistenza. La buona Rosa lo osservava di
-sottovia, rispettava i suoi lunghi silenzi, lo serviva colla assiduità
-instancabile dell'affetto materno. Alle sue parole di riconoscenza
-rispondeva con un bacio, alle sue domande d'acqua gli portava del vino,
-e gli metteva sul tavolo del pane caldo, dell'uva secca, delle frutta.
-Per lui ci doveva essere ogni giorno la panna, il butirro fresco, e
-si dovevano raccogliere nel pollajo le uova ancora tiepide. Zammaria
-brontolava, ma Rosa levava la testa e gli faceva certi occhiacci che
-dovevano significare una spaventosa minaccia, perchè a quel cenno
-il marito cessava da ogni lamento ed usciva zufolando un'arietta
-concitata, ma inoffensiva.
-
-Quando le sembrava di poter parlare senza essere importuna, la Rosa
-si studiava di consolare suo figlio, dicendo: — Fatti animo che non
-siamo poi tanto poveretti, quantunque contadini. Gli animali della
-stalla sono tutti nostri, e qualche bel zecchino l'ho messo da parte
-colla mia economia. Nel fondo del cassone ho un involto di ducati
-nascosto in un pajo di calze, e tu potrai disporne a tua voglia.
-Zammaria ripete sempre al padrone che gli anni sono cattivi, ma non è
-vero, naturalmente queste cose si debbono dire perchè non crescano gli
-affitti, ma coll'ajuto del cielo, si vive, e si mette anche qualche
-cosa da parte.
-
-Egli ringraziava sua madre, e dichiarava non aver bisogno di nulla.
-
-A poco a poco l'abitudine prese il suo dominio; e i giorni passavano
-vuoti di opere ma ripieni di pensieri, di contemplazioni, di sogni.
-I progetti tenevano luogo dei fatti, chè Valdrigo vedeva bene
-gl'inconvenienti d'un ozio prolungato, e confessava a sè stesso che la
-sua educazione, e il suo genio lo chiamavano altrove, che il momentaneo
-ritiro nella solitudine doveva essere una specie di cura medica delle
-ferite del cuore, non mai l'ultimo destino della sua vita. Ma la cura
-era fallata e invece di sanare le piaghe inacerbiva le ferite. La
-solitudine ingrandisce i fantasmi, stende un velo sul mondo positivo,
-e dischiude l'adito al regno dei sogni. Nella solitudine Silvia gli
-sembrava più bella, e nel vasto universo deserto, essa dominava con
-tutta la forza del mistero. Agli occhi di Valdrigo essa non era più
-donna, ma apparteneva alle fantastiche legioni degli angeli, anime
-tutte divine, vestite di candide forme e di eterei sembianti. Nella
-solitudine l'amore diventa una religione, e gli amanti simili ai devoti
-eremiti si lasciano assorbire dalla adorazione degli idoli, ingranditi
-ai loro sguardi per l'effetto dell'esaltazione mentale. Questa vita
-di contemplazione bastava al suo spirito. Intanto venne l'inverno, e
-sua madre tentava invano di fargli abbandonare la campagna deserta,
-e invano ogni giorno gli offriva del denaro perchè potesse recarsi a
-Venezia o almeno a Treviso per seguire il suo destino, e guadagnarsi
-una vita onorata con un lavoro adeguato alla sua educazione ed alla sua
-capacità. Egli le prometteva sempre di partire, ma rimaneva.
-
-Le nostre cortesi leggitrici, se avremo l'alto onore di averne,
-diranno: — Ma che cosa poteva fare un artista alla campagna, d'inverno
-in una bicocca di contadini, nella più profonda solitudine?... —
-Gentilissime signore, riflettete un momento che gl'innamorati non sono
-mai soli, e gli artisti nemmeno. Valdrigo passeggiava in compagnia
-d'una donna immaginaria, la più bella fra le belle, la più sommessa fra
-le schiave. Ella era tutta sua, e gli teneva luogo d'un popolo: quelle
-solitudini abbellite dalle sue chimere erano il suo dominio, e gli
-tenevano luogo d'un regno. Egli faceva un sogno delizioso e non voleva
-essere risvegliato. E quante volte, cortesi leggitrici, non avete
-trovato voi stesse i vostri sogni segreti più belli della realtà!
-
-Permettete dunque che Valdrigo rimanga qualche tempo in campagna,
-malgrado la perversità della stagione, che egli però trovava secondo
-i suoi gusti. I rami secchi degli alberi, le foglie cadute, il cielo
-nebbioso, la natura morta convengono perfettamente a certe condizioni
-dell'animo, quando un pensiero e un'immagine riempiono il cuore. Le
-anime leggere e i cuori vuoti cercano avidamente i frivoli piaceri del
-mondo, i balli, i teatri, le feste. Ciascheduno ha bisogno della folla
-per cercare un compagno. Chi l'ha trovato, chi l'ha perduto per sempre
-può vivere nella solitudine.
-
-Valdrigo usciva a passeggiare pei campi deserti, quando l'aria gelata
-aveva cristallizzata la nebbia sugli alberi. Quella scena era per lui
-uno spettacolo fantastico, un mondo di cristallo. I rami delle piante,
-le siepi, l'erba secca delle rive si trasformavano in lucidi brillanti,
-i salici piangenti parevano diventati fiocchi giganteschi di candida
-ciniglia, il ghiaccio dei fossi presentava l'apparenza dei moarri
-di Lione che servono di veste alle regine, ma che sono una debole
-imitazione della natura. E i giorni di neve le vaste campagne coperte
-da un bianco tappeto mandavano dei riflessi azzurri, e presentavano
-l'aspetto di quei deserti del polo, che ci vengono descritti dagli
-arditi viaggiatori. E alla notte la luna battendo sulla neve i suoi
-raggi raddoppiava la luce pel riflesso della bianca terra, e faceva
-brillare uno strato infinito di diamanti. Chi non ha veduto la campagna
-d'inverno non conosce uno spettacolo degno d'ammirazione.
-
-Venne la primavera, coi fiori delle siepi, col canto degli uccelli,
-cogli aliti imbalsamati pregni di amorose malìe. Chi avrebbe
-abbandonata la natura nel momento incantevole che si desta dal sopore
-del verno?... Non certo un innamorato, un poeta, un sognatore. L'estate
-offriva al pittore i più vaghi motivi d'ombra e di luce. La falciatura
-dei prati gli apportava il profumo dei fieni recenti, la mietitura
-del frumento gli mostrava l'effetto della porpora sull'oro, per mezzo
-dei rossi papaveri confusi ai covoni delle spiche mature. Il canto
-dell'allodola pareva rispondere alla canzone della spigolatrice,
-entrambe solitarie, e forse entrambe innamorate. L'autunno lo riteneva
-col prestigio delle sue frutta, col gajo spettacolo dei pampini carichi
-d'uve, colle tinte variopinte delle foglie.
-
-Egli osservava e ammirava, voleva imitare le armonie della natura
-col suono del violino, e colla matita disegnava i gruppi degli alberi
-antichi, le movenze degli animali pascolanti, gli atteggiamenti delle
-rustiche fanciulle che danzavano sul prato, o andavano alla pesca
-lungo le rive, o nelle acque cristalline. Così passò il primo anno.
-All'autunno i nobili Orseolo vennero a villeggiare senza Silvia. La
-nobildonna Fulvia, per salvarla dalle supposte insidie dell'ambizioso
-Valdrigo, l'aveva confidata ad una amica elegante che villeggiava sulla
-Brenta in mezzo a numeroso corteggio di sdolcinati cicisbei.
-
-Vittore si decise di ritornare a Venezia, terminato l'autunno, ma i
-giorni di novembre erano così belli di tristezza che lo ritennero con
-una forza insormontabile. Alla madre che gli chiedeva il giorno preciso
-della partenza per le ultime disposizioni da prendersi egli rispondeva:
-— Domani. — Domani! arcana parola, giorno indeterminato che esiste
-ma non è iscritto precisamente in nessun mese dell'anno, in nessuna
-divisione della settimana! Domani vuol dire il futuro misterioso,
-l'avvenire che sta in mano di Dio! Tutti abbiamo un domani fatale; oggi
-la vita, domani la morte! oggi i lampi del genio, domani le tenebre
-della tomba!
-
-Il domani di Valdrigo non arrivava mai. Oh! l'indolenza delle anime
-quanti furti commette verso la patria. Quante opere insigni, non si
-fecero per aspettare un domani il quale non giunse che per annunziare
-la vanità degli umani progetti! — Domani diceva Valdrigo, e accendendo
-la pipa si gettava sull'erba fra i vortici di fumo. L'indolenza
-è una malattia dell'anima raramente acuta, quasi sempre cronica e
-incurabile. Quando s'incomincia a far niente, non si esce dall'incanto
-di quella dolcezza senza una scossa violenta. È la storia di Rinaldo
-nei giardini di Armida. Chiunque avrà provato in sua vita la malattia
-del far niente, non sarà punto sorpreso al nostro annunzio che Valdrigo
-passò il secondo anno come il primo, sempre disposto a partire, sempre
-ritenuto da una abituale indolenza.
-
-Finalmente venne il secondo autunno, e come al solito ricomparve a
-Vascon la famiglia degli Orseolo col consueto corteggio di Don Lio
-innamorato fedele delle muse, e col nobile Partecipazio sempre più
-ringiovanito dalle pomate e dai cosmetici coi quali cancellava le rughe
-del suo volto, come i ristauratori dei quadri antichi riparano i guasti
-del tempo. Questa volta poi c'era anche la Silvia, perchè l'esperienza
-aveva insegnato a sua madre che amori della durata di due anni non
-esistevano al mondo, e quindi secondo le sue massime ogni pericolo era
-tolto.
-
-L'arrivo della fanciulla scosse Valdrigo dal letargo; e indovinate che
-cosa fece!
-
-Valdrigo fuggì.
-
-Cercando di vederla si sarebbe esposto a nuovi insulti, a nuove
-calunnie, e il suo carattere non era tale da affrontare una seconda
-volta l'alterigia patrizia. Averla vicina e non vederla era cosa
-insopportabile al suo cuore, era lo stesso come il pretendere che il
-ferro si allontanasse all'avvicinarsi della calamita.
-
-Dalle lotte colla natura si fugge con energica risoluzione, ma non si
-resiste nè si vince. Valdrigo dunque partì, ma non per Venezia che non
-aveva per lui più attrattive, ma per un viaggio pedestre ed artistico
-sulle Alpi che contemplava da lontano e non aveva mai vedute da presso.
-Entrò nel Cadore, la Svizzera del Veneto, e costeggiando la Piave
-visitò quei boschi antichi, e quei monti scoscesi che offrono tanti
-spettacoli sublimi all'ammirazione di chi ama la natura, e la grande
-poesia delle sue opere. La donna de' suoi pensieri lo seguiva dovunque,
-e disponeva la sua mente alla contemplazione di quelle scene stupende
-che le anime volgari guardano stupidamente senza gustarle.
-
-In quelle solitudini alpestri egli meditava le grandezze delle opere
-di Dio e la caducità delle umane produzioni. Quelle roccie sfidavano
-gl'insulti dei secoli, e le opere più solide dell'uomo non potevano
-sopravvivere alle spente generazioni. L'antico Egitto scomparve,
-Gerusalemme non è che un mucchio di macerie, la divina Atene è caduta,
-e di tanta scienza, e di tante arti gentili, e di tante sublimi o
-graziose produzioni non ci restano che pochi frammenti che rendono più
-amaro il tramonto di ogni grande civiltà.
-
-Volle compiere un pio pellegrinaggio al paese che diede i natali al
-grande Tiziano; e in quella valle pittoresca che fiancheggia la Piave
-cercava i punti che avranno arrestati gli sguardi dell'immortale
-pittore. Visitò la casa abitata dall'artista ancora fanciullo, e
-baciò la parete ove appena decenne quella mano divina aveva dipinto
-una Vergine col succo d'erbe spremute e di fiori. Era quello il
-primo lavoro dell'uomo davanti al quale l'imperatore Carlo V, doveva
-inchinarsi a raccogliere il pennello caduto, rispondendo alla sorpresa
-di lui: — Tiziano è degno d'essere servito da Cesare.
-
-Ritornò a Saltore in novembre, quando tutti i villeggianti erano
-partiti, e rifece solitario i passeggi che doveva aver fatti la Silvia,
-e seguiva le sue traccie coll'istinto, e gli sembrava di vederla.
-Talvolta si arrestava dietro un albero ad osservare il giardino e il
-palazzo. Ma le chiuse imposte gli pesavano sul cuore come le memorie
-dei morti. Angelo Rotondo vangava la terra intorno agli dèi venerati
-da Don Lio, Fiorina copriva i garofani per ripararli dal freddo, e il
-boschetto era deserto.
-
-Un giorno ritornando dal solito passeggio trovò sua madre sulla porta
-che lo aspettava, tenendo fra le mani una lettera. Vittore riconobbe
-sull'indirizzo il carattere di Antonio Canova. Il collega ed amico gli
-scriveva da Roma la relazione del suo primo trionfo.
-
-Il grande monumento del pontefice Ganganelli era stato scoperto al
-pubblico nella chiesa dei santi Apostoli. Canova gli raccontava la
-storia dei suoi lavori, degli studi intrapresi, delle fatiche sostenute
-per superare le difficoltà dell'arte, e gli svelava ingenuamente le
-gioje provate a lavoro compiuto, e le agitazioni sofferte davanti al
-giudizio del pubblico, e accennando le lodi ricevute e le critiche
-soggiungeva: «le critiche danno luogo a riflettere ed insegnano: le
-lodi sovvertono ed addormentano; tolgono la smania di andare avanti, di
-tenere in attività lo spirito per distinguersi»[5].
-
-Ai discorsi dell'arte seguivano le confidenze del cuore; il quale
-soffriva per un amore infelice. Lo scultore amava la figlia d'un altro
-artista, Domenico Volpato. Erano stati fidanzati, ma inesplicabili
-misteri aveano rotto quel nodo, e in luogo delle nozze era seguito
-l'abbandono. Ma egli cercava nel lavoro un sollievo al dolore, e così
-anche le ambascie d'un amore tradito divenivano fomite all'arte e
-aggiungevano espressione alle opere.
-
-Canova chiudeva la lettera eccitando l'amico a mettere a prova il suo
-genio con qualche opera di lena, e lo invitava a dargli notizia dei
-lavori compiuti.
-
-Il rossore della vergogna coloriva le guancie del giovane, il rimorso
-del tempo perduto gli lacerava la coscienza, l'esempio glorioso
-dell'amico lo scoteva finalmente dal lungo letargo, e presa una
-risoluzione irremovibile, si diede a raccogliere gli studi dispersi,
-a mettere insieme i suoi libri, gli arredi, e gli utensili dell'arte
-mentre che la madre gli apparecchiava il fardello delle vesti, per la
-partenza.
-
-All'indomani alzatosi per tempo abbracciava i parenti, stringeva al
-seno sua madre che piangeva a calde lagrime, dalla gioja di vederlo
-risoluto a lavorare e dal dolore di perderlo. La buona donna gli
-metteva in mano le sue economie, gli raccomandava il coraggio, lo
-accompagnava per un tratto di via. I suoi bagagli partivano sopra una
-carretta condotta fino a Mestre da Osvaldo, egli se ne andava a piedi,
-come la prima volta, ma con qualche anno di più con qualche illusione
-di meno, con l'anima ferita, col rimorso del tempo perduto.
-
-Per via sua madre gli prodigava i consigli dei cuori semplici, lo
-pregava di conservarsi onesto, di meritarsi la stima di tutti, di non
-lasciarsi invadere dall'ozio, di aver fede in Dio, di voler bene a
-lei che pregava sempre per la sua felicità, e invocava sul suo capo le
-benedizioni del cielo. A Lancenigo si separarono con nuove lagrime e
-baci; la buona Rosa ritornò a Saltore col cuore stretto dall'affanno, e
-Vittore giunto a Mestre, e preso posto in una barca, arrivava alla sera
-in Venezia.
-
-
-
-
-XVIII.
-
-
-Sbarcò in casa d'un amico, e si mise tosto in traccia d'un alloggio
-modesto. Nel tempo che dimorava al palazzo Orseolo aveva fatto
-conoscenza con un certo Beppo Caruga battelliere, che conduceva gli
-artisti al lido, e nelle gite dei dintorni.
-
-Avendolo scontrato per via gli chiese delle indicazioni in proposito.
-Beppo offerse una stanza nella sua casa, che venne subito accettata,
-e trasportativi i bagagli prese immediatamente possesso della nuova
-dimora dopo aver fissato un modesto contratto per l'alloggio e pel
-vitto.
-
-La casa del povero pescatore era situata in un quartiere remoto di
-Venezia. Essa formava l'angolo di una calle che finiva in laguna, e la
-stanza di Valdrigo aveva tre finestre, una guardava la strada, le altre
-l'acqua. Da lontano la catena dei monti formava la cornice del quadro.
-Quella camera era stata la stanza nuziale dei genitori di Beppo, morti
-entrambi da due anni. Ripulita e imbiancata, si voleva affittarla,
-ma non trovava aspiranti perchè se la stanza era vasta, ariosa e
-decente, l'aspetto esterno della casa era affatto miserabile, cosicchè
-quell'alloggio riusciva troppo povero e lontano dal centro per le
-modeste fortune, e di troppo lusso per i poveri. Valdrigo vi si trovava
-a meraviglia, e sosteneva che l'esterno era più bello dell'interno.
-I muri scalcinati, i modiglioni sporgenti, le reti distese sulla
-facciata che si asciugavano al sole, i canestri panciuti del pesce
-che circondavano la porta, i laceri pannilini che sventolavano dalle
-finestre sopra un lungo bastone, come le banderuole dei navigli in
-un giorno di festa, davano veramente a quella casa un certo che di
-pittoresco, che conveniva perfettamente alle idee di Valdrigo. La
-vista poi dalle finestre era magnifica, e si estendeva sopra un vasto
-orizzonte. Alcune bianche vele disperse per la laguna si riflettevano
-sulle acque e parevano uccelli fantastici vaganti sulle onde azzurre
-del mare. Nelle ore del riflusso gli strati scoperti apparivano come
-verdi tappeti galleggianti, e i cercatori di crostacei vagavano per le
-alghe ricurvi il dorso, in traccia della preda. Al tramonto del sole
-le montagne lontane si tingevano di colori cangianti dal giallo d'oro
-al rosso porporino, dal rosso al violetto, e finalmente all'azzurro,
-fino a che le nevi brillavano ai languidi chiarori della luna. Tutto
-il giorno la laguna era popolata di barche, le più vicine apparivano
-distinte coi loro accessorii più minuti, le lontane parevano un punto
-nero nello spazio. Entravano di continuo nel canale, passavano o si
-fermavano alla riva battelli, burchi, caicchi, gondole, peote, e ogni
-maniera di barche. Sulle fondamenta le donnicciuole si sedevano al
-sole, rattoppando i cenci, o facendo i calzetti, querelandosi fra
-loro, mormorando del prossimo, lamentandosi della crescente miseria.
-I fanciulli giocavano, i battellieri si riposavano sulle soglie delle
-porte o apostrofavano i compagni, o si burlavano dei passeggieri, o con
-un segno degli occhi imberciavano certe gondole che uscivano al fresco
-con due innamorati.
-
-Quel luogo, quantunque lontano dal centro romoroso di Venezia, pure
-non era il più opportuno per decidere al lavoro il nostro indolente
-Valdrigo. Mille motivi lo attiravano alla finestra, mille altri ve lo
-ritenevano in osservazione. Da un lato studiava la natura, dall'altro
-le scene popolari che aveva sotto gli occhi. Dagli alberi e dai
-campi di Saltore, alle barche ed alle acque di Venezia il mutamento
-era troppo grande per non attirare gli sguardi d'un artista. Dalla
-solitudine della campagna alla bizzarra conversazione del popolo
-di Venezia la differenza era troppo rimarchevole per non servire di
-distrazione, a chi tanto facilmente si lasciava distrarre.
-
-La famiglia de' suoi ospiti si componeva di tre soli individui. Beppo,
-sua sorella Maddalena, e la vecchia Marta, la nonna degli orfani, una
-povera vecchierella grinza e rugosa. Beppo era un ardito pescatore,
-laborioso sul mare, scioperato sulla terra. Marta aveva dieciotto anni,
-i capelli castagni, gli occhi briosi, una bocca ridente che lasciava
-vedere il candore dei denti, la carnagione brunetta, la figura snella.
-La gioventù e la salute andavano d'accordo nell'abbellire la modesta
-popolana la quale aggiungeva a questi doni della natura la pulitezza
-della persona, un abito semplice, un grembialino fiorito, un monile di
-corallo coi relativi orecchini.
-
-Quando usciva di casa battendo i tacchi delle pianelle sul selciato,
-dimenando i fianchi con una particolare leggiadria, col fazzuolo bianco
-sul capo, e l'aspetto franco e sicuro, tutti gli sguardi la seguivano;
-i giovinotti si volgevano indietro a guardarla con quella attenzione
-avida ad un tempo e stizzosa colla quale il cacciatore osserva una
-rara selvaggina che gli passa sotto al tiro, ma vola rapidamente e
-sparisce, prima che possa montare lo schioppo per farla cadere a' suoi
-piedi. E i vecchi libertini stralunando gli occhi per vederla tutta
-intiera, si passavano la lingua sulle labbra come il goloso gastronomo
-davanti l'evaporazioni solleticanti d'un delizioso manicaretto che
-non è destinato per lui. Ma nessuno osava importunarla, tanto la sua
-fisonomia incuteva rispetto, per una certa aria fra l'innocente e
-il risoluto, che pareva dire — non avrete niente, o uno schiaffo. —
-Valdrigo la guardava sottecchi coll'ammirazione del pittore, ma colla
-indifferenza dell'innamorato di un'altra.
-
-I primi giorni, Maddalena portava nella stanza del giovane il suo
-modesto desinare che era trovato sempre eccellente, ma poi egli chiese
-di far tavola comune cogli ospiti, e dopo alcune cerimonie venne
-accettato. La mensa si allestiva in cucina, e dopo il pranzo prendevano
-tutti una fiammata davanti al camino. Quando nevicava, o soffiava
-il vento, la conversazione si prolungava qualche ora. La vecchia si
-addormentava la prima, e Beppo le teneva compagnia poco dopo, cosicchè
-Vittore e Maddalena restavano soli a contarsela.
-
-Taluno dei nostri giovani lettori si aspetta adesso una dichiarazione
-d'amore, e un dialogo passionato. Tutt'altro, signori, Valdrigo parlava
-a Maddalena del buon tempo e della pioggia, del caldo e del freddo,
-— non vi ricordate che egli era innamorato di Silvia? e di che sorta
-d'amore! di quegli amori che scompariscono dal mondo coll'abolizione
-delle classi privilegiate, col principio dell'eguaglianza.
-
-L'amore cresce sempre in ragione diretta delle difficoltà che incontra,
-e degli ostacoli che si frappongono al suo corso regolare, come quei
-torrenti che ingrossano davanti agli argini e alle dighe, e diventano
-minacciosi pei campi sottoposti. Quando gli odii politici dividevano
-le famiglie, rendendo impossibile ogni alleanza fra i nemici, allora si
-vedevano gli amori di Giulietta e Romeo; quando si divisero le nazioni
-fra nobili e plebei con una sbarra insormontabile, si videro fra i
-giovani delle due parti degli amori d'una tenacità pari all'alterigia
-dei nobili, e questo era il caso di Valdrigo. Le leggi della ingenua
-natura sono semplici e piane, la fecondazione delle piante succede
-spontaneamente sul campo, la fecondazione degli animali bruti è
-sottoposta alle stesse condizioni dei vegetali, e così sarebbe anche
-della razza umana, al cui naturale connubio la natura non domanda
-altro che un maschio ed una femmina. Ma l'uomo essendo un animale
-ragionevole non ha trovate giuste le leggi di natura, si è incaricato
-di correggerle ed ha emanate delle leggi civili che costituiscono la
-base della nostra società. La natura diceva: un matrimonio è
-bene assortito quando due giovani di sesso diverso si sentono chiamati
-da una istintiva inclinazione a formare una sola famiglia. E sembra
-che questo fosse un grande sproposito, che venne corretto nel modo
-seguente: La società dichiara un matrimonio bene assortito quando i
-nobili sposeranno i nobili; quando i ricchi si uniranno coi ricchi
-e i plebei coi plebei, e in altre parole un matrimonio sarà bene
-assortito quando una donna con ricca dote sposerà un uomo che nuota
-nell'abbondanza, e quando un uomo che non ha nulla per vivere formerà
-famiglia con una donna che muore di fame. La società avendo fissati
-questi principi fondamentali, la natura si oppose e protestò, e da
-questa lotta fra le leggi di natura e le leggi sociali nacquero tutte
-quelle sventure amorose e i conseguenti delitti che troviamo registrati
-nelle storie, raccontati nelle cronache, esagerati nei romanzi.
-
-E siccome noi non vogliamo esagerare questa storia perchè non si dica
-che scriviamo un romanzo, diremo francamente che Vittore Valdrigo,
-quantunque perdutamente innamorato di Silvia, pure non si trovava male
-con Maddalena, e senza avvedersene egli stesso le stava volontieri
-vicino.
-
-Ma non essendo punto innamorato di lei, le sue idee non subivano
-quella specie d'esaltazione cerebrale che innalza i pensieri al disopra
-dei tetti, cosicchè le sue idee volgevano al positivo e al comune, e
-riscaldandosi al camino andava dicendo fra sè stesso: — È egli giusto
-ed onesto che per il piacere di riscaldarmi con questa buona ragazza io
-debba consumare la legna de' miei ospiti?... È egli giusto ed onesto
-che intanto che a Saltore abbonda il combustibile, io mi riscaldi
-colla legna che scarseggia a Venezia? — Così riflettendo prese una
-lodevole determinazione e scrisse a sua madre che mandasse Osvaldo a
-Mestre con un buon carro di legna, e ne fissava il giorno preciso.
-Rosa, ricevuta la lettera, corse dal curato per farsela leggere, e
-ritornò a casa decisa a farsi onore, ma Zammaria si mise a brontolare
-e a mendicare dei pretesti, e finì dichiarando che la legna bisogna
-venderla pei bisogni di famiglia, e incominciò una resistenza ostile
-e una scaramuccia che a poco a poco divenne un vero combattimento. La
-Rosa impiegava invano la solita artiglieria degli sguardi fulminei,
-chè Zammaria prevedendo i mezzi del nemico si difendeva voltando la
-schiena agli assalti. Allora la Rosa, assalito di fronte l'avversario,
-gli gettò due parolette nell'orecchio che parvero far breccia; e come
-al solito mormorando per la sofferta sconfitta, cedette il campo di
-battaglia, e se ne andò nella stalla a sfogare la sua collera coi buoi,
-sopra i quali menava la striglia con tanto furore che i poveri animali
-si dimenavano spaventati e mandavano dolorosi muggiti.
-
-Al giorno fissato Valdrigo pregò Beppo di accompagnarlo a Mestre
-colla barca ove egli disse, che suo fratello lo aspettava con alcune
-masserizie. Partirono e trovarono esattamente Osvaldo che li aspettava
-col carro. La buona madre aveva interpretato largamente la commissione
-del figlio, perchè, oltre la legna in abbondanza, la spedizione
-comprendeva quattro magnifici capponi, del formaggio fatto in casa,
-del butirro, delle uova, e un bottaccio del vino saporito di Saltore.
-I fratelli avevano voluto aggiungere le loro offerte a quelle della
-madre, a motivo delle prossime feste del Natale, e così c'erano
-delle noci, dei pomi ed una zucca formidabile, la quale soddisfaceva
-l'ambizione d'Osvaldo nella sua qualità di ortolano. Vittore rimase
-commosso, non sorpreso della bontà e dell'affetto materno. Egli
-aveva portato da Venezia un bel fazzoletto rosso per sua madre,
-una tabacchiera per suo padre, del buon caffè, del levante e dello
-zucchero per tutti, e consegnò ogni cosa ad Osvaldo, raccomandandogli
-di non dimenticarsi i suoi baci, e le più tenere espressioni di
-gratitudine e di affetto. Non è a descriversi la gioia di Beppo che si
-manifestava con espressioni volgari e troppo colorite; ma è certo che
-non dissimulava il suo contento con ipocrite cerimonie. Trasportati
-gli oggetti dal carro alla barca, e rinnovati i saluti al fratello, si
-misero in viaggio, Osvaldo per ritornare a Saltore, gli altri due per
-Venezia. Valdrigo pensava con tenerezza a sua madre, e Beppo ripeteva
-ogni momento le stesse parole: — Paron benedetto, che cuccagna! —
-
-Così per merito di Valdrigo e della buona Rosa, la famiglia dei
-pescatori passò le feste, come non le aveva forse mai passate, e
-crebbe l'intimità e l'amicizia fra l'artista e i suoi ospiti, ed
-egli poteva prolungare le sue sedute intorno al focolare senza
-rimorsi. Le provvisioni ricevute eccitando la curiosità delle donne,
-che incominciavano a crederlo un principe travestito e a sospettare
-delle sue intenzioni, resero necessari degli schiarimenti e delle
-giustificazioni.
-
-Valdrigo dovette quindi raccontare la sua storia, ben inteso riveduta,
-corretta e diminuita dall'autore, il quale stimò necessario di
-tacere intieramente il motivo dell'abbandono degli Orseolo, e tutti
-i particolari relativi alla sua passione per Silvia. Questo amore
-pareva ingrandito dalla distanza, fomentato dalle impossibilità,
-inasprito dagli ostacoli insormontabili. A che scopo ostinarsi ad
-amare una nobile e ricca donzella, fidanzata ad un potente signore?
-a che scopo conservare nel cuore questa fiamma che gli consumava la
-vita?... Andatelo a domandare agli innamorati!... andate a domandare
-all'incendio con quale scopo egli distrugga i palazzi, i teatri, i
-dipinti preziosi, le suppellettili, i libri, i documenti più rari!
-
-Lo abbiamo detto, l'amore nella natura è un dolce sentimento che guida
-alla felicità, l'amore inasprito dalle leggi o dai pregiudizi sociali è
-una passione che conduce alla disperazione e alla pazzia.
-
-Talvolta in qualche sera di gennaio veniva giù una pioviggina
-gelata che metteva i brividi al solo vederla. Sul focolare dei
-pescatori brillava una viva fiamma, la bella Maddalena sedeva sotto
-la cappa del camino, ed una sedia vuota dirimpetto pareva messa
-a posta per Valdrigo. Egli guardava colla stessa indifferenza il
-fuoco crepitante, il posto vacante e la ragazza, e involgendosi
-nel ferraiuolo attraversava Venezia fra il fango e l'intemperie per
-procurarsi l'indescrivibile contento di contemplare le invetriate
-del palazzo Orseolo. Le stanze essendo illuminate e la calle oscura,
-si distinguevano abbastanza bene le persone che si avvicinavano alla
-finestra.
-
-Talvolta era un domestico in gran livrea, o il volto color di rosa di
-Don Lio, o la candida parrucca del nobile Partecipazio. Vittore passava
-la sera spiando avidamente ogni movimento, e premendosi il petto
-colla mano quando un'ombra passaggiera gli faceva battere il cuore
-con soverchia violenza. Intanto il vento gli soffiava la pioggia sul
-viso, e lo faceva battere i denti dal freddo. Solo risultato di tali
-prove amorose era una qualche violenta infreddatura che lo confinava a
-letto per tre giorni. Così non giungeva mai il momento del lavoro e del
-giudizio, e passavano i mesi coi soliti prodotti del dolce far niente.
-
-La convalescenza riconduceva l'infelice innamorato sotto la cappa
-del camino, e ristabiliva le conversazioni colla Maddalena. La buona
-ragazza compiangeva le sofferenze di lui, gli riscaldava le tisane per
-la tosse e gli parlava di sua madre.
-
-Se egli le avesse fatto delle dichiarazioni amorose, essa si sarebbe
-tenuta in guardia, ed avrebbe chiuse le porte del cuore, per istinto
-d'onestà, ma il contegno di Valdrigo rendeva inutile ogni precauzione,
-ed escludeva qualunque pretesto di diffidenza. Ma a quanto sembra,
-l'amore è una passione insidiosa, ed avendo trovate aperte le porte
-del cuore di Maddalena, vi entrò, senza chiederne il permesso. Un bel
-giorno la povera fanciulla si trovò il nemico in casa senza sapere da
-che parte vi fosse entrato, cosicchè mentre Vittore adorava la Silvia,
-la Maddalena adorava Vittore.
-
-
-
-
-XIX.
-
-
-I giorni dell'inverno son brevi e se le cure d'un amore infelice
-assorbono alcune ore e i bisogni della vita alcune altre, che cosa
-resta per lo studio? Aggiungete il tempo perduto in pensieri amorosi ed
-artistici, i sogni del cuore, i voli della fantasia, ed anche il timore
-di non riuscir bene nel lavoro. Certi giovani pensano sempre alle
-grandi difficoltà di compiere un'opera perfetta, all'ingratitudine del
-mondo che non tiene conto delle privazioni, delle pene, delle fatiche
-dell'artista, e così via fino al disprezzo della gloria, fino al
-disprezzo della vita. Sono le solite idee di chi non ha voglia di far
-niente.
-
-Canova in Roma non pensava a queste cose; egli era invaso da una specie
-di febbre, e gli pareva di non mai lavorare abbastanza; non pensava
-alle difficoltà che per vincerle, e alla gloria che per meritarla.
-
-Modellando la creta egli sentiva nell'animo il sublime entusiasmo di
-colui che vede il suo pensiero trasformarsi in realtà, e si agitava
-sotto la foga d'una ispirazione più pronta della mano. Nelle ore che
-riposava dal lavoro della plastica, si dedicava allo studio delle
-lingue straniere, alla lettura delle opere classiche, letterarie,
-erudite ed artistiche, o delineava degli studi dagli antichi modelli
-o dal nudo, apparecchiandosi così un vasto terreno sul quale potesse
-spaziare il suo genio.
-
-Valdrigo studiava in altro modo; passeggiando per Venezia, osservando
-gli effetti della luce sulle sculture dei palazzi, ammirando i colori
-del tramonto sulle nuvole e sull'acque, cercando i motivi delta
-tavolozza della veneta scuola sulle figure dei passanti, sulle quali
-non trovava più le robuste tinte che si ammirano nei quadri degli
-illustri maestri.
-
-O percorreva la laguna sulla barca di Beppo osservando da lontano lo
-stupendo spettacolo della città, che pareva galleggiante sulle acque
-trasparenti, come un'isola fantastica, troppo bella per rimanere sulla
-terra, troppo grave di peccati per salire verso il cielo. Un giorno
-invaso da' suoi sogni poetici, rimase lungamente immobile nella barca a
-contemplare Venezia lontana immersa in un velo di nebbia che la rendeva
-più bella del solito, e ritornando alla riva si trovò tutte le membra
-intirizzite dal freddo. Entrò allora in una bettola, e per riscaldarsi
-tracannò in tutta fretta uno dopo l'altro alcuni bicchieri di vino di
-Dalmazia, e uscì tosto a passeggiare al sole sulla riva. Vagando da una
-strada all'altra si trovò in Campo San Giovanni e Paolo, e sentendosi
-stanco entrò in chiesa ove andava sovente ad ammirare le cospicue opere
-d'arte che abbondano in quel Pantheon delle Venete glorie.
-
-La luce esterna entrava nel tempio illanguidita e variopinta
-attraversando le ampie invetriate a colori; le lampade accese
-davanti gli altari gettavano un riflesso rossastro sulla penombra dei
-monumenti, l'odore dell'incenso si spandeva nella grave atmosfera, e
-contribuiva a rendere misterioso e solenne il sacro luogo. Valdrigo
-entrando a destra si sedette dirimpetto al monumento lavorato da
-Pietro Lombardo, e si mise a contemplare con un occhio istupidito
-l'urna sepolcrale, portata sul dorso da tre guerrieri, sulla quale
-s'erge la statua del doge Pietro Mocenigo. Tutto ad un tratto gli
-parve di vedere che i guerrieri si movessero, e che il principe
-scosso dal lungo sonno aprisse gli occhi. Un brivido gli passò per il
-corpo, si levò in fretta, fece alcuni passi e si sedette nuovamente
-in faccia al Mausoleo del generale Orsino, ma levato lo sguardo vide
-le statue della Prudenza e della Fede che si abbassavano per salutare
-la statua equestre dell'eroe, il quale agitando leggermente le gambe
-sembrava voler conficcare gli sproni nel ventre del cavallo per farlo
-avanzare. Valdrigo, sbalordito, mandò un grido di sorpresa, poi chiusi
-gli occhi si mise a urlare di spavento. Poco dopo sentendosi cadere
-dell'acqua sulla fronte riaperse gli occhi e si trovò circondato da una
-folla d'individui. Allora parve si facesse animo perchè ringraziava
-gli astanti, ma poco dopo soggiunse: — Voi siete certamente gli
-eroi di queste tombe mossi a pietà del mio male. Grazie, Capitano
-Orazio Baglioni, grazie, illustre Bragadino, e voi che mi guardate,
-serenissimi principi Vendramino, Loredano, Morosini, Cornaro,
-lasciatemi in riposo, e ritornate in pace ai vostri Mausolei...
-
-
-
-
-XX.
-
-
-Alla mattina seguente Valdrigo ritornando alla sua dimora trovava i
-poveri pescatori nella più grande inquietudine. Maddalena appena lo
-vide gli si fece incontro dicendogli:
-
-— Non ha avuto disgrazie?... Ove ha passato la notte?
-
-— Nessuna disgrazia... ho passato la notte tranquillamente in un buon
-letto, in casa del sagrestano di san Giovanni e Paolo...
-
-— Come?...
-
-E qui le raccontò ingenuamente l'effetto impreveduto del vino
-di Dalmazia, ajutato dall'incenso e dalla fantasia predisposta
-alle allucinazioni. Gli eroi che lo circondavano in chiesa erano
-naturalmente i devoti attirati dalle sue grida, e il sagrestano accorso
-con dell'acqua per calmare le sue sofferenze. Il bravo uomo mosso a
-pietà per l'accidente del giovane, e conoscendo per pratica che un buon
-sonno lo avrebbe guarito, non volle deporlo sul lastrico, e assistito
-da' suoi colleghi lo trasportò sopra un letto in casa sua, seguendo
-la massima cristiana «fare agli altri quello che si vorrebbe che fosse
-fatto a sè stessi.»
-
-L'apprensione degli ospiti, e certi sospetti di Maddalena finirono con
-una bella risata e con l'osservazione dell'artista: che se il vino di
-Dalmazia fa risuscitare i morti, minaccia per riscontro di far morire i
-vivi.
-
-Intanto erano trascorsi alcuni mesi dal giorno ch'egli s'era proposto
-di darsi seriamente al lavoro senza che nessuna opera compiuta fosse
-uscita dalle sue mani, meno alcuni ritrattini che gettava giù in
-fretta per guadagnare qualche cosa e non rimanere di aggravio a
-sua madre. Come le api che cercano il miele su tutti i fiori egli
-cercava un alimento al suo spirito sulla superficie delle arti, ed
-evitava di penetrare nel fondo ove si trova la gloria, ma a prezzo di
-sudori e di stenti. In quel tempo l'atmosfera di Venezia era pregna
-di molecole soporifere e di emanazioni debilitanti, che penetravano
-nelle fibre umane come una fatale epidemia e le rendeva floscie e
-cascanti. Valdrigo invaso da una passione infelice sciupava il genio
-improvvisando versi ispirati dalla sua diva, o gettava sulla carta
-degli schizzi di quadri futuri, o prendeva il violino e trasfondeva la
-sua anima sulle corde armoniose, dalle quali cavava delle espressioni
-che mancano alla parola umana, ed erano i suoi lamenti dolorosi, o il
-canto delle sue aspirazioni.
-
-Maddalena aveva la sua stanza sopra quella dell'artista, dirimpetto
-alla laguna; i suoi balconi erano adorni di vasi di garofani e di
-geranei odorosi, e quando udiva le soavi melodie del violino, apriva
-la finestra ed ascoltava con religiosa attenzione. L'esalazione dei
-fiori, l'aspetto delle acque azzurre che si confondevano col cielo,
-e quella musica strana, lamentevole, piangente, agitavano i sensi
-della fanciulla innamorata. Erano voci d'amore ch'ella traduceva a
-meraviglia, era il linguaggio d'un cuore derelitto, ch'ella intendeva a
-perfezione, erano accenti d'un'anima solitaria che vagando per l'aria
-andavano a ricadere sopra un'altra anima solinga e non intesa. Le
-deliziose armonie ricercavano i più reconditi recessi di quel cuore di
-dieciott'anni, ma il pensiero funesto che non erano per lei, rivolgeva
-in amarezza l'incanto, e due lagrime furtive uscivano da quegli occhi
-dolenti, e irrigavano le fresche guancie della bella fanciulla.
-
-Quante notti al chiarore della luna Valdrigo contemplando il firmamento
-sereno, suonava a mezza voce il violino, credendo quelle melodie
-trasportate dal vento e perdute nella solitudine, quando invece
-penetravano fatali per una finestra dischiusa ed andavano a ferire un
-cuore innocente, e a turbare un sonno dianzi tranquillo.
-
-Sarebbe inutile il raccontare i mesi e gli anni trascorsi in varii
-progetti, in speranze vaghe e chimeriche, in proponimenti di studio,
-svaniti all'indomani; la vita dell'uomo indolente non lascia traccia di
-sè, e guardando il suo passato egli non distingue un anno dagli altri
-che per rari avvenimenti smarriti in uno spazio vuoto, come il punto
-nero d'una barca lontana sull'oceano.
-
-Finalmente dopo ripetuti tentativi abbandonati e ripresi più volte,
-il pittore si decise di dar principio ad un quadro. Il soggetto,
-apparecchiato in un abbozzo in piccole dimensioni, era una partenza
-per la pesca. Vari pescatori apparecchiavano sulla riva le reti, le
-corde, gli attrezzi marinareschi, alcune donne assistevano alle ultime
-operazioni della partenza, ed esprimevano il dolore del distacco per un
-viaggio talora pericoloso; sul fondo si vedeva la barca ed il mare. Il
-costume nazionale dei pescatori veneziani, i vari atteggiamenti, e le
-diverse espressioni rendevano interessante quella prima composizione
-dell'artista meditata da tanto tempo e preparata da studi speciali.
-Gli ospiti pregati a volersi prestare in qualità di modelli di buon
-cuore aderirono, e Beppo trovò gli altri individui, alcuni dei quali
-vennero rifiutati dal pittore, e si dovette sostituirne degli altri
-di suo gradimento. La vecchia Marta seduta sulla porta a rattoppare le
-reti era una figura degna d'un pennello fiammingo, e la bella Maddalena
-che con un'aria dolente dava l'addio al fidanzato il quale le mandava
-da lontano l'ultimo bacio, era collocata in modo da far risaltare a
-meraviglia le bellezze della espressione e i rari pregi del vezzoso
-modello.
-
-Diede mano alla tela in bella proporzione, e i suoi modelli posavano a
-vicenda davanti all'artista, ora l'uno ed ora l'altro, secondo il suo
-desiderio.
-
-Maddalena vi si prestava con grazia, e la sua espressione era molto
-naturale e diffatti essa non doveva fingere gran fatto per dimostrare
-l'affanno d'un distacco dal fidanzato. Il partire, o il non giungere
-costituiscono l'assenza che causa il dolore; e se per lei realmente
-non partiva un amoroso, certo l'amato non giungeva, o quantunque vicino
-colla persona, era lontano col cuore.
-
-Il pittore assorto nel lavoro non vedeva in Maddalena che una bellezza
-plastica, un tipo di rara perfezione. Il grazioso modello cercava
-nel sorriso del pittore una scintilla dell'anima, egli studiava sul
-modello un'ombra della fronte, una sfumatura delle guancie, la luce
-delle pupille, l'espressione delle labbra passionate, ed osservando
-con uno sguardo d'artista i lineamenti leggiadri e la tinta armoniosa
-del volto, egli esclamava con naturale ingenuità: — Cara Maddalena, voi
-siete una rara bellezza!...
-
-La fanciulla abbassava gli occhi, diventava tutta rossa, e il pittore
-temendo d'averla offesa, soggiungeva: — Scusate, sapete, ma per noi
-altri artisti i modelli non sono donne, ma statue, con la durezza di
-meno, e la morbidezza di più, ma sempre statue!...
-
-Maddalena sospirava, e taceva.
-
-Egli pensava fra sè: — La gloria vale la nobiltà, ed anche più,
-secondo la mia maniera di vedere. Se questo quadro mi riesce, egli
-sarà l'equivalente d'un titolo, egli nasconderà la mia origine, egli
-mi metterà al pari coi più superbi signori. Silvia non isdegnerà
-di compensarmi con uno sguardo, per un'opera che avrà meritati gli
-applausi di Venezia, e chi sa!... chi sa!... gli Orseolo andranno
-superbi d'aver protetto i primi passi dell'artista.... essi chiederanno
-di vedermi, e forse, forse il matrimonio progettato dai parenti non
-avrà più il consenso della sposa. Prima di tutto passano gli anni e il
-conte Leoni non ritorna. Egli sarà innamorato di qualche principessa
-della Corte ove risiede, e non si cura di tornare col pretesto degli
-affari diplomatici, e se tornando dopo una lunga assenza, Silvia
-dichiarasse di non accettare la sua mano!... Chi sa!... talvolta il
-prestigio degli applausi prodigati ad un artista può infondere il
-coraggio in una donna, e Silvia non è donna volgare! La vorranno
-seppellire in un chiostro.... ma non sarebbe il primo caso d'una
-fuga!... Mio Dio! quale ampio compenso alle mie fatiche una parola di
-Silvia che dicesse: — Sono vostra pei diritti del cuore! — vi aspetto
-— scalate il muro del convento, sarò nel giardino a mezzanotte!...
-Una gondola pronta, due valenti rematori, e poche ore dopo si varcano
-i confini, e addio Venezia per sempre!... — E viaggiava con Silvia
-rapita, e la nascondeva nella capanna d'una valle solitaria fra i monti
-lontani, e viveva una vita di delizie vicino alla donna del cuore.
-Con questi sogni andava avanti e lavorava con lena. Arrestato dalle
-difficoltà dell'arte, pensava alla gloria, e alle conseguenze della
-gloria; copiava esattamente Maddalena, ma coll'immagine di Silvia
-davanti agli occhi, e colla speranza nel cuore.
-
-Ogni giorno riprendendo i pennelli e la tavolozza trovava qualche
-difficoltà per rimettersi al lavoro, tanto l'abitudine dell'ozio
-è difficile a lasciarsi vincere, guardava fuori dalla finestra gli
-uccelli marini che svolazzavano sulle acque, poi si stirava le membra,
-sbadigliava, osservava il quadro in distanza, ma la presenza della
-modella che aspettava un suo cenno per mettersi al posto, lo scoteva
-dall'inerzia, e si sedeva davanti al cavalletto. Allora continuava
-materialmente il lavoro, ma col pensiero rivolto a Silvia tornava
-a rimuginare il progetto della fuga, ne prevedeva le peripezie, e
-sfidando audacemente i pericoli incorsi si compiaceva immensamente
-dell'esito finale dell'avventura.
-
-Intanto il quadro andava avanti, e l'artista incominciava a sentire le
-intime soddisfazioni dell'opera avanzata, delle vinte difficoltà, dei
-mirabili effetti ottenuti, e si compiaceva nel contemplare quelle arie
-naturali dei volti, quelle movenze spontanee, e l'insieme armonioso dei
-vari gruppi. Quando usciva un'ora a prender aria non si allontanava
-molto da casa, ma girava in quegli estremi confini della città, ove
-nessun rumore distraeva il suo spirito, e l'aspetto della laguna lo
-teneva nel soggetto del quadro.
-
-Beppo approfittava delle corte assenze di Valdrigo per introdurre in
-casa gli amici e mostrare il dipinto ai vicini. Le comarelle della
-calle entravano chete chete, coi gondolieri della riva, i facchini e i
-fanciulli. Collocati davanti alla tela, la loro ammirazione non aveva
-confini, e le loro esclamazioni di sorpresa rallegravano Beppo in tal
-modo, che sembrava che il pittore fosse lui, ed era tanto superbo di
-vedersi esattamente riprodotto sulla tela che non sapeva frenare il
-suo giubilo. — Guardate, egli diceva, guardate Tita Bosi e Nane Orada
-che tirano la corda, dite se non sono vivi e parlanti?... e quell'altro
-lo conoscete?... e accennava al suo ritratto; e tutti rispondevano in
-coro: guarda Beppo, guarda Toni, guarda Nane.... e la Maddalena, e la
-nonna Marta.... e quella cesta, e quelle reti! oh che bellezza, oh che
-meraviglia, oh che bravura! — poi uscivano ad uno ad uno lodando il
-lavoro, e congratulandosi con Beppo e colle donne. La Maddalena godeva
-in suo cuore del trionfo dell'artista, e ansiosa aspettava il termine
-dell'opera colla speranza di udire gli applausi di tutta Venezia in
-favore dell'uomo che stimava.... ed amava.
-
-Valdrigo ignorando le visite clandestine dei suoi ammiratori non sapeva
-spiegarsi le straordinarie sberrettate, e le profonde riverenze che da
-qualche giorno gli venivano prodigate dai vicini. Il popolo d'allora,
-avvezzo a rispettare ogni superiorità, aveva il buon senso di onorare
-specialmente le qualità personali, e di tenerle come un giusto titolo
-alla stima del pubblico; e la stessa aristocrazia rendeva giustizia al
-merito, e vantava fra le glorie della patria gli artefici insigni che
-l'avevano illustrata colle loro opere.
-
-Un giorno, di quelli che s'erano fatti più rari, ma che non erano
-intieramente scomparsi dalla esistenza del pittore, Valdrigo si sentì
-un irresistibile bisogno di far niente.
-
-La ragione voleva ritenerlo al lavoro, il capriccio resisteva, e
-cercava pretesti per vincere.
-
-Una voce arcana gli ripeteva: — Sta in guardia!... Un passo sul
-declivio, e il fondo t'inghiotte! — Un'altra voce soggiungeva: — Il
-riposo è necessario all'uomo, esso rimonta le forze, e giova al lavoro
-— infatti il capriccio sosteneva che la ragione aveva torto; La ragione
-soccombette alla lotta, perchè lo spirito d'inerzia si era alleato un
-desiderio d'amore; Valdrigo sentiva un'altra voce che con irresistibile
-attrattiva lo chiamava da lontano, e gli diceva: — Vieni ad ispirarti
-davanti al santuario che rinchiude la tua divinità, l'aspetto di quelle
-mura infonderà nuove fiamme al tuo genio! — Chi avrebbe resistito a
-quella voce?... Rimandò i suoi modelli, e preso il cappello se ne andò
-fantasticando per la strada, e cercando lo scioglimento d'un problema
-che gli tornava importuno allo spirito: — Se Silvia, egli pensava fra
-sè, fosse un giorno costretta dalla spietata severità de' suoi parenti
-di vestire l'abito monacale, è evidente che nel giorno della fuga non
-potrebbe conservare quelle vesti, che renderebbero ardua e pericolosa
-l'impresa!... Quale sarebbe il modo più opportuno per evitare questo
-ostacolo?...
-
-E cercando uno stratagemma plausibile camminava attraverso il labirinto
-delle calli che conducono in Piazza, da ove pensava indirizzare i
-suoi passi verso i balconi del palazzo Orseolo, da qualche tempo non
-visti. Giunto sotto la torre dell'orologio la gente s'era accalcata
-davanti una bottega di caffè, e impediva il passaggio. La curiosità è
-contagiosa, ed egli divenuto curioso fra i curiosi, si spinse avanti
-per iscoprire l'oggetto della pubblica attenzione. Alcune carte
-stampate pendevano alle invetriate della bottega, e sovra d'esse gli
-parve di vedere il nome di Silvia, ma una nube gli offuscava la vista,
-e il sangue gli montava dal cuore al cervello con tale rapidità che non
-fu in caso di leggere più oltre. Fattosi animo alquanto, e facendosi
-largo fra la folla, giunse alfine davanti alle carte e vide una serie
-di sonetti e canzoni, che portavano la seguente intestazione: — Per
-le inclite nozze della nobile donzella Silvia degli Orseolo, con sua
-Eccellenza il nobile signor conte Alberto Leoni.
-
-Una fiamma repentina gli tolse la vista, lo colse un capogiro, e
-barcollando come un briaco uscì da quella folla, ad uno pestando i
-piedi, ad un altro lasciando andare i gomiti nello stomaco, urtando
-e rovesciando ogni cosa che gli si parasse d'innanzi, e gesticolando
-per la strada scomparve, sollevando dietro a sè i lamenti delle sue
-vittime che lo guardavano fuggire indispettite e sorprese, come chi
-s'imbatte a caso in un matto. Ristabilito l'ordine nella folla, i
-curiosi continuarono a deliziarsi nella lettura dei versi di Don Lio il
-quale celebrava le auspicate nozze mettendo a contribuzione il Parnaso,
-e facendo nuove vittime fra le stanche Muse, il vecchio Apollo, il
-decrepito Imeneo, e gli altri suoi martiri dell'Olimpo.
-
-
-
-
-XXI.
-
-
-Valdrigo, quasi uscito di senno, rientrava in casa cogli occhi
-stralunati, ribaltando l'arcolajo della nonna che seduta pacificamente
-sull'uscio, stava dipanando una intricata matassa. Rientrato in stanza
-diede un calcio così potente al cavalletto che mandò in aria la tela
-la quale ricadde sull'armadio sopra alcune tazze di caffè che volarono
-in mille scheggie, ribaltò un tavolo che sosteneva i colori e i suoi
-libri; l'olio da dipingere andò ad allagare le sue carte, le sedie
-andarono a cadere sulle sedie, e v'ebbe un tale baccano indiavolato
-che tutti i vicini si gettarono alle finestre per vedere se cascava il
-mondo.
-
-La Maddalena spaventata corse precipitosamente nella stanza, e vide una
-specie di caos, e Valdrigo ai piedi del letto privo di sensi. Chiamò
-aiuto; Beppo giunse dalla riva, e vedendo il quadro rovesciato lo levò
-dall'armadio, e l'osservò attentamente; per fortuna era salvo meno
-qualche striscia, se lo prese con molte precauzioni, e lo trasportò in
-una stanza più sicura.
-
-Maddalena spruzzava con acqua fresca il pallido volto del giovane,
-Marta apportava dell'aceto, Beppo ritornava nella stanza, e levando
-da terra Vittore, lo spogliava, e lo collocava nel letto. Ma tutte
-le loro cure non valsero a fargli riavere i sensi smarriti. Beppo
-corse alla più vicina farmacia, e poco dopo ritornò con un medico il
-quale esaminato attentamente il malato lo dichiarò in grave stato per
-violenta congestione cerebrale, gli fece un abbondante salasso, ordinò
-dei senapismi alle gambe, ed il riposo assoluto.
-
-Nei vaneggiamenti della febbre egli mormorava delle parole confuse fra
-le quali l'attenta Maddalena udì sovente il nome di Silvia.
-
-La malattia perseverava nella sua gravità e quindi i poveri pescatori
-pensarono di avvertirne la madre col solito mezzo del curato, indicato
-da Valdrigo. Beppo andò a prenderla a Mestre, e la buona Rosa accorse
-al letto del figlio che la riconobbe e mostrò coi cenni il contento
-di averla vicina e con uno sguardo commosso ringraziò Maddalena alla
-quale attribuì la delicata attenzione. La Rosa e Maddalena vegliavano
-al letto dell'infermo e gli prodigavano tutte quelle cure che i più
-nobili affetti ispirano alla donna e che sono i validi ausiliari della
-scienza. La buona madre chiedeva alla fanciulla le origini della
-malattia di suo figlio, ed essa rispondeva che il medico accusava
-il sole di aver causato l'accesso, ma non si mostrava convinta del
-giudizio; le rivelazioni raccolte l'avevano persuasa che se Vittore
-era vittima delle funeste influenze d'un astro, quell'astro non dovea
-essere il sole.
-
-La bellezza di Maddalena, e le sue attente e perseveranti prestazioni
-convinsero ben tosto la chiaroveggenza della madre dell'affetto della
-fanciulla per suo figlio, e la andava studiando col più vivo interesse
-cercando di scoprirne le diverse qualità, i pregi e i difetti per
-trarne partito a suo tempo. Le loro reciproche confidenze a mezza
-voce servivano all'intento: e in pochi giorni la Rosa fu convinta che
-Maddalena era una buona ed onesta ragazza, che avrebbe potuto formare
-la felicità di Vittore.
-
-A poco a poco il male diminuiva d'intensità, e il medico nelle sue
-visite aveva cessato di far quei cenni colla testa che volevano dire
-— affar grave! — Il malato incominciava a parlare, e quando la Rosa si
-trovava sola con lui lo interrogava da lontano sugli ospiti. Non tardò
-ad avvedersi, con sua grande sorpresa, che il figlio non pensava punto
-a Maddalena, o l'amava colla riconoscenza d'un amico, colla affezione
-d'un fratello.
-
-Valdrigo teneva chiuso in seno il segreto del suo amore infelice,
-e della fatale sorpresa che lo aveva colpito, egli spiegava i
-sintomi provati, i capogiri, l'esaltazione cerebrale e la successiva
-spossatezza, ma ne taceva le cause.
-
-Maddalena custodiva il segreto delle confidenze della febbre, forse
-per delicato sentimento, forse per iscoprire più facilmente le traccie
-della possente rivale. Ma il suo amore rinchiuso cresceva d'intensità
-in ragione della pressione sofferta e le sue guancie impallidivano, e
-i begli occhi illanguiditi rivelavano le interne lotte d'una passione
-agitata dalla gelosia.
-
-La Rosa attribuiva l'abbattimento di Maddalena alla veglie prolungate,
-e le ne faceva un merito presso Vittore, il quale voleva pagare il suo
-debito di riconoscenza colle più dolci espressioni, cogli elogi più
-eloquenti che inacerbavano la piaga; e credendo di recare il balsamo
-apportavano il fiele.
-
-Il medico propose che la convalescenza si facesse in campagna, e questo
-consiglio piacque al malato ed alla madre; dispiacque a Maddalena.
-Ma la Rosa se ne avvide e trovò un pronto rimedio. Essa voleva
-ricompensare in qualche modo le cure che gli ospiti avevano prodigate
-a suo figlio, e si proponeva in pari tempo di secondare l'affetto di
-Maddalena, e di ottenere da Vittore un sentimento pari che li avrebbe
-resi entrambi felici. Invitò dunque Maddalena ad accompagnarli a
-Saltore, e a rimanersi qualche tempo con loro. A questo invito un
-lampo di felicità brillò negli occhi della amorosa fanciulla, tanto più
-lieta quanto più Vittore ne sembrava soddisfatto. Qualche difficoltà
-insorta per le opposizioni di Beppo e della vecchia Marta venne presto
-appianata dalla volontà di Maddalena, e dalle promesse della Rosa, e
-prese le opportune disposizioni partirono per Mestre nella barca di
-Beppo. Colà presero a nolo una vettura che li condusse felicemente a
-Saltore.
-
-
-
-
-XXII.
-
-
-Era di primavera. Le prime fogliette spuntavano dagli alberi, e l'aria
-tiepida esalava il soave profumo delle prime violette. La giovane
-veneziana non era mai uscita dal suo nido, la sua infanzia s'era
-passata sulle rive della laguna, in un'aria pregna di emanazioni
-saline, commista all'ingrato tanfo dei canali ed alle esalazioni
-di pece delle barche. I suoi occhi avvezzi all'azzurra superficie
-dell'acqua, o al freddo aspetto dei muri, non si erano mai posati sopra
-una vasta campagna. Essa non aveva mai contemplato la natura rurale che
-nei prodotti degli orti delle isole, esposti nei cestoni dell'erberia;
-e i pochi alberi dispersi fra le case, e i modesti vasi di garofani
-e geranei della sua finestra, erano per lei i soli rappresentanti del
-regno vegetale.
-
-Il movimento continuo della città, il canto dei gondolieri, le ciarle
-delle donnicciuole, le baruffe dei facchini, le diverse grida dei
-pescatori e dei vari venditori ambulanti che annunziano per le strade
-le loro merci avevano sole risuonato alle orecchie della fanciulla, con
-l'accompagnamento delle musiche dei menestrelli vagabondi, e del suono
-delle campane, tutti rumori che confusi fra loro danno un certo suono
-generale che si potrebbe chiamare la voce delle calli di Venezia.
-
-Al Saltore la scena era affatto diversa, il silenzio della notte non
-era interrotto che dal canto dei grilli e da qualche latrato dei cani,
-al giorno era la canzone degli uccelletti fra gli alberi, le varie voci
-degli animali domestici, lo stormire delle fronde agitate dagli aliti
-della primavera.
-
-Il verde tappeto dei prati si smaltava di bianche margherite, e gli
-armenti vaganti per la campagna mandavano i loro muggiti, come un
-saluto alla pace che regnava dovunque.
-
-Nella rustica dimora, l'abbondanza prodigava i suoi doni. Non era più
-come a Venezia, ove ogni cosa si misurava in proporzioni meschine, ove
-sul tavolo della cucina si vedeva una libbra di farina, un bicchiere
-di latte, un cavolo, un pollo, un piattello d'insalata; nella cucina
-del colono entravano ampi catini di latte, cesti ricolmi di erbaggi,
-il farinaio riboccava di farina, gli scaffali di formaggi, e dalle
-travi affumicate pendevano i salami ed il lardo. Il cortile brulicava
-di polli, e il bravo Osvaldo aveva introdotto sotto al portico alcuni
-alveari che gli davano ogni anno un miele dorato, eccellente.
-
-Rosa faceva gli onori della casa alla sua ospite meravigliata di tanta
-agiatezza, sorpresa del nuovo spettacolo dei costumi campagnuoli.
-
-Durante l'assenza della moglie, Zammaria era un uomo impacciato e
-disperato. La casa gli pareva un deserto, i polli erano inquieti, il
-majale grugniva dalla fame, il gatto miagolava, il cane da guardia
-giaceva malinconico in un angolo del cortile, dopo d'aver invano
-cercato la sua padrona da ogni parte. Il ritorno di Rosa fu una vera
-festa per tutti, il cane le saltava addosso urlando ed abbajando dalla
-gioia, tutti gli animaletti le correvano incontro, il maiale dava
-segni evidenti di soddisfazione, i figliuoli la baciavano, e Zammaria
-sbalordito rimaneva immobile in mezzo del cortile, si cavava la beretta
-di lana per inchinare Maddalena, e rideva colla bocca, mentre due
-grosse lagrime di consolazione gli correvano giù per le guancie.
-
-La Rosa gli corse fra le braccia, lo baciò in viso e tutti entrarono in
-cucina. Allora disfatti i bagagli saltava fuori una bella giacchetta
-pel marito, una berretta col fiocco per Osvaldo, e fazzoletti rossi e
-variopinti per gli altri. Poi vennero i rinfreschi, il latte, le frutta
-per la bella veneziana, che tutti guardavano colla bocca spalancata e
-gli occhi sorridenti.
-
-Maddalena osservava quel quadro di felicità, e pensava come sarebbe
-bella la vita in questa pace, accanto all'uomo amato, in mezzo ad
-una famiglia contenta! La Rosa presso a poco pensava egualmente, e
-rifletteva che per Vittore una signora sarebbe una vera disgrazia,
-una contadina troppo poco, e faceva i suoi castelli in aria. Si
-potrebbe, diceva fra sè, restaurare la casa con poca spesa, Vittore
-farebbe dei bei santi per le chiese, Maddalena lo renderebbe felice,
-e mi assisterebbe nelle faccende di famiglia, saremmo tatti uniti!
-e si proponeva di mandare alcune candele alla Madonna della Neve per
-ottenere questa grazia.
-
-Vittore per sua parte pensava: — Silvia è la più divina creatura che
-abbia vissuto sulla terra, i suoi sguardi mi sono fitti nel cuore con
-indelebile fermezza, mi par sempre di vedere quell'occhio limpido e
-profondo, azzurro come il cielo, veggo sempre la sua bocca soave, ahimè
-la sento ancora sulle labbra!
-
-Orgoliosi! egli ripeteva fra sè, orgoliosi! gettare un fiore del
-paradiso fra le braccia d'un vecchio consumato dagli stravizi,
-soffocare le aspirazioni di quel cuore innocente per considerazioni
-ambiziose!... No! essa non può essere rea d'un oblìo contro natura,
-essa fu vittima d'un pregiudizio fatale!... — E la sua mente lottava
-e si agitava fra l'amore e l'odio, fra l'affetto per Silvia, fra il
-disprezzo pei nobili inumani, e quella violenta passione dominava
-tutte le facoltà di quell'anima esaltata dalle aspirazioni del cuore e
-amareggiata dai disinganni della vita!
-
-Nelle ore della solitudine, Valdrigo viveva concentrato in sè stesso
-coi pensieri condensati dall'affetto, evocava le immagini del passato,
-riviveva nei giorni felici, conversava col suo idolo, lo circondava
-d'un prestigio fantastico, lo adorava con tutte le forze del cuore.
-Richiamato alla vita reale da qualche accidente volgare, chiudeva
-nel cuore e nella mente le sensazioni e i pensieri reconditi, come
-si chiudono le lettere d'una amante riamata entro ad una cassettina
-segreta per rileggerle e ribaciarle a suo tempo; e usciva dalla sua
-stanza col volto sereno, coll'aspetto tranquillo, avendo preso il
-partito di dissimulare le interne agitazioni con una superficie calma,
-di vivere con lei sola nella segreta intimità dell'anima, e di vivere
-con tutti secondo le convenienze della comune esistenza.
-
-La gratitudine che provava verso Maddalena per le cure ricevute lo
-obbligava a mostrarsi cortese ed affettuoso, ed a renderle gradevole
-e lieto il soggiorno di Saltore. Quindi scherzava con lei, e le
-indirizzava sovente quei complimenti abituali, che i giovani usano
-con le ragazze, e sono parole che spuntano spontanee sulle labbra
-all'aspetto della gioventù e della bellezza. Ma essa le ascoltava con
-grande attenzione, se le metteva da parte, le pesava colle bilancie
-dell'oro, e se le teneva come tante dichiarazioni mascherate d'un amore
-incipiente e forse troppo timido, per manifestarsi a volto scoperto. In
-fondo non erano che paglia, ma vicino al fuoco del cuore, sollevavano
-un incendio.
-
-Ogni giorno egli la conduceva al passeggio, e le ingenue sorprese
-della fanciulla alla quale tutto era nuovo, gli eccitavano una ilarità
-superficiale e burlesca. Ella che lo vedeva sempre cupo, si attribuiva
-il merito di scacciare le tetre nubi di quell'anima misteriosa, e di
-ricondurre i giorni sereni.
-
-Una mattina passeggiavano per le strade deserte di Vascon, e giunti
-davanti al palazzo degli Orseolo, Maddalena voleva entrare per vedere
-il giardino. Valdrigo le disse che dopo uscito da quella casa, non vi
-aveva più riposto il piede, e non voleva rimetterlo, perchè l'orgoglio
-di quei signori, rendeva amaro il beneficio ricevuto. Maddalena
-guardava pei cancelli le statue e le ajuole fiorite, e Angelo Rotondo
-fingendo di non vedere nessuno faceva segno col gomito a Fiorina,
-dicendo: — Guarda un po' se l'ha trovata la sua veneziana, e più
-bella della padroncina. Questa è proprio un bel pezzo di ragazza, un
-bocconcino che mette in appetito.
-
-— Taci su, birbonaccio, — rispondeva Fiorina, — sei proprio come il
-lupo che perde prima il pelo che il vizio.
-
-Maddalena ricondusse in campo la storia degli Orseolo, che Valdrigo
-le aveva raccontata a suo modo sotto la cappa del camino a Venezia,
-e volle sapere il nome d'ogni singolo individuo componente l'illustre
-famiglia. Quando udì il nome di Silvia, sentì come una punta nel cuore,
-e il suo volto espresse l'impressione dolorosa, ma Vittore non se ne
-avvide, ed essa non osò spingere le ricerche più avanti; ma disse fra
-sè: — Ecco trovata la Silvia, che Vittore invocava nei vaneggiamenti
-della febbre.
-
-Un'altra volta ritornando sullo stesso discorso, seppe che la nobile
-fanciulla era andata a marito, ma questa notizia non valse gran fatto a
-calmarla. Ne parlò alla Rosa con aria d'indifferenza, e i suoi sospetti
-ebbero nuovo alimento dalle spiegazioni della buona donna che volendo
-giustificare suo figlio lo accusava, ed imbrogliava l'intrigo.
-
-Le cose erano a questo punto quando un giorno giunse Beppo da Venezia
-all'improvviso. La cucina della Marta non gli andava troppo a sangue,
-la buona vecchia gli aveva bruciata una frittura di sogliole, la casa
-era in disordine, ed egli richiedeva sua sorella. Non ci fu caso di
-protrarre il soggiorno della ragazza, Beppo doveva partire per la
-pesca, la nonna Marta era sorda, e non si fidava di lasciarla sola a
-Venezia. Maddalena dovette cedere, e lasciò i buoni coloni con dirotte
-lagrime; essa sarebbe rimasta per sempre in quel beato soggiorno, Rosa
-la baciò colla tenerezza d'una madre, la consolò con future speranze, e
-la congedò colle dolci parole: — A rivederci presto.
-
-Partì con Beppo, ma il suo cuore rimase a Saltore; l'ultimo sguardo
-dato a Valdrigo avrebbe commosso una pietra: Vittore pensava fra sè: —
-Potessi almeno rivedere Silvia, e disse ad alta voce alla fanciulla: —
-Addio, buona Maddalena, a rivederci fra pochi giorni a Venezia, che qui
-non ci posso più stare.
-
-Queste parole, che essa interpretava a suo modo, furono la sola
-consolazione della fanciulla durante il suo viaggio, nel quale
-si sforzò a gran fatica di reprimere le lagrime e di soffocare i
-singhiozzi.
-
-
-
-
-XXIII.
-
-
-L'aria pura ed elastica che spira dalle montagne e dal Piave ristabilì
-in breve tempo la salute di Valdrigo, che ritornò a Venezia sano di
-corpo, ma con l'anima lacerata dall'amore e dall'odio. Nel tempo che
-visse in casa Orseolo ebbe agio di conoscere le depravate abitudini
-d'una molle nobiltà che decaduta dall'antico splendore aveva deposte
-le armi, e s'era data al far nulla ed al vizio. Questa classe
-infiacchita dominava la repubblica, comandava a Venezia con un orgoglio
-proporzionato alle glorie passate, e teneva il popolo a vile come una
-razza inferiore di sangue plebeo, condannata a servire. L'oltraggio
-sofferto in casa Orseolo e l'amore infelice avevano inasprito il
-cuore di Valdrigo, e la sua mente esaltata esagerava l'ingiustizia
-dei privilegi e i difetti del governo. Egli andava quindi meditando il
-modo più opportuno d'umiliare la superbia dei nobili, di ristabilire i
-diritti del popolo, di demolire i pregiudizi, di emancipare la patria
-dal dominio d'una aristocrazia orgogliosa e decrepita. Succede troppo
-spesso negli Stati che le passioni politiche si alimentano di privati
-rancori, e gli odii diventano spietati perchè confondono il bene della
-patria colla brama di particolari vendette. Ogni congiura rappresenta
-un bisogno, ogni bisogno si accompagna ad interessi, nei quali talora
-le speranze dell'individuo prevalgono alla fede del cittadino. Così
-nessun Governo potendo soddisfare ogni suddito, ogni Stato ha i suoi
-malcontenti che mormorano, pronti a denigrare le migliori intenzioni,
-attenti ad esagerare ogni fallo, ad avvalorare ogni sospetto, a
-spargere false notizie, ad attizzare le passioni.
-
-Il popolo di Venezia era semplice e tranquillo, soddisfatto nei
-bisogni e nei gusti della vita, lusingato da sempre nuovi passatempi,
-orgoglioso delle glorie d'una patria ammirata da tutti, egli amava e
-rispettava il suo governo, e giudicava le ineguaglianze sociali come un
-destino inappellabile, una eterna necessità, una volontà della divina
-provvidenza.
-
-Soltanto alcune menti filosofiche che meditavano i progressi sociali
-e osservavano i sistemi invecchiati, e con occhio perspicace ne
-scoprivano i difetti, prevedevano gli inevitabili mutamenti del tempo.
-
-Il movimento della Francia, non ostante le precauzioni del Governo per
-tenerlo segreto, penetrava in Venezia, come la luce del mattino entra
-in una stanza per gli spiragli delle imposte chiuse e delle cortine
-distese.
-
-I filosofi francesi avevano i loro seguaci nella repubblica, e le nuove
-dottrine battevano in breccia l'edifizio diroccato dai secoli e guasto
-dagli abusi.
-
-Si temeva ancora la severità del Governo, ma nel segreto del gabinetto
-si divoravano i libri che venivano dalla Senna, tradotti nella Svizzera
-e in Olanda.
-
-I dettami della ragione, e i diritti dianzi incontrastati, ma
-finalmente analizzati con fina critica e anatomizzati con implacabile
-verità scotevano dalle fondamenta le leggi avite. I frizzi, i sarcasmi
-scemavano il prestigio delle antiche istituzioni, i diritti dei nobili
-e i doveri dei plebei si confondevano nei diritti dell'uomo, e uno
-scetticismo spietato surrogava la venerazione d'ogni autorità.
-
-Alle ragioni dei filosofi si associavano le querele e le accuse dei
-malcontenti i quali si reclutavano fra gli ambiziosi delusi, fra
-gl'invidiosi, fra i rovinati dal giuoco o da cattive speculazioni, e
-che speravano rifarsi disfacendo gli altri e sovvertendo l'ordine, per
-abusare del disordine. Infatti tutte le umane passioni apportavano
-il loro contingente alle idee di riforma, nate nelle menti sublimi
-d'uomini immortali, secondate dai piccoli cervelli, dalle torbide
-aspirazioni, dai minuti interessi di volgari litiganti.
-
-L'amore deluso spinse Valdrigo nella corrente, trascinato in buona
-fede dalle apparenze d'una filantropia che incominciava da sè, e d'una
-politica che allo scopo di sopprimere i disordini, voleva immergere il
-mondo nel caos per rifarlo. Frammischiandosi ai malcontenti e facendo
-lega con loro, il giovane artista trovò facile adito nei conciliaboli
-segreti, e a poco a poco guadagnando terreno meritò la stima e la
-confidenza dei compagni che gli proposero d'iniziarlo nella vasta
-associazione dei Franchi-Muratori.
-
-Avendo accettato con giubilo la proposta venne iniziato alla setta
-con tutti i misteri allora usati. La loggia dei Franchi-Muratori si
-era stabilita a Venezia in una casa posta nella deserta contrada di
-San Simeone grande, in un sito appellato _Rio Marin_, di proprietà del
-procurator di San Marco Contarini, allogata a pigione ad un Colombo[6].
-
-Una notte Vittore Valdrigo fu introdotto in tale casa da due amici,
-che dopo attraversata la camera detta _delle riflessioni_, lo fecero
-entrare nel _Tempio_, locale bujo colle pareti tappezzate di panno
-nero. Nel mezzo sorgeva un trono coperto di drappo turchino guernito
-di trine d'oro; e vedevasi uno specchio con cortina di velo ceruleo,
-che ad aurei caratteri aveva a trapunto la seguente iscrizione: SE
-AVETE UN VERO DESIDERIO, SE AVETE CORAGGIO ED INTELLIGENZA, TIRATE
-QUESTA CORTINA ED APPRENDETE A CONOSCERVI. — Un lettuccio coperto di
-nera tela sopra cui stava impressa una croce bianca e rossa ed un ramo
-d'ulivo; tre gradini con vari candelabri; una piramide; un quadro a
-chiaroscuro rappresentante un sasso ed una squadra col motto: DIRIGIT
-OBLIQUA; altro quadro nel quale era dipinta una nave trabalzata da
-burrasca colla sentenza: IN SILENTIO ET SPE FORTITUDO NOSTRA; un
-terzo quadro colle immagini di una colonna a spira e di una squadra,
-leggendovisi sotto: IN PRÆSENTI MODO ADHUC STAT; la statua di Cupido
-cogli occhi bendati, e da ultimo un telaio con una pelle tesa dipinta a
-geroglifici, standovi appeso un maglio per batterla a guisa di tamburo.
-Quivi gli bendarono gli occhi e lo accompagnarono nella sala vicina che
-si chiamava la Loggia. Colà fattolo sedere in una scranna a braccioli
-gli dissero che qualora udisse tre colpi si sbendasse. Appena uditi
-i tre colpi si tolse la benda e si trovò dirimpetto ad una tavola
-coperta da un bruno tappeto sopra cui stavano un teschio, un lumicino,
-e la iscrizione: Pensaci bene. Pendevano intorno ai muri cazzuole
-e martelline dorate, spade con elsa d'argento e di acciajo, stili,
-fazzoletti bianchi macchiati di sangue, ossarii, anfore e altri oggetti
-bizzarri.
-
-Poco dopo entrarono alcuni individui coperti di lunghe vesti nere col
-bavero turchino orlato di bianco, alle cui estremità risaltavano una
-piccola squadra e due spadine incrociate di metallo dorato. Erano
-le cariche della Loggia: il Venerabile, il Vigilante, il Fratello
-terribile, il Maestro delle cerimonie, il Tesoriere, l'Elemosiniere, il
-Segretario, e il Grande Esperto; il quale fattosi innanzi al candidato
-gli disse: — Udite le massime principali dei Liberi Muratori, e i
-tremendi castighi inflitti ai traditori, — e con voce lenta e grave, in
-mezzo al generale silenzio pronunciò queste parole: — «Dio ha creato
-l'uomo in libertà naturale e pienissima, siamo quindi tutti eguali.
-La libertà non si restringe senza grave ingiuria verso Colui che a
-tutti la diede. Per questa pienissima libertà naturale a noi tutti così
-benignamente impartita, Dio s'appaga dell'omaggio degli atti interiori,
-e non cura le esterne cerimonie. A Lui solo spetta il dominio assoluto
-della terra ove pose l'uomo il quale violando la libertà naturale della
-creatura, insulta il Creatore. Ora la Maestà suprema di Dio è stata
-lesa, e l'umana libertà poco meno che distrutta dalla malvagità degli
-usurpatori del diritto comune, che con colpevole violenza assunsero
-gli attributi dell'Essere Supremo, e dominarono sulla ignoranza degli
-uomini, i quali permisero tale usurpazione a proprio danno, e ad
-oltraggio della giustizia di Dio! È dunque grande e nobile impresa, e
-degna d'uomini onorati ed onesti quella di togliere l'umanità dalle
-tenebre dell'ignoranza e dalle pressure della tirannide, è un sacro
-dovere l'armarsi contro gl'infami usurpatori, ed anche ucciderli
-essendo rei d'usurpazione verso i diritti degli uomini e la divina
-podestà! Nè cotanto nobile e generosa impresa viene interdetta
-all'ebreo, al protestante, al cattolico, al maomettano o a qualsiasi
-setta, avvegnachè a tutti interessi altamente l'umana libertà e la
-divina potenza! Ardua però e tremenda è l'impresa, dovendosi lottare
-con forze organizzate e possenti, laonde si rende necessaria la scelta
-d'uomini di solida tempra, di spirito forte ed ardito. Il segreto deve
-essere inviolabile, pena la morte! piuttosto che svelare l'arcano e
-tradire la nostra società, il fratello deve lasciarsi estirpare le
-viscere e svellere il cuore dal petto senza proferire un accento; chi
-non si sente forte abbastanza per giurare sulla sua anima di conservare
-il silenzio anche a queste condizioni, si alzi, e si allontani...»
-
-Valdrigo rimase fermo al suo posto. Allora il Fratello terribile
-snudandogli un braccio ed una gamba, e bendatolo di nuovo lo condusse
-in altra stanza. Colà gli venne chiesto il nome, il cognome, il padre,
-la patria, la professione, e gli annunziarono un salasso e delle botte
-di fuoco. Valdrigo rimase imperterrito, e non gli fecero niente. Allora
-una voce profonda gli chiese cosa volesse, ed egli rispose — la luce
-— che così gli avevano prima insegnato. Allora toltagli nuovamente la
-benda si vide in faccia d'una fiamma, circondato da spade colle punte
-rivolte verso il suo petto, e la solita voce gli diceva: — In qualunque
-tempo della vita sarete difeso — e avanzatosi d'un passo gli venne
-ordinato di appoggiare una mano sul vangelo aperto sopra un tavolo,
-e di giurare obbedienza e fedeltà. Dopo di che chiamandolo fratello e
-baciandolo in volto gl'indicarono i toccamenti o segnali per conoscere
-i soci, che consistevano nel mettersi una mano sotto la gola; o colla
-mano sinistra prendere l'indice della destra e dargli col pollice
-tre colpi. Gl'insegnarono inoltre una parola d'ordine, e il modo di
-servirsene. Finite le cerimonie si sedettero ad un banchetto fraterno
-ed alla parola — mano all'arme — fuoco — bevettero porgendo un brindisi
-al fratello principe di Brunswich, alla madre Loggia di Londra, e ai
-fratelli di Venezia![7]
-
-Valdrigo dopo quel giorno prese parte esattamente a tutti i segreti
-convegni della setta, ed ebbe libri e comunicazioni importanti sui
-movimenti della rivoluzione francese. Le notizie estere venivano
-raccolte da viaggiatori espressamente spediti, i quali talvolta
-appartenevano alle classi sociali più elevate. Angelo Quirini che
-sedeva in Senato faceva parte della Loggia, e visitò i confratelli
-della Svizzera e di alcune città della Francia, e venne accolto ed
-ospitato a Ferney da Voltaire. Altri viaggi in varie parti d'Italia,
-in Germania ed in Svizzera vennero fatti dai due Liberi Muratori
-Sebastiano Grotta e Francesco Battagia, ragguardevolissimi patrizii,
-e i gran Maestri e graduati convennero in una Dieta Generale Massonica
-aperta a Wilhemsbad nel granducato di Assia-Darmstadt[8].
-
-Nelle riunioni dei Franchi Muratori Valdrigo riconobbe con sorpresa
-molti veneti patrizii che aveva veduti in casa Orseolo, e che erano
-stimati solidi sostegni del Governo e degli abusi prevalsi. Fra questi
-egli notava Girolamo Giustinian, Bernardo e Lorenzo Memmo, Alvise
-Pisani, Morosini, Soranzo, Falier Erizzo, Andrea Tron e Giovanni
-Pindemonte. V'erano tre parrochi, quello di San Michele Arcangelo,
-di San Maurizio, e di San Giovanni Crisostomo, e perfino un Gesuita
-Agostino, Signoretti[9].
-
-Strinse particolare amicizia coi due fratelli Giuseppe ed Alessandro
-Albrizzi, distinti amatori di belle arti, e quindi legati d'intimità
-coi migliori artisti di Venezia.
-
-Allo scopo di propagare le massime adottate, Valdrigo si frammischiava
-col popolo; e per non eccitare sospetti indossava le vesti dei
-pescatori. Portava i zoccoli di legno cogli alti talloni, le calze
-lunge sopra i calzoni, la maglia a larghe righe bianche e cerulee, il
-ruvido cappotto col cappuccio, il berretto dei chioggiotti. Seduto
-con Beppo e gli altri battellieri intorno ai tavoli delle bettole
-affumicate trincava alla salute dell'avvenire, mentre il presente se
-ne andava coi vortici di fumo della sua pipa di terra cotta. Le teorie
-dell'eguaglianza sociale solleticavano generalmente i gondolieri senza
-impiego, i pescivendoli senza soldi, e incontravano la diffidenza
-e le opposizioni di quelli che trovandosi al servizio delle case
-patrizie gavazzavano nell'abbondanza, e si sentivano dei bei ducati in
-saccoccia.
-
-Pochi intendevano il vero senso delle dottrine propagate da Valdrigo,
-pochissimi avevano fiducia nelle sue promesse, e in un mutamento
-qualunque. Per altro qualche parola gettata per caso, qualche lamento
-circolante oscurava l'orizzonte, e si sentiva in aria un certo che
-d'inusitato e di strano. I vecchi rimpiangevano i giorni beati della
-loro gioventù, i bei tempi passati, ed accusavano i giovani di perdere
-il rispetto all'autorità e alla vecchiaja, di mettere in derisione gli
-usi e i costumi della patria, di riscaldarsi la testa con novità da
-sognatori e da matti.
-
-Valdrigo censurava l'albagia dei nobili, le loro pretese, i privilegi
-usurpati al popolo, e sforzandosi di pensare alla patria, pensava a
-Silvia, e l'amore soffiava nella politica gonfiando gli argomenti.
-
-Maddalena sollecitava invano il giovane pittore a riprendere il lavoro,
-egli rispondeva col solito _domani_ che aveva servito di risposta alle
-preghiere materne, oppure metteva in campo pretesti d'occupazioni più
-gravi e più utili, o voleva dimostrarle la vanità di un'opera che certo
-non avrebbe raggiunto il merito dei più insigni pittori; e quindi egli
-soggiungeva: quando nelle arti non si perviene a trovare la perfezione,
-è meglio far niente.
-
-E usciva con Beppo, e talvolta giungeva a persuadere la Maddalena ad
-accompagnarli alla pesca; essa non resisteva gran tratto e lieta di
-passare alcune ore con lui s'imbarcava coi pescatori, e uscivano dal
-porto.
-
-La pronta intelligenza serve l'uomo in ogni occasione; e Valdrigo
-non aveva impiegato molto tempo a diventar marinajo. La vita del mare
-aveva fortificato le sue membra, e abbrunato il suo volto. Nei facili
-tragitti egli era in caso di dirigere il timone, ed aveva imparato ad
-issare e ad ammainare le vele, a legar le sarte all'antenna, a gettare
-e raccogliere le reti.
-
-Egli non usciva alla pesca quale semplice spettatore, ma prendeva parte
-alle fatiche dei compagni, e divideva con loro le lotte contro i furori
-del mare.
-
-Maddalena lo contemplava con sorpresa, e ammirava la versatilità
-di quell'uomo, deplorando vivamente che la mobilità del carattere
-gli rendesse impossibile la perseveranza e la fermezza nelle cose
-intraprese.
-
-Nelle ore di bonaccia egli si gettava sul ponte vicino a Maddalena e
-le faceva osservare la sublimità dell'infinito davanti la solitudine,
-e le spiegava i piaceri della navigazione, la libertà del mare, la
-superiorità di quei silenzi, sui silenzi della terra, la bellezza
-di quelle acque azzurre e di quel cielo sereno. Essa lo ascoltava
-con religioso raccoglimento, al tocco delle sue mani fremeva, al suo
-alitare sentiva un tremito in tutte membra, lo fissava in volto con uno
-sguardo d'adorazione, ed egli levando gli occhi al cielo varcava gli
-spazii sulle ali della fantasia, e pensava... alla Silvia.
-
-
-
-
-XXIV.
-
-
-Silvia era diventata la stella di Venezia. La nascita cospicua e
-l'illustre maritaggio l'aveano collocata al primo rango della nobiltà,
-la grande opulenza del conte Leoni la metteva al pari colle più ricche
-famiglie, le grazie della persona, e i vaghi lineamenti del volto le
-assicuravano il primo posto della bellezza, ed era infatto riconosciuta
-da tutti come la più bella fra le belle.
-
-Quando compariva nelle pubbliche feste colla fronte sfolgorante di
-brillanti che davano un singolare risalto al languore degli occhi
-trasparenti e profondi, vestita di ricche stoffe ricoperte di pizzi
-preziosi e di gemme, la folla rispettosa le cedeva il passo e un
-confuso mormorio d'ammirazione irresistibile seguiva il suo passaggio.
-
-Un sorriso misterioso muoveva le sue labbra esprimente la bontà
-rassegnata d'un'anima priva di letizia, e un velo di melanconia
-cresceva la bella espressione de' suoi sguardi.
-
-Dal giorno che l'abbiamo lasciata fanciulla, vittima d'un ingenuo
-impulso del cuore, lunga sarebbe la storia de' suoi intimi pensieri,
-breve quella dei fatti.
-
-La natura e l'educazione, l'istinto e il pregiudizio lottarono nella
-sua candida coscienza con tutta la forza d'una passione segreta. Un
-arcano misterioso s'era svelato con un bacio, il bacio del perdono era
-divenuto il bacio dell'amore, e quelle labbra congiunte per un minuto
-avevano lasciata una traccia indelebile. Quel bacio era un nodo stretto
-dalla natura, rotto istantaneamente dagli uomini; quella lacerazione
-aveva prodotto una piaga e un intenso dolore; i farmachi impiegati per
-sanare la ferita la inasprivano, non erano balsami ma fiele; l'ironia,
-lo scherno, la minaccia.
-
-La fanciulla offesa aveva nascoste le sue pene nei più impenetrabili
-recessi dell'anima, decisa di custodire le sue sensazioni per sè, di
-cedere al mondo quello che il mondo reclama, le apparenze esterne,
-il sorriso delle labbra, le parole di convenzione. — La sua mente
-perspicace, illuminata dai discorsi dei parenti, dagli esempi e dai
-consigli delle amiche, le dimostrava chiaramente l'inutilità d'una
-lotta colla famiglia, e colle convenzioni sociali, lotta ineguale,
-impossibile; che cosa avrebbe potuto ottenere una voce del cuore contro
-il sistema sociale e politico, contro le tradizioni dei secoli, contro
-l'autorità assoluta dei genitori, e la loro onnipotente volontà?
-
-D'altronde una opposizione tenace l'avrebbe confinata in un chiostro, e
-quale sarebbe il vantaggio di tanto sagrifizio?... la tomba prima della
-morte!...
-
-Che cosa chiedeva il suo animo?... un affetto per Vittore. Che era
-l'affetto?... Un pensiero perenne, un'arcana aspirazione, una tenerezza
-misteriosa, un'adorazione sublime... e tutto questo era possibile
-nell'intimo segreto della vita interna, senza turbare l'andamento delle
-cose terrene e l'irrefragabile volontà del destino.
-
-Visse dunque sommessa in apparenza, ma ribelle nel fondo alle
-leggi della sua classe, aspettò il conte Leoni, come si aspetta la
-fatalità, come si aspetta la morte, e pensò a Valdrigo come si pensa
-all'impossibile, o alle cose d'un altro mondo, all'eternità, al
-paradiso.
-
-Era sorvegliata col rigore dei prigionieri di Stato, non parlò mai più
-con Valdrigo; non lo vide che rare volte, da lontano, alla finestra
-per un secondo, o di passaggio alla chiesa. Nessuno se ne avvedeva,
-soltanto i due giovani si scambiavano uno sguardo, un lampo!... ma
-quel lampo teneva vivo il fuoco sacro, ed equivaleva ad un linguaggio
-sublime, il quale bastava ad occuparli intiere settimane nella
-traduzione talora impossibile dei concetti trasmessi.
-
-Così passarono dei mesi, e il tempo, che distrugge gl'imperi e le
-nazioni, esercitava la sua lenta ma inevitabile potenza anche sul
-cuore di Silvia. Il tempo scema ogni dolore e medica ogni piaga, ed
-ogni malato deve sottomettersi al supremo destino di guarire o morire.
-Silvia non guarì interamente, ma la piaga divenne cicatrice segnando un
-solco profondo e incancellabile.
-
-Intanto il conte Leoni, terminata la lunga missione diplomatica che
-lo teneva lontano da Venezia, ritornò in patria, si presentò alla
-futura sposa, e vennero fissate le nozze. Quest'uomo era immerso nella
-politica segreta, e nei raggiri diplomatici di quei tempi minacciosi.
-Conservatore per educazione e per nascita, apparteneva a quel partito
-che non voleva transigere colle novità della Francia, e giudicava un
-pericolo la minima concessione. Passava quindi per implacabile nemico
-d'ogni più ragionevole riforma, ed era odiato dai partigiani della
-libertà, e dalle sètte che volevano abbattere i privilegi e proclamar
-l'eguaglianza. Di ricco censo, avvezzo al lusso delle Corti e splendido
-per le avite tradizioni, egli presentò alla sposa i doni nuziali colla
-prodigalità d'un principe, e gli Orseolo avevano apparecchiata una dote
-degna dell'illustre prosapia, gareggiando collo sposo nella sontuosità
-degli arredi e delle gemme; di modo che il proemio al matrimonio non fu
-per Silvia che una lunga tortura di sartore e modiste che le provavano
-le vesti, e spiegavano davanti ai suoi sguardi le magnificenze delle
-arti, che più solleticavano la vista. I preziosi smanigli, le filze di
-perle, i diademi di brillanti, gli abbigliamenti di broccato, i rasi
-ricamati, gli sciamiti di seta doppia trapunta d'oro, i pizzi e i veli
-trasparenti e leggiadri per vaghezza di disegno, i nastri, le nappe,
-le pelliccie, ed una varietà innumerevole di pannilini d'ogni foggia e
-d'ogni uso.
-
-Il dire che Silvia rimanesse indifferente davanti a tante meraviglie,
-non sarebbe l'espressione del vero, che anzi assorta nella
-contemplazione di tali accessorii, essa dimenticava il principale.
-
-Cosicchè il giorno delle nozze giunse come improvviso, e la pompa
-solenne parve un sogno alla fanciulla sbigottita dagli omaggi delle
-matrone e dei patrizii, e sbalordita dalle cerimonie religiose e
-domestiche. Alla consacrazione davanti l'altare succedettero senza
-posa i rinfreschi, il banchetto, le danze, la musica, e la sua mente
-vacillava confusa fra il bagliore delle faci, il fruscio delle vesti,
-il bisbiglio misterioso e confuso della folla elegante.
-
-All'indomani della festa, un'infelice di più imprecava alla amara
-sorte riservata alla nobiltà ed alla ricchezza, e invidiava i modesti
-sponsali del popolo consigliati da reciproche attrattive e consolati da
-un amore concorde.
-
-Ma il popolo alla sua volta, mancando spesso del necessario, invidiava
-il superfluo dei nobili e così pochi erano contenti. Questa è la sorte
-comune della società, e ancora non si è trovato un sistema di governo
-che renda tutti felici, e crediamo non si troverà così presto; quindi
-la rassegnazione è stata sempre e sarà ancora per lunga pezza una delle
-più belle ed utili virtù.
-
-Silvia, che certo non mancava del superfluo, fra il quale considerava
-anche l'epitalamio di Don Lio, si trovava priva del necessario, che per
-lei era un cuor giovane e amoroso che rispondesse a' suoi sentimenti.
-Legata per legge divina ed umana ai destini d'un estraneo al suo
-affetto, essa soffriva il matrimonio come una malattia della sua razza
-e ne cercava qualche rimedio adottando francamente la vita di Venezia
-che moltiplicando le veglie, i piaceri e le feste, teneva lontani i
-mariti, e liberava le mogli dalle loro noiose assiduità, giudicate
-ridicole dai costumi eleganti, e assolutamente proscritte dalla società
-dei patrizii e rilegate tra le abitudini volgari del popolo.
-
-Così essa trovava la libertà nei legami del matrimonio, tanto è vero
-che le leggi che si allontanano dai dettami di natura non ottengono
-lo scopo che si propongono, e si conservano apparenti nella forma, ma
-illusorie nel fondo. Di tale libertà però Silvia non abusava, chè se
-i tempi corrotti autorizzavano e rendevano facili gl'intrighi, l'amor
-vero non ha mai congiurato contro l'onore per deliberazione spontanea,
-ed è rimasto sempre il guardiano del pudore e della virtù. Chi ama non
-ardisce, e chi ardisce non ama, disse un sapiente scrittore, e appunto
-Silvia amava, e non ardiva confessarlo a sè stessa. Però schiava del
-dovere e dell'onestà, non poteva nè voleva raffrenare la libertà del
-pensiero, il quale correva senza ostacoli alle memorie del passato,
-e nelle ore di solitudine vagava in traccia d'un'anima sorella nel
-dolore e nelle aspirazioni, del pari solinga e abbandonata dall'avverso
-destino!... Infatti Silvia pensava sovente a Valdrigo.
-
-
-
-
-XXV.
-
-
-Esistono forse dei rapporti arcani, e una voce misteriosa che metta
-in comunicazione due anime unite dalla simpatia e allontanate dal
-destino?... Questo è ancora un problema oscuro, ma sembra che il
-fenomeno esista, e se la scienza non ha saputo fino ad ora spiegarlo,
-l'empirismo degli amanti ci crede. Si raccontano su questo rapporto
-dei casi strani e meravigliosi di sensazioni lontane ma unisone, di
-presentimenti profetici, e si narrano storie bizzarre di fatti creduti
-sovrumani che nel Medio Evo si attribuivano alle streghe, e ai tempi
-presenti si dichiarano effetti del magnetismo animale.
-
-Forse alcuni fenomeni d'una apparenza sopranaturale sono naturalissimi
-e normali, ma la dabbenaggine umana grida al miracolo, perchè ne
-ignora le cause, ma l'uomo nel breve corso di sua vita mortale non
-può conoscere tutte le leggi immortali dell'universo. Dopo una lunga
-serie di secoli nella quale la scienza umana si arricchì di numerose e
-sorprendenti scoperte, quanti sublimi misteri si celano ancora nelle
-tenebre, quante leggi naturali rimangono ancora nascoste ai nostri
-sguardi!...
-
-Questa dissertazione metafisica ha lo scopo di avvertire il lettore
-che Silvia e Valdrigo non si vedevano mai, ma si parlavano attraverso
-gli spazi, attraverso i muri di Venezia, a grandissime distanze,
-senza comunicazioni materiali, e le cose suddette giustificano la
-nostra ignoranza con l'ignoranza universale, incapace di spiegare il
-misterioso fenomeno. Ma il fatto esisteva, e forse esiste tuttora od
-esistette fra la persona che legge queste povere pagine e qualche anima
-lontana. Non è vero che si parla attraverso le montagne e l'oceano?...
-Sicuro che il linguaggio di due spiriti non è composto di accenti
-comuni e volgari, sicuro che quella voce arcana non dice: — Buon
-giorno, signore, come sta lei?... vorrebbe favorirmi i numeri che si
-cavano al lotto?... o dirmi il corso dei valori di borsa?.. — Queste
-cose le può dire il telegrafo!... — Il telegrafo elettrico!... chi ci
-avrebbe creduto nel Medio Evo?... Orbene, abbandoniamo la spiegazione
-del telegrafo amoroso alle future elucubrazioni della scienza, e per
-ora teniamoci paghi del fatto. Il fatto, quantunque misterioso, è
-incontrastabile.
-
-Silvia seduta mollemente in un ampio seggiolone a bracciuoli, in
-una magnifica stanza tappezzata di antichi arazzi, e colle finestre
-ricoperte da impenetrabili cortinaggi di ricche stoffe, stava tutta
-sola pensando. Valdrigo cullato dai flutti del mare, coricato sul
-cassero d'una barca peschereccia, contemplava il cielo sereno. A
-poco a poco una corrente misteriosa d'idee gettava un filo invisibile
-dal cuore di Valdrigo al cuore di Silvia; ecco il telegrafo amoroso
-fissato, sul quale i sentimenti facevano i loro uffici, come le
-parole attraverso il filo metallico del telegrafo elettrico. Che
-cosa dicevano? Erano pensieri intangibili, sensazioni inesprimibili,
-fantasie vaporose, aspirazioni vaghe indefinite, estasi e rapimenti che
-si possono comprendere soltanto da chi li abbia provati.
-
-La povera Maddalena, innamorata al pari di Silvia, non incontrava nel
-cuore di Valdrigo che una elettricità negativa, egli si trovava a un
-passo dalla bella popolana e a cinque miglia da Silvia; ma parlava
-a questa e la vedeva parlante, e l'altra così vicina, gli era mille
-miglia lontana dal cuore. O misteri della vita!...
-
-
-
-
-XXVI.
-
-
-Un giorno il nostro pittore s'era seduto in faccia al quadro dei
-pescatori, e lo andava contemplando. — Non ci sarebbe troppo male!...
-egli ripeteva fra sè, ma ci vorrebbe il coraggio di finirlo. Chi mi
-darà questo coraggio?... e sospirava.
-
-Alcuni colpi vigorosi del battente di casa lo scossero dai suoi
-pensieri, e udendo una voce che chiedeva di lui, saltò in piedi, corse
-precipitosamente ad aprire la porta della stanza.... e vide Antonio
-Canova.
-
-Reduce da Roma ove aveva scolpito il Teseo sul Minotauro, una statua
-di Marte, un Amorino, Venere che inghirlanda Adone di rose, la Psiche,
-vari bassirilievi e finalmente il grandioso Mausoleo di papa Clemente
-XIII, collocato nella basilica di san Pietro, lo scultore era venuto
-a Venezia per rivedere gli amici, e recarsi a respirare l'aria nativa
-dei suoi colli di Possagno, per ristorare le forze affrante dalle
-lunghe fatiche. Il Doge ed il Senato lo avevano accolto come un figlio
-prediletto, e i più illustri patrizii andavano a gara per onorarlo
-come una nuova gloria della patria, e gli allogarono il monumento
-dell'illustre capitano Angelo Emo.
-
-Fedele alle sue affezioni d'infanzia, Canova volle abbracciare
-Valdrigo, e lo sorprese nel suo alloggio. Quella visita inaspettata
-sbalordì Vittore, stupefatto ad un punto dalla gioia e dalla vergogna.
-La fama gli aveva narrate le opere dell'amico; che cosa aveva egli
-da contrapporre a tante insigni produzioni?.... nulla! Il piacere di
-stringere fra le braccia un antico collega era dunque avvelenato dal
-rimorso del tempo perduto fra le passioni dell'amore e della politica.
-L'inerzia arrossiva davanti al lavoro. Partiti entrambi da uno stesso
-punto, con eguali attitudini, uno aveva proseguito il cammino con
-perseverante costanza, superando con coraggio gli ostacoli, l'altro
-s'era arrestato ad ogni scabrosità del terreno.
-
-Scambiate le prime espansioni, lo scultore cercò un punto opportuno
-per contemplare il quadro dei pescatori, e il pittore movendo il
-cavalletto verso la luce si poneva da un lato, studiando l'espressione
-della fisonomia dell'amico, ed aspettando trepidante il suo imparziale
-giudizio.
-
-Canova collocato a qualche distanza fissava attentamente quella tela,
-ora concentrando la luce con le mani raccolte intorno agli occhi,
-ora retrocedendo d'un passo, mettendosi in fianco per giudicare
-un effetto, o avanzandosi per osservare da vicino alcuni tocchi di
-pennello; esaminò attentamente ogni singola figura, ogni accessorio,
-il prossimo terreno e l'orizzonte lontano, e poi raccogliendo i vari
-gruppi in uno sguardo sommario, per vedere se l'armonia delle varie
-parti corrispondesse all'insieme, studiò l'effetto generale del quadro,
-e colla testa alta e gli occhi semichiusi stette lungamente immobile e
-muto a guardarlo.
-
-Finalmente cessando tutto a un tratto dall'esame coscienzioso e severo,
-si slanciò al collo dell'amico, e baciandolo in volto con affettuosa e
-sincera affezione gli disse: — Vittore, il tuo quadro è un capolavoro.
-Prendi i pennelli e compi l'opera, e fra pochi giorni il tuo nome
-sonerà con elogio in Venezia, e tu sarai stimato nuovo decoro alle
-arti.
-
-Valdrigo piangeva, e confessava ingenuamente i suoi slanci sublimi e
-le lotte colle tetre nubi della vita che gli oscuravano gli orizzonti
-sereni dell'arte, e il continuo ondeggiare fra i lampi delle sue
-ispirazioni, e le tenebre d'una molle apatia la quale spegneva a
-poco a poco il sacro fuoco del genio che si sentiva ardere in cuore
-ed affraliva la sua volontà con una colpevole accidia che lo rendeva
-inetto al lavoro.
-
-Allora Canova confortava di nobili consigli quell'anima addolorata,
-e gli ripeteva le massime che guidarono la sua gloriosa carriera
-e che vennero scrupolosamente raccolte e conservate da Antonio
-d'Este suo intimo amico, e da Melchiorre Missirini suo ammiratore
-e biografo, e che noi riportiamo testualmente ad onore del nostro
-grande concittadino, e per guida dei giovani artisti che vogliono
-seguire le sue traccie immortali. — «Il decoro e la grandezza del nome
-d'Italia debbono sempre starci fissi nella mente. Gl'Italiani sono
-stati destinati dalla provvidenza a condurre a fine ogni gran cosa.
-Essi fanno uscire nella luce del mondo capolavori d'ogni maniera, e
-si acquistano il merito di essere a tutti insegnatori e maestri per
-solo spontaneo irresistibile impulso del loro genio, recato a creare
-grandi cose senza emulazione, senza premio e molte volte senza lode,
-anzi per mezzo tutti gli ostacoli e le contrarietà delle opposizioni
-dei governi, e delle censure fra loro medesimi, e fra le allettatrici
-distrazioni di un cielo mite e di un'aria benigna che ne consiglia e
-sospinge alle ricreazioni e ai diporti...»
-
-«Compiango quei giovani che credono poter comporre piaceri d'ogni
-maniera coll'arte. L'arte sola deve stare in cima al pensiero
-dell'artista, e per essa vivere e volgere in essa ogni sua cura. Non
-devesi sviare l'intelletto nè abbattere il corpo.»
-
-«Chi è stanco della musica, della veglia e del ballo, del passeggio,
-della cena, come mai di buon mattino potrà recarsi allo studio
-per lavorarvi con quell'ardore che vi bisogna? Quindi si diviene
-neghittosi, e all'ignavia vien dietro la noncuranza della gloria e
-l'appagarsi della mediocrità. La vita dell'artista debbe essere un
-continuo studio, non v'ha cosa più preziosa del tempo. Il grande
-artista deve pensare a vivere più nel futuro che nel presente...»[10].
-
-Queste gravi e solenni parole colpirono profondamente il cuore commosso
-di Valdrigo, che promise di mettersi con fermezza a terminare il suo
-quadro, seguendo i consigli dell'amico, che lo assicurava delle supreme
-consolazioni del lavoro, come farmaco infallibile che risana ogni
-dolore dell'anima, e consola il cammino della vita.
-
-In mezzo a questi propositi si separarono, fra le scambievoli
-dimostrazioni di amicizia e di stima, e Canova parti per Possagno.
-
-
-
-
-XXVII.
-
-
-La gloria ha le sue sublimi soddisfazioni, ma non va esente da penosi
-supplizi.
-
-La grande modestia di Canova lo esponeva sovente alla tortura della
-pubblica ammirazione, e il suo viaggetto a Possagno costò molte pene
-all'illustre scultore. Egli s'era proposto di giungere tranquillo al
-suo paesello, contemplando per via quei bei colli che gli rammentavano
-i giorni sereni dell'infanzia, e il pensiero di gustare in pace quel
-silenzio e quella solitudine era un grande conforto al suo cuore.
-Vane illusioni! I bravi possagnesi volevano onorare il loro esimio
-concittadino divenuto famoso in Europa. Canova giunto a Bassano in
-compagnia del suo amico Antonio D'Este, trovò il Senatore Rezzonico
-che lo aspettava per onorarlo con sontuose accoglienze. Le cerimonie
-incominciavano a intorbidare la gioja del viaggio. A Crespano
-sboccavano da tutte le vie i curiosi che accorrevano a vederlo. Colà
-scese di vettura per montare a cavallo, le strade essendo impraticabili
-ai ruotabili, e poco dopo s'incontrò con un drappello di giovani suoi
-compatrioti che venivano a riceverlo, e fargli scorta d'onore. — Addio,
-solitudine! — Erano una quarantina sopra cavalli adorni di alloro,
-ed avevano il capo incoronato di fiori. Canova voleva sollevarli
-dall'incomodo, ma il suo amico D'Este gli mostrava l'impossibilità di
-calmare il loro entusiasmo. Bisognò dunque galoppare di conserva fra
-la brigata trionfale, e giunti al confine del territorio di Crespano,
-dopo il quale s'entra nel comune di Possagno, trovarono «la strada
-coperta di lauro, di mirto e di fiori; e ai lati della medesima, un
-folto popolo d'ambo i sessi, che con rami di lauro, battendo le palme
-gridavano: _Viva il Canova.... Viva il patriotta_[11].»
-
-A misura che avanzavano crescevano gli applausi e la folla, e giunti
-finalmente al paese il popolo accorso era immenso, e il frastuono degli
-evviva, e dei trasporti di allegrezza si confondeva col suono festivo
-delle campane, colle allegre musiche, e lo scoppio dei mortaretti! —
-Addio, silenzio!
-
-Arrivati sulla Piazza i rappresentanti del Comune e del Clero si
-fecero innanzi con grave incesso ad ossequiare la vittima della gloria,
-che in quel momento avrebbe pagato la più bella delle sue statue per
-trovarsi sulla cima inaccessibile della più alla montagna del globo.
-Ma le patrie onoranze non erano finite, e fu costretto di subire un
-discorso «commoventissimo, e molte poetiche composizioni in vari metri
-che terminarono con un sonetto di Marco Bastasini in dialetto del
-paese»[12].
-
-Non mancava altro!... ma l'eco di quella festosa e cordiale accoglienza
-risuonava ancora molti anni dopo la sua morte nelle pagine d'Antonio
-D'Este che ne faceva un grottesco racconto[13].
-
-Rimase due settimane a Possagno, invocando invano la pace e il
-riposo. I conviti succedevano ai conviti, i versi piovevano sui
-lauti banchetti, e i soliti numi dell'Olimpo scendevano dagli Elisi
-ad onorare l'artista. Il ritorno attraverso l'Italia venne parimenti
-onorato da continui trionfi, che pesavano a Canova, il quale lamentava
-il tempo perduto e i lavori sospesi.
-
-Ritornato finalmente in mezzo ai prediletti studi di Roma, il suo genio
-riprese il volo sublime nelle regioni supreme dell'arte, e diede vita a
-nuove e immortali creazioni.
-
-
-
-
-XXVIII.
-
-
-Un alito del genio alacre di Canova, aveva dato l'impulso al genio
-inerte di Valdrigo. Ripreso il lavoro, e richiamati i modelli, non
-deponeva la tavolozza che poche ore, per cibarsi o dormire, non usciva
-più di casa e pareva dominato da uno spirito creatore che sostenesse
-le sue forze. Serio, concentrato, intento a trattare i pennelli con
-un'attenzione sostenuta, pareva isolato dal mondo, e reso insensibile
-ad ogni impressione che non avesse un'influenza diretta al suo scopo.
-Maddalena raggiante di gioja gli stava di rimpetto silenziosa per non
-turbare quel sublime raccoglimento, e mentre egli dava gli ultimi
-tocchi alla tela, essa ammirava sul volto del pittore le traccie
-d'un'anima soddisfatta dalla coscienza del proprio valore.
-
-Un giorno aveva radunato nella stanza tutti i modelli che collocati
-nella rispettiva posizione presentavano l'aspetto generale del quadro;
-tutto ad un tratto Valdrigo saltando in piedi sullo scanno sul quale
-stava seduto gettò in aria la tavolozza e i pennelli e gridò — basta!
-
-A tal grido, Maddalena che conosceva le ubbie del pittore divenne
-pallida pallida, e stava certo per cadere svenuta dal dolore d'un nuovo
-capriccio del bizzarro suo ospite, quando egli soggiunse: — basta, ho
-finito!
-
-Un profondo sospiro sollevò il cuore oppresso della povera fanciulla,
-ed una lagrima di gioja le bagnava le guancie, mentre le sue labbra si
-atteggiavano al più soave sorriso.
-
-I pescatori circondavano il quadro, guardandosi ed ammirandosi
-riprodotti sulla tela, e lodando il pittore che sempre in piedi sullo
-scanno dominava le loro teste e rideva allegramente delle ingenue
-osservazioni, e degli applausi sollevati dal più sincero entusiasmo.
-Poi saltando sul pavimento li baciava tutti dalla gioja incominciando
-dalla nonna Marta, e terminando colla Maddalena, la quale al tocco di
-quelle labbra sentì una burrasca interna e il capogiro, ma egli come
-al solito non avvedendosi di nulla, stava vuotando le sue tasche sul
-tavolo, dalle quali uscivano gli ultimi ducati, una bella giustina
-d'argento, un'osella cogli orli frastagliati e alcuni traeri anneriti e
-consunti, e invitando Beppo a raccogliere questo suo fondo di cassa gli
-diceva:
-
-— Invito tutti a pranzo, va a provvedere i bocconi più ghiotti, i vini
-più morelli, evviva l'arte e l'allegria!... — Evviva Evviva! ripetevano
-i convitati fra gli applausi universali, e le risa sgangherate che
-facevano tremare le pareti; e tutti se ne andarono lieti e contenti
-aspettando l'ora del banchetto; il quale non è a dirsi se fu allegro e
-clamoroso. Basti il sapere che tutti erano soddisfatti, e il vino buono
-e abbondante.
-
-Quando la tela fu asciutta, Valdrigo vi distese sopra una bella mano di
-vernice che fece risortire le velature, e le luci, ed avendo trovato da
-un intagliatore una magnifica cornice dorata, potè ottenerla a credito
-colla promessa di pagarla dopo venduto il dipinto, che collocato al suo
-posto produceva un effetto veramente meraviglioso.
-
-Pochi giorni dopo, il quadro colla sua cornice figurava al balcone
-d'una delle più belle botteghe di Piazza San Marco, con sotto il
-nome di Vittore Valdrigo, e attirava da ogni parte i curiosi, che si
-affollavano per contemplarlo e applaudirlo.
-
-Il pittore penetrava spesso fra la gente, e s'inebbriava del trionfo,
-maledicendo gli anni sprecati a far nulla. Maddalena volle vedere il
-quadro esposto al pubblico, v'andò in segreto con una amica, godendo,
-degli elogi fatti all'artista come d'un bene suo proprio, ma dovette
-allontanarsi in fretta dagli sguardi delle persone che avevano subito
-riconosciuto il modello principale, e gli scoccavano degli epigrammi un
-po' troppo arguti e indiscreti.
-
-Intanto il nome di Valdrigo si diffondeva per Venezia, e l'esposizione
-del quadro era divenuta un piccolo avvenimento. La folla attirava la
-folla, tutti volevano vedere l'opera della quale avevano uditi gli
-elogi, gli artisti discutevano fra loro sui meriti del disegno e del
-colorito, il popolo ammirava i suoi costumi nazionali riprodotti con
-inusata verità, e i nobili nelle loro radunanze esaltando il talento di
-Valdrigo, onoravano la loro classe che lo aveva tratto dalla oscurità,
-e protetto nei primi passi dell'arte. E si diceva da per tutto: —
-i nobili sono i benefattori degli artisti, i Falier hanno sostenuto
-Antonio Canova, gli Orseolo hanno assistito Vittore Valdrigo. — Il
-museo Farsetti ha cooperato allo sviluppo di due geni che saranno nuova
-gloria alla patria, i patrizi veneziani mostrarono sempre un amore
-vivissimo alle arti belle, ne siano prova le chiese, i palazzi e le
-gallerie che formano di Venezia una meraviglia del mondo.
-
-Molli ricchi patrizi entrarono nella bottega per acquistare il dipinto,
-il negoziante scriveva il loro nome e rispondeva: — Non so se il quadro
-sia già venduto, in ogni modo farò noto al pittore il desiderio di
-vostra eccellenza.
-
-La lista degli aspiranti all'acquisto venne infatti presentata a
-Valdrigo, il quale; percorrendola rapidamente, si arrestò tutto ad
-un tratto davanti al nome del conte Alberto Leoni. Era evidente che
-acquistando il primo lavoro di Valdrigo, il conte Leoni subiva una
-influenza. Naturalmente gli Orseolo gli avevano lasciato ignorare la
-scena del boschetto, e Don Lio celebrando nel suo Epitalamio il candore
-della sposa, era convinto della necessità d'usare una tale licenza
-poetica, ma ne sogghignava maliziosamente sottecchi.
-
-Ma certo il nobile carattere di Silvia consigliando al marito
-l'acquisto del quadro, intendeva soddisfare un dovere di giustizia,
-dimostrando a Vittore che essa non era complice della calunnia che lo
-aveva colpito. — Il sentimento delicato della donna riparava i torti
-dell'altero casato, riabilitando l'onestà offesa ingiustamente, e
-rendendo omaggio al genio derelitto che trionfava d'ogni ostacolo colla
-sola forza del proprio valore.
-
-Che se scrutando i più reconditi ripostigli di quel cuore generoso,
-si avesse scoperto un istinto più intimo che animava i suoi nobili
-impulsi, la purezza d'un tale sentimento non avrebbe punto offuscata la
-virtù, nè scemato il pregio della Sua nobile condotta.
-
-Valdrigo comprese il significato di quel nome, ne fu commosso nel
-profondo del cuore, e ordinò che il quadro venisse subito portato in
-casa del conte Leoni.
-
-All'indomani il giovane pittore riceveva un bel gruppetto di zecchini
-accompagnato da una lettera di elogi, che terminavano colla preghiera
-al pittore, di volersi recare al palazzo Leoni per collocare egli
-stesso il suo quadro nella luce più vantaggiosa.
-
-Dopo lunghe meditazioni sulle sue nuove fortune, Vittore pensò a
-sua madre, a' suoi ospiti, a sè stesso. Mandò a Saltore del denaro
-e dei doni, fece un bel presente a Maddalena, e chiamato un sarto
-che vestiva i più eleganti damerini di Venezia, gli commise un
-vestito completo d'ultimo gusto, coi bottoni diamantati. Uno dei
-millecinquecento parrucchieri[14] che in quell'epoca acconciavano le
-teste dei veneziani, gli pettinò una zazzera incipriata da zerbinotto
-vaporoso, un calzolajo rinomato gli calzò un pajo di scarpini colle
-fibbie, un cappellajo gli fornì una leggiadra schiaccina da tenere
-sotto il braccio, ed ecco in pochi giorni un uomo rifatto e degno della
-più eletta società. Alcuni suoi conoscenti, che pochi giorni prima
-scontrandolo per via lo salutavano appena, vedendolo in così splendido
-arnese gli facevano delle profonde riverenze, e i suoi fornitori
-che dapprima lo tormentavano per un minimo credito, gli andavano
-poi incontro per offrirgli del denaro. Così va il mondo! malgrado il
-proverbio che l'abito non fa il monaco.
-
-Trovatosi in tutto punto, Valdrigo accorse trepidante al palazzo Leoni.
-Nel salire le ampie scale gli vacillavano le ginocchia per modo che
-dovette arrestarsi alquanto a prender lena. Il cuore gli palpitava con
-violenza e gli battevano i polsi al punto da offuscargli la vista. Un
-servo lo condusse dall'entrata all'anticamera, era un vecchio cameriere
-in gran livrea gallonata, gli si fece incontro con un profondo
-inchino, e chiestogli il nome gli aperse l'uscio della stanza vicina,
-annunziando:
-
-— L'illustrissimo signor Vittore Valdrigo.
-
-Vittore si avanzò lentamente, il cameriere chiuse l'uscio. Un
-soavissimo profumo dominava la tiepida atmosfera, debolmente
-rischiarata da una luce rosea, trapelante attraverso pesanti
-cortinaggi. Nel fondo della stanza, Silvia stava seduta in un ampio
-seggiolone e leggeva. Il libro le cadde dalle mani, mentre Valdrigo
-rispettoso s'inchinava e con voce tremante balbettava un complimento.
-Essa con un cenno della mano lo invitava a sedere, quando aprendosi
-una porta, entrò il conte Leoni. Silvia presentò il pittore al marito,
-il quale fattosegli incontro col tratto d'un gentiluomo avvezzo alle
-maniere di Corte, animò la timida esitazione del giovane colla più
-benevola accoglienza, e lo colmò d'elogi e d'incoraggianti promesse.
-Dopo breve conversazione lo condusse a visitare la galleria, ove
-Valdrigo collocò il suo dipinto; e invitandolo a pranzo per un altro
-giorno, lo accompagnò fino alla porla della scala, ove prese congedo
-con un cortese complimento.
-
-Il giorno del pranzo si trovò in un'ampia sala in mezzo alla più
-scelta nobiltà, fra la quale gli Orseolo, come lo avessero lasciato
-amichevolmente il giorno prima, lo trattarono con famigliare cortesia,
-e Don Lio che adorava sempre l'astro nascente, volle onorare il pittore
-riabilitato, con un sonetto, nel quale chiamava Valdrigo figlio di
-Minerva, e lo invitava a salire sul Pegaso per recarsi in Elicona a
-visitare Apollo e le Muse. Valdrigo lo ringraziava colle labbra, ma col
-cuore lo mandava al diavolo co' suoi sonetti granelleschi e mitologici.
-
-Ritornava spesso al palazzo colla speranza d'incontrarsi solo con
-Silvia, ma la trovava sempre circondata dalle visite o dai parenti;
-fosse il caso o un progetto meditato, questo poi era un mistero.
-
-Maddalena sapeva molte cose dallo stesso Valdrigo ed altre ne
-indovinava, e fremeva. Ma con quale diritto sarebbesi ella opposta
-alle visite del pittore in casa Leoni?... Chiudeva dunque in seno il
-dispetto e la gelosia e sperava che la condizione elevata di Silvia
-l'avrebbe tenuta sempre lontana dall'intimità del pittore, il quale
-stanco delle vane aspirazioni e umiliato dal disinganno, avrebbe
-finalmente aperti gli occhi e trovato nella sua condizione una creatura
-degna di lui, ambiziosa del suo affetto, che ad altro non aspirava che
-a renderlo felice e beato coi trasporti dell'amore, colle gioje della
-famiglia.
-
-Ma ben altre speranze alimentava l'amore di Valdrigo, irritato dagli
-ostacoli superati, acceso dalle nuove probabilità, fomentato dalle
-frequenti visite, nelle quali i suoi occhi incontrandosi con quelli di
-Silvia si scambiavano delle ferite invano dissimulate da lei, sotto
-un aspetto di affettata indifferenza. Per aumentare le occasioni di
-vederla, Valdrigo s'era dato intieramente alla vita della migliore
-società, e si faceva presentare nelle case frequentate dalla famiglia
-Leoni, e fra le altre ebbe la somma fortuna di conoscere e di
-apprezzare la più distinta riunione di quei tempi, la conversazione
-d'Elisabetta Marini.
-
-
-
-
-XXIX.
-
-
-Elisabetta Teotocchi-Marini, che fu poi Isabella Albrizzi, donna di
-sangue e di bellezza greca, veneziana d'indole e di spirito, accoglieva
-a circolo in sua casa un'eletta società. Le sue conversazioni di
-Venezia possono compararsi ai celebrali ritrovi del famoso palazzo
-Rambouillet di Parigi. Isabella Albrizzi ebbe molte rassomiglianze
-colla illustre marchese, la quale, scrive Tallement de Reaux[15], fu
-«bella, saggia e ragionevole.» D'Isabella scrive Ippolito Pindemonte
-«saggia, bella, amabil donna, di caldo cuore e d'ingegno felice.» Un
-francese[16] asserisce che la Marchesa fu «ammirabile, buona, dolce,
-benefica, cortese e aveva lo spirito giusto e retto.» Un italiano[17]
-assicura che Isabella aveva «l'animo benefico, e che l'avvenenza della
-sua persona andava di pari passo colla coltura e colle grazie dello
-spirito.»
-
-Madama di Rambouillet, amava passionatamente gli uomini di spirito[18];
-però nulla d'importante lasciò scritto; l'Albrizzi circondata sempre
-dagli uomini più dotti e più stimati della sua epoca, si occupò
-di letteratura nazionale e straniera, e pubblicò alcuni scritti
-d'immaginazione e di critica assai stimati al suo tempo. Lord Byron
-la proclamò la Staël di Venezia[19]. Dobbiamo poi osservare per onore
-d'Italia, che la famosa marchesa di Rambouillet, della cui grazia
-e cortesia tanto scrissero i francesi, fu di puro sangue italiano,
-essendo stato suo padre Vivone Pisani, e sua madre una Savelli[20].
-
-E quivi gioverà rilevare una cosa, fino ad ora poco o nulla rimarcata,
-ed è che la tanto celebrata pulitezza dei francesi, l'eleganza,
-la cortesia delle loro maniere, che pure gode ancora l'ammirazione
-del mondo, essi l'ebbero, come molte altre cose, in retaggio dagli
-italiani, e di questo ne conviene il celebre Vittore Cousin, il quale
-dichiara che la pulitezza e la leggiadria dei costumi furono apportate
-in Francia da Caterina de' Medici[21].
-
-Alle barbare guerre civili, alla licenza dei costumi dei tempi di
-Enrico IV succedette in Francia il gusto delle cose di spirito, dei
-piaceri delicati e delle occupazioni eleganti. Il potente Richelieu
-coltivò questo fiore rinascente delle belle lettere e dei gentili
-costumi, e nel palazzo Rambouillet, giunse al sommo splendore ed alla
-massima fragranza. Nella splendida sala azzurra[22] si radunavano
-le persone più distinte per il bel garbo, lo spirito e la coltura, e
-vi venivano accolti con pari cortesia i principi e le principesse di
-sangue reale, ed i modesti letterati.
-
-A Venezia la conversazione d'Isabella si componeva di quanto di più
-illustre potevano vantare il patriziato, le scienze, le lettere, le
-arti belle. La sua stanza di ricevimento era un Areopago, nel quale
-sedevano a giudici e dettavano leggi non solo quanti di più famosi
-vantava l'Italia, ma l'Europa.
-
-La società del palazzo Rambouillet, giunta al sommo della grazia, cadde
-nell'affettato e meritossi la sferza di Molière che colpì senza pietà
-le _Preziose ridicole_. Le conversazioni dell'Albrizzi si mantennero
-senza degenerare fino alla morte d'Isabella, e in mezzo agli stravizi
-d'una vergognosa decadenza, furono come un'oasi di sociale urbanità e
-di gentili costumi. Goldoni non trovò argomenti che si prestassero al
-ridicolo nelle elette adunanze di Venezia, e dovette scendere fra il
-basso popolo per iscoprire le _Donne curiose_.
-
-Sul finire del secolo scorso le conversazioni della nobildonna
-Elisabetta Marini brillavano di vivacissima luce. L'emigrazione
-francese accolta cortesemente dall'ospitalità veneziana, vi univa lo
-spirito di Parigi al brio garbato di Venezia.
-
-Vispi e bizzarri caratteri forestieri, accanto di garbati e dotti
-italiani formavano un circolo originale, animatissimo. La saggia
-Isabella «tutta amore e indulgenza per tutti»[23], colle maniere
-cortesi e la geniale sua voce, dominava quegli spiriti diversi,
-trovava per ciascuno una parola gentile, frenava i troppo audaci con
-uno sguardo pietoso, animava i timidi con una lode incoraggiante,
-ed eccitava lo spirito di tutti con un baleno degli occhi bruni e
-scintillanti.
-
-I celebri Maury e Lally Tollendal sfogavano le loro collere contro
-la rivoluzione francese, mentre un giovane visconte rovinato dalla
-confisca, cercava di consolare le noje dell'esiglio facendo la corte
-alle gentildonne di Venezia, colla speranza che il prestigio delle sue
-sventure politiche lo attirasse nella via delle buone fortune galanti.
-Ma la sua ignoranza della lingua italiana e dei costumi veneziani, lo
-rendeva un personaggio ridicolo, e l'Isabella con prudenti consigli lo
-compensava dei disinganni d'amore.
-
-Crussol e Polignac consolavano colle loro promesse di prossime
-vittorie la elegante marchesa De Groslier, amica calunniata della
-regina Maria-Antonietta, cantata da Voltaire, il quale conquiso dallo
-spirito di lei, le offerse di appropriarsi quell'oggetto della sua
-dimora di Ferney, che meglio le piacesse, ed essa scelse e conservò
-la penna dell'illustre filosofo. Era poetessa ammirata in Francia e
-pittrice distinta, Canova la chiamò il Raffaello dei fiori. Sedeva fra
-i suoi compatriotti il marchese di Maisonfort, vero tipo dell'emigrato
-francese, dice Valéry, per la sua indolenza, per la leggerezza dei
-costumi, e l'Isabella colla sua naturale benevolenza lo giudicava «un
-francese di Luigi XIV, per la preziosa gentilezza ed urbanità, per la
-vivezza e la rapidità delle idee, dotto senza intolleranza, ingegnoso
-senza artifizio, fornito di squisitissimo gusto; pel cui animo
-affettuosissimo, era vera morte l'indifferenza, vita l'amore»[24].
-Rimarchevole fra gli originali era D'Hancarville «con parrucca in testa
-per forma e per colore bizzarra, con tabarro rovescio indosso e tutto
-cadente da un lato, con curva schiena e passo frettoloso....»[25]
-Ignorava il suo secolo, e viveva nel passato che conosceva a
-meraviglia. Prodigo ed affabile nella goduta opulenza, era sobrio ed
-altero nella povertà. Antiquario, pubblicò opere erudite; sibarita
-diede alla luce un libro osceno.
-
-Il commendatore di Châteauneuf, costantemente distratto da sembrare
-stupido, era invece dotto e studioso. Avido di lodi, queste non
-gli sembravano mai esagerate. Spingeva la sua mania di declamare la
-tragedia fino a rendersi ridicolo. Un giorno sorpreso a gesticolare fra
-due porte, gli fu chiesto se si sentisse male: — non è niente, rispose,
-mi agito per ispirarmi.
-
-Il cavaliere Vivante-Denon, gentiluomo ordinario di camera di Luigi
-XV e Luigi XVI, perseguitato come aristocratico in Francia, emigrò
-a Venezia ove venne perseguitato come giacobino[26]. Diplomatico,
-artista, letterato «ameno e felice parlatore sempre vero e naturale»
-l'Isabella comparandolo a Voltaire al quale rassomigliava, trovava
-comune ai due francesi «lo spirito, la vivacità, il movimento e quel
-non so che di malizioso nello sguardo che tanto si teme e che pur tanto
-piace[27].»
-
-Ma lasciando nell'ombra i meno illustri stranieri, passiamo agli
-italiani. Fra i primi apparisce la curiosa persona d'Ippolito
-Pindemonte. Ora poeta «acceso d'estro Febeo» ora macchina di regolari
-ed invariabili abitudini. Viaggiatore e misantropo, platonicamente
-innamorato della saggia Isabella. «Non mai scompagnato da lieto e
-soavissimo sorriso, il suo metodo di vita è così inalterabilmente
-uniforme, che non si sa bene distinguere, dice l'Albrizzi[28], s'egli
-siasi fatto schiavo del tempo, o se abbia reso il tempo schiavo di sè.»
-Ascoltava attentamente un discorso interessante, ma sul più bello della
-narrazione, udendo scoccare l'ora da lui preventivamente fissata alla
-partenza, si levava ed usciva, abbandonando ad un tratto il narratore,
-sbalordito ed offeso. La cortese Isabella lo scusava dicendo: — «Egli
-va a dipingersi»[29], volendo dire che andava a scrivere i suoi versi,
-dai quali traspariva chiaramente la sua indole mite e indolente. Reduce
-da lunghi viaggi in Italia, Francia, Inghilterra e Germania, scrisse un
-lungo carme per burlarsi dei viaggiatori, e persuadere la gente a non
-uscire di casa propria. Egli ingenuamente confessa che «il desiderio
-delle cose lontane, il tedio delle vicine e la vaghezza di raccontare
-un dì sul patrio fiume le meraviglie viste, lo condusse fuori de' suoi
-colli e gli fece varcare i monti nevosi. «Ahi! quale errore!...» egli
-esclama, e faceva giuramento ai suoi colli romiti, alle brune foreste,
-alle argentee fonti, di non più partire. Ardeva incendio di guerra
-per tutto, l'Europa si destava dal lungo torpore, i popoli gridavano
-all'armi! all'armi! ed egli ritiravasi «nelle valli segrete, nei
-taciti boschi, fra i suoi riposi e gli ozii tranquilli, fra i buoni
-agricoltori e l'innocente popolo degli augelletti e degli armenti, e in
-compagnia delle celesti muse a vivere una vita secura, erma, pensosa,
-e sparsa di pensieri melanconici»[30]. Però quando egli era in vena di
-raccontare, rammentava le memorie delle sue peregrinazioni, il silenzio
-dominava la sala, e tutti pendevano dal suo labbro gentile. Essendo
-vissuto a Parigi famigliare all'Alfieri, egli narrava gli strani
-capricci e gli slanci intemperanti del famoso Astigiano, e l'affabile
-bontà della sua nobile amica Luisa Stolberg contessa d'Albany, che
-gli raddolciva l'animo amareggiato e sapeva farsi amare teneramente da
-quell'anima fiera. Il molle e verecondo Ippolito correggeva talvolta
-gli scritti ardenti e robusti del tragico, il quale poi presentava il
-suo censore ai conoscenti, dicendo: — «Ecco la mia lavandaja»[31].
-
-Ippolito raccontava motteggiando come lo scrittore che tanto in prosa
-che in verso declamò contro la tirannide, avesse poi fraintesa la
-rivoluzione che si proponeva di abbatterla proclamando i diritti
-dell'uomo. Quel movimento che doveva rovesciare tanti troni e
-sconvolgere l'Europa, Alfieri lo chiamava «una tragica farsa»[32]
-e si andava lamentando che «gli operai della tipografia del Didot
-consumavano le intere giornate a leggere gazzette e a far leggi, invece
-di occuparsi a comporre, correggere e tirare le dovute stampe delle sue
-tragedie»[33]. Irritato abbandonava gli studi e correva in Inghilterra
-a comperare cavalli, e ne comperava quattordici, perchè avendo
-scritto quattordici tragedie, calcolava d'aver guadagnato un cavallo
-per ciascheduna[34]. Ben inteso guadagnato moralmente, che del resto
-pagava colle rendite delle sue terre i cavalli e le stampe, perchè col
-ricavato dei suoi lavori letterari non avrebbe potuto pagare un asino,
-vogliasi pure vecchio, ombroso e restio. — L'Isabella lo diceva «una
-divinità corrucciata, nel cui cuore ogni passione diventa tempesta,
-divenuto atrabiliare e furioso a colpa del secolo, come uomo condannato
-a vivere fra le serpi e le tigri»[35].
-
-Quando il discorso cadeva sugli illustri italiani che vivevano a
-Parigi, il Denon si metteva a parlare di Goldoni che aveva conosciuto
-alla corte di Versaglia. Un altro originale!... che avea paura del
-calore all'inverno e del freddo all'estate[36], e che mettendosi a
-letto componeva un dizionario del dialetto veneziano «per dormir
-facilmente.» Del resto le principesse amavano la bonarietà del
-loro maestro d'italiano, e dopo d'averlo retribuito largamente,
-gl'insegnavano anche il francese per giunta.
-
-Goldoni le faceva leggere i classici italiani, prosatori o poeti, egli
-balbettava una cattiva traduzione, le principesse la correggevano
-con grazia ed eleganza, e il maestro imparava più che non poteva
-insegnare[37]. Quando dava la sua lezione a madama Elisabetta, sorella
-del re, Goldoni le faceva leggere le sue commedie. La principessa, una
-dama d'onore e una dama di compagnia, recitavano la parte delle donne,
-Goldoni la parte degli uomini e ridevano di cuore[38].
-
-In quell'epoca il Delfino essendo costantemente indisposto, questa
-disgrazia unita ai meriti dell'autore delle trentadue disgrazie
-d'Arlecchino, gli valse il favore d'essere alloggiato nella reale
-dimora di Versaglia nella stanza dell'ostetrico, i cui servizi
-diventavano inutili.
-
-Colà Goldoni compose una cantata italiana che posta in musica venne
-eseguila dalle sue reali scolare. La delfina suonava il clavicembalo,
-madama Adelaide accompagnava col violino, madamigella Hardy cantava;
-Goldoni ricevette i complimenti di tutta la corte, e quella sera il
-Delfino cantò davanti al poeta italiano _Il pellegrino al Sepolcro_.
-
-Qualche tempo dopo quella lieta serata il delfino moriva a
-Fontainebleau, la delfina non tardava a seguirlo nella tomba, il
-resto della famiglia reale finì sul patibolo o vagò ramingando per
-l'Europa!... — Il povero poeta italiano morì negletto e lontano
-dall'Italia nella quale non aveva trovato da vivere, malgrado le cento
-cinquanta commedie colle quali si era studiato di dipingere i costumi
-della patria, e di rallegrare un pubblico ingrato.
-
-Le avventure di Goldoni mettevano il discorso sul suo competitore Carlo
-Gozzi, dal quale si passava naturalmente al fratello. Allora la voce
-magistrale del procuratore di San Marco Andrea Tron, prendeva la parola
-dicendo: — Gaspare Gozzi e Carlo Goldoni ebbero qualche cosa di comune
-in vecchiaja; entrambi furono consolati da donne francesi, Goldoni
-da principesse, Gozzi da una modista, la quale però più felice delle
-principesse non fu mai minacciata dal patibolo, nè amareggiata dalla
-perdita violenta dei suoi cari.
-
-Sara Cenet prodigò le sue cure al vecchio Gaspare fino all'ora estrema,
-e lo pianse defunto, ma le povere principesse separate dal loro
-precettore, dalla morte o dall'esiglio, dovettero abbandonarlo in balìa
-del destino, ed egli forse udì tremando fra lo squallore di Parigi le
-grida dei forsennati che trascinavano al patibolo i suoi protettori.
-
-Andrea Tron rammentava le ultime lettere indirizzate da Gaspare Gozzi
-alla nobildonna Caterina sua moglie[39].
-
-L'illustre letterato si piaceva molto a Noventa, ove alla bottega del
-ponte scontrava gli eleganti di Venezia, ma in mezzo al fracasso di
-tante grandezze ci voleva più d'un'ora per ottenere un'acqua di limone,
-pregando in ginocchioni[40].
-
-L'Eccellentissimo procuratore Morosini, lo vedeva con molta cordialità,
-ed egli attirato dal vocione dell'eccellentissimo Valaresso andava a
-complimentarlo.
-
-La marchesina arrivava colla sua carrozza, guidando ella stessa sei
-cavalli «come l'aurora»[41]. Al dopo pranzo c'era il giuoco di pallone,
-alla sera conversazione in casa Vendramini»[42].
-
-Egli si compassionava di continuo, si confessava: «Un barbero zoppo che
-tira coll'alzaia i burchielli[43], una delle più celebri carogne della
-terra»[44].
-
-«Un povero vecchio magagnato»[45]. Però la quiete e l'aria balsamica
-dei campi gli ristabiliva la salute, e faceva le sue cavalcate «sopra
-d'una rozza di quelle che tirano le barche»[46], un «suo coetaneo» come
-egli diceva, «un contemporaneo al cavallo di Troia»[47].
-
-Ridotto «coi nervi di _lasagne_ cotte»[48], «avendo tutte le coscie
-come quelle di Giobbe»[49] immagrito «come le mummie del deserto,
-movendosi a stento, tirando appena il fiato»[50] viveva ancora fra i
-libri, la sua mente serena conservava tutto il vigore della gioventù, e
-lo spirito vivace, arguto e faceto lo accompagnò fino all'ultima ora.
-
-Ma un originale più bizzarro, era Carlo suo fratello, l'avversario
-di Goldoni. Egli sosteneva che la _Putta Onorata_ del suo rivale,
-non era nè onorata nè onorevole[51], e incominciò a burlarsi delle
-_Spose Persiane_, delle «bestiali _Ircane_, dei sozzi _Eunuchi_,
-delle _Curcume_ nefande» e pubblicò un libretto burlesco sulle
-novità teatrali del giorno. Goldoni, in una composizione stampata in
-omaggio del patrizio Veniero che ritornava da Bergamo ove era stato
-Rettore, trattava la satira di Gozzi da «rancidume, da ululato da
-cane, da spaventacchio inetto e insoffribile.» Così incominciò quella
-guerra accanita sostenuta da Gozzi alla testa dei Granelleschi,
-contro Goldoni e il suo teatro. La bottega del librajo Paolo
-Colombani, ove si pubblicavano gli atti della famosa Accademia, era
-il centro delle operazioni bellicose, e colà si radunavano i nemici
-di Goldoni accusandolo di portare sulla scena le trivialità e le
-bassezze popolari, e chiamandolo «logoratore di penne, e diluvio
-d'inchiostro»[52]. I Goldoniani alla lor volta dichiaravano i
-Granelleschi «maldicenti, ed ingiusti.»
-
-Goldoni indicava il concorso popolare come una prova del suo merito;
-Gozzi per confutarlo promise di farsi applaudire con una commedia
-tratta da una fiaba che le nonne raccontavano ai loro nipotini. Scrisse
-e fece rappresentare: — _L'amore alle tre melarancie_, e la gente
-accorse in folla ed applaudì. Incoraggiato dal successo, Gozzi si diede
-tutto al Teatro, diventò il compare del vecchio arlecchino Sacchi, e
-l'amico di tutti gli attori, l'innamorato della prima donna Teodora
-Ricci. Vissuto lunghi anni fra le quinte del teatro, tutto ad un tratto
-gli vennero a noja le scene, e chiusa la porta in faccia ai comici,
-non volle più sentirne a parlare. Ma chi non lo conosce a Venezia?
-soggiungeva Andrea Tron. Grande della persona, se ne lamenta «pel molto
-panno che occorre ne' suoi tabarri»[53]. Colle ciglia aggrottate,
-il passo lento, cerca taciturno i passeggi solitari[54]. Litigatore
-instancabile al foro, e amante dei piaceri a buon mercato, passa la
-mattina in mezzo dei legali, degli avvocati, dei notaj, e poi va a
-merenda alla Giudecca, a Campalto, alla Malcontenta, a Murano, e nelle
-altre Isolette, con qualche amico suo pari, spendendo trenta soldoni
-per testa. — Sarebbe felice, se una strana idea non gli tormentesse
-il cervello. Egli ha fissato che un fatale influsso di contrattempi
-preseguiti la sua esistenza. Questa stravaganza è sovente avvalorata
-dai fatti. Talvolta mentre egli cammina solitario per Venezia lo
-prendono in iscambio per un altro, e lo tormentano «con doglianze,
-ringraziamenti, richieste, prestiti, querimonie»[55], egli giura,
-protesta che non è il tale e non gli credono. Una sera egli passeggiava
-in Piazza San Marco al chiarore della luna col patrizio Francesco
-Gritti, si sente dare un pugno nella schiena, e trattare da asino: lo
-avevano preso in isbaglio[56].
-
-Un'altra volta lo baciano ed abbracciano con trasporto, ed egli non
-può svincolarsi da quelle noiose dimostrazioni dovute ad un altro. Se
-esce di casa senza ombrello, una pioggia dirotta lo coglie, si ferma
-lunghe ore sotto un portico. Vedendo che il diluvio non cessa, spinto
-dall'impazienza, si sottomette al destino, e corre a casa grondante
-d'acqua; appena aperto l'uscio e posto in salvo, cessa tosto la
-pioggia, si diradano le nubi, e il sole che risplende nel cielo, sembra
-sorridere al suo lungo fastidio[57].
-
-Se vuole studiare, persone noiose lo interrompono; quando incomincia
-a radersi la barba, lo chiamano in fretta per urgenti negozii, ed è
-costretto ad uscir di casa con la barba rasa per metà[58]. Sovente
-sorpreso per istrada da una furiosa necessità va cercando qualche
-solitaria viottola per sgravarsi del molesto bisogno, ma appena
-avvicinato all'angolo tanto desiderato, si apre un uscio ed escono
-due signore, passa in fretta in un altro cantuccio, s'apre un'altra
-porta, escono altre signore, egli corre invano qua e là e trova sempre
-contrattempi ed intoppi[59]. Ma queste piccole disgrazie non sono che
-fastidiosi moscherini, egli dice; il cattivo influsso lo tormenta
-in cose maggiori. Una volta fra le altre, mentre egli trovavasi in
-villa nel novembre inoltrato, il patrizio Gasparo Bragadino volendo
-festeggiare suo fratello creato Patriarca di Venezia, e trovandosi
-ristretto di fabbricato, ebbe l'idea di gettare un ponticello dalla
-sua casa in quella del Gozzi che gli dimorava dirimpetto, e diede
-una splendida festa da ballo in casa del letterato assente, il quale
-giungendo dalla campagna stanco e mezzo morto dal freddo e dal sonno,
-trovò questa bella sorpresa, e dopo di aver ascoltate le riverenti
-scuse del vicino indiscreto, è costretto di andarsi a coricare alla
-locanda, e di passarvi tre giorni![60]
-
-I Veneziani ridevano de' suoi giusti lamenti, e trovandolo per via,
-collo sguardo bieco e sospettoso, se lo mostravano a dito, e questo era
-l'ultimo contrattempo che affliggeva quell'uomo dabbene.
-
-Ai viaggi del Pindemonte, alle relazioni del Denon, ai racconti del
-procuratore Tron succedevano nelle conversazioni d'Isabella vivacissimi
-discorsi del Dottore Francesco Aglietti, acutissimo ingegno, medico,
-giornalista, bibliofilo, operosissimo, che esercitando la medicina con
-una numerosa clientela, trovava ancora il tempo di pubblicare due fogli
-periodici — _Il giornale per servire alla storia della medicina_, e le
-_Memorie per servire alla storia letteraria e civile._ — L'Isabella
-diceva «che la maschia giovialità del suo spirito, le sue universali
-cognizioni, la sua facondia, fan sì che il suo conversare venga sempre
-condito da preziosa amenità, egli favellava dottamente di mille e mille
-cose diverse, e portava indosso tanti libri, quante aveva saccoccie
-nei vestiti: — e la sua bella, vegeta e robusta sanità, era quasi
-insegna d'uomo che di ricca merce abbondando, ad altri magnanimo la
-dispensa»[61].
-
-Accanto dell'erudito parlatore, sedeva sovente un «genio timido» come
-lo giudicava Isabella, «un preticciuolo in abito schietto e disadorno,
-freddo, taciturno, imbarazzato di sè e degli altri.»
-
-Ma eccitato a parlare «saltava fuori con uno spirito vivo, focoso,
-rapidissimo, il _dolce far niente_ gli stava sempre sulle labbra, pure
-l'immaginazione sua, e la sua penna non avevano posa. Il suo idolo
-era il bello morale; capo e centro de' suoi affetti l'amore. Applausi,
-titoli, onori letterari erano per lui noje, imbarazzi e torture; amare
-ed essere amato, ecco l'unica ambizione di quel cuore soavissimo»[62].
-Avendo pubblicata una traduzione d'Omero, qualche tempo dopo giunse da
-Roma un figurino che rappresentava la testa dell'antico poeta greco,
-sopra un corpo vestito alla foggia francese, con sotto l'iscrizione
-_Omero Tradotto_[63].
-
-I nostri lettori hanno riconosciuto l'abate professore Melchiorre
-Cesarotti, il quale un giorno presentò alla cortese Isabella un suo
-scolare, autore d'una tragedia inedita, ma giovane di grandi speranze.
-
-Essa disse di lui che pareva «un rozzo selvaggio fra i filosofi
-d'allora, di fervido e rapido ingegno, nudrito di sublimi e forti
-idee, adoratore delle cose patrie, disprezzatore delle straniere oltre
-il giusto»[64]. Il suo nome ancora sconosciuto era Ugo Foscolo, e
-così egli dipingeva sè stesso: «Di volto non bello ma stravagante e
-d'un'aria libera; di crini non biondi ma rossi; di naso aquilino, ma
-non piccolo e non grande; d'occhi mediocri, ma vivi; di fronte ampia,
-di ciglia bionde e grosse, e di mento ritondo. La mia statura non è
-alta, ma mi si dice che deggio crescere; tutte le mie membra sono
-ben formate dalla natura, e tutte hanno del rotondo e del grosso.
-Il portamento non scopre nobiltà, nè letteratura, ma è agitato
-trascuratamente[65].»
-
-All'età di sedici anni Foscolo parlava già «dei suoi giorni
-perseguitaii ed afflitti[66];» a diciott'anni scriveva ad un amico:
-«le sventure mi oppressero, le immagini di piacere si dileguarono,
-e vanno languendo persin le speranze;» era nato per la solitudine,
-pativa il male di melanconia[67], leggeva l'_Ossian_, la _Nina pazza
-per amore_, e piangeva, si dichiarava «infelice, abbandonato, compagno
-delle sciagure, e menava gli egri giorni fra la solitudine e il
-pianto[68]. Il giovane Ugo amava teneramente il Cesarotti, e andava
-a trovarlo per rompere le sue «cupe meditazioni»[69], e parlando di
-questo suo maestro scriveva: «la luce di quest'angelo è tutelare e
-vivificante, la presenza di questo uomo è consolatrice e soave»[70].
-Piacque alla saggia Isabella lo strano giovinetto, e conosciuta la sua
-indole, gli diede un consiglio opportuno, ch'egli ebbe a rammentare
-più tardi — «volere fortemente e chiedere dolcemente»[71]. — Le donne
-sublimi, hanno dei detti memorabili per le persone alle quali prendono
-interesse. Felici coloro che incontrandole nel cammino della vita,
-sanno meritare la loro amicizia.
-
-Frequentava le conversazioni di casa Marini il grave e dotto abate
-Morelli, eletto dai Veneti Senatori a custode della Ducale Biblioteca
-di San Marco; il quale «senza essere mai uscito di Venezia, conosceva
-le grandi biblioteche di tutto il mondo, i più preziosi musei
-dell'antichità, i più doviziosi gabinetti di medaglie, le più insigni
-gallerie di pittura, e ne parlava con profonda dottrina»[72]. Era fra i
-più assidui Aurelio De Giorgi Bertola, poeta di tempra molle, amabile,
-ma volubile in amore: «si direbbe, scriveva l'Isabella, che la natura
-volle fare di lui un uomo perfetto, ma si pentì a mezzo lavoro»[73].
-
-Fracesco Franceshinis seduto in un cantuccio ascoltava tutti, ed
-evitava di prender parte al discorso; d'ingegno finissimo, di coltura
-somma, capace di molte cose, non fece mai nulla, aspirando sempre ad
-una perfezione impossibile[74].
-
-Lauro Quirini, gentiluomo di maniere aperte e cordiali, prendeva
-parte alle discussioni più animate, per consigliare l'indulgenza.
-Di carattere gioviale «trovava sempre qualche bene nel male, e
-niun male nel bene.» Amava tutti i piaceri facili con moderazione
-discreta e sempre eguale; metteva le donne, il teatro, la tavola sullo
-stesso rango, nè sospettava punto di far cosa inconveniente[75]. Il
-cavaliere Zulian, uno dei primi sostenitori di Canova, parlava con
-ammirazione del suo protetto, e l'Isabella, esaltando i meriti e le
-virtù dell'esimio scultore lo proclamava «sommo artista, eccellente
-cittadino, eccellente figlio, eccellente fratello, eccellentissimo
-amico» e riteneva che non avrebbe potuto esprimere nelle sue statue
-così mirabilmente tante morali virtù, se non le avesse avute tutte
-nell'animo[76].
-
-Le dame che frequentavano la conversazione erano fra le più distinte
-di Venezia, amabili, vezzose, vivacissime. Che se la coltura e il brio
-d'Isabella attirava di preferenza in sua casa i più illustri letterati,
-molte altre gentildonne presiedevano pure a geniali ritrovi nei loro
-splendidi palazzi, e spiegavano tutte le grazie del loro sesso, e
-lo spirito particolare delle veneziane, ammirate non solo dai propri
-concittadini, ma bensì dai più cospicui forestieri, dai principi e dai
-sovrani che visitavano la gemma dell'Adriatico.
-
-La procuratessa Tron, quando l'imperatore Giuseppe II visitò Venezia
-cogli arciduchi suoi fratelli, Massimiliano, Ferdinando e il Granduca
-di Toscana, invitò questi principi ad un ballo improvvisato in
-ventiquattr'ore, al quale intervennero circa duecento gentildonne.
-
-Il fascino della bellezza gareggiava in alcune col prestigio dello
-spirito a tal punto che l'Imperatore rimase cinque ore in piedi
-davanti a Contarina Barbarigo, assorto in una gara di galanti e geniali
-discorsi.
-
-Cornelia Barbaro-Gritti, poetessa, e madre di brioso poeta, riceveva
-in casa i più illustri ingegni del suo tempo, fra i quali vantava amici
-Algarotti, Frugoni, Metastasio e Goldoni. E pure di uomini preclari si
-circondava la bella e briosa gentildonna Giustina Michiel-Renier, di
-onoranda memoria pel caldo amore portato alla cara sua patria da lei
-nobilmente illustrata col racconto delle sue feste, dei suoi costumi
-e delle sue glorie. Nè si può lasciare in obblìo la vezzosa contessa
-Benzoni, il modello che servì ad Antonio Lamberti per dipingere la
-_Biondina in gondoletta_, nella famosa canzone. Dotata del più fino
-e piccante spirito veneziano, meritò l'amicizia e gli omaggi di Lord
-Byron, al quale faceva udire sovente aspre verità col gentile dialetto,
-che in sua bocca acquistava una grazia incantevole.
-
-Tanta luce di spirito e d'urbanità spandeva i suoi raggi nelle vicine
-provincie che vantarono donne colte e cortesi, fra le quali resteranno
-nelle memorie contemporanee, i nomi della contessa Elisabetta
-Spineda di Treviso, e di Francesca Capodilista di Padova, e Verona
-ricorderà sempre con giusto orgoglio le riunioni di Silvia Verza, e
-dell'imcomparabile Anna Serego Alighieri. Le conversazioni di quei
-tempi agevolavano i sociali rapporti, erano decoro alla città, esempio
-ai giovani di modi garbati, di colti ed onorevoli costumi.
-
-
-
-
-XXX.
-
-
-L'irresistibile attrattiva di tanti nomi illustri, e di tanti bizzarri
-caratteri, ci trattenne forse soverchiamente nella conversazione della
-gentildonna Marin, ove Valdrigo ebbe campo di conoscere gli uomini più
-celebri del suo tempo; ma ciò ch'egli ricercava di preferenza in quelle
-scelte e numerose riunioni, erano gli occhi di Silvia, le stelle del
-suo firmamento, le luci che illuminavano la sua vita.
-
-Ai suoi sguardi concentrati in un punto solo sfuggivano le curiosità
-della sala. Egli non osservava la puntualità minuziosa di Pindemonte,
-nè la flemma di Cesarotti, nè la parrucca d'Hancarville che eccitava
-l'ilarità degli astanti; nè poteva apprezzare le grazie d'Isabella, nè
-i tratti di spirito che volavano per l'aria come fuochi d'artificio.
-L'innamorato non vede al mondo che una donna.
-
-Silvia, accortasi più volte dell'assiduità di Valdrigo, incominciava
-a temere che l'imprudenza del giovane potesse comprometterla agli
-occhi del mondo, e aspettava un'occasione favorevole per consigliarlo
-a vegliare sopra sè stesso e a non dimenticarsi ch'ella era la moglie
-del conte Leoni. Ma o l'occasione le mancava, o giunto il momento
-propizio le veniva meno il coraggio e si taceva. D'altra parte
-Valdrigo aspirava ardentemente a un lungo abboccamento, e sentiva un
-bisogno irresistibile di dare sfogo ai sentimenti repressi del suo
-animo, ma quando per qualche istante giungeva a sedersele vicino gli
-mancavano le parole e rimaneva muto. Però le cose erano giunte a un tal
-punto, che una spiegazione era diventata necessaria. Ad un torrente
-ingrossato bisogna opporre in tempo degli argini affinchè non abbia
-a traboccare con danno irreparabile, rompendo i troppo tardi ripari.
-È vero che gli occhi avevano parlato e le anime compreso, ma quel
-linguaggio misterioso è talora uno slancio irrefrenato, una promessa
-vaga e indeterminata, un'imprudenza lontana dal pericolo che poi la
-ragione condanna ed il labbro sconfessa. Bisognava dunque spiegarsi,
-ma era evidente che le spiegazioni non sarebbero nè brevi nè calme.
-Silvia amava Vittore, ma non voleva convenirne, conosceva di essersi
-tradita e voleva protestare, negando colle parole l'espressione degli
-occhi; Vittore aveva espresso il suo affetto coll'intensità degli
-sguardi, e voleva ad ogni costo confermare colla voce i sentimenti del
-cuore. Dunque entrambi erano decisi di metter fine all'ansietà che li
-opprimeva, e mentre Vittore meditava il modo di chiedere un colloquio,
-Silvia lo aspettava, ben decisa di accordarlo. — Ci sarà una lotta,
-diceva Silvia fra sè, ma avrò il coraggio e la forza di combattere e
-vincere. — Ci sarà una lotta, pensava Valdrigo, ma essa mi ama e il
-trionfo è sicuro!
-
-La difficoltà stava nel trovare il tempo necessario e il luogo
-opportuno, perchè il palazzo Leoni era costantemente frequentato dalle
-visite e il conte andava e veniva per la casa a tutte le ore coi suoi
-amici di Venezia, e con gli ospiti illustri che gli arrivavano di
-continuo dalle più cospicue città dell'Europa.
-
-Il carnevale venne a proposito a facilitare il desiderato abboccamento.
-Il carnevale di Venezia!... cioè il turbinio confuso delle passioni e
-dei piaceri della vita, che col mistero della maschera agevola ogni
-incontro, protegge ogni abuso, copre ogni disordine, che sotto un
-volto impassibile di tela cerata asconde i rossori della modestia e
-rende gli occhi più vivaci e la parola più ardita, che colla certezza
-dell'incognito rispettato, autorizza le espressioni più audaci, infonde
-ai timidi il coraggio, ai pusilli lo spirito, e involge di arcano
-prestigio le confidenze susurrate all'orecchio! Il carnevale di Venezia
-erigeva in diritto la licenza dei costumi, col delirio della pazzia
-autorizzava tutte le ebbrezze, scioglieva ogni legame di famiglia,
-esponeva i sensi a tutte le provocazioni del linguaggio, e spingeva
-l'innocenza e la virtù sul margine di tutti gli abissi. Il carnevale
-di Venezia gettava il popolo fra i tripudii, e trascinava la gioventù
-ai baccanali, mentre le armate tedesche e francesi si contendevano il
-suolo d'Italia, e decidevano dei nostri destini.
-
-Valdrigo ottenne finalmente da Silvia un appuntamento ad una festa da
-ballo mascherata nelle sale del Ridotto. Gli accordi erano i seguenti:
-Vittore sarebbe in tabarro e bauta con un nastro azzurro scendente
-dalla spalla sinistra. Silvia e la sua cameriera sarebbero mascherate
-in veste e zendado, con una rosa sul crine, a diritta. Il conte Leoni
-le accompagnerebbe da lontano, senza maschera, ma certo si sarebbe
-seduto a qualche tavoliere di giuoco, e allora uniti insieme, uscendo
-dal ridotto, sarebbero andati a passare un'ora nel casino che il conte
-teneva presso a San Gallo; Silvia ne avrebbe chiesta la chiave per
-avere un rifugio ove riposarsi in caso di bisogno.
-
-Era costumanza di quei tempi che molte famiglie ricche oltre al palazzo
-tenevano anche un piccolo ma elegante casino in vicinanza della piazza,
-e colà andavano a riposarsi dal passeggio o invitavano a cena gli amici
-dopo il teatro, senza cerimonie e in piena libertà. Naturalmente alcuni
-mariti se ne servivano per dei ritrovi misteriosi, senza l'impiccio
-della moglie, e alcune mogli facevano altrettanto senza l'incomodo dei
-mariti. In apparenza quei casini erano una stazione centrale per gli
-affari o i comodi della vita, e in realtà una succursale della casa per
-ogni uso segreto, per ogni stravizzo.
-
-Il conte Leoni possedeva uno di quei fantastici ricoveri nel quale egli
-aveva prodigato tutto il lusso delle arti. Pendevano appesi alle pareti
-dei preziosi dipinti di Canaletto, dei quadretti di soggetti veneziani
-del Longhi, ed alcuni bei pastelli di Rosalba Carriera. Gli stucchi
-del Vittoria si raggiravano capricciosamente intorno a dei graziosi
-medaglioni entro ai quali erano dipinte delle scene amorose di ninfe
-ritrose e di pastori procaci. Le pareti ed il soffitto d'un gabinetto
-erano ricoperti da splendidissimi specchi, ed un caminetto di marmo
-bianco collocato dirimpetto a un molle divano sosteneva dei candelabri
-di bronzo dorato. Il salotto per pranzare era mobigliato con delle
-poltroncine antiche d'intaglio, coperte di damasco, e degli scaffali
-d'egual lavoro, contenenti delle stoviglie di Faenza e dei vetri di
-Murano, e dal soffitto pendeva una magnifica lumiera di cristallo. Dei
-morbidi tappeti coprivano i pavimenti, e pesanti e doppii cortinaggi
-scendevano sulle finestre.
-
-Valdrigo aspettava la sera dell'appuntamento come il giorno più solenne
-della sua vita, nè poteva pensarci senza che un brivido gli percorresse
-il corpo dalla estremità dei capelli alla punta dei piedi.
-
-Una mattina, chiamata Maddalena in disparte, la pregò di volergli
-trovare a nolo un vestito nuovo da maschera, tabarro e bauta, e di
-fargli l'acquisto d'un bel nastro azzurro di seta da collocarsi sulla
-spalla sinistra, e tutto questo per il prossimo ballo al Ridotto.
-
-Maddalena non poteva rifiutarsi a servirlo, e quantunque la commissione
-le pungesse, dissimulò le interne agitazioni, e finse di prestarsi
-di buon animo, ma il nastro azzurro le trottava per la testa, perchè
-comprendeva in aria che esso significava un segnale. E andava fra
-sè fantasticando quali intrighi potessero preoccupare il pittore già
-tanto distratto dalla gloria, dai zecchini ricavati dal quadro, e dalla
-vita mondana nella quale s'era slanciato col solito entusiasmo. Nuovi
-amorazzi!... essa pensava, sarà già stanco della gentildonna Leoni,
-e ingolfato in qualche nuova avventura perde il tempo nell'ozio, e
-impiega il suo talento nelle imprese galanti!... e sospirava. Al giorno
-si sedeva a lavorare alla finestra che guardava la laguna, e mentre
-le dita conducevano l'ago a rammendare pannilini, il suo pensiero
-vagava in traccia di tormenti pel cuore, e qualche lagrima le cadeva
-sulla mano. Le acque tranquille e il cielo sereno le rammentavano i
-bei tempi delle gite sul mare, la partenza per Saltore, l'entusiasmo
-del lavoro dopo la visita di Canova, i giorni della speranza e della
-pace. Ora tutto era mutato, il giovine pescatore che amava le fatiche
-del mare, il pittore che passava i giorni coi pennelli alla mano, era
-diventato un cicisbeo perduto fra i ritrovi dispendiosi e le donne
-galanti!... Ai giorni pensierosi e melanconici succedevano le notti
-insonni e irrequiete, e l'accesa fantasia le dipingeva allo spirito
-mille fantasmi tormentosi, e le immagini di fortunate rivali laceravano
-il suo cuore e accendevano la sua gelosia.
-
-Le disposizioni sul ballo del Ridotto fomentarono le pene segrete,
-e vogliosa di vedere coi suoi occhi il nuovo oggetto che occupava
-Valdrigo decise di unirsi ad una amica, e di assistere mascherata
-a quel ballo. Le fu facile il trovare la compagna colla quale si
-apparecchiò di nascosto.
-
-Una semplice veste, una gonnellina fiorita cinta ai fianchi e
-rovesciata sul capo secondo il costume delle donne di Chioggia,
-fornirono gli abiti da maschera alle due fanciulle del popolo.
-Fissarono che appena uscito Valdrigo si sarebbero vestite, e il segnale
-del nastro azzurro avrebbe servito a scoprirlo nelle sale del ballo.
-Venne finalmente la sera desiderata; Valdrigo uscì mascherato, e poco
-dopo Maddalena e la sua compagna attraversavano Venezia per spiare la
-sua condotta e scoprir le sue tresche. La folla entrava a fiotti nelle
-sale del Ridotto, riboccanti di maschere.
-
-I doppieri delle pareti e le lumiere appese ai soffitti gettavano
-una luce rossastra sul turbinìo della calca variopinta e strillante.
-Era un andirivieni tumultuoso, un agitarsi di piume, e di sonagli, un
-fruscìo di vesti di seta e di velluto gallonate d'oro e d'argento, un
-urto di guardifanti schiacciati nella pressa, uno scialacquo di pizzi e
-di fiori, uno sdruccio di ricchi costumi, che strappati dai movimenti
-disordinati, coprivano il suolo di frammenti. Il gridìo confuso
-delle maschere, era dominato dal frastuono dell'orchestra, e un'afa
-soffocante toglieva il respiro.
-
-A chi ama l'aure pure del mattino, sotto un cielo sereno, e le voci
-della natura, le ebbrezze dei baccanali notturni entro alle chiuse
-sale sembrano aberrazioni della follia, o frenesie di anime dannate. Ma
-l'onda delle passioni getta l'umanità nei tumulti della vita, ove molti
-cercano la lotta, alcuni l'oblìo, pochi trovano il diletto, nessuno la
-felicità.
-
-Le anime frivole seguono l'andazzo, come le piume travolte dai
-raggiri del vento, e trasportate nel vortice si agitano per l'impulso
-ricevuto. Poche menti sane chieggono alla ragione i consigli della
-vita, e cercano la felicità nelle tranquille soddisfazioni del cuore,
-e nell'adempimento dei propri doveri. L'umanità è un mare in continua
-burrasca, e le sue onde non trovano la calma, che in qualche seno
-riparato dagli uragani, in qualche angolo nascosto agli sguardi
-volgari.
-
-Le appariscenze d'un ballo mascherato, ascondono le piaghe sociali
-sotto ai volti di cera e i bizzarri abbigliamenti. Tutte le passioni
-disordinate prestano il loro concorso a quello spettacolo dell'umana
-intemperanza, e la Maddalena che andava in traccia di Valdrigo, non
-aveva certo nel cuore i fremiti della gioja, ma sibbene tutte le
-amarezze della gelosia. Invano ella cercava nella folla la maschera
-avidamente desiderata, ed alla sua anima tormentata dall'inquietudine,
-si aggiungeva la nausea provocata dai riboboli degli arlecchini, e
-dalle facezie grossolane dei pagliacci e dei pantaloni.
-
-Finalmente dopo lunghi e faticosi raggiri per le stanze che
-circondavano la sala, vide da lontano una bauta con un nastro azzurro
-sulla spalla sinistra e un sussulto del cuore l'avvertì, che quella
-maschera ascondeva Valdrigo.
-
-Si fece largo da quella parte, e dopo qualche lotta coi gomiti,
-assistita dalla compagna che s'interessava vivamente alla sua
-curiosità, lo raggiunse di fianco, e lo seguì. La folla calcava
-talmente le persone che Maddalena si trovò spinta alle spalle di
-Vittore, con immediato contatto.
-
-Egli si teneva in mezzo a due graziose mascherette in veste di seta
-nera e zendado con una rosa sul capo, ma indirizzava il discorso ad una
-sola, e le diceva:
-
-— Se possiamo arrivare alla scala, sarebbe meglio uscire addirittura da
-questa babilonia.
-
-— No, rispondeva la mascheretta, è troppo presto, vediamo piuttosto di
-penetrare nella stanza del giuoco....
-
-E andavano passo passo camminando dietro agli altri fra le spinte
-degl'indiscreti, e le grida acute dei mascheroni, con Maddalena e la
-compagna dappresso, le quali studiavano ogni mossa, ed ascoltavano
-ogni parola. Valdrigo non si permetteva veruna intimità colla sua
-mascheretta, le parlava anzi con rispetto, e la difendeva dagli urli
-dei vicini con ogni delicata attenzione.
-
-Attraversate tre stanze in linea retta, nella quarta presero una
-porta a sinistra, ed entrarono in un locale ove intorno a dei tavolini
-coperti di monete d'oro e d'argento, si tenevano i giocatori di faraone
-e bassetta.
-
-La folla diradata lasciava libero il respiro, il rumore cessava,
-e s'udiva solo il suono del denaro deposto e raccolto. I giocatori
-parevano di marmo, cogli occhi intenti sulle carte, collo sguardo
-animato dalla speranza, o abbattuto dal disinganno. Alcuni grandi
-personaggi giocavano freddamente, e guadagnavano o perdevano colla
-stessa indifferenza, e fra questi stava seduto il conte Leoni. Le
-mascherette condotte da Valdrigo gli passarono da vicino colla massima
-indifferenza, e attraversata la stanza entrarono sul pianerottolo in
-capo alla scala.
-
-— Dunque usciamo, diceva Valdrigo, con una voce supplichevole....
-
-La mascheretta pareva esitante, soggiungeva: «aspettiamo ancora.... più
-tardi....»
-
-Ma questi rifiuti sembravano agitarlo, e con voce alterata egli
-ripeteva:
-
-— Ve ne prego, Silvia, non mi rifiutate il favore di parlarvi senza
-testimoni, non vi chieggo che qualche istante; sono lunghi anni che
-tengo chiuso nel seno un segreto che mi soffoca, permettete che vi dica
-una parola.... e poi basta!...
-
-— Andiamo!... disse la maschera con una risoluzione istantanea, e
-scendendo rapidamente le scale scomparvero.
-
-Maddalena voleva seguirli, ma le mancarono le forze, essa aveva tutto
-compreso. Quella maschera era Silvia Leoni, quell'amore di tanti anni
-era ancora una passione segreta. Valdrigo non s'era mai trovato solo
-con Silvia, quali ostacoli avessero potuto impedire una dichiarazione
-d'amore, in tante visite fatte dal pittore al palazzo Leoni, questo
-era un mistero per Maddalena, ma le parole di Valdrigo non ammettevano
-un dubbio. — Fosse virtù di donna onesta, o mancanza d'occasione
-propizia, o timore di vendette terribili, il fatto stava che Valdrigo
-non aveva ancora aperto il suo cuore. Tante rivelazioni in un minuto
-avevano stravolte l'idee della povera innamorata, avevano colpito il
-suo cervello con una sorpresa istantanea, avevano animati i suoi sensi
-con una arcana speranza, quando ad un tratto, quella rapida decisione
-di Silvia l'aveva nuovamente colpita sul vivo. La lunga aspettativa
-aveva raggiunto il suo termine, la donna cedeva alle preghiere d'una
-intervista segreta, la sicurezza del marito lontano accresceva il
-pericolo, la passione svelata avrebbe sormontato ogni ostacolo, la
-notte avrebbe protetto ogni oblìo. Le memorie della prima giovinezza,
-il fuoco rinchiuso, la costante resistenza, tutto rendeva quella
-passione violenta e irresistibile, e una volta consumato il sacrifizio,
-Silvia non era donna da capriccio, ma da tenace fermezza... Valdrigo
-era perduto per sempre!...
-
-Tutte queste idee attraversarono rapidamente il suo spirito, le
-paralizzarono le forze, la resero immobile e stupida. Il fuoco della
-gelosia venne a risvegliare la sua mente, allora volle inseguirli,
-arrestarli par via, smascherarli, e scese precipitosamente le scale
-si trascinò dietro la compagna che invano si studiava di calmarla,
-coi consigli della ragione e della amicizia. Maddalena non udiva le
-sue parole, e non ascoltava che gl'impeti d'una passione esaltata.
-Giunte sulla via, le maschere che andavano e venivano dal Ridotto
-impedivano il passo, i venditori di melarancie confondevano la loro
-voce strillante coi fischi dei birichini, colle risa dei gondolieri,
-col variato gorgheggiare dei venditori ambulanti che accrescevano la
-confusione e il rumore della strada.
-
-Uscite da quel miscuglio di gente si trovarono in una calle più
-tranquilla, ove poterono levarsi la maschera, asciugarsi il sudore
-del volto, e riprendere un po' di lena, l'aria fresca e salina che
-spirava dalla laguna rinnovava il respiro. Maddalena irrequieta non
-voleva fermarsi, e pretendeva inseguire i fuggitivi, ma la compagna la
-calmava, mostrandole le strade deserte, le traccie perdute, il rispetto
-prescritto verso le maschere, il nessun diritto di agire, l'insulto ad
-una donna dell'alta nobiltà, e finalmente la collera di Valdrigo, il
-suo odio e la sicura vendetta. Ma essa ascoltava ogni consiglio come
-trasognata, e piuttosto di dar retta all'amica, pareva che pensasse ai
-mezzi per mandare ad effetto il suo funesto pensiero.
-
-Veduta l'impossibilità d'inseguirli, si rimise la maschera e volle
-ritornare al Ridotto. La compagna che la teneva per braccio sentiva
-un tremito in tutti i muscoli della povera fanciulla, sorda ad
-ogni preghiera, e dovette seguirla macchinalmente, sperando che le
-distrazioni del ballo avrebbero calmati i suoi sensi.
-
-Risalite le scale, e penetrata nuovamente nella stanza del giuoco,
-essa andava vagando trascinata dalla passione e guidata da un pensiero
-che dominava il suo spirito. Pareva che cercasse taluno nella folla,
-finalmente svincolandosi dall'amica, si avanzò verso un tavoliere di
-giuoco, e avvicinandosi al conte Leoni che teneva le carte fra le mani
-gli disse all'orecchio:
-
-— Conte, vostra moglie è uscita or ora dal ballo, appoggiata al braccio
-d'un uomo mascherato...
-
-Il giuocatore rivolgendo rapidamente la testa, squadrò la maschera per
-bene, e con volto serio rispose:
-
-— E che importa a voi questo?...
-
-— A me niente... conte... ma a voi deve importare moltissimo!...
-
-— E se questa maschera fosse suo fratello, che avreste da dire?...
-
-— Se non conoscessi chi si asconde sotto la maschera, non sarei venuta
-ad incomodarvi, ma ho creduto rendervi un servigio...
-
-— Sette a due zecchini... diceva il conte attento al giuoco... e
-perdeva. Fante a sei zecchini... e perdeva. Paroli, e perdeva il
-doppio. Allora muto e freddo in apparenza, ma dentro iracondo e
-ostinato, ripeteva asso a tre zecchini...
-
-— Ci va del vostro onore, gli sussurrava Maddalena all'orecchio, ed
-egli:
-
-— Asso, quattro zecchini...
-
-— Conte, una amica della vostra casa voleva salvarvi l'onore, scusate
-l'incomodo... addio...
-
-— Aspettate un momento, rispondeva irritato il conte, afferrando con
-una mano convulsa le vesti di Maddalena, e gridando... dieci zecchini
-sull'asso di spade!...
-
-— Buona fortuna, signore!... e lasciatemi andare... Ripeteva la
-maschera.
-
-— Vi chieggo un momento per cortesia... il due di bastoni a quattro
-zecchini... aspettate ancora un giro e parleremo...
-
-— Sarà troppo tardi!...
-
-La passione del giuoco teneva il conte inchiodato davanti al tavolino,
-la gelosia lo agitava fortemente e l'interna lotta si manifestava sul
-suo volto contratto dalla impazienza e dalla collera. Deciso di levarsi
-da sedere, la comparsa d'una carta lo ripiombava sulla sedia, e mentre
-con l'occhio intento seguiva le vicende del giuoco, colla attenta
-orecchia ascoltava gli eccitamenti della maschera che gli diceva:
-
-— Peccato!... un angelo di bellezza... accogliere di notte in sua casa
-un amante all'insaputa del marito!..
-
-— Li raggiungo fra un istante... aspettatemi... quattro zecchini sul
-cinque di bastoni...
-
-— Per quattro zecchini... esporsi a perdere un tesoro... esporsi alla
-vergogna... al ridicolo...
-
-— Sono con voi... Paroli...
-
-— Troppo tardi!... È già un'ora che sono partiti... forse fuggiti da
-Venezia...
-
-— Fuggiti!... e gettando le carte sul tavolo, con gli occhi stralunati
-e scintillanti di collera, si levò ad un tratto, gettò a terra la sedia
-e presa sotto al braccio la maschera la trasse in un canto della sala.
-La folla si restrinse intorno al tavolo, e il suo posto venne occupato
-subito da un altro, come nelle battaglie quando si chiudono le file per
-riempire i vuoti lasciati dai morti.
-
-Allora il conte, esaminando attentamente la maschera, voleva ad ogni
-costo scoprire la persona che si permetteva d'insultarlo in quel modo
-e di provocare la sua collera e la sua gelosia. Vani tentativi. Allora
-sospettando ancora un qualche imbroglio, un raggiro immaginato con
-uno scopo secondario, e dubitando della sincerità della maschera, le
-chiese:
-
-— Potreste dirmi il nome della persona che accompagnava mia moglie?...
-
-— Certamente!... il suo primo innamorato di Villa Saltore... il pittore
-Valdrigo...
-
-— Basta così!... rispose con cupa fisonomia il conte Leoni, e senza
-proferire altra parola si allontanò dalla maschera, e uscendo dalla
-stanza scese rapidamente le scale.
-
-Maddalena e la compagna lo seguivano ad una certa distanza, ma appena
-liberato dalla folla, si mise a camminare con passi tanto frettolosi
-che volto il canto d'una via lo perdettero di vista nell'oscurità della
-notte fra il labirinto delle calli.
-
-La compagna che aveva assistito a tutta la scena, invano tirando per la
-veste Maddalena, o stringendole le braccia, e susurrandole all'orecchio
-le parole — basta — prudenza — trovandosi finalmente sola con l'amica,
-le disse con un accento di paura:
-
-— Che cosa hai fatto mai!... Maddalena!...
-
-— Ho salvato Valdrigo da una relazione colpevole... Con una donna
-troppo superiore alla sua condizione... da una maledetta passione...
-
-— Lo hai perduto!... rispose la compagna affannata; hai esposto la sua
-vita al più grande pericolo... forse...
-
-— Taci per carità!... mio Dio... se il conte Leoni lo ammazzasse!...
-
-Allora arrestandosi per trovare un appoggio al parapetto d'un ponte,
-si asciugava i sudori del volto e mandava lampi dagli occhi. La sua
-fantasia le dipingeva il conte Leoni con un coltello alla mano, in
-traccia dei colpevoli... apriva una porta... li trovava abbracciati...
-Allora ritornando alla collera ed alla gelosia che le ardeva nel cuore,
-soggiungeva:
-
-— Ebbene, li ammazzi tutti e due... e col braccio levato in aria
-faceva segno di ferire, e raddoppiava i colpi con un sogghigno di gioja
-spaventosa, ripetendo ogni volta — li ammazzi... li ammazzi!...
-
-Ripresero il cammino verso il loro quartiere conversando concitate
-per via sulle avventure della notte, e sui timori delle conseguenze
-probabili.
-
-Essendo vicine di casa si congedarono all'uscio, e ciascheduna entrò
-nella propria dimora. Maddalena entrata nella sua stanza, si spogliò
-in fretta e gettandosi macchinalmente sul letto incominciò a pensare
-a' suoi casi. Ora si sentiva dilaniare dal rimorso, ora la collera le
-accendeva lo spirito e la spingeva a desideri di vendetta e di sangue.
-— Che cosa sarà succeduto?... chiedeva a sè stessa... e si cacciava
-le mani nei capelli, e sospirava e piangeva. Poi riteneva il fiato e
-ascoltava tremando. Ogni persona che passava per via risvegliava i suoi
-sospetti... se venisse a casa ferito!... e pensava non senza una certa
-gioja alle cure che gli avrebbe prodigate, alla guarigione sicura, al
-pentimento, e, chi sa!... forse avrebbe aperto gli occhi e conosciuto
-il suo amore... poi tornava a tormentarsi con più gravi paure... se lo
-portassero a casa moribondo!... mio Dio!... per causa mia!... la sua
-morte!... sua madre!... povera Rosa... e piangeva, affranta dal dolore.
-
-Le ore battevano lentamente all'orologio della chiesa vicina, il
-silenzio regnava nella strada, non si sentiva che il tonfo dei remi
-di qualche gondola che passava nel canale, e la voce del gondoliere
-— _stali_ — _premi_ — all'atto di sboccare in laguna. I minuti le
-parevano infiniti... il cervello in ebollizione la trascinava da
-un pensiero ad un sogno, da una reminiscenza ad un timore, senza
-transizione regolare, colla confusione del caos. Gli orecchi le
-tintinnavano ancora della musica da ballo e del gridio delle maschere,
-vedeva l'oro dei tavolieri del giuoco, e poi pensava ad una stanza
-silenziosa, a due innamorati, ad un bacio, ad una donna svenuta in
-un'estasi d'amore e d'obblio... e poi vedeva gli occhi ardenti del
-conte Leoni, un coltello... un lago di sangue! Finalmente le parve di
-riconoscere un passo lontano, tese l'orecchio con attenzione sostenuta,
-il passo si avvicinava, e il cuore le diceva — è Valdrigo. — Poco dopo
-udì che s'arrestava alla porta, e la chiave che entrava nella toppa.
-Aperto l'uscio, Valdrigo saliva le scale ed entrava tranquillamente
-nella sua stanza.
-
-
-
-
-XXXI.
-
-
-In generale i mariti ammazzano raramente gli amanti, a Venezia poi
-nel secolo passato non li ammazzavano mai. C'era una gran licenza
-di costumi, ma ciò non escludeva affatto la virtù. Silvia desiderava
-e temeva un abboccamento con Valdrigo. Essa sentiva la necessità di
-frenare gli slanci imprudenti del giovane, ma sentiva in pari tempo
-il pericolo della lotta. Voleva dissimulare una ferita, ma temeva che
-mettendovi sopra le mani il dolore la scoprisse. Andò al ballo con
-l'idea di condursi Valdrigo al casino per fargli una predica sulla sua
-condotta inconveniente, ma confessava a sè stessa d'averlo talvolta
-incoraggiato cogli sguardi che tradivano il cuore, cosicchè essa si
-trovava giudice e colpevole a un tratto, e temeva giustamente che
-l'accusato diventasse accusatore. Dapprima esitava dunque a mandare ad
-effetto il suo piano, poi temendo le conseguenze del rifiuto si decise
-a finirla, ma giunta sulla via si pentì, ed avrebbe voluto ritornare
-sui suoi passi. Così le farfalline svolazzano intorno al lume fino
-che a forza di raggiri cadono nella fiamma e si abbruciano le ali. Non
-osando retrocedere, e non volendo avanzare, perdeva il tempo per via,
-e a Valdrigo che la sollecitava con affettuosa insistenza, rispondeva
-mostrandogli l'ombre cupe dei canali, e i pittoreschi effetti della
-notte sui palazzi, e sull'acqua.
-
-In tal modo impiegarono molto tempo nel breve tragitto, ma finalmente
-giunsero al casino. Entrati, accesero il lume, e salite le scale,
-la padrona ordinò alla cameriera di accendere un po' di fuoco al
-caminetto. Valdrigo non ne aveva bisogno, ma Silvia temporeggiava per
-raccogliere le sue forze, e farsi animo. La cameriera indovinava le
-impazienze del giovane, e mossa da pietà si affrettava a metter legna
-e a soffiare, ma appunto le cose fatte in fretta non approdano, e
-invece del fuoco uscivano dei nuvoli di fumo che invadevano la stanza;
-e quindi fa necessario aprire le finestre e le porte. L'aria entrando
-facilitò l'operazione, e una bella fiamma crepitante brillò nel camino.
-Chiuse nuovamente le imposte, la cameriera accese due doppieri, ed uscì
-serrando l'uscio. Non aveva ancora attraversata l'anticamera quando
-s'udì una violenta scampanellata alla porta di casa: era il conte
-Leoni. Vi fu un minuto secondo di stupore, ma Silvia ordinò tosto si
-aprisse. Pensi il lettore allo stato di Valdrigo; è certo che se Don
-Lio avesse conosciuta in quel momento la posizione del giovane, avrebbe
-paragonato il suo affanno alle pene di Tantalo. Egli rimase immobile
-e quasi pietrificato fissando gli occhi istupiditi nella fiamma, come
-dovette trovarsi la moglie di Lot, quando contro al divino comando si
-volse a contemplare l'incendio di Sodoma. Il conte Leoni entrò nella
-stanza raffrenando il suo impeto, ma lasciando intravedere i suoi
-sospetti dall'occhio scrutatore e dalle ciglia aggrottate.
-
-Silvia lo attendeva davanti al caminetto col fiero cipiglio della virtù
-offesa, e colla dignità della donna che può levare la fronte senza
-rossore; in quel momento di suprema soddisfazione essa sentì tutto il
-valore della sua onestà, tutta la forza dell'innocenza. I loro sguardi
-si scontrarono, l'interrogazione del marito fu muta ma eloquente, la
-risposta della moglie fu assoluta e severa; essa fissò gli occhi nel
-marito con tale sicurezza imperiosa ch'egli dovette abbassarli; perchè
-realmente egli era colpevole. — Passato quel primo momento essa ruppe
-il silenzio; e rivolta al conte gli disse con un'aria indifferente:
-
-— Allo scampanio, non credeva che foste voi... non mi avete avvezzata a
-questi modi...
-
-— Scusate, egli rispose, l'agitazione della corsa m'aveva irritato i
-nervi...
-
-— E perchè avete corso?...
-
-— Vedendovi uscire dal ballo temetti... qualche improvvisa
-sofferenza... pel caldo... in mezzo a tanta folla...
-
-— Diffatti, interruppe Silvia, che lo vedeva imbarazzato, diffatti non
-sto bene... un'oppressione, un bisogno d'aria mi costrinse d'uscire...
-Ho pregato Valdrigo d'accompagnarmi...
-
-— Vi ringrazio, caro Valdrigo, soggiunse il conte porgendo la mano
-al pittore, e stringendogli la destra ch'era fredda come quella d'un
-morto.
-
-A poco a poco la conversazione prese l'andamento ordinario e parlarono
-di cose indifferenti, chè in fine dei conti, avevano tutti e tre delle
-ragioni per essere contenti.
-
-Più tardi il conte propose di cenare. La cameriera uscì per fare alcune
-provviste ad una vicina trattoria, che nelle occasioni dei balli, stava
-aperta tutta la notte.
-
-Valdrigo dovette apparecchiare la tavola, il marito apriva un armadio
-e ne tirava delle bottiglie di vino di Cipro stravecchio coperte di
-ragnateli e di polvere. E mentre la Maddalena esterrefatta vedeva nelle
-sue spaventose fantasie il marito che versava il sangue dell'amante,
-il conte Leoni mesceva il Cipro a Valdrigo, e toccando i bicchieri,
-bevevano insieme alla salute dalla Dama. — Fedele! pensava il marito —
-perduta! ma non per sempre, diceva a sè stesso il giovane innamorato.
-
-
-
-
-XXXII.
-
-
-La prudenza consigliò Valdrigo ad astenersi per qualche tempo dalle
-visite in casa Leoni, malgrado l'ardore sempre crescente della
-sua passione. Maddalena lo sorvegliava da vicino, studiava i suoi
-andamenti, leggeva nella sua fisonomia i desideri repressi, e le
-inquietudini d'un'anima esaltata. L'amore che essa teneva celato
-nei più profondi penetrali del cuore si nudriva di speranze future,
-e infiammava la sua gelosia irritata dalle fatte scoperte. La cieca
-gelosia si nutre di chimere, e guida a fatali consigli.
-
-La povera fanciulla, incoraggiata dal felice risultato della sua prima
-resistenza, diceva a sè stessa. — Bisogna ch'io perseveri.... Bisogna
-che io continui ad attraversare i suoi progetti, ad impedire ad ogni
-costo i progressi d'una passione fatale, bisogna ch'io trovi il modo
-di rompere gli anelli d'una catena che lo trascina alla perdita della
-sua felicità, che lo allontana dal mio cuore; i continui ostacoli
-devono stancare la sua pertinacia, compromettere la Dama, risvegliare i
-sospetti del marito... egli sarà costretto di rinunziare all'impresa...
-
-La ferita sarà dolorosa, ma il tempo sana ogni piaga, io consolerò le
-sue pene raddoppiando le cure, cercherò di ricondurlo al lavoro, alla
-pace... aspetterò che gli anni calmino le sue passioni violente...
-e forse un giorno, troverò nella sua felicità la ricompensa degli
-affanni, coi quali, senza avvedersene, mi avvelena la vita.
-
-E nelle lunghe notti insonni, rivolgendosi nelle coltri affaticate,
-meditava uno stratagemma che riuscisse a tagliare il nodo gordiano
-con rottura irreparabile, senza gravi pericoli per nessuno, senza che
-si potesse scoprire la mano che colpiva. Dapprima pensava di mettersi
-d'accordo con la Rosa, di farlo chiamare a Saltore con un pretesto,
-per allontanarlo da Venezia, ma egli avrebbe tosto scoperto l'inganno
-e sarebbe ritornato. Un nuovo avviso al conte non voleva arrischiarlo,
-era cosa pericolosa, ed aveva tremato troppo della sua prima imprudenza
-per volerla tentare di nuovo, dal lato della signora non vedeva nessuna
-cosa possibile.
-
-Di tutti i suoi progetti quello di allontanarlo da Venezia le pareva
-il più opportuno, ma non trovava il modo di mandarlo ad effetto, e
-poi temeva che il pittore uscito una volta dalla sua casa, potesse non
-tornarvi mai più, o stabilirsi in altri paesi, e perderlo per sempre.
-Avrebbe voluto poterlo chiudere nella sua stanza, e tenerlo tutto
-per sè, ma siccome la cosa non era fattibile, cercava come si potesse
-rendergli impossibile l'accesso alla Dama, senza troppo allontanarlo da
-sè, e qui stava appunto la difficoltà.
-
-Mettendo il cervello alla tortura coi più strani pensieri, finì
-a coltivare un'idea, che le pareva avere del buono e del cattivo
-come tutti gli altri progetti, ma che presentava un incontrastabile
-vantaggio, ed era di mettere il Consiglio dei Dieci in alleanza colla
-sua gelosia. Ecco come ragionava la fanciulla: Una falsa accusa
-farebbe mettere Valdrigo in prigione, e l'accusa essendo falsa la
-prigionia non potrebbe oltrepassare la durata del processo. L'innocenza
-dell'accusato, e la giustizia dei giudici renderà impossibile ogni
-pericolo di condanna, ma forse il semplice fatto della prigione,
-basterebbe ad allontanare per sempre il Valdrigo dal palazzo Leoni
-anche dopo la sua liberazione, perchè l'esalazione del carcere rimane
-sempre indosso a tutti i prigionieri di Stato, innocenti o colpevoli,
-nè l'alterigia patrizia può ammettere nella sua società un uomo
-sospetto di congiura, liberato per sola mancanza di prove.
-
-Il piano dunque le sembrava magnifico, ma teneva la sua decisione
-in sospeso, a motivo delle privazioni alle quali avrebbe esposto
-Vittore. Veramente aveva sentito dire che mentre dura il processo
-i prigionieri non sono da paragonarsi ai condannati, pure sentiva
-dentro di sè una voce tormentosa che biasimava i suoi pensieri, e
-le minacciava le amarezze del rimorso. Nella calma della ragione
-essa vedeva che provocare l'arresto di Valdrigo era un delitto, che
-privava ingiustamente un uomo della libertà, che gettava un innocente
-nella tristezza e nelle miserie del carcere, e pensando ai timori
-del giovane, alla dolorosa solitudine, alla privazione d'aria e di
-luce, al silenzio senza interruzione, ai dolori senza conforto, alle
-sofferenze senza lenimento, malediceva il suo progetto, si strappava i
-capelli dall'affanno, e giurava di frenare una passione violenta che la
-trascinava a colpe tanto crudeli.
-
-Ma quando Valdrigo usciva di casa, galante e profumato come un
-gentiluomo, con l'aspetto ardito e l'occhio scintillante, con un'aria
-di provocazione e di conquista, allora la ragione taceva, allora i
-buoni sentimenti svanivano, e i più dolorosi sospetti entrando nel
-cuore, risvegliavano le furie della gelosia e la brama d'arrestare
-ad ogni costo il trionfo d'una pericolosa rivale. I più forsennati
-progetti le ripullulavano in mente, nessuna pena le sembrava soverchia
-pel colpevole, avrebbe pagato col suo sangue una catena, il truce
-aspetto delle porte ferrate, dei grossi chiavistelli e delle doppie
-sbarre sorrideva al suo spirito agitato, come le promesse di un amico
-sicuro.
-
-Esitante sul partito da prendersi, spiava ogni passo di Valdrigo, e
-porgeva attenta orecchia ai discorsi del popolo che incominciando ad
-inquietarsi sui destini di Venezia, mormorava sotto voce del governo
-e d'alcuni nobili, fra i quali ritornava sovente in campo il nome
-del conte Leoni, detestato dai partigiani delle nuove idee, come
-il più accanito nemico d'ogni transazione e il più tenace difensore
-dell'antico sistema.
-
-Le passioni represse fermentavano, un ardente desiderio di novità e
-di riforma lottava contro i difensori della Serenissima Repubblica,
-della quale vantavano le glorie passate e amavano le presenti dolcezze,
-il vivere beato e pacifico, i continui passatempi, il libertinaggio
-protetto dalle abitudini e dalla tolleranza del governo. Il lungo
-abbandono delle armi e la vita molle avevano infiacchita la fibra del
-popolo e della nobiltà, e abbassato il livello dei caratteri. Perduta
-ogni morale dignità ed ogni nobile sentimento nazionale, l'egoismo
-signoreggiava i magistrati del governo ed i privati cittadini.
-
-I principî della rivoluzione francese che proclamavano i diritti
-dell'uomo alla libertà ed all'eguaglianza, si chiamavano il _gallico
-veleno_, ed era perfino proibito di parlarne. Intanto i francesi
-entravano in Italia, e i Savj seguitavano a chiudere le orecchie
-ai consigli più assennati, e continuavano a far la corte alle dame
-ed a frequentare i pubblici spettacoli colla maschera sul volto.
-All'invasione delle idee, il governo si opponeva colla proibizione
-degli scritti; alla invasione delle armi straniere, rispondeva colla
-neutralità disarmata. In conseguenza di ciò, mancavano le armi e i
-soldati, le piazze forti erano sguarnite nè si pensava gran fatto
-alle difese, nè ad accrescere la flotta, nè ad acquistare le armi
-o fabbricare la polvere; per riscontro si vietavano in Teatro le
-tragedie perchè sollevavano e concitavano gli animi. Le rivelazioni
-più importanti dei residenti alle Corti straniere e i dispacci
-degli ambasciatori veneti in Francia, che annunziavano i disordini,
-le minaccie e i pericoli imminenti, non venivano nemmeno letti al
-Senato per non turbare il sonno ai patrizii, e per ordine degli
-eccellentissimi Savj di settimana, tutte le carte risguardanti tali
-argomenti si passavano nella _Filza delle comunicate non lette_[77].
-
-Volevano ad ogni costo la pace, il riposo ed il sonno, e dichiaravano
-la guerra alle mode di Parigi, ai bottoni, ai ventagli rivoltosi,
-alle foggie giacobine; spendendo ragguardevoli somme per ispiare la
-condotta dei soggetti. Lo spionaggio era una delle basi del governo, ed
-i magistrati dopo d'aver spiati i sudditi si spiavano fra loro. I Tre
-spiavano i Dieci, i Dieci spiavano i Tre, l'Avogador del Comun spiava
-gli uni e gli altri. Le spie frequentavano tutti i luoghi pubblici,
-le vie, i teatri, le chiese, e perfino le private dimore, e i loro
-servigi venivano retribuiti con salvacondotti temporanei, con denaro,
-con esenzione dalle tasse, con privilegi, impieghi, onori e impunità
-di delitti. Malgrado però di questa rigorosa sorveglianza e della
-severità delle leggi, la Voce della libertà trapanava da ogni parte
-e la si sentiva ondeggiare per l'aria come i profumi della primavera.
-Entravano furtivamente in Venezia, libri, fogli, programmi, gazzette,
-coccarde, ed ogni altro incentivo. Il Villetard, segretario della
-legazione francese, tendeva la mano ai malcontenti, favoreggiava le
-congiure e fomentava gli spiriti più audaci. I fucili e i cannoni della
-rivoluzione erano ancora lontani, ma penetravano in Venezia le massime,
-i pensieri, le idee che precedono ogni mutamento sociale, apparecchiano
-il terreno delle riforme, minano gli antichi propugnacoli e segnano le
-fondamenta dei nuovi edificii.
-
-Maddalena passando una mattina per una calle remota, vide un gruppo di
-persone che ciarlavano con aria misteriosa, guardandosi intorno. Erano
-suoi conoscenti e vicini; si mise dunque in loro compagnia per udire
-le notizie del giorno. La fanciulla non potendo suscitare sospetti,
-essi continuarono i discorsi. Uno fra loro mostrava i pugni in atto di
-minaccia e diceva:
-
-— Ancora un poco e dovranno deporre la toga, i parrucconi!... Cosa
-sono i nobili più di noi?... I francesi vengono avanti... avanti...
-avanti...
-
-Uno degli uditori voltava la testa con aspetto pauroso e mandava fuori
-un soffio prolungato che voleva dire — Bagattelle!...
-
-Un altro interrompeva il narratore con un — tss — tss! — e indicava con
-l'occhio un balcone, dal quale un individuo sospetto faceva capolino.
-
-— Eh! non abbiate più paura!... continuava il narratore, sono appena
-due giorni che alcuni detenuti per sospetto di congiura contro la
-repubblica, vennero rilasciati in libertà per l'influenza d'un alto
-personaggio della legazione francese....
-
-— Come? chiedeva il più timido, non li hanno condannati?...
-
-— Non hanno osato torcer un capello a nessuno!... guai se lo avessero
-fatto!... eh! non sono più i tempi delle violenze tenebrose.... bisogna
-che ci pensino due volte....
-
-Maddalena pensava dentro a sè: — La mia idea è dunque buona, e posso
-salvarlo senza pericoli. — L'egoismo delle passioni è sì grande
-che sovente confonde il proprio interesse con l'altrui. E la povera
-fanciulla traviata da una furente gelosia, aveva smarrito il buon
-senso.
-
-Interamente dominata dal fatale pensiero che preoccupava il suo
-spirito, non ascoltava più che macchinalmente le declamazioni del
-narratore, quando il nome del conte Leoni la scosse dall'astrazione che
-aveva invaso il suo spirito e tendendo attentamente l'orecchio udì le
-seguenti parole:
-
-— Il conte Leoni partirà fra due giorni per Vienna con una missione
-diplomatica.... il dispotismo si lega al dispotismo, egli è il
-degno sostenitore degli abusi, ma verrà il giorno della giustizia ed
-allora....
-
-Maddalena non volle ascoltare più oltre, e se ne andò ferita da un
-nuovo colpo nel cuore. Le parole: il conte Leoni partirà fra due
-giorni per Vienna — le si erano scolpite nelle mente come una tremenda
-minaccia. Il momento fatale era giunto, l'impunità degli amanti
-assicurata. I vapori della gelosia le salivano al cervello, come i
-fumi del vino ai bevitori. Vacillava e non vedeva innanzi a sè che
-un velo che le offuscava la luce. Poi le ritornavano alla mente le
-altre parole: — I prigionieri sospetti di congiura vennero liberati.
-— Bisogna decidersi ad agire con risoluzione, essa pensava fra sè, il
-tempo stringe e fra due giorni sarebbe troppo tardi!
-
-Con tali idee giunse a casa, si chiuse nella sua stanza, e vi stette
-lungamente vaneggiando coi fantasmi della gelosia e dell'amore che le
-passavano davanti lo spirito come una coorte d'anime dannate confuse
-cogli spiriti eletti. Erano sogni d'ineffabili dolcezze turbati dalle
-minacce d'una possente rivale, che apparecchiava il suo trionfo, erano
-promesse di giorni lieti e sereni, disperse dai nuvoloni d'un vicino
-uragano, solcato da lampi spaventosi, e dal guizzare del fulmine.
-
-La sua mente malata delirava, passando da un pensiero ad un altro
-senza transizione ragionevole, e portando le immagini agli eccessi
-dell'esagerazione. Ora si figurava tutti gli orrori, tutte le miserie
-del carcere, le torture della mente e del cuore, le tenebre, la nudità
-delle pareti, e Valdrigo pallido e malato in un canto, abbandonato alla
-vendetta di giudici implacabili, condannato per la sua accusa a finire
-i giorni in una tomba senza luce.... egli che amava tanto il sole e la
-libertà, il soave profumo dei campi e l'ampio spazio del mare!...
-
-Allora, disperata e furente, si batteva la fronte, si lacerava le
-vesti, si scopriva il seno palpitante, apriva le finestre, respirava
-l'aria a buffate come chi soffoca dall'oppressione dell'asma o dalle
-perniciose evaporazioni dei carboni incandescenti. La calma della
-laguna, il cielo sereno, le fresche brezze della sera scendevano come
-un balsamo sopra quell'anima desolata, e la voce della coscienza
-parlando al suo cuore il linguaggio dell'onestà, il rimorso degli
-insani progetti riprendeva il suo dominio e le lagrime del pentimento
-le inumidivano il ciglio e le solcavano le guancie.
-
-Ma non passava guari di tempo che una bruna gondoletta solcando
-l'acque davanti alla sua finestra, lasciava intravedere dagli aperti
-finestrini, un giovine ed una fanciulla che stretti in amplesso
-affettuoso si scambiavano un lungo bacio sulla bocca.
-
-Quella scena esaltava nuovamente il suo spirito, faceva palpitare il
-suo cuore con violenza, e il canto del gondoliere che conduceva la
-coppia felice ai freschi della laguna, risuonava alle sue orecchie come
-una voce di scherno e d'ironia, riaccendeva la sua collera, avvelenava
-i suoi sospetti e faceva tacere i rimorsi della coscienza. Si figurava
-di vedere Silvia e Valdrigo, suggellare con un bacio il lunghissimo
-amore, e giurarsi una fedeltà a tutte prove, immersi nelle delizie
-della solitudine, fra il lusso dei ricchi appartamenti del palazzo
-Leoni. Chiudeva la finestra, e la luce del crepuscolo che tingeva in
-rosso il firmamento penetrava nella sua stanza cogli ultimi chiarori
-che invitano la mente ai pensieri melanconici. Una profonda tristezza
-invadeva i sensi affaticati della povera fanciulla, e un sopore pieno
-di visioni succedeva alle lotte dolorose del giorno.
-
-All'indomani Valdrigo le appariva lieto e raggiante come un uomo
-che si aspetta una sicura fortuna. Ella leggeva nel volto di lui il
-presentimento d'un trionfo vicino, e ne fremeva di sdegno; la stanza di
-lui esalava un leggiero sentore di essenza d'ambra, profumo sospetto a
-Maddalena, perchè emanava dalle sue vesti dopo la vendita del quadro,
-e appunto era incominciato al tempo delle visite in casa Leoni.
-Rovistando fra le carte del giovane scoperse un ritrattino di Silvia,
-lavoro condotto di memoria dal pittore innamorato, e una tale scoperta
-inasprì la sua piaga, e fomentò la gelosia che dilaniava il suo cuore.
-Ma ciò che mise il colmo al suo furore, fu un viglietto profumato
-all'indirizzo di Valdrigo, apportato da un gondoliere. Appena uscito il
-messo, sospinta da' suoi sospetti, essa stava per aprire il foglietto
-suggellato, quando entrando Vittore glielo vide fra le mani e se lo
-prese. La fanciulla con uno sguardo scrutatore interrogò il volto del
-giovane, e le parve di vedere in un bagliore degli occhi un lampo di
-felicità.
-
-Era troppo!... Divenuta cieca dalla gelosia, fremente dalla collera,
-eccitata da tante circostanze, e spinta a provvedere dall'imminenza
-del pericolo, salì rapidamente alla sua stanza, e preso un foglietto di
-carta, con la mano tremante, e le vertigini, si mise a scarabocchiarvi
-sopra le seguenti parole: — Vittore Valdrigo congiura contro il
-governo. — La sua inesperienza dello scrivere la obbligava a tracciare
-le lettere una per volta, ora grandi ed ora piccole, alte e basse come
-le onde del mare in burrasca, che indicavano perfettamente lo stato del
-suo animo, e in capo ad una mezz'ora aveva finito la sua delazione,
-col relativo indirizzo dell'accusato. La solita voce della coscienza
-la mordeva fortemente, e forse la avrebbe condotta a distruggere
-l'infame foglietto, quando la melodia del violino di Valdrigo le
-giunse all'orecchio come un preludio di divina dolcezza, come il canto
-dell'anima accesa dall'amore e dalla speranza che inneggiava alla
-divinità una sublime rivelazione.
-
-Postosi un fazzuolo sul capo, usci col viglietto nascosto in seno,
-e attraversò rapidamente la via, senza vedere i passanti. C'erano in
-quel tempo in Venezia alcune cassette collocate in vari luoghi, che
-rappresentavano una testa di leone nella cui bocca si gettavano le
-denunzie segrete. Giunta davanti ad una di quelle tremende cassette, si
-guardò d'intorno, e trovandosi sola, gettò il biglietto nella bocca del
-leone, e partì.
-
-È facile immaginare come abbia passato la notte che seguì la sua fatale
-risoluzione; punta dal rimorso, turbata dalla paura, ad ogni piccolo
-rumore trasaliva nel letto e le pareva udire gli sgherri che venissero
-ad arrestare Valdrigo. Ma la notte passò senza che si avverassero i
-suoi presentimenti, e il mattino sereno e tranquillo precedette un
-giorno di pace, senza avvenimenti che agitassero il suo spirito. Alla
-seconda notte, nuove paure vennero a funestare le lunghe ore delle
-tenebre, e l'insonnia manteneva sul trasudato origliere tutte le
-torture dell'incertezza, e tutte le palpitazioni dello sgomento. Al
-terzo giorno Valdrigo uscì come al solito, ma non rientrando alla ora
-consueta, i sospetti incominciarono a bazzicarle pel capo e pensava —
-sarà stato arrestato per via — ed allora sentiva un dolore intenso che
-soffocava i suoi sospiri, ma poi si rimetteva pensando che forse era
-andato in casa Leoni — allora sarebbe corsa ella stessa fra gli sgherri
-a strapparlo dalle braccia della rivale fra le quali lo dipingeva la
-sua fantasia riscaldata.
-
-Finalmente Valdrigo ritornò a casa canterellando come era solito, e
-preso il violino gli fece uscire delle note misteriose e gementi, che
-parevano singhiozzi fra le lagrime. — Sembra il canto d'un prigioniero
-— disse fra sè la fanciulla, e proruppe in dirottissimo pianto. —
-Ma poi si consolò pensando che erano già passati tre giorni dalla
-delazione, e quindi essa diceva: — Non avranno fatto calcolo della mia
-accusa — tanto meglio! — e ringraziava il cielo con fervore.
-
-Il violino con uno dei trabalzi che erano nelle abitudini dell'artista,
-cambiò metro ad un tratto, e si mise a suonare una danza brillante che
-era la franca e briosa espressione della gioja.
-
-Il sole tramontava quando deposto il violino Valdrigo cambiava i
-suoi abiti usuali con gli abiti nuovi. Maddalena che stava sempre in
-agguato, guardava per il buco della serratura, e seguiva i movimenti
-del giovane. Egli pettinava i suoi capelli con una accuratezza
-straordinaria, li andava lisciando col cosmetico, e rivolgendo con
-arte studiata in modo da scoprire tutta l'ampiezza della fronte. Poi
-guardava se i manichini staccati formassero una cadenza regolare, e
-se le lattughe della camicia presentassero delle piegue aggraziate
-ed ammodo. Metteva le scarpette lucidissime colle fibbie d'argento, e
-tirava le calze di seta con tanta cura che non facevano una piega, e
-parevano una seconda pelle che coi suoi lucidi riverberi dava maggior
-risalto a tutti i movimenti dei muscoli.
-
-La gelosia si riaccendeva nel cuore di Maddalena. Il conte Leoni doveva
-essere partito, quella era dunque la sera fissata d'un abboccamento con
-Silvia.
-
-La fanciulla si torceva le mani, e rientrando nella sua stanza
-malediceva l'indolenza del governo, e mormorava fra i denti: — Cosa
-fanno questi balordi d'inquisitori di Stato?... perchè non mandano ad
-arrestare un accusato?... a che servono le bocche del leone?... a cosa
-servono le denunzie segrete?
-
-Ma intanto che ella fremeva dalla collera, dopo d'aver assistito agli
-apparecchi di una spedizione galante, la notte scendeva propizia agli
-innamorati, e prometteva di proteggere colle tenebre i loro misteriosi
-ritrovi.
-
-Valdrigo era all'ordine, ed uscito dalla sua stanza, ne chiudeva
-l'uscio e scendeva tranquillamente le scale, e la povera fanciulla
-ascoltava i passi di lui coll'ansia affannosa dell'avaro che sente il
-rumore dei ladri che si avvicinano allo scrigno, e si apparecchiano ad
-involargli tesori.
-
-Giunto alla porta di strada mentre egli teneva in mano il bottone del
-chiavistello per aprire, dall'altra parte suonavano il campanello.
-Valdrigo aprì, e si trovò in faccia di quattro persone di sinistra
-fisonomia, una delle quali gli chiese: — Il signor Vittore Valdrigo?...
-
-— Sono io — rispose il giovane, cercando di dissimulare una vaga
-inquietudine che lo assaliva. — Allora favorisca rientrare, io sono
-il _fante dei cai_[78] e vengo per ordine degli eccellentissimi
-inquisitori di Stato. — Gli altri erano, Messer Grande e due birri. La
-forza morale dei fanti, esecutori degli ordini dei tribunali, era così
-grande in Venezia, che bastava il loro nome per far abbassare la testa
-e tremare.. Rimontarono le scale, entrarono nella stanza di Valdrigo
-e l'obbligarono ad aprire tutte le cassette e gli armadi. Rovistarono
-il letto, misero sossopra ogni suppellettile, indagarono accuratamente
-ogni ripostiglio segreto, ogni angolo, ogni accessorio della mobilia, e
-batterono sui quattro lati del muro ascoltando se il suono manifestasse
-dei vuoti nelle pareti. Raccolte tutte le carte rinvenute le involsero
-in un foglio, e dopo di averlo suggellato con molta attenzione,
-invitarono Valdrigo a seguirli. Egli chiese in grazia d'avvertire
-i suoi ospiti, e questo gli venne concesso. Entrò nella stanza di
-Maddalena, sempre accompagnato dai quattro inseparabili compagni, e
-trovò la ragazza sfigurata a tal punto che ne sentì più compassione che
-della propria sventura. Essa aveva udito ogni cosa, voleva accorrere,
-ma le mancarono le forze, e cadde sopra una sedia, pallida come un
-cadavere, cogli occhi infossati, i capelli irti sulla fronte, la bocca
-arida ed amara, i denti serrati, il cuore palpitante, le membra distese
-dalla rigidezza dei muscoli, le mani chiuse con violenza. Valdrigo si
-fece a consolarla alla meglio, dicendole: — Fatevi animo, Maddalena,
-deve essere un errore, e ci rivedremo fra breve.
-
-Poche altre parole potè aggiungere, che essa quasi nulla intendeva, e
-lo guardava fisso con due occhi incantati che parevano di vetro.
-
-La vecchia Marta era accorsa in aiuto della nipote, Beppo era assente,
-il fante intimò la partenza. Valdrigo commosso per la pietà della
-fanciulla le si avvicinò accorato e con l'affetto d'un fratello le
-depose sulla fronte fredda un bacio d'addio, ed uscì senza volgersi
-indietro perchè gli mancavano le forze. — A quel bacio la fanciulla era
-caduta come colpita dal fulmine.
-
-
-
-
-XXXIII.
-
-
-Valdrigo venne condotto nelle prigioni dette dei Piombi, perchè, come
-è noto, si trovavano sotto al tetto del palazzo ducale. Colà egli
-aveva tutto il campo di meditare sulle sue disgrazie, e sulle umane
-vicissitudini; le quali poi non sono così indipendenti dalla volontà
-dell'uomo quanto vorrebbero pretendere coloro che attribuiscono troppo
-sovente alla fatalità della sorte, quello che in fatto non è che
-la legittima conseguenza delle loro azioni. Così Valdrigo colla sua
-invincibile tendenza al dolce far niente s'era creata un'esistenza
-avventurosa e da nulla, ed abbandonando il lavoro che gli avrebbe
-fruttato soddisfazioni e benefizi, perdeva i giorni e smarriva
-l'ingegno in vane e sterili occupazioni.
-
-Invece il suo compagno d'infanzia perseverando nelle fatiche e negli
-studi, avanzava ogni giorno d'un passo, ed aveva oramai raggiunto un
-tal merito da bastare alla immortalità. Il Senato gli aveva decretata
-una medaglia d'oro del valore di cento zecchini, e gli assegnava una
-pensione vitalizia di cento ducati d'argento mensili, in compenso del
-monumento scolpito in onore d'Angelo Emo. E mentre Valdrigo entrava in
-carcere, Canova riceveva dall'ambasciatore della Repubblica presso la
-corte di Roma la medaglia commemorativa. La presentazione del dono del
-Senato venne fatta con molta solennità nella sala grande del Palazzo
-di Venezia (residenza dell'ambasciata a Roma) fra le persone addette
-alla legazione ed i più distinti personaggi invitati per la cerimonia.
-L'Ambasciatore presentò al Canova la medaglia, dicendogli: — «A voi,
-cittadino, onore dell'Italia, e della nostra patria, il veneto Senato
-mi commette presentarvi questo ricordo, in segno del suo gradimento per
-l'opera vostra, già collocata nel nostro arsenale, ove a gloria vostra
-e nostra, vivrà per molti secoli a comune compiacenza e decoro»[79].
-
-
-
-
-XXXIV.
-
-
-Beppo rientrando in casa trovò la Maddalena a letto col medico da una
-parte, e la Marta dall'altra. Il suo svenimento aveva durato quasi
-un'ora, e la povera vecchia, credendola morta, aveva gridato con voce
-disperata e chiesto ajuto dalle finestre.
-
-Accorse le donnicciuole delle case vicine, prodigarono le prime cure
-alla fanciulla, e cercarono il medico.
-
-Intanto la notizia dell'arresto di Valdrigo s'era sparsa per la calle,
-e diffusa per la città, e tutti fantasticavano sui misteriosi motivi
-d'una tale misura. Cogli animi concitati dagli avvenimenti politici
-tutti discutevano gli atti del governo, e ciascheduno spiegava le
-cose a suo modo. I timidi rientravano in casa sospettosi, bruciavano
-le carte e i giornali proibiti, e accusavano d'imprudenza i turbatori
-della pubblica quiete.
-
-Beppo rimasto con Maddalena volle che sua sorella gli raccontasse
-esattamente i particolari dell'arresto, e quando udì che avevano
-trasportate le carte del giovane si cacciò le mani nei capelli
-esclamando: — Egli è perduto!...
-
-Maddalena, quantunque abbattuta da un'eccessiva prostrazione di forze,
-alla parola del fratello balzò sul letto spaventata, e rizzandosi
-a sedere gli chiese con voce fioca ed affannosa, il motivo di tale
-giudizio.
-
-Allora Beppo, dopo essersi assicurato che la porta era ben chiusa,
-e che nessuno ascoltava, avvicinandosi alla fanciulla tremante le
-disse all'orecchio: — Valdrigo è frammassone! cioè affigliato ad una
-società segreta, che congiura contro il governo, egli aveva carte e
-libri proibitissimi; faceva la propaganda fra il popolo, dei principi
-d'eguaglianza fra gli uomini, e predicava la libertà e la distruzione
-dei privilegi!...
-
-Ad ogni parola ascoltata, Maddalena mandava un gemito profondo, il
-suo seno agitato palpitava con trabalzi interrotti dall'asma, con una
-mano nervosa serrava il braccio del fratello, e finalmente ricadde
-sull'origliere, con un singulto tanto profondo, e continuato che pareva
-il rantolo della morte. Beppo si pentiva ma troppo lardi delle sue
-rivelazioni, accorreva a chiamare la Marta, ritornava dal medico, ma il
-male era fatto. Si dichiarò una febbre violenta con vaneggiamenti, nei
-quali la povera fanciulla pronunciava voci sconnesse prive di senso,
-chiamava Valdrigo.... e balbettava sovente la parola perdono.
-
-Intanto si spargeva anche a Treviso la notizia dell'arresto del giovane
-pittore, e la povera Rosa andando al mercato, udì la triste novella.
-Ritornata in fretta a Saltore, trovò la casa in iscompiglio e il marito
-nella desolazione.
-
-Avendo scoperto un tumore in un bue, Zammaria era corso a chiamare
-il veterinario, il quale aveva dichiarato l'animale affetto da _spina
-ventosa_, incurabile.
-
-L'annunzio dell'arresto di Vittore accrebbe la disperazione di
-Zammaria, il suo cervello non era suscettibile di sopportare due
-disgrazie in un punto senza gravi conseguenze.
-
-Alla prima contrarietà egli diventava muto, alla seconda imbecille.
-Oppresso dall'affanno per i pericoli del figlio, minacciato di perdere
-un bue, e il migliore della stalla, sbalordito dal discorso della
-moglie, egli se ne stava colle mani in tasca, il naso in aria, la bocca
-spalancata, gli occhi stralunati, come trasognato e smarrito. Le sue
-idee erano confuse, egli non vedeva più chiaro, il bue malato e la
-prigione di Venezia, suo figlio, gl'inquisitori di Stato, e la spina
-ventosa gli trottavano per la testa in una nube misteriosa; il boia e
-il veterinario gli stavano davanti minacciosi, e la moglie spaventata
-aumentava i suoi terrori con le sue lagrime, e i suoi lamenti.
-
-La Rosa si decise a partire per Venezia, e raccomandando alle cure di
-Osvaldo gli affari di casa, il bue ammalato e il marito istupidito, si
-mise in via per Mestre, e colà entrata in una barca giunse sulla sera
-alla casa degli ospiti di suo figlio.
-
-Venne ricevuta dalla vecchia Marta e da Beppo colle lagrime agli
-occhi, e tosto la introdussero nella stanza di Maddalena. La povera
-malata entrava in convalescenza dopo lunghe sofferenze, superate per le
-cure della nonna, per l'assistenza delle amiche, ma più di tutto per
-l'influenza d'un pensiero che dominava il suo spirito e sosteneva le
-sue forze. Passata la prima violenza del male, essa aveva pensato con
-rimorso alla commessa imprudenza, aveva meditato ai modi di riparare la
-colpa, al dovere d'adoperarsi in vantaggio dell'infelice prigioniero,
-e di tentare ogni via per salvarlo. Il sentimento d'un tal dovere le
-era penetrato talmente nel cuore, che secondava i consigli del medico
-per ristabilirla in salute. L'energia della gioventù e la forza della
-volontà sono due potenti rimedi per ogni malattia. Vedendo entrare
-la Rosa, le parve che il cielo le inviasse un'alleata, e dopo d'aver
-sfogato colle lagrime l'espressione del cuore, promise alla buona madre
-di assisterla nelle sue supplicazioni in favore del giovane; e promise
-a sè stessa di prestarsi a salvarlo a costo d'ogni sacrificio.
-
-Le loro espansioni affettuose e le reciproche promesse invigorirono
-il coraggio e la speranza d'entrambe, e incominciarono subito a far
-progetti ed a stabilire un mezzo che si mostrasse favorevole allo
-scopo. Ognuna manifestava le sue idee, la Rosa desiderava presentarsi
-alla contessa Fulvia degli Orseolo, gettarsi a' suoi piedi, muoverla
-a pietà, intercedere la sua valida protezione. Maddalena dimenava la
-testa lentamente in segno di disapprovazione e stringeva le labbra come
-chi dubita d'una cosa, ma non vuole opporre un'assoluta negativa.
-
-Discussero lungamente sull'importante soggetto, ma la fanciulla
-meditava un piano che le sembrava infallibile, e temporeggiava
-soltanto ad annunziarlo per misurare le sue forze. Essa pensava che al
-mondo non c'è che una cosa sola d'irresistibile — l'amore. — Questa
-passione, essa diceva fra sè, può spingere a degli eccessi, può fare
-dei miracoli. Se una persona può salvare Valdrigo questa è Silvia
-Leoni, essa lo ama, essa troverà il modo di liberarlo. — Ma bisognava
-raccogliere le forze tutte del cuore e della mente, bisognava disporsi
-ad una annegazione completa di sè, bisognava rinunziare ad ogni
-aspirazione, ad ogni speranza, ad ogni gelosia. Questa era però una
-espiazione necessaria, la giusta punizione della colpa, colle stesse
-sue armi.
-
-Quando le parve di sentirsi forte abbastanza per affrontare l'impresa,
-comunicò il suo piano alla Rosa, che vi aveva già pensato, ma non
-osava proporla per un riguardo istintivo verso la fanciulla della
-quale indovinava l'affezione, e sospettava la gelosia. Lieta però
-della decisione secondò il progetto, e fissato il giorno della visita,
-si disposero tutte due a sostenere la loro parte in modo da ottenere
-l'intento, la madre pensando a quanto avrebbe detto per intenerire
-la signora, la Maddalena studiandosi di domare la sua ripugnanza
-verso la rivale e di dominare la sua passione, sagrificando sè stessa
-all'interesse del giovane amato.
-
-Giunta la mattina stabilita si misero in via, ed entrambe col cuore
-agitato da diversi sentimenti entrarono nel palazzo Leoni. Avendo
-chiesto di parlare alla padrona, un servo gallonato, le introdusse in
-un'ampia anticamera dicendo: — Accomodatevi qui ed aspettate.
-
-In simili circostanze l'aspettativa è un supplizio, i minuti sono
-lunghi come le ore, e i pensieri tristi si accumulano nello spirito e
-pesano gravemente sul cuore.
-
-Finalmente il servo ricomparve, aperse una porta, e tenendosi indietro
-disse: — Venite pure avanti....
-
-Le donne entrarono in una stanza resa oscura dai pesanti cortinaggi
-delle finestre, ed esalante un leggiero profumo d'essenza d'ambra che
-salì al cervello di Maddalena come l'emanazione d'un veleno. Chiusa la
-porta dal domestico che rimase di fuori, si avanzarono lentamente, e si
-arrestarono dirimpetto ad un ampio seggiolone sul quale sedeva la dama.
-
-Silvia, vestila a bruno, e più pallida del solito pareva oppressa da
-una profonda tristezza, ma quando riconobbe la Rosa si alzò in piedi,
-la accolse con pietosa dolcezza, se la fece sedere da presso e le disse
-con voce compassionevole:
-
-— Povera Rosa!... m'immagino il motivo della vostra visita. — La Rosa
-scoppiò in un dirotto pianto, e dimenticò le belle espressioni che
-aveva apparecchiate per intenerire il cuore della signora, ma le sue
-lagrime erano più eloquenti di qualunque altro discorso.
-
-Silvia indicò una sedia a Maddalena che si teneva in piedi cogli occhi
-bassi, e continuò:
-
-— Siamo in tempi funesti per tutti, povera Rosa.... i torbidi delle
-provincie, le minaccie degli stranieri, l'audacia dei nemici del
-governo, rendono i giudici più severi.... ma qui si arrestò, perchè
-s'avvide che con tali parole raddoppiava il dolore della povera madre,
-e soggiunse: — fatevi coraggio, io non ho aspettato la vostra visita
-per occuparmi in favore di vostro figlio, ma vi ripeto, i tempi sono
-cattivi....
-
-E mentre parlava andava esaminando attentamente la fanciulla che non
-conosceva, la quale sentendosi osservata arrossiva, e non osava alzare
-gli occhi, finalmente spinta dalla curiosità Silvia chiese alla Rosa:
-
-— Chi è questa ragazza che vi accompagna?...
-
-La Rosa esitava a rispondere, ma poi si decise, e disse con voce
-singhiozzante:
-
-— È la nipote della padrona di casa di mio figlio....
-
-Silvia e Maddalena si scambiarono un colpo d'occhio eloquente. La prima
-pareva che chiedesse con amaro sospetto: — saresti forse una innamorata
-di Valdrigo? — l'altra con fiero cipiglio sembrava dire: — Conosco i
-segreti del vostro cuore.
-
-— State in casa con Vittore?... chiese Silvia con apparente
-indifferenza.
-
-— Sì, signora.... rispose Maddalena, con un'aria di trionfo.
-
-Allora Silvia, come per investigare dalle espressioni del volto,
-gl'interni sentimenti della fanciulla, soggiunse:
-
-— Si potrebbe forse ottenere la liberazione di Vittore, dal carcere, ma
-sarebbe impossibile di salvarlo dalla espulsione dal territorio....
-
-— Tanto meglio!... saltò fuori a dire Maddalena, che non seppe frenare
-la sua gioia. E la Silvia che studiava coll'istinto della donna i
-lineamenti della fanciulla sospetta, indovinò dall'atteggiarsi del
-volto e dall'improvvisa risposta, l'amore e la gelosia.
-
-Allora, desiderosa di mettere alla prova l'intensità di
-quell'affezione, e forse anche di punire l'audacia d'una rivale dal
-cui amore sentiva offesa la sua dignità, continuò il suo discorso
-indirizzandosi alla Rosa, ma osservando sottecchi ogni movimento della
-fanciulla:
-
-— Se potessi ottenere il suo esiglio, egli potrebbe andare in Carinzia.
-Io devo passare di là per recarmi a Vienna a raggiungere mio marito, e
-lo prenderei volontieri con me. A Vienna potrei giovarlo molto colle
-relazioni dei nostri amici. — Maddalena si mordeva le labbra, e le
-vene della sua fronte ingrossavano. — Silvia osservava ogni movimento
-di quel volto alterato, e continuava con apparente tranquillità: — È
-certo che l'esilio chiude per sempre le porte della patria, ed egli non
-potrebbe più entrare nei domini della repubblica.... ma piuttosto che
-marcire in una prigione, piuttosto di non vedere più il sole....
-
-La povera Rosa teneva le mani giunte, e cogli occhi gonfi, infiammati,
-e pieni di lagrime, levava la fronte verso il cielo, che metteva
-compassione a vederla. — Maddalena lottava fra l'amore e la gelosia,
-fra il desiderio ardente di salvare Valdrigo, e il dolore di vederselo
-rapito per sempre. Ma alle ultime parole di Silvia, fatto come uno
-sforzo sovrumano sopra sè stessa, ruppe il silenzio, ed esclamò:
-
-— Purchè sia salvo dalla prigione vada pure in esilio, purchè sia
-libero e possa rivedere il sole e la campagna che egli ama tanto...
-parta pure da Venezia... e... sia felice... e sia fatta la volontà di
-Dio!... Voleva dire: — e siate felici, ma si avvide che non conveniva,
-e mutò la frase.
-
-Silvia intenerita da tanta annegazione, pensò: — lo ama più di me! — e
-stesa la mano alla fanciulla, volle tener stretta la destra di lei in
-atto di perdono e di simpatia, e le disse con sincera espressione:
-
-— Siete una buona fanciulla... e il cielo vi proteggerà...
-
-Questa specie di capitolazione istantanea stravolse i pensieri della
-povera Maddalena, che non trovando più la forza di frenare le sue
-emozioni proruppe in singhiozzi affannosi, ed in lagrime abbondanti.
-
-Silvia avvicinatasi alla fanciulla la consolava con dolci parole, e
-Maddalena sempre più intenerita, le ripeteva fra i singhiozzi e le
-lagrime: — Salvatelo... salvatelo ad ogni costo... voi sola potete
-salvarlo.
-
-Così fra le varie e strazianti commozioni rimasero lunga ora, piangendo
-insieme, pregando e promettendo a vicenda, sperando, e sospirando
-quando un domestico venne ad annunziare alla signora che Sua Eccellenza
-il conte Orseolo la aspettava nel gabinetto del conte Leoni per una
-comunicazione importante.
-
-Silvia si levò, e congedandosi dalle donne, disse loro: — Consolatevi,
-mio padre deve essere andato alla legazione francese per parlare
-in favore di Vittore... Ahimè! pur troppo il Serenissimo Doge,
-l'Eccellentissimo Senato, e tutti i Magistrati della Repubblica, sono
-oramai i vassalli della Francia nostra nemica, e dipendono dalla sua
-possente volontà... a rivederci un'altra volta... Rosa, sperate...
-e voi pure, Maddalena... un giorno sarete forse felice... ed io
-vi prometto di cooperare alla vostra felicità, perchè sento che la
-meritate... e ne avete più diritto di... di altre persone. — Voleva
-dire più di me, ma corresse la frase prima di pronunciarla.
-
-
-
-
-XXXV.
-
-
-Quando un paese subisce gli ordini degli stranieri, l'ora della sua
-morte è vicina. La neutralità disarmata, cioè il dolce far niente,
-abbandonava Venezia inerme in balìa dei francesi. Spento l'antico
-valore nei baccanali, e ammollite le fibre dei cittadini nella lunga
-pace, nelle abitudini effeminate, nei piaceri d'una vita dilettosa,
-l'indolenza aveva preso il posto dell'operosità, e la paura succedeva
-al coraggio. I tempi delle guerre di Costantinopoli, Candia, Cipro
-e Morea erano tramontati per sempre. Colla morte d'Angelo Emo erano
-spenti gli eroi della tempra di Enrico Dandolo, di Vittor Pisani, di
-Carlo Zeno, di Francesco Morosini. La vecchiaia aveva rimbambito la
-Repubblica, le altere minaccie che avrebbero animato gli antichi alla
-lotta, facevano piangere l'ultimo Doge. Spento ogni vigore di governo,
-la città si divideva in partiti.
-
-I sostenitori delle antiche leggi e degli aviti costumi, si stempravano
-in lamenti imbelli e odiavano i francesi; ma alle armi che invadevano
-lo Stato, rispondevano con impotenti proteste. I partigiani entusiasti
-delle nuove idee spingevano la patria alla rovina, colla stolta fidanza
-di trovare la libertà nella perdita della indipendenza. Fra questi
-estremi in lotta si agitava il partito che si solleva in tutte le
-rivoluzioni, come la schiuma nel mare burrascoso, e barcheggiando fra
-gli uni e gli altri, cerca di cavarne il denaro, e gli onori.
-
-Il governo mandava deputati a Bonaparte vincitore, il quale rispondeva:
-— «Io sarò un Attila per lo Stato Veneto. Non voglio più Senato, non
-voglio più inquisizione. Verrò io a rompere i piombi, barbarie dei
-tempi antichi... le opinioni devono essere libere!» —
-
-Tutto era perduto!... Mancava la forza per resistere e il genio per
-governare; dovevasi aprire la porla alla libertà, e chiuderla in faccia
-agli stranieri. Hanno fatto tutto al contrario!...
-
-Il giorno 12 maggio 1797 fu l'ultimo per la repubblica che da Paolo
-Lucio Anafesto a Lodovico Manin visse quattordici secoli indipendente e
-gloriosa!
-
-Una colonia di famiglie sfuggite alle stragi dei barbari venne a
-piantare le sue tende sulle isolette deserte della laguna. Povera,
-ma laboriosa fabbricò le sue piccole dimore di legno, e le modeste
-barchette necessarie alla sussistenza dei pochi abitanti.
-
-Crebbe a poco a poco col traffico, abbellì la sua modesta dimora
-col frutto degli onesti guadagni. Aumentata la popolazione e la
-ricchezza, ampliò le case fino a che giunse a fabbricarle coi marmi
-dell'Oriente, ad abbellirle colle statue della antica Grecia; le
-barchette pescareccie diventarono forti navigli, che percorsero i mari,
-e tornarono in patria onusti di tesori e di gloria. Dapprima marinaia,
-commerciante e guerriera, fu poi madre e nutrice di sapienza e d'arti
-gentili.
-
-Ma l'acquisto di Cipro le apportò colla ricchezza l'amore della
-voluttà, le morbidezze di corrotti costumi; la scoperta d'America le fu
-fatale al commercio. Giunta all'apogeo della fortuna s'arrestò a godere
-la conquistata grandezza.
-
-Ma chi s'arresta è sorpassato da chi avanza. Venezia cinta del gemmato
-diadema si adagiò mollemente sul manto ducale, e immersa in voluttuosi
-pensieri mentre il leone ammansato dormiva ricevette gli omaggi del
-mondo che ammirava lo splendore della sua bellezza. Nei giorni del
-pericolo la sua spada irrugginita e il braccio infiacchito rifiutarono
-il loro uffizio, essa non aveva più forze, il suo leone non aveva più
-ruggiti. Allora fidente nella costanza della fortuna e nel prestigio
-de' suoi vezzi, si cinse di fiori, e assopita dal dolce far niente,
-chiuse gli occhi... — Quando li riaperse lo scettro e il diadema erano
-scomparsi, i fiori s'erano mutati in catene, il leone, ferito nel
-cuore, spirava... Fece uno sforzo per difendersi, ma troppo tardi!...
-la regina era divenuta una schiava...
-
-
-
-
-XXXVI.
-
-
-L'ultimo giorno della repubblica, caduto l'antico governo avanti che il
-nuovo regime entrasse in funzione, Venezia fu in preda all'anarchia.
-Il popolo sommosso commise violenze e saccheggi guidato da alcuni
-capi frenetici ed avidi di bottino, che eccitavano gli animi con
-declamazioni violente, e si trascinavano dietro una folla esaltata da
-tutte le passioni sfrenate.
-
-Si apersero le carceri, e Valdrigo si trovò liberato al grido di viva
-la libertà e l'eguaglianza! e sceso in piazza fra il popolo agitato,
-apprese la caduta della repubblica. I diversi partiti minacciavano la
-guerra civile, e gli scaltri birboni si studiavano di approfittarne
-gridando ora viva san Marco, ora viva la libertà, tanto da fomentare
-le discordie, la confusione e le ire. Alcuni cialtroni indemoniati
-calunniando i vinti provocavano le vendette per trarne il loro
-vantaggio, e si mettevano alla testa delle orde furibonde per guidarle
-al saccheggio.
-
-Al grido — morte all'aristocratico Leoni, morte al nemico del popolo,
-— Valdrigo che si era incamminato verso la sua dimora si arrestò
-commosso dall'indignazione e dal raccapriccio, e mutata strada seguì
-la ciurmaglia scapestrata che correva armata di picche e di fucili ad
-assalire il palazzo.
-
-Deciso di difendere la dimora del suo protettore, egli si faceva largo
-fra la folla, per giungere fra i primi, e il pensiero che forse avrebbe
-potuto salvare la Silvia dall'imminente pericolo, animava il suo
-coraggio. Quell'orda ubbriaca di truffatori mandava urli minacciosi,
-imprecazioni e bestemmie, e Valdrigo ringraziava la Provvidenza
-d'averlo riservato alla sorte fortunata di esporre la vita per la donna
-che dominava il suo cuore.
-
-Trovato chiuso il portone del palazzo si misero ad abbatterlo a colpi
-di martello e di scure ed ogni colpo risuonava nell'anima di Valdrigo
-con dolorosa impressione.
-
-Gettata abbasso la porta, i saccheggiatori invasero il palazzo,
-Valdrigo li seguì, e penetrando di soppiatto in una stanza che
-conduceva agli appartamenti di Silvia, chiuse l'uscio dietro di sè, e
-si mise a correre per quelle camere deserte, senza trovare nessuno.
-Allora uscito per un'altra porta salì al piano superiore, ma ogni
-appartamento era deserto, che gli abitanti avvertiti in tempo erano
-usciti per una porta di dietro e si erano rifugiati in casa Orseolo.
-
-Intanto il palazzo era stato invaso da ogni parte, gli armadi venivano
-infranti e depredati, ogni cosa manomessa, in preda della distruzione
-e della rapina. Valdrigo vagava come forsennato, coi capelli irti
-sul capo, cogli occhi spaventati, sospinto dall'onda degli invasori,
-ludibrio di forze irresistibili, spettatore impotente di tanta
-desolazione.
-
-Confinato dalla folla irrompente, nel vano d'una finestra, vide con
-indescrivibile spavento delle nubi di fumo uscire vorticose dal lato
-della galleria.
-
-Gl'infami predatori, non potendo forzare le porte le avevano
-incendiate, e il fuoco s'era appiccato ai quadri e distruggeva le opere
-preziose dei più insigni pittori.
-
-All'anima dilaniata dalla vista delle profanazioni di tanti oggetti
-consacrati dalla sua venerazione e dal suo amore, s'aggiunse lo
-spettacolo dell'arte violata e distrutta dalla barbara brutalità degli
-scellerati. L'amante e l'artista erano parimente colpiti.
-
-La sua esaltazione giunse al colmo; egli sentì il delirio della collera
-che gli invadeva il cervello, e gli metteva in oscillazione tutte le
-membra frementi spingendolo alla vendetta.
-
-Era disarmato, ma dato di piglio ad un brandone di legno staccato da
-un mobile infranto si fece largo fra la folla, e sceso nella galleria
-cogli occhi che gli uscivano dalle orbite s'arrestò nel luogo ove
-pochi mesi prima aveva collocato il suo quadro dei pescatori. — La
-tela era stata distrutta dall'incendio, ed appena una parte della
-cornice pendeva ancora dal muro!... Il fuoco era stato spento dagli
-stessi incendiari, i quali temendo di non poter uscire per l'ingombro
-della folla, spaventati dall'idea di morire bruciati, ed anche spinti
-dall'avidità del furto, avevano soffocate le fiamme.
-
-Vittore, divenuto come pazzo dalla disperazione di veder distrutta
-un'opera che gli costò tanta fatica, si mise a menare dei colpi
-disperati nelle gambe, nelle schiene e nelle teste dei birboni, che
-tagliavano le tele per distaccarle più presto dalle cornici.
-
-Ai primi colpi, spaventati o colpiti, vollero fuggire, ma poi rianimati
-dai compagni che udito il tafferuglio erano corsi in aiuto, e resi
-audaci dall'isolamento dell'assalitore, gli si scagliarono contro coi
-coltelli.
-
-Mentre ferveva la lotta, alcuni cittadini, armati in fretta per
-ristabilire l'ordine turbato, seguiti dai buoni arsenalotti e da un
-drappello di bombardieri accorrevano al palazzo Leoni per frenare il
-furore del popolo. All'intervento della forza regolare i saccheggiatori
-sgombrarono dal luogo, abbandonando Valdrigo disteso sul pavimento
-della galleria, privo di sensi ed innondato di sangue.
-
-
-
-
-XXXVII.
-
-
-Rosa e Maddalena, appena udita la liberazione dei prigionieri, erano
-accorse verso le carceri per incontrare Valdrigo. Giunte in Piazzetta,
-lo cercarono inutilmente fra la folla, ed avendo inteso parlare
-d'una ciurma minacciosa che s'era indirizzata al palazzo Leoni,
-congetturarono tosto che si fosse recato colà per prestare la mano alla
-difesa. Vi giunsero qualche tempo dopo l'arrivo de' soldati, mentre
-un medico assistito da qualche altra persona, collocava Valdrigo sopra
-un letto, apportato nella stessa galleria, non giudicando prudente di
-trasportare il ferito. È più facile immaginare che descrivere la loro
-desolazione, però la necessità del momento le obbligò a soffocare ogni
-dolore per darsi all'assistenza del povero giovane, che aperti gli
-occhi parve consolarsi della vista della madre e della fanciulla, come
-della apparizione di due angeli discesi dal cielo in suo ajuto.
-
-Ripararono alla meglio il disordine del locale in parte saccheggiato,
-in parte guasto dalle fiamme, in parte ancora adorno di stupendi
-dipinti.
-
-Essendo infrante le invetriate, chiusero le finestre colle porte
-degli appartamenti vicini, e con dei frammenti di tappeti, lacerati
-dagli invasori, cercarono d'impedire l'ingresso dell'aria. Il chirurgo
-medicando le gravi ferite scuoteva il capo in alto di sfiducia; Rosa e
-Maddalena gli prestavano la più affettuosa assistenza. Alcuni cordiali
-opportunamente somministrati parvero giovare alquanto al malato, e la
-speranza ravvivò lo spirito affranto delle povere donne.
-
-Sulla sera, Silvia accompagnata dai suoi parenti dai quali s'era
-ricoverata nel momento del pericolo, rientrò nel suo palazzo
-scompigliato dal saccheggio, attristato dalle lagrime e dal sangue,
-e accorse subito a visitare il ferito che alla sua vista atteggiò il
-pallido volto ad un mesto sorriso, che pareva volesse esprimere il
-seguente pensiero:
-
-— Sono lieto di morire, perchè non sono stato degno di vivere....
-
-Silvia pensando con raccapriccio al passato, ai pericoli incorsi
-nella sua vita, ed alla tremenda catastrofe del giorno, osservava con
-pietoso sentimento lo sguardo eloquente di Vittore, e pareva che gli
-rispondesse col muto linguaggio dell'anima:
-
-— Tutto svanisce nella mia vita!... il primo, l'unico amore! — la
-gioventù — la speranza di giorni migliori — la patria e le glorie degli
-avi, calpestate dal furore del popolo.... non ho serbato che una cosa
-sola, la virtù!... essa mi darà la forza di sopportare ogni disgrazia,
-e di aspettare senza rimorsi.... il giorno del riposo.... l'eternità!
-
-Alla notte le tre donne si chiusero nella galleria, e vegliarono
-intorno al letto dell'infermo, rischiarate da una lampada che mandava
-una languida luce su quella scena di dolore.
-
-Valdrigo con l'occhio del moribondo guardava ora l'uno ora l'altro
-di quei volti che assistevano con tanta pietà alle sue pene. Gli si
-leggevano i pensieri sui lineamenti sparuti, agitati a seconda delle
-sensazioni.
-
-Fissava la Rosa con un'espressione d'affanno. La madre gli ricordava
-la famiglia, le gioje innocenti dell'infanzia, la pace serena dei
-campi illuminati dal sole, l'alito della vita che moveva le piante
-e gli animali con un fremito arcano, sottomessa alla sublime volontà
-della natura. Rivolto a Silvia, l'occhio semispento si animava d'una
-scintilla, le labbra tremolavano d'un fremito convulso. Essa gli
-rappresentava l'amore sublime, l'aspirazione perenne della sua anima
-verso una felicità inarrivabile, il pensiero animatore della sua
-esistenza. Guardando la Maddalena egli volgeva la testa verso il quadro
-distrutto, ed una lagrima inumidiva le sue ciglia. Essa era stata per
-lui il tipo perfetto dell'arte, il modello de' suoi studi, la causa del
-suo trionfo d'artista. — Tutto era perduto!... Le gioje della vita, la
-felicità dell'amore, le glorie dell'arte!...
-
-Il moribondo chiudeva gli occhi, e il rantolo dell'agonia gli opprimeva
-il respiro. — Allora forse un rimorso gli mordeva la coscienza e
-amareggiava i suoi ultimi istanti. — L'apatia, l'indolenza, l'inerzia
-avevano dominata la sua vita e soggiogato il suo genio! — La natura
-lo aveva dotato di rari doni, egli li aveva sprecati. Nell'arte voleva
-raggiungere la perfezione, nell'amore aspirava all'impossibile, della
-vita non coltivava che le chimere ed i sogni!...
-
-La contemplazione inoperosa, il dolce far niente, gli rendeva amara
-la morte, il pensiero di non avere recato alcun vantaggio colla sua
-esistenza, di non lasciare veruna traccia del suo passaggio sulla
-terra, era il tormento della sua ultima ora. Alla mattina aperse
-gli occhi, e quando il sole salutava i campi coi primi suoi raggi,
-egli coll'estremo anelito della vita proferiva queste parole che
-riassumevano il suo destino: — Ho aspirato a cose troppo sublimi! — e
-abbandonato il capo sull'origliere, spirava.
-
-
-
-
-XXXVIII.
-
-
-La bruna gondoletta che menava all'estrema dimora Vittore Valdrigo
-tracciava un solco nella laguna, che appena aperto svaniva senza
-lasciare veruna traccia del suo passaggio. Tale fu la vita di lui,
-tale è l'esistenza di chi perde i giorni nell'ozio, e spreca le ore in
-vuoti vaneggiamenti e in chimere. Ciascheduno deve il suo tributo alla
-società in ragione delle sue forze. Il dolce far niente è la rovina
-degli individui, delle famiglie, e degli Stati.
-
-Nel giorno che il giovane pittore scendeva nella tomba, lo scultore suo
-compagno di studi, esponeva in Roma la bella statua di Psiche, nella
-quale aveva trasfusa la sua anima.
-
-La vita operosa gli fruttava onori e ricchezze. Egli visse ancora molti
-anni circondato dall'ammirazione del mondo, eresse sui colli del suo
-paesello nativo un tempio che rivela il suo amore per la patria e per
-l'arte, e scolpì delle statue e dei monumenti che lo ricorderanno alla
-più tarda posterità. Morendo lasciò i beni della fortuna alla famiglia,
-e trasmise all'Italia il glorioso retaggio delle sue opere e del suo
-nome immortale.
-
-
- Villa Saltore, gennaio 1869.
-
-
- FINE.
-
-
-
-
-DEL MEDESIMO AUTORE:
-
-
- _Il bacio della contessa Savina_. 4.ª edizione L. 1 —
- _Villa Ortensia_ 3 —
- _Il Roccolo di Sant'Alipio_ 3 50
- _Sotto i ligustri_. Novelle e memorie 3 50
- _Il Convento_ 3 50
- _La famiglia Bonifazio_ 4 —
- _Brava gente!_ 3 50
-
-
-
-
-NOTE:
-
-
-[1] Veggasi le antiche cronache, e le Memorie Venete raccolte da
-Giambattista Galliciolli, stampate in Venezia nel 1795. Tomo VII, pag.
-100.
-
-[2] MISSIRINI. _Della vita di A. Canova_. Prato, 1824. Libro I, Cap.
-II, pag. 24.
-
-[3] _Pensieri di Canova tratti dalle Memorie scritte da Antonio
-d'Este_. Firenze, p. 73. Le Monnier, 1864.
-
-[4] _Parole di Canova_. Opera sopra citata, p. 67.
-
-[5] Parole di Canova, citate nelle memorie scritte da Antonio d'Este.
-
-[6] Ballarini, Lettera 14 maggio 1785 — citata da Fabio Mutinelli nelle
-_Memorie storiche degli ultimi cinquant'anni della Repubblica Veneta_.
-Venezia 1854.
-
-[7] La descrizione dei locali e delle cerimonie è presa esattamente
-dalle _Memorie storiche degli ultimi cinquant'anni della Republica
-Veneta_, di Fabbio Mutinelli, il quale parimenti la trascrisse dai
-documenti autentici esistenti nell'Archivio degli Inquisitori di Stato,
-nell'Archivio generale e nella Raccolta del Museo Correr.
-
-[8] Mutinelli, opera citata.
-
-[9] Esistono due cataloghi dei Liberi Muratori Veneziani, dai quali
-vennero estratti questi nomi con storica esattezza, e si conservano
-nell'Archivio del Governo democratico e nella Raccolta Correr.
-
-[10] Parole tutte di Canova, citate da Missirini nella _Vita_ che
-scrisse di lui.
-
-[11] _Memorie di Antonio Canova_ scritte da Antonio D'Este: — Firenze.
-Le Monnier, 1864, p. 68
-
-[12] Citazione testuale delle suddette memorie scritte da A. D'Este, p.
-69.
-
-[13] Egli dipinse l'illustre suo amico in procinto di cadere da cavallo
-per la soverchia emozione, ed aggiunge ingenuamente: «nè io poteva
-prestargli ajuto, trovandomi nel medesimo stato. Di ciò avvedutisi
-alcuni dei più spediti giovani, vedendo aumentarsi il di lui abbandono,
-gli si fecero ai fianchi per sorreggerlo.» Pag. 69.
-
-[14] Veggasi le memorie storiche di Mulinelli più volte citate, a pag.
-74.
-
-[15] _Historiettes de Tallement de Reaux_, vol. II, pag. 233.
-
-[16] SEGRAIS (_Œuvres_. Amsterdam, 1723,) _Mémoires anecdotes_, pag. 29.
-
-[17] ANTONIO MENEGHELLI. _Notizie bibliografiche d'Isabella Albrizzi_,
-_nata Teotocchi_, pag. 12 e 53.
-
-[18] M. VICTOR COUSIN, _Madame de Longueville_. Paris. Didier, 1853,
-pag. 136.
-
-[19] VALERY, _Curiosité et anecdotes italiennes_. Paris. D'Amyot, 1842,
-pag. 353.
-
-[20] COUSIN, opera sopracitata, pag. 136.
-
-[21] COUSIN, op. cit., pag. 141.
-
-[22] IDEM ibid, pag. 139.
-
-[23] UGO FOSCOLO, _Lettera ad Isabella Albrizzi_ nella _Raccolta
-d'alcune lettere d'illustri italiani_. Firenze, per Le Monnier, pag.
-30.
-
-[24] Dai _Ritratti scritti da Isabella Teotocchi-Albrizzi_. Venezia,
-Alvisopoli, 1816. Terza edizione, pag. 54.
-
-[25] ALBRIZZI. _Ritratti_, ecc., pag. 67.
-
-[26] Obbligato dal Governo di lasciare Venezia come sospetto di
-giacobinismo, portò seco un ritratto della Albrizzi, opera di madama
-Lebrun. Ritornato in Francia all'epoca della Restaurazione dei Borboni,
-morì a Parigi, ove dopo la sua morte il conte Tommaso Mocenigo Soranzo
-acquistò il ritratto d'Isabella e lo offerse in dono al di lei figlio
-Giuseppino Albrizzi.
-
-[27] ALBRIZZI. _Ritratti_ sopracitati, pag. 26 e 30.
-
-[28] ALBRIZZI. _Ritratti_ sopracitati, pag. 5 e 6.
-
-[29] Id., pag. 7.
-
-[30] Sono tutte sue espressioni tolte dal suo lungo sermone sui viaggi.
-Veggasi le poesie originali di Ippolito Pindemonte. Firenze, per
-Barbéra e Bianchi, 1858.
-
-[31] Veggasi il discordo di Pietro Dal Rio premesso alle poesie
-originali pubblicate a Firenze. — _Sulla vita e sulla opere di Ippolito
-Pindemonte_.
-
-[32] Veggasi _Vita di Vittorio Alfieri_ scritta da esso.
-
-[33] Id. Ib.
-
-[34] Veggasi _Vita di Vittorio Alfieri_ scritta da esso.
-
-[35] _Ritratti_ sopracitati, dalla pag. 95 alla 98.
-
-[36] _Mémoires de M. Goldoni pour servir à l'Histoire de sa vie_,
-_etc_. Paris, par Duchesne, 1787. Tome III, pag. 30.
-
-[37] _Mémoires_ sopracitate, pag. 54.
-
-[38] Id. Ib, pag. 197.
-
-[39] _Scritti di G. Gozzi_, scelti e ordinati da N. Tommaseo Firenze,
-per Le Monnier. Lettere a Caterina Tron, vol. III.
-
-[40] Id. Ibid. vol. III, pag. 475.
-
-[41] _Scritti di G. Gozzi_, sopracitati.
-
-[42] Id. Ib., 477.
-
-[43] Id. Ib., 490.
-
-[44] Id. Ib., 491.
-
-[45] Id. Ib., 495.
-
-[46] Id. Ib., 496.
-
-[47] _Scritti di G. Gozzi_ sopracitati, pag. 496.
-
-[48] Id. Ib, 507.
-
-[49] Id. Ib., 532.
-
-[50] Id. Ib., 533.
-
-[51] _Memorie inutili della vita di Carlo Gozzi, scritte da lui
-medesimo e pubblicate per umiltà_. Venezia, Stamperia Palese, 1797.
-
-[52] _Memorie_ sopracitate, vol. I, cap. XXXV.
-
-[53] _Opera sopracitata_, vol. III, pag. 101.
-
-[54] Id. Ib., pag. 103.
-
-[55] Opera sopracitata, vol. III, pag. 189.
-
-[56] Id. Ib., pag. 190.
-
-[57] Opera sopracitata, vol. III, pag. 192.
-
-[58] Id. Ib., pag. 193.
-
-[59] Id. Ib.
-
-[60] Opera sopracitata, vol. III, pag. 193.
-
-[61] ALBRIZZI, _Ritratti_, pag. 43, 44, 51.
-
-[62] ALBRIZZI. _Ritratti_, pag. 81 e 82.
-
-[63] EMILIANI GIUDICI. _Storia delle belle lettere in Italia_. Lezioni
-XIX. Firenze. Le Monnier
-
-[64] ALBRIZZI. _Ritratti_, pag. 58.
-
-[65] Questo ritratto non essendo fatto pel pubblico deve essere
-rassomigliante, è delineato poi precisamente a Venezia nel 1795, epoca
-del nostro racconto; trovasi nell'Epistolario di Ugo Foscolo pubblicato
-a Firenze da Le Monnier nel 1854. Vol. III, pag. 281. Lettera a Gaetano
-Fornasini. Può vedersi la differenza col suo ritratto scritto per il
-pubblico, nel sonetto: «Solcata ho fronte, occhi incavati, intensi,
-ecc. ecc.» Trovasi nel volume unico di Poesie pubblicate a Firenze
-nel 1856 dallo stesso Le Monnier, e che forma il volume XI delle opere
-edite e postume: pag. 194.
-
-[66] Veggasi l'_Epistolario_ sopracitato. Vol. I, pag. 1.
-
-[67] _Epistolario_ sopracitato, pag. 4.
-
-[68] Id. Ib., vol. III, pag. 279.
-
-[69] Id. Ib., pag. 280.
-
-[70] Id. Ib.
-
-[71] Veggasi una lettera di Ugo Foscolo stampata in un opuscoletto
-pubblicato a Firenze da Le Monnier nel 1856, col titolo: — _Alcune
-lettere d'illustri italiani ad Isabella Teotocchi-Albrizzi_, pubblicate
-per cura di Nicolò Barozzi.
-
-[72] ALBRIZZI. _Ritratti_, pag. 14.
-
-[73] Id. Ib., pag. 71.
-
-[74] ALBRIZZI. _Ritratti_, pag 93.
-
-[75] Id. Ib., pag. 63, 64.
-
-[76] Id. Ib., pag. 38, 40.
-
-[77] Veggasi la Raccolta cronologica-ragionata dei documenti inediti
-che formavano la storia diplomatica della rivoluzione e caduta della
-Repubblica di Venezia (Tentori).
-
-[78] _Il fante dei cai_, ossia dei capi, cioè dei Dieci, e degli
-inquisitori di Stato: Messer grande era il bargello.
-
-[79] _Memorie di Antonio Canova_, scritte da ANTONIO D'ESTE. Firenze,
-Le Monnier, 1864, pag. 87.
-
-
-
-
-
-Nota del Trascrittore
-
-Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo
-senza annotazione minimi errori tipografici.
-
-
-
-
-
-End of Project Gutenberg's Il dolce far niente, by Antonio Caccianiga
-
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-<body>
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-
-<pre>
-
-The Project Gutenberg EBook of Il dolce far niente, by Antonio Caccianiga
-
-This eBook is for the use of anyone anywhere in the United States and
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-
-
-
-Title: Il dolce far niente
- Scene della vita veneziana del secolo passato
-
-Author: Antonio Caccianiga
-
-Release Date: April 25, 2020 [EBook #61929]
-
-Language: Italian
-
-Character set encoding: UTF-8
-
-*** START OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK IL DOLCE FAR NIENTE ***
-
-
-
-
-Produced by Barbara Magni and the Online Distributed
-Proofreading Team at http://www.pgdp.net (This file was
-produced from images made available by The Internet Archive)
-
-
-
-
-
-
-</pre>
-
-
-<div class="booktitle">
-<h1>
-IL DOLCE FAR NIENTE.
-</h1>
-</div>
-
-<hr class="silver" />
-
-<div class="titlepage">
-<p class="main-t">
-<span class="x-small">IL</span><br />
-DOLCE FAR NIENTE
-</p>
-
-<p class="pad2 x-large">
-SCENE<br />
-DELLA VITA VENEZIANA DEL SECOLO PASSATO
-</p>
-
-<p class="pad2">
-<span class="x-small">DI</span><br />
-ANTONIO CACCIANIGA
-</p>
-
-<p class="pad2 small">
-TERZA EDIZIONE.
-</p>
-
-<p class="pad4">
-MILANO<br />
-<span class="x-small">FRATELLI TREVES, EDITORI</span><br />
-<span class="small">1891.</span>
-</p>
-</div>
-
-<div class="verso">
-<hr class="mid" />
-<p>
-PROPRIETÀ LETTERARIA
-</p>
-
-<p>
-<i>Riservati tutti i diritti.</i>
-</p>
-
-<p>
-Tip. Fratelli Treves.
-</p>
-<hr class="mid" />
-</div>
-
-<div class="chapter">
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_1">[1]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-IL DOLCE FAR NIENTE
-</p>
-
-<h2>I.</h2>
-</div>
-
-<p>
-Nel secolo passato, al tempo che i nostri
-nonni in parrucca colla coda, facevano una corte
-spietata alle nostre nonne in toppè, la città di
-Treviso non era così linda come al giorno d'oggi.
-Fabbricata, a quanto sembra, prima dell'invenzione
-dello spago, la linea retta non appariva
-che per accidente. Ogni persona che fabbricasse
-una casa, aveva qualche motivo per collocare
-la sua fabbrica un passo più avanti o più indietro
-del vicino, o formava un angolo a dritta
-o a sinistra, per vedere il sole più presto o più
-tardi secondo i suoi gusti. Allora nessuno parlava
-di libertà, ma nessuno s'immaginava che
-<span class="pagenum" id="Page_2">[2]</span>
-si potesse impedire ad un cittadino di erigere
-una casa a suo talento, anche in mezzo alla
-piazza se lo avesse trovato opportuno. Frutto
-dell'assoluta libertà era che ognuno pensava
-per sè, per la qual cosa Treviso è risultata di
-un pittoresco indescrivibile. Le strade a zig-zag
-alte e basse, ad angoli sporgenti o rientranti
-con le finestre e le porte a capriccio,
-con portici o senza portici, secondo le idee del
-proprietario. La polizia municipale non era ancora
-inventata, i municipi non avevano nè il
-medico, nè l'ingegnere, nè la commissione dell'ornato,
-che sorvegliassero l'igiene pubblica, le
-strade ed i fabbricati.
-</p>
-
-<p>
-In conseguenza le vie non erano selciate nè
-illuminate di notte, e tutti gettavano dalle finestre
-le immondizie delle case. L'erba cresceva
-rigogliosa per le strade, ove i polli ruzzolavano
-nelle spazzature e le lavandaje distendevano il
-bucato.
-</p>
-
-<p>
-Al tramonto del sole suonava l'Ave-Maria, e
-mezz'ora dopo si poteva giuocare a gatta cieca
-e rompersi il collo per la città, immersa nelle
-tenebre più profonde.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_3">[3]</span>
-</p>
-
-<p>
-Chi voleva veder chiaro andava a spasso col
-suo lanternino in mano, o attaccato al cappello
-a tre spicchi; e chi preferiva le tenebre non
-aveva bisogno di spegnere i lumi; e non abbiamo
-mai udito che i nostri nonni si sieno lamentati
-di tali abitudini. Anzi abbiamo delle
-ragioni per credere che gl'innamorati ed i ladri,
-fra i quali corrono certe analogie, fossero
-perfettamente soddisfatti.
-</p>
-
-<p>
-I frati e le monache avevano prodigati i loro
-conventi, ed ogni mattina l'aria echeggiava del
-continuo frastuono delle campane, suonate alla
-distesa ed a tocchi, a gloria del cielo e dei santi
-ed in perpetuo tormento delle orecchie dei peccatori.
-</p>
-
-<p>
-In quel tempo, ed appunto in una mattina di
-primavera del 1771, due giovani della medesima
-età, uscivano da porta Altinia, e si avviavano
-a piedi verso Venezia.
-</p>
-
-<p>
-Erano entrambi, come succede sovente a questo
-mondo, ricchi di genio e poveri di contanti;
-ma la ricchezza dei giovani non istà nella borsa,
-ma nel cervello e nel cuore, e in questo senso
-erano milionari. Portavano il fardello sulle spalle
-<span class="pagenum" id="Page_4">[4]</span>
-colla baldanza dei loro quattordici anni, e aspiravano
-l'aria fresca della campagna con un'ebbrezza
-che brillava negli occhi, e sulle labbra.
-Andavano a Venezia per la prima volta, a cercare
-fortuna nell'arte: avevano in tasca delle
-lettere commendatizie, nel cervello un mondo di
-sogni, e nel cuore una fiamma perenne.
-</p>
-
-<p>
-Venezia era allora la ricca e popolosa dominante
-della repubblica, la città delle arti belle,
-la sede del buon umore, il teatro delle avventure
-misteriose e dei facili costumi. Il nome di
-Venezia risuonava in tutto il mondo col supremo
-prestigio delle glorie passate, e delle voluttuose
-seduzioni del presente.
-</p>
-
-<p>
-I due giovani viandanti sentivano le pulsazioni
-del loro cuore accelerarsi all'idea di raggiungere
-la piaggia felice della quale aveano
-tante volte udito vantare i fasti, e narrare il
-fascino e le meraviglie, dai signori villeggianti.
-</p>
-
-<p>
-A Mestre incominciava a quei tempi il movimento
-che indicava la vicinanza della grandiosa
-dominante. Dai grandi alberghi e dalle locande
-che fiancheggiavano il porto, uscivano ed entravano
-ad ogni ora del giorno grandi e piccole
-<span class="pagenum" id="Page_5">[5]</span>
-carrozze da viaggio, sedioli, cavalieri e pedoni.
-Vedevansi degli alti carrozzoni dorati con vaghe
-miniature agli sportelli, con entrovi eleganti
-gentildonne in toppè e gran signori in parrucca
-incipriata, con la coda riparata in un sacchetto
-di seta che sbatteva le spalle. Andavano
-e venivano per le vie popolose, ridendo e scherzando,
-arrestandosi a conversare cogli amici e
-conoscenti che incontravano. Ad ogni momento
-arrivavano o partivano le gondole dalla riva,
-caricavano o scaricavano i patrizi, i magistrati,
-i ricchi cittadini, accompagnati dalle loro dame
-e damigelle, dagli abati di casa, dai segretari,
-e da numerosi staffieri, servitori e cameriere
-d'ogni fatta, che portavano tabarri, ombrelli,
-cesti, sportelle, casse e bagagli. Sul porto era
-un continuo movimento, un incessante ed animato
-tramestìo d'uomini e di cose, che formava
-un quadro bizzarro di costumi originali
-e di colori spiccati, degna prefazione del gran
-libro di Venezia.
-</p>
-
-<p>
-I due modesti viaggiatori dopo un'opportuna
-refezione si decisero a scendere in una peota
-che partiva sul momento carica di viaggiatori
-<span class="pagenum" id="Page_6">[6]</span>
-stipati fra le stie dei polli, e le provvisioni
-svariate di frutta e d'erbaggi.
-</p>
-
-<p>
-Quando ogni cosa fu all'ordine la barca si
-distaccò dalla riva, e i barcajuoli incominciarono
-a dare dei remi nell'acqua. Le donnicciuole di
-Mestre che avevano accompagnate all'imbarco
-le comarelle e le amiche, si sbracciavano sul
-molo in mille segnali, auguri e saluti, e facevano
-un cicalìo che si confondeva col tonfo dei
-remi, e si perdeva incompreso per l'aria. Gli
-uomini salutavano con le braccia protese e i
-berretti sollevati.
-</p>
-
-<p>
-Nella barca rispondevano sventolando le pezzuole,
-o coi cenni della mano, o con qualche
-lagrimetta furtiva, dissimulata dal bianco fazzuolo
-del capo.
-</p>
-
-<p>
-Spariti gli ultimi gruppi della riva, incominciava
-la conversazione in comune. Ognuno prendeva
-un posto conveniente alle proprie idee. I
-vecchi cercavano un cantuccio tranquillo ben
-riparato dall'aria e dal sole, le donne fingendo
-nascondersi, studiavano una posizione avvantaggiosa;
-i giovani facevano prospettiva alle donne,
-o si sedevano loro da canto per raddolcire le
-<span class="pagenum" id="Page_7">[7]</span>
-noje del lento viaggio, con una conversazione
-geniale. I battellieri calcavano il tabacco nella
-pipa, e i due giovani viaggiatori si collocavano
-a prora per dominare liberamente il nuovo e
-stupendo spettacolo.
-</p>
-
-<p>
-Frattanto uscivano dai tortuosi e torbidi canali
-di Mestre, ed entravano nella vasta laguna.
-I nostri due compagni di viaggio, cogli sguardi
-intenti verso la lontana Venezia, contemplavano
-estatici il magnifico quadro che compariva davanti
-ai loro sguardi.
-</p>
-
-<p>
-Le acque azzurre, appena increspate dalla
-brezza vespertina, si stendevano come uno specchio
-infinito, riflettente le rosse nuvolette della
-sera. Di tratto in tratto dai banchi di sabbia
-verdeggianti per le alghe, si levava un qualche
-uccello marino, e si alzava sbattendo le bianche
-penne, e poi discendeva in graziosissime
-curve con l'ali stese ed immobili, sfiorando
-l'acqua, o immergendosi un istante per cogliere
-di passaggio la preda.
-</p>
-
-<p>
-Qualche battello peschereccio raccoglieva o
-gettava le reti, o scioglieva le vele pel ritorno.
-Le brune gondolette passavano davanti la lenta
-<span class="pagenum" id="Page_8">[8]</span>
-peota. I gondolieri e i pescatori cantavano, tutto
-respirava la pace e il contento, tutto presentava
-alla vista un aspetto singolare e fantastico.
-</p>
-
-<p>
-Da lungi fra i vapori trasparenti e dorati
-della sera vedevasi Venezia come una sposa
-avvolta nel velo nuziale, circondata da una aureola
-di luce divina. Il sole cadente s'immergeva
-nelle acque che parevano fiammeggianti di
-liquido oro sopra strati di porpora. A poco a
-poco si distinguevano le gugliette, i campanili,
-le cupole e le case, confuse fra gli alberi e le
-antenne delle navi. Gli ultimi raggi del sole
-battenti sopra l'ampie invetriate dei lontani palazzi
-pareva che mandassero in fuoco quelle
-principesche dimore. La calda luce del crepuscolo
-non era ancora scomparsa, che dalla parte
-opposta si levava la luna, e le prime stelle brillavano
-in cielo, come fosse convenuto fra gli
-astri di darsi il cambio sull'eccelso diadema
-della regina del mare. A poco a poco sorgeva
-la notte serena, e involgeva nel suo bruno mantello
-la misteriosa città.
-</p>
-
-<p>
-Entrarono in Venezia, attraversando il Canal
-grande, e sbarcarono al molo della Piazzetta: la
-<span class="pagenum" id="Page_9">[9]</span>
-luna sbatteva i suoi raggi sul palazzo ducale, e
-riproduceva sui muri del fondo le agili colonnette
-e i trafori. La basilica di San Marco appariva
-indistinta fra molteplici gruppi di colonne
-di marmo sostenenti archi di mosaici di
-oro, incoronati di cupole lucenti. La doppia fila
-d'arcate che fiancheggiano la piazza, i sovrapposti
-palazzi, le gigantesche colonne della piazzetta,
-i leggiadri stendardi, tutto quell'insieme
-vario ed artistico, grandioso e imponente, sembrava
-ai giovani viaggiatori una sublime visione.
-</p>
-
-<p>
-Penetravano in Venezia come nel regno dei
-sogni soavi; le loro forze giovanili misuravano
-dei lunghi anni felici, le loro speranze dipingevano
-sulla facile fantasia una serie di gioje
-recondite; e la gloria possibile fra le meraviglie
-delle arti e della natura!
-</p>
-
-<p>
-Ma chi erano quei due giovani viaggiatori,
-così ardenti d'entusiasmo e di genio? — Uno
-si chiamava Vittore Valdrigo, e l'altro Antonio
-Canova.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_10">[10]</span></p>
-
-<h2>II.</h2>
-</div>
-
-<p>
-Il giorno di tatti i Santi del 1757, la natura
-melanconica si apparecchiava all'inverno, le foglie
-cadevano dagli alberi, l'erbe ingiallivano.
-Nel piccolo villaggio di Possagno, i paesani si
-recavano nella vecchia parrocchia di San Teonisto
-per ascoltare la messa. Niente indicava un avvenimento
-rimarchevole pel modesto paesello,
-nè il reverendo parroco che battezzava un neonato
-s'immaginava che il nome impostogli al
-sacro fonte avrebbe fra pochi anni meritate le
-lodi di tutto il mondo civile, e sarebbe divenuto
-la provvidenza del paese nativo, cosicchè
-il buon sacerdote aprendo colla solita tranquillità
-i registri parrocchiali, vi iscriveva colla
-massima indifferenza sotto agli altri poveri nomi,
-il nome che doveva diventare famoso di Antonio
-<span class="pagenum" id="Page_11">[11]</span>
-Canova, figlio legittimo di Pietro Canova di Possagno
-e di Angela Zardo di Crespano.
-</p>
-
-<p>
-Finita la cerimonia, il prezioso fanciullo veniva
-trasportato a casa senza altre solennità, e
-colà pochi parenti ed amici celebravano tranquillamente
-la sua nascita rompendo dei biscotti
-e assaporando alcuni bicchieri di vino. E chi
-poteva leggere nel libro dell'avvenire? Generalmente
-le madri coltivano i sogni più ridenti
-sulla culla dei loro bambini; Angela Zardo avrà
-essa pure fatti i suoi sogni, ma questa volta
-erano certo al di sotto della realtà.
-</p>
-
-<p>
-La sua fantasia si sarà limitata alle comuni
-speranze, e se una voce arcana le avesse profetizzato
-i grandi destini del figlio, essa non
-avrebbe creduto alla profezia. Eppure egli doveva
-dar vita ad una serie gloriosa di candide
-divinità, innalzare colossali mausolei a pontefici
-e a principi, riprodurre col marmo i più illustri
-personaggi del suo tempo, scolpire le statue
-di futuri eroi e di graziose principesse, e
-con parte del denaro ricavato innalzare un tempio
-greco sui colli di Possagno in luogo della
-povera chiesuola nella quale era stato battezzato.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_12">[12]</span>
-</p>
-
-<p>
-E chi poteva annunziare agli abitanti di Carrara
-che era nato un fanciullo a Possagno che
-fra pochi anni avrebbe cavato dal marmo delle
-loro cave una Psiche celeste, un gruppo delle
-Grazie veramente divino, e un drappello di
-altre bellezze molli e quasi palpitanti di vita?
-E pensare che un colpo d'aria, o qualunque
-minimo accidente sarebbe bastato per spegnere
-quella vita, e togliere al mondo il lavoro di
-quelle mani portentose che doveano secondare
-con tanta maestria le creazioni del genio!...
-</p>
-
-<p>
-E chi sa quanti genii nascono ogni giorno in
-Italia, e si spengono senza aver dato il loro
-frutto! Chi sa quanti uomini di Stato, quanti
-germi di generali e di magistrati muojono nelle
-fascie di spasmodia o di morbillo! e chi sa
-quanti nascono con la scintilla del genio e muojono
-nell'età senile senza lasciare una traccia del
-loro passaggio nella vita, tutta trascorsa in
-vane contemplazioni, in sterili sogni, in un perpetuo
-assopimento, in una molle apatia, in un
-dolce far niente!
-</p>
-
-<p>
-Mentre che a Possagno la nascita di Canova
-passava inosservata, a Venezia si celebravano
-<span class="pagenum" id="Page_13">[13]</span>
-con gran rumore di campane e gran scialacquo
-di versi, i natali degli illustri rampolli della
-veneta nobiltà. I discendenti dei famosi dogi
-erano accolti in questo mondo coi più solenni
-pronostici.
-</p>
-
-<p>
-Circondati di trine e di giojelli venivano trasportati
-al sacro fonte fra una folla d'amici e
-seguiti da un codazzo di servi in livree ricamate
-colle armi gentilizie della casa. Al ritorno
-dalla chiesa si facevano dispendiose feste e rinfreschi,
-ove si prodigavano i più fini confetti
-e i vini più prelibati, e i poeti d'occasione
-andavano a gara nel mettere in rime le geste
-gloriose del futuro eroe, annunziando a Venezia
-la sua nuova fortuna. Ma pur troppo quei
-poeti furono falsi profeti, ed alla caduta dell'antica
-repubblica gli eroi si nascondevano in
-cantina esclamando coll'ultimo doge le memorabili
-parole: «questa notte non saremo sicuri
-nemmeno in letto!» Ogni fanciullo che nasce
-è un mistero!
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_14">[14]</span></p>
-
-<h2>III.</h2>
-</div>
-
-<p>
-Saltore è una tranquilla e verdeggiante villetta,
-a poche miglia da Treviso e dal Piave.
-La pittoresca catena di montagne che fiancheggia
-la provincia forma una deliziosa prospettiva
-al villaggio. Queste montagne che dominano i
-colli sottoposti, e il bosco del Montello, ergono
-la cresta orgogliosa di nuda roccia, e sono incoronate
-sovente di bianche nevi, che nelle serene
-aurore e nei dorati tramonti si tingono
-d'una vaga luce rosea o violetta, e nei giorni
-più foschi si velano di azzurre nebbie trasparenti,
-o si ascondono in parte fra vapori fantastici
-che a poco a poco diventano nuvole e vengono
-poi ad inaffiare la sottoposta pianura. Le
-falde verdeggianti dei monti sono tutte seminate
-di paeselli, di casolari, di chiesette circondate
-<span class="pagenum" id="Page_15">[15]</span>
-di macchie boscose, e di vigne che presentano
-alla vista un incantevole e variato prospetto.
-Dalle gole ove discende il Piave, penetra
-quell'aria pura ed elastica che conserva
-la salute, apporta l'appetito, e invita i Veneziani
-a godere i piaceri campestri, per cui
-tutto il territorio è sparso di palazzi e di case
-che abbelliscono l'antica Marca; la quale per la
-sua amenità, meritò dai nostri antenati il lusinghiero
-epiteto di Amorosa<a class="tag" id="tag1" href="#note1">[1]</a>.
-</p>
-
-<p>
-Sembra che anticamente Saltore sia stato un
-feudo o un'abazia dei conti Collalto. Osservansi
-ancora in alcune case coloniche gli avanzi di
-antichi conventi, e rimangono sui cadenti muraglioni
-le traccie delle celle dei frati e gl'indizi
-non dubbi di religiosi istituti. In epoche
-remote la nobile famiglia Sugana veniva a villeggiare
-nel paese, che fu celebrato in quei
-tempi per i magnifici palazzi e i sontuosi giardini.
-</p>
-
-<p>
-Avanzo di questa dimora dei Sugana, rimaneva
-<span class="pagenum" id="Page_16">[16]</span>
-ancora, sono parecchi anni, una antica
-torre diroccata in fianco d'un ponte che cavalca
-la Mignagola, modesto ruscello, ma limpido
-come il più terso cristallo. Dai ruderi del
-palazzo signorile era sorta una rustica catapecchia,
-composta di rottami di cornici di pietra,
-e di vecchi mattoni, coperta di tegole e paglia.
-Una tettoja posta a ridosso della torre era sostenuta
-da fusti infranti di colonne e da tronchi
-d'albero colla loro corteccia, e da qualche
-ramo che faceva le funzioni d'architrave. Il
-pianterreno della torre era divenuto una stalla,
-il primo piano una camera da letto, alla quale
-si saliva da una scala esterna coperta, e intorno
-della quale una vite vagabonda arrampicandosi
-ai pilastri era andata a raggiungere il tetto e
-ricadeva in festoni. Un'adjacenza conteneva la
-cucina, le altre stanze e il fienile, il tutto fabbricato
-a varie riprese, con idee diverse, con
-materiali antichi o recenti, da artisti che non
-conoscevano nè regolo, nè compasso, nè squadra.
-Sopra la camera da letto la torre non aveva
-che tre lati che terminavano in frastagli cadenti
-sopra qualche foro a sesto acuto, ove di giorno
-<span class="pagenum" id="Page_17">[17]</span>
-i colombi stavano al sole a lisciarsi le penne.
-Il tetto aveva il suo declivio dal lato mancante.
-Nelle fenditure dei vecchi muraglioni, nei crepacci
-e nei fori, le civette e i pipistrelli facevano
-il nido, e si erano accomodati a meraviglia
-fra una vegetazione fantastica di fichi selvatici,
-di pruni e ligustri. L'edera correva su
-pei muri e ne formava il più grazioso ornamento.
-In fianco alla bizzarra dimora sorgeva
-un gruppo d'antichi olmi che rendeano completo
-il quadro. Il cortile terminava al ruscello, tutto
-ricinto di siepi di biancospino, di aceri, di evonimi
-e di sicomòri; era brulicante d'animali
-domestici, che vivevano in perfetto accordo fra
-loro, e andavano beccando i granelli sparsi sul
-terreno. Un superbo gallo razzolava il letame
-per discoprire dei lombrici da regalarne le sue
-galline che gli stavano d'intorno come tante
-odalische. I polli d'india facevano la ruota colle
-penne della coda, una chioccia conduceva al
-passeggio i pulcini pigolanti. Le anitre si diguazzavano
-nell'acqua, un grosso majale grugniva
-in un canto, sdrajato sopra un mucchio
-di foglie. Il cane vegliava alla porta, il gatto,
-<span class="pagenum" id="Page_18">[18]</span>
-ricoverato sulla sommità della scala, stava contemplando
-la rustica scena, con una immobilità
-monsulmana.
-</p>
-
-<p>
-Tutti erano felici, ciascheduno vivendo secondo
-le sue idee, in piena libertà e sicurezza.
-Quel cortile presentava l'immagine di un perfetto
-governo nel quale regnasse l'ordine, la
-pace, l'armonia. Le rondini, innamorate del
-beato soggiorno, facevano il nido sotto ai tetti,
-ed ogni primavera, reduci dai loro viaggi lontani,
-ritornavano ad abitare le loro costruzioni,
-le quali non avevano bisogno che di qualche
-leggiero restauro.
-</p>
-
-<p>
-Dietro la corte c'era l'orto fornito a dovizia
-di erbaggi e di frutta, e dopo l'orto vasti campi
-adorni di viti; ed estesi prati nei quali gli armenti
-trovavano dei pingui pascoli, e una quiete
-beata.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_19">[19]</span></p>
-
-<h2>IV.</h2>
-</div>
-
-<p>
-Zammaria Valdrigo era l'affittuale del podere.
-In quella solitudine le sue idee s'erano naturalmente
-circoscritte alle istruzioni del parroco,
-ed alle tradizioni di famiglia. Dal primo
-aveva imparato materialmente a recitare i misteri,
-a balbettare le orazioni latine, a venerare
-i santi in generale, accordando però una particolare
-preferenza ad alcuni che godevano il privilegio
-di speciali facoltà, ed erano dichiarati
-protettori d'alcune professioni, o degli ammalati
-o delle bestie. Per esempio, i calzolai dovevano
-invocare san Crespino, gli epilettici san Valentino,
-e in caso di malattie della vacca o del
-porco bisognava raccomandare il sofferente a
-san Bovo, o a sant'Antonio abate. La speranza
-del paradiso e la paura dell'inferno e del diavolo
-<span class="pagenum" id="Page_20">[20]</span>
-erano naturalmente il fomite delle buone
-azioni, e il freno degli istinti perversi; in
-quanto al purgatorio egli non ne aveva tanto
-spavento, perchè quantunque il bruciare nelle
-fiamme per alcuni anni dovesse essere una cocente
-punizione, pure poteva sperare d'uscirne
-col mezzo di opportune indulgenze, di qualche
-messa, di qualche elemosina, di una candela, o
-di altri suffragi.
-</p>
-
-<p>
-A queste nozioni generali del sovranaturale,
-si aggiungeva la fede nella potenza delle benedizioni
-del parroco per ispaventare i sorci, o
-mettere in fuga le formiche, e le tradizioni di
-famiglia riguardo al <i>massariol</i>, essere misterioso
-e notturno che fischia da lontano nei campi, ed
-entra nella stalla ad intricare le criniere ai cavalli.
-E le streghe che gettano la mala sorte, e
-le anime dei morti che non trovano pace, e
-vagano di notte per le strade deserte.
-</p>
-
-<p>
-In quanto alle idee civili, si riducevano a
-poco. Come la celeste gerarchia, la podestà della
-terra dividevasi in gradi. Al sommo stava il
-Doge, e poi venivano il Consiglio dei Dieci, il
-Senato e i gentiluomini. Dopo i gentiluomini i
-<span class="pagenum" id="Page_21">[21]</span>
-lustrissimi, e finalmente la povera gente che
-deve obbedire. Per le nozioni agricole tutto si
-riduceva a seminare od a mietere in crescente
-o calante di luna secondo i casi, a lavorare le
-terre coll'aratro ereditato dal nonno, il quale
-lo aveva avuto dal bisavolo che lo teneva dal
-trisavolo, e così avanti, ossia indietro fino ai
-tempi di Trittolemo.
-</p>
-
-<p>
-Del resto, malgrado tanta semplicità, Zammaria
-sapeva fare i suoi conti, e presso gli altri contadini
-egli passava per un esperto massaio. Rispettoso
-e diffidente, faceva profondi inchini ai
-padroni, ma misurava le parole, rideva sempre
-con un occhio solo e con metà della bocca, e
-dalla bonarietà superficiale del volto gli trapelava
-un'aria di nascosta malizia, che dava alla
-sua fisonomia un carattere singolare.
-</p>
-
-<p>
-Sua madre era una vecchia grinzuta e ricurva,
-che tutto il paese chiamava per antonomasia, la
-nonna.
-</p>
-
-<p>
-Sua moglie era una svelta e robusta contadina.
-Bianca e rossa come un bel pomo maturo,
-la Rosa andava e veniva tutto il giorno dalla
-cucina alla corte, dalla corte alla stalla, dalla
-<span class="pagenum" id="Page_22">[22]</span>
-vacca ai pulcini, dal marito al maiale, dai
-figliuoli ai colombi; una vera provvidenza che
-vegliava su tutto, e non dimenticava nessuno.
-Un fazzoletto a quadri sul capo, le maniche
-rimboccate fino al gomito, la gonnella che appena
-oltrepassava il ginocchio, lasciavano piena
-libertà alle sue mosse rapide e gagliarde, e dall'alba
-al tramonto si udivano i tacchi de' suoi
-zoccoli che battevano il terreno con un suono
-uniformemente accelerato. Pareva che il suo
-cómpito sulla terra fosse quello di rappresentare
-l'abbondanza; la quale spiccava dalle rotondità
-delle sue membra, dal volume degli alimenti
-somministrati alla famiglia e agli animali, e dal
-numero de' suoi figli. Ne aveva avuto una decina
-fra maschi e femmine, alcuni erano morti,
-gli altri correvano i campi, al sole e alla pioggia,
-forti come la madre, vegeti come la natura,
-selvaggi come gli uccelletti del bosco.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_23">[23]</span></p>
-
-<h2>V.</h2>
-</div>
-
-<p>
-C'era però una eccezione. Vittore era nato
-con una fibra più molle degli altri fratelli, ed
-aveva sofferto alla prima infanzia alcune malattie
-che lo lasciarono più delicato e più debole.
-La buona madre sentiva il bisogno di distinguerlo
-dagli altri, riparandolo con cura dalle
-intemperie, rinforzandolo con cibi migliori, sorvegliandolo
-ad ogni istante perchè non si esponesse
-ad esercizii violenti e dannosi. Le sofferenze
-fisiche lo rendevano più sensibile alle impressioni,
-e le abitudini calme e tranquille introducevano
-nel suo cervello il dominio delle
-idee, ed una naturale tendenza alla osservazione
-minuziosa degli oggetti che gli stavano
-intorno. Seduto sotto gli olmi che sorgevano
-fra la casa e il ruscello, egli contemplava e
-comparava ogni cosa. Seguiva il volo della rondine
-<span class="pagenum" id="Page_24">[24]</span>
-che sfiorando l'acqua cristallina coglieva
-la preda, l'apportava al nido ove i neonati l'aspettavano
-col becco dischiuso, e con allegro
-garrito ritornava alla caccia per i prati e pei
-campi. Osservava il bacio dei colombi, le collere
-del gallo contro i tacchini, ammirava i vaghi
-colori delle farfalle, e le ali dorate degli
-insetti che passeggiavano sotto ai muschi crescenti
-sulle corteccie degli alberi; e ascoltava
-attentamente i varii mormorii della campagna,
-che con un'armonia indefinita rompevano i silenzii
-della tranquilla dimora.
-</p>
-
-<p>
-Turco, il cane da guardia, era il fido compagno
-delle sue escursioni vagabonde, e con lui
-faceva lunghe peregrinazioni attraverso i vicini
-paesi e fino alle ghiaie del Piave, ove si arrestava
-davanti l'impetuoso torrente, a contemplare
-quelle vaste solitudini, e il lontano prospetto del
-castello di San Salvatore, e la catena dei monti.
-</p>
-
-<p>
-E nelle lunghe sere d'inverno, rannicchiato
-in un angolo del focolare, o seduto accanto dei
-buoi, ascoltava le fiabe della nonna, che popolavano
-la sua mente di bizzarre avventure, e
-conducevano il suo spirito nella regione dei sogni.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_25">[25]</span></p>
-
-<h2>VI.</h2>
-</div>
-
-<p>
-Nel vicino paesetto di Vascon villeggiava in
-quel tempo l'antica e nobile famiglia veneziana
-degli Orseolo. La pittoresca dimora dei Valdrigo
-serviva spesso di meta alle passeggiate
-vespertine della nobile famiglia, che si piaceva
-di quelle scene campestri, e si arrestava volontieri
-alla rustica cucina all'ora della cena,
-ad osservare la Rosa che distribuiva le parti
-alla nonna, a Zammaria, ai fanciulli, dispersi
-qua e colà sopra una sedia, sul focolare, o sulla
-soglia.
-</p>
-
-<p>
-La fisonomia intelligente di Vittore piacque
-alla nobildonna Fulvia che s'intratteneva con
-piacere a conversare con lui, ed egli divenne
-ben presto il compagno inseparabile d'Alvise
-e di Silvia, nobili rampolli dell'illustre casato.
-<span class="pagenum" id="Page_26">[26]</span>
-Silvia era una bambina di quadro anni, suo
-fratello ne aveva due di più, la medesima età
-di Vittore. Ogni autunno Alvise e Silvia appena
-giunti a Vascon correvano in traccia di
-Vittore, lo regalavano di vesti, lo conducevano
-a casa con loro, ed egli passava tutta la stagione
-cogli Orseolo dividendo coi fanciulli i
-giuochi, i balocchi, i bomboni, i piaceri e gli
-studi. Quando Silvia entrò in convento, ed Alvise
-ebbe un istitutore, la nobil donna Fulvia
-raccomandò Vittore al parroco di Varago, affinchè
-gl'insegnasse a leggere e a scrivere; e poco
-tempo dopo, ottenne dai parenti di lasciarlo
-continuare gli studi presso un prete di Treviso
-che teneva alcuni ragazzi in pensione. Gli Orseolo
-pagavano la spesa, Zammaria brontolava,
-ma la Rosa era contenta; e ogni autunno
-Alvise e Vittore ricominciavano le loro escursioni
-e i soliti diletti campestri.
-</p>
-
-<p>
-Il giovine Valdrigo fece in pochi anni rapidi
-e portentosi progressi, e mostrò una straordinaria
-inclinazione per la poesia e per le arti.
-Egli disegnava con rara maestria, e riteneva a
-memoria i motivi musicali, uditi anche solo
-<span class="pagenum" id="Page_27">[27]</span>
-una volta. La vita contemplativa dell'infanzia
-aveva certamente predisposte le sue facoltà
-ad una intensa osservazione, che gli rendeva
-più facile la riproduzione delle impressioni ricevute.
-</p>
-
-<p>
-La contessa Fulvia degli Orseolo parlò del suo
-protetto al senatore Giovanni Falier, grande
-amatore delle arti belle, e mecenate degli artisti,
-il quale sapendo che lo scultore Torretti
-doveva recarsi a Treviso, lo incaricò di esaminare
-le tendenze del fanciullo. Il Torretti lo
-trovò degno delle sue cure, e lo condusse seco
-a Pagnano ove compiva dei lavori per le chiese
-dei paesi vicini.
-</p>
-
-<p>
-La nobile famiglia Falier villeggiava allora
-nel suo principesco podere di Pradazzi, nelle
-vicinanze di Pagnano e di Possagno. In quella
-nobile dimora il vecchio e burbero Pasino presentava
-a Giovanni Falier il suo timido nipote
-Antonio Canova, il quale rimasto orfano del
-padre, era stato allevato dall'avolo a trattare il
-marmo, professione di famiglia, nella quale i
-suoi parenti lavoravano con discreta abilità.
-</p>
-
-<p>
-Il benefico Falier raccomandava anche il giovine
-<span class="pagenum" id="Page_28">[28]</span>
-artefice al Torretti, nel cui studio di Pagnano
-si conobbero e si amarono Antonio Canova
-e Vittore Valdrigo.
-</p>
-
-<p>
-Finiti i lavori che lo tenevano occupato nei
-contorni di Asola, il maestro scultore ritornò
-alla sua residenza di Venezia, invitando i suoi
-giovani allievi a seguirlo nella artistica città,
-ove fra le meraviglie delle arti avrebbero sviluppata
-la mente all'amore e all'intelletto del
-bello.
-</p>
-
-<p>
-Con questo scopo si recavano a Venezia i
-due modesti viaggiatori, dopo di aver abbracciato
-i parenti, e dato un addio al nativo villaggio.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_29">[29]</span></p>
-
-<h2>VII.</h2>
-</div>
-
-<p>
-Antonio Canova, entrato nello studio del Torretti
-a Venezia, si esercitava a maneggiare i
-marmi, a trattare gli scalpelli, i trapani, le
-scuffine e le raspe, ma non tardava ad accorgersi
-che i minuziosi lavori del maestro mancavano
-d'ispirazione e di genio.
-</p>
-
-<p>
-Il Torretti era seguace di quell'arte convenzionale
-che abbandonato lo studio del vero, cercava
-gli effetti nelle movenze esagerate, e negli
-adornamenti pomposi o bizzarri. Trascurava lo
-studio del nudo, e non facea caso degli antichi
-modelli della Grecia, nei quali il genio dell'artefice
-traducendo la natura nel marmo sapeva
-cogliere in un punto il vero ed il bello, e creare
-delle opere divine.
-</p>
-
-<p>
-Ma il giovane modesto e rispettoso lavorava
-<span class="pagenum" id="Page_30">[30]</span>
-in silenzio, aspettando il tempo opportuno per
-spiegare il libero e sublime suo volo verso più
-puri orizzonti.
-</p>
-
-<p>
-Il suo vecchio nonno, il Pasino, vendeva per
-cento ducati l'unico poderetto di famiglia con
-lo scopo di mantenere un anno a Venezia il
-nipote, e il nobile Falier raccomandava il giovanetto
-al nobiluomo Farsetti, che con patrizio
-splendore, aveva raccolto nelle sale del suo palazzo
-di Venezia i migliori modelli antichi di
-scultura, e ne lasciava libero l'ingresso agli
-studiosi. Canova profittando di tale libertà, passava
-delle lunghe ore fra quelle statue, che parevano
-svelargli con muti cenni, da lui solo
-compresi, gli arcani dell'antica arte di Fidia, da
-tanti secoli smarriti.
-</p>
-
-<p>
-In quel tempo due vivissime fiamme ardevano
-nel cuore del giovinetto scultore, l'amore
-e l'arte, e si giovavano a vicenda. Una vezzosa
-montanina di Possagno che egli aveva un giorno
-incontrata ad una festa del villaggio, lo aveva
-ferito con un lampo degli occhi.
-</p>
-
-<p>
-Nella sua patria si vedevano sovente, e si pascevano
-di sospiri, di silenzii e di sguardi.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_31">[31]</span>
-</p>
-
-<p>
-Nobile amore che ricercando le fibre più riposte
-del cuore lo rendeva capace di generosi
-sentimenti, e disponeva la sua mente a concepire
-sublimi pensieri, e a comprendere per intuizione
-i misteri del bello. Elisabetta Biagi, e
-le statue del palazzo Farsetti, ebbero per Canova
-una eguale influenza nelle prime rivelazioni
-dell'arte. Dagli occhi della Lisa egli ricevette
-la scintilla che accende l'anima, e apporta
-la luce necessaria alla comprensione delle linee
-greche, che svelano la suprema venustà della
-forma negli antichi modelli.
-</p>
-
-<p>
-Quella vita di studio e di affetto rendeva l'artista
-insensibile alle seduzioni di Venezia.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_32">[32]</span></p>
-
-<h2>VIII.</h2>
-</div>
-
-<p>
-Nello studio del Torretti, e nelle sale Farsetti
-frequentava pure Vittore Valdrigo, ma in
-altre condizioni di vita. Un casto affetto non
-custodiva il suo cuore, e i lunghi ozii dell'infanzia
-lo avevano reso inetto alle occupazioni
-laboriose.
-</p>
-
-<p>
-Il suo spirito si evaporava in infiniti e chimerici
-progetti, i quali poi si dileguavano al
-primo soffio di vento. Il suo ingegno versatile
-lo spingeva ad abbracciare troppe cose, che abbandonava
-al primo ostacolo, scoraggiato, avvilito.
-</p>
-
-<p>
-La famiglia degli Orseolo lo teneva presso di
-sè. La munificenza di quella casa gli largiva una
-pensione, e dandogli una stanza nel palazzo, lo
-lasciava libero di seguire i suoi studi, e gli
-<span class="pagenum" id="Page_33">[33]</span>
-schiudeva gli aditi alla vita di Venezia, alle distrazioni,
-agli stravizi, e la imperiosa voce della
-necessità non batteva mai alla sua porta per
-eccitarlo ad affrettare il lavoro.
-</p>
-
-<p>
-Ciò nonostante, la feconda natura del suo ingegno
-lo rendeva atto ad ogni cosa.
-</p>
-
-<p>
-Disegnava con grazia e maestria, ed incominciava
-a dipingere con franchezza e con forza.
-I suoi pennelli scorrevano sulla tela colla arditezza
-d'un artista provetto, e la sua tavolozza
-s'impastava coi colori della famosa scuola veneziana.
-Con poche linee segnate con rimarchevole
-talento egli tracciava un somigliante ritratto,
-con pochi tocchi di pennello lo dotava
-di anima e di vita.
-</p>
-
-<p>
-Amante passionato della musica, aveva imparato
-a suonare il violino, e lo maneggiava con
-destrezza e con passione, ma piuttosto per natura
-che per arte, non avendo la pazienza di
-attendere a lunghi e severi studi, e così mancante
-della istruzione necessaria per suonare un
-pezzo di musica completo, egli abbandonava il
-suo arco sulle corde in traccia di scucite e vaghe
-fantasie, di modulazioni capricciose e improvvise.
-<span class="pagenum" id="Page_34">[34]</span>
-Leggeva rapidamente ogni volume che
-gli cadesse fra le mani, e passava le intiere
-notti intorno alla lettura d'un libro che consonasse
-col suo cuore, o dilettasse il suo spirito.
-Ogni libro grave o noioso gettava con disprezzo,
-e condannava con inappellabile giudizio.
-</p>
-
-<p>
-Egli sapeva a mente i più bei versi dei migliori
-poeti, e li declamava con maschia energia,
-e con intelligente espressione. La sua infanzia
-quasi selvaggia lo aveva reso indipendente dall'influenza
-del gusto corrotto del giorno, ed
-aveva predisposto il suo cure al sentimento
-della natura e del vero, cosicchè egli sentiva
-tutto il falso della poesia dominante, e ne parlava
-con ironia e con disprezzo. E sovente improvvisava
-dei versi e delle strofe ispirate che
-si perdeano per l'aria, e non lasciavano che una
-dolce e confusa rimembranza a' suoi amici che
-lo eccitavano invano a scrivere ed a pubblicare
-le sue poesie.
-</p>
-
-<p>
-Ma ogni suo lavoro rimaneva incompleto, non
-perchè gli mancasse l'ingegno per compierlo,
-ma per colpevole indolenza. Le sue ispirazioni,
-<span class="pagenum" id="Page_35">[35]</span>
-i suoi slanci erano fantasie passeggiere. Ad un
-tratto il suo volto s'irraggiava d'un'estasi sublime,
-i suoi muscoli si agitavano, i suoi occhi
-vibravano lampi di luce. Allora la sua mente
-cercava splendide immagini, e nuovi concetti,
-le sue labbra proferivano parole strane e concitate,
-se prendeva la matita tracciava lo schizzo
-d'un quadro, che rivelava un pensiero stupendo,
-o se afferrava il violino ne traeva delle
-note soavi, dei sospiri armoniosi, degli accenti
-melodiosi che rapivano i sensi. Gli astanti rimanevano
-stupefatti e commossi, ed egli si arrestava
-come il viandante spossato dopo l'erta
-salita d'un monte, e si sedeva sfinito ed esausto.
-</p>
-
-<p>
-In quei momenti d'esaltazione, quando gli si
-risvegliava nell'anima la potenza creatrice, se
-egli avesse potuto disporre di tutte le ricchezze
-del mondo, non avrebbero bastato a soddisfare
-gl'immensi capricci del suo pensiero. Egli concepiva
-dei piani giganteschi di nuove città meravigliose,
-e dava vita a nuovi mondi, a nuovi
-universi!... Ricaduto nella calma trovava tutto
-superfluo nella vita, meno la pipa e il sofà sul
-quale passava delle lunghe ore solitarie, mandando
-<span class="pagenum" id="Page_36">[36]</span>
-delle boccate di fumo, e contemplando
-dalla aperta finestra una nuvola che passava, o
-una stella che brillava nel cielo.
-</p>
-
-<p>
-A' suoi amici che gli rimproveravano il vergognoso
-letargo egli rispondeva: «Le delizie
-del dolce far niente sono un dono prezioso impartito
-dal Creatore alle creature privilegiate. I
-sogni dell'anima sono più belli delle prosaiche
-realtà della vita, come la Venere greca è più
-bella della donna; e la contemplazione delle
-opere di Dio è un omaggio alla divinità, superiore
-ad ogni più fervente preghiera. Lasciate
-che io preghi ed ami secondo il mio istinto....
-Ascoltate una storia del millecinquecento:
-</p>
-
-<p>
-Un muratore innalzava un muro in Val d'Arno,
-assistito dal suo manovale. Uno portava i mattoni,
-i sassi e la calce, l'altro andava avanti col
-muro. Sapete che fa caldo in Toscana! orbene,
-era appunto il mese di luglio, il sudore grondava
-dalle fronti abbronzate dei due lavoranti,
-mentre un uomo stava tranquillamente sdraiato
-al rezzo d'una pianta fronzuta, e li guardava.
-Il muratore vide l'ozioso, e disse sdegnato al
-manovale: — Guarda un po' il fannullone, che
-<span class="pagenum" id="Page_37">[37]</span>
-mentre noi sudiamo al lavoro, egli si gode a far
-niente! — Ora sono tre secoli che il muratore
-e il manovale son morti e dimenticati, il muro
-è caduto, e non ne restano nemmeno le traccie, è
-morto anche colui che li stava osservando senza
-far niente, ma è rimasto il suo nome, egli era
-Michelangelo Buonarroti, che meditava una delle
-sue opere.
-</p>
-
-<p>
-Fra gli antichi ruderi della Campagna Romana,
-un capraio osservava un bel giovine seduto
-a fianco d'una vaga fanciulla, e lo credeva
-un ozioso; era Raffaello che studiava le
-pose delle sue Vergini, e le pieghe delle vesti
-della Fornarina.
-</p>
-
-<p>
-Il dolce far niente per le anime dei poeti e
-degli artisti è il preludio delle sublimi creazioni,
-è la contemplazione che genera l'ispirazione,
-è il sogno sublime che apparecchia l'opera
-divina del genio.
-</p>
-
-<p>
-E in queste stesse lagune, quanti ozii, quante
-ore beate di riposo trascorsero nella tranquilla
-barchetta, i nostri grandi artisti veneziani,
-Giorgione, Paolo Veronese, Tiziano, e tutta la
-gloriosa coorte; e mentre solcavano l'onde coricati
-<span class="pagenum" id="Page_38">[38]</span>
-sui molli origlieri della gondola che cullava
-i loro sogni, parevano assopiti da un dolce
-far niente, e invece meditavano quelle stupende
-creazioni che sono adesso i tesori dell'arte, ed
-una delle più belle glorie di Venezia.
-</p>
-
-<p>
-Ed io, povero insetto della terra, nel dolce
-far niente dell'infanzia ho imparato ad ammirare
-la potenza di Dio che faceva germogliare
-il germe confidato alla terra, che provvedeva il
-nutrimento al falco che mi passava sul capo
-nelle alte regioni dell'aria, ed all'insetto impercettibile
-che faceva un lungo viaggio sopra
-un filo di musco. Ed ora appoggiato al balcone,
-e contemplando questa azzurra laguna che si
-perde nei lontani orizzonti, ora io sento......
-e s'arrestava tutto d'un tratto dando in un solenne
-scroscio di riso, e lasciando gli astanti
-nella sorpresa e nel dubbio se avesse parlato
-da senno o da burla, e staccando il violino dal
-muro improvvisava mille capricciose melodie
-che ora imitavano i gemiti del dolore, ora il
-canto di un'allegra canzone, e finivano colle note
-affettate d'un mellifluo minuetto, sospeso poi da
-un'altra solenne risata.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_39">[39]</span></p>
-
-<h2>IX.</h2>
-</div>
-
-<p>
-Mentre che Valdrigo fantasticava coi più strani
-paradossi, Canova lavorava modestamente intorno
-due canestri di fiori e di frutta. Col ricavato
-di questo primo lavoro, eseguito per commissione
-del nobile Falier, il giovane scultore
-ebbe agio a procurarsi un locale conveniente a
-studi più vasti. Egli cercava un luogo romito
-e silenzioso, e lo trovò nell'antico monastero di
-San Stefano.<a class="tag" id="tag2" href="#note2">[2]</a>
-</p>
-
-<p>
-Quel chiostro eretto sui disegni di frate Maestro
-Gabriele di Venezia tornava perfettamente
-opportuno alla quiete dello studio. L'architetto
-monaco e artista aveva creato un rifugio per
-<span class="pagenum" id="Page_40">[40]</span>
-le anime meditabonde e pei pensieri elevati.
-Contribuivano ad ispirare la mente le memorie
-del passato parlanti dalle tombe d'illustri antenati;
-perchè colà riposavano nell'eterno sonno
-le ossa gloriose di Francesco Morosini, di Andrea
-Contarini, e di tanti altri, magistrati e guerrieri.
-Quelle mura solitarie rammentavano i
-pensieri, i dolori, le speranze dei loro abitatori.
-Esse avevano raccolto le anime troppo timide per
-affrontare i rischi della vita, o i cuori già offesi
-da insanabili ferite riportate nella lotta di
-mondane passioni. La fede nei misteri della religione
-consolava quelle anime meste o desolate
-che travedevano dopo le pene della vita, i giorni
-sereni d'una esistenza immortale; la fede nella
-potenza dell'arte consolava Canova delle privazioni
-continue e delle difficoltà del lavoro, e
-lasciava travedere alla sua anima il compenso
-d'ogni sofferenza e d'ogni fatica nell'immortalità
-del suo nome.
-</p>
-
-<p>
-Nei silenzii notturni di quel chiostro, che più
-non risuonavano di lente salmodie, egli avrà
-veduto coll'ardente fantasia le pallide ombre
-di quei frati, attraversare i lunghi corridoi, prosternarsi
-<span class="pagenum" id="Page_41">[41]</span>
-sulle tombe degli antichi Veneziani, e coll'immagine
-della morte frenare i battiti del cuore
-eccitati dalle tentazioni di mondane cupidigie.
-</p>
-
-<p>
-Molti artefici insigni avevano illustrato quel
-convento colle loro opere; e fra gli altri Giannantonio
-Regillo da Pordenone aveva apportato
-in quella pacifica dimora il genio del pittore e
-le passioni dell'uomo. Dipingendo nella corte
-alcune sacre storie, egli animava il suo pennello
-col vigore della gelosia che lo rodeva, del grande
-Tiziano. Ma il vento degli anni trasportò la polvere
-sollevata da' suoi passi, e rese muto anche
-l'eco che ripeteva sotto agli archi la voce di
-Canova.
-</p>
-
-<p>
-Nella cella dell'ultimo frate disceso nella
-tomba, apportò il giovane scultore il corpo nudo
-di Euridice; il cui modello in creta, eseguito
-a Possagno, era il suo primo studio dal vero.
-Quivi poi scolpì in marmo l'Orfeo, disperato
-d'aver perduto per sempre la sua donna, ma
-sotto quella pietra parlante non scorreva il sangue
-del nume, e forse in altri tempi, nella medesima
-cella, sotto allo scapolare d'un frate,
-batteva il vero cuore d'Orfeo!
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_42">[42]</span></p>
-
-<h2>X.</h2>
-</div>
-
-<p>
-Valdrigo ammirava i progressi dell'amico, ma
-non aveva la forza d'imitarlo nella assiduità al
-lavoro, nel disprezzo d'ogni piacere che non venisse
-dall'arte. Sfuggiva la fatica, e appena prodotto
-qualche saggio incompleto che rilevava il
-suo genio, lo distruggeva malcontento, trovando
-l'opera mancata, confessando la sua impotenza
-a dar vita al concetto sublime che gli balenava
-nello spirito e scoraggiato si arrestava a maledire
-sè stesso, ad imprecare contro le difficoltà
-materiali dell'arte, a bestemmiare contro al facile
-contentamento dell'altrui dappocaggine. Egli
-sogghignava con disprezzante cipiglio davanti
-alle opere manierate e convenzionali degli artisti
-viventi; e comparandole alle opere antiche
-<span class="pagenum" id="Page_43">[43]</span>
-sentenziava la generale decadenza delle arti, del
-costume e della patria.
-</p>
-
-<p>
-Invano Canova gli ripeteva quelle massime
-che diressero sempre la sua nobile vita. Lo consigliava
-amichevolmente ad essere più indulgente,
-ed a correggere i difetti degli altri piuttosto
-coll'esempio del meglio che con le acri
-invettive, e le critiche amare. E soggiungeva
-essere più facile la critica d'un'opera insigne,
-che la produzione d'un mediocre lavoro. Valdrigo
-voleva sostenere che il genio deve creare
-senza fatica, e che il lungo studio è il retaggio
-dei mediocri. — «Queste sono tutte ciarle,»
-rispondeva Canova, e annoverando gli uomini
-illustri incominciando da Giotto e da Cimabue,
-gli dimostrava che le loro opere erano il frutto
-della fatica e del lavoro.<a class="tag" id="tag3" href="#note3">[3]</a>
-</p>
-
-<p>
-Sovente visitavano insieme gl'insigni monumenti
-delle arti che adornano le chiese ed i
-palazzi di Venezia, e Canova arrestandosi davanti
-il quadro d'un famoso pennello, esclamava:
-<span class="pagenum" id="Page_44">[44]</span>
-«Vedi quest'opera? chi l'ha fatta
-non andava girando divertendosi come noi facciamo.»<a class="tag" id="tag4" href="#note4">[4]</a>
-</p>
-
-<p>
-Le semplici e ragionevoli osservazioni dello
-scultore, calmavano i sensi agitati del suo amico,
-il quale si proponeva mille stupendi progetti di
-nuova vita, di lunga abnegazione, di ritiro completo,
-di abbandono assoluto agli snervanti piaceri
-di Venezia, e deliberava d'intraprendere
-lunghi e difficili studi, precursori di grandi
-lavori.
-</p>
-
-<p>
-Ma ogni giorno trovava i più futili pretesti
-per rimandare ad altro momento l'esecuzione
-de' suoi piani. Se brillava uno splendido sole,
-egli usciva, per una passeggiata al lido in traccia
-d'ispirazioni, e rientrava affaticato e distratto.
-Se il tempo nuvoloso si disponeva alla
-pioggia, egli aspettava il sereno per mettersi al
-lavoro. Finalmente un purissimo cielo, un'aria
-imbalsamata lo mettevano in buone disposizioni
-quando la visita d'un amico, lo sguardo d'una
-vicina, un rumore della strada mettevano in fuga
-<span class="pagenum" id="Page_45">[45]</span>
-l'occasione, ed il principio degli studi veniva
-rimandato al domani.
-</p>
-
-<p>
-Ma all'indomani era venerdì, giorno nefasto
-per principiare qualche cosa; il sabato essendo
-l'ultimo giorno della settimana, gli sembrava
-ridicolo che dovesse essere il primo d'una
-nuova esistenza. La domenica è giorno di riposo,
-anche per quelli che non fanno mai niente
-ed egli aspettava ansiosamente il lunedì, con
-fermo e tenace proposito.
-</p>
-
-<p>
-Sventuratamente al lunedì si rinnovavano gli
-ostacoli per impreveduti accidenti; e così passavano
-i giorni inerti, le settimane improduttive,
-e fuggivano gli anni. La sua cameretta
-collocata al quarto piano dell'antico palazzo
-degli Orseolo, portava tutte le traccie del suo
-talento e della sua accidia. Il disordine d'una
-stanza di studio indica sovente le prolungate
-veglie, o l'assiduo lavoro, ma il caos sarà sempre
-l'indizio del perpetuo abbandono. Sul tavolo,
-sul sofà, sulle sedie rovesciate e per terra
-giacevano confusi e sconvolti mille oggetti diversi.
-Di qua libri aperti e chiusi fra i manoscritti,
-i disegni, la musica, il tutto sovrapposto
-<span class="pagenum" id="Page_46">[46]</span>
-a dei vasi di majolica, a delle vesti abbandonate,
-a dei pennelli sostenuti da frammenti di
-stoviglie. Di là giubbe e pannilini accanto al
-calamajo, in fianco d'un mazzolino di fiori inariditi
-e d'una spazzola. Sui muri si vedevano
-appesi insieme il violino, uno spadone, il busto
-d'una Venere, una corazza irrugginita, e una
-barbuta sostenente una vecchia parrucca incipriata.
-Il cavalletto per dipingere era incoronato
-da un vecchio cappello tricuspide, e sosteneva
-una tavolozza imbrattata da colori confusi
-e disseccati, l'archetto del violino, e una
-pipa turca. Parecchie tele appena sbozzate, o
-lasciate in abbandono a lavoro avanzato, pendevano
-parimente dai muri, o si ammonticchiavano
-negli angoli, fra le tele dei ragni, presso
-un armadio semichiuso dal quale uscivano le
-falde o le maniche d'una veste. Un tale miscuglio
-d'oggetti costituiva un completo labirinto,
-fra il quale bisognava raggirarsi con infinite
-precauzioni per giungere al letto nel fondo della
-stanza, ove il giovane artista meditava le sue
-opere future, fra mezzo ai saggi dispersi del
-suo genio, del suo disordine e della sua infingardaggine.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_47">[47]</span></p>
-
-<h2>XI.</h2>
-</div>
-
-<p>
-Il giorno della Ascensione del 1779 Venezia
-brillava di straordinario splendore. Tutte le campane
-della città suonavano a festa, tuonavano le
-artiglierie dalle navi e dai porti. L'aria che spirava
-dal mare apportava di tratto in tratto il
-suono festoso di musicali concenti, la folla accorreva
-premurosa sul molo zeppo di gente.
-</p>
-
-<p>
-Era il giorno della gran festa nazionale, nella
-quale il Doge recavasi in pompa solenne agli
-sponsali del mare. Venezia risplendeva di tutta
-la sua antica potenza, l'amore e l'orgoglio della
-patria univa tutti i cittadini in festosa concordia,
-ed eccitava negli stranieri l'ammirazione e
-il rispetto. Il Bucintoro che solcava maestosamente
-quelle onde coi suoi fianchi dorati, dirimpetto
-alla città meravigliosa, era il simbolo
-<span class="pagenum" id="Page_48">[48]</span>
-della grandezza della antica repubblica. La poppa
-raffigurava una Vittoria navale coi suoi trofei.
-Le pareti esterne erano tutte adorne di bassorilievi
-dorati, rappresentanti le virtù e le arti.
-</p>
-
-<p>
-Il salone coperto di velluto cremisino, era
-ornato di frangia, galloni e fiocchi d'oro. Verso
-la poppa s'innalzava sopra due gradini il seggio
-ducale fiancheggiato da due figure rappresentanti
-la Prudenza e la Forza; colle quali la
-politica Veneta seppe sostenere il governo pel
-lungo corso di quattordici secoli.
-</p>
-
-<p>
-Il Doge si presentava al pubblico in tutta la
-pompa delle sue vesti, coperte d'oro e di gemme;
-accompagnato dalla Signoria, dal Senato, dal
-Maggiore Consiglio, e dagli ambasciatori delle
-primarie Corti d'Europa. Seguivano il ducale
-corteggio numerose galee, le barche dorate del
-dominio, le lancie ed i caicchi degli ufficiali di
-mare, i capi principali del commercio, fra i quali
-primeggiavano le eleganti peote dell'arte Vetraia,
-e delle Conterie di Murano, e finalmente
-una infinita quantità di gondole e di barchette
-che ricoprivano la laguna da San Marco fino al
-lido, adorne di festoni di fiori, di rami di lauro,
-<span class="pagenum" id="Page_49">[49]</span>
-rallegrate dalla musica e dalle canzoni d'un
-popolo soddisfatto. I vascelli di guerra e le navi
-mercantili, ancorati lungo la riva degli Schiavoni,
-salutavano il corteggio cogli spari delle
-loro artiglierie. Fra i vortici del fumo, e le
-onde agitate, le belle Veneziane passavano intrepide
-nell'agile gondoletta, e mollemente adagiate
-sui cuscini di piume, sfoggiavano il lusso
-delle seriche vesti, la grazia dei seducenti sorrisi,
-il fascino ammaliante degli occhi.
-</p>
-
-<p>
-Il giorno ebbe termine col solenne banchetto
-del palazzo ducale, al quale furono convitate le
-primarie autorità dello Stato e il Corpo diplomatico.
-Sua Serenità sedeva sul seggio ducale
-circondato dagli ambasciatori, dopo dei quali venivano
-in ordine i Consiglieri, i capi del Consiglio
-dei Dieci, gli Avvogadori, i presidenti dei
-Tribunali giudiziari, e gli alti Magistrati che
-avevano assistito dal Bucintoro allo sposalizio
-del mare. Il pubblico, durante il primo servizio,
-aveva libero l'ingresso nella sala, ove accorreva
-ad ammirare lo splendore degli arredi, e il
-lusso delle laute imbandigioni. Uscito il pubblico,
-entravano i musici della Cappella ducale
-<span class="pagenum" id="Page_50">[50]</span>
-che rallegravano il convitto con armoniosi concerti.
-</p>
-
-<p>
-Alla sera la piazza di San Marco offriva lo
-spettacolo meraviglioso d'una folla brulicante,
-briosa, ma ordinata e cortese. Fra un bisbiglio
-di voci liete e graziose, si vedevano i più bizzarri
-contrasti di colori e di costumi. I nobili
-e i magistrati colle sfarzose loro vesti, i cittadini
-coi mantelli bianchi o scarlatti, coi cappellini
-piumati a tre spicchi, le gentildonne in
-guardinfante e collo strascico, gli ambasciatori
-e i forestieri coi loro costumi nazionali, fra i
-quali risaltavano particolarmente i Turchi, i Greci
-gli Armeni.
-</p>
-
-<p>
-Le donne sciorinavano i più ricchi abbigliamenti,
-stoffe di raso e di seta a larghe fioriture,
-con trapunti in oro, o ricami, con maniche
-e collari di merletti e di pizzi di meravigliosa
-fattura. Le alte pettinature brillavano di
-preziosi giojelli. Accanto alle gravi e magnifiche
-matrone sfilavano le vezzose e vispe lustrissime
-dal misterioso zendaletto, o dalla ricca bauta e
-offuscavano lo splendore dei brillanti delle gentildonne
-colla luce degli occhi parlanti; e una
-<span class="pagenum" id="Page_51">[51]</span>
-semplice rosa sul crine incipriato ornava talvolta
-quelle fronti giovanili, con più effetto d'un
-diadema. Le livree dei domestici, i costumi dei
-gondolieri e dei marinai, le donnicciuole del
-popolo di Burano e di Chioggia con le gonnelle
-sul capo, formavano un quadro d'un carattere
-originale, unico al mondo.
-</p>
-
-<p>
-Venivano tutti col pretesto della Fiera dell'Ascensione,
-splendido mercato che si teneva
-in piazza San Marco, ma l'ammirazione non era
-esclusivamente concentrata sulle merci esposte
-in vendita, chè gli avidi sguardi dei giovani
-miravano maggiormente gli oggetti che non si
-potevano acquistare a denaro, ma che talvolta
-si conquistavano con un assedio perseverante di
-sguardi pietosi, e con l'arcana potenza di qualche
-parola furtiva.
-</p>
-
-<p>
-Tutte le celebrità di quell'epoca intervenivano
-pompose nella piazza, come in una meravigliosa
-sala, comune a tutti, cittadini o stranieri,
-e passeggiavano lentamente fra gli sguardi
-rispettosi della folla, le ripetute riverenze e i
-profondissimi inchini.
-</p>
-
-<p>
-Per di qua si vedeva fra un corteggio di eleganti
-<span class="pagenum" id="Page_52">[52]</span>
-incipriati, la bella e briosa gentildonna
-Giustina Renier, da quattro anni soltanto sposa
-al patrizio Marcantonio Michiel. Tutti ammiravano
-il lusso e le grazie della nipote del Doge,
-che rivolgeva la parola a suo zio materno Lodovico
-Manin, predestinato dalla sorte a seppellire
-la repubblica. Di là usciva dalla procurativa,
-seguita da un codazzo d'ossequiosi cicisbei,
-e si pavoneggiava per la piazza la pomposa
-matrona Caterina Dolfin Tron, sorridendo
-a diritta all'eccellentissimo Quirini, giunto apposta
-per la festa dalla sua deliziosa villa d'Altichiero,
-o scherzando alla sinistra col vecchio
-e curvo conte Gaspare Gozzi, canzonandolo con
-un piglio fra l'indifferente e il geloso sulla sua
-inclinazione per la francese Sara Cenet.
-</p>
-
-<p>
-L'arguto poeta e gazzettiere, se ne scusava
-con motti piccanti e fini, e si rivolgeva come
-ad un appello decisivo, al potente procuratore
-marito, che li seguiva da vicino, corteggiato da
-una caterva di adoratori della moglie.
-</p>
-
-<p>
-Passava un altro gruppo d'eleganti, facendo
-gran chiasso per lo splendore delle vesti, e il
-numeroso e scelto corteggio. Era la vezzosa
-<span class="pagenum" id="Page_53">[53]</span>
-gentildonna Contarina Barbarigo, la potente ed
-ammirata veneziana, che due anni prima aveva
-vinto l'Imperatore Giuseppe II in una graziosa
-lotta di spirito e di galanteria. La circondavano
-il cavaliere procuratore Alvise Pisani, Francesco
-Pesaro, e Nicolò Barbarigo, ed altri, astri
-minori, ma tutti brillanti di quell'epoca.
-</p>
-
-<p>
-La vecchia gentildonna poetessa Cornelia Barbaro
-Gritti camminava cautamente, sostenendosi
-al braccio del figlio Francesco, parimenti poeta;
-come una stanca musa che invoca l'ajuto d'Apollo
-per salire al Parnaso. La vecchia musa in
-toppè era pastorella d'Arcadia, e veniva conosciuta
-dai pastorelli suoi amici, Algarotti, Metastasio,
-Frugoni e Goldoni, col dolce nome di
-Eurisbe Tarsense.
-</p>
-
-<p>
-Ma in fianco a questi nobili avanzi di caduca
-poesia passeggiava un uomo antico, che con la
-mano ferma sull'elsa della spada parea sfidare
-i nemici della patria. Era l'illustre capitano
-Angelo Emo, ultima gloria delle geste militari
-di San Marco.
-</p>
-
-<p>
-Infatti tutti i più bei nomi di Venezia si incontravano
-in quel ricinto di marmi, e spiccavano
-<span class="pagenum" id="Page_54">[54]</span>
-fra la folla mista d'ogni classe sociale. Ma
-anche nel ceto cittadino e popolare non mancavano
-rimarchevoli individui. Un grande originale
-era il burbero e sospettoso Carlo Gozzi,
-che sfilava brontolando fra gli archi delle Procuratie,
-desolato da un fatale contrattempo.
-</p>
-
-<p>
-Il popolo indicava a dito il rivale di Goldoni,
-l'applaudito autore delle favole drammatiche, il
-quale dopo le sventure del perseguitato Gratariol,
-vittima delle <i>Droghe d'Amore</i>, sfuggiva gli
-sguardi della Ricci, attrice di moda, e suo malgrado
-la scontrava a ogni svolta di calle, accompagnata
-dal vecchio capocomico Sacchi, il
-più famoso arlecchino di quei tempi.
-</p>
-
-<p>
-In un angolo della piazza un cavadenti vantava
-ai curiosi i miracoli d'un suo elisire, mentre
-dietro una colonna un individuo segnava
-in una carta quel gruppo. Questi era il pittore
-Pietro Longhi che studiava dal vero i costumi
-veneziani dell'epoca.
-</p>
-
-<p>
-Il giovane Antonio Lamberti inseguiva da vicino
-la bionda Marina Benzon, e ispirato dalle
-grazie dell'avvenente persona e da qualche sguardo
-incoraggiante, andava componendo le strofe della
-<span class="pagenum" id="Page_55">[55]</span>
-canzonetta veneziana, divenuta tanto popolare:
-<i>La biondina in gondoletta</i>.
-</p>
-
-<p>
-Un altro giovane poeta, che viveva in quei
-tempi in Venezia di un modestissimo impiego,
-andava in traccia d'Irene. Era il bassanese Jacopo
-Vittorelli, già celebre pel suo poema sul
-Toppè, allora innamorato d'Irene e dei maccheroni,
-che celebrava egualmente colle sue rime.
-Ma Irene in bruno zendaletto si confondeva fra
-la gente, e cogli occhi furbetti rispondeva ad
-altri sguardi. Noncurante della gloria futura la
-vispa popolana, sedotta da un piattello di calde
-frittelle, fuggiva con Fileno fra le braccia dell'Imeneo,
-lasciando che il poeta abbandonato
-morisse d'amore in piazza San Marco, e dopo
-morto cantasse a suo bell'agio:
-</p>
-
-<div class="poem">
-<p>Non t'accostare all'urna</p>
-<p>Che il cener mio rinserra</p>
-</div>
-
-<p>
-e terminasse la sua funebre anacreontica prima
-di salire al letto deserto, dicendo all'infida Irene:
-</p>
-
-<div class="poem">
-<p>Rispetta un'ombra mesta</p>
-<p>E lasciala dormir!</p>
-</div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_56">[56]</span>
-</p>
-
-<p>
-La folla aumentava sotto le loggie della fiera,
-che si componevano di vaste ed eleganti botteghe
-mobili, in legno, che venivano levate al
-termine delle feste. Era una pubblica mostra
-delle merci più pregiate, e delle migliori produzioni
-delle arti. Vi si vedevano a profusione
-i prodotti naturali ed industriali dell'Oriente,
-accanto delle produzioni nazionali. Abbondavano
-i broccati d'oro, le stoffe sontuose, i giojelli e
-i merletti. Vi si ammiravano dei ricchi arredi,
-dei mobili e delle cornici d'intaglio, l'arte vetraria
-spiegava tutto il lusso delle varie sue
-opere, le perle, i lampadari di cristallo, gli
-specchi tanto famosi.
-</p>
-
-<p>
-Il gusto naturale dei Veneziani per le arti
-guidava ogni anno gl'intelligenti nel riparto consacrato
-all'esposizione dei lavori degli artisti
-viventi, ove si collocavano le incisioni, i quadri,
-le statue. In quell'anno la folla che circondava
-il locale destinato alle arti belle era talmente
-stipata ed incessante, che riusciva malagevole
-avvicinarsi alla meta. Eppure un solo gruppo
-attirava tutti gli sguardi, ed eclissava ogni
-altro lavoro. Questo gruppo rappresentava Dedalo
-<span class="pagenum" id="Page_57">[57]</span>
-ed Icaro, scolpiti in marmo da Antonio
-Canova.
-</p>
-
-<p>
-Era la natura riprodotta in plastica con verità
-impareggiabile. Pareva che il sangue scorresse
-sotto la pelle rugosa del vecchio, il quale
-adattando le ali alle membra giovanili del figlio,
-mostrava la sua agitazione, colla contrazione
-delle linee del volto. Il fanciullo Icaro colla
-sua ingenuità pareva lieto dell'idea paterna, e
-sorrideva al pensiero di sciogliere il volo nelle
-regioni dell'aria. La folla si accalcava intorno a
-quel gruppo, e ripeteva con rispetto il nome
-dell'artefice insigne.
-</p>
-
-<p>
-Filippo Farsetti, il fondatore della Galleria di
-Scultura nella quale studiava il Canova, accorreva
-ad ammirare il lavoro, insieme al Senatore
-Giovanni Falier, il protettore del giovane artista.
-Si scontravano per via col Procuratore Pietro
-Vittore Pisani che aveva allogato il bel gruppo,
-e che andava superbo di poter abbellire le sue
-magnifiche sale di un'opera che otteneva gli
-applausi universali. E in vero quelle due statue
-erano così superiori alle produzioni dell'epoca,
-che la stessa invidia taceva, e gli artisti viventi
-<span class="pagenum" id="Page_58">[58]</span>
-confessavano il rinnovamento dell'arte e volevano
-stringere la mano che sapeva così bene
-trattare lo scalpello ed imitare la natura.
-</p>
-
-<p>
-Il modesto Canova fuggiva le pubbliche ovazioni,
-e assaporava le intime gioie del suo primo
-trionfo nella cella solitaria di san Stefano, già
-adorna d'altri pregevoli lavori. Infatti prima del
-Dedalo ed Icaro aveva condotto a termine il
-busto del Doge Renier per commissione del nobile
-Angelo Quirini; aveva ripetuto l'Orfeo con
-modificazioni del primo pel Senatore Grimani;
-aveva condotto in marmo un Esculapio e modellato
-un gruppo d'Apollo e Dafne.
-</p>
-
-<p>
-I giovani suoi amici ed ammiratori andavano
-a visitarlo, e lo trovavano sempre intento al
-lavoro. Erano fra i più intimi il giovane scultore
-veneziano Antonio d'Este, che gli fu fedelissimo
-e stretto amico sino alla morte, il trivigiano
-Carlo Lasinio, incisore e pittore stimato,
-e Vittore Valdrigo.
-</p>
-
-<p>
-Costui uscendo a notte inoltrata dallo studio
-di Canova si aggirava solitario per le calli deserte
-di Venezia, assorto nelle più gravi meditazioni.
-Quel grande e nobile esempio agitava il
-<span class="pagenum" id="Page_59">[59]</span>
-suo spirito, egli era costretto di confessare che
-le opere applaudite dell'amico erano il risultato
-dei continui studi e delle perseveranti fatiche,
-egli conveniva che il genio non fruttifica se non
-è fecondato dal lavoro, e sentiva nel profondo
-dell'anima una voce misteriosa che gli prometteva
-la gloria, qualora acconsentisse a consumare
-i pennelli sulla tela, come Canova usava gli
-scalpelli sul marmo.
-</p>
-
-<p>
-Passeggiando in fianco alle Chiese e ai Palazzi,
-egli si arrestava a contemplare quei monumenti,
-e le forme fantastiche di quelle antiche
-dimore in parte immerse nelle ombre della
-notte, in parte illuminate dalla luna, secondavano
-le sue tendenze e lo trascinavano nel regno
-dei sogni. Dimenticando affatto il presente,
-egli riviveva nei secoli andati, e gli pareva che
-quelle mura gli rivelassero i segreti delle arti e
-della politica; e cercando di penetrare nei misteri
-degli anni svaniti, gli sembrava di vedere gli uomini
-delle morte generazioni e ne studiava i caratteri,
-e voleva indovinarne i pensieri. Davanti
-una maestosa basilica, che disegnava le sue cupole
-nel cielo sereno, egli pensava: — Quivi Tiziano
-<span class="pagenum" id="Page_60">[60]</span>
-si sarà soffermato a contemplare questo spettacolo
-sublime, e avrà meditato il pensiero dell'Assunta. — Poi
-raggirandosi per le oscure vie, e pei
-ponti ricurvi che presentano alla vista le case
-del popolo sporgenti o rientranti nell'acqua dei
-canali, se un lumicino rischiarava una finestra,
-con una luce rossastra, gli pareva di vedere coricata
-in quella stanza la più bella Venere uscita
-dai pennelli del medesimo artefice, chiamato dal
-Buonarroti «il gran confidente della natura, il
-maestro universale, e il solo degno del nome di
-pittore». E seguitava il suo notturno pellegrinaggio
-attraverso l'antica Venezia, evocando il
-passato. Sotto al campanile di san Marco gli
-sembrava di riconoscere il vecchio Sansovino
-che si compiaceva nella contemplazione della
-sua loggia; sulla riva degli Schiavoni, s'immaginava
-di incontrarsi con Alessandro Vittoria
-che aveva dimorato in calle della Pietà. Ora si
-arrestava a dialogizzare col Tintoretto, ora chiedeva
-a Paolo Cagliari delle spiegazioni intorno
-ai suoi gruppi, o domandava a Giorgio Barbarelli
-i segreti della sua tavolozza, e le sue opinioni intorno
-alla maniera del maestro Giovanni Bellino.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_61">[61]</span>
-</p>
-
-<p>
-Davanti l'ampia superficie della laguna pensava
-ai grandi capitani che conquistarono il dominio
-dei mari, e piantarono l'onorato vessillo
-di San Marco in lontane regioni. Si figurava i
-battiti del cuore di Marco Polo nel giorno del
-suo arrivo a Venezia dopo la lunga assenza dalla
-patria, e rammentava le glorie dei Morosini, dei
-Dandolo, dei Foscari, dei Zeno, dei Mocenigo,
-dei Pesaro. Anime grandi! bei tempi per Venezia!
-che ben a ragione andava superba de' suoi
-fasti politici, della sua sapienza civile, delle sue
-glorie artistiche!...
-</p>
-
-<p>
-Ma tutto ad un tratto un rumore dapprima
-indistinto e confuso, e poi assordante e disgustoso,
-lo risvegliava da' suoi sogni. Era un nembo
-di maschere sibilanti, accompagnate da stromenti
-scordati, rischiarate da palloncini variopinti,
-seguite da una folla plaudente di curiosi
-e di sfaccendati. Valdrigo ritirato nel vano di
-una porta lasciava passare la valanga, e quando
-il silenzio della notte riprendeva il suo dominio
-egli faceva il paragone della antica Venezia colla
-nuova, e mettendo a riscontro le feste nazionali
-delle vittorie, coi baccanali senza tregua,
-<span class="pagenum" id="Page_62">[62]</span>
-gli uomini d'una volta con quelli del giorno,
-il suo cuore lagrimava di compassione. Allora
-rientrava in casa, abbattuto e desolato d'esser
-nato troppo tardi, in un'epoca di corruzione e
-di decadenza; e trovava miglior consiglio spegnere
-l'intelletto nello stordimento delle feste,
-al tocco dei bicchieri, al suono d'una musica
-festante, fra i baci voluttuosi dei facili amori!...
-</p>
-
-<p>
-E così invaso dallo scoramento e prostrato
-dagli stravizi, dimenticava il grande esempio
-dell'amico, il quale, modesto, laborioso e solitario,
-si levava sempre più alto e dominava i
-tristi tempi, colla grandezza del genio e coll'incanto
-delle divine creazioni.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_63">[63]</span></p>
-
-<h2>XII.</h2>
-</div>
-
-<p>
-Un ardente desiderio, un pensiero tenace,
-turbava i sonni, e dominava le ore di studio di
-Antonio Canova. Un nome grande risuonava nel
-suo cuore, una voce misteriosa e prepotente lo
-chiamava da lontano. Questo pensiero, questo
-nome, era Roma. Roma circondata da un prestigio
-infinito, nome eterno e venerato dal mondo
-per le sue grandezze e per le sue rovine. Colà
-la Grecia mostra ancora le immortali bellezze
-de' suoi marmi; e le glorie della repubblica e
-dell'impero sfidano i secoli sulle pietre imperiture
-dei loro monumenti. La nuova era della
-fratellanza cristiana, fondata sulle macerie del
-mondo antico, narra i suoi martirii e i suoi
-fasti, colle catacombe e colle basiliche. Il genio
-dell'arte eterna ha trasfuso la sua scintilla nell'anima
-<span class="pagenum" id="Page_64">[64]</span>
-di Michelangelo e di Raffaello, e il
-fuoco sacro arde fra quelle mura, che custodiscono
-i tesori della civiltà greca, romana e cristiana.
-Il gruppo di Dedalo ed Icaro e la statua
-del marchese Poleni fornirono al giovine
-scultore i mezzi necessari per soddisfare i suoi
-voti, e nell'ottobre del 1780, lieto e felice,
-partì finalmente per Roma.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_65">[65]</span></p>
-
-<h2>XIII.</h2>
-</div>
-
-<p>
-In quello stesso mese un pesante carrozzone
-da viaggio, e un barocchissimo biroccio, andavano
-barcollando per le strade rotte e guazzose
-dei contorni di Treviso, trasportando la nobile
-famiglia degli Orseolo che si recava a villeggiare
-nel suo palazzo di Vascon.
-</p>
-
-<p>
-Vedevasi nel carrozzone principale la nobildonna
-Fulvia in gran toppè seduta accanto del
-nobile Giuliano Partecipazio, suo cavaliere servente
-di servizio, e dirimpetto a loro, Silvia
-ed Alvise. Sedevano nel secondo biroccio il nobile
-marito conte Almorò degli Orseolo, l'elegantissimo
-abate Don Lio, poeta arcade, membro
-dell'illustre accademia dei Granelleschi, istitutore
-del giovane Alvise, e cavalier servente onorario
-della contessa. In faccia a loro stavano Vittore
-<span class="pagenum" id="Page_66">[66]</span>
-Valdrigo, e la cameriera Lucietta. Gli altri
-servitori e staffieri camminavano in fianco alle
-carrozze per sostenerle quando minacciavano di
-ribaltarsi, o per spingerle avanti, quando le ruote
-sprofondandosi nel fango, si arrestavano. Erano
-partiti da Venezia avanti il levare del sole colla
-speranza di giungere alla villa prima di notte. In
-due ore si attraversava la laguna, ma ci voleva
-una intiera giornata a percorrere le quindici
-miglia da Mestre a Vascon, ben fortunati quando
-non si aveva bisogno di quattro buoi per rimorchiare
-i cavalli e le carrozze attraverso i
-rompicolli, che allora si chiamavano strade.
-</p>
-
-<p>
-Silvia era diventata una bella ragazza. Prima
-di ritirarla dal convento era stata fidanzata al
-signor conte Alberto Leoni, che aveva vent'anni
-più di lei, ma le era eguale in nobiltà e superiore
-in ricchezza, perciò tutti trovavano il maritaggio
-perfettamente assortito, e la ragazza non
-aveva nulla da dire, non potendosi ammettere
-in quei tempi dalle famiglie dei nobili, che le
-fanciulle avessero un'opinione qualunque sullo
-sposo a loro destinato dai genitori, secondo la
-nobiltà del casato e le convenienze relative.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_67">[67]</span>
-</p>
-
-<p>
-Avanti che i nobili viaggiatori giungano alla
-meta, possiamo a nostro bell'agio visitare il loro
-palazzo di compagna e passeggiare il giardino in
-compagnia del cortese lettore, o della graziosa
-leggitrice, ciò che sarebbe per noi una maggiore
-fortuna.
-</p>
-
-<p>
-Il castaldo Angelo Rotondo dà l'ultima spazzatura
-al selciato davanti della casa, dopo aver
-messo in ordine l'interno, e fatte sparire quelle
-cose che i padroni non devono vedere. Sua moglie
-Fiorina è tutta in faccende per ripulire le
-stoviglie, spiumacciare i materassi, dispiegare i
-coltroni, spazzare le stanze e spolverare le suppellettili.
-</p>
-
-<p>
-L'antico e vasto palazzo sorge maestoso in
-mezzo di spaziose adjacenze che contengono una
-grande quantità di locali a diversi usi. Dall'ampia
-sala del mezzo partono le larghe scale che conducono
-agli appartamenti superiori. Altre scale
-segrete e secondarie mettono negli anditi, e conducono
-alle stanze dei domestici.
-</p>
-
-<p>
-Le ampie camere sono quasi tutte riquadrate
-di capricciosi stucchi alla maniera di Carpofero,
-e si svolgono in curve barocche, chiudendo nel
-<span class="pagenum" id="Page_68">[68]</span>
-mezzo antichi ritratti di famiglia un po' affumicati
-dal tempo, entro a cornici d'intaglio bizzarramente
-accortocciate, e sormontate dagli
-stemmi della famiglia, incoronati dal corno ducale.
-</p>
-
-<p>
-Nelle sale di ricevimento pendono dal soffitto
-ricche lumiere di cristallo, e graziose girandole
-di Venezia, con pendagli brillantati, e goccie
-tagliate a faccette, e adorne di vasi di fiori e
-frutti in vetro, maestrevolmente dipinti. Sopra
-ai grandi e profondi camini di marmo, che possono
-contenere dei tronchi d'albero intieri, veggonsi
-lucenti specchi di Murano entro a cornici
-dorate, con vaghi andari di foglie che si aggirano
-fra i cartocci e le volute, condotte con
-arte ingegnosa. Larghi e pesanti seggioloni di
-cuoio con borchie di metallo, e tavoli a piedi
-ricurvi, ricoperti da ricchi tappeti di stoffe pesanti,
-a grosse frangie d'intorno, e grandi armadi
-colle cornici sostenute da cariatidi, con
-ampie invetriate entro alle quali fanno bella
-mostra i vasi di Faenza e i bicchieri di cristallo
-di monte.
-</p>
-
-<p>
-Il giardino è circondato da lunghi viali di
-carpini, tagliati regolarmente ad arco. Le viuzze
-<span class="pagenum" id="Page_69">[69]</span>
-regolari e simmetriche, e le ajuole dei fiori
-sono fiancheggiate da bossi ridotti in forma di
-verdi muricciuoli. Gli alberi mozzicati e ritondati
-dalla forbice inesorabile del castaldo, hanno
-perdute le loro belle forme naturali, e presentano
-il monotono aspetto di vasi, piramidi e
-globi. Le piante dei cedri che esalano un soave
-profumo, compiono l'ornamento del giardino,
-unitamente alle statue, collocate ad eguali distanze,
-e riguardantisi fra loro. Il dio Pane coi
-piedi caprini, con la testa cornuta, con la zampogna
-nelle mani, fissa con stupido sguardo
-una Diana indifferente che con una mano accarezza
-il suo levriere, e con l'altra prende dal
-turcasso una freccia. Un Zeffiro enfia le gote, e
-sembra burlarsi d'una Flora gentile che gli offre
-un canestrino di fiori. Vertunno fa degli
-sberleffi a Pomona, che gli mostra ingenuamente
-delle frutta, senza intendere le malizie del suo
-innamorato. Un grosso e allegro Bacco incoronato
-di pampini leva in aria una tazza, e sorride
-bestialmente a Cerere incoronata di spiche,
-la quale levando la falce sembra che minacci
-di recidergli il capo.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_70">[70]</span>
-</p>
-
-<p>
-Gli agricoltori romani si prosternavano riverenti
-davanti a questi dèi, ai quali chiedevano
-quelle benedizioni e quelle grazie che ora la
-castalda Fiorina domanda al vecchio curato trattando
-poi con irrispettosa noncuranza gli antichi
-numi, alle sacre membra dei quali attacca una
-corda, per distendere al sole il bucato.
-</p>
-
-<p>
-Niente ricorderebbe la schietta natura in mezzo
-alla miseranda accozzaglia delle piante frastagliate,
-se un rustico boschetto sfuggito per miracolo
-alle cure micidiali del castaldo non fosse
-stato abbandonato alla sua vegetazione naturale.
-Questi alberi dovettero la loro salvezza al sito
-remoto, nel quale si ascondevano alla vista degli
-uomini. Gli uccelli frequentavano quel delizioso
-boschetto che stendeva le sue ombre
-ospitali sulle verdi erbe d'un prato, in fianco
-d'un ruscello mormorante fra candide ghiaie,
-e in primavera vi facevano il nido, e coi loro
-gorgheggi sembravano protestare contro le forme
-artefatte degli alberi del giardino, che secondo
-Angelo Rotondo erano la natura privilegiata, il
-boschetto rappresentando la natura selvaggia;
-ma quell'animale ragionevole giudicava la qualità
-<span class="pagenum" id="Page_71">[71]</span>
-degli uomini dalla forma della parrucca e
-il merito delle piante dal lavoro della forbice,
-autorizzata dalla moda a commettere un delitto
-di lesa natura. Eppure quel tranquillo recesso
-offriva un beato ricovero alle persone modeste
-che amavano fuggire il sole, annoiate dalle importune
-suggestioni di Bacco, e dalla immobile
-pantomima delle altre statue dabbene.
-</p>
-
-<p>
-Il giardino regolare formava naturalmente le
-delizie dell'istitutore d'Alvise, che per dovere
-della carica, si teneva strettamente legato ai
-precetti dell'estetica del giorno. Don Lio era
-uno dei più eleganti abati di Venezia. Egli portava
-il collarino bianco, con lattughe staccate
-sul petto, e manichini ai polsi artificiosamente
-elaborati; anellini alle dita, orologio a pendagli,
-ferrajuolo di seta svolazzante al vento, fibbie
-dorate alle scarpe, e il cappellino a tre punte
-appoggiato sull'orecchio. E tuttociò secondo la
-tolleranza dell'epoca, malgrado le severe proibizioni
-dei sinodi patriarcali.
-</p>
-
-<p>
-Passeggiando fra i muri del giardino egli invocava
-le aonie muse, delle quali era bigotto, e
-si sentiva trasportare sul Parnaso. Ad ogni occasione
-<span class="pagenum" id="Page_72">[72]</span>
-d'inclite nozze egli rischiarava gli sposi
-colla face d'Imeneo, e con un solenne epitalamio
-metteva in campo Apollo, Venere e le Grazie.
-Per vestizioni di monache egli penetrava coll'audace
-fantasia nel tempio di Vesta, ed animava
-il fuoco sacro, sordo alle proteste di Cupido.
-Alla morte d'ogni illustre patrizio lo raccomandava
-a Caronte, dopo un'apostrofe umiliante
-per l'ignaro Esculapio, e una imprecazione
-alle Parche.
-</p>
-
-<p>
-Col lodevole scopo di avvalorare i suoi precetti
-coll'esempio, egli aveva adottato per sistema
-un linguaggio costantemente figurato. Alla
-mattina egli vedeva la rosea Aurora sul risplendente
-suo carro, a mezzogiorno egli usciva coll'ombrello
-per evitare i dardi di Febo, alla
-sera egli salutava la bianca figlia di Giove e di
-Latona che faceva capolino dalle nubi. Usciva a
-respirare i soffi di Zeffiro, rientrava in casa incomodato
-dalle furie di Eolo, d'Austro o di Borea.
-Nelle tazze del caffè egli assaporava il néttare,
-e a mensa trangugiava l'ambrosia delle
-prelibate bottiglie. Finalmente alla notte si abbandonava
-nelle braccia di Morfeo. Alvise trovava
-<span class="pagenum" id="Page_73">[73]</span>
-il suo maestro eminentemente noioso; il
-conte Orseolo lo stimava un insigne poeta, e
-Vittore Valdrigo sosteneva che Don Lio era un
-essere completamente felice.
-</p>
-
-<p>
-La religione cristiana gli prometteva il paradiso
-dopo la morte, la religione pagana gli concedeva
-in vita l'uso degli Elisi, e l'abuso dei
-suoi numi. Venezia gli offriva i suoi piaceri,
-l'Arcadia lo convitava alle agresti sue gioie.
-Senza sudori sulla fronte egli coltivava il Parnaso,
-e passava i giorni beati dalle più dolci
-visioni, accompagnate dagli agi materiali. Smarrito
-in una selva selvaggia ove Dante avrebbe
-incontrato una lonza, un leone ed una lupa,
-ove i pastori sarebbero stati assaliti dagli orsi,
-egli non vedrebbe che le Driadi e le Napee sorridenti
-e ben disposte in suo favore; e certo
-cadendo in acqua sarebbe salvato dalle Najadi,
-o almeno ripescato da Nettuno.
-</p>
-
-<p>
-Angelo Rotondo ascoltava a bocca spalancata
-gli squarci d'erudizione coi quali Don Lio si
-degnava talvolta onorarlo; e strabiliava a tanta
-sapienza, chiedendo spiegazioni e commenti. Durante
-la villeggiatura la sua ammirazione riceveva
-<span class="pagenum" id="Page_74">[74]</span>
-continui alimenti dalle declamazioni serali
-dell'arcade abate, e nei mesi d'inverno non
-dimenticava mai d'inviare i suoi rispettosi inchini
-all'illustre poeta, nelle indecifrabili epistole
-indirizzate all'agente generale di Venezia,
-nelle quali ommettendo i punti e le virgole,
-parlava alla rinfusa degli animali e dei padroni,
-dei polli, dei cavoli, e di Don Lio, chiudendo
-colla firma paradossale dell'umilissimo e devotissimo
-servo <i>Angolo Rotondo</i>.
-</p>
-
-<p>
-Ma ecco la rubiconda Fiorina che dai cancelli
-del giardino annunzia l'arrivo degli illustrissimi
-padroni e del loro corteggio.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_75">[75]</span></p>
-
-<h2>XIV.</h2>
-</div>
-
-<p>
-La vita di campagna dei nobili veneti di quel
-tempo si allontanava di poco dalle abitudini
-cittadine, e poteva chiamarsi una variazione
-sullo stesso motivo. Il dolce far niente di quelle
-esistenze senza scopo, non veniva interrotto che
-dai lauti desinari, o dal giuoco. In città passavano
-le ore in frivole occupazioni, o colle visite,
-o al teatro. Alla villa il tresette della mattina
-teneva il luogo delle visite, il tresette della sera
-suppliva al teatro. La coltura del suolo era tenuta
-a vile e abbandonata ai bifolchi; l'aratro
-che onorava i consoli romani, era disceso fra
-gl'istrumenti più umili della plebe rurale.
-</p>
-
-<p>
-Le arti, le mode, la poesia, tutto tendeva a
-dissimulare la natura, e la vita era ridotta un
-artifizio sostenuto da idee false, da pregiudizi
-<span class="pagenum" id="Page_76">[76]</span>
-inveterati, da privilegi politici e civili, conservati
-da secolari abitudini e da leggi severe.
-</p>
-
-<p>
-Vittore Valdrigo amava la natura per istinto,
-e per l'influenza delle sue memorie d'infanzia,
-amava l'arte come quella che gl'insegnava a discernere
-il bello e ad elevare lo spirito, e disprezzava
-l'arteficioso ed il falso di quelle esistenze
-signorili, delle quali era divenuto testimonio
-quotidiano e attento osservatore. Ma legato
-alla famiglia degli Orseolo per la riconoscenza
-dei beneficii ricevuti, per la necessità
-de' suoi studi, per l'impossibilità di mantenersi
-da sè, o di tornare nell'isolamento della rustica
-famiglia, egli si lasciava andare per la china
-delle contratte abitudini, e viveva all'ombra dei
-suoi protettori che amavano i suoi capricci, e
-gustavano i paradossi del suo spirito, come fuochi
-d'artificio che svegliano dall'assopimento,
-come il certo preludio d'un futuro grand'uomo.
-Cosicchè le sue stranezze divertivano quei nobili
-signori, superbi d'aver pescato ne' bassi
-fondi sociali un originale che poteva un giorno
-far dire ai Veneziani: — La nobile famiglia degli
-Orseolo protegge le arti!&nbsp;—
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_77">[77]</span>
-</p>
-
-<p>
-Rosa giudicando che i nobili e i signori venivano
-al mondo per far niente, ringraziava la
-divina provvidenza d'aver collocato suo figlio
-nella vera posizione che gli poteva convenire,
-essendo troppo molle di fibra per sostenere l'aratro
-e i duri lavori della terra. Non è a dirsi
-se quella tenera madre fosse felice vedendo il
-suo prediletto diventato un lustrissimo; essa attribuiva
-quella sorte fortunata alla mistica influenza
-delle candeline offerte alla Madonna della
-neve di Saltore, alla quale porgeva continui voti,
-e indirizzava devoti rosari, per ottenere al figlio
-più dilicato una facile esistenza come domestico
-o poeta in una casa signorile, ciò che
-per la buona donna sembrava ad un di presso
-la stessa cosa.
-</p>
-
-<p>
-Nei mesi della villeggiatura Vittore visitava
-spesso i parenti, portava qualche dono a sua
-madre e ai fratelli, e rifaceva solitario i passeggi
-dell'infanzia. In quelle dolci solitudini
-tutto parlava al suo cuore; l'aria emanava un
-profumo speciale, il mormorio dell'acqua aveva
-dei significati reconditi ed eloquenti, lo stormire
-delle frondi era un linguaggio inteso dalla sua
-<span class="pagenum" id="Page_78">[78]</span>
-anima, avvezza a conversare colla natura. Coricato
-sotto le antiche piante che avevano consolata
-la sua infanzia colle loro ombre, egli contemplava
-estatico le scene tranquille dei campi,
-il pascolo dei buoi sul prato vicino, i progressi
-dell'edera sugli avanzi della torre, le tinte rosseggianti
-della vite che faceva cornice alla scala,
-il bacio dei colombi che da padre in figlio ereditavano
-i nidi dei loro antenati.
-</p>
-
-<p>
-Quante meditazioni in quella mente! quanti
-raffronti fra la semplicità e il silenzio di quei
-campi, e il lusso romoroso di Venezia; fra la
-vita primitiva e innocente de' suoi parenti, e le
-raffinatezze e la corruzione d'una nobiltà decrepita;
-fra l'ignoranza delle classi rurali e la
-scienza degli uomini illustri.
-</p>
-
-<p>
-Chi più felice?... Arduo problema! Che cosa
-è la gloria? Chiedetelo a Tiziano nella sua
-tomba. La vita e la morte saranno sempre i
-grandi misteri!
-</p>
-
-<p>
-Qualche volta sulla sera, quando stava per
-rientrare al palazzo, scontrava per via la comitiva
-dei nobili villeggianti, e si univa con loro
-per accompagnarli nel passeggio vespertino.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_79">[79]</span>
-</p>
-
-<p>
-La nobildonna Fulvia camminava maestosamente
-in mezzo a' suoi cavalieri serventi. Il nobile
-Partecipazio, discendente degli antichi dogi,
-era onusto di scialli, di ombrellini e di ventagli,
-pronto a soddisfare i bisogni della dama, a
-coprirla, a scoprirla, a ricoprirla secondo gl'influssi
-della luna, e i capricci di zeffiro. Don Lio
-portava fra le sue braccia la cagnolina Tisbe che
-ringhiava all'approssimarsi dei profani, e sembrava
-riconoscente alle cure del poeta, che la
-celebrava ne' suoi versi. Seguiva un codazzo d'ospiti,
-di nobili vicini, coi figli e il marito. Il
-conte Orseolo corteggiava le dame, i cui mariti
-corteggiavano le amiche delle mogli, essendo
-suprema legge del codice elegante d'allora il
-cedere i propri diritti, l'invadere il terreno
-degli altri. Il giovane Alvise provava le prime
-armi con una briosa villeggiante di Lancenigo,
-che aveva dieci anni più di lui, molto opportuni
-per le lezioni d'esperienza, che servono
-di guida agli inesperti. Silvia restava indietro
-cogli invalidi, e i pensionati del regno di Cupido,
-o si univa con Vittore quando faceva parte
-del seguito.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_80">[80]</span></p>
-
-<h2>XV.</h2>
-</div>
-
-<p>
-Silvia, come tutte le ragazze della sua età,
-era un prodotto misto della natura e della educazione.
-La natura l'aveva dotata di una bellezza
-delicata, di forme snelle, di biondi capelli,
-d'occhi azzurri e profondi, come le acque
-del mare, dal quale la sua famiglia aveva in
-origine attinte le glorie e le ricchezze. La mente
-ed il cuore erano l'opera delle istituzioni claustrali,
-nelle quali era stata allevata, sotto la direzione
-d'una zia paterna, suor Maria Serafina,
-divenuta monaca secondo gli usi del tempo, per
-conservare intatto l'avito retaggio al fratello
-primogenito. L'affetto della zia alleviava alla
-educanda le fatiche dello studio e le aumentava
-la porzione delle ciambelle, che si distribuivano
-nei giorni solenni. La buona monaca aveva consigliato
-<span class="pagenum" id="Page_81">[81]</span>
-la fanciulla a preferire il maritaggio imposto
-dai parenti, alle eterne noie del chiostro.
-Negli anni d'istruzione essa aveva assorbite tutte
-le superstizioni e tutti i pregiudizi del suo tempo,
-ed aveva ignorato completamente le realtà della
-vita. Essa usciva dunque nel mondo fidanzata
-al conte Leoni, prima che il suo cuore avesse
-parlato, ed arrivava nella società, come i naviganti
-nelle terre scoperte, cioè in paese ignoto,
-fra costumi bizzarri, colle idee d'un altro mondo.
-</p>
-
-<p>
-Ma gli uomini coraggiosi che intraprendono
-delle spedizioni per scoprire nuove terre sono
-già avvezzi alle fortune di mare, esperti nella
-nautica, accompagnati da arditi marinai, provveduti
-di armi e munizioni. La povera fanciulla
-veleggiava sola per mari ignoti, non coadiuvata
-dalla scienza, inesperta degli scogli nascosti sotto
-le onde, e senza pilota.
-</p>
-
-<p>
-In quei tempi le madri erano troppo occupate
-per potersi dedicare all'educazione delle figlie.
-La mattina era tutta impiegata davanti la sapiente
-tavoletta, segreto laboratorio dei donneschi
-artificii, ove la crema d'alabastro e il
-rosso di serkis, componevano il roseo incarnato
-<span class="pagenum" id="Page_82">[82]</span>
-delle guancie; il bianco di Sultana, il latte di
-cocomero, o l'acqua d'Ispahan, servivano a nascondere
-le rughe, un neo ben collocato attirava
-gli sguardi degli ammiratori, e metteva al bersaglio
-un occhio languidetto, o una bocca lusinghiera.
-Poi l'acconciatura del capo esigeva
-lunghe cure, ed esperte mani per sollevare i
-capelli ad altezze meravigliose, sostenerli al loro
-posto, fissarli colla pomata circassa, rivolgerli col
-ferro caldo, imbiancarli colla cipria.
-</p>
-
-<p>
-Più tardi venivano le visite, le adorazioni dei
-cicisbei, il pranzo, il teatro, il ballo; e in mezzo
-a tante brighe bisognava pure soddisfare alle
-convenienze sociali, concedere qualche istante
-al riposo, qualche abboccamento segreto, appagare
-il gusto del cavaliere servente, riconoscere
-i suoi diritti, e qualche volta transigere colle
-esigenze del marito.
-</p>
-
-<p>
-È dunque evidente che i figli erano veri imbarazzi,
-importuni testimoni, pericolosi confronti,
-certificati autentici dell'età approssimativa dei
-genitori. Perciò la gentildonna Fulvia teneva
-sua figlia a rispettosa distanza, limitandosi a raccomandarle
-la massima semplicità nelle vesti, e
-<span class="pagenum" id="Page_83">[83]</span>
-un contegno riservato. Ma la giovanile freschezza
-suppliva ad ogni ornamento, e una modesta gonnella,
-un bruno zendaletto, una rosa sui biondi
-capelli, bastavano a farne una deliziosa creatura.
-Silvia dunque viveva nell'isolamento, quantunque
-si trovasse fra numerose persone, e si concentrava
-in sè stessa cercando d'indovinare i
-misteri della vita, osservando ogni cosa, studiando
-e meditando gli usi, le abitudini, gli
-individui. Guidata dall'istinto, coadiuvata dalle
-circostanze, essa andava modificando le sue idee,
-e arricchendo la sua mente di quelle cognizioni
-che il convento le aveva nascoste, e che pure
-le sembravano necessarie per sapersi regolare
-nel cammino della vita. I passeggi solitari in
-giardino erano il suo principale diletto, l'innocenza
-ama la natura, le fanciulle amano i
-fiori, gli alberi, il cielo aperto dei campi. Pensava
-al suo futuro matrimonio col conte Leoni
-che avea veduto due volte nel parlatorio del
-convento, il giorno della presentazione, e il
-giorno che venne fissato il matrimonio. Il fidanzato
-dopo d'aver baciato la mano rispettosamente
-alla promessa sposa, in presenza dei genitori
-<span class="pagenum" id="Page_84">[84]</span>
-e della badessa, era ripartito per un paese
-lontano ove rappresentava la repubblica, dopo
-d'aver convenuto che il matrimonio avrebbe
-luogo al termine della sua missione diplomatica.
-</p>
-
-<p>
-La fanciulla studiava i rapporti conjugali dall'esempio
-dei parenti, e giudicava naturalmente
-che nella famiglia il marito è un essere secondario
-che dà poca noia alla moglie, e richiamando
-alla memoria i lineamenti del futuro
-suo sposo, trovava che per un semplice marito
-non c'era troppo male. L'affare più grave le
-sembrava la scelta del cavaliere servente; l'importanza
-della carica era evidente a' suoi occhi,
-il marito, essa diceva fra sè, non sta insieme
-alla moglie che le brevi ore della notte, quando
-si smorza il lume e si dorme, ma il cavalier
-servente è il compagno inseparabile, l'ombra
-del corpo. Se fosse una persona noiosa come
-Don Lio, o affettata come il nobile Partecipazio!...
-Povera mamma, essa pensava, come deve
-pesarle l'obbligo sociale che la tiene incatenata
-a un tal uomo, quanto sarebbe stato meglio per
-lei se il papà fosse stato il suo cavaliere servente,
-e Partecipazio suo marito!... Come si fa
-<span class="pagenum" id="Page_85">[85]</span>
-a trovare il cavaliere servente? ho sempre udito
-dire che la scelta appartiene alla sposa. Guai
-se anche questo mi venisse consegnato dai parenti,
-mi darebbero certo il conte Mocenigo, un
-ganimede che tabacca; o l'Ambasciatore Daniele
-Dolfin Savio del Consiglio, cavaliere della Stola
-d'oro, noioso come le cerimonie, o il grave inquisitore
-Grimani che fa paura a guardarlo, o
-il vecchio Senatore Foscari colla sua parrucca
-per traverso!... Sarebbe meglio Ermolao Tiepolo,
-se non camminasse saltellando, o Alvise Pisani
-se non fosse tanto languido, o Lodovico Manin
-se si mostrasse meno timido e sospettoso... Oh!
-infatti è un affar serio, e non vedo l'uomo secondo
-le mie idee.... Mi piacerebbe un carattere
-franco, disinvolto, coraggioso senza burbanza, e
-poi di bella presenza, buono, dolce, che odiasse
-il tresette, l'odore d'ambra, e il tabacco di Spagna....
-ove trovarlo?...
-</p>
-
-<p>
-Mentre la fanciulla passeggiava con queste idee
-per la testa, vide da lontano Valdrigo, e si mise
-a chiamarlo con tutta la forza della sua voce
-argentina: — Vittore, Vittore, Vittore....
-</p>
-
-<p>
-Il giovane accorse in tutta fretta, e le chiese
-<span class="pagenum" id="Page_86">[86]</span>
-in che cosa potesse servirla. La fanciulla fattoselo
-sedere dirimpetto gli disse: — Voglio
-domandarvi un consiglio.... ma in segreto. Credete
-voi ch'io possa essere preoccupata da gravi
-pensieri?...
-</p>
-
-<p>
-— Lo credo.
-</p>
-
-<p>
-— Mi promettete il più profondo segreto delle
-mie confidenze?
-</p>
-
-<p>
-— Lo prometto.
-</p>
-
-<p>
-— Siete disposto a rendermi un segnalato servigio?
-</p>
-
-<p>
-— Dispostissimo.
-</p>
-
-<p>
-— E a rispondere francamente a tutte le mie
-domande?
-</p>
-
-<p>
-— Dipende....
-</p>
-
-<p>
-— Come dipende?
-</p>
-
-<p>
-— Dipende dalle domande.
-</p>
-
-<p>
-— Vi sono dunque delle domande alle quali
-non vorreste rispondere?
-</p>
-
-<p>
-— Certamente!
-</p>
-
-<p>
-— E perchè?...
-</p>
-
-<p>
-— Perchè non potrei dirle la verità.
-</p>
-
-<p>
-— Allora temo che la mia domanda sarà
-inutile!
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_87">[87]</span>
-</p>
-
-<p>
-— Si provi.
-</p>
-
-<p>
-— Or bene, proverò.... Sappiate dunque che
-io vorrei ottenere un consiglio da voi, intorno
-alla scelta del mio futuro cavaliere servente.
-</p>
-
-<p>
-— Sono dolentissimo di non poter soddisfare
-un tale desiderio....
-</p>
-
-<p>
-— E perchè?...
-</p>
-
-<p>
-— Perchè non ammetto i cavalieri serventi....
-</p>
-
-<p>
-— Come?... Non ammettete nemmeno i cavalieri
-serventi!... Don Lio ha dunque ragione,
-siete un vero originale!... e perchè non ammettete
-i cavalieri serventi?...
-</p>
-
-<p>
-— Perchè mi pare che debbano bastare i mariti!...
-</p>
-
-<p>
-— Mio Dio! quali stranezze!... ma se i mariti
-non fanno mai nulla!...
-</p>
-
-<p>
-— Bisogna farli fare!...
-</p>
-
-<p>
-— Oh bella!... cosa direbbe il mondo, se vedesse
-una dama accompagnata dal marito.... corteggiata
-dal marito.... non sono cose possibili....
-sono idee che farebbero ridere.... la stessa cosa
-come se un gentiluomo si presentasse in piazza
-senza coda e senza parrucca!... ma sapete che
-siete un grande originale!...
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_88">[88]</span>
-</p>
-
-<p>
-— Lo so, e ci tengo, perchè il plurale è così
-melenso al dì d'oggi, che preferisco il singolare.
-</p>
-
-<p>
-E ridevano insieme, come di cose che non
-ammettono discussione, entrambi perfettamente
-convinti delle proprie idee. Ma poi nella solitudine
-Silvia ritornava col pensiero alle cose
-udite, e meditava a fondo sulle discussioni tenute.
-</p>
-
-<p>
-Una volta essa consegnò misteriosamente a
-Vittore un libriccino, raccomandandogli di leggerlo
-con molta attenzione. Egli lo portò nella
-sua stanza, gettandosi sul sofà, aperse il volume
-e si trovò fra le mani: <i>Il giardino di poesie
-spirituali</i>, diviso in quattro parti, di <span class="smcap">Suor Maria
-Alberghetti</span>, viniziana fondatrice delle Dimesse
-di Padova. — Lesse per obbedienza, e dormì
-d'un sonno consolato di celesti visioni.
-</p>
-
-<p>
-Era un dono della zia badessa.
-</p>
-
-<p>
-Finiti i pochi libri che aveva portati dal convento,
-Silvia sentiva il bisogno di nuove letture,
-e s'indirizzava alle amiche vicine, le quali le
-consegnavano di soppiatto le opere in voga. — <i>La
-Marfisa Bizzarra</i>, poema del conte <span class="smcap">Carlo
-<span class="pagenum" id="Page_89">[89]</span>
-Gozzi</span>. — <i>II Tirsi e il Narciso</i>, di <span class="smcap">Apostolo Zeno</span>. — <i>Il
-Re Pastore</i> e <i>L'Astrea placata</i>, di <span class="smcap">Metastasio</span>.
-Questi libri accendevano il suo entusiasmo,
-allargavano il ristretto orizzonte delle
-sue idee, le facevano battere il cuore, e versava
-torrenti di lagrime. Nel bisogno di comunicare
-le sue emozioni ad un amico, aspettava
-Valdrigo in giardino, lo invitava a seguirla sotto
-l'ombre del boschetto, e colà narrava ingenuamente
-i suoi trasporti di ammirazione per le
-pagine divorate nella cameretta solitaria.
-</p>
-
-<p>
-Valdrigo ascoltava con un'aria di affettuosa
-compassione, o di muta sorpresa; la giovinetta
-lo interrogava ansiosa:
-</p>
-
-<p>
-— Cosa pensate di Carlo Gozzi?
-</p>
-
-<p>
-— Scipito, rispondeva Vittore con un sospiro.
-</p>
-
-<p>
-— E di Apostolo Zeno?
-</p>
-
-<p>
-— Noioso.
-</p>
-
-<p>
-— Ah! non potete negare che Metastasio non
-sia uno de' più grandi poeti?
-</p>
-
-<p>
-— Lo nego!
-</p>
-
-<p>
-— Come! avreste il coraggio di non piangere
-ai suoi drammi? di non rimanere commosso
-alla lettura de' suoi versi?
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_90">[90]</span>
-</p>
-
-<p>
-— Ahimè! pur troppo debbo confessare che
-i suoi versi mi fanno ridere....
-</p>
-
-<p>
-— Basta.... Basta.... Non vi credeva un cuore
-di marmo, mi fate compassione.... voi non sentite
-niente!... non amate niente!...
-</p>
-
-<p>
-— Niente!... rispondeva Valdrigo con un sorriso
-affettuoso, e se ne andava.
-</p>
-
-<p>
-Silvia ritornava alle predilette letture, e mentre
-il suo cuore si disponeva alla tenerezza, udiva
-una musica soave uscire da una stanza del palazzo.
-Era Valdrigo che trasmetteva al suo violino
-un'espressione della sua anima, un pensiero
-di sublime dolcezza. La giovinetta ascoltava quella
-voce arcana che molceva le più riposte fibre del
-cuore, e sospendeva la lettura, per non perdere
-una nota della lontana melodia. Poi essa pensava: — quel
-giovane è un mistero!
-</p>
-
-<p>
-Un giorno passeggiando in giardino con lui si
-mise a lodare l'elegante forma dei carpini tagliati
-in vasi e piramidi, e ammirando l'arte del
-giardiniere si rivolse al suo compagno, e con
-un'aria burlesca, gli disse:
-</p>
-
-<p>
-— Ci scommetto io, che voi non amate quest'arte!...
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_91">[91]</span>
-</p>
-
-<p>
-— Ma niente affatto! rispose tranquillamente
-Valdrigo, anzi la detesto. Come vuole che io ammetta
-Angelo Rotondo censore della natura, l'opera
-di Dio!...
-</p>
-
-<p>
-E qui una lunga discussione, come al solito,
-sulla stupidità degli usi, sulla corruzione del
-gusto, e sull'eccellenza della natura, e sempre
-camminando e andando a finire sotto le ombre
-del prediletto boschetto. Giunti colà, Silvia, incrociate
-al seno le braccia, e fissando in volto
-Valdrigo collo sguardo scrutatore d'un inquisitore
-di Stato, gli disse:
-</p>
-
-<p>
-— Voglio vedere fino a qual punto giunga il
-vostro superbo disprezzo per le cose tenute in
-venerazione dal comune degli uomini. Da quattordici
-secoli la repubblica di San Marco forma
-l'ammirazione del mondo, orbene, qui nessuno
-ci ascolta, e potete parlare senza tema del supremo
-tribunale; sareste voi capace di burlarvi
-del Doge, serenissimo principe della repubblica,
-di ridere della maestà dell'Eccellentissimo senato,
-di mancare di rispetto all'Eccelso consiglio
-dei Dieci? sareste capace di dubitare dell'eterna
-durata d'un governo fondato dai nostri
-<span class="pagenum" id="Page_92">[92]</span>
-padri, guidato dalla sapienza civile e politica
-dei secoli, sostenuto da una nobiltà devota alle
-antiche istituzioni, e da un popolo rispettoso e
-felice?... rispondete.
-</p>
-
-<p>
-— Come mai possono venirvi in mente tali
-domande?... a che possono servirvi i miei pensieri
-in proposito?...
-</p>
-
-<p>
-— Il desiderio di conoscervi a fondo, mi
-spinse a cercare nella mia mente qualche cosa
-di grande dopo Dio, per vedere ove si arresti
-la vostra manìa di contraddire le idee generalmente
-adottate; i vostri pensieri poi mi servono
-a pensare tutta sola, a ragionare fra me,
-a discutere nel silenzio fra le idee comuni e le
-vostre, a distinguere il pregiudizio dalla verità.
-Ditemi francamente, ve ne prego, credete voi
-ad una lunga prosperità della repubblica?...
-</p>
-
-<p>
-— Non ci credo.... la repubblica è vecchia,
-e piena di magagne, e i vecchi devono morire!
-</p>
-
-<p>
-— Mio Dio!... mi fate paura.... e sapete cosa
-penso qualche volta di voi?... penso che siete
-pazzo!...
-</p>
-
-<p>
-— Sicuro che sono pazzo.... egli rispose con
-un'aria naturale e convinta. Esser pazzo significa
-<span class="pagenum" id="Page_93">[93]</span>
-vedere le cose in modo diverso dagli altri....
-Gl'inquisitori del Santo Ufficio giudicarono pazzo
-Galileo Galilei, perchè sosteneva che la terra girava
-attorno al sole, e l'obbligarono colla tortura
-a confessare la sua eresia.... Tutti i dotti
-trapassati e viventi davano torto alle sue nuove
-teorie, ma il dubbio era gettato, e la tortura
-non bastava a distruggerlo, bisognava dimostrare
-il contrario con prove scientifiche.... le prove
-si fecero, e dimostrarono ad evidenza che i dotti
-trapassati e viventi erano asini.... compresi gl'inquisitori
-del Santo Uffizio.... e che Galileo era
-un genio!... I Genovesi, i Portoghesi, gli Spagnuoli
-trattarono da pazzo Cristoforo Colombo, che si era
-fissata in mente l'idea di scoprire un nuovo
-continente oltre i mari conosciuti. Si figuri, se
-la dotta antichità poteva ignorare qualche cosa!
-I dotti contemporanei si burlavano di lui, la
-dotta Salamanca si sbellicava dalle risa, egli vagava
-invano per l'Europa alla ricerca d'un pazzo
-suo pari, che volesse aiutarlo procurandogli i
-mezzi di viaggiare in traccia delle sue chimere.
-Finalmente la presa di Granata mise in possesso
-della regina di Spagna tutte le provincie che
-<span class="pagenum" id="Page_94">[94]</span>
-si stendono dai Pirenei alle frontiere del Portogallo,
-la buona regina Isabella trovandosi la
-borsa ricolma ebbe il capriccio di gittare un
-poco di denaro dalla finestra, e malgrado l'opposizione
-insistente del marito, mise a disposizione
-di Colombo tre poveri vascelli, coi quali
-al dì d'oggi non si farebbe un viaggio in Dalmazia.
-Ella sa il resto; l'ignoto continente esisteva,
-Colombo lo ha scoperto; anche questa volta
-il creduto pazzo era un genio, e gli asini si
-trovarono nella dotta Salamanca e nelle Accademie
-scientifiche di quel tempo. Un altro pazzo
-era Torquato Tasso, l'autore della <i>Gerusalemme
-liberata</i>, un poema che vostra eccellenza farebbe
-bene di leggere, e che troverebbe certo migliore
-della <i>Marfisa Bizzarra</i> del conte Carlo Gozzi.
-</p>
-
-<p>
-— E chi osò trattare da pazzo questo insigne
-poeta?
-</p>
-
-<p>
-— Il Duca Alfonso di Ferrara, che lo tenne
-in prigione....
-</p>
-
-<p>
-— E perchè?...
-</p>
-
-<p>
-— Perchè il povero poeta aveva osato levare
-gli occhi alle stelle.... perchè aveva amato la
-Duchessa Eleonora, la sorella d'Alfonso....
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_95">[95]</span>
-</p>
-
-<p>
-— Oh ve ne prego, raccontatemi la storia degli
-amori del Tasso e di Eleonora....
-</p>
-
-<p>
-Vittore ignorava quasi intieramente quella storia,
-ma la sua fantasia era abbastanza feconda
-per supplire ai documenti mancanti, e creò un
-racconto interessante della fiamma del poeta per
-la bella duchessa, e vi aggiunse le più tenere
-avventure, e le relative osservazioni filosofiche
-e comparative fra la nobiltà dell'intelletto e la
-nobiltà dei natali, e sul pregiudizio della nobiltà
-ereditaria.
-</p>
-
-<p>
-Un altro giorno lesse a Silvia l'episodio d'Olindo
-e Sofronia, spiegando alla fanciulla le allusioni
-del poeta, e disponendola all'intelletto
-della vera poesia.
-</p>
-
-<p>
-Tali frequenti ritrovi, resi interessanti dallo
-scambio reciproco dei sentimenti e delle idee,
-strinsero la intimità dei due giovani, e divennero
-oltremodo graditi al loro bisogno d'espansione.
-Silvia andava colla cameriera Lucietta a
-trovare la Rosa, e colà si univano a Vittore che
-le faceva correre attraverso la campagna. Osvaldo,
-un fratello di Vittore, prendeva le reti, e andavano
-alla pesca portando con loro delle frutta
-<span class="pagenum" id="Page_96">[96]</span>
-per una modesta colazione sull'erba. Talvolta
-Lucietta si perdeva pei campi con uno sbarbatello
-dei contorni che le prometteva di farla
-contessa, e allora Silvia e Vittore vagavano solitari,
-conversando e questionando di mille cose
-diverse. Valdrigo la proteggeva dall'ululato dei
-cani, dai pericoli provenienti dagli animali pascolanti,
-dalle spine dei roveti. La portava attraverso
-i ruscelli, la teneva per mano nelle salite
-più ardue, la difendeva dal sole con dei
-rami degli alberi, e dal vento coprendola colla
-sua giubba.
-</p>
-
-<p>
-Dopo lungo cammino si siedevano a riprender
-lena sotto agli alberi, e Silvia scherzando gli
-diceva: — Riposiamoci un poco, ma poi andiamo
-avanti, avanti, sempre avanti fino a quei
-monti lontani, e dopo varcheremo anche i monti,
-e sempre avanti....
-</p>
-
-<p>
-Egli le prendeva la mano, e la guardava negli
-occhi tacendo. Tacendo colla parola, perchè
-gli occhi parlavano abbastanza, e le anime si
-trovavano in armonia, come due arpe che mandano
-il medesimo suono. L'ingenuità della fanciulla
-la rendeva sacra a Valdrigo che la circondava
-<span class="pagenum" id="Page_97">[97]</span>
-del rispetto dovuto dai mortali verso
-gli angeli. Quella pura ammirazione era una sorgente
-d'ispirazioni novelle, di pensieri elevati.
-Nella sua tranquilla cameretta egli tracciava delle
-immagini celesti degne della matita di Raffaello;
-e traea dal violino dei canti di suprema dolcezza,
-e sovente improvvisava dei versi sublimi
-riboccanti d'entusiasmo e di gemiti, che si perdeano
-per l'aria, e svaporavano come diamanti
-consumati dalla combustione. Cosicchè non restava
-mai nulla di tante effimere creazioni. Nessuno
-era presente per colpire sul fatto le idee
-del poeta o le note del suonatore, ed egli stesso
-obliava ogni cosa quando cessata quella specie
-di ebbrezza che agitava il suo spirito, si lasciava
-cadere sopra il letto, sfinito ed esausto.
-</p>
-
-<p>
-Anche gli abbozzi sparivano, nei momenti di
-scoramento, quando misurando le difficoltà che
-avrebbe incontrate nella completa esecuzione di
-pensieri appena accennati, egli distruggeva quelle
-forme indeterminate, come aborti indegni dell'arte.
-</p>
-
-<p>
-Una mattina d'ottobre uscì per tempo a respirare
-l'aria aperta. Le foglie cadendo dagli alberi
-<span class="pagenum" id="Page_98">[98]</span>
-disponevano la mente ai pensieri melanconici,
-entrò nel boschetto e si trovò dirimpetto
-di Silvia. Una lagrima scendeva sulle guancie
-della fanciulla, che vedendosi sorpresa si passò
-rapidamente una mano sul volto, e finse un sorriso.
-Ma Valdrigo se n'era avveduto e fattosele
-incontro, le chiese con affettuoso interesse il
-motivo della sua tristezza. Essa negò fermamente
-d'aver pianto, e volle rassicurarlo che nulla
-agitava il suo spirito. Passeggiarono insieme
-qualche tempo, in silenzio, poi Silvia volle
-uscire dal boschetto, Valdrigo la pregava a rimanere,
-ma essa gli rispose con aria risoluta:
-</p>
-
-<p>
-— Usciamo, ve ne prego, non dite una parola
-di più....
-</p>
-
-<p>
-Si separarono in giardino, Silvia, rientrò nel
-palazzo, Valdrigo uscì alla campagna, in traccia
-di solitudine.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_99">[99]</span></p>
-
-<h2>XVI.</h2>
-</div>
-
-<p>
-Vi sono dei giorni d'autunno ne' quali sembra
-che la natura si disponga a dare un ultimo
-addio alla bella stagione, avanti il sonno delle
-piante, avanti le brine del verno. Il sole risplende
-in un cielo perfettamente sereno, l'aria
-è tranquilla, gli uccelli cantano sugli alberi, i
-fiori emanano le più soavi esalazioni, tutta la
-campagna presenta un aspetto di pace e di felicità.
-L'indomani dell'ultimo incontro di Silvia
-e di Vittore era uno di quei giorni. Ogni volta
-che i due giovani uscivano in giardino i loro
-passi si dirigevano verso l'ombrose macchie del
-bosco, quasi vi fossero attirati da una forza misteriosa;
-talvolta, appena entrati, Silvia voleva ritornare
-in giardino, e sembrava dominata da due
-genii contrari, uno che la invitava, l'altro che
-<span class="pagenum" id="Page_100">[100]</span>
-la respingeva da quel delizioso recesso. Quella
-mattina pareva che i genii si fossero messi d'accordo,
-perchè i due giovani entrarono francamente
-nel bosco, senza esitanza, e Silvia, sedutasi
-ai piedi d'un albero, disse a Vittore: — Qui
-non saremo disturbati, e la quiete che
-ne circonda in questo luogo romito, si presta perfettamente
-all'intento. Leggete dunque i versi
-che avete composti ier mattina passeggiando
-per la campagna, dopo la vostra pretesa scoperta.
-</p>
-
-<p>
-Vittore rispose: — Manterrò la promessa.... — e
-spiegando un foglietto si mise a leggere una
-poesia che aveva per titolo: <i>Le lagrime d'una
-fanciulla</i>.
-</p>
-
-<p>
-Egli leggeva con una voce dolce e commossa,
-e la giovinetta impallidiva, il suo seno si sollevava
-agitato, le labbra semichiuse reprimevano
-invano i sospiri, e gli occhi umidetti non potevano
-rattenere le stille che le irrigavano le guancie.
-Finita la lettura. Vittore fece in mille brani
-il foglietto, e disperdendolo al vento, esclamò:
-«Andate, poveri sogni, nel regno dei fantasmi,
-questa vita non è fatta per la poesia!...» Silvia
-<span class="pagenum" id="Page_101">[101]</span>
-levatasi con un rapido slancio voleva arrestare
-Valdrigo, ma troppo tardi, che già i piccoli frammenti
-scendevano al suolo fra le foglie secche
-degli alberi. Allora trapassando con repentino
-movimento dall'emozione alla collera: — Ebbene,
-disse, addio!... mi avete dato una ferita
-mortale, e per voi sono morta!... — e si mise
-in via per uscire.
-</p>
-
-<p>
-Valdrigo sbalordito dalla sorpresa le corse
-presso, la ritenne per la mano, la ricondusse
-sotto l'albero, la fece sedere nuovamente, ma
-essa non lo guardava, e non rispondeva alle
-sue scuse. Allora, disperato d'averla offesa, disperato
-d'aver perduto quello sguardo che gli
-penetrava nell'anima come un raggio di luce
-divina, si gettò a' suoi piedi in ginocchio, e
-colle mani giunte, e le lagrime del pentimento
-sul ciglio, gli ripeteva: — Perdonate, Silvia,
-perdonate, io non credeva quei versi degni di
-voi, la vostra collera mi uccide, ogni vostro desiderio
-è sacro per me, voi avrete quei versi
-che io tengo nella mente, ne avrete ancora degli
-altri, se non mi negate quello sguardo che
-m'ispira i più sublimi pensieri. — Allora Silvia
-<span class="pagenum" id="Page_102">[102]</span>
-volgendo lentamente la testa verso Vittore lo
-guardò e lo vide sconvolto dal dolore, cogli occhi
-infuocati pieni di lagrime, che domandavano
-pietà. Commossa fino al fondo del cuore, gli
-pose una mano sul capo, e pronunciando la
-dolce parola: vi perdono, avvicinò il suo volto
-a quello del giovane, ed entrambi, trasportati
-da quell'estasi che inebbria le anime giovanili,
-suggellarono con un bacio reciproco la pace, e
-rimasero un minuto fuori del mondo.
-</p>
-
-<p>
-Ma ohimè! la realtà della vita li richiamava
-sulla terra per mezzo d'un fastidioso accidente.
-Uno scroscio di risa ruppe istantaneamente l'incanto,
-come lo scoppio di un fulmine che sveglia
-dal sonno e disperde i sogni beati da soavi
-visioni. Don Lio aveva sorpreso i due giovani
-nell'atto del bacio, e ne menava uno scalpore
-indiavolato.
-</p>
-
-<p>
-— Bravi, ripeteva battendo le mani, bravissimi!...
-Brava la futura sposa del conte Leoni,
-bravo il nemico delle muse, lo schernitore di
-Cupido! Egli confida nel silenzio delle Amadriadi
-e simile a Prometeo tenta la salita del cielo per
-rapire il fuoco divino!
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_103">[103]</span>
-</p>
-
-<p>
-Le sue declamazioni mitologiche attirarono
-servi, la confusione si diffuse per la casa. Silvia
-umiliata si ritirò nella sua stanza, Vittore tentò
-invano di giustificare la fanciulla. Don Lio fu
-l'implacabile accusatore del delitto. Il nobile
-Almorò degli Orseolo, intimò a Valdrigo lo sgombro
-immediato dalla casa. La nobildonna Fulvia
-non poteva darsi pace d'un tale scandalo, il cavaliere
-servente Partecipazio ne strabiliava. Don
-Lio accusava il seduttore d'insaziabile ambizione,
-Partecipazio sosteneva che il popolo è divenuto
-oltremodo vizioso, che non bisognava troppo proteggere
-la gente bassa, e rimproverava alla nobildonna
-la sua debolezza, il suo capriccio di
-tollerare in famiglia un villano, e dichiarava che
-tutti devono rimanere al loro posto, i bifolchi
-alla marra, i nobili alla toga. — Per quanto
-farete, egli andava ripetendo, i villani resteranno
-sempre villani, il sangue non si cambia, la nobiltà
-dell'uomo scorre nelle vene. Il mondo sarà
-sempre così! e Don Lio approvava abbassando
-la testa, sollevando le braccia e agitandole in
-segno di profondo convincimento.
-</p>
-
-<p>
-La figlia colpevole dovette comparire davanti
-<span class="pagenum" id="Page_104">[104]</span>
-alla madre, alla quale spiegò ingenuamente il motivo
-di quel bacio tanto fatale. La madre la minacciò
-di rimetterla in convento fino al ritorno
-dello sposo, al minimo indizio di civetteria; la
-ammonì a tenersi in riserva, e soggiunse: — Se
-Valdrigo fosse stato un nostro pari, certo
-non avrei permesso la vostra intimità, ma come
-poteva io sospettare che un uomo senza nascita
-potesse farvi discendere sino a lui? Quando sarà
-finita questa benedetta missione diplomatica del
-conte Leoni faremo subito il matrimonio, ed
-allora sarete libera; ben inteso, sempre nei limiti
-delle convenienze, scegliendo il vostro corteggio
-nel libro d'oro, e possibilmente fra quelli
-di antica data.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_105">[105]</span></p>
-
-<h2>XVII.</h2>
-</div>
-
-<p>
-Vittore Valdrigo si rifugiò nel seno di sua
-madre. La povera donna piangeva con lui, e si
-desolavano entrambi, non per la perduta protezione,
-ma per le false accuse colle quali interpretavano
-uno slancio di sentimento non disgiunto
-dal più profondo rispetto. La povera
-Rosa consolava suo figlio con ingenue ma affettuose
-parole, perchè il suo linguaggio era quello
-della semplice natura.
-</p>
-
-<p>
-Dopo il primo sfogo violento dell'anima offesa,
-Valdrigo scrisse una lettera ai nobili Orseolo
-nella quale giustificava la sua condotta, e
-dichiarava la sua eterna riconoscenza dei benefici
-ricevuti. Non risposero, ma gli fecero pervenire
-tutti gli oggetti che gli appartenevano,
-come ultimo indizio di completo abbandono.
-<span class="pagenum" id="Page_106">[106]</span>
-Rosa sgombrò la stanza della torre, la fece imbiancare,
-vi collocò un buon letto, un tavolo,
-due sedie, e vi depose con religiosa attenzione
-tutte le quisquiglie da rigattiere che costituivano
-il corredo del figlio. Egli si abbandonò ad
-una profonda tristezza, ad un letargo che pareva
-assopire il suo dolore, ma non era che l'effetto
-d'un vuoto immenso che isolava la sua
-esistenza. La buona Rosa lo osservava di sottovia,
-rispettava i suoi lunghi silenzi, lo serviva
-colla assiduità instancabile dell'affetto materno.
-Alle sue parole di riconoscenza rispondeva con
-un bacio, alle sue domande d'acqua gli portava
-del vino, e gli metteva sul tavolo del pane
-caldo, dell'uva secca, delle frutta. Per lui ci
-doveva essere ogni giorno la panna, il butirro
-fresco, e si dovevano raccogliere nel pollajo le
-uova ancora tiepide. Zammaria brontolava, ma
-Rosa levava la testa e gli faceva certi occhiacci
-che dovevano significare una spaventosa minaccia,
-perchè a quel cenno il marito cessava da
-ogni lamento ed usciva zufolando un'arietta concitata,
-ma inoffensiva.
-</p>
-
-<p>
-Quando le sembrava di poter parlare senza
-<span class="pagenum" id="Page_107">[107]</span>
-essere importuna, la Rosa si studiava di consolare
-suo figlio, dicendo: — Fatti animo che non
-siamo poi tanto poveretti, quantunque contadini.
-Gli animali della stalla sono tutti nostri, e qualche
-bel zecchino l'ho messo da parte colla mia
-economia. Nel fondo del cassone ho un involto
-di ducati nascosto in un pajo di calze, e tu potrai
-disporne a tua voglia. Zammaria ripete sempre
-al padrone che gli anni sono cattivi, ma non
-è vero, naturalmente queste cose si debbono
-dire perchè non crescano gli affitti, ma coll'ajuto
-del cielo, si vive, e si mette anche qualche cosa
-da parte.
-</p>
-
-<p>
-Egli ringraziava sua madre, e dichiarava non
-aver bisogno di nulla.
-</p>
-
-<p>
-A poco a poco l'abitudine prese il suo dominio;
-e i giorni passavano vuoti di opere ma
-ripieni di pensieri, di contemplazioni, di sogni.
-I progetti tenevano luogo dei fatti, chè Valdrigo
-vedeva bene gl'inconvenienti d'un ozio prolungato,
-e confessava a sè stesso che la sua educazione,
-e il suo genio lo chiamavano altrove,
-che il momentaneo ritiro nella solitudine doveva
-essere una specie di cura medica delle ferite
-<span class="pagenum" id="Page_108">[108]</span>
-del cuore, non mai l'ultimo destino della
-sua vita. Ma la cura era fallata e invece di sanare
-le piaghe inacerbiva le ferite. La solitudine
-ingrandisce i fantasmi, stende un velo sul
-mondo positivo, e dischiude l'adito al regno
-dei sogni. Nella solitudine Silvia gli sembrava
-più bella, e nel vasto universo deserto, essa
-dominava con tutta la forza del mistero. Agli
-occhi di Valdrigo essa non era più donna, ma
-apparteneva alle fantastiche legioni degli angeli,
-anime tutte divine, vestite di candide forme e
-di eterei sembianti. Nella solitudine l'amore diventa
-una religione, e gli amanti simili ai devoti
-eremiti si lasciano assorbire dalla adorazione
-degli idoli, ingranditi ai loro sguardi per
-l'effetto dell'esaltazione mentale. Questa vita
-di contemplazione bastava al suo spirito. Intanto
-venne l'inverno, e sua madre tentava invano
-di fargli abbandonare la campagna deserta, e
-invano ogni giorno gli offriva del denaro perchè
-potesse recarsi a Venezia o almeno a Treviso
-per seguire il suo destino, e guadagnarsi
-una vita onorata con un lavoro adeguato alla
-sua educazione ed alla sua capacità. Egli le prometteva
-sempre di partire, ma rimaneva.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_109">[109]</span>
-</p>
-
-<p>
-Le nostre cortesi leggitrici, se avremo l'alto
-onore di averne, diranno: — Ma che cosa poteva
-fare un artista alla campagna, d'inverno in
-una bicocca di contadini, nella più profonda solitudine?... — Gentilissime
-signore, riflettete un
-momento che gl'innamorati non sono mai soli,
-e gli artisti nemmeno. Valdrigo passeggiava in
-compagnia d'una donna immaginaria, la più
-bella fra le belle, la più sommessa fra le schiave.
-Ella era tutta sua, e gli teneva luogo d'un popolo:
-quelle solitudini abbellite dalle sue chimere
-erano il suo dominio, e gli tenevano luogo
-d'un regno. Egli faceva un sogno delizioso e
-non voleva essere risvegliato. E quante volte,
-cortesi leggitrici, non avete trovato voi stesse
-i vostri sogni segreti più belli della realtà!
-</p>
-
-<p>
-Permettete dunque che Valdrigo rimanga qualche
-tempo in campagna, malgrado la perversità
-della stagione, che egli però trovava secondo i
-suoi gusti. I rami secchi degli alberi, le foglie
-cadute, il cielo nebbioso, la natura morta convengono
-perfettamente a certe condizioni dell'animo,
-quando un pensiero e un'immagine
-riempiono il cuore. Le anime leggere e i cuori
-<span class="pagenum" id="Page_110">[110]</span>
-vuoti cercano avidamente i frivoli piaceri del
-mondo, i balli, i teatri, le feste. Ciascheduno ha
-bisogno della folla per cercare un compagno.
-Chi l'ha trovato, chi l'ha perduto per sempre
-può vivere nella solitudine.
-</p>
-
-<p>
-Valdrigo usciva a passeggiare pei campi deserti,
-quando l'aria gelata aveva cristallizzata la
-nebbia sugli alberi. Quella scena era per lui uno
-spettacolo fantastico, un mondo di cristallo. I
-rami delle piante, le siepi, l'erba secca delle
-rive si trasformavano in lucidi brillanti, i salici
-piangenti parevano diventati fiocchi giganteschi
-di candida ciniglia, il ghiaccio dei fossi presentava
-l'apparenza dei moarri di Lione che servono
-di veste alle regine, ma che sono una debole
-imitazione della natura. E i giorni di neve
-le vaste campagne coperte da un bianco tappeto
-mandavano dei riflessi azzurri, e presentavano
-l'aspetto di quei deserti del polo, che
-ci vengono descritti dagli arditi viaggiatori. E
-alla notte la luna battendo sulla neve i suoi
-raggi raddoppiava la luce pel riflesso della bianca
-terra, e faceva brillare uno strato infinito di
-diamanti. Chi non ha veduto la campagna d'inverno
-<span class="pagenum" id="Page_111">[111]</span>
-non conosce uno spettacolo degno d'ammirazione.
-</p>
-
-<p>
-Venne la primavera, coi fiori delle siepi, col
-canto degli uccelli, cogli aliti imbalsamati pregni
-di amorose malìe. Chi avrebbe abbandonata
-la natura nel momento incantevole che si desta
-dal sopore del verno?... Non certo un innamorato,
-un poeta, un sognatore. L'estate offriva
-al pittore i più vaghi motivi d'ombra e di luce.
-La falciatura dei prati gli apportava il profumo
-dei fieni recenti, la mietitura del frumento gli
-mostrava l'effetto della porpora sull'oro, per
-mezzo dei rossi papaveri confusi ai covoni delle
-spiche mature. Il canto dell'allodola pareva rispondere
-alla canzone della spigolatrice, entrambe
-solitarie, e forse entrambe innamorate. L'autunno
-lo riteneva col prestigio delle sue frutta, col gajo
-spettacolo dei pampini carichi d'uve, colle tinte
-variopinte delle foglie.
-</p>
-
-<p>
-Egli osservava e ammirava, voleva imitare le
-armonie della natura col suono del violino, e
-colla matita disegnava i gruppi degli alberi antichi,
-le movenze degli animali pascolanti, gli
-atteggiamenti delle rustiche fanciulle che danzavano
-<span class="pagenum" id="Page_112">[112]</span>
-sul prato, o andavano alla pesca lungo
-le rive, o nelle acque cristalline. Così passò il
-primo anno. All'autunno i nobili Orseolo vennero
-a villeggiare senza Silvia. La nobildonna
-Fulvia, per salvarla dalle supposte insidie dell'ambizioso
-Valdrigo, l'aveva confidata ad una
-amica elegante che villeggiava sulla Brenta in
-mezzo a numeroso corteggio di sdolcinati cicisbei.
-</p>
-
-<p>
-Vittore si decise di ritornare a Venezia, terminato
-l'autunno, ma i giorni di novembre
-erano così belli di tristezza che lo ritennero con
-una forza insormontabile. Alla madre che gli
-chiedeva il giorno preciso della partenza per le
-ultime disposizioni da prendersi egli rispondeva: — Domani. — Domani!
-arcana parola, giorno
-indeterminato che esiste ma non è iscritto precisamente
-in nessun mese dell'anno, in nessuna
-divisione della settimana! Domani vuol dire il
-futuro misterioso, l'avvenire che sta in mano
-di Dio! Tutti abbiamo un domani fatale; oggi
-la vita, domani la morte! oggi i lampi del genio,
-domani le tenebre della tomba!
-</p>
-
-<p>
-Il domani di Valdrigo non arrivava mai. Oh!
-l'indolenza delle anime quanti furti commette
-<span class="pagenum" id="Page_113">[113]</span>
-verso la patria. Quante opere insigni, non si
-fecero per aspettare un domani il quale non
-giunse che per annunziare la vanità degli umani
-progetti! — Domani diceva Valdrigo, e accendendo
-la pipa si gettava sull'erba fra i vortici
-di fumo. L'indolenza è una malattia dell'anima
-raramente acuta, quasi sempre cronica e incurabile.
-Quando s'incomincia a far niente, non
-si esce dall'incanto di quella dolcezza senza una
-scossa violenta. È la storia di Rinaldo nei giardini
-di Armida. Chiunque avrà provato in sua
-vita la malattia del far niente, non sarà punto
-sorpreso al nostro annunzio che Valdrigo passò
-il secondo anno come il primo, sempre disposto
-a partire, sempre ritenuto da una abituale
-indolenza.
-</p>
-
-<p>
-Finalmente venne il secondo autunno, e come
-al solito ricomparve a Vascon la famiglia degli
-Orseolo col consueto corteggio di Don Lio innamorato
-fedele delle muse, e col nobile Partecipazio
-sempre più ringiovanito dalle pomate
-e dai cosmetici coi quali cancellava le rughe
-del suo volto, come i ristauratori dei quadri
-antichi riparano i guasti del tempo. Questa volta
-<span class="pagenum" id="Page_114">[114]</span>
-poi c'era anche la Silvia, perchè l'esperienza
-aveva insegnato a sua madre che amori della
-durata di due anni non esistevano al mondo, e
-quindi secondo le sue massime ogni pericolo
-era tolto.
-</p>
-
-<p>
-L'arrivo della fanciulla scosse Valdrigo dal
-letargo; e indovinate che cosa fece!
-</p>
-
-<p>
-Valdrigo fuggì.
-</p>
-
-<p>
-Cercando di vederla si sarebbe esposto a nuovi
-insulti, a nuove calunnie, e il suo carattere non
-era tale da affrontare una seconda volta l'alterigia
-patrizia. Averla vicina e non vederla era
-cosa insopportabile al suo cuore, era lo stesso
-come il pretendere che il ferro si allontanasse
-all'avvicinarsi della calamita.
-</p>
-
-<p>
-Dalle lotte colla natura si fugge con energica
-risoluzione, ma non si resiste nè si vince. Valdrigo
-dunque partì, ma non per Venezia che
-non aveva per lui più attrattive, ma per un
-viaggio pedestre ed artistico sulle Alpi che contemplava
-da lontano e non aveva mai vedute
-da presso. Entrò nel Cadore, la Svizzera del
-Veneto, e costeggiando la Piave visitò quei boschi
-antichi, e quei monti scoscesi che offrono
-<span class="pagenum" id="Page_115">[115]</span>
-tanti spettacoli sublimi all'ammirazione di chi
-ama la natura, e la grande poesia delle sue
-opere. La donna de' suoi pensieri lo seguiva dovunque,
-e disponeva la sua mente alla contemplazione
-di quelle scene stupende che le anime
-volgari guardano stupidamente senza gustarle.
-</p>
-
-<p>
-In quelle solitudini alpestri egli meditava le
-grandezze delle opere di Dio e la caducità delle
-umane produzioni. Quelle roccie sfidavano gl'insulti
-dei secoli, e le opere più solide dell'uomo
-non potevano sopravvivere alle spente generazioni.
-L'antico Egitto scomparve, Gerusalemme
-non è che un mucchio di macerie, la divina
-Atene è caduta, e di tanta scienza, e di tante
-arti gentili, e di tante sublimi o graziose produzioni
-non ci restano che pochi frammenti che
-rendono più amaro il tramonto di ogni grande
-civiltà.
-</p>
-
-<p>
-Volle compiere un pio pellegrinaggio al paese
-che diede i natali al grande Tiziano; e in quella
-valle pittoresca che fiancheggia la Piave cercava
-i punti che avranno arrestati gli sguardi dell'immortale
-pittore. Visitò la casa abitata dall'artista
-ancora fanciullo, e baciò la parete ove
-<span class="pagenum" id="Page_116">[116]</span>
-appena decenne quella mano divina aveva dipinto
-una Vergine col succo d'erbe spremute
-e di fiori. Era quello il primo lavoro dell'uomo
-davanti al quale l'imperatore Carlo V, doveva
-inchinarsi a raccogliere il pennello caduto, rispondendo
-alla sorpresa di lui: — Tiziano è
-degno d'essere servito da Cesare.
-</p>
-
-<p>
-Ritornò a Saltore in novembre, quando tutti
-i villeggianti erano partiti, e rifece solitario i
-passeggi che doveva aver fatti la Silvia, e seguiva
-le sue traccie coll'istinto, e gli sembrava
-di vederla. Talvolta si arrestava dietro un albero
-ad osservare il giardino e il palazzo. Ma
-le chiuse imposte gli pesavano sul cuore come
-le memorie dei morti. Angelo Rotondo vangava
-la terra intorno agli dèi venerati da Don Lio,
-Fiorina copriva i garofani per ripararli dal freddo,
-e il boschetto era deserto.
-</p>
-
-<p>
-Un giorno ritornando dal solito passeggio trovò
-sua madre sulla porta che lo aspettava, tenendo
-fra le mani una lettera. Vittore riconobbe sull'indirizzo
-il carattere di Antonio Canova. Il
-collega ed amico gli scriveva da Roma la relazione
-del suo primo trionfo.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_117">[117]</span>
-</p>
-
-<p>
-Il grande monumento del pontefice Ganganelli
-era stato scoperto al pubblico nella chiesa dei
-santi Apostoli. Canova gli raccontava la storia
-dei suoi lavori, degli studi intrapresi, delle fatiche
-sostenute per superare le difficoltà dell'arte,
-e gli svelava ingenuamente le gioje provate
-a lavoro compiuto, e le agitazioni sofferte
-davanti al giudizio del pubblico, e accennando
-le lodi ricevute e le critiche soggiungeva: «le
-critiche danno luogo a riflettere ed insegnano:
-le lodi sovvertono ed addormentano; tolgono la
-smania di andare avanti, di tenere in attività
-lo spirito per distinguersi»<a class="tag" id="tag5" href="#note5">[5]</a>.
-</p>
-
-<p>
-Ai discorsi dell'arte seguivano le confidenze
-del cuore; il quale soffriva per un amore infelice.
-Lo scultore amava la figlia d'un altro artista,
-Domenico Volpato. Erano stati fidanzati,
-ma inesplicabili misteri aveano rotto quel nodo,
-e in luogo delle nozze era seguito l'abbandono.
-Ma egli cercava nel lavoro un sollievo
-al dolore, e così anche le ambascie d'un amore
-<span class="pagenum" id="Page_118">[118]</span>
-tradito divenivano fomite all'arte e aggiungevano
-espressione alle opere.
-</p>
-
-<p>
-Canova chiudeva la lettera eccitando l'amico
-a mettere a prova il suo genio con qualche
-opera di lena, e lo invitava a dargli notizia dei
-lavori compiuti.
-</p>
-
-<p>
-Il rossore della vergogna coloriva le guancie
-del giovane, il rimorso del tempo perduto gli
-lacerava la coscienza, l'esempio glorioso dell'amico
-lo scoteva finalmente dal lungo letargo, e
-presa una risoluzione irremovibile, si diede a
-raccogliere gli studi dispersi, a mettere insieme
-i suoi libri, gli arredi, e gli utensili dell'arte
-mentre che la madre gli apparecchiava il fardello
-delle vesti, per la partenza.
-</p>
-
-<p>
-All'indomani alzatosi per tempo abbracciava
-i parenti, stringeva al seno sua madre che piangeva
-a calde lagrime, dalla gioja di vederlo risoluto
-a lavorare e dal dolore di perderlo. La
-buona donna gli metteva in mano le sue economie,
-gli raccomandava il coraggio, lo accompagnava
-per un tratto di via. I suoi bagagli partivano
-sopra una carretta condotta fino a Mestre
-da Osvaldo, egli se ne andava a piedi, come la
-<span class="pagenum" id="Page_119">[119]</span>
-prima volta, ma con qualche anno di più con
-qualche illusione di meno, con l'anima ferita,
-col rimorso del tempo perduto.
-</p>
-
-<p>
-Per via sua madre gli prodigava i consigli
-dei cuori semplici, lo pregava di conservarsi
-onesto, di meritarsi la stima di tutti, di non
-lasciarsi invadere dall'ozio, di aver fede in Dio,
-di voler bene a lei che pregava sempre per la
-sua felicità, e invocava sul suo capo le benedizioni
-del cielo. A Lancenigo si separarono con
-nuove lagrime e baci; la buona Rosa ritornò a
-Saltore col cuore stretto dall'affanno, e Vittore
-giunto a Mestre, e preso posto in una barca,
-arrivava alla sera in Venezia.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_120">[120]</span></p>
-
-<h2>XVIII.</h2>
-</div>
-
-<p>
-Sbarcò in casa d'un amico, e si mise tosto
-in traccia d'un alloggio modesto. Nel tempo che
-dimorava al palazzo Orseolo aveva fatto conoscenza
-con un certo Beppo Caruga battelliere,
-che conduceva gli artisti al lido, e nelle gite
-dei dintorni.
-</p>
-
-<p>
-Avendolo scontrato per via gli chiese delle indicazioni
-in proposito. Beppo offerse una stanza
-nella sua casa, che venne subito accettata, e trasportativi
-i bagagli prese immediatamente possesso
-della nuova dimora dopo aver fissato un
-modesto contratto per l'alloggio e pel vitto.
-</p>
-
-<p>
-La casa del povero pescatore era situata in
-un quartiere remoto di Venezia. Essa formava
-l'angolo di una calle che finiva in laguna, e la
-stanza di Valdrigo aveva tre finestre, una guardava
-<span class="pagenum" id="Page_121">[121]</span>
-la strada, le altre l'acqua. Da lontano la
-catena dei monti formava la cornice del quadro.
-Quella camera era stata la stanza nuziale dei
-genitori di Beppo, morti entrambi da due anni.
-Ripulita e imbiancata, si voleva affittarla, ma non
-trovava aspiranti perchè se la stanza era vasta,
-ariosa e decente, l'aspetto esterno della casa era
-affatto miserabile, cosicchè quell'alloggio riusciva
-troppo povero e lontano dal centro per le
-modeste fortune, e di troppo lusso per i poveri.
-Valdrigo vi si trovava a meraviglia, e sosteneva
-che l'esterno era più bello dell'interno. I muri
-scalcinati, i modiglioni sporgenti, le reti distese
-sulla facciata che si asciugavano al sole, i canestri
-panciuti del pesce che circondavano la
-porta, i laceri pannilini che sventolavano dalle
-finestre sopra un lungo bastone, come le banderuole
-dei navigli in un giorno di festa, davano
-veramente a quella casa un certo che di
-pittoresco, che conveniva perfettamente alle idee
-di Valdrigo. La vista poi dalle finestre era magnifica,
-e si estendeva sopra un vasto orizzonte.
-Alcune bianche vele disperse per la laguna si
-riflettevano sulle acque e parevano uccelli
-<span class="pagenum" id="Page_122">[122]</span>
-fantastici vaganti sulle onde azzurre del mare. Nelle
-ore del riflusso gli strati scoperti apparivano
-come verdi tappeti galleggianti, e i cercatori
-di crostacei vagavano per le alghe ricurvi il
-dorso, in traccia della preda. Al tramonto del
-sole le montagne lontane si tingevano di colori
-cangianti dal giallo d'oro al rosso porporino,
-dal rosso al violetto, e finalmente all'azzurro,
-fino a che le nevi brillavano ai languidi chiarori
-della luna. Tutto il giorno la laguna era popolata
-di barche, le più vicine apparivano distinte
-coi loro accessorii più minuti, le lontane parevano
-un punto nero nello spazio. Entravano di
-continuo nel canale, passavano o si fermavano
-alla riva battelli, burchi, caicchi, gondole, peote,
-e ogni maniera di barche. Sulle fondamenta le
-donnicciuole si sedevano al sole, rattoppando i
-cenci, o facendo i calzetti, querelandosi fra loro,
-mormorando del prossimo, lamentandosi della
-crescente miseria. I fanciulli giocavano, i battellieri
-si riposavano sulle soglie delle porte o
-apostrofavano i compagni, o si burlavano dei
-passeggieri, o con un segno degli occhi imberciavano
-certe gondole che uscivano al fresco
-con due innamorati.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_123">[123]</span>
-</p>
-
-<p>
-Quel luogo, quantunque lontano dal centro
-romoroso di Venezia, pure non era il più opportuno
-per decidere al lavoro il nostro indolente
-Valdrigo. Mille motivi lo attiravano alla
-finestra, mille altri ve lo ritenevano in osservazione.
-Da un lato studiava la natura, dall'altro
-le scene popolari che aveva sotto gli occhi. Dagli
-alberi e dai campi di Saltore, alle barche ed
-alle acque di Venezia il mutamento era troppo
-grande per non attirare gli sguardi d'un artista.
-Dalla solitudine della campagna alla bizzarra
-conversazione del popolo di Venezia la differenza
-era troppo rimarchevole per non servire
-di distrazione, a chi tanto facilmente si lasciava
-distrarre.
-</p>
-
-<p>
-La famiglia de' suoi ospiti si componeva di
-tre soli individui. Beppo, sua sorella Maddalena,
-e la vecchia Marta, la nonna degli orfani, una
-povera vecchierella grinza e rugosa. Beppo era
-un ardito pescatore, laborioso sul mare, scioperato
-sulla terra. Marta aveva dieciotto anni,
-i capelli castagni, gli occhi briosi, una bocca
-ridente che lasciava vedere il candore dei denti,
-la carnagione brunetta, la figura snella. La gioventù
-<span class="pagenum" id="Page_124">[124]</span>
-e la salute andavano d'accordo nell'abbellire
-la modesta popolana la quale aggiungeva
-a questi doni della natura la pulitezza della
-persona, un abito semplice, un grembialino fiorito,
-un monile di corallo coi relativi orecchini.
-</p>
-
-<p>
-Quando usciva di casa battendo i tacchi delle
-pianelle sul selciato, dimenando i fianchi con
-una particolare leggiadria, col fazzuolo bianco
-sul capo, e l'aspetto franco e sicuro, tutti gli
-sguardi la seguivano; i giovinotti si volgevano
-indietro a guardarla con quella attenzione avida
-ad un tempo e stizzosa colla quale il cacciatore
-osserva una rara selvaggina che gli passa sotto
-al tiro, ma vola rapidamente e sparisce, prima
-che possa montare lo schioppo per farla cadere
-a' suoi piedi. E i vecchi libertini stralunando
-gli occhi per vederla tutta intiera, si passavano
-la lingua sulle labbra come il goloso gastronomo
-davanti l'evaporazioni solleticanti d'un delizioso
-manicaretto che non è destinato per lui. Ma
-nessuno osava importunarla, tanto la sua fisonomia
-incuteva rispetto, per una certa aria fra
-l'innocente e il risoluto, che pareva dire — non
-avrete niente, o uno schiaffo. — Valdrigo
-<span class="pagenum" id="Page_125">[125]</span>
-la guardava sottecchi coll'ammirazione del pittore,
-ma colla indifferenza dell'innamorato di
-un'altra.
-</p>
-
-<p>
-I primi giorni, Maddalena portava nella stanza
-del giovane il suo modesto desinare che era trovato
-sempre eccellente, ma poi egli chiese di
-far tavola comune cogli ospiti, e dopo alcune
-cerimonie venne accettato. La mensa si allestiva
-in cucina, e dopo il pranzo prendevano tutti una
-fiammata davanti al camino. Quando nevicava, o
-soffiava il vento, la conversazione si prolungava
-qualche ora. La vecchia si addormentava la prima,
-e Beppo le teneva compagnia poco dopo, cosicchè
-Vittore e Maddalena restavano soli a contarsela.
-</p>
-
-<p>
-Taluno dei nostri giovani lettori si aspetta
-adesso una dichiarazione d'amore, e un dialogo
-passionato. Tutt'altro, signori, Valdrigo parlava
-a Maddalena del buon tempo e della pioggia, del
-caldo e del freddo, — non vi ricordate che egli
-era innamorato di Silvia? e di che sorta d'amore!
-di quegli amori che scompariscono dal mondo
-coll'abolizione delle classi privilegiate, col principio
-dell'eguaglianza.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_126">[126]</span>
-</p>
-
-<p>
-L'amore cresce sempre in ragione diretta delle
-difficoltà che incontra, e degli ostacoli che si frappongono
-al suo corso regolare, come quei torrenti
-che ingrossano davanti agli argini e alle
-dighe, e diventano minacciosi pei campi sottoposti.
-Quando gli odii politici dividevano le famiglie,
-rendendo impossibile ogni alleanza fra
-i nemici, allora si vedevano gli amori di Giulietta
-e Romeo; quando si divisero le nazioni
-fra nobili e plebei con una sbarra insormontabile,
-si videro fra i giovani delle due parti degli
-amori d'una tenacità pari all'alterigia dei nobili,
-e questo era il caso di Valdrigo. Le leggi
-della ingenua natura sono semplici e piane, la
-fecondazione delle piante succede spontaneamente
-sul campo, la fecondazione degli animali bruti è
-sottoposta alle stesse condizioni dei vegetali, e
-così sarebbe anche della razza umana, al cui naturale
-connubio la natura non domanda altro
-che un maschio ed una femmina. Ma l'uomo
-essendo un animale ragionevole non ha trovate
-giuste le leggi di natura, si è incaricato di correggerle
-ed ha emanate delle leggi civili che
-costituiscono la base della nostra società. La natura
-<span class="pagenum" id="Page_127">[127]</span>
-diceva: un matrimonio è bene assortito quando
-due giovani di sesso diverso si sentono chiamati
-da una istintiva inclinazione a formare una
-sola famiglia. E sembra che questo fosse un
-grande sproposito, che venne corretto nel modo
-seguente: La società dichiara un matrimonio
-bene assortito quando i nobili sposeranno i nobili;
-quando i ricchi si uniranno coi ricchi e i
-plebei coi plebei, e in altre parole un matrimonio
-sarà bene assortito quando una donna
-con ricca dote sposerà un uomo che nuota
-nell'abbondanza, e quando un uomo che non ha
-nulla per vivere formerà famiglia con una donna
-che muore di fame. La società avendo fissati questi
-principi fondamentali, la natura si oppose e
-protestò, e da questa lotta fra le leggi di natura
-e le leggi sociali nacquero tutte quelle
-sventure amorose e i conseguenti delitti che
-troviamo registrati nelle storie, raccontati nelle
-cronache, esagerati nei romanzi.
-</p>
-
-<p>
-E siccome noi non vogliamo esagerare questa
-storia perchè non si dica che scriviamo un romanzo,
-diremo francamente che Vittore Valdrigo,
-quantunque perdutamente innamorato di Silvia,
-<span class="pagenum" id="Page_128">[128]</span>
-pure non si trovava male con Maddalena, e
-senza avvedersene egli stesso le stava volontieri
-vicino.
-</p>
-
-<p>
-Ma non essendo punto innamorato di lei, le
-sue idee non subivano quella specie d'esaltazione
-cerebrale che innalza i pensieri al disopra
-dei tetti, cosicchè le sue idee volgevano al
-positivo e al comune, e riscaldandosi al camino
-andava dicendo fra sè stesso: — È egli giusto
-ed onesto che per il piacere di riscaldarmi con
-questa buona ragazza io debba consumare la legna
-de' miei ospiti?... È egli giusto ed onesto
-che intanto che a Saltore abbonda il combustibile,
-io mi riscaldi colla legna che scarseggia a
-Venezia? — Così riflettendo prese una lodevole
-determinazione e scrisse a sua madre che mandasse
-Osvaldo a Mestre con un buon carro di
-legna, e ne fissava il giorno preciso. Rosa, ricevuta
-la lettera, corse dal curato per farsela leggere,
-e ritornò a casa decisa a farsi onore, ma
-Zammaria si mise a brontolare e a mendicare
-dei pretesti, e finì dichiarando che la legna bisogna
-venderla pei bisogni di famiglia, e incominciò
-una resistenza ostile e una scaramuccia
-<span class="pagenum" id="Page_129">[129]</span>
-che a poco a poco divenne un vero combattimento.
-La Rosa impiegava invano la solita artiglieria
-degli sguardi fulminei, chè Zammaria
-prevedendo i mezzi del nemico si difendeva voltando
-la schiena agli assalti. Allora la Rosa, assalito
-di fronte l'avversario, gli gettò due parolette
-nell'orecchio che parvero far breccia; e
-come al solito mormorando per la sofferta sconfitta,
-cedette il campo di battaglia, e se ne andò
-nella stalla a sfogare la sua collera coi buoi, sopra
-i quali menava la striglia con tanto furore
-che i poveri animali si dimenavano spaventati
-e mandavano dolorosi muggiti.
-</p>
-
-<p>
-Al giorno fissato Valdrigo pregò Beppo di accompagnarlo
-a Mestre colla barca ove egli disse,
-che suo fratello lo aspettava con alcune masserizie.
-Partirono e trovarono esattamente Osvaldo
-che li aspettava col carro. La buona madre aveva
-interpretato largamente la commissione del figlio,
-perchè, oltre la legna in abbondanza, la spedizione
-comprendeva quattro magnifici capponi,
-del formaggio fatto in casa, del butirro, delle
-uova, e un bottaccio del vino saporito di Saltore.
-I fratelli avevano voluto aggiungere le loro
-<span class="pagenum" id="Page_130">[130]</span>
-offerte a quelle della madre, a motivo delle prossime
-feste del Natale, e così c'erano delle noci,
-dei pomi ed una zucca formidabile, la quale soddisfaceva
-l'ambizione d'Osvaldo nella sua qualità
-di ortolano. Vittore rimase commosso, non sorpreso
-della bontà e dell'affetto materno. Egli
-aveva portato da Venezia un bel fazzoletto rosso
-per sua madre, una tabacchiera per suo padre,
-del buon caffè, del levante e dello zucchero per
-tutti, e consegnò ogni cosa ad Osvaldo, raccomandandogli
-di non dimenticarsi i suoi baci, e
-le più tenere espressioni di gratitudine e di affetto.
-Non è a descriversi la gioia di Beppo che
-si manifestava con espressioni volgari e troppo
-colorite; ma è certo che non dissimulava il suo
-contento con ipocrite cerimonie. Trasportati gli
-oggetti dal carro alla barca, e rinnovati i saluti
-al fratello, si misero in viaggio, Osvaldo per ritornare
-a Saltore, gli altri due per Venezia. Valdrigo
-pensava con tenerezza a sua madre, e
-Beppo ripeteva ogni momento le stesse parole: — Paron
-benedetto, che cuccagna!&nbsp;—
-</p>
-
-<p>
-Così per merito di Valdrigo e della buona
-Rosa, la famiglia dei pescatori passò le feste,
-<span class="pagenum" id="Page_131">[131]</span>
-come non le aveva forse mai passate, e crebbe
-l'intimità e l'amicizia fra l'artista e i suoi
-ospiti, ed egli poteva prolungare le sue sedute
-intorno al focolare senza rimorsi. Le provvisioni
-ricevute eccitando la curiosità delle donne,
-che incominciavano a crederlo un principe travestito
-e a sospettare delle sue intenzioni, resero necessari
-degli schiarimenti e delle giustificazioni.
-</p>
-
-<p>
-Valdrigo dovette quindi raccontare la sua storia,
-ben inteso riveduta, corretta e diminuita
-dall'autore, il quale stimò necessario di tacere
-intieramente il motivo dell'abbandono degli Orseolo,
-e tutti i particolari relativi alla sua passione
-per Silvia. Questo amore pareva ingrandito
-dalla distanza, fomentato dalle impossibilità,
-inasprito dagli ostacoli insormontabili. A che
-scopo ostinarsi ad amare una nobile e ricca donzella,
-fidanzata ad un potente signore? a che
-scopo conservare nel cuore questa fiamma che
-gli consumava la vita?... Andatelo a domandare
-agli innamorati!... andate a domandare all'incendio
-con quale scopo egli distrugga i palazzi,
-i teatri, i dipinti preziosi, le suppellettili, i libri,
-i documenti più rari!
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_132">[132]</span>
-</p>
-
-<p>
-Lo abbiamo detto, l'amore nella natura è un
-dolce sentimento che guida alla felicità, l'amore
-inasprito dalle leggi o dai pregiudizi sociali è
-una passione che conduce alla disperazione e
-alla pazzia.
-</p>
-
-<p>
-Talvolta in qualche sera di gennaio veniva giù
-una pioviggina gelata che metteva i brividi al
-solo vederla. Sul focolare dei pescatori brillava
-una viva fiamma, la bella Maddalena sedeva sotto
-la cappa del camino, ed una sedia vuota dirimpetto
-pareva messa a posta per Valdrigo. Egli
-guardava colla stessa indifferenza il fuoco crepitante,
-il posto vacante e la ragazza, e involgendosi
-nel ferraiuolo attraversava Venezia fra
-il fango e l'intemperie per procurarsi l'indescrivibile
-contento di contemplare le invetriate
-del palazzo Orseolo. Le stanze essendo illuminate
-e la calle oscura, si distinguevano abbastanza
-bene le persone che si avvicinavano alla
-finestra.
-</p>
-
-<p>
-Talvolta era un domestico in gran livrea, o
-il volto color di rosa di Don Lio, o la candida
-parrucca del nobile Partecipazio. Vittore passava
-la sera spiando avidamente ogni movimento, e
-<span class="pagenum" id="Page_133">[133]</span>
-premendosi il petto colla mano quando un'ombra
-passaggiera gli faceva battere il cuore con
-soverchia violenza. Intanto il vento gli soffiava
-la pioggia sul viso, e lo faceva battere i denti
-dal freddo. Solo risultato di tali prove amorose
-era una qualche violenta infreddatura che lo
-confinava a letto per tre giorni. Così non giungeva
-mai il momento del lavoro e del giudizio,
-e passavano i mesi coi soliti prodotti del dolce
-far niente.
-</p>
-
-<p>
-La convalescenza riconduceva l'infelice innamorato
-sotto la cappa del camino, e ristabiliva
-le conversazioni colla Maddalena. La buona ragazza
-compiangeva le sofferenze di lui, gli riscaldava
-le tisane per la tosse e gli parlava di
-sua madre.
-</p>
-
-<p>
-Se egli le avesse fatto delle dichiarazioni amorose,
-essa si sarebbe tenuta in guardia, ed avrebbe
-chiuse le porte del cuore, per istinto d'onestà,
-ma il contegno di Valdrigo rendeva inutile ogni
-precauzione, ed escludeva qualunque pretesto di
-diffidenza. Ma a quanto sembra, l'amore è una
-passione insidiosa, ed avendo trovate aperte le
-porte del cuore di Maddalena, vi entrò, senza
-<span class="pagenum" id="Page_134">[134]</span>
-chiederne il permesso. Un bel giorno la povera
-fanciulla si trovò il nemico in casa senza sapere
-da che parte vi fosse entrato, cosicchè
-mentre Vittore adorava la Silvia, la Maddalena
-adorava Vittore.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_135">[135]</span></p>
-
-<h2>XIX.</h2>
-</div>
-
-<p>
-I giorni dell'inverno son brevi e se le cure
-d'un amore infelice assorbono alcune ore e i
-bisogni della vita alcune altre, che cosa resta
-per lo studio? Aggiungete il tempo perduto in
-pensieri amorosi ed artistici, i sogni del cuore,
-i voli della fantasia, ed anche il timore di non
-riuscir bene nel lavoro. Certi giovani pensano
-sempre alle grandi difficoltà di compiere un'opera
-perfetta, all'ingratitudine del mondo che
-non tiene conto delle privazioni, delle pene,
-delle fatiche dell'artista, e così via fino al disprezzo
-della gloria, fino al disprezzo della vita.
-Sono le solite idee di chi non ha voglia di far
-niente.
-</p>
-
-<p>
-Canova in Roma non pensava a queste cose;
-egli era invaso da una specie di febbre, e gli
-<span class="pagenum" id="Page_136">[136]</span>
-pareva di non mai lavorare abbastanza; non pensava
-alle difficoltà che per vincerle, e alla gloria
-che per meritarla.
-</p>
-
-<p>
-Modellando la creta egli sentiva nell'animo
-il sublime entusiasmo di colui che vede il suo
-pensiero trasformarsi in realtà, e si agitava sotto
-la foga d'una ispirazione più pronta della mano.
-Nelle ore che riposava dal lavoro della plastica,
-si dedicava allo studio delle lingue straniere,
-alla lettura delle opere classiche, letterarie, erudite
-ed artistiche, o delineava degli studi dagli
-antichi modelli o dal nudo, apparecchiandosi
-così un vasto terreno sul quale potesse spaziare
-il suo genio.
-</p>
-
-<p>
-Valdrigo studiava in altro modo; passeggiando
-per Venezia, osservando gli effetti della luce
-sulle sculture dei palazzi, ammirando i colori
-del tramonto sulle nuvole e sull'acque, cercando
-i motivi delta tavolozza della veneta scuola sulle
-figure dei passanti, sulle quali non trovava più
-le robuste tinte che si ammirano nei quadri degli
-illustri maestri.
-</p>
-
-<p>
-O percorreva la laguna sulla barca di Beppo
-osservando da lontano lo stupendo spettacolo
-<span class="pagenum" id="Page_137">[137]</span>
-della città, che pareva galleggiante sulle acque
-trasparenti, come un'isola fantastica, troppo bella
-per rimanere sulla terra, troppo grave di peccati
-per salire verso il cielo. Un giorno invaso
-da' suoi sogni poetici, rimase lungamente immobile
-nella barca a contemplare Venezia lontana
-immersa in un velo di nebbia che la rendeva
-più bella del solito, e ritornando alla riva
-si trovò tutte le membra intirizzite dal freddo.
-Entrò allora in una bettola, e per riscaldarsi
-tracannò in tutta fretta uno dopo l'altro alcuni
-bicchieri di vino di Dalmazia, e uscì tosto a
-passeggiare al sole sulla riva. Vagando da una
-strada all'altra si trovò in Campo San Giovanni
-e Paolo, e sentendosi stanco entrò in chiesa ove
-andava sovente ad ammirare le cospicue opere
-d'arte che abbondano in quel Pantheon delle Venete
-glorie.
-</p>
-
-<p>
-La luce esterna entrava nel tempio illanguidita
-e variopinta attraversando le ampie invetriate
-a colori; le lampade accese davanti gli
-altari gettavano un riflesso rossastro sulla penombra
-dei monumenti, l'odore dell'incenso si
-spandeva nella grave atmosfera, e contribuiva a
-<span class="pagenum" id="Page_138">[138]</span>
-rendere misterioso e solenne il sacro luogo. Valdrigo
-entrando a destra si sedette dirimpetto al
-monumento lavorato da Pietro Lombardo, e si
-mise a contemplare con un occhio istupidito
-l'urna sepolcrale, portata sul dorso da tre guerrieri,
-sulla quale s'erge la statua del doge Pietro
-Mocenigo. Tutto ad un tratto gli parve di
-vedere che i guerrieri si movessero, e che il
-principe scosso dal lungo sonno aprisse gli occhi.
-Un brivido gli passò per il corpo, si levò
-in fretta, fece alcuni passi e si sedette nuovamente
-in faccia al Mausoleo del generale Orsino,
-ma levato lo sguardo vide le statue della
-Prudenza e della Fede che si abbassavano per
-salutare la statua equestre dell'eroe, il quale
-agitando leggermente le gambe sembrava voler
-conficcare gli sproni nel ventre del cavallo per
-farlo avanzare. Valdrigo, sbalordito, mandò un
-grido di sorpresa, poi chiusi gli occhi si mise
-a urlare di spavento. Poco dopo sentendosi cadere
-dell'acqua sulla fronte riaperse gli occhi e
-si trovò circondato da una folla d'individui. Allora
-parve si facesse animo perchè ringraziava
-gli astanti, ma poco dopo soggiunse: — Voi
-<span class="pagenum" id="Page_139">[139]</span>
-siete certamente gli eroi di queste tombe mossi
-a pietà del mio male. Grazie, Capitano Orazio
-Baglioni, grazie, illustre Bragadino, e voi che
-mi guardate, serenissimi principi Vendramino,
-Loredano, Morosini, Cornaro, lasciatemi in riposo,
-e ritornate in pace ai vostri Mausolei...
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_140">[140]</span></p>
-
-<h2>XX.</h2>
-</div>
-
-<p>
-Alla mattina seguente Valdrigo ritornando alla
-sua dimora trovava i poveri pescatori nella più
-grande inquietudine. Maddalena appena lo vide
-gli si fece incontro dicendogli:
-</p>
-
-<p>
-— Non ha avuto disgrazie?... Ove ha passato
-la notte?
-</p>
-
-<p>
-— Nessuna disgrazia... ho passato la notte
-tranquillamente in un buon letto, in casa del
-sagrestano di san Giovanni e Paolo...
-</p>
-
-<p>
-— Come?...
-</p>
-
-<p>
-E qui le raccontò ingenuamente l'effetto impreveduto
-del vino di Dalmazia, ajutato dall'incenso
-e dalla fantasia predisposta alle allucinazioni.
-Gli eroi che lo circondavano in chiesa
-erano naturalmente i devoti attirati dalle sue
-grida, e il sagrestano accorso con dell'acqua per
-<span class="pagenum" id="Page_141">[141]</span>
-calmare le sue sofferenze. Il bravo uomo mosso
-a pietà per l'accidente del giovane, e conoscendo
-per pratica che un buon sonno lo avrebbe guarito,
-non volle deporlo sul lastrico, e assistito
-da' suoi colleghi lo trasportò sopra un letto in
-casa sua, seguendo la massima cristiana «fare
-agli altri quello che si vorrebbe che fosse fatto
-a sè stessi.»
-</p>
-
-<p>
-L'apprensione degli ospiti, e certi sospetti di
-Maddalena finirono con una bella risata e con
-l'osservazione dell'artista: che se il vino di Dalmazia
-fa risuscitare i morti, minaccia per riscontro
-di far morire i vivi.
-</p>
-
-<p>
-Intanto erano trascorsi alcuni mesi dal giorno
-ch'egli s'era proposto di darsi seriamente al
-lavoro senza che nessuna opera compiuta fosse
-uscita dalle sue mani, meno alcuni ritrattini che
-gettava giù in fretta per guadagnare qualche
-cosa e non rimanere di aggravio a sua madre.
-Come le api che cercano il miele su tutti i fiori
-egli cercava un alimento al suo spirito sulla superficie
-delle arti, ed evitava di penetrare nel
-fondo ove si trova la gloria, ma a prezzo di
-sudori e di stenti. In quel tempo l'atmosfera
-<span class="pagenum" id="Page_142">[142]</span>
-di Venezia era pregna di molecole soporifere e
-di emanazioni debilitanti, che penetravano nelle
-fibre umane come una fatale epidemia e le rendeva
-floscie e cascanti. Valdrigo invaso da una
-passione infelice sciupava il genio improvvisando
-versi ispirati dalla sua diva, o gettava sulla carta
-degli schizzi di quadri futuri, o prendeva il
-violino e trasfondeva la sua anima sulle corde
-armoniose, dalle quali cavava delle espressioni
-che mancano alla parola umana, ed erano i
-suoi lamenti dolorosi, o il canto delle sue aspirazioni.
-</p>
-
-<p>
-Maddalena aveva la sua stanza sopra quella
-dell'artista, dirimpetto alla laguna; i suoi balconi
-erano adorni di vasi di garofani e di geranei
-odorosi, e quando udiva le soavi melodie
-del violino, apriva la finestra ed ascoltava con
-religiosa attenzione. L'esalazione dei fiori, l'aspetto
-delle acque azzurre che si confondevano
-col cielo, e quella musica strana, lamentevole,
-piangente, agitavano i sensi della fanciulla innamorata.
-Erano voci d'amore ch'ella traduceva
-a meraviglia, era il linguaggio d'un cuore
-derelitto, ch'ella intendeva a perfezione, erano
-<span class="pagenum" id="Page_143">[143]</span>
-accenti d'un'anima solitaria che vagando per
-l'aria andavano a ricadere sopra un'altra anima
-solinga e non intesa. Le deliziose armonie ricercavano
-i più reconditi recessi di quel cuore
-di dieciott'anni, ma il pensiero funesto che non
-erano per lei, rivolgeva in amarezza l'incanto,
-e due lagrime furtive uscivano da quegli occhi
-dolenti, e irrigavano le fresche guancie della
-bella fanciulla.
-</p>
-
-<p>
-Quante notti al chiarore della luna Valdrigo
-contemplando il firmamento sereno, suonava a
-mezza voce il violino, credendo quelle melodie
-trasportate dal vento e perdute nella solitudine,
-quando invece penetravano fatali per una finestra
-dischiusa ed andavano a ferire un cuore
-innocente, e a turbare un sonno dianzi tranquillo.
-</p>
-
-<p>
-Sarebbe inutile il raccontare i mesi e gli anni
-trascorsi in varii progetti, in speranze vaghe e
-chimeriche, in proponimenti di studio, svaniti
-all'indomani; la vita dell'uomo indolente non
-lascia traccia di sè, e guardando il suo passato
-egli non distingue un anno dagli altri che per
-rari avvenimenti smarriti in uno spazio vuoto,
-<span class="pagenum" id="Page_144">[144]</span>
-come il punto nero d'una barca lontana sull'oceano.
-</p>
-
-<p>
-Finalmente dopo ripetuti tentativi abbandonati
-e ripresi più volte, il pittore si decise di
-dar principio ad un quadro. Il soggetto, apparecchiato
-in un abbozzo in piccole dimensioni,
-era una partenza per la pesca. Vari pescatori
-apparecchiavano sulla riva le reti, le corde, gli
-attrezzi marinareschi, alcune donne assistevano
-alle ultime operazioni della partenza, ed esprimevano
-il dolore del distacco per un viaggio
-talora pericoloso; sul fondo si vedeva la barca
-ed il mare. Il costume nazionale dei pescatori
-veneziani, i vari atteggiamenti, e le diverse
-espressioni rendevano interessante quella prima
-composizione dell'artista meditata da tanto tempo
-e preparata da studi speciali. Gli ospiti pregati
-a volersi prestare in qualità di modelli di buon
-cuore aderirono, e Beppo trovò gli altri individui,
-alcuni dei quali vennero rifiutati dal pittore, e
-si dovette sostituirne degli altri di suo gradimento.
-La vecchia Marta seduta sulla porta a
-rattoppare le reti era una figura degna d'un pennello
-fiammingo, e la bella Maddalena che con
-<span class="pagenum" id="Page_145">[145]</span>
-un'aria dolente dava l'addio al fidanzato il quale
-le mandava da lontano l'ultimo bacio, era collocata
-in modo da far risaltare a meraviglia le
-bellezze della espressione e i rari pregi del vezzoso
-modello.
-</p>
-
-<p>
-Diede mano alla tela in bella proporzione, e
-i suoi modelli posavano a vicenda davanti all'artista,
-ora l'uno ed ora l'altro, secondo il
-suo desiderio.
-</p>
-
-<p>
-Maddalena vi si prestava con grazia, e la
-sua espressione era molto naturale e diffatti essa
-non doveva fingere gran fatto per dimostrare
-l'affanno d'un distacco dal fidanzato. Il partire,
-o il non giungere costituiscono l'assenza che causa
-il dolore; e se per lei realmente non partiva
-un amoroso, certo l'amato non giungeva, o quantunque
-vicino colla persona, era lontano col
-cuore.
-</p>
-
-<p>
-Il pittore assorto nel lavoro non vedeva in
-Maddalena che una bellezza plastica, un tipo di
-rara perfezione. Il grazioso modello cercava nel
-sorriso del pittore una scintilla dell'anima, egli
-studiava sul modello un'ombra della fronte, una
-sfumatura delle guancie, la luce delle pupille,
-<span class="pagenum" id="Page_146">[146]</span>
-l'espressione delle labbra passionate, ed osservando
-con uno sguardo d'artista i lineamenti
-leggiadri e la tinta armoniosa del volto, egli
-esclamava con naturale ingenuità: — Cara Maddalena,
-voi siete una rara bellezza!...
-</p>
-
-<p>
-La fanciulla abbassava gli occhi, diventava tutta
-rossa, e il pittore temendo d'averla offesa, soggiungeva: — Scusate,
-sapete, ma per noi altri
-artisti i modelli non sono donne, ma statue, con
-la durezza di meno, e la morbidezza di più, ma
-sempre statue!...
-</p>
-
-<p>
-Maddalena sospirava, e taceva.
-</p>
-
-<p>
-Egli pensava fra sè: — La gloria vale la nobiltà,
-ed anche più, secondo la mia maniera di
-vedere. Se questo quadro mi riesce, egli sarà
-l'equivalente d'un titolo, egli nasconderà la mia
-origine, egli mi metterà al pari coi più superbi
-signori. Silvia non isdegnerà di compensarmi con
-uno sguardo, per un'opera che avrà meritati gli
-applausi di Venezia, e chi sa!... chi sa!... gli
-Orseolo andranno superbi d'aver protetto i primi
-passi dell'artista.... essi chiederanno di vedermi,
-e forse, forse il matrimonio progettato dai parenti
-non avrà più il consenso della sposa. Prima
-<span class="pagenum" id="Page_147">[147]</span>
-di tutto passano gli anni e il conte Leoni non
-ritorna. Egli sarà innamorato di qualche principessa
-della Corte ove risiede, e non si cura
-di tornare col pretesto degli affari diplomatici,
-e se tornando dopo una lunga assenza, Silvia
-dichiarasse di non accettare la sua mano!... Chi
-sa!... talvolta il prestigio degli applausi prodigati
-ad un artista può infondere il coraggio in
-una donna, e Silvia non è donna volgare! La
-vorranno seppellire in un chiostro.... ma non
-sarebbe il primo caso d'una fuga!... Mio Dio!
-quale ampio compenso alle mie fatiche una parola
-di Silvia che dicesse: — Sono vostra pei
-diritti del cuore! — vi aspetto — scalate il
-muro del convento, sarò nel giardino a mezzanotte!...
-Una gondola pronta, due valenti rematori,
-e poche ore dopo si varcano i confini, e
-addio Venezia per sempre!... — E viaggiava con
-Silvia rapita, e la nascondeva nella capanna d'una
-valle solitaria fra i monti lontani, e viveva una
-vita di delizie vicino alla donna del cuore. Con
-questi sogni andava avanti e lavorava con lena.
-Arrestato dalle difficoltà dell'arte, pensava alla
-gloria, e alle conseguenze della gloria; copiava
-<span class="pagenum" id="Page_148">[148]</span>
-esattamente Maddalena, ma coll'immagine di Silvia
-davanti agli occhi, e colla speranza nel cuore.
-</p>
-
-<p>
-Ogni giorno riprendendo i pennelli e la tavolozza
-trovava qualche difficoltà per rimettersi
-al lavoro, tanto l'abitudine dell'ozio è difficile
-a lasciarsi vincere, guardava fuori dalla finestra
-gli uccelli marini che svolazzavano sulle acque,
-poi si stirava le membra, sbadigliava, osservava
-il quadro in distanza, ma la presenza della modella
-che aspettava un suo cenno per mettersi
-al posto, lo scoteva dall'inerzia, e si sedeva davanti
-al cavalletto. Allora continuava materialmente
-il lavoro, ma col pensiero rivolto a Silvia
-tornava a rimuginare il progetto della fuga,
-ne prevedeva le peripezie, e sfidando audacemente
-i pericoli incorsi si compiaceva immensamente
-dell'esito finale dell'avventura.
-</p>
-
-<p>
-Intanto il quadro andava avanti, e l'artista
-incominciava a sentire le intime soddisfazioni
-dell'opera avanzata, delle vinte difficoltà, dei
-mirabili effetti ottenuti, e si compiaceva nel contemplare
-quelle arie naturali dei volti, quelle
-movenze spontanee, e l'insieme armonioso dei
-vari gruppi. Quando usciva un'ora a prender aria
-<span class="pagenum" id="Page_149">[149]</span>
-non si allontanava molto da casa, ma girava in
-quegli estremi confini della città, ove nessun
-rumore distraeva il suo spirito, e l'aspetto della
-laguna lo teneva nel soggetto del quadro.
-</p>
-
-<p>
-Beppo approfittava delle corte assenze di Valdrigo
-per introdurre in casa gli amici e mostrare
-il dipinto ai vicini. Le comarelle della
-calle entravano chete chete, coi gondolieri della
-riva, i facchini e i fanciulli. Collocati davanti
-alla tela, la loro ammirazione non aveva confini,
-e le loro esclamazioni di sorpresa rallegravano
-Beppo in tal modo, che sembrava che il
-pittore fosse lui, ed era tanto superbo di vedersi
-esattamente riprodotto sulla tela che non
-sapeva frenare il suo giubilo. — Guardate, egli
-diceva, guardate Tita Bosi e Nane Orada che
-tirano la corda, dite se non sono vivi e parlanti?...
-e quell'altro lo conoscete?... e accennava
-al suo ritratto; e tutti rispondevano in
-coro: guarda Beppo, guarda Toni, guarda Nane....
-e la Maddalena, e la nonna Marta.... e quella cesta,
-e quelle reti! oh che bellezza, oh che meraviglia,
-oh che bravura! — poi uscivano ad uno
-ad uno lodando il lavoro, e congratulandosi con
-<span class="pagenum" id="Page_150">[150]</span>
-Beppo e colle donne. La Maddalena godeva in
-suo cuore del trionfo dell'artista, e ansiosa
-aspettava il termine dell'opera colla speranza di
-udire gli applausi di tutta Venezia in favore dell'uomo
-che stimava.... ed amava.
-</p>
-
-<p>
-Valdrigo ignorando le visite clandestine dei
-suoi ammiratori non sapeva spiegarsi le straordinarie
-sberrettate, e le profonde riverenze che
-da qualche giorno gli venivano prodigate dai
-vicini. Il popolo d'allora, avvezzo a rispettare
-ogni superiorità, aveva il buon senso di onorare
-specialmente le qualità personali, e di tenerle
-come un giusto titolo alla stima del pubblico;
-e la stessa aristocrazia rendeva giustizia
-al merito, e vantava fra le glorie della patria
-gli artefici insigni che l'avevano illustrata colle
-loro opere.
-</p>
-
-<p>
-Un giorno, di quelli che s'erano fatti più rari,
-ma che non erano intieramente scomparsi dalla
-esistenza del pittore, Valdrigo si sentì un irresistibile
-bisogno di far niente.
-</p>
-
-<p>
-La ragione voleva ritenerlo al lavoro, il capriccio
-resisteva, e cercava pretesti per vincere.
-</p>
-
-<p>
-Una voce arcana gli ripeteva: — Sta in guardia!...
-<span class="pagenum" id="Page_151">[151]</span>
-Un passo sul declivio, e il fondo t'inghiotte! — Un'altra
-voce soggiungeva: — Il
-riposo è necessario all'uomo, esso rimonta le
-forze, e giova al lavoro — infatti il capriccio
-sosteneva che la ragione aveva torto; La ragione
-soccombette alla lotta, perchè lo spirito
-d'inerzia si era alleato un desiderio d'amore;
-Valdrigo sentiva un'altra voce che con irresistibile
-attrattiva lo chiamava da lontano, e gli
-diceva: — Vieni ad ispirarti davanti al santuario
-che rinchiude la tua divinità, l'aspetto di
-quelle mura infonderà nuove fiamme al tuo genio! — Chi
-avrebbe resistito a quella voce?...
-Rimandò i suoi modelli, e preso il cappello se
-ne andò fantasticando per la strada, e cercando
-lo scioglimento d'un problema che gli tornava
-importuno allo spirito: — Se Silvia, egli pensava
-fra sè, fosse un giorno costretta dalla spietata
-severità de' suoi parenti di vestire l'abito
-monacale, è evidente che nel giorno della fuga
-non potrebbe conservare quelle vesti, che renderebbero
-ardua e pericolosa l'impresa!... Quale
-sarebbe il modo più opportuno per evitare questo
-ostacolo?...
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_152">[152]</span>
-</p>
-
-<p>
-E cercando uno stratagemma plausibile camminava
-attraverso il labirinto delle calli che
-conducono in Piazza, da ove pensava indirizzare
-i suoi passi verso i balconi del palazzo
-Orseolo, da qualche tempo non visti. Giunto
-sotto la torre dell'orologio la gente s'era accalcata
-davanti una bottega di caffè, e impediva il
-passaggio. La curiosità è contagiosa, ed egli divenuto
-curioso fra i curiosi, si spinse avanti
-per iscoprire l'oggetto della pubblica attenzione.
-Alcune carte stampate pendevano alle invetriate
-della bottega, e sovra d'esse gli parve di vedere
-il nome di Silvia, ma una nube gli offuscava la
-vista, e il sangue gli montava dal cuore al cervello
-con tale rapidità che non fu in caso di
-leggere più oltre. Fattosi animo alquanto, e facendosi
-largo fra la folla, giunse alfine davanti
-alle carte e vide una serie di sonetti e canzoni,
-che portavano la seguente intestazione: — Per
-le inclite nozze della nobile donzella
-Silvia degli Orseolo, con sua Eccellenza il nobile
-signor conte Alberto Leoni.
-</p>
-
-<p>
-Una fiamma repentina gli tolse la vista, lo
-colse un capogiro, e barcollando come un briaco
-<span class="pagenum" id="Page_153">[153]</span>
-uscì da quella folla, ad uno pestando i piedi,
-ad un altro lasciando andare i gomiti nello stomaco,
-urtando e rovesciando ogni cosa che gli
-si parasse d'innanzi, e gesticolando per la strada
-scomparve, sollevando dietro a sè i lamenti delle
-sue vittime che lo guardavano fuggire indispettite
-e sorprese, come chi s'imbatte a caso in
-un matto. Ristabilito l'ordine nella folla, i curiosi
-continuarono a deliziarsi nella lettura dei
-versi di Don Lio il quale celebrava le auspicate
-nozze mettendo a contribuzione il Parnaso,
-e facendo nuove vittime fra le stanche Muse, il
-vecchio Apollo, il decrepito Imeneo, e gli altri
-suoi martiri dell'Olimpo.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_154">[154]</span></p>
-
-<h2>XXI.</h2>
-</div>
-
-<p>
-Valdrigo, quasi uscito di senno, rientrava in
-casa cogli occhi stralunati, ribaltando l'arcolajo
-della nonna che seduta pacificamente sull'uscio,
-stava dipanando una intricata matassa. Rientrato
-in stanza diede un calcio così potente al cavalletto
-che mandò in aria la tela la quale ricadde
-sull'armadio sopra alcune tazze di caffè che volarono
-in mille scheggie, ribaltò un tavolo che
-sosteneva i colori e i suoi libri; l'olio da dipingere
-andò ad allagare le sue carte, le sedie
-andarono a cadere sulle sedie, e v'ebbe un tale
-baccano indiavolato che tutti i vicini si gettarono
-alle finestre per vedere se cascava il
-mondo.
-</p>
-
-<p>
-La Maddalena spaventata corse precipitosamente
-nella stanza, e vide una specie di caos,
-<span class="pagenum" id="Page_155">[155]</span>
-e Valdrigo ai piedi del letto privo di sensi.
-Chiamò aiuto; Beppo giunse dalla riva, e vedendo
-il quadro rovesciato lo levò dall'armadio,
-e l'osservò attentamente; per fortuna era salvo
-meno qualche striscia, se lo prese con molte
-precauzioni, e lo trasportò in una stanza più
-sicura.
-</p>
-
-<p>
-Maddalena spruzzava con acqua fresca il pallido
-volto del giovane, Marta apportava dell'aceto,
-Beppo ritornava nella stanza, e levando
-da terra Vittore, lo spogliava, e lo collocava
-nel letto. Ma tutte le loro cure non valsero a
-fargli riavere i sensi smarriti. Beppo corse alla
-più vicina farmacia, e poco dopo ritornò con un
-medico il quale esaminato attentamente il malato
-lo dichiarò in grave stato per violenta congestione
-cerebrale, gli fece un abbondante salasso,
-ordinò dei senapismi alle gambe, ed il
-riposo assoluto.
-</p>
-
-<p>
-Nei vaneggiamenti della febbre egli mormorava
-delle parole confuse fra le quali l'attenta
-Maddalena udì sovente il nome di Silvia.
-</p>
-
-<p>
-La malattia perseverava nella sua gravità e
-quindi i poveri pescatori pensarono di avvertirne
-<span class="pagenum" id="Page_156">[156]</span>
-la madre col solito mezzo del curato, indicato
-da Valdrigo. Beppo andò a prenderla a
-Mestre, e la buona Rosa accorse al letto del figlio
-che la riconobbe e mostrò coi cenni il
-contento di averla vicina e con uno sguardo
-commosso ringraziò Maddalena alla quale attribuì
-la delicata attenzione. La Rosa e Maddalena
-vegliavano al letto dell'infermo e gli prodigavano
-tutte quelle cure che i più nobili affetti
-ispirano alla donna e che sono i validi ausiliari
-della scienza. La buona madre chiedeva alla
-fanciulla le origini della malattia di suo figlio,
-ed essa rispondeva che il medico accusava il
-sole di aver causato l'accesso, ma non si mostrava
-convinta del giudizio; le rivelazioni raccolte
-l'avevano persuasa che se Vittore era vittima
-delle funeste influenze d'un astro, quell'astro
-non dovea essere il sole.
-</p>
-
-<p>
-La bellezza di Maddalena, e le sue attente e
-perseveranti prestazioni convinsero ben tosto
-la chiaroveggenza della madre dell'affetto della
-fanciulla per suo figlio, e la andava studiando
-col più vivo interesse cercando di scoprirne le
-diverse qualità, i pregi e i difetti per trarne
-<span class="pagenum" id="Page_157">[157]</span>
-partito a suo tempo. Le loro reciproche confidenze
-a mezza voce servivano all'intento: e in
-pochi giorni la Rosa fu convinta che Maddalena
-era una buona ed onesta ragazza, che
-avrebbe potuto formare la felicità di Vittore.
-</p>
-
-<p>
-A poco a poco il male diminuiva d'intensità,
-e il medico nelle sue visite aveva cessato di far
-quei cenni colla testa che volevano dire — affar
-grave! — Il malato incominciava a parlare,
-e quando la Rosa si trovava sola con lui lo interrogava
-da lontano sugli ospiti. Non tardò ad
-avvedersi, con sua grande sorpresa, che il figlio
-non pensava punto a Maddalena, o l'amava colla
-riconoscenza d'un amico, colla affezione d'un fratello.
-</p>
-
-<p>
-Valdrigo teneva chiuso in seno il segreto del
-suo amore infelice, e della fatale sorpresa che
-lo aveva colpito, egli spiegava i sintomi provati,
-i capogiri, l'esaltazione cerebrale e la successiva
-spossatezza, ma ne taceva le cause.
-</p>
-
-<p>
-Maddalena custodiva il segreto delle confidenze
-della febbre, forse per delicato sentimento,
-forse per iscoprire più facilmente le
-traccie della possente rivale. Ma il suo amore
-<span class="pagenum" id="Page_158">[158]</span>
-rinchiuso cresceva d'intensità in ragione della
-pressione sofferta e le sue guancie impallidivano,
-e i begli occhi illanguiditi rivelavano le
-interne lotte d'una passione agitata dalla gelosia.
-</p>
-
-<p>
-La Rosa attribuiva l'abbattimento di Maddalena
-alla veglie prolungate, e le ne faceva un
-merito presso Vittore, il quale voleva pagare il
-suo debito di riconoscenza colle più dolci espressioni,
-cogli elogi più eloquenti che inacerbavano
-la piaga; e credendo di recare il balsamo apportavano
-il fiele.
-</p>
-
-<p>
-Il medico propose che la convalescenza si
-facesse in campagna, e questo consiglio piacque
-al malato ed alla madre; dispiacque a Maddalena.
-Ma la Rosa se ne avvide e trovò un pronto
-rimedio. Essa voleva ricompensare in qualche
-modo le cure che gli ospiti avevano prodigate
-a suo figlio, e si proponeva in pari tempo di
-secondare l'affetto di Maddalena, e di ottenere
-da Vittore un sentimento pari che li avrebbe
-resi entrambi felici. Invitò dunque Maddalena
-ad accompagnarli a Saltore, e a rimanersi qualche
-tempo con loro. A questo invito un lampo
-di felicità brillò negli occhi della amorosa
-<span class="pagenum" id="Page_159">[159]</span>
-fanciulla, tanto più lieta quanto più Vittore ne
-sembrava soddisfatto. Qualche difficoltà insorta
-per le opposizioni di Beppo e della vecchia
-Marta venne presto appianata dalla volontà di
-Maddalena, e dalle promesse della Rosa, e prese
-le opportune disposizioni partirono per Mestre
-nella barca di Beppo. Colà presero a nolo una
-vettura che li condusse felicemente a Saltore.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_160">[160]</span></p>
-
-<h2>XXII.</h2>
-</div>
-
-<p>
-Era di primavera. Le prime fogliette spuntavano
-dagli alberi, e l'aria tiepida esalava il
-soave profumo delle prime violette. La giovane
-veneziana non era mai uscita dal suo nido, la
-sua infanzia s'era passata sulle rive della laguna,
-in un'aria pregna di emanazioni saline, commista
-all'ingrato tanfo dei canali ed alle esalazioni
-di pece delle barche. I suoi occhi avvezzi all'azzurra
-superficie dell'acqua, o al freddo aspetto
-dei muri, non si erano mai posati sopra una
-vasta campagna. Essa non aveva mai contemplato
-la natura rurale che nei prodotti degli orti delle
-isole, esposti nei cestoni dell'erberia; e i pochi
-alberi dispersi fra le case, e i modesti vasi di
-garofani e geranei della sua finestra, erano per
-lei i soli rappresentanti del regno vegetale.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_161">[161]</span>
-</p>
-
-<p>
-Il movimento continuo della città, il canto
-dei gondolieri, le ciarle delle donnicciuole, le
-baruffe dei facchini, le diverse grida dei pescatori
-e dei vari venditori ambulanti che annunziano
-per le strade le loro merci avevano sole
-risuonato alle orecchie della fanciulla, con l'accompagnamento
-delle musiche dei menestrelli
-vagabondi, e del suono delle campane, tutti rumori
-che confusi fra loro danno un certo suono
-generale che si potrebbe chiamare la voce delle
-calli di Venezia.
-</p>
-
-<p>
-Al Saltore la scena era affatto diversa, il silenzio
-della notte non era interrotto che dal
-canto dei grilli e da qualche latrato dei cani, al
-giorno era la canzone degli uccelletti fra gli
-alberi, le varie voci degli animali domestici, lo
-stormire delle fronde agitate dagli aliti della
-primavera.
-</p>
-
-<p>
-Il verde tappeto dei prati si smaltava di bianche
-margherite, e gli armenti vaganti per la
-campagna mandavano i loro muggiti, come un
-saluto alla pace che regnava dovunque.
-</p>
-
-<p>
-Nella rustica dimora, l'abbondanza prodigava
-i suoi doni. Non era più come a Venezia, ove
-<span class="pagenum" id="Page_162">[162]</span>
-ogni cosa si misurava in proporzioni meschine,
-ove sul tavolo della cucina si vedeva una libbra
-di farina, un bicchiere di latte, un cavolo, un
-pollo, un piattello d'insalata; nella cucina del
-colono entravano ampi catini di latte, cesti ricolmi
-di erbaggi, il farinaio riboccava di farina,
-gli scaffali di formaggi, e dalle travi affumicate
-pendevano i salami ed il lardo. Il cortile brulicava
-di polli, e il bravo Osvaldo aveva introdotto
-sotto al portico alcuni alveari che gli davano
-ogni anno un miele dorato, eccellente.
-</p>
-
-<p>
-Rosa faceva gli onori della casa alla sua
-ospite meravigliata di tanta agiatezza, sorpresa
-del nuovo spettacolo dei costumi campagnuoli.
-</p>
-
-<p>
-Durante l'assenza della moglie, Zammaria era
-un uomo impacciato e disperato. La casa gli
-pareva un deserto, i polli erano inquieti, il majale
-grugniva dalla fame, il gatto miagolava, il
-cane da guardia giaceva malinconico in un angolo
-del cortile, dopo d'aver invano cercato la
-sua padrona da ogni parte. Il ritorno di Rosa
-fu una vera festa per tutti, il cane le saltava
-addosso urlando ed abbajando dalla gioia, tutti
-gli animaletti le correvano incontro, il maiale
-<span class="pagenum" id="Page_163">[163]</span>
-dava segni evidenti di soddisfazione, i figliuoli
-la baciavano, e Zammaria sbalordito rimaneva
-immobile in mezzo del cortile, si cavava la beretta
-di lana per inchinare Maddalena, e rideva
-colla bocca, mentre due grosse lagrime di consolazione
-gli correvano giù per le guancie.
-</p>
-
-<p>
-La Rosa gli corse fra le braccia, lo baciò in
-viso e tutti entrarono in cucina. Allora disfatti
-i bagagli saltava fuori una bella giacchetta pel
-marito, una berretta col fiocco per Osvaldo, e
-fazzoletti rossi e variopinti per gli altri. Poi
-vennero i rinfreschi, il latte, le frutta per la
-bella veneziana, che tutti guardavano colla bocca
-spalancata e gli occhi sorridenti.
-</p>
-
-<p>
-Maddalena osservava quel quadro di felicità,
-e pensava come sarebbe bella la vita in questa
-pace, accanto all'uomo amato, in mezzo ad una
-famiglia contenta! La Rosa presso a poco pensava
-egualmente, e rifletteva che per Vittore
-una signora sarebbe una vera disgrazia, una
-contadina troppo poco, e faceva i suoi castelli
-in aria. Si potrebbe, diceva fra sè, restaurare la
-casa con poca spesa, Vittore farebbe dei bei
-santi per le chiese, Maddalena lo renderebbe
-<span class="pagenum" id="Page_164">[164]</span>
-felice, e mi assisterebbe nelle faccende di famiglia,
-saremmo tatti uniti! e si proponeva di
-mandare alcune candele alla Madonna della Neve
-per ottenere questa grazia.
-</p>
-
-<p>
-Vittore per sua parte pensava: — Silvia è
-la più divina creatura che abbia vissuto sulla
-terra, i suoi sguardi mi sono fitti nel cuore
-con indelebile fermezza, mi par sempre di vedere
-quell'occhio limpido e profondo, azzurro
-come il cielo, veggo sempre la sua bocca soave,
-ahimè la sento ancora sulle labbra!
-</p>
-
-<p>
-Orgoliosi! egli ripeteva fra sè, orgoliosi! gettare
-un fiore del paradiso fra le braccia d'un
-vecchio consumato dagli stravizi, soffocare le
-aspirazioni di quel cuore innocente per considerazioni
-ambiziose!... No! essa non può essere
-rea d'un oblìo contro natura, essa fu vittima
-d'un pregiudizio fatale!... — E la sua mente
-lottava e si agitava fra l'amore e l'odio, fra l'affetto
-per Silvia, fra il disprezzo pei nobili inumani,
-e quella violenta passione dominava tutte
-le facoltà di quell'anima esaltata dalle aspirazioni
-del cuore e amareggiata dai disinganni
-della vita!
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_165">[165]</span>
-</p>
-
-<p>
-Nelle ore della solitudine, Valdrigo viveva
-concentrato in sè stesso coi pensieri condensati
-dall'affetto, evocava le immagini del passato, riviveva
-nei giorni felici, conversava col suo idolo,
-lo circondava d'un prestigio fantastico, lo adorava
-con tutte le forze del cuore. Richiamato
-alla vita reale da qualche accidente volgare,
-chiudeva nel cuore e nella mente le sensazioni
-e i pensieri reconditi, come si chiudono le lettere
-d'una amante riamata entro ad una cassettina
-segreta per rileggerle e ribaciarle a suo
-tempo; e usciva dalla sua stanza col volto sereno,
-coll'aspetto tranquillo, avendo preso il
-partito di dissimulare le interne agitazioni con
-una superficie calma, di vivere con lei sola
-nella segreta intimità dell'anima, e di vivere
-con tutti secondo le convenienze della comune
-esistenza.
-</p>
-
-<p>
-La gratitudine che provava verso Maddalena
-per le cure ricevute lo obbligava a mostrarsi
-cortese ed affettuoso, ed a renderle gradevole
-e lieto il soggiorno di Saltore. Quindi scherzava
-con lei, e le indirizzava sovente quei complimenti
-abituali, che i giovani usano con le ragazze,
-<span class="pagenum" id="Page_166">[166]</span>
-e sono parole che spuntano spontanee
-sulle labbra all'aspetto della gioventù e della
-bellezza. Ma essa le ascoltava con grande attenzione,
-se le metteva da parte, le pesava colle
-bilancie dell'oro, e se le teneva come tante dichiarazioni
-mascherate d'un amore incipiente e
-forse troppo timido, per manifestarsi a volto
-scoperto. In fondo non erano che paglia, ma
-vicino al fuoco del cuore, sollevavano un incendio.
-</p>
-
-<p>
-Ogni giorno egli la conduceva al passeggio,
-e le ingenue sorprese della fanciulla alla quale
-tutto era nuovo, gli eccitavano una ilarità superficiale
-e burlesca. Ella che lo vedeva sempre
-cupo, si attribuiva il merito di scacciare le tetre
-nubi di quell'anima misteriosa, e di ricondurre
-i giorni sereni.
-</p>
-
-<p>
-Una mattina passeggiavano per le strade deserte
-di Vascon, e giunti davanti al palazzo degli
-Orseolo, Maddalena voleva entrare per vedere
-il giardino. Valdrigo le disse che dopo
-uscito da quella casa, non vi aveva più riposto
-il piede, e non voleva rimetterlo, perchè l'orgoglio
-di quei signori, rendeva amaro il beneficio
-<span class="pagenum" id="Page_167">[167]</span>
-ricevuto. Maddalena guardava pei cancelli
-le statue e le ajuole fiorite, e Angelo Rotondo
-fingendo di non vedere nessuno faceva segno
-col gomito a Fiorina, dicendo: — Guarda un
-po' se l'ha trovata la sua veneziana, e più bella
-della padroncina. Questa è proprio un bel pezzo
-di ragazza, un bocconcino che mette in appetito.
-</p>
-
-<p>
-— Taci su, birbonaccio, — rispondeva Fiorina, — sei
-proprio come il lupo che perde prima il
-pelo che il vizio.
-</p>
-
-<p>
-Maddalena ricondusse in campo la storia degli
-Orseolo, che Valdrigo le aveva raccontata a
-suo modo sotto la cappa del camino a Venezia,
-e volle sapere il nome d'ogni singolo individuo
-componente l'illustre famiglia. Quando udì il
-nome di Silvia, sentì come una punta nel cuore,
-e il suo volto espresse l'impressione dolorosa, ma
-Vittore non se ne avvide, ed essa non osò spingere
-le ricerche più avanti; ma disse fra sè: — Ecco
-trovata la Silvia, che Vittore invocava nei
-vaneggiamenti della febbre.
-</p>
-
-<p>
-Un'altra volta ritornando sullo stesso discorso,
-seppe che la nobile fanciulla era andata a marito,
-ma questa notizia non valse gran fatto a
-<span class="pagenum" id="Page_168">[168]</span>
-calmarla. Ne parlò alla Rosa con aria d'indifferenza,
-e i suoi sospetti ebbero nuovo alimento
-dalle spiegazioni della buona donna che volendo
-giustificare suo figlio lo accusava, ed imbrogliava
-l'intrigo.
-</p>
-
-<p>
-Le cose erano a questo punto quando un
-giorno giunse Beppo da Venezia all'improvviso.
-La cucina della Marta non gli andava troppo a
-sangue, la buona vecchia gli aveva bruciata
-una frittura di sogliole, la casa era in disordine,
-ed egli richiedeva sua sorella. Non ci fu caso
-di protrarre il soggiorno della ragazza, Beppo
-doveva partire per la pesca, la nonna Marta era
-sorda, e non si fidava di lasciarla sola a Venezia.
-Maddalena dovette cedere, e lasciò i buoni
-coloni con dirotte lagrime; essa sarebbe rimasta
-per sempre in quel beato soggiorno, Rosa la
-baciò colla tenerezza d'una madre, la consolò
-con future speranze, e la congedò colle dolci
-parole: — A rivederci presto.
-</p>
-
-<p>
-Partì con Beppo, ma il suo cuore rimase
-a Saltore; l'ultimo sguardo dato a Valdrigo
-avrebbe commosso una pietra: Vittore pensava
-fra sè: — Potessi almeno rivedere Silvia, e
-<span class="pagenum" id="Page_169">[169]</span>
-disse ad alta voce alla fanciulla: — Addio,
-buona Maddalena, a rivederci fra pochi giorni
-a Venezia, che qui non ci posso più stare.
-</p>
-
-<p>
-Queste parole, che essa interpretava a suo
-modo, furono la sola consolazione della fanciulla
-durante il suo viaggio, nel quale si sforzò a gran
-fatica di reprimere le lagrime e di soffocare i
-singhiozzi.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_170">[170]</span></p>
-
-<h2>XXIII.</h2>
-</div>
-
-<p>
-L'aria pura ed elastica che spira dalle montagne
-e dal Piave ristabilì in breve tempo la
-salute di Valdrigo, che ritornò a Venezia sano
-di corpo, ma con l'anima lacerata dall'amore e
-dall'odio. Nel tempo che visse in casa Orseolo
-ebbe agio di conoscere le depravate abitudini
-d'una molle nobiltà che decaduta dall'antico
-splendore aveva deposte le armi, e s'era data
-al far nulla ed al vizio. Questa classe infiacchita
-dominava la repubblica, comandava a Venezia
-con un orgoglio proporzionato alle glorie passate,
-e teneva il popolo a vile come una razza
-inferiore di sangue plebeo, condannata a servire.
-L'oltraggio sofferto in casa Orseolo e l'amore
-infelice avevano inasprito il cuore di Valdrigo,
-e la sua mente esaltata esagerava l'ingiustizia
-<span class="pagenum" id="Page_171">[171]</span>
-dei privilegi e i difetti del governo. Egli andava
-quindi meditando il modo più opportuno d'umiliare
-la superbia dei nobili, di ristabilire i diritti
-del popolo, di demolire i pregiudizi, di
-emancipare la patria dal dominio d'una aristocrazia
-orgogliosa e decrepita. Succede troppo
-spesso negli Stati che le passioni politiche si
-alimentano di privati rancori, e gli odii diventano
-spietati perchè confondono il bene della
-patria colla brama di particolari vendette. Ogni
-congiura rappresenta un bisogno, ogni bisogno
-si accompagna ad interessi, nei quali talora le
-speranze dell'individuo prevalgono alla fede del
-cittadino. Così nessun Governo potendo soddisfare
-ogni suddito, ogni Stato ha i suoi malcontenti
-che mormorano, pronti a denigrare le migliori
-intenzioni, attenti ad esagerare ogni fallo,
-ad avvalorare ogni sospetto, a spargere false
-notizie, ad attizzare le passioni.
-</p>
-
-<p>
-Il popolo di Venezia era semplice e tranquillo,
-soddisfatto nei bisogni e nei gusti della
-vita, lusingato da sempre nuovi passatempi, orgoglioso
-delle glorie d'una patria ammirata da
-tutti, egli amava e rispettava il suo governo, e
-<span class="pagenum" id="Page_172">[172]</span>
-giudicava le ineguaglianze sociali come un destino
-inappellabile, una eterna necessità, una volontà
-della divina provvidenza.
-</p>
-
-<p>
-Soltanto alcune menti filosofiche che meditavano
-i progressi sociali e osservavano i sistemi
-invecchiati, e con occhio perspicace ne scoprivano
-i difetti, prevedevano gli inevitabili mutamenti
-del tempo.
-</p>
-
-<p>
-Il movimento della Francia, non ostante le
-precauzioni del Governo per tenerlo segreto,
-penetrava in Venezia, come la luce del mattino
-entra in una stanza per gli spiragli delle imposte
-chiuse e delle cortine distese.
-</p>
-
-<p>
-I filosofi francesi avevano i loro seguaci nella
-repubblica, e le nuove dottrine battevano in
-breccia l'edifizio diroccato dai secoli e guasto
-dagli abusi.
-</p>
-
-<p>
-Si temeva ancora la severità del Governo,
-ma nel segreto del gabinetto si divoravano i
-libri che venivano dalla Senna, tradotti nella
-Svizzera e in Olanda.
-</p>
-
-<p>
-I dettami della ragione, e i diritti dianzi incontrastati,
-ma finalmente analizzati con fina
-critica e anatomizzati con implacabile verità
-<span class="pagenum" id="Page_173">[173]</span>
-scotevano dalle fondamenta le leggi avite. I
-frizzi, i sarcasmi scemavano il prestigio delle
-antiche istituzioni, i diritti dei nobili e i doveri
-dei plebei si confondevano nei diritti dell'uomo,
-e uno scetticismo spietato surrogava la venerazione
-d'ogni autorità.
-</p>
-
-<p>
-Alle ragioni dei filosofi si associavano le querele
-e le accuse dei malcontenti i quali si reclutavano
-fra gli ambiziosi delusi, fra gl'invidiosi,
-fra i rovinati dal giuoco o da cattive speculazioni,
-e che speravano rifarsi disfacendo gli
-altri e sovvertendo l'ordine, per abusare del disordine.
-Infatti tutte le umane passioni apportavano
-il loro contingente alle idee di riforma,
-nate nelle menti sublimi d'uomini immortali, secondate
-dai piccoli cervelli, dalle torbide aspirazioni,
-dai minuti interessi di volgari litiganti.
-</p>
-
-<p>
-L'amore deluso spinse Valdrigo nella corrente,
-trascinato in buona fede dalle apparenze
-d'una filantropia che incominciava da sè, e d'una
-politica che allo scopo di sopprimere i disordini,
-voleva immergere il mondo nel caos per
-rifarlo. Frammischiandosi ai malcontenti e facendo
-lega con loro, il giovane artista trovò facile
-<span class="pagenum" id="Page_174">[174]</span>
-adito nei conciliaboli segreti, e a poco a
-poco guadagnando terreno meritò la stima e la
-confidenza dei compagni che gli proposero d'iniziarlo
-nella vasta associazione dei Franchi-Muratori.
-</p>
-
-<p>
-Avendo accettato con giubilo la proposta
-venne iniziato alla setta con tutti i misteri allora
-usati. La loggia dei Franchi-Muratori si era
-stabilita a Venezia in una casa posta nella deserta
-contrada di San Simeone grande, in un sito
-appellato <i>Rio Marin</i>, di proprietà del procurator
-di San Marco Contarini, allogata a pigione ad un
-Colombo<a class="tag" id="tag6" href="#note6">[6]</a>.
-</p>
-
-<p>
-Una notte Vittore Valdrigo fu introdotto in
-tale casa da due amici, che dopo attraversata la
-camera detta <i>delle riflessioni</i>, lo fecero entrare
-nel <i>Tempio</i>, locale bujo colle pareti tappezzate
-di panno nero. Nel mezzo sorgeva un trono coperto
-di drappo turchino guernito di trine d'oro;
-e vedevasi uno specchio con cortina di velo ceruleo,
-che ad aurei caratteri aveva a trapunto
-<span class="pagenum" id="Page_175">[175]</span>
-la seguente iscrizione: <span class="smcap">Se avete un vero desiderio,
-se avete coraggio ed intelligenza, tirate
-questa cortina ed apprendete a conoscervi</span>. — Un
-lettuccio coperto di nera tela sopra cui
-stava impressa una croce bianca e rossa ed un
-ramo d'ulivo; tre gradini con vari candelabri;
-una piramide; un quadro a chiaroscuro rappresentante
-un sasso ed una squadra col motto:
-<span class="smcap">Dirigit obliqua</span>; altro quadro nel quale era dipinta
-una nave trabalzata da burrasca colla sentenza:
-<span class="smcap">In silentio et spe fortitudo nostra</span>; un
-terzo quadro colle immagini di una colonna a
-spira e di una squadra, leggendovisi sotto: <span class="smcap">In
-præsenti modo adhuc stat</span>; la statua di Cupido
-cogli occhi bendati, e da ultimo un telaio con
-una pelle tesa dipinta a geroglifici, standovi appeso
-un maglio per batterla a guisa di tamburo.
-Quivi gli bendarono gli occhi e lo accompagnarono
-nella sala vicina che si chiamava la Loggia.
-Colà fattolo sedere in una scranna a braccioli
-gli dissero che qualora udisse tre colpi
-si sbendasse. Appena uditi i tre colpi si tolse
-la benda e si trovò dirimpetto ad una tavola
-coperta da un bruno tappeto sopra cui stavano
-<span class="pagenum" id="Page_176">[176]</span>
-un teschio, un lumicino, e la iscrizione: Pensaci
-bene. Pendevano intorno ai muri cazzuole
-e martelline dorate, spade con elsa d'argento e
-di acciajo, stili, fazzoletti bianchi macchiati di
-sangue, ossarii, anfore e altri oggetti bizzarri.
-</p>
-
-<p>
-Poco dopo entrarono alcuni individui coperti
-di lunghe vesti nere col bavero turchino orlato
-di bianco, alle cui estremità risaltavano una
-piccola squadra e due spadine incrociate di metallo
-dorato. Erano le cariche della Loggia: il
-Venerabile, il Vigilante, il Fratello terribile, il
-Maestro delle cerimonie, il Tesoriere, l'Elemosiniere,
-il Segretario, e il Grande Esperto; il
-quale fattosi innanzi al candidato gli disse: — Udite
-le massime principali dei Liberi Muratori,
-e i tremendi castighi inflitti ai traditori, — e
-con voce lenta e grave, in mezzo al generale
-silenzio pronunciò queste parole: — «Dio ha
-creato l'uomo in libertà naturale e pienissima,
-siamo quindi tutti eguali. La libertà non si restringe
-senza grave ingiuria verso Colui che a
-tutti la diede. Per questa pienissima libertà naturale
-a noi tutti così benignamente impartita,
-Dio s'appaga dell'omaggio degli atti interiori, e
-<span class="pagenum" id="Page_177">[177]</span>
-non cura le esterne cerimonie. A Lui solo spetta
-il dominio assoluto della terra ove pose l'uomo
-il quale violando la libertà naturale della creatura,
-insulta il Creatore. Ora la Maestà suprema
-di Dio è stata lesa, e l'umana libertà poco
-meno che distrutta dalla malvagità degli usurpatori
-del diritto comune, che con colpevole
-violenza assunsero gli attributi dell'Essere Supremo,
-e dominarono sulla ignoranza degli uomini,
-i quali permisero tale usurpazione a proprio
-danno, e ad oltraggio della giustizia di Dio!
-È dunque grande e nobile impresa, e degna
-d'uomini onorati ed onesti quella di togliere
-l'umanità dalle tenebre dell'ignoranza e dalle
-pressure della tirannide, è un sacro dovere l'armarsi
-contro gl'infami usurpatori, ed anche ucciderli
-essendo rei d'usurpazione verso i diritti
-degli uomini e la divina podestà! Nè cotanto
-nobile e generosa impresa viene interdetta all'ebreo,
-al protestante, al cattolico, al maomettano
-o a qualsiasi setta, avvegnachè a tutti interessi
-altamente l'umana libertà e la divina
-potenza! Ardua però e tremenda è l'impresa,
-dovendosi lottare con forze organizzate e possenti,
-<span class="pagenum" id="Page_178">[178]</span>
-laonde si rende necessaria la scelta d'uomini
-di solida tempra, di spirito forte ed ardito.
-Il segreto deve essere inviolabile, pena la morte!
-piuttosto che svelare l'arcano e tradire la nostra
-società, il fratello deve lasciarsi estirpare
-le viscere e svellere il cuore dal petto senza
-proferire un accento; chi non si sente forte
-abbastanza per giurare sulla sua anima di conservare
-il silenzio anche a queste condizioni, si
-alzi, e si allontani...»
-</p>
-
-<p>
-Valdrigo rimase fermo al suo posto. Allora il
-Fratello terribile snudandogli un braccio ed una
-gamba, e bendatolo di nuovo lo condusse in altra
-stanza. Colà gli venne chiesto il nome, il
-cognome, il padre, la patria, la professione, e
-gli annunziarono un salasso e delle botte di fuoco.
-Valdrigo rimase imperterrito, e non gli fecero
-niente. Allora una voce profonda gli chiese
-cosa volesse, ed egli rispose — la luce — che
-così gli avevano prima insegnato. Allora toltagli
-nuovamente la benda si vide in faccia d'una
-fiamma, circondato da spade colle punte rivolte
-verso il suo petto, e la solita voce gli diceva: — In
-qualunque tempo della vita sarete difeso — e
-<span class="pagenum" id="Page_179">[179]</span>
-avanzatosi d'un passo gli venne ordinato
-di appoggiare una mano sul vangelo aperto sopra
-un tavolo, e di giurare obbedienza e fedeltà.
-Dopo di che chiamandolo fratello e baciandolo
-in volto gl'indicarono i toccamenti o segnali
-per conoscere i soci, che consistevano nel mettersi
-una mano sotto la gola; o colla mano sinistra
-prendere l'indice della destra e dargli col
-pollice tre colpi. Gl'insegnarono inoltre una parola
-d'ordine, e il modo di servirsene. Finite
-le cerimonie si sedettero ad un banchetto fraterno
-ed alla parola — mano all'arme — fuoco — bevettero
-porgendo un brindisi al fratello
-principe di Brunswich, alla madre Loggia di
-Londra, e ai fratelli di Venezia!<a class="tag" id="tag7" href="#note7">[7]</a>
-</p>
-
-<p>
-Valdrigo dopo quel giorno prese parte esattamente
-a tutti i segreti convegni della setta,
-ed ebbe libri e comunicazioni importanti sui
-<span class="pagenum" id="Page_180">[180]</span>
-movimenti della rivoluzione francese. Le notizie
-estere venivano raccolte da viaggiatori espressamente
-spediti, i quali talvolta appartenevano
-alle classi sociali più elevate. Angelo Quirini
-che sedeva in Senato faceva parte della Loggia,
-e visitò i confratelli della Svizzera e di alcune
-città della Francia, e venne accolto ed ospitato
-a Ferney da Voltaire. Altri viaggi in varie parti
-d'Italia, in Germania ed in Svizzera vennero
-fatti dai due Liberi Muratori Sebastiano Grotta
-e Francesco Battagia, ragguardevolissimi patrizii,
-e i gran Maestri e graduati convennero in una
-Dieta Generale Massonica aperta a Wilhemsbad
-nel granducato di Assia-Darmstadt<a class="tag" id="tag8" href="#note8">[8]</a>.
-</p>
-
-<p>
-Nelle riunioni dei Franchi Muratori Valdrigo
-riconobbe con sorpresa molti veneti patrizii che
-aveva veduti in casa Orseolo, e che erano stimati
-solidi sostegni del Governo e degli abusi
-prevalsi. Fra questi egli notava Girolamo Giustinian,
-Bernardo e Lorenzo Memmo, Alvise
-Pisani, Morosini, Soranzo, Falier Erizzo, Andrea
-Tron e Giovanni Pindemonte. V'erano tre parrochi,
-<span class="pagenum" id="Page_181">[181]</span>
-quello di San Michele Arcangelo, di San
-Maurizio, e di San Giovanni Crisostomo, e perfino
-un Gesuita Agostino, Signoretti<a class="tag" id="tag9" href="#note9">[9]</a>.
-</p>
-
-<p>
-Strinse particolare amicizia coi due fratelli
-Giuseppe ed Alessandro Albrizzi, distinti amatori
-di belle arti, e quindi legati d'intimità coi
-migliori artisti di Venezia.
-</p>
-
-<p>
-Allo scopo di propagare le massime adottate,
-Valdrigo si frammischiava col popolo; e per
-non eccitare sospetti indossava le vesti dei pescatori.
-Portava i zoccoli di legno cogli alti
-talloni, le calze lunge sopra i calzoni, la maglia
-a larghe righe bianche e cerulee, il ruvido cappotto
-col cappuccio, il berretto dei chioggiotti.
-Seduto con Beppo e gli altri battellieri intorno
-ai tavoli delle bettole affumicate trincava alla
-salute dell'avvenire, mentre il presente se ne
-andava coi vortici di fumo della sua pipa di
-terra cotta. Le teorie dell'eguaglianza sociale solleticavano
-generalmente i gondolieri senza impiego,
-<span class="pagenum" id="Page_182">[182]</span>
-i pescivendoli senza soldi, e incontravano
-la diffidenza e le opposizioni di quelli che trovandosi
-al servizio delle case patrizie gavazzavano
-nell'abbondanza, e si sentivano dei bei ducati
-in saccoccia.
-</p>
-
-<p>
-Pochi intendevano il vero senso delle dottrine
-propagate da Valdrigo, pochissimi avevano
-fiducia nelle sue promesse, e in un mutamento
-qualunque. Per altro qualche parola gettata per
-caso, qualche lamento circolante oscurava l'orizzonte,
-e si sentiva in aria un certo che d'inusitato
-e di strano. I vecchi rimpiangevano i giorni
-beati della loro gioventù, i bei tempi passati,
-ed accusavano i giovani di perdere il rispetto
-all'autorità e alla vecchiaja, di mettere in derisione
-gli usi e i costumi della patria, di riscaldarsi
-la testa con novità da sognatori e da
-matti.
-</p>
-
-<p>
-Valdrigo censurava l'albagia dei nobili, le
-loro pretese, i privilegi usurpati al popolo, e
-sforzandosi di pensare alla patria, pensava a
-Silvia, e l'amore soffiava nella politica gonfiando
-gli argomenti.
-</p>
-
-<p>
-Maddalena sollecitava invano il giovane pittore
-<span class="pagenum" id="Page_183">[183]</span>
-a riprendere il lavoro, egli rispondeva col
-solito <i>domani</i> che aveva servito di risposta alle
-preghiere materne, oppure metteva in campo
-pretesti d'occupazioni più gravi e più utili, o
-voleva dimostrarle la vanità di un'opera che
-certo non avrebbe raggiunto il merito dei più
-insigni pittori; e quindi egli soggiungeva:
-quando nelle arti non si perviene a trovare la
-perfezione, è meglio far niente.
-</p>
-
-<p>
-E usciva con Beppo, e talvolta giungeva a
-persuadere la Maddalena ad accompagnarli alla
-pesca; essa non resisteva gran tratto e lieta di
-passare alcune ore con lui s'imbarcava coi pescatori,
-e uscivano dal porto.
-</p>
-
-<p>
-La pronta intelligenza serve l'uomo in ogni
-occasione; e Valdrigo non aveva impiegato molto
-tempo a diventar marinajo. La vita del mare
-aveva fortificato le sue membra, e abbrunato il
-suo volto. Nei facili tragitti egli era in caso di
-dirigere il timone, ed aveva imparato ad issare
-e ad ammainare le vele, a legar le sarte all'antenna,
-a gettare e raccogliere le reti.
-</p>
-
-<p>
-Egli non usciva alla pesca quale semplice
-spettatore, ma prendeva parte alle fatiche dei
-<span class="pagenum" id="Page_184">[184]</span>
-compagni, e divideva con loro le lotte contro
-i furori del mare.
-</p>
-
-<p>
-Maddalena lo contemplava con sorpresa, e
-ammirava la versatilità di quell'uomo, deplorando
-vivamente che la mobilità del carattere
-gli rendesse impossibile la perseveranza e la
-fermezza nelle cose intraprese.
-</p>
-
-<p>
-Nelle ore di bonaccia egli si gettava sul
-ponte vicino a Maddalena e le faceva osservare
-la sublimità dell'infinito davanti la solitudine,
-e le spiegava i piaceri della navigazione, la libertà
-del mare, la superiorità di quei silenzi,
-sui silenzi della terra, la bellezza di quelle
-acque azzurre e di quel cielo sereno. Essa lo
-ascoltava con religioso raccoglimento, al tocco
-delle sue mani fremeva, al suo alitare sentiva
-un tremito in tutte membra, lo fissava in volto
-con uno sguardo d'adorazione, ed egli levando
-gli occhi al cielo varcava gli spazii sulle ali
-della fantasia, e pensava... alla Silvia.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_185">[185]</span></p>
-
-<h2>XXIV.</h2>
-</div>
-
-<p>
-Silvia era diventata la stella di Venezia. La
-nascita cospicua e l'illustre maritaggio l'aveano
-collocata al primo rango della nobiltà, la grande
-opulenza del conte Leoni la metteva al pari
-colle più ricche famiglie, le grazie della persona,
-e i vaghi lineamenti del volto le assicuravano il
-primo posto della bellezza, ed era infatto riconosciuta
-da tutti come la più bella fra le belle.
-</p>
-
-<p>
-Quando compariva nelle pubbliche feste colla
-fronte sfolgorante di brillanti che davano un
-singolare risalto al languore degli occhi trasparenti
-e profondi, vestita di ricche stoffe ricoperte
-di pizzi preziosi e di gemme, la folla rispettosa
-le cedeva il passo e un confuso mormorio
-d'ammirazione irresistibile seguiva il suo
-passaggio.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_186">[186]</span>
-</p>
-
-<p>
-Un sorriso misterioso muoveva le sue labbra
-esprimente la bontà rassegnata d'un'anima priva
-di letizia, e un velo di melanconia cresceva la
-bella espressione de' suoi sguardi.
-</p>
-
-<p>
-Dal giorno che l'abbiamo lasciata fanciulla,
-vittima d'un ingenuo impulso del cuore, lunga
-sarebbe la storia de' suoi intimi pensieri, breve
-quella dei fatti.
-</p>
-
-<p>
-La natura e l'educazione, l'istinto e il pregiudizio
-lottarono nella sua candida coscienza
-con tutta la forza d'una passione segreta. Un
-arcano misterioso s'era svelato con un bacio, il
-bacio del perdono era divenuto il bacio dell'amore,
-e quelle labbra congiunte per un minuto
-avevano lasciata una traccia indelebile. Quel bacio
-era un nodo stretto dalla natura, rotto istantaneamente
-dagli uomini; quella lacerazione
-aveva prodotto una piaga e un intenso dolore;
-i farmachi impiegati per sanare la ferita la inasprivano,
-non erano balsami ma fiele; l'ironia,
-lo scherno, la minaccia.
-</p>
-
-<p>
-La fanciulla offesa aveva nascoste le sue pene
-nei più impenetrabili recessi dell'anima, decisa
-di custodire le sue sensazioni per sè, di cedere
-<span class="pagenum" id="Page_187">[187]</span>
-al mondo quello che il mondo reclama, le apparenze
-esterne, il sorriso delle labbra, le parole
-di convenzione. — La sua mente perspicace,
-illuminata dai discorsi dei parenti, dagli
-esempi e dai consigli delle amiche, le dimostrava
-chiaramente l'inutilità d'una lotta colla
-famiglia, e colle convenzioni sociali, lotta ineguale,
-impossibile; che cosa avrebbe potuto ottenere
-una voce del cuore contro il sistema sociale
-e politico, contro le tradizioni dei secoli,
-contro l'autorità assoluta dei genitori, e la loro
-onnipotente volontà?
-</p>
-
-<p>
-D'altronde una opposizione tenace l'avrebbe
-confinata in un chiostro, e quale sarebbe il vantaggio
-di tanto sagrifizio?... la tomba prima della
-morte!...
-</p>
-
-<p>
-Che cosa chiedeva il suo animo?... un affetto
-per Vittore. Che era l'affetto?... Un pensiero
-perenne, un'arcana aspirazione, una tenerezza
-misteriosa, un'adorazione sublime... e tutto questo
-era possibile nell'intimo segreto della vita
-interna, senza turbare l'andamento delle cose
-terrene e l'irrefragabile volontà del destino.
-</p>
-
-<p>
-Visse dunque sommessa in apparenza, ma ribelle
-<span class="pagenum" id="Page_188">[188]</span>
-nel fondo alle leggi della sua classe,
-aspettò il conte Leoni, come si aspetta la fatalità,
-come si aspetta la morte, e pensò a Valdrigo
-come si pensa all'impossibile, o alle cose
-d'un altro mondo, all'eternità, al paradiso.
-</p>
-
-<p>
-Era sorvegliata col rigore dei prigionieri di
-Stato, non parlò mai più con Valdrigo; non lo
-vide che rare volte, da lontano, alla finestra per
-un secondo, o di passaggio alla chiesa. Nessuno
-se ne avvedeva, soltanto i due giovani si scambiavano
-uno sguardo, un lampo!... ma quel lampo
-teneva vivo il fuoco sacro, ed equivaleva ad un
-linguaggio sublime, il quale bastava ad occuparli
-intiere settimane nella traduzione talora impossibile
-dei concetti trasmessi.
-</p>
-
-<p>
-Così passarono dei mesi, e il tempo, che distrugge
-gl'imperi e le nazioni, esercitava la sua
-lenta ma inevitabile potenza anche sul cuore
-di Silvia. Il tempo scema ogni dolore e medica
-ogni piaga, ed ogni malato deve sottomettersi
-al supremo destino di guarire o morire. Silvia
-non guarì interamente, ma la piaga divenne cicatrice
-segnando un solco profondo e incancellabile.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_189">[189]</span>
-</p>
-
-<p>
-Intanto il conte Leoni, terminata la lunga
-missione diplomatica che lo teneva lontano da
-Venezia, ritornò in patria, si presentò alla futura
-sposa, e vennero fissate le nozze. Quest'uomo
-era immerso nella politica segreta, e nei raggiri
-diplomatici di quei tempi minacciosi. Conservatore
-per educazione e per nascita, apparteneva
-a quel partito che non voleva transigere colle
-novità della Francia, e giudicava un pericolo la
-minima concessione. Passava quindi per implacabile
-nemico d'ogni più ragionevole riforma,
-ed era odiato dai partigiani della libertà, e
-dalle sètte che volevano abbattere i privilegi e
-proclamar l'eguaglianza. Di ricco censo, avvezzo
-al lusso delle Corti e splendido per le avite
-tradizioni, egli presentò alla sposa i doni nuziali
-colla prodigalità d'un principe, e gli Orseolo
-avevano apparecchiata una dote degna dell'illustre
-prosapia, gareggiando collo sposo nella sontuosità
-degli arredi e delle gemme; di modo
-che il proemio al matrimonio non fu per Silvia
-che una lunga tortura di sartore e modiste che
-le provavano le vesti, e spiegavano davanti ai
-suoi sguardi le magnificenze delle arti, che più
-<span class="pagenum" id="Page_190">[190]</span>
-solleticavano la vista. I preziosi smanigli, le filze
-di perle, i diademi di brillanti, gli abbigliamenti
-di broccato, i rasi ricamati, gli sciamiti di seta
-doppia trapunta d'oro, i pizzi e i veli trasparenti
-e leggiadri per vaghezza di disegno, i nastri, le
-nappe, le pelliccie, ed una varietà innumerevole
-di pannilini d'ogni foggia e d'ogni uso.
-</p>
-
-<p>
-Il dire che Silvia rimanesse indifferente davanti
-a tante meraviglie, non sarebbe l'espressione
-del vero, che anzi assorta nella contemplazione
-di tali accessorii, essa dimenticava il
-principale.
-</p>
-
-<p>
-Cosicchè il giorno delle nozze giunse come
-improvviso, e la pompa solenne parve un sogno
-alla fanciulla sbigottita dagli omaggi delle matrone
-e dei patrizii, e sbalordita dalle cerimonie
-religiose e domestiche. Alla consacrazione davanti
-l'altare succedettero senza posa i rinfreschi,
-il banchetto, le danze, la musica, e la sua mente
-vacillava confusa fra il bagliore delle faci, il
-fruscio delle vesti, il bisbiglio misterioso e confuso
-della folla elegante.
-</p>
-
-<p>
-All'indomani della festa, un'infelice di più
-imprecava alla amara sorte riservata alla nobiltà
-<span class="pagenum" id="Page_191">[191]</span>
-ed alla ricchezza, e invidiava i modesti sponsali
-del popolo consigliati da reciproche attrattive e
-consolati da un amore concorde.
-</p>
-
-<p>
-Ma il popolo alla sua volta, mancando spesso
-del necessario, invidiava il superfluo dei nobili
-e così pochi erano contenti. Questa è la sorte
-comune della società, e ancora non si è trovato
-un sistema di governo che renda tutti felici, e
-crediamo non si troverà così presto; quindi la
-rassegnazione è stata sempre e sarà ancora per
-lunga pezza una delle più belle ed utili virtù.
-</p>
-
-<p>
-Silvia, che certo non mancava del superfluo,
-fra il quale considerava anche l'epitalamio di
-Don Lio, si trovava priva del necessario, che
-per lei era un cuor giovane e amoroso che rispondesse
-a' suoi sentimenti. Legata per legge
-divina ed umana ai destini d'un estraneo al suo
-affetto, essa soffriva il matrimonio come una
-malattia della sua razza e ne cercava qualche
-rimedio adottando francamente la vita di Venezia
-che moltiplicando le veglie, i piaceri e le feste,
-teneva lontani i mariti, e liberava le mogli dalle
-loro noiose assiduità, giudicate ridicole dai costumi
-eleganti, e assolutamente proscritte dalla
-<span class="pagenum" id="Page_192">[192]</span>
-società dei patrizii e rilegate tra le abitudini
-volgari del popolo.
-</p>
-
-<p>
-Così essa trovava la libertà nei legami del
-matrimonio, tanto è vero che le leggi che si allontanano
-dai dettami di natura non ottengono
-lo scopo che si propongono, e si conservano
-apparenti nella forma, ma illusorie nel fondo.
-Di tale libertà però Silvia non abusava, chè se
-i tempi corrotti autorizzavano e rendevano facili
-gl'intrighi, l'amor vero non ha mai congiurato
-contro l'onore per deliberazione spontanea, ed
-è rimasto sempre il guardiano del pudore e
-della virtù. Chi ama non ardisce, e chi ardisce
-non ama, disse un sapiente scrittore, e appunto
-Silvia amava, e non ardiva confessarlo a sè
-stessa. Però schiava del dovere e dell'onestà,
-non poteva nè voleva raffrenare la libertà del
-pensiero, il quale correva senza ostacoli alle memorie
-del passato, e nelle ore di solitudine vagava
-in traccia d'un'anima sorella nel dolore e
-nelle aspirazioni, del pari solinga e abbandonata
-dall'avverso destino!... Infatti Silvia pensava sovente
-a Valdrigo.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_193">[193]</span></p>
-
-<h2>XXV.</h2>
-</div>
-
-<p>
-Esistono forse dei rapporti arcani, e una voce
-misteriosa che metta in comunicazione due anime
-unite dalla simpatia e allontanate dal destino?...
-Questo è ancora un problema oscuro, ma sembra
-che il fenomeno esista, e se la scienza non ha
-saputo fino ad ora spiegarlo, l'empirismo degli
-amanti ci crede. Si raccontano su questo rapporto
-dei casi strani e meravigliosi di sensazioni
-lontane ma unisone, di presentimenti profetici,
-e si narrano storie bizzarre di fatti creduti
-sovrumani che nel Medio Evo si attribuivano alle
-streghe, e ai tempi presenti si dichiarano effetti
-del magnetismo animale.
-</p>
-
-<p>
-Forse alcuni fenomeni d'una apparenza sopranaturale
-sono naturalissimi e normali, ma la
-<span class="pagenum" id="Page_194">[194]</span>
-dabbenaggine umana grida al miracolo, perchè
-ne ignora le cause, ma l'uomo nel breve corso
-di sua vita mortale non può conoscere tutte le
-leggi immortali dell'universo. Dopo una lunga
-serie di secoli nella quale la scienza umana si
-arricchì di numerose e sorprendenti scoperte,
-quanti sublimi misteri si celano ancora nelle
-tenebre, quante leggi naturali rimangono ancora
-nascoste ai nostri sguardi!...
-</p>
-
-<p>
-Questa dissertazione metafisica ha lo scopo di
-avvertire il lettore che Silvia e Valdrigo non
-si vedevano mai, ma si parlavano attraverso gli
-spazi, attraverso i muri di Venezia, a grandissime
-distanze, senza comunicazioni materiali, e
-le cose suddette giustificano la nostra ignoranza
-con l'ignoranza universale, incapace di spiegare
-il misterioso fenomeno. Ma il fatto esisteva, e
-forse esiste tuttora od esistette fra la persona
-che legge queste povere pagine e qualche anima
-lontana. Non è vero che si parla attraverso le
-montagne e l'oceano?... Sicuro che il linguaggio
-di due spiriti non è composto di accenti comuni
-e volgari, sicuro che quella voce arcana non
-dice: — Buon giorno, signore, come sta lei?...
-<span class="pagenum" id="Page_195">[195]</span>
-vorrebbe favorirmi i numeri che si cavano al
-lotto?... o dirmi il corso dei valori di borsa?.. — Queste
-cose le può dire il telegrafo!... — Il
-telegrafo elettrico!... chi ci avrebbe creduto
-nel Medio Evo?... Orbene, abbandoniamo la spiegazione
-del telegrafo amoroso alle future elucubrazioni
-della scienza, e per ora teniamoci paghi
-del fatto. Il fatto, quantunque misterioso, è
-incontrastabile.
-</p>
-
-<p>
-Silvia seduta mollemente in un ampio seggiolone
-a bracciuoli, in una magnifica stanza tappezzata
-di antichi arazzi, e colle finestre ricoperte
-da impenetrabili cortinaggi di ricche stoffe,
-stava tutta sola pensando. Valdrigo cullato dai
-flutti del mare, coricato sul cassero d'una barca
-peschereccia, contemplava il cielo sereno. A
-poco a poco una corrente misteriosa d'idee gettava
-un filo invisibile dal cuore di Valdrigo al
-cuore di Silvia; ecco il telegrafo amoroso fissato,
-sul quale i sentimenti facevano i loro uffici,
-come le parole attraverso il filo metallico del
-telegrafo elettrico. Che cosa dicevano? Erano
-pensieri intangibili, sensazioni inesprimibili, fantasie
-vaporose, aspirazioni vaghe indefinite, estasi
-<span class="pagenum" id="Page_196">[196]</span>
-e rapimenti che si possono comprendere soltanto
-da chi li abbia provati.
-</p>
-
-<p>
-La povera Maddalena, innamorata al pari di
-Silvia, non incontrava nel cuore di Valdrigo che
-una elettricità negativa, egli si trovava a un
-passo dalla bella popolana e a cinque miglia da
-Silvia; ma parlava a questa e la vedeva parlante,
-e l'altra così vicina, gli era mille miglia lontana
-dal cuore. O misteri della vita!...
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_197">[197]</span></p>
-
-<h2>XXVI.</h2>
-</div>
-
-<p>
-Un giorno il nostro pittore s'era seduto in
-faccia al quadro dei pescatori, e lo andava contemplando. — Non
-ci sarebbe troppo male!...
-egli ripeteva fra sè, ma ci vorrebbe il coraggio di
-finirlo. Chi mi darà questo coraggio?... e sospirava.
-</p>
-
-<p>
-Alcuni colpi vigorosi del battente di casa lo
-scossero dai suoi pensieri, e udendo una voce
-che chiedeva di lui, saltò in piedi, corse precipitosamente
-ad aprire la porta della stanza.... e
-vide Antonio Canova.
-</p>
-
-<p>
-Reduce da Roma ove aveva scolpito il Teseo
-sul Minotauro, una statua di Marte, un Amorino,
-Venere che inghirlanda Adone di rose, la Psiche,
-vari bassirilievi e finalmente il grandioso Mausoleo
-<span class="pagenum" id="Page_198">[198]</span>
-di papa Clemente XIII, collocato nella basilica
-di san Pietro, lo scultore era venuto a
-Venezia per rivedere gli amici, e recarsi a respirare
-l'aria nativa dei suoi colli di Possagno,
-per ristorare le forze affrante dalle lunghe fatiche.
-Il Doge ed il Senato lo avevano accolto
-come un figlio prediletto, e i più illustri patrizii
-andavano a gara per onorarlo come una
-nuova gloria della patria, e gli allogarono il
-monumento dell'illustre capitano Angelo Emo.
-</p>
-
-<p>
-Fedele alle sue affezioni d'infanzia, Canova
-volle abbracciare Valdrigo, e lo sorprese nel
-suo alloggio. Quella visita inaspettata sbalordì
-Vittore, stupefatto ad un punto dalla gioia e
-dalla vergogna. La fama gli aveva narrate le
-opere dell'amico; che cosa aveva egli da contrapporre
-a tante insigni produzioni?.... nulla!
-Il piacere di stringere fra le braccia un antico
-collega era dunque avvelenato dal rimorso del
-tempo perduto fra le passioni dell'amore e della
-politica. L'inerzia arrossiva davanti al lavoro.
-Partiti entrambi da uno stesso punto, con eguali
-attitudini, uno aveva proseguito il cammino con
-perseverante costanza, superando con coraggio
-<span class="pagenum" id="Page_199">[199]</span>
-gli ostacoli, l'altro s'era arrestato ad ogni scabrosità
-del terreno.
-</p>
-
-<p>
-Scambiate le prime espansioni, lo scultore
-cercò un punto opportuno per contemplare il
-quadro dei pescatori, e il pittore movendo il
-cavalletto verso la luce si poneva da un lato,
-studiando l'espressione della fisonomia dell'amico,
-ed aspettando trepidante il suo imparziale
-giudizio.
-</p>
-
-<p>
-Canova collocato a qualche distanza fissava
-attentamente quella tela, ora concentrando la
-luce con le mani raccolte intorno agli occhi,
-ora retrocedendo d'un passo, mettendosi in fianco
-per giudicare un effetto, o avanzandosi per osservare
-da vicino alcuni tocchi di pennello;
-esaminò attentamente ogni singola figura, ogni
-accessorio, il prossimo terreno e l'orizzonte lontano,
-e poi raccogliendo i vari gruppi in uno
-sguardo sommario, per vedere se l'armonia
-delle varie parti corrispondesse all'insieme, studiò
-l'effetto generale del quadro, e colla testa
-alta e gli occhi semichiusi stette lungamente
-immobile e muto a guardarlo.
-</p>
-
-<p>
-Finalmente cessando tutto a un tratto dall'esame
-<span class="pagenum" id="Page_200">[200]</span>
-coscienzioso e severo, si slanciò al collo
-dell'amico, e baciandolo in volto con affettuosa
-e sincera affezione gli disse: — Vittore, il tuo
-quadro è un capolavoro. Prendi i pennelli e
-compi l'opera, e fra pochi giorni il tuo nome
-sonerà con elogio in Venezia, e tu sarai stimato
-nuovo decoro alle arti.
-</p>
-
-<p>
-Valdrigo piangeva, e confessava ingenuamente
-i suoi slanci sublimi e le lotte colle tetre nubi
-della vita che gli oscuravano gli orizzonti sereni
-dell'arte, e il continuo ondeggiare fra i lampi
-delle sue ispirazioni, e le tenebre d'una molle
-apatia la quale spegneva a poco a poco il sacro
-fuoco del genio che si sentiva ardere in cuore
-ed affraliva la sua volontà con una colpevole
-accidia che lo rendeva inetto al lavoro.
-</p>
-
-<p>
-Allora Canova confortava di nobili consigli
-quell'anima addolorata, e gli ripeteva le massime
-che guidarono la sua gloriosa carriera e
-che vennero scrupolosamente raccolte e conservate
-da Antonio d'Este suo intimo amico, e da
-Melchiorre Missirini suo ammiratore e biografo,
-e che noi riportiamo testualmente ad onore del
-nostro grande concittadino, e per guida dei giovani
-<span class="pagenum" id="Page_201">[201]</span>
-artisti che vogliono seguire le sue traccie
-immortali. — «Il decoro e la grandezza del
-nome d'Italia debbono sempre starci fissi nella
-mente. Gl'Italiani sono stati destinati dalla provvidenza
-a condurre a fine ogni gran cosa. Essi
-fanno uscire nella luce del mondo capolavori
-d'ogni maniera, e si acquistano il merito di essere
-a tutti insegnatori e maestri per solo spontaneo
-irresistibile impulso del loro genio, recato
-a creare grandi cose senza emulazione, senza
-premio e molte volte senza lode, anzi per mezzo
-tutti gli ostacoli e le contrarietà delle opposizioni
-dei governi, e delle censure fra loro medesimi,
-e fra le allettatrici distrazioni di un
-cielo mite e di un'aria benigna che ne consiglia
-e sospinge alle ricreazioni e ai diporti...»
-</p>
-
-<p>
-«Compiango quei giovani che credono poter
-comporre piaceri d'ogni maniera coll'arte. L'arte
-sola deve stare in cima al pensiero dell'artista,
-e per essa vivere e volgere in essa ogni sua
-cura. Non devesi sviare l'intelletto nè abbattere
-il corpo.»
-</p>
-
-<p>
-«Chi è stanco della musica, della veglia e
-del ballo, del passeggio, della cena, come mai
-<span class="pagenum" id="Page_202">[202]</span>
-di buon mattino potrà recarsi allo studio per
-lavorarvi con quell'ardore che vi bisogna? Quindi
-si diviene neghittosi, e all'ignavia vien dietro
-la noncuranza della gloria e l'appagarsi della mediocrità.
-La vita dell'artista debbe essere un continuo
-studio, non v'ha cosa più preziosa del
-tempo. Il grande artista deve pensare a vivere
-più nel futuro che nel presente...»<a class="tag" id="tag10" href="#note10">[10]</a>.
-</p>
-
-<p>
-Queste gravi e solenni parole colpirono profondamente
-il cuore commosso di Valdrigo, che
-promise di mettersi con fermezza a terminare
-il suo quadro, seguendo i consigli dell'amico,
-che lo assicurava delle supreme consolazioni
-del lavoro, come farmaco infallibile che risana
-ogni dolore dell'anima, e consola il cammino
-della vita.
-</p>
-
-<p>
-In mezzo a questi propositi si separarono, fra
-le scambievoli dimostrazioni di amicizia e di
-stima, e Canova parti per Possagno.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_203">[203]</span></p>
-
-<h2>XXVII.</h2>
-</div>
-
-<p>
-La gloria ha le sue sublimi soddisfazioni, ma
-non va esente da penosi supplizi.
-</p>
-
-<p>
-La grande modestia di Canova lo esponeva
-sovente alla tortura della pubblica ammirazione,
-e il suo viaggetto a Possagno costò molte pene
-all'illustre scultore. Egli s'era proposto di giungere
-tranquillo al suo paesello, contemplando
-per via quei bei colli che gli rammentavano i
-giorni sereni dell'infanzia, e il pensiero di gustare
-in pace quel silenzio e quella solitudine
-era un grande conforto al suo cuore. Vane illusioni!
-I bravi possagnesi volevano onorare il
-loro esimio concittadino divenuto famoso in Europa.
-Canova giunto a Bassano in compagnia del
-suo amico Antonio D'Este, trovò il Senatore Rezzonico
-che lo aspettava per onorarlo con sontuose
-<span class="pagenum" id="Page_204">[204]</span>
-accoglienze. Le cerimonie incominciavano
-a intorbidare la gioja del viaggio. A Crespano
-sboccavano da tutte le vie i curiosi che accorrevano
-a vederlo. Colà scese di vettura per
-montare a cavallo, le strade essendo impraticabili
-ai ruotabili, e poco dopo s'incontrò con un
-drappello di giovani suoi compatrioti che venivano
-a riceverlo, e fargli scorta d'onore. — Addio,
-solitudine! — Erano una quarantina sopra
-cavalli adorni di alloro, ed avevano il capo incoronato
-di fiori. Canova voleva sollevarli dall'incomodo,
-ma il suo amico D'Este gli mostrava
-l'impossibilità di calmare il loro entusiasmo. Bisognò
-dunque galoppare di conserva fra la brigata
-trionfale, e giunti al confine del territorio
-di Crespano, dopo il quale s'entra nel comune
-di Possagno, trovarono «la strada coperta di
-lauro, di mirto e di fiori; e ai lati della medesima,
-un folto popolo d'ambo i sessi, che con
-rami di lauro, battendo le palme gridavano:
-<i>Viva il Canova.... Viva il patriotta</i><a class="tag" id="tag11" href="#note11">[11]</a>.»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_205">[205]</span>
-</p>
-
-<p>
-A misura che avanzavano crescevano gli applausi
-e la folla, e giunti finalmente al paese
-il popolo accorso era immenso, e il frastuono
-degli evviva, e dei trasporti di allegrezza si
-confondeva col suono festivo delle campane, colle
-allegre musiche, e lo scoppio dei mortaretti! — Addio,
-silenzio!
-</p>
-
-<p>
-Arrivati sulla Piazza i rappresentanti del Comune
-e del Clero si fecero innanzi con grave
-incesso ad ossequiare la vittima della gloria,
-che in quel momento avrebbe pagato la più
-bella delle sue statue per trovarsi sulla cima
-inaccessibile della più alla montagna del globo.
-Ma le patrie onoranze non erano finite, e fu
-costretto di subire un discorso «commoventissimo,
-e molte poetiche composizioni in vari
-metri che terminarono con un sonetto di Marco
-Bastasini in dialetto del paese»<a class="tag" id="tag12" href="#note12">[12]</a>.
-</p>
-
-<p>
-Non mancava altro!... ma l'eco di quella festosa
-e cordiale accoglienza risuonava ancora
-molti anni dopo la sua morte nelle pagine d'Antonio
-<span class="pagenum" id="Page_206">[206]</span>
-D'Este che ne faceva un grottesco racconto<a class="tag" id="tag13" href="#note13">[13]</a>.
-</p>
-
-<p>
-Rimase due settimane a Possagno, invocando
-invano la pace e il riposo. I conviti succedevano
-ai conviti, i versi piovevano sui lauti
-banchetti, e i soliti numi dell'Olimpo scendevano
-dagli Elisi ad onorare l'artista. Il ritorno
-attraverso l'Italia venne parimenti onorato da
-continui trionfi, che pesavano a Canova, il quale
-lamentava il tempo perduto e i lavori sospesi.
-</p>
-
-<p>
-Ritornato finalmente in mezzo ai prediletti studi
-di Roma, il suo genio riprese il volo sublime
-nelle regioni supreme dell'arte, e diede vita a
-nuove e immortali creazioni.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_207">[207]</span></p>
-
-<h2>XXVIII.</h2>
-</div>
-
-<p>
-Un alito del genio alacre di Canova, aveva
-dato l'impulso al genio inerte di Valdrigo. Ripreso
-il lavoro, e richiamati i modelli, non deponeva
-la tavolozza che poche ore, per cibarsi
-o dormire, non usciva più di casa e pareva dominato
-da uno spirito creatore che sostenesse
-le sue forze. Serio, concentrato, intento a trattare
-i pennelli con un'attenzione sostenuta, pareva
-isolato dal mondo, e reso insensibile ad
-ogni impressione che non avesse un'influenza
-diretta al suo scopo. Maddalena raggiante di
-gioja gli stava di rimpetto silenziosa per non
-turbare quel sublime raccoglimento, e mentre
-egli dava gli ultimi tocchi alla tela, essa ammirava
-sul volto del pittore le traccie d'un'anima
-soddisfatta dalla coscienza del proprio valore.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_208">[208]</span>
-</p>
-
-<p>
-Un giorno aveva radunato nella stanza tutti i
-modelli che collocati nella rispettiva posizione
-presentavano l'aspetto generale del quadro; tutto
-ad un tratto Valdrigo saltando in piedi sullo
-scanno sul quale stava seduto gettò in aria la
-tavolozza e i pennelli e gridò — basta!
-</p>
-
-<p>
-A tal grido, Maddalena che conosceva le ubbie
-del pittore divenne pallida pallida, e stava certo
-per cadere svenuta dal dolore d'un nuovo capriccio
-del bizzarro suo ospite, quando egli soggiunse: — basta,
-ho finito!
-</p>
-
-<p>
-Un profondo sospiro sollevò il cuore oppresso
-della povera fanciulla, ed una lagrima di gioja
-le bagnava le guancie, mentre le sue labbra si
-atteggiavano al più soave sorriso.
-</p>
-
-<p>
-I pescatori circondavano il quadro, guardandosi
-ed ammirandosi riprodotti sulla tela, e lodando
-il pittore che sempre in piedi sullo
-scanno dominava le loro teste e rideva allegramente
-delle ingenue osservazioni, e degli applausi
-sollevati dal più sincero entusiasmo. Poi
-saltando sul pavimento li baciava tutti dalla
-gioja incominciando dalla nonna Marta, e terminando
-colla Maddalena, la quale al tocco di
-<span class="pagenum" id="Page_209">[209]</span>
-quelle labbra sentì una burrasca interna e il
-capogiro, ma egli come al solito non avvedendosi
-di nulla, stava vuotando le sue tasche sul
-tavolo, dalle quali uscivano gli ultimi ducati,
-una bella giustina d'argento, un'osella cogli orli
-frastagliati e alcuni traeri anneriti e consunti,
-e invitando Beppo a raccogliere questo suo fondo
-di cassa gli diceva:
-</p>
-
-<p>
-— Invito tutti a pranzo, va a provvedere i
-bocconi più ghiotti, i vini più morelli, evviva
-l'arte e l'allegria!... — Evviva Evviva! ripetevano
-i convitati fra gli applausi universali, e
-le risa sgangherate che facevano tremare le pareti;
-e tutti se ne andarono lieti e contenti
-aspettando l'ora del banchetto; il quale non è a
-dirsi se fu allegro e clamoroso. Basti il sapere
-che tutti erano soddisfatti, e il vino buono e
-abbondante.
-</p>
-
-<p>
-Quando la tela fu asciutta, Valdrigo vi distese
-sopra una bella mano di vernice che fece
-risortire le velature, e le luci, ed avendo trovato
-da un intagliatore una magnifica cornice
-dorata, potè ottenerla a credito colla promessa
-di pagarla dopo venduto il dipinto, che collocato
-<span class="pagenum" id="Page_210">[210]</span>
-al suo posto produceva un effetto veramente
-meraviglioso.
-</p>
-
-<p>
-Pochi giorni dopo, il quadro colla sua cornice
-figurava al balcone d'una delle più belle botteghe
-di Piazza San Marco, con sotto il nome di Vittore
-Valdrigo, e attirava da ogni parte i curiosi,
-che si affollavano per contemplarlo e applaudirlo.
-</p>
-
-<p>
-Il pittore penetrava spesso fra la gente, e
-s'inebbriava del trionfo, maledicendo gli anni
-sprecati a far nulla. Maddalena volle vedere il
-quadro esposto al pubblico, v'andò in segreto
-con una amica, godendo, degli elogi fatti all'artista
-come d'un bene suo proprio, ma dovette
-allontanarsi in fretta dagli sguardi delle persone
-che avevano subito riconosciuto il modello
-principale, e gli scoccavano degli epigrammi un
-po' troppo arguti e indiscreti.
-</p>
-
-<p>
-Intanto il nome di Valdrigo si diffondeva per
-Venezia, e l'esposizione del quadro era divenuta
-un piccolo avvenimento. La folla attirava la
-folla, tutti volevano vedere l'opera della quale
-avevano uditi gli elogi, gli artisti discutevano
-fra loro sui meriti del disegno e del colorito,
-<span class="pagenum" id="Page_211">[211]</span>
-il popolo ammirava i suoi costumi nazionali riprodotti
-con inusata verità, e i nobili nelle loro
-radunanze esaltando il talento di Valdrigo, onoravano
-la loro classe che lo aveva tratto dalla
-oscurità, e protetto nei primi passi dell'arte. E
-si diceva da per tutto: — i nobili sono i benefattori
-degli artisti, i Falier hanno sostenuto
-Antonio Canova, gli Orseolo hanno assistito Vittore
-Valdrigo. — Il museo Farsetti ha cooperato
-allo sviluppo di due geni che saranno nuova
-gloria alla patria, i patrizi veneziani mostrarono
-sempre un amore vivissimo alle arti belle,
-ne siano prova le chiese, i palazzi e le gallerie
-che formano di Venezia una meraviglia del
-mondo.
-</p>
-
-<p>
-Molli ricchi patrizi entrarono nella bottega
-per acquistare il dipinto, il negoziante scriveva
-il loro nome e rispondeva: — Non so se il
-quadro sia già venduto, in ogni modo farò noto
-al pittore il desiderio di vostra eccellenza.
-</p>
-
-<p>
-La lista degli aspiranti all'acquisto venne infatti
-presentata a Valdrigo, il quale; percorrendola
-rapidamente, si arrestò tutto ad un tratto
-davanti al nome del conte Alberto Leoni. Era
-<span class="pagenum" id="Page_212">[212]</span>
-evidente che acquistando il primo lavoro di
-Valdrigo, il conte Leoni subiva una influenza.
-Naturalmente gli Orseolo gli avevano lasciato
-ignorare la scena del boschetto, e Don Lio celebrando
-nel suo Epitalamio il candore della
-sposa, era convinto della necessità d'usare una
-tale licenza poetica, ma ne sogghignava maliziosamente
-sottecchi.
-</p>
-
-<p>
-Ma certo il nobile carattere di Silvia consigliando
-al marito l'acquisto del quadro, intendeva
-soddisfare un dovere di giustizia, dimostrando
-a Vittore che essa non era complice
-della calunnia che lo aveva colpito. — Il sentimento
-delicato della donna riparava i torti
-dell'altero casato, riabilitando l'onestà offesa ingiustamente,
-e rendendo omaggio al genio derelitto
-che trionfava d'ogni ostacolo colla sola
-forza del proprio valore.
-</p>
-
-<p>
-Che se scrutando i più reconditi ripostigli di
-quel cuore generoso, si avesse scoperto un
-istinto più intimo che animava i suoi nobili
-impulsi, la purezza d'un tale sentimento non
-avrebbe punto offuscata la virtù, nè scemato il
-pregio della Sua nobile condotta.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_213">[213]</span>
-</p>
-
-<p>
-Valdrigo comprese il significato di quel nome,
-ne fu commosso nel profondo del cuore, e ordinò
-che il quadro venisse subito portato in
-casa del conte Leoni.
-</p>
-
-<p>
-All'indomani il giovane pittore riceveva un
-bel gruppetto di zecchini accompagnato da una
-lettera di elogi, che terminavano colla preghiera
-al pittore, di volersi recare al palazzo Leoni per
-collocare egli stesso il suo quadro nella luce più
-vantaggiosa.
-</p>
-
-<p>
-Dopo lunghe meditazioni sulle sue nuove fortune,
-Vittore pensò a sua madre, a' suoi ospiti,
-a sè stesso. Mandò a Saltore del denaro e dei
-doni, fece un bel presente a Maddalena, e chiamato
-un sarto che vestiva i più eleganti damerini
-di Venezia, gli commise un vestito completo
-d'ultimo gusto, coi bottoni diamantati.
-Uno dei millecinquecento parrucchieri<a class="tag" id="tag14" href="#note14">[14]</a> che in
-quell'epoca acconciavano le teste dei veneziani,
-gli pettinò una zazzera incipriata da zerbinotto
-vaporoso, un calzolajo rinomato gli calzò un
-<span class="pagenum" id="Page_214">[214]</span>
-pajo di scarpini colle fibbie, un cappellajo gli
-fornì una leggiadra schiaccina da tenere sotto
-il braccio, ed ecco in pochi giorni un uomo rifatto
-e degno della più eletta società. Alcuni
-suoi conoscenti, che pochi giorni prima scontrandolo
-per via lo salutavano appena, vedendolo
-in così splendido arnese gli facevano delle
-profonde riverenze, e i suoi fornitori che dapprima
-lo tormentavano per un minimo credito,
-gli andavano poi incontro per offrirgli del denaro.
-Così va il mondo! malgrado il proverbio
-che l'abito non fa il monaco.
-</p>
-
-<p>
-Trovatosi in tutto punto, Valdrigo accorse
-trepidante al palazzo Leoni. Nel salire le ampie
-scale gli vacillavano le ginocchia per modo che
-dovette arrestarsi alquanto a prender lena. Il
-cuore gli palpitava con violenza e gli battevano
-i polsi al punto da offuscargli la vista. Un servo
-lo condusse dall'entrata all'anticamera, era un
-vecchio cameriere in gran livrea gallonata, gli
-si fece incontro con un profondo inchino, e
-chiestogli il nome gli aperse l'uscio della stanza
-vicina, annunziando:
-</p>
-
-<p>
-— L'illustrissimo signor Vittore Valdrigo.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_215">[215]</span>
-</p>
-
-<p>
-Vittore si avanzò lentamente, il cameriere
-chiuse l'uscio. Un soavissimo profumo dominava
-la tiepida atmosfera, debolmente rischiarata da
-una luce rosea, trapelante attraverso pesanti
-cortinaggi. Nel fondo della stanza, Silvia stava
-seduta in un ampio seggiolone e leggeva. Il libro
-le cadde dalle mani, mentre Valdrigo rispettoso
-s'inchinava e con voce tremante balbettava
-un complimento. Essa con un cenno
-della mano lo invitava a sedere, quando aprendosi
-una porta, entrò il conte Leoni. Silvia presentò
-il pittore al marito, il quale fattosegli incontro
-col tratto d'un gentiluomo avvezzo alle
-maniere di Corte, animò la timida esitazione del
-giovane colla più benevola accoglienza, e lo colmò
-d'elogi e d'incoraggianti promesse. Dopo breve
-conversazione lo condusse a visitare la galleria,
-ove Valdrigo collocò il suo dipinto; e invitandolo
-a pranzo per un altro giorno, lo accompagnò
-fino alla porla della scala, ove prese congedo
-con un cortese complimento.
-</p>
-
-<p>
-Il giorno del pranzo si trovò in un'ampia sala
-in mezzo alla più scelta nobiltà, fra la quale
-gli Orseolo, come lo avessero lasciato amichevolmente
-<span class="pagenum" id="Page_216">[216]</span>
-il giorno prima, lo trattarono con famigliare
-cortesia, e Don Lio che adorava sempre
-l'astro nascente, volle onorare il pittore riabilitato,
-con un sonetto, nel quale chiamava Valdrigo
-figlio di Minerva, e lo invitava a salire
-sul Pegaso per recarsi in Elicona a visitare
-Apollo e le Muse. Valdrigo lo ringraziava colle
-labbra, ma col cuore lo mandava al diavolo
-co' suoi sonetti granelleschi e mitologici.
-</p>
-
-<p>
-Ritornava spesso al palazzo colla speranza
-d'incontrarsi solo con Silvia, ma la trovava
-sempre circondata dalle visite o dai parenti;
-fosse il caso o un progetto meditato, questo poi
-era un mistero.
-</p>
-
-<p>
-Maddalena sapeva molte cose dallo stesso
-Valdrigo ed altre ne indovinava, e fremeva. Ma
-con quale diritto sarebbesi ella opposta alle visite
-del pittore in casa Leoni?... Chiudeva dunque
-in seno il dispetto e la gelosia e sperava
-che la condizione elevata di Silvia l'avrebbe tenuta
-sempre lontana dall'intimità del pittore, il
-quale stanco delle vane aspirazioni e umiliato
-dal disinganno, avrebbe finalmente aperti gli
-occhi e trovato nella sua condizione una creatura
-<span class="pagenum" id="Page_217">[217]</span>
-degna di lui, ambiziosa del suo affetto, che
-ad altro non aspirava che a renderlo felice e
-beato coi trasporti dell'amore, colle gioje della
-famiglia.
-</p>
-
-<p>
-Ma ben altre speranze alimentava l'amore di
-Valdrigo, irritato dagli ostacoli superati, acceso
-dalle nuove probabilità, fomentato dalle frequenti
-visite, nelle quali i suoi occhi incontrandosi
-con quelli di Silvia si scambiavano
-delle ferite invano dissimulate da lei, sotto un
-aspetto di affettata indifferenza. Per aumentare
-le occasioni di vederla, Valdrigo s'era dato intieramente
-alla vita della migliore società, e si
-faceva presentare nelle case frequentate dalla
-famiglia Leoni, e fra le altre ebbe la somma
-fortuna di conoscere e di apprezzare la più distinta
-riunione di quei tempi, la conversazione
-d'Elisabetta Marini.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_218">[218]</span></p>
-
-<h2>XXIX.</h2>
-</div>
-
-<p>
-Elisabetta Teotocchi-Marini, che fu poi Isabella
-Albrizzi, donna di sangue e di bellezza
-greca, veneziana d'indole e di spirito, accoglieva
-a circolo in sua casa un'eletta società. Le sue
-conversazioni di Venezia possono compararsi ai
-celebrali ritrovi del famoso palazzo Rambouillet
-di Parigi. Isabella Albrizzi ebbe molte rassomiglianze
-colla illustre marchese, la quale, scrive
-Tallement de Reaux<a class="tag" id="tag15" href="#note15">[15]</a>, fu «bella, saggia e ragionevole.»
-D'Isabella scrive Ippolito Pindemonte
-«saggia, bella, amabil donna, di caldo
-cuore e d'ingegno felice.» Un francese<a class="tag" id="tag16" href="#note16">[16]</a> asserisce
-che la Marchesa fu «ammirabile, buona,
-<span class="pagenum" id="Page_219">[219]</span>
-dolce, benefica, cortese e aveva lo spirito giusto
-e retto.» Un italiano<a class="tag" id="tag17" href="#note17">[17]</a> assicura che Isabella
-aveva «l'animo benefico, e che l'avvenenza
-della sua persona andava di pari passo colla
-coltura e colle grazie dello spirito.»
-</p>
-
-<p>
-Madama di Rambouillet, amava passionatamente
-gli uomini di spirito<a class="tag" id="tag18" href="#note18">[18]</a>; però nulla d'importante
-lasciò scritto; l'Albrizzi circondata sempre
-dagli uomini più dotti e più stimati della
-sua epoca, si occupò di letteratura nazionale e
-straniera, e pubblicò alcuni scritti d'immaginazione
-e di critica assai stimati al suo tempo.
-Lord Byron la proclamò la Staël di Venezia<a class="tag" id="tag19" href="#note19">[19]</a>.
-Dobbiamo poi osservare per onore d'Italia, che
-la famosa marchesa di Rambouillet, della cui
-grazia e cortesia tanto scrissero i francesi, fu
-di puro sangue italiano, essendo stato suo padre
-Vivone Pisani, e sua madre una Savelli<a class="tag" id="tag20" href="#note20">[20]</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_220">[220]</span>
-</p>
-
-<p>
-E quivi gioverà rilevare una cosa, fino ad
-ora poco o nulla rimarcata, ed è che la tanto
-celebrata pulitezza dei francesi, l'eleganza, la
-cortesia delle loro maniere, che pure gode ancora
-l'ammirazione del mondo, essi l'ebbero,
-come molte altre cose, in retaggio dagli italiani,
-e di questo ne conviene il celebre Vittore Cousin,
-il quale dichiara che la pulitezza e la leggiadria
-dei costumi furono apportate in Francia
-da Caterina de' Medici<a class="tag" id="tag21" href="#note21">[21]</a>.
-</p>
-
-<p>
-Alle barbare guerre civili, alla licenza dei
-costumi dei tempi di Enrico IV succedette in
-Francia il gusto delle cose di spirito, dei piaceri
-delicati e delle occupazioni eleganti. Il potente
-Richelieu coltivò questo fiore rinascente delle
-belle lettere e dei gentili costumi, e nel palazzo
-Rambouillet, giunse al sommo splendore ed alla
-massima fragranza. Nella splendida sala azzurra<a class="tag" id="tag22" href="#note22">[22]</a>
-si radunavano le persone più distinte per il bel
-garbo, lo spirito e la coltura, e vi venivano accolti
-con pari cortesia i principi e le principesse
-di sangue reale, ed i modesti letterati.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_221">[221]</span>
-</p>
-
-<p>
-A Venezia la conversazione d'Isabella si componeva
-di quanto di più illustre potevano vantare
-il patriziato, le scienze, le lettere, le arti
-belle. La sua stanza di ricevimento era un Areopago,
-nel quale sedevano a giudici e dettavano
-leggi non solo quanti di più famosi vantava
-l'Italia, ma l'Europa.
-</p>
-
-<p>
-La società del palazzo Rambouillet, giunta al
-sommo della grazia, cadde nell'affettato e meritossi
-la sferza di Molière che colpì senza pietà
-le <i>Preziose ridicole</i>. Le conversazioni dell'Albrizzi
-si mantennero senza degenerare fino alla
-morte d'Isabella, e in mezzo agli stravizi d'una
-vergognosa decadenza, furono come un'oasi di
-sociale urbanità e di gentili costumi. Goldoni
-non trovò argomenti che si prestassero al ridicolo
-nelle elette adunanze di Venezia, e dovette
-scendere fra il basso popolo per iscoprire le
-<i>Donne curiose</i>.
-</p>
-
-<p>
-Sul finire del secolo scorso le conversazioni
-della nobildonna Elisabetta Marini brillavano di
-vivacissima luce. L'emigrazione francese accolta
-cortesemente dall'ospitalità veneziana, vi univa
-lo spirito di Parigi al brio garbato di Venezia.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_222">[222]</span>
-</p>
-
-<p>
-Vispi e bizzarri caratteri forestieri, accanto di
-garbati e dotti italiani formavano un circolo
-originale, animatissimo. La saggia Isabella «tutta
-amore e indulgenza per tutti»<a class="tag" id="tag23" href="#note23">[23]</a>, colle maniere
-cortesi e la geniale sua voce, dominava quegli
-spiriti diversi, trovava per ciascuno una parola
-gentile, frenava i troppo audaci con uno sguardo
-pietoso, animava i timidi con una lode incoraggiante,
-ed eccitava lo spirito di tutti con un
-baleno degli occhi bruni e scintillanti.
-</p>
-
-<p>
-I celebri Maury e Lally Tollendal sfogavano
-le loro collere contro la rivoluzione francese,
-mentre un giovane visconte rovinato dalla confisca,
-cercava di consolare le noje dell'esiglio
-facendo la corte alle gentildonne di Venezia,
-colla speranza che il prestigio delle sue sventure
-politiche lo attirasse nella via delle buone
-fortune galanti. Ma la sua ignoranza della lingua
-italiana e dei costumi veneziani, lo rendeva un
-personaggio ridicolo, e l'Isabella con prudenti
-consigli lo compensava dei disinganni d'amore.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_223">[223]</span>
-</p>
-
-<p>
-Crussol e Polignac consolavano colle loro promesse
-di prossime vittorie la elegante marchesa
-De Groslier, amica calunniata della regina Maria-Antonietta,
-cantata da Voltaire, il quale conquiso
-dallo spirito di lei, le offerse di appropriarsi
-quell'oggetto della sua dimora di Ferney, che
-meglio le piacesse, ed essa scelse e conservò la
-penna dell'illustre filosofo. Era poetessa ammirata
-in Francia e pittrice distinta, Canova la
-chiamò il Raffaello dei fiori. Sedeva fra i suoi
-compatriotti il marchese di Maisonfort, vero
-tipo dell'emigrato francese, dice Valéry, per la
-sua indolenza, per la leggerezza dei costumi, e
-l'Isabella colla sua naturale benevolenza lo giudicava
-«un francese di Luigi XIV, per la preziosa
-gentilezza ed urbanità, per la vivezza e la
-rapidità delle idee, dotto senza intolleranza, ingegnoso
-senza artifizio, fornito di squisitissimo
-gusto; pel cui animo affettuosissimo, era vera
-morte l'indifferenza, vita l'amore»<a class="tag" id="tag24" href="#note24">[24]</a>. Rimarchevole
-fra gli originali era D'Hancarville «con
-<span class="pagenum" id="Page_224">[224]</span>
-parrucca in testa per forma e per colore bizzarra,
-con tabarro rovescio indosso e tutto cadente
-da un lato, con curva schiena e passo
-frettoloso....»<a class="tag" id="tag25" href="#note25">[25]</a> Ignorava il suo secolo, e viveva
-nel passato che conosceva a meraviglia.
-Prodigo ed affabile nella goduta opulenza, era
-sobrio ed altero nella povertà. Antiquario, pubblicò
-opere erudite; sibarita diede alla luce un
-libro osceno.
-</p>
-
-<p>
-Il commendatore di Châteauneuf, costantemente
-distratto da sembrare stupido, era invece
-dotto e studioso. Avido di lodi, queste
-non gli sembravano mai esagerate. Spingeva
-la sua mania di declamare la tragedia fino a
-rendersi ridicolo. Un giorno sorpreso a gesticolare
-fra due porte, gli fu chiesto se si sentisse
-male: — non è niente, rispose, mi agito
-per ispirarmi.
-</p>
-
-<p>
-Il cavaliere Vivante-Denon, gentiluomo ordinario
-di camera di Luigi XV e Luigi XVI, perseguitato
-come aristocratico in Francia, emigrò
-a Venezia ove venne perseguitato come
-<span class="pagenum" id="Page_225">[225]</span>
-giacobino<a class="tag" id="tag26" href="#note26">[26]</a>. Diplomatico, artista, letterato «ameno e felice
-parlatore sempre vero e naturale» l'Isabella
-comparandolo a Voltaire al quale rassomigliava,
-trovava comune ai due francesi «lo spirito, la vivacità,
-il movimento e quel non so che di malizioso
-nello sguardo che tanto si teme e che pur
-tanto piace<a class="tag" id="tag27" href="#note27">[27]</a>.»
-</p>
-
-<p>
-Ma lasciando nell'ombra i meno illustri stranieri,
-passiamo agli italiani. Fra i primi apparisce
-la curiosa persona d'Ippolito Pindemonte.
-Ora poeta «acceso d'estro Febeo»
-ora macchina di regolari ed invariabili abitudini.
-Viaggiatore e misantropo, platonicamente
-innamorato della saggia Isabella. «Non mai
-scompagnato da lieto e soavissimo sorriso, il
-suo metodo di vita è così inalterabilmente
-uniforme, che non si sa bene distinguere, dice
-<span class="pagenum" id="Page_226">[226]</span>
-l'Albrizzi<a class="tag" id="tag28" href="#note28">[28]</a>, s'egli siasi fatto schiavo del tempo,
-o se abbia reso il tempo schiavo di sè.» Ascoltava
-attentamente un discorso interessante, ma
-sul più bello della narrazione, udendo scoccare
-l'ora da lui preventivamente fissata alla partenza,
-si levava ed usciva, abbandonando ad un tratto
-il narratore, sbalordito ed offeso. La cortese
-Isabella lo scusava dicendo: — «Egli va a
-dipingersi»<a class="tag" id="tag29" href="#note29">[29]</a>, volendo dire che andava a scrivere
-i suoi versi, dai quali traspariva chiaramente
-la sua indole mite e indolente. Reduce
-da lunghi viaggi in Italia, Francia, Inghilterra
-e Germania, scrisse un lungo carme per burlarsi
-dei viaggiatori, e persuadere la gente a
-non uscire di casa propria. Egli ingenuamente
-confessa che «il desiderio delle cose lontane,
-il tedio delle vicine e la vaghezza di
-raccontare un dì sul patrio fiume le meraviglie
-viste, lo condusse fuori de' suoi colli e gli
-fece varcare i monti nevosi. «Ahi! quale errore!...»
-egli esclama, e faceva giuramento ai
-<span class="pagenum" id="Page_227">[227]</span>
-suoi colli romiti, alle brune foreste, alle argentee
-fonti, di non più partire. Ardeva incendio
-di guerra per tutto, l'Europa si destava dal
-lungo torpore, i popoli gridavano all'armi! all'armi!
-ed egli ritiravasi «nelle valli segrete,
-nei taciti boschi, fra i suoi riposi e gli ozii
-tranquilli, fra i buoni agricoltori e l'innocente
-popolo degli augelletti e degli armenti, e in
-compagnia delle celesti muse a vivere una vita
-secura, erma, pensosa, e sparsa di pensieri melanconici»<a class="tag" id="tag30" href="#note30">[30]</a>.
-Però quando egli era in vena di
-raccontare, rammentava le memorie delle sue
-peregrinazioni, il silenzio dominava la sala, e
-tutti pendevano dal suo labbro gentile. Essendo
-vissuto a Parigi famigliare all'Alfieri, egli narrava
-gli strani capricci e gli slanci intemperanti
-del famoso Astigiano, e l'affabile bontà della sua
-nobile amica Luisa Stolberg contessa d'Albany,
-che gli raddolciva l'animo amareggiato e sapeva
-farsi amare teneramente da quell'anima fiera. Il
-<span class="pagenum" id="Page_228">[228]</span>
-molle e verecondo Ippolito correggeva talvolta
-gli scritti ardenti e robusti del tragico, il quale
-poi presentava il suo censore ai conoscenti, dicendo: — «Ecco
-la mia lavandaja»<a class="tag" id="tag31" href="#note31">[31]</a>.
-</p>
-
-<p>
-Ippolito raccontava motteggiando come lo
-scrittore che tanto in prosa che in verso declamò
-contro la tirannide, avesse poi fraintesa
-la rivoluzione che si proponeva di abbatterla
-proclamando i diritti dell'uomo. Quel movimento
-che doveva rovesciare tanti troni e sconvolgere
-l'Europa, Alfieri lo chiamava «una tragica farsa»<a class="tag" id="tag32" href="#note32">[32]</a>
-e si andava lamentando che «gli operai
-della tipografia del Didot consumavano le intere
-giornate a leggere gazzette e a far leggi, invece
-di occuparsi a comporre, correggere e tirare le
-dovute stampe delle sue tragedie»<a class="tag" id="tag33" href="#note33">[33]</a>. Irritato
-abbandonava gli studi e correva in Inghilterra
-a comperare cavalli, e ne comperava quattordici,
-perchè avendo scritto quattordici tragedie, calcolava
-<span class="pagenum" id="Page_229">[229]</span>
-d'aver guadagnato un cavallo per ciascheduna<a class="tag" id="tag34" href="#note34">[34]</a>.
-Ben inteso guadagnato moralmente, che
-del resto pagava colle rendite delle sue terre i
-cavalli e le stampe, perchè col ricavato dei suoi
-lavori letterari non avrebbe potuto pagare un
-asino, vogliasi pure vecchio, ombroso e restio. — L'Isabella
-lo diceva «una divinità corrucciata,
-nel cui cuore ogni passione diventa tempesta,
-divenuto atrabiliare e furioso a colpa del secolo,
-come uomo condannato a vivere fra le serpi e
-le tigri»<a class="tag" id="tag35" href="#note35">[35]</a>.
-</p>
-
-<p>
-Quando il discorso cadeva sugli illustri italiani
-che vivevano a Parigi, il Denon si metteva
-a parlare di Goldoni che aveva conosciuto
-alla corte di Versaglia. Un altro originale!... che
-avea paura del calore all'inverno e del freddo
-all'estate<a class="tag" id="tag36" href="#note36">[36]</a>, e che mettendosi a letto componeva
-un dizionario del dialetto veneziano «per dormir
-facilmente.» Del resto le principesse amavano
-la bonarietà del loro maestro d'italiano, e
-<span class="pagenum" id="Page_230">[230]</span>
-dopo d'averlo retribuito largamente, gl'insegnavano
-anche il francese per giunta.
-</p>
-
-<p>
-Goldoni le faceva leggere i classici italiani,
-prosatori o poeti, egli balbettava una cattiva
-traduzione, le principesse la correggevano con
-grazia ed eleganza, e il maestro imparava più
-che non poteva insegnare<a class="tag" id="tag37" href="#note37">[37]</a>. Quando dava la
-sua lezione a madama Elisabetta, sorella del re,
-Goldoni le faceva leggere le sue commedie. La
-principessa, una dama d'onore e una dama di
-compagnia, recitavano la parte delle donne, Goldoni
-la parte degli uomini e ridevano di cuore<a class="tag" id="tag38" href="#note38">[38]</a>.
-</p>
-
-<p>
-In quell'epoca il Delfino essendo costantemente
-indisposto, questa disgrazia unita ai meriti
-dell'autore delle trentadue disgrazie d'Arlecchino,
-gli valse il favore d'essere alloggiato
-nella reale dimora di Versaglia nella stanza dell'ostetrico,
-i cui servizi diventavano inutili.
-</p>
-
-<p>
-Colà Goldoni compose una cantata italiana che
-posta in musica venne eseguila dalle sue reali
-scolare. La delfina suonava il clavicembalo, madama
-<span class="pagenum" id="Page_231">[231]</span>
-Adelaide accompagnava col violino, madamigella
-Hardy cantava; Goldoni ricevette i complimenti
-di tutta la corte, e quella sera il Delfino
-cantò davanti al poeta italiano <i>Il pellegrino
-al Sepolcro</i>.
-</p>
-
-<p>
-Qualche tempo dopo quella lieta serata il
-delfino moriva a Fontainebleau, la delfina non
-tardava a seguirlo nella tomba, il resto della
-famiglia reale finì sul patibolo o vagò ramingando
-per l'Europa!... — Il povero poeta italiano
-morì negletto e lontano dall'Italia nella
-quale non aveva trovato da vivere, malgrado le
-cento cinquanta commedie colle quali si era
-studiato di dipingere i costumi della patria, e
-di rallegrare un pubblico ingrato.
-</p>
-
-<p>
-Le avventure di Goldoni mettevano il discorso
-sul suo competitore Carlo Gozzi, dal quale si
-passava naturalmente al fratello. Allora la voce
-magistrale del procuratore di San Marco Andrea
-Tron, prendeva la parola dicendo: — Gaspare
-Gozzi e Carlo Goldoni ebbero qualche cosa di
-comune in vecchiaja; entrambi furono consolati
-da donne francesi, Goldoni da principesse, Gozzi
-da una modista, la quale però più felice delle
-<span class="pagenum" id="Page_232">[232]</span>
-principesse non fu mai minacciata dal patibolo,
-nè amareggiata dalla perdita violenta dei suoi
-cari.
-</p>
-
-<p>
-Sara Cenet prodigò le sue cure al vecchio
-Gaspare fino all'ora estrema, e lo pianse defunto,
-ma le povere principesse separate dal
-loro precettore, dalla morte o dall'esiglio, dovettero
-abbandonarlo in balìa del destino, ed
-egli forse udì tremando fra lo squallore di Parigi
-le grida dei forsennati che trascinavano al
-patibolo i suoi protettori.
-</p>
-
-<p>
-Andrea Tron rammentava le ultime lettere
-indirizzate da Gaspare Gozzi alla nobildonna Caterina
-sua moglie<a class="tag" id="tag39" href="#note39">[39]</a>.
-</p>
-
-<p>
-L'illustre letterato si piaceva molto a Noventa,
-ove alla bottega del ponte scontrava gli
-eleganti di Venezia, ma in mezzo al fracasso
-di tante grandezze ci voleva più d'un'ora per
-ottenere un'acqua di limone, pregando in ginocchioni<a class="tag" id="tag40" href="#note40">[40]</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_233">[233]</span>
-</p>
-
-<p>
-L'Eccellentissimo procuratore Morosini, lo
-vedeva con molta cordialità, ed egli attirato
-dal vocione dell'eccellentissimo Valaresso andava
-a complimentarlo.
-</p>
-
-<p>
-La marchesina arrivava colla sua carrozza,
-guidando ella stessa sei cavalli «come l'aurora»<a class="tag" id="tag41" href="#note41">[41]</a>.
-Al dopo pranzo c'era il giuoco di
-pallone, alla sera conversazione in casa Vendramini»<a class="tag" id="tag42" href="#note42">[42]</a>.
-</p>
-
-<p>
-Egli si compassionava di continuo, si confessava:
-«Un barbero zoppo che tira coll'alzaia i
-burchielli<a class="tag" id="tag43" href="#note43">[43]</a>, una delle più celebri carogne della
-terra»<a class="tag" id="tag44" href="#note44">[44]</a>.
-</p>
-
-<p>
-«Un povero vecchio magagnato»<a class="tag" id="tag45" href="#note45">[45]</a>. Però la
-quiete e l'aria balsamica dei campi gli ristabiliva
-la salute, e faceva le sue cavalcate «sopra
-d'una rozza di quelle che tirano le barche»<a class="tag" id="tag46" href="#note46">[46]</a>,
-<span class="pagenum" id="Page_234">[234]</span>
-un «suo coetaneo» come egli diceva, «un
-contemporaneo al cavallo di Troia»<a class="tag" id="tag47" href="#note47">[47]</a>.
-</p>
-
-<p>
-Ridotto «coi nervi di <i>lasagne</i> cotte»<a class="tag" id="tag48" href="#note48">[48]</a>,
-«avendo tutte le coscie come quelle di Giobbe»<a class="tag" id="tag49" href="#note49">[49]</a>
-immagrito «come le mummie del deserto,
-movendosi a stento, tirando appena il
-fiato»<a class="tag" id="tag50" href="#note50">[50]</a> viveva ancora fra i libri, la sua mente
-serena conservava tutto il vigore della gioventù,
-e lo spirito vivace, arguto e faceto lo accompagnò
-fino all'ultima ora.
-</p>
-
-<p>
-Ma un originale più bizzarro, era Carlo suo
-fratello, l'avversario di Goldoni. Egli sosteneva
-che la <i>Putta Onorata</i> del suo rivale, non era
-nè onorata nè onorevole<a class="tag" id="tag51" href="#note51">[51]</a>, e incominciò a burlarsi
-delle <i>Spose Persiane</i>, delle «bestiali <i>Ircane</i>,
-dei sozzi <i>Eunuchi</i>, delle <i>Curcume</i> nefande» e
-pubblicò un libretto burlesco sulle novità teatrali
-<span class="pagenum" id="Page_235">[235]</span>
-del giorno. Goldoni, in una composizione
-stampata in omaggio del patrizio Veniero che
-ritornava da Bergamo ove era stato Rettore, trattava
-la satira di Gozzi da «rancidume, da ululato
-da cane, da spaventacchio inetto e insoffribile.»
-Così incominciò quella guerra accanita
-sostenuta da Gozzi alla testa dei Granelleschi,
-contro Goldoni e il suo teatro. La bottega
-del librajo Paolo Colombani, ove si pubblicavano
-gli atti della famosa Accademia, era il
-centro delle operazioni bellicose, e colà si radunavano
-i nemici di Goldoni accusandolo di
-portare sulla scena le trivialità e le bassezze
-popolari, e chiamandolo «logoratore di penne,
-e diluvio d'inchiostro»<a class="tag" id="tag52" href="#note52">[52]</a>. I Goldoniani alla
-lor volta dichiaravano i Granelleschi «maldicenti,
-ed ingiusti.»
-</p>
-
-<p>
-Goldoni indicava il concorso popolare come
-una prova del suo merito; Gozzi per confutarlo
-promise di farsi applaudire con una commedia
-tratta da una fiaba che le nonne raccontavano
-ai loro nipotini. Scrisse e fece rappresentare: — <i>L'amore
-<span class="pagenum" id="Page_236">[236]</span>
-alle tre melarancie</i>, e la gente accorse
-in folla ed applaudì. Incoraggiato dal successo,
-Gozzi si diede tutto al Teatro, diventò
-il compare del vecchio arlecchino Sacchi, e l'amico
-di tutti gli attori, l'innamorato della prima
-donna Teodora Ricci. Vissuto lunghi anni fra le
-quinte del teatro, tutto ad un tratto gli vennero
-a noja le scene, e chiusa la porta in faccia ai
-comici, non volle più sentirne a parlare. Ma chi
-non lo conosce a Venezia? soggiungeva Andrea
-Tron. Grande della persona, se ne lamenta «pel
-molto panno che occorre ne' suoi tabarri»<a class="tag" id="tag53" href="#note53">[53]</a>.
-Colle ciglia aggrottate, il passo lento, cerca taciturno
-i passeggi solitari<a class="tag" id="tag54" href="#note54">[54]</a>. Litigatore instancabile
-al foro, e amante dei piaceri a buon mercato,
-passa la mattina in mezzo dei legali, degli
-avvocati, dei notaj, e poi va a merenda alla
-Giudecca, a Campalto, alla Malcontenta, a Murano,
-e nelle altre Isolette, con qualche amico
-suo pari, spendendo trenta soldoni per testa. — Sarebbe
-felice, se una strana idea non gli
-<span class="pagenum" id="Page_237">[237]</span>
-tormentesse il cervello. Egli ha fissato che un
-fatale influsso di contrattempi preseguiti la sua
-esistenza. Questa stravaganza è sovente avvalorata
-dai fatti. Talvolta mentre egli cammina solitario
-per Venezia lo prendono in iscambio per
-un altro, e lo tormentano «con doglianze, ringraziamenti,
-richieste, prestiti, querimonie»<a class="tag" id="tag55" href="#note55">[55]</a>,
-egli giura, protesta che non è il tale e non gli
-credono. Una sera egli passeggiava in Piazza
-San Marco al chiarore della luna col patrizio
-Francesco Gritti, si sente dare un pugno nella
-schiena, e trattare da asino: lo avevano preso in
-isbaglio<a class="tag" id="tag56" href="#note56">[56]</a>.
-</p>
-
-<p>
-Un'altra volta lo baciano ed abbracciano con
-trasporto, ed egli non può svincolarsi da quelle
-noiose dimostrazioni dovute ad un altro. Se esce
-di casa senza ombrello, una pioggia dirotta lo
-coglie, si ferma lunghe ore sotto un portico. Vedendo
-che il diluvio non cessa, spinto dall'impazienza,
-si sottomette al destino, e corre a casa
-grondante d'acqua; appena aperto l'uscio e posto
-<span class="pagenum" id="Page_238">[238]</span>
-in salvo, cessa tosto la pioggia, si diradano
-le nubi, e il sole che risplende nel cielo, sembra
-sorridere al suo lungo fastidio<a class="tag" id="tag57" href="#note57">[57]</a>.
-</p>
-
-<p>
-Se vuole studiare, persone noiose lo interrompono;
-quando incomincia a radersi la barba,
-lo chiamano in fretta per urgenti negozii, ed è
-costretto ad uscir di casa con la barba rasa per
-metà<a class="tag" id="tag58" href="#note58">[58]</a>. Sovente sorpreso per istrada da una furiosa
-necessità va cercando qualche solitaria
-viottola per sgravarsi del molesto bisogno, ma
-appena avvicinato all'angolo tanto desiderato, si
-apre un uscio ed escono due signore, passa in
-fretta in un altro cantuccio, s'apre un'altra
-porta, escono altre signore, egli corre invano
-qua e là e trova sempre contrattempi ed intoppi<a class="tag" id="tag59" href="#note59">[59]</a>.
-Ma queste piccole disgrazie non sono
-che fastidiosi moscherini, egli dice; il cattivo
-influsso lo tormenta in cose maggiori. Una volta
-fra le altre, mentre egli trovavasi in villa nel
-novembre inoltrato, il patrizio Gasparo Bragadino
-<span class="pagenum" id="Page_239">[239]</span>
-volendo festeggiare suo fratello creato Patriarca
-di Venezia, e trovandosi ristretto di fabbricato,
-ebbe l'idea di gettare un ponticello dalla sua
-casa in quella del Gozzi che gli dimorava dirimpetto,
-e diede una splendida festa da ballo in
-casa del letterato assente, il quale giungendo
-dalla campagna stanco e mezzo morto dal freddo
-e dal sonno, trovò questa bella sorpresa, e dopo
-di aver ascoltate le riverenti scuse del vicino
-indiscreto, è costretto di andarsi a coricare alla
-locanda, e di passarvi tre giorni!<a class="tag" id="tag60" href="#note60">[60]</a>
-</p>
-
-<p>
-I Veneziani ridevano de' suoi giusti lamenti,
-e trovandolo per via, collo sguardo bieco e sospettoso,
-se lo mostravano a dito, e questo era
-l'ultimo contrattempo che affliggeva quell'uomo
-dabbene.
-</p>
-
-<p>
-Ai viaggi del Pindemonte, alle relazioni del
-Denon, ai racconti del procuratore Tron succedevano
-nelle conversazioni d'Isabella vivacissimi
-discorsi del Dottore Francesco Aglietti, acutissimo
-ingegno, medico, giornalista, bibliofilo,
-operosissimo, che esercitando la medicina con
-<span class="pagenum" id="Page_240">[240]</span>
-una numerosa clientela, trovava ancora il tempo
-di pubblicare due fogli periodici — <i>Il giornale
-per servire alla storia della medicina</i>, e le <i>Memorie
-per servire alla storia letteraria e civile.</i> — L'Isabella
-diceva «che la maschia giovialità
-del suo spirito, le sue universali cognizioni, la
-sua facondia, fan sì che il suo conversare venga
-sempre condito da preziosa amenità, egli favellava
-dottamente di mille e mille cose diverse,
-e portava indosso tanti libri, quante aveva saccoccie
-nei vestiti: — e la sua bella, vegeta e
-robusta sanità, era quasi insegna d'uomo che di
-ricca merce abbondando, ad altri magnanimo la
-dispensa»<a class="tag" id="tag61" href="#note61">[61]</a>.
-</p>
-
-<p>
-Accanto dell'erudito parlatore, sedeva sovente
-un «genio timido» come lo giudicava Isabella,
-«un preticciuolo in abito schietto e disadorno,
-freddo, taciturno, imbarazzato di sè e degli altri.»
-</p>
-
-<p>
-Ma eccitato a parlare «saltava fuori con uno
-spirito vivo, focoso, rapidissimo, il <i>dolce far
-niente</i> gli stava sempre sulle labbra, pure l'immaginazione
-sua, e la sua penna non avevano
-<span class="pagenum" id="Page_241">[241]</span>
-posa. Il suo idolo era il bello morale; capo e
-centro de' suoi affetti l'amore. Applausi, titoli,
-onori letterari erano per lui noje, imbarazzi e
-torture; amare ed essere amato, ecco l'unica
-ambizione di quel cuore soavissimo»<a class="tag" id="tag62" href="#note62">[62]</a>. Avendo
-pubblicata una traduzione d'Omero, qualche
-tempo dopo giunse da Roma un figurino che
-rappresentava la testa dell'antico poeta greco,
-sopra un corpo vestito alla foggia francese, con
-sotto l'iscrizione <i>Omero Tradotto</i><a class="tag" id="tag63" href="#note63">[63]</a>.
-</p>
-
-<p>
-I nostri lettori hanno riconosciuto l'abate
-professore Melchiorre Cesarotti, il quale un
-giorno presentò alla cortese Isabella un suo scolare,
-autore d'una tragedia inedita, ma giovane
-di grandi speranze.
-</p>
-
-<p>
-Essa disse di lui che pareva «un rozzo selvaggio
-fra i filosofi d'allora, di fervido e rapido
-ingegno, nudrito di sublimi e forti idee, adoratore
-delle cose patrie, disprezzatore delle straniere
-oltre il giusto»<a class="tag" id="tag64" href="#note64">[64]</a>. Il suo nome ancora
-<span class="pagenum" id="Page_242">[242]</span>
-sconosciuto era Ugo Foscolo, e così egli dipingeva
-sè stesso: «Di volto non bello ma stravagante
-e d'un'aria libera; di crini non biondi
-ma rossi; di naso aquilino, ma non piccolo e
-non grande; d'occhi mediocri, ma vivi; di fronte
-ampia, di ciglia bionde e grosse, e di mento ritondo.
-La mia statura non è alta, ma mi si dice che
-deggio crescere; tutte le mie membra sono ben
-formate dalla natura, e tutte hanno del rotondo e
-del grosso. Il portamento non scopre nobiltà, nè
-letteratura, ma è agitato trascuratamente<a class="tag" id="tag65" href="#note65">[65]</a>.»
-</p>
-
-<p>
-All'età di sedici anni Foscolo parlava già
-«dei suoi giorni perseguitaii ed afflitti<a class="tag" id="tag66" href="#note66">[66]</a>;» a
-diciott'anni scriveva ad un amico: «le sventure
-<span class="pagenum" id="Page_243">[243]</span>
-mi oppressero, le immagini di piacere si dileguarono,
-e vanno languendo persin le speranze;»
-era nato per la solitudine, pativa il male di melanconia<a class="tag" id="tag67" href="#note67">[67]</a>,
-leggeva l'<i>Ossian</i>, la <i>Nina pazza per
-amore</i>, e piangeva, si dichiarava «infelice, abbandonato,
-compagno delle sciagure, e menava gli
-egri giorni fra la solitudine e il pianto<a class="tag" id="tag68" href="#note68">[68]</a>. Il
-giovane Ugo amava teneramente il Cesarotti, e
-andava a trovarlo per rompere le sue «cupe
-meditazioni»<a class="tag" id="tag69" href="#note69">[69]</a>, e parlando di questo suo maestro
-scriveva: «la luce di quest'angelo è tutelare
-e vivificante, la presenza di questo uomo
-è consolatrice e soave»<a class="tag" id="tag70" href="#note70">[70]</a>. Piacque alla saggia
-Isabella lo strano giovinetto, e conosciuta la sua
-indole, gli diede un consiglio opportuno, ch'egli
-ebbe a rammentare più tardi — «volere
-fortemente e chiedere dolcemente»<a class="tag" id="tag71" href="#note71">[71]</a>. — Le
-<span class="pagenum" id="Page_244">[244]</span>
-donne sublimi, hanno dei detti memorabili per
-le persone alle quali prendono interesse. Felici
-coloro che incontrandole nel cammino della
-vita, sanno meritare la loro amicizia.
-</p>
-
-<p>
-Frequentava le conversazioni di casa Marini
-il grave e dotto abate Morelli, eletto dai Veneti
-Senatori a custode della Ducale Biblioteca di
-San Marco; il quale «senza essere mai uscito
-di Venezia, conosceva le grandi biblioteche di
-tutto il mondo, i più preziosi musei dell'antichità,
-i più doviziosi gabinetti di medaglie, le
-più insigni gallerie di pittura, e ne parlava con
-profonda dottrina»<a class="tag" id="tag72" href="#note72">[72]</a>. Era fra i più assidui Aurelio
-De Giorgi Bertola, poeta di tempra molle,
-amabile, ma volubile in amore: «si direbbe,
-scriveva l'Isabella, che la natura volle fare
-di lui un uomo perfetto, ma si pentì a mezzo
-lavoro»<a class="tag" id="tag73" href="#note73">[73]</a>.
-</p>
-
-<p>
-Fracesco Franceshinis seduto in un cantuccio
-ascoltava tutti, ed evitava di prender parte al
-discorso; d'ingegno finissimo, di coltura somma,
-<span class="pagenum" id="Page_245">[245]</span>
-capace di molte cose, non fece mai nulla, aspirando
-sempre ad una perfezione impossibile<a class="tag" id="tag74" href="#note74">[74]</a>.
-</p>
-
-<p>
-Lauro Quirini, gentiluomo di maniere aperte
-e cordiali, prendeva parte alle discussioni più
-animate, per consigliare l'indulgenza. Di carattere
-gioviale «trovava sempre qualche bene nel
-male, e niun male nel bene.» Amava tutti i
-piaceri facili con moderazione discreta e sempre
-eguale; metteva le donne, il teatro, la tavola
-sullo stesso rango, nè sospettava punto di far
-cosa inconveniente<a class="tag" id="tag75" href="#note75">[75]</a>. Il cavaliere Zulian, uno
-dei primi sostenitori di Canova, parlava con ammirazione
-del suo protetto, e l'Isabella, esaltando
-i meriti e le virtù dell'esimio scultore lo proclamava
-«sommo artista, eccellente cittadino,
-eccellente figlio, eccellente fratello, eccellentissimo
-amico» e riteneva che non avrebbe potuto
-esprimere nelle sue statue così mirabilmente
-tante morali virtù, se non le avesse avute tutte
-nell'animo<a class="tag" id="tag76" href="#note76">[76]</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_246">[246]</span>
-</p>
-
-<p>
-Le dame che frequentavano la conversazione
-erano fra le più distinte di Venezia, amabili,
-vezzose, vivacissime. Che se la coltura e il brio
-d'Isabella attirava di preferenza in sua casa i
-più illustri letterati, molte altre gentildonne
-presiedevano pure a geniali ritrovi nei loro splendidi
-palazzi, e spiegavano tutte le grazie del
-loro sesso, e lo spirito particolare delle veneziane,
-ammirate non solo dai propri concittadini,
-ma bensì dai più cospicui forestieri, dai principi
-e dai sovrani che visitavano la gemma dell'Adriatico.
-</p>
-
-<p>
-La procuratessa Tron, quando l'imperatore
-Giuseppe II visitò Venezia cogli arciduchi suoi
-fratelli, Massimiliano, Ferdinando e il Granduca
-di Toscana, invitò questi principi ad un ballo
-improvvisato in ventiquattr'ore, al quale intervennero
-circa duecento gentildonne.
-</p>
-
-<p>
-Il fascino della bellezza gareggiava in alcune
-col prestigio dello spirito a tal punto che l'Imperatore
-rimase cinque ore in piedi davanti a
-Contarina Barbarigo, assorto in una gara di galanti
-e geniali discorsi.
-</p>
-
-<p>
-Cornelia Barbaro-Gritti, poetessa, e madre di
-<span class="pagenum" id="Page_247">[247]</span>
-brioso poeta, riceveva in casa i più illustri ingegni
-del suo tempo, fra i quali vantava amici
-Algarotti, Frugoni, Metastasio e Goldoni. E pure
-di uomini preclari si circondava la bella e briosa
-gentildonna Giustina Michiel-Renier, di onoranda
-memoria pel caldo amore portato alla cara sua
-patria da lei nobilmente illustrata col racconto
-delle sue feste, dei suoi costumi e delle sue
-glorie. Nè si può lasciare in obblìo la vezzosa
-contessa Benzoni, il modello che servì ad Antonio
-Lamberti per dipingere la <i>Biondina in gondoletta</i>,
-nella famosa canzone. Dotata del più
-fino e piccante spirito veneziano, meritò l'amicizia
-e gli omaggi di Lord Byron, al quale faceva
-udire sovente aspre verità col gentile dialetto,
-che in sua bocca acquistava una grazia
-incantevole.
-</p>
-
-<p>
-Tanta luce di spirito e d'urbanità spandeva i
-suoi raggi nelle vicine provincie che vantarono
-donne colte e cortesi, fra le quali resteranno
-nelle memorie contemporanee, i nomi della
-contessa Elisabetta Spineda di Treviso, e di
-Francesca Capodilista di Padova, e Verona ricorderà
-sempre con giusto orgoglio le riunioni di
-<span class="pagenum" id="Page_248">[248]</span>
-Silvia Verza, e dell'imcomparabile Anna Serego
-Alighieri. Le conversazioni di quei tempi agevolavano
-i sociali rapporti, erano decoro alla città,
-esempio ai giovani di modi garbati, di colti ed
-onorevoli costumi.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_249">[249]</span></p>
-
-<h2>XXX.</h2>
-</div>
-
-<p>
-L'irresistibile attrattiva di tanti nomi illustri,
-e di tanti bizzarri caratteri, ci trattenne forse
-soverchiamente nella conversazione della gentildonna
-Marin, ove Valdrigo ebbe campo di conoscere
-gli uomini più celebri del suo tempo; ma
-ciò ch'egli ricercava di preferenza in quelle
-scelte e numerose riunioni, erano gli occhi di
-Silvia, le stelle del suo firmamento, le luci che
-illuminavano la sua vita.
-</p>
-
-<p>
-Ai suoi sguardi concentrati in un punto solo
-sfuggivano le curiosità della sala. Egli non osservava
-la puntualità minuziosa di Pindemonte,
-nè la flemma di Cesarotti, nè la parrucca d'Hancarville
-che eccitava l'ilarità degli astanti; nè
-poteva apprezzare le grazie d'Isabella, nè i tratti
-di spirito che volavano per l'aria come fuochi
-<span class="pagenum" id="Page_250">[250]</span>
-d'artificio. L'innamorato non vede al mondo che
-una donna.
-</p>
-
-<p>
-Silvia, accortasi più volte dell'assiduità di Valdrigo,
-incominciava a temere che l'imprudenza
-del giovane potesse comprometterla agli occhi
-del mondo, e aspettava un'occasione favorevole
-per consigliarlo a vegliare sopra sè stesso e a
-non dimenticarsi ch'ella era la moglie del conte
-Leoni. Ma o l'occasione le mancava, o giunto il
-momento propizio le veniva meno il coraggio e
-si taceva. D'altra parte Valdrigo aspirava ardentemente
-a un lungo abboccamento, e sentiva un
-bisogno irresistibile di dare sfogo ai sentimenti
-repressi del suo animo, ma quando per qualche
-istante giungeva a sedersele vicino gli mancavano
-le parole e rimaneva muto. Però le cose
-erano giunte a un tal punto, che una spiegazione
-era diventata necessaria. Ad un torrente
-ingrossato bisogna opporre in tempo degli argini
-affinchè non abbia a traboccare con danno irreparabile,
-rompendo i troppo tardi ripari. È vero
-che gli occhi avevano parlato e le anime compreso,
-ma quel linguaggio misterioso è talora
-uno slancio irrefrenato, una promessa vaga e indeterminata,
-<span class="pagenum" id="Page_251">[251]</span>
-un'imprudenza lontana dal pericolo
-che poi la ragione condanna ed il labbro sconfessa.
-Bisognava dunque spiegarsi, ma era evidente
-che le spiegazioni non sarebbero nè brevi
-nè calme. Silvia amava Vittore, ma non voleva
-convenirne, conosceva di essersi tradita e voleva
-protestare, negando colle parole l'espressione
-degli occhi; Vittore aveva espresso il suo affetto
-coll'intensità degli sguardi, e voleva ad ogni
-costo confermare colla voce i sentimenti del
-cuore. Dunque entrambi erano decisi di metter
-fine all'ansietà che li opprimeva, e mentre Vittore
-meditava il modo di chiedere un colloquio,
-Silvia lo aspettava, ben decisa di accordarlo. — Ci
-sarà una lotta, diceva Silvia fra sè, ma avrò
-il coraggio e la forza di combattere e vincere. — Ci
-sarà una lotta, pensava Valdrigo, ma essa
-mi ama e il trionfo è sicuro!
-</p>
-
-<p>
-La difficoltà stava nel trovare il tempo necessario
-e il luogo opportuno, perchè il palazzo
-Leoni era costantemente frequentato dalle visite
-e il conte andava e veniva per la casa a tutte
-le ore coi suoi amici di Venezia, e con gli ospiti
-illustri che gli arrivavano di continuo dalle più
-cospicue città dell'Europa.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_252">[252]</span>
-</p>
-
-<p>
-Il carnevale venne a proposito a facilitare il
-desiderato abboccamento. Il carnevale di Venezia!...
-cioè il turbinio confuso delle passioni e
-dei piaceri della vita, che col mistero della maschera
-agevola ogni incontro, protegge ogni
-abuso, copre ogni disordine, che sotto un volto
-impassibile di tela cerata asconde i rossori della
-modestia e rende gli occhi più vivaci e la parola
-più ardita, che colla certezza dell'incognito
-rispettato, autorizza le espressioni più audaci,
-infonde ai timidi il coraggio, ai pusilli lo spirito,
-e involge di arcano prestigio le confidenze susurrate
-all'orecchio! Il carnevale di Venezia erigeva
-in diritto la licenza dei costumi, col delirio
-della pazzia autorizzava tutte le ebbrezze, scioglieva
-ogni legame di famiglia, esponeva i sensi
-a tutte le provocazioni del linguaggio, e spingeva
-l'innocenza e la virtù sul margine di tutti
-gli abissi. Il carnevale di Venezia gettava il popolo
-fra i tripudii, e trascinava la gioventù ai
-baccanali, mentre le armate tedesche e francesi
-si contendevano il suolo d'Italia, e decidevano
-dei nostri destini.
-</p>
-
-<p>
-Valdrigo ottenne finalmente da Silvia un appuntamento
-<span class="pagenum" id="Page_253">[253]</span>
-ad una festa da ballo mascherata
-nelle sale del Ridotto. Gli accordi erano i seguenti:
-Vittore sarebbe in tabarro e bauta con
-un nastro azzurro scendente dalla spalla sinistra.
-Silvia e la sua cameriera sarebbero mascherate
-in veste e zendado, con una rosa sul crine, a
-diritta. Il conte Leoni le accompagnerebbe da
-lontano, senza maschera, ma certo si sarebbe
-seduto a qualche tavoliere di giuoco, e allora
-uniti insieme, uscendo dal ridotto, sarebbero
-andati a passare un'ora nel casino che il conte
-teneva presso a San Gallo; Silvia ne avrebbe
-chiesta la chiave per avere un rifugio ove riposarsi
-in caso di bisogno.
-</p>
-
-<p>
-Era costumanza di quei tempi che molte famiglie
-ricche oltre al palazzo tenevano anche
-un piccolo ma elegante casino in vicinanza della
-piazza, e colà andavano a riposarsi dal passeggio
-o invitavano a cena gli amici dopo il teatro,
-senza cerimonie e in piena libertà. Naturalmente
-alcuni mariti se ne servivano per dei ritrovi
-misteriosi, senza l'impiccio della moglie, e alcune
-mogli facevano altrettanto senza l'incomodo
-dei mariti. In apparenza quei casini erano una
-<span class="pagenum" id="Page_254">[254]</span>
-stazione centrale per gli affari o i comodi della
-vita, e in realtà una succursale della casa per
-ogni uso segreto, per ogni stravizzo.
-</p>
-
-<p>
-Il conte Leoni possedeva uno di quei fantastici
-ricoveri nel quale egli aveva prodigato
-tutto il lusso delle arti. Pendevano appesi alle
-pareti dei preziosi dipinti di Canaletto, dei quadretti
-di soggetti veneziani del Longhi, ed alcuni
-bei pastelli di Rosalba Carriera. Gli stucchi
-del Vittoria si raggiravano capricciosamente intorno
-a dei graziosi medaglioni entro ai quali
-erano dipinte delle scene amorose di ninfe ritrose
-e di pastori procaci. Le pareti ed il soffitto
-d'un gabinetto erano ricoperti da splendidissimi
-specchi, ed un caminetto di marmo
-bianco collocato dirimpetto a un molle divano
-sosteneva dei candelabri di bronzo dorato. Il salotto
-per pranzare era mobigliato con delle poltroncine
-antiche d'intaglio, coperte di damasco, e
-degli scaffali d'egual lavoro, contenenti delle stoviglie
-di Faenza e dei vetri di Murano, e dal soffitto
-pendeva una magnifica lumiera di cristallo.
-Dei morbidi tappeti coprivano i pavimenti, e pesanti
-e doppii cortinaggi scendevano sulle finestre.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_255">[255]</span>
-</p>
-
-<p>
-Valdrigo aspettava la sera dell'appuntamento
-come il giorno più solenne della sua vita, nè
-poteva pensarci senza che un brivido gli percorresse
-il corpo dalla estremità dei capelli alla
-punta dei piedi.
-</p>
-
-<p>
-Una mattina, chiamata Maddalena in disparte,
-la pregò di volergli trovare a nolo un vestito
-nuovo da maschera, tabarro e bauta, e di fargli
-l'acquisto d'un bel nastro azzurro di seta da
-collocarsi sulla spalla sinistra, e tutto questo
-per il prossimo ballo al Ridotto.
-</p>
-
-<p>
-Maddalena non poteva rifiutarsi a servirlo, e
-quantunque la commissione le pungesse, dissimulò
-le interne agitazioni, e finse di prestarsi
-di buon animo, ma il nastro azzurro le trottava
-per la testa, perchè comprendeva in aria che
-esso significava un segnale. E andava fra sè fantasticando
-quali intrighi potessero preoccupare
-il pittore già tanto distratto dalla gloria, dai
-zecchini ricavati dal quadro, e dalla vita mondana
-nella quale s'era slanciato col solito entusiasmo.
-Nuovi amorazzi!... essa pensava, sarà già
-stanco della gentildonna Leoni, e ingolfato in
-qualche nuova avventura perde il tempo nell'ozio,
-<span class="pagenum" id="Page_256">[256]</span>
-e impiega il suo talento nelle imprese galanti!...
-e sospirava. Al giorno si sedeva a lavorare
-alla finestra che guardava la laguna, e
-mentre le dita conducevano l'ago a rammendare
-pannilini, il suo pensiero vagava in traccia
-di tormenti pel cuore, e qualche lagrima le cadeva
-sulla mano. Le acque tranquille e il cielo
-sereno le rammentavano i bei tempi delle gite
-sul mare, la partenza per Saltore, l'entusiasmo
-del lavoro dopo la visita di Canova, i giorni
-della speranza e della pace. Ora tutto era mutato,
-il giovine pescatore che amava le fatiche
-del mare, il pittore che passava i giorni coi
-pennelli alla mano, era diventato un cicisbeo
-perduto fra i ritrovi dispendiosi e le donne galanti!...
-Ai giorni pensierosi e melanconici succedevano
-le notti insonni e irrequiete, e l'accesa
-fantasia le dipingeva allo spirito mille fantasmi
-tormentosi, e le immagini di fortunate rivali
-laceravano il suo cuore e accendevano la sua
-gelosia.
-</p>
-
-<p>
-Le disposizioni sul ballo del Ridotto fomentarono
-le pene segrete, e vogliosa di vedere
-coi suoi occhi il nuovo oggetto che occupava
-<span class="pagenum" id="Page_257">[257]</span>
-Valdrigo decise di unirsi ad una amica, e di
-assistere mascherata a quel ballo. Le fu facile
-il trovare la compagna colla quale si apparecchiò
-di nascosto.
-</p>
-
-<p>
-Una semplice veste, una gonnellina fiorita
-cinta ai fianchi e rovesciata sul capo secondo
-il costume delle donne di Chioggia, fornirono
-gli abiti da maschera alle due fanciulle del popolo.
-Fissarono che appena uscito Valdrigo si
-sarebbero vestite, e il segnale del nastro azzurro
-avrebbe servito a scoprirlo nelle sale del ballo.
-Venne finalmente la sera desiderata; Valdrigo
-uscì mascherato, e poco dopo Maddalena e la
-sua compagna attraversavano Venezia per spiare
-la sua condotta e scoprir le sue tresche. La
-folla entrava a fiotti nelle sale del Ridotto, riboccanti
-di maschere.
-</p>
-
-<p>
-I doppieri delle pareti e le lumiere appese
-ai soffitti gettavano una luce rossastra sul turbinìo
-della calca variopinta e strillante. Era un
-andirivieni tumultuoso, un agitarsi di piume, e
-di sonagli, un fruscìo di vesti di seta e di velluto
-gallonate d'oro e d'argento, un urto di
-guardifanti schiacciati nella pressa, uno scialacquo
-<span class="pagenum" id="Page_258">[258]</span>
-di pizzi e di fiori, uno sdruccio di ricchi costumi,
-che strappati dai movimenti disordinati,
-coprivano il suolo di frammenti. Il gridìo confuso
-delle maschere, era dominato dal frastuono dell'orchestra,
-e un'afa soffocante toglieva il respiro.
-</p>
-
-<p>
-A chi ama l'aure pure del mattino, sotto un
-cielo sereno, e le voci della natura, le ebbrezze
-dei baccanali notturni entro alle chiuse sale
-sembrano aberrazioni della follia, o frenesie di
-anime dannate. Ma l'onda delle passioni getta
-l'umanità nei tumulti della vita, ove molti cercano
-la lotta, alcuni l'oblìo, pochi trovano il
-diletto, nessuno la felicità.
-</p>
-
-<p>
-Le anime frivole seguono l'andazzo, come le
-piume travolte dai raggiri del vento, e trasportate
-nel vortice si agitano per l'impulso ricevuto.
-Poche menti sane chieggono alla ragione
-i consigli della vita, e cercano la felicità nelle
-tranquille soddisfazioni del cuore, e nell'adempimento
-dei propri doveri. L'umanità è un mare
-in continua burrasca, e le sue onde non trovano
-la calma, che in qualche seno riparato dagli uragani,
-in qualche angolo nascosto agli sguardi
-volgari.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_259">[259]</span>
-</p>
-
-<p>
-Le appariscenze d'un ballo mascherato, ascondono
-le piaghe sociali sotto ai volti di cera e i
-bizzarri abbigliamenti. Tutte le passioni disordinate
-prestano il loro concorso a quello spettacolo
-dell'umana intemperanza, e la Maddalena
-che andava in traccia di Valdrigo, non aveva
-certo nel cuore i fremiti della gioja, ma sibbene
-tutte le amarezze della gelosia. Invano ella
-cercava nella folla la maschera avidamente desiderata,
-ed alla sua anima tormentata dall'inquietudine,
-si aggiungeva la nausea provocata
-dai riboboli degli arlecchini, e dalle facezie grossolane
-dei pagliacci e dei pantaloni.
-</p>
-
-<p>
-Finalmente dopo lunghi e faticosi raggiri per
-le stanze che circondavano la sala, vide da lontano
-una bauta con un nastro azzurro sulla
-spalla sinistra e un sussulto del cuore l'avvertì,
-che quella maschera ascondeva Valdrigo.
-</p>
-
-<p>
-Si fece largo da quella parte, e dopo qualche
-lotta coi gomiti, assistita dalla compagna che
-s'interessava vivamente alla sua curiosità, lo raggiunse
-di fianco, e lo seguì. La folla calcava talmente
-le persone che Maddalena si trovò spinta
-alle spalle di Vittore, con immediato contatto.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_260">[260]</span>
-</p>
-
-<p>
-Egli si teneva in mezzo a due graziose mascherette
-in veste di seta nera e zendado con
-una rosa sul capo, ma indirizzava il discorso ad
-una sola, e le diceva:
-</p>
-
-<p>
-— Se possiamo arrivare alla scala, sarebbe
-meglio uscire addirittura da questa babilonia.
-</p>
-
-<p>
-— No, rispondeva la mascheretta, è troppo
-presto, vediamo piuttosto di penetrare nella
-stanza del giuoco....
-</p>
-
-<p>
-E andavano passo passo camminando dietro
-agli altri fra le spinte degl'indiscreti, e le grida
-acute dei mascheroni, con Maddalena e la compagna
-dappresso, le quali studiavano ogni mossa,
-ed ascoltavano ogni parola. Valdrigo non si permetteva
-veruna intimità colla sua mascheretta,
-le parlava anzi con rispetto, e la difendeva dagli
-urli dei vicini con ogni delicata attenzione.
-</p>
-
-<p>
-Attraversate tre stanze in linea retta, nella
-quarta presero una porta a sinistra, ed entrarono
-in un locale ove intorno a dei tavolini coperti
-di monete d'oro e d'argento, si tenevano
-i giocatori di faraone e bassetta.
-</p>
-
-<p>
-La folla diradata lasciava libero il respiro, il
-rumore cessava, e s'udiva solo il suono del denaro
-<span class="pagenum" id="Page_261">[261]</span>
-deposto e raccolto. I giocatori parevano di
-marmo, cogli occhi intenti sulle carte, collo
-sguardo animato dalla speranza, o abbattuto dal
-disinganno. Alcuni grandi personaggi giocavano
-freddamente, e guadagnavano o perdevano colla
-stessa indifferenza, e fra questi stava seduto il
-conte Leoni. Le mascherette condotte da Valdrigo
-gli passarono da vicino colla massima indifferenza,
-e attraversata la stanza entrarono sul
-pianerottolo in capo alla scala.
-</p>
-
-<p>
-— Dunque usciamo, diceva Valdrigo, con una
-voce supplichevole....
-</p>
-
-<p>
-La mascheretta pareva esitante, soggiungeva:
-«aspettiamo ancora.... più tardi....»
-</p>
-
-<p>
-Ma questi rifiuti sembravano agitarlo, e con
-voce alterata egli ripeteva:
-</p>
-
-<p>
-— Ve ne prego, Silvia, non mi rifiutate il
-favore di parlarvi senza testimoni, non vi chieggo
-che qualche istante; sono lunghi anni che tengo
-chiuso nel seno un segreto che mi soffoca, permettete
-che vi dica una parola.... e poi basta!...
-</p>
-
-<p>
-— Andiamo!... disse la maschera con una risoluzione
-istantanea, e scendendo rapidamente
-le scale scomparvero.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_262">[262]</span>
-</p>
-
-<p>
-Maddalena voleva seguirli, ma le mancarono
-le forze, essa aveva tutto compreso. Quella maschera
-era Silvia Leoni, quell'amore di tanti
-anni era ancora una passione segreta. Valdrigo
-non s'era mai trovato solo con Silvia, quali
-ostacoli avessero potuto impedire una dichiarazione
-d'amore, in tante visite fatte dal pittore
-al palazzo Leoni, questo era un mistero per Maddalena,
-ma le parole di Valdrigo non ammettevano
-un dubbio. — Fosse virtù di donna onesta,
-o mancanza d'occasione propizia, o timore
-di vendette terribili, il fatto stava che Valdrigo
-non aveva ancora aperto il suo cuore. Tante rivelazioni
-in un minuto avevano stravolte l'idee
-della povera innamorata, avevano colpito il suo
-cervello con una sorpresa istantanea, avevano
-animati i suoi sensi con una arcana speranza,
-quando ad un tratto, quella rapida decisione
-di Silvia l'aveva nuovamente colpita sul vivo.
-La lunga aspettativa aveva raggiunto il suo termine,
-la donna cedeva alle preghiere d'una intervista
-segreta, la sicurezza del marito lontano
-accresceva il pericolo, la passione svelata avrebbe
-sormontato ogni ostacolo, la notte avrebbe protetto
-<span class="pagenum" id="Page_263">[263]</span>
-ogni oblìo. Le memorie della prima giovinezza,
-il fuoco rinchiuso, la costante resistenza,
-tutto rendeva quella passione violenta e irresistibile,
-e una volta consumato il sacrifizio, Silvia
-non era donna da capriccio, ma da tenace
-fermezza... Valdrigo era perduto per sempre!...
-</p>
-
-<p>
-Tutte queste idee attraversarono rapidamente
-il suo spirito, le paralizzarono le forze, la resero
-immobile e stupida. Il fuoco della gelosia venne
-a risvegliare la sua mente, allora volle inseguirli,
-arrestarli par via, smascherarli, e scese precipitosamente
-le scale si trascinò dietro la compagna
-che invano si studiava di calmarla, coi consigli
-della ragione e della amicizia. Maddalena
-non udiva le sue parole, e non ascoltava che
-gl'impeti d'una passione esaltata. Giunte sulla
-via, le maschere che andavano e venivano dal
-Ridotto impedivano il passo, i venditori di melarancie
-confondevano la loro voce strillante
-coi fischi dei birichini, colle risa dei gondolieri,
-col variato gorgheggiare dei venditori ambulanti
-che accrescevano la confusione e il rumore
-della strada.
-</p>
-
-<p>
-Uscite da quel miscuglio di gente si trovarono
-<span class="pagenum" id="Page_264">[264]</span>
-in una calle più tranquilla, ove poterono
-levarsi la maschera, asciugarsi il sudore del
-volto, e riprendere un po' di lena, l'aria fresca
-e salina che spirava dalla laguna rinnovava il
-respiro. Maddalena irrequieta non voleva fermarsi,
-e pretendeva inseguire i fuggitivi, ma la
-compagna la calmava, mostrandole le strade deserte,
-le traccie perdute, il rispetto prescritto
-verso le maschere, il nessun diritto di agire,
-l'insulto ad una donna dell'alta nobiltà, e finalmente
-la collera di Valdrigo, il suo odio e la
-sicura vendetta. Ma essa ascoltava ogni consiglio
-come trasognata, e piuttosto di dar retta
-all'amica, pareva che pensasse ai mezzi per
-mandare ad effetto il suo funesto pensiero.
-</p>
-
-<p>
-Veduta l'impossibilità d'inseguirli, si rimise
-la maschera e volle ritornare al Ridotto. La
-compagna che la teneva per braccio sentiva un
-tremito in tutti i muscoli della povera fanciulla,
-sorda ad ogni preghiera, e dovette seguirla macchinalmente,
-sperando che le distrazioni del
-ballo avrebbero calmati i suoi sensi.
-</p>
-
-<p>
-Risalite le scale, e penetrata nuovamente nella
-stanza del giuoco, essa andava vagando trascinata
-<span class="pagenum" id="Page_265">[265]</span>
-dalla passione e guidata da un pensiero
-che dominava il suo spirito. Pareva che cercasse
-taluno nella folla, finalmente svincolandosi
-dall'amica, si avanzò verso un tavoliere di giuoco,
-e avvicinandosi al conte Leoni che teneva le
-carte fra le mani gli disse all'orecchio:
-</p>
-
-<p>
-— Conte, vostra moglie è uscita or ora dal
-ballo, appoggiata al braccio d'un uomo mascherato...
-</p>
-
-<p>
-Il giuocatore rivolgendo rapidamente la testa,
-squadrò la maschera per bene, e con volto serio
-rispose:
-</p>
-
-<p>
-— E che importa a voi questo?...
-</p>
-
-<p>
-— A me niente... conte... ma a voi deve
-importare moltissimo!...
-</p>
-
-<p>
-— E se questa maschera fosse suo fratello,
-che avreste da dire?...
-</p>
-
-<p>
-— Se non conoscessi chi si asconde sotto la
-maschera, non sarei venuta ad incomodarvi, ma
-ho creduto rendervi un servigio...
-</p>
-
-<p>
-— Sette a due zecchini... diceva il conte attento
-al giuoco... e perdeva. Fante a sei zecchini...
-e perdeva. Paroli, e perdeva il doppio.
-Allora muto e freddo in apparenza, ma dentro
-<span class="pagenum" id="Page_266">[266]</span>
-iracondo e ostinato, ripeteva asso a tre zecchini...
-</p>
-
-<p>
-— Ci va del vostro onore, gli sussurrava
-Maddalena all'orecchio, ed egli:
-</p>
-
-<p>
-— Asso, quattro zecchini...
-</p>
-
-<p>
-— Conte, una amica della vostra casa voleva
-salvarvi l'onore, scusate l'incomodo... addio...
-</p>
-
-<p>
-— Aspettate un momento, rispondeva irritato
-il conte, afferrando con una mano convulsa le
-vesti di Maddalena, e gridando... dieci zecchini
-sull'asso di spade!...
-</p>
-
-<p>
-— Buona fortuna, signore!... e lasciatemi
-andare... Ripeteva la maschera.
-</p>
-
-<p>
-— Vi chieggo un momento per cortesia... il
-due di bastoni a quattro zecchini... aspettate
-ancora un giro e parleremo...
-</p>
-
-<p>
-— Sarà troppo tardi!...
-</p>
-
-<p>
-La passione del giuoco teneva il conte inchiodato
-davanti al tavolino, la gelosia lo agitava
-fortemente e l'interna lotta si manifestava sul
-suo volto contratto dalla impazienza e dalla collera.
-Deciso di levarsi da sedere, la comparsa
-d'una carta lo ripiombava sulla sedia, e mentre
-con l'occhio intento seguiva le vicende del
-<span class="pagenum" id="Page_267">[267]</span>
-giuoco, colla attenta orecchia ascoltava gli eccitamenti
-della maschera che gli diceva:
-</p>
-
-<p>
-— Peccato!... un angelo di bellezza... accogliere
-di notte in sua casa un amante all'insaputa
-del marito!..
-</p>
-
-<p>
-— Li raggiungo fra un istante... aspettatemi...
-quattro zecchini sul cinque di bastoni...
-</p>
-
-<p>
-— Per quattro zecchini... esporsi a perdere
-un tesoro... esporsi alla vergogna... al ridicolo...
-</p>
-
-<p>
-— Sono con voi... Paroli...
-</p>
-
-<p>
-— Troppo tardi!... È già un'ora che sono
-partiti... forse fuggiti da Venezia...
-</p>
-
-<p>
-— Fuggiti!... e gettando le carte sul tavolo,
-con gli occhi stralunati e scintillanti di collera,
-si levò ad un tratto, gettò a terra la sedia e
-presa sotto al braccio la maschera la trasse in
-un canto della sala. La folla si restrinse intorno
-al tavolo, e il suo posto venne occupato subito
-da un altro, come nelle battaglie quando si
-chiudono le file per riempire i vuoti lasciati
-dai morti.
-</p>
-
-<p>
-Allora il conte, esaminando attentamente la
-maschera, voleva ad ogni costo scoprire la persona
-che si permetteva d'insultarlo in quel
-<span class="pagenum" id="Page_268">[268]</span>
-modo e di provocare la sua collera e la sua
-gelosia. Vani tentativi. Allora sospettando ancora
-un qualche imbroglio, un raggiro immaginato
-con uno scopo secondario, e dubitando della
-sincerità della maschera, le chiese:
-</p>
-
-<p>
-— Potreste dirmi il nome della persona che
-accompagnava mia moglie?...
-</p>
-
-<p>
-— Certamente!... il suo primo innamorato
-di Villa Saltore... il pittore Valdrigo...
-</p>
-
-<p>
-— Basta così!... rispose con cupa fisonomia
-il conte Leoni, e senza proferire altra parola si
-allontanò dalla maschera, e uscendo dalla stanza
-scese rapidamente le scale.
-</p>
-
-<p>
-Maddalena e la compagna lo seguivano ad una
-certa distanza, ma appena liberato dalla folla,
-si mise a camminare con passi tanto frettolosi
-che volto il canto d'una via lo perdettero di vista
-nell'oscurità della notte fra il labirinto delle calli.
-</p>
-
-<p>
-La compagna che aveva assistito a tutta la
-scena, invano tirando per la veste Maddalena,
-o stringendole le braccia, e susurrandole all'orecchio
-le parole — basta — prudenza — trovandosi
-finalmente sola con l'amica, le disse
-con un accento di paura:
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_269">[269]</span>
-</p>
-
-<p>
-— Che cosa hai fatto mai!... Maddalena!...
-</p>
-
-<p>
-— Ho salvato Valdrigo da una relazione colpevole...
-Con una donna troppo superiore alla
-sua condizione... da una maledetta passione...
-</p>
-
-<p>
-— Lo hai perduto!... rispose la compagna affannata;
-hai esposto la sua vita al più grande
-pericolo... forse...
-</p>
-
-<p>
-— Taci per carità!... mio Dio... se il conte
-Leoni lo ammazzasse!...
-</p>
-
-<p>
-Allora arrestandosi per trovare un appoggio
-al parapetto d'un ponte, si asciugava i sudori
-del volto e mandava lampi dagli occhi. La sua
-fantasia le dipingeva il conte Leoni con un coltello
-alla mano, in traccia dei colpevoli... apriva
-una porta... li trovava abbracciati... Allora ritornando
-alla collera ed alla gelosia che le ardeva
-nel cuore, soggiungeva:
-</p>
-
-<p>
-— Ebbene, li ammazzi tutti e due... e col
-braccio levato in aria faceva segno di ferire, e
-raddoppiava i colpi con un sogghigno di gioja
-spaventosa, ripetendo ogni volta — li ammazzi...
-li ammazzi!...
-</p>
-
-<p>
-Ripresero il cammino verso il loro quartiere
-conversando concitate per via sulle avventure
-<span class="pagenum" id="Page_270">[270]</span>
-della notte, e sui timori delle conseguenze probabili.
-</p>
-
-<p>
-Essendo vicine di casa si congedarono all'uscio,
-e ciascheduna entrò nella propria dimora.
-Maddalena entrata nella sua stanza, si spogliò
-in fretta e gettandosi macchinalmente sul letto
-incominciò a pensare a' suoi casi. Ora si sentiva
-dilaniare dal rimorso, ora la collera le accendeva
-lo spirito e la spingeva a desideri di vendetta
-e di sangue. — Che cosa sarà succeduto?...
-chiedeva a sè stessa... e si cacciava le mani
-nei capelli, e sospirava e piangeva. Poi riteneva
-il fiato e ascoltava tremando. Ogni persona che
-passava per via risvegliava i suoi sospetti... se
-venisse a casa ferito!... e pensava non senza
-una certa gioja alle cure che gli avrebbe prodigate,
-alla guarigione sicura, al pentimento, e,
-chi sa!... forse avrebbe aperto gli occhi e conosciuto
-il suo amore... poi tornava a tormentarsi
-con più gravi paure... se lo portassero a
-casa moribondo!... mio Dio!... per causa mia!...
-la sua morte!... sua madre!... povera Rosa... e
-piangeva, affranta dal dolore.
-</p>
-
-<p>
-Le ore battevano lentamente all'orologio della
-<span class="pagenum" id="Page_271">[271]</span>
-chiesa vicina, il silenzio regnava nella strada,
-non si sentiva che il tonfo dei remi di qualche
-gondola che passava nel canale, e la voce del
-gondoliere — <i>stali</i> — <i>premi</i> — all'atto di sboccare
-in laguna. I minuti le parevano infiniti...
-il cervello in ebollizione la trascinava da un
-pensiero ad un sogno, da una reminiscenza ad
-un timore, senza transizione regolare, colla confusione
-del caos. Gli orecchi le tintinnavano
-ancora della musica da ballo e del gridio delle
-maschere, vedeva l'oro dei tavolieri del giuoco,
-e poi pensava ad una stanza silenziosa, a due
-innamorati, ad un bacio, ad una donna svenuta
-in un'estasi d'amore e d'obblio... e poi vedeva
-gli occhi ardenti del conte Leoni, un coltello...
-un lago di sangue!
-Finalmente le parve di riconoscere un passo
-lontano, tese l'orecchio con attenzione sostenuta,
-il passo si avvicinava, e il cuore le diceva — è
-Valdrigo. — Poco dopo udì che s'arrestava
-alla porta, e la chiave che entrava nella toppa.
-Aperto l'uscio, Valdrigo saliva le scale ed entrava
-tranquillamente nella sua stanza.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_272">[272]</span></p>
-
-<h2>XXXI.</h2>
-</div>
-
-<p>
-In generale i mariti ammazzano raramente
-gli amanti, a Venezia poi nel secolo passato
-non li ammazzavano mai. C'era una gran licenza
-di costumi, ma ciò non escludeva affatto
-la virtù. Silvia desiderava e temeva un abboccamento
-con Valdrigo. Essa sentiva la necessità
-di frenare gli slanci imprudenti del giovane,
-ma sentiva in pari tempo il pericolo della lotta.
-Voleva dissimulare una ferita, ma temeva che
-mettendovi sopra le mani il dolore la scoprisse.
-Andò al ballo con l'idea di condursi Valdrigo
-al casino per fargli una predica sulla sua condotta
-inconveniente, ma confessava a sè stessa
-d'averlo talvolta incoraggiato cogli sguardi che
-tradivano il cuore, cosicchè essa si trovava giudice
-e colpevole a un tratto, e temeva giustamente
-<span class="pagenum" id="Page_273">[273]</span>
-che l'accusato diventasse accusatore. Dapprima
-esitava dunque a mandare ad effetto il
-suo piano, poi temendo le conseguenze del rifiuto
-si decise a finirla, ma giunta sulla via si
-pentì, ed avrebbe voluto ritornare sui suoi passi.
-Così le farfalline svolazzano intorno al lume
-fino che a forza di raggiri cadono nella fiamma
-e si abbruciano le ali. Non osando retrocedere,
-e non volendo avanzare, perdeva il tempo per
-via, e a Valdrigo che la sollecitava con affettuosa
-insistenza, rispondeva mostrandogli l'ombre
-cupe dei canali, e i pittoreschi effetti della notte
-sui palazzi, e sull'acqua.
-</p>
-
-<p>
-In tal modo impiegarono molto tempo nel
-breve tragitto, ma finalmente giunsero al casino.
-Entrati, accesero il lume, e salite le scale, la
-padrona ordinò alla cameriera di accendere un
-po' di fuoco al caminetto. Valdrigo non ne aveva
-bisogno, ma Silvia temporeggiava per raccogliere
-le sue forze, e farsi animo. La cameriera indovinava
-le impazienze del giovane, e mossa da
-pietà si affrettava a metter legna e a soffiare,
-ma appunto le cose fatte in fretta non approdano,
-e invece del fuoco uscivano dei nuvoli
-<span class="pagenum" id="Page_274">[274]</span>
-di fumo che invadevano la stanza; e quindi fa
-necessario aprire le finestre e le porte. L'aria
-entrando facilitò l'operazione, e una bella fiamma
-crepitante brillò nel camino. Chiuse nuovamente
-le imposte, la cameriera accese due doppieri,
-ed uscì serrando l'uscio. Non aveva ancora attraversata
-l'anticamera quando s'udì una violenta
-scampanellata alla porta di casa: era il
-conte Leoni. Vi fu un minuto secondo di stupore,
-ma Silvia ordinò tosto si aprisse. Pensi
-il lettore allo stato di Valdrigo; è certo che
-se Don Lio avesse conosciuta in quel momento
-la posizione del giovane, avrebbe paragonato il
-suo affanno alle pene di Tantalo. Egli rimase
-immobile e quasi pietrificato fissando gli occhi
-istupiditi nella fiamma, come dovette trovarsi
-la moglie di Lot, quando contro al divino comando
-si volse a contemplare l'incendio di Sodoma.
-Il conte Leoni entrò nella stanza raffrenando
-il suo impeto, ma lasciando intravedere
-i suoi sospetti dall'occhio scrutatore e dalle ciglia
-aggrottate.
-</p>
-
-<p>
-Silvia lo attendeva davanti al caminetto col
-fiero cipiglio della virtù offesa, e colla dignità
-<span class="pagenum" id="Page_275">[275]</span>
-della donna che può levare la fronte senza rossore;
-in quel momento di suprema soddisfazione
-essa sentì tutto il valore della sua onestà, tutta
-la forza dell'innocenza. I loro sguardi si scontrarono,
-l'interrogazione del marito fu muta ma
-eloquente, la risposta della moglie fu assoluta e
-severa; essa fissò gli occhi nel marito con tale
-sicurezza imperiosa ch'egli dovette abbassarli;
-perchè realmente egli era colpevole. — Passato
-quel primo momento essa ruppe il silenzio; e
-rivolta al conte gli disse con un'aria indifferente:
-</p>
-
-<p>
-— Allo scampanio, non credeva che foste
-voi... non mi avete avvezzata a questi modi...
-</p>
-
-<p>
-— Scusate, egli rispose, l'agitazione della
-corsa m'aveva irritato i nervi...
-</p>
-
-<p>
-— E perchè avete corso?...
-</p>
-
-<p>
-— Vedendovi uscire dal ballo temetti... qualche
-improvvisa sofferenza... pel caldo... in mezzo
-a tanta folla...
-</p>
-
-<p>
-— Diffatti, interruppe Silvia, che lo vedeva
-imbarazzato, diffatti non sto bene... un'oppressione,
-un bisogno d'aria mi costrinse d'uscire...
-Ho pregato Valdrigo d'accompagnarmi...
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_276">[276]</span>
-</p>
-
-<p>
-— Vi ringrazio, caro Valdrigo, soggiunse il
-conte porgendo la mano al pittore, e stringendogli
-la destra ch'era fredda come quella d'un
-morto.
-</p>
-
-<p>
-A poco a poco la conversazione prese l'andamento
-ordinario e parlarono di cose indifferenti,
-chè in fine dei conti, avevano tutti e tre delle
-ragioni per essere contenti.
-</p>
-
-<p>
-Più tardi il conte propose di cenare. La cameriera
-uscì per fare alcune provviste ad una
-vicina trattoria, che nelle occasioni dei balli,
-stava aperta tutta la notte.
-</p>
-
-<p>
-Valdrigo dovette apparecchiare la tavola, il
-marito apriva un armadio e ne tirava delle bottiglie
-di vino di Cipro stravecchio coperte di
-ragnateli e di polvere. E mentre la Maddalena
-esterrefatta vedeva nelle sue spaventose fantasie
-il marito che versava il sangue dell'amante, il
-conte Leoni mesceva il Cipro a Valdrigo, e toccando
-i bicchieri, bevevano insieme alla salute
-dalla Dama. — Fedele! pensava il marito — perduta!
-ma non per sempre, diceva a sè stesso
-il giovane innamorato.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_277">[277]</span></p>
-
-<h2>XXXII.</h2>
-</div>
-
-<p>
-La prudenza consigliò Valdrigo ad astenersi
-per qualche tempo dalle visite in casa Leoni,
-malgrado l'ardore sempre crescente della sua
-passione. Maddalena lo sorvegliava da vicino,
-studiava i suoi andamenti, leggeva nella sua fisonomia
-i desideri repressi, e le inquietudini
-d'un'anima esaltata. L'amore che essa teneva
-celato nei più profondi penetrali del cuore si
-nudriva di speranze future, e infiammava la sua
-gelosia irritata dalle fatte scoperte. La cieca gelosia
-si nutre di chimere, e guida a fatali consigli.
-</p>
-
-<p>
-La povera fanciulla, incoraggiata dal felice
-risultato della sua prima resistenza, diceva a sè
-stessa. — Bisogna ch'io perseveri.... Bisogna che
-io continui ad attraversare i suoi progetti, ad
-<span class="pagenum" id="Page_278">[278]</span>
-impedire ad ogni costo i progressi d'una passione
-fatale, bisogna ch'io trovi il modo di
-rompere gli anelli d'una catena che lo trascina
-alla perdita della sua felicità, che lo allontana
-dal mio cuore; i continui ostacoli devono stancare
-la sua pertinacia, compromettere la Dama,
-risvegliare i sospetti del marito... egli sarà costretto
-di rinunziare all'impresa...
-</p>
-
-<p>
-La ferita sarà dolorosa, ma il tempo sana ogni
-piaga, io consolerò le sue pene raddoppiando le
-cure, cercherò di ricondurlo al lavoro, alla
-pace... aspetterò che gli anni calmino le sue
-passioni violente... e forse un giorno, troverò
-nella sua felicità la ricompensa degli affanni, coi
-quali, senza avvedersene, mi avvelena la vita.
-</p>
-
-<p>
-E nelle lunghe notti insonni, rivolgendosi
-nelle coltri affaticate, meditava uno stratagemma
-che riuscisse a tagliare il nodo gordiano con
-rottura irreparabile, senza gravi pericoli per nessuno,
-senza che si potesse scoprire la mano che
-colpiva. Dapprima pensava di mettersi d'accordo
-con la Rosa, di farlo chiamare a Saltore con un
-pretesto, per allontanarlo da Venezia, ma egli
-avrebbe tosto scoperto l'inganno e sarebbe ritornato.
-<span class="pagenum" id="Page_279">[279]</span>
-Un nuovo avviso al conte non voleva
-arrischiarlo, era cosa pericolosa, ed aveva tremato
-troppo della sua prima imprudenza per
-volerla tentare di nuovo, dal lato della signora
-non vedeva nessuna cosa possibile.
-</p>
-
-<p>
-Di tutti i suoi progetti quello di allontanarlo
-da Venezia le pareva il più opportuno, ma non
-trovava il modo di mandarlo ad effetto, e poi
-temeva che il pittore uscito una volta dalla sua
-casa, potesse non tornarvi mai più, o stabilirsi
-in altri paesi, e perderlo per sempre. Avrebbe
-voluto poterlo chiudere nella sua stanza, e tenerlo
-tutto per sè, ma siccome la cosa non era
-fattibile, cercava come si potesse rendergli impossibile
-l'accesso alla Dama, senza troppo allontanarlo
-da sè, e qui stava appunto la difficoltà.
-</p>
-
-<p>
-Mettendo il cervello alla tortura coi più strani
-pensieri, finì a coltivare un'idea, che le pareva
-avere del buono e del cattivo come tutti
-gli altri progetti, ma che presentava un incontrastabile
-vantaggio, ed era di mettere il Consiglio
-dei Dieci in alleanza colla sua gelosia.
-Ecco come ragionava la fanciulla: Una falsa accusa
-farebbe mettere Valdrigo in prigione, e
-<span class="pagenum" id="Page_280">[280]</span>
-l'accusa essendo falsa la prigionia non potrebbe
-oltrepassare la durata del processo. L'innocenza
-dell'accusato, e la giustizia dei giudici renderà
-impossibile ogni pericolo di condanna, ma forse
-il semplice fatto della prigione, basterebbe ad
-allontanare per sempre il Valdrigo dal palazzo
-Leoni anche dopo la sua liberazione, perchè
-l'esalazione del carcere rimane sempre indosso
-a tutti i prigionieri di Stato, innocenti o colpevoli,
-nè l'alterigia patrizia può ammettere nella
-sua società un uomo sospetto di congiura, liberato
-per sola mancanza di prove.
-</p>
-
-<p>
-Il piano dunque le sembrava magnifico, ma
-teneva la sua decisione in sospeso, a motivo
-delle privazioni alle quali avrebbe esposto Vittore.
-Veramente aveva sentito dire che mentre
-dura il processo i prigionieri non sono da paragonarsi
-ai condannati, pure sentiva dentro di
-sè una voce tormentosa che biasimava i suoi
-pensieri, e le minacciava le amarezze del rimorso.
-Nella calma della ragione essa vedeva che provocare
-l'arresto di Valdrigo era un delitto, che
-privava ingiustamente un uomo della libertà,
-che gettava un innocente nella tristezza e nelle
-<span class="pagenum" id="Page_281">[281]</span>
-miserie del carcere, e pensando ai timori del
-giovane, alla dolorosa solitudine, alla privazione
-d'aria e di luce, al silenzio senza interruzione,
-ai dolori senza conforto, alle sofferenze senza
-lenimento, malediceva il suo progetto, si strappava
-i capelli dall'affanno, e giurava di frenare
-una passione violenta che la trascinava a colpe
-tanto crudeli.
-</p>
-
-<p>
-Ma quando Valdrigo usciva di casa, galante e
-profumato come un gentiluomo, con l'aspetto
-ardito e l'occhio scintillante, con un'aria di
-provocazione e di conquista, allora la ragione
-taceva, allora i buoni sentimenti svanivano, e i più
-dolorosi sospetti entrando nel cuore, risvegliavano
-le furie della gelosia e la brama d'arrestare
-ad ogni costo il trionfo d'una pericolosa rivale.
-I più forsennati progetti le ripullulavano in
-mente, nessuna pena le sembrava soverchia pel
-colpevole, avrebbe pagato col suo sangue una
-catena, il truce aspetto delle porte ferrate, dei
-grossi chiavistelli e delle doppie sbarre sorrideva
-al suo spirito agitato, come le promesse
-di un amico sicuro.
-</p>
-
-<p>
-Esitante sul partito da prendersi, spiava ogni
-<span class="pagenum" id="Page_282">[282]</span>
-passo di Valdrigo, e porgeva attenta orecchia
-ai discorsi del popolo che incominciando ad
-inquietarsi sui destini di Venezia, mormorava
-sotto voce del governo e d'alcuni nobili,
-fra i quali ritornava sovente in campo il nome
-del conte Leoni, detestato dai partigiani delle
-nuove idee, come il più accanito nemico d'ogni
-transazione e il più tenace difensore dell'antico
-sistema.
-</p>
-
-<p>
-Le passioni represse fermentavano, un ardente
-desiderio di novità e di riforma lottava
-contro i difensori della Serenissima Repubblica,
-della quale vantavano le glorie passate e amavano
-le presenti dolcezze, il vivere beato e
-pacifico, i continui passatempi, il libertinaggio
-protetto dalle abitudini e dalla tolleranza
-del governo. Il lungo abbandono delle armi e
-la vita molle avevano infiacchita la fibra del
-popolo e della nobiltà, e abbassato il livello
-dei caratteri. Perduta ogni morale dignità ed
-ogni nobile sentimento nazionale, l'egoismo
-signoreggiava i magistrati del governo ed i
-privati cittadini.
-</p>
-
-<p>
-I principî della rivoluzione francese che proclamavano
-<span class="pagenum" id="Page_283">[283]</span>
-i diritti dell'uomo alla libertà ed all'eguaglianza,
-si chiamavano il <i>gallico veleno</i>, ed
-era perfino proibito di parlarne. Intanto i francesi
-entravano in Italia, e i Savj seguitavano a
-chiudere le orecchie ai consigli più assennati,
-e continuavano a far la corte alle dame ed a
-frequentare i pubblici spettacoli colla maschera
-sul volto. All'invasione delle idee, il governo si
-opponeva colla proibizione degli scritti; alla invasione
-delle armi straniere, rispondeva colla neutralità
-disarmata. In conseguenza di ciò, mancavano
-le armi e i soldati, le piazze forti erano
-sguarnite nè si pensava gran fatto alle difese,
-nè ad accrescere la flotta, nè ad acquistare le
-armi o fabbricare la polvere; per riscontro
-si vietavano in Teatro le tragedie perchè sollevavano
-e concitavano gli animi. Le rivelazioni
-più importanti dei residenti alle Corti straniere
-e i dispacci degli ambasciatori veneti
-in Francia, che annunziavano i disordini, le minaccie
-e i pericoli imminenti, non venivano
-nemmeno letti al Senato per non turbare il
-sonno ai patrizii, e per ordine degli eccellentissimi
-Savj di settimana, tutte le carte risguardanti
-<span class="pagenum" id="Page_284">[284]</span>
-tali argomenti si passavano nella <i>Filza
-delle comunicate non lette</i><a class="tag" id="tag77" href="#note77">[77]</a>.
-</p>
-
-<p>
-Volevano ad ogni costo la pace, il riposo ed
-il sonno, e dichiaravano la guerra alle mode di
-Parigi, ai bottoni, ai ventagli rivoltosi, alle foggie
-giacobine; spendendo ragguardevoli somme per
-ispiare la condotta dei soggetti. Lo spionaggio
-era una delle basi del governo, ed i magistrati
-dopo d'aver spiati i sudditi si spiavano fra loro.
-I Tre spiavano i Dieci, i Dieci spiavano i Tre,
-l'Avogador del Comun spiava gli uni e gli altri.
-Le spie frequentavano tutti i luoghi pubblici,
-le vie, i teatri, le chiese, e perfino le private
-dimore, e i loro servigi venivano retribuiti con
-salvacondotti temporanei, con denaro, con esenzione
-dalle tasse, con privilegi, impieghi, onori
-e impunità di delitti. Malgrado però di questa
-rigorosa sorveglianza e della severità delle leggi,
-la Voce della libertà trapanava da ogni parte e
-la si sentiva ondeggiare per l'aria come i profumi
-della primavera. Entravano furtivamente
-<span class="pagenum" id="Page_285">[285]</span>
-in Venezia, libri, fogli, programmi, gazzette, coccarde,
-ed ogni altro incentivo. Il Villetard, segretario
-della legazione francese, tendeva la mano ai
-malcontenti, favoreggiava le congiure e fomentava
-gli spiriti più audaci. I fucili e i cannoni
-della rivoluzione erano ancora lontani, ma penetravano
-in Venezia le massime, i pensieri, le
-idee che precedono ogni mutamento sociale, apparecchiano
-il terreno delle riforme, minano gli
-antichi propugnacoli e segnano le fondamenta
-dei nuovi edificii.
-</p>
-
-<p>
-Maddalena passando una mattina per una calle
-remota, vide un gruppo di persone che ciarlavano
-con aria misteriosa, guardandosi intorno.
-Erano suoi conoscenti e vicini; si mise dunque
-in loro compagnia per udire le notizie del giorno.
-La fanciulla non potendo suscitare sospetti, essi
-continuarono i discorsi. Uno fra loro mostrava
-i pugni in atto di minaccia e diceva:
-</p>
-
-<p>
-— Ancora un poco e dovranno deporre la
-toga, i parrucconi!... Cosa sono i nobili più di
-noi?... I francesi vengono avanti... avanti...
-avanti...
-</p>
-
-<p>
-Uno degli uditori voltava la testa con aspetto
-<span class="pagenum" id="Page_286">[286]</span>
-pauroso e mandava fuori un soffio prolungato
-che voleva dire — Bagattelle!...
-</p>
-
-<p>
-Un altro interrompeva il narratore con un — tss — tss! — e
-indicava con l'occhio un balcone,
-dal quale un individuo sospetto faceva
-capolino.
-</p>
-
-<p>
-— Eh! non abbiate più paura!... continuava il
-narratore, sono appena due giorni che alcuni
-detenuti per sospetto di congiura contro la repubblica,
-vennero rilasciati in libertà per l'influenza
-d'un alto personaggio della legazione
-francese....
-</p>
-
-<p>
-— Come? chiedeva il più timido, non li
-hanno condannati?...
-</p>
-
-<p>
-— Non hanno osato torcer un capello a nessuno!...
-guai se lo avessero fatto!... eh! non
-sono più i tempi delle violenze tenebrose.... bisogna
-che ci pensino due volte....
-</p>
-
-<p>
-Maddalena pensava dentro a sè: — La mia
-idea è dunque buona, e posso salvarlo senza
-pericoli. — L'egoismo delle passioni è sì grande
-che sovente confonde il proprio interesse con
-l'altrui. E la povera fanciulla traviata da una furente
-gelosia, aveva smarrito il buon senso.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_287">[287]</span>
-</p>
-
-<p>
-Interamente dominata dal fatale pensiero che
-preoccupava il suo spirito, non ascoltava più
-che macchinalmente le declamazioni del narratore,
-quando il nome del conte Leoni la scosse
-dall'astrazione che aveva invaso il suo spirito e
-tendendo attentamente l'orecchio udì le seguenti
-parole:
-</p>
-
-<p>
-— Il conte Leoni partirà fra due giorni per
-Vienna con una missione diplomatica.... il dispotismo
-si lega al dispotismo, egli è il degno
-sostenitore degli abusi, ma verrà il giorno della
-giustizia ed allora....
-</p>
-
-<p>
-Maddalena non volle ascoltare più oltre, e se
-ne andò ferita da un nuovo colpo nel cuore. Le
-parole: il conte Leoni partirà fra due giorni
-per Vienna — le si erano scolpite nelle mente
-come una tremenda minaccia. Il momento fatale
-era giunto, l'impunità degli amanti assicurata. I
-vapori della gelosia le salivano al cervello, come
-i fumi del vino ai bevitori. Vacillava e non vedeva
-innanzi a sè che un velo che le offuscava
-la luce. Poi le ritornavano alla mente le altre
-parole: — I prigionieri sospetti di congiura
-vennero liberati. — Bisogna decidersi ad agire
-<span class="pagenum" id="Page_288">[288]</span>
-con risoluzione, essa pensava fra sè, il tempo
-stringe e fra due giorni sarebbe troppo tardi!
-</p>
-
-<p>
-Con tali idee giunse a casa, si chiuse nella
-sua stanza, e vi stette lungamente vaneggiando
-coi fantasmi della gelosia e dell'amore che le
-passavano davanti lo spirito come una coorte d'anime
-dannate confuse cogli spiriti eletti. Erano
-sogni d'ineffabili dolcezze turbati dalle minacce
-d'una possente rivale, che apparecchiava il suo
-trionfo, erano promesse di giorni lieti e sereni,
-disperse dai nuvoloni d'un vicino uragano, solcato
-da lampi spaventosi, e dal guizzare del fulmine.
-</p>
-
-<p>
-La sua mente malata delirava, passando da un
-pensiero ad un altro senza transizione ragionevole,
-e portando le immagini agli eccessi dell'esagerazione.
-Ora si figurava tutti gli orrori, tutte le
-miserie del carcere, le torture della mente e
-del cuore, le tenebre, la nudità delle pareti, e Valdrigo
-pallido e malato in un canto, abbandonato
-alla vendetta di giudici implacabili, condannato
-per la sua accusa a finire i giorni in una tomba
-senza luce.... egli che amava tanto il sole e la
-libertà, il soave profumo dei campi e l'ampio
-spazio del mare!...
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_289">[289]</span>
-</p>
-
-<p>
-Allora, disperata e furente, si batteva la fronte,
-si lacerava le vesti, si scopriva il seno palpitante,
-apriva le finestre, respirava l'aria a buffate come
-chi soffoca dall'oppressione dell'asma o dalle
-perniciose evaporazioni dei carboni incandescenti.
-La calma della laguna, il cielo sereno, le fresche
-brezze della sera scendevano come un balsamo
-sopra quell'anima desolata, e la voce della coscienza
-parlando al suo cuore il linguaggio dell'onestà,
-il rimorso degli insani progetti riprendeva
-il suo dominio e le lagrime del pentimento
-le inumidivano il ciglio e le solcavano le
-guancie.
-</p>
-
-<p>
-Ma non passava guari di tempo che una bruna
-gondoletta solcando l'acque davanti alla sua finestra,
-lasciava intravedere dagli aperti finestrini,
-un giovine ed una fanciulla che stretti in amplesso
-affettuoso si scambiavano un lungo bacio
-sulla bocca.
-</p>
-
-<p>
-Quella scena esaltava nuovamente il suo spirito,
-faceva palpitare il suo cuore con violenza,
-e il canto del gondoliere che conduceva la
-coppia felice ai freschi della laguna, risuonava
-alle sue orecchie come una voce di scherno e
-<span class="pagenum" id="Page_290">[290]</span>
-d'ironia, riaccendeva la sua collera, avvelenava
-i suoi sospetti e faceva tacere i rimorsi della
-coscienza. Si figurava di vedere Silvia e Valdrigo,
-suggellare con un bacio il lunghissimo amore,
-e giurarsi una fedeltà a tutte prove, immersi
-nelle delizie della solitudine, fra il lusso dei
-ricchi appartamenti del palazzo Leoni. Chiudeva
-la finestra, e la luce del crepuscolo che tingeva
-in rosso il firmamento penetrava nella sua stanza
-cogli ultimi chiarori che invitano la mente ai
-pensieri melanconici. Una profonda tristezza invadeva
-i sensi affaticati della povera fanciulla,
-e un sopore pieno di visioni succedeva alle lotte
-dolorose del giorno.
-</p>
-
-<p>
-All'indomani Valdrigo le appariva lieto e raggiante
-come un uomo che si aspetta una sicura
-fortuna. Ella leggeva nel volto di lui il presentimento
-d'un trionfo vicino, e ne fremeva di
-sdegno; la stanza di lui esalava un leggiero sentore
-di essenza d'ambra, profumo sospetto a Maddalena,
-perchè emanava dalle sue vesti dopo la
-vendita del quadro, e appunto era incominciato
-al tempo delle visite in casa Leoni. Rovistando
-fra le carte del giovane scoperse un ritrattino
-<span class="pagenum" id="Page_291">[291]</span>
-di Silvia, lavoro condotto di memoria dal pittore
-innamorato, e una tale scoperta inasprì la
-sua piaga, e fomentò la gelosia che dilaniava il
-suo cuore. Ma ciò che mise il colmo al suo furore,
-fu un viglietto profumato all'indirizzo di
-Valdrigo, apportato da un gondoliere. Appena
-uscito il messo, sospinta da' suoi sospetti, essa
-stava per aprire il foglietto suggellato, quando
-entrando Vittore glielo vide fra le mani e se lo
-prese. La fanciulla con uno sguardo scrutatore
-interrogò il volto del giovane, e le parve di vedere
-in un bagliore degli occhi un lampo di felicità.
-</p>
-
-<p>
-Era troppo!... Divenuta cieca dalla gelosia,
-fremente dalla collera, eccitata da tante circostanze,
-e spinta a provvedere dall'imminenza del
-pericolo, salì rapidamente alla sua stanza, e preso
-un foglietto di carta, con la mano tremante, e
-le vertigini, si mise a scarabocchiarvi sopra le
-seguenti parole: — Vittore Valdrigo congiura
-contro il governo. — La sua inesperienza dello
-scrivere la obbligava a tracciare le lettere una
-per volta, ora grandi ed ora piccole, alte e basse
-come le onde del mare in burrasca, che indicavano
-<span class="pagenum" id="Page_292">[292]</span>
-perfettamente lo stato del suo animo, e
-in capo ad una mezz'ora aveva finito la sua delazione,
-col relativo indirizzo dell'accusato. La
-solita voce della coscienza la mordeva fortemente,
-e forse la avrebbe condotta a distruggere
-l'infame foglietto, quando la melodia del violino
-di Valdrigo le giunse all'orecchio come un preludio
-di divina dolcezza, come il canto dell'anima
-accesa dall'amore e dalla speranza che
-inneggiava alla divinità una sublime rivelazione.
-</p>
-
-<p>
-Postosi un fazzuolo sul capo, usci col viglietto
-nascosto in seno, e attraversò rapidamente la
-via, senza vedere i passanti. C'erano in quel
-tempo in Venezia alcune cassette collocate in vari
-luoghi, che rappresentavano una testa di leone
-nella cui bocca si gettavano le denunzie segrete.
-Giunta davanti ad una di quelle tremende cassette,
-si guardò d'intorno, e trovandosi sola, gettò
-il biglietto nella bocca del leone, e partì.
-</p>
-
-<p>
-È facile immaginare come abbia passato la
-notte che seguì la sua fatale risoluzione; punta
-dal rimorso, turbata dalla paura, ad ogni piccolo
-rumore trasaliva nel letto e le pareva udire gli sgherri
-<span class="pagenum" id="Page_293">[293]</span>
-che venissero ad arrestare Valdrigo. Ma la notte
-passò senza che si avverassero i suoi presentimenti,
-e il mattino sereno e tranquillo precedette
-un giorno di pace, senza avvenimenti che agitassero
-il suo spirito. Alla seconda notte, nuove
-paure vennero a funestare le lunghe ore delle
-tenebre, e l'insonnia manteneva sul trasudato
-origliere tutte le torture dell'incertezza, e tutte
-le palpitazioni dello sgomento. Al terzo giorno
-Valdrigo uscì come al solito, ma non rientrando
-alla ora consueta, i sospetti incominciarono a
-bazzicarle pel capo e pensava — sarà stato arrestato
-per via — ed allora sentiva un dolore
-intenso che soffocava i suoi sospiri, ma poi si
-rimetteva pensando che forse era andato in casa
-Leoni — allora sarebbe corsa ella stessa fra gli
-sgherri a strapparlo dalle braccia della rivale fra
-le quali lo dipingeva la sua fantasia riscaldata.
-</p>
-
-<p>
-Finalmente Valdrigo ritornò a casa canterellando
-come era solito, e preso il violino gli
-fece uscire delle note misteriose e gementi,
-che parevano singhiozzi fra le lagrime. — Sembra
-il canto d'un prigioniero — disse fra sè
-la fanciulla, e proruppe in dirottissimo pianto. — Ma
-<span class="pagenum" id="Page_294">[294]</span>
-poi si consolò pensando che erano già
-passati tre giorni dalla delazione, e quindi essa
-diceva: — Non avranno fatto calcolo della mia
-accusa — tanto meglio! — e ringraziava il cielo
-con fervore.
-</p>
-
-<p>
-Il violino con uno dei trabalzi che erano
-nelle abitudini dell'artista, cambiò metro ad un
-tratto, e si mise a suonare una danza brillante
-che era la franca e briosa espressione della
-gioja.
-</p>
-
-<p>
-Il sole tramontava quando deposto il violino
-Valdrigo cambiava i suoi abiti usuali con gli
-abiti nuovi. Maddalena che stava sempre in agguato,
-guardava per il buco della serratura, e
-seguiva i movimenti del giovane. Egli pettinava
-i suoi capelli con una accuratezza straordinaria,
-li andava lisciando col cosmetico, e rivolgendo
-con arte studiata in modo da scoprire tutta l'ampiezza
-della fronte. Poi guardava se i manichini
-staccati formassero una cadenza regolare, e se
-le lattughe della camicia presentassero delle piegue
-aggraziate ed ammodo. Metteva le scarpette
-lucidissime colle fibbie d'argento, e tirava le
-calze di seta con tanta cura che non facevano
-<span class="pagenum" id="Page_295">[295]</span>
-una piega, e parevano una seconda pelle che
-coi suoi lucidi riverberi dava maggior risalto a
-tutti i movimenti dei muscoli.
-</p>
-
-<p>
-La gelosia si riaccendeva nel cuore di Maddalena.
-Il conte Leoni doveva essere partito,
-quella era dunque la sera fissata d'un abboccamento
-con Silvia.
-</p>
-
-<p>
-La fanciulla si torceva le mani, e rientrando
-nella sua stanza malediceva l'indolenza del governo,
-e mormorava fra i denti: — Cosa fanno
-questi balordi d'inquisitori di Stato?... perchè
-non mandano ad arrestare un accusato?... a che
-servono le bocche del leone?... a cosa servono
-le denunzie segrete?
-</p>
-
-<p>
-Ma intanto che ella fremeva dalla collera,
-dopo d'aver assistito agli apparecchi di una spedizione
-galante, la notte scendeva propizia agli
-innamorati, e prometteva di proteggere colle tenebre
-i loro misteriosi ritrovi.
-</p>
-
-<p>
-Valdrigo era all'ordine, ed uscito dalla sua
-stanza, ne chiudeva l'uscio e scendeva tranquillamente
-le scale, e la povera fanciulla ascoltava
-i passi di lui coll'ansia affannosa dell'avaro
-che sente il rumore dei ladri che si avvicinano
-<span class="pagenum" id="Page_296">[296]</span>
-allo scrigno, e si apparecchiano ad involargli
-tesori.
-</p>
-
-<p>
-Giunto alla porta di strada mentre egli teneva
-in mano il bottone del chiavistello per
-aprire, dall'altra parte suonavano il campanello.
-Valdrigo aprì, e si trovò in faccia di quattro persone
-di sinistra fisonomia, una delle quali gli
-chiese: — Il signor Vittore Valdrigo?...
-</p>
-
-<p>
-— Sono io — rispose il giovane, cercando
-di dissimulare una vaga inquietudine che lo
-assaliva. — Allora favorisca rientrare, io sono
-il <i>fante dei cai</i><a class="tag" id="tag78" href="#note78">[78]</a> e vengo per ordine degli eccellentissimi
-inquisitori di Stato. — Gli altri
-erano, Messer Grande e due birri. La forza morale
-dei fanti, esecutori degli ordini dei tribunali,
-era così grande in Venezia, che bastava il
-loro nome per far abbassare la testa e tremare..
-Rimontarono le scale, entrarono nella stanza di
-Valdrigo e l'obbligarono ad aprire tutte le cassette
-e gli armadi. Rovistarono il letto, misero
-sossopra ogni suppellettile, indagarono accuratamente
-<span class="pagenum" id="Page_297">[297]</span>
-ogni ripostiglio segreto, ogni angolo,
-ogni accessorio della mobilia, e batterono sui
-quattro lati del muro ascoltando se il suono
-manifestasse dei vuoti nelle pareti. Raccolte tutte
-le carte rinvenute le involsero in un foglio, e
-dopo di averlo suggellato con molta attenzione,
-invitarono Valdrigo a seguirli. Egli chiese in grazia
-d'avvertire i suoi ospiti, e questo gli venne
-concesso. Entrò nella stanza di Maddalena, sempre
-accompagnato dai quattro inseparabili compagni,
-e trovò la ragazza sfigurata a tal punto
-che ne sentì più compassione che della propria
-sventura. Essa aveva udito ogni cosa, voleva accorrere,
-ma le mancarono le forze, e cadde sopra
-una sedia, pallida come un cadavere, cogli
-occhi infossati, i capelli irti sulla fronte, la
-bocca arida ed amara, i denti serrati, il cuore
-palpitante, le membra distese dalla rigidezza
-dei muscoli, le mani chiuse con violenza. Valdrigo
-si fece a consolarla alla meglio, dicendole: — Fatevi
-animo, Maddalena, deve essere un errore,
-e ci rivedremo fra breve.
-</p>
-
-<p>
-Poche altre parole potè aggiungere, che essa
-quasi nulla intendeva, e lo guardava fisso con
-due occhi incantati che parevano di vetro.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_298">[298]</span>
-</p>
-
-<p>
-La vecchia Marta era accorsa in aiuto della
-nipote, Beppo era assente, il fante intimò la
-partenza. Valdrigo commosso per la pietà della
-fanciulla le si avvicinò accorato e con l'affetto
-d'un fratello le depose sulla fronte
-fredda un bacio d'addio, ed uscì senza volgersi
-indietro perchè gli mancavano le forze. — A
-quel bacio la fanciulla era caduta come colpita
-dal fulmine.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_299">[299]</span></p>
-
-<h2>XXXIII.</h2>
-</div>
-
-<p>
-Valdrigo venne condotto nelle prigioni dette
-dei Piombi, perchè, come è noto, si trovavano
-sotto al tetto del palazzo ducale. Colà egli aveva
-tutto il campo di meditare sulle sue disgrazie,
-e sulle umane vicissitudini; le quali poi non
-sono così indipendenti dalla volontà dell'uomo
-quanto vorrebbero pretendere coloro che attribuiscono
-troppo sovente alla fatalità della sorte,
-quello che in fatto non è che la legittima conseguenza
-delle loro azioni. Così Valdrigo colla
-sua invincibile tendenza al dolce far niente s'era
-creata un'esistenza avventurosa e da nulla, ed
-abbandonando il lavoro che gli avrebbe fruttato
-soddisfazioni e benefizi, perdeva i giorni e smarriva
-l'ingegno in vane e sterili occupazioni.
-</p>
-
-<p>
-Invece il suo compagno d'infanzia perseverando
-nelle fatiche e negli studi, avanzava ogni
-giorno d'un passo, ed aveva oramai raggiunto
-<span class="pagenum" id="Page_300">[300]</span>
-un tal merito da bastare alla immortalità. Il
-Senato gli aveva decretata una medaglia d'oro
-del valore di cento zecchini, e gli assegnava
-una pensione vitalizia di cento ducati d'argento
-mensili, in compenso del monumento scolpito
-in onore d'Angelo Emo. E mentre Valdrigo entrava
-in carcere, Canova riceveva dall'ambasciatore
-della Repubblica presso la corte di Roma
-la medaglia commemorativa. La presentazione
-del dono del Senato venne fatta con molta solennità
-nella sala grande del Palazzo di Venezia
-(residenza dell'ambasciata a Roma) fra le persone
-addette alla legazione ed i più distinti personaggi
-invitati per la cerimonia. L'Ambasciatore
-presentò al Canova la medaglia, dicendogli: — «A
-voi, cittadino, onore dell'Italia, e della
-nostra patria, il veneto Senato mi commette presentarvi
-questo ricordo, in segno del suo gradimento
-per l'opera vostra, già collocata nel nostro
-arsenale, ove a gloria vostra e nostra, vivrà per
-molti secoli a comune compiacenza e decoro»<a class="tag" id="tag79" href="#note79">[79]</a>.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_301">[301]</span></p>
-
-<h2>XXXIV.</h2>
-</div>
-
-<p>
-Beppo rientrando in casa trovò la Maddalena
-a letto col medico da una parte, e la Marta
-dall'altra. Il suo svenimento aveva durato quasi
-un'ora, e la povera vecchia, credendola morta,
-aveva gridato con voce disperata e chiesto ajuto
-dalle finestre.
-</p>
-
-<p>
-Accorse le donnicciuole delle case vicine, prodigarono
-le prime cure alla fanciulla, e cercarono
-il medico.
-</p>
-
-<p>
-Intanto la notizia dell'arresto di Valdrigo
-s'era sparsa per la calle, e diffusa per la città,
-e tutti fantasticavano sui misteriosi motivi d'una
-tale misura. Cogli animi concitati dagli avvenimenti
-politici tutti discutevano gli atti del governo,
-e ciascheduno spiegava le cose a suo
-modo. I timidi rientravano in casa sospettosi,
-<span class="pagenum" id="Page_302">[302]</span>
-bruciavano le carte e i giornali proibiti, e accusavano
-d'imprudenza i turbatori della pubblica
-quiete.
-</p>
-
-<p>
-Beppo rimasto con Maddalena volle che sua
-sorella gli raccontasse esattamente i particolari
-dell'arresto, e quando udì che avevano trasportate
-le carte del giovane si cacciò le mani nei
-capelli esclamando: — Egli è perduto!...
-</p>
-
-<p>
-Maddalena, quantunque abbattuta da un'eccessiva
-prostrazione di forze, alla parola del
-fratello balzò sul letto spaventata, e rizzandosi
-a sedere gli chiese con voce fioca ed affannosa,
-il motivo di tale giudizio.
-</p>
-
-<p>
-Allora Beppo, dopo essersi assicurato che la
-porta era ben chiusa, e che nessuno ascoltava,
-avvicinandosi alla fanciulla tremante le disse
-all'orecchio: — Valdrigo è frammassone! cioè
-affigliato ad una società segreta, che congiura
-contro il governo, egli aveva carte e libri proibitissimi;
-faceva la propaganda fra il popolo,
-dei principi d'eguaglianza fra gli uomini, e predicava
-la libertà e la distruzione dei privilegi!...
-</p>
-
-<p>
-Ad ogni parola ascoltata, Maddalena mandava
-un gemito profondo, il suo seno agitato palpitava
-<span class="pagenum" id="Page_303">[303]</span>
-con trabalzi interrotti dall'asma, con una
-mano nervosa serrava il braccio del fratello, e
-finalmente ricadde sull'origliere, con un singulto
-tanto profondo, e continuato che pareva
-il rantolo della morte. Beppo si pentiva ma
-troppo lardi delle sue rivelazioni, accorreva a
-chiamare la Marta, ritornava dal medico, ma il
-male era fatto. Si dichiarò una febbre violenta
-con vaneggiamenti, nei quali la povera fanciulla
-pronunciava voci sconnesse prive di senso, chiamava
-Valdrigo.... e balbettava sovente la parola
-perdono.
-</p>
-
-<p>
-Intanto si spargeva anche a Treviso la notizia
-dell'arresto del giovane pittore, e la
-povera Rosa andando al mercato, udì la triste
-novella. Ritornata in fretta a Saltore, trovò
-la casa in iscompiglio e il marito nella desolazione.
-</p>
-
-<p>
-Avendo scoperto un tumore in un bue, Zammaria
-era corso a chiamare il veterinario, il
-quale aveva dichiarato l'animale affetto da <i>spina
-ventosa</i>, incurabile.
-</p>
-
-<p>
-L'annunzio dell'arresto di Vittore accrebbe la
-disperazione di Zammaria, il suo cervello non
-<span class="pagenum" id="Page_304">[304]</span>
-era suscettibile di sopportare due disgrazie in un
-punto senza gravi conseguenze.
-</p>
-
-<p>
-Alla prima contrarietà egli diventava muto,
-alla seconda imbecille. Oppresso dall'affanno per
-i pericoli del figlio, minacciato di perdere un
-bue, e il migliore della stalla, sbalordito dal
-discorso della moglie, egli se ne stava colle
-mani in tasca, il naso in aria, la bocca spalancata,
-gli occhi stralunati, come trasognato e
-smarrito. Le sue idee erano confuse, egli non
-vedeva più chiaro, il bue malato e la prigione
-di Venezia, suo figlio, gl'inquisitori di Stato, e
-la spina ventosa gli trottavano per la testa in
-una nube misteriosa; il boia e il veterinario
-gli stavano davanti minacciosi, e la moglie spaventata
-aumentava i suoi terrori con le sue lagrime,
-e i suoi lamenti.
-</p>
-
-<p>
-La Rosa si decise a partire per Venezia, e
-raccomandando alle cure di Osvaldo gli affari
-di casa, il bue ammalato e il marito istupidito,
-si mise in via per Mestre, e colà entrata in
-una barca giunse sulla sera alla casa degli ospiti
-di suo figlio.
-</p>
-
-<p>
-Venne ricevuta dalla vecchia Marta e da
-<span class="pagenum" id="Page_305">[305]</span>
-Beppo colle lagrime agli occhi, e tosto la introdussero
-nella stanza di Maddalena. La povera
-malata entrava in convalescenza dopo lunghe
-sofferenze, superate per le cure della nonna,
-per l'assistenza delle amiche, ma più di tutto
-per l'influenza d'un pensiero che dominava il
-suo spirito e sosteneva le sue forze. Passata la
-prima violenza del male, essa aveva pensato con
-rimorso alla commessa imprudenza, aveva meditato
-ai modi di riparare la colpa, al dovere
-d'adoperarsi in vantaggio dell'infelice prigioniero,
-e di tentare ogni via per salvarlo. Il sentimento
-d'un tal dovere le era penetrato talmente nel
-cuore, che secondava i consigli del medico per
-ristabilirla in salute. L'energia della gioventù e
-la forza della volontà sono due potenti rimedi
-per ogni malattia. Vedendo entrare la Rosa, le
-parve che il cielo le inviasse un'alleata, e dopo
-d'aver sfogato colle lagrime l'espressione del cuore,
-promise alla buona madre di assisterla nelle
-sue supplicazioni in favore del giovane; e promise
-a sè stessa di prestarsi a salvarlo a costo
-d'ogni sacrificio.
-</p>
-
-<p>
-Le loro espansioni affettuose e le reciproche
-<span class="pagenum" id="Page_306">[306]</span>
-promesse invigorirono il coraggio e la speranza
-d'entrambe, e incominciarono subito a far progetti
-ed a stabilire un mezzo che si mostrasse
-favorevole allo scopo. Ognuna manifestava le
-sue idee, la Rosa desiderava presentarsi alla
-contessa Fulvia degli Orseolo, gettarsi a' suoi
-piedi, muoverla a pietà, intercedere la sua valida
-protezione. Maddalena dimenava la testa
-lentamente in segno di disapprovazione e stringeva
-le labbra come chi dubita d'una cosa, ma
-non vuole opporre un'assoluta negativa.
-</p>
-
-<p>
-Discussero lungamente sull'importante soggetto,
-ma la fanciulla meditava un piano che le
-sembrava infallibile, e temporeggiava soltanto ad
-annunziarlo per misurare le sue forze. Essa pensava
-che al mondo non c'è che una cosa sola
-d'irresistibile — l'amore. — Questa passione,
-essa diceva fra sè, può spingere a degli eccessi,
-può fare dei miracoli. Se una persona può salvare
-Valdrigo questa è Silvia Leoni, essa lo ama,
-essa troverà il modo di liberarlo. — Ma bisognava
-raccogliere le forze tutte del cuore e
-della mente, bisognava disporsi ad una annegazione
-completa di sè, bisognava rinunziare ad
-<span class="pagenum" id="Page_307">[307]</span>
-ogni aspirazione, ad ogni speranza, ad ogni gelosia.
-Questa era però una espiazione necessaria,
-la giusta punizione della colpa, colle stesse sue
-armi.
-</p>
-
-<p>
-Quando le parve di sentirsi forte abbastanza
-per affrontare l'impresa, comunicò il suo piano
-alla Rosa, che vi aveva già pensato, ma non
-osava proporla per un riguardo istintivo verso
-la fanciulla della quale indovinava l'affezione,
-e sospettava la gelosia. Lieta però della decisione
-secondò il progetto, e fissato il giorno
-della visita, si disposero tutte due a sostenere
-la loro parte in modo da ottenere l'intento, la
-madre pensando a quanto avrebbe detto per intenerire
-la signora, la Maddalena studiandosi di
-domare la sua ripugnanza verso la rivale e di
-dominare la sua passione, sagrificando sè stessa
-all'interesse del giovane amato.
-</p>
-
-<p>
-Giunta la mattina stabilita si misero in via,
-ed entrambe col cuore agitato da diversi sentimenti
-entrarono nel palazzo Leoni. Avendo
-chiesto di parlare alla padrona, un servo gallonato,
-le introdusse in un'ampia anticamera dicendo: — Accomodatevi
-qui ed aspettate.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_308">[308]</span>
-</p>
-
-<p>
-In simili circostanze l'aspettativa è un supplizio,
-i minuti sono lunghi come le ore, e i
-pensieri tristi si accumulano nello spirito e
-pesano gravemente sul cuore.
-</p>
-
-<p>
-Finalmente il servo ricomparve, aperse una
-porta, e tenendosi indietro disse: — Venite
-pure avanti....
-</p>
-
-<p>
-Le donne entrarono in una stanza resa oscura
-dai pesanti cortinaggi delle finestre, ed esalante
-un leggiero profumo d'essenza d'ambra che salì
-al cervello di Maddalena come l'emanazione d'un
-veleno. Chiusa la porta dal domestico che rimase
-di fuori, si avanzarono lentamente, e si
-arrestarono dirimpetto ad un ampio seggiolone
-sul quale sedeva la dama.
-</p>
-
-<p>
-Silvia, vestila a bruno, e più pallida del solito
-pareva oppressa da una profonda tristezza,
-ma quando riconobbe la Rosa si alzò in piedi,
-la accolse con pietosa dolcezza, se la fece sedere
-da presso e le disse con voce compassionevole:
-</p>
-
-<p>
-— Povera Rosa!... m'immagino il motivo
-della vostra visita. — La Rosa scoppiò in un
-dirotto pianto, e dimenticò le belle espressioni
-<span class="pagenum" id="Page_309">[309]</span>
-che aveva apparecchiate per intenerire il cuore
-della signora, ma le sue lagrime erano più eloquenti
-di qualunque altro discorso.
-</p>
-
-<p>
-Silvia indicò una sedia a Maddalena che si
-teneva in piedi cogli occhi bassi, e continuò:
-</p>
-
-<p>
-— Siamo in tempi funesti per tutti, povera
-Rosa.... i torbidi delle provincie, le minaccie
-degli stranieri, l'audacia dei nemici del governo,
-rendono i giudici più severi.... ma qui si arrestò,
-perchè s'avvide che con tali parole raddoppiava
-il dolore della povera madre, e soggiunse: — fatevi
-coraggio, io non ho aspettato la vostra
-visita per occuparmi in favore di vostro figlio,
-ma vi ripeto, i tempi sono cattivi....
-</p>
-
-<p>
-E mentre parlava andava esaminando attentamente
-la fanciulla che non conosceva, la quale
-sentendosi osservata arrossiva, e non osava alzare
-gli occhi, finalmente spinta dalla curiosità
-Silvia chiese alla Rosa:
-</p>
-
-<p>
-— Chi è questa ragazza che vi accompagna?...
-</p>
-
-<p>
-La Rosa esitava a rispondere, ma poi si decise,
-e disse con voce singhiozzante:
-</p>
-
-<p>
-— È la nipote della padrona di casa di mio
-figlio....
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_310">[310]</span>
-</p>
-
-<p>
-Silvia e Maddalena si scambiarono un colpo
-d'occhio eloquente. La prima pareva che chiedesse
-con amaro sospetto: — saresti forse una
-innamorata di Valdrigo? — l'altra con fiero cipiglio
-sembrava dire: — Conosco i segreti del
-vostro cuore.
-</p>
-
-<p>
-— State in casa con Vittore?... chiese Silvia
-con apparente indifferenza.
-</p>
-
-<p>
-— Sì, signora.... rispose Maddalena, con un'aria
-di trionfo.
-</p>
-
-<p>
-Allora Silvia, come per investigare dalle
-espressioni del volto, gl'interni sentimenti della
-fanciulla, soggiunse:
-</p>
-
-<p>
-— Si potrebbe forse ottenere la liberazione
-di Vittore, dal carcere, ma sarebbe impossibile
-di salvarlo dalla espulsione dal territorio....
-</p>
-
-<p>
-— Tanto meglio!... saltò fuori a dire Maddalena,
-che non seppe frenare la sua gioia. E
-la Silvia che studiava coll'istinto della donna i
-lineamenti della fanciulla sospetta, indovinò dall'atteggiarsi
-del volto e dall'improvvisa risposta,
-l'amore e la gelosia.
-</p>
-
-<p>
-Allora, desiderosa di mettere alla prova l'intensità
-di quell'affezione, e forse anche di punire
-<span class="pagenum" id="Page_311">[311]</span>
-l'audacia d'una rivale dal cui amore sentiva
-offesa la sua dignità, continuò il suo discorso
-indirizzandosi alla Rosa, ma osservando
-sottecchi ogni movimento della fanciulla:
-</p>
-
-<p>
-— Se potessi ottenere il suo esiglio, egli
-potrebbe andare in Carinzia. Io devo passare
-di là per recarmi a Vienna a raggiungere mio
-marito, e lo prenderei volontieri con me. A
-Vienna potrei giovarlo molto colle relazioni dei
-nostri amici. — Maddalena si mordeva le labbra,
-e le vene della sua fronte ingrossavano. — Silvia
-osservava ogni movimento di quel volto
-alterato, e continuava con apparente tranquillità: — È
-certo che l'esilio chiude per sempre
-le porte della patria, ed egli non potrebbe più
-entrare nei domini della repubblica.... ma piuttosto
-che marcire in una prigione, piuttosto di
-non vedere più il sole....
-</p>
-
-<p>
-La povera Rosa teneva le mani giunte, e cogli
-occhi gonfi, infiammati, e pieni di lagrime,
-levava la fronte verso il cielo, che metteva
-compassione a vederla. — Maddalena lottava fra
-l'amore e la gelosia, fra il desiderio ardente di
-salvare Valdrigo, e il dolore di vederselo rapito
-<span class="pagenum" id="Page_312">[312]</span>
-per sempre. Ma alle ultime parole di Silvia,
-fatto come uno sforzo sovrumano sopra sè stessa,
-ruppe il silenzio, ed esclamò:
-</p>
-
-<p>
-— Purchè sia salvo dalla prigione vada pure
-in esilio, purchè sia libero e possa rivedere il
-sole e la campagna che egli ama tanto... parta
-pure da Venezia... e... sia felice... e sia fatta
-la volontà di Dio!... Voleva dire: — e siate
-felici, ma si avvide che non conveniva, e mutò
-la frase.
-</p>
-
-<p>
-Silvia intenerita da tanta annegazione, pensò: — lo
-ama più di me! — e stesa la mano alla
-fanciulla, volle tener stretta la destra di lei in
-atto di perdono e di simpatia, e le disse con
-sincera espressione:
-</p>
-
-<p>
-— Siete una buona fanciulla... e il cielo vi
-proteggerà...
-</p>
-
-<p>
-Questa specie di capitolazione istantanea stravolse
-i pensieri della povera Maddalena, che
-non trovando più la forza di frenare le sue
-emozioni proruppe in singhiozzi affannosi, ed in
-lagrime abbondanti.
-</p>
-
-<p>
-Silvia avvicinatasi alla fanciulla la consolava
-con dolci parole, e Maddalena sempre più intenerita,
-<span class="pagenum" id="Page_313">[313]</span>
-le ripeteva fra i singhiozzi e le lagrime: — Salvatelo...
-salvatelo ad ogni costo...
-voi sola potete salvarlo.
-</p>
-
-<p>
-Così fra le varie e strazianti commozioni rimasero
-lunga ora, piangendo insieme, pregando
-e promettendo a vicenda, sperando, e sospirando
-quando un domestico venne ad annunziare alla
-signora che Sua Eccellenza il conte Orseolo la
-aspettava nel gabinetto del conte Leoni per una
-comunicazione importante.
-</p>
-
-<p>
-Silvia si levò, e congedandosi dalle donne,
-disse loro: — Consolatevi, mio padre deve essere
-andato alla legazione francese per parlare
-in favore di Vittore... Ahimè! pur troppo il
-Serenissimo Doge, l'Eccellentissimo Senato, e
-tutti i Magistrati della Repubblica, sono oramai
-i vassalli della Francia nostra nemica, e dipendono
-dalla sua possente volontà... a rivederci
-un'altra volta... Rosa, sperate... e voi pure, Maddalena...
-un giorno sarete forse felice... ed io vi
-prometto di cooperare alla vostra felicità, perchè
-sento che la meritate... e ne avete più diritto
-di... di altre persone. — Voleva dire più di me,
-ma corresse la frase prima di pronunciarla.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_314">[314]</span></p>
-
-<h2>XXXV.</h2>
-</div>
-
-<p>
-Quando un paese subisce gli ordini degli stranieri,
-l'ora della sua morte è vicina. La neutralità
-disarmata, cioè il dolce far niente, abbandonava
-Venezia inerme in balìa dei francesi. Spento
-l'antico valore nei baccanali, e ammollite le fibre
-dei cittadini nella lunga pace, nelle abitudini
-effeminate, nei piaceri d'una vita dilettosa,
-l'indolenza aveva preso il posto dell'operosità,
-e la paura succedeva al coraggio. I tempi delle
-guerre di Costantinopoli, Candia, Cipro e Morea
-erano tramontati per sempre. Colla morte d'Angelo
-Emo erano spenti gli eroi della tempra di
-Enrico Dandolo, di Vittor Pisani, di Carlo Zeno,
-di Francesco Morosini. La vecchiaia aveva rimbambito
-la Repubblica, le altere minaccie che
-avrebbero animato gli antichi alla lotta, facevano
-<span class="pagenum" id="Page_315">[315]</span>
-piangere l'ultimo Doge. Spento ogni vigore
-di governo, la città si divideva in partiti.
-</p>
-
-<p>
-I sostenitori delle antiche leggi e degli aviti
-costumi, si stempravano in lamenti imbelli e
-odiavano i francesi; ma alle armi che invadevano
-lo Stato, rispondevano con impotenti proteste.
-I partigiani entusiasti delle nuove idee
-spingevano la patria alla rovina, colla stolta fidanza
-di trovare la libertà nella perdita della
-indipendenza. Fra questi estremi in lotta si agitava
-il partito che si solleva in tutte le rivoluzioni,
-come la schiuma nel mare burrascoso, e
-barcheggiando fra gli uni e gli altri, cerca di
-cavarne il denaro, e gli onori.
-</p>
-
-<p>
-Il governo mandava deputati a Bonaparte vincitore,
-il quale rispondeva: — «Io sarò un
-Attila per lo Stato Veneto. Non voglio più Senato,
-non voglio più inquisizione. Verrò io a
-rompere i piombi, barbarie dei tempi antichi...
-le opinioni devono essere libere!»&nbsp;—
-</p>
-
-<p>
-Tutto era perduto!... Mancava la forza per
-resistere e il genio per governare; dovevasi
-aprire la porla alla libertà, e chiuderla in faccia
-agli stranieri. Hanno fatto tutto al contrario!...
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_316">[316]</span>
-</p>
-
-<p>
-Il giorno 12 maggio 1797 fu l'ultimo per la
-repubblica che da Paolo Lucio Anafesto a Lodovico
-Manin visse quattordici secoli indipendente
-e gloriosa!
-</p>
-
-<p>
-Una colonia di famiglie sfuggite alle stragi
-dei barbari venne a piantare le sue tende sulle
-isolette deserte della laguna. Povera, ma laboriosa
-fabbricò le sue piccole dimore di legno,
-e le modeste barchette necessarie alla sussistenza
-dei pochi abitanti.
-</p>
-
-<p>
-Crebbe a poco a poco col traffico, abbellì la
-sua modesta dimora col frutto degli onesti guadagni.
-Aumentata la popolazione e la ricchezza,
-ampliò le case fino a che giunse a fabbricarle
-coi marmi dell'Oriente, ad abbellirle colle statue
-della antica Grecia; le barchette pescareccie diventarono
-forti navigli, che percorsero i mari,
-e tornarono in patria onusti di tesori e di gloria.
-Dapprima marinaia, commerciante e guerriera,
-fu poi madre e nutrice di sapienza e d'arti
-gentili.
-</p>
-
-<p>
-Ma l'acquisto di Cipro le apportò colla ricchezza
-l'amore della voluttà, le morbidezze di
-corrotti costumi; la scoperta d'America le fu
-<span class="pagenum" id="Page_317">[317]</span>
-fatale al commercio. Giunta all'apogeo della fortuna
-s'arrestò a godere la conquistata grandezza.
-</p>
-
-<p>
-Ma chi s'arresta è sorpassato da chi avanza.
-Venezia cinta del gemmato diadema si adagiò
-mollemente sul manto ducale, e immersa in voluttuosi
-pensieri mentre il leone ammansato
-dormiva ricevette gli omaggi del mondo che
-ammirava lo splendore della sua bellezza. Nei
-giorni del pericolo la sua spada irrugginita e il
-braccio infiacchito rifiutarono il loro uffizio, essa
-non aveva più forze, il suo leone non aveva
-più ruggiti. Allora fidente nella costanza della
-fortuna e nel prestigio de' suoi vezzi, si cinse
-di fiori, e assopita dal dolce far niente, chiuse
-gli occhi... — Quando li riaperse lo scettro e il
-diadema erano scomparsi, i fiori s'erano mutati
-in catene, il leone, ferito nel cuore, spirava...
-Fece uno sforzo per difendersi, ma troppo tardi!...
-la regina era divenuta una schiava...
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_318">[318]</span></p>
-
-<h2>XXXVI.</h2>
-</div>
-
-<p>
-L'ultimo giorno della repubblica, caduto l'antico
-governo avanti che il nuovo regime entrasse
-in funzione, Venezia fu in preda all'anarchia.
-Il popolo sommosso commise violenze e saccheggi
-guidato da alcuni capi frenetici ed avidi di bottino,
-che eccitavano gli animi con declamazioni
-violente, e si trascinavano dietro una folla esaltata
-da tutte le passioni sfrenate.
-</p>
-
-<p>
-Si apersero le carceri, e Valdrigo si trovò liberato
-al grido di viva la libertà e l'eguaglianza!
-e sceso in piazza fra il popolo agitato, apprese
-la caduta della repubblica. I diversi partiti minacciavano
-la guerra civile, e gli scaltri birboni
-si studiavano di approfittarne gridando ora viva
-san Marco, ora viva la libertà, tanto da fomentare
-<span class="pagenum" id="Page_319">[319]</span>
-le discordie, la confusione e le ire. Alcuni
-cialtroni indemoniati calunniando i vinti provocavano
-le vendette per trarne il loro vantaggio,
-e si mettevano alla testa delle orde furibonde
-per guidarle al saccheggio.
-</p>
-
-<p>
-Al grido — morte all'aristocratico Leoni,
-morte al nemico del popolo, — Valdrigo che si
-era incamminato verso la sua dimora si arrestò
-commosso dall'indignazione e dal raccapriccio,
-e mutata strada seguì la ciurmaglia scapestrata
-che correva armata di picche e di fucili ad assalire
-il palazzo.
-</p>
-
-<p>
-Deciso di difendere la dimora del suo protettore,
-egli si faceva largo fra la folla, per giungere
-fra i primi, e il pensiero che forse avrebbe
-potuto salvare la Silvia dall'imminente pericolo,
-animava il suo coraggio. Quell'orda ubbriaca di
-truffatori mandava urli minacciosi, imprecazioni
-e bestemmie, e Valdrigo ringraziava la Provvidenza
-d'averlo riservato alla sorte fortunata di
-esporre la vita per la donna che dominava il suo
-cuore.
-</p>
-
-<p>
-Trovato chiuso il portone del palazzo si misero
-ad abbatterlo a colpi di martello e di scure
-<span class="pagenum" id="Page_320">[320]</span>
-ed ogni colpo risuonava nell'anima di Valdrigo
-con dolorosa impressione.
-</p>
-
-<p>
-Gettata abbasso la porta, i saccheggiatori invasero
-il palazzo, Valdrigo li seguì, e penetrando
-di soppiatto in una stanza che conduceva agli
-appartamenti di Silvia, chiuse l'uscio dietro di
-sè, e si mise a correre per quelle camere deserte,
-senza trovare nessuno. Allora uscito per
-un'altra porta salì al piano superiore, ma ogni
-appartamento era deserto, che gli abitanti avvertiti
-in tempo erano usciti per una porta di dietro
-e si erano rifugiati in casa Orseolo.
-</p>
-
-<p>
-Intanto il palazzo era stato invaso da ogni
-parte, gli armadi venivano infranti e depredati,
-ogni cosa manomessa, in preda della distruzione
-e della rapina. Valdrigo vagava come forsennato,
-coi capelli irti sul capo, cogli occhi spaventati,
-sospinto dall'onda degli invasori, ludibrio di
-forze irresistibili, spettatore impotente di tanta
-desolazione.
-</p>
-
-<p>
-Confinato dalla folla irrompente, nel vano
-d'una finestra, vide con indescrivibile spavento
-delle nubi di fumo uscire vorticose dal lato
-della galleria.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_321">[321]</span>
-</p>
-
-<p>
-Gl'infami predatori, non potendo forzare le
-porte le avevano incendiate, e il fuoco s'era
-appiccato ai quadri e distruggeva le opere preziose
-dei più insigni pittori.
-</p>
-
-<p>
-All'anima dilaniata dalla vista delle profanazioni
-di tanti oggetti consacrati dalla sua venerazione
-e dal suo amore, s'aggiunse lo spettacolo
-dell'arte violata e distrutta dalla barbara
-brutalità degli scellerati. L'amante e l'artista
-erano parimente colpiti.
-</p>
-
-<p>
-La sua esaltazione giunse al colmo; egli sentì
-il delirio della collera che gli invadeva il cervello,
-e gli metteva in oscillazione tutte le membra
-frementi spingendolo alla vendetta.
-</p>
-
-<p>
-Era disarmato, ma dato di piglio ad un brandone
-di legno staccato da un mobile infranto
-si fece largo fra la folla, e sceso nella galleria
-cogli occhi che gli uscivano dalle orbite s'arrestò
-nel luogo ove pochi mesi prima aveva collocato
-il suo quadro dei pescatori. — La tela
-era stata distrutta dall'incendio, ed appena una
-parte della cornice pendeva ancora dal muro!...
-Il fuoco era stato spento dagli stessi incendiari,
-i quali temendo di non poter uscire per l'ingombro
-<span class="pagenum" id="Page_322">[322]</span>
-della folla, spaventati dall'idea di morire
-bruciati, ed anche spinti dall'avidità del
-furto, avevano soffocate le fiamme.
-</p>
-
-<p>
-Vittore, divenuto come pazzo dalla disperazione
-di veder distrutta un'opera che gli costò
-tanta fatica, si mise a menare dei colpi disperati
-nelle gambe, nelle schiene e nelle teste dei
-birboni, che tagliavano le tele per distaccarle
-più presto dalle cornici.
-</p>
-
-<p>
-Ai primi colpi, spaventati o colpiti, vollero
-fuggire, ma poi rianimati dai compagni che udito
-il tafferuglio erano corsi in aiuto, e resi audaci
-dall'isolamento dell'assalitore, gli si scagliarono
-contro coi coltelli.
-</p>
-
-<p>
-Mentre ferveva la lotta, alcuni cittadini, armati
-in fretta per ristabilire l'ordine turbato,
-seguiti dai buoni arsenalotti e da un drappello
-di bombardieri accorrevano al palazzo Leoni per
-frenare il furore del popolo. All'intervento della
-forza regolare i saccheggiatori sgombrarono dal
-luogo, abbandonando Valdrigo disteso sul pavimento
-della galleria, privo di sensi ed innondato
-di sangue.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_323">[323]</span></p>
-
-<h2>XXXVII.</h2>
-</div>
-
-<p>
-Rosa e Maddalena, appena udita la liberazione
-dei prigionieri, erano accorse verso le carceri
-per incontrare Valdrigo. Giunte in Piazzetta, lo
-cercarono inutilmente fra la folla, ed avendo inteso
-parlare d'una ciurma minacciosa che s'era
-indirizzata al palazzo Leoni, congetturarono tosto
-che si fosse recato colà per prestare la
-mano alla difesa. Vi giunsero qualche tempo
-dopo l'arrivo de' soldati, mentre un medico assistito
-da qualche altra persona, collocava Valdrigo
-sopra un letto, apportato nella stessa galleria,
-non giudicando prudente di trasportare il
-ferito. È più facile immaginare che descrivere
-la loro desolazione, però la necessità del momento
-le obbligò a soffocare ogni dolore per
-darsi all'assistenza del povero giovane, che
-<span class="pagenum" id="Page_324">[324]</span>
-aperti gli occhi parve consolarsi della vista
-della madre e della fanciulla, come della apparizione
-di due angeli discesi dal cielo in suo
-ajuto.
-</p>
-
-<p>
-Ripararono alla meglio il disordine del locale
-in parte saccheggiato, in parte guasto dalle
-fiamme, in parte ancora adorno di stupendi dipinti.
-</p>
-
-<p>
-Essendo infrante le invetriate, chiusero le finestre
-colle porte degli appartamenti vicini, e
-con dei frammenti di tappeti, lacerati dagli invasori,
-cercarono d'impedire l'ingresso dell'aria.
-Il chirurgo medicando le gravi ferite scuoteva
-il capo in alto di sfiducia; Rosa e Maddalena
-gli prestavano la più affettuosa assistenza. Alcuni
-cordiali opportunamente somministrati parvero
-giovare alquanto al malato, e la speranza
-ravvivò lo spirito affranto delle povere donne.
-</p>
-
-<p>
-Sulla sera, Silvia accompagnata dai suoi parenti
-dai quali s'era ricoverata nel momento
-del pericolo, rientrò nel suo palazzo scompigliato
-dal saccheggio, attristato dalle lagrime e
-dal sangue, e accorse subito a visitare il ferito
-che alla sua vista atteggiò il pallido volto ad
-<span class="pagenum" id="Page_325">[325]</span>
-un mesto sorriso, che pareva volesse esprimere
-il seguente pensiero:
-</p>
-
-<p>
-— Sono lieto di morire, perchè non sono
-stato degno di vivere....
-</p>
-
-<p>
-Silvia pensando con raccapriccio al passato,
-ai pericoli incorsi nella sua vita, ed alla tremenda
-catastrofe del giorno, osservava con pietoso
-sentimento lo sguardo eloquente di Vittore,
-e pareva che gli rispondesse col muto linguaggio
-dell'anima:
-</p>
-
-<p>
-— Tutto svanisce nella mia vita!... il primo,
-l'unico amore! — la gioventù — la speranza
-di giorni migliori — la patria e le glorie degli
-avi, calpestate dal furore del popolo.... non ho
-serbato che una cosa sola, la virtù!... essa mi
-darà la forza di sopportare ogni disgrazia, e di
-aspettare senza rimorsi.... il giorno del riposo....
-l'eternità!
-</p>
-
-<p>
-Alla notte le tre donne si chiusero nella
-galleria, e vegliarono intorno al letto dell'infermo,
-rischiarate da una lampada che mandava
-una languida luce su quella scena di dolore.
-</p>
-
-<p>
-Valdrigo con l'occhio del moribondo guardava
-ora l'uno ora l'altro di quei volti che
-<span class="pagenum" id="Page_326">[326]</span>
-assistevano con tanta pietà alle sue pene. Gli
-si leggevano i pensieri sui lineamenti sparuti,
-agitati a seconda delle sensazioni.
-</p>
-
-<p>
-Fissava la Rosa con un'espressione d'affanno.
-La madre gli ricordava la famiglia, le gioje innocenti
-dell'infanzia, la pace serena dei campi
-illuminati dal sole, l'alito della vita che moveva
-le piante e gli animali con un fremito
-arcano, sottomessa alla sublime volontà della
-natura. Rivolto a Silvia, l'occhio semispento si
-animava d'una scintilla, le labbra tremolavano
-d'un fremito convulso. Essa gli rappresentava
-l'amore sublime, l'aspirazione perenne della
-sua anima verso una felicità inarrivabile, il
-pensiero animatore della sua esistenza. Guardando
-la Maddalena egli volgeva la testa verso
-il quadro distrutto, ed una lagrima inumidiva
-le sue ciglia. Essa era stata per lui il tipo perfetto
-dell'arte, il modello de' suoi studi, la causa
-del suo trionfo d'artista. — Tutto era perduto!...
-Le gioje della vita, la felicità dell'amore, le
-glorie dell'arte!...
-</p>
-
-<p>
-Il moribondo chiudeva gli occhi, e il rantolo
-dell'agonia gli opprimeva il respiro. — Allora
-<span class="pagenum" id="Page_327">[327]</span>
-forse un rimorso gli mordeva la coscienza e
-amareggiava i suoi ultimi istanti. — L'apatia,
-l'indolenza, l'inerzia avevano dominata la sua
-vita e soggiogato il suo genio! — La natura
-lo aveva dotato di rari doni, egli li aveva
-sprecati. Nell'arte voleva raggiungere la perfezione,
-nell'amore aspirava all'impossibile, della
-vita non coltivava che le chimere ed i sogni!...
-</p>
-
-<p>
-La contemplazione inoperosa, il dolce far
-niente, gli rendeva amara la morte, il pensiero
-di non avere recato alcun vantaggio colla sua
-esistenza, di non lasciare veruna traccia del
-suo passaggio sulla terra, era il tormento della
-sua ultima ora. Alla mattina aperse gli occhi, e
-quando il sole salutava i campi coi primi suoi
-raggi, egli coll'estremo anelito della vita proferiva
-queste parole che riassumevano il suo
-destino: — Ho aspirato a cose troppo sublimi! — e
-abbandonato il capo sull'origliere, spirava.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_328">[328]</span></p>
-
-<h2>XXXVIII.</h2>
-</div>
-
-<p>
-La bruna gondoletta che menava all'estrema
-dimora Vittore Valdrigo tracciava un solco nella
-laguna, che appena aperto svaniva senza lasciare
-veruna traccia del suo passaggio. Tale fu la
-vita di lui, tale è l'esistenza di chi perde i
-giorni nell'ozio, e spreca le ore in vuoti vaneggiamenti
-e in chimere. Ciascheduno deve il suo
-tributo alla società in ragione delle sue forze.
-Il dolce far niente è la rovina degli individui,
-delle famiglie, e degli Stati.
-</p>
-
-<p>
-Nel giorno che il giovane pittore scendeva
-nella tomba, lo scultore suo compagno di studi,
-esponeva in Roma la bella statua di Psiche,
-nella quale aveva trasfusa la sua anima.
-</p>
-
-<p>
-La vita operosa gli fruttava onori e ricchezze.
-Egli visse ancora molti anni circondato dall'ammirazione
-<span class="pagenum" id="Page_329">[329]</span>
-del mondo, eresse sui colli del suo
-paesello nativo un tempio che rivela il suo
-amore per la patria e per l'arte, e scolpì delle
-statue e dei monumenti che lo ricorderanno
-alla più tarda posterità. Morendo lasciò i beni
-della fortuna alla famiglia, e trasmise all'Italia
-il glorioso retaggio delle sue opere e del suo
-nome immortale.
-</p>
-
-<p class="indl">
-Villa Saltore, gennaio 1869.
-</p>
-
-<p class="pad2 center large">
-FINE.
-</p>
-<hr class="silver" />
-
-<div class="opere">
-<p class="center">
-DEL MEDESIMO AUTORE:
-</p>
-
-<table class="indice" summary="">
- <tr>
- <td><i>Il bacio della contessa Savina</i>. 4.ª edizione</td> <td class="pag">L. 1&nbsp;—</td>
- </tr>
- <tr>
- <td><i>Villa Ortensia</i></td> <td class="pag">3&nbsp;—</td>
- </tr>
- <tr>
- <td><i>Il Roccolo di Sant'Alipio</i></td> <td class="pag">3 50</td>
- </tr>
- <tr>
- <td><i>Sotto i ligustri</i>. Novelle e memorie</td> <td class="pag">3 50</td>
- </tr>
- <tr>
- <td><i>Il Convento</i></td> <td class="pag">3 50</td>
- </tr>
- <tr>
- <td><i>La famiglia Bonifazio</i></td> <td class="pag">4&nbsp;—</td>
- </tr>
- <tr>
- <td><i>Brava gente!</i></td> <td class="pag">3 50</td>
- </tr>
-</table>
-<hr />
-
-</div>
-
-<div class="footnotes">
-
-<h2>
-NOTE:
-</h2>
-
-<div class="footnote" id="note1">
-<p><span class="label"><a href="#tag1">1</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Veggasi le antiche cronache, e le Memorie Venete raccolte
-da Giambattista Galliciolli, stampate in Venezia nel 1795.
-Tomo VII, pag. 100.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note2">
-<p><span class="label"><a href="#tag2">2</a>.&nbsp;&nbsp;</span><span class="smcap">Missirini</span>. <i>Della vita di A. Canova</i>. Prato, 1824. Libro
-I, Cap. <span class="smcap lowercase">II</span>, pag. 24.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note3">
-<p><span class="label"><a href="#tag3">3</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Pensieri di Canova tratti dalle Memorie scritte da
-Antonio d'Este</i>. Firenze, p. 73. Le Monnier, 1864.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note4">
-<p><span class="label"><a href="#tag4">4</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Parole di Canova</i>. Opera sopra citata, p. 67.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note5">
-<p><span class="label"><a href="#tag5">5</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Parole di Canova, citate nelle memorie scritte da Antonio
-d'Este.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note6">
-<p><span class="label"><a href="#tag6">6</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Ballarini, Lettera 14 maggio 1785 — citata da Fabio
-Mutinelli nelle <i>Memorie storiche degli ultimi cinquant'anni
-della Repubblica Veneta</i>. Venezia 1854.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note7">
-<p><span class="label"><a href="#tag7">7</a>.&nbsp;&nbsp;</span>La descrizione dei locali e delle cerimonie è presa esattamente
-dalle <i>Memorie storiche degli ultimi cinquant'anni
-della Republica Veneta</i>, di Fabbio Mutinelli, il quale parimenti
-la trascrisse dai documenti autentici esistenti nell'Archivio
-degli Inquisitori di Stato, nell'Archivio generale e
-nella Raccolta del Museo Correr.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note8">
-<p><span class="label"><a href="#tag8">8</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Mutinelli, opera citata.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note9">
-<p><span class="label"><a href="#tag9">9</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Esistono due cataloghi dei Liberi Muratori Veneziani,
-dai quali vennero estratti questi nomi con storica esattezza,
-e si conservano nell'Archivio del Governo democratico e nella
-Raccolta Correr.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note10">
-<p><span class="label"><a href="#tag10">10</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Parole tutte di Canova, citate da Missirini nella <i>Vita</i> che
-scrisse di lui.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note11">
-<p><span class="label"><a href="#tag11">11</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Memorie di Antonio Canova</i> scritte da Antonio D'Este: — Firenze.
-Le Monnier, 1864, p. 68</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note12">
-<p><span class="label"><a href="#tag12">12</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Citazione testuale delle suddette memorie scritte da
-A. D'Este, p. 69.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note13">
-<p><span class="label"><a href="#tag13">13</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Egli dipinse l'illustre suo amico in procinto di cadere da
-cavallo per la soverchia emozione, ed aggiunge ingenuamente:
-«nè io poteva prestargli ajuto, trovandomi nel medesimo
-stato. Di ciò avvedutisi alcuni dei più spediti giovani, vedendo
-aumentarsi il di lui abbandono, gli si fecero ai fianchi
-per sorreggerlo.» Pag. 69.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note14">
-<p><span class="label"><a href="#tag14">14</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Veggasi le memorie storiche di Mulinelli più volte citate,
-a pag. 74.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note15">
-<p><span class="label"><a href="#tag15">15</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Historiettes de Tallement de Reaux</i>, vol. II, pag. 233.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note16">
-<p><span class="label"><a href="#tag16">16</a>.&nbsp;&nbsp;</span><span class="smcap">Segrais</span> (<i>Œuvres</i>. Amsterdam, 1723,) <i>Mémoires anecdotes</i>,
-pag. 29.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note17">
-<p><span class="label"><a href="#tag17">17</a>.&nbsp;&nbsp;</span><span class="smcap">Antonio Meneghelli</span>. <i>Notizie bibliografiche d'Isabella
-Albrizzi</i>, <i>nata Teotocchi</i>, pag. 12 e 53.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note18">
-<p><span class="label"><a href="#tag18">18</a>.&nbsp;&nbsp;</span><span class="smcap">M. Victor Cousin</span>, <i>Madame de Longueville</i>. Paris. Didier,
-1853, pag. 136.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note19">
-<p><span class="label"><a href="#tag19">19</a>.&nbsp;&nbsp;</span><span class="smcap">Valery</span>, <i>Curiosité et anecdotes italiennes</i>. Paris. D'Amyot,
-1842, pag. 353.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note20">
-<p><span class="label"><a href="#tag20">20</a>.&nbsp;&nbsp;</span><span class="smcap">Cousin</span>, opera sopracitata, pag. 136.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note21">
-<p><span class="label"><a href="#tag21">21</a>.&nbsp;&nbsp;</span><span class="smcap">Cousin</span>, op. cit., pag. 141.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note22">
-<p><span class="label"><a href="#tag22">22</a>.&nbsp;&nbsp;</span><span class="smcap">Idem</span> ibid, pag. 139.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note23">
-<p><span class="label"><a href="#tag23">23</a>.&nbsp;&nbsp;</span><span class="smcap">Ugo Foscolo</span>, <i>Lettera ad Isabella Albrizzi</i> nella <i>Raccolta
-d'alcune lettere d'illustri italiani</i>. Firenze, per Le
-Monnier, pag. 30.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note24">
-<p><span class="label"><a href="#tag24">24</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Dai <i>Ritratti scritti da Isabella Teotocchi-Albrizzi</i>.
-Venezia, Alvisopoli, 1816. Terza edizione, pag. 54.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note25">
-<p><span class="label"><a href="#tag25">25</a>.&nbsp;&nbsp;</span><span class="smcap">Albrizzi</span>. <i>Ritratti</i>, ecc., pag. 67.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note26">
-<p><span class="label"><a href="#tag26">26</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Obbligato dal Governo di lasciare Venezia come sospetto
-di giacobinismo, portò seco un ritratto della Albrizzi, opera
-di madama Lebrun. Ritornato in Francia all'epoca della Restaurazione
-dei Borboni, morì a Parigi, ove dopo la sua morte
-il conte Tommaso Mocenigo Soranzo acquistò il ritratto d'Isabella
-e lo offerse in dono al di lei figlio Giuseppino Albrizzi.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note27">
-<p><span class="label"><a href="#tag27">27</a>.&nbsp;&nbsp;</span><span class="smcap">Albrizzi</span>. <i>Ritratti</i> sopracitati, pag. 26 e 30.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note28">
-<p><span class="label"><a href="#tag28">28</a>.&nbsp;&nbsp;</span><span class="smcap">Albrizzi</span>. <i>Ritratti</i> sopracitati, pag. 5 e 6.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note29">
-<p><span class="label"><a href="#tag29">29</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Id., pag. 7.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note30">
-<p><span class="label"><a href="#tag30">30</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Sono tutte sue espressioni tolte dal suo lungo sermone
-sui viaggi. Veggasi le poesie originali di Ippolito Pindemonte.
-Firenze, per Barbéra e Bianchi, 1858.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note31">
-<p><span class="label"><a href="#tag31">31</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Veggasi il discordo di Pietro Dal Rio premesso alle poesie
-originali pubblicate a Firenze. — <i>Sulla vita e sulla
-opere di Ippolito Pindemonte</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note32">
-<p><span class="label"><a href="#tag32">32</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Veggasi <i>Vita di Vittorio Alfieri</i> scritta da esso.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note33">
-<p><span class="label"><a href="#tag33">33</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Id. Ib.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note34">
-<p><span class="label"><a href="#tag34">34</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Veggasi <i>Vita di Vittorio Alfieri</i> scritta da esso.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note35">
-<p><span class="label"><a href="#tag35">35</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Ritratti</i> sopracitati, dalla pag. 95 alla 98.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note36">
-<p><span class="label"><a href="#tag36">36</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Mémoires de M. Goldoni pour servir à l'Histoire de
-sa vie</i>, <i>etc</i>. Paris, par Duchesne, 1787. Tome III, pag. 30.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note37">
-<p><span class="label"><a href="#tag37">37</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Mémoires</i> sopracitate, pag. 54.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note38">
-<p><span class="label"><a href="#tag38">38</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Id. Ib, pag. 197.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note39">
-<p><span class="label"><a href="#tag39">39</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Scritti di G. Gozzi</i>, scelti e ordinati da N. Tommaseo
-Firenze, per Le Monnier. Lettere a Caterina Tron, vol. III.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note40">
-<p><span class="label"><a href="#tag40">40</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Id. Ibid. vol. III, pag. 475.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note41">
-<p><span class="label"><a href="#tag41">41</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Scritti di G. Gozzi</i>, sopracitati.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note42">
-<p><span class="label"><a href="#tag42">42</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Id. Ib., 477.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note43">
-<p><span class="label"><a href="#tag43">43</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Id. Ib., 490.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note44">
-<p><span class="label"><a href="#tag44">44</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Id. Ib., 491.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note45">
-<p><span class="label"><a href="#tag45">45</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Id. Ib., 495.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note46">
-<p><span class="label"><a href="#tag46">46</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Id. Ib., 496.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note47">
-<p><span class="label"><a href="#tag47">47</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Scritti di G. Gozzi</i> sopracitati, pag. 496.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note48">
-<p><span class="label"><a href="#tag48">48</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Id. Ib, 507.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note49">
-<p><span class="label"><a href="#tag49">49</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Id. Ib., 532.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note50">
-<p><span class="label"><a href="#tag50">50</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Id. Ib., 533.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note51">
-<p><span class="label"><a href="#tag51">51</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Memorie inutili della vita di Carlo Gozzi, scritte da
-lui medesimo e pubblicate per umiltà</i>. Venezia, Stamperia
-Palese, 1797.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note52">
-<p><span class="label"><a href="#tag52">52</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Memorie</i> sopracitate, vol. I, cap. XXXV.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note53">
-<p><span class="label"><a href="#tag53">53</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Opera sopracitata</i>, vol. III, pag. 101.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note54">
-<p><span class="label"><a href="#tag54">54</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Id. Ib., pag. 103.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note55">
-<p><span class="label"><a href="#tag55">55</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Opera sopracitata, vol. III, pag. 189.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note56">
-<p><span class="label"><a href="#tag56">56</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Id. Ib., pag. 190.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note57">
-<p><span class="label"><a href="#tag57">57</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Opera sopracitata, vol. III, pag. 192.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note58">
-<p><span class="label"><a href="#tag58">58</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Id. Ib., pag. 193.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note59">
-<p><span class="label"><a href="#tag59">59</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Id. Ib.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note60">
-<p><span class="label"><a href="#tag60">60</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Opera sopracitata, vol. III, pag. 193.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note61">
-<p><span class="label"><a href="#tag61">61</a>.&nbsp;&nbsp;</span><span class="smcap">Albrizzi</span>, <i>Ritratti</i>, pag. 43, 44, 51.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note62">
-<p><span class="label"><a href="#tag62">62</a>.&nbsp;&nbsp;</span><span class="smcap">Albrizzi.</span> <i>Ritratti</i>, pag. 81 e 82.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note63">
-<p><span class="label"><a href="#tag63">63</a>.&nbsp;&nbsp;</span><span class="smcap">Emiliani Giudici.</span> <i>Storia delle belle lettere in Italia</i>. Lezioni
-XIX. Firenze. Le Monnier</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note64">
-<p><span class="label"><a href="#tag64">64</a>.&nbsp;&nbsp;</span><span class="smcap">Albrizzi</span>. <i>Ritratti</i>, pag. 58.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note65">
-<p><span class="label"><a href="#tag65">65</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Questo ritratto non essendo fatto pel pubblico deve essere
-rassomigliante, è delineato poi precisamente a Venezia nel 1795,
-epoca del nostro racconto; trovasi nell'Epistolario di Ugo Foscolo
-pubblicato a Firenze da Le Monnier nel 1854. Vol. III,
-pag. 281. Lettera a Gaetano Fornasini. Può vedersi la differenza
-col suo ritratto scritto per il pubblico, nel sonetto:
-«Solcata ho fronte, occhi incavati, intensi, ecc. ecc.» Trovasi
-nel volume unico di Poesie pubblicate a Firenze nel 1856
-dallo stesso Le Monnier, e che forma il volume XI delle
-opere edite e postume: pag. 194.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note66">
-<p><span class="label"><a href="#tag66">66</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Veggasi l'<i>Epistolario</i> sopracitato. Vol. I, pag. 1.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note67">
-<p><span class="label"><a href="#tag67">67</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Epistolario</i> sopracitato, pag. 4.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note68">
-<p><span class="label"><a href="#tag68">68</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Id. Ib., vol. III, pag. 279.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note69">
-<p><span class="label"><a href="#tag69">69</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Id. Ib., pag. 280.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note70">
-<p><span class="label"><a href="#tag70">70</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Id. Ib.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note71">
-<p><span class="label"><a href="#tag71">71</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Veggasi una lettera di Ugo Foscolo stampata in un opuscoletto
-pubblicato a Firenze da Le Monnier nel 1856, col
-titolo: — <i>Alcune lettere d'illustri italiani ad Isabella
-Teotocchi-Albrizzi</i>, pubblicate per cura di Nicolò Barozzi.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note72">
-<p><span class="label"><a href="#tag72">72</a>.&nbsp;&nbsp;</span><span class="smcap">Albrizzi.</span> <i>Ritratti</i>, pag. 14.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note73">
-<p><span class="label"><a href="#tag73">73</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Id. Ib., pag. 71.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note74">
-<p><span class="label"><a href="#tag74">74</a>.&nbsp;&nbsp;</span><span class="smcap">Albrizzi.</span> <i>Ritratti</i>, pag 93.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note75">
-<p><span class="label"><a href="#tag75">75</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Id. Ib., pag. 63, 64.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note76">
-<p><span class="label"><a href="#tag76">76</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Id. Ib., pag. 38, 40.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note77">
-<p><span class="label"><a href="#tag77">77</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Veggasi la Raccolta cronologica-ragionata dei documenti
-inediti che formavano la storia diplomatica della rivoluzione
-e caduta della Repubblica di Venezia (Tentori).</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note78">
-<p><span class="label"><a href="#tag78">78</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Il fante dei cai</i>, ossia dei capi, cioè dei Dieci, e degli
-inquisitori di Stato: Messer grande era il bargello.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note79">
-<p><span class="label"><a href="#tag79">79</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Memorie di Antonio Canova</i>, scritte da <span class="smcap">Antonio d'Este</span>.
-Firenze, Le Monnier, 1864, pag. 87.</p>
-</div>
-</div>
-
-<div class="tnote">
-<p class="tntitle">
-Nota del Trascrittore
-</p>
-
-<p>
-Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo senza annotazione
-minimi errori tipografici.
-</p>
-
-<p class="covernote">
-Copertina creata dal trascrittore e posta nel pubblico dominio.
-</p>
-</div>
-
-
-
-
-
-
-
-
-<pre>
-
-
-
-
-
-End of Project Gutenberg's Il dolce far niente, by Antonio Caccianiga
-
-*** END OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK IL DOLCE FAR NIENTE ***
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