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-The Project Gutenberg EBook of Compendio di psicologia, by Wilhelm Wundt
-
-This eBook is for the use of anyone anywhere in the United States and most
-other parts of the world at no cost and with almost no restrictions
-whatsoever. You may copy it, give it away or re-use it under the terms of
-the Project Gutenberg License included with this eBook or online at
-www.gutenberg.org. If you are not located in the United States, you'll have
-to check the laws of the country where you are located before using this ebook.
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-
-Title: Compendio di psicologia
-
-Author: Wilhelm Wundt
-
-Translator: Luigi Agliardi
-
-Release Date: April 23, 2015 [EBook #48769]
-
-Language: Italian
-
-Character set encoding: UTF-8
-
-*** START OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK COMPENDIO DI PSICOLOGIA ***
-
-
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-
-Produced by Miranda van de Heijning, Claudio Paganelli,
-Barbara Magni and the Online Distributed Proofreading Team
-at http://www.pgdp.net (This file was produced from images
-generously made available by the Bibliothèque nationale
-de France (BnF/Gallica) at http://gallica.bnf.fr)
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- COMPENDIO
-
- DI
-
- PSICOLOGIA
-
-
- DI
- GUGLIELMO WUNDT
-
- Traduzione sulla terza edizione tedesca
- DEL
- Dr LUIGI AGLIARDI
-
- Assistente volontario nella sezione di psicologia sperimentale
- dell’Istituto fisiologico di Torino
-
-
-
- TORINO
- CARLO CLAUSEN
- Libraio delle LL. MM. il Re e la Regina
- 1900
-
-
-
-
- PROPRIETÀ LETTERARIA
-
- Torino — Stabilimento Tipografico VINCENZO BONA.
-
-
-
-
-PREFAZIONE DEL TRADUTTORE
-
-
-Degli intenti di questo compendio, che ho la fortuna di presentare
-nella traduzione italiana, parla a sufficienza la prefazione
-dell’autore. Mi limito pertanto a dire qualche cosa della mia
-traduzione. Ad essa mi accinsi incoraggiato dal Dr FEDERICO KIESOW,
-e la compii colla sua collaborazione. Questo valente cultore della
-scienza psicologica fu per me l’ideale dei collaboratori; conoscitore
-egualmente profondo della lingua, dell’argomento e del pensiero
-dell’autore — di cui fu allievo ed assistente — mi fu largo di consigli
-durante il lavoro e da ultimo rilesse tutte le bozze di stampa. Mi è
-quindi grata l’occasione di poter qui al Dr Kiesow, all’amico e maestro
-mio, pubblicamente esprimere la mia riconoscenza per l’aiuto prezioso.
-
-Traducendo restai fedele il più che fosse possibile al testo; conservai
-qualche volta anche il giro del periodare tedesco, parendomi che
-soverchie trasposizioni potessero alterare l’ordine genetico del
-pensiero. Incontrai le difficoltà maggiori nella terminologia, non
-essendo ancora presso di noi ben fissata la terminologia psicologica.
-Mi attenni per quanto mi fu possibile alla terminologia già in uso,
-traendo qualche vantaggio dalle opere del Sergi, del Faggi, del
-Villa e di altri. A schiarimento di alcuni vocaboli insoliti credetti
-opportune alcune brevi note. Aggiunsi anche un glossario, nel quale
-sono in ordine alfabetico disposti i termini tedeschi — per le parole
-composte tenendo a base la fondamentale — e di contro i corrispondenti
-termini italiani. Tale glossario feci per desiderio dell’Autore, che si
-compiacque rivederlo ed approvarlo.
-
-Se questo libro avrà in Italia una seconda edizione — in Germania è in
-meno di tre anni giunto già alla 3ª — in essa farò tesoro di quelle
-osservazioni che gli studiosi mi faranno e delle quali fin d’ora li
-ringrazio.
-
- Torino, ottobre 1899.
-
- L. A.
-
-
-
-
-PREFAZIONE DELL’AUTORE
-
-(alla prima edizione)
-
-
-Questo libro è nato dal desiderio di porre nelle mani dei miei uditori
-una breve guida, che serva a completare le lezioni sulla psicologia.
-Ma nel tempo stesso altro scopo di questa mia opera è stato quello
-di tracciare in un disegno schematico i risultati e le teorie più
-importanti della psicologia contemporanea a vantaggio di un più
-largo cerchio di lettori, di quegli studiosi ai quali la psicologia
-offre un interesse e per sè stessa e per le sue applicazioni. Questo
-doppio intento portò naturalmente che nel dar notizia dei singoli
-fatti mi limitassi alle cose di massima importanza e ad esempi al
-massimo grado chiari e semplici e che rinunciassi interamente a
-quell’evidenza, che nelle lezioni si raggiunge col sussidio della
-dimostrazione e dell’esperimento. Se io ho posto a base di questa
-esposizione quelle teorie, che nella lunga trattazione dell’argomento
-credo aver riconosciuto come le buone, mi pare che ciò non richieda
-alcuna speciale giustificazione. Non ho però tralasciato di indicare
-i principali indirizzi che differiscono da quello qui trattato, e
-l’ho fatto in una breve esposizione generale dei caratteri dei vari
-indirizzi (Introduzione, § 2), come pure con accenni nei casi singoli.
-
-Queste osservazioni valgono a dimostrare il posto, che questo libro
-viene a prendere tra le mie anteriori opere di psicologia. Infatti
-poichè i “Grundzüge der physiologisichen Psychologie„ cercano di far
-servire alla psicologia i mezzi di ricerca della scienza naturale
-e specialmente della fisiologia e di esporre criticamente secondo i
-risultati principali il metodo sperimentale della psicologia, quale
-si è costituito in questi ultimi decenni, questo intento faceva di
-necessità passare in seconda linea i punti di vista psicologici più
-generali. La seconda edizione rifatta delle “_Vorlesungen über die
-Menschen und Thierseele_„ — la prima è oggi da lungo tempo invecchiata
-— si propone di dare notizia in modo più popolare della natura e
-dello scopo della psicologia sperimentale per poi trattare, dal punto
-di vista di questa psicologia, quelle questioni psicologiche che
-sono anche di un significato filosofico più generale. Se pertanto
-nei _Grundzüge_, ecc., il punto di vista della trattazione è stato
-determinato principalmente dalle relazioni della psicologia alla
-fisiologia e nelle _Vorlesungen_ da questioni d’interesse filosofico,
-questo _Compendio_ mira a presentare la psicologia nella sua propria
-connessione e in quell’ordine sistematico che è dato, a mio avviso,
-dalla natura stessa dell’argomento, pur sempre restando entro i limiti
-di ciò che v’è di più importante ed essenziale. Io spero dunque che
-questo libro non abbia a riuscire un complemento affatto inutile anco
-per quei lettori che già conoscono le altre mie opere psicologiche,
-come pure la trattazione della “logica della psicologia„ nella mia
-logica delle scienze dello spirito (_Logik_, 2ª ed., II, 2).
-
-Avendo nei _Grundzüge_ dato notizie sulla letteratura di ogni
-argomento, credo di poterle qui omettere. Il lettore che vuole
-conoscere a fondo una singola questione, potrà ricorrere a quell’opera
-più completa. Per quanto riguarda la letteratura apparsa dopo la
-quarta edizione dei _Grundzüge_ (1893), il lettore facilmente si
-orienterà dando una scorsa agli ultimi volumi dei periodici dedicati
-alla psicologia: ai “Philosophische Studien„, alla “Zeitschrift
-für Psychologie und Physiologie der Sinnesorgane„, al “American
-Journal of Psychology„ e alla “Psychological Review„, dei quali i
-tre ultimi contengono anche notizie bibliografiche. In questi ultimi
-tempi ai periodici citati è venuto ad aggiungersi quello edito da
-Kraepelin “Psychologische Arbeiten„ che si occupa specialmente della
-caratterologia generale e della psicologia pratica.
-
- Leipzig, gennaio 1896.
-
- W. WUNDT.
-
-
-
-
-INDICE
-
-
- INTRODUZIONE
-
- § 1. Còmpito della psicologia _pag._ 1
-
- 1. Vecchie definizioni. — 2. La psicologia come scienza
- dell’esperienza immediata. — 3. Suo rapporto alle scienze
- dello spirito e alla scienza naturale.
-
- § 2. Gl’indirizzi generali della psicologia 5
-
- 1. Psicologia metafisica: sistemi spiritualistici e
- materialistici, dualistici e monistici. — 2. Psicologia
- empirica: le due ragioni alla distinzione dei suoi indirizzi.
- — 3. La psicologia del senso interno. — 4. La psicologia
- come scienza dell’esperienza immediata. — 5. Psicologia
- descrittiva: psicologia delle facoltà. — 6. Indirizzi
- esplicativi: psicologia intellettualistica e volontaristica.
- — 7. Indirizzi intellettualistici: teoria logica e
- psicologia dell’associazione. — 8. Falsa sostanzializzazione
- intellettualistica delle rappresentazioni. — 9. Psicologia
- volontaristica. — 10. Principi direttivi dell’esposizione
- successiva.
-
- § 3. Metodi della psicologia 15
-
- 1. Rapporto generale tra esperimento ed osservazione. — 2.
- Applicazioni loro alla psicologia: importanza specifica dei
- metodi sperimentali per la psicologia. — 3. L’osservazione
- pura nella psicologia. Analisi dei prodotti dello spirito:
- psicologia sociale.
-
- § 4. Linee generali dell’argomento 19
-
- 1. Còmpito analitico-sintetico della psicologia. Gli
- elementi psichici. — 2. I singoli còmpiti sintetici in ordine
- ascendente: formazioni, connessioni e sviluppi psichici. — 3.
- Le leggi del processo psichico e la sua causalità.
-
- I. — Gli elementi psichici.
-
- § 5. Forme principali e proprietà generali degli elementi
- psichici 22
-
- 1. Gli elementi psichici si ottengono per mezzo
- dell’astrazione. — 2. Due specie di elementi psichici:
- sensazioni e sentimenti. — 3. Natura elementare e proprietà
- specifica dei processi psichici non s’identificano. —
- 4. Proprietà comune degli elementi psichici: qualità e
- intensità. — 5. Sistemi di qualità uniformi e varii, uni- e
- pluridimensionali. — 6. Caratteri per cui si differenziano le
- sensazioni e i sentimenti. — 6_a_. Contributo alla storia dei
- concetti di sensazione e di sentimento.
-
- § 6. Le sensazioni pure 30
-
- 1. Concetto della sensazione pura. — 2. Origine delle
- sensazioni. Gli stimoli sensibili. — 3. Sostrati fisiologici
- dei sistemi di sensazioni. Sensi meccanici e chimici. — 4.
- La così detta legge dell’energia specifica. — 5. La legge del
- parallelismo tra le differenze di sensazioni e le differenze
- fisiologiche di stimolazione.
-
- _A_. Le sensazioni del senso generale 36
-
- 6. Concetto del senso generale e suoi sistemi di sensazioni.
- — 7. Proprietà e diversità delle diverse parti dell’organo
- generale di senso. — 8. I quattro sistemi qualitativi del
- senso generale.
-
- _B_. Le sensazioni di suono 39
-
- 9. Sensazioni semplici di rumore. — 10. Sensazioni di tono.
- — 11. Il sistema delle sensazioni di tono.
-
- _C_. Le sensazioni di olfatto e di gusto 41
-
- 12. Sensazioni di olfatto. — 12_a_. Le classi degli odori.
- Neutralizzazione reciproca degli stimoli odorifici. — 13.
- Sensazioni di gusto. Le quattro qualità principali. — 13_a_.
- Mescolanza ed eliminazione degli stimoli saporifici.
-
- _D_. Le sensazioni di luce 43
-
- 14. Le sensazioni acromatiche. — 15. Le sensazioni
- cromatiche. — 16. Saturazione dei colori. — 17. Chiarore
- dei colori. — 18. Relazioni tra le sensazioni di chiarore
- cromatiche e acromatiche. — 19. Sistema tridimensionale delle
- sensazioni di luce. — 20. Le quattro sensazioni principali. —
- 21. Relazioni tra sensazioni e stimoli nel senso della vista.
- — 22. Colori complementari e mescolanza di colori. — 23. I
- tre colori fondamentali. — 24. La stimolazione fotochimica
- della retina. — 25. Persistenza della stimolazione. — 26.
- Contrasti di luce e di colori. — 26_a_. Teorie fisiologiche.
-
- § 7. I sentimenti semplici 59
-
- 1. Caratteri generali dei sentimenti semplici. — 2.
- Sentimento sensoriale (tono sentimentale della sensazione).
- — 3. Relazioni tra la variazione nella sensazione e nel
- sentimento. — 4. Influenza di modificazioni qualitative della
- sensazione sulla mutazione del sentimento. — 5. Influenza
- dell’intensità della sensazione sui sentimenti. — 6. Varietà
- dei sentimenti semplici. — 7. Le tre direzioni principali del
- sentimento. — 8. Esempi delle singole forme. — 9. Connessione
- delle tre direzioni di sentimento col corso dei processi
- psichici. — 10. Fenomeni fisiologici concomitanti del
- sentimento. — 11. Rapporto speciale al movimento del polso.
- — 11_a_. Schema fisiologico degli effetti del polso.
-
- II. — Le formazioni psichiche.
-
- § 8. Concetto e divisione delle formazioni psichiche 73
-
- 1. Definizione della “formazione psichica„. — 2. Composizione
- delle formazioni psichiche. — 3. Loro divisione.
-
- § 9. Le rappresentazioni intensive 75
-
- 1. Proprietà generali delle rappresentazioni intensive. La
- fusione. — 2. Sguardo alle fusioni intensive nei singoli
- dominii di senso. — 3. Rappresentazioni intensive dell’udito:
- il suono isolato. — 4. Condizione per la completa fusione
- sonora. — 5. L’accordo. — 6. I toni di differenza. — 7. Il
- rumore. — 7_a_. Teorie sull’analisi del suono e sulla fusione
- dei toni.
-
- § 10. Le rappresentazioni di spazio 82
-
- 1. Concetto generale delle rappresentazioni intensive.
- Caratteri speciali delle rappresentazioni di spazio. — 2.
- Condizioni psicologiche per un’analisi delle rappresentazioni
- di spazio. — 3. Specie delle rappresentazioni di spazio.
-
- _A_. Le rappresentazioni tattili dello spazio 84
-
- 4. Localizzazione degli stimoli di tatto. I segni locali
- qualitativi. — 5. Come le rappresentazioni tattili di
- spazio nascono nell’uomo non cieco. — 6. Il senso tattile
- nel cieco. — 7. Teoria delle rappresentazioni di spazio nel
- cieco. — 8. Carattere generale delle fusioni spaziali del
- senso tattile. — 9. Fusione con elementi mnemonici. — 10.
- Le rappresentazioni dei proprii movimenti nel non cieco.
- — 11. Le stesse rappresentazioni nel cieco nato. — 12. Le
- rappresentazioni della posizione e del movimento dell’intero
- corpo. — 12_a_. Teoria sull’origine delle rappresentazioni
- tattili dello spazio.
-
- _B_. Le rappresentazioni visive dello spazio 93
-
- 13. Caratteri generali delle rappresentazioni visive. — 14.
- Loro fattori generali.
-
- _a_. L’orientazione reciproca degli elementi di una
- rappresentazione visiva 94
-
- 15. Localizzazione nel campo visivo. — 16. Acutezza di
- localizzazione nelle diverse regioni del campo visivo. Vista
- diretta ed indiretta. — 17. I movimenti dell’occhio. — 18.
- Relazione dei movimenti degli occhi alla localizzazione.
- — 19. Illusioni costanti di direzione ed estensione nel
- campo visivo dovute alle leggi di movimento dell’occhio.
- — 20. Illusioni variabili di direzione ed estensione
- dovute a proprietà generali dei movimenti tattili. —
- 21. Indipendenza delle grandezze d’estensione nel campo
- visivo dalla compattezza degli elementi retinici. — 22. La
- rappresentazione visiva dello spazio è una funzione di due
- fattori. Necessità dell’ipotesi di segni locali della retina
- e loro dimostrazione empirica. — 23. Teoria generale della
- rappresentazione visiva dello spazio.
-
- _b_. L’orientazione delle rappresentazioni spaziali
- rispetto al soggetto percipiente 106
-
- 24. Punto d’orientazione nella vista binoculare. Direzione
- della linea d’orientazione. — 25. Rappresentazione della
- grandezza della linea d’orientazione. — 26. Distinzione
- di vicino e lontano. — 27. Apprendimento di punti posti
- a diverse distanze. — 28. Teoria delle rappresentazioni
- binoculari dei corpi. — 29. Condizioni varie per le
- rappresentazioni di profondità. Influenza delle linee di
- fissazione. — 30. Le imagini doppie nella vista binoculare e
- la localizzazione di distanza.
-
- _c_. Le relazioni tra l’orientazione reciproca
- degli elementi e la loro orientazione al
- soggetto 111
-
- 31. La vista diritta. — 32. La superficie del campo
- visivo. — 32_a_. I segni locali complessi della profondità
- e la paralassi binoculare. — 33. Lo stereoscopio. — 34.
- Rappresentazione monoculare della profondità. L’influenza
- dell’accomodazione. — 35. Gli elementi della prospettiva.
- — 35_a_. Rivista delle teorie sulla rappresentazione visiva
- dello spazio.
-
- § 11. Le rappresentazioni di tempo 115
-
- 1. Proprietà generali delle rappresentazioni di tempo. —
- 2. Carattere dell’ordine temporale rispetto allo spaziale.
- — 2_a_. Le forme delle rappresentazioni di tempo e le loro
- denominazioni nel linguaggio.
-
- _A_. Le rappresentazioni tattili di tempo 117
-
- 3. Rapporto delle proprietà meccaniche dell’apparato tattile
- alle rappresentazioni di tempo. — 4. I movimenti ritmici di
- tatto. — 5. Le rappresentazioni ritmiche del senso tattile.
-
- _B_. Le rappresentazioni uditorie di tempo 120
-
- 6. La natura del senso dell’udito favorevole a tali
- rappresentazioni. Ritmi continui e discontinui. — 7. Analisi
- di rappresentazioni ritmiche semplici. Influenza che su di
- esse esercita il decorso delle sensazioni. — 8. Modificazioni
- nell’apprendimento del ritmo dovute a varianti condizioni
- oggettive. — 9. Condizioni soggettive delle rappresentazioni
- ritmiche di tempo.
-
- _C_. Le condizioni generali delle rappresentazioni
- di tempo 124
-
- 10. Carattere specifico delle rappresentazioni di tempo. —
- 11. Il punto visivo interno. — 12. Il continuo flusso del
- tempo e la sua natura unidimensionale. — 13. Teoria generale
- sulle rappresentazioni di tempo. I segni temporali. — 13_a_.
- Rappresentazione geometrica del tempo. — 13_b_. Teoria
- nativistica e genetica.
-
- § 12. I sentimenti composti 128
-
- 1. I moti d’animo in generale. — 2. Carattere delle
- combinazioni intensive di sentimenti. — 3. Componenti e
- risultanti sentimentali: sentimenti parziali e sentimenti
- totali. Intrecci degli elementi sentimentali. — 3_a_.
- Esemplificazione mediante gli accordi musicali. — 4. Il
- sentimento generale. — 4_a_. Le teorie fisiologiche intorno
- al sentimento generale sono inammissibili. — 5. Sentimento
- di piacere o di dispiacere. — 6. Sentimento di contrasto. —
- 7. I sentimenti estetici elementari: gradevole o sgradevole.
- — 8. Sentimenti intensivi ed estensivi. — 9. I sentimenti
- intensivi: combinazioni di colori e di suoni. — 10. I
- sentimenti estensivi: sentimenti di forma e sentimenti di
- ritmo. — 11. Teoria psicologica dei sentimenti composti. —
- 12. Principio dell’unità dello stato sentimentale.
-
- § 13. Le emozioni 137
-
- 1. Concetto delle emozioni. — 2. Denominazioni dello
- emozioni. — 3. Decorso generale delle emozioni. — 4.
- Fenomeni fisici concomitanti: i movimenti espressivi.
- — 5. Classificazione dei movimenti espressivi. — 6.
- Modificazione nei movimenti del polso e del respiro.
- Emozioni calme; steniche ed asteniche; rapide e lente.
- — 6_a_. Cenni sulla dottrina intorno alle emozioni. Le
- passioni. — 7. Connessione esistente tra le variazioni e
- le proprietà formali delle emozioni. — 8. Rinforzamento
- dell’emozione a causa di fenomeni fisici concomitanti. —
- 9. Classificazione psicologica delle emozioni. — 10. Forme
- di emozioni rispetto alla qualità sentimentale: emozioni di
- piacere e di dispiacere, eccitanti e deprimenti, di tensione
- o di sollievo. — 11. Le designazioni delle emozioni nel
- linguaggio. — 12. Forme delle emozioni rispetto all’intensità
- sentimentale: emozioni deboli e forti. — 13. Forme di
- decorso: subitamente irrompenti, crescenti a poco a poco,
- intermittenti. — 13_a_. Importanza prevalente della qualità
- sentimentale per la distinzione delle emozioni.
-
- § 14. I processi di volere 148
-
- 1. Relazioni loro alle emozioni. — 2. Azioni di volere
- esterne. — 3. Relazione ai sentimenti. — 4. I motivi di
- volere. — 5. Evoluzione del volere. Azioni impulsive. —
- 6. Azioni volontarie e azioni di scelta. — 7. Decisione e
- risoluzione. I sentimenti d’attività. — 8. Indebolimento
- delle emozioni a causa di processi intellettuali. — 9.
- Sviluppo degli atti di volere interni. — 10. Evoluzioni
- regressive. I processi di volere divenuti processi
- meccanici. Caratteri di finalità dei movimenti riflessi.
- — 10_a_. Critica delle teorie sul volere. — 11. Decorso
- nel tempo degli atti di volere. Esperimenti di reazione.
- Reazioni complete ed abbreviate. — 12. Processi di reazioni
- composte. — 13. Reazioni divenute automatiche. — 13_a_.
- Importanza generale degli esperimenti di reazione. Istrumenti
- cronometrici.
-
- III. — La connessione delle formazioni psichiche.
-
- § 15. Coscienza e attenzione 165
-
- 1. Concetto della coscienza. — 2. Condizioni fisiologiche. —
- 2_a_. Localizzazione delle funzioni psichiche nel cervello.
- — 3. Connessione simultanea e successiva dei processi di
- coscienza. Gradi di coscienza. Come i processi psichici
- divengono inconsci. — 4. Appercezione e attenzione. — 5.
- Gradi di chiarezza dei contenuti di coscienza. — 6. Capacità
- dell’attenzione e della coscienza. — 6_a_. Metodi per la
- ricerca intorno allo stato di coscienza in un dato momento. —
- 6_b_. Metodo per la ricerca della capacità della coscienza. —
- 7. Effetto sentimentale dei contenuti di coscienza percepiti.
- — 8. Sentimenti d’appercezione. Appercezione passiva e
- attiva. — 8_a_. Metodi sperimentali. — 9. Connessione dei
- processi di attenzione e di volere. — 10. I concetti di
- soggetto ed oggetto. — 11. L’auto-coscienza. — 12. Ulteriore
- svolgimento della distinzione di soggetto ed oggetto. —
- 12_a_. Criterio delle ipotesi dualistiche. — 13. Passaggio ai
- vari processi psichici di combinazione.
-
- § 16. Le associazioni 181
-
- 1. Storia del concetto dell’associazione. — 2. Le
- associazioni così per solito chiamate sono prodotti complessi
- di elementari processi associativi. — 3. Forme principali
- degli elementari processi d’associazione.
-
- _A_. Le associazioni simultanee 184
-
- 4. Forme principali: assimilazione e complicazione.
-
- _a_. Le assimilazioni 185
-
- 5. Carattere generale delle assimilazioni. — 6. Assimilazioni
- uditorie. — 7. Assimilazioni nel campo dei processi intensivi
- del sentimento. — 8. Assimilazioni spaziali del senso
- tattile. — 9. Assimilazioni nelle rappresentazioni visive. —
- 10. Analisi psicologica dei processi di assimilazione. — 11.
- Differenze tra questi processi. Illusione.
-
- _b_. Le complicazioni 190
-
- 12. Carattere delle complicazioni e loro forme principali.
-
- _B_. Le associazioni successive 191
-
- 13. Connessione loro colle assimilazioni. — 14. Carattere
- generale delle associazioni successive. L’associazione a
- serie.
-
- _a_. I processi del riconoscimento e del
- conoscimento sensitivo 192
-
- 15. Carattere e differenze di questi processi. Ricerche
- sperimentali intorno all’influenza delle complicazioni. —
- 16. Trasformazione dei processi simultanei in successivi. —
- 17. Differenza tra i processi di riconoscimento e quelli di
- conoscimento.
-
- _b_. I processi di memoria 195
-
- 18. Loro origine dal processo di riconoscimento. — 18_a_.
- Connessione e significato generale dei processi di memoria.
- — 19. Gradi del processo di memoria. Forme miste tra
- il riconoscimento e la memoria. — 19_a_. La così detta
- “Associazione mediata„. — 20. Ricordi in base a molteplici
- riconoscimenti e conoscimenti. — 21. Elementi dei processi
- di memoria. — 21_a_. La classificazione delle forme
- d’associazione composte. — 22. Natura delle rappresentazioni
- di memoria. — 23. Il concetto della memoria.
-
- § 17. Le combinazioni appercettive 201
-
- 1. Caratteri soggettivi delle combinazioni appercettive. —
- 2. Relazioni loro alle associazioni. — 3. Divisione generale
- delle combinazioni appercettive.
-
- _A_. Le funzioni appercettive semplici (_Relazione
- e comparazione_) 203
-
- 4. Il processo di relazione. — 5. Il processo di
- comparazione. — 6. Concordanza e distinzione. — 7. La
- determinazione di grandezza per gli elementi psichici e le
- formazioni psichiche. — 8. Differenza tra le determinazioni
- di grandezza fisica e psichica. — 9. Metodi per la misura
- delle grandezze psichiche. — 10. Soglia dello stimolo e
- soglia di differenza. La legge di Weber. — 10_a_. La legge
- di Weber nei suoi particolari, e metodi per dimostrarla. —
- 11. I fenomeni psicologici del contrasto. Loro connessione
- coi fenomeni del contrasto fisiologico nel senso della
- vista. — 12. Altri fenomeni di contrasto. — 13. Contrasto tra
- l’impressione e l’attesa.
-
- _B_. Le funzioni composte d’appercezione (_Sintesi
- e analisi_) 210
-
- 14. Le rappresentazioni totali. — 15. Analisi psicologica
- dell’“attività fantastica„. — 16. Psicologia dell’“attività
- intellettiva„. — 17. Carattere psicologico dei concetti. —
- 18. Fantasia e intelletto come disposizioni individuali. Il
- talento.
-
- § 18. Gli stati psichici 216
-
- 1. Condizioni generali per stati anormali. — 2. Alterazioni
- negli elementi. — 3. Alterazioni nelle formazioni
- rappresentative: allucinazioni ed illusioni. — 4. Anomalie
- nei processi del sentimento e del volere. Stato di
- depressione e di esaltazione. — 5. Stati anormali della
- coscienza. — 6. Alterazioni nelle associazioni e nelle
- appercezioni. — 7. Il sogno. — 8. L’ipnosi. — 9. Relazioni
- tra sogno ed ipnosi. — 9_a_. Teoria fisiologica del sonno,
- del sogno e dell’ipnosi.
-
- IV. — Gli sviluppi psichici.
-
- § 19. Le proprietà psichiche degli animali 224
-
- 1. Cenni generali sullo sviluppo psichico degli animali. —
- 2. Rapidità dello sviluppo animale e unilateralità delle
- loro funzioni. — 3. Gl’istinti animali. — 4. Sviluppo
- degl’istinti. — 5. Rapporto genetico dell’animale all’uomo
- dal punto di vista della psicologia. — 5_a_. Impossibilità
- di tracciare un netto limite psicologico. Le teorie degli
- istinti.
-
- § 20. Lo sviluppo psichico del bambino 229
-
- 1. Svolgimento delle funzioni di senso. — 2. Gli elementi
- psichici nello sviluppo individuale. — 3. Origine
- delle rappresentazioni di spazio. — 4. Sviluppo delle
- rappresentazioni di tempo. — 5. Associazioni e combinazioni
- appercettive. — 6. Sviluppo dell’autocoscienza. — 7. Sviluppo
- del volere. — 8. Sviluppo del linguaggio. — 9. Attività
- fantastica del bambino. Istinto del giuoco. — 10. Funzioni
- intellettive. — 10_a_. Errori commessi nella psicologia del
- bambino.
-
- § 21. Lo sviluppo delle comunità spirituali 240
-
- 1. Differenze tra le comunità umane ed animali. — 2. I
- prodotti delle comunità umane.
-
- _A_. Il linguaggio 242
-
- 3. Il linguaggio di gesti. — 4. Evoluzione generale del
- linguaggio di suoni. — 5. Mutazione fonetica e mutazione di
- significato. — 6. Importanza psicologica dell’ordine delle
- parole.
-
- _B_. Il mito 245
-
- 7. L’appercezione personificante. — 8. Condizioni generali
- per il suo sviluppo. — 9. Animismo e feticismo. — 10. Il mito
- naturale.
-
- _C_. I costumi 249
-
- 11. Norme individuali o sociali dei costumi. Relazioni al
- mito e ai generali bisogni della vita. — 12. Mutazione di
- significato dei costumi. Differenziazione in costume, diritto
- e moralità.
-
- _D_. Carattere generale degli sviluppi riflettenti
- la psicologia sociale 251
-
- 13. Il condensarsi, l’oscurarsi e lo spostarsi delle
- rappresentazioni. Influenza dei processi sentimentali. — 14.
- Coscienza collettiva e volere collettivo. — 14_a_. Appunti
- critici.
-
- V. — La causalità psichica e le sue leggi.
-
- § 22. Il concetto dell’anima 255
-
- 1. Il principio generale della causalità. — 2. I concetti
- della materia, della forza e dell’energia. — 3. L’anima
- come concetto sussidiario della psicologia. — 4. Il
- concetto della sostanzialità dell’anima. — 5. Il concetto
- dell’anima materialistico e spiritualistico. — 6. Il concetto
- dell’attualità dell’anima. — 7. Evoluzione scientifica del
- concetto d’attualità. — 8. Il problema del rapporto tra corpo
- ed anima. — 9. Il principio del parallelismo psico-fisico. —
- 10. Necessità di una causalità psichica indipendente.
-
- § 23. Le leggi psicologiche di relazione 263
-
- 1. Le tre leggi generali di relazione. — 2. La legge delle
- risultanti psichiche. — 3. Il principio della sintesi
- creatrice. — 4. Accrescimento dell’energia psichica e
- costanza dell’energia fisica. — 5. La legge delle relazioni
- psichiche. — 6. La legge dei contrasti psichici. — 7.
- Rapporto della legge dei contrasti alle due leggi precedenti.
-
- § 24. Le leggi psicologiche d’evoluzione 267
-
- 1. Le tre leggi generali d’evoluzione. — 2. La legge
- dell’accrescimento spirituale. — 3. La legge dell’eterogenesi
- dei fini. — 4. La legge dell’evoluzione per contrari.
-
- Glossario 270
-
- Indice delle materie per ordine alfabetico 277
-
-
-
-
-INTRODUZIONE
-
-
-
-
-§ 1. — Còmpito della psicologia.
-
-
-1. Due sono le definizioni della psicologia, che predominano nella
-storia di questa scienza. Secondo l’una, la psicologia è “la scienza
-dell’anima„: i processi psichici sono considerati come fenomeni dai
-quali si debba conchiudere all’esistenza di una sostanza metafisica,
-l’anima. Secondo l’altra definizione, la psicologia è “la scienza
-dell’esperienza interna„, e però i processi psichici fanno parte di
-uno speciale ordine di esperienza, il quale si distingue senz’altro per
-ciò, che i suoi oggetti spettano all’“introspezione„ o, come anche si
-dice in contrapposto alla cognizione ottenuta mediante i sensi esterni,
-spettano al senso interno.
-
-Nè l’una nè l’altra di queste definizioni risponde allo stato presente
-della scienza. La prima, la definizione metafisica, corrisponde
-a uno stato, il quale per la psicologia è durato più a lungo
-che per gli altri campi del sapere. Ma anche la psicologia lo ha
-finalmente superato, da quando essa si è sviluppata in una disciplina
-empirica, che lavora con metodi propri, e dacchè le “scienze dello
-spirito„[1] sono riconosciute costituire un grande campo scientifico
-in contrapposto alle scienze della natura, il quale vuole a sua
-base generale una psicologia autonoma, indipendente da ogni teoria
-metafisica.
-
-La seconda definizione, l’empirica, la quale vede nella psicologia
-una “scienza-dell’esperienza interna„, è insufficiente, perchè può far
-nascere l’equivoco, che la psicologia abbia ad occuparsi d’oggetti, i
-quali siano generalmente diversi da quelli della così detta esperienza
-esterna. Ora è certo che si danno contenuti dell’esperienza, i quali
-cadono solo sotto la ricerca psicologica, sì che non hanno riscontro
-cogli oggetti e processi di quella esperienza, di cui tratta la
-scienza della natura: tali sono i nostri sentimenti, l’emozioni, le
-risoluzioni del volere. D’altra parte non v’è alcuno speciale fenomeno
-naturale, il quale sotto un diverso punto di veduta, non possa essere
-anche oggetto della ricerca psicologica. Una pietra, una pianta, un
-suono, un raggio di luce, sono, come fenomeni naturali, oggetti della
-mineralogia, della botanica, della fisica, ecc. Ma in quanto questi
-fenomeni naturali destano in noi _rappresentazioni_, sono insieme
-oggetti della psicologia, la quale cerca dare ragione così della
-formazione di queste rappresentazioni e del rapporto loro con altre
-rappresentazioni, come dei processi che non si riferiscono ad oggetti
-esterni, cioè dei sentimenti e dei movimenti del volere. Un “senso
-interno„, il quale, come organo della conoscenza psichica, possa
-essere contrapposto ai sensi esterni come organi della conoscenza
-della natura, non esiste affatto. Coll’aiuto dei sensi esterni
-sorgono tanto le rappresentazioni, delle quali la psicologia cerca
-indagare la proprietà, quanto quelle, dalle quali parte lo studio
-della natura; e le eccitazioni soggettive che rimangono estranee
-alla cognizione naturale delle cose, cioè i sentimenti, l’emozioni e
-gli atti volitivi, non sono a noi date per mezzo di speciali organi
-percettivi, ma si collegano in noi immediatamente e inseparabilmente
-colle rappresentazioni che si riferiscono ad oggetti esterni.
-
-2. Da quanto si è detto, risulta che le espressioni: esperienza
-interna ed esterna, non indicano due cose diverse, ma solo due _punti
-di vista diversi_, dei quali noi usiamo nella cognizione e nella
-trattazione scientifica dell’esperienza in sè unica. Questi punti di
-vista diversi hanno la loro origine nello scindersi immediato di ogni
-esperienza _in due fattori: in un contenuto_, che ci è dato, e nella
-nostra _cognizione_ di questo contenuto. Il primo di questi fattori
-chiamiamo _gli oggetti dell’esperienza_; il secondo diciamo _soggetto
-conoscente._ Donde due vie si svolgono per lo studio dell’esperienza.
-L’una è quella della _scienza naturale_, che considera gli _oggetti_
-dell’esperienza nella loro natura, pensata indipendentemente dal
-soggetto; l’altra è quella della _psicologia_; essa investiga l’intero
-contenuto dell’esperienza nella sua relazione col soggetto e nelle
-qualità, che sono immediatamente attribuite ad esso dal soggetto. In
-base a ciò il punto di vista della scienza naturale, essendo solo
-possibile mediante l’astrazione del fattore soggettivo contenuto
-in ogni reale esperienza, può anche essere designato come quello
-dell’_esperienza mediata_ mentre il punto di vista psicologico, il
-quale annulla quell’astrazione e i suoi effetti, può essere detto
-dell’_esperienza immediata_.
-
-3. Il còmpito che così deriva alla psicologia come ad una scienza
-empirica generale, coordinata e complementare alla scienza della
-natura, è confermato dal significato di tutte le scienze dello spirito,
-alle quali la psicologia serve di fondamento. Tutte queste scienze,
-filologia, storia, politica, sociologia hanno per loro contenuto
-l’esperienza immediata, come essa viene determinata dall’azione
-reciproca degli oggetti e dei soggetti conoscenti e operanti. Queste
-scienze dello spirito non si servono quindi delle astrazioni e degli
-ipotetici concetti sussidiati della scienza della natura; ma le
-rappresentazioni oggettive e i moti soggettivi che le accompagnano,
-hanno per esse il valore di una realtà immediata ed esse cercano
-spiegare le singole parti costituenti questa realtà mediante la loro
-reciproca connessione. Questo procedimento dell’interpretazione
-psicologica, proprio delle singole scienze dello spirito, deve
-essere anche il procedimento della stessa psicologia, perchè anche
-qui è richiesto dallo stesso suo oggetto, cioè dall’immediata realtà
-dell’esperienza.
-
- 3_a_. Alla scienza naturale, che indaga il contenuto
- dell’esperienza facendo astrazione dal soggetto conoscente,
- si suole assegnare come còmpito anche la “conoscenza del mondo
- esterno„, dove la parola, mondo esterno, indica tutto il complesso
- degli oggetti che a noi è dato conoscere. In modo corrispondente
- si volle talora definire la psicologia: “l’autoconoscenza del
- soggetto„. Ma questa definizione è insufficiente, perchè al
- dominio della psicologia, oltre le qualità di ogni soggetto,
- appartengono pure i rapporti reciproci del soggetto col mondo
- esterno e cogli altri soggetti simili. Inoltre questa definizione
- può facilmente dare a credere che soggetto e mondo esterno siano
- parti separabili dell’esperienza, o almeno possano essere divisi
- in contenuti di coscienza reciprocamente indipendenti; mentre
- all’opposto l’esperienza esterna rimane legata alle funzioni
- percettive e conoscitive del soggetto, e l’esperienza interna
- racchiude le rappresentazioni del mondo esterno come parte di
- essa immutabile. Donde necessariamente deriva che l’esperienza
- non è davvero una semplice giustapposizione di diversi dominii,
- ma un tutto unico che in ognuna delle sue parti presuppone così
- il soggetto che apprende i contenuti dell’esperienza, come gli
- oggetti che sono dati al soggetto quali contenuti dall’esperienza.
- E però anche la scienza della natura non può interamente astrarre
- dal soggetto conoscente, ma solo da quelle qualità di esso, che,
- o come i sentimenti, svaniscono, tosto che si fa astrazione del
- soggetto, o come le qualità delle sensazioni, devono, in base alle
- ricerche della fisica, essere ascritte al soggetto. La psicologia
- ha invece per proprio oggetto l’intero contenuto della coscienza
- nella sua costituzione immediata.
-
- Se ora la ragione ultima per la distinzione delle scienze
- naturali dalla psicologia e dalle scienze dello spirito, può
- solo essere cercata nel fatto che ogni esperienza contiene come
- fattori, un contenuto oggettivo dato e un soggetto conoscente; si
- comprende senz’altro non essere necessario che quella distinzione
- presupponga una logica determinazione dei due fattori. Infatti
- è evidente che una tale determinazione è solo possibile in base
- alle ricerche delle scienze naturali e della psicologia, e però in
- nessun caso essa può precedere questa ricerca. L’unica premessa
- sin dal principio in commune così alla scienza naturale come
- alla psicologia, sta piuttosto nella coscienza, accompagnante
- ogni esperienza, che da questa oggetti sono dati ad un soggetto;
- senza che però si possa con ciò parlare di una conoscenza delle
- condizioni che stanno a base di questa distinzione tra soggetto
- e oggetto, o di determinati caratteri pei quali un fattore si
- distingue dall’altro. Anche l’espressioni soggetto e oggetto
- si devono dunque in questo rapporto considerare solo come
- un’anticipazione per la quale distinzioni che appartengono a una
- riflessione logica già compiuta, vengono applicate allo stadio
- dell’esperienza originaria.
-
- Per quanto si è detto, le interpretazioni dell’esperienza
- secondo la scienza naturale e la psicologia si integrano a
- vicenda, non solo perchè la prima considera gli oggetti astraendo
- il più possibile dal soggetto e la seconda invece si occupa della
- parte che prende il soggetto nella formazione dell’esperienza,
- ma anche nel senso che ambedue assumono una posizione diversa di
- fronte ad ogni singolo dato dell’esperienza. Poichè la scienza
- della natura cerca scoprire come gli oggetti sono costituiti senza
- alcun riguardo al soggetto, la conoscenza che essa ci offre è di
- natura _mediata_ o _concettuale_, in luogo degli oggetti immediati
- dell’esperienza, sono ad essa sottoposti i concetti degli oggetti
- ai quali si giunge mediante l’astrazione degli elementi soggettivi
- delle rappresentazioni. Ma questa astrazione richiede anche sempre
- integrazioni ipotetiche della realtà. Infatti poichè l’analisi
- che la scienza naturale fa dell’esperienza, dimostra molte parti
- dell’esperienza, ad es. i contenuti della sensazione essere
- effetti soggettivi di processi oggettivi, quest’ultimi per la loro
- natura indipendente dal soggetto, non possono essere compresi
- nell’esperienza. E però si cerca di giungere ad essa mediante
- ipotetici concetti sulle proprietà oggettive della materia.
- Invece nella psicologia che studia il contenuto della coscienza
- nella sua piena realtà, cioè le rappresentazioni riferentisi agli
- oggetti insieme a tutti i moti soggettivi che le accompagnano,
- ci si presenta il modo di conoscere _immediato_ o _intuitivo_;
- intuitivo nel senso più largo che nella moderna terminologia
- scientifica ha preso questo concetto, così che esso indica non più
- soltanto gl’immediati contenuti rappresentativi dei sensi esterni
- e principalmente del senso visivo, ma tutto il _reale concreto_ in
- contrapposizione al pensato astratto e concettuale. La psicologia
- può mettere in luce la connessione dei dati dell’esperienza
- come si presenta realmente al soggetto soltanto coll’astenersi
- assolutamente da quelle astrazioni e da quei concetti ipotetici
- dei quali usano le scienze naturali. Per tanto se la scienza della
- natura e la psicologia sono ambedue scienze empiriche nel senso
- che ambedue hanno per oggetto l’interpretazione della esperienza,
- cui considerano solo da diverso punto di vista, la psicologia, per
- la particolare natura del suo còmpito, è senza dubbio la _scienza
- più strettamente empirica_.
-
-
-
-
-§ 2. — Gl’indirizzi generali della psicologia.
-
-
-1. La concezione della psicologia, come scienza empirica[2] che non ha
-per oggetto uno speciale contenuto dell’esperienza, ma il contenuto
-immediato di ogni esperienza, è di origine moderna. Contro di essa
-stanno ancora teorie nella scienza contemporanea, che in generale
-si possono considerare come una sopravvivenza di anteriori gradi di
-sviluppo e che sempre lottano fra loro secondo il posto che assegnano
-alla psicologia rispetto alla filosofia e alle altre scienze. I due
-principali indirizzi della psicologia, che si distinguono in relazione
-alle due più diffuse definizioni psicologiche più sopra spiegate, sono:
-il _metafisico_ e _l’empirico._ Ma ambedue alla loro volta presentano
-un buon numero di indirizzi speciali.
-
-La psicologia metafisica dà generalmente un valore minimo all’analisi
-empirica, e alla causate connessione dei processi psichici.
-Considerando essa la psicologia parte della filosofia metafisica, suo
-intento principale è di giungere a una determinazione dell’“essere
-dell’anima„, la quale si accordi colla complessa concezione universa
-del sistema metafisico, in cui rientra la psicologia. Posto il concetto
-metafisico dell’anima, si cerca da questo derivare il vero contenuto
-dell’esperienza psicologica. Il carattere, per cui la psicologia
-metafisica si differenzia dall’empirica, è, che quella non deriva
-i processi psichici da altri processi psichici, ma da un sostrato
-tutt’affatto diverso, o dagli atti di una speciale sostanza animica
-o dalla proprietà e dai processi della materia. E secondo la natura
-attribuita a questo sostrato la psicologia metafisica dà luogo a
-due indirizzi. La _psicologia spiritualistica_ considera i processi
-psichici come effetti di una speciale sostanza psichica, la quale è
-ritenuta o essenzialmente diversa dalla materia (sistema _dualistico_),
-o a questa di natura affine (sistema _monistico_ o _monadologico_).
-La tendenza metafisica che è a base della psicologia spiritualistica,
-sta nell’ ipotesi di un’essenza soprannaturale dell’anima e nello
-sforzo di conciliare questa ipotesi coll’altra dell’immortalità, cui
-talora si collega anche l’ipotesi più spinta di una preesistenza. La
-_psicologia materialistica_ riconduce i processi psichici allo stesso
-sostrato materiale che la scienza della natura pone ipoteticamente
-a spiegazione, dei fenomeni naturali. Secondo questa psicologia i
-processi psichici sono, come i processi fisici della vita, legati ad
-aggruppamenti di elementi materiali; aggruppamenti che sorgono durante
-la vita individuale, e col finire di questa si dissolvono. La tendenza
-metafisica di questa psicologia sta nella negazione dell’essenza
-soprannaturale dell’anima, affermata invece dalla psicologia
-spiritualistica. Ma con questa si identifica, in quanto non cerca
-l’interpretazione dell’esperienza psicologica in sè stessa, ma vuole
-derivarla da processi ipotetici di un sostrato metafisico.
-
-2. Dalla lotta contro quest’ultimo indirizzo è nata la _psicologia
-empirica_. Essa dove è conseguentemente svolta, si sforza di ricondurre
-i processi psichici a concetti che sono direttamente desunti dalla
-connessione di questi processi, o di giovarsi di processi ben
-determinati e semplici per derivare dal loro cooperare altri processi
-più complessi. Le basi di una tale interpretazione possono essere
-molteplici e però anche la psicologia empirica dà luogo a diversi
-indirizzi, i quali si possono generalmente distinguere per due ragioni.
-La prima si riferisce al rapporto della esperienza interna all’esterna
-e alla posizione che le due scienze sperimentali, la scienza della
-natura e la psicologia, prendono l’una rispetto all’altra. La seconda
-si riferisce ai fatti o ai concetti loro, dai quali si prendono le
-mosse per l’interpretazione dei processi. Ogni trattazione concreta
-della psicologia empirica rappresenta nello stesso tempo un indirizzo
-della prima e uno della seconda maniera.
-
-3. Secondo questa _concezione generale della natura dell’esperienza
-psicologica_ stanno in opposizione quelle due tendenze psicologiche,
-delle quali già si trattò più sopra (§ 1) a causa della loro importanza
-decisiva per la determinazione del còmpito della psicologia: la
-_psicologia del senso interno_, e la _psicologia come scienza
-dell’esperienza immediata_. La prima, tratta i processi psichici
-come contenuti di un dominio speciale dell’esperienza, coordinato
-all’esperienza naturale fornitaci dai sensi esterni, ma da essa
-assolutamente diverso. La seconda non riconosce una differenza reale
-fra l’esperienza interna e l’esterna, ma vede tale distinzione solo
-nella diversità dei _punti di vista_, dai quali quell’esperienza, unica
-in sè stessa, viene considerata.
-
-Di queste due forme della psicologia empirica la prima è la più
-antica. Essa è sorta dall’aspirazione di affermare l’indipendenza,
-dell’osservazione psicologica contro le usurpazioni della filosofia
-della natura. E poichè essa per la sua tendenza vuole coordinate
-la scienza della natura e la psicologia, crede essere gli eguali
-diritti di queste due scienze fondati innanzi tutto sulla generale
-diversità dei loro oggetti e delle forme della percezione di questi
-oggetti. Questa veduta ha influito in doppio senso sulla psicologia
-empirica: in primo luogo perchè favorì l’opinione che la psicologia
-abbia bensì a servirsi di metodi empirici, ma questi siano, come i
-dati dell’esperienza psicologica, fondamentalmente diversi da quelli
-della scienza della natura; in secondo luogo perchè essa si sforzò di
-stabilire qualche nesso fra quei domini dell’esperienza, già presunti
-diversi. Sotto il primo rispetto, la psicologia del senso interno fu
-appunto quella che coltivò il metodo della _pura introspezione_ (§ 3,
-2). Per la seconda considerazione, l’opinione di una differenza fra i
-dati fisici e psichici della esperienza ricondusse dì necessità alla
-psicologia metafisica. Infatti da questo punto di vista, per la natura
-stessa della cosa, le relazioni dell’esperienza interna all’esterna o i
-così detti “rapporti tra il corpo e l’anima„ potevano essere spiegati
-solo mediante ipotetici principi metafisici. Tali principi metafisici
-non potevano far a meno di influire anche sulla ricerca psicologica, sì
-che essa fu inquinata di sussidiarie ipotesi metafisiche.
-
-4. Dalla psicologia del senso interno si distingue essenzialmente
-quella concezione, che definisce la psicologia come “scienza
-dell’esperienza immediata„. Questa infatti, ritenendo essere
-l’esperienza interna ed esterna non parti diverse, ma diversi modi
-di considerare una sola e medesima esperienza, non può riconoscere
-una precipua differenza fra i metodi della psicologia e della scienza
-naturale. Questo indirizzo psicologico ha prima di tutto cercato di
-stabilire i metodi sperimentali che devono compiere un’analisi esatta
-dei processi psichici; analisi che, tenuto conto del mutato punto
-di vista, è analoga a quella di cui le scienze naturali fanno uso
-nella spiegazione dei fenomeni della natura. Di più questo indirizzo
-mostra che le singole scienze dello spirito, le quali hanno ad oggetto
-i processi psichici concreti o le creazioni psichiche, si trovano
-tutte sul medesimo terreno di una scientifica considerazione dei dati
-immediati dell’esperienza e dei loro rapporti coi soggetti agenti.
-Donde, come conseguenza necessaria, l’analisi psicologica dei prodotti
-più generali dello spirito: la lingua, le rappresentazioni mitologiche,
-le norme dei costumi, dev’essere considerata come un sussidio
-all’intelligenza dei processi psichici più complessi. Questa concezione
-sta pertanto, riguardo al metodo, in più stretto rapporto con altre
-scienze: come _psicologia sperimentale_ colle scienze naturali, come
-_psicologia sociale_[3] colle più speciali scienze dello spirito.
-
-Finalmente, considerando in tal modo la psicologia, si viene ad
-eliminare completamente la questione sui rapporti degli oggetti
-psichici ai fisici. Ambedue non sono veramente oggetti diversi,
-ma uno stesso contenuto, il quale è considerato una volta nella
-ricerca della scienza naturale mediante l’astrazione del soggetto, e
-l’altra nella ricerca psicologica in relazione alla sua costituzione
-immediata e ne’ suoi rapporti totali al soggetto. Tutte le ipotesi
-metafisiche sulle relazioni intercedenti fra gli oggetti psichici e
-fisici, sono, considerate da questo punto di vista, soluzioni di un
-problema che si agita attorno ad una questione falsamente posta. Se
-la psicologia deve nella connessione dei processi psichici, in quanto
-questi sono dati immediati dell’esperienza, rifuggire dal soccorso di
-ipotesi metafisiche, essa può nondimeno — poichè esperienza esterna
-ed interna sono due punti di vista integratisi a vicenda di una sola
-od identica esperienza — ritornare, sovratutto dove la connessione
-dei fenomeni psichici presenta lacune, a considerare fisicamente gli
-stessi processi, per vedere se mediante questo nuovo punto di vista,
-diverso e preso dalla scienza naturale, si possa ristabilire quella
-continuità che si credeva mancasse. Il medesimo varrà poi, ma in senso
-inverso, anche per quelle lacune che si presentano nella catena delle
-nostre conoscenze fisiologiche, potendo questa venir completata con
-anelli, fornitici da una trattazione dell’esperienza dal punto di vista
-puramente psicologico. Sulla base di una tale concezione, che pone le
-due forme di conoscenza nel loro giusto rapporto, è possibile che non
-soltanto la psicologia porti a piena esecuzione il proposito di essere
-scienza sperimentale, ma che anche la fisiologia diventi vera scienza
-sussidiaria della psicologia; come dall’altra parte la psicologia è con
-eguale diritto una scienza sussidiaria della fisiologia.
-
-5. Riguardo alla seconda delle suaccennate (2) partizioni fondamentali,
-cioè riguardo ai _fatti o concetti posti a base della ricerca
-psicologica_, si possono ancora distinguere _due_ indirizzi della
-psicologia empirica, i quali sono, generalmente parlando, due
-gradi di sviluppo successivi della interpretazione psicologica.
-Il primo corrisponde ad una tendenza _descrittiva_, il secondo ad
-una _esplicativa_. Quando si cercò di distinguere, descrivendo,
-i vari processi psichici, sorse la necessità di una opportuna
-_classificazione_ di essi. Si formarono così i concetti generali,
-sotto i quali vennero ad ordinarsi i diversi processi, e si cercò
-soddisfare al bisogno d’interpretare il caso singolo, riferendo le
-parti di un processo complesso a concetti generali applicabili ad esse.
-Tali concetti sono ad es. sensazione, conoscenza, attenzione, memoria,
-immaginazione, intelletto, volontà, ecc. Essi corrispondono ai concetti
-fisici generali nati dall’immediata cognizione dei fenomeni naturali,
-come peso, calore, suono, luce, ecc. Se quelli al pari di questi,
-possono servire ad un primo ordinamento dei fatti, non giovano però
-affatto a darne la spiegazione. Nondimeno la psicologia empirica si
-è resa più volte colpevole di questa confusione, e appunto in questo
-senso la _psicologia delle facoltà_ considerava ogni specie come
-potenze o facoltà della psiche, sotto la cui attività varia o comune
-essa riconduceva tutti i processi psichici.
-
-6. Una trattazione _esplicative_, che si contrappone alla psicologia
-descrittiva delle facoltà, è costretta, quando si attenga veramente
-al lato empirico, a porre a base delle sue interpretazioni fatti
-determinati, che appartengono per sè stessi all’esperienza psichica.
-E potendo questi fatti essere presi da ordini diversi di processi
-psichici, la trattazione esplicativa presenta di nuovo due indirizzi,
-corrispondenti ai due fattori che prendono parte alla formazione
-dell’esperienza immediata: l’oggetto e il soggetto. Quando si dà
-maggior valore all’oggetto dell’esperienza immediata, nasce la
-psicologia _intellettualistica_, che cerca derivare tutti i processi
-psichici, anche i sentimenti soggettivi, gl’impulsi, i primi movimenti
-della volontà dalle _rappresentazioni_, o, come anche queste possono
-essere dette, a causa della loro importanza per la conoscenza
-oggettiva, dai processi _intellettivi_. Se all’opposto si dà valore
-principale al modo in cui l’esperienza immediata sorge nel soggetto,
-allora nasce un indirizzo, il quale accorda ai moti soggettivi, che non
-si riferiscono ad oggetti esterni, un posto _egualmente importante_ che
-alle rappresentazioni. Questa psicologia può essere detta psicologia
-_volontaristica_, a causa dell’importanza che essa riconosce ai
-processi della volontà fra tutti i processi soggettivi.
-
-Fra i due indirizzi della psicologia empirica (3), che si distinguono
-per la generale concezione dell’esperienza interna, la psicologia
-del senso interno è quella che tende anche all’_intellettualismo_.
-Essa infatti, essendo il senso interno paragonato ai sensi esterni,
-considera principalmente quei dati psichici dell’esperienza, che
-sono offerti quali oggetti al senso interno, allo stesso modo
-che gli oggetti naturali ai sensi esterni. La natura di oggetti
-si crede d’altra parte possa essere attribuita, fra tutti i dati
-dell’esperienza, soltanto alle _rappresentazioni_, e precisamente
-perchè esse vengono considerate proprio come _immagini_ degli
-oggetti che stando fuori di noi, ci sono dati dai sensi esterni.
-Quindi le rappresentazioni sono ritenute i soli oggetti reali del
-senso interno, mentre tutti quei processi che non possono essere
-riferiti ad oggetti esterni, come ad es. i sentimenti, sono indicati
-o quali rappresentazioni non chiare, o quali rappresentazioni che si
-riferiscono al nostro corpo, o finalmente quali effetti prodotti da
-combinazioni di rappresentazioni.
-
-Mentre la psicologia del senso interno si collega all’intellettualismo,
-la psicologia dell’esperienza immediata si avvicina al volontarismo.
-Dacchè questa riconosce essere un còmpito capitale della psicologia
-la ricerca dell’origine soggettiva di ogni esperienza, è facile
-comprendere che nell’analisi di quest’origine l’attenzione dev’essere
-sovratutto diretta su quei fattori dell’esperienza, dai quali fa
-astrazione la scienza della natura.
-
-7. La psicologia _intellettualistica_ nel corso del suo sviluppo ha
-di nuovo dato luogo a due speciali indirizzi empirici. O i processi
-_logici_ del giudicare o del concludere furono considerati come le
-forme tipiche fondamentali di ogni fatto psichico, o furono ritenute
-tali certe combinazioni di rappresentazioni successive di memoria,
-prevalenti sulle altre a causa della loro frequenza, le cosidette
-_associazioni delle rappresentazioni_. La prima tendenza, la _logica_,
-è in istretta parentela colla interpretazione psicologica volgare;
-essa è la più antica, ma nondimeno in parte si è conservata ancora
-sino in questi ultimi tempi. _La teoria della associazione_ è sorta
-dall’empirismo filosofico del secolo scorso. Queste due tendenze sono
-fra loro contrarie, volendo la teoria logica ricondurre le complessità
-di fenomeni psichici a forme più alte di processi intellettuali, e
-l’associazionistica invece a forme inferiori o, come oggi si suol dire,
-semplici. Ma ambedue per la loro unilateralità falliscono egualmente;
-non solo perchè nè l’una nè l’altra riesce coi propri principi a
-spiegare i processi sentimentali e volitivi, ma anche perchè questi
-principi non riescono neppure a una piena interpretazione dei processi
-intellettivi.
-
-8. L’unione della psicologia del senso interno colla concezione
-intellettualistica ha ancora portato a un principio particolare,
-che molte volte è stato fatale per il modo di concepire i fatti
-psicologici. Esso consiste nella falsa _sostanzializzazione_[4]
-_intellettualistica delle rappresentazioni_. Quando noi non ammettiamo
-solo un’analogia tra gli oggetti del cosidetto senso interno e gli
-oggetti del senso esterno, ma anche consideriamo i primi come imagini
-dei secondi; siamo indotti a trasportare quelle proprietà, che la
-scienza naturale attribuisce agli oggetti del mondo esterno, anche
-agli oggetti immediati del senso interno, cioè alle rappresentazioni.
-E pertanto si ammette, che le rappresentazioni, proprio come le
-cose esterne cui sono da noi riferite, siano oggetti relativamente
-persistenti, i quali possano svanire dalla coscienza e poi di nuovo
-in essa entrare. Le rappresentazioni senza dubbio devono essere da
-noi percepite ora più forti e chiare, ora più deboli e confuse, a
-seconda che il senso interno venga o no rafforzato dal senso esterno,
-e a seconda dell’attenzione che ad esse prestiamo; ma nel complesso
-rimangono immutate riguardo alla loro natura qualitativa.
-
-9. La psicologia _volontaristica_ è in tutto quest’ordine di fatti
-in piena antitesi coll’intellettualistica. Mentre questa è costretta
-ad ammettere un senso interno con oggetti speciali della percezione
-interna, quella è legata alla veduta, che l’esperienza interna
-si identifica coll’esperienza immediata. E poichè il contenuto
-dell’esperienza psicologica consiste secondo questa concezione, non di
-una somma di oggetti, che sono dati al soggetto, ma di tutto quanto
-compone il processo dell’esperienza, cioè degli atti del soggetto
-stesso presi nella loro proprietà immediata, che non è stata mutata
-da nessuna astrazione e riflessione; il contenuto dell’esperienza
-psicologica è di necessità considerato come una _connessione di
-processi_.
-
-Questo concetto del processo esclude la natura sostanziale e però
-anche più o meno persistente dei dati psichici dell’esperienza. I fatti
-psichici sono _avvenimenti_ e non cose; essi scorrono come tutti gli
-avvenimenti nel tempo e non sono mai in un dato momento gli stessi che
-nel momento antecedente. In questo senso i processi del volere hanno un
-valore _tipico_, importantissimo per la intelligenza di tutti gli altri
-processi psichici. La psicologia volontaristica non afferma affatto
-che il volere sia la sola forma realmente esistente del processo
-psichico, ma essa afferma soltanto che il volere, coi sentimenti e
-colle emozioni a lui strettamente connesse, costituisce una parte
-dell’esperienza psichica, altrettanto necessaria quanto le sensazioni
-e le rappresentazioni; di più afferma che sull’analogia del processo
-volitivo debba interpretarsi ogni altro processo psichico; cioè quale
-un fatto che sempre muta nel tempo, e non quale una somma di oggetti
-persistenti, come per lo più l’intellettualismo ammette, in conseguenza
-del falso riferimento che esso fa delle proprietà da noi poste negli
-oggetti esterni, alle rappresentazioni degli oggetti stessi. Quando si
-riconosce l’_immediata_ realtà dell’esperienza psicologica, lo studio
-dì derivare determinate parti del processo psichico da altre che da
-quello specificamente differiscono, resta senz’altro escluso; così
-pure i conati della psicologia metafisica di ricondurre l’esperienza
-interna a processi immaginari da essa diversi di un ipotetico
-sostrato metafisico, stanno in contraddizione col vero còmpito reale
-della psicologia. Questo còmpito, poichè si riferisce all’esperienza
-immediata, si collega sin dal principio col presupposto che ogni dato
-psichico dell’esperienza contiene nello stesso tempo fattori oggettivi
-e soggettivi; questi si devono pur sempre considerare come distinti da
-un’astrazione arbitraria e non come processi realmente diversi. Infatti
-l’osservazione c’insegna che non si danno rappresentazioni, le quali
-non sveglino in noi sentimenti ed impulsi di diversa intensità, come
-pure non è possibile un processo sentimentale o volitivo, che non si
-riferisca ad un oggetto rappresentato.
-
-10. I principi direttivi della fondamentale concezione psicologica, che
-dobbiamo in seguito mantenere fissi, possono essere riassunti nelle tre
-proposizioni seguenti:
-
-1. L’esperienza interna o psicologica non è alcun dominio speciale
-dell’esperienza diverso dagli altri, ma essa è veramente l’_esperienza
-immediata_.
-
-2. Quest’esperienza immediata non è un contenuto quiescente, ma
-una _connessione di processi_; essa non consiste di oggetti, ma di
-processi, cioè di _fatti generali che si svolgono in noi_ e delle loro
-relazioni reciproche fissate da leggi.
-
-3. Ciascuno di questi processi ha da un lato un contenuto oggettivo ed
-è dall’altro un processo soggettivo, e però in tal modo esso racchiude
-in sè le condizioni generali tanto di ogni conoscenza quanto di ogni
-pratica attività degli uomini.
-
-A queste tre proposizioni corrisponde un _triplice posizione della
-psicologia_ in rapporto agli altri campi del sapere:
-
-1. Come scienza dell’esperienza immediata, essa — in contrapposto alle
-_scienze naturali_, le quali a causa dell’astrazione che esse fanno del
-soggetto, hanno per oggetto solo il contenuto oggettivo e _mediato_
-dell’esperienza — è la scienza empirica _che reintegra quelle_. Ogni
-singolo fatto dell’esperienza può essere intimamente valutato nel
-suo pieno significato, solo quando ha sostenuto la prova dell’analisi
-naturale o psicologica. In questo senso anche la fisica e la fisiologia
-sono scienze sussidiarie della psicologia, come questa alla sua volta
-è una disciplina ausiliaria per le ricerche naturali.
-
-2. Come scienza delle forme più generali della esperienza umana
-immediata e della connessione loro secondo leggi, essa è il _fondamento
-delle scienze dello spirito_. Infatti il contenuto di queste scienze
-sta sopratutto nelle azioni che nascono dagli immediati fatti della
-vita psichica umana e nei loro effetti. La psicologia, in quanto ha
-per còmpito lo studio delle forme, sotto le quali queste azioni si
-presentano e delle leggi alle quali soggiaciono, è la più generale,
-e insieme la base di tutte le scienze dello spirito: della filologia,
-della storia, dell’economia politica, della giurisprudenza, ecc.
-
-3. Siccome la psicologia egualmente considera le _due_ condizioni
-fondamentali, che stanno a base così della conoscenza teoretica
-come dell’operare pratico, le soggettive e le oggettive, e cerca
-determinarle nel loro rapporto reciproco; essa fra tutte le discipline
-empiriche è quella, i cui risultati si adattano più da vicino allo
-studio così del problema della conoscenza come dell’etica, le due
-questioni fondamentali della filosofia. La psicologia, che rispetto
-alla scienza naturale è la scienza reintegrante, rispetto alle scienze
-dello spirito la fondamentale, è rispetto alla filosofia la _scienza
-empirica di preparazione_.
-
- 10_a_. Quantunque nella nuova psicologia sempre più si
- vada riconoscendo, che non tanto la differenza degli oggetti
- dell’esperienza quanto quella del punto di vista di trattazione
- della esperienza è ciò per cui la psicologia si distingue dalla
- scienza naturale; pure la chiara conoscenza delle particolarità
- reali di quel punto di vista, che fissa il còmpito scientifico
- per la psicologia, è ancor sempre pregiudicata dai riflessi delle
- tendenze della vecchia metafisica e della filosofia naturalistica.
- Invece di riconoscere che la trattazione dell’esperienza per
- le scienze naturali si compie in base all’astrazione di quei
- fattori soggettivi che entrano in quell’esperienza, si assegna
- ancora sempre alla scienza naturale il còmpito di fissare
- nel modo più generale il contenuto di ogni esperienza. Posto
- questo, la psicologia sarebbe una disciplina non più coordinata
- ma subordinata alla scienza naturale. Essa non dovrebbe più
- eliminare quell’astrazione fatto dalla scienza naturale e con
- questo giungere a una completa comprensione della esperienza;
- ma dovrebbe trar profitto dal concetto del “soggetto„ messo in
- luce dalla scienza naturale, per spiegare l’influenza di questo
- soggetto sui dati della nostra coscienza. In luogo di riconoscere
- che una definizione sufficiente del soggetto è solo possibile
- in base alla ricerca psicologica (§ 1, 3º), qui d’un tratto è
- introdotto nella psicologia un concetto del soggetto già bell’e
- formato e definitivamente improntato sulla scienza naturale.
- Ora per questa il soggetto è identico all’individuo corporeo.
- Conseguentemente la psicologia vien definita, come la scienza che
- ha l’ufficio di stabilire la dipendenza del contenuto immediato
- dell’esperienza dall’individuo corporeo. Questo punto di vista,
- detto anche del “materialismo psico-fisico„, è insostenibile dal
- lato della teoria della conoscenza e psicologicamente infruttuoso.
- Siccome la scienza naturale astrae di proposito dal soggetto
- percipiente, pur contenuto in ogni esperienza, è fuor di dubbio
- che essa ben difficilmente è in grado di dare una valida ed
- ultima determinazione del soggetto. Una psicologia che parte
- da una tale definizione puramente fisiologica, non s’impernia
- più sull’esperienza ma, proprio come la vecchia psicologia
- materialistica, su una premessa metafisica. Di più questo punto
- di vista è psicologicamente infruttuoso, perchè assegna di
- bel principio la causale interpretazione dei processi psichici
- alla fisiologia, la quale non può dare nè ora nè mai una tale
- interpretazione a causa del differente modo di trattazione della
- scienza naturale e della psicologia. Infine è senz’altro manifesto
- che una tale psicologia, la quale si trasforma in un’ipotetica
- meccanica del cervello, deve una volta per sempre rinunciare a
- servire di base alle scienze dello spirito.
-
- Quando noi diciamo psicologia “volontaristica„ l’indirizzo
- _strettamente empirico_, che si contrappone ai tentativi di
- rinnovare la dottrina metafisica e che è contrassegnato dai
- principi più sopra formulati, non dobbiamo dimenticare che questo
- volontarismo psicologico in sè e per sè non ha nulla a fare
- con alcuna dottrina metafisica della volontà. Esso si oppone
- all’unilaterale volontarismo metafisico di Schopenhauer, che
- deriva tutto l’essere da una volontà trascendente originaria,
- non meno che ai sistemi metafisici sorti dall’intellettualismo
- di Spinoza, di Herbart e di altri. I principi del volontarismo
- psicologico, preso nel senso già notato, sono affatto contrari
- alla metafisica, perchè esso esclude dalla psicologia ogni
- metafisica; sono poi in opposizione agli altri indirizzi
- psicologici, perchè esso respinge tutti gli sforzi che mirano
- a ricondurre i processi del volere a semplici rappresentazioni,
- mentre accentua il significato _tipico_ del volere per la natura
- dell’esperienza psicologica. Questo significato tipico sta in
- ciò che la proprietà riconosciuta generalmente per le azioni
- volitive, cioè di essere _processi_, il decorso dei quali presenta
- continuamente mutazioni qualitative e intensive, viene considerata
- valevole anche per gli altri contenuti psichici della esperienza.
-
-
-
-
-§ 3. — Metodi della psicologia.
-
-
-1. La psicologia, avendo per proprio oggetto non contenuti specifici
-dell’esperienza ma l’_esperienza generale nella sua natura immediata_,
-non può servirsi di altri metodi che di quelli usati dalle scienze
-empiriche, così per l’affermazione dei fatti, come per l’analisi
-e pel causale collegamento di essi. La circostanza, che la scienza
-della natura astrae dal soggetto e la psicologia no, può bensì portare
-modificazioni nel modo di usare i metodi, ma non mai nell’essenziale
-natura dei metodi usati.
-
-Ora la scienza naturale, la quale, come campo di ricerca prima
-costituitosi, può servire di esempio alla psicologia, si giova di due
-metodi principali: _l’esperimento_ e _l’osservazione_. L’_esperimento_
-consiste in un’osservazione, nella quale i fenomeni da osservare
-sorgono e si svolgono per l’opera volontaria dell’osservatore.
-L’osservazione in senso stretto studia i fenomeni senza un tale
-intervento dello sperimentatore, ma così come si presentano
-all’osservatore nella continuità dell’esperienza. Ogni qual volta
-un’azione sperimentale è possibile, le scienze naturali ne fanno sempre
-uso, essendo in tutti i casi, anche in quelli, nei quali i fenomeni
-offrono già un’osservazione facile ed esatta, un vantaggio poter
-volontariamente determinare la loro nascita e il loro decorso e isolare
-le parti di un fenomeno complesso. Ma nella scienza della natura un
-uso distinto di questi due metodi è già stato stabilito secondo i suoi
-diversi campi: in genere il metodo sperimentale si crede per certi
-problemi più necessario che per altri, nei quali si può raggiungere non
-di rado lo scopo desiderato colla semplice osservazione. Queste due
-specie di problemi si riferiscono, prescindendo da piccole eccezioni
-provenienti da rapporti speciali, alla generale distinzione dei
-fenomeni naturali in _processi naturali_ ed in _oggetti naturali_.
-
-Qualunque _processo naturale_, ad es., un movimento di luce, di
-suono, una scarica elettrica, il prodursi o il decomporsi di una
-combinazione chimica, inoltre un movimento stimolatore o un fenomeno
-di scambio nell’organismo delle piante o degli animali, richiede
-l’azione sperimentale per l’esatta determinazione dello svolgimento e
-per l’analisi delle sue parti. In generale tali azioni sperimentali
-sono desiderabili, perchè è possibile fare osservazioni esatte solo
-quando si può determinare il momento di apparizione del fenomeno. Esse
-sono poi necessarie per distinguere fra loro le parti diverse di un
-fenomeno complesso, perchè questo può succedere per lo più solo quando
-arbitrariamente si trascurino alcune condizioni, o se ne aggiungano
-altre, o anche se ne modifichi l’importanza.
-
-Tutt’altra cosa è per gli _oggetti naturali_: essi sono oggetti
-relativamente costanti, che non esigono di essere prodotti in
-un determinato momento, ma stanno in ogni tempo a disposizione
-dell’osservatore e vi permangono. Qui una ricerca sperimentale è
-per lo più soltanto richiesta quando vogliamo indagare i processi
-della loro nascita e delle loro variazioni; in questo caso trovano
-applicazione le stesse considerazioni fatte per lo studio dei processi
-naturali, perchè gli oggetti naturali sono considerati o prodotti o
-parti di processi naturali. Quando invece si tratta solo della natura
-reale degli oggetti, senza riguardo alla loro formazione e alle loro
-variazioni, allora la semplice osservazione è per lo più sufficiente.
-In questo senso sono, ad es., la mineralogia, la botanica, la zoologia,
-l’anatomia, la geografia ed altre simili, scienze di pura osservazione,
-fintanto che in esse non siano introdotti, come spesso avviene,
-problemi fisici, chimici, fisiologici; in una parola, quei problemi che
-si riferiscono a processi naturali.
-
-2. Se trasportiamo queste considerazioni alla psicologia, appare tosto
-manifesto che essa, pel proprio contenuto, è senz’altro costretta a
-tenere lo stesso cammino di quelle scienze, nelle quali un’osservazione
-esatta è possibile solo sotto la forma di osservazione sperimentale,
-e che però essa non può mai essere una scienza di pura osservazione.
-Infatti il contenuto della psicologia risulta di _processi_ e non
-di oggetti persistenti. Per indagare esattamente l’apparizione e
-il decorso di questi processi, la loro composizione e le relazioni
-reciproche delle loro diverse parti, noi dobbiamo prima di tutto
-produrre a nostra volontà quell’apparizione, e poterne variare
-secondo il nostro intento le condizioni; il che è possibile solo
-per mezzo dell’esperimento e non coll’osservazione pura. A questa
-ragione generale se ne aggiunge per la psicologia una speciale, che
-non esiste egualmente poi fenomeni naturali. Siccome in questi noi
-facciamo astrazione dal soggetto conoscente, ci è possibile servirci,
-sotto certe condizioni, della semplice osservazione; e sopratutto
-se essa, come nell’astronomia, viene favorita dalla regolarità dei
-fenomeni, ci è dato determinare con sufficiente sicurezza il contenuto
-oggettivo dei fenomeni. Ma la psicologia, non potendo per principio
-astrarre dal soggetto, troverebbe condizioni favorevoli per una
-casuale osservazione solo quando in molti ripetuti casi le medesime
-parti oggettive dell’esperienza immediata coincidessero col medesimo
-stato del soggetto. Questo, per la grande complessità dei fenomeni
-psichici, non è possibile avvenga, tanto più che in modo speciale
-_l’intenzione stessa dell’osservare_, che deve essere presente in
-ogni esatta osservazione, altera sostanzialmente il principio e il
-decorso del processo psichico. L’osservazione naturale invece non
-viene generalmente turbata dall’intenzione dell’osservare, perchè essa
-sin dal principio astrae di proposito dal soggetto. Consistendo uno
-dei còmpiti principali della psicologia nell’esatta ricerca del modo
-di sorgere e svolgersi dei processi soggettivi, è facile comprendere
-come qui l’intenzione di osservare o muta sostanzialmente i fatti
-da osservare, o essa stessa in tutto si sopprime. Al contrario la
-psicologia, per il modo naturale in cui sorgono i processi psichici,
-è costretta al metodo sperimentale, appunto come la fisica e la
-fisiologia. Una sensazione si presenta in noi sotto condizioni
-favorevoli all’osservazione, se essa è suscitata da uno stimolo
-esterno, una sensazione di suono ad esempio, da un movimento sonoro
-esterno, una sensazione di luce da uno stimolo luminoso esterno. La
-rappresentazione di un oggetto è originariamente determinata da un
-insieme sempre più o meno complesso di stimoli esterni. Se noi vogliamo
-studiare il modo psicologico in cui sorge una rappresentazione, noi
-non possiamo usare alcun altro metodo che quello di imitare questo
-processo nel suo svolgimento naturale. In questo modo abbiamo il
-grande vantaggio di potere volontariamente variare le rappresentazioni
-stesse, facendo variare le combinazioni degli stimoli agenti nelle
-rappresentazioni, e così di giungere ad una spiegazione dell’influenza
-che ogni singola condizione esercita sul nuovo prodotto. Le
-rappresentazioni della memoria non sono, è ben vero, direttamente
-suscitate da impressioni sensibili esterne, bensì le seguono solo
-dopo un tempo più o meno lungo; ma è chiaro che anche sulle loro
-proprietà, e specialmente sul rapporto loro alle rappresentazioni
-primarie svegliate da impressioni dirette, si giunge alla più sicura
-spiegazione quando non ci si affidi alla loro casuale apparizione,
-ma si tragga vantaggio di quelle immagini che sono lasciate dagli
-stimoli precedenti in un modo sperimentalmente regolato. Non altrimenti
-si fa coi sentimenti e coi processi volitivi; noi li potremo porre
-nella condizione più opportuna ad un’esatta ricerca, se a nostra
-volontà produrremo quelle impressioni che secondo l’esperienza sono
-regolarmente legate alla reazione del sentimento e del volere. Non
-v’è quindi alcuno dei fondamentali processi psichici pel quale non sia
-possibile usare il metodo sperimentale ed egualmente alcuno per la cui
-ricerca questo metodo non sia richiesto da ragioni logiche.
-
-3. Invece _l’osservazione pura_, la quale è pur possibile in molti
-campi della scienza naturale, nel senso esatto è impossibile dentro il
-dominio della psicologia _individuale_ a causa dell’intero carattere
-del processo psichico. Essa si potrebbe solo pensar possibile, se
-vi fossero oggetti psichici persistenti e indipendenti dalla nostra
-attenzione, come vi sono oggetti naturali relativamente persistenti e
-che non mutano colla nostra osservazione. Nulla di meno anche nella
-psicologia si offrono fatti i quali, benchè non siano veri oggetti,
-pure posseggono il carattere di oggetti psichici, presentando quelle
-caratteristiche di natura relativamente persistente e indipendente
-dall’osservatore; oltre a queste proprietà possiedono anche l’altra di
-essere inaccessibili ad un’osservazione sperimentale nel senso comune.
-Questi fatti sono i _prodotti spirituali_, che si sviluppano nella
-storia dell’umanità, come la lingua, le rappresentazioni mitologiche ed
-i costumi. La loro origine e il loro svolgimento si fondano dappertutto
-su generali condizioni psichiche, che si possono argomentare dalle
-loro proprietà oggettive. Perciò anche l’analisi psicologica di questi
-prodotti può dare spiegazioni intorno ai reali processi psichici
-della loro formazione e del loro svolgimento. Tutti questi prodotti
-spirituali di natura generale presuppongono l’esistenza di una comunità
-spirituale di molti individui, quand’anche le loro ultime sorgenti
-siano evidentemente le proprietà psichiche già appartenenti al singolo
-uomo. A causa appunto di questa relazione alla comunità, specialmente
-alla comunità di popoli, si suole indicare l’intero campo di questa
-ricerca psicologica dei prodotti spirituali come _psicologia sociale_,
-contrapponendola alla individuale o, come anche può essere detta pel
-metodo che in essa predomina, psicologia _sperimentale_. Benchè queste
-due parti della psicologia siano, a causa dello stato attuale della
-scienza, trattate per lo più ancora distintamente, esse costituiscono
-non diversi domini, ma piuttosto metodi diversi. La cosidetta
-psicologia sociale corrisponde al metodo della pura osservazione,
-ha per suo carattere solo questo, che gli oggetti dell’osservazione
-sono prodotti dello spirito. La intima connessione di questi prodotti
-colle comunità spirituali, connessione che ha dato origine al nome
-di psicologia sociale, nasce anche dalla circostanza secondaria, che
-i prodotti individuali dello spirito presentano una natura troppo
-mutabile, perchè possano essere sottoposti ad una osservazione
-oggettiva; e che perciò i fenomeni ricevono qui la costanza necessaria
-per una tale osservazione, solo quando diventano fenomeni collettivi o
-di masse.
-
-Appare chiaro dunque che la psicologia, non meno che la scienza
-naturale, dispone di _due_ metodi esatti: il primo, il metodo
-sperimentale, serve all’analisi dei processi psichici più semplici; il
-secondo, l’osservazione dei più generali prodotti dello spirito, serve
-allo studio dei più alti processi e sviluppi psichici.
-
- 3_a_. Avendo l’uso dei metodi sperimentali la sua origine
- nella maniera sperimentale usata dalla fisiologia, e specialmente
- dalla fisiologia degli organi di senso e del sistema nervoso, la
- psicologia sperimentale è anche detta “psicologia fisiologica„.
- Nella trattazione di questa sono di solito usate quelle conoscenze
- fisiologiche date dalla fisiologia del sistema nervoso e degli
- organi dei sensi, conoscenze che appartengono senza dubbio alla
- sola fisiologia, ma rendono nondimeno desiderabile una trattazione
- che tenga conto specialmente dell’interesse psicologico. Quindi
- la psicologia fisiologica ha il carattere di disciplina di
- transizione; nella sua parte essenziale è, come lo dice il nome,
- _psicologia_ e, fatta astrazione da quei sussidi fisiologici,
- coincide colla psicologia sperimentale nel senso sopra definito.
- Se altri ha cercato di porre una distinzione tra la psicologia
- propriamente detta e la psicologia fisiologica, nel senso che
- solo alla prima spetti l’interpretazione dell’esperienza interna,
- ed alla seconda invece la derivazione dell’esperienza stessa dai
- processi fisiologici, si deve respingere tale distinzione come
- insussistente. Vi è _un solo_ modo di spiegazione psicologica
- causale, e questo consiste nella derivazione di processi psichici
- più complessi da altri più semplici; in questa interpretazione gli
- elementi fisiologici possono sempre entrare, in virtù del sopra
- affermato rapporto dell’esperienza naturale alla psicologica,
- ma solo come sussidiari (§ 2, 4). La psicologia materialistica,
- negando l’esistenza di una causalità psichica, ha in luogo del
- còmpito da noi stabilito per la psicologia, posto l’altro di
- derivare i processi psichici dalla fisiologia del cervello. Questo
- indirizzo, insostenibile e teoricamente e psicologicamente per le
- ragioni dimostrate (§ 2, 10a), trova tuttavia buona accoglienza
- così fra i sostenitori della psicologia pura, come fra quelli
- della psicologia fisiologica.
-
-
-
-
-§ 4. — Linee generali dell’argomento.
-
-
-1. I contenuti immediati dell’esperienza, che costituiscono l’oggetto
-della psicologia, sono in ogni caso processi di natura composta.
-Percezioni di oggetti esterni, ricordi di tali percezioni, sentimenti,
-emozioni, atti di volere non sono soltanto collegati continuamente
-gli uni cogli altri nelle più svariate maniere, ma ciascuno di questi
-processi è per la sua stessa natura un tutto più o meno complesso.
-La rappresentazione di un corpo esterno consta delle rappresentazioni
-parziali delle sue parti. Noi riferiamo un suono, per quanto semplice
-sia, ad una direzione spaziale e in tal modo lo colleghiamo colle
-rappresentazioni assai più complesse dello spazio esterno. Un
-sentimento, un atto di volere è riferito ad una sensazione qualsiasi
-che suscita il sentimento, ad un oggetto che è voluto e così via.
-Di fronte ad una natura così complessa dei fatti psichici la ricerca
-scientifica deve condurre a termine consecutivamente _tre_ còmpiti.
-_Il primo_ consiste nell’_analisi_ dei processi composti, _il secondo_
-nel _mettere in luce le connessioni_ tra gli elementi trovati mediante
-l’analisi, _il terzo_ nell’_investigazione delle leggi_, che presiedono
-al sorgere di tali connessioni.
-
-2. Fra questi tre còmpiti è sopratutto il secondo, il sintetico, quello
-che alla sua volta racchiude in sè una serie di problemi. Dapprima gli
-elementi psichici si collegano in _formazioni psichiche_ composte,
-le quali si separano le une dalle altre, relativamente indipendenti
-nel continuo flusso del processo psichico. Tali formazioni sono, ad
-es., le rappresentazioni, sia che esse possano essere riferite ora
-direttamente a stimoli od oggetti esterni, sia che possano venir da
-noi interpretate come riproduzioni di stimoli od oggetti anteriormente
-percepiti. Tali formazioni sono pure i sentimenti composti, le emozioni
-ed i processi di volere. Inoltre queste formazioni psichiche stanno
-fra loro nelle più diverse combinazioni: le rappresentazioni si
-collegano ora a maggiori complessi di rappresentazioni contemporanee,
-ora a regolari serie di rappresentazioni; nè in minor numero sono le
-combinazioni cui dànno luogo i processi del sentimento, del volere
-così fra loro come colle rappresentazioni. In tal modo nasce la
-_connessione delle formazioni psichiche_ come una classe di processi
-sintetici di _secondo_ grado, che si eleva sulla combinazione più
-semplice degli elementi in formazioni psichiche. Siccome poi le singole
-connessioni psichiche costituiscono le une colle altre composizioni
-alla loro volta ancor più complesse, le quali mostrano pur sempre
-una certa regolarità nell’ordine delle loro parti, sorgono da queste
-nuove combinazioni i composti di _terzo_ grado, che noi indichiamo
-col nome generale di _sviluppi psichici_. Noi possiamo distinguere
-sviluppi di diversa estensione: quelli di natura più ristretta si
-riferiscono ad _una sola tendenza psichica_, ad es., allo svolgimento
-della funzione intellettiva, del volere, del sentimento, oppure talora
-semplicemente allo sviluppo di una speciale parte di queste forme
-funzionali: ai sentimenti estetici, morali, ecc. Da una quantità
-di tali sviluppi parziali sorge poi lo _sviluppo complessivo_ della
-_singola individualità psichica_. Finalmente, poichè già l’individuo
-animale, e in più alta misura anche il singolo uomo si trova in
-continua relazione con esseri dello stesso genere, su questi sviluppi
-individuali si elevano gli _sviluppi psichici di specie_. Queste
-diverse parti della storia dello sviluppo psicologico formano, da una
-parte i fondamenti psicologici di altre scienze: della teoria della
-conoscenza, della pedagogia, dell’estetica, dell’etica e però sono
-trattate opportunamente insieme a queste; dall’altra parte esse hanno
-dato luogo a speciali scienze psicologiche; donde la psicologia del
-fanciullo, la psicologia animale e sociale. Dei risultati di queste tre
-ultime scienze qui esporremo in seguito solo quelli che più importano
-per la psicologia generale.
-
-3. La soluzione dell’ultimo e più generale còmpito della psicologia,
-la determinazione delle _leggi del processo psichico_, si fonda sullo
-studio di tutte le combinazioni di grado diverso: delle combinazioni
-degli elementi in formazioni, delle formazioni in connessioni, delle
-connessioni in sviluppi. Se tale studio delle composizioni psichiche
-ci dà a conoscere l’effettiva costituzione dei processi psichici, le
-proprietà della causalità psichica che si esplica in questi processi,
-si possono solo dedurre da quelle leggi, alle quali si riferiscono le
-forme di connessione dei contenuti psichici dell’esperienza e delle
-loro parti.
-
-Pertanto noi considereremo qui in seguito:
-
- 1. gli elementi psichici;
- 2. le formazioni psichiche;
- 3. la connessione delle formazioni psichiche;
- 4. gli sviluppi psichici;
- 5. la causalità psichica e le sue leggi.
-
-
-
-
-I. — GLI ELEMENTI PSICHICI
-
-
-
-
-§ 5. — Forme principali e proprietà generali degli elementi psichici.
-
-
-1. Poichè tutti i dati psichici dell’esperienza sono di natura
-complessa, gli _elementi psichici_, in quanto parti assolutamente
-semplici ed indecomponibili del fatto psichico, sono i prodotti,
-di un’analisi ed astrazione, la quale diviene solo possibile perciò
-che gli elementi sono realmente collegati gli uni agli altri in modi
-diversi. Se si trova l’elemento _a_ in un primo caso cogli elementi _b,
-c, d_.... in un secondo con _b’, c’, d’_ e così via, quell’elemento,
-pel fatto che nessuno degli elementi _b, b’, c, c’_ è costantemente
-legato ad _a_, può essere astratto da tutti quelli. Se noi, ad
-es., udiamo un suono semplice di una certa altezza ed intensità, lo
-possiamo riferire ora a questa, ora a quella direzione dello spazio,
-e possiamo insieme udire ora questo, ora quest’altro suono. Non
-essendovi nè una direzione costante nello spazio, nè un costante suono
-d’accompagnamento, è possibile astrarre da queste parti variabili, così
-che il singolo suono rimanga solo come elemento psichico.
-
-2. Ai _due_ fattori, onde consta l’esperienza immediata, un contenuto
-oggettivo dell’esperienza e il soggetto senziente, secondo il § 1
-(2), corrispondono _due specie di elementi psichici_, i quali si
-ottengono come prodotti dell’analisi psichica. Gli elementi del
-contenuto oggettivo dell’esperienza diciamo _elementi di sensazione_,
-o semplicemente _sensazioni_: ad es. un suono, una certa sensazione di
-caldo, di freddo, di luce, ecc. In ogni caso si fa astrazione da tutti
-i legami di questa sensazione colle altre, non meno che dall’ordine
-spaziale o temporale della medesima. Gli elementi soggettivi diciamo
-invece _elementi sentimentali_ o _sentimenti semplici_; esempi di
-tali elementi sentimentali sono: il sentimento che si accompagna ad
-una sensazione di luce, di suono, di gusto, d’olfatto, di caldo, di
-freddo, di dolore; oppure i sentimenti che vanno uniti alla vista di un
-oggetto piacevole o spiacevole, che sono nello stato dell’attenzione,
-nel momento di un atto volitivo, e così via. Tali sentimenti semplici
-sono per doppio riguardo prodotti dell’astrazione: ogni sentimento è
-al tempo stesso non solo legato ad elementi rappresentativi, ma anche
-parte di un processo psichico, che si svolge in un certo tempo, durante
-il quale il sentimento muta da un momento all’altro.
-
-3. Consistendo i veri contenuti psichici dell’esperienza di
-combinazioni varie fra elementi sensibili e sentimentali, il carattere
-specifico dei singoli processi psichici è fondato per massima parte non
-sulla natura di quegli elementi, ma piuttosto sulle loro combinazioni
-in formazioni psichiche composte. Così, ad es., le rappresentazioni
-di oggetti spazialmente estesi, una serie temporale di sensazioni,
-un’emozione, un atto volitivo sono forme _speciali_ della esperienza
-psichica, le quali però, come tali, non sono già date immediatamente
-con gli elementi sensibili e sentimentali, come, ad es., le proprietà
-chimiche dei corpi composti non possono essere determinate, per quanto
-si enumerino le proprietà degli elementi chimici. Proprietà _specifica_
-e natura _elementare_ di processi psichici sono pertanto due concetti
-tutt’affatto diversi l’uno dall’altro. Ogni elemento psichico
-è un contenuto specifico dell’esperienza, ma non ogni contenuto
-dell’esperienza immediata è egualmente un elemento psichico. Così le
-rappresentazioni spaziali e temporali, l’emozioni, le azioni volitive
-sono processi specifici, ma non elementari. Alcuni elementi hanno,
-è ben vero, la proprietà di apparire solo in formazioni psichiche
-di specie determinata, ma siccome queste contengono regolarmente
-anche altri elementi, la speciale natura delle formazioni può essere
-dedotta non dalle proprietà astratte degli elementi, ma soltanto dalla
-loro maniera di collegarsi. Noi riferiamo, per es., una momentanea
-sensazione di suono sempre ad un certo istante; ma poichè questa
-percezione dell’istante dipende dalle relazioni alle altre sensazioni
-precedenti e seguenti, lo speciale carattere delle rappresentazioni
-temporali non può essere fondato sulla singola sensazione di suono
-isolatamente pensata, ma soltanto su quella connessione. Così pure
-un’emozione come la collera, o un processo volitivo contengono certi
-sentimenti semplici, che non appaiono in nessun’altra forma psichica;
-quindi ciascuno di questi processi è un composto, perchè esso ha un
-decorso nel tempo, nel quale determinati sentimenti si seguono con una
-certa regolarità, e appunto tutta questa serie di sentimenti è ciò che
-caratterizza il processo stesso.
-
-4. Le sensazioni e i sentimenti semplici mostrano e proprietà comuni
-e differenze caratteristiche. Una proprietà comune ai due elementi
-è di avere ciascuno d’essi _due parti determinative_; noi diciamo
-_qualità_ e _intensità_ queste due parti determinative inscindibili
-di ogni elemento. Ogni sensazione semplice, ogni sentimento semplice
-ha una certa proprietà qualitativa, che li denota di fronte a tutte
-le altre sensazioni, a tutti gli altri sentimenti: questa proprietà
-è sempre data con una certa intensità; noi distinguiamo i diversi
-elementi psichici dalla qualità; percepiamo invece l’intensità come
-il valore di grandezza appartenente a uno speciale elemento in un
-caso concreto. Le nostre _denominazioni_ degli elementi psichici
-si riferiscono esclusivamente alla qualità di esse; perciò noi
-distinguiamo le sensazioni, come bleu, giallo, caldo, freddo, ecc.,
-e i sentimenti, come serio, allegro, triste, depresso, melanconico,
-ecc. Esprimiamo invece le differenze d’intensità degli elementi
-psichici sempre per mezzo delle stesse indicazioni di grandezza, come
-debole, forte, mediocremente forte, molto forte, ecc. In ambedue i
-casi queste espressioni sono concetti generali, che servono a un primo
-ordinamento superficiale degli elementi, ciascuno dei quali abbraccia
-generalmente un numero illimitatamente grande di elementi concreti. La
-lingua si è foggiata in modo relativamente completo queste distinzioni
-delle qualità delle sensazioni semplici, soprattutto dei colori e
-dei suoni. Invece le denominazioni delle qualità dei sentimenti e dei
-gradi d’intensità sono rimaste di gran lunga addietro. Talora oltre
-l’intensità e la qualità si distingue anche l’essere chiaro od oscuro,
-distinto o confuso[5]; ma poichè queste proprietà, come più sotto
-sarà dimostrato (§ 15, 4), sorgono sempre solo dalla combinazione di
-formazioni psichiche, non possono essere considerate come proprietà
-degli elementi psichici.
-
-5. Ogni elemento, essendo costituito di due parti, della qualità e
-dell’intensità, possiede nel campo della sua qualità un certo _grado
-d’intensità_, che si può pensare portato per una continua graduazione a
-un qualunque altro grado d’intensità dello stesso elemento qualitativo.
-Ma una tale graduazione è possibile solo in due direzioni, delle
-quali indichiamo una come _accrescimento_, l’altra come _diminuzione_
-dell’intensità. I gradi dell’intensità di ogni elemento qualitativo
-formano così un’unica dimensione, nella quale da ogni punto si può
-muovere in due direzioni opposte, allo stesso modo che da un punto
-qualsiasi di una linea retta. E possiamo esprimere questa proprietà
-colla seguente proposizione: _i gradi d’intensità di ogni elemento
-psichico costituiscono un continuo in linea retta_. Diciamo _i punti
-estremi_ di questo continuo nel caso delle sensazioni _sensazione
-minima e massima_ e nel caso dei sentimenti _sentimento minimo e
-massimo_.
-
-Di fronte a questo uniforme modo di comportarsi dell’intensità,
-le _qualità_ presentano proprietà varianti. Anche ogni qualità può
-certamente essere ordinata in un continuo tale, che da un determinato
-punto di esso si possa giungere ad un altro punto qualunque del
-medesimo per passaggi ininterrotti. Ma questi continui delle qualità,
-che noi possiamo indicare come _sistemi delle qualità_, mostrano
-differenze tanto nella varietà delle loro gradazioni, quanto nel numero
-delle direzioni in esse possibili. Pel primo rapporto noi possiamo
-distinguere sistemi di qualità _uniformi_ o _varî_, pel secondo
-sistemi _ad una dimensione_ ed _a più dimensioni_. In un sistema
-di qualità uniformi sono soltanto possibili delle differenze così
-piccole, che generalmente non si sentì alcun bisogno pratico di una
-distinzione linguistica tra le diverse qualità. Epperò noi distinguiamo
-qualitativamente solo _una_ sensazione di pressione, di caldo, di
-freddo, di dolore, soltanto _un unico_ sentimento dell’attenzione,
-dell’attività, ecc.; mentre ognuna di queste qualità è possibile in
-molti gradi diversi d’intensità. Da ciò non si deve conchiudere che in
-ciascuno di questi sistemi sia data soltanto una qualità; piuttosto
-pare che in questi casi la varietà delle qualità sia soltanto più
-limitata, cosicchè il sistema, se ce lo rappresentassimo in forma
-sensibile nello spazio, non sarebbe mai ridotto ad un punto. Le
-sensazioni di pressione, ad es., mostrano senza dubbio per le diverse
-parti della pelle piccole differenze qualitative, le quali però sono
-tuttavia abbastanza grandi, perchè si possa nettamente distinguere ogni
-parte della pelle da un’altra sufficientemente lontana da essa. Invece
-differenze, come quelle per il contatto di un corpo ottuso od acuto,
-ruvido o liscio, non devono certo essere considerate come differenze
-qualitative, perchè esse si fondano sempre su un maggior numero di
-sensazioni contemporaneamente presenti, dalle cui diverse connessioni
-in formazioni psichiche composte nascono quelle impressioni.
-
-Da questi sistemi uniformi si distinguono i sistemi _varî_ di quantità,
-per ciò che essi racchiudono un maggior numero di elementi chiaramente
-differenziabili, fra i quali sono possibili passaggi continui. A questa
-classe appartengono, fra i sistemi di sensazioni, il sistema dei suoni,
-quello dei colori, i sistemi del gusto e dell’olfatto; fra i sistemi
-dei sentimenti, quelli che costituiscono il complemento soggettivo dei
-sistemi di sensazioni sopra considerati, i sistemi dei sentimenti di
-suono, dei sentimenti dei colori e così via, e oltre a ciò sentimenti
-probabilmente numerosi che, legati senza dubbio oggettivamente a
-stimoli complessi, sono, come sentimenti, di natura semplice, così, ad
-es., i sentimenti vari di armonia e di disarmonia corrispondenti alle
-diverse combinazioni di suoni. Fino ad ora soltanto in alcuni sistemi
-di sensazioni è possibile affermare con sicurezza le differenze del
-_numero di dimensioni_; così, ad es., il sistema di suoni è un sistema
-ad una dimensione; il solito sistema dei colori, che comprende i colori
-coi loro passaggi al bianco, un sistema a due dimensioni; l’intero
-sistema delle sensazioni di luce, il quale contiene i toni oscuri di
-colore e i passaggi al nero, un sistema di sensazioni a tre dimensioni.
-
-6. Se per i rapporti fin qui mentovati, le sensazioni ed i sentimenti
-presentano in generale comportamenti analoghi, pur differiscono
-ambedue in alcune proprietà essenziali, che hanno la loro ragione
-nell’immediata relazione della sensazione all’oggetto, dei sentimenti
-al soggetto.
-
-1) Gli elementi della sensazione presentano, se essi vengono variati
-dentro una medesima dimensione qualitativa, _pure differenze di
-qualità_, che sono sempre nel tempo stesso _differenze della stessa
-direzione_; se poi in questa direzione raggiungono i limiti possibili,
-diventano _differenze massime_. Sono differenze massime, ad es., nella
-serie delle sensazioni di colore: rosso e verde, o bleu e giallo;
-nella serie dei suoni: il tono più alto e più basso udibili, le quali
-tutte sono al tempo stesso differenze pure di qualità. Ogni elemento
-sentimentale invece muta, se viene continuatamente e gradatamente
-variato nell’ordine delle sue qualità, cosicchè passa a poco a poco in
-un _sentimento di qualità tutt’affatto opposta_. Ciò appare in modo
-evidentissimo in quegli elementi sentimentali, che sono regolarmente
-congiunti a sensazioni determinate, come, ad es., un sentimento
-di suono, di colore. Un suono più alto ed uno più basso sono come
-sensazioni, differenze che si avvicinano più o meno alle differenze
-massime della sensazione di suono; i corrispondenti sentimenti di suono
-sono invece dei contrari. Generalmente parlando, le _qualità sensibili_
-sono limitate dalle _differenze massime_, le _qualità sentimentali_ dai
-_massimi contrarî_. Tra questi massimi contrari è una zona intermedia,
-nella quale il sentimento non è più avvertito. Ma spesso questa zona
-d’indifferenza non può essere messa in luce, perchè allo sparire di
-certi sentimenti semplici, altre qualità sentimentali continuano a
-sussistere oppure ne possono anche sorgere di nuove. Quest’ultimo caso
-avviene soprattutto, quando il passaggio del sentimento nella zona
-d’indifferenza dipende da una modificazione della sensazione; così,
-ad es., nei toni medi della scala musicale spariscono i sentimenti
-che corrispondono ai toni alti e bassi, ma i toni medi stessi hanno
-una qualità sentimentale, che sorge solo distintamente collo sparire
-di quei contrari. Questo trova la sua spiegazione nel fatto, che il
-sentimento corrispondente ad una certa qualità sensoria è per solito
-parte di un sistema composto di sentimenti, nel quale esso appartiene
-contemporaneamente a diverse direzioni sentimentali. Così la qualità
-sentimentale di un suono di una certa altezza sta non solamente nella
-direzione dei sentimenti di altezza, ma anche in quella dei sentimenti
-d’intensità e infine nelle diverse dimensioni, secondo le quali i
-suoni possono essere ordinati in rapporto al loro carattere sonoro. Un
-suono di altezza ed intensità media può trovarsi, per quanto riguarda
-i sentimenti di altezza e d’intensità, nella zona d’indifferenza, pur
-essendo il sentimento del suono molto pronunciato. Il movimento degli
-elementi sentimentali attraverso alla zona d’indifferenza può essere
-osservato direttamente, solo quando nel tempo stesso si abbia cura di
-astrarre dagli altri elementi sentimentali concomitanti. I casi in cui
-questi elementi concomitanti spariscono del tutto o quasi, sono appunto
-i più favorevoli per la determinazione di quello special modo di essere
-dei sentimenti. Quando una zona d’indifferenza prevale senza alcun
-perturbamento da parte degli altri elementi sentimentali, noi diciamo
-il nostro stato _libero da sentimenti_ e diciamo _indifferenti_ le
-sensazioni e le rappresentazioni, che sono presenti in tale caso.
-
-2) Sentimenti di qualità specifica e insieme semplice ed
-indecomponibile, si presentano non solamente come complementi
-soggettivi di sensazioni semplici, ma anche come concomitanze
-caratteristiche di rappresentazioni composte o di processi
-rappresentativi complessi. V’è, ad esempio, non solo un sentimento
-semplice di suono, che varia coll’altezza e l’intensità del suono,
-ma anche un sentimento d’armonia che, considerato come sentimento,
-è egualmente indecomponibile e varia col carattere degli accordi.
-Ulteriori sentimenti, che possono essere ancora di varia natura,
-sorgono dalla serie melodica dei suoni e anche qui ogni singolo
-sentimento, per sè solo considerato in un dato momento, appare come
-unità indivisibile. Donde segue che i sentimenti semplici sono assai
-più vari e numerosi delle sensazioni semplici.
-
-3) La varietà delle sensazioni pure si distingue in una quantità di
-sistemi separati gli uni dagli altri, fra gli elementi dei quali non
-hanno luogo relazioni qualitative. Le sensazioni che appartengono a
-sistemi diversi sono dette anche _disparate_. In tal senso un suono
-ed un colore, una sensazione di caldo e di pressione, insomma due
-sensazioni qualsivogliano, fra le quali non siano passaggi continui di
-qualità, sono disparate. In base a questo criterio ciascuno dei quattro
-sensi speciali (olfatto, gusto, udito e vista) rappresenta un sistema
-di sensazione in sè chiuso, disparato da ogni altro campo del senso
-ma vario, mentre il senso generale (senso del tatto) racchiude in sè
-stesso quattro sistemi uniformi di sensazioni (sensazione di pressione,
-di caldo, di freddo, di dolore). All’opposto, tutti i sentimenti
-semplici costituiscono una varietà unica e connessa, poichè non v’ha
-alcun sentimento dal quale non si possa riuscire ad un altro sentimento
-qualunque, attraverso i gradi intermedi e le zone d’indifferenza.
-Benchè anche qui sia possibile distinguere alcuni sistemi, gli elementi
-dei quali siano fra loro più strettamente collegati, come, ad es.,
-il sistema del sentimento di colore, dei sentimenti di suono, dei
-sentimenti d’armonia, dei sentimenti ritmici ed altri simili; pure
-questi sentimenti non sono assolutamente chiusi in sè, ma trovano
-relazioni ora di affinità, ora di opposizione cogli altri sistemi.
-Così, ad es., il sentimento piacevole di una sensazione moderata di
-caldo, il sentimento dell’armonia musicale, il sentimento dell’attesa
-soddisfatta ed altri, per quanto grande possa essere la loro
-differenza qualitativa, si mostrano affini in ciò, che noi riconosciamo
-applicabili ad essi tutti la generale designazione di “sentimenti di
-piacere„. Ancora più strette relazioni troviamo tra alcuni singoli
-sistemi di sentimenti, ad es., tra i sentimenti di suono e di colore,
-nei quali i suoni bassi paiono affini alle qualità oscure di luce, gli
-alti alle chiare. Quando per lo più attribuiamo anche alle sensazioni
-una certa affinità, non facciamo verosimilmente che trasferire ad esse
-le affinità esistenti tra i sentimenti che le accompagnano.
-
-Questo terzo carattere dimostra decisamente che l’origine dei
-sentimenti è _unica_, all’opposto delle sensazioni, le quali si basano
-su una moltiplicità di condizioni diverse e in parte isolabili le
-une dalle altre. Così pure la relazione immediata dei sentimenti al
-soggetto, delle sensazioni agli oggetti porta alla stessa differenza,
-basandosi sulla contrapposizione del soggetto come unità agli oggetti,
-come moltiplicità.
-
- 6_a_. Le espressioni “sensazione„ e “sentimento„ hanno
- ora per la prima volta ottenuto nella nuova psicologia quel
- significato che qui sopra definimmo. Nella vecchia letteratura
- psicologica esse erano distinte in modo diffettoso e persino
- scambiate l’una per l’altra; e oggi ancora dai fisiologi
- alcune sensazioni, specialmente quelle del tatto e degli organi
- interni, sono indicate come sentimenti, epperò il senso tattile
- stesso come “senso sentimentale„. Se questo può corrispondere
- all’originario significato verbale Fühlen = Tasten[6], pure tale
- confusione avrebbe dovuto essere evitata, dopo che fu introdotta
- quell’opportuna distinzione nel significato delle due parole.
- Inoltre la parola “sensazione„ è usata anche dai psicologici
- non solo per le qualità semplici, ma altresì per le composte,
- come, ad es., per accordi, per rappresentazioni spaziali o
- temporali. Ma siccome noi per queste forme complesse abbiamo già
- l’espressione pienamente appropriata di “rappresentazione„, è
- più opportuno limitare il concetto di sensazione alle qualità
- sensorie psicologicamente semplici. Talora si volle anche
- restringere il concetto di sensazione a quegli eccitamenti che
- provengono direttamente da stimoli di senso esterni. Ma essendo
- questa circostanza irrilevante per la proprietà psicologica
- della sensazione, tale ulteriore limitazione del concetto non è
- giustificabile.
-
- La distinzione concreta delle sensazioni e dei sentimenti
- è essenzialmente convalidata dall’esistenza della zona
- d’indifferenza dei sentimenti. Così pure con questo rapporto della
- graduazione fra i diversi e della graduazione fra i contrari,
- è connessa la proprietà che hanno i sentimenti di essere gli
- elementi di gran lunga più variabili della nostra esperienza
- immediata. Appunto da questa natura mutevole del sentimento, che
- appena permette di mantenere uno stato sentimentale in una qualità
- o intensità invariata, dipendono anche le grandi difficoltà alle
- quali si va incontro nell’indagine esatta dei sentimenti.
-
- Poichè le sensazioni appartengono ad ogni contenuto
- dell’esperienza immediata e i sentimenti invece possono in
- certi casi estremi sparire a causa della loro oscillazione
- attraverso ad una zona d’indifferenza, si capisce che noi possiamo
- astrarre nelle sensazioni dai sentimenti concomitanti e non mai
- all’opposto in questi da quelle. Di qui facilmente la falsa idea,
- che le sensazioni siano le cause dei sentimenti, o l’altra,
- che i sentimenti siano uno speciale genere di sensazione. La
- prima di queste opinioni è inammissibile, perchè gli elementi
- sentimentali non devono essere derivati dalle sensazioni come
- tali, ma soltanto dal comportamento del soggetto; imperocchè anche
- in diverse condizioni soggettive una medesima sensazione può
- essere accompagnata da sentimenti diversi. La seconda opinione
- è insostenibile, perchè da un lato l’immediata relazione della
- sensazione al contenuto oggettivo dell’esperienza, dei sentimenti
- al soggetto e dall’altro le proprietà della graduazione fra
- differenze massime e fra massimi contrari, costituiscono diversità
- essenziali. Dopo ciò sensazione e sentimento, in quanto fattori
- oggettivi e soggettivi spettanti ad ogni esperienza psicologica,
- devono essere considerati come elementi reali ed egualmente
- essenziali del processo psichico, i quali stanno sempre fra
- loro in rapporti. Ma poichè in questi rapporti reciproci si
- mostrano più costanti gli elementi di sensazione, i quali possono
- essere isolati per mezzo dell’astrazione solo col sussidio della
- relazione ad un oggetto esterno, si deve necessariamente partire
- dalle sensazioni per la ricerca delle proprietà di ambedue le
- speci di elementi. Le sensazioni semplici, nello studio delle
- quali si astrae dagli elementi sentimentali che le accompagnano,
- sono indicate come _sensazioni pure_. È evidente che non è
- possibile parlare in egual senso di sentimenti puri, perchè anche
- i sentimenti semplici non possono mai essere pensati sciolti
- dalle sensazioni concomitanti o dalle combinazioni di esse. E
- qui ritorna opportuna la seconda delle note differenziali sopra
- spiegate (pag. 27).
-
-
-
-
-§ 6. — Le sensazioni pure.
-
-
-1. Il concetto di “sensazione pura„ presuppone in base al § 5 una
-doppia astrazione: 1) l’astrazione dalle rappresentazioni nelle quali
-la sensazione si presenta; 2) l’astrazione dai sentimenti semplici, coi
-quali essa è legata. Le sensazioni pure così definite formano una serie
-di sistemi qualitativi disparati e ciascuno di questi sistemi, come
-quello delle sensazioni di pressione o delle sensazioni di suono, di
-luce, è un continuo uniforme o vario (§ 5, 5), che, in sè chiuso, non
-mostra possibile alcun passaggio ad uno degli altri sistemi.
-
-2. _Il sorgere delle sensazioni_, come l’esperienza fisiologica
-c’insegna, è regolarmente legato a certi processi fisici, i quali
-hanno la loro origine parte nel mondo esterno che circonda il nostro
-corpo, parte in certi organi del nostro corpo; questi processi, con
-una espressione tolta a prestito dalla fisiologia, diciamo _stimoli
-del senso_ o _stimoli della sensazione_. Se lo stimolo consiste in un
-processo del mondo esterno, noi lo diciamo _fisico_, e se consiste
-invece in un processo che ha luogo nel nostro corpo, lo diciamo
-_fisiologico_. Gli stimoli fisiologici possono distinguersi in
-_periferici_ e _centrali_, a seconda che essi consistono in processi
-che avvengono nei diversi organi corporei all’infuori del cervello o
-in processi che si svolgono nel cervello stesso. In numerosi casi una
-sensazione è accompagnata da tutti questi tre processi di stimolo; ad
-es., un’azione luminosa esterna agisce come stimolo fisico sull’occhio;
-in questo e nel nervo visivo sta un eccitamento fisiologico periferico,
-e nelle terminazioni del nervo ottico, situate in alcune parti del
-cervello medio (corpora quadrigemina) e nelle regioni più interne della
-corteccia cerebrale (regione occipitale), un eccitamento fisiologico
-centrale. In molti casi però l’eccitamento fisico può mancare, mentre
-il fisiologico persiste nelle sue due forme: ad es., se noi, in seguito
-a un violento movimento dell’occhio, percepiamo uno sprazzo luminoso;
-in altri casi può essere solo lo stimolo centrale: se noi, ad es., ci
-ricordiamo di un’impressione luminosa antecedentemente avuta. Pertanto
-l’eccitamento centrale è il solo che accompagni costantemente la
-sensazione. Lo stimolo periferico deve collegarsi al centrale, e quello
-fisico così allo stimolo fisiologico periferico come al centrale,
-perchè la sensazione sorga.
-
-3. L’evoluzione fisiologica fa credere verosimile che la
-separazione dei diversi sistemi di sensazione sia avvenuta nel corso
-dell’evoluzione. L’organo di senso nelle sue origini primissime è
-lo stesso involucro del corpo, insieme agli organi interni capaci
-di sensazioni. Gli organi del gusto, dell’olfatto, dell’udito,
-della vista sorgono invece solo più tardi come differenziazioni
-dell’involucro corporeo. Si può pertanto congetturare che anche i
-sistemi dì sensazioni rispondenti a quegli organi speciali, siano
-sorti dai sistemi di sensazioni del senso generale: dalle sensazioni
-di pressione, di caldo, di freddo; e sì può anche pensare che negli
-animali inferiori alcuni dei sistemi di qualità ora decisamente
-distinti stessero fra loro più vicini. Fisiologicamente la natura
-originaria del senso esterno si manifesta in ciò, che in esso si
-trovano o nessun’affatto o soltanto deboli disposizioni al trasporto
-dello stimolo ai nervi di senso. Infatti gli stimoli di pressione, di
-temperatura, di dolore possono dar luogo a sensazioni su parti della
-pelle, per le quali nessuno speciale apparato terminale potè sino ad
-ora essere dimostrato, malgrado le indagini diligenti. Ai punti più
-sensibili per la sensazione di pressione vi sono speciali apparati
-riceventi (corpuscoli tattili, clave terminali, corpuscoli di Vater),
-ma la natura di questi apparati è tale che essi probabilmente non fanno
-che favorire il trasporto meccanico dello stimolo di pressione alle
-terminazioni nervose. Speciali apparati riceventi non sono ancora stati
-trovati per gli stimoli caldi, freddi e dolorifici.
-
-Invece negli organi di senso speciali sviluppatisi più tardi, noi
-troviamo dappertutto larghe disposizioni, le quali non solo permettono
-un opportuno trasporto dello stimolo al nervo di senso, ma in
-generale producono anche _trasformazioni fisiologiche_ dei processi di
-stimolazione; trasformazioni che sembrano essere necessarie al sorgere
-delle qualità proprie delle sensazioni. Però i singoli sensi presentano
-sotto questi rapporti comportamenti diversi.
-
-Sembra specialmente che nell’_organo dell’udito_ gli apparati riceventi
-non abbiano affatto la stessa importanza che nell’organo dell’olfatto,
-del gusto e della vista. Nel grado infimo del suo sviluppo, l’apparato
-uditivo consiste in una vescichetta, che racchiude una o alcune piccole
-pietruzze (otoliti) e sulla cui parete si spande un fascio di nervi.
-Le otoliti sono poste dalle onde sonore in oscillazioni che devono
-agire, come un rapido succedersi di deboli stimoli di pressione, sui
-filamenti del fascio nervoso. Per quanto evoluto, l’organo uditivo
-degli animali superiori si riporta, nella sua disposizione essenziale,
-a questo tipo di un semplicissimo apparato uditivo. Nella chiocciola
-dell’uomo e degli animali superiori i nervi uditivi riescono a una
-piramide perforata da numerosi e fini canali, e poi, attraverso pori
-rivolti verso la cavità della chiocciola, vanno a spandersi in una
-membrana, la quale attraversa la cavità in avvolgimenti spirali,
-è fortemente tesa e gravata da alcuni archi rigidi (gli organi di
-Corti). Questa membrana, detta la membrana basilare, dovendo per leggi
-acustiche entrare in vibrazione tosto che le onde sonore colpiscono
-l’orecchio, compie, a quanto pare, lo stesso ufficio che spetta alle
-pietruzze in quella forma infima di organo uditivo. Ma qui intervenne
-anche un’altra modificazione, la quale serve pure a spiegare lo
-prodigiose differenziazioni dei sistemi di sensazioni. Quella membrana
-basilare della chiocciola ha nelle sue diverse parti un diametro
-diverso, diventando essa più larga dalla base al vertice del canale
-della chiocciola. Essa si comporta pertanto come un sistema di corde
-tese di diversa lunghezza e, poichè in un tale sistema, in eguali
-condizioni, le corde più lunghe sono destinate ai toni più bassi e le
-più corte ai toni più alti, il medesimo fatto si può supporre per le
-diverse parti della membrana. Mentre noi possiamo congetturare che il
-sistema di sensazione corrispondente ai più semplici organi uditivi
-muniti di otoliti, sia un sistema uniforme analogo al nostro sistema
-di sensazioni di pressione; la differenziazione speciale di questo
-apparato della chiocciola negli animali superiori spiega l’evolversi di
-quel sistema originariamente uniforme in un sistema vario. Tuttavia la
-natura dell’apparato ricevente rimane pur sempre la medesima, poichè
-esso, tanto nella sua forma più semplice quanto nella più perfetta, è
-adatto a un _trasporto_ dello stimolo fisico ai nervi dei sensi quanto
-è più possibile completo, ma in nessun modo ad una trasformazione di
-questo stimolo. E ciò è confermato anche dall’osservazione che, come
-le sensazioni di pressione possono essere determinate da punti della
-pelle tali che manchino di speciali apparati riceventi, così in certi
-animali, nei quali le condizioni di trasporto sonoro sono specialmente
-favorevoli, ad es., negli uccelli, le onde sonore vengono portate ai
-nervi sensori e sentite anche dopo la asportazione di tutto l’apparato
-uditivo col suo specifico apparato ricevente.
-
-I _sensi dell’olfatto, del gusto e della vista_ diversificano
-essenzialmente nel loro modo di comportarsi dal senso dell’udito.
-In essi sono disposizioni fisiologiche che rendono impossibile
-un’azione diretta dello stimolo sui nervi di senso, perchè fra i due
-si inseriscono apparati speciali, nei quali lo stimolo esterno porta
-modificazioni, che sono i veri stimoli eccitanti i nervi sensori.
-Questi apparati sono, nei tre organi sunnominati, tessuti superficiali
-trasformati in modo speciale, dei quali un’estremità è accessibile
-allo stimolo e l’altra va in una fibra nervosa. Tutto ciò fa credere
-che in tal caso gli apparati riceventi siano non semplici apparati di
-trasporto, ma _apparati di trasformazione_ dello stimolo. In questi tre
-casi la trasformazione è verosimilmente _chimica_, poichè nel senso del
-gusto e dell’olfatto gli esterni eccitamenti chimici, nel senso della
-vista invece gli eccitamenti luminosi, determinano azioni chimiche nel
-tessuto dell’organo, le quali agiscono poi come i veri stimoli sensori.
-
-Epperò si contrappongono questi tre sensi come sensi _chimici_, ai
-sensi della pressione o dell’udito come sensi _meccanici_; in quali
-di queste due classi le sensazioni di caldo e freddo debbano essere
-comprese, non è ancora possibile determinare con sicurezza. Una prova
-della relazione diretta tra lo stimolo e la sensazione nei sensi
-meccanici, o della indiretta nei sensi chimici, sta in ciò che nei
-primi la sensazione si mantiene un tempo assai breve dopo uno stimolo
-esterno, mentre nei secondi perdura assai più a lungo. Così, ad es.,
-in una rapida serie di stimoli di pressione o soprattutto sonori, ci
-è possibile distinguere tra loro assai nettamente i singoli stimoli;
-all’opposto le impressioni luminose, gustative od olfattive si
-confondono anche quando si succedono con una rapidità moderata.
-
-4. Poichè gli stimoli, nelle due forme periferica e centrale, sono
-fenomeni fisici che accompagnano regolarmente i processi psichici
-elementari, le sensazioni, facilmente sorse naturale l’idea di
-determinare certe relazioni fra queste due serie di processi. La
-fisiologia, nell’intento di sciogliere questo problema, era solita
-considerare le sensazioni come gli effetti degli stimoli fisiologici,
-ma al tempo stesso ammetteva essere in questo caso impossibile il
-trarre una vera spiegazione dell’effetto dalla sua causa; doversi
-limitare all’affermazione della costanza di relazione tra certe cause,
-stimoli, e certi effetti, sensazioni. Ora si trova che in molti casi
-stimoli diversi, agendo sugli stessi apparati fisiologici riceventi,
-determinano sensazioni qualitativamente eguali; si hanno, ad es.,
-sensazioni luminose, quando si stimoli meccanicamente od elettricamente
-l’occhio. Generalizzando questo risultato, si giunse alla proposizione
-che ciascun singolo elemento ricevente di un organo di senso e ogni
-fibra nervosa sensoria insieme alla sua terminazione centrale siano
-capaci di una sola qualità saldamente determinata per una singola
-sensazione; epperò le varietà delle qualità di sensazioni sia prodotta
-dalla varietà di quegli elementi fisiologici di diversa energia
-specifica.
-
-Questa proposizione che si suole indicare come “legge dell’energia
-specifica„, lasciando da parte che essa riconduce le cause delle
-varie differenze delle sensazioni semplicemente ad una qualità occulta
-degli elementi fisiologici di senso e nervosi, è insostenibile per tre
-ragioni.
-
-1) Essa sta in contraddizione coll’evoluzione fisiologica dei sensi.
-Se, come dobbiamo ritenere secondo questa evoluzione, molteplici
-sistemi di sensazioni sono derivati da altri originariamente più
-semplici e uniformi, anche gli elementi fisiologici devono essere
-variabili; ma questo è solo possibile nel senso che essi vengano
-modificati dagli stimoli che agiscono su di essi. Epperò resta incluso
-che gli elementi di senso determinano le qualità delle sensazioni
-solo secondariamente, cioè in conseguenza della proprietà che esse
-acquistano per i processi d’eccitamento ad essi dirizzati. Ma che gli
-elementi sensibili in un corso di tempo abbastanza lungo subiscano
-modificazioni più intime, le quali dipendano dalla natura degli stimoli
-che li colpiscano, è solo possibile, quando il processo fisiologico
-d’eccitamento negli elementi sensibili varii in qualsiasi grado colla
-qualità dello stimolo.
-
-2) La proposizione dell’energia specifica contraddice al fatto che nei
-numerosi domini di senso, alla varietà delle qualità di sensazione non
-corrisponde una eguale varietà degli elementi fisiologici del senso
-stesso. Così da un unico punto della retina possono essere suscitate
-tutte le sensazioni di luce e di colore. Egualmente non troviamo
-affatto nell’organo dell’olfatto e in quello del gusto forme alcune
-manifestamente diverse di elementi di senso, e vediamo nondimeno parti
-pur limitate di queste superfici sensibili determinare una varietà di
-sensazioni, che sopratutto nell’olfatto è straordinariamente grande.
-Anche in quei casi, nei quali vi è ragione di ammettere che sensazioni
-veramente diverse per qualità nascono in diversi elementi di senso, ad
-es., nel senso dell’udito, anche in questi casi la conformazione degli
-apparati di senso dimostra che queste differenze non si riducono ad una
-proprietà delle fibre nervose o di speciali elementi di senso, ma hanno
-il loro primo fondamento nei modi speciali di disposizione. Se nella
-chiocciola dell’udito le diverse parti della membrana sono accordate a
-suoni diversi, naturalmente anche le diverse fibre del nervo uditivo
-sono eccitate da diverse onde sonore; ma questo non dipende da una
-proprietà originaria enigmatica delle singole fibre del nervo uditivo,
-bensì soltanto dalla natura del loro legame cogli apparati riceventi.
-
-3) I nervi di senso e gli elementi centrali di senso non possono
-possedere alcuna energia specifica originaria, perchè dal loro
-eccitamento le sensazioni corrispondenti sorgono soltanto quando gli
-organi di senso periferici sono stati accessibili almeno per un tempo
-sufficientemente lungo agli stimoli di senso adeguati. Ai ciechi nati
-e ai nati sordi mancano interamente, come si sa, le qualità di luce e
-di suono, anche quando i nervi e i centri sensori sono in tutto formati
-sin dall’origine.
-
-Tutto questo ci dice che la differenza della qualità di sensazione
-è determinata dalla differenza dei _processi di stimolazione_ che
-hanno luogo nell’organo di senso, e che questi processi dipendono,
-prima dalla natura degli stimoli _fisici_, poi dalle proprietà degli
-apparati riceventi che si formano per l’adattamento a questi stimoli.
-Ed in seguito a questo adattamento può avvenire che, se invece dello
-stimolo fisico adeguato causante il primitivo adattamento degli
-elementi sensitivi, agisce un altro stimolo, si abbia alla fine pur
-sempre la sensazione corrispondente allo stimolo adeguato. Però questo
-fatto non vale nè per tutti gli stimoli di senso nè per tutti gli
-elementi sensitivi. Così ad es., con stimoli di caldo e di freddo non
-si può produrre una sensazione di pressione sulla pelle nè alcun’altra
-qualità sensibile negli organi speciali di senso. Stimoli meccanici
-ed elettrici suscitano sensazioni luminose solo se essi colpiscono la
-retina, non se il nervo visivo; egualmente non è possibile con questi
-stimoli generali produrre sensazione alcuna di olfatto o di gusto, a
-meno che la corrente elettrica determini una scomposizione chimica, per
-la quale si formino stimoli chimici adeguati.
-
-5. Dalla proprietà dei processi di stimolazione, fisici e fisiologici,
-è impossibile, per la natura stessa della cosa, derivare la proprietà
-della sensazione, poichè i processi di stimolazione appartengono
-all’esperienza della scienza naturale o mediata, le sensazioni invece
-all’esperienza psicologica o immediata; fra le due pertanto non si può
-stabilire un’eguaglianza. Ma pur esiste un rapporto reciproco fra le
-sensazioni e i processi _fisiologici_ di stimolazione, nel senso che
-a sensazioni diverse debbano sempre corrispondere diversi processi di
-stimolazione; questa proposizione del _parallelismo tra le differenze
-delle sensazioni e le differenze fisiologiche di stimolazione_, è un
-principio importante per la dottrina così psicologica come fisiologica
-della sensazione. Nella prima lo si applica per ottenere, mediante
-volontarie variazioni degli stimoli, certe modificazioni della
-sensazione; nella seconda per conchiudere dall’eguaglianza o differenza
-delle sensazioni all’eguaglianza o diversità dei processi fisiologici
-di stimolazione. Inoltre il medesimo principio costituisce i fondamenti
-tanto della nostra esperienza pratica della vita quanto della nostra
-conoscenza teorica del mondo esterno.
-
-
-A) _Le sensazioni del senso generale._
-
-6. Il concetto del “senso generale„ ha un significato temporale ed uno
-spaziale: in ordine di tempo il senso generale è quello che antecede
-gli altri tutti e che per questo solo appartiene a _tutti_ gli esseri
-animati; spazialmente il senso generale si differenzia dal senso
-speciale per questo, che esso ha la più larga superficie di senso
-accessibile a stimoli. Esso comprende non solo la intera pelle esterna
-colle parti mucose della cavità, ma anche una grande quantità di organi
-interni, come le articolazioni, i muscoli, i tendini, le ossa, nei
-quali si spandono nervi di senso e che sono accessibili agli stimoli o
-sempre, o, come le ossa, temporaneamente e sotto condizioni speciali.
-
-Il senso generale comprende _quattro_ sistemi di sensazioni
-specificamente fra loro diversi: sensazioni di pressione, sensazioni
-di freddo, senzazioni di caldo e sensazioni dolorifiche. Non di rado un
-unico stimolo suscita più d’una di queste sensazioni. Ma la sensazione
-viene senz’altro riconosciuta come mista, i cui singoli componenti
-appartengono a sistemi diversi di sensazioni, ad es., a quello delle
-sensazioni di pressioni e delle sensazioni di caldo, o a quello delle
-sensazioni di pressione e di dolore, o delle sensazioni di caldo e di
-dolore. Allo stesso modo a causa dell’estensione spaziale dell’organo
-di senso, sorgono molto spesso mescolanze di qualità diverse di uno
-stesso sistema, ad es., quando si tocchi una larga superficie della
-pelle, si hanno sensazioni di pressione qualitativamente diverse.
-
-I quattro sistemi di sensazione del senso generale sono tutti sistemi
-_uniformi_ (§ 5, 5) e anche da questo lato il senso generale di fronte
-agli altri sensi, i sistemi dei quali sono vari, si dà a riconoscere
-come quello che geneticamente è primo. Le sensazioni di pressione
-che hanno la loro origine e nella pelle esterna e nella tensione
-o movimenti delle articolazioni dei muscoli o dei tendini, siamo
-soliti ad abbracciare sotto il nome di _sensazioni di tatto_ e a
-queste contraporre come _sensazioni comuni_, le sensazioni di caldo,
-di freddo e dolorifiche, insieme alle sensazioni di pressione che
-hanno luogo negli altri organi interni. Le sensazioni tattili possono
-alla loro volta essere distinte in _esterne_ ed _interne_, quando si
-pongano fra le prime le sensazioni di pressione sulla pelle, e fra
-le seconde le sensazioni di pressione che avvengono nei su menzionati
-tessuti ed organi. Quest’ultime possono anche essere distinte rispetto
-alla loro sede fisiologica, in sensazioni muscolari e senzazioni
-di articolazioni; e rispetto alla loro condizione di formazione,
-in sensazione di tensione o di forza e sensazioni di movimento o di
-contrazione.
-
-7. Solo sulla pelle esterna è possibile con sufficiente esattezza
-avere una prova dell’attitudine che presentano le diverse parti degli
-organi di senso generale a ricevere stimoli e a produrre sensazioni.
-Riguardo alla parte interna si può soltanto affermare che sono
-sensibili agli stimoli di pressione le articolazioni in assai grande
-misura, i muscoli e i tendini in più piccola, mentre le sensazioni
-di caldo, di freddo e dolorifiche sorgono negli organi interni solo
-eccezionalmente e, in grado notevole, solo in condizioni anormali.
-Invece sulla pelle esterna e sugli integumenti mucosi che confinano
-immediatamente colla pelle, non è alcun punto il quale non sia
-contemporaneamente sensibile agli stimoli di pressione, di freddo e
-dolorifici. Ma è pur vero che varia il _grado_ della sensibilità sui
-diversi punti, e proprio così, che generalmente non coincidono fra
-loro i punti di maggior sensibilità per la pressione e per il caldo e
-per il freddo. Soltanto la sensibilità dolorifica si comporta in modo
-abbastanza uniforme, con questa sola eccezione, che in alcuni punti
-lo stimolo dolorifico agisce alla superficie, in altri penetra più
-addentro. Invece ci sono singole parti della pelle quasi puntiformi
-specialmente privilegiate, per gli stimoli di pressione, di caldo, di
-freddo che sono designate come punti dolorifici, caldi e freddi. Esse
-sono sparse in numero assai vario sulle diverse regioni della pelle.
-Punti di diverse qualità non coincidono mai, ma i punti di temperatura
-possono egualmente dar origine a sensazioni di pressione e dolorifiche;
-stimoli caldi per solito determinano anche sui punti freddi sensazioni
-calde, mentre i punti caldi pare non possano essere eccitati da
-stimoli freddi puntiformi. Inoltre i punti caldi e freddi possono anche
-reagire con sensazioni calde e fredde a stimoli meccanici ed elettrici
-opportunamente applicati.
-
-8. Delle quattro speci di qualità sunnominate le sensazioni di
-pressione e dolorifiche formano sistemi chiusi, che non offrono
-relazioni nè fra loro nè coi due sistemi di sensazioni di temperatura.
-Invece noi siamo soliti porre le sensazioni di temperatura _nel
-rapporto di opposizione_, in quanto noi apprendiamo caldo e freddo
-non semplicemente come sensazioni diverse, ma _contrastanti_. È però
-assai probabile che questa considerazione provenga non dalla natura
-originaria delle sensazioni, ma in parte dalle condizioni della loro
-formazione e in parte dai sentimenti che le accompagnano. Mentre
-le altre qualità possono fra loro collegarsi a loro gradimento e
-costituire sensazioni miste, ad es., pressione e caldo, pressione e
-dolore, freddo e dolore, e così via; caldo e freddo, a causa delle
-condizioni della loro origine, si escludono l’un l’altro; così che in
-un dato punto della pelle è possibile soltanto una sensazione calda
-o una fredda, o nessuna delle due. Quando l’una di queste sensazioni
-passa senza interruzione nell’altra, il passaggio avviene regolarmente,
-in modo che o la sensazione calda gradatamente sparisce e sorge una
-sensazione fredda in accrescimento costante, o viceversa, questa
-sparisce e quella cresce a poco a poco. Si aggiunge ancora che caldo
-e freddo sono collegati a sentimenti elementari opposti, fra i quali
-il punto in cui le due sensazioni spariscono, si presenta come punto
-d’indifferenza.
-
-I due sistemi di sensazioni di temperatura stanno ancora in un’ultima
-relazione: essi sono dipendenti in alta misura dalle condizioni
-variabili della stimolazione sull’organo di senso; un aumento notevole
-della propria temperatura è da noi sentito come caldo, un abbassamento
-della stessa come freddo. Egualmente la temperatura del nostro corpo,
-che corrisponde alla zona d’indifferenza fra le due sensazioni, si
-adatta relativamente presto alla temperatura esterna, entro limiti
-abbastanza larghi. E il fatto che i due sistemi di sensazioni si
-comportano anche sotto questo rispetto egualmente, viene ad appoggiare
-ancor più il concetto della loro affinità o della loro opposizione.
-
-
-B) _Le sensazioni di suono._
-
-9. Noi abbiamo _due_ sistemi di sensazioni sonore semplici fra loro
-indipendenti, ma di solito connessi a causa del mescolarsi degli
-stimoli; il sistema _uniforme_ delle sensazioni semplici di rumore e il
-sistema _vario_ delle sensazioni semplici di tono.
-
-Possiamo produrre _sensazioni semplici di rumore_ solo in condizioni
-nelle quali sia escluso il sorgere contemporaneo di sensazioni di tono;
-cioè quando noi produciamo vibrazioni d’aria, la velocità delle quali
-sia nè troppo lenta nè troppo rapida, o quando onde sonore agiscono
-sull’orecchio per un tempo più breve di quello che possa determinare
-una sensazione di tono. La sensazione di rumore ottenuta in tal modo
-può essere distinta per intensità e per durata. A parte ciò, pare
-che essa sia qualitativamente uniforme. Certo è possibile che piccole
-differenze qualitative esistano a seconda delle condizioni di origine
-del rumore; ma esse sono in ogni caso troppo piccole per essere fissate
-mediante determinazioni diverse. I così detti soliti rumori sono
-composizioni di sensazioni e risultano da tali sensazioni semplici
-di rumore e da molte numerose sensazioni di tono irregolari (V. § 9,
-7). Il sistema uniforme delle sensazioni di rumore è probabilmente
-il primitivo in ordine di sviluppo. Le semplici vescichette uditive,
-provvedute di otoliti, quali s’incontrano negli animali inferiori,
-possono difficilmente produrre sensazioni diverse dalle sensazioni
-di rumore semplici. Anche nell’uomo e negli animali superiori le
-disposizioni del vestibolo del labirinto fanno credere solo a un
-eccitamento sonoro uniforme, corrispondente alla sensazione semplice
-di rumore; e infine, dopo le ricerche anche sugli animali privi del
-labirinto, pare che anche solo un’eccitazione diretta del nervo uditivo
-possa produrre tali sensazioni. Siccome poi nello sviluppo degli
-animali superiori l’apparato a chiocciola del labirinto uditivo è
-derivato dall’originaria vescichetta del vestibolo, corrispondente in
-tutto nella sua conformazione a un primitivo organo d’udito, il sistema
-molteplice delle sensazioni di tono può forse essere considerato
-come un prodotto della differenziazione del sistema uniforme delle
-sensazioni semplici di rumore; benchè, dovunque questo svolgimento
-si sia compiuto, il sistema semplice continui a persistere accanto al
-complesso.
-
-10. Il sistema delle _sensazioni semplici di tono_ costituisce una
-varietà continua a _una_ dimensione. _Altezza dei toni_ noi diciamo
-la qualità delle singole sensazioni semplici di tono. La natura
-unidimensionale del sistema appare dal fatto che noi, partendo da una
-data altezza di tono, possiamo variare le qualità sempre secondo _due_
-direzioni fra loro opposte: l’una di queste diciamo _elevamento_,
-l’altra _abbassamento_ del tono. Nell’esperienza reale una semplice
-sensazione di tono non ci si offre mai per sè sola, in tutto pura,
-ma ora essa si collega con altre sensazioni di tono, ora anche con
-concomitanti sensazioni semplici di rumore. Ma poichè questi elementi
-concomitanti, secondo lo schema più sopra dato (§ 5, 1), possono essere
-variati a piacimento, e in molti casi sono relativamente deboli a
-paragone di un singolo tono; l’applicazione pratica delle sensazioni
-di tono nell’arte della musica è già riuscita all’astrazione della
-sensazione semplice di tono. Coi simboli _do, do diesis, fa bemolle,
-re_, ecc., noi indichiamo toni semplici, benchè i suoni di strumenti
-musicali e della voce umana, coi quali noi produciamo quest’altezze
-di tono, siano sempre accompagnati da altri toni più deboli e anche
-spesso da rumori. Poichè le condizioni in cui sorgono questi toni
-d’accompagnamento, possono variare a nostra volontà così da diventare
-molto deboli, la tecnica acustica è riuscita persino a determinare i
-toni semplici in purezza pressochè completa. Il mezzo più semplice per
-ciò sta nel mettere il diapason in relazione cogli spazi di risonanza,
-i quali sono accordati al tono fondamentale del diapason; e poichè
-lo spazio di risonanza non fa che rinforzare il tono fondamentale, al
-vibrare di un unico diapason gli speciali toni concomitanti diventano
-così deboli, che la sensazione viene di solito percepita come una
-sensazione semplice ed indecomponibile. Quando si cerchi determinare
-le onde sonore corrispondenti ad una tale sensazione di tono, si
-trova che esse corrispondono al più semplice movimento possibile
-di vibrazione, cioè all’oscillazione pendolare, così detta perchè
-le oscillazioni delle particelle d’aria seguono la stessa legge,
-secondo la quale si comportano le oscillazioni di un pendolo che si
-muove in un’assai piccola ampiezza[7]. Che queste vibrazioni sonore
-relativamente semplici corrispondano a sensazioni semplici di tono, e
-che noi in queste combinazioni di sensazione possiamo pur distinguere
-ed udire le sensazioni singole, si può fisicamente dedurre, in base
-alle disposizioni dell’apparato della chiocciola, dalla legge delle
-vibrazioni concomitanti. Essendo la membrana basilare della chiocciola
-accordata nelle sue diverse parti a diverse altezze di tono, se una
-semplice oscillazione sonora colpisce l’orecchio, vibrerà soltanto
-la parte accordata a quella oscillazione, e se la medesima velocità
-di vibrazione si svolge in un più complesso movimento sonoro, quella
-farà vibrare soltanto la parte ad essa accordata, e le restanti parti
-costitutive del movimento sonoro faranno vibrare altre porzioni della
-membrana, rispondenti ad esse in egual maniera.
-
-11. Il sistema delle sensazioni di tono si dimostra una varietà
-_continua_, essendo possibile giungere da una determinata altezza di
-tono a una qualsiasi altra per una continua variazione di sensazione.
-La musica, scegliendo da questo continuo, singole sensazioni che sono
-separate da grandi intervalli, e in tal modo facendo della _linea dei
-toni_ la _scala dei toni_, fa una determinazione arbitraria, che ha pur
-sempre la sua base nel rapporto delle sensazioni di tono; ma su di essa
-ritorneremo più innanzi per considerare le formazioni rappresentative
-che sorgono da queste sensazioni. La linea naturale dei toni ha due
-punti estremi, i quali fisiologicamente sono determinati dai limiti
-della percettibilità dell’apparato uditivo. Questi estremi sono il tono
-più alto e il più basso, dei quali il primo corrisponde a un movimento
-vibratorio da 8 a 10, il secondo a un movimento da 40.000 a 60.000
-vibrazioni intere al minuto secondo.
-
-
-C) _Le sensazioni di olfatto e di gusto._
-
-12. Le _sensazioni di olfatto_ formano un sistema vario di un ordine
-fin qui ancora sconosciuto. Noi sappiamo soltanto che esiste un numero
-assai grande dì diverse qualità olfattive, tra le quali hanno luogo
-tutti i continui passaggi possibili. È pertanto fuori di dubbio che il
-sistema è una varietà a più dimensioni.
-
- 12_a_. Come un indizio che un tempo sarà forse possibile
- ridurre le sensazioni olfattive a un più piccolo numero di
- qualità principali, si può considerare il fatto che gli odori
- possono disporsi in certe _classi_, delle quali ciascuna contiene
- sensazioni che sono più o meno affini. Tali classi sono, ad es.,
- gli odori d’etere, gli aromatici, i balsamici, quelli di musco,
- di abbruciaticcio e così via. Osservazioni isolate insegnano che
- alcune qualità prodotte da speciali sostanze odorifiche, possono
- essere determinate anche dalla mescolanza di altre sostanze. Ma
- queste esperienze non sono sino ad ora sufficienti per ricondurre
- la grande quantità di odori singoli, che ciascuna delle suddette
- classi racchiude, a un più limitato numero di qualità principali
- e di loro mescolanze. Infine si è anche osservato che parecchi
- stimoli olfattivi, usati in conveniente rapporto d’intensità,
- si compensano nella sensazione; e ciò accade non solo con
- quelle sostanze che come, ad es., acido acetico ed ammoniaca,
- si neutralizzano chimicamente, ma anche con quelle che come, ad
- es., caoutchouch e cera o balsamo del tolù, all’infuori delle
- particelle odorifere, non agiscono chimicamente una sull’altra.
- E siccome noi possiamo constatare questa compensazione anche
- quando i due odori agiscono in due superfici olfattive affatto
- diverse, l’uno sulla destra mucosa interna del naso, l’altro sulla
- sinistra, dobbiamo credere che qui si tratti non di un fenomeno
- analogo al complementarismo dei colori, di cui più sotto avremo
- a parlare (22), ma probabilmente di una reciproca inibizione
- centrale delle sensazioni. Contro questo analogia sta anche
- l’osservazione che una medesima qualità olfattoria può talvolta
- compensare più qualità affatto diverse, anche quelle che si
- neutralizzano fra loro stesse; il complementarismo dei colori è
- invece sempre limitato a due qualità che sono fra loro in istretta
- relazione.
-
-13. Un po’ più da vicino sono studiate le _sensazioni gustative_;
-infatti in esse noi possiamo distinguere _quattro qualità principali_,
-che non si possono paragonare fra loro; tra queste avvengono tutti
-i passaggi possibili, che noi percepiamo come sensazioni miste. Le
-quattro qualità principali sono: _acido, dolce, amaro_ e _salato_.
-Oltre a queste, alcuni considerano anche il sapore della lisciva
-(alcalini) e il metallico come qualità indipendenti, ma la lisciva
-mostra senza dubbio una parentela col salato, ed il metallico
-coll’acido; ambedue sono quindi probabilmente sensazioni miste o di
-transizione (l’alcalino forse tra il salato e il dolce, il metallico
-tra l’acido e il salato). Delle suddette quattro qualità principali,
-dolce e salato stanno in un rapporto d’opposizione, in quanto l’una di
-queste sensazioni è trasformata dall’altra, purchè questa raggiunga
-l’opportuna intensità, in una sensazione mista _neutra_ (di solito
-detta “insipida„), senza che gli stimoli saporifici, che in tal guisa
-si neutralizzano scambievolmente, consentano una combinazione chimica.
-Epperò dobbiamo considerare il sistema delle sensazioni gustative come
-una moltiplicità _a due dimensioni_, che può essere in qualche modo
-geometricamente rappresentata da una superficie di cerchio, alla cui
-periferia stanno le quattro qualità fondamentali coi loro gradi di
-transizione, mentre il centro è occupato dalle sensazioni miste neutre,
-e la restante superficie dai gradi intermedi tra queste e le qualità
-saturate della periferia.
-
- 13_a_. Pare che in queste proprietà delle qualità gustative
- sia data un primo abbozzo del modo di comportarsi di un senso
- chimico. Da questo lato il senso del gusto costituisce forse
- un grado di sviluppo antecedente al senso della vista. La
- connessione manifesta colla natura chimica del processo di
- stimolazione fa credere che la neutralizzazione reciproca
- di certe sensazioni, colle quali è forse collegata la natura
- pluridimensionale del sistema, sia fondata non sulle singole
- sensazioni, come nelle sensazioni di caldo e di freddo (pag.
- 38), ma sui rapporti dell’eccitamento _fisiologico_. Alle azioni
- chimiche di determinate sostanze spetta generalmente, come è
- noto, la proprietà di poter essere neutralizzate dalle azioni
- di certe altre sostanze. Ora noi non sappiamo che cosa siano le
- modificazioni chimiche prodotte dagli stimoli saporifici nelle
- cellule gustative, ma in base al principio del parallelismo
- delle differenze tra la sensazione e l’eccitamento (pag. 36)
- possiamo, dalla compensazione delle sensazioni di dolce e di
- salato, conchiudere che anche le reazioni chimiche prodotte dalle
- sostanze saporifiche dolci e salate si elidono nelle cellule
- gustative. Il medesimo varrebbe per le altre sensazioni, per le
- quali fosse possibile dimostrare un comportamento simile. Intorno
- alle condizioni fisiologiche della stimolazione saporifica noi
- possiamo, in base ai fatti suesposti, conchiudere questo solo, che
- i processi chimici d’eccitamento, corrispondenti a tali sensazioni
- neutralizzantisi, si trovano nelle stesse cellule di senso.
- Naturalmente non è esclusa la possibilità che nelle medesime
- formazioni sorgano più processi, i quali abbiano ad essere
- neutralizzati da reazioni opposte. I reperti anatomici e gli
- esperimenti fisiologici con stimoli distinti su singole papille
- gustative non danno sino ad ora alcuna risposta decisiva. E anche
- qui è tutt’ora incerto, se nei fatti suesposti di compensazione
- si debba riconoscere un proprio complementarismo corrispondente a
- quello dei colori (vedi sotto 22).
-
-
-D) _Le sensazioni di luce._
-
-14. Il sistema delle sensazioni di luce consta di _due_ sistemi
-parziali: delle _sensazioni acromatiche_ e delle _sensazioni
-cromatiche_; tra le qualità loro si trovano tutti i possibili gradi di
-continui passaggi.
-
-Le sensazioni acromatiche formano, per sè sole considerate, un sistema
-molteplice ad _una_ dimensione, il quale, analogamente alla linea dei
-toni, si chiude fra due punti limiti. Noi diciamo _nero_ le sensazioni,
-che stanno più vicine ad uno di questi limiti, e _bianco_ quelle che
-stanno presso all’altro; fra i due disponiamo il _grigio_ nelle sue
-diverse gradazioni (grigio oscuro, grigio e grigio chiaro). Questo
-sistema unidimensionale delle sensazioni acromatiche ha la proprietà di
-essere, a differenza della linea dei toni, un _sistema nel tempo stesso
-qualitativo e intensivo_, imperocchè ogni modificazione qualitativa
-nella direzione da nero a bianco viene sentita come un accrescimento
-intensivo, e ogni variazione nella direzione da bianco a nero, come una
-diminuzione intensiva. Ogni grado del sistema per tal modo determinato
-qualitativamente e intensivamente, è detto il _chiarore_ della
-sensazione acromatica. Epperò si può indicare anche l’intero sistema
-come il sistema delle _sensazioni pure di chiarore_, dove l’attributo
-“puro„ indica in questo caso l’assenza di sensazioni cromatiche. Il
-sistema delle sensazioni pure di chiarore è un sistema assolutamente
-unidimensionale nel senso, che in esso i gradi qualitativi e intensivi
-coincidono in una sola e medesima dimensione, e in ciò sostanzialmente
-differisce dalla linea dei toni, nella quale ogni punto rappresenta
-solo un grado qualitativo, cui si dispone accanto il grado intensivo
-in ordine egualmente lineare. Mentre le sensazioni semplici di tono,
-quando si considerino nel tempo stesso le loro proprietà qualitative
-ed intensive, formano un continuo a due dimensioni, il sistema delle
-sensazioni pure di chiarore permane un continuo _a una dimensione_,
-anche quando si considerino ambedue le parti che lo determinano.
-L’intero sistema può anche essere concepito come una serie continua
-di _gradi di chiarore_; in questo caso indichiamo i gradi inferiori
-secondo la qualità come nero, secondo l’intensità come deboli, ed i
-gradi superiori secondo la qualità come bianco, secondo l’intensità
-come forti.
-
-15. Anche _le sensazioni cromatiche_ costituiscono, quando si abbia
-riguardo solo alla loro qualità, un sistema ad una dimensione. Ma
-questo, a differenza del sistema delle sensazioni pure di chiarore,
-ha la proprietà di ricorrere in sè stesso; infatti da qualsiasi punto
-si parta, si ritorna sempre a poco a poco ad una qualità di maggiore
-differenza, e poi da questa di nuovo a qualità di minore differenza,
-ed infine al punto di partenza. Lo spettro dei colori che si ottiene
-dall’incidenza del raggio solare su un prisma o che si osserva
-nell’arco-baleno, presenta già questa proprietà, benchè non appieno.
-Se si parte dal limite rosso di questo spettro, si riesce dapprima
-all’aranciato, poi al giallo, giallo-verde, verde, verde-bleu, bleu,
-indaco, infine al violetto, il quale ultimo è di nuovo più simile al
-rosso di tutti gli altri colori che stanno tra il rosso e il violetto,
-ad eccezione di quello che è più vicino al rosso, dell’aranciato. La
-ragione, per cui questa linea dei colori dello spettro non ricorre
-completamente in sè stessa, sta evidentemente nel fatto che essa
-non contiene tutti i colori corrispondenti alle nostre sensazioni;
-mancano nello spettro le gradazioni purpureo-rosse, che fisicamente
-si ottengono mescolando i raggi rossi e violetti. Se con questa
-mescolanza s’integra la serie dei colori dello spettro, il sistema
-delle sensazioni reali dei colori è completo e forma una linea che
-ritorna al proprio punto di partenza. Ma non è a credere che questa
-proprietà provenga dal fatto, che lo spettro dei colori offra realmente
-alla nostra osservazione in modo approssimativo quel ritorno. Piuttosto
-è possibile ottenere il medesimo ordine delle sensazioni, anche quando
-oggetti colorati, mescolati in qualsiasi modo, vengano ordinati
-secondo la loro affinità soggettiva del colore; persino fanciulli,
-che non hanno mai osservato con attenzione uno spettro solare o un
-arcobaleno, epperò possono cominciare questa serie così col rosso come
-con qualsiasi altro colore, la costruiscono sempre nello stesso senso.
-
-Quindi il sistema delle qualità cromatiche pure dev’essere definito
-come un sistema ad una dimensione, non in linea retta, ma _ricorrente
-in se stesso_; geometricamente può essere rappresentato nel modo più
-semplice da una _circonferenza_. Siccome in questo sistema da ogni
-dato colore, per piccole e graduali variazioni della sensazione, si
-giunge dapprima a colori simili a quello, poi ad altri da quello
-diversissimi, e infine di nuovo ad altri in altra direzione pure
-simili ad esso, necessariamente ad ogni qualità cromatica corrisponde
-una cert’altra qualità, che equivale al _massimo delle differenze
-sensibili._ Questo colore può essere detto _colore contrario_, e quando
-si rappresenti il sistema dei colori mediante una circonferenza,
-due colori contrari trovano posto alle due estremità di uno stesso
-diametro. Colori contrari sono, ad es., rosso-porpora e verde, giallo e
-bleu, verde-chiaro e violetto e così via, cioè essi sono le più grandi
-differenze qualitative sensibili.
-
-La qualità delle sensazioni, che ci è data dall’ordine stesso del
-sistema dei colori, è detta anche, con una espressione metaforica tolta
-a prestito della qualità dei toni: _tono dei colori_, per distinguerla
-dalle altre determinazioni qualitative. In questo senso i semplici nomi
-dei colori rosso, aranciato, giallo, ecc., indicano semplici toni di
-colori. Il cerchio dei colori è una rappresentazione del sistema dei
-toni dei colori, fatta astrazione da tutte le proprietà che ancora si
-aggiungono alla sensazione. Infatti la sensazione di colore possiede
-ancora due proprietà, delle quali l’una diciamo _grado del colore_
-o anche _saturazione_, l’altra _chiarore_. Di queste due proprietà
-il grado del colore è speciale alle sensazioni di colore, mentre il
-chiarore è comune colle sensazioni acromatiche.
-
-16. Per _grado del colore o saturazione_ s’intende la proprietà della
-sensazione di colore di pervenire per qualsiasi passaggio a sensazioni
-acromatiche; cosicchè continui passaggi sono possibili da ogni colore
-ad ogni grado della serie delle sensazioni acromatiche, al bianco,
-al grigio, al nero. L’espressione “saturazione„ è qui presa dal modo
-consueto di dimostrare oggettivamente questi passaggi, cioè dalla
-saturazione di una soluzione incolore con sostanze colorate. Potendosi
-pensare per ogni possibile stato di un colore per quanto saturato, uno
-stato ancor più saturato dello stesso tono, e indicando una sensazione
-acromatica il punto estremo in una serie di saturazioni sempre
-decrescenti di un qualsiasi colore, il grado del colore può essere
-considerato come una determinazione che spetta a tutte le sensazioni
-di colore, o per la quale il sistema delle sensazioni di colore è
-portato nello stesso tempo in immediata connessione con quello delle
-sensazioni acromatiche. L’insieme dei gradi di colore che si presentano
-come passaggi da un certo colore a una certa sensazione acromatica,
-bianca, grigia o nera, — quando si pensi rappresentata la sensazione
-acromatica da un punto, il quale coincida col punto medio del cerchio
-dei colori, — potrà essere espresso da quel raggio del cerchio che
-collega quel punto di mezzo con quel certo colore. Immaginiamo ora
-rappresentati in tal modo nello spazio i gradi di saturazione di tutti
-i colori, gradi corrispondenti ai continui passaggi ad una certa
-sensazione acromatica; allora il sistema dei gradi così ottenuto
-assume la figura di una _superficie di cerchio_, la cui periferia
-corrisponde al sistema dei toni semplici dei colori, e il cui centro a
-quella sensazione acromatica, alla quale sono ordinati i diversi gradi
-dei colori. Quindi, partendo da qualsiasi punto del continuo lineare
-delle sensazioni acromatiche, è sempre possibile costrurre un sistema
-dei gradi dei colori, purchè si osservi questa sola condizione, che
-il bianco non sia troppo chiaro o il nero troppo oscuro, altrimenti
-sparirebbero le differenze di saturazione e dei colori. Ma sistemi
-di saturazione, che sieno ordinati per _diversi_ punti del sistema
-acromatico, possiedono sempre diversi gradi di chiarore. È possibile
-costrurre un sistema _puro_ di gradi dei colori sempre solo per
-un _unico_ determinato grado di chiarore, cioè, coincidendo il
-sistema delle sensazioni acromatiche con quello delle sensazioni
-pure di chiarore, per _un solo_ punto del continuo delle sensazioni
-acromatiche. Quando questo sia stato fatto per tutti i punti possibili,
-il sistema dei gradi dei colori è completato da quello dei _gradi di
-chiarore_.
-
-17. _Il chiarore_ è una proprietà che spetta con eguale necessità
-tanto alle sensazioni cromatiche quanto alle acromatiche; ed è tanto
-in quelle quanto in queste proprietà insieme qualitativa e intensiva.
-Partendo da un certo grado di chiarore, ogni sensazione colorata,
-di cui si faccia crescere il chiarore, viene accostandosi nella sua
-qualità al bianco, mentre nel tempo stesso ne cresce l’intensità; e
-quando se ne faccia diminuire il chiarore, essa si avvicina nella
-sua qualità al nero, mentre nel tempo istesso se ne indebolisce
-l’intensità. I gradi di chiarore di ogni singolo colore formano un
-sistema di qualità intensive analogo alle sensazioni acromatiche e alle
-sensazioni pure di chiarore, solo che al posto dei gradi qualitativi
-acromatici che si muovono tra il nero e il bianco, qui sono entrati i
-corrispondenti gradi di saturazione. La nuova serie presenta dal punto
-della maggior saturazione due direzioni opposte di diversa saturazione:
-la _positiva_ nella direzione del bianco, che è connessa intensivamente
-coll’aumento della sensazione, e la _negativa_ nella direzione del
-nero, cui corrisponde una diminuzione della sensazione. Come estremi
-delle due graduazioni delle saturazioni, si dànno da una parte la pura
-sensazione bianco, e dall’altra la pura sensazione nero, delle quali
-quella rappresenta un massimo e questa un minimo dell’intensità della
-sensazione. In tal guisa bianco e nero indicano egualmente i punti
-situati in senso opposto tanto nel sistema delle sensazioni pure di
-chiarore, come in quello delle sensazioni cromatiche, disposte secondo
-i gradi di chiarore. Conseguenza naturale di ciò è che per ciascun
-colore v’ha un certo chiarore medio, nel quale la saturazione del
-colore è giunta al massimo, e dal quale si va per aumento di chiarore
-in direzione positiva, per diminuzione in negativa. Questo valore di
-chiarore, il più favorevole per la saturazione, non è però lo stesso
-per tutte le sensazioni di colore, ma esso si gradua dal rosso al bleu,
-in modo che pel rosso è il più alto e pel bleu il più basso. In ciò
-trova una spiegazione il noto fenomeno che durante il crepuscolo, cioè
-in una debole sensazione di chiarore, ancor riconosciamo, ad es., in un
-dipinto i toni bleu, mentre i rossi ci appaiono già neri.
-
-18. Se si astrae da questa posizione dei punti di massima saturazione
-nella linea dei gradi di chiarore, posizione alquanto diversa per ogni
-singolo colore, è possibile dare un’espressione chiara e semplicissima
-alla relazione, nella quale per il graduale passaggio al bianco da un
-lato, al nero dall’altro, il sistema delle _sensazioni cromatiche di
-chiarore_ si accosta al sistema delle _sensazioni pure_ o acromatiche
-di chiarore; e nel modo seguente. Se si immagina il sistema dei
-toni puri di colore o dei colori nel massimo della loro saturazione
-rappresentato, come sopra, da un cerchio, e s’immagina nel centro
-della superficie appartenente a questo cerchio, condotta la linea delle
-sensazioni pure di chiarore come linea perpendicolare, in modo che nel
-centro del cerchio cada la sensazione acromatica corrispondente al
-minimo della saturazione; i sistemi cromatici di chiarore crescente
-e decrescente possono essere disposti in modo analogo sopra o sotto
-quella circonferenza della saturazione massima dei colori. Ma la
-diminuzione graduale delle saturazioni sarà espressa tanto qui come
-là per mezzo del raggio sempre più decrescente dei cerchi sovrapposti
-gli uni sovra gli altri, finchè ai due punti estremi della linea delle
-sensazioni pure di chiarore i cerchi scompaiono del tutto; e questo
-secondo il principio, che per ogni colore il massimo del chiarore
-corrisponde alla sensazione bianco e il minimo alla sensazione nero[8].
-
-19. Da quanto si è detto, risulta che il sistema complessivo delle
-_sensazioni cromatiche di chiarore_ può essere raffigurato nel modo
-più semplice mediante una _superficie sferica_, di cui equatore si
-consideri il cerchio dei colori rappresentante il sistema dei toni
-puri di colore o dei colori a saturazione massima, mentre i due
-poli corrispondono ai punti estremi delle sensazioni acromatiche di
-chiarore, bianco e nero. Naturalmente anche un’altra figura geometrica,
-che avesse simili proprietà, ad es., un cono doppio con base comune
-e coi vertici rivolti in direzioni opposte, potrebbe servire allo
-stesso scopo. Di essenziale per la rappresentazione resta soltanto il
-graduale passaggio in bianco e nero, e la diminuzione dei vari toni di
-colore corrispondenti a questo passaggio, diminuzione che trova la sua
-espressione grafica nel continuo impiccolimento dei cerchi di colore.
-Ora il sistema dei gradi di saturazione ordinati in base di una certa
-sensazione pura di chiarore può essere rappresentato, come sopra è
-detto, da una superficie di cerchio che contenga tutte le sensazioni
-luminose, corrispondenti a quel medesimo grado di chiarore. Se ora
-si vuole contemporaneamente ordinare in un solo sistema i gradi di
-saturazione e di chiarore, _tutto l’intero sistema delle sensazioni
-luminose_ può essere rappresentato da un solido _sfera_, di cui il
-cerchio equatoriale racchiude il sistema dei toni puri di colore;
-l’asse congiungente i due poli, il sistema delle sensazioni pure di
-chiarore, e la superficie il sistema delle sensazioni cromatiche di
-chiarore. Ogni cerchio posto perpendicolare a quell’asse, corrisponde
-a un sistema di gradi di saturazione dell’eguale chiarore. Questa
-rappresentazione grafica per mezzo di una sfera è arbitraria, poichè in
-luogo di tale solido potrebbe essere scelto qualunque altro, che abbia
-proprietà analoghe; tuttavia il fatto psicologico che il _complessivo
-sistema delle sensazioni luminose è un sistema a tre dimensioni
-e un continuo in sè chiuso_ trova in essa la propria espressione
-intuitiva. La natura tridimensionale del sistema deriva dall’essere
-necessariamente ogni sensazione di luce concreta un composto di _tre_
-parti: tono del colore, saturazione e chiarore. La sensazione pura o
-acromatica di chiarore e la sensazione pura o saturata di colore sono
-in questo caso considerate come i due estremi nella serie dei gradi
-di saturazione. La forma _in sè chiusa_ del sistema proviene per un
-lato, dalla natura delle sensazioni di colore di costituire un tutto
-in sè chiuso, e per altro lato dalla limitazione del sistema dei
-chiarori cromatici segnata dai due punti estremi delle sensazioni pure
-di chiarore. Un’altra proprietà del sistema è la seguente: soltanto
-le variazioni nelle due dimensioni dei toni di colore e dei gradi di
-saturazione sono pure variazioni di qualità; invece ogni modificazione
-nella _terza_ dimensione, corrispondente alle sensazioni di chiarore,
-porta con sè nello stesso tempo una variazione qualitativa ed una
-intensiva. Per questa circostanza, l’intero sistema a tre dimensioni
-è richiesto necessariamente per rappresentare in modo esauriente le
-qualità della sensazione luminosa; questo sistema abbraccia però anche
-le intensità della sensazione.
-
-20. Nel sistema delle sensazioni di luce certe _sensazioni
-fondamentali_ hanno un posto privilegiato, perchè noi ce ne serviamo
-come punti d’orientazione nell’ordinare tutte le altre sensazioni. Tali
-sensazioni fondamentali sono, nella serie acromatica _bianco_ e _nero_,
-nella serie delle sensazioni cromatiche i quattro colori fondamentali
-_rosso, giallo, verde_ e _bleu_. Solo per queste sei sensazioni la
-lingua ha creato relativamente presto determinazioni diverse e ben
-distinte. Tutte le altre sensazioni furono espresse in parte mediante
-riferimenti a quelle, in parte colle stesse parole già usate per
-quelle. Noi apprendiamo il grigio come un grado intermedio che sta
-nella serie acromatica tra il bianco e il nero; i diversi gradi di
-saturazione diciamo, secondo il loro valore di chiarore, toni di colore
-biancastri, o nerastri, chiari od oscuri: e per i colori che stanno
-tra i quattro colori fondamentali, noi ci serviamo di designazioni
-di transizione, come purpureo-rosso, aranciato-giallo, giallo-verde
-e così via; nomi che nella loro composizione svelano la loro origine
-relativamente tarda.
-
- 20_a_. Vi fu chi dal carattere più originario delle
- determinazioni linguistiche per le suddette sei qualità delle
- sensazioni volle argomentare che esse siano qualità fondamentali
- del senso della vista, e che ogni altra qualità sia composta
- di quelle o di alcune di quelle. Epperò il grigio fu detto una
- sensazione mista di nero e bianco, il violetto e il rosso-porpora
- di bleu e rosso, e così via; ma non è psicologicamente esatto
- indicare una sensazione luminosa qualsiasi come un composto a
- paragone di un’altra. Grigio è tanto una sensazione semplice
- quanto bianco o nero; arancio, purpureo-rosso ecc., sono
- proprio sensazioni semplici alla stessa guisa che rosso, giallo
- ecc.; e qualsiasi grado di saturazione che collochiamo nel
- sistema tra un colore puro e bianco, non è in alcun modo una
- sensazione composta. La natura chiusa e intimamente connessa
- del sistema di sensazione, porta di necessità che la lingua,
- cui è impossibile creare un numero indefinito di espressioni,
- colga alcune differenze specialmente decise, in base alle quali
- poi sono ordinate tutte le altre sensazioni. La scelta di nero
- e bianco come punti d’orientazione per la serie acromatica si
- spiega senz’altro, indicando esse le differenze massime. Quando
- esse sono date, tutte le altre sensazioni acromatiche devono
- essere apprese come sensazioni di transizione tra quelle, a causa
- dell’interposizione continua di queste differenze per tutti i
- possibili gradi di chiarore. Egualmente succede per le sensazioni
- cromatiche, solo che qui due differenze assolutamente massime non
- potevano immediatamente essere scelte a causa della natura in sè
- ricorrente nella linea dei colori, ma ancora altri motivi, oltre
- alla sufficiente differenza qualitativa, dovevano decidere per
- la scelta dei colori fondamentali. E tali motivi possono essere
- stati la frequenza e la forza sentimentale di certi stimoli
- luminosi fondati sulle condizioni naturali dell’esistenza umana.
- Il rosso del sangue, il verde della vegetazione, il bleu del
- cielo, il giallo delle stelle, che tali appaiono in contrasto
- al bleu del cielo, potrebbero essere stati la prima spinta alla
- scelta di certe determinazioni dei colori. Imperocchè la lingua
- non chiama gli oggetti secondo le sensazioni, ma all’opposto
- le sensazioni secondo gli oggetti che le determinano. Se certi
- colori fondamentali furono una volta fissati in tal modo, tutti
- gli altri colori dovettero apparire come toni intermedi. La
- differenza dei colori fondamentali e di transizione è fondata con
- ogni probabilità solo su condizioni esterne; se queste condizioni
- fossero state diverse, il rosso, ad es., sarebbe stato percepito
- quale passaggio tra porpora e aranciato, allo stesso modo che noi
- ora ordiniamo l’aranciato come colore di passaggio tra il rosso e
- il giallo[9].
-
-21. Le proprietà del sistema delle sensazioni di luce che più sopra
-abbiamo descritte, sono di tal natura da far fin dal principio pensare
-a un rapporto tra le stesse proprietà psicologiche e i processi
-oggettivi della stimolazione luminosa essenzialmente diverso da quello
-che ci offrono i sistemi di sensazione fin qui considerati, sovratutto
-i sistemi del senso generale o del senso dell’udito. Evidentissima
-è per questo rispetto la diversità dal sistema delle sensazioni di
-suono. In questo il principio del parallelismo tra sensazione e stimolo
-(pag. 36) non vale solo pel processo d’eccitazione fisiologica, ma
-anche in largo senso pel processo fisico. Infatti nel sistema delle
-sensazioni di suono alle forme semplici o composte delle vibrazioni
-sonore corrisponde rispettivamente una sensazione semplice o una
-moltiplicità di sensazioni semplici, e colla forza delle vibrazioni
-varia continuamente l’intensità delle sensazioni e colla velocità
-di quelle la qualità di queste; cosicchè la differenza soggettiva
-delle sensazioni aumenta in ambedue le direzioni colla crescente
-differenza degli stimoli fisici oggettivi. Le sensazioni luminose
-presentano invece una relazione tutt’affatto diversa. Come il suono
-oggettivo, anche la luce oggettiva consiste in movimenti vibratori
-di un mezzo qualsiasi. Tali movimenti, se non conosciamo nella loro
-intima costituzione, sappiamo, per le indagini fisiche d’interferenza,
-consistere di molte piccole e rapide onde, cosicchè quelle vibrazioni
-che vengono sentite come luce, stanno tra le lunghezze dell’onde da
-688 a 393 milionesime parti di un millimetro e tra le velocità da 450
-a 790 bilioni di vibrazioni al secondo. Ora anche qui a vibrazioni
-semplici, ad es., a vibrazioni di eguale lunghezza, corrispondono
-sensazioni semplici, e anche qui colla lunghezza e velocità della
-vibrazione varia continuamente la qualità della sensazione; alle onde
-più lunghe e più lente corrisponde il rosso, alle più brevi e rapide il
-violetto e fra questi tutte le altre gradazioni di colore si dispongono
-in un continuo, conforme alla lunghezza dell’onda. Ma già qui si
-presenta una differenza essenziale, imperocchè i colori più diversi fra
-loro per lunghezza di onda, rosso e violetto, sono più affini nella
-sensazione che gl’intermedi[10]. Oltre a ciò si aggiunge ancora che:
-1) ogni pura variazione d’intensità (di ampiezza) delle vibrazioni
-fisiche della luce è soggettivamente sentita quale variazione al
-tempo stesso d’intensità e di qualità; come lo dimostra il modo di
-comportarsi già esaminato delle sensazioni di chiarore. 2) Ogni luce
-composta di vibrazioni diverse è sentita semplice, allo stesso modo
-che la luce oggettivamente semplice, consistente di un solo grado
-di vibrazione; come per l’appunto tosto risalta dalla comparazione
-soggettiva delle sensazioni acromatiche colle cromatiche. Conseguenza
-del primo di questi fatti è che la luce fisicamente semplice può
-provocare sensazioni non solo cromatiche, ma anche acromatiche, poichè
-nell’ampiezza massima delle vibrazioni si avvicina al bianco e nella
-minima passa al nero. La qualità della sensazione acromatica ammette
-quindi più di una spiegazione, poichè essa può essere prodotta così
-da variazione intensiva della luce oggettiva, come dalla mescolanza di
-semplici vibrazioni luminose che abbiano diversa lunghezza d’onda. Solo
-che nel primo caso colla variazione intensiva è sempre connessa una
-variazione del grado di chiarore, mentre questa può rimanere invariata
-nel secondo caso, cioè nella mescolanza.
-
-22. Anche se il grado di chiarore delle sensazioni è mantenuto
-costante, la sensazione acromatica ammette pur sempre più di
-una interpretazione. Una sensazione pura di chiarore di una data
-intensità è determinata non solo da una mescolanza di tutti i gradi
-di vibrazioni contenuti nella luce solare come, ad es., nella solita
-luce diurna, ma anche dalla mescolanza in opportuno rapporto di due
-di essi, e precisamente di quelli che corrispondono a due sensazioni
-soggettivamente diversissime tra loro, i colori contrari. E poichè
-le mescolanze oggettive dei colori contrari suscitano la sensazione
-di bianco, questi colori sono detti _colori d’integrazione o
-complementari_. Rosso dello spettro e verde bleu, aranciato e bleu
-cielo, giallo e indaco bleu ecc. sono al tempo stesso colori contrari
-e complementari.
-
-Come la sensazione acromatica, così anche ogni singola sensazione
-cromatica ammette più spiegazioni, ma in numero più limitato.
-Mescolando due colori oggettivi che stiano, nel cerchio dei colori,
-più vicini fra loro dei colori contrari, si ottiene una mescolanza
-non bianca, ma colorata e precisamente di quel colore che anche nella
-serie dei colori oggettivamente semplici, corrisponde alla sensazione
-dei colori intermedii. Quindi, se i colori mescolati si avvicinano
-ai colori contrari, la saturazione del colore risultante resta
-assai diminuita; ma se essi si accostano assai più tra loro, questa
-diminuzione non è percettibile e in questo caso il colore composto e il
-colore semplice sono per lo più sentiti come soggettivamente eguali.
-Così noi, ad es., non possiamo assolutamente distinguere l’aranciato
-dello spettro da una composizione di raggi rossi e gialli. Ed essendo
-possibile per tal modo ottenere tutti i colori che nel cerchio
-cromatico stanno tra rosso e verde, con una mescolanza di rosso e
-verde; quelli che stanno tra verde e violetto, con una mescolanza di
-verde e violetto; e finalmente anche quel colore che non è contenuto
-nello spettro solare, la porpora, con una mescolanza di rosso e
-violetto; tutta la serie dei toni cromatici possibili nelle sensazioni,
-può essere derivata da _tre_ soli colori oggettivi. Mediante questi
-stessi tre colori ci è dato anche ricostituire il bianco in tutti i
-suoi gradi di passaggio; imperocchè la composizione di rosso e violetto
-dà la porpora, la quale è il colore complementare di verde; il bianco
-ottenuto dalla mescolanza di porpora e verde, se esso viene aggiunto
-a un singolo colore in diversi rapporti quantitativi, dà con questo i
-diversi gradi di saturazione.
-
-23. I tre colori, che sono in tal modo usati per la costruzione
-di tutto il sistema delle sensazioni luminose sono detti _colori
-fondamentali_. Se vogliamo esprimere il loro valore nel sistema dei
-gradi di saturazione, possiamo servirci a rappresentare questo sistema,
-in luogo del cerchio che si riferisce solo ai rapporti psicologici,
-di un _triangolo_. Mediante questa figura il significato dei tre
-colori fondamentali è messo in risalto, occupando essi i tre angoli
-del triangolo sui lati del quale, proprio come sulla circonferenza del
-cerchio cromatico, vengono riportati i toni dei colori nel massimo
-di saturazione, mentre i restanti gradi di saturazione nei loro
-passaggi al bianco, che sta nel mezzo della superficie del triangolo,
-sono disposti nei punti della superficie. Del resto tre colori
-qualsivogliano potrebbero essere scelti come colori fondamentali,
-quando essi si trovino a distanza opportuna. I sunnominati rosso,
-verde e violetto rispondono praticamente allo scopo per questo solo,
-che in primo luogo si evita che uno dei tre componenti corrisponda a
-una sensazione di colore, la quale non possa essere prodotta da una
-luce oggettivamente semplice, corrisponda cioè alla porpora; e perchè
-in secondo luogo la sensazione al principio e alla fine dello spettro
-varia più lentamente colla durata delle vibrazioni; così che, se i
-colori estremi dello spettro sono compresi fra i colori fondamentali,
-il colore che risulta da una mescolanza di due colori tra loro vicini,
-è nella sensazione prossimo al colore oggettivamente semplice che sta
-fra quelli[11].
-
-24. Dalle condizioni più sopra dimostrate(3) della stimolazione
-_fisiologica_ appare chiaro che, come pur risulta dai fatti fin qui
-considerati, nel sistema delle sensazioni luminose non esiste una
-relazione univoca tra le sensazioni e gli stimoli fisici. Se il senso
-della vista deve annoverarsi fra i sensi _chimici_, una tale relazione
-potrà essere soltanto tra i processi fotochimici nella retina e le
-sensazioni. Ma poichè, come è noto, speci diverse di azioni fisiche
-luminose producono analoghe decomposizioni chimiche, è generalmente
-facile il comprendere come le sensazioni luminose debbano prestarsi a
-interpretazioni molteplici. In base al principio del parallelismo tra
-le differenze della sensazione e quelle dell’eccitamento fisiologico
-(pag. 36) si potrebbe ritenere che diversi stimoli fisici, i
-quali presentino le stesse sensazioni, determinino anche la stessa
-eccitazione fotochimica nella retina; che siano quindi tante speci
-e gradi di processi fotochimici, quante sono le speci e i gradi di
-sensazione che noi possiamo distinguere. Su questa conclusione infatti
-si basa ciò che noi sappiamo intorno ai sostrati fisiologici delle
-sensazioni luminose, non avendo l’indagine dei processi fisiologici
-della stimolazione luminosa condotto fino ad ora a un risultato più
-lontano di questo: che l’eccitazione è con ogni probabilità un processo
-chimico.
-
-25. Coll’ipotesi che la stimolazione luminosa si fondi su processi
-chimici della retina, si può anche spiegare la _persistenza_
-relativamente lunga della sensazione, dopo che è cessata l’eccitazione
-(pag. 33). Questa persistenza essendo riferita all’oggetto considerato
-come stimolo, è detta _l’immagine consecutiva_ dell’impressione.
-L’immagine consecutiva appare prima colle proprietà di chiarore o di
-colore eguali allo stimolo; epperò bianca per oggetti bianchi, nera per
-neri e colorata nello stesso colore per colorati (immagine positiva o
-di egual colore); ma dopo breve tempo essa passa per le impressioni
-acromatiche nel chiarore contrario, bianco in nero, nero in bianco;
-per le cromatiche nel colore contrario o complementare (immagine
-consecutiva negativa o complementare). Quando agiscano all’oscuro
-stimoli luminosi di breve durata, è possibile che questo passaggio si
-ripeta più volte; all’immagine negativa segue di nuovo una positiva e
-così via, di modo che si dà un oscillare delle sensazioni fra le due
-fasi d’immagine consecutiva. L’immagine positiva può semplicemente
-essere ricondotta al fatto che la decomposizione fotochimica prodotta
-da una specie qualsiasi di luce, perdura ancora un breve tempo dopo
-l’azione della luce. L’immagine negativa o complementare può essere
-derivata da ciò, che ogni decomposizione prodotta in una certa
-direzione lascia addietro una distruzione parziale di quelle sostanze
-sensibili alla luce che prime subiscono quell’effetto. In questo caso
-gli stessi processi fotochimici, perdurando l’eccitazione retinica,
-devono variare in senso corrispondente.
-
-26. Coll’immagini consecutive, positiva o negativa, stanno
-probabilmente in istretto rapporto, fenomeni _d’induzione di luce
-e di colore_. Essi consistono in ciò, che nel giro di una qualsiasi
-impressione luminosa sorgono contemporaneamente eccitamenti di natura
-eguale ed opposta. Il primo di questi fenomeni, l’induzione _positiva_
-di luce, è il più raro; si osserva specialmente quando una parte
-della retina è eccitata e la parte confinante è molto oscura; pare
-allora che l’eccitamento luminoso o cromatico irradi la parte rimasta
-oscura. In tutti gli altri casi si ha l’effetto d’induzione contraria
-o _negativa_, pel quale una superficie bianca pare circondata da un
-orlo oscuro, una oscura da un orlo chiaro, una colorata da un orlo del
-colore complementare. Tutti questi fenomeni sono del resto accompagnati
-da processi psicologici di contrasto, i quali corrispondono al
-principio generale che più innanzi tratteremo (§ 17, 11), del risalto
-dei contrari; ma di solito l’effetto complessivo di tali influenze
-fisiologiche e psicologiche, è senz’altro detto “contrasto„. Questa
-confusione è bensì giustificata, sino ad un certo grado, specialmente
-dall’inseparabilità dei due fattori; ma sarebbe ben più opportuno
-chiamare eccitamento indotto esclusivamente il fattore fisiologico e
-riservare la determinazione di contrasto a quel fattore psicologico,
-il quale corrisponde appunto al risalto dei contrari; risalto che si
-dimostra anche in altri campi, specialmente nelle rappresentazioni di
-spazio, di tempo e nei sentimenti. L’induzione luminosa o colorata
-nel puro senso fisiologico consiste probabilmente in una specie
-d’irradiazione _negativa_ della stimolazione, perocchè essa non
-si propaga colla sua propria qualità immediatamente nelle parti
-circostanti al punto eccitato, come nel caso dell’induzione positiva,
-ma determina un eccitamento di natura contraria. È possibile che questa
-irradiazione negativa abbia la sua ragione in ciò che le sostanze
-fotochimiche di una parte della retina consumate nell’eccitazione,
-siano in parte reintegrate per un’affluenza dalle parti circostanti,
-cosicchè un’impressione luminosa su queste parti circostanti deve
-agire allo stesso modo, che per l’immagini consecutive lo stimolo
-sulle stesse parti prima eccitate (25). In appoggio a questo rapporto
-coi fenomeni dell’immagine consecutiva sta anche il fatto che, come in
-questa, l’effetto cresce coll’intensità degli stimoli luminosi. Quindi
-questa induzione fisiologica di luce si differenzia essenzialmente
-da quei fenomeni _psicologici_ di contrasto, coi quali essa viene
-abitualmente confusa, e sui quali noi ritorneremo nell’interpretazione
-generale dei processi di contrasto (§ 17, 10).
-
- 26_a_. Posto il principio del parallelismo fra la sensazione
- e il processo fisiologico d’eccitamento come base delle nostre
- ipotesi sui processi che hanno luogo nella retina, ne seguirà
- necessariamente che alla relativa indipendenza delle sensazioni
- acromatiche nel loro rapporto colle sensazioni cromatiche, dovrà
- corrispondere una dipendenza analoga pei processi fotochimici.
- Innanzi tutto possiamo spiegare nel modo più naturale _due_
- fatti, dei quali l’uno appartiene al sistema soggettivo delle
- sensazioni luminose, l’altro ai fenomeni della mescolanza
- oggettiva dei colori. Il primo consiste nella tendenza che ha
- ogni sensazione colorata, quando aumenti o diminuisca il grado
- di chiarore, a passare in una sensazione acromatica. Facilissima
- riesce la spiegazione di questa tendenza, se si ammette che ogni
- eccitazione di colore è fisiologicamente composta di due parti
- distinte, delle quali l’una corrisponde alla sensazione cromatica,
- l’altra all’acromatica. Con ciò si può mettere in relazione
- l’altra condizione, che, per un certo stimolo d’intensità media,
- l’elemento d’eccitazione colorata è relativamente fortissimo,
- mentre per valori di stimolo più grandi o più piccoli sempre
- più prepondera l’elemento acromatico. Il secondo di questi due
- fatti consiste in ciò, che ogni qual volta due colori contrari
- qualsivogliano siano tra loro complementari, cioè mescolati
- in opportuni rapporti quantitativi, producono una sensazione
- acromatica. Questo fatto riesce facilmente comprensibile, se si
- ammette che i colori contrari, i quali soggettivamente sono le
- differenze massime della sensazione, oggettivamente rappresentino
- processi fotochimici che si neutralizzano. Che in conseguenza
- di questa neutralizzazione sorga l’eccitamento acromatico,
- risulterà pure assai chiaro dall’ipotesi, che quell’eccitamento
- si accompagni sin dal principio ad ogni stimolazione colorata, e
- che però rimanga solo, tosto che contrari eccitamenti colorati si
- elidano fra loro. Questa ipotesi di un’indipendenza relativa dei
- due processi fotochimici delle sensazioni, acromatica e cromatica,
- è confermata dall’esistenza di uno stato anormale del senso della
- vista, talora innato, talora prodotto da processi patologici della
- retina, la _totale cecità ai colori_. Infatti in questa anomalia,
- per la quale ogni eccitazione luminosa è sentita o su tutta la
- retina o su alcune parti di essa, come chiarore puro, senza che
- sia frammischiato alcun colore, abbiamo la dimostrazione che
- l’eccitazione colorata e acromatica sono due processi fisiologici
- tutt’affatto distinguibili.
-
- Se noi usiamo della stessa veduta nel considerare il secondo
- processo che avviene nella retina, quello dell’_eccitazione
- colorata_, incontriamo anche qui due fatti analoghi. Il primo
- consiste in ciò, che due colori, i quali distino fra loro di
- un tratto limitato, danno luogo a un colore composto, che è
- eguale al colore semplice che sta fra essi. Questo fatto indica
- che l’eccitazione colorata è un processo il quale non varia
- collo stimolo fisico in modo continuo, come l’eccitazione
- sonora, ma in piccoli gradi, e si comporta precisamente così
- che questa variazione nel rosso e nel violetto, ad es., procede
- in grado maggiore che nel verde, perchè qui, in mescolanze di
- colori abbastanza vicine, si fanno già sentire le influenze
- complementari. Tale variazione graduale del processo corrisponde
- alla natura chimica di esso, poichè decomposizioni e composizioni
- chimiche devono sempre essere riferite a _gruppi_ di atomi o
- molecole. Il secondo fatto consiste in ciò, che alcuni colori
- corrispondenti ad una maggior differenza d’eccitazione hanno
- nel tempo stesso soggettivamente, come colori contrari, il
- significato di differenze massime, e oggettivamente, come colori
- complementari, il significato di processi neutralizzantisi.
- Processi chimici possono neutralizzarsi solo quando siano
- di opposta natura. Due eccitazioni luminose complementari
- si comportano fra loro quindi in modo analogo ai processi
- dell’eccitazione chiara ed oscura che agiscono in senso
- contrario nell’eccitazione acromatica. Tuttavia qui si danno
- due differenze essenziali. In primo luogo una tale antitesi
- nell’eccitazione cromatica esiste non _una sol volta_, ma per
- ogni colore distinguibile nella sensazione, cosicchè ciascuno
- dei gradi dell’eccitazione cromatica fotochimica, che dobbiamo
- ammettere secondo i risultati della mescolanza di colori affini,
- possiede anche un certo grado di azione complementare. In
- secondo luogo i colori contrari costituiscono i massimi della
- differenza soggettiva delle sensazioni, fra i quali hanno luogo
- neutralizzazioni della differenza se da ciascuno di questi colori
- contrari, si procede non solo in _una_ direzione, come per bianco
- e nero, ma in _due_ fra loro opposte; in modo corrispondente
- è possibile elidere anche oggettivamente nelle due stesse
- direzioni l’azione complementare dei colori contrari. Come dal
- complementarismo dei colori contrari si conchiuse all’opposizione
- dei corrispondenti processi chimici, con egual diritto da quella
- bilaterale neutralizzazione si può conchiudere che al ritorno
- della linea dei colori nel suo punto di partenza corrisponde un
- ritorno di processi affini. L’intero processo dell’eccitazione
- cromatica, quale si compie nella variazione continua delle
- lunghezze dell’onde della luce oggettiva, cominciando dal
- rosso estremo e terminando da ultimo, dopo aver oltrepassato il
- violetto, per l’aggiunta delle mescolanze di porpora, al punto di
- partenza; dev’essere concepito, come una serie indeterminatamente
- grande di processi fotochimici. Questi costituiscono insieme
- un _processo circolare_ in sè chiuso, nel quale ad ogni grado
- corrisponde un grado contrario che neutralizza il primo, e a
- questo due passaggi in direzioni opposte.
-
- Nulla noi sappiamo del numero dei gradi fotochimici, che
- sono complessivamente presenti in questo processo circolare.
- I tentativi più volte fatti di ridurre tutte le sensazioni di
- colore al più piccolo numero possibile di tali gradi, mancano di
- sufficiente fondamento. O i risultati della mescolanza fisica
- dei colori sono in essi riconosciuti senz’altro come processi
- fisiologici: come nell’ipotesi dei tre colori fondamentali,
- rosso, verde, violetto, dalla diversa mescolanza dei quali devono
- derivare tutte le sensazioni luminose, anche le acromatiche
- (ipotesi di Young-Helmholtz); oppure si parte dall’ipotesi
- psicologicamente insostenibile, che le denominazioni dei colori
- siano sorte non dall’influenza di certi oggetti esterni, ma dal
- reale significato delle sensazioni corrispondenti (vedi sopra
- pag. 50); si ammette che, dati quattro colori fondamentali, le due
- copie di contrari, rosso e verde, giallo e bleu, siano i sostrati
- delle sensazioni di colore, alle quali per le sensazioni pure di
- chiarore si contrappone un’altra copia di contrari, nero e bianco;
- mentre tutte le altre sensazioni di luce, come grigio, aranciato,
- violetto, ecc., sono per determinazione soggettiva e oggettiva
- sensazioni composte (ipotesi di Hering). In appoggio così della
- prima come della seconda ipotesi, si sono portati innanzi i casi
- non rari di _parziale cecità ai colori_. I sostenitori dei tre
- colori fondamentali affermavano che tutti questi casi dovessero
- essere ricondotti alla mancanza della sensazione o di rosso o
- di verde, o talora anche di ambedue. I sostenitori dei quattro
- colori fondamentali opinavano che la parziale cecità ai colori
- si riferisse sempre a due dei colori fondamentali che stanno
- fra loro in contrapposizione, epperò o cecità per il rosso e il
- verde, o per il giallo ed il bleu. Un esame spregiudicato dei
- ciechi ai colori non conferma nessuna di queste affermazioni. Se
- la teoria dei tre colori fondamentali non è in grado di spiegare
- la totale cecità ai colori, contro la teoria dei quattro colori
- stanno i casi di cecità per il solo rosso o per il solo verde.
- Ambedue le ipotesi poi non rispondono ai casi non dubbi, nei quali
- specialmente alcune parti dello spettro, che non corrispondono a
- nessuno dei tre o dei quattro colori presi come fondamentali, sono
- vedute come acromatiche. L’unica cosa che si può dire allo stato
- delle nostre cognizioni si è, che ogni sensazione luminosa si basa
- verosimilmente sulla connessione di due processi fotochimici:
- di uno _acromatico_, il quale risulta alla sua volta di una
- decomposizione preponderante in una intensità piuttosto forte di
- luce, e di una restituzione che predomina in una luce più debole:
- e di un processo _cromatico_, il quale varia così gradatamente,
- che la serie complessiva delle decomposizioni fotochimiche
- costituisce un _processo circolare_, nel quale i prodotti della
- decomposizione di due gradi posti in una distanza relativamente
- grandissima, si neutralizzano a vicenda[12].
-
- Le diverse modificazioni che si osservano nella retina ancor
- viva in seguito all’azione luminosa, vengono in appoggio alla
- teoria di un processo fotochimico: così il lento passaggio allo
- stato incolore della sostanza rossa, che si vede nella retina non
- illuminata (imbiancamento della porpora visiva) e i microscopici
- passaggi del protoplasma pigmentato fra gli elementi senzienti, i
- bastoncini e i coni; infine le variazioni di forma degli stessi
- coni e bastoncini. I tentativi di collegare questi fenomeni ad
- una teoria fisiologica dell’eccitazione luminosa sono decisamente
- prematuri. È assai verosimile che colla differenza di forma dei
- due elementi, dei coni e dei bastoncini, si connettano anche
- differenze di funzione. Poichè precisamente il centro della
- retina, che è la regione della vista diretta dell’uomo, contiene
- soli coni, mentre nelle parti laterali predominano i bastoncini;
- e poichè inoltre nella parte centrale, dove del resto manca la
- porpora visiva, la distinzione dei colori è assai più completa che
- nelle regioni laterali, le quali sono d’altra parte più sensibili
- ai gradi di chiarore; vien naturale il supporre che queste
- differenze si connettano colle proprietà fotochimiche dei coni e
- dei bastoncini. Ma anche qui manca ancora la dimostrazione.
-
-
-
-
-§ 7. — I sentimenti semplici.
-
-
-1. I sentimenti semplici, come nel § 5 fu notato, sorgono in una
-moltiplicità assai più varia che le sensazioni semplici, perciò
-che anche quei sentimenti che noi osserviamo legati solo a processi
-rappresentativi più o meno composti, sono di natura semplice (pag. 27),
-così, ad es., il sentimento dell’armonia sonora è tanto semplice quanto
-il sentimento collegato ad un suono isolato. Benchè più sensazioni
-sonore siano richieste per produrre un’armonia sonora, e benchè
-questa nel suo contenuto di sensazione sia una formazione composta,
-le qualità sentimentali di certi accordi armonici sono nondimeno così
-diverse dai sentimenti legati ai singoli toni, che quelle al pari di
-questi rappresentano unità soggettivamente del tutto inscindibili.
-Un’essenziale differenza consiste solo in ciò, che quei sentimenti
-che corrispondono a semplici sensazioni, possono essere isolati
-dalla connessione della nostra esperienza, usando lo stesso metodo
-dell’astrazione, di cui noi ci serviamo per la determinazione delle
-sensazioni semplici (pag. 30). All’opposto quel sentimento semplice,
-che è legato a una qualsiasi formazione composta di rappresentazioni,
-non può mai essere separato dai sentimenti che entrano in quella
-formazione come complemento soggettivo delle sensazioni; così, ad es.,
-è impossibile sciogliere il sentimento d’armonia dell’accordo _do, mi,
-sol_, dai sentimenti semplici dei toni _do, mi_ e _sol_. Questi cedono
-forse davanti a quello, perchè si combinano con quello, come più tardi
-vedremo (§ 12, 3 _a_), in un unico _sentimento totale_, ma non è mai
-possibile eliminarli naturalmente.
-
-2. Il sentimento collegato ad una sensazione semplice è detto
-_sentimento sensoriale_[13], od anche _tono sentimentale della
-sensazione_. Ambedue queste espressioni sono capaci in senso opposto
-di erronee interpretazioni; la prima, perchè si è portati a intendere
-come “sentimento sensoriale„ non soltanto una parte dell’esperienza
-immediata che possa essere isolata mediante astrazione, ma una
-parte che si presenti realmente isolata; la seconda, perchè il “tono
-sentimentale„ potrebbe essere considerato una qualità sentimentale
-che va invariabilmente unita alla sensazione, allo stesso modo che il
-“tono del colore„ è una parte necessaria a costituire una sensazione
-di colore. In verità il sentimento sensoriale non può presentarsi
-senza una sensazione, come un sentimento dell’armonia sonora non può
-essere senza sensazioni sonore. Se il sentimento di dolore od anche
-i sentimenti di pressione, di caldo, di freddo o muscolari ed altri,
-furono talvolta indicati come sentimenti sensoriali indipendenti,
-ciò deriva dalla confusione ancora comune in fisiologia dei concetti
-di sentimento e di sensazione (pag. 29); confusione per la quale
-ora si chiamano sentimenti alcune sensazioni, come quelle del tatto,
-ora si trascura in altre sensazioni che, come le dolorifiche, sono
-accompagnate da forti sentimenti, la distinzione dei due elementi.
-Nè meno falso sarebbe l’attribuire a una determinata sensazione un
-sentimento ben stabilito qualitativamente e intensivamente. Riteniamo
-piuttosto che la sensazione è soltanto _uno_ fra i molti fattori che
-determinano un sentimento esistente in un dato momento, perchè oltre ad
-essa hanno sempre parte essenziale processi antecedenti e disposizioni
-persistenti, insomma condizioni che noi nel singolo caso possiamo
-intravvedere soltanto frammentariamente. Il concetto del “sentimento
-sensoriale„ o del “tono sentimentale„ è quindi per doppio rispetto il
-prodotto di un’analisi e di un’astrazione; in primo luogo noi dobbiamo
-distinguere il sentimento semplice dalla sensazione pura concomitante;
-in secondo luogo, fra gli elementi sentimentali variamente mutabili
-che possono essere uniti sotto diverse condizioni ad una determinata
-sensazione, noi dobbiamo ritenere quello più costante, nel quale
-manchino, quant’è mai possibile, tutte le influenze che potrebbero
-perturbare o complicare un semplice effetto di sensazione.
-
-Fra queste condizioni la prima si può ottenere in modo relativamente
-facile, quando si tenga presente il valore psicologico dei concetti
-di sensazione e sentimento; la seconda invece molto difficilmente.
-Specialmente nei due sistemi più perfetti delle sensazioni di suono e
-di luce in verità non è mai possibile l’allontanare completamente tali
-influssi _indiretti_. Si può giungere al puro tono sentimentale della
-sensazione solo usando lo stesso metodo che ha servito all’astrazione
-della sensazione pura (pag. 22): si potrà quindi ammettere che alla
-sensazione, come tale, appartenga soltanto quel tono sentimentale, il
-quale rimanga costante ad ogni variazione delle condizioni. Ma quant’è
-facile applicare questa regola alle sensazioni, altrettanto è difficile
-nel caso dei sentimenti, perchè quelle influenze secondarie sono per lo
-più saldamente legate alla sensazione, allo stesso modo che l’influenza
-primaria del tono sentimentale. La sensazione verde, ad esempio,
-risveglia quasi inevitabilmente la rappresentazione della vegetazione
-verde, ed essendo a questa rappresentazione collegati sentimenti
-complessi, la natura dei quali può essere affatto indipendente dal tono
-sentimentale del color verde, non è possibile determinare senz’altro,
-se il sentimento osservato nell’effetto dell’impressione sia un puro
-tono sentimentale, oppure un sentimento svegliato da rappresentazioni
-concomitanti od un insieme dei due.
-
- 2_a_. Questa difficoltà ha dato occasione ad alcuni psicologi di
- oppugnare l’esistenza di un puro tono sentimentale. Essi affermano
- che ogni sensazione suscita alcune rappresentazioni concomitanti,
- le quali soltanto producono l’effetto sentimentale. Ma a questa
- teoria contrastano già i risultati ottenuti nelle sensazioni
- di luce, modificando sperimentalmente le condizioni. Se le sole
- rappresentazioni fossero decisive per l’origine dei sentimenti,
- questi dovrebbero essere fortissimi quando il contenuto sensibile
- dell’impressione è al massimo grado simile al contenuto di
- quelle rappresentazioni. Ma questo non è il caso. Piuttosto il
- tono sentimentale di un colore è massimo, se il suo grado di
- saturazione raggiunge un massimo. Pertanto il tono sentimentale
- più intenso corrisponde ai colori spettrali puri osservati
- in ispazio oscuro, e questi sono per lo più molto diversi dai
- colori degli oggetti naturali, ai quali potrebbero riferirsi le
- rappresentazioni concomitanti. Così pure non si può sostenere
- con ragione la teoria che riconduce senz’altro i sentimenti di
- suono alle rappresentazioni. Senza dubbio ogni singolo suono
- può svegliare note rappresentazioni musicali; ma d’altra parte
- la costanza colla quale certe qualità sonore sono scelte ad
- esprimere certi sentimenti, ad es., i suoni profondi, ad esprimere
- gravità e tristezza, è comprensibile solo, se alle sensazioni
- semplici sonore va aggiunto un tono sentimentale corrispondente.
- Il circolo nel quale si aggira chi deriva questi sentimenti da
- rappresentazioni associate, diventa ancor più manifesto quando si
- passi alle sensazioni dell’olfatto del gusto, ed alle sensazioni
- generali. Se, ad esempio, il tono sentimentale piacevole o
- spiacevole di una sensazione gustativa può essere accresciuto
- dal ricordo della medesima impressione già avuta, questo è
- solo possibile per ciò, che l’impressione era stata piacevole o
- spiacevole già in quel suo effetto anteriore.
-
-3. La varietà dei sentimenti sensoriali semplici è assai grande.
-I sentimenti che corrispondono a un certo sistema di sensazioni
-costituiscono sempre un sistema, nel quale ad ogni variazione
-qualitativa o intensiva della sensazione va generalmente parallela una
-variazione qualitativa o intensiva del tono sentimentale. Ma nello
-stesso tempo queste variazioni relative nel sistema dei sentimenti
-si comportano in modo essenzialmente diverso dalle variazioni
-corrispondenti nel sistema delle sensazioni; cosicchè anche per ciò
-è impossibile considerare il tono sentimentale come terzo elemento
-costitutivo della sensazione, analogo all’intensità e alla qualità.
-Se si varia l’intensità della sensazione, il tono sentimentale può
-mutare non solo intensivamente, ma anche qualitativamente, e se si
-varia la qualità della sensazione, il tono sentimentale muta non solo
-qualitativamente, ma anche intensivamente. Se, ad es., si aumenta la
-sensazione di dolce, il tono sentimentale passa alla fine da gradito a
-sgradito; se la sensazione dolce passa a poco a poco o in acido o in
-amaro, si nota che l’acido, e ancor più l’amaro, produce, per eguale
-intensità di sensazione, un’eccitazione sentimentale più forte che
-il dolce. _Ogni variazione nella sensazione è pertanto generalmente
-accompagnata da una doppia variazione nel sentimento_. Ma anche per
-il modo con cui ogni variazione d’intensità ed ogni variazione di
-qualità del tono sentimentale sono fra loro legate, conformemente
-al principio esposto nel § 5 (pag. 26), risulta che ogni variazione
-del sentimento procedente in _una_ dimensione, si muove, non come la
-corrispondente variazione della sensazione, fra differenze massime, ma
-fra _contrarii_.
-
-4. In conseguenza di questo principio, alle massime differenze
-qualitative della sensazione corrispondono nel sentimento
-_qualitativamente_ i massimi contrari, _intensivamente_ i valori
-massimi, i quali o sono di eguale grandezza, o tendono almeno ad
-esserlo, a seconda della speciale proprietà dei contrari qualitativi;
-al punto medio fra i due contrari corrisponde il valore d’intensità
-zero, fintanto che si consideri solo la dimensione cui i contrari
-appartengono. Però questo valore d’intensità zero può essere avvertito
-solo quando il corrispondente sistema di sensazione è un sistema
-_assolutamente unidimensionale_; in tutti gli altri casi il punto
-medio neutro, che esiste in rapporto ad una determinata di sensazione,
-suole appartenere contemporaneamente anche ad un’altra dimensione
-di sensazione, o persino ad una pluralità di dimensioni, in cui gli
-spettano sempre valori di sentimenti determinati. Così, ad es., i
-colori dello spettro giallo e bleu sono colori contrari, ai quali
-appartengono anche opposti toni sentimentali. Se ora nella serie dei
-colori si passa a poco a poco dal giallo al bleu, il verde dovrebbe
-essere il punto di mezzo neutro fra i due. Ma il verde sta alla sua
-volta in un contrasto sentimentale col suo proprio colore contrario,
-la porpora, ed oltre a ciò forma, come ogni colore saturato, l’estremo
-di una serie che contiene i passaggi dello stesso tono di colore al
-bianco. Il sistema delle sensazioni semplici di suono costituisce
-un continuo ad _una sola_ dimensione, ma qui per l’appunto noi non
-possiamo isolare mediante astrazione i toni sentimentali corrispondenti
-come facciamo colle sensazioni pure, perchè la realtà ci offre non
-solo passaggi tra suoni di diversa altezza, ma anche passaggi fra il
-suono assolutamente semplice e il rumore composto da un complesso
-di suoni semplici. Conseguenza di questa condizione è, che ad ogni
-sistema di sensazioni pluridimensionale corrisponde un sistema di
-toni sentimentali incrociantisi, nel quale ogni punto appartiene
-generalmente nello stesso tempo a più dimensioni sentimentali, cosicchè
-il tono sentimentale corrispondente è una risultante di elementi
-sentimentali posti in dimensioni di sensazioni diverse. Donde deriva
-che nel campo della graduazione qualitativa del sentimento, non è
-possibile fare una distinzione fra sentimenti semplici e composti. Il
-sentimento corrispondente ad una data sensazione semplice, a causa
-delle proprietà suddimostrate, generalmente è già un prodotto di
-una fusione di più elementi semplici, pur essendo indivisibile al
-pari di un sentimento di natura originariamente semplice (v. sotto
-§ 12, 3). Un’ulteriore conseguenza di questa proprietà è che il
-punto di mezzo neutro tra opposte qualità sentimentali può essere un
-contenuto della nostra esperienza solo nei casi speciali, nei quali
-il tono sentimentale, appartenente a una determinata sensazione,
-corrisponde ai punti di mezzo neutri di tutte le dimensioni, alle
-quali esso contemporaneamente spetta. Pei sistemi di sensazioni a
-più dimensioni, specie in quelli della vista e dell’udito questa
-condizione limite è pressochè adempiuta in modo manifesto, appunto
-in quei casi nei quali è di un valore pratico speciale per lo
-svolgimento indisturbato dei processi sentimentali. Qui da una parte
-le sensazioni di luce acromatica aventi un chiarore medio, e i gradi
-di saturazione dei colori a piccola graduazione che si aggiungono a
-quelle; dall’altra parte le impressioni sonore dell’ambiente comune,
-le quali stanno proprio tra i suoni e i rumori, come, ad es., la voce
-umana, costituiscono le zone neutre d’indifferenza della tonalità
-sentimentale, dalla quale si distaccano i toni sentimentali più
-intensivi corrispondenti alle qualità delle sensazioni più marcate.
-In conseguenza di ciò i sentimenti composti che corrispondono alle
-varie combinazioni rappresentative delle sensazioni, possono in questi
-casi svilupparsi quasi indipendentemente dai sentimenti sensoriali
-concomitanti.
-
-5. In modo di gran lunga più semplice si costituiscono le graduazioni
-qualitative e intensive dei sentimenti semplici che vanno parallele ai
-_gradi d’intensità della sensazione_. Nella loro forma più perspicua,
-esse si osservano nei sistemi uniformi delle sensazioni del senso
-generale. Essendo ciascuno di questi sistemi qualitativamente uniforme,
-così da essere geometricamente rappresentato in modo approssimativo
-da un unico punto, alle variazioni intensive della sensazione che
-rimangono, possono andar parallele variazioni del sentimento anche
-soltanto a una dimensione che si muovon tra due opposti. Perciò qui è
-sempre facile osservare la zona neutra d’indifferenza: essa corrisponde
-a quelle sensazioni moderate di pressione, di caldo, di freddo, che
-sono legate all’intensità normale media degli stimoli generali di
-senso. I sentimenti semplici posti al di qua e al di là di questa
-zona presentano un carattere decisamente contrario, in quanto gli uni
-possono generalmente essere annoverati fra i sentimenti di piacere, gli
-altri fra quelli di dispiacere (v. sotto 7). Di questi due sentimenti
-contrari noi possiamo con sicurezza produrre soltanto i sentimenti
-di dispiacere mediante l’aumento intensivo della sensazione. Nei
-sistemi del senso generale, a causa dell’abitudine a stimoli moderati
-si è prodotto per le intensità più deboli un così notevole aumento
-in estensione della zona neutra, che di regola solo una serie di
-sensazioni intensivamente o qualitativamente molto diverse determina
-ancora sentimenti distinti. In tali casi i sentimenti di piacere
-corrispondono di regola a sensazioni d’intensità moderata.
-
-In certe sensazioni dei sensi, del gusto e dell’olfatto è possibile,
-indipendentemente da questa influenza del contrasto, osservare in modo
-più completo la relazione fissa tra l’intensità della sensazione e
-il tono sentimentale. Se qui per deboli sensazioni, col rinforzarne
-l’intensità, il sentimento di piacere aumenta dapprima sino a un
-massimo, ad una certa intensità media cade nel nulla per poi passare,
-ad ulteriore aumento di sensazione, in un sentimento di dispiacere, il
-quale cresce sino al massimo della sensazione.
-
-6. La varietà qualitativa dei sentimenti semplici sembra sia
-infinitamente grande, in ogni caso più grande che la varietà delle
-sensazioni. Ciò dipende in primo luogo dal fatto che per i sentimenti
-corrispondenti ai sistemi pluridimensionali delle sensazioni, ogni
-punto di sensazione appartiene contemporaneamente a più dimensioni di
-sentimento (pag. 63); in secondo luogo e principalmente, dal fatto
-che alle formazioni diversissime, consistenti di varie combinazioni
-di sensazioni, come alle rappresentazioni intensive, spaziali,
-temporali, infine a certi stadi nel decorso delle emozioni e dei
-processi di volere corrispondono egualmente sentimenti che sono in sè
-indecomponibili e che perciò devono essere annoverati tra i sentimenti
-semplici (pag. 59).
-
-Tanto più è quindi a deplorare che la lingua presenti per i sentimenti
-semplici denominazioni ancora più scarse che per le sensazioni.
-La terminologia propria dei sentimenti si limita tutt’affatto al
-risalto di certi contrari generali, come piacere e dispiacere,
-gradito e sgradito, serio e lieto, eccitato e tranquillo e così via;
-determinazioni, per le quali si ricorre per lo più agli affetti, nei
-quali i sentimenti entrano come elementi. Oltre a ciò quell’espressioni
-sono di natura così generale, che ciascuna può abbracciare un numero
-piuttosto grande di singoli sentimenti semplici. In altri casi, per la
-descrizione di sentimenti legati a più semplici impressioni si ricorre
-a rappresentazioni complicate, alle quali corrispondono sentimenti di
-simile carattere: così, ad es., _Goethe_ nella sua descrizione dei
-sentimenti dei colori, e molti compositori di musica nei sentimenti
-di suono. Questa povertà della lingua nelle designazioni specifiche
-di sentimento è una conseguenza psicologica della natura soggettiva
-dei sentimenti, a causa della quale qui vengono meno tutti quei
-motivi dell’esperienza della vita pratica, dai quali sono sorte le
-denominazioni degli oggetti e delle loro proprietà. Il conchiudere da
-ciò a una corrispondente povertà delle qualità semplici dei sentimenti
-è un errore psicologico, che può essere tanto più fatale, in quanto
-rende impossibile sin dal principio un’indagine sufficiente dei
-processi complessi del sentimento.
-
-7. Per le suindicate difficoltà una completa enumerazione di tutte
-le possibili qualità semplici del sentimento appare meno probabile
-che una simile enumerazione delle sensazioni. Essa non potrebbe
-venire effettuata, anche perchè i sentimenti, secondo le suddescritte
-proprietà, non costituiscono, come le sensazioni di suono, di luce, di
-gusto, sistemi in sè chiusi, ma una varietà dappertutto connessa (pag.
-28), e perchè da una combinazione di sentimenti sorgono nuovamente
-sentimenti, i quali possiedono un carattere non solamente unitario
-ma semplice (pag. 59). Nella varietà dei sentimenti consistente di
-un gran numero di qualità diverse e graduate con la massima finezza
-si distinguono però diverse _direzioni principali_, che si estendono
-fra sentimenti contrari di carattere predominante. Tali direzioni
-fondamentali del sentimento sono sempre espresse da _due_ denominazioni
-che indicano quei contrari. Ogni determinazione deve però essere
-considerata solo come un’espressione collettiva che abbraccia una
-quantità di sentimenti varianti per ogni individuo.
-
-In questo senso si possono fissare tre direzioni principali: le
-diremo: direzioni del _piacere_ e del _dispiacere_[14], dei sentimenti
-_irritanti_ e _calmanti_ (eccitanti e deprimenti) infine dei
-sentimenti di _tensione_ e di _sollievo_. Un sentimento individuale
-può appartenere, o a tutte queste direzioni, o soltanto a due di esse,
-oppure anche ad una sola. Ed è appunto solo per questa possibilità, che
-noi siamo capaci di distinguere le direzioni accennate. La combinazione
-di diverse direzioni di sentimento, appunto quella che più spesso ci si
-offre, allato al suaccennato (pag. 62) influsso del sovrapporsi di vari
-effetti sentimentali, dimostra che la natura generale dei sentimenti
-esige bensì una zona d’indifferenza, ma che noi di fatto non ci
-troviamo forse mai in uno stato che sia del tutto privo di sentimenti.
-
-8. Come esempi di forme pure di piacere e di dispiacere noi possiamo
-considerare i sentimenti legati a sensazioni del senso generale e
-anche all’impressioni dell’olfatto e del gusto. Per una sensazione
-di dolore, ad esempio, noi proviamo un sentimento di dispiacere
-di solito non mescolato ad alcuna delle altre forme sentimentali.
-Sentimenti eccitanti e deprimenti osserviamo collegati a sensazioni
-pure specialmente nelle impressioni di colore e di suono: così il
-colore rosso agisce come eccitante ed il bleu come calmante. Infine
-sentimenti di tensione e di sollievo sono legati al decorso dei
-processi; nell’attesa di uno stimolo di senso si osserva un sentimento
-di tensione; al prodursi di un avvenimento aspettato un sentimento
-di sollievo. Tanto l’attesa quanto il soddisfacimento dell’attesa
-possono essere accompagnati da un sentimento di eccitazione, oppure
-anche a seconda di condizioni speciali da sentimenti di piacere o
-dispiacere; ma questi altri sentimenti possono anche del tutto mancare,
-dove i sentimenti di tensione o di sollievo, come pure le sunnominate
-direzioni principali si danno a riconoscere quali forme speciali che
-non possono essere ridotte ad altre. Una tale decomposizione è invece
-possibile per un gran numero di sentimenti, i quali tuttavia possiedono
-nelle loro qualità, allo stesso modo dei sentimenti sin qui ricordati,
-il carattere di sentimenti semplici. I sentimenti della serietà e
-dell’allegria, quando essi sono collegati; ad esempio, all’impressioni
-sensibili di suoni profondi od alti, di colori oscuri o chiari,
-possono essere sentiti come qualità speciali che stanno oltre alla
-zona d’indifferenza, tanto nella direzione dei sentimenti di piacere
-o dispiacere, quanto in quella dei sentimenti eccitanti e deprimenti.
-Solo che qui si deve tenere presente che piacere e dispiacere,
-eccitazione e calma non indicano singole qualità del sentimento, ma
-_direzioni_ del sentimento, entro le quali si dànno qualità semplici
-in numero indeterminatamente grande, così che, ad es., il sentimento
-spiacevole della serietà non solo è diverso da quello dello stimolo
-dolorifico tattile, o della dissonanza, ma la serietà stessa può in
-diversi casi variare nella sua qualità. Inoltre le direzioni del
-piacere e del dispiacere si combinano con quelle della tensione e
-del sollievo nei sentimenti ritmici, dove la successione regolare di
-tensione e di sollievo è collegata al piacere, la perturbazione di
-questa regolarità invece al dispiacere, come nella delusione e nella
-sorpresa; mentre oltre a ciò il sentimento in ambedue i casi può avere
-ancora, a seconda delle circostanze, un carattere eccitante o calmante.
-
-9. Questi esempi confermano nell’opinione, che le tre direzioni
-fondamentali dei sentimenti semplici dipendono dalle relazioni, nelle
-quali un singolo sentimento sta al _decorso dei processi psichici_.
-Entro questo decorso ogni sentimento ha infatti generalmente un
-_triplice_ significato, in quanto esso: 1) esprime una modificazione
-dello stato _presente_ in un dato momento; questa modificazione
-è designata dalla direzione dei sentimenti di _piacere_ e di
-_dispiacere_; 2) esercita un’influenza sullo stato _seguente_;
-quest’influenza si può distinguere secondo i suoi contrari in
-_eccitamento_ e in _inibizione_ (acquetamento); 3) è determinato nella
-sua natura dallo stato _precedente_, l’effetto del quale si dimostra
-nelle forme della _tensione_ e del _sollievo_. Queste condizioni
-lasciano anche supporre, che non ci siano altre direzioni fondamentali
-dei sentimenti.
-
- 9_a_. Fra le tre direzioni principali di sentimenti ora distinte
- è stata di solito presa in considerazione solo quella di piacere
- e di dispiacere, le altre erano annoverate tra le emozioni.
- Poichè le emozioni, come vedremo nel § 13, sono combinazioni di
- sentimenti secondo leggi, è chiaro che le forme fondamentali
- delle emozioni debbano già essere preformate negli elementi
- sentimentali. Alcuni psicologi hanno inoltre considerato il
- piacere e il dispiacere, non come concetti collettivi riferentisi
- a una grande varietà di sentimenti singoli, ma come riferentisi
- a stati concreti pienamente uniformi, così che, ad es., il
- dispiacere del dolore di denti, di un insuccesso intellettuale,
- di un avvenimento tragico, ecc., dovrebbero nel loro contenuto
- sentimentale essere identici. Altri ancora cercarono identificare
- i sentimenti con speciali sensazioni, e precisamente colle
- sensazioni della pelle e muscolari. Queste teorie lasciano
- senza risposta i problemi dei processi sentimentali composti,
- come pure di tutta l’estetica e l’etica, oppure esse, ad
- imagine della psicologia volgare, ricorrono a interpretazioni
- intellettualistiche. Si suole in questo caso dapprima annullare
- l’effetto estetico mediante riflessioni logiche su di esso,
- per poi affermare che queste riflessioni sono l’effetto stesso.
- Piuttosto si potrebbe ammettere che le sei classi di sentimenti,
- che si ottengono dalle tre suddistinte direzioni (piacere,
- dispiacere, eccitazione, inibizione, tensione, sollievo), siano
- già di per sè stesse qualità semplici concrete, nelle quali si
- formino differenze qualitative soltanto per le diverse intensità
- e mescolanza dei fattori. Ma contro ciò sta l’osservazione dei
- sentimenti semplici, specialmente di colore e di suono. Quando,
- ad es., si fa variare il colore bleu puro dello spettro dal bleu
- cielo profondo all’indaco-bleu, si ottiene in ambedue i casi
- l’impressione di riposo propria di questo colore, ma in una
- tonalità alquanto diversa, che difficilmente si può spiegare,
- supponendo che si sia introdotta un’altra direzione sentimentale.
- La teoria delle tre coppie uniformi di sentimento ancora meno
- potrebbe bastare a spiegare quei sentimenti che sono legati a
- impressioni composte. Così l’accordo della terza maggiore, della
- quarta e quinta è accompagnato da sentimenti di piacere diversi
- non solo intensivamente, ma anche qualitativamente. La mancanza
- di designazioni nel linguaggio rende senza dubbio più difficile
- la sicura distinzione di tali gradazioni dei sentimenti. Ma
- questa mancanza può tanto meno essere riferita a una mancanza dei
- sentimenti stessi, in quanto essa in questo caso trova spiegazione
- in altre ragioni. Una conferma alla nostra conclusione ci è data
- dalle sensazioni, per le quali il numero dei nomi è più grande,
- a causa della loro continua applicazione oggettiva, senza che
- però esso raggiunga, anche solo lontanamente, la moltitudine
- delle qualità soggettivamente distinguibili nelle sensazioni,
- principalmente poi per le sensazioni di suono, di colore, di luce.
-
-10. Si è posta la questione, se ai sentimenti semplici, alla stessa
-guisa che alle sensazioni, corrispondano determinati _processi
-fisiologici_. Mentre la vecchia psicologia propendeva a negare tale
-questione, e a contrapporre il sentimento come uno stato interno
-puramente psichico alle sensazioni suscitate dal mondo esterno, in più
-recente tempo si è di solito risposto affermativamente, senza tuttavia
-potersi appoggiare ad una sufficiente dimostrazione empirica.
-
-Senza dubbio le nostre teorie sui fenomeni fisiologici, concomitanti
-ai sentimenti, devono avere a guida processi fisiologici realmente
-dimostrabili; così come le teorie sui fondamenti fisiologici delle
-sensazioni si uniformarono ai risultati delle ricerche sulla struttura
-e funzione degli organi di senso. Avuto riguardo alla natura soggettiva
-dei sentimenti, tali processi concomitanti non dovranno essere
-cercati, come per la sensazione, in processi che siano direttamente
-prodotti nell’organismo da azioni esterne, ma piuttosto in processi che
-sorgano come _effetti_ a quelli suscitati direttamente. Su questa via
-c’indirizza pure l’osservazione delle formazioni composte di elementi
-sentimentali, delle emozioni e dei processi volitivi, come quelle che
-sono accompagnate da fenomeni fisiologici chiaramente percettibili,
-i quali presentano sempre esteriori movimenti corporei o alterazioni
-nello stato degli organi esterni di movimento.
-
-Mentre l’analisi delle sensazioni e delle formazioni psichiche, che da
-esse derivano, è fondata sull’uso diretto del _metodo d’impressione,_
-l’indagine dei sentimenti semplici e dei processi, che sono composti
-di sentimenti, può giovarsi solo in modo indiretto di questo metodo.
-Invece il _metodo dell’espressione_, cioè la ricerca degli effetti
-fisiologici di processi psichici, è in modo speciale adatto per lo
-studio dei sentimenti e dei processi composti di sentimenti, perchè,
-come l’esperienza dimostra, tali effetti sono regolarmente sintomi
-dei processi sentimentali. In questo senso si può, per aiutare il
-metodo dell’espressione, trarre vantaggio da tutte le manifestazioni,
-nelle quali si danno a conoscere esteriormente gli stati interni
-dell’organismo. A tale ordine di manifestazioni appartengono, insieme
-ai movimenti dei muscoli esterni, i movimenti della respirazione e del
-cuore, le contrazioni e le dilatazioni dei vasi sanguigni delle diverse
-parti del corpo, la dilatazione e il restringimento della pupilla, e
-altre simili. Il più sensibile di questi sintomi è il moto cardiaco,
-di cui ci da un’imagine fedele il polso esaminato ad una arteria
-periferica. Nel caso dei sentimenti semplici mancano generalmente tutte
-le altre manifestazioni; soltanto per una grande intensità di essi, per
-la quale essi passano nel tempo stesso continuamente in emozioni, si
-presentano anche altri sintomi, specialmente alterazioni di respiro e
-movimenti mimici.
-
-11. Fra le suricordate direzioni di sentimenti, i sentimenti di
-_piacere_ e di _dispiacere_ sono specialmente quelli, pei quali è stata
-dimostrata una regolare relazione ai movimenti del polso. Essa consiste
-in un rallentamento e rinforzamento del polso per i sentimenti di
-piacere, in un acceleramento e indebolimento per quelli di dispiacere.
-Per le altre direzioni le modificazioni intervenute possono essere
-argomentate con una certa verosimiglianza solo dagli effetti delle
-emozioni corrispondenti (§ 13,5). Pertanto i sentimenti _eccitanti_
-sembrano manifestarsi solo con pulsazioni più forti, i _calmanti_ con
-più deboli, senza alcuna contemporanea modificazione nella velocità;
-i sentimenti di _tensione_ invece con polso più lento e indebolito,
-quelli di _sollievo_ con polso accelerato e rinforzato. Appartenendo la
-maggior parte dei sentimenti singoli a più direzioni, in molti casi la
-pulsazione diventa complessa e si può al più conchiudere generalmente
-per la preponderanza dell’una o dell’altra direzione del sentimento;
-ma anche questa conclusione rimane incerta, fintanto ch’essa non viene
-confermata da una diretta osservazione del sentimento.
-
- 11_a_. I rapporti che offrono una certa probabilità, dopo
- le ricerche fin’ora fatte sui sintomi che il polso ci dà dei
- sentimenti e delle emozioni, sono rappresentati dallo schema
- seguente:
-
- Polso
- _________________|________________
- | |
- forte debole
- ____________|____________ ___________|_______
- | | | | | |
- rallentato | accelerato rallentato | accelerato
- | | | | | |
- piacere eccitazione sollievo tensione calma dispiacere
- | | |_________| | |
- | |__________________________________| |
- |_______________________________________________________|
-
- Come appare da questo schema, l’eccitazione e la calma si
- manifestano con sintomi del polso semplici, il piacere e il
- dispiacere, il sollievo e la tensione con sintomi doppi. Del
- resto questo schema, per lo più dedotto da complicati effetti di
- emozioni, abbisogna della conferma di ricerche, nelle quali si
- prenda cura d’isolare le principali direzioni del sentimento.
- Così pure le variazioni nei movimenti di respirazione e nella
- tensione muscolare ecc., aspettano ancora ulteriori indagini. Dal
- fatto che ogni sintomo si presta a più interpretazioni, appare
- anche che se un determinato sentimento è dato all’osservazione
- del psicologo, questi può conchiudere dai sintomi presenti a
- determinati effetti d’innervazione, ma non può mai dai sintomi
- fisiologici conchiudere all’esistenza di certi sentimenti. Da
- ciò segue che è inammissibile porre allo stesso livello rispetto
- al valore psicologico, il metodo dell’espressione e quello
- dell’impressione. Per la natura stessa della cosa, nell’arbitraria
- produzione e variazione dei processi psichici è possibile usare il
- solo metodo d’impressione. Il metodo d’espressione può dare sempre
- solo risultati, i quali sono in grado di spiegare i fenomeni
- fisiologici accompagnanti i sentimenti, non mai però la natura
- psicologica di questi.
-
- Specialmente le alterazioni osservate nel polso devono essere
- considerate come effetti di un mutamento nell’innervazione
- del cuore che parte dal centro di esso. Ora la fisiologia
- dimostra, che il cuore sta in connessione cogli organi centrali
- mediante un doppio sistema: mediante un sistema di _nervi di
- eccitamento_, che corrono nei nervi simpatici e indirettamente
- provengono dal midollo allungato, e mediante un sistema di _nervi
- d’inibizione_, che corrono nel X nervo cerebrale _(Vagus)_,
- ed hanno egualmente la loro origine nel midollo allungato. La
- regolarità normale della pulsazione dipende da un equilibrio
- tra le influenze dei nervi eccitanti e inibenti, pei quali,
- oltre che nel cervello, sono centri anche nel cuore stesso, nei
- gangli di esso: Ogni aumento e ogni diminuzione dell’energia
- cardiaca ammette in generale una doppia spiegazione: il primo
- può provenire dall’aumento dell’innervazione eccitante o dalla
- diminuzione di quella inibente, la seconda dalla diminuzione
- dell’eccitante e dall’aumento dell’inibente, e in ambedue i
- casi le due influenze possono anche combinarsi. Noi non abbiamo
- un espediente per la distinzione di queste possibilità; ma la
- circostanza che la stimolazione dei nervi d’inibizione ha un più
- rapido effetto di quella dei nervi d’eccitamento, può in molti
- casi offrirci una notevole probabilità per l’una o per l’altra
- supposizione. I sintomi che il polso dà dei sentimenti, seguono
- assai presto le sensazioni che li producono. Si può quindi con
- probabilità conchiudere che le variazioni dell’innervazione
- d’inibizione, proveniente dal cervello e guidata per il vago,
- siano specialmente quelle che noi osserviamo nei sentimenti e
- nell’emozioni. Epperò si può forse ammettere che alla tonalità
- sentimentale d’una sensazione corrisponda fisiologicamente una
- diffusione dei processi stimolatori dal centro di senso agli
- altri domini centrali, che stanno in rapporto colle origini dei
- nervi d’inibizione del cuore. Quali siano questi domini centrali
- noi ancora non lo sappiamo; ma la circostanza, che i sostrati
- fisiologici per tutti gli elementi della nostra esperienza
- psicologica appartengono con ogni probabilità alla corteccia
- cerebrale, rende accettabile quest’opinione anche per il campo
- centrale di quell’innervazione d’inibizione; mentre oltre a
- ciò le differenze essenziali delle proprietà dei sentimenti da
- quelle delle sensazioni non lasciano credere che quel centro sia
- identico ai centri di senso. Se si ammette una speciale regione
- corticale come organo di tali effetti, non vi è alcuna ragione per
- presupporre che ogni centro sensitivo abbia uno speciale centro di
- trasmissione, ma la piena omogeneità dei sintomi fisiologici ci
- fa credere piuttosto che esista un unico dominio, il quale debba
- essere una specie di organo centrale di collegamento fra i diversi
- centri di senso. (Sul particolare significato di una tale regione
- centrale e sulla sua probabile posizione anatomica v. più innanzi
- § 15, 2_a_).
-
-
-
-
-II. — LE FORMAZIONI PSICHICHE
-
-
-
-
-§ 8. — Concetto e divisione delle formazioni psichiche.
-
-
-1. Per “formazione psichica„ noi intendiamo ogni parte composta della
-nostra esperienza immediata, la quale si distingue per certi caratteri
-da tutto l’altro contenuto dell’esperienza stessa, e in modo che essa è
-appresa come un’unità relativamente indipendente, ed è stata designata
-con un nome speciale, quando il bisogno pratico lo richiedeva. Il
-procedimento di denominazione ha qui seguito la regola generalmente
-tenuta dalla lingua; questa infatti si limita alla designazione delle
-_classi_ e delle _speci_ principalissime, sotto le quali i fenomeni
-possono essere assunti, mentre la distinzione delle formazioni
-concrete è lasciata all’intuizione immediata. E però espressioni,
-come rappresentazioni, emozioni, azioni del volere e simili, indicano
-classi generali di formazioni psichiche, mentre espressioni, come
-rappresentazioni visive, gioia, collera, speranza, ecc., indicano
-singole speci contenute in ogni classe. Queste designazioni nate
-dall’esperienza pratica d’ogni giorno, poichè si basano su caratteri
-differenziali realmente esistenti, potranno essere mantenute anche
-dalla scienza. Solo che questa deve rendersi conto tanto della natura
-di ogni carattere, quanto del particolare contenuto delle singole forme
-principali di formazioni psichiche, per dare ai singoli concetti un più
-esatto significato. E qui sin dal principio si devono tener lontani
-due pregiudizi, ai quali quelle originarie denominazioni facilmente
-conducono: l’uno sta nell’opinione, che una formazione psichica sia un
-contenuto assolutamente indipendente della nostra esperienza immediata;
-l’altro sta nel credere che a certe formazioni, alle rappresentazioni,
-ad es., spetti una specie di realtà _sostanziale_. In verità le
-formazioni psichiche hanno soltanto il valore di unità _relativamente_
-indipendenti che, come sono già per sè stesse composte di molteplici
-elementi, così stanno fra loro in una connessione generale, nella
-quale si collegano continuamente formazioni relativamente semplici
-a formazioni più complesse. Inoltre le formazioni, allo stesso modo
-degli elementi psichici, che sono in esse contenuti, non sono mai
-oggetti, ma _processi_, che variano da un momento all’altro, e però si
-possono pensare, fissati in un dato momento solo mediante un’arbitraria
-astrazione, che è assolutamente indispensabile allo studio di alcuni di
-essi (v. § 2; pag. 11).
-
-2. Tutte le formazioni psichiche sono decomponibili in elementi
-psichici, cioè in sensazioni pure e in sentimenti semplici. Ma questi
-elementi, conformemente alle proprietà dei sentimenti semplici studiati
-nel § 7, si comportano in modo essenzialmente diverso, in quanto
-gli elementi sensibili, ottenuti mediante una tale scomposizione,
-appartengono sempre a uno dei sistemi di sensazioni più su considerati;
-mentre come elementi sentimentali si presentano non solo quelli che
-corrispondono alle sensazioni pure contenute nella formazione psichica,
-ma anche altri che nascono solo quando gli elementi si combinano in una
-formazione. Perciò i sistemi qualitativi della sensazione rimangono
-sempre costanti nello sviluppo delle più varie formazioni; laddove i
-sistemi qualitativi dei sentimenti semplici continuamente crescono
-in tale sviluppo. Con questa proprietà se ne collega un’altra, che
-è in massimo grado caratteristica per la reale natura dei processi
-psichici. Le proprietà delle formazioni psichiche non sono soltanto
-prodotti della proprietà degli elementi psichici che in esse entrano,
-ma in seguito alla combinazione degli elementi si aggiungono a quelle
-sempre proprietà _nuove_, che sono particolari alle formazioni come
-tali. Così una rappresentazione visiva contiene non solo la proprietà
-delle sensazioni luminose, e insieme delle sensazioni dì posizione
-e di movimento dell’occhio, ma oltre a ciò anche le proprietà
-dell’ordine spaziale delle sensazioni, che queste in sè e per sè
-non contengono affatto; oppure un processo volitivo non consiste
-solo di rappresentazioni e sentimenti, nei quali i singoli atti del
-processo possano venire scomposti, ma dalla combinazione di questi
-atti risultano nuovi elementi sentimentali, che sono specificamente
-particolari al processo volitivo composto. Ma qui anche le combinazioni
-degli elementi di sensazione e di quelli sentimentali si comporta in
-modo diverso, perchè pei primi, a causa della costanza dei sistemi
-di sensazioni, sorgono non sensazioni _nuove_, ma particolari _forme
-dell’ordine delle sensazioni_: queste forme sono le _varietà estensive
-di spazio e di tempo;_ nelle combinazioni degli elementi sentimentali
-si formano invece _nuovi sentimenti semplici_, i quali, congiunti
-cogli originari, presentano unità sentimentali _intensive_ di natura
-composta.
-
-3. La divisione delle formazioni psichiche si fonda naturalmente
-sugli elementi, dei quali esse constano. Diciamo _rappresentazioni_
-le formazioni che sono, o in tutto o in preponderanza, costituite
-da sensazioni; chiamiamo _moti d’animo_ quelle che in massima parte
-constano di elementi sentimentali. Ma anche per le formazioni valgono
-le stesse limitazioni che per i corrispondenti elementi; se quelle
-sono ancor più di questi, sorte dall’immediata distinzione dei
-reali processi psichici, non vi è però in fondo un puro processo
-rappresentativo, come non vi è un moto d’animo puro; ma noi possiamo
-soltanto astrarre nel primo caso da questo e nel secondo da quello.
-Anche qui appare una relazione analoga a quella esistente tra gli
-elementi, perchè per le rappresentazioni è possibile trascurare
-gli stati soggettivi concomitanti, mentre la descrizione dei moti
-d’animo deve sempre presupporre qualche rappresentazione. Queste
-rappresentazioni però possono essere di assai varia maniera per le
-singole speci e maniere dei moti d’animo.
-
-Noi distinguiamo quindi tre forme principali di _rappresentazioni_:
-1) rappresentazioni intensive; 2) rappresentazioni di spazio; e 3)
-rappresentazioni di tempo; e similmente tre forme principali di _moti
-d’animo:_ 1. composizioni intensive di sentimenti; 2. emozioni; 3.
-processi volitivi. Le rappresentazioni di tempo costituiscono un punto
-di passaggio fra le due forme fondamentali, perchè certi sentimenti
-hanno una parte essenziale al sorgere di esse.
-
-
-
-
-§ 9. — Le rappresentazioni intensive.
-
-
-1. Noi diciamo rappresentazione intensiva una combinazione di
-sensazioni, nella quale ogni elemento è legato a un secondo, proprio
-nella stessa guisa che a un qualunque altro. In questo senso, ad es.,
-l’accordo _re fa la_ è una rappresentazione intensiva. Le singole
-combinazioni, nelle quali si può scomporre quell’accordo, in qualunque
-ordine possano essere pensate, come _re fa, re la, fa re, fa la,
-la re, la fa_, sono nell’apprendimento immediato fra loro di egual
-valore. Questo appar chiaro, tosto che noi paragoniamo quell’accordo
-con una serie di sensazione sonore identiche, dove _re fa, re la,
-fa re, fa la_, ecc., sono rappresentazioni essenzialmente diverse.
-Le rappresentazioni intensive possono quindi essere definite anche
-come _combinazioni di elementi sensibili in un ordine permutabile a
-piacimento_.
-
-Per questa proprietà le rappresentazioni intensive non presentano alcun
-carattere derivante dal modo in cui sono collegate le sensazioni,
-carattere per il quale esse possano venir scomposte in singole
-parti; ma una tale scomposizione è sempre possibile solo in base
-alla diversità delle sensazioni componenti. Così noi distinguiamo
-gli elementi dell’accordo _re fa la_, solo perchè in esso udiamo i
-toni qualitativamente diversi _re, fa, la_. Questi singoli elementi
-entro l’organica rappresentazione del tutto, possono però essere meno
-nettamente distinti che nel loro stato isolato. Questo ritrarsi degli
-elementi di fronte all’impressione del tutto, fatto che ha una grande
-importanza in tutte le forme delle combinazioni rappresentative, noi
-lo diciamo: _fusione delle sensazioni_, e nel caso speciale delle
-rappresentazioni intensive: _fusione intensiva_. Se un elemento
-è così intimamente legato ad un altro, che possa essere percepito
-nel tutto solo mediante una non comune direzione dell’attenzione,
-appoggiata dalla variazione sperimentale delle condizioni, diciamo
-la fusione _perfetta_; se invece l’elemento si confonde pur sempre
-nell’impressione totale, ma in modo che rimanga di per sè direttamente
-riconoscibile nella sua propria qualità, diciamo la fusione
-_imperfetta_. Diciamo infine _elementi predominanti_ quegli elementi,
-che fanno prevalere sugli altri le loro qualità. Il concetto della
-fusione nel senso qui definito è un concetto _psicologico_; esso
-presuppone che gli elementi fusi nella rappresentazione possano di
-fatto essere soggettivamente dimostrati; è chiaro che esso non deve
-quindi essere confuso col concetto, tutt’affatto d’altro genere e
-puramente fisiologico, della fusione d’impressioni esterne in un unico
-processo di stimolazione. Se, ad es., si combinano colori complementari
-del bianco, non si ha naturalmente alcuna fusione psicologica.
-
-In realtà tutte le rappresentazioni intensive ammettono sempre anche
-certi legami spaziali e temporali. Così, ad es., un accordo ci è sempre
-dato come un processo che ha durata nel tempo, che noi, benchè spesso
-solo indeterminatamente, riferiamo a una direzione qualsiasi nello
-spazio. Ma poichè queste proprietà temporali e spaziali possono variare
-a piacimento per un’eguale natura intensiva delle rappresentazioni,
-si astrae da esse nello studio delle proprietà intensive delle
-rappresentazioni.
-
-2. Nelle _rappresentazioni del senso generale_ si dànno fusioni
-intensive, quali combinazioni di sensazioni di pressione con sensazioni
-di caldo o di freddo, di sensazioni di pressione o di temperatura con
-sensazioni di dolore. Queste fusioni sono generalmente imperfette, e
-talora nessun elemento predominante risalta decisamente sugli altri.
-Più strette sono le combinazioni di certe _sensazioni dell’olfatto
-e del gusto_; esse sono evidentemente favorite pel lato fisiologico
-dalla vicinanza degli organi di senso, pel lato fisico dal regolare
-combinarsi di certe azioni stimolanti nei due organi di senso. Di
-solito le sensazioni più intensive sono le predominanti, e quando
-questo predominio spetta alle sensazioni di gusto, l’impressione
-composta è per lo più appresa come una qualità in tutto gustativa,
-così che la maggior parte dei così detti, volgarmente, “sapori„ sono in
-realtà composizioni di sapori o di odori.
-
-Il _senso dell’udito_ presenta nella più ricca varietà rappresentazioni
-intensive di tutti i gradi possibili di composizione. Fra esse quelle
-relativamente più semplici, che stanno più vicine ai toni semplici,
-sono i _suoni isolati_; forme più complesse sono date dagli _accordi_,
-dai quali sotto certe condizioni e per la contemporanea connessione con
-sensazioni semplici di rumore, sorgono i _rumori composti_.
-
-3. Il _suono isolato_ è una rappresentazione intensiva, che consiste
-di una serie di sensazioni sonore regolarmente graduate nella loro
-qualità. Questi elementi, i _toni parziali_ del suono, costituiscono
-una fusione perfetta, nella quale la sensazione del tono parziale più
-basso si affaccia come l’elemento predominante. In base a questo, _tono
-principale_, il suono è determinato in rapporto alla sua _altezza_. Gli
-altri elementi, come toni più alti, sono detti _ipertoni_. Essi sono
-percepiti tutt’insieme come una seconda parte determinante il suono,
-che viene ad aggiungersi all’elemento predominante; come il _colore
-del suono_[15]. Tutti i toni parziali che determinano il colore del
-suono, si trovano sulla scala dei toni ad intervalli fissi e regolari
-dal tono fondamentale. La serie completa degl’ipertoni possibili per un
-suono è rappresentata dalla 1ª ottava del tono principale, dalla quinta
-di esso; dalla seconda ottava del tono principale, dalla sua terza
-maggiore e quinta e così via. A questa serie corrispondono i seguenti
-rapporti dei numeri di vibrazioni delle onde sonore oggettive:
-
-1 (tono principale), 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8..... (ipertoni).
-
-Lasciando, costante l’altezza del tono principale si può variare il
-secondo elemento della qualità sonora, il _colore del suono_, secondo
-il numero, la posizione e l’intensità relativa degl’ipertoni. In tal
-modo si spiega la prodigiosa varietà delle colorazioni sonore degli
-strumenti musicali; come pure il fatto che in tutti gli strumenti il
-colore varia coll’altezza del tono, essendo gl’ipertoni pei toni bassi,
-relativamente forti e pei toni alti, deboli, e da ultimo scomparendo
-del tutto, se essi stanno al di là del limite dei toni udibili. Ma
-anche le più piccole differenze della colorazione sonora per i singoli
-strumenti di egual specie, si spiegano coi medesimi rapporti.
-
-Psicologicamente la condizione principale perchè sorga un suono
-isolato, consiste nell’essere data una fusione di sensazioni sonore con
-_un solo_ elemento predominante, e nell’essere la fusione perfetta,
-o almeno quasi perfetta. Di solito col solo orecchio gl’ipertoni non
-sono distinti immediatamente entro il suono _isolato_, ma essi possono
-divenir percettibili mediante un rinforzamento di risonanza (mediante
-trombe acustiche che siano accordate sull’ipertono cercato) e una volta
-che essi siano stati isolati con tal mezzo sperimentale, gl’ipertoni
-più forti possono venir successivamente distinti per entro il suono
-senza quel sussidio, quando su di essi si diriga l’attenzione.
-
-4. Le condizioni, per le quali _un solo_ elemento predominante è
-contenuto in una composizione di toni, consistono: 1) nell’intensità
-relativamente maggiore _di quello_; 2) nel suo rapporto qualitativo
-agli altri toni parziali: il tono principale deve essere il _tono
-fondamentale_ di una serie, i cui membri sono fra loro complessivamente
-toni armonici; 3) nella coincidenza perfettamente uniforme dei
-diversi toni parziali; questa coincidenza è oggettivamente soddisfatta
-dall’unità della sorgente sonora (cioè il suono sia prodotto dalla
-vibrazione di _una sola_ corda, o di _una sola_ linguetta). Questa
-unità della sorgente sonora fa sì che le vibrazioni oggettive dei
-toni parziali stiano sempre fra loro nello stesso rapporto di fasi;
-il che non può avverarsi nelle combinazioni di suoni di più sorgenti
-sonore. Di queste condizioni, delle quali le prime due si riferiscono
-agli _elementi_ e la terza alla _forma_ della combinazione, la prima
-può mancare, senza che sia turbata la rappresentazione del suono.
-Se invece non è adempiuta la seconda, la combinazione passa o in un
-_accordo_, quando manca il tono fondamentale, o in un _rumore_, quando
-la serie dei toni non è armonica; oppure in una forma intermedia tra
-l’accordo e il rumore, quando le due cause si combinano. Se non è
-adempiuta la terza condizione, la costanza cioè del rapporto di fase
-dei toni parziali, il suono isolato passa in un accordo, anche quando
-le due prime condizioni sono pienamente osservate. Una serie di suoni
-semplici del diapason, che pei loro rapporti intensivi e qualitativi
-dovrebbero formare un _suono isolato_, in realtà sveglia sempre la
-rappresentazione di un accordo.[16]
-
-5. L’_accordo _ è una combinazione intensiva di suoni isolati;
-generalmente è una fusione imperfetta, nella quale sono contenuti più
-elementi dominanti. Pertanto in un accordo si presentano di solito
-tutti i gradi possibili della fusione, specialmente quando esso consta
-di suoni isolati, che siano di qualità composta. Allora non soltanto
-ogni suono isolato costituisce di per sè una formazione di fusione
-completa, ma anche le parti determinate qualitativamente dai loro toni
-principali si fondano alla loro volta, e in modo tanto più perfetto,
-quanto più esse si avvicinano al rapporto degli elementi di un suono
-isolato. Perciò in un accordo di suoni ricchi di ipertoni, quei suoni
-isolati, i toni principali dei quali corrispondono agli ipertoni di un
-suono pur contenuto nell’accordo, si fondono con questo suono in modo
-molto più perfetto che colle altre parti del suono, e queste alla loro
-volta si fondono tanto più, quanto più il loro rapporto si avvicina
-a quello degli elementi iniziali di una serie di ipertoni. Così
-nell’accordo _do, mi, sol, do’_, i suoni _do_ e _do’_ costituiscono
-una fusione quasi perfetta, i suoni _do_ e _sol_, _do_ e _mi_ invece
-fusioni imperfette; ancor più imperfetta è infine la fusione dei suoni
-_do_ e _mi bemolle_. Una misura del grado della fusione si ottiene in
-tutti questi casi, quando si eseguisce, durante un brevissimo tempo, un
-accordo e si lascia decidere dall’ascoltatore, se egli abbia percepito
-un unico suono o più suoni. Ripetuto più volte quest’esperimento, il
-numero relativo dei giudizi affermanti l’unità del suono dà una misura
-per il grado della fusione.
-
-6. In un accordo altri elementi vengono ancora ad aggiungersi a
-quelli già contenuti nei suoni isolati; essi sorgono dal sovrapporsi
-delle vibrazioni per entro l’apparato uditivo, e dànno luogo a nuove
-sensazioni sonore caratteristiche per le diverse speci degli accordi,
-sensazioni che col primitivo insieme di suoni, possono egualmente
-costituire fusioni ora perfette e ora imperfette. Queste sensazioni
-sono quelle dei _toni di differenza_. Esse corrispondono, come il
-loro nome lo indica, alla differenza del numero di vibrazioni fra
-due toni primari. La loro origine può essere doppia: o esse sorgono
-dall’interferenza delle vibrazioni nell’apparato uditivo esterno
-specialmente nel timpano e negli ossicini (toni di combinazione di
-Helmholtz); oppure esse sorgono dall’interferenza delle vibrazioni
-sulle fibre nervose dell’udito (toni di battimento di Koenig). I primi
-sono, conformemente alla loro origine, toni deboli, e restano sempre
-relativamente molto più deboli dei loro toni d’origine. I secondi sono
-invece generalmente toni piuttosto forti, e possono spesso vincere in
-intensità anche i loro toni d’origine. I toni di differenza della prima
-maniera s’incontrano probabilmente soltanto negli accordi armonici,
-quelli della seconda maniera anche nei dissonanti. La fusione dei
-toni di differenza coi toni principali dell’accordo è alla sua volta
-tanto più perfetta, quanto meno essi sono intensivi, e quanto più si
-connettono coi primitivi elementi sonori, come toni armonici nella
-serie semplice dei toni. In conseguenza di queste proprietà, i toni di
-differenza hanno per gli accordi un significato caratteristico, analogo
-a quello che gli ipertoni hanno per i suoni. Essi sono però elementi
-pressochè indipendenti dalla colorazione dei componenti l’accordo,
-e invece variano straordinariamente col rapporto dei toni principali
-dell’accordo; donde si spiega la relativa uniformità nel carattere di
-un dato accordo, a lato della mutevole colorazione sonora dei suoni
-isolati.
-
-7. L’accordo può passare, attraverso a tutti i gradi intermedi
-possibili, nella terza forma delle rappresentazioni sonore intensive,
-in quella del _rumore_. Quando il rapporto di due toni sta oltre il
-limite della serie armonica dei toni, e quando anche la differenza
-del loro numero di vibrazioni non oltrepassa un certo limite, per i
-suoni alti circa 60 vibrazioni, pei bassi 30 e meno; allora nascono
-perturbazioni nell’accordo, le quali corrispondono nel loro numero alla
-differenza del numero di vibrazioni dei toni primari, e hanno la loro
-causa, nell’alternata interferenza di fasi di vibrazioni con uguale od
-opposta direzione. Queste perturbazioni consistono o in interruzioni
-della sensazione sonora, _singoli urti_, oppure, e specialmente per
-i toni bassi, in sensazioni intermittenti di un tono di differenza,
-_battimenti di toni_. Se la differenza dei numeri delle vibrazioni
-oltrepassa i limiti suddetti, i toni suonano dapprima, sparendo le
-intermissioni, continui, ma aspri, e poi, sparendo anche l’asprezza,
-_puramente dissonanti_. La dissonanza solita si compone di battimenti
-o di asprezze dell’accordo o di pura dissonanza; i primi due fattori
-consistono in intervalli delle sensazioni percettibili, o appena
-evanescenti, l’ultimo invece nell’intera eliminazione dell’unità
-sonora e consonanza prodotta da fusione perfetta o imperfetta. Questa
-scomposizione dei toni, che si fonda sul rapporto delle pure qualità
-sonore, può essere detta anche _bissonanza_. Se per il consonare di
-un maggior numero di suoni discordanti, si accumulano i fattori della
-solita dissonanza, singoli urti, battimenti, asprezze, bissonanze,
-allora l’accordo diventa _rumore_. Questo è psicologicamente
-caratterizzato da ciò, che in esso gli elementi predominanti
-spariscono completamente, o si confondono nella serie degli elementi,
-che modificano il carattere complessivo della rappresentazione.
-Per la conoscenza del rumore importa, nei rumori di breve durata,
-esclusivamente la generale posizione degli elementi prevalenti in
-intensità, e nei rumori di qualche durata, anche la forma della
-perturbazione, quale risulta dalla rapidità dei singoli urti, dai
-concomitanti battimenti, ecc.
-
-Esempi caratteristici delle diverse forme di rumore sono le voci della
-favella umana, fra le quali le vocali sono gradi intermedi fra suono
-e rumore con carattere prevalente di suono, i fonemi di risonanza
-sono rumori continui, le consonanti proprie invece rumori momentanei.
-Parlando sottovoce, anche le vocali diventano rumori. Il fatto che
-qui tuttavia le loro differenze rimangono conservate, dimostra che la
-caratteristica delle vocali sta essenzialmente nei loro elementi di
-rumore. In tutti i rumori, coi numerosi elementi sonori che entrano in
-essi, si collegano verosimilmente anche semplici sensazioni di rumore
-(pag. 39), in quanto che le scosse irregolari dell’aria, provenienti
-dalle perturbazioni delle onde sonore, eccitano in parte gli elementi
-nel vestibolo del labirinto, in parte anche direttamente le fibre dello
-stesso nervo uditivo.
-
- 7_a_. La spiegazione dei fondamenti fisiologici delle
- rappresentazioni _intensive_ dell’udito, e sopratutto delle
- sonore, è stata essenzialmente promossa dall’_ipotesi della
- risonanza_ (p. 41) posta da Helmholtz. Quando si ammette che
- determinate parti dell’apparato uditivo siano così accordate, che
- le onde sonore di un certo numero di vibrazioni facciano sempre
- vibrare soltanto le parti corrispondentemente accordate: si spiega
- in generale quella capacità analizzante del senso dell’udito,
- per la quale noi possiamo distinguere gli elementi sonori non
- solo in un accordo, ma anche, sino ad un certo grado, in un suono
- isolato. L’ipotesi della risonanza però dà la ragione fisiologica
- soltanto di _un_ lato della fusione sonora, la persistenza delle
- singole sensazioni nel tutto della rappresentazione intensiva, ma
- non dell’altro, aspetto, la più o meno intima combinazione degli
- elementi. Se si è ammesso a questo scopo un immaginario “apparato
- di fusione„ nel cervello, questa è una di quelle finzioni più
- dannose che utili, nelle quali si cerca di appagare il bisogno
- di spiegazioni con una parola che nulla dice. Poichè gli elementi
- sonori, producenti una rappresentazione intensiva di suoni, sono
- in essa contenuti come sensazioni reali e più o meno abbandonano
- la loro individualità nel tutto della rappresentazione, la fusione
- sonora è un processo psichico, il quale perciò richiede anche una
- spiegazione psicologica. Ma in quanto questa fusione si comporta
- in diversa maniera per diverse condizioni oggettive, ad es., per
- l’effetto delle vibrazioni composte provenienti o da una unica
- sorgente sonora, o da diverse sorgenti sonore, queste differenze
- richiedono senza dubbio a loro spiegazione principi fisici e
- fisiologici. L’idea che prima si presenta per tale spiegazione è
- di completare in modo sufficiente l’ipotesi della risonanza. Se si
- ammette che, insieme alle parti dell’organo dell’udito analizzante
- il suono, insieme all’apparato di risonanza, esistono ancora
- altri organi, sui quali agisce l’intera massa sonora indecomposta
- — organi che, dopo le osservazioni fatte a pag. 33 sugli uccelli
- privi del labirinto, potrebbero essere forse le fibre del nervo
- acustico, correnti nei canali ossei del labirinto — si ha così
- un sufficiente sostrato fisiologico a spiegare l’effetto diverso
- di quelle condizioni. Si aggiunge ancora l’esistenza dei toni di
- battimento, che spesso vincono di gran lunga in intensità i toni
- primari (pag. 80), come pure l’osservazione, che le interferenze
- di un unico tono, se date con sufficiente velocità, si collegano
- a una seconda sensazione di tono; fatti questi, che sembrano
- richiedere una integrazione dell’ipotesi di risonanza nel senso
- suindicato.
-
-
-
-
-§ 10. — Le rappresentazioni di spazio.
-
-
-1. Dalle rappresentazioni intensive si distinguono immediatamente
-quelle di spazio e di tempo per essere le loro parti tra loro
-collegate non in un modo comunque permutabile, ma in un ordine
-saldamente determinato, così che, se si pensa variato quest’ordine,
-la rappresentazione stessa si altera. Noi diciamo generalmente
-rappresentazioni _estensive_ le rappresentazioni che hanno un ordine
-così fisso delle loro parti.
-
-Tra le possibili forme di rappresentazioni estensive si notano ancora
-le _spaziali_ per questo, che quell’ordine fisso delle parti di una
-rappresentazione spaziale è soltanto un ordine _reciproco_, e non
-si riferisce al rapporto di esse al soggetto percipiente; piuttosto
-è possibile pensare questo rapporto variato a piacimento. Questa
-indipendenza oggettiva della rappresentazione spaziale dal soggetto
-percipiente si esplica nell’attitudine che hanno le formazioni di
-spazio di essere _spostate_ e _rivoltate_. Il numero delle direzioni,
-nelle quali possono avere luogo questi spostamenti e rivolgimenti è
-limitato, potendo essi complessivamente avvenire in solo _tre_ sensi,
-in ciascuno dei quali son possibili movimenti secondo due direzioni
-fra loro opposte. A questo numero massimo delle direzioni per gli
-spostamenti e i rivolgimenti delle formazioni di spazio, corrisponde
-il numero delle direzioni, nelle quali possono essere ordinate fra
-loro tanto le parti di ogni singola formazione, quanto le diverse
-formazioni. Noi diciamo questa proprietà la natura _tridimensionale_
-dello spazio. Una singola rappresentazione spaziale può quindi
-essere anche definita come una _formazione tridimensionale, avente
-un’orientazione fissa, reciproca, delle sue parti, ma un’orientazione
-comunque variabile rispetto al soggetto percipiente_. Si comprende
-facilmente che in questa definizione si astrae dalle variazioni, in
-realtà molto frequenti, nelle disposizioni delle parti; quando esse
-avvengono, si ha il passaggio di una rappresentazione in un’altra.
-Inoltre l’ordine tridimensionale delle rappresentazioni spaziali
-inchiude anche gli ordini a due ed a una dimensione come limiti,
-nei quali del resto si devono sempre pensare insieme le dimensioni
-mancanti, tosto che si consideri il rapporto della formazione spaziale
-al soggetto percipiente.
-
-2. Questo rapporto al soggetto percipiente, dato in realtà in tutte
-le rappresentazioni spaziali, psicologicamente richiede sin dal
-principio, che l’ordine degli elementi in una tale rappresentazione
-non possa essere una proprietà originaria degli elementi stessi,
-analoga in qualche modo all’intensità o qualità delle sensazioni, ma
-che essa sia solo una conseguenza del coesistere delle sensazioni
-proveniente da condizioni psichiche che nuove sorgono per questo
-coesistere. Imperocchè chi non volesse ammettere questa necessità
-psicologica, sarebbe costretto non solo ad attribuire una qualità
-spaziale ad ogni singola sensazione, ma dovrebbe in ogni sensazione per
-quanto spazialmente limitata, accogliere anche la rappresentazione di
-tutto lo spazio a tre dimensioni nella sua orientazione al soggetto.
-Questo ricondurrebbe alla teoria di un’intuizione spaziale a priori
-precedente tutte le singole sensazioni; opinione che non solo starebbe
-in contraddizione con tutte le nostre esperienze sulle condizioni
-d’origine e sullo sviluppo delle formazioni psichiche, ma in modo
-speciale anche con tutte le esperienze sulle influenze, alle quali sono
-soggette le formazioni rappresentative dello spazio.
-
-3. Tutte le rappresentazioni di spazio ci si offrono come forme
-dell’ordine di due qualità di senso, delle _sensazioni tattili_ e delle
-_sensazioni luminose_, dalle quali poi solo secondariamente, mediante
-il legame colle rappresentazioni tattili o visive, la relazione
-spaziale può essere trasportata anche ad altre sensazioni. Nel senso
-tattile e visivo invece condizioni favorevoli per un ordine estensivo
-spaziale delle sensazioni sono già date manifestamente dall’estensione
-in superficie degli organi periferici di senso e dall’essere questi
-corredati di apparati di movimento, che fanno possibile una varia
-orientazione delle impressioni al soggetto percipiente. Dei due domini
-di senso, quello del _tatto_ è alla sua volta il primitivo, perchè
-sorge prima nell’evoluzione degli organismi e perchè oltre ciò quelle
-condizioni d’organizzazione, che si presentano in assai più fina
-conformazione nel senso della vista, sono ancora rozze, e però anche
-sotto un certo aspetto più distinte. Si deve però notare che negli
-uomini non ciechi,[17] le rappresentazioni spaziali del senso tattile
-subiscono in alto grado l’influenza di quelle del senso della vista.
-
-
-_A_. LE RAPPRESENTAZIONI TATTILI DELLO SPAZIO.
-
-4. La _più semplice_ rappresentazione di spazio possibile per il senso
-tattile è quella di una _impressione isolata, pressochè puntiforme
-sulla pelle_. Anche se una tale impressione agisce, essendo rimosso
-l’organo visivo, si forma una determinata rappresentazione del _luogo
-del contatto_. Questa rappresentazione, che si dice _localizzazione
-dello stimolo_, come l’introspezione insegna, non è di solito immediata
-negli uomini non ciechi — il che dovrebbe essere, se la spazialità
-fosse una proprietà originariamente particolare della sensazione —
-ma essa è dipendente da una _rappresentazione visiva_, benchè per
-lo più oscura, della parte del corpo toccata, rappresentazione che
-si aggiunge a quella. La localizzazione pertanto in prossimità alle
-linee di contorno degli organi tattili, le quali si imprimono più
-distinte nell’immagine visiva, è più esatta che nelle superfici
-centrali uniformi. Una rappresentazione visiva può essere svegliata
-da un’impressione tattile anche quando è escluso l’organo della
-vista, perchè ad ogni punto dell’organo tattile appartiene una
-propria colorazione qualitativa della sensazione tattile, la quale
-è indipendente dalla qualità dell’impressiono esterna, e dipende
-probabilmente dalle particolarità di struttura della pelle, varianti da
-punto a punto e non mai perfettamente eguali per due punti lontani.
-
-Questa colorazione locale è detta _il segno locale_ della sensazione.
-Esso varia nelle diverse parti della pelle con rapidità assai diversa:
-molto presto, ad es., sulla punta della lingua, all’estremità delle
-dita, alle labbra; lentamente alle superfici maggiori delle membra e
-del busto. Si può ottenere una misura della rapidità con cui variano i
-segni locali, se si fanno agire due impressioni, vicine tra loro, sopra
-una parte della pelle. Fintanto che la distanza delle impressioni sta
-nella regione di segni locali qualitativamente non distinguibili, esse
-sono percepite come un’impressione unica, ma tosto che quei limiti sono
-sorpassati, le impressioni sono separate spazialmente. Questa distanza
-minima di due impressioni, ancora appena distinguibile, è detta _soglia
-spaziale del tatto_. Essa varia da 1 a 2 mm. (punta della lingua
-e delle dita), sino a 68 mm. (dorso, parte superiore del braccio,
-della gamba). Sulle parti dei punti di pressione (pag. 37) distanze
-ancora più piccole possono essere percepite con un favorevole impiego
-degli stimoli. Inoltre la soglia spaziale dipende dalle condizioni
-dell’organo e dall’influenza dell’esercizio. Per il primo fatto
-nei fanciulli, nei quali evidentemente le differenze di struttura,
-condizione dei segni locali, sono notevolmente a più piccola distanza,
-è minore che negli adulti, e a causa dell’esercizio essa è pei ciechi,
-specie nei polpastrelli delle dita, di cui essi usano prevalentemente
-per tastare, minore che nei non ciechi.
-
-5. La localizzazione delle impressioni tattili, e con essa l’ordine
-spaziale di una pluralità di queste impressioni, come insegna
-la suddescritta cooperazione delle rappresentazioni visive delle
-parti toccate del corpo, si fondano negli uomini normali non su
-un’originaria qualità spaziale dei punti della pelle e neppure su
-una primaria funzione spaziale dell’organo tattile, ma presuppongono
-le rappresentazioni spaziali del senso della vista. Queste però
-possono diventare attive solo per ciò, che alle parti dell’organo
-tattile appartengono certe proprietà qualitative, i segni locali, che
-svegliano la rappresentazione visiva della parte toccata. Non v’ha
-pertanto alcuna ragione per attribuire ai segni locali una immediata
-relazione spaziale; piuttosto essi possono evidentemente bastare
-a tutte le esigenze, quando posseggano soltanto la proprietà di
-segnali qualitativi, che richiamino la corrispettiva imagine visiva;
-questa però aderisce a loro a causa della frequenza dei legami.
-Corrispondentemente, l’acutezza della localizzazione è favorita da
-tutte le influenze, che, da una parte, aumentano la determinatezza
-dell’imagine visiva e, dall’altra, le differenze qualitative dei segni
-locali.
-
-Noi potremo pertanto, in questo caso, designare il processo delle
-rappresentazioni spaziali, come un ordinamento degli stimoli tattili
-entro le imagini visive già pronte, a causa del fisso legame di queste
-imagini coi segni locali qualitativi degli stimoli. E conformemente
-al § 9 (pag. 76) possiamo considerare il legame dei segni locali
-coll’imagini visive delle parti del corpo corrispondenti a quelli, come
-una _fusione imperfetta, ma molto costante_. La fusione è imperfetta,
-perchè tanto l’imagine visiva, quanto l’impressione tattile conservano
-la loro individualità; è però così costante, che appare indissolubile
-per uno stato eguale dell’organo tattile; il che spiega anche la
-sicurezza relativa della localizzazione. Gli elementi predominanti
-in questa fusione sono le sensazioni tattili, dietro alle quali
-le rappresentazioni visive per molti individui così si ritraggono,
-che non possano essere percepite con sicurezza, neppure usando di
-grande attenzione. In tali casi la percezione spaziale è forse, come
-presso i ciechi, una funzione immediata delle sensazioni tattili e di
-movimento (vedi sotto 6). Generalmente però l’osservazione più esatta
-mostra, che ci possiamo render conto della posizione della distanza
-delle impressioni, solo in quanto cerchiamo di renderci più distinta
-l’indeterminata imagine visiva della parte del corpo toccata.
-
-6. Queste condizioni valevoli per gli uomini normali mutano
-essenzialmente nei _ciechi_, specialmente nei _ciechi nati_, o nei
-divenuti ciechi in tenera età. Il cieco conserva, senza dubbio, per
-assai lungo tempo le imagini mnemoniche degli oggetti abitualmente
-veduti, e però le rappresentazioni spaziali del tatto per lui rimangono
-ancor sempre, in un certo grado, come prodotti di una fusione fra
-sensazioni tattili e imagini visive. Ma, venendo meno a lui il soccorso
-di un ripetuto rinnovarsi delle rappresentazioni visive, egli si giova
-in misura sempre crescente dei movimenti: passando da un’impressione
-tattile ad un’altra, egli nella sensazione tattile, prodotta nelle
-articolazioni e nei muscoli (pag. 37), la quale è una misura della
-grandezza del movimento compiuto, ottiene anche una misura della
-distanza in cui si trovano le impressioni tattili fra loro. Questo
-soccorso, che nei divenuti ciechi si è aggiunto alle imagini visive a
-poco a poco evanescenti, e in certo qual modo le sostituisce, è pei
-_ciechi nati_ sin dal principio l’unico mezzo pel quale essi sono
-in grado di foggiarsi una rappresentazione dei rapporti reciproci di
-posizione e di distanza esistenti fra le singole impressioni. E infatti
-si osserva in tali persone un continuo movimento degli organi tattili,
-specie delle dita, sugli oggetti, all’apprendimento dei quali vengono
-pure in aiuto l’acuita attenzione diretta sulle sensazioni tattili, e
-il maggiore esercizio nella distinzione di esse. Il grado inferiore di
-sviluppo del senso tattile rispetto a quello della vista si dimostra
-in ciò, che l’apprendimento di contorni e superfici ininterotte è
-assai più imperfetto che quello delle impressioni puntiformi disposte
-vicine in ordine diverso. Una prova evidente di ciò è data dal fatto,
-che nella _scrittura dei ciechi_ si vide necessario usare, per le
-singole lettere, segni artificiali, consistenti in punti in rilievo,
-in diverse combinazioni. Così, ad es., nella scrittura dei ciechi più
-in uso (quella di Braille) un punto è il segno per _A_, due punti
-orizzontalmente posti l’uno accanto all’altro per _B_, due punti
-verticalmente posti l’uno sull’altro per _C_, e così via; sei punti
-al massimo bastano per tutte le lettere. I punti debbono però essere
-così lontani l’uno dall’altro, che essi possano essere percepiti
-ancor separati dall’estremità del dito indice. Come si svolgano le
-rappresentazioni spaziali nei ciechi, appare assai bene dal modo in
-cui questa scrittura viene letta; di solito sono impiegati ambedue
-gl’indici, della mano destra e della sinistra; l’indice destro
-precede e coglie un gruppo di punti simultaneamente (tasto sintetico),
-l’indice sinistro segue alquanto più lentamente e coglie i singoli
-punti successivamente (tasto analizzante). Le due impressioni, la
-simultanea e la successiva, sono però fra loro collegate e riferite al
-medesimo oggetto. Questo procedimento mostra chiaramente che, tanto pel
-cieco quanto pel non cieco, la distinzione spaziale delle impressioni
-tattili non è data immediatamente coll’azione delle impressioni stesse
-sull’organo tattile; ma che nei ciechi i movimenti, pei quali il
-dito destinato al tasto analizzante percorre le singole estensioni,
-compiono lo stesso ufficio che nei non ciechi spetta alle concomitanti
-rappresentazioni visive.
-
-Una rappresentazione della grandezza e direzione di questi movimenti
-può sorgere solo dall’essere ogni movimento accompagnato da una
-sensazione interna di tatto (pag. 37). L’opinione che questa
-sensazione tattile interna sia già immediatamente collegata con
-una rappresentazione dello spazio percorso nel movimento, sarebbe
-inverosimile al massimo grado, perchè non soltanto presupporrebbe nel
-soggetto un’intuizione innata dello spazio che lo circonda, e della
-sua posizione nello stesso (pag. 83), ma inchiuderebbe ancora in sè
-l’opinione speciale, che le sensazioni tattili interne, quantunque
-conformi all’esterne nella loro natura qualitativa e nei sostrati
-fisiologici, si differenzino da queste per ciò, che in esse colla
-sensazione sorge sempre anche un’imagine della posizione del soggetto
-e dell’ordine spaziale del suo ambiente immediato. Opinione questa,
-che ci ricondurrebbe necessariamente alla dottrina platonica della
-reminiscenza delle idee innate; infatti la sensazione che sorge
-nel tastare è qui pensata come una causa occasionale esterna, che
-in noi ridesta l’idea dello spazio innata e quindi evidentemente
-trascendentale.
-
-7. Con quest’ultima ipotesi, pur non tenuto conto della sua
-inverosimiglianza psicologica, non si saprebbe accordare l’influenza
-che l’esercizio ha nella distinzione dei segni locali e delle
-differenze di movimento. Dopo ciò, non resta altro che riporre anche
-qui, come pei non ciechi (pag. 86), l’origine della rappresentazione
-spaziale nelle _combinazioni empiricamente date delle sensazioni
-stesse_. Queste combinazioni consistono in ciò, che nel percorrere
-le impressioni tattili esteriori, a due sensazioni _a_ e _b_ aventi
-una determinata differenza di segni locali corrisponde sempre una
-determinata sensazione tattile interna o accompagnante il movimento
-e ad una maggiore differenza di segni locali _a_ e _c_ corrisponde
-una sensazione di movimento più intensiva γ e così via. Difatti
-nel tastare dei ciechi queste sensazioni tattili interne ed esterne
-sono date sempre in questa regolare connessione. Pertanto anche dal
-punto di vista della stretta esperienza, non si può affermare, che
-uno qualsiasi di quei due sistemi di sensazioni porti in se stesso,
-già a sè e per sè, la rappresentazione di un ordine spaziale; ma noi
-possiamo dire soltanto che questo ordine sorge regolarmente dalla
-combinazione di quei due sistemi. Mediante questo punto di vista
-la rappresentazione spaziale dei ciechi, determinata da impressioni
-esterne, può definirsi come il prodotto _di una fusione di sensazioni
-tattili esterne e dei loro segni locali qualitativamente graduati
-con sensazioni tattili interne intensivamente graduate_. In questo
-prodotto di fusione le sensazioni tattili esterne costituiscono,
-colle loro proprietà determinate dagli stimoli esterni, gli elementi
-predominanti, dietro i quali i segni locali e le sensazioni tattili
-interne, colle loro particolari proprietà qualitative ed intensive,
-si ritraggono così completamente che esse, allo stesso modo degli
-ipertoni di un suono, possono essere percepite, solo quando si diriga
-l’attenzione specialmente su di essi. Anche le rappresentazioni
-tattili di spazio riposano pertanto su una fusione _perfetta_. Ma la
-particolarità di questa, a differenza, ad es., delle fusioni intensive
-di suono, consiste in ciò, che gli elementi secondari o sussidiali
-sono elementi di natura diversa, i quali nel tempo stesso stanno fra
-loro in relazioni fisse. Mentre i segni locali costituiscono un puro
-sistema qualitativo, le sensazioni tattili interne, accompagnanti i
-movimenti dell’organo tattile, si dispongono in una scala di gradi
-intensivi, e poichè l’energia di movimento, impiegata a percorrere
-l’intervallo fra due punti, cresce colla grandezza dell’intervallo, la
-differenza intensiva delle sensazioni accompagnanti il movimento deve
-pure aumentare colla differenza qualitativa dei segni locali.
-
-8. In tale guisa l’ordine spaziale delle impressioni tattili è il
-prodotto di una _doppia fusione_: di una prima, che ha luogo tra gli
-elementi sussidiati e per la quale i gradi qualitativi del sistema
-dei segni locali, ordinato secondo due dimensioni, sono ordinati nel
-loro rapporto reciproco, secondo i gradi intensivi della sensazione
-interna; e di una seconda, per la quale le sensazioni tattili esterne,
-determinate dagli stimoli esterni, si collegano con quei primi
-prodotti di fusione. Naturalmente i due processi non hanno luogo
-successivamente, ma in un unico e medesimo atto, perchè tanto i segni
-locali, quanto i movimenti tattili devono essere suscitati solo dagli
-stimoli esterni. Ma, mutando la sensazione tattile esterna colla natura
-dello stimolo oggettivo, i segni locali e le sensazioni tattili interne
-costituiscono elementi soggettivi, il cui ordine reciproco rimane
-sempre lo stesso di fronte alle diversissime impressioni esterne. In
-ciò sta la condizione psicologica per la _costanza delle proprietà_
-da noi attribuite allo spazio, di contro alle proprietà qualitative,
-variamente mutanti degli oggetti contenuti nello spazio.
-
-9. Dopo che si sono formato le fusioni tra i segni locali e le
-sensazioni tattili interne, producenti l’ordine spaziale delle
-sensazioni tattili esterne, ciascuno di questi elementi rimane
-del resto sino ad un certo grado, sia pure limitato, capace per sè
-solo di determinare una localizzazione di sensazioni, e persino di
-suscitare composto rappresentazioni spaziali. Così non solo il non
-cieco, ma anche il cieco e il cieco nato hanno per l’organo tattile
-in perfetto riposo una rappresentazione del luogo di un contatto e
-possono percepire due impressioni, agenti a sufficiente distanza, come
-separato nello spazio. Naturalmente nel cieco nato non sorge, come nel
-non cieco, l’imagine visiva del luogo toccato, ma invece di questa si
-forma la rappresentazione di un movimento del membro toccato e, quando
-agiscono più impressioni, la rappresentazione di un movimento tattile,
-che va da un’impressione all’altra. Anche nelle rappresentazioni
-così prodotte agiranno le stesse fusioni che nelle solite soccorse da
-movimento tattile, con questa sola differenza, che uno dei fattori dei
-prodotti di fusione, la sensazione tattile interna, esiste solo come
-imagine della memoria.
-
-10. Così pure può succedere il contrario: come contenuto reale della
-sensazione può essere dato solo una somma di sensazioni tattili
-interne, che sorgono dal movimento di una parte del corpo, senza
-notevole mescolanza di sensazioni tattili esterne; e quelle sensazioni
-tattili interne, accompagnanti il movimento, possono egualmente
-costituire il sostrato di una rappresentazione spaziale. Questo avviene
-regolarmente nelle _rappresentazioni pure del movimento di parti del
-nostro corpo_. Se noi, ad es., ad occhi chiusi solleviamo il nostro
-braccio, abbiamo ad ogni momento una rappresentazione delle posizioni
-del braccio. In esse senza dubbio cooperano sino ad un certo grado
-anche le rappresentazioni tattili esterne, che sorgono per stiramenti
-e increspamenti della pelle; queste però scompaiano relativamente di
-fronte alle sensazioni tattili interne, date dalle articolazioni, dai
-tendini e dai muscoli.
-
-Nell’uomo non cieco queste rappresentazioni di posizione, come è
-facile osservare, si formano, perchè le sensazioni prodotte dallo
-stato della parte mossa svegliano, anche ad occhio chiuso o distolto,
-un’oscura imagine visiva di quella parte e dello spazio che la
-circonda. Questo legame è così intimo, che può stabilirsi anche tra
-le semplici imagini mnemoniche delle sensazioni tattili interne e la
-corrispondente rappresentazione visiva, come osservasi nei paralizzati,
-nei quali la semplice volontà di compiere un certo movimento sveglia
-la rappresentazione del movimento, come fosse realmente compiuto.
-Evidentemente le rappresentazioni dei propri movimenti si fondano
-nell’uomo normale su fusioni imperfette analoghe alle esterne
-rappresentazioni tattili dello spazio; solo che in questo caso le
-sensazioni tattili interne hanno lo stesso ufficio che in quelle le
-esterne. Ciò conduce ad ammettere che anche alle sensazioni tattili
-interne spettino segni locali, cioè che le sensazioni, che avvengono
-nelle diverse articolazioni, nei tendini e nei muscoli, presentino
-certe differenze localmente graduate. Infatti ciò pare sia confermato
-dalla introspezione. Se noi alternativamente moviamo l’articolazione
-del ginocchio, della coscia, dell’omero, oppure se anche soltanto
-moviamo la stessa articolazione della parte destra o della sinistra
-del corpo, non curando il legame, che non si può mai interamente
-sopprimere, coll’imagine visiva della parte del corpo, sembra che
-ad ogni volta varii leggermente la qualità della sensazione. Non si
-potrebbe neppure comprendere, come senza tali differenze dovrebbe
-sorgere quell’imagine visiva concomitante, a meno che si attribuisse
-all’anima non soltanto una rappresentazione innata dello spazio, ma
-anche una cognizione innata delle posizioni prese in ogni singolo
-momento e dei movimenti degli organi del corpo nello spazio.
-
-11. In base a questi fatti osservati nell’uomo non cieco è
-possibile comprendere, come anche nel cieco nato abbia origine la
-rappresentazione dei suoi movimenti. Qui in luogo della fusione
-colla imagine visiva della parte del corpo, deve entrare in campo una
-fusione delle sensazioni di movimento coi segni locali, mentre nel
-tempo stesso le sensazioni tattili esterne vengono ad aggiungersi come
-aiuto. Sembra che quest’ultime abbiano nei ciechi un còmpito di gran
-lunga maggiore che nei non ciechi per l’orientazione dei movimenti del
-corpo nello spazio. Il cieco ha rappresentazioni dei propri movimenti
-affatto incerte, fintanto che non viene loro in soccorso tasteggiando
-gli oggetti esterni. E a questo scopo tornano a lui opportuni e il
-maggiore esercizio del senso tattile esterno e l’acuita attenzione
-diretta su di esso. Una prova di ciò ci è data dal cosidetto “senso
-della distanza„ proprio dei ciechi. Esso consiste nella capacità di
-percepire ad una certa distanza, senza un contatto diretto, corti
-ostacoli, ad es., una parete vicina. Si può sperimentalmente dimostrare
-che questo “senso della distanza„ si compone di _due_ fattori: in
-primo luogo di una eccitazione tattile molto debole sulla pelle della
-fronte, prodotta dalla resistenza dell’aria; e secondariamente di una
-modificazione nel suono del passo. Quest’ultimo fattore agisce come un
-segnale, che l’attenzione acuisce sufficientemente, affinchè possano
-essere percepite quelle deboli eccitazioni tattili. Il “senso della
-distanza„ non funziona più, se si eliminano quelle eccitazioni tattili,
-avvolgendo un panno attorno alla fronte, oppure se si soffoca il passo.
-
-12. Oltre le rappresentazioni delle posizioni e dei movimenti delle
-singole parti del corpo, noi possediamo anche una rappresentazione
-della _posizione e del movimento dell’intero corpo_, e quelle prime
-rappresentazioni solo per la loro relazione a quest’ultima passano
-da un significato semplicemente relativo ad uno assoluto. L’organo
-d’orientazione per queste rappresentazioni generali è la _testa_, della
-cui posizione noi abbiamo sempre una rappresentazione determinata o
-rapporto alla quale nelle nostre rappresentazioni orientiamo, per lo
-più in modo solo indeterminato, i singoli organi corporei, secondo
-i singoli complessi di sensazioni tattili esterne ed interne. Nella
-testa inoltre i tre canali del labirinto uditivo sono l’organo
-specifico dell’orientazione, al quale vengono ad aggiungersi, come
-organo secondario, le sensazioni tattili interne ed esterne, legate
-all’azione dei muscoli della testa. Questa funzione di orientazione
-dei canali può essere facilmente spiegata, se si ammette che sotto la
-varia pressione dell’endolinfa sorgano sensazioni tattili interne, con
-differenze di segni locali specialmente marcate. Il _capogiro_, che
-nasce in seguito a troppo rapidi movimenti della testa, ha con ogni
-verosimiglianza la sua origine nelle sensazioni prodotte dai violenti
-movimenti dell’endolinfa. Con ciò si accordano le osservazioni fatte,
-che per parziali distruzioni dei canali si hanno costanti illusioni
-d’orientazione e per la completa distruzione degli stessi un quasi
-completo annullamento della capacità d’orientarsi.
-
- 12_a_. Le teorie che si contrappongono riguardo all’origine
- psicologica delle rappresentazioni di spazio sogliono essere
- indicate come quelle del _nativismo_ e dell’_empirismo_. La
- teoria _nativistica_ vuol derivare la localizzazione nello
- spazio da proprietà innate degli organi e dei centri di senso;
- la teoria _empiristica_ invece dall’influenza dell’esperienza.
- Questa distinzione però non spiega con esattezza le opposizioni
- realmente esistenti, perchè si può combattere l’opinione di
- rappresentazioni spaziali innate, senza con questo affermare
- che esse sorgano dall’esperienza. Infatti è questo appunto il
- caso, quando si considerino, come sopra si è fatto, le intuizioni
- spaziali come prodotti di processi psicologici di fusione, che
- sono fondati tanto sulle proprietà fisiologiche degli organi di
- senso e di movimento, quanto sulle leggi generali per le quali
- nascono le formazioni psichiche. Tali processi di fusione e gli
- ordini delle impressioni sensibili che si fondano su di essi,
- costituiscono per l’appunto dappertutto le basi della nostra
- esperienza; e appunto per ciò è inammissibile chiamarli essi
- stessi esperienze. Più esatto sarebbe indicare le due opposte
- teorie come _nativistica_ e _genetica_. Di più è degno di
- nota, che le diffuse teorie nativistiche contengono elementi
- empiristici, così come d’altra parte le teorie empiristiche
- racchiudono parti nativistiche, in modo che il contrasto
- appare talvolta più che altro di nomi. Intatti i nativisti
- presuppongono bensì che l’ordine dell’impressione dello spazio
- corrisponda immediatamente all’ordine dei punti sensibili nella
- pelle e nella retina; ma la speciale maniera di proiettare
- all’esterno, sovratutto la rappresentazione della distanza e
- della grandezza degli oggetti, inoltre il riferimento di una
- pluralità d’impressioni spazialmente separate ad un unico oggetto,
- dipendono secondo essi dall’“attenzione„, dalla “volontà„ e
- persino anche dall’“esperienza„. Gli empiristi invece sogliono
- presupporre in qualche modo lo spazio come dato, e interpretare
- poi ogni singola rappresentazione come un’orientazione in questo
- spazio, determinata da motivi di esperienza. Nella teoria delle
- rappresentazioni spaziali della vista si è per solito considerato
- lo spazio tattile come questo spazio originariamente dato;
- nella teoria delle rappresentazioni tattili si è talora dotata
- la sensazione tattile interna dell’originaria qualità spaziale.
- Empirismo e nativismo sono quindi nella realtà per lo più concetti
- fluttuanti e ambedue le teorie si accordano in ciò, che usano
- concetti complessi della psicologia volgare, come “attenzione„,
- “volontà„, “esperienza„, senza più intimamente provarli ed
- analizzarli. In ciò sta veramente il punto in cui loro si oppone
- la teoria _genetica_, che cerca, mediante l’analisi psicologica
- delle rappresentazioni, mettere in luce i processi elementari,
- dai quali le rappresentazioni hanno origine. Malgrado le loro
- deficienze, tanto la teoria nativistica quanto l’empiristica hanno
- il merito di aver posto in evidenza il problema psicologico qui
- esistente, coll’aver portato un gran numero di fatti a spiegazione
- di esso.
-
-
-_B_. — LE RAPPRESENTAZIONI VISIVE DELLO SPAZIO.
-
-13. Le proprietà generali del senso tattile si ripetono nel senso della
-vista, ma in una conformazione di gran lunga più fine. Alla superficie
-sensibile della pelle esterna qui corrisponde la superficie retinica
-coi suoi coni e bastoncini disposti a mo’ di palizzate e formanti un
-mosaico finissimo di punti senzienti. Ai movimenti degli organi tattili
-corrispondono i movimenti dei due occhi, che o si fissano sugli oggetti
-o ne percorrono i contorni. Però, mentre il senso tattile sente le
-impressioni per contatto diretto degli oggetti, i mezzi rifrangenti,
-che si trovano davanti la retina, proiettano su di essa un’imagine
-degli oggetti rovesciata e impiccolita. E poichè quest’imagine
-per la sua piccolezza lascia campo a un gran numero d’impressioni
-contemporanee e poichè la luce, per la sua energia di penetrazione
-nello spazio, agisce ora su oggetti lontani ed ora su vicini, il senso
-della vista acquista, in assai più alto grado che il senso dell’udito,
-il significato di _senso della distanza_. Infatti la luce può essere
-percepita ad una distanza incomparabilmente maggiore che il suono;
-inoltre il soggetto percipiente pone a varia distanza _direttamente_
-solo le rappresentazioni visive, quelle uditive invece sempre solo
-indirettamente, giovandosi della rappresentazione visiva dello spazio.
-
-14. Dopo di che ogni rappresentazione visiva può sempre, avuto
-riguardo alle sue proprietà spaziali, essere scomposta in _due_
-fattori: 1º nell’orientazione reciproca dei singoli elementi di una
-rappresentazione; 2º nell’orientazione di essa al soggetto percipiente.
-La rappresentazione di un unico punto luminoso contiene già questi
-due fattori, imperocchè noi dobbiamo rappresentarci quel punto in
-un ambiente spaziale qualsiasi e in un certo rapporto di direzione
-e di distanza rispetto a noi. Anche questi fattori possono essere
-separati gli uni dagli altri solo mediante un’astrazione arbitraria,
-non mai però in realtà, perchè dal rapporto, nel quale un certo punto
-spaziale sta al suo ambiente, è determinato regolarmente anche il suo
-rapporto al soggetto percipiente. Da questa dipendenza deriva anche,
-che l’analisi delle rappresentazioni visive parte opportunamente dal
-primo dei due summenzionati fattori, e precisamente dall’orientazione
-reciproca degli elementi di una formazione rappresentativa, per
-poi venire a considerare il secondo fattore, l’orientazione della
-formazione al soggetto percipiente.
-
- _a. L’orientazione reciproca degli elementi
- di una rappresentazione visiva_.
-
-15. Nell’apprendimento del rapporto reciproco degli elementi di una
-rappresentazione visiva, le proprietà del senso tattile si ripetono
-interamente, solo in modo più perfetto e con alcune modificazioni
-importanti per le rappresentazioni visive. Anche qui con una
-impressione semplice quanto è mai possibile, pressochè puntiforme,
-noi colleghiamo direttamente la rappresentazione di un _luogo_ nello
-spazio spettante ad essa, _e_ però le assegniamo un determinato
-rapporto di posizione alle parti dello spazio che la circondano; solo
-che questa localizzazione non avviene, come nel senso tattile, per
-l’immediato riferimento al punto corrispondente dell’organo stesso, ma
-noi trasportiamo l’impressione nel _campo visivo_, situato fuori del
-soggetto percipiente a una qualsiasi distanza. Di più anche qui come
-nel senso tattile, una misura per l’esattezza della localizzazione
-è data dalla distanza, alla quale due impressioni quasi puntiformi
-possono essere ancora spazialmente distinte; solo che anche qui
-questa distanza non è data direttamente come una grandezza lineare
-misurabile sulla superficie stessa di senso, ma come l’intervallo
-più piccolo percettibile tra due punti del campo visivo. Ora,
-potendo il campo visivo essere pensato a una distanza qualsiasi
-dell’osservatore, per la misura dell’acutezza di localizzazione
-non si usa una grandezza lineare, ma una _grandezza d’angolo_, e
-precisamente di quell’angolo formato dalle linee tirate dai punti del
-campo visivo ai punti dell’imagine retinica attraverso il punto nodale
-dell’occhio. Quest’_angolo visivo_ rimane costante fintanto che la
-grandezza dell’imagine retinica rimane inalterata, laddove la distanza
-corrispettiva dei punti nel campo visivo cresce proporzionalmente alla
-distanza del campo visivo dal soggetto. Se in luogo dell’angolo visivo
-si vuole introdurre una distanza lineare equivalente ad esso, può
-servire a questo scopo soltanto il diametro dell’imagine retinica, il
-quale risulta direttamente dalla grandezza dell’angolo visivo e dalla
-distanza della superficie retinica dal punto nodale ottico.
-
-16. La misura dell’_acutezza di localizzazione_ dell’occhio, ottenuta
-in base a questo principio, presenta dentro le diverse parti del campo
-visivo valori assai irregolari, analogamente ai risultati avuti per
-le diverse parti dell’organo tattile (pag. 85). Solo che qui i valori
-spaziali, corrispondenti alla più piccola distanza distinguibile, sono
-di gran lunga più piccoli; di più, mentre sull’organo del tatto sono
-distribuite molte parti dotate di una fina capacità di distinzione,
-nel campo visivo è _una sola_ regione egualmente dotata di una tale
-finissima attitudine, il punto centrale visivo, corrispondente al
-centro della retina; da questo punto andando verso le parti laterali,
-l’acutezza di localizzazione decresce molto rapidamente. L’intero
-campo visivo o l’intera superficie retinica si comporta quindi in
-modo analogo a una singola regione tattile, ad es. quella del dito
-indice, ma la supera, specialmente nelle parti centrali, in modo
-veramente straordinario nell’acutezza di localizzazione. Infatti qui
-due impressioni, che agiscono sotto un angolo visivo di 60-90 secondi,
-sono ancora sul punto di essere distinte, mentre per 2,5° lateralmente
-al centro della retina la più piccola differenza distinguibile sale già
-a 3′, 30″ e per 8° lateralmente, essa cresce sino circa a 1°.
-
-Poichè noi nella vista normale di quegli oggetti, dei quali vogliamo
-avere più esatte rappresentazioni spaziali, disponiamo l’occhio in
-modo che quelli stiano nel mezzo del campo visivo e le imagini loro
-nel centro della retina; diciamo tali oggetti veduti _direttamente_ e
-diciamo veduti _indirettamente_ tutti gli altri che stanno nelle parti
-eccentriche del campo visivo. Il punto medio della regione della vista
-diretta si dice _punto di visione_ o _punto di fissazione_; la linea
-congiungente il centro della retina e il centro del campo visivo,
-_linea di visione_.
-
-Se si calcola la distanza lineare che corrisponde sulla retina al più
-piccolo angolo visivo, nel quale due punti possono essere percepiti
-distinti nel centro del campo visivo, si ha una grandezza da 4/1000
-a 6/1000 mm. È una grandezza questa che corrisponde presso a poco al
-diametro di un cono retinico, ed essendo nel centro della retina i coni
-così fitti da toccarsi fra loro, ne segue che due impressioni luminose
-debbano sempre cadere su due diversi elementi della retina, perchè
-possano essere ancora spazialmente distinte. Infatti con ciò s’accorda
-il fatto, che nelle parti laterali della retina le due forme qui
-esistenti di elementi sensibili sono separate da maggiori interstizi.
-Si può quindi ammettere che l’_acutezza visiva_ o la capacità della
-distinzione spaziale nel campo visivo di punti distinti, dipenda
-direttamente dalla disposizione compatta degli elementi retinici,
-potendo due impressioni essere sempre spazialmente distinte, se esse
-colpiscono due elementi diversi.
-
- 16_a_. Da questo rapporto reciproco tra l’acutezza visiva e la
- distribuzione degli elementi della retina si è da molti conchiuso
- che ad ogni elemento spetta la proprietà originaria di localizzare
- lo stimolo luminoso dal quale è colpito, nella parte dello spazio
- corrispondente alla sua proiezione nel campo visivo; e si è in
- tal modo ricondotta la proprietà, che ha il senso visivo di porre
- gli oggetti in un campo visivo esterno, situato a una distanza
- qualsivoglia dal soggetto, ad un’energia innata degli elementi
- retinici e degli elementi centrali che li rappresentano nel centro
- visivo del cervello. Vi sono certe alterazioni patologiche della
- vista che parvero a primo aspetto confermare queste conclusioni.
- Se in seguito a processi infiammatori sotto la retina, questa
- viene spostata dalla sua posizione normale, nascono contorsioni
- delle imagini, le così dette _metamorfopsie_, che si possono
- perfettamente spiegare nella loro grandezza e direzione, se si
- ammette che gli elementi retinici continuino a localizzare le
- impressioni, come se fossero ancora nella primitiva posizione
- normale. Ma queste imagini contorte, fintanto che, come nella
- maggior parte dei casi, si tratta di fenomeni che continuamente
- variano per il lento formarsi o sparire delle secrezioni, non
- dimostrano affatto una innata energia di localizzazione nella
- retina, siccome d’altra parte la percezione d’imagini contorte
- attraverso lenti prismatiche non ci permetterebbe mai di pervenire
- a una tale conclusione. Se invece a poco a poco si è raggiunto
- uno stato stazionario, le metamorfopsie spariscono, e questo
- sembra avvenire non solo in quei casi nei quali è possibile
- ammettere un perfetto ritorno degli elementi retinici alla
- loro posizione primitiva, ma anche in quelli, nei quali ciò è
- assolutamente inverosimile a causa dell’estensione dei processi.
- In questi ultimi casi si deve però ammettere il costituirsi di
- una nuova relazione dei singoli elementi ai punti corrispondenti
- del campo visivo[18]. Questa conclusione trova una conferma
- quando si osservi negli occhi normali il graduale addattamento
- ad imagini contorte prodotte da esterni sussidi ottici. Se si
- armano gli occhi di una lente prismatica, si producono di solito
- strane e disturbanti contorsioni d’imagini, sembrando piegati
- i contorni dritti e quindi contorte le forme degli oggetti.
- Queste contorsioni scompaiono a poco a poco completamente, quando
- si continui a portare la lente, ma possono comparire in senso
- opposto, se la lente è abbandonata. Tutti questi fenomeni si
- spiegano solo quando si presupponga che la localizzazione spaziale
- anche pel senso visivo non è affatto originaria, ma _acquisita_.
-
-17. Colle sensazioni retiniche anche altri elementi psichici
-partecipano dell’ordine reciproco spaziale delle impressioni luminose.
-Le proprietà fisiologiche dell’organo visivo ci richiamano innanzi
-tutto alle sensazioni che accompagnano _i movimenti dell’ occhio_.
-Questi movimenti compiono infatti, per la misura delle estensioni nel
-campo visivo, lo stesso ufficio che i movimenti tattili per la misura
-delle impressioni tattili, con questa sola differenza, che anche qui
-i processi alquanto rozzi dell’organo tattile si ripetono in forma
-più fine e perfetta. L’occhio, potendo da un sistema di sei muscoli
-opportunamente disposto, essere mosso in tutte le direzioni attorno
-al suo punto medio, sempre egualmente orientato rispetto alla testa, è
-al massimo grado addatto a percorrere con continuità i contorni degli
-oggetti o a passare per la via più breve da un dato punto di fissazione
-ad un altro. Inoltre a causa delle disposizioni dei muscoli, sono
-preferiti sugli altri i movimenti in quelle direzioni che corrispondono
-alle posizioni degli oggetti considerati più spesso e più esattamente,
-cioè i movimenti in basso e in dentro. Di più, essendo i movimenti
-dei due occhi, a causa della sinergia della loro innervazione,
-così accordati fra loro che le linee visive allo stato normale sono
-sempre fissate sullo stesso punto, è resa in tal modo possibile una
-cooperazione dei due occhi, la quale non solo permette di cogliere in
-modo abbastanza esatto i rapporti di posizione che gli oggetti hanno
-tra loro, ma anche più specialmente offre il mezzo essenzialissimo
-per la determinazione dei rapporti spaziali che gli oggetti hanno col
-soggetto (v. sotto 24 e segg.).
-
-18. Infatti i fenomeni della visione insegnano che, come la distinzione
-di punti separati nel campo visivo dipende dalla compattezza degli
-elementi retinici, così la rappresentazione della _distanza reciproca_
-di due punti dipende dallo sforzo di movimento dell’occhio impiegato
-nel percorrere questa distanza. Questo sforzo si dà a conoscere come un
-elemento rappresentativo, perchè è legato a una sensazione di tensione
-che noi possiamo percepire così in movimenti di larga estensione, come
-nel paragonare movimenti oculari di diversa direzione. Ad es., a parità
-di grandezza, i movimenti degli occhi in alto sono accompagnati da
-sensazioni più intensive che i movimenti in basso, così appunto come i
-movimenti in fuori di un occhio rispetto ai movimenti in dentro.
-
-L’influenza di queste sensazioni tattili interne appare evidentissima
-in ciò, che la localizzazione in seguito a paralisi parziali dei
-singoli muscoli dell’occhio, subisce alterazioni, che corrispondono
-perfettamente a quelle che avvengono a causa della paralisi nello
-sforzo di movimento dell’occhio. Il principio generale di queste
-perturbazioni è il seguente: la distanza di due punti appare
-ingrandita, tosto che essa sia nella direzione del movimento divenuto
-difficile. A questo movimento corrisponde una sensazione di tensione
-più forte, che in condizioni normali accompagnerebbe un movimento
-più esteso; conseguentemente l’estensione percorsa pare maggiore, e
-poichè gli apprezzamenti delle estensioni, fatti in base al movimento,
-reagiscono sugl’impulsi al movimento dell’occhio in riposo, la medesima
-illusione si produce anche per l’estensione ancora da percorrere nella
-stessa direzione.
-
-19. Anche un occhio normale può presentare siffatti errori nella
-misura delle distanze. Quantunque l’apparato muscolare dell’occhio
-sia così adattato che i movimenti dovrebbero compiersi nelle più
-diverse direzioni con isforzo pressochè uguale; tuttavia questo non
-si riscontra in realtà in modo completo, e evidentemente per motivi
-che si connettono intimamente all’adattamento dell’organo visivo
-alle sue funzioni. Poichè noi più spesso osserviamo, tra gli oggetti
-dello spazio circostante, quelli che sono più vicini e sui quali noi
-dobbiamo, convergendo, fissare le linee visive; i muscoli dell’occhio
-hanno preso una disposizione, nella quale i movimenti di convergenza
-delle linee di visione si compiono con una speciale facilità, e nella
-quale, fra i possibili movimenti di convergenza, sono preferiti quelli
-in basso ed in alto. La facilità, con cui generalmente facciamo questi
-movimenti di convergenza, dipende da ciò, che i muscoli volgenti
-l’occhio in sù ed in giù, il retto superiore ed inferiore, non stanno
-in un piano verticale inchiudente la linea visiva, condizione che
-corrisponderebbe al più semplice movimento in sù e in giù, ma così
-deviano da questo piano, che determinano coi movimenti in alto e in
-basso anche un movimento in dentro. Perciò ciascuno di questi muscoli
-è provveduto di un muscolo sussidiario situato obliquamente, il retto
-superiore dell’obliquo inferiore, il retto inferiore dell’obliquo
-superiore. Questi coadiuvano i due muscoli retti nei movimenti in
-sù ed in giù, mentre essi compensano le rotazioni attorno alla linea
-visiva, che provengono dall’asimmetrica posizione di quelli. A causa
-di questa maggiore complicazione delle azioni muscolari, lo sforzo
-per i movimenti in sù ed in giù degli occhi è maggiore che per i
-movimenti in fuori ed in dentro, prodotti semplicemente dai due muscoli
-posti in piano orizzontale, il retto esterno ed interno. La facilità
-relativa dei movimenti di convergenza in basso trova la sua ragione in
-parte nelle suesposte (pag. 98) differenze intensive delle sensazioni
-accompagnanti i movimenti, in parte nel fatto che nel movimento in
-basso dei due occhi entra una convergenza involontariamente rinforzata,
-nei movimenti in alto invece una convergenza diminuita.
-
-A queste aberrazioni del meccanismo di movimento corrispondono certe
-_illusioni costanti della misura visiva dipendenti dalla direzione
-nel campo visivo_. Esse consistono parte in _illusioni di direzione_ e
-parte in _illusione di estensione_.
-
-In rapporto alla _direzione delle linee verticali nel campo visivo_,
-ogni occhio va soggetto all’illusione, che una linea inclinata colla
-sua estremità superiore sporgente in fuori di circa 1-3°, sembri essere
-verticale e una linea effettivamente verticale sembri essere nella sua
-estremità superiore inclinata in dentro. Questa illusione, avendo per
-ogni occhio un’opposta direzione, scompare nella visione binoculare.
-Essa deve essere ricondotta al già notato fatto, che i movimenti
-in basso degli occhi si collegano involontariamente ad un aumento
-della convergenza, quelli in alto ad una diminuzione di essa. Questa
-deviazione del movimento dalla direzione verticale, deviazione che da
-noi non è avvertita, è poi riferita a uno spostamento degli oggetti
-avente luogo in senso opposto.
-
-Similmente una regolare _illusione di estensione_, che si ha, quando si
-paragonino linee rette diversamente disposte nel campo visivo, trova la
-sua ragione in quelle differenze, che esistono nella disposizione dei
-muscoli moventi l’occhio in alto e in basso e di quelli che lo muovono
-in fuori e in dentro. Qui l’illusione consiste in ciò, che paragonando
-linee rette verticali con linee rette orizzontali ugualmente grandi,
-stimiamo le prime maggiori di circa 1/7-1/10; epperò, ad es., un
-quadrato ci appare come un rettangolo con base più piccola, mentre
-all’opposto, quando si disegna un quadrato in base alla misura visiva,
-si dà ad esso un’altezza troppo piccola. Se per occhi affetti da
-paralisi parziale, le estensioni situate nella direzione dei movimenti
-divenuti più difficili appaiono ingrandite, certamente ciò vale anche
-per l’occhio normale. Oltre questa illusione più impressionante tra
-orizzontale e verticale, ve ne ha ancora una meno notevole tra alto e
-basso, e una tra fuori e dentro: infatti la metà superiore di una retta
-verticale e l’esterna di un’orizzontale sono stimate in più, quella
-all’incirca di 1/16, questa di 1/40. La prima di questa illusione
-corrisponde alla già ricordata (pag. 98) maggior facilità dei movimenti
-in basso, la seconda alle più facili posizioni di convergenza.
-
-20. A queste illusioni costanti di direzione e di estensione, che si
-possono ricondurre a certe disposizioni del meccanismo di movimento
-fondate sugli speciali scopi della visione, si aggiungono altre
-_illusioni variabili della misura visiva_. Queste hanno il loro
-fondamento in proprietà generali dei nostri movimenti, epperò fenomeni
-analoghi ad esse si possono incontrare anche nei movimenti degli
-organi di tatto. Anche queste illusioni si distinguono in _illusioni
-di direzione_ e in _illusioni di estensione_. Le prime obbediscono
-a questa regola: gli angoli acuti sono stimati in più, gli ottusi in
-meno, e le linee limitanti gli angoli variano la loro direzione in modo
-corrispondente. Per le illusioni di estensione vale la regola seguente:
-i movimenti obbligati e interrotti sono più faticosi dei movimenti
-liberi e continui, e perciò le linee rette, che costringono a fissare,
-sono giudicate maggiori delle distanze dei punti, ed ugualmente le
-linee rette, interrotte da più punti, paiono maggiori delle linee
-condotte senza interruzione.
-
-Il fatto, che nel campo del senso tattile è analogo alle illusioni
-degli angoli, consiste in ciò, che si è inclinati a giudicare in più
-i piccoli movimenti dell’articolazione, in meno i grandi; una regola
-questa, che può essere ricondotta al seguente principio generale: per
-un movimento di estensione ristretta è richiesto un impiego di energia
-relativamente maggiore che per un movimento di più notevole estensione,
-essendo necessaria più energia per il muoversi che per il mantenersi in
-moto. L’illusione, che nell’organo tattile è analoga all’apprezzamento
-in più delle linee interrotte più volte, sta pure in ciò, che
-un’estensione stimata da un organo tattile mediante il movimento
-appare più piccola, quando essa è misurata da un singolo movimento
-continuato, di quando lo è da un movimento più volte interrotto.
-Anche qui la sensazione corrisponde al consumo di energia, e questo
-naturalmente è maggiore in un movimento più volte interrotto che in un
-movimento continuo. E però l’illusione, per cui si giudicano maggiori
-le estensioni lineari divise, vale anche per l’occhio, s’intende solo,
-finchè dalla divisione non sorgano motivi d’ostacolo all’occhio nel
-movimento sull’estensione divisa. E questo è il caso, quando si ha,
-ad es., un unico punto di divisione; imperocchè esso ci costringe a
-guardare con occhio fisso. Se si confronta una linea divisa in un solo
-punto con una linea continua, si è inclinati a percepire la prima con
-occhio in riposo, fissando il punto di divisione, l’altra invece con
-occhio in movimento; corrispondentemente in questo caso l’estensione
-continua appare in questo caso maggiore che quella divisa.
-
- 20_a_. Tutte le illusioni costanti e variabili di direzione
- e di estensione, per distinguerle da altre illusioni ottiche
- che provengono da deviazioni diottriche, vengono indicate come
- “illusioni geometrico-ottiche„, perchè s’incontrano soprattutto
- nella costruzione di figure geometriche. In questa espressione
- però oltre alle aberrazioni che si fondano sulla proprietà
- del meccanismo di movimento, sono comprese anche quelle della
- misura visiva, che riposano sulle leggi delle associazioni di
- rappresentazione, delle quali più tardi tratteremo. Queste
- pertanto possono essere specificamente dette “illusioni di
- associazione„. Qui trova luogo, ad es., il fatto che un’estensione
- o un angolo di data grandezza visti insieme a una estensione o
- ad un angolo più piccoli paiono più grandi, e nel caso opposto
- più piccoli; fatto questo che è evidentemente in tutto analogo al
- contrasto di luce e di colore (pag. 55). Tali effetti associativi
- si collegano anche colle suddescritte illusioni variabili di
- direzione e di estensione nel senso, che le illusioni prodotte
- dalla influenza delle diverse energie di movimento sono messe in
- accordo colle proprietà delle imagini retiniche da una percezione
- prospettiva di profondità delle figure disegnate sul piano. Così,
- ad es., una linea retta suddivisa non soltanto ci pare maggiore
- di una linea retta di uguale grandezza ma continua, ma di più
- noi la collochiamo ad una maggiore distanza, secondo la regola,
- alla quale ubbidiscono le nostre percezioni a causa di numerose
- associazioni: oggetti sotto uguale angolo visivo ci paiono
- tanto maggiori quanto maggiori sono le distanze alle quali le
- collochiamo. Queste illusioni prospettive di associazione, avendo
- in esse grande importanza il paragone colle imagini retiniche,
- nascono più spesse nello sguardo fisso, che nello sguardo in
- movimento, e costituiscono nel tempo stesso un carattere utile
- per distinguere le illusioni costanti dalle variabili, imperocchè
- in queste generalmente non si osservano le rappresentazioni
- secondarie di prospettiva. Più a lungo sulle illusioni
- d’associazione v. sotto al § 16, 9; sul contrasto spaziale § 17,
- 11.
-
-21. Se le illusioni della misura visiva, tanto le costanti quanto
-le variabili, dimostrano l’immediata dipendenza della percezione di
-direzioni ed estensioni spaziali dai movimenti dell’occhio; con questa
-conclusione si accorda anche il risultato negativo, che la disposizione
-degli elementi retinici, specialmente la compattezza loro, non esercita
-una notevole influenza, in condizione normale, sulle rappresentazioni
-della direzione e della grandezza. Questo si dimostra innanzi tutto
-in ciò, che la distanza di due punti appare egualmente grande, quando
-noi la osserviamo colla vista diretta o colla indiretta. Due punti,
-che sono chiaramente distinti, veduti direttamente, possono coincidere
-in _un solo_ punto nelle parti laterali del campo visivo, ma tosto
-che sono distinti, si presentano ad una distanza uguale tanto in
-questo caso quanto in quello; oppure, posto che una differenza sia
-avvertibile, essa è così indeterminata e vacillante, che pienamente
-scompare di fronte alle enormi anomalie nella disposizione degli
-elementi senzienti. Questa indipendenza della percezione di grandezza
-dalla compattezza di disposizione si riferisce persino a una regione
-della retina, che non racchiude alcuna parte sensibile alla luce: il
-_punto cieco_ corrispondente al punto d’ingresso del nervo visivo. Gli
-oggetti, le immagini dei quali cadono sul punto cieco, non sono veduti.
-Avendo questo punto, situato a 15° in dentro dal punto di visione, una
-grandezza di circa 6°, imagini di considerevole grandezza, ad es., il
-volto umano posto alla distanza di circa 2 metri, se cadono su quel
-punto, possono completamente sparire. Ma tosto che punti nel campo
-visivo cadono a dritta od a sinistra, o al disopra o al disotto del
-punto cieco, noi attribuiamo ad essi la medesima distanza reciproca che
-in qualunque altra regione del campo visivo non interrotta dal punto
-cieco. Lo stesso fatto si osserva, quando anormalmente una parte della
-retina è divenuta cieca in seguito a malattia. La lacuna che ne deriva
-nel campo visivo, si dimostra solo in quanto le imagini incidenti su
-di essa non sono vedute, ma non mai in quanto gli oggetti posti oltre
-il limite della parte cieca soffrano notevoli modificazioni nella loro
-localizzazione[19].
-
-22. _L’acutezza della vista e la percezione di direzioni ed
-estensioni nel campo visivo_ sono, come questi fenomeni insegnano,
-due funzioni diverse che si fondano su diverse condizioni: _la prima
-sulla compattezza di giustapposizione degli elementi della retina,
-la seconda sui movimenti dell’occhio_. Da ciò deriva anche, che le
-rappresentazioni spaziali del senso visivo, al pari di quelle del
-tatto, non possono essere considerate originarie, già date, nel loro
-ordine spaziale, in sè e per sè coll’azione delle impressioni luminose.
-Ma questo ordine spaziale si sviluppa solo quando si combinino certi
-componenti delle sensazioni, ai quali, singolarmente presi, non spetta
-ancora la proprietà spaziale. Nello stesso tempo quelle condizioni
-dimostrano, che questi componenti sensibili si comportano fra loro come
-nel senso tattile, e che più specialmente lo sviluppo spaziale del non
-cieco deve andare perfettamente parallelo allo sviluppo spaziale del
-cieco nato, nel quale il senso tattile soltanto raggiunge una siffatta
-indipendenza. Alle impressioni tattili corrispondono le impressioni
-retiniche, ai movimenti tattili i movimenti degli occhi. Ma, come le
-impressioni tattili possono avere un significato locale solo quando
-vengono ad aggiungersi ad esse le colorazioni locali delle sensazioni,
-i segni locali, è necessario supporre un’eguale condizione per le
-impressioni della retina.
-
- 22_a_. Non è certamente possibile dimostrare sulla retina una
- graduazione qualitativa dei segni locali con eguale distinzione
- come sulla pelle esterna. Si può però affermare in generale nelle
- impressioni colorate, che, a misura che ci allontaniamo dal centro
- della retina, a poco a poco la qualità della sensazione muta,
- essendo i colori nella vista indiretta percepiti in parte meno
- saturati e in parte anche come aventi un altro tono qualitativo
- di colore, ad es., il giallo viene percepito come aranciato. Ora
- in queste proprietà non è certamente alcuna stretta prova della
- esistenza di differenze puramente locali della sensazione, in
- nessun modo poi di differenze aventi una così fina graduazione,
- quale si è potuta supporre per le parti centrali della retina.
- Tuttavia si ha una conferma, che differenze locali della
- qualità della sensazione esistono senza dubbio, e l’ammettere
- tali differenze, anche oltre i limiti nei quali possono
- essere dimostrate, sarebbe tanto più giustificato, in quanto
- quell’improvviso cambiamento d’interpretazione delle differenze di
- sensazioni in differenze locali, come già si è potuto rimarcare
- nel tatto, qui dove si tratta di graduazioni assai più fine,
- verrebbe ancor più a pregiudicare la distinzione delle differenze
- qualitative, come tali. Una conferma di questa opinione si
- può forse riconoscere nel fatto, che anche quelle differenze
- di sensazione, che possono essere distintamente dimostrate a
- distanze abbastanza grandi dal centro della retina, possono
- essere osservate solo nel caso di una conveniente impressione di
- oggetti limitati, mentre esse scompaiono perfettamente nel caso
- di una superficie uniformemente colorata. In questo sparire delle
- differenze qualitative, che sono in sè e per sè molto importanti,
- la relazione alle differenze locali dovrà essere considerata
- almeno come un elemento di cooperazione. Se però in seguito
- a questa relazione, differenze già relativamente grandi così
- scompaiono, che occorrono speciali metodi di ricerca per metterne
- in luce l’esistenza, non si potrà più pensare affatto a una tale
- dimostrazione nel caso di differenze molto piccole.
-
-23. Se dopo ciò noi ammettiamo segni locali qualitativi, i quali, in
-conformità dei dati dell’acutezza visiva, si graduano nel centro della
-retina a gradi minimi, e verso la periferia di essa a gradi sempre
-maggiori, la formazione dell’ordine spaziale delle impressioni di luce
-può essere designata, come un disporsi di questo sistema di segni
-locali ordinato secondo due dimensioni, in un sistema di sensazioni
-tattili interne graduato intensivamente. Per due segni locali _a_ e
-_b_ la sensazione di tensione α, ottenuta attraversando l’estensione
-_a b_, sarà una misura della grandezza lineare _a b_, in quanto che
-ad una maggiore estensione _a c_ deve corrispondere una sensazione
-di tensione più intensa γ. Come nel dito tastante il punto della più
-fina differenziazione diventa punto medio dell’orientazione, così
-nell’occhio l’ufficio di tale punto medio spetta al centro della
-retina. Infatti proprio per l’occhio, ancor più distintamente che per
-l’organo tattile, una tale condizione trova la sua espressione nelle
-leggi del movimento. Ogni punto luminoso nel campo visivo costituisce
-uno stimolo per il meccanismo d’innervazione dell’occhio, così che la
-linea di visione tende a collocarsi su di esso come un raggio riflesso.
-Questa relazione di riflessione, in cui stimoli di luce eccentricamente
-posti stanno al centro della retina, costituisce verosimilmente da
-una parte una condizione essenziale per il perfezionamento della su
-ricordata sinergia dei movimenti oculari; dall’altra parte spiega
-la grande difficoltà che è nell’osservazione di oggetti veduti
-indirettamente. Questa difficoltà risulta manifestamente dal fatto,
-che la direzione dell’attenzione su un punto situato lateralmente
-ingrandisce l’energia riflettente di esso, a paragone di altri punti
-sui quali non si sia egualmente rivolta l’attenzione. Per il valore
-predominante che così ottiene il centro della retina nei movimenti
-dell’occhio, il punto di visione diventa necessariamente il punto
-medio dell’orientazione nel campo visivo, e in questo tutte le
-distanze sono soggette a una misura unica, essendo tutte determinate
-in rapporto al punto di visione. Poichè ora i segni locali sono
-sempre determinati solo da impressioni luminose esterne, e ambedue
-però insieme determinano i movimenti dell’occhio orientato al centro
-della retina; l’intero processo dell’ordine spaziale si presenta
-come un processo di fusione di _tre_ diversi elementi sensibili: 1)
-delle qualità sensibili fondate sulla natura degli stimoli esterni;
-2) dei segni locali qualitativi dipendenti dal luogo di azione dello
-stimolo; 3) delle sensazioni di tensione intensivamente graduate e
-determinate dalla relazione dei punti eccitati al centro della retina.
-Quest’ultime possono o accompagnare il movimento reale, e questa è
-la forma originaria, o apparire nell’occhio in riposo in seguito a
-semplici impulsi al movimento aventi una certa grandezza. I segni
-locali qualitativi e le sensazioni di tensione accompagnanti il
-movimento, a causa del regolare modo di ordinarsi dei primi rispetto
-alle seconde, possono insieme essere considerati anche come un
-sistema di _segni locali complessi_. La localizzazione spaziale di una
-qualsiasi impressione di luce appare quindi come il prodotto di una
-perfetta fusione della sensazione di luce determinata dallo stimolo
-esterno con due elementi propri di quel sistema complesso di segni
-locali; e l’ordine spaziale di una pluralità d’impressioni semplici
-consiste nella combinazione di un gran numero di tali fusioni, che sono
-graduate le une rispetto alle altre qualitativamente e intensivamente
-in conformità degli elementi del sistema di segni locali. In questi
-prodotti di fusione le sensazioni suscitate dagli stimoli esterni
-sono gli elementi predominanti, di fronte ai quali gli elementi del
-sistema di segni locali scompaiono persino nella loro originaria natura
-qualitativa e intensiva, imperocchè essi nell’immediata percezione
-degli oggetti si presentano del tutto nel loro significato spaziale.
-
-Con questo complicato processo di fusione che determina l’ordine degli
-elementi nel campo visivo, per ogni singola rappresentazione spaziale
-si collega ancora un secondo processo, da cui sorge il rapporto degli
-oggetti veduti al soggetto; e questo passiamo or ora a considerare.
-
- _b. L’orientazione delle rappresentazioni spaziali
- al soggetto percipiente._
-
-24. Il più semplice caso di un rapporto tra un’impressione e il
-soggetto che si dimostri in una rappresentazione visiva, manifestamente
-si presenta, quando l’impressione si limita a un unico punto. Se un
-solo punto luminoso è dato nel campo visivo, a causa del potere di
-riflessione, che lo stimolo esercita, già da noi esaminato (pag. 104),
-ambedue le linee di visione si dirigono su di esso in modo che la sua
-immagine si trovi per ogni lato nel centro della retina, mentre anche
-gli apparati di accomodazione si addattano alla distanza del punto.
-Il punto che in tal guisa si disegna in ambedue gli occhi sul centro
-della retina, è veduto _semplice_ e nel tempo stesso in una determinata
-direzione e distanza dal soggetto percipiente.
-
-Quest’ultimo è di solito rappresentato da un punto situato nella
-testa, il quale può essere determinato come il punto medio delle rette
-congiungenti i punti di rotazione dei due occhi. Si chiami _punto
-d’orientazione_ del campo visivo il punto in questione, e _linea di
-orientazione_ la retta tirata da quel punto, al punto di convergenza
-delle linee di visione o al punto fissato all’esterno. Quando si
-fissa un punto nello spazio, si ha sempre una rappresentazione
-abbastanza esatta della _direzione_ delle linee di orientazione.
-Questa rappresentazione è prodotta dalle sensazioni tattili interne
-legate alla posizione degli occhi, sensazioni che sono molto
-notevoli per l’intensità loro in posizioni degli occhi fortemente
-eccentriche. Essendo queste sensazioni distintamente percettibili già
-nel singolo occhio, la localizzazione della direzione nella visione
-monoculare è altrettanto perfetta, quanto nella binoculare, con questa
-sola differenza, che in quella la linea di orientazione coincide
-generalmente colla linea di visione[20].
-
-25. Più indeterminata che la rappresentazione della direzione, è la
-rappresentazione della _distanza_ degli oggetti dal soggetto, oppure
-della _grandezza assoluta_ della linea di orientazione: infatti noi
-generalmente propendiamo a rappresentarci questa grandezza come più
-piccola di quello che sia in realtà, come ce ne possiamo convincere,
-quando la confrontiamo con un regolo di misura, che si trovi nel campo
-visivo e sia situato perpendicolarmente ad essa. La lunghezza del
-regolo, che è percepita di eguale grandezza, è sempre notevolmente
-più piccola che la lunghezza effettiva della linea di orientazione; e
-questa differenza è tanto più rilevante, quanto più il punto di visione
-retrocede, e quindi quanto più lunga è la linea d’orientazione. I
-componenti sensibili, dai quali risulta questa rappresentazione della
-grandezza della linea di orientazione, possono essere solo quelle parti
-delle sensazioni di tensione connesse alle posizioni dei due occhi, che
-sono specialmente legate alla posizione di convergenza delle linee di
-visione, e perciò contengono anche una certa misura per la grandezza
-assoluta di questa convergenza. Infatti, quando variano le posizioni
-di convergenza, si avvertono sensazioni che hanno la loro sede pel
-passaggio a convergenza maggiore principalmente nell’angolo interno
-dell’occhio, pel passaggio a convergenza minore nell’angolo esterno.
-Una data posizione di convergenza è completamente caratterizzata di
-fronte a tutte le altre posizioni di convergenza, dalla somma delle
-sensazioni che corrispondono ad essa.
-
-26. La rappresentazione di una determinata grandezza assoluta della
-linea di orientazione può quindi svolgersi solo in base alle influenze
-dell’esperienza, nelle quali oltre gli elementi sensibili diretti
-entrano in azione anche associazioni varie. E con ciò si spiega,
-come quella rappresentazione rimanga sempre indeterminata e come ora
-possa essere favorita, ma ora anche pregiudicata dalle altre parti
-delle percezioni visive, specialmente dalla grandezza delle imagini
-retiniche di oggetti noti. All’opposto nelle sensazioni di convergenza
-noi possediamo una misura relativamente fine per le _differenze_
-di distanza, in cui si trovano gli oggetti veduti, come pure per le
-variazioni _relative_, che la grandezza della linea di orientazione
-subisce nel passare da un punto di fissazione più vicino a uno più
-lontano o da uno più lontano a uno più vicino. In tal guisa per
-posizioni dell’occhio, che si avvicinano alla posizione parallela delle
-linee visive, si possono ancora sentire le variazioni di convergenza,
-che corrispondono a uno spostamento d’angolo di 60-70 secondi.
-Coll’aumento della convergenza questa minima variazione sensibile di
-convergenza aumenta considerevolmente, ma in modo che le corrispondenti
-differenze nella grandezza della linea di orientazione diventano
-nondimeno sempre più piccole. Le sensazioni, in sè stesse puramente
-intensive, che accompagnano i movimenti di convergenza, sono quindi
-immediatamente cambiate in rappresentazioni della distanza tra il punto
-di fissazione e il punto di orientazione del soggetto percipiente.
-
-Che anche questa trasformazione di un determinato complesso di
-sensazioni in una rappresentazione spaziale della distanza, non riposi
-su un’energia innata, ma su un determinato svolgimento psichico,
-risulta del resto da un gran numero di esperienze, che appunto sono
-indizi di un tale svolgimento. Qui appunto trova posto il fatto di
-essere la percezione tanto delle distanze assolute, quanto delle
-differenze di distanza perfezionata in alto grado dall’esercizio.
-Infatti i fanciulli inclinano a collocare a vicinanza immediata oggetti
-molto lontani; essi credono afferrare la luna, e il conciatetti sulla
-torre. Così pure nei ciechi nati operati si è osservata, subito dopo
-l’operazione, un’assoluta incapacità di distinguere il vicino e il
-lontano.
-
-27. Nello sviluppo di questa distinzione di lontano e vicino si deve
-considerare che a noi, nelle condizioni naturali della visione, non
-sono mai dati solo punti isolati, ma _oggetti corporei estesi_,
-o almeno più punti situati a diverse profondità, ai quali noi
-assegniamo distanze diverse nel rapporto loro reciproco sulle linee di
-orientazione, che loro appartengono.
-
-Immaginiamoci ora dapprima il più semplice caso: che siano dati due
-punti _a_ e _b_, situati a diversa profondità, e siano congiunti
-tra loro da una linea retta. Uno spostamento della mira tra _a_ e
-_b_ porta sempre con sè anche una variazione di convergenza; un tale
-spostamento quindi in primo luogo farà percorrere la serie continua;
-dei segni locali della retina corrispondente all’estensione _a b_, e in
-secondo luogo produrrà una sensazione tattile interna α corrispondente
-alla convergenza per la distanza _a b_. Con ciò sono dati anche qui
-gli elementi di un prodotto spaziale di fusione. Questo prodotto
-di fusione è però tutt’affatto speciale: esso nelle sue due parti
-costitutive, nella serie decorrente dei segni locali e nelle sensazioni
-tattili concomitanti, si distingue assolutamente da quei prodotti di
-fusione, che nascono dal percorso di un’estensione nel campo visivo
-(pag. 105). Mentre in quest’ultimo caso le variazioni tanto dei
-segni locali, quanto delle sensazioni tattili avvengono per ambedue
-gli occhi in _egual_ senso, quando il punto visivo si sposta e si fa
-da lontano vicino o da vicino lontano, le variazioni in ambedue gli
-occhi avvengono sempre in senso opposto. Infatti, se modificandosi la
-convergenza, l’occhio destro si volge a sinistra, il sinistro si volge
-a destra, e viceversa; il medesimo deve valere per il movimento delle
-imagini della retina: se l’imagine del punto appena abbandonato dal
-punto visivo si muove nell’occhio destro verso destra, nel sinistro si
-muove verso sinistra, e viceversa. Il primo fatto avviene, quando gli
-occhi vanno da un punto più vicino a uno più lontano, il secondo quando
-passano da uno più lontano a uno più vicino. I prodotti di fusione, che
-hanno origine da questi movimenti di convergenza, hanno, rispetto alle
-loro parti qualitative e intensive, una composizione analoga a quelli,
-sui quali si fonda l’ordinamento reciproco degli elementi del campo
-visivo; lo speciale modo, in cui si combinano le parti, è però nei due
-casi tutt’affatto diverso.
-
-28. In tal guisa le fusioni dei segni locali colle sensazioni tattili
-interne costituiscono qui un _sistema di segni locali complesso_,
-analogo a quello già sopra (pag. 105) derivato, ma avente una
-composizione particolare. Infatti, questo sistema rispetto alla sua
-composizione ha un significato, per cui da un lato si differenzia
-da quel sistema di segni locali del campo visivo, dall’altro questo
-stesso integra, in quanto che al rapporto reciproco degli elementi
-oggettivi aggiunge il rapporto loro al soggetto percipiente. Questo
-rapporto alla sua volta si scinde nei due componenti rappresentativi,
-contrassegnati da speciali elementi sensibili: nella _rappresentazione
-di direzione_ e nella _rappresentazione di distanza_. Ambedue sono
-dapprima riferite al punto d’orientazione localizzato nella testa
-del soggetto percipiente, ma poi trasportate ai rapporti reciproci di
-oggetti esterni; imperocchè dati due punti qualsivogliano, che stiano
-a distanze diverse sulla linea generale d’orientazione, a ciascuno di
-essi sono ancora attribuite rispetto all’altro una direzione e una
-distanza. Il complesso delle rappresentazioni spaziali di distanza,
-riferite nelle loro varie posizioni alla linea d’orientazione, è detto
-_rappresentazioni dì profondità_, oppure _rappresentazioni corporee_,
-se esse sono rappresentazioni di singoli oggetti determinati.
-
-29. La rappresentazione di profondità, che ha avuto origine nella
-suesposta maniera, varia per condizioni oggettive e soggettive. La
-determinazione della distanza assoluta di un singolo punto isolato
-nel campo visivo è sempre assai incerta. Così pure la determinazione
-della distanza relativa di due punti _a_ e _b_ situati a diversa
-profondità è per solito abbastanza sicura, solo quando essi, come
-sopra fu presupposto, sono congiunti da una linea, sulla quale i punti
-visivi dei due occhi possono muoversi nel fissare alternativamente _a_
-e _b_. Se noi indichiamo tali linee, che congiungono tra loro diversi
-punti nello spazio come _linee di fissazione_, si può esprimere questa
-condizione mediante la seguente proposizione: Punti dello spazio sono
-generalmente percepiti nelle loro giuste relazioni reciproche, solo
-quando sono congiunti da linee di fissazione, sulle quali possano
-muoversi i punti visivi dei due occhi. Questa proposizione è chiarita
-dal fatto, che la condizione di una regolare combinazione dei segni
-locali della retina colle sensazioni di tensione accompagnanti la
-convergenza, come sopra (pag. 108) abbiamo appreso per l’origine della
-rappresentazione di profondità, è manifestamente adempiuta, solo
-allorquando sono date impressioni determinate, che suscitano segni
-locali ad esse corrispondenti.
-
-30. Se invece la suddetta condizione non è soddisfatta, ma sorge
-solo un’imperfetta e indeterminata rappresentazione delle diverse
-distanze relative dei due punti dal soggetto, oppure — il che può
-sicuramente avvenire, solo quando si fissi intensamente un punto — se
-i due punti appaiono a eguale profondità, allora entra in campo sempre
-anche un’altra modificazione della rappresentazione: cioè soltanto il
-punto fissato è veduto semplice, l’altro punto è veduto _doppio_. Non
-altrimenti succede, quando si guardino oggetti estesi, i quali non
-siano congiunti per mezzo delle linee di fissazione col punto fissato
-binocularmente. Le immagini doppie così prodotte si trovano dalla
-_stessa parte_ del luogo della loro origine, cioè la destra appartiene
-all’occhio destro, la sinistra al sinistro, quando il punto fissato è
-situato più vicino che l’oggetto guardato; sono invece _incrociate_,
-quando quello è situato di gran lunga più lontano.
-
-La localizzazione binoculare di distanza o le immagini doppie sono
-quindi fenomeni, che stanno fra loro in immediata correlazione: quando
-quella è incompleta o indeterminata, sorgono queste; all’opposto quando
-queste mancano, quella è determinata ed esatta. Ambedue i fenomeni
-nel tempo stesso sono così strettamente collegati all’esistenza
-delle linee di fissazione, che queste linee concorrono a produrre
-la rappresentazione di profondità e con ciò insieme eliminano la
-possibilità delle immagini doppie. Quest’ultima regola non è però
-affatto priva d’eccezioni, perchè, quando si guardi binocularmente
-con rigidità un punto, le immagini doppie possono facilmente sorgere,
-malgrado la presenza delle linee di fissazione. Anche questo fatto
-trova la sua spiegazione nelle condizioni già in generale presupposte
-(pag. 108) per le rappresentazioni di profondità. Come nella mancanza
-delle linee di fissazione mancano le richieste disposizioni di segni
-locali, così nello sguardo fisso vengono meno le sensazioni tattili
-interne collegate al movimento di convergenza.
-
- _c. Le relazioni fra l’orientazione reciproca degli elementi
- e la loro orientazione al soggetto_.
-
-31. Tosto che il campo visivo viene pensato solo come una orientazione
-_reciproca_ delle impressioni luminose, noi ce lo rappresentiamo
-come una superficie e diciamo i singoli oggetti, situati su questa
-superficie, _rappresentazioni di superficie_, in contrapposto alle
-rappresentazioni di profondità. Anche in una rappresentazione di
-superficie l’orientazione al soggetto percipiente non può mai mancare
-per doppia ragione: in primo luogo, perchè ogni punto del campo visivo
-viene veduto in una determinata _direzione_ sulla linea soggettiva
-d’orientazione già sopra ricordata (pag. 106): in secondo luogo, perchè
-l’intero campo visivo è posto dal soggetto a una certa _distanza_,
-benchè ancora molto indeterminata.
-
-La prima di queste orientazioni ha per effetto, che all’immagine
-retinica rovesciata corrisponda una rappresentazione dell’oggetto
-_diritta_. Questo rapporto della localizzazione di direzione oggettiva
-all’imagine retinica è una conseguenza necessaria dei movimenti
-dell’occhio, così come il rovesciamento dell’immagine retinica è
-conseguenza delle proprietà ottiche dell’occhio. La nostra linea
-d’orientazione nello spazio è per l’appunto la linea visiva _esterna_
-o, per la vista binoculare, la linea d’orientazione media risultante
-dal concorso dei movimenti visivi. A una direzione della linea
-d’orientazione, che nello spazio esterno va verso l’alto, corrisponde
-nello spazio dell’imagine della retina situato dietro il punto di
-rotazione, una direzione in basso e viceversa. L’imagine retinica deve
-per l’appunto essere capovolta, perchè noi possiamo vedere gli oggetti
-diritti.
-
-32. La seconda orientazione che non manca mai, quella della distanza
-del campo visivo, porta con sè questa conseguenza per la reciproca
-orientazione delle parti del campo stesso, che tutti i punti del campo
-visivo sembrano disposti su una _superficie concava_, il cui punto
-medio sta nel punto d’orientazione, o per la vista binoculare nel punto
-di rotazione dell’occhio. Ora poichè piccole parti di una superficie
-sferica abbastanza grande appaiono piane, le rappresentazioni di
-superfici riferite a singoli oggetti sono per regola rappresentazioni
-di _superficie piane_; così, ad es., figure disegnate su un piano, come
-quelle della geometria piana. Ma tosto che singole parti si distaccano
-da questo campo visivo generale, in modo che esse siano localizzate
-avanti o dietro di esso, quindi in piani diversi del campo visivo, la
-rappresentazione di superficie passa in rappresentazione di profondità.
-
- 32_a_. Se noi designiamo quelle fusioni di segni locali
- qualitativi con sensazioni tattili interne, che hanno luogo nella
- convergenza da un punto più lontano a uno più vicino, o da uno più
- vicino a uno più lontano, come _i segni locali complessi della
- profondità_, questi per ogni sistema di punti situati avanti o
- dietro il punto fissato costituiscono, o per un corpo esteso, che
- non è altro che un sistema di tali punti, un sistema regolarmente
- ordinato, nel quale una forma stereometrica, che si trovi a
- una certa distanza, è sempre univocamente rappresentata da un
- determinato prodotto di fusione. Quando, dati due punti a diversa
- profondità, se ne fissa uno, l’altro è caratterizzato da opposta
- posizione d’imagine nei due occhi e corrispondentemente da segni
- locali complessi di opposta direzione; così lo stesso fenomeno
- ha luogo per sistemi connessi di punti o per corpi estesi. Se noi
- osserviamo un oggetto corporeo, esso disegna nei due occhi imagini
- che sono tra loro diverse, a causa della diversa orientazione
- che il corpo ha rispetto ad ogni occhio. Se si dice _parallasse
- binoculare_ la differenza di posizione di un punto dell’imagine in
- un occhio dalla posizione dello stesso punto nell’altro occhio,
- essa è eguale a zero soltanto per il punto fissato, e per quei
- punti che al pari di quello stanno ad eguale distanza sulla
- linea di orientazione; ma per tutti gli altri punti essa ha un
- determinato valore o positivo o negativo, a seconda che essi sono
- più vicini o più lontani del punto di fissazione. Se noi fissiamo
- binocularmente oggetti corporei, soltanto il punto fissato,
- insieme ai punti che sono con lui situati ad eguale distanza e
- a lui vicini nel campo visivo, proietta sui due occhi imagini
- aventi identica posizione. Tutte le altre parti dell’oggetto, non
- situate ad eguale distanza, dànno sui due occhi imagini aventi
- posizione e grandezza diverse. Sono appunto queste differenze
- delle imagini che producono, quando sono date le corrispondenti
- linee di fissazione, la rappresentazione della natura corporea
- dell’oggetto. Imperocchè, corrispondendo nella suesposta maniera
- l’angolo dello spostamento di parallasse all’imagine binoculare
- di un qualsiasi punto di un oggetto, situato o avanti o dietro il
- punto fissato e con questo collegato da una linea di fissazione,
- quell’angolo è nella sua direzione e grandezza a causa dei segni
- locali complessi, ad esso legati, una misura per la distanza
- relativa in profondità di quel punto. E poichè l’angolo di
- spostamento di parallasse per una data distanza oggettiva in
- profondità decresce proporzionatamente alla distanza dell’oggetto
- corporeo, con questa distanza diminuisce anche l’impressione della
- natura corporea dell’oggetto; e quando la distanza è divenuta
- così grande che tutti gli angoli di spostamento di parallasse
- scompaiono, il corpo non è più veduto che come superficie, a meno
- che le associazioni, di cui tratteremo più tardi (nel § 16 9),
- producano tuttavia una rappresentazione di profondità.
-
-33. L’influenza della visione binoculare sulle rappresentazioni di
-profondità può essere studiata sperimentalmente col sussidio dello
-_stereoscopio_. Questo strumento mediante due prismi che, l’un verso
-l’altro rivolti dalla parte degli angoli taglienti, sono portati
-davanti agli occhi, rende possibile un’unificazione binoculare di
-due disegni piani, i quali corrispondono alle due imagini retiniche,
-prodotte da un oggetto corporeo. È così possibile studiare, in modo di
-gran lunga più completo che mediante l’osservazione di reali oggetti
-corporei, l’influenza delle diverse condizioni sulla rappresentazione
-di profondità, potendo esse venir variate arbitrariamente.
-
-Si osserva, ad es., che imagini stereoscopiche complesse per
-lo più richiedono molti movimenti, prima che sorga una distinta
-rappresentazione plastica. L’effetto dello spostamento di parallasse
-appare inoltre, quando si osservino imagini stereoscopiche, le parti
-delle quali si possano muovere le une contro le altre. Tali movimenti
-sono accompagnati da variazioni nel rilievo, che corrispondono
-esattamente alle variazioni della parallasse binoculare. Poichè questa
-dipende dalla distanza dei due occhi, si può finalmente ottenere la
-rappresentazione corporea anche per quegli oggetti, che in realtà, a
-causa della loro grande distanza, non producono alcun effetto plastico:
-precisamente quando si combinano stereoscopicamente imagini di questi
-oggetti, che sono prese da due posizioni, la distanza delle quali è
-notevolmente maggiore che quella dei due occhi. Ciò avviene, ad es.,
-nelle fotografie stereoscopiche di paesaggi, le quali non presentano i
-paesi nella loro realtà, ma modelli plastici di essi, che noi guardiamo
-da vicino.
-
-34. Nella visione _monoculare_ vengono meno tutte le condizioni, che
-dipendono dai movimenti di convergenza e dalla diversità binoculare
-delle imagini retiniche e che possono collo stereoscopio essere ad arte
-imitate. Tuttavia anche la visione monoculare non va priva di tutte
-le influenze, che producono una localizzazione in profondità, sia pure
-incompleta.
-
-Poco notevole, e forse non affatto rilevante in confronto alle altre
-condizioni, è qui l’influenza diretta dei _movimenti d’accomodazione_.
-È vero che anch’essi, al pari dei movimenti di convergenza, sono
-accompagnati da sensazioni, che sono avvertite distintamente negli
-sforzi d’accomodazione da lontano a vicino; ma queste sensazioni sono
-molto incerte per spostamenti in profondità alquanto piccoli. Se si
-fissa monocularmente un punto, un movimento di esso nella direzione
-della linea visiva è per lo più distintamente percepito, solo allora
-quando sia avvenuta una variazione anche nella grandezza dell’imagine
-retinica.
-
-35. D’importanza predominante nella formazione delle rappresentazioni
-corporee monoculari sono invece le influenze esercitate dagli elementi
-della così detta _prospettiva_, come grandezze relative dell’angolo
-visivo, andamento delle linee di contorno, direzione delle ombre,
-cambiamento dei colori per assorbimento atmosferico, ecc. Poichè tutte
-queste influenze, che si mostrano in modo tutt’affatto eguali nella
-vista monoculare e nella binoculare, si fondano su _associazioni di
-rappresentazioni_, ritorneremo su di esse in un capitolo seguente (§
-16).
-
- 35_a_. Le stesse concezioni teoretiche, che già si sono
- incontrate nella teoria delle rappresentazioni tattili (pag.
- 92), si trovano generalmente anche qui contrapposte per la
- spiegazione delle rappresentazioni visive. La teoria empiristica,
- nel circoscriversi al dominio ottico, ha urtato spesso
- nell’inconseguenza di aver assegnato al senso tattile il vero
- problema della percezione dello spazio e di essersi poi limitata a
- cercare come, in base alle rappresentazioni tattili dello spazio
- già esistenti, si compia una localizzazione delle impressioni
- visive coll’aiuto dell’esperienza. Una tale interpretazione non
- solo sta in un’intima contraddizione con sè stessa, ma contraddice
- anche all’esperienza, la quale mostra che nell’uomo dotato della
- vista le percezioni spaziali del senso della vista determinano
- quelle del senso tattile e non viceversa (pag. 84). Il fatto che
- si è osservato nella evoluzione delle specie, d’essere il tatto il
- senso prima conformatosi, non può qui trasportarsi allo sviluppo
- dell’individuo. In appoggio della teoria nativistica si sono messe
- innanzi come prove capitalissime, in primo luogo, le metamorfopsie
- dovute a dislocazioni degli elementi della retina (pag. 96), e in
- secondo luogo la posizione della linea di orientazione (pag. 106),
- che è indizio di una funzione originariamente comune ad ambedue
- gli occhi. Già è stato notato (pag. 96) che le metamorfopsie
- al pari degli altri fenomeni affini valgono a dimostrare il
- contrario, tosto che le alterazioni, onde hanno origine, diventano
- permanenti. Che inoltre la linea di orientazione non è originaria,
- ma sorta sotto l’influenza delle condizioni della visione, risulta
- dal fatto che essa in seguito a una visione monoculare di lunga
- durata (pag. 106), coincide colla linea visiva dell’occhio che
- guarda. Egualmente a favore della teoria genetica e contro la
- nativistica sta il fatto, che nel fanciullo la sinergia dei
- movimenti degli occhi si svolge sotto l’influenza degli stimoli di
- luce, e che con ciò si vedono a mano a mano formarsi le percezioni
- di spazio. Per questo, come per altri rapporti, l’evoluzione della
- maggior parte degli animali avviene in modo diverso, perchè le
- combinazioni riflesse delle impressioni della retina coi movimenti
- del capo e degli occhi funzionano in essi già complete subito dopo
- la nascita (v. sotto § 19, 2).
-
- La teoria _genetica_ ha ottenuto il predominio sulle teorie
- nativistiche ed empiristiche, prevalenti in più antico tempo, in
- seguito allo studio acuto, cui sottopose i fenomeni della _visione
- binoculare_. Dal punto di vista del nativismo presenta difficoltà
- la questione: perchè noi generalmente vediamo gli oggetti come
- semplici, mentre le loro imagini si disegnano su ciascuno dei
- due occhi. Si cercò di girare la difficoltà, e si ammise che
- due punti qualsivogliano della retina, identicamente situati,
- fossero connessi con una medesima fibra ottica, biforcantesi
- al ponto d’incrocio dei nervi visivi, e rappresentassero quindi
- nel sensorio un unico punto dello spazio. Questa dottrina dell’
- “identità delle due retine„ non fu più sostenibile, quando altri
- cominciò a rendersi conto delle reali condizioni della visione
- binoculare corporea. La scoperta dello _stereoscopio_ è in tal
- guisa riuscita di massima importanza per la teoria genetica.
-
-
-
-
-§ 11. — Le rappresentazioni di tempo.
-
-
-1. Tutte le nostre rappresentazioni sono insieme e di spazio e di
-tempo. Ma come le condizioni dell’ordine spaziale delle impressioni
-sono originariamente proprie solo a certi domini di senso, al tatto e
-alla vista, dai quali poi la relazione spaziale viene trasferita alle
-sensazioni di ogni altro senso; così solo _due_ classi di sensazioni,
-cioè le sensazioni tattili interne, che sorgono nei movimenti tattili,
-e le sensazioni acustiche sono quelle che prevalentemente determinano
-il costituirsi delle rappresentazioni di tempo. Ma è d’uopo riconoscere
-che una differenza caratteristica tra le rappresentazioni di spazio e
-quelle di tempo già qui si fa manifesta per ciò, che per le prime solo
-i due sensi nominati possono produrre un ordine spaziale indipendente,
-mentre per le seconde nei due domini di senso preferiti le condizioni
-per il sorgere degli ordini temporali sono soltanto più favorevoli,
-senza che però tali condizioni manchino nelle altre sensazioni. Ciò
-dimostra che i fondamenti psicologici delle rappresentazioni di tempo
-sono di natura _più generale_ e che non sono determinate solo dalle
-speciali condizioni d’organizzazione dei singoli apparati di senso.
-Ed è per ciò che noi, quando in una connessione di processi psichici
-facciamo intera astrazione dalle rappresentazioni che ne fanno parte,
-e abbiamo riguardo solo ai fenomeni soggettivi, che le accompagnano,
-sentimenti, emozioni, ecc., pur attribuiamo a questi stati affettivi,
-isolati mediante l’astrazione, proprio le stesse proprietà, temporali
-che alle rappresentazioni. Tuttavia da questa maggiore generalità delle
-condizioni non si può conchiudere che più generalmente si presentino le
-intuizioni di tempo. Come noi trasportiamo le proprietà spaziali dai
-sensi, che direttamente dànno l’intuizione di spazio alle sensazioni
-degli altri domini di senso, così noi le trasportiamo mediante le
-sensazioni e le rappresentazioni ai sentimenti ed alle emozioni,
-che sono a quelle inscindibilmente legate. Non è nemmeno possibile
-dubitare, se ai moti d’animo in sè e per sè, senza le rappresentazioni
-ad essi legate, possa mai spettare un ordine temporale: imperocchè alle
-condizioni di quest’ordine appartengono anche qui certe proprietà del
-sostrato sensibile delle rappresentazioni. La verità è che tutte le
-nostre rappresentazioni anzi, poichè rappresentazioni entrano in ogni
-contenuto psichico, tutti i contenuti psichici sono insieme spaziali e
-temporali, ma che l’ordine spaziale proviene da determinati sostrati
-sensibili, nel non cieco dal senso visivo, nel cieco dal tatto;
-mentre le rappresentazioni di tempo possono essere riferite a tutti i
-possibili sostrati di sensazione.
-
-2. Le formazioni di tempo al pari di quelle di spazio rispetto alle
-rappresentazioni intensive sono caratterizzate per ciò, che gli
-elementi, nei quali esse possono essere scomposte, presentano un
-ordine determinato stabile, così che, mutato quest’ordine, anche la
-formazione data, malgrado le invariate qualità dei suoi componenti,
-diventa un’altra. Mentre però nelle formazioni di spazio quest’ordine
-stabilito si riferiva solo al rapporto reciproco degli elementi di
-spazio e non al rapporto in cui questi stanno al soggetto percipiente,
-nelle formazioni di tempo ogni elemento col rapporto agli altri
-elementi della medesima formazione varia anche il rapporto al soggetto
-percipiente. Pertanto nelle rappresentazioni di tempo non si incontra
-una variazione analoga ai cambiamenti di posizioni propri delle
-formazioni di spazio.
-
- 2_a_. Questa proprietà del rapporto assoluto, per nulla
- mutabile, che ogni formazione di tempo ed ogni elemento temporale,
- per quanto piccolo possa essere isolatamente pensato, hanno
- al soggetto percipiente, è ciò che noi designiamo come lo
- _scorrere del tempo_. Imperocchè a causa di questa proprietà ogni
- momento del tempo occupato da un qualsiasi contenuto sensibile
- ha un rapporto al soggetto, che non può essere sostituito da
- alcun altro momento; mentre nello spazio la possibilità, che
- qualunque elemento spaziale sia sostituito da qualsiasi altro
- nel suo rapporto al soggetto, sveglia la rappresentazione
- della _costanza_, o, come la diciamo, mediante un riferimento
- dalla rappresentazione di tempo a quella di spazio, della
- durata assoluta. Nell’intuizione del tempo è impossibile la
- rappresentazione della durata _assoluta_, cioè di un tempo nel
- quale nulla muti. Il rapporto al percipiente deve sempre cambiare.
- Diciamo che dura solo quell’impressione, le cui singole parti
- di tempo si rassomigliano perfettamente nel loro _contenuto
- sensibile_, così che esse si distinguono _solo pel loro rapporto
- al soggetto percipiente_. Perciò la durata applicata al tempo
- è un concetto puramente relativo; una rappresentazione di tempo
- può durare più che un’altra, ma nessuna rappresentazione di tempo
- può avere una durata assoluta, perchè nessuna rappresentazione
- di tempo potrebbe svolgersi senza quel doppio ordine di diversi
- contenuti sensibili, cioè l’ordine reciproco e l’ordine al
- soggetto percipiente. Non è possibile pertanto mantenere una
- sensazione per una durata insolitamente lunga ed eguale: noi
- sempre la interrompiamo con altri contenuti sensibili.
-
- Tuttavia anche nel tempo possono essere separate le due
- condizioni, che in realtà sono sempre connesse, il rapporto degli
- elementi fra loro e quello al soggetto percipiente, essendo
- ciascuna di esse congiunta con determinate proprietà delle
- rappresentazioni di tempo. Infatti questa distinzione delle
- condizioni, già prima di un’esatta analisi psicologica delle
- rappresentazioni di tempo, ha trovato la sua espressione in
- designazioni del linguaggio fissate per certe forme del corso del
- tempo. Se cioè si considera soltanto il rapporto degli elementi di
- tempo tra loro senza alcun riguardo pel rapporto loro al soggetto,
- si giunge a una distinzione di _modi del decorso del tempo_,
- così, ad es., di breve durata, di lunga durata, che si ripete con
- regolarità, che varia irregolarmente, ecc. Se invece si considera
- solo il rapporto al soggetto, astraendo dalle forme oggettive
- di decorso, si hanno come forme principali di questo rapporto _i
- gradi del tempo_, il passato, il presente e il futuro.
-
-
-_A_) LE RAPPRESENTAZIONI TATTILI DI TEMPO.
-
-3. Lo sviluppo originario delle rappresentazioni di tempo appartiene
-al _senso tattile_, le cui sensazioni costituiscono pertanto il
-sostrato generale per il sorgere degli ordini così spaziali, come
-temporali, nei quali si dispongono gli elementi rappresentativi (pag.
-84, 3). Ma mentre le funzioni del senso tattile che dànno origine
-alle rappresentazioni dello spazio provengono dalle sensazioni tattili
-esterne, le sensazioni tattili _interne_, che accompagnano i movimenti
-di tatto, sono i contenuti primari delle primissime rappresentazioni di
-tempo.
-
-Un importante fondamento psicologico per l’origine di queste
-rappresentazioni sta nelle proprietà _meccaniche_ degli organi tattili
-di movimento. Essendo questi, le braccia e le gambe, mossi per opera
-dei muscoli nelle articolazioni della spalla e della coscia, ed essendo
-inoltre assoggettati all’azione della gravità, due forme di movimenti
-delle membra tastanti sono generalmente possibili: in primo luogo
-quelli, che sempre sono regolati dalle azioni muscolari guidate dalla
-volontà e che perciò possono avere un decorso variante a piacimento,
-e in ogni istante adattantesi ai bisogni del momento — noi li diremo
-i movimenti tattili _aritmici_; in secondo luogo, quelli nei quali
-le forze muscolari volontarie entrano in azione solo per quel tanto
-che è necessario a porre le membra moventisi nelle articolazioni in
-ondulazioni pendolari e a mantenervele — i movimenti tattili _ritmici_.
-I movimenti aritmici, come quelli che avvengono nell’uso vario a
-piacimento delle membra di tatto, possono qui essere trascurati. Essi
-acquistano le loro proprietà temporali assai verosimilmente, solo in
-base alla seconda forma di movimento; inoltre tali movimenti irregolari
-si prestano sempre solo a raffronti temporali molto indeterminati.
-
-4. Ma è tutt’altra cosa pei movimenti ritmici. La loro importanza per
-lo sviluppo psicologico delle rappresentazioni temporali sta in prima
-linea nello stesso principio, al quale esse riconoscono per una gran
-parte la loro importanza funzionale dal lato fisiologico, cioè nel
-principio dell’_isocronismo delle oscillazioni pendolari di eguale
-ampiezza_. In quanto le nostre gambe nei movimenti del camminare
-compiono oscillazioni regolari attorno ai loro assi di movimento posti
-nelle articolazioni della coscia, da una parte è reso più facile il
-lavoro muscolare, dall’altra la continua esecuzione volontaria dei
-movimenti è limitata a un minimo. Nel naturale camminare è utile anche
-il penzolare delle braccia, il quale non è interrotto, come nelle gambe
-per ogni passo dal posarsi del piede, ma col suo decorso continuo offre
-un sussidio per regolare uniformemente i movimenti del camminare.
-
-Ora ogni singolo periodo di oscillazione di un tale movimento, per ciò
-che riguarda il suo contenuto sensibile, consiste in una serie costante
-di sensazioni, che si ripete nel periodo seguente proprio collo stesso
-ordine. Principio e fine di ogni periodo sono caratterizzati da un
-complesso di sensazioni tattili _esterne_, le quali al principio del
-periodo accompagnano il sollevamento della suola dal terreno e alla
-fine di esso sono prodotte dalle impressioni accompagnanti il posarsi
-della suola. Tra mezzo sta una serie continua di deboli sensazioni
-tattili interne nelle articolazioni e nei muscoli; e di queste i
-punti d’inizio e di fine, coincidendo con quelle sensazioni tattili
-esterne, consistono in sensazioni più intensive, le quali accompagnano
-dapprima l’impulso al movimento nelle articolazioni e nei muscoli, e
-poi il subitaneo arrestarsi, sensazioni le quali pure contribuiscono a
-definire i periodi.
-
-A questa serie regolare di sensazioni è inoltre collegata una serie
-di _sentimenti_ pur regolare, perfettamente parallela alla prima.
-Se noi da un qualsiasi corso di movimenti tattili ritmici prendiamo
-un’estensione posta fra due punti limiti, al principio e alla fine
-di tale estensione sta un sentimento di _attesa soddisfatta_. Tra i
-due limiti si stende un sentimento di _aspettativa tesa_, il quale a
-poco a poco cresce allontanandosi dal primo punto, e raggiungendo il
-secondo punto, d’un tratto dal suo massimo discende a zero, per poi
-far posto al sentimento rapidamente ascendente e di nuovo declinante
-della soddisfazione, dopo di che lo stesso decorso ancora comincia. In
-tal guisa l’intero processo di un movimento tattile ritmico consiste,
-considerato dal lato sentimentale, in un regolare alternarsi di due
-sentimenti qualitativamente opposti, i quali per il loro carattere
-generale si muovono principalmente nella direzione dei sentimenti di
-tensione e di sollievo (pag. 66), e dei quali l’uno è un sentimento
-momentaneo, che cioè molto rapidamente cresce al massimo suo grado e
-poi decresce, l’altro un sentimento di durata, in quanto che lentamente
-raggiunge il massimo per poi subitamente declinare. Perciò i più
-intensivi processi sentimentali si addensano sui punti limitanti i
-periodi e qui inoltre sono rinforzati ancora dal contrasto fra il
-sentimento di soddisfazione e l’antecedente sentimento d’attesa. Ora
-come questo limite critico di ogni singolo periodo, ha la sua base
-sensibile nelle su ricordate impressioni tattili interne ed esterne,
-fortemente marcanti il passaggio, così il graduale corso intermedio del
-sentimento d’attesa corrisponde d’altra parte in tutto al continuato
-decorso delle deboli sensazioni tattili interne, accompagnanti il
-movimento oscillante delle membra di tatto.
-
-5. Le più semplici rappresentazioni tattili di tempo consistono
-in sensazioni ritmicamente ordinate, le quali si seguono nel modo
-indicato affatto uniformi nel ripetersi di movimenti oscillanti di
-eguale natura. Però già nella nostra andatura solita si introduce
-una leggera tendenza a una complicazione alquanto maggiore, perchè
-dei _due_ periodi che si susseguono, il principio del primo, tanto
-nella sensazione quanto nel concomitante sentimento, è marcato più
-fortemente che il principio del secondo. In questo caso il ritmo dei
-movimenti comincia a farsi _cadenzato_. In realtà una tale successione
-regolare di rappresentazioni marcate e non marcate corrisponde alla
-più semplice battuta, a quella di 2/8. Questa si presenta facilmente
-già nell’andatura solita in causa della preferenza fisiologica per le
-membra del lato destro, ma sovrattutto molto regolarmente nel passo
-in comune, cioè nella _marcia_. Nell’ultimo caso a un solo complesso
-ritmico possono essere collegati più di due periodi di movimenti.
-Questo avviene pure nei movimenti ritmici più complessi della danza.
-Però su tali più composte formazioni di ritmi del senso tattile
-esercitano già una decisiva influenza le rappresentazioni uditorie di
-tempo.
-
-
-_B_) LE RAPPRESENTAZIONI UDITORIE DI TEMPO.
-
-6. Il senso dell’udito è più di ogni altro adatto ad un’esatta
-percezione dei rapporti temporali di processi esterni, perocchè in
-esso la sensazione dura solo per un tempo brevissimo dopo lo stimolo
-esterno, così da essere ogni serie temporale di impressioni sonore
-riprodotta con quasi perfetta fedeltà da una corrispondente serie di
-sensazioni. Con questa condizione per l’appunto stanno in istretto
-legame anche le proprietà delle rappresentazioni temporali dell’udito.
-Innanzi tutto si distinguono dalle rappresentazioni temporali del tatto
-per ciò, che in esse sovente soltanto i limiti delle singole estensioni
-di tempo componenti un tutto rappresentativo, sono direttamente
-messe in risalto dalle sensazioni, così che in questo caso i rapporti
-reciproci di tali estensioni sono essenzialmente apprezzati in base
-alle estensioni, situate tra le impressioni limitanti, — estensioni,
-che o ci appaiono vuote o sono colmate da un contenuto diverso.
-
-Questo è specialmente notevole nelle rappresentazioni _ritmiche_
-dell’udito. Esse generalmente sono possibili sotto _due_ forme: come
-serie o _continue_, o poco interrotte di sensazioni di relativa durata,
-e come serie di battute _discontinue_, nelle quali soltanto i punti di
-divisione dei periodi ritmici sono marcati dalle esterne impressioni
-acustiche. In tali serie di battute, costituite da impressioni sonore
-affatto omogenee, le proprietà temporali delle rappresentazioni
-generalmente balzano più distinte che nelle impressioni continue,
-perchè in quelle è completamente esclusa l’influenza della qualità dei
-toni. Noi ci possiamo pertanto limitare all’esame di quelle, tanto più
-che i punti di veduta qui fissati sono valevoli anche per le serie
-di battute continue, nelle quali, come facilmente si comprende, la
-partizione ritmica è in realtà stabilita egualmente mediante limiti o
-dati dall’impressione esterna, o arbitrariamente a questa applicati per
-singoli punti di battuta.
-
-7. Una serie di regolari battute in tal guisa costituita come la più
-semplice forma di rappresentazioni uditone di tempo, si differenzia
-dalla più semplice forma di rappresentazioni tattili di tempo già
-considerata (pag. 119), ed essenzialmente per ciò, che alle estensioni
-di tempo manca ogni _oggettivo_ contenuto sensibile, essendo le stesse
-impressioni acustiche che determinano la delimitazione delle stesse
-estensioni. Nondimeno le estensioni di una tale serie di battute
-non sono vuote ma riempite da un soggettivo contenuto sentimentale
-e sensibile, che in tutto corrisponde a quello già osservato nelle
-rappresentazioni tattili. Ma il _contenuto sentimentale_ delle
-estensioni si presenta distinto prima di ogni altro. Esso nei suoi
-periodi successivi di attesa gradatamente crescente e poi d’un tratto
-soddisfatta, corrisponde in tutto al decorso di un movimento tattile
-ritmico. Ma non manca neppure il fondamento sensibile a questo decorso
-sentimentale; solo che esso è variabile: ora consiste in una sensazione
-di tensione nella membrana del timpano avente un’intensità diversa,
-talora anche in concomitanti sensazioni di tensione in altre parti
-del corpo, talora infine in altre sensazioni tattili interne, e queste
-ultime si hanno, se si accompagna il ritmo udito con un involontario
-segnar di battute. Ed è in causa della natura invariabile e
-dell’intensità per lo più abbastanza piccola di tutte queste sensazioni
-tattili interne, che per l’appunto nelle rappresentazioni uditorie è
-possibile cogliere molto più distintamente i processi sentimentali.
-
-Per tutto quanto si è detto, in questo caso è facilissimo
-dimostrare l’influenza degli elementi soggettivi sulla natura delle
-rappresentazioni di tempo. Essa si manifesta dapprima nell’azione,
-che la diversa velocità delle cadenze udite esercita sulla formazione
-delle rappresentazioni di tempo. Si osserva che esiste una determinata
-velocità media di circa 0,2 sec., la quale è favorevolissima per
-la combinazione di una pluralità di impressioni sonore, che si
-susseguano; ed è facile notare che essa è appunto quella, nella
-quale le summenzionate sensazioni soggettive e i sentimenti si
-manifestano in modo distintissimo nel loro alternarsi. Se si rallenta
-la velocità e la si porta notevolmente al di sotto di quel valore, la
-tensione dell’attesa diventa troppo grande e passa in un sentimento
-di dispiacere sempre più penoso; se si accelera invece la velocità,
-l’aumento dei sentimenti d’attesa è così presto interrotto che essi
-diventano quasi inavvertibili. Ci avviciniamo così d’ambedue i lati a
-un limite, in cui non è più possibile raccogliere le impressioni in una
-rappresentazione ritmica di tempo. Questo limite è raggiunto all’in sù
-per una serie di battute di 1 sec. circa; all’in giù per una di circa
-O,1 sec.
-
-8. Come questi valori danno un indizio sull’influenza, che esercita
-il decorso delle sensazioni e dei sentimenti necessari alla percezione
-dell’estensione di tempo, così la stessa influenza si rivela egualmente
-nella variazione, cui è soggetta la nostra rappresentazione di una
-estensione di tempo, quando in una grandezza oggettiva invariata
-vengono variate le condizioni della sua percezione. Si osserva che un
-tempo diviso è stimato maggiore che un tempo non diviso, analogamente
-all’illusione notata nella divisione delle estensioni di spazio (pag.
-100). La differenza è però per il tempo di gran lunga maggiore, il che
-manifestamente dipende da questo, che qui il più frequente alternarsi
-di sensazioni e sentimenti in un periodo dì tempo esercita un’influenza
-più rilevante, che nella analoga illusione spaziale l’interruzione
-del movimento prodotto dai punti di divisione. Se inoltre in una serie
-ritmica regolare, singole impressioni sono designate da una maggiore
-intensità o da una differenza qualitativa qualsiasi, si ha sempre
-lo stesso risultato: le estensioni di tempo precedenti e seguenti
-l’impressione designata sono apprezzate in eccedenza al confronto delle
-altre estensioni di tempo della stessa serie. Se invece si produce una
-certa serie, ritmica, in cui le battute deboli si alternino con battute
-forti, la successione delle prime sembra più lenta che quella delle
-seconde.
-
-Anche la spiegazione di questi fenomeni si trova nell’influenza
-dell’alternarsi delle sensazioni e dei sentimenti. Un’impressione
-distinta tra le altre esige una variazione nel decorso delle sensazioni
-e specialmente dei sentimenti, che ne precedono la percezione, perchè
-deve entrare in campo una tensione d’attesa più intensiva e a questa
-corrispondentemente anche un abbastanza forte sentimento del sollievo
-di questa attesa, o della soddisfazione. Quello prolunga il tratto
-di tempo precedente l’impressione, questo quello seguente. Altrimenti
-accade, quando un’intera serie di battute consta una prima volta solo
-di impressioni sonore deboli, una seconda invece solo di forti. Per
-percepire un’impressione debole noi dobbiamo dirizzare su di essa
-più energicamente la nostra attenzione: conseguentemente nella serie
-debole le sensazioni di tensione e i sentimenti concomitanti sono,
-come facilmente si può osservare, di un’intensità maggiore che nella
-serie forte. Anche qui nella diversità delle rappresentazioni di
-tempo immediatamente si riflette la diversa intensità degli elementi
-soggettivi, che ne formano la base. Però quest’effetto cessa e agisce
-anzi in senso opposto, quando non si tratta di confrontare battute
-deboli e forti, ma forti e fortissime.
-
-9. Come già nelle rappresentazioni ritmiche del tatto propendiamo a
-combinare almeno due periodi fra loro eguali in una regolare serie di
-battute, così lo stesso facciamo, e solo in una maniera più decisa,
-nelle rappresentazioni dell’udito. Ma mentre pei movimenti tattili,
-nei quali le sensazioni limitanti i singoli periodi stanno sotto
-l’influenza del volere, questa tendenza a costituire una cadenza
-ritmica si esplica nel _reale_ alternarsi di impressioni deboli e
-forti; nel senso dell’udito, ove le singole impressioni dipendono
-soltanto da condizioni esterne e perciò possono essere oggettivamente
-in tutto eguali, può condurre a una particolare illusione. E questa
-consiste in ciò, che di una serie di battute divise da eguali
-estensioni di tempo e pienamente eguali d’intensità, alcune che si
-trovano fra loro a intervalli regolari, sempre si odono più forti
-delle altre. Il ritmo, che in tal guisa nasce più di frequente alla
-semplice audizione, è il tempo di 2/8, cioè l’avvicendarsi regolare
-di arsi e tesi, al quale si collega, come una modificazione di poco
-rilievo, il tempo di 3/8, nel quale ad ogni arsi seguono due tesi.
-Tutt’al più per speciale sforzo di volere si può sopprimere questa
-tendenza a cadenzare, e questo si ottiene solo in serie di battute
-molto lente o molto veloci, che in sè e per sè si avvicinano ai
-limiti della percezione ritmica; a stento invece per lungo tempo
-nelle velocità medie, specialmente favorevoli alla formazione di
-rappresentazioni ritmiche. Se ci sforziamo invece d’abbracciare il
-maggior numero possibile d’impressioni in un’unica rappresentazione
-di tempo, il fatto si complica. Sorgono elevazioni di diverso grado,
-le quali si avvicendano in regolari serie cogli elementi ritmici
-non accentuati, e per la partizione che esse determinano nel tutto,
-aumentano notevolmente il numero delle impressioni, che possono essere
-racchiuse in un’unica rappresentazione. Così dalla distinzione di
-due gradi di elevazione si hanno i tempi di 3/4 e di 5/8; serie di
-battute con tre gradi di elevazione sono i tempi di 4/4 e 6/4, e così
-pure, come forme di tre parti, sono i tempi di 9/8 e 13/8. Più che
-tre gradi d’elevazione, o tenendo conto degli elementi non accentuati,
-più che quattro gradi d’intensità, non si presentano nei ritmi della
-musica e della poesia, e non possono ad arbitrio essere prodotti
-nella partizione della rappresentazione ritmica. Manifestamente questa
-_triplicità dei gradi di elevazione_ rappresenta un valore limite della
-_composizione_ di rappresentazioni di tempo, come uno simile ci è dato
-per la _grandezza_ loro nell’estensione massima della serie ritmica (§
-15, 6).
-
-Il fenomeno dell’accentuazione soggettiva colla sua influenza sulla
-sensazione della cadenza mostra chiaramente, che una rappresentazione
-di tempo come una di spazio, non consiste affatto, semplicemente
-di impressioni oggettive, ma che con queste si connettono elementi
-soggettivi, la natura dei quali determina anche la percezione delle
-impressioni oggettive. La causa prima dell’elevazione di una battuta
-sta sempre nell’accrescimento delle sensazioni tattili interne e dei
-sentimenti che la precedono e la seguono: l’accrescimento di questi
-elementi soggetti viene poi riferito all’impressione oggettiva, la
-quale sembra rinforzata nella sua intensità. Ora può l’accrescimento
-degli elementi soggettivi o avvenire _per opera della volontà_, se
-le tensioni muscolari, producenti le sensazioni tattili interne, sono
-volontariamente rinforzate — processo che determina un corrispondente
-aumento dei sentimenti di attesa; oppure quell’accrescimento può
-avvenire _indipendentemente dalla volontà_, in quanto che l’aspirazione
-a una rappresentazione comprensiva porta con sè l’immediata partizione
-delle rappresentazioni di tempo per mezzo delle corrispondenti
-fluttuazioni soggettive di sensazione e sentimento.
-
-
-_C_) LE CONDIZIONI GENERALI DELLE RAPPRESENTAZIONI DI TEMPO.
-
-10. Se in base a tutti questi fenomeni e alle intime connessioni,
-che in essi regolarmente si stabiliscono tra i soggettivi elementi
-sensibili e sentimentali e le impressioni oggettive, si vuol render
-conto del modo in cui nascono le rappresentazioni di tempo, si deve
-innanzi tutto partire dal fatto che una singola sensazione isolatamente
-pensata, come non ha proprietà spaziali, così non può neppure avere
-proprietà temporali. Anche la disposizione in una serie temporale può
-sempre sorgere solo dal fatto, che ogni singolo elemento psichico entra
-in certe speciali relazioni con altri elementi psichici. Se questa
-condizione della combinazione di una moltiplicità di elementi psichici
-vale esattamente per le rappresentazioni temporali, come già per le
-spaziali, qui però la natura di questa combinazione è particolare,
-essenzialmente diversa da quella che valeva per lo spazio.
-
-I membri _a, b, c, d, f_ di una serie temporale ci possono, se la
-serie è pervenuta in _f_, essere dati tutti immediatamente quali una
-formazione unica, proprio allo stesso modo che una serie di punti
-spaziali. Ma mentre questi, a causa degli originari movimenti riflessi
-dell’occhio, sono sempre ordinati nel loro rapporto al punto centrale
-della visione, il quale variando può incontrarsi con una qualsiasi
-delle impressioni da _a_ a _f_; nella rappresentazione di tempo
-_l’impressione momentaneamente presente_ è quella, sulla quale tutte
-le altre sono orientate. Perciò una nuova impressione in tal guisa
-presente, anche se è nel suo oggettivo contenuto sensibile pienamente
-eguale a una passata, è percepita come _soggettivamente_ diversa da
-questa, perchè lo stato sentimentale, accompagnante la sensazione può
-essere affine al contenuto sentimentale di qualsiasi altro momento,
-ma non è mai ad esso identico. Posto che, ad es., alla serie delle
-impressioni _a, b, c, d, e, f_ segua un’altra serie _a′, b′, c′, d′,
-e′, f′_, nella quale pel contenuto sensibile sia _a′ = a, b′ = b, c′ =
-c,_ ecc., se noi vogliamo indicare i sentimenti concomitanti con α, β,
-γ, δ, ε, φ, e α′, β′, γ′, δ′, ε′, φ′, senza dubbio α′ e α, β′ e β, γ′
-e γ, ecc., a causa dell’eguale contenuto sensibile, saranno sentimenti
-simili. Ma in generale essi non saranno identici, perchè ogni elemento
-sentimentale, oltre che dalla sensazione, colla quale è immediatamente
-legato, dipende sempre anche dallo stato del soggetto determinato
-dall’insieme dei fatti antecedentemente svoltisi nella psiche del
-soggetto stesso. Ora questo stato per ogni membro della serie _a′
-b′ c′ d′_... è già un altro che per il corrispettivo membro della
-serie _a b c d_..., perchè nell’impressione _a′_, l’impressione _a_
-era già stata data, così che _a′_ può essere riferita ad _a_, mentre
-questa condizione non esiste per _a_. Analoghe differenze dello stato
-sentimentale esistono per serie periodiche più complesse. Se in esse le
-condizioni soggettive dei sentimenti momentanei possono pur concordare,
-non mai possono coincidere, perchè ogni stato momentaneo ha sempre
-una sua speciale orientazione al complesso dei processi psichici. Se
-poniamo ad es., che si seguano un maggior numero di serie concordanti
-_a, b, c, d, a′ b′ c′ d′, a″, b″, c″, d″,_ ecc., nelle quali siano i
-contenuti sensibili _a″ = a′ = a, b″ = b′ = b_, ecc., rimane pur sempre
-_a″_ nelle sue condizioni sentimentali diverse da _a′_, perchè _a′_ può
-essere riferito soltanto ad _a_, mentre _a″_ così ad _a′_ come ad _a_,
-pur non considerando che ancora altre differenze fra tali impressioni
-in sè eguali, sono sempre date in sensazioni per caso concomitanti, le
-quali influiscono sullo stato sentimentale.
-
-11. Poichè, come sopra si è notato, ogni elemento di una
-rappresentazione di tempo è ordinato secondo un’impressione
-immediatamente presente, questa è preferita a tutte le altre parti
-della rappresentazione per una proprietà, che è simile a quella
-appartenente al _punto visivo_ nella percezione delle formazioni
-spaziali, cioè perchè essa viene percepita _al massimo grado chiara
-e distinta_. Ma v’è qui la grande differenza, che la percezione
-più distinta non è, come nelle rappresentazioni di spazio, connessa
-coll’organizzazione fisiologica degli apparati di senso, ma ha le
-sue ragioni esclusivamente nelle proprietà generali del soggetto
-percipiente, quali esse si esplicano nei processi sentimentali. Il
-sentimento momentaneo, accompagnante l’impressione immediatamente
-presente, è quello che fa di questa impressione presente quella più
-distintamente percepita. Noi possiamo dire pertanto quella parte
-di una rappresentazione di tempo corrispondente all’impressione
-immediata il _punto visivo di questa rappresentazione_, oppure anche,
-poichè esso non dipende, come il punto visivo delle rappresentazioni
-di spazio, da condizioni organiche esterne, dirlo con espressione
-metaforica il _punto visivo interno_. Così il punto visivo interno
-designa quella parte di una rappresentazione di tempo, che corrisponde
-all’impressione immediatamente presente, rappresentata _col massimo
-grado di chiarezza_. Le impressioni situate all’infuori di questo punto
-visivo, cioè quelle precedenti all’impressione immediata, sono quelle
-percepite poi _indirettamente_. Esse sono rispetto al punto visivo
-ordinate in una serie di gradi di chiarezza decrescente. Un’organica
-rappresentazione di tempo è solo possibile, finchè il grado di
-chiarezza di alcuni dei suoi elementi non sia divenuto zero. Quando
-questo avviene, la rappresentazione si scinde tosto nelle sue parti.
-
-12. Dai punti visivi esterni dei sensi dello spazio il punto visivo
-interno dei sensi del tempo si differenzia per essere in prima linea
-caratterizzato non dagli elementi sensibili, ma dai _sentimentali_.
-Poichè ogni elemento sentimentale varia continuamente in causa delle
-mutevoli condizioni della vita psichica, il punto visivo interno
-acquista quella proprietà di mutabilità continua, che noi indichiamo
-come il _continuo scorrere del tempo_. Con questo scorrere si intende
-appunto la proprietà, per cui nessun istante è eguale all’altro e
-così pure nessuno può ritornare il medesimo (Cfr. sopra pag. 116,
-2_a_). A questo fatto si connette pure la natura unidimensionale del
-tempo, la quale consiste in ciò, che nelle rappresentazioni di tempo
-il punto visivo interno si trova in un flusso continuo, nel quale non
-può mai ritornare un punto identico. Infine il fatto che l’ordine,
-in questa unica dimensione, proviene sempre da quel variabile punto
-visivo, nel quale il soggetto rappresenta sè a sè stesso, dà ragione
-della proprietà delle rappresentazioni di tempo, per la quale i suoi
-elementi, oltre al loro ordine reciproco, possiedono un rapporto fisso
-al soggetto percipiente (pag. 116, 2).
-
-13. Se noi cerchiamo di renderci conto dei sussidi di questa reciproca
-disposizione, che immediatamente collega tra loro le parti di una
-rappresentazione e della loro orientazione al soggetto, questi
-sussidi, che noi, ad analogia dei segni locali, vogliamo chiamare i
-_segni temporali_, manifestamente debbono anche qui consistere solo in
-alcuni elementi collegati alla rappresentazione, i quali isolatamente
-considerati non posseggono proprietà temporali, ma le acquistano dalla
-loro combinazione. Dalle particolari condizioni dello sviluppo delle
-rappresentazioni temporali sin dal principio siamo indotti a ritenere,
-che i segni temporali siano per una parte essenziale _elementi
-sentimentali_. Infatti, nel decorso di una qualsiasi serie ritmica
-ogni impressione è immediatamente caratterizzata dal concomitante
-sentimento d’attesa, mentre la sensazione agisce solo in quanto suscita
-quel sentimento; come distintamente si riconosce, quando avviene una
-improvvisa interruzione di una serie ritmica. Fra le sensazioni del
-resto, solo _le sensazioni tattili interne_ sono le parti, che non
-mancano mai in ogni rappresentazione di tempo: nelle rappresentazioni
-tattili esse costituiscono i sostrati immediati; nelle rappresentazioni
-dell’udito e in quelle pure rivestite della forma temporale sono
-sempre date come fenomeni soggettivi concomitanti. Quindi noi possiamo
-considerare i sentimenti d’attesa come i _segni temporali qualitativi_,
-e quelle sensazioni tattili come i _segni temporali intensivi_ di una
-rappresentazione di tempo. Questa si dovrà pertanto ritenere come un
-prodotto di fusione dei due segni temporali fra loro stessi e colle
-sensazioni oggettive, ordinate nella forma temporale. Così anche qui le
-sensazioni tattili interne, graduate secondo intensità, costituiscono
-una misura omogenea per la disposizione delle impressioni oggettive,
-qualitativamente caratterizzate dai sentimenti concomitanti.
-
- 13_a_. Dacchè alle sensazioni tattili interne spettano funzioni
- analoghe nell’ordine delle rappresentazioni così di tempo come di
- spazio, quella relazione reciproca delle due forme d’intuizione,
- che trova la sua espressione nella rappresentazione _geometrica_
- del tempo per mezzo della retta, è resa più accettabile da
- questa concordanza di sostrati sensibili. Pure tra il complesso
- sistema dei segni temporali e i sistemi di segni locali rimane
- sempre l’essenziale differenza, che quello ha il suo fondamento
- principale non in proprietà qualitative della sensazione,
- che siano legate a determinati organi esterni di senso, ma in
- _sentimenti_ che possono presentarsi per le più diverse sensazioni
- in modo pienamente conforme, perchè essi per sè non dipendono
- dal contenuto oggettivo delle sensazioni, ma dal loro soggettivo
- modo di collegarsi. Per altra parte le assai variabili condizioni
- di svolgimento di questi sentimenti spiegano l’incertezza assai
- maggiore delle nostre rappresentazioni di tempo di fronte a
- quelle di spazio. Di più l’influenza del decorso sentimentale
- diventa qui specialmente notevole, perchè l’esattezza della
- stima soggettiva del tempo dipende in prima linea dalla durata
- delle estensioni di tempo. Il confronto che noi facciamo di
- estensioni di tempo, ad es., di intervalli di battute che si
- seguono, è in eguali condizioni favorevole al massimo grado
- per quelle grandezze, che più si prestano anche alla partizione
- ritmica e che pel senso dell’udito si aggirano intorno al valore
- di 0,2″ (7). Si osserva facilmente che qui l’esattezza della
- percezione è determinata dall’opportuno alternarsi dei sentimenti
- di attesa e soddisfazione; fatto, che permette di riconoscere
- con grande sicurezza, se una nuova impressione interrompa il
- sentimento d’attesa in un’intensità minore che prima, o se essa
- s’imbatta in una maggiore tensione del sentimento stesso. In un
- troppo lento succedersi delle impressioni i sentimenti d’attesa
- predominano oltre misura; in un succedersi molto affrettato si
- notano all’opposto quasi soltanto i sentimenti di sorpresa, i
- quali accompagnano ogni impressione, ma raggiungono sempre solo
- un’intensità mediocre a causa dell’intensità poco rilevante dei
- sentimenti di tensione che li precedono. Da ciò si spiega che le
- impressioni rapidamente svolgentisi sono assolutamente le meno
- favorevoli per l’osservazione degli elementi soggettivi delle
- rappresentazioni di tempo.
-
- 13_b_. Naturalmente dinanzi al problema della origine
- psicologica delle rappresentazioni di tempo è sorta la stessa
- contrapposizione di teorie _nativistiche_ e _genetiche_, che noi
- abbiamo incontrato nello studio delle rappresentazioni di spazio
- (pag. 92, 12_a_). Ma in questo caso il nativismo non ha portato ad
- una teoria propriamente detta, esso suole limitarsi alla generale
- opinione, che il tempo sia una “forma d’intuizione innata„ senza
- tentare di render conto dell’influenza degli elementi realmente
- dimostrabili e delle condizioni necessarie delle rappresentazioni
- di tempo. Le teorie genetiche della vecchia psicologia, ad
- es., quella di Herbart, cercano derivare l’intuizione di tempo
- esclusivamente dagli elementi della rappresentazione. Ma in tal
- modo si va soltanto in costruzioni speculative, nelle quali non si
- tien conto delle condizioni date dall’esperienza.
-
-
-
-
-§ 12. — I sentimenti composti.
-
-
-1. Nello svolgimento delle rappresentazioni di tempo viene
-chiaramente alla luce, che la separazione delle parti rappresentative
-e sentimentali nell’esperienza immediata è solo un prodotto della
-nostra astrazione. Nelle rappresentazioni di tempo questa astrazione
-si dimostra inattuabile, perchè in esse certi sentimenti prendono
-una parte essenziale al sorgere delle rappresentazioni. Così
-anche le rappresentazioni di tempo, solo se si tien presente il
-prodotto finale del processo, cioè l’ordine di certe sensazioni
-nel rapporto loro e nel rapporto al soggetto, possono essere dette
-_rappresentazioni_; ma considerate nella loro propria composizione,
-esse sono prodotti complessi di sensazioni e sentimenti. Per questa
-ragione esse prendono una opportuna posizione di transizione tra le
-rappresentazioni e quelle formazioni psichiche che si compongono di
-elementi sentimentali e che noi indicheremo col nome specifico di
-_moti d’animo_. Questi sono specialmente simili alle rappresentazioni
-di tempo per ciò, che nell’esame del loro svolgimento non è affatto
-possibile l’astratta separazione degli elementi sentimentali dai
-sensibili; infatti nello sviluppo di tutte le specie di moti d’animo
-le sensazioni e le rappresentazioni entrano come fattori determinanti,
-così come i sentimenti hanno parte essenziale al componimento delle
-rappresentazioni di tempo.
-
-2. Fra tutti i moti d’animo _le combinazioni intensive di sentimenti_ o
-i _sentimenti composti_ prendono un posto di precedenza, perchè in essi
-le proprietà caratteristiche di una singola formazione sono prodotti di
-uno stato momentaneo; così che la descrizione del sentimento presuppone
-soltanto l’esatto apprendimento di questo stato momentaneo, ma non
-una comprensione di più processi decorrenti nel tempo, e gli uni
-provenienti dagli altri. Sotto questo aspetto i sentimenti composti
-stanno alle emozioni, che consistono in un decorso di sentimenti e
-ai processi di volere, così come le rappresentazioni intensive alle
-estensive. Le varietà psichiche intensive in largo senso inchiudono
-pertanto, oltre alle composizioni di rappresentazioni intensive, anche
-i sentimenti composti, e le varietà estensive abbracciano come speciali
-forme di ordini _temporali_, oltre alle rappresentazioni di tempo,
-anche le emozioni e i processi di volere.
-
-3. I sentimenti composti sono quindi stati intensivi di carattere
-unitario, nei quali si possono percepire nello stesso tempo singole
-parti sentimentali più semplici. In un qualsiasi sentimento di tal
-natura noi possiamo distinguere _componenti sentimentali_ e una
-_risultante sentimentale_. Come componenti sentimentali ultimi si hanno
-sempre sentimenti sensoriali semplici; però alcuni di questi possono
-formare una risultante parziale, la quale poi entra come un componente
-composto nell’intero sentimento.
-
-Ogni sentimento composto si può così scomporre: 1) in un _sentimento
-totale_, risultante dalla connessione di tutte le sue parti; 2) nei
-singoli _sentimenti parziali_, che costituiscono i componenti di questo
-sentimento totale e che di nuovo si possono scindere in sentimenti
-parziali di diverso ordine, a seconda che essi constano di semplici
-sentimenti sensoriali (sentimenti parziali di primo ordine), o sono
-già essi stessi sentimenti totali (sentimenti parziali di secondo e
-superiore ordine). Dove sono sentimenti parziali di ordine superiore
-possono aver luogo combinazioni plurilaterali o _intrecci_ degli
-elementi, imperocchè il sentimento parziale di ordine inferiore
-può contemporaneamente entrare in sentimenti parziali di ordine
-superiore. Per tali intrecci la contestura del sentimento totale
-può farsi oltremodo complessa; e nel medesimo tempo il sentimento
-stesso, malgrado l’invariata natura dei suoi elementi, può acquistare
-un carattere variabile, a seconda che prevale l’uno o l’altro dei
-possibili intrecci dei sentimenti parziali.
-
- 3_a_. Così, per es., all’accordo musicale di tre note _do
- mi sol_ corrisponde un sentimento totale dell’armonia, di cui
- elementi ultimi, come sentimenti parziali di primo ordine,
- sono i sentimenti sonori corrispondenti ai singoli suoni _do mi
- sol_. Fra questi e il risultante sentimento totale stanno come
- sentimenti parziali di secondo ordine, i tre sentimenti armonici
- corrispondenti agli accordi di due suoni _do mi, mi sol, do sol_,
- e a seconda che uno di essi prevalga o tutti insieme si presentino
- con quasi eguale intensità, anche il carattere del sentimento
- totale ha in questo caso una quadruplice colorazione diversa. La
- prevalenza di qualche complesso sentimento parziale può avere la
- sua ragione ora nella maggiore intensità delle sue parti, ora in
- sentimenti anteriori; se si va, ad es., da _do mi bemolle sol_
- a _do mi sol_, è reso più forte il fattore parziale _do mi_; se
- invece si va da _do mi la_ a _do mi sol_, è reso più intenso il
- fattore _do sol_. Similmente anche una pluralità d’impressioni
- cromatiche, a seconda che prevale questa o quella composizione
- parziale, può avere effetti diversi: qui però a causa dell’ordine
- estensivo delle impressioni, l’affinità spaziale esercita
- un’azione in senso opposto alla variazione della composizione,
- mentre l’influenza della forma spaziale con tutte le condizioni
- che l’accompagnano, si aggiunge ancora come fattore essenziale di
- complicazione.
-
-4. Se la struttura dei sentimenti composti è in tal guisa generalmente
-complessa al massimo grado, pur essa offre una serie di gradi di
-sviluppo, perchè i sentimenti complessi provenienti dai sensi del
-tatto, dell’olfatto e del gusto sono di una natura assai più semplice
-che quelli collegati colle rappresentazioni dell’udito e della vista.
-
-Quel sentimento totale che è connesso alle sensazioni tattili esterne
-e interne, suole specificamente essere designato come _sentimento
-generale_, perchè lo si considera come quel sentimento totale nel
-quale trova la sua espressione lo stato complesso del nostro benessere
-o malessere fisico. Da questo punto di veduta i due sensi chimici
-inferiori, l’_olfatto_ e il _gusto_, devono, egualmente, essere
-assegnati al sostrato sensibile del sentimento generale. Infatti
-i sentimenti parziali, che da essi hanno origine, si collegano in
-composti sentimentali indissolubili, con quelli provenienti dal tatto.
-Possono, è ben vero, nel singolo caso i sentimenti legati ora all’uno
-ora all’altro dominio di senso avere parte così predominante da far
-scomparire affatto gli altri sentimenti. Ma pur sempre, in tutto questo
-variare della base sensibile, permane la proprietà del sentimento
-generale di essere l’immediata espressione del nostro benessere o
-malessere fisico, e però fra tutti i sentimenti composti esso è il
-più affine ai sentimenti sensoriali semplici. I sensi della vista e
-dell’udito invece partecipano solo eccezionalmente, specialmente per
-insolita intensità di impressioni, al sostrato sensibile del sentimento
-generale.
-
- 4_a_. Il sentimento generale è quella forma sentimentale
- composta, nella quale si è prima notata la composizione di
- sentimenti parziali, ma nello stesso tempo si è totalmente
- disconosciuta la psicologica regolarità di questa composizione
- e inoltre, nella maniera che è in uso in fisiologia, non si è
- distinto il sentimento dal suo fondamento sensibile. E però il
- sentimento generale è definito ora come la “coscienza del nostro
- stato sensibile„ ora come “la somma o il _caos_ indistinto delle
- sensazioni„ che ci è portato da tutte le parti del nostro corpo.
- Infatti il sentimento generale risulta da una moltitudine di
- sentimenti parziali; esso però non è la semplice somma di questi
- sentimenti, ma un sentimento totale organico risultante da quelli.
- Esso è pure certamente un sentimento totale dalla struttura più
- semplice possibile, essendo composto di sentimenti parziali di
- primo ordine, cioè di singoli sentimenti sensoriali, senza che
- questi di solito entrino in speciali combinazioni di sentimenti
- parziali di secondo e di più alto ordine. Però per lo più nel
- prodotto risultante predomina un solo sentimento parziale, e
- questo avviene specialmente quando una sensazione locale molto
- forte è accompagnata da un sentimento di dolore. Però anche
- sensazioni più deboli possono colla loro preponderanza relativa
- determinare il tono sentimentale prevalente: e questo avviene
- con speciale frequenza per le sensazioni di olfatto e di gusto
- o per certe altre legate alla funzione regolare degli organi, ad
- es., per le sensazioni tattili interne accompagnanti i movimenti
- del camminare. Del resto spesso questa preponderanza relativa di
- una singola sensazione può essere così debole che il sentimento
- dominante non può essere scoperto che dall’attenzione sul proprio
- stato soggettivo. In questo caso la direzione dell’attenzione ha
- la facoltà di far prevalere un qualsiasi sentimento parziale.
-
-5. Dal sentimento generale ha origine quella distinzione di sentimenti
-contrari di _piacere_ e _dispiacere_, la quale da esso fu trasportata
-non solo ai singoli sentimenti semplici di cui si compone, ma a tutti
-i sentimenti. In quanto il sentimento generale è un sentimento totale,
-al quale corrisponde il benessere o malessere fisico del soggetto,
-le espressioni piacere e dispiacere sono infatti pienamente adatte a
-indicarci i contrari, tra i quali esso, indugiando non di rado per un
-tempo più o meno lungo in una zona di indifferenza, può oscillare. Così
-pure queste espressioni possono essere riferite ai singoli componenti
-in misura della loro partecipazione a quell’effetto complessivo. Ma
-non si è affatto autorizzati a usare queste designazioni per tutti
-gli altri sentimenti od a fare della loro applicabilità un criterio
-per il concetto del sentimento. Anche pel sentimento generale la
-contrapposizione di piacere e dispiacere può essere mantenuta solo nel
-senso, che queste parole rappresentino due classi, le quali racchiudano
-una quantità di sentimenti qualitativamente vari. Questa varietà già
-risulta dalla grandissima variazione nella composizione dei singoli
-sentimenti totali indicati col nome complessivo di sentimento generale
-(v. sopra pag. 67 e segg.).
-
-6. E appunto a causa di questa composizione si danno sentimenti
-generali, i quali non possono assolutamente essere designati come
-sentimenti di piacere, oppure di dispiacere, perchè essi constano di
-una serie di sentimenti di piacere e di dispiacere, nella quale, a
-seconda dei casi, può predominare ora l’uno ora l’altro. E poichè la
-particolarità di sentimenti di tal natura riposa sulla connessione di
-opposti sentimenti parziali, essi possono venir chiamati _sentimenti di
-contrasto_. Una forma semplice di un tal sentimento di contrasto fra i
-sentimenti generali è il _sentimento del solletico_ il quale si compone
-di un sentimento di piacere, accompagnante deboli sensazioni tattili
-esterne e da sentimenti legati alle sensazioni muscolari, che sorgono
-dai moti convulsi riflessi, suscitati dagli stimoli tattili. In quanto
-questi moti convulsi riflessi si diffondono più o meno largamente, e
-spesso anche, irradiandosi nel diaframma, portano arresti di respiro,
-il sentimento risultante può straordinariamente variare nei singoli
-casi per intensità, ampiezza e composizione.
-
-7. I sentimenti composti che appartengono al dominio dei sensi
-dell’udito e della vista, solitamente sono indicati anche come
-_sentimenti estetici elementari_, espressione questa che in sè e per
-sè abbraccia tutti i sentimenti che sono legati a rappresentazioni
-composte, e però essi stessi sono composti. Alla classe di questi
-sentimenti, così chiamati in base al concetto di αἴσθησις nel più
-largo senso, appartengono più specialmente quelli che si presentano
-come elementi di azioni estetiche nello stretto senso della parola.
-Il concetto di elementare in questi sentimenti non si riferisce ai
-sentimenti stessi, i quali non sono assolutamente semplici, ma esso
-deve solo esprimere un contrapposto relativo ai sentimenti estetici di
-gran lunga più composti e di grado superiore.
-
-I sentimenti percettivi o sentimenti estetici elementari dei sensi
-dell’udito e della vista ci possono servire come modelli di tutti
-gli ulteriori sentimenti composti che sorgono nel corso dei processi
-intellettuali, cioè dei sentimenti logici, dei morali e degli estetici
-di più alta natura. Infatti nella loro generale struttura psicologica
-tali forme sentimentali più complesse corrispondono perfettamente ai
-più semplici sentimenti percettivi: solo che quelli si collegano ancora
-con sentimenti ed emozioni che sorgono dalla complessiva connessione
-dei processi psichici.
-
-Mentre i contrari, entro i quali si muovono i sentimenti generali,
-appartengono prevalentemente a quelle qualità dei sentimenti che noi
-indichiamo colle espressioni di piacere e dispiacere, pei sentimenti
-estetici elementari si possono usare i termini contrari di _gradevole_
-e _disgradevole_, i quali vanno nelle stesse direzioni sentimentali,
-ma più oggettivi nel loro significato, esprimono non il benessere o il
-malessere del soggetto, bensì il rapporto degli oggetti al soggetto
-percipiente. Qui, ancora più che per il piacere ed il dispiacere,
-è manifesto che questi contrari designano non singoli sentimenti,
-ma indicano solo le direzioni generali, secondo le quali si possono
-ordinare i sentimenti infinitamente vari per ogni singolo caso e
-particolari per ogni rappresentazione individuale. Inoltre nei singoli
-sentimenti sussistono ma in più mutevole maniera anche le altre
-direzioni del sentimento (pag. 66), i sentimenti di eccitamento e di
-calma, di tensione e di sollievo.
-
-8. Non tenendo conto delle direzioni principali or ricordate e
-che si adattano a tutte le singole forme, noi possiamo ordinare
-tutti i sentimenti percettivi secondo i rapporti degli elementi
-di rappresentazione, rapporti di massima importanza per le loro
-qualità, in due classi, che diremo dei sentimenti _intensivi_ e degli
-_estensivi_. Fra i sentimenti _intensivi_ comprendiamo quelli che
-nascono dai rapporti in cui stanno le proprietà qualitative degli
-elementi sensibili di una rappresentazione; fra gli _estensivi_, quelli
-che hanno origine dall’ordine spaziale e temporale degli elementi.
-Le espressioni “intensivo„ e “estensivo„ devono pertanto qui essere
-riferite non alla natura del sentimento stesso, la quale in realtà è
-sempre intensiva, ma alle sue _condizioni di origine_.
-
-Quindi i sentimenti intensivi ed estensivi non sono solamente
-i fenomeni soggettivi che accompagnano le corrispondenti
-rappresentazioni, ma poichè ogni rappresentazione da un lato suole
-constare di elementi qualitativamente diversi, dall’altro viene a
-disporsi in un ordine estensivo qualsiasi d’impressioni, una medesima
-rappresentazione può essere contemporaneamente il sostrato di
-sentimenti intensivi ed estensivi. Così un oggetto che sia costituito
-di parti diversamente colorate, percepito colla vista, può suscitare
-un sentimento intensivo per il rapporto reciproco dei colori e uno
-estensivo per la sua forma. Una successione di suoni è legata a un
-sentimento intensivo che corrisponde al rapporto qualitativo dei suoni
-e ad uno estensivo che proviene dalla successione nel tempo ritmica o
-aritmica. Perciò sentimenti intensivi ed estensivi sono generalmente
-legati al tempo stesso tanto alle rappresentazioni dell’udito quanto
-a quelle della vista; naturalmente in certe condizioni una di queste
-forme può scomparire di fronte all’altra. Così, udendo per un momento
-un accordo, si percepisce solo un sentimento intensivo; all’opposto,
-udendo una serie ritmica di impressioni sonore indifferenti, appare in
-notevole grado solo un sentimento estensivo. Per l’analisi psicologica
-è senza dubbio opportuno il fissare le condizioni nelle quali una certa
-forma sentimentale può sorgere, essendo esclusa al massimo grado ogni
-altra.
-
-9. Fra i sentimenti intensivi che in tal guisa si possono osservare,
-quelli che sono collegati a _combinazioni di colori_, seguono questa
-regola: una combinazione di _due_ colori col massimo della differenza
-qualitativa riesce anche gradevole al massimo grado. Ma ogni singola
-combinazione di colori ha insieme uno specifico carattere sentimentale,
-il quale si compone dei sentimenti parziali dei singoli colori e del
-sentimento totale, che sorge, come risultante da quelli. Inoltre anche
-qui, come già pei sentimenti semplici di colore, l’effetto è complicato
-da associazioni accidentali e dai sentimenti complessi che da queste
-provengono (v. pag. 61). Per le combinazioni di più di due colori non
-si sono fatte ancora sufficienti ricerche.
-
-I sentimenti delle _combinazioni di suoni_ costituiscono una varietà
-straordinariamente ricca e precisamente quel dominio sentimentale, nel
-quale preferibilmente si esplica quella formazione, già sopra (pag.
-130) esposta nello linee generali, di sentimenti parziali di diverso
-ordine coi loro intrecci varianti a seconda di condizioni speciali.
-L’esame dei singoli sentimenti, nascenti in tal guisa, è còmpito
-dell’estetica psicologica della musica.
-
-10. I sentimenti _estensivi_ possono essere ancora distinti in
-spaziali e temporali, dei quali i primi, _i sentimenti di forma_,
-spettano prevalentemente alla vista; i secondi, _i sentimenti ritmici_,
-specialmente all’udito, ed ambedue poi, nell’ inizio dello sviluppo, al
-tatto.
-
-Il _sentimento ottico di forma_ si manifesta innanzi tutto nel
-preferire forme regolari alle irregolari, e poi, quando sia dato di
-scegliere tra diverse forme regolari, nel preferire quelle organate
-secondo leggi _semplici_. Tra queste sono fra tutte preferite le due
-seguenti, quella della simmetria col rapporto 1:1 e quella, della
-sezione aurea col rapporto x + 1 : x = x : 1 (il tutto sta alla parte
-maggiore, come questa alla minore). Il fatto, che nella scelta tra
-queste due leggi la simmetria ha generalmente la preferenza nella
-divisione orizzontale delle forme, la sezione aurea nella verticale,
-è verosimilmente un portato delle associazioni, specialmente delle
-associazioni colle forme organiche, ad es., colle umane. La preferenza,
-che si dà alla regolarità e a certe leggi più semplici, non può
-essere interpretata altrimenti ohe ammettendo essere la misura di
-ogni singola dimensione collegata a una sensazione tattile interna
-dell’occhio e a un concomitante sentimento sensoriale, il quale come
-sentimento parziale entri nel tutto di un sentimento ottico di forma;
-in questo caso il sentimento totale dell’ordine regolare, il quale
-sorge alla visione dell’intera forma, è poi modificato dal rapporto
-reciproco, tanto delle diverse sensazioni, quanto dei sentimenti
-parziali. Associazioni e sentimenti a queste connessi possono anche
-qui aggiungersi come parti secondarie, ma pur sempre fondentisi col
-sentimento totale.
-
-Il _sentimento ritmico_ è affatto dipendente dallo condizioni formulate
-nello studio delle rappresentazioni di tempo. I sentimenti parziali
-sono qui rappresentati da quei sentimenti di attesa o in tensione
-o soddisfatta, che nel loro regolare avvicendarsi costituiscono la
-rappresentazione ritmica di tempo. Il modo della connessione dei
-sentimenti parziali e specialmente la preponderanza di alcuni di essi
-nel sentimento totale formantesi, ancora in più alto grado che il
-momentaneo carattere di un sentimento intensivo, son dipendenti dal
-rapporto, nel quale i sentimenti immediatamente presenti si trovano di
-fronte ai precedenti. Questo si manifesta specialmente nella grande
-influenza, che ogni mutamento del ritmo esercita sul sentimento
-ritmico. E per essere così generalmente collegati a un certo periodo
-di tempo, i sentimenti ritmici rappresentano il punto di passaggio più
-prossimo alle emozioni. Se un’emozione può anche svilupparsi da ogni
-sentimento composto, la condizione però per il sorger di un sentimento
-non è per nessun altro sentimento così come per questo, anche una
-condizione necessaria per il sorgere di un certo grado di emozione,
-che in questo caso suole essere moderato solo dalla regolare serie dei
-sentimenti (v. § 13; 1, 7).
-
-11. A causa dell’immensa varietà dei sentimenti composti, che è
-collegata a una varietà egualmente grande di loro condizioni, non
-si può naturalmente pensare a una teoria psicologica, che tutti li
-abbracci, a una teoria di natura unitaria, quale ci fu possibile, ad
-es., per le rappresentazioni di spazio e di tempo. Pure in essi si
-manifestano alcune proprietà comuni, per le quali essi si ordinano
-sotto certi generali punti di veduta psicologici. Sono precisamente
-_due_ questi fattori, dei quali si compone ogni effetto sentimentale
-di tal natura: primo il rapporto dei sentimenti parziali fra loro e
-secondo la loro riunione in un unico sentimento totale. Il primo di
-questi fattori si esplica più fortemente nei sentimenti intensivi,
-il secondo nei sentimenti estensivi; di fatto però ambedue non solo
-sono sempre collegati, ma anche si determinano reciprocamente. Così
-una figura, la quale ci riesce ancora gradevole, può essere tanto più
-complessa, quanto più i rapporti delle sue parti si ordinano secondo
-certe regole; e questo vale anche per il ritmo. D’altro lato anche la
-riunione delle parti in un tutto favorisce la manifestazione delle
-singole parti costituenti il sentimento. In tutte queste relazioni
-le composizioni sentimentali mostrano la massima somiglianza colle
-composizioni intensive di rappresentazioni, mentre l’ordine esteso
-delle impressioni, specialmente quello spaziale, rende possibile
-molto prima una coesistenza relativamente indipendente di più
-rappresentazioni.
-
-12. Questa proprietà, della connessione stretta e intensiva di
-tutte le parti di un sentimento, anche per quei sentimenti, i cui
-fondamenti rappresentativi sono ordinati estensivamente, nello spazio
-o nel tempo, si connette con un principio, che è valido per tutti i
-sentimenti e anche per i moti d’animo, di cui abbiamo a parlare in
-seguito, e che noi vogliamo designare come _il principio dell’unità
-dello stato sentimentale_. Questo principio sta in ciò, che in un
-dato momento è possibile sempre _un solo_ sentimento totale, oppure,
-con altra espressione, che tutti i sentimenti parziali presenti in un
-dato momento si riuniscono finalmente sempre in un unico sentimento
-totale. Questo principio dell’unità dello stato sentimentale sta però
-evidentemente in connessione col rapporto generale tra rappresentazione
-e sentimento, per il quale nella rappresentazione trova la sua
-espressione un contenuto immediato della esperienza, secondo le qualità
-ad esso attribuite senza riguardo al soggetto, nel sentimento invece si
-esplica il rapporto che sempre un tale contenuto dell’esperienza ha nel
-tempo stesso col soggetto.
-
-
-
-
-§ 13. — Le emozioni.
-
-
-1. Il sentimento è, in conformità al carattere generale del processo
-psichico, uno stato non durevole. Nell’analisi psicologica di un
-sentimento composto noi dobbiamo sempre pensare fissato un momentaneo
-stato d’animo. E poichè questo tanto più facilmente si raggiunge,
-quanto più decorrono graduali e continui i processi psichici, si è
-accolta la denominazione di _sentimenti_ principalmente per processi
-svolgentisi con relativa lentezza, come pure per quelli che, quali ad
-es., i sentimenti ritmici, nel loro regolare decorso nel tempo, non
-sorpassano mai una certa misura media dell’intensità. Quando invece una
-serie di sentimenti svolgentesi nel tempo si riunisce in un decorso
-connesso, il quale di fronte ai processi antecedenti e seguenti
-si specifica come un tutto unito, avente in generale sul soggetto
-un’azione più intensa che un sentimento singolo, allora noi chiamiamo
-tale decorso di sentimenti un’_emozione_.
-
-Questa espressione già di per sè indica che non si è in presenza di
-specifici contenuti soggettivi dell’esperienza, i quali distinguono
-l’emozione dal sentimento, ma piuttosto di nuovi effetti prodotti
-dall’emozione in seguito alla speciale composizione di certi contenuti
-sentimentali. Quindi anche tra sentimento ed emozione non si deve
-tracciare alcun deciso confine. Ogni sentimento più intensivo passa in
-un’emozione e può da questa sciogliersi solo mediante un’astrazione
-più o meno volontaria. Ma in quei sentimenti, che sin dall’inizio
-sono legati a un determinato decorso nel tempo, nei sentimenti
-_ritmici_, una siffatta astrazione è propriamente impossibile. Il
-sentimento ritmico per vero si distingue ancora tutt’al più per la
-minore intensità di quell’effetto complessivo sul soggetto, al quale
-l’“emozione„ deve il suo nome[21]. Però anche questa differenza è
-fluttuante, e tosto che i sentimenti prodotti da impressioni ritmiche
-si sono fatti più vivaci, come suole specialmente avvenire, quando il
-ritmo si collega con un contenuto sensibile, suscitante fortemente il
-sentimento, i sentimenti ritmici diventano realmente emozioni. Perciò i
-sentimenti ritmici, così nella musica come nella poesia, costituiscono
-un importante sussidio per rappresentare emozioni e per suscitarle
-nello ascoltatore.
-
-2. La lingua ha indicato le diverse emozioni con nomi, che proprio come
-le designazioni dei sentimenti, non indicano processi individuali,
-ma classi, in ciascuna delle quali si può comprendere una quantità
-di singole emozioni secondo certi caratteri comuni. Emozioni, come la
-gioia, la speranza, la cura, il cordoglio, l’ira, ecc., non soltanto
-sono in ogni singolo caso, nel quale si presentino, accompagnate
-da speciali contenuti rappresentativi, ma anche i loro contenuti
-sentimentali e persino il loro modo di decorso possono volta a volta
-variamente mutare. Quanto più un processo psichico è composto,
-si presenta di natura tanto più particolare nel singolo caso, e
-però un’emozione individuale si ripete in forma identica ancor più
-difficilmente che un sentimento individuale. Le designazioni generali
-delle emozioni hanno quindi tutt’al più questo significato: di
-abbracciare certe _forme tipiche di decorso aventi affini contenuti
-sentimentali_.
-
-3. Non ogni connesso decorso di sentimenti è detto emozione e può,
-come tale, essere assunto sotto una di quelle forme tipiche, fissate
-dalla lingua. Anche l’emozione possiede piuttosto il carattere di
-un tutto unico, che si differenzia dal sentimento composto per due
-particolarità: presenta un determinato decorso nel tempo ed ha un
-più intenso e successivo effetto sulla connessione dei processi
-psichici. La prima di queste particolarità ha la sua ragione in ciò,
-che l’emozione di fronte al singolo sentimento è un processo di un
-grado più elevato, perchè sempre in sè racchiude una successione di più
-sentimenti; la seconda è strettamente collegata alla prima, e si fonda
-sull’aumento di effetto, che un sommarsi dei sentimenti porta sempre
-con sè.
-
-Per questi caratteri l’emozione presenta, malgrado la varietà delle
-sue forme, una certa regolarità di decorso. Essa comincia sempre con
-un _sentimento iniziale_ più o meno intenso, il quale colla sua qualità
-e direzione dinota anche la natura dell’emozione e ha la sua origine o
-in una rappresentazione suscitata da uno stimolo esterno (eccitamento
-emotivo esterno), o in un processo psichico, proveniente da condizioni
-associative o appercettive (eccitamento emotivo interno). Poi segue un
-_decorso rappresentativo_, accompagnato da sentimenti corrispondenti,
-il quale e per la qualità dei sentimenti e per la rapidità del
-processo offre nelle singole emozioni differenze caratteristiche.
-Infine l’emozione si chiude con un _sentimento finale_, che rimane
-dopo il passaggio di quel decorso in uno stato d’animo più calmo,
-e in questo sentimento finale l’emozione declina, a meno che essa
-passi nel sentimento iniziale di un nuovo stato emotivo. E questo
-avviene specialmente nelle emozioni, che presentano un tipo di decorso
-intermittente (v. sotto 13).
-
-4. L’accrescimento degli effetti, che si osserva nel decorso
-dell’emozione, si riferisce non solo al contenuto psichico dei
-sentimenti, che la compongono, ma anche ai fenomeni _fisici_, che
-l’accompagnano. Nei sentimenti isolati questi fenomeni si limitano alle
-assai piccole alterazioni dell’innervazione del cuore e del respiro,
-le quali si possono dimostrare solo mediante esatti metodi grafici
-(pag. 70). Ma nell’emozione ciò avviene in modo essenzialmente diverso.
-Qui non solo pel sommarsi e l’avvicendarsi dei successivi stimoli
-sentimentali aumentano gli effetti sul cuore, sui vasi sanguigni e
-sulla respirazione, ma all’influenza emotiva sono tratti a partecipare
-in modo visibile _gli organi esterni di movimento_, poichè entrano in
-campo dapprima i movimenti dei muscoli della bocca (movimenti mimici),
-poi quelli delle braccia e di tutto il corpo (movimenti pantomimici),
-e a questi nelle emozioni più forti possono anche aggiungersi diffuse
-alterazioni d’innervazione, come tremito muscolare, convulsivi
-scuotimenti del diaframma, e dei muscoli del viso, abbassamento della
-tonicità muscolare, quasi fosse prodotto da paralisi.
-
-A causa del loro valore sintomatico per le emozioni, tutti questi
-movimenti sono designati come _movimenti espressivi_. Di solito
-essi sorgono affatto involontariamente, o come effetti di natura
-riflessa delle eccitazioni emotive, o nella forma di azioni impulsive
-balzanti dalle parti sentimentali dell’emozione. Ma essi poi anche per
-volontario aumento o diminuzione o anche per intenzionata produzione
-dei movimenti possono venir variati nelle più diverse maniere, così
-che nei movimenti espressivi può entrare in azione tutta la scala delle
-reazioni esterne di moto, della quale parleremo trattando delle azioni
-esterne del volere (§ 14). Ma poichè queste diverse forme di movimento
-possono nel carattere esteriore perfettamente eguagliarsi e inoltre
-secondo la loro natura psichica possono spesso senza decisi limiti
-passare le une nelle altre, all’osservatore oggettivo è di solito
-impossibile il distinguerle.
-
-5. Rispetto al loro carattere sintomatico i movimenti espressivi delle
-emozioni possono essere distinti in _tre_ classi: 1) _Sintomi puramente
-intensivi_: essi sono le forme espressive di emozioni piuttosto forti,
-e consistono pei gradi mediocri in movimenti esagerati, per emozioni
-molto violente in subitaneo arresto o paralizzazione del movimento;
-2) _Qualitative estrinsecazioni sentimentali_: esse consistono in
-movimenti mimici, fra i quali occupano il primo posto i movimenti
-dei muscoli della bocca, simili ai riflessi, che tengono dietro ad
-impressioni saporifiche di dolce, acido e amaro. L’espressione del
-sapore dolce corrisponde alle emozioni di piacere, quella dell’amaro
-e dell’acido alle emozioni di dispiacere, mentre le particolari
-modificazioni del sentimento, come la eccitazione e la depressione,
-la tensione e il sollievo sono espresse dalla tensione dei muscoli
-della bocca. 3) _Estrinsecazioni rappresentative_: generalmente
-consistono in movimenti _pantomimici_, coi quali o si indicano
-gli oggetti dell’emozione (gesti indicanti), o si designano gli
-oggetti ed i processi ad essi legati, dalla forma del movimento
-(gesti descriventi). Manifestamente queste tre forme d’espressione
-corrispondono esattamente agli elementi psichici dell’emozione e
-alle loro proprietà fondamentali: la prima all’intensità, la seconda
-alla qualità dei sentimenti, e la terza al contenuto rappresentativo.
-Conseguentemente anche un solo concreto movimento espressivo può in
-sè riunire tutte tre le forme espressive. La terza forma, quella delle
-estrinsecazioni rappresentative, a causa delle sue relazioni genetiche
-col _linguaggio_, è di una speciale importanza psicologica (vedi § 21,
-3).
-
-6. I fenomeni concomitanti alle emozioni nel dominio dei movimenti di
-_polso_ e di _respirazione_ possono essere di triplice natura. Essi
-possono consistere: 1) nell’immediato effetto dei sentimenti, dei
-quali si compongono le emozioni, così, ad es., in un allungamento delle
-onde del polso e del respiro, se i sentimenti sono di piacere; in un
-raccorciamento, se sono sentimenti spiacevoli (cfr. pag. 70). Però
-questo si nota solo nelle emozioni relativamente calme, nelle quali
-i singoli sentimenti hanno tempo sufficiente a svolgersi. Ma quando
-vien meno questa condizione, allora appaiono fenomeni, che dipendono
-non solo dalla qualità dei sentimenti, ma insieme e il più delle volte
-prevalentemente dall’intensità degli effetti di innervazione prodotti
-dal sommarsi dei sentimenti. Tali effetti possono poi consistere: 2)
-in _rinforzata_ innervazione, la quale sorge, per una non troppo rapida
-successione di sentimenti, in seguito ad un _aumento_ dell’eccitazione
-prodotto in questo caso dal sommarsi dei sentimenti; poichè nel cuore
-l’aumento d’eccitazione colpisce soprattutto i nervi d’arresto, essa
-si manifesta in pulsazioni fatte più lente e più forti, alle quali
-per lo più si accompagna un aumento d’innervazione nei muscoli mimici
-e pantomimici: _emozioni steniche_. Se il decorso dei sentimenti o
-è molto tumultuario, o dura un tempo insolitamente lungo, in eguale
-direzione l’effetto dell’emozione è: 3) una _paralizzazione_ più o meno
-diffusa dell’innervazione del cuore e del tono dei muscoli esterni,
-collegata in certi casi con speciali perturbazioni d’innervazione
-di singoli gruppi muscolari, principalmente del diaframma e dei
-muscoli del viso che con quello sono sinergici. Il primo sintomo
-della paralizzazione dei nervi regolatori del cuore è una grande
-accelerazione di pulsazioni con accelerazione corrispondente di
-respiro, mentre contemporaneamente i movimenti del polso e del respiro
-diventano più deboli e il tono dei muscoli esterni decresce sino a
-un rilassamento quasi paralitico: _emozioni asteniche_. Un’ultima
-differenza, che però non può dare luogo a una specie indipendente di
-effetti fisici delle emozioni, perchè si tratta solo di modificazioni
-dei fenomeni caratterizzanti le emozioni steniche e asteniche, si fonda
-finalmente: 4) sulla maggiore o minore _rapidità_ colla quale avviene
-l’aumento o l’inibizione dell’innervazione: _emozioni rapide e lente_.
-
- 6_a_. La vecchia psicologia, conseguente alla sua tendenza
- generale di dare un’interpretazione intellettualistica ai processi
- psichici, era solita presentare delle riflessioni logiche sulle
- emozioni come una teoria o quanto meno come una esposizione
- delle emozioni. Il più bell’esempio di questa maniera è la
- dottrina che dell’emozioni ci dà lo Spinoza. In questa dottrina
- le trattazioni psicologiche subivano per lo più l’influenza dei
- punti di veduta _etici_ più di quello che fosse desiderabile nel
- puro interesse della psicologia. Su ciò si fondava specialmente
- anche quella distinzione fra emozione e _passione_ che nella
- vecchia psicologia aveva una parte essenziale, intendendosi per
- la seconda il predominio sul volere di determinati impulsi avente
- la sua origine in durevoli sentimenti ed in emozioni. Kant mutò
- il valore di questo concetto ponendo la proprietà dell’emozione
- nel subitaneo sorgere e quella della passione nella direzione
- del sentimento fatta abitudine. Tutte queste distinzioni sono in
- parte di un’importanza puramente pratica e rientrano senz’altro
- nel dominio dello studio del carattere e dell’etica, e in parte si
- riferiscono a proprietà che spettano agl’indizi dell’intensità e
- del decorso dell’emozioni (12 segg). Psicologicamente considerate,
- le passioni non costituiscono affatto un dominio di processi
- psichici, che in qualche modo si debba separare dalle emozioni.
- Di fronte a questa trattazione della vecchia psicologia basantesi
- soprattutto su motivi di psicologia pratica, nei tempi recenti i
- movimenti espressivi hanno specialmente richiamato l’attenzione
- cioè gli speciali fenomeni concomitanti alle emozioni che
- avvengono nel polso, nella respirazione e nella innervazione dei
- vasi sanguigni. Ma a questi fenomeni che presi nel loro esatto
- significato sono certamente importanti, si assegnò un valore
- completamente falso, perchè furono considerati come sussidi coi
- quali si possa ricercare la natura psicologica delle emozioni. In
- base a questa opinione sorse una classificazione delle emozioni
- fondata esclusivamente sugli indizi fisici, classificazione
- che doveva convalidare la teoria che le emozioni siano semplici
- effetti dei moti espressivi e però, ad es., la tristezza consti
- solo delle sensazioni che accompagnano i movimenti mimici del
- pianto, e così via. In maniera alquanto più temperata si è
- cercato di dare ai movimenti espressivi il loro vero valore per
- le emozioni, considerando la loro presenza come l’indizio generale
- per la distinzione delle emozioni dai sentimenti. Ma anche questo
- è tanto meno giustificato, in quanto che simili fenomeni fisici
- d’espressione già appaiono nei sentimenti, e il fatto, che questi
- sintomi siano più o meno chiaramente visibili, non può certo
- costituire un contrassegno. L’essenziale differenza dell’emozione
- dal sentimento è piuttosto _psicologica_ in quanto quello
- rappresenta un decorso di sentimenti costituenti un tutto unito. I
- movimenti espressivi sono solo le conseguenze dell’accrescimento
- che le parti antecedenti di un tale decorso esercitano dal lato
- fisico sulle seguenti. Da ciò deriva che anche gli indizi sui
- quali si deve esclusivamente basare la classificazione delle
- emozioni devono essere _psicologici_ (v. sotto 9).
-
-7. Per quanto i concomitanti fenomeni fisici siano parte importante
-delle emozioni, pur essi non stanno in relazione costante colla
-_qualità psicologica_ di quelle. Questo vale specialmente pel polso
-e pel respiro, ma anche per le espressioni pantomimiche di forti
-emozioni. Emozioni che hanno un contenuto sentimentale molto diverso,
-anzi opposto, possono talvolta appartenere alla medesima classe per
-ciò che riguarda questi concomitanti fenomeni fisici. Così possono,
-ad es., gioia ed ira essere egualmente emozioni steniche. Una gioia
-accompagnata da sorpresa può però anche dare l’imagine fisica di
-un’emozione astenica. Infatti, negli effetti generali d’innervazione
-che dànno luogo a quella distinzione di emozioni steniche e asteniche,
-rapide e lente, si specchiano non i contenuti sentimentali, ma solo
-le proprietà formali dell’intensità e della velocità nel decorso dei
-sentimenti. Questo appare chiaramente anche da ciò, che differenze
-dell’innervazione involontaria analoghe a quelle che accompagnano
-emozioni diverse, possono essere suscitate da una semplice successione
-di impressioni indifferenti, ad es., dalle battute di un metronomo.
-Specialmente si osserva che la _respirazione_ ha la tendenza di
-adattarsi alla maggiore o minore rapidità delle battute del metronomo;
-coll’aumento di questa rapidità i movimenti della respirazione
-diventano più frequenti e per solito anche certe fasi di respiro
-coincidono con certe battute. Donde appare chiaramente che anche
-all’udire un tale ritmo indifferente non restiamo del tutto liberi
-d’emozioni; colla crescente rapidità delle battute abbiamo dapprima
-l’impressione di un’emozione calma, poi di una stenica, e infine per
-una successione rapidissima, di una astenica. Però le emozioni in
-questa ricerca hanno certamente un puro carattere formale: esse dal
-lato del contenuto mostrano una grande indeterminatezza, che scompare
-solo quando ci pensiamo investiti di un’emozione concreta avente
-eguali proprietà formali. Questo avviene in realtà molto facilmente
-e su ciò si fonda la grande attitudine delle impressioni ritmiche,
-così a descrivere come a produrre emozioni. Per produrre un’emozione
-completa in tutte le sue parti, v’è bisogno ancora solo di un accenno
-al qualitativo contenuto sentimentale, quale è possibile alla musica
-mediante il contenuto sonoro delle imagini musicali.
-
- 7_a._ Da questo rapporto degli effetti fisici delle emozioni al
- contenuto psichico delle emozioni stesse deriva anche che i primi
- non mai possono sostituire l’immediata osservazione psicologica
- delle emozioni. Essi sono in generale sussidi sintomatici che si
- prestano a più interpretazioni; se legati all’autoosservazione
- condotta sperimentalmente essi hanno un grande valore ma per sè
- soli nessuno. Una volta che sono state compiute le osservazioni
- sperimentali essi giovano specialmente come mezzi di controllo.
- Per le emozioni infatti vale in modo del tutto particolare,
- la circostanza che quell’osservazione dei processi psichici,
- i quali si presentano per sè stessi nel naturale decorso della
- vita, rimane assolutamente insufficiente. In primo luogo il caso
- non offre al psicologo le emozioni in quel momento, nel quale
- egli le potrebbe scientificamente analizzare; in secondo luogo,
- specialmente quando si tratta di emozioni più forti fondate su
- cause reali, noi ci troviamo nelle condizioni meno opportune
- per poterci esattamente osservare. Molto meglio si raggiunge lo
- scopo, se _volontariamente_ ci poniamo in un certo stato emotivo.
- Ma non essendo possibile valutare fin dove l’emozione, in tal
- guisa soggettivamente prodotta, concordi per intensità e maniera
- di decorso con altra emozione di eguale specie prodotta da cause
- oggettive, allora la contemporanea mancanza degli effetti fisici,
- specialmente di quelli ohe più sfuggono all’influsso della
- volontà, il polso e il respiro, serve come controllo, imperocchè
- per eguale qualità psicologica delle emozioni noi possiamo
- a diritto concludere da corrispondenti effetti fisici a una
- concordanza delle loro proprietà formali.
-
-8. Così nel sorgere naturale come nella produzione artificiale
-delle emozioni, i concomitanti fenomeni fisici indipendentemente dal
-loro valore sintomatico, possiedono ancora l’importante proprietà
-psicologica di _fare più intensa l’emozione_. Essa si fonda su ciò, che
-l’innervazione eccitante o inibente di determinati domini muscolari è
-accompagnata da sensazioni tattili interne, alle quali sono associati
-_sentimenti sensoriali_, e questi si collegano al rimanente contenuto
-sentimentale delle emozioni, e però queste aumentano d’intensità. Tali
-sentimenti provengono dal movimento del cuore, dalla respirazione
-e dall’innervazione dei vasi sanguigni soltanto nel caso di forti
-emozioni, dove essi possono diventare sempre più intensi; invece nelle
-emozioni moderate gli stati dell’accresciuta o diminuita tensione
-muscolare influiscono già sullo stato sentimentale, quindi anche
-sull’emozione.
-
-9. Per il grande numero dei fattori che si devono prendere in esame
-nello studio delle emozioni, un’analisi psicologica delle singole
-forme di esse è impossibile, tanto più che ciascuno dei molti nomi
-di distinzione indica anche qui solo una _classe_, nella quale è
-una quantità di forme speciali e in queste ancora innumerevoli casi
-individuali di una varietà infinita. E però qui è solo possibile dare
-uno sguardo alle principali _forme fondamentali delle emozioni_.
-I punti di vista dai quali si deve dare questo sguardo generale
-devono manifestamente essere _psicologici_, cioè tali che siano
-desunti dall’immediata proprietà delle emozioni stesse, perchè i
-fenomeni _fisici_ concomitanti hanno dappertutto solo un valore di
-sintomi e inoltre, come già si è notato, si prestano spesso a più di
-un’interpretazione.
-
-Di tali punti di vista psicologici _tre_ possono, in generale, essere
-posti a base della distinzione delle emozioni: 1º la _qualità_ dei
-sentimenti che entrano a costituire le emozioni; 2º l’_intensità_ di
-questi sentimenti; 3º la _forma del decorso_, che è determinata dalla
-maniera e dalla rapidità della variazione dei sentimenti.
-
-10. In base alla _qualità dei sentimenti_ si possono stabilire tosto
-alcune forme fondamentali di emozioni che corrispondono alle direzioni
-fondamentali dei sentimenti già antecedentemente distinte (pag. 66).
-Quindi sarebbero a distinguersi emozioni piacevoli e spiacevoli,
-eccitanti e deprimenti, di tensione e di sollievo. Ma conviene notare
-che le emozioni, a causa della loro costituzione più complessa, ancora
-più che i sentimenti sono generalmente di forma _mista_. Pertanto, in
-generale, solo _una_ di quelle direzioni del sentimento può indicarsi
-come _primaria_ per una certa emozione; tutti gli altri elementi
-sentimentali, che appartengono alle altre direzioni, si annettono poi
-a questa come parti _secondarie_. E questo carattere secondario si
-dimostra di solito anche in ciò che, a seconda di condizioni diverse,
-possono sorgere divergenti forme subordinate dell’ emozione primaria.
-Ad es., la gioia pel suo carattere fondamentale è un’emozione di
-piacere; essa poi nel suo decorso, per l’aumento dei sentimenti,
-diventa per lo più anche un’emozione eccitante, ma quando l’intensità
-dei sentimenti sorpassa la misura, essa diventa deprimente. La pena
-è un’emozione spiacevole, di natura per lo più deprimente; con una
-maggiore intensità dei sentimenti può anche essere eccitante, per poi
-ad un’intensità massima passar di nuovo in una pronunciata depressione.
-Ancor più decisamente l’ira nel suo carattere predominante è
-un’emozione spiacevole d’eccitamento, ma ad una maggiore intensità dei
-sentimenti, passando nella furia, può essa pure diventare deprimente.
-Mentre la natura eccitante o deprimente ci appare solo come forma
-secondaria delle emozioni di piacere e dispiacere, vediamo talvolta i
-sentimenti di tensione o di sollievo essere parte fondamentale o almeno
-primaria delle emozioni. Così nell’emozione dell’attesa il sentimento
-di tensione speciale di questo stato è il primario; trasformandosi in
-emozione si aggiungono facilmente sentimenti spiacevoli di natura, a
-seconda delle circostanze, deprimente od eccitante. Nelle impressioni
-o nei movimenti ritmici dall’avvicendarsi dei sentimenti di tensione o
-di sollievo nascono infine emozioni di piacere, le quali poi, a seconda
-della natura del ritmo, sono eccitanti o deprimenti, e in questo ultimo
-caso però si mescolano con sentimenti spiacevoli, oppure, specialmente
-per la cooperazione di altri elementi sentimentali (ad es., di
-sentimenti di suono e di armonia), possono del tutto trasformarsi in
-sentimenti di dispiacere.
-
-11. Nelle designazioni create dal linguaggio per le emozioni è stato
-sopratutto considerato questo lato _qualitativo_ dei sentimenti e in
-questo ancora il carattere di piacere e dispiacere dei sentimenti, onde
-le emozioni sono composte. E però i concetti fissati dal linguaggio
-possono essere ordinati in _tre_ classi: 1º designazioni di emozioni
-_soggettive_, distinguibili principalmente in base allo stato d’animo,
-come gioia e pena, e come sottospecie della pena, sulle quali pur
-esercitano un’influenza, come concomitanti, le altre direzioni dei
-sentimenti, ora la deprimente, ora quella di tensione o di sollievo:
-mestizia, cordoglio, affanno e terrore; 2º designazioni di emozioni
-_oggettive_ riferentisi a un oggetto esterno, come contentezza e
-scontentezza, e come sottospecie di quest’ultima, che riuniscono
-in sè, come sopra, diverse direzioni: fastidio, svogliatezza, ira,
-furia; 3º designazioni di emozioni _oggettive_, che si riferiscono ad
-avvenimenti esterni, i quali si aspettano nel _futuro_, come speranza
-e timore, e come modificazioni di quest’ultima, angoscia e cura. Esse
-sono composizioni di emozioni di tensione con sentimenti di piacere e
-dispiacere, e in mutabile guisa anche con una direzione sentimentale
-eccitante o deprimente.
-
-Come si vede il linguaggio ha foggiato per le emozioni di dispiacere
-una varietà di nomi di gran lunga maggiore che per quelle di piacere.
-Infatti l’osservazione rende probabile, che le emozioni di dispiacere
-presentino una maggiore differenza nelle forme tipiche di decorso e che
-però la loro varietà sia veramente maggiore.
-
-12. In base all’_intensità_ dei sentimenti, noi possiamo distinguere
-le emozioni in _forti_ e _deboli_. Questi concetti, desunti dalle
-proprietà psichiche dei sentimenti, non si identificano con quelli
-delle emozioni steniche ed asteniche fondate sui concomitanti fenomeni
-fisici, ma il rapporto di quelle categorie psicologiche a queste
-psicofisiche è da un lato dipendente dalla qualità, dall’altro dal
-grado d’intensità dei sentimenti. Quindi le emozioni di piaceri deboli
-o mediocremente forti sono steniche, quelle invece di dispiacere
-diventano, se durano abbastanza a lungo, asteniche, anche quando
-sono di debole intensità, come cordoglio e cura. Infine le più forti
-emozioni, come terrore, angoscia, furia e anche una smodata allegrezza,
-sono sempre asteniche. E perciò la distinzione dell’intensità psichica
-delle emozioni è d’importanza secondaria, tanto più che emozioni per
-altra parte affini non solo possono presentarsi con diversa intensità,
-ma possono anche variare d’intensità in un medesimo decorso. Ma
-essendo questo variare delle emozioni, a causa del suesposto principio
-(pag. 143) del rinforzamento dell’emozione, determinato per una
-parte essenziale dai sentimenti sensoriali che sorgono in seguito
-ai concomitanti fenomeni fisici, si fa manifesto che in questo caso
-la contrapposizione, in origine fisiologica, di stenico e astenico
-esercita spesso anche sulla natura psicologica dell’emozione una più
-decisiva influenza che la primaria intensità psichica dell’emozione
-stessa.
-
-13. Più importante è il _terzo_ carattere per cui si differenziano
-le emozioni, la _forma del decorso_: secondo questa noi possiamo
-distinguere: 1) emozioni _irrompenti, improvvise_, come sorpresa,
-sbalordimento, delusione, terrore, furia; esse molto rapidamente
-s’innalzano a un massimo, poi a poco a poco decrescono e ripassano
-nello stato di calma; 2) emozioni _gradatamente crescenti_, come
-cura, dubbio, cordoglio, tristezza, attesa, e in molti casi anche
-gioia, ira, angoscia; esse aumentano a poco a poco al loro massimo e
-di nuovo egualmente a poco a poco declinano. Una modificazione delle
-emozioni gradatamente crescenti costituisce infine: 3) le emozioni
-_intermittenti_, nelle quali più fasi crescenti e decrescenti si
-seguono le une alle altre. A queste appartengono le emozioni di
-maggiore durata. Così sorgono specialmente, a guisa di parossismi,
-gioia, ira, tristezza, ma anche le altre diversissime emozioni
-crescenti gradatamente, e in tali casi è spesso possibile distinguere
-anche uno stadio d’intensità crescente e uno d’intensità decrescente
-degli accessi emotivi. Invece le emozioni irrompenti d’un tratto
-presentano raramente il decorso intermittente. Questo avviene forse
-solo quando l’emozione può svolgersi anche come una di quelle crescenti
-a poco a poco. Tali emozioni di una forma di decorso molto vario sono,
-ad es., gioia ed ira. Esse possono talora d’un tratto irrompere, e
-allora per lo più l’ira diventa tosto furore; ma esse possono anche
-crescere o decrescere a poco a poco, e allora per lo più seguono anche
-il tipo intermittente. Riguardo ai concomitanti fenomeni psicofisici
-l’emozioni irrompenti d’un tratto sono di solito asteniche, quelle
-sorgenti a poco a poco possono essere ora steniche ed ora asteniche.
-
- 13_a_. La forma di decorso, per quanto possa essere nei
- singoli casi caratteristica, non è un criterio fisso per la
- classificazione psicologica delle emozioni, come non lo è neppure
- l’intensità dei sentimenti. Piuttosto questa classificazione
- può evidentemente soltanto essere fondata sulla _qualità_ del
- contenuto sentimentale, mentre intensità e forma di decorso
- possono servir di norme per le suddivisioni. Dato il modo in cui
- queste condizioni si connettono in parte fra loro, in parte coi
- concomitanti fenomeni fisici, e mediante questi di nuovo anche
- con secondari sentimenti sensoriali, le emozioni si mostrano
- come processi psichici al massimo grado composti, i quali perciò
- variano straordinariamente nel caso singolo. Una classificazione
- in qualche modo esauriente, dovrebbe suddividere emozioni così
- multiformi come gioia, ira, timore e cura, nelle loro forme
- secondarie, in parte secondo i loro diversi tipi di decorso,
- in parte secondo l’intensità dei sentimenti che le compongono,
- in parte finalmente secondo la forma, dipendente da questi due
- fattori, dei loro concomitanti fenomeni fisici. Si potrebbe in
- tal modo distinguere, ad es., per l’ira una forma sentimentale
- debole, una forte e una alternantesi; una forma di decorso
- subitanea, una a poco a poco sorgente, e una intermittente;
- infine una forma di estrinsecazione stenica, una astenica e una
- mista. Ma per la spiegazione psicologica di tali fatti, più che di
- queste divisioni, importa il rendersi conto in ciascun caso della
- connessione causale delle singole forme di fenomeni. Per questo
- riguardo si deve per ogni emozione partire da _due_ fattori: 1)
- dalla qualità e intensità dei sentimenti che la compongono e 2)
- dalla rapidità del succedersi di questi sentimenti. Dal primo
- di questi fattori risulta il carattere generale dell’emozione,
- dal secondo in parte la sua intensità, ma specialmente la forma
- del decorso; da ambedue poi dipendono i concomitanti fenomeni
- fisici e, a causa dei sentimenti sensoriali a quelli connessi,
- anche i rinforzamenti psicofisici dell’emozione (pag. 143).
- Appunto a causa di questi ultimi, i fenomeni fisici concomitanti
- si possono per solito designare come _psicofisici_. Ma le
- espressioni “psicologico„ e “psicofisico„ qui, riferendosi solo
- alla sintomatologia delle emozioni, non rappresentano alcuna
- contrapposizione assoluta. Piuttosto noi intendiamo per fenomeni
- psicologici dell’emozione quelli che non si spiegano mediante
- sintomi fisici immediatamente percettibili, siano pure tali
- che si possano dimostrare col mezzo di esatti strumenti (ad es.
- nella forma delle alterazioni di polso e di respiro); fenomeni
- psicofisici diciamo invece quelli che senz’altro si dànno a
- riconoscere come bilaterali.
-
-
-
-
-§ 14. — I processi di volere.
-
-
-1. Poichè ogni emozione presenta una forma di decorso sentimentale in
-sè connessa di natura unitaria, l’_esito_ dell’emozione può essere
-doppio: o esso dà luogo al solito decorso sentimentale, variante e
-relativamente libero da emozioni; tali moti d’animo, che si svolgono
-senza un risultato finale, costituiscono le emozioni propriamente
-dette, come esse sono state fissate in base alle indagini del §
-13; o il processo passa in un’_improvvisa_ mutazione del contenuto
-rappresentativo e sentimentale, la quale istantaneamente pone fine
-all’emozione. Diciamo _atti di volere_ queste mutazioni dello stato
-rappresentativo e sentimentale, che, pur preparate da un’emozione,
-a questa improvvisamente dànno fine. L’emozione stessa unitamente a
-questo effetto ultimo da essa proveniente, è un _processo di volere_.
-
-Il processo volitivo si riattacca, come processo di più alto grado,
-all’emozione, alla stessa guisa che questa al sentimento; ma di questo
-processo l’atto volitivo designa solo una determinata parte, che è
-senza dubbio caratteristica per la distinzione dalla emozione. Lo
-svolgimento dei processi volitivi dalle emozioni è preparato da quelle
-emozioni, nelle quali sorgono esteriori movimenti pantomimici (pag.
-140); questi generalmente appartengono allo stadio finale del processo
-e per lo più affrettano lo scioglimento della emozione; così in modo
-speciale nell’ira, ma anche nella gioia e nel cordoglio, ecc. Mancano
-però ancora le variazioni nel decorso rappresentativo, le quali nel
-volere costituiscono le cause immediate dell’istantaneo cessare dello
-stato affettivo e sono corrispondentemente accompagnate da sentimenti
-caratteristici.
-
-Per questa stretta connessione fra gli atti di volere e gli effetti
-pantomimici dell’emozione noi dobbiamo nello sviluppo dei processi
-volitivi considerare come originari, quelli che si risolvono in certi
-movimenti corporei, che hanno la loro origine nell’antecedente corso di
-rappresentazioni o sentimenti, e in atti di volere _esterni_. Invece
-i processi di volere, che si risolvono solo in pure manifestazioni
-rappresentative e sentimentali, o in così detti atti volitivi
-_interni_, generalmente sembrano solo essere i prodotti di un più
-completo sviluppo intellettuale.
-
-2. Un processo di volere, che si esplica in un atto volitivo _esterno_,
-si può quindi definire come un’emozione risolventesi in un movimento
-pantomimico, il quale non solo, come tutti i movimenti pantomimici,
-caratterizza la qualità e l’intensità dell’emozione, ma di più
-_produce_ — e in ciò sta il suo valore speciale — _effetti esterni, che
-pongono fine all’emozione stessa_. Ma un tale effetto non è possibile
-per tutte le emozioni, bensì solo per quelle, nelle quali il corso
-dei sentimenti onde sono composte, produce per sè stesso sentimenti
-e rappresentazioni, che sono adatte per rimuovere il precedente
-eccitamento emotivo. E questo fatto si esplica specialmente, quando il
-risultato finale dell’emozione è direttamente opposto ai sentimenti,
-che lo precedettero. Quindi la condizione psicologica, primitiva e
-fondamentale, degli atti volitivi sta nel _contrasto dei sentimenti_;
-e probabilmente l’origine di primitivi processi di volere si ritrova
-sempre in sentimenti di dispiacere, che determinano reazioni esterne
-di movimento, come effetti delle quali sorgono sentimenti contrastanti
-di piacere. Elementari processi volitivi di una tale natura sono per
-l’appunto il prendere cibo per acquetare la fame, il lottare contro
-nemici per soddisfare il sentimento della vendetta e altre simili
-azioni. Le emozioni, che sorgono da sentimenti sensoriali, non meno
-delle diffusissime emozioni sociali, quali amore, odio, ira, vendetta,
-sono per tal guisa le primitive sorgenti del volere, comuni così agli
-uomini come agli animali. Il processo volitivo si distingue quindi
-dall’emozione, solo perchè ad essa è immediatamente annessa un’azione
-esterna, che nel suo esplicarsi sveglia sentimenti, i quali per il
-contrasto con quelli contenuti nell’emozione, dànno fine all’emozione
-stessa. L’apparire di un atto volitivo può o direttamente, o — e
-questo è forse sempre il modo primitivo — indirettamente attraverso
-un’emozione di contenuto sentimentale contrastante ricondurre al corso
-dei sentimenti normale e tranquillo.
-
-3. Quanto più ricchi vengono costituendosi i contenuti rappresentativi
-e sentimentali, e quanto più con quelli si fa numerosa la varietà delle
-emozioni, tanto più si estende il campo dei processi di volere. Non si
-dà infatti nè sentimento nè emozione, che in qualche modo non potrebbe
-preparare un atto volitivo o almeno contribuire a prepararlo. Tutti i
-sentimenti, anco quelli relativamente indifferenti, contengono in un
-certo grado una tendenza od un’avversione, sia pur solo indirizzata
-a mantenere o a rimuovere lo stato d’animo esistente. Quantunque il
-processo di volere si presenti come la più complessa forma dei moti
-d’animo, la quale come suoi elementi presuppone sentimenti ed emozioni,
-non si deve però d’altro lato dimenticare, che si dànno continuamente
-sentimenti, i quali non si collegano ad emozioni ed emozioni, le quali
-non si risolvono in atti di volere, ma che nell’intera connessione
-dei processi psichici quei tre gradi sono condizioni gli uni degli
-altri; perocchè essi costituiscono le parti insieme spettanti a un
-unico processo, il quale solo come processo di volere raggiunge la sua
-completa esplicazione. In questo senso si può considerare il sentimento
-come il principio di un processo volitivo, il volere all’opposto come
-un processo sentimentale composto, e l’emozione come un passaggio fra
-i due.
-
-4. Nell’emozione che si risolve in un atto di volere, i singoli
-sentimenti di solito non hanno mai un valore concorde ed eguale,
-ma alcuni di essi insieme alle rappresentazioni, che a loro sono
-legate, si levano sugli altri, come _preponderanti_ nella preparazione
-dell’atto volitivo. E queste combinazioni di rappresentazioni e
-sentimenti, che nel nostro apprendimento soggettivo del processo
-volitivo preparano immediatamente l’azione, siamo soliti chiamare i
-_motivi_ del volere. Noi possiamo ancora distinguere ogni motivo in
-una parte rappresentativa e in una sentimentale, delle quali diciamo
-la prima _ragione determinante_ e la seconda _forza impellente_. Se un
-animale di rapina afferra la sua preda, la ragione dell’atto è l’averla
-veduta, la forza impellente può essere il sentimento spiacevole della
-fame, oppure l’odio di specie suscitato da quella vista. Le ragioni
-determinanti di un assassinio possono essere state l’appropriazione
-dei beni altrui, la soppressione di un nemico, e simili; le forze
-impellenti, sentimento d’indigenza, odio, vendetta, invidia, ecc.
-
-Quando le emozioni sono di natura complessa, anche le ragioni
-determinanti e le forze impellenti sogliono essere di specie mista
-e spesso tanto, che per l’agente diventa difficile il decidere quale
-sia il motivo prevalente. Questo si connette al fatto, che le forze
-impellenti dell’atto di volere, alla stessa guisa degli elementi di
-un sentimento composto, sono collegate in un tutto organico e si
-subordinano ad una impressione come ad elemento predominante; nel
-qual caso i sentimenti di direzione affine rinforzano e affrettano
-l’effetto, i sentimenti di direzione opposta invece lo indeboliscono.
-Nelle composizioni di rappresentazioni e sentimenti, che noi diciamo
-motivi, spetta non alle prime, ma ai secondi, come forze impellenti,
-quell’importanza decisiva nella preparazione degli atti volitivi. E
-questo proviene dal fatto, che i sentimenti sono per sè stessi parti
-integranti dei processi di volere, mentre le rappresentazioni possono
-influire solo indirettamente, cioè per essere unite ai sentimenti.
-L’ipotesi di un atto di volere sorgente da considerazioni puramente
-intellettuali, di una decisione volitiva contraria alle tendenze che
-si esplicano nei sentimenti, ecc., racchiude in sè una contraddizione
-psicologica. Essa si fonda sul concetto astratto di un volere
-trascendente, assolutamente diverso dai reali processi psichici di
-volere.
-
-5. Nella combinazione di una varietà di motivi, cioè di
-rappresentazioni e sentimenti, i quali in un composto decorso di
-emozioni si presentano come quelli che sono decisivi per il compimento
-di un’azione, sta la condizione essenziale da un lato per lo _sviluppo
-del volere_, dall’altro per la distinzione delle _singole forme di atti
-volitivi_.
-
-Il caso più semplice di un processo di volere ci si offre, quando
-entro un’emozione di opportuna natura, un unico sentimento con
-rappresentazione concomitante si fa motivo e pone fine al processo
-con un atto esterno ad esso corrispondente. Possiamo dire _processi
-di volere semplici_ tali processi di volere determinati da un _unico_
-motivo. I movimenti, che chiudono questi processi, sono spesso indicati
-anche col nome di _azioni impulsive_, senza che però nel concetto
-popolare dell’impulso sia stata sufficientemente tradotta questa
-distinzione posta in base alla semplicità del motivo del volere,
-perchè per lo più vi si mescola anche un altro punto di vista, la
-natura dei sentimenti agenti come forze impellenti. In base a questo
-concetto, tutte le azioni, che sono determinate solo da sentimenti
-_sensoriali_ e specialmente da sentimenti generali, sono state dette
-azioni impulsive, indipendentemente dal fatto che uno solo o più motivi
-ne fossero causa. Però questo secondo criterio della distinzione non è
-psicologicamente esatto, così come non è giustificata la conseguente
-completa separazione delle azioni impulsive dalle azioni volitive,
-considerate quali specie diverse di processi psichici.
-
-Per un’azione impulsiva noi intenderemo quindi un’azione di volere
-_semplice_, cioè che è determinata da un solo motivo, indipendentemente
-dal grado, che spetta al motivo nella serie dei processi sentimentali e
-rappresentativi. L’azione impulsiva, presa in questo senso — astraendo
-dalla circostanza che essa può presentarsi anche insieme a processi di
-volere più complessi — è necessariamente il punto di partenza per lo
-sviluppo di tutti gli atti di volere. Di più, generalmente sono appunto
-gli originari atti impulsivi quelli che nascono da semplici sentimenti
-sensoriali. In questo senso la maggior parte delle azioni degli animali
-sono atti impulsivi, ma anche nell’uomo continuano a sussistere tali
-azioni e in seguito a semplici emozioni sensoriali e come prodotti
-delle abitudini, con cui si compiono azioni di volere originariamente
-determinate da motivi complessi (10).
-
-6. Tosto che in un’emozione una pluralità di sentimenti e di
-rappresentazioni cerca trasformarsi in atti esterni e queste parti del
-decorso emozionale, fatte motivi, tendono ad effetti ultimi diversi,
-siano essi affini, siano opposti, allora dall’atto di volere semplice
-si passa all’_atto di volere composto_ e questo noi diremo anche _atto
-volontario_ per distinguerlo dall’atto _impulsivo_, che lo precede in
-ordine di sviluppo.
-
-Gli atti volontarii hanno in comune cogl’impulsivi la proprietà
-di sorgere decisamente da _un_ motivo o da un complesso di motivi
-agenti in _in un solo senso_, e fusi in una forza totale; ma se ne
-distinguono per ciò che in essi il motivo determinante si è elevato
-come predominante su di una quantità di motivi, che sussistono gli uni
-accanto agli altri, diversi e fra loro in antagonismo. Quando una lotta
-tra questi motivi antagonistici precede l’azione in modo distintamente
-percettibile, noi diciamo l’atto volontario con un termine speciale,
-_atto di scelta_, e il processo che a lui va prima un _processo di
-scelta_. Il fatto che un motivo si fa predominante su gli altri, che
-sono dati contemporaneamente con quello, può solo spiegarsi mediante
-la presupposizione di una lotta fra i motivi. Ma noi percepiamo questa
-lotta ora distintamente, ora indistintamente, ora per nulla affatto.
-Solo nel primo di questi casi noi parliamo di un vero atto di scelta;
-quindi la distinzione tra atti volontarii e atti di scelta sfugge
-affatto. Lo stato psichico dei soliti atti volontarii si avvicina però
-ancor più a quello degli atti impulsivi, mentre per gli atti di scelta
-se ne può riconoscere distintamente la differenza.
-
-7. Quel processo psichico, per cui, più o meno improvvisamente, si
-fa prevalente il motivo determinante, processo che immediatamente
-precede l’atto, noi diciamo negli atti liberi in generale la _decisione
-(Entscheidung)_, negli atti di scelta specificamente la _risoluzione
-(Entschliessung)_. La prima parola qui si riferisce solo alla
-distinzione del motivo predominante dagli altri, mentre la seconda
-parola per la connessione al verbo “chiudere„ (_Schliessen_), indica
-che il processo viene considerato come un prodotto ultimo di più
-premesse.[22][23]
-
-Se gli _stadi iniziali_ di un processo di volere non si distinguono
-in modo sicuro da un decorso emotivo normale, i loro _stadi finali_
-sono di una natura tutt’affatto caratteristica. Essi sono specialmente
-marcati da sentimenti concomitanti, che non si incontrano fuori del
-dominio dei processi volitivi e che per ciò si devono considerare come
-gli elementi specificamente propri del volere. Questi sentimenti sono
-quelli della _decisione_ e della _risoluzione_, dei quali l’ultimo
-si distingue dal primo solo per un’intensità maggiore. Essi sono di
-eccitazione o di sollievo, e a seconda delle circostanze legati a un
-fattore di piacere o di dispiacere. La intensità relativamente maggiore
-del sentimento di risoluzione ha probabilmente la sua ragione nel
-contrasto del sentimento stesso a quello che lo precede, sentimento del
-_dubbio_, il quale accompagna l’ondeggiare fra due motivi diversi. In
-contrapposizione a questo sentimento, quello del sollievo acquista una
-più alta intensità. All’apparire dell’atto volitivo, i sentimenti della
-decisione e della risoluzione sono sostituiti da quello specifico di
-_attività_, il quale per gli atti volitivi esterni ha il suo sostrato
-sensibile nelle sensazioni di tensione accompagnanti il movimento.
-Questo sentimento dell’attività è di natura spiccatamente eccitante
-e a seconda degli speciali motivi di volere è a vicenda accompagnato
-da elementi di piacere o di dispiacere, i quali alla loro volta nel
-corso dell’atto possono mutare e gli uni prendere il posto degli
-altri. Come sentimento totale, il sentimento di attività è un processo
-crescente e decrescente nel tempo, il quale si stende su tutto il corso
-dell’azione e col finire di questa passa nei sentimenti, molto vari, di
-soddisfazione, contentezza, delusione, ecc., come pure in sentimenti ed
-emozioni diversi, che sono legati alla speciale riuscita dell’azione.
-Se noi consideriamo questo decorso, che ci si presenta negli atti
-volontarii e di scelta, come quello di un atto di volere _completo_,
-noi distingueremo gli _atti impulsivi_ essenzialmente dal mancare in
-essi i sentimenti preparatorii della decisione e risoluzione, perchè
-il sentimento, che è legato al motivo, passa direttamente in quello
-dell’attività e poi nei sentimenti, che corrispondono all’effetto
-dell’azione.
-
-8. Al passaggio degli atti di volere da semplici in complessi si
-collega una serie di ulteriori mutazioni, che sono di una grande
-importanza per lo sviluppo del volere. La prima di queste mutazioni
-consiste in ciò, che le emozioni, dalle quali sono introdotti i
-processi di volere, sempre più decrescono in intensità a causa
-dell’azione contraria di sentimenti diversi e inibentisi a vicenda,
-così che alla fine i processi di volere possono nascere da un decorso
-sentimentale apparentemente tutt’affatto libero di emozioni. Di fatto
-però non si ha mai una mancanza assoluta d’emozione. Un motivo sorgente
-in un normale decorso di sentimenti, affinchè porti a una decisione
-o risoluzione, deve sino ad un certo grado unirsi ad un’eccitazione
-emotiva. Ma questa può essere così debole e passeggiera, che noi tanto
-più facilmente la trascuriamo, quanto più incliniamo a comprendere
-senz’altro, nell’unico concetto dell’atto volitivo, colla risoluzione
-e coll’azione una tale breve emozione, che accompagna solo il
-sorgere e l’agire dei motivi. Questo indebolimento delle emozioni è
-principalmente prodotto da quelle combinazioni di processi psichici,
-che noi assegniamo allo sviluppo _intellettuale_, e sulle quali si
-dovrà ritornare per lo studio della connessione delle formazioni
-psichiche (§ 17). I processi intellettuali non possono mai distruggere
-le emozioni; essi sono invece spesso sorgenti di nuovi, e diversi
-eccitamenti emotivi. Un atto di volere tutt’affatto libero d’emozione,
-determinato da motivi puramente intellettuali, è, come già si è notato
-(pag. 151), un concetto psicologicamente impossibile. Senza dubbio
-lo sviluppo intellettuale ha un’azione moderatrice sulle emozioni e
-specialmente su quelle che preparano gli atti di volere, in tutti quei
-casi, nei quali entrano motivi intellettuali. Può darsi che questa
-azione moderatrice dipenda in parte dalla reciproca compensazione dei
-sentimenti, che avviene nel maggior numero delle emozioni, e in parte
-dal lento sviluppo dei motivi intellettuali, perocchè generalmente
-le emozioni sono tanto più forti, quanto più rapidamente crescono i
-sentimenti onde sono composte.
-
-9. Con questo affievolimento delle parti emotive nel processo di
-volere sotto il predominio di motivi intellettuali si connette anche
-una seconda variazione, ed è la seguente: l’atto volitivo, che chiude
-il processo di volere, non è un movimento esterno, ma l’effetto, che
-annulla l’emozione eccitante, è esso stesso un processo psichico,
-il quale non si rivela immediatamente per mezzo di sintomi esterni.
-Tali effetti, che non possono essere esteriormente avvertiti, diciamo
-_atti di volere interni_. La trasformazione degli atti di volere da
-esterni in interni è così legata allo sviluppo intellettuale, che
-per una gran parte la natura dei processi intellettuali trova la sua
-spiegazione nella partecipazione di processi di volere al decorso delle
-rappresentazioni (§ 15, 9). L’atto, che chiude il processo di volere,
-consiste quindi in una modificazione di quel decorso rappresentativo,
-la quale si annette ai motivi passati in seguito ad una avvenuta
-decisione o risoluzione. I sentimenti che accompagnano questi atti
-di preparazione immediata, non meno che il sentimento di attività
-collegato coll’apparire della modificazione, concordano in tutto coi
-sentimenti che si osservano negli atti di volere esterni. E a un tale
-effetto si accompagnano in modo più o meno pronunciato sentimenti di
-soddisfazione, corrispondenti al cessare delle precedenti tensioni
-emotive e sentimentali, così che il carattere, per cui questi processi
-di volere legati allo sviluppo intellettuale differiscono dagli atti di
-volere primitivi, è questo solo, che l’effetto ultimo del volere non si
-estrinseca in un movimento corporeo esteriore.
-
-Nondimeno anche da un atto di volere interno può sempre sorgere in
-linea secondaria un movimento corporeo: e precisamente, quando la
-risoluzione presa ha di mira un atto esterno, che si deve compiere
-in un tempo posteriore. Ma allora questo atto nasce da un secondo
-processo di volere posteriore al primo, e questo se è determinato da
-motivi, che derivano bensì dall’antecedente atto di volere interno,
-deve però essere appreso come un processo nuovo, diverso dal primo. In
-questo senso, ad es., il prendere una decisione per un’azione futura,
-che si deve compiere sotto certe condizioni non ancora avveratesi,
-è un atto di volere interno; il posteriore compimento dell’azione è
-un atto esterno diverso dal primo, ma che presuppone il primo come
-condizione del suo avverarsi. Donde deriva che nei casi, nei quali
-l’atto di volere esterno nasce da una decisione, che tien dietro a una
-lotta di motivi, quasi si confondono le possibilità di un processo di
-volere unico, formante un tutto in sè connesso, e di _due_ processi di
-volere, dei quali sia anteriore l’uno, posteriore l’altro, perchè la
-risoluzione, tosto che è notevolmente separata nel tempo dall’azione,
-può essere appresa come un atto di volere interno, che prepari
-l’azione.
-
-10. Alle due suesposte modificazioni, collegate collo sviluppo del
-volere, l’affievolimento delle emozioni e l’affermazione indipendente
-degli atti di volere interni, le quali sono di natura progressiva, si
-contrappone un terzo processo, come forma di evoluzione _regressiva._
-Tosto che processi di volere composti, aventi un medesimo contenuto
-di motivi, si ripetono più spesso, la lotta dei motivi si attenua;
-i motivi rimasti soccombenti nei processi anteriori si presentano
-al ripetersi dell’atto sempre più deboli e da ultimo spariscono
-affatto. E allora l’azione composta si trasforma in un’azione semplice
-o _impulsiva_. È specialmente questa trasformazione regressiva di
-processi volitivi complessi in processi impulsivi, che dimostra
-inopportuna la surricordata limitazione del concetto di “impulso„ agli
-atti di volere nascenti da sentimenti sensoriali. Per quella continua
-graduale eliminazione dei motivi soccombenti si hanno azioni impulsive
-non solo nel campo della semplice sensazione, ma allo stesso modo anche
-in quelli dei fenomeni intellettuali morali ed estetici, ecc.
-
-Questa trasformazione regressiva costituisce nello stesso tempo una
-parte di un processo, che riunisce tutti gli atti esteriori di un
-essere vivente, così gli atti di volere come i movimenti automatici
-riflessi. Imperocchè anche nell’azione impulsiva, se ancora continua
-il ripetersi abituale degli atti, il motivo determinante diventa
-sempre più debole e passeggiero. Lo stimolo esterno, che in origine
-suscitava una rappresentazione ricca di sentimento avente forza di
-motivo, determina l’azione prima ancora che esso possa essere appreso
-come rappresentazione. In tal guisa il movimento impulsivo è finalmente
-passato in un movimento _automatico_. Ma quanto più di frequente si
-ripete questo processo, tanto più facilmente può avvenire il movimento
-automatico, senza che sia neppur sentito lo stimolo, ad es., nel sonno
-profondo, o quando sia completamente distolta l’attenzione. Allora il
-movimento appare come un puro riflesso fisiologico dello stimolo e il
-processo di volere è divenuto un _processo riflesso_.
-
-Questa graduale _trasformazione dei processi in atti meccanici
-(meccanizzazione)_, che essenzialmente consiste nell’eliminazione di
-tutte le parti psichiche, poste tra il punto iniziale e il finale,
-può avvenire tanto nei movimenti impulsivi originari, quanto in
-molti dei secondari sorti dal condensamento di atti volontarii.
-Non è inverosimile che i movimenti riflessi degli animali e degli
-uomini abbiano per l’appunto questa origine. Indipendentemente dalla
-meccanizzazione degli atti di volere dovuta all’esercizio, in favore
-della nostra supposizione sta da un lato il _carattere dì finalità
-dei riflessi_, il quale ci dà una prova della presenza in origine di
-rappresentazioni degli scopi, le quali agivano come motivi; dall’altro
-lato sta il fatto, che i movimenti degli animali inferiori sono
-manifestamente atti di volere semplici e non riflessi; e però anche
-sotto questo rispetto non è verosimile l’ipotesi più volte fatta di una
-evoluzione in senso opposto dai riflessi alle azioni di volere. Infine
-da questo stesso punto di vista si spiega anche nel modo più semplice
-il fatto presentatosi nel §13 (pag. 139), che i _movimenti espressivi
-dell’emozioni_ possano appartenere a ciascuna di queste forme possibili
-nella scala degli atti esterni. Evidentemente qui i movimenti più
-semplici sono in origine atti impulsivi, mentre parecchi movimenti
-pantomimici più complessi si devono probabilmente ricondurre ad atti
-un tempo liberi, che si trasformarono dapprima in movimenti impulsivi
-e poi persino in movimenti riflessi. Inoltre qui i fenomeni costringono
-all’ipotesi, che la trasformazione regressiva, avente principio durante
-la vita individuale, è a poco a poco accresciuta dalla trasmissione
-ereditaria dei caratteri acquisiti, così che certi atti in origine
-volontarii, per i discendenti tardi sono sin dal principio movimenti
-impulsivi e riflessi (V. § 19 e 20).
-
- 10_a_. Anche nel volere, per le stesse ragioni che
- nell’emozione, l’osservazione dei processi che ci si offrono
- casualmente nella vita, o un procedimento insufficiente e
- fallace per la determinazione della vera natura del fatto. Da
- per tutto dove si eseguiscono atti di voleri interni od esterni
- a vantaggio di teoretiche o pratiche, questioni della vita, il
- nostro interesse è così richiamato da quelle questioni, che noi
- non siamo in grado di osservare con esattezza i processi psichici
- contemporaneamente presenti. Nelle teorie dei vecchi psicologi
- intorno al volere, teorie le quali spesso gettano le loro ombre
- ancora sulla scienza moderna, si rispecchia manifesto questo stato
- incompleto del metodo di osservazione psicologica. Poichè l’atto
- esterno di volere era l’unico che in tutto il dominio dei processi
- volitivi cadesse distintamente sotto l’osservazione, si tendeva
- a limitare il concetto del volere senz’altro agli atti volitivi
- esterni, e non solo si lasciava poi affatto inosservato l’intero
- campo degli atti di volere interni così importante per lo sviluppo
- superiore del volere, ma di più si consideravano le parti del
- processo di volere che preparano l’azione esterna, in modo affatto
- incompleto, per lo più solo in rapporto alle parti rappresentative
- dei motivi più appariscenti. Ne proveniva che non si avvertiva la
- stretta connessione genetica tra gli atti impulsivi e volontarii;
- i primi, come fenomeni affini ai moti riflessi, erano ritenuti
- tutt’affatto indipendenti dal volere e questo era limitato
- ai soli atti volontarii e di scelta. Siccome poi oltre a ciò,
- questa unilaterale considerazione delle parti rappresentative dei
- motivi faceva interamente trascurare la derivazione dell’atto di
- volere dall’emozione, si venne alla strana opinione che l’atto di
- volere non sia il prodotto dei motivi che lo precedono e delle
- condizioni psichiche che agendo su di essi danno predominio al
- motivo determinante, ma che il volere sta un processo il quale si
- presenta _insieme_ ai motivi ma è da questi in sè indipendente; il
- prodotto di una facoltà di volere metafisica; e questa, siccome
- solo gli atti volontarii erano ritenuti veri atti di volere, era
- definita come la “facoltà di scelta„ dell’anima, ossia quella
- facoltà che dava la preferenza a _uno_ fra i diversi motivi
- che agiscono sull’anima. In tal guisa in luogo di derivare il
- risultato finale del processo di volere, l’atto volitivo, dalle
- precedenti condizioni psichiche, la vecchia psicologia usava di
- questo atto finale per foggiarsi un concetto generale chiamato
- _volontà_, concetto che era considerato, nel senso della teoria
- delle facoltà, come una causa prima dalla quale dovevano sorgere
- tutti i singoli atti di volere.
-
- Schopenhauer e dopo di lui alcuni moderni psicologi e filosofi
- portavano una semplice modificazione a queste teorie astratte
- della volontà, quando spiegavano il processo di volere come un
- processo “incosciente„ di cui il risultato soltanto, l’atto di
- volere, sarebbe un processo psichico cosciente. Qui evidentemente
- l’insufficiente osservazione del processo di volere che precede
- l’atto, aveva condotto ad affermare la non esistenza assoluta
- di un tale processo di volere. Inoltre siccome l’intera varietà
- dei processi di volere concreti era distrutta, dal concetto di
- _una sola_ volontà incosciente, si giungeva allo stesso risultato
- psicologico che nelle vecchie teorie; in luogo della spiegazione
- dei reali processi di volere e delle loro connessioni, era posto
- un concetto generico, cui falsamente era dato il significato di
- una causa generale.
-
- Anche la nuova psicologia e persino la sperimentale è spesso
- ancora in balìa di questa dottrina astratta della volontà così
- profondamente radicata. Dacchè sin dal principio si dichiara
- impossibile la spiegazione di un’azione mediante la concreta
- causalità psichica degli anteriori processi di volere, si dà come
- unica particolarità dell’atto di volere la somma delle sensazioni
- che accompagnano l’azione esterna, e che a questa, quando essa
- si ripeta sovente, devono immediatamente precedere come pallide
- immagini della memoria. Cause poi dell’atto sono ritenuti i
- processi fisici di eccitazione che avvengono entro il sistema
- nervoso. In tal guisa la questione della causalità della volontà
- come dalla teoria precedente è relegata fuor dalla psicologia
- nella metafisica, così da queste teorie è riposta fuori dalla
- psicologia nella fisiologia; nel fatto però essa anche qui, mentre
- tenta passare dalla psicologia alla fisiologia, cade nei lacci
- della metafisica. Dovendo la fisiologia come scienza empirica
- non solo ora ma in ogni tempo, perchè la questione in parola
- conduce a un problema senza fine, rifiutarsi di completamente
- derivare dalle sue premesse i processi fisici che accompagnano
- un atto di volere complesso, rimane come unica giustificazione
- a questa teoria la dottrina della metafisica materialistica:
- essere i così detti processi materiali l’unica realtà delle cose,
- e però i processi psichici doversi spiegare dai materiali. Ma
- è principio normativo della psicologia come scienza _empirica_,
- che essa indaghi i fatti costitutivi dei processi psichici così
- come essi si offrono all’esperienza immediata e che non consideri
- la connessione di questi processi mediante punti di veduta che
- siano ad essa stessa estranei (v. §l e pag. 13 e segg.). Noi non
- possiamo in alcun altro modo conoscere come decorra un processo
- di volere che seguendolo esattamente, così come esso ci è dato
- nella esperienza immediata. Ma in questa esso non ci è dato come
- un concetto astratto ma come un atto di volere concreto, del
- quale noi sappiamo soltanto qualche cosa, in quanto esso è un
- processo che si fa conoscere immediatamente, e non un processo
- inconscio, oppure, il che per la psicologia fa lo stesso, un
- processo materiale che non è avvertito direttamente, ma è solo
- ipoteticamente ammesso in base a presupposizioni metafisiche.
- Tali teorie metafisiche non sono dovute che ad una deficiente
- o tutt’affatto mancante osservazione psicologica. Chi di tutto
- il processo di volere osserva solo la fine, l’atto esterno,
- può facilmente venire alla conclusione, che la causa prossima
- dell’atto di volere sia un agente incosciente, materiale o
- immateriale.
-
-11. Essendo impossibile per le ragioni suesposte, un’esatta
-osservazione del processo di volere negli atti volitivi che da sè soli
-si presentano nel corso della vita, anche qui l’unico mezzo per una
-fondamentale indagine psicologica sta nell’osservazione _sperimentale_.
-Ora noi non possiamo davvero ad arbitrio produrre atti volitivi di
-qualsiasi specie, ma dobbiamo limitarci all’osservazione di certi
-processi di volere facilmente accessibili all’influenza di sussidi
-esterni e risolventisi in atti esterni. Le ricerche che servono a
-questo scopo sono le così dette _ricerche di reazione_; nella parte
-essenziale, esse consistono in ciò: un processo di volere semplice o
-composto, suscitato da uno stimolo sensibile esterno e dopo il decorso
-di determinati processi psichici che servono in parte come motivi, si
-risolve in una reazione di movimento.
-
-Ma le ricerche di reazione hanno ancora una seconda e più generale
-importanza. Esse offrono il modo di misurare la _rapidità_ di certi
-processi psichici e psicofisici. Infatti in ognuno di tali esperimenti
-si fanno sempre queste misure; ma il valore più intimo di essi sta
-in ciò, che ogni esperimento inchiude un processo di volere, e quindi
-è possibile in tal modo, mediante l’osservazione soggettiva, segnare
-esattamente la successione dei processi psichici di un tale processo di
-volere, e insieme, variando volontariamente le condizioni, su di essi
-influire in modo conforme allo scopo.
-
-Il più semplice esperimento di reazione che si possa fare è il
-seguente: dopo che per un tempo opportuno (2-3″), mediante un segnale,
-si è determinato nel soggetto uno stato di tensione dell’attenzione,
-si fa agire su un organo di senso uno stimolo esterno e nel momento
-in cui è avvertito lo stimolo, il soggetto deve compiere un movimento
-già prima stabilito, ad. es., un movimento della mano. Per le sue
-condizioni psicologiche questo esperimento corrisponde nella parte
-essenziale a un processo di volere _semplice_: l’impressione di senso
-ha il còmpito di motivo semplice, al quale è univocamente coordinato
-un atto determinato: Se ora mediante il metodo grafico o qualche altra
-misura di tempo si fa in modo che sia oggettivamente misurato il tempo
-decorrente dall’azione dello stimolo al compimento del movimento
-di reazione, è possibile, ripetendo molte volte allo stesso modo
-l’esperimento, far presenti esattamente tutti i processi soggettivi
-dei quali si compone l’intero processo di reazione; nei risultati
-oggettivi della misura del tempo sta poi a disposizione un mezzo per
-controllare così la costanza come le accidentali deviazioni di quei
-processi soggettivi. Si fa specialmente uso di questo controllo nei
-casi, nei quali si è intenzionatamente variata una condizione qualsiasi
-dell’esperimento, e quindi anche il decorso soggettivo del processo di
-volere.
-
-Infatti si può introdurre una tale variazione già nel semplice
-esperimento di reazione sopra descritto, quando in vario modo si
-modifichi la _preparazione_ all’atto che precede l’azione dello
-stimolo.
-
-Se questa preparazione è tale che l’attesa è tutta rivolta allo
-stimolo agente come motivo e l’atto esterno segue solo quando lo
-stimolo è stato distintamente appreso, si ha la reazione _completa_ o
-_sensoriale_, come anche vien detta. Se invece l’attesa di preparazione
-si dirige all’atto determinato dal motivo, così che l’atto segue al più
-presto possibile l’apprendimento[24] dello stimolo, si ha la reazione
-_abbreviata_ o, come anche si dice, _muscolare_. Nel primo caso
-l’attesa come fattore rappresentativo, contiene una pallida imagine
-mnemonica, dell’impressione di senso già conosciuta; e questa imagine,
-se il tempo di preparazione dura a lungo, si presenta oscillante a
-volta distinta e a volta indistinta. Come fattore sentimentale è poi
-sempre presente un sentimento d’attesa che oscilla in simile modo,
-ma che di più è legato con sensazioni di tensione, appartenenti al
-corrispondente dominio di senso, ad es., con tensioni della membrana
-del timpano, dei muscoli di accomodamento ed esterni degli occhi,
-ecc. A questi sentimenti preparatori nel momento dell’impressione
-tien dietro un sentimento relativamente debole di sollievo, cioè un
-sentimento di sorpresa, e da questo distintamente si differenzia,
-come consecutivo, il sentimento eccitante che accompagna il movimento
-di reazione, il sentimento dell’attività colle sensazioni tattili
-contemporaneamente sorgenti. Nel secondo caso invece il soggetto,
-durante il tempo dell’attesa preparatoria, ha un’ imagine mnemonica
-pallida ed oscillante dell’_organo che deve reagire_, ad es. della
-mano, e insieme forti sensazioni di tensione dell’organo stesso,
-alle quali è collegato un sentimento di attesa abbastanza continuo.
-Nel momento della stimolazione questo stato è sostituito da un
-forte sentimento di sorpresa e con questo il sentimento di attività
-accompagnante la reazione e le sensazioni corrispondenti a questo
-sentimento si collegano così rapidamente, che non si può affatto, o
-almeno molto indistintamente percepire un intervallo di tempo fra i due
-momenti. Il tempo della reazione completa o sensoriale cade circa fra
-0,210 e 0,290 secondi (i tempi più piccoli valgono per le impressioni
-di suono, i più grandi per quelle di luce) con una variazione media
-per le singole osservazioni di 0,020 secondi. Il tempo della reazione
-abbreviata o muscolare va da 0,120-0,190 secondi, con una variazione
-media di 0,010 secondi. I valori diversi della variazione media nei due
-casi, sono di grande importanza come mezzo oggettivo di controllo per
-la distinzione di questa specie di reazione[25].
-
-12. Le forme di reazione sensoriale e muscolare costituiscono,
-quando si introducano condizioni speciali, i punti di partenza per lo
-studio dello _sviluppo dei processi di volere_ in diverse direzioni.
-La reazione sensoriale o completa, potendosi in essa inserire fra
-l’apprendimento dello stimolo e il compimento della reazione diversi
-processi psichici, fornisce il mezzo per passare dai processi di
-volere semplici ai composti. Abbiamo un atto volontario di natura
-relativamente semplice, quando all’apprendimento dell’impressione
-facciamo seguire un atto di riconoscimento o distinzione, che deve poi
-dar luogo al movimento di reazione. In questo caso motivo dell’azione
-da compiersi non è l’impressione immediata, ma la rappresentazione
-che risulta dall’atto di riconoscimento o di distinzione. Essendo
-questo motivo uno soltanto fra il maggior o il minor numero di quelli
-egualmente possibili che in vece sua avrebbero potuto agire, il
-movimento di reazione ha il carattere di un movimento volontario;
-infatti in esso si può osservare distintamente il sentimento della
-_decisione_, che precede l’atto di volere; nè sono meno decisamente
-pronunciati i sentimenti anteriori legati all’appercezione
-dell’impressione. Quando poi viene introdotto ancora un altro
-processo psichico, ad es., un’associazione che deve agire come motivo
-determinante all’esecuzione del movimento, ancor più spiccati appaiono
-quei sentimenti e nel tempo stesso diventa ancor più complicata la
-successione dei processi rappresentativi e sentimentali. Infine, in
-questi esperimenti il processo volontario diventa processo di scelta
-non solo quando l’azione è in tal modo soggetta a una molteplicità
-di motivi, che parecchi debbono succedersi prima che uno determini
-l’azione, ma quando inoltre fra diverse azioni possibili _una_ diventa
-decisiva in conformità dei motivi presenti. Questo avviene se il
-soggetto è preparato a diversi movimenti di reazione, ad es., a un
-movimento colla mano destra o sinistra, oppure con una qualsiasi delle
-dieci dita, ma deve compiere ogni singolo movimento solo quando agisca
-un’impressione di una certa qualità, che per quel singolo movimento è
-stabilito valga di motivo; ad es., l’impressione bleu per il movimento
-a destra, rossa per quello a sinistra.
-
-13. All’opposto la reazione muscolare od abbreviata serve per osservare
-la _trasformazione regressiva degli atti di volere_ in movimenti
-riflessi. Essendo in questa specie di reazione l’attesa tutta rivolta
-all’azione esterna, la quale deve essere compiuta nel più breve tempo
-possibile, è impossibile un’arbitraria inibizione o determinazione
-dell’atto a seconda della natura delle impressioni, e quindi anche un
-passaggio da atti di volere semplici a composti. Invece facilmente si
-giunge mediante l’esercizio a stabilire in tale modo la connessione
-fra l’impressione e il movimento ad essa corrispondente in un sol
-senso, che il processo di apprendimento sempre più scompare, o si
-presenta solo dopo che l’impulso al movimento è compiuto e in tal caso
-il movimento si svolge a guisa di riflesso. Questa meccanizzazione
-del processo si dimostra oggettivamente, sopratutto nel fatto, che
-il tempo di reazione si abbassa sino a quello dei puri movimenti
-riflessi; soggettivamente per ciò, che impressione e reazione appaiono
-all’osservazione psicologica un processo unico nel tempo, mentre
-il caratteristico sentimento della decisione gradatamente scompare
-affatto.
-
- 13_a_. Gli esperimenti cronometrici assai in uso nella
- psicologia sperimentale sotto il nome di “esperimenti di reazione„
- devono la loro importanza al doppio loro valore, in primo luogo
- come sussidi all’analisi dei processi di volere, in secondo
- luogo come mezzi per studiare il decorso nel tempo dei processi
- psichici. E in questo bilaterale significato degli sperimenti
- di reazione si riflette il valore dei processi di volere come
- occupanti il punto centrale nell’ordine dei processi psichici.
- Infatti da un lato i processi più semplici, i sentimenti, le
- emozioni e le rappresentazioni a queste legate, costituiscono
- nello stesso tempo le parti di un completo processo di volere;
- dall’altro lato tutti gli aspetti possibili nella connessione
- delle formazioni psichiche possono presentarsi come parti di un
- processo di volere. Quindi i processi di volere costituiscono
- l’opportuno passaggio alla connessione delle formazioni psichiche,
- di cui si tratta nel capitolo seguente.
-
- Un “esperimento di reazione„ rivolto all’analisi di un processo
- di volere o di un qualsiasi processo psichico che entra in quello,
- richiede innanzi tutto l’impiego di strumenti cronometrici esatti
- e abbastanza fini (che segnino persino 1/1000 di sec.). Si usi
- l’orologio elettrico o il metodo di registrazione grafica, sì
- nell’un caso che nell’altro importa che siano fissati nel tempo
- tanto l’istante dell’applicazione dello stimolo quanto quello
- del movimento di reazione del soggetto. Questo si può ottenere,
- ad es., in tal modo: una corrente galvanica, la quale pone in
- movimento un orologio elettrico segnante sino a 1/1000 di secondi,
- è chiusa dallo stimolo stesso (stimolo sonoro, luminoso, tattile)
- e poi all’atto in cui si avverte lo stimolo è di nuovo aperta
- dal soggetto stesso mediante un semplice movimento della mano
- che sollevi un tasto telegrafico. Possiamo variare in diversa
- maniera la reazione semplice così misurata (reazione sensoriale
- e musculare, reazione con o senza segnale d’avviso). Ma possiamo
- anche nel processo di reazione introdurre diversi atti psichici
- (distinzioni, riconoscimenti, associazioni, processi di scelta)
- i quali possono essere considerati da un lato come motivi di
- un processo di volere, dall’altro come parti della generale
- connessione delle formazioni psichiche. Il processo di reazione
- semplice è un decorso che insieme al processo di volere racchiude
- anche puri elementi fisiologici (trasmissione dell’eccitazione
- sensibile sino al cervello, della motrice al muscolo). Se
- ora si inseriscono come può accadere nell’uso della reazione
- sensoriale, altri processi psichici (distinzioni, riconoscimenti,
- associazioni, atti di scelta) si ottengono i valori temporali di
- processi psichici definibili in modo determinato, sottraendo dalla
- durata della reazione composta il tempo di una reazione semplice.
- Così si trovano i tempi del riconoscimento e della distinzione per
- impressioni relativamente semplici (colori, segni dell’alfabeto,
- brevi parole) = 0,03-0,05″; i tempi dell’associazione = 0,3-0,8″;
- quelli della scelta: fra due movimenti (mano destra e sinistra)
- = 0,06″, fra 10 movimenti (le 10 dita) = 0,4″ ecc. Del resto
- il valore di questi numeri consiste, come sopra si è detto,
- non tanto nella loro grandezza assoluta ma piuttosto nel fatto,
- che essi sono mezzi di controllo all’osservazione psicologica,
- mentre questa è anche applicata a processi che vengono sottoposti
- col sussidio del metodo sperimentale, a condizioni esattamente
- determinate e che però possono essere ripetute a volontà.
-
-
-
-
-III. — LA CONNESSIONE DELLE FORMAZIONI PSICHICHE
-
-
-
-
-§ 15. — Coscienza e attenzione.
-
-
-1. Poichè ogni formazione psichica si compone di una moltiplicità
-di processi elementari, i quali non sono soliti nè incominciare, nè
-cessare tutti proprio allo stesso momento, la connessione che riunisce
-in un tutto gli elementi, si estende sempre oltre questo tutto in modo,
-che formazioni diverse, contemporanee e successive, si trovano alla
-lor volta collegate tra loro, benchè meno strettamente. Noi diciamo
-_coscienza_ questa connessione delle formazioni psichiche.
-
-Il concetto di coscienza non designa quindi affatto cosa che esista
-oltre e fuori dei processi psichici; nè si riferisce solo alla somma
-di questi processi senza alcun riguardo ai rapporti loro; ma veramente
-esprime quella generale combinazione dei processi psichici, nella
-quale spiccano le singole formazioni psichiche come composizioni più
-intime. Noi diciamo “senza coscienza„ lo stato psichico in cui questa
-connessione è interrotta, come nel sonno profondo, nel deliquio; e
-parliamo di “perturbamenti della coscienza„ quando avvengono anormali
-variazioni nella connessione delle formazioni psichiche, senza che
-queste per sè stesse abbiano a presentare alterazioni di sorta.
-
-La coscienza così intesa, come una connessione che abbraccia processi
-psichici contemporanei e consecutivi, si presenta all’ esperienza
-dapprima nelle manifestazioni psichiche dell’_individuo_ come
-_coscienza individuale_. Ma, poichè può sorgere una analoga connessione
-anche per unioni di individui, benchè limitata a certi lati della vita
-psichica, nel concetto generale di coscienza si possono distinguere
-i concetti subordinati di _coscienza collettiva_, di _coscienza
-nazionale_ e altri simili. Ma la coscienza individuale, alla cui
-trattazione qui ci limiteremo, è pur sempre la base di tutte queste
-ulteriori forme di coscienza (Sul concetto di coscienza collettiva v.
-sotto § 21, 14).
-
-2. La coscienza individuale soggiace alle stesse condizioni esterne
-che tutto l’insieme dei fatti psichici, del quale essa è soltanto
-un’espressione diversa, che serve specialmente a mettere in luce
-le relazioni reciproche delle parti onde esso è costituito. Come
-sostrato delle manifestazioni di una coscienza individuale ci si offre
-dappertutto un individuale organismo animale; nell’uomo e negli animali
-a lui somiglianti l’organo principale della coscienza è la corteccia
-del cervello, nei cui tessuti cellulari e fibrosi sono rappresentati
-tutti gli organi che stanno in relazione coi processi psichici. Noi
-possiamo considerare la connessione generale degli elementi corticali
-del cervello come l’espressione fisiologica della connessione dei
-processi psichici data nella coscienza; e la divisione di funzioni
-nelle diverse regioni corticali, come il correlativo fisiologico delle
-varietà numerose dei singoli processi di coscienza. Ma certamente in
-quel centralissimo organo del nostro corpo la divisione di funzioni
-è pur sempre soltanto relativa; ogni formazione psichica composta
-presuppone sempre la cooperazione di numerosi elementi e di molte
-regioni centrali. Quando l’asportazione di certe parti della corteccia
-produce alterazione nei movimenti volontari, nelle sensazioni o
-fa impossibile il formarsi di certe classi di rappresentazioni,
-possiamo naturalmente conchiudere che quelle parti racchiudono anelli
-indispensabili nella catena dei processi fisici che corrono paralleli
-ai processi psichici in esame. Ma l’ipotesi più volte fatta in base a
-questi fenomeni, che esista nel cervello un organo delimitato per la
-facoltà della parola, dello scrivere, o che le rappresentazioni visive,
-sonore, verbali siano poste in speciali cellule della corteccia, questa
-e simili ipotesi non solo presuppongono rozze idee fisiologiche, ma non
-si possono nemmeno accordare coll’analisi psicologica delle funzioni.
-Infatti, psicologicamente considerate, non fanno che dare veste moderna
-alla più infelice forma della teoria delle facoltà, alla frenologia.
-
- 2_a_. Intorno alla localizzazione di certe funzioni
- psicofisiche nella corteccia cerebrale, mediante osservazioni
- anatomopatologiche sull’uomo ed esperimenti sugli animali, si
- potè dimostrare: 1) la coordinazione di certe regioni corticali
- a determinati domini periferici sensitivi e muscolari; così la
- corteccia del lobo occipitale corrisponde alla retina; una parte
- del parietale alla superficie tattile, il lobo temporale al
- senso dell’udito; i centri dei singoli domini muscolari stanno
- in generale immediatamente a lato o fra i centri di senso,
- che sono con quelli in relazione funzionale; 2) il nascere di
- complesse alterazioni, quando cessino di funzionare certe altre
- regioni corticali, le quali, sembra, non siano direttamente
- collegate alle parti periferiche del corpo, ma siano inserite
- fra mezzo ad altre regioni centrali. Sotto quest’ultimo riguardo
- si è potuto con sicurezza determinare solo la coordinazione di
- certe parti del lobo temporale alle funzioni della _favella_,
- di quelle anteriori per l’articolazione della parola (la loro
- distruzione rende impossibile la coordinazione motoria, donde
- la così detta “afasia atactica„) di quelle posteriori per la
- formazione della rappresentazione verbale (la loro distruzione
- annulla la coordinazione sensoria e produce la così detta “afasia
- amnestica„). Si è ancora osservato questo fatto particolare:
- essere queste funzioni localizzate esclusivamente nel lobo
- temporale _sinistro_, non nel destro, così che soltanto se
- quello, non se questo, è distrutto per apoplessia, viene meno
- la funzione della favella. Del resto in tutti questi casi, così
- per le alterazioni più semplici come per le più complesse,
- coll’andare del tempo si ha una graduale restituzione delle
- funzioni, probabilmente perchè altre regioni prendono la vece
- delle regioni corticali distrutte, e per solito le più vicine
- (nelle perturbazioni della favella forse anche le regioni della
- parte opposta del corpo, non mai prima esercitate a questo
- ufficio). Fino ad ora non sono state con sicurezza dimostrate le
- localizzazioni di altre funzioni psichiche più complesse, come
- quelle dei processi di memoria e di associazione, e quando alcuni
- anatomi designano certe regioni corticali, come “centri psichici„,
- questa denominazione si appoggia provvisoriamente solo, in parte
- su ricerche di interpretazione molto dubbia fatte sugli animali,
- in parte sul semplice fatto anatomico, che non si possono trovare
- fibre motorie o sensorie, che direttamente vanno ai centri, e che
- gl’intrecci fibrosi dei centri si sviluppano relativamente tardi.
- A questa specie di centri appartiene specialmente la corteccia
- del _lobo frontale_, il quale nel cervello umano presenta uno
- sviluppo particolarmente grande. Sull’osservazione più volte
- ripetuta, che la distruzione di questa regione cerebrale produce
- tosto l’incapacità di tenere fissata l’attenzione, e alcuni altri
- difetti intellettuali che probabilmente hanno la stessa causa, si
- fonda l’ipotesi che quella regione si debba considerare come il
- centro delle funzioni dell’_appercezione_ che sotto esporremo (4)
- o di tutte quelle parti della esperienza psichica, nelle quali,
- come nei sentimenti, si esplica la connessione unitaria della vita
- psichica (v. sopra pag. 72). Ma questa ipotesi richiede ancora
- una più sicura conferma dall’esperienza. In quelle osservazioni,
- secondo le quali, in contraddizione a quanto si è detto,
- parziali lesioni del lobo frontale potrebbero aver luogo senza
- perturbazioni notevoli dell’intelligenza, non è possibile in alcun
- modo vedere una prova certa contro la funzione per pura ipotesi
- attribuita a quella regione centrale. Infatti l’esperienza di
- molti casi ci insegna che proprio nelle parti centrali superiori,
- forse a causa dell’intrecciarsi in più sensi delle fibre nervose
- e a causa delle varie forme, nelle quali elementi diversi vengono
- a sostituirsi a vicenda, possono prodursi lesioni localmente
- limitate, senza che vi siano affatto sintomi esterni. Del resto
- l’espressione “centro„ in tutti questi casi si deve naturalmente
- intendere nel senso dato dal generale rapporto delle funzioni
- psichiche alle fisiche, cioè nel senso di un parallelismo di
- elementari processi psichici e fisici corrispondente ai diversi
- punti di vista della trattazione delle scienze naturali e della
- psicologia (v. § 1, 2 e § 22, 9).
-
-3. Quella connessione dei processi psichici, in cui per noi consiste
-il concetto di coscienza, è in parte simultanea e in parte successiva.
-_Simultaneamente_ la somma dei processi momentanei ci è data in ogni
-momento come un tutto, le cui parti sono riunite da un legame più
-o meno stretto. Ma _successivamente_ o lo stato psichico dato in
-un certo momento direttamente deriva da quello presente nel momento
-immediatamente anteriore, in quanto che certi processi scompaiono,
-altri durano nel loro corso e altri ancora incominciano; oppure,
-quando si sono frapposti stati d’incoscienza, i processi di nuova
-formazione entrano in relazione con quelli che prima erano stati
-presenti. In tutti questi casi egualmente l’estensione delle singole
-connessioni che si stabiliscono fra i processi passati e i seguenti,
-determina lo stato della coscienza. Come lo stato di coscienza passa
-in quello d’incoscienza quando quella connessione è spezzata, così si
-ha uno stato di coscienza incompleta quando esistono solo deboli nessi
-fra un dato momento e i processi precedenti a questo. Dopo lo stato
-d’incoscienza di solito la coscienza, solo lentamente, riprende la
-sua altezza normale, perchè soltanto a poco a poco si ristabiliscono i
-nessi cogli anteriori prodotti della vita psichica.
-
-E però possiamo distinguere dei _gradi_ nella coscienza. Il limite
-inferiore, il punto zero di questi gradi, è l’incoscienza completa.
-Da questa, che come l’assenza assoluta di ogni connessione psichica
-trova il suo contrario nella coscienza, si deve distinguere _il
-divenire incoscienti di singoli contenuti psichici_. Questo sempre
-ha luogo nel continuo flusso dei processi psichici, perchè non solo
-possono sparire rappresentazioni e sentimenti complessi, ma anche
-elementi singoli di queste formazioni, mentre ne subentrano di nuovi.
-E nel continuo divenir coscienti e incoscienti di singoli processi
-elementari o composti sta appunto quella connessione _successiva_
-della coscienza, la quale in sè e per sè presuppone a sua condizione
-quell’avvicendarsi. Qualunque elemento psichico sparito dalla
-coscienza diciamo che è divenuto _incosciente_, presupponendo con ciò
-la possibilità, che esso abbia a rinnovarsi, cioè che esso abbia a
-rientrare nell’attuale connessione dei processi psichici. La nostra
-conoscenza degli elementi divenuti incoscienti non può riferirsi
-più in là di questa possibilità del rinnovamento. Pertanto nel senso
-psicologico questi elementi divenuti incoscienti costituiscono solo
-_disposizioni_ per le formazioni di futuri componenti dei processi
-psichici, le quali vanno ad unirsi a quelle anteriormente presenti.
-Per la psicologia sono assolutamente infruttuose le ipotesi sullo
-stato dell’“incosciente„ e sui “processi incoscienti„, che si suppone
-esistano insieme ai processi di coscienza dati a noi nell’esperienza;
-ci sono però fenomeni _fisici_ che accompagnano quelle disposizioni
-psichiche e che si possono direttamente dimostrare o arguire da alcune
-esperienze. Questi fenomeni fisici concomitanti consistono negli
-effetti che _l’esercizio_ produce su tutti gli organi o specialmente
-sugli organi nervosi. Per l’esercizio noi vediamo in generale _resa più
-facile una funzione_ e in tal modo favorito il riprodursi della stessa
-funzione. Ma anche qui noi non conosciamo addentro le modificazioni che
-sono prodotte dall’esercizio nella struttura degli elementi nervosi;
-pur ce ne possiamo sempre fare un’idea mediante analogie meccaniche:
-ricordandoci, ad es., che la resistenza di sfregamento diminuisce
-quando due superfici fra loro stesse si limano.
-
-4. Già per la formazione delle rappresentazioni di tempo (pag. 124) si
-disse che in una serie di rappresentazioni successive, per ogni istante
-prevale nella nostra coscienza quella immediatamente _presente_. In
-modo analogo _singoli_ contenuti predominano anche nella connessione
-simultanea della coscienza, ad es., in un’accordo di suoni, in una
-giustaposizione di oggetti estesi. Nei due casi noi diciamo queste
-differenze di conoscenza _chiarezza_ e _distintezza_[26], e indichiamo
-colla prima l’apprendimento del contenuto stesso relativamente più
-favorevole, colla seconda intendiamo quella delimitazione meglio
-determinata di un contenuto rispetto ad altri contenuti psichici,
-proprietà questa che di solito va unita a quella prima. Noi diciamo
-_attenzione_ quello stato caratterizzato da speciali sentimenti,
-che accompagna l’apprendimento più chiaro di un contenuto psichico;
-_appercezione_, quel singolo processo per cui un contenuto psichico
-qualsiasi è portato a chiara cognizione. All’_appercezione_ si
-contrappone la _percezione_,[27] quello speciale apprendimento di
-contenuti non accompagnato dallo stato psichico dell’attenzione.
-Sull’analogia del punto visivo esterno dell’occhio diciamo i contenuti
-sui quali è concentrata l’attenzione: _punto visivo della coscienza_,
-oppure _punto visivo interno_, e il complesso dei contenuti presenti
-in un dato momento: _campo visivo della coscienza_ o _campo visivo
-interno_. Il passaggio di un processo psichico nello stato di
-incosciente è detto: _cadere sotto la soglia della coscienza_; il
-sorgere di un processo: _levarsi sopra la soglia della coscienza_.
-Naturalmente tutte queste sono espressioni simboliche, che non devono
-essere prese alla lettera, ma il loro uso si raccomanda a causa della
-brevità intuitiva che esse permettono nella descrizione dei processi di
-coscienza.
-
-5. Se ci studiamo ora di rappresentare efficacemente, mediante le
-suddette espressioni simboliche, l’avvicendarsi delle formazioni
-psichiche nella loro connessione, possiamo immaginarlo come un
-continuo andirivieni: formazioni psichiche entrano dapprima nel
-campo visivo interno, poi da questo passano nel punto visivo interno,
-per poi ritornare in quello prima di sparire interamente. Allato a
-questa vicenda delle formazioni giungenti all’appercezione, è pure
-un’andirivieni di quelle che sono solamente percepite; queste entrano
-nel campo visivo e poi ne escono senza pervenir mai al punto visivo.
-Tanto le formazioni appercepite quanto le percepite possono avere
-diversi gradi di chiarezza. Nel caso delle formazioni appercepite
-questo fatto si dimostra in ciò, che la chiarezza e la distintezza
-dell’appercezione variano a seconda dello stato della coscienza. E ciò
-si può facilmente provare, se si appercepisce più volte successivamente
-una stessa impressione; le appercezioni successive, posto che rimangano
-immutate le altre condizioni, diventano per solito più chiare e
-distinte. Per le formazioni semplicemente percepite possiamo assai
-facilmente osservare le differenze nei gradi di chiarezza, quando
-agiscono impressioni composte. Troviamo allora, specialmente se le
-impressioni hanno agito solo per un istante, che anche per i componenti
-rimasti in sè e per sè oscuri sono possibili diverse gradazioni,
-sembrando essersi levati alcuni più, altri meno sopra la soglia della
-coscienza.
-
-6. Naturalmente tutti questi fatti possono essere stabiliti non da
-casuali autoosservazioni, ma da osservazioni sperimentali a tal
-fine condotte. Tra i contenuti di coscienza i più opportuni per
-l’osservazione sono le formazioni di rappresentazione, perchè possono
-essere facilmente prodotte in ogni tempo da impressioni esterne.
-Ora in una rappresentazione di tempo, come già si è notato al § 11
-(pag. 125), la parte appartenente al momento _presente_ è quella che
-regolarmente si trova nel punto visivo della coscienza. Dei componenti
-le rappresentazioni già passate, le impressioni passate da poco
-appartengono ancora al campo visivo, mentre quelle passate da lungo
-tempo sono sparite dalla coscienza. Una rappresentazione di spazio
-invece, se costituisce soltanto un tutto estensivo limitato, può
-essere appercepita nella sua completa estensione in un unico momento.
-Se essa è più complessa, le sue parti devono passare pel punto visivo
-interno successivamente, affinchè essa possa pienamente giungere ad una
-chiara percezione. Da quanto si è detto risulta che _rappresentazioni
-composte di spazio_ (specialmente impressioni visive momentanee), sono
-le più opportune per ottenere una misura del numero dei contenuti
-che possono essere _appercepiti_ in un singolo atto, ossia della
-_capacità dell’attenzione_; invece _rappresentazioni composte di
-tempo_, (ad esempio, impressioni ritmiche, battute) servono a misurare
-il numero dei contenuti che possono essere riuniti in un dato momento
-nella coscienza, ossia a misurare _la capacità della coscienza_.
-Gli esperimenti fatti a tale scopo danno, a seconda delle condizioni
-speciali, per la capacità dell’attenzione una sfera d’azione da 6-12
-impressioni semplici, per quella della coscienza da 16-40. Qui i numeri
-minori valgono per quelle impressioni che o non formano connessioni di
-rappresentazioni, o ne formano solo di relativamente molto piccole; i
-numeri maggiori per quelle, nelle quali gli elementi sono riuniti in
-rappresentazioni per quanto è possibile complesse.
-
- 6_a_. La prima di queste determinazioni, quella della _capacità
- dell’attenzione_, si può compiere nel modo più esatto usando
- delle impressioni visive di spazio. Infatti, se rischiarando
- momentaneamente mediante una scintilla elettrica, o facendo
- cadere davanti agli oggetti uno schermo munito da un’apertura,
- si può facilmente ottenere che gli oggetti agiscano quasi
- _istantaneamente_, e che tutti insieme cadano sul punto di più
- chiara visione, le condizioni fisiologiche non dovrebbero essere
- d’ostacolo all’appercezione di un numero d’impressioni maggiore
- di quello, che è possibile appercepire a causa della limitata
- capacità dell’attenzione. A questo scopo prima del rischiaramento
- momentaneo si deve assegnare all’occhio un punto da fissare sulla
- parte di mezzo della superficie racchiudente le impressioni.
- Compito l’esperimento, si può immediatamente constatare che, se
- tutto fu disposto in opportuna maniera, il numero degli oggetti
- veduti distintamente nel senso fisiologico, è stato maggiore
- del numero di quelli colti dalla capacità dell’attenzione. Se
- l’impressione momentanea era costituita di lettere dell’alfabeto,
- ci avviene di leggere solo più tardi alcune lettere, nel
- momento del rischiaramento vedute solo indistinte, cioè quando
- ci siamo richiamata un’imagine mnemonica dell’impressione.
- Ed essendo questa imagine mnemonica ben separata nel tempo
- dall’impressione corrispondente, la determinazione della capacità
- dell’attenzione non resta per nulla turbata da questo fatto;
- che anzi con un’osservazione soggettiva molto accurata è facile
- fissare lo stato dell’attenzione nel momento dell’impressione e
- distinguerlo dai successivi atti di memoria, che sempre sono da
- quello separati da notevoli intervalli di tempo. Gli esperimenti
- fatti in tal modo insegnano che la capacità dell’attenzione non
- è affatto una grandezza costante, ma che essa, anche quando la
- tensione dell’attenzione ha presso a poco la medesima grandezza
- massima, dipende in parte dalla natura semplice o composta
- delle impressioni, in parte dall’essere queste più o meno
- famigliari. Le più semplici impressioni di spazio sono punti
- in una disposizione qualsiasi: di essi sei al massimo possono
- essere appercepiti in una sola volta. Le impressioni di una
- natura un po’ più complessa ma nota, come linee, cifre, lettere,
- sono appercepite simultaneamente di regola nel numero di tre,
- quattro e, nelle condizioni più favorevoli, di cinque. Sembra che
- questi limiti valgano anche pel senso tattile, colla differenza
- che in esso soltanto le più semplici di queste impressioni, i
- punti, possono in caso favorevole essere colti insieme nel numero
- di sei. Per impressioni note di natura complessa, il numero
- delle rappresentazioni si abbassa anche pel senso della vista,
- mentre cresce notevolmente quello dei singoli elementi. Possiamo
- appercepire due e persino tre parole conosciute di una sola
- sillaba, il che corrisponde a un numero di dieci sino a dodici
- singole lettere. In tutti i casi è falsa l’affermazione da molti
- fatta, che l’attenzione in un dato momento non può essere riferita
- che ad _una_ sola rappresentazione.
-
- Queste osservazioni non contrastano meno a quell’opinione
- qualche volta messa innanzi, che l’attenzione possa scorrere
- di continuo e con grande rapidità una quantità di singole
- rappresentazioni. Se nell’esperimento suesposto si cerca di
- completare col ricordo l’imagine appercepita distintamente proprio
- nell’istante successivo all’impressione, appare che occorre
- un tempo assai notevole per rendersi presente un’impressione
- non appercepita nel primo istante e che in questo processo
- l’imagine prima appercepita sfugge sempre all’attenzione. Quindi
- il muoversi successivo dell’attenzione su una moltitudine di
- dati psichici è un processo _discontinuo_, il quale consta di
- una pluralità di singoli atti appercettivi, che si seguono.
- Questa discontinuità è spiegata dal fatto, che ogni singola
- appercezione si compone di un periodo di tensione crescente e
- di uno secondo di tensione decrescente. La tensione massima, che
- sta fra i due, può notevolmente variare nella sua durata: essa o
- è molto breve, come per le impressioni momentanee e rapidamente
- varianti, oppure dura più a lungo nel caso di una unilaterale
- direzione dell’attenzione su determinati oggetti. Persino quando
- si concentra l’attenzione su oggetti di natura costante è pur
- sempre inevitabile un’interruzione di un intervallo qualsiasi fra
- l’avvicendarsi dei periodi di tensione e rilassamento. E questo si
- può facilmente osservare nelle funzioni solite dell’attenzione.
- Ma anche qui l’osservazione sperimentale porta a più precise
- conclusioni. Se, mentre tutti gli altri stimoli di senso sono,
- quant’è possibile, esclusi, lasciamo agire su un organo di senso
- un’impressione debole, continua, duratura, sulla quale è diretta
- l’attenzione, si osserva che l’impressione in certi intervalli,
- per lo più irregolari, i quali si producono per impressioni molto
- deboli già dopo 3-6″ e per quelle alquanto più forti solo dopo
- 18-24″, diventa per un breve tempo indistinta, oppure sembra
- sparire del tutto, per poi ripresentarsi. Queste oscillazioni
- si devono senz’altro distinguere da quelle dell’intensità
- dell’impressione, e di ciò ce ne convinciamo facilmente, se di
- proposito in una serie d’esperimenti, o facciamo oggettivamente
- più debole l’impressione, o ne interrompiamo l’azione. E possiamo
- allora insieme osservare che _due_ proprietà caratteristiche
- essenzialmente differenziano quelle variazioni soggettive da
- quelle prodotte oggettivamente: in primo luogo abbiamo sempre
- la rappresentazione della persistenza dell’impressione, sin
- tanto che questa con semplice vicenda passa nel campo più oscuro
- della coscienza e poi di nuovo da questo entra nel punto visivo
- dell’attenzione; allo stesso modo che anche nell’esperimento con
- impressioni momentanee abbiamo una rappresentazione indeterminata
- e oscura delle parti dell’impressioni non appercepite. In
- secondo luogo quelle oscillazioni dell’attenzione, oltre che
- dall’aumento o diminuzione di chiarezza nelle impressioni,
- sono sempre accompagnate da caratteristici sentimenti e
- sensazioni, i quali mancano affatto nelle variazioni oggettive.
- I sentimenti consistono in quelli, dei quali diremo, dell’attesa
- e dell’attività, che regolarmente crescono colla tensione
- dell’attenzione, decrescono col rilassamento di essa; le
- sensazioni appartengono all’organo di senso, su cui ha agito
- l’impressione o almeno si irradiano da esso; consistono
- quindi in sensazioni di tensione della membrana del timpano,
- dell’accomodazione e della convergenza, ecc. È proprio questa
- doppia serie di proprietà, che separa i concetti della chiarezza
- e della distintezza dei contenuti psichici dall’intensità
- sensibile dei medesimi. Nella coscienza un’impressione forte
- può essere oscura, e una debole invece chiara. Fra questi due
- concetti in sè e per sè diversi esiste una relazione solo per
- ciò, che fra impressioni di diversa intensità generalmente la più
- forte tende ad impadronirsi del centro appercettivo. Ma che poi
- essa sia appercepita più distintamente, dipende sempre ancora
- da altre condizioni. Abbiamo un fatto simile nella condizione
- privilegiata, che nell’azione di più impressioni visive tocca a
- quelle che cadono sul punto di visione più distinta. Per solito
- gli oggetti fissati sono anche gli appercepiti. Ma i su descritti
- esperimenti, con impressioni momentanee possono dimostrare che
- anche questa connessione può venire a mancare. E questo avviene,
- se volontariamente dirigiamo l’attenzione su un punto situato
- nella parte laterale del campo visivo: allora l’oggetto _veduto
- indistintamente_ diventa un oggetto _distintamente rappresentato_.
-
- 6_b_. Come le impressioni momentanee di spazio servono a
- determinare la capacità dell’attenzione, quelle che si seguono
- nel tempo, possono essere usate per ottenere una misura della
- _capacità della coscienza_. Qui prendiamo le mosse dalla premessa,
- che una successione di impressioni può essere riunita in un
- tutto rappresentativo, soltanto se quelle impressioni si trovano,
- almeno per un momento, contemporaneamente unite nella coscienza.
- Se, ad es., si fa agire una serie di battute, evidentemente,
- mentre il suono presente è appercepito, i suoni immediatamente
- passati si trovano ancora nel campo visivo della coscienza; la
- loro chiarezza però decresce tanto più, quanto più sono lontani
- nel tempo dall’impressione momentaneamente appercepita, e a un
- certo limite le impressioni, che sono andate di gran lunga più
- addietro, saranno del tutto sparite dalla coscienza. Se si riesce
- a determinare questo limite, si ha anche una misura diretta per
- la capacità della coscienza, almeno nelle condizioni in cui si
- compie la ricerca. E come mezzo per la determinazione di questo
- limite ci serve appunto la facoltà di paragonare direttamente
- le rappresentazioni, che si seguono nel tempo. Tosto che una
- di tali rappresentazioni è presente nella coscienza come un
- tutto unitario, noi possiamo anche con essa paragonare una
- rappresentazione successiva, e decidere se questa sia o non
- sia eguale a quella. Un tale raffronto non è più assolutamente
- possibile, quando la serie temporale trascorsa costituisce un
- contenuto di coscienza non affatto connesso, essendo una parte
- dei suoi componenti già passata nello stato incosciente, prima
- che il decorso della serie abbia toccata la fine. Pertanto non si
- ha bisogno che di delimitare due serie successive di battute, ad
- es., quali possono essere fissate dalle battute di un metronomo,
- indicando il principio di ogni serie con un segnale, ad es., con
- un suono di campanello. Fintanto che ogni serie costituisce nella,
- coscienza un tutto connesso, è possibile, in base all’impressione
- immediata e naturalmente evitando di contare le battute, decidere
- se la seconda serie è o non è eguale alla prima. E qui si nota
- anche che si giunge ad ottenere l’impressione dell’eguaglianza
- mediante quegli elementi sentimentali delle rappresentazioni di
- tempo, dei quali già si fece cenno (pag. 126); ad ogni battuta
- della seconda serie precede infatti un sentimento d’attesa
- corrispondente alla battuta analoga della prima serie, così che
- ogni membro di una serie in più o in meno produce un perturbamento
- nell’attesa e insieme un sentimento di delusione. Da ciò deriva
- che non è necessario siano presenti nella coscienza almeno due
- serie susseguentisi, ma è richiesto soltanto che le impressioni
- di _una_ serie si raccolgano in un tutto rappresentativo. La
- delimitazione relativamente sicura, di cui la coscienza è per
- questo riguardo capace, appare distintamente anche in ciò,
- che è possibile riconoscere sicuramente l’identità di due
- rappresentazioni di tempo, sintanto che queste non raggiungono
- il limite valevole per le condizioni date, mentre appena questo
- limite è sorpassato, il giudizio diventa assolutamente incerto.
- Allora la misura che si ottiene della capacità si dimostra, per
- uno stato costante dell’attenzione, dipendente in parte dalla
- rapidità, con cui le impressioni si seguono nel tempo, in parte
- dalla connessione ritmica più o meno completa delle impressioni
- stesse. Per un limite inferiore di velocità, che raggiunga circa
- i 4″, non è più assolutamente possibile collegare le impressioni,
- che si seguono in una rappresentazione di tempo; quando giunge la
- nuova impressione, la precedente è già sparita dalla coscienza.
- Per un limite superiore sino a circa 0,18″, è pure impossibile la
- formazione di rappresentazioni di tempo distintamente delimitate
- perchè l’attenzione non può più seguire le impressioni. La più
- favorevole rapidità sta in una successione di battute media da
- 0,2-0,3″. In questo caso possono ancora essere insieme colte
- otto impressioni doppie o sedici singole, quando si ha la
- partizione ritmica di 2/3 di battuta, la più semplice che sorge
- abitualmente di per sè in una appercezione non forzata. Il tempo
- di 4/4 coll’accentuazione più forte sulla prima battuta, colla
- media sulla quinta, si dimostra il più favorevole per raccogliere
- nella coscienza il numero massimo di impressioni singole; con
- esso possono essere insieme ritenuti, come massimo, 5 tempi o
- 40 impressioni singole. Se questi numeri vengono paragonati con
- quelli ottenuti per la capacità dell’attenzione (pag. 172), e si
- eguagliano le impressioni di tempo semplici e composte a quelle
- di spazio corrispondenti, la capacità della coscienza sorpassa di
- circa quattro volte quella dell’attenzione.
-
-7. A quelle proprietà, che noi attribuiamo ai contenuti della
-coscienza e al loro rapporto reciproco, e designiamo come gradi
-della loro chiarezza e distintezza, ancora altre si collegano
-regolarmente, e queste sono da noi immediatamente apprese come processi
-_concomitanti_. Esse consistono in parte in processi sentimentali,
-che sono caratteristici per determinate forme di decorso della
-percezione e appercezione, in parte in sensazioni alquanto variabili.
-È soprattutto il modo dell’_entrata_ dei contenuti psichici nel campo
-visivo e nel punto visivo della coscienza, che varia a seconda delle
-condizioni del momento. Se un processo psichico si leva al di sopra
-della soglia della coscienza, gli elementi sentimentali di esso,
-quando hanno un’intensità sufficiente, sono di solito avvertiti pei
-primi, tanto che essi già penetrano energicamente nel punto visivo
-della coscienza, prima ancora che sia stato appercepito qualcuno degli
-elementi rappresentativi. Questo può aver luogo così quando agiscono
-impressioni nuove, come quando emergono processi anteriori. In tal modo
-si formano quelle speciali disposizioni d’animo, delle quali non ci
-sappiamo ben spiegare le cause; disposizioni d’animo, che portano in
-sè talora il carattere del piacere o dispiacere, talora e più spesso
-quello della tensione. In quest’ultimo caso l’improvvisa apparizione
-che gli elementi rappresentativi, appartenenti ai sentimenti, fanno
-entro i limiti dell’attenzione è accompagnata da sentimenti del
-sollievo o della soddisfazione. Gli stessi stati d’animo possono
-disporsi anche quando si ripensa ad una cosa sparita; spesso qui oltre
-il sentimento di tensione, come al solito presente, appare già vivace
-lo speciale tono sentimentale della rappresentazione dimenticata,
-mentre essa stessa ancora si trattiene nello sfondo oscuro della
-coscienza. Similmente, come più tardi vedremo (§16), negli atti di
-conoscimento e riconoscimento sentimenti speciali precedono sempre
-l’appercezione distinta delle rappresentazioni. Negli esperimenti
-con momentaneo rischiaramento del campo visivo è possibile stabilire
-ad arte un tale stato d’animo, quando si facciano agire nella vista
-indiretta impressioni con un tono sentimentale forte al massimo grado.
-Tutti questi esperimenti sembrano dimostrare che ogni contenuto della
-coscienza esercita sull’attenzione un effetto, in seguito al quale esso
-stesso si dà a conoscere in parte mediante il suo proprio colorito
-sentimentale, in parte mediante i sentimenti già per sè legati alla
-funzione dell’attenzione. L’effetto totale che questi oscuri contenuti
-della coscienza hanno sull’attenzione si fonde, secondo le leggi
-generali della combinazione dei componenti del sentimento (pag. 129),
-coi sentimenti legati ai contenuti chiari della coscienza, dando luogo
-a un unico sentimento totale.
-
-8. Se un contenuto psichico entra nel _punto visivo_ della coscienza,
-ai processi sentimentali sino ad ora descritti, altri speciali vengono
-ad aggiungersi, i quali possono presentarsi in forme molto diverse
-a seconda delle condizioni, nelle quali quel contenuto entra nel
-punto visivo interno. Queste condizioni offrono due tipi diversi di
-decorso, i quali in gran parte si ricollegano con quelle manifestazioni
-sentimentali, già ricordate, che precedono e preparano l’appercezione
-di un contenuto.
-
-Nel primo caso: il nuovo contenuto si presenta all’attenzione
-improvvisamente e senza quella preparatoria azione sentimentale; noi
-indichiamo questo tipo di decorso come quello della _appercezione
-passiva_. Mentre il contenuto giunge a maggior chiarezza nei suoi
-elementi rappresentativi e sentimentali, con esso si collega dapprima
-un sentimento del _patire_, il quale, appartenendo alla direzione
-dei sentimenti deprimenti, è in generale tanto più forte, quanto più
-intensivo è il processo psichico e più grande la rapidità della sua
-apparizione; ma questo sentimento declina ben presto, per poi passare
-nel sentimento contrario eccitante dell’_attività_. Ai due sentimenti
-vanno anche unite sensazioni caratteristiche negli apparati muscolari
-del dominio sensoriale, cui appartengono i componenti rappresentativi
-del processo. Il sentimento del patire suole essere accompagnato da una
-sensazione ben presto passeggiera di rilassamento, quello dell’attività
-da una sensazione di tensione, che succede alla prima.
-
-Nel secondo caso: il nuovo contenuto è preparato dalle manifestazioni
-sentimentali già accennate (7), quindi l’attenzione è diretta su
-di esso già prima del suo apparire; noi indichiamo questo tipo di
-decorso come quello dell’_appercezione attiva_. Qui l’appercezione
-del contenuto è preceduta da un sentimento dell’_attesa_, ora per un
-tempo molto breve, ma ora anche per un tempo abbastanza lungo. Questo
-sentimento appartiene generalmente alla direzione dei sentimenti di
-tensione e talora anche a quella degli eccitanti, pure potendo essere
-presenti nel tempo stesso sentimenti di piacere o di dispiacere dovuti
-agli elementi rappresentativi. Questo sentimento dell’attesa è di
-solito collegato a sensazioni di tensione discretamente forti nei
-corrispondenti domini muscolari. Ma al momento, in cui il contenuto
-entra nel punto visivo, quel sentimento è sostituito da quello, con
-durata per lo più molto breve, della soddisfazione, il quale ha sempre
-il carattere di un sentimento di sollievo, benchè a seconda delle
-circostanze possa essere di natura deprimente od eccitante e legato
-a sentimenti di piacere o di dispiacere. A questo sentimento della
-soddisfazione segue immediatamente quello stesso dell’attività, che
-accompagna la fine dell’appercezione passiva e che alla sua volta è
-legato ad un aumento delle sensazioni di tensione.
-
- 8_a_. L’osservazione sperimentale di queste diverse forme di
- processi può essere molto opportunamente compiuta mediante gli
- esperimenti di reazione descritti nel § 14, 11 segg. In essi è
- possibile stabilire nella reazione a impressioni inattese il tipo
- dell’appercezione passiva, nella reazione a impressioni attese
- quello dell’appercezione attiva. Di più è dato anche osservare
- che fra queste differenze tipiche stanno gradi di transizione;
- infatti, o la forma passiva può accostarsi all’attiva a causa
- della debolezza del primo stadio, o l’attiva alla passiva per il
- fatto che in un improvviso rilassamento dell’attesa il successivo
- stato contrario del sentimento di soddisfazione, il sollievo e la
- depressione, diventa più pronunciato del solito. Ma nella realtà
- anche qui si trovano processi in una connessione continua, i quali
- costituiscono veri contrari solo in casi estremi.
-
-9. A chi esattamente consideri questo lato sentimentale dei processi
-d’attenzione, appare tosto come esso pienamente concordi col generale
-contenuto sentimentale dei _processi di volere_. E insieme risulta
-chiaro che l’appercezione passiva corrisponde nel suo carattere
-essenziale a un atto impulsivo semplice, l’attiva a un atto volontario
-composto. Infatti nell’appercezione passiva il contenuto psichico,
-che si presenta all’attenzione impreparata, può evidentemente essere
-considerato come quell’unico motivo, che, senza lotta alcuna con altri
-motivi, determina l’atto dell’appercezione; di più questa è anche
-qui decisamente legata a quel sentimento dell’attività caratteristico
-per tutte le azioni di volere. Al contrario nell’appercezione attiva
-ancora altri contenuti psichici coi loro effetti sentimentali
-si presentano continuamente all’attenzione durante lo stadio
-sentimentale di preparazione, e però alla fine l’atto appercettivo
-può sembrare un atto volontario e in molti casi anche un atto di
-scelta, cioè quando la lotta fra i diversi contenuti diventa essa
-stessa chiaramente cosciente. In questi ultimi casi già la vecchia
-psicologia aveva riconosciuta la presenza di un tale atto di scelta,
-perchè parlava di “attenzione volontaria„. Ma anche qui, proprio come
-negli atti di volere esterni, la volontà fu fatta entrare in campo
-inconseguentemente, perchè si disconobbe il punto, onde solo poteva
-essere derivata. Infatti, non si volle ammettere che la così detta
-“attenzione involontaria„ è soltanto una forma più semplice di un atto
-di volere interno; e poi si contrapposero “attenzione„ e “volontà„
-proprio al modo della vecchia teoria delle facoltà, come potenze
-psichiche di natura diversa, che in certi casi si collegano e in certi
-altri si escludono. Invece ambedue evidentemente sono espressioni
-di concetti, che si riferiscono alla medesima classe di processi
-psichici, con questa sola differenza, che i processi di appercezione
-o di attenzione abbracciano fra i processi di volere quelli che a sè e
-per sè, in quanto non seguiti da ulteriori processi, si svolgono senza
-effetti esterni, solo come atti così detti interni.
-
-10. A questi atti interni di volere, che designiamo come processi
-d’attenzione, si annette ancora la formazione di un concetto
-estremamente importante per l’intero sviluppo psichico, concetto che
-senza dubbio si è compito nella forma logica solo mediante il sussidio
-della riflessione scientifica, ma che ha già in quegli stessi processi
-il suo sostrato reale. Intendiamo parlare della formazione del concetto
-del _soggetto_, cui va parallela la presupposizione di _oggetti_, che
-si contrappongono al soggetto come una realtà da esso indipendente.
-
-Da quelle parti dell’esperienza immediata, che sono ordinate
-spazialmente in base al punto d’orientazione già ricordato (pag. 106)
-e che noi indichiamo o come _oggetti_ (Gegenstände), cioè come un
-qualcosa che sta di contro (ein Gegenüberstehendes) al percipiente,
-oppure quando consideriamo il loro modo di formazione psicologica,
-come _rappresentazioni_ (Vorstellungen) cioè come un qualcosa che il
-percipiente pone innanzi a sè;[28] (ein vor sich Hingestelltes); da
-queste parti costitutive della esperienza si distinguono tutti quei
-contenuti, che non partecipano di quest’ordine spaziale, benchè siano
-con esso in relazione continua. Questi contenuti stanno fra loro,
-come abbiamo veduto nei § 12-14, in istretta connessione, potendosi
-sempre considerare i _sentimenti_ come parziali contenuti momentanei
-delle _emozioni_, le emozioni come parti costitutive di _processi
-di volere_. Soltanto il processo, può sempre arrestarsi a uno dei
-gradi anteriori, perchè molto spesso un sentimento non produce alcuna
-emozione notevole, o l’emozione declina, senza che sia realmente sorto
-quell’atto di volere, che in essa era preparato. Tutti questi processi
-affettivi si possono pertanto di nuovo subordinare al _processo di
-volere_. Infatti questo è il decorso completo, del quale i due altri
-processi sono parti o di più semplice o di più composta natura. Da
-questo ponto di vista si comprende, come il sentimento semplice nei
-suoi contrari, tra i quali si muove, in parte contenga una direzione di
-volere, in parte esprima la grandezza della energia volitiva presente
-in un dato momento, e finalmente in parte corrisponda a una determinata
-fase dello stesso processo di volere. La _direzione del volere_ è
-evidentemente indicata dalle direzioni fondamentali del piacere e
-dispiacere, le quali corrispondono direttamente a una tendenza o ad
-una avversione qualitativamente differenziate. L’_energia di volere_
-trova la sua espressione nelle direzioni fondamentali dell’eccitamento
-e dell’acquietamento; infine le _fasi_ opposte del processo di volere
-sono rappresentate dai sentimenti contrari di tensione e di sollievo.
-
-11. Se in tal guisa il volere risulta essere il fatto fondamentale, in
-cui trovano radice tutti i processi, gli elementi psichici dei quali
-sono i sentimenti per altra parte nel processo dell’appercezione, cui
-l’analisi psicologica riconosce tutti i caratteri dell’atto di volere,
-questo fatto fondamentale entra in relazione diretta coi _contenuti
-rappresentativi_ della coscienza. Infatti, essendo i processi di
-volere concepiti come processi in sè connessi e omogenei malgrado
-ogni differenza dei loro contenuti, sorge un immediato sentimento di
-questa connessione, sentimento che è dapprima legato al sentimento
-dell’attività presente in ogni stato di volere, ma che poi in seguito
-alle già ricordate relazioni del volere si estende alla totalità dei
-contenuti di coscienza. Noi diciamo l’“io„ questo sentimento della
-connessione di tutte l’esperienze psichiche individuali. Esso è un
-_sentimento_ e non una rappresentazione, come spesso è denominato;
-ma, al pari di tutti i sentimenti, è legato a certe sensazioni e
-rappresentazioni; questi componenti rappresentativi, che stanno in
-più strette relazioni coll’“io„, sono le sensazioni generali e la
-rappresentazione del proprio corpo.
-
-_Autocoscienza_ noi chiamiamo quel contenuto sentimentale e
-rappresentativo, che nasce appunto nel modo suddetto, e, separandosi
-dall’intero contenuto di coscienza, si fonde col sentimento dell’io.
-Esso, al pari della coscienza, non è affatto una realtà diversa
-dai processi onde si compone, ma soltanto la connessione di questi
-processi, la quale, specialmente nei suoi elementi rappresentativi,
-non può mai essere nettamente separata dalle rimanenti parti della
-coscienza. Questo appare innanzi tutto dall’essere le rappresentazioni
-del proprio corpo ora saldamente fuse col sentimento dell’_io_ ed ora
-separate da esso come rappresentazioni oggettive, e dal fatto, che in
-generale l’autocoscienza nel suo sviluppo tende sempre più a ritirarsi
-sulla propria base sentimentale.
-
-12. Appunto da questa separazione dell’autocoscienza dal restante
-contenuto di coscienza ha origine la contrapposizione del _soggetto_ e
-degli _oggetti_, la quale è senza dubbio già preparata nelle differenze
-particolari degli originari contenuti di coscienza, ma raggiunge una
-forma chiara solo in conseguenza di quella separazione. Conformemente
-a questo suo sviluppo psicologico, il concetto del soggetto ha tre
-diversi significati di estensione differente, i quali si sostituiscono
-a vicenda. Nel senso più stretto, il soggetto è la connessione dei
-processi di volere, che si esplica nel sentimento dell’_io_. In senso
-alquanto più largo, esso abbraccia il contenuto reale di questi
-processi di volere unitamente ai sentimenti ed alle emozioni, che
-li preparano. Infine nel più largo significato esso si estende anche
-al fondamento rappresentativo costante, che quei processi soggettivi
-hanno nel corpo dell’individuo, come sede delle sensazioni generali.
-Ma questo più largo significato è nello sviluppo reale il primissimo
-e quello più stretto nel flusso reale dei processi psichici ricade
-sempre in uno dei significati più larghi, perchè esso può essere
-raggiunto pienamente solo nell’astrazione concettuale. In tal guisa
-esso propriamente non costituisce che un limite, al quale può in vario
-grado accostarsi la reale autoconcezione del soggetto.
-
- 12_a_. Colla distinzione del soggetto e degli oggetti, oppure
- come anche si sogliono esprimere questi concetti, quando si
- riduca il primo alle sue basi sentimentali, e si riassuma il
- secondo in un concetto generale, colla distinzione dell’_io_ e
- del _mondo esterno_ è posta la base a tutte quelle riflessioni,
- alle quali il dualismo, dapprima diffusosi nella popolare
- intuizione dell’universo e poi da questa passato anche nei sistemi
- filosofici, deve la propria origine. In questo senso anche la
- psicologia suole essere contrapposta come scienza del soggetto
- a tutte le altre scienze e specialmente alle scienze naturali
- (v. § 1, 3_a_). Questa concezione potrebbe essere giusta solo
- allorchè la distinzione dell’_io_ dal _mondo esterno_ fosse un
- fatto originario precedente ad ogni esperienza, e i concetti
- del soggetto e dell’oggetto potessero una volta per tutte essere
- univocamente contrapposti. Ma nè la prima nè la seconda condizione
- si avvera. L’autocoscienza si fonda piuttosto su una serie di
- processi psichici, essa è il prodotto e non il sostrato di questi
- processi, e però anche soggetto e oggetto non costituiscono
- contenuti dell’esperienza nè originariamente nè mai assolutamente
- diversi, bensì essi sono concetti di riflessione formatisi in
- seguito ai rapporti reciproci tra le singole parti costituenti il
- contenuto in sè affatto unico della nostra esperienza immediata.
-
-13. La connessione dei processi psichici, che costituisce l’essenza
-della coscienza, ha necessariamente la sua prima origine in quei
-_processi di combinazione_, che hanno continuamente luogo fra gli
-elementi dei singoli contenuti di coscienza. Questi processi, che
-già operano quando sorgono singole formazioni psichiche, devono pure
-produrre tanto la simultanea unità dello stato di coscienza presente
-in un dato momento, quanto la continuità degli stati di coscienza
-successivi. Ma essi sono di una natura straordinariamente varia;
-ognuno ha il suo colorito individuale, che non si ripete mai affatto
-invariato in un secondo caso. Pure le loro generalissime differenze
-possono essere ordinate sotto quelle particolarità, che l’attenzione
-offre da un lato nella passiva ricezione di impressioni, dall’altro
-nell’appercezione attiva delle stesse. Per avere a disposizione brevi
-espressioni ad indicare tali differenze, diciamo _associazioni_
-quelle connessioni, che si formano di solito nello stato passivo
-dell’attenzione, e _combinazioni appercettive_ quelle che presuppongono
-uno stato attivo.
-
-
-
-
-§ 16. — Le associazioni.
-
-
-1. Nella moderna evoluzione della psicologia il concetto
-dell’associazione è andato soggetto a una necessaria e molto
-intima mutazione di significato; questa però non è ancora penetrata
-dappertutto, essendosi pur sempre mantenuto il significato primitivo,
-specialmente da quei psicologi che ancor oggi sono legati alle
-opinioni, dalle quali sorse la psicologia dell’associazione (§2,
-p. 10 e segg.). Infatti questa psicologia, considerando solo
-il _contenuto rappresentativo_ della coscienza, conformemente
-all’indirizzo intellettualistico che in essa predomina, limita il
-concetto dell’associazione alle combinazioni tra rappresentazioni.
-In questo senso _Hartley_ e _Hume_, i due fondatori della psicologia
-dell’associazione, introdussero quel concetto nel significato speciale
-di “associazione di idee„ corrispondendo nella lingua inglese la parola
-“idea„ al nostro concetto della “rappresentazione„. Considerate poi le
-rappresentazioni come oggetti o come processi che possono rinnovarsi
-nella coscienza colla medesima natura, colla quale essi vi sono sorte
-una prima volta (pag. 11, 8), si vide nell’associazione il principio
-esplicativo per la così detta “riproduzione„ delle rappresentazioni. E
-poichè in fine non si riteneva necessario il dare, mediante l’analisi
-psicologica, una ragione del modo di sorgere delle rappresentazioni
-composte, essendosi ammesso che nella rappresentazione suscitata da
-impressioni esterne la combinazione fisica delle impressioni stesse
-servisse a spiegare senz’altro la loro composizione psichica; il
-concetto dell’associazione era limitato a quelle forme di così detta
-riproduzione, nelle quali le rappresentazioni associate si seguono in
-ordine di tempo. Nella distinzione delle forme principali di queste
-associazioni successive si seguiva uno schema logico già fissato
-da _Aristotele_ per i processi di memoria; in questo schema le
-associazioni erano distinte in base al principio della bipartizione
-per contrari, da un lato in associazioni per somiglianza e contrasto,
-dall’altro lato in associazioni per simultaneità e successione.
-Questi concetti generali ottenuti mediante una semplice dicotomia
-logica furono fregiati del nome di “Leggi delle associazioni„. La
-nuova psicologia ha cercato di ridurre il numero di queste leggi.
-Parve il contrasto essere un caso estremo della somiglianza, perchè
-tra le rappresentazioni contrastanti si associano solo quelle che
-insieme appartengono ad una medesima specie generale, e i legami
-per simultaneità e successione furono abbracciati sotto il concetto
-dell’_associazione esterna_ o di _contiguità_, la quale venne
-contrapposta all’_associazione interna_ o di _somiglianza_. Alcuni
-psicologi credevano senz’altro poter da questa semplificazione a due
-forme di associazione procedere alla riduzione ad un’unica “legge
-d’associazione„ spiegando essi o l’associazione di contiguità come
-una forma speciale di quella di somiglianza, oppure, e più spesso, la
-somiglianza come un effetto di certe associazioni di contiguità. In
-ambedue i casi, del resto, l’associazione era per lo più ricondotta al
-principio più generale dell’esercizio e dell’abitudine.
-
-2. Ma a tutte queste teorie vennero a mancare i fondamenti in
-seguito a _due_ fatti che colpiscono in modo stringente, quando
-sperimentalmente si osservi il processo di rappresentazione. Il
-_primo_ sta nel risultato generale dell’analisi psicologica delle
-rappresentazioni: quelle rappresentazioni composte, dalla psicologia
-dell’associazione presupposte come unità psichiche indecomponibili,
-sorgono già da processi di combinazione, i quali in modo manifesto si
-collegano intimamente colle combinazioni più complesse, abitualmente
-dette associazioni. Il _secondo_ fatto sta nel risultato della
-ricerca sperimentale sui processi di memoria: non v’ha assolutamente
-una _riproduzione_ delle rappresentazioni in senso proprio, cioè
-in quanto per riproduzione si intenda il rinnovarsi invariato di
-una rappresentazione già prima stata nella coscienza. Imperocchè la
-rappresentazione che in un atto di memoria entra nella coscienza,
-è sempre diversa dall’antecedente cui è riferita, e i suoi elementi
-sogliono essere distribuiti su diverse rappresentazioni anteriori.
-
-Dal primo di questi fatti deriva, che quelle associazioni di
-rappresentazioni composte, nell’uso le sole così chiamate, devono
-essere precedute da processi associativi più semplici fra le loro parti
-costitutive. Il secondo fatto poi dimostra che quelle associazioni
-possono essere soltanto i prodotti complessi di tali associazioni
-elementari. Ammessa questa duplice conseguenza non v’ha più alcun
-diritto d’escludere dal concetto dell’associazione quelle combinazioni
-elementari, i prodotti delle quali non sono rappresentazioni successive
-ma simultanee; così pure non vi è più ragione alcuna per limitare
-questo concetto ai processi rappresentativi. L’esistenza dei sentimenti
-composti, delle emozioni ecc., ci insegna che gli elementi sentimentali
-entrano in combinazioni non meno regolari, le quali di più possono
-combinarsi ancora in prodotti più complessi colle associazioni degli
-elementi sensibili, come ci è stato mostrato dal modo di sorgere
-delle rappresentazioni di tempo (§ 11, pag. 127). In questo stretto
-rapporto esistente fra tutti i processi di combinazioni di grado
-diverso, e nella necessità di ricondurre tutte le combinazioni più
-composte ad associazioni elementari, troviamo una nuova conferma
-per quell’osservazione desunta dal generale decorso dei processi di
-coscienza, cioè che non è possibile stabilire un limite netto fra le
-combinazioni degli elementi costituenti le formazioni psichiche e la
-connessione di queste formazioni psichiche nella coscienza (pag. 165).
-
-3. Il concetto dell’associazione può pertanto avere un significato
-sicuro e per ogni caso univoco, solo quando l’associazione sia
-concepita come un _processo elementare_, il quale nei processi
-psichici reali ci si presenti sempre soltanto in composizione più
-o meno complessa, così che le associazioni elementari si possano
-ottenere solo mediante l’analisi psicologica. Tra questi prodotti di
-combinazione quelle associazioni che sole hanno comunemente tal nome
-(le successive), sono soltanto una delle forme speciali di combinazione
-e certo la meno connessa. A queste appunto si contrappongono come
-forme più stabili quelle associazioni, onde sorgono le specie diverse
-di formazioni psichiche, quelle che noi abbiamo dette _fusioni_,
-appunto a causa della natura intima del legame (pag. 76 e segg.).
-I processi elementari dai quali provengono le formazioni psichiche:
-rappresentazioni intensive, di spazio e di tempo; sentimenti composti,
-emozioni e processi di volere, devono essere ascritti ai processi
-di associazione. Ma a scopo di distinzione pratica sarà opportuno
-assegnare qui alla parola “associazione„ un valore più ristretto,
-raccogliendo sotto di essa solo quei processi di combinazione che
-si compiono fra elementi di formazioni psichiche _diverse_. Questo
-concetto dell’associazione più ristretto, contrapposto alla fusione,
-si avvicina di più al concetto della vecchia psicologia (pag. 182)
-riferendosi esso solo alla connessione delle formazioni psichiche nella
-coscienza. Ma pur sempre esso si distingue da quello per i seguenti due
-caratteri importanti: 1) noi con esso intendiamo i _processi elementari
-di combinazione_ oppure, quando si tratti di fenomeni composti, i
-prodotti di quei processi elementari; 2) come per le fusioni così
-anche per le associazioni noi distinguiamo oltre alle associazioni
-_successive_, anche le _simultanee_ e quest’ultime crediamo si debbano
-ritenere come quelle originarie.
-
-
-_A_. — LE ASSOCIAZIONI SIMULTANEE.
-
-4. Le associazioni simultanee, alla cui costituzione partecipano
-elementi di formazioni psichiche diverse, si distinguono in _due_
-specie: associazioni fra elementi di formazioni psichiche _omogenee,
-assimilazioni_, e associazioni fra elementi di formazioni psichiche
-_eterogenee, complicazioni_. In base alla limitazione posta al concetto
-di associazione, ambedue possono aver luogo solo fra quelle formazioni
-psichiche che son già per sè stesse combinazioni simultanee, quindi
-tra rappresentazioni intensive e spaziali come pure fra sentimenti
-composti.
-
- _a. — Le assimilazioni._
-
-5. Le _assimilazioni_ sono una forma d’associazione che si osserva
-specialmente, nella formazione di rappresentazioni intensive o spaziali
-e che integra il processo della fusione. Questo può essere dimostrato
-in modo evidentissimo quando tra i componenti di un prodotto di
-assimilazione alcuni sono dati da un’impressione sensibile esterna,
-e altri invece appartengono a rappresentazioni antecedentemente
-avute. Che in questo caso si tratti di un’assimilazione, è possibile
-constatare, perchè certe parti costitutive della rappresentazione
-che mancano nell’impressione oggettiva o sono sostituite da altre,
-manifestamente hanno origine da rappresentazioni anteriori. Fra queste,
-come l’esperienza dimostra, sono specialmente preferite quelle che
-sono state presenti assai di frequente. Ma anche singoli elementi
-dell’impressione possono più degli altri influire sull’associazione che
-si forma, così che quando questi elementi predominanti variano, come
-avviene specialmente nell’assimilazione, del senso visivo, anche il
-prodotto dell’assimilazione subisce variazioni corrispondenti.
-
-6. Tra le formazioni intensive specialmente le _rappresentazioni
-uditorie_ molto spesso si compiono colla cooperazione di assimilazioni
-ed offrono nel tempo stesso l’esempio più evidente, per il su
-ricordato principio della frequenza. Tra le rappresentazioni uditorie
-le _rappresentazioni verbali_ di cui facilmente disponiamo, sono
-le più famigliari, perchè la nostra attenzione è diretta ad esse
-più che alle altre impressioni sonore. Quindi all’audizione di una
-parola si accompagnano continue assimilazioni; l’impressione sonora
-è incompleta, ma essa è così pienamente integrata a spese delle
-impressioni anteriori, che noi non ce ne accorgiamo. E non è l’udire,
-ma il traudire, cioè la falsa integrazione prodotta da non giuste
-assimilazioni, che ci fa per lo più accorti di questo processo. A
-questo processo di assimilazioni si può egualmente conchiudere dalla
-facilità, colla quale noi possiamo quasi ad arbitrio udire parole entro
-un’impressione sonora qualsiasi, ad es., nelle voci degli animali, nel
-rumore dell’acqua, del vento, di una macchina, ecc.
-
-7. Nei _sentimenti intensivi_ sono assimilazioni notevoli per ciò,
-che impressioni, le quali sono accompagnate da sentimenti elementari
-sensoriali od estetici, molto spesso portano direttamente con sè
-anche un secondo effetto sentimentale, di cui noi ci possiamo dar
-ragione solo se ci facciamo presenti certe rappresentazioni da
-quelle impressioni richiamate. Qui l’associazione suole presentarsi
-dapprima solo sotto la forma di un’associazione sentimentale e solo
-in questo senso essa è un’assimilazione simultanea. L’associazione di
-rappresentazioni, che ci spiega l’effetto prodotto in noi, è invece
-un processo che entra in campo più tardi; essa appartiene alla specie
-delle associazioni successive. Per questa ragione ci riesce appena
-possibile il distinguere nelle impressioni di suoni e di colore
-accompagnate da determinati sentimenti, oppure nelle rappresentazioni
-spaziali semplici, ciò che è effetto sentimentale immediato
-dell’impressione, da ciò che spetta all’associazione. Ma di solito in
-questi casi il processo sentimentale è considerato come una risultante
-di due fattori, l’uno immediato, l’altro associativo, i quali però,
-secondo le leggi generali sulle fusioni dei sentimenti (pag. 129 e
-seg.), si combinano ambedue in un unico sentimento totale.
-
-8. Nelle rappresentazioni _spaziali_ l’associazione è di un’importanza
-grandissima. Nel campo del _senso tattile_ essa è per l’uomo non
-cieco poco notevole a causa della minore importanza che qui le
-rappresentazioni tattili hanno e in generale e specialmente per i
-processi di memoria. All’opposto pel _cieco_ l’associazione delle
-rappresentazioni tattili è la causa prima della facilità con cui
-egli rapidamente si orienta nello spazio; ad es., essa è necessaria
-per la pronta lettura della scrittura dei ciechi. Quei risultati dei
-processi di assimilazione, cui partecipano più superfici tattili,
-sono al massimo grado evidenti, perchè sono facilmente messi in luce
-dalle illusioni che possono nascere a causa di qualche perturbazione
-nella regolare cooperazione delle sensazioni. Quando, ad es.,
-tocchiamo una piccola palla colle dita indice e medio incrociate,
-abbiamo la rappresentazione di _due_ palle, e ciò senza dubbio perchè
-nella posizione solita degli organi di tatto l’impressione esterna
-corrisponde realmente a due palle. Le rappresentazioni in tal guisa
-avute in numerosi casi antecedenti hanno un’influenza assimilatrice
-sulla nuova impressione.
-
-9. Il processo dell’assimilazione ha una parte straordinariamente
-importante nelle rappresentazioni del _senso della vista_; qui infatti
-esso coopera alle rappresentazioni della grandezza, della distanza
-e della natura corporea degli oggetti veduti e da ultimo completa
-i motivi immediati per la rappresentazione della profondità, che
-già sorgono nella visione binoculare come effetto di assimilazione.
-In tal modo trovano spiegazione quelle correlazioni nelle quali
-stanno fra loro le rappresentazioni di distanza e grandezza degli
-oggetti, ad es, la differenza di grandezza che presentano il sole e
-la luna quando sono all’orizzonte e allo zenith. Egualmente su questi
-processi di assimilazione si fondano gli effetti della prospettiva
-nel disegno e nella pittura. Un’imagine disegnata o dipinta su un
-piano ci può apparire corporea solo perchè l’impressione risveglia
-elementi di anteriori rappresentazioni corporee che assimilano la
-nuova impressione. Questa influenza dell’assimilazione si dimostra
-poi in modo evidentissimo nei disegni non ombreggiati a due sensi,
-che possono essere veduti così sporgenti come rientranti. Ma anche
-qui l’osservazione ci dice che un tale mutamento di rilievo non è
-accidentale, tale che dipenda dal capriccio della così detta “facoltà
-immaginativa„ ma che vi sono sempre elementi dell’impressione
-immediata, i quali determinano il processo di assimilazione in un senso
-completamente univoco. Tali elementi sono innanzi tutto le sensazioni
-che sono legate alle posizioni e ai movimenti degli occhi. Così quando
-si guardi il disegno lineare di un prisma e lo si fissi monocularmente
-per escludere le ragioni della rappresentazione della profondità legate
-alla vista binoculare, appare a vicenda sporgente o rientrante, a
-seconda che una volta si fissi la parte del disegno che corrisponde
-alla vista consueta di un prisma sporgente e l’altra volta invece
-quella che risponde alla solita vista di un prisma rientrante. Un
-angolo solido formato da tre linee rette, incidenti in un unico punto,
-appare sporgente se si percorre dal vertice una delle rette; esso si
-presenta rientrante quando si parte dall’estremità opposta della retta
-e si termina al vertice, ecc. In questo e in altri casi congeneri
-l’assimilazione è stabilita da queste regole: l’occhio nel movimento
-sulle linee di fissazione degli oggetti passa dai punti più vicini ai
-più lontani; nello sguardo in riposo suole posarsi sulle parti di un
-oggetto situate più vicine.
-
-In altri casi le illusioni geometrico-ottiche già ricordate nel § 10
-(19 e 20) fondate sulle leggi di movimento dell’occhio producono,
-come effetto secondario, certe rappresentazioni di profondità, che
-stabiliscono una compensazione tra le illusioni di estensione e di
-direzione e la corrispondente conformazione normale dell’imagine
-della retina. E però, ad es., una linea retta divisa pare maggiore che
-una egualmente grande non divisa (pag. 101), quindi tendiamo a porre
-la prima a distanza maggiore della seconda. Poichè qui, malgrado la
-diversa stima di grandezza determinata da diverso sforzo di movimento,
-le due linee occupano posizione di retine egualmente grandi, questa
-contraddizione viene eliminata a causa della diversa rappresentazione
-di distanza. Infatti, se di due linee, delle quali le imagini retiniche
-sono eguali, una sembra maggiore, questa nelle solite condizioni
-della vista deve provenire da un oggetto più lontano. Se una retta è
-tagliata da un’altra ad angolo acuto, a causa di un’altra illusione,
-fondata sulle leggi del movimento si stima maggiore l’angolo acuto
-(pag. 100), così che talvolta se la linea è grande, appare come piegata
-poco prima del punto di intersecazione. Ma anche qui la contraddizione
-fra l’andamento della linea e l’ingrandimento dell’angolo acuto
-d’intersecazione è eliminata, perchè prospettivamente la linea
-sembra correre verso la profondità dello spazio. In tutti questi
-casi la rappresentazione di prospettiva può essere spiegata soltanto
-dall’azione assimilante di anteriori elementi rappresentativi.
-
-10. In nessuna delle assimilazioni su descritte è possibile dimostrare
-che una rappresentazione stata prima presente, assimilando abbia
-agito sulla nuova impressione totalmente. Nella maggior parte dei casi
-questo è già escluso, perchè una tale azione assimilante deve essere
-attribuita a molte rappresentazioni singole che si distinguono fra
-loro per numerose proprietà. Così, ad es., una linea retta tagliata
-da una verticale ad angolo acuto corrisponde a innumerevoli casi, nei
-quali una tale inclinazione col concomitante ingrandimento dell’angolo
-si presentò come componente di una rappresentazione corporea. Tutti
-questi casi possono però alla loro volta differire nelle più diverse
-maniere e per grandezza dell’angolo, e per natura delle linee, e per
-altre circostanze concomitanti. Noi dobbiamo quindi pensare il processo
-di assimilazione come un processo, nel quale sulla coscienza agisce
-non una determinata rappresentazione singola e neppure una determinata
-combinazione fra elementi di anteriori rappresentazioni, ma per solito
-una quantità di tali combinazioni che è necessario concordino colla
-nuova impressione complessivamente soltanto in modo approssimativo.
-
-La natura dell’azione di tali combinazioni sulla coscienza può in
-qualche modo essere chiarita dalla parte importante che spetta nel
-processo a certi elementi legati all’impressione, ad es., nelle
-rappresentazioni visive alle sensazioni tattili interne dell’occhio.
-Sono per l’appunto questi immediati elementi sensibili, che nella
-corrente fluttuante di elementi rappresentativi venenti incontro
-all’impressione, ne scelgono alcuni a loro stessi adeguati e
-li trasportano nella forma corrispondente agli altri elementi
-dell’impressione immediata. Con ciò si dimostra che non soltanto gli
-elementi delle nostre rappresentazioni mnemoniche sono relativamente
-indeterminate e quindi variabili, ma che anche l’apprendimento di
-un’impressione immediata può a seconda delle condizioni speciali
-variare entro limiti abbastanza larghi. In tal guisa il processo
-di assimilazione ha il suo primo punto di partenza da elementi
-dell’impressione immediata, e principalmente da quelli che hanno un
-valore predominante per la costituzione delle rappresentazioni, come ad
-es., nelle rappresentazioni visive dalle sensazioni che accompagnano le
-posizioni e i movimenti dell’occhio: questi elementi svegliano elementi
-mnemonici del tatto determinati e a loro stessi adeguati. Questi poi
-alla lor volta esercitano un’azione d’assimilazione sull’impressione
-immediata, la quale infine può alla sua volta reagire ancora come
-assimilatrice sugli elementi riprodotti. Questi atti singoli, come pure
-l’intero processo, non sono per solito successivi, ma, almeno nella
-nostra coscienza, simultanei, imperocchè anche il prodotto del processo
-è appercepito come una rappresentazione tutt’unita direttamente data.
-Le due proprietà caratteristiche dell’assimilazione stanno dunque
-in ciò: 1) che essa consta di una somma di processi di combinazione
-_elementari_, cioè di processi tali che si riferiscono non a un tutto
-rappresentativo, ma a componenti rappresentativi; 2) che in essa le
-parti associate agiscono le une sulle altre, modificandosi a vicenda
-nel senso di una _reciproca assimilazione_.
-
-11. Ciò posto, le differenze capitalissime dei processi di
-assimilazione composti trovano facilmente la loro spiegazione nella
-partecipazione, pei singoli casi molto varia, dei diversi fattori
-richiesti per ogni assimilazione. Nelle comuni rappresentazioni
-oggettive gli elementi diretti così predominano che i riprodotti per
-solito sono trascurati, quantunque in realtà essi non manchino mai
-e siano spesso di assai grande importanza per l’apprendimento degli
-oggetti. Gli elementi riprodotti si offrono in modo più opportuno alla
-nostra osservazione, quando l’azione assimilante delle impressioni
-dirette è inibita da influenze esterne od interne, ad es. quando
-l’impressione è indistinta e quando nascono sentimenti ed emozioni. In
-tutti quei casi, nei quali per tal modo la differenza fra l’impressione
-e la rappresentazione reale diventa così grande che essa si fa tosto
-manifesta ad un nostro esame più intimo, noi designiamo un tale
-prodotto d’assimilazione come un’_illusion_.
-
-Il carattere di generalità delle assimilazioni non ci lascia dubitare
-che esse possano avvenire fra elementi riproducibili, e in modo che,
-ad es., una rappresentazione mnemonica sorgente in noi sia subito
-modificata dalla sua relazione con altri elementi mnemonici. Ma in
-questo caso, come facilmente si comprende, ci mancano i mezzi per la
-dimostrazione del processo. Possiamo solo affermare come verosimile,
-che anche nei così detti “processi puri di memoria„ non mancano
-interamente gli elementi diretti sotto la forma di sensazioni e di
-sentimenti sensoriali che sono suscitati da stimoli periferici. Ad es.,
-nelle imagini visive riprodotte essi sono senza dubbio presenti sotto
-la forma di sensazioni tattili interne dell’occhio.
-
- _b. — Le complicazioni._
-
-12. Le _complicazioni_, ossia le combinazioni fra formazioni psichiche
-eterogenee sono parti costitutive della coscienza non meno regolari
-delle assimilazioni. Come ben difficilmente v’è una rappresentazione
-intensiva, o spaziale, oppure un sentimento composto, che non sia in
-qualche modo modificato dal processo di assimilazione reciproca fra gli
-elementi diretti e riprodotti, così quasi ciascuna di queste formazioni
-psichiche è insieme legata ad altre di diversa natura, colle quali
-ha certe relazioni costanti. Ma la complicazione si distingue sempre
-dall’assimilazione per il fatto, che l’eterogeneità delle formazioni
-rende meno stretta l’associazione, per quanto questa sia regolare; e
-però se in essa uno dei componenti è diretto, l’altro riprodotto, noi
-ve li possiamo con facilità distinguere immediatamente. Ma d’altro
-lato vi è un’altra causa che, malgrado la natura diversa facilmente
-riconoscibile degli elementi, dà pur sempre al prodotto di una
-complicazione l’aspetto di una formazione organica. La causa sta nel
-_predominio_ di una formazione psichica sulle altre associate, per cui
-queste di fronte a quella devono ritirarsi nella parte oscura del campo
-visivo della coscienza.
-
-Se la complicazione associa un’impressione diretta con elementi
-riprodotti di natura disparata, l’impressione diretta colle
-assimilazioni ad essa legate costituisce di regola la parte
-predominante, mentre gli elementi riprodotti esercitano talora
-un’influenza notevole soltanto pel loro tono sentimentale. Quando
-noi parliamo, le rappresentazioni verbali acustiche sono le parti
-predominanti, colle quali abbiamo oscure le sensazioni di movimento
-pur date direttamente, e come riproduzioni, le imagini ottiche delle
-parole. Al contrario nella lettura, quest’ultime sono nel primo piano
-(Vordergrund) della coscienza, mentre le rappresentazioni uditorie
-diventano più deboli. Pertanto a causa della proprietà che hanno le
-rappresentazioni oscure di agire col loro tono sentimentale in modo
-relativamente forte sull’attenzione (pag. 175 e seg.), l’esistenza
-di una complicazione può spesso essere avvertita solo dalla speciale
-colorazione del sentimento totale, che accompagna la rappresentazione
-predominante. Così, ad es., la impressione particolare di una
-superficie ruvida, di una punta di stile, di un’arma da fuoco, dipende
-dalla complicazione dell’immagine visiva colla tattile, e per l’arma da
-fuoco anche con impressioni uditorie; ma di solito queste complicazioni
-sono avvertite soltanto pel loro effetti sentimentali.
-
-
-_B_. — LE ASSOCIAZIONI SUCCESSIVE.
-
-13. L’associazione successiva non costituisce un processo che sia
-diverso per proprietà essenziali dalle due forme dell’associazione
-simultanea, l’assimilazione e la complicazione. Essa si fonda piuttosto
-sulle stesse cause generali e si distingue solo per questa condizione
-secondaria: il processo di combinazione, il quale là si presenta in
-un atto che per l’osservazione immediata è indivisibile nel tempo,
-qui subisce un ritardo, per il quale esso si separa distintamente
-in _due_ atti. Il primo di questi atti corrisponde al sorgere degli
-elementi _riproducenti_, il secondo al sorgere dei _riprodotti_.
-Anche qui in moltissimi casi il primo atto è introdotto da
-un’impressione di senso esterno, la quale per solito si associa tosto
-con un’assimilazione Ma siccome ulteriori elementi di riproduzione
-tendenti ad una assimilazione, oppure anche ad una complicazione, sono
-arrestati da cause inibitorie, ad es., perchè altre assimilazioni
-si presentano prima all’appercezione e riescono poi ad agire solo
-dopo un certo tempo, ne segue, che dal primo atto d’appercezione si
-separa distintamente un secondo: il contenuto psichico di questo ha
-subite modificazioni tanto più essenziali quanto più numerosi sono
-gli elementi introdotti di nuovo dalla ritardata assimilazione e
-complicazione, e quanto più essi respingono colla loro diversa natura
-quelli già prima esistenti.
-
-14. Nella maggior parte dei casi un’associazione così sorta si limita
-a _due_ processi rappresentativi o sentimentali, che si succedono
-l’un l’altro e sono nella suddetta maniera collegati da assimilazioni
-o complicazioni; ma al secondo membro possono poi annettersi o nuove
-impressioni di senso, oppure combinazioni appercettive (§ 17). Più
-di rado avviene che gli stessi processi, i quali causarono la prima
-scomposizione di un’assimilazione o complicazione in un processo
-successivo, si ripetano nel secondo, nel terzo membro, così che
-sorga in tal modo una _serie associativa_. In generale questo caso si
-verifica solo in condizioni eccezionali; e precisamente quando si sono
-prodotte alterazioni nel corso normale delle combinazioni appercettive,
-ad es., nella così detta “fuga d’idee„ degli alienati. L’associazione
-a più membri ben difficilmente si presenta nell’uomo normale e nelle
-consuete condizioni di vita.
-
- 14_a_. Una tale associazione a serie può anche determinarsi
- sotto condizioni create ad arte per l’osservazione, cioè quando
- intenzionatamente si cerca di sopprimere nuove impressioni di
- senso e nuove combinazioni appercettive. Ma anche allora essa
- presenta un corso diverso dallo schema solitamente dato, perchè
- non ogni membro successivo si annette a quello immediatamente
- precedente, ma il terzo, il quarto, ecc. al primo, fino a che una
- speciale impressione di senso, o una rappresentazione con un tono
- sentimentale d’intensità nuova costituisce tra nuovo punto di
- collegamento per le associazioni seguenti. Anche le associazioni
- nella fuga d’idee degli alienati mostrano per lo più lo stesso
- tipo del ricorso a certi membri principali predominanti.
-
- _a. — I processi di riconoscimento e di conoscimento sensitivi._
-
-15. La comune associazione a due membri nella sua maniera di sorgere
-dalle combinazioni di assimilazioni e complicazioni può essere nel
-modo più distinto osservata per entro i processi del riconoscere e
-conoscere sensitivo. Noi usiamo l’attributo “sensitivo„ per questi
-processi di associazione, da un lato per dimostrare che il primo membro
-della combinazione è sempre un’impressione sensibile, dall’altro per
-distinguere questi processi da quelli _logici_ di conoscenza.
-
-Abbiamo il più semplice caso psicologico di un riconoscimento, quando
-abbiamo avuta una sol volta la rappresentazione, ad es., visiva di un
-oggetto e a un nuovo incontro lo riconosciamo pel medesimo. Se il primo
-incontro è avvenuto solo poco tempo prima, oppure se l’impressione è
-stata vivace in modo speciale e ha suscitate emozioni, l’associazione
-si compie di solito immediatamente come un’assimilazione simultanea;
-e il processo si distingue dalle speciali assimilazioni che hanno
-luogo in ogni rappresentazione oggettiva, solo per un particolare
-sentimento concomitante, il _sentimento della contezza_. E perchè un
-tale sentimento è presente solo quando si è fino ad un certo grado
-“coscienti„, che l’impressione è già stata una volta in noi, lo si
-deve manifestamente attribuire a tutti quei sentimenti che provengono
-dalle rappresentazioni confuse esistenti nella coscienza. La differenza
-psicologica tra questo nuovo processo ed una solita assimilazione
-simultanea si può ben riconoscere in ciò, che nel momento in cui il
-processo di assimilazione si compie coll’appercezione dell’impressione,
-proprio allora quei componenti della rappresentazione primitiva,
-i quali non partecipano all’assimilazione, emergono nella penombra
-della coscienza, e in questo caso la loro relazione agli elementi
-della rappresentazione appercepita si esplica in quel sentimento.
-Tali componenti non assimilati possono essere in parte elementi
-dell’impressione anteriore, i quali sono così diversi da certi elementi
-dell’impressione nuova che rifuggono dall’essere assimilati; in parte
-e specialmente, essi possono consistere in complicazioni che già prima
-erano distintamente presenti, ma ora rimangono inosservate. In una
-tale cooperazione della complicazione trova una spiegazione il fatto,
-che per gli oggetti della vista il nome loro, ad es., per le persone
-il nome proprio, e all’occasione anche alcune particolarità acustiche,
-ad es. il suono della voce, sono sussidi straordinariamente efficaci
-per il riconoscimento. Ma questi sussidi perchè giovino, non devono
-necessariamente essere rappresentazioni chiare nella coscienza. Se
-noi incontriamo un uomo di cui già abbiamo udito il nome, questo,
-benchè non ci ritorni tosto distinto alla memoria, può facilitare il
-riconoscimento.
-
- 15_a_. Una tale influenza delle complicazioni può essere
- dimostrata anche sperimentalmente. Se in una sol volta si presenta
- all’occhio un certo numero di dischi, i quali mostrino diverse
- gradazioni di grigio fra bianco e nero, è possibile riconoscere
- facilmente ogni singolo disco come affine a una certa impressione
- precedente, fintanto che non si scelgano più che cinque gradi in
- tutto (cioè tra bianco e nero ancora tre gradazioni di grigio);
- ma se si prende un maggior numero di gradi, questo riconoscimento
- non riesce più possibile. Si può con verisimiglianza supporre
- che questo fatto si connetta colle cinque determinazioni comuni:
- bianco, grigio chiaro, grigio, grigio oscuro, nero. Infatti
- ne sarebbe una conferma l’osservazione, che, esercitandosi a
- un maggior numero di designazioni, si può anche riconoscere un
- maggior numero di gradazioni (eventualmente sino a 9). È vero
- che in queste ricerche la complicazione può essere distintamente
- cosciente; ma non occorre che dapprima lo sia, specialmente nelle
- cinque gradazioni comuni; piuttosto qui di solito la designazione
- conveniente è cercata solo quando il vero atto di riconoscimento
- è già compiuto.
-
-16. Le osservazioni esposte ci rendono conto anche delle condizioni,
-nelle quali il riconoscimento può trasformarsi da un’associazione
-simultanea in una successiva. Se passa un certo tempo prima che gli
-elementi rappresentativi anteriori, a poco a poco sorgenti nella
-coscienza, producano un distinto sentimento di riconoscimento,
-allora l’intero processo si scinde in _due_ atti, in quello
-dell’_apprendimento_ e in quello del _riconoscimento_, dei quali
-il primo è legato soltanto alle consuete assimilazioni simultanee,
-mentre nel secondo si hanno gli effetti di quegli elementi della
-rappresentazione anteriore, i quali rimangono oscuri, e però non
-sono assimilabili. Ne segue, che il processo di riconoscimento
-si distingue tanto più distintamente in due atti, quanto maggiori
-sono le differenze dell’impressione anteriore e della nuova. Allora
-non solo suole esservi una più lunga pausa di notevole arresto tra
-apprendimento, e riconoscimento, ma anche i processi appercettivi,
-cioè i processi dell’attenzione volontaria corrispondenti allo stato
-della reminiscenza (Besinnen) agiscono sulle associazioni nel senso di
-promuoverle. Il fatto detto del “riconoscimento mediato„ costituisce
-un caso estremo di questa specie; in esso un oggetto non è riconosciuto
-per le proprietà ad esso inerenti, ma a causa di qualche particolarità
-concomitante che si trova con esso in connessione casuale, ad es., una
-persona incontrata è riconosciuta a causa di un’altra che l’accompagna,
-e simili. Non è possibile trovare una differenza psicologica
-essenziale tra questo caso e quello del riconoscimento immediato.
-Anche quelle proprietà che non spettano per sè stesse all’oggetto
-riconosciuto, appartengono pur sempre a tutto il complesso degli
-elementi rappresentativi, che insieme agiscono nella preparazione e
-nel compimento dell’associazione. Però quel ritardo di tempo che separa
-l’intero processo del riconoscimento in due processi rappresentativi, e
-che spesso anche richiede il soccorso della reminiscenza volontaria, si
-presenta, come è facile comprendere, in modo più pronunciato in questi
-riconoscimenti mediati.
-
-17. Il processo di riconoscimento semplice, come esso si svolge
-nell’incontro di un oggetto già altre volte percepito, costituisce il
-punto di partenza per lo svolgimento degli altri più vari processi di
-associazione, così di quelli, che al pari di esso stanno ancora sul
-confine di associazione simultanea e successiva, come di quelli nei
-quali il ritardo che conduce all’associazione successiva, si dimostra
-poi nella formazione di associazioni di assimilazione e complicazione.
-E così il riconoscimento di un oggetto spesso percepito è un
-processo che si svolge più facilmente e quindi per solito si compie
-simultaneamente; questo processo si avvicina ancor più alla solita
-assimilazione, perchè il sentimento di contezza è di un’intensità molto
-minore. Il processo del _conoscere sensitivo_ si distingue per solito
-soltanto in piccola parte da questi riconoscimenti di singoli oggetti
-famigliari. La differenza logica dei due concetti sta in ciò, che
-il riconoscere designa un’affermazione dell’identità individuale del
-nuovo oggetto osservato con uno osservato anteriormente; il conoscere
-invece indica la subsunzione dell’oggetto ad un concetto di già ben
-noto. Però nel processo del conoscere sensitivo non ha luogo una
-reale subsunzione logica, siccome non esiste uno sviluppato concetto
-generale, al quale possa essere subordinato. L’equivalente psicologico
-di una tale subsunzione sta piuttosto solo nell’essere l’impressione
-riferita a un numero indeterminatamente grande di oggetti. E ora
-poichè questo riferimento presuppone l’anteriore rappresentazione
-di oggetti diversi che concordino soltanto in certe proprietà,
-tanto più il processo del conoscimento psicologico coincide con una
-comune assimilazione, quanto più famigliare è la classe di oggetti
-alla quale l’oggetto appartiene, e quanto più questo concorda coi
-caratteri generali della classe. Ma poi anche il sentimento proprio
-ai processi di conoscimento e riconoscimento decresce in eguale
-misura e da ultimo sparisce interamente, e allora noi in questi casi
-dell’incontro di oggetti di natura comune non parliamo più affatto di
-un processo di conoscimento. Questo processo anche in tali casi si
-manifesta distintamente tosto che l’assimilazione incontri qualche
-_arresto_, o perchè la rappresentazione di quella certa classe di
-oggetti sia divenuta insolita, o perchè il singolo oggetto offra
-proprietà eccezionali. Allora qui l’associazione simultanea può cedere
-il passo alla successiva, diventando apprendimento e conoscimento
-due processi susseguentisi. In egual misura anche il _sentimento di
-conoscimento_ appare ora come un sentimento specifico, che è affine
-certamente al sentimento di contezza, ma che però, in conformità alle
-diverse condizioni di sua origine, si distingue in modo caratteristico
-specialmente per il suo decorso nel tempo.
-
- _b. — I processi di memoria._
-
-18. Il processo di riconoscimento semplice si svolge in una direzione
-essenzialmente diversa, se quegli ostacoli ad una pronta assimilazione
-che determinano la trasformazione di un’associazione simultanea in
-una successiva, sono tanto grandi, che gli elementi rappresentativi
-antagonistici alla nuova rappresentazione sensitiva (o dopo ohe il
-processo di conoscimento si sia svolto, o anche senza che sia avvenuto)
-si riuniscono in una nuova formazione rappresentativa, la quale è
-riferita direttamente a un’impressione antecedente. Il processo che
-così si svolge, è il _processo dì memoria_, e la rappresentazione
-che per tal guisa giunge all’appercezione, è detta _rappresentazione
-mnemonica o imagine mnemonica_.
-
- 18_a_. I processi di memoria sono quelli, ai quali la
- psicologia dell’associazione ha limitato per lo più l’uso del
- concetto d’associazione. Ma essendo essi, come lo dimostra
- l’esposizione antecedente, associazioni che hanno luogo sotto
- condizioni specialmente complesse, fu con ciò fin dall’inizio
- resa impossibile la spiegazione genetica delle associazioni.
- Si comprende pertanto che la dottrina dell’associazione in
- discorso si limita essenzialmente a dividere le diverse specie
- dei prodotti di associazioni che si osservano nei processi di
- memoria, prendendo a punto di partenza una considerazione logica
- e non psicologica. Una conoscenza dei processi psichici che
- agiscono nelle associazioni, è solo possibile quando si parta dai
- processi più semplici di associazione. La comune assimilazione
- simultanea, il processo di riconoscimento simultaneo e successivo
- si presentano già per sè stessi come i naturali antecedenti
- dell’associazione di memoria. Il primo di quei processi di
- riconoscimento non è che un’assimilazione accompagnata da un
- sentimento, indizio d’elementi rappresentativi oscuramente
- presenti nella coscienza e non assimilabili. Nel secondo processo
- questi elementi ribelli hanno un’azione d’arresto, così che il
- riconoscimento ritorna alla primitiva forma di un’associazione
- successiva, essendo l’impressione assimilata dapprima nella
- solita maniero, e poi in un secondo atto con concomitante
- sentimento di contezza; e in ciò si ha anche una prova della
- maggiore partecipazione di certi elementi di riproduzione. Quando
- in questa forma semplicissima di associazione successiva le
- due rappresentazioni che si seguono, sono riferite ancora a un
- medesimo oggetto, di cui sono appercepiti nei due atti elementi
- rappresentativi e sentimentali in parte diversi, allora abbiamo
- una modificazione essenziale nell’_associazione di memoria_.
- Predominando in essa gli elementi eterogenei delle impressioni
- anteriori, alla prima assimilazione dell’impressione segue la
- formazione di una rappresentazione, nella quale sono contenuti
- tanto elementi dell’impressione nuova quanto elementi delle
- impressioni antecedenti, capaci di assimilazione a causa di certi
- loro componenti. Quanto più prevalgono gli elementi eterogenei,
- tanto più la rappresentazione che sorge seconda, è appresa come
- _diversa_ dalla nuova percezione; quanto più invece si mostrano
- elementi affini, tanto più essa è appresa come _simile_. Ma sempre
- la seconda rappresentazione si contrappone alla nuova impressione
- come una formazione psichica che è d’origine _riproduttiva_ ed è
- indipendente.
-
-19. Le condizioni generali che stanno a base del sorgere delle
-rappresentazioni mnemoniche, possono alla lor volta offrire gradazioni
-e differenze, che vanno parallele alle forme già ricordate dei processi
-di riconoscimento e conoscimento. E infatti quei processi che sopra
-(15, 17) imparammo a conoscere come diverse modificazioni della solita
-assimilazione: il riconoscimento di un oggetto già rappresentato
-_una volta_, di uno già famigliare per _frequenti_ rappresentazioni,
-come pure il conoscimento di un oggetto _noto_ per un suo carattere
-generale, dànno luogo a diverse modificazioni nei processi di memoria.
-
-Il riconoscimento _semplice_ passa in un atto di memoria tosto che
-all’assimilazione immediata di un’impressione facciano ostacolo quegli
-elementi, che appartengono non all’oggetto stesso, ma a circostanze
-a lui concomitanti nella rappresentazione anteriore. Appunto perchè
-l’oggetto era stato incontrato una sol volta, oppure perchè nella
-riproduzione è considerato come incontrato una sol volta, quegli
-elementi concomitanti possono essere relativamente chiari e determinati
-e insieme mostrare distinta la loro differenza dalle concomitanze della
-nuova impressione. In tal guisa dapprima sorgono forme miste; che
-stanno fra il riconoscimento e la memoria; l’oggetto è riconosciuto
-ed è insieme riferito a una determinata rappresentazione sensitiva
-anteriore; le cui condizioni concomitanti aggiungono all’immagine
-mnemonica una determinata relazione di spazio e di tempo. Il processo
-di memoria predomina specialmente in quei casi, nei quali l’elemento
-della nuova impressione, che agisce come assimilante, è pienamente
-cacciato dalle restanti parti costitutive della immagine mnemonica;
-così che la relazione associativa tra esso e l’impressione precedente
-può restare interamente nascosta.
-
- 19_a_. In questi casi si è parlato di “memoria mediata„ o
- “associazione mediata„. Ma anche qui, come nel “riconoscimento
- mediato„, non si trova un carattere importante, che differenzi
- questo processo dalle solite associazioni. Qualcuno, ad es.,
- sedendo di sera nella sua camera a un tratto e, a quanto pare,
- senza causa, ripensa a una regione percorsa molti anni prima; ma
- una posteriore indagine più esatta dimostra, che per caso nella
- camera è un fiore molto olezzante per la prima volta veduto in
- quel viaggio. La differenza di un solito processo di memoria, nel
- quale è distintamente conosciuto il legame della nuova impressione
- con un fatto psichico anteriore, sta manifestamente in ciò, che
- gli elementi dai quali è stabilito il legame sono respinti nello
- sfondo oscuro (Hintergrund) della coscienza da altri elementi
- rappresentativi. Le esperienze non rare, nelle quali un’imagine
- mnemonica sorge in noi improvvisamente, e a quanto pare, senza
- causa, e che per lo più sono stato interpretate come un “sorgere
- spontaneo„ delle rappresentazioni, ci riconducono con ogni
- probabilità a queste associazioni latenti.
-
-20. Dai processi di memoria che si collegano al semplice riconoscimento
-del fatto psichico già una volta svoltosi in noi, si distinguono
-essenzialmente, per una maggior complicazione delle loro condizioni,
-quei processi che derivano da riconoscimenti _molteplici_ e da
-_conoscimenti_. Nel processo per cui sorge la rappresentazione
-sensitiva di un singolo oggetto, a noi noto o per sè stesso o nel
-suo carattere generale, le relazioni di associazione possibili
-hanno dapprima un’estensione incomparabilmente maggiore e per ciò
-il modo, in cui a una determinata esperienza vengono ad aggiungersi
-processi di memoria, non dipende tanto dai singoli fatti psichici
-sui quali si fonda l’associazione, quanto dalle condizioni generali
-e dalle disposizioni momentanee della coscienza, specialmente
-poi dall’intervento di certi processi d’appercezione attiva e dai
-corrispettivi sentimenti od emozioni intellettuali. Data la varietà
-di queste condizioni si comprende come le associazioni si sottraggano
-in generale ad ogni calcolo preventivo; laddove nell’atto di memoria,
-tosto che sia avvenuto, le traccie della sua formazione associativa
-raramente sfuggono all’indagine attenta, così che noi in tutti i casi
-possiamo a buon diritto considerare l’associazione come causa unica e
-generale dei processi di memoria.
-
-21. Ma in questa derivazione non si deve mai dimenticare che ogni reale
-processo di memoria, come ce lo dimostra il suo sviluppo psicologico
-dal suo più semplice antecedente, l’assimilazione simultanea, non è
-in alcun modo un processo semplice, ma si compone di una quantità
-di processi elementari, fra questi stanno qui in prima linea le
-relazioni assimilanti, nelle quali una data impressione, o in certi
-casi un’imagine di memoria già presente, entra con elementi di
-formazioni psichiche anteriori. A ciò si connettono due ulteriori
-processi caratteristici per il processo di memoria: il primo,
-l’inibizione dell’assimilazione a causa di elementi eterogenei, e il
-secondo, le assimilazioni e le complicazioni provenienti da questi
-elementi eterogenei. Questo secondo processo determina il sorgere di
-una formazione psichica diversa dalla prima impressione, formazione
-psichica che dall’azione concomitante delle complicazioni è riferita,
-in modo più o meno determinato, a un fatto psichico anteriore. Questa
-relazione regressiva si dà anche qui a conoscere per un sentimento
-particolare; il _sentimento di ricordanza_ che è affine al sentimento
-di contezza, ma è pur da questo caratteristicamente diverso nella
-sua origine temporale, verosimilmente a causa del gran numero di
-complicazioni oscuramente coscienti, che accompagnano il sorgere
-dell’indagine mnemonica.
-
-Se ritorniamo ai processi elementari, nei quali possiamo scomporre il
-processo di memoria al pari di ogni composto processo associativo,
-otteniamo sempre _combinazioni di eguaglianza e di contiguità_. Fra
-queste generalmente predominano le prime, se il processo si avvicina
-ad un processo solito di assimilazione o di riconoscimento; le seconde
-invece si dimostrano tanto più intensive, quanto più i processi
-acquistano il carattere di ricordi “mediati„, oppure l’apparenza di un
-“sorgere spontaneo„ di rappresentazioni.
-
- 21 _a_. È evidente che lo schema in uso, secondo il quale tutti
- i processi di memoria debbano essere associazioni o di somiglianza
- o di contiguità, diventa assolutamente inesatto, quando lo
- si voglia usare per l’origine psicologica di questi processi;
- mentre d’altro lato è troppo generale e indeterminato, quando si
- intenda logicamente ordinare i processi secondo i loro risultati
- ultimi, senza riguardo alla loro origine. In quest’ultimo caso le
- relazioni di subordinazione e sovraordinazione, di coordinazione,
- di causa e dì fine, la successione e la coesistenza temporale,
- le diverse specie di rapporti spaziali troverebbero sempre
- nei concetti generali di “somiglianza„ e di “contiguità„ solo
- un’espressione insufficiente. In quanto poi all’origine dei
- processi di memoria, per ciascuno di essi si intrecciano processi
- che possono in un certo senso designarsi come effetti in parte di
- somiglianza e in parte di contiguità. Di un’effetto di somiglianza
- si potrebbe parlare in quelle assimilazioni, che in parte sono
- d’introduzione al processo e in parte cooperano a quell’ultimo
- riferimento a un determinato fatto psichico anteriore. Così pure
- l’espressione “somiglianza„ è qui inadatta, perchè prima d’ogni
- cosa processi elementari _eguali_ hanno una reciproca azione
- assimilatrice e perchè, dove una reale eguaglianza non esiste,
- questa pur sempre si stabilisce in seguito all’assimilazione
- reciproca. Infatti il concetto delle “associazioni di somiglianza„
- è legato al presupposto, che le rappresentazioni composte siano
- oggetti psichici invariabili e le associazioni combinazioni tra
- queste rappresentazioni già pronte. Quel concetto cade di per
- sè quando si rinunzi a questo presupposto, che completamente
- contraddice all’esperienza psicologica e rende impossibile una
- giusta comprensione di essa. Dove certi prodotti di associazione,
- ad es., due immagini mnemoniche successivamente sorgenti, sono
- simili tra loro, allora il processo sarà ricondotto a processi
- di assimilazione che si compongono di elementari combinazioni di
- eguaglianza e di contiguità. L’associazione d’eguaglianza può aver
- luogo tra componenti od originariamente eguali od originariamente
- diversi e fatti eguali solo dall’assimilazione. Un effetto di
- contiguità si può attribuire a quegli elementi che dapprima si
- oppongono all’assimilazione, e in parte trasformano l’intero
- processo in una successione di due processi e in parte aggiungono
- all’immagine mnemonica quegli elementi, che le danno il carattere
- di una formazione indipendente, diversa dall’impressione che
- l’induce.
-
-22. La natura delle _rappresentazioni di memoria_ sta in strettissima
-connessione colla natura complessa dei processi di memoria; se esse
-sono dette imagini, non di rado più deboli ma pur fedeli, delle dirette
-rappresentazioni di senso, questa descrizione è, quant’è mai possibile,
-inesatta. Imagini mnemoniche e dirette rappresentazioni di senso
-diversificano tra loro non solo qualitativamente e intensivamente,
-ma anche nella composizione elementare. Se noi lasciamo per quanto è
-possibile decrescere in intensità un’impressione sensibile, rimane pur
-sempre ancora, fintanto che essa può essere avvertita, una formazione
-psichica essenzialmente diversa da una rappresentazione di memoria.
-Ciò che contrassegna la rappresentazione mnemonica, assai meglio della
-piccola intensità dei suoi elementi sensibili, è l’_imperfezione_ della
-rappresentazione. Quando ricordo un uomo a me noto, non solo i tratti
-del viso, della figura sono nella coscienza più oscuri che quando lo
-guardo direttamente, ma la maggior parte di questi tratti non esistono
-affatto. Agli scarsi elementi rappresentativi che sono presenti e
-che mediante una opportuna direzione dell’attenzione possono essere
-alquanto completati, si collega una serie di combinazioni di contiguità
-e di complicazioni: l’ambiente in cui io ho veduto quella persona,
-il suo nome, infine certi elementi sentimentali sorti nell’incontro
-di essa. Tutte queste parti concomitanti sono quelle che dell’imagine
-fanno un’imagine mnemonica.
-
-23. Del resto grandi differenze _individuali_ sono tanto nell’efficacia
-di questi elementi concomitanti, quanto nella evidenza dei componenti
-sensibili delle imagini di memoria. Le imagini di memoria sono in
-alcuni uomini orientate più esattamente in rapporto al tempo e allo
-spazio che in altri; straordinariamente diversa è poi l’attitudine a
-ricordare i colori o i toni. Un assai piccolo numero di uomini pare
-capace di ricordi gustatorii e olfattorii distinti; in luogo di questi
-le concomitanti sensazioni di movimento del naso o degli organi di
-gusto entrano come complicazioni.
-
-La lingua raccoglie queste proprietà variamente diverse, che si
-connettono ai processi di riconoscimento e conoscimento, sotto il
-nome “_memoria_“. Naturalmente questo concetto non ha, come ammise la
-psicologia delle facoltà (pag. 9) il significato di un’unica potenza
-psichica; esso rimane pur sempre un concetto sussidiario, che è utile
-pel risalto delle differenze individuali nei processi di memoria. In
-questo senso noi parliamo di una memoria fedele, comprensiva, facile,
-oppure di una buona memoria locale, cronologica, verbale e simili;
-espressioni che si riferiscono alle diverse direzioni, nelle quali si
-svolgono gli elementari processi di assimilazione e di complicazione a
-seconda di originarie disposizioni e dell’esercizio.
-
-Fra queste differenze individuali una parte importante è rappresentata
-dal _deperimento della memoria_, alle cui manifestazioni generalmente
-corrispondono quelle perturbazioni della memoria che sorgono in
-seguito a malattie cerebrali. Queste manifestazioni sono specialmente
-notevoli dal lato psicologico, perchè in esse si può conoscere in modo
-evidente l’influenza delle complicazioni sui processi di memoria. Tra
-i sintomi più appariscenti della perdita di memoria, così normale come
-patologica, è la perdita della _memoria verbale_. Essa suole succedere
-in modo, che vengono dimenticati prima di tutti i nomi propri, poi i
-nomi degli oggetti concreti che ogni giorno ci circondano, poi i verbi
-più astratti per loro natura, da ultimo le particelle affatto astratte.
-Questa successione corrisponde esattamente alla possibilità che hanno
-le singole specie di parole di essere rappresentate nella coscienza
-da altre rappresentazioni con esse legate in regolare complicazione.
-Questa possibilità è manifestamente massima pei nomi propri, ma minima
-per le particelle astratte, le quali non possono essere ritenute che
-mediante il loro segno verbale.
-
-
-
-
-§ 17. — Le combinazioni appercettive.
-
-
-1. Le associazioni in tutte le loro forme, al pari di quei processi
-di fusione ad esse molto affini che stanno a base dell’origine delle
-formazioni psichiche, sono da noi considerate prodotti psichici
-passivi, perchè in esse quel sentimento di attività così caratteristico
-pei processi di volere e d’attenzione entra sempre solo in modo da
-annettersi alle _combinazioni già formate_ nell’appercezione di dati
-contenuti psichici (v. pag. 177 e segg.). Le associazioni sono quindi
-fatti della nostra vita psichica che possono per parte loro svegliare
-processi di volere, ma che tuttavia non sono immediatamente sotto
-l’influenza di processi di volere. Questo è appunto il criterio di cui
-dobbiamo servirci nella distinzione di un fatto psichico _passivo_.
-
-Per questo rispetto si differenziano essenzialmente quelle combinazioni
-di seconda natura ohe possono aver luogo fra diverse formazioni
-psichiche e i loro elementi: le _combinazioni appercettive_. In esse il
-sentimento dell’attività accompagnato da varie sensazioni di tensione,
-non solo segue le combinazioni come un effetto di esse, ma le precede
-e però le combinazioni sono apprese _immediatamente come compientisi
-colla cooperazione dell’attenzione_. In questo senso noi le diciamo
-fatti psichici _attivi_.
-
-2. Le combinazioni appercettive si estendono a una quantità di
-processi psichici, che l’esperienza comune suole distinguere con certe
-designazioni generali: come pensiero, riflessione, imaginazione e
-intelletto. Complessivamente essi nell’ordine dei processi psichici
-hanno il valore di gradi superiori rispetto alle funzioni sensitive e
-ai puri processi di memoria, ma presi singolarmente sono considerati
-di natura perfettamente diversa. Una tale diversità è specialmente
-ammessa per le così dette attività fantastica e intellettiva. Di
-fronte a questa concezione sminuzzante, propria della psicologia
-volgare e della teoria della facoltà che seguì le traccie di quella,
-la psicologia dell’associazione cercò collocarsi da un punto di
-considerazione unitario, sottomettendo le combinazioni appercettive
-delle rappresentazioni al concetto generale dell’associazione che
-essa aveva limitato all’associazione successiva (pag. 182). Ma
-riducendo la combinazione appercettiva all’associazione successiva
-o se ne trascurarono l’essenziali differenze tanto soggettive quanto
-oggettive; oppure si cercò superare le difficoltà di una spiegazione
-di quelle differenze introducendo certi concetti presi dalla psicologia
-volgare, in quanto si riconosceva all’“interesse„ o all’“intelligenza„
-un’influenza sul costituirsi delle associazioni. Inoltre un equivoco
-stava spesso a base di questa concezione, cioè che, qualora si
-fossero riconosciute certe differenze fra combinazioni appercettive e
-associazioni, si sarebbe dovuto affermare l’assoluta indipendenza di
-quelle da queste. Naturalmente di questo non si può più far parola.
-Tutti i processi psichici sono legati alle associazioni proprio
-come alle originarie impressioni di senso. Ma come le associazioni
-stesse partecipano tutte alle rappresentazioni sensitive e nullameno
-nei processi di memoria vengono a formare processi relativamente
-indipendenti, così le combinazioni appercettive si fondono in tutto
-sulle associazioni, senza che sia tuttavia possibile ricondurre a
-queste le loro proprietà essenziali.
-
-3. Se noi ora cerchiamo renderci conto delle proprietà essenziali
-delle combinazioni appercettive, possiamo distinguere quei processi
-psichici che in esse si esplicano, in _funzioni appercettive semplici_
-e _composte_. Funzioni _semplici_ sono quelle di _relazione_ e di
-_comparazione_; composte le funzioni della _sintesi_ e dell’_analisi_.
-
-
-_A_. — LE COMBINAZIONI APPERCETTIVE SEMPLICI.
-
-(_Relazione e comparazione_).
-
-4. La più elementare fra tutte le funzioni dell’appercezione è la
-_relazione di due contenuti psichici fra loro_. Le basi di una tale
-relazione sono in ogni caso date nelle singole formazioni psichiche e
-nelle loro associazioni; ma il _compimento_ della relazione consiste in
-una speciale attività appercettiva, per la quale la _relazione_ diventa
-_essa stessa_ uno speciale contenuto di coscienza, che si distingue
-dai contenuti messi fra loro in relazione reciproca, ma che è con
-loro saldamente legata. Quando noi in un riconoscimento acquistiamo
-coscienza dell’identità di un oggetto con un altro antecedentemente
-percepito, oppure in un ricordo acquistiamo coscienza di una
-determinata relazione tra il fatto psichico ricordato e un’impressione
-presente, allora in questi casi alle associazioni va unita anche una
-funzione dell’appercezione sotto la forma di attività di relazione.
-
-Fintanto che il riconoscimento rimane una pura associazione,
-la relazione si limita al sentimento di contezza che segue, o
-immediatamente o dopo un breve intervallo, all’assimilazione
-della nuova impressione. Se invece all’associazione si aggiunge la
-funzione appercettiva, allora quel sentimento acquista un sostrato
-rappresentativo che è distintamente nella coscienza, essendo la
-rappresentazione anteriore e l’impressione nuova distinte fra loro
-nel tempo e insieme poste nel rapporto dell’identità secondo le
-loro proprietà essenziali. Lo stesso avviene quando noi acquistiamo
-coscienza dei motivi di un atto di memoria. Anche questo presuppone
-che al sorgere per associazione dell’immagine mnemonica si aggiunga
-un raffronto di tale immagine colle impressioni determinanti
-l’associazione, un processo questo, che alla sua volta è possibile solo
-come funzione dell’attenzione attiva.
-
-5. Per tal guisa la funzione della _relazione_ è sempre determinata
-dalle associazioni, ogni qual volta esse o i loro prodotti diventano
-oggetto dell’osservazione volontaria. La relazione si collega sempre,
-come già insegnano gli esempi su esposti, alla formazione della
-_comparazione_, così che ambedue debbono essere considerate come
-funzioni parziali affini. Ogni relazione inchiude una comparazione dei
-contenuti psichici posti fra loro in relazione; e una comparazione è
-alla sua volta soltanto possibile in quanto i contenuti paragonati sono
-stati posti fra loro in relazione. V’è questa sola differenza; in molti
-casi la comparazione si subordina completamente al fine della relazione
-reciproca dei contenuti, mentre in altri casi essa diventa per sè
-stessa un fine indipendente. Quindi noi parliamo là di una relazione,
-qui di una comparazione in più stretto senso. E però io dico relazione,
-quando prendo un’impressione presente come base per ricordare un
-fatto anteriormente svoltosi in me; una comparazione invece, quando
-io stabilisco certe concordanze o differenze fra il fatto psichico
-antecedente e il presente.
-
-6. La _comparazione_ si compone alla sua volta di _due_ funzioni
-elementari, per solito fra loro strettamente connesse: della
-_concordanza_ e della _distinzione_, intendendo per la prima, la
-determinazione delle concordanze e per la seconda, la determinazione
-delle differenze. Oggi ancora nella psicologia è un errore molto
-diffuso il confondere senz’altro coll’esistenza degli elementi e
-delle formazioni psichiche la loro comparazione appercettiva. Ma
-si deve separare l’una cosa dall’altra. Naturalmente nei nostri
-processi psichici esistono già a sè e per sè delle concordanze e delle
-differenze, che se non fossero presenti, non potrebbero essere da noi
-avvertite. Ma l’attività di comparazione che stabilisce le concordanze
-e le differenze rimane pur sempre una funzione per sè stessa da quelle
-diversa e che a quelle si aggiunge.
-
-7. Noi cominciamo a paragonare già gli elementi psichici, le sensazioni
-e i sentimenti semplici secondo le loro concordanze e differenze e
-li disponiamo in determinati sistemi ciascuno dei quali contiene gli
-elementi più affini. Entro un tale sistema, specialmente in un sistema
-di sensazioni, è ancora possibile una doppia comparazione: quella dei
-_gradi d’intensità_ e dei _gradi di qualità_, alle quali può venire ad
-aggiungersi anche quella dei _gradi di chiarezza_, tosto che si prenda
-in esame il modo, in cui gli elementi sono dati alla coscienza. Alla
-stessa guisa la funzione della comparazione si estende alle formazioni
-psichiche composte, intensive ed estensive. Ogni elemento psichico
-e ogni formazione psichica, in quanto possono essere disposti in un
-sistema comunque ordinato e gradatamente graduato, è una _grandezza
-psichica_. Una conoscenza del valore di una tale grandezza è soltanto
-possibile, quando essa sia _paragonata_ ad altre grandezze dello stesso
-continuo. Se dunque ad ogni elemento psichico e ad ogni formazione
-psichica già in sè e per sè spetta anche la proprietà di grandezze,
-e come grandezze generalmente si presentano in forme diverse, cioè
-come intensità, come qualità, come valore estensivo (spaziale o
-temporale), ed eventualmente, cioè quando si tenga conto dei diversi
-stati di coscienza, come grado di chiarezza, una _determinazione della
-grandezza_ è solo possibile mediante la funzione appercettiva della
-comparazione.
-
-8. Ora la determinazione di grandezza _psichica_ si distingue dalla
-determinazione di grandezza _fisica_ per la proprietà che questa,
-potendo essere fatta su oggetti relativamente costanti, permette un
-processo di comparazione che può essere compiuto in atti separati nel
-tempo a piacimento dell’osservatore; noi possiamo, ad es., oggi colla
-misura barometrica determinare l’altezza di una certa montagna e poi
-dopo anni ed anni l’altezza di un’altra montagna, e possiamo paragonare
-i risultati delle due misure, purchè nel frattempo non sia avvenuta
-alcuna notevole rivoluzione tellurica. Essendo invece le formazioni
-psichiche non oggetti relativamente fissi, ma processi continuamente
-svolgentisi, noi possiamo paragonare due grandezze psichiche solo sotto
-la condizione, che esse ci siano date in una successione immediata.
-Questa condizione ne porta naturalmente seco altre due; in primo luogo,
-per la comparazione psichica non è alcuna misura assoluta, ma ogni
-comparazione di grandezza è un processo che dapprima regge solo per sè
-ed è quindi di una validità relativa; in secondo luogo, le comparazioni
-di grandezza possono solo essere fatte per grandezze di una medesima
-dimensione, e però per la comparazione di grandezze psichiche riesce
-impossibile un riferimento analogo a quello che fu fatto nella
-riduzione delle diversissime grandezze fisiche, grandezze di tempo, di
-forza, a grandezze lineari di spazio.
-
-9. Un’altra conseguenza di tali condizioni di cose è che non si
-possono direttamente stabilire rapporti tra grandezze psichiche di
-qualsiasi natura, ma una comparazione immediata è possibile solo in
-certi casi speciali. Questi sono: 1) _l’eguaglianza di due grandezze
-psichiche_; 2) _la differenza appena avvertibile di due grandezze_;
-ad es., di due intensità di sensazioni aventi qualità eguali, oppure
-di due qualità di sensazioni appartenenti alla stessa dimensione
-e aventi eguale intensità. Si aggiunge ancora un caso alquanto più
-complesso, ma che non sorpassa i limiti della comparazione immediata:
-3) _l’uguaglianza tra due differenze di grandezza_, specialmente se
-queste due appartengono direttamente a domini di grandezza che si
-limitino a vicenda. È evidente che le due funzioni fondamentali della
-comparazione appercettiva, concordanza e distinzione, sono ambedue
-adoperate per ciascuno di questi tre modi di misura delle grandezze
-psichiche. Nel primo modo, date due grandezze psichiche A e B, si fa
-decrescere la seconda B fintanto che essa nella comparazione diretta
-concordi con A. Nel secondo procedimento, date due grandezze A e B
-eguali, si varia una di esse, B, finchè essa sembri o maggiore o minore
-che A di una quantità appena apprezzabile. Infine il terzo metodo
-torna opportunissimo quando, data una serie di grandezze psichiche,
-ad es., di intensità di sensazioni che da A, limite inferiore, va sino
-a C, limite superiore, mediante una grandezza media B trovata con una
-continua diminuzione, si divide la serie in modo che le due parti AB e
-BC siano appercepite come eguali.
-
-10. Fra questi metodi di comparazione il _secondo_, che è detto _metodo
-delle differenze minime_, ci dà i risultati valutabili nel modo più
-diretto e più semplice. In esso la differenza dei due stimoli fisici,
-che corrispondono alle grandezze psichiche appena distinguibili, è
-detta la _soglia di differenza dello stimolo_, e quella grandezza di
-stimolo, per la quale il corrispondente processo psichico, ad es. una
-sensazione, può essere ancora appena appercepita, è detta la _soglia
-dello stimolo_. Ora l’osservazione dimostra che la soglia di differenza
-dello stimolo sempre più cresce quanto più s’allontana dalla soglia
-dello stimolo, e proprio in modo che il rapporto della soglia di
-differenza alla grandezza assoluta dello stimolo, ossia la _soglia
-relativa di differenza_, rimane costante. Se, ad es. un’intensità
-sonora 1 deve essere accresciuta di 1/3 affinchè la sensazione sonora
-cresca di una quantità appena appercettibile, l’intensità sonora
-2 deve essere aumentata di 2/3, 3 di 3/3 per raggiungere le soglie
-di differenza. Questa legge fu detta, dal nome del suo scopritore
-_E.H. Weber, legge di Weber_. Essa è senz’altro spiegata quando noi
-la consideriamo come una legge della comparazione appercettiva. Così
-intesa essa assume questo significato: _le grandezze psichiche sono
-paragonate in base al loro valore relativo_.
-
-Questa concezione della legge di Weber, come di una _legge generale
-della relatività di grandezze psichiche_, presuppone che le grandezze
-psichiche, messe in raffronto, crescano, entro i limiti della
-validità della legge di Weber, proporzionatamente agli stimoli che
-le determinano. La bontà di questo presupposto non è stata sino ad
-ora dimostrata fisiologicamente a causa della difficoltà di misurare
-esattamente le eccitazioni dei nervi e dei sensi. Ma in suo favore
-sta l’esperienza psicologica, che in luogo della costanza della
-soglia relativa, una costanza della soglia assoluta di differenza
-fu trovata in certi casi speciali, nei quali una comparazione di
-differenze assolute di grandezza è resa possibile dalle condizioni
-dell’osservazione, ad es., in larga misura nella comparazione di
-differenze minime d’altezze di toni. Così pure nella comparazione
-di maggiori grandezze di sensazione secondo il terzo dei suesposti
-metodi (pag. 205) eguali differenze assolute di stimolo e non eguali
-differenze relative sono state in molti casi appercepite come eguali.
-Da ciò risulta che la comparazione appercettiva in condizioni diverse
-segue due diversi principi, un principio della comparazione _relativa_,
-che trova la sua espressione nella legge di _Weber_ e può essere
-considerato come quello più generale, e un principio della comparazione
-_assoluta_, che prende il posto del primo in condizioni speciali
-favorevoli a tale appercezione.
-
- 10_a_. La _legge di Weber_ è dimostrata in prima linea per
- _l’intensità_ delle sensazioni e poi sino ad un certo grado
- anche per la comparazione di formazioni _estensive_, cioè di
- rappresentazioni temporali, come pure entro certi limiti per
- rappresentazioni visive di spazio e per rappresentazioni di
- movimento. Non vale invece per le rappresentazioni estensive del
- senso tattile esterno, certo a causa delle complesse gradazioni
- dei segni locali (pag. 85). Così pure non è possibile trovarle
- una conferma per tutte le _qualità_ delle sensazioni. Nelle
- comparazioni dell’altezza dei toni la differenza, non la relativa
- ma la assoluta, si dimostra costante in larghi limiti. Però la
- graduazione degli intervalli di tono è di nuovo relativa, perchè
- ogni intervallo corrisponde a un determinato _rapporto_ dei numeri
- di vibrazioni (ad es.: ottava 1:2, quinta 2:3, e così via), ma
- questo fatto si fonda probabilmente sulla proprietà dell’affinità
- sonora determinata dai rapporti di un tono fondamentale ai suoi
- ipertoni (vedi pag. 77 e. segg.). Dove, in luogo della legge di
- relatività di Weber, trova posto una comparazione di grandezze
- _assoluta_, questa naturalmente non deve mai essere confusa con
- una determinazione di misura assoluta. Una tale determinazione
- presupporrebbe un’unità assoluta, quindi la possibilità di
- giungere a una misura costante; il che, come sopra si è messo in
- chiaro, è escluso dal campo psichico (pag. 205). La comparazione
- di grandezze assoluta si presenta piuttosto sempre soltanto
- come un _apprezzamento di eguaglianza tra eguali differenze
- assolute_. Questo è in ogni singolo caso possibile, malgrado non
- esista un’unità di grandezza che si mantenga costante. Noi, ad
- es., paragoniamo estensioni sensibili AB e BC in base al loro
- valore _relativo_, quando in ambedue appercepiamo il rapporto
- della sensazione limite superiore a quella inferiore. In questo
- caso noi giudichiamo AB e BC estensioni eguali se B/A = C/B
- (legge di Weber). Noi invece paragoniamo AB e BC nel loro valore
- _assoluto_, se per entro la dimensione di sensazione in questione,
- la differenza tra C e B ci pare eguale a quella tra B e A, e
- quindi C - B = B - A (legge di proporzionalità). Considerata la
- legge di Weber come un’espressione della relazione funzionale tra
- sensazione e stimolo, e presupposto che valesse per variazioni
- della sensazione e dello stimolo infinitamente piccole, si diede
- a quella legge la formola matematica della funzione logaritmica:
- la sensazione cresce proporzionalmente al logaritmo dello stimolo
- (legge psico-fisica di Fechner).
-
- I metodi per dimostrare la legge di Weber o le altre relazioni
- di grandezza tra elementi e formazioni psichici sono chiamati di
- solito _metodi psicofisici_, con espressione impropria, perchè il
- fatto di servirsi di sussidi fisici è di tutti gli altri metodi
- della psicologia sperimentale. Sarebbe più opportuno chiamarli
- “metodi di psicometria„. Applicando questi metodi, in generale per
- giungere alla scoperta dei punti suaccennati possiamo sperimentare
- in _doppia_ maniera. O si determinano quei punti _direttamente_
- in questo modo: date due grandezze psichiche A e B, l’una A
- rimane costante, l’altra B è fatta decrescere, finchè corrisponda
- a uno di quei punti cioè A, sia o eguale o maggiore o minore
- di quantità appena appercettibili: _metodi di approssimazione_
- (Einstellungsmethoden). A questi appartiene il metodo più spesso
- usato e che più direttamente conduce allo scopo il “metodo delle
- variazioni minime„, e come una modificazione di questo nel caso
- dell’approssimazione di eguaglianza il “metodo degli errori
- medi„. Oppure in esperimenti più volte ripetuti si paragonano due
- stimoli tra loro poco differenti A e B, e dal numero dei casi nei
- quali è giudicato A = B, o A < B o A > B si calcolano i punti
- designati, cioè le soglie di differenza, _metodi di calcolo_
- (Abzählungsmethoden). Tra questi il metodo principalmente usato
- è detto: “metodo dei casi giusti e falsi„, ma più giustamente
- sarebbe detto “metodo dei tre casi„ (eguaglianza, differenza
- positiva e negativa). Ciò che più da vicino riguarda questi ed
- altri metodi, spetta a una speciale esposizione della psicologia
- sperimentale.
-
- Nell’_interpretazione della legge di Weber_, oltre la suesposta
- interpretazione psicologica, si presentano ancora due altre
- concezioni che possono dirsi l’una _fisiologica_, l’altra
- _psico-fisica_. Quella deriva la legge da certe ipotetiche
- condizioni di trasmissione degli eccitamenti nel sistema nervoso
- centrale. Questa la considera come una legge specifica della
- “relazione tra l’anima e il corpo„. Di queste due interpretazioni
- la fisiologica non solo è affatto ipotetica, ma di più in certi
- casi non è affatto applicabile, ad es., nelle rappresentazioni di
- tempo e di spazio. L’interpretazione psico-fisica si fonda su una
- concezione dei rapporti tra anima e corpo, che non può più essere
- mantenuta dalla psicologia contemporanea (v. §§ 22, 8).
-
-11. Un caso speciale delle comparazioni appercettive, che rientrano
-nella legge di Weber, ci è offerto da quei fenomeni, nei quali le
-grandezze da paragonare sono anche appercepite come _differenze
-relativamente massime_, o, quando si tratti di sentimenti, come
-_contrari_. Questi fenomeni sono di solito raccolti sotto il nome
-generale di contrasto. Ma proprio anche in quel campo, nel quale
-i fenomeni di contrasto sono stati più esattamente studiati,
-nelle _sensazioni luminose_, sono di solito confusi due fenomeni
-manifestamente affatto diversi nelle loro origini, benchè sino ad un
-certo grado affini negli effetti, il fenomeno d’induzione luminosa
-o del contrasto fisiologico (pag. 55 e segg.), e il fenomeno di
-vero contrasto, o del contrasto _psicologico_. Nelle impressioni più
-intensive questo è sempre sopraffatto dai più forti effetti fisiologici
-di induzione, ma da questi si distingue per due importanti caratteri:
-in primo luogo esso raggiunge la sua massima intensità non nei chiarori
-e nelle saturazioni massime, ma in quei gradi medi, nei quali l’occhio
-è al massimo grado sensibile a variazioni di chiarore e di saturazione.
-In secondo luogo esso può essere eliminato dalla comparazione con
-un oggetto dato indipendentemente. È specialmente per quest’ultimo
-carattere, che il contrasto deve essere senz’altro riconosciuto come
-un prodotto di un processo di comparazione. Quando, ad es., si pone
-un quadrato grigio su fondo nero e un secondo egualmente grigio su
-fondo bianco, e poi si ricopre il tutto con carta trasparente, i due
-quadrati si presentano in modo tutt’affatto diverso; quello su fondo
-nero appare chiaro, quasi bianco, e quello su fondo bianco sembra
-oscuro, quasi nero. Si deve credere che questo fenomeno appartenga al
-contrasto psicologico, essendo gli effetti dell’imagine consecutiva e
-dell’irradiazione, per il debole grado di chiarore degli oggetti, così
-piccoli che quasi spariscono. Se ora un rigo di cartone nero, parimenti
-coperto da carta trasparente così da presentarsi dello stesso grigio
-che i due quadrati, vien posto sotto questi in modo che colleghi le
-loro basi inferiori, la differenza di contrasto dei due quadrati è o in
-tutto annullata, o fortemente diminuita. Se in quest’esperimento, in
-luogo dello sfondo acromatico, ne scegliamo uno colorato, il quadrato
-grigio si presenta molto efficacemente nel corrispondente colore
-complementare; ma anche questo contrasto può sparire quando si faccia
-un raffronto con un oggetto grigio indipendente.
-
-12. Analoghi fenomeni di contrasto si osservano non solo per le
-sensazioni di tutti gli altri domini di senso, fin tanto che vi
-sono condizioni favorevoli per dimostrarli, ma in modo specialmente
-marcato nei sentimenti e infine, per appropriate condizioni, nelle
-rappresentazioni estensive di spazio e di tempo. Quasi affatto
-esenti da tali fenomeni sono le sensazioni d’altezza dei suoni,
-nelle quali agisce in senso opposto l’attitudine, abbastanza bene
-sviluppata nella maggior parte degli uomini, di riconoscere altezze
-assolute di toni. Nei _sentimenti_ l’azione del contrasto si connette
-strettamente colla proprietà, che hanno tutti i sentimenti di
-svolgersi secondo determinati contrari. Sentimenti di piacere sono
-eliminati da sentimenti di dispiacere immediatamente precedenti e
-parecchi sentimenti di sollievo da precedenti sentimenti di tensione,
-così, ad es., il sentimento della soddisfazione da quello precedente
-dell’attesa. Nelle rappresentazioni di spazio e di tempo l’effetto del
-contrasto appare nel modo più evidente, quando una medesima estensione
-spaziale o temporale è posta in raffronto una volta con un’estensione
-più piccola, un’altra con una maggiore. La medesima estensione appare
-nei due casi diversa: nel primo ingrandita in rapporto alla piccola,
-nel secondo rimpicciolita in rapporto alla grande. Anche in questo caso
-però per le rappresentazioni di spazio possiamo escludere il contrasto,
-ponendo fra le estensioni in contrasto un oggetto di paragone, così che
-sia facilmente possibile una contemporanea relazione di quelle due ad
-esso.
-
-13. Una modificazione speciale del contrasto possono considerarsi
-quei fenomeni, che si hanno nella appercezione di impressioni che
-si presentano nella loro natura _reale_ diverse da quelle _che ci
-aspettavamo_. Se, ad es., siamo disposti a levare un peso gravoso,
-che poi sentiamo leggiero all’atto in cui realmente lo leviamo, oppure
-se all’opposto leviamo un peso gravoso, che ci attendevamo leggiero;
-facciamo del peso levato nel primo caso un apprezzamento in meno, nel
-secondo un apprezzamento in più. Se ora stabiliamo una serie di pesi
-perfettamente eguali, ma di volume diverso, così che essi si presentino
-come la serie crescente dei pesi di misura, all’atto di sollevarli, i
-pesi sembreranno diversamente pesanti, e parrà perfino il più piccolo
-peso essere il più pesante, e il più grande il più leggiero. Qui
-dapprima la solita associazione del maggior volume colla massa maggiore
-determina l’attesa dell’impressione, e l’apprezzamento erroneo è poi
-prodotto dal contrasto della sensazione reale con quella aspettata.
-
-
-_B._ — LE FUNZIONI COMPOSTE D’APPERCEZIONE.
-
-(_Sintesi e analisi_).
-
-14. Dalle funzioni semplici della relazione e della comparazione,
-in quanto nell’applicazioni loro si presentano in ripetizioni e
-combinazioni molteplici, sorgono le due funzioni psichiche composte
-della _sintesi_ e dell’_analisi_. Di queste la sintesi è il prodotto
-dell’attività appercettiva che stabilisce la relazione, l’analisi di
-quella che raffronta.
-
-La _sintesi appercettiva_, come funzione connettente, si fonda su
-fusioni ed associazioni. Essa si distingue da queste per il fatto che
-può liberamente preferire alcuni fra i componenti rappresentativi e
-sentimentali offerti dall’associazione e respingerne altri. I motivi
-di questa scelta possono però generalmente trovare spiegazioni solo
-nell’intero sviluppo anteriore della coscienza individuale. Il prodotto
-della sintesi è quindi un tutto composto, le cui parti costitutive
-hanno origine complessivamente da anteriori impressioni di senso e
-da associazioni di queste, ma in cui la combinazione di queste parti
-suole allontanarsi più o meno dalle impressioni reali e dalle loro
-associazioni immediatamente date nell’esperienza.
-
-Una tale formazione prodotta da sintesi appercettiva è generalmente
-detta una _rappresentazione totale_, perchè in essa i componenti
-rappresentativi possono essere considerati come le basi di tutto il
-restante contenuto. Dove la combinazione degli elementi del tutto
-appare come speciale, notevolmente diversa dai prodotti di fusione e
-di associazione delle impressioni, la rappresentazione totale, come
-pure ciascuno dei suoi componenti rappresentativi, è detta anche
-_rappresentazione fantastica_ o _imagine fantastica_. Potendo del
-resto la sintesi volontaria degli elementi, a seconda della natura
-dei motivi, sotto l’azione dei quali essa ha luogo, scostarsi ora
-più ora meno dalle combinazioni date nelle rappresentazioni prodotte
-direttamente da impressioni sensibili e nelle loro associazioni, si
-comprende come praticamente non sia possibile stabilire un netto limite
-tra imagine fantastica e imagine mnemonica. Il carattere positivo di
-essere sintesi volontaria costituisce un segno pel riconoscimento del
-processo appercettivo più essenziale che il carattere negativo, di
-non corrispondere la combinazione nella sua costituzione ad alcuna
-determinata rappresentazione sensitiva. E qui sta anche la più speciosa
-differenza _esteriore_ tra le imagini fantastiche e le mnemoniche:
-quelle per la loro chiarezza e distintezza, come anche per lo più
-nel contenuto sensibile più completo e più intensivo, si accostano in
-maggior grado che queste alle rappresentazioni provenienti direttamente
-da impressioni esterne. Questa differenza trova la sua spiegazione nel
-fatto, che quegli effetti d’inibizione reciproca, che le associazioni
-spontanee esercitano le une sulle altre, e pei quali non è possibile
-giungere a una più salda costituzione delle immagini mnemoniche, sono
-o diminuiti o eliminati dalla preferenza volontariamente data a certe
-formazioni rappresentative. Possiamo pertanto sulle imagini fantastiche
-agire come su prodotti psichici di fatti reali. Ma questo nel caso
-delle imagini dì memoria è solo possibile quando esse diventano imagini
-fantastiche, cioè quando non facciamo più sorgere in noi ricordi
-solo passivamente, ma di essi disponiamo, sino a un certo grado,
-liberamente; in questo caso non suole mancare anche una variazione
-prodotta su di quelli dalla volontà, una mescolanza di realtà vissuta
-con realtà imaginata. Perciò tutti i ricordi della nostra vita constano
-di “poesia e verità„ _(Dichtung und Wahrheit)_. Le nostre imagini
-mnemoniche si trasformano sotto l’influenza dei nostri sentimenti e
-del nostro volere in imagini fantastiche, e noi per lo più ci illudiamo
-della somiglianza di queste coll’esperienza reale.
-
-15. Alla rappresentazione totale prodotta da sintesi appercettiva
-si collega, sotto due forme, la funzione appercettiva che agisce in
-senso opposto, l’analisi. La prima di queste forme è conosciuta sotto
-il nome volgare di _attività fantastica_, la seconda sotto quello di
-_attività intellettiva_. Queste due del resto non sono affatto, come
-il nome farebbe supporre, processi diversi ma assai affini e quasi
-sempre collegati tra loro. Ciò che dapprima li distingue, e su cui si
-fondano tutte le altre ulteriori differenze secondarie di queste forme
-dell’analisi appercettiva, come pure le reazioni che esse esercitano
-sulla funzione sintetica, è la ragione fondamentale che li determina.
-
-Questa consiste per l’_attività fantastica_ nella _riproduzione_
-di fatti dell’esperienza reale o analoghi alla realtà. L’attività
-fantastica, appoggiandosi immediatamente all’associazione, è la
-forma originaria dell’analisi appercettiva. Essa comincia con una
-rappresentazione totale; questa, più o meno comprensiva, è costituita
-da varii elementi rappresentativi e sentimentali, ed abbraccia il
-contenuto generale di un fatto psichico composto, nel quale le singole
-parti costitutive sono dapprima marcate solo in modo indeterminato.
-Ma poi la rappresentazione totale, per una serie di atti successivi,
-si scompone in una quantità di formazioni psichiche connesse e meglio
-determinate in parte rispetto al tempo e in parte rispetto allo spazio.
-E però ad una prima sintesi volontaria si collegano atti analitici, dai
-quali possono di nuovo sorgere motivi per una nuova sintesi, e quindi
-per una ripetizione dell’intero processo con una rappresentazione
-totale o parzialmente mutata o più limitata.
-
-L’attività fantastica presenta _due_ gradi di sviluppo. Il primo, più
-_passivo_, deriva immediatamente dalle solite funzioni della memoria.
-Esso si trova continuamente nel corso del nostro pensiero sotto la
-forma di anticipazione del futuro ed esercita, come preparazione dei
-processi di volere, un’ufficio importante nello sviluppo psichico.
-In guisa analoga esso può anche svolgersi come se col pensiero
-volontariamente ci trasportassimo in imaginarie condizioni di vita
-o in successioni di fenomeni esterni. Il secondo grado di sviluppo,
-quello _più attivo_, sta sotto I’influenza di rappresentazioni finali
-saldamente ritenute e presuppone un più alto grado di volontaria
-costituzione delle imagini fantastiche e una più alta misura di
-azioni, in parte d’arresto in parte di scelta, di fronte alle imagini
-mnemoniche che sorgono spontaneamente. Già la sintesi originaria della
-rappresentazione totale è qui più sistemata. Una rappresentazione
-totale sorta già una volta è più saldamente ritenuta e scomposta nei
-suoi componenti da un’analisi più completa; in essa questi componenti
-costituiscono spesso rappresentazioni totali di nuovo subordinate,
-alle quali si può applicare lo stesso processo di analisi. In tal
-guisa il principio della divisione organica secondo un fine domina
-tutti i prodotti e i processi dell’attività fantastica attiva. E in
-più evidente maniera questo appare nei prodotti dell’_arte_. Già nella
-comune azione libera della fantasia si trovano in questa relazione
-i più varii passaggi fra l’attività, fantastica passiva, che ancora
-direttamente si collega alle funzioni di memoria, e l’attività
-fantastica attiva guidata da intenti meglio fissati.
-
-16. Se il contenuto delle funzioni appercettive abbracciate sotto il
-nome di “fantasia„, sta in questa riproduzione di fatti psichici reali
-o rappresentabili come reali, la ragione fondamentale dell’“attività
-intellettiva„ è l’_appercezione delle concordanze e delle differenze
-esistenti fra i contenuti d’esperienza, come pure degli altri rapporti
-logici che si sviluppano da quelle_. E però l’attività intellettiva
-parte originariamente proprio dalle rappresentazioni totali, nelle
-quali esperienze reali o rappresentabili come reali sono poste a
-volontà in relazione e sono collegate in un tutto unico. Ma all’analisi
-che tien dietro a ciò, è indicata un’altra via dalla diversa ragione
-fondamentale. Infatti quest’analisi non consiste più semplicemente
-nel far presente in modo più chiaro i singoli componenti della
-rappresentazione totale, ma nel determinare i diversi rapporti, nei
-quali stanno quei componenti, rapporti che si ottengono mediante la
-funzione di comparazione. Per questa determinazione, quando tali
-analisi siano state compiute più volte, basta servirsi di quei
-risultati della relazione e della comparazione già ottenuti.
-
-A causa di questa più stretta applicazione delle funzioni elementari
-di relazione e di comparazione, l’attività intellettiva ubbidisce a più
-salde leggi già nella sua forma esteriore, principalmente poi nei suoi
-gradi più completi. Il principio valevole già per l’attività fantastica
-e anche per la semplice attività di memoria, — cioè che le relazioni di
-contenuti psichici diversi, quando sono appercepite, non ci si offrono
-simultaneamente ma _successivamente_, così che noi procediamo da una
-relazione ad una successiva, — diventa nelle funzioni intellettive la
-regola della _divisione discorsiva delle rappresentazioni totali_.
-Questa trova la sua espressione nella legge della _dualità delle
-forme logiche del pensiero_, per la quale l’analisi proveniente da
-comparazione di relazioni scompone il contenuto di una rappresentazione
-totale dapprima in _due parti_, soggetto e predicato; per ciascuna di
-queste parti poi si può eventualmente ripetere la stessa dicotomia
-ancora una o più volte. Tali suddivisioni sono designate dalle
-categorie grammaticali, che si contrappongono a due a due e sono
-analoghe nel loro rapporto logico al soggetto a al predicato: le
-categorie di nome e attributo, verbo e oggetto, verbo e avverbio. In
-tal guisa dal processo dell’analisi appercettiva deriva il _giudizio_,
-che nel discorso è espresso dalla _proposizione_.
-
-Per la spiegazione psicologica della funzione del giudizio è di
-fondamentale importanza il considerarla non come una funzione
-sintetica, ma come una funzione _analitica_. Le originarie
-rappresentazioni totali che il giudizio divide in parti, tra le quali
-esistono rapporti reciproci, sono perfettamente corrispondenti alle
-rappresentazioni fantastiche. Ma i prodotti di scomposizione che si
-ottengono in tal guisa, non sono, come nell’attività fantastica,
-rappresentazioni fantastiche di più limitata estensione e di
-maggiore chiarezza, ma _rappresentazioni di concetti_ (idee); con
-tale espressione noi indichiamo quelle rappresentazioni che stanno,
-rispetto alle altre rappresentazioni parziali appartenenti allo stesso
-tutto, in una qualsiasi delle relazioni, che si ottengono applicando
-ai contenuti rappresentativi le funzioni generali della relazione e
-della comparazione. Se chiamiamo la rappresentazione totale, che viene
-sottoposta a una tale analisi di relazione, un _pensiero_, il giudizio
-è la scomposizione di un pensiero nelle sue parti e il _concetto_ è il
-prodotto di tale scomposizione.
-
-17. I concetti ottenuti in questo modo, si dispongono in certe classi
-generali secondo la specie dell’analisi fatta. Tali classi sono i
-concetti di _oggetti, proprietà, stati_. La funzione del giudizio,
-consistendo in una scomposizione di una rappresentazione totale,
-pone un oggetto in relazione a una proprietà, o ad uno stato, oppure
-diversi oggetti in relazione tra loro. Siccome poi il singolo concetto
-non può mai essere rappresentato propriamente isolato, essendo esso
-nel tutto della rappresentazione sempre legato ad un altro concetto o
-ad una pluralità di altri concetti, le rappresentazioni di concetti
-si distinguono in modo evidentissimo dalle rappresentazioni di
-fantasia, a causa della loro indeterminatezza e variabilità. Questa
-indeterminatezza è accresciuta essenzialmente anche da un altro fatto;
-in seguito al risultato concorde di diverse scomposizioni del giudizio
-si costituiscono quei concetti, che si incontrano come componenti
-di molte rappresentazioni variabili nella loro natura concreta,
-così che un unico concetto esiste in un numero infinito di singole
-modificazioni. A tali _concetti generali_ che, a causa dell’estendersi
-dell’analisi di relazione a diversi contenuti di giudizio,
-costituiscono qualità prevalenti dei concetti, corrisponde però sempre
-un gran numero di singoli contenuti rappresentativi. Così non resta
-più che a scegliere una qualsiasi rappresentazione come rappresentante
-del concetto. In tal modo le rappresentazioni del concetto acquistano
-alla loro volta una maggiore determinatezza. Però nel tempo stesso
-con ogni rappresentazione di tal natura si collega la coscienza di
-un valore di pura sostituzione; coscienza, che di solito si esplica
-solo sotto la forma di un particolare _sentimento_. Questo _sentimento
-del concetto_ può forse essere ricondotto a ciò, che rappresentazioni
-oscure, le quali complessivamente possiedono proprietà adatte per
-rappresentare il concetto, si presentano all’appercezione sotto la
-forma di mutevoli imagini mnemoniche. E ciò risulta specialmente dal
-fatto, che il sentimento del concetto è molto intensivo fintanto che
-una delle realizzazioni concrete del concetto generale è scelta come
-rappresentazione rappresentativa, così ad es., un uomo individuato
-per il concetto dell’uomo, laddove quel sentimento quasi interamente
-sparisce, tosto che la rappresentazione rappresentativa sia nel suo
-contenuto completamente diversa dagli oggetti del concetto. E nel
-fatto, che le _rappresentazioni verbali_ compiono quest’ufficio, sta
-per l’appunto in gran parte l’importanza loro come sussidi del pensiero
-aventi una validità generale. Poichè questi sussidi si presentano già
-pronti alla coscienza individuale, si deve lasciare alla psicologia
-sociale la questione sullo sviluppo psicologico di tali funzioni
-sussidiarie al pensiero, che si manifestano nel linguaggio (v. § 21,
-_A_.).
-
-18. Le attività fantastica e intellettiva non sono, dopo tutto quanto
-si è detto, funzioni specificamente diverse, ma funzioni che vanno
-insieme e che non si devono separare nella loro origine e nelle loro
-estrinsecazioni; funzioni, che in ultima istanza si riconducono alle
-stesse funzioni fondamentali della sintesi e dell’analisi appercettive.
-Anche i concetti _fantasia_ e _intelletto_ hanno lo stesso valore che
-il concetto di _memoria_. Essi non designano potenze o facoltà uniche
-ma fenomeni complessi, nei quali gli elementari processi psichici
-non si manifestano in modo specifico, ma generale. Come la memoria è
-un concetto generale pei processi di memoria, fantasia e intelletto
-sono i concetti generali per determinate direzioni delle funzioni
-appercettive. Essi presentano un certo vantaggio, pratico solo perchè
-offrono un commodo mezzo per ordinare le differenze infinitamente varie
-di disposizioni, che gl’individui mostrano nei processi intellettuali,
-entro certe classi, nelle quali sono poi possibili gradazioni e
-sfumature pure infinitamente varie. Trascurando le differenze generali
-di grado, si possono quindi distinguere, come forme principali delle
-doti di fantasia, la fantasia _intuitiva_ e la _combinativa_; come
-forme principali delle doti di intelletto, la _induttiva_, rivolta
-specialmente alle singole relazioni logiche e alle loro connessioni,
-la _deduttiva_, indirizzata piuttosto ai concetti generali e alla
-loro analisi. Noi diciamo _talento_ in un uomo quell’inclinazione
-complessiva, che gli è propria a causa delle speciali direzioni delle
-sue doti di fantasia e d’intelletto.
-
-
-
-
-§ 18. — Gli stati psichici.
-
-
-1. Lo stato normale della coscienza, al quale si riferivano tutte le
-considerazioni dei §§ precedenti, può subire alterazioni in così varia
-maniera, che la psicologia generale deve rinunziare a descriverle,
-tanto più che le più importanti di esse, quelle cioè che si osservano
-nelle malattie nervose, cerebrali, e nelle alienazioni mentali,
-appartengono a speciali domini della patologia, che stanno però
-vicini alla psicologia o in certo qual modo si appoggiano ad essa.
-Qui pertanto si tratta solo di indicare le principalissime condizioni
-psicologiche di tali stati anormali della coscienza. In conformità
-di ciò che fu notato sulla proprietà dei processi psichici e sulla
-loro connessione nella coscienza, siffatte condizioni generalmente
-possono distinguersi in _tre_: 1º nella natura anormale degli elementi
-psichici; 2º nel modo in cui si compongono le formazioni psichiche; 3º
-nel modo in cui le formazioni si collegano nella coscienza. Nessuna
-di queste tre condizioni, ciascuna delle quali può alla sua volta
-presentarsi nelle più svariate forme concrete, a causa della stretta
-connessione di questi fattori diversi, di solito agisce per sè sola;
-ma esse si collegano, in quanto l’anormale natura degli elementi
-porta pure anormalità nelle formazioni e queste alla loro volta anche
-alterazioni nella connessione generale dei processi di coscienza.
-
-2. Gli _elementi psichici_, le sensazioni e i sentimenti semplici,
-mostrano alterazioni solo nel senso, che è turbato il rapporto
-normale tra essi e le loro condizioni psico-fisiche. Nelle sensazioni
-tali alterazioni si possono ricondurre ad una diminuzione o ad un
-aumento dell’eccitabilità rispetto agli stimoli di senso (anestesia e
-iperestesia), come esse si dimostrano specialmente nei centri sensitivi
-in seguito ad influenze fisiologiche diverse. Sopratutto l’accresciuta
-eccitabilità è importante come sintomo psicologico, perchè essa è
-uno dei più frequenti componenti di composte perturbazioni psichiche.
-Similmente le alterazioni dei sentimenti semplici si manifestano con
-una diminuzione od un aumento dell’eccitabilità sentimentale negli
-stati di depressione e di esaltazione, che si riconoscono dal modo in
-cui si svolgono le emozioni e i processi del volere. Per tal guisa
-le alterazioni degli elementi psichici possono essere dimostrate
-solo dall’influenza, che esse esercitano sulla natura delle diverse
-formazioni psichiche.
-
-3. Fra le alterazioni delle _formazioni rappresentative_ quelle che
-dipendono da anestesie periferiche o centrali, hanno generalmente solo
-un’importanza limitata; esse non esercitano alcuna azione radicale
-sulla connessione dei processi psichici. Ma è tutt’altra cosa per
-l’_accrescimento_ relativo dell’intensità della sensazione, prodotto
-da iperestesia centrale. Il suo effetto è grande, perchè per mezzo
-di esso le sensazioni riprodotte possono raggiungere l’intensità di
-impressioni esterne di senso. In conseguenza di ciò può avvenire,
-che pure imagini mnemoniche siano oggettivate come rappresentazioni
-reali: _allucinazioni_; oppure che, quando si colleghino elementi
-direttamente eccitati ed elementi riprodotti, l’impressione di senso
-appaia essenzialmente alterata dall’intensità dei secondi elementi:
-_illusioni fantastiche_[29]. Praticamente questi due fenomeni si
-distinguono solo perchè in molti casi determinate rappresentazioni
-possono essere sicuramente dimostrate come illusioni fantastiche,
-mentre la presenza di una pura allucinazione rimane sempre dubbia,
-essendo molto facile il trascurare qualche elemento sensibile diretto.
-Infatti non è improbabile, che di lontano la maggior parte delle così
-dette allucinazioni siano illusioni. Quest’ultime però appartengono
-per la loro natura psicologica alle _assimilazioni_ (pag, 185 e
-segg.), e possono veramente esser definite come assimilazioni con
-forte prevalenza degli elementi riprodotti. Come le assimilazioni
-normali stanno in istretta connessione colle associazioni successive,
-così anche le illusioni fantastiche sono strettamente legate alle
-alterazioni del decorso associativo delle rappresentazioni, delle quali
-parleremo più sotto (5).
-
-4. Nei _processi composti del sentimento e del volere_ le deviazioni
-dal comportamento normale si distinguono nettamente in _istati di
-depressione e di esaltazione_. Quelli consistono nel prevalere delle
-emozioni inibenti asteniche, questi nel prevalere delle emozioni
-eccitanti asteniche; in quelli si osserva un ritardo o un arresto
-completo nelle risoluzioni volitive, in questi una efficacia impulsiva
-dei motivi, rapida oltre misura. Presentando già la vita normale
-della psiche una vicenda continua dei moti d’animo, in questi è
-generalmente più difficile che nelle rappresentazioni lo stabilire i
-limiti tra i procedimenti normali e gli anormali. Così l’alternarsi
-di stati di depressione e di esaltazione, spesso molto impressionante
-in casi patologici, appare solo come un aumento dell’oscillazione,
-dei sentimenti e delle emozioni attorno ad una zona d’indifferenza
-(pag. 27,64). Gli stati di depressione e di esaltazione costituiscono
-specialmente sintomi caratteristici di perturbazioni paichiche
-generali, e però anche di questi una più profonda trattazione deve
-essere lasciata alla psicopatologia. Essendo le generali malattie
-psichiche sempre nel tempo stesso sintomi di malattie cerebrali,
-anche queste anomalie nei processi del sentimento e del volere, allo
-stesso modo che quelle delle sensazioni e rappresentazioni, sono senza
-dubbio accompagnate da alterazioni fisiologiche, delle quali ci è però
-ancora ignota la natura. Possiamo soltanto congetturare, che appunto
-a causa della natura più complessa dei moti d’animo, esse o abbiano
-una sede più estesa che le alterazioni centrali d’eccitabilità nelle
-allucinazioni ed illusioni, oppure s’estendano a regioni cerebrali più
-centrali, più direttamente interessate ai processi di appercezione.
-
-5. Colle alterazioni d’eccitabilità sensoriale, cogli stati di
-depressione e di esaltazione si collegano per solito anche alterazioni
-nella connessione e nel decorso dei processi psichici che noi, secondo
-il concetto della coscienza foggiato ad esprimere questa connessione
-(pag. 165), diciamo _modificazioni anormali della coscienza._ Fintanto
-che le deviazioni dallo stato normale si limitano alle singole
-formazioni psichiche, alle rappresentazioni, alle emozioni, ai processi
-volitivi, si comprende come anche la coscienza debba essere modificata
-dalle alterazioni di questi suoi componenti. Ma noi parliamo di un
-proprio stato anormale della coscienza soltanto quando non solo le
-formazioni psichiche prese a sè, ma anche i loro nessi presentano
-notevoli anomalie. Queste senza dubbio sorgono sempre tosto che quelle
-perturbazioni più elementari sono più profonde, perchè le combinazioni
-degli elementi in formazioni e delle formazioni fra loro sono processi,
-fra i quali hanno luogo continui passaggi.
-
-In corrispondenza ai diversi processi di combinazione, che danno
-origine alla connessione della coscienza, si possono generalmente
-distinguere _tre_ specie di anormali condizioni della coscienza:
-1º alterazioni associative; 2º alterazioni nelle combinazioni
-appercettive; 3º alterazioni nel rapporto di queste due forme di
-combinazioni tra loro.
-
-6. Le _alterazioni associative_ sorgono dapprima come effetto immediato
-delle perturbazioni più elementari. Poichè l’aumento di eccitabilità
-sensoriale trasforma le assimilazioni normali in illusioni fantastiche,
-anche i processi associativi del riconoscimento sono essenzialmente
-alterati (pag. 192): ora il noto può sembrare ignoto e ora l’ignoto
-noto, a seconda che gli elementi riprodotti sono attinti a determinate
-rappresentazioni anteriori o presi da processi di rappresentazione
-tra loro molto lontani. Inoltre l’accresciuta eccitabilità sensoriale
-produce un acceleramento delle associazioni, per il quale predominano
-le associazioni meno comuni, fatte più facili da impressioni casuali o
-dall’influenza dell’abitudine. Per contro gli stati di depressione e di
-esaltazione influiscono sulla determinazione della qualità e direzione
-delle associazioni.
-
-Similmente le alterazioni elementari delle rappresentazioni e dei
-sentimenti agiscono sulle combinazioni appercettive in parte inibendo
-od accelerando, in parte determinandone la direzione. Ma tutte le
-più notevoli deviazioni nei processi delle rappresentazioni e dei
-sentimenti portano anche questa ulteriore conseguenza: i processi
-legati all’attenzione attiva sono resi più o meno difficili, così
-che in molti casi sono possibili solo combinazioni appercettive
-ancora più semplici, anzi talora solo quelle che per l’esercizio
-si sono condensate in associazioni. Con ciò si connettono anche le
-alterazioni, che avvengono nel rapporto delle combinazioni appercettive
-alle associazioni. Poichè l’influenze sin qui esposte agiscono
-sulle associazioni soprattutto come acceleranti, sulle combinazioni
-appercettive invece come inibenti, sorge, come frequentissima forma
-sintomatica di più profonde perturbazioni psichiche, una forte
-prevalenza delle associazioni. Questo appare nel modo più evidente se
-la perturbazione di coscienza è, come in molti alienati, un processo in
-continuo aumento. Si osserva allora che le funzioni appercettive, che
-stanno a base della così detta attività fantastica e intellettiva, sono
-sempre più sopraffatte dalle associazioni, finchè alla fine rimangono
-queste soltanto. Se poi questa perturbazione progredisce ancora, anche
-le associazioni sono a poco a poco limitate, e si restringono a certe
-connessioni specialmente praticate (idee fisse); uno stato questo, che
-si riduce infine ad una completa paralisi intellettuale.
-
-7. Trascurando le vere malattie mentali, noi troviamo le suddescritte
-anomalie della coscienza soprattutto in _due_ stati che rientrano nel
-campo della vita normale: nel _sogno_ e nell’_ipnosi_.
-
-Le rappresentazioni del _sogno_ provengono sempre per massima parte
-da stimoli di senso, soprattutto da stimoli del senso generale:
-sono quindi per lo più illusioni fantastiche, verosimilmente solo
-in piccola parte pure rappresentazioni mnemoniche portate al grado
-d’allucinazioni. Impressionante è il ritrarsi delle combinazioni
-appercettive di fronte alle associazioni, col quale fatto si collegano
-le frequenti alterazioni e mutazioni dell’auto-coscienza, gli errori
-del giudizio e simili. Ciò che del resto distingue il sogno dagli altri
-stati psichici simili ad esso, consiste non tanto in queste proprietà
-positive, quanto nel fatto, che quell’aumento di eccitabilità,
-attestato dalle allucinazioni, si mantiene limitato alle funzioni
-_sensorie_, essendo nel sonno ordinario e nel sogno le attività esterne
-del volere completamente inibite.
-
-Se invece le rappresentazioni fantastiche del sogno si collegano
-anche con azioni volitive, sorgono i fenomeni del _sonnambulismo_,
-affatto rari e già affini a certe forme dell’ipnosi. Per lo più tali
-concomitanti fenomeni di moto sono limitati ai movimenti della favella,
-come il parlare in sogno.
-
-8. _Ipnosi_ sono detti certi stati affini al sonno e al sogno, che sono
-prodotti da determinate influenze psichiche e nei quali la coscienza
-presenta un comportamento, che sta tra mezzo la veglia e il sonno.
-La causa principalissima del sorgere dell’ipnosi è la _suggestione_,
-cioè la comunicazione di una rappresentazione ricca di sentimento,
-che di solito è fatta da una persona estranea sotto forma di comando
-(suggestione esterna) e talora anche è prodotta dall’ipnotizzato
-stesso (auto-suggestione). Il comando o il proposito di dormire, di
-compire certi movimenti, di avvertire oggetti non presenti o di non
-avvertire i presenti e simili cose, sono le più frequenti forme di tali
-suggestioni. Stimoli di senso uniformi, specialmente stimoli del tatto,
-hanno effetto di aiutare l’ipnosi. Inoltre l’apparizione dell’ipnosi è
-legata a una certa disposizione del sistema nervoso, ancora sconosciuta
-nella sua natura, la quale è notevolmente sviluppata da ripetute
-ipnotizzazioni.
-
-Il primo sintomo dell’ipnosi sta in un arresto più o meno completo
-degli atti di volere esterni, arresto che è anche legato a una
-unilaterale direzione dell’attenzione, rivolta per lo più al comando
-dato dall’ipnotizzatore (automatismo del comando). L’ipnotizzato non
-solo dorme al comando, ma mantiene in questo stato quella posizione,
-per quanto incomoda, che gli è stata data (catalessi ipnotica). Se lo
-stato si aggrava, l’ipnotico compie, in modo apparentemente automatico,
-il movimento comandato e dà a conoscere, che egli per allucinazione
-considera le rappresentazioni a lui suggerite come oggetti reali
-(sonnambulia). In questo stato si possono dare infine suggestioni
-sensorie e motorie pel momento dello svegliarsi o persino per un certo
-tempo posteriore (suggestioni a termine). I fenomeni accompagnanti
-tali “effetti postipnotici„ fanno credere che essi si fondino su una
-parziale persistenza dell’ipnosi, oppure (nella suggestione a termine)
-su un riapparire di essa.
-
-9. Per tutte queste manifestazioni sonno ed ipnosi sono stati affini,
-che si distinguono solo per la loro diversa origine. Comuni ad
-ambedue sono certi fenomeni di inibizione nel campo dei processi del
-volere e dell’attenzione, come pure una disposizione ad una maggiore
-eccitabilità dei centri sensitivi, la quale produce un’assimilazione
-allucinatoria delle impressioni di senso. Caratteri differenzianti
-sono invece: nel sonno, l’arresto del volere che, più completo tanto
-intensivamente quanto estensivamente, agisce specialmente sui processi
-appercettivi e sulle funzioni di moto; e nell’ipnosi, l’unilaterale
-direzione dell’attenzione, che è determinata dalla suggestione e che
-al tempo stesso favorisce ulteriori suggestioni. Ma queste differenze
-non hanno un valore assoluto: nel caso del sonnambulismo l’arresto
-esteriore del volere vien meno anche nel sogno, mentre, proprio come
-nel sonno, è presente nello stadio iniziale di letargo dell’ipnosi.
-
-Le condizioni psicofisiche del sonno, del sogno e dell’ipnosi
-concordano con ogni probabilità nella parte essenziale. Poichè
-psicologicamente queste condizioni si palesano con particolari
-alterazioni nelle disposizioni alle reazioni sensitive e volitive, esse
-possono, come tutte le disposizioni, venir spiegate fisiologicamente
-solo da alterazioni nelle funzioni di determinate regioni centrali.
-Queste alterazioni di funzioni non sono ancora direttamente
-investigate. Pur tuttavia, in base ai sintomi psicologici, si può
-ammettere, che esse si compongano per solito di un arresto nella
-funzione dei domini centrali, che entrano in azione nei processi del
-volere e dell’attenzione, e di un aumento nell’eccitabilità dei centri
-di senso.
-
- 9_a_. La teoria intorno al sonno, al sogno e all’ipnosi è
- quindi in primo luogo un _còmpito della fisiologia_. A lato al
- presupposto generale dell’arresto di funzione in certe parti
- della corteccia cerebrale e dell’aumento di funzione in certe
- altre, presupposto che noi desumiamo dai sintomi psicologici,
- soltanto un generale principio neurologico può sussistere con
- qualche probabilità, il principio cioè della _compensazione delle
- funzioni_ In base a questo principio l’arresto di funzione in un
- certo dominio centrale si collega con un aumento funzionale di
- altri domini, che stanno con quello in relazione di reciprocità.
- Tale relazione può essere in parte diretta, _neuro-dinamica_
- in parte indiretta, _vasomotoria_. La prima si fonda, a quanto
- pare, sul fatto, che l’energia accumulatosi per l’arresto
- funzionale affluisce attraverso le connessioni nervose ad altri
- centri. La seconda consiste in ciò, che un arresto funzionale è
- accompagnato da un ristringimento dei vasi capillari, e questo
- da una dilatazione di compenso nei vasi di altre regioni, mentre
- l’accresciuto afflusso del sangue è accompagnato da incremento
- funzionale. Una differenza essenziale tra sogno ed ipnosi, per
- quanto si può argomentare dai sintomi psicologici, pare consista
- in ciò, che nel sogno i domini centrali, che stanno in relazione
- coi processi appercettivi, si trovano, più o meno completamente,
- in istato d’arresto, così che quasi tutta l’eccitazione di
- compenso affluisce ai centri di senso; mentre nell’ipnosi
- avvengono già in certi casi entro lo stesso centro appercettivo
- compensatori aumenti d’eccitabilità di fronte a contemporanei
- arresti parziali. Questo fatto risalta in ispecial modo da
- quegli stati d’ipnosi parziale, che si formano per accresciuta
- disposizione in seguito all’esercizio, stati nei quali avvengono,
- in parte complicate azioni di carattere automatico in condizione
- per altro di apparente veglia, e in parte atti psichici di acuta
- distinzione, o di straordinariamente esatto riconoscimento, o di
- ricordo entro un certo dominio rappresentativo o sentimentale,
- mentre contemporaneamente sono esclusi altri elementi.
- Quest’ultimo stato d’ipnosi parziale con unilaterale direzione
- dell’attenzione è anche I’unico, nel quale eventualmente
- possa venire in questione un diretto apprezzamento psicologico
- dell’ipnosi in base alle autoosservazioni dell’ipnotizzato,
- determinate da sperimentali azioni stimolatrici. In tale stato
- d’ipnosi parziale lo scoglio di tali autoosservazioni, che con
- ogni cura si deve evitare, consisterà sempre nel fatto, che
- hanno luogo suggestioni esterne ed auto-suggestioni illudenti,
- le quali sorgono o casualmente o per teoretica prevenzione
- dell’osservatore ipnotizzato. Queste sono straordinariamente
- difficili da eliminare, perchè i due requisiti che l’osservatore
- deve avere in questo caso, l’esercitata distinzione psicologica
- e l’assoluta mancanza di prevenzione, potrebbero nello stato di
- accresciuta suggestionabilità facilmente escludersi a vicenda.
- Sogno e ipnosi sono stati spesso, in parte anche pei psicologi,
- oggetto di ipotesi mistiche e fantastiche. Si parlava di una
- maggiore attività psichica nel sogno, di effetti psichici
- a distanza nel sogno e nell’ipnosi. Sotto questo riguardo
- specialmente l’ipnotismo è stato, anche in tempi recenti, usato
- a sostegno di superstiziose rappresentazioni spiritiche. Inoltre
- già più volte auto-illusioni e illusioni volute ebbero gran parte
- nel “magnetismo animale„ e nel “sonnambulismo„: fenomeni, che
- si devono ricondurre senz’altro all’ipnosi o alla suggestione.
- In realtà tutto ciò che in questi fenomeni regge ad una prova
- esatta, può senza difficoltà essere spiegato psicologicamente e
- fisiologicamente; ma ciò che non può essere spiegato in tal modo,
- sarà sempre dimostrato mediante un più intimo esame essere o
- auto-illusioni superstiziose od inganno voluto.
-
-
-
-
-IV. — GLI SVILUPPI PSICHICI
-
-
-
-
-§ 19. — Le proprietà psichiche degli animali.
-
-
-1. Il regno animale ci presenta una serie di sviluppi psichici, che
-noi possiamo considerare come i gradi antecedenti lo sviluppo psichico
-dell’uomo, in quanto che la vita psichica degli animali si rivela
-simile a quella dell’uomo nei suoi elementi e nelle più generali leggi
-della connessione di questi elementi.
-
-Già gli animali infimi (protozoi, celenterati, ecc.) hanno
-manifestazioni vitali, che fanno argomentare a processi di
-rappresentazione e di volere. Essi, dopo averlo veduto, afferrano
-spontaneamente il loro nutrimento; sfuggono ai nemici che li
-inseguono, ecc. Così pure già in gradi molto infimi si trovano
-traccie di associazioni e riproduzioni, specialmente di processi del
-conoscimento e del riconoscimento sensitivi (pag, 192), e queste si
-perfezionano negli animali superiori solo per la maggiore varietà
-delle rappresentazioni e pel maggior tempo, su cui si estendono
-i processi di memoria. E in generale non concordano meno le forme
-delle rappresentazioni sensitive, come noi possiamo argomentare dalle
-omogenee disposizioni e dallo sviluppo degli organi di senso; solo
-che negli esseri inferiori, le funzioni di senso si limitano al senso
-generale di tatto (pag. 31) corrispondentemente allo stato primitivo
-nello sviluppo individuale degli organismi superiori.
-
-Ma di contro a questa omogeneità degli elementi psichici e delle loro
-più semplici connessioni, stanno differenze assai grandi in tutti quei
-processi che si collegano allo sviluppo dell’_appercezione_. Mentre
-non mancano mai appercezioni _passive_ come fondamento dei semplici
-atti impulsivi che avvengono dappertutto, i processi d’appercezione
-_attiva_, sotto la forma di attenzione volontariamente diretta a certe
-impressioni e di una scelta fra motivi diversi, si trovano invece
-probabilmente soltanto in animali più sviluppati. Anche in questi però
-essi rimangono limitati alle rappresentazioni suscitate da dirette
-impressioni di senso, così che neppure per gli animali psichicamente
-più evoluti si può far parola di funzioni _intellettuali_ nel senso
-stretto della parola, di attività fantastica e intellettiva, oppure
-al più si può accennare solo a traccie isolate e ad inizi. A ciò
-si aggiunga anche, che gli animali superiori possono certamente
-manifestare mediante svariati movimenti espressivi, spesso affini a
-quelli umani, le loro emozioni e persino le loro rappresentazioni, in
-quanto sono legate ad emozioni, ma che però ad essi manca un linguaggio
-sviluppato.
-
-2. Lo sviluppo degli animali, se malgrado l’omogeneità qualitativa dei
-processi psichici fondamentali, in generale rimane addietro a quello
-dell’uomo, pure in molti casi gli è superiore per _doppio_ riguardo:
-prima, per la _rapidità_ dello svolgimento psichico; poi, per certe
-_unilaterali direzioni funzionali_, che sono favorite dagli speciali
-modi di vita di una determinata specie animale. La maggiore rapidità
-dello svolgimento psichico si dimostra in ciò, che molti animali assai
-presto, anzi alcuni subito dopo la nascita sono capaci di formare
-rappresentazioni sensitive relativamente distinte e di compiere
-movimenti rispondenti a uno scopo. Se anche per questo rapporto si
-trovano negli animali superiori grandissime differenze, ad es., il
-pulcino appena uscito dall’uovo comincia tosto a beccare il grano,
-mentre il cane neonato è cieco e presenta ancora per lungo tempo
-movimenti non coordinati, pare però che lo sviluppo umano sia il più
-lento e in massimo grado dipendente da aiuti e cure esterne.
-
-3. Ancor più sorprendente è l’_unilaterale svolgimento funzionale_
-che ci presentano certi animali: esso si esplica in determinati
-_atti impulsivi_ di regola connessi a certi bisogni di nutrizione, di
-riproduzione o di difesa, o nello sviluppo di certe rappresentazioni
-sensitive e associazioni, che entrano come motivi in quegli atti
-impulsivi. Tali impulsi unilateralmente svoltisi si chiamano
-_istinti_. L’opinione, che l’istinto sia una proprietà spettante solo
-alla coscienza animale e non all’umana, è assolutamente contraria
-alla psicologia e sta anche in contraddizione coll’esperienza. La
-disposizione a fare esterni i generali impulsi animali, soprattutto
-l’impulso alla nutrizione e alla riproduzione, è innata così nell’uomo
-come in ogni animale. Di particolare a molti animali è soltanto lo
-special modo di estrinsecare questi impulsi, consistente in più
-complesse azioni rispondenti allo scopo. Ma anche gli animali si
-comportano sotto questo rispetto assai diversamente. Ci sono numerosi
-animali, tanto inferiori quanto superiori, nei quali, come nell’uomo,
-le azioni provenienti da istinti innati non presentano proprietà
-speciali. È anche degno di nota che l’addomesticamento degli animali
-per lo più affievolisce le manifestazioni istintive proprie dello stato
-selvaggio, ma può produrre d’altra parte nuovi istinti, che possono
-essere considerati come modificazione di quegl’istinti selvaggi,
-come ad es. i cani da caccia, specialmente i cani da ferma: bracchi
-e simili. Il grado di sviluppo relativamente alto raggiunto da certe
-tendenze istintive negli animali in confronto dell’uomo sì collega
-evidentemente col loro più unilaterale sviluppo, per il quale la vita
-psichica degli animali suole esplicarsi quasi interamente in quei
-processi collegati all’istinto prevalente.
-
-4. Gl’istinti si possono in generale considerare come azioni impulsive,
-che nascono da sensazioni e sentimenti sensoriali. Il punto di
-partenza fisiologico per le sensazioni, che specialmente determinano
-gl’istinti, sono gli _organi della nutrizione e della riproduzione._
-Tutti gl’istinti animali ben possono essere ricondotti senz’altro
-alle due classi di _istinti della nutrizione e della riproduzione_;
-ma allora, specialmente a questi ultimi nelle loro manifestazioni più
-complesse, si aggiungono sempre ausiliari impulsi di difesa e impulsi
-sociali, ohe per la loro origine si devono considerare modificazioni
-speciali degl’istinti della generazione. E qui trovano posto gl’istinti
-di molti animali a costruire case e nidi, come del castoro, degli
-uccelli, di numerosi insetti (ragni, vespe, api, formiche), inoltre le
-nozze animali comuni specialmente alle classi degli uccelli, i quali
-presentano ora la forma monogamica, ora la poligamica. Infine qui si
-devono anche porre le così dette “società animali„ delle api, delle
-formiche e delle termiti. Esse non sono in realtà società ma legami
-genetici, nei quali l’istinto sociale, che tiene riuniti gl’individui
-di una famiglia, come pure l’istinto di difesa ad essi comune, sono
-subordinati all’impulso della riproduzione.
-
-In tutti gl’istinti le azioni impulsive degl’individui prendono le
-mosse da certi stimoli di senso, in parte interni, in parte esterni. Le
-azioni stesse devono però essere attribuite agli atti impulsivi o atti
-di voleri semplici, perchè certe rappresentazioni e certi sentimenti
-le precedono e le accompagnano come motivi semplici (p. 150). La
-natura delle azioni, composta e fondata su disposizioni innate, può
-trovare la sua spiegazione solo nelle proprietà del sistema nervoso
-ereditarie da specie a specie. Per queste proprietà certi meccanismi
-riflessi innati sono messi in azione in seguito a certi stimoli senza
-alcun esercizio dell’individuo. L’azione di questi meccanismi conforme
-allo scopo può essere considerata solo come un prodotto dello sviluppo
-psicofisico della specie. E a favore di questa interpretazione sta
-anche il fatto, che gl’istinti ammettono non solo variate modificazioni
-individuali, ma anche un certo perfezionamento per parte dell’esercizio
-individuale. Così è che l’uccello a poco a poco impara a costruire
-il suo nido in modo più perfetto. Le api adattano le loro costruzioni
-ai mutati bisogni. Invece di fondare una nuova colonia, una famiglia
-di api allarga la costruzione già abitata, quando sia accordato ad
-essa lo spazio necessario. Una singola famiglia di api e di formiche
-può persino acquistare abitudini anormali, ad es., una famiglia
-di api ha l’abitudine di rubare il miele da altri alveari vicini,
-anzichè raccoglierlo essa stessa, oppure una famiglia di formiche ha
-l’abitudine meravigliosa di fare schiavi gl’individui di altre famiglie
-o di allevare i gorgoglioni come animali domestici che danno loro il
-nutrimento. L’origine spiegabile, il consolidamento, l’ereditarietà
-di tali abitudini c’indicano chiaramente il modo in cui possono essere
-sorti istinti complicati. Non mai si presenta un istinto isolato, ma in
-generi e specie affini, forme _più semplici_ di un medesimo istinto.
-Così il buco che la vespa da muro fa in una parete per deporvi le
-uova, si può considerare come l’esempio primitivo delle ingegnose
-costruzioni delle api. Fra i due, come anello intermedio naturale, sta
-la costruzione relativamente semplice della vespa comune, costituita di
-poche celle esagonali tra loro cementate mediante sostanze vegetali.
-
-Gli istinti più complessi si possono quindi spiegare come prodotti
-dell’evoluzione di impulsi originariamente semplici, i quali si sono
-sempre più differenziati nel corso di numerose generazioni mediante
-abitudini individuali che a poco a poco s’aggiungono, si consolidano e
-si trasmettono per eredità. E però ogni singolo processo d’abitudine
-può essere considerato come un grado in quest’evoluzione psichica.
-La graduale trasformazione di esso in una disposizione innata è però
-derivata dai processi psicofisici dell’esercizio, per i quali atti
-di volere composti passano a poco a poco in movimenti automatici, che
-seguono immediatamente come riflessi all’impressione corrispondente.
-
-5. Se in base alla psicologia comparata si cerca rispondere alla
-questione generale sul _rapporto genetico dell’uomo agli animali_,
-considerando l’omogeneità degli elementi psichici e delle forme loro
-di connessione, tanto delle più semplici quanto delle più generali, si
-deve ammettere la possibilità, che la coscienza umana si sia svolta
-da una forma inferiore di coscienza animale. Questa ipotesi anche
-psicologicamente offre una grande probabilità, perchè se da un lato
-la serie animale presenta già diversi gradi di sviluppo psichico,
-dall’altro lato ogni singolo uomo percorre uno sviluppo analogo. Se
-la storia dell’evoluzione psichica in tal modo ci conduce in generale
-a un risultato confermante la teoria dell’evoluzione fisica, non
-si deve però disconoscere che le differenze psichiche tra l’uomo e
-l’animale, quali risaltano nei processi intellettuali ed affettivi,
-provenienti dalle combinazioni appercettive, sono incomparabilmente più
-profonde che le differenze fisiche. Anche la grande stabilità nello
-stato psichico degli animali, subendo esso solo piccole variazioni
-per l’influenza dell’allevamento, rende al massimo grado improbabile,
-che una delle specie animali ora vivente possa mai sorpassare dal lato
-psichico i limiti già raggiunti.
-
- 5_a_. Le teorie che mirano a definire psicologicamente il
- rapporto tra l’uomo e gli animali, oscillano tra due estremi,
- cioè tra l’opinione predominante nella vecchia psicologia, che
- le più alte “facoltà psichiche„, specialmente la “ragione„,
- manchino completamento agli animali, e l’opinione diffusa tra i
- sostenitori della speciale psicologia animale, che gli animali
- siano perfettamente eguali all’uomo in tutto, anche nelle facoltà
- di riflettere, giudicare, conchiudere e nei loro sentimenti
- morali, ecc. Caduta la psicologia delle facoltà, la prima di
- queste opinioni è divenuta insostenibile. La seconda si basa sulla
- tendenza, diffusa nella psicologia popolare, di interpretare
- tutti i fatti che possono essere oggettivamente osservati,
- trasformandoli in modi del pensiero umano, e in riflessioni
- logiche. Ma una più intima indagine sulle manifestazioni della
- così detta intelligenza animale dimostra, che esse si devono
- intendere costituite da semplici atti di riconoscimento sensitivo,
- o da associazioni, mentre mancano loro quelle proprietà che
- spettano ai veri concetti e alle operazioni logiche. Ora, poichè i
- processi associativi passano continuamente negli appercettivi, e
- gli inizi di questi ultimi, semplici azioni attive di attenzione
- e di scelta, si presentano senza dubbio negli animali superiori,
- anche questa differenza deve del resto essere senz’altro intesa
- più come una differenza nel grado, e nella composizione che come
- una differenza nella natura dei processi psichici.
-
- Per i più vecchi indirizzi della psicologia, tanto per la
- psicologia delle facoltà quanto per la teoria intellettualistica
- (§ 2), gl’_istinti animali_ presentano una difficoltà tutt’affatto
- speciale. Poichè l’intento di derivare tali istinti da condizioni
- individuali condusse, specialmente per gl’istinti più complessi,
- a un apprezzamento affatto inverosimile delle funzioni psichiche,
- si conchiuse spesso, col dichiararli inconcepibili, o, il
- che portava alla stessa conseguenza, col dirli effetti di
- rappresentazioni innate. Questo “enigma degli istinti„ cessa di
- essere insolubile quando gl’istinti, come sopra fu fatto, sono
- concepiti quali forme speciali di manifestazioni impulsive, negli
- animali e negli uomini analoghe alle più semplici manifestazioni
- impulsive psicologicamente comprensibili. Qui poi pei fenomeni
- d’esercizio, che facilmente si osservano specialmente nell’uomo,
- ad es. per l’esercizio di movimenti complicati, come nel suonare
- il piano, si può stabilire il passaggio delle azioni volitive,
- originariamente composte, in movimenti impulsivi e riflessi
- (pag. 156 e segg.). A questa interpretazione degli istinti è
- stato obbiettato, che nell’esperienza è impossibile mettere in
- luce la trasmissione ereditaria, ivi supposta, di variazioni
- individualmente acquisite, non essendo affatto possibile, ad es.,
- portare sicura osservazioni sulla trasmissione di mutuazioni
- spesso antecedentemente affermata. Alcuni biologi ammettono
- che tutte le proprietà degli organismi debbano essere derivate
- da una scelta, la quale avviene per la sopravvivenza degli
- individui meglio adatti alle condizioni naturali, quindi “da una
- selezione naturale esterna„ e che solo questa selezione naturale
- esterna possa produrre variazioni negli abbozzi embrionali
- (Keimanlagen) che si trasmettono ai discendenti. Se ora si deve
- pur concedere, che una proprietà acquisita da _un solo_ individuo
- generalmente non abbia alcuna influenza ereditaria, non si può
- però comprendere, perchè atti abituali, che sono bensì suscitati
- indirettamente da condizioni naturali esterne, ma prima si fondano
- su interne proprietà psicofisiche degli organismi, non possano
- produrre, nel caso che esse agiscano attraverso a più generazioni,
- mutazioni negli abbozzi embrionali, tanto quanto le influenze
- dirette della selezione naturale. A favore di questa conclusione
- sta pure l’osservazione, che specialmente dall’uomo si ereditano
- certi particolari movimenti espressivi e certe abilità tecniche
- (pag. 231). Ciò, si comprende, non esclude in alcun caso la
- cooperazione delle influenze naturali esterne in accordo ai fatti
- dell’osservazione, ma queste influenze richiedono un doppio modo
- di agire: in primo luogo un modo diretto, nel quale l’organismo è
- modificato solo passivamente dall’azione della selezione naturale;
- e in secondo luogo un modo indiretto, nel quale le influenze
- esterne determinano dapprima reazioni psicofisiche, che sono
- poi le cause prime delle avvenute modificazioni. Se si esclude
- quest’ultimo modo di agire, non solo si chiude una delle più
- importanti sorgenti per la conoscenza della finalità, in eminente
- grado manifesta negli organismi animali, ma più specialmente
- si rende impossibile anche la spiegazione psicologica della
- graduale evoluzione degli atti di volere, e la loro trasformazione
- regressiva in riflessi aventi carattere di finalità, quale ci
- si presenta per un gran numero di movimenti espressivi innati (§
- 20,1).
-
-
-
-
-§ 20. — Lo sviluppo psichico del bambino.
-
-
-1. Lo sviluppo psichico dell’uomo, in generale più tardo a paragone
-di quello della maggior parte degli altri animali, si dà a conoscere
-nella costituzione molto lenta delle _funzioni di senso_. Il bambino
-reagisce bensì subito dopo la nascita agli stimoli di senso di specie
-diversa: in modo assai preciso alle impressioni di tatto e di gusto,
-con maggior incertezza agli eccitamenti sonori; ma è fuor di dubbio che
-qui le forme speciali del movimento di reazione si fondano su ereditati
-meccanismi di riflessione. E in ispecie ciò vale per lo strillare del
-bambino all’azione del freddo o ad altre azioni tattili e pei riflessi
-mimici alle sostanze saporifiche dolci, acide e amare; riflessi, che
-si possono osservare sin dall’inizio. È pertanto probabile che tutte
-queste impressioni siano accompagnate da sensazioni e sentimenti
-oscuri, ma la natura dei movimenti riflessi non può essere derivata dai
-sentimenti, dei quali noi li consideriamo sintomi, ma solo da innate
-combinazioni centrali di riflessi.
-
-Alla fine del primo mese è manifesto che sensazioni e sentimenti sono
-sentiti in modo alquanto più chiaro, benchè ancor sempre molto fugace,
-come lo dimostrano i rapidi mutamenti di disposizione d’animo; infatti
-ora soltanto si osservano non solo sintomi di dispiacere, ma anche di
-piacere: risa, vivaci movimenti ritmici delle braccia e delle gambe
-in seguito a determinate impressioni sensibili. Anche i meccanismi
-riflessi non sono del resto pienamente conformati nel primo tempo
-di vita, come lo fa comprendere il fatto anatomico, che alcune fibre
-colleganti i centri cerebrali si formano solo dopo la nascita. Mancano
-ad es. ancora i movimenti riflessi associati dei due occhi. Senza
-dubbio già fin dall’inizio il singolo occhio si volge a un raggio
-di luce, ma i movimenti dei due occhi sono ancora irregolari, e solo
-nel corso dei tre primi mesi la coordinazione normale dei movimenti
-si dirige a poco a poco sul punto di fissazione comune ai due occhi.
-Anche qui però la raggiunta regolarità non si deve interpretare come un
-effetto di più complete rappresentazioni visive, ma piuttosto come il
-sintomo, che entra in funzione un centro riflesso, la cui azione fa poi
-possibili più complete rappresentazioni visive.
-
-2. Sulle relazioni qualitative degli _elementi psichici_ nel bambino
-non si può in generale giungere a una conclusione soddisfacente,
-perchè ci mancano sintomi oggetti vi abbastanza sicuri. Probabilmente
-la varietà delle sensazioni sonore e forse anche di quelle di colore,
-è più limitata. Se però alcuni fanciulli confondono, non di rado
-ancora nel secondo anno di vita, designazioni di colori, ciò non deve
-senz’altro essere riferito a una mancanza delle sensazioni, ma è molto
-più probabile che la mancata attenzione, e la confusione dei nomi dei
-colori siano la causa di ciò.
-
-All’opposto, nei caratteristici movimenti espressivi che si svolgono
-a poco a poco, si rivela in modo manifesto la _differenziazione dei
-sentimenti_, che ha luogo principalmente alla fine del primo anno
-d’età, e lo sviluppo, a quella connesso, di emozioni varie. E però
-al dispiacere e alla gioia si aggiungono, l’una dopo l’altra, la
-meraviglia, l’attesa, l’ira, la vergogna, l’invidia, ecc. Ma anche qui
-la disposizione ai movimenti combinati, onde le singole emozioni si
-danno a conoscere, si fonda su ereditate proprietà psicologiche del
-sistema nervoso, le quali però entrano in funzione per lo più solo nei
-primi mesi di vita. In appoggio di una tale trasmissione ereditaria
-parla anche il fatto, che non di rado in certe famiglie si presentano
-speciali particolarità nei movimenti espressivi.
-
-3. Il fanciullo nelle ereditate combinazioni riflesse porta al mondo
-disposizioni fisiche che danno origine alle _rappresentazioni di
-spazio_, disposizioni che fanno possibile uno svolgimento relativamente
-rapido di queste rappresentazioni; ma pare che appunto nell’uomo,
-a differenza di certi animali, le rappresentazioni spaziali siano
-dapprima ancora straordinariamente imperfette. A stimoli sulla
-pelle seguono manifestazioni di dolore, ma nessun sintomo evidente
-di localizzazione. Solo a poco a poco dai movimenti delle mani che
-nei primi giorni appaiono incoordinati, si sviluppano movimenti
-di prensione, i quali però di solito solo dopo la 12ª settimana,
-colla cooperazione delle rappresentazioni visive, diventano più
-sicuri e coscienti del fine. La direzione dell’occhio verso una
-sorgente luminosa, che si osserva sin dai primi giorni, come pure la
-coordinazione dei movimenti degli occhi che si stabilisce gradatamente,
-devono essere interpretati come fenomeni riflessi. Ma probabilmente con
-questi riflessi si sviluppano immediatamente anche rappresentazioni
-spaziali, così che a causa della continuità del processo e della sua
-connessione colle originarie disposizioni fisiologiche di funzione,
-è possibile avvertire solo un continuo perfezionamento delle
-rappresentazioni di spazio da inizi molto imperfetti. Già nel fanciullo
-il senso della vista appare decisamente come il senso che precorre il
-senso tattile, perchè i sintomi della localizzazione visiva si possono
-osservare prima che quelli della localizzazione tattile, e i movimenti
-di prensione si sviluppano, come fu già notato, solo col soccorso del
-senso della vista. Assai più tardi che lo sviluppo del campo visivo,
-il quale si fa palese nella distinzione delle direzioni dello spazio,
-avviene lo sviluppo della visione _binoculare_. Gl’inizi di questo
-processo coincidono certamente colla coordinazione dei movimenti degli
-occhi e però appartengono forse già alla seconda metà del primo anno di
-vita. Le grandezze, le distanze e le forme corporee complesse sono però
-ancora per lungo tempo apprese in modo molto imperfetto. Specialmente
-gli oggetti lontani sono ritenuti vicini, quindi al bambino paiono
-relativamente piccoli.
-
-4. Contemporaneamente alle rappresentazioni di spazio si sviluppano
-le _rappresentazioni di tempo_. Già nei primi mesi di vita ai
-movimenti ritmici degli organi tattili e specialmente alla tendenza
-di accompagnare i ritmi uditi con movimenti cadenzati, si dimostra
-la capacità di formare regolari rappresentazioni di tempo, e il
-gradimento che esse suscitano. Alcuni bambini prima ancora di parlare
-possono ripetere esattamente nell’intonazione e negli accenti i ritmi
-di melodie udite. Invece le rappresentazioni di estensioni di tempo
-alquanto grandi rimangono fin dopo i primi anni straordinariamente
-imperfette, così che il bambino dà giudizi molto incerti non solo sulla
-durata di tempi diversi, ma anche sulla successione degli avvenimenti
-nel tempo.
-
-5. Collo sviluppo delle rappresentazioni di spazio e di tempo si
-svolgono passo passo le _associazioni_ e le _combinazioni appercettive
-più semplici_. Sintomi del riconoscimento sensitivo (pag. 192) possono
-osservarsi sin dai primi giorni di vita: e nella rapidità con cui
-i poppanti imparano a trovare il seno materno, e nella manifesta
-abitudine che essi fanno agli oggetti e alle persone dell’ambiente.
-Ancora per lungo tempo però le associazioni si estendono solo a tempi
-di assai breve durata, dapprima soltanto ad ore, di poi a giorni, e
-ancora nel 3º e 4º anno di vita persone, che siano state assenti per
-alcune settimane, sono o completamente dimenticate, o dapprima solo
-imperfettamente riconosciute.
-
-Lo stesso accade per l’_attenzione_. All’inizio essa può fissarsi per
-assai breve tempo su uno stesso oggetto, e evidentemente essa funziona
-solo nella forma dell’appercezione _passiva_, che segue sempre allo
-stimolo predominante, cioè più forte dal lato sentimentale (pag.
-177). Ma già nelle prime settimane di vita, nel modo in cui il bambino
-fissa e segue per lungo tempo gli oggetti, specialmente gli oggetti
-in movimento, comincia a manifestarsi un’attenzione più durevole; e
-contemporaneamente, come prima traccia di un’attenzione _attiva_, sorge
-l’attitudine di cambiare ad arbitrio la direzione dell’attenzione tra
-diverse impressioni. Fin d’ora questa attitudine lentamente si allarga
-e si completa, sempre però anche nell’età infantile più avanzata
-l’attenzione si affatica più presto che negli adulti e vuole da un lato
-un maggior cambiamento degli oggetti, dall’altro più frequenti pause di
-riposo.
-
-6. Collo sviluppo delle associazioni e delle appercezioni cammina di
-pari passo lo svolgimento dell’_autocoscienza_. Nel giudicare questo
-svolgimento è bene guardarsi dal considerare come segni caratteristici
-dell’autocoscienza alcuni sintomi isolati, quali la distinzione delle
-parti del proprio corpo dagli oggetti dell’ambiente, l’uso della parola
-“io„, il giusto riconoscimento della propria imagine nello specchio, e
-simili. Anche il selvaggio adulto considera l’imagine nello specchio,
-se non l’ha mai veduta, come la persona di un altro. L’uso del pronome
-personale si fonda su un’appropriazione esteriore, nella quale il
-bambino segue l’esempio delle persone che lo circondano. In diversi
-bambini aventi uno sviluppo psichico d’altra parte eguale, questa
-appropriazione sorge in tempi molto diversi; in ogni caso essa è il
-sintomo di un’autocoscienza già esistente, la cui prima origine può
-precedere questa distinzione linguistica ora di breve, ora di lungo
-tempo. E solo un sintomo di tale valore è infine anche la distinzione
-del proprio corpo e delle sue parti dagli altri oggetti. Il riconoscere
-il proprio corpo è bensì un processo, che generalmente precede
-l’esatto giudizio dell’imagine nello specchio, però non è affatto più
-di questo, un criterio dell’inizio dell’autocoscienza, ma presuppone
-piuttosto l’esistenza di un certo grado di essa. Come una pluralità
-di condizioni sta a base dell’autocoscienza evoluta (pag. 180), così
-anche l’autocoscienza del bambino è sin dall’inizio un prodotto di
-più componenti, che per una metà appartengono alle rappresentazioni,
-e per l’altra al sentimento e al volere. Sotto il primo rispetto
-è la separazione di un _costante_ gruppo rappresentativo, sotto il
-secondo è il costituirsi di connessi processi d’attenzione e d’azioni
-di volere, che si devono considerare componenti di un tale prodotto.
-Ma il costante gruppo rappresentativo può all’occasione _non_
-comprendere una parte del nostro corpo, ad es. le gambe, nel caso
-che esse siano abitualmente coperte, così come ancor più spesso può
-contenere anche oggetti esterni, ad es. gli abiti di solito vestiti.
-Maggiore influenza hanno perciò i componenti soggettivi dei sentimenti
-e del volere e le relazioni, nelle quali quelle parti rappresentative
-vengono a trovarsi con questi componenti per entro gli atti esterni
-del volere. Questa maggiore influenza dei componenti soggettivi si dà
-specialmente a conoscere in ciò, che forti sentimenti, specialmente
-sentimenti di dolore, molto spesso designano nel ricordo della vita
-individuale il primo momento di vita, al quale possa risalire una
-connessa autocoscienza. Ma poichè senza dubbio già antecedentemente
-a questo primo momento di un ricordo distintamente cosciente (che di
-solito appartiene al periodo di vita dal quinto al sesto anno), esiste
-un’autocoscienza, sia pure meno connessa, e poichè l’osservazione
-oggettiva del bambino non presenta da principio alcun criterio
-sicuro, non è possibile fissare un determinato tempo per l’inizio
-dell’autocoscienza. Probabilmente i primi indizi di essa si hanno nelle
-prime settimane di vita, dopo di che l’autocoscienza sotto la continua
-azione delle condizioni succitate cresce sempre in chiarezza e, come la
-coscienza, generalmente cresce pure rispetto al tempo, in estensione.
-
-7. Collo svolgimento dell’autocoscienza si connette strettamente
-quello del _volere_. Esso può essere dedotto in parte dal già
-sopraddescritto sviluppo dell’attenzione, in parte dal sorgere e dal
-graduale perfezionarsi delle _azioni esterne di volere_, l’influenza
-delle quali sull’autocoscienza fu già sopra ricordata. La diretta
-relazione dell’attenzione al volere qui si appalesa in ciò, che
-sintomi distinti di attenzione attiva e di agire libero coincidono
-anche nel tempo della loro origine. Mentre moltissimi animali subito
-dopo la nascita compiono già movimenti impulsivi abbastanza completi,
-cioè azioni semplici di volere che si svolgono mediante il sussidio
-di composti apparati riflessi dovuti all’ereditarietà, il bambino
-neonato non presenta alcuna traccia di questo fatto. Nei primi giorni
-di vita però, in seguito ai riflessi provenienti da sensazioni di
-fame e alle rappresentazioni di senso legate all’appagamento della
-fame, i primi indizi di semplici azioni di volere impulsive si
-manifestano nel cercare la sorgente del nutrimento. Col più distinto
-svegliarsi dell’attenzione seguono dapprima i movimenti di volere
-legati a impressioni dei sensi della vista e dell’udito: il bambino
-accompagna collo sguardo, per atto intenzionato e non solo per
-movimento riflesso, gli oggetti veduti e volge la testa dalla parte
-del rumore udito. Molto più tardi entrano in campo i muscoli esterni
-del corpo. Questi, specialmente i muscoli delle braccia e delle
-gambe, presentano da principio movimenti vivaci, per lo più spesso
-ripetuti, che accompagnano tutti i sentimenti e l’emozioni possibili,
-e colla differenziazione di queste ultime offrono a poco a poco certe
-differenze caratteristiche per le qualità loro. L’essenziale di queste
-differenze sta in ciò, che le emozioni piacevoli si esplicano in
-movimenti ritmici, le spiacevoli in movimenti non ritmici e di solito
-alquanto violenti. Questi movimenti espressivi, che devono essere
-interpretati quali riflessi accompagnati da sentimenti, si trasformano
-poi all’occasione, tosto che l’attenzione si sia diretta sull’ambiente,
-in movimenti _voluti_, nei quali il bambino dimostra, anche mediante
-altri sintomi diversi, che non solo egli sente dolore, fastidio,
-corruccio, ecc., ma che egli desidera far conoscere all’esterno queste
-emozioni. I primi movimenti però, nei quali si può senza dubbio
-riconoscere un motivo precedente il movimento, sono i movimenti
-di _prensione_, che sorgono dalla 12ª alla 14ª settimana. Questi,
-ai quali da principio partecipano oltre che le mani anche i piedi,
-come costituiscono i primi sintomi distinti delle rappresentazioni
-sensitive, così dimostrano anche per la prima volta l’esistenza di
-un semplice processo di volere composto di motivo, risoluzione e
-azione. Alquanto più tardi si osservano gl’intenzionati movimenti
-d’_imitazione_, tra i quali i più semplici movimenti mimici, come fare
-il bocchino, corrugare la fronte, precedono i pantomimici: il chiudere
-il pugno e i movimenti cadenzati e simili ecc. Da queste azioni di
-volere semplici provengono affatto gradatamente, di solito solo al
-principio della seconda metà del primo anno di vita, le azioni di
-volere _composte_, nelle quali si deve osservare o un oscillare della
-decisione precedente l’azione, o anche una volontaria rinuncia ad
-un’azione stabilita o già incominciata.
-
-In questo svolgimento dell’azione propriamente libera ha una grande
-parte l’_imparare a camminare_, che suole cominciare negli ultimi tre
-mesi del primo anno d’età; imperocchè l’andare verso determinata meta
-costituisce assai spesso l’occasione del sorgere di un gran numero
-di motivi tra loro contrastanti. Lo stesso imparare a camminare si
-deve però intendere come un processo, nel quale influiscono a vicenda
-lo sviluppo del volere e l’efficacia di ereditarie disposizioni a
-determinate combinazioni di movimenti. Se il primo impulso al movimento
-proviene da motivi di volere, il modo adatto allo scopo, con cui si
-compie il movimento, è però un effetto dei meccanismi centrali di
-coordinazione; questi poi alla lor volta si conformano in modo sempre
-più rispondente allo scopo, a causa dell’esercizio individuale che ha
-luogo sotto la guida del volere.
-
-8. Il _linguaggio_ del bambino si annette nel suo sviluppo a tutte le
-azioni del volere. Anch’esso riposa su una cooperazione di disposizioni
-ereditate, fondate sugli organi centrali del sistema nervoso, e
-di influenze esercitate dalla vita esterna e in questo caso più
-specialmente dalla convivenza con persone che parlano. Sotto questo
-rapporto lo sviluppo del linguaggio corrisponde assolutamente a quello
-di tutti gli altri movimenti espressivi, ai quali esso appartiene
-nel suo generale carattere psico-fisico. Già nel corso del 2º mese
-d’età sorgono i primissimi suoni articolati dell’organo della favella
-come fenomeni di natura riflessa, sopratutto ad accompagnamento di
-sentimenti ed emozioni gradite; essi crescono poi coll’andar del
-tempo in varietà, mentre sempre più si fa manifesta la tendenza alla
-ripetizione del suono (come ba-ba-ba, da-da-da e simili). Questi suoni
-espressivi si distinguono dalle grida espressive di molti animali solo
-per la maggiore e sempre mutevole varietà. Essi, essendo emessi ad ogni
-possibile occasione e senza alcun scopo di comunicare qualche cosa, non
-hanno ancora affatto il valore di suoni del linguaggio. Esse acquistano
-a poco a poco tale valore, di solito all’inizio del 2º anno d’età, per
-l’influenza dell’ambiente.
-
-Un’azione principalissima esercitano qui i movimenti imitativi, i
-quali, specialmente come imitazioni di suoni, presentano una doppia
-direzione, perocchè non solo il fanciullo imita l’adulto, ma anche
-l’adulto il bambino. Che anzi di solito è l’adulto che prima imita;
-egli ripete gl’involontari suoni articolati del bambino e dà loro anche
-un determinato significato come ad es. “papà„ per padre, “ma-ma„ per
-madre. Solo più tardi e dopo che per una voluta imitazione ha imparato
-a usar certe voci in un determinato significato, il bambino imita pure
-alcune parole preferite nel linguaggio degli adulti, le assimila però
-alla costituzione sonora dei propri movimenti articolati.
-
-Come un importante sussidio, col quale l’adulto promuove nel
-fanciullo, più istintivamente che volontariamente, l’intendimento
-delle parole da lui usate, serve il _gesto_, per lo più nella forma
-di gesto indicante gli oggetti, più di rado di solito solo pei verbi,
-che si riferiscono ad azioni, come combattere, tagliare, andare,
-dormire e simili, con gesto descrittivo. Il bambino ha una naturale
-attitudine a interpretare i gesti, ma non la parola. Persino i suoni
-onomatopoetici del linguaggio infantile (bau-bau per il cane, be-be per
-la pecora) diventano per lui intelligibili solo dopo che sono stati
-più volte riferiti all’oggetto. E anche qui il creatore di questi
-onomatopoetici non è il bambino, ma l’adulto, che anche per questo
-riguardo istintivamente si sforza d’adattarsi al grado della coscienza
-infantile.
-
-Dopo quanto si è detto lo sviluppo del linguaggio si basa su una serie
-di associazioni e appercezioni, a costituire le quali partecipano in
-egual misura il bambino e le persone che lo circondano. Con certe voci
-onomatopoetiche o prese tra i naturali suoni espressivi del fanciullo,
-o liberamente foggiate sull’esempio di questi suoni, l’adulto designa
-arbitrariamente determinate rappresentazioni. Il bambino appercepisce
-questo legame tra la parola e la rappresentazione, fatto a lui
-comprensibile per mezzo dei gesti e lo associa ai propri movimenti
-articolati sorti per imitazione. Sull’esempio poi di queste prime
-associazioni e appercezioni il bambino ne fa poi altre, imperocchè
-sempre più per proprio impulso prende a imitare dal linguaggio
-degli adulti parole e nessi di parole casualmente uditi, e forma le
-corrispondenti associazioni di significato. L’intero processo dello
-sviluppo del linguaggio si fonda quindi su una relazione psichica
-tra il bambino e le persone che parlano a lui d’intorno, relazione,
-nella quale all’inizio spetta esclusivamente al bambino la formazione
-dei suoni, e alle persone che lo circondano l’applicazione dei suoni
-infantili al linguaggio.
-
-9. Dall’insieme dei processi semplici di sviluppo ora ricordati sorge
-lo sviluppo delle _funzioni composte di appercezione_, dell’attività
-di relazione e di comparazione, e delle funzioni fantastiche e
-intellettive, che di quelle constano (§ 17).
-
-Dapprima le combinazioni appercettive trovano le loro esplicazioni
-nella forma dell’_attività fantastica_, cioè nel collegare, scomporre e
-mettere in relazione concrete rappresentazioni sensibili. L’evoluzione
-individuale viene quindi a confermare ciò che in generale si è
-sopra (pag. 212 e segg.) notato intorno al rapporto genetico di
-queste funzioni. Nel bambino, tosto che l’attenzione attiva si sia
-svegliata, in base alle associazioni che sempre più si costituiscono
-tra impressioni immediate e rappresentazioni anteriori, sorge la
-tendenza di liberamente stabilire tali legami, nei quali poi la
-copia degli elementi mnemonici, liberamente combinati o aggiunti
-all’impressione, dà una misura del grado di dote imaginativa di ogni
-individuo. Questa attività fantastica di combinazione si esplica,
-non appena è sorta, con una potenza impulsiva, alla quale il bambino
-può tanto più difficilmente contrastare in quanto che in lui non
-ancora agiscono, come nell’adulto, le funzioni intellettive, che si
-pongono fini determinati regolando e arrestando il libero vagare delle
-rappresentazioni fantastiche.
-
-In quanto questo sfrenato riferimento ed intreccio delle
-rappresentazioni fantastiche si collega cogli impulsi di volere, che
-amano dare alle rappresentazioni nell’immediata percezione sensitiva
-punti d’appoggio sicuri, benchè ancora vaghi, sorge nel bambino
-l’_impulso al giuoco_. Il primitivo giuoco del bambino è tutt’affatto
-giuoco di fantasia, mentre quello dell’adulto è giuoco quasi unicamente
-d’intelletto (giuoco delle carte, giuoco degli scacchi, lotteria, e
-simili). Solo, quando entra in campo il bisogno estetico, anche qui
-il giuoco è in prima linea prodotto dalla fantasia (teatro, suonare il
-piano, ecc.), ma non è, come originariamente nel bambino, il prodotto
-di una fantasia affatto sbrigliata, ma di una fantasia regolata
-dall’intelligenza. Il giuoco del bambino nei diversi tempi del suo
-sviluppo presenta, se si svolge conformemente alla sua natura, tutti
-i passaggi da quel giuoco di pura fantasia a quella combinazione di
-giuoco di fantasia e di giuoco d’intelletto. Nei primi mesi d’età
-esso si manifesta in movimenti ritmici delle membra del corpo, delle
-braccia, delle gambe, che poi possono essere rivolti anche ad oggetti
-esterni, con preferenza a quelli che danno suoni o sono vivacemente
-colorati. Questi movimenti nella loro origine sono evidentemente
-estrinsecazioni impulsive, che sono prodotte da determinati stimoli
-sensibili e nelle quali la coordinazione ad un fine si fonda su
-disposizioni ereditarie del sistema nervoso centrale. L’ordine ritmico
-dei movimenti, come pure delle impressioni sentimentali e sonore
-prodotte dai movimenti determina in modo visibile sentimenti di
-piacere, i quali permettono tosto la ripetizione volontaria di tali
-movimenti. Di poi il giuoco nei primi anni d’età passa a poco a poco
-nella imitazione volontaria di occupazioni e scene dell’ambiente.
-Questo giuoco d’imitazione alla fine ancor più si allarga, perchè
-non si limita più a riprodurre le cose vedute, ma diviene un libero
-rifacimento delle cose udite nei racconti. Contemporaneamente la
-connessione delle rappresentazioni e delle azioni comincia ad adattarsi
-a un piano fisso: con ciò entra in campo l’attività regolatrice
-dell’intelligenza, la quale pei giuochi di una età infantile più
-avanzata trova la sua espressione nella determinazione di certe regole
-di giuoco. Se anche queste trasformazioni possono essere affrettate
-e dall’influenza dell’ambiente e dalle artificiali forme di giuoco
-che, essendo per lo più creazioni degli adulti, non sempre si adattano
-sufficientemente alla fantasia infantile, questo svolgimento, per
-la sua concordanza colla complessiva formazione delle funzioni
-intellettive, deve essere ritenuto naturale, fondato sulla reciproca
-connessione dei processi associativi e appercettivi. Anche il modo,
-in cui la graduale limitazione dei processi di fantasia va parallela
-al crescere delle funzioni intellettive, rende probabile che quella
-limitazione originariamente si fondi non tanto su una diminuzione
-quantitativa della fantasia quanto su un’inibizione, che su di essa
-esercita un pensiero assorgente a concetti. In questo caso però,
-da un lato col prevalente esercizio del pensiero, dall’altro colla
-mancanza d’esercizio dell’attività fantastica, questa può certamente
-essere menomata. Ciò sembra essere confermato dal paragone coll’uomo
-selvaggio, il quale per tutto il tempo della vita suole presentare un
-istinto al giuoco di fantasia affine a quello infantile.
-
-10. Dall’originaria forma del pensare fantastico assai lentamente si
-sviluppano le _funzioni intellettive_, imperocchè le rappresentazioni
-totali, o già date nell’apprendimento sensibile d’impressioni esterne,
-o formate dall’attività creatrice della fantasia, vengono nella
-maniera già indicata (pag. 213 e segg.) a scomporsi nei loro componenti
-_concettuali_, come oggetti e proprietà, oggetti e azioni, rapporti
-degli oggetti tra loro. Il sintomo decisivo del sorgere delle funzioni
-intellettive è quindi la costituzione di _concetti_, laddove azioni
-che possono da parte dell’osservatore essere spiegate mediante una
-riflessione logica, non dimostrano affatto l’esistenza di una tale
-costituzione di concetti, perchè esse, proprio come negli animali,
-possono molto spesso derivare in modo manifesto da associazioni. Per
-la stessa ragione il linguaggio può essere presente nei suoi primi
-inizi senza un pensiero propriamente assorgente a concetti, perchè
-originariamente la parola designa solo una impressione sensibile
-concreta. Per contro non è assolutamente possibile un uso più perfetto
-del linguaggio, senza che le rappresentazioni subiscano concettuali
-scomposizioni, relazioni e traslazioni. I prodotti di questi processi
-hanno però sempre ancora un valore concreto e sensibile. Quindi lo
-sviluppo delle funzioni intellettive coincide senz’altro col linguaggio
-e questo è nel tempo stesso un mezzo per tener saldi i concetti e
-fissare le operazioni del pensiero.
-
- 10_a_. La psicologia del bambino va soggetta non meno di
- quella degli animali all’errore di non essere le osservazioni
- interpretate oggettivamente, ma integrate con riflessioni
- soggettive. In conseguenza di ciò non solamente le prime
- connessioni rappresentative realmente sorte per pura associazione
- sono interpretate come atto di una riflessione logica, ma lo
- sono anche i più originari movimenti espressivi mimici, come
- ad es. quelli del neonato per stimoli saporifici, per reazioni
- sentimentali; laddove essi dapprima non hanno evidentemente che il
- valore di riflessi innati, i quali è possibile siano accompagnati
- da sentimenti oscuri, senza che però di questi si possa dimostrare
- sicuramente la presenza. Dello stesso errore soffre la solita
- concezione dello sviluppo degli atti di volere e del linguaggio.
- Si è specialmente propensi a considerare il linguaggio infantile
- a causa delle sue particolarità come una creazione del bambino,
- mentre una più esatta osservazione dimostra che esso è per massima
- parte una creazione dell’ambiente, nel quale soltanto questa
- creazione si adatta, all’insieme dei suoni infantili e per quanto
- è possibile, anche allo stato di coscienza del bambino. Nella
- moderna letteratura alcune descrizioni dello sviluppo psichico
- del bambino molto acute e degne di lode possono servire solo come
- fonti per la conoscenza della realtà dei fatti, perchè esse si
- pongono tutte dal punto di vista di una psicologia volgare fatta
- a base di riflessioni; per contro le conclusioni psicologiche che
- da quei fatti sono tratte, devono essere assolutamente corrette
- nel senso su indicato. I tentativi più volte fatti di introdurre
- il metodo _sperimentale_ anche nella psicologia del bambino,
- si possono rivolgere con speranza di qualche risultato solo ad
- un’età alquanto avanzata, ad es., ai fanciulli che frequentano le
- scuole. Queste ricerche hanno dato dal lato pedagogico importanti
- risultati intorno al decorso e alla durata della tensione
- dell’attenzione, alla relazione tra la fatica corporea e mentale,
- e così via. Ma per età più giovane il metodo sperimentale si può
- senz’altro ritenere inapplicabile. I risultati ottenuti nelle
- ricerche di tal natura, ciò non ostante intraprese, si devono,
- per le infinite cause d’errori, considerare come puri risultati
- accidentali. Per queste ragioni è erronea anche l’opinione più
- volte espressa, che la vita psichica dell’uomo adulto possa
- essere compresa in base ad un’analisi della psiche infantile.
- Accade proprio il contrario. Stando nella ricerca psicologica
- del bambino, come pure dell’uomo selvaggio a nostra disposizione
- generalmente solo sintomi oggettivi, un giudizio psicologico di
- tali sintomi è sempre possibile solo in base all’auto-osservazione
- della coscienza matura condotta dal soggetto stesso con metodo
- sperimentale, e i risultati dell’osservazione sul bambino e
- sull’uomo selvaggio psicologicamente analizzati permettono allora
- di ritornare a conclusioni sullo sviluppo psichico.
-
-
-
-
-§ 21. — Lo sviluppo delle comunità spirituali.
-
-
-1. Come lo sviluppo psichico del bambino deriva da una relazione
-reciproca coll’ambiente, così anche la coscienza matura sta ancora
-in relazione continua colla comunità spirituale, alla quale partecipa
-passivamente ed attivamente.
-
-Nella maggior parte degli animali manca completamente una tale
-comunità; gli accoppiamenti, le società, gli sciami degli animali
-si possono considerare solo come forme preparatorie di comunità
-spirituali, forme incomplete e limitate a singoli scopi. Quelle che
-più durano, gli accoppiamenti e le così dette società animali (pag.
-226) hanno il valore di comunità genetiche, e quelle passeggiere, gli
-sciami, gli stormi, come ad es. gli stormi degli uccelli emigratori,
-sono forme di comunità a scopo di difesa. In tutti questi casi sono
-determinati istinti consolidati dall’ereditarietà, i quali producono la
-consistenza del legame tra gl’individui e però questo presenta quella
-stessa costanza, solo in piccolissima parte variabile per influssi
-individuali, che generalmente è propria dell’istinto.
-
-Se in tal guisa le unioni degli animali sono sempre solo integrazioni
-dell’essere individuo rivolto a determinati scopi fisici della vita,
-l’evoluzione _umana_, invece sin dal principio tende a ciò, che
-l’individuo si fonda col suo ambiente spirituale in un tutto che,
-capace di evolversi, serve così al soddisfacimento dei bisogni fisici
-della vita come al conseguimento di diversissimi scopi spirituali, o in
-questi scopi ammette le più varie modificazioni. In conseguenza di ciò
-le forme della comunità umana sono straordinariamente variabili, mentre
-nel tempo stesso le forme più perfette procedono in una continuità di
-evoluzione _storica_, la quale estende la convivenza spirituale dei
-singoli oltre i limiti dell’immediata coesistenza nello spazio e nel
-tempo, anzi quasi all’infinito. Il risultato di questa evoluzione è
-l’idea dell’_umanità_ coscientemente compresa, come di una generale
-comunità spirituale la quale, a seconda delle speciali condizioni
-della sua esistenza, si separa in singole comunità concrete, popoli,
-stati, società civili di diversa natura, genti e famiglie. E però la
-comunità spirituale in cui entra l’individuo, non è solo _un’unica_
-connessione, ma una varia pluralità di connessioni spirituali, le quali
-si sovrappongono nelle più diverse maniere le une alle altre e sempre
-divengono più estese col crescere dello sviluppo.
-
-2. Il còmpito di seguire questi sviluppi nelle loro forme concrete
-o anche soltanto nella loro generale connessione, spetta alla storia
-della civiltà e alla storia universale, non alla psicologia. Questa
-deve però dar ragione delle condizioni psichiche generali e dei
-processi psichici che da queste condizioni provengono, condizioni
-e processi, per i quali la vita della comunità si separa da quella
-dell’individuo.
-
-La condizione, per cui è solo possibile una comunità spirituale,
-condizione che nel tempo stesso partecipa continuamente allo sviluppo
-della comunità, è la funzione del _linguaggio_. Questo è per l’appunto
-che psicologicamente determina il passaggio dall’esistenza individuale
-alla comunità spirituale, perchè esso nella sua origine appartiene ai
-movimenti espressivi individuali, ma per l’evoluzione che esso subisce,
-diventa la forma inscindibile di tutti i contenuti spirituali comuni.
-Questi, o i processi spirituali propri della comunità si scindono in
-_due_ classi, le quali, veramente proprio come i fatti individuali del
-rappresentare e del volere, sono non tanto processi separati quanto
-componenti insieme spettanti alla vita della comunità. Distinguiamo
-in primo luogo le _rappresentazioni comuni_, nelle quali si trovano
-le idee concordi sul contenuto e sul significato cosmico, cioè le
-_rappresentazioni mitologiche_, e in secondo luogo i _motivi comuni del
-volere_, che corrispondono alle rappresentazioni comuni e ai sentimenti
-e alle emozioni che le accompagnano, cioè le _norme dei costumi_.
-
-
-_A_) — IL LINGUAGGIO.
-
-3. Sull’_evoluzione generale del linguaggio_ non ci offre alcuna
-spiegazione il suo sviluppo individuale nel bambino; perchè questo è un
-processo, cui partecipano principalmente le persone che lo circondano
-(pag. 236 e segg.). Ciò non ostante il modo in cui il bambino impara a
-parlare, dimostra che in lui sono disposizioni fisiche e psichiche alla
-comunicazione del linguaggio, le quali servono a facilitarla. Infatti
-si potrebbe ammettere che queste disposizioni, anche se mancasse la
-comunicazione esterna, potrebbero condurre a certi moti espressivi
-accompagnati da suoni, i quali avrebbero il valore di un linguaggio
-imperfetto. Questa supposizione è confermata dall’osservazione
-sui sordomuti, specialmente su quei bambini sordomuti che crescono
-senza apposita istruzione e tra i quali si può nondimeno sviluppare
-un vivo commercio spirituale. Questo però, essendo il sordomuto
-esclusivamente istruito su segni _veduti_, si fonda su un naturale
-svolgimento di un _linguaggio di gesti_, il quale si compone di
-movimenti espressivi aventi determinati significati. I sentimenti sono
-in tal caso generalmente espressi da segni mimici, le rappresentazioni
-da pantomimici, imperocchè il dito indice o indica un oggetto di
-rappresentazioni, o nell’aria disegna l’imagine approssimativa delle
-rappresentazioni: _gesti indicanti_, o _descriventi_ (pag. 140). E
-poichè tali gesti, che corrispondono alla successione dei pensieri,
-si susseguono, sorge persino una specie di discorso, mediante il quale
-le cose possono essere descritte e gli avvenimenti raccontati. Questo
-linguaggio di gesti sorto naturalmente si limita però sempre alle
-comunicazioni di concrete rappresentazioni sensoriali e della loro
-connessione; manca completamente di segni per i concetti astratti.
-
-4. Il primitivo sviluppo di un _linguaggio fonetico_ non può essere
-pensato altrimenti che sull’analogia del linguaggio naturale di
-gesti; l’unica differenza è che la facoltà uditiva aggiunge ai gesti
-mimici e pantomimici come terza forma i _gesti fonetici_, i quali
-necessariamente hanno tosto su quelli la prevalenza, perchè non solo
-essi sono più facilmente osservati, ma si prestano anche a un numero
-incomparabilmente maggiore di modificazioni. Ma se i gesti mimici
-e pantomimici possono essere interpretati solo mercè la diretta
-relazione, che in essi esiste tra la natura dei movimenti e il loro
-significato, una siffatta relazione deve egualmente presupporsi anche
-per i primitivi gesti fonetici. Oltre a ciò non è inverosimile che
-dapprima questi gesti fonetici fossero soccorsi da concomitanti gesti
-mimici e pantomimici, avuto riguardo all’estrinsecazione naturale di
-tali gesti, che generalmente si osserva nell’uomo selvaggio, come pure
-all’ufficio che loro spetta nel bambino quando impara a parlare. E però
-lo svolgimento del linguaggio fonetico si può con ogni probabilità
-pensare come un processo di differenziazione, nel quale da un gran
-numero di movimenti espressivi diversi, soccorrentisi a vicenda, a poco
-a poco deriva il gesto fonetico; e questo si conserva, e solo quando
-si è sufficientemente fissato, elimina tutti quegli altri espedienti.
-Psicologicamente questo processo può scomporsi in una successione di
-_due_ atti, 1) in movimenti espressivi prodotti da tutti i membri di
-una comunità sotto la forma di atti di volere impulsivi; tra questi
-movimenti quelli degli organi della favella acquistano il predominio
-sugli altri sotto l’influenza del desiderio di comunicare; 2) nelle
-associazioni tra il suono e la rappresentazione, le quali si annettono
-a questi movimenti, a poco a poco si consolidano, e nel tempo stesso si
-allargano dal loro iniziale centro d’origine al maggiore cerchio della
-comunità parlante.
-
-5. Nell’origine del linguaggio entrano poi in campo ulteriori
-condizioni fisiche e psichiche, che producono continue e permanenti
-modificazioni nei componenti. _Due_ specie di tali modificazioni
-si possono distinguere: _mutazioni fonetiche_, e _mutazioni di
-significato_.
-
-La prima ha la sua causa fisiologica nelle modificazioni, che
-gradatamente avvengono nella conformazione degli organi della parola.
-Queste paiono derivare in parte dalle modificazioni generali che il
-cambiamento delle condizioni di natura e di civiltà produce nell’intera
-organizzazione psicofisica, e in parte dalle condizioni speciali che
-porta con sè il maggior esercizio dei movimenti di articolazione. Per
-questo ultimo riguardo è probabile che in molti fatti eserciti grande
-influenza la rapidità gradatamente crescente dei movimenti articolati.
-Oltre a ciò le diverse parti tra loro analoghe del patrimonio
-linguistico agiscono le une sulle altre in un modo che dimostra
-l’effetto psicologico diretto di associazioni; queste avvengono
-specialmente tra quelle rappresentazioni linguistiche, che in qualche
-modo, o semplicemente per il carattere fonetico o anche per relazioni
-di significato, sono tra loro affini (le così dette formazioni
-analogiche).
-
-Come la mutazione fonetica modifica la struttura esteriore
-delle parole, così la mutazione di significato ne modifica il
-valore intrinseco. L’associazione originaria tra la parola e
-la rappresentazione da essa designata è mutata, imperocchè una
-rappresentazione diversa dalla prima prende il posto di quella;
-un processo questo, che nel corso del tempo può ripetersi più
-volte per la stessa parola. La mutazione di significato si fonda
-quindi su variazioni svolgentisi a poco a poco in quelle condizioni
-d’associazione e appercezione che determinano una complicazione
-rappresentativa, la quale entra nel punto visivo della coscienza
-non appena una parola è udita o pronunciata. Questa mutazione di
-significato può quindi brevemente essere anche definita come un
-processo, ora più associativo ed ora più appercettivo, per cui i
-componenti rappresentativi delle complicazioni linguistiche legati a
-una rappresentazione fonetica si spostano (pag. 190).
-
-Mutazioni fonetiche e di significato cooperano a far sempre più sparire
-quella relazione tra suono e significato che originariamente deve
-presupporsi, in modo che la parola è senz’altro appresa solo come
-un segno esteriore della rappresentazione. Questo processo è così
-radicale, che persino quei segni fonetici, nei quali quella relazione
-sembra si sia ancora mantenuta, le formazioni onomatopoetiche, per lo
-più sono prodotti relativamente tardi di un’assimilazione secondaria
-stabilitasi tra suono e significato, di un processo di assimilazione,
-per il quale la primitiva affinità tra suono e significato andata
-perduta tende a ristabilirsi.
-
-Un’altra importante conseguenza di quella cooperazione tra mutazioni
-fonetiche e di significato consiste in ciò, che numerose parole
-perdono affatto a poco a poco il loro primitivo significato concreto
-e sensibile e si trasformano in simboli per i concetti generali e per
-l’espressione delle funzioni appercettive di relazione, di comparazione
-e dei loro prodotti. In tal guisa si svolge il _pensiero astratto_, il
-quale, poichè non sarebbe possibile senza quella fondamentale mutazione
-di significato, è soltanto un prodotto di quelle reciproche relazioni
-psichiche e psicofisiche delle quali si compone l’evoluzione del
-linguaggio.
-
-6. Come le parti costitutive della lingua, le parole, sono soggette a
-una continua trasformazione nei suoni e nel significato, così avvengono
-a poco a poco modificazioni, benchè generalmente più lente, anche nella
-connessione di queste parti in un tutto composto, nella _proposizione_.
-Non è possibile pensare una lingua senza questa sintattica successione
-di parole. Proposizione e parola sono pertanto forme egualmente
-essenziali del pensiero; che anzi la proposizione delle due è la
-primitiva, perchè il pensiero è dato dapprima in un tutto e solo in
-seguito è scomposto nelle sue parti (pag. 213 e segg.). In stadi del
-linguaggio meno perfetti le parole di una proposizione possono essere
-separate le une dalle altre solo in modo incerto. Una norma che valga
-in ogni caso, come già non la trovammo per il rapporto tra suono e
-significato, così non esiste neppure per l’ordine delle parole. E più
-particolarmente, quella costruzione che è preferita dalla logica, avuto
-riguardo ai rapporti della reciproca dipendenza logica dei concetti,
-non ha alcuna generale validità psicologica: piuttosto essa pare un
-prodotto d’evoluzione sorto abbastanza tardi, e in parte per arbitraria
-convenzione; prodotto, al quale nel consueto stile di prosa si
-avvicinano solo alcune delle recenti forme di discorso, sintatticamente
-quasi irrigidite. Invece il principio originario, al quale ubbidiscono
-le combinazioni appercettive del discorso, è manifestamente questo, che
-_l’ordine delle parole corrisponde all’ordine delle rappresentazioni_
-e però precedono quelle parti del discorso che designano
-rappresentazioni, dalle quali sia il sentimento eccitato colla maggior
-intensità e l’attenzione tenuta legata. In conseguenza di questo
-principio si stabiliscono per entro una determinata comunità parlante
-certe regole nell’ordine delle parole. Infatti già nei gesti naturali
-dei sordomuti è dato di osservare una tale regolarità. Si capisce però
-facilmente come in questa relazione possano, per condizioni speciali,
-avvenire le più varie deviazioni e come la sfera d’azione di queste
-possa essere straordinariamente grande. In generale risulta che
-l’esercizio associativo porta a fissare sempre più certe determinate
-forme sintattiche, così che una sempre maggiore regolarità suole a poco
-a poco stabilirsi per mezzo di una attrazione associativa esercitata
-dalle forme più spesso usate.
-
-Le più intime proprietà delle connessioni sintattiche e delle loro
-graduali variazioni — lasciando da parte le leggi già messe in rilievo
-nella generale considerazione delle combinazioni appercettive, leggi
-che derivano dalle generali funzioni psichiche della relazione e della
-comparazione (pag. 203), — sono in così alta misura dipendenti dalle
-disposizioni specifiche e dalle condizioni di civiltà della comunità
-parlante una data lingua, che la loro trattazione, malgrado il grande
-interesse psicologico, deve essere lasciata alla psicologia sociale.
-
-
-_B_) IL MITO.
-
-7. Coll’evoluzione del linguaggio è strettamente legata l’evoluzione
-del _mito_. Il pensiero mitologico, proprio come il linguaggio nel
-suo sorgere, si fonda su proprietà che, se non vanno mai interamente
-perdute dalla coscienza umana, sono però da influenze diverse ora
-modificate, ora limitate. Come funzione fondamentale, sulle diverse
-manifestazioni della quale si fondano le rappresentazioni mitologiche,
-si deve considerare una particolare specie di appercezioni spettante
-sopratutto alla coscienza primitiva, che può essere detta appercezione
-_personificante_. Per essa gli oggetti appercepiti sono determinati
-in tutto e per tutto dalla natura propria del soggetto conoscente.
-Questo non solo vede riprodotte negli oggetti le sue sensazioni, le
-sue emozioni e i suoi movimenti volontari, ma il suo stato d’animo di
-un dato momento può in ciascun caso esercitare una speciale influenza
-sul modo di concepire i fenomeni appresi e può svegliare particolari
-idee dei loro rapporti colla propria esistenza. Ed è appunto in questa
-concezione, che sta il processo per cui all’oggetto sono attribuite
-le proprietà, _personali_, che il soggetto trova in sè stesso. Tra
-queste proprietà non mancano mai quelle _interiori_ del sentimento e
-dell’emozione ecc., mentre quelle _esteriori_ del movimento volontario
-e di particolari estrinsecazioni di vita simili alle umane dipendono
-per lo più da movimenti realmente osservati. E però l’uomo selvaggio
-attribuisce alle pietre, alle piante, agli oggetti stessi fatti dalla
-mano dell’uomo, la facoltà di provare sensazioni e sentimenti e gli
-effetti che ne derivano, ma suole, invece supporre un diretto agire
-esterno solo negli oggetti che si presentano a lui in movimento, come
-le nubi, gli astri, i venti e simili. Questo processo in tutti i casi
-è favorito da assimilazioni associative, che facilmente si levano al
-grado di illusioni fantastiche (pag. 217).
-
-8. Questa forma dell’appercezione mitologica o personificante non
-deve però essere considerata come una varietà speciale o persino
-anormale dell’appercezione, ma essa è il naturale grado iniziale
-dell’appercezione. Il bambino mostra traccie evidenti di una tale forma
-appercettiva; e queste appaiono in parte nell’attività della fantasia
-durante il giuoco (pag. 237 e seg.) e in parte nel fatto, che in lui
-emozioni vivaci, specialmente paura e terrore, richiamano facilmente
-illusioni fantastiche di analogo carattere sentimentale. Ma queste
-manifestazioni di una coscienza che tende a foggiare miti, sono qui
-presto moderate dall’influenza dell’ambiente e dall’educazione e infine
-del tutto soppresse. È altrimenti presso gli uomini selvaggi e delle
-civiltà primitive, presso i quali all’opposto l’ambiente porta alla
-coscienza di ciascuno una quantità di rappresentazioni mitiche. Queste,
-sorte originariamente allo stesso modo in ogni individuo, a poco a
-poco si sono fissate in una determinata comunità e analogamente alla
-lingua, e spesso in rapporto con essa, sono trasmesse da generazione in
-generazione, lentamente variando col mutarsi delle condizioni di natura
-e di civiltà.
-
-9. La direzione, nella quale avvengono queste variazioni, è
-generalmente determinata dal fatto, che lo stato d’animo principalmente
-influisce sulla speciale natura dell’appercezione mitologica. In
-mancanza di altre testimonianze, è la storia dell’evoluzione delle
-rappresentazioni mitologiche che principalmente ci fa conoscere,
-come questo stato d’animo si sia svolto dai primi inizi dello
-sviluppo spirituale. Essa dimostra che generalmente le primissime
-costruzioni mitiche del pensiero, da un lato si riferiscono al destino
-individuale nell’avvenire prossimo, dall’altro sono determinate dalle
-emozioni suscitate dalla morte dei congiunti, e dalla loro memoria,
-specialmente poi dal ricordo dei sogni. E in ciò sta l’origine del
-così detto “animismo„ cioè di tutte quelle rappresentazioni, nelle
-quali in parte gli spiriti dei defunti, in parte i demoni che si
-pensano legati a determinati oggetti e luoghi, oppure ai processi
-svolgentisi in rapporto a scopi della vita (vegetazione, agricoltura,
-navigazione, ecc.) rappresentano la parte di arbitri buoni o malefici
-del destino dell’uomo. Una diramazione di questo animismo è il
-“feticismo„, nel quale l’idea dell’arbitro del destino è trasportata
-agli accidentali oggetti dell’ambiente, come piante, pietre, oggetti
-artificiali, specialmente a quelli che, o per la natura speciosa
-o per casuali circostanze esterne, colpiscono l’attenzione. Le
-manifestazioni dell’animismo e del feticismo hanno la particolarità di
-essere non soltanto i più primitivi ma anche i più durevoli prodotti
-dell’appercezione mitologica, imperocchè, rimosse tutte le altre forme,
-esse sopravvivono nelle più varie forme della superstizione; tali ad
-es., le credenze negli spettri, nelle malìe, negli amuleti.
-
-10. Solo ad un più maturo grado della coscienza che crea i miti,
-l’appercezione personificante si rivolge anche ai grandi fenomeni
-naturali che più impressionano, così per le loro mutazioni come per
-l’influenza diretta sulla vita dell’uomo; tali ad es., le nubi, i
-fiumi, le procelle, i grandi astri, e simili. Anche la regolarità di
-certi fenomeni naturali, ad es., la vicenda del giorno e della notte,
-dell’inverno e dell’estate, lo svolgersi del temporale ecc., è di
-stimolo a poetiche costruzioni di miti, nelle quali una serie di idee
-coordinate si annoda intorno a un tutto in sè chiuso. Così sorge il
-_mito naturale_. La principale differenza tra esso e la credenza in
-spiriti e demoni sta nella creazione di _rappresentazioni antropomorfe
-degli dèi_. In quanto i singoli dèi sono dotati di un maggior
-numero di proprietà stabili, e sono sciolti dal legame a determinati
-luoghi, tempi e processi, essi vengono a costituire in tutto e per
-tutto persone antropomorfe aventi però una potenza sovrumana. Essi
-sono quindi onorati come gli arbitri tanto dei fenomeni naturali
-quanto del destino umano. Formatesi in tal modo più comprensive
-rappresentazioni di dèi, i demoni e gli dèi particolari a poco a poco
-si ritraggono nella coscienza, oppure si fondono con quelle per essere
-poi considerati quali attributi o quali speciali forme, nelle quali
-si danno a conoscere gli dèi personificati. Il processo che qui entra
-in campo, di combinazione e di condensazione, suole però sconfinare
-a danno delle personificazioni divine, imperocchè una sola di queste
-forme divine acquista sulle altre una permanenza, dapprima in modo
-variabile, poi durevole. Così un istinto monoteistico si impadronisce
-ben presto del mito naturale politeistico. Per altro lato però quella
-fusione cogli anteriori dèi particolari e coi genii del destino può
-condurre anche a una nuova divisione delle personalità divine. In tal
-guisa sono state foggiate specialmente le singole divinità locali e
-gentilizie, le quali, a causa della loro natura personale, facilmente
-poterono essere sciolte dalle speciali condizioni d’origine e diedero
-così luogo ai molteplici _miti degli eroi_. Ma intrecciandosi in
-questi miti traccie di ricordi storici, in essi sempre più progredisce
-quell’umanizzazione già incominciata nel mito naturale. A causa di
-queste proprietà il mito degli eroi richiede per un ulteriore sviluppo
-la poetica creazione degli individui: e però esso diventa una parte
-costitutiva della poesia popolare e poi della poesia artistica. Nel
-tempo stesso però, per l’offuscarsi di certi tratti e per il sorgere di
-nuovi, esso subisce una mutazione di significato, che, analoga a quella
-del simbolo linguistico e da quella accompagnata, rende possibile una
-più intima trasformazione progressiva. In questo processo i singoli
-poeti e pensatori hanno un’influenza sempre maggiore.
-
-Per tal via mediante una intensa partecipazione del pensiero
-filosofico, che dapprima aveva egualmente subìto l’influenza delle
-rappresentazioni semi-mitiche, si compie infine la separazione
-dell’originario contenuto totale mitologico in scienza e religione. In
-questa separazione, che è in parte legata alle relazioni tra religione
-e filosofia, gli dèi naturali e gli eroi lasciano sempre più luogo a
-rappresentazioni _morali_ della divinità. Come nel mito naturale così
-anche nello stadio morale della religione, sotto l’influenza continua
-di vecchi motivi avvengono continue formazioni in senso regressivo.
-Dèi individuali, demoni e spiriti, ora costantemente ora solo per
-pochi istanti, colpiscono in piena luce la coscienza. In parte essi
-costituiscono i componenti secondari mitologici della religione, in
-parte, da questa rigettati, conservano un’esistenza più indipendente
-come superstizioni.
-
-
-_C_) IL COSTUME.
-
-11. Il costume ci si presenta, per quanto ci è possibile rifarne la
-storia, sotto due aspetti che possono distinguersi come norme di volere
-_individuali_ e _sociali_. Le prime regolano la condotta dell’individuo
-nelle sue occupazioni e nelle relazioni cogli altri, le seconde
-determinano le forme della convivenza in orda, famiglia, stato e negli
-altri legami sociali. Quindi le norme del costume, le individuali non
-meno delle sociali, sono legate alla vita sociale dell’uomo; ma quelle
-si riferiscono alla condotta del singolo uomo nella società, queste
-alla condotta dei componenti la società, nella loro attività _comune_,
-determinante le forme della convivenza.
-
-Le norme _individuali_ del costume nei loro inizi ancora oscuri
-sono legate all’evoluzione del mito e in una maniera che corrisponde
-direttamente al rapporto intercedente tra i motivi interni e l’azione
-esterna del volere. Dappertutto dove noi possiamo indagare con una
-certa probabilità l’origine di tali costumi, questi si presentano
-come residui o come prodotti delle trasformazioni che avvengono in
-determinate _forme di culto_. I banchetti funerari e le altre cerimonie
-funebri dei popoli civili ricordano il culto primitivo degli antenati;
-numerose feste ed usanze legate a determinati giorni, al mutarsi delle
-stagioni, al lavoro del campo e alla raccolta sono residui del culto di
-demoni e di miti naturali d’altri tempi; l’usanza del saluto nelle sue
-diverse forme, mostra la sua origine dalla preghiera, e così via.
-
-Invece le norme _sociali_ del costume generalmente lasciano supporre
-come loro motivi originari l’_esigenza delle condizioni di vita_ e gli
-istinti della conservazione dell’individuo e della specie, istinti
-nelle loro forme di estrinsecazione determinati da quell’esigenza.
-Sono per appunto le condizioni di vita esteriori, che originariamente
-spinsero l’uomo a foggiarsi vestiti, a costruire abitazioni, a
-prepararsi il nutrimento e alle forme di divisione sociale. Così
-pure le modificazioni che in questi modi di vita avvengono poi per
-graduali trasformazioni delle condizioni naturali e di civiltà, seguono
-i precetti di una pratica opportunità. E specialmente qui trovano
-posto le primissime forme della convivenza e quei legami sociali più
-stretti e più larghi, che da quelle a poco a poco derivano. Così fu
-essenzialmente per le esteriori necessità di vita e pel crescente
-numero degli individui, che l’orda, nella quale l’uomo viveva
-originariamente forse dappertutto, si è divisa in orde subordinate.
-Queste costituivano una lega difensiva, che perdurava anche dopo la
-separazione; questa lega colle unioni sessuali tra orde separate fu di
-spinta alla formazione di famiglie collettive, dalle quali poi ad un
-grado ancor più avanzato proviene la famiglia isolata. A misura che le
-relazioni, dapprima stabilitesi fra gli individui a seconda del bisogno
-del momento, sono assoggettate a una durevole regolarità, l’orda
-si trasforma nella forma primitiva dello stato, nella _costituzione
-gentilizia_. Da questa solo in un tempo assai più tardo e per lo più
-per effetto di imprese guerresche, e perciò di solito ritornando
-direttamente a una divisione militare della comunità, è sorta
-l’organizzazione _politica_.
-
-12. Come per la lingua e pel mito, così anche pel costume una
-_mutazione di significato_ suole modificare questi sviluppi. Nelle
-norme _individuali_ del costume, a causa di questa mutazione di
-significato avvengono, principalmente _due_ metamorfosi. Nell’una
-l’originario motivo mitico va perduto senza che uno nuovo ne prenda
-il posto; il costume si mantiene poi solo per esercizio associativo,
-in quanto che esso perde il carattere di costrizione e si attenua
-nelle sue forme di manifestazione esteriore. Nella seconda metamorfosi
-ai fini mitico-religiosi si sostituiscono fini _etico-sociali_. Nel
-caso singolo però ambedue le specie di trasformazione possono essere
-strettamente legate e precisamente, quando un costume non serve
-direttamente a un determinato scopo sociale, come ad es. ciò che
-concerne certe regole del garbo, della cortesia, il modo di vestire e
-di mangiare e simili, si crea indirettamente un tale scopo sociale,
-imperocchè l’esistenza di norme eguali per i membri di una comunità
-favorisce la convivenza e perciò anche la comune coltura dello spirito.
-
-La mutazione di significato nelle norme _sociali_ del costume
-avviene generalmente in direzione opposta e qui, più che nel caso
-antecedente, accanto al valore nuovo suole sussistere il vecchio.
-E però la mutazione di significato qui consiste dapprima sempre in
-un _allargamento_ del significato, il quale si fonda regolarmente
-sul fatto, che all’esigenza delle condizioni di vita si aggiungono,
-o presto o tardi, motivi religiosi mitologici. Le norme sorte solo
-sotto la costrizione di certi istinti vitali sono concepite come
-comandi delle divinità o almeno sono circondate da un culto religioso
-che le santifica. Il convito, la costruzione di abitazioni comuni,
-i trattati, le alleanze, le dichiarazioni di guerra, le conclusioni
-di pace, il fidanzamento, o si collegano al mito, o influiscono per
-sè stessi sull’appercezione mitologica, così che da questi costumi
-sociali sorgono nuove forme divine. Oscurandosi a poco a poco le
-rappresentazioni mitologiche, si ha una mutazione di significato in
-senso inverso, imperocchè le manifestazioni religiose che accompagnano
-un’usanza, o scompaiono o rimangono come abitudini praticate senza
-significato alcuno.
-
-Le indicate trasformazioni psicologiche dei costumi costituiscono nel
-tempo stesso la preparazione alla loro diramazione nei tre campi della
-vita: il _costume_, il _diritto_, la _moralità_, dei quali i due ultimi
-si devono considerare come manifestazioni dei costumi rivolti a scopi
-etico-sociali. Lo studio più intimo dei processi di questa evoluzione
-e differenziazione appartiene però al campo speciale della psicologia
-sociale, e l’esposizione del come sorga il diritto e la morale, spetta
-al dominio speciale della storia della civiltà e dell’etica.
-
-
-_D_) CARATTERE GENERALE DEGLI SVILUPPI RIFLETTENTI LA PSICOLOGIA
-SOCIALE.
-
-13 Linguaggio, mito e costume costituiscono sviluppi spirituali tra
-loro stessi strettamente legati; essi sono di grande importanza per
-la psicologia generale sopratutto per ciò, che in essi, a causa della
-loro natura relativamente durevole, è possibile conoscere ed esaminare
-certi processi psichici di validità generale in modo più netto che
-nelle passeggiere formazioni della coscienza individuale. Oltre a
-ciò anco per questa essi costituiscono il presupposto di tutti i
-più complessi processi dello spirito, che sono legati specialmente
-al linguaggio e nel loro decorso individuale sono dipendenti dalle
-leggi del pensiero comune condensate nel linguaggio. In questo senso
-si è dovuto già sopra, nella descrizione dei processi dell’analisi
-e della sintesi appercettiva, far cenno degli effetti di questi
-processi che si esplicano nel linguaggio (pag. 213 e segg.). Come
-in questo caso che serve di norma per la coscienza individuale, così
-anche negli sviluppi della psicologia sociale i processi psichici che
-stanno a base delle manifestazioni osservate, si danno a riconoscere
-innanzi tutto per mezzo delle proprietà e delle variazioni delle
-_rappresentazioni_ espresse nel linguaggio, mentre pei concomitanti
-processi dell’eccitamento sentimentale è possibile giungere a
-conclusioni solo indirettamente, partendo dalla totale connessione dei
-fatti o ricorrendo a condizioni conosciute.
-
-Come processi essenziali nel campo delle rappresentazioni o sempre
-ricorrenti per tutti gli sviluppi di linguaggio, mito e costume,
-ci si presentano i tre fenomeni tra loro strettamente legati
-del _condensamento_, dell’_oscuramento_, e dello _spostamento
-(Verschiebung)_ delle rappresentazioni. Le rappresentazioni si
-condensano, in quanto più rappresentazioni in origine separate vengono
-riunite da associazioni più volte ripetute o messe in risalto da forti
-componenti sentimentali e da ultimo combinate nell’appercezione in un
-tutto indivisibile. Ed essendo in questo processo alcuni componenti,
-a causa del loro più intenso effetto sentimentale, appercepiti più
-chiaramente che altri, questi ultimi si oscurano e possono alfine del
-tutto sparire dal prodotto complesso. Per questo succede poi senz’altro
-uno spostamento delle rappresentazioni, potendo il loro prodotto
-ultimo essere tutto affatto diverso dalla rappresentazione iniziale,
-specialmente quando i processi del condensamento e dell’oscuramento
-sono successivamente intervenuti più volte e hanno fatto presa sui
-componenti variabili. Ci sono soltanto delle modificazioni di questi
-processi strettamente combinate, le quali per un lato stanno a base del
-mutamento di significato nel linguaggio, per un altro delle metamorfosi
-che avvengono nelle rappresentazioni mitologiche e nei costumi; ognuno
-di questi processi di trasformazione può alla sua volta far sentire
-la sua influenza sugli altri. Così la mutazione di significato delle
-parole facilmente produce una modificazione nelle rappresentazioni
-mitologiche a quelle legate, e queste per parte loro hanno grande
-importanza pel primo processo. Egualmente la lingua mediante
-l’interpretazione dei nomi mitologici può produrre direttamente
-rappresentazioni mitologiche, oppure queste possono determinare nella
-loro direzione la formazione di nomi e di parole.
-
-Per quanto i processi rappresentativi siano i primi a colpirci anco in
-tutte le manifestazioni della psicologia sociale, l’analisi psicologica
-insegna però che il fattore decisivo, così nell’originaria formazione
-delle rappresentazioni come nelle loro graduali trasformazioni, è
-costituito dai processi concomitanti di sentimento e di volere e
-che questi non sono già processi comunque separabili ma componenti
-del totale processo psichico, distinti solo mediante l’astrazione
-psicologica. Così quei primitivi gesti fonetici, che noi abbiamo
-supposti inizio del linguaggio, devono essere pensati come semplici
-azioni impulsive, che tengono dietro ad un’impressione ricca di
-sentimento, designandola in una maniera che, o per sè stessa o per il
-soccorso di altri gesti, possa essere riconosciuta dai compagni (pag.
-242). Ma in modo tutt’affatto speciale le rappresentazioni mitologiche
-offrono traccie distinte dell’influenza, che i processi sentimentali
-hanno sul modo in cui procede il così incominciato sviluppo del pensare
-comune. Qui quell’appercezione personificante del mito si distingue
-dalla coscienza evoluta sopratutto per ciò, che non solo le generali
-condizioni normali e il contenuto sensibile della rappresentazione
-trasmigrano dal soggetto negli oggetti, ma che in questi il soggetto
-trasporta anche quel suo complessivo stato di sentimento e di volere. A
-chi spera, l’oggetto appare spirito protettore; a chi teme, demone che
-incute terrori; nei fenomeni della natura l’uomo vede una volontà, che
-corrisponde così all’associazione colle proprie azioni di volere come
-al loro effetto sul proprio stato d’animo. Parimenti quei processi,
-pei quali le rappresentazioni si condensano, si oscurano e si spostano,
-devono in primo luogo essere considerati come sintomi di modificazioni
-nello stato sentimentale, le quali producono dapprima un cambiamento di
-significato nel mito e nel costume e poi di qui influiscono anche sulla
-lingua.
-
-14. Nelle comunità spirituali e in ispecie negli sviluppi di
-linguaggio, mito e costume che in esse si producono, ci si offrono
-connessioni e relazioni spirituali, alle quali, se si differenziano
-dalla connessione delle formazioni nella coscienza individuale, si deve
-però, non meno che a questa, attribuire una realtà. In questo senso
-la connessione delle rappresentazioni e dei sentimenti per entro una
-comunità sociale può essere designata come una _coscienza collettiva_,
-e le comuni direzioni di volere come un _volere collettivo_. Non
-si deve però dimenticare che questi concetti non significano un
-qualche cosa, che esista fuori dei processi di coscienza e di volere
-individuali, così come la comunità stessa non è altro che la riunione
-dei singoli. Ma questa riunione, in quanto dà prodotti spirituali, pei
-quali nell’individuo esistono solo disposizioni appena abbozzate, e in
-quanto influisce sullo sviluppo degli individui, è, ad egual diritto
-che la coscienza individuale, un oggetto della psicologia. Imperocchè
-a questa si presenta necessariamente il còmpito di spiegare quelle
-relazioni, dalle quali sorgono i prodotti della coscienza collettiva e
-del volere collettivo e le proprietà loro.
-
- 14_a_. I fatti che nascono dall’esistenza delle comunità
- spirituali, sono entrati a far parte del còmpito della psicologia
- solo in questi ultimi tempi. Prima i problemi spettanti a questo
- ordine di fatti erano assegnati o a certe singole scienze dello
- spirito (linguistica, storia, giurisprudenza, e simili), oppure,
- per quanto erano di natura più generale, alla filosofia, cioè
- alla metafisica. Per quel tanto che la psicologia trattava di
- questi problemi, essa, al pari delle singole scienze speciali,
- storia, giurisprudenza, ecc., era per lo più dominata da quel
- punto di vista della psicologia volgare, che tende a considerare,
- per quanto è possibile, tutti i prodotti spirituali della
- comunità come invenzioni volontarie, sin dall’inizio rivolte a
- determinati scopi d’utilità. Questo pensiero trovò la sua massima
- espressione filosofica nella dottrina del “contratto sociale„,
- secondo la quale la comunità spirituale non sarebbe originaria
- e naturale, ma sarebbe da ricondursi all’arbitraria riunione di
- una somma d’individui. Una conseguenza di questa concezione non
- psicologica e affatto infruttuosa di fronte ai problemi della
- psicologia sociale, è che oggi ancora i concetti di una coscienza
- collettiva e di un volere collettivo presentano le più false
- interpretazioni. Invece di considerarli semplicemente come una
- espressione della concordanza e delle relazioni effettivamente
- esistenti tra gl’individui, si crede di scorgere dietro essi
- un qualche essere mitologico, o almeno una sostanza metafisica.
- Che tali opinioni siano stravaganti, dopo quanto si è detto, non
- occorre più in là dimostrare. È però evidente che esse stesse sono
- nate da quell’abusiva applicazione del concetto di sostanza, che
- ha per così lungo tempo dominato la psicologia e che ha condotto a
- ritenere eguali tra loro sostanza e realtà. In questa confusione
- dei concetti si appalesa chiaramente la intima affinità dello
- spiritualismo volgare con quel materialismo che è pur da esso
- combattuto (Confr. a proposito di ciò, § 2, pag. 5 e seg.).
-
-
-
-
-V. — LA CAUSALITÀ PSICHICA E LE SUE LEGGI
-
-
-
-
-§ 22. — Il Concetto dell’anima.
-
-
-1. Ogni scienza empirica ha per suo prossimo e speciale contenuto
-determinati fatti dell’esperienza, dei quali si sforza indagare la
-natura e le relazioni reciproche. Per soddisfare a questo còmpito certi
-_concetti generali sussidiari_, che non sono direttamente contenuti
-nell’esperienza, ma sono conseguiti solo in base ad una elaborazione
-logica dell’esperienza stessa, si dimostrano indispensabili, a meno
-che si voglia rinunciare senz’altro ad una comprensione dei fatti sotto
-punti di vista direttivi. Il più generale concetto sussidiario di tal
-natura che ha forza in tutte le scienze empiriche, è il concetto della
-_causalità_. Esso trae origine dal bisogno del nostro pensiero di
-ordinare tutte le esperienze a noi date secondo cause ed effetti e di
-eliminare mediante concetti sussidiari _secondari_, eventualmente di
-natura ipotetica, gli ostacoli, che si oppongono a che sia stabilita
-in tal modo una connessione logica. In questo senso tutti i concetti
-sussidiari che entrano in campo per l’interpretazione di un dominio
-dell’esperienza, possono essere considerati come un’applicazione del
-principio generale di causalità; essi sono giustificati fintanto che
-sono richiesti da questo principio o almeno da esso dimostrati come
-probabili; non sono più giustificati quando si presentano come funzioni
-arbitrarie che, sorte da un qualsiasi motivo estraneo, nulla portano
-all’interpretazione della esperienza.
-
-2. In questo senso il concetto della _materia_ è un concetto
-sussidiario fondamentale per la scienza naturale. Nel più largo
-significato esso designa il sostrato, che è supposto persistente
-nello spazio cosmico e di cui consideriamo effetti tutti i fenomeni
-naturali. In questo senso più generale, il concetto di materia è
-indispensabile per ogni spiegazione della scienza naturale. Se in tempi
-recenti si è cercato di elevare a principio dominante il concetto di
-_energia_, non si è con ciò messo da banda il concetto di materia, ma
-si è dato ad esso un contenuto diverso. Il concetto acquista questo
-altro contenuto solo mediante un secondo concetto sussidiario, che si
-riferisce all’_efficienza causale_ della materia. Il concetto della
-materia sin qui mantenutosi nella scienza naturale, concetto che si
-appoggia alla fisica meccanica di Galileo, si serve per tale concetto
-sussidiario del concetto della forza, definita come il prodotto della
-massa per l’accelerazione momentanea. Una fisica dell’energia in luogo
-di ciò dovrebbe per tutti i campi della scienza valersi del concetto
-dell’_energia_ che, nella forma speciale dell’energia meccanica, può
-essere definita come la metà del prodotto della massa per il quadrato
-della velocità. Ma avendo tanto l’energia quanto la forza sede nello
-spazio oggettivo e potendo sotto determinate condizioni così i punti
-dai quali parte l’energia, come i punti dai quali parte la forza
-variare di luogo nello spazio, il concetto della materia, come quello
-di un sostrato contenuto nello spazio, continua a sussistere in ambedue
-i casi, e l’unica differenza, senza dubbio importante, rimane questa,
-che prendendo come sussidiario il concetto della forza, si presuppone
-la riducibilità di tutti i fenomeni naturali a processi meccanici di
-movimento, mentre ricorrendo al concetto dell’energia si attribuisce
-alla materia, oltre alla proprietà del movimento per immutate forme
-di energia, anche la proprietà, che pur conservandosi immutata la
-grandezza d’energia, forme di energia qualitativamente diverse si
-possono trasformare le une nelle altre.
-
-3. Allo stesso modo che il concetto della materia è un concetto
-sussidiario della scienza naturale, quello dell’_anima_ è un concetto
-sussidiario della psicologia. Anch’esso è indispensabile, perchè noi
-abbisogniamo di un concetto abbracciante la totalità delle esperienze
-psichiche svolgentisi in una coscienza individuale; anche qui però
-il contenuto del concetto dipende naturalmente in tutto dagli altri
-concetti sussidiari, che meglio dànno a conoscere la natura della
-causalità psichica. Nella determinazione di questo contenuto la
-psicologia ha diviso le sorti della scienza naturale in ciò, che
-il concetto dell’anima, così come quello della materia, è derivato
-dapprima non tanto dal bisogno empirico di spiegazione quanto
-dall’aspirazione ad una fantastica costruzione dell’universale sistema
-cosmico. Ma mentre la scienza naturale ha già da lungo tempo sorpassato
-questo stadio mitologico della formazione dei concetti e si è servita
-di alcune idee sorte in esso per avere determinati punti di partenza ad
-una concezione metodicamente più stretta, nella psicologia il concetto
-mitologico-metafisico dell’anima ha conservato il suo dominio sino a
-tempi recentissimi e in parte ancora vi domina. Esso serve non come un
-generale concetto sussidiario, che debba in primo luogo raccogliere
-i fatti psichici e in secondo luogo dare la causale interpretazione
-di essi, ma come un espediente per avviarsi, per quanto è possibile,
-ad una generale rappresentazione cosmica, abbracciante egualmente la
-natura e l’essere individuale.
-
-4. In questa esigenza mitologico-metafisica trova le sue radici il
-_concetto della sostanzialità dell’anima_ nelle sue diverse forme.
-Se anche nella sua evoluzione non sono mai mancati tentativi di
-soddisfare, per quanto era possibile, alle esigenze di una spiegazione
-causale dei fatti psichici, tali tentativi sono però sempre sorti solo
-posteriormente; e non si può disconoscere che l’esperienza psicologica,
-indipendentemente da quei motivi metafisici ad essa estranei, non
-avrebbe mai condotto a un concetto dell’anima come sostanza, e che
-questo concetto ha senza dubbio reagito dannosamente, sulla concezione
-dell’esperienza. L’opinione, ad es., che tutti i contenuti psichici
-siano rappresentazioni e che le rappresentazioni siano oggetti più
-o meno stabili, a fatica si potrebbe intendere ove non fossero tali
-presupposizioni. Che questo concetto della sostanzialità sia realmente
-estraneo alla psicologia, lo dimostra anche il nesso stretto, in cui il
-concetto della sostanzialità dell’anima sta col concetto della sostanza
-materiale. Il primo o viene considerato affatto identico al secondo,
-oppure viene considerato come un concetto speciale, nel quale però
-i più generali caratteri formali riconducono a una determinata forma
-della materia, cioè all’_atomo_.
-
-5. Si possono quindi distinguere _due_ aspetti del concetto della
-sostanzialità dell’anima, che corrispondono ai due indirizzi
-della psicologia metafisica distinti nel § 2 (pag. 5 e segg.); il
-_materialistico_, che considera i processi psichici come effetti della
-materia o di certe complessità materiali, quali le parti costituenti il
-_cervello_, e lo _spiritualistico_, che considera i processi psichici
-come stati o modificazioni di un’essenza inestesa, indivisibile,
-persistente, avente una specifica natura spirituale. In questo caso, o
-anche la materia è poi pensata consistere di atomi simili ma di grado
-inferiore (spiritualismo monistico o monadologico), oppure l’atomo
-dell’animo è ritenuto specificamente diverso dalla vera materia
-(spiritualismo dualistico). (Confr. pag. 6).
-
-In ambedue le forme, nella materialistica e nella spiritualistica, il
-concetto di sostanza non si presta all’interpretazione dell’esperienza
-psicologica. Il materialismo mette da banda la psicologia, o per
-sostituirle una imaginaria fisiologia cerebrale dell’avvenire, oppure,
-fintanto che si dibatte in teorie, per mettere innanzi dubbie e
-insufficienti ipotesi sulla fisiologia del cervello. Rinunciando questa
-concezione a una vera psicologia, si comprende come essa debba in tutto
-e per tutto rinunciare anche al còmpito di dare un buon fondamento
-alle _scienze dello spirito_. Lo spiritualismo lascia bensì sussistere
-la psicologia come tale, ma egli fa sì che la reale esperienza sia
-alla mercè di ipotesi metafisiche affatto arbitrarie, le quali turbano
-la spregiudicata osservazione dei processi psichici. Infatti questo
-inconveniente si manifesta in ciò, che questo indirizzo metafisico
-stabilisce inesattamente il còmpito della psicologia, designando
-l’esperienza esterna ed interna come campi affatto eterogenei, benchè
-abbiano fra loro qualche relazione esteriore.
-
-6. Ora, come già fu messo in chiaro al § 1 (pag. 2), tanto l’esperienza
-della scienza naturale quanto quella della psicologia sono ambedue le
-parti costitutive di _un’unica_ esperienza che viene considerata da
-punti diversi: là, come una connessione di fenomeni oggettivi e quindi,
-a causa dell’astrazione dal soggetto conoscente, come _esperienza
-mediata_, qui invece come _esperienza immediata_ ed _originaria_.
-
-Riconosciuto questo rapporto, al posto del _concetto della
-sostanzialità, il concetto dell’attualità_ si presenta di per sè
-stesso come quello che solo ci può dare la comprensione dei processi
-psichici. Dal fatto, che il punto di vista psicologico è l’integrazione
-di quello della scienza naturale, in quanto il primo ha per proprio
-contenuto l’immediata realtà dell’esperienza, segue naturalmente che
-nella considerazione dei fatti psichici non possono trovare posto
-ipotetici concetti sussidiari, come quelli che diventano necessari
-nella scienza naturale a causa della nozione di un oggetto indipendente
-dal soggetto. In questo senso il concetto dell’attualità dell’anima
-non è affatto un concetto che abbisogni, come quello della materia,
-di attributi ipotetici per essere meglio definito nel suo contenuto;
-che anzi esso esclude di bel inizio tali elementi ipotetici, in quanto
-designa come essenza dell’anima l’immediata realtà dei processi. Ma
-poichè un’importante parte di questi processi, cioè la totalità degli
-oggetti rappresentabili, forma nel tempo stesso l’oggetto di studio
-della scienza naturale, con ciò è anche detto che sostanzialità e
-attualità sono concetti, i quali si riferiscono ad una medesima
-esperienza generale, da ciascuno di essi considerata solo sotto
-un punto di vista essenzialmente diverso. Se considerando il mondo
-dell’esperienza noi facciamo astrazione dal soggetto conoscente, questo
-mondo dell’esperienza ci appare come una varietà di sostanze che stanno
-tra loro in relazione reciproca; se noi invece consideriamo il mondo
-dell’esperienza come il totale contenuto dell’esperienza del soggetto,
-inchiudente il soggetto stesso, questo mondo dell’esperienza ci appare
-come una varietà di avvenimenti tra loro stessi collegati. Essendo
-là i fenomeni appresi come _esterni_ nel senso, che essi avrebbero
-egualmente luogo senza variazioni di sorta anche se il soggetto
-conoscente non fosse presente, la forma dell’esperienza propria della
-scienza naturale viene anche detta l’esperienza _esterna_. Invece nel
-secondo caso, essendo tutti i contenuti dell’esperienza considerati
-come posti immediatamente nel soggetto stesso, il punto di vista che la
-psicologia usa nella considerazione dell’esperienza, viene anche detto
-dell’esperienza _interna_. In questo senso pertanto esperienza esterna
-ed interna equivalgono in tutto a forma mediata ed immediata, oppure
-anche oggettiva e soggettiva dell’esperienza. Esse designano, proprio
-allo stesso modo che queste ultime espressioni, non dominî diversi
-dell’esperienza, ma punti di veduta diversi e pur integrantisi, che si
-hanno nel modo di considerare l’esperienza in sè perfettamente unica.
-
-7. Che di questi modi di considerare l’esperienza quello della
-scienza naturale si sia sviluppato prima dell’altro, è cosa che si
-comprende facilmente, se si tien conto dell’interesse pratico che si
-lega alla determinazione dei regolari fenomeni naturali, pensati come
-indipendenti dal soggetto; che poi questa priorità della conoscenza
-naturale per lungo tempo apportasse nel modo di considerazione della
-scienza naturale e in quello della psicologia confusione ed oscurità,
-quali si manifestarono nei diversi concetti psicologici di sostanza,
-era cosa quasi inevitabile. Per questa ragione la riforma delle
-concezioni fondamentali, che cerca la particolarità del còmpito della
-psicologia non nella diversità del dominio empirico, ma nel modo di
-apprendere tutti i contenuti dell’esperienza a noi dati nella loro
-realtà immediata, non alterata da ipotetici concetti sussidiari, tale
-riforma non ha prese le prime mosse dalla psicologia, ma dalle _singole
-scienze dello spirito_. A queste la considerazione dei processi
-psichici sotto il punto di veduta del concetto dell’attualità era da
-lungo tempo famigliare prima che essa trovasse adito nella psicologia.
-La ragione della diversità, in sè inammissibile, esistente tra la
-psicologia e le scienze dello spirito riguardo alle idee fondamentali
-si deve cercare in ciò, che la psicologia fino ad ora ha adempiuto
-soltanto in piccola parte al còmpito di essere fondamento alla totalità
-delle scienze dello spirito.
-
-8. Dal punto di vista del concetto dell’attualità viene a comporsi
-una grossa questione, che per lungo tempo tenne divisi i sistemi
-metafisici di filosofia; la questione intorno al _rapporto tra corpo
-ed anima_. Se corpo ed anima sono ambedue considerati sostanze,
-quel rapporto rimane un enigma, qualunque sia la determinazione dei
-concetti delle due sostanze. Se si tratta di sostanze omogenee, il
-diverso contenuto dell’esperienza naturale e di quella psicologica
-riesce incomprensibile e non resta che a negare interamente il valore
-indipendente di una di queste due forme di conoscenza. Se si tratta di
-sostanze eterogenee, la loro connessione è un continuo miracolo. Ora
-dal punto di vista della teoria dell’attualità la realtà immediata dei
-fenomeni è contenuta nell’esperienza psicologica. Il nostro concetto
-fisiologico dell’organismo corporeo non è altro che una parte di
-questa esperienza, una parte che, al pari di tutti gli altri contenuti
-d’esperienza delle scienze naturali, noi abbiamo ottenuta in base
-al presupposto di un oggetto indipendente dal soggetto conoscente.
-Certi componenti dell’esperienza mediata possono corrispondere a
-certi altri dell’esperienza immediata, senza che per ciò l’una debba
-essere ricondotta all’altra o da essa derivata. Una tale derivazione
-è anzi per sè stessa esclusa a causa del punto di considerazione nei
-due casi pienamente diverso. Forse la circostanza, che qui non sono
-dati, rispetto ad una medesima esperienza, oggetti diversi, ma solo
-punti di vista diversi, porta con sè la conseguenza, che fra i due
-esistano relazioni generali. Ma si consideri anche da un lato, che
-esiste un numero infinitamente grande di oggetti, i quali sono per noi
-accessibili solo sotto la forma dell’esperienza mediata, cioè mediante
-le scienze naturali: a questa classe appartengono tutti gli oggetti,
-che noi non siamo costretti ad apprendere come sostrati fisiologici
-di processi psichici; e dall’altro lato, che esiste un numero non
-minore di fatti, che ci sono offerti solo nella forma dell’esperienza
-immediata e psicologica: a questa classe appartiene nella nostra
-coscienza soggettiva tutto ciò che non possiede il carattere di un
-oggetto di rappresentazione, cioè di un contenuto che viene riferito
-direttamente ad oggetti esterni.
-
-9. Conseguenza di questo rapporto è, che tutti i fatti, i quali,
-essendo parti costitutive di un’esperienza unica, considerate solo ad
-ogni volta da una posizione diversa, contemporaneamente appartengono
-all’esperienza mediata propria delle scienze naturali e all’immediata
-propria della psicologia, sono in relazione tra loro, imperocchè
-entro questo dominio, ad ogni elementare processo dal lato psichico
-deve anche corrispondere un processo dal lato fisico. Questa legge è
-detta il _principio del parallelismo psico-fisico_. E questo nel suo
-significato empirico-psicologico è assolutamente diverso da certe
-leggi metafisiche che, se talora sono designate col medesimo nome,
-hanno in verità tutt’altro valore. Questi principi metafisici stanno
-sul terreno dell’ipotesi di una sostanza psichica e cercano sciogliere
-il problema delle relazioni tra corpo ed anima o ammettendo _due
-_ sostanze reali, le proprietà delle quali siano bensì diverse ma
-procedano nelle loro modificazioni parallelamente, oppure supponendo
-_una sola_ sostanza con due attributi diversi, le modificazioni dei
-quali dovrebbero essere corrispondenti. In ognuna di queste forme il
-principio metafisico del parallelismo si fonda sulla proposizione:
-ad ogni fatto fisico corrisponde un fatto psichico, e viceversa;
-oppure anche: il mondo dello spirito non è che uno specchio del
-mondo corporeo, e il corporeo una realizzazione oggettiva del mondo
-dello spirito. Questa proposizione è però una supposizione affatto
-indimostrabile e arbitraria; essa nelle sue applicazioni psicologiche
-porta ad un intellettualismo, che sta in contraddizione con ogni
-esperienza. Per contro il principio psicologico, come sopra è stato
-formulato, parte dal fatto, che esiste _una sola_ esperienza, la quale
-però, quando diventa contenuto di un’analisi scientifica, ammette
-in certe sue parti una _doppia_ forma di considerazione scientifica;
-una _mediata_, che studia gli oggetti delle nostre rappresentazioni
-nelle loro reciproche relazioni oggettive, ed una _immediata_, che
-li studia nella loro natura intuitiva in relazione a tutti gli altri
-contenuti d’esperienza del soggetto conoscente. Fintanto che vi sono
-oggetti, i quali siano assoggettati a questa doppia considerazione, il
-principio psicologico del parallelismo esige una relazione generale
-tra i processi dei due lati. Questa esigenza è appoggiata dal fatto,
-che in questi casi ambedue le forme dell’analisi si riferiscono in
-realtà ad un medesimo contenuto d’esperienza. Da questo risulta che
-il principio psicologico del parallelismo _non_ può, per la natura
-stessa della cosa, riferirsi a tutti quei contenuti d’esperienza,
-che sono soltanto oggetti dell’analisi della scienza naturale e
-neppure a quelli che formano il carattere specifico dell’esperienza
-psicologica. A quest’ultimi appartengono le particolari _forme di
-connessione e relazione degli elementi psichici e delle formazioni
-psichiche_. A queste forme andranno bensì parallele connessioni di
-processi fisici, imperocchè sempre, quando una connessione psichica
-mostra una coesistenza od una successione regolare di processi
-fisici, questi devono direttamente o indirettamente stare egualmente
-in un nesso causale: questo nesso però non può contenere nulla del
-particolare contenuto della connessione psichica. Gli elementi, ad
-es., che costituiscono una rappresentazione di spazio o di tempo,
-staranno anche nei loro sostrati fisiologici in un regolare rapporto di
-coesistenza o di successione; oppure agli elementi rappresentativi, dei
-quali si compone il processo della relazione e della comparazione di
-contenuti psichici, corrisponderanno certe combinazioni di eccitamenti
-fisiologici, le quali egualmente si ripetono ad ogni riprodursi di
-quei processi psichici. Ma quei processi fisiologici non potranno
-nulla contenere di tutto ciò che costituisce la natura psichica delle
-rappresentazioni di spazio e di tempo, dei processi di relazione e di
-comparazione, perchè nell’analisi della scienza naturale è di proposito
-fatta astrazione da tutto ciò che va unito a quei processi fisiologici.
-Ne deriva inoltre che anche i _concetti di valore e di fine_, alla
-formazione dei quali si adoprano le connessioni psichiche e i contenuti
-sentimentali che sono con quelli in relazione, stanno affatto fuori
-della sfera dei contenuti d’esperienza che possono essere ordinati
-sotto il principio del parallelismo. Le forme delle combinazioni,
-che ci si presentano nei processi di fusione, nelle associazioni e
-nelle combinazioni appercettive, come pure i valori che spettano ad
-esse nella connessione totale dello sviluppo psichico, possono essere
-riconosciuti solo mediante un’analisi _psicologica_, allo stesso modo
-che i fenomeni oggettivi di gravità, suono, calore, e così via, o i
-processi del sistema nervoso sono accessibili solo ad un’analisi fisica
-o fisiologica, cioè che operi coi concetti sussidiari di sostanza
-proprii della conoscenza naturale.
-
-10. In tal modo il principio del parallelismo psico-fisico
-nel significato _empirico-psicologico,_ che ad esso spetta
-indiscutibilmente, conduce anche di necessità a riconoscere una
-_causalità psichica indipendente_. Questa presenta bensì dappertutto
-relazioni alla causalità fisica e non può mai cadere con essa in
-contraddizione, ma ne deve tuttavia essere diversa di tanto, di quanto
-il punto di vista dell’esperienza immediata soggettiva, proprio della
-psicologia, differisce da quello dell’esperienza mediata, oggettiva
-per astrazione, che vale per la scienza naturale. Come la natura della
-causalità fisica ci si scopre solo nelle _leggi fondamentali della
-natura_, così solo cercando di astrarre dalla totalità dei processi
-psichici certe _leggi fondamentali dei processi psichici_, noi potremo
-renderci conto della speciale natura della causalità psichica. Tali
-leggi fondamentali possono essere distinte in due classi. Le une si
-manifestano sopratutto nei processi, sui quali hanno il loro fondamento
-il sorgere e l’immediata relazione delle formazioni psichiche; noi le
-diciamo _leggi psicologiche di relazione_; le altre sono di natura
-derivata, consistendo esse in effetti composti, che queste leggi di
-relazione producono combinandosi dentro serie sempre più estese di
-fatti psichici; noi le diciamo _leggi psicologiche di evoluzione_.
-Per giungere a un giusto apprezzamento di queste leggi, che in seguito
-esamineremo, è necessario riflettere che il loro valore, allo stesso
-modo che quello delle più generali leggi naturali, riposa non tanto
-sulla loro forma astratta quanto sul numero delle loro applicazioni;
-così per l’appunto come il principio d’inerzia per sè solo considerato
-si dimostra una proposizione povera, e il suo valore si manifesta solo
-nelle singole applicazioni meccaniche e fisiche.
-
-
-
-
-§ 23. — Le leggi psicologiche di relazione.
-
-
-1. _Tre_ generali leggi psicologiche di relazione noi distinguiamo e le
-diciamo leggi delle _risultanti psichiche_, delle _relazioni psichiche_
-e dei _contrasti psichici_.
-
-2. La _legge delle risultanti psichiche_ si dimostra nel fatto,
-che ogni formazione psichica presenta proprietà, le quali, dopo che
-sono date, possono bensì essere conosciute dalle proprietà dei suoi
-elementi, ma non devono in nessun modo essere considerate semplicemente
-come la somma delle proprietà degli elementi. Una connessione di toni,
-tanto nelle sue proprietà rappresentative quanto nelle sentimentali,
-è più che una semplice somma di singoli toni. Nelle rappresentazioni
-di spazio e di tempo l’ordine spaziale e temporale è bensì fondato
-in maniera regolare sulla cooperazione degli elementi che formano
-queste rappresentazioni, ma quegli ordini non possono in nessun caso
-essere considerati come proprietà che siano già inerenti agli elementi
-di sensazione. Le teorie nativistiche che presuppongono questo, si
-avvolgono in una inestricabile contraddizione e, ammettendo nelle
-originarie intuizioni di spazio e di tempo successive modificazioni
-in seguito a determinate influenze dell’esperienza, ammettono sino
-ad un certo limite un nuovo sorgere di proprietà. Infine per le
-funzioni appercettive, per l’attività fantastica e intellettiva la
-medesima legge si esplica in una forma perspicua, non solo in quanto
-i componenti collegati da sintesi appercettiva a lato al significato
-che possiedono nello stato isolato, ne acquistano uno nuovo nella
-rappresentazione totale sorgente dalla loro connessione, ma anche
-in quanto la stessa rappresentazione totale è un nuovo contenuto
-psichico, che è bensì reso possibile da quei componenti, ma non è in
-essi contenuto. Questo appare nel modo più evidente nei più complessi
-prodotti di sintesi appercettiva, nell’opere d’arte, nella connessione
-logica del pensiero.
-
-3. Nella legge delle risultanti psichiche si esplica per tal modo
-un principio che noi, avuto riguardo agli effetti che ne risultano,
-designiamo come un _principio di sintesi creatrice_. Ammesso per le
-più alte creazioni dello spirito, non è stato per lo più abbastanza
-tenuto in conto per la totalità degli altri processi psichici; che anzi
-è stato completamente travisato da una falsa confusione, colle leggi
-della causalità fisica. Ed è per una simile confusione, che si è voluto
-trovare una contraddizione tra il principio della sintesi creatrice
-nel dominio dello spirito e le più generali leggi della natura,
-specialmente con quella della conservazione dell’energia. Una tale
-contraddizione e già sin dal principio esclusa, perchè i punti di vista
-coi quali si giudicano e quindi anche si determinano le misure, sono
-nei due casi diversi e devono esserlo, constando la scienza naturale e
-la psicologia non di diversi contenuti d’esperienza ma di un medesimo
-contenuto considerato da lati diversi (§ 1, pag. 2). Le determinazioni
-fisiche di misura si riferiscono a _masse, forze, energie oggettive_;
-tutti questi concetti sussidiari, all’astrazione dei quali noi siamo
-costretti dal modo di giudicare l’esperienza oggettiva, ubbidiscono
-a leggi generali, le quali, essendo tutte desunte dall’esperienza,
-non possono essere in antagonismo con nessuna esperienza singola. Al
-contrario le determinazioni psichiche di misura, le quali entrano in
-campo quando si paragonino i componenti psichici colle loro risultanti,
-si riferiscono a _valori_ e a _fini soggettivi_. Il valore soggettivo
-di un tutto può crescere, il fine di esso può essere speciale e più
-completo rispetto a qualsiasi dei suoi componenti, senza che per ciò
-le masse, le forze e le energie subiscano modificazioni alcune. I
-movimenti muscolari che si compiono in un atto esterno di volere,
-i processi fisici che accompagnano le rappresentazioni sensitive,
-le associazioni e le funzioni appercettive, ubbidiscono in un modo
-immutabile al principio della conservazione dell’energia. Ma per
-grandezze di questa energia conservatisi eguali, i valori e i fini
-psichici in essa rappresentati possono essere di assai diversa
-grandezza.
-
-4. La misura _fisica_, come risulta da queste differenze, ha da
-fare con _grandezze quantitative di valori_, cioè con grandezze
-che permettono una graduazione di valori solo in base ai rapporti
-quantitativi dei fenomeni misurati. Per contro la misura _psichica_ in
-ultima istanza si riferisce sempre a _grandezze qualitative di valori_,
-cioè a valori che possono essere graduati solo avuto riguardo alla
-loro natura qualitativa. Per ciò che concerne la produzione di gradi
-di valore, alla capacità di produrre effetti puramente _quantitativi_,
-che noi designiamo _grandezza d’energia fisica_, può contrapporsi
-come _grandezza d’energia psichica_ la capacità di produrre effetti
-_qualitativi_.
-
-Ciò presupposto, non solo un _accrescimento dell’energia psichica_ può
-andar unito a una _costanza dell’energia fisica_, quale è accettata
-in una considerazione dell’esperienza secondo la scienza naturale, ma
-ambedue costituiscono per l’appunto le misure integrantisi a vicenda,
-colle quali noi giudichiamo la nostra esperienza nella sua totalità.
-Imperocchè l’accrescimento dell’energia psichica cade in giusta luce
-solo per ciò, che esso costituisce il rovescio dal lato psichico
-della costanza fisica. Del resto questo principio dell’accrescimento
-dell’energia psichica come è indeterminato nella sua espressione,
-potendo essere la misura straordinariamente diversa per condizioni
-diverse, così è valido solo nella _presupposizione della continuità dei
-processi psichici_. E a questa, come suo correlativo psicologico che
-si presenta in modo non dubbio nell’esperienza, si contrappone il fatto
-dello _sparire di valori psichici_.
-
-5. La _legge delle relazioni psichiche_ costituisce un complemento alla
-legge delle risultanti, imperocchè essa non si riferisce al rapporto,
-che i componenti di una connessione psichica hanno al contenuto di
-valori che si esplica in questa connessione, ma al rapporto reciproco
-dei singoli componenti. Mentre la legge delle risultanti vale pei
-processi sintetici della coscienza, la legge delle relazioni vale per
-quelli analitici. Ogni scomposizione di un contenuto di coscienza nelle
-sue singole parti, quale avviene dapprima già nelle rappresentazioni
-sensitive e nelle associazioni, per l’apprendimento successivo delle
-parti di un tutto rappresentato, solo in un modo generale, e poi, in
-forma più chiara, per la divisione delle rappresentazioni totali, è
-un atto d’analisi di relazione. Egualmente ogni appercezione è un
-processo analitico, in cui due fattori si possono distinguere: il
-risalto di un singolo contenuto e la delimitazione di esso rispetto
-agli altri. Sul primo fattore si fonda la _chiarezza_, sul secondo
-la _distintezza_ dell’appercezione (pag. 169). Da ultimo la legge
-delle relazioni trova la sua più completa espressione nei processi
-_dell’analisi appercettiva_ e nelle funzioni più semplici che sono
-fondamento di questi processi, nelle funzioni della _relazione_ e della
-_comparazione_ (pag. 203 e segg.). In queste ultime specialmente, il
-principio, che ogni singolo contenuto riceve il suo significato dai
-rapporti, nei quali si trova rispetto agli altri contenuti psichici,
-si dimostra come l’essenziale contenenza delle leggi delle relazioni.
-Quando i rapporti di un contenuto agli altri ci si presentano come
-_rapporti di grandezze_, allora il suddetto principio assume la forma
-di un principio della _comparazione relativa di grandezze_, quale si
-esplica nella _legge di Weber_ (pag. 206).
-
-6. Alla sua volta la _legge dei contrasti psichici_ viene a completare
-quella delle relazioni; imperocchè al pari di questa, essa si riferisce
-ai rapporti dei contenuti psichici tra loro. Questa legge trova il
-suo fondamento nella distinzione fondamentale dei contenuti immediati
-d’esperienza in oggettivi e soggettivi. In questa distinzione, che
-è dovuta alle vere condizioni dell’evoluzione psichica, i contenuti
-soggettivi abbracciano tutti quegli elementi che, come i sentimenti
-e le emozioni, si presentano quali parti essenziali dei _processi di
-volere_. In quanto questi contenuti soggettivi d’esperienza si ordinano
-complessivamente secondo _contrari_, ai quali corrispondono le già
-accennate (pag. 68) direzioni principali dei sentimenti, piacere e
-dispiacere, eccitamento e inibizione, tensione e sollievo, questi
-contrari nel loro avvicendarsi ubbidiscono nel tempo stesso alla
-_legge generale del rinforzamento per contrasto_. Questa legge però
-nell’applicazione concreta è anche determinata da speciali condizioni
-di tempo, da un lato abbisognando ad ogni stato soggettivo un certo
-tempo pel suo sviluppo, dall’altro potendo una troppo lunga durata per
-ogni stato soggettivo che abbia raggiunto il suo massimo, affievolire
-la facoltà di produrre il rinforzamento per contrasto. Questo fatto si
-connette coll’altro, che per tutti i sentimenti e le emozioni esiste
-una certa misura media della velocità, misura del resto mutevole in
-vario modo, la quale è la più favorevole per la loro intensità.
-
-La legge di contrasto, se ha la sua origine nelle proprietà dei
-contenuti soggettivi dell’esperienza psichica, passa però da questi
-anche alle rappresentazioni e ai loro elementi, imperocchè le
-rappresentazioni e i loro elementi sono accompagnati da sentimenti
-più o meno pronunciati, siano questi connessi al contenuto delle
-rappresentazioni singole oppure al modo delle loro combinazioni di
-spazio e di tempo. In tal guisa il principio del rinforzamento per
-contrasto trova la sua applicazione anche a certe sensazioni della
-vista, come pure alle rappresentazioni di spazio o di tempo.
-
-7. La legge dei contrasti sta in più stretta relazione alle due leggi
-precedenti. Da un lato essa può considerarsi come una applicazione
-della legge generale di relazione al caso speciale, in cui i contenuti
-psichici, posti in relazione fra loro, si muovono tra contrari.
-Per altro lato il fatto, che cade sotto la legge del contrasto, del
-possibile rinforzamento di processi psichici tra loro in direzione
-opposta, costituisce una speciale applicazione del principio della
-sintesi creatrice.
-
-
-
-
-§ 24. — Le leggi psicologiche di evoluzione.
-
-
-1. Alle tre leggi di relazione si contrappongono altrettante leggi di
-evoluzione, le quali possono considerarsi anche come le applicazioni
-delle prime a connessioni psichiche più estese. Noi le diciamo legge
-dell’_accrescimento spirituale_, legge _dell’eterogenesi dei fini_, e
-legge dello _sviluppo per contrari_.
-
-2. La _legge dell’accrescimento spirituale_ non è, come qualsiasi
-altra delle leggi psicologiche di evoluzione, applicabile a tutti i
-contenuti dell’esperienza psichica. Essa è valida piuttosto sotto la
-condizione limitata, sotto la quale è valida la legge delle risultanti,
-di cui è un’applicazione, cioè sotto il presupposto delle continuità
-dei processi (vedi sopra pag. 265). Presentandosi però le circostanze,
-che impediscono la realizzazione di questa condizione, assai più di
-frequente, come è facile capire, negli sviluppi spirituali abbraccianti
-un grande numero di sintesi psichiche che nelle sintesi singole, la
-legge dell’accrescimento spirituale può essere dimostrata solo in
-determinati sviluppi, che si compiono in condizioni normali e anche
-qui solo entro certi limiti. Entro questi limiti però i più estesi
-sviluppi, ad es., lo sviluppo psichico del singolo uomo normale,
-lo sviluppo di comunità spirituali, hanno evidentemente fornito le
-primissime prove della legge fondamentale delle risultanti, che sta a
-base di questi sviluppi.
-
-3. La _legge dell’eterogenesi dei fini_ sta in strettissima connessione
-colla legge delle relazioni, ma si fonda anche sulla legge delle
-risultanti, che sempre deve insieme essere presa in considerazione
-nel caso di una grande connessione di sviluppi psichici. Nel fatto
-essa può essere considerata come un principio d’evoluzione, il quale
-regge le modificazioni che sorgono a causa di successive sintesi
-creatrici nelle relazioni tra i singoli contenuti parziali delle
-formazioni psichiche. In quanto le risultanti di processi psichici
-affini inchiudono contenuti che non erano presenti nei componenti,
-questi nuovi contenuti entrano tuttavia in relazione coi componenti
-precedenti, così che ne restano modificate le relazioni tra questi
-primi componenti e in conseguenza di ciò anche le risultanti di nuova
-origine. Questo principio di relazioni progressivamente mutantisi si
-manifesta nel modo più evidente, quando in base alle relazioni date
-si forma una _rappresentazione del fine_. Imperocchè la relazione dei
-singoli fattori tra loro viene considerata come una connessione di
-mezzi, per la quale il prodotto risultante ha il valore di fine cui
-si mira. Pertanto il rapporto degli _effetti_ al fine rappresentato
-qui si presenta in modo che in quei primi effetti sono sempre dati
-ancora effetti secondari, i quali se non erano pensati nelle precedenti
-rappresentazioni del fine, entrano tuttavia in nuove serie di motivi, e
-per tal guisa o modificano i fini già presenti o ad essi ne aggiungono
-di nuovi.
-
-Il principio dell’eterogenesi dei fini regge nel suo più generale
-significato tutti i processi psichici; ma nella particolare veste
-teleologica che ad esso ha dato il nome, si trova innanzi tutto nel
-campo dei _processi di volere_, perchè in questi le rappresentazioni
-del fine accompagnate da motivi sentimentali hanno capitale importanza.
-E però fra i dominî applicati della psicologia l’_etica_ è appunto
-quella, per la quale il principio in parola ha il maggior valore.
-
-4. La _legge dello sviluppo per contrari_ è un’applicazione della
-legge del rinforzamento per contrasto a connessioni più estese, che si
-dispongono in ordine di sviluppo. Queste connessioni, così ordinate,
-sono, per effetto della fondamentale legge di relazione di tal natura,
-che i sentimenti e gl’impulsi aventi dapprima una piccola intensità
-l’accrescono gradatamente a causa del contrasto coi sentimenti di
-opposta qualità predominanti per un certo tempo, finchè in tal guisa
-riescono a sopraffare i motivi sino allora prevalenti e tengono essi
-stessi il predominio per un tempo più o meno lungo. E allora la stessa
-vicenda può ripetersi ancora una volta o perfino più volte. In tali
-oscillazioni però anche il principio dell’accrescimento spirituale
-e quello dell’eterogenesi dei fini entrano di solito in azione così
-che le fasi successive sono bensì simili nella generale direzione
-del sentimento alle fasi omogenee precedenti, ma sogliono essere
-essenzialmente diverse nei loro singoli componenti.
-
-La legge dello sviluppo per contrari si dimostra già nello sviluppo
-spirituale dell’individuo, in parte con maniere individualmente
-varianti entro brevi estensioni di tempo, in parte però anche con
-una certa generale regolarità nel rapporto reciproco dei singoli
-periodi di vita. In questo senso si è assai da lungo tempo osservato
-che i temperamenti prevalenti in diverse età della vita offrono certi
-contrasti. E però la facile, ma per lo più superficiale eccitabilità
-sanguigna dell’età infantile passa nel temperamento del giovane,
-più tardo all’impressioni, ma più ritentivo e talora oscurato da
-traccie di melanconia. Succede l’età virile pel suo carattere maturo
-generalmente pronta ed energica, nel decidere e nell’agire; da
-ultimo lenta si avanza la vecchiaia colla sua natura proclive a una
-quiete contemplativa. Ma il processo dei contrari più che nella vita
-individuale si esplica nella vita sociale e storica, nell’alternarsi
-delle correnti intellettuali, e nelle reazioni loro sulla civiltà,
-sui costumi, sull’evoluzioni sociali e politiche. Come il principio
-dell’eterogenesi dei fini è di massima importanza per la vita _morale_,
-così quello dello sviluppo per contrari ha sopratutto valore per il
-campo più generale della vita _storica_.
-
-
-NOTE:
-
-[1] _Scienze dello spirito_. Questa espressione che più letteralmente
-traduce la tedesca: _Geisteswissenschaften_, corrisponde a quella più
-comune, ma forse meno precisa, di _scienze morali_ (_N.d.T._)
-
-[2] _Erfahrungswissenschaft_.
-
-[3] Il termine _Völkerpsycologie_ traduco sempre con _psicologia
-sociale_. (_N.d.T._).
-
-[4] _Verdinglichung_. Altrove l’A. ritornando su questo concetto parla
-di “dingliche Realität„ (v. II, § 8, 1). (_N.d.T._)
-
-[5] _Klarheit und Dunkelheit — Deutlichkeit und Undeutlichkeit_.
-Il valore speciale che Wundt dà a queste espressioni è a lungo
-e nitidamente spiegato nelle _Vorlesungen über Menschen- und
-Thierseele_(3 Aufl. 1897), Vorles. 16, pag. 270-71. In generale si
-può dire che Wundt indichi con _klar_ una rappresentazione per la sua
-propria qualità, _deutlich_ invece una rappresentazione avuto riguardo
-alla determinatezza della sua delimitazione di fronte alle altre
-rappresentazioni. (_N.d.T_).
-
-[6] Si ricordi che “sentimento„ in tedesco è _Gefühl_, radicalmente
-identico a _fühlen_ che nel suo primo significato vale: tastare.
-Ho dovuto mantenere nel testo della traduzione le parole tedesche,
-perchè, portate nella lingua italiana, l’osservazione perde di valore.
-(_N.d.T_.).
-
-[7] Matematicamente le vibrazioni pendolari sono designate anche come
-_vibrazioni sinoidali_, perchè la deviazione dallo stato di equilibrio
-è in ogni istante proporzionale al seno del tempo trascorso.
-
-[8] Qui si deve certamente osservare che la vera coincidenza di queste
-sensazioni può essere dimostrata empiricamente solo per il minimo
-del chiarore. Gradi di chiarore che si accostano al massimo riescono
-all’occhio così abbaglianti, che in generale è necessario appagarsi di
-una dimostrazione pei gradi avvicinantisi al bianco.
-
-[9] Alcuni dotti, cadendo nello stesso errore di concludere intorno
-alle sensazioni in base alle determinazioni linguistiche, ritennero
-che la sensazione bleu si sia sviluppata più tardi che le altre
-sensazioni di colore, perchè, ad es., in Omero la designazione del bleu
-coincide con quella di “oscuro„. L’esame della sensibilità di colori
-nei popoli selvaggi, presso i quali la distinzione linguistica è assai
-più deficiente che non fosse presso i greci di Omero, ha dimostrato ad
-esuberanza l’insostenibilità assoluta di questa opinione.
-
-[10] Alcuni fisici credevano veramente di trovare in questa relazione
-un comportamento analogo a quello dei suoni più alti, pereto ad
-ogni tono nella sua ottava ritorna un tono affine ad esso. Ma questa
-affinità dell’ottava non esiste, come più sotto vedremo (§ 9) per le
-sensazioni semplici di suono, bensì essa si fonda sul reale consonare
-del tono d’ottava in tutti i suoni composti. Egualmente affatto vane
-riuscirono quell’indagini fatte, per amore di questa immaginaria
-analogia, allo scopo di trovare anche nella linea dei colori intervalli
-che corrispondessero al rapporto di terza, di quarta, di quinta ecc.,
-esistente pei toni.
-
-[11] Questo fatto in realtà non si riscontra più nei confini del verde:
-le composizioni qui mostrano sempre un più piccolo grado di saturazione
-che il semplice colore intermedio. Da ciò un indizio manifesto che
-la scelta dei tre suddetti colori fondamentali è senza dubbio quella
-praticamente più opportuna, ma malgrado ciò, pur sempre teoricamente
-arbitraria. Essa si fonda solo sulla nota proposizione geometrica,
-che il triangolo è la più semplice figura che possa racchiudere una
-moltiplicità infinita qualsivoglia ordinata in un piano.
-
-[12] L’ipotesi fatta dai sostenitori dei quattro colori fondamentali,
-che i due colori opposti si comportino precisamente come chiaro e
-oscuro nell’eccitazione acromatica, e che quindi l’uno dei colori
-contrari si fondi su una decomposizione fotochimica (dissimilazione),
-l’altro su una ricostituzione (assimilazione) si riferisce ad
-un’analogia che contraddice alla realtà dei fatti. Il risultato della
-mescolanza dei colori complementari è soggettivamente un _annullamento_
-della sensazione di colore, la mescolanza di nero e bianco produce
-invece una sensazione _media_.
-
-[13] _Sinuliches Gefühl_.
-
-[14] Benchè nelle opere italiane di psicologia il termine “dolore„
-sia così universalmente usato ad esprimere la classe delle qualità
-sentimentali contraria a piacere, che VILLA, riferendo le distinzioni
-di WUNDT nella sua _Psicologia contemporanea_, credette opportuno
-conservare la terminologia italiana; io preferisco tradurre più
-fedelmente _Unlust_ colla parola _dispiacere_. E forse non sarebbe
-male che questa denominazione fosse addottata in luogo dell’antica,
-perchè dolore è più propriamente una sensazione e non di per sè solo un
-sentimento, come osserva il Dott. F. KIESOW nella sua Nota “Sul metodo
-di studiare i sentimenti semplici„. Rendt. Acc. Lincei, vol. VIII,
-serie 5ª fasc. 9.
-
-Ho fatto mio dalla _Psicologia contemporanea_ di VILLA (cap. IV,
-pag. 342) il termine “sollievo„ che felicemente traduce: _Lösung_.
-(_N.d.T._).
-
-[15] Più spesso da noi è detto _timbro_. (_N.d.T._).
-
-[16] È altrimenti se nel tono fondamentale stesso sono già contenuti
-in notevole grado gl’ipertoni, i quali si ripetono nell’accordo
-come suoni indipendenti: allora i suoni isolati di una tale serie si
-compongono in un identico rapporto di fase e l’accordo mantiene il
-carattere di un suono isolato, molto forte d’ipertoni. Helmoltz in
-seguito alle ricerche nelle quali combinò in diversa maniera, suoni
-semplici del diapason, concluse che la differenza di fase non ha alcuna
-influenza sulla colorazione sonora. Ma poichè non e mai possibile,
-sulla via per cui egli si era messo, produrre la rappresentazione
-di un suono isolato, è verosimile che in quel modo non sia mai stato
-stabilito un rapporto di fase perfettamente costante fra le vibrazioni
-d’indipendenti sorgenti sonore. A dimostrare l’influenza che la forma
-del suono determinato dal rapporto di fase esercita sulla colorazione
-sonora, stanno pure le indagini dirette di R. Koenig.
-
-[17] Più spesso con _non cieco_ e talora con _uomo normale_ traduco
-_der Sehende Mensch_ o _der Sehende_.
-
-[18] Un processo analogo a questo sparire graduale delle metamorfopsie
-è stato osservato per la visione _binoculare_ nel lento graduale
-accomodamento dello _strabismo_. Poichè nello strabismo incipiente i
-punti di visione dei due occhi non coincidono più nel campo visivo,
-si formano immagini doppie degli oggetti. Queste possono però a poco
-a poco sparire, se quelle condizioni diventano stazionarie, perchè si
-compie un’altra disposizione degli elementi retinici nell’occhio losco.
-
-[19] Con ciò sta in connessione il fatto, che il punto cieco anche
-in rapporto al contenuto di sensazione non appare come una lacuna nel
-campo visivo, ma nella generale qualità di chiarore e colore del campo
-visivo e però ci appare, ad es., bianco quando guardiamo una superficie
-bianca, nero quando una nera, ecc. Poichè questo punto cieco non può
-evidentemente essere colmato che da sensazioni riprodotte, il fatto
-deve essere riferito ai fenomeni di associazione, che più tardi dovremo
-prendere in esame (§ 16).
-
-[20] L’abitudine alla visione binoculare è causa di eccezione,
-imperocchè spesso se si chiude un occhio, la linea d’orientazione devia
-dalla linea visiva nel senso della linea d’orientazione binoculare. A
-ciò corrisponde il fatto che in tali casi l’occhio chiuso suole segnare
-sino ad un certo grado i movimenti dell’occhio guardante, nel senso di
-collocarsi in un comune punto di fissazione.
-
-[21] Si noti che emozione corrisponde nel testo tedesco ad _Affect_.
-(_N.d.T._).
-
-[22] Manifestamente questa affinità delle espressioni non deve condurci
-alla falsa teoria posta dall’indirizzo intellettualistico della
-psicologia, che la risoluzione del volere (_Willensentschiessung_) sia
-un processo di conclusione logica (_Schlussprocess_) o anche solo in
-qualche modo affine ad esso.
-
-[23] Il valore di questa spiegazione tanto fine intorno alla scelta
-dei termini, come pure il valore dell’avvertenza contenuta nella nota
-sfugge sfortunatamente perchè sì l’una che l’altra sono basate su
-analogie linguistiche, che non possono più sussistere nella traduzione
-italiana. (_N.d.T._)
-
-[24] _Auffasung_. In questo caso ed in casi simili nei quali Auffassung
-indica nel modo più generale le funzioni psichiche conoscitive, uso
-apprendimento, che lascia impregiudicato, se si tratti di percezione o
-di appercezione. (_N.d.T._).
-
-[25] Ma inoltre le due forme di reazione si distinguono in modo
-caratteristico pel fatto che in un gran numero di esperimenti non mai
-per la reazione sensoriale, ma molto spesso per la muscolare si danno
-_reazioni premature e reazioni erronee_. Ambedue si osservano quando
-in esperimenti spesso ripetuti, al vero stimolo si fa precedere a
-intervalli costantemente eguali un segnale che prepara all’impressione.
-La reazione prematura si ha, quando si reagisce prima della reale
-applicazione dello stimolo convenuto; una reazione erronea, quando
-si reagisce ad un altro casuale stimolo qualsiasi. Nei numeri su
-riportati non sono compresi i tempi di reazione per stimoli saporifici,
-odorifici, di temperatura e di dolore. Essi sono stati trovati in
-generale più grandi. Ma queste differenze, trovando manifestamente
-la loro ragione in pure condizioni fisiologiche (nella penetrazione
-più lenta degli stimoli alle terminazioni nervose, e per gli stimoli
-di dolore, nella più lenta trasmissione centrale), non presentano un
-notevole interesse psicologico.
-
-[26] Deutlichkeit. Mi sono permesso foggiare questo astratto per
-rendere il più esattamente possibile la parola tedesca, che, come già
-ho osservato in altra nota, ha un significato tanto importante nella
-psicologia dell’autore. (_N.d.T._).
-
-[27] Vedi nel glossario sotto le parole _Auffassung_, _Perception_ e
-_Wahnehmung_. (_N.d.T._)
-
-[28] Sfugge nella traduzione il rapporto tra _Gegenstand_, e
-_gegenüberstehen_ tra _Vorstellung_ e _vor sich hinstellen_. (_N.d.T._)
-
-[29] Si usa l’espressione “illusioni fantastiche„ volendosi distinguere
-questa specie di illusioni dalle illusioni di senso, che avvengono
-nello stato normale della coscienza, come ad es., il veder le stelle
-in forma di raggi in seguito a dispersione di luce nel cristallino, la
-diversa grandezza apparente del sole e della luna all’orizzonte e allo
-zenit, e altre simili.
-
-
-
-
-GLOSSARIO
-
-
- Affect emozione.
- angeboren innato.
- anschaulich intuitivo.
- Anschauung intuizione.
- Raumanschauung intuizione di spazio.
- Zeitanschauung „ di tempo.
- Apperception appercezione.
- Apperceptions-function funzione appercettiva.
- personificirende appercezione personificante.
- Apperceptions-verbindung combinazione appercettiva.
- Assimilation assimilazione.
- Association associazione.
- Aelinlichkeitsassociation „ per somiglianza.
- Berührungsassociation „ per contiguità.
- Gleichheitsassociation „ per eguaglianza.
- Auffassung apprendimento, percezione,
- appercezione, cognizione,
- comprensione, concezione.
- Aufmerksamkeit attenzione.
- Aufnahme, passive recezione passiva.
- Ausdruck espressione.
-
- Bedingung condizione.
- Bedeutungswandel mutazione di significato.
- Begriff concetto.
- Allgemeinbegriff concetto generale.
- Hülfsbegriff „ sussidiario.
- Werthbegriff „ di valore.
- Zweckbegriff „ di fine.
- begrifflich concettuale.
- Beobachtung osservazione.
- Selbstbeobachtung introspezione.
- Bestandtheil componente, parte costitutiva.
- Beweggrund ragione determinante.
- Bewegung movimento.
- Ausdrucksbewegung „ espressivo
- mimische Bewegung „ mimico.
- pantomimische B. „ pantomimico.
- Bewusstsein coscienza.
- Gesummthewusstsein coscienza collettiva.
- Selfstbewusstsein autocoscienza.
- Bewusstlosigkeit incoscienza.
- Beziehung relazione.
- Bild imagine.
- Doppelbilder imagini doppie.
- Nachbild imagine consecutiva.
- Blicklinie linea di visione.
- Blickpunkt punto di visione, punto visivo.
-
- Complication complicazione
- Contrast contrasto.
- Farbencontrast „ dei colori.
- Lichtcontrast „ di luce.
- Randcontrast „ periferico.
-
- Dauer durata.
- Nachdauer persistenza.
- Deutlichkeit distintezza.
- Druckpunkt punto di pressione.
-
- Eigenschaft proprietà.
- Eindruck impressione.
- Elemente elementi.
- Empfindlichkeit sensibilità.
- Empfindung sensazione.
- Druckempfindung „ di pressione.
- Farbenempfindung „ cromatica.
- farblose Empfindung „ acromatica.
- Geruchsempfindung „ di olfatto.
- Geschmaksempfindung „ di gusto.
- Hauptempfindung „ principale.
- Hautempfindung „ cutanea.
- Kälteempfindung „ di freddo.
- Lichtempfindung „ di luce o luminosa.
- Schallempfindung „ di suono.
- Schmerzempfindung „ di dolore.
- Tonempfindung „ di tono.
- Wärmeempfindung „ di caldo.
- Entscheidung. decisione.
- Entschliessung risoluzione.
- Entstehung il sorgere, l’origine.
- Entwickelung sviluppo, evoluzione.
- regressive Entwickelung evoluzione regressiva.
- Erfahrung esperienza.
- mittelbare Erfahrung „ mediata.
- unmittelbare Erfahrung „ immediata.
- Erinnerungsbild imagine mnemonica.
- Erinnerungsvorgang processo di memoria.
- Erkennung conoscimento.
- Erscheinung fenomeno.
- Begleiterscheinung „ concomitante.
-
- Farben colori.
- Farbenblindheit cecità ai colori.
- totale oder partielle cecità totale o parziale.
- Farbengrad grado di colore.
- Farbenton tono del colore.
- Complementärfarben colori complementari.
- Ergänzungsfarben „ d’integrazione.
- Gegenfarben „ contrari.
- Grundfarben „ fondamentali.
- Färbung colorito, colorazione.
- Fixationslinie linea di fissazione.
- Fixationspunkt punto di fissazione.
-
- Gebilde (psychische) formazione psichica.
- Gedächtniss memoria.
- Gedanke pensiero.
- Gefühl sentimento.
- allmählich ansteigendes gradatamente crescente.
- Anfangsgefühl sentimento iniziale.
- Bekanntheitsgefühl „ di contezza.
- beruhigendes Gefühl „ calmante.
- Contrastgefühl „ di contrasto.
- deprimirendes Gefühl „ deprimente.
- einfaches Gefühl „ semplice.
- Endgefühl „ finale.
- Erinnerungsgefühl „ di ricordanza.
- Erkennungsgefühl „ di conoscimento.
- excitirendes Gefühl „ eccitante.
- Formgefühl „ di forma.
- Gefühlston tono sentimentale.
- Gemeingefühl sentimento generale.
- Kitzelgefühl „ di solletico.
- lösendes Gefühl „ di sollievo.
- Lustgefühl „ di piacere.
- rhythmisches Gefühl „ ritmico.
- sinnliches Gefühl „ sensoriale.
- spannendes Gefühl „ di tensione.
- Thätigkeitsgefühl „ d’attività.
- Totalgefühl „ totale.
- Unlustgefühl „ di dispiacere.
- zusammengesetztes Gefühl „ composto.
- Geisteserzeugniss prodotto dello spirito.
- Geisteswissenschaft scienza dello spirito.
- Gemüthsbewegung moto d’animo.
- geistig mentale, spirituale.
- geistige Gemeinschaften comunità spirituale.
- Gemüthszustand stato d’animo.
- Geräusch rumore.
- Geschehen (psychisches) processo o fatto psichico.
- Gesetz legge.
- „ der psychischen Contraste „ dei contrasti psichici.
- „ der psychischen Relationen „ delle relazioni psichiche.
- „ der psychischen Resultanten „ delle risultanti psichiche.
- „ der Contrastverstärkung „ del rinforzamento per contrasti.
- „ des geistigen Wachsthums „ dell’accrescimento spirituale.
- „ der Heterogonie der Zwecke „ dell’eterogenesi dei fini.
- Beziehungsgesetze leggi di relazione.
- Entwicklungsgesetze „ di sviluppo.
- Gesichtswinkel angolo visivo.
-
- Handlung atto, azione.
- Helligkeit chiarore.
- Hemmung inibizione.
-
- Illusion illusione.
- phantastische Illusion „ di fantasia.
- Indifferenzzone zona d’indifferenza.
- Induction induzione.
- Licht oder Farbeninduction „ di luce o di colori.
- Inhalt contenuto.
- Intensitätsgrad grado d’intensità.
- Instinct istinto.
- Fortpflanzungsinstinct „ di riproduzione.
- Nahrungeinstinct „ di nutrizione.
-
- Kältepunkt punto del freddo.
- Klarheit chiarezza.
- Klang suono.
- Klangfarbe colore del suono, timbro.
- Einzelklang suono isolato.
- Zusammenklang accordo
- Kraft potenza.
-
- Lautgeberde gesti fonici.
- Lautwandel mutazione fonetica.
- Leidenschaft passione.
- Localisation localizzazione.
- Localisationsschärfe acutezza di localizzazione.
- Localzeichen segni locali.
-
- Methode metodo.
- Abzählungsmethode „ del calcolo.
- Ausdrucksmethode „ dell’espressione.
- Eindrucksmethode metodo dell’impressione.
- Einstellungsmethode „ dell’approssimazione.
- Methode der richtigen und
- falschen Fälle „ dei casi giusti e falsi.
- „ der mimimalen
- Aenderungen „ delle variazioni minime.
- „ der minimalen
- Unterschiede „ delle differenze minime.
- „ der mittleren Fehler „ degli errori medi.
-
- Naturzüchtung selezione naturale.
-
- Obertöne ipertoni.
- Objecte oggetti.
- Orientirungspunkt punto d’orientazione.
- Orientirungslinie linea d’orientazione.
-
- Perception percezione (usato nel significato
- speciale dall’A.)
- Phantasie fantasia.
- Phantasiethätigkeit attività fantastica.
- anschauliche Phantasie fantasia intuitiva.
-
- Raum spazio.
- räumlich spaziale.
- Reaction reazione.
- sensorielle oder vollständige „ sensoriale o completa.
- musculäre oder verkürtzte „ muscolare o abbreviata.
- Fehlreaction reazione erronea.
- vorzeitige Reaction „ prematura.
- Reflexion reflessione.
- Reflexvorgang processo riflesso.
- Reiz stimolo.
- Richtung direzione, tendenza.
-
- Sättigung (der Farben) saturazione (dei colori).
- Schmerz dolore.
- Schwebungen urti.
- Schwelle soglia.
- Raumschwelle soglia spaziale.
- Reizschwelle „ dello stimolo.
- Unterschiedsschwelle „ della differenza.
- Schöpferische Synthese sintesi creatrice.
- Seele anima.
- Sehfeld campo visivo.
- Sehschärfe acutezza visiva.
- sensorisch sensorio.
- Sinn senso.
- Sinnesreize stimolo sensibile.
- Sinnlich sensoriale.
- Sitte costumi.
- Sprache linguaggio, lingua, favella.
- Geberdensprache linguaggio di gesti.
- Lautsprache linguaggio di suoni, fonetico.
-
- Täuschung illusione.
- Streckentäuschung illusione d’estensione.
- Richtungstäuschung „ di direzione.
- Thätigkeit attività.
- Tiefe profondità, o terza dimensione.
- Ton tono.
- Tonhöhe altezza del tono.
- Tonlinie, Tonscala linea, scala dei toni.
- Tonstösse battimenti di toni.
- Differenzton tono di differenza, o
- differenziale.
- Hauptton tono principale.
- Grundton tono fondamentale.
- Trieb impulso.
- Triebfeder forza impellente.
- Triebhandlung azione impulsiva.
-
- Umfang der Aufinerksambeit, capacità dell’attenzione, della
- des Bewusstsein coscienza.
- Unterscheidung distinzione.
- Urtheil giudizio.
-
- Verbindung combinazione.
- Verdinglichung sostanzializzazione.
- Veigleichung comparazione.
- Vermögen facoltà.
- Verschmelzung fusione.
- Verstand intelletto.
- Vorgang processo.
- Vorstellung rappresentazione.
- Begriffsvorstellung rappresentazione di concetto,
- idea.
- Gehörsvoretellung „ uditoria.
- Gesammtvorstellung „ totale.
- Gesichtsvorstellung „ visiva.
- räumliche o Raumvorstellung „ spaziale o
- di spazio.
- zeitliche o Zeitvorstelluug „ di tempo
- Wortvorstellung „ verbale.
- Zweckvorstellung „ del fine.
- Verdunkelung der Vorstellungen oscuramento delle
- rappresentazioni.
- Verdichtung der Vorstellungen condensamento.
- Verschiebung der Vorstellungen spostamento.
- Wachstum accrescimento.
- Wahrnehmung rappresentazione direttamente
- riferita ad impressioni od
- oggetti esterni. Nella lingua
- italiana comune si direbbe
- percezione.
- Sinneswahrnehmung rappresentazione sensitiva.
- Würmepunkt punto del caldo.
- Wesen essenza, natura.
- Wiedererkennung riconoscimento.
- Wille volontà.
- Gesammtwille volontà collettiva.
- Wahl- (z.B. Vorgang) processo di scelta.
- Willens (z.B. Vorgang) „ di volere.
- willkürlich- (z.B. Vorgang) „ volontario.
-
- Zeit tempo.
- Zeitarten modi del tempo.
- Zeitstufen gradi del tempo.
- Zeitzeichen segni temporali.
- Zusammenhang connessione.
- Zustände stati.
- zweckmässig rispondente, conforme allo scopo
- finale.
- Zweckmässigkeit finalità.
-
-
-
-
-Indice delle materie per ordine alfabetico
-
-
- Accordo, 79.
- Accrescimento dell’energia psichica, 265.
- spirituale (legge dell’), 267.
- Afasia, 167.
- Alfabeto dei ciechi, 87.
- Allucinazioni, 217.
- Alterazioni.
- negli elementi psichici, 217.
- nelle appercezioni, 219.
- nelle associazioni, 219.
- nelle formazioni psichiche, 217-18.
- Analisi appercettiva, 212.
- Anestesia, 217.
- Anima, 256.
- Animali.
- loro proprietà psichiche, 224 e segg.
- rapporto genetico degli animali all’uomo, 227.
- società animali, 226, 240.
- Animismo, 247.
- Appercezione, 169.
- attiva, 177.
- centro dell’appercezione, 167.
- come processo di volere, 178.
- nel bambino, 232.
- passiva, 176.
- personificante, 246.
- sentimento d’attività nell’a., 176.
- Aristotele, 182.
- Assimilazione, 185.
- Assimilazioni di rappresentazioni uditorie, 185.
- di sentimenti intensivi, 185.
- nel senso tattile, 186.
- nel senso visivo, 187 e segg.
- nell’illusione fantastica, 217.
- suoi effetti sulle associazioni successive, 191.
- sul processo di riconoscimento, 192.
- Associazione, 181.
- come processo elementare, 188.
- mediata, 197.
- nel bambino, 232.
- simultanea, 184.
- successiva, 191.
- Attenzione, 169.
- capacità della, 171.
- nel bambino, 232.
- nelle combinazioni appercettive, 202.
- Attesa, 119.
- negli esper. di reazione, 160.
- sentimento dell’a., 177.
- Atto di scelta, 152.
- impulsivo, 151.
- volontario, 152.
- Attualità dell’anima (concetto dell’), 258.
- Autocoscienza, 180.
- sviluppo nel bambino, 233.
- Autosuggestione, 220.
-
- Bambino (linguaggio del), 235.
- psicologia del bambino e suoi errori, 239.
- sviluppo delle funzioni psichiche del b., 280 e segg.
- Battimenti di toni, 80.
- Benessere fisico, 132.
- Bianco (colore), 43, 47.
- Bisonanza, 81.
-
- Campo visivo, 94.
- della coscienza, 170.
- Carattere specifico degli elementi psichici, 23.
- Catalessi ipnotica, 221.
- Causalità (concetto della), 255.
- psichica, 262.
- Cecità ai colori, 57, 58.
- Centri psichici, 167.
- Chiarezza, 169.
- Chiarore dei colori, 44, 45.
- Colori:
- complementari, 52.
- contrari, 45.
- contrasto di colori, 55.
- fondamentali, 58.
- sfera dei colori, 48.
- teoria dei colori, 58.
- triangolo dei colori, 53.
- Comparazione, 204.
- Complicazioni, 190.
- Comunità spirituali, 240.
- Concetto, 214.
- sentimento del concetto, 215.
- Coni della retina, 93.
- Conoscenza mediata o concettuale immediata o intuitiva, 4.
- Conoscimento, 195.
- Contrasto, 209.
- legge psicologica del contrasto psichico, 266.
- Coscienza:
- campo visivo della c., 170.
- capacità della c., 174.
- collettiva, 253.
- gradi di c., 168.
- individuale, 165.
- processi sentimentali sulla c., 175.
- punto visivo della c., 170.
- soglia della c., 170.
- stati anormali della c., 218.
- Costume, 249.
-
- Decisione, 152.
- Depressione (stati di), 218.
- Differenze di direzione nelle qualità sensibili;
- differenze massime, 26.
- Dissonanza, 81.
- Distanza (senso della), 91.
- rappresentazione di d., 109.
- Distintezza, 169.
- Dolore (sensazioni di), 36.
- Dualità delle forme logiche del pensiero, 214.
- Dubbio, 158.
-
- Elementi psichici, 22.
- nel bambino, 230.
- Emozioni, 137.
- classificazioni dell’e., 144.
- decorso rappresentativo dell’e., 138.
- estrinsecazioni rappresentative dell’e., 140.
- estrinsecazioni sentimentali dell’e., 139.
- forme fondamentali dell’e., 144.
- forme di decorso nell’e., 148.
- intensità dell’e., 146.
- movimenti espressivi, 139.
- movimento del respiro e del polso nell’e., 140.
- nomi dell’e., 137.
- qualità dell’e., 145.
- rinforzamento dell’e., 143.
- sentimenti iniziale e finale nell’e., 138.
- Empirismo (nella rappres. di spazio), 92, 114.
- Energia
- accrescimento dell’e. fisica, 265.
- costanza dell’e. fisica, 265.
- grandezze dell’e. fisiche, 265.
- „ dell’e. psichiche, 265.
- legge dell’e. specifica, 34.
- Esaltazione (stati di), 218.
- Esperienza immediata, 3, 258.
- mediata, 3, 258.
- Esperimento, 15.
- Eterogenesi dei fini (legge dell’), 268.
- Evoluzione (leggi psicologiche di), 267.
-
- Fantasia, 213, 216.
- attività fantastica, 212.
- imagini fantastiche, 211.
- intuitiva e combinativa, 216.
- nel bambino, 237.
- rappresentazioni fantastiche, 211.
- Favella, suo centro, 167.
- Fechner (legge psicofisica di), 208.
- Feticismo, 247.
- Finalità dei riflessi, 156.
- Fine (concetto di), 262.
- Forza (concetto di f. nella fisica), 256, 264.
- Forza impellente (nei processi di volere), 150.
- Formazioni psichiche, 20, 73.
- Fusione, 76.
-
- Gesti: loro importanza per lo sviluppo del
- linguaggio nel bambino, 236.
- Giudizio, 214.
- Giuoco, 237.
- Goethe, 66.
- Grandezza psichica, 205.
- Grigio (colore), 43.
- Gusto (senso del), 42.
-
- Hartley, 182.
- Helmholtz, 58, 81.
- Hering, 58.
- Hume, 182.
-
- Illusione, 189.
- fantastica, 217.
- Illusioni di direzione e d’estensione nelle
- rappresentazioni di spazio, 99.
- Imagine consecutiva, 54.
- doppia, 110.
- fantastica, 211.
- mnemonica, 196.
- Incoscienza, 165, 168.
- Intelletto, 216.
- attività intellettiva, 213.
- nel bambino, 238.
- Intensità (gradi d’), 37, 204.
- Introspezione, 7.
- Io, 180.
- Iperestesia, 217.
- Ipertoni, 77.
- Ipnosi, 220.
- Irradiazioni delle stimolazioni luminose, 56.
- Isocronismo, 118.
- Istinti, 226, 228.
-
- Leggi psicologiche di relazione, 263.
- „ „ di evoluzione, 267.
- Legge della relatività di grandezze psichiche, 206.
- Legge di proporzionalità, 208.
- Linea di fissazione, 109.
- d’orientazione, 108.
- Linguaggio, 242.
- nel bambino, 235.
- Lobo frontale (centro dell’appercezione), 167.
- Localizzazione delle funzioni psichiche, 166.
- acutezza della localiz. sulla pelle, 86.
- „ „ „ nell’occhio, 95.
- dello stimolo, 84.
-
- Magnetismo animale, 228.
- Marcia, 119.
- Materia (concetto di), 255.
- Materialismo, 257.
- Memoria, 200.
- deperimento e perdita della m., 201.
- imagine mnemonica, 196.
- memoria mediata, 197.
- processo di memoria, 196.
- rappresentazioni mnemoniche, 196.
- relazioni della memoria al riconoscimento, 198.
- sentimento di ricordanza, 199.
- Matamorfopsie, 96.
- Metodi psicofisici, 208.
- d’espressione e d’impressione nello studio degli
- elementi psichici, 70.
- Misure fisiche e psichiche, 205, 264.
- Mito, 245.
- Mondo esterno, 181.
- Motivi del volere, 150.
- Movimenti d’accomodazione, 113.
- dell’occhio, 97.
- del corpo e loro rappresentazione, 90.
- espressivi (mimici e pantomimici), 139, 157.
-
- Nativismo, 92, 114, 127.
- Nero (colore), 43.
- Nutrizione (istinto della), 226.
-
- Occhio, 93, 95, 97.
- Oggetti corporei, 108.
- Orecchio, 32.
- Orientazione reciproca degli elementi della
- rappresentaz. di spazio, 95.
- delle rappresentazioni al soggetto, 106.
-
- Paralassi binoculare, 112.
- Parallelismo psicofisico, 86, 261.
- Pensiero, 202.
- astratto, 244.
- Percezione, 170.
- Personalità psichica, 21.
- Polso, 71.
- Processi:
- fotochimici della retina, 58.
- meccanici del volere, 156.
- Processo psichico, sua natura, 11.
- sua rapidità, 163.
- Prodotti dello spirito, 18.
- Proposizione come espressione dell’ordine delle
- parole nel discorso, 214.
- Prospettiva, 114.
- Psicologia:
- còmpito della ps., 1.
- dell’associazione, 10.
- delle facoltà, 9, 166.
- descrittiva, 9.
- empirica, 6.
- esplicativa, 9.
- intellettualistica, 10.
- materialistica, 6, 257.
- metafisica, 5.
- sociale, 8, 18.
- sperimentale, 8, 18.
- spiritualistica, 5, 257.
- volontaristica, 11.
- scienza dell’anima, 1.
- scienza dell’esperienza immediata, 7.
- scienza del senso interno, 1, 7.
- sue relazioni alla filosofia, 13.
- „ „ alle scienze dello spirito, 18.
- sue relazioni alla scienza naturale, 13.
- Punto cieco, 102.
- Punti del caldo, 38.
- del freddo, 38.
- Punto di fissazione, 95.
- d’orientazione, 106.
- visivo, 95.
- visivo della coscienza, 170.
-
- Qualità (gradi di), 204.
- (sistemi di), 25.
-
- Ragione, 228.
- Ragione determinante negli atti di volere, 150.
- Rapporto tra corpo ed anima, 260.
- Rappresentazioni
- di concetti, 214.
- di direzione, 109.
- di distanza, 109.
- estensive, 82.
- di fantasia, 211.
- intensive, 75.
- mnemoniche, 196.
- di movimento, 90.
- di posizione, 91.
- di profondità o corporee, 109.
- di spazio, 82.
- di superficie, 111.
- di tempo, 115.
- di spazio e di tempo nel bambino, 231, 232.
- rappresentazione totale, 211.
- associazione di r., 114.
- condensamento, oscuramento, spostamento della r., 252.
- riproduzione della r., 183.
- sostanzializzazione della r., 11.
- Reazione (esperimento di), 163.
- muscolare, 160.
- sensoriale, 160.
- Relatività delle grandezze psichiche, 206.
- Relazione (funzione di), 203.
- leggi di relazione, 268.
- Relazioni psichiche (legge delle), 265.
- Respirazione (movimento di), 140.
- Riconoscimento:
- assimilazione per r., 194.
- mediato, 194.
- sensitivo, 192.
- sentimento di r., 194.
- sue relazioni ai processi di memoria, 197.
- Riflessione, 202.
- Riflessi, 162, 229.
- Rinforzamento per contrasto, 266.
- Riproduzione (istinto della), 223.
- delle rappresentazioni, 183.
- Risoluzione, 152.
- Risonanza, 81.
- Risultanti psichiche (legge delle), 263.
- Rumore, 80.
-
- Saturazione, 46.
- Scelta (atto di), 152.
- Scienza naturale, 3, 13.
- Scienze dello spirito, 8, 13, 259.
- relazioni loro alla psicologia, 258.
- Segni locali, 85, 88.
- „ complessi, 105, 109.
- „ „ della profondità, 112.
- temporali, 127.
- Selezione naturale, 229.
- Sensazioni.
- acromatiche, 48.
- affinità e differenze tra sensazione e sentimento, 24.
- di caldo, 38.
- di chiarore, 47.
- cromatiche, 44.
- disparate, 28.
- di freddo, 38.
- di gusto, 42.
- intensità della s., 24.
- di luce, 43.
- di olfatto, 41.
- persistenza della s., 54.
- di pressione, 37.
- pure, 30.
- qualità delle s., 24.
- sistemi di s., 25.
- di suono, 39.
- tono sentimentale della s., 60.
- Sensi chimici e meccanici, 33.
- Senso esterno ed interno, 2.
- generale, 36.
- Sentimento.
- d’attesa, 177.
- di attività, 153, 176.
- calmante, 66.
- componente, 129.
- composto, 128.
- del concetto, 215.
- di conoscimento, 195.
- di contezza, 192.
- di contrasto, 132.
- deprimente, 66.
- direzione del s., 66.
- disgradevole, 133.
- di dispiacere, 66, 131.
- eccitante, 66.
- estensivo, 134.
- estetico elementare, 132.
- di forma, 135.
- generale, 130.
- gradevole, 133.
- influenza del s. sulla rappresent. di tempo, 127.
- influenza del s. sugli sviluppi riflettenti
- la psicologia sociale, 253.
- intensità del s., 63.
- intensivo, 133.
- intrecci di s., 130.
- irritante, 66.
- nomi del s., 65.
- parziale, 129.
- del patire, 176.
- di piacere, 66, 131.
- qualità del s., 63.
- di ricordanza, 199.
- risultante, 129.
- ritmico, 135.
- semplice, 59.
- sensoriale, 60.
- del solletico, 132.
- di sollievo, 66.
- di tensione, 66.
- totale, 129.
- unità dello stato sentimentale, 136.
- Sezione aurea, 185.
- Simmetria, 135.
- Sintesi appercettiva, 211.
- creatrice, 264.
- Soglia della coscienza, 170.
- di differenza dello stimolo, 206.
- dello stimolo, 206.
- relativa di differenza, 206.
- Sogni, 220.
- Sonnambulismo, 220.
- Sostanzialità dell’animo, 257.
- Spazio (rappresent. tattili dello), 84.
- ( „ visive dello), 93.
- Spiritualismo, 257.
- Stati psichici, 216.
- Stereoscopio, 113.
- Stimolo:
- fisico, 30.
- fisiologico, periferico e centrale, 30.
- trasporto dello st., 33.
- trasformazione dello st., 33.
- Strabismo, 97.
- Suggestione, 221.
- Suono, 77.
- Superstizioni, 249.
- Sviluppi psichici, 224.
-
- Talento, 216.
- Tasto analitico e sintetico, 87.
- Tempo:
- condizioni generali delle rappresentazioni di t., 124.
- rappresentazioni tattili di t., 117.
- „ uditorie di t., 120.
- Teoria genetica (delle rappresentazioni di spazio), 92.
- logica, 10.
- Toni di battimento di Koenig, 80.
- di combinazione di Helmholtz, 80.
- di differenza, 80.
- parziali, 77.
- Tono fondamentale, 78.
- principale, 77.
-
- Umanità (idea dell’), 241.
-
- Valore (concetto di), 262.
- Volere.
- atti di v., 148.
- composti, 151.
- esterni, 149.
- impulsivi, 151.
- interni, 155.
- di scelta, 152.
- semplici, 151.
- volontari, 152.
- connessione del v. coll’appercezione, colle
- emozioni e coi sentimenti, 177, 179.
- processi del v., 148.
- stadi iniziali e finali dei processi di v., 153.
- sviluppo dei processi di v., 162.
- teorie del v., 157.
- trasformazione regressiva degli atti di v., 156.
-
- Weber (legge di), 206.
-
- Young-Helmholtz (ipotesi di), 58.
-
- Zona d’indifferenza nei sentimenti, 64.
-
-
-
-
- ERRATA CORRIGE
-
- pagina linea
- 6 13 sorgano sorgono
- 7 9 coordinata coordinate
- 19 24 psicologico psicologica
- 22 18 speci specie
- 26 29 il tono più alto il più alto e
- e più basso il più basso tono
- 30 32 alla fisiologia dalla fisiologia
- 41 35 musco muschio
- 48 16 chiarezza chiarore
- 48 nota 3 chiarezza chiarore
- 56 23 dipendenza indipendenza
- 65 10 del senso, del gusto, dei sensi del
- ecc. gusto, ecc.
- 81 21 fenomeni fonemi
- 84 nota talora un talora con
- 86 2 richiamano richiamino
- 87 26 procede precede
- 101 14 in questo caso (si cancelli)
- 132 16 (pag. segg.) (pag. 67 e segg.)
- 139 18 prodotta prodotto
- 140 38 lungo, in egual lungo in egual
- direzione direzione,
- 141 33 l’attenzione cioè l’attenzione, cioè
- 142 10 dal lato fisico sulle esercitano dal lato
- seguenti esercitano fisico sulle seguenti
- 143 30 da effetti da corrispondenti
- corrispondenti fisici effetti fisici
- 179 30 dei quali gli elementi gli elementi psichici
- psichici ci sono dei quali sono i
- i sentimenti sentimenti,
-
-Alcuni errori di interpunzione, che si trovano nei primi fogli, il
-lettore facilmente correggerà da sè stesso.
-
- ————
-
-
- Torino — CARLO CLAUSEN — Torino
-
- _Altre opere di_
-
- WILHELM WUNDT
-
- Professore nella R. Università di Lipsia.
-
- =Grundzüge der physiologischen Psychologie=, 4. Aufl. 2 Bde.
- Leipzig 1893. 8º. L. 29,50
- =System der Philosophie=, 2. Aufl. Leipzig 1897. 8º. L. 16 —
- =Hypnotismus und Suggestion=, Leipzig 1892. 8º. L. 2 —
- =Essays=, Leipzig 1895. 8º. L. 9,50
- =Philosophische Studien.= Band I à XV. Leipzig 1883-1899.
- 8º. L. 316 —
- =Die physikaltschen Axiome= und ihre Beziehung zum
- Causal-princip. Stuttgart 1866. 8º. L. 3,30
- =Handbuch der medicinischen Physik.= Mit 244 in den Text
- gedruckten Holzschnitten. Stuttgart 1867. 8º. L. 13,50
- =Untersuchungen zur Mechanik der Nerven und Nervencentren.=
- Stuttgart 1870-1876, 8º. L. 12 —
- =Lehrbuch der Physiologie des Menschen.= Mit 170 in den Text
- gedruckten Holzschnitten. Stuttgart 1878. 8º. L. 21,60
- =Ethik.= Eine Untersuchung der Thatsachen und Gesetze des
- sittlichen Lebens. 2. Aufl. Stuttgart 1886. 8º. L. 20 —
- =Logik.= Eine Untersuchung der Principien der Erkenutniss und
- der Methoden wissenschaftlicher Forschung. 2. Aufl. 2 Bände.
- Stuttgart 1893-1895. 8º. L. 56 —
- =Vorlesungen über die Menschen — u. Thierseele.= 3. Aufl.
- Hamburg 1898. 8º. L. 17 —
- =Éléments de psychologie physiologique=, avec figures.
- Traduction. 2 vols. Paris 1885. 8º. L. 22 —
- =Hypnotisme et suggestion.= Traduction. Paris 1893. 8º.
- L. 2,75
- =Nouveax éléments de physiologie humaine=, avec 150 figures.
- Traduction. Paris 1872. 8º. L. 15,50
- =Traité élémentaire de physique médicale.= 2. édit. avec
- 472 figures. Traduction. Paris 1889. 8º. L. 13,50
- =Ethical Systems= (Ethics). Translated. London 1897.
- 8º. L. 9 —
- =Lectures on human and animal Psychology.= Translated.
- London 1896. 8º. L. 22,50
- =Outlines of Psychology.= Translated. London 1897.
- 8º. L. 11 —
- =The Facts of moral Life.= Translated. London 1897.
- 8º. L. 11,50
-
-
-
-
-
-Nota del Trascrittore
-
-Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo
-senza annotazione minimi errori tipografici. Le correzioni indicate a
-pag. 283 (Errata Corrige) sono state riportate nel testo.
-
-
-
-
-
-End of Project Gutenberg's Compendio di psicologia, by Wilhelm Wundt
-
-*** END OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK COMPENDIO DI PSICOLOGIA ***
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-redistribution.
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-or PGLAF), owns a compilation copyright in the collection of Project
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-works based on the work as long as all references to Project Gutenberg
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+*** START OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK 48769 ***
+
+ COMPENDIO
+
+ DI
+
+ PSICOLOGIA
+
+
+ DI
+ GUGLIELMO WUNDT
+
+ Traduzione sulla terza edizione tedesca
+ DEL
+ Dr LUIGI AGLIARDI
+
+ Assistente volontario nella sezione di psicologia sperimentale
+ dell’Istituto fisiologico di Torino
+
+
+
+ TORINO
+ CARLO CLAUSEN
+ Libraio delle LL. MM. il Re e la Regina
+ 1900
+
+
+
+
+ PROPRIETÀ LETTERARIA
+
+ Torino — Stabilimento Tipografico VINCENZO BONA.
+
+
+
+
+PREFAZIONE DEL TRADUTTORE
+
+
+Degli intenti di questo compendio, che ho la fortuna di presentare
+nella traduzione italiana, parla a sufficienza la prefazione
+dell’autore. Mi limito pertanto a dire qualche cosa della mia
+traduzione. Ad essa mi accinsi incoraggiato dal Dr FEDERICO KIESOW,
+e la compii colla sua collaborazione. Questo valente cultore della
+scienza psicologica fu per me l’ideale dei collaboratori; conoscitore
+egualmente profondo della lingua, dell’argomento e del pensiero
+dell’autore — di cui fu allievo ed assistente — mi fu largo di consigli
+durante il lavoro e da ultimo rilesse tutte le bozze di stampa. Mi è
+quindi grata l’occasione di poter qui al Dr Kiesow, all’amico e maestro
+mio, pubblicamente esprimere la mia riconoscenza per l’aiuto prezioso.
+
+Traducendo restai fedele il più che fosse possibile al testo; conservai
+qualche volta anche il giro del periodare tedesco, parendomi che
+soverchie trasposizioni potessero alterare l’ordine genetico del
+pensiero. Incontrai le difficoltà maggiori nella terminologia, non
+essendo ancora presso di noi ben fissata la terminologia psicologica.
+Mi attenni per quanto mi fu possibile alla terminologia già in uso,
+traendo qualche vantaggio dalle opere del Sergi, del Faggi, del
+Villa e di altri. A schiarimento di alcuni vocaboli insoliti credetti
+opportune alcune brevi note. Aggiunsi anche un glossario, nel quale
+sono in ordine alfabetico disposti i termini tedeschi — per le parole
+composte tenendo a base la fondamentale — e di contro i corrispondenti
+termini italiani. Tale glossario feci per desiderio dell’Autore, che si
+compiacque rivederlo ed approvarlo.
+
+Se questo libro avrà in Italia una seconda edizione — in Germania è in
+meno di tre anni giunto già alla 3ª — in essa farò tesoro di quelle
+osservazioni che gli studiosi mi faranno e delle quali fin d’ora li
+ringrazio.
+
+ Torino, ottobre 1899.
+
+ L. A.
+
+
+
+
+PREFAZIONE DELL’AUTORE
+
+(alla prima edizione)
+
+
+Questo libro è nato dal desiderio di porre nelle mani dei miei uditori
+una breve guida, che serva a completare le lezioni sulla psicologia.
+Ma nel tempo stesso altro scopo di questa mia opera è stato quello
+di tracciare in un disegno schematico i risultati e le teorie più
+importanti della psicologia contemporanea a vantaggio di un più
+largo cerchio di lettori, di quegli studiosi ai quali la psicologia
+offre un interesse e per sè stessa e per le sue applicazioni. Questo
+doppio intento portò naturalmente che nel dar notizia dei singoli
+fatti mi limitassi alle cose di massima importanza e ad esempi al
+massimo grado chiari e semplici e che rinunciassi interamente a
+quell’evidenza, che nelle lezioni si raggiunge col sussidio della
+dimostrazione e dell’esperimento. Se io ho posto a base di questa
+esposizione quelle teorie, che nella lunga trattazione dell’argomento
+credo aver riconosciuto come le buone, mi pare che ciò non richieda
+alcuna speciale giustificazione. Non ho però tralasciato di indicare
+i principali indirizzi che differiscono da quello qui trattato, e
+l’ho fatto in una breve esposizione generale dei caratteri dei vari
+indirizzi (Introduzione, § 2), come pure con accenni nei casi singoli.
+
+Queste osservazioni valgono a dimostrare il posto, che questo libro
+viene a prendere tra le mie anteriori opere di psicologia. Infatti
+poichè i “Grundzüge der physiologisichen Psychologie„ cercano di far
+servire alla psicologia i mezzi di ricerca della scienza naturale
+e specialmente della fisiologia e di esporre criticamente secondo i
+risultati principali il metodo sperimentale della psicologia, quale
+si è costituito in questi ultimi decenni, questo intento faceva di
+necessità passare in seconda linea i punti di vista psicologici più
+generali. La seconda edizione rifatta delle “_Vorlesungen über die
+Menschen und Thierseele_„ — la prima è oggi da lungo tempo invecchiata
+— si propone di dare notizia in modo più popolare della natura e
+dello scopo della psicologia sperimentale per poi trattare, dal punto
+di vista di questa psicologia, quelle questioni psicologiche che
+sono anche di un significato filosofico più generale. Se pertanto
+nei _Grundzüge_, ecc., il punto di vista della trattazione è stato
+determinato principalmente dalle relazioni della psicologia alla
+fisiologia e nelle _Vorlesungen_ da questioni d’interesse filosofico,
+questo _Compendio_ mira a presentare la psicologia nella sua propria
+connessione e in quell’ordine sistematico che è dato, a mio avviso,
+dalla natura stessa dell’argomento, pur sempre restando entro i limiti
+di ciò che v’è di più importante ed essenziale. Io spero dunque che
+questo libro non abbia a riuscire un complemento affatto inutile anco
+per quei lettori che già conoscono le altre mie opere psicologiche,
+come pure la trattazione della “logica della psicologia„ nella mia
+logica delle scienze dello spirito (_Logik_, 2ª ed., II, 2).
+
+Avendo nei _Grundzüge_ dato notizie sulla letteratura di ogni
+argomento, credo di poterle qui omettere. Il lettore che vuole
+conoscere a fondo una singola questione, potrà ricorrere a quell’opera
+più completa. Per quanto riguarda la letteratura apparsa dopo la
+quarta edizione dei _Grundzüge_ (1893), il lettore facilmente si
+orienterà dando una scorsa agli ultimi volumi dei periodici dedicati
+alla psicologia: ai “Philosophische Studien„, alla “Zeitschrift
+für Psychologie und Physiologie der Sinnesorgane„, al “American
+Journal of Psychology„ e alla “Psychological Review„, dei quali i
+tre ultimi contengono anche notizie bibliografiche. In questi ultimi
+tempi ai periodici citati è venuto ad aggiungersi quello edito da
+Kraepelin “Psychologische Arbeiten„ che si occupa specialmente della
+caratterologia generale e della psicologia pratica.
+
+ Leipzig, gennaio 1896.
+
+ W. WUNDT.
+
+
+
+
+INDICE
+
+
+ INTRODUZIONE
+
+ § 1. Còmpito della psicologia _pag._ 1
+
+ 1. Vecchie definizioni. — 2. La psicologia come scienza
+ dell’esperienza immediata. — 3. Suo rapporto alle scienze
+ dello spirito e alla scienza naturale.
+
+ § 2. Gl’indirizzi generali della psicologia 5
+
+ 1. Psicologia metafisica: sistemi spiritualistici e
+ materialistici, dualistici e monistici. — 2. Psicologia
+ empirica: le due ragioni alla distinzione dei suoi indirizzi.
+ — 3. La psicologia del senso interno. — 4. La psicologia
+ come scienza dell’esperienza immediata. — 5. Psicologia
+ descrittiva: psicologia delle facoltà. — 6. Indirizzi
+ esplicativi: psicologia intellettualistica e volontaristica.
+ — 7. Indirizzi intellettualistici: teoria logica e
+ psicologia dell’associazione. — 8. Falsa sostanzializzazione
+ intellettualistica delle rappresentazioni. — 9. Psicologia
+ volontaristica. — 10. Principi direttivi dell’esposizione
+ successiva.
+
+ § 3. Metodi della psicologia 15
+
+ 1. Rapporto generale tra esperimento ed osservazione. — 2.
+ Applicazioni loro alla psicologia: importanza specifica dei
+ metodi sperimentali per la psicologia. — 3. L’osservazione
+ pura nella psicologia. Analisi dei prodotti dello spirito:
+ psicologia sociale.
+
+ § 4. Linee generali dell’argomento 19
+
+ 1. Còmpito analitico-sintetico della psicologia. Gli
+ elementi psichici. — 2. I singoli còmpiti sintetici in ordine
+ ascendente: formazioni, connessioni e sviluppi psichici. — 3.
+ Le leggi del processo psichico e la sua causalità.
+
+ I. — Gli elementi psichici.
+
+ § 5. Forme principali e proprietà generali degli elementi
+ psichici 22
+
+ 1. Gli elementi psichici si ottengono per mezzo
+ dell’astrazione. — 2. Due specie di elementi psichici:
+ sensazioni e sentimenti. — 3. Natura elementare e proprietà
+ specifica dei processi psichici non s’identificano. —
+ 4. Proprietà comune degli elementi psichici: qualità e
+ intensità. — 5. Sistemi di qualità uniformi e varii, uni- e
+ pluridimensionali. — 6. Caratteri per cui si differenziano le
+ sensazioni e i sentimenti. — 6_a_. Contributo alla storia dei
+ concetti di sensazione e di sentimento.
+
+ § 6. Le sensazioni pure 30
+
+ 1. Concetto della sensazione pura. — 2. Origine delle
+ sensazioni. Gli stimoli sensibili. — 3. Sostrati fisiologici
+ dei sistemi di sensazioni. Sensi meccanici e chimici. — 4.
+ La così detta legge dell’energia specifica. — 5. La legge del
+ parallelismo tra le differenze di sensazioni e le differenze
+ fisiologiche di stimolazione.
+
+ _A_. Le sensazioni del senso generale 36
+
+ 6. Concetto del senso generale e suoi sistemi di sensazioni.
+ — 7. Proprietà e diversità delle diverse parti dell’organo
+ generale di senso. — 8. I quattro sistemi qualitativi del
+ senso generale.
+
+ _B_. Le sensazioni di suono 39
+
+ 9. Sensazioni semplici di rumore. — 10. Sensazioni di tono.
+ — 11. Il sistema delle sensazioni di tono.
+
+ _C_. Le sensazioni di olfatto e di gusto 41
+
+ 12. Sensazioni di olfatto. — 12_a_. Le classi degli odori.
+ Neutralizzazione reciproca degli stimoli odorifici. — 13.
+ Sensazioni di gusto. Le quattro qualità principali. — 13_a_.
+ Mescolanza ed eliminazione degli stimoli saporifici.
+
+ _D_. Le sensazioni di luce 43
+
+ 14. Le sensazioni acromatiche. — 15. Le sensazioni
+ cromatiche. — 16. Saturazione dei colori. — 17. Chiarore
+ dei colori. — 18. Relazioni tra le sensazioni di chiarore
+ cromatiche e acromatiche. — 19. Sistema tridimensionale delle
+ sensazioni di luce. — 20. Le quattro sensazioni principali. —
+ 21. Relazioni tra sensazioni e stimoli nel senso della vista.
+ — 22. Colori complementari e mescolanza di colori. — 23. I
+ tre colori fondamentali. — 24. La stimolazione fotochimica
+ della retina. — 25. Persistenza della stimolazione. — 26.
+ Contrasti di luce e di colori. — 26_a_. Teorie fisiologiche.
+
+ § 7. I sentimenti semplici 59
+
+ 1. Caratteri generali dei sentimenti semplici. — 2.
+ Sentimento sensoriale (tono sentimentale della sensazione).
+ — 3. Relazioni tra la variazione nella sensazione e nel
+ sentimento. — 4. Influenza di modificazioni qualitative della
+ sensazione sulla mutazione del sentimento. — 5. Influenza
+ dell’intensità della sensazione sui sentimenti. — 6. Varietà
+ dei sentimenti semplici. — 7. Le tre direzioni principali del
+ sentimento. — 8. Esempi delle singole forme. — 9. Connessione
+ delle tre direzioni di sentimento col corso dei processi
+ psichici. — 10. Fenomeni fisiologici concomitanti del
+ sentimento. — 11. Rapporto speciale al movimento del polso.
+ — 11_a_. Schema fisiologico degli effetti del polso.
+
+ II. — Le formazioni psichiche.
+
+ § 8. Concetto e divisione delle formazioni psichiche 73
+
+ 1. Definizione della “formazione psichica„. — 2. Composizione
+ delle formazioni psichiche. — 3. Loro divisione.
+
+ § 9. Le rappresentazioni intensive 75
+
+ 1. Proprietà generali delle rappresentazioni intensive. La
+ fusione. — 2. Sguardo alle fusioni intensive nei singoli
+ dominii di senso. — 3. Rappresentazioni intensive dell’udito:
+ il suono isolato. — 4. Condizione per la completa fusione
+ sonora. — 5. L’accordo. — 6. I toni di differenza. — 7. Il
+ rumore. — 7_a_. Teorie sull’analisi del suono e sulla fusione
+ dei toni.
+
+ § 10. Le rappresentazioni di spazio 82
+
+ 1. Concetto generale delle rappresentazioni intensive.
+ Caratteri speciali delle rappresentazioni di spazio. — 2.
+ Condizioni psicologiche per un’analisi delle rappresentazioni
+ di spazio. — 3. Specie delle rappresentazioni di spazio.
+
+ _A_. Le rappresentazioni tattili dello spazio 84
+
+ 4. Localizzazione degli stimoli di tatto. I segni locali
+ qualitativi. — 5. Come le rappresentazioni tattili di
+ spazio nascono nell’uomo non cieco. — 6. Il senso tattile
+ nel cieco. — 7. Teoria delle rappresentazioni di spazio nel
+ cieco. — 8. Carattere generale delle fusioni spaziali del
+ senso tattile. — 9. Fusione con elementi mnemonici. — 10.
+ Le rappresentazioni dei proprii movimenti nel non cieco.
+ — 11. Le stesse rappresentazioni nel cieco nato. — 12. Le
+ rappresentazioni della posizione e del movimento dell’intero
+ corpo. — 12_a_. Teoria sull’origine delle rappresentazioni
+ tattili dello spazio.
+
+ _B_. Le rappresentazioni visive dello spazio 93
+
+ 13. Caratteri generali delle rappresentazioni visive. — 14.
+ Loro fattori generali.
+
+ _a_. L’orientazione reciproca degli elementi di una
+ rappresentazione visiva 94
+
+ 15. Localizzazione nel campo visivo. — 16. Acutezza di
+ localizzazione nelle diverse regioni del campo visivo. Vista
+ diretta ed indiretta. — 17. I movimenti dell’occhio. — 18.
+ Relazione dei movimenti degli occhi alla localizzazione.
+ — 19. Illusioni costanti di direzione ed estensione nel
+ campo visivo dovute alle leggi di movimento dell’occhio.
+ — 20. Illusioni variabili di direzione ed estensione
+ dovute a proprietà generali dei movimenti tattili. —
+ 21. Indipendenza delle grandezze d’estensione nel campo
+ visivo dalla compattezza degli elementi retinici. — 22. La
+ rappresentazione visiva dello spazio è una funzione di due
+ fattori. Necessità dell’ipotesi di segni locali della retina
+ e loro dimostrazione empirica. — 23. Teoria generale della
+ rappresentazione visiva dello spazio.
+
+ _b_. L’orientazione delle rappresentazioni spaziali
+ rispetto al soggetto percipiente 106
+
+ 24. Punto d’orientazione nella vista binoculare. Direzione
+ della linea d’orientazione. — 25. Rappresentazione della
+ grandezza della linea d’orientazione. — 26. Distinzione
+ di vicino e lontano. — 27. Apprendimento di punti posti
+ a diverse distanze. — 28. Teoria delle rappresentazioni
+ binoculari dei corpi. — 29. Condizioni varie per le
+ rappresentazioni di profondità. Influenza delle linee di
+ fissazione. — 30. Le imagini doppie nella vista binoculare e
+ la localizzazione di distanza.
+
+ _c_. Le relazioni tra l’orientazione reciproca
+ degli elementi e la loro orientazione al
+ soggetto 111
+
+ 31. La vista diritta. — 32. La superficie del campo
+ visivo. — 32_a_. I segni locali complessi della profondità
+ e la paralassi binoculare. — 33. Lo stereoscopio. — 34.
+ Rappresentazione monoculare della profondità. L’influenza
+ dell’accomodazione. — 35. Gli elementi della prospettiva.
+ — 35_a_. Rivista delle teorie sulla rappresentazione visiva
+ dello spazio.
+
+ § 11. Le rappresentazioni di tempo 115
+
+ 1. Proprietà generali delle rappresentazioni di tempo. —
+ 2. Carattere dell’ordine temporale rispetto allo spaziale.
+ — 2_a_. Le forme delle rappresentazioni di tempo e le loro
+ denominazioni nel linguaggio.
+
+ _A_. Le rappresentazioni tattili di tempo 117
+
+ 3. Rapporto delle proprietà meccaniche dell’apparato tattile
+ alle rappresentazioni di tempo. — 4. I movimenti ritmici di
+ tatto. — 5. Le rappresentazioni ritmiche del senso tattile.
+
+ _B_. Le rappresentazioni uditorie di tempo 120
+
+ 6. La natura del senso dell’udito favorevole a tali
+ rappresentazioni. Ritmi continui e discontinui. — 7. Analisi
+ di rappresentazioni ritmiche semplici. Influenza che su di
+ esse esercita il decorso delle sensazioni. — 8. Modificazioni
+ nell’apprendimento del ritmo dovute a varianti condizioni
+ oggettive. — 9. Condizioni soggettive delle rappresentazioni
+ ritmiche di tempo.
+
+ _C_. Le condizioni generali delle rappresentazioni
+ di tempo 124
+
+ 10. Carattere specifico delle rappresentazioni di tempo. —
+ 11. Il punto visivo interno. — 12. Il continuo flusso del
+ tempo e la sua natura unidimensionale. — 13. Teoria generale
+ sulle rappresentazioni di tempo. I segni temporali. — 13_a_.
+ Rappresentazione geometrica del tempo. — 13_b_. Teoria
+ nativistica e genetica.
+
+ § 12. I sentimenti composti 128
+
+ 1. I moti d’animo in generale. — 2. Carattere delle
+ combinazioni intensive di sentimenti. — 3. Componenti e
+ risultanti sentimentali: sentimenti parziali e sentimenti
+ totali. Intrecci degli elementi sentimentali. — 3_a_.
+ Esemplificazione mediante gli accordi musicali. — 4. Il
+ sentimento generale. — 4_a_. Le teorie fisiologiche intorno
+ al sentimento generale sono inammissibili. — 5. Sentimento
+ di piacere o di dispiacere. — 6. Sentimento di contrasto. —
+ 7. I sentimenti estetici elementari: gradevole o sgradevole.
+ — 8. Sentimenti intensivi ed estensivi. — 9. I sentimenti
+ intensivi: combinazioni di colori e di suoni. — 10. I
+ sentimenti estensivi: sentimenti di forma e sentimenti di
+ ritmo. — 11. Teoria psicologica dei sentimenti composti. —
+ 12. Principio dell’unità dello stato sentimentale.
+
+ § 13. Le emozioni 137
+
+ 1. Concetto delle emozioni. — 2. Denominazioni dello
+ emozioni. — 3. Decorso generale delle emozioni. — 4.
+ Fenomeni fisici concomitanti: i movimenti espressivi.
+ — 5. Classificazione dei movimenti espressivi. — 6.
+ Modificazione nei movimenti del polso e del respiro.
+ Emozioni calme; steniche ed asteniche; rapide e lente.
+ — 6_a_. Cenni sulla dottrina intorno alle emozioni. Le
+ passioni. — 7. Connessione esistente tra le variazioni e
+ le proprietà formali delle emozioni. — 8. Rinforzamento
+ dell’emozione a causa di fenomeni fisici concomitanti. —
+ 9. Classificazione psicologica delle emozioni. — 10. Forme
+ di emozioni rispetto alla qualità sentimentale: emozioni di
+ piacere e di dispiacere, eccitanti e deprimenti, di tensione
+ o di sollievo. — 11. Le designazioni delle emozioni nel
+ linguaggio. — 12. Forme delle emozioni rispetto all’intensità
+ sentimentale: emozioni deboli e forti. — 13. Forme di
+ decorso: subitamente irrompenti, crescenti a poco a poco,
+ intermittenti. — 13_a_. Importanza prevalente della qualità
+ sentimentale per la distinzione delle emozioni.
+
+ § 14. I processi di volere 148
+
+ 1. Relazioni loro alle emozioni. — 2. Azioni di volere
+ esterne. — 3. Relazione ai sentimenti. — 4. I motivi di
+ volere. — 5. Evoluzione del volere. Azioni impulsive. —
+ 6. Azioni volontarie e azioni di scelta. — 7. Decisione e
+ risoluzione. I sentimenti d’attività. — 8. Indebolimento
+ delle emozioni a causa di processi intellettuali. — 9.
+ Sviluppo degli atti di volere interni. — 10. Evoluzioni
+ regressive. I processi di volere divenuti processi
+ meccanici. Caratteri di finalità dei movimenti riflessi.
+ — 10_a_. Critica delle teorie sul volere. — 11. Decorso
+ nel tempo degli atti di volere. Esperimenti di reazione.
+ Reazioni complete ed abbreviate. — 12. Processi di reazioni
+ composte. — 13. Reazioni divenute automatiche. — 13_a_.
+ Importanza generale degli esperimenti di reazione. Istrumenti
+ cronometrici.
+
+ III. — La connessione delle formazioni psichiche.
+
+ § 15. Coscienza e attenzione 165
+
+ 1. Concetto della coscienza. — 2. Condizioni fisiologiche. —
+ 2_a_. Localizzazione delle funzioni psichiche nel cervello.
+ — 3. Connessione simultanea e successiva dei processi di
+ coscienza. Gradi di coscienza. Come i processi psichici
+ divengono inconsci. — 4. Appercezione e attenzione. — 5.
+ Gradi di chiarezza dei contenuti di coscienza. — 6. Capacità
+ dell’attenzione e della coscienza. — 6_a_. Metodi per la
+ ricerca intorno allo stato di coscienza in un dato momento. —
+ 6_b_. Metodo per la ricerca della capacità della coscienza. —
+ 7. Effetto sentimentale dei contenuti di coscienza percepiti.
+ — 8. Sentimenti d’appercezione. Appercezione passiva e
+ attiva. — 8_a_. Metodi sperimentali. — 9. Connessione dei
+ processi di attenzione e di volere. — 10. I concetti di
+ soggetto ed oggetto. — 11. L’auto-coscienza. — 12. Ulteriore
+ svolgimento della distinzione di soggetto ed oggetto. —
+ 12_a_. Criterio delle ipotesi dualistiche. — 13. Passaggio ai
+ vari processi psichici di combinazione.
+
+ § 16. Le associazioni 181
+
+ 1. Storia del concetto dell’associazione. — 2. Le
+ associazioni così per solito chiamate sono prodotti complessi
+ di elementari processi associativi. — 3. Forme principali
+ degli elementari processi d’associazione.
+
+ _A_. Le associazioni simultanee 184
+
+ 4. Forme principali: assimilazione e complicazione.
+
+ _a_. Le assimilazioni 185
+
+ 5. Carattere generale delle assimilazioni. — 6. Assimilazioni
+ uditorie. — 7. Assimilazioni nel campo dei processi intensivi
+ del sentimento. — 8. Assimilazioni spaziali del senso
+ tattile. — 9. Assimilazioni nelle rappresentazioni visive. —
+ 10. Analisi psicologica dei processi di assimilazione. — 11.
+ Differenze tra questi processi. Illusione.
+
+ _b_. Le complicazioni 190
+
+ 12. Carattere delle complicazioni e loro forme principali.
+
+ _B_. Le associazioni successive 191
+
+ 13. Connessione loro colle assimilazioni. — 14. Carattere
+ generale delle associazioni successive. L’associazione a
+ serie.
+
+ _a_. I processi del riconoscimento e del
+ conoscimento sensitivo 192
+
+ 15. Carattere e differenze di questi processi. Ricerche
+ sperimentali intorno all’influenza delle complicazioni. —
+ 16. Trasformazione dei processi simultanei in successivi. —
+ 17. Differenza tra i processi di riconoscimento e quelli di
+ conoscimento.
+
+ _b_. I processi di memoria 195
+
+ 18. Loro origine dal processo di riconoscimento. — 18_a_.
+ Connessione e significato generale dei processi di memoria.
+ — 19. Gradi del processo di memoria. Forme miste tra
+ il riconoscimento e la memoria. — 19_a_. La così detta
+ “Associazione mediata„. — 20. Ricordi in base a molteplici
+ riconoscimenti e conoscimenti. — 21. Elementi dei processi
+ di memoria. — 21_a_. La classificazione delle forme
+ d’associazione composte. — 22. Natura delle rappresentazioni
+ di memoria. — 23. Il concetto della memoria.
+
+ § 17. Le combinazioni appercettive 201
+
+ 1. Caratteri soggettivi delle combinazioni appercettive. —
+ 2. Relazioni loro alle associazioni. — 3. Divisione generale
+ delle combinazioni appercettive.
+
+ _A_. Le funzioni appercettive semplici (_Relazione
+ e comparazione_) 203
+
+ 4. Il processo di relazione. — 5. Il processo di
+ comparazione. — 6. Concordanza e distinzione. — 7. La
+ determinazione di grandezza per gli elementi psichici e le
+ formazioni psichiche. — 8. Differenza tra le determinazioni
+ di grandezza fisica e psichica. — 9. Metodi per la misura
+ delle grandezze psichiche. — 10. Soglia dello stimolo e
+ soglia di differenza. La legge di Weber. — 10_a_. La legge
+ di Weber nei suoi particolari, e metodi per dimostrarla. —
+ 11. I fenomeni psicologici del contrasto. Loro connessione
+ coi fenomeni del contrasto fisiologico nel senso della
+ vista. — 12. Altri fenomeni di contrasto. — 13. Contrasto tra
+ l’impressione e l’attesa.
+
+ _B_. Le funzioni composte d’appercezione (_Sintesi
+ e analisi_) 210
+
+ 14. Le rappresentazioni totali. — 15. Analisi psicologica
+ dell’“attività fantastica„. — 16. Psicologia dell’“attività
+ intellettiva„. — 17. Carattere psicologico dei concetti. —
+ 18. Fantasia e intelletto come disposizioni individuali. Il
+ talento.
+
+ § 18. Gli stati psichici 216
+
+ 1. Condizioni generali per stati anormali. — 2. Alterazioni
+ negli elementi. — 3. Alterazioni nelle formazioni
+ rappresentative: allucinazioni ed illusioni. — 4. Anomalie
+ nei processi del sentimento e del volere. Stato di
+ depressione e di esaltazione. — 5. Stati anormali della
+ coscienza. — 6. Alterazioni nelle associazioni e nelle
+ appercezioni. — 7. Il sogno. — 8. L’ipnosi. — 9. Relazioni
+ tra sogno ed ipnosi. — 9_a_. Teoria fisiologica del sonno,
+ del sogno e dell’ipnosi.
+
+ IV. — Gli sviluppi psichici.
+
+ § 19. Le proprietà psichiche degli animali 224
+
+ 1. Cenni generali sullo sviluppo psichico degli animali. —
+ 2. Rapidità dello sviluppo animale e unilateralità delle
+ loro funzioni. — 3. Gl’istinti animali. — 4. Sviluppo
+ degl’istinti. — 5. Rapporto genetico dell’animale all’uomo
+ dal punto di vista della psicologia. — 5_a_. Impossibilità
+ di tracciare un netto limite psicologico. Le teorie degli
+ istinti.
+
+ § 20. Lo sviluppo psichico del bambino 229
+
+ 1. Svolgimento delle funzioni di senso. — 2. Gli elementi
+ psichici nello sviluppo individuale. — 3. Origine
+ delle rappresentazioni di spazio. — 4. Sviluppo delle
+ rappresentazioni di tempo. — 5. Associazioni e combinazioni
+ appercettive. — 6. Sviluppo dell’autocoscienza. — 7. Sviluppo
+ del volere. — 8. Sviluppo del linguaggio. — 9. Attività
+ fantastica del bambino. Istinto del giuoco. — 10. Funzioni
+ intellettive. — 10_a_. Errori commessi nella psicologia del
+ bambino.
+
+ § 21. Lo sviluppo delle comunità spirituali 240
+
+ 1. Differenze tra le comunità umane ed animali. — 2. I
+ prodotti delle comunità umane.
+
+ _A_. Il linguaggio 242
+
+ 3. Il linguaggio di gesti. — 4. Evoluzione generale del
+ linguaggio di suoni. — 5. Mutazione fonetica e mutazione di
+ significato. — 6. Importanza psicologica dell’ordine delle
+ parole.
+
+ _B_. Il mito 245
+
+ 7. L’appercezione personificante. — 8. Condizioni generali
+ per il suo sviluppo. — 9. Animismo e feticismo. — 10. Il mito
+ naturale.
+
+ _C_. I costumi 249
+
+ 11. Norme individuali o sociali dei costumi. Relazioni al
+ mito e ai generali bisogni della vita. — 12. Mutazione di
+ significato dei costumi. Differenziazione in costume, diritto
+ e moralità.
+
+ _D_. Carattere generale degli sviluppi riflettenti
+ la psicologia sociale 251
+
+ 13. Il condensarsi, l’oscurarsi e lo spostarsi delle
+ rappresentazioni. Influenza dei processi sentimentali. — 14.
+ Coscienza collettiva e volere collettivo. — 14_a_. Appunti
+ critici.
+
+ V. — La causalità psichica e le sue leggi.
+
+ § 22. Il concetto dell’anima 255
+
+ 1. Il principio generale della causalità. — 2. I concetti
+ della materia, della forza e dell’energia. — 3. L’anima
+ come concetto sussidiario della psicologia. — 4. Il
+ concetto della sostanzialità dell’anima. — 5. Il concetto
+ dell’anima materialistico e spiritualistico. — 6. Il concetto
+ dell’attualità dell’anima. — 7. Evoluzione scientifica del
+ concetto d’attualità. — 8. Il problema del rapporto tra corpo
+ ed anima. — 9. Il principio del parallelismo psico-fisico. —
+ 10. Necessità di una causalità psichica indipendente.
+
+ § 23. Le leggi psicologiche di relazione 263
+
+ 1. Le tre leggi generali di relazione. — 2. La legge delle
+ risultanti psichiche. — 3. Il principio della sintesi
+ creatrice. — 4. Accrescimento dell’energia psichica e
+ costanza dell’energia fisica. — 5. La legge delle relazioni
+ psichiche. — 6. La legge dei contrasti psichici. — 7.
+ Rapporto della legge dei contrasti alle due leggi precedenti.
+
+ § 24. Le leggi psicologiche d’evoluzione 267
+
+ 1. Le tre leggi generali d’evoluzione. — 2. La legge
+ dell’accrescimento spirituale. — 3. La legge dell’eterogenesi
+ dei fini. — 4. La legge dell’evoluzione per contrari.
+
+ Glossario 270
+
+ Indice delle materie per ordine alfabetico 277
+
+
+
+
+INTRODUZIONE
+
+
+
+
+§ 1. — Còmpito della psicologia.
+
+
+1. Due sono le definizioni della psicologia, che predominano nella
+storia di questa scienza. Secondo l’una, la psicologia è “la scienza
+dell’anima„: i processi psichici sono considerati come fenomeni dai
+quali si debba conchiudere all’esistenza di una sostanza metafisica,
+l’anima. Secondo l’altra definizione, la psicologia è “la scienza
+dell’esperienza interna„, e però i processi psichici fanno parte di
+uno speciale ordine di esperienza, il quale si distingue senz’altro per
+ciò, che i suoi oggetti spettano all’“introspezione„ o, come anche si
+dice in contrapposto alla cognizione ottenuta mediante i sensi esterni,
+spettano al senso interno.
+
+Nè l’una nè l’altra di queste definizioni risponde allo stato presente
+della scienza. La prima, la definizione metafisica, corrisponde
+a uno stato, il quale per la psicologia è durato più a lungo
+che per gli altri campi del sapere. Ma anche la psicologia lo ha
+finalmente superato, da quando essa si è sviluppata in una disciplina
+empirica, che lavora con metodi propri, e dacchè le “scienze dello
+spirito„[1] sono riconosciute costituire un grande campo scientifico
+in contrapposto alle scienze della natura, il quale vuole a sua
+base generale una psicologia autonoma, indipendente da ogni teoria
+metafisica.
+
+La seconda definizione, l’empirica, la quale vede nella psicologia
+una “scienza-dell’esperienza interna„, è insufficiente, perchè può far
+nascere l’equivoco, che la psicologia abbia ad occuparsi d’oggetti, i
+quali siano generalmente diversi da quelli della così detta esperienza
+esterna. Ora è certo che si danno contenuti dell’esperienza, i quali
+cadono solo sotto la ricerca psicologica, sì che non hanno riscontro
+cogli oggetti e processi di quella esperienza, di cui tratta la
+scienza della natura: tali sono i nostri sentimenti, l’emozioni, le
+risoluzioni del volere. D’altra parte non v’è alcuno speciale fenomeno
+naturale, il quale sotto un diverso punto di veduta, non possa essere
+anche oggetto della ricerca psicologica. Una pietra, una pianta, un
+suono, un raggio di luce, sono, come fenomeni naturali, oggetti della
+mineralogia, della botanica, della fisica, ecc. Ma in quanto questi
+fenomeni naturali destano in noi _rappresentazioni_, sono insieme
+oggetti della psicologia, la quale cerca dare ragione così della
+formazione di queste rappresentazioni e del rapporto loro con altre
+rappresentazioni, come dei processi che non si riferiscono ad oggetti
+esterni, cioè dei sentimenti e dei movimenti del volere. Un “senso
+interno„, il quale, come organo della conoscenza psichica, possa
+essere contrapposto ai sensi esterni come organi della conoscenza
+della natura, non esiste affatto. Coll’aiuto dei sensi esterni
+sorgono tanto le rappresentazioni, delle quali la psicologia cerca
+indagare la proprietà, quanto quelle, dalle quali parte lo studio
+della natura; e le eccitazioni soggettive che rimangono estranee
+alla cognizione naturale delle cose, cioè i sentimenti, l’emozioni e
+gli atti volitivi, non sono a noi date per mezzo di speciali organi
+percettivi, ma si collegano in noi immediatamente e inseparabilmente
+colle rappresentazioni che si riferiscono ad oggetti esterni.
+
+2. Da quanto si è detto, risulta che le espressioni: esperienza
+interna ed esterna, non indicano due cose diverse, ma solo due _punti
+di vista diversi_, dei quali noi usiamo nella cognizione e nella
+trattazione scientifica dell’esperienza in sè unica. Questi punti di
+vista diversi hanno la loro origine nello scindersi immediato di ogni
+esperienza _in due fattori: in un contenuto_, che ci è dato, e nella
+nostra _cognizione_ di questo contenuto. Il primo di questi fattori
+chiamiamo _gli oggetti dell’esperienza_; il secondo diciamo _soggetto
+conoscente._ Donde due vie si svolgono per lo studio dell’esperienza.
+L’una è quella della _scienza naturale_, che considera gli _oggetti_
+dell’esperienza nella loro natura, pensata indipendentemente dal
+soggetto; l’altra è quella della _psicologia_; essa investiga l’intero
+contenuto dell’esperienza nella sua relazione col soggetto e nelle
+qualità, che sono immediatamente attribuite ad esso dal soggetto. In
+base a ciò il punto di vista della scienza naturale, essendo solo
+possibile mediante l’astrazione del fattore soggettivo contenuto
+in ogni reale esperienza, può anche essere designato come quello
+dell’_esperienza mediata_ mentre il punto di vista psicologico, il
+quale annulla quell’astrazione e i suoi effetti, può essere detto
+dell’_esperienza immediata_.
+
+3. Il còmpito che così deriva alla psicologia come ad una scienza
+empirica generale, coordinata e complementare alla scienza della
+natura, è confermato dal significato di tutte le scienze dello spirito,
+alle quali la psicologia serve di fondamento. Tutte queste scienze,
+filologia, storia, politica, sociologia hanno per loro contenuto
+l’esperienza immediata, come essa viene determinata dall’azione
+reciproca degli oggetti e dei soggetti conoscenti e operanti. Queste
+scienze dello spirito non si servono quindi delle astrazioni e degli
+ipotetici concetti sussidiati della scienza della natura; ma le
+rappresentazioni oggettive e i moti soggettivi che le accompagnano,
+hanno per esse il valore di una realtà immediata ed esse cercano
+spiegare le singole parti costituenti questa realtà mediante la loro
+reciproca connessione. Questo procedimento dell’interpretazione
+psicologica, proprio delle singole scienze dello spirito, deve
+essere anche il procedimento della stessa psicologia, perchè anche
+qui è richiesto dallo stesso suo oggetto, cioè dall’immediata realtà
+dell’esperienza.
+
+ 3_a_. Alla scienza naturale, che indaga il contenuto
+ dell’esperienza facendo astrazione dal soggetto conoscente,
+ si suole assegnare come còmpito anche la “conoscenza del mondo
+ esterno„, dove la parola, mondo esterno, indica tutto il complesso
+ degli oggetti che a noi è dato conoscere. In modo corrispondente
+ si volle talora definire la psicologia: “l’autoconoscenza del
+ soggetto„. Ma questa definizione è insufficiente, perchè al
+ dominio della psicologia, oltre le qualità di ogni soggetto,
+ appartengono pure i rapporti reciproci del soggetto col mondo
+ esterno e cogli altri soggetti simili. Inoltre questa definizione
+ può facilmente dare a credere che soggetto e mondo esterno siano
+ parti separabili dell’esperienza, o almeno possano essere divisi
+ in contenuti di coscienza reciprocamente indipendenti; mentre
+ all’opposto l’esperienza esterna rimane legata alle funzioni
+ percettive e conoscitive del soggetto, e l’esperienza interna
+ racchiude le rappresentazioni del mondo esterno come parte di
+ essa immutabile. Donde necessariamente deriva che l’esperienza
+ non è davvero una semplice giustapposizione di diversi dominii,
+ ma un tutto unico che in ognuna delle sue parti presuppone così
+ il soggetto che apprende i contenuti dell’esperienza, come gli
+ oggetti che sono dati al soggetto quali contenuti dall’esperienza.
+ E però anche la scienza della natura non può interamente astrarre
+ dal soggetto conoscente, ma solo da quelle qualità di esso, che,
+ o come i sentimenti, svaniscono, tosto che si fa astrazione del
+ soggetto, o come le qualità delle sensazioni, devono, in base alle
+ ricerche della fisica, essere ascritte al soggetto. La psicologia
+ ha invece per proprio oggetto l’intero contenuto della coscienza
+ nella sua costituzione immediata.
+
+ Se ora la ragione ultima per la distinzione delle scienze
+ naturali dalla psicologia e dalle scienze dello spirito, può
+ solo essere cercata nel fatto che ogni esperienza contiene come
+ fattori, un contenuto oggettivo dato e un soggetto conoscente; si
+ comprende senz’altro non essere necessario che quella distinzione
+ presupponga una logica determinazione dei due fattori. Infatti
+ è evidente che una tale determinazione è solo possibile in base
+ alle ricerche delle scienze naturali e della psicologia, e però in
+ nessun caso essa può precedere questa ricerca. L’unica premessa
+ sin dal principio in commune così alla scienza naturale come
+ alla psicologia, sta piuttosto nella coscienza, accompagnante
+ ogni esperienza, che da questa oggetti sono dati ad un soggetto;
+ senza che però si possa con ciò parlare di una conoscenza delle
+ condizioni che stanno a base di questa distinzione tra soggetto
+ e oggetto, o di determinati caratteri pei quali un fattore si
+ distingue dall’altro. Anche l’espressioni soggetto e oggetto
+ si devono dunque in questo rapporto considerare solo come
+ un’anticipazione per la quale distinzioni che appartengono a una
+ riflessione logica già compiuta, vengono applicate allo stadio
+ dell’esperienza originaria.
+
+ Per quanto si è detto, le interpretazioni dell’esperienza
+ secondo la scienza naturale e la psicologia si integrano a
+ vicenda, non solo perchè la prima considera gli oggetti astraendo
+ il più possibile dal soggetto e la seconda invece si occupa della
+ parte che prende il soggetto nella formazione dell’esperienza,
+ ma anche nel senso che ambedue assumono una posizione diversa di
+ fronte ad ogni singolo dato dell’esperienza. Poichè la scienza
+ della natura cerca scoprire come gli oggetti sono costituiti senza
+ alcun riguardo al soggetto, la conoscenza che essa ci offre è di
+ natura _mediata_ o _concettuale_, in luogo degli oggetti immediati
+ dell’esperienza, sono ad essa sottoposti i concetti degli oggetti
+ ai quali si giunge mediante l’astrazione degli elementi soggettivi
+ delle rappresentazioni. Ma questa astrazione richiede anche sempre
+ integrazioni ipotetiche della realtà. Infatti poichè l’analisi
+ che la scienza naturale fa dell’esperienza, dimostra molte parti
+ dell’esperienza, ad es. i contenuti della sensazione essere
+ effetti soggettivi di processi oggettivi, quest’ultimi per la loro
+ natura indipendente dal soggetto, non possono essere compresi
+ nell’esperienza. E però si cerca di giungere ad essa mediante
+ ipotetici concetti sulle proprietà oggettive della materia.
+ Invece nella psicologia che studia il contenuto della coscienza
+ nella sua piena realtà, cioè le rappresentazioni riferentisi agli
+ oggetti insieme a tutti i moti soggettivi che le accompagnano,
+ ci si presenta il modo di conoscere _immediato_ o _intuitivo_;
+ intuitivo nel senso più largo che nella moderna terminologia
+ scientifica ha preso questo concetto, così che esso indica non più
+ soltanto gl’immediati contenuti rappresentativi dei sensi esterni
+ e principalmente del senso visivo, ma tutto il _reale concreto_ in
+ contrapposizione al pensato astratto e concettuale. La psicologia
+ può mettere in luce la connessione dei dati dell’esperienza
+ come si presenta realmente al soggetto soltanto coll’astenersi
+ assolutamente da quelle astrazioni e da quei concetti ipotetici
+ dei quali usano le scienze naturali. Per tanto se la scienza della
+ natura e la psicologia sono ambedue scienze empiriche nel senso
+ che ambedue hanno per oggetto l’interpretazione della esperienza,
+ cui considerano solo da diverso punto di vista, la psicologia, per
+ la particolare natura del suo còmpito, è senza dubbio la _scienza
+ più strettamente empirica_.
+
+
+
+
+§ 2. — Gl’indirizzi generali della psicologia.
+
+
+1. La concezione della psicologia, come scienza empirica[2] che non ha
+per oggetto uno speciale contenuto dell’esperienza, ma il contenuto
+immediato di ogni esperienza, è di origine moderna. Contro di essa
+stanno ancora teorie nella scienza contemporanea, che in generale
+si possono considerare come una sopravvivenza di anteriori gradi di
+sviluppo e che sempre lottano fra loro secondo il posto che assegnano
+alla psicologia rispetto alla filosofia e alle altre scienze. I due
+principali indirizzi della psicologia, che si distinguono in relazione
+alle due più diffuse definizioni psicologiche più sopra spiegate, sono:
+il _metafisico_ e _l’empirico._ Ma ambedue alla loro volta presentano
+un buon numero di indirizzi speciali.
+
+La psicologia metafisica dà generalmente un valore minimo all’analisi
+empirica, e alla causate connessione dei processi psichici.
+Considerando essa la psicologia parte della filosofia metafisica, suo
+intento principale è di giungere a una determinazione dell’“essere
+dell’anima„, la quale si accordi colla complessa concezione universa
+del sistema metafisico, in cui rientra la psicologia. Posto il concetto
+metafisico dell’anima, si cerca da questo derivare il vero contenuto
+dell’esperienza psicologica. Il carattere, per cui la psicologia
+metafisica si differenzia dall’empirica, è, che quella non deriva
+i processi psichici da altri processi psichici, ma da un sostrato
+tutt’affatto diverso, o dagli atti di una speciale sostanza animica
+o dalla proprietà e dai processi della materia. E secondo la natura
+attribuita a questo sostrato la psicologia metafisica dà luogo a
+due indirizzi. La _psicologia spiritualistica_ considera i processi
+psichici come effetti di una speciale sostanza psichica, la quale è
+ritenuta o essenzialmente diversa dalla materia (sistema _dualistico_),
+o a questa di natura affine (sistema _monistico_ o _monadologico_).
+La tendenza metafisica che è a base della psicologia spiritualistica,
+sta nell’ ipotesi di un’essenza soprannaturale dell’anima e nello
+sforzo di conciliare questa ipotesi coll’altra dell’immortalità, cui
+talora si collega anche l’ipotesi più spinta di una preesistenza. La
+_psicologia materialistica_ riconduce i processi psichici allo stesso
+sostrato materiale che la scienza della natura pone ipoteticamente
+a spiegazione, dei fenomeni naturali. Secondo questa psicologia i
+processi psichici sono, come i processi fisici della vita, legati ad
+aggruppamenti di elementi materiali; aggruppamenti che sorgono durante
+la vita individuale, e col finire di questa si dissolvono. La tendenza
+metafisica di questa psicologia sta nella negazione dell’essenza
+soprannaturale dell’anima, affermata invece dalla psicologia
+spiritualistica. Ma con questa si identifica, in quanto non cerca
+l’interpretazione dell’esperienza psicologica in sè stessa, ma vuole
+derivarla da processi ipotetici di un sostrato metafisico.
+
+2. Dalla lotta contro quest’ultimo indirizzo è nata la _psicologia
+empirica_. Essa dove è conseguentemente svolta, si sforza di ricondurre
+i processi psichici a concetti che sono direttamente desunti dalla
+connessione di questi processi, o di giovarsi di processi ben
+determinati e semplici per derivare dal loro cooperare altri processi
+più complessi. Le basi di una tale interpretazione possono essere
+molteplici e però anche la psicologia empirica dà luogo a diversi
+indirizzi, i quali si possono generalmente distinguere per due ragioni.
+La prima si riferisce al rapporto della esperienza interna all’esterna
+e alla posizione che le due scienze sperimentali, la scienza della
+natura e la psicologia, prendono l’una rispetto all’altra. La seconda
+si riferisce ai fatti o ai concetti loro, dai quali si prendono le
+mosse per l’interpretazione dei processi. Ogni trattazione concreta
+della psicologia empirica rappresenta nello stesso tempo un indirizzo
+della prima e uno della seconda maniera.
+
+3. Secondo questa _concezione generale della natura dell’esperienza
+psicologica_ stanno in opposizione quelle due tendenze psicologiche,
+delle quali già si trattò più sopra (§ 1) a causa della loro importanza
+decisiva per la determinazione del còmpito della psicologia: la
+_psicologia del senso interno_, e la _psicologia come scienza
+dell’esperienza immediata_. La prima, tratta i processi psichici
+come contenuti di un dominio speciale dell’esperienza, coordinato
+all’esperienza naturale fornitaci dai sensi esterni, ma da essa
+assolutamente diverso. La seconda non riconosce una differenza reale
+fra l’esperienza interna e l’esterna, ma vede tale distinzione solo
+nella diversità dei _punti di vista_, dai quali quell’esperienza, unica
+in sè stessa, viene considerata.
+
+Di queste due forme della psicologia empirica la prima è la più
+antica. Essa è sorta dall’aspirazione di affermare l’indipendenza,
+dell’osservazione psicologica contro le usurpazioni della filosofia
+della natura. E poichè essa per la sua tendenza vuole coordinate
+la scienza della natura e la psicologia, crede essere gli eguali
+diritti di queste due scienze fondati innanzi tutto sulla generale
+diversità dei loro oggetti e delle forme della percezione di questi
+oggetti. Questa veduta ha influito in doppio senso sulla psicologia
+empirica: in primo luogo perchè favorì l’opinione che la psicologia
+abbia bensì a servirsi di metodi empirici, ma questi siano, come i
+dati dell’esperienza psicologica, fondamentalmente diversi da quelli
+della scienza della natura; in secondo luogo perchè essa si sforzò di
+stabilire qualche nesso fra quei domini dell’esperienza, già presunti
+diversi. Sotto il primo rispetto, la psicologia del senso interno fu
+appunto quella che coltivò il metodo della _pura introspezione_ (§ 3,
+2). Per la seconda considerazione, l’opinione di una differenza fra i
+dati fisici e psichici della esperienza ricondusse dì necessità alla
+psicologia metafisica. Infatti da questo punto di vista, per la natura
+stessa della cosa, le relazioni dell’esperienza interna all’esterna o i
+così detti “rapporti tra il corpo e l’anima„ potevano essere spiegati
+solo mediante ipotetici principi metafisici. Tali principi metafisici
+non potevano far a meno di influire anche sulla ricerca psicologica, sì
+che essa fu inquinata di sussidiarie ipotesi metafisiche.
+
+4. Dalla psicologia del senso interno si distingue essenzialmente
+quella concezione, che definisce la psicologia come “scienza
+dell’esperienza immediata„. Questa infatti, ritenendo essere
+l’esperienza interna ed esterna non parti diverse, ma diversi modi
+di considerare una sola e medesima esperienza, non può riconoscere
+una precipua differenza fra i metodi della psicologia e della scienza
+naturale. Questo indirizzo psicologico ha prima di tutto cercato di
+stabilire i metodi sperimentali che devono compiere un’analisi esatta
+dei processi psichici; analisi che, tenuto conto del mutato punto
+di vista, è analoga a quella di cui le scienze naturali fanno uso
+nella spiegazione dei fenomeni della natura. Di più questo indirizzo
+mostra che le singole scienze dello spirito, le quali hanno ad oggetto
+i processi psichici concreti o le creazioni psichiche, si trovano
+tutte sul medesimo terreno di una scientifica considerazione dei dati
+immediati dell’esperienza e dei loro rapporti coi soggetti agenti.
+Donde, come conseguenza necessaria, l’analisi psicologica dei prodotti
+più generali dello spirito: la lingua, le rappresentazioni mitologiche,
+le norme dei costumi, dev’essere considerata come un sussidio
+all’intelligenza dei processi psichici più complessi. Questa concezione
+sta pertanto, riguardo al metodo, in più stretto rapporto con altre
+scienze: come _psicologia sperimentale_ colle scienze naturali, come
+_psicologia sociale_[3] colle più speciali scienze dello spirito.
+
+Finalmente, considerando in tal modo la psicologia, si viene ad
+eliminare completamente la questione sui rapporti degli oggetti
+psichici ai fisici. Ambedue non sono veramente oggetti diversi,
+ma uno stesso contenuto, il quale è considerato una volta nella
+ricerca della scienza naturale mediante l’astrazione del soggetto, e
+l’altra nella ricerca psicologica in relazione alla sua costituzione
+immediata e ne’ suoi rapporti totali al soggetto. Tutte le ipotesi
+metafisiche sulle relazioni intercedenti fra gli oggetti psichici e
+fisici, sono, considerate da questo punto di vista, soluzioni di un
+problema che si agita attorno ad una questione falsamente posta. Se
+la psicologia deve nella connessione dei processi psichici, in quanto
+questi sono dati immediati dell’esperienza, rifuggire dal soccorso di
+ipotesi metafisiche, essa può nondimeno — poichè esperienza esterna
+ed interna sono due punti di vista integratisi a vicenda di una sola
+od identica esperienza — ritornare, sovratutto dove la connessione
+dei fenomeni psichici presenta lacune, a considerare fisicamente gli
+stessi processi, per vedere se mediante questo nuovo punto di vista,
+diverso e preso dalla scienza naturale, si possa ristabilire quella
+continuità che si credeva mancasse. Il medesimo varrà poi, ma in senso
+inverso, anche per quelle lacune che si presentano nella catena delle
+nostre conoscenze fisiologiche, potendo questa venir completata con
+anelli, fornitici da una trattazione dell’esperienza dal punto di vista
+puramente psicologico. Sulla base di una tale concezione, che pone le
+due forme di conoscenza nel loro giusto rapporto, è possibile che non
+soltanto la psicologia porti a piena esecuzione il proposito di essere
+scienza sperimentale, ma che anche la fisiologia diventi vera scienza
+sussidiaria della psicologia; come dall’altra parte la psicologia è con
+eguale diritto una scienza sussidiaria della fisiologia.
+
+5. Riguardo alla seconda delle suaccennate (2) partizioni fondamentali,
+cioè riguardo ai _fatti o concetti posti a base della ricerca
+psicologica_, si possono ancora distinguere _due_ indirizzi della
+psicologia empirica, i quali sono, generalmente parlando, due
+gradi di sviluppo successivi della interpretazione psicologica.
+Il primo corrisponde ad una tendenza _descrittiva_, il secondo ad
+una _esplicativa_. Quando si cercò di distinguere, descrivendo,
+i vari processi psichici, sorse la necessità di una opportuna
+_classificazione_ di essi. Si formarono così i concetti generali,
+sotto i quali vennero ad ordinarsi i diversi processi, e si cercò
+soddisfare al bisogno d’interpretare il caso singolo, riferendo le
+parti di un processo complesso a concetti generali applicabili ad esse.
+Tali concetti sono ad es. sensazione, conoscenza, attenzione, memoria,
+immaginazione, intelletto, volontà, ecc. Essi corrispondono ai concetti
+fisici generali nati dall’immediata cognizione dei fenomeni naturali,
+come peso, calore, suono, luce, ecc. Se quelli al pari di questi,
+possono servire ad un primo ordinamento dei fatti, non giovano però
+affatto a darne la spiegazione. Nondimeno la psicologia empirica si
+è resa più volte colpevole di questa confusione, e appunto in questo
+senso la _psicologia delle facoltà_ considerava ogni specie come
+potenze o facoltà della psiche, sotto la cui attività varia o comune
+essa riconduceva tutti i processi psichici.
+
+6. Una trattazione _esplicative_, che si contrappone alla psicologia
+descrittiva delle facoltà, è costretta, quando si attenga veramente
+al lato empirico, a porre a base delle sue interpretazioni fatti
+determinati, che appartengono per sè stessi all’esperienza psichica.
+E potendo questi fatti essere presi da ordini diversi di processi
+psichici, la trattazione esplicativa presenta di nuovo due indirizzi,
+corrispondenti ai due fattori che prendono parte alla formazione
+dell’esperienza immediata: l’oggetto e il soggetto. Quando si dà
+maggior valore all’oggetto dell’esperienza immediata, nasce la
+psicologia _intellettualistica_, che cerca derivare tutti i processi
+psichici, anche i sentimenti soggettivi, gl’impulsi, i primi movimenti
+della volontà dalle _rappresentazioni_, o, come anche queste possono
+essere dette, a causa della loro importanza per la conoscenza
+oggettiva, dai processi _intellettivi_. Se all’opposto si dà valore
+principale al modo in cui l’esperienza immediata sorge nel soggetto,
+allora nasce un indirizzo, il quale accorda ai moti soggettivi, che non
+si riferiscono ad oggetti esterni, un posto _egualmente importante_ che
+alle rappresentazioni. Questa psicologia può essere detta psicologia
+_volontaristica_, a causa dell’importanza che essa riconosce ai
+processi della volontà fra tutti i processi soggettivi.
+
+Fra i due indirizzi della psicologia empirica (3), che si distinguono
+per la generale concezione dell’esperienza interna, la psicologia
+del senso interno è quella che tende anche all’_intellettualismo_.
+Essa infatti, essendo il senso interno paragonato ai sensi esterni,
+considera principalmente quei dati psichici dell’esperienza, che
+sono offerti quali oggetti al senso interno, allo stesso modo
+che gli oggetti naturali ai sensi esterni. La natura di oggetti
+si crede d’altra parte possa essere attribuita, fra tutti i dati
+dell’esperienza, soltanto alle _rappresentazioni_, e precisamente
+perchè esse vengono considerate proprio come _immagini_ degli
+oggetti che stando fuori di noi, ci sono dati dai sensi esterni.
+Quindi le rappresentazioni sono ritenute i soli oggetti reali del
+senso interno, mentre tutti quei processi che non possono essere
+riferiti ad oggetti esterni, come ad es. i sentimenti, sono indicati
+o quali rappresentazioni non chiare, o quali rappresentazioni che si
+riferiscono al nostro corpo, o finalmente quali effetti prodotti da
+combinazioni di rappresentazioni.
+
+Mentre la psicologia del senso interno si collega all’intellettualismo,
+la psicologia dell’esperienza immediata si avvicina al volontarismo.
+Dacchè questa riconosce essere un còmpito capitale della psicologia
+la ricerca dell’origine soggettiva di ogni esperienza, è facile
+comprendere che nell’analisi di quest’origine l’attenzione dev’essere
+sovratutto diretta su quei fattori dell’esperienza, dai quali fa
+astrazione la scienza della natura.
+
+7. La psicologia _intellettualistica_ nel corso del suo sviluppo ha
+di nuovo dato luogo a due speciali indirizzi empirici. O i processi
+_logici_ del giudicare o del concludere furono considerati come le
+forme tipiche fondamentali di ogni fatto psichico, o furono ritenute
+tali certe combinazioni di rappresentazioni successive di memoria,
+prevalenti sulle altre a causa della loro frequenza, le cosidette
+_associazioni delle rappresentazioni_. La prima tendenza, la _logica_,
+è in istretta parentela colla interpretazione psicologica volgare;
+essa è la più antica, ma nondimeno in parte si è conservata ancora
+sino in questi ultimi tempi. _La teoria della associazione_ è sorta
+dall’empirismo filosofico del secolo scorso. Queste due tendenze sono
+fra loro contrarie, volendo la teoria logica ricondurre le complessità
+di fenomeni psichici a forme più alte di processi intellettuali, e
+l’associazionistica invece a forme inferiori o, come oggi si suol dire,
+semplici. Ma ambedue per la loro unilateralità falliscono egualmente;
+non solo perchè nè l’una nè l’altra riesce coi propri principi a
+spiegare i processi sentimentali e volitivi, ma anche perchè questi
+principi non riescono neppure a una piena interpretazione dei processi
+intellettivi.
+
+8. L’unione della psicologia del senso interno colla concezione
+intellettualistica ha ancora portato a un principio particolare,
+che molte volte è stato fatale per il modo di concepire i fatti
+psicologici. Esso consiste nella falsa _sostanzializzazione_[4]
+_intellettualistica delle rappresentazioni_. Quando noi non ammettiamo
+solo un’analogia tra gli oggetti del cosidetto senso interno e gli
+oggetti del senso esterno, ma anche consideriamo i primi come imagini
+dei secondi; siamo indotti a trasportare quelle proprietà, che la
+scienza naturale attribuisce agli oggetti del mondo esterno, anche
+agli oggetti immediati del senso interno, cioè alle rappresentazioni.
+E pertanto si ammette, che le rappresentazioni, proprio come le
+cose esterne cui sono da noi riferite, siano oggetti relativamente
+persistenti, i quali possano svanire dalla coscienza e poi di nuovo
+in essa entrare. Le rappresentazioni senza dubbio devono essere da
+noi percepite ora più forti e chiare, ora più deboli e confuse, a
+seconda che il senso interno venga o no rafforzato dal senso esterno,
+e a seconda dell’attenzione che ad esse prestiamo; ma nel complesso
+rimangono immutate riguardo alla loro natura qualitativa.
+
+9. La psicologia _volontaristica_ è in tutto quest’ordine di fatti
+in piena antitesi coll’intellettualistica. Mentre questa è costretta
+ad ammettere un senso interno con oggetti speciali della percezione
+interna, quella è legata alla veduta, che l’esperienza interna
+si identifica coll’esperienza immediata. E poichè il contenuto
+dell’esperienza psicologica consiste secondo questa concezione, non di
+una somma di oggetti, che sono dati al soggetto, ma di tutto quanto
+compone il processo dell’esperienza, cioè degli atti del soggetto
+stesso presi nella loro proprietà immediata, che non è stata mutata
+da nessuna astrazione e riflessione; il contenuto dell’esperienza
+psicologica è di necessità considerato come una _connessione di
+processi_.
+
+Questo concetto del processo esclude la natura sostanziale e però
+anche più o meno persistente dei dati psichici dell’esperienza. I fatti
+psichici sono _avvenimenti_ e non cose; essi scorrono come tutti gli
+avvenimenti nel tempo e non sono mai in un dato momento gli stessi che
+nel momento antecedente. In questo senso i processi del volere hanno un
+valore _tipico_, importantissimo per la intelligenza di tutti gli altri
+processi psichici. La psicologia volontaristica non afferma affatto
+che il volere sia la sola forma realmente esistente del processo
+psichico, ma essa afferma soltanto che il volere, coi sentimenti e
+colle emozioni a lui strettamente connesse, costituisce una parte
+dell’esperienza psichica, altrettanto necessaria quanto le sensazioni
+e le rappresentazioni; di più afferma che sull’analogia del processo
+volitivo debba interpretarsi ogni altro processo psichico; cioè quale
+un fatto che sempre muta nel tempo, e non quale una somma di oggetti
+persistenti, come per lo più l’intellettualismo ammette, in conseguenza
+del falso riferimento che esso fa delle proprietà da noi poste negli
+oggetti esterni, alle rappresentazioni degli oggetti stessi. Quando si
+riconosce l’_immediata_ realtà dell’esperienza psicologica, lo studio
+dì derivare determinate parti del processo psichico da altre che da
+quello specificamente differiscono, resta senz’altro escluso; così
+pure i conati della psicologia metafisica di ricondurre l’esperienza
+interna a processi immaginari da essa diversi di un ipotetico
+sostrato metafisico, stanno in contraddizione col vero còmpito reale
+della psicologia. Questo còmpito, poichè si riferisce all’esperienza
+immediata, si collega sin dal principio col presupposto che ogni dato
+psichico dell’esperienza contiene nello stesso tempo fattori oggettivi
+e soggettivi; questi si devono pur sempre considerare come distinti da
+un’astrazione arbitraria e non come processi realmente diversi. Infatti
+l’osservazione c’insegna che non si danno rappresentazioni, le quali
+non sveglino in noi sentimenti ed impulsi di diversa intensità, come
+pure non è possibile un processo sentimentale o volitivo, che non si
+riferisca ad un oggetto rappresentato.
+
+10. I principi direttivi della fondamentale concezione psicologica, che
+dobbiamo in seguito mantenere fissi, possono essere riassunti nelle tre
+proposizioni seguenti:
+
+1. L’esperienza interna o psicologica non è alcun dominio speciale
+dell’esperienza diverso dagli altri, ma essa è veramente l’_esperienza
+immediata_.
+
+2. Quest’esperienza immediata non è un contenuto quiescente, ma
+una _connessione di processi_; essa non consiste di oggetti, ma di
+processi, cioè di _fatti generali che si svolgono in noi_ e delle loro
+relazioni reciproche fissate da leggi.
+
+3. Ciascuno di questi processi ha da un lato un contenuto oggettivo ed
+è dall’altro un processo soggettivo, e però in tal modo esso racchiude
+in sè le condizioni generali tanto di ogni conoscenza quanto di ogni
+pratica attività degli uomini.
+
+A queste tre proposizioni corrisponde un _triplice posizione della
+psicologia_ in rapporto agli altri campi del sapere:
+
+1. Come scienza dell’esperienza immediata, essa — in contrapposto alle
+_scienze naturali_, le quali a causa dell’astrazione che esse fanno del
+soggetto, hanno per oggetto solo il contenuto oggettivo e _mediato_
+dell’esperienza — è la scienza empirica _che reintegra quelle_. Ogni
+singolo fatto dell’esperienza può essere intimamente valutato nel
+suo pieno significato, solo quando ha sostenuto la prova dell’analisi
+naturale o psicologica. In questo senso anche la fisica e la fisiologia
+sono scienze sussidiarie della psicologia, come questa alla sua volta
+è una disciplina ausiliaria per le ricerche naturali.
+
+2. Come scienza delle forme più generali della esperienza umana
+immediata e della connessione loro secondo leggi, essa è il _fondamento
+delle scienze dello spirito_. Infatti il contenuto di queste scienze
+sta sopratutto nelle azioni che nascono dagli immediati fatti della
+vita psichica umana e nei loro effetti. La psicologia, in quanto ha
+per còmpito lo studio delle forme, sotto le quali queste azioni si
+presentano e delle leggi alle quali soggiaciono, è la più generale,
+e insieme la base di tutte le scienze dello spirito: della filologia,
+della storia, dell’economia politica, della giurisprudenza, ecc.
+
+3. Siccome la psicologia egualmente considera le _due_ condizioni
+fondamentali, che stanno a base così della conoscenza teoretica
+come dell’operare pratico, le soggettive e le oggettive, e cerca
+determinarle nel loro rapporto reciproco; essa fra tutte le discipline
+empiriche è quella, i cui risultati si adattano più da vicino allo
+studio così del problema della conoscenza come dell’etica, le due
+questioni fondamentali della filosofia. La psicologia, che rispetto
+alla scienza naturale è la scienza reintegrante, rispetto alle scienze
+dello spirito la fondamentale, è rispetto alla filosofia la _scienza
+empirica di preparazione_.
+
+ 10_a_. Quantunque nella nuova psicologia sempre più si
+ vada riconoscendo, che non tanto la differenza degli oggetti
+ dell’esperienza quanto quella del punto di vista di trattazione
+ della esperienza è ciò per cui la psicologia si distingue dalla
+ scienza naturale; pure la chiara conoscenza delle particolarità
+ reali di quel punto di vista, che fissa il còmpito scientifico
+ per la psicologia, è ancor sempre pregiudicata dai riflessi delle
+ tendenze della vecchia metafisica e della filosofia naturalistica.
+ Invece di riconoscere che la trattazione dell’esperienza per
+ le scienze naturali si compie in base all’astrazione di quei
+ fattori soggettivi che entrano in quell’esperienza, si assegna
+ ancora sempre alla scienza naturale il còmpito di fissare
+ nel modo più generale il contenuto di ogni esperienza. Posto
+ questo, la psicologia sarebbe una disciplina non più coordinata
+ ma subordinata alla scienza naturale. Essa non dovrebbe più
+ eliminare quell’astrazione fatto dalla scienza naturale e con
+ questo giungere a una completa comprensione della esperienza;
+ ma dovrebbe trar profitto dal concetto del “soggetto„ messo in
+ luce dalla scienza naturale, per spiegare l’influenza di questo
+ soggetto sui dati della nostra coscienza. In luogo di riconoscere
+ che una definizione sufficiente del soggetto è solo possibile
+ in base alla ricerca psicologica (§ 1, 3º), qui d’un tratto è
+ introdotto nella psicologia un concetto del soggetto già bell’e
+ formato e definitivamente improntato sulla scienza naturale.
+ Ora per questa il soggetto è identico all’individuo corporeo.
+ Conseguentemente la psicologia vien definita, come la scienza che
+ ha l’ufficio di stabilire la dipendenza del contenuto immediato
+ dell’esperienza dall’individuo corporeo. Questo punto di vista,
+ detto anche del “materialismo psico-fisico„, è insostenibile dal
+ lato della teoria della conoscenza e psicologicamente infruttuoso.
+ Siccome la scienza naturale astrae di proposito dal soggetto
+ percipiente, pur contenuto in ogni esperienza, è fuor di dubbio
+ che essa ben difficilmente è in grado di dare una valida ed
+ ultima determinazione del soggetto. Una psicologia che parte
+ da una tale definizione puramente fisiologica, non s’impernia
+ più sull’esperienza ma, proprio come la vecchia psicologia
+ materialistica, su una premessa metafisica. Di più questo punto
+ di vista è psicologicamente infruttuoso, perchè assegna di
+ bel principio la causale interpretazione dei processi psichici
+ alla fisiologia, la quale non può dare nè ora nè mai una tale
+ interpretazione a causa del differente modo di trattazione della
+ scienza naturale e della psicologia. Infine è senz’altro manifesto
+ che una tale psicologia, la quale si trasforma in un’ipotetica
+ meccanica del cervello, deve una volta per sempre rinunciare a
+ servire di base alle scienze dello spirito.
+
+ Quando noi diciamo psicologia “volontaristica„ l’indirizzo
+ _strettamente empirico_, che si contrappone ai tentativi di
+ rinnovare la dottrina metafisica e che è contrassegnato dai
+ principi più sopra formulati, non dobbiamo dimenticare che questo
+ volontarismo psicologico in sè e per sè non ha nulla a fare
+ con alcuna dottrina metafisica della volontà. Esso si oppone
+ all’unilaterale volontarismo metafisico di Schopenhauer, che
+ deriva tutto l’essere da una volontà trascendente originaria,
+ non meno che ai sistemi metafisici sorti dall’intellettualismo
+ di Spinoza, di Herbart e di altri. I principi del volontarismo
+ psicologico, preso nel senso già notato, sono affatto contrari
+ alla metafisica, perchè esso esclude dalla psicologia ogni
+ metafisica; sono poi in opposizione agli altri indirizzi
+ psicologici, perchè esso respinge tutti gli sforzi che mirano
+ a ricondurre i processi del volere a semplici rappresentazioni,
+ mentre accentua il significato _tipico_ del volere per la natura
+ dell’esperienza psicologica. Questo significato tipico sta in
+ ciò che la proprietà riconosciuta generalmente per le azioni
+ volitive, cioè di essere _processi_, il decorso dei quali presenta
+ continuamente mutazioni qualitative e intensive, viene considerata
+ valevole anche per gli altri contenuti psichici della esperienza.
+
+
+
+
+§ 3. — Metodi della psicologia.
+
+
+1. La psicologia, avendo per proprio oggetto non contenuti specifici
+dell’esperienza ma l’_esperienza generale nella sua natura immediata_,
+non può servirsi di altri metodi che di quelli usati dalle scienze
+empiriche, così per l’affermazione dei fatti, come per l’analisi
+e pel causale collegamento di essi. La circostanza, che la scienza
+della natura astrae dal soggetto e la psicologia no, può bensì portare
+modificazioni nel modo di usare i metodi, ma non mai nell’essenziale
+natura dei metodi usati.
+
+Ora la scienza naturale, la quale, come campo di ricerca prima
+costituitosi, può servire di esempio alla psicologia, si giova di due
+metodi principali: _l’esperimento_ e _l’osservazione_. L’_esperimento_
+consiste in un’osservazione, nella quale i fenomeni da osservare
+sorgono e si svolgono per l’opera volontaria dell’osservatore.
+L’osservazione in senso stretto studia i fenomeni senza un tale
+intervento dello sperimentatore, ma così come si presentano
+all’osservatore nella continuità dell’esperienza. Ogni qual volta
+un’azione sperimentale è possibile, le scienze naturali ne fanno sempre
+uso, essendo in tutti i casi, anche in quelli, nei quali i fenomeni
+offrono già un’osservazione facile ed esatta, un vantaggio poter
+volontariamente determinare la loro nascita e il loro decorso e isolare
+le parti di un fenomeno complesso. Ma nella scienza della natura un
+uso distinto di questi due metodi è già stato stabilito secondo i suoi
+diversi campi: in genere il metodo sperimentale si crede per certi
+problemi più necessario che per altri, nei quali si può raggiungere non
+di rado lo scopo desiderato colla semplice osservazione. Queste due
+specie di problemi si riferiscono, prescindendo da piccole eccezioni
+provenienti da rapporti speciali, alla generale distinzione dei
+fenomeni naturali in _processi naturali_ ed in _oggetti naturali_.
+
+Qualunque _processo naturale_, ad es., un movimento di luce, di
+suono, una scarica elettrica, il prodursi o il decomporsi di una
+combinazione chimica, inoltre un movimento stimolatore o un fenomeno
+di scambio nell’organismo delle piante o degli animali, richiede
+l’azione sperimentale per l’esatta determinazione dello svolgimento e
+per l’analisi delle sue parti. In generale tali azioni sperimentali
+sono desiderabili, perchè è possibile fare osservazioni esatte solo
+quando si può determinare il momento di apparizione del fenomeno. Esse
+sono poi necessarie per distinguere fra loro le parti diverse di un
+fenomeno complesso, perchè questo può succedere per lo più solo quando
+arbitrariamente si trascurino alcune condizioni, o se ne aggiungano
+altre, o anche se ne modifichi l’importanza.
+
+Tutt’altra cosa è per gli _oggetti naturali_: essi sono oggetti
+relativamente costanti, che non esigono di essere prodotti in
+un determinato momento, ma stanno in ogni tempo a disposizione
+dell’osservatore e vi permangono. Qui una ricerca sperimentale è
+per lo più soltanto richiesta quando vogliamo indagare i processi
+della loro nascita e delle loro variazioni; in questo caso trovano
+applicazione le stesse considerazioni fatte per lo studio dei processi
+naturali, perchè gli oggetti naturali sono considerati o prodotti o
+parti di processi naturali. Quando invece si tratta solo della natura
+reale degli oggetti, senza riguardo alla loro formazione e alle loro
+variazioni, allora la semplice osservazione è per lo più sufficiente.
+In questo senso sono, ad es., la mineralogia, la botanica, la zoologia,
+l’anatomia, la geografia ed altre simili, scienze di pura osservazione,
+fintanto che in esse non siano introdotti, come spesso avviene,
+problemi fisici, chimici, fisiologici; in una parola, quei problemi che
+si riferiscono a processi naturali.
+
+2. Se trasportiamo queste considerazioni alla psicologia, appare tosto
+manifesto che essa, pel proprio contenuto, è senz’altro costretta a
+tenere lo stesso cammino di quelle scienze, nelle quali un’osservazione
+esatta è possibile solo sotto la forma di osservazione sperimentale,
+e che però essa non può mai essere una scienza di pura osservazione.
+Infatti il contenuto della psicologia risulta di _processi_ e non
+di oggetti persistenti. Per indagare esattamente l’apparizione e
+il decorso di questi processi, la loro composizione e le relazioni
+reciproche delle loro diverse parti, noi dobbiamo prima di tutto
+produrre a nostra volontà quell’apparizione, e poterne variare
+secondo il nostro intento le condizioni; il che è possibile solo
+per mezzo dell’esperimento e non coll’osservazione pura. A questa
+ragione generale se ne aggiunge per la psicologia una speciale, che
+non esiste egualmente poi fenomeni naturali. Siccome in questi noi
+facciamo astrazione dal soggetto conoscente, ci è possibile servirci,
+sotto certe condizioni, della semplice osservazione; e sopratutto
+se essa, come nell’astronomia, viene favorita dalla regolarità dei
+fenomeni, ci è dato determinare con sufficiente sicurezza il contenuto
+oggettivo dei fenomeni. Ma la psicologia, non potendo per principio
+astrarre dal soggetto, troverebbe condizioni favorevoli per una
+casuale osservazione solo quando in molti ripetuti casi le medesime
+parti oggettive dell’esperienza immediata coincidessero col medesimo
+stato del soggetto. Questo, per la grande complessità dei fenomeni
+psichici, non è possibile avvenga, tanto più che in modo speciale
+_l’intenzione stessa dell’osservare_, che deve essere presente in
+ogni esatta osservazione, altera sostanzialmente il principio e il
+decorso del processo psichico. L’osservazione naturale invece non
+viene generalmente turbata dall’intenzione dell’osservare, perchè essa
+sin dal principio astrae di proposito dal soggetto. Consistendo uno
+dei còmpiti principali della psicologia nell’esatta ricerca del modo
+di sorgere e svolgersi dei processi soggettivi, è facile comprendere
+come qui l’intenzione di osservare o muta sostanzialmente i fatti
+da osservare, o essa stessa in tutto si sopprime. Al contrario la
+psicologia, per il modo naturale in cui sorgono i processi psichici,
+è costretta al metodo sperimentale, appunto come la fisica e la
+fisiologia. Una sensazione si presenta in noi sotto condizioni
+favorevoli all’osservazione, se essa è suscitata da uno stimolo
+esterno, una sensazione di suono ad esempio, da un movimento sonoro
+esterno, una sensazione di luce da uno stimolo luminoso esterno. La
+rappresentazione di un oggetto è originariamente determinata da un
+insieme sempre più o meno complesso di stimoli esterni. Se noi vogliamo
+studiare il modo psicologico in cui sorge una rappresentazione, noi
+non possiamo usare alcun altro metodo che quello di imitare questo
+processo nel suo svolgimento naturale. In questo modo abbiamo il
+grande vantaggio di potere volontariamente variare le rappresentazioni
+stesse, facendo variare le combinazioni degli stimoli agenti nelle
+rappresentazioni, e così di giungere ad una spiegazione dell’influenza
+che ogni singola condizione esercita sul nuovo prodotto. Le
+rappresentazioni della memoria non sono, è ben vero, direttamente
+suscitate da impressioni sensibili esterne, bensì le seguono solo
+dopo un tempo più o meno lungo; ma è chiaro che anche sulle loro
+proprietà, e specialmente sul rapporto loro alle rappresentazioni
+primarie svegliate da impressioni dirette, si giunge alla più sicura
+spiegazione quando non ci si affidi alla loro casuale apparizione,
+ma si tragga vantaggio di quelle immagini che sono lasciate dagli
+stimoli precedenti in un modo sperimentalmente regolato. Non altrimenti
+si fa coi sentimenti e coi processi volitivi; noi li potremo porre
+nella condizione più opportuna ad un’esatta ricerca, se a nostra
+volontà produrremo quelle impressioni che secondo l’esperienza sono
+regolarmente legate alla reazione del sentimento e del volere. Non
+v’è quindi alcuno dei fondamentali processi psichici pel quale non sia
+possibile usare il metodo sperimentale ed egualmente alcuno per la cui
+ricerca questo metodo non sia richiesto da ragioni logiche.
+
+3. Invece _l’osservazione pura_, la quale è pur possibile in molti
+campi della scienza naturale, nel senso esatto è impossibile dentro il
+dominio della psicologia _individuale_ a causa dell’intero carattere
+del processo psichico. Essa si potrebbe solo pensar possibile, se
+vi fossero oggetti psichici persistenti e indipendenti dalla nostra
+attenzione, come vi sono oggetti naturali relativamente persistenti e
+che non mutano colla nostra osservazione. Nulla di meno anche nella
+psicologia si offrono fatti i quali, benchè non siano veri oggetti,
+pure posseggono il carattere di oggetti psichici, presentando quelle
+caratteristiche di natura relativamente persistente e indipendente
+dall’osservatore; oltre a queste proprietà possiedono anche l’altra di
+essere inaccessibili ad un’osservazione sperimentale nel senso comune.
+Questi fatti sono i _prodotti spirituali_, che si sviluppano nella
+storia dell’umanità, come la lingua, le rappresentazioni mitologiche ed
+i costumi. La loro origine e il loro svolgimento si fondano dappertutto
+su generali condizioni psichiche, che si possono argomentare dalle
+loro proprietà oggettive. Perciò anche l’analisi psicologica di questi
+prodotti può dare spiegazioni intorno ai reali processi psichici
+della loro formazione e del loro svolgimento. Tutti questi prodotti
+spirituali di natura generale presuppongono l’esistenza di una comunità
+spirituale di molti individui, quand’anche le loro ultime sorgenti
+siano evidentemente le proprietà psichiche già appartenenti al singolo
+uomo. A causa appunto di questa relazione alla comunità, specialmente
+alla comunità di popoli, si suole indicare l’intero campo di questa
+ricerca psicologica dei prodotti spirituali come _psicologia sociale_,
+contrapponendola alla individuale o, come anche può essere detta pel
+metodo che in essa predomina, psicologia _sperimentale_. Benchè queste
+due parti della psicologia siano, a causa dello stato attuale della
+scienza, trattate per lo più ancora distintamente, esse costituiscono
+non diversi domini, ma piuttosto metodi diversi. La cosidetta
+psicologia sociale corrisponde al metodo della pura osservazione,
+ha per suo carattere solo questo, che gli oggetti dell’osservazione
+sono prodotti dello spirito. La intima connessione di questi prodotti
+colle comunità spirituali, connessione che ha dato origine al nome
+di psicologia sociale, nasce anche dalla circostanza secondaria, che
+i prodotti individuali dello spirito presentano una natura troppo
+mutabile, perchè possano essere sottoposti ad una osservazione
+oggettiva; e che perciò i fenomeni ricevono qui la costanza necessaria
+per una tale osservazione, solo quando diventano fenomeni collettivi o
+di masse.
+
+Appare chiaro dunque che la psicologia, non meno che la scienza
+naturale, dispone di _due_ metodi esatti: il primo, il metodo
+sperimentale, serve all’analisi dei processi psichici più semplici; il
+secondo, l’osservazione dei più generali prodotti dello spirito, serve
+allo studio dei più alti processi e sviluppi psichici.
+
+ 3_a_. Avendo l’uso dei metodi sperimentali la sua origine
+ nella maniera sperimentale usata dalla fisiologia, e specialmente
+ dalla fisiologia degli organi di senso e del sistema nervoso, la
+ psicologia sperimentale è anche detta “psicologia fisiologica„.
+ Nella trattazione di questa sono di solito usate quelle conoscenze
+ fisiologiche date dalla fisiologia del sistema nervoso e degli
+ organi dei sensi, conoscenze che appartengono senza dubbio alla
+ sola fisiologia, ma rendono nondimeno desiderabile una trattazione
+ che tenga conto specialmente dell’interesse psicologico. Quindi
+ la psicologia fisiologica ha il carattere di disciplina di
+ transizione; nella sua parte essenziale è, come lo dice il nome,
+ _psicologia_ e, fatta astrazione da quei sussidi fisiologici,
+ coincide colla psicologia sperimentale nel senso sopra definito.
+ Se altri ha cercato di porre una distinzione tra la psicologia
+ propriamente detta e la psicologia fisiologica, nel senso che
+ solo alla prima spetti l’interpretazione dell’esperienza interna,
+ ed alla seconda invece la derivazione dell’esperienza stessa dai
+ processi fisiologici, si deve respingere tale distinzione come
+ insussistente. Vi è _un solo_ modo di spiegazione psicologica
+ causale, e questo consiste nella derivazione di processi psichici
+ più complessi da altri più semplici; in questa interpretazione gli
+ elementi fisiologici possono sempre entrare, in virtù del sopra
+ affermato rapporto dell’esperienza naturale alla psicologica,
+ ma solo come sussidiari (§ 2, 4). La psicologia materialistica,
+ negando l’esistenza di una causalità psichica, ha in luogo del
+ còmpito da noi stabilito per la psicologia, posto l’altro di
+ derivare i processi psichici dalla fisiologia del cervello. Questo
+ indirizzo, insostenibile e teoricamente e psicologicamente per le
+ ragioni dimostrate (§ 2, 10a), trova tuttavia buona accoglienza
+ così fra i sostenitori della psicologia pura, come fra quelli
+ della psicologia fisiologica.
+
+
+
+
+§ 4. — Linee generali dell’argomento.
+
+
+1. I contenuti immediati dell’esperienza, che costituiscono l’oggetto
+della psicologia, sono in ogni caso processi di natura composta.
+Percezioni di oggetti esterni, ricordi di tali percezioni, sentimenti,
+emozioni, atti di volere non sono soltanto collegati continuamente
+gli uni cogli altri nelle più svariate maniere, ma ciascuno di questi
+processi è per la sua stessa natura un tutto più o meno complesso.
+La rappresentazione di un corpo esterno consta delle rappresentazioni
+parziali delle sue parti. Noi riferiamo un suono, per quanto semplice
+sia, ad una direzione spaziale e in tal modo lo colleghiamo colle
+rappresentazioni assai più complesse dello spazio esterno. Un
+sentimento, un atto di volere è riferito ad una sensazione qualsiasi
+che suscita il sentimento, ad un oggetto che è voluto e così via.
+Di fronte ad una natura così complessa dei fatti psichici la ricerca
+scientifica deve condurre a termine consecutivamente _tre_ còmpiti.
+_Il primo_ consiste nell’_analisi_ dei processi composti, _il secondo_
+nel _mettere in luce le connessioni_ tra gli elementi trovati mediante
+l’analisi, _il terzo_ nell’_investigazione delle leggi_, che presiedono
+al sorgere di tali connessioni.
+
+2. Fra questi tre còmpiti è sopratutto il secondo, il sintetico, quello
+che alla sua volta racchiude in sè una serie di problemi. Dapprima gli
+elementi psichici si collegano in _formazioni psichiche_ composte,
+le quali si separano le une dalle altre, relativamente indipendenti
+nel continuo flusso del processo psichico. Tali formazioni sono, ad
+es., le rappresentazioni, sia che esse possano essere riferite ora
+direttamente a stimoli od oggetti esterni, sia che possano venir da
+noi interpretate come riproduzioni di stimoli od oggetti anteriormente
+percepiti. Tali formazioni sono pure i sentimenti composti, le emozioni
+ed i processi di volere. Inoltre queste formazioni psichiche stanno
+fra loro nelle più diverse combinazioni: le rappresentazioni si
+collegano ora a maggiori complessi di rappresentazioni contemporanee,
+ora a regolari serie di rappresentazioni; nè in minor numero sono le
+combinazioni cui dànno luogo i processi del sentimento, del volere
+così fra loro come colle rappresentazioni. In tal modo nasce la
+_connessione delle formazioni psichiche_ come una classe di processi
+sintetici di _secondo_ grado, che si eleva sulla combinazione più
+semplice degli elementi in formazioni psichiche. Siccome poi le singole
+connessioni psichiche costituiscono le une colle altre composizioni
+alla loro volta ancor più complesse, le quali mostrano pur sempre
+una certa regolarità nell’ordine delle loro parti, sorgono da queste
+nuove combinazioni i composti di _terzo_ grado, che noi indichiamo
+col nome generale di _sviluppi psichici_. Noi possiamo distinguere
+sviluppi di diversa estensione: quelli di natura più ristretta si
+riferiscono ad _una sola tendenza psichica_, ad es., allo svolgimento
+della funzione intellettiva, del volere, del sentimento, oppure talora
+semplicemente allo sviluppo di una speciale parte di queste forme
+funzionali: ai sentimenti estetici, morali, ecc. Da una quantità
+di tali sviluppi parziali sorge poi lo _sviluppo complessivo_ della
+_singola individualità psichica_. Finalmente, poichè già l’individuo
+animale, e in più alta misura anche il singolo uomo si trova in
+continua relazione con esseri dello stesso genere, su questi sviluppi
+individuali si elevano gli _sviluppi psichici di specie_. Queste
+diverse parti della storia dello sviluppo psicologico formano, da una
+parte i fondamenti psicologici di altre scienze: della teoria della
+conoscenza, della pedagogia, dell’estetica, dell’etica e però sono
+trattate opportunamente insieme a queste; dall’altra parte esse hanno
+dato luogo a speciali scienze psicologiche; donde la psicologia del
+fanciullo, la psicologia animale e sociale. Dei risultati di queste tre
+ultime scienze qui esporremo in seguito solo quelli che più importano
+per la psicologia generale.
+
+3. La soluzione dell’ultimo e più generale còmpito della psicologia,
+la determinazione delle _leggi del processo psichico_, si fonda sullo
+studio di tutte le combinazioni di grado diverso: delle combinazioni
+degli elementi in formazioni, delle formazioni in connessioni, delle
+connessioni in sviluppi. Se tale studio delle composizioni psichiche
+ci dà a conoscere l’effettiva costituzione dei processi psichici, le
+proprietà della causalità psichica che si esplica in questi processi,
+si possono solo dedurre da quelle leggi, alle quali si riferiscono le
+forme di connessione dei contenuti psichici dell’esperienza e delle
+loro parti.
+
+Pertanto noi considereremo qui in seguito:
+
+ 1. gli elementi psichici;
+ 2. le formazioni psichiche;
+ 3. la connessione delle formazioni psichiche;
+ 4. gli sviluppi psichici;
+ 5. la causalità psichica e le sue leggi.
+
+
+
+
+I. — GLI ELEMENTI PSICHICI
+
+
+
+
+§ 5. — Forme principali e proprietà generali degli elementi psichici.
+
+
+1. Poichè tutti i dati psichici dell’esperienza sono di natura
+complessa, gli _elementi psichici_, in quanto parti assolutamente
+semplici ed indecomponibili del fatto psichico, sono i prodotti,
+di un’analisi ed astrazione, la quale diviene solo possibile perciò
+che gli elementi sono realmente collegati gli uni agli altri in modi
+diversi. Se si trova l’elemento _a_ in un primo caso cogli elementi _b,
+c, d_.... in un secondo con _b’, c’, d’_ e così via, quell’elemento,
+pel fatto che nessuno degli elementi _b, b’, c, c’_ è costantemente
+legato ad _a_, può essere astratto da tutti quelli. Se noi, ad
+es., udiamo un suono semplice di una certa altezza ed intensità, lo
+possiamo riferire ora a questa, ora a quella direzione dello spazio,
+e possiamo insieme udire ora questo, ora quest’altro suono. Non
+essendovi nè una direzione costante nello spazio, nè un costante suono
+d’accompagnamento, è possibile astrarre da queste parti variabili, così
+che il singolo suono rimanga solo come elemento psichico.
+
+2. Ai _due_ fattori, onde consta l’esperienza immediata, un contenuto
+oggettivo dell’esperienza e il soggetto senziente, secondo il § 1
+(2), corrispondono _due specie di elementi psichici_, i quali si
+ottengono come prodotti dell’analisi psichica. Gli elementi del
+contenuto oggettivo dell’esperienza diciamo _elementi di sensazione_,
+o semplicemente _sensazioni_: ad es. un suono, una certa sensazione di
+caldo, di freddo, di luce, ecc. In ogni caso si fa astrazione da tutti
+i legami di questa sensazione colle altre, non meno che dall’ordine
+spaziale o temporale della medesima. Gli elementi soggettivi diciamo
+invece _elementi sentimentali_ o _sentimenti semplici_; esempi di
+tali elementi sentimentali sono: il sentimento che si accompagna ad
+una sensazione di luce, di suono, di gusto, d’olfatto, di caldo, di
+freddo, di dolore; oppure i sentimenti che vanno uniti alla vista di un
+oggetto piacevole o spiacevole, che sono nello stato dell’attenzione,
+nel momento di un atto volitivo, e così via. Tali sentimenti semplici
+sono per doppio riguardo prodotti dell’astrazione: ogni sentimento è
+al tempo stesso non solo legato ad elementi rappresentativi, ma anche
+parte di un processo psichico, che si svolge in un certo tempo, durante
+il quale il sentimento muta da un momento all’altro.
+
+3. Consistendo i veri contenuti psichici dell’esperienza di
+combinazioni varie fra elementi sensibili e sentimentali, il carattere
+specifico dei singoli processi psichici è fondato per massima parte non
+sulla natura di quegli elementi, ma piuttosto sulle loro combinazioni
+in formazioni psichiche composte. Così, ad es., le rappresentazioni
+di oggetti spazialmente estesi, una serie temporale di sensazioni,
+un’emozione, un atto volitivo sono forme _speciali_ della esperienza
+psichica, le quali però, come tali, non sono già date immediatamente
+con gli elementi sensibili e sentimentali, come, ad es., le proprietà
+chimiche dei corpi composti non possono essere determinate, per quanto
+si enumerino le proprietà degli elementi chimici. Proprietà _specifica_
+e natura _elementare_ di processi psichici sono pertanto due concetti
+tutt’affatto diversi l’uno dall’altro. Ogni elemento psichico
+è un contenuto specifico dell’esperienza, ma non ogni contenuto
+dell’esperienza immediata è egualmente un elemento psichico. Così le
+rappresentazioni spaziali e temporali, l’emozioni, le azioni volitive
+sono processi specifici, ma non elementari. Alcuni elementi hanno,
+è ben vero, la proprietà di apparire solo in formazioni psichiche
+di specie determinata, ma siccome queste contengono regolarmente
+anche altri elementi, la speciale natura delle formazioni può essere
+dedotta non dalle proprietà astratte degli elementi, ma soltanto dalla
+loro maniera di collegarsi. Noi riferiamo, per es., una momentanea
+sensazione di suono sempre ad un certo istante; ma poichè questa
+percezione dell’istante dipende dalle relazioni alle altre sensazioni
+precedenti e seguenti, lo speciale carattere delle rappresentazioni
+temporali non può essere fondato sulla singola sensazione di suono
+isolatamente pensata, ma soltanto su quella connessione. Così pure
+un’emozione come la collera, o un processo volitivo contengono certi
+sentimenti semplici, che non appaiono in nessun’altra forma psichica;
+quindi ciascuno di questi processi è un composto, perchè esso ha un
+decorso nel tempo, nel quale determinati sentimenti si seguono con una
+certa regolarità, e appunto tutta questa serie di sentimenti è ciò che
+caratterizza il processo stesso.
+
+4. Le sensazioni e i sentimenti semplici mostrano e proprietà comuni
+e differenze caratteristiche. Una proprietà comune ai due elementi
+è di avere ciascuno d’essi _due parti determinative_; noi diciamo
+_qualità_ e _intensità_ queste due parti determinative inscindibili
+di ogni elemento. Ogni sensazione semplice, ogni sentimento semplice
+ha una certa proprietà qualitativa, che li denota di fronte a tutte
+le altre sensazioni, a tutti gli altri sentimenti: questa proprietà
+è sempre data con una certa intensità; noi distinguiamo i diversi
+elementi psichici dalla qualità; percepiamo invece l’intensità come
+il valore di grandezza appartenente a uno speciale elemento in un
+caso concreto. Le nostre _denominazioni_ degli elementi psichici
+si riferiscono esclusivamente alla qualità di esse; perciò noi
+distinguiamo le sensazioni, come bleu, giallo, caldo, freddo, ecc.,
+e i sentimenti, come serio, allegro, triste, depresso, melanconico,
+ecc. Esprimiamo invece le differenze d’intensità degli elementi
+psichici sempre per mezzo delle stesse indicazioni di grandezza, come
+debole, forte, mediocremente forte, molto forte, ecc. In ambedue i
+casi queste espressioni sono concetti generali, che servono a un primo
+ordinamento superficiale degli elementi, ciascuno dei quali abbraccia
+generalmente un numero illimitatamente grande di elementi concreti. La
+lingua si è foggiata in modo relativamente completo queste distinzioni
+delle qualità delle sensazioni semplici, soprattutto dei colori e
+dei suoni. Invece le denominazioni delle qualità dei sentimenti e dei
+gradi d’intensità sono rimaste di gran lunga addietro. Talora oltre
+l’intensità e la qualità si distingue anche l’essere chiaro od oscuro,
+distinto o confuso[5]; ma poichè queste proprietà, come più sotto
+sarà dimostrato (§ 15, 4), sorgono sempre solo dalla combinazione di
+formazioni psichiche, non possono essere considerate come proprietà
+degli elementi psichici.
+
+5. Ogni elemento, essendo costituito di due parti, della qualità e
+dell’intensità, possiede nel campo della sua qualità un certo _grado
+d’intensità_, che si può pensare portato per una continua graduazione a
+un qualunque altro grado d’intensità dello stesso elemento qualitativo.
+Ma una tale graduazione è possibile solo in due direzioni, delle
+quali indichiamo una come _accrescimento_, l’altra come _diminuzione_
+dell’intensità. I gradi dell’intensità di ogni elemento qualitativo
+formano così un’unica dimensione, nella quale da ogni punto si può
+muovere in due direzioni opposte, allo stesso modo che da un punto
+qualsiasi di una linea retta. E possiamo esprimere questa proprietà
+colla seguente proposizione: _i gradi d’intensità di ogni elemento
+psichico costituiscono un continuo in linea retta_. Diciamo _i punti
+estremi_ di questo continuo nel caso delle sensazioni _sensazione
+minima e massima_ e nel caso dei sentimenti _sentimento minimo e
+massimo_.
+
+Di fronte a questo uniforme modo di comportarsi dell’intensità,
+le _qualità_ presentano proprietà varianti. Anche ogni qualità può
+certamente essere ordinata in un continuo tale, che da un determinato
+punto di esso si possa giungere ad un altro punto qualunque del
+medesimo per passaggi ininterrotti. Ma questi continui delle qualità,
+che noi possiamo indicare come _sistemi delle qualità_, mostrano
+differenze tanto nella varietà delle loro gradazioni, quanto nel numero
+delle direzioni in esse possibili. Pel primo rapporto noi possiamo
+distinguere sistemi di qualità _uniformi_ o _varî_, pel secondo
+sistemi _ad una dimensione_ ed _a più dimensioni_. In un sistema
+di qualità uniformi sono soltanto possibili delle differenze così
+piccole, che generalmente non si sentì alcun bisogno pratico di una
+distinzione linguistica tra le diverse qualità. Epperò noi distinguiamo
+qualitativamente solo _una_ sensazione di pressione, di caldo, di
+freddo, di dolore, soltanto _un unico_ sentimento dell’attenzione,
+dell’attività, ecc.; mentre ognuna di queste qualità è possibile in
+molti gradi diversi d’intensità. Da ciò non si deve conchiudere che in
+ciascuno di questi sistemi sia data soltanto una qualità; piuttosto
+pare che in questi casi la varietà delle qualità sia soltanto più
+limitata, cosicchè il sistema, se ce lo rappresentassimo in forma
+sensibile nello spazio, non sarebbe mai ridotto ad un punto. Le
+sensazioni di pressione, ad es., mostrano senza dubbio per le diverse
+parti della pelle piccole differenze qualitative, le quali però sono
+tuttavia abbastanza grandi, perchè si possa nettamente distinguere ogni
+parte della pelle da un’altra sufficientemente lontana da essa. Invece
+differenze, come quelle per il contatto di un corpo ottuso od acuto,
+ruvido o liscio, non devono certo essere considerate come differenze
+qualitative, perchè esse si fondano sempre su un maggior numero di
+sensazioni contemporaneamente presenti, dalle cui diverse connessioni
+in formazioni psichiche composte nascono quelle impressioni.
+
+Da questi sistemi uniformi si distinguono i sistemi _varî_ di quantità,
+per ciò che essi racchiudono un maggior numero di elementi chiaramente
+differenziabili, fra i quali sono possibili passaggi continui. A questa
+classe appartengono, fra i sistemi di sensazioni, il sistema dei suoni,
+quello dei colori, i sistemi del gusto e dell’olfatto; fra i sistemi
+dei sentimenti, quelli che costituiscono il complemento soggettivo dei
+sistemi di sensazioni sopra considerati, i sistemi dei sentimenti di
+suono, dei sentimenti dei colori e così via, e oltre a ciò sentimenti
+probabilmente numerosi che, legati senza dubbio oggettivamente a
+stimoli complessi, sono, come sentimenti, di natura semplice, così, ad
+es., i sentimenti vari di armonia e di disarmonia corrispondenti alle
+diverse combinazioni di suoni. Fino ad ora soltanto in alcuni sistemi
+di sensazioni è possibile affermare con sicurezza le differenze del
+_numero di dimensioni_; così, ad es., il sistema di suoni è un sistema
+ad una dimensione; il solito sistema dei colori, che comprende i colori
+coi loro passaggi al bianco, un sistema a due dimensioni; l’intero
+sistema delle sensazioni di luce, il quale contiene i toni oscuri di
+colore e i passaggi al nero, un sistema di sensazioni a tre dimensioni.
+
+6. Se per i rapporti fin qui mentovati, le sensazioni ed i sentimenti
+presentano in generale comportamenti analoghi, pur differiscono
+ambedue in alcune proprietà essenziali, che hanno la loro ragione
+nell’immediata relazione della sensazione all’oggetto, dei sentimenti
+al soggetto.
+
+1) Gli elementi della sensazione presentano, se essi vengono variati
+dentro una medesima dimensione qualitativa, _pure differenze di
+qualità_, che sono sempre nel tempo stesso _differenze della stessa
+direzione_; se poi in questa direzione raggiungono i limiti possibili,
+diventano _differenze massime_. Sono differenze massime, ad es., nella
+serie delle sensazioni di colore: rosso e verde, o bleu e giallo;
+nella serie dei suoni: il tono più alto e più basso udibili, le quali
+tutte sono al tempo stesso differenze pure di qualità. Ogni elemento
+sentimentale invece muta, se viene continuatamente e gradatamente
+variato nell’ordine delle sue qualità, cosicchè passa a poco a poco in
+un _sentimento di qualità tutt’affatto opposta_. Ciò appare in modo
+evidentissimo in quegli elementi sentimentali, che sono regolarmente
+congiunti a sensazioni determinate, come, ad es., un sentimento
+di suono, di colore. Un suono più alto ed uno più basso sono come
+sensazioni, differenze che si avvicinano più o meno alle differenze
+massime della sensazione di suono; i corrispondenti sentimenti di suono
+sono invece dei contrari. Generalmente parlando, le _qualità sensibili_
+sono limitate dalle _differenze massime_, le _qualità sentimentali_ dai
+_massimi contrarî_. Tra questi massimi contrari è una zona intermedia,
+nella quale il sentimento non è più avvertito. Ma spesso questa zona
+d’indifferenza non può essere messa in luce, perchè allo sparire di
+certi sentimenti semplici, altre qualità sentimentali continuano a
+sussistere oppure ne possono anche sorgere di nuove. Quest’ultimo caso
+avviene soprattutto, quando il passaggio del sentimento nella zona
+d’indifferenza dipende da una modificazione della sensazione; così,
+ad es., nei toni medi della scala musicale spariscono i sentimenti
+che corrispondono ai toni alti e bassi, ma i toni medi stessi hanno
+una qualità sentimentale, che sorge solo distintamente collo sparire
+di quei contrari. Questo trova la sua spiegazione nel fatto, che il
+sentimento corrispondente ad una certa qualità sensoria è per solito
+parte di un sistema composto di sentimenti, nel quale esso appartiene
+contemporaneamente a diverse direzioni sentimentali. Così la qualità
+sentimentale di un suono di una certa altezza sta non solamente nella
+direzione dei sentimenti di altezza, ma anche in quella dei sentimenti
+d’intensità e infine nelle diverse dimensioni, secondo le quali i
+suoni possono essere ordinati in rapporto al loro carattere sonoro. Un
+suono di altezza ed intensità media può trovarsi, per quanto riguarda
+i sentimenti di altezza e d’intensità, nella zona d’indifferenza, pur
+essendo il sentimento del suono molto pronunciato. Il movimento degli
+elementi sentimentali attraverso alla zona d’indifferenza può essere
+osservato direttamente, solo quando nel tempo stesso si abbia cura di
+astrarre dagli altri elementi sentimentali concomitanti. I casi in cui
+questi elementi concomitanti spariscono del tutto o quasi, sono appunto
+i più favorevoli per la determinazione di quello special modo di essere
+dei sentimenti. Quando una zona d’indifferenza prevale senza alcun
+perturbamento da parte degli altri elementi sentimentali, noi diciamo
+il nostro stato _libero da sentimenti_ e diciamo _indifferenti_ le
+sensazioni e le rappresentazioni, che sono presenti in tale caso.
+
+2) Sentimenti di qualità specifica e insieme semplice ed
+indecomponibile, si presentano non solamente come complementi
+soggettivi di sensazioni semplici, ma anche come concomitanze
+caratteristiche di rappresentazioni composte o di processi
+rappresentativi complessi. V’è, ad esempio, non solo un sentimento
+semplice di suono, che varia coll’altezza e l’intensità del suono,
+ma anche un sentimento d’armonia che, considerato come sentimento,
+è egualmente indecomponibile e varia col carattere degli accordi.
+Ulteriori sentimenti, che possono essere ancora di varia natura,
+sorgono dalla serie melodica dei suoni e anche qui ogni singolo
+sentimento, per sè solo considerato in un dato momento, appare come
+unità indivisibile. Donde segue che i sentimenti semplici sono assai
+più vari e numerosi delle sensazioni semplici.
+
+3) La varietà delle sensazioni pure si distingue in una quantità di
+sistemi separati gli uni dagli altri, fra gli elementi dei quali non
+hanno luogo relazioni qualitative. Le sensazioni che appartengono a
+sistemi diversi sono dette anche _disparate_. In tal senso un suono
+ed un colore, una sensazione di caldo e di pressione, insomma due
+sensazioni qualsivogliano, fra le quali non siano passaggi continui di
+qualità, sono disparate. In base a questo criterio ciascuno dei quattro
+sensi speciali (olfatto, gusto, udito e vista) rappresenta un sistema
+di sensazione in sè chiuso, disparato da ogni altro campo del senso
+ma vario, mentre il senso generale (senso del tatto) racchiude in sè
+stesso quattro sistemi uniformi di sensazioni (sensazione di pressione,
+di caldo, di freddo, di dolore). All’opposto, tutti i sentimenti
+semplici costituiscono una varietà unica e connessa, poichè non v’ha
+alcun sentimento dal quale non si possa riuscire ad un altro sentimento
+qualunque, attraverso i gradi intermedi e le zone d’indifferenza.
+Benchè anche qui sia possibile distinguere alcuni sistemi, gli elementi
+dei quali siano fra loro più strettamente collegati, come, ad es.,
+il sistema del sentimento di colore, dei sentimenti di suono, dei
+sentimenti d’armonia, dei sentimenti ritmici ed altri simili; pure
+questi sentimenti non sono assolutamente chiusi in sè, ma trovano
+relazioni ora di affinità, ora di opposizione cogli altri sistemi.
+Così, ad es., il sentimento piacevole di una sensazione moderata di
+caldo, il sentimento dell’armonia musicale, il sentimento dell’attesa
+soddisfatta ed altri, per quanto grande possa essere la loro
+differenza qualitativa, si mostrano affini in ciò, che noi riconosciamo
+applicabili ad essi tutti la generale designazione di “sentimenti di
+piacere„. Ancora più strette relazioni troviamo tra alcuni singoli
+sistemi di sentimenti, ad es., tra i sentimenti di suono e di colore,
+nei quali i suoni bassi paiono affini alle qualità oscure di luce, gli
+alti alle chiare. Quando per lo più attribuiamo anche alle sensazioni
+una certa affinità, non facciamo verosimilmente che trasferire ad esse
+le affinità esistenti tra i sentimenti che le accompagnano.
+
+Questo terzo carattere dimostra decisamente che l’origine dei
+sentimenti è _unica_, all’opposto delle sensazioni, le quali si basano
+su una moltiplicità di condizioni diverse e in parte isolabili le
+une dalle altre. Così pure la relazione immediata dei sentimenti al
+soggetto, delle sensazioni agli oggetti porta alla stessa differenza,
+basandosi sulla contrapposizione del soggetto come unità agli oggetti,
+come moltiplicità.
+
+ 6_a_. Le espressioni “sensazione„ e “sentimento„ hanno
+ ora per la prima volta ottenuto nella nuova psicologia quel
+ significato che qui sopra definimmo. Nella vecchia letteratura
+ psicologica esse erano distinte in modo diffettoso e persino
+ scambiate l’una per l’altra; e oggi ancora dai fisiologi
+ alcune sensazioni, specialmente quelle del tatto e degli organi
+ interni, sono indicate come sentimenti, epperò il senso tattile
+ stesso come “senso sentimentale„. Se questo può corrispondere
+ all’originario significato verbale Fühlen = Tasten[6], pure tale
+ confusione avrebbe dovuto essere evitata, dopo che fu introdotta
+ quell’opportuna distinzione nel significato delle due parole.
+ Inoltre la parola “sensazione„ è usata anche dai psicologici
+ non solo per le qualità semplici, ma altresì per le composte,
+ come, ad es., per accordi, per rappresentazioni spaziali o
+ temporali. Ma siccome noi per queste forme complesse abbiamo già
+ l’espressione pienamente appropriata di “rappresentazione„, è
+ più opportuno limitare il concetto di sensazione alle qualità
+ sensorie psicologicamente semplici. Talora si volle anche
+ restringere il concetto di sensazione a quegli eccitamenti che
+ provengono direttamente da stimoli di senso esterni. Ma essendo
+ questa circostanza irrilevante per la proprietà psicologica
+ della sensazione, tale ulteriore limitazione del concetto non è
+ giustificabile.
+
+ La distinzione concreta delle sensazioni e dei sentimenti
+ è essenzialmente convalidata dall’esistenza della zona
+ d’indifferenza dei sentimenti. Così pure con questo rapporto della
+ graduazione fra i diversi e della graduazione fra i contrari,
+ è connessa la proprietà che hanno i sentimenti di essere gli
+ elementi di gran lunga più variabili della nostra esperienza
+ immediata. Appunto da questa natura mutevole del sentimento, che
+ appena permette di mantenere uno stato sentimentale in una qualità
+ o intensità invariata, dipendono anche le grandi difficoltà alle
+ quali si va incontro nell’indagine esatta dei sentimenti.
+
+ Poichè le sensazioni appartengono ad ogni contenuto
+ dell’esperienza immediata e i sentimenti invece possono in
+ certi casi estremi sparire a causa della loro oscillazione
+ attraverso ad una zona d’indifferenza, si capisce che noi possiamo
+ astrarre nelle sensazioni dai sentimenti concomitanti e non mai
+ all’opposto in questi da quelle. Di qui facilmente la falsa idea,
+ che le sensazioni siano le cause dei sentimenti, o l’altra,
+ che i sentimenti siano uno speciale genere di sensazione. La
+ prima di queste opinioni è inammissibile, perchè gli elementi
+ sentimentali non devono essere derivati dalle sensazioni come
+ tali, ma soltanto dal comportamento del soggetto; imperocchè anche
+ in diverse condizioni soggettive una medesima sensazione può
+ essere accompagnata da sentimenti diversi. La seconda opinione
+ è insostenibile, perchè da un lato l’immediata relazione della
+ sensazione al contenuto oggettivo dell’esperienza, dei sentimenti
+ al soggetto e dall’altro le proprietà della graduazione fra
+ differenze massime e fra massimi contrari, costituiscono diversità
+ essenziali. Dopo ciò sensazione e sentimento, in quanto fattori
+ oggettivi e soggettivi spettanti ad ogni esperienza psicologica,
+ devono essere considerati come elementi reali ed egualmente
+ essenziali del processo psichico, i quali stanno sempre fra
+ loro in rapporti. Ma poichè in questi rapporti reciproci si
+ mostrano più costanti gli elementi di sensazione, i quali possono
+ essere isolati per mezzo dell’astrazione solo col sussidio della
+ relazione ad un oggetto esterno, si deve necessariamente partire
+ dalle sensazioni per la ricerca delle proprietà di ambedue le
+ speci di elementi. Le sensazioni semplici, nello studio delle
+ quali si astrae dagli elementi sentimentali che le accompagnano,
+ sono indicate come _sensazioni pure_. È evidente che non è
+ possibile parlare in egual senso di sentimenti puri, perchè anche
+ i sentimenti semplici non possono mai essere pensati sciolti
+ dalle sensazioni concomitanti o dalle combinazioni di esse. E
+ qui ritorna opportuna la seconda delle note differenziali sopra
+ spiegate (pag. 27).
+
+
+
+
+§ 6. — Le sensazioni pure.
+
+
+1. Il concetto di “sensazione pura„ presuppone in base al § 5 una
+doppia astrazione: 1) l’astrazione dalle rappresentazioni nelle quali
+la sensazione si presenta; 2) l’astrazione dai sentimenti semplici, coi
+quali essa è legata. Le sensazioni pure così definite formano una serie
+di sistemi qualitativi disparati e ciascuno di questi sistemi, come
+quello delle sensazioni di pressione o delle sensazioni di suono, di
+luce, è un continuo uniforme o vario (§ 5, 5), che, in sè chiuso, non
+mostra possibile alcun passaggio ad uno degli altri sistemi.
+
+2. _Il sorgere delle sensazioni_, come l’esperienza fisiologica
+c’insegna, è regolarmente legato a certi processi fisici, i quali
+hanno la loro origine parte nel mondo esterno che circonda il nostro
+corpo, parte in certi organi del nostro corpo; questi processi, con
+una espressione tolta a prestito dalla fisiologia, diciamo _stimoli
+del senso_ o _stimoli della sensazione_. Se lo stimolo consiste in un
+processo del mondo esterno, noi lo diciamo _fisico_, e se consiste
+invece in un processo che ha luogo nel nostro corpo, lo diciamo
+_fisiologico_. Gli stimoli fisiologici possono distinguersi in
+_periferici_ e _centrali_, a seconda che essi consistono in processi
+che avvengono nei diversi organi corporei all’infuori del cervello o
+in processi che si svolgono nel cervello stesso. In numerosi casi una
+sensazione è accompagnata da tutti questi tre processi di stimolo; ad
+es., un’azione luminosa esterna agisce come stimolo fisico sull’occhio;
+in questo e nel nervo visivo sta un eccitamento fisiologico periferico,
+e nelle terminazioni del nervo ottico, situate in alcune parti del
+cervello medio (corpora quadrigemina) e nelle regioni più interne della
+corteccia cerebrale (regione occipitale), un eccitamento fisiologico
+centrale. In molti casi però l’eccitamento fisico può mancare, mentre
+il fisiologico persiste nelle sue due forme: ad es., se noi, in seguito
+a un violento movimento dell’occhio, percepiamo uno sprazzo luminoso;
+in altri casi può essere solo lo stimolo centrale: se noi, ad es., ci
+ricordiamo di un’impressione luminosa antecedentemente avuta. Pertanto
+l’eccitamento centrale è il solo che accompagni costantemente la
+sensazione. Lo stimolo periferico deve collegarsi al centrale, e quello
+fisico così allo stimolo fisiologico periferico come al centrale,
+perchè la sensazione sorga.
+
+3. L’evoluzione fisiologica fa credere verosimile che la
+separazione dei diversi sistemi di sensazione sia avvenuta nel corso
+dell’evoluzione. L’organo di senso nelle sue origini primissime è
+lo stesso involucro del corpo, insieme agli organi interni capaci
+di sensazioni. Gli organi del gusto, dell’olfatto, dell’udito,
+della vista sorgono invece solo più tardi come differenziazioni
+dell’involucro corporeo. Si può pertanto congetturare che anche i
+sistemi dì sensazioni rispondenti a quegli organi speciali, siano
+sorti dai sistemi di sensazioni del senso generale: dalle sensazioni
+di pressione, di caldo, di freddo; e sì può anche pensare che negli
+animali inferiori alcuni dei sistemi di qualità ora decisamente
+distinti stessero fra loro più vicini. Fisiologicamente la natura
+originaria del senso esterno si manifesta in ciò, che in esso si
+trovano o nessun’affatto o soltanto deboli disposizioni al trasporto
+dello stimolo ai nervi di senso. Infatti gli stimoli di pressione, di
+temperatura, di dolore possono dar luogo a sensazioni su parti della
+pelle, per le quali nessuno speciale apparato terminale potè sino ad
+ora essere dimostrato, malgrado le indagini diligenti. Ai punti più
+sensibili per la sensazione di pressione vi sono speciali apparati
+riceventi (corpuscoli tattili, clave terminali, corpuscoli di Vater),
+ma la natura di questi apparati è tale che essi probabilmente non fanno
+che favorire il trasporto meccanico dello stimolo di pressione alle
+terminazioni nervose. Speciali apparati riceventi non sono ancora stati
+trovati per gli stimoli caldi, freddi e dolorifici.
+
+Invece negli organi di senso speciali sviluppatisi più tardi, noi
+troviamo dappertutto larghe disposizioni, le quali non solo permettono
+un opportuno trasporto dello stimolo al nervo di senso, ma in
+generale producono anche _trasformazioni fisiologiche_ dei processi di
+stimolazione; trasformazioni che sembrano essere necessarie al sorgere
+delle qualità proprie delle sensazioni. Però i singoli sensi presentano
+sotto questi rapporti comportamenti diversi.
+
+Sembra specialmente che nell’_organo dell’udito_ gli apparati riceventi
+non abbiano affatto la stessa importanza che nell’organo dell’olfatto,
+del gusto e della vista. Nel grado infimo del suo sviluppo, l’apparato
+uditivo consiste in una vescichetta, che racchiude una o alcune piccole
+pietruzze (otoliti) e sulla cui parete si spande un fascio di nervi.
+Le otoliti sono poste dalle onde sonore in oscillazioni che devono
+agire, come un rapido succedersi di deboli stimoli di pressione, sui
+filamenti del fascio nervoso. Per quanto evoluto, l’organo uditivo
+degli animali superiori si riporta, nella sua disposizione essenziale,
+a questo tipo di un semplicissimo apparato uditivo. Nella chiocciola
+dell’uomo e degli animali superiori i nervi uditivi riescono a una
+piramide perforata da numerosi e fini canali, e poi, attraverso pori
+rivolti verso la cavità della chiocciola, vanno a spandersi in una
+membrana, la quale attraversa la cavità in avvolgimenti spirali,
+è fortemente tesa e gravata da alcuni archi rigidi (gli organi di
+Corti). Questa membrana, detta la membrana basilare, dovendo per leggi
+acustiche entrare in vibrazione tosto che le onde sonore colpiscono
+l’orecchio, compie, a quanto pare, lo stesso ufficio che spetta alle
+pietruzze in quella forma infima di organo uditivo. Ma qui intervenne
+anche un’altra modificazione, la quale serve pure a spiegare lo
+prodigiose differenziazioni dei sistemi di sensazioni. Quella membrana
+basilare della chiocciola ha nelle sue diverse parti un diametro
+diverso, diventando essa più larga dalla base al vertice del canale
+della chiocciola. Essa si comporta pertanto come un sistema di corde
+tese di diversa lunghezza e, poichè in un tale sistema, in eguali
+condizioni, le corde più lunghe sono destinate ai toni più bassi e le
+più corte ai toni più alti, il medesimo fatto si può supporre per le
+diverse parti della membrana. Mentre noi possiamo congetturare che il
+sistema di sensazione corrispondente ai più semplici organi uditivi
+muniti di otoliti, sia un sistema uniforme analogo al nostro sistema
+di sensazioni di pressione; la differenziazione speciale di questo
+apparato della chiocciola negli animali superiori spiega l’evolversi di
+quel sistema originariamente uniforme in un sistema vario. Tuttavia la
+natura dell’apparato ricevente rimane pur sempre la medesima, poichè
+esso, tanto nella sua forma più semplice quanto nella più perfetta, è
+adatto a un _trasporto_ dello stimolo fisico ai nervi dei sensi quanto
+è più possibile completo, ma in nessun modo ad una trasformazione di
+questo stimolo. E ciò è confermato anche dall’osservazione che, come
+le sensazioni di pressione possono essere determinate da punti della
+pelle tali che manchino di speciali apparati riceventi, così in certi
+animali, nei quali le condizioni di trasporto sonoro sono specialmente
+favorevoli, ad es., negli uccelli, le onde sonore vengono portate ai
+nervi sensori e sentite anche dopo la asportazione di tutto l’apparato
+uditivo col suo specifico apparato ricevente.
+
+I _sensi dell’olfatto, del gusto e della vista_ diversificano
+essenzialmente nel loro modo di comportarsi dal senso dell’udito.
+In essi sono disposizioni fisiologiche che rendono impossibile
+un’azione diretta dello stimolo sui nervi di senso, perchè fra i due
+si inseriscono apparati speciali, nei quali lo stimolo esterno porta
+modificazioni, che sono i veri stimoli eccitanti i nervi sensori.
+Questi apparati sono, nei tre organi sunnominati, tessuti superficiali
+trasformati in modo speciale, dei quali un’estremità è accessibile
+allo stimolo e l’altra va in una fibra nervosa. Tutto ciò fa credere
+che in tal caso gli apparati riceventi siano non semplici apparati di
+trasporto, ma _apparati di trasformazione_ dello stimolo. In questi tre
+casi la trasformazione è verosimilmente _chimica_, poichè nel senso del
+gusto e dell’olfatto gli esterni eccitamenti chimici, nel senso della
+vista invece gli eccitamenti luminosi, determinano azioni chimiche nel
+tessuto dell’organo, le quali agiscono poi come i veri stimoli sensori.
+
+Epperò si contrappongono questi tre sensi come sensi _chimici_, ai
+sensi della pressione o dell’udito come sensi _meccanici_; in quali
+di queste due classi le sensazioni di caldo e freddo debbano essere
+comprese, non è ancora possibile determinare con sicurezza. Una prova
+della relazione diretta tra lo stimolo e la sensazione nei sensi
+meccanici, o della indiretta nei sensi chimici, sta in ciò che nei
+primi la sensazione si mantiene un tempo assai breve dopo uno stimolo
+esterno, mentre nei secondi perdura assai più a lungo. Così, ad es.,
+in una rapida serie di stimoli di pressione o soprattutto sonori, ci
+è possibile distinguere tra loro assai nettamente i singoli stimoli;
+all’opposto le impressioni luminose, gustative od olfattive si
+confondono anche quando si succedono con una rapidità moderata.
+
+4. Poichè gli stimoli, nelle due forme periferica e centrale, sono
+fenomeni fisici che accompagnano regolarmente i processi psichici
+elementari, le sensazioni, facilmente sorse naturale l’idea di
+determinare certe relazioni fra queste due serie di processi. La
+fisiologia, nell’intento di sciogliere questo problema, era solita
+considerare le sensazioni come gli effetti degli stimoli fisiologici,
+ma al tempo stesso ammetteva essere in questo caso impossibile il
+trarre una vera spiegazione dell’effetto dalla sua causa; doversi
+limitare all’affermazione della costanza di relazione tra certe cause,
+stimoli, e certi effetti, sensazioni. Ora si trova che in molti casi
+stimoli diversi, agendo sugli stessi apparati fisiologici riceventi,
+determinano sensazioni qualitativamente eguali; si hanno, ad es.,
+sensazioni luminose, quando si stimoli meccanicamente od elettricamente
+l’occhio. Generalizzando questo risultato, si giunse alla proposizione
+che ciascun singolo elemento ricevente di un organo di senso e ogni
+fibra nervosa sensoria insieme alla sua terminazione centrale siano
+capaci di una sola qualità saldamente determinata per una singola
+sensazione; epperò le varietà delle qualità di sensazioni sia prodotta
+dalla varietà di quegli elementi fisiologici di diversa energia
+specifica.
+
+Questa proposizione che si suole indicare come “legge dell’energia
+specifica„, lasciando da parte che essa riconduce le cause delle
+varie differenze delle sensazioni semplicemente ad una qualità occulta
+degli elementi fisiologici di senso e nervosi, è insostenibile per tre
+ragioni.
+
+1) Essa sta in contraddizione coll’evoluzione fisiologica dei sensi.
+Se, come dobbiamo ritenere secondo questa evoluzione, molteplici
+sistemi di sensazioni sono derivati da altri originariamente più
+semplici e uniformi, anche gli elementi fisiologici devono essere
+variabili; ma questo è solo possibile nel senso che essi vengano
+modificati dagli stimoli che agiscono su di essi. Epperò resta incluso
+che gli elementi di senso determinano le qualità delle sensazioni
+solo secondariamente, cioè in conseguenza della proprietà che esse
+acquistano per i processi d’eccitamento ad essi dirizzati. Ma che gli
+elementi sensibili in un corso di tempo abbastanza lungo subiscano
+modificazioni più intime, le quali dipendano dalla natura degli stimoli
+che li colpiscano, è solo possibile, quando il processo fisiologico
+d’eccitamento negli elementi sensibili varii in qualsiasi grado colla
+qualità dello stimolo.
+
+2) La proposizione dell’energia specifica contraddice al fatto che nei
+numerosi domini di senso, alla varietà delle qualità di sensazione non
+corrisponde una eguale varietà degli elementi fisiologici del senso
+stesso. Così da un unico punto della retina possono essere suscitate
+tutte le sensazioni di luce e di colore. Egualmente non troviamo
+affatto nell’organo dell’olfatto e in quello del gusto forme alcune
+manifestamente diverse di elementi di senso, e vediamo nondimeno parti
+pur limitate di queste superfici sensibili determinare una varietà di
+sensazioni, che sopratutto nell’olfatto è straordinariamente grande.
+Anche in quei casi, nei quali vi è ragione di ammettere che sensazioni
+veramente diverse per qualità nascono in diversi elementi di senso, ad
+es., nel senso dell’udito, anche in questi casi la conformazione degli
+apparati di senso dimostra che queste differenze non si riducono ad una
+proprietà delle fibre nervose o di speciali elementi di senso, ma hanno
+il loro primo fondamento nei modi speciali di disposizione. Se nella
+chiocciola dell’udito le diverse parti della membrana sono accordate a
+suoni diversi, naturalmente anche le diverse fibre del nervo uditivo
+sono eccitate da diverse onde sonore; ma questo non dipende da una
+proprietà originaria enigmatica delle singole fibre del nervo uditivo,
+bensì soltanto dalla natura del loro legame cogli apparati riceventi.
+
+3) I nervi di senso e gli elementi centrali di senso non possono
+possedere alcuna energia specifica originaria, perchè dal loro
+eccitamento le sensazioni corrispondenti sorgono soltanto quando gli
+organi di senso periferici sono stati accessibili almeno per un tempo
+sufficientemente lungo agli stimoli di senso adeguati. Ai ciechi nati
+e ai nati sordi mancano interamente, come si sa, le qualità di luce e
+di suono, anche quando i nervi e i centri sensori sono in tutto formati
+sin dall’origine.
+
+Tutto questo ci dice che la differenza della qualità di sensazione
+è determinata dalla differenza dei _processi di stimolazione_ che
+hanno luogo nell’organo di senso, e che questi processi dipendono,
+prima dalla natura degli stimoli _fisici_, poi dalle proprietà degli
+apparati riceventi che si formano per l’adattamento a questi stimoli.
+Ed in seguito a questo adattamento può avvenire che, se invece dello
+stimolo fisico adeguato causante il primitivo adattamento degli
+elementi sensitivi, agisce un altro stimolo, si abbia alla fine pur
+sempre la sensazione corrispondente allo stimolo adeguato. Però questo
+fatto non vale nè per tutti gli stimoli di senso nè per tutti gli
+elementi sensitivi. Così ad es., con stimoli di caldo e di freddo non
+si può produrre una sensazione di pressione sulla pelle nè alcun’altra
+qualità sensibile negli organi speciali di senso. Stimoli meccanici
+ed elettrici suscitano sensazioni luminose solo se essi colpiscono la
+retina, non se il nervo visivo; egualmente non è possibile con questi
+stimoli generali produrre sensazione alcuna di olfatto o di gusto, a
+meno che la corrente elettrica determini una scomposizione chimica, per
+la quale si formino stimoli chimici adeguati.
+
+5. Dalla proprietà dei processi di stimolazione, fisici e fisiologici,
+è impossibile, per la natura stessa della cosa, derivare la proprietà
+della sensazione, poichè i processi di stimolazione appartengono
+all’esperienza della scienza naturale o mediata, le sensazioni invece
+all’esperienza psicologica o immediata; fra le due pertanto non si può
+stabilire un’eguaglianza. Ma pur esiste un rapporto reciproco fra le
+sensazioni e i processi _fisiologici_ di stimolazione, nel senso che
+a sensazioni diverse debbano sempre corrispondere diversi processi di
+stimolazione; questa proposizione del _parallelismo tra le differenze
+delle sensazioni e le differenze fisiologiche di stimolazione_, è un
+principio importante per la dottrina così psicologica come fisiologica
+della sensazione. Nella prima lo si applica per ottenere, mediante
+volontarie variazioni degli stimoli, certe modificazioni della
+sensazione; nella seconda per conchiudere dall’eguaglianza o differenza
+delle sensazioni all’eguaglianza o diversità dei processi fisiologici
+di stimolazione. Inoltre il medesimo principio costituisce i fondamenti
+tanto della nostra esperienza pratica della vita quanto della nostra
+conoscenza teorica del mondo esterno.
+
+
+A) _Le sensazioni del senso generale._
+
+6. Il concetto del “senso generale„ ha un significato temporale ed uno
+spaziale: in ordine di tempo il senso generale è quello che antecede
+gli altri tutti e che per questo solo appartiene a _tutti_ gli esseri
+animati; spazialmente il senso generale si differenzia dal senso
+speciale per questo, che esso ha la più larga superficie di senso
+accessibile a stimoli. Esso comprende non solo la intera pelle esterna
+colle parti mucose della cavità, ma anche una grande quantità di organi
+interni, come le articolazioni, i muscoli, i tendini, le ossa, nei
+quali si spandono nervi di senso e che sono accessibili agli stimoli o
+sempre, o, come le ossa, temporaneamente e sotto condizioni speciali.
+
+Il senso generale comprende _quattro_ sistemi di sensazioni
+specificamente fra loro diversi: sensazioni di pressione, sensazioni
+di freddo, senzazioni di caldo e sensazioni dolorifiche. Non di rado un
+unico stimolo suscita più d’una di queste sensazioni. Ma la sensazione
+viene senz’altro riconosciuta come mista, i cui singoli componenti
+appartengono a sistemi diversi di sensazioni, ad es., a quello delle
+sensazioni di pressioni e delle sensazioni di caldo, o a quello delle
+sensazioni di pressione e di dolore, o delle sensazioni di caldo e di
+dolore. Allo stesso modo a causa dell’estensione spaziale dell’organo
+di senso, sorgono molto spesso mescolanze di qualità diverse di uno
+stesso sistema, ad es., quando si tocchi una larga superficie della
+pelle, si hanno sensazioni di pressione qualitativamente diverse.
+
+I quattro sistemi di sensazione del senso generale sono tutti sistemi
+_uniformi_ (§ 5, 5) e anche da questo lato il senso generale di fronte
+agli altri sensi, i sistemi dei quali sono vari, si dà a riconoscere
+come quello che geneticamente è primo. Le sensazioni di pressione
+che hanno la loro origine e nella pelle esterna e nella tensione
+o movimenti delle articolazioni dei muscoli o dei tendini, siamo
+soliti ad abbracciare sotto il nome di _sensazioni di tatto_ e a
+queste contraporre come _sensazioni comuni_, le sensazioni di caldo,
+di freddo e dolorifiche, insieme alle sensazioni di pressione che
+hanno luogo negli altri organi interni. Le sensazioni tattili possono
+alla loro volta essere distinte in _esterne_ ed _interne_, quando si
+pongano fra le prime le sensazioni di pressione sulla pelle, e fra
+le seconde le sensazioni di pressione che avvengono nei su menzionati
+tessuti ed organi. Quest’ultime possono anche essere distinte rispetto
+alla loro sede fisiologica, in sensazioni muscolari e senzazioni
+di articolazioni; e rispetto alla loro condizione di formazione,
+in sensazione di tensione o di forza e sensazioni di movimento o di
+contrazione.
+
+7. Solo sulla pelle esterna è possibile con sufficiente esattezza
+avere una prova dell’attitudine che presentano le diverse parti degli
+organi di senso generale a ricevere stimoli e a produrre sensazioni.
+Riguardo alla parte interna si può soltanto affermare che sono
+sensibili agli stimoli di pressione le articolazioni in assai grande
+misura, i muscoli e i tendini in più piccola, mentre le sensazioni
+di caldo, di freddo e dolorifiche sorgono negli organi interni solo
+eccezionalmente e, in grado notevole, solo in condizioni anormali.
+Invece sulla pelle esterna e sugli integumenti mucosi che confinano
+immediatamente colla pelle, non è alcun punto il quale non sia
+contemporaneamente sensibile agli stimoli di pressione, di freddo e
+dolorifici. Ma è pur vero che varia il _grado_ della sensibilità sui
+diversi punti, e proprio così, che generalmente non coincidono fra
+loro i punti di maggior sensibilità per la pressione e per il caldo e
+per il freddo. Soltanto la sensibilità dolorifica si comporta in modo
+abbastanza uniforme, con questa sola eccezione, che in alcuni punti
+lo stimolo dolorifico agisce alla superficie, in altri penetra più
+addentro. Invece ci sono singole parti della pelle quasi puntiformi
+specialmente privilegiate, per gli stimoli di pressione, di caldo, di
+freddo che sono designate come punti dolorifici, caldi e freddi. Esse
+sono sparse in numero assai vario sulle diverse regioni della pelle.
+Punti di diverse qualità non coincidono mai, ma i punti di temperatura
+possono egualmente dar origine a sensazioni di pressione e dolorifiche;
+stimoli caldi per solito determinano anche sui punti freddi sensazioni
+calde, mentre i punti caldi pare non possano essere eccitati da
+stimoli freddi puntiformi. Inoltre i punti caldi e freddi possono anche
+reagire con sensazioni calde e fredde a stimoli meccanici ed elettrici
+opportunamente applicati.
+
+8. Delle quattro speci di qualità sunnominate le sensazioni di
+pressione e dolorifiche formano sistemi chiusi, che non offrono
+relazioni nè fra loro nè coi due sistemi di sensazioni di temperatura.
+Invece noi siamo soliti porre le sensazioni di temperatura _nel
+rapporto di opposizione_, in quanto noi apprendiamo caldo e freddo
+non semplicemente come sensazioni diverse, ma _contrastanti_. È però
+assai probabile che questa considerazione provenga non dalla natura
+originaria delle sensazioni, ma in parte dalle condizioni della loro
+formazione e in parte dai sentimenti che le accompagnano. Mentre
+le altre qualità possono fra loro collegarsi a loro gradimento e
+costituire sensazioni miste, ad es., pressione e caldo, pressione e
+dolore, freddo e dolore, e così via; caldo e freddo, a causa delle
+condizioni della loro origine, si escludono l’un l’altro; così che in
+un dato punto della pelle è possibile soltanto una sensazione calda
+o una fredda, o nessuna delle due. Quando l’una di queste sensazioni
+passa senza interruzione nell’altra, il passaggio avviene regolarmente,
+in modo che o la sensazione calda gradatamente sparisce e sorge una
+sensazione fredda in accrescimento costante, o viceversa, questa
+sparisce e quella cresce a poco a poco. Si aggiunge ancora che caldo
+e freddo sono collegati a sentimenti elementari opposti, fra i quali
+il punto in cui le due sensazioni spariscono, si presenta come punto
+d’indifferenza.
+
+I due sistemi di sensazioni di temperatura stanno ancora in un’ultima
+relazione: essi sono dipendenti in alta misura dalle condizioni
+variabili della stimolazione sull’organo di senso; un aumento notevole
+della propria temperatura è da noi sentito come caldo, un abbassamento
+della stessa come freddo. Egualmente la temperatura del nostro corpo,
+che corrisponde alla zona d’indifferenza fra le due sensazioni, si
+adatta relativamente presto alla temperatura esterna, entro limiti
+abbastanza larghi. E il fatto che i due sistemi di sensazioni si
+comportano anche sotto questo rispetto egualmente, viene ad appoggiare
+ancor più il concetto della loro affinità o della loro opposizione.
+
+
+B) _Le sensazioni di suono._
+
+9. Noi abbiamo _due_ sistemi di sensazioni sonore semplici fra loro
+indipendenti, ma di solito connessi a causa del mescolarsi degli
+stimoli; il sistema _uniforme_ delle sensazioni semplici di rumore e il
+sistema _vario_ delle sensazioni semplici di tono.
+
+Possiamo produrre _sensazioni semplici di rumore_ solo in condizioni
+nelle quali sia escluso il sorgere contemporaneo di sensazioni di tono;
+cioè quando noi produciamo vibrazioni d’aria, la velocità delle quali
+sia nè troppo lenta nè troppo rapida, o quando onde sonore agiscono
+sull’orecchio per un tempo più breve di quello che possa determinare
+una sensazione di tono. La sensazione di rumore ottenuta in tal modo
+può essere distinta per intensità e per durata. A parte ciò, pare
+che essa sia qualitativamente uniforme. Certo è possibile che piccole
+differenze qualitative esistano a seconda delle condizioni di origine
+del rumore; ma esse sono in ogni caso troppo piccole per essere fissate
+mediante determinazioni diverse. I così detti soliti rumori sono
+composizioni di sensazioni e risultano da tali sensazioni semplici
+di rumore e da molte numerose sensazioni di tono irregolari (V. § 9,
+7). Il sistema uniforme delle sensazioni di rumore è probabilmente
+il primitivo in ordine di sviluppo. Le semplici vescichette uditive,
+provvedute di otoliti, quali s’incontrano negli animali inferiori,
+possono difficilmente produrre sensazioni diverse dalle sensazioni
+di rumore semplici. Anche nell’uomo e negli animali superiori le
+disposizioni del vestibolo del labirinto fanno credere solo a un
+eccitamento sonoro uniforme, corrispondente alla sensazione semplice
+di rumore; e infine, dopo le ricerche anche sugli animali privi del
+labirinto, pare che anche solo un’eccitazione diretta del nervo uditivo
+possa produrre tali sensazioni. Siccome poi nello sviluppo degli
+animali superiori l’apparato a chiocciola del labirinto uditivo è
+derivato dall’originaria vescichetta del vestibolo, corrispondente in
+tutto nella sua conformazione a un primitivo organo d’udito, il sistema
+molteplice delle sensazioni di tono può forse essere considerato
+come un prodotto della differenziazione del sistema uniforme delle
+sensazioni semplici di rumore; benchè, dovunque questo svolgimento
+si sia compiuto, il sistema semplice continui a persistere accanto al
+complesso.
+
+10. Il sistema delle _sensazioni semplici di tono_ costituisce una
+varietà continua a _una_ dimensione. _Altezza dei toni_ noi diciamo
+la qualità delle singole sensazioni semplici di tono. La natura
+unidimensionale del sistema appare dal fatto che noi, partendo da una
+data altezza di tono, possiamo variare le qualità sempre secondo _due_
+direzioni fra loro opposte: l’una di queste diciamo _elevamento_,
+l’altra _abbassamento_ del tono. Nell’esperienza reale una semplice
+sensazione di tono non ci si offre mai per sè sola, in tutto pura,
+ma ora essa si collega con altre sensazioni di tono, ora anche con
+concomitanti sensazioni semplici di rumore. Ma poichè questi elementi
+concomitanti, secondo lo schema più sopra dato (§ 5, 1), possono essere
+variati a piacimento, e in molti casi sono relativamente deboli a
+paragone di un singolo tono; l’applicazione pratica delle sensazioni
+di tono nell’arte della musica è già riuscita all’astrazione della
+sensazione semplice di tono. Coi simboli _do, do diesis, fa bemolle,
+re_, ecc., noi indichiamo toni semplici, benchè i suoni di strumenti
+musicali e della voce umana, coi quali noi produciamo quest’altezze
+di tono, siano sempre accompagnati da altri toni più deboli e anche
+spesso da rumori. Poichè le condizioni in cui sorgono questi toni
+d’accompagnamento, possono variare a nostra volontà così da diventare
+molto deboli, la tecnica acustica è riuscita persino a determinare i
+toni semplici in purezza pressochè completa. Il mezzo più semplice per
+ciò sta nel mettere il diapason in relazione cogli spazi di risonanza,
+i quali sono accordati al tono fondamentale del diapason; e poichè
+lo spazio di risonanza non fa che rinforzare il tono fondamentale, al
+vibrare di un unico diapason gli speciali toni concomitanti diventano
+così deboli, che la sensazione viene di solito percepita come una
+sensazione semplice ed indecomponibile. Quando si cerchi determinare
+le onde sonore corrispondenti ad una tale sensazione di tono, si
+trova che esse corrispondono al più semplice movimento possibile
+di vibrazione, cioè all’oscillazione pendolare, così detta perchè
+le oscillazioni delle particelle d’aria seguono la stessa legge,
+secondo la quale si comportano le oscillazioni di un pendolo che si
+muove in un’assai piccola ampiezza[7]. Che queste vibrazioni sonore
+relativamente semplici corrispondano a sensazioni semplici di tono, e
+che noi in queste combinazioni di sensazione possiamo pur distinguere
+ed udire le sensazioni singole, si può fisicamente dedurre, in base
+alle disposizioni dell’apparato della chiocciola, dalla legge delle
+vibrazioni concomitanti. Essendo la membrana basilare della chiocciola
+accordata nelle sue diverse parti a diverse altezze di tono, se una
+semplice oscillazione sonora colpisce l’orecchio, vibrerà soltanto
+la parte accordata a quella oscillazione, e se la medesima velocità
+di vibrazione si svolge in un più complesso movimento sonoro, quella
+farà vibrare soltanto la parte ad essa accordata, e le restanti parti
+costitutive del movimento sonoro faranno vibrare altre porzioni della
+membrana, rispondenti ad esse in egual maniera.
+
+11. Il sistema delle sensazioni di tono si dimostra una varietà
+_continua_, essendo possibile giungere da una determinata altezza di
+tono a una qualsiasi altra per una continua variazione di sensazione.
+La musica, scegliendo da questo continuo, singole sensazioni che sono
+separate da grandi intervalli, e in tal modo facendo della _linea dei
+toni_ la _scala dei toni_, fa una determinazione arbitraria, che ha pur
+sempre la sua base nel rapporto delle sensazioni di tono; ma su di essa
+ritorneremo più innanzi per considerare le formazioni rappresentative
+che sorgono da queste sensazioni. La linea naturale dei toni ha due
+punti estremi, i quali fisiologicamente sono determinati dai limiti
+della percettibilità dell’apparato uditivo. Questi estremi sono il tono
+più alto e il più basso, dei quali il primo corrisponde a un movimento
+vibratorio da 8 a 10, il secondo a un movimento da 40.000 a 60.000
+vibrazioni intere al minuto secondo.
+
+
+C) _Le sensazioni di olfatto e di gusto._
+
+12. Le _sensazioni di olfatto_ formano un sistema vario di un ordine
+fin qui ancora sconosciuto. Noi sappiamo soltanto che esiste un numero
+assai grande dì diverse qualità olfattive, tra le quali hanno luogo
+tutti i continui passaggi possibili. È pertanto fuori di dubbio che il
+sistema è una varietà a più dimensioni.
+
+ 12_a_. Come un indizio che un tempo sarà forse possibile
+ ridurre le sensazioni olfattive a un più piccolo numero di
+ qualità principali, si può considerare il fatto che gli odori
+ possono disporsi in certe _classi_, delle quali ciascuna contiene
+ sensazioni che sono più o meno affini. Tali classi sono, ad es.,
+ gli odori d’etere, gli aromatici, i balsamici, quelli di musco,
+ di abbruciaticcio e così via. Osservazioni isolate insegnano che
+ alcune qualità prodotte da speciali sostanze odorifiche, possono
+ essere determinate anche dalla mescolanza di altre sostanze. Ma
+ queste esperienze non sono sino ad ora sufficienti per ricondurre
+ la grande quantità di odori singoli, che ciascuna delle suddette
+ classi racchiude, a un più limitato numero di qualità principali
+ e di loro mescolanze. Infine si è anche osservato che parecchi
+ stimoli olfattivi, usati in conveniente rapporto d’intensità,
+ si compensano nella sensazione; e ciò accade non solo con
+ quelle sostanze che come, ad es., acido acetico ed ammoniaca,
+ si neutralizzano chimicamente, ma anche con quelle che come, ad
+ es., caoutchouch e cera o balsamo del tolù, all’infuori delle
+ particelle odorifere, non agiscono chimicamente una sull’altra.
+ E siccome noi possiamo constatare questa compensazione anche
+ quando i due odori agiscono in due superfici olfattive affatto
+ diverse, l’uno sulla destra mucosa interna del naso, l’altro sulla
+ sinistra, dobbiamo credere che qui si tratti non di un fenomeno
+ analogo al complementarismo dei colori, di cui più sotto avremo
+ a parlare (22), ma probabilmente di una reciproca inibizione
+ centrale delle sensazioni. Contro questo analogia sta anche
+ l’osservazione che una medesima qualità olfattoria può talvolta
+ compensare più qualità affatto diverse, anche quelle che si
+ neutralizzano fra loro stesse; il complementarismo dei colori è
+ invece sempre limitato a due qualità che sono fra loro in istretta
+ relazione.
+
+13. Un po’ più da vicino sono studiate le _sensazioni gustative_;
+infatti in esse noi possiamo distinguere _quattro qualità principali_,
+che non si possono paragonare fra loro; tra queste avvengono tutti
+i passaggi possibili, che noi percepiamo come sensazioni miste. Le
+quattro qualità principali sono: _acido, dolce, amaro_ e _salato_.
+Oltre a queste, alcuni considerano anche il sapore della lisciva
+(alcalini) e il metallico come qualità indipendenti, ma la lisciva
+mostra senza dubbio una parentela col salato, ed il metallico
+coll’acido; ambedue sono quindi probabilmente sensazioni miste o di
+transizione (l’alcalino forse tra il salato e il dolce, il metallico
+tra l’acido e il salato). Delle suddette quattro qualità principali,
+dolce e salato stanno in un rapporto d’opposizione, in quanto l’una di
+queste sensazioni è trasformata dall’altra, purchè questa raggiunga
+l’opportuna intensità, in una sensazione mista _neutra_ (di solito
+detta “insipida„), senza che gli stimoli saporifici, che in tal guisa
+si neutralizzano scambievolmente, consentano una combinazione chimica.
+Epperò dobbiamo considerare il sistema delle sensazioni gustative come
+una moltiplicità _a due dimensioni_, che può essere in qualche modo
+geometricamente rappresentata da una superficie di cerchio, alla cui
+periferia stanno le quattro qualità fondamentali coi loro gradi di
+transizione, mentre il centro è occupato dalle sensazioni miste neutre,
+e la restante superficie dai gradi intermedi tra queste e le qualità
+saturate della periferia.
+
+ 13_a_. Pare che in queste proprietà delle qualità gustative
+ sia data un primo abbozzo del modo di comportarsi di un senso
+ chimico. Da questo lato il senso del gusto costituisce forse
+ un grado di sviluppo antecedente al senso della vista. La
+ connessione manifesta colla natura chimica del processo di
+ stimolazione fa credere che la neutralizzazione reciproca
+ di certe sensazioni, colle quali è forse collegata la natura
+ pluridimensionale del sistema, sia fondata non sulle singole
+ sensazioni, come nelle sensazioni di caldo e di freddo (pag.
+ 38), ma sui rapporti dell’eccitamento _fisiologico_. Alle azioni
+ chimiche di determinate sostanze spetta generalmente, come è
+ noto, la proprietà di poter essere neutralizzate dalle azioni
+ di certe altre sostanze. Ora noi non sappiamo che cosa siano le
+ modificazioni chimiche prodotte dagli stimoli saporifici nelle
+ cellule gustative, ma in base al principio del parallelismo
+ delle differenze tra la sensazione e l’eccitamento (pag. 36)
+ possiamo, dalla compensazione delle sensazioni di dolce e di
+ salato, conchiudere che anche le reazioni chimiche prodotte dalle
+ sostanze saporifiche dolci e salate si elidono nelle cellule
+ gustative. Il medesimo varrebbe per le altre sensazioni, per le
+ quali fosse possibile dimostrare un comportamento simile. Intorno
+ alle condizioni fisiologiche della stimolazione saporifica noi
+ possiamo, in base ai fatti suesposti, conchiudere questo solo, che
+ i processi chimici d’eccitamento, corrispondenti a tali sensazioni
+ neutralizzantisi, si trovano nelle stesse cellule di senso.
+ Naturalmente non è esclusa la possibilità che nelle medesime
+ formazioni sorgano più processi, i quali abbiano ad essere
+ neutralizzati da reazioni opposte. I reperti anatomici e gli
+ esperimenti fisiologici con stimoli distinti su singole papille
+ gustative non danno sino ad ora alcuna risposta decisiva. E anche
+ qui è tutt’ora incerto, se nei fatti suesposti di compensazione
+ si debba riconoscere un proprio complementarismo corrispondente a
+ quello dei colori (vedi sotto 22).
+
+
+D) _Le sensazioni di luce._
+
+14. Il sistema delle sensazioni di luce consta di _due_ sistemi
+parziali: delle _sensazioni acromatiche_ e delle _sensazioni
+cromatiche_; tra le qualità loro si trovano tutti i possibili gradi di
+continui passaggi.
+
+Le sensazioni acromatiche formano, per sè sole considerate, un sistema
+molteplice ad _una_ dimensione, il quale, analogamente alla linea dei
+toni, si chiude fra due punti limiti. Noi diciamo _nero_ le sensazioni,
+che stanno più vicine ad uno di questi limiti, e _bianco_ quelle che
+stanno presso all’altro; fra i due disponiamo il _grigio_ nelle sue
+diverse gradazioni (grigio oscuro, grigio e grigio chiaro). Questo
+sistema unidimensionale delle sensazioni acromatiche ha la proprietà di
+essere, a differenza della linea dei toni, un _sistema nel tempo stesso
+qualitativo e intensivo_, imperocchè ogni modificazione qualitativa
+nella direzione da nero a bianco viene sentita come un accrescimento
+intensivo, e ogni variazione nella direzione da bianco a nero, come una
+diminuzione intensiva. Ogni grado del sistema per tal modo determinato
+qualitativamente e intensivamente, è detto il _chiarore_ della
+sensazione acromatica. Epperò si può indicare anche l’intero sistema
+come il sistema delle _sensazioni pure di chiarore_, dove l’attributo
+“puro„ indica in questo caso l’assenza di sensazioni cromatiche. Il
+sistema delle sensazioni pure di chiarore è un sistema assolutamente
+unidimensionale nel senso, che in esso i gradi qualitativi e intensivi
+coincidono in una sola e medesima dimensione, e in ciò sostanzialmente
+differisce dalla linea dei toni, nella quale ogni punto rappresenta
+solo un grado qualitativo, cui si dispone accanto il grado intensivo
+in ordine egualmente lineare. Mentre le sensazioni semplici di tono,
+quando si considerino nel tempo stesso le loro proprietà qualitative
+ed intensive, formano un continuo a due dimensioni, il sistema delle
+sensazioni pure di chiarore permane un continuo _a una dimensione_,
+anche quando si considerino ambedue le parti che lo determinano.
+L’intero sistema può anche essere concepito come una serie continua
+di _gradi di chiarore_; in questo caso indichiamo i gradi inferiori
+secondo la qualità come nero, secondo l’intensità come deboli, ed i
+gradi superiori secondo la qualità come bianco, secondo l’intensità
+come forti.
+
+15. Anche _le sensazioni cromatiche_ costituiscono, quando si abbia
+riguardo solo alla loro qualità, un sistema ad una dimensione. Ma
+questo, a differenza del sistema delle sensazioni pure di chiarore,
+ha la proprietà di ricorrere in sè stesso; infatti da qualsiasi punto
+si parta, si ritorna sempre a poco a poco ad una qualità di maggiore
+differenza, e poi da questa di nuovo a qualità di minore differenza,
+ed infine al punto di partenza. Lo spettro dei colori che si ottiene
+dall’incidenza del raggio solare su un prisma o che si osserva
+nell’arco-baleno, presenta già questa proprietà, benchè non appieno.
+Se si parte dal limite rosso di questo spettro, si riesce dapprima
+all’aranciato, poi al giallo, giallo-verde, verde, verde-bleu, bleu,
+indaco, infine al violetto, il quale ultimo è di nuovo più simile al
+rosso di tutti gli altri colori che stanno tra il rosso e il violetto,
+ad eccezione di quello che è più vicino al rosso, dell’aranciato. La
+ragione, per cui questa linea dei colori dello spettro non ricorre
+completamente in sè stessa, sta evidentemente nel fatto che essa
+non contiene tutti i colori corrispondenti alle nostre sensazioni;
+mancano nello spettro le gradazioni purpureo-rosse, che fisicamente
+si ottengono mescolando i raggi rossi e violetti. Se con questa
+mescolanza s’integra la serie dei colori dello spettro, il sistema
+delle sensazioni reali dei colori è completo e forma una linea che
+ritorna al proprio punto di partenza. Ma non è a credere che questa
+proprietà provenga dal fatto, che lo spettro dei colori offra realmente
+alla nostra osservazione in modo approssimativo quel ritorno. Piuttosto
+è possibile ottenere il medesimo ordine delle sensazioni, anche quando
+oggetti colorati, mescolati in qualsiasi modo, vengano ordinati
+secondo la loro affinità soggettiva del colore; persino fanciulli,
+che non hanno mai osservato con attenzione uno spettro solare o un
+arcobaleno, epperò possono cominciare questa serie così col rosso come
+con qualsiasi altro colore, la costruiscono sempre nello stesso senso.
+
+Quindi il sistema delle qualità cromatiche pure dev’essere definito
+come un sistema ad una dimensione, non in linea retta, ma _ricorrente
+in se stesso_; geometricamente può essere rappresentato nel modo più
+semplice da una _circonferenza_. Siccome in questo sistema da ogni
+dato colore, per piccole e graduali variazioni della sensazione, si
+giunge dapprima a colori simili a quello, poi ad altri da quello
+diversissimi, e infine di nuovo ad altri in altra direzione pure
+simili ad esso, necessariamente ad ogni qualità cromatica corrisponde
+una cert’altra qualità, che equivale al _massimo delle differenze
+sensibili._ Questo colore può essere detto _colore contrario_, e quando
+si rappresenti il sistema dei colori mediante una circonferenza,
+due colori contrari trovano posto alle due estremità di uno stesso
+diametro. Colori contrari sono, ad es., rosso-porpora e verde, giallo e
+bleu, verde-chiaro e violetto e così via, cioè essi sono le più grandi
+differenze qualitative sensibili.
+
+La qualità delle sensazioni, che ci è data dall’ordine stesso del
+sistema dei colori, è detta anche, con una espressione metaforica tolta
+a prestito della qualità dei toni: _tono dei colori_, per distinguerla
+dalle altre determinazioni qualitative. In questo senso i semplici nomi
+dei colori rosso, aranciato, giallo, ecc., indicano semplici toni di
+colori. Il cerchio dei colori è una rappresentazione del sistema dei
+toni dei colori, fatta astrazione da tutte le proprietà che ancora si
+aggiungono alla sensazione. Infatti la sensazione di colore possiede
+ancora due proprietà, delle quali l’una diciamo _grado del colore_
+o anche _saturazione_, l’altra _chiarore_. Di queste due proprietà
+il grado del colore è speciale alle sensazioni di colore, mentre il
+chiarore è comune colle sensazioni acromatiche.
+
+16. Per _grado del colore o saturazione_ s’intende la proprietà della
+sensazione di colore di pervenire per qualsiasi passaggio a sensazioni
+acromatiche; cosicchè continui passaggi sono possibili da ogni colore
+ad ogni grado della serie delle sensazioni acromatiche, al bianco,
+al grigio, al nero. L’espressione “saturazione„ è qui presa dal modo
+consueto di dimostrare oggettivamente questi passaggi, cioè dalla
+saturazione di una soluzione incolore con sostanze colorate. Potendosi
+pensare per ogni possibile stato di un colore per quanto saturato, uno
+stato ancor più saturato dello stesso tono, e indicando una sensazione
+acromatica il punto estremo in una serie di saturazioni sempre
+decrescenti di un qualsiasi colore, il grado del colore può essere
+considerato come una determinazione che spetta a tutte le sensazioni
+di colore, o per la quale il sistema delle sensazioni di colore è
+portato nello stesso tempo in immediata connessione con quello delle
+sensazioni acromatiche. L’insieme dei gradi di colore che si presentano
+come passaggi da un certo colore a una certa sensazione acromatica,
+bianca, grigia o nera, — quando si pensi rappresentata la sensazione
+acromatica da un punto, il quale coincida col punto medio del cerchio
+dei colori, — potrà essere espresso da quel raggio del cerchio che
+collega quel punto di mezzo con quel certo colore. Immaginiamo ora
+rappresentati in tal modo nello spazio i gradi di saturazione di tutti
+i colori, gradi corrispondenti ai continui passaggi ad una certa
+sensazione acromatica; allora il sistema dei gradi così ottenuto
+assume la figura di una _superficie di cerchio_, la cui periferia
+corrisponde al sistema dei toni semplici dei colori, e il cui centro a
+quella sensazione acromatica, alla quale sono ordinati i diversi gradi
+dei colori. Quindi, partendo da qualsiasi punto del continuo lineare
+delle sensazioni acromatiche, è sempre possibile costrurre un sistema
+dei gradi dei colori, purchè si osservi questa sola condizione, che
+il bianco non sia troppo chiaro o il nero troppo oscuro, altrimenti
+sparirebbero le differenze di saturazione e dei colori. Ma sistemi
+di saturazione, che sieno ordinati per _diversi_ punti del sistema
+acromatico, possiedono sempre diversi gradi di chiarore. È possibile
+costrurre un sistema _puro_ di gradi dei colori sempre solo per
+un _unico_ determinato grado di chiarore, cioè, coincidendo il
+sistema delle sensazioni acromatiche con quello delle sensazioni
+pure di chiarore, per _un solo_ punto del continuo delle sensazioni
+acromatiche. Quando questo sia stato fatto per tutti i punti possibili,
+il sistema dei gradi dei colori è completato da quello dei _gradi di
+chiarore_.
+
+17. _Il chiarore_ è una proprietà che spetta con eguale necessità
+tanto alle sensazioni cromatiche quanto alle acromatiche; ed è tanto
+in quelle quanto in queste proprietà insieme qualitativa e intensiva.
+Partendo da un certo grado di chiarore, ogni sensazione colorata,
+di cui si faccia crescere il chiarore, viene accostandosi nella sua
+qualità al bianco, mentre nel tempo stesso ne cresce l’intensità; e
+quando se ne faccia diminuire il chiarore, essa si avvicina nella
+sua qualità al nero, mentre nel tempo istesso se ne indebolisce
+l’intensità. I gradi di chiarore di ogni singolo colore formano un
+sistema di qualità intensive analogo alle sensazioni acromatiche e alle
+sensazioni pure di chiarore, solo che al posto dei gradi qualitativi
+acromatici che si muovono tra il nero e il bianco, qui sono entrati i
+corrispondenti gradi di saturazione. La nuova serie presenta dal punto
+della maggior saturazione due direzioni opposte di diversa saturazione:
+la _positiva_ nella direzione del bianco, che è connessa intensivamente
+coll’aumento della sensazione, e la _negativa_ nella direzione del
+nero, cui corrisponde una diminuzione della sensazione. Come estremi
+delle due graduazioni delle saturazioni, si dànno da una parte la pura
+sensazione bianco, e dall’altra la pura sensazione nero, delle quali
+quella rappresenta un massimo e questa un minimo dell’intensità della
+sensazione. In tal guisa bianco e nero indicano egualmente i punti
+situati in senso opposto tanto nel sistema delle sensazioni pure di
+chiarore, come in quello delle sensazioni cromatiche, disposte secondo
+i gradi di chiarore. Conseguenza naturale di ciò è che per ciascun
+colore v’ha un certo chiarore medio, nel quale la saturazione del
+colore è giunta al massimo, e dal quale si va per aumento di chiarore
+in direzione positiva, per diminuzione in negativa. Questo valore di
+chiarore, il più favorevole per la saturazione, non è però lo stesso
+per tutte le sensazioni di colore, ma esso si gradua dal rosso al bleu,
+in modo che pel rosso è il più alto e pel bleu il più basso. In ciò
+trova una spiegazione il noto fenomeno che durante il crepuscolo, cioè
+in una debole sensazione di chiarore, ancor riconosciamo, ad es., in un
+dipinto i toni bleu, mentre i rossi ci appaiono già neri.
+
+18. Se si astrae da questa posizione dei punti di massima saturazione
+nella linea dei gradi di chiarore, posizione alquanto diversa per ogni
+singolo colore, è possibile dare un’espressione chiara e semplicissima
+alla relazione, nella quale per il graduale passaggio al bianco da un
+lato, al nero dall’altro, il sistema delle _sensazioni cromatiche di
+chiarore_ si accosta al sistema delle _sensazioni pure_ o acromatiche
+di chiarore; e nel modo seguente. Se si immagina il sistema dei
+toni puri di colore o dei colori nel massimo della loro saturazione
+rappresentato, come sopra, da un cerchio, e s’immagina nel centro
+della superficie appartenente a questo cerchio, condotta la linea delle
+sensazioni pure di chiarore come linea perpendicolare, in modo che nel
+centro del cerchio cada la sensazione acromatica corrispondente al
+minimo della saturazione; i sistemi cromatici di chiarore crescente
+e decrescente possono essere disposti in modo analogo sopra o sotto
+quella circonferenza della saturazione massima dei colori. Ma la
+diminuzione graduale delle saturazioni sarà espressa tanto qui come
+là per mezzo del raggio sempre più decrescente dei cerchi sovrapposti
+gli uni sovra gli altri, finchè ai due punti estremi della linea delle
+sensazioni pure di chiarore i cerchi scompaiono del tutto; e questo
+secondo il principio, che per ogni colore il massimo del chiarore
+corrisponde alla sensazione bianco e il minimo alla sensazione nero[8].
+
+19. Da quanto si è detto, risulta che il sistema complessivo delle
+_sensazioni cromatiche di chiarore_ può essere raffigurato nel modo
+più semplice mediante una _superficie sferica_, di cui equatore si
+consideri il cerchio dei colori rappresentante il sistema dei toni
+puri di colore o dei colori a saturazione massima, mentre i due
+poli corrispondono ai punti estremi delle sensazioni acromatiche di
+chiarore, bianco e nero. Naturalmente anche un’altra figura geometrica,
+che avesse simili proprietà, ad es., un cono doppio con base comune
+e coi vertici rivolti in direzioni opposte, potrebbe servire allo
+stesso scopo. Di essenziale per la rappresentazione resta soltanto il
+graduale passaggio in bianco e nero, e la diminuzione dei vari toni di
+colore corrispondenti a questo passaggio, diminuzione che trova la sua
+espressione grafica nel continuo impiccolimento dei cerchi di colore.
+Ora il sistema dei gradi di saturazione ordinati in base di una certa
+sensazione pura di chiarore può essere rappresentato, come sopra è
+detto, da una superficie di cerchio che contenga tutte le sensazioni
+luminose, corrispondenti a quel medesimo grado di chiarore. Se ora
+si vuole contemporaneamente ordinare in un solo sistema i gradi di
+saturazione e di chiarore, _tutto l’intero sistema delle sensazioni
+luminose_ può essere rappresentato da un solido _sfera_, di cui il
+cerchio equatoriale racchiude il sistema dei toni puri di colore;
+l’asse congiungente i due poli, il sistema delle sensazioni pure di
+chiarore, e la superficie il sistema delle sensazioni cromatiche di
+chiarore. Ogni cerchio posto perpendicolare a quell’asse, corrisponde
+a un sistema di gradi di saturazione dell’eguale chiarore. Questa
+rappresentazione grafica per mezzo di una sfera è arbitraria, poichè in
+luogo di tale solido potrebbe essere scelto qualunque altro, che abbia
+proprietà analoghe; tuttavia il fatto psicologico che il _complessivo
+sistema delle sensazioni luminose è un sistema a tre dimensioni
+e un continuo in sè chiuso_ trova in essa la propria espressione
+intuitiva. La natura tridimensionale del sistema deriva dall’essere
+necessariamente ogni sensazione di luce concreta un composto di _tre_
+parti: tono del colore, saturazione e chiarore. La sensazione pura o
+acromatica di chiarore e la sensazione pura o saturata di colore sono
+in questo caso considerate come i due estremi nella serie dei gradi
+di saturazione. La forma _in sè chiusa_ del sistema proviene per un
+lato, dalla natura delle sensazioni di colore di costituire un tutto
+in sè chiuso, e per altro lato dalla limitazione del sistema dei
+chiarori cromatici segnata dai due punti estremi delle sensazioni pure
+di chiarore. Un’altra proprietà del sistema è la seguente: soltanto
+le variazioni nelle due dimensioni dei toni di colore e dei gradi di
+saturazione sono pure variazioni di qualità; invece ogni modificazione
+nella _terza_ dimensione, corrispondente alle sensazioni di chiarore,
+porta con sè nello stesso tempo una variazione qualitativa ed una
+intensiva. Per questa circostanza, l’intero sistema a tre dimensioni
+è richiesto necessariamente per rappresentare in modo esauriente le
+qualità della sensazione luminosa; questo sistema abbraccia però anche
+le intensità della sensazione.
+
+20. Nel sistema delle sensazioni di luce certe _sensazioni
+fondamentali_ hanno un posto privilegiato, perchè noi ce ne serviamo
+come punti d’orientazione nell’ordinare tutte le altre sensazioni. Tali
+sensazioni fondamentali sono, nella serie acromatica _bianco_ e _nero_,
+nella serie delle sensazioni cromatiche i quattro colori fondamentali
+_rosso, giallo, verde_ e _bleu_. Solo per queste sei sensazioni la
+lingua ha creato relativamente presto determinazioni diverse e ben
+distinte. Tutte le altre sensazioni furono espresse in parte mediante
+riferimenti a quelle, in parte colle stesse parole già usate per
+quelle. Noi apprendiamo il grigio come un grado intermedio che sta
+nella serie acromatica tra il bianco e il nero; i diversi gradi di
+saturazione diciamo, secondo il loro valore di chiarore, toni di colore
+biancastri, o nerastri, chiari od oscuri: e per i colori che stanno
+tra i quattro colori fondamentali, noi ci serviamo di designazioni
+di transizione, come purpureo-rosso, aranciato-giallo, giallo-verde
+e così via; nomi che nella loro composizione svelano la loro origine
+relativamente tarda.
+
+ 20_a_. Vi fu chi dal carattere più originario delle
+ determinazioni linguistiche per le suddette sei qualità delle
+ sensazioni volle argomentare che esse siano qualità fondamentali
+ del senso della vista, e che ogni altra qualità sia composta
+ di quelle o di alcune di quelle. Epperò il grigio fu detto una
+ sensazione mista di nero e bianco, il violetto e il rosso-porpora
+ di bleu e rosso, e così via; ma non è psicologicamente esatto
+ indicare una sensazione luminosa qualsiasi come un composto a
+ paragone di un’altra. Grigio è tanto una sensazione semplice
+ quanto bianco o nero; arancio, purpureo-rosso ecc., sono
+ proprio sensazioni semplici alla stessa guisa che rosso, giallo
+ ecc.; e qualsiasi grado di saturazione che collochiamo nel
+ sistema tra un colore puro e bianco, non è in alcun modo una
+ sensazione composta. La natura chiusa e intimamente connessa
+ del sistema di sensazione, porta di necessità che la lingua,
+ cui è impossibile creare un numero indefinito di espressioni,
+ colga alcune differenze specialmente decise, in base alle quali
+ poi sono ordinate tutte le altre sensazioni. La scelta di nero
+ e bianco come punti d’orientazione per la serie acromatica si
+ spiega senz’altro, indicando esse le differenze massime. Quando
+ esse sono date, tutte le altre sensazioni acromatiche devono
+ essere apprese come sensazioni di transizione tra quelle, a causa
+ dell’interposizione continua di queste differenze per tutti i
+ possibili gradi di chiarore. Egualmente succede per le sensazioni
+ cromatiche, solo che qui due differenze assolutamente massime non
+ potevano immediatamente essere scelte a causa della natura in sè
+ ricorrente nella linea dei colori, ma ancora altri motivi, oltre
+ alla sufficiente differenza qualitativa, dovevano decidere per
+ la scelta dei colori fondamentali. E tali motivi possono essere
+ stati la frequenza e la forza sentimentale di certi stimoli
+ luminosi fondati sulle condizioni naturali dell’esistenza umana.
+ Il rosso del sangue, il verde della vegetazione, il bleu del
+ cielo, il giallo delle stelle, che tali appaiono in contrasto
+ al bleu del cielo, potrebbero essere stati la prima spinta alla
+ scelta di certe determinazioni dei colori. Imperocchè la lingua
+ non chiama gli oggetti secondo le sensazioni, ma all’opposto
+ le sensazioni secondo gli oggetti che le determinano. Se certi
+ colori fondamentali furono una volta fissati in tal modo, tutti
+ gli altri colori dovettero apparire come toni intermedi. La
+ differenza dei colori fondamentali e di transizione è fondata con
+ ogni probabilità solo su condizioni esterne; se queste condizioni
+ fossero state diverse, il rosso, ad es., sarebbe stato percepito
+ quale passaggio tra porpora e aranciato, allo stesso modo che noi
+ ora ordiniamo l’aranciato come colore di passaggio tra il rosso e
+ il giallo[9].
+
+21. Le proprietà del sistema delle sensazioni di luce che più sopra
+abbiamo descritte, sono di tal natura da far fin dal principio pensare
+a un rapporto tra le stesse proprietà psicologiche e i processi
+oggettivi della stimolazione luminosa essenzialmente diverso da quello
+che ci offrono i sistemi di sensazione fin qui considerati, sovratutto
+i sistemi del senso generale o del senso dell’udito. Evidentissima
+è per questo rispetto la diversità dal sistema delle sensazioni di
+suono. In questo il principio del parallelismo tra sensazione e stimolo
+(pag. 36) non vale solo pel processo d’eccitazione fisiologica, ma
+anche in largo senso pel processo fisico. Infatti nel sistema delle
+sensazioni di suono alle forme semplici o composte delle vibrazioni
+sonore corrisponde rispettivamente una sensazione semplice o una
+moltiplicità di sensazioni semplici, e colla forza delle vibrazioni
+varia continuamente l’intensità delle sensazioni e colla velocità
+di quelle la qualità di queste; cosicchè la differenza soggettiva
+delle sensazioni aumenta in ambedue le direzioni colla crescente
+differenza degli stimoli fisici oggettivi. Le sensazioni luminose
+presentano invece una relazione tutt’affatto diversa. Come il suono
+oggettivo, anche la luce oggettiva consiste in movimenti vibratori
+di un mezzo qualsiasi. Tali movimenti, se non conosciamo nella loro
+intima costituzione, sappiamo, per le indagini fisiche d’interferenza,
+consistere di molte piccole e rapide onde, cosicchè quelle vibrazioni
+che vengono sentite come luce, stanno tra le lunghezze dell’onde da
+688 a 393 milionesime parti di un millimetro e tra le velocità da 450
+a 790 bilioni di vibrazioni al secondo. Ora anche qui a vibrazioni
+semplici, ad es., a vibrazioni di eguale lunghezza, corrispondono
+sensazioni semplici, e anche qui colla lunghezza e velocità della
+vibrazione varia continuamente la qualità della sensazione; alle onde
+più lunghe e più lente corrisponde il rosso, alle più brevi e rapide il
+violetto e fra questi tutte le altre gradazioni di colore si dispongono
+in un continuo, conforme alla lunghezza dell’onda. Ma già qui si
+presenta una differenza essenziale, imperocchè i colori più diversi fra
+loro per lunghezza di onda, rosso e violetto, sono più affini nella
+sensazione che gl’intermedi[10]. Oltre a ciò si aggiunge ancora che:
+1) ogni pura variazione d’intensità (di ampiezza) delle vibrazioni
+fisiche della luce è soggettivamente sentita quale variazione al
+tempo stesso d’intensità e di qualità; come lo dimostra il modo di
+comportarsi già esaminato delle sensazioni di chiarore. 2) Ogni luce
+composta di vibrazioni diverse è sentita semplice, allo stesso modo
+che la luce oggettivamente semplice, consistente di un solo grado
+di vibrazione; come per l’appunto tosto risalta dalla comparazione
+soggettiva delle sensazioni acromatiche colle cromatiche. Conseguenza
+del primo di questi fatti è che la luce fisicamente semplice può
+provocare sensazioni non solo cromatiche, ma anche acromatiche, poichè
+nell’ampiezza massima delle vibrazioni si avvicina al bianco e nella
+minima passa al nero. La qualità della sensazione acromatica ammette
+quindi più di una spiegazione, poichè essa può essere prodotta così
+da variazione intensiva della luce oggettiva, come dalla mescolanza di
+semplici vibrazioni luminose che abbiano diversa lunghezza d’onda. Solo
+che nel primo caso colla variazione intensiva è sempre connessa una
+variazione del grado di chiarore, mentre questa può rimanere invariata
+nel secondo caso, cioè nella mescolanza.
+
+22. Anche se il grado di chiarore delle sensazioni è mantenuto
+costante, la sensazione acromatica ammette pur sempre più di
+una interpretazione. Una sensazione pura di chiarore di una data
+intensità è determinata non solo da una mescolanza di tutti i gradi
+di vibrazioni contenuti nella luce solare come, ad es., nella solita
+luce diurna, ma anche dalla mescolanza in opportuno rapporto di due
+di essi, e precisamente di quelli che corrispondono a due sensazioni
+soggettivamente diversissime tra loro, i colori contrari. E poichè
+le mescolanze oggettive dei colori contrari suscitano la sensazione
+di bianco, questi colori sono detti _colori d’integrazione o
+complementari_. Rosso dello spettro e verde bleu, aranciato e bleu
+cielo, giallo e indaco bleu ecc. sono al tempo stesso colori contrari
+e complementari.
+
+Come la sensazione acromatica, così anche ogni singola sensazione
+cromatica ammette più spiegazioni, ma in numero più limitato.
+Mescolando due colori oggettivi che stiano, nel cerchio dei colori,
+più vicini fra loro dei colori contrari, si ottiene una mescolanza
+non bianca, ma colorata e precisamente di quel colore che anche nella
+serie dei colori oggettivamente semplici, corrisponde alla sensazione
+dei colori intermedii. Quindi, se i colori mescolati si avvicinano
+ai colori contrari, la saturazione del colore risultante resta
+assai diminuita; ma se essi si accostano assai più tra loro, questa
+diminuzione non è percettibile e in questo caso il colore composto e il
+colore semplice sono per lo più sentiti come soggettivamente eguali.
+Così noi, ad es., non possiamo assolutamente distinguere l’aranciato
+dello spettro da una composizione di raggi rossi e gialli. Ed essendo
+possibile per tal modo ottenere tutti i colori che nel cerchio
+cromatico stanno tra rosso e verde, con una mescolanza di rosso e
+verde; quelli che stanno tra verde e violetto, con una mescolanza di
+verde e violetto; e finalmente anche quel colore che non è contenuto
+nello spettro solare, la porpora, con una mescolanza di rosso e
+violetto; tutta la serie dei toni cromatici possibili nelle sensazioni,
+può essere derivata da _tre_ soli colori oggettivi. Mediante questi
+stessi tre colori ci è dato anche ricostituire il bianco in tutti i
+suoi gradi di passaggio; imperocchè la composizione di rosso e violetto
+dà la porpora, la quale è il colore complementare di verde; il bianco
+ottenuto dalla mescolanza di porpora e verde, se esso viene aggiunto
+a un singolo colore in diversi rapporti quantitativi, dà con questo i
+diversi gradi di saturazione.
+
+23. I tre colori, che sono in tal modo usati per la costruzione
+di tutto il sistema delle sensazioni luminose sono detti _colori
+fondamentali_. Se vogliamo esprimere il loro valore nel sistema dei
+gradi di saturazione, possiamo servirci a rappresentare questo sistema,
+in luogo del cerchio che si riferisce solo ai rapporti psicologici,
+di un _triangolo_. Mediante questa figura il significato dei tre
+colori fondamentali è messo in risalto, occupando essi i tre angoli
+del triangolo sui lati del quale, proprio come sulla circonferenza del
+cerchio cromatico, vengono riportati i toni dei colori nel massimo
+di saturazione, mentre i restanti gradi di saturazione nei loro
+passaggi al bianco, che sta nel mezzo della superficie del triangolo,
+sono disposti nei punti della superficie. Del resto tre colori
+qualsivogliano potrebbero essere scelti come colori fondamentali,
+quando essi si trovino a distanza opportuna. I sunnominati rosso,
+verde e violetto rispondono praticamente allo scopo per questo solo,
+che in primo luogo si evita che uno dei tre componenti corrisponda a
+una sensazione di colore, la quale non possa essere prodotta da una
+luce oggettivamente semplice, corrisponda cioè alla porpora; e perchè
+in secondo luogo la sensazione al principio e alla fine dello spettro
+varia più lentamente colla durata delle vibrazioni; così che, se i
+colori estremi dello spettro sono compresi fra i colori fondamentali,
+il colore che risulta da una mescolanza di due colori tra loro vicini,
+è nella sensazione prossimo al colore oggettivamente semplice che sta
+fra quelli[11].
+
+24. Dalle condizioni più sopra dimostrate(3) della stimolazione
+_fisiologica_ appare chiaro che, come pur risulta dai fatti fin qui
+considerati, nel sistema delle sensazioni luminose non esiste una
+relazione univoca tra le sensazioni e gli stimoli fisici. Se il senso
+della vista deve annoverarsi fra i sensi _chimici_, una tale relazione
+potrà essere soltanto tra i processi fotochimici nella retina e le
+sensazioni. Ma poichè, come è noto, speci diverse di azioni fisiche
+luminose producono analoghe decomposizioni chimiche, è generalmente
+facile il comprendere come le sensazioni luminose debbano prestarsi a
+interpretazioni molteplici. In base al principio del parallelismo tra
+le differenze della sensazione e quelle dell’eccitamento fisiologico
+(pag. 36) si potrebbe ritenere che diversi stimoli fisici, i
+quali presentino le stesse sensazioni, determinino anche la stessa
+eccitazione fotochimica nella retina; che siano quindi tante speci
+e gradi di processi fotochimici, quante sono le speci e i gradi di
+sensazione che noi possiamo distinguere. Su questa conclusione infatti
+si basa ciò che noi sappiamo intorno ai sostrati fisiologici delle
+sensazioni luminose, non avendo l’indagine dei processi fisiologici
+della stimolazione luminosa condotto fino ad ora a un risultato più
+lontano di questo: che l’eccitazione è con ogni probabilità un processo
+chimico.
+
+25. Coll’ipotesi che la stimolazione luminosa si fondi su processi
+chimici della retina, si può anche spiegare la _persistenza_
+relativamente lunga della sensazione, dopo che è cessata l’eccitazione
+(pag. 33). Questa persistenza essendo riferita all’oggetto considerato
+come stimolo, è detta _l’immagine consecutiva_ dell’impressione.
+L’immagine consecutiva appare prima colle proprietà di chiarore o di
+colore eguali allo stimolo; epperò bianca per oggetti bianchi, nera per
+neri e colorata nello stesso colore per colorati (immagine positiva o
+di egual colore); ma dopo breve tempo essa passa per le impressioni
+acromatiche nel chiarore contrario, bianco in nero, nero in bianco;
+per le cromatiche nel colore contrario o complementare (immagine
+consecutiva negativa o complementare). Quando agiscano all’oscuro
+stimoli luminosi di breve durata, è possibile che questo passaggio si
+ripeta più volte; all’immagine negativa segue di nuovo una positiva e
+così via, di modo che si dà un oscillare delle sensazioni fra le due
+fasi d’immagine consecutiva. L’immagine positiva può semplicemente
+essere ricondotta al fatto che la decomposizione fotochimica prodotta
+da una specie qualsiasi di luce, perdura ancora un breve tempo dopo
+l’azione della luce. L’immagine negativa o complementare può essere
+derivata da ciò, che ogni decomposizione prodotta in una certa
+direzione lascia addietro una distruzione parziale di quelle sostanze
+sensibili alla luce che prime subiscono quell’effetto. In questo caso
+gli stessi processi fotochimici, perdurando l’eccitazione retinica,
+devono variare in senso corrispondente.
+
+26. Coll’immagini consecutive, positiva o negativa, stanno
+probabilmente in istretto rapporto, fenomeni _d’induzione di luce
+e di colore_. Essi consistono in ciò, che nel giro di una qualsiasi
+impressione luminosa sorgono contemporaneamente eccitamenti di natura
+eguale ed opposta. Il primo di questi fenomeni, l’induzione _positiva_
+di luce, è il più raro; si osserva specialmente quando una parte
+della retina è eccitata e la parte confinante è molto oscura; pare
+allora che l’eccitamento luminoso o cromatico irradi la parte rimasta
+oscura. In tutti gli altri casi si ha l’effetto d’induzione contraria
+o _negativa_, pel quale una superficie bianca pare circondata da un
+orlo oscuro, una oscura da un orlo chiaro, una colorata da un orlo del
+colore complementare. Tutti questi fenomeni sono del resto accompagnati
+da processi psicologici di contrasto, i quali corrispondono al
+principio generale che più innanzi tratteremo (§ 17, 11), del risalto
+dei contrari; ma di solito l’effetto complessivo di tali influenze
+fisiologiche e psicologiche, è senz’altro detto “contrasto„. Questa
+confusione è bensì giustificata, sino ad un certo grado, specialmente
+dall’inseparabilità dei due fattori; ma sarebbe ben più opportuno
+chiamare eccitamento indotto esclusivamente il fattore fisiologico e
+riservare la determinazione di contrasto a quel fattore psicologico,
+il quale corrisponde appunto al risalto dei contrari; risalto che si
+dimostra anche in altri campi, specialmente nelle rappresentazioni di
+spazio, di tempo e nei sentimenti. L’induzione luminosa o colorata
+nel puro senso fisiologico consiste probabilmente in una specie
+d’irradiazione _negativa_ della stimolazione, perocchè essa non
+si propaga colla sua propria qualità immediatamente nelle parti
+circostanti al punto eccitato, come nel caso dell’induzione positiva,
+ma determina un eccitamento di natura contraria. È possibile che questa
+irradiazione negativa abbia la sua ragione in ciò che le sostanze
+fotochimiche di una parte della retina consumate nell’eccitazione,
+siano in parte reintegrate per un’affluenza dalle parti circostanti,
+cosicchè un’impressione luminosa su queste parti circostanti deve
+agire allo stesso modo, che per l’immagini consecutive lo stimolo
+sulle stesse parti prima eccitate (25). In appoggio a questo rapporto
+coi fenomeni dell’immagine consecutiva sta anche il fatto che, come in
+questa, l’effetto cresce coll’intensità degli stimoli luminosi. Quindi
+questa induzione fisiologica di luce si differenzia essenzialmente
+da quei fenomeni _psicologici_ di contrasto, coi quali essa viene
+abitualmente confusa, e sui quali noi ritorneremo nell’interpretazione
+generale dei processi di contrasto (§ 17, 10).
+
+ 26_a_. Posto il principio del parallelismo fra la sensazione
+ e il processo fisiologico d’eccitamento come base delle nostre
+ ipotesi sui processi che hanno luogo nella retina, ne seguirà
+ necessariamente che alla relativa indipendenza delle sensazioni
+ acromatiche nel loro rapporto colle sensazioni cromatiche, dovrà
+ corrispondere una dipendenza analoga pei processi fotochimici.
+ Innanzi tutto possiamo spiegare nel modo più naturale _due_
+ fatti, dei quali l’uno appartiene al sistema soggettivo delle
+ sensazioni luminose, l’altro ai fenomeni della mescolanza
+ oggettiva dei colori. Il primo consiste nella tendenza che ha
+ ogni sensazione colorata, quando aumenti o diminuisca il grado
+ di chiarore, a passare in una sensazione acromatica. Facilissima
+ riesce la spiegazione di questa tendenza, se si ammette che ogni
+ eccitazione di colore è fisiologicamente composta di due parti
+ distinte, delle quali l’una corrisponde alla sensazione cromatica,
+ l’altra all’acromatica. Con ciò si può mettere in relazione
+ l’altra condizione, che, per un certo stimolo d’intensità media,
+ l’elemento d’eccitazione colorata è relativamente fortissimo,
+ mentre per valori di stimolo più grandi o più piccoli sempre
+ più prepondera l’elemento acromatico. Il secondo di questi due
+ fatti consiste in ciò, che ogni qual volta due colori contrari
+ qualsivogliano siano tra loro complementari, cioè mescolati
+ in opportuni rapporti quantitativi, producono una sensazione
+ acromatica. Questo fatto riesce facilmente comprensibile, se si
+ ammette che i colori contrari, i quali soggettivamente sono le
+ differenze massime della sensazione, oggettivamente rappresentino
+ processi fotochimici che si neutralizzano. Che in conseguenza
+ di questa neutralizzazione sorga l’eccitamento acromatico,
+ risulterà pure assai chiaro dall’ipotesi, che quell’eccitamento
+ si accompagni sin dal principio ad ogni stimolazione colorata, e
+ che però rimanga solo, tosto che contrari eccitamenti colorati si
+ elidano fra loro. Questa ipotesi di un’indipendenza relativa dei
+ due processi fotochimici delle sensazioni, acromatica e cromatica,
+ è confermata dall’esistenza di uno stato anormale del senso della
+ vista, talora innato, talora prodotto da processi patologici della
+ retina, la _totale cecità ai colori_. Infatti in questa anomalia,
+ per la quale ogni eccitazione luminosa è sentita o su tutta la
+ retina o su alcune parti di essa, come chiarore puro, senza che
+ sia frammischiato alcun colore, abbiamo la dimostrazione che
+ l’eccitazione colorata e acromatica sono due processi fisiologici
+ tutt’affatto distinguibili.
+
+ Se noi usiamo della stessa veduta nel considerare il secondo
+ processo che avviene nella retina, quello dell’_eccitazione
+ colorata_, incontriamo anche qui due fatti analoghi. Il primo
+ consiste in ciò, che due colori, i quali distino fra loro di
+ un tratto limitato, danno luogo a un colore composto, che è
+ eguale al colore semplice che sta fra essi. Questo fatto indica
+ che l’eccitazione colorata è un processo il quale non varia
+ collo stimolo fisico in modo continuo, come l’eccitazione
+ sonora, ma in piccoli gradi, e si comporta precisamente così
+ che questa variazione nel rosso e nel violetto, ad es., procede
+ in grado maggiore che nel verde, perchè qui, in mescolanze di
+ colori abbastanza vicine, si fanno già sentire le influenze
+ complementari. Tale variazione graduale del processo corrisponde
+ alla natura chimica di esso, poichè decomposizioni e composizioni
+ chimiche devono sempre essere riferite a _gruppi_ di atomi o
+ molecole. Il secondo fatto consiste in ciò, che alcuni colori
+ corrispondenti ad una maggior differenza d’eccitazione hanno
+ nel tempo stesso soggettivamente, come colori contrari, il
+ significato di differenze massime, e oggettivamente, come colori
+ complementari, il significato di processi neutralizzantisi.
+ Processi chimici possono neutralizzarsi solo quando siano
+ di opposta natura. Due eccitazioni luminose complementari
+ si comportano fra loro quindi in modo analogo ai processi
+ dell’eccitazione chiara ed oscura che agiscono in senso
+ contrario nell’eccitazione acromatica. Tuttavia qui si danno
+ due differenze essenziali. In primo luogo una tale antitesi
+ nell’eccitazione cromatica esiste non _una sol volta_, ma per
+ ogni colore distinguibile nella sensazione, cosicchè ciascuno
+ dei gradi dell’eccitazione cromatica fotochimica, che dobbiamo
+ ammettere secondo i risultati della mescolanza di colori affini,
+ possiede anche un certo grado di azione complementare. In
+ secondo luogo i colori contrari costituiscono i massimi della
+ differenza soggettiva delle sensazioni, fra i quali hanno luogo
+ neutralizzazioni della differenza se da ciascuno di questi colori
+ contrari, si procede non solo in _una_ direzione, come per bianco
+ e nero, ma in _due_ fra loro opposte; in modo corrispondente
+ è possibile elidere anche oggettivamente nelle due stesse
+ direzioni l’azione complementare dei colori contrari. Come dal
+ complementarismo dei colori contrari si conchiuse all’opposizione
+ dei corrispondenti processi chimici, con egual diritto da quella
+ bilaterale neutralizzazione si può conchiudere che al ritorno
+ della linea dei colori nel suo punto di partenza corrisponde un
+ ritorno di processi affini. L’intero processo dell’eccitazione
+ cromatica, quale si compie nella variazione continua delle
+ lunghezze dell’onde della luce oggettiva, cominciando dal
+ rosso estremo e terminando da ultimo, dopo aver oltrepassato il
+ violetto, per l’aggiunta delle mescolanze di porpora, al punto di
+ partenza; dev’essere concepito, come una serie indeterminatamente
+ grande di processi fotochimici. Questi costituiscono insieme
+ un _processo circolare_ in sè chiuso, nel quale ad ogni grado
+ corrisponde un grado contrario che neutralizza il primo, e a
+ questo due passaggi in direzioni opposte.
+
+ Nulla noi sappiamo del numero dei gradi fotochimici, che
+ sono complessivamente presenti in questo processo circolare.
+ I tentativi più volte fatti di ridurre tutte le sensazioni di
+ colore al più piccolo numero possibile di tali gradi, mancano di
+ sufficiente fondamento. O i risultati della mescolanza fisica
+ dei colori sono in essi riconosciuti senz’altro come processi
+ fisiologici: come nell’ipotesi dei tre colori fondamentali,
+ rosso, verde, violetto, dalla diversa mescolanza dei quali devono
+ derivare tutte le sensazioni luminose, anche le acromatiche
+ (ipotesi di Young-Helmholtz); oppure si parte dall’ipotesi
+ psicologicamente insostenibile, che le denominazioni dei colori
+ siano sorte non dall’influenza di certi oggetti esterni, ma dal
+ reale significato delle sensazioni corrispondenti (vedi sopra
+ pag. 50); si ammette che, dati quattro colori fondamentali, le due
+ copie di contrari, rosso e verde, giallo e bleu, siano i sostrati
+ delle sensazioni di colore, alle quali per le sensazioni pure di
+ chiarore si contrappone un’altra copia di contrari, nero e bianco;
+ mentre tutte le altre sensazioni di luce, come grigio, aranciato,
+ violetto, ecc., sono per determinazione soggettiva e oggettiva
+ sensazioni composte (ipotesi di Hering). In appoggio così della
+ prima come della seconda ipotesi, si sono portati innanzi i casi
+ non rari di _parziale cecità ai colori_. I sostenitori dei tre
+ colori fondamentali affermavano che tutti questi casi dovessero
+ essere ricondotti alla mancanza della sensazione o di rosso o
+ di verde, o talora anche di ambedue. I sostenitori dei quattro
+ colori fondamentali opinavano che la parziale cecità ai colori
+ si riferisse sempre a due dei colori fondamentali che stanno
+ fra loro in contrapposizione, epperò o cecità per il rosso e il
+ verde, o per il giallo ed il bleu. Un esame spregiudicato dei
+ ciechi ai colori non conferma nessuna di queste affermazioni. Se
+ la teoria dei tre colori fondamentali non è in grado di spiegare
+ la totale cecità ai colori, contro la teoria dei quattro colori
+ stanno i casi di cecità per il solo rosso o per il solo verde.
+ Ambedue le ipotesi poi non rispondono ai casi non dubbi, nei quali
+ specialmente alcune parti dello spettro, che non corrispondono a
+ nessuno dei tre o dei quattro colori presi come fondamentali, sono
+ vedute come acromatiche. L’unica cosa che si può dire allo stato
+ delle nostre cognizioni si è, che ogni sensazione luminosa si basa
+ verosimilmente sulla connessione di due processi fotochimici:
+ di uno _acromatico_, il quale risulta alla sua volta di una
+ decomposizione preponderante in una intensità piuttosto forte di
+ luce, e di una restituzione che predomina in una luce più debole:
+ e di un processo _cromatico_, il quale varia così gradatamente,
+ che la serie complessiva delle decomposizioni fotochimiche
+ costituisce un _processo circolare_, nel quale i prodotti della
+ decomposizione di due gradi posti in una distanza relativamente
+ grandissima, si neutralizzano a vicenda[12].
+
+ Le diverse modificazioni che si osservano nella retina ancor
+ viva in seguito all’azione luminosa, vengono in appoggio alla
+ teoria di un processo fotochimico: così il lento passaggio allo
+ stato incolore della sostanza rossa, che si vede nella retina non
+ illuminata (imbiancamento della porpora visiva) e i microscopici
+ passaggi del protoplasma pigmentato fra gli elementi senzienti, i
+ bastoncini e i coni; infine le variazioni di forma degli stessi
+ coni e bastoncini. I tentativi di collegare questi fenomeni ad
+ una teoria fisiologica dell’eccitazione luminosa sono decisamente
+ prematuri. È assai verosimile che colla differenza di forma dei
+ due elementi, dei coni e dei bastoncini, si connettano anche
+ differenze di funzione. Poichè precisamente il centro della
+ retina, che è la regione della vista diretta dell’uomo, contiene
+ soli coni, mentre nelle parti laterali predominano i bastoncini;
+ e poichè inoltre nella parte centrale, dove del resto manca la
+ porpora visiva, la distinzione dei colori è assai più completa che
+ nelle regioni laterali, le quali sono d’altra parte più sensibili
+ ai gradi di chiarore; vien naturale il supporre che queste
+ differenze si connettano colle proprietà fotochimiche dei coni e
+ dei bastoncini. Ma anche qui manca ancora la dimostrazione.
+
+
+
+
+§ 7. — I sentimenti semplici.
+
+
+1. I sentimenti semplici, come nel § 5 fu notato, sorgono in una
+moltiplicità assai più varia che le sensazioni semplici, perciò
+che anche quei sentimenti che noi osserviamo legati solo a processi
+rappresentativi più o meno composti, sono di natura semplice (pag. 27),
+così, ad es., il sentimento dell’armonia sonora è tanto semplice quanto
+il sentimento collegato ad un suono isolato. Benchè più sensazioni
+sonore siano richieste per produrre un’armonia sonora, e benchè
+questa nel suo contenuto di sensazione sia una formazione composta,
+le qualità sentimentali di certi accordi armonici sono nondimeno così
+diverse dai sentimenti legati ai singoli toni, che quelle al pari di
+questi rappresentano unità soggettivamente del tutto inscindibili.
+Un’essenziale differenza consiste solo in ciò, che quei sentimenti
+che corrispondono a semplici sensazioni, possono essere isolati
+dalla connessione della nostra esperienza, usando lo stesso metodo
+dell’astrazione, di cui noi ci serviamo per la determinazione delle
+sensazioni semplici (pag. 30). All’opposto quel sentimento semplice,
+che è legato a una qualsiasi formazione composta di rappresentazioni,
+non può mai essere separato dai sentimenti che entrano in quella
+formazione come complemento soggettivo delle sensazioni; così, ad es.,
+è impossibile sciogliere il sentimento d’armonia dell’accordo _do, mi,
+sol_, dai sentimenti semplici dei toni _do, mi_ e _sol_. Questi cedono
+forse davanti a quello, perchè si combinano con quello, come più tardi
+vedremo (§ 12, 3 _a_), in un unico _sentimento totale_, ma non è mai
+possibile eliminarli naturalmente.
+
+2. Il sentimento collegato ad una sensazione semplice è detto
+_sentimento sensoriale_[13], od anche _tono sentimentale della
+sensazione_. Ambedue queste espressioni sono capaci in senso opposto
+di erronee interpretazioni; la prima, perchè si è portati a intendere
+come “sentimento sensoriale„ non soltanto una parte dell’esperienza
+immediata che possa essere isolata mediante astrazione, ma una
+parte che si presenti realmente isolata; la seconda, perchè il “tono
+sentimentale„ potrebbe essere considerato una qualità sentimentale
+che va invariabilmente unita alla sensazione, allo stesso modo che il
+“tono del colore„ è una parte necessaria a costituire una sensazione
+di colore. In verità il sentimento sensoriale non può presentarsi
+senza una sensazione, come un sentimento dell’armonia sonora non può
+essere senza sensazioni sonore. Se il sentimento di dolore od anche
+i sentimenti di pressione, di caldo, di freddo o muscolari ed altri,
+furono talvolta indicati come sentimenti sensoriali indipendenti,
+ciò deriva dalla confusione ancora comune in fisiologia dei concetti
+di sentimento e di sensazione (pag. 29); confusione per la quale
+ora si chiamano sentimenti alcune sensazioni, come quelle del tatto,
+ora si trascura in altre sensazioni che, come le dolorifiche, sono
+accompagnate da forti sentimenti, la distinzione dei due elementi.
+Nè meno falso sarebbe l’attribuire a una determinata sensazione un
+sentimento ben stabilito qualitativamente e intensivamente. Riteniamo
+piuttosto che la sensazione è soltanto _uno_ fra i molti fattori che
+determinano un sentimento esistente in un dato momento, perchè oltre ad
+essa hanno sempre parte essenziale processi antecedenti e disposizioni
+persistenti, insomma condizioni che noi nel singolo caso possiamo
+intravvedere soltanto frammentariamente. Il concetto del “sentimento
+sensoriale„ o del “tono sentimentale„ è quindi per doppio rispetto il
+prodotto di un’analisi e di un’astrazione; in primo luogo noi dobbiamo
+distinguere il sentimento semplice dalla sensazione pura concomitante;
+in secondo luogo, fra gli elementi sentimentali variamente mutabili
+che possono essere uniti sotto diverse condizioni ad una determinata
+sensazione, noi dobbiamo ritenere quello più costante, nel quale
+manchino, quant’è mai possibile, tutte le influenze che potrebbero
+perturbare o complicare un semplice effetto di sensazione.
+
+Fra queste condizioni la prima si può ottenere in modo relativamente
+facile, quando si tenga presente il valore psicologico dei concetti
+di sensazione e sentimento; la seconda invece molto difficilmente.
+Specialmente nei due sistemi più perfetti delle sensazioni di suono e
+di luce in verità non è mai possibile l’allontanare completamente tali
+influssi _indiretti_. Si può giungere al puro tono sentimentale della
+sensazione solo usando lo stesso metodo che ha servito all’astrazione
+della sensazione pura (pag. 22): si potrà quindi ammettere che alla
+sensazione, come tale, appartenga soltanto quel tono sentimentale, il
+quale rimanga costante ad ogni variazione delle condizioni. Ma quant’è
+facile applicare questa regola alle sensazioni, altrettanto è difficile
+nel caso dei sentimenti, perchè quelle influenze secondarie sono per lo
+più saldamente legate alla sensazione, allo stesso modo che l’influenza
+primaria del tono sentimentale. La sensazione verde, ad esempio,
+risveglia quasi inevitabilmente la rappresentazione della vegetazione
+verde, ed essendo a questa rappresentazione collegati sentimenti
+complessi, la natura dei quali può essere affatto indipendente dal tono
+sentimentale del color verde, non è possibile determinare senz’altro,
+se il sentimento osservato nell’effetto dell’impressione sia un puro
+tono sentimentale, oppure un sentimento svegliato da rappresentazioni
+concomitanti od un insieme dei due.
+
+ 2_a_. Questa difficoltà ha dato occasione ad alcuni psicologi di
+ oppugnare l’esistenza di un puro tono sentimentale. Essi affermano
+ che ogni sensazione suscita alcune rappresentazioni concomitanti,
+ le quali soltanto producono l’effetto sentimentale. Ma a questa
+ teoria contrastano già i risultati ottenuti nelle sensazioni
+ di luce, modificando sperimentalmente le condizioni. Se le sole
+ rappresentazioni fossero decisive per l’origine dei sentimenti,
+ questi dovrebbero essere fortissimi quando il contenuto sensibile
+ dell’impressione è al massimo grado simile al contenuto di
+ quelle rappresentazioni. Ma questo non è il caso. Piuttosto il
+ tono sentimentale di un colore è massimo, se il suo grado di
+ saturazione raggiunge un massimo. Pertanto il tono sentimentale
+ più intenso corrisponde ai colori spettrali puri osservati
+ in ispazio oscuro, e questi sono per lo più molto diversi dai
+ colori degli oggetti naturali, ai quali potrebbero riferirsi le
+ rappresentazioni concomitanti. Così pure non si può sostenere
+ con ragione la teoria che riconduce senz’altro i sentimenti di
+ suono alle rappresentazioni. Senza dubbio ogni singolo suono
+ può svegliare note rappresentazioni musicali; ma d’altra parte
+ la costanza colla quale certe qualità sonore sono scelte ad
+ esprimere certi sentimenti, ad es., i suoni profondi, ad esprimere
+ gravità e tristezza, è comprensibile solo, se alle sensazioni
+ semplici sonore va aggiunto un tono sentimentale corrispondente.
+ Il circolo nel quale si aggira chi deriva questi sentimenti da
+ rappresentazioni associate, diventa ancor più manifesto quando si
+ passi alle sensazioni dell’olfatto del gusto, ed alle sensazioni
+ generali. Se, ad esempio, il tono sentimentale piacevole o
+ spiacevole di una sensazione gustativa può essere accresciuto
+ dal ricordo della medesima impressione già avuta, questo è
+ solo possibile per ciò, che l’impressione era stata piacevole o
+ spiacevole già in quel suo effetto anteriore.
+
+3. La varietà dei sentimenti sensoriali semplici è assai grande.
+I sentimenti che corrispondono a un certo sistema di sensazioni
+costituiscono sempre un sistema, nel quale ad ogni variazione
+qualitativa o intensiva della sensazione va generalmente parallela una
+variazione qualitativa o intensiva del tono sentimentale. Ma nello
+stesso tempo queste variazioni relative nel sistema dei sentimenti
+si comportano in modo essenzialmente diverso dalle variazioni
+corrispondenti nel sistema delle sensazioni; cosicchè anche per ciò
+è impossibile considerare il tono sentimentale come terzo elemento
+costitutivo della sensazione, analogo all’intensità e alla qualità.
+Se si varia l’intensità della sensazione, il tono sentimentale può
+mutare non solo intensivamente, ma anche qualitativamente, e se si
+varia la qualità della sensazione, il tono sentimentale muta non solo
+qualitativamente, ma anche intensivamente. Se, ad es., si aumenta la
+sensazione di dolce, il tono sentimentale passa alla fine da gradito a
+sgradito; se la sensazione dolce passa a poco a poco o in acido o in
+amaro, si nota che l’acido, e ancor più l’amaro, produce, per eguale
+intensità di sensazione, un’eccitazione sentimentale più forte che
+il dolce. _Ogni variazione nella sensazione è pertanto generalmente
+accompagnata da una doppia variazione nel sentimento_. Ma anche per
+il modo con cui ogni variazione d’intensità ed ogni variazione di
+qualità del tono sentimentale sono fra loro legate, conformemente
+al principio esposto nel § 5 (pag. 26), risulta che ogni variazione
+del sentimento procedente in _una_ dimensione, si muove, non come la
+corrispondente variazione della sensazione, fra differenze massime, ma
+fra _contrarii_.
+
+4. In conseguenza di questo principio, alle massime differenze
+qualitative della sensazione corrispondono nel sentimento
+_qualitativamente_ i massimi contrari, _intensivamente_ i valori
+massimi, i quali o sono di eguale grandezza, o tendono almeno ad
+esserlo, a seconda della speciale proprietà dei contrari qualitativi;
+al punto medio fra i due contrari corrisponde il valore d’intensità
+zero, fintanto che si consideri solo la dimensione cui i contrari
+appartengono. Però questo valore d’intensità zero può essere avvertito
+solo quando il corrispondente sistema di sensazione è un sistema
+_assolutamente unidimensionale_; in tutti gli altri casi il punto
+medio neutro, che esiste in rapporto ad una determinata di sensazione,
+suole appartenere contemporaneamente anche ad un’altra dimensione
+di sensazione, o persino ad una pluralità di dimensioni, in cui gli
+spettano sempre valori di sentimenti determinati. Così, ad es., i
+colori dello spettro giallo e bleu sono colori contrari, ai quali
+appartengono anche opposti toni sentimentali. Se ora nella serie dei
+colori si passa a poco a poco dal giallo al bleu, il verde dovrebbe
+essere il punto di mezzo neutro fra i due. Ma il verde sta alla sua
+volta in un contrasto sentimentale col suo proprio colore contrario,
+la porpora, ed oltre a ciò forma, come ogni colore saturato, l’estremo
+di una serie che contiene i passaggi dello stesso tono di colore al
+bianco. Il sistema delle sensazioni semplici di suono costituisce
+un continuo ad _una sola_ dimensione, ma qui per l’appunto noi non
+possiamo isolare mediante astrazione i toni sentimentali corrispondenti
+come facciamo colle sensazioni pure, perchè la realtà ci offre non
+solo passaggi tra suoni di diversa altezza, ma anche passaggi fra il
+suono assolutamente semplice e il rumore composto da un complesso
+di suoni semplici. Conseguenza di questa condizione è, che ad ogni
+sistema di sensazioni pluridimensionale corrisponde un sistema di
+toni sentimentali incrociantisi, nel quale ogni punto appartiene
+generalmente nello stesso tempo a più dimensioni sentimentali, cosicchè
+il tono sentimentale corrispondente è una risultante di elementi
+sentimentali posti in dimensioni di sensazioni diverse. Donde deriva
+che nel campo della graduazione qualitativa del sentimento, non è
+possibile fare una distinzione fra sentimenti semplici e composti. Il
+sentimento corrispondente ad una data sensazione semplice, a causa
+delle proprietà suddimostrate, generalmente è già un prodotto di
+una fusione di più elementi semplici, pur essendo indivisibile al
+pari di un sentimento di natura originariamente semplice (v. sotto
+§ 12, 3). Un’ulteriore conseguenza di questa proprietà è che il
+punto di mezzo neutro tra opposte qualità sentimentali può essere un
+contenuto della nostra esperienza solo nei casi speciali, nei quali
+il tono sentimentale, appartenente a una determinata sensazione,
+corrisponde ai punti di mezzo neutri di tutte le dimensioni, alle
+quali esso contemporaneamente spetta. Pei sistemi di sensazioni a
+più dimensioni, specie in quelli della vista e dell’udito questa
+condizione limite è pressochè adempiuta in modo manifesto, appunto
+in quei casi nei quali è di un valore pratico speciale per lo
+svolgimento indisturbato dei processi sentimentali. Qui da una parte
+le sensazioni di luce acromatica aventi un chiarore medio, e i gradi
+di saturazione dei colori a piccola graduazione che si aggiungono a
+quelle; dall’altra parte le impressioni sonore dell’ambiente comune,
+le quali stanno proprio tra i suoni e i rumori, come, ad es., la voce
+umana, costituiscono le zone neutre d’indifferenza della tonalità
+sentimentale, dalla quale si distaccano i toni sentimentali più
+intensivi corrispondenti alle qualità delle sensazioni più marcate.
+In conseguenza di ciò i sentimenti composti che corrispondono alle
+varie combinazioni rappresentative delle sensazioni, possono in questi
+casi svilupparsi quasi indipendentemente dai sentimenti sensoriali
+concomitanti.
+
+5. In modo di gran lunga più semplice si costituiscono le graduazioni
+qualitative e intensive dei sentimenti semplici che vanno parallele ai
+_gradi d’intensità della sensazione_. Nella loro forma più perspicua,
+esse si osservano nei sistemi uniformi delle sensazioni del senso
+generale. Essendo ciascuno di questi sistemi qualitativamente uniforme,
+così da essere geometricamente rappresentato in modo approssimativo
+da un unico punto, alle variazioni intensive della sensazione che
+rimangono, possono andar parallele variazioni del sentimento anche
+soltanto a una dimensione che si muovon tra due opposti. Perciò qui è
+sempre facile osservare la zona neutra d’indifferenza: essa corrisponde
+a quelle sensazioni moderate di pressione, di caldo, di freddo, che
+sono legate all’intensità normale media degli stimoli generali di
+senso. I sentimenti semplici posti al di qua e al di là di questa
+zona presentano un carattere decisamente contrario, in quanto gli uni
+possono generalmente essere annoverati fra i sentimenti di piacere, gli
+altri fra quelli di dispiacere (v. sotto 7). Di questi due sentimenti
+contrari noi possiamo con sicurezza produrre soltanto i sentimenti
+di dispiacere mediante l’aumento intensivo della sensazione. Nei
+sistemi del senso generale, a causa dell’abitudine a stimoli moderati
+si è prodotto per le intensità più deboli un così notevole aumento
+in estensione della zona neutra, che di regola solo una serie di
+sensazioni intensivamente o qualitativamente molto diverse determina
+ancora sentimenti distinti. In tali casi i sentimenti di piacere
+corrispondono di regola a sensazioni d’intensità moderata.
+
+In certe sensazioni dei sensi, del gusto e dell’olfatto è possibile,
+indipendentemente da questa influenza del contrasto, osservare in modo
+più completo la relazione fissa tra l’intensità della sensazione e
+il tono sentimentale. Se qui per deboli sensazioni, col rinforzarne
+l’intensità, il sentimento di piacere aumenta dapprima sino a un
+massimo, ad una certa intensità media cade nel nulla per poi passare,
+ad ulteriore aumento di sensazione, in un sentimento di dispiacere, il
+quale cresce sino al massimo della sensazione.
+
+6. La varietà qualitativa dei sentimenti semplici sembra sia
+infinitamente grande, in ogni caso più grande che la varietà delle
+sensazioni. Ciò dipende in primo luogo dal fatto che per i sentimenti
+corrispondenti ai sistemi pluridimensionali delle sensazioni, ogni
+punto di sensazione appartiene contemporaneamente a più dimensioni di
+sentimento (pag. 63); in secondo luogo e principalmente, dal fatto
+che alle formazioni diversissime, consistenti di varie combinazioni
+di sensazioni, come alle rappresentazioni intensive, spaziali,
+temporali, infine a certi stadi nel decorso delle emozioni e dei
+processi di volere corrispondono egualmente sentimenti che sono in sè
+indecomponibili e che perciò devono essere annoverati tra i sentimenti
+semplici (pag. 59).
+
+Tanto più è quindi a deplorare che la lingua presenti per i sentimenti
+semplici denominazioni ancora più scarse che per le sensazioni.
+La terminologia propria dei sentimenti si limita tutt’affatto al
+risalto di certi contrari generali, come piacere e dispiacere,
+gradito e sgradito, serio e lieto, eccitato e tranquillo e così via;
+determinazioni, per le quali si ricorre per lo più agli affetti, nei
+quali i sentimenti entrano come elementi. Oltre a ciò quell’espressioni
+sono di natura così generale, che ciascuna può abbracciare un numero
+piuttosto grande di singoli sentimenti semplici. In altri casi, per la
+descrizione di sentimenti legati a più semplici impressioni si ricorre
+a rappresentazioni complicate, alle quali corrispondono sentimenti di
+simile carattere: così, ad es., _Goethe_ nella sua descrizione dei
+sentimenti dei colori, e molti compositori di musica nei sentimenti
+di suono. Questa povertà della lingua nelle designazioni specifiche
+di sentimento è una conseguenza psicologica della natura soggettiva
+dei sentimenti, a causa della quale qui vengono meno tutti quei
+motivi dell’esperienza della vita pratica, dai quali sono sorte le
+denominazioni degli oggetti e delle loro proprietà. Il conchiudere da
+ciò a una corrispondente povertà delle qualità semplici dei sentimenti
+è un errore psicologico, che può essere tanto più fatale, in quanto
+rende impossibile sin dal principio un’indagine sufficiente dei
+processi complessi del sentimento.
+
+7. Per le suindicate difficoltà una completa enumerazione di tutte
+le possibili qualità semplici del sentimento appare meno probabile
+che una simile enumerazione delle sensazioni. Essa non potrebbe
+venire effettuata, anche perchè i sentimenti, secondo le suddescritte
+proprietà, non costituiscono, come le sensazioni di suono, di luce, di
+gusto, sistemi in sè chiusi, ma una varietà dappertutto connessa (pag.
+28), e perchè da una combinazione di sentimenti sorgono nuovamente
+sentimenti, i quali possiedono un carattere non solamente unitario
+ma semplice (pag. 59). Nella varietà dei sentimenti consistente di
+un gran numero di qualità diverse e graduate con la massima finezza
+si distinguono però diverse _direzioni principali_, che si estendono
+fra sentimenti contrari di carattere predominante. Tali direzioni
+fondamentali del sentimento sono sempre espresse da _due_ denominazioni
+che indicano quei contrari. Ogni determinazione deve però essere
+considerata solo come un’espressione collettiva che abbraccia una
+quantità di sentimenti varianti per ogni individuo.
+
+In questo senso si possono fissare tre direzioni principali: le
+diremo: direzioni del _piacere_ e del _dispiacere_[14], dei sentimenti
+_irritanti_ e _calmanti_ (eccitanti e deprimenti) infine dei
+sentimenti di _tensione_ e di _sollievo_. Un sentimento individuale
+può appartenere, o a tutte queste direzioni, o soltanto a due di esse,
+oppure anche ad una sola. Ed è appunto solo per questa possibilità, che
+noi siamo capaci di distinguere le direzioni accennate. La combinazione
+di diverse direzioni di sentimento, appunto quella che più spesso ci si
+offre, allato al suaccennato (pag. 62) influsso del sovrapporsi di vari
+effetti sentimentali, dimostra che la natura generale dei sentimenti
+esige bensì una zona d’indifferenza, ma che noi di fatto non ci
+troviamo forse mai in uno stato che sia del tutto privo di sentimenti.
+
+8. Come esempi di forme pure di piacere e di dispiacere noi possiamo
+considerare i sentimenti legati a sensazioni del senso generale e
+anche all’impressioni dell’olfatto e del gusto. Per una sensazione
+di dolore, ad esempio, noi proviamo un sentimento di dispiacere
+di solito non mescolato ad alcuna delle altre forme sentimentali.
+Sentimenti eccitanti e deprimenti osserviamo collegati a sensazioni
+pure specialmente nelle impressioni di colore e di suono: così il
+colore rosso agisce come eccitante ed il bleu come calmante. Infine
+sentimenti di tensione e di sollievo sono legati al decorso dei
+processi; nell’attesa di uno stimolo di senso si osserva un sentimento
+di tensione; al prodursi di un avvenimento aspettato un sentimento
+di sollievo. Tanto l’attesa quanto il soddisfacimento dell’attesa
+possono essere accompagnati da un sentimento di eccitazione, oppure
+anche a seconda di condizioni speciali da sentimenti di piacere o
+dispiacere; ma questi altri sentimenti possono anche del tutto mancare,
+dove i sentimenti di tensione o di sollievo, come pure le sunnominate
+direzioni principali si danno a riconoscere quali forme speciali che
+non possono essere ridotte ad altre. Una tale decomposizione è invece
+possibile per un gran numero di sentimenti, i quali tuttavia possiedono
+nelle loro qualità, allo stesso modo dei sentimenti sin qui ricordati,
+il carattere di sentimenti semplici. I sentimenti della serietà e
+dell’allegria, quando essi sono collegati; ad esempio, all’impressioni
+sensibili di suoni profondi od alti, di colori oscuri o chiari,
+possono essere sentiti come qualità speciali che stanno oltre alla
+zona d’indifferenza, tanto nella direzione dei sentimenti di piacere
+o dispiacere, quanto in quella dei sentimenti eccitanti e deprimenti.
+Solo che qui si deve tenere presente che piacere e dispiacere,
+eccitazione e calma non indicano singole qualità del sentimento, ma
+_direzioni_ del sentimento, entro le quali si dànno qualità semplici
+in numero indeterminatamente grande, così che, ad es., il sentimento
+spiacevole della serietà non solo è diverso da quello dello stimolo
+dolorifico tattile, o della dissonanza, ma la serietà stessa può in
+diversi casi variare nella sua qualità. Inoltre le direzioni del
+piacere e del dispiacere si combinano con quelle della tensione e
+del sollievo nei sentimenti ritmici, dove la successione regolare di
+tensione e di sollievo è collegata al piacere, la perturbazione di
+questa regolarità invece al dispiacere, come nella delusione e nella
+sorpresa; mentre oltre a ciò il sentimento in ambedue i casi può avere
+ancora, a seconda delle circostanze, un carattere eccitante o calmante.
+
+9. Questi esempi confermano nell’opinione, che le tre direzioni
+fondamentali dei sentimenti semplici dipendono dalle relazioni, nelle
+quali un singolo sentimento sta al _decorso dei processi psichici_.
+Entro questo decorso ogni sentimento ha infatti generalmente un
+_triplice_ significato, in quanto esso: 1) esprime una modificazione
+dello stato _presente_ in un dato momento; questa modificazione
+è designata dalla direzione dei sentimenti di _piacere_ e di
+_dispiacere_; 2) esercita un’influenza sullo stato _seguente_;
+quest’influenza si può distinguere secondo i suoi contrari in
+_eccitamento_ e in _inibizione_ (acquetamento); 3) è determinato nella
+sua natura dallo stato _precedente_, l’effetto del quale si dimostra
+nelle forme della _tensione_ e del _sollievo_. Queste condizioni
+lasciano anche supporre, che non ci siano altre direzioni fondamentali
+dei sentimenti.
+
+ 9_a_. Fra le tre direzioni principali di sentimenti ora distinte
+ è stata di solito presa in considerazione solo quella di piacere
+ e di dispiacere, le altre erano annoverate tra le emozioni.
+ Poichè le emozioni, come vedremo nel § 13, sono combinazioni di
+ sentimenti secondo leggi, è chiaro che le forme fondamentali
+ delle emozioni debbano già essere preformate negli elementi
+ sentimentali. Alcuni psicologi hanno inoltre considerato il
+ piacere e il dispiacere, non come concetti collettivi riferentisi
+ a una grande varietà di sentimenti singoli, ma come riferentisi
+ a stati concreti pienamente uniformi, così che, ad es., il
+ dispiacere del dolore di denti, di un insuccesso intellettuale,
+ di un avvenimento tragico, ecc., dovrebbero nel loro contenuto
+ sentimentale essere identici. Altri ancora cercarono identificare
+ i sentimenti con speciali sensazioni, e precisamente colle
+ sensazioni della pelle e muscolari. Queste teorie lasciano
+ senza risposta i problemi dei processi sentimentali composti,
+ come pure di tutta l’estetica e l’etica, oppure esse, ad
+ imagine della psicologia volgare, ricorrono a interpretazioni
+ intellettualistiche. Si suole in questo caso dapprima annullare
+ l’effetto estetico mediante riflessioni logiche su di esso,
+ per poi affermare che queste riflessioni sono l’effetto stesso.
+ Piuttosto si potrebbe ammettere che le sei classi di sentimenti,
+ che si ottengono dalle tre suddistinte direzioni (piacere,
+ dispiacere, eccitazione, inibizione, tensione, sollievo), siano
+ già di per sè stesse qualità semplici concrete, nelle quali si
+ formino differenze qualitative soltanto per le diverse intensità
+ e mescolanza dei fattori. Ma contro ciò sta l’osservazione dei
+ sentimenti semplici, specialmente di colore e di suono. Quando,
+ ad es., si fa variare il colore bleu puro dello spettro dal bleu
+ cielo profondo all’indaco-bleu, si ottiene in ambedue i casi
+ l’impressione di riposo propria di questo colore, ma in una
+ tonalità alquanto diversa, che difficilmente si può spiegare,
+ supponendo che si sia introdotta un’altra direzione sentimentale.
+ La teoria delle tre coppie uniformi di sentimento ancora meno
+ potrebbe bastare a spiegare quei sentimenti che sono legati a
+ impressioni composte. Così l’accordo della terza maggiore, della
+ quarta e quinta è accompagnato da sentimenti di piacere diversi
+ non solo intensivamente, ma anche qualitativamente. La mancanza
+ di designazioni nel linguaggio rende senza dubbio più difficile
+ la sicura distinzione di tali gradazioni dei sentimenti. Ma
+ questa mancanza può tanto meno essere riferita a una mancanza dei
+ sentimenti stessi, in quanto essa in questo caso trova spiegazione
+ in altre ragioni. Una conferma alla nostra conclusione ci è data
+ dalle sensazioni, per le quali il numero dei nomi è più grande,
+ a causa della loro continua applicazione oggettiva, senza che
+ però esso raggiunga, anche solo lontanamente, la moltitudine
+ delle qualità soggettivamente distinguibili nelle sensazioni,
+ principalmente poi per le sensazioni di suono, di colore, di luce.
+
+10. Si è posta la questione, se ai sentimenti semplici, alla stessa
+guisa che alle sensazioni, corrispondano determinati _processi
+fisiologici_. Mentre la vecchia psicologia propendeva a negare tale
+questione, e a contrapporre il sentimento come uno stato interno
+puramente psichico alle sensazioni suscitate dal mondo esterno, in più
+recente tempo si è di solito risposto affermativamente, senza tuttavia
+potersi appoggiare ad una sufficiente dimostrazione empirica.
+
+Senza dubbio le nostre teorie sui fenomeni fisiologici, concomitanti
+ai sentimenti, devono avere a guida processi fisiologici realmente
+dimostrabili; così come le teorie sui fondamenti fisiologici delle
+sensazioni si uniformarono ai risultati delle ricerche sulla struttura
+e funzione degli organi di senso. Avuto riguardo alla natura soggettiva
+dei sentimenti, tali processi concomitanti non dovranno essere
+cercati, come per la sensazione, in processi che siano direttamente
+prodotti nell’organismo da azioni esterne, ma piuttosto in processi che
+sorgano come _effetti_ a quelli suscitati direttamente. Su questa via
+c’indirizza pure l’osservazione delle formazioni composte di elementi
+sentimentali, delle emozioni e dei processi volitivi, come quelle che
+sono accompagnate da fenomeni fisiologici chiaramente percettibili,
+i quali presentano sempre esteriori movimenti corporei o alterazioni
+nello stato degli organi esterni di movimento.
+
+Mentre l’analisi delle sensazioni e delle formazioni psichiche, che da
+esse derivano, è fondata sull’uso diretto del _metodo d’impressione,_
+l’indagine dei sentimenti semplici e dei processi, che sono composti
+di sentimenti, può giovarsi solo in modo indiretto di questo metodo.
+Invece il _metodo dell’espressione_, cioè la ricerca degli effetti
+fisiologici di processi psichici, è in modo speciale adatto per lo
+studio dei sentimenti e dei processi composti di sentimenti, perchè,
+come l’esperienza dimostra, tali effetti sono regolarmente sintomi
+dei processi sentimentali. In questo senso si può, per aiutare il
+metodo dell’espressione, trarre vantaggio da tutte le manifestazioni,
+nelle quali si danno a conoscere esteriormente gli stati interni
+dell’organismo. A tale ordine di manifestazioni appartengono, insieme
+ai movimenti dei muscoli esterni, i movimenti della respirazione e del
+cuore, le contrazioni e le dilatazioni dei vasi sanguigni delle diverse
+parti del corpo, la dilatazione e il restringimento della pupilla, e
+altre simili. Il più sensibile di questi sintomi è il moto cardiaco,
+di cui ci da un’imagine fedele il polso esaminato ad una arteria
+periferica. Nel caso dei sentimenti semplici mancano generalmente tutte
+le altre manifestazioni; soltanto per una grande intensità di essi, per
+la quale essi passano nel tempo stesso continuamente in emozioni, si
+presentano anche altri sintomi, specialmente alterazioni di respiro e
+movimenti mimici.
+
+11. Fra le suricordate direzioni di sentimenti, i sentimenti di
+_piacere_ e di _dispiacere_ sono specialmente quelli, pei quali è stata
+dimostrata una regolare relazione ai movimenti del polso. Essa consiste
+in un rallentamento e rinforzamento del polso per i sentimenti di
+piacere, in un acceleramento e indebolimento per quelli di dispiacere.
+Per le altre direzioni le modificazioni intervenute possono essere
+argomentate con una certa verosimiglianza solo dagli effetti delle
+emozioni corrispondenti (§ 13,5). Pertanto i sentimenti _eccitanti_
+sembrano manifestarsi solo con pulsazioni più forti, i _calmanti_ con
+più deboli, senza alcuna contemporanea modificazione nella velocità;
+i sentimenti di _tensione_ invece con polso più lento e indebolito,
+quelli di _sollievo_ con polso accelerato e rinforzato. Appartenendo la
+maggior parte dei sentimenti singoli a più direzioni, in molti casi la
+pulsazione diventa complessa e si può al più conchiudere generalmente
+per la preponderanza dell’una o dell’altra direzione del sentimento;
+ma anche questa conclusione rimane incerta, fintanto ch’essa non viene
+confermata da una diretta osservazione del sentimento.
+
+ 11_a_. I rapporti che offrono una certa probabilità, dopo
+ le ricerche fin’ora fatte sui sintomi che il polso ci dà dei
+ sentimenti e delle emozioni, sono rappresentati dallo schema
+ seguente:
+
+ Polso
+ _________________|________________
+ | |
+ forte debole
+ ____________|____________ ___________|_______
+ | | | | | |
+ rallentato | accelerato rallentato | accelerato
+ | | | | | |
+ piacere eccitazione sollievo tensione calma dispiacere
+ | | |_________| | |
+ | |__________________________________| |
+ |_______________________________________________________|
+
+ Come appare da questo schema, l’eccitazione e la calma si
+ manifestano con sintomi del polso semplici, il piacere e il
+ dispiacere, il sollievo e la tensione con sintomi doppi. Del
+ resto questo schema, per lo più dedotto da complicati effetti di
+ emozioni, abbisogna della conferma di ricerche, nelle quali si
+ prenda cura d’isolare le principali direzioni del sentimento.
+ Così pure le variazioni nei movimenti di respirazione e nella
+ tensione muscolare ecc., aspettano ancora ulteriori indagini. Dal
+ fatto che ogni sintomo si presta a più interpretazioni, appare
+ anche che se un determinato sentimento è dato all’osservazione
+ del psicologo, questi può conchiudere dai sintomi presenti a
+ determinati effetti d’innervazione, ma non può mai dai sintomi
+ fisiologici conchiudere all’esistenza di certi sentimenti. Da
+ ciò segue che è inammissibile porre allo stesso livello rispetto
+ al valore psicologico, il metodo dell’espressione e quello
+ dell’impressione. Per la natura stessa della cosa, nell’arbitraria
+ produzione e variazione dei processi psichici è possibile usare il
+ solo metodo d’impressione. Il metodo d’espressione può dare sempre
+ solo risultati, i quali sono in grado di spiegare i fenomeni
+ fisiologici accompagnanti i sentimenti, non mai però la natura
+ psicologica di questi.
+
+ Specialmente le alterazioni osservate nel polso devono essere
+ considerate come effetti di un mutamento nell’innervazione
+ del cuore che parte dal centro di esso. Ora la fisiologia
+ dimostra, che il cuore sta in connessione cogli organi centrali
+ mediante un doppio sistema: mediante un sistema di _nervi di
+ eccitamento_, che corrono nei nervi simpatici e indirettamente
+ provengono dal midollo allungato, e mediante un sistema di _nervi
+ d’inibizione_, che corrono nel X nervo cerebrale _(Vagus)_,
+ ed hanno egualmente la loro origine nel midollo allungato. La
+ regolarità normale della pulsazione dipende da un equilibrio
+ tra le influenze dei nervi eccitanti e inibenti, pei quali,
+ oltre che nel cervello, sono centri anche nel cuore stesso, nei
+ gangli di esso: Ogni aumento e ogni diminuzione dell’energia
+ cardiaca ammette in generale una doppia spiegazione: il primo
+ può provenire dall’aumento dell’innervazione eccitante o dalla
+ diminuzione di quella inibente, la seconda dalla diminuzione
+ dell’eccitante e dall’aumento dell’inibente, e in ambedue i
+ casi le due influenze possono anche combinarsi. Noi non abbiamo
+ un espediente per la distinzione di queste possibilità; ma la
+ circostanza che la stimolazione dei nervi d’inibizione ha un più
+ rapido effetto di quella dei nervi d’eccitamento, può in molti
+ casi offrirci una notevole probabilità per l’una o per l’altra
+ supposizione. I sintomi che il polso dà dei sentimenti, seguono
+ assai presto le sensazioni che li producono. Si può quindi con
+ probabilità conchiudere che le variazioni dell’innervazione
+ d’inibizione, proveniente dal cervello e guidata per il vago,
+ siano specialmente quelle che noi osserviamo nei sentimenti e
+ nell’emozioni. Epperò si può forse ammettere che alla tonalità
+ sentimentale d’una sensazione corrisponda fisiologicamente una
+ diffusione dei processi stimolatori dal centro di senso agli
+ altri domini centrali, che stanno in rapporto colle origini dei
+ nervi d’inibizione del cuore. Quali siano questi domini centrali
+ noi ancora non lo sappiamo; ma la circostanza, che i sostrati
+ fisiologici per tutti gli elementi della nostra esperienza
+ psicologica appartengono con ogni probabilità alla corteccia
+ cerebrale, rende accettabile quest’opinione anche per il campo
+ centrale di quell’innervazione d’inibizione; mentre oltre a
+ ciò le differenze essenziali delle proprietà dei sentimenti da
+ quelle delle sensazioni non lasciano credere che quel centro sia
+ identico ai centri di senso. Se si ammette una speciale regione
+ corticale come organo di tali effetti, non vi è alcuna ragione per
+ presupporre che ogni centro sensitivo abbia uno speciale centro di
+ trasmissione, ma la piena omogeneità dei sintomi fisiologici ci
+ fa credere piuttosto che esista un unico dominio, il quale debba
+ essere una specie di organo centrale di collegamento fra i diversi
+ centri di senso. (Sul particolare significato di una tale regione
+ centrale e sulla sua probabile posizione anatomica v. più innanzi
+ § 15, 2_a_).
+
+
+
+
+II. — LE FORMAZIONI PSICHICHE
+
+
+
+
+§ 8. — Concetto e divisione delle formazioni psichiche.
+
+
+1. Per “formazione psichica„ noi intendiamo ogni parte composta della
+nostra esperienza immediata, la quale si distingue per certi caratteri
+da tutto l’altro contenuto dell’esperienza stessa, e in modo che essa è
+appresa come un’unità relativamente indipendente, ed è stata designata
+con un nome speciale, quando il bisogno pratico lo richiedeva. Il
+procedimento di denominazione ha qui seguito la regola generalmente
+tenuta dalla lingua; questa infatti si limita alla designazione delle
+_classi_ e delle _speci_ principalissime, sotto le quali i fenomeni
+possono essere assunti, mentre la distinzione delle formazioni
+concrete è lasciata all’intuizione immediata. E però espressioni,
+come rappresentazioni, emozioni, azioni del volere e simili, indicano
+classi generali di formazioni psichiche, mentre espressioni, come
+rappresentazioni visive, gioia, collera, speranza, ecc., indicano
+singole speci contenute in ogni classe. Queste designazioni nate
+dall’esperienza pratica d’ogni giorno, poichè si basano su caratteri
+differenziali realmente esistenti, potranno essere mantenute anche
+dalla scienza. Solo che questa deve rendersi conto tanto della natura
+di ogni carattere, quanto del particolare contenuto delle singole forme
+principali di formazioni psichiche, per dare ai singoli concetti un più
+esatto significato. E qui sin dal principio si devono tener lontani
+due pregiudizi, ai quali quelle originarie denominazioni facilmente
+conducono: l’uno sta nell’opinione, che una formazione psichica sia un
+contenuto assolutamente indipendente della nostra esperienza immediata;
+l’altro sta nel credere che a certe formazioni, alle rappresentazioni,
+ad es., spetti una specie di realtà _sostanziale_. In verità le
+formazioni psichiche hanno soltanto il valore di unità _relativamente_
+indipendenti che, come sono già per sè stesse composte di molteplici
+elementi, così stanno fra loro in una connessione generale, nella
+quale si collegano continuamente formazioni relativamente semplici
+a formazioni più complesse. Inoltre le formazioni, allo stesso modo
+degli elementi psichici, che sono in esse contenuti, non sono mai
+oggetti, ma _processi_, che variano da un momento all’altro, e però si
+possono pensare, fissati in un dato momento solo mediante un’arbitraria
+astrazione, che è assolutamente indispensabile allo studio di alcuni di
+essi (v. § 2; pag. 11).
+
+2. Tutte le formazioni psichiche sono decomponibili in elementi
+psichici, cioè in sensazioni pure e in sentimenti semplici. Ma questi
+elementi, conformemente alle proprietà dei sentimenti semplici studiati
+nel § 7, si comportano in modo essenzialmente diverso, in quanto
+gli elementi sensibili, ottenuti mediante una tale scomposizione,
+appartengono sempre a uno dei sistemi di sensazioni più su considerati;
+mentre come elementi sentimentali si presentano non solo quelli che
+corrispondono alle sensazioni pure contenute nella formazione psichica,
+ma anche altri che nascono solo quando gli elementi si combinano in una
+formazione. Perciò i sistemi qualitativi della sensazione rimangono
+sempre costanti nello sviluppo delle più varie formazioni; laddove i
+sistemi qualitativi dei sentimenti semplici continuamente crescono
+in tale sviluppo. Con questa proprietà se ne collega un’altra, che
+è in massimo grado caratteristica per la reale natura dei processi
+psichici. Le proprietà delle formazioni psichiche non sono soltanto
+prodotti della proprietà degli elementi psichici che in esse entrano,
+ma in seguito alla combinazione degli elementi si aggiungono a quelle
+sempre proprietà _nuove_, che sono particolari alle formazioni come
+tali. Così una rappresentazione visiva contiene non solo la proprietà
+delle sensazioni luminose, e insieme delle sensazioni dì posizione
+e di movimento dell’occhio, ma oltre a ciò anche le proprietà
+dell’ordine spaziale delle sensazioni, che queste in sè e per sè
+non contengono affatto; oppure un processo volitivo non consiste
+solo di rappresentazioni e sentimenti, nei quali i singoli atti del
+processo possano venire scomposti, ma dalla combinazione di questi
+atti risultano nuovi elementi sentimentali, che sono specificamente
+particolari al processo volitivo composto. Ma qui anche le combinazioni
+degli elementi di sensazione e di quelli sentimentali si comporta in
+modo diverso, perchè pei primi, a causa della costanza dei sistemi
+di sensazioni, sorgono non sensazioni _nuove_, ma particolari _forme
+dell’ordine delle sensazioni_: queste forme sono le _varietà estensive
+di spazio e di tempo;_ nelle combinazioni degli elementi sentimentali
+si formano invece _nuovi sentimenti semplici_, i quali, congiunti
+cogli originari, presentano unità sentimentali _intensive_ di natura
+composta.
+
+3. La divisione delle formazioni psichiche si fonda naturalmente
+sugli elementi, dei quali esse constano. Diciamo _rappresentazioni_
+le formazioni che sono, o in tutto o in preponderanza, costituite
+da sensazioni; chiamiamo _moti d’animo_ quelle che in massima parte
+constano di elementi sentimentali. Ma anche per le formazioni valgono
+le stesse limitazioni che per i corrispondenti elementi; se quelle
+sono ancor più di questi, sorte dall’immediata distinzione dei
+reali processi psichici, non vi è però in fondo un puro processo
+rappresentativo, come non vi è un moto d’animo puro; ma noi possiamo
+soltanto astrarre nel primo caso da questo e nel secondo da quello.
+Anche qui appare una relazione analoga a quella esistente tra gli
+elementi, perchè per le rappresentazioni è possibile trascurare
+gli stati soggettivi concomitanti, mentre la descrizione dei moti
+d’animo deve sempre presupporre qualche rappresentazione. Queste
+rappresentazioni però possono essere di assai varia maniera per le
+singole speci e maniere dei moti d’animo.
+
+Noi distinguiamo quindi tre forme principali di _rappresentazioni_:
+1) rappresentazioni intensive; 2) rappresentazioni di spazio; e 3)
+rappresentazioni di tempo; e similmente tre forme principali di _moti
+d’animo:_ 1. composizioni intensive di sentimenti; 2. emozioni; 3.
+processi volitivi. Le rappresentazioni di tempo costituiscono un punto
+di passaggio fra le due forme fondamentali, perchè certi sentimenti
+hanno una parte essenziale al sorgere di esse.
+
+
+
+
+§ 9. — Le rappresentazioni intensive.
+
+
+1. Noi diciamo rappresentazione intensiva una combinazione di
+sensazioni, nella quale ogni elemento è legato a un secondo, proprio
+nella stessa guisa che a un qualunque altro. In questo senso, ad es.,
+l’accordo _re fa la_ è una rappresentazione intensiva. Le singole
+combinazioni, nelle quali si può scomporre quell’accordo, in qualunque
+ordine possano essere pensate, come _re fa, re la, fa re, fa la,
+la re, la fa_, sono nell’apprendimento immediato fra loro di egual
+valore. Questo appar chiaro, tosto che noi paragoniamo quell’accordo
+con una serie di sensazione sonore identiche, dove _re fa, re la,
+fa re, fa la_, ecc., sono rappresentazioni essenzialmente diverse.
+Le rappresentazioni intensive possono quindi essere definite anche
+come _combinazioni di elementi sensibili in un ordine permutabile a
+piacimento_.
+
+Per questa proprietà le rappresentazioni intensive non presentano alcun
+carattere derivante dal modo in cui sono collegate le sensazioni,
+carattere per il quale esse possano venir scomposte in singole
+parti; ma una tale scomposizione è sempre possibile solo in base
+alla diversità delle sensazioni componenti. Così noi distinguiamo
+gli elementi dell’accordo _re fa la_, solo perchè in esso udiamo i
+toni qualitativamente diversi _re, fa, la_. Questi singoli elementi
+entro l’organica rappresentazione del tutto, possono però essere meno
+nettamente distinti che nel loro stato isolato. Questo ritrarsi degli
+elementi di fronte all’impressione del tutto, fatto che ha una grande
+importanza in tutte le forme delle combinazioni rappresentative, noi
+lo diciamo: _fusione delle sensazioni_, e nel caso speciale delle
+rappresentazioni intensive: _fusione intensiva_. Se un elemento
+è così intimamente legato ad un altro, che possa essere percepito
+nel tutto solo mediante una non comune direzione dell’attenzione,
+appoggiata dalla variazione sperimentale delle condizioni, diciamo
+la fusione _perfetta_; se invece l’elemento si confonde pur sempre
+nell’impressione totale, ma in modo che rimanga di per sè direttamente
+riconoscibile nella sua propria qualità, diciamo la fusione
+_imperfetta_. Diciamo infine _elementi predominanti_ quegli elementi,
+che fanno prevalere sugli altri le loro qualità. Il concetto della
+fusione nel senso qui definito è un concetto _psicologico_; esso
+presuppone che gli elementi fusi nella rappresentazione possano di
+fatto essere soggettivamente dimostrati; è chiaro che esso non deve
+quindi essere confuso col concetto, tutt’affatto d’altro genere e
+puramente fisiologico, della fusione d’impressioni esterne in un unico
+processo di stimolazione. Se, ad es., si combinano colori complementari
+del bianco, non si ha naturalmente alcuna fusione psicologica.
+
+In realtà tutte le rappresentazioni intensive ammettono sempre anche
+certi legami spaziali e temporali. Così, ad es., un accordo ci è sempre
+dato come un processo che ha durata nel tempo, che noi, benchè spesso
+solo indeterminatamente, riferiamo a una direzione qualsiasi nello
+spazio. Ma poichè queste proprietà temporali e spaziali possono variare
+a piacimento per un’eguale natura intensiva delle rappresentazioni,
+si astrae da esse nello studio delle proprietà intensive delle
+rappresentazioni.
+
+2. Nelle _rappresentazioni del senso generale_ si dànno fusioni
+intensive, quali combinazioni di sensazioni di pressione con sensazioni
+di caldo o di freddo, di sensazioni di pressione o di temperatura con
+sensazioni di dolore. Queste fusioni sono generalmente imperfette, e
+talora nessun elemento predominante risalta decisamente sugli altri.
+Più strette sono le combinazioni di certe _sensazioni dell’olfatto
+e del gusto_; esse sono evidentemente favorite pel lato fisiologico
+dalla vicinanza degli organi di senso, pel lato fisico dal regolare
+combinarsi di certe azioni stimolanti nei due organi di senso. Di
+solito le sensazioni più intensive sono le predominanti, e quando
+questo predominio spetta alle sensazioni di gusto, l’impressione
+composta è per lo più appresa come una qualità in tutto gustativa,
+così che la maggior parte dei così detti, volgarmente, “sapori„ sono in
+realtà composizioni di sapori o di odori.
+
+Il _senso dell’udito_ presenta nella più ricca varietà rappresentazioni
+intensive di tutti i gradi possibili di composizione. Fra esse quelle
+relativamente più semplici, che stanno più vicine ai toni semplici,
+sono i _suoni isolati_; forme più complesse sono date dagli _accordi_,
+dai quali sotto certe condizioni e per la contemporanea connessione con
+sensazioni semplici di rumore, sorgono i _rumori composti_.
+
+3. Il _suono isolato_ è una rappresentazione intensiva, che consiste
+di una serie di sensazioni sonore regolarmente graduate nella loro
+qualità. Questi elementi, i _toni parziali_ del suono, costituiscono
+una fusione perfetta, nella quale la sensazione del tono parziale più
+basso si affaccia come l’elemento predominante. In base a questo, _tono
+principale_, il suono è determinato in rapporto alla sua _altezza_. Gli
+altri elementi, come toni più alti, sono detti _ipertoni_. Essi sono
+percepiti tutt’insieme come una seconda parte determinante il suono,
+che viene ad aggiungersi all’elemento predominante; come il _colore
+del suono_[15]. Tutti i toni parziali che determinano il colore del
+suono, si trovano sulla scala dei toni ad intervalli fissi e regolari
+dal tono fondamentale. La serie completa degl’ipertoni possibili per un
+suono è rappresentata dalla 1ª ottava del tono principale, dalla quinta
+di esso; dalla seconda ottava del tono principale, dalla sua terza
+maggiore e quinta e così via. A questa serie corrispondono i seguenti
+rapporti dei numeri di vibrazioni delle onde sonore oggettive:
+
+1 (tono principale), 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8..... (ipertoni).
+
+Lasciando, costante l’altezza del tono principale si può variare il
+secondo elemento della qualità sonora, il _colore del suono_, secondo
+il numero, la posizione e l’intensità relativa degl’ipertoni. In tal
+modo si spiega la prodigiosa varietà delle colorazioni sonore degli
+strumenti musicali; come pure il fatto che in tutti gli strumenti il
+colore varia coll’altezza del tono, essendo gl’ipertoni pei toni bassi,
+relativamente forti e pei toni alti, deboli, e da ultimo scomparendo
+del tutto, se essi stanno al di là del limite dei toni udibili. Ma
+anche le più piccole differenze della colorazione sonora per i singoli
+strumenti di egual specie, si spiegano coi medesimi rapporti.
+
+Psicologicamente la condizione principale perchè sorga un suono
+isolato, consiste nell’essere data una fusione di sensazioni sonore con
+_un solo_ elemento predominante, e nell’essere la fusione perfetta,
+o almeno quasi perfetta. Di solito col solo orecchio gl’ipertoni non
+sono distinti immediatamente entro il suono _isolato_, ma essi possono
+divenir percettibili mediante un rinforzamento di risonanza (mediante
+trombe acustiche che siano accordate sull’ipertono cercato) e una volta
+che essi siano stati isolati con tal mezzo sperimentale, gl’ipertoni
+più forti possono venir successivamente distinti per entro il suono
+senza quel sussidio, quando su di essi si diriga l’attenzione.
+
+4. Le condizioni, per le quali _un solo_ elemento predominante è
+contenuto in una composizione di toni, consistono: 1) nell’intensità
+relativamente maggiore _di quello_; 2) nel suo rapporto qualitativo
+agli altri toni parziali: il tono principale deve essere il _tono
+fondamentale_ di una serie, i cui membri sono fra loro complessivamente
+toni armonici; 3) nella coincidenza perfettamente uniforme dei
+diversi toni parziali; questa coincidenza è oggettivamente soddisfatta
+dall’unità della sorgente sonora (cioè il suono sia prodotto dalla
+vibrazione di _una sola_ corda, o di _una sola_ linguetta). Questa
+unità della sorgente sonora fa sì che le vibrazioni oggettive dei
+toni parziali stiano sempre fra loro nello stesso rapporto di fasi;
+il che non può avverarsi nelle combinazioni di suoni di più sorgenti
+sonore. Di queste condizioni, delle quali le prime due si riferiscono
+agli _elementi_ e la terza alla _forma_ della combinazione, la prima
+può mancare, senza che sia turbata la rappresentazione del suono.
+Se invece non è adempiuta la seconda, la combinazione passa o in un
+_accordo_, quando manca il tono fondamentale, o in un _rumore_, quando
+la serie dei toni non è armonica; oppure in una forma intermedia tra
+l’accordo e il rumore, quando le due cause si combinano. Se non è
+adempiuta la terza condizione, la costanza cioè del rapporto di fase
+dei toni parziali, il suono isolato passa in un accordo, anche quando
+le due prime condizioni sono pienamente osservate. Una serie di suoni
+semplici del diapason, che pei loro rapporti intensivi e qualitativi
+dovrebbero formare un _suono isolato_, in realtà sveglia sempre la
+rappresentazione di un accordo.[16]
+
+5. L’_accordo _ è una combinazione intensiva di suoni isolati;
+generalmente è una fusione imperfetta, nella quale sono contenuti più
+elementi dominanti. Pertanto in un accordo si presentano di solito
+tutti i gradi possibili della fusione, specialmente quando esso consta
+di suoni isolati, che siano di qualità composta. Allora non soltanto
+ogni suono isolato costituisce di per sè una formazione di fusione
+completa, ma anche le parti determinate qualitativamente dai loro toni
+principali si fondano alla loro volta, e in modo tanto più perfetto,
+quanto più esse si avvicinano al rapporto degli elementi di un suono
+isolato. Perciò in un accordo di suoni ricchi di ipertoni, quei suoni
+isolati, i toni principali dei quali corrispondono agli ipertoni di un
+suono pur contenuto nell’accordo, si fondono con questo suono in modo
+molto più perfetto che colle altre parti del suono, e queste alla loro
+volta si fondono tanto più, quanto più il loro rapporto si avvicina
+a quello degli elementi iniziali di una serie di ipertoni. Così
+nell’accordo _do, mi, sol, do’_, i suoni _do_ e _do’_ costituiscono
+una fusione quasi perfetta, i suoni _do_ e _sol_, _do_ e _mi_ invece
+fusioni imperfette; ancor più imperfetta è infine la fusione dei suoni
+_do_ e _mi bemolle_. Una misura del grado della fusione si ottiene in
+tutti questi casi, quando si eseguisce, durante un brevissimo tempo, un
+accordo e si lascia decidere dall’ascoltatore, se egli abbia percepito
+un unico suono o più suoni. Ripetuto più volte quest’esperimento, il
+numero relativo dei giudizi affermanti l’unità del suono dà una misura
+per il grado della fusione.
+
+6. In un accordo altri elementi vengono ancora ad aggiungersi a
+quelli già contenuti nei suoni isolati; essi sorgono dal sovrapporsi
+delle vibrazioni per entro l’apparato uditivo, e dànno luogo a nuove
+sensazioni sonore caratteristiche per le diverse speci degli accordi,
+sensazioni che col primitivo insieme di suoni, possono egualmente
+costituire fusioni ora perfette e ora imperfette. Queste sensazioni
+sono quelle dei _toni di differenza_. Esse corrispondono, come il
+loro nome lo indica, alla differenza del numero di vibrazioni fra
+due toni primari. La loro origine può essere doppia: o esse sorgono
+dall’interferenza delle vibrazioni nell’apparato uditivo esterno
+specialmente nel timpano e negli ossicini (toni di combinazione di
+Helmholtz); oppure esse sorgono dall’interferenza delle vibrazioni
+sulle fibre nervose dell’udito (toni di battimento di Koenig). I primi
+sono, conformemente alla loro origine, toni deboli, e restano sempre
+relativamente molto più deboli dei loro toni d’origine. I secondi sono
+invece generalmente toni piuttosto forti, e possono spesso vincere in
+intensità anche i loro toni d’origine. I toni di differenza della prima
+maniera s’incontrano probabilmente soltanto negli accordi armonici,
+quelli della seconda maniera anche nei dissonanti. La fusione dei
+toni di differenza coi toni principali dell’accordo è alla sua volta
+tanto più perfetta, quanto meno essi sono intensivi, e quanto più si
+connettono coi primitivi elementi sonori, come toni armonici nella
+serie semplice dei toni. In conseguenza di queste proprietà, i toni di
+differenza hanno per gli accordi un significato caratteristico, analogo
+a quello che gli ipertoni hanno per i suoni. Essi sono però elementi
+pressochè indipendenti dalla colorazione dei componenti l’accordo,
+e invece variano straordinariamente col rapporto dei toni principali
+dell’accordo; donde si spiega la relativa uniformità nel carattere di
+un dato accordo, a lato della mutevole colorazione sonora dei suoni
+isolati.
+
+7. L’accordo può passare, attraverso a tutti i gradi intermedi
+possibili, nella terza forma delle rappresentazioni sonore intensive,
+in quella del _rumore_. Quando il rapporto di due toni sta oltre il
+limite della serie armonica dei toni, e quando anche la differenza
+del loro numero di vibrazioni non oltrepassa un certo limite, per i
+suoni alti circa 60 vibrazioni, pei bassi 30 e meno; allora nascono
+perturbazioni nell’accordo, le quali corrispondono nel loro numero alla
+differenza del numero di vibrazioni dei toni primari, e hanno la loro
+causa, nell’alternata interferenza di fasi di vibrazioni con uguale od
+opposta direzione. Queste perturbazioni consistono o in interruzioni
+della sensazione sonora, _singoli urti_, oppure, e specialmente per
+i toni bassi, in sensazioni intermittenti di un tono di differenza,
+_battimenti di toni_. Se la differenza dei numeri delle vibrazioni
+oltrepassa i limiti suddetti, i toni suonano dapprima, sparendo le
+intermissioni, continui, ma aspri, e poi, sparendo anche l’asprezza,
+_puramente dissonanti_. La dissonanza solita si compone di battimenti
+o di asprezze dell’accordo o di pura dissonanza; i primi due fattori
+consistono in intervalli delle sensazioni percettibili, o appena
+evanescenti, l’ultimo invece nell’intera eliminazione dell’unità
+sonora e consonanza prodotta da fusione perfetta o imperfetta. Questa
+scomposizione dei toni, che si fonda sul rapporto delle pure qualità
+sonore, può essere detta anche _bissonanza_. Se per il consonare di
+un maggior numero di suoni discordanti, si accumulano i fattori della
+solita dissonanza, singoli urti, battimenti, asprezze, bissonanze,
+allora l’accordo diventa _rumore_. Questo è psicologicamente
+caratterizzato da ciò, che in esso gli elementi predominanti
+spariscono completamente, o si confondono nella serie degli elementi,
+che modificano il carattere complessivo della rappresentazione.
+Per la conoscenza del rumore importa, nei rumori di breve durata,
+esclusivamente la generale posizione degli elementi prevalenti in
+intensità, e nei rumori di qualche durata, anche la forma della
+perturbazione, quale risulta dalla rapidità dei singoli urti, dai
+concomitanti battimenti, ecc.
+
+Esempi caratteristici delle diverse forme di rumore sono le voci della
+favella umana, fra le quali le vocali sono gradi intermedi fra suono
+e rumore con carattere prevalente di suono, i fonemi di risonanza
+sono rumori continui, le consonanti proprie invece rumori momentanei.
+Parlando sottovoce, anche le vocali diventano rumori. Il fatto che
+qui tuttavia le loro differenze rimangono conservate, dimostra che la
+caratteristica delle vocali sta essenzialmente nei loro elementi di
+rumore. In tutti i rumori, coi numerosi elementi sonori che entrano in
+essi, si collegano verosimilmente anche semplici sensazioni di rumore
+(pag. 39), in quanto che le scosse irregolari dell’aria, provenienti
+dalle perturbazioni delle onde sonore, eccitano in parte gli elementi
+nel vestibolo del labirinto, in parte anche direttamente le fibre dello
+stesso nervo uditivo.
+
+ 7_a_. La spiegazione dei fondamenti fisiologici delle
+ rappresentazioni _intensive_ dell’udito, e sopratutto delle
+ sonore, è stata essenzialmente promossa dall’_ipotesi della
+ risonanza_ (p. 41) posta da Helmholtz. Quando si ammette che
+ determinate parti dell’apparato uditivo siano così accordate, che
+ le onde sonore di un certo numero di vibrazioni facciano sempre
+ vibrare soltanto le parti corrispondentemente accordate: si spiega
+ in generale quella capacità analizzante del senso dell’udito,
+ per la quale noi possiamo distinguere gli elementi sonori non
+ solo in un accordo, ma anche, sino ad un certo grado, in un suono
+ isolato. L’ipotesi della risonanza però dà la ragione fisiologica
+ soltanto di _un_ lato della fusione sonora, la persistenza delle
+ singole sensazioni nel tutto della rappresentazione intensiva, ma
+ non dell’altro, aspetto, la più o meno intima combinazione degli
+ elementi. Se si è ammesso a questo scopo un immaginario “apparato
+ di fusione„ nel cervello, questa è una di quelle finzioni più
+ dannose che utili, nelle quali si cerca di appagare il bisogno
+ di spiegazioni con una parola che nulla dice. Poichè gli elementi
+ sonori, producenti una rappresentazione intensiva di suoni, sono
+ in essa contenuti come sensazioni reali e più o meno abbandonano
+ la loro individualità nel tutto della rappresentazione, la fusione
+ sonora è un processo psichico, il quale perciò richiede anche una
+ spiegazione psicologica. Ma in quanto questa fusione si comporta
+ in diversa maniera per diverse condizioni oggettive, ad es., per
+ l’effetto delle vibrazioni composte provenienti o da una unica
+ sorgente sonora, o da diverse sorgenti sonore, queste differenze
+ richiedono senza dubbio a loro spiegazione principi fisici e
+ fisiologici. L’idea che prima si presenta per tale spiegazione è
+ di completare in modo sufficiente l’ipotesi della risonanza. Se si
+ ammette che, insieme alle parti dell’organo dell’udito analizzante
+ il suono, insieme all’apparato di risonanza, esistono ancora
+ altri organi, sui quali agisce l’intera massa sonora indecomposta
+ — organi che, dopo le osservazioni fatte a pag. 33 sugli uccelli
+ privi del labirinto, potrebbero essere forse le fibre del nervo
+ acustico, correnti nei canali ossei del labirinto — si ha così
+ un sufficiente sostrato fisiologico a spiegare l’effetto diverso
+ di quelle condizioni. Si aggiunge ancora l’esistenza dei toni di
+ battimento, che spesso vincono di gran lunga in intensità i toni
+ primari (pag. 80), come pure l’osservazione, che le interferenze
+ di un unico tono, se date con sufficiente velocità, si collegano
+ a una seconda sensazione di tono; fatti questi, che sembrano
+ richiedere una integrazione dell’ipotesi di risonanza nel senso
+ suindicato.
+
+
+
+
+§ 10. — Le rappresentazioni di spazio.
+
+
+1. Dalle rappresentazioni intensive si distinguono immediatamente
+quelle di spazio e di tempo per essere le loro parti tra loro
+collegate non in un modo comunque permutabile, ma in un ordine
+saldamente determinato, così che, se si pensa variato quest’ordine,
+la rappresentazione stessa si altera. Noi diciamo generalmente
+rappresentazioni _estensive_ le rappresentazioni che hanno un ordine
+così fisso delle loro parti.
+
+Tra le possibili forme di rappresentazioni estensive si notano ancora
+le _spaziali_ per questo, che quell’ordine fisso delle parti di una
+rappresentazione spaziale è soltanto un ordine _reciproco_, e non
+si riferisce al rapporto di esse al soggetto percipiente; piuttosto
+è possibile pensare questo rapporto variato a piacimento. Questa
+indipendenza oggettiva della rappresentazione spaziale dal soggetto
+percipiente si esplica nell’attitudine che hanno le formazioni di
+spazio di essere _spostate_ e _rivoltate_. Il numero delle direzioni,
+nelle quali possono avere luogo questi spostamenti e rivolgimenti è
+limitato, potendo essi complessivamente avvenire in solo _tre_ sensi,
+in ciascuno dei quali son possibili movimenti secondo due direzioni
+fra loro opposte. A questo numero massimo delle direzioni per gli
+spostamenti e i rivolgimenti delle formazioni di spazio, corrisponde
+il numero delle direzioni, nelle quali possono essere ordinate fra
+loro tanto le parti di ogni singola formazione, quanto le diverse
+formazioni. Noi diciamo questa proprietà la natura _tridimensionale_
+dello spazio. Una singola rappresentazione spaziale può quindi
+essere anche definita come una _formazione tridimensionale, avente
+un’orientazione fissa, reciproca, delle sue parti, ma un’orientazione
+comunque variabile rispetto al soggetto percipiente_. Si comprende
+facilmente che in questa definizione si astrae dalle variazioni, in
+realtà molto frequenti, nelle disposizioni delle parti; quando esse
+avvengono, si ha il passaggio di una rappresentazione in un’altra.
+Inoltre l’ordine tridimensionale delle rappresentazioni spaziali
+inchiude anche gli ordini a due ed a una dimensione come limiti,
+nei quali del resto si devono sempre pensare insieme le dimensioni
+mancanti, tosto che si consideri il rapporto della formazione spaziale
+al soggetto percipiente.
+
+2. Questo rapporto al soggetto percipiente, dato in realtà in tutte
+le rappresentazioni spaziali, psicologicamente richiede sin dal
+principio, che l’ordine degli elementi in una tale rappresentazione
+non possa essere una proprietà originaria degli elementi stessi,
+analoga in qualche modo all’intensità o qualità delle sensazioni, ma
+che essa sia solo una conseguenza del coesistere delle sensazioni
+proveniente da condizioni psichiche che nuove sorgono per questo
+coesistere. Imperocchè chi non volesse ammettere questa necessità
+psicologica, sarebbe costretto non solo ad attribuire una qualità
+spaziale ad ogni singola sensazione, ma dovrebbe in ogni sensazione per
+quanto spazialmente limitata, accogliere anche la rappresentazione di
+tutto lo spazio a tre dimensioni nella sua orientazione al soggetto.
+Questo ricondurrebbe alla teoria di un’intuizione spaziale a priori
+precedente tutte le singole sensazioni; opinione che non solo starebbe
+in contraddizione con tutte le nostre esperienze sulle condizioni
+d’origine e sullo sviluppo delle formazioni psichiche, ma in modo
+speciale anche con tutte le esperienze sulle influenze, alle quali sono
+soggette le formazioni rappresentative dello spazio.
+
+3. Tutte le rappresentazioni di spazio ci si offrono come forme
+dell’ordine di due qualità di senso, delle _sensazioni tattili_ e delle
+_sensazioni luminose_, dalle quali poi solo secondariamente, mediante
+il legame colle rappresentazioni tattili o visive, la relazione
+spaziale può essere trasportata anche ad altre sensazioni. Nel senso
+tattile e visivo invece condizioni favorevoli per un ordine estensivo
+spaziale delle sensazioni sono già date manifestamente dall’estensione
+in superficie degli organi periferici di senso e dall’essere questi
+corredati di apparati di movimento, che fanno possibile una varia
+orientazione delle impressioni al soggetto percipiente. Dei due domini
+di senso, quello del _tatto_ è alla sua volta il primitivo, perchè
+sorge prima nell’evoluzione degli organismi e perchè oltre ciò quelle
+condizioni d’organizzazione, che si presentano in assai più fina
+conformazione nel senso della vista, sono ancora rozze, e però anche
+sotto un certo aspetto più distinte. Si deve però notare che negli
+uomini non ciechi,[17] le rappresentazioni spaziali del senso tattile
+subiscono in alto grado l’influenza di quelle del senso della vista.
+
+
+_A_. LE RAPPRESENTAZIONI TATTILI DELLO SPAZIO.
+
+4. La _più semplice_ rappresentazione di spazio possibile per il senso
+tattile è quella di una _impressione isolata, pressochè puntiforme
+sulla pelle_. Anche se una tale impressione agisce, essendo rimosso
+l’organo visivo, si forma una determinata rappresentazione del _luogo
+del contatto_. Questa rappresentazione, che si dice _localizzazione
+dello stimolo_, come l’introspezione insegna, non è di solito immediata
+negli uomini non ciechi — il che dovrebbe essere, se la spazialità
+fosse una proprietà originariamente particolare della sensazione —
+ma essa è dipendente da una _rappresentazione visiva_, benchè per
+lo più oscura, della parte del corpo toccata, rappresentazione che
+si aggiunge a quella. La localizzazione pertanto in prossimità alle
+linee di contorno degli organi tattili, le quali si imprimono più
+distinte nell’immagine visiva, è più esatta che nelle superfici
+centrali uniformi. Una rappresentazione visiva può essere svegliata
+da un’impressione tattile anche quando è escluso l’organo della
+vista, perchè ad ogni punto dell’organo tattile appartiene una
+propria colorazione qualitativa della sensazione tattile, la quale
+è indipendente dalla qualità dell’impressiono esterna, e dipende
+probabilmente dalle particolarità di struttura della pelle, varianti da
+punto a punto e non mai perfettamente eguali per due punti lontani.
+
+Questa colorazione locale è detta _il segno locale_ della sensazione.
+Esso varia nelle diverse parti della pelle con rapidità assai diversa:
+molto presto, ad es., sulla punta della lingua, all’estremità delle
+dita, alle labbra; lentamente alle superfici maggiori delle membra e
+del busto. Si può ottenere una misura della rapidità con cui variano i
+segni locali, se si fanno agire due impressioni, vicine tra loro, sopra
+una parte della pelle. Fintanto che la distanza delle impressioni sta
+nella regione di segni locali qualitativamente non distinguibili, esse
+sono percepite come un’impressione unica, ma tosto che quei limiti sono
+sorpassati, le impressioni sono separate spazialmente. Questa distanza
+minima di due impressioni, ancora appena distinguibile, è detta _soglia
+spaziale del tatto_. Essa varia da 1 a 2 mm. (punta della lingua
+e delle dita), sino a 68 mm. (dorso, parte superiore del braccio,
+della gamba). Sulle parti dei punti di pressione (pag. 37) distanze
+ancora più piccole possono essere percepite con un favorevole impiego
+degli stimoli. Inoltre la soglia spaziale dipende dalle condizioni
+dell’organo e dall’influenza dell’esercizio. Per il primo fatto
+nei fanciulli, nei quali evidentemente le differenze di struttura,
+condizione dei segni locali, sono notevolmente a più piccola distanza,
+è minore che negli adulti, e a causa dell’esercizio essa è pei ciechi,
+specie nei polpastrelli delle dita, di cui essi usano prevalentemente
+per tastare, minore che nei non ciechi.
+
+5. La localizzazione delle impressioni tattili, e con essa l’ordine
+spaziale di una pluralità di queste impressioni, come insegna
+la suddescritta cooperazione delle rappresentazioni visive delle
+parti toccate del corpo, si fondano negli uomini normali non su
+un’originaria qualità spaziale dei punti della pelle e neppure su
+una primaria funzione spaziale dell’organo tattile, ma presuppongono
+le rappresentazioni spaziali del senso della vista. Queste però
+possono diventare attive solo per ciò, che alle parti dell’organo
+tattile appartengono certe proprietà qualitative, i segni locali, che
+svegliano la rappresentazione visiva della parte toccata. Non v’ha
+pertanto alcuna ragione per attribuire ai segni locali una immediata
+relazione spaziale; piuttosto essi possono evidentemente bastare
+a tutte le esigenze, quando posseggano soltanto la proprietà di
+segnali qualitativi, che richiamino la corrispettiva imagine visiva;
+questa però aderisce a loro a causa della frequenza dei legami.
+Corrispondentemente, l’acutezza della localizzazione è favorita da
+tutte le influenze, che, da una parte, aumentano la determinatezza
+dell’imagine visiva e, dall’altra, le differenze qualitative dei segni
+locali.
+
+Noi potremo pertanto, in questo caso, designare il processo delle
+rappresentazioni spaziali, come un ordinamento degli stimoli tattili
+entro le imagini visive già pronte, a causa del fisso legame di queste
+imagini coi segni locali qualitativi degli stimoli. E conformemente
+al § 9 (pag. 76) possiamo considerare il legame dei segni locali
+coll’imagini visive delle parti del corpo corrispondenti a quelli, come
+una _fusione imperfetta, ma molto costante_. La fusione è imperfetta,
+perchè tanto l’imagine visiva, quanto l’impressione tattile conservano
+la loro individualità; è però così costante, che appare indissolubile
+per uno stato eguale dell’organo tattile; il che spiega anche la
+sicurezza relativa della localizzazione. Gli elementi predominanti
+in questa fusione sono le sensazioni tattili, dietro alle quali
+le rappresentazioni visive per molti individui così si ritraggono,
+che non possano essere percepite con sicurezza, neppure usando di
+grande attenzione. In tali casi la percezione spaziale è forse, come
+presso i ciechi, una funzione immediata delle sensazioni tattili e di
+movimento (vedi sotto 6). Generalmente però l’osservazione più esatta
+mostra, che ci possiamo render conto della posizione della distanza
+delle impressioni, solo in quanto cerchiamo di renderci più distinta
+l’indeterminata imagine visiva della parte del corpo toccata.
+
+6. Queste condizioni valevoli per gli uomini normali mutano
+essenzialmente nei _ciechi_, specialmente nei _ciechi nati_, o nei
+divenuti ciechi in tenera età. Il cieco conserva, senza dubbio, per
+assai lungo tempo le imagini mnemoniche degli oggetti abitualmente
+veduti, e però le rappresentazioni spaziali del tatto per lui rimangono
+ancor sempre, in un certo grado, come prodotti di una fusione fra
+sensazioni tattili e imagini visive. Ma, venendo meno a lui il soccorso
+di un ripetuto rinnovarsi delle rappresentazioni visive, egli si giova
+in misura sempre crescente dei movimenti: passando da un’impressione
+tattile ad un’altra, egli nella sensazione tattile, prodotta nelle
+articolazioni e nei muscoli (pag. 37), la quale è una misura della
+grandezza del movimento compiuto, ottiene anche una misura della
+distanza in cui si trovano le impressioni tattili fra loro. Questo
+soccorso, che nei divenuti ciechi si è aggiunto alle imagini visive a
+poco a poco evanescenti, e in certo qual modo le sostituisce, è pei
+_ciechi nati_ sin dal principio l’unico mezzo pel quale essi sono
+in grado di foggiarsi una rappresentazione dei rapporti reciproci di
+posizione e di distanza esistenti fra le singole impressioni. E infatti
+si osserva in tali persone un continuo movimento degli organi tattili,
+specie delle dita, sugli oggetti, all’apprendimento dei quali vengono
+pure in aiuto l’acuita attenzione diretta sulle sensazioni tattili, e
+il maggiore esercizio nella distinzione di esse. Il grado inferiore di
+sviluppo del senso tattile rispetto a quello della vista si dimostra
+in ciò, che l’apprendimento di contorni e superfici ininterotte è
+assai più imperfetto che quello delle impressioni puntiformi disposte
+vicine in ordine diverso. Una prova evidente di ciò è data dal fatto,
+che nella _scrittura dei ciechi_ si vide necessario usare, per le
+singole lettere, segni artificiali, consistenti in punti in rilievo,
+in diverse combinazioni. Così, ad es., nella scrittura dei ciechi più
+in uso (quella di Braille) un punto è il segno per _A_, due punti
+orizzontalmente posti l’uno accanto all’altro per _B_, due punti
+verticalmente posti l’uno sull’altro per _C_, e così via; sei punti
+al massimo bastano per tutte le lettere. I punti debbono però essere
+così lontani l’uno dall’altro, che essi possano essere percepiti
+ancor separati dall’estremità del dito indice. Come si svolgano le
+rappresentazioni spaziali nei ciechi, appare assai bene dal modo in
+cui questa scrittura viene letta; di solito sono impiegati ambedue
+gl’indici, della mano destra e della sinistra; l’indice destro
+precede e coglie un gruppo di punti simultaneamente (tasto sintetico),
+l’indice sinistro segue alquanto più lentamente e coglie i singoli
+punti successivamente (tasto analizzante). Le due impressioni, la
+simultanea e la successiva, sono però fra loro collegate e riferite al
+medesimo oggetto. Questo procedimento mostra chiaramente che, tanto pel
+cieco quanto pel non cieco, la distinzione spaziale delle impressioni
+tattili non è data immediatamente coll’azione delle impressioni stesse
+sull’organo tattile; ma che nei ciechi i movimenti, pei quali il
+dito destinato al tasto analizzante percorre le singole estensioni,
+compiono lo stesso ufficio che nei non ciechi spetta alle concomitanti
+rappresentazioni visive.
+
+Una rappresentazione della grandezza e direzione di questi movimenti
+può sorgere solo dall’essere ogni movimento accompagnato da una
+sensazione interna di tatto (pag. 37). L’opinione che questa
+sensazione tattile interna sia già immediatamente collegata con
+una rappresentazione dello spazio percorso nel movimento, sarebbe
+inverosimile al massimo grado, perchè non soltanto presupporrebbe nel
+soggetto un’intuizione innata dello spazio che lo circonda, e della
+sua posizione nello stesso (pag. 83), ma inchiuderebbe ancora in sè
+l’opinione speciale, che le sensazioni tattili interne, quantunque
+conformi all’esterne nella loro natura qualitativa e nei sostrati
+fisiologici, si differenzino da queste per ciò, che in esse colla
+sensazione sorge sempre anche un’imagine della posizione del soggetto
+e dell’ordine spaziale del suo ambiente immediato. Opinione questa,
+che ci ricondurrebbe necessariamente alla dottrina platonica della
+reminiscenza delle idee innate; infatti la sensazione che sorge
+nel tastare è qui pensata come una causa occasionale esterna, che
+in noi ridesta l’idea dello spazio innata e quindi evidentemente
+trascendentale.
+
+7. Con quest’ultima ipotesi, pur non tenuto conto della sua
+inverosimiglianza psicologica, non si saprebbe accordare l’influenza
+che l’esercizio ha nella distinzione dei segni locali e delle
+differenze di movimento. Dopo ciò, non resta altro che riporre anche
+qui, come pei non ciechi (pag. 86), l’origine della rappresentazione
+spaziale nelle _combinazioni empiricamente date delle sensazioni
+stesse_. Queste combinazioni consistono in ciò, che nel percorrere
+le impressioni tattili esteriori, a due sensazioni _a_ e _b_ aventi
+una determinata differenza di segni locali corrisponde sempre una
+determinata sensazione tattile interna o accompagnante il movimento
+e ad una maggiore differenza di segni locali _a_ e _c_ corrisponde
+una sensazione di movimento più intensiva γ e così via. Difatti
+nel tastare dei ciechi queste sensazioni tattili interne ed esterne
+sono date sempre in questa regolare connessione. Pertanto anche dal
+punto di vista della stretta esperienza, non si può affermare, che
+uno qualsiasi di quei due sistemi di sensazioni porti in se stesso,
+già a sè e per sè, la rappresentazione di un ordine spaziale; ma noi
+possiamo dire soltanto che questo ordine sorge regolarmente dalla
+combinazione di quei due sistemi. Mediante questo punto di vista
+la rappresentazione spaziale dei ciechi, determinata da impressioni
+esterne, può definirsi come il prodotto _di una fusione di sensazioni
+tattili esterne e dei loro segni locali qualitativamente graduati
+con sensazioni tattili interne intensivamente graduate_. In questo
+prodotto di fusione le sensazioni tattili esterne costituiscono,
+colle loro proprietà determinate dagli stimoli esterni, gli elementi
+predominanti, dietro i quali i segni locali e le sensazioni tattili
+interne, colle loro particolari proprietà qualitative ed intensive,
+si ritraggono così completamente che esse, allo stesso modo degli
+ipertoni di un suono, possono essere percepite, solo quando si diriga
+l’attenzione specialmente su di essi. Anche le rappresentazioni
+tattili di spazio riposano pertanto su una fusione _perfetta_. Ma la
+particolarità di questa, a differenza, ad es., delle fusioni intensive
+di suono, consiste in ciò, che gli elementi secondari o sussidiali
+sono elementi di natura diversa, i quali nel tempo stesso stanno fra
+loro in relazioni fisse. Mentre i segni locali costituiscono un puro
+sistema qualitativo, le sensazioni tattili interne, accompagnanti i
+movimenti dell’organo tattile, si dispongono in una scala di gradi
+intensivi, e poichè l’energia di movimento, impiegata a percorrere
+l’intervallo fra due punti, cresce colla grandezza dell’intervallo, la
+differenza intensiva delle sensazioni accompagnanti il movimento deve
+pure aumentare colla differenza qualitativa dei segni locali.
+
+8. In tale guisa l’ordine spaziale delle impressioni tattili è il
+prodotto di una _doppia fusione_: di una prima, che ha luogo tra gli
+elementi sussidiati e per la quale i gradi qualitativi del sistema
+dei segni locali, ordinato secondo due dimensioni, sono ordinati nel
+loro rapporto reciproco, secondo i gradi intensivi della sensazione
+interna; e di una seconda, per la quale le sensazioni tattili esterne,
+determinate dagli stimoli esterni, si collegano con quei primi
+prodotti di fusione. Naturalmente i due processi non hanno luogo
+successivamente, ma in un unico e medesimo atto, perchè tanto i segni
+locali, quanto i movimenti tattili devono essere suscitati solo dagli
+stimoli esterni. Ma, mutando la sensazione tattile esterna colla natura
+dello stimolo oggettivo, i segni locali e le sensazioni tattili interne
+costituiscono elementi soggettivi, il cui ordine reciproco rimane
+sempre lo stesso di fronte alle diversissime impressioni esterne. In
+ciò sta la condizione psicologica per la _costanza delle proprietà_
+da noi attribuite allo spazio, di contro alle proprietà qualitative,
+variamente mutanti degli oggetti contenuti nello spazio.
+
+9. Dopo che si sono formato le fusioni tra i segni locali e le
+sensazioni tattili interne, producenti l’ordine spaziale delle
+sensazioni tattili esterne, ciascuno di questi elementi rimane
+del resto sino ad un certo grado, sia pure limitato, capace per sè
+solo di determinare una localizzazione di sensazioni, e persino di
+suscitare composto rappresentazioni spaziali. Così non solo il non
+cieco, ma anche il cieco e il cieco nato hanno per l’organo tattile
+in perfetto riposo una rappresentazione del luogo di un contatto e
+possono percepire due impressioni, agenti a sufficiente distanza, come
+separato nello spazio. Naturalmente nel cieco nato non sorge, come nel
+non cieco, l’imagine visiva del luogo toccato, ma invece di questa si
+forma la rappresentazione di un movimento del membro toccato e, quando
+agiscono più impressioni, la rappresentazione di un movimento tattile,
+che va da un’impressione all’altra. Anche nelle rappresentazioni
+così prodotte agiranno le stesse fusioni che nelle solite soccorse da
+movimento tattile, con questa sola differenza, che uno dei fattori dei
+prodotti di fusione, la sensazione tattile interna, esiste solo come
+imagine della memoria.
+
+10. Così pure può succedere il contrario: come contenuto reale della
+sensazione può essere dato solo una somma di sensazioni tattili
+interne, che sorgono dal movimento di una parte del corpo, senza
+notevole mescolanza di sensazioni tattili esterne; e quelle sensazioni
+tattili interne, accompagnanti il movimento, possono egualmente
+costituire il sostrato di una rappresentazione spaziale. Questo avviene
+regolarmente nelle _rappresentazioni pure del movimento di parti del
+nostro corpo_. Se noi, ad es., ad occhi chiusi solleviamo il nostro
+braccio, abbiamo ad ogni momento una rappresentazione delle posizioni
+del braccio. In esse senza dubbio cooperano sino ad un certo grado
+anche le rappresentazioni tattili esterne, che sorgono per stiramenti
+e increspamenti della pelle; queste però scompaiano relativamente di
+fronte alle sensazioni tattili interne, date dalle articolazioni, dai
+tendini e dai muscoli.
+
+Nell’uomo non cieco queste rappresentazioni di posizione, come è
+facile osservare, si formano, perchè le sensazioni prodotte dallo
+stato della parte mossa svegliano, anche ad occhio chiuso o distolto,
+un’oscura imagine visiva di quella parte e dello spazio che la
+circonda. Questo legame è così intimo, che può stabilirsi anche tra
+le semplici imagini mnemoniche delle sensazioni tattili interne e la
+corrispondente rappresentazione visiva, come osservasi nei paralizzati,
+nei quali la semplice volontà di compiere un certo movimento sveglia
+la rappresentazione del movimento, come fosse realmente compiuto.
+Evidentemente le rappresentazioni dei propri movimenti si fondano
+nell’uomo normale su fusioni imperfette analoghe alle esterne
+rappresentazioni tattili dello spazio; solo che in questo caso le
+sensazioni tattili interne hanno lo stesso ufficio che in quelle le
+esterne. Ciò conduce ad ammettere che anche alle sensazioni tattili
+interne spettino segni locali, cioè che le sensazioni, che avvengono
+nelle diverse articolazioni, nei tendini e nei muscoli, presentino
+certe differenze localmente graduate. Infatti ciò pare sia confermato
+dalla introspezione. Se noi alternativamente moviamo l’articolazione
+del ginocchio, della coscia, dell’omero, oppure se anche soltanto
+moviamo la stessa articolazione della parte destra o della sinistra
+del corpo, non curando il legame, che non si può mai interamente
+sopprimere, coll’imagine visiva della parte del corpo, sembra che
+ad ogni volta varii leggermente la qualità della sensazione. Non si
+potrebbe neppure comprendere, come senza tali differenze dovrebbe
+sorgere quell’imagine visiva concomitante, a meno che si attribuisse
+all’anima non soltanto una rappresentazione innata dello spazio, ma
+anche una cognizione innata delle posizioni prese in ogni singolo
+momento e dei movimenti degli organi del corpo nello spazio.
+
+11. In base a questi fatti osservati nell’uomo non cieco è
+possibile comprendere, come anche nel cieco nato abbia origine la
+rappresentazione dei suoi movimenti. Qui in luogo della fusione
+colla imagine visiva della parte del corpo, deve entrare in campo una
+fusione delle sensazioni di movimento coi segni locali, mentre nel
+tempo stesso le sensazioni tattili esterne vengono ad aggiungersi come
+aiuto. Sembra che quest’ultime abbiano nei ciechi un còmpito di gran
+lunga maggiore che nei non ciechi per l’orientazione dei movimenti del
+corpo nello spazio. Il cieco ha rappresentazioni dei propri movimenti
+affatto incerte, fintanto che non viene loro in soccorso tasteggiando
+gli oggetti esterni. E a questo scopo tornano a lui opportuni e il
+maggiore esercizio del senso tattile esterno e l’acuita attenzione
+diretta su di esso. Una prova di ciò ci è data dal cosidetto “senso
+della distanza„ proprio dei ciechi. Esso consiste nella capacità di
+percepire ad una certa distanza, senza un contatto diretto, corti
+ostacoli, ad es., una parete vicina. Si può sperimentalmente dimostrare
+che questo “senso della distanza„ si compone di _due_ fattori: in
+primo luogo di una eccitazione tattile molto debole sulla pelle della
+fronte, prodotta dalla resistenza dell’aria; e secondariamente di una
+modificazione nel suono del passo. Quest’ultimo fattore agisce come un
+segnale, che l’attenzione acuisce sufficientemente, affinchè possano
+essere percepite quelle deboli eccitazioni tattili. Il “senso della
+distanza„ non funziona più, se si eliminano quelle eccitazioni tattili,
+avvolgendo un panno attorno alla fronte, oppure se si soffoca il passo.
+
+12. Oltre le rappresentazioni delle posizioni e dei movimenti delle
+singole parti del corpo, noi possediamo anche una rappresentazione
+della _posizione e del movimento dell’intero corpo_, e quelle prime
+rappresentazioni solo per la loro relazione a quest’ultima passano
+da un significato semplicemente relativo ad uno assoluto. L’organo
+d’orientazione per queste rappresentazioni generali è la _testa_, della
+cui posizione noi abbiamo sempre una rappresentazione determinata o
+rapporto alla quale nelle nostre rappresentazioni orientiamo, per lo
+più in modo solo indeterminato, i singoli organi corporei, secondo
+i singoli complessi di sensazioni tattili esterne ed interne. Nella
+testa inoltre i tre canali del labirinto uditivo sono l’organo
+specifico dell’orientazione, al quale vengono ad aggiungersi, come
+organo secondario, le sensazioni tattili interne ed esterne, legate
+all’azione dei muscoli della testa. Questa funzione di orientazione
+dei canali può essere facilmente spiegata, se si ammette che sotto la
+varia pressione dell’endolinfa sorgano sensazioni tattili interne, con
+differenze di segni locali specialmente marcate. Il _capogiro_, che
+nasce in seguito a troppo rapidi movimenti della testa, ha con ogni
+verosimiglianza la sua origine nelle sensazioni prodotte dai violenti
+movimenti dell’endolinfa. Con ciò si accordano le osservazioni fatte,
+che per parziali distruzioni dei canali si hanno costanti illusioni
+d’orientazione e per la completa distruzione degli stessi un quasi
+completo annullamento della capacità d’orientarsi.
+
+ 12_a_. Le teorie che si contrappongono riguardo all’origine
+ psicologica delle rappresentazioni di spazio sogliono essere
+ indicate come quelle del _nativismo_ e dell’_empirismo_. La
+ teoria _nativistica_ vuol derivare la localizzazione nello
+ spazio da proprietà innate degli organi e dei centri di senso;
+ la teoria _empiristica_ invece dall’influenza dell’esperienza.
+ Questa distinzione però non spiega con esattezza le opposizioni
+ realmente esistenti, perchè si può combattere l’opinione di
+ rappresentazioni spaziali innate, senza con questo affermare
+ che esse sorgano dall’esperienza. Infatti è questo appunto il
+ caso, quando si considerino, come sopra si è fatto, le intuizioni
+ spaziali come prodotti di processi psicologici di fusione, che
+ sono fondati tanto sulle proprietà fisiologiche degli organi di
+ senso e di movimento, quanto sulle leggi generali per le quali
+ nascono le formazioni psichiche. Tali processi di fusione e gli
+ ordini delle impressioni sensibili che si fondano su di essi,
+ costituiscono per l’appunto dappertutto le basi della nostra
+ esperienza; e appunto per ciò è inammissibile chiamarli essi
+ stessi esperienze. Più esatto sarebbe indicare le due opposte
+ teorie come _nativistica_ e _genetica_. Di più è degno di
+ nota, che le diffuse teorie nativistiche contengono elementi
+ empiristici, così come d’altra parte le teorie empiristiche
+ racchiudono parti nativistiche, in modo che il contrasto
+ appare talvolta più che altro di nomi. Intatti i nativisti
+ presuppongono bensì che l’ordine dell’impressione dello spazio
+ corrisponda immediatamente all’ordine dei punti sensibili nella
+ pelle e nella retina; ma la speciale maniera di proiettare
+ all’esterno, sovratutto la rappresentazione della distanza e
+ della grandezza degli oggetti, inoltre il riferimento di una
+ pluralità d’impressioni spazialmente separate ad un unico oggetto,
+ dipendono secondo essi dall’“attenzione„, dalla “volontà„ e
+ persino anche dall’“esperienza„. Gli empiristi invece sogliono
+ presupporre in qualche modo lo spazio come dato, e interpretare
+ poi ogni singola rappresentazione come un’orientazione in questo
+ spazio, determinata da motivi di esperienza. Nella teoria delle
+ rappresentazioni spaziali della vista si è per solito considerato
+ lo spazio tattile come questo spazio originariamente dato;
+ nella teoria delle rappresentazioni tattili si è talora dotata
+ la sensazione tattile interna dell’originaria qualità spaziale.
+ Empirismo e nativismo sono quindi nella realtà per lo più concetti
+ fluttuanti e ambedue le teorie si accordano in ciò, che usano
+ concetti complessi della psicologia volgare, come “attenzione„,
+ “volontà„, “esperienza„, senza più intimamente provarli ed
+ analizzarli. In ciò sta veramente il punto in cui loro si oppone
+ la teoria _genetica_, che cerca, mediante l’analisi psicologica
+ delle rappresentazioni, mettere in luce i processi elementari,
+ dai quali le rappresentazioni hanno origine. Malgrado le loro
+ deficienze, tanto la teoria nativistica quanto l’empiristica hanno
+ il merito di aver posto in evidenza il problema psicologico qui
+ esistente, coll’aver portato un gran numero di fatti a spiegazione
+ di esso.
+
+
+_B_. — LE RAPPRESENTAZIONI VISIVE DELLO SPAZIO.
+
+13. Le proprietà generali del senso tattile si ripetono nel senso della
+vista, ma in una conformazione di gran lunga più fine. Alla superficie
+sensibile della pelle esterna qui corrisponde la superficie retinica
+coi suoi coni e bastoncini disposti a mo’ di palizzate e formanti un
+mosaico finissimo di punti senzienti. Ai movimenti degli organi tattili
+corrispondono i movimenti dei due occhi, che o si fissano sugli oggetti
+o ne percorrono i contorni. Però, mentre il senso tattile sente le
+impressioni per contatto diretto degli oggetti, i mezzi rifrangenti,
+che si trovano davanti la retina, proiettano su di essa un’imagine
+degli oggetti rovesciata e impiccolita. E poichè quest’imagine
+per la sua piccolezza lascia campo a un gran numero d’impressioni
+contemporanee e poichè la luce, per la sua energia di penetrazione
+nello spazio, agisce ora su oggetti lontani ed ora su vicini, il senso
+della vista acquista, in assai più alto grado che il senso dell’udito,
+il significato di _senso della distanza_. Infatti la luce può essere
+percepita ad una distanza incomparabilmente maggiore che il suono;
+inoltre il soggetto percipiente pone a varia distanza _direttamente_
+solo le rappresentazioni visive, quelle uditive invece sempre solo
+indirettamente, giovandosi della rappresentazione visiva dello spazio.
+
+14. Dopo di che ogni rappresentazione visiva può sempre, avuto
+riguardo alle sue proprietà spaziali, essere scomposta in _due_
+fattori: 1º nell’orientazione reciproca dei singoli elementi di una
+rappresentazione; 2º nell’orientazione di essa al soggetto percipiente.
+La rappresentazione di un unico punto luminoso contiene già questi
+due fattori, imperocchè noi dobbiamo rappresentarci quel punto in
+un ambiente spaziale qualsiasi e in un certo rapporto di direzione
+e di distanza rispetto a noi. Anche questi fattori possono essere
+separati gli uni dagli altri solo mediante un’astrazione arbitraria,
+non mai però in realtà, perchè dal rapporto, nel quale un certo punto
+spaziale sta al suo ambiente, è determinato regolarmente anche il suo
+rapporto al soggetto percipiente. Da questa dipendenza deriva anche,
+che l’analisi delle rappresentazioni visive parte opportunamente dal
+primo dei due summenzionati fattori, e precisamente dall’orientazione
+reciproca degli elementi di una formazione rappresentativa, per
+poi venire a considerare il secondo fattore, l’orientazione della
+formazione al soggetto percipiente.
+
+ _a. L’orientazione reciproca degli elementi
+ di una rappresentazione visiva_.
+
+15. Nell’apprendimento del rapporto reciproco degli elementi di una
+rappresentazione visiva, le proprietà del senso tattile si ripetono
+interamente, solo in modo più perfetto e con alcune modificazioni
+importanti per le rappresentazioni visive. Anche qui con una
+impressione semplice quanto è mai possibile, pressochè puntiforme,
+noi colleghiamo direttamente la rappresentazione di un _luogo_ nello
+spazio spettante ad essa, _e_ però le assegniamo un determinato
+rapporto di posizione alle parti dello spazio che la circondano; solo
+che questa localizzazione non avviene, come nel senso tattile, per
+l’immediato riferimento al punto corrispondente dell’organo stesso, ma
+noi trasportiamo l’impressione nel _campo visivo_, situato fuori del
+soggetto percipiente a una qualsiasi distanza. Di più anche qui come
+nel senso tattile, una misura per l’esattezza della localizzazione
+è data dalla distanza, alla quale due impressioni quasi puntiformi
+possono essere ancora spazialmente distinte; solo che anche qui
+questa distanza non è data direttamente come una grandezza lineare
+misurabile sulla superficie stessa di senso, ma come l’intervallo
+più piccolo percettibile tra due punti del campo visivo. Ora,
+potendo il campo visivo essere pensato a una distanza qualsiasi
+dell’osservatore, per la misura dell’acutezza di localizzazione
+non si usa una grandezza lineare, ma una _grandezza d’angolo_, e
+precisamente di quell’angolo formato dalle linee tirate dai punti del
+campo visivo ai punti dell’imagine retinica attraverso il punto nodale
+dell’occhio. Quest’_angolo visivo_ rimane costante fintanto che la
+grandezza dell’imagine retinica rimane inalterata, laddove la distanza
+corrispettiva dei punti nel campo visivo cresce proporzionalmente alla
+distanza del campo visivo dal soggetto. Se in luogo dell’angolo visivo
+si vuole introdurre una distanza lineare equivalente ad esso, può
+servire a questo scopo soltanto il diametro dell’imagine retinica, il
+quale risulta direttamente dalla grandezza dell’angolo visivo e dalla
+distanza della superficie retinica dal punto nodale ottico.
+
+16. La misura dell’_acutezza di localizzazione_ dell’occhio, ottenuta
+in base a questo principio, presenta dentro le diverse parti del campo
+visivo valori assai irregolari, analogamente ai risultati avuti per
+le diverse parti dell’organo tattile (pag. 85). Solo che qui i valori
+spaziali, corrispondenti alla più piccola distanza distinguibile, sono
+di gran lunga più piccoli; di più, mentre sull’organo del tatto sono
+distribuite molte parti dotate di una fina capacità di distinzione,
+nel campo visivo è _una sola_ regione egualmente dotata di una tale
+finissima attitudine, il punto centrale visivo, corrispondente al
+centro della retina; da questo punto andando verso le parti laterali,
+l’acutezza di localizzazione decresce molto rapidamente. L’intero
+campo visivo o l’intera superficie retinica si comporta quindi in
+modo analogo a una singola regione tattile, ad es. quella del dito
+indice, ma la supera, specialmente nelle parti centrali, in modo
+veramente straordinario nell’acutezza di localizzazione. Infatti qui
+due impressioni, che agiscono sotto un angolo visivo di 60-90 secondi,
+sono ancora sul punto di essere distinte, mentre per 2,5° lateralmente
+al centro della retina la più piccola differenza distinguibile sale già
+a 3′, 30″ e per 8° lateralmente, essa cresce sino circa a 1°.
+
+Poichè noi nella vista normale di quegli oggetti, dei quali vogliamo
+avere più esatte rappresentazioni spaziali, disponiamo l’occhio in
+modo che quelli stiano nel mezzo del campo visivo e le imagini loro
+nel centro della retina; diciamo tali oggetti veduti _direttamente_ e
+diciamo veduti _indirettamente_ tutti gli altri che stanno nelle parti
+eccentriche del campo visivo. Il punto medio della regione della vista
+diretta si dice _punto di visione_ o _punto di fissazione_; la linea
+congiungente il centro della retina e il centro del campo visivo,
+_linea di visione_.
+
+Se si calcola la distanza lineare che corrisponde sulla retina al più
+piccolo angolo visivo, nel quale due punti possono essere percepiti
+distinti nel centro del campo visivo, si ha una grandezza da 4/1000
+a 6/1000 mm. È una grandezza questa che corrisponde presso a poco al
+diametro di un cono retinico, ed essendo nel centro della retina i coni
+così fitti da toccarsi fra loro, ne segue che due impressioni luminose
+debbano sempre cadere su due diversi elementi della retina, perchè
+possano essere ancora spazialmente distinte. Infatti con ciò s’accorda
+il fatto, che nelle parti laterali della retina le due forme qui
+esistenti di elementi sensibili sono separate da maggiori interstizi.
+Si può quindi ammettere che l’_acutezza visiva_ o la capacità della
+distinzione spaziale nel campo visivo di punti distinti, dipenda
+direttamente dalla disposizione compatta degli elementi retinici,
+potendo due impressioni essere sempre spazialmente distinte, se esse
+colpiscono due elementi diversi.
+
+ 16_a_. Da questo rapporto reciproco tra l’acutezza visiva e la
+ distribuzione degli elementi della retina si è da molti conchiuso
+ che ad ogni elemento spetta la proprietà originaria di localizzare
+ lo stimolo luminoso dal quale è colpito, nella parte dello spazio
+ corrispondente alla sua proiezione nel campo visivo; e si è in
+ tal modo ricondotta la proprietà, che ha il senso visivo di porre
+ gli oggetti in un campo visivo esterno, situato a una distanza
+ qualsivoglia dal soggetto, ad un’energia innata degli elementi
+ retinici e degli elementi centrali che li rappresentano nel centro
+ visivo del cervello. Vi sono certe alterazioni patologiche della
+ vista che parvero a primo aspetto confermare queste conclusioni.
+ Se in seguito a processi infiammatori sotto la retina, questa
+ viene spostata dalla sua posizione normale, nascono contorsioni
+ delle imagini, le così dette _metamorfopsie_, che si possono
+ perfettamente spiegare nella loro grandezza e direzione, se si
+ ammette che gli elementi retinici continuino a localizzare le
+ impressioni, come se fossero ancora nella primitiva posizione
+ normale. Ma queste imagini contorte, fintanto che, come nella
+ maggior parte dei casi, si tratta di fenomeni che continuamente
+ variano per il lento formarsi o sparire delle secrezioni, non
+ dimostrano affatto una innata energia di localizzazione nella
+ retina, siccome d’altra parte la percezione d’imagini contorte
+ attraverso lenti prismatiche non ci permetterebbe mai di pervenire
+ a una tale conclusione. Se invece a poco a poco si è raggiunto
+ uno stato stazionario, le metamorfopsie spariscono, e questo
+ sembra avvenire non solo in quei casi nei quali è possibile
+ ammettere un perfetto ritorno degli elementi retinici alla
+ loro posizione primitiva, ma anche in quelli, nei quali ciò è
+ assolutamente inverosimile a causa dell’estensione dei processi.
+ In questi ultimi casi si deve però ammettere il costituirsi di
+ una nuova relazione dei singoli elementi ai punti corrispondenti
+ del campo visivo[18]. Questa conclusione trova una conferma
+ quando si osservi negli occhi normali il graduale addattamento
+ ad imagini contorte prodotte da esterni sussidi ottici. Se si
+ armano gli occhi di una lente prismatica, si producono di solito
+ strane e disturbanti contorsioni d’imagini, sembrando piegati
+ i contorni dritti e quindi contorte le forme degli oggetti.
+ Queste contorsioni scompaiono a poco a poco completamente, quando
+ si continui a portare la lente, ma possono comparire in senso
+ opposto, se la lente è abbandonata. Tutti questi fenomeni si
+ spiegano solo quando si presupponga che la localizzazione spaziale
+ anche pel senso visivo non è affatto originaria, ma _acquisita_.
+
+17. Colle sensazioni retiniche anche altri elementi psichici
+partecipano dell’ordine reciproco spaziale delle impressioni luminose.
+Le proprietà fisiologiche dell’organo visivo ci richiamano innanzi
+tutto alle sensazioni che accompagnano _i movimenti dell’ occhio_.
+Questi movimenti compiono infatti, per la misura delle estensioni nel
+campo visivo, lo stesso ufficio che i movimenti tattili per la misura
+delle impressioni tattili, con questa sola differenza, che anche qui
+i processi alquanto rozzi dell’organo tattile si ripetono in forma
+più fine e perfetta. L’occhio, potendo da un sistema di sei muscoli
+opportunamente disposto, essere mosso in tutte le direzioni attorno
+al suo punto medio, sempre egualmente orientato rispetto alla testa, è
+al massimo grado addatto a percorrere con continuità i contorni degli
+oggetti o a passare per la via più breve da un dato punto di fissazione
+ad un altro. Inoltre a causa delle disposizioni dei muscoli, sono
+preferiti sugli altri i movimenti in quelle direzioni che corrispondono
+alle posizioni degli oggetti considerati più spesso e più esattamente,
+cioè i movimenti in basso e in dentro. Di più, essendo i movimenti
+dei due occhi, a causa della sinergia della loro innervazione,
+così accordati fra loro che le linee visive allo stato normale sono
+sempre fissate sullo stesso punto, è resa in tal modo possibile una
+cooperazione dei due occhi, la quale non solo permette di cogliere in
+modo abbastanza esatto i rapporti di posizione che gli oggetti hanno
+tra loro, ma anche più specialmente offre il mezzo essenzialissimo
+per la determinazione dei rapporti spaziali che gli oggetti hanno col
+soggetto (v. sotto 24 e segg.).
+
+18. Infatti i fenomeni della visione insegnano che, come la distinzione
+di punti separati nel campo visivo dipende dalla compattezza degli
+elementi retinici, così la rappresentazione della _distanza reciproca_
+di due punti dipende dallo sforzo di movimento dell’occhio impiegato
+nel percorrere questa distanza. Questo sforzo si dà a conoscere come un
+elemento rappresentativo, perchè è legato a una sensazione di tensione
+che noi possiamo percepire così in movimenti di larga estensione, come
+nel paragonare movimenti oculari di diversa direzione. Ad es., a parità
+di grandezza, i movimenti degli occhi in alto sono accompagnati da
+sensazioni più intensive che i movimenti in basso, così appunto come i
+movimenti in fuori di un occhio rispetto ai movimenti in dentro.
+
+L’influenza di queste sensazioni tattili interne appare evidentissima
+in ciò, che la localizzazione in seguito a paralisi parziali dei
+singoli muscoli dell’occhio, subisce alterazioni, che corrispondono
+perfettamente a quelle che avvengono a causa della paralisi nello
+sforzo di movimento dell’occhio. Il principio generale di queste
+perturbazioni è il seguente: la distanza di due punti appare
+ingrandita, tosto che essa sia nella direzione del movimento divenuto
+difficile. A questo movimento corrisponde una sensazione di tensione
+più forte, che in condizioni normali accompagnerebbe un movimento
+più esteso; conseguentemente l’estensione percorsa pare maggiore, e
+poichè gli apprezzamenti delle estensioni, fatti in base al movimento,
+reagiscono sugl’impulsi al movimento dell’occhio in riposo, la medesima
+illusione si produce anche per l’estensione ancora da percorrere nella
+stessa direzione.
+
+19. Anche un occhio normale può presentare siffatti errori nella
+misura delle distanze. Quantunque l’apparato muscolare dell’occhio
+sia così adattato che i movimenti dovrebbero compiersi nelle più
+diverse direzioni con isforzo pressochè uguale; tuttavia questo non
+si riscontra in realtà in modo completo, e evidentemente per motivi
+che si connettono intimamente all’adattamento dell’organo visivo
+alle sue funzioni. Poichè noi più spesso osserviamo, tra gli oggetti
+dello spazio circostante, quelli che sono più vicini e sui quali noi
+dobbiamo, convergendo, fissare le linee visive; i muscoli dell’occhio
+hanno preso una disposizione, nella quale i movimenti di convergenza
+delle linee di visione si compiono con una speciale facilità, e nella
+quale, fra i possibili movimenti di convergenza, sono preferiti quelli
+in basso ed in alto. La facilità, con cui generalmente facciamo questi
+movimenti di convergenza, dipende da ciò, che i muscoli volgenti
+l’occhio in sù ed in giù, il retto superiore ed inferiore, non stanno
+in un piano verticale inchiudente la linea visiva, condizione che
+corrisponderebbe al più semplice movimento in sù e in giù, ma così
+deviano da questo piano, che determinano coi movimenti in alto e in
+basso anche un movimento in dentro. Perciò ciascuno di questi muscoli
+è provveduto di un muscolo sussidiario situato obliquamente, il retto
+superiore dell’obliquo inferiore, il retto inferiore dell’obliquo
+superiore. Questi coadiuvano i due muscoli retti nei movimenti in
+sù ed in giù, mentre essi compensano le rotazioni attorno alla linea
+visiva, che provengono dall’asimmetrica posizione di quelli. A causa
+di questa maggiore complicazione delle azioni muscolari, lo sforzo
+per i movimenti in sù ed in giù degli occhi è maggiore che per i
+movimenti in fuori ed in dentro, prodotti semplicemente dai due muscoli
+posti in piano orizzontale, il retto esterno ed interno. La facilità
+relativa dei movimenti di convergenza in basso trova la sua ragione in
+parte nelle suesposte (pag. 98) differenze intensive delle sensazioni
+accompagnanti i movimenti, in parte nel fatto che nel movimento in
+basso dei due occhi entra una convergenza involontariamente rinforzata,
+nei movimenti in alto invece una convergenza diminuita.
+
+A queste aberrazioni del meccanismo di movimento corrispondono certe
+_illusioni costanti della misura visiva dipendenti dalla direzione
+nel campo visivo_. Esse consistono parte in _illusioni di direzione_ e
+parte in _illusione di estensione_.
+
+In rapporto alla _direzione delle linee verticali nel campo visivo_,
+ogni occhio va soggetto all’illusione, che una linea inclinata colla
+sua estremità superiore sporgente in fuori di circa 1-3°, sembri essere
+verticale e una linea effettivamente verticale sembri essere nella sua
+estremità superiore inclinata in dentro. Questa illusione, avendo per
+ogni occhio un’opposta direzione, scompare nella visione binoculare.
+Essa deve essere ricondotta al già notato fatto, che i movimenti
+in basso degli occhi si collegano involontariamente ad un aumento
+della convergenza, quelli in alto ad una diminuzione di essa. Questa
+deviazione del movimento dalla direzione verticale, deviazione che da
+noi non è avvertita, è poi riferita a uno spostamento degli oggetti
+avente luogo in senso opposto.
+
+Similmente una regolare _illusione di estensione_, che si ha, quando si
+paragonino linee rette diversamente disposte nel campo visivo, trova la
+sua ragione in quelle differenze, che esistono nella disposizione dei
+muscoli moventi l’occhio in alto e in basso e di quelli che lo muovono
+in fuori e in dentro. Qui l’illusione consiste in ciò, che paragonando
+linee rette verticali con linee rette orizzontali ugualmente grandi,
+stimiamo le prime maggiori di circa 1/7-1/10; epperò, ad es., un
+quadrato ci appare come un rettangolo con base più piccola, mentre
+all’opposto, quando si disegna un quadrato in base alla misura visiva,
+si dà ad esso un’altezza troppo piccola. Se per occhi affetti da
+paralisi parziale, le estensioni situate nella direzione dei movimenti
+divenuti più difficili appaiono ingrandite, certamente ciò vale anche
+per l’occhio normale. Oltre questa illusione più impressionante tra
+orizzontale e verticale, ve ne ha ancora una meno notevole tra alto e
+basso, e una tra fuori e dentro: infatti la metà superiore di una retta
+verticale e l’esterna di un’orizzontale sono stimate in più, quella
+all’incirca di 1/16, questa di 1/40. La prima di questa illusione
+corrisponde alla già ricordata (pag. 98) maggior facilità dei movimenti
+in basso, la seconda alle più facili posizioni di convergenza.
+
+20. A queste illusioni costanti di direzione e di estensione, che si
+possono ricondurre a certe disposizioni del meccanismo di movimento
+fondate sugli speciali scopi della visione, si aggiungono altre
+_illusioni variabili della misura visiva_. Queste hanno il loro
+fondamento in proprietà generali dei nostri movimenti, epperò fenomeni
+analoghi ad esse si possono incontrare anche nei movimenti degli
+organi di tatto. Anche queste illusioni si distinguono in _illusioni
+di direzione_ e in _illusioni di estensione_. Le prime obbediscono
+a questa regola: gli angoli acuti sono stimati in più, gli ottusi in
+meno, e le linee limitanti gli angoli variano la loro direzione in modo
+corrispondente. Per le illusioni di estensione vale la regola seguente:
+i movimenti obbligati e interrotti sono più faticosi dei movimenti
+liberi e continui, e perciò le linee rette, che costringono a fissare,
+sono giudicate maggiori delle distanze dei punti, ed ugualmente le
+linee rette, interrotte da più punti, paiono maggiori delle linee
+condotte senza interruzione.
+
+Il fatto, che nel campo del senso tattile è analogo alle illusioni
+degli angoli, consiste in ciò, che si è inclinati a giudicare in più
+i piccoli movimenti dell’articolazione, in meno i grandi; una regola
+questa, che può essere ricondotta al seguente principio generale: per
+un movimento di estensione ristretta è richiesto un impiego di energia
+relativamente maggiore che per un movimento di più notevole estensione,
+essendo necessaria più energia per il muoversi che per il mantenersi in
+moto. L’illusione, che nell’organo tattile è analoga all’apprezzamento
+in più delle linee interrotte più volte, sta pure in ciò, che
+un’estensione stimata da un organo tattile mediante il movimento
+appare più piccola, quando essa è misurata da un singolo movimento
+continuato, di quando lo è da un movimento più volte interrotto.
+Anche qui la sensazione corrisponde al consumo di energia, e questo
+naturalmente è maggiore in un movimento più volte interrotto che in un
+movimento continuo. E però l’illusione, per cui si giudicano maggiori
+le estensioni lineari divise, vale anche per l’occhio, s’intende solo,
+finchè dalla divisione non sorgano motivi d’ostacolo all’occhio nel
+movimento sull’estensione divisa. E questo è il caso, quando si ha,
+ad es., un unico punto di divisione; imperocchè esso ci costringe a
+guardare con occhio fisso. Se si confronta una linea divisa in un solo
+punto con una linea continua, si è inclinati a percepire la prima con
+occhio in riposo, fissando il punto di divisione, l’altra invece con
+occhio in movimento; corrispondentemente in questo caso l’estensione
+continua appare in questo caso maggiore che quella divisa.
+
+ 20_a_. Tutte le illusioni costanti e variabili di direzione
+ e di estensione, per distinguerle da altre illusioni ottiche
+ che provengono da deviazioni diottriche, vengono indicate come
+ “illusioni geometrico-ottiche„, perchè s’incontrano soprattutto
+ nella costruzione di figure geometriche. In questa espressione
+ però oltre alle aberrazioni che si fondano sulla proprietà
+ del meccanismo di movimento, sono comprese anche quelle della
+ misura visiva, che riposano sulle leggi delle associazioni di
+ rappresentazione, delle quali più tardi tratteremo. Queste
+ pertanto possono essere specificamente dette “illusioni di
+ associazione„. Qui trova luogo, ad es., il fatto che un’estensione
+ o un angolo di data grandezza visti insieme a una estensione o
+ ad un angolo più piccoli paiono più grandi, e nel caso opposto
+ più piccoli; fatto questo che è evidentemente in tutto analogo al
+ contrasto di luce e di colore (pag. 55). Tali effetti associativi
+ si collegano anche colle suddescritte illusioni variabili di
+ direzione e di estensione nel senso, che le illusioni prodotte
+ dalla influenza delle diverse energie di movimento sono messe in
+ accordo colle proprietà delle imagini retiniche da una percezione
+ prospettiva di profondità delle figure disegnate sul piano. Così,
+ ad es., una linea retta suddivisa non soltanto ci pare maggiore
+ di una linea retta di uguale grandezza ma continua, ma di più
+ noi la collochiamo ad una maggiore distanza, secondo la regola,
+ alla quale ubbidiscono le nostre percezioni a causa di numerose
+ associazioni: oggetti sotto uguale angolo visivo ci paiono
+ tanto maggiori quanto maggiori sono le distanze alle quali le
+ collochiamo. Queste illusioni prospettive di associazione, avendo
+ in esse grande importanza il paragone colle imagini retiniche,
+ nascono più spesse nello sguardo fisso, che nello sguardo in
+ movimento, e costituiscono nel tempo stesso un carattere utile
+ per distinguere le illusioni costanti dalle variabili, imperocchè
+ in queste generalmente non si osservano le rappresentazioni
+ secondarie di prospettiva. Più a lungo sulle illusioni
+ d’associazione v. sotto al § 16, 9; sul contrasto spaziale § 17,
+ 11.
+
+21. Se le illusioni della misura visiva, tanto le costanti quanto
+le variabili, dimostrano l’immediata dipendenza della percezione di
+direzioni ed estensioni spaziali dai movimenti dell’occhio; con questa
+conclusione si accorda anche il risultato negativo, che la disposizione
+degli elementi retinici, specialmente la compattezza loro, non esercita
+una notevole influenza, in condizione normale, sulle rappresentazioni
+della direzione e della grandezza. Questo si dimostra innanzi tutto
+in ciò, che la distanza di due punti appare egualmente grande, quando
+noi la osserviamo colla vista diretta o colla indiretta. Due punti,
+che sono chiaramente distinti, veduti direttamente, possono coincidere
+in _un solo_ punto nelle parti laterali del campo visivo, ma tosto
+che sono distinti, si presentano ad una distanza uguale tanto in
+questo caso quanto in quello; oppure, posto che una differenza sia
+avvertibile, essa è così indeterminata e vacillante, che pienamente
+scompare di fronte alle enormi anomalie nella disposizione degli
+elementi senzienti. Questa indipendenza della percezione di grandezza
+dalla compattezza di disposizione si riferisce persino a una regione
+della retina, che non racchiude alcuna parte sensibile alla luce: il
+_punto cieco_ corrispondente al punto d’ingresso del nervo visivo. Gli
+oggetti, le immagini dei quali cadono sul punto cieco, non sono veduti.
+Avendo questo punto, situato a 15° in dentro dal punto di visione, una
+grandezza di circa 6°, imagini di considerevole grandezza, ad es., il
+volto umano posto alla distanza di circa 2 metri, se cadono su quel
+punto, possono completamente sparire. Ma tosto che punti nel campo
+visivo cadono a dritta od a sinistra, o al disopra o al disotto del
+punto cieco, noi attribuiamo ad essi la medesima distanza reciproca che
+in qualunque altra regione del campo visivo non interrotta dal punto
+cieco. Lo stesso fatto si osserva, quando anormalmente una parte della
+retina è divenuta cieca in seguito a malattia. La lacuna che ne deriva
+nel campo visivo, si dimostra solo in quanto le imagini incidenti su
+di essa non sono vedute, ma non mai in quanto gli oggetti posti oltre
+il limite della parte cieca soffrano notevoli modificazioni nella loro
+localizzazione[19].
+
+22. _L’acutezza della vista e la percezione di direzioni ed
+estensioni nel campo visivo_ sono, come questi fenomeni insegnano,
+due funzioni diverse che si fondano su diverse condizioni: _la prima
+sulla compattezza di giustapposizione degli elementi della retina,
+la seconda sui movimenti dell’occhio_. Da ciò deriva anche, che le
+rappresentazioni spaziali del senso visivo, al pari di quelle del
+tatto, non possono essere considerate originarie, già date, nel loro
+ordine spaziale, in sè e per sè coll’azione delle impressioni luminose.
+Ma questo ordine spaziale si sviluppa solo quando si combinino certi
+componenti delle sensazioni, ai quali, singolarmente presi, non spetta
+ancora la proprietà spaziale. Nello stesso tempo quelle condizioni
+dimostrano, che questi componenti sensibili si comportano fra loro come
+nel senso tattile, e che più specialmente lo sviluppo spaziale del non
+cieco deve andare perfettamente parallelo allo sviluppo spaziale del
+cieco nato, nel quale il senso tattile soltanto raggiunge una siffatta
+indipendenza. Alle impressioni tattili corrispondono le impressioni
+retiniche, ai movimenti tattili i movimenti degli occhi. Ma, come le
+impressioni tattili possono avere un significato locale solo quando
+vengono ad aggiungersi ad esse le colorazioni locali delle sensazioni,
+i segni locali, è necessario supporre un’eguale condizione per le
+impressioni della retina.
+
+ 22_a_. Non è certamente possibile dimostrare sulla retina una
+ graduazione qualitativa dei segni locali con eguale distinzione
+ come sulla pelle esterna. Si può però affermare in generale nelle
+ impressioni colorate, che, a misura che ci allontaniamo dal centro
+ della retina, a poco a poco la qualità della sensazione muta,
+ essendo i colori nella vista indiretta percepiti in parte meno
+ saturati e in parte anche come aventi un altro tono qualitativo
+ di colore, ad es., il giallo viene percepito come aranciato. Ora
+ in queste proprietà non è certamente alcuna stretta prova della
+ esistenza di differenze puramente locali della sensazione, in
+ nessun modo poi di differenze aventi una così fina graduazione,
+ quale si è potuta supporre per le parti centrali della retina.
+ Tuttavia si ha una conferma, che differenze locali della
+ qualità della sensazione esistono senza dubbio, e l’ammettere
+ tali differenze, anche oltre i limiti nei quali possono
+ essere dimostrate, sarebbe tanto più giustificato, in quanto
+ quell’improvviso cambiamento d’interpretazione delle differenze di
+ sensazioni in differenze locali, come già si è potuto rimarcare
+ nel tatto, qui dove si tratta di graduazioni assai più fine,
+ verrebbe ancor più a pregiudicare la distinzione delle differenze
+ qualitative, come tali. Una conferma di questa opinione si
+ può forse riconoscere nel fatto, che anche quelle differenze
+ di sensazione, che possono essere distintamente dimostrate a
+ distanze abbastanza grandi dal centro della retina, possono
+ essere osservate solo nel caso di una conveniente impressione di
+ oggetti limitati, mentre esse scompaiono perfettamente nel caso
+ di una superficie uniformemente colorata. In questo sparire delle
+ differenze qualitative, che sono in sè e per sè molto importanti,
+ la relazione alle differenze locali dovrà essere considerata
+ almeno come un elemento di cooperazione. Se però in seguito
+ a questa relazione, differenze già relativamente grandi così
+ scompaiono, che occorrono speciali metodi di ricerca per metterne
+ in luce l’esistenza, non si potrà più pensare affatto a una tale
+ dimostrazione nel caso di differenze molto piccole.
+
+23. Se dopo ciò noi ammettiamo segni locali qualitativi, i quali, in
+conformità dei dati dell’acutezza visiva, si graduano nel centro della
+retina a gradi minimi, e verso la periferia di essa a gradi sempre
+maggiori, la formazione dell’ordine spaziale delle impressioni di luce
+può essere designata, come un disporsi di questo sistema di segni
+locali ordinato secondo due dimensioni, in un sistema di sensazioni
+tattili interne graduato intensivamente. Per due segni locali _a_ e
+_b_ la sensazione di tensione α, ottenuta attraversando l’estensione
+_a b_, sarà una misura della grandezza lineare _a b_, in quanto che
+ad una maggiore estensione _a c_ deve corrispondere una sensazione
+di tensione più intensa γ. Come nel dito tastante il punto della più
+fina differenziazione diventa punto medio dell’orientazione, così
+nell’occhio l’ufficio di tale punto medio spetta al centro della
+retina. Infatti proprio per l’occhio, ancor più distintamente che per
+l’organo tattile, una tale condizione trova la sua espressione nelle
+leggi del movimento. Ogni punto luminoso nel campo visivo costituisce
+uno stimolo per il meccanismo d’innervazione dell’occhio, così che la
+linea di visione tende a collocarsi su di esso come un raggio riflesso.
+Questa relazione di riflessione, in cui stimoli di luce eccentricamente
+posti stanno al centro della retina, costituisce verosimilmente da
+una parte una condizione essenziale per il perfezionamento della su
+ricordata sinergia dei movimenti oculari; dall’altra parte spiega
+la grande difficoltà che è nell’osservazione di oggetti veduti
+indirettamente. Questa difficoltà risulta manifestamente dal fatto,
+che la direzione dell’attenzione su un punto situato lateralmente
+ingrandisce l’energia riflettente di esso, a paragone di altri punti
+sui quali non si sia egualmente rivolta l’attenzione. Per il valore
+predominante che così ottiene il centro della retina nei movimenti
+dell’occhio, il punto di visione diventa necessariamente il punto
+medio dell’orientazione nel campo visivo, e in questo tutte le
+distanze sono soggette a una misura unica, essendo tutte determinate
+in rapporto al punto di visione. Poichè ora i segni locali sono
+sempre determinati solo da impressioni luminose esterne, e ambedue
+però insieme determinano i movimenti dell’occhio orientato al centro
+della retina; l’intero processo dell’ordine spaziale si presenta
+come un processo di fusione di _tre_ diversi elementi sensibili: 1)
+delle qualità sensibili fondate sulla natura degli stimoli esterni;
+2) dei segni locali qualitativi dipendenti dal luogo di azione dello
+stimolo; 3) delle sensazioni di tensione intensivamente graduate e
+determinate dalla relazione dei punti eccitati al centro della retina.
+Quest’ultime possono o accompagnare il movimento reale, e questa è
+la forma originaria, o apparire nell’occhio in riposo in seguito a
+semplici impulsi al movimento aventi una certa grandezza. I segni
+locali qualitativi e le sensazioni di tensione accompagnanti il
+movimento, a causa del regolare modo di ordinarsi dei primi rispetto
+alle seconde, possono insieme essere considerati anche come un
+sistema di _segni locali complessi_. La localizzazione spaziale di una
+qualsiasi impressione di luce appare quindi come il prodotto di una
+perfetta fusione della sensazione di luce determinata dallo stimolo
+esterno con due elementi propri di quel sistema complesso di segni
+locali; e l’ordine spaziale di una pluralità d’impressioni semplici
+consiste nella combinazione di un gran numero di tali fusioni, che sono
+graduate le une rispetto alle altre qualitativamente e intensivamente
+in conformità degli elementi del sistema di segni locali. In questi
+prodotti di fusione le sensazioni suscitate dagli stimoli esterni
+sono gli elementi predominanti, di fronte ai quali gli elementi del
+sistema di segni locali scompaiono persino nella loro originaria natura
+qualitativa e intensiva, imperocchè essi nell’immediata percezione
+degli oggetti si presentano del tutto nel loro significato spaziale.
+
+Con questo complicato processo di fusione che determina l’ordine degli
+elementi nel campo visivo, per ogni singola rappresentazione spaziale
+si collega ancora un secondo processo, da cui sorge il rapporto degli
+oggetti veduti al soggetto; e questo passiamo or ora a considerare.
+
+ _b. L’orientazione delle rappresentazioni spaziali
+ al soggetto percipiente._
+
+24. Il più semplice caso di un rapporto tra un’impressione e il
+soggetto che si dimostri in una rappresentazione visiva, manifestamente
+si presenta, quando l’impressione si limita a un unico punto. Se un
+solo punto luminoso è dato nel campo visivo, a causa del potere di
+riflessione, che lo stimolo esercita, già da noi esaminato (pag. 104),
+ambedue le linee di visione si dirigono su di esso in modo che la sua
+immagine si trovi per ogni lato nel centro della retina, mentre anche
+gli apparati di accomodazione si addattano alla distanza del punto.
+Il punto che in tal guisa si disegna in ambedue gli occhi sul centro
+della retina, è veduto _semplice_ e nel tempo stesso in una determinata
+direzione e distanza dal soggetto percipiente.
+
+Quest’ultimo è di solito rappresentato da un punto situato nella
+testa, il quale può essere determinato come il punto medio delle rette
+congiungenti i punti di rotazione dei due occhi. Si chiami _punto
+d’orientazione_ del campo visivo il punto in questione, e _linea di
+orientazione_ la retta tirata da quel punto, al punto di convergenza
+delle linee di visione o al punto fissato all’esterno. Quando si
+fissa un punto nello spazio, si ha sempre una rappresentazione
+abbastanza esatta della _direzione_ delle linee di orientazione.
+Questa rappresentazione è prodotta dalle sensazioni tattili interne
+legate alla posizione degli occhi, sensazioni che sono molto
+notevoli per l’intensità loro in posizioni degli occhi fortemente
+eccentriche. Essendo queste sensazioni distintamente percettibili già
+nel singolo occhio, la localizzazione della direzione nella visione
+monoculare è altrettanto perfetta, quanto nella binoculare, con questa
+sola differenza, che in quella la linea di orientazione coincide
+generalmente colla linea di visione[20].
+
+25. Più indeterminata che la rappresentazione della direzione, è la
+rappresentazione della _distanza_ degli oggetti dal soggetto, oppure
+della _grandezza assoluta_ della linea di orientazione: infatti noi
+generalmente propendiamo a rappresentarci questa grandezza come più
+piccola di quello che sia in realtà, come ce ne possiamo convincere,
+quando la confrontiamo con un regolo di misura, che si trovi nel campo
+visivo e sia situato perpendicolarmente ad essa. La lunghezza del
+regolo, che è percepita di eguale grandezza, è sempre notevolmente
+più piccola che la lunghezza effettiva della linea di orientazione; e
+questa differenza è tanto più rilevante, quanto più il punto di visione
+retrocede, e quindi quanto più lunga è la linea d’orientazione. I
+componenti sensibili, dai quali risulta questa rappresentazione della
+grandezza della linea di orientazione, possono essere solo quelle parti
+delle sensazioni di tensione connesse alle posizioni dei due occhi, che
+sono specialmente legate alla posizione di convergenza delle linee di
+visione, e perciò contengono anche una certa misura per la grandezza
+assoluta di questa convergenza. Infatti, quando variano le posizioni
+di convergenza, si avvertono sensazioni che hanno la loro sede pel
+passaggio a convergenza maggiore principalmente nell’angolo interno
+dell’occhio, pel passaggio a convergenza minore nell’angolo esterno.
+Una data posizione di convergenza è completamente caratterizzata di
+fronte a tutte le altre posizioni di convergenza, dalla somma delle
+sensazioni che corrispondono ad essa.
+
+26. La rappresentazione di una determinata grandezza assoluta della
+linea di orientazione può quindi svolgersi solo in base alle influenze
+dell’esperienza, nelle quali oltre gli elementi sensibili diretti
+entrano in azione anche associazioni varie. E con ciò si spiega,
+come quella rappresentazione rimanga sempre indeterminata e come ora
+possa essere favorita, ma ora anche pregiudicata dalle altre parti
+delle percezioni visive, specialmente dalla grandezza delle imagini
+retiniche di oggetti noti. All’opposto nelle sensazioni di convergenza
+noi possediamo una misura relativamente fine per le _differenze_
+di distanza, in cui si trovano gli oggetti veduti, come pure per le
+variazioni _relative_, che la grandezza della linea di orientazione
+subisce nel passare da un punto di fissazione più vicino a uno più
+lontano o da uno più lontano a uno più vicino. In tal guisa per
+posizioni dell’occhio, che si avvicinano alla posizione parallela delle
+linee visive, si possono ancora sentire le variazioni di convergenza,
+che corrispondono a uno spostamento d’angolo di 60-70 secondi.
+Coll’aumento della convergenza questa minima variazione sensibile di
+convergenza aumenta considerevolmente, ma in modo che le corrispondenti
+differenze nella grandezza della linea di orientazione diventano
+nondimeno sempre più piccole. Le sensazioni, in sè stesse puramente
+intensive, che accompagnano i movimenti di convergenza, sono quindi
+immediatamente cambiate in rappresentazioni della distanza tra il punto
+di fissazione e il punto di orientazione del soggetto percipiente.
+
+Che anche questa trasformazione di un determinato complesso di
+sensazioni in una rappresentazione spaziale della distanza, non riposi
+su un’energia innata, ma su un determinato svolgimento psichico,
+risulta del resto da un gran numero di esperienze, che appunto sono
+indizi di un tale svolgimento. Qui appunto trova posto il fatto di
+essere la percezione tanto delle distanze assolute, quanto delle
+differenze di distanza perfezionata in alto grado dall’esercizio.
+Infatti i fanciulli inclinano a collocare a vicinanza immediata oggetti
+molto lontani; essi credono afferrare la luna, e il conciatetti sulla
+torre. Così pure nei ciechi nati operati si è osservata, subito dopo
+l’operazione, un’assoluta incapacità di distinguere il vicino e il
+lontano.
+
+27. Nello sviluppo di questa distinzione di lontano e vicino si deve
+considerare che a noi, nelle condizioni naturali della visione, non
+sono mai dati solo punti isolati, ma _oggetti corporei estesi_,
+o almeno più punti situati a diverse profondità, ai quali noi
+assegniamo distanze diverse nel rapporto loro reciproco sulle linee di
+orientazione, che loro appartengono.
+
+Immaginiamoci ora dapprima il più semplice caso: che siano dati due
+punti _a_ e _b_, situati a diversa profondità, e siano congiunti
+tra loro da una linea retta. Uno spostamento della mira tra _a_ e
+_b_ porta sempre con sè anche una variazione di convergenza; un tale
+spostamento quindi in primo luogo farà percorrere la serie continua;
+dei segni locali della retina corrispondente all’estensione _a b_, e in
+secondo luogo produrrà una sensazione tattile interna α corrispondente
+alla convergenza per la distanza _a b_. Con ciò sono dati anche qui
+gli elementi di un prodotto spaziale di fusione. Questo prodotto
+di fusione è però tutt’affatto speciale: esso nelle sue due parti
+costitutive, nella serie decorrente dei segni locali e nelle sensazioni
+tattili concomitanti, si distingue assolutamente da quei prodotti di
+fusione, che nascono dal percorso di un’estensione nel campo visivo
+(pag. 105). Mentre in quest’ultimo caso le variazioni tanto dei
+segni locali, quanto delle sensazioni tattili avvengono per ambedue
+gli occhi in _egual_ senso, quando il punto visivo si sposta e si fa
+da lontano vicino o da vicino lontano, le variazioni in ambedue gli
+occhi avvengono sempre in senso opposto. Infatti, se modificandosi la
+convergenza, l’occhio destro si volge a sinistra, il sinistro si volge
+a destra, e viceversa; il medesimo deve valere per il movimento delle
+imagini della retina: se l’imagine del punto appena abbandonato dal
+punto visivo si muove nell’occhio destro verso destra, nel sinistro si
+muove verso sinistra, e viceversa. Il primo fatto avviene, quando gli
+occhi vanno da un punto più vicino a uno più lontano, il secondo quando
+passano da uno più lontano a uno più vicino. I prodotti di fusione, che
+hanno origine da questi movimenti di convergenza, hanno, rispetto alle
+loro parti qualitative e intensive, una composizione analoga a quelli,
+sui quali si fonda l’ordinamento reciproco degli elementi del campo
+visivo; lo speciale modo, in cui si combinano le parti, è però nei due
+casi tutt’affatto diverso.
+
+28. In tal guisa le fusioni dei segni locali colle sensazioni tattili
+interne costituiscono qui un _sistema di segni locali complesso_,
+analogo a quello già sopra (pag. 105) derivato, ma avente una
+composizione particolare. Infatti, questo sistema rispetto alla sua
+composizione ha un significato, per cui da un lato si differenzia
+da quel sistema di segni locali del campo visivo, dall’altro questo
+stesso integra, in quanto che al rapporto reciproco degli elementi
+oggettivi aggiunge il rapporto loro al soggetto percipiente. Questo
+rapporto alla sua volta si scinde nei due componenti rappresentativi,
+contrassegnati da speciali elementi sensibili: nella _rappresentazione
+di direzione_ e nella _rappresentazione di distanza_. Ambedue sono
+dapprima riferite al punto d’orientazione localizzato nella testa
+del soggetto percipiente, ma poi trasportate ai rapporti reciproci di
+oggetti esterni; imperocchè dati due punti qualsivogliano, che stiano
+a distanze diverse sulla linea generale d’orientazione, a ciascuno di
+essi sono ancora attribuite rispetto all’altro una direzione e una
+distanza. Il complesso delle rappresentazioni spaziali di distanza,
+riferite nelle loro varie posizioni alla linea d’orientazione, è detto
+_rappresentazioni dì profondità_, oppure _rappresentazioni corporee_,
+se esse sono rappresentazioni di singoli oggetti determinati.
+
+29. La rappresentazione di profondità, che ha avuto origine nella
+suesposta maniera, varia per condizioni oggettive e soggettive. La
+determinazione della distanza assoluta di un singolo punto isolato
+nel campo visivo è sempre assai incerta. Così pure la determinazione
+della distanza relativa di due punti _a_ e _b_ situati a diversa
+profondità è per solito abbastanza sicura, solo quando essi, come
+sopra fu presupposto, sono congiunti da una linea, sulla quale i punti
+visivi dei due occhi possono muoversi nel fissare alternativamente _a_
+e _b_. Se noi indichiamo tali linee, che congiungono tra loro diversi
+punti nello spazio come _linee di fissazione_, si può esprimere questa
+condizione mediante la seguente proposizione: Punti dello spazio sono
+generalmente percepiti nelle loro giuste relazioni reciproche, solo
+quando sono congiunti da linee di fissazione, sulle quali possano
+muoversi i punti visivi dei due occhi. Questa proposizione è chiarita
+dal fatto, che la condizione di una regolare combinazione dei segni
+locali della retina colle sensazioni di tensione accompagnanti la
+convergenza, come sopra (pag. 108) abbiamo appreso per l’origine della
+rappresentazione di profondità, è manifestamente adempiuta, solo
+allorquando sono date impressioni determinate, che suscitano segni
+locali ad esse corrispondenti.
+
+30. Se invece la suddetta condizione non è soddisfatta, ma sorge
+solo un’imperfetta e indeterminata rappresentazione delle diverse
+distanze relative dei due punti dal soggetto, oppure — il che può
+sicuramente avvenire, solo quando si fissi intensamente un punto — se
+i due punti appaiono a eguale profondità, allora entra in campo sempre
+anche un’altra modificazione della rappresentazione: cioè soltanto il
+punto fissato è veduto semplice, l’altro punto è veduto _doppio_. Non
+altrimenti succede, quando si guardino oggetti estesi, i quali non
+siano congiunti per mezzo delle linee di fissazione col punto fissato
+binocularmente. Le immagini doppie così prodotte si trovano dalla
+_stessa parte_ del luogo della loro origine, cioè la destra appartiene
+all’occhio destro, la sinistra al sinistro, quando il punto fissato è
+situato più vicino che l’oggetto guardato; sono invece _incrociate_,
+quando quello è situato di gran lunga più lontano.
+
+La localizzazione binoculare di distanza o le immagini doppie sono
+quindi fenomeni, che stanno fra loro in immediata correlazione: quando
+quella è incompleta o indeterminata, sorgono queste; all’opposto quando
+queste mancano, quella è determinata ed esatta. Ambedue i fenomeni
+nel tempo stesso sono così strettamente collegati all’esistenza
+delle linee di fissazione, che queste linee concorrono a produrre
+la rappresentazione di profondità e con ciò insieme eliminano la
+possibilità delle immagini doppie. Quest’ultima regola non è però
+affatto priva d’eccezioni, perchè, quando si guardi binocularmente
+con rigidità un punto, le immagini doppie possono facilmente sorgere,
+malgrado la presenza delle linee di fissazione. Anche questo fatto
+trova la sua spiegazione nelle condizioni già in generale presupposte
+(pag. 108) per le rappresentazioni di profondità. Come nella mancanza
+delle linee di fissazione mancano le richieste disposizioni di segni
+locali, così nello sguardo fisso vengono meno le sensazioni tattili
+interne collegate al movimento di convergenza.
+
+ _c. Le relazioni fra l’orientazione reciproca degli elementi
+ e la loro orientazione al soggetto_.
+
+31. Tosto che il campo visivo viene pensato solo come una orientazione
+_reciproca_ delle impressioni luminose, noi ce lo rappresentiamo
+come una superficie e diciamo i singoli oggetti, situati su questa
+superficie, _rappresentazioni di superficie_, in contrapposto alle
+rappresentazioni di profondità. Anche in una rappresentazione di
+superficie l’orientazione al soggetto percipiente non può mai mancare
+per doppia ragione: in primo luogo, perchè ogni punto del campo visivo
+viene veduto in una determinata _direzione_ sulla linea soggettiva
+d’orientazione già sopra ricordata (pag. 106): in secondo luogo, perchè
+l’intero campo visivo è posto dal soggetto a una certa _distanza_,
+benchè ancora molto indeterminata.
+
+La prima di queste orientazioni ha per effetto, che all’immagine
+retinica rovesciata corrisponda una rappresentazione dell’oggetto
+_diritta_. Questo rapporto della localizzazione di direzione oggettiva
+all’imagine retinica è una conseguenza necessaria dei movimenti
+dell’occhio, così come il rovesciamento dell’immagine retinica è
+conseguenza delle proprietà ottiche dell’occhio. La nostra linea
+d’orientazione nello spazio è per l’appunto la linea visiva _esterna_
+o, per la vista binoculare, la linea d’orientazione media risultante
+dal concorso dei movimenti visivi. A una direzione della linea
+d’orientazione, che nello spazio esterno va verso l’alto, corrisponde
+nello spazio dell’imagine della retina situato dietro il punto di
+rotazione, una direzione in basso e viceversa. L’imagine retinica deve
+per l’appunto essere capovolta, perchè noi possiamo vedere gli oggetti
+diritti.
+
+32. La seconda orientazione che non manca mai, quella della distanza
+del campo visivo, porta con sè questa conseguenza per la reciproca
+orientazione delle parti del campo stesso, che tutti i punti del campo
+visivo sembrano disposti su una _superficie concava_, il cui punto
+medio sta nel punto d’orientazione, o per la vista binoculare nel punto
+di rotazione dell’occhio. Ora poichè piccole parti di una superficie
+sferica abbastanza grande appaiono piane, le rappresentazioni di
+superfici riferite a singoli oggetti sono per regola rappresentazioni
+di _superficie piane_; così, ad es., figure disegnate su un piano, come
+quelle della geometria piana. Ma tosto che singole parti si distaccano
+da questo campo visivo generale, in modo che esse siano localizzate
+avanti o dietro di esso, quindi in piani diversi del campo visivo, la
+rappresentazione di superficie passa in rappresentazione di profondità.
+
+ 32_a_. Se noi designiamo quelle fusioni di segni locali
+ qualitativi con sensazioni tattili interne, che hanno luogo nella
+ convergenza da un punto più lontano a uno più vicino, o da uno più
+ vicino a uno più lontano, come _i segni locali complessi della
+ profondità_, questi per ogni sistema di punti situati avanti o
+ dietro il punto fissato costituiscono, o per un corpo esteso, che
+ non è altro che un sistema di tali punti, un sistema regolarmente
+ ordinato, nel quale una forma stereometrica, che si trovi a
+ una certa distanza, è sempre univocamente rappresentata da un
+ determinato prodotto di fusione. Quando, dati due punti a diversa
+ profondità, se ne fissa uno, l’altro è caratterizzato da opposta
+ posizione d’imagine nei due occhi e corrispondentemente da segni
+ locali complessi di opposta direzione; così lo stesso fenomeno
+ ha luogo per sistemi connessi di punti o per corpi estesi. Se noi
+ osserviamo un oggetto corporeo, esso disegna nei due occhi imagini
+ che sono tra loro diverse, a causa della diversa orientazione
+ che il corpo ha rispetto ad ogni occhio. Se si dice _parallasse
+ binoculare_ la differenza di posizione di un punto dell’imagine in
+ un occhio dalla posizione dello stesso punto nell’altro occhio,
+ essa è eguale a zero soltanto per il punto fissato, e per quei
+ punti che al pari di quello stanno ad eguale distanza sulla
+ linea di orientazione; ma per tutti gli altri punti essa ha un
+ determinato valore o positivo o negativo, a seconda che essi sono
+ più vicini o più lontani del punto di fissazione. Se noi fissiamo
+ binocularmente oggetti corporei, soltanto il punto fissato,
+ insieme ai punti che sono con lui situati ad eguale distanza e
+ a lui vicini nel campo visivo, proietta sui due occhi imagini
+ aventi identica posizione. Tutte le altre parti dell’oggetto, non
+ situate ad eguale distanza, dànno sui due occhi imagini aventi
+ posizione e grandezza diverse. Sono appunto queste differenze
+ delle imagini che producono, quando sono date le corrispondenti
+ linee di fissazione, la rappresentazione della natura corporea
+ dell’oggetto. Imperocchè, corrispondendo nella suesposta maniera
+ l’angolo dello spostamento di parallasse all’imagine binoculare
+ di un qualsiasi punto di un oggetto, situato o avanti o dietro il
+ punto fissato e con questo collegato da una linea di fissazione,
+ quell’angolo è nella sua direzione e grandezza a causa dei segni
+ locali complessi, ad esso legati, una misura per la distanza
+ relativa in profondità di quel punto. E poichè l’angolo di
+ spostamento di parallasse per una data distanza oggettiva in
+ profondità decresce proporzionatamente alla distanza dell’oggetto
+ corporeo, con questa distanza diminuisce anche l’impressione della
+ natura corporea dell’oggetto; e quando la distanza è divenuta
+ così grande che tutti gli angoli di spostamento di parallasse
+ scompaiono, il corpo non è più veduto che come superficie, a meno
+ che le associazioni, di cui tratteremo più tardi (nel § 16 9),
+ producano tuttavia una rappresentazione di profondità.
+
+33. L’influenza della visione binoculare sulle rappresentazioni di
+profondità può essere studiata sperimentalmente col sussidio dello
+_stereoscopio_. Questo strumento mediante due prismi che, l’un verso
+l’altro rivolti dalla parte degli angoli taglienti, sono portati
+davanti agli occhi, rende possibile un’unificazione binoculare di
+due disegni piani, i quali corrispondono alle due imagini retiniche,
+prodotte da un oggetto corporeo. È così possibile studiare, in modo di
+gran lunga più completo che mediante l’osservazione di reali oggetti
+corporei, l’influenza delle diverse condizioni sulla rappresentazione
+di profondità, potendo esse venir variate arbitrariamente.
+
+Si osserva, ad es., che imagini stereoscopiche complesse per
+lo più richiedono molti movimenti, prima che sorga una distinta
+rappresentazione plastica. L’effetto dello spostamento di parallasse
+appare inoltre, quando si osservino imagini stereoscopiche, le parti
+delle quali si possano muovere le une contro le altre. Tali movimenti
+sono accompagnati da variazioni nel rilievo, che corrispondono
+esattamente alle variazioni della parallasse binoculare. Poichè questa
+dipende dalla distanza dei due occhi, si può finalmente ottenere la
+rappresentazione corporea anche per quegli oggetti, che in realtà, a
+causa della loro grande distanza, non producono alcun effetto plastico:
+precisamente quando si combinano stereoscopicamente imagini di questi
+oggetti, che sono prese da due posizioni, la distanza delle quali è
+notevolmente maggiore che quella dei due occhi. Ciò avviene, ad es.,
+nelle fotografie stereoscopiche di paesaggi, le quali non presentano i
+paesi nella loro realtà, ma modelli plastici di essi, che noi guardiamo
+da vicino.
+
+34. Nella visione _monoculare_ vengono meno tutte le condizioni, che
+dipendono dai movimenti di convergenza e dalla diversità binoculare
+delle imagini retiniche e che possono collo stereoscopio essere ad arte
+imitate. Tuttavia anche la visione monoculare non va priva di tutte
+le influenze, che producono una localizzazione in profondità, sia pure
+incompleta.
+
+Poco notevole, e forse non affatto rilevante in confronto alle altre
+condizioni, è qui l’influenza diretta dei _movimenti d’accomodazione_.
+È vero che anch’essi, al pari dei movimenti di convergenza, sono
+accompagnati da sensazioni, che sono avvertite distintamente negli
+sforzi d’accomodazione da lontano a vicino; ma queste sensazioni sono
+molto incerte per spostamenti in profondità alquanto piccoli. Se si
+fissa monocularmente un punto, un movimento di esso nella direzione
+della linea visiva è per lo più distintamente percepito, solo allora
+quando sia avvenuta una variazione anche nella grandezza dell’imagine
+retinica.
+
+35. D’importanza predominante nella formazione delle rappresentazioni
+corporee monoculari sono invece le influenze esercitate dagli elementi
+della così detta _prospettiva_, come grandezze relative dell’angolo
+visivo, andamento delle linee di contorno, direzione delle ombre,
+cambiamento dei colori per assorbimento atmosferico, ecc. Poichè tutte
+queste influenze, che si mostrano in modo tutt’affatto eguali nella
+vista monoculare e nella binoculare, si fondano su _associazioni di
+rappresentazioni_, ritorneremo su di esse in un capitolo seguente (§
+16).
+
+ 35_a_. Le stesse concezioni teoretiche, che già si sono
+ incontrate nella teoria delle rappresentazioni tattili (pag.
+ 92), si trovano generalmente anche qui contrapposte per la
+ spiegazione delle rappresentazioni visive. La teoria empiristica,
+ nel circoscriversi al dominio ottico, ha urtato spesso
+ nell’inconseguenza di aver assegnato al senso tattile il vero
+ problema della percezione dello spazio e di essersi poi limitata a
+ cercare come, in base alle rappresentazioni tattili dello spazio
+ già esistenti, si compia una localizzazione delle impressioni
+ visive coll’aiuto dell’esperienza. Una tale interpretazione non
+ solo sta in un’intima contraddizione con sè stessa, ma contraddice
+ anche all’esperienza, la quale mostra che nell’uomo dotato della
+ vista le percezioni spaziali del senso della vista determinano
+ quelle del senso tattile e non viceversa (pag. 84). Il fatto che
+ si è osservato nella evoluzione delle specie, d’essere il tatto il
+ senso prima conformatosi, non può qui trasportarsi allo sviluppo
+ dell’individuo. In appoggio della teoria nativistica si sono messe
+ innanzi come prove capitalissime, in primo luogo, le metamorfopsie
+ dovute a dislocazioni degli elementi della retina (pag. 96), e in
+ secondo luogo la posizione della linea di orientazione (pag. 106),
+ che è indizio di una funzione originariamente comune ad ambedue
+ gli occhi. Già è stato notato (pag. 96) che le metamorfopsie
+ al pari degli altri fenomeni affini valgono a dimostrare il
+ contrario, tosto che le alterazioni, onde hanno origine, diventano
+ permanenti. Che inoltre la linea di orientazione non è originaria,
+ ma sorta sotto l’influenza delle condizioni della visione, risulta
+ dal fatto che essa in seguito a una visione monoculare di lunga
+ durata (pag. 106), coincide colla linea visiva dell’occhio che
+ guarda. Egualmente a favore della teoria genetica e contro la
+ nativistica sta il fatto, che nel fanciullo la sinergia dei
+ movimenti degli occhi si svolge sotto l’influenza degli stimoli di
+ luce, e che con ciò si vedono a mano a mano formarsi le percezioni
+ di spazio. Per questo, come per altri rapporti, l’evoluzione della
+ maggior parte degli animali avviene in modo diverso, perchè le
+ combinazioni riflesse delle impressioni della retina coi movimenti
+ del capo e degli occhi funzionano in essi già complete subito dopo
+ la nascita (v. sotto § 19, 2).
+
+ La teoria _genetica_ ha ottenuto il predominio sulle teorie
+ nativistiche ed empiristiche, prevalenti in più antico tempo, in
+ seguito allo studio acuto, cui sottopose i fenomeni della _visione
+ binoculare_. Dal punto di vista del nativismo presenta difficoltà
+ la questione: perchè noi generalmente vediamo gli oggetti come
+ semplici, mentre le loro imagini si disegnano su ciascuno dei
+ due occhi. Si cercò di girare la difficoltà, e si ammise che
+ due punti qualsivogliano della retina, identicamente situati,
+ fossero connessi con una medesima fibra ottica, biforcantesi
+ al ponto d’incrocio dei nervi visivi, e rappresentassero quindi
+ nel sensorio un unico punto dello spazio. Questa dottrina dell’
+ “identità delle due retine„ non fu più sostenibile, quando altri
+ cominciò a rendersi conto delle reali condizioni della visione
+ binoculare corporea. La scoperta dello _stereoscopio_ è in tal
+ guisa riuscita di massima importanza per la teoria genetica.
+
+
+
+
+§ 11. — Le rappresentazioni di tempo.
+
+
+1. Tutte le nostre rappresentazioni sono insieme e di spazio e di
+tempo. Ma come le condizioni dell’ordine spaziale delle impressioni
+sono originariamente proprie solo a certi domini di senso, al tatto e
+alla vista, dai quali poi la relazione spaziale viene trasferita alle
+sensazioni di ogni altro senso; così solo _due_ classi di sensazioni,
+cioè le sensazioni tattili interne, che sorgono nei movimenti tattili,
+e le sensazioni acustiche sono quelle che prevalentemente determinano
+il costituirsi delle rappresentazioni di tempo. Ma è d’uopo riconoscere
+che una differenza caratteristica tra le rappresentazioni di spazio e
+quelle di tempo già qui si fa manifesta per ciò, che per le prime solo
+i due sensi nominati possono produrre un ordine spaziale indipendente,
+mentre per le seconde nei due domini di senso preferiti le condizioni
+per il sorgere degli ordini temporali sono soltanto più favorevoli,
+senza che però tali condizioni manchino nelle altre sensazioni. Ciò
+dimostra che i fondamenti psicologici delle rappresentazioni di tempo
+sono di natura _più generale_ e che non sono determinate solo dalle
+speciali condizioni d’organizzazione dei singoli apparati di senso.
+Ed è per ciò che noi, quando in una connessione di processi psichici
+facciamo intera astrazione dalle rappresentazioni che ne fanno parte,
+e abbiamo riguardo solo ai fenomeni soggettivi, che le accompagnano,
+sentimenti, emozioni, ecc., pur attribuiamo a questi stati affettivi,
+isolati mediante l’astrazione, proprio le stesse proprietà, temporali
+che alle rappresentazioni. Tuttavia da questa maggiore generalità delle
+condizioni non si può conchiudere che più generalmente si presentino le
+intuizioni di tempo. Come noi trasportiamo le proprietà spaziali dai
+sensi, che direttamente dànno l’intuizione di spazio alle sensazioni
+degli altri domini di senso, così noi le trasportiamo mediante le
+sensazioni e le rappresentazioni ai sentimenti ed alle emozioni,
+che sono a quelle inscindibilmente legate. Non è nemmeno possibile
+dubitare, se ai moti d’animo in sè e per sè, senza le rappresentazioni
+ad essi legate, possa mai spettare un ordine temporale: imperocchè alle
+condizioni di quest’ordine appartengono anche qui certe proprietà del
+sostrato sensibile delle rappresentazioni. La verità è che tutte le
+nostre rappresentazioni anzi, poichè rappresentazioni entrano in ogni
+contenuto psichico, tutti i contenuti psichici sono insieme spaziali e
+temporali, ma che l’ordine spaziale proviene da determinati sostrati
+sensibili, nel non cieco dal senso visivo, nel cieco dal tatto;
+mentre le rappresentazioni di tempo possono essere riferite a tutti i
+possibili sostrati di sensazione.
+
+2. Le formazioni di tempo al pari di quelle di spazio rispetto alle
+rappresentazioni intensive sono caratterizzate per ciò, che gli
+elementi, nei quali esse possono essere scomposte, presentano un
+ordine determinato stabile, così che, mutato quest’ordine, anche la
+formazione data, malgrado le invariate qualità dei suoi componenti,
+diventa un’altra. Mentre però nelle formazioni di spazio quest’ordine
+stabilito si riferiva solo al rapporto reciproco degli elementi di
+spazio e non al rapporto in cui questi stanno al soggetto percipiente,
+nelle formazioni di tempo ogni elemento col rapporto agli altri
+elementi della medesima formazione varia anche il rapporto al soggetto
+percipiente. Pertanto nelle rappresentazioni di tempo non si incontra
+una variazione analoga ai cambiamenti di posizioni propri delle
+formazioni di spazio.
+
+ 2_a_. Questa proprietà del rapporto assoluto, per nulla
+ mutabile, che ogni formazione di tempo ed ogni elemento temporale,
+ per quanto piccolo possa essere isolatamente pensato, hanno
+ al soggetto percipiente, è ciò che noi designiamo come lo
+ _scorrere del tempo_. Imperocchè a causa di questa proprietà ogni
+ momento del tempo occupato da un qualsiasi contenuto sensibile
+ ha un rapporto al soggetto, che non può essere sostituito da
+ alcun altro momento; mentre nello spazio la possibilità, che
+ qualunque elemento spaziale sia sostituito da qualsiasi altro
+ nel suo rapporto al soggetto, sveglia la rappresentazione
+ della _costanza_, o, come la diciamo, mediante un riferimento
+ dalla rappresentazione di tempo a quella di spazio, della
+ durata assoluta. Nell’intuizione del tempo è impossibile la
+ rappresentazione della durata _assoluta_, cioè di un tempo nel
+ quale nulla muti. Il rapporto al percipiente deve sempre cambiare.
+ Diciamo che dura solo quell’impressione, le cui singole parti
+ di tempo si rassomigliano perfettamente nel loro _contenuto
+ sensibile_, così che esse si distinguono _solo pel loro rapporto
+ al soggetto percipiente_. Perciò la durata applicata al tempo
+ è un concetto puramente relativo; una rappresentazione di tempo
+ può durare più che un’altra, ma nessuna rappresentazione di tempo
+ può avere una durata assoluta, perchè nessuna rappresentazione
+ di tempo potrebbe svolgersi senza quel doppio ordine di diversi
+ contenuti sensibili, cioè l’ordine reciproco e l’ordine al
+ soggetto percipiente. Non è possibile pertanto mantenere una
+ sensazione per una durata insolitamente lunga ed eguale: noi
+ sempre la interrompiamo con altri contenuti sensibili.
+
+ Tuttavia anche nel tempo possono essere separate le due
+ condizioni, che in realtà sono sempre connesse, il rapporto degli
+ elementi fra loro e quello al soggetto percipiente, essendo
+ ciascuna di esse congiunta con determinate proprietà delle
+ rappresentazioni di tempo. Infatti questa distinzione delle
+ condizioni, già prima di un’esatta analisi psicologica delle
+ rappresentazioni di tempo, ha trovato la sua espressione in
+ designazioni del linguaggio fissate per certe forme del corso del
+ tempo. Se cioè si considera soltanto il rapporto degli elementi di
+ tempo tra loro senza alcun riguardo pel rapporto loro al soggetto,
+ si giunge a una distinzione di _modi del decorso del tempo_,
+ così, ad es., di breve durata, di lunga durata, che si ripete con
+ regolarità, che varia irregolarmente, ecc. Se invece si considera
+ solo il rapporto al soggetto, astraendo dalle forme oggettive
+ di decorso, si hanno come forme principali di questo rapporto _i
+ gradi del tempo_, il passato, il presente e il futuro.
+
+
+_A_) LE RAPPRESENTAZIONI TATTILI DI TEMPO.
+
+3. Lo sviluppo originario delle rappresentazioni di tempo appartiene
+al _senso tattile_, le cui sensazioni costituiscono pertanto il
+sostrato generale per il sorgere degli ordini così spaziali, come
+temporali, nei quali si dispongono gli elementi rappresentativi (pag.
+84, 3). Ma mentre le funzioni del senso tattile che dànno origine
+alle rappresentazioni dello spazio provengono dalle sensazioni tattili
+esterne, le sensazioni tattili _interne_, che accompagnano i movimenti
+di tatto, sono i contenuti primari delle primissime rappresentazioni di
+tempo.
+
+Un importante fondamento psicologico per l’origine di queste
+rappresentazioni sta nelle proprietà _meccaniche_ degli organi tattili
+di movimento. Essendo questi, le braccia e le gambe, mossi per opera
+dei muscoli nelle articolazioni della spalla e della coscia, ed essendo
+inoltre assoggettati all’azione della gravità, due forme di movimenti
+delle membra tastanti sono generalmente possibili: in primo luogo
+quelli, che sempre sono regolati dalle azioni muscolari guidate dalla
+volontà e che perciò possono avere un decorso variante a piacimento,
+e in ogni istante adattantesi ai bisogni del momento — noi li diremo
+i movimenti tattili _aritmici_; in secondo luogo, quelli nei quali
+le forze muscolari volontarie entrano in azione solo per quel tanto
+che è necessario a porre le membra moventisi nelle articolazioni in
+ondulazioni pendolari e a mantenervele — i movimenti tattili _ritmici_.
+I movimenti aritmici, come quelli che avvengono nell’uso vario a
+piacimento delle membra di tatto, possono qui essere trascurati. Essi
+acquistano le loro proprietà temporali assai verosimilmente, solo in
+base alla seconda forma di movimento; inoltre tali movimenti irregolari
+si prestano sempre solo a raffronti temporali molto indeterminati.
+
+4. Ma è tutt’altra cosa pei movimenti ritmici. La loro importanza per
+lo sviluppo psicologico delle rappresentazioni temporali sta in prima
+linea nello stesso principio, al quale esse riconoscono per una gran
+parte la loro importanza funzionale dal lato fisiologico, cioè nel
+principio dell’_isocronismo delle oscillazioni pendolari di eguale
+ampiezza_. In quanto le nostre gambe nei movimenti del camminare
+compiono oscillazioni regolari attorno ai loro assi di movimento posti
+nelle articolazioni della coscia, da una parte è reso più facile il
+lavoro muscolare, dall’altra la continua esecuzione volontaria dei
+movimenti è limitata a un minimo. Nel naturale camminare è utile anche
+il penzolare delle braccia, il quale non è interrotto, come nelle gambe
+per ogni passo dal posarsi del piede, ma col suo decorso continuo offre
+un sussidio per regolare uniformemente i movimenti del camminare.
+
+Ora ogni singolo periodo di oscillazione di un tale movimento, per ciò
+che riguarda il suo contenuto sensibile, consiste in una serie costante
+di sensazioni, che si ripete nel periodo seguente proprio collo stesso
+ordine. Principio e fine di ogni periodo sono caratterizzati da un
+complesso di sensazioni tattili _esterne_, le quali al principio del
+periodo accompagnano il sollevamento della suola dal terreno e alla
+fine di esso sono prodotte dalle impressioni accompagnanti il posarsi
+della suola. Tra mezzo sta una serie continua di deboli sensazioni
+tattili interne nelle articolazioni e nei muscoli; e di queste i
+punti d’inizio e di fine, coincidendo con quelle sensazioni tattili
+esterne, consistono in sensazioni più intensive, le quali accompagnano
+dapprima l’impulso al movimento nelle articolazioni e nei muscoli, e
+poi il subitaneo arrestarsi, sensazioni le quali pure contribuiscono a
+definire i periodi.
+
+A questa serie regolare di sensazioni è inoltre collegata una serie
+di _sentimenti_ pur regolare, perfettamente parallela alla prima.
+Se noi da un qualsiasi corso di movimenti tattili ritmici prendiamo
+un’estensione posta fra due punti limiti, al principio e alla fine
+di tale estensione sta un sentimento di _attesa soddisfatta_. Tra i
+due limiti si stende un sentimento di _aspettativa tesa_, il quale a
+poco a poco cresce allontanandosi dal primo punto, e raggiungendo il
+secondo punto, d’un tratto dal suo massimo discende a zero, per poi
+far posto al sentimento rapidamente ascendente e di nuovo declinante
+della soddisfazione, dopo di che lo stesso decorso ancora comincia. In
+tal guisa l’intero processo di un movimento tattile ritmico consiste,
+considerato dal lato sentimentale, in un regolare alternarsi di due
+sentimenti qualitativamente opposti, i quali per il loro carattere
+generale si muovono principalmente nella direzione dei sentimenti di
+tensione e di sollievo (pag. 66), e dei quali l’uno è un sentimento
+momentaneo, che cioè molto rapidamente cresce al massimo suo grado e
+poi decresce, l’altro un sentimento di durata, in quanto che lentamente
+raggiunge il massimo per poi subitamente declinare. Perciò i più
+intensivi processi sentimentali si addensano sui punti limitanti i
+periodi e qui inoltre sono rinforzati ancora dal contrasto fra il
+sentimento di soddisfazione e l’antecedente sentimento d’attesa. Ora
+come questo limite critico di ogni singolo periodo, ha la sua base
+sensibile nelle su ricordate impressioni tattili interne ed esterne,
+fortemente marcanti il passaggio, così il graduale corso intermedio del
+sentimento d’attesa corrisponde d’altra parte in tutto al continuato
+decorso delle deboli sensazioni tattili interne, accompagnanti il
+movimento oscillante delle membra di tatto.
+
+5. Le più semplici rappresentazioni tattili di tempo consistono
+in sensazioni ritmicamente ordinate, le quali si seguono nel modo
+indicato affatto uniformi nel ripetersi di movimenti oscillanti di
+eguale natura. Però già nella nostra andatura solita si introduce
+una leggera tendenza a una complicazione alquanto maggiore, perchè
+dei _due_ periodi che si susseguono, il principio del primo, tanto
+nella sensazione quanto nel concomitante sentimento, è marcato più
+fortemente che il principio del secondo. In questo caso il ritmo dei
+movimenti comincia a farsi _cadenzato_. In realtà una tale successione
+regolare di rappresentazioni marcate e non marcate corrisponde alla
+più semplice battuta, a quella di 2/8. Questa si presenta facilmente
+già nell’andatura solita in causa della preferenza fisiologica per le
+membra del lato destro, ma sovrattutto molto regolarmente nel passo
+in comune, cioè nella _marcia_. Nell’ultimo caso a un solo complesso
+ritmico possono essere collegati più di due periodi di movimenti.
+Questo avviene pure nei movimenti ritmici più complessi della danza.
+Però su tali più composte formazioni di ritmi del senso tattile
+esercitano già una decisiva influenza le rappresentazioni uditorie di
+tempo.
+
+
+_B_) LE RAPPRESENTAZIONI UDITORIE DI TEMPO.
+
+6. Il senso dell’udito è più di ogni altro adatto ad un’esatta
+percezione dei rapporti temporali di processi esterni, perocchè in
+esso la sensazione dura solo per un tempo brevissimo dopo lo stimolo
+esterno, così da essere ogni serie temporale di impressioni sonore
+riprodotta con quasi perfetta fedeltà da una corrispondente serie di
+sensazioni. Con questa condizione per l’appunto stanno in istretto
+legame anche le proprietà delle rappresentazioni temporali dell’udito.
+Innanzi tutto si distinguono dalle rappresentazioni temporali del tatto
+per ciò, che in esse sovente soltanto i limiti delle singole estensioni
+di tempo componenti un tutto rappresentativo, sono direttamente
+messe in risalto dalle sensazioni, così che in questo caso i rapporti
+reciproci di tali estensioni sono essenzialmente apprezzati in base
+alle estensioni, situate tra le impressioni limitanti, — estensioni,
+che o ci appaiono vuote o sono colmate da un contenuto diverso.
+
+Questo è specialmente notevole nelle rappresentazioni _ritmiche_
+dell’udito. Esse generalmente sono possibili sotto _due_ forme: come
+serie o _continue_, o poco interrotte di sensazioni di relativa durata,
+e come serie di battute _discontinue_, nelle quali soltanto i punti di
+divisione dei periodi ritmici sono marcati dalle esterne impressioni
+acustiche. In tali serie di battute, costituite da impressioni sonore
+affatto omogenee, le proprietà temporali delle rappresentazioni
+generalmente balzano più distinte che nelle impressioni continue,
+perchè in quelle è completamente esclusa l’influenza della qualità dei
+toni. Noi ci possiamo pertanto limitare all’esame di quelle, tanto più
+che i punti di veduta qui fissati sono valevoli anche per le serie
+di battute continue, nelle quali, come facilmente si comprende, la
+partizione ritmica è in realtà stabilita egualmente mediante limiti o
+dati dall’impressione esterna, o arbitrariamente a questa applicati per
+singoli punti di battuta.
+
+7. Una serie di regolari battute in tal guisa costituita come la più
+semplice forma di rappresentazioni uditone di tempo, si differenzia
+dalla più semplice forma di rappresentazioni tattili di tempo già
+considerata (pag. 119), ed essenzialmente per ciò, che alle estensioni
+di tempo manca ogni _oggettivo_ contenuto sensibile, essendo le stesse
+impressioni acustiche che determinano la delimitazione delle stesse
+estensioni. Nondimeno le estensioni di una tale serie di battute
+non sono vuote ma riempite da un soggettivo contenuto sentimentale
+e sensibile, che in tutto corrisponde a quello già osservato nelle
+rappresentazioni tattili. Ma il _contenuto sentimentale_ delle
+estensioni si presenta distinto prima di ogni altro. Esso nei suoi
+periodi successivi di attesa gradatamente crescente e poi d’un tratto
+soddisfatta, corrisponde in tutto al decorso di un movimento tattile
+ritmico. Ma non manca neppure il fondamento sensibile a questo decorso
+sentimentale; solo che esso è variabile: ora consiste in una sensazione
+di tensione nella membrana del timpano avente un’intensità diversa,
+talora anche in concomitanti sensazioni di tensione in altre parti
+del corpo, talora infine in altre sensazioni tattili interne, e queste
+ultime si hanno, se si accompagna il ritmo udito con un involontario
+segnar di battute. Ed è in causa della natura invariabile e
+dell’intensità per lo più abbastanza piccola di tutte queste sensazioni
+tattili interne, che per l’appunto nelle rappresentazioni uditorie è
+possibile cogliere molto più distintamente i processi sentimentali.
+
+Per tutto quanto si è detto, in questo caso è facilissimo
+dimostrare l’influenza degli elementi soggettivi sulla natura delle
+rappresentazioni di tempo. Essa si manifesta dapprima nell’azione,
+che la diversa velocità delle cadenze udite esercita sulla formazione
+delle rappresentazioni di tempo. Si osserva che esiste una determinata
+velocità media di circa 0,2 sec., la quale è favorevolissima per
+la combinazione di una pluralità di impressioni sonore, che si
+susseguano; ed è facile notare che essa è appunto quella, nella
+quale le summenzionate sensazioni soggettive e i sentimenti si
+manifestano in modo distintissimo nel loro alternarsi. Se si rallenta
+la velocità e la si porta notevolmente al di sotto di quel valore, la
+tensione dell’attesa diventa troppo grande e passa in un sentimento
+di dispiacere sempre più penoso; se si accelera invece la velocità,
+l’aumento dei sentimenti d’attesa è così presto interrotto che essi
+diventano quasi inavvertibili. Ci avviciniamo così d’ambedue i lati a
+un limite, in cui non è più possibile raccogliere le impressioni in una
+rappresentazione ritmica di tempo. Questo limite è raggiunto all’in sù
+per una serie di battute di 1 sec. circa; all’in giù per una di circa
+O,1 sec.
+
+8. Come questi valori danno un indizio sull’influenza, che esercita
+il decorso delle sensazioni e dei sentimenti necessari alla percezione
+dell’estensione di tempo, così la stessa influenza si rivela egualmente
+nella variazione, cui è soggetta la nostra rappresentazione di una
+estensione di tempo, quando in una grandezza oggettiva invariata
+vengono variate le condizioni della sua percezione. Si osserva che un
+tempo diviso è stimato maggiore che un tempo non diviso, analogamente
+all’illusione notata nella divisione delle estensioni di spazio (pag.
+100). La differenza è però per il tempo di gran lunga maggiore, il che
+manifestamente dipende da questo, che qui il più frequente alternarsi
+di sensazioni e sentimenti in un periodo dì tempo esercita un’influenza
+più rilevante, che nella analoga illusione spaziale l’interruzione
+del movimento prodotto dai punti di divisione. Se inoltre in una serie
+ritmica regolare, singole impressioni sono designate da una maggiore
+intensità o da una differenza qualitativa qualsiasi, si ha sempre
+lo stesso risultato: le estensioni di tempo precedenti e seguenti
+l’impressione designata sono apprezzate in eccedenza al confronto delle
+altre estensioni di tempo della stessa serie. Se invece si produce una
+certa serie, ritmica, in cui le battute deboli si alternino con battute
+forti, la successione delle prime sembra più lenta che quella delle
+seconde.
+
+Anche la spiegazione di questi fenomeni si trova nell’influenza
+dell’alternarsi delle sensazioni e dei sentimenti. Un’impressione
+distinta tra le altre esige una variazione nel decorso delle sensazioni
+e specialmente dei sentimenti, che ne precedono la percezione, perchè
+deve entrare in campo una tensione d’attesa più intensiva e a questa
+corrispondentemente anche un abbastanza forte sentimento del sollievo
+di questa attesa, o della soddisfazione. Quello prolunga il tratto
+di tempo precedente l’impressione, questo quello seguente. Altrimenti
+accade, quando un’intera serie di battute consta una prima volta solo
+di impressioni sonore deboli, una seconda invece solo di forti. Per
+percepire un’impressione debole noi dobbiamo dirizzare su di essa
+più energicamente la nostra attenzione: conseguentemente nella serie
+debole le sensazioni di tensione e i sentimenti concomitanti sono,
+come facilmente si può osservare, di un’intensità maggiore che nella
+serie forte. Anche qui nella diversità delle rappresentazioni di
+tempo immediatamente si riflette la diversa intensità degli elementi
+soggettivi, che ne formano la base. Però quest’effetto cessa e agisce
+anzi in senso opposto, quando non si tratta di confrontare battute
+deboli e forti, ma forti e fortissime.
+
+9. Come già nelle rappresentazioni ritmiche del tatto propendiamo a
+combinare almeno due periodi fra loro eguali in una regolare serie di
+battute, così lo stesso facciamo, e solo in una maniera più decisa,
+nelle rappresentazioni dell’udito. Ma mentre pei movimenti tattili,
+nei quali le sensazioni limitanti i singoli periodi stanno sotto
+l’influenza del volere, questa tendenza a costituire una cadenza
+ritmica si esplica nel _reale_ alternarsi di impressioni deboli e
+forti; nel senso dell’udito, ove le singole impressioni dipendono
+soltanto da condizioni esterne e perciò possono essere oggettivamente
+in tutto eguali, può condurre a una particolare illusione. E questa
+consiste in ciò, che di una serie di battute divise da eguali
+estensioni di tempo e pienamente eguali d’intensità, alcune che si
+trovano fra loro a intervalli regolari, sempre si odono più forti
+delle altre. Il ritmo, che in tal guisa nasce più di frequente alla
+semplice audizione, è il tempo di 2/8, cioè l’avvicendarsi regolare
+di arsi e tesi, al quale si collega, come una modificazione di poco
+rilievo, il tempo di 3/8, nel quale ad ogni arsi seguono due tesi.
+Tutt’al più per speciale sforzo di volere si può sopprimere questa
+tendenza a cadenzare, e questo si ottiene solo in serie di battute
+molto lente o molto veloci, che in sè e per sè si avvicinano ai
+limiti della percezione ritmica; a stento invece per lungo tempo
+nelle velocità medie, specialmente favorevoli alla formazione di
+rappresentazioni ritmiche. Se ci sforziamo invece d’abbracciare il
+maggior numero possibile d’impressioni in un’unica rappresentazione
+di tempo, il fatto si complica. Sorgono elevazioni di diverso grado,
+le quali si avvicendano in regolari serie cogli elementi ritmici
+non accentuati, e per la partizione che esse determinano nel tutto,
+aumentano notevolmente il numero delle impressioni, che possono essere
+racchiuse in un’unica rappresentazione. Così dalla distinzione di
+due gradi di elevazione si hanno i tempi di 3/4 e di 5/8; serie di
+battute con tre gradi di elevazione sono i tempi di 4/4 e 6/4, e così
+pure, come forme di tre parti, sono i tempi di 9/8 e 13/8. Più che
+tre gradi d’elevazione, o tenendo conto degli elementi non accentuati,
+più che quattro gradi d’intensità, non si presentano nei ritmi della
+musica e della poesia, e non possono ad arbitrio essere prodotti
+nella partizione della rappresentazione ritmica. Manifestamente questa
+_triplicità dei gradi di elevazione_ rappresenta un valore limite della
+_composizione_ di rappresentazioni di tempo, come uno simile ci è dato
+per la _grandezza_ loro nell’estensione massima della serie ritmica (§
+15, 6).
+
+Il fenomeno dell’accentuazione soggettiva colla sua influenza sulla
+sensazione della cadenza mostra chiaramente, che una rappresentazione
+di tempo come una di spazio, non consiste affatto, semplicemente
+di impressioni oggettive, ma che con queste si connettono elementi
+soggettivi, la natura dei quali determina anche la percezione delle
+impressioni oggettive. La causa prima dell’elevazione di una battuta
+sta sempre nell’accrescimento delle sensazioni tattili interne e dei
+sentimenti che la precedono e la seguono: l’accrescimento di questi
+elementi soggetti viene poi riferito all’impressione oggettiva, la
+quale sembra rinforzata nella sua intensità. Ora può l’accrescimento
+degli elementi soggettivi o avvenire _per opera della volontà_, se
+le tensioni muscolari, producenti le sensazioni tattili interne, sono
+volontariamente rinforzate — processo che determina un corrispondente
+aumento dei sentimenti di attesa; oppure quell’accrescimento può
+avvenire _indipendentemente dalla volontà_, in quanto che l’aspirazione
+a una rappresentazione comprensiva porta con sè l’immediata partizione
+delle rappresentazioni di tempo per mezzo delle corrispondenti
+fluttuazioni soggettive di sensazione e sentimento.
+
+
+_C_) LE CONDIZIONI GENERALI DELLE RAPPRESENTAZIONI DI TEMPO.
+
+10. Se in base a tutti questi fenomeni e alle intime connessioni,
+che in essi regolarmente si stabiliscono tra i soggettivi elementi
+sensibili e sentimentali e le impressioni oggettive, si vuol render
+conto del modo in cui nascono le rappresentazioni di tempo, si deve
+innanzi tutto partire dal fatto che una singola sensazione isolatamente
+pensata, come non ha proprietà spaziali, così non può neppure avere
+proprietà temporali. Anche la disposizione in una serie temporale può
+sempre sorgere solo dal fatto, che ogni singolo elemento psichico entra
+in certe speciali relazioni con altri elementi psichici. Se questa
+condizione della combinazione di una moltiplicità di elementi psichici
+vale esattamente per le rappresentazioni temporali, come già per le
+spaziali, qui però la natura di questa combinazione è particolare,
+essenzialmente diversa da quella che valeva per lo spazio.
+
+I membri _a, b, c, d, f_ di una serie temporale ci possono, se la
+serie è pervenuta in _f_, essere dati tutti immediatamente quali una
+formazione unica, proprio allo stesso modo che una serie di punti
+spaziali. Ma mentre questi, a causa degli originari movimenti riflessi
+dell’occhio, sono sempre ordinati nel loro rapporto al punto centrale
+della visione, il quale variando può incontrarsi con una qualsiasi
+delle impressioni da _a_ a _f_; nella rappresentazione di tempo
+_l’impressione momentaneamente presente_ è quella, sulla quale tutte
+le altre sono orientate. Perciò una nuova impressione in tal guisa
+presente, anche se è nel suo oggettivo contenuto sensibile pienamente
+eguale a una passata, è percepita come _soggettivamente_ diversa da
+questa, perchè lo stato sentimentale, accompagnante la sensazione può
+essere affine al contenuto sentimentale di qualsiasi altro momento,
+ma non è mai ad esso identico. Posto che, ad es., alla serie delle
+impressioni _a, b, c, d, e, f_ segua un’altra serie _a′, b′, c′, d′,
+e′, f′_, nella quale pel contenuto sensibile sia _a′ = a, b′ = b, c′ =
+c,_ ecc., se noi vogliamo indicare i sentimenti concomitanti con α, β,
+γ, δ, ε, φ, e α′, β′, γ′, δ′, ε′, φ′, senza dubbio α′ e α, β′ e β, γ′
+e γ, ecc., a causa dell’eguale contenuto sensibile, saranno sentimenti
+simili. Ma in generale essi non saranno identici, perchè ogni elemento
+sentimentale, oltre che dalla sensazione, colla quale è immediatamente
+legato, dipende sempre anche dallo stato del soggetto determinato
+dall’insieme dei fatti antecedentemente svoltisi nella psiche del
+soggetto stesso. Ora questo stato per ogni membro della serie _a′
+b′ c′ d′_... è già un altro che per il corrispettivo membro della
+serie _a b c d_..., perchè nell’impressione _a′_, l’impressione _a_
+era già stata data, così che _a′_ può essere riferita ad _a_, mentre
+questa condizione non esiste per _a_. Analoghe differenze dello stato
+sentimentale esistono per serie periodiche più complesse. Se in esse le
+condizioni soggettive dei sentimenti momentanei possono pur concordare,
+non mai possono coincidere, perchè ogni stato momentaneo ha sempre
+una sua speciale orientazione al complesso dei processi psichici. Se
+poniamo ad es., che si seguano un maggior numero di serie concordanti
+_a, b, c, d, a′ b′ c′ d′, a″, b″, c″, d″,_ ecc., nelle quali siano i
+contenuti sensibili _a″ = a′ = a, b″ = b′ = b_, ecc., rimane pur sempre
+_a″_ nelle sue condizioni sentimentali diverse da _a′_, perchè _a′_ può
+essere riferito soltanto ad _a_, mentre _a″_ così ad _a′_ come ad _a_,
+pur non considerando che ancora altre differenze fra tali impressioni
+in sè eguali, sono sempre date in sensazioni per caso concomitanti, le
+quali influiscono sullo stato sentimentale.
+
+11. Poichè, come sopra si è notato, ogni elemento di una
+rappresentazione di tempo è ordinato secondo un’impressione
+immediatamente presente, questa è preferita a tutte le altre parti
+della rappresentazione per una proprietà, che è simile a quella
+appartenente al _punto visivo_ nella percezione delle formazioni
+spaziali, cioè perchè essa viene percepita _al massimo grado chiara
+e distinta_. Ma v’è qui la grande differenza, che la percezione
+più distinta non è, come nelle rappresentazioni di spazio, connessa
+coll’organizzazione fisiologica degli apparati di senso, ma ha le
+sue ragioni esclusivamente nelle proprietà generali del soggetto
+percipiente, quali esse si esplicano nei processi sentimentali. Il
+sentimento momentaneo, accompagnante l’impressione immediatamente
+presente, è quello che fa di questa impressione presente quella più
+distintamente percepita. Noi possiamo dire pertanto quella parte
+di una rappresentazione di tempo corrispondente all’impressione
+immediata il _punto visivo di questa rappresentazione_, oppure anche,
+poichè esso non dipende, come il punto visivo delle rappresentazioni
+di spazio, da condizioni organiche esterne, dirlo con espressione
+metaforica il _punto visivo interno_. Così il punto visivo interno
+designa quella parte di una rappresentazione di tempo, che corrisponde
+all’impressione immediatamente presente, rappresentata _col massimo
+grado di chiarezza_. Le impressioni situate all’infuori di questo punto
+visivo, cioè quelle precedenti all’impressione immediata, sono quelle
+percepite poi _indirettamente_. Esse sono rispetto al punto visivo
+ordinate in una serie di gradi di chiarezza decrescente. Un’organica
+rappresentazione di tempo è solo possibile, finchè il grado di
+chiarezza di alcuni dei suoi elementi non sia divenuto zero. Quando
+questo avviene, la rappresentazione si scinde tosto nelle sue parti.
+
+12. Dai punti visivi esterni dei sensi dello spazio il punto visivo
+interno dei sensi del tempo si differenzia per essere in prima linea
+caratterizzato non dagli elementi sensibili, ma dai _sentimentali_.
+Poichè ogni elemento sentimentale varia continuamente in causa delle
+mutevoli condizioni della vita psichica, il punto visivo interno
+acquista quella proprietà di mutabilità continua, che noi indichiamo
+come il _continuo scorrere del tempo_. Con questo scorrere si intende
+appunto la proprietà, per cui nessun istante è eguale all’altro e
+così pure nessuno può ritornare il medesimo (Cfr. sopra pag. 116,
+2_a_). A questo fatto si connette pure la natura unidimensionale del
+tempo, la quale consiste in ciò, che nelle rappresentazioni di tempo
+il punto visivo interno si trova in un flusso continuo, nel quale non
+può mai ritornare un punto identico. Infine il fatto che l’ordine,
+in questa unica dimensione, proviene sempre da quel variabile punto
+visivo, nel quale il soggetto rappresenta sè a sè stesso, dà ragione
+della proprietà delle rappresentazioni di tempo, per la quale i suoi
+elementi, oltre al loro ordine reciproco, possiedono un rapporto fisso
+al soggetto percipiente (pag. 116, 2).
+
+13. Se noi cerchiamo di renderci conto dei sussidi di questa reciproca
+disposizione, che immediatamente collega tra loro le parti di una
+rappresentazione e della loro orientazione al soggetto, questi
+sussidi, che noi, ad analogia dei segni locali, vogliamo chiamare i
+_segni temporali_, manifestamente debbono anche qui consistere solo in
+alcuni elementi collegati alla rappresentazione, i quali isolatamente
+considerati non posseggono proprietà temporali, ma le acquistano dalla
+loro combinazione. Dalle particolari condizioni dello sviluppo delle
+rappresentazioni temporali sin dal principio siamo indotti a ritenere,
+che i segni temporali siano per una parte essenziale _elementi
+sentimentali_. Infatti, nel decorso di una qualsiasi serie ritmica
+ogni impressione è immediatamente caratterizzata dal concomitante
+sentimento d’attesa, mentre la sensazione agisce solo in quanto suscita
+quel sentimento; come distintamente si riconosce, quando avviene una
+improvvisa interruzione di una serie ritmica. Fra le sensazioni del
+resto, solo _le sensazioni tattili interne_ sono le parti, che non
+mancano mai in ogni rappresentazione di tempo: nelle rappresentazioni
+tattili esse costituiscono i sostrati immediati; nelle rappresentazioni
+dell’udito e in quelle pure rivestite della forma temporale sono
+sempre date come fenomeni soggettivi concomitanti. Quindi noi possiamo
+considerare i sentimenti d’attesa come i _segni temporali qualitativi_,
+e quelle sensazioni tattili come i _segni temporali intensivi_ di una
+rappresentazione di tempo. Questa si dovrà pertanto ritenere come un
+prodotto di fusione dei due segni temporali fra loro stessi e colle
+sensazioni oggettive, ordinate nella forma temporale. Così anche qui le
+sensazioni tattili interne, graduate secondo intensità, costituiscono
+una misura omogenea per la disposizione delle impressioni oggettive,
+qualitativamente caratterizzate dai sentimenti concomitanti.
+
+ 13_a_. Dacchè alle sensazioni tattili interne spettano funzioni
+ analoghe nell’ordine delle rappresentazioni così di tempo come di
+ spazio, quella relazione reciproca delle due forme d’intuizione,
+ che trova la sua espressione nella rappresentazione _geometrica_
+ del tempo per mezzo della retta, è resa più accettabile da
+ questa concordanza di sostrati sensibili. Pure tra il complesso
+ sistema dei segni temporali e i sistemi di segni locali rimane
+ sempre l’essenziale differenza, che quello ha il suo fondamento
+ principale non in proprietà qualitative della sensazione,
+ che siano legate a determinati organi esterni di senso, ma in
+ _sentimenti_ che possono presentarsi per le più diverse sensazioni
+ in modo pienamente conforme, perchè essi per sè non dipendono
+ dal contenuto oggettivo delle sensazioni, ma dal loro soggettivo
+ modo di collegarsi. Per altra parte le assai variabili condizioni
+ di svolgimento di questi sentimenti spiegano l’incertezza assai
+ maggiore delle nostre rappresentazioni di tempo di fronte a
+ quelle di spazio. Di più l’influenza del decorso sentimentale
+ diventa qui specialmente notevole, perchè l’esattezza della
+ stima soggettiva del tempo dipende in prima linea dalla durata
+ delle estensioni di tempo. Il confronto che noi facciamo di
+ estensioni di tempo, ad es., di intervalli di battute che si
+ seguono, è in eguali condizioni favorevole al massimo grado
+ per quelle grandezze, che più si prestano anche alla partizione
+ ritmica e che pel senso dell’udito si aggirano intorno al valore
+ di 0,2″ (7). Si osserva facilmente che qui l’esattezza della
+ percezione è determinata dall’opportuno alternarsi dei sentimenti
+ di attesa e soddisfazione; fatto, che permette di riconoscere
+ con grande sicurezza, se una nuova impressione interrompa il
+ sentimento d’attesa in un’intensità minore che prima, o se essa
+ s’imbatta in una maggiore tensione del sentimento stesso. In un
+ troppo lento succedersi delle impressioni i sentimenti d’attesa
+ predominano oltre misura; in un succedersi molto affrettato si
+ notano all’opposto quasi soltanto i sentimenti di sorpresa, i
+ quali accompagnano ogni impressione, ma raggiungono sempre solo
+ un’intensità mediocre a causa dell’intensità poco rilevante dei
+ sentimenti di tensione che li precedono. Da ciò si spiega che le
+ impressioni rapidamente svolgentisi sono assolutamente le meno
+ favorevoli per l’osservazione degli elementi soggettivi delle
+ rappresentazioni di tempo.
+
+ 13_b_. Naturalmente dinanzi al problema della origine
+ psicologica delle rappresentazioni di tempo è sorta la stessa
+ contrapposizione di teorie _nativistiche_ e _genetiche_, che noi
+ abbiamo incontrato nello studio delle rappresentazioni di spazio
+ (pag. 92, 12_a_). Ma in questo caso il nativismo non ha portato ad
+ una teoria propriamente detta, esso suole limitarsi alla generale
+ opinione, che il tempo sia una “forma d’intuizione innata„ senza
+ tentare di render conto dell’influenza degli elementi realmente
+ dimostrabili e delle condizioni necessarie delle rappresentazioni
+ di tempo. Le teorie genetiche della vecchia psicologia, ad
+ es., quella di Herbart, cercano derivare l’intuizione di tempo
+ esclusivamente dagli elementi della rappresentazione. Ma in tal
+ modo si va soltanto in costruzioni speculative, nelle quali non si
+ tien conto delle condizioni date dall’esperienza.
+
+
+
+
+§ 12. — I sentimenti composti.
+
+
+1. Nello svolgimento delle rappresentazioni di tempo viene
+chiaramente alla luce, che la separazione delle parti rappresentative
+e sentimentali nell’esperienza immediata è solo un prodotto della
+nostra astrazione. Nelle rappresentazioni di tempo questa astrazione
+si dimostra inattuabile, perchè in esse certi sentimenti prendono
+una parte essenziale al sorgere delle rappresentazioni. Così
+anche le rappresentazioni di tempo, solo se si tien presente il
+prodotto finale del processo, cioè l’ordine di certe sensazioni
+nel rapporto loro e nel rapporto al soggetto, possono essere dette
+_rappresentazioni_; ma considerate nella loro propria composizione,
+esse sono prodotti complessi di sensazioni e sentimenti. Per questa
+ragione esse prendono una opportuna posizione di transizione tra le
+rappresentazioni e quelle formazioni psichiche che si compongono di
+elementi sentimentali e che noi indicheremo col nome specifico di
+_moti d’animo_. Questi sono specialmente simili alle rappresentazioni
+di tempo per ciò, che nell’esame del loro svolgimento non è affatto
+possibile l’astratta separazione degli elementi sentimentali dai
+sensibili; infatti nello sviluppo di tutte le specie di moti d’animo
+le sensazioni e le rappresentazioni entrano come fattori determinanti,
+così come i sentimenti hanno parte essenziale al componimento delle
+rappresentazioni di tempo.
+
+2. Fra tutti i moti d’animo _le combinazioni intensive di sentimenti_ o
+i _sentimenti composti_ prendono un posto di precedenza, perchè in essi
+le proprietà caratteristiche di una singola formazione sono prodotti di
+uno stato momentaneo; così che la descrizione del sentimento presuppone
+soltanto l’esatto apprendimento di questo stato momentaneo, ma non
+una comprensione di più processi decorrenti nel tempo, e gli uni
+provenienti dagli altri. Sotto questo aspetto i sentimenti composti
+stanno alle emozioni, che consistono in un decorso di sentimenti e
+ai processi di volere, così come le rappresentazioni intensive alle
+estensive. Le varietà psichiche intensive in largo senso inchiudono
+pertanto, oltre alle composizioni di rappresentazioni intensive, anche
+i sentimenti composti, e le varietà estensive abbracciano come speciali
+forme di ordini _temporali_, oltre alle rappresentazioni di tempo,
+anche le emozioni e i processi di volere.
+
+3. I sentimenti composti sono quindi stati intensivi di carattere
+unitario, nei quali si possono percepire nello stesso tempo singole
+parti sentimentali più semplici. In un qualsiasi sentimento di tal
+natura noi possiamo distinguere _componenti sentimentali_ e una
+_risultante sentimentale_. Come componenti sentimentali ultimi si hanno
+sempre sentimenti sensoriali semplici; però alcuni di questi possono
+formare una risultante parziale, la quale poi entra come un componente
+composto nell’intero sentimento.
+
+Ogni sentimento composto si può così scomporre: 1) in un _sentimento
+totale_, risultante dalla connessione di tutte le sue parti; 2) nei
+singoli _sentimenti parziali_, che costituiscono i componenti di questo
+sentimento totale e che di nuovo si possono scindere in sentimenti
+parziali di diverso ordine, a seconda che essi constano di semplici
+sentimenti sensoriali (sentimenti parziali di primo ordine), o sono
+già essi stessi sentimenti totali (sentimenti parziali di secondo e
+superiore ordine). Dove sono sentimenti parziali di ordine superiore
+possono aver luogo combinazioni plurilaterali o _intrecci_ degli
+elementi, imperocchè il sentimento parziale di ordine inferiore
+può contemporaneamente entrare in sentimenti parziali di ordine
+superiore. Per tali intrecci la contestura del sentimento totale
+può farsi oltremodo complessa; e nel medesimo tempo il sentimento
+stesso, malgrado l’invariata natura dei suoi elementi, può acquistare
+un carattere variabile, a seconda che prevale l’uno o l’altro dei
+possibili intrecci dei sentimenti parziali.
+
+ 3_a_. Così, per es., all’accordo musicale di tre note _do
+ mi sol_ corrisponde un sentimento totale dell’armonia, di cui
+ elementi ultimi, come sentimenti parziali di primo ordine,
+ sono i sentimenti sonori corrispondenti ai singoli suoni _do mi
+ sol_. Fra questi e il risultante sentimento totale stanno come
+ sentimenti parziali di secondo ordine, i tre sentimenti armonici
+ corrispondenti agli accordi di due suoni _do mi, mi sol, do sol_,
+ e a seconda che uno di essi prevalga o tutti insieme si presentino
+ con quasi eguale intensità, anche il carattere del sentimento
+ totale ha in questo caso una quadruplice colorazione diversa. La
+ prevalenza di qualche complesso sentimento parziale può avere la
+ sua ragione ora nella maggiore intensità delle sue parti, ora in
+ sentimenti anteriori; se si va, ad es., da _do mi bemolle sol_
+ a _do mi sol_, è reso più forte il fattore parziale _do mi_; se
+ invece si va da _do mi la_ a _do mi sol_, è reso più intenso il
+ fattore _do sol_. Similmente anche una pluralità d’impressioni
+ cromatiche, a seconda che prevale questa o quella composizione
+ parziale, può avere effetti diversi: qui però a causa dell’ordine
+ estensivo delle impressioni, l’affinità spaziale esercita
+ un’azione in senso opposto alla variazione della composizione,
+ mentre l’influenza della forma spaziale con tutte le condizioni
+ che l’accompagnano, si aggiunge ancora come fattore essenziale di
+ complicazione.
+
+4. Se la struttura dei sentimenti composti è in tal guisa generalmente
+complessa al massimo grado, pur essa offre una serie di gradi di
+sviluppo, perchè i sentimenti complessi provenienti dai sensi del
+tatto, dell’olfatto e del gusto sono di una natura assai più semplice
+che quelli collegati colle rappresentazioni dell’udito e della vista.
+
+Quel sentimento totale che è connesso alle sensazioni tattili esterne
+e interne, suole specificamente essere designato come _sentimento
+generale_, perchè lo si considera come quel sentimento totale nel
+quale trova la sua espressione lo stato complesso del nostro benessere
+o malessere fisico. Da questo punto di veduta i due sensi chimici
+inferiori, l’_olfatto_ e il _gusto_, devono, egualmente, essere
+assegnati al sostrato sensibile del sentimento generale. Infatti
+i sentimenti parziali, che da essi hanno origine, si collegano in
+composti sentimentali indissolubili, con quelli provenienti dal tatto.
+Possono, è ben vero, nel singolo caso i sentimenti legati ora all’uno
+ora all’altro dominio di senso avere parte così predominante da far
+scomparire affatto gli altri sentimenti. Ma pur sempre, in tutto questo
+variare della base sensibile, permane la proprietà del sentimento
+generale di essere l’immediata espressione del nostro benessere o
+malessere fisico, e però fra tutti i sentimenti composti esso è il
+più affine ai sentimenti sensoriali semplici. I sensi della vista e
+dell’udito invece partecipano solo eccezionalmente, specialmente per
+insolita intensità di impressioni, al sostrato sensibile del sentimento
+generale.
+
+ 4_a_. Il sentimento generale è quella forma sentimentale
+ composta, nella quale si è prima notata la composizione di
+ sentimenti parziali, ma nello stesso tempo si è totalmente
+ disconosciuta la psicologica regolarità di questa composizione
+ e inoltre, nella maniera che è in uso in fisiologia, non si è
+ distinto il sentimento dal suo fondamento sensibile. E però il
+ sentimento generale è definito ora come la “coscienza del nostro
+ stato sensibile„ ora come “la somma o il _caos_ indistinto delle
+ sensazioni„ che ci è portato da tutte le parti del nostro corpo.
+ Infatti il sentimento generale risulta da una moltitudine di
+ sentimenti parziali; esso però non è la semplice somma di questi
+ sentimenti, ma un sentimento totale organico risultante da quelli.
+ Esso è pure certamente un sentimento totale dalla struttura più
+ semplice possibile, essendo composto di sentimenti parziali di
+ primo ordine, cioè di singoli sentimenti sensoriali, senza che
+ questi di solito entrino in speciali combinazioni di sentimenti
+ parziali di secondo e di più alto ordine. Però per lo più nel
+ prodotto risultante predomina un solo sentimento parziale, e
+ questo avviene specialmente quando una sensazione locale molto
+ forte è accompagnata da un sentimento di dolore. Però anche
+ sensazioni più deboli possono colla loro preponderanza relativa
+ determinare il tono sentimentale prevalente: e questo avviene
+ con speciale frequenza per le sensazioni di olfatto e di gusto
+ o per certe altre legate alla funzione regolare degli organi, ad
+ es., per le sensazioni tattili interne accompagnanti i movimenti
+ del camminare. Del resto spesso questa preponderanza relativa di
+ una singola sensazione può essere così debole che il sentimento
+ dominante non può essere scoperto che dall’attenzione sul proprio
+ stato soggettivo. In questo caso la direzione dell’attenzione ha
+ la facoltà di far prevalere un qualsiasi sentimento parziale.
+
+5. Dal sentimento generale ha origine quella distinzione di sentimenti
+contrari di _piacere_ e _dispiacere_, la quale da esso fu trasportata
+non solo ai singoli sentimenti semplici di cui si compone, ma a tutti
+i sentimenti. In quanto il sentimento generale è un sentimento totale,
+al quale corrisponde il benessere o malessere fisico del soggetto,
+le espressioni piacere e dispiacere sono infatti pienamente adatte a
+indicarci i contrari, tra i quali esso, indugiando non di rado per un
+tempo più o meno lungo in una zona di indifferenza, può oscillare. Così
+pure queste espressioni possono essere riferite ai singoli componenti
+in misura della loro partecipazione a quell’effetto complessivo. Ma
+non si è affatto autorizzati a usare queste designazioni per tutti
+gli altri sentimenti od a fare della loro applicabilità un criterio
+per il concetto del sentimento. Anche pel sentimento generale la
+contrapposizione di piacere e dispiacere può essere mantenuta solo nel
+senso, che queste parole rappresentino due classi, le quali racchiudano
+una quantità di sentimenti qualitativamente vari. Questa varietà già
+risulta dalla grandissima variazione nella composizione dei singoli
+sentimenti totali indicati col nome complessivo di sentimento generale
+(v. sopra pag. 67 e segg.).
+
+6. E appunto a causa di questa composizione si danno sentimenti
+generali, i quali non possono assolutamente essere designati come
+sentimenti di piacere, oppure di dispiacere, perchè essi constano di
+una serie di sentimenti di piacere e di dispiacere, nella quale, a
+seconda dei casi, può predominare ora l’uno ora l’altro. E poichè la
+particolarità di sentimenti di tal natura riposa sulla connessione di
+opposti sentimenti parziali, essi possono venir chiamati _sentimenti di
+contrasto_. Una forma semplice di un tal sentimento di contrasto fra i
+sentimenti generali è il _sentimento del solletico_ il quale si compone
+di un sentimento di piacere, accompagnante deboli sensazioni tattili
+esterne e da sentimenti legati alle sensazioni muscolari, che sorgono
+dai moti convulsi riflessi, suscitati dagli stimoli tattili. In quanto
+questi moti convulsi riflessi si diffondono più o meno largamente, e
+spesso anche, irradiandosi nel diaframma, portano arresti di respiro,
+il sentimento risultante può straordinariamente variare nei singoli
+casi per intensità, ampiezza e composizione.
+
+7. I sentimenti composti che appartengono al dominio dei sensi
+dell’udito e della vista, solitamente sono indicati anche come
+_sentimenti estetici elementari_, espressione questa che in sè e per
+sè abbraccia tutti i sentimenti che sono legati a rappresentazioni
+composte, e però essi stessi sono composti. Alla classe di questi
+sentimenti, così chiamati in base al concetto di αἴσθησις nel più
+largo senso, appartengono più specialmente quelli che si presentano
+come elementi di azioni estetiche nello stretto senso della parola.
+Il concetto di elementare in questi sentimenti non si riferisce ai
+sentimenti stessi, i quali non sono assolutamente semplici, ma esso
+deve solo esprimere un contrapposto relativo ai sentimenti estetici di
+gran lunga più composti e di grado superiore.
+
+I sentimenti percettivi o sentimenti estetici elementari dei sensi
+dell’udito e della vista ci possono servire come modelli di tutti
+gli ulteriori sentimenti composti che sorgono nel corso dei processi
+intellettuali, cioè dei sentimenti logici, dei morali e degli estetici
+di più alta natura. Infatti nella loro generale struttura psicologica
+tali forme sentimentali più complesse corrispondono perfettamente ai
+più semplici sentimenti percettivi: solo che quelli si collegano ancora
+con sentimenti ed emozioni che sorgono dalla complessiva connessione
+dei processi psichici.
+
+Mentre i contrari, entro i quali si muovono i sentimenti generali,
+appartengono prevalentemente a quelle qualità dei sentimenti che noi
+indichiamo colle espressioni di piacere e dispiacere, pei sentimenti
+estetici elementari si possono usare i termini contrari di _gradevole_
+e _disgradevole_, i quali vanno nelle stesse direzioni sentimentali,
+ma più oggettivi nel loro significato, esprimono non il benessere o il
+malessere del soggetto, bensì il rapporto degli oggetti al soggetto
+percipiente. Qui, ancora più che per il piacere ed il dispiacere,
+è manifesto che questi contrari designano non singoli sentimenti,
+ma indicano solo le direzioni generali, secondo le quali si possono
+ordinare i sentimenti infinitamente vari per ogni singolo caso e
+particolari per ogni rappresentazione individuale. Inoltre nei singoli
+sentimenti sussistono ma in più mutevole maniera anche le altre
+direzioni del sentimento (pag. 66), i sentimenti di eccitamento e di
+calma, di tensione e di sollievo.
+
+8. Non tenendo conto delle direzioni principali or ricordate e
+che si adattano a tutte le singole forme, noi possiamo ordinare
+tutti i sentimenti percettivi secondo i rapporti degli elementi
+di rappresentazione, rapporti di massima importanza per le loro
+qualità, in due classi, che diremo dei sentimenti _intensivi_ e degli
+_estensivi_. Fra i sentimenti _intensivi_ comprendiamo quelli che
+nascono dai rapporti in cui stanno le proprietà qualitative degli
+elementi sensibili di una rappresentazione; fra gli _estensivi_, quelli
+che hanno origine dall’ordine spaziale e temporale degli elementi.
+Le espressioni “intensivo„ e “estensivo„ devono pertanto qui essere
+riferite non alla natura del sentimento stesso, la quale in realtà è
+sempre intensiva, ma alle sue _condizioni di origine_.
+
+Quindi i sentimenti intensivi ed estensivi non sono solamente
+i fenomeni soggettivi che accompagnano le corrispondenti
+rappresentazioni, ma poichè ogni rappresentazione da un lato suole
+constare di elementi qualitativamente diversi, dall’altro viene a
+disporsi in un ordine estensivo qualsiasi d’impressioni, una medesima
+rappresentazione può essere contemporaneamente il sostrato di
+sentimenti intensivi ed estensivi. Così un oggetto che sia costituito
+di parti diversamente colorate, percepito colla vista, può suscitare
+un sentimento intensivo per il rapporto reciproco dei colori e uno
+estensivo per la sua forma. Una successione di suoni è legata a un
+sentimento intensivo che corrisponde al rapporto qualitativo dei suoni
+e ad uno estensivo che proviene dalla successione nel tempo ritmica o
+aritmica. Perciò sentimenti intensivi ed estensivi sono generalmente
+legati al tempo stesso tanto alle rappresentazioni dell’udito quanto
+a quelle della vista; naturalmente in certe condizioni una di queste
+forme può scomparire di fronte all’altra. Così, udendo per un momento
+un accordo, si percepisce solo un sentimento intensivo; all’opposto,
+udendo una serie ritmica di impressioni sonore indifferenti, appare in
+notevole grado solo un sentimento estensivo. Per l’analisi psicologica
+è senza dubbio opportuno il fissare le condizioni nelle quali una certa
+forma sentimentale può sorgere, essendo esclusa al massimo grado ogni
+altra.
+
+9. Fra i sentimenti intensivi che in tal guisa si possono osservare,
+quelli che sono collegati a _combinazioni di colori_, seguono questa
+regola: una combinazione di _due_ colori col massimo della differenza
+qualitativa riesce anche gradevole al massimo grado. Ma ogni singola
+combinazione di colori ha insieme uno specifico carattere sentimentale,
+il quale si compone dei sentimenti parziali dei singoli colori e del
+sentimento totale, che sorge, come risultante da quelli. Inoltre anche
+qui, come già pei sentimenti semplici di colore, l’effetto è complicato
+da associazioni accidentali e dai sentimenti complessi che da queste
+provengono (v. pag. 61). Per le combinazioni di più di due colori non
+si sono fatte ancora sufficienti ricerche.
+
+I sentimenti delle _combinazioni di suoni_ costituiscono una varietà
+straordinariamente ricca e precisamente quel dominio sentimentale, nel
+quale preferibilmente si esplica quella formazione, già sopra (pag.
+130) esposta nello linee generali, di sentimenti parziali di diverso
+ordine coi loro intrecci varianti a seconda di condizioni speciali.
+L’esame dei singoli sentimenti, nascenti in tal guisa, è còmpito
+dell’estetica psicologica della musica.
+
+10. I sentimenti _estensivi_ possono essere ancora distinti in
+spaziali e temporali, dei quali i primi, _i sentimenti di forma_,
+spettano prevalentemente alla vista; i secondi, _i sentimenti ritmici_,
+specialmente all’udito, ed ambedue poi, nell’ inizio dello sviluppo, al
+tatto.
+
+Il _sentimento ottico di forma_ si manifesta innanzi tutto nel
+preferire forme regolari alle irregolari, e poi, quando sia dato di
+scegliere tra diverse forme regolari, nel preferire quelle organate
+secondo leggi _semplici_. Tra queste sono fra tutte preferite le due
+seguenti, quella della simmetria col rapporto 1:1 e quella, della
+sezione aurea col rapporto x + 1 : x = x : 1 (il tutto sta alla parte
+maggiore, come questa alla minore). Il fatto, che nella scelta tra
+queste due leggi la simmetria ha generalmente la preferenza nella
+divisione orizzontale delle forme, la sezione aurea nella verticale,
+è verosimilmente un portato delle associazioni, specialmente delle
+associazioni colle forme organiche, ad es., colle umane. La preferenza,
+che si dà alla regolarità e a certe leggi più semplici, non può
+essere interpretata altrimenti ohe ammettendo essere la misura di
+ogni singola dimensione collegata a una sensazione tattile interna
+dell’occhio e a un concomitante sentimento sensoriale, il quale come
+sentimento parziale entri nel tutto di un sentimento ottico di forma;
+in questo caso il sentimento totale dell’ordine regolare, il quale
+sorge alla visione dell’intera forma, è poi modificato dal rapporto
+reciproco, tanto delle diverse sensazioni, quanto dei sentimenti
+parziali. Associazioni e sentimenti a queste connessi possono anche
+qui aggiungersi come parti secondarie, ma pur sempre fondentisi col
+sentimento totale.
+
+Il _sentimento ritmico_ è affatto dipendente dallo condizioni formulate
+nello studio delle rappresentazioni di tempo. I sentimenti parziali
+sono qui rappresentati da quei sentimenti di attesa o in tensione
+o soddisfatta, che nel loro regolare avvicendarsi costituiscono la
+rappresentazione ritmica di tempo. Il modo della connessione dei
+sentimenti parziali e specialmente la preponderanza di alcuni di essi
+nel sentimento totale formantesi, ancora in più alto grado che il
+momentaneo carattere di un sentimento intensivo, son dipendenti dal
+rapporto, nel quale i sentimenti immediatamente presenti si trovano di
+fronte ai precedenti. Questo si manifesta specialmente nella grande
+influenza, che ogni mutamento del ritmo esercita sul sentimento
+ritmico. E per essere così generalmente collegati a un certo periodo
+di tempo, i sentimenti ritmici rappresentano il punto di passaggio più
+prossimo alle emozioni. Se un’emozione può anche svilupparsi da ogni
+sentimento composto, la condizione però per il sorger di un sentimento
+non è per nessun altro sentimento così come per questo, anche una
+condizione necessaria per il sorgere di un certo grado di emozione,
+che in questo caso suole essere moderato solo dalla regolare serie dei
+sentimenti (v. § 13; 1, 7).
+
+11. A causa dell’immensa varietà dei sentimenti composti, che è
+collegata a una varietà egualmente grande di loro condizioni, non
+si può naturalmente pensare a una teoria psicologica, che tutti li
+abbracci, a una teoria di natura unitaria, quale ci fu possibile, ad
+es., per le rappresentazioni di spazio e di tempo. Pure in essi si
+manifestano alcune proprietà comuni, per le quali essi si ordinano
+sotto certi generali punti di veduta psicologici. Sono precisamente
+_due_ questi fattori, dei quali si compone ogni effetto sentimentale
+di tal natura: primo il rapporto dei sentimenti parziali fra loro e
+secondo la loro riunione in un unico sentimento totale. Il primo di
+questi fattori si esplica più fortemente nei sentimenti intensivi,
+il secondo nei sentimenti estensivi; di fatto però ambedue non solo
+sono sempre collegati, ma anche si determinano reciprocamente. Così
+una figura, la quale ci riesce ancora gradevole, può essere tanto più
+complessa, quanto più i rapporti delle sue parti si ordinano secondo
+certe regole; e questo vale anche per il ritmo. D’altro lato anche la
+riunione delle parti in un tutto favorisce la manifestazione delle
+singole parti costituenti il sentimento. In tutte queste relazioni
+le composizioni sentimentali mostrano la massima somiglianza colle
+composizioni intensive di rappresentazioni, mentre l’ordine esteso
+delle impressioni, specialmente quello spaziale, rende possibile
+molto prima una coesistenza relativamente indipendente di più
+rappresentazioni.
+
+12. Questa proprietà, della connessione stretta e intensiva di
+tutte le parti di un sentimento, anche per quei sentimenti, i cui
+fondamenti rappresentativi sono ordinati estensivamente, nello spazio
+o nel tempo, si connette con un principio, che è valido per tutti i
+sentimenti e anche per i moti d’animo, di cui abbiamo a parlare in
+seguito, e che noi vogliamo designare come _il principio dell’unità
+dello stato sentimentale_. Questo principio sta in ciò, che in un
+dato momento è possibile sempre _un solo_ sentimento totale, oppure,
+con altra espressione, che tutti i sentimenti parziali presenti in un
+dato momento si riuniscono finalmente sempre in un unico sentimento
+totale. Questo principio dell’unità dello stato sentimentale sta però
+evidentemente in connessione col rapporto generale tra rappresentazione
+e sentimento, per il quale nella rappresentazione trova la sua
+espressione un contenuto immediato della esperienza, secondo le qualità
+ad esso attribuite senza riguardo al soggetto, nel sentimento invece si
+esplica il rapporto che sempre un tale contenuto dell’esperienza ha nel
+tempo stesso col soggetto.
+
+
+
+
+§ 13. — Le emozioni.
+
+
+1. Il sentimento è, in conformità al carattere generale del processo
+psichico, uno stato non durevole. Nell’analisi psicologica di un
+sentimento composto noi dobbiamo sempre pensare fissato un momentaneo
+stato d’animo. E poichè questo tanto più facilmente si raggiunge,
+quanto più decorrono graduali e continui i processi psichici, si è
+accolta la denominazione di _sentimenti_ principalmente per processi
+svolgentisi con relativa lentezza, come pure per quelli che, quali ad
+es., i sentimenti ritmici, nel loro regolare decorso nel tempo, non
+sorpassano mai una certa misura media dell’intensità. Quando invece una
+serie di sentimenti svolgentesi nel tempo si riunisce in un decorso
+connesso, il quale di fronte ai processi antecedenti e seguenti
+si specifica come un tutto unito, avente in generale sul soggetto
+un’azione più intensa che un sentimento singolo, allora noi chiamiamo
+tale decorso di sentimenti un’_emozione_.
+
+Questa espressione già di per sè indica che non si è in presenza di
+specifici contenuti soggettivi dell’esperienza, i quali distinguono
+l’emozione dal sentimento, ma piuttosto di nuovi effetti prodotti
+dall’emozione in seguito alla speciale composizione di certi contenuti
+sentimentali. Quindi anche tra sentimento ed emozione non si deve
+tracciare alcun deciso confine. Ogni sentimento più intensivo passa in
+un’emozione e può da questa sciogliersi solo mediante un’astrazione
+più o meno volontaria. Ma in quei sentimenti, che sin dall’inizio
+sono legati a un determinato decorso nel tempo, nei sentimenti
+_ritmici_, una siffatta astrazione è propriamente impossibile. Il
+sentimento ritmico per vero si distingue ancora tutt’al più per la
+minore intensità di quell’effetto complessivo sul soggetto, al quale
+l’“emozione„ deve il suo nome[21]. Però anche questa differenza è
+fluttuante, e tosto che i sentimenti prodotti da impressioni ritmiche
+si sono fatti più vivaci, come suole specialmente avvenire, quando il
+ritmo si collega con un contenuto sensibile, suscitante fortemente il
+sentimento, i sentimenti ritmici diventano realmente emozioni. Perciò i
+sentimenti ritmici, così nella musica come nella poesia, costituiscono
+un importante sussidio per rappresentare emozioni e per suscitarle
+nello ascoltatore.
+
+2. La lingua ha indicato le diverse emozioni con nomi, che proprio come
+le designazioni dei sentimenti, non indicano processi individuali,
+ma classi, in ciascuna delle quali si può comprendere una quantità
+di singole emozioni secondo certi caratteri comuni. Emozioni, come la
+gioia, la speranza, la cura, il cordoglio, l’ira, ecc., non soltanto
+sono in ogni singolo caso, nel quale si presentino, accompagnate
+da speciali contenuti rappresentativi, ma anche i loro contenuti
+sentimentali e persino il loro modo di decorso possono volta a volta
+variamente mutare. Quanto più un processo psichico è composto,
+si presenta di natura tanto più particolare nel singolo caso, e
+però un’emozione individuale si ripete in forma identica ancor più
+difficilmente che un sentimento individuale. Le designazioni generali
+delle emozioni hanno quindi tutt’al più questo significato: di
+abbracciare certe _forme tipiche di decorso aventi affini contenuti
+sentimentali_.
+
+3. Non ogni connesso decorso di sentimenti è detto emozione e può,
+come tale, essere assunto sotto una di quelle forme tipiche, fissate
+dalla lingua. Anche l’emozione possiede piuttosto il carattere di
+un tutto unico, che si differenzia dal sentimento composto per due
+particolarità: presenta un determinato decorso nel tempo ed ha un
+più intenso e successivo effetto sulla connessione dei processi
+psichici. La prima di queste particolarità ha la sua ragione in ciò,
+che l’emozione di fronte al singolo sentimento è un processo di un
+grado più elevato, perchè sempre in sè racchiude una successione di più
+sentimenti; la seconda è strettamente collegata alla prima, e si fonda
+sull’aumento di effetto, che un sommarsi dei sentimenti porta sempre
+con sè.
+
+Per questi caratteri l’emozione presenta, malgrado la varietà delle
+sue forme, una certa regolarità di decorso. Essa comincia sempre con
+un _sentimento iniziale_ più o meno intenso, il quale colla sua qualità
+e direzione dinota anche la natura dell’emozione e ha la sua origine o
+in una rappresentazione suscitata da uno stimolo esterno (eccitamento
+emotivo esterno), o in un processo psichico, proveniente da condizioni
+associative o appercettive (eccitamento emotivo interno). Poi segue un
+_decorso rappresentativo_, accompagnato da sentimenti corrispondenti,
+il quale e per la qualità dei sentimenti e per la rapidità del
+processo offre nelle singole emozioni differenze caratteristiche.
+Infine l’emozione si chiude con un _sentimento finale_, che rimane
+dopo il passaggio di quel decorso in uno stato d’animo più calmo,
+e in questo sentimento finale l’emozione declina, a meno che essa
+passi nel sentimento iniziale di un nuovo stato emotivo. E questo
+avviene specialmente nelle emozioni, che presentano un tipo di decorso
+intermittente (v. sotto 13).
+
+4. L’accrescimento degli effetti, che si osserva nel decorso
+dell’emozione, si riferisce non solo al contenuto psichico dei
+sentimenti, che la compongono, ma anche ai fenomeni _fisici_, che
+l’accompagnano. Nei sentimenti isolati questi fenomeni si limitano alle
+assai piccole alterazioni dell’innervazione del cuore e del respiro,
+le quali si possono dimostrare solo mediante esatti metodi grafici
+(pag. 70). Ma nell’emozione ciò avviene in modo essenzialmente diverso.
+Qui non solo pel sommarsi e l’avvicendarsi dei successivi stimoli
+sentimentali aumentano gli effetti sul cuore, sui vasi sanguigni e
+sulla respirazione, ma all’influenza emotiva sono tratti a partecipare
+in modo visibile _gli organi esterni di movimento_, poichè entrano in
+campo dapprima i movimenti dei muscoli della bocca (movimenti mimici),
+poi quelli delle braccia e di tutto il corpo (movimenti pantomimici),
+e a questi nelle emozioni più forti possono anche aggiungersi diffuse
+alterazioni d’innervazione, come tremito muscolare, convulsivi
+scuotimenti del diaframma, e dei muscoli del viso, abbassamento della
+tonicità muscolare, quasi fosse prodotto da paralisi.
+
+A causa del loro valore sintomatico per le emozioni, tutti questi
+movimenti sono designati come _movimenti espressivi_. Di solito
+essi sorgono affatto involontariamente, o come effetti di natura
+riflessa delle eccitazioni emotive, o nella forma di azioni impulsive
+balzanti dalle parti sentimentali dell’emozione. Ma essi poi anche per
+volontario aumento o diminuzione o anche per intenzionata produzione
+dei movimenti possono venir variati nelle più diverse maniere, così
+che nei movimenti espressivi può entrare in azione tutta la scala delle
+reazioni esterne di moto, della quale parleremo trattando delle azioni
+esterne del volere (§ 14). Ma poichè queste diverse forme di movimento
+possono nel carattere esteriore perfettamente eguagliarsi e inoltre
+secondo la loro natura psichica possono spesso senza decisi limiti
+passare le une nelle altre, all’osservatore oggettivo è di solito
+impossibile il distinguerle.
+
+5. Rispetto al loro carattere sintomatico i movimenti espressivi delle
+emozioni possono essere distinti in _tre_ classi: 1) _Sintomi puramente
+intensivi_: essi sono le forme espressive di emozioni piuttosto forti,
+e consistono pei gradi mediocri in movimenti esagerati, per emozioni
+molto violente in subitaneo arresto o paralizzazione del movimento;
+2) _Qualitative estrinsecazioni sentimentali_: esse consistono in
+movimenti mimici, fra i quali occupano il primo posto i movimenti
+dei muscoli della bocca, simili ai riflessi, che tengono dietro ad
+impressioni saporifiche di dolce, acido e amaro. L’espressione del
+sapore dolce corrisponde alle emozioni di piacere, quella dell’amaro
+e dell’acido alle emozioni di dispiacere, mentre le particolari
+modificazioni del sentimento, come la eccitazione e la depressione,
+la tensione e il sollievo sono espresse dalla tensione dei muscoli
+della bocca. 3) _Estrinsecazioni rappresentative_: generalmente
+consistono in movimenti _pantomimici_, coi quali o si indicano
+gli oggetti dell’emozione (gesti indicanti), o si designano gli
+oggetti ed i processi ad essi legati, dalla forma del movimento
+(gesti descriventi). Manifestamente queste tre forme d’espressione
+corrispondono esattamente agli elementi psichici dell’emozione e
+alle loro proprietà fondamentali: la prima all’intensità, la seconda
+alla qualità dei sentimenti, e la terza al contenuto rappresentativo.
+Conseguentemente anche un solo concreto movimento espressivo può in
+sè riunire tutte tre le forme espressive. La terza forma, quella delle
+estrinsecazioni rappresentative, a causa delle sue relazioni genetiche
+col _linguaggio_, è di una speciale importanza psicologica (vedi § 21,
+3).
+
+6. I fenomeni concomitanti alle emozioni nel dominio dei movimenti di
+_polso_ e di _respirazione_ possono essere di triplice natura. Essi
+possono consistere: 1) nell’immediato effetto dei sentimenti, dei
+quali si compongono le emozioni, così, ad es., in un allungamento delle
+onde del polso e del respiro, se i sentimenti sono di piacere; in un
+raccorciamento, se sono sentimenti spiacevoli (cfr. pag. 70). Però
+questo si nota solo nelle emozioni relativamente calme, nelle quali
+i singoli sentimenti hanno tempo sufficiente a svolgersi. Ma quando
+vien meno questa condizione, allora appaiono fenomeni, che dipendono
+non solo dalla qualità dei sentimenti, ma insieme e il più delle volte
+prevalentemente dall’intensità degli effetti di innervazione prodotti
+dal sommarsi dei sentimenti. Tali effetti possono poi consistere: 2)
+in _rinforzata_ innervazione, la quale sorge, per una non troppo rapida
+successione di sentimenti, in seguito ad un _aumento_ dell’eccitazione
+prodotto in questo caso dal sommarsi dei sentimenti; poichè nel cuore
+l’aumento d’eccitazione colpisce soprattutto i nervi d’arresto, essa
+si manifesta in pulsazioni fatte più lente e più forti, alle quali
+per lo più si accompagna un aumento d’innervazione nei muscoli mimici
+e pantomimici: _emozioni steniche_. Se il decorso dei sentimenti o
+è molto tumultuario, o dura un tempo insolitamente lungo, in eguale
+direzione l’effetto dell’emozione è: 3) una _paralizzazione_ più o meno
+diffusa dell’innervazione del cuore e del tono dei muscoli esterni,
+collegata in certi casi con speciali perturbazioni d’innervazione
+di singoli gruppi muscolari, principalmente del diaframma e dei
+muscoli del viso che con quello sono sinergici. Il primo sintomo
+della paralizzazione dei nervi regolatori del cuore è una grande
+accelerazione di pulsazioni con accelerazione corrispondente di
+respiro, mentre contemporaneamente i movimenti del polso e del respiro
+diventano più deboli e il tono dei muscoli esterni decresce sino a
+un rilassamento quasi paralitico: _emozioni asteniche_. Un’ultima
+differenza, che però non può dare luogo a una specie indipendente di
+effetti fisici delle emozioni, perchè si tratta solo di modificazioni
+dei fenomeni caratterizzanti le emozioni steniche e asteniche, si fonda
+finalmente: 4) sulla maggiore o minore _rapidità_ colla quale avviene
+l’aumento o l’inibizione dell’innervazione: _emozioni rapide e lente_.
+
+ 6_a_. La vecchia psicologia, conseguente alla sua tendenza
+ generale di dare un’interpretazione intellettualistica ai processi
+ psichici, era solita presentare delle riflessioni logiche sulle
+ emozioni come una teoria o quanto meno come una esposizione
+ delle emozioni. Il più bell’esempio di questa maniera è la
+ dottrina che dell’emozioni ci dà lo Spinoza. In questa dottrina
+ le trattazioni psicologiche subivano per lo più l’influenza dei
+ punti di veduta _etici_ più di quello che fosse desiderabile nel
+ puro interesse della psicologia. Su ciò si fondava specialmente
+ anche quella distinzione fra emozione e _passione_ che nella
+ vecchia psicologia aveva una parte essenziale, intendendosi per
+ la seconda il predominio sul volere di determinati impulsi avente
+ la sua origine in durevoli sentimenti ed in emozioni. Kant mutò
+ il valore di questo concetto ponendo la proprietà dell’emozione
+ nel subitaneo sorgere e quella della passione nella direzione
+ del sentimento fatta abitudine. Tutte queste distinzioni sono in
+ parte di un’importanza puramente pratica e rientrano senz’altro
+ nel dominio dello studio del carattere e dell’etica, e in parte si
+ riferiscono a proprietà che spettano agl’indizi dell’intensità e
+ del decorso dell’emozioni (12 segg). Psicologicamente considerate,
+ le passioni non costituiscono affatto un dominio di processi
+ psichici, che in qualche modo si debba separare dalle emozioni.
+ Di fronte a questa trattazione della vecchia psicologia basantesi
+ soprattutto su motivi di psicologia pratica, nei tempi recenti i
+ movimenti espressivi hanno specialmente richiamato l’attenzione
+ cioè gli speciali fenomeni concomitanti alle emozioni che
+ avvengono nel polso, nella respirazione e nella innervazione dei
+ vasi sanguigni. Ma a questi fenomeni che presi nel loro esatto
+ significato sono certamente importanti, si assegnò un valore
+ completamente falso, perchè furono considerati come sussidi coi
+ quali si possa ricercare la natura psicologica delle emozioni. In
+ base a questa opinione sorse una classificazione delle emozioni
+ fondata esclusivamente sugli indizi fisici, classificazione
+ che doveva convalidare la teoria che le emozioni siano semplici
+ effetti dei moti espressivi e però, ad es., la tristezza consti
+ solo delle sensazioni che accompagnano i movimenti mimici del
+ pianto, e così via. In maniera alquanto più temperata si è
+ cercato di dare ai movimenti espressivi il loro vero valore per
+ le emozioni, considerando la loro presenza come l’indizio generale
+ per la distinzione delle emozioni dai sentimenti. Ma anche questo
+ è tanto meno giustificato, in quanto che simili fenomeni fisici
+ d’espressione già appaiono nei sentimenti, e il fatto, che questi
+ sintomi siano più o meno chiaramente visibili, non può certo
+ costituire un contrassegno. L’essenziale differenza dell’emozione
+ dal sentimento è piuttosto _psicologica_ in quanto quello
+ rappresenta un decorso di sentimenti costituenti un tutto unito. I
+ movimenti espressivi sono solo le conseguenze dell’accrescimento
+ che le parti antecedenti di un tale decorso esercitano dal lato
+ fisico sulle seguenti. Da ciò deriva che anche gli indizi sui
+ quali si deve esclusivamente basare la classificazione delle
+ emozioni devono essere _psicologici_ (v. sotto 9).
+
+7. Per quanto i concomitanti fenomeni fisici siano parte importante
+delle emozioni, pur essi non stanno in relazione costante colla
+_qualità psicologica_ di quelle. Questo vale specialmente pel polso
+e pel respiro, ma anche per le espressioni pantomimiche di forti
+emozioni. Emozioni che hanno un contenuto sentimentale molto diverso,
+anzi opposto, possono talvolta appartenere alla medesima classe per
+ciò che riguarda questi concomitanti fenomeni fisici. Così possono,
+ad es., gioia ed ira essere egualmente emozioni steniche. Una gioia
+accompagnata da sorpresa può però anche dare l’imagine fisica di
+un’emozione astenica. Infatti, negli effetti generali d’innervazione
+che dànno luogo a quella distinzione di emozioni steniche e asteniche,
+rapide e lente, si specchiano non i contenuti sentimentali, ma solo
+le proprietà formali dell’intensità e della velocità nel decorso dei
+sentimenti. Questo appare chiaramente anche da ciò, che differenze
+dell’innervazione involontaria analoghe a quelle che accompagnano
+emozioni diverse, possono essere suscitate da una semplice successione
+di impressioni indifferenti, ad es., dalle battute di un metronomo.
+Specialmente si osserva che la _respirazione_ ha la tendenza di
+adattarsi alla maggiore o minore rapidità delle battute del metronomo;
+coll’aumento di questa rapidità i movimenti della respirazione
+diventano più frequenti e per solito anche certe fasi di respiro
+coincidono con certe battute. Donde appare chiaramente che anche
+all’udire un tale ritmo indifferente non restiamo del tutto liberi
+d’emozioni; colla crescente rapidità delle battute abbiamo dapprima
+l’impressione di un’emozione calma, poi di una stenica, e infine per
+una successione rapidissima, di una astenica. Però le emozioni in
+questa ricerca hanno certamente un puro carattere formale: esse dal
+lato del contenuto mostrano una grande indeterminatezza, che scompare
+solo quando ci pensiamo investiti di un’emozione concreta avente
+eguali proprietà formali. Questo avviene in realtà molto facilmente
+e su ciò si fonda la grande attitudine delle impressioni ritmiche,
+così a descrivere come a produrre emozioni. Per produrre un’emozione
+completa in tutte le sue parti, v’è bisogno ancora solo di un accenno
+al qualitativo contenuto sentimentale, quale è possibile alla musica
+mediante il contenuto sonoro delle imagini musicali.
+
+ 7_a._ Da questo rapporto degli effetti fisici delle emozioni al
+ contenuto psichico delle emozioni stesse deriva anche che i primi
+ non mai possono sostituire l’immediata osservazione psicologica
+ delle emozioni. Essi sono in generale sussidi sintomatici che si
+ prestano a più interpretazioni; se legati all’autoosservazione
+ condotta sperimentalmente essi hanno un grande valore ma per sè
+ soli nessuno. Una volta che sono state compiute le osservazioni
+ sperimentali essi giovano specialmente come mezzi di controllo.
+ Per le emozioni infatti vale in modo del tutto particolare,
+ la circostanza che quell’osservazione dei processi psichici,
+ i quali si presentano per sè stessi nel naturale decorso della
+ vita, rimane assolutamente insufficiente. In primo luogo il caso
+ non offre al psicologo le emozioni in quel momento, nel quale
+ egli le potrebbe scientificamente analizzare; in secondo luogo,
+ specialmente quando si tratta di emozioni più forti fondate su
+ cause reali, noi ci troviamo nelle condizioni meno opportune
+ per poterci esattamente osservare. Molto meglio si raggiunge lo
+ scopo, se _volontariamente_ ci poniamo in un certo stato emotivo.
+ Ma non essendo possibile valutare fin dove l’emozione, in tal
+ guisa soggettivamente prodotta, concordi per intensità e maniera
+ di decorso con altra emozione di eguale specie prodotta da cause
+ oggettive, allora la contemporanea mancanza degli effetti fisici,
+ specialmente di quelli ohe più sfuggono all’influsso della
+ volontà, il polso e il respiro, serve come controllo, imperocchè
+ per eguale qualità psicologica delle emozioni noi possiamo
+ a diritto concludere da corrispondenti effetti fisici a una
+ concordanza delle loro proprietà formali.
+
+8. Così nel sorgere naturale come nella produzione artificiale
+delle emozioni, i concomitanti fenomeni fisici indipendentemente dal
+loro valore sintomatico, possiedono ancora l’importante proprietà
+psicologica di _fare più intensa l’emozione_. Essa si fonda su ciò, che
+l’innervazione eccitante o inibente di determinati domini muscolari è
+accompagnata da sensazioni tattili interne, alle quali sono associati
+_sentimenti sensoriali_, e questi si collegano al rimanente contenuto
+sentimentale delle emozioni, e però queste aumentano d’intensità. Tali
+sentimenti provengono dal movimento del cuore, dalla respirazione
+e dall’innervazione dei vasi sanguigni soltanto nel caso di forti
+emozioni, dove essi possono diventare sempre più intensi; invece nelle
+emozioni moderate gli stati dell’accresciuta o diminuita tensione
+muscolare influiscono già sullo stato sentimentale, quindi anche
+sull’emozione.
+
+9. Per il grande numero dei fattori che si devono prendere in esame
+nello studio delle emozioni, un’analisi psicologica delle singole
+forme di esse è impossibile, tanto più che ciascuno dei molti nomi
+di distinzione indica anche qui solo una _classe_, nella quale è
+una quantità di forme speciali e in queste ancora innumerevoli casi
+individuali di una varietà infinita. E però qui è solo possibile dare
+uno sguardo alle principali _forme fondamentali delle emozioni_.
+I punti di vista dai quali si deve dare questo sguardo generale
+devono manifestamente essere _psicologici_, cioè tali che siano
+desunti dall’immediata proprietà delle emozioni stesse, perchè i
+fenomeni _fisici_ concomitanti hanno dappertutto solo un valore di
+sintomi e inoltre, come già si è notato, si prestano spesso a più di
+un’interpretazione.
+
+Di tali punti di vista psicologici _tre_ possono, in generale, essere
+posti a base della distinzione delle emozioni: 1º la _qualità_ dei
+sentimenti che entrano a costituire le emozioni; 2º l’_intensità_ di
+questi sentimenti; 3º la _forma del decorso_, che è determinata dalla
+maniera e dalla rapidità della variazione dei sentimenti.
+
+10. In base alla _qualità dei sentimenti_ si possono stabilire tosto
+alcune forme fondamentali di emozioni che corrispondono alle direzioni
+fondamentali dei sentimenti già antecedentemente distinte (pag. 66).
+Quindi sarebbero a distinguersi emozioni piacevoli e spiacevoli,
+eccitanti e deprimenti, di tensione e di sollievo. Ma conviene notare
+che le emozioni, a causa della loro costituzione più complessa, ancora
+più che i sentimenti sono generalmente di forma _mista_. Pertanto, in
+generale, solo _una_ di quelle direzioni del sentimento può indicarsi
+come _primaria_ per una certa emozione; tutti gli altri elementi
+sentimentali, che appartengono alle altre direzioni, si annettono poi
+a questa come parti _secondarie_. E questo carattere secondario si
+dimostra di solito anche in ciò che, a seconda di condizioni diverse,
+possono sorgere divergenti forme subordinate dell’ emozione primaria.
+Ad es., la gioia pel suo carattere fondamentale è un’emozione di
+piacere; essa poi nel suo decorso, per l’aumento dei sentimenti,
+diventa per lo più anche un’emozione eccitante, ma quando l’intensità
+dei sentimenti sorpassa la misura, essa diventa deprimente. La pena
+è un’emozione spiacevole, di natura per lo più deprimente; con una
+maggiore intensità dei sentimenti può anche essere eccitante, per poi
+ad un’intensità massima passar di nuovo in una pronunciata depressione.
+Ancor più decisamente l’ira nel suo carattere predominante è
+un’emozione spiacevole d’eccitamento, ma ad una maggiore intensità dei
+sentimenti, passando nella furia, può essa pure diventare deprimente.
+Mentre la natura eccitante o deprimente ci appare solo come forma
+secondaria delle emozioni di piacere e dispiacere, vediamo talvolta i
+sentimenti di tensione o di sollievo essere parte fondamentale o almeno
+primaria delle emozioni. Così nell’emozione dell’attesa il sentimento
+di tensione speciale di questo stato è il primario; trasformandosi in
+emozione si aggiungono facilmente sentimenti spiacevoli di natura, a
+seconda delle circostanze, deprimente od eccitante. Nelle impressioni
+o nei movimenti ritmici dall’avvicendarsi dei sentimenti di tensione o
+di sollievo nascono infine emozioni di piacere, le quali poi, a seconda
+della natura del ritmo, sono eccitanti o deprimenti, e in questo ultimo
+caso però si mescolano con sentimenti spiacevoli, oppure, specialmente
+per la cooperazione di altri elementi sentimentali (ad es., di
+sentimenti di suono e di armonia), possono del tutto trasformarsi in
+sentimenti di dispiacere.
+
+11. Nelle designazioni create dal linguaggio per le emozioni è stato
+sopratutto considerato questo lato _qualitativo_ dei sentimenti e in
+questo ancora il carattere di piacere e dispiacere dei sentimenti, onde
+le emozioni sono composte. E però i concetti fissati dal linguaggio
+possono essere ordinati in _tre_ classi: 1º designazioni di emozioni
+_soggettive_, distinguibili principalmente in base allo stato d’animo,
+come gioia e pena, e come sottospecie della pena, sulle quali pur
+esercitano un’influenza, come concomitanti, le altre direzioni dei
+sentimenti, ora la deprimente, ora quella di tensione o di sollievo:
+mestizia, cordoglio, affanno e terrore; 2º designazioni di emozioni
+_oggettive_ riferentisi a un oggetto esterno, come contentezza e
+scontentezza, e come sottospecie di quest’ultima, che riuniscono
+in sè, come sopra, diverse direzioni: fastidio, svogliatezza, ira,
+furia; 3º designazioni di emozioni _oggettive_, che si riferiscono ad
+avvenimenti esterni, i quali si aspettano nel _futuro_, come speranza
+e timore, e come modificazioni di quest’ultima, angoscia e cura. Esse
+sono composizioni di emozioni di tensione con sentimenti di piacere e
+dispiacere, e in mutabile guisa anche con una direzione sentimentale
+eccitante o deprimente.
+
+Come si vede il linguaggio ha foggiato per le emozioni di dispiacere
+una varietà di nomi di gran lunga maggiore che per quelle di piacere.
+Infatti l’osservazione rende probabile, che le emozioni di dispiacere
+presentino una maggiore differenza nelle forme tipiche di decorso e che
+però la loro varietà sia veramente maggiore.
+
+12. In base all’_intensità_ dei sentimenti, noi possiamo distinguere
+le emozioni in _forti_ e _deboli_. Questi concetti, desunti dalle
+proprietà psichiche dei sentimenti, non si identificano con quelli
+delle emozioni steniche ed asteniche fondate sui concomitanti fenomeni
+fisici, ma il rapporto di quelle categorie psicologiche a queste
+psicofisiche è da un lato dipendente dalla qualità, dall’altro dal
+grado d’intensità dei sentimenti. Quindi le emozioni di piaceri deboli
+o mediocremente forti sono steniche, quelle invece di dispiacere
+diventano, se durano abbastanza a lungo, asteniche, anche quando
+sono di debole intensità, come cordoglio e cura. Infine le più forti
+emozioni, come terrore, angoscia, furia e anche una smodata allegrezza,
+sono sempre asteniche. E perciò la distinzione dell’intensità psichica
+delle emozioni è d’importanza secondaria, tanto più che emozioni per
+altra parte affini non solo possono presentarsi con diversa intensità,
+ma possono anche variare d’intensità in un medesimo decorso. Ma
+essendo questo variare delle emozioni, a causa del suesposto principio
+(pag. 143) del rinforzamento dell’emozione, determinato per una
+parte essenziale dai sentimenti sensoriali che sorgono in seguito
+ai concomitanti fenomeni fisici, si fa manifesto che in questo caso
+la contrapposizione, in origine fisiologica, di stenico e astenico
+esercita spesso anche sulla natura psicologica dell’emozione una più
+decisiva influenza che la primaria intensità psichica dell’emozione
+stessa.
+
+13. Più importante è il _terzo_ carattere per cui si differenziano
+le emozioni, la _forma del decorso_: secondo questa noi possiamo
+distinguere: 1) emozioni _irrompenti, improvvise_, come sorpresa,
+sbalordimento, delusione, terrore, furia; esse molto rapidamente
+s’innalzano a un massimo, poi a poco a poco decrescono e ripassano
+nello stato di calma; 2) emozioni _gradatamente crescenti_, come
+cura, dubbio, cordoglio, tristezza, attesa, e in molti casi anche
+gioia, ira, angoscia; esse aumentano a poco a poco al loro massimo e
+di nuovo egualmente a poco a poco declinano. Una modificazione delle
+emozioni gradatamente crescenti costituisce infine: 3) le emozioni
+_intermittenti_, nelle quali più fasi crescenti e decrescenti si
+seguono le une alle altre. A queste appartengono le emozioni di
+maggiore durata. Così sorgono specialmente, a guisa di parossismi,
+gioia, ira, tristezza, ma anche le altre diversissime emozioni
+crescenti gradatamente, e in tali casi è spesso possibile distinguere
+anche uno stadio d’intensità crescente e uno d’intensità decrescente
+degli accessi emotivi. Invece le emozioni irrompenti d’un tratto
+presentano raramente il decorso intermittente. Questo avviene forse
+solo quando l’emozione può svolgersi anche come una di quelle crescenti
+a poco a poco. Tali emozioni di una forma di decorso molto vario sono,
+ad es., gioia ed ira. Esse possono talora d’un tratto irrompere, e
+allora per lo più l’ira diventa tosto furore; ma esse possono anche
+crescere o decrescere a poco a poco, e allora per lo più seguono anche
+il tipo intermittente. Riguardo ai concomitanti fenomeni psicofisici
+l’emozioni irrompenti d’un tratto sono di solito asteniche, quelle
+sorgenti a poco a poco possono essere ora steniche ed ora asteniche.
+
+ 13_a_. La forma di decorso, per quanto possa essere nei
+ singoli casi caratteristica, non è un criterio fisso per la
+ classificazione psicologica delle emozioni, come non lo è neppure
+ l’intensità dei sentimenti. Piuttosto questa classificazione
+ può evidentemente soltanto essere fondata sulla _qualità_ del
+ contenuto sentimentale, mentre intensità e forma di decorso
+ possono servir di norme per le suddivisioni. Dato il modo in cui
+ queste condizioni si connettono in parte fra loro, in parte coi
+ concomitanti fenomeni fisici, e mediante questi di nuovo anche
+ con secondari sentimenti sensoriali, le emozioni si mostrano
+ come processi psichici al massimo grado composti, i quali perciò
+ variano straordinariamente nel caso singolo. Una classificazione
+ in qualche modo esauriente, dovrebbe suddividere emozioni così
+ multiformi come gioia, ira, timore e cura, nelle loro forme
+ secondarie, in parte secondo i loro diversi tipi di decorso,
+ in parte secondo l’intensità dei sentimenti che le compongono,
+ in parte finalmente secondo la forma, dipendente da questi due
+ fattori, dei loro concomitanti fenomeni fisici. Si potrebbe in
+ tal modo distinguere, ad es., per l’ira una forma sentimentale
+ debole, una forte e una alternantesi; una forma di decorso
+ subitanea, una a poco a poco sorgente, e una intermittente;
+ infine una forma di estrinsecazione stenica, una astenica e una
+ mista. Ma per la spiegazione psicologica di tali fatti, più che di
+ queste divisioni, importa il rendersi conto in ciascun caso della
+ connessione causale delle singole forme di fenomeni. Per questo
+ riguardo si deve per ogni emozione partire da _due_ fattori: 1)
+ dalla qualità e intensità dei sentimenti che la compongono e 2)
+ dalla rapidità del succedersi di questi sentimenti. Dal primo
+ di questi fattori risulta il carattere generale dell’emozione,
+ dal secondo in parte la sua intensità, ma specialmente la forma
+ del decorso; da ambedue poi dipendono i concomitanti fenomeni
+ fisici e, a causa dei sentimenti sensoriali a quelli connessi,
+ anche i rinforzamenti psicofisici dell’emozione (pag. 143).
+ Appunto a causa di questi ultimi, i fenomeni fisici concomitanti
+ si possono per solito designare come _psicofisici_. Ma le
+ espressioni “psicologico„ e “psicofisico„ qui, riferendosi solo
+ alla sintomatologia delle emozioni, non rappresentano alcuna
+ contrapposizione assoluta. Piuttosto noi intendiamo per fenomeni
+ psicologici dell’emozione quelli che non si spiegano mediante
+ sintomi fisici immediatamente percettibili, siano pure tali
+ che si possano dimostrare col mezzo di esatti strumenti (ad es.
+ nella forma delle alterazioni di polso e di respiro); fenomeni
+ psicofisici diciamo invece quelli che senz’altro si dànno a
+ riconoscere come bilaterali.
+
+
+
+
+§ 14. — I processi di volere.
+
+
+1. Poichè ogni emozione presenta una forma di decorso sentimentale in
+sè connessa di natura unitaria, l’_esito_ dell’emozione può essere
+doppio: o esso dà luogo al solito decorso sentimentale, variante e
+relativamente libero da emozioni; tali moti d’animo, che si svolgono
+senza un risultato finale, costituiscono le emozioni propriamente
+dette, come esse sono state fissate in base alle indagini del §
+13; o il processo passa in un’_improvvisa_ mutazione del contenuto
+rappresentativo e sentimentale, la quale istantaneamente pone fine
+all’emozione. Diciamo _atti di volere_ queste mutazioni dello stato
+rappresentativo e sentimentale, che, pur preparate da un’emozione,
+a questa improvvisamente dànno fine. L’emozione stessa unitamente a
+questo effetto ultimo da essa proveniente, è un _processo di volere_.
+
+Il processo volitivo si riattacca, come processo di più alto grado,
+all’emozione, alla stessa guisa che questa al sentimento; ma di questo
+processo l’atto volitivo designa solo una determinata parte, che è
+senza dubbio caratteristica per la distinzione dalla emozione. Lo
+svolgimento dei processi volitivi dalle emozioni è preparato da quelle
+emozioni, nelle quali sorgono esteriori movimenti pantomimici (pag.
+140); questi generalmente appartengono allo stadio finale del processo
+e per lo più affrettano lo scioglimento della emozione; così in modo
+speciale nell’ira, ma anche nella gioia e nel cordoglio, ecc. Mancano
+però ancora le variazioni nel decorso rappresentativo, le quali nel
+volere costituiscono le cause immediate dell’istantaneo cessare dello
+stato affettivo e sono corrispondentemente accompagnate da sentimenti
+caratteristici.
+
+Per questa stretta connessione fra gli atti di volere e gli effetti
+pantomimici dell’emozione noi dobbiamo nello sviluppo dei processi
+volitivi considerare come originari, quelli che si risolvono in certi
+movimenti corporei, che hanno la loro origine nell’antecedente corso di
+rappresentazioni o sentimenti, e in atti di volere _esterni_. Invece
+i processi di volere, che si risolvono solo in pure manifestazioni
+rappresentative e sentimentali, o in così detti atti volitivi
+_interni_, generalmente sembrano solo essere i prodotti di un più
+completo sviluppo intellettuale.
+
+2. Un processo di volere, che si esplica in un atto volitivo _esterno_,
+si può quindi definire come un’emozione risolventesi in un movimento
+pantomimico, il quale non solo, come tutti i movimenti pantomimici,
+caratterizza la qualità e l’intensità dell’emozione, ma di più
+_produce_ — e in ciò sta il suo valore speciale — _effetti esterni, che
+pongono fine all’emozione stessa_. Ma un tale effetto non è possibile
+per tutte le emozioni, bensì solo per quelle, nelle quali il corso
+dei sentimenti onde sono composte, produce per sè stesso sentimenti
+e rappresentazioni, che sono adatte per rimuovere il precedente
+eccitamento emotivo. E questo fatto si esplica specialmente, quando il
+risultato finale dell’emozione è direttamente opposto ai sentimenti,
+che lo precedettero. Quindi la condizione psicologica, primitiva e
+fondamentale, degli atti volitivi sta nel _contrasto dei sentimenti_;
+e probabilmente l’origine di primitivi processi di volere si ritrova
+sempre in sentimenti di dispiacere, che determinano reazioni esterne
+di movimento, come effetti delle quali sorgono sentimenti contrastanti
+di piacere. Elementari processi volitivi di una tale natura sono per
+l’appunto il prendere cibo per acquetare la fame, il lottare contro
+nemici per soddisfare il sentimento della vendetta e altre simili
+azioni. Le emozioni, che sorgono da sentimenti sensoriali, non meno
+delle diffusissime emozioni sociali, quali amore, odio, ira, vendetta,
+sono per tal guisa le primitive sorgenti del volere, comuni così agli
+uomini come agli animali. Il processo volitivo si distingue quindi
+dall’emozione, solo perchè ad essa è immediatamente annessa un’azione
+esterna, che nel suo esplicarsi sveglia sentimenti, i quali per il
+contrasto con quelli contenuti nell’emozione, dànno fine all’emozione
+stessa. L’apparire di un atto volitivo può o direttamente, o — e
+questo è forse sempre il modo primitivo — indirettamente attraverso
+un’emozione di contenuto sentimentale contrastante ricondurre al corso
+dei sentimenti normale e tranquillo.
+
+3. Quanto più ricchi vengono costituendosi i contenuti rappresentativi
+e sentimentali, e quanto più con quelli si fa numerosa la varietà delle
+emozioni, tanto più si estende il campo dei processi di volere. Non si
+dà infatti nè sentimento nè emozione, che in qualche modo non potrebbe
+preparare un atto volitivo o almeno contribuire a prepararlo. Tutti i
+sentimenti, anco quelli relativamente indifferenti, contengono in un
+certo grado una tendenza od un’avversione, sia pur solo indirizzata
+a mantenere o a rimuovere lo stato d’animo esistente. Quantunque il
+processo di volere si presenti come la più complessa forma dei moti
+d’animo, la quale come suoi elementi presuppone sentimenti ed emozioni,
+non si deve però d’altro lato dimenticare, che si dànno continuamente
+sentimenti, i quali non si collegano ad emozioni ed emozioni, le quali
+non si risolvono in atti di volere, ma che nell’intera connessione
+dei processi psichici quei tre gradi sono condizioni gli uni degli
+altri; perocchè essi costituiscono le parti insieme spettanti a un
+unico processo, il quale solo come processo di volere raggiunge la sua
+completa esplicazione. In questo senso si può considerare il sentimento
+come il principio di un processo volitivo, il volere all’opposto come
+un processo sentimentale composto, e l’emozione come un passaggio fra
+i due.
+
+4. Nell’emozione che si risolve in un atto di volere, i singoli
+sentimenti di solito non hanno mai un valore concorde ed eguale,
+ma alcuni di essi insieme alle rappresentazioni, che a loro sono
+legate, si levano sugli altri, come _preponderanti_ nella preparazione
+dell’atto volitivo. E queste combinazioni di rappresentazioni e
+sentimenti, che nel nostro apprendimento soggettivo del processo
+volitivo preparano immediatamente l’azione, siamo soliti chiamare i
+_motivi_ del volere. Noi possiamo ancora distinguere ogni motivo in
+una parte rappresentativa e in una sentimentale, delle quali diciamo
+la prima _ragione determinante_ e la seconda _forza impellente_. Se un
+animale di rapina afferra la sua preda, la ragione dell’atto è l’averla
+veduta, la forza impellente può essere il sentimento spiacevole della
+fame, oppure l’odio di specie suscitato da quella vista. Le ragioni
+determinanti di un assassinio possono essere state l’appropriazione
+dei beni altrui, la soppressione di un nemico, e simili; le forze
+impellenti, sentimento d’indigenza, odio, vendetta, invidia, ecc.
+
+Quando le emozioni sono di natura complessa, anche le ragioni
+determinanti e le forze impellenti sogliono essere di specie mista
+e spesso tanto, che per l’agente diventa difficile il decidere quale
+sia il motivo prevalente. Questo si connette al fatto, che le forze
+impellenti dell’atto di volere, alla stessa guisa degli elementi di
+un sentimento composto, sono collegate in un tutto organico e si
+subordinano ad una impressione come ad elemento predominante; nel
+qual caso i sentimenti di direzione affine rinforzano e affrettano
+l’effetto, i sentimenti di direzione opposta invece lo indeboliscono.
+Nelle composizioni di rappresentazioni e sentimenti, che noi diciamo
+motivi, spetta non alle prime, ma ai secondi, come forze impellenti,
+quell’importanza decisiva nella preparazione degli atti volitivi. E
+questo proviene dal fatto, che i sentimenti sono per sè stessi parti
+integranti dei processi di volere, mentre le rappresentazioni possono
+influire solo indirettamente, cioè per essere unite ai sentimenti.
+L’ipotesi di un atto di volere sorgente da considerazioni puramente
+intellettuali, di una decisione volitiva contraria alle tendenze che
+si esplicano nei sentimenti, ecc., racchiude in sè una contraddizione
+psicologica. Essa si fonda sul concetto astratto di un volere
+trascendente, assolutamente diverso dai reali processi psichici di
+volere.
+
+5. Nella combinazione di una varietà di motivi, cioè di
+rappresentazioni e sentimenti, i quali in un composto decorso di
+emozioni si presentano come quelli che sono decisivi per il compimento
+di un’azione, sta la condizione essenziale da un lato per lo _sviluppo
+del volere_, dall’altro per la distinzione delle _singole forme di atti
+volitivi_.
+
+Il caso più semplice di un processo di volere ci si offre, quando
+entro un’emozione di opportuna natura, un unico sentimento con
+rappresentazione concomitante si fa motivo e pone fine al processo
+con un atto esterno ad esso corrispondente. Possiamo dire _processi
+di volere semplici_ tali processi di volere determinati da un _unico_
+motivo. I movimenti, che chiudono questi processi, sono spesso indicati
+anche col nome di _azioni impulsive_, senza che però nel concetto
+popolare dell’impulso sia stata sufficientemente tradotta questa
+distinzione posta in base alla semplicità del motivo del volere,
+perchè per lo più vi si mescola anche un altro punto di vista, la
+natura dei sentimenti agenti come forze impellenti. In base a questo
+concetto, tutte le azioni, che sono determinate solo da sentimenti
+_sensoriali_ e specialmente da sentimenti generali, sono state dette
+azioni impulsive, indipendentemente dal fatto che uno solo o più motivi
+ne fossero causa. Però questo secondo criterio della distinzione non è
+psicologicamente esatto, così come non è giustificata la conseguente
+completa separazione delle azioni impulsive dalle azioni volitive,
+considerate quali specie diverse di processi psichici.
+
+Per un’azione impulsiva noi intenderemo quindi un’azione di volere
+_semplice_, cioè che è determinata da un solo motivo, indipendentemente
+dal grado, che spetta al motivo nella serie dei processi sentimentali e
+rappresentativi. L’azione impulsiva, presa in questo senso — astraendo
+dalla circostanza che essa può presentarsi anche insieme a processi di
+volere più complessi — è necessariamente il punto di partenza per lo
+sviluppo di tutti gli atti di volere. Di più, generalmente sono appunto
+gli originari atti impulsivi quelli che nascono da semplici sentimenti
+sensoriali. In questo senso la maggior parte delle azioni degli animali
+sono atti impulsivi, ma anche nell’uomo continuano a sussistere tali
+azioni e in seguito a semplici emozioni sensoriali e come prodotti
+delle abitudini, con cui si compiono azioni di volere originariamente
+determinate da motivi complessi (10).
+
+6. Tosto che in un’emozione una pluralità di sentimenti e di
+rappresentazioni cerca trasformarsi in atti esterni e queste parti del
+decorso emozionale, fatte motivi, tendono ad effetti ultimi diversi,
+siano essi affini, siano opposti, allora dall’atto di volere semplice
+si passa all’_atto di volere composto_ e questo noi diremo anche _atto
+volontario_ per distinguerlo dall’atto _impulsivo_, che lo precede in
+ordine di sviluppo.
+
+Gli atti volontarii hanno in comune cogl’impulsivi la proprietà
+di sorgere decisamente da _un_ motivo o da un complesso di motivi
+agenti in _in un solo senso_, e fusi in una forza totale; ma se ne
+distinguono per ciò che in essi il motivo determinante si è elevato
+come predominante su di una quantità di motivi, che sussistono gli uni
+accanto agli altri, diversi e fra loro in antagonismo. Quando una lotta
+tra questi motivi antagonistici precede l’azione in modo distintamente
+percettibile, noi diciamo l’atto volontario con un termine speciale,
+_atto di scelta_, e il processo che a lui va prima un _processo di
+scelta_. Il fatto che un motivo si fa predominante su gli altri, che
+sono dati contemporaneamente con quello, può solo spiegarsi mediante
+la presupposizione di una lotta fra i motivi. Ma noi percepiamo questa
+lotta ora distintamente, ora indistintamente, ora per nulla affatto.
+Solo nel primo di questi casi noi parliamo di un vero atto di scelta;
+quindi la distinzione tra atti volontarii e atti di scelta sfugge
+affatto. Lo stato psichico dei soliti atti volontarii si avvicina però
+ancor più a quello degli atti impulsivi, mentre per gli atti di scelta
+se ne può riconoscere distintamente la differenza.
+
+7. Quel processo psichico, per cui, più o meno improvvisamente, si
+fa prevalente il motivo determinante, processo che immediatamente
+precede l’atto, noi diciamo negli atti liberi in generale la _decisione
+(Entscheidung)_, negli atti di scelta specificamente la _risoluzione
+(Entschliessung)_. La prima parola qui si riferisce solo alla
+distinzione del motivo predominante dagli altri, mentre la seconda
+parola per la connessione al verbo “chiudere„ (_Schliessen_), indica
+che il processo viene considerato come un prodotto ultimo di più
+premesse.[22][23]
+
+Se gli _stadi iniziali_ di un processo di volere non si distinguono
+in modo sicuro da un decorso emotivo normale, i loro _stadi finali_
+sono di una natura tutt’affatto caratteristica. Essi sono specialmente
+marcati da sentimenti concomitanti, che non si incontrano fuori del
+dominio dei processi volitivi e che per ciò si devono considerare come
+gli elementi specificamente propri del volere. Questi sentimenti sono
+quelli della _decisione_ e della _risoluzione_, dei quali l’ultimo
+si distingue dal primo solo per un’intensità maggiore. Essi sono di
+eccitazione o di sollievo, e a seconda delle circostanze legati a un
+fattore di piacere o di dispiacere. La intensità relativamente maggiore
+del sentimento di risoluzione ha probabilmente la sua ragione nel
+contrasto del sentimento stesso a quello che lo precede, sentimento del
+_dubbio_, il quale accompagna l’ondeggiare fra due motivi diversi. In
+contrapposizione a questo sentimento, quello del sollievo acquista una
+più alta intensità. All’apparire dell’atto volitivo, i sentimenti della
+decisione e della risoluzione sono sostituiti da quello specifico di
+_attività_, il quale per gli atti volitivi esterni ha il suo sostrato
+sensibile nelle sensazioni di tensione accompagnanti il movimento.
+Questo sentimento dell’attività è di natura spiccatamente eccitante
+e a seconda degli speciali motivi di volere è a vicenda accompagnato
+da elementi di piacere o di dispiacere, i quali alla loro volta nel
+corso dell’atto possono mutare e gli uni prendere il posto degli
+altri. Come sentimento totale, il sentimento di attività è un processo
+crescente e decrescente nel tempo, il quale si stende su tutto il corso
+dell’azione e col finire di questa passa nei sentimenti, molto vari, di
+soddisfazione, contentezza, delusione, ecc., come pure in sentimenti ed
+emozioni diversi, che sono legati alla speciale riuscita dell’azione.
+Se noi consideriamo questo decorso, che ci si presenta negli atti
+volontarii e di scelta, come quello di un atto di volere _completo_,
+noi distingueremo gli _atti impulsivi_ essenzialmente dal mancare in
+essi i sentimenti preparatorii della decisione e risoluzione, perchè
+il sentimento, che è legato al motivo, passa direttamente in quello
+dell’attività e poi nei sentimenti, che corrispondono all’effetto
+dell’azione.
+
+8. Al passaggio degli atti di volere da semplici in complessi si
+collega una serie di ulteriori mutazioni, che sono di una grande
+importanza per lo sviluppo del volere. La prima di queste mutazioni
+consiste in ciò, che le emozioni, dalle quali sono introdotti i
+processi di volere, sempre più decrescono in intensità a causa
+dell’azione contraria di sentimenti diversi e inibentisi a vicenda,
+così che alla fine i processi di volere possono nascere da un decorso
+sentimentale apparentemente tutt’affatto libero di emozioni. Di fatto
+però non si ha mai una mancanza assoluta d’emozione. Un motivo sorgente
+in un normale decorso di sentimenti, affinchè porti a una decisione
+o risoluzione, deve sino ad un certo grado unirsi ad un’eccitazione
+emotiva. Ma questa può essere così debole e passeggiera, che noi tanto
+più facilmente la trascuriamo, quanto più incliniamo a comprendere
+senz’altro, nell’unico concetto dell’atto volitivo, colla risoluzione
+e coll’azione una tale breve emozione, che accompagna solo il
+sorgere e l’agire dei motivi. Questo indebolimento delle emozioni è
+principalmente prodotto da quelle combinazioni di processi psichici,
+che noi assegniamo allo sviluppo _intellettuale_, e sulle quali si
+dovrà ritornare per lo studio della connessione delle formazioni
+psichiche (§ 17). I processi intellettuali non possono mai distruggere
+le emozioni; essi sono invece spesso sorgenti di nuovi, e diversi
+eccitamenti emotivi. Un atto di volere tutt’affatto libero d’emozione,
+determinato da motivi puramente intellettuali, è, come già si è notato
+(pag. 151), un concetto psicologicamente impossibile. Senza dubbio
+lo sviluppo intellettuale ha un’azione moderatrice sulle emozioni e
+specialmente su quelle che preparano gli atti di volere, in tutti quei
+casi, nei quali entrano motivi intellettuali. Può darsi che questa
+azione moderatrice dipenda in parte dalla reciproca compensazione dei
+sentimenti, che avviene nel maggior numero delle emozioni, e in parte
+dal lento sviluppo dei motivi intellettuali, perocchè generalmente
+le emozioni sono tanto più forti, quanto più rapidamente crescono i
+sentimenti onde sono composte.
+
+9. Con questo affievolimento delle parti emotive nel processo di
+volere sotto il predominio di motivi intellettuali si connette anche
+una seconda variazione, ed è la seguente: l’atto volitivo, che chiude
+il processo di volere, non è un movimento esterno, ma l’effetto, che
+annulla l’emozione eccitante, è esso stesso un processo psichico,
+il quale non si rivela immediatamente per mezzo di sintomi esterni.
+Tali effetti, che non possono essere esteriormente avvertiti, diciamo
+_atti di volere interni_. La trasformazione degli atti di volere da
+esterni in interni è così legata allo sviluppo intellettuale, che
+per una gran parte la natura dei processi intellettuali trova la sua
+spiegazione nella partecipazione di processi di volere al decorso delle
+rappresentazioni (§ 15, 9). L’atto, che chiude il processo di volere,
+consiste quindi in una modificazione di quel decorso rappresentativo,
+la quale si annette ai motivi passati in seguito ad una avvenuta
+decisione o risoluzione. I sentimenti che accompagnano questi atti
+di preparazione immediata, non meno che il sentimento di attività
+collegato coll’apparire della modificazione, concordano in tutto coi
+sentimenti che si osservano negli atti di volere esterni. E a un tale
+effetto si accompagnano in modo più o meno pronunciato sentimenti di
+soddisfazione, corrispondenti al cessare delle precedenti tensioni
+emotive e sentimentali, così che il carattere, per cui questi processi
+di volere legati allo sviluppo intellettuale differiscono dagli atti di
+volere primitivi, è questo solo, che l’effetto ultimo del volere non si
+estrinseca in un movimento corporeo esteriore.
+
+Nondimeno anche da un atto di volere interno può sempre sorgere in
+linea secondaria un movimento corporeo: e precisamente, quando la
+risoluzione presa ha di mira un atto esterno, che si deve compiere
+in un tempo posteriore. Ma allora questo atto nasce da un secondo
+processo di volere posteriore al primo, e questo se è determinato da
+motivi, che derivano bensì dall’antecedente atto di volere interno,
+deve però essere appreso come un processo nuovo, diverso dal primo. In
+questo senso, ad es., il prendere una decisione per un’azione futura,
+che si deve compiere sotto certe condizioni non ancora avveratesi,
+è un atto di volere interno; il posteriore compimento dell’azione è
+un atto esterno diverso dal primo, ma che presuppone il primo come
+condizione del suo avverarsi. Donde deriva che nei casi, nei quali
+l’atto di volere esterno nasce da una decisione, che tien dietro a una
+lotta di motivi, quasi si confondono le possibilità di un processo di
+volere unico, formante un tutto in sè connesso, e di _due_ processi di
+volere, dei quali sia anteriore l’uno, posteriore l’altro, perchè la
+risoluzione, tosto che è notevolmente separata nel tempo dall’azione,
+può essere appresa come un atto di volere interno, che prepari
+l’azione.
+
+10. Alle due suesposte modificazioni, collegate collo sviluppo del
+volere, l’affievolimento delle emozioni e l’affermazione indipendente
+degli atti di volere interni, le quali sono di natura progressiva, si
+contrappone un terzo processo, come forma di evoluzione _regressiva._
+Tosto che processi di volere composti, aventi un medesimo contenuto
+di motivi, si ripetono più spesso, la lotta dei motivi si attenua;
+i motivi rimasti soccombenti nei processi anteriori si presentano
+al ripetersi dell’atto sempre più deboli e da ultimo spariscono
+affatto. E allora l’azione composta si trasforma in un’azione semplice
+o _impulsiva_. È specialmente questa trasformazione regressiva di
+processi volitivi complessi in processi impulsivi, che dimostra
+inopportuna la surricordata limitazione del concetto di “impulso„ agli
+atti di volere nascenti da sentimenti sensoriali. Per quella continua
+graduale eliminazione dei motivi soccombenti si hanno azioni impulsive
+non solo nel campo della semplice sensazione, ma allo stesso modo anche
+in quelli dei fenomeni intellettuali morali ed estetici, ecc.
+
+Questa trasformazione regressiva costituisce nello stesso tempo una
+parte di un processo, che riunisce tutti gli atti esteriori di un
+essere vivente, così gli atti di volere come i movimenti automatici
+riflessi. Imperocchè anche nell’azione impulsiva, se ancora continua
+il ripetersi abituale degli atti, il motivo determinante diventa
+sempre più debole e passeggiero. Lo stimolo esterno, che in origine
+suscitava una rappresentazione ricca di sentimento avente forza di
+motivo, determina l’azione prima ancora che esso possa essere appreso
+come rappresentazione. In tal guisa il movimento impulsivo è finalmente
+passato in un movimento _automatico_. Ma quanto più di frequente si
+ripete questo processo, tanto più facilmente può avvenire il movimento
+automatico, senza che sia neppur sentito lo stimolo, ad es., nel sonno
+profondo, o quando sia completamente distolta l’attenzione. Allora il
+movimento appare come un puro riflesso fisiologico dello stimolo e il
+processo di volere è divenuto un _processo riflesso_.
+
+Questa graduale _trasformazione dei processi in atti meccanici
+(meccanizzazione)_, che essenzialmente consiste nell’eliminazione di
+tutte le parti psichiche, poste tra il punto iniziale e il finale,
+può avvenire tanto nei movimenti impulsivi originari, quanto in
+molti dei secondari sorti dal condensamento di atti volontarii.
+Non è inverosimile che i movimenti riflessi degli animali e degli
+uomini abbiano per l’appunto questa origine. Indipendentemente dalla
+meccanizzazione degli atti di volere dovuta all’esercizio, in favore
+della nostra supposizione sta da un lato il _carattere dì finalità
+dei riflessi_, il quale ci dà una prova della presenza in origine di
+rappresentazioni degli scopi, le quali agivano come motivi; dall’altro
+lato sta il fatto, che i movimenti degli animali inferiori sono
+manifestamente atti di volere semplici e non riflessi; e però anche
+sotto questo rispetto non è verosimile l’ipotesi più volte fatta di una
+evoluzione in senso opposto dai riflessi alle azioni di volere. Infine
+da questo stesso punto di vista si spiega anche nel modo più semplice
+il fatto presentatosi nel §13 (pag. 139), che i _movimenti espressivi
+dell’emozioni_ possano appartenere a ciascuna di queste forme possibili
+nella scala degli atti esterni. Evidentemente qui i movimenti più
+semplici sono in origine atti impulsivi, mentre parecchi movimenti
+pantomimici più complessi si devono probabilmente ricondurre ad atti
+un tempo liberi, che si trasformarono dapprima in movimenti impulsivi
+e poi persino in movimenti riflessi. Inoltre qui i fenomeni costringono
+all’ipotesi, che la trasformazione regressiva, avente principio durante
+la vita individuale, è a poco a poco accresciuta dalla trasmissione
+ereditaria dei caratteri acquisiti, così che certi atti in origine
+volontarii, per i discendenti tardi sono sin dal principio movimenti
+impulsivi e riflessi (V. § 19 e 20).
+
+ 10_a_. Anche nel volere, per le stesse ragioni che
+ nell’emozione, l’osservazione dei processi che ci si offrono
+ casualmente nella vita, o un procedimento insufficiente e
+ fallace per la determinazione della vera natura del fatto. Da
+ per tutto dove si eseguiscono atti di voleri interni od esterni
+ a vantaggio di teoretiche o pratiche, questioni della vita, il
+ nostro interesse è così richiamato da quelle questioni, che noi
+ non siamo in grado di osservare con esattezza i processi psichici
+ contemporaneamente presenti. Nelle teorie dei vecchi psicologi
+ intorno al volere, teorie le quali spesso gettano le loro ombre
+ ancora sulla scienza moderna, si rispecchia manifesto questo stato
+ incompleto del metodo di osservazione psicologica. Poichè l’atto
+ esterno di volere era l’unico che in tutto il dominio dei processi
+ volitivi cadesse distintamente sotto l’osservazione, si tendeva
+ a limitare il concetto del volere senz’altro agli atti volitivi
+ esterni, e non solo si lasciava poi affatto inosservato l’intero
+ campo degli atti di volere interni così importante per lo sviluppo
+ superiore del volere, ma di più si consideravano le parti del
+ processo di volere che preparano l’azione esterna, in modo affatto
+ incompleto, per lo più solo in rapporto alle parti rappresentative
+ dei motivi più appariscenti. Ne proveniva che non si avvertiva la
+ stretta connessione genetica tra gli atti impulsivi e volontarii;
+ i primi, come fenomeni affini ai moti riflessi, erano ritenuti
+ tutt’affatto indipendenti dal volere e questo era limitato
+ ai soli atti volontarii e di scelta. Siccome poi oltre a ciò,
+ questa unilaterale considerazione delle parti rappresentative dei
+ motivi faceva interamente trascurare la derivazione dell’atto di
+ volere dall’emozione, si venne alla strana opinione che l’atto di
+ volere non sia il prodotto dei motivi che lo precedono e delle
+ condizioni psichiche che agendo su di essi danno predominio al
+ motivo determinante, ma che il volere sta un processo il quale si
+ presenta _insieme_ ai motivi ma è da questi in sè indipendente; il
+ prodotto di una facoltà di volere metafisica; e questa, siccome
+ solo gli atti volontarii erano ritenuti veri atti di volere, era
+ definita come la “facoltà di scelta„ dell’anima, ossia quella
+ facoltà che dava la preferenza a _uno_ fra i diversi motivi
+ che agiscono sull’anima. In tal guisa in luogo di derivare il
+ risultato finale del processo di volere, l’atto volitivo, dalle
+ precedenti condizioni psichiche, la vecchia psicologia usava di
+ questo atto finale per foggiarsi un concetto generale chiamato
+ _volontà_, concetto che era considerato, nel senso della teoria
+ delle facoltà, come una causa prima dalla quale dovevano sorgere
+ tutti i singoli atti di volere.
+
+ Schopenhauer e dopo di lui alcuni moderni psicologi e filosofi
+ portavano una semplice modificazione a queste teorie astratte
+ della volontà, quando spiegavano il processo di volere come un
+ processo “incosciente„ di cui il risultato soltanto, l’atto di
+ volere, sarebbe un processo psichico cosciente. Qui evidentemente
+ l’insufficiente osservazione del processo di volere che precede
+ l’atto, aveva condotto ad affermare la non esistenza assoluta
+ di un tale processo di volere. Inoltre siccome l’intera varietà
+ dei processi di volere concreti era distrutta, dal concetto di
+ _una sola_ volontà incosciente, si giungeva allo stesso risultato
+ psicologico che nelle vecchie teorie; in luogo della spiegazione
+ dei reali processi di volere e delle loro connessioni, era posto
+ un concetto generico, cui falsamente era dato il significato di
+ una causa generale.
+
+ Anche la nuova psicologia e persino la sperimentale è spesso
+ ancora in balìa di questa dottrina astratta della volontà così
+ profondamente radicata. Dacchè sin dal principio si dichiara
+ impossibile la spiegazione di un’azione mediante la concreta
+ causalità psichica degli anteriori processi di volere, si dà come
+ unica particolarità dell’atto di volere la somma delle sensazioni
+ che accompagnano l’azione esterna, e che a questa, quando essa
+ si ripeta sovente, devono immediatamente precedere come pallide
+ immagini della memoria. Cause poi dell’atto sono ritenuti i
+ processi fisici di eccitazione che avvengono entro il sistema
+ nervoso. In tal guisa la questione della causalità della volontà
+ come dalla teoria precedente è relegata fuor dalla psicologia
+ nella metafisica, così da queste teorie è riposta fuori dalla
+ psicologia nella fisiologia; nel fatto però essa anche qui, mentre
+ tenta passare dalla psicologia alla fisiologia, cade nei lacci
+ della metafisica. Dovendo la fisiologia come scienza empirica
+ non solo ora ma in ogni tempo, perchè la questione in parola
+ conduce a un problema senza fine, rifiutarsi di completamente
+ derivare dalle sue premesse i processi fisici che accompagnano
+ un atto di volere complesso, rimane come unica giustificazione
+ a questa teoria la dottrina della metafisica materialistica:
+ essere i così detti processi materiali l’unica realtà delle cose,
+ e però i processi psichici doversi spiegare dai materiali. Ma
+ è principio normativo della psicologia come scienza _empirica_,
+ che essa indaghi i fatti costitutivi dei processi psichici così
+ come essi si offrono all’esperienza immediata e che non consideri
+ la connessione di questi processi mediante punti di veduta che
+ siano ad essa stessa estranei (v. §l e pag. 13 e segg.). Noi non
+ possiamo in alcun altro modo conoscere come decorra un processo
+ di volere che seguendolo esattamente, così come esso ci è dato
+ nella esperienza immediata. Ma in questa esso non ci è dato come
+ un concetto astratto ma come un atto di volere concreto, del
+ quale noi sappiamo soltanto qualche cosa, in quanto esso è un
+ processo che si fa conoscere immediatamente, e non un processo
+ inconscio, oppure, il che per la psicologia fa lo stesso, un
+ processo materiale che non è avvertito direttamente, ma è solo
+ ipoteticamente ammesso in base a presupposizioni metafisiche.
+ Tali teorie metafisiche non sono dovute che ad una deficiente
+ o tutt’affatto mancante osservazione psicologica. Chi di tutto
+ il processo di volere osserva solo la fine, l’atto esterno,
+ può facilmente venire alla conclusione, che la causa prossima
+ dell’atto di volere sia un agente incosciente, materiale o
+ immateriale.
+
+11. Essendo impossibile per le ragioni suesposte, un’esatta
+osservazione del processo di volere negli atti volitivi che da sè soli
+si presentano nel corso della vita, anche qui l’unico mezzo per una
+fondamentale indagine psicologica sta nell’osservazione _sperimentale_.
+Ora noi non possiamo davvero ad arbitrio produrre atti volitivi di
+qualsiasi specie, ma dobbiamo limitarci all’osservazione di certi
+processi di volere facilmente accessibili all’influenza di sussidi
+esterni e risolventisi in atti esterni. Le ricerche che servono a
+questo scopo sono le così dette _ricerche di reazione_; nella parte
+essenziale, esse consistono in ciò: un processo di volere semplice o
+composto, suscitato da uno stimolo sensibile esterno e dopo il decorso
+di determinati processi psichici che servono in parte come motivi, si
+risolve in una reazione di movimento.
+
+Ma le ricerche di reazione hanno ancora una seconda e più generale
+importanza. Esse offrono il modo di misurare la _rapidità_ di certi
+processi psichici e psicofisici. Infatti in ognuno di tali esperimenti
+si fanno sempre queste misure; ma il valore più intimo di essi sta
+in ciò, che ogni esperimento inchiude un processo di volere, e quindi
+è possibile in tal modo, mediante l’osservazione soggettiva, segnare
+esattamente la successione dei processi psichici di un tale processo di
+volere, e insieme, variando volontariamente le condizioni, su di essi
+influire in modo conforme allo scopo.
+
+Il più semplice esperimento di reazione che si possa fare è il
+seguente: dopo che per un tempo opportuno (2-3″), mediante un segnale,
+si è determinato nel soggetto uno stato di tensione dell’attenzione,
+si fa agire su un organo di senso uno stimolo esterno e nel momento
+in cui è avvertito lo stimolo, il soggetto deve compiere un movimento
+già prima stabilito, ad. es., un movimento della mano. Per le sue
+condizioni psicologiche questo esperimento corrisponde nella parte
+essenziale a un processo di volere _semplice_: l’impressione di senso
+ha il còmpito di motivo semplice, al quale è univocamente coordinato
+un atto determinato: Se ora mediante il metodo grafico o qualche altra
+misura di tempo si fa in modo che sia oggettivamente misurato il tempo
+decorrente dall’azione dello stimolo al compimento del movimento
+di reazione, è possibile, ripetendo molte volte allo stesso modo
+l’esperimento, far presenti esattamente tutti i processi soggettivi
+dei quali si compone l’intero processo di reazione; nei risultati
+oggettivi della misura del tempo sta poi a disposizione un mezzo per
+controllare così la costanza come le accidentali deviazioni di quei
+processi soggettivi. Si fa specialmente uso di questo controllo nei
+casi, nei quali si è intenzionatamente variata una condizione qualsiasi
+dell’esperimento, e quindi anche il decorso soggettivo del processo di
+volere.
+
+Infatti si può introdurre una tale variazione già nel semplice
+esperimento di reazione sopra descritto, quando in vario modo si
+modifichi la _preparazione_ all’atto che precede l’azione dello
+stimolo.
+
+Se questa preparazione è tale che l’attesa è tutta rivolta allo
+stimolo agente come motivo e l’atto esterno segue solo quando lo
+stimolo è stato distintamente appreso, si ha la reazione _completa_ o
+_sensoriale_, come anche vien detta. Se invece l’attesa di preparazione
+si dirige all’atto determinato dal motivo, così che l’atto segue al più
+presto possibile l’apprendimento[24] dello stimolo, si ha la reazione
+_abbreviata_ o, come anche si dice, _muscolare_. Nel primo caso
+l’attesa come fattore rappresentativo, contiene una pallida imagine
+mnemonica, dell’impressione di senso già conosciuta; e questa imagine,
+se il tempo di preparazione dura a lungo, si presenta oscillante a
+volta distinta e a volta indistinta. Come fattore sentimentale è poi
+sempre presente un sentimento d’attesa che oscilla in simile modo,
+ma che di più è legato con sensazioni di tensione, appartenenti al
+corrispondente dominio di senso, ad es., con tensioni della membrana
+del timpano, dei muscoli di accomodamento ed esterni degli occhi,
+ecc. A questi sentimenti preparatori nel momento dell’impressione
+tien dietro un sentimento relativamente debole di sollievo, cioè un
+sentimento di sorpresa, e da questo distintamente si differenzia,
+come consecutivo, il sentimento eccitante che accompagna il movimento
+di reazione, il sentimento dell’attività colle sensazioni tattili
+contemporaneamente sorgenti. Nel secondo caso invece il soggetto,
+durante il tempo dell’attesa preparatoria, ha un’ imagine mnemonica
+pallida ed oscillante dell’_organo che deve reagire_, ad es. della
+mano, e insieme forti sensazioni di tensione dell’organo stesso,
+alle quali è collegato un sentimento di attesa abbastanza continuo.
+Nel momento della stimolazione questo stato è sostituito da un
+forte sentimento di sorpresa e con questo il sentimento di attività
+accompagnante la reazione e le sensazioni corrispondenti a questo
+sentimento si collegano così rapidamente, che non si può affatto, o
+almeno molto indistintamente percepire un intervallo di tempo fra i due
+momenti. Il tempo della reazione completa o sensoriale cade circa fra
+0,210 e 0,290 secondi (i tempi più piccoli valgono per le impressioni
+di suono, i più grandi per quelle di luce) con una variazione media
+per le singole osservazioni di 0,020 secondi. Il tempo della reazione
+abbreviata o muscolare va da 0,120-0,190 secondi, con una variazione
+media di 0,010 secondi. I valori diversi della variazione media nei due
+casi, sono di grande importanza come mezzo oggettivo di controllo per
+la distinzione di questa specie di reazione[25].
+
+12. Le forme di reazione sensoriale e muscolare costituiscono,
+quando si introducano condizioni speciali, i punti di partenza per lo
+studio dello _sviluppo dei processi di volere_ in diverse direzioni.
+La reazione sensoriale o completa, potendosi in essa inserire fra
+l’apprendimento dello stimolo e il compimento della reazione diversi
+processi psichici, fornisce il mezzo per passare dai processi di
+volere semplici ai composti. Abbiamo un atto volontario di natura
+relativamente semplice, quando all’apprendimento dell’impressione
+facciamo seguire un atto di riconoscimento o distinzione, che deve poi
+dar luogo al movimento di reazione. In questo caso motivo dell’azione
+da compiersi non è l’impressione immediata, ma la rappresentazione
+che risulta dall’atto di riconoscimento o di distinzione. Essendo
+questo motivo uno soltanto fra il maggior o il minor numero di quelli
+egualmente possibili che in vece sua avrebbero potuto agire, il
+movimento di reazione ha il carattere di un movimento volontario;
+infatti in esso si può osservare distintamente il sentimento della
+_decisione_, che precede l’atto di volere; nè sono meno decisamente
+pronunciati i sentimenti anteriori legati all’appercezione
+dell’impressione. Quando poi viene introdotto ancora un altro
+processo psichico, ad es., un’associazione che deve agire come motivo
+determinante all’esecuzione del movimento, ancor più spiccati appaiono
+quei sentimenti e nel tempo stesso diventa ancor più complicata la
+successione dei processi rappresentativi e sentimentali. Infine, in
+questi esperimenti il processo volontario diventa processo di scelta
+non solo quando l’azione è in tal modo soggetta a una molteplicità
+di motivi, che parecchi debbono succedersi prima che uno determini
+l’azione, ma quando inoltre fra diverse azioni possibili _una_ diventa
+decisiva in conformità dei motivi presenti. Questo avviene se il
+soggetto è preparato a diversi movimenti di reazione, ad es., a un
+movimento colla mano destra o sinistra, oppure con una qualsiasi delle
+dieci dita, ma deve compiere ogni singolo movimento solo quando agisca
+un’impressione di una certa qualità, che per quel singolo movimento è
+stabilito valga di motivo; ad es., l’impressione bleu per il movimento
+a destra, rossa per quello a sinistra.
+
+13. All’opposto la reazione muscolare od abbreviata serve per osservare
+la _trasformazione regressiva degli atti di volere_ in movimenti
+riflessi. Essendo in questa specie di reazione l’attesa tutta rivolta
+all’azione esterna, la quale deve essere compiuta nel più breve tempo
+possibile, è impossibile un’arbitraria inibizione o determinazione
+dell’atto a seconda della natura delle impressioni, e quindi anche un
+passaggio da atti di volere semplici a composti. Invece facilmente si
+giunge mediante l’esercizio a stabilire in tale modo la connessione
+fra l’impressione e il movimento ad essa corrispondente in un sol
+senso, che il processo di apprendimento sempre più scompare, o si
+presenta solo dopo che l’impulso al movimento è compiuto e in tal caso
+il movimento si svolge a guisa di riflesso. Questa meccanizzazione
+del processo si dimostra oggettivamente, sopratutto nel fatto, che
+il tempo di reazione si abbassa sino a quello dei puri movimenti
+riflessi; soggettivamente per ciò, che impressione e reazione appaiono
+all’osservazione psicologica un processo unico nel tempo, mentre
+il caratteristico sentimento della decisione gradatamente scompare
+affatto.
+
+ 13_a_. Gli esperimenti cronometrici assai in uso nella
+ psicologia sperimentale sotto il nome di “esperimenti di reazione„
+ devono la loro importanza al doppio loro valore, in primo luogo
+ come sussidi all’analisi dei processi di volere, in secondo
+ luogo come mezzi per studiare il decorso nel tempo dei processi
+ psichici. E in questo bilaterale significato degli sperimenti
+ di reazione si riflette il valore dei processi di volere come
+ occupanti il punto centrale nell’ordine dei processi psichici.
+ Infatti da un lato i processi più semplici, i sentimenti, le
+ emozioni e le rappresentazioni a queste legate, costituiscono
+ nello stesso tempo le parti di un completo processo di volere;
+ dall’altro lato tutti gli aspetti possibili nella connessione
+ delle formazioni psichiche possono presentarsi come parti di un
+ processo di volere. Quindi i processi di volere costituiscono
+ l’opportuno passaggio alla connessione delle formazioni psichiche,
+ di cui si tratta nel capitolo seguente.
+
+ Un “esperimento di reazione„ rivolto all’analisi di un processo
+ di volere o di un qualsiasi processo psichico che entra in quello,
+ richiede innanzi tutto l’impiego di strumenti cronometrici esatti
+ e abbastanza fini (che segnino persino 1/1000 di sec.). Si usi
+ l’orologio elettrico o il metodo di registrazione grafica, sì
+ nell’un caso che nell’altro importa che siano fissati nel tempo
+ tanto l’istante dell’applicazione dello stimolo quanto quello
+ del movimento di reazione del soggetto. Questo si può ottenere,
+ ad es., in tal modo: una corrente galvanica, la quale pone in
+ movimento un orologio elettrico segnante sino a 1/1000 di secondi,
+ è chiusa dallo stimolo stesso (stimolo sonoro, luminoso, tattile)
+ e poi all’atto in cui si avverte lo stimolo è di nuovo aperta
+ dal soggetto stesso mediante un semplice movimento della mano
+ che sollevi un tasto telegrafico. Possiamo variare in diversa
+ maniera la reazione semplice così misurata (reazione sensoriale
+ e musculare, reazione con o senza segnale d’avviso). Ma possiamo
+ anche nel processo di reazione introdurre diversi atti psichici
+ (distinzioni, riconoscimenti, associazioni, processi di scelta)
+ i quali possono essere considerati da un lato come motivi di
+ un processo di volere, dall’altro come parti della generale
+ connessione delle formazioni psichiche. Il processo di reazione
+ semplice è un decorso che insieme al processo di volere racchiude
+ anche puri elementi fisiologici (trasmissione dell’eccitazione
+ sensibile sino al cervello, della motrice al muscolo). Se
+ ora si inseriscono come può accadere nell’uso della reazione
+ sensoriale, altri processi psichici (distinzioni, riconoscimenti,
+ associazioni, atti di scelta) si ottengono i valori temporali di
+ processi psichici definibili in modo determinato, sottraendo dalla
+ durata della reazione composta il tempo di una reazione semplice.
+ Così si trovano i tempi del riconoscimento e della distinzione per
+ impressioni relativamente semplici (colori, segni dell’alfabeto,
+ brevi parole) = 0,03-0,05″; i tempi dell’associazione = 0,3-0,8″;
+ quelli della scelta: fra due movimenti (mano destra e sinistra)
+ = 0,06″, fra 10 movimenti (le 10 dita) = 0,4″ ecc. Del resto
+ il valore di questi numeri consiste, come sopra si è detto,
+ non tanto nella loro grandezza assoluta ma piuttosto nel fatto,
+ che essi sono mezzi di controllo all’osservazione psicologica,
+ mentre questa è anche applicata a processi che vengono sottoposti
+ col sussidio del metodo sperimentale, a condizioni esattamente
+ determinate e che però possono essere ripetute a volontà.
+
+
+
+
+III. — LA CONNESSIONE DELLE FORMAZIONI PSICHICHE
+
+
+
+
+§ 15. — Coscienza e attenzione.
+
+
+1. Poichè ogni formazione psichica si compone di una moltiplicità
+di processi elementari, i quali non sono soliti nè incominciare, nè
+cessare tutti proprio allo stesso momento, la connessione che riunisce
+in un tutto gli elementi, si estende sempre oltre questo tutto in modo,
+che formazioni diverse, contemporanee e successive, si trovano alla
+lor volta collegate tra loro, benchè meno strettamente. Noi diciamo
+_coscienza_ questa connessione delle formazioni psichiche.
+
+Il concetto di coscienza non designa quindi affatto cosa che esista
+oltre e fuori dei processi psichici; nè si riferisce solo alla somma
+di questi processi senza alcun riguardo ai rapporti loro; ma veramente
+esprime quella generale combinazione dei processi psichici, nella
+quale spiccano le singole formazioni psichiche come composizioni più
+intime. Noi diciamo “senza coscienza„ lo stato psichico in cui questa
+connessione è interrotta, come nel sonno profondo, nel deliquio; e
+parliamo di “perturbamenti della coscienza„ quando avvengono anormali
+variazioni nella connessione delle formazioni psichiche, senza che
+queste per sè stesse abbiano a presentare alterazioni di sorta.
+
+La coscienza così intesa, come una connessione che abbraccia processi
+psichici contemporanei e consecutivi, si presenta all’ esperienza
+dapprima nelle manifestazioni psichiche dell’_individuo_ come
+_coscienza individuale_. Ma, poichè può sorgere una analoga connessione
+anche per unioni di individui, benchè limitata a certi lati della vita
+psichica, nel concetto generale di coscienza si possono distinguere
+i concetti subordinati di _coscienza collettiva_, di _coscienza
+nazionale_ e altri simili. Ma la coscienza individuale, alla cui
+trattazione qui ci limiteremo, è pur sempre la base di tutte queste
+ulteriori forme di coscienza (Sul concetto di coscienza collettiva v.
+sotto § 21, 14).
+
+2. La coscienza individuale soggiace alle stesse condizioni esterne
+che tutto l’insieme dei fatti psichici, del quale essa è soltanto
+un’espressione diversa, che serve specialmente a mettere in luce
+le relazioni reciproche delle parti onde esso è costituito. Come
+sostrato delle manifestazioni di una coscienza individuale ci si offre
+dappertutto un individuale organismo animale; nell’uomo e negli animali
+a lui somiglianti l’organo principale della coscienza è la corteccia
+del cervello, nei cui tessuti cellulari e fibrosi sono rappresentati
+tutti gli organi che stanno in relazione coi processi psichici. Noi
+possiamo considerare la connessione generale degli elementi corticali
+del cervello come l’espressione fisiologica della connessione dei
+processi psichici data nella coscienza; e la divisione di funzioni
+nelle diverse regioni corticali, come il correlativo fisiologico delle
+varietà numerose dei singoli processi di coscienza. Ma certamente in
+quel centralissimo organo del nostro corpo la divisione di funzioni
+è pur sempre soltanto relativa; ogni formazione psichica composta
+presuppone sempre la cooperazione di numerosi elementi e di molte
+regioni centrali. Quando l’asportazione di certe parti della corteccia
+produce alterazione nei movimenti volontari, nelle sensazioni o
+fa impossibile il formarsi di certe classi di rappresentazioni,
+possiamo naturalmente conchiudere che quelle parti racchiudono anelli
+indispensabili nella catena dei processi fisici che corrono paralleli
+ai processi psichici in esame. Ma l’ipotesi più volte fatta in base a
+questi fenomeni, che esista nel cervello un organo delimitato per la
+facoltà della parola, dello scrivere, o che le rappresentazioni visive,
+sonore, verbali siano poste in speciali cellule della corteccia, questa
+e simili ipotesi non solo presuppongono rozze idee fisiologiche, ma non
+si possono nemmeno accordare coll’analisi psicologica delle funzioni.
+Infatti, psicologicamente considerate, non fanno che dare veste moderna
+alla più infelice forma della teoria delle facoltà, alla frenologia.
+
+ 2_a_. Intorno alla localizzazione di certe funzioni
+ psicofisiche nella corteccia cerebrale, mediante osservazioni
+ anatomopatologiche sull’uomo ed esperimenti sugli animali, si
+ potè dimostrare: 1) la coordinazione di certe regioni corticali
+ a determinati domini periferici sensitivi e muscolari; così la
+ corteccia del lobo occipitale corrisponde alla retina; una parte
+ del parietale alla superficie tattile, il lobo temporale al
+ senso dell’udito; i centri dei singoli domini muscolari stanno
+ in generale immediatamente a lato o fra i centri di senso,
+ che sono con quelli in relazione funzionale; 2) il nascere di
+ complesse alterazioni, quando cessino di funzionare certe altre
+ regioni corticali, le quali, sembra, non siano direttamente
+ collegate alle parti periferiche del corpo, ma siano inserite
+ fra mezzo ad altre regioni centrali. Sotto quest’ultimo riguardo
+ si è potuto con sicurezza determinare solo la coordinazione di
+ certe parti del lobo temporale alle funzioni della _favella_,
+ di quelle anteriori per l’articolazione della parola (la loro
+ distruzione rende impossibile la coordinazione motoria, donde
+ la così detta “afasia atactica„) di quelle posteriori per la
+ formazione della rappresentazione verbale (la loro distruzione
+ annulla la coordinazione sensoria e produce la così detta “afasia
+ amnestica„). Si è ancora osservato questo fatto particolare:
+ essere queste funzioni localizzate esclusivamente nel lobo
+ temporale _sinistro_, non nel destro, così che soltanto se
+ quello, non se questo, è distrutto per apoplessia, viene meno
+ la funzione della favella. Del resto in tutti questi casi, così
+ per le alterazioni più semplici come per le più complesse,
+ coll’andare del tempo si ha una graduale restituzione delle
+ funzioni, probabilmente perchè altre regioni prendono la vece
+ delle regioni corticali distrutte, e per solito le più vicine
+ (nelle perturbazioni della favella forse anche le regioni della
+ parte opposta del corpo, non mai prima esercitate a questo
+ ufficio). Fino ad ora non sono state con sicurezza dimostrate le
+ localizzazioni di altre funzioni psichiche più complesse, come
+ quelle dei processi di memoria e di associazione, e quando alcuni
+ anatomi designano certe regioni corticali, come “centri psichici„,
+ questa denominazione si appoggia provvisoriamente solo, in parte
+ su ricerche di interpretazione molto dubbia fatte sugli animali,
+ in parte sul semplice fatto anatomico, che non si possono trovare
+ fibre motorie o sensorie, che direttamente vanno ai centri, e che
+ gl’intrecci fibrosi dei centri si sviluppano relativamente tardi.
+ A questa specie di centri appartiene specialmente la corteccia
+ del _lobo frontale_, il quale nel cervello umano presenta uno
+ sviluppo particolarmente grande. Sull’osservazione più volte
+ ripetuta, che la distruzione di questa regione cerebrale produce
+ tosto l’incapacità di tenere fissata l’attenzione, e alcuni altri
+ difetti intellettuali che probabilmente hanno la stessa causa, si
+ fonda l’ipotesi che quella regione si debba considerare come il
+ centro delle funzioni dell’_appercezione_ che sotto esporremo (4)
+ o di tutte quelle parti della esperienza psichica, nelle quali,
+ come nei sentimenti, si esplica la connessione unitaria della vita
+ psichica (v. sopra pag. 72). Ma questa ipotesi richiede ancora
+ una più sicura conferma dall’esperienza. In quelle osservazioni,
+ secondo le quali, in contraddizione a quanto si è detto,
+ parziali lesioni del lobo frontale potrebbero aver luogo senza
+ perturbazioni notevoli dell’intelligenza, non è possibile in alcun
+ modo vedere una prova certa contro la funzione per pura ipotesi
+ attribuita a quella regione centrale. Infatti l’esperienza di
+ molti casi ci insegna che proprio nelle parti centrali superiori,
+ forse a causa dell’intrecciarsi in più sensi delle fibre nervose
+ e a causa delle varie forme, nelle quali elementi diversi vengono
+ a sostituirsi a vicenda, possono prodursi lesioni localmente
+ limitate, senza che vi siano affatto sintomi esterni. Del resto
+ l’espressione “centro„ in tutti questi casi si deve naturalmente
+ intendere nel senso dato dal generale rapporto delle funzioni
+ psichiche alle fisiche, cioè nel senso di un parallelismo di
+ elementari processi psichici e fisici corrispondente ai diversi
+ punti di vista della trattazione delle scienze naturali e della
+ psicologia (v. § 1, 2 e § 22, 9).
+
+3. Quella connessione dei processi psichici, in cui per noi consiste
+il concetto di coscienza, è in parte simultanea e in parte successiva.
+_Simultaneamente_ la somma dei processi momentanei ci è data in ogni
+momento come un tutto, le cui parti sono riunite da un legame più
+o meno stretto. Ma _successivamente_ o lo stato psichico dato in
+un certo momento direttamente deriva da quello presente nel momento
+immediatamente anteriore, in quanto che certi processi scompaiono,
+altri durano nel loro corso e altri ancora incominciano; oppure,
+quando si sono frapposti stati d’incoscienza, i processi di nuova
+formazione entrano in relazione con quelli che prima erano stati
+presenti. In tutti questi casi egualmente l’estensione delle singole
+connessioni che si stabiliscono fra i processi passati e i seguenti,
+determina lo stato della coscienza. Come lo stato di coscienza passa
+in quello d’incoscienza quando quella connessione è spezzata, così si
+ha uno stato di coscienza incompleta quando esistono solo deboli nessi
+fra un dato momento e i processi precedenti a questo. Dopo lo stato
+d’incoscienza di solito la coscienza, solo lentamente, riprende la
+sua altezza normale, perchè soltanto a poco a poco si ristabiliscono i
+nessi cogli anteriori prodotti della vita psichica.
+
+E però possiamo distinguere dei _gradi_ nella coscienza. Il limite
+inferiore, il punto zero di questi gradi, è l’incoscienza completa.
+Da questa, che come l’assenza assoluta di ogni connessione psichica
+trova il suo contrario nella coscienza, si deve distinguere _il
+divenire incoscienti di singoli contenuti psichici_. Questo sempre
+ha luogo nel continuo flusso dei processi psichici, perchè non solo
+possono sparire rappresentazioni e sentimenti complessi, ma anche
+elementi singoli di queste formazioni, mentre ne subentrano di nuovi.
+E nel continuo divenir coscienti e incoscienti di singoli processi
+elementari o composti sta appunto quella connessione _successiva_
+della coscienza, la quale in sè e per sè presuppone a sua condizione
+quell’avvicendarsi. Qualunque elemento psichico sparito dalla
+coscienza diciamo che è divenuto _incosciente_, presupponendo con ciò
+la possibilità, che esso abbia a rinnovarsi, cioè che esso abbia a
+rientrare nell’attuale connessione dei processi psichici. La nostra
+conoscenza degli elementi divenuti incoscienti non può riferirsi
+più in là di questa possibilità del rinnovamento. Pertanto nel senso
+psicologico questi elementi divenuti incoscienti costituiscono solo
+_disposizioni_ per le formazioni di futuri componenti dei processi
+psichici, le quali vanno ad unirsi a quelle anteriormente presenti.
+Per la psicologia sono assolutamente infruttuose le ipotesi sullo
+stato dell’“incosciente„ e sui “processi incoscienti„, che si suppone
+esistano insieme ai processi di coscienza dati a noi nell’esperienza;
+ci sono però fenomeni _fisici_ che accompagnano quelle disposizioni
+psichiche e che si possono direttamente dimostrare o arguire da alcune
+esperienze. Questi fenomeni fisici concomitanti consistono negli
+effetti che _l’esercizio_ produce su tutti gli organi o specialmente
+sugli organi nervosi. Per l’esercizio noi vediamo in generale _resa più
+facile una funzione_ e in tal modo favorito il riprodursi della stessa
+funzione. Ma anche qui noi non conosciamo addentro le modificazioni che
+sono prodotte dall’esercizio nella struttura degli elementi nervosi;
+pur ce ne possiamo sempre fare un’idea mediante analogie meccaniche:
+ricordandoci, ad es., che la resistenza di sfregamento diminuisce
+quando due superfici fra loro stesse si limano.
+
+4. Già per la formazione delle rappresentazioni di tempo (pag. 124) si
+disse che in una serie di rappresentazioni successive, per ogni istante
+prevale nella nostra coscienza quella immediatamente _presente_. In
+modo analogo _singoli_ contenuti predominano anche nella connessione
+simultanea della coscienza, ad es., in un’accordo di suoni, in una
+giustaposizione di oggetti estesi. Nei due casi noi diciamo queste
+differenze di conoscenza _chiarezza_ e _distintezza_[26], e indichiamo
+colla prima l’apprendimento del contenuto stesso relativamente più
+favorevole, colla seconda intendiamo quella delimitazione meglio
+determinata di un contenuto rispetto ad altri contenuti psichici,
+proprietà questa che di solito va unita a quella prima. Noi diciamo
+_attenzione_ quello stato caratterizzato da speciali sentimenti,
+che accompagna l’apprendimento più chiaro di un contenuto psichico;
+_appercezione_, quel singolo processo per cui un contenuto psichico
+qualsiasi è portato a chiara cognizione. All’_appercezione_ si
+contrappone la _percezione_,[27] quello speciale apprendimento di
+contenuti non accompagnato dallo stato psichico dell’attenzione.
+Sull’analogia del punto visivo esterno dell’occhio diciamo i contenuti
+sui quali è concentrata l’attenzione: _punto visivo della coscienza_,
+oppure _punto visivo interno_, e il complesso dei contenuti presenti
+in un dato momento: _campo visivo della coscienza_ o _campo visivo
+interno_. Il passaggio di un processo psichico nello stato di
+incosciente è detto: _cadere sotto la soglia della coscienza_; il
+sorgere di un processo: _levarsi sopra la soglia della coscienza_.
+Naturalmente tutte queste sono espressioni simboliche, che non devono
+essere prese alla lettera, ma il loro uso si raccomanda a causa della
+brevità intuitiva che esse permettono nella descrizione dei processi di
+coscienza.
+
+5. Se ci studiamo ora di rappresentare efficacemente, mediante le
+suddette espressioni simboliche, l’avvicendarsi delle formazioni
+psichiche nella loro connessione, possiamo immaginarlo come un
+continuo andirivieni: formazioni psichiche entrano dapprima nel
+campo visivo interno, poi da questo passano nel punto visivo interno,
+per poi ritornare in quello prima di sparire interamente. Allato a
+questa vicenda delle formazioni giungenti all’appercezione, è pure
+un’andirivieni di quelle che sono solamente percepite; queste entrano
+nel campo visivo e poi ne escono senza pervenir mai al punto visivo.
+Tanto le formazioni appercepite quanto le percepite possono avere
+diversi gradi di chiarezza. Nel caso delle formazioni appercepite
+questo fatto si dimostra in ciò, che la chiarezza e la distintezza
+dell’appercezione variano a seconda dello stato della coscienza. E ciò
+si può facilmente provare, se si appercepisce più volte successivamente
+una stessa impressione; le appercezioni successive, posto che rimangano
+immutate le altre condizioni, diventano per solito più chiare e
+distinte. Per le formazioni semplicemente percepite possiamo assai
+facilmente osservare le differenze nei gradi di chiarezza, quando
+agiscono impressioni composte. Troviamo allora, specialmente se le
+impressioni hanno agito solo per un istante, che anche per i componenti
+rimasti in sè e per sè oscuri sono possibili diverse gradazioni,
+sembrando essersi levati alcuni più, altri meno sopra la soglia della
+coscienza.
+
+6. Naturalmente tutti questi fatti possono essere stabiliti non da
+casuali autoosservazioni, ma da osservazioni sperimentali a tal
+fine condotte. Tra i contenuti di coscienza i più opportuni per
+l’osservazione sono le formazioni di rappresentazione, perchè possono
+essere facilmente prodotte in ogni tempo da impressioni esterne.
+Ora in una rappresentazione di tempo, come già si è notato al § 11
+(pag. 125), la parte appartenente al momento _presente_ è quella che
+regolarmente si trova nel punto visivo della coscienza. Dei componenti
+le rappresentazioni già passate, le impressioni passate da poco
+appartengono ancora al campo visivo, mentre quelle passate da lungo
+tempo sono sparite dalla coscienza. Una rappresentazione di spazio
+invece, se costituisce soltanto un tutto estensivo limitato, può
+essere appercepita nella sua completa estensione in un unico momento.
+Se essa è più complessa, le sue parti devono passare pel punto visivo
+interno successivamente, affinchè essa possa pienamente giungere ad una
+chiara percezione. Da quanto si è detto risulta che _rappresentazioni
+composte di spazio_ (specialmente impressioni visive momentanee), sono
+le più opportune per ottenere una misura del numero dei contenuti
+che possono essere _appercepiti_ in un singolo atto, ossia della
+_capacità dell’attenzione_; invece _rappresentazioni composte di
+tempo_, (ad esempio, impressioni ritmiche, battute) servono a misurare
+il numero dei contenuti che possono essere riuniti in un dato momento
+nella coscienza, ossia a misurare _la capacità della coscienza_.
+Gli esperimenti fatti a tale scopo danno, a seconda delle condizioni
+speciali, per la capacità dell’attenzione una sfera d’azione da 6-12
+impressioni semplici, per quella della coscienza da 16-40. Qui i numeri
+minori valgono per quelle impressioni che o non formano connessioni di
+rappresentazioni, o ne formano solo di relativamente molto piccole; i
+numeri maggiori per quelle, nelle quali gli elementi sono riuniti in
+rappresentazioni per quanto è possibile complesse.
+
+ 6_a_. La prima di queste determinazioni, quella della _capacità
+ dell’attenzione_, si può compiere nel modo più esatto usando
+ delle impressioni visive di spazio. Infatti, se rischiarando
+ momentaneamente mediante una scintilla elettrica, o facendo
+ cadere davanti agli oggetti uno schermo munito da un’apertura,
+ si può facilmente ottenere che gli oggetti agiscano quasi
+ _istantaneamente_, e che tutti insieme cadano sul punto di più
+ chiara visione, le condizioni fisiologiche non dovrebbero essere
+ d’ostacolo all’appercezione di un numero d’impressioni maggiore
+ di quello, che è possibile appercepire a causa della limitata
+ capacità dell’attenzione. A questo scopo prima del rischiaramento
+ momentaneo si deve assegnare all’occhio un punto da fissare sulla
+ parte di mezzo della superficie racchiudente le impressioni.
+ Compito l’esperimento, si può immediatamente constatare che, se
+ tutto fu disposto in opportuna maniera, il numero degli oggetti
+ veduti distintamente nel senso fisiologico, è stato maggiore
+ del numero di quelli colti dalla capacità dell’attenzione. Se
+ l’impressione momentanea era costituita di lettere dell’alfabeto,
+ ci avviene di leggere solo più tardi alcune lettere, nel
+ momento del rischiaramento vedute solo indistinte, cioè quando
+ ci siamo richiamata un’imagine mnemonica dell’impressione.
+ Ed essendo questa imagine mnemonica ben separata nel tempo
+ dall’impressione corrispondente, la determinazione della capacità
+ dell’attenzione non resta per nulla turbata da questo fatto;
+ che anzi con un’osservazione soggettiva molto accurata è facile
+ fissare lo stato dell’attenzione nel momento dell’impressione e
+ distinguerlo dai successivi atti di memoria, che sempre sono da
+ quello separati da notevoli intervalli di tempo. Gli esperimenti
+ fatti in tal modo insegnano che la capacità dell’attenzione non
+ è affatto una grandezza costante, ma che essa, anche quando la
+ tensione dell’attenzione ha presso a poco la medesima grandezza
+ massima, dipende in parte dalla natura semplice o composta
+ delle impressioni, in parte dall’essere queste più o meno
+ famigliari. Le più semplici impressioni di spazio sono punti
+ in una disposizione qualsiasi: di essi sei al massimo possono
+ essere appercepiti in una sola volta. Le impressioni di una
+ natura un po’ più complessa ma nota, come linee, cifre, lettere,
+ sono appercepite simultaneamente di regola nel numero di tre,
+ quattro e, nelle condizioni più favorevoli, di cinque. Sembra che
+ questi limiti valgano anche pel senso tattile, colla differenza
+ che in esso soltanto le più semplici di queste impressioni, i
+ punti, possono in caso favorevole essere colti insieme nel numero
+ di sei. Per impressioni note di natura complessa, il numero
+ delle rappresentazioni si abbassa anche pel senso della vista,
+ mentre cresce notevolmente quello dei singoli elementi. Possiamo
+ appercepire due e persino tre parole conosciute di una sola
+ sillaba, il che corrisponde a un numero di dieci sino a dodici
+ singole lettere. In tutti i casi è falsa l’affermazione da molti
+ fatta, che l’attenzione in un dato momento non può essere riferita
+ che ad _una_ sola rappresentazione.
+
+ Queste osservazioni non contrastano meno a quell’opinione
+ qualche volta messa innanzi, che l’attenzione possa scorrere
+ di continuo e con grande rapidità una quantità di singole
+ rappresentazioni. Se nell’esperimento suesposto si cerca di
+ completare col ricordo l’imagine appercepita distintamente proprio
+ nell’istante successivo all’impressione, appare che occorre
+ un tempo assai notevole per rendersi presente un’impressione
+ non appercepita nel primo istante e che in questo processo
+ l’imagine prima appercepita sfugge sempre all’attenzione. Quindi
+ il muoversi successivo dell’attenzione su una moltitudine di
+ dati psichici è un processo _discontinuo_, il quale consta di
+ una pluralità di singoli atti appercettivi, che si seguono.
+ Questa discontinuità è spiegata dal fatto, che ogni singola
+ appercezione si compone di un periodo di tensione crescente e
+ di uno secondo di tensione decrescente. La tensione massima, che
+ sta fra i due, può notevolmente variare nella sua durata: essa o
+ è molto breve, come per le impressioni momentanee e rapidamente
+ varianti, oppure dura più a lungo nel caso di una unilaterale
+ direzione dell’attenzione su determinati oggetti. Persino quando
+ si concentra l’attenzione su oggetti di natura costante è pur
+ sempre inevitabile un’interruzione di un intervallo qualsiasi fra
+ l’avvicendarsi dei periodi di tensione e rilassamento. E questo si
+ può facilmente osservare nelle funzioni solite dell’attenzione.
+ Ma anche qui l’osservazione sperimentale porta a più precise
+ conclusioni. Se, mentre tutti gli altri stimoli di senso sono,
+ quant’è possibile, esclusi, lasciamo agire su un organo di senso
+ un’impressione debole, continua, duratura, sulla quale è diretta
+ l’attenzione, si osserva che l’impressione in certi intervalli,
+ per lo più irregolari, i quali si producono per impressioni molto
+ deboli già dopo 3-6″ e per quelle alquanto più forti solo dopo
+ 18-24″, diventa per un breve tempo indistinta, oppure sembra
+ sparire del tutto, per poi ripresentarsi. Queste oscillazioni
+ si devono senz’altro distinguere da quelle dell’intensità
+ dell’impressione, e di ciò ce ne convinciamo facilmente, se di
+ proposito in una serie d’esperimenti, o facciamo oggettivamente
+ più debole l’impressione, o ne interrompiamo l’azione. E possiamo
+ allora insieme osservare che _due_ proprietà caratteristiche
+ essenzialmente differenziano quelle variazioni soggettive da
+ quelle prodotte oggettivamente: in primo luogo abbiamo sempre
+ la rappresentazione della persistenza dell’impressione, sin
+ tanto che questa con semplice vicenda passa nel campo più oscuro
+ della coscienza e poi di nuovo da questo entra nel punto visivo
+ dell’attenzione; allo stesso modo che anche nell’esperimento con
+ impressioni momentanee abbiamo una rappresentazione indeterminata
+ e oscura delle parti dell’impressioni non appercepite. In
+ secondo luogo quelle oscillazioni dell’attenzione, oltre che
+ dall’aumento o diminuzione di chiarezza nelle impressioni,
+ sono sempre accompagnate da caratteristici sentimenti e
+ sensazioni, i quali mancano affatto nelle variazioni oggettive.
+ I sentimenti consistono in quelli, dei quali diremo, dell’attesa
+ e dell’attività, che regolarmente crescono colla tensione
+ dell’attenzione, decrescono col rilassamento di essa; le
+ sensazioni appartengono all’organo di senso, su cui ha agito
+ l’impressione o almeno si irradiano da esso; consistono
+ quindi in sensazioni di tensione della membrana del timpano,
+ dell’accomodazione e della convergenza, ecc. È proprio questa
+ doppia serie di proprietà, che separa i concetti della chiarezza
+ e della distintezza dei contenuti psichici dall’intensità
+ sensibile dei medesimi. Nella coscienza un’impressione forte
+ può essere oscura, e una debole invece chiara. Fra questi due
+ concetti in sè e per sè diversi esiste una relazione solo per
+ ciò, che fra impressioni di diversa intensità generalmente la più
+ forte tende ad impadronirsi del centro appercettivo. Ma che poi
+ essa sia appercepita più distintamente, dipende sempre ancora
+ da altre condizioni. Abbiamo un fatto simile nella condizione
+ privilegiata, che nell’azione di più impressioni visive tocca a
+ quelle che cadono sul punto di visione più distinta. Per solito
+ gli oggetti fissati sono anche gli appercepiti. Ma i su descritti
+ esperimenti, con impressioni momentanee possono dimostrare che
+ anche questa connessione può venire a mancare. E questo avviene,
+ se volontariamente dirigiamo l’attenzione su un punto situato
+ nella parte laterale del campo visivo: allora l’oggetto _veduto
+ indistintamente_ diventa un oggetto _distintamente rappresentato_.
+
+ 6_b_. Come le impressioni momentanee di spazio servono a
+ determinare la capacità dell’attenzione, quelle che si seguono
+ nel tempo, possono essere usate per ottenere una misura della
+ _capacità della coscienza_. Qui prendiamo le mosse dalla premessa,
+ che una successione di impressioni può essere riunita in un
+ tutto rappresentativo, soltanto se quelle impressioni si trovano,
+ almeno per un momento, contemporaneamente unite nella coscienza.
+ Se, ad es., si fa agire una serie di battute, evidentemente,
+ mentre il suono presente è appercepito, i suoni immediatamente
+ passati si trovano ancora nel campo visivo della coscienza; la
+ loro chiarezza però decresce tanto più, quanto più sono lontani
+ nel tempo dall’impressione momentaneamente appercepita, e a un
+ certo limite le impressioni, che sono andate di gran lunga più
+ addietro, saranno del tutto sparite dalla coscienza. Se si riesce
+ a determinare questo limite, si ha anche una misura diretta per
+ la capacità della coscienza, almeno nelle condizioni in cui si
+ compie la ricerca. E come mezzo per la determinazione di questo
+ limite ci serve appunto la facoltà di paragonare direttamente
+ le rappresentazioni, che si seguono nel tempo. Tosto che una
+ di tali rappresentazioni è presente nella coscienza come un
+ tutto unitario, noi possiamo anche con essa paragonare una
+ rappresentazione successiva, e decidere se questa sia o non
+ sia eguale a quella. Un tale raffronto non è più assolutamente
+ possibile, quando la serie temporale trascorsa costituisce un
+ contenuto di coscienza non affatto connesso, essendo una parte
+ dei suoi componenti già passata nello stato incosciente, prima
+ che il decorso della serie abbia toccata la fine. Pertanto non si
+ ha bisogno che di delimitare due serie successive di battute, ad
+ es., quali possono essere fissate dalle battute di un metronomo,
+ indicando il principio di ogni serie con un segnale, ad es., con
+ un suono di campanello. Fintanto che ogni serie costituisce nella,
+ coscienza un tutto connesso, è possibile, in base all’impressione
+ immediata e naturalmente evitando di contare le battute, decidere
+ se la seconda serie è o non è eguale alla prima. E qui si nota
+ anche che si giunge ad ottenere l’impressione dell’eguaglianza
+ mediante quegli elementi sentimentali delle rappresentazioni di
+ tempo, dei quali già si fece cenno (pag. 126); ad ogni battuta
+ della seconda serie precede infatti un sentimento d’attesa
+ corrispondente alla battuta analoga della prima serie, così che
+ ogni membro di una serie in più o in meno produce un perturbamento
+ nell’attesa e insieme un sentimento di delusione. Da ciò deriva
+ che non è necessario siano presenti nella coscienza almeno due
+ serie susseguentisi, ma è richiesto soltanto che le impressioni
+ di _una_ serie si raccolgano in un tutto rappresentativo. La
+ delimitazione relativamente sicura, di cui la coscienza è per
+ questo riguardo capace, appare distintamente anche in ciò,
+ che è possibile riconoscere sicuramente l’identità di due
+ rappresentazioni di tempo, sintanto che queste non raggiungono
+ il limite valevole per le condizioni date, mentre appena questo
+ limite è sorpassato, il giudizio diventa assolutamente incerto.
+ Allora la misura che si ottiene della capacità si dimostra, per
+ uno stato costante dell’attenzione, dipendente in parte dalla
+ rapidità, con cui le impressioni si seguono nel tempo, in parte
+ dalla connessione ritmica più o meno completa delle impressioni
+ stesse. Per un limite inferiore di velocità, che raggiunga circa
+ i 4″, non è più assolutamente possibile collegare le impressioni,
+ che si seguono in una rappresentazione di tempo; quando giunge la
+ nuova impressione, la precedente è già sparita dalla coscienza.
+ Per un limite superiore sino a circa 0,18″, è pure impossibile la
+ formazione di rappresentazioni di tempo distintamente delimitate
+ perchè l’attenzione non può più seguire le impressioni. La più
+ favorevole rapidità sta in una successione di battute media da
+ 0,2-0,3″. In questo caso possono ancora essere insieme colte
+ otto impressioni doppie o sedici singole, quando si ha la
+ partizione ritmica di 2/3 di battuta, la più semplice che sorge
+ abitualmente di per sè in una appercezione non forzata. Il tempo
+ di 4/4 coll’accentuazione più forte sulla prima battuta, colla
+ media sulla quinta, si dimostra il più favorevole per raccogliere
+ nella coscienza il numero massimo di impressioni singole; con
+ esso possono essere insieme ritenuti, come massimo, 5 tempi o
+ 40 impressioni singole. Se questi numeri vengono paragonati con
+ quelli ottenuti per la capacità dell’attenzione (pag. 172), e si
+ eguagliano le impressioni di tempo semplici e composte a quelle
+ di spazio corrispondenti, la capacità della coscienza sorpassa di
+ circa quattro volte quella dell’attenzione.
+
+7. A quelle proprietà, che noi attribuiamo ai contenuti della
+coscienza e al loro rapporto reciproco, e designiamo come gradi
+della loro chiarezza e distintezza, ancora altre si collegano
+regolarmente, e queste sono da noi immediatamente apprese come processi
+_concomitanti_. Esse consistono in parte in processi sentimentali,
+che sono caratteristici per determinate forme di decorso della
+percezione e appercezione, in parte in sensazioni alquanto variabili.
+È soprattutto il modo dell’_entrata_ dei contenuti psichici nel campo
+visivo e nel punto visivo della coscienza, che varia a seconda delle
+condizioni del momento. Se un processo psichico si leva al di sopra
+della soglia della coscienza, gli elementi sentimentali di esso,
+quando hanno un’intensità sufficiente, sono di solito avvertiti pei
+primi, tanto che essi già penetrano energicamente nel punto visivo
+della coscienza, prima ancora che sia stato appercepito qualcuno degli
+elementi rappresentativi. Questo può aver luogo così quando agiscono
+impressioni nuove, come quando emergono processi anteriori. In tal modo
+si formano quelle speciali disposizioni d’animo, delle quali non ci
+sappiamo ben spiegare le cause; disposizioni d’animo, che portano in
+sè talora il carattere del piacere o dispiacere, talora e più spesso
+quello della tensione. In quest’ultimo caso l’improvvisa apparizione
+che gli elementi rappresentativi, appartenenti ai sentimenti, fanno
+entro i limiti dell’attenzione è accompagnata da sentimenti del
+sollievo o della soddisfazione. Gli stessi stati d’animo possono
+disporsi anche quando si ripensa ad una cosa sparita; spesso qui oltre
+il sentimento di tensione, come al solito presente, appare già vivace
+lo speciale tono sentimentale della rappresentazione dimenticata,
+mentre essa stessa ancora si trattiene nello sfondo oscuro della
+coscienza. Similmente, come più tardi vedremo (§16), negli atti di
+conoscimento e riconoscimento sentimenti speciali precedono sempre
+l’appercezione distinta delle rappresentazioni. Negli esperimenti
+con momentaneo rischiaramento del campo visivo è possibile stabilire
+ad arte un tale stato d’animo, quando si facciano agire nella vista
+indiretta impressioni con un tono sentimentale forte al massimo grado.
+Tutti questi esperimenti sembrano dimostrare che ogni contenuto della
+coscienza esercita sull’attenzione un effetto, in seguito al quale esso
+stesso si dà a conoscere in parte mediante il suo proprio colorito
+sentimentale, in parte mediante i sentimenti già per sè legati alla
+funzione dell’attenzione. L’effetto totale che questi oscuri contenuti
+della coscienza hanno sull’attenzione si fonde, secondo le leggi
+generali della combinazione dei componenti del sentimento (pag. 129),
+coi sentimenti legati ai contenuti chiari della coscienza, dando luogo
+a un unico sentimento totale.
+
+8. Se un contenuto psichico entra nel _punto visivo_ della coscienza,
+ai processi sentimentali sino ad ora descritti, altri speciali vengono
+ad aggiungersi, i quali possono presentarsi in forme molto diverse
+a seconda delle condizioni, nelle quali quel contenuto entra nel
+punto visivo interno. Queste condizioni offrono due tipi diversi di
+decorso, i quali in gran parte si ricollegano con quelle manifestazioni
+sentimentali, già ricordate, che precedono e preparano l’appercezione
+di un contenuto.
+
+Nel primo caso: il nuovo contenuto si presenta all’attenzione
+improvvisamente e senza quella preparatoria azione sentimentale; noi
+indichiamo questo tipo di decorso come quello della _appercezione
+passiva_. Mentre il contenuto giunge a maggior chiarezza nei suoi
+elementi rappresentativi e sentimentali, con esso si collega dapprima
+un sentimento del _patire_, il quale, appartenendo alla direzione
+dei sentimenti deprimenti, è in generale tanto più forte, quanto più
+intensivo è il processo psichico e più grande la rapidità della sua
+apparizione; ma questo sentimento declina ben presto, per poi passare
+nel sentimento contrario eccitante dell’_attività_. Ai due sentimenti
+vanno anche unite sensazioni caratteristiche negli apparati muscolari
+del dominio sensoriale, cui appartengono i componenti rappresentativi
+del processo. Il sentimento del patire suole essere accompagnato da una
+sensazione ben presto passeggiera di rilassamento, quello dell’attività
+da una sensazione di tensione, che succede alla prima.
+
+Nel secondo caso: il nuovo contenuto è preparato dalle manifestazioni
+sentimentali già accennate (7), quindi l’attenzione è diretta su
+di esso già prima del suo apparire; noi indichiamo questo tipo di
+decorso come quello dell’_appercezione attiva_. Qui l’appercezione
+del contenuto è preceduta da un sentimento dell’_attesa_, ora per un
+tempo molto breve, ma ora anche per un tempo abbastanza lungo. Questo
+sentimento appartiene generalmente alla direzione dei sentimenti di
+tensione e talora anche a quella degli eccitanti, pure potendo essere
+presenti nel tempo stesso sentimenti di piacere o di dispiacere dovuti
+agli elementi rappresentativi. Questo sentimento dell’attesa è di
+solito collegato a sensazioni di tensione discretamente forti nei
+corrispondenti domini muscolari. Ma al momento, in cui il contenuto
+entra nel punto visivo, quel sentimento è sostituito da quello, con
+durata per lo più molto breve, della soddisfazione, il quale ha sempre
+il carattere di un sentimento di sollievo, benchè a seconda delle
+circostanze possa essere di natura deprimente od eccitante e legato
+a sentimenti di piacere o di dispiacere. A questo sentimento della
+soddisfazione segue immediatamente quello stesso dell’attività, che
+accompagna la fine dell’appercezione passiva e che alla sua volta è
+legato ad un aumento delle sensazioni di tensione.
+
+ 8_a_. L’osservazione sperimentale di queste diverse forme di
+ processi può essere molto opportunamente compiuta mediante gli
+ esperimenti di reazione descritti nel § 14, 11 segg. In essi è
+ possibile stabilire nella reazione a impressioni inattese il tipo
+ dell’appercezione passiva, nella reazione a impressioni attese
+ quello dell’appercezione attiva. Di più è dato anche osservare
+ che fra queste differenze tipiche stanno gradi di transizione;
+ infatti, o la forma passiva può accostarsi all’attiva a causa
+ della debolezza del primo stadio, o l’attiva alla passiva per il
+ fatto che in un improvviso rilassamento dell’attesa il successivo
+ stato contrario del sentimento di soddisfazione, il sollievo e la
+ depressione, diventa più pronunciato del solito. Ma nella realtà
+ anche qui si trovano processi in una connessione continua, i quali
+ costituiscono veri contrari solo in casi estremi.
+
+9. A chi esattamente consideri questo lato sentimentale dei processi
+d’attenzione, appare tosto come esso pienamente concordi col generale
+contenuto sentimentale dei _processi di volere_. E insieme risulta
+chiaro che l’appercezione passiva corrisponde nel suo carattere
+essenziale a un atto impulsivo semplice, l’attiva a un atto volontario
+composto. Infatti nell’appercezione passiva il contenuto psichico,
+che si presenta all’attenzione impreparata, può evidentemente essere
+considerato come quell’unico motivo, che, senza lotta alcuna con altri
+motivi, determina l’atto dell’appercezione; di più questa è anche
+qui decisamente legata a quel sentimento dell’attività caratteristico
+per tutte le azioni di volere. Al contrario nell’appercezione attiva
+ancora altri contenuti psichici coi loro effetti sentimentali
+si presentano continuamente all’attenzione durante lo stadio
+sentimentale di preparazione, e però alla fine l’atto appercettivo
+può sembrare un atto volontario e in molti casi anche un atto di
+scelta, cioè quando la lotta fra i diversi contenuti diventa essa
+stessa chiaramente cosciente. In questi ultimi casi già la vecchia
+psicologia aveva riconosciuta la presenza di un tale atto di scelta,
+perchè parlava di “attenzione volontaria„. Ma anche qui, proprio come
+negli atti di volere esterni, la volontà fu fatta entrare in campo
+inconseguentemente, perchè si disconobbe il punto, onde solo poteva
+essere derivata. Infatti, non si volle ammettere che la così detta
+“attenzione involontaria„ è soltanto una forma più semplice di un atto
+di volere interno; e poi si contrapposero “attenzione„ e “volontà„
+proprio al modo della vecchia teoria delle facoltà, come potenze
+psichiche di natura diversa, che in certi casi si collegano e in certi
+altri si escludono. Invece ambedue evidentemente sono espressioni
+di concetti, che si riferiscono alla medesima classe di processi
+psichici, con questa sola differenza, che i processi di appercezione
+o di attenzione abbracciano fra i processi di volere quelli che a sè e
+per sè, in quanto non seguiti da ulteriori processi, si svolgono senza
+effetti esterni, solo come atti così detti interni.
+
+10. A questi atti interni di volere, che designiamo come processi
+d’attenzione, si annette ancora la formazione di un concetto
+estremamente importante per l’intero sviluppo psichico, concetto che
+senza dubbio si è compito nella forma logica solo mediante il sussidio
+della riflessione scientifica, ma che ha già in quegli stessi processi
+il suo sostrato reale. Intendiamo parlare della formazione del concetto
+del _soggetto_, cui va parallela la presupposizione di _oggetti_, che
+si contrappongono al soggetto come una realtà da esso indipendente.
+
+Da quelle parti dell’esperienza immediata, che sono ordinate
+spazialmente in base al punto d’orientazione già ricordato (pag. 106)
+e che noi indichiamo o come _oggetti_ (Gegenstände), cioè come un
+qualcosa che sta di contro (ein Gegenüberstehendes) al percipiente,
+oppure quando consideriamo il loro modo di formazione psicologica,
+come _rappresentazioni_ (Vorstellungen) cioè come un qualcosa che il
+percipiente pone innanzi a sè;[28] (ein vor sich Hingestelltes); da
+queste parti costitutive della esperienza si distinguono tutti quei
+contenuti, che non partecipano di quest’ordine spaziale, benchè siano
+con esso in relazione continua. Questi contenuti stanno fra loro,
+come abbiamo veduto nei § 12-14, in istretta connessione, potendosi
+sempre considerare i _sentimenti_ come parziali contenuti momentanei
+delle _emozioni_, le emozioni come parti costitutive di _processi
+di volere_. Soltanto il processo, può sempre arrestarsi a uno dei
+gradi anteriori, perchè molto spesso un sentimento non produce alcuna
+emozione notevole, o l’emozione declina, senza che sia realmente sorto
+quell’atto di volere, che in essa era preparato. Tutti questi processi
+affettivi si possono pertanto di nuovo subordinare al _processo di
+volere_. Infatti questo è il decorso completo, del quale i due altri
+processi sono parti o di più semplice o di più composta natura. Da
+questo ponto di vista si comprende, come il sentimento semplice nei
+suoi contrari, tra i quali si muove, in parte contenga una direzione di
+volere, in parte esprima la grandezza della energia volitiva presente
+in un dato momento, e finalmente in parte corrisponda a una determinata
+fase dello stesso processo di volere. La _direzione del volere_ è
+evidentemente indicata dalle direzioni fondamentali del piacere e
+dispiacere, le quali corrispondono direttamente a una tendenza o ad
+una avversione qualitativamente differenziate. L’_energia di volere_
+trova la sua espressione nelle direzioni fondamentali dell’eccitamento
+e dell’acquietamento; infine le _fasi_ opposte del processo di volere
+sono rappresentate dai sentimenti contrari di tensione e di sollievo.
+
+11. Se in tal guisa il volere risulta essere il fatto fondamentale, in
+cui trovano radice tutti i processi, gli elementi psichici dei quali
+sono i sentimenti per altra parte nel processo dell’appercezione, cui
+l’analisi psicologica riconosce tutti i caratteri dell’atto di volere,
+questo fatto fondamentale entra in relazione diretta coi _contenuti
+rappresentativi_ della coscienza. Infatti, essendo i processi di
+volere concepiti come processi in sè connessi e omogenei malgrado
+ogni differenza dei loro contenuti, sorge un immediato sentimento di
+questa connessione, sentimento che è dapprima legato al sentimento
+dell’attività presente in ogni stato di volere, ma che poi in seguito
+alle già ricordate relazioni del volere si estende alla totalità dei
+contenuti di coscienza. Noi diciamo l’“io„ questo sentimento della
+connessione di tutte l’esperienze psichiche individuali. Esso è un
+_sentimento_ e non una rappresentazione, come spesso è denominato;
+ma, al pari di tutti i sentimenti, è legato a certe sensazioni e
+rappresentazioni; questi componenti rappresentativi, che stanno in
+più strette relazioni coll’“io„, sono le sensazioni generali e la
+rappresentazione del proprio corpo.
+
+_Autocoscienza_ noi chiamiamo quel contenuto sentimentale e
+rappresentativo, che nasce appunto nel modo suddetto, e, separandosi
+dall’intero contenuto di coscienza, si fonde col sentimento dell’io.
+Esso, al pari della coscienza, non è affatto una realtà diversa
+dai processi onde si compone, ma soltanto la connessione di questi
+processi, la quale, specialmente nei suoi elementi rappresentativi,
+non può mai essere nettamente separata dalle rimanenti parti della
+coscienza. Questo appare innanzi tutto dall’essere le rappresentazioni
+del proprio corpo ora saldamente fuse col sentimento dell’_io_ ed ora
+separate da esso come rappresentazioni oggettive, e dal fatto, che in
+generale l’autocoscienza nel suo sviluppo tende sempre più a ritirarsi
+sulla propria base sentimentale.
+
+12. Appunto da questa separazione dell’autocoscienza dal restante
+contenuto di coscienza ha origine la contrapposizione del _soggetto_ e
+degli _oggetti_, la quale è senza dubbio già preparata nelle differenze
+particolari degli originari contenuti di coscienza, ma raggiunge una
+forma chiara solo in conseguenza di quella separazione. Conformemente
+a questo suo sviluppo psicologico, il concetto del soggetto ha tre
+diversi significati di estensione differente, i quali si sostituiscono
+a vicenda. Nel senso più stretto, il soggetto è la connessione dei
+processi di volere, che si esplica nel sentimento dell’_io_. In senso
+alquanto più largo, esso abbraccia il contenuto reale di questi
+processi di volere unitamente ai sentimenti ed alle emozioni, che
+li preparano. Infine nel più largo significato esso si estende anche
+al fondamento rappresentativo costante, che quei processi soggettivi
+hanno nel corpo dell’individuo, come sede delle sensazioni generali.
+Ma questo più largo significato è nello sviluppo reale il primissimo
+e quello più stretto nel flusso reale dei processi psichici ricade
+sempre in uno dei significati più larghi, perchè esso può essere
+raggiunto pienamente solo nell’astrazione concettuale. In tal guisa
+esso propriamente non costituisce che un limite, al quale può in vario
+grado accostarsi la reale autoconcezione del soggetto.
+
+ 12_a_. Colla distinzione del soggetto e degli oggetti, oppure
+ come anche si sogliono esprimere questi concetti, quando si
+ riduca il primo alle sue basi sentimentali, e si riassuma il
+ secondo in un concetto generale, colla distinzione dell’_io_ e
+ del _mondo esterno_ è posta la base a tutte quelle riflessioni,
+ alle quali il dualismo, dapprima diffusosi nella popolare
+ intuizione dell’universo e poi da questa passato anche nei sistemi
+ filosofici, deve la propria origine. In questo senso anche la
+ psicologia suole essere contrapposta come scienza del soggetto
+ a tutte le altre scienze e specialmente alle scienze naturali
+ (v. § 1, 3_a_). Questa concezione potrebbe essere giusta solo
+ allorchè la distinzione dell’_io_ dal _mondo esterno_ fosse un
+ fatto originario precedente ad ogni esperienza, e i concetti
+ del soggetto e dell’oggetto potessero una volta per tutte essere
+ univocamente contrapposti. Ma nè la prima nè la seconda condizione
+ si avvera. L’autocoscienza si fonda piuttosto su una serie di
+ processi psichici, essa è il prodotto e non il sostrato di questi
+ processi, e però anche soggetto e oggetto non costituiscono
+ contenuti dell’esperienza nè originariamente nè mai assolutamente
+ diversi, bensì essi sono concetti di riflessione formatisi in
+ seguito ai rapporti reciproci tra le singole parti costituenti il
+ contenuto in sè affatto unico della nostra esperienza immediata.
+
+13. La connessione dei processi psichici, che costituisce l’essenza
+della coscienza, ha necessariamente la sua prima origine in quei
+_processi di combinazione_, che hanno continuamente luogo fra gli
+elementi dei singoli contenuti di coscienza. Questi processi, che
+già operano quando sorgono singole formazioni psichiche, devono pure
+produrre tanto la simultanea unità dello stato di coscienza presente
+in un dato momento, quanto la continuità degli stati di coscienza
+successivi. Ma essi sono di una natura straordinariamente varia;
+ognuno ha il suo colorito individuale, che non si ripete mai affatto
+invariato in un secondo caso. Pure le loro generalissime differenze
+possono essere ordinate sotto quelle particolarità, che l’attenzione
+offre da un lato nella passiva ricezione di impressioni, dall’altro
+nell’appercezione attiva delle stesse. Per avere a disposizione brevi
+espressioni ad indicare tali differenze, diciamo _associazioni_
+quelle connessioni, che si formano di solito nello stato passivo
+dell’attenzione, e _combinazioni appercettive_ quelle che presuppongono
+uno stato attivo.
+
+
+
+
+§ 16. — Le associazioni.
+
+
+1. Nella moderna evoluzione della psicologia il concetto
+dell’associazione è andato soggetto a una necessaria e molto
+intima mutazione di significato; questa però non è ancora penetrata
+dappertutto, essendosi pur sempre mantenuto il significato primitivo,
+specialmente da quei psicologi che ancor oggi sono legati alle
+opinioni, dalle quali sorse la psicologia dell’associazione (§2,
+p. 10 e segg.). Infatti questa psicologia, considerando solo
+il _contenuto rappresentativo_ della coscienza, conformemente
+all’indirizzo intellettualistico che in essa predomina, limita il
+concetto dell’associazione alle combinazioni tra rappresentazioni.
+In questo senso _Hartley_ e _Hume_, i due fondatori della psicologia
+dell’associazione, introdussero quel concetto nel significato speciale
+di “associazione di idee„ corrispondendo nella lingua inglese la parola
+“idea„ al nostro concetto della “rappresentazione„. Considerate poi le
+rappresentazioni come oggetti o come processi che possono rinnovarsi
+nella coscienza colla medesima natura, colla quale essi vi sono sorte
+una prima volta (pag. 11, 8), si vide nell’associazione il principio
+esplicativo per la così detta “riproduzione„ delle rappresentazioni. E
+poichè in fine non si riteneva necessario il dare, mediante l’analisi
+psicologica, una ragione del modo di sorgere delle rappresentazioni
+composte, essendosi ammesso che nella rappresentazione suscitata da
+impressioni esterne la combinazione fisica delle impressioni stesse
+servisse a spiegare senz’altro la loro composizione psichica; il
+concetto dell’associazione era limitato a quelle forme di così detta
+riproduzione, nelle quali le rappresentazioni associate si seguono in
+ordine di tempo. Nella distinzione delle forme principali di queste
+associazioni successive si seguiva uno schema logico già fissato
+da _Aristotele_ per i processi di memoria; in questo schema le
+associazioni erano distinte in base al principio della bipartizione
+per contrari, da un lato in associazioni per somiglianza e contrasto,
+dall’altro lato in associazioni per simultaneità e successione.
+Questi concetti generali ottenuti mediante una semplice dicotomia
+logica furono fregiati del nome di “Leggi delle associazioni„. La
+nuova psicologia ha cercato di ridurre il numero di queste leggi.
+Parve il contrasto essere un caso estremo della somiglianza, perchè
+tra le rappresentazioni contrastanti si associano solo quelle che
+insieme appartengono ad una medesima specie generale, e i legami
+per simultaneità e successione furono abbracciati sotto il concetto
+dell’_associazione esterna_ o di _contiguità_, la quale venne
+contrapposta all’_associazione interna_ o di _somiglianza_. Alcuni
+psicologi credevano senz’altro poter da questa semplificazione a due
+forme di associazione procedere alla riduzione ad un’unica “legge
+d’associazione„ spiegando essi o l’associazione di contiguità come
+una forma speciale di quella di somiglianza, oppure, e più spesso, la
+somiglianza come un effetto di certe associazioni di contiguità. In
+ambedue i casi, del resto, l’associazione era per lo più ricondotta al
+principio più generale dell’esercizio e dell’abitudine.
+
+2. Ma a tutte queste teorie vennero a mancare i fondamenti in
+seguito a _due_ fatti che colpiscono in modo stringente, quando
+sperimentalmente si osservi il processo di rappresentazione. Il
+_primo_ sta nel risultato generale dell’analisi psicologica delle
+rappresentazioni: quelle rappresentazioni composte, dalla psicologia
+dell’associazione presupposte come unità psichiche indecomponibili,
+sorgono già da processi di combinazione, i quali in modo manifesto si
+collegano intimamente colle combinazioni più complesse, abitualmente
+dette associazioni. Il _secondo_ fatto sta nel risultato della
+ricerca sperimentale sui processi di memoria: non v’ha assolutamente
+una _riproduzione_ delle rappresentazioni in senso proprio, cioè
+in quanto per riproduzione si intenda il rinnovarsi invariato di
+una rappresentazione già prima stata nella coscienza. Imperocchè la
+rappresentazione che in un atto di memoria entra nella coscienza,
+è sempre diversa dall’antecedente cui è riferita, e i suoi elementi
+sogliono essere distribuiti su diverse rappresentazioni anteriori.
+
+Dal primo di questi fatti deriva, che quelle associazioni di
+rappresentazioni composte, nell’uso le sole così chiamate, devono
+essere precedute da processi associativi più semplici fra le loro parti
+costitutive. Il secondo fatto poi dimostra che quelle associazioni
+possono essere soltanto i prodotti complessi di tali associazioni
+elementari. Ammessa questa duplice conseguenza non v’ha più alcun
+diritto d’escludere dal concetto dell’associazione quelle combinazioni
+elementari, i prodotti delle quali non sono rappresentazioni successive
+ma simultanee; così pure non vi è più ragione alcuna per limitare
+questo concetto ai processi rappresentativi. L’esistenza dei sentimenti
+composti, delle emozioni ecc., ci insegna che gli elementi sentimentali
+entrano in combinazioni non meno regolari, le quali di più possono
+combinarsi ancora in prodotti più complessi colle associazioni degli
+elementi sensibili, come ci è stato mostrato dal modo di sorgere
+delle rappresentazioni di tempo (§ 11, pag. 127). In questo stretto
+rapporto esistente fra tutti i processi di combinazioni di grado
+diverso, e nella necessità di ricondurre tutte le combinazioni più
+composte ad associazioni elementari, troviamo una nuova conferma
+per quell’osservazione desunta dal generale decorso dei processi di
+coscienza, cioè che non è possibile stabilire un limite netto fra le
+combinazioni degli elementi costituenti le formazioni psichiche e la
+connessione di queste formazioni psichiche nella coscienza (pag. 165).
+
+3. Il concetto dell’associazione può pertanto avere un significato
+sicuro e per ogni caso univoco, solo quando l’associazione sia
+concepita come un _processo elementare_, il quale nei processi
+psichici reali ci si presenti sempre soltanto in composizione più
+o meno complessa, così che le associazioni elementari si possano
+ottenere solo mediante l’analisi psicologica. Tra questi prodotti di
+combinazione quelle associazioni che sole hanno comunemente tal nome
+(le successive), sono soltanto una delle forme speciali di combinazione
+e certo la meno connessa. A queste appunto si contrappongono come
+forme più stabili quelle associazioni, onde sorgono le specie diverse
+di formazioni psichiche, quelle che noi abbiamo dette _fusioni_,
+appunto a causa della natura intima del legame (pag. 76 e segg.).
+I processi elementari dai quali provengono le formazioni psichiche:
+rappresentazioni intensive, di spazio e di tempo; sentimenti composti,
+emozioni e processi di volere, devono essere ascritti ai processi
+di associazione. Ma a scopo di distinzione pratica sarà opportuno
+assegnare qui alla parola “associazione„ un valore più ristretto,
+raccogliendo sotto di essa solo quei processi di combinazione che
+si compiono fra elementi di formazioni psichiche _diverse_. Questo
+concetto dell’associazione più ristretto, contrapposto alla fusione,
+si avvicina di più al concetto della vecchia psicologia (pag. 182)
+riferendosi esso solo alla connessione delle formazioni psichiche nella
+coscienza. Ma pur sempre esso si distingue da quello per i seguenti due
+caratteri importanti: 1) noi con esso intendiamo i _processi elementari
+di combinazione_ oppure, quando si tratti di fenomeni composti, i
+prodotti di quei processi elementari; 2) come per le fusioni così
+anche per le associazioni noi distinguiamo oltre alle associazioni
+_successive_, anche le _simultanee_ e quest’ultime crediamo si debbano
+ritenere come quelle originarie.
+
+
+_A_. — LE ASSOCIAZIONI SIMULTANEE.
+
+4. Le associazioni simultanee, alla cui costituzione partecipano
+elementi di formazioni psichiche diverse, si distinguono in _due_
+specie: associazioni fra elementi di formazioni psichiche _omogenee,
+assimilazioni_, e associazioni fra elementi di formazioni psichiche
+_eterogenee, complicazioni_. In base alla limitazione posta al concetto
+di associazione, ambedue possono aver luogo solo fra quelle formazioni
+psichiche che son già per sè stesse combinazioni simultanee, quindi
+tra rappresentazioni intensive e spaziali come pure fra sentimenti
+composti.
+
+ _a. — Le assimilazioni._
+
+5. Le _assimilazioni_ sono una forma d’associazione che si osserva
+specialmente, nella formazione di rappresentazioni intensive o spaziali
+e che integra il processo della fusione. Questo può essere dimostrato
+in modo evidentissimo quando tra i componenti di un prodotto di
+assimilazione alcuni sono dati da un’impressione sensibile esterna,
+e altri invece appartengono a rappresentazioni antecedentemente
+avute. Che in questo caso si tratti di un’assimilazione, è possibile
+constatare, perchè certe parti costitutive della rappresentazione
+che mancano nell’impressione oggettiva o sono sostituite da altre,
+manifestamente hanno origine da rappresentazioni anteriori. Fra queste,
+come l’esperienza dimostra, sono specialmente preferite quelle che
+sono state presenti assai di frequente. Ma anche singoli elementi
+dell’impressione possono più degli altri influire sull’associazione che
+si forma, così che quando questi elementi predominanti variano, come
+avviene specialmente nell’assimilazione, del senso visivo, anche il
+prodotto dell’assimilazione subisce variazioni corrispondenti.
+
+6. Tra le formazioni intensive specialmente le _rappresentazioni
+uditorie_ molto spesso si compiono colla cooperazione di assimilazioni
+ed offrono nel tempo stesso l’esempio più evidente, per il su
+ricordato principio della frequenza. Tra le rappresentazioni uditorie
+le _rappresentazioni verbali_ di cui facilmente disponiamo, sono
+le più famigliari, perchè la nostra attenzione è diretta ad esse
+più che alle altre impressioni sonore. Quindi all’audizione di una
+parola si accompagnano continue assimilazioni; l’impressione sonora
+è incompleta, ma essa è così pienamente integrata a spese delle
+impressioni anteriori, che noi non ce ne accorgiamo. E non è l’udire,
+ma il traudire, cioè la falsa integrazione prodotta da non giuste
+assimilazioni, che ci fa per lo più accorti di questo processo. A
+questo processo di assimilazioni si può egualmente conchiudere dalla
+facilità, colla quale noi possiamo quasi ad arbitrio udire parole entro
+un’impressione sonora qualsiasi, ad es., nelle voci degli animali, nel
+rumore dell’acqua, del vento, di una macchina, ecc.
+
+7. Nei _sentimenti intensivi_ sono assimilazioni notevoli per ciò,
+che impressioni, le quali sono accompagnate da sentimenti elementari
+sensoriali od estetici, molto spesso portano direttamente con sè
+anche un secondo effetto sentimentale, di cui noi ci possiamo dar
+ragione solo se ci facciamo presenti certe rappresentazioni da
+quelle impressioni richiamate. Qui l’associazione suole presentarsi
+dapprima solo sotto la forma di un’associazione sentimentale e solo
+in questo senso essa è un’assimilazione simultanea. L’associazione di
+rappresentazioni, che ci spiega l’effetto prodotto in noi, è invece
+un processo che entra in campo più tardi; essa appartiene alla specie
+delle associazioni successive. Per questa ragione ci riesce appena
+possibile il distinguere nelle impressioni di suoni e di colore
+accompagnate da determinati sentimenti, oppure nelle rappresentazioni
+spaziali semplici, ciò che è effetto sentimentale immediato
+dell’impressione, da ciò che spetta all’associazione. Ma di solito in
+questi casi il processo sentimentale è considerato come una risultante
+di due fattori, l’uno immediato, l’altro associativo, i quali però,
+secondo le leggi generali sulle fusioni dei sentimenti (pag. 129 e
+seg.), si combinano ambedue in un unico sentimento totale.
+
+8. Nelle rappresentazioni _spaziali_ l’associazione è di un’importanza
+grandissima. Nel campo del _senso tattile_ essa è per l’uomo non
+cieco poco notevole a causa della minore importanza che qui le
+rappresentazioni tattili hanno e in generale e specialmente per i
+processi di memoria. All’opposto pel _cieco_ l’associazione delle
+rappresentazioni tattili è la causa prima della facilità con cui
+egli rapidamente si orienta nello spazio; ad es., essa è necessaria
+per la pronta lettura della scrittura dei ciechi. Quei risultati dei
+processi di assimilazione, cui partecipano più superfici tattili,
+sono al massimo grado evidenti, perchè sono facilmente messi in luce
+dalle illusioni che possono nascere a causa di qualche perturbazione
+nella regolare cooperazione delle sensazioni. Quando, ad es.,
+tocchiamo una piccola palla colle dita indice e medio incrociate,
+abbiamo la rappresentazione di _due_ palle, e ciò senza dubbio perchè
+nella posizione solita degli organi di tatto l’impressione esterna
+corrisponde realmente a due palle. Le rappresentazioni in tal guisa
+avute in numerosi casi antecedenti hanno un’influenza assimilatrice
+sulla nuova impressione.
+
+9. Il processo dell’assimilazione ha una parte straordinariamente
+importante nelle rappresentazioni del _senso della vista_; qui infatti
+esso coopera alle rappresentazioni della grandezza, della distanza
+e della natura corporea degli oggetti veduti e da ultimo completa
+i motivi immediati per la rappresentazione della profondità, che
+già sorgono nella visione binoculare come effetto di assimilazione.
+In tal modo trovano spiegazione quelle correlazioni nelle quali
+stanno fra loro le rappresentazioni di distanza e grandezza degli
+oggetti, ad es, la differenza di grandezza che presentano il sole e
+la luna quando sono all’orizzonte e allo zenith. Egualmente su questi
+processi di assimilazione si fondano gli effetti della prospettiva
+nel disegno e nella pittura. Un’imagine disegnata o dipinta su un
+piano ci può apparire corporea solo perchè l’impressione risveglia
+elementi di anteriori rappresentazioni corporee che assimilano la
+nuova impressione. Questa influenza dell’assimilazione si dimostra
+poi in modo evidentissimo nei disegni non ombreggiati a due sensi,
+che possono essere veduti così sporgenti come rientranti. Ma anche
+qui l’osservazione ci dice che un tale mutamento di rilievo non è
+accidentale, tale che dipenda dal capriccio della così detta “facoltà
+immaginativa„ ma che vi sono sempre elementi dell’impressione
+immediata, i quali determinano il processo di assimilazione in un senso
+completamente univoco. Tali elementi sono innanzi tutto le sensazioni
+che sono legate alle posizioni e ai movimenti degli occhi. Così quando
+si guardi il disegno lineare di un prisma e lo si fissi monocularmente
+per escludere le ragioni della rappresentazione della profondità legate
+alla vista binoculare, appare a vicenda sporgente o rientrante, a
+seconda che una volta si fissi la parte del disegno che corrisponde
+alla vista consueta di un prisma sporgente e l’altra volta invece
+quella che risponde alla solita vista di un prisma rientrante. Un
+angolo solido formato da tre linee rette, incidenti in un unico punto,
+appare sporgente se si percorre dal vertice una delle rette; esso si
+presenta rientrante quando si parte dall’estremità opposta della retta
+e si termina al vertice, ecc. In questo e in altri casi congeneri
+l’assimilazione è stabilita da queste regole: l’occhio nel movimento
+sulle linee di fissazione degli oggetti passa dai punti più vicini ai
+più lontani; nello sguardo in riposo suole posarsi sulle parti di un
+oggetto situate più vicine.
+
+In altri casi le illusioni geometrico-ottiche già ricordate nel § 10
+(19 e 20) fondate sulle leggi di movimento dell’occhio producono,
+come effetto secondario, certe rappresentazioni di profondità, che
+stabiliscono una compensazione tra le illusioni di estensione e di
+direzione e la corrispondente conformazione normale dell’imagine
+della retina. E però, ad es., una linea retta divisa pare maggiore che
+una egualmente grande non divisa (pag. 101), quindi tendiamo a porre
+la prima a distanza maggiore della seconda. Poichè qui, malgrado la
+diversa stima di grandezza determinata da diverso sforzo di movimento,
+le due linee occupano posizione di retine egualmente grandi, questa
+contraddizione viene eliminata a causa della diversa rappresentazione
+di distanza. Infatti, se di due linee, delle quali le imagini retiniche
+sono eguali, una sembra maggiore, questa nelle solite condizioni
+della vista deve provenire da un oggetto più lontano. Se una retta è
+tagliata da un’altra ad angolo acuto, a causa di un’altra illusione,
+fondata sulle leggi del movimento si stima maggiore l’angolo acuto
+(pag. 100), così che talvolta se la linea è grande, appare come piegata
+poco prima del punto di intersecazione. Ma anche qui la contraddizione
+fra l’andamento della linea e l’ingrandimento dell’angolo acuto
+d’intersecazione è eliminata, perchè prospettivamente la linea
+sembra correre verso la profondità dello spazio. In tutti questi
+casi la rappresentazione di prospettiva può essere spiegata soltanto
+dall’azione assimilante di anteriori elementi rappresentativi.
+
+10. In nessuna delle assimilazioni su descritte è possibile dimostrare
+che una rappresentazione stata prima presente, assimilando abbia
+agito sulla nuova impressione totalmente. Nella maggior parte dei casi
+questo è già escluso, perchè una tale azione assimilante deve essere
+attribuita a molte rappresentazioni singole che si distinguono fra
+loro per numerose proprietà. Così, ad es., una linea retta tagliata
+da una verticale ad angolo acuto corrisponde a innumerevoli casi, nei
+quali una tale inclinazione col concomitante ingrandimento dell’angolo
+si presentò come componente di una rappresentazione corporea. Tutti
+questi casi possono però alla loro volta differire nelle più diverse
+maniere e per grandezza dell’angolo, e per natura delle linee, e per
+altre circostanze concomitanti. Noi dobbiamo quindi pensare il processo
+di assimilazione come un processo, nel quale sulla coscienza agisce
+non una determinata rappresentazione singola e neppure una determinata
+combinazione fra elementi di anteriori rappresentazioni, ma per solito
+una quantità di tali combinazioni che è necessario concordino colla
+nuova impressione complessivamente soltanto in modo approssimativo.
+
+La natura dell’azione di tali combinazioni sulla coscienza può in
+qualche modo essere chiarita dalla parte importante che spetta nel
+processo a certi elementi legati all’impressione, ad es., nelle
+rappresentazioni visive alle sensazioni tattili interne dell’occhio.
+Sono per l’appunto questi immediati elementi sensibili, che nella
+corrente fluttuante di elementi rappresentativi venenti incontro
+all’impressione, ne scelgono alcuni a loro stessi adeguati e
+li trasportano nella forma corrispondente agli altri elementi
+dell’impressione immediata. Con ciò si dimostra che non soltanto gli
+elementi delle nostre rappresentazioni mnemoniche sono relativamente
+indeterminate e quindi variabili, ma che anche l’apprendimento di
+un’impressione immediata può a seconda delle condizioni speciali
+variare entro limiti abbastanza larghi. In tal guisa il processo
+di assimilazione ha il suo primo punto di partenza da elementi
+dell’impressione immediata, e principalmente da quelli che hanno un
+valore predominante per la costituzione delle rappresentazioni, come ad
+es., nelle rappresentazioni visive dalle sensazioni che accompagnano le
+posizioni e i movimenti dell’occhio: questi elementi svegliano elementi
+mnemonici del tatto determinati e a loro stessi adeguati. Questi poi
+alla lor volta esercitano un’azione d’assimilazione sull’impressione
+immediata, la quale infine può alla sua volta reagire ancora come
+assimilatrice sugli elementi riprodotti. Questi atti singoli, come pure
+l’intero processo, non sono per solito successivi, ma, almeno nella
+nostra coscienza, simultanei, imperocchè anche il prodotto del processo
+è appercepito come una rappresentazione tutt’unita direttamente data.
+Le due proprietà caratteristiche dell’assimilazione stanno dunque
+in ciò: 1) che essa consta di una somma di processi di combinazione
+_elementari_, cioè di processi tali che si riferiscono non a un tutto
+rappresentativo, ma a componenti rappresentativi; 2) che in essa le
+parti associate agiscono le une sulle altre, modificandosi a vicenda
+nel senso di una _reciproca assimilazione_.
+
+11. Ciò posto, le differenze capitalissime dei processi di
+assimilazione composti trovano facilmente la loro spiegazione nella
+partecipazione, pei singoli casi molto varia, dei diversi fattori
+richiesti per ogni assimilazione. Nelle comuni rappresentazioni
+oggettive gli elementi diretti così predominano che i riprodotti per
+solito sono trascurati, quantunque in realtà essi non manchino mai
+e siano spesso di assai grande importanza per l’apprendimento degli
+oggetti. Gli elementi riprodotti si offrono in modo più opportuno alla
+nostra osservazione, quando l’azione assimilante delle impressioni
+dirette è inibita da influenze esterne od interne, ad es. quando
+l’impressione è indistinta e quando nascono sentimenti ed emozioni. In
+tutti quei casi, nei quali per tal modo la differenza fra l’impressione
+e la rappresentazione reale diventa così grande che essa si fa tosto
+manifesta ad un nostro esame più intimo, noi designiamo un tale
+prodotto d’assimilazione come un’_illusion_.
+
+Il carattere di generalità delle assimilazioni non ci lascia dubitare
+che esse possano avvenire fra elementi riproducibili, e in modo che,
+ad es., una rappresentazione mnemonica sorgente in noi sia subito
+modificata dalla sua relazione con altri elementi mnemonici. Ma in
+questo caso, come facilmente si comprende, ci mancano i mezzi per la
+dimostrazione del processo. Possiamo solo affermare come verosimile,
+che anche nei così detti “processi puri di memoria„ non mancano
+interamente gli elementi diretti sotto la forma di sensazioni e di
+sentimenti sensoriali che sono suscitati da stimoli periferici. Ad es.,
+nelle imagini visive riprodotte essi sono senza dubbio presenti sotto
+la forma di sensazioni tattili interne dell’occhio.
+
+ _b. — Le complicazioni._
+
+12. Le _complicazioni_, ossia le combinazioni fra formazioni psichiche
+eterogenee sono parti costitutive della coscienza non meno regolari
+delle assimilazioni. Come ben difficilmente v’è una rappresentazione
+intensiva, o spaziale, oppure un sentimento composto, che non sia in
+qualche modo modificato dal processo di assimilazione reciproca fra gli
+elementi diretti e riprodotti, così quasi ciascuna di queste formazioni
+psichiche è insieme legata ad altre di diversa natura, colle quali
+ha certe relazioni costanti. Ma la complicazione si distingue sempre
+dall’assimilazione per il fatto, che l’eterogeneità delle formazioni
+rende meno stretta l’associazione, per quanto questa sia regolare; e
+però se in essa uno dei componenti è diretto, l’altro riprodotto, noi
+ve li possiamo con facilità distinguere immediatamente. Ma d’altro
+lato vi è un’altra causa che, malgrado la natura diversa facilmente
+riconoscibile degli elementi, dà pur sempre al prodotto di una
+complicazione l’aspetto di una formazione organica. La causa sta nel
+_predominio_ di una formazione psichica sulle altre associate, per cui
+queste di fronte a quella devono ritirarsi nella parte oscura del campo
+visivo della coscienza.
+
+Se la complicazione associa un’impressione diretta con elementi
+riprodotti di natura disparata, l’impressione diretta colle
+assimilazioni ad essa legate costituisce di regola la parte
+predominante, mentre gli elementi riprodotti esercitano talora
+un’influenza notevole soltanto pel loro tono sentimentale. Quando
+noi parliamo, le rappresentazioni verbali acustiche sono le parti
+predominanti, colle quali abbiamo oscure le sensazioni di movimento
+pur date direttamente, e come riproduzioni, le imagini ottiche delle
+parole. Al contrario nella lettura, quest’ultime sono nel primo piano
+(Vordergrund) della coscienza, mentre le rappresentazioni uditorie
+diventano più deboli. Pertanto a causa della proprietà che hanno le
+rappresentazioni oscure di agire col loro tono sentimentale in modo
+relativamente forte sull’attenzione (pag. 175 e seg.), l’esistenza
+di una complicazione può spesso essere avvertita solo dalla speciale
+colorazione del sentimento totale, che accompagna la rappresentazione
+predominante. Così, ad es., la impressione particolare di una
+superficie ruvida, di una punta di stile, di un’arma da fuoco, dipende
+dalla complicazione dell’immagine visiva colla tattile, e per l’arma da
+fuoco anche con impressioni uditorie; ma di solito queste complicazioni
+sono avvertite soltanto pel loro effetti sentimentali.
+
+
+_B_. — LE ASSOCIAZIONI SUCCESSIVE.
+
+13. L’associazione successiva non costituisce un processo che sia
+diverso per proprietà essenziali dalle due forme dell’associazione
+simultanea, l’assimilazione e la complicazione. Essa si fonda piuttosto
+sulle stesse cause generali e si distingue solo per questa condizione
+secondaria: il processo di combinazione, il quale là si presenta in
+un atto che per l’osservazione immediata è indivisibile nel tempo,
+qui subisce un ritardo, per il quale esso si separa distintamente
+in _due_ atti. Il primo di questi atti corrisponde al sorgere degli
+elementi _riproducenti_, il secondo al sorgere dei _riprodotti_.
+Anche qui in moltissimi casi il primo atto è introdotto da
+un’impressione di senso esterno, la quale per solito si associa tosto
+con un’assimilazione Ma siccome ulteriori elementi di riproduzione
+tendenti ad una assimilazione, oppure anche ad una complicazione, sono
+arrestati da cause inibitorie, ad es., perchè altre assimilazioni
+si presentano prima all’appercezione e riescono poi ad agire solo
+dopo un certo tempo, ne segue, che dal primo atto d’appercezione si
+separa distintamente un secondo: il contenuto psichico di questo ha
+subite modificazioni tanto più essenziali quanto più numerosi sono
+gli elementi introdotti di nuovo dalla ritardata assimilazione e
+complicazione, e quanto più essi respingono colla loro diversa natura
+quelli già prima esistenti.
+
+14. Nella maggior parte dei casi un’associazione così sorta si limita
+a _due_ processi rappresentativi o sentimentali, che si succedono
+l’un l’altro e sono nella suddetta maniera collegati da assimilazioni
+o complicazioni; ma al secondo membro possono poi annettersi o nuove
+impressioni di senso, oppure combinazioni appercettive (§ 17). Più
+di rado avviene che gli stessi processi, i quali causarono la prima
+scomposizione di un’assimilazione o complicazione in un processo
+successivo, si ripetano nel secondo, nel terzo membro, così che
+sorga in tal modo una _serie associativa_. In generale questo caso si
+verifica solo in condizioni eccezionali; e precisamente quando si sono
+prodotte alterazioni nel corso normale delle combinazioni appercettive,
+ad es., nella così detta “fuga d’idee„ degli alienati. L’associazione
+a più membri ben difficilmente si presenta nell’uomo normale e nelle
+consuete condizioni di vita.
+
+ 14_a_. Una tale associazione a serie può anche determinarsi
+ sotto condizioni create ad arte per l’osservazione, cioè quando
+ intenzionatamente si cerca di sopprimere nuove impressioni di
+ senso e nuove combinazioni appercettive. Ma anche allora essa
+ presenta un corso diverso dallo schema solitamente dato, perchè
+ non ogni membro successivo si annette a quello immediatamente
+ precedente, ma il terzo, il quarto, ecc. al primo, fino a che una
+ speciale impressione di senso, o una rappresentazione con un tono
+ sentimentale d’intensità nuova costituisce tra nuovo punto di
+ collegamento per le associazioni seguenti. Anche le associazioni
+ nella fuga d’idee degli alienati mostrano per lo più lo stesso
+ tipo del ricorso a certi membri principali predominanti.
+
+ _a. — I processi di riconoscimento e di conoscimento sensitivi._
+
+15. La comune associazione a due membri nella sua maniera di sorgere
+dalle combinazioni di assimilazioni e complicazioni può essere nel
+modo più distinto osservata per entro i processi del riconoscere e
+conoscere sensitivo. Noi usiamo l’attributo “sensitivo„ per questi
+processi di associazione, da un lato per dimostrare che il primo membro
+della combinazione è sempre un’impressione sensibile, dall’altro per
+distinguere questi processi da quelli _logici_ di conoscenza.
+
+Abbiamo il più semplice caso psicologico di un riconoscimento, quando
+abbiamo avuta una sol volta la rappresentazione, ad es., visiva di un
+oggetto e a un nuovo incontro lo riconosciamo pel medesimo. Se il primo
+incontro è avvenuto solo poco tempo prima, oppure se l’impressione è
+stata vivace in modo speciale e ha suscitate emozioni, l’associazione
+si compie di solito immediatamente come un’assimilazione simultanea;
+e il processo si distingue dalle speciali assimilazioni che hanno
+luogo in ogni rappresentazione oggettiva, solo per un particolare
+sentimento concomitante, il _sentimento della contezza_. E perchè un
+tale sentimento è presente solo quando si è fino ad un certo grado
+“coscienti„, che l’impressione è già stata una volta in noi, lo si
+deve manifestamente attribuire a tutti quei sentimenti che provengono
+dalle rappresentazioni confuse esistenti nella coscienza. La differenza
+psicologica tra questo nuovo processo ed una solita assimilazione
+simultanea si può ben riconoscere in ciò, che nel momento in cui il
+processo di assimilazione si compie coll’appercezione dell’impressione,
+proprio allora quei componenti della rappresentazione primitiva,
+i quali non partecipano all’assimilazione, emergono nella penombra
+della coscienza, e in questo caso la loro relazione agli elementi
+della rappresentazione appercepita si esplica in quel sentimento.
+Tali componenti non assimilati possono essere in parte elementi
+dell’impressione anteriore, i quali sono così diversi da certi elementi
+dell’impressione nuova che rifuggono dall’essere assimilati; in parte
+e specialmente, essi possono consistere in complicazioni che già prima
+erano distintamente presenti, ma ora rimangono inosservate. In una
+tale cooperazione della complicazione trova una spiegazione il fatto,
+che per gli oggetti della vista il nome loro, ad es., per le persone
+il nome proprio, e all’occasione anche alcune particolarità acustiche,
+ad es. il suono della voce, sono sussidi straordinariamente efficaci
+per il riconoscimento. Ma questi sussidi perchè giovino, non devono
+necessariamente essere rappresentazioni chiare nella coscienza. Se
+noi incontriamo un uomo di cui già abbiamo udito il nome, questo,
+benchè non ci ritorni tosto distinto alla memoria, può facilitare il
+riconoscimento.
+
+ 15_a_. Una tale influenza delle complicazioni può essere
+ dimostrata anche sperimentalmente. Se in una sol volta si presenta
+ all’occhio un certo numero di dischi, i quali mostrino diverse
+ gradazioni di grigio fra bianco e nero, è possibile riconoscere
+ facilmente ogni singolo disco come affine a una certa impressione
+ precedente, fintanto che non si scelgano più che cinque gradi in
+ tutto (cioè tra bianco e nero ancora tre gradazioni di grigio);
+ ma se si prende un maggior numero di gradi, questo riconoscimento
+ non riesce più possibile. Si può con verisimiglianza supporre
+ che questo fatto si connetta colle cinque determinazioni comuni:
+ bianco, grigio chiaro, grigio, grigio oscuro, nero. Infatti
+ ne sarebbe una conferma l’osservazione, che, esercitandosi a
+ un maggior numero di designazioni, si può anche riconoscere un
+ maggior numero di gradazioni (eventualmente sino a 9). È vero
+ che in queste ricerche la complicazione può essere distintamente
+ cosciente; ma non occorre che dapprima lo sia, specialmente nelle
+ cinque gradazioni comuni; piuttosto qui di solito la designazione
+ conveniente è cercata solo quando il vero atto di riconoscimento
+ è già compiuto.
+
+16. Le osservazioni esposte ci rendono conto anche delle condizioni,
+nelle quali il riconoscimento può trasformarsi da un’associazione
+simultanea in una successiva. Se passa un certo tempo prima che gli
+elementi rappresentativi anteriori, a poco a poco sorgenti nella
+coscienza, producano un distinto sentimento di riconoscimento,
+allora l’intero processo si scinde in _due_ atti, in quello
+dell’_apprendimento_ e in quello del _riconoscimento_, dei quali
+il primo è legato soltanto alle consuete assimilazioni simultanee,
+mentre nel secondo si hanno gli effetti di quegli elementi della
+rappresentazione anteriore, i quali rimangono oscuri, e però non
+sono assimilabili. Ne segue, che il processo di riconoscimento
+si distingue tanto più distintamente in due atti, quanto maggiori
+sono le differenze dell’impressione anteriore e della nuova. Allora
+non solo suole esservi una più lunga pausa di notevole arresto tra
+apprendimento, e riconoscimento, ma anche i processi appercettivi,
+cioè i processi dell’attenzione volontaria corrispondenti allo stato
+della reminiscenza (Besinnen) agiscono sulle associazioni nel senso di
+promuoverle. Il fatto detto del “riconoscimento mediato„ costituisce
+un caso estremo di questa specie; in esso un oggetto non è riconosciuto
+per le proprietà ad esso inerenti, ma a causa di qualche particolarità
+concomitante che si trova con esso in connessione casuale, ad es., una
+persona incontrata è riconosciuta a causa di un’altra che l’accompagna,
+e simili. Non è possibile trovare una differenza psicologica
+essenziale tra questo caso e quello del riconoscimento immediato.
+Anche quelle proprietà che non spettano per sè stesse all’oggetto
+riconosciuto, appartengono pur sempre a tutto il complesso degli
+elementi rappresentativi, che insieme agiscono nella preparazione e
+nel compimento dell’associazione. Però quel ritardo di tempo che separa
+l’intero processo del riconoscimento in due processi rappresentativi, e
+che spesso anche richiede il soccorso della reminiscenza volontaria, si
+presenta, come è facile comprendere, in modo più pronunciato in questi
+riconoscimenti mediati.
+
+17. Il processo di riconoscimento semplice, come esso si svolge
+nell’incontro di un oggetto già altre volte percepito, costituisce il
+punto di partenza per lo svolgimento degli altri più vari processi di
+associazione, così di quelli, che al pari di esso stanno ancora sul
+confine di associazione simultanea e successiva, come di quelli nei
+quali il ritardo che conduce all’associazione successiva, si dimostra
+poi nella formazione di associazioni di assimilazione e complicazione.
+E così il riconoscimento di un oggetto spesso percepito è un
+processo che si svolge più facilmente e quindi per solito si compie
+simultaneamente; questo processo si avvicina ancor più alla solita
+assimilazione, perchè il sentimento di contezza è di un’intensità molto
+minore. Il processo del _conoscere sensitivo_ si distingue per solito
+soltanto in piccola parte da questi riconoscimenti di singoli oggetti
+famigliari. La differenza logica dei due concetti sta in ciò, che
+il riconoscere designa un’affermazione dell’identità individuale del
+nuovo oggetto osservato con uno osservato anteriormente; il conoscere
+invece indica la subsunzione dell’oggetto ad un concetto di già ben
+noto. Però nel processo del conoscere sensitivo non ha luogo una
+reale subsunzione logica, siccome non esiste uno sviluppato concetto
+generale, al quale possa essere subordinato. L’equivalente psicologico
+di una tale subsunzione sta piuttosto solo nell’essere l’impressione
+riferita a un numero indeterminatamente grande di oggetti. E ora
+poichè questo riferimento presuppone l’anteriore rappresentazione
+di oggetti diversi che concordino soltanto in certe proprietà,
+tanto più il processo del conoscimento psicologico coincide con una
+comune assimilazione, quanto più famigliare è la classe di oggetti
+alla quale l’oggetto appartiene, e quanto più questo concorda coi
+caratteri generali della classe. Ma poi anche il sentimento proprio
+ai processi di conoscimento e riconoscimento decresce in eguale
+misura e da ultimo sparisce interamente, e allora noi in questi casi
+dell’incontro di oggetti di natura comune non parliamo più affatto di
+un processo di conoscimento. Questo processo anche in tali casi si
+manifesta distintamente tosto che l’assimilazione incontri qualche
+_arresto_, o perchè la rappresentazione di quella certa classe di
+oggetti sia divenuta insolita, o perchè il singolo oggetto offra
+proprietà eccezionali. Allora qui l’associazione simultanea può cedere
+il passo alla successiva, diventando apprendimento e conoscimento
+due processi susseguentisi. In egual misura anche il _sentimento di
+conoscimento_ appare ora come un sentimento specifico, che è affine
+certamente al sentimento di contezza, ma che però, in conformità alle
+diverse condizioni di sua origine, si distingue in modo caratteristico
+specialmente per il suo decorso nel tempo.
+
+ _b. — I processi di memoria._
+
+18. Il processo di riconoscimento semplice si svolge in una direzione
+essenzialmente diversa, se quegli ostacoli ad una pronta assimilazione
+che determinano la trasformazione di un’associazione simultanea in
+una successiva, sono tanto grandi, che gli elementi rappresentativi
+antagonistici alla nuova rappresentazione sensitiva (o dopo ohe il
+processo di conoscimento si sia svolto, o anche senza che sia avvenuto)
+si riuniscono in una nuova formazione rappresentativa, la quale è
+riferita direttamente a un’impressione antecedente. Il processo che
+così si svolge, è il _processo dì memoria_, e la rappresentazione
+che per tal guisa giunge all’appercezione, è detta _rappresentazione
+mnemonica o imagine mnemonica_.
+
+ 18_a_. I processi di memoria sono quelli, ai quali la
+ psicologia dell’associazione ha limitato per lo più l’uso del
+ concetto d’associazione. Ma essendo essi, come lo dimostra
+ l’esposizione antecedente, associazioni che hanno luogo sotto
+ condizioni specialmente complesse, fu con ciò fin dall’inizio
+ resa impossibile la spiegazione genetica delle associazioni.
+ Si comprende pertanto che la dottrina dell’associazione in
+ discorso si limita essenzialmente a dividere le diverse specie
+ dei prodotti di associazioni che si osservano nei processi di
+ memoria, prendendo a punto di partenza una considerazione logica
+ e non psicologica. Una conoscenza dei processi psichici che
+ agiscono nelle associazioni, è solo possibile quando si parta dai
+ processi più semplici di associazione. La comune assimilazione
+ simultanea, il processo di riconoscimento simultaneo e successivo
+ si presentano già per sè stessi come i naturali antecedenti
+ dell’associazione di memoria. Il primo di quei processi di
+ riconoscimento non è che un’assimilazione accompagnata da un
+ sentimento, indizio d’elementi rappresentativi oscuramente
+ presenti nella coscienza e non assimilabili. Nel secondo processo
+ questi elementi ribelli hanno un’azione d’arresto, così che il
+ riconoscimento ritorna alla primitiva forma di un’associazione
+ successiva, essendo l’impressione assimilata dapprima nella
+ solita maniero, e poi in un secondo atto con concomitante
+ sentimento di contezza; e in ciò si ha anche una prova della
+ maggiore partecipazione di certi elementi di riproduzione. Quando
+ in questa forma semplicissima di associazione successiva le
+ due rappresentazioni che si seguono, sono riferite ancora a un
+ medesimo oggetto, di cui sono appercepiti nei due atti elementi
+ rappresentativi e sentimentali in parte diversi, allora abbiamo
+ una modificazione essenziale nell’_associazione di memoria_.
+ Predominando in essa gli elementi eterogenei delle impressioni
+ anteriori, alla prima assimilazione dell’impressione segue la
+ formazione di una rappresentazione, nella quale sono contenuti
+ tanto elementi dell’impressione nuova quanto elementi delle
+ impressioni antecedenti, capaci di assimilazione a causa di certi
+ loro componenti. Quanto più prevalgono gli elementi eterogenei,
+ tanto più la rappresentazione che sorge seconda, è appresa come
+ _diversa_ dalla nuova percezione; quanto più invece si mostrano
+ elementi affini, tanto più essa è appresa come _simile_. Ma sempre
+ la seconda rappresentazione si contrappone alla nuova impressione
+ come una formazione psichica che è d’origine _riproduttiva_ ed è
+ indipendente.
+
+19. Le condizioni generali che stanno a base del sorgere delle
+rappresentazioni mnemoniche, possono alla lor volta offrire gradazioni
+e differenze, che vanno parallele alle forme già ricordate dei processi
+di riconoscimento e conoscimento. E infatti quei processi che sopra
+(15, 17) imparammo a conoscere come diverse modificazioni della solita
+assimilazione: il riconoscimento di un oggetto già rappresentato
+_una volta_, di uno già famigliare per _frequenti_ rappresentazioni,
+come pure il conoscimento di un oggetto _noto_ per un suo carattere
+generale, dànno luogo a diverse modificazioni nei processi di memoria.
+
+Il riconoscimento _semplice_ passa in un atto di memoria tosto che
+all’assimilazione immediata di un’impressione facciano ostacolo quegli
+elementi, che appartengono non all’oggetto stesso, ma a circostanze
+a lui concomitanti nella rappresentazione anteriore. Appunto perchè
+l’oggetto era stato incontrato una sol volta, oppure perchè nella
+riproduzione è considerato come incontrato una sol volta, quegli
+elementi concomitanti possono essere relativamente chiari e determinati
+e insieme mostrare distinta la loro differenza dalle concomitanze della
+nuova impressione. In tal guisa dapprima sorgono forme miste; che
+stanno fra il riconoscimento e la memoria; l’oggetto è riconosciuto
+ed è insieme riferito a una determinata rappresentazione sensitiva
+anteriore; le cui condizioni concomitanti aggiungono all’immagine
+mnemonica una determinata relazione di spazio e di tempo. Il processo
+di memoria predomina specialmente in quei casi, nei quali l’elemento
+della nuova impressione, che agisce come assimilante, è pienamente
+cacciato dalle restanti parti costitutive della immagine mnemonica;
+così che la relazione associativa tra esso e l’impressione precedente
+può restare interamente nascosta.
+
+ 19_a_. In questi casi si è parlato di “memoria mediata„ o
+ “associazione mediata„. Ma anche qui, come nel “riconoscimento
+ mediato„, non si trova un carattere importante, che differenzi
+ questo processo dalle solite associazioni. Qualcuno, ad es.,
+ sedendo di sera nella sua camera a un tratto e, a quanto pare,
+ senza causa, ripensa a una regione percorsa molti anni prima; ma
+ una posteriore indagine più esatta dimostra, che per caso nella
+ camera è un fiore molto olezzante per la prima volta veduto in
+ quel viaggio. La differenza di un solito processo di memoria, nel
+ quale è distintamente conosciuto il legame della nuova impressione
+ con un fatto psichico anteriore, sta manifestamente in ciò, che
+ gli elementi dai quali è stabilito il legame sono respinti nello
+ sfondo oscuro (Hintergrund) della coscienza da altri elementi
+ rappresentativi. Le esperienze non rare, nelle quali un’imagine
+ mnemonica sorge in noi improvvisamente, e a quanto pare, senza
+ causa, e che per lo più sono stato interpretate come un “sorgere
+ spontaneo„ delle rappresentazioni, ci riconducono con ogni
+ probabilità a queste associazioni latenti.
+
+20. Dai processi di memoria che si collegano al semplice riconoscimento
+del fatto psichico già una volta svoltosi in noi, si distinguono
+essenzialmente, per una maggior complicazione delle loro condizioni,
+quei processi che derivano da riconoscimenti _molteplici_ e da
+_conoscimenti_. Nel processo per cui sorge la rappresentazione
+sensitiva di un singolo oggetto, a noi noto o per sè stesso o nel
+suo carattere generale, le relazioni di associazione possibili
+hanno dapprima un’estensione incomparabilmente maggiore e per ciò
+il modo, in cui a una determinata esperienza vengono ad aggiungersi
+processi di memoria, non dipende tanto dai singoli fatti psichici
+sui quali si fonda l’associazione, quanto dalle condizioni generali
+e dalle disposizioni momentanee della coscienza, specialmente
+poi dall’intervento di certi processi d’appercezione attiva e dai
+corrispettivi sentimenti od emozioni intellettuali. Data la varietà
+di queste condizioni si comprende come le associazioni si sottraggano
+in generale ad ogni calcolo preventivo; laddove nell’atto di memoria,
+tosto che sia avvenuto, le traccie della sua formazione associativa
+raramente sfuggono all’indagine attenta, così che noi in tutti i casi
+possiamo a buon diritto considerare l’associazione come causa unica e
+generale dei processi di memoria.
+
+21. Ma in questa derivazione non si deve mai dimenticare che ogni reale
+processo di memoria, come ce lo dimostra il suo sviluppo psicologico
+dal suo più semplice antecedente, l’assimilazione simultanea, non è
+in alcun modo un processo semplice, ma si compone di una quantità
+di processi elementari, fra questi stanno qui in prima linea le
+relazioni assimilanti, nelle quali una data impressione, o in certi
+casi un’imagine di memoria già presente, entra con elementi di
+formazioni psichiche anteriori. A ciò si connettono due ulteriori
+processi caratteristici per il processo di memoria: il primo,
+l’inibizione dell’assimilazione a causa di elementi eterogenei, e il
+secondo, le assimilazioni e le complicazioni provenienti da questi
+elementi eterogenei. Questo secondo processo determina il sorgere di
+una formazione psichica diversa dalla prima impressione, formazione
+psichica che dall’azione concomitante delle complicazioni è riferita,
+in modo più o meno determinato, a un fatto psichico anteriore. Questa
+relazione regressiva si dà anche qui a conoscere per un sentimento
+particolare; il _sentimento di ricordanza_ che è affine al sentimento
+di contezza, ma è pur da questo caratteristicamente diverso nella
+sua origine temporale, verosimilmente a causa del gran numero di
+complicazioni oscuramente coscienti, che accompagnano il sorgere
+dell’indagine mnemonica.
+
+Se ritorniamo ai processi elementari, nei quali possiamo scomporre il
+processo di memoria al pari di ogni composto processo associativo,
+otteniamo sempre _combinazioni di eguaglianza e di contiguità_. Fra
+queste generalmente predominano le prime, se il processo si avvicina
+ad un processo solito di assimilazione o di riconoscimento; le seconde
+invece si dimostrano tanto più intensive, quanto più i processi
+acquistano il carattere di ricordi “mediati„, oppure l’apparenza di un
+“sorgere spontaneo„ di rappresentazioni.
+
+ 21 _a_. È evidente che lo schema in uso, secondo il quale tutti
+ i processi di memoria debbano essere associazioni o di somiglianza
+ o di contiguità, diventa assolutamente inesatto, quando lo
+ si voglia usare per l’origine psicologica di questi processi;
+ mentre d’altro lato è troppo generale e indeterminato, quando si
+ intenda logicamente ordinare i processi secondo i loro risultati
+ ultimi, senza riguardo alla loro origine. In quest’ultimo caso le
+ relazioni di subordinazione e sovraordinazione, di coordinazione,
+ di causa e dì fine, la successione e la coesistenza temporale,
+ le diverse specie di rapporti spaziali troverebbero sempre
+ nei concetti generali di “somiglianza„ e di “contiguità„ solo
+ un’espressione insufficiente. In quanto poi all’origine dei
+ processi di memoria, per ciascuno di essi si intrecciano processi
+ che possono in un certo senso designarsi come effetti in parte di
+ somiglianza e in parte di contiguità. Di un’effetto di somiglianza
+ si potrebbe parlare in quelle assimilazioni, che in parte sono
+ d’introduzione al processo e in parte cooperano a quell’ultimo
+ riferimento a un determinato fatto psichico anteriore. Così pure
+ l’espressione “somiglianza„ è qui inadatta, perchè prima d’ogni
+ cosa processi elementari _eguali_ hanno una reciproca azione
+ assimilatrice e perchè, dove una reale eguaglianza non esiste,
+ questa pur sempre si stabilisce in seguito all’assimilazione
+ reciproca. Infatti il concetto delle “associazioni di somiglianza„
+ è legato al presupposto, che le rappresentazioni composte siano
+ oggetti psichici invariabili e le associazioni combinazioni tra
+ queste rappresentazioni già pronte. Quel concetto cade di per
+ sè quando si rinunzi a questo presupposto, che completamente
+ contraddice all’esperienza psicologica e rende impossibile una
+ giusta comprensione di essa. Dove certi prodotti di associazione,
+ ad es., due immagini mnemoniche successivamente sorgenti, sono
+ simili tra loro, allora il processo sarà ricondotto a processi
+ di assimilazione che si compongono di elementari combinazioni di
+ eguaglianza e di contiguità. L’associazione d’eguaglianza può aver
+ luogo tra componenti od originariamente eguali od originariamente
+ diversi e fatti eguali solo dall’assimilazione. Un effetto di
+ contiguità si può attribuire a quegli elementi che dapprima si
+ oppongono all’assimilazione, e in parte trasformano l’intero
+ processo in una successione di due processi e in parte aggiungono
+ all’immagine mnemonica quegli elementi, che le danno il carattere
+ di una formazione indipendente, diversa dall’impressione che
+ l’induce.
+
+22. La natura delle _rappresentazioni di memoria_ sta in strettissima
+connessione colla natura complessa dei processi di memoria; se esse
+sono dette imagini, non di rado più deboli ma pur fedeli, delle dirette
+rappresentazioni di senso, questa descrizione è, quant’è mai possibile,
+inesatta. Imagini mnemoniche e dirette rappresentazioni di senso
+diversificano tra loro non solo qualitativamente e intensivamente,
+ma anche nella composizione elementare. Se noi lasciamo per quanto è
+possibile decrescere in intensità un’impressione sensibile, rimane pur
+sempre ancora, fintanto che essa può essere avvertita, una formazione
+psichica essenzialmente diversa da una rappresentazione di memoria.
+Ciò che contrassegna la rappresentazione mnemonica, assai meglio della
+piccola intensità dei suoi elementi sensibili, è l’_imperfezione_ della
+rappresentazione. Quando ricordo un uomo a me noto, non solo i tratti
+del viso, della figura sono nella coscienza più oscuri che quando lo
+guardo direttamente, ma la maggior parte di questi tratti non esistono
+affatto. Agli scarsi elementi rappresentativi che sono presenti e
+che mediante una opportuna direzione dell’attenzione possono essere
+alquanto completati, si collega una serie di combinazioni di contiguità
+e di complicazioni: l’ambiente in cui io ho veduto quella persona,
+il suo nome, infine certi elementi sentimentali sorti nell’incontro
+di essa. Tutte queste parti concomitanti sono quelle che dell’imagine
+fanno un’imagine mnemonica.
+
+23. Del resto grandi differenze _individuali_ sono tanto nell’efficacia
+di questi elementi concomitanti, quanto nella evidenza dei componenti
+sensibili delle imagini di memoria. Le imagini di memoria sono in
+alcuni uomini orientate più esattamente in rapporto al tempo e allo
+spazio che in altri; straordinariamente diversa è poi l’attitudine a
+ricordare i colori o i toni. Un assai piccolo numero di uomini pare
+capace di ricordi gustatorii e olfattorii distinti; in luogo di questi
+le concomitanti sensazioni di movimento del naso o degli organi di
+gusto entrano come complicazioni.
+
+La lingua raccoglie queste proprietà variamente diverse, che si
+connettono ai processi di riconoscimento e conoscimento, sotto il
+nome “_memoria_“. Naturalmente questo concetto non ha, come ammise la
+psicologia delle facoltà (pag. 9) il significato di un’unica potenza
+psichica; esso rimane pur sempre un concetto sussidiario, che è utile
+pel risalto delle differenze individuali nei processi di memoria. In
+questo senso noi parliamo di una memoria fedele, comprensiva, facile,
+oppure di una buona memoria locale, cronologica, verbale e simili;
+espressioni che si riferiscono alle diverse direzioni, nelle quali si
+svolgono gli elementari processi di assimilazione e di complicazione a
+seconda di originarie disposizioni e dell’esercizio.
+
+Fra queste differenze individuali una parte importante è rappresentata
+dal _deperimento della memoria_, alle cui manifestazioni generalmente
+corrispondono quelle perturbazioni della memoria che sorgono in
+seguito a malattie cerebrali. Queste manifestazioni sono specialmente
+notevoli dal lato psicologico, perchè in esse si può conoscere in modo
+evidente l’influenza delle complicazioni sui processi di memoria. Tra
+i sintomi più appariscenti della perdita di memoria, così normale come
+patologica, è la perdita della _memoria verbale_. Essa suole succedere
+in modo, che vengono dimenticati prima di tutti i nomi propri, poi i
+nomi degli oggetti concreti che ogni giorno ci circondano, poi i verbi
+più astratti per loro natura, da ultimo le particelle affatto astratte.
+Questa successione corrisponde esattamente alla possibilità che hanno
+le singole specie di parole di essere rappresentate nella coscienza
+da altre rappresentazioni con esse legate in regolare complicazione.
+Questa possibilità è manifestamente massima pei nomi propri, ma minima
+per le particelle astratte, le quali non possono essere ritenute che
+mediante il loro segno verbale.
+
+
+
+
+§ 17. — Le combinazioni appercettive.
+
+
+1. Le associazioni in tutte le loro forme, al pari di quei processi
+di fusione ad esse molto affini che stanno a base dell’origine delle
+formazioni psichiche, sono da noi considerate prodotti psichici
+passivi, perchè in esse quel sentimento di attività così caratteristico
+pei processi di volere e d’attenzione entra sempre solo in modo da
+annettersi alle _combinazioni già formate_ nell’appercezione di dati
+contenuti psichici (v. pag. 177 e segg.). Le associazioni sono quindi
+fatti della nostra vita psichica che possono per parte loro svegliare
+processi di volere, ma che tuttavia non sono immediatamente sotto
+l’influenza di processi di volere. Questo è appunto il criterio di cui
+dobbiamo servirci nella distinzione di un fatto psichico _passivo_.
+
+Per questo rispetto si differenziano essenzialmente quelle combinazioni
+di seconda natura ohe possono aver luogo fra diverse formazioni
+psichiche e i loro elementi: le _combinazioni appercettive_. In esse il
+sentimento dell’attività accompagnato da varie sensazioni di tensione,
+non solo segue le combinazioni come un effetto di esse, ma le precede
+e però le combinazioni sono apprese _immediatamente come compientisi
+colla cooperazione dell’attenzione_. In questo senso noi le diciamo
+fatti psichici _attivi_.
+
+2. Le combinazioni appercettive si estendono a una quantità di
+processi psichici, che l’esperienza comune suole distinguere con certe
+designazioni generali: come pensiero, riflessione, imaginazione e
+intelletto. Complessivamente essi nell’ordine dei processi psichici
+hanno il valore di gradi superiori rispetto alle funzioni sensitive e
+ai puri processi di memoria, ma presi singolarmente sono considerati
+di natura perfettamente diversa. Una tale diversità è specialmente
+ammessa per le così dette attività fantastica e intellettiva. Di
+fronte a questa concezione sminuzzante, propria della psicologia
+volgare e della teoria della facoltà che seguì le traccie di quella,
+la psicologia dell’associazione cercò collocarsi da un punto di
+considerazione unitario, sottomettendo le combinazioni appercettive
+delle rappresentazioni al concetto generale dell’associazione che
+essa aveva limitato all’associazione successiva (pag. 182). Ma
+riducendo la combinazione appercettiva all’associazione successiva
+o se ne trascurarono l’essenziali differenze tanto soggettive quanto
+oggettive; oppure si cercò superare le difficoltà di una spiegazione
+di quelle differenze introducendo certi concetti presi dalla psicologia
+volgare, in quanto si riconosceva all’“interesse„ o all’“intelligenza„
+un’influenza sul costituirsi delle associazioni. Inoltre un equivoco
+stava spesso a base di questa concezione, cioè che, qualora si
+fossero riconosciute certe differenze fra combinazioni appercettive e
+associazioni, si sarebbe dovuto affermare l’assoluta indipendenza di
+quelle da queste. Naturalmente di questo non si può più far parola.
+Tutti i processi psichici sono legati alle associazioni proprio
+come alle originarie impressioni di senso. Ma come le associazioni
+stesse partecipano tutte alle rappresentazioni sensitive e nullameno
+nei processi di memoria vengono a formare processi relativamente
+indipendenti, così le combinazioni appercettive si fondono in tutto
+sulle associazioni, senza che sia tuttavia possibile ricondurre a
+queste le loro proprietà essenziali.
+
+3. Se noi ora cerchiamo renderci conto delle proprietà essenziali
+delle combinazioni appercettive, possiamo distinguere quei processi
+psichici che in esse si esplicano, in _funzioni appercettive semplici_
+e _composte_. Funzioni _semplici_ sono quelle di _relazione_ e di
+_comparazione_; composte le funzioni della _sintesi_ e dell’_analisi_.
+
+
+_A_. — LE COMBINAZIONI APPERCETTIVE SEMPLICI.
+
+(_Relazione e comparazione_).
+
+4. La più elementare fra tutte le funzioni dell’appercezione è la
+_relazione di due contenuti psichici fra loro_. Le basi di una tale
+relazione sono in ogni caso date nelle singole formazioni psichiche e
+nelle loro associazioni; ma il _compimento_ della relazione consiste in
+una speciale attività appercettiva, per la quale la _relazione_ diventa
+_essa stessa_ uno speciale contenuto di coscienza, che si distingue
+dai contenuti messi fra loro in relazione reciproca, ma che è con
+loro saldamente legata. Quando noi in un riconoscimento acquistiamo
+coscienza dell’identità di un oggetto con un altro antecedentemente
+percepito, oppure in un ricordo acquistiamo coscienza di una
+determinata relazione tra il fatto psichico ricordato e un’impressione
+presente, allora in questi casi alle associazioni va unita anche una
+funzione dell’appercezione sotto la forma di attività di relazione.
+
+Fintanto che il riconoscimento rimane una pura associazione,
+la relazione si limita al sentimento di contezza che segue, o
+immediatamente o dopo un breve intervallo, all’assimilazione
+della nuova impressione. Se invece all’associazione si aggiunge la
+funzione appercettiva, allora quel sentimento acquista un sostrato
+rappresentativo che è distintamente nella coscienza, essendo la
+rappresentazione anteriore e l’impressione nuova distinte fra loro
+nel tempo e insieme poste nel rapporto dell’identità secondo le
+loro proprietà essenziali. Lo stesso avviene quando noi acquistiamo
+coscienza dei motivi di un atto di memoria. Anche questo presuppone
+che al sorgere per associazione dell’immagine mnemonica si aggiunga
+un raffronto di tale immagine colle impressioni determinanti
+l’associazione, un processo questo, che alla sua volta è possibile solo
+come funzione dell’attenzione attiva.
+
+5. Per tal guisa la funzione della _relazione_ è sempre determinata
+dalle associazioni, ogni qual volta esse o i loro prodotti diventano
+oggetto dell’osservazione volontaria. La relazione si collega sempre,
+come già insegnano gli esempi su esposti, alla formazione della
+_comparazione_, così che ambedue debbono essere considerate come
+funzioni parziali affini. Ogni relazione inchiude una comparazione dei
+contenuti psichici posti fra loro in relazione; e una comparazione è
+alla sua volta soltanto possibile in quanto i contenuti paragonati sono
+stati posti fra loro in relazione. V’è questa sola differenza; in molti
+casi la comparazione si subordina completamente al fine della relazione
+reciproca dei contenuti, mentre in altri casi essa diventa per sè
+stessa un fine indipendente. Quindi noi parliamo là di una relazione,
+qui di una comparazione in più stretto senso. E però io dico relazione,
+quando prendo un’impressione presente come base per ricordare un
+fatto anteriormente svoltosi in me; una comparazione invece, quando
+io stabilisco certe concordanze o differenze fra il fatto psichico
+antecedente e il presente.
+
+6. La _comparazione_ si compone alla sua volta di _due_ funzioni
+elementari, per solito fra loro strettamente connesse: della
+_concordanza_ e della _distinzione_, intendendo per la prima, la
+determinazione delle concordanze e per la seconda, la determinazione
+delle differenze. Oggi ancora nella psicologia è un errore molto
+diffuso il confondere senz’altro coll’esistenza degli elementi e
+delle formazioni psichiche la loro comparazione appercettiva. Ma
+si deve separare l’una cosa dall’altra. Naturalmente nei nostri
+processi psichici esistono già a sè e per sè delle concordanze e delle
+differenze, che se non fossero presenti, non potrebbero essere da noi
+avvertite. Ma l’attività di comparazione che stabilisce le concordanze
+e le differenze rimane pur sempre una funzione per sè stessa da quelle
+diversa e che a quelle si aggiunge.
+
+7. Noi cominciamo a paragonare già gli elementi psichici, le sensazioni
+e i sentimenti semplici secondo le loro concordanze e differenze e
+li disponiamo in determinati sistemi ciascuno dei quali contiene gli
+elementi più affini. Entro un tale sistema, specialmente in un sistema
+di sensazioni, è ancora possibile una doppia comparazione: quella dei
+_gradi d’intensità_ e dei _gradi di qualità_, alle quali può venire ad
+aggiungersi anche quella dei _gradi di chiarezza_, tosto che si prenda
+in esame il modo, in cui gli elementi sono dati alla coscienza. Alla
+stessa guisa la funzione della comparazione si estende alle formazioni
+psichiche composte, intensive ed estensive. Ogni elemento psichico
+e ogni formazione psichica, in quanto possono essere disposti in un
+sistema comunque ordinato e gradatamente graduato, è una _grandezza
+psichica_. Una conoscenza del valore di una tale grandezza è soltanto
+possibile, quando essa sia _paragonata_ ad altre grandezze dello stesso
+continuo. Se dunque ad ogni elemento psichico e ad ogni formazione
+psichica già in sè e per sè spetta anche la proprietà di grandezze,
+e come grandezze generalmente si presentano in forme diverse, cioè
+come intensità, come qualità, come valore estensivo (spaziale o
+temporale), ed eventualmente, cioè quando si tenga conto dei diversi
+stati di coscienza, come grado di chiarezza, una _determinazione della
+grandezza_ è solo possibile mediante la funzione appercettiva della
+comparazione.
+
+8. Ora la determinazione di grandezza _psichica_ si distingue dalla
+determinazione di grandezza _fisica_ per la proprietà che questa,
+potendo essere fatta su oggetti relativamente costanti, permette un
+processo di comparazione che può essere compiuto in atti separati nel
+tempo a piacimento dell’osservatore; noi possiamo, ad es., oggi colla
+misura barometrica determinare l’altezza di una certa montagna e poi
+dopo anni ed anni l’altezza di un’altra montagna, e possiamo paragonare
+i risultati delle due misure, purchè nel frattempo non sia avvenuta
+alcuna notevole rivoluzione tellurica. Essendo invece le formazioni
+psichiche non oggetti relativamente fissi, ma processi continuamente
+svolgentisi, noi possiamo paragonare due grandezze psichiche solo sotto
+la condizione, che esse ci siano date in una successione immediata.
+Questa condizione ne porta naturalmente seco altre due; in primo luogo,
+per la comparazione psichica non è alcuna misura assoluta, ma ogni
+comparazione di grandezza è un processo che dapprima regge solo per sè
+ed è quindi di una validità relativa; in secondo luogo, le comparazioni
+di grandezza possono solo essere fatte per grandezze di una medesima
+dimensione, e però per la comparazione di grandezze psichiche riesce
+impossibile un riferimento analogo a quello che fu fatto nella
+riduzione delle diversissime grandezze fisiche, grandezze di tempo, di
+forza, a grandezze lineari di spazio.
+
+9. Un’altra conseguenza di tali condizioni di cose è che non si
+possono direttamente stabilire rapporti tra grandezze psichiche di
+qualsiasi natura, ma una comparazione immediata è possibile solo in
+certi casi speciali. Questi sono: 1) _l’eguaglianza di due grandezze
+psichiche_; 2) _la differenza appena avvertibile di due grandezze_;
+ad es., di due intensità di sensazioni aventi qualità eguali, oppure
+di due qualità di sensazioni appartenenti alla stessa dimensione
+e aventi eguale intensità. Si aggiunge ancora un caso alquanto più
+complesso, ma che non sorpassa i limiti della comparazione immediata:
+3) _l’uguaglianza tra due differenze di grandezza_, specialmente se
+queste due appartengono direttamente a domini di grandezza che si
+limitino a vicenda. È evidente che le due funzioni fondamentali della
+comparazione appercettiva, concordanza e distinzione, sono ambedue
+adoperate per ciascuno di questi tre modi di misura delle grandezze
+psichiche. Nel primo modo, date due grandezze psichiche A e B, si fa
+decrescere la seconda B fintanto che essa nella comparazione diretta
+concordi con A. Nel secondo procedimento, date due grandezze A e B
+eguali, si varia una di esse, B, finchè essa sembri o maggiore o minore
+che A di una quantità appena apprezzabile. Infine il terzo metodo
+torna opportunissimo quando, data una serie di grandezze psichiche,
+ad es., di intensità di sensazioni che da A, limite inferiore, va sino
+a C, limite superiore, mediante una grandezza media B trovata con una
+continua diminuzione, si divide la serie in modo che le due parti AB e
+BC siano appercepite come eguali.
+
+10. Fra questi metodi di comparazione il _secondo_, che è detto _metodo
+delle differenze minime_, ci dà i risultati valutabili nel modo più
+diretto e più semplice. In esso la differenza dei due stimoli fisici,
+che corrispondono alle grandezze psichiche appena distinguibili, è
+detta la _soglia di differenza dello stimolo_, e quella grandezza di
+stimolo, per la quale il corrispondente processo psichico, ad es. una
+sensazione, può essere ancora appena appercepita, è detta la _soglia
+dello stimolo_. Ora l’osservazione dimostra che la soglia di differenza
+dello stimolo sempre più cresce quanto più s’allontana dalla soglia
+dello stimolo, e proprio in modo che il rapporto della soglia di
+differenza alla grandezza assoluta dello stimolo, ossia la _soglia
+relativa di differenza_, rimane costante. Se, ad es. un’intensità
+sonora 1 deve essere accresciuta di 1/3 affinchè la sensazione sonora
+cresca di una quantità appena appercettibile, l’intensità sonora
+2 deve essere aumentata di 2/3, 3 di 3/3 per raggiungere le soglie
+di differenza. Questa legge fu detta, dal nome del suo scopritore
+_E.H. Weber, legge di Weber_. Essa è senz’altro spiegata quando noi
+la consideriamo come una legge della comparazione appercettiva. Così
+intesa essa assume questo significato: _le grandezze psichiche sono
+paragonate in base al loro valore relativo_.
+
+Questa concezione della legge di Weber, come di una _legge generale
+della relatività di grandezze psichiche_, presuppone che le grandezze
+psichiche, messe in raffronto, crescano, entro i limiti della
+validità della legge di Weber, proporzionatamente agli stimoli che
+le determinano. La bontà di questo presupposto non è stata sino ad
+ora dimostrata fisiologicamente a causa della difficoltà di misurare
+esattamente le eccitazioni dei nervi e dei sensi. Ma in suo favore
+sta l’esperienza psicologica, che in luogo della costanza della
+soglia relativa, una costanza della soglia assoluta di differenza
+fu trovata in certi casi speciali, nei quali una comparazione di
+differenze assolute di grandezza è resa possibile dalle condizioni
+dell’osservazione, ad es., in larga misura nella comparazione di
+differenze minime d’altezze di toni. Così pure nella comparazione
+di maggiori grandezze di sensazione secondo il terzo dei suesposti
+metodi (pag. 205) eguali differenze assolute di stimolo e non eguali
+differenze relative sono state in molti casi appercepite come eguali.
+Da ciò risulta che la comparazione appercettiva in condizioni diverse
+segue due diversi principi, un principio della comparazione _relativa_,
+che trova la sua espressione nella legge di _Weber_ e può essere
+considerato come quello più generale, e un principio della comparazione
+_assoluta_, che prende il posto del primo in condizioni speciali
+favorevoli a tale appercezione.
+
+ 10_a_. La _legge di Weber_ è dimostrata in prima linea per
+ _l’intensità_ delle sensazioni e poi sino ad un certo grado
+ anche per la comparazione di formazioni _estensive_, cioè di
+ rappresentazioni temporali, come pure entro certi limiti per
+ rappresentazioni visive di spazio e per rappresentazioni di
+ movimento. Non vale invece per le rappresentazioni estensive del
+ senso tattile esterno, certo a causa delle complesse gradazioni
+ dei segni locali (pag. 85). Così pure non è possibile trovarle
+ una conferma per tutte le _qualità_ delle sensazioni. Nelle
+ comparazioni dell’altezza dei toni la differenza, non la relativa
+ ma la assoluta, si dimostra costante in larghi limiti. Però la
+ graduazione degli intervalli di tono è di nuovo relativa, perchè
+ ogni intervallo corrisponde a un determinato _rapporto_ dei numeri
+ di vibrazioni (ad es.: ottava 1:2, quinta 2:3, e così via), ma
+ questo fatto si fonda probabilmente sulla proprietà dell’affinità
+ sonora determinata dai rapporti di un tono fondamentale ai suoi
+ ipertoni (vedi pag. 77 e. segg.). Dove, in luogo della legge di
+ relatività di Weber, trova posto una comparazione di grandezze
+ _assoluta_, questa naturalmente non deve mai essere confusa con
+ una determinazione di misura assoluta. Una tale determinazione
+ presupporrebbe un’unità assoluta, quindi la possibilità di
+ giungere a una misura costante; il che, come sopra si è messo in
+ chiaro, è escluso dal campo psichico (pag. 205). La comparazione
+ di grandezze assoluta si presenta piuttosto sempre soltanto
+ come un _apprezzamento di eguaglianza tra eguali differenze
+ assolute_. Questo è in ogni singolo caso possibile, malgrado non
+ esista un’unità di grandezza che si mantenga costante. Noi, ad
+ es., paragoniamo estensioni sensibili AB e BC in base al loro
+ valore _relativo_, quando in ambedue appercepiamo il rapporto
+ della sensazione limite superiore a quella inferiore. In questo
+ caso noi giudichiamo AB e BC estensioni eguali se B/A = C/B
+ (legge di Weber). Noi invece paragoniamo AB e BC nel loro valore
+ _assoluto_, se per entro la dimensione di sensazione in questione,
+ la differenza tra C e B ci pare eguale a quella tra B e A, e
+ quindi C - B = B - A (legge di proporzionalità). Considerata la
+ legge di Weber come un’espressione della relazione funzionale tra
+ sensazione e stimolo, e presupposto che valesse per variazioni
+ della sensazione e dello stimolo infinitamente piccole, si diede
+ a quella legge la formola matematica della funzione logaritmica:
+ la sensazione cresce proporzionalmente al logaritmo dello stimolo
+ (legge psico-fisica di Fechner).
+
+ I metodi per dimostrare la legge di Weber o le altre relazioni
+ di grandezza tra elementi e formazioni psichici sono chiamati di
+ solito _metodi psicofisici_, con espressione impropria, perchè il
+ fatto di servirsi di sussidi fisici è di tutti gli altri metodi
+ della psicologia sperimentale. Sarebbe più opportuno chiamarli
+ “metodi di psicometria„. Applicando questi metodi, in generale per
+ giungere alla scoperta dei punti suaccennati possiamo sperimentare
+ in _doppia_ maniera. O si determinano quei punti _direttamente_
+ in questo modo: date due grandezze psichiche A e B, l’una A
+ rimane costante, l’altra B è fatta decrescere, finchè corrisponda
+ a uno di quei punti cioè A, sia o eguale o maggiore o minore
+ di quantità appena appercettibili: _metodi di approssimazione_
+ (Einstellungsmethoden). A questi appartiene il metodo più spesso
+ usato e che più direttamente conduce allo scopo il “metodo delle
+ variazioni minime„, e come una modificazione di questo nel caso
+ dell’approssimazione di eguaglianza il “metodo degli errori
+ medi„. Oppure in esperimenti più volte ripetuti si paragonano due
+ stimoli tra loro poco differenti A e B, e dal numero dei casi nei
+ quali è giudicato A = B, o A < B o A > B si calcolano i punti
+ designati, cioè le soglie di differenza, _metodi di calcolo_
+ (Abzählungsmethoden). Tra questi il metodo principalmente usato
+ è detto: “metodo dei casi giusti e falsi„, ma più giustamente
+ sarebbe detto “metodo dei tre casi„ (eguaglianza, differenza
+ positiva e negativa). Ciò che più da vicino riguarda questi ed
+ altri metodi, spetta a una speciale esposizione della psicologia
+ sperimentale.
+
+ Nell’_interpretazione della legge di Weber_, oltre la suesposta
+ interpretazione psicologica, si presentano ancora due altre
+ concezioni che possono dirsi l’una _fisiologica_, l’altra
+ _psico-fisica_. Quella deriva la legge da certe ipotetiche
+ condizioni di trasmissione degli eccitamenti nel sistema nervoso
+ centrale. Questa la considera come una legge specifica della
+ “relazione tra l’anima e il corpo„. Di queste due interpretazioni
+ la fisiologica non solo è affatto ipotetica, ma di più in certi
+ casi non è affatto applicabile, ad es., nelle rappresentazioni di
+ tempo e di spazio. L’interpretazione psico-fisica si fonda su una
+ concezione dei rapporti tra anima e corpo, che non può più essere
+ mantenuta dalla psicologia contemporanea (v. §§ 22, 8).
+
+11. Un caso speciale delle comparazioni appercettive, che rientrano
+nella legge di Weber, ci è offerto da quei fenomeni, nei quali le
+grandezze da paragonare sono anche appercepite come _differenze
+relativamente massime_, o, quando si tratti di sentimenti, come
+_contrari_. Questi fenomeni sono di solito raccolti sotto il nome
+generale di contrasto. Ma proprio anche in quel campo, nel quale
+i fenomeni di contrasto sono stati più esattamente studiati,
+nelle _sensazioni luminose_, sono di solito confusi due fenomeni
+manifestamente affatto diversi nelle loro origini, benchè sino ad un
+certo grado affini negli effetti, il fenomeno d’induzione luminosa
+o del contrasto fisiologico (pag. 55 e segg.), e il fenomeno di
+vero contrasto, o del contrasto _psicologico_. Nelle impressioni più
+intensive questo è sempre sopraffatto dai più forti effetti fisiologici
+di induzione, ma da questi si distingue per due importanti caratteri:
+in primo luogo esso raggiunge la sua massima intensità non nei chiarori
+e nelle saturazioni massime, ma in quei gradi medi, nei quali l’occhio
+è al massimo grado sensibile a variazioni di chiarore e di saturazione.
+In secondo luogo esso può essere eliminato dalla comparazione con
+un oggetto dato indipendentemente. È specialmente per quest’ultimo
+carattere, che il contrasto deve essere senz’altro riconosciuto come
+un prodotto di un processo di comparazione. Quando, ad es., si pone
+un quadrato grigio su fondo nero e un secondo egualmente grigio su
+fondo bianco, e poi si ricopre il tutto con carta trasparente, i due
+quadrati si presentano in modo tutt’affatto diverso; quello su fondo
+nero appare chiaro, quasi bianco, e quello su fondo bianco sembra
+oscuro, quasi nero. Si deve credere che questo fenomeno appartenga al
+contrasto psicologico, essendo gli effetti dell’imagine consecutiva e
+dell’irradiazione, per il debole grado di chiarore degli oggetti, così
+piccoli che quasi spariscono. Se ora un rigo di cartone nero, parimenti
+coperto da carta trasparente così da presentarsi dello stesso grigio
+che i due quadrati, vien posto sotto questi in modo che colleghi le
+loro basi inferiori, la differenza di contrasto dei due quadrati è o in
+tutto annullata, o fortemente diminuita. Se in quest’esperimento, in
+luogo dello sfondo acromatico, ne scegliamo uno colorato, il quadrato
+grigio si presenta molto efficacemente nel corrispondente colore
+complementare; ma anche questo contrasto può sparire quando si faccia
+un raffronto con un oggetto grigio indipendente.
+
+12. Analoghi fenomeni di contrasto si osservano non solo per le
+sensazioni di tutti gli altri domini di senso, fin tanto che vi
+sono condizioni favorevoli per dimostrarli, ma in modo specialmente
+marcato nei sentimenti e infine, per appropriate condizioni, nelle
+rappresentazioni estensive di spazio e di tempo. Quasi affatto
+esenti da tali fenomeni sono le sensazioni d’altezza dei suoni,
+nelle quali agisce in senso opposto l’attitudine, abbastanza bene
+sviluppata nella maggior parte degli uomini, di riconoscere altezze
+assolute di toni. Nei _sentimenti_ l’azione del contrasto si connette
+strettamente colla proprietà, che hanno tutti i sentimenti di
+svolgersi secondo determinati contrari. Sentimenti di piacere sono
+eliminati da sentimenti di dispiacere immediatamente precedenti e
+parecchi sentimenti di sollievo da precedenti sentimenti di tensione,
+così, ad es., il sentimento della soddisfazione da quello precedente
+dell’attesa. Nelle rappresentazioni di spazio e di tempo l’effetto del
+contrasto appare nel modo più evidente, quando una medesima estensione
+spaziale o temporale è posta in raffronto una volta con un’estensione
+più piccola, un’altra con una maggiore. La medesima estensione appare
+nei due casi diversa: nel primo ingrandita in rapporto alla piccola,
+nel secondo rimpicciolita in rapporto alla grande. Anche in questo caso
+però per le rappresentazioni di spazio possiamo escludere il contrasto,
+ponendo fra le estensioni in contrasto un oggetto di paragone, così che
+sia facilmente possibile una contemporanea relazione di quelle due ad
+esso.
+
+13. Una modificazione speciale del contrasto possono considerarsi
+quei fenomeni, che si hanno nella appercezione di impressioni che
+si presentano nella loro natura _reale_ diverse da quelle _che ci
+aspettavamo_. Se, ad es., siamo disposti a levare un peso gravoso,
+che poi sentiamo leggiero all’atto in cui realmente lo leviamo, oppure
+se all’opposto leviamo un peso gravoso, che ci attendevamo leggiero;
+facciamo del peso levato nel primo caso un apprezzamento in meno, nel
+secondo un apprezzamento in più. Se ora stabiliamo una serie di pesi
+perfettamente eguali, ma di volume diverso, così che essi si presentino
+come la serie crescente dei pesi di misura, all’atto di sollevarli, i
+pesi sembreranno diversamente pesanti, e parrà perfino il più piccolo
+peso essere il più pesante, e il più grande il più leggiero. Qui
+dapprima la solita associazione del maggior volume colla massa maggiore
+determina l’attesa dell’impressione, e l’apprezzamento erroneo è poi
+prodotto dal contrasto della sensazione reale con quella aspettata.
+
+
+_B._ — LE FUNZIONI COMPOSTE D’APPERCEZIONE.
+
+(_Sintesi e analisi_).
+
+14. Dalle funzioni semplici della relazione e della comparazione,
+in quanto nell’applicazioni loro si presentano in ripetizioni e
+combinazioni molteplici, sorgono le due funzioni psichiche composte
+della _sintesi_ e dell’_analisi_. Di queste la sintesi è il prodotto
+dell’attività appercettiva che stabilisce la relazione, l’analisi di
+quella che raffronta.
+
+La _sintesi appercettiva_, come funzione connettente, si fonda su
+fusioni ed associazioni. Essa si distingue da queste per il fatto che
+può liberamente preferire alcuni fra i componenti rappresentativi e
+sentimentali offerti dall’associazione e respingerne altri. I motivi
+di questa scelta possono però generalmente trovare spiegazioni solo
+nell’intero sviluppo anteriore della coscienza individuale. Il prodotto
+della sintesi è quindi un tutto composto, le cui parti costitutive
+hanno origine complessivamente da anteriori impressioni di senso e
+da associazioni di queste, ma in cui la combinazione di queste parti
+suole allontanarsi più o meno dalle impressioni reali e dalle loro
+associazioni immediatamente date nell’esperienza.
+
+Una tale formazione prodotta da sintesi appercettiva è generalmente
+detta una _rappresentazione totale_, perchè in essa i componenti
+rappresentativi possono essere considerati come le basi di tutto il
+restante contenuto. Dove la combinazione degli elementi del tutto
+appare come speciale, notevolmente diversa dai prodotti di fusione e
+di associazione delle impressioni, la rappresentazione totale, come
+pure ciascuno dei suoi componenti rappresentativi, è detta anche
+_rappresentazione fantastica_ o _imagine fantastica_. Potendo del
+resto la sintesi volontaria degli elementi, a seconda della natura
+dei motivi, sotto l’azione dei quali essa ha luogo, scostarsi ora
+più ora meno dalle combinazioni date nelle rappresentazioni prodotte
+direttamente da impressioni sensibili e nelle loro associazioni, si
+comprende come praticamente non sia possibile stabilire un netto limite
+tra imagine fantastica e imagine mnemonica. Il carattere positivo di
+essere sintesi volontaria costituisce un segno pel riconoscimento del
+processo appercettivo più essenziale che il carattere negativo, di
+non corrispondere la combinazione nella sua costituzione ad alcuna
+determinata rappresentazione sensitiva. E qui sta anche la più speciosa
+differenza _esteriore_ tra le imagini fantastiche e le mnemoniche:
+quelle per la loro chiarezza e distintezza, come anche per lo più
+nel contenuto sensibile più completo e più intensivo, si accostano in
+maggior grado che queste alle rappresentazioni provenienti direttamente
+da impressioni esterne. Questa differenza trova la sua spiegazione nel
+fatto, che quegli effetti d’inibizione reciproca, che le associazioni
+spontanee esercitano le une sulle altre, e pei quali non è possibile
+giungere a una più salda costituzione delle immagini mnemoniche, sono
+o diminuiti o eliminati dalla preferenza volontariamente data a certe
+formazioni rappresentative. Possiamo pertanto sulle imagini fantastiche
+agire come su prodotti psichici di fatti reali. Ma questo nel caso
+delle imagini dì memoria è solo possibile quando esse diventano imagini
+fantastiche, cioè quando non facciamo più sorgere in noi ricordi
+solo passivamente, ma di essi disponiamo, sino a un certo grado,
+liberamente; in questo caso non suole mancare anche una variazione
+prodotta su di quelli dalla volontà, una mescolanza di realtà vissuta
+con realtà imaginata. Perciò tutti i ricordi della nostra vita constano
+di “poesia e verità„ _(Dichtung und Wahrheit)_. Le nostre imagini
+mnemoniche si trasformano sotto l’influenza dei nostri sentimenti e
+del nostro volere in imagini fantastiche, e noi per lo più ci illudiamo
+della somiglianza di queste coll’esperienza reale.
+
+15. Alla rappresentazione totale prodotta da sintesi appercettiva
+si collega, sotto due forme, la funzione appercettiva che agisce in
+senso opposto, l’analisi. La prima di queste forme è conosciuta sotto
+il nome volgare di _attività fantastica_, la seconda sotto quello di
+_attività intellettiva_. Queste due del resto non sono affatto, come
+il nome farebbe supporre, processi diversi ma assai affini e quasi
+sempre collegati tra loro. Ciò che dapprima li distingue, e su cui si
+fondano tutte le altre ulteriori differenze secondarie di queste forme
+dell’analisi appercettiva, come pure le reazioni che esse esercitano
+sulla funzione sintetica, è la ragione fondamentale che li determina.
+
+Questa consiste per l’_attività fantastica_ nella _riproduzione_
+di fatti dell’esperienza reale o analoghi alla realtà. L’attività
+fantastica, appoggiandosi immediatamente all’associazione, è la
+forma originaria dell’analisi appercettiva. Essa comincia con una
+rappresentazione totale; questa, più o meno comprensiva, è costituita
+da varii elementi rappresentativi e sentimentali, ed abbraccia il
+contenuto generale di un fatto psichico composto, nel quale le singole
+parti costitutive sono dapprima marcate solo in modo indeterminato.
+Ma poi la rappresentazione totale, per una serie di atti successivi,
+si scompone in una quantità di formazioni psichiche connesse e meglio
+determinate in parte rispetto al tempo e in parte rispetto allo spazio.
+E però ad una prima sintesi volontaria si collegano atti analitici, dai
+quali possono di nuovo sorgere motivi per una nuova sintesi, e quindi
+per una ripetizione dell’intero processo con una rappresentazione
+totale o parzialmente mutata o più limitata.
+
+L’attività fantastica presenta _due_ gradi di sviluppo. Il primo, più
+_passivo_, deriva immediatamente dalle solite funzioni della memoria.
+Esso si trova continuamente nel corso del nostro pensiero sotto la
+forma di anticipazione del futuro ed esercita, come preparazione dei
+processi di volere, un’ufficio importante nello sviluppo psichico.
+In guisa analoga esso può anche svolgersi come se col pensiero
+volontariamente ci trasportassimo in imaginarie condizioni di vita
+o in successioni di fenomeni esterni. Il secondo grado di sviluppo,
+quello _più attivo_, sta sotto I’influenza di rappresentazioni finali
+saldamente ritenute e presuppone un più alto grado di volontaria
+costituzione delle imagini fantastiche e una più alta misura di
+azioni, in parte d’arresto in parte di scelta, di fronte alle imagini
+mnemoniche che sorgono spontaneamente. Già la sintesi originaria della
+rappresentazione totale è qui più sistemata. Una rappresentazione
+totale sorta già una volta è più saldamente ritenuta e scomposta nei
+suoi componenti da un’analisi più completa; in essa questi componenti
+costituiscono spesso rappresentazioni totali di nuovo subordinate,
+alle quali si può applicare lo stesso processo di analisi. In tal
+guisa il principio della divisione organica secondo un fine domina
+tutti i prodotti e i processi dell’attività fantastica attiva. E in
+più evidente maniera questo appare nei prodotti dell’_arte_. Già nella
+comune azione libera della fantasia si trovano in questa relazione
+i più varii passaggi fra l’attività, fantastica passiva, che ancora
+direttamente si collega alle funzioni di memoria, e l’attività
+fantastica attiva guidata da intenti meglio fissati.
+
+16. Se il contenuto delle funzioni appercettive abbracciate sotto il
+nome di “fantasia„, sta in questa riproduzione di fatti psichici reali
+o rappresentabili come reali, la ragione fondamentale dell’“attività
+intellettiva„ è l’_appercezione delle concordanze e delle differenze
+esistenti fra i contenuti d’esperienza, come pure degli altri rapporti
+logici che si sviluppano da quelle_. E però l’attività intellettiva
+parte originariamente proprio dalle rappresentazioni totali, nelle
+quali esperienze reali o rappresentabili come reali sono poste a
+volontà in relazione e sono collegate in un tutto unico. Ma all’analisi
+che tien dietro a ciò, è indicata un’altra via dalla diversa ragione
+fondamentale. Infatti quest’analisi non consiste più semplicemente
+nel far presente in modo più chiaro i singoli componenti della
+rappresentazione totale, ma nel determinare i diversi rapporti, nei
+quali stanno quei componenti, rapporti che si ottengono mediante la
+funzione di comparazione. Per questa determinazione, quando tali
+analisi siano state compiute più volte, basta servirsi di quei
+risultati della relazione e della comparazione già ottenuti.
+
+A causa di questa più stretta applicazione delle funzioni elementari
+di relazione e di comparazione, l’attività intellettiva ubbidisce a più
+salde leggi già nella sua forma esteriore, principalmente poi nei suoi
+gradi più completi. Il principio valevole già per l’attività fantastica
+e anche per la semplice attività di memoria, — cioè che le relazioni di
+contenuti psichici diversi, quando sono appercepite, non ci si offrono
+simultaneamente ma _successivamente_, così che noi procediamo da una
+relazione ad una successiva, — diventa nelle funzioni intellettive la
+regola della _divisione discorsiva delle rappresentazioni totali_.
+Questa trova la sua espressione nella legge della _dualità delle
+forme logiche del pensiero_, per la quale l’analisi proveniente da
+comparazione di relazioni scompone il contenuto di una rappresentazione
+totale dapprima in _due parti_, soggetto e predicato; per ciascuna di
+queste parti poi si può eventualmente ripetere la stessa dicotomia
+ancora una o più volte. Tali suddivisioni sono designate dalle
+categorie grammaticali, che si contrappongono a due a due e sono
+analoghe nel loro rapporto logico al soggetto a al predicato: le
+categorie di nome e attributo, verbo e oggetto, verbo e avverbio. In
+tal guisa dal processo dell’analisi appercettiva deriva il _giudizio_,
+che nel discorso è espresso dalla _proposizione_.
+
+Per la spiegazione psicologica della funzione del giudizio è di
+fondamentale importanza il considerarla non come una funzione
+sintetica, ma come una funzione _analitica_. Le originarie
+rappresentazioni totali che il giudizio divide in parti, tra le quali
+esistono rapporti reciproci, sono perfettamente corrispondenti alle
+rappresentazioni fantastiche. Ma i prodotti di scomposizione che si
+ottengono in tal guisa, non sono, come nell’attività fantastica,
+rappresentazioni fantastiche di più limitata estensione e di
+maggiore chiarezza, ma _rappresentazioni di concetti_ (idee); con
+tale espressione noi indichiamo quelle rappresentazioni che stanno,
+rispetto alle altre rappresentazioni parziali appartenenti allo stesso
+tutto, in una qualsiasi delle relazioni, che si ottengono applicando
+ai contenuti rappresentativi le funzioni generali della relazione e
+della comparazione. Se chiamiamo la rappresentazione totale, che viene
+sottoposta a una tale analisi di relazione, un _pensiero_, il giudizio
+è la scomposizione di un pensiero nelle sue parti e il _concetto_ è il
+prodotto di tale scomposizione.
+
+17. I concetti ottenuti in questo modo, si dispongono in certe classi
+generali secondo la specie dell’analisi fatta. Tali classi sono i
+concetti di _oggetti, proprietà, stati_. La funzione del giudizio,
+consistendo in una scomposizione di una rappresentazione totale,
+pone un oggetto in relazione a una proprietà, o ad uno stato, oppure
+diversi oggetti in relazione tra loro. Siccome poi il singolo concetto
+non può mai essere rappresentato propriamente isolato, essendo esso
+nel tutto della rappresentazione sempre legato ad un altro concetto o
+ad una pluralità di altri concetti, le rappresentazioni di concetti
+si distinguono in modo evidentissimo dalle rappresentazioni di
+fantasia, a causa della loro indeterminatezza e variabilità. Questa
+indeterminatezza è accresciuta essenzialmente anche da un altro fatto;
+in seguito al risultato concorde di diverse scomposizioni del giudizio
+si costituiscono quei concetti, che si incontrano come componenti
+di molte rappresentazioni variabili nella loro natura concreta,
+così che un unico concetto esiste in un numero infinito di singole
+modificazioni. A tali _concetti generali_ che, a causa dell’estendersi
+dell’analisi di relazione a diversi contenuti di giudizio,
+costituiscono qualità prevalenti dei concetti, corrisponde però sempre
+un gran numero di singoli contenuti rappresentativi. Così non resta
+più che a scegliere una qualsiasi rappresentazione come rappresentante
+del concetto. In tal modo le rappresentazioni del concetto acquistano
+alla loro volta una maggiore determinatezza. Però nel tempo stesso
+con ogni rappresentazione di tal natura si collega la coscienza di
+un valore di pura sostituzione; coscienza, che di solito si esplica
+solo sotto la forma di un particolare _sentimento_. Questo _sentimento
+del concetto_ può forse essere ricondotto a ciò, che rappresentazioni
+oscure, le quali complessivamente possiedono proprietà adatte per
+rappresentare il concetto, si presentano all’appercezione sotto la
+forma di mutevoli imagini mnemoniche. E ciò risulta specialmente dal
+fatto, che il sentimento del concetto è molto intensivo fintanto che
+una delle realizzazioni concrete del concetto generale è scelta come
+rappresentazione rappresentativa, così ad es., un uomo individuato
+per il concetto dell’uomo, laddove quel sentimento quasi interamente
+sparisce, tosto che la rappresentazione rappresentativa sia nel suo
+contenuto completamente diversa dagli oggetti del concetto. E nel
+fatto, che le _rappresentazioni verbali_ compiono quest’ufficio, sta
+per l’appunto in gran parte l’importanza loro come sussidi del pensiero
+aventi una validità generale. Poichè questi sussidi si presentano già
+pronti alla coscienza individuale, si deve lasciare alla psicologia
+sociale la questione sullo sviluppo psicologico di tali funzioni
+sussidiarie al pensiero, che si manifestano nel linguaggio (v. § 21,
+_A_.).
+
+18. Le attività fantastica e intellettiva non sono, dopo tutto quanto
+si è detto, funzioni specificamente diverse, ma funzioni che vanno
+insieme e che non si devono separare nella loro origine e nelle loro
+estrinsecazioni; funzioni, che in ultima istanza si riconducono alle
+stesse funzioni fondamentali della sintesi e dell’analisi appercettive.
+Anche i concetti _fantasia_ e _intelletto_ hanno lo stesso valore che
+il concetto di _memoria_. Essi non designano potenze o facoltà uniche
+ma fenomeni complessi, nei quali gli elementari processi psichici
+non si manifestano in modo specifico, ma generale. Come la memoria è
+un concetto generale pei processi di memoria, fantasia e intelletto
+sono i concetti generali per determinate direzioni delle funzioni
+appercettive. Essi presentano un certo vantaggio, pratico solo perchè
+offrono un commodo mezzo per ordinare le differenze infinitamente varie
+di disposizioni, che gl’individui mostrano nei processi intellettuali,
+entro certe classi, nelle quali sono poi possibili gradazioni e
+sfumature pure infinitamente varie. Trascurando le differenze generali
+di grado, si possono quindi distinguere, come forme principali delle
+doti di fantasia, la fantasia _intuitiva_ e la _combinativa_; come
+forme principali delle doti di intelletto, la _induttiva_, rivolta
+specialmente alle singole relazioni logiche e alle loro connessioni,
+la _deduttiva_, indirizzata piuttosto ai concetti generali e alla
+loro analisi. Noi diciamo _talento_ in un uomo quell’inclinazione
+complessiva, che gli è propria a causa delle speciali direzioni delle
+sue doti di fantasia e d’intelletto.
+
+
+
+
+§ 18. — Gli stati psichici.
+
+
+1. Lo stato normale della coscienza, al quale si riferivano tutte le
+considerazioni dei §§ precedenti, può subire alterazioni in così varia
+maniera, che la psicologia generale deve rinunziare a descriverle,
+tanto più che le più importanti di esse, quelle cioè che si osservano
+nelle malattie nervose, cerebrali, e nelle alienazioni mentali,
+appartengono a speciali domini della patologia, che stanno però
+vicini alla psicologia o in certo qual modo si appoggiano ad essa.
+Qui pertanto si tratta solo di indicare le principalissime condizioni
+psicologiche di tali stati anormali della coscienza. In conformità
+di ciò che fu notato sulla proprietà dei processi psichici e sulla
+loro connessione nella coscienza, siffatte condizioni generalmente
+possono distinguersi in _tre_: 1º nella natura anormale degli elementi
+psichici; 2º nel modo in cui si compongono le formazioni psichiche; 3º
+nel modo in cui le formazioni si collegano nella coscienza. Nessuna
+di queste tre condizioni, ciascuna delle quali può alla sua volta
+presentarsi nelle più svariate forme concrete, a causa della stretta
+connessione di questi fattori diversi, di solito agisce per sè sola;
+ma esse si collegano, in quanto l’anormale natura degli elementi
+porta pure anormalità nelle formazioni e queste alla loro volta anche
+alterazioni nella connessione generale dei processi di coscienza.
+
+2. Gli _elementi psichici_, le sensazioni e i sentimenti semplici,
+mostrano alterazioni solo nel senso, che è turbato il rapporto
+normale tra essi e le loro condizioni psico-fisiche. Nelle sensazioni
+tali alterazioni si possono ricondurre ad una diminuzione o ad un
+aumento dell’eccitabilità rispetto agli stimoli di senso (anestesia e
+iperestesia), come esse si dimostrano specialmente nei centri sensitivi
+in seguito ad influenze fisiologiche diverse. Sopratutto l’accresciuta
+eccitabilità è importante come sintomo psicologico, perchè essa è
+uno dei più frequenti componenti di composte perturbazioni psichiche.
+Similmente le alterazioni dei sentimenti semplici si manifestano con
+una diminuzione od un aumento dell’eccitabilità sentimentale negli
+stati di depressione e di esaltazione, che si riconoscono dal modo in
+cui si svolgono le emozioni e i processi del volere. Per tal guisa
+le alterazioni degli elementi psichici possono essere dimostrate
+solo dall’influenza, che esse esercitano sulla natura delle diverse
+formazioni psichiche.
+
+3. Fra le alterazioni delle _formazioni rappresentative_ quelle che
+dipendono da anestesie periferiche o centrali, hanno generalmente solo
+un’importanza limitata; esse non esercitano alcuna azione radicale
+sulla connessione dei processi psichici. Ma è tutt’altra cosa per
+l’_accrescimento_ relativo dell’intensità della sensazione, prodotto
+da iperestesia centrale. Il suo effetto è grande, perchè per mezzo
+di esso le sensazioni riprodotte possono raggiungere l’intensità di
+impressioni esterne di senso. In conseguenza di ciò può avvenire,
+che pure imagini mnemoniche siano oggettivate come rappresentazioni
+reali: _allucinazioni_; oppure che, quando si colleghino elementi
+direttamente eccitati ed elementi riprodotti, l’impressione di senso
+appaia essenzialmente alterata dall’intensità dei secondi elementi:
+_illusioni fantastiche_[29]. Praticamente questi due fenomeni si
+distinguono solo perchè in molti casi determinate rappresentazioni
+possono essere sicuramente dimostrate come illusioni fantastiche,
+mentre la presenza di una pura allucinazione rimane sempre dubbia,
+essendo molto facile il trascurare qualche elemento sensibile diretto.
+Infatti non è improbabile, che di lontano la maggior parte delle così
+dette allucinazioni siano illusioni. Quest’ultime però appartengono
+per la loro natura psicologica alle _assimilazioni_ (pag, 185 e
+segg.), e possono veramente esser definite come assimilazioni con
+forte prevalenza degli elementi riprodotti. Come le assimilazioni
+normali stanno in istretta connessione colle associazioni successive,
+così anche le illusioni fantastiche sono strettamente legate alle
+alterazioni del decorso associativo delle rappresentazioni, delle quali
+parleremo più sotto (5).
+
+4. Nei _processi composti del sentimento e del volere_ le deviazioni
+dal comportamento normale si distinguono nettamente in _istati di
+depressione e di esaltazione_. Quelli consistono nel prevalere delle
+emozioni inibenti asteniche, questi nel prevalere delle emozioni
+eccitanti asteniche; in quelli si osserva un ritardo o un arresto
+completo nelle risoluzioni volitive, in questi una efficacia impulsiva
+dei motivi, rapida oltre misura. Presentando già la vita normale
+della psiche una vicenda continua dei moti d’animo, in questi è
+generalmente più difficile che nelle rappresentazioni lo stabilire i
+limiti tra i procedimenti normali e gli anormali. Così l’alternarsi
+di stati di depressione e di esaltazione, spesso molto impressionante
+in casi patologici, appare solo come un aumento dell’oscillazione,
+dei sentimenti e delle emozioni attorno ad una zona d’indifferenza
+(pag. 27,64). Gli stati di depressione e di esaltazione costituiscono
+specialmente sintomi caratteristici di perturbazioni paichiche
+generali, e però anche di questi una più profonda trattazione deve
+essere lasciata alla psicopatologia. Essendo le generali malattie
+psichiche sempre nel tempo stesso sintomi di malattie cerebrali,
+anche queste anomalie nei processi del sentimento e del volere, allo
+stesso modo che quelle delle sensazioni e rappresentazioni, sono senza
+dubbio accompagnate da alterazioni fisiologiche, delle quali ci è però
+ancora ignota la natura. Possiamo soltanto congetturare, che appunto
+a causa della natura più complessa dei moti d’animo, esse o abbiano
+una sede più estesa che le alterazioni centrali d’eccitabilità nelle
+allucinazioni ed illusioni, oppure s’estendano a regioni cerebrali più
+centrali, più direttamente interessate ai processi di appercezione.
+
+5. Colle alterazioni d’eccitabilità sensoriale, cogli stati di
+depressione e di esaltazione si collegano per solito anche alterazioni
+nella connessione e nel decorso dei processi psichici che noi, secondo
+il concetto della coscienza foggiato ad esprimere questa connessione
+(pag. 165), diciamo _modificazioni anormali della coscienza._ Fintanto
+che le deviazioni dallo stato normale si limitano alle singole
+formazioni psichiche, alle rappresentazioni, alle emozioni, ai processi
+volitivi, si comprende come anche la coscienza debba essere modificata
+dalle alterazioni di questi suoi componenti. Ma noi parliamo di un
+proprio stato anormale della coscienza soltanto quando non solo le
+formazioni psichiche prese a sè, ma anche i loro nessi presentano
+notevoli anomalie. Queste senza dubbio sorgono sempre tosto che quelle
+perturbazioni più elementari sono più profonde, perchè le combinazioni
+degli elementi in formazioni e delle formazioni fra loro sono processi,
+fra i quali hanno luogo continui passaggi.
+
+In corrispondenza ai diversi processi di combinazione, che danno
+origine alla connessione della coscienza, si possono generalmente
+distinguere _tre_ specie di anormali condizioni della coscienza:
+1º alterazioni associative; 2º alterazioni nelle combinazioni
+appercettive; 3º alterazioni nel rapporto di queste due forme di
+combinazioni tra loro.
+
+6. Le _alterazioni associative_ sorgono dapprima come effetto immediato
+delle perturbazioni più elementari. Poichè l’aumento di eccitabilità
+sensoriale trasforma le assimilazioni normali in illusioni fantastiche,
+anche i processi associativi del riconoscimento sono essenzialmente
+alterati (pag. 192): ora il noto può sembrare ignoto e ora l’ignoto
+noto, a seconda che gli elementi riprodotti sono attinti a determinate
+rappresentazioni anteriori o presi da processi di rappresentazione
+tra loro molto lontani. Inoltre l’accresciuta eccitabilità sensoriale
+produce un acceleramento delle associazioni, per il quale predominano
+le associazioni meno comuni, fatte più facili da impressioni casuali o
+dall’influenza dell’abitudine. Per contro gli stati di depressione e di
+esaltazione influiscono sulla determinazione della qualità e direzione
+delle associazioni.
+
+Similmente le alterazioni elementari delle rappresentazioni e dei
+sentimenti agiscono sulle combinazioni appercettive in parte inibendo
+od accelerando, in parte determinandone la direzione. Ma tutte le
+più notevoli deviazioni nei processi delle rappresentazioni e dei
+sentimenti portano anche questa ulteriore conseguenza: i processi
+legati all’attenzione attiva sono resi più o meno difficili, così
+che in molti casi sono possibili solo combinazioni appercettive
+ancora più semplici, anzi talora solo quelle che per l’esercizio
+si sono condensate in associazioni. Con ciò si connettono anche le
+alterazioni, che avvengono nel rapporto delle combinazioni appercettive
+alle associazioni. Poichè l’influenze sin qui esposte agiscono
+sulle associazioni soprattutto come acceleranti, sulle combinazioni
+appercettive invece come inibenti, sorge, come frequentissima forma
+sintomatica di più profonde perturbazioni psichiche, una forte
+prevalenza delle associazioni. Questo appare nel modo più evidente se
+la perturbazione di coscienza è, come in molti alienati, un processo in
+continuo aumento. Si osserva allora che le funzioni appercettive, che
+stanno a base della così detta attività fantastica e intellettiva, sono
+sempre più sopraffatte dalle associazioni, finchè alla fine rimangono
+queste soltanto. Se poi questa perturbazione progredisce ancora, anche
+le associazioni sono a poco a poco limitate, e si restringono a certe
+connessioni specialmente praticate (idee fisse); uno stato questo, che
+si riduce infine ad una completa paralisi intellettuale.
+
+7. Trascurando le vere malattie mentali, noi troviamo le suddescritte
+anomalie della coscienza soprattutto in _due_ stati che rientrano nel
+campo della vita normale: nel _sogno_ e nell’_ipnosi_.
+
+Le rappresentazioni del _sogno_ provengono sempre per massima parte
+da stimoli di senso, soprattutto da stimoli del senso generale:
+sono quindi per lo più illusioni fantastiche, verosimilmente solo
+in piccola parte pure rappresentazioni mnemoniche portate al grado
+d’allucinazioni. Impressionante è il ritrarsi delle combinazioni
+appercettive di fronte alle associazioni, col quale fatto si collegano
+le frequenti alterazioni e mutazioni dell’auto-coscienza, gli errori
+del giudizio e simili. Ciò che del resto distingue il sogno dagli altri
+stati psichici simili ad esso, consiste non tanto in queste proprietà
+positive, quanto nel fatto, che quell’aumento di eccitabilità,
+attestato dalle allucinazioni, si mantiene limitato alle funzioni
+_sensorie_, essendo nel sonno ordinario e nel sogno le attività esterne
+del volere completamente inibite.
+
+Se invece le rappresentazioni fantastiche del sogno si collegano
+anche con azioni volitive, sorgono i fenomeni del _sonnambulismo_,
+affatto rari e già affini a certe forme dell’ipnosi. Per lo più tali
+concomitanti fenomeni di moto sono limitati ai movimenti della favella,
+come il parlare in sogno.
+
+8. _Ipnosi_ sono detti certi stati affini al sonno e al sogno, che sono
+prodotti da determinate influenze psichiche e nei quali la coscienza
+presenta un comportamento, che sta tra mezzo la veglia e il sonno.
+La causa principalissima del sorgere dell’ipnosi è la _suggestione_,
+cioè la comunicazione di una rappresentazione ricca di sentimento,
+che di solito è fatta da una persona estranea sotto forma di comando
+(suggestione esterna) e talora anche è prodotta dall’ipnotizzato
+stesso (auto-suggestione). Il comando o il proposito di dormire, di
+compire certi movimenti, di avvertire oggetti non presenti o di non
+avvertire i presenti e simili cose, sono le più frequenti forme di tali
+suggestioni. Stimoli di senso uniformi, specialmente stimoli del tatto,
+hanno effetto di aiutare l’ipnosi. Inoltre l’apparizione dell’ipnosi è
+legata a una certa disposizione del sistema nervoso, ancora sconosciuta
+nella sua natura, la quale è notevolmente sviluppata da ripetute
+ipnotizzazioni.
+
+Il primo sintomo dell’ipnosi sta in un arresto più o meno completo
+degli atti di volere esterni, arresto che è anche legato a una
+unilaterale direzione dell’attenzione, rivolta per lo più al comando
+dato dall’ipnotizzatore (automatismo del comando). L’ipnotizzato non
+solo dorme al comando, ma mantiene in questo stato quella posizione,
+per quanto incomoda, che gli è stata data (catalessi ipnotica). Se lo
+stato si aggrava, l’ipnotico compie, in modo apparentemente automatico,
+il movimento comandato e dà a conoscere, che egli per allucinazione
+considera le rappresentazioni a lui suggerite come oggetti reali
+(sonnambulia). In questo stato si possono dare infine suggestioni
+sensorie e motorie pel momento dello svegliarsi o persino per un certo
+tempo posteriore (suggestioni a termine). I fenomeni accompagnanti
+tali “effetti postipnotici„ fanno credere che essi si fondino su una
+parziale persistenza dell’ipnosi, oppure (nella suggestione a termine)
+su un riapparire di essa.
+
+9. Per tutte queste manifestazioni sonno ed ipnosi sono stati affini,
+che si distinguono solo per la loro diversa origine. Comuni ad
+ambedue sono certi fenomeni di inibizione nel campo dei processi del
+volere e dell’attenzione, come pure una disposizione ad una maggiore
+eccitabilità dei centri sensitivi, la quale produce un’assimilazione
+allucinatoria delle impressioni di senso. Caratteri differenzianti
+sono invece: nel sonno, l’arresto del volere che, più completo tanto
+intensivamente quanto estensivamente, agisce specialmente sui processi
+appercettivi e sulle funzioni di moto; e nell’ipnosi, l’unilaterale
+direzione dell’attenzione, che è determinata dalla suggestione e che
+al tempo stesso favorisce ulteriori suggestioni. Ma queste differenze
+non hanno un valore assoluto: nel caso del sonnambulismo l’arresto
+esteriore del volere vien meno anche nel sogno, mentre, proprio come
+nel sonno, è presente nello stadio iniziale di letargo dell’ipnosi.
+
+Le condizioni psicofisiche del sonno, del sogno e dell’ipnosi
+concordano con ogni probabilità nella parte essenziale. Poichè
+psicologicamente queste condizioni si palesano con particolari
+alterazioni nelle disposizioni alle reazioni sensitive e volitive, esse
+possono, come tutte le disposizioni, venir spiegate fisiologicamente
+solo da alterazioni nelle funzioni di determinate regioni centrali.
+Queste alterazioni di funzioni non sono ancora direttamente
+investigate. Pur tuttavia, in base ai sintomi psicologici, si può
+ammettere, che esse si compongano per solito di un arresto nella
+funzione dei domini centrali, che entrano in azione nei processi del
+volere e dell’attenzione, e di un aumento nell’eccitabilità dei centri
+di senso.
+
+ 9_a_. La teoria intorno al sonno, al sogno e all’ipnosi è
+ quindi in primo luogo un _còmpito della fisiologia_. A lato al
+ presupposto generale dell’arresto di funzione in certe parti
+ della corteccia cerebrale e dell’aumento di funzione in certe
+ altre, presupposto che noi desumiamo dai sintomi psicologici,
+ soltanto un generale principio neurologico può sussistere con
+ qualche probabilità, il principio cioè della _compensazione delle
+ funzioni_ In base a questo principio l’arresto di funzione in un
+ certo dominio centrale si collega con un aumento funzionale di
+ altri domini, che stanno con quello in relazione di reciprocità.
+ Tale relazione può essere in parte diretta, _neuro-dinamica_
+ in parte indiretta, _vasomotoria_. La prima si fonda, a quanto
+ pare, sul fatto, che l’energia accumulatosi per l’arresto
+ funzionale affluisce attraverso le connessioni nervose ad altri
+ centri. La seconda consiste in ciò, che un arresto funzionale è
+ accompagnato da un ristringimento dei vasi capillari, e questo
+ da una dilatazione di compenso nei vasi di altre regioni, mentre
+ l’accresciuto afflusso del sangue è accompagnato da incremento
+ funzionale. Una differenza essenziale tra sogno ed ipnosi, per
+ quanto si può argomentare dai sintomi psicologici, pare consista
+ in ciò, che nel sogno i domini centrali, che stanno in relazione
+ coi processi appercettivi, si trovano, più o meno completamente,
+ in istato d’arresto, così che quasi tutta l’eccitazione di
+ compenso affluisce ai centri di senso; mentre nell’ipnosi
+ avvengono già in certi casi entro lo stesso centro appercettivo
+ compensatori aumenti d’eccitabilità di fronte a contemporanei
+ arresti parziali. Questo fatto risalta in ispecial modo da
+ quegli stati d’ipnosi parziale, che si formano per accresciuta
+ disposizione in seguito all’esercizio, stati nei quali avvengono,
+ in parte complicate azioni di carattere automatico in condizione
+ per altro di apparente veglia, e in parte atti psichici di acuta
+ distinzione, o di straordinariamente esatto riconoscimento, o di
+ ricordo entro un certo dominio rappresentativo o sentimentale,
+ mentre contemporaneamente sono esclusi altri elementi.
+ Quest’ultimo stato d’ipnosi parziale con unilaterale direzione
+ dell’attenzione è anche I’unico, nel quale eventualmente
+ possa venire in questione un diretto apprezzamento psicologico
+ dell’ipnosi in base alle autoosservazioni dell’ipnotizzato,
+ determinate da sperimentali azioni stimolatrici. In tale stato
+ d’ipnosi parziale lo scoglio di tali autoosservazioni, che con
+ ogni cura si deve evitare, consisterà sempre nel fatto, che
+ hanno luogo suggestioni esterne ed auto-suggestioni illudenti,
+ le quali sorgono o casualmente o per teoretica prevenzione
+ dell’osservatore ipnotizzato. Queste sono straordinariamente
+ difficili da eliminare, perchè i due requisiti che l’osservatore
+ deve avere in questo caso, l’esercitata distinzione psicologica
+ e l’assoluta mancanza di prevenzione, potrebbero nello stato di
+ accresciuta suggestionabilità facilmente escludersi a vicenda.
+ Sogno e ipnosi sono stati spesso, in parte anche pei psicologi,
+ oggetto di ipotesi mistiche e fantastiche. Si parlava di una
+ maggiore attività psichica nel sogno, di effetti psichici
+ a distanza nel sogno e nell’ipnosi. Sotto questo riguardo
+ specialmente l’ipnotismo è stato, anche in tempi recenti, usato
+ a sostegno di superstiziose rappresentazioni spiritiche. Inoltre
+ già più volte auto-illusioni e illusioni volute ebbero gran parte
+ nel “magnetismo animale„ e nel “sonnambulismo„: fenomeni, che
+ si devono ricondurre senz’altro all’ipnosi o alla suggestione.
+ In realtà tutto ciò che in questi fenomeni regge ad una prova
+ esatta, può senza difficoltà essere spiegato psicologicamente e
+ fisiologicamente; ma ciò che non può essere spiegato in tal modo,
+ sarà sempre dimostrato mediante un più intimo esame essere o
+ auto-illusioni superstiziose od inganno voluto.
+
+
+
+
+IV. — GLI SVILUPPI PSICHICI
+
+
+
+
+§ 19. — Le proprietà psichiche degli animali.
+
+
+1. Il regno animale ci presenta una serie di sviluppi psichici, che
+noi possiamo considerare come i gradi antecedenti lo sviluppo psichico
+dell’uomo, in quanto che la vita psichica degli animali si rivela
+simile a quella dell’uomo nei suoi elementi e nelle più generali leggi
+della connessione di questi elementi.
+
+Già gli animali infimi (protozoi, celenterati, ecc.) hanno
+manifestazioni vitali, che fanno argomentare a processi di
+rappresentazione e di volere. Essi, dopo averlo veduto, afferrano
+spontaneamente il loro nutrimento; sfuggono ai nemici che li
+inseguono, ecc. Così pure già in gradi molto infimi si trovano
+traccie di associazioni e riproduzioni, specialmente di processi del
+conoscimento e del riconoscimento sensitivi (pag, 192), e queste si
+perfezionano negli animali superiori solo per la maggiore varietà
+delle rappresentazioni e pel maggior tempo, su cui si estendono
+i processi di memoria. E in generale non concordano meno le forme
+delle rappresentazioni sensitive, come noi possiamo argomentare dalle
+omogenee disposizioni e dallo sviluppo degli organi di senso; solo
+che negli esseri inferiori, le funzioni di senso si limitano al senso
+generale di tatto (pag. 31) corrispondentemente allo stato primitivo
+nello sviluppo individuale degli organismi superiori.
+
+Ma di contro a questa omogeneità degli elementi psichici e delle loro
+più semplici connessioni, stanno differenze assai grandi in tutti quei
+processi che si collegano allo sviluppo dell’_appercezione_. Mentre
+non mancano mai appercezioni _passive_ come fondamento dei semplici
+atti impulsivi che avvengono dappertutto, i processi d’appercezione
+_attiva_, sotto la forma di attenzione volontariamente diretta a certe
+impressioni e di una scelta fra motivi diversi, si trovano invece
+probabilmente soltanto in animali più sviluppati. Anche in questi però
+essi rimangono limitati alle rappresentazioni suscitate da dirette
+impressioni di senso, così che neppure per gli animali psichicamente
+più evoluti si può far parola di funzioni _intellettuali_ nel senso
+stretto della parola, di attività fantastica e intellettiva, oppure
+al più si può accennare solo a traccie isolate e ad inizi. A ciò
+si aggiunga anche, che gli animali superiori possono certamente
+manifestare mediante svariati movimenti espressivi, spesso affini a
+quelli umani, le loro emozioni e persino le loro rappresentazioni, in
+quanto sono legate ad emozioni, ma che però ad essi manca un linguaggio
+sviluppato.
+
+2. Lo sviluppo degli animali, se malgrado l’omogeneità qualitativa dei
+processi psichici fondamentali, in generale rimane addietro a quello
+dell’uomo, pure in molti casi gli è superiore per _doppio_ riguardo:
+prima, per la _rapidità_ dello svolgimento psichico; poi, per certe
+_unilaterali direzioni funzionali_, che sono favorite dagli speciali
+modi di vita di una determinata specie animale. La maggiore rapidità
+dello svolgimento psichico si dimostra in ciò, che molti animali assai
+presto, anzi alcuni subito dopo la nascita sono capaci di formare
+rappresentazioni sensitive relativamente distinte e di compiere
+movimenti rispondenti a uno scopo. Se anche per questo rapporto si
+trovano negli animali superiori grandissime differenze, ad es., il
+pulcino appena uscito dall’uovo comincia tosto a beccare il grano,
+mentre il cane neonato è cieco e presenta ancora per lungo tempo
+movimenti non coordinati, pare però che lo sviluppo umano sia il più
+lento e in massimo grado dipendente da aiuti e cure esterne.
+
+3. Ancor più sorprendente è l’_unilaterale svolgimento funzionale_
+che ci presentano certi animali: esso si esplica in determinati
+_atti impulsivi_ di regola connessi a certi bisogni di nutrizione, di
+riproduzione o di difesa, o nello sviluppo di certe rappresentazioni
+sensitive e associazioni, che entrano come motivi in quegli atti
+impulsivi. Tali impulsi unilateralmente svoltisi si chiamano
+_istinti_. L’opinione, che l’istinto sia una proprietà spettante solo
+alla coscienza animale e non all’umana, è assolutamente contraria
+alla psicologia e sta anche in contraddizione coll’esperienza. La
+disposizione a fare esterni i generali impulsi animali, soprattutto
+l’impulso alla nutrizione e alla riproduzione, è innata così nell’uomo
+come in ogni animale. Di particolare a molti animali è soltanto lo
+special modo di estrinsecare questi impulsi, consistente in più
+complesse azioni rispondenti allo scopo. Ma anche gli animali si
+comportano sotto questo rispetto assai diversamente. Ci sono numerosi
+animali, tanto inferiori quanto superiori, nei quali, come nell’uomo,
+le azioni provenienti da istinti innati non presentano proprietà
+speciali. È anche degno di nota che l’addomesticamento degli animali
+per lo più affievolisce le manifestazioni istintive proprie dello stato
+selvaggio, ma può produrre d’altra parte nuovi istinti, che possono
+essere considerati come modificazione di quegl’istinti selvaggi,
+come ad es. i cani da caccia, specialmente i cani da ferma: bracchi
+e simili. Il grado di sviluppo relativamente alto raggiunto da certe
+tendenze istintive negli animali in confronto dell’uomo sì collega
+evidentemente col loro più unilaterale sviluppo, per il quale la vita
+psichica degli animali suole esplicarsi quasi interamente in quei
+processi collegati all’istinto prevalente.
+
+4. Gl’istinti si possono in generale considerare come azioni impulsive,
+che nascono da sensazioni e sentimenti sensoriali. Il punto di
+partenza fisiologico per le sensazioni, che specialmente determinano
+gl’istinti, sono gli _organi della nutrizione e della riproduzione._
+Tutti gl’istinti animali ben possono essere ricondotti senz’altro
+alle due classi di _istinti della nutrizione e della riproduzione_;
+ma allora, specialmente a questi ultimi nelle loro manifestazioni più
+complesse, si aggiungono sempre ausiliari impulsi di difesa e impulsi
+sociali, ohe per la loro origine si devono considerare modificazioni
+speciali degl’istinti della generazione. E qui trovano posto gl’istinti
+di molti animali a costruire case e nidi, come del castoro, degli
+uccelli, di numerosi insetti (ragni, vespe, api, formiche), inoltre le
+nozze animali comuni specialmente alle classi degli uccelli, i quali
+presentano ora la forma monogamica, ora la poligamica. Infine qui si
+devono anche porre le così dette “società animali„ delle api, delle
+formiche e delle termiti. Esse non sono in realtà società ma legami
+genetici, nei quali l’istinto sociale, che tiene riuniti gl’individui
+di una famiglia, come pure l’istinto di difesa ad essi comune, sono
+subordinati all’impulso della riproduzione.
+
+In tutti gl’istinti le azioni impulsive degl’individui prendono le
+mosse da certi stimoli di senso, in parte interni, in parte esterni. Le
+azioni stesse devono però essere attribuite agli atti impulsivi o atti
+di voleri semplici, perchè certe rappresentazioni e certi sentimenti
+le precedono e le accompagnano come motivi semplici (p. 150). La
+natura delle azioni, composta e fondata su disposizioni innate, può
+trovare la sua spiegazione solo nelle proprietà del sistema nervoso
+ereditarie da specie a specie. Per queste proprietà certi meccanismi
+riflessi innati sono messi in azione in seguito a certi stimoli senza
+alcun esercizio dell’individuo. L’azione di questi meccanismi conforme
+allo scopo può essere considerata solo come un prodotto dello sviluppo
+psicofisico della specie. E a favore di questa interpretazione sta
+anche il fatto, che gl’istinti ammettono non solo variate modificazioni
+individuali, ma anche un certo perfezionamento per parte dell’esercizio
+individuale. Così è che l’uccello a poco a poco impara a costruire
+il suo nido in modo più perfetto. Le api adattano le loro costruzioni
+ai mutati bisogni. Invece di fondare una nuova colonia, una famiglia
+di api allarga la costruzione già abitata, quando sia accordato ad
+essa lo spazio necessario. Una singola famiglia di api e di formiche
+può persino acquistare abitudini anormali, ad es., una famiglia
+di api ha l’abitudine di rubare il miele da altri alveari vicini,
+anzichè raccoglierlo essa stessa, oppure una famiglia di formiche ha
+l’abitudine meravigliosa di fare schiavi gl’individui di altre famiglie
+o di allevare i gorgoglioni come animali domestici che danno loro il
+nutrimento. L’origine spiegabile, il consolidamento, l’ereditarietà
+di tali abitudini c’indicano chiaramente il modo in cui possono essere
+sorti istinti complicati. Non mai si presenta un istinto isolato, ma in
+generi e specie affini, forme _più semplici_ di un medesimo istinto.
+Così il buco che la vespa da muro fa in una parete per deporvi le
+uova, si può considerare come l’esempio primitivo delle ingegnose
+costruzioni delle api. Fra i due, come anello intermedio naturale, sta
+la costruzione relativamente semplice della vespa comune, costituita di
+poche celle esagonali tra loro cementate mediante sostanze vegetali.
+
+Gli istinti più complessi si possono quindi spiegare come prodotti
+dell’evoluzione di impulsi originariamente semplici, i quali si sono
+sempre più differenziati nel corso di numerose generazioni mediante
+abitudini individuali che a poco a poco s’aggiungono, si consolidano e
+si trasmettono per eredità. E però ogni singolo processo d’abitudine
+può essere considerato come un grado in quest’evoluzione psichica.
+La graduale trasformazione di esso in una disposizione innata è però
+derivata dai processi psicofisici dell’esercizio, per i quali atti
+di volere composti passano a poco a poco in movimenti automatici, che
+seguono immediatamente come riflessi all’impressione corrispondente.
+
+5. Se in base alla psicologia comparata si cerca rispondere alla
+questione generale sul _rapporto genetico dell’uomo agli animali_,
+considerando l’omogeneità degli elementi psichici e delle forme loro
+di connessione, tanto delle più semplici quanto delle più generali, si
+deve ammettere la possibilità, che la coscienza umana si sia svolta
+da una forma inferiore di coscienza animale. Questa ipotesi anche
+psicologicamente offre una grande probabilità, perchè se da un lato
+la serie animale presenta già diversi gradi di sviluppo psichico,
+dall’altro lato ogni singolo uomo percorre uno sviluppo analogo. Se
+la storia dell’evoluzione psichica in tal modo ci conduce in generale
+a un risultato confermante la teoria dell’evoluzione fisica, non
+si deve però disconoscere che le differenze psichiche tra l’uomo e
+l’animale, quali risaltano nei processi intellettuali ed affettivi,
+provenienti dalle combinazioni appercettive, sono incomparabilmente più
+profonde che le differenze fisiche. Anche la grande stabilità nello
+stato psichico degli animali, subendo esso solo piccole variazioni
+per l’influenza dell’allevamento, rende al massimo grado improbabile,
+che una delle specie animali ora vivente possa mai sorpassare dal lato
+psichico i limiti già raggiunti.
+
+ 5_a_. Le teorie che mirano a definire psicologicamente il
+ rapporto tra l’uomo e gli animali, oscillano tra due estremi,
+ cioè tra l’opinione predominante nella vecchia psicologia, che
+ le più alte “facoltà psichiche„, specialmente la “ragione„,
+ manchino completamento agli animali, e l’opinione diffusa tra i
+ sostenitori della speciale psicologia animale, che gli animali
+ siano perfettamente eguali all’uomo in tutto, anche nelle facoltà
+ di riflettere, giudicare, conchiudere e nei loro sentimenti
+ morali, ecc. Caduta la psicologia delle facoltà, la prima di
+ queste opinioni è divenuta insostenibile. La seconda si basa sulla
+ tendenza, diffusa nella psicologia popolare, di interpretare
+ tutti i fatti che possono essere oggettivamente osservati,
+ trasformandoli in modi del pensiero umano, e in riflessioni
+ logiche. Ma una più intima indagine sulle manifestazioni della
+ così detta intelligenza animale dimostra, che esse si devono
+ intendere costituite da semplici atti di riconoscimento sensitivo,
+ o da associazioni, mentre mancano loro quelle proprietà che
+ spettano ai veri concetti e alle operazioni logiche. Ora, poichè i
+ processi associativi passano continuamente negli appercettivi, e
+ gli inizi di questi ultimi, semplici azioni attive di attenzione
+ e di scelta, si presentano senza dubbio negli animali superiori,
+ anche questa differenza deve del resto essere senz’altro intesa
+ più come una differenza nel grado, e nella composizione che come
+ una differenza nella natura dei processi psichici.
+
+ Per i più vecchi indirizzi della psicologia, tanto per la
+ psicologia delle facoltà quanto per la teoria intellettualistica
+ (§ 2), gl’_istinti animali_ presentano una difficoltà tutt’affatto
+ speciale. Poichè l’intento di derivare tali istinti da condizioni
+ individuali condusse, specialmente per gl’istinti più complessi,
+ a un apprezzamento affatto inverosimile delle funzioni psichiche,
+ si conchiuse spesso, col dichiararli inconcepibili, o, il
+ che portava alla stessa conseguenza, col dirli effetti di
+ rappresentazioni innate. Questo “enigma degli istinti„ cessa di
+ essere insolubile quando gl’istinti, come sopra fu fatto, sono
+ concepiti quali forme speciali di manifestazioni impulsive, negli
+ animali e negli uomini analoghe alle più semplici manifestazioni
+ impulsive psicologicamente comprensibili. Qui poi pei fenomeni
+ d’esercizio, che facilmente si osservano specialmente nell’uomo,
+ ad es. per l’esercizio di movimenti complicati, come nel suonare
+ il piano, si può stabilire il passaggio delle azioni volitive,
+ originariamente composte, in movimenti impulsivi e riflessi
+ (pag. 156 e segg.). A questa interpretazione degli istinti è
+ stato obbiettato, che nell’esperienza è impossibile mettere in
+ luce la trasmissione ereditaria, ivi supposta, di variazioni
+ individualmente acquisite, non essendo affatto possibile, ad es.,
+ portare sicura osservazioni sulla trasmissione di mutuazioni
+ spesso antecedentemente affermata. Alcuni biologi ammettono
+ che tutte le proprietà degli organismi debbano essere derivate
+ da una scelta, la quale avviene per la sopravvivenza degli
+ individui meglio adatti alle condizioni naturali, quindi “da una
+ selezione naturale esterna„ e che solo questa selezione naturale
+ esterna possa produrre variazioni negli abbozzi embrionali
+ (Keimanlagen) che si trasmettono ai discendenti. Se ora si deve
+ pur concedere, che una proprietà acquisita da _un solo_ individuo
+ generalmente non abbia alcuna influenza ereditaria, non si può
+ però comprendere, perchè atti abituali, che sono bensì suscitati
+ indirettamente da condizioni naturali esterne, ma prima si fondano
+ su interne proprietà psicofisiche degli organismi, non possano
+ produrre, nel caso che esse agiscano attraverso a più generazioni,
+ mutazioni negli abbozzi embrionali, tanto quanto le influenze
+ dirette della selezione naturale. A favore di questa conclusione
+ sta pure l’osservazione, che specialmente dall’uomo si ereditano
+ certi particolari movimenti espressivi e certe abilità tecniche
+ (pag. 231). Ciò, si comprende, non esclude in alcun caso la
+ cooperazione delle influenze naturali esterne in accordo ai fatti
+ dell’osservazione, ma queste influenze richiedono un doppio modo
+ di agire: in primo luogo un modo diretto, nel quale l’organismo è
+ modificato solo passivamente dall’azione della selezione naturale;
+ e in secondo luogo un modo indiretto, nel quale le influenze
+ esterne determinano dapprima reazioni psicofisiche, che sono
+ poi le cause prime delle avvenute modificazioni. Se si esclude
+ quest’ultimo modo di agire, non solo si chiude una delle più
+ importanti sorgenti per la conoscenza della finalità, in eminente
+ grado manifesta negli organismi animali, ma più specialmente
+ si rende impossibile anche la spiegazione psicologica della
+ graduale evoluzione degli atti di volere, e la loro trasformazione
+ regressiva in riflessi aventi carattere di finalità, quale ci
+ si presenta per un gran numero di movimenti espressivi innati (§
+ 20,1).
+
+
+
+
+§ 20. — Lo sviluppo psichico del bambino.
+
+
+1. Lo sviluppo psichico dell’uomo, in generale più tardo a paragone
+di quello della maggior parte degli altri animali, si dà a conoscere
+nella costituzione molto lenta delle _funzioni di senso_. Il bambino
+reagisce bensì subito dopo la nascita agli stimoli di senso di specie
+diversa: in modo assai preciso alle impressioni di tatto e di gusto,
+con maggior incertezza agli eccitamenti sonori; ma è fuor di dubbio che
+qui le forme speciali del movimento di reazione si fondano su ereditati
+meccanismi di riflessione. E in ispecie ciò vale per lo strillare del
+bambino all’azione del freddo o ad altre azioni tattili e pei riflessi
+mimici alle sostanze saporifiche dolci, acide e amare; riflessi, che
+si possono osservare sin dall’inizio. È pertanto probabile che tutte
+queste impressioni siano accompagnate da sensazioni e sentimenti
+oscuri, ma la natura dei movimenti riflessi non può essere derivata dai
+sentimenti, dei quali noi li consideriamo sintomi, ma solo da innate
+combinazioni centrali di riflessi.
+
+Alla fine del primo mese è manifesto che sensazioni e sentimenti sono
+sentiti in modo alquanto più chiaro, benchè ancor sempre molto fugace,
+come lo dimostrano i rapidi mutamenti di disposizione d’animo; infatti
+ora soltanto si osservano non solo sintomi di dispiacere, ma anche di
+piacere: risa, vivaci movimenti ritmici delle braccia e delle gambe
+in seguito a determinate impressioni sensibili. Anche i meccanismi
+riflessi non sono del resto pienamente conformati nel primo tempo
+di vita, come lo fa comprendere il fatto anatomico, che alcune fibre
+colleganti i centri cerebrali si formano solo dopo la nascita. Mancano
+ad es. ancora i movimenti riflessi associati dei due occhi. Senza
+dubbio già fin dall’inizio il singolo occhio si volge a un raggio
+di luce, ma i movimenti dei due occhi sono ancora irregolari, e solo
+nel corso dei tre primi mesi la coordinazione normale dei movimenti
+si dirige a poco a poco sul punto di fissazione comune ai due occhi.
+Anche qui però la raggiunta regolarità non si deve interpretare come un
+effetto di più complete rappresentazioni visive, ma piuttosto come il
+sintomo, che entra in funzione un centro riflesso, la cui azione fa poi
+possibili più complete rappresentazioni visive.
+
+2. Sulle relazioni qualitative degli _elementi psichici_ nel bambino
+non si può in generale giungere a una conclusione soddisfacente,
+perchè ci mancano sintomi oggetti vi abbastanza sicuri. Probabilmente
+la varietà delle sensazioni sonore e forse anche di quelle di colore,
+è più limitata. Se però alcuni fanciulli confondono, non di rado
+ancora nel secondo anno di vita, designazioni di colori, ciò non deve
+senz’altro essere riferito a una mancanza delle sensazioni, ma è molto
+più probabile che la mancata attenzione, e la confusione dei nomi dei
+colori siano la causa di ciò.
+
+All’opposto, nei caratteristici movimenti espressivi che si svolgono
+a poco a poco, si rivela in modo manifesto la _differenziazione dei
+sentimenti_, che ha luogo principalmente alla fine del primo anno
+d’età, e lo sviluppo, a quella connesso, di emozioni varie. E però
+al dispiacere e alla gioia si aggiungono, l’una dopo l’altra, la
+meraviglia, l’attesa, l’ira, la vergogna, l’invidia, ecc. Ma anche qui
+la disposizione ai movimenti combinati, onde le singole emozioni si
+danno a conoscere, si fonda su ereditate proprietà psicologiche del
+sistema nervoso, le quali però entrano in funzione per lo più solo nei
+primi mesi di vita. In appoggio di una tale trasmissione ereditaria
+parla anche il fatto, che non di rado in certe famiglie si presentano
+speciali particolarità nei movimenti espressivi.
+
+3. Il fanciullo nelle ereditate combinazioni riflesse porta al mondo
+disposizioni fisiche che danno origine alle _rappresentazioni di
+spazio_, disposizioni che fanno possibile uno svolgimento relativamente
+rapido di queste rappresentazioni; ma pare che appunto nell’uomo,
+a differenza di certi animali, le rappresentazioni spaziali siano
+dapprima ancora straordinariamente imperfette. A stimoli sulla
+pelle seguono manifestazioni di dolore, ma nessun sintomo evidente
+di localizzazione. Solo a poco a poco dai movimenti delle mani che
+nei primi giorni appaiono incoordinati, si sviluppano movimenti
+di prensione, i quali però di solito solo dopo la 12ª settimana,
+colla cooperazione delle rappresentazioni visive, diventano più
+sicuri e coscienti del fine. La direzione dell’occhio verso una
+sorgente luminosa, che si osserva sin dai primi giorni, come pure la
+coordinazione dei movimenti degli occhi che si stabilisce gradatamente,
+devono essere interpretati come fenomeni riflessi. Ma probabilmente con
+questi riflessi si sviluppano immediatamente anche rappresentazioni
+spaziali, così che a causa della continuità del processo e della sua
+connessione colle originarie disposizioni fisiologiche di funzione,
+è possibile avvertire solo un continuo perfezionamento delle
+rappresentazioni di spazio da inizi molto imperfetti. Già nel fanciullo
+il senso della vista appare decisamente come il senso che precorre il
+senso tattile, perchè i sintomi della localizzazione visiva si possono
+osservare prima che quelli della localizzazione tattile, e i movimenti
+di prensione si sviluppano, come fu già notato, solo col soccorso del
+senso della vista. Assai più tardi che lo sviluppo del campo visivo,
+il quale si fa palese nella distinzione delle direzioni dello spazio,
+avviene lo sviluppo della visione _binoculare_. Gl’inizi di questo
+processo coincidono certamente colla coordinazione dei movimenti degli
+occhi e però appartengono forse già alla seconda metà del primo anno di
+vita. Le grandezze, le distanze e le forme corporee complesse sono però
+ancora per lungo tempo apprese in modo molto imperfetto. Specialmente
+gli oggetti lontani sono ritenuti vicini, quindi al bambino paiono
+relativamente piccoli.
+
+4. Contemporaneamente alle rappresentazioni di spazio si sviluppano
+le _rappresentazioni di tempo_. Già nei primi mesi di vita ai
+movimenti ritmici degli organi tattili e specialmente alla tendenza
+di accompagnare i ritmi uditi con movimenti cadenzati, si dimostra
+la capacità di formare regolari rappresentazioni di tempo, e il
+gradimento che esse suscitano. Alcuni bambini prima ancora di parlare
+possono ripetere esattamente nell’intonazione e negli accenti i ritmi
+di melodie udite. Invece le rappresentazioni di estensioni di tempo
+alquanto grandi rimangono fin dopo i primi anni straordinariamente
+imperfette, così che il bambino dà giudizi molto incerti non solo sulla
+durata di tempi diversi, ma anche sulla successione degli avvenimenti
+nel tempo.
+
+5. Collo sviluppo delle rappresentazioni di spazio e di tempo si
+svolgono passo passo le _associazioni_ e le _combinazioni appercettive
+più semplici_. Sintomi del riconoscimento sensitivo (pag. 192) possono
+osservarsi sin dai primi giorni di vita: e nella rapidità con cui
+i poppanti imparano a trovare il seno materno, e nella manifesta
+abitudine che essi fanno agli oggetti e alle persone dell’ambiente.
+Ancora per lungo tempo però le associazioni si estendono solo a tempi
+di assai breve durata, dapprima soltanto ad ore, di poi a giorni, e
+ancora nel 3º e 4º anno di vita persone, che siano state assenti per
+alcune settimane, sono o completamente dimenticate, o dapprima solo
+imperfettamente riconosciute.
+
+Lo stesso accade per l’_attenzione_. All’inizio essa può fissarsi per
+assai breve tempo su uno stesso oggetto, e evidentemente essa funziona
+solo nella forma dell’appercezione _passiva_, che segue sempre allo
+stimolo predominante, cioè più forte dal lato sentimentale (pag.
+177). Ma già nelle prime settimane di vita, nel modo in cui il bambino
+fissa e segue per lungo tempo gli oggetti, specialmente gli oggetti
+in movimento, comincia a manifestarsi un’attenzione più durevole; e
+contemporaneamente, come prima traccia di un’attenzione _attiva_, sorge
+l’attitudine di cambiare ad arbitrio la direzione dell’attenzione tra
+diverse impressioni. Fin d’ora questa attitudine lentamente si allarga
+e si completa, sempre però anche nell’età infantile più avanzata
+l’attenzione si affatica più presto che negli adulti e vuole da un lato
+un maggior cambiamento degli oggetti, dall’altro più frequenti pause di
+riposo.
+
+6. Collo sviluppo delle associazioni e delle appercezioni cammina di
+pari passo lo svolgimento dell’_autocoscienza_. Nel giudicare questo
+svolgimento è bene guardarsi dal considerare come segni caratteristici
+dell’autocoscienza alcuni sintomi isolati, quali la distinzione delle
+parti del proprio corpo dagli oggetti dell’ambiente, l’uso della parola
+“io„, il giusto riconoscimento della propria imagine nello specchio, e
+simili. Anche il selvaggio adulto considera l’imagine nello specchio,
+se non l’ha mai veduta, come la persona di un altro. L’uso del pronome
+personale si fonda su un’appropriazione esteriore, nella quale il
+bambino segue l’esempio delle persone che lo circondano. In diversi
+bambini aventi uno sviluppo psichico d’altra parte eguale, questa
+appropriazione sorge in tempi molto diversi; in ogni caso essa è il
+sintomo di un’autocoscienza già esistente, la cui prima origine può
+precedere questa distinzione linguistica ora di breve, ora di lungo
+tempo. E solo un sintomo di tale valore è infine anche la distinzione
+del proprio corpo e delle sue parti dagli altri oggetti. Il riconoscere
+il proprio corpo è bensì un processo, che generalmente precede
+l’esatto giudizio dell’imagine nello specchio, però non è affatto più
+di questo, un criterio dell’inizio dell’autocoscienza, ma presuppone
+piuttosto l’esistenza di un certo grado di essa. Come una pluralità
+di condizioni sta a base dell’autocoscienza evoluta (pag. 180), così
+anche l’autocoscienza del bambino è sin dall’inizio un prodotto di
+più componenti, che per una metà appartengono alle rappresentazioni,
+e per l’altra al sentimento e al volere. Sotto il primo rispetto
+è la separazione di un _costante_ gruppo rappresentativo, sotto il
+secondo è il costituirsi di connessi processi d’attenzione e d’azioni
+di volere, che si devono considerare componenti di un tale prodotto.
+Ma il costante gruppo rappresentativo può all’occasione _non_
+comprendere una parte del nostro corpo, ad es. le gambe, nel caso
+che esse siano abitualmente coperte, così come ancor più spesso può
+contenere anche oggetti esterni, ad es. gli abiti di solito vestiti.
+Maggiore influenza hanno perciò i componenti soggettivi dei sentimenti
+e del volere e le relazioni, nelle quali quelle parti rappresentative
+vengono a trovarsi con questi componenti per entro gli atti esterni
+del volere. Questa maggiore influenza dei componenti soggettivi si dà
+specialmente a conoscere in ciò, che forti sentimenti, specialmente
+sentimenti di dolore, molto spesso designano nel ricordo della vita
+individuale il primo momento di vita, al quale possa risalire una
+connessa autocoscienza. Ma poichè senza dubbio già antecedentemente
+a questo primo momento di un ricordo distintamente cosciente (che di
+solito appartiene al periodo di vita dal quinto al sesto anno), esiste
+un’autocoscienza, sia pure meno connessa, e poichè l’osservazione
+oggettiva del bambino non presenta da principio alcun criterio
+sicuro, non è possibile fissare un determinato tempo per l’inizio
+dell’autocoscienza. Probabilmente i primi indizi di essa si hanno nelle
+prime settimane di vita, dopo di che l’autocoscienza sotto la continua
+azione delle condizioni succitate cresce sempre in chiarezza e, come la
+coscienza, generalmente cresce pure rispetto al tempo, in estensione.
+
+7. Collo svolgimento dell’autocoscienza si connette strettamente
+quello del _volere_. Esso può essere dedotto in parte dal già
+sopraddescritto sviluppo dell’attenzione, in parte dal sorgere e dal
+graduale perfezionarsi delle _azioni esterne di volere_, l’influenza
+delle quali sull’autocoscienza fu già sopra ricordata. La diretta
+relazione dell’attenzione al volere qui si appalesa in ciò, che
+sintomi distinti di attenzione attiva e di agire libero coincidono
+anche nel tempo della loro origine. Mentre moltissimi animali subito
+dopo la nascita compiono già movimenti impulsivi abbastanza completi,
+cioè azioni semplici di volere che si svolgono mediante il sussidio
+di composti apparati riflessi dovuti all’ereditarietà, il bambino
+neonato non presenta alcuna traccia di questo fatto. Nei primi giorni
+di vita però, in seguito ai riflessi provenienti da sensazioni di
+fame e alle rappresentazioni di senso legate all’appagamento della
+fame, i primi indizi di semplici azioni di volere impulsive si
+manifestano nel cercare la sorgente del nutrimento. Col più distinto
+svegliarsi dell’attenzione seguono dapprima i movimenti di volere
+legati a impressioni dei sensi della vista e dell’udito: il bambino
+accompagna collo sguardo, per atto intenzionato e non solo per
+movimento riflesso, gli oggetti veduti e volge la testa dalla parte
+del rumore udito. Molto più tardi entrano in campo i muscoli esterni
+del corpo. Questi, specialmente i muscoli delle braccia e delle
+gambe, presentano da principio movimenti vivaci, per lo più spesso
+ripetuti, che accompagnano tutti i sentimenti e l’emozioni possibili,
+e colla differenziazione di queste ultime offrono a poco a poco certe
+differenze caratteristiche per le qualità loro. L’essenziale di queste
+differenze sta in ciò, che le emozioni piacevoli si esplicano in
+movimenti ritmici, le spiacevoli in movimenti non ritmici e di solito
+alquanto violenti. Questi movimenti espressivi, che devono essere
+interpretati quali riflessi accompagnati da sentimenti, si trasformano
+poi all’occasione, tosto che l’attenzione si sia diretta sull’ambiente,
+in movimenti _voluti_, nei quali il bambino dimostra, anche mediante
+altri sintomi diversi, che non solo egli sente dolore, fastidio,
+corruccio, ecc., ma che egli desidera far conoscere all’esterno queste
+emozioni. I primi movimenti però, nei quali si può senza dubbio
+riconoscere un motivo precedente il movimento, sono i movimenti
+di _prensione_, che sorgono dalla 12ª alla 14ª settimana. Questi,
+ai quali da principio partecipano oltre che le mani anche i piedi,
+come costituiscono i primi sintomi distinti delle rappresentazioni
+sensitive, così dimostrano anche per la prima volta l’esistenza di
+un semplice processo di volere composto di motivo, risoluzione e
+azione. Alquanto più tardi si osservano gl’intenzionati movimenti
+d’_imitazione_, tra i quali i più semplici movimenti mimici, come fare
+il bocchino, corrugare la fronte, precedono i pantomimici: il chiudere
+il pugno e i movimenti cadenzati e simili ecc. Da queste azioni di
+volere semplici provengono affatto gradatamente, di solito solo al
+principio della seconda metà del primo anno di vita, le azioni di
+volere _composte_, nelle quali si deve osservare o un oscillare della
+decisione precedente l’azione, o anche una volontaria rinuncia ad
+un’azione stabilita o già incominciata.
+
+In questo svolgimento dell’azione propriamente libera ha una grande
+parte l’_imparare a camminare_, che suole cominciare negli ultimi tre
+mesi del primo anno d’età; imperocchè l’andare verso determinata meta
+costituisce assai spesso l’occasione del sorgere di un gran numero
+di motivi tra loro contrastanti. Lo stesso imparare a camminare si
+deve però intendere come un processo, nel quale influiscono a vicenda
+lo sviluppo del volere e l’efficacia di ereditarie disposizioni a
+determinate combinazioni di movimenti. Se il primo impulso al movimento
+proviene da motivi di volere, il modo adatto allo scopo, con cui si
+compie il movimento, è però un effetto dei meccanismi centrali di
+coordinazione; questi poi alla lor volta si conformano in modo sempre
+più rispondente allo scopo, a causa dell’esercizio individuale che ha
+luogo sotto la guida del volere.
+
+8. Il _linguaggio_ del bambino si annette nel suo sviluppo a tutte le
+azioni del volere. Anch’esso riposa su una cooperazione di disposizioni
+ereditate, fondate sugli organi centrali del sistema nervoso, e
+di influenze esercitate dalla vita esterna e in questo caso più
+specialmente dalla convivenza con persone che parlano. Sotto questo
+rapporto lo sviluppo del linguaggio corrisponde assolutamente a quello
+di tutti gli altri movimenti espressivi, ai quali esso appartiene
+nel suo generale carattere psico-fisico. Già nel corso del 2º mese
+d’età sorgono i primissimi suoni articolati dell’organo della favella
+come fenomeni di natura riflessa, sopratutto ad accompagnamento di
+sentimenti ed emozioni gradite; essi crescono poi coll’andar del
+tempo in varietà, mentre sempre più si fa manifesta la tendenza alla
+ripetizione del suono (come ba-ba-ba, da-da-da e simili). Questi suoni
+espressivi si distinguono dalle grida espressive di molti animali solo
+per la maggiore e sempre mutevole varietà. Essi, essendo emessi ad ogni
+possibile occasione e senza alcun scopo di comunicare qualche cosa, non
+hanno ancora affatto il valore di suoni del linguaggio. Esse acquistano
+a poco a poco tale valore, di solito all’inizio del 2º anno d’età, per
+l’influenza dell’ambiente.
+
+Un’azione principalissima esercitano qui i movimenti imitativi, i
+quali, specialmente come imitazioni di suoni, presentano una doppia
+direzione, perocchè non solo il fanciullo imita l’adulto, ma anche
+l’adulto il bambino. Che anzi di solito è l’adulto che prima imita;
+egli ripete gl’involontari suoni articolati del bambino e dà loro anche
+un determinato significato come ad es. “papà„ per padre, “ma-ma„ per
+madre. Solo più tardi e dopo che per una voluta imitazione ha imparato
+a usar certe voci in un determinato significato, il bambino imita pure
+alcune parole preferite nel linguaggio degli adulti, le assimila però
+alla costituzione sonora dei propri movimenti articolati.
+
+Come un importante sussidio, col quale l’adulto promuove nel
+fanciullo, più istintivamente che volontariamente, l’intendimento
+delle parole da lui usate, serve il _gesto_, per lo più nella forma
+di gesto indicante gli oggetti, più di rado di solito solo pei verbi,
+che si riferiscono ad azioni, come combattere, tagliare, andare,
+dormire e simili, con gesto descrittivo. Il bambino ha una naturale
+attitudine a interpretare i gesti, ma non la parola. Persino i suoni
+onomatopoetici del linguaggio infantile (bau-bau per il cane, be-be per
+la pecora) diventano per lui intelligibili solo dopo che sono stati
+più volte riferiti all’oggetto. E anche qui il creatore di questi
+onomatopoetici non è il bambino, ma l’adulto, che anche per questo
+riguardo istintivamente si sforza d’adattarsi al grado della coscienza
+infantile.
+
+Dopo quanto si è detto lo sviluppo del linguaggio si basa su una serie
+di associazioni e appercezioni, a costituire le quali partecipano in
+egual misura il bambino e le persone che lo circondano. Con certe voci
+onomatopoetiche o prese tra i naturali suoni espressivi del fanciullo,
+o liberamente foggiate sull’esempio di questi suoni, l’adulto designa
+arbitrariamente determinate rappresentazioni. Il bambino appercepisce
+questo legame tra la parola e la rappresentazione, fatto a lui
+comprensibile per mezzo dei gesti e lo associa ai propri movimenti
+articolati sorti per imitazione. Sull’esempio poi di queste prime
+associazioni e appercezioni il bambino ne fa poi altre, imperocchè
+sempre più per proprio impulso prende a imitare dal linguaggio
+degli adulti parole e nessi di parole casualmente uditi, e forma le
+corrispondenti associazioni di significato. L’intero processo dello
+sviluppo del linguaggio si fonda quindi su una relazione psichica
+tra il bambino e le persone che parlano a lui d’intorno, relazione,
+nella quale all’inizio spetta esclusivamente al bambino la formazione
+dei suoni, e alle persone che lo circondano l’applicazione dei suoni
+infantili al linguaggio.
+
+9. Dall’insieme dei processi semplici di sviluppo ora ricordati sorge
+lo sviluppo delle _funzioni composte di appercezione_, dell’attività
+di relazione e di comparazione, e delle funzioni fantastiche e
+intellettive, che di quelle constano (§ 17).
+
+Dapprima le combinazioni appercettive trovano le loro esplicazioni
+nella forma dell’_attività fantastica_, cioè nel collegare, scomporre e
+mettere in relazione concrete rappresentazioni sensibili. L’evoluzione
+individuale viene quindi a confermare ciò che in generale si è
+sopra (pag. 212 e segg.) notato intorno al rapporto genetico di
+queste funzioni. Nel bambino, tosto che l’attenzione attiva si sia
+svegliata, in base alle associazioni che sempre più si costituiscono
+tra impressioni immediate e rappresentazioni anteriori, sorge la
+tendenza di liberamente stabilire tali legami, nei quali poi la
+copia degli elementi mnemonici, liberamente combinati o aggiunti
+all’impressione, dà una misura del grado di dote imaginativa di ogni
+individuo. Questa attività fantastica di combinazione si esplica,
+non appena è sorta, con una potenza impulsiva, alla quale il bambino
+può tanto più difficilmente contrastare in quanto che in lui non
+ancora agiscono, come nell’adulto, le funzioni intellettive, che si
+pongono fini determinati regolando e arrestando il libero vagare delle
+rappresentazioni fantastiche.
+
+In quanto questo sfrenato riferimento ed intreccio delle
+rappresentazioni fantastiche si collega cogli impulsi di volere, che
+amano dare alle rappresentazioni nell’immediata percezione sensitiva
+punti d’appoggio sicuri, benchè ancora vaghi, sorge nel bambino
+l’_impulso al giuoco_. Il primitivo giuoco del bambino è tutt’affatto
+giuoco di fantasia, mentre quello dell’adulto è giuoco quasi unicamente
+d’intelletto (giuoco delle carte, giuoco degli scacchi, lotteria, e
+simili). Solo, quando entra in campo il bisogno estetico, anche qui
+il giuoco è in prima linea prodotto dalla fantasia (teatro, suonare il
+piano, ecc.), ma non è, come originariamente nel bambino, il prodotto
+di una fantasia affatto sbrigliata, ma di una fantasia regolata
+dall’intelligenza. Il giuoco del bambino nei diversi tempi del suo
+sviluppo presenta, se si svolge conformemente alla sua natura, tutti
+i passaggi da quel giuoco di pura fantasia a quella combinazione di
+giuoco di fantasia e di giuoco d’intelletto. Nei primi mesi d’età
+esso si manifesta in movimenti ritmici delle membra del corpo, delle
+braccia, delle gambe, che poi possono essere rivolti anche ad oggetti
+esterni, con preferenza a quelli che danno suoni o sono vivacemente
+colorati. Questi movimenti nella loro origine sono evidentemente
+estrinsecazioni impulsive, che sono prodotte da determinati stimoli
+sensibili e nelle quali la coordinazione ad un fine si fonda su
+disposizioni ereditarie del sistema nervoso centrale. L’ordine ritmico
+dei movimenti, come pure delle impressioni sentimentali e sonore
+prodotte dai movimenti determina in modo visibile sentimenti di
+piacere, i quali permettono tosto la ripetizione volontaria di tali
+movimenti. Di poi il giuoco nei primi anni d’età passa a poco a poco
+nella imitazione volontaria di occupazioni e scene dell’ambiente.
+Questo giuoco d’imitazione alla fine ancor più si allarga, perchè
+non si limita più a riprodurre le cose vedute, ma diviene un libero
+rifacimento delle cose udite nei racconti. Contemporaneamente la
+connessione delle rappresentazioni e delle azioni comincia ad adattarsi
+a un piano fisso: con ciò entra in campo l’attività regolatrice
+dell’intelligenza, la quale pei giuochi di una età infantile più
+avanzata trova la sua espressione nella determinazione di certe regole
+di giuoco. Se anche queste trasformazioni possono essere affrettate
+e dall’influenza dell’ambiente e dalle artificiali forme di giuoco
+che, essendo per lo più creazioni degli adulti, non sempre si adattano
+sufficientemente alla fantasia infantile, questo svolgimento, per
+la sua concordanza colla complessiva formazione delle funzioni
+intellettive, deve essere ritenuto naturale, fondato sulla reciproca
+connessione dei processi associativi e appercettivi. Anche il modo,
+in cui la graduale limitazione dei processi di fantasia va parallela
+al crescere delle funzioni intellettive, rende probabile che quella
+limitazione originariamente si fondi non tanto su una diminuzione
+quantitativa della fantasia quanto su un’inibizione, che su di essa
+esercita un pensiero assorgente a concetti. In questo caso però,
+da un lato col prevalente esercizio del pensiero, dall’altro colla
+mancanza d’esercizio dell’attività fantastica, questa può certamente
+essere menomata. Ciò sembra essere confermato dal paragone coll’uomo
+selvaggio, il quale per tutto il tempo della vita suole presentare un
+istinto al giuoco di fantasia affine a quello infantile.
+
+10. Dall’originaria forma del pensare fantastico assai lentamente si
+sviluppano le _funzioni intellettive_, imperocchè le rappresentazioni
+totali, o già date nell’apprendimento sensibile d’impressioni esterne,
+o formate dall’attività creatrice della fantasia, vengono nella
+maniera già indicata (pag. 213 e segg.) a scomporsi nei loro componenti
+_concettuali_, come oggetti e proprietà, oggetti e azioni, rapporti
+degli oggetti tra loro. Il sintomo decisivo del sorgere delle funzioni
+intellettive è quindi la costituzione di _concetti_, laddove azioni
+che possono da parte dell’osservatore essere spiegate mediante una
+riflessione logica, non dimostrano affatto l’esistenza di una tale
+costituzione di concetti, perchè esse, proprio come negli animali,
+possono molto spesso derivare in modo manifesto da associazioni. Per
+la stessa ragione il linguaggio può essere presente nei suoi primi
+inizi senza un pensiero propriamente assorgente a concetti, perchè
+originariamente la parola designa solo una impressione sensibile
+concreta. Per contro non è assolutamente possibile un uso più perfetto
+del linguaggio, senza che le rappresentazioni subiscano concettuali
+scomposizioni, relazioni e traslazioni. I prodotti di questi processi
+hanno però sempre ancora un valore concreto e sensibile. Quindi lo
+sviluppo delle funzioni intellettive coincide senz’altro col linguaggio
+e questo è nel tempo stesso un mezzo per tener saldi i concetti e
+fissare le operazioni del pensiero.
+
+ 10_a_. La psicologia del bambino va soggetta non meno di
+ quella degli animali all’errore di non essere le osservazioni
+ interpretate oggettivamente, ma integrate con riflessioni
+ soggettive. In conseguenza di ciò non solamente le prime
+ connessioni rappresentative realmente sorte per pura associazione
+ sono interpretate come atto di una riflessione logica, ma lo
+ sono anche i più originari movimenti espressivi mimici, come
+ ad es. quelli del neonato per stimoli saporifici, per reazioni
+ sentimentali; laddove essi dapprima non hanno evidentemente che il
+ valore di riflessi innati, i quali è possibile siano accompagnati
+ da sentimenti oscuri, senza che però di questi si possa dimostrare
+ sicuramente la presenza. Dello stesso errore soffre la solita
+ concezione dello sviluppo degli atti di volere e del linguaggio.
+ Si è specialmente propensi a considerare il linguaggio infantile
+ a causa delle sue particolarità come una creazione del bambino,
+ mentre una più esatta osservazione dimostra che esso è per massima
+ parte una creazione dell’ambiente, nel quale soltanto questa
+ creazione si adatta, all’insieme dei suoni infantili e per quanto
+ è possibile, anche allo stato di coscienza del bambino. Nella
+ moderna letteratura alcune descrizioni dello sviluppo psichico
+ del bambino molto acute e degne di lode possono servire solo come
+ fonti per la conoscenza della realtà dei fatti, perchè esse si
+ pongono tutte dal punto di vista di una psicologia volgare fatta
+ a base di riflessioni; per contro le conclusioni psicologiche che
+ da quei fatti sono tratte, devono essere assolutamente corrette
+ nel senso su indicato. I tentativi più volte fatti di introdurre
+ il metodo _sperimentale_ anche nella psicologia del bambino,
+ si possono rivolgere con speranza di qualche risultato solo ad
+ un’età alquanto avanzata, ad es., ai fanciulli che frequentano le
+ scuole. Queste ricerche hanno dato dal lato pedagogico importanti
+ risultati intorno al decorso e alla durata della tensione
+ dell’attenzione, alla relazione tra la fatica corporea e mentale,
+ e così via. Ma per età più giovane il metodo sperimentale si può
+ senz’altro ritenere inapplicabile. I risultati ottenuti nelle
+ ricerche di tal natura, ciò non ostante intraprese, si devono,
+ per le infinite cause d’errori, considerare come puri risultati
+ accidentali. Per queste ragioni è erronea anche l’opinione più
+ volte espressa, che la vita psichica dell’uomo adulto possa
+ essere compresa in base ad un’analisi della psiche infantile.
+ Accade proprio il contrario. Stando nella ricerca psicologica
+ del bambino, come pure dell’uomo selvaggio a nostra disposizione
+ generalmente solo sintomi oggettivi, un giudizio psicologico di
+ tali sintomi è sempre possibile solo in base all’auto-osservazione
+ della coscienza matura condotta dal soggetto stesso con metodo
+ sperimentale, e i risultati dell’osservazione sul bambino e
+ sull’uomo selvaggio psicologicamente analizzati permettono allora
+ di ritornare a conclusioni sullo sviluppo psichico.
+
+
+
+
+§ 21. — Lo sviluppo delle comunità spirituali.
+
+
+1. Come lo sviluppo psichico del bambino deriva da una relazione
+reciproca coll’ambiente, così anche la coscienza matura sta ancora
+in relazione continua colla comunità spirituale, alla quale partecipa
+passivamente ed attivamente.
+
+Nella maggior parte degli animali manca completamente una tale
+comunità; gli accoppiamenti, le società, gli sciami degli animali
+si possono considerare solo come forme preparatorie di comunità
+spirituali, forme incomplete e limitate a singoli scopi. Quelle che
+più durano, gli accoppiamenti e le così dette società animali (pag.
+226) hanno il valore di comunità genetiche, e quelle passeggiere, gli
+sciami, gli stormi, come ad es. gli stormi degli uccelli emigratori,
+sono forme di comunità a scopo di difesa. In tutti questi casi sono
+determinati istinti consolidati dall’ereditarietà, i quali producono la
+consistenza del legame tra gl’individui e però questo presenta quella
+stessa costanza, solo in piccolissima parte variabile per influssi
+individuali, che generalmente è propria dell’istinto.
+
+Se in tal guisa le unioni degli animali sono sempre solo integrazioni
+dell’essere individuo rivolto a determinati scopi fisici della vita,
+l’evoluzione _umana_, invece sin dal principio tende a ciò, che
+l’individuo si fonda col suo ambiente spirituale in un tutto che,
+capace di evolversi, serve così al soddisfacimento dei bisogni fisici
+della vita come al conseguimento di diversissimi scopi spirituali, o in
+questi scopi ammette le più varie modificazioni. In conseguenza di ciò
+le forme della comunità umana sono straordinariamente variabili, mentre
+nel tempo stesso le forme più perfette procedono in una continuità di
+evoluzione _storica_, la quale estende la convivenza spirituale dei
+singoli oltre i limiti dell’immediata coesistenza nello spazio e nel
+tempo, anzi quasi all’infinito. Il risultato di questa evoluzione è
+l’idea dell’_umanità_ coscientemente compresa, come di una generale
+comunità spirituale la quale, a seconda delle speciali condizioni
+della sua esistenza, si separa in singole comunità concrete, popoli,
+stati, società civili di diversa natura, genti e famiglie. E però la
+comunità spirituale in cui entra l’individuo, non è solo _un’unica_
+connessione, ma una varia pluralità di connessioni spirituali, le quali
+si sovrappongono nelle più diverse maniere le une alle altre e sempre
+divengono più estese col crescere dello sviluppo.
+
+2. Il còmpito di seguire questi sviluppi nelle loro forme concrete
+o anche soltanto nella loro generale connessione, spetta alla storia
+della civiltà e alla storia universale, non alla psicologia. Questa
+deve però dar ragione delle condizioni psichiche generali e dei
+processi psichici che da queste condizioni provengono, condizioni
+e processi, per i quali la vita della comunità si separa da quella
+dell’individuo.
+
+La condizione, per cui è solo possibile una comunità spirituale,
+condizione che nel tempo stesso partecipa continuamente allo sviluppo
+della comunità, è la funzione del _linguaggio_. Questo è per l’appunto
+che psicologicamente determina il passaggio dall’esistenza individuale
+alla comunità spirituale, perchè esso nella sua origine appartiene ai
+movimenti espressivi individuali, ma per l’evoluzione che esso subisce,
+diventa la forma inscindibile di tutti i contenuti spirituali comuni.
+Questi, o i processi spirituali propri della comunità si scindono in
+_due_ classi, le quali, veramente proprio come i fatti individuali del
+rappresentare e del volere, sono non tanto processi separati quanto
+componenti insieme spettanti alla vita della comunità. Distinguiamo
+in primo luogo le _rappresentazioni comuni_, nelle quali si trovano
+le idee concordi sul contenuto e sul significato cosmico, cioè le
+_rappresentazioni mitologiche_, e in secondo luogo i _motivi comuni del
+volere_, che corrispondono alle rappresentazioni comuni e ai sentimenti
+e alle emozioni che le accompagnano, cioè le _norme dei costumi_.
+
+
+_A_) — IL LINGUAGGIO.
+
+3. Sull’_evoluzione generale del linguaggio_ non ci offre alcuna
+spiegazione il suo sviluppo individuale nel bambino; perchè questo è un
+processo, cui partecipano principalmente le persone che lo circondano
+(pag. 236 e segg.). Ciò non ostante il modo in cui il bambino impara a
+parlare, dimostra che in lui sono disposizioni fisiche e psichiche alla
+comunicazione del linguaggio, le quali servono a facilitarla. Infatti
+si potrebbe ammettere che queste disposizioni, anche se mancasse la
+comunicazione esterna, potrebbero condurre a certi moti espressivi
+accompagnati da suoni, i quali avrebbero il valore di un linguaggio
+imperfetto. Questa supposizione è confermata dall’osservazione
+sui sordomuti, specialmente su quei bambini sordomuti che crescono
+senza apposita istruzione e tra i quali si può nondimeno sviluppare
+un vivo commercio spirituale. Questo però, essendo il sordomuto
+esclusivamente istruito su segni _veduti_, si fonda su un naturale
+svolgimento di un _linguaggio di gesti_, il quale si compone di
+movimenti espressivi aventi determinati significati. I sentimenti sono
+in tal caso generalmente espressi da segni mimici, le rappresentazioni
+da pantomimici, imperocchè il dito indice o indica un oggetto di
+rappresentazioni, o nell’aria disegna l’imagine approssimativa delle
+rappresentazioni: _gesti indicanti_, o _descriventi_ (pag. 140). E
+poichè tali gesti, che corrispondono alla successione dei pensieri,
+si susseguono, sorge persino una specie di discorso, mediante il quale
+le cose possono essere descritte e gli avvenimenti raccontati. Questo
+linguaggio di gesti sorto naturalmente si limita però sempre alle
+comunicazioni di concrete rappresentazioni sensoriali e della loro
+connessione; manca completamente di segni per i concetti astratti.
+
+4. Il primitivo sviluppo di un _linguaggio fonetico_ non può essere
+pensato altrimenti che sull’analogia del linguaggio naturale di
+gesti; l’unica differenza è che la facoltà uditiva aggiunge ai gesti
+mimici e pantomimici come terza forma i _gesti fonetici_, i quali
+necessariamente hanno tosto su quelli la prevalenza, perchè non solo
+essi sono più facilmente osservati, ma si prestano anche a un numero
+incomparabilmente maggiore di modificazioni. Ma se i gesti mimici
+e pantomimici possono essere interpretati solo mercè la diretta
+relazione, che in essi esiste tra la natura dei movimenti e il loro
+significato, una siffatta relazione deve egualmente presupporsi anche
+per i primitivi gesti fonetici. Oltre a ciò non è inverosimile che
+dapprima questi gesti fonetici fossero soccorsi da concomitanti gesti
+mimici e pantomimici, avuto riguardo all’estrinsecazione naturale di
+tali gesti, che generalmente si osserva nell’uomo selvaggio, come pure
+all’ufficio che loro spetta nel bambino quando impara a parlare. E però
+lo svolgimento del linguaggio fonetico si può con ogni probabilità
+pensare come un processo di differenziazione, nel quale da un gran
+numero di movimenti espressivi diversi, soccorrentisi a vicenda, a poco
+a poco deriva il gesto fonetico; e questo si conserva, e solo quando
+si è sufficientemente fissato, elimina tutti quegli altri espedienti.
+Psicologicamente questo processo può scomporsi in una successione di
+_due_ atti, 1) in movimenti espressivi prodotti da tutti i membri di
+una comunità sotto la forma di atti di volere impulsivi; tra questi
+movimenti quelli degli organi della favella acquistano il predominio
+sugli altri sotto l’influenza del desiderio di comunicare; 2) nelle
+associazioni tra il suono e la rappresentazione, le quali si annettono
+a questi movimenti, a poco a poco si consolidano, e nel tempo stesso si
+allargano dal loro iniziale centro d’origine al maggiore cerchio della
+comunità parlante.
+
+5. Nell’origine del linguaggio entrano poi in campo ulteriori
+condizioni fisiche e psichiche, che producono continue e permanenti
+modificazioni nei componenti. _Due_ specie di tali modificazioni
+si possono distinguere: _mutazioni fonetiche_, e _mutazioni di
+significato_.
+
+La prima ha la sua causa fisiologica nelle modificazioni, che
+gradatamente avvengono nella conformazione degli organi della parola.
+Queste paiono derivare in parte dalle modificazioni generali che il
+cambiamento delle condizioni di natura e di civiltà produce nell’intera
+organizzazione psicofisica, e in parte dalle condizioni speciali che
+porta con sè il maggior esercizio dei movimenti di articolazione. Per
+questo ultimo riguardo è probabile che in molti fatti eserciti grande
+influenza la rapidità gradatamente crescente dei movimenti articolati.
+Oltre a ciò le diverse parti tra loro analoghe del patrimonio
+linguistico agiscono le une sulle altre in un modo che dimostra
+l’effetto psicologico diretto di associazioni; queste avvengono
+specialmente tra quelle rappresentazioni linguistiche, che in qualche
+modo, o semplicemente per il carattere fonetico o anche per relazioni
+di significato, sono tra loro affini (le così dette formazioni
+analogiche).
+
+Come la mutazione fonetica modifica la struttura esteriore
+delle parole, così la mutazione di significato ne modifica il
+valore intrinseco. L’associazione originaria tra la parola e
+la rappresentazione da essa designata è mutata, imperocchè una
+rappresentazione diversa dalla prima prende il posto di quella;
+un processo questo, che nel corso del tempo può ripetersi più
+volte per la stessa parola. La mutazione di significato si fonda
+quindi su variazioni svolgentisi a poco a poco in quelle condizioni
+d’associazione e appercezione che determinano una complicazione
+rappresentativa, la quale entra nel punto visivo della coscienza
+non appena una parola è udita o pronunciata. Questa mutazione di
+significato può quindi brevemente essere anche definita come un
+processo, ora più associativo ed ora più appercettivo, per cui i
+componenti rappresentativi delle complicazioni linguistiche legati a
+una rappresentazione fonetica si spostano (pag. 190).
+
+Mutazioni fonetiche e di significato cooperano a far sempre più sparire
+quella relazione tra suono e significato che originariamente deve
+presupporsi, in modo che la parola è senz’altro appresa solo come
+un segno esteriore della rappresentazione. Questo processo è così
+radicale, che persino quei segni fonetici, nei quali quella relazione
+sembra si sia ancora mantenuta, le formazioni onomatopoetiche, per lo
+più sono prodotti relativamente tardi di un’assimilazione secondaria
+stabilitasi tra suono e significato, di un processo di assimilazione,
+per il quale la primitiva affinità tra suono e significato andata
+perduta tende a ristabilirsi.
+
+Un’altra importante conseguenza di quella cooperazione tra mutazioni
+fonetiche e di significato consiste in ciò, che numerose parole
+perdono affatto a poco a poco il loro primitivo significato concreto
+e sensibile e si trasformano in simboli per i concetti generali e per
+l’espressione delle funzioni appercettive di relazione, di comparazione
+e dei loro prodotti. In tal guisa si svolge il _pensiero astratto_, il
+quale, poichè non sarebbe possibile senza quella fondamentale mutazione
+di significato, è soltanto un prodotto di quelle reciproche relazioni
+psichiche e psicofisiche delle quali si compone l’evoluzione del
+linguaggio.
+
+6. Come le parti costitutive della lingua, le parole, sono soggette a
+una continua trasformazione nei suoni e nel significato, così avvengono
+a poco a poco modificazioni, benchè generalmente più lente, anche nella
+connessione di queste parti in un tutto composto, nella _proposizione_.
+Non è possibile pensare una lingua senza questa sintattica successione
+di parole. Proposizione e parola sono pertanto forme egualmente
+essenziali del pensiero; che anzi la proposizione delle due è la
+primitiva, perchè il pensiero è dato dapprima in un tutto e solo in
+seguito è scomposto nelle sue parti (pag. 213 e segg.). In stadi del
+linguaggio meno perfetti le parole di una proposizione possono essere
+separate le une dalle altre solo in modo incerto. Una norma che valga
+in ogni caso, come già non la trovammo per il rapporto tra suono e
+significato, così non esiste neppure per l’ordine delle parole. E più
+particolarmente, quella costruzione che è preferita dalla logica, avuto
+riguardo ai rapporti della reciproca dipendenza logica dei concetti,
+non ha alcuna generale validità psicologica: piuttosto essa pare un
+prodotto d’evoluzione sorto abbastanza tardi, e in parte per arbitraria
+convenzione; prodotto, al quale nel consueto stile di prosa si
+avvicinano solo alcune delle recenti forme di discorso, sintatticamente
+quasi irrigidite. Invece il principio originario, al quale ubbidiscono
+le combinazioni appercettive del discorso, è manifestamente questo, che
+_l’ordine delle parole corrisponde all’ordine delle rappresentazioni_
+e però precedono quelle parti del discorso che designano
+rappresentazioni, dalle quali sia il sentimento eccitato colla maggior
+intensità e l’attenzione tenuta legata. In conseguenza di questo
+principio si stabiliscono per entro una determinata comunità parlante
+certe regole nell’ordine delle parole. Infatti già nei gesti naturali
+dei sordomuti è dato di osservare una tale regolarità. Si capisce però
+facilmente come in questa relazione possano, per condizioni speciali,
+avvenire le più varie deviazioni e come la sfera d’azione di queste
+possa essere straordinariamente grande. In generale risulta che
+l’esercizio associativo porta a fissare sempre più certe determinate
+forme sintattiche, così che una sempre maggiore regolarità suole a poco
+a poco stabilirsi per mezzo di una attrazione associativa esercitata
+dalle forme più spesso usate.
+
+Le più intime proprietà delle connessioni sintattiche e delle loro
+graduali variazioni — lasciando da parte le leggi già messe in rilievo
+nella generale considerazione delle combinazioni appercettive, leggi
+che derivano dalle generali funzioni psichiche della relazione e della
+comparazione (pag. 203), — sono in così alta misura dipendenti dalle
+disposizioni specifiche e dalle condizioni di civiltà della comunità
+parlante una data lingua, che la loro trattazione, malgrado il grande
+interesse psicologico, deve essere lasciata alla psicologia sociale.
+
+
+_B_) IL MITO.
+
+7. Coll’evoluzione del linguaggio è strettamente legata l’evoluzione
+del _mito_. Il pensiero mitologico, proprio come il linguaggio nel
+suo sorgere, si fonda su proprietà che, se non vanno mai interamente
+perdute dalla coscienza umana, sono però da influenze diverse ora
+modificate, ora limitate. Come funzione fondamentale, sulle diverse
+manifestazioni della quale si fondano le rappresentazioni mitologiche,
+si deve considerare una particolare specie di appercezioni spettante
+sopratutto alla coscienza primitiva, che può essere detta appercezione
+_personificante_. Per essa gli oggetti appercepiti sono determinati
+in tutto e per tutto dalla natura propria del soggetto conoscente.
+Questo non solo vede riprodotte negli oggetti le sue sensazioni, le
+sue emozioni e i suoi movimenti volontari, ma il suo stato d’animo di
+un dato momento può in ciascun caso esercitare una speciale influenza
+sul modo di concepire i fenomeni appresi e può svegliare particolari
+idee dei loro rapporti colla propria esistenza. Ed è appunto in questa
+concezione, che sta il processo per cui all’oggetto sono attribuite
+le proprietà, _personali_, che il soggetto trova in sè stesso. Tra
+queste proprietà non mancano mai quelle _interiori_ del sentimento e
+dell’emozione ecc., mentre quelle _esteriori_ del movimento volontario
+e di particolari estrinsecazioni di vita simili alle umane dipendono
+per lo più da movimenti realmente osservati. E però l’uomo selvaggio
+attribuisce alle pietre, alle piante, agli oggetti stessi fatti dalla
+mano dell’uomo, la facoltà di provare sensazioni e sentimenti e gli
+effetti che ne derivano, ma suole, invece supporre un diretto agire
+esterno solo negli oggetti che si presentano a lui in movimento, come
+le nubi, gli astri, i venti e simili. Questo processo in tutti i casi
+è favorito da assimilazioni associative, che facilmente si levano al
+grado di illusioni fantastiche (pag. 217).
+
+8. Questa forma dell’appercezione mitologica o personificante non
+deve però essere considerata come una varietà speciale o persino
+anormale dell’appercezione, ma essa è il naturale grado iniziale
+dell’appercezione. Il bambino mostra traccie evidenti di una tale forma
+appercettiva; e queste appaiono in parte nell’attività della fantasia
+durante il giuoco (pag. 237 e seg.) e in parte nel fatto, che in lui
+emozioni vivaci, specialmente paura e terrore, richiamano facilmente
+illusioni fantastiche di analogo carattere sentimentale. Ma queste
+manifestazioni di una coscienza che tende a foggiare miti, sono qui
+presto moderate dall’influenza dell’ambiente e dall’educazione e infine
+del tutto soppresse. È altrimenti presso gli uomini selvaggi e delle
+civiltà primitive, presso i quali all’opposto l’ambiente porta alla
+coscienza di ciascuno una quantità di rappresentazioni mitiche. Queste,
+sorte originariamente allo stesso modo in ogni individuo, a poco a
+poco si sono fissate in una determinata comunità e analogamente alla
+lingua, e spesso in rapporto con essa, sono trasmesse da generazione in
+generazione, lentamente variando col mutarsi delle condizioni di natura
+e di civiltà.
+
+9. La direzione, nella quale avvengono queste variazioni, è
+generalmente determinata dal fatto, che lo stato d’animo principalmente
+influisce sulla speciale natura dell’appercezione mitologica. In
+mancanza di altre testimonianze, è la storia dell’evoluzione delle
+rappresentazioni mitologiche che principalmente ci fa conoscere,
+come questo stato d’animo si sia svolto dai primi inizi dello
+sviluppo spirituale. Essa dimostra che generalmente le primissime
+costruzioni mitiche del pensiero, da un lato si riferiscono al destino
+individuale nell’avvenire prossimo, dall’altro sono determinate dalle
+emozioni suscitate dalla morte dei congiunti, e dalla loro memoria,
+specialmente poi dal ricordo dei sogni. E in ciò sta l’origine del
+così detto “animismo„ cioè di tutte quelle rappresentazioni, nelle
+quali in parte gli spiriti dei defunti, in parte i demoni che si
+pensano legati a determinati oggetti e luoghi, oppure ai processi
+svolgentisi in rapporto a scopi della vita (vegetazione, agricoltura,
+navigazione, ecc.) rappresentano la parte di arbitri buoni o malefici
+del destino dell’uomo. Una diramazione di questo animismo è il
+“feticismo„, nel quale l’idea dell’arbitro del destino è trasportata
+agli accidentali oggetti dell’ambiente, come piante, pietre, oggetti
+artificiali, specialmente a quelli che, o per la natura speciosa
+o per casuali circostanze esterne, colpiscono l’attenzione. Le
+manifestazioni dell’animismo e del feticismo hanno la particolarità di
+essere non soltanto i più primitivi ma anche i più durevoli prodotti
+dell’appercezione mitologica, imperocchè, rimosse tutte le altre forme,
+esse sopravvivono nelle più varie forme della superstizione; tali ad
+es., le credenze negli spettri, nelle malìe, negli amuleti.
+
+10. Solo ad un più maturo grado della coscienza che crea i miti,
+l’appercezione personificante si rivolge anche ai grandi fenomeni
+naturali che più impressionano, così per le loro mutazioni come per
+l’influenza diretta sulla vita dell’uomo; tali ad es., le nubi, i
+fiumi, le procelle, i grandi astri, e simili. Anche la regolarità di
+certi fenomeni naturali, ad es., la vicenda del giorno e della notte,
+dell’inverno e dell’estate, lo svolgersi del temporale ecc., è di
+stimolo a poetiche costruzioni di miti, nelle quali una serie di idee
+coordinate si annoda intorno a un tutto in sè chiuso. Così sorge il
+_mito naturale_. La principale differenza tra esso e la credenza in
+spiriti e demoni sta nella creazione di _rappresentazioni antropomorfe
+degli dèi_. In quanto i singoli dèi sono dotati di un maggior
+numero di proprietà stabili, e sono sciolti dal legame a determinati
+luoghi, tempi e processi, essi vengono a costituire in tutto e per
+tutto persone antropomorfe aventi però una potenza sovrumana. Essi
+sono quindi onorati come gli arbitri tanto dei fenomeni naturali
+quanto del destino umano. Formatesi in tal modo più comprensive
+rappresentazioni di dèi, i demoni e gli dèi particolari a poco a poco
+si ritraggono nella coscienza, oppure si fondono con quelle per essere
+poi considerati quali attributi o quali speciali forme, nelle quali
+si danno a conoscere gli dèi personificati. Il processo che qui entra
+in campo, di combinazione e di condensazione, suole però sconfinare
+a danno delle personificazioni divine, imperocchè una sola di queste
+forme divine acquista sulle altre una permanenza, dapprima in modo
+variabile, poi durevole. Così un istinto monoteistico si impadronisce
+ben presto del mito naturale politeistico. Per altro lato però quella
+fusione cogli anteriori dèi particolari e coi genii del destino può
+condurre anche a una nuova divisione delle personalità divine. In tal
+guisa sono state foggiate specialmente le singole divinità locali e
+gentilizie, le quali, a causa della loro natura personale, facilmente
+poterono essere sciolte dalle speciali condizioni d’origine e diedero
+così luogo ai molteplici _miti degli eroi_. Ma intrecciandosi in
+questi miti traccie di ricordi storici, in essi sempre più progredisce
+quell’umanizzazione già incominciata nel mito naturale. A causa di
+queste proprietà il mito degli eroi richiede per un ulteriore sviluppo
+la poetica creazione degli individui: e però esso diventa una parte
+costitutiva della poesia popolare e poi della poesia artistica. Nel
+tempo stesso però, per l’offuscarsi di certi tratti e per il sorgere di
+nuovi, esso subisce una mutazione di significato, che, analoga a quella
+del simbolo linguistico e da quella accompagnata, rende possibile una
+più intima trasformazione progressiva. In questo processo i singoli
+poeti e pensatori hanno un’influenza sempre maggiore.
+
+Per tal via mediante una intensa partecipazione del pensiero
+filosofico, che dapprima aveva egualmente subìto l’influenza delle
+rappresentazioni semi-mitiche, si compie infine la separazione
+dell’originario contenuto totale mitologico in scienza e religione. In
+questa separazione, che è in parte legata alle relazioni tra religione
+e filosofia, gli dèi naturali e gli eroi lasciano sempre più luogo a
+rappresentazioni _morali_ della divinità. Come nel mito naturale così
+anche nello stadio morale della religione, sotto l’influenza continua
+di vecchi motivi avvengono continue formazioni in senso regressivo.
+Dèi individuali, demoni e spiriti, ora costantemente ora solo per
+pochi istanti, colpiscono in piena luce la coscienza. In parte essi
+costituiscono i componenti secondari mitologici della religione, in
+parte, da questa rigettati, conservano un’esistenza più indipendente
+come superstizioni.
+
+
+_C_) IL COSTUME.
+
+11. Il costume ci si presenta, per quanto ci è possibile rifarne la
+storia, sotto due aspetti che possono distinguersi come norme di volere
+_individuali_ e _sociali_. Le prime regolano la condotta dell’individuo
+nelle sue occupazioni e nelle relazioni cogli altri, le seconde
+determinano le forme della convivenza in orda, famiglia, stato e negli
+altri legami sociali. Quindi le norme del costume, le individuali non
+meno delle sociali, sono legate alla vita sociale dell’uomo; ma quelle
+si riferiscono alla condotta del singolo uomo nella società, queste
+alla condotta dei componenti la società, nella loro attività _comune_,
+determinante le forme della convivenza.
+
+Le norme _individuali_ del costume nei loro inizi ancora oscuri
+sono legate all’evoluzione del mito e in una maniera che corrisponde
+direttamente al rapporto intercedente tra i motivi interni e l’azione
+esterna del volere. Dappertutto dove noi possiamo indagare con una
+certa probabilità l’origine di tali costumi, questi si presentano
+come residui o come prodotti delle trasformazioni che avvengono in
+determinate _forme di culto_. I banchetti funerari e le altre cerimonie
+funebri dei popoli civili ricordano il culto primitivo degli antenati;
+numerose feste ed usanze legate a determinati giorni, al mutarsi delle
+stagioni, al lavoro del campo e alla raccolta sono residui del culto di
+demoni e di miti naturali d’altri tempi; l’usanza del saluto nelle sue
+diverse forme, mostra la sua origine dalla preghiera, e così via.
+
+Invece le norme _sociali_ del costume generalmente lasciano supporre
+come loro motivi originari l’_esigenza delle condizioni di vita_ e gli
+istinti della conservazione dell’individuo e della specie, istinti
+nelle loro forme di estrinsecazione determinati da quell’esigenza.
+Sono per appunto le condizioni di vita esteriori, che originariamente
+spinsero l’uomo a foggiarsi vestiti, a costruire abitazioni, a
+prepararsi il nutrimento e alle forme di divisione sociale. Così
+pure le modificazioni che in questi modi di vita avvengono poi per
+graduali trasformazioni delle condizioni naturali e di civiltà, seguono
+i precetti di una pratica opportunità. E specialmente qui trovano
+posto le primissime forme della convivenza e quei legami sociali più
+stretti e più larghi, che da quelle a poco a poco derivano. Così fu
+essenzialmente per le esteriori necessità di vita e pel crescente
+numero degli individui, che l’orda, nella quale l’uomo viveva
+originariamente forse dappertutto, si è divisa in orde subordinate.
+Queste costituivano una lega difensiva, che perdurava anche dopo la
+separazione; questa lega colle unioni sessuali tra orde separate fu di
+spinta alla formazione di famiglie collettive, dalle quali poi ad un
+grado ancor più avanzato proviene la famiglia isolata. A misura che le
+relazioni, dapprima stabilitesi fra gli individui a seconda del bisogno
+del momento, sono assoggettate a una durevole regolarità, l’orda
+si trasforma nella forma primitiva dello stato, nella _costituzione
+gentilizia_. Da questa solo in un tempo assai più tardo e per lo più
+per effetto di imprese guerresche, e perciò di solito ritornando
+direttamente a una divisione militare della comunità, è sorta
+l’organizzazione _politica_.
+
+12. Come per la lingua e pel mito, così anche pel costume una
+_mutazione di significato_ suole modificare questi sviluppi. Nelle
+norme _individuali_ del costume, a causa di questa mutazione di
+significato avvengono, principalmente _due_ metamorfosi. Nell’una
+l’originario motivo mitico va perduto senza che uno nuovo ne prenda
+il posto; il costume si mantiene poi solo per esercizio associativo,
+in quanto che esso perde il carattere di costrizione e si attenua
+nelle sue forme di manifestazione esteriore. Nella seconda metamorfosi
+ai fini mitico-religiosi si sostituiscono fini _etico-sociali_. Nel
+caso singolo però ambedue le specie di trasformazione possono essere
+strettamente legate e precisamente, quando un costume non serve
+direttamente a un determinato scopo sociale, come ad es. ciò che
+concerne certe regole del garbo, della cortesia, il modo di vestire e
+di mangiare e simili, si crea indirettamente un tale scopo sociale,
+imperocchè l’esistenza di norme eguali per i membri di una comunità
+favorisce la convivenza e perciò anche la comune coltura dello spirito.
+
+La mutazione di significato nelle norme _sociali_ del costume
+avviene generalmente in direzione opposta e qui, più che nel caso
+antecedente, accanto al valore nuovo suole sussistere il vecchio.
+E però la mutazione di significato qui consiste dapprima sempre in
+un _allargamento_ del significato, il quale si fonda regolarmente
+sul fatto, che all’esigenza delle condizioni di vita si aggiungono,
+o presto o tardi, motivi religiosi mitologici. Le norme sorte solo
+sotto la costrizione di certi istinti vitali sono concepite come
+comandi delle divinità o almeno sono circondate da un culto religioso
+che le santifica. Il convito, la costruzione di abitazioni comuni,
+i trattati, le alleanze, le dichiarazioni di guerra, le conclusioni
+di pace, il fidanzamento, o si collegano al mito, o influiscono per
+sè stessi sull’appercezione mitologica, così che da questi costumi
+sociali sorgono nuove forme divine. Oscurandosi a poco a poco le
+rappresentazioni mitologiche, si ha una mutazione di significato in
+senso inverso, imperocchè le manifestazioni religiose che accompagnano
+un’usanza, o scompaiono o rimangono come abitudini praticate senza
+significato alcuno.
+
+Le indicate trasformazioni psicologiche dei costumi costituiscono nel
+tempo stesso la preparazione alla loro diramazione nei tre campi della
+vita: il _costume_, il _diritto_, la _moralità_, dei quali i due ultimi
+si devono considerare come manifestazioni dei costumi rivolti a scopi
+etico-sociali. Lo studio più intimo dei processi di questa evoluzione
+e differenziazione appartiene però al campo speciale della psicologia
+sociale, e l’esposizione del come sorga il diritto e la morale, spetta
+al dominio speciale della storia della civiltà e dell’etica.
+
+
+_D_) CARATTERE GENERALE DEGLI SVILUPPI RIFLETTENTI LA PSICOLOGIA
+SOCIALE.
+
+13 Linguaggio, mito e costume costituiscono sviluppi spirituali tra
+loro stessi strettamente legati; essi sono di grande importanza per
+la psicologia generale sopratutto per ciò, che in essi, a causa della
+loro natura relativamente durevole, è possibile conoscere ed esaminare
+certi processi psichici di validità generale in modo più netto che
+nelle passeggiere formazioni della coscienza individuale. Oltre a
+ciò anco per questa essi costituiscono il presupposto di tutti i
+più complessi processi dello spirito, che sono legati specialmente
+al linguaggio e nel loro decorso individuale sono dipendenti dalle
+leggi del pensiero comune condensate nel linguaggio. In questo senso
+si è dovuto già sopra, nella descrizione dei processi dell’analisi
+e della sintesi appercettiva, far cenno degli effetti di questi
+processi che si esplicano nel linguaggio (pag. 213 e segg.). Come
+in questo caso che serve di norma per la coscienza individuale, così
+anche negli sviluppi della psicologia sociale i processi psichici che
+stanno a base delle manifestazioni osservate, si danno a riconoscere
+innanzi tutto per mezzo delle proprietà e delle variazioni delle
+_rappresentazioni_ espresse nel linguaggio, mentre pei concomitanti
+processi dell’eccitamento sentimentale è possibile giungere a
+conclusioni solo indirettamente, partendo dalla totale connessione dei
+fatti o ricorrendo a condizioni conosciute.
+
+Come processi essenziali nel campo delle rappresentazioni o sempre
+ricorrenti per tutti gli sviluppi di linguaggio, mito e costume,
+ci si presentano i tre fenomeni tra loro strettamente legati
+del _condensamento_, dell’_oscuramento_, e dello _spostamento
+(Verschiebung)_ delle rappresentazioni. Le rappresentazioni si
+condensano, in quanto più rappresentazioni in origine separate vengono
+riunite da associazioni più volte ripetute o messe in risalto da forti
+componenti sentimentali e da ultimo combinate nell’appercezione in un
+tutto indivisibile. Ed essendo in questo processo alcuni componenti,
+a causa del loro più intenso effetto sentimentale, appercepiti più
+chiaramente che altri, questi ultimi si oscurano e possono alfine del
+tutto sparire dal prodotto complesso. Per questo succede poi senz’altro
+uno spostamento delle rappresentazioni, potendo il loro prodotto
+ultimo essere tutto affatto diverso dalla rappresentazione iniziale,
+specialmente quando i processi del condensamento e dell’oscuramento
+sono successivamente intervenuti più volte e hanno fatto presa sui
+componenti variabili. Ci sono soltanto delle modificazioni di questi
+processi strettamente combinate, le quali per un lato stanno a base del
+mutamento di significato nel linguaggio, per un altro delle metamorfosi
+che avvengono nelle rappresentazioni mitologiche e nei costumi; ognuno
+di questi processi di trasformazione può alla sua volta far sentire
+la sua influenza sugli altri. Così la mutazione di significato delle
+parole facilmente produce una modificazione nelle rappresentazioni
+mitologiche a quelle legate, e queste per parte loro hanno grande
+importanza pel primo processo. Egualmente la lingua mediante
+l’interpretazione dei nomi mitologici può produrre direttamente
+rappresentazioni mitologiche, oppure queste possono determinare nella
+loro direzione la formazione di nomi e di parole.
+
+Per quanto i processi rappresentativi siano i primi a colpirci anco in
+tutte le manifestazioni della psicologia sociale, l’analisi psicologica
+insegna però che il fattore decisivo, così nell’originaria formazione
+delle rappresentazioni come nelle loro graduali trasformazioni, è
+costituito dai processi concomitanti di sentimento e di volere e
+che questi non sono già processi comunque separabili ma componenti
+del totale processo psichico, distinti solo mediante l’astrazione
+psicologica. Così quei primitivi gesti fonetici, che noi abbiamo
+supposti inizio del linguaggio, devono essere pensati come semplici
+azioni impulsive, che tengono dietro ad un’impressione ricca di
+sentimento, designandola in una maniera che, o per sè stessa o per il
+soccorso di altri gesti, possa essere riconosciuta dai compagni (pag.
+242). Ma in modo tutt’affatto speciale le rappresentazioni mitologiche
+offrono traccie distinte dell’influenza, che i processi sentimentali
+hanno sul modo in cui procede il così incominciato sviluppo del pensare
+comune. Qui quell’appercezione personificante del mito si distingue
+dalla coscienza evoluta sopratutto per ciò, che non solo le generali
+condizioni normali e il contenuto sensibile della rappresentazione
+trasmigrano dal soggetto negli oggetti, ma che in questi il soggetto
+trasporta anche quel suo complessivo stato di sentimento e di volere. A
+chi spera, l’oggetto appare spirito protettore; a chi teme, demone che
+incute terrori; nei fenomeni della natura l’uomo vede una volontà, che
+corrisponde così all’associazione colle proprie azioni di volere come
+al loro effetto sul proprio stato d’animo. Parimenti quei processi,
+pei quali le rappresentazioni si condensano, si oscurano e si spostano,
+devono in primo luogo essere considerati come sintomi di modificazioni
+nello stato sentimentale, le quali producono dapprima un cambiamento di
+significato nel mito e nel costume e poi di qui influiscono anche sulla
+lingua.
+
+14. Nelle comunità spirituali e in ispecie negli sviluppi di
+linguaggio, mito e costume che in esse si producono, ci si offrono
+connessioni e relazioni spirituali, alle quali, se si differenziano
+dalla connessione delle formazioni nella coscienza individuale, si deve
+però, non meno che a questa, attribuire una realtà. In questo senso
+la connessione delle rappresentazioni e dei sentimenti per entro una
+comunità sociale può essere designata come una _coscienza collettiva_,
+e le comuni direzioni di volere come un _volere collettivo_. Non
+si deve però dimenticare che questi concetti non significano un
+qualche cosa, che esista fuori dei processi di coscienza e di volere
+individuali, così come la comunità stessa non è altro che la riunione
+dei singoli. Ma questa riunione, in quanto dà prodotti spirituali, pei
+quali nell’individuo esistono solo disposizioni appena abbozzate, e in
+quanto influisce sullo sviluppo degli individui, è, ad egual diritto
+che la coscienza individuale, un oggetto della psicologia. Imperocchè
+a questa si presenta necessariamente il còmpito di spiegare quelle
+relazioni, dalle quali sorgono i prodotti della coscienza collettiva e
+del volere collettivo e le proprietà loro.
+
+ 14_a_. I fatti che nascono dall’esistenza delle comunità
+ spirituali, sono entrati a far parte del còmpito della psicologia
+ solo in questi ultimi tempi. Prima i problemi spettanti a questo
+ ordine di fatti erano assegnati o a certe singole scienze dello
+ spirito (linguistica, storia, giurisprudenza, e simili), oppure,
+ per quanto erano di natura più generale, alla filosofia, cioè
+ alla metafisica. Per quel tanto che la psicologia trattava di
+ questi problemi, essa, al pari delle singole scienze speciali,
+ storia, giurisprudenza, ecc., era per lo più dominata da quel
+ punto di vista della psicologia volgare, che tende a considerare,
+ per quanto è possibile, tutti i prodotti spirituali della
+ comunità come invenzioni volontarie, sin dall’inizio rivolte a
+ determinati scopi d’utilità. Questo pensiero trovò la sua massima
+ espressione filosofica nella dottrina del “contratto sociale„,
+ secondo la quale la comunità spirituale non sarebbe originaria
+ e naturale, ma sarebbe da ricondursi all’arbitraria riunione di
+ una somma d’individui. Una conseguenza di questa concezione non
+ psicologica e affatto infruttuosa di fronte ai problemi della
+ psicologia sociale, è che oggi ancora i concetti di una coscienza
+ collettiva e di un volere collettivo presentano le più false
+ interpretazioni. Invece di considerarli semplicemente come una
+ espressione della concordanza e delle relazioni effettivamente
+ esistenti tra gl’individui, si crede di scorgere dietro essi
+ un qualche essere mitologico, o almeno una sostanza metafisica.
+ Che tali opinioni siano stravaganti, dopo quanto si è detto, non
+ occorre più in là dimostrare. È però evidente che esse stesse sono
+ nate da quell’abusiva applicazione del concetto di sostanza, che
+ ha per così lungo tempo dominato la psicologia e che ha condotto a
+ ritenere eguali tra loro sostanza e realtà. In questa confusione
+ dei concetti si appalesa chiaramente la intima affinità dello
+ spiritualismo volgare con quel materialismo che è pur da esso
+ combattuto (Confr. a proposito di ciò, § 2, pag. 5 e seg.).
+
+
+
+
+V. — LA CAUSALITÀ PSICHICA E LE SUE LEGGI
+
+
+
+
+§ 22. — Il Concetto dell’anima.
+
+
+1. Ogni scienza empirica ha per suo prossimo e speciale contenuto
+determinati fatti dell’esperienza, dei quali si sforza indagare la
+natura e le relazioni reciproche. Per soddisfare a questo còmpito certi
+_concetti generali sussidiari_, che non sono direttamente contenuti
+nell’esperienza, ma sono conseguiti solo in base ad una elaborazione
+logica dell’esperienza stessa, si dimostrano indispensabili, a meno
+che si voglia rinunciare senz’altro ad una comprensione dei fatti sotto
+punti di vista direttivi. Il più generale concetto sussidiario di tal
+natura che ha forza in tutte le scienze empiriche, è il concetto della
+_causalità_. Esso trae origine dal bisogno del nostro pensiero di
+ordinare tutte le esperienze a noi date secondo cause ed effetti e di
+eliminare mediante concetti sussidiari _secondari_, eventualmente di
+natura ipotetica, gli ostacoli, che si oppongono a che sia stabilita
+in tal modo una connessione logica. In questo senso tutti i concetti
+sussidiari che entrano in campo per l’interpretazione di un dominio
+dell’esperienza, possono essere considerati come un’applicazione del
+principio generale di causalità; essi sono giustificati fintanto che
+sono richiesti da questo principio o almeno da esso dimostrati come
+probabili; non sono più giustificati quando si presentano come funzioni
+arbitrarie che, sorte da un qualsiasi motivo estraneo, nulla portano
+all’interpretazione della esperienza.
+
+2. In questo senso il concetto della _materia_ è un concetto
+sussidiario fondamentale per la scienza naturale. Nel più largo
+significato esso designa il sostrato, che è supposto persistente
+nello spazio cosmico e di cui consideriamo effetti tutti i fenomeni
+naturali. In questo senso più generale, il concetto di materia è
+indispensabile per ogni spiegazione della scienza naturale. Se in tempi
+recenti si è cercato di elevare a principio dominante il concetto di
+_energia_, non si è con ciò messo da banda il concetto di materia, ma
+si è dato ad esso un contenuto diverso. Il concetto acquista questo
+altro contenuto solo mediante un secondo concetto sussidiario, che si
+riferisce all’_efficienza causale_ della materia. Il concetto della
+materia sin qui mantenutosi nella scienza naturale, concetto che si
+appoggia alla fisica meccanica di Galileo, si serve per tale concetto
+sussidiario del concetto della forza, definita come il prodotto della
+massa per l’accelerazione momentanea. Una fisica dell’energia in luogo
+di ciò dovrebbe per tutti i campi della scienza valersi del concetto
+dell’_energia_ che, nella forma speciale dell’energia meccanica, può
+essere definita come la metà del prodotto della massa per il quadrato
+della velocità. Ma avendo tanto l’energia quanto la forza sede nello
+spazio oggettivo e potendo sotto determinate condizioni così i punti
+dai quali parte l’energia, come i punti dai quali parte la forza
+variare di luogo nello spazio, il concetto della materia, come quello
+di un sostrato contenuto nello spazio, continua a sussistere in ambedue
+i casi, e l’unica differenza, senza dubbio importante, rimane questa,
+che prendendo come sussidiario il concetto della forza, si presuppone
+la riducibilità di tutti i fenomeni naturali a processi meccanici di
+movimento, mentre ricorrendo al concetto dell’energia si attribuisce
+alla materia, oltre alla proprietà del movimento per immutate forme
+di energia, anche la proprietà, che pur conservandosi immutata la
+grandezza d’energia, forme di energia qualitativamente diverse si
+possono trasformare le une nelle altre.
+
+3. Allo stesso modo che il concetto della materia è un concetto
+sussidiario della scienza naturale, quello dell’_anima_ è un concetto
+sussidiario della psicologia. Anch’esso è indispensabile, perchè noi
+abbisogniamo di un concetto abbracciante la totalità delle esperienze
+psichiche svolgentisi in una coscienza individuale; anche qui però
+il contenuto del concetto dipende naturalmente in tutto dagli altri
+concetti sussidiari, che meglio dànno a conoscere la natura della
+causalità psichica. Nella determinazione di questo contenuto la
+psicologia ha diviso le sorti della scienza naturale in ciò, che
+il concetto dell’anima, così come quello della materia, è derivato
+dapprima non tanto dal bisogno empirico di spiegazione quanto
+dall’aspirazione ad una fantastica costruzione dell’universale sistema
+cosmico. Ma mentre la scienza naturale ha già da lungo tempo sorpassato
+questo stadio mitologico della formazione dei concetti e si è servita
+di alcune idee sorte in esso per avere determinati punti di partenza ad
+una concezione metodicamente più stretta, nella psicologia il concetto
+mitologico-metafisico dell’anima ha conservato il suo dominio sino a
+tempi recentissimi e in parte ancora vi domina. Esso serve non come un
+generale concetto sussidiario, che debba in primo luogo raccogliere
+i fatti psichici e in secondo luogo dare la causale interpretazione
+di essi, ma come un espediente per avviarsi, per quanto è possibile,
+ad una generale rappresentazione cosmica, abbracciante egualmente la
+natura e l’essere individuale.
+
+4. In questa esigenza mitologico-metafisica trova le sue radici il
+_concetto della sostanzialità dell’anima_ nelle sue diverse forme.
+Se anche nella sua evoluzione non sono mai mancati tentativi di
+soddisfare, per quanto era possibile, alle esigenze di una spiegazione
+causale dei fatti psichici, tali tentativi sono però sempre sorti solo
+posteriormente; e non si può disconoscere che l’esperienza psicologica,
+indipendentemente da quei motivi metafisici ad essa estranei, non
+avrebbe mai condotto a un concetto dell’anima come sostanza, e che
+questo concetto ha senza dubbio reagito dannosamente, sulla concezione
+dell’esperienza. L’opinione, ad es., che tutti i contenuti psichici
+siano rappresentazioni e che le rappresentazioni siano oggetti più
+o meno stabili, a fatica si potrebbe intendere ove non fossero tali
+presupposizioni. Che questo concetto della sostanzialità sia realmente
+estraneo alla psicologia, lo dimostra anche il nesso stretto, in cui il
+concetto della sostanzialità dell’anima sta col concetto della sostanza
+materiale. Il primo o viene considerato affatto identico al secondo,
+oppure viene considerato come un concetto speciale, nel quale però
+i più generali caratteri formali riconducono a una determinata forma
+della materia, cioè all’_atomo_.
+
+5. Si possono quindi distinguere _due_ aspetti del concetto della
+sostanzialità dell’anima, che corrispondono ai due indirizzi
+della psicologia metafisica distinti nel § 2 (pag. 5 e segg.); il
+_materialistico_, che considera i processi psichici come effetti della
+materia o di certe complessità materiali, quali le parti costituenti il
+_cervello_, e lo _spiritualistico_, che considera i processi psichici
+come stati o modificazioni di un’essenza inestesa, indivisibile,
+persistente, avente una specifica natura spirituale. In questo caso, o
+anche la materia è poi pensata consistere di atomi simili ma di grado
+inferiore (spiritualismo monistico o monadologico), oppure l’atomo
+dell’animo è ritenuto specificamente diverso dalla vera materia
+(spiritualismo dualistico). (Confr. pag. 6).
+
+In ambedue le forme, nella materialistica e nella spiritualistica, il
+concetto di sostanza non si presta all’interpretazione dell’esperienza
+psicologica. Il materialismo mette da banda la psicologia, o per
+sostituirle una imaginaria fisiologia cerebrale dell’avvenire, oppure,
+fintanto che si dibatte in teorie, per mettere innanzi dubbie e
+insufficienti ipotesi sulla fisiologia del cervello. Rinunciando questa
+concezione a una vera psicologia, si comprende come essa debba in tutto
+e per tutto rinunciare anche al còmpito di dare un buon fondamento
+alle _scienze dello spirito_. Lo spiritualismo lascia bensì sussistere
+la psicologia come tale, ma egli fa sì che la reale esperienza sia
+alla mercè di ipotesi metafisiche affatto arbitrarie, le quali turbano
+la spregiudicata osservazione dei processi psichici. Infatti questo
+inconveniente si manifesta in ciò, che questo indirizzo metafisico
+stabilisce inesattamente il còmpito della psicologia, designando
+l’esperienza esterna ed interna come campi affatto eterogenei, benchè
+abbiano fra loro qualche relazione esteriore.
+
+6. Ora, come già fu messo in chiaro al § 1 (pag. 2), tanto l’esperienza
+della scienza naturale quanto quella della psicologia sono ambedue le
+parti costitutive di _un’unica_ esperienza che viene considerata da
+punti diversi: là, come una connessione di fenomeni oggettivi e quindi,
+a causa dell’astrazione dal soggetto conoscente, come _esperienza
+mediata_, qui invece come _esperienza immediata_ ed _originaria_.
+
+Riconosciuto questo rapporto, al posto del _concetto della
+sostanzialità, il concetto dell’attualità_ si presenta di per sè
+stesso come quello che solo ci può dare la comprensione dei processi
+psichici. Dal fatto, che il punto di vista psicologico è l’integrazione
+di quello della scienza naturale, in quanto il primo ha per proprio
+contenuto l’immediata realtà dell’esperienza, segue naturalmente che
+nella considerazione dei fatti psichici non possono trovare posto
+ipotetici concetti sussidiari, come quelli che diventano necessari
+nella scienza naturale a causa della nozione di un oggetto indipendente
+dal soggetto. In questo senso il concetto dell’attualità dell’anima
+non è affatto un concetto che abbisogni, come quello della materia,
+di attributi ipotetici per essere meglio definito nel suo contenuto;
+che anzi esso esclude di bel inizio tali elementi ipotetici, in quanto
+designa come essenza dell’anima l’immediata realtà dei processi. Ma
+poichè un’importante parte di questi processi, cioè la totalità degli
+oggetti rappresentabili, forma nel tempo stesso l’oggetto di studio
+della scienza naturale, con ciò è anche detto che sostanzialità e
+attualità sono concetti, i quali si riferiscono ad una medesima
+esperienza generale, da ciascuno di essi considerata solo sotto
+un punto di vista essenzialmente diverso. Se considerando il mondo
+dell’esperienza noi facciamo astrazione dal soggetto conoscente, questo
+mondo dell’esperienza ci appare come una varietà di sostanze che stanno
+tra loro in relazione reciproca; se noi invece consideriamo il mondo
+dell’esperienza come il totale contenuto dell’esperienza del soggetto,
+inchiudente il soggetto stesso, questo mondo dell’esperienza ci appare
+come una varietà di avvenimenti tra loro stessi collegati. Essendo
+là i fenomeni appresi come _esterni_ nel senso, che essi avrebbero
+egualmente luogo senza variazioni di sorta anche se il soggetto
+conoscente non fosse presente, la forma dell’esperienza propria della
+scienza naturale viene anche detta l’esperienza _esterna_. Invece nel
+secondo caso, essendo tutti i contenuti dell’esperienza considerati
+come posti immediatamente nel soggetto stesso, il punto di vista che la
+psicologia usa nella considerazione dell’esperienza, viene anche detto
+dell’esperienza _interna_. In questo senso pertanto esperienza esterna
+ed interna equivalgono in tutto a forma mediata ed immediata, oppure
+anche oggettiva e soggettiva dell’esperienza. Esse designano, proprio
+allo stesso modo che queste ultime espressioni, non dominî diversi
+dell’esperienza, ma punti di veduta diversi e pur integrantisi, che si
+hanno nel modo di considerare l’esperienza in sè perfettamente unica.
+
+7. Che di questi modi di considerare l’esperienza quello della
+scienza naturale si sia sviluppato prima dell’altro, è cosa che si
+comprende facilmente, se si tien conto dell’interesse pratico che si
+lega alla determinazione dei regolari fenomeni naturali, pensati come
+indipendenti dal soggetto; che poi questa priorità della conoscenza
+naturale per lungo tempo apportasse nel modo di considerazione della
+scienza naturale e in quello della psicologia confusione ed oscurità,
+quali si manifestarono nei diversi concetti psicologici di sostanza,
+era cosa quasi inevitabile. Per questa ragione la riforma delle
+concezioni fondamentali, che cerca la particolarità del còmpito della
+psicologia non nella diversità del dominio empirico, ma nel modo di
+apprendere tutti i contenuti dell’esperienza a noi dati nella loro
+realtà immediata, non alterata da ipotetici concetti sussidiari, tale
+riforma non ha prese le prime mosse dalla psicologia, ma dalle _singole
+scienze dello spirito_. A queste la considerazione dei processi
+psichici sotto il punto di veduta del concetto dell’attualità era da
+lungo tempo famigliare prima che essa trovasse adito nella psicologia.
+La ragione della diversità, in sè inammissibile, esistente tra la
+psicologia e le scienze dello spirito riguardo alle idee fondamentali
+si deve cercare in ciò, che la psicologia fino ad ora ha adempiuto
+soltanto in piccola parte al còmpito di essere fondamento alla totalità
+delle scienze dello spirito.
+
+8. Dal punto di vista del concetto dell’attualità viene a comporsi
+una grossa questione, che per lungo tempo tenne divisi i sistemi
+metafisici di filosofia; la questione intorno al _rapporto tra corpo
+ed anima_. Se corpo ed anima sono ambedue considerati sostanze,
+quel rapporto rimane un enigma, qualunque sia la determinazione dei
+concetti delle due sostanze. Se si tratta di sostanze omogenee, il
+diverso contenuto dell’esperienza naturale e di quella psicologica
+riesce incomprensibile e non resta che a negare interamente il valore
+indipendente di una di queste due forme di conoscenza. Se si tratta di
+sostanze eterogenee, la loro connessione è un continuo miracolo. Ora
+dal punto di vista della teoria dell’attualità la realtà immediata dei
+fenomeni è contenuta nell’esperienza psicologica. Il nostro concetto
+fisiologico dell’organismo corporeo non è altro che una parte di
+questa esperienza, una parte che, al pari di tutti gli altri contenuti
+d’esperienza delle scienze naturali, noi abbiamo ottenuta in base
+al presupposto di un oggetto indipendente dal soggetto conoscente.
+Certi componenti dell’esperienza mediata possono corrispondere a
+certi altri dell’esperienza immediata, senza che per ciò l’una debba
+essere ricondotta all’altra o da essa derivata. Una tale derivazione
+è anzi per sè stessa esclusa a causa del punto di considerazione nei
+due casi pienamente diverso. Forse la circostanza, che qui non sono
+dati, rispetto ad una medesima esperienza, oggetti diversi, ma solo
+punti di vista diversi, porta con sè la conseguenza, che fra i due
+esistano relazioni generali. Ma si consideri anche da un lato, che
+esiste un numero infinitamente grande di oggetti, i quali sono per noi
+accessibili solo sotto la forma dell’esperienza mediata, cioè mediante
+le scienze naturali: a questa classe appartengono tutti gli oggetti,
+che noi non siamo costretti ad apprendere come sostrati fisiologici
+di processi psichici; e dall’altro lato, che esiste un numero non
+minore di fatti, che ci sono offerti solo nella forma dell’esperienza
+immediata e psicologica: a questa classe appartiene nella nostra
+coscienza soggettiva tutto ciò che non possiede il carattere di un
+oggetto di rappresentazione, cioè di un contenuto che viene riferito
+direttamente ad oggetti esterni.
+
+9. Conseguenza di questo rapporto è, che tutti i fatti, i quali,
+essendo parti costitutive di un’esperienza unica, considerate solo ad
+ogni volta da una posizione diversa, contemporaneamente appartengono
+all’esperienza mediata propria delle scienze naturali e all’immediata
+propria della psicologia, sono in relazione tra loro, imperocchè
+entro questo dominio, ad ogni elementare processo dal lato psichico
+deve anche corrispondere un processo dal lato fisico. Questa legge è
+detta il _principio del parallelismo psico-fisico_. E questo nel suo
+significato empirico-psicologico è assolutamente diverso da certe
+leggi metafisiche che, se talora sono designate col medesimo nome,
+hanno in verità tutt’altro valore. Questi principi metafisici stanno
+sul terreno dell’ipotesi di una sostanza psichica e cercano sciogliere
+il problema delle relazioni tra corpo ed anima o ammettendo _due
+_ sostanze reali, le proprietà delle quali siano bensì diverse ma
+procedano nelle loro modificazioni parallelamente, oppure supponendo
+_una sola_ sostanza con due attributi diversi, le modificazioni dei
+quali dovrebbero essere corrispondenti. In ognuna di queste forme il
+principio metafisico del parallelismo si fonda sulla proposizione:
+ad ogni fatto fisico corrisponde un fatto psichico, e viceversa;
+oppure anche: il mondo dello spirito non è che uno specchio del
+mondo corporeo, e il corporeo una realizzazione oggettiva del mondo
+dello spirito. Questa proposizione è però una supposizione affatto
+indimostrabile e arbitraria; essa nelle sue applicazioni psicologiche
+porta ad un intellettualismo, che sta in contraddizione con ogni
+esperienza. Per contro il principio psicologico, come sopra è stato
+formulato, parte dal fatto, che esiste _una sola_ esperienza, la quale
+però, quando diventa contenuto di un’analisi scientifica, ammette
+in certe sue parti una _doppia_ forma di considerazione scientifica;
+una _mediata_, che studia gli oggetti delle nostre rappresentazioni
+nelle loro reciproche relazioni oggettive, ed una _immediata_, che
+li studia nella loro natura intuitiva in relazione a tutti gli altri
+contenuti d’esperienza del soggetto conoscente. Fintanto che vi sono
+oggetti, i quali siano assoggettati a questa doppia considerazione, il
+principio psicologico del parallelismo esige una relazione generale
+tra i processi dei due lati. Questa esigenza è appoggiata dal fatto,
+che in questi casi ambedue le forme dell’analisi si riferiscono in
+realtà ad un medesimo contenuto d’esperienza. Da questo risulta che
+il principio psicologico del parallelismo _non_ può, per la natura
+stessa della cosa, riferirsi a tutti quei contenuti d’esperienza,
+che sono soltanto oggetti dell’analisi della scienza naturale e
+neppure a quelli che formano il carattere specifico dell’esperienza
+psicologica. A quest’ultimi appartengono le particolari _forme di
+connessione e relazione degli elementi psichici e delle formazioni
+psichiche_. A queste forme andranno bensì parallele connessioni di
+processi fisici, imperocchè sempre, quando una connessione psichica
+mostra una coesistenza od una successione regolare di processi
+fisici, questi devono direttamente o indirettamente stare egualmente
+in un nesso causale: questo nesso però non può contenere nulla del
+particolare contenuto della connessione psichica. Gli elementi, ad
+es., che costituiscono una rappresentazione di spazio o di tempo,
+staranno anche nei loro sostrati fisiologici in un regolare rapporto di
+coesistenza o di successione; oppure agli elementi rappresentativi, dei
+quali si compone il processo della relazione e della comparazione di
+contenuti psichici, corrisponderanno certe combinazioni di eccitamenti
+fisiologici, le quali egualmente si ripetono ad ogni riprodursi di
+quei processi psichici. Ma quei processi fisiologici non potranno
+nulla contenere di tutto ciò che costituisce la natura psichica delle
+rappresentazioni di spazio e di tempo, dei processi di relazione e di
+comparazione, perchè nell’analisi della scienza naturale è di proposito
+fatta astrazione da tutto ciò che va unito a quei processi fisiologici.
+Ne deriva inoltre che anche i _concetti di valore e di fine_, alla
+formazione dei quali si adoprano le connessioni psichiche e i contenuti
+sentimentali che sono con quelli in relazione, stanno affatto fuori
+della sfera dei contenuti d’esperienza che possono essere ordinati
+sotto il principio del parallelismo. Le forme delle combinazioni,
+che ci si presentano nei processi di fusione, nelle associazioni e
+nelle combinazioni appercettive, come pure i valori che spettano ad
+esse nella connessione totale dello sviluppo psichico, possono essere
+riconosciuti solo mediante un’analisi _psicologica_, allo stesso modo
+che i fenomeni oggettivi di gravità, suono, calore, e così via, o i
+processi del sistema nervoso sono accessibili solo ad un’analisi fisica
+o fisiologica, cioè che operi coi concetti sussidiari di sostanza
+proprii della conoscenza naturale.
+
+10. In tal modo il principio del parallelismo psico-fisico
+nel significato _empirico-psicologico,_ che ad esso spetta
+indiscutibilmente, conduce anche di necessità a riconoscere una
+_causalità psichica indipendente_. Questa presenta bensì dappertutto
+relazioni alla causalità fisica e non può mai cadere con essa in
+contraddizione, ma ne deve tuttavia essere diversa di tanto, di quanto
+il punto di vista dell’esperienza immediata soggettiva, proprio della
+psicologia, differisce da quello dell’esperienza mediata, oggettiva
+per astrazione, che vale per la scienza naturale. Come la natura della
+causalità fisica ci si scopre solo nelle _leggi fondamentali della
+natura_, così solo cercando di astrarre dalla totalità dei processi
+psichici certe _leggi fondamentali dei processi psichici_, noi potremo
+renderci conto della speciale natura della causalità psichica. Tali
+leggi fondamentali possono essere distinte in due classi. Le une si
+manifestano sopratutto nei processi, sui quali hanno il loro fondamento
+il sorgere e l’immediata relazione delle formazioni psichiche; noi le
+diciamo _leggi psicologiche di relazione_; le altre sono di natura
+derivata, consistendo esse in effetti composti, che queste leggi di
+relazione producono combinandosi dentro serie sempre più estese di
+fatti psichici; noi le diciamo _leggi psicologiche di evoluzione_.
+Per giungere a un giusto apprezzamento di queste leggi, che in seguito
+esamineremo, è necessario riflettere che il loro valore, allo stesso
+modo che quello delle più generali leggi naturali, riposa non tanto
+sulla loro forma astratta quanto sul numero delle loro applicazioni;
+così per l’appunto come il principio d’inerzia per sè solo considerato
+si dimostra una proposizione povera, e il suo valore si manifesta solo
+nelle singole applicazioni meccaniche e fisiche.
+
+
+
+
+§ 23. — Le leggi psicologiche di relazione.
+
+
+1. _Tre_ generali leggi psicologiche di relazione noi distinguiamo e le
+diciamo leggi delle _risultanti psichiche_, delle _relazioni psichiche_
+e dei _contrasti psichici_.
+
+2. La _legge delle risultanti psichiche_ si dimostra nel fatto,
+che ogni formazione psichica presenta proprietà, le quali, dopo che
+sono date, possono bensì essere conosciute dalle proprietà dei suoi
+elementi, ma non devono in nessun modo essere considerate semplicemente
+come la somma delle proprietà degli elementi. Una connessione di toni,
+tanto nelle sue proprietà rappresentative quanto nelle sentimentali,
+è più che una semplice somma di singoli toni. Nelle rappresentazioni
+di spazio e di tempo l’ordine spaziale e temporale è bensì fondato
+in maniera regolare sulla cooperazione degli elementi che formano
+queste rappresentazioni, ma quegli ordini non possono in nessun caso
+essere considerati come proprietà che siano già inerenti agli elementi
+di sensazione. Le teorie nativistiche che presuppongono questo, si
+avvolgono in una inestricabile contraddizione e, ammettendo nelle
+originarie intuizioni di spazio e di tempo successive modificazioni
+in seguito a determinate influenze dell’esperienza, ammettono sino
+ad un certo limite un nuovo sorgere di proprietà. Infine per le
+funzioni appercettive, per l’attività fantastica e intellettiva la
+medesima legge si esplica in una forma perspicua, non solo in quanto
+i componenti collegati da sintesi appercettiva a lato al significato
+che possiedono nello stato isolato, ne acquistano uno nuovo nella
+rappresentazione totale sorgente dalla loro connessione, ma anche
+in quanto la stessa rappresentazione totale è un nuovo contenuto
+psichico, che è bensì reso possibile da quei componenti, ma non è in
+essi contenuto. Questo appare nel modo più evidente nei più complessi
+prodotti di sintesi appercettiva, nell’opere d’arte, nella connessione
+logica del pensiero.
+
+3. Nella legge delle risultanti psichiche si esplica per tal modo
+un principio che noi, avuto riguardo agli effetti che ne risultano,
+designiamo come un _principio di sintesi creatrice_. Ammesso per le
+più alte creazioni dello spirito, non è stato per lo più abbastanza
+tenuto in conto per la totalità degli altri processi psichici; che anzi
+è stato completamente travisato da una falsa confusione, colle leggi
+della causalità fisica. Ed è per una simile confusione, che si è voluto
+trovare una contraddizione tra il principio della sintesi creatrice
+nel dominio dello spirito e le più generali leggi della natura,
+specialmente con quella della conservazione dell’energia. Una tale
+contraddizione e già sin dal principio esclusa, perchè i punti di vista
+coi quali si giudicano e quindi anche si determinano le misure, sono
+nei due casi diversi e devono esserlo, constando la scienza naturale e
+la psicologia non di diversi contenuti d’esperienza ma di un medesimo
+contenuto considerato da lati diversi (§ 1, pag. 2). Le determinazioni
+fisiche di misura si riferiscono a _masse, forze, energie oggettive_;
+tutti questi concetti sussidiari, all’astrazione dei quali noi siamo
+costretti dal modo di giudicare l’esperienza oggettiva, ubbidiscono
+a leggi generali, le quali, essendo tutte desunte dall’esperienza,
+non possono essere in antagonismo con nessuna esperienza singola. Al
+contrario le determinazioni psichiche di misura, le quali entrano in
+campo quando si paragonino i componenti psichici colle loro risultanti,
+si riferiscono a _valori_ e a _fini soggettivi_. Il valore soggettivo
+di un tutto può crescere, il fine di esso può essere speciale e più
+completo rispetto a qualsiasi dei suoi componenti, senza che per ciò
+le masse, le forze e le energie subiscano modificazioni alcune. I
+movimenti muscolari che si compiono in un atto esterno di volere,
+i processi fisici che accompagnano le rappresentazioni sensitive,
+le associazioni e le funzioni appercettive, ubbidiscono in un modo
+immutabile al principio della conservazione dell’energia. Ma per
+grandezze di questa energia conservatisi eguali, i valori e i fini
+psichici in essa rappresentati possono essere di assai diversa
+grandezza.
+
+4. La misura _fisica_, come risulta da queste differenze, ha da
+fare con _grandezze quantitative di valori_, cioè con grandezze
+che permettono una graduazione di valori solo in base ai rapporti
+quantitativi dei fenomeni misurati. Per contro la misura _psichica_ in
+ultima istanza si riferisce sempre a _grandezze qualitative di valori_,
+cioè a valori che possono essere graduati solo avuto riguardo alla
+loro natura qualitativa. Per ciò che concerne la produzione di gradi
+di valore, alla capacità di produrre effetti puramente _quantitativi_,
+che noi designiamo _grandezza d’energia fisica_, può contrapporsi
+come _grandezza d’energia psichica_ la capacità di produrre effetti
+_qualitativi_.
+
+Ciò presupposto, non solo un _accrescimento dell’energia psichica_ può
+andar unito a una _costanza dell’energia fisica_, quale è accettata
+in una considerazione dell’esperienza secondo la scienza naturale, ma
+ambedue costituiscono per l’appunto le misure integrantisi a vicenda,
+colle quali noi giudichiamo la nostra esperienza nella sua totalità.
+Imperocchè l’accrescimento dell’energia psichica cade in giusta luce
+solo per ciò, che esso costituisce il rovescio dal lato psichico
+della costanza fisica. Del resto questo principio dell’accrescimento
+dell’energia psichica come è indeterminato nella sua espressione,
+potendo essere la misura straordinariamente diversa per condizioni
+diverse, così è valido solo nella _presupposizione della continuità dei
+processi psichici_. E a questa, come suo correlativo psicologico che
+si presenta in modo non dubbio nell’esperienza, si contrappone il fatto
+dello _sparire di valori psichici_.
+
+5. La _legge delle relazioni psichiche_ costituisce un complemento alla
+legge delle risultanti, imperocchè essa non si riferisce al rapporto,
+che i componenti di una connessione psichica hanno al contenuto di
+valori che si esplica in questa connessione, ma al rapporto reciproco
+dei singoli componenti. Mentre la legge delle risultanti vale pei
+processi sintetici della coscienza, la legge delle relazioni vale per
+quelli analitici. Ogni scomposizione di un contenuto di coscienza nelle
+sue singole parti, quale avviene dapprima già nelle rappresentazioni
+sensitive e nelle associazioni, per l’apprendimento successivo delle
+parti di un tutto rappresentato, solo in un modo generale, e poi, in
+forma più chiara, per la divisione delle rappresentazioni totali, è
+un atto d’analisi di relazione. Egualmente ogni appercezione è un
+processo analitico, in cui due fattori si possono distinguere: il
+risalto di un singolo contenuto e la delimitazione di esso rispetto
+agli altri. Sul primo fattore si fonda la _chiarezza_, sul secondo
+la _distintezza_ dell’appercezione (pag. 169). Da ultimo la legge
+delle relazioni trova la sua più completa espressione nei processi
+_dell’analisi appercettiva_ e nelle funzioni più semplici che sono
+fondamento di questi processi, nelle funzioni della _relazione_ e della
+_comparazione_ (pag. 203 e segg.). In queste ultime specialmente, il
+principio, che ogni singolo contenuto riceve il suo significato dai
+rapporti, nei quali si trova rispetto agli altri contenuti psichici,
+si dimostra come l’essenziale contenenza delle leggi delle relazioni.
+Quando i rapporti di un contenuto agli altri ci si presentano come
+_rapporti di grandezze_, allora il suddetto principio assume la forma
+di un principio della _comparazione relativa di grandezze_, quale si
+esplica nella _legge di Weber_ (pag. 206).
+
+6. Alla sua volta la _legge dei contrasti psichici_ viene a completare
+quella delle relazioni; imperocchè al pari di questa, essa si riferisce
+ai rapporti dei contenuti psichici tra loro. Questa legge trova il
+suo fondamento nella distinzione fondamentale dei contenuti immediati
+d’esperienza in oggettivi e soggettivi. In questa distinzione, che
+è dovuta alle vere condizioni dell’evoluzione psichica, i contenuti
+soggettivi abbracciano tutti quegli elementi che, come i sentimenti
+e le emozioni, si presentano quali parti essenziali dei _processi di
+volere_. In quanto questi contenuti soggettivi d’esperienza si ordinano
+complessivamente secondo _contrari_, ai quali corrispondono le già
+accennate (pag. 68) direzioni principali dei sentimenti, piacere e
+dispiacere, eccitamento e inibizione, tensione e sollievo, questi
+contrari nel loro avvicendarsi ubbidiscono nel tempo stesso alla
+_legge generale del rinforzamento per contrasto_. Questa legge però
+nell’applicazione concreta è anche determinata da speciali condizioni
+di tempo, da un lato abbisognando ad ogni stato soggettivo un certo
+tempo pel suo sviluppo, dall’altro potendo una troppo lunga durata per
+ogni stato soggettivo che abbia raggiunto il suo massimo, affievolire
+la facoltà di produrre il rinforzamento per contrasto. Questo fatto si
+connette coll’altro, che per tutti i sentimenti e le emozioni esiste
+una certa misura media della velocità, misura del resto mutevole in
+vario modo, la quale è la più favorevole per la loro intensità.
+
+La legge di contrasto, se ha la sua origine nelle proprietà dei
+contenuti soggettivi dell’esperienza psichica, passa però da questi
+anche alle rappresentazioni e ai loro elementi, imperocchè le
+rappresentazioni e i loro elementi sono accompagnati da sentimenti
+più o meno pronunciati, siano questi connessi al contenuto delle
+rappresentazioni singole oppure al modo delle loro combinazioni di
+spazio e di tempo. In tal guisa il principio del rinforzamento per
+contrasto trova la sua applicazione anche a certe sensazioni della
+vista, come pure alle rappresentazioni di spazio o di tempo.
+
+7. La legge dei contrasti sta in più stretta relazione alle due leggi
+precedenti. Da un lato essa può considerarsi come una applicazione
+della legge generale di relazione al caso speciale, in cui i contenuti
+psichici, posti in relazione fra loro, si muovono tra contrari.
+Per altro lato il fatto, che cade sotto la legge del contrasto, del
+possibile rinforzamento di processi psichici tra loro in direzione
+opposta, costituisce una speciale applicazione del principio della
+sintesi creatrice.
+
+
+
+
+§ 24. — Le leggi psicologiche di evoluzione.
+
+
+1. Alle tre leggi di relazione si contrappongono altrettante leggi di
+evoluzione, le quali possono considerarsi anche come le applicazioni
+delle prime a connessioni psichiche più estese. Noi le diciamo legge
+dell’_accrescimento spirituale_, legge _dell’eterogenesi dei fini_, e
+legge dello _sviluppo per contrari_.
+
+2. La _legge dell’accrescimento spirituale_ non è, come qualsiasi
+altra delle leggi psicologiche di evoluzione, applicabile a tutti i
+contenuti dell’esperienza psichica. Essa è valida piuttosto sotto la
+condizione limitata, sotto la quale è valida la legge delle risultanti,
+di cui è un’applicazione, cioè sotto il presupposto delle continuità
+dei processi (vedi sopra pag. 265). Presentandosi però le circostanze,
+che impediscono la realizzazione di questa condizione, assai più di
+frequente, come è facile capire, negli sviluppi spirituali abbraccianti
+un grande numero di sintesi psichiche che nelle sintesi singole, la
+legge dell’accrescimento spirituale può essere dimostrata solo in
+determinati sviluppi, che si compiono in condizioni normali e anche
+qui solo entro certi limiti. Entro questi limiti però i più estesi
+sviluppi, ad es., lo sviluppo psichico del singolo uomo normale,
+lo sviluppo di comunità spirituali, hanno evidentemente fornito le
+primissime prove della legge fondamentale delle risultanti, che sta a
+base di questi sviluppi.
+
+3. La _legge dell’eterogenesi dei fini_ sta in strettissima connessione
+colla legge delle relazioni, ma si fonda anche sulla legge delle
+risultanti, che sempre deve insieme essere presa in considerazione
+nel caso di una grande connessione di sviluppi psichici. Nel fatto
+essa può essere considerata come un principio d’evoluzione, il quale
+regge le modificazioni che sorgono a causa di successive sintesi
+creatrici nelle relazioni tra i singoli contenuti parziali delle
+formazioni psichiche. In quanto le risultanti di processi psichici
+affini inchiudono contenuti che non erano presenti nei componenti,
+questi nuovi contenuti entrano tuttavia in relazione coi componenti
+precedenti, così che ne restano modificate le relazioni tra questi
+primi componenti e in conseguenza di ciò anche le risultanti di nuova
+origine. Questo principio di relazioni progressivamente mutantisi si
+manifesta nel modo più evidente, quando in base alle relazioni date
+si forma una _rappresentazione del fine_. Imperocchè la relazione dei
+singoli fattori tra loro viene considerata come una connessione di
+mezzi, per la quale il prodotto risultante ha il valore di fine cui
+si mira. Pertanto il rapporto degli _effetti_ al fine rappresentato
+qui si presenta in modo che in quei primi effetti sono sempre dati
+ancora effetti secondari, i quali se non erano pensati nelle precedenti
+rappresentazioni del fine, entrano tuttavia in nuove serie di motivi, e
+per tal guisa o modificano i fini già presenti o ad essi ne aggiungono
+di nuovi.
+
+Il principio dell’eterogenesi dei fini regge nel suo più generale
+significato tutti i processi psichici; ma nella particolare veste
+teleologica che ad esso ha dato il nome, si trova innanzi tutto nel
+campo dei _processi di volere_, perchè in questi le rappresentazioni
+del fine accompagnate da motivi sentimentali hanno capitale importanza.
+E però fra i dominî applicati della psicologia l’_etica_ è appunto
+quella, per la quale il principio in parola ha il maggior valore.
+
+4. La _legge dello sviluppo per contrari_ è un’applicazione della
+legge del rinforzamento per contrasto a connessioni più estese, che si
+dispongono in ordine di sviluppo. Queste connessioni, così ordinate,
+sono, per effetto della fondamentale legge di relazione di tal natura,
+che i sentimenti e gl’impulsi aventi dapprima una piccola intensità
+l’accrescono gradatamente a causa del contrasto coi sentimenti di
+opposta qualità predominanti per un certo tempo, finchè in tal guisa
+riescono a sopraffare i motivi sino allora prevalenti e tengono essi
+stessi il predominio per un tempo più o meno lungo. E allora la stessa
+vicenda può ripetersi ancora una volta o perfino più volte. In tali
+oscillazioni però anche il principio dell’accrescimento spirituale
+e quello dell’eterogenesi dei fini entrano di solito in azione così
+che le fasi successive sono bensì simili nella generale direzione
+del sentimento alle fasi omogenee precedenti, ma sogliono essere
+essenzialmente diverse nei loro singoli componenti.
+
+La legge dello sviluppo per contrari si dimostra già nello sviluppo
+spirituale dell’individuo, in parte con maniere individualmente
+varianti entro brevi estensioni di tempo, in parte però anche con
+una certa generale regolarità nel rapporto reciproco dei singoli
+periodi di vita. In questo senso si è assai da lungo tempo osservato
+che i temperamenti prevalenti in diverse età della vita offrono certi
+contrasti. E però la facile, ma per lo più superficiale eccitabilità
+sanguigna dell’età infantile passa nel temperamento del giovane,
+più tardo all’impressioni, ma più ritentivo e talora oscurato da
+traccie di melanconia. Succede l’età virile pel suo carattere maturo
+generalmente pronta ed energica, nel decidere e nell’agire; da
+ultimo lenta si avanza la vecchiaia colla sua natura proclive a una
+quiete contemplativa. Ma il processo dei contrari più che nella vita
+individuale si esplica nella vita sociale e storica, nell’alternarsi
+delle correnti intellettuali, e nelle reazioni loro sulla civiltà,
+sui costumi, sull’evoluzioni sociali e politiche. Come il principio
+dell’eterogenesi dei fini è di massima importanza per la vita _morale_,
+così quello dello sviluppo per contrari ha sopratutto valore per il
+campo più generale della vita _storica_.
+
+
+NOTE:
+
+[1] _Scienze dello spirito_. Questa espressione che più letteralmente
+traduce la tedesca: _Geisteswissenschaften_, corrisponde a quella più
+comune, ma forse meno precisa, di _scienze morali_ (_N.d.T._)
+
+[2] _Erfahrungswissenschaft_.
+
+[3] Il termine _Völkerpsycologie_ traduco sempre con _psicologia
+sociale_. (_N.d.T._).
+
+[4] _Verdinglichung_. Altrove l’A. ritornando su questo concetto parla
+di “dingliche Realität„ (v. II, § 8, 1). (_N.d.T._)
+
+[5] _Klarheit und Dunkelheit — Deutlichkeit und Undeutlichkeit_.
+Il valore speciale che Wundt dà a queste espressioni è a lungo
+e nitidamente spiegato nelle _Vorlesungen über Menschen- und
+Thierseele_(3 Aufl. 1897), Vorles. 16, pag. 270-71. In generale si
+può dire che Wundt indichi con _klar_ una rappresentazione per la sua
+propria qualità, _deutlich_ invece una rappresentazione avuto riguardo
+alla determinatezza della sua delimitazione di fronte alle altre
+rappresentazioni. (_N.d.T_).
+
+[6] Si ricordi che “sentimento„ in tedesco è _Gefühl_, radicalmente
+identico a _fühlen_ che nel suo primo significato vale: tastare.
+Ho dovuto mantenere nel testo della traduzione le parole tedesche,
+perchè, portate nella lingua italiana, l’osservazione perde di valore.
+(_N.d.T_.).
+
+[7] Matematicamente le vibrazioni pendolari sono designate anche come
+_vibrazioni sinoidali_, perchè la deviazione dallo stato di equilibrio
+è in ogni istante proporzionale al seno del tempo trascorso.
+
+[8] Qui si deve certamente osservare che la vera coincidenza di queste
+sensazioni può essere dimostrata empiricamente solo per il minimo
+del chiarore. Gradi di chiarore che si accostano al massimo riescono
+all’occhio così abbaglianti, che in generale è necessario appagarsi di
+una dimostrazione pei gradi avvicinantisi al bianco.
+
+[9] Alcuni dotti, cadendo nello stesso errore di concludere intorno
+alle sensazioni in base alle determinazioni linguistiche, ritennero
+che la sensazione bleu si sia sviluppata più tardi che le altre
+sensazioni di colore, perchè, ad es., in Omero la designazione del bleu
+coincide con quella di “oscuro„. L’esame della sensibilità di colori
+nei popoli selvaggi, presso i quali la distinzione linguistica è assai
+più deficiente che non fosse presso i greci di Omero, ha dimostrato ad
+esuberanza l’insostenibilità assoluta di questa opinione.
+
+[10] Alcuni fisici credevano veramente di trovare in questa relazione
+un comportamento analogo a quello dei suoni più alti, pereto ad
+ogni tono nella sua ottava ritorna un tono affine ad esso. Ma questa
+affinità dell’ottava non esiste, come più sotto vedremo (§ 9) per le
+sensazioni semplici di suono, bensì essa si fonda sul reale consonare
+del tono d’ottava in tutti i suoni composti. Egualmente affatto vane
+riuscirono quell’indagini fatte, per amore di questa immaginaria
+analogia, allo scopo di trovare anche nella linea dei colori intervalli
+che corrispondessero al rapporto di terza, di quarta, di quinta ecc.,
+esistente pei toni.
+
+[11] Questo fatto in realtà non si riscontra più nei confini del verde:
+le composizioni qui mostrano sempre un più piccolo grado di saturazione
+che il semplice colore intermedio. Da ciò un indizio manifesto che
+la scelta dei tre suddetti colori fondamentali è senza dubbio quella
+praticamente più opportuna, ma malgrado ciò, pur sempre teoricamente
+arbitraria. Essa si fonda solo sulla nota proposizione geometrica,
+che il triangolo è la più semplice figura che possa racchiudere una
+moltiplicità infinita qualsivoglia ordinata in un piano.
+
+[12] L’ipotesi fatta dai sostenitori dei quattro colori fondamentali,
+che i due colori opposti si comportino precisamente come chiaro e
+oscuro nell’eccitazione acromatica, e che quindi l’uno dei colori
+contrari si fondi su una decomposizione fotochimica (dissimilazione),
+l’altro su una ricostituzione (assimilazione) si riferisce ad
+un’analogia che contraddice alla realtà dei fatti. Il risultato della
+mescolanza dei colori complementari è soggettivamente un _annullamento_
+della sensazione di colore, la mescolanza di nero e bianco produce
+invece una sensazione _media_.
+
+[13] _Sinuliches Gefühl_.
+
+[14] Benchè nelle opere italiane di psicologia il termine “dolore„
+sia così universalmente usato ad esprimere la classe delle qualità
+sentimentali contraria a piacere, che VILLA, riferendo le distinzioni
+di WUNDT nella sua _Psicologia contemporanea_, credette opportuno
+conservare la terminologia italiana; io preferisco tradurre più
+fedelmente _Unlust_ colla parola _dispiacere_. E forse non sarebbe
+male che questa denominazione fosse addottata in luogo dell’antica,
+perchè dolore è più propriamente una sensazione e non di per sè solo un
+sentimento, come osserva il Dott. F. KIESOW nella sua Nota “Sul metodo
+di studiare i sentimenti semplici„. Rendt. Acc. Lincei, vol. VIII,
+serie 5ª fasc. 9.
+
+Ho fatto mio dalla _Psicologia contemporanea_ di VILLA (cap. IV,
+pag. 342) il termine “sollievo„ che felicemente traduce: _Lösung_.
+(_N.d.T._).
+
+[15] Più spesso da noi è detto _timbro_. (_N.d.T._).
+
+[16] È altrimenti se nel tono fondamentale stesso sono già contenuti
+in notevole grado gl’ipertoni, i quali si ripetono nell’accordo
+come suoni indipendenti: allora i suoni isolati di una tale serie si
+compongono in un identico rapporto di fase e l’accordo mantiene il
+carattere di un suono isolato, molto forte d’ipertoni. Helmoltz in
+seguito alle ricerche nelle quali combinò in diversa maniera, suoni
+semplici del diapason, concluse che la differenza di fase non ha alcuna
+influenza sulla colorazione sonora. Ma poichè non e mai possibile,
+sulla via per cui egli si era messo, produrre la rappresentazione
+di un suono isolato, è verosimile che in quel modo non sia mai stato
+stabilito un rapporto di fase perfettamente costante fra le vibrazioni
+d’indipendenti sorgenti sonore. A dimostrare l’influenza che la forma
+del suono determinato dal rapporto di fase esercita sulla colorazione
+sonora, stanno pure le indagini dirette di R. Koenig.
+
+[17] Più spesso con _non cieco_ e talora con _uomo normale_ traduco
+_der Sehende Mensch_ o _der Sehende_.
+
+[18] Un processo analogo a questo sparire graduale delle metamorfopsie
+è stato osservato per la visione _binoculare_ nel lento graduale
+accomodamento dello _strabismo_. Poichè nello strabismo incipiente i
+punti di visione dei due occhi non coincidono più nel campo visivo,
+si formano immagini doppie degli oggetti. Queste possono però a poco
+a poco sparire, se quelle condizioni diventano stazionarie, perchè si
+compie un’altra disposizione degli elementi retinici nell’occhio losco.
+
+[19] Con ciò sta in connessione il fatto, che il punto cieco anche
+in rapporto al contenuto di sensazione non appare come una lacuna nel
+campo visivo, ma nella generale qualità di chiarore e colore del campo
+visivo e però ci appare, ad es., bianco quando guardiamo una superficie
+bianca, nero quando una nera, ecc. Poichè questo punto cieco non può
+evidentemente essere colmato che da sensazioni riprodotte, il fatto
+deve essere riferito ai fenomeni di associazione, che più tardi dovremo
+prendere in esame (§ 16).
+
+[20] L’abitudine alla visione binoculare è causa di eccezione,
+imperocchè spesso se si chiude un occhio, la linea d’orientazione devia
+dalla linea visiva nel senso della linea d’orientazione binoculare. A
+ciò corrisponde il fatto che in tali casi l’occhio chiuso suole segnare
+sino ad un certo grado i movimenti dell’occhio guardante, nel senso di
+collocarsi in un comune punto di fissazione.
+
+[21] Si noti che emozione corrisponde nel testo tedesco ad _Affect_.
+(_N.d.T._).
+
+[22] Manifestamente questa affinità delle espressioni non deve condurci
+alla falsa teoria posta dall’indirizzo intellettualistico della
+psicologia, che la risoluzione del volere (_Willensentschiessung_) sia
+un processo di conclusione logica (_Schlussprocess_) o anche solo in
+qualche modo affine ad esso.
+
+[23] Il valore di questa spiegazione tanto fine intorno alla scelta
+dei termini, come pure il valore dell’avvertenza contenuta nella nota
+sfugge sfortunatamente perchè sì l’una che l’altra sono basate su
+analogie linguistiche, che non possono più sussistere nella traduzione
+italiana. (_N.d.T._)
+
+[24] _Auffasung_. In questo caso ed in casi simili nei quali Auffassung
+indica nel modo più generale le funzioni psichiche conoscitive, uso
+apprendimento, che lascia impregiudicato, se si tratti di percezione o
+di appercezione. (_N.d.T._).
+
+[25] Ma inoltre le due forme di reazione si distinguono in modo
+caratteristico pel fatto che in un gran numero di esperimenti non mai
+per la reazione sensoriale, ma molto spesso per la muscolare si danno
+_reazioni premature e reazioni erronee_. Ambedue si osservano quando
+in esperimenti spesso ripetuti, al vero stimolo si fa precedere a
+intervalli costantemente eguali un segnale che prepara all’impressione.
+La reazione prematura si ha, quando si reagisce prima della reale
+applicazione dello stimolo convenuto; una reazione erronea, quando
+si reagisce ad un altro casuale stimolo qualsiasi. Nei numeri su
+riportati non sono compresi i tempi di reazione per stimoli saporifici,
+odorifici, di temperatura e di dolore. Essi sono stati trovati in
+generale più grandi. Ma queste differenze, trovando manifestamente
+la loro ragione in pure condizioni fisiologiche (nella penetrazione
+più lenta degli stimoli alle terminazioni nervose, e per gli stimoli
+di dolore, nella più lenta trasmissione centrale), non presentano un
+notevole interesse psicologico.
+
+[26] Deutlichkeit. Mi sono permesso foggiare questo astratto per
+rendere il più esattamente possibile la parola tedesca, che, come già
+ho osservato in altra nota, ha un significato tanto importante nella
+psicologia dell’autore. (_N.d.T._).
+
+[27] Vedi nel glossario sotto le parole _Auffassung_, _Perception_ e
+_Wahnehmung_. (_N.d.T._)
+
+[28] Sfugge nella traduzione il rapporto tra _Gegenstand_, e
+_gegenüberstehen_ tra _Vorstellung_ e _vor sich hinstellen_. (_N.d.T._)
+
+[29] Si usa l’espressione “illusioni fantastiche„ volendosi distinguere
+questa specie di illusioni dalle illusioni di senso, che avvengono
+nello stato normale della coscienza, come ad es., il veder le stelle
+in forma di raggi in seguito a dispersione di luce nel cristallino, la
+diversa grandezza apparente del sole e della luna all’orizzonte e allo
+zenit, e altre simili.
+
+
+
+
+GLOSSARIO
+
+
+ Affect emozione.
+ angeboren innato.
+ anschaulich intuitivo.
+ Anschauung intuizione.
+ Raumanschauung intuizione di spazio.
+ Zeitanschauung „ di tempo.
+ Apperception appercezione.
+ Apperceptions-function funzione appercettiva.
+ personificirende appercezione personificante.
+ Apperceptions-verbindung combinazione appercettiva.
+ Assimilation assimilazione.
+ Association associazione.
+ Aelinlichkeitsassociation „ per somiglianza.
+ Berührungsassociation „ per contiguità.
+ Gleichheitsassociation „ per eguaglianza.
+ Auffassung apprendimento, percezione,
+ appercezione, cognizione,
+ comprensione, concezione.
+ Aufmerksamkeit attenzione.
+ Aufnahme, passive recezione passiva.
+ Ausdruck espressione.
+
+ Bedingung condizione.
+ Bedeutungswandel mutazione di significato.
+ Begriff concetto.
+ Allgemeinbegriff concetto generale.
+ Hülfsbegriff „ sussidiario.
+ Werthbegriff „ di valore.
+ Zweckbegriff „ di fine.
+ begrifflich concettuale.
+ Beobachtung osservazione.
+ Selbstbeobachtung introspezione.
+ Bestandtheil componente, parte costitutiva.
+ Beweggrund ragione determinante.
+ Bewegung movimento.
+ Ausdrucksbewegung „ espressivo
+ mimische Bewegung „ mimico.
+ pantomimische B. „ pantomimico.
+ Bewusstsein coscienza.
+ Gesummthewusstsein coscienza collettiva.
+ Selfstbewusstsein autocoscienza.
+ Bewusstlosigkeit incoscienza.
+ Beziehung relazione.
+ Bild imagine.
+ Doppelbilder imagini doppie.
+ Nachbild imagine consecutiva.
+ Blicklinie linea di visione.
+ Blickpunkt punto di visione, punto visivo.
+
+ Complication complicazione
+ Contrast contrasto.
+ Farbencontrast „ dei colori.
+ Lichtcontrast „ di luce.
+ Randcontrast „ periferico.
+
+ Dauer durata.
+ Nachdauer persistenza.
+ Deutlichkeit distintezza.
+ Druckpunkt punto di pressione.
+
+ Eigenschaft proprietà.
+ Eindruck impressione.
+ Elemente elementi.
+ Empfindlichkeit sensibilità.
+ Empfindung sensazione.
+ Druckempfindung „ di pressione.
+ Farbenempfindung „ cromatica.
+ farblose Empfindung „ acromatica.
+ Geruchsempfindung „ di olfatto.
+ Geschmaksempfindung „ di gusto.
+ Hauptempfindung „ principale.
+ Hautempfindung „ cutanea.
+ Kälteempfindung „ di freddo.
+ Lichtempfindung „ di luce o luminosa.
+ Schallempfindung „ di suono.
+ Schmerzempfindung „ di dolore.
+ Tonempfindung „ di tono.
+ Wärmeempfindung „ di caldo.
+ Entscheidung. decisione.
+ Entschliessung risoluzione.
+ Entstehung il sorgere, l’origine.
+ Entwickelung sviluppo, evoluzione.
+ regressive Entwickelung evoluzione regressiva.
+ Erfahrung esperienza.
+ mittelbare Erfahrung „ mediata.
+ unmittelbare Erfahrung „ immediata.
+ Erinnerungsbild imagine mnemonica.
+ Erinnerungsvorgang processo di memoria.
+ Erkennung conoscimento.
+ Erscheinung fenomeno.
+ Begleiterscheinung „ concomitante.
+
+ Farben colori.
+ Farbenblindheit cecità ai colori.
+ totale oder partielle cecità totale o parziale.
+ Farbengrad grado di colore.
+ Farbenton tono del colore.
+ Complementärfarben colori complementari.
+ Ergänzungsfarben „ d’integrazione.
+ Gegenfarben „ contrari.
+ Grundfarben „ fondamentali.
+ Färbung colorito, colorazione.
+ Fixationslinie linea di fissazione.
+ Fixationspunkt punto di fissazione.
+
+ Gebilde (psychische) formazione psichica.
+ Gedächtniss memoria.
+ Gedanke pensiero.
+ Gefühl sentimento.
+ allmählich ansteigendes gradatamente crescente.
+ Anfangsgefühl sentimento iniziale.
+ Bekanntheitsgefühl „ di contezza.
+ beruhigendes Gefühl „ calmante.
+ Contrastgefühl „ di contrasto.
+ deprimirendes Gefühl „ deprimente.
+ einfaches Gefühl „ semplice.
+ Endgefühl „ finale.
+ Erinnerungsgefühl „ di ricordanza.
+ Erkennungsgefühl „ di conoscimento.
+ excitirendes Gefühl „ eccitante.
+ Formgefühl „ di forma.
+ Gefühlston tono sentimentale.
+ Gemeingefühl sentimento generale.
+ Kitzelgefühl „ di solletico.
+ lösendes Gefühl „ di sollievo.
+ Lustgefühl „ di piacere.
+ rhythmisches Gefühl „ ritmico.
+ sinnliches Gefühl „ sensoriale.
+ spannendes Gefühl „ di tensione.
+ Thätigkeitsgefühl „ d’attività.
+ Totalgefühl „ totale.
+ Unlustgefühl „ di dispiacere.
+ zusammengesetztes Gefühl „ composto.
+ Geisteserzeugniss prodotto dello spirito.
+ Geisteswissenschaft scienza dello spirito.
+ Gemüthsbewegung moto d’animo.
+ geistig mentale, spirituale.
+ geistige Gemeinschaften comunità spirituale.
+ Gemüthszustand stato d’animo.
+ Geräusch rumore.
+ Geschehen (psychisches) processo o fatto psichico.
+ Gesetz legge.
+ „ der psychischen Contraste „ dei contrasti psichici.
+ „ der psychischen Relationen „ delle relazioni psichiche.
+ „ der psychischen Resultanten „ delle risultanti psichiche.
+ „ der Contrastverstärkung „ del rinforzamento per contrasti.
+ „ des geistigen Wachsthums „ dell’accrescimento spirituale.
+ „ der Heterogonie der Zwecke „ dell’eterogenesi dei fini.
+ Beziehungsgesetze leggi di relazione.
+ Entwicklungsgesetze „ di sviluppo.
+ Gesichtswinkel angolo visivo.
+
+ Handlung atto, azione.
+ Helligkeit chiarore.
+ Hemmung inibizione.
+
+ Illusion illusione.
+ phantastische Illusion „ di fantasia.
+ Indifferenzzone zona d’indifferenza.
+ Induction induzione.
+ Licht oder Farbeninduction „ di luce o di colori.
+ Inhalt contenuto.
+ Intensitätsgrad grado d’intensità.
+ Instinct istinto.
+ Fortpflanzungsinstinct „ di riproduzione.
+ Nahrungeinstinct „ di nutrizione.
+
+ Kältepunkt punto del freddo.
+ Klarheit chiarezza.
+ Klang suono.
+ Klangfarbe colore del suono, timbro.
+ Einzelklang suono isolato.
+ Zusammenklang accordo
+ Kraft potenza.
+
+ Lautgeberde gesti fonici.
+ Lautwandel mutazione fonetica.
+ Leidenschaft passione.
+ Localisation localizzazione.
+ Localisationsschärfe acutezza di localizzazione.
+ Localzeichen segni locali.
+
+ Methode metodo.
+ Abzählungsmethode „ del calcolo.
+ Ausdrucksmethode „ dell’espressione.
+ Eindrucksmethode metodo dell’impressione.
+ Einstellungsmethode „ dell’approssimazione.
+ Methode der richtigen und
+ falschen Fälle „ dei casi giusti e falsi.
+ „ der mimimalen
+ Aenderungen „ delle variazioni minime.
+ „ der minimalen
+ Unterschiede „ delle differenze minime.
+ „ der mittleren Fehler „ degli errori medi.
+
+ Naturzüchtung selezione naturale.
+
+ Obertöne ipertoni.
+ Objecte oggetti.
+ Orientirungspunkt punto d’orientazione.
+ Orientirungslinie linea d’orientazione.
+
+ Perception percezione (usato nel significato
+ speciale dall’A.)
+ Phantasie fantasia.
+ Phantasiethätigkeit attività fantastica.
+ anschauliche Phantasie fantasia intuitiva.
+
+ Raum spazio.
+ räumlich spaziale.
+ Reaction reazione.
+ sensorielle oder vollständige „ sensoriale o completa.
+ musculäre oder verkürtzte „ muscolare o abbreviata.
+ Fehlreaction reazione erronea.
+ vorzeitige Reaction „ prematura.
+ Reflexion reflessione.
+ Reflexvorgang processo riflesso.
+ Reiz stimolo.
+ Richtung direzione, tendenza.
+
+ Sättigung (der Farben) saturazione (dei colori).
+ Schmerz dolore.
+ Schwebungen urti.
+ Schwelle soglia.
+ Raumschwelle soglia spaziale.
+ Reizschwelle „ dello stimolo.
+ Unterschiedsschwelle „ della differenza.
+ Schöpferische Synthese sintesi creatrice.
+ Seele anima.
+ Sehfeld campo visivo.
+ Sehschärfe acutezza visiva.
+ sensorisch sensorio.
+ Sinn senso.
+ Sinnesreize stimolo sensibile.
+ Sinnlich sensoriale.
+ Sitte costumi.
+ Sprache linguaggio, lingua, favella.
+ Geberdensprache linguaggio di gesti.
+ Lautsprache linguaggio di suoni, fonetico.
+
+ Täuschung illusione.
+ Streckentäuschung illusione d’estensione.
+ Richtungstäuschung „ di direzione.
+ Thätigkeit attività.
+ Tiefe profondità, o terza dimensione.
+ Ton tono.
+ Tonhöhe altezza del tono.
+ Tonlinie, Tonscala linea, scala dei toni.
+ Tonstösse battimenti di toni.
+ Differenzton tono di differenza, o
+ differenziale.
+ Hauptton tono principale.
+ Grundton tono fondamentale.
+ Trieb impulso.
+ Triebfeder forza impellente.
+ Triebhandlung azione impulsiva.
+
+ Umfang der Aufinerksambeit, capacità dell’attenzione, della
+ des Bewusstsein coscienza.
+ Unterscheidung distinzione.
+ Urtheil giudizio.
+
+ Verbindung combinazione.
+ Verdinglichung sostanzializzazione.
+ Veigleichung comparazione.
+ Vermögen facoltà.
+ Verschmelzung fusione.
+ Verstand intelletto.
+ Vorgang processo.
+ Vorstellung rappresentazione.
+ Begriffsvorstellung rappresentazione di concetto,
+ idea.
+ Gehörsvoretellung „ uditoria.
+ Gesammtvorstellung „ totale.
+ Gesichtsvorstellung „ visiva.
+ räumliche o Raumvorstellung „ spaziale o
+ di spazio.
+ zeitliche o Zeitvorstelluug „ di tempo
+ Wortvorstellung „ verbale.
+ Zweckvorstellung „ del fine.
+ Verdunkelung der Vorstellungen oscuramento delle
+ rappresentazioni.
+ Verdichtung der Vorstellungen condensamento.
+ Verschiebung der Vorstellungen spostamento.
+ Wachstum accrescimento.
+ Wahrnehmung rappresentazione direttamente
+ riferita ad impressioni od
+ oggetti esterni. Nella lingua
+ italiana comune si direbbe
+ percezione.
+ Sinneswahrnehmung rappresentazione sensitiva.
+ Würmepunkt punto del caldo.
+ Wesen essenza, natura.
+ Wiedererkennung riconoscimento.
+ Wille volontà.
+ Gesammtwille volontà collettiva.
+ Wahl- (z.B. Vorgang) processo di scelta.
+ Willens (z.B. Vorgang) „ di volere.
+ willkürlich- (z.B. Vorgang) „ volontario.
+
+ Zeit tempo.
+ Zeitarten modi del tempo.
+ Zeitstufen gradi del tempo.
+ Zeitzeichen segni temporali.
+ Zusammenhang connessione.
+ Zustände stati.
+ zweckmässig rispondente, conforme allo scopo
+ finale.
+ Zweckmässigkeit finalità.
+
+
+
+
+Indice delle materie per ordine alfabetico
+
+
+ Accordo, 79.
+ Accrescimento dell’energia psichica, 265.
+ spirituale (legge dell’), 267.
+ Afasia, 167.
+ Alfabeto dei ciechi, 87.
+ Allucinazioni, 217.
+ Alterazioni.
+ negli elementi psichici, 217.
+ nelle appercezioni, 219.
+ nelle associazioni, 219.
+ nelle formazioni psichiche, 217-18.
+ Analisi appercettiva, 212.
+ Anestesia, 217.
+ Anima, 256.
+ Animali.
+ loro proprietà psichiche, 224 e segg.
+ rapporto genetico degli animali all’uomo, 227.
+ società animali, 226, 240.
+ Animismo, 247.
+ Appercezione, 169.
+ attiva, 177.
+ centro dell’appercezione, 167.
+ come processo di volere, 178.
+ nel bambino, 232.
+ passiva, 176.
+ personificante, 246.
+ sentimento d’attività nell’a., 176.
+ Aristotele, 182.
+ Assimilazione, 185.
+ Assimilazioni di rappresentazioni uditorie, 185.
+ di sentimenti intensivi, 185.
+ nel senso tattile, 186.
+ nel senso visivo, 187 e segg.
+ nell’illusione fantastica, 217.
+ suoi effetti sulle associazioni successive, 191.
+ sul processo di riconoscimento, 192.
+ Associazione, 181.
+ come processo elementare, 188.
+ mediata, 197.
+ nel bambino, 232.
+ simultanea, 184.
+ successiva, 191.
+ Attenzione, 169.
+ capacità della, 171.
+ nel bambino, 232.
+ nelle combinazioni appercettive, 202.
+ Attesa, 119.
+ negli esper. di reazione, 160.
+ sentimento dell’a., 177.
+ Atto di scelta, 152.
+ impulsivo, 151.
+ volontario, 152.
+ Attualità dell’anima (concetto dell’), 258.
+ Autocoscienza, 180.
+ sviluppo nel bambino, 233.
+ Autosuggestione, 220.
+
+ Bambino (linguaggio del), 235.
+ psicologia del bambino e suoi errori, 239.
+ sviluppo delle funzioni psichiche del b., 280 e segg.
+ Battimenti di toni, 80.
+ Benessere fisico, 132.
+ Bianco (colore), 43, 47.
+ Bisonanza, 81.
+
+ Campo visivo, 94.
+ della coscienza, 170.
+ Carattere specifico degli elementi psichici, 23.
+ Catalessi ipnotica, 221.
+ Causalità (concetto della), 255.
+ psichica, 262.
+ Cecità ai colori, 57, 58.
+ Centri psichici, 167.
+ Chiarezza, 169.
+ Chiarore dei colori, 44, 45.
+ Colori:
+ complementari, 52.
+ contrari, 45.
+ contrasto di colori, 55.
+ fondamentali, 58.
+ sfera dei colori, 48.
+ teoria dei colori, 58.
+ triangolo dei colori, 53.
+ Comparazione, 204.
+ Complicazioni, 190.
+ Comunità spirituali, 240.
+ Concetto, 214.
+ sentimento del concetto, 215.
+ Coni della retina, 93.
+ Conoscenza mediata o concettuale immediata o intuitiva, 4.
+ Conoscimento, 195.
+ Contrasto, 209.
+ legge psicologica del contrasto psichico, 266.
+ Coscienza:
+ campo visivo della c., 170.
+ capacità della c., 174.
+ collettiva, 253.
+ gradi di c., 168.
+ individuale, 165.
+ processi sentimentali sulla c., 175.
+ punto visivo della c., 170.
+ soglia della c., 170.
+ stati anormali della c., 218.
+ Costume, 249.
+
+ Decisione, 152.
+ Depressione (stati di), 218.
+ Differenze di direzione nelle qualità sensibili;
+ differenze massime, 26.
+ Dissonanza, 81.
+ Distanza (senso della), 91.
+ rappresentazione di d., 109.
+ Distintezza, 169.
+ Dolore (sensazioni di), 36.
+ Dualità delle forme logiche del pensiero, 214.
+ Dubbio, 158.
+
+ Elementi psichici, 22.
+ nel bambino, 230.
+ Emozioni, 137.
+ classificazioni dell’e., 144.
+ decorso rappresentativo dell’e., 138.
+ estrinsecazioni rappresentative dell’e., 140.
+ estrinsecazioni sentimentali dell’e., 139.
+ forme fondamentali dell’e., 144.
+ forme di decorso nell’e., 148.
+ intensità dell’e., 146.
+ movimenti espressivi, 139.
+ movimento del respiro e del polso nell’e., 140.
+ nomi dell’e., 137.
+ qualità dell’e., 145.
+ rinforzamento dell’e., 143.
+ sentimenti iniziale e finale nell’e., 138.
+ Empirismo (nella rappres. di spazio), 92, 114.
+ Energia
+ accrescimento dell’e. fisica, 265.
+ costanza dell’e. fisica, 265.
+ grandezze dell’e. fisiche, 265.
+ „ dell’e. psichiche, 265.
+ legge dell’e. specifica, 34.
+ Esaltazione (stati di), 218.
+ Esperienza immediata, 3, 258.
+ mediata, 3, 258.
+ Esperimento, 15.
+ Eterogenesi dei fini (legge dell’), 268.
+ Evoluzione (leggi psicologiche di), 267.
+
+ Fantasia, 213, 216.
+ attività fantastica, 212.
+ imagini fantastiche, 211.
+ intuitiva e combinativa, 216.
+ nel bambino, 237.
+ rappresentazioni fantastiche, 211.
+ Favella, suo centro, 167.
+ Fechner (legge psicofisica di), 208.
+ Feticismo, 247.
+ Finalità dei riflessi, 156.
+ Fine (concetto di), 262.
+ Forza (concetto di f. nella fisica), 256, 264.
+ Forza impellente (nei processi di volere), 150.
+ Formazioni psichiche, 20, 73.
+ Fusione, 76.
+
+ Gesti: loro importanza per lo sviluppo del
+ linguaggio nel bambino, 236.
+ Giudizio, 214.
+ Giuoco, 237.
+ Goethe, 66.
+ Grandezza psichica, 205.
+ Grigio (colore), 43.
+ Gusto (senso del), 42.
+
+ Hartley, 182.
+ Helmholtz, 58, 81.
+ Hering, 58.
+ Hume, 182.
+
+ Illusione, 189.
+ fantastica, 217.
+ Illusioni di direzione e d’estensione nelle
+ rappresentazioni di spazio, 99.
+ Imagine consecutiva, 54.
+ doppia, 110.
+ fantastica, 211.
+ mnemonica, 196.
+ Incoscienza, 165, 168.
+ Intelletto, 216.
+ attività intellettiva, 213.
+ nel bambino, 238.
+ Intensità (gradi d’), 37, 204.
+ Introspezione, 7.
+ Io, 180.
+ Iperestesia, 217.
+ Ipertoni, 77.
+ Ipnosi, 220.
+ Irradiazioni delle stimolazioni luminose, 56.
+ Isocronismo, 118.
+ Istinti, 226, 228.
+
+ Leggi psicologiche di relazione, 263.
+ „ „ di evoluzione, 267.
+ Legge della relatività di grandezze psichiche, 206.
+ Legge di proporzionalità, 208.
+ Linea di fissazione, 109.
+ d’orientazione, 108.
+ Linguaggio, 242.
+ nel bambino, 235.
+ Lobo frontale (centro dell’appercezione), 167.
+ Localizzazione delle funzioni psichiche, 166.
+ acutezza della localiz. sulla pelle, 86.
+ „ „ „ nell’occhio, 95.
+ dello stimolo, 84.
+
+ Magnetismo animale, 228.
+ Marcia, 119.
+ Materia (concetto di), 255.
+ Materialismo, 257.
+ Memoria, 200.
+ deperimento e perdita della m., 201.
+ imagine mnemonica, 196.
+ memoria mediata, 197.
+ processo di memoria, 196.
+ rappresentazioni mnemoniche, 196.
+ relazioni della memoria al riconoscimento, 198.
+ sentimento di ricordanza, 199.
+ Matamorfopsie, 96.
+ Metodi psicofisici, 208.
+ d’espressione e d’impressione nello studio degli
+ elementi psichici, 70.
+ Misure fisiche e psichiche, 205, 264.
+ Mito, 245.
+ Mondo esterno, 181.
+ Motivi del volere, 150.
+ Movimenti d’accomodazione, 113.
+ dell’occhio, 97.
+ del corpo e loro rappresentazione, 90.
+ espressivi (mimici e pantomimici), 139, 157.
+
+ Nativismo, 92, 114, 127.
+ Nero (colore), 43.
+ Nutrizione (istinto della), 226.
+
+ Occhio, 93, 95, 97.
+ Oggetti corporei, 108.
+ Orecchio, 32.
+ Orientazione reciproca degli elementi della
+ rappresentaz. di spazio, 95.
+ delle rappresentazioni al soggetto, 106.
+
+ Paralassi binoculare, 112.
+ Parallelismo psicofisico, 86, 261.
+ Pensiero, 202.
+ astratto, 244.
+ Percezione, 170.
+ Personalità psichica, 21.
+ Polso, 71.
+ Processi:
+ fotochimici della retina, 58.
+ meccanici del volere, 156.
+ Processo psichico, sua natura, 11.
+ sua rapidità, 163.
+ Prodotti dello spirito, 18.
+ Proposizione come espressione dell’ordine delle
+ parole nel discorso, 214.
+ Prospettiva, 114.
+ Psicologia:
+ còmpito della ps., 1.
+ dell’associazione, 10.
+ delle facoltà, 9, 166.
+ descrittiva, 9.
+ empirica, 6.
+ esplicativa, 9.
+ intellettualistica, 10.
+ materialistica, 6, 257.
+ metafisica, 5.
+ sociale, 8, 18.
+ sperimentale, 8, 18.
+ spiritualistica, 5, 257.
+ volontaristica, 11.
+ scienza dell’anima, 1.
+ scienza dell’esperienza immediata, 7.
+ scienza del senso interno, 1, 7.
+ sue relazioni alla filosofia, 13.
+ „ „ alle scienze dello spirito, 18.
+ sue relazioni alla scienza naturale, 13.
+ Punto cieco, 102.
+ Punti del caldo, 38.
+ del freddo, 38.
+ Punto di fissazione, 95.
+ d’orientazione, 106.
+ visivo, 95.
+ visivo della coscienza, 170.
+
+ Qualità (gradi di), 204.
+ (sistemi di), 25.
+
+ Ragione, 228.
+ Ragione determinante negli atti di volere, 150.
+ Rapporto tra corpo ed anima, 260.
+ Rappresentazioni
+ di concetti, 214.
+ di direzione, 109.
+ di distanza, 109.
+ estensive, 82.
+ di fantasia, 211.
+ intensive, 75.
+ mnemoniche, 196.
+ di movimento, 90.
+ di posizione, 91.
+ di profondità o corporee, 109.
+ di spazio, 82.
+ di superficie, 111.
+ di tempo, 115.
+ di spazio e di tempo nel bambino, 231, 232.
+ rappresentazione totale, 211.
+ associazione di r., 114.
+ condensamento, oscuramento, spostamento della r., 252.
+ riproduzione della r., 183.
+ sostanzializzazione della r., 11.
+ Reazione (esperimento di), 163.
+ muscolare, 160.
+ sensoriale, 160.
+ Relatività delle grandezze psichiche, 206.
+ Relazione (funzione di), 203.
+ leggi di relazione, 268.
+ Relazioni psichiche (legge delle), 265.
+ Respirazione (movimento di), 140.
+ Riconoscimento:
+ assimilazione per r., 194.
+ mediato, 194.
+ sensitivo, 192.
+ sentimento di r., 194.
+ sue relazioni ai processi di memoria, 197.
+ Riflessione, 202.
+ Riflessi, 162, 229.
+ Rinforzamento per contrasto, 266.
+ Riproduzione (istinto della), 223.
+ delle rappresentazioni, 183.
+ Risoluzione, 152.
+ Risonanza, 81.
+ Risultanti psichiche (legge delle), 263.
+ Rumore, 80.
+
+ Saturazione, 46.
+ Scelta (atto di), 152.
+ Scienza naturale, 3, 13.
+ Scienze dello spirito, 8, 13, 259.
+ relazioni loro alla psicologia, 258.
+ Segni locali, 85, 88.
+ „ complessi, 105, 109.
+ „ „ della profondità, 112.
+ temporali, 127.
+ Selezione naturale, 229.
+ Sensazioni.
+ acromatiche, 48.
+ affinità e differenze tra sensazione e sentimento, 24.
+ di caldo, 38.
+ di chiarore, 47.
+ cromatiche, 44.
+ disparate, 28.
+ di freddo, 38.
+ di gusto, 42.
+ intensità della s., 24.
+ di luce, 43.
+ di olfatto, 41.
+ persistenza della s., 54.
+ di pressione, 37.
+ pure, 30.
+ qualità delle s., 24.
+ sistemi di s., 25.
+ di suono, 39.
+ tono sentimentale della s., 60.
+ Sensi chimici e meccanici, 33.
+ Senso esterno ed interno, 2.
+ generale, 36.
+ Sentimento.
+ d’attesa, 177.
+ di attività, 153, 176.
+ calmante, 66.
+ componente, 129.
+ composto, 128.
+ del concetto, 215.
+ di conoscimento, 195.
+ di contezza, 192.
+ di contrasto, 132.
+ deprimente, 66.
+ direzione del s., 66.
+ disgradevole, 133.
+ di dispiacere, 66, 131.
+ eccitante, 66.
+ estensivo, 134.
+ estetico elementare, 132.
+ di forma, 135.
+ generale, 130.
+ gradevole, 133.
+ influenza del s. sulla rappresent. di tempo, 127.
+ influenza del s. sugli sviluppi riflettenti
+ la psicologia sociale, 253.
+ intensità del s., 63.
+ intensivo, 133.
+ intrecci di s., 130.
+ irritante, 66.
+ nomi del s., 65.
+ parziale, 129.
+ del patire, 176.
+ di piacere, 66, 131.
+ qualità del s., 63.
+ di ricordanza, 199.
+ risultante, 129.
+ ritmico, 135.
+ semplice, 59.
+ sensoriale, 60.
+ del solletico, 132.
+ di sollievo, 66.
+ di tensione, 66.
+ totale, 129.
+ unità dello stato sentimentale, 136.
+ Sezione aurea, 185.
+ Simmetria, 135.
+ Sintesi appercettiva, 211.
+ creatrice, 264.
+ Soglia della coscienza, 170.
+ di differenza dello stimolo, 206.
+ dello stimolo, 206.
+ relativa di differenza, 206.
+ Sogni, 220.
+ Sonnambulismo, 220.
+ Sostanzialità dell’animo, 257.
+ Spazio (rappresent. tattili dello), 84.
+ ( „ visive dello), 93.
+ Spiritualismo, 257.
+ Stati psichici, 216.
+ Stereoscopio, 113.
+ Stimolo:
+ fisico, 30.
+ fisiologico, periferico e centrale, 30.
+ trasporto dello st., 33.
+ trasformazione dello st., 33.
+ Strabismo, 97.
+ Suggestione, 221.
+ Suono, 77.
+ Superstizioni, 249.
+ Sviluppi psichici, 224.
+
+ Talento, 216.
+ Tasto analitico e sintetico, 87.
+ Tempo:
+ condizioni generali delle rappresentazioni di t., 124.
+ rappresentazioni tattili di t., 117.
+ „ uditorie di t., 120.
+ Teoria genetica (delle rappresentazioni di spazio), 92.
+ logica, 10.
+ Toni di battimento di Koenig, 80.
+ di combinazione di Helmholtz, 80.
+ di differenza, 80.
+ parziali, 77.
+ Tono fondamentale, 78.
+ principale, 77.
+
+ Umanità (idea dell’), 241.
+
+ Valore (concetto di), 262.
+ Volere.
+ atti di v., 148.
+ composti, 151.
+ esterni, 149.
+ impulsivi, 151.
+ interni, 155.
+ di scelta, 152.
+ semplici, 151.
+ volontari, 152.
+ connessione del v. coll’appercezione, colle
+ emozioni e coi sentimenti, 177, 179.
+ processi del v., 148.
+ stadi iniziali e finali dei processi di v., 153.
+ sviluppo dei processi di v., 162.
+ teorie del v., 157.
+ trasformazione regressiva degli atti di v., 156.
+
+ Weber (legge di), 206.
+
+ Young-Helmholtz (ipotesi di), 58.
+
+ Zona d’indifferenza nei sentimenti, 64.
+
+
+
+
+ ERRATA CORRIGE
+
+ pagina linea
+ 6 13 sorgano sorgono
+ 7 9 coordinata coordinate
+ 19 24 psicologico psicologica
+ 22 18 speci specie
+ 26 29 il tono più alto il più alto e
+ e più basso il più basso tono
+ 30 32 alla fisiologia dalla fisiologia
+ 41 35 musco muschio
+ 48 16 chiarezza chiarore
+ 48 nota 3 chiarezza chiarore
+ 56 23 dipendenza indipendenza
+ 65 10 del senso, del gusto, dei sensi del
+ ecc. gusto, ecc.
+ 81 21 fenomeni fonemi
+ 84 nota talora un talora con
+ 86 2 richiamano richiamino
+ 87 26 procede precede
+ 101 14 in questo caso (si cancelli)
+ 132 16 (pag. segg.) (pag. 67 e segg.)
+ 139 18 prodotta prodotto
+ 140 38 lungo, in egual lungo in egual
+ direzione direzione,
+ 141 33 l’attenzione cioè l’attenzione, cioè
+ 142 10 dal lato fisico sulle esercitano dal lato
+ seguenti esercitano fisico sulle seguenti
+ 143 30 da effetti da corrispondenti
+ corrispondenti fisici effetti fisici
+ 179 30 dei quali gli elementi gli elementi psichici
+ psichici ci sono dei quali sono i
+ i sentimenti sentimenti,
+
+Alcuni errori di interpunzione, che si trovano nei primi fogli, il
+lettore facilmente correggerà da sè stesso.
+
+ ————
+
+
+ Torino — CARLO CLAUSEN — Torino
+
+ _Altre opere di_
+
+ WILHELM WUNDT
+
+ Professore nella R. Università di Lipsia.
+
+ =Grundzüge der physiologischen Psychologie=, 4. Aufl. 2 Bde.
+ Leipzig 1893. 8º. L. 29,50
+ =System der Philosophie=, 2. Aufl. Leipzig 1897. 8º. L. 16 —
+ =Hypnotismus und Suggestion=, Leipzig 1892. 8º. L. 2 —
+ =Essays=, Leipzig 1895. 8º. L. 9,50
+ =Philosophische Studien.= Band I à XV. Leipzig 1883-1899.
+ 8º. L. 316 —
+ =Die physikaltschen Axiome= und ihre Beziehung zum
+ Causal-princip. Stuttgart 1866. 8º. L. 3,30
+ =Handbuch der medicinischen Physik.= Mit 244 in den Text
+ gedruckten Holzschnitten. Stuttgart 1867. 8º. L. 13,50
+ =Untersuchungen zur Mechanik der Nerven und Nervencentren.=
+ Stuttgart 1870-1876, 8º. L. 12 —
+ =Lehrbuch der Physiologie des Menschen.= Mit 170 in den Text
+ gedruckten Holzschnitten. Stuttgart 1878. 8º. L. 21,60
+ =Ethik.= Eine Untersuchung der Thatsachen und Gesetze des
+ sittlichen Lebens. 2. Aufl. Stuttgart 1886. 8º. L. 20 —
+ =Logik.= Eine Untersuchung der Principien der Erkenutniss und
+ der Methoden wissenschaftlicher Forschung. 2. Aufl. 2 Bände.
+ Stuttgart 1893-1895. 8º. L. 56 —
+ =Vorlesungen über die Menschen — u. Thierseele.= 3. Aufl.
+ Hamburg 1898. 8º. L. 17 —
+ =Éléments de psychologie physiologique=, avec figures.
+ Traduction. 2 vols. Paris 1885. 8º. L. 22 —
+ =Hypnotisme et suggestion.= Traduction. Paris 1893. 8º.
+ L. 2,75
+ =Nouveax éléments de physiologie humaine=, avec 150 figures.
+ Traduction. Paris 1872. 8º. L. 15,50
+ =Traité élémentaire de physique médicale.= 2. édit. avec
+ 472 figures. Traduction. Paris 1889. 8º. L. 13,50
+ =Ethical Systems= (Ethics). Translated. London 1897.
+ 8º. L. 9 —
+ =Lectures on human and animal Psychology.= Translated.
+ London 1896. 8º. L. 22,50
+ =Outlines of Psychology.= Translated. London 1897.
+ 8º. L. 11 —
+ =The Facts of moral Life.= Translated. London 1897.
+ 8º. L. 11,50
+
+
+
+
+
+Nota del Trascrittore
+
+Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo
+senza annotazione minimi errori tipografici. Le correzioni indicate a
+pag. 283 (Errata Corrige) sono state riportate nel testo.
+
+
+
+
+
+End of Project Gutenberg's Compendio di psicologia, by Wilhelm Wundt
+
+*** END OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK 48769 ***
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- Compendio di psicologia, di Guglielmo Wundt
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-
-
-<pre>
-
-The Project Gutenberg EBook of Compendio di psicologia, by Wilhelm Wundt
-
-This eBook is for the use of anyone anywhere in the United States and most
-other parts of the world at no cost and with almost no restrictions
-whatsoever. You may copy it, give it away or re-use it under the terms of
-the Project Gutenberg License included with this eBook or online at
-www.gutenberg.org. If you are not located in the United States, you'll have
-to check the laws of the country where you are located before using this ebook.
-
-
-
-Title: Compendio di psicologia
-
-Author: Wilhelm Wundt
-
-Translator: Luigi Agliardi
-
-Release Date: April 23, 2015 [EBook #48769]
-
-Language: Italian
-
-Character set encoding: UTF-8
-
-*** START OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK COMPENDIO DI PSICOLOGIA ***
-
-
-
-
-Produced by Miranda van de Heijning, Claudio Paganelli,
-Barbara Magni and the Online Distributed Proofreading Team
-at http://www.pgdp.net (This file was produced from images
-generously made available by the Bibliothèque nationale
-de France (BnF/Gallica) at http://gallica.bnf.fr)
-
-
-
-
-
-
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-<div class="booktitle">
-<h1>
-COMPENDIO DI PSICOLOGIA
-</h1>
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-
-<hr class="silver" />
-
-<div class="titlepage">
-<p class="x-large">
-COMPENDIO
-</p>
-
-<p class="pad1">
-DI
-</p>
-
-<p class="main-t g">
-PSICOLOGIA
-</p>
-
-<p class="pad2 small">
-DI
-</p>
-
-<p class="pad1 large">
-GUGLIELMO WUNDT
-</p>
-<hr class="tiny" />
-<p class="pad2">
-Traduzione sulla terza edizione tedesca</p>
-
-<p class="pad1 x-small">
-DEL
-</p>
-<p>
-D<sup>r</sup> LUIGI AGLIARDI
-</p>
-
-<p class="w70 small">
-Assistente volontario nella sezione di psicologia sperimentale
-dell’Istituto fisiologico di Torino
-</p>
-
-<p class="pad4">
-TORINO<br />
-<span class="g">CARLO CLAUSEN</span><br />
-<span class="x-small">Libraio delle LL. MM. il Re e la Regina</span><br />
-—<br />
-<span class="small">1900</span>
-</p>
-</div>
-
-<div class="verso">
-<hr class="mid" />
-<p>
-PROPRIETÀ LETTERARIA
-</p>
-
-<p>
-Torino — Stabilimento Tipografico <span class="smcap">Vincenzo Bona</span>.
-</p>
-<hr class="mid" />
-</div>
-
-<div class="chapter">
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_iii">[iii]</span>
-</p>
-
-<h2><a id="prefazione"></a>
-PREFAZIONE DEL TRADUTTORE
-</h2>
-
-<p>
-Degli intenti di questo compendio, che ho la fortuna di presentare
-nella traduzione italiana, parla a sufficienza la prefazione
-dell’autore. Mi limito pertanto a dire qualche cosa della mia traduzione.
-Ad essa mi accinsi incoraggiato dal D<sup>r</sup> <span class="smcap">Federico Kiesow</span>,
-e la compii colla sua collaborazione. Questo valente cultore della
-scienza psicologica fu per me l’ideale dei collaboratori; conoscitore
-egualmente profondo della lingua, dell’argomento e del
-pensiero dell’autore — di cui fu allievo ed assistente — mi fu
-largo di consigli durante il lavoro e da ultimo rilesse tutte le
-bozze di stampa. Mi è quindi grata l’occasione di poter qui al
-D<sup>r</sup> Kiesow, all’amico e maestro mio, pubblicamente esprimere la
-mia riconoscenza per l’aiuto prezioso.
-</p>
-
-<p>
-Traducendo restai fedele il più che fosse possibile al testo;
-conservai qualche volta anche il giro del periodare tedesco,
-parendomi che soverchie trasposizioni potessero alterare l’ordine
-genetico del pensiero. Incontrai le difficoltà maggiori nella terminologia,
-non essendo ancora presso di noi ben fissata la terminologia
-psicologica. Mi attenni per quanto mi fu possibile alla terminologia
-già in uso, traendo qualche vantaggio dalle opere del
-Sergi, del Faggi, del Villa e di altri. A schiarimento di alcuni
-vocaboli insoliti credetti opportune alcune brevi note. Aggiunsi
-anche un glossario, nel quale sono in ordine alfabetico disposti i
-<span class="pagenum" id="Page_iv">[iv]</span>
-termini tedeschi — per le parole composte tenendo a base la
-fondamentale — e di contro i corrispondenti termini italiani. Tale
-glossario feci per desiderio dell’Autore, che si compiacque rivederlo
-ed approvarlo.
-</p>
-
-<p>
-Se questo libro avrà in Italia una seconda edizione — in
-Germania è in meno di tre anni giunto già alla 3ª — in essa farò
-tesoro di quelle osservazioni che gli studiosi mi faranno e delle
-quali fin d’ora li ringrazio.
-</p>
-
-<p class="indl">
-Torino, ottobre 1899.
-</p>
-
-<p class="indr">
-L. A.
-</p>
-</div>
-
-<div class="chapter">
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_v">[v]</span>
-</p>
-
-<h2><a id="prefaut"></a>
-PREFAZIONE DELL’AUTORE
-<span class="smaller">(alla prima edizione)</span>
-</h2>
-
-<p>
-Questo libro è nato dal desiderio di porre nelle mani dei miei
-uditori una breve guida, che serva a completare le lezioni sulla
-psicologia. Ma nel tempo stesso altro scopo di questa mia opera
-è stato quello di tracciare in un disegno schematico i risultati e
-le teorie più importanti della psicologia contemporanea a vantaggio
-di un più largo cerchio di lettori, di quegli studiosi ai quali la
-psicologia offre un interesse e per sè stessa e per le sue applicazioni.
-Questo doppio intento portò naturalmente che nel dar notizia
-dei singoli fatti mi limitassi alle cose di massima importanza
-e ad esempi al massimo grado chiari e semplici e che rinunciassi
-interamente a quell’evidenza, che nelle lezioni si raggiunge col sussidio della dimostrazione e dell’esperimento. Se io ho posto a base
-di questa esposizione quelle teorie, che nella lunga trattazione
-dell’argomento credo aver riconosciuto come le buone, mi pare che
-ciò non richieda alcuna speciale giustificazione. Non ho però tralasciato di indicare i principali indirizzi che differiscono da quello qui trattato, e l’ho fatto in una breve esposizione generale dei caratteri dei vari indirizzi (Introduzione, § 2), come pure con accenni nei casi singoli.
-</p>
-
-<p>
-Queste osservazioni valgono a dimostrare il posto, che questo
-libro viene a prendere tra le mie anteriori opere di psicologia.
-Infatti poichè i “Grundzüge der physiologisichen Psychologie„ cercano di far servire alla psicologia i mezzi di ricerca della scienza naturale e specialmente della fisiologia e di esporre criticamente secondo i risultati principali il metodo sperimentale della psicologia, quale si è costituito in questi ultimi decenni, questo intento faceva
-<span class="pagenum" id="Page_vi">[vi]</span>
-di necessità passare in seconda linea i punti di vista psicologici più
-generali. La seconda edizione rifatta delle “<i>Vorlesungen über die
-Menschen und Thierseele</i>„ — la prima è oggi da lungo tempo invecchiata — si propone di dare notizia in modo più popolare della
-natura e dello scopo della psicologia sperimentale per poi trattare,
-dal punto di vista di questa psicologia, quelle questioni psicologiche
-che sono anche di un significato filosofico più generale. Se pertanto
-nei <i>Grundzüge</i>, ecc., il punto di vista della trattazione è stato determinato
-principalmente dalle relazioni della psicologia alla fisiologia
-e nelle <i>Vorlesungen</i> da questioni d’interesse filosofico, questo
-<i>Compendio</i> mira a presentare la psicologia nella sua propria connessione
-e in quell’ordine sistematico che è dato, a mio avviso,
-dalla natura stessa dell’argomento, pur sempre restando entro i
-limiti di ciò che v’è di più importante ed essenziale. Io spero dunque
-che questo libro non abbia a riuscire un complemento affatto inutile
-anco per quei lettori che già conoscono le altre mie opere psicologiche,
-come pure la trattazione della “logica della psicologia„
-nella mia logica delle scienze dello spirito (<i>Logik</i>, 2ª ed., II, 2).
-</p>
-
-<p>
-Avendo nei <i>Grundzüge</i> dato notizie sulla letteratura di ogni
-argomento, credo di poterle qui omettere. Il lettore che vuole conoscere
-a fondo una singola questione, potrà ricorrere a quell’opera
-più completa. Per quanto riguarda la letteratura apparsa dopo la
-quarta edizione dei <i>Grundzüge</i> (1893), il lettore facilmente si
-orienterà dando una scorsa agli ultimi volumi dei periodici dedicati
-alla psicologia: ai “Philosophische Studien„, alla “Zeitschrift
-für Psychologie und Physiologie der Sinnesorgane„, al “American
-Journal of Psychology„ e alla “Psychological Review„, dei
-quali i tre ultimi contengono anche notizie bibliografiche. In questi
-ultimi tempi ai periodici citati è venuto ad aggiungersi quello
-edito da Kraepelin “Psychologische Arbeiten„ che si occupa specialmente
-della caratterologia generale e della psicologia pratica.
-</p>
-
-<p class="indl">
-Leipzig, gennaio 1896.
-</p>
-
-<p class="indr">
-W. WUNDT.
-</p>
-</div>
-
-<hr class="silver" />
-
-<div class="somm">
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_vii">[vii]</span>
-</p>
-
-<h2><a id="indice"></a>
-INDICE
-</h2>
-
-<table class="indice" summary="">
- <tr>
- <td colspan="3" class="center gr">INTRODUZIONE</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap">§ 1.</td> <td><a href="#cap1">Còmpito della psicologia</a></td> <td class="pag"><i>pag.</i> 1</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td> <td class="sm">1. Vecchie definizioni. — 2. La psicologia come scienza dell’esperienza immediata. — 3. Suo rapporto alle scienze dello spirito e alla scienza naturale.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap">§ 2.</td> <td><a href="#cap2">Gl’indirizzi generali della psicologia</a></td> <td class="pag">5</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td> <td class="sm">1. Psicologia metafisica: sistemi spiritualistici e materialistici, dualistici e monistici. — 2. Psicologia empirica: le due ragioni alla distinzione dei suoi indirizzi. — 3. La psicologia del senso interno. — 4. La psicologia come scienza dell’esperienza immediata. — 5. Psicologia descrittiva: psicologia delle facoltà. — 6. Indirizzi esplicativi: psicologia intellettualistica e volontaristica. — 7. Indirizzi intellettualistici: teoria logica e psicologia dell’associazione. — 8. Falsa sostanzializzazione intellettualistica delle rappresentazioni. — 9. Psicologia volontaristica. — 10. Principi direttivi dell’esposizione successiva.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap">§ 3.</td> <td><a href="#cap3">Metodi della psicologia</a></td> <td class="pag">15</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td> <td class="sm">1. Rapporto generale tra esperimento ed osservazione. — 2. Applicazioni loro alla psicologia: importanza specifica dei metodi sperimentali per la psicologia. — 3. L’osservazione pura nella psicologia. Analisi dei prodotti dello spirito: psicologia sociale.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap">§ 4.</td> <td><a href="#cap4">Linee generali dell’argomento</a></td> <td class="pag">19</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td> <td class="sm">1. Còmpito analitico-sintetico della psicologia. Gli elementi psichici. — 2. I singoli còmpiti sintetici in ordine ascendente: formazioni, connessioni e sviluppi psichici. — 3. Le leggi del processo psichico e la sua causalità.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td><span class="pagenum" id="Page_viii">[viii]</span></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td>
- </tr>
- <tr>
- <td colspan="3" class="center gr">I. — Gli elementi psichici.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap">§ 5.</td> <td><a href="#cap5">Forme principali e proprietà generali degli elementi psichici</a></td> <td class="pag">22</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td> <td class="sm">1. Gli elementi psichici si ottengono per mezzo dell’astrazione. — 2. Due specie di elementi psichici: sensazioni e sentimenti. — 3. Natura elementare e proprietà specifica dei processi psichici non s’identificano. — 4. Proprietà comune degli elementi psichici: qualità e intensità. — 5. Sistemi di qualità uniformi e varii, uni- e pluridimensionali. — 6. Caratteri per cui si differenziano le sensazioni e i sentimenti. — 6<i>a</i>. Contributo alla storia dei concetti di sensazione e di sentimento.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap">§ 6.</td> <td><a href="#cap6">Le sensazioni pure</a></td> <td class="pag">30</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td> <td class="sm">1. Concetto della sensazione pura. — 2. Origine delle sensazioni. Gli stimoli sensibili. — 3. Sostrati fisiologici dei sistemi di sensazioni. Sensi meccanici e chimici. — 4. La così detta legge dell’energia specifica. — 5. La legge del parallelismo tra le differenze di sensazioni e le differenze fisiologiche di stimolazione.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap"><i>A</i>.</td> <td class="min"><a href="#cap6_a">Le sensazioni del senso generale</a></td> <td class="pag">36</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td> <td class="sm">6. Concetto del senso generale e suoi sistemi di sensazioni. — 7. Proprietà e diversità delle diverse parti dell’organo generale di senso. — 8. I quattro sistemi qualitativi del senso generale.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap"><i>B</i>.</td> <td class="min"><a href="#cap6_b">Le sensazioni di suono</a></td> <td class="pag">39</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td> <td class="sm">9. Sensazioni semplici di rumore. — 10. Sensazioni di tono. — 11. Il sistema delle sensazioni di tono.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap"><i>C</i>.</td> <td class="min"><a href="#cap6_c">Le sensazioni di olfatto e di gusto</a></td> <td class="pag">41</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td> <td class="sm">12. Sensazioni di olfatto. — 12<i>a</i>. Le classi degli odori. Neutralizzazione reciproca degli stimoli odorifici. — 13. Sensazioni di gusto. Le quattro qualità principali. — 13<i>a</i>. Mescolanza ed eliminazione degli stimoli saporifici.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap"><i>D</i>.</td> <td class="min"><a href="#cap6_d">Le sensazioni di luce</a></td> <td class="pag">43</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td> <td class="sm">14. Le sensazioni acromatiche. — 15. Le sensazioni cromatiche. — 16. Saturazione dei colori. — 17. Chiarore dei colori. — 18. Relazioni tra le sensazioni di chiarore cromatiche e acromatiche. — 19. Sistema tridimensionale delle sensazioni di luce. — 20. <span class="pagenum" id="Page_ix">[ix]</span> Le quattro sensazioni principali. — 21. Relazioni tra sensazioni e stimoli nel senso della vista. — 22. Colori complementari e mescolanza di colori. — 23. I tre colori fondamentali. — 24. La stimolazione fotochimica della retina. — 25. Persistenza della stimolazione. — 26. Contrasti di luce e di colori. — 26<i>a</i>. Teorie fisiologiche.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap">§ 7.</td> <td><a href="#cap7">I sentimenti semplici</a></td> <td class="pag">59</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td> <td class="sm">1. Caratteri generali dei sentimenti semplici. — 2. Sentimento sensoriale (tono sentimentale della sensazione). — 3. Relazioni tra la variazione nella sensazione e nel sentimento. — 4. Influenza di modificazioni qualitative della sensazione sulla mutazione del sentimento. — 5. Influenza dell’intensità della sensazione sui sentimenti. — 6. Varietà dei sentimenti semplici. — 7. Le tre direzioni principali del sentimento. — 8. Esempi delle singole forme. — 9. Connessione delle tre direzioni di sentimento col corso dei processi psichici. — 10. Fenomeni fisiologici concomitanti del sentimento. — 11. Rapporto speciale al movimento del polso. — 11<i>a</i>. Schema fisiologico degli effetti del polso.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td>
- </tr>
- <tr>
- <td colspan="3" class="center gr">II. — Le formazioni psichiche.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap">§ 8.</td> <td><a href="#cap8">Concetto e divisione delle formazioni psichiche</a></td> <td class="pag">73</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td> <td class="sm">1. Definizione della “formazione psichica„. — 2. Composizione delle formazioni psichiche. — 3. Loro divisione.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap">§ 9.</td> <td><a href="#cap9">Le rappresentazioni intensive</a></td> <td class="pag">75</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td> <td class="sm">1. Proprietà generali delle rappresentazioni intensive. La fusione. — 2. Sguardo alle fusioni intensive nei singoli dominii di senso. — 3. Rappresentazioni intensive dell’udito: il suono isolato. — 4. Condizione per la completa fusione sonora. — 5. L’accordo. — 6. I toni di differenza. — 7. Il rumore. — 7<i>a</i>. Teorie sull’analisi del suono e sulla fusione dei toni.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap">§ 10.</td> <td><a href="#cap10">Le rappresentazioni di spazio</a></td> <td class="pag">82</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td> <td class="sm">1. Concetto generale delle rappresentazioni intensive. Caratteri speciali delle rappresentazioni di spazio. — 2. Condizioni psicologiche per un’analisi delle rappresentazioni di spazio. — 3. Specie delle rappresentazioni di spazio.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td><span class="pagenum" id="Page_x">[x]</span></td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap"><i>A</i>.</td> <td class="min"><a href="#cap10_a">Le rappresentazioni tattili dello spazio</a></td> <td class="pag">84</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td> <td class="sm">4. Localizzazione degli stimoli di tatto. I segni locali qualitativi. — 5. Come le rappresentazioni tattili di spazio nascono nell’uomo non cieco. — 6. Il senso tattile nel cieco. — 7. Teoria delle rappresentazioni di spazio nel cieco. — 8. Carattere generale delle fusioni spaziali del senso tattile. — 9. Fusione con elementi mnemonici. — 10. Le rappresentazioni dei proprii movimenti nel non cieco. — 11. Le stesse rappresentazioni nel cieco nato. — 12. Le rappresentazioni della posizione e del movimento dell’intero corpo. — 12<i>a</i>. Teoria sull’origine delle rappresentazioni tattili dello spazio.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap"><i>B</i>.</td> <td class="min"><a href="#cap10_b">Le rappresentazioni visive dello spazio</a></td> <td class="pag">93</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td> <td class="sm">13. Caratteri generali delle rappresentazioni visive. — 14. Loro fattori generali.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap"><i>a</i>.</td> <td class="min"><a href="#cap10_ba">L’orientazione reciproca degli elementi di una rappresentazione visiva</a></td> <td class="pag">94</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td> <td class="sm">15. Localizzazione nel campo visivo. — 16. Acutezza di localizzazione nelle diverse regioni del campo visivo. Vista diretta ed indiretta. — 17. I movimenti dell’occhio. — 18. Relazione dei movimenti degli occhi alla localizzazione. — 19. Illusioni costanti di direzione ed estensione nel campo visivo dovute alle leggi di movimento dell’occhio. — 20. Illusioni variabili di direzione ed estensione dovute a proprietà generali dei movimenti tattili. — 21. Indipendenza delle grandezze d’estensione nel campo visivo dalla compattezza degli elementi retinici. — 22. La rappresentazione visiva dello spazio è una funzione di due fattori. Necessità dell’ipotesi di segni locali della retina e loro dimostrazione empirica. — 23. Teoria generale della rappresentazione visiva dello spazio.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap"><i>b</i>.</td> <td class="min"><a href="#cap10_bb">L’orientazione delle rappresentazioni spaziali rispetto al soggetto percipiente</a></td> <td class="pag">106</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td> <td class="sm">24. Punto d’orientazione nella vista binoculare. Direzione della linea d’orientazione. — 25. Rappresentazione della grandezza della linea d’orientazione. — 26. Distinzione di vicino e lontano. — 27. Apprendimento di punti posti a diverse distanze. — 28. Teoria delle rappresentazioni binoculari dei corpi. — 29. Condizioni varie per le rappresentazioni di profondità. Influenza delle linee di fissazione. — 30. Le imagini doppie nella vista binoculare e la localizzazione di distanza.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td><span class="pagenum" id="Page_xi">[xi]</span></td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap"><i>c</i>.</td> <td class="min"><a href="#cap10_bc">Le relazioni tra l’orientazione reciproca degli elementi e la loro orientazione al soggetto</a></td> <td class="pag">111</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td> <td class="sm">31. La vista diritta. — 32. La superficie del campo visivo. — 32<i>a</i>. I segni locali complessi della profondità e la paralassi binoculare. — 33. Lo stereoscopio. — 34. Rappresentazione monoculare della profondità. L’influenza dell’accomodazione. — 35. Gli elementi della prospettiva. — 35<i>a</i>. Rivista delle teorie sulla rappresentazione visiva dello spazio.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap">§ 11.</td> <td><a href="#cap11">Le rappresentazioni di tempo</a></td> <td class="pag">115</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td> <td class="sm">1. Proprietà generali delle rappresentazioni di tempo. — 2. Carattere dell’ordine temporale rispetto allo spaziale. — 2<i>a</i>. Le forme delle rappresentazioni di tempo e le loro denominazioni nel linguaggio.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap"><i>A</i>.</td> <td class="min"><a href="#cap11_a">Le rappresentazioni tattili di tempo</a></td> <td class="pag">117</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td> <td class="sm">3. Rapporto delle proprietà meccaniche dell’apparato tattile alle rappresentazioni di tempo. — 4. I movimenti ritmici di tatto. — 5. Le rappresentazioni ritmiche del senso tattile.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap"><i>B</i>.</td> <td class="min"><a href="#cap11_b">Le rappresentazioni uditorie di tempo</a></td> <td class="pag">120</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td> <td class="sm">6. La natura del senso dell’udito favorevole a tali rappresentazioni. Ritmi continui e discontinui. — 7. Analisi di rappresentazioni ritmiche semplici. Influenza che su di esse esercita il decorso delle sensazioni. — 8. Modificazioni nell’apprendimento del ritmo dovute a varianti condizioni oggettive. — 9. Condizioni soggettive delle rappresentazioni ritmiche di tempo.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap"><i>C</i>.</td> <td class="min"><a href="#cap11_c">Le condizioni generali delle rappresentazioni di tempo</a></td> <td class="pag">124</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td> <td class="sm">10. Carattere specifico delle rappresentazioni di tempo. — 11. Il punto visivo interno. — 12. Il continuo flusso del tempo e la sua natura unidimensionale. — 13. Teoria generale sulle rappresentazioni di tempo. I segni temporali. — 13<i>a</i>. Rappresentazione geometrica del tempo. — 13<i>b</i>. Teoria nativistica e genetica.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap">§ 12.</td> <td><a href="#cap12">I sentimenti composti</a></td> <td class="pag">128</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td> <td class="sm">1. I moti d’animo in generale. — 2. Carattere delle combinazioni intensive di sentimenti. — 3. Componenti e risultanti sentimentali: sentimenti parziali e sentimenti totali. Intrecci degli elementi sentimentali. — 3<i>a</i>. Esemplificazione mediante gli accordi musicali. — 4. Il sentimento generale. — 4<i>a</i>. Le <span class="pagenum" id="Page_xii">[xii]</span> teorie fisiologiche intorno al sentimento generale sono inammissibili. — 5. Sentimento di piacere o di dispiacere. — 6. Sentimento di contrasto. — 7. I sentimenti estetici elementari: gradevole o sgradevole. — 8. Sentimenti intensivi ed estensivi. — 9. I sentimenti intensivi: combinazioni di colori e di suoni. — 10. I sentimenti estensivi: sentimenti di forma e sentimenti di ritmo. — 11. Teoria psicologica dei sentimenti composti. — 12. Principio dell’unità dello stato sentimentale.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap">§ 13.</td> <td><a href="#cap13">Le emozioni</a></td> <td class="pag">137</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td> <td class="sm">1. Concetto delle emozioni. — 2. Denominazioni dello emozioni. — 3. Decorso generale delle emozioni. — 4. Fenomeni fisici concomitanti: i movimenti espressivi. — 5. Classificazione dei movimenti espressivi. — 6. Modificazione nei movimenti del polso e del respiro. Emozioni calme; steniche ed asteniche; rapide e lente. — 6<i>a</i>. Cenni sulla dottrina intorno alle emozioni. Le passioni. — 7. Connessione esistente tra le variazioni e le proprietà formali delle emozioni. — 8. Rinforzamento dell’emozione a causa di fenomeni fisici concomitanti. — 9. Classificazione psicologica delle emozioni. — 10. Forme di emozioni rispetto alla qualità sentimentale: emozioni di piacere e di dispiacere, eccitanti e deprimenti, di tensione o di sollievo. — 11. Le designazioni delle emozioni nel linguaggio. — 12. Forme delle emozioni rispetto all’intensità sentimentale: emozioni deboli e forti. — 13. Forme di decorso: subitamente irrompenti, crescenti a poco a poco, intermittenti. — 13<i>a</i>. Importanza prevalente della qualità sentimentale per la distinzione delle emozioni.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap">§ 14.</td> <td><a href="#cap14">I processi di volere</a></td> <td class="pag">148</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td> <td class="sm">1. Relazioni loro alle emozioni. — 2. Azioni di volere esterne. — 3. Relazione ai sentimenti. — 4. I motivi di volere. — 5. Evoluzione del volere. Azioni impulsive. — 6. Azioni volontarie e azioni di scelta. — 7. Decisione e risoluzione. I sentimenti d’attività. — 8. Indebolimento delle emozioni a causa di processi intellettuali. — 9. Sviluppo degli atti di volere interni. — 10. Evoluzioni regressive. I processi di volere divenuti processi meccanici. Caratteri di finalità dei movimenti riflessi. — 10<i>a</i>. Critica delle teorie sul volere. — 11. Decorso nel tempo degli atti di volere. Esperimenti di reazione. Reazioni complete ed abbreviate. — 12. Processi di reazioni composte. — 13. Reazioni divenute automatiche. — 13<i>a</i>. Importanza generale degli esperimenti di reazione. Istrumenti cronometrici.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td><span class="pagenum" id="Page_xiii">[xiii]</span></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td>
- </tr>
- <tr>
- <td colspan="3" class="center">III. — La connessione delle formazioni psichiche.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap">§ 15.</td> <td><a href="#cap15">Coscienza e attenzione</a></td> <td class="pag">165</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td> <td class="sm">1. Concetto della coscienza. — 2. Condizioni fisiologiche. — 2<i>a</i>. Localizzazione delle funzioni psichiche nel cervello. — 3. Connessione simultanea e successiva dei processi di coscienza. Gradi di coscienza. Come i processi psichici divengono inconsci. — 4. Appercezione e attenzione. — 5. Gradi di chiarezza dei contenuti di coscienza. — 6. Capacità dell’attenzione e della coscienza. — 6<i>a</i>. Metodi per la ricerca intorno allo stato di coscienza in un dato momento. — 6<i>b</i>. Metodo per la ricerca della capacità della coscienza. — 7. Effetto sentimentale dei contenuti di coscienza percepiti. — 8. Sentimenti d’appercezione. Appercezione passiva e attiva. — 8<i>a</i>. Metodi sperimentali. — 9. Connessione dei processi di attenzione e di volere. — 10. I concetti di soggetto ed oggetto. — 11. L’auto-coscienza. — 12. Ulteriore svolgimento della distinzione di soggetto ed oggetto. — 12<i>a</i>. Criterio delle ipotesi dualistiche. — 13. Passaggio ai vari processi psichici di combinazione.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap">§ 16.</td> <td><a href="#cap16">Le associazioni</a></td> <td class="pag">181</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td> <td class="sm">1. Storia del concetto dell’associazione. — 2. Le associazioni così per solito chiamate sono prodotti complessi di elementari processi associativi. — 3. Forme principali degli elementari processi d’associazione.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap"><i>A</i>.</td> <td class="min"><a href="#cap16_a">Le associazioni simultanee</a></td> <td class="pag">184</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td> <td class="sm">4. Forme principali: assimilazione e complicazione.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap"><i>a</i>.</td> <td class="min"><a href="#cap16_aa">Le assimilazioni</a></td> <td class="pag">185</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td> <td class="sm">5. Carattere generale delle assimilazioni. — 6. Assimilazioni uditorie. — 7. Assimilazioni nel campo dei processi intensivi del sentimento. — 8. Assimilazioni spaziali del senso tattile. — 9. Assimilazioni nelle rappresentazioni visive. — 10. Analisi psicologica dei processi di assimilazione. — 11. Differenze tra questi processi. Illusione.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap"><i>b</i>.</td> <td class="min"><a href="#cap16_ab">Le complicazioni</a></td> <td class="pag">190</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td> <td class="sm">12. Carattere delle complicazioni e loro forme principali.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap"><i>B</i>.</td> <td class="min"><a href="#cap16_b">Le associazioni successive</a></td> <td class="pag">191</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td> <td class="sm">13. Connessione loro colle assimilazioni. — 14. Carattere generale delle associazioni successive. L’associazione a serie.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td><span class="pagenum" id="Page_xiv">[xiv]</span></td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap"><i>a</i>.</td> <td class="min"><a href="#cap16_ba">I processi del riconoscimento e del conoscimento sensitivo</a></td> <td class="pag">192</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td> <td class="sm">15. Carattere e differenze di questi processi. Ricerche sperimentali intorno all’influenza delle complicazioni. — 16. Trasformazione dei processi simultanei in successivi. — 17. Differenza tra i processi di riconoscimento e quelli di conoscimento.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap"><i>b</i>.</td> <td class="min"><a href="#cap16_bb">I processi di memoria</a></td> <td class="pag">195</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td> <td class="sm">18. Loro origine dal processo di riconoscimento. — 18<i>a</i>. Connessione e significato generale dei processi di memoria. — 19. Gradi del processo di memoria. Forme miste tra il riconoscimento e la memoria. — 19<i>a</i>. La così detta “Associazione mediata„. — 20. Ricordi in base a molteplici riconoscimenti e conoscimenti. — 21. Elementi dei processi di memoria. — 21<i>a</i>. La classificazione delle forme d’associazione composte. — 22. Natura delle rappresentazioni di memoria. — 23. Il concetto della memoria.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap">§ 17.</td> <td><a href="#cap17">Le combinazioni appercettive</a></td> <td class="pag">201</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td> <td class="sm">1. Caratteri soggettivi delle combinazioni appercettive. — 2. Relazioni loro alle associazioni. — 3. Divisione generale delle combinazioni appercettive.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap"><i>A</i>.</td> <td class="min"><a href="#cap17_a">Le funzioni appercettive semplici</a> (<i>Relazione e comparazione</i>)</td> <td class="pag">203</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td> <td class="sm">4. Il processo di relazione. — 5. Il processo di comparazione. — 6. Concordanza e distinzione. — 7. La determinazione di grandezza per gli elementi psichici e le formazioni psichiche. — 8. Differenza tra le determinazioni di grandezza fisica e psichica. — 9. Metodi per la misura delle grandezze psichiche. — 10. Soglia dello stimolo e soglia di differenza. La legge di Weber. — 10<i>a</i>. La legge di Weber nei suoi particolari, e metodi per dimostrarla. — 11. I fenomeni psicologici del contrasto. Loro connessione coi fenomeni del contrasto fisiologico nel senso della vista. — 12. Altri fenomeni di contrasto. — 13. Contrasto tra l’impressione e l’attesa.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap"><i>B</i>.</td> <td class="min"><a href="#cap17_b">Le funzioni composte d’appercezione</a> (<i>Sintesi e analisi</i>)</td> <td class="pag">210</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td> <td class="sm">14. Le rappresentazioni totali. — 15. Analisi psicologica dell’“attività fantastica„. — 16. Psicologia dell’“attività intellettiva„. — 17. Carattere psicologico dei concetti. — 18. Fantasia e intelletto come disposizioni individuali. Il talento.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td><span class="pagenum" id="Page_xv">[xv]</span></td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap">§ 18.</td> <td><a href="#cap18">Gli stati psichici</a></td> <td class="pag">216</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td> <td class="sm">1. Condizioni generali per stati anormali. — 2. Alterazioni negli elementi. — 3. Alterazioni nelle formazioni rappresentative: allucinazioni ed illusioni. — 4. Anomalie nei processi del sentimento e del volere. Stato di depressione e di esaltazione. — 5. Stati anormali della coscienza. — 6. Alterazioni nelle associazioni e nelle appercezioni. — 7. Il sogno. — 8. L’ipnosi. — 9. Relazioni tra sogno ed ipnosi. — 9<i>a</i>. Teoria fisiologica del sonno, del sogno e dell’ipnosi.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td>
- </tr>
- <tr>
- <td colspan="3" class="center gr">IV. — Gli sviluppi psichici.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap">§ 19.</td> <td><a href="#cap19">Le proprietà psichiche degli animali</a></td> <td class="pag">224</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td> <td class="sm">1. Cenni generali sullo sviluppo psichico degli animali. — 2. Rapidità dello sviluppo animale e unilateralità delle loro funzioni. — 3. Gl’istinti animali. — 4. Sviluppo degl’istinti. — 5. Rapporto genetico dell’animale all’uomo dal punto di vista della psicologia. — 5<i>a</i>. Impossibilità di tracciare un netto limite psicologico. Le teorie degli istinti.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap">§ 20.</td> <td><a href="#cap20">Lo sviluppo psichico del bambino</a></td> <td class="pag">229</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td> <td class="sm">1. Svolgimento delle funzioni di senso. — 2. Gli elementi psichici nello sviluppo individuale. — 3. Origine delle rappresentazioni di spazio. — 4. Sviluppo delle rappresentazioni di tempo. — 5. Associazioni e combinazioni appercettive. — 6. Sviluppo dell’autocoscienza. — 7. Sviluppo del volere. — 8. Sviluppo del linguaggio. — 9. Attività fantastica del bambino. Istinto del giuoco. — 10. Funzioni intellettive. — 10<i>a</i>. Errori commessi nella psicologia del bambino.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap">§ 21.</td> <td><a href="#cap21">Lo sviluppo delle comunità spirituali</a></td> <td class="pag">240</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td> <td class="sm">1. Differenze tra le comunità umane ed animali. — 2. I prodotti delle comunità umane.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap"><i>A</i>.</td> <td class="min"><a href="#cap21_a">Il linguaggio</a></td> <td class="pag">242</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td> <td class="sm">3. Il linguaggio di gesti. — 4. Evoluzione generale del linguaggio di suoni. — 5. Mutazione fonetica e mutazione di significato. — 6. Importanza psicologica dell’ordine delle parole.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap"><i>B</i>.</td> <td class="min"><a href="#cap21_b">Il mito</a></td> <td class="pag">245</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td> <td class="sm">7. L’appercezione personificante. — 8. Condizioni generali per il suo sviluppo. — 9. Animismo e feticismo. — 10. Il mito naturale.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td><span class="pagenum" id="Page_xvi">[xvi]</span></td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap"><i>C</i>.</td> <td class="min"><a href="#cap21_c">I costumi</a></td> <td class="pag">249</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td> <td class="sm">11. Norme individuali o sociali dei costumi. Relazioni al mito e ai generali bisogni della vita. — 12. Mutazione di significato dei costumi. Differenziazione in costume, diritto e moralità.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap"><i>D</i>.</td> <td class="min"><a href="#cap21_d">Carattere generale degli sviluppi riflettenti la psicologia sociale</a></td> <td class="pag">251</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td> <td class="sm">13. Il condensarsi, l’oscurarsi e lo spostarsi delle rappresentazioni. Influenza dei processi sentimentali. — 14. Coscienza collettiva e volere collettivo. — 14<i>a</i>. Appunti critici.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td>
- </tr>
- <tr>
- <td colspan="3" class="center gr">V. — La causalità psichica e le sue leggi.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap">§ 22.</td> <td><a href="#cap22">Il concetto dell’anima</a></td> <td class="pag">255</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td> <td class="sm">1. Il principio generale della causalità. — 2. I concetti della materia, della forza e dell’energia. — 3. L’anima come concetto sussidiario della psicologia. — 4. Il concetto della sostanzialità dell’anima. — 5. Il concetto dell’anima materialistico e spiritualistico. — 6. Il concetto dell’attualità dell’anima. — 7. Evoluzione scientifica del concetto d’attualità. — 8. Il problema del rapporto tra corpo ed anima. — 9. Il principio del parallelismo psico-fisico. — 10. Necessità di una causalità psichica indipendente.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap">§ 23.</td> <td><a href="#cap23">Le leggi psicologiche di relazione</a></td> <td class="pag">263</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td> <td class="sm">1. Le tre leggi generali di relazione. — 2. La legge delle risultanti psichiche. — 3. Il principio della sintesi creatrice. — 4. Accrescimento dell’energia psichica e costanza dell’energia fisica. — 5. La legge delle relazioni psichiche. — 6. La legge dei contrasti psichici. — 7. Rapporto della legge dei contrasti alle due leggi precedenti.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap">§ 24.</td> <td><a href="#cap24">Le leggi psicologiche d’evoluzione</a></td> <td class="pag">267</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td> <td class="sm">1. Le tre leggi generali d’evoluzione. — 2. La legge dell’accrescimento spirituale. — 3. La legge dell’eterogenesi dei fini. — 4. La legge dell’evoluzione per contrari.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td>
- </tr>
- <tr>
- <td colspan="2"><a href="#glossario">Glossario</a></td> <td class="pag">270</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td>
- </tr>
- <tr>
- <td colspan="2"><a href="#indicealf">Indice delle materie per ordine alfabetico</a></td> <td class="pag">277</td>
- </tr>
-</table>
-<hr />
-</div>
-
-<div class="chapter"></div>
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_1">[1]</span>
-</p>
-
-<h2><a id="intro"></a>
-INTRODUZIONE
-</h2>
-
-<h3><a id="cap1"></a>
-§ 1. — Còmpito della psicologia.
-</h3>
-
-<p>
-1. Due sono le definizioni della psicologia, che predominano
-nella storia di questa scienza. Secondo l’una, la psicologia è “la
-scienza dell’anima„: i processi psichici sono considerati come fenomeni dai quali si debba conchiudere all’esistenza di una sostanza
-metafisica, l’anima. Secondo l’altra definizione, la psicologia è “la
-scienza dell’esperienza interna„, e però i processi psichici fanno
-parte di uno speciale ordine di esperienza, il quale si distingue
-senz’altro per ciò, che i suoi oggetti spettano all’“introspezione„
-o, come anche si dice in contrapposto alla cognizione ottenuta
-mediante i sensi esterni, spettano al senso interno.
-</p>
-
-<p>
-Nè l’una nè l’altra di queste definizioni risponde allo stato
-presente della scienza. La prima, la definizione metafisica, corrisponde
-a uno stato, il quale per la psicologia è durato più a lungo che
-per gli altri campi del sapere. Ma anche la psicologia lo ha finalmente
-superato, da quando essa si è sviluppata in una disciplina
-empirica, che lavora con metodi propri, e dacchè le “scienze dello
-spirito„<a class="tag" id="tag1" href="#note1">[1]</a> sono riconosciute costituire un grande campo scientifico in
-contrapposto alle scienze della natura, il quale vuole a sua base
-generale una psicologia autonoma, indipendente da ogni teoria metafisica.
-</p>
-
-<p>
-La seconda definizione, l’empirica, la quale vede nella psicologia
-una “scienza-dell’esperienza interna„, è insufficiente, perchè può
-<span class="pagenum" id="Page_2">[2]</span>
-far nascere l’equivoco, che la psicologia abbia ad occuparsi d’oggetti,
-i quali siano generalmente diversi da quelli della così detta
-esperienza esterna. Ora è certo che si danno contenuti dell’esperienza,
-i quali cadono solo sotto la ricerca psicologica, sì che non
-hanno riscontro cogli oggetti e processi di quella esperienza, di cui
-tratta la scienza della natura: tali sono i nostri sentimenti, l’emozioni,
-le risoluzioni del volere. D’altra parte non v’è alcuno speciale
-fenomeno naturale, il quale sotto un diverso punto di veduta,
-non possa essere anche oggetto della ricerca psicologica. Una
-pietra, una pianta, un suono, un raggio di luce, sono, come fenomeni
-naturali, oggetti della mineralogia, della botanica, della fisica, ecc.
-Ma in quanto questi fenomeni naturali destano in noi <i>rappresentazioni</i>, sono insieme oggetti della psicologia, la quale cerca dare
-ragione così della formazione di queste rappresentazioni e del rapporto
-loro con altre rappresentazioni, come dei processi che non si
-riferiscono ad oggetti esterni, cioè dei sentimenti e dei movimenti
-del volere. Un “senso interno„, il quale, come organo della conoscenza psichica, possa essere contrapposto ai sensi esterni come
-organi della conoscenza della natura, non esiste affatto. Coll’aiuto
-dei sensi esterni sorgono tanto le rappresentazioni, delle quali la
-psicologia cerca indagare la proprietà, quanto quelle, dalle quali
-parte lo studio della natura; e le eccitazioni soggettive che rimangono
-estranee alla cognizione naturale delle cose, cioè i sentimenti,
-l’emozioni e gli atti volitivi, non sono a noi date per mezzo
-di speciali organi percettivi, ma si collegano in noi immediatamente
-e inseparabilmente colle rappresentazioni che si riferiscono ad oggetti
-esterni.
-</p>
-
-<p>
-2. Da quanto si è detto, risulta che le espressioni: esperienza
-interna ed esterna, non indicano due cose diverse, ma solo due <i>punti
-di vista diversi</i>, dei quali noi usiamo nella cognizione e nella trattazione
-scientifica dell’esperienza in sè unica. Questi punti di vista
-diversi hanno la loro origine nello scindersi immediato di ogni
-esperienza <i>in due fattori: in un contenuto</i>, che ci è dato, e nella nostra
-<i>cognizione</i> di questo contenuto. Il primo di questi fattori chiamiamo
-<i>gli oggetti dell’esperienza</i>; il secondo diciamo <i>soggetto conoscente.</i>
-Donde due vie si svolgono per lo studio dell’esperienza. L’una è
-quella della <i>scienza naturale</i>, che considera gli <i>oggetti</i> dell’esperienza
-nella loro natura, pensata indipendentemente dal soggetto; l’altra
-è quella della <i>psicologia</i>; essa investiga l’intero contenuto dell’esperienza
-nella sua relazione col soggetto e nelle qualità, che sono
-immediatamente attribuite ad esso dal soggetto. In base a ciò
-<span class="pagenum" id="Page_3">[3]</span>
-il punto di vista della scienza naturale, essendo solo possibile
-mediante l’astrazione del fattore soggettivo contenuto in ogni reale
-esperienza, può anche essere designato come quello dell’<i>esperienza
-mediata</i> mentre il punto di vista psicologico, il quale annulla
-quell’astrazione e i suoi effetti, può essere detto dell’<i>esperienza
-immediata</i>.
-</p>
-
-<p>
-3. Il còmpito che così deriva alla psicologia come ad una scienza
-empirica generale, coordinata e complementare alla scienza della
-natura, è confermato dal significato di tutte le scienze dello spirito,
-alle quali la psicologia serve di fondamento. Tutte queste
-scienze, filologia, storia, politica, sociologia hanno per loro contenuto
-l’esperienza immediata, come essa viene determinata dall’azione
-reciproca degli oggetti e dei soggetti conoscenti e operanti. Queste
-scienze dello spirito non si servono quindi delle astrazioni e degli
-ipotetici concetti sussidiati della scienza della natura; ma le rappresentazioni
-oggettive e i moti soggettivi che le accompagnano,
-hanno per esse il valore di una realtà immediata ed esse cercano
-spiegare le singole parti costituenti questa realtà mediante la loro
-reciproca connessione. Questo procedimento dell’interpretazione
-psicologica, proprio delle singole scienze dello spirito, deve essere
-anche il procedimento della stessa psicologia, perchè anche qui è richiesto
-dallo stesso suo oggetto, cioè dall’immediata realtà dell’esperienza.
-</p>
-
-<div class="blockquote">
-<p>
-3<i>a</i>. Alla scienza naturale, che indaga il contenuto dell’esperienza
-facendo astrazione dal soggetto conoscente, si suole assegnare come còmpito
-anche la “conoscenza del mondo esterno„, dove la parola, mondo
-esterno, indica tutto il complesso degli oggetti che a noi è dato conoscere.
-In modo corrispondente si volle talora definire la psicologia: “l’autoconoscenza
-del soggetto„. Ma questa definizione è insufficiente, perchè
-al dominio della psicologia, oltre le qualità di ogni soggetto, appartengono
-pure i rapporti reciproci del soggetto col mondo esterno e cogli altri soggetti
-simili. Inoltre questa definizione può facilmente dare a credere che
-soggetto e mondo esterno siano parti separabili dell’esperienza, o almeno
-possano essere divisi in contenuti di coscienza reciprocamente indipendenti;
-mentre all’opposto l’esperienza esterna rimane legata alle funzioni percettive
-e conoscitive del soggetto, e l’esperienza interna racchiude le rappresentazioni
-del mondo esterno come parte di essa immutabile. Donde necessariamente
-deriva che l’esperienza non è davvero una semplice giustapposizione
-di diversi dominii, ma un tutto unico che in ognuna delle sue parti presuppone
-così il soggetto che apprende i contenuti dell’esperienza, come
-gli oggetti che sono dati al soggetto quali contenuti dall’esperienza. E però
-anche la scienza della natura non può interamente astrarre dal soggetto conoscente,
-<span class="pagenum" id="Page_4">[4]</span>
-ma solo da quelle qualità di esso, che, o come i sentimenti, svaniscono,
-tosto che si fa astrazione del soggetto, o come le qualità delle sensazioni,
-devono, in base alle ricerche della fisica, essere ascritte al soggetto.
-La psicologia ha invece per proprio oggetto l’intero contenuto della coscienza nella sua costituzione immediata.
-</p>
-
-<p>
-Se ora la ragione ultima per la distinzione delle scienze naturali dalla
-psicologia e dalle scienze dello spirito, può solo essere cercata nel fatto
-che ogni esperienza contiene come fattori, un contenuto oggettivo dato e
-un soggetto conoscente; si comprende senz’altro non essere necessario che
-quella distinzione presupponga una logica determinazione dei due fattori.
-Infatti è evidente che una tale determinazione è solo possibile in base alle
-ricerche delle scienze naturali e della psicologia, e però in nessun caso essa
-può precedere questa ricerca. L’unica premessa sin dal principio in commune
-così alla scienza naturale come alla psicologia, sta piuttosto nella coscienza,
-accompagnante ogni esperienza, che da questa oggetti sono dati ad un soggetto;
-senza che però si possa con ciò parlare di una conoscenza delle condizioni
-che stanno a base di questa distinzione tra soggetto e oggetto, o
-di determinati caratteri pei quali un fattore si distingue dall’altro. Anche
-l’espressioni soggetto e oggetto si devono dunque in questo rapporto considerare
-solo come un’anticipazione per la quale distinzioni che appartengono
-a una riflessione logica già compiuta, vengono applicate allo stadio
-dell’esperienza originaria.
-</p>
-
-<p>
-Per quanto si è detto, le interpretazioni dell’esperienza secondo la scienza
-naturale e la psicologia si integrano a vicenda, non solo perchè la prima
-considera gli oggetti astraendo il più possibile dal soggetto e la seconda
-invece si occupa della parte che prende il soggetto nella formazione dell’esperienza,
-ma anche nel senso che ambedue assumono una posizione
-diversa di fronte ad ogni singolo dato dell’esperienza. Poichè la scienza
-della natura cerca scoprire come gli oggetti sono costituiti senza alcun
-riguardo al soggetto, la conoscenza che essa ci offre è di natura <i>mediata</i>
-o <i>concettuale</i>, in luogo degli oggetti immediati dell’esperienza, sono
-ad essa sottoposti i concetti degli oggetti ai quali si giunge mediante
-l’astrazione degli elementi soggettivi delle rappresentazioni. Ma questa
-astrazione richiede anche sempre integrazioni ipotetiche della realtà. Infatti
-poichè l’analisi che la scienza naturale fa dell’esperienza, dimostra molte
-parti dell’esperienza, ad es. i contenuti della sensazione essere effetti soggettivi
-di processi oggettivi, quest’ultimi per la loro natura indipendente
-dal soggetto, non possono essere compresi nell’esperienza. E però si cerca
-di giungere ad essa mediante ipotetici concetti sulle proprietà oggettive
-della materia. Invece nella psicologia che studia il contenuto della coscienza
-nella sua piena realtà, cioè le rappresentazioni riferentisi agli oggetti insieme
-a tutti i moti soggettivi che le accompagnano, ci si presenta il modo
-di conoscere <i>immediato</i> o <i>intuitivo</i>; intuitivo nel senso più largo che nella
-moderna terminologia scientifica ha preso questo concetto, così che esso
-<span class="pagenum" id="Page_5">[5]</span>
-indica non più soltanto gl’immediati contenuti rappresentativi dei sensi
-esterni e principalmente del senso visivo, ma tutto il <i>reale concreto</i> in contrapposizione
-al pensato astratto e concettuale. La psicologia può mettere
-in luce la connessione dei dati dell’esperienza come si presenta realmente
-al soggetto soltanto coll’astenersi assolutamente da quelle astrazioni e da
-quei concetti ipotetici dei quali usano le scienze naturali. Per tanto se la
-scienza della natura e la psicologia sono ambedue scienze empiriche nel
-senso che ambedue hanno per oggetto l’interpretazione della esperienza,
-cui considerano solo da diverso punto di vista, la psicologia, per la particolare
-natura del suo còmpito, è senza dubbio la <i>scienza più strettamente
-empirica</i>.
-</p>
-</div>
-
-<div class="chapter"></div>
-<h3><a id="cap2"></a>
-§ 2. — Gl’indirizzi generali della psicologia.
-</h3>
-
-<p>
-1. La concezione della psicologia, come scienza empirica<a class="tag" id="tag2" href="#note2">[2]</a> che
-non ha per oggetto uno speciale contenuto dell’esperienza, ma il
-contenuto immediato di ogni esperienza, è di origine moderna. Contro
-di essa stanno ancora teorie nella scienza contemporanea, che in
-generale si possono considerare come una sopravvivenza di anteriori
-gradi di sviluppo e che sempre lottano fra loro secondo il
-posto che assegnano alla psicologia rispetto alla filosofia e alle altre
-scienze. I due principali indirizzi della psicologia, che si distinguono
-in relazione alle due più diffuse definizioni psicologiche più
-sopra spiegate, sono: il <i>metafisico</i> e <i>l’empirico.</i> Ma ambedue alla loro
-volta presentano un buon numero di indirizzi speciali.
-</p>
-
-<p>
-La psicologia metafisica dà generalmente un valore minimo all’analisi
-empirica, e alla causate connessione dei processi psichici.
-Considerando essa la psicologia parte della filosofia metafisica,
-suo intento principale è di giungere a una determinazione
-dell’“essere dell’anima„, la quale si accordi colla complessa concezione
-universa del sistema metafisico, in cui rientra la psicologia.
-Posto il concetto metafisico dell’anima, si cerca da questo derivare
-il vero contenuto dell’esperienza psicologica. Il carattere, per cui
-la psicologia metafisica si differenzia dall’empirica, è, che quella non
-deriva i processi psichici da altri processi psichici, ma da un sostrato
-tutt’affatto diverso, o dagli atti di una speciale sostanza
-animica o dalla proprietà e dai processi della materia. E secondo la
-natura attribuita a questo sostrato la psicologia metafisica dà luogo
-<span class="pagenum" id="Page_6">[6]</span>
-a due indirizzi. La <i>psicologia spiritualistica</i> considera i processi psichici
-come effetti di una speciale sostanza psichica, la quale è ritenuta
-o essenzialmente diversa dalla materia (sistema <i>dualistico</i>), o
-a questa di natura affine (sistema <i>monistico</i> o <i>monadologico</i>). La
-tendenza metafisica che è a base della psicologia spiritualistica, sta
-nell’ ipotesi di un’essenza soprannaturale dell’anima e nello sforzo
-di conciliare questa ipotesi coll’altra dell’immortalità, cui talora si
-collega anche l’ipotesi più spinta di una preesistenza. La <i>psicologia
-materialistica</i> riconduce i processi psichici allo stesso sostrato materiale
-che la scienza della natura pone ipoteticamente a spiegazione,
-dei fenomeni naturali. Secondo questa psicologia i processi
-psichici sono, come i processi fisici della vita, legati ad aggruppamenti
-di elementi materiali; aggruppamenti che sorgono durante
-la vita individuale, e col finire di questa si dissolvono. La tendenza
-metafisica di questa psicologia sta nella negazione dell’essenza soprannaturale
-dell’anima, affermata invece dalla psicologia spiritualistica.
-Ma con questa si identifica, in quanto non cerca l’interpretazione
-dell’esperienza psicologica in sè stessa, ma vuole derivarla
-da processi ipotetici di un sostrato metafisico.
-</p>
-
-<p>
-2. Dalla lotta contro quest’ultimo indirizzo è nata la <i>psicologia
-empirica</i>. Essa dove è conseguentemente svolta, si sforza di ricondurre
-i processi psichici a concetti che sono direttamente desunti
-dalla connessione di questi processi, o di giovarsi di processi
-ben determinati e semplici per derivare dal loro cooperare altri
-processi più complessi. Le basi di una tale interpretazione possono
-essere molteplici e però anche la psicologia empirica dà luogo a
-diversi indirizzi, i quali si possono generalmente distinguere per
-due ragioni. La prima si riferisce al rapporto della esperienza interna
-all’esterna e alla posizione che le due scienze sperimentali,
-la scienza della natura e la psicologia, prendono l’una rispetto all’altra.
-La seconda si riferisce ai fatti o ai concetti loro, dai quali
-si prendono le mosse per l’interpretazione dei processi. Ogni trattazione
-concreta della psicologia empirica rappresenta nello stesso
-tempo un indirizzo della prima e uno della seconda maniera.
-</p>
-
-<p>
-3. Secondo questa <i>concezione generale della natura dell’esperienza
-psicologica</i> stanno in opposizione quelle due tendenze psicologiche,
-delle quali già si trattò più sopra (§ 1) a causa della loro importanza
-decisiva per la determinazione del còmpito della psicologia: la
-<i>psicologia del senso interno</i>, e la <i>psicologia come scienza dell’esperienza
-immediata</i>. La prima, tratta i processi psichici come contenuti di
-un dominio speciale dell’esperienza, coordinato all’esperienza naturale
-<span class="pagenum" id="Page_7">[7]</span>
-fornitaci dai sensi esterni, ma da essa assolutamente diverso.
-La seconda non riconosce una differenza reale fra l’esperienza
-interna e l’esterna, ma vede tale distinzione solo nella diversità dei
-<i>punti di vista</i>, dai quali quell’esperienza, unica in sè stessa, viene
-considerata.
-</p>
-
-<p>
-Di queste due forme della psicologia empirica la prima è la più
-antica. Essa è sorta dall’aspirazione di affermare l’indipendenza,
-dell’osservazione psicologica contro le usurpazioni della filosofia
-della natura. E poichè essa per la sua tendenza vuole coordinate
-la scienza della natura e la psicologia, crede essere gli eguali diritti
-di queste due scienze fondati innanzi tutto sulla generale diversità
-dei loro oggetti e delle forme della percezione di questi oggetti.
-Questa veduta ha influito in doppio senso sulla psicologia empirica:
-in primo luogo perchè favorì l’opinione che la psicologia abbia
-bensì a servirsi di metodi empirici, ma questi siano, come i dati
-dell’esperienza psicologica, fondamentalmente diversi da quelli della
-scienza della natura; in secondo luogo perchè essa si sforzò di
-stabilire qualche nesso fra quei domini dell’esperienza, già presunti
-diversi. Sotto il primo rispetto, la psicologia del senso interno
-fu appunto quella che coltivò il metodo della <i>pura introspezione</i>
-(§ 3, 2). Per la seconda considerazione, l’opinione di una
-differenza fra i dati fisici e psichici della esperienza ricondusse dì
-necessità alla psicologia metafisica. Infatti da questo punto di vista,
-per la natura stessa della cosa, le relazioni dell’esperienza interna
-all’esterna o i così detti “rapporti tra il corpo e l’anima„ potevano
-essere spiegati solo mediante ipotetici principi metafisici. Tali
-principi metafisici non potevano far a meno di influire anche sulla
-ricerca psicologica, sì che essa fu inquinata di sussidiarie ipotesi
-metafisiche.
-</p>
-
-<p>
-4. Dalla psicologia del senso interno si distingue essenzialmente
-quella concezione, che definisce la psicologia come “scienza
-dell’esperienza immediata„. Questa infatti, ritenendo essere l’esperienza
-interna ed esterna non parti diverse, ma diversi modi di
-considerare una sola e medesima esperienza, non può riconoscere
-una precipua differenza fra i metodi della psicologia e della scienza
-naturale. Questo indirizzo psicologico ha prima di tutto cercato di
-stabilire i metodi sperimentali che devono compiere un’analisi esatta
-dei processi psichici; analisi che, tenuto conto del mutato punto di
-vista, è analoga a quella di cui le scienze naturali fanno uso nella
-spiegazione dei fenomeni della natura. Di più questo indirizzo mostra
-che le singole scienze dello spirito, le quali hanno ad oggetto
-<span class="pagenum" id="Page_8">[8]</span>
-i processi psichici concreti o le creazioni psichiche, si trovano tutte
-sul medesimo terreno di una scientifica considerazione dei dati immediati
-dell’esperienza e dei loro rapporti coi soggetti agenti.
-Donde, come conseguenza necessaria, l’analisi psicologica dei prodotti
-più generali dello spirito: la lingua, le rappresentazioni mitologiche,
-le norme dei costumi, dev’essere considerata come un sussidio
-all’intelligenza dei processi psichici più complessi. Questa
-concezione sta pertanto, riguardo al metodo, in più stretto rapporto
-con altre scienze: come <i>psicologia sperimentale</i> colle scienze naturali,
-come <i>psicologia sociale</i><a class="tag" id="tag3" href="#note3">[3]</a> colle più speciali scienze dello spirito.
-</p>
-
-<p>
-Finalmente, considerando in tal modo la psicologia, si viene ad eliminare
-completamente la questione sui rapporti degli oggetti psichici
-ai fisici. Ambedue non sono veramente oggetti diversi, ma uno stesso
-contenuto, il quale è considerato una volta nella ricerca della scienza
-naturale mediante l’astrazione del soggetto, e l’altra nella ricerca
-psicologica in relazione alla sua costituzione immediata e ne’ suoi
-rapporti totali al soggetto. Tutte le ipotesi metafisiche sulle relazioni
-intercedenti fra gli oggetti psichici e fisici, sono, considerate da questo
-punto di vista, soluzioni di un problema che si agita attorno ad
-una questione falsamente posta. Se la psicologia deve nella connessione
-dei processi psichici, in quanto questi sono dati immediati
-dell’esperienza, rifuggire dal soccorso di ipotesi metafisiche, essa
-può nondimeno — poichè esperienza esterna ed interna sono due
-punti di vista integratisi a vicenda di una sola od identica esperienza — ritornare,
-sovratutto dove la connessione dei fenomeni
-psichici presenta lacune, a considerare fisicamente gli stessi processi,
-per vedere se mediante questo nuovo punto di vista, diverso e preso
-dalla scienza naturale, si possa ristabilire quella continuità che si
-credeva mancasse. Il medesimo varrà poi, ma in senso inverso,
-anche per quelle lacune che si presentano nella catena delle nostre
-conoscenze fisiologiche, potendo questa venir completata con
-anelli, fornitici da una trattazione dell’esperienza dal punto di vista
-puramente psicologico. Sulla base di una tale concezione, che pone
-le due forme di conoscenza nel loro giusto rapporto, è possibile
-che non soltanto la psicologia porti a piena esecuzione il proposito
-di essere scienza sperimentale, ma che anche la fisiologia diventi
-vera scienza sussidiaria della psicologia; come dall’altra parte la
-psicologia è con eguale diritto una scienza sussidiaria della fisiologia.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_9">[9]</span>
-5. Riguardo alla seconda delle suaccennate (2) partizioni fondamentali,
-cioè riguardo ai <i>fatti o concetti posti a base della ricerca psicologica</i>,
-si possono ancora distinguere <i>due</i> indirizzi della psicologia
-empirica, i quali sono, generalmente parlando, due gradi di sviluppo
-successivi della interpretazione psicologica. Il primo corrisponde ad
-una tendenza <i>descrittiva</i>, il secondo ad una <i>esplicativa</i>. Quando si cercò
-di distinguere, descrivendo, i vari processi psichici, sorse la necessità
-di una opportuna <i>classificazione</i> di essi. Si formarono così i concetti
-generali, sotto i quali vennero ad ordinarsi i diversi processi, e si
-cercò soddisfare al bisogno d’interpretare il caso singolo, riferendo
-le parti di un processo complesso a concetti generali applicabili
-ad esse. Tali concetti sono ad es. sensazione, conoscenza,
-attenzione, memoria, immaginazione, intelletto, volontà, ecc. Essi corrispondono
-ai concetti fisici generali nati dall’immediata cognizione
-dei fenomeni naturali, come peso, calore, suono, luce, ecc. Se quelli al
-pari di questi, possono servire ad un primo ordinamento dei fatti,
-non giovano però affatto a darne la spiegazione. Nondimeno la psicologia
-empirica si è resa più volte colpevole di questa confusione,
-e appunto in questo senso la <i>psicologia delle facoltà</i> considerava
-ogni specie come potenze o facoltà della psiche, sotto la cui attività
-varia o comune essa riconduceva tutti i processi psichici.
-</p>
-
-<p>
-6. Una trattazione <i>esplicative</i>, che si contrappone alla psicologia
-descrittiva delle facoltà, è costretta, quando si attenga veramente
-al lato empirico, a porre a base delle sue interpretazioni fatti determinati,
-che appartengono per sè stessi all’esperienza psichica.
-E potendo questi fatti essere presi da ordini diversi di processi
-psichici, la trattazione esplicativa presenta di nuovo due indirizzi,
-corrispondenti ai due fattori che prendono parte alla formazione
-dell’esperienza immediata: l’oggetto e il soggetto. Quando si dà
-maggior valore all’oggetto dell’esperienza immediata, nasce la psicologia
-<i>intellettualistica</i>, che cerca derivare tutti i processi psichici,
-anche i sentimenti soggettivi, gl’impulsi, i primi movimenti della
-volontà dalle <i>rappresentazioni</i>, o, come anche queste possono essere
-dette, a causa della loro importanza per la conoscenza oggettiva,
-dai processi <i>intellettivi</i>. Se all’opposto si dà valore principale al modo
-in cui l’esperienza immediata sorge nel soggetto, allora nasce un
-indirizzo, il quale accorda ai moti soggettivi, che non si riferiscono
-ad oggetti esterni, un posto <i>egualmente importante</i> che alle rappresentazioni.
-Questa psicologia può essere detta psicologia <i>volontaristica</i>,
-a causa dell’importanza che essa riconosce ai processi della
-volontà fra tutti i processi soggettivi.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_10">[10]</span>
-Fra i due indirizzi della psicologia empirica (3), che si distinguono
-per la generale concezione dell’esperienza interna, la psicologia
-del senso interno è quella che tende anche all’<i>intellettualismo</i>.
-Essa infatti, essendo il senso interno paragonato ai sensi
-esterni, considera principalmente quei dati psichici dell’esperienza,
-che sono offerti quali oggetti al senso interno, allo stesso modo
-che gli oggetti naturali ai sensi esterni. La natura di oggetti si
-crede d’altra parte possa essere attribuita, fra tutti i dati dell’esperienza,
-soltanto alle <i>rappresentazioni</i>, e precisamente perchè esse
-vengono considerate proprio come <i>immagini</i> degli oggetti che stando
-fuori di noi, ci sono dati dai sensi esterni. Quindi le rappresentazioni
-sono ritenute i soli oggetti reali del senso interno, mentre
-tutti quei processi che non possono essere riferiti ad oggetti esterni,
-come ad es. i sentimenti, sono indicati o quali rappresentazioni non
-chiare, o quali rappresentazioni che si riferiscono al nostro corpo,
-o finalmente quali effetti prodotti da combinazioni di rappresentazioni.
-</p>
-
-<p>
-Mentre la psicologia del senso interno si collega all’intellettualismo,
-la psicologia dell’esperienza immediata si avvicina al volontarismo.
-Dacchè questa riconosce essere un còmpito capitale della
-psicologia la ricerca dell’origine soggettiva di ogni esperienza, è
-facile comprendere che nell’analisi di quest’origine l’attenzione
-dev’essere sovratutto diretta su quei fattori dell’esperienza, dai
-quali fa astrazione la scienza della natura.
-</p>
-
-<p>
-7. La psicologia <i>intellettualistica</i> nel corso del suo sviluppo
-ha di nuovo dato luogo a due speciali indirizzi empirici. O i processi
-<i>logici</i> del giudicare o del concludere furono considerati come
-le forme tipiche fondamentali di ogni fatto psichico, o furono ritenute
-tali certe combinazioni di rappresentazioni successive di memoria,
-prevalenti sulle altre a causa della loro frequenza, le cosidette
-<i>associazioni delle rappresentazioni</i>. La prima tendenza, la <i>logica</i>, è
-in istretta parentela colla interpretazione psicologica volgare; essa
-è la più antica, ma nondimeno in parte si è conservata ancora sino
-in questi ultimi tempi. <i>La teoria della associazione</i> è sorta dall’empirismo
-filosofico del secolo scorso. Queste due tendenze sono fra loro
-contrarie, volendo la teoria logica ricondurre le complessità di fenomeni
-psichici a forme più alte di processi intellettuali, e l’associazionistica
-invece a forme inferiori o, come oggi si suol dire, semplici.
-Ma ambedue per la loro unilateralità falliscono egualmente;
-non solo perchè nè l’una nè l’altra riesce coi propri principi a spiegare
-i processi sentimentali e volitivi, ma anche perchè questi principi non
-riescono neppure a una piena interpretazione dei processi intellettivi.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_11">[11]</span>
-8. L’unione della psicologia del senso interno colla concezione
-intellettualistica ha ancora portato a un principio particolare, che
-molte volte è stato fatale per il modo di concepire i fatti psicologici.
-Esso consiste nella falsa <i>sostanzializzazione</i><a class="tag" id="tag4" href="#note4">[4]</a> <i>intellettualistica delle
-rappresentazioni</i>. Quando noi non ammettiamo solo un’analogia tra
-gli oggetti del cosidetto senso interno e gli oggetti del senso esterno,
-ma anche consideriamo i primi come imagini dei secondi; siamo
-indotti a trasportare quelle proprietà, che la scienza naturale attribuisce
-agli oggetti del mondo esterno, anche agli oggetti immediati
-del senso interno, cioè alle rappresentazioni. E pertanto si ammette,
-che le rappresentazioni, proprio come le cose esterne cui sono da
-noi riferite, siano oggetti relativamente persistenti, i quali possano
-svanire dalla coscienza e poi di nuovo in essa entrare. Le rappresentazioni
-senza dubbio devono essere da noi percepite ora più
-forti e chiare, ora più deboli e confuse, a seconda che il senso
-interno venga o no rafforzato dal senso esterno, e a seconda dell’attenzione
-che ad esse prestiamo; ma nel complesso rimangono
-immutate riguardo alla loro natura qualitativa.
-</p>
-
-<p>
-9. La psicologia <i>volontaristica</i> è in tutto quest’ordine di fatti
-in piena antitesi coll’intellettualistica. Mentre questa è costretta
-ad ammettere un senso interno con oggetti speciali della percezione
-interna, quella è legata alla veduta, che l’esperienza interna
-si identifica coll’esperienza immediata. E poichè il contenuto dell’esperienza
-psicologica consiste secondo questa concezione, non di
-una somma di oggetti, che sono dati al soggetto, ma di tutto quanto
-compone il processo dell’esperienza, cioè degli atti del soggetto
-stesso presi nella loro proprietà immediata, che non è stata mutata
-da nessuna astrazione e riflessione; il contenuto dell’esperienza psicologica
-è di necessità considerato come una <i>connessione di processi</i>.
-</p>
-
-<p>
-Questo concetto del processo esclude la natura sostanziale e
-però anche più o meno persistente dei dati psichici dell’esperienza.
-I fatti psichici sono <i>avvenimenti</i> e non cose; essi scorrono come
-tutti gli avvenimenti nel tempo e non sono mai in un dato momento
-gli stessi che nel momento antecedente. In questo senso i
-processi del volere hanno un valore <i>tipico</i>, importantissimo per la
-intelligenza di tutti gli altri processi psichici. La psicologia volontaristica
-non afferma affatto che il volere sia la sola forma realmente
-esistente del processo psichico, ma essa afferma soltanto che
-<span class="pagenum" id="Page_12">[12]</span>
-il volere, coi sentimenti e colle emozioni a lui strettamente connesse,
-costituisce una parte dell’esperienza psichica, altrettanto necessaria
-quanto le sensazioni e le rappresentazioni; di più afferma
-che sull’analogia del processo volitivo debba interpretarsi ogni altro
-processo psichico; cioè quale un fatto che sempre muta nel tempo,
-e non quale una somma di oggetti persistenti, come per lo più
-l’intellettualismo ammette, in conseguenza del falso riferimento che
-esso fa delle proprietà da noi poste negli oggetti esterni, alle rappresentazioni
-degli oggetti stessi. Quando si riconosce l’<i>immediata</i>
-realtà dell’esperienza psicologica, lo studio dì derivare determinate
-parti del processo psichico da altre che da quello specificamente
-differiscono, resta senz’altro escluso; così pure i conati della
-psicologia metafisica di ricondurre l’esperienza interna a processi
-immaginari da essa diversi di un ipotetico sostrato metafisico,
-stanno in contraddizione col vero còmpito reale della psicologia.
-Questo còmpito, poichè si riferisce all’esperienza immediata, si
-collega sin dal principio col presupposto che ogni dato psichico
-dell’esperienza contiene nello stesso tempo fattori oggettivi e soggettivi;
-questi si devono pur sempre considerare come distinti
-da un’astrazione arbitraria e non come processi realmente diversi.
-Infatti l’osservazione c’insegna che non si danno rappresentazioni,
-le quali non sveglino in noi sentimenti ed impulsi
-di diversa intensità, come pure non è possibile un processo sentimentale
-o volitivo, che non si riferisca ad un oggetto rappresentato.
-</p>
-
-<p>
-10. I principi direttivi della fondamentale concezione psicologica,
-che dobbiamo in seguito mantenere fissi, possono essere riassunti
-nelle tre proposizioni seguenti:
-</p>
-
-<p class="subpar">
-1. L’esperienza interna o psicologica non è alcun dominio
-speciale dell’esperienza diverso dagli altri, ma essa è veramente
-l’<i>esperienza immediata</i>.
-</p>
-
-<p class="subpar">
-2. Quest’esperienza immediata non è un contenuto quiescente,
-ma una <i>connessione di processi</i>; essa non consiste di oggetti, ma
-di processi, cioè di <i>fatti generali che si svolgono in noi</i> e delle loro
-relazioni reciproche fissate da leggi.
-</p>
-
-<p class="subpar">
-3. Ciascuno di questi processi ha da un lato un contenuto
-oggettivo ed è dall’altro un processo soggettivo, e però in tal modo
-esso racchiude in sè le condizioni generali tanto di ogni conoscenza
-quanto di ogni pratica attività degli uomini.
-</p>
-
-<p>
-A queste tre proposizioni corrisponde un <i>triplice posizione della
-psicologia</i> in rapporto agli altri campi del sapere:
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_13">[13]</span>
-</p>
-
-<p class="subpar">
-1. Come scienza dell’esperienza immediata, essa — in contrapposto
-alle <i>scienze naturali</i>, le quali a causa dell’astrazione che
-esse fanno del soggetto, hanno per oggetto solo il contenuto oggettivo
-e <i>mediato</i> dell’esperienza — è la scienza empirica <i>che reintegra
-quelle</i>. Ogni singolo fatto dell’esperienza può essere intimamente
-valutato nel suo pieno significato, solo quando ha sostenuto la prova
-dell’analisi naturale o psicologica. In questo senso anche la fisica
-e la fisiologia sono scienze sussidiarie della psicologia, come questa
-alla sua volta è una disciplina ausiliaria per le ricerche naturali.
-</p>
-
-<p class="subpar">
-2. Come scienza delle forme più generali della esperienza
-umana immediata e della connessione loro secondo leggi, essa è il
-<i>fondamento delle scienze dello spirito</i>. Infatti il contenuto di queste
-scienze sta sopratutto nelle azioni che nascono dagli immediati fatti
-della vita psichica umana e nei loro effetti. La psicologia, in quanto
-ha per còmpito lo studio delle forme, sotto le quali queste azioni
-si presentano e delle leggi alle quali soggiaciono, è la più generale,
-e insieme la base di tutte le scienze dello spirito: della filologia,
-della storia, dell’economia politica, della giurisprudenza, ecc.
-</p>
-
-<p class="subpar">
-3. Siccome la psicologia egualmente considera le <i>due</i> condizioni
-fondamentali, che stanno a base così della conoscenza teoretica
-come dell’operare pratico, le soggettive e le oggettive, e cerca
-determinarle nel loro rapporto reciproco; essa fra tutte le discipline
-empiriche è quella, i cui risultati si adattano più da vicino allo
-studio così del problema della conoscenza come dell’etica, le due
-questioni fondamentali della filosofia. La psicologia, che rispetto
-alla scienza naturale è la scienza reintegrante, rispetto alle scienze
-dello spirito la fondamentale, è rispetto alla filosofia la <i>scienza
-empirica di preparazione</i>.
-</p>
-
-<div class="blockquote">
-<p>
-10<i>a</i>. Quantunque nella nuova psicologia sempre più si vada riconoscendo,
-che non tanto la differenza degli oggetti dell’esperienza quanto
-quella del punto di vista di trattazione della esperienza è ciò per cui la
-psicologia si distingue dalla scienza naturale; pure la chiara conoscenza
-delle particolarità reali di quel punto di vista, che fissa il còmpito scientifico
-per la psicologia, è ancor sempre pregiudicata dai riflessi delle tendenze
-della vecchia metafisica e della filosofia naturalistica. Invece di riconoscere
-che la trattazione dell’esperienza per le scienze naturali si compie
-in base all’astrazione di quei fattori soggettivi che entrano in quell’esperienza,
-si assegna ancora sempre alla scienza naturale il còmpito di fissare nel modo più
-generale il contenuto di ogni esperienza. Posto questo, la psicologia sarebbe
-una disciplina non più coordinata ma subordinata alla scienza naturale.
-Essa non dovrebbe più eliminare quell’astrazione fatto dalla scienza naturale
-<span class="pagenum" id="Page_14">[14]</span>
-e con questo giungere a una completa comprensione della esperienza;
-ma dovrebbe trar profitto dal concetto del “soggetto„ messo in luce
-dalla scienza naturale, per spiegare l’influenza di questo soggetto sui dati
-della nostra coscienza. In luogo di riconoscere che una definizione sufficiente
-del soggetto è solo possibile in base alla ricerca psicologica (§ 1, 3º), qui
-d’un tratto è introdotto nella psicologia un concetto del soggetto già bell’e
-formato e definitivamente improntato sulla scienza naturale. Ora per questa
-il soggetto è identico all’individuo corporeo. Conseguentemente la psicologia
-vien definita, come la scienza che ha l’ufficio di stabilire la dipendenza
-del contenuto immediato dell’esperienza dall’individuo corporeo. Questo punto
-di vista, detto anche del “materialismo psico-fisico„, è insostenibile dal
-lato della teoria della conoscenza e psicologicamente infruttuoso. Siccome
-la scienza naturale astrae di proposito dal soggetto percipiente, pur contenuto
-in ogni esperienza, è fuor di dubbio che essa ben difficilmente è in grado
-di dare una valida ed ultima determinazione del soggetto. Una psicologia
-che parte da una tale definizione puramente fisiologica, non s’impernia più
-sull’esperienza ma, proprio come la vecchia psicologia materialistica, su
-una premessa metafisica. Di più questo punto di vista è psicologicamente
-infruttuoso, perchè assegna di bel principio la causale interpretazione dei
-processi psichici alla fisiologia, la quale non può dare nè ora nè mai una
-tale interpretazione a causa del differente modo di trattazione della scienza
-naturale e della psicologia. Infine è senz’altro manifesto che una tale psicologia,
-la quale si trasforma in un’ipotetica meccanica del cervello, deve
-una volta per sempre rinunciare a servire di base alle scienze dello spirito.
-</p>
-
-<p>
-Quando noi diciamo psicologia “volontaristica„ l’indirizzo <i>strettamente
-empirico</i>, che si contrappone ai tentativi di rinnovare la dottrina metafisica
-e che è contrassegnato dai principi più sopra formulati, non dobbiamo
-dimenticare che questo volontarismo psicologico in sè e per sè non ha
-nulla a fare con alcuna dottrina metafisica della volontà. Esso si oppone
-all’unilaterale volontarismo metafisico di Schopenhauer, che deriva tutto
-l’essere da una volontà trascendente originaria, non meno che ai sistemi
-metafisici sorti dall’intellettualismo di Spinoza, di Herbart e di altri.
-I principi del volontarismo psicologico, preso nel senso già notato, sono
-affatto contrari alla metafisica, perchè esso esclude dalla psicologia ogni
-metafisica; sono poi in opposizione agli altri indirizzi psicologici, perchè
-esso respinge tutti gli sforzi che mirano a ricondurre i processi del volere
-a semplici rappresentazioni, mentre accentua il significato <i>tipico</i> del volere
-per la natura dell’esperienza psicologica. Questo significato tipico sta in ciò
-che la proprietà riconosciuta generalmente per le azioni volitive, cioè di
-essere <i>processi</i>, il decorso dei quali presenta continuamente mutazioni
-qualitative e intensive, viene considerata valevole anche per gli altri contenuti
-psichici della esperienza.
-</p>
-</div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_15">[15]</span>
-</p>
-
-<div class="chapter"></div>
-<h3><a id="cap3"></a>
-§ 3. — Metodi della psicologia.
-</h3>
-
-<p>
-1. La psicologia, avendo per proprio oggetto non contenuti
-specifici dell’esperienza ma l’<i>esperienza generale nella sua natura
-immediata</i>, non può servirsi di altri metodi che di quelli usati dalle
-scienze empiriche, così per l’affermazione dei fatti, come per l’analisi
-e pel causale collegamento di essi. La circostanza, che la
-scienza della natura astrae dal soggetto e la psicologia no, può
-bensì portare modificazioni nel modo di usare i metodi, ma non mai
-nell’essenziale natura dei metodi usati.
-</p>
-
-<p>
-Ora la scienza naturale, la quale, come campo di ricerca prima
-costituitosi, può servire di esempio alla psicologia, si giova di due
-metodi principali: <i>l’esperimento</i> e <i>l’osservazione</i>. L’<i>esperimento</i> consiste
-in un’osservazione, nella quale i fenomeni da osservare sorgono
-e si svolgono per l’opera volontaria dell’osservatore. L’osservazione
-in senso stretto studia i fenomeni senza un tale intervento dello sperimentatore,
-ma così come si presentano all’osservatore nella continuità
-dell’esperienza. Ogni qual volta un’azione sperimentale è possibile,
-le scienze naturali ne fanno sempre uso, essendo in tutti i
-casi, anche in quelli, nei quali i fenomeni offrono già un’osservazione
-facile ed esatta, un vantaggio poter volontariamente determinare
-la loro nascita e il loro decorso e isolare le parti di un fenomeno
-complesso. Ma nella scienza della natura un uso distinto di
-questi due metodi è già stato stabilito secondo i suoi diversi campi:
-in genere il metodo sperimentale si crede per certi problemi più necessario
-che per altri, nei quali si può raggiungere non di rado lo
-scopo desiderato colla semplice osservazione. Queste due specie di
-problemi si riferiscono, prescindendo da piccole eccezioni provenienti
-da rapporti speciali, alla generale distinzione dei fenomeni
-naturali in <i>processi naturali</i> ed in <i>oggetti naturali</i>.
-</p>
-
-<p>
-Qualunque <i>processo naturale</i>, ad es., un movimento di luce, di
-suono, una scarica elettrica, il prodursi o il decomporsi di una
-combinazione chimica, inoltre un movimento stimolatore o un fenomeno
-di scambio nell’organismo delle piante o degli animali, richiede
-l’azione sperimentale per l’esatta determinazione dello svolgimento
-e per l’analisi delle sue parti. In generale tali azioni
-sperimentali sono desiderabili, perchè è possibile fare osservazioni
-esatte solo quando si può determinare il momento di apparizione
-del fenomeno. Esse sono poi necessarie per distinguere
-<span class="pagenum" id="Page_16">[16]</span>
-fra loro le parti diverse di un fenomeno complesso, perchè questo
-può succedere per lo più solo quando arbitrariamente si trascurino
-alcune condizioni, o se ne aggiungano altre, o anche se ne
-modifichi l’importanza.
-</p>
-
-<p>
-Tutt’altra cosa è per gli <i>oggetti naturali</i>: essi sono oggetti relativamente
-costanti, che non esigono di essere prodotti in un
-determinato momento, ma stanno in ogni tempo a disposizione
-dell’osservatore e vi permangono. Qui una ricerca sperimentale è
-per lo più soltanto richiesta quando vogliamo indagare i processi
-della loro nascita e delle loro variazioni; in questo caso trovano
-applicazione le stesse considerazioni fatte per lo studio dei
-processi naturali, perchè gli oggetti naturali sono considerati o
-prodotti o parti di processi naturali. Quando invece si tratta solo
-della natura reale degli oggetti, senza riguardo alla loro formazione
-e alle loro variazioni, allora la semplice osservazione è per lo più
-sufficiente. In questo senso sono, ad es., la mineralogia, la botanica,
-la zoologia, l’anatomia, la geografia ed altre simili, scienze di pura
-osservazione, fintanto che in esse non siano introdotti, come spesso
-avviene, problemi fisici, chimici, fisiologici; in una parola, quei
-problemi che si riferiscono a processi naturali.
-</p>
-
-<p>
-2. Se trasportiamo queste considerazioni alla psicologia, appare
-tosto manifesto che essa, pel proprio contenuto, è senz’altro
-costretta a tenere lo stesso cammino di quelle scienze, nelle quali
-un’osservazione esatta è possibile solo sotto la forma di osservazione
-sperimentale, e che però essa non può mai essere una scienza di
-pura osservazione. Infatti il contenuto della psicologia risulta di
-<i>processi</i> e non di oggetti persistenti. Per indagare esattamente
-l’apparizione e il decorso di questi processi, la loro composizione
-e le relazioni reciproche delle loro diverse parti, noi dobbiamo
-prima di tutto produrre a nostra volontà quell’apparizione, e poterne
-variare secondo il nostro intento le condizioni; il che è possibile
-solo per mezzo dell’esperimento e non coll’osservazione pura.
-A questa ragione generale se ne aggiunge per la psicologia una
-speciale, che non esiste egualmente poi fenomeni naturali. Siccome
-in questi noi facciamo astrazione dal soggetto conoscente,
-ci è possibile servirci, sotto certe condizioni, della semplice osservazione;
-e sopratutto se essa, come nell’astronomia, viene favorita
-dalla regolarità dei fenomeni, ci è dato determinare con
-sufficiente sicurezza il contenuto oggettivo dei fenomeni. Ma la
-psicologia, non potendo per principio astrarre dal soggetto, troverebbe
-condizioni favorevoli per una casuale osservazione solo quando
-<span class="pagenum" id="Page_17">[17]</span>
-in molti ripetuti casi le medesime parti oggettive dell’esperienza
-immediata coincidessero col medesimo stato del soggetto. Questo,
-per la grande complessità dei fenomeni psichici, non è possibile
-avvenga, tanto più che in modo speciale <i>l’intenzione stessa dell’osservare</i>,
-che deve essere presente in ogni esatta osservazione,
-altera sostanzialmente il principio e il decorso del processo psichico.
-L’osservazione naturale invece non viene generalmente turbata
-dall’intenzione dell’osservare, perchè essa sin dal principio astrae
-di proposito dal soggetto. Consistendo uno dei còmpiti principali
-della psicologia nell’esatta ricerca del modo di sorgere e
-svolgersi dei processi soggettivi, è facile comprendere come qui
-l’intenzione di osservare o muta sostanzialmente i fatti da osservare,
-o essa stessa in tutto si sopprime. Al contrario la psicologia,
-per il modo naturale in cui sorgono i processi psichici, è costretta
-al metodo sperimentale, appunto come la fisica e la fisiologia. Una
-sensazione si presenta in noi sotto condizioni favorevoli all’osservazione,
-se essa è suscitata da uno stimolo esterno, una sensazione
-di suono ad esempio, da un movimento sonoro esterno, una sensazione
-di luce da uno stimolo luminoso esterno. La rappresentazione
-di un oggetto è originariamente determinata da un insieme
-sempre più o meno complesso di stimoli esterni. Se noi vogliamo
-studiare il modo psicologico in cui sorge una rappresentazione, noi
-non possiamo usare alcun altro metodo che quello di imitare questo
-processo nel suo svolgimento naturale. In questo modo abbiamo
-il grande vantaggio di potere volontariamente variare le rappresentazioni
-stesse, facendo variare le combinazioni degli stimoli
-agenti nelle rappresentazioni, e così di giungere ad una spiegazione
-dell’influenza che ogni singola condizione esercita sul
-nuovo prodotto. Le rappresentazioni della memoria non sono, è ben
-vero, direttamente suscitate da impressioni sensibili esterne, bensì
-le seguono solo dopo un tempo più o meno lungo; ma è chiaro che
-anche sulle loro proprietà, e specialmente sul rapporto loro alle rappresentazioni
-primarie svegliate da impressioni dirette, si giunge
-alla più sicura spiegazione quando non ci si affidi alla loro casuale
-apparizione, ma si tragga vantaggio di quelle immagini che sono
-lasciate dagli stimoli precedenti in un modo sperimentalmente regolato.
-Non altrimenti si fa coi sentimenti e coi processi volitivi;
-noi li potremo porre nella condizione più opportuna ad un’esatta
-ricerca, se a nostra volontà produrremo quelle impressioni che
-secondo l’esperienza sono regolarmente legate alla reazione del sentimento
-e del volere. Non v’è quindi alcuno dei fondamentali processi
-<span class="pagenum" id="Page_18">[18]</span>
-psichici pel quale non sia possibile usare il metodo sperimentale
-ed egualmente alcuno per la cui ricerca questo metodo non
-sia richiesto da ragioni logiche.
-</p>
-
-<p>
-3. Invece <i>l’osservazione pura</i>, la quale è pur possibile in
-molti campi della scienza naturale, nel senso esatto è impossibile
-dentro il dominio della psicologia <i>individuale</i> a causa dell’intero carattere
-del processo psichico. Essa si potrebbe solo pensar possibile,
-se vi fossero oggetti psichici persistenti e indipendenti dalla nostra
-attenzione, come vi sono oggetti naturali relativamente persistenti
-e che non mutano colla nostra osservazione. Nulla di meno anche
-nella psicologia si offrono fatti i quali, benchè non siano veri oggetti,
-pure posseggono il carattere di oggetti psichici, presentando
-quelle caratteristiche di natura relativamente persistente e indipendente
-dall’osservatore; oltre a queste proprietà possiedono anche
-l’altra di essere inaccessibili ad un’osservazione sperimentale nel
-senso comune. Questi fatti sono i <i>prodotti spirituali</i>, che si sviluppano
-nella storia dell’umanità, come la lingua, le rappresentazioni
-mitologiche ed i costumi. La loro origine e il loro svolgimento
-si fondano dappertutto su generali condizioni psichiche, che si
-possono argomentare dalle loro proprietà oggettive. Perciò anche
-l’analisi psicologica di questi prodotti può dare spiegazioni intorno
-ai reali processi psichici della loro formazione e del loro svolgimento.
-Tutti questi prodotti spirituali di natura generale presuppongono
-l’esistenza di una comunità spirituale di molti individui,
-quand’anche le loro ultime sorgenti siano evidentemente le proprietà
-psichiche già appartenenti al singolo uomo. A causa appunto
-di questa relazione alla comunità, specialmente alla comunità di
-popoli, si suole indicare l’intero campo di questa ricerca psicologica
-dei prodotti spirituali come <i>psicologia sociale</i>, contrapponendola alla
-individuale o, come anche può essere detta pel metodo che in essa
-predomina, psicologia <i>sperimentale</i>. Benchè queste due parti della
-psicologia siano, a causa dello stato attuale della scienza, trattate
-per lo più ancora distintamente, esse costituiscono non diversi domini,
-ma piuttosto metodi diversi. La cosidetta psicologia sociale
-corrisponde al metodo della pura osservazione, ha per suo carattere
-solo questo, che gli oggetti dell’osservazione sono prodotti dello
-spirito. La intima connessione di questi prodotti colle comunità
-spirituali, connessione che ha dato origine al nome di psicologia
-sociale, nasce anche dalla circostanza secondaria, che i prodotti individuali
-dello spirito presentano una natura troppo mutabile, perchè
-possano essere sottoposti ad una osservazione oggettiva; e che
-<span class="pagenum" id="Page_19">[19]</span>
-perciò i fenomeni ricevono qui la costanza necessaria per una
-tale osservazione, solo quando diventano fenomeni collettivi o di
-masse.
-</p>
-
-<p>
-Appare chiaro dunque che la psicologia, non meno che la scienza
-naturale, dispone di <i>due</i> metodi esatti: il primo, il metodo sperimentale,
-serve all’analisi dei processi psichici più semplici; il
-secondo, l’osservazione dei più generali prodotti dello spirito, serve
-allo studio dei più alti processi e sviluppi psichici.
-</p>
-
-<div class="blockquote">
-<p>
-3<i>a</i>. Avendo l’uso dei metodi sperimentali la sua origine nella maniera
-sperimentale usata dalla fisiologia, e specialmente dalla fisiologia degli
-organi di senso e del sistema nervoso, la psicologia sperimentale è anche
-detta “psicologia fisiologica„. Nella trattazione di questa sono di solito usate
-quelle conoscenze fisiologiche date dalla fisiologia del sistema nervoso e
-degli organi dei sensi, conoscenze che appartengono senza dubbio alla sola
-fisiologia, ma rendono nondimeno desiderabile una trattazione che tenga
-conto specialmente dell’interesse psicologico. Quindi la psicologia fisiologica
-ha il carattere di disciplina di transizione; nella sua parte essenziale è, come
-lo dice il nome, <i>psicologia</i> e, fatta astrazione da quei sussidi fisiologici,
-coincide colla psicologia sperimentale nel senso sopra definito. Se altri
-ha cercato di porre una distinzione tra la psicologia propriamente detta
-e la psicologia fisiologica, nel senso che solo alla prima spetti l’interpretazione
-dell’esperienza interna, ed alla seconda invece la derivazione dell’esperienza
-stessa dai processi fisiologici, si deve respingere tale distinzione
-come insussistente. Vi è <i>un solo</i> modo di spiegazione psicologica causale, e
-questo consiste nella derivazione di processi psichici più complessi da altri
-più semplici; in questa interpretazione gli elementi fisiologici possono sempre
-entrare, in virtù del sopra affermato rapporto dell’esperienza naturale alla
-psicologica, ma solo come sussidiari (§ 2, 4). La psicologia materialistica,
-negando l’esistenza di una causalità psichica, ha in luogo del còmpito da
-noi stabilito per la psicologia, posto l’altro di derivare i processi psichici
-dalla fisiologia del cervello. Questo indirizzo, insostenibile e teoricamente
-e psicologicamente per le ragioni dimostrate (§ 2, 10a), trova tuttavia buona
-accoglienza così fra i sostenitori della psicologia pura, come fra quelli della
-psicologia fisiologica.
-</p>
-</div>
-
-<div class="chapter"></div>
-<h3><a id="cap4"></a>
-§ 4. — Linee generali dell’argomento.
-</h3>
-
-<p>
-1. I contenuti immediati dell’esperienza, che costituiscono
-l’oggetto della psicologia, sono in ogni caso processi di natura
-composta. Percezioni di oggetti esterni, ricordi di tali percezioni,
-sentimenti, emozioni, atti di volere non sono soltanto collegati
-<span class="pagenum" id="Page_20">[20]</span>
-continuamente gli uni cogli altri nelle più svariate maniere, ma
-ciascuno di questi processi è per la sua stessa natura un tutto più
-o meno complesso. La rappresentazione di un corpo esterno consta
-delle rappresentazioni parziali delle sue parti. Noi riferiamo un
-suono, per quanto semplice sia, ad una direzione spaziale e in tal
-modo lo colleghiamo colle rappresentazioni assai più complesse dello
-spazio esterno. Un sentimento, un atto di volere è riferito ad una
-sensazione qualsiasi che suscita il sentimento, ad un oggetto che è
-voluto e così via. Di fronte ad una natura così complessa dei
-fatti psichici la ricerca scientifica deve condurre a termine consecutivamente
-<i>tre</i> còmpiti. <i>Il primo</i> consiste nell’<i>analisi</i> dei processi
-composti, <i>il secondo</i> nel <i>mettere in luce le connessioni</i> tra gli elementi
-trovati mediante l’analisi, <i>il terzo</i> nell’<i>investigazione delle
-leggi</i>, che presiedono al sorgere di tali connessioni.
-</p>
-
-<p>
-2. Fra questi tre còmpiti è sopratutto il secondo, il sintetico,
-quello che alla sua volta racchiude in sè una serie di problemi.
-Dapprima gli elementi psichici si collegano in <i>formazioni psichiche</i>
-composte, le quali si separano le une dalle altre, relativamente
-indipendenti nel continuo flusso del processo psichico. Tali formazioni
-sono, ad es., le rappresentazioni, sia che esse possano essere
-riferite ora direttamente a stimoli od oggetti esterni, sia che possano
-venir da noi interpretate come riproduzioni di stimoli od oggetti
-anteriormente percepiti. Tali formazioni sono pure i sentimenti composti,
-le emozioni ed i processi di volere. Inoltre queste formazioni
-psichiche stanno fra loro nelle più diverse combinazioni: le rappresentazioni
-si collegano ora a maggiori complessi di rappresentazioni
-contemporanee, ora a regolari serie di rappresentazioni; nè in minor
-numero sono le combinazioni cui dànno luogo i processi del sentimento,
-del volere così fra loro come colle rappresentazioni. In tal
-modo nasce la <i>connessione delle formazioni psichiche</i> come una classe
-di processi sintetici di <i>secondo</i> grado, che si eleva sulla combinazione
-più semplice degli elementi in formazioni psichiche. Siccome
-poi le singole connessioni psichiche costituiscono le une colle
-altre composizioni alla loro volta ancor più complesse, le quali
-mostrano pur sempre una certa regolarità nell’ordine delle loro
-parti, sorgono da queste nuove combinazioni i composti di <i>terzo</i>
-grado, che noi indichiamo col nome generale di <i>sviluppi psichici</i>.
-Noi possiamo distinguere sviluppi di diversa estensione: quelli di
-natura più ristretta si riferiscono ad <i>una sola tendenza psichica</i>,
-ad es., allo svolgimento della funzione intellettiva, del volere, del
-sentimento, oppure talora semplicemente allo sviluppo di una speciale
-<span class="pagenum" id="Page_21">[21]</span>
-parte di queste forme funzionali: ai sentimenti estetici, morali,
-ecc. Da una quantità di tali sviluppi parziali sorge poi lo <i>sviluppo
-complessivo</i> della <i>singola individualità psichica</i>. Finalmente, poichè
-già l’individuo animale, e in più alta misura anche il singolo uomo
-si trova in continua relazione con esseri dello stesso genere, su
-questi sviluppi individuali si elevano gli <i>sviluppi psichici di specie</i>.
-Queste diverse parti della storia dello sviluppo psicologico formano,
-da una parte i fondamenti psicologici di altre scienze: della teoria
-della conoscenza, della pedagogia, dell’estetica, dell’etica e però sono
-trattate opportunamente insieme a queste; dall’altra parte esse
-hanno dato luogo a speciali scienze psicologiche; donde la psicologia
-del fanciullo, la psicologia animale e sociale. Dei risultati di
-queste tre ultime scienze qui esporremo in seguito solo quelli che
-più importano per la psicologia generale.
-</p>
-
-<p>
-3. La soluzione dell’ultimo e più generale còmpito della psicologia,
-la determinazione delle <i>leggi del processo psichico</i>, si fonda
-sullo studio di tutte le combinazioni di grado diverso: delle combinazioni
-degli elementi in formazioni, delle formazioni in connessioni,
-delle connessioni in sviluppi. Se tale studio delle composizioni
-psichiche ci dà a conoscere l’effettiva costituzione dei processi psichici,
-le proprietà della causalità psichica che si esplica in questi
-processi, si possono solo dedurre da quelle leggi, alle quali si riferiscono
-le forme di connessione dei contenuti psichici dell’esperienza
-e delle loro parti.
-</p>
-
-<p>
-Pertanto noi considereremo qui in seguito:
-</p>
-
-<ul>
-<li>1. gli elementi psichici;</li>
-<li>2. le formazioni psichiche;</li>
-<li>3. la connessione delle formazioni psichiche;</li>
-<li>4. gli sviluppi psichici;</li>
-<li>5. la causalità psichica e le sue leggi.</li>
-</ul>
-
-<div class="chapter"></div>
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_22">[22]</span>
-</p>
-
-<h2><a id="parte1"></a>
-I. — GLI ELEMENTI PSICHICI
-</h2>
-
-<h3><a id="cap5"></a>
-§ 5. — Forme principali e proprietà generali
-degli elementi psichici.
-</h3>
-
-<p>
-1. Poichè tutti i dati psichici dell’esperienza sono di natura
-complessa, gli <i>elementi psichici</i>, in quanto parti assolutamente semplici
-ed indecomponibili del fatto psichico, sono i prodotti, di un’analisi
-ed astrazione, la quale diviene solo possibile perciò che
-gli elementi sono realmente collegati gli uni agli altri in modi
-diversi. Se si trova l’elemento <i>a</i> in un primo caso cogli elementi
-<i>b, c, d</i>.... in un secondo con <i>b’, c’, d’</i> e così via, quell’elemento,
-pel fatto che nessuno degli elementi <i>b, b’, c, c’</i> è costantemente
-legato ad <i>a</i>, può essere astratto da tutti quelli. Se noi, ad es.,
-udiamo un suono semplice di una certa altezza ed intensità, lo
-possiamo riferire ora a questa, ora a quella direzione dello spazio,
-e possiamo insieme udire ora questo, ora quest’altro suono. Non essendovi
-nè una direzione costante nello spazio, nè un costante suono
-d’accompagnamento, è possibile astrarre da queste parti variabili,
-così che il singolo suono rimanga solo come elemento psichico.
-</p>
-
-<p>
-2. Ai <i>due</i> fattori, onde consta l’esperienza immediata, un contenuto
-oggettivo dell’esperienza e il soggetto senziente, secondo il
-§ 1 (2), corrispondono <i>due specie di elementi psichici</i>, i quali si ottengono
-come prodotti dell’analisi psichica. Gli elementi del contenuto
-oggettivo dell’esperienza diciamo <i>elementi di sensazione</i>, o semplicemente
-<i>sensazioni</i>: ad es. un suono, una certa sensazione di caldo, di
-freddo, di luce, ecc. In ogni caso si fa astrazione da tutti i legami
-di questa sensazione colle altre, non meno che dall’ordine spaziale
-o temporale della medesima. Gli elementi soggettivi diciamo invece
-<i>elementi sentimentali</i> o <i>sentimenti semplici</i>; esempi di tali elementi
-sentimentali sono: il sentimento che si accompagna ad una sensazione
-di luce, di suono, di gusto, d’olfatto, di caldo, di freddo, di
-<span class="pagenum" id="Page_23">[23]</span>
-dolore; oppure i sentimenti che vanno uniti alla vista di un oggetto
-piacevole o spiacevole, che sono nello stato dell’attenzione,
-nel momento di un atto volitivo, e così via. Tali sentimenti
-semplici sono per doppio riguardo prodotti dell’astrazione: ogni
-sentimento è al tempo stesso non solo legato ad elementi rappresentativi,
-ma anche parte di un processo psichico, che si svolge
-in un certo tempo, durante il quale il sentimento muta da un
-momento all’altro.
-</p>
-
-<p>
-3. Consistendo i veri contenuti psichici dell’esperienza di combinazioni
-varie fra elementi sensibili e sentimentali, il carattere specifico
-dei singoli processi psichici è fondato per massima parte non
-sulla natura di quegli elementi, ma piuttosto sulle loro combinazioni
-in formazioni psichiche composte. Così, ad es., le rappresentazioni
-di oggetti spazialmente estesi, una serie temporale di sensazioni,
-un’emozione, un atto volitivo sono forme <i>speciali</i> della esperienza
-psichica, le quali però, come tali, non sono già date immediatamente
-con gli elementi sensibili e sentimentali, come, ad es., le
-proprietà chimiche dei corpi composti non possono essere determinate,
-per quanto si enumerino le proprietà degli elementi chimici.
-Proprietà <i>specifica</i> e natura <i>elementare</i> di processi psichici sono pertanto
-due concetti tutt’affatto diversi l’uno dall’altro. Ogni elemento
-psichico è un contenuto specifico dell’esperienza, ma non ogni contenuto
-dell’esperienza immediata è egualmente un elemento psichico.
-Così le rappresentazioni spaziali e temporali, l’emozioni, le azioni
-volitive sono processi specifici, ma non elementari. Alcuni elementi
-hanno, è ben vero, la proprietà di apparire solo in formazioni psichiche
-di specie determinata, ma siccome queste contengono regolarmente
-anche altri elementi, la speciale natura delle formazioni può essere
-dedotta non dalle proprietà astratte degli elementi, ma soltanto
-dalla loro maniera di collegarsi. Noi riferiamo, per es., una momentanea
-sensazione di suono sempre ad un certo istante; ma poichè
-questa percezione dell’istante dipende dalle relazioni alle altre sensazioni
-precedenti e seguenti, lo speciale carattere delle rappresentazioni
-temporali non può essere fondato sulla singola sensazione
-di suono isolatamente pensata, ma soltanto su quella connessione.
-Così pure un’emozione come la collera, o un processo volitivo contengono
-certi sentimenti semplici, che non appaiono in nessun’altra
-forma psichica; quindi ciascuno di questi processi è un composto,
-perchè esso ha un decorso nel tempo, nel quale determinati sentimenti
-si seguono con una certa regolarità, e appunto tutta questa
-serie di sentimenti è ciò che caratterizza il processo stesso.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_24">[24]</span>
-4. Le sensazioni e i sentimenti semplici mostrano e proprietà
-comuni e differenze caratteristiche. Una proprietà comune ai due
-elementi è di avere ciascuno d’essi <i>due parti determinative</i>; noi
-diciamo <i>qualità</i> e <i>intensità</i> queste due parti determinative inscindibili
-di ogni elemento. Ogni sensazione semplice, ogni sentimento
-semplice ha una certa proprietà qualitativa, che li denota
-di fronte a tutte le altre sensazioni, a tutti gli altri sentimenti:
-questa proprietà è sempre data con una certa intensità; noi distinguiamo
-i diversi elementi psichici dalla qualità; percepiamo invece
-l’intensità come il valore di grandezza appartenente a uno speciale
-elemento in un caso concreto. Le nostre <i>denominazioni</i> degli elementi
-psichici si riferiscono esclusivamente alla qualità di esse;
-perciò noi distinguiamo le sensazioni, come bleu, giallo, caldo,
-freddo, ecc., e i sentimenti, come serio, allegro, triste, depresso, melanconico,
-ecc. Esprimiamo invece le differenze d’intensità degli elementi
-psichici sempre per mezzo delle stesse indicazioni di grandezza,
-come debole, forte, mediocremente forte, molto forte, ecc. In ambedue
-i casi queste espressioni sono concetti generali, che servono
-a un primo ordinamento superficiale degli elementi, ciascuno dei
-quali abbraccia generalmente un numero illimitatamente grande di
-elementi concreti. La lingua si è foggiata in modo relativamente
-completo queste distinzioni delle qualità delle sensazioni semplici,
-soprattutto dei colori e dei suoni. Invece le denominazioni delle
-qualità dei sentimenti e dei gradi d’intensità sono rimaste di gran
-lunga addietro. Talora oltre l’intensità e la qualità si distingue
-anche l’essere chiaro od oscuro, distinto o confuso<a class="tag" id="tag5" href="#note5">[5]</a>; ma poichè
-queste proprietà, come più sotto sarà dimostrato (§ 15, 4), sorgono
-sempre solo dalla combinazione di formazioni psichiche, non possono
-essere considerate come proprietà degli elementi psichici.
-</p>
-
-<p>
-5. Ogni elemento, essendo costituito di due parti, della qualità
-e dell’intensità, possiede nel campo della sua qualità un certo <i>grado
-d’intensità</i>, che si può pensare portato per una continua graduazione
-a un qualunque altro grado d’intensità dello stesso elemento qualitativo.
-Ma una tale graduazione è possibile solo in due direzioni, delle
-<span class="pagenum" id="Page_25">[25]</span>
-quali indichiamo una come <i>accrescimento</i>, l’altra come <i>diminuzione</i>
-dell’intensità. I gradi dell’intensità di ogni elemento qualitativo
-formano così un’unica dimensione, nella quale da ogni punto si può
-muovere in due direzioni opposte, allo stesso modo che da un punto
-qualsiasi di una linea retta. E possiamo esprimere questa proprietà
-colla seguente proposizione: <i>i gradi d’intensità di ogni elemento
-psichico costituiscono un continuo in linea retta</i>. Diciamo <i>i punti
-estremi</i> di questo continuo nel caso delle sensazioni <i>sensazione minima
-e massima</i> e nel caso dei sentimenti <i>sentimento minimo e massimo</i>.
-</p>
-
-<p>
-Di fronte a questo uniforme modo di comportarsi dell’intensità,
-le <i>qualità</i> presentano proprietà varianti. Anche ogni qualità può certamente
-essere ordinata in un continuo tale, che da un determinato
-punto di esso si possa giungere ad un altro punto qualunque del medesimo
-per passaggi ininterrotti. Ma questi continui delle qualità, che
-noi possiamo indicare come <i>sistemi delle qualità</i>, mostrano differenze
-tanto nella varietà delle loro gradazioni, quanto nel numero delle
-direzioni in esse possibili. Pel primo rapporto noi possiamo distinguere
-sistemi di qualità <i>uniformi</i> o <i>varî</i>, pel secondo sistemi <i>ad una
-dimensione</i> ed <i>a più dimensioni</i>. In un sistema di qualità uniformi
-sono soltanto possibili delle differenze così piccole, che generalmente
-non si sentì alcun bisogno pratico di una distinzione linguistica
-tra le diverse qualità. Epperò noi distinguiamo qualitativamente
-solo <i>una</i> sensazione di pressione, di caldo, di freddo, di dolore, soltanto
-<i>un unico</i> sentimento dell’attenzione, dell’attività, ecc.; mentre
-ognuna di queste qualità è possibile in molti gradi diversi d’intensità.
-Da ciò non si deve conchiudere che in ciascuno di questi
-sistemi sia data soltanto una qualità; piuttosto pare che in questi
-casi la varietà delle qualità sia soltanto più limitata, cosicchè il
-sistema, se ce lo rappresentassimo in forma sensibile nello spazio,
-non sarebbe mai ridotto ad un punto. Le sensazioni di pressione,
-ad es., mostrano senza dubbio per le diverse parti della pelle piccole
-differenze qualitative, le quali però sono tuttavia abbastanza grandi,
-perchè si possa nettamente distinguere ogni parte della pelle da
-un’altra sufficientemente lontana da essa. Invece differenze, come
-quelle per il contatto di un corpo ottuso od acuto, ruvido o liscio,
-non devono certo essere considerate come differenze qualitative,
-perchè esse si fondano sempre su un maggior numero di sensazioni
-contemporaneamente presenti, dalle cui diverse connessioni in formazioni
-psichiche composte nascono quelle impressioni.
-</p>
-
-<p>
-Da questi sistemi uniformi si distinguono i sistemi <i>varî</i> di quantità,
-per ciò che essi racchiudono un maggior numero di elementi
-<span class="pagenum" id="Page_26">[26]</span>
-chiaramente differenziabili, fra i quali sono possibili passaggi continui.
-A questa classe appartengono, fra i sistemi di sensazioni, il
-sistema dei suoni, quello dei colori, i sistemi del gusto e dell’olfatto;
-fra i sistemi dei sentimenti, quelli che costituiscono il complemento
-soggettivo dei sistemi di sensazioni sopra considerati, i sistemi dei
-sentimenti di suono, dei sentimenti dei colori e così via, e oltre a
-ciò sentimenti probabilmente numerosi che, legati senza dubbio
-oggettivamente a stimoli complessi, sono, come sentimenti, di natura
-semplice, così, ad es., i sentimenti vari di armonia e di disarmonia
-corrispondenti alle diverse combinazioni di suoni. Fino ad ora
-soltanto in alcuni sistemi di sensazioni è possibile affermare con
-sicurezza le differenze del <i>numero di dimensioni</i>; così, ad es., il
-sistema di suoni è un sistema ad una dimensione; il solito sistema
-dei colori, che comprende i colori coi loro passaggi al bianco, un
-sistema a due dimensioni; l’intero sistema delle sensazioni di luce,
-il quale contiene i toni oscuri di colore e i passaggi al nero, un
-sistema di sensazioni a tre dimensioni.
-</p>
-
-<p>
-6. Se per i rapporti fin qui mentovati, le sensazioni ed i sentimenti
-presentano in generale comportamenti analoghi, pur differiscono
-ambedue in alcune proprietà essenziali, che hanno la loro
-ragione nell’immediata relazione della sensazione all’oggetto, dei
-sentimenti al soggetto.
-</p>
-
-<p class="subpar">
-1) Gli elementi della sensazione presentano, se essi vengono
-variati dentro una medesima dimensione qualitativa, <i>pure differenze
-di qualità</i>, che sono sempre nel tempo stesso <i>differenze della stessa
-direzione</i>; se poi in questa direzione raggiungono i limiti possibili,
-diventano <i>differenze massime</i>. Sono differenze massime, ad es., nella
-serie delle sensazioni di colore: rosso e verde, o bleu e giallo; nella
-serie dei suoni: il tono più alto e più basso udibili, le quali tutte
-sono al tempo stesso differenze pure di qualità. Ogni elemento sentimentale
-invece muta, se viene continuatamente e gradatamente
-variato nell’ordine delle sue qualità, cosicchè passa a poco a poco in
-un <i>sentimento di qualità tutt’affatto opposta</i>. Ciò appare in modo evidentissimo
-in quegli elementi sentimentali, che sono regolarmente
-congiunti a sensazioni determinate, come, ad es., un sentimento di
-suono, di colore. Un suono più alto ed uno più basso sono come sensazioni,
-differenze che si avvicinano più o meno alle differenze massime
-della sensazione di suono; i corrispondenti sentimenti di suono sono
-invece dei contrari. Generalmente parlando, le <i>qualità sensibili</i> sono
-limitate dalle <i>differenze massime</i>, le <i>qualità sentimentali</i> dai <i>massimi
-contrarî</i>. Tra questi massimi contrari è una zona intermedia, nella
-<span class="pagenum" id="Page_27">[27]</span>
-quale il sentimento non è più avvertito. Ma spesso questa zona
-d’indifferenza non può essere messa in luce, perchè allo sparire di
-certi sentimenti semplici, altre qualità sentimentali continuano a
-sussistere oppure ne possono anche sorgere di nuove. Quest’ultimo
-caso avviene soprattutto, quando il passaggio del sentimento nella
-zona d’indifferenza dipende da una modificazione della sensazione;
-così, ad es., nei toni medi della scala musicale spariscono i sentimenti
-che corrispondono ai toni alti e bassi, ma i toni medi stessi hanno una
-qualità sentimentale, che sorge solo distintamente collo sparire di
-quei contrari. Questo trova la sua spiegazione nel fatto, che il sentimento
-corrispondente ad una certa qualità sensoria è per solito parte
-di un sistema composto di sentimenti, nel quale esso appartiene contemporaneamente
-a diverse direzioni sentimentali. Così la qualità
-sentimentale di un suono di una certa altezza sta non solamente nella
-direzione dei sentimenti di altezza, ma anche in quella dei sentimenti
-d’intensità e infine nelle diverse dimensioni, secondo le quali
-i suoni possono essere ordinati in rapporto al loro carattere sonoro.
-Un suono di altezza ed intensità media può trovarsi, per quanto
-riguarda i sentimenti di altezza e d’intensità, nella zona d’indifferenza,
-pur essendo il sentimento del suono molto pronunciato. Il
-movimento degli elementi sentimentali attraverso alla zona d’indifferenza
-può essere osservato direttamente, solo quando nel tempo
-stesso si abbia cura di astrarre dagli altri elementi sentimentali
-concomitanti. I casi in cui questi elementi concomitanti spariscono
-del tutto o quasi, sono appunto i più favorevoli per la determinazione
-di quello special modo di essere dei sentimenti. Quando una
-zona d’indifferenza prevale senza alcun perturbamento da parte degli
-altri elementi sentimentali, noi diciamo il nostro stato <i>libero da
-sentimenti</i> e diciamo <i>indifferenti</i> le sensazioni e le rappresentazioni,
-che sono presenti in tale caso.
-</p>
-
-<p class="subpar">
-2) Sentimenti di qualità specifica e insieme semplice ed indecomponibile,
-si presentano non solamente come complementi soggettivi
-di sensazioni semplici, ma anche come concomitanze caratteristiche
-di rappresentazioni composte o di processi rappresentativi
-complessi. V’è, ad esempio, non solo un sentimento semplice di
-suono, che varia coll’altezza e l’intensità del suono, ma anche un
-sentimento d’armonia che, considerato come sentimento, è egualmente
-indecomponibile e varia col carattere degli accordi. Ulteriori
-sentimenti, che possono essere ancora di varia natura, sorgono
-dalla serie melodica dei suoni e anche qui ogni singolo sentimento,
-per sè solo considerato in un dato momento, appare come unità
-<span class="pagenum" id="Page_28">[28]</span>
-indivisibile. Donde segue che i sentimenti semplici sono assai più
-vari e numerosi delle sensazioni semplici.
-</p>
-
-<p class="subpar">
-3) La varietà delle sensazioni pure si distingue in una quantità
-di sistemi separati gli uni dagli altri, fra gli elementi dei quali
-non hanno luogo relazioni qualitative. Le sensazioni che appartengono
-a sistemi diversi sono dette anche <i>disparate</i>. In tal senso un suono
-ed un colore, una sensazione di caldo e di pressione, insomma due
-sensazioni qualsivogliano, fra le quali non siano passaggi continui
-di qualità, sono disparate. In base a questo criterio ciascuno dei
-quattro sensi speciali (olfatto, gusto, udito e vista) rappresenta un
-sistema di sensazione in sè chiuso, disparato da ogni altro campo
-del senso ma vario, mentre il senso generale (senso del tatto)
-racchiude in sè stesso quattro sistemi uniformi di sensazioni (sensazione
-di pressione, di caldo, di freddo, di dolore). All’opposto, tutti
-i sentimenti semplici costituiscono una varietà unica e connessa,
-poichè non v’ha alcun sentimento dal quale non si possa riuscire
-ad un altro sentimento qualunque, attraverso i gradi intermedi e
-le zone d’indifferenza. Benchè anche qui sia possibile distinguere
-alcuni sistemi, gli elementi dei quali siano fra loro più strettamente
-collegati, come, ad es., il sistema del sentimento di colore, dei
-sentimenti di suono, dei sentimenti d’armonia, dei sentimenti ritmici
-ed altri simili; pure questi sentimenti non sono assolutamente
-chiusi in sè, ma trovano relazioni ora di affinità, ora di opposizione
-cogli altri sistemi. Così, ad es., il sentimento piacevole di una sensazione
-moderata di caldo, il sentimento dell’armonia musicale, il
-sentimento dell’attesa soddisfatta ed altri, per quanto grande possa
-essere la loro differenza qualitativa, si mostrano affini in ciò, che noi
-riconosciamo applicabili ad essi tutti la generale designazione di
-“sentimenti di piacere„. Ancora più strette relazioni troviamo tra
-alcuni singoli sistemi di sentimenti, ad es., tra i sentimenti di suono
-e di colore, nei quali i suoni bassi paiono affini alle qualità oscure
-di luce, gli alti alle chiare. Quando per lo più attribuiamo anche alle
-sensazioni una certa affinità, non facciamo verosimilmente che trasferire
-ad esse le affinità esistenti tra i sentimenti che le accompagnano.
-</p>
-
-<p>
-Questo terzo carattere dimostra decisamente che l’origine dei
-sentimenti è <i>unica</i>, all’opposto delle sensazioni, le quali si basano
-su una moltiplicità di condizioni diverse e in parte isolabili le une
-dalle altre. Così pure la relazione immediata dei sentimenti al soggetto,
-delle sensazioni agli oggetti porta alla stessa differenza,
-basandosi sulla contrapposizione del soggetto come unità agli oggetti,
-come moltiplicità.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_29">[29]</span>
-</p>
-
-<div class="blockquote">
-<p>
-6<i>a</i>. Le espressioni “sensazione„ e “sentimento„ hanno ora per la
-prima volta ottenuto nella nuova psicologia quel significato che qui sopra
-definimmo. Nella vecchia letteratura psicologica esse erano distinte in modo
-diffettoso e persino scambiate l’una per l’altra; e oggi ancora dai fisiologi
-alcune sensazioni, specialmente quelle del tatto e degli organi interni, sono
-indicate come sentimenti, epperò il senso tattile stesso come “senso sentimentale„.
-Se questo può corrispondere all’originario significato verbale
-Fühlen = Tasten<a class="tag" id="tag6" href="#note6">[6]</a>, pure tale confusione avrebbe dovuto essere evitata, dopo
-che fu introdotta quell’opportuna distinzione nel significato delle due parole.
-Inoltre la parola “sensazione„ è usata anche dai psicologici non solo per
-le qualità semplici, ma altresì per le composte, come, ad es., per accordi,
-per rappresentazioni spaziali o temporali. Ma siccome noi per queste forme
-complesse abbiamo già l’espressione pienamente appropriata di “rappresentazione„,
-è più opportuno limitare il concetto di sensazione alle qualità sensorie
-psicologicamente semplici. Talora si volle anche restringere il concetto
-di sensazione a quegli eccitamenti che provengono direttamente da stimoli
-di senso esterni. Ma essendo questa circostanza irrilevante per la proprietà
-psicologica della sensazione, tale ulteriore limitazione del concetto non è
-giustificabile.
-</p>
-
-<p>
-La distinzione concreta delle sensazioni e dei sentimenti è essenzialmente
-convalidata dall’esistenza della zona d’indifferenza dei sentimenti.
-Così pure con questo rapporto della graduazione fra i diversi e della graduazione
-fra i contrari, è connessa la proprietà che hanno i sentimenti di
-essere gli elementi di gran lunga più variabili della nostra esperienza
-immediata. Appunto da questa natura mutevole del sentimento, che appena
-permette di mantenere uno stato sentimentale in una qualità o intensità
-invariata, dipendono anche le grandi difficoltà alle quali si va incontro
-nell’indagine esatta dei sentimenti.
-</p>
-
-<p>
-Poichè le sensazioni appartengono ad ogni contenuto dell’esperienza
-immediata e i sentimenti invece possono in certi casi estremi sparire a
-causa della loro oscillazione attraverso ad una zona d’indifferenza, si
-capisce che noi possiamo astrarre nelle sensazioni dai sentimenti concomitanti
-e non mai all’opposto in questi da quelle. Di qui facilmente la
-falsa idea, che le sensazioni siano le cause dei sentimenti, o l’altra, che i sentimenti
-siano uno speciale genere di sensazione. La prima di queste opinioni
-è inammissibile, perchè gli elementi sentimentali non devono essere derivati
-dalle sensazioni come tali, ma soltanto dal comportamento del soggetto;
-imperocchè anche in diverse condizioni soggettive una medesima sensazione
-può essere accompagnata da sentimenti diversi. La seconda opinione è insostenibile,
-<span class="pagenum" id="Page_30">[30]</span>
-perchè da un lato l’immediata relazione della sensazione al contenuto
-oggettivo dell’esperienza, dei sentimenti al soggetto e dall’altro le proprietà
-della graduazione fra differenze massime e fra massimi contrari, costituiscono
-diversità essenziali. Dopo ciò sensazione e sentimento, in quanto fattori oggettivi
-e soggettivi spettanti ad ogni esperienza psicologica, devono essere
-considerati come elementi reali ed egualmente essenziali del processo psichico,
-i quali stanno sempre fra loro in rapporti. Ma poichè in questi rapporti reciproci
-si mostrano più costanti gli elementi di sensazione, i quali possono
-essere isolati per mezzo dell’astrazione solo col sussidio della relazione ad
-un oggetto esterno, si deve necessariamente partire dalle sensazioni per la
-ricerca delle proprietà di ambedue le speci di elementi. Le sensazioni semplici,
-nello studio delle quali si astrae dagli elementi sentimentali che le
-accompagnano, sono indicate come <i>sensazioni pure</i>. È evidente che non è
-possibile parlare in egual senso di sentimenti puri, perchè anche i sentimenti
-semplici non possono mai essere pensati sciolti dalle sensazioni concomitanti
-o dalle combinazioni di esse. E qui ritorna opportuna la seconda
-delle note differenziali sopra spiegate (pag. 27).
-</p>
-</div>
-
-<div class="chapter"></div>
-<h3><a id="cap6"></a>
-§ 6. — Le sensazioni pure.
-</h3>
-
-<p>
-1. Il concetto di “sensazione pura„ presuppone in base al
-§ 5 una doppia astrazione: 1) l’astrazione dalle rappresentazioni
-nelle quali la sensazione si presenta; 2) l’astrazione dai sentimenti
-semplici, coi quali essa è legata. Le sensazioni pure così definite
-formano una serie di sistemi qualitativi disparati e ciascuno di
-questi sistemi, come quello delle sensazioni di pressione o delle sensazioni
-di suono, di luce, è un continuo uniforme o vario (§ 5, 5),
-che, in sè chiuso, non mostra possibile alcun passaggio ad uno degli
-altri sistemi.
-</p>
-
-<p>
-2. <i>Il sorgere delle sensazioni</i>, come l’esperienza fisiologica c’insegna,
-è regolarmente legato a certi processi fisici, i quali hanno
-la loro origine parte nel mondo esterno che circonda il nostro
-corpo, parte in certi organi del nostro corpo; questi processi, con
-una espressione tolta a prestito dalla fisiologia, diciamo <i>stimoli del
-senso</i> o <i>stimoli della sensazione</i>. Se lo stimolo consiste in un processo
-del mondo esterno, noi lo diciamo <i>fisico</i>, e se consiste invece
-in un processo che ha luogo nel nostro corpo, lo diciamo <i>fisiologico</i>.
-Gli stimoli fisiologici possono distinguersi in <i>periferici</i> e <i>centrali</i>, a
-seconda che essi consistono in processi che avvengono nei diversi
-organi corporei all’infuori del cervello o in processi che si svolgono
-nel cervello stesso. In numerosi casi una sensazione è accompagnata
-<span class="pagenum" id="Page_31">[31]</span>
-da tutti questi tre processi di stimolo; ad es., un’azione
-luminosa esterna agisce come stimolo fisico sull’occhio; in questo
-e nel nervo visivo sta un eccitamento fisiologico periferico, e nelle
-terminazioni del nervo ottico, situate in alcune parti del cervello
-medio (corpora quadrigemina) e nelle regioni più interne della corteccia
-cerebrale (regione occipitale), un eccitamento fisiologico centrale.
-In molti casi però l’eccitamento fisico può mancare, mentre
-il fisiologico persiste nelle sue due forme: ad es., se noi, in seguito
-a un violento movimento dell’occhio, percepiamo uno sprazzo luminoso;
-in altri casi può essere solo lo stimolo centrale: se noi, ad
-es., ci ricordiamo di un’impressione luminosa antecedentemente
-avuta. Pertanto l’eccitamento centrale è il solo che accompagni
-costantemente la sensazione. Lo stimolo periferico deve collegarsi
-al centrale, e quello fisico così allo stimolo fisiologico periferico
-come al centrale, perchè la sensazione sorga.
-</p>
-
-<p>
-3. L’evoluzione fisiologica fa credere verosimile che la separazione
-dei diversi sistemi di sensazione sia avvenuta nel corso
-dell’evoluzione. L’organo di senso nelle sue origini primissime
-è lo stesso involucro del corpo, insieme agli organi interni capaci
-di sensazioni. Gli organi del gusto, dell’olfatto, dell’udito,
-della vista sorgono invece solo più tardi come differenziazioni
-dell’involucro corporeo. Si può pertanto congetturare che anche i
-sistemi dì sensazioni rispondenti a quegli organi speciali, siano
-sorti dai sistemi di sensazioni del senso generale: dalle sensazioni
-di pressione, di caldo, di freddo; e sì può anche pensare che negli
-animali inferiori alcuni dei sistemi di qualità ora decisamente
-distinti stessero fra loro più vicini. Fisiologicamente la natura
-originaria del senso esterno si manifesta in ciò, che in esso si
-trovano o nessun’affatto o soltanto deboli disposizioni al trasporto
-dello stimolo ai nervi di senso. Infatti gli stimoli di pressione, di
-temperatura, di dolore possono dar luogo a sensazioni su parti
-della pelle, per le quali nessuno speciale apparato terminale potè
-sino ad ora essere dimostrato, malgrado le indagini diligenti. Ai
-punti più sensibili per la sensazione di pressione vi sono speciali
-apparati riceventi (corpuscoli tattili, clave terminali, corpuscoli di
-Vater), ma la natura di questi apparati è tale che essi probabilmente
-non fanno che favorire il trasporto meccanico dello stimolo
-di pressione alle terminazioni nervose. Speciali apparati riceventi
-non sono ancora stati trovati per gli stimoli caldi, freddi e dolorifici.
-</p>
-
-<p>
-Invece negli organi di senso speciali sviluppatisi più tardi, noi
-troviamo dappertutto larghe disposizioni, le quali non solo permettono
-<span class="pagenum" id="Page_32">[32]</span>
-un opportuno trasporto dello stimolo al nervo di senso, ma
-in generale producono anche <i>trasformazioni fisiologiche</i> dei processi
-di stimolazione; trasformazioni che sembrano essere necessarie al
-sorgere delle qualità proprie delle sensazioni. Però i singoli sensi
-presentano sotto questi rapporti comportamenti diversi.
-</p>
-
-<p>
-Sembra specialmente che nell’<i>organo dell’udito</i> gli apparati riceventi
-non abbiano affatto la stessa importanza che nell’organo dell’olfatto,
-del gusto e della vista. Nel grado infimo del suo sviluppo,
-l’apparato uditivo consiste in una vescichetta, che racchiude una o
-alcune piccole pietruzze (otoliti) e sulla cui parete si spande un fascio
-di nervi. Le otoliti sono poste dalle onde sonore in oscillazioni che
-devono agire, come un rapido succedersi di deboli stimoli di pressione,
-sui filamenti del fascio nervoso. Per quanto evoluto, l’organo uditivo
-degli animali superiori si riporta, nella sua disposizione essenziale,
-a questo tipo di un semplicissimo apparato uditivo. Nella chiocciola
-dell’uomo e degli animali superiori i nervi uditivi riescono a una
-piramide perforata da numerosi e fini canali, e poi, attraverso pori
-rivolti verso la cavità della chiocciola, vanno a spandersi in una
-membrana, la quale attraversa la cavità in avvolgimenti spirali,
-è fortemente tesa e gravata da alcuni archi rigidi (gli organi di
-Corti). Questa membrana, detta la membrana basilare, dovendo
-per leggi acustiche entrare in vibrazione tosto che le onde sonore
-colpiscono l’orecchio, compie, a quanto pare, lo stesso ufficio che
-spetta alle pietruzze in quella forma infima di organo uditivo.
-Ma qui intervenne anche un’altra modificazione, la quale serve
-pure a spiegare lo prodigiose differenziazioni dei sistemi di sensazioni.
-Quella membrana basilare della chiocciola ha nelle sue diverse
-parti un diametro diverso, diventando essa più larga dalla
-base al vertice del canale della chiocciola. Essa si comporta pertanto
-come un sistema di corde tese di diversa lunghezza e,
-poichè in un tale sistema, in eguali condizioni, le corde più lunghe
-sono destinate ai toni più bassi e le più corte ai toni più alti, il
-medesimo fatto si può supporre per le diverse parti della membrana.
-Mentre noi possiamo congetturare che il sistema di sensazione
-corrispondente ai più semplici organi uditivi muniti di otoliti,
-sia un sistema uniforme analogo al nostro sistema di sensazioni di
-pressione; la differenziazione speciale di questo apparato della chiocciola
-negli animali superiori spiega l’evolversi di quel sistema originariamente
-uniforme in un sistema vario. Tuttavia la natura dell’apparato
-ricevente rimane pur sempre la medesima, poichè esso,
-tanto nella sua forma più semplice quanto nella più perfetta, è
-<span class="pagenum" id="Page_33">[33]</span>
-adatto a un <i>trasporto</i> dello stimolo fisico ai nervi dei sensi quanto
-è più possibile completo, ma in nessun modo ad una trasformazione
-di questo stimolo. E ciò è confermato anche dall’osservazione
-che, come le sensazioni di pressione possono essere determinate
-da punti della pelle tali che manchino di speciali apparati
-riceventi, così in certi animali, nei quali le condizioni di trasporto
-sonoro sono specialmente favorevoli, ad es., negli uccelli, le onde
-sonore vengono portate ai nervi sensori e sentite anche dopo la
-asportazione di tutto l’apparato uditivo col suo specifico apparato
-ricevente.
-</p>
-
-<p>
-I <i>sensi dell’olfatto, del gusto e della vista</i> diversificano essenzialmente
-nel loro modo di comportarsi dal senso dell’udito. In essi
-sono disposizioni fisiologiche che rendono impossibile un’azione
-diretta dello stimolo sui nervi di senso, perchè fra i due si inseriscono
-apparati speciali, nei quali lo stimolo esterno porta modificazioni,
-che sono i veri stimoli eccitanti i nervi sensori. Questi
-apparati sono, nei tre organi sunnominati, tessuti superficiali trasformati
-in modo speciale, dei quali un’estremità è accessibile allo
-stimolo e l’altra va in una fibra nervosa. Tutto ciò fa credere che
-in tal caso gli apparati riceventi siano non semplici apparati di
-trasporto, ma <i>apparati di trasformazione</i> dello stimolo. In questi
-tre casi la trasformazione è verosimilmente <i>chimica</i>, poichè nel
-senso del gusto e dell’olfatto gli esterni eccitamenti chimici, nel
-senso della vista invece gli eccitamenti luminosi, determinano azioni
-chimiche nel tessuto dell’organo, le quali agiscono poi come i veri
-stimoli sensori.
-</p>
-
-<p>
-Epperò si contrappongono questi tre sensi come sensi <i>chimici</i>,
-ai sensi della pressione o dell’udito come sensi <i>meccanici</i>; in quali
-di queste due classi le sensazioni di caldo e freddo debbano essere
-comprese, non è ancora possibile determinare con sicurezza. Una
-prova della relazione diretta tra lo stimolo e la sensazione nei
-sensi meccanici, o della indiretta nei sensi chimici, sta in ciò che
-nei primi la sensazione si mantiene un tempo assai breve dopo uno
-stimolo esterno, mentre nei secondi perdura assai più a lungo. Così,
-ad es., in una rapida serie di stimoli di pressione o soprattutto
-sonori, ci è possibile distinguere tra loro assai nettamente i singoli
-stimoli; all’opposto le impressioni luminose, gustative od olfattive si
-confondono anche quando si succedono con una rapidità moderata.
-</p>
-
-<p>
-4. Poichè gli stimoli, nelle due forme periferica e centrale, sono
-fenomeni fisici che accompagnano regolarmente i processi psichici elementari,
-le sensazioni, facilmente sorse naturale l’idea di determinare
-<span class="pagenum" id="Page_34">[34]</span>
-certe relazioni fra queste due serie di processi. La fisiologia, nell’intento
-di sciogliere questo problema, era solita considerare le sensazioni
-come gli effetti degli stimoli fisiologici, ma al tempo stesso
-ammetteva essere in questo caso impossibile il trarre una vera
-spiegazione dell’effetto dalla sua causa; doversi limitare all’affermazione
-della costanza di relazione tra certe cause, stimoli, e certi
-effetti, sensazioni. Ora si trova che in molti casi stimoli diversi,
-agendo sugli stessi apparati fisiologici riceventi, determinano sensazioni
-qualitativamente eguali; si hanno, ad es., sensazioni luminose,
-quando si stimoli meccanicamente od elettricamente l’occhio. Generalizzando
-questo risultato, si giunse alla proposizione che ciascun
-singolo elemento ricevente di un organo di senso e ogni fibra nervosa
-sensoria insieme alla sua terminazione centrale siano capaci
-di una sola qualità saldamente determinata per una singola sensazione;
-epperò le varietà delle qualità di sensazioni sia prodotta dalla
-varietà di quegli elementi fisiologici di diversa energia specifica.
-</p>
-
-<p>
-Questa proposizione che si suole indicare come “legge dell’energia
-specifica„, lasciando da parte che essa riconduce le cause
-delle varie differenze delle sensazioni semplicemente ad una qualità
-occulta degli elementi fisiologici di senso e nervosi, è
-insostenibile
-per tre ragioni.
-</p>
-
-<p class="subpar">
-1) Essa sta in contraddizione coll’evoluzione fisiologica dei
-sensi. Se, come dobbiamo ritenere secondo questa evoluzione, molteplici
-sistemi di sensazioni sono derivati da altri originariamente
-più semplici e uniformi, anche gli elementi fisiologici devono essere
-variabili; ma questo è solo possibile nel senso che essi vengano
-modificati dagli stimoli che agiscono su di essi. Epperò resta incluso
-che gli elementi di senso determinano le qualità delle sensazioni
-solo secondariamente, cioè in conseguenza della proprietà che
-esse acquistano per i processi d’eccitamento ad essi dirizzati. Ma
-che gli elementi sensibili in un corso di tempo abbastanza lungo
-subiscano modificazioni più intime, le quali dipendano dalla natura
-degli stimoli che li colpiscano, è solo possibile, quando il processo
-fisiologico d’eccitamento negli elementi sensibili varii in qualsiasi
-grado colla qualità dello stimolo.
-</p>
-
-<p class="subpar">
-2) La proposizione dell’energia specifica contraddice al fatto
-che nei numerosi domini di senso, alla varietà delle qualità di sensazione
-non corrisponde una eguale varietà degli elementi fisiologici
-del senso stesso. Così da un unico punto della retina possono essere
-suscitate tutte le sensazioni di luce e di colore. Egualmente non
-troviamo affatto nell’organo dell’olfatto e in quello del gusto forme
-<span class="pagenum" id="Page_35">[35]</span>
-alcune manifestamente diverse di elementi di senso, e vediamo nondimeno
-parti pur limitate di queste superfici sensibili determinare
-una varietà di sensazioni, che sopratutto nell’olfatto è straordinariamente
-grande. Anche in quei casi, nei quali vi è ragione di
-ammettere che sensazioni veramente diverse per qualità nascono
-in diversi elementi di senso, ad es., nel senso dell’udito, anche in
-questi casi la conformazione degli apparati di senso dimostra che
-queste differenze non si riducono ad una proprietà delle fibre nervose
-o di speciali elementi di senso, ma hanno il loro primo fondamento
-nei modi speciali di disposizione. Se nella chiocciola dell’udito
-le diverse parti della membrana sono accordate a suoni
-diversi, naturalmente anche le diverse fibre del nervo uditivo sono
-eccitate da diverse onde sonore; ma questo non dipende da una
-proprietà originaria enigmatica delle singole fibre del nervo uditivo,
-bensì soltanto dalla natura del loro legame cogli apparati riceventi.
-</p>
-
-<p class="subpar">
-3) I nervi di senso e gli elementi centrali di senso non possono
-possedere alcuna energia specifica originaria, perchè dal loro
-eccitamento le sensazioni corrispondenti sorgono soltanto quando
-gli organi di senso periferici sono stati accessibili almeno per un
-tempo sufficientemente lungo agli stimoli di senso adeguati. Ai
-ciechi nati e ai nati sordi mancano interamente, come si sa, le
-qualità di luce e di suono, anche quando i nervi e i centri sensori
-sono in tutto formati sin dall’origine.
-</p>
-
-<p>
-Tutto questo ci dice che la differenza della qualità di sensazione
-è determinata dalla differenza dei <i>processi di stimolazione</i> che hanno
-luogo nell’organo di senso, e che questi processi dipendono, prima
-dalla natura degli stimoli <i>fisici</i>, poi dalle proprietà degli apparati
-riceventi che si formano per l’adattamento a questi stimoli. Ed in
-seguito a questo adattamento può avvenire che, se invece dello
-stimolo fisico adeguato causante il primitivo adattamento degli elementi
-sensitivi, agisce un altro stimolo, si abbia alla fine pur sempre la
-sensazione corrispondente allo stimolo adeguato. Però questo fatto
-non vale nè per tutti gli stimoli di senso nè per tutti gli elementi sensitivi.
-Così ad es., con stimoli di caldo e di freddo non si può produrre
-una sensazione di pressione sulla pelle nè alcun’altra qualità
-sensibile negli organi speciali di senso. Stimoli meccanici ed elettrici
-suscitano sensazioni luminose solo se essi colpiscono la retina,
-non se il nervo visivo; egualmente non è possibile con questi stimoli
-generali produrre sensazione alcuna di olfatto o di gusto, a
-meno che la corrente elettrica determini una scomposizione chimica,
-per la quale si formino stimoli chimici adeguati.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_36">[36]</span>
-5. Dalla proprietà dei processi di stimolazione, fisici e fisiologici,
-è impossibile, per la natura stessa della cosa, derivare la proprietà
-della sensazione, poichè i processi di stimolazione appartengono
-all’esperienza della scienza naturale o mediata, le sensazioni invece
-all’esperienza psicologica o immediata; fra le due pertanto non
-si può stabilire un’eguaglianza. Ma pur esiste un rapporto reciproco
-fra le sensazioni e i processi <i>fisiologici</i> di stimolazione, nel
-senso che a sensazioni diverse debbano sempre corrispondere diversi
-processi di stimolazione; questa proposizione del <i>parallelismo tra le
-differenze delle sensazioni e le differenze fisiologiche di stimolazione</i>,
-è un principio importante per la dottrina così psicologica come fisiologica
-della sensazione. Nella prima lo si applica per ottenere, mediante
-volontarie variazioni degli stimoli, certe modificazioni della
-sensazione; nella seconda per conchiudere dall’eguaglianza o differenza
-delle sensazioni all’eguaglianza o diversità dei processi fisiologici
-di stimolazione. Inoltre il medesimo principio costituisce i
-fondamenti tanto della nostra esperienza pratica della vita quanto
-della nostra conoscenza teorica del mondo esterno.
-</p>
-
-<h4><a id="cap6_a"></a>
-A) <i>Le sensazioni del senso generale.</i>
-</h4>
-
-<p>
-6. Il concetto del “senso generale„ ha un significato temporale
-ed uno spaziale: in ordine di tempo il senso generale è
-quello che antecede gli altri tutti e che per questo solo appartiene
-a <i>tutti</i> gli esseri animati; spazialmente il senso generale si differenzia
-dal senso speciale per questo, che esso ha la più larga superficie
-di senso accessibile a stimoli. Esso comprende non solo la
-intera pelle esterna colle parti mucose della cavità, ma anche una
-grande quantità di organi interni, come le articolazioni, i muscoli,
-i tendini, le ossa, nei quali si spandono nervi di senso e che sono
-accessibili agli stimoli o sempre, o, come le ossa, temporaneamente
-e sotto condizioni speciali.
-</p>
-
-<p>
-Il senso generale comprende <i>quattro</i> sistemi di sensazioni specificamente
-fra loro diversi: sensazioni di pressione, sensazioni di
-freddo, senzazioni di caldo e sensazioni dolorifiche. Non di rado
-un unico stimolo suscita più d’una di queste sensazioni. Ma la sensazione
-viene senz’altro riconosciuta come mista, i cui singoli componenti
-appartengono a sistemi diversi di sensazioni, ad es., a quello
-delle sensazioni di pressioni e delle sensazioni di caldo, o a quello
-delle sensazioni di pressione e di dolore, o delle sensazioni di caldo
-<span class="pagenum" id="Page_37">[37]</span>
-e di dolore. Allo stesso modo a causa dell’estensione spaziale dell’organo
-di senso, sorgono molto spesso mescolanze di qualità diverse
-di uno stesso sistema, ad es., quando si tocchi una larga superficie
-della pelle, si hanno sensazioni di pressione qualitativamente
-diverse.
-</p>
-
-<p>
-I quattro sistemi di sensazione del senso generale sono tutti
-sistemi <i>uniformi</i> (§ 5, 5) e anche da questo lato il senso generale
-di fronte agli altri sensi, i sistemi dei quali sono vari, si dà a riconoscere
-come quello che geneticamente è primo. Le sensazioni di
-pressione che hanno la loro origine e nella pelle esterna e nella
-tensione o movimenti delle articolazioni dei muscoli o dei tendini,
-siamo soliti ad abbracciare sotto il nome di <i>sensazioni di tatto</i> e
-a queste contraporre come <i>sensazioni comuni</i>, le sensazioni di caldo,
-di freddo e dolorifiche, insieme alle sensazioni di pressione che
-hanno luogo negli altri organi interni. Le sensazioni tattili possono
-alla loro volta essere distinte in <i>esterne</i> ed <i>interne</i>, quando si pongano
-fra le prime le sensazioni di pressione sulla pelle, e fra le seconde
-le sensazioni di pressione che avvengono nei su menzionati tessuti
-ed organi. Quest’ultime possono anche essere distinte rispetto alla
-loro sede fisiologica, in sensazioni muscolari e senzazioni di articolazioni;
-e rispetto alla loro condizione di formazione, in sensazione
-di tensione o di forza e sensazioni di movimento o di contrazione.
-</p>
-
-<p>
-7. Solo sulla pelle esterna è possibile con sufficiente esattezza
-avere una prova dell’attitudine che presentano le diverse parti
-degli organi di senso generale a ricevere stimoli e a produrre sensazioni.
-Riguardo alla parte interna si può soltanto affermare che
-sono sensibili agli stimoli di pressione le articolazioni in assai grande
-misura, i muscoli e i tendini in più piccola, mentre le sensazioni
-di caldo, di freddo e dolorifiche sorgono negli organi interni solo
-eccezionalmente e, in grado notevole, solo in condizioni anormali.
-Invece sulla pelle esterna e sugli integumenti mucosi che confinano
-immediatamente colla pelle, non è alcun punto il quale non
-sia contemporaneamente sensibile agli stimoli di pressione, di freddo
-e dolorifici. Ma è pur vero che varia il <i>grado</i> della sensibilità sui
-diversi punti, e proprio così, che generalmente non coincidono fra loro
-i punti di maggior sensibilità per la pressione e per il caldo e per il
-freddo. Soltanto la sensibilità dolorifica si comporta in modo abbastanza
-uniforme, con questa sola eccezione, che in alcuni punti lo
-stimolo dolorifico agisce alla superficie, in altri penetra più addentro.
-Invece ci sono singole parti della pelle quasi puntiformi specialmente
-<span class="pagenum" id="Page_38">[38]</span>
-privilegiate, per gli stimoli di pressione, di caldo, di freddo
-che sono designate come punti dolorifici, caldi e freddi. Esse sono
-sparse in numero assai vario sulle diverse regioni della pelle. Punti
-di diverse qualità non coincidono mai, ma i punti di temperatura
-possono egualmente dar origine a sensazioni di pressione e dolorifiche;
-stimoli caldi per solito determinano anche sui punti freddi
-sensazioni calde, mentre i punti caldi pare non possano essere eccitati
-da stimoli freddi puntiformi. Inoltre i punti caldi e freddi
-possono anche reagire con sensazioni calde e fredde a stimoli meccanici
-ed elettrici opportunamente applicati.
-</p>
-
-<p>
-8. Delle quattro speci di qualità sunnominate le sensazioni
-di pressione e dolorifiche formano sistemi chiusi, che non offrono
-relazioni nè fra loro nè coi due sistemi di sensazioni di temperatura.
-Invece noi siamo soliti porre le sensazioni di temperatura
-<i>nel rapporto di opposizione</i>, in quanto noi apprendiamo caldo e freddo
-non semplicemente come sensazioni diverse, ma <i>contrastanti</i>. È però
-assai probabile che questa considerazione provenga non dalla natura
-originaria delle sensazioni, ma in parte dalle condizioni della loro
-formazione e in parte dai sentimenti che le accompagnano. Mentre
-le altre qualità possono fra loro collegarsi a loro gradimento e
-costituire sensazioni miste, ad es., pressione e caldo, pressione e
-dolore, freddo e dolore, e così via; caldo e freddo, a causa delle
-condizioni della loro origine, si escludono l’un l’altro; così che
-in un dato punto della pelle è possibile soltanto una sensazione
-calda o una fredda, o nessuna delle due. Quando l’una di queste
-sensazioni passa senza interruzione nell’altra, il passaggio avviene regolarmente,
-in modo che o la sensazione calda gradatamente sparisce
-e sorge una sensazione fredda in accrescimento costante, o
-viceversa, questa sparisce e quella cresce a poco a poco. Si aggiunge
-ancora che caldo e freddo sono collegati a sentimenti elementari
-opposti, fra i quali il punto in cui le due sensazioni spariscono, si
-presenta come punto d’indifferenza.
-</p>
-
-<p>
-I due sistemi di sensazioni di temperatura stanno ancora in
-un’ultima relazione: essi sono dipendenti in alta misura dalle condizioni
-variabili della stimolazione sull’organo di senso; un aumento
-notevole della propria temperatura è da noi sentito come caldo,
-un abbassamento della stessa come freddo. Egualmente la temperatura
-del nostro corpo, che corrisponde alla zona d’indifferenza
-fra le due sensazioni, si adatta relativamente presto alla
-temperatura esterna, entro limiti abbastanza larghi. E il fatto che
-i due sistemi di sensazioni si comportano anche sotto questo rispetto
-<span class="pagenum" id="Page_39">[39]</span>
-egualmente, viene ad appoggiare ancor più il concetto della
-loro affinità o della loro opposizione.
-</p>
-
-<h4><a id="cap6_b"></a>
-B) <i>Le sensazioni di suono.</i>
-</h4>
-
-<p>
-9. Noi abbiamo <i>due</i> sistemi di sensazioni sonore semplici fra
-loro indipendenti, ma di solito connessi a causa del mescolarsi degli
-stimoli; il sistema <i>uniforme</i> delle sensazioni semplici di rumore e
-il sistema <i>vario</i> delle sensazioni semplici di tono.
-</p>
-
-<p>
-Possiamo produrre <i>sensazioni semplici di rumore</i> solo in condizioni
-nelle quali sia escluso il sorgere contemporaneo di sensazioni
-di tono; cioè quando noi produciamo vibrazioni d’aria, la
-velocità delle quali sia nè troppo lenta nè troppo rapida, o quando
-onde sonore agiscono sull’orecchio per un tempo più breve di quello
-che possa determinare una sensazione di tono. La sensazione di
-rumore ottenuta in tal modo può essere distinta per intensità e per
-durata. A parte ciò, pare che essa sia qualitativamente uniforme.
-Certo è possibile che piccole differenze qualitative esistano a seconda
-delle condizioni di origine del rumore; ma esse sono in ogni caso
-troppo piccole per essere fissate mediante determinazioni diverse.
-I così detti soliti rumori sono composizioni di sensazioni e risultano
-da tali sensazioni semplici di rumore e da molte numerose sensazioni
-di tono irregolari (V. § 9, 7). Il sistema uniforme delle sensazioni
-di rumore è probabilmente il primitivo in ordine di sviluppo.
-Le semplici vescichette uditive, provvedute di otoliti, quali
-s’incontrano negli animali inferiori, possono difficilmente produrre
-sensazioni diverse dalle sensazioni di rumore semplici. Anche nell’uomo
-e negli animali superiori le disposizioni del vestibolo del labirinto
-fanno credere solo a un eccitamento sonoro uniforme, corrispondente
-alla sensazione semplice di rumore; e infine, dopo le ricerche
-anche sugli animali privi del labirinto, pare che anche solo un’eccitazione
-diretta del nervo uditivo possa produrre tali sensazioni. Siccome
-poi nello sviluppo degli animali superiori l’apparato a chiocciola
-del labirinto uditivo è derivato dall’originaria vescichetta del vestibolo,
-corrispondente in tutto nella sua conformazione a un primitivo
-organo d’udito, il sistema molteplice delle sensazioni di tono
-può forse essere considerato come un prodotto della differenziazione
-del sistema uniforme delle sensazioni semplici di rumore;
-benchè, dovunque questo svolgimento si sia compiuto, il sistema
-semplice continui a persistere accanto al complesso.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_40">[40]</span>
-10. Il sistema delle <i>sensazioni semplici di tono</i> costituisce una
-varietà continua a <i>una</i> dimensione. <i>Altezza dei toni</i> noi diciamo
-la qualità delle singole sensazioni semplici di tono. La natura
-unidimensionale del sistema appare dal fatto che noi, partendo da
-una data altezza di tono, possiamo variare le qualità sempre secondo
-<i>due</i> direzioni fra loro opposte: l’una di queste diciamo <i>elevamento</i>,
-l’altra <i>abbassamento</i> del tono. Nell’esperienza reale una semplice
-sensazione di tono non ci si offre mai per sè sola, in tutto pura,
-ma ora essa si collega con altre sensazioni di tono, ora anche con
-concomitanti sensazioni semplici di rumore. Ma poichè questi elementi
-concomitanti, secondo lo schema più sopra dato (§ 5, 1), possono
-essere variati a piacimento, e in molti casi sono relativamente deboli
-a paragone di un singolo tono; l’applicazione pratica delle
-sensazioni di tono nell’arte della musica è già riuscita all’astrazione
-della sensazione semplice di tono. Coi simboli <i>do, do diesis,
-fa bemolle, re</i>, ecc., noi indichiamo toni semplici, benchè i suoni di
-strumenti musicali e della voce umana, coi quali noi produciamo
-quest’altezze di tono, siano sempre accompagnati da altri toni
-più deboli e anche spesso da rumori. Poichè le condizioni in cui
-sorgono questi toni d’accompagnamento, possono variare a nostra
-volontà così da diventare molto deboli, la tecnica acustica è riuscita
-persino a determinare i toni semplici in purezza pressochè
-completa. Il mezzo più semplice per ciò sta nel mettere il diapason
-in relazione cogli spazi di risonanza, i quali sono accordati al tono
-fondamentale del diapason; e poichè lo spazio di risonanza non fa
-che rinforzare il tono fondamentale, al vibrare di un unico diapason
-gli speciali toni concomitanti diventano così deboli, che la
-sensazione viene di solito percepita come una sensazione semplice
-ed indecomponibile. Quando si cerchi determinare le onde sonore
-corrispondenti ad una tale sensazione di tono, si trova che esse
-corrispondono al più semplice movimento possibile di vibrazione,
-cioè all’oscillazione pendolare, così detta perchè le oscillazioni delle
-particelle d’aria seguono la stessa legge, secondo la quale si comportano
-le oscillazioni di un pendolo che si muove in un’assai
-piccola ampiezza<a class="tag" id="tag7" href="#note7">[7]</a>. Che queste vibrazioni sonore relativamente
-semplici corrispondano a sensazioni semplici di tono, e che noi in
-queste combinazioni di sensazione possiamo pur distinguere ed
-<span class="pagenum" id="Page_41">[41]</span>
-udire le sensazioni singole, si può fisicamente dedurre, in base alle
-disposizioni dell’apparato della chiocciola, dalla legge delle vibrazioni
-concomitanti. Essendo la membrana basilare della chiocciola
-accordata nelle sue diverse parti a diverse altezze di tono,
-se una semplice oscillazione sonora colpisce l’orecchio, vibrerà soltanto
-la parte accordata a quella oscillazione, e se la medesima
-velocità di vibrazione si svolge in un più complesso movimento
-sonoro, quella farà vibrare soltanto la parte ad essa accordata, e
-le restanti parti costitutive del movimento sonoro faranno vibrare
-altre porzioni della membrana, rispondenti ad esse in egual maniera.
-</p>
-
-<p>
-11. Il sistema delle sensazioni di tono si dimostra una varietà
-<i>continua</i>, essendo possibile giungere da una determinata altezza di
-tono a una qualsiasi altra per una continua variazione di sensazione.
-La musica, scegliendo da questo continuo, singole sensazioni che sono
-separate da grandi intervalli, e in tal modo facendo della <i>linea dei toni</i>
-la <i>scala dei toni</i>, fa una determinazione arbitraria, che ha pur sempre
-la sua base nel rapporto delle sensazioni di tono; ma su di essa
-ritorneremo più innanzi per considerare le formazioni rappresentative
-che sorgono da queste sensazioni. La linea naturale dei toni
-ha due punti estremi, i quali fisiologicamente sono determinati dai
-limiti della percettibilità dell’apparato uditivo. Questi estremi sono
-il tono più alto e il più basso, dei quali il primo corrisponde a
-un movimento vibratorio da 8 a 10, il secondo a un movimento
-da 40.000 a 60.000 vibrazioni intere al minuto secondo.
-</p>
-
-<h4><a id="cap6_c"></a>
-C) <i>Le sensazioni di olfatto e di gusto.</i>
-</h4>
-
-<p>
-12. Le <i>sensazioni di olfatto</i> formano un sistema vario di un
-ordine fin qui ancora sconosciuto. Noi sappiamo soltanto che esiste
-un numero assai grande dì diverse qualità olfattive, tra le quali
-hanno luogo tutti i continui passaggi possibili. È pertanto fuori
-di dubbio che il sistema è una varietà a più dimensioni.
-</p>
-
-<div class="blockquote">
-<p>
-12<i>a</i>. Come un indizio che un tempo sarà forse possibile ridurre le
-sensazioni olfattive a un più piccolo numero di qualità principali, si può
-considerare il fatto che gli odori possono disporsi in certe <i>classi</i>, delle
-quali ciascuna contiene sensazioni che sono più o meno affini. Tali classi
-sono, ad es., gli odori d’etere, gli aromatici, i balsamici, quelli di musco,
-di abbruciaticcio e così via. Osservazioni isolate insegnano che alcune qualità
-prodotte da speciali sostanze odorifiche, possono essere determinate
-anche dalla mescolanza di altre sostanze. Ma queste esperienze non sono
-<span class="pagenum" id="Page_42">[42]</span>
-sino ad ora sufficienti per ricondurre la grande quantità di odori singoli,
-che ciascuna delle suddette classi racchiude, a un più limitato numero di
-qualità principali e di loro mescolanze. Infine si è anche osservato che parecchi
-stimoli olfattivi, usati in conveniente rapporto d’intensità, si compensano
-nella sensazione; e ciò accade non solo con quelle sostanze che
-come, ad es., acido acetico ed ammoniaca, si neutralizzano chimicamente,
-ma anche con quelle che come, ad es., caoutchouch e cera o balsamo del
-tolù, all’infuori delle particelle odorifere, non agiscono chimicamente una
-sull’altra. E siccome noi possiamo constatare questa compensazione anche
-quando i due odori agiscono in due superfici olfattive affatto diverse, l’uno
-sulla destra mucosa interna del naso, l’altro sulla sinistra, dobbiamo credere
-che qui si tratti non di un fenomeno analogo al complementarismo
-dei colori, di cui più sotto avremo a parlare (22), ma probabilmente di
-una reciproca inibizione centrale delle sensazioni. Contro questo analogia
-sta anche l’osservazione che una medesima qualità olfattoria può talvolta
-compensare più qualità affatto diverse, anche quelle che si neutralizzano
-fra loro stesse; il complementarismo dei colori è invece sempre limitato a
-due qualità che sono fra loro in istretta relazione.
-</p>
-</div>
-
-<p>
-13. Un po’ più da vicino sono studiate le <i>sensazioni gustative</i>;
-infatti in esse noi possiamo distinguere <i>quattro qualità principali</i>,
-che non si possono paragonare fra loro; tra queste avvengono tutti
-i passaggi possibili, che noi percepiamo come sensazioni miste. Le
-quattro qualità principali sono: <i>acido, dolce, amaro</i> e <i>salato</i>. Oltre
-a queste, alcuni considerano anche il sapore della lisciva (alcalini)
-e il metallico come qualità indipendenti, ma la lisciva mostra
-senza dubbio una parentela col salato, ed il metallico coll’acido;
-ambedue sono quindi probabilmente sensazioni miste o di transizione
-(l’alcalino forse tra il salato e il dolce, il metallico tra l’acido
-e il salato). Delle suddette quattro qualità principali, dolce
-e salato stanno in un rapporto d’opposizione, in quanto l’una di
-queste sensazioni è trasformata dall’altra, purchè questa raggiunga
-l’opportuna intensità, in una sensazione mista <i>neutra</i> (di solito detta
-“insipida„), senza che gli stimoli saporifici, che in tal guisa si
-neutralizzano scambievolmente, consentano una combinazione chimica.
-Epperò dobbiamo considerare il sistema delle sensazioni gustative
-come una moltiplicità <i>a due dimensioni</i>, che può essere in
-qualche modo geometricamente rappresentata da una superficie di
-cerchio, alla cui periferia stanno le quattro qualità fondamentali coi
-loro gradi di transizione, mentre il centro è occupato dalle sensazioni
-miste neutre, e la restante superficie dai gradi intermedi tra queste
-e le qualità saturate della periferia.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_43">[43]</span>
-</p>
-
-<div class="blockquote">
-<p>
-13<i>a</i>. Pare che in queste proprietà delle qualità gustative sia data un
-primo abbozzo del modo di comportarsi di un senso chimico. Da questo
-lato il senso del gusto costituisce forse un grado di sviluppo antecedente
-al senso della vista. La connessione manifesta colla natura chimica del processo
-di stimolazione fa credere che la neutralizzazione reciproca di certe
-sensazioni, colle quali è forse collegata la natura pluridimensionale del
-sistema, sia fondata non sulle singole sensazioni, come nelle sensazioni di
-caldo e di freddo (pag. 38), ma sui rapporti dell’eccitamento <i>fisiologico</i>.
-Alle azioni chimiche di determinate sostanze spetta generalmente, come
-è noto, la proprietà di poter essere neutralizzate dalle azioni di certe altre
-sostanze. Ora noi non sappiamo che cosa siano le modificazioni chimiche
-prodotte dagli stimoli saporifici nelle cellule gustative, ma in base al principio
-del parallelismo delle differenze tra la sensazione e l’eccitamento (pag. 36)
-possiamo, dalla compensazione delle sensazioni di dolce e di salato, conchiudere
-che anche le reazioni chimiche prodotte dalle sostanze saporifiche dolci e
-salate si elidono nelle cellule gustative. Il medesimo varrebbe per le altre
-sensazioni, per le quali fosse possibile dimostrare un comportamento simile.
-Intorno alle condizioni fisiologiche della stimolazione saporifica noi possiamo,
-in base ai fatti suesposti, conchiudere questo solo, che i processi chimici
-d’eccitamento, corrispondenti a tali sensazioni neutralizzantisi, si trovano
-nelle stesse cellule di senso. Naturalmente non è esclusa la possibilità che
-nelle medesime formazioni sorgano più processi, i quali abbiano ad essere
-neutralizzati da reazioni opposte. I reperti anatomici e gli esperimenti fisiologici
-con stimoli distinti su singole papille gustative non danno sino ad
-ora alcuna risposta decisiva. E anche qui è tutt’ora incerto, se nei fatti
-suesposti di compensazione si debba riconoscere un proprio complementarismo
-corrispondente a quello dei colori (vedi sotto 22).
-</p>
-</div>
-
-<h4><a id="cap6_d"></a>
-D) <i>Le sensazioni di luce.</i>
-</h4>
-
-<p>
-14. Il sistema delle sensazioni di luce consta di <i>due</i> sistemi
-parziali: delle <i>sensazioni acromatiche</i> e delle <i>sensazioni cromatiche</i>;
-tra le qualità loro si trovano tutti i possibili gradi di continui passaggi.
-</p>
-
-<p>
-Le sensazioni acromatiche formano, per sè sole considerate, un
-sistema molteplice ad <i>una</i> dimensione, il quale, analogamente alla
-linea dei toni, si chiude fra due punti limiti. Noi diciamo <i>nero</i>
-le sensazioni, che stanno più vicine ad uno di questi limiti, e
-<i>bianco</i> quelle che stanno presso all’altro; fra i due disponiamo il
-<i>grigio</i> nelle sue diverse gradazioni (grigio oscuro, grigio e grigio
-chiaro). Questo sistema unidimensionale delle sensazioni acromatiche
-ha la proprietà di essere, a differenza della linea dei toni,
-<span class="pagenum" id="Page_44">[44]</span>
-un <i>sistema nel tempo stesso qualitativo e intensivo</i>, imperocchè ogni
-modificazione qualitativa nella direzione da nero a bianco viene
-sentita come un accrescimento intensivo, e ogni variazione nella
-direzione da bianco a nero, come una diminuzione intensiva. Ogni
-grado del sistema per tal modo determinato qualitativamente e intensivamente,
-è detto il <i>chiarore</i> della sensazione acromatica.
-Epperò si può indicare anche l’intero sistema come il sistema delle
-<i>sensazioni pure di chiarore</i>, dove l’attributo “puro„ indica in questo
-caso l’assenza di sensazioni cromatiche. Il sistema delle sensazioni
-pure di chiarore è un sistema assolutamente unidimensionale nel
-senso, che in esso i gradi qualitativi e intensivi coincidono in una
-sola e medesima dimensione, e in ciò sostanzialmente differisce dalla
-linea dei toni, nella quale ogni punto rappresenta solo un grado
-qualitativo, cui si dispone accanto il grado intensivo in ordine
-egualmente lineare. Mentre le sensazioni semplici di tono, quando
-si considerino nel tempo stesso le loro proprietà qualitative ed
-intensive, formano un continuo a due dimensioni, il sistema delle
-sensazioni pure di chiarore permane un continuo <i>a una dimensione</i>,
-anche quando si considerino ambedue le parti che lo determinano.
-L’intero sistema può anche essere concepito come una serie continua
-di <i>gradi di chiarore</i>; in questo caso indichiamo i gradi inferiori
-secondo la qualità come nero, secondo l’intensità come deboli, ed
-i gradi superiori secondo la qualità come bianco, secondo l’intensità
-come forti.
-</p>
-
-<p>
-15. Anche <i>le sensazioni cromatiche</i> costituiscono, quando si abbia
-riguardo solo alla loro qualità, un sistema ad una dimensione. Ma
-questo, a differenza del sistema delle sensazioni pure di chiarore,
-ha la proprietà di ricorrere in sè stesso; infatti da qualsiasi punto
-si parta, si ritorna sempre a poco a poco ad una qualità di maggiore
-differenza, e poi da questa di nuovo a qualità di minore
-differenza, ed infine al punto di partenza. Lo spettro dei colori che
-si ottiene dall’incidenza del raggio solare su un prisma o che si
-osserva nell’arco-baleno, presenta già questa proprietà, benchè non
-appieno. Se si parte dal limite rosso di questo spettro, si riesce dapprima
-all’aranciato, poi al giallo, giallo-verde, verde, verde-bleu, bleu,
-indaco, infine al violetto, il quale ultimo è di nuovo più simile al
-rosso di tutti gli altri colori che stanno tra il rosso e il violetto,
-ad eccezione di quello che è più vicino al rosso, dell’aranciato.
-La ragione, per cui questa linea dei colori dello spettro non ricorre
-completamente in sè stessa, sta evidentemente nel fatto che
-essa non contiene tutti i colori corrispondenti alle nostre sensazioni;
-<span class="pagenum" id="Page_45">[45]</span>
-mancano nello spettro le gradazioni purpureo-rosse, che fisicamente
-si ottengono mescolando i raggi rossi e violetti. Se con questa
-mescolanza s’integra la serie dei colori dello spettro, il sistema
-delle sensazioni reali dei colori è completo e forma una linea che
-ritorna al proprio punto di partenza. Ma non è a credere che questa
-proprietà provenga dal fatto, che lo spettro dei colori offra realmente
-alla nostra osservazione in modo approssimativo quel ritorno.
-Piuttosto è possibile ottenere il medesimo ordine delle sensazioni,
-anche quando oggetti colorati, mescolati in qualsiasi modo, vengano
-ordinati secondo la loro affinità soggettiva del colore; persino
-fanciulli, che non hanno mai osservato con attenzione uno spettro
-solare o un arcobaleno, epperò possono cominciare questa serie
-così col rosso come con qualsiasi altro colore, la costruiscono
-sempre nello stesso senso.
-</p>
-
-<p>
-Quindi il sistema delle qualità cromatiche pure dev’essere definito
-come un sistema ad una dimensione, non in linea retta, ma
-<i>ricorrente in se stesso</i>; geometricamente può essere rappresentato
-nel modo più semplice da una <i>circonferenza</i>. Siccome in questo sistema
-da ogni dato colore, per piccole e graduali variazioni della
-sensazione, si giunge dapprima a colori simili a quello, poi ad altri
-da quello diversissimi, e infine di nuovo ad altri in altra direzione
-pure simili ad esso, necessariamente ad ogni qualità cromatica corrisponde
-una cert’altra qualità, che equivale al <i>massimo delle differenze
-sensibili.</i> Questo colore può essere detto <i>colore contrario</i>, e
-quando si rappresenti il sistema dei colori mediante una circonferenza,
-due colori contrari trovano posto alle due estremità di
-uno stesso diametro. Colori contrari sono, ad es., rosso-porpora e
-verde, giallo e bleu, verde-chiaro e violetto e così via, cioè essi sono
-le più grandi differenze qualitative sensibili.
-</p>
-
-<p>
-La qualità delle sensazioni, che ci è data dall’ordine stesso
-del sistema dei colori, è detta anche, con una espressione metaforica
-tolta a prestito della qualità dei toni: <i>tono dei colori</i>, per distinguerla
-dalle altre determinazioni qualitative. In questo senso i semplici
-nomi dei colori rosso, aranciato, giallo, ecc., indicano semplici
-toni di colori. Il cerchio dei colori è una rappresentazione del sistema
-dei toni dei colori, fatta astrazione da tutte le proprietà che ancora si
-aggiungono alla sensazione. Infatti la sensazione di colore possiede
-ancora due proprietà, delle quali l’una diciamo <i>grado del colore</i> o anche
-<i>saturazione</i>, l’altra <i>chiarore</i>. Di queste due proprietà il grado del
-colore è speciale alle sensazioni di colore, mentre il chiarore è
-comune colle sensazioni acromatiche.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_46">[46]</span>
-16. Per <i>grado del colore o saturazione</i> s’intende la proprietà
-della sensazione di colore di pervenire per qualsiasi passaggio a
-sensazioni acromatiche; cosicchè continui passaggi sono possibili
-da ogni colore ad ogni grado della serie delle sensazioni acromatiche,
-al bianco, al grigio, al nero. L’espressione “saturazione„ è
-qui presa dal modo consueto di dimostrare oggettivamente questi
-passaggi, cioè dalla saturazione di una soluzione incolore con
-sostanze colorate. Potendosi pensare per ogni possibile stato di un
-colore per quanto saturato, uno stato ancor più saturato dello stesso
-tono, e indicando una sensazione acromatica il punto estremo in
-una serie di saturazioni sempre decrescenti di un qualsiasi colore,
-il grado del colore può essere considerato come una determinazione
-che spetta a tutte le sensazioni di colore, o per la quale il sistema
-delle sensazioni di colore è portato nello stesso tempo in immediata
-connessione con quello delle sensazioni acromatiche. L’insieme
-dei gradi di colore che si presentano come passaggi da un certo
-colore a una certa sensazione acromatica, bianca, grigia o nera, — quando
-si pensi rappresentata la sensazione acromatica da un punto,
-il quale coincida col punto medio del cerchio dei colori, — potrà
-essere espresso da quel raggio del cerchio che collega quel punto di
-mezzo con quel certo colore. Immaginiamo ora rappresentati in
-tal modo nello spazio i gradi di saturazione di tutti i colori, gradi
-corrispondenti ai continui passaggi ad una certa sensazione acromatica;
-allora il sistema dei gradi così ottenuto assume la figura
-di una <i>superficie di cerchio</i>, la cui periferia corrisponde al sistema
-dei toni semplici dei colori, e il cui centro a quella sensazione acromatica,
-alla quale sono ordinati i diversi gradi dei colori. Quindi,
-partendo da qualsiasi punto del continuo lineare delle sensazioni
-acromatiche, è sempre possibile costrurre un sistema dei gradi dei
-colori, purchè si osservi questa sola condizione, che il bianco non
-sia troppo chiaro o il nero troppo oscuro, altrimenti sparirebbero
-le differenze di saturazione e dei colori. Ma sistemi di saturazione,
-che sieno ordinati per <i>diversi</i> punti del sistema acromatico, possiedono
-sempre diversi gradi di chiarore. È possibile costrurre un
-sistema <i>puro</i> di gradi dei colori sempre solo per un <i>unico</i> determinato
-grado di chiarore, cioè, coincidendo il sistema delle sensazioni
-acromatiche con quello delle sensazioni pure di chiarore,
-per <i>un solo</i> punto del continuo delle sensazioni acromatiche. Quando
-questo sia stato fatto per tutti i punti possibili, il sistema dei gradi
-dei colori è completato da quello dei <i>gradi di chiarore</i>.
-</p>
-
-<p>
-17. <i>Il chiarore</i> è una proprietà che spetta con eguale necessità
-<span class="pagenum" id="Page_47">[47]</span>
-tanto alle sensazioni cromatiche quanto alle acromatiche;
-ed è tanto in quelle quanto in queste proprietà insieme qualitativa
-e intensiva. Partendo da un certo grado di chiarore, ogni sensazione
-colorata, di cui si faccia crescere il chiarore, viene accostandosi
-nella sua qualità al bianco, mentre nel tempo stesso ne cresce
-l’intensità; e quando se ne faccia diminuire il chiarore, essa si
-avvicina nella sua qualità al nero, mentre nel tempo istesso se ne
-indebolisce l’intensità. I gradi di chiarore di ogni singolo colore
-formano un sistema di qualità intensive analogo alle sensazioni
-acromatiche e alle sensazioni pure di chiarore, solo che al posto dei
-gradi qualitativi acromatici che si muovono tra il nero e il bianco,
-qui sono entrati i corrispondenti gradi di saturazione. La nuova serie
-presenta dal punto della maggior saturazione due direzioni opposte
-di diversa saturazione: la <i>positiva</i> nella direzione del bianco, che è
-connessa intensivamente coll’aumento della sensazione, e la <i>negativa</i>
-nella direzione del nero, cui corrisponde una diminuzione della
-sensazione. Come estremi delle due graduazioni delle saturazioni,
-si dànno da una parte la pura sensazione bianco, e dall’altra la
-pura sensazione nero, delle quali quella rappresenta un massimo e
-questa un minimo dell’intensità della sensazione. In tal guisa bianco
-e nero indicano egualmente i punti situati in senso opposto tanto
-nel sistema delle sensazioni pure di chiarore, come in quello delle
-sensazioni cromatiche, disposte secondo i gradi di chiarore. Conseguenza
-naturale di ciò è che per ciascun colore v’ha un certo
-chiarore medio, nel quale la saturazione del colore è giunta al
-massimo, e dal quale si va per aumento di chiarore in direzione
-positiva, per diminuzione in negativa. Questo valore di chiarore,
-il più favorevole per la saturazione, non è però lo stesso per tutte
-le sensazioni di colore, ma esso si gradua dal rosso al bleu, in modo
-che pel rosso è il più alto e pel bleu il più basso. In ciò trova
-una spiegazione il noto fenomeno che durante il crepuscolo, cioè
-in una debole sensazione di chiarore, ancor riconosciamo, ad es.,
-in un dipinto i toni bleu, mentre i rossi ci appaiono già neri.
-</p>
-
-<p>
-18. Se si astrae da questa posizione dei punti di massima
-saturazione nella linea dei gradi di chiarore, posizione alquanto
-diversa per ogni singolo colore, è possibile dare un’espressione
-chiara e semplicissima alla relazione, nella quale per il graduale
-passaggio al bianco da un lato, al nero dall’altro, il sistema delle
-<i>sensazioni cromatiche di chiarore</i> si accosta al sistema delle <i>sensazioni
-pure</i> o acromatiche di chiarore; e nel modo seguente. Se si
-immagina il sistema dei toni puri di colore o dei colori nel massimo
-<span class="pagenum" id="Page_48">[48]</span>
-della loro saturazione rappresentato, come sopra, da un cerchio,
-e s’immagina nel centro della superficie appartenente a questo cerchio,
-condotta la linea delle sensazioni pure di chiarore come linea
-perpendicolare, in modo che nel centro del cerchio cada la sensazione
-acromatica corrispondente al minimo della saturazione; i sistemi
-cromatici di chiarore crescente e decrescente possono essere
-disposti in modo analogo sopra o sotto quella circonferenza
-della saturazione massima dei colori. Ma la diminuzione graduale
-delle saturazioni sarà espressa tanto qui come là per mezzo del
-raggio sempre più decrescente dei cerchi sovrapposti gli uni sovra
-gli altri, finchè ai due punti estremi della linea delle sensazioni
-pure di chiarore i cerchi scompaiono del tutto; e questo secondo
-il principio, che per ogni colore il massimo del chiarore corrisponde
-alla sensazione bianco e il minimo alla sensazione nero<a class="tag" id="tag8" href="#note8">[8]</a>.
-</p>
-
-<p>
-19. Da quanto si è detto, risulta che il sistema complessivo
-delle <i>sensazioni cromatiche di chiarore</i> può essere raffigurato nel
-modo più semplice mediante una <i>superficie sferica</i>, di cui equatore
-si consideri il cerchio dei colori rappresentante il sistema dei
-toni puri di colore o dei colori a saturazione massima, mentre i
-due poli corrispondono ai punti estremi delle sensazioni acromatiche
-di chiarore, bianco e nero. Naturalmente anche un’altra figura
-geometrica, che avesse simili proprietà, ad es., un cono doppio con
-base comune e coi vertici rivolti in direzioni opposte, potrebbe servire
-allo stesso scopo. Di essenziale per la rappresentazione resta
-soltanto il graduale passaggio in bianco e nero, e la diminuzione dei
-vari toni di colore corrispondenti a questo passaggio, diminuzione
-che trova la sua espressione grafica nel continuo impiccolimento
-dei cerchi di colore. Ora il sistema dei gradi di saturazione ordinati
-in base di una certa sensazione pura di chiarore può essere
-rappresentato, come sopra è detto, da una superficie di cerchio che
-contenga tutte le sensazioni luminose, corrispondenti a quel medesimo
-grado di chiarore. Se ora si vuole contemporaneamente ordinare
-in un solo sistema i gradi di saturazione e di chiarore, <i>tutto l’intero
-sistema delle sensazioni luminose</i> può essere rappresentato da un
-solido <i>sfera</i>, di cui il cerchio equatoriale racchiude il sistema dei toni
-<span class="pagenum" id="Page_49">[49]</span>
-puri di colore; l’asse congiungente i due poli, il sistema delle sensazioni
-pure di chiarore, e la superficie il sistema delle sensazioni cromatiche
-di chiarore. Ogni cerchio posto perpendicolare a quell’asse,
-corrisponde a un sistema di gradi di saturazione dell’eguale chiarore.
-Questa rappresentazione grafica per mezzo di una sfera è arbitraria,
-poichè in luogo di tale solido potrebbe essere scelto qualunque altro,
-che abbia proprietà analoghe; tuttavia il fatto psicologico che il <i>complessivo
-sistema delle sensazioni luminose è un sistema a tre dimensioni
-e un continuo in sè chiuso</i> trova in essa la propria espressione intuitiva.
-La natura tridimensionale del sistema deriva dall’essere necessariamente
-ogni sensazione di luce concreta un composto di <i>tre</i>
-parti: tono del colore, saturazione e chiarore. La sensazione pura
-o acromatica di chiarore e la sensazione pura o saturata di colore
-sono in questo caso considerate come i due estremi nella serie dei
-gradi di saturazione. La forma <i>in sè chiusa</i> del sistema proviene per
-un lato, dalla natura delle sensazioni di colore di costituire un tutto
-in sè chiuso, e per altro lato dalla limitazione del sistema dei chiarori
-cromatici segnata dai due punti estremi delle sensazioni pure di
-chiarore. Un’altra proprietà del sistema è la seguente: soltanto le variazioni
-nelle due dimensioni dei toni di colore e dei gradi di saturazione
-sono pure variazioni di qualità; invece ogni modificazione
-nella <i>terza</i> dimensione, corrispondente alle sensazioni di chiarore,
-porta con sè nello stesso tempo una variazione qualitativa ed una
-intensiva. Per questa circostanza, l’intero sistema a tre dimensioni
-è richiesto necessariamente per rappresentare in modo esauriente le
-qualità della sensazione luminosa; questo sistema abbraccia però
-anche le intensità della sensazione.
-</p>
-
-<p>
-20. Nel sistema delle sensazioni di luce certe <i>sensazioni fondamentali</i>
-hanno un posto privilegiato, perchè noi ce ne serviamo
-come punti d’orientazione nell’ordinare tutte le altre sensazioni.
-Tali sensazioni fondamentali sono, nella serie acromatica <i>bianco</i> e
-<i>nero</i>, nella serie delle sensazioni cromatiche i quattro colori fondamentali
-<i>rosso, giallo, verde</i> e <i>bleu</i>. Solo per queste sei sensazioni
-la lingua ha creato relativamente presto determinazioni diverse e
-ben distinte. Tutte le altre sensazioni furono espresse in parte
-mediante riferimenti a quelle, in parte colle stesse parole già usate
-per quelle. Noi apprendiamo il grigio come un grado intermedio
-che sta nella serie acromatica tra il bianco e il nero; i diversi
-gradi di saturazione diciamo, secondo il loro valore di chiarore,
-toni di colore biancastri, o nerastri, chiari od oscuri: e per i colori
-che stanno tra i quattro colori fondamentali, noi ci serviamo di designazioni
-<span class="pagenum" id="Page_50">[50]</span>
-di transizione, come purpureo-rosso, aranciato-giallo,
-giallo-verde e così via; nomi che nella loro composizione svelano
-la loro origine relativamente tarda.
-</p>
-
-<div class="blockquote">
-<p>
-20<i>a</i>. Vi fu chi dal carattere più originario delle determinazioni linguistiche
-per le suddette sei qualità delle sensazioni volle argomentare che
-esse siano qualità fondamentali del senso della vista, e che ogni altra qualità
-sia composta di quelle o di alcune di quelle. Epperò il grigio fu detto
-una sensazione mista di nero e bianco, il violetto e il rosso-porpora di bleu
-e rosso, e così via; ma non è psicologicamente esatto indicare una sensazione
-luminosa qualsiasi come un composto a paragone di un’altra. Grigio è
-tanto una sensazione semplice quanto bianco o nero; arancio, purpureo-rosso
-ecc., sono proprio sensazioni semplici alla stessa guisa che rosso,
-giallo ecc.; e qualsiasi grado di saturazione che collochiamo nel sistema
-tra un colore puro e bianco, non è in alcun modo una sensazione composta.
-La natura chiusa e intimamente connessa del sistema di sensazione, porta
-di necessità che la lingua, cui è impossibile creare un numero indefinito
-di espressioni, colga alcune differenze specialmente decise, in base alle quali
-poi sono ordinate tutte le altre sensazioni. La scelta di nero e bianco come
-punti d’orientazione per la serie acromatica si spiega senz’altro, indicando
-esse le differenze massime. Quando esse sono date, tutte le altre sensazioni
-acromatiche devono essere apprese come sensazioni di transizione tra
-quelle, a causa dell’interposizione continua di queste differenze per tutti
-i possibili gradi di chiarore. Egualmente succede per le sensazioni cromatiche,
-solo che qui due differenze assolutamente massime non potevano
-immediatamente essere scelte a causa della natura in sè ricorrente nella
-linea dei colori, ma ancora altri motivi, oltre alla sufficiente differenza
-qualitativa, dovevano decidere per la scelta dei colori fondamentali. E tali
-motivi possono essere stati la frequenza e la forza sentimentale di certi stimoli
-luminosi fondati sulle condizioni naturali dell’esistenza umana. Il rosso del
-sangue, il verde della vegetazione, il bleu del cielo, il giallo delle stelle,
-che tali appaiono in contrasto al bleu del cielo, potrebbero essere stati la
-prima spinta alla scelta di certe determinazioni dei colori. Imperocchè la
-lingua non chiama gli oggetti secondo le sensazioni, ma all’opposto le
-sensazioni secondo gli oggetti che le determinano. Se certi colori fondamentali
-furono una volta fissati in tal modo, tutti gli altri colori dovettero
-apparire come toni intermedi. La differenza dei colori fondamentali e di
-transizione è fondata con ogni probabilità solo su condizioni esterne; se
-queste condizioni fossero state diverse, il rosso, ad es., sarebbe stato
-percepito quale passaggio tra porpora e aranciato, allo stesso modo che
-noi ora ordiniamo l’aranciato come colore di passaggio tra il rosso e il
-giallo<a class="tag" id="tag9" href="#note9">[9]</a>.
-</p>
-</div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_51">[51]</span>
-21. Le proprietà del sistema delle sensazioni di luce che più
-sopra abbiamo descritte, sono di tal natura da far fin dal principio
-pensare a un rapporto tra le stesse proprietà psicologiche e i processi
-oggettivi della stimolazione luminosa essenzialmente diverso da
-quello che ci offrono i sistemi di sensazione fin qui considerati, sovratutto
-i sistemi del senso generale o del senso dell’udito. Evidentissima
-è per questo rispetto la diversità dal sistema delle sensazioni
-di suono. In questo il principio del parallelismo tra sensazione
-e stimolo (pag. 36) non vale solo pel processo d’eccitazione fisiologica,
-ma anche in largo senso pel processo fisico. Infatti nel sistema
-delle sensazioni di suono alle forme semplici o composte delle vibrazioni
-sonore corrisponde rispettivamente una sensazione semplice o
-una moltiplicità di sensazioni semplici, e colla forza delle vibrazioni
-varia continuamente l’intensità delle sensazioni e colla velocità di
-quelle la qualità di queste; cosicchè la differenza soggettiva delle
-sensazioni aumenta in ambedue le direzioni colla crescente differenza
-degli stimoli fisici oggettivi. Le sensazioni luminose presentano invece
-una relazione tutt’affatto diversa. Come il suono oggettivo,
-anche la luce oggettiva consiste in movimenti vibratori di un mezzo
-qualsiasi. Tali movimenti, se non conosciamo nella loro intima costituzione,
-sappiamo, per le indagini fisiche d’interferenza, consistere
-di molte piccole e rapide onde, cosicchè quelle vibrazioni che vengono
-sentite come luce, stanno tra le lunghezze dell’onde da 688 a
-393 milionesime parti di un millimetro e tra le velocità da 450 a
-790 bilioni di vibrazioni al secondo. Ora anche qui a vibrazioni
-semplici, ad es., a vibrazioni di eguale lunghezza, corrispondono sensazioni
-semplici, e anche qui colla lunghezza e velocità della vibrazione
-varia continuamente la qualità della sensazione; alle onde più
-lunghe e più lente corrisponde il rosso, alle più brevi e rapide il violetto
-e fra questi tutte le altre gradazioni di colore si dispongono
-in un continuo, conforme alla lunghezza dell’onda. Ma già qui si
-presenta una differenza essenziale, imperocchè i colori più diversi fra
-loro per lunghezza di onda, rosso e violetto, sono più affini nella
-sensazione che gl’intermedi<a class="tag" id="tag10" href="#note10">[10]</a>. Oltre a ciò si aggiunge ancora che:
-<span class="pagenum" id="Page_52">[52]</span>
-1) ogni pura variazione d’intensità (di ampiezza) delle vibrazioni
-fisiche della luce è soggettivamente sentita quale variazione al
-tempo stesso d’intensità e di qualità; come lo dimostra il modo di
-comportarsi già esaminato delle sensazioni di chiarore. 2) Ogni
-luce composta di vibrazioni diverse è sentita semplice, allo stesso
-modo che la luce oggettivamente semplice, consistente di un solo
-grado di vibrazione; come per l’appunto tosto risalta dalla comparazione
-soggettiva delle sensazioni acromatiche colle cromatiche.
-Conseguenza del primo di questi fatti è che la luce fisicamente semplice
-può provocare sensazioni non solo cromatiche, ma anche acromatiche,
-poichè nell’ampiezza massima delle vibrazioni si avvicina al
-bianco e nella minima passa al nero. La qualità della sensazione
-acromatica ammette quindi più di una spiegazione, poichè essa può
-essere prodotta così da variazione intensiva della luce oggettiva, come
-dalla mescolanza di semplici vibrazioni luminose che abbiano diversa
-lunghezza d’onda. Solo che nel primo caso colla variazione
-intensiva è sempre connessa una variazione del grado di chiarore,
-mentre questa può rimanere invariata nel secondo caso, cioè nella
-mescolanza.
-</p>
-
-<p>
-22. Anche se il grado di chiarore delle sensazioni è mantenuto
-costante, la sensazione acromatica ammette pur sempre più di una
-interpretazione. Una sensazione pura di chiarore di una data intensità
-è determinata non solo da una mescolanza di tutti i gradi di
-vibrazioni contenuti nella luce solare come, ad es., nella solita luce
-diurna, ma anche dalla mescolanza in opportuno rapporto di due
-di essi, e precisamente di quelli che corrispondono a due sensazioni
-soggettivamente diversissime tra loro, i colori contrari. E
-poichè le mescolanze oggettive dei colori contrari suscitano la sensazione
-di bianco, questi colori sono detti <i>colori d’integrazione o complementari</i>.
-Rosso dello spettro e verde bleu, aranciato e bleu cielo,
-giallo e indaco bleu ecc. sono al tempo stesso colori contrari e
-complementari.
-</p>
-
-<p>
-Come la sensazione acromatica, così anche ogni singola sensazione
-cromatica ammette più spiegazioni, ma in numero più limitato.
-Mescolando due colori oggettivi che stiano, nel cerchio dei
-<span class="pagenum" id="Page_53">[53]</span>
-colori, più vicini fra loro dei colori contrari, si ottiene una mescolanza
-non bianca, ma colorata e precisamente di quel colore che
-anche nella serie dei colori oggettivamente semplici, corrisponde
-alla sensazione dei colori intermedii. Quindi, se i colori mescolati
-si avvicinano ai colori contrari, la saturazione del colore risultante
-resta assai diminuita; ma se essi si accostano assai più tra loro,
-questa diminuzione non è percettibile e in questo caso il colore composto
-e il colore semplice sono per lo più sentiti come soggettivamente
-eguali. Così noi, ad es., non possiamo assolutamente distinguere
-l’aranciato dello spettro da una composizione di raggi rossi
-e gialli. Ed essendo possibile per tal modo ottenere tutti i colori
-che nel cerchio cromatico stanno tra rosso e verde, con una mescolanza
-di rosso e verde; quelli che stanno tra verde e violetto, con
-una mescolanza di verde e violetto; e finalmente anche quel colore
-che non è contenuto nello spettro solare, la porpora, con una
-mescolanza di rosso e violetto; tutta la serie dei toni cromatici
-possibili nelle sensazioni, può essere derivata da <i>tre</i> soli colori oggettivi.
-Mediante questi stessi tre colori ci è dato anche ricostituire
-il bianco in tutti i suoi gradi di passaggio; imperocchè la
-composizione di rosso e violetto dà la porpora, la quale è il colore
-complementare di verde; il bianco ottenuto dalla mescolanza di porpora
-e verde, se esso viene aggiunto a un singolo colore in diversi
-rapporti quantitativi, dà con questo i diversi gradi di saturazione.
-</p>
-
-<p>
-23. I tre colori, che sono in tal modo usati per la costruzione
-di tutto il sistema delle sensazioni luminose sono detti <i>colori fondamentali</i>.
-Se vogliamo esprimere il loro valore nel sistema dei
-gradi di saturazione, possiamo servirci a rappresentare questo sistema,
-in luogo del cerchio che si riferisce solo ai rapporti psicologici,
-di un <i>triangolo</i>. Mediante questa figura il significato dei tre
-colori fondamentali è messo in risalto, occupando essi i tre angoli
-del triangolo sui lati del quale, proprio come sulla circonferenza
-del cerchio cromatico, vengono riportati i toni dei colori nel massimo
-di saturazione, mentre i restanti gradi di saturazione nei loro
-passaggi al bianco, che sta nel mezzo della superficie del triangolo,
-sono disposti nei punti della superficie. Del resto tre colori qualsivogliano
-potrebbero essere scelti come colori fondamentali, quando
-essi si trovino a distanza opportuna. I sunnominati rosso, verde e
-violetto rispondono praticamente allo scopo per questo solo, che in
-primo luogo si evita che uno dei tre componenti corrisponda a una
-sensazione di colore, la quale non possa essere prodotta da una
-luce oggettivamente semplice, corrisponda cioè alla porpora; e
-<span class="pagenum" id="Page_54">[54]</span>
-perchè in secondo luogo la sensazione al principio e alla fine dello
-spettro varia più lentamente colla durata delle vibrazioni; così che,
-se i colori estremi dello spettro sono compresi fra i colori fondamentali,
-il colore che risulta da una mescolanza di due colori tra loro
-vicini, è nella sensazione prossimo al colore oggettivamente semplice
-che sta fra quelli<a class="tag" id="tag11" href="#note11">[11]</a>.
-</p>
-
-<p>
-24. Dalle condizioni più sopra dimostrate(3) della stimolazione
-<i>fisiologica</i> appare chiaro che, come pur risulta dai fatti fin qui considerati,
-nel sistema delle sensazioni luminose non esiste una relazione
-univoca tra le sensazioni e gli stimoli fisici. Se il senso della
-vista deve annoverarsi fra i sensi <i>chimici</i>, una tale relazione potrà
-essere soltanto tra i processi fotochimici nella retina e le sensazioni.
-Ma poichè, come è noto, speci diverse di azioni fisiche luminose
-producono analoghe decomposizioni chimiche, è generalmente facile
-il comprendere come le sensazioni luminose debbano prestarsi a interpretazioni
-molteplici. In base al principio del parallelismo tra
-le differenze della sensazione e quelle dell’eccitamento fisiologico
-(pag. 36) si potrebbe ritenere che diversi stimoli fisici, i quali presentino
-le stesse sensazioni, determinino anche la stessa eccitazione
-fotochimica nella retina; che siano quindi tante speci e gradi di
-processi fotochimici, quante sono le speci e i gradi di sensazione
-che noi possiamo distinguere. Su questa conclusione infatti si basa
-ciò che noi sappiamo intorno ai sostrati fisiologici delle sensazioni
-luminose, non avendo l’indagine dei processi fisiologici della stimolazione
-luminosa condotto fino ad ora a un risultato più lontano
-di questo: che l’eccitazione è con ogni probabilità un processo
-chimico.
-</p>
-
-<p>
-25. Coll’ipotesi che la stimolazione luminosa si fondi su processi
-chimici della retina, si può anche spiegare la <i>persistenza</i> relativamente
-lunga della sensazione, dopo che è cessata l’eccitazione
-(pag. 33). Questa persistenza essendo riferita all’oggetto considerato
-come stimolo, è detta <i>l’immagine consecutiva</i> dell’impressione.
-L’immagine consecutiva appare prima colle proprietà di chiarore
-o di colore eguali allo stimolo; epperò bianca per oggetti bianchi,
-<span class="pagenum" id="Page_55">[55]</span>
-nera per neri e colorata nello stesso colore per colorati (immagine
-positiva o di egual colore); ma dopo breve tempo essa passa per
-le impressioni acromatiche nel chiarore contrario, bianco in nero,
-nero in bianco; per le cromatiche nel colore contrario o complementare
-(immagine consecutiva negativa o complementare). Quando
-agiscano all’oscuro stimoli luminosi di breve durata, è possibile che
-questo passaggio si ripeta più volte; all’immagine negativa segue
-di nuovo una positiva e così via, di modo che si dà un oscillare
-delle sensazioni fra le due fasi d’immagine consecutiva. L’immagine
-positiva può semplicemente essere ricondotta al fatto che
-la decomposizione fotochimica prodotta da una specie qualsiasi di
-luce, perdura ancora un breve tempo dopo l’azione della luce.
-L’immagine negativa o complementare può essere derivata da ciò,
-che ogni decomposizione prodotta in una certa direzione lascia addietro
-una distruzione parziale di quelle sostanze sensibili alla luce
-che prime subiscono quell’effetto. In questo caso gli stessi processi
-fotochimici, perdurando l’eccitazione retinica, devono variare in
-senso corrispondente.
-</p>
-
-<p>
-26. Coll’immagini consecutive, positiva o negativa, stanno
-probabilmente in istretto rapporto, fenomeni <i>d’induzione di luce e
-di colore</i>. Essi consistono in ciò, che nel giro di una qualsiasi impressione
-luminosa sorgono contemporaneamente eccitamenti di
-natura eguale ed opposta. Il primo di questi fenomeni, l’induzione
-<i>positiva</i> di luce, è il più raro; si osserva specialmente quando una
-parte della retina è eccitata e la parte confinante è molto oscura;
-pare allora che l’eccitamento luminoso o cromatico irradi la parte
-rimasta oscura. In tutti gli altri casi si ha l’effetto d’induzione
-contraria o <i>negativa</i>, pel quale una superficie bianca pare circondata
-da un orlo oscuro, una oscura da un orlo chiaro, una colorata
-da un orlo del colore complementare. Tutti questi fenomeni sono del
-resto accompagnati da processi psicologici di contrasto, i quali
-corrispondono al principio generale che più innanzi tratteremo
-(§ 17, 11), del risalto dei contrari; ma di solito l’effetto complessivo
-di tali influenze fisiologiche e psicologiche, è senz’altro detto
-“contrasto„. Questa confusione è bensì giustificata, sino ad un certo
-grado, specialmente dall’inseparabilità dei due fattori; ma sarebbe
-ben più opportuno chiamare eccitamento indotto esclusivamente
-il fattore fisiologico e riservare la determinazione di contrasto
-a quel fattore psicologico, il quale corrisponde appunto al risalto
-dei contrari; risalto che si dimostra anche in altri campi, specialmente
-nelle rappresentazioni di spazio, di tempo e nei sentimenti.
-<span class="pagenum" id="Page_56">[56]</span>
-L’induzione luminosa o colorata nel puro senso fisiologico consiste
-probabilmente in una specie d’irradiazione <i>negativa</i> della stimolazione,
-perocchè essa non si propaga colla sua propria qualità
-immediatamente nelle parti circostanti al punto eccitato, come
-nel caso dell’induzione positiva, ma determina un eccitamento
-di natura contraria. È possibile che questa irradiazione negativa
-abbia la sua ragione in ciò che le sostanze fotochimiche di una parte
-della retina consumate nell’eccitazione, siano in parte reintegrate per
-un’affluenza dalle parti circostanti, cosicchè un’impressione luminosa
-su queste parti circostanti deve agire allo stesso modo, che
-per l’immagini consecutive lo stimolo sulle stesse parti prima eccitate
-(25). In appoggio a questo rapporto coi fenomeni dell’immagine
-consecutiva sta anche il fatto che, come in questa, l’effetto
-cresce coll’intensità degli stimoli luminosi. Quindi questa induzione
-fisiologica di luce si differenzia essenzialmente da quei fenomeni
-<i>psicologici</i> di contrasto, coi quali essa viene abitualmente confusa,
-e sui quali noi ritorneremo nell’interpretazione generale dei processi
-di contrasto (§ 17, 10).
-</p>
-
-<div class="blockquote">
-<p>
-26<i>a</i>. Posto il principio del parallelismo fra la sensazione e il processo
-fisiologico d’eccitamento come base delle nostre ipotesi sui processi che
-hanno luogo nella retina, ne seguirà necessariamente che alla relativa indipendenza
-delle sensazioni acromatiche nel loro rapporto colle sensazioni
-cromatiche, dovrà corrispondere una dipendenza analoga pei processi fotochimici.
-Innanzi tutto possiamo spiegare nel modo più naturale <i>due</i> fatti,
-dei quali l’uno appartiene al sistema soggettivo delle sensazioni luminose,
-l’altro ai fenomeni della mescolanza oggettiva dei colori. Il primo consiste
-nella tendenza che ha ogni sensazione colorata, quando aumenti o diminuisca
-il grado di chiarore, a passare in una sensazione acromatica. Facilissima
-riesce la spiegazione di questa tendenza, se si ammette che ogni
-eccitazione di colore è fisiologicamente composta di due parti distinte, delle
-quali l’una corrisponde alla sensazione cromatica, l’altra all’acromatica.
-Con ciò si può mettere in relazione l’altra condizione, che, per un certo stimolo
-d’intensità media, l’elemento d’eccitazione colorata è relativamente fortissimo,
-mentre per valori di stimolo più grandi o più piccoli sempre più prepondera
-l’elemento acromatico. Il secondo di questi due fatti consiste in ciò,
-che ogni qual volta due colori contrari qualsivogliano siano tra loro complementari,
-cioè mescolati in opportuni rapporti quantitativi, producono
-una sensazione acromatica. Questo fatto riesce facilmente comprensibile, se
-si ammette che i colori contrari, i quali soggettivamente sono le differenze
-massime della sensazione, oggettivamente rappresentino processi fotochimici
-che si neutralizzano. Che in conseguenza di questa neutralizzazione sorga
-l’eccitamento acromatico, risulterà pure assai chiaro dall’ipotesi, che quell’eccitamento
-<span class="pagenum" id="Page_57">[57]</span>
-si accompagni sin dal principio ad ogni stimolazione colorata,
-e che però rimanga solo, tosto che contrari eccitamenti colorati si elidano
-fra loro. Questa ipotesi di un’indipendenza relativa dei due processi fotochimici
-delle sensazioni, acromatica e cromatica, è confermata dall’esistenza
-di uno stato anormale del senso della vista, talora innato, talora prodotto
-da processi patologici della retina, la <i>totale cecità ai colori</i>. Infatti in
-questa anomalia, per la quale ogni eccitazione luminosa è sentita o su tutta
-la retina o su alcune parti di essa, come chiarore puro, senza che sia
-frammischiato alcun colore, abbiamo la dimostrazione che l’eccitazione colorata
-e acromatica sono due processi fisiologici tutt’affatto distinguibili.
-</p>
-
-<p>
-Se noi usiamo della stessa veduta nel considerare il secondo processo
-che avviene nella retina, quello dell’<i>eccitazione colorata</i>, incontriamo
-anche qui due fatti analoghi. Il primo consiste in ciò, che due colori, i
-quali distino fra loro di un tratto limitato, danno luogo a un colore
-composto, che è eguale al colore semplice che sta fra essi. Questo fatto
-indica che l’eccitazione colorata è un processo il quale non varia collo
-stimolo fisico in modo continuo, come l’eccitazione sonora, ma in piccoli
-gradi, e si comporta precisamente così che questa variazione nel rosso e
-nel violetto, ad es., procede in grado maggiore che nel verde, perchè
-qui, in mescolanze di colori abbastanza vicine, si fanno già sentire le influenze
-complementari. Tale variazione graduale del processo corrisponde
-alla natura chimica di esso, poichè decomposizioni e composizioni chimiche
-devono sempre essere riferite a <i>gruppi</i> di atomi o molecole. Il secondo
-fatto consiste in ciò, che alcuni colori corrispondenti ad una maggior differenza
-d’eccitazione hanno nel tempo stesso soggettivamente, come colori
-contrari, il significato di differenze massime, e oggettivamente, come colori
-complementari, il significato di processi neutralizzantisi. Processi chimici
-possono neutralizzarsi solo quando siano di opposta natura. Due eccitazioni
-luminose complementari si comportano fra loro quindi in modo analogo ai
-processi dell’eccitazione chiara ed oscura che agiscono in senso contrario
-nell’eccitazione acromatica. Tuttavia qui si danno due differenze essenziali.
-In primo luogo una tale antitesi nell’eccitazione cromatica esiste non <i>una
-sol volta</i>, ma per ogni colore distinguibile nella sensazione, cosicchè ciascuno
-dei gradi dell’eccitazione cromatica fotochimica, che dobbiamo ammettere
-secondo i risultati della mescolanza di colori affini, possiede anche un certo
-grado di azione complementare. In secondo luogo i colori contrari costituiscono
-i massimi della differenza soggettiva delle sensazioni, fra i quali hanno
-luogo neutralizzazioni della differenza se da ciascuno di questi colori contrari,
-si procede non solo in <i>una</i> direzione, come per bianco e nero, ma in <i>due</i> fra
-loro opposte; in modo corrispondente è possibile elidere anche oggettivamente
-nelle due stesse direzioni l’azione complementare dei colori contrari.
-Come dal complementarismo dei colori contrari si conchiuse all’opposizione
-dei corrispondenti processi chimici, con egual diritto da quella bilaterale neutralizzazione
-si può conchiudere che al ritorno della linea dei colori nel suo
-<span class="pagenum" id="Page_58">[58]</span>
-punto di partenza corrisponde un ritorno di processi affini. L’intero processo
-dell’eccitazione cromatica, quale si compie nella variazione continua delle lunghezze
-dell’onde della luce oggettiva, cominciando dal rosso estremo e
-terminando da ultimo, dopo aver oltrepassato il violetto, per l’aggiunta
-delle mescolanze di porpora, al punto di partenza; dev’essere concepito,
-come una serie indeterminatamente grande di processi fotochimici. Questi
-costituiscono insieme un <i>processo circolare</i> in sè chiuso, nel quale ad ogni
-grado corrisponde un grado contrario che neutralizza il primo, e a questo
-due passaggi in direzioni opposte.
-</p>
-
-<p>
-Nulla noi sappiamo del numero dei gradi fotochimici, che sono complessivamente
-presenti in questo processo circolare. I tentativi più volte
-fatti di ridurre tutte le sensazioni di colore al più piccolo numero possibile
-di tali gradi, mancano di sufficiente fondamento. O i risultati della
-mescolanza fisica dei colori sono in essi riconosciuti senz’altro come processi
-fisiologici: come nell’ipotesi dei tre colori fondamentali, rosso, verde,
-violetto, dalla diversa mescolanza dei quali devono derivare tutte le sensazioni
-luminose, anche le acromatiche (ipotesi di Young-Helmholtz); oppure
-si parte dall’ipotesi psicologicamente insostenibile, che le denominazioni
-dei colori siano sorte non dall’influenza di certi oggetti esterni,
-ma dal reale significato delle sensazioni corrispondenti (vedi sopra pag. 50);
-si ammette che, dati quattro colori fondamentali, le due copie di contrari,
-rosso e verde, giallo e bleu, siano i sostrati delle sensazioni di colore,
-alle quali per le sensazioni pure di chiarore si contrappone un’altra copia di
-contrari, nero e bianco; mentre tutte le altre sensazioni di luce, come grigio,
-aranciato, violetto, ecc., sono per determinazione soggettiva e oggettiva
-sensazioni composte (ipotesi di Hering). In appoggio così della prima come
-della seconda ipotesi, si sono portati innanzi i casi non rari di <i>parziale
-cecità ai colori</i>. I sostenitori dei tre colori fondamentali affermavano che
-tutti questi casi dovessero essere ricondotti alla mancanza della sensazione
-o di rosso o di verde, o talora anche di ambedue. I sostenitori dei quattro
-colori fondamentali opinavano che la parziale cecità ai colori si riferisse
-sempre a due dei colori fondamentali che stanno fra loro in contrapposizione,
-epperò o cecità per il rosso e il verde, o per il giallo ed il bleu. Un
-esame spregiudicato dei ciechi ai colori non conferma nessuna di queste affermazioni.
-Se la teoria dei tre colori fondamentali non è in grado di spiegare
-la totale cecità ai colori, contro la teoria dei quattro colori stanno i casi di
-cecità per il solo rosso o per il solo verde. Ambedue le ipotesi poi non rispondono
-ai casi non dubbi, nei quali specialmente alcune parti dello spettro, che
-non corrispondono a nessuno dei tre o dei quattro colori presi come fondamentali,
-sono vedute come acromatiche. L’unica cosa che si può dire allo
-stato delle nostre cognizioni si è, che ogni sensazione luminosa si basa verosimilmente
-sulla connessione di due processi fotochimici: di uno <i>acromatico</i>,
-il quale risulta alla sua volta di una decomposizione preponderante
-in una intensità piuttosto forte di luce, e di una restituzione che predomina
-<span class="pagenum" id="Page_59">[59]</span>
-in una luce più debole: e di un processo <i>cromatico</i>, il quale varia così
-gradatamente, che la serie complessiva delle decomposizioni fotochimiche
-costituisce un <i>processo circolare</i>, nel quale i prodotti della decomposizione
-di due gradi posti in una distanza relativamente grandissima, si neutralizzano
-a vicenda<a class="tag" id="tag12" href="#note12">[12]</a>.
-</p>
-
-<p>
-Le diverse modificazioni che si osservano nella retina ancor viva in
-seguito all’azione luminosa, vengono in appoggio alla teoria di un processo
-fotochimico: così il lento passaggio allo stato incolore della sostanza rossa,
-che si vede nella retina non illuminata (imbiancamento della porpora visiva)
-e i microscopici passaggi del protoplasma pigmentato fra gli elementi
-senzienti, i bastoncini e i coni; infine le variazioni di forma degli stessi
-coni e bastoncini. I tentativi di collegare questi fenomeni ad una teoria
-fisiologica dell’eccitazione luminosa sono decisamente prematuri. È assai
-verosimile che colla differenza di forma dei due elementi, dei coni e dei
-bastoncini, si connettano anche differenze di funzione. Poichè precisamente
-il centro della retina, che è la regione della vista diretta dell’uomo, contiene
-soli coni, mentre nelle parti laterali predominano i bastoncini; e
-poichè inoltre nella parte centrale, dove del resto manca la porpora visiva,
-la distinzione dei colori è assai più completa che nelle regioni laterali, le
-quali sono d’altra parte più sensibili ai gradi di chiarore; vien naturale
-il supporre che queste differenze si connettano colle proprietà fotochimiche
-dei coni e dei bastoncini. Ma anche qui manca ancora la dimostrazione.
-</p>
-</div>
-
-<div class="chapter"></div>
-<h3><a id="cap7"></a>
-§ 7. — I sentimenti semplici.
-</h3>
-
-<p>
-1. I sentimenti semplici, come nel § 5 fu notato, sorgono in
-una moltiplicità assai più varia che le sensazioni semplici, perciò
-che anche quei sentimenti che noi osserviamo legati solo a processi
-rappresentativi più o meno composti, sono di natura semplice
-(pag. 27), così, ad es., il sentimento dell’armonia sonora è
-tanto semplice quanto il sentimento collegato ad un suono isolato.
-Benchè più sensazioni sonore siano richieste per produrre un’armonia
-<span class="pagenum" id="Page_60">[60]</span>
-sonora, e benchè questa nel suo contenuto di sensazione sia una
-formazione composta, le qualità sentimentali di certi accordi armonici
-sono nondimeno così diverse dai sentimenti legati ai singoli
-toni, che quelle al pari di questi rappresentano unità soggettivamente
-del tutto inscindibili. Un’essenziale differenza consiste solo in
-ciò, che quei sentimenti che corrispondono a semplici sensazioni, possono
-essere isolati dalla connessione della nostra esperienza, usando
-lo stesso metodo dell’astrazione, di cui noi ci serviamo per la determinazione
-delle sensazioni semplici (pag. 30). All’opposto quel sentimento
-semplice, che è legato a una qualsiasi formazione composta
-di rappresentazioni, non può mai essere separato dai sentimenti
-che entrano in quella formazione come complemento soggettivo
-delle sensazioni; così, ad es., è impossibile sciogliere il sentimento
-d’armonia dell’accordo <i>do, mi, sol</i>, dai sentimenti semplici dei toni
-<i>do, mi</i> e <i>sol</i>. Questi cedono forse davanti a quello, perchè si combinano
-con quello, come più tardi vedremo (§ 12, 3 <i>a</i>), in un unico
-<i>sentimento totale</i>, ma non è mai possibile eliminarli naturalmente.
-</p>
-
-<p>
-2. Il sentimento collegato ad una sensazione semplice è detto
-<i>sentimento sensoriale</i><a class="tag" id="tag13" href="#note13">[13]</a>, od anche <i>tono sentimentale della sensazione</i>. Ambedue
-queste espressioni sono capaci in senso opposto di erronee
-interpretazioni; la prima, perchè si è portati a intendere come
-“sentimento sensoriale„ non soltanto una parte dell’esperienza immediata
-che possa essere isolata mediante astrazione, ma una parte
-che si presenti realmente isolata; la seconda, perchè il “tono sentimentale„
-potrebbe essere considerato una qualità sentimentale
-che va invariabilmente unita alla sensazione, allo stesso modo che
-il “tono del colore„ è una parte necessaria a costituire una sensazione di colore.
-In verità il sentimento sensoriale non può presentarsi
-senza una sensazione, come un sentimento dell’armonia
-sonora non può essere senza sensazioni sonore. Se il sentimento
-di dolore od anche i sentimenti di pressione, di caldo, di freddo
-o muscolari ed altri, furono talvolta indicati come sentimenti sensoriali
-indipendenti, ciò deriva dalla confusione ancora comune in
-fisiologia dei concetti di sentimento e di sensazione (pag. 29); confusione
-per la quale ora si chiamano sentimenti alcune sensazioni, come
-quelle del tatto, ora si trascura in altre sensazioni che, come le
-dolorifiche, sono accompagnate da forti sentimenti, la distinzione
-dei due elementi. Nè meno falso sarebbe l’attribuire a una determinata
-sensazione un sentimento ben stabilito qualitativamente e
-<span class="pagenum" id="Page_61">[61]</span>
-intensivamente. Riteniamo piuttosto che la sensazione è soltanto
-<i>uno</i> fra i molti fattori che determinano un sentimento esistente
-in un dato momento, perchè oltre ad essa hanno sempre parte
-essenziale processi antecedenti e disposizioni persistenti, insomma
-condizioni che noi nel singolo caso possiamo intravvedere soltanto
-frammentariamente. Il concetto del “sentimento sensoriale„ o del
-“tono sentimentale„ è quindi per doppio rispetto il prodotto di
-un’analisi e di un’astrazione; in primo luogo noi dobbiamo distinguere
-il sentimento semplice dalla sensazione pura concomitante; in secondo
-luogo, fra gli elementi sentimentali variamente mutabili che possono
-essere uniti sotto diverse condizioni ad una determinata sensazione,
-noi dobbiamo ritenere quello più costante, nel quale manchino,
-quant’è mai possibile, tutte le influenze che potrebbero
-perturbare o complicare un semplice effetto di sensazione.
-</p>
-
-<p>
-Fra queste condizioni la prima si può ottenere in modo relativamente
-facile, quando si tenga presente il valore psicologico dei
-concetti di sensazione e sentimento; la seconda invece molto difficilmente.
-Specialmente nei due sistemi più perfetti delle sensazioni
-di suono e di luce in verità non è mai possibile l’allontanare completamente
-tali influssi <i>indiretti</i>. Si può giungere al puro tono sentimentale
-della sensazione solo usando lo stesso metodo che ha servito
-all’astrazione della sensazione pura (pag. 22): si potrà quindi ammettere
-che alla sensazione, come tale, appartenga soltanto quel
-tono sentimentale, il quale rimanga costante ad ogni variazione
-delle condizioni. Ma quant’è facile applicare questa regola alle
-sensazioni, altrettanto è difficile nel caso dei sentimenti, perchè
-quelle influenze secondarie sono per lo più saldamente legate alla
-sensazione, allo stesso modo che l’influenza primaria del tono sentimentale.
-La sensazione verde, ad esempio, risveglia quasi inevitabilmente
-la rappresentazione della vegetazione verde, ed essendo
-a questa rappresentazione collegati sentimenti complessi, la
-natura dei quali può essere affatto indipendente dal tono sentimentale
-del color verde, non è possibile determinare senz’altro, se il
-sentimento osservato nell’effetto dell’impressione sia un puro tono
-sentimentale, oppure un sentimento svegliato da rappresentazioni
-concomitanti od un insieme dei due.
-</p>
-
-<div class="blockquote">
-<p>
-2<i>a</i>. Questa difficoltà ha dato occasione ad alcuni psicologi di oppugnare
-l’esistenza di un puro tono sentimentale. Essi affermano che ogni
-sensazione suscita alcune rappresentazioni concomitanti, le quali soltanto
-producono l’effetto sentimentale. Ma a questa teoria contrastano già i risultati
-<span class="pagenum" id="Page_62">[62]</span>
-ottenuti nelle sensazioni di luce, modificando sperimentalmente le condizioni.
-Se le sole rappresentazioni fossero decisive per l’origine dei sentimenti,
-questi dovrebbero essere fortissimi quando il contenuto sensibile
-dell’impressione è al massimo grado simile al contenuto di quelle rappresentazioni.
-Ma questo non è il caso. Piuttosto il tono sentimentale di un
-colore è massimo, se il suo grado di saturazione raggiunge un massimo.
-Pertanto il tono sentimentale più intenso corrisponde ai colori spettrali puri
-osservati in ispazio oscuro, e questi sono per lo più molto diversi dai colori
-degli oggetti naturali, ai quali potrebbero riferirsi le rappresentazioni concomitanti.
-Così pure non si può sostenere con ragione la teoria che riconduce
-senz’altro i sentimenti di suono alle rappresentazioni. Senza dubbio ogni singolo
-suono può svegliare note rappresentazioni musicali; ma d’altra parte la
-costanza colla quale certe qualità sonore sono scelte ad esprimere certi sentimenti,
-ad es., i suoni profondi, ad esprimere gravità e tristezza, è comprensibile
-solo, se alle sensazioni semplici sonore va aggiunto un tono
-sentimentale corrispondente. Il circolo nel quale si aggira chi deriva questi
-sentimenti da rappresentazioni associate, diventa ancor più manifesto quando
-si passi alle sensazioni dell’olfatto del gusto, ed alle sensazioni generali.
-Se, ad esempio, il tono sentimentale piacevole o spiacevole di una sensazione
-gustativa può essere accresciuto dal ricordo della medesima impressione già
-avuta, questo è solo possibile per ciò, che l’impressione era stata piacevole
-o spiacevole già in quel suo effetto anteriore.
-</p>
-</div>
-
-<p>
-3. La varietà dei sentimenti sensoriali semplici è assai grande.
-I sentimenti che corrispondono a un certo sistema di sensazioni
-costituiscono sempre un sistema, nel quale ad ogni variazione qualitativa
-o intensiva della sensazione va generalmente parallela una
-variazione qualitativa o intensiva del tono sentimentale. Ma nello
-stesso tempo queste variazioni relative nel sistema dei sentimenti si
-comportano in modo essenzialmente diverso dalle variazioni corrispondenti
-nel sistema delle sensazioni; cosicchè anche per ciò è impossibile
-considerare il tono sentimentale come terzo elemento costitutivo
-della sensazione, analogo all’intensità e alla qualità. Se si varia
-l’intensità della sensazione, il tono sentimentale può mutare non solo
-intensivamente, ma anche qualitativamente, e se si varia la qualità
-della sensazione, il tono sentimentale muta non solo qualitativamente,
-ma anche intensivamente. Se, ad es., si aumenta la sensazione
-di dolce, il tono sentimentale passa alla fine da gradito a
-sgradito; se la sensazione dolce passa a poco a poco o in acido o
-in amaro, si nota che l’acido, e ancor più l’amaro, produce, per
-eguale intensità di sensazione, un’eccitazione sentimentale più forte
-che il dolce. <i>Ogni variazione nella sensazione è pertanto generalmente
-accompagnata da una doppia variazione nel sentimento</i>. Ma
-<span class="pagenum" id="Page_63">[63]</span>
-anche per il modo con cui ogni variazione d’intensità ed ogni variazione
-di qualità del tono sentimentale sono fra loro legate, conformemente
-al principio esposto nel § 5 (pag. 26), risulta che ogni
-variazione del sentimento procedente in <i>una</i> dimensione, si muove,
-non come la corrispondente variazione della sensazione, fra differenze
-massime, ma fra <i>contrarii</i>.
-</p>
-
-<p>
-4. In conseguenza di questo principio, alle massime differenze
-qualitative della sensazione corrispondono nel sentimento <i>qualitativamente</i>
-i massimi contrari, <i>intensivamente</i> i valori massimi, i quali
-o sono di eguale grandezza, o tendono almeno ad esserlo, a seconda
-della speciale proprietà dei contrari qualitativi; al punto
-medio fra i due contrari corrisponde il valore d’intensità zero, fintanto
-che si consideri solo la dimensione cui i contrari appartengono.
-Però questo valore d’intensità zero può essere avvertito solo quando
-il corrispondente sistema di sensazione è un sistema <i>assolutamente
-unidimensionale</i>; in tutti gli altri casi il punto medio neutro, che
-esiste in rapporto ad una determinata di sensazione, suole appartenere
-contemporaneamente anche ad un’altra dimensione di sensazione,
-o persino ad una pluralità di dimensioni, in cui gli spettano
-sempre valori di sentimenti determinati. Così, ad es., i colori dello
-spettro giallo e bleu sono colori contrari, ai quali appartengono
-anche opposti toni sentimentali. Se ora nella serie dei colori si
-passa a poco a poco dal giallo al bleu, il verde dovrebbe essere
-il punto di mezzo neutro fra i due. Ma il verde sta alla sua volta
-in un contrasto sentimentale col suo proprio colore contrario, la porpora,
-ed oltre a ciò forma, come ogni colore saturato, l’estremo
-di una serie che contiene i passaggi dello stesso tono di colore
-al bianco. Il sistema delle sensazioni semplici di suono costituisce
-un continuo ad <i>una sola</i> dimensione, ma qui per l’appunto noi non
-possiamo isolare mediante astrazione i toni sentimentali corrispondenti
-come facciamo colle sensazioni pure, perchè la realtà ci offre
-non solo passaggi tra suoni di diversa altezza, ma anche passaggi
-fra il suono assolutamente semplice e il rumore composto da un
-complesso di suoni semplici. Conseguenza di questa condizione è,
-che ad ogni sistema di sensazioni pluridimensionale corrisponde
-un sistema di toni sentimentali incrociantisi, nel quale ogni punto
-appartiene generalmente nello stesso tempo a più dimensioni sentimentali,
-cosicchè il tono sentimentale corrispondente è una risultante
-di elementi sentimentali posti in dimensioni di sensazioni
-diverse. Donde deriva che nel campo della graduazione qualitativa
-del sentimento, non è possibile fare una distinzione fra sentimenti
-<span class="pagenum" id="Page_64">[64]</span>
-semplici e composti. Il sentimento corrispondente ad una data sensazione
-semplice, a causa delle proprietà suddimostrate, generalmente
-è già un prodotto di una fusione di più elementi semplici,
-pur essendo indivisibile al pari di un sentimento di natura originariamente
-semplice (v. sotto § 12, 3). Un’ulteriore conseguenza
-di questa proprietà è che il punto di mezzo neutro tra opposte qualità
-sentimentali può essere un contenuto della nostra esperienza solo
-nei casi speciali, nei quali il tono sentimentale, appartenente a
-una determinata sensazione, corrisponde ai punti di mezzo neutri
-di tutte le dimensioni, alle quali esso contemporaneamente spetta.
-Pei sistemi di sensazioni a più dimensioni, specie in quelli della
-vista e dell’udito questa condizione limite è pressochè adempiuta
-in modo manifesto, appunto in quei casi nei quali è di un valore
-pratico speciale per lo svolgimento indisturbato dei processi sentimentali.
-Qui da una parte le sensazioni di luce acromatica aventi
-un chiarore medio, e i gradi di saturazione dei colori a piccola graduazione
-che si aggiungono a quelle; dall’altra parte le impressioni
-sonore dell’ambiente comune, le quali stanno proprio tra i suoni e
-i rumori, come, ad es., la voce umana, costituiscono le zone neutre
-d’indifferenza della tonalità sentimentale, dalla quale si distaccano
-i toni sentimentali più intensivi corrispondenti alle qualità delle
-sensazioni più marcate. In conseguenza di ciò i sentimenti composti
-che corrispondono alle varie combinazioni rappresentative
-delle sensazioni, possono in questi casi svilupparsi quasi indipendentemente
-dai sentimenti sensoriali concomitanti.
-</p>
-
-<p>
-5. In modo di gran lunga più semplice si costituiscono le graduazioni
-qualitative e intensive dei sentimenti semplici che vanno
-parallele ai <i>gradi d’intensità della sensazione</i>. Nella loro forma più
-perspicua, esse si osservano nei sistemi uniformi delle sensazioni
-del senso generale. Essendo ciascuno di questi sistemi qualitativamente
-uniforme, così da essere geometricamente rappresentato
-in modo approssimativo da un unico punto, alle variazioni intensive
-della sensazione che rimangono, possono andar parallele variazioni
-del sentimento anche soltanto a una dimensione che si muovon
-tra due opposti. Perciò qui è sempre facile osservare la zona neutra
-d’indifferenza: essa corrisponde a quelle sensazioni moderate di pressione,
-di caldo, di freddo, che sono legate all’intensità normale
-media degli stimoli generali di senso. I sentimenti semplici posti al di
-qua e al di là di questa zona presentano un carattere decisamente
-contrario, in quanto gli uni possono generalmente essere annoverati
-fra i sentimenti di piacere, gli altri fra quelli di dispiacere (v. sotto 7).
-<span class="pagenum" id="Page_65">[65]</span>
-Di questi due sentimenti contrari noi possiamo con sicurezza
-produrre soltanto i sentimenti di dispiacere mediante l’aumento
-intensivo della sensazione. Nei sistemi del senso generale, a causa
-dell’abitudine a stimoli moderati si è prodotto per le intensità più
-deboli un così notevole aumento in estensione della zona neutra,
-che di regola solo una serie di sensazioni intensivamente o qualitativamente
-molto diverse determina ancora sentimenti distinti. In
-tali casi i sentimenti di piacere corrispondono di regola a sensazioni
-d’intensità moderata.
-</p>
-
-<p>
-In certe sensazioni dei sensi, del gusto e dell’olfatto è possibile,
-indipendentemente da questa influenza del contrasto, osservare
-in modo più completo la relazione fissa tra l’intensità della
-sensazione e il tono sentimentale. Se qui per deboli sensazioni, col
-rinforzarne l’intensità, il sentimento di piacere aumenta dapprima
-sino a un massimo, ad una certa intensità media cade nel nulla
-per poi passare, ad ulteriore aumento di sensazione, in un sentimento
-di dispiacere, il quale cresce sino al massimo della sensazione.
-</p>
-
-<p>
-6. La varietà qualitativa dei sentimenti semplici sembra sia
-infinitamente grande, in ogni caso più grande che la varietà delle
-sensazioni. Ciò dipende in primo luogo dal fatto che per i sentimenti
-corrispondenti ai sistemi pluridimensionali delle sensazioni,
-ogni punto di sensazione appartiene contemporaneamente a più dimensioni
-di sentimento (pag. 63); in secondo luogo e principalmente,
-dal fatto che alle formazioni diversissime, consistenti di varie
-combinazioni di sensazioni, come alle rappresentazioni intensive, spaziali,
-temporali, infine a certi stadi nel decorso delle emozioni e dei
-processi di volere corrispondono egualmente sentimenti che sono in
-sè indecomponibili e che perciò devono essere annoverati tra i sentimenti
-semplici (pag. 59).
-</p>
-
-<p>
-Tanto più è quindi a deplorare che la lingua presenti per i
-sentimenti semplici denominazioni ancora più scarse che per le
-sensazioni. La terminologia propria dei sentimenti si limita tutt’affatto
-al risalto di certi contrari generali, come piacere e dispiacere,
-gradito e sgradito, serio e lieto, eccitato e tranquillo e così via;
-determinazioni, per le quali si ricorre per lo più agli affetti,
-nei quali i sentimenti entrano come elementi. Oltre a ciò quell’espressioni
-sono di natura così generale, che ciascuna può abbracciare
-un numero piuttosto grande di singoli sentimenti semplici.
-In altri casi, per la descrizione di sentimenti legati a più
-semplici impressioni si ricorre a rappresentazioni complicate, alle
-quali corrispondono sentimenti di simile carattere: così, ad es.,
-<span class="pagenum" id="Page_66">[66]</span>
-<i>Goethe</i> nella sua descrizione dei sentimenti dei colori, e molti compositori
-di musica nei sentimenti di suono. Questa povertà della
-lingua nelle designazioni specifiche di sentimento è una conseguenza
-psicologica della natura soggettiva dei sentimenti, a causa della
-quale qui vengono meno tutti quei motivi dell’esperienza della vita
-pratica, dai quali sono sorte le denominazioni degli oggetti e delle
-loro proprietà. Il conchiudere da ciò a una corrispondente povertà
-delle qualità semplici dei sentimenti è un errore psicologico, che
-può essere tanto più fatale, in quanto rende impossibile sin dal principio
-un’indagine sufficiente dei processi complessi del sentimento.
-</p>
-
-<p>
-7. Per le suindicate difficoltà una completa enumerazione di
-tutte le possibili qualità semplici del sentimento appare meno probabile
-che una simile enumerazione delle sensazioni. Essa non potrebbe
-venire effettuata, anche perchè i sentimenti, secondo le suddescritte
-proprietà, non costituiscono, come le sensazioni di suono,
-di luce, di gusto, sistemi in sè chiusi, ma una varietà dappertutto
-connessa (pag. 28), e perchè da una combinazione di sentimenti
-sorgono nuovamente sentimenti, i quali possiedono un carattere
-non solamente unitario ma semplice (pag. 59). Nella varietà dei sentimenti
-consistente di un gran numero di qualità diverse e graduate
-con la massima finezza si distinguono però diverse <i>direzioni principali</i>,
-che si estendono fra sentimenti contrari di carattere predominante.
-Tali direzioni fondamentali del sentimento sono sempre
-espresse da <i>due</i> denominazioni che indicano quei contrari. Ogni
-determinazione deve però essere considerata solo come un’espressione
-collettiva che abbraccia una quantità di sentimenti varianti
-per ogni individuo.
-</p>
-
-<p>
-In questo senso si possono fissare tre direzioni principali: le
-diremo: direzioni del <i>piacere</i> e del <i>dispiacere</i><a class="tag" id="tag14" href="#note14">[14]</a>, dei sentimenti <i>irritanti</i>
-e <i>calmanti</i> (eccitanti e deprimenti) infine dei sentimenti di
-<span class="pagenum" id="Page_67">[67]</span>
-<i>tensione</i> e di <i>sollievo</i>. Un sentimento individuale può appartenere,
-o a tutte queste direzioni, o soltanto a due di esse, oppure anche
-ad una sola. Ed è appunto solo per questa possibilità, che noi
-siamo capaci di distinguere le direzioni accennate. La combinazione
-di diverse direzioni di sentimento, appunto quella che più spesso ci
-si offre, allato al suaccennato (pag. 62) influsso del sovrapporsi di
-vari effetti sentimentali, dimostra che la natura generale dei sentimenti
-esige bensì una zona d’indifferenza, ma che noi di fatto non
-ci troviamo forse mai in uno stato che sia del tutto privo di
-sentimenti.
-</p>
-
-<p>
-8. Come esempi di forme pure di piacere e di dispiacere noi
-possiamo considerare i sentimenti legati a sensazioni del senso generale
-e anche all’impressioni dell’olfatto e del gusto. Per una
-sensazione di dolore, ad esempio, noi proviamo un sentimento di
-dispiacere di solito non mescolato ad alcuna delle altre forme sentimentali.
-Sentimenti eccitanti e deprimenti osserviamo collegati a
-sensazioni pure specialmente nelle impressioni di colore e di suono:
-così il colore rosso agisce come eccitante ed il bleu come calmante.
-Infine sentimenti di tensione e di sollievo sono legati al decorso
-dei processi; nell’attesa di uno stimolo di senso si osserva un sentimento
-di tensione; al prodursi di un avvenimento aspettato un
-sentimento di sollievo. Tanto l’attesa quanto il soddisfacimento
-dell’attesa possono essere accompagnati da un sentimento di eccitazione,
-oppure anche a seconda di condizioni speciali da sentimenti
-di piacere o dispiacere; ma questi altri sentimenti possono anche del
-tutto mancare, dove i sentimenti di tensione o di sollievo, come pure
-le sunnominate direzioni principali si danno a riconoscere quali forme
-speciali che non possono essere ridotte ad altre. Una tale decomposizione
-è invece possibile per un gran numero di sentimenti, i quali
-tuttavia possiedono nelle loro qualità, allo stesso modo dei sentimenti
-sin qui ricordati, il carattere di sentimenti semplici. I sentimenti
-della serietà e dell’allegria, quando essi sono collegati; ad
-esempio, all’impressioni sensibili di suoni profondi od alti, di colori
-oscuri o chiari, possono essere sentiti come qualità speciali che stanno
-oltre alla zona d’indifferenza, tanto nella direzione dei sentimenti
-di piacere o dispiacere, quanto in quella dei sentimenti eccitanti
-e deprimenti. Solo che qui si deve tenere presente che piacere
-e dispiacere, eccitazione e calma non indicano singole qualità del
-sentimento, ma <i>direzioni</i> del sentimento, entro le quali si dànno qualità
-semplici in numero indeterminatamente grande, così che, ad es.,
-il sentimento spiacevole della serietà non solo è diverso da quello
-<span class="pagenum" id="Page_68">[68]</span>
-dello stimolo dolorifico tattile, o della dissonanza, ma la serietà
-stessa può in diversi casi variare nella sua qualità. Inoltre le direzioni
-del piacere e del dispiacere si combinano con quelle della
-tensione e del sollievo nei sentimenti ritmici, dove la successione
-regolare di tensione e di sollievo è collegata al piacere, la perturbazione
-di questa regolarità invece al dispiacere, come nella delusione
-e nella sorpresa; mentre oltre a ciò il sentimento in ambedue
-i casi può avere ancora, a seconda delle circostanze, un carattere
-eccitante o calmante.
-</p>
-
-<p>
-9. Questi esempi confermano nell’opinione, che le tre direzioni
-fondamentali dei sentimenti semplici dipendono dalle relazioni, nelle
-quali un singolo sentimento sta al <i>decorso dei processi psichici</i>. Entro
-questo decorso ogni sentimento ha infatti generalmente un <i>triplice</i>
-significato, in quanto esso: 1) esprime una modificazione dello stato
-<i>presente</i> in un dato momento; questa modificazione è designata
-dalla direzione dei sentimenti di <i>piacere</i> e di <i>dispiacere</i>; 2) esercita
-un’influenza sullo stato <i>seguente</i>; quest’influenza si può distinguere
-secondo i suoi contrari in <i>eccitamento</i> e in <i>inibizione</i> (acquetamento);
-3) è determinato nella sua natura dallo stato <i>precedente</i>, l’effetto
-del quale si dimostra nelle forme della <i>tensione</i> e del <i>sollievo</i>.
-Queste condizioni lasciano anche supporre, che non ci siano altre
-direzioni fondamentali dei sentimenti.
-</p>
-
-<div class="blockquote">
-<p>
-9<i>a</i>. Fra le tre direzioni principali di sentimenti ora distinte è stata di
-solito presa in considerazione solo quella di piacere e di dispiacere, le altre
-erano annoverate tra le emozioni. Poichè le emozioni, come vedremo nel § 13,
-sono combinazioni di sentimenti secondo leggi, è chiaro che le forme fondamentali
-delle emozioni debbano già essere preformate negli elementi sentimentali.
-Alcuni psicologi hanno inoltre considerato il piacere e il dispiacere,
-non come concetti collettivi riferentisi a una grande varietà di
-sentimenti singoli, ma come riferentisi a stati concreti pienamente uniformi,
-così che, ad es., il dispiacere del dolore di denti, di un insuccesso intellettuale,
-di un avvenimento tragico, ecc., dovrebbero nel loro contenuto sentimentale
-essere identici. Altri ancora cercarono identificare i sentimenti con
-speciali sensazioni, e precisamente colle sensazioni della pelle e muscolari.
-Queste teorie lasciano senza risposta i problemi dei processi sentimentali
-composti, come pure di tutta l’estetica e l’etica, oppure esse, ad imagine della
-psicologia volgare, ricorrono a interpretazioni intellettualistiche. Si suole
-in questo caso dapprima annullare l’effetto estetico mediante riflessioni logiche
-su di esso, per poi affermare che queste riflessioni sono l’effetto
-stesso. Piuttosto si potrebbe ammettere che le sei classi di sentimenti, che
-si ottengono dalle tre suddistinte direzioni (piacere, dispiacere, eccitazione,
-<span class="pagenum" id="Page_69">[69]</span>
-inibizione, tensione, sollievo), siano già di per sè stesse qualità semplici
-concrete, nelle quali si formino differenze qualitative soltanto per le diverse
-intensità e mescolanza dei fattori. Ma contro ciò sta l’osservazione dei sentimenti
-semplici, specialmente di colore e di suono. Quando, ad es., si fa
-variare il colore bleu puro dello spettro dal bleu cielo profondo all’indaco-bleu,
-si ottiene in ambedue i casi l’impressione di riposo propria di questo
-colore, ma in una tonalità alquanto diversa, che difficilmente si può spiegare,
-supponendo che si sia introdotta un’altra direzione sentimentale. La
-teoria delle tre coppie uniformi di sentimento ancora meno potrebbe bastare
-a spiegare quei sentimenti che sono legati a impressioni composte. Così
-l’accordo della terza maggiore, della quarta e quinta è accompagnato da
-sentimenti di piacere diversi non solo intensivamente, ma anche qualitativamente.
-La mancanza di designazioni nel linguaggio rende senza dubbio
-più difficile la sicura distinzione di tali gradazioni dei sentimenti. Ma questa
-mancanza può tanto meno essere riferita a una mancanza dei sentimenti
-stessi, in quanto essa in questo caso trova spiegazione in altre ragioni.
-Una conferma alla nostra conclusione ci è data dalle sensazioni, per le
-quali il numero dei nomi è più grande, a causa della loro continua applicazione
-oggettiva, senza che però esso raggiunga, anche solo lontanamente,
-la moltitudine delle qualità soggettivamente distinguibili nelle sensazioni,
-principalmente poi per le sensazioni di suono, di colore, di luce.
-</p>
-</div>
-
-<p>
-10. Si è posta la questione, se ai sentimenti semplici, alla
-stessa guisa che alle sensazioni, corrispondano determinati <i>processi
-fisiologici</i>. Mentre la vecchia psicologia propendeva a negare tale
-questione, e a contrapporre il sentimento come uno stato interno
-puramente psichico alle sensazioni suscitate dal mondo esterno, in
-più recente tempo si è di solito risposto affermativamente, senza
-tuttavia potersi appoggiare ad una sufficiente dimostrazione empirica.
-</p>
-
-<p>
-Senza dubbio le nostre teorie sui fenomeni fisiologici, concomitanti
-ai sentimenti, devono avere a guida processi fisiologici
-realmente dimostrabili; così come le teorie sui fondamenti fisiologici
-delle sensazioni si uniformarono ai risultati delle ricerche sulla
-struttura e funzione degli organi di senso. Avuto riguardo alla
-natura soggettiva dei sentimenti, tali processi concomitanti non
-dovranno essere cercati, come per la sensazione, in processi che
-siano direttamente prodotti nell’organismo da azioni esterne, ma
-piuttosto in processi che sorgano come <i>effetti</i> a quelli suscitati direttamente.
-Su questa via c’indirizza pure l’osservazione delle formazioni
-composte di elementi sentimentali, delle emozioni e dei
-processi volitivi, come quelle che sono accompagnate da fenomeni
-fisiologici chiaramente percettibili, i quali presentano sempre esteriori
-<span class="pagenum" id="Page_70">[70]</span>
-movimenti corporei o alterazioni nello stato degli organi esterni
-di movimento.
-</p>
-
-<p>
-Mentre l’analisi delle sensazioni e delle formazioni psichiche,
-che da esse derivano, è fondata sull’uso diretto del <i>metodo d’impressione,</i>
-l’indagine dei sentimenti semplici e dei processi, che
-sono composti di sentimenti, può giovarsi solo in modo indiretto
-di questo metodo. Invece il <i>metodo dell’espressione</i>, cioè la ricerca
-degli effetti fisiologici di processi psichici, è in modo speciale adatto
-per lo studio dei sentimenti e dei processi composti di sentimenti,
-perchè, come l’esperienza dimostra, tali effetti sono regolarmente
-sintomi dei processi sentimentali. In questo senso si può, per aiutare
-il metodo dell’espressione, trarre vantaggio da tutte le manifestazioni,
-nelle quali si danno a conoscere esteriormente gli stati
-interni dell’organismo. A tale ordine di manifestazioni appartengono,
-insieme ai movimenti dei muscoli esterni, i movimenti della
-respirazione e del cuore, le contrazioni e le dilatazioni dei vasi
-sanguigni delle diverse parti del corpo, la dilatazione e il restringimento
-della pupilla, e altre simili. Il più sensibile di questi sintomi
-è il moto cardiaco, di cui ci da un’imagine fedele il polso
-esaminato ad una arteria periferica. Nel caso dei sentimenti semplici
-mancano generalmente tutte le altre manifestazioni; soltanto
-per una grande intensità di essi, per la quale essi passano nel tempo
-stesso continuamente in emozioni, si presentano anche altri sintomi,
-specialmente alterazioni di respiro e movimenti mimici.
-</p>
-
-<p>
-11. Fra le suricordate direzioni di sentimenti, i sentimenti di
-<i>piacere</i> e di <i>dispiacere</i> sono specialmente quelli, pei quali è stata dimostrata
-una regolare relazione ai movimenti del polso. Essa consiste
-in un rallentamento e rinforzamento del polso per i sentimenti di
-piacere, in un acceleramento e indebolimento per quelli di dispiacere.
-Per le altre direzioni le modificazioni intervenute possono
-essere argomentate con una certa verosimiglianza solo dagli effetti
-delle emozioni corrispondenti (§ 13,5). Pertanto i sentimenti <i>eccitanti</i>
-sembrano manifestarsi solo con pulsazioni più forti, i <i>calmanti</i> con
-più deboli, senza alcuna contemporanea modificazione nella velocità;
-i sentimenti di <i>tensione</i> invece con polso più lento e indebolito,
-quelli di <i>sollievo</i> con polso accelerato e rinforzato. Appartenendo la
-maggior parte dei sentimenti singoli a più direzioni, in molti casi
-la pulsazione diventa complessa e si può al più conchiudere generalmente
-per la preponderanza dell’una o dell’altra direzione del sentimento;
-ma anche questa conclusione rimane incerta, fintanto ch’essa
-non viene confermata da una diretta osservazione del sentimento.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_71">[71]</span>
-</p>
-
-<div class="blockquote">
-<p>
-11<i>a</i>. I rapporti che offrono una certa probabilità, dopo le ricerche
-fin’ora fatte sui sintomi che il polso ci dà dei sentimenti e delle emozioni,
-sono rappresentati dallo schema seguente:
-</p>
-
-<table class="polso" summary="">
- <tr>
- <td style="width: 10%">&nbsp;</td> <td style="width: 8%">&nbsp;</td> <td style="width: 8%">&nbsp;</td> <td style="width: 8%">&nbsp;</td> <td style="width: 8%">&nbsp;</td> <td style="width: 8%">&nbsp;</td> <td style="width: 8%">&nbsp;</td> <td style="width: 8%">&nbsp;</td> <td style="width: 8%">&nbsp;</td> <td style="width: 8%">&nbsp;</td> <td style="width: 8%">&nbsp;</td> <td style="width: 10%">&nbsp;</td>
- </tr>
- <tr>
- <td colspan="12" class="c">Polso</td>
- </tr>
- <tr>
- <td colspan="3">&nbsp;</td> <td colspan="3" class="bbr"></td> <td colspan="3" class="bb"></td> <td colspan="3">&nbsp;</td>
- </tr>
- <tr>
- <td colspan="3" class="br">&nbsp;</td> <td colspan="6" class="br"></td> <td colspan="3">&nbsp;</td>
- </tr>
- <tr>
- <td colspan="2">&nbsp;</td> <td colspan="2" class="c">forte</td> <td colspan="4">&nbsp;</td> <td colspan="2" class="c">debole</td> <td colspan="2">&nbsp;</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td> <td colspan="2" class="bbr">&nbsp;</td> <td colspan="2" class="bb"></td> <td colspan="2">&nbsp;</td> <td colspan="2" class="bbr">&nbsp;</td> <td colspan="2" class="bb"></td> <td>&nbsp;</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="br">&nbsp;</td> <td colspan="2" class="br">&nbsp;</td> <td colspan="2" class="br">&nbsp;</td> <td colspan="2" class="br">&nbsp;</td> <td colspan="2" class="br">&nbsp;</td> <td colspan="2" class="br">&nbsp;</td> <td>&nbsp;</td>
- </tr>
- <tr>
- <td colspan="2" class="c">rallentato</td> <td class="br">&nbsp;</td> <td>&nbsp;</td> <td colspan="2" class="c">accelerato</td> <td colspan="2" class="c">rallentato</td> <td class="br">&nbsp;</td> <td>&nbsp;</td> <td colspan="2" class="c">accelerato</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="br">&nbsp;</td> <td colspan="2" class="br">&nbsp;</td> <td colspan="2" class="br">&nbsp;</td> <td colspan="2" class="br">&nbsp;</td> <td colspan="2" class="br">&nbsp;</td> <td colspan="2" class="br">&nbsp;</td> <td>&nbsp;</td>
- </tr>
- <tr>
- <td colspan="2" class="c">piacere</td> <td colspan="2" class="c">eccitazione</td> <td colspan="2" class="c">sollievo</td> <td colspan="2" class="c">tensione</td> <td colspan="2" class="c">calma</td> <td colspan="2" class="c">dispiacere</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="br">&nbsp;</td> <td colspan="2" class="br">&nbsp;</td> <td colspan="2" class="br">&nbsp;</td> <td colspan="2" class="bbr">&nbsp;</td> <td colspan="2" class="br">&nbsp;</td> <td colspan="2" class="br">&nbsp;</td> <td>&nbsp;</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="br">&nbsp;</td> <td colspan="2" class="br">&nbsp;</td> <td colspan="6" class="bbr">&nbsp;</td> <td colspan="2" class="br">&nbsp;</td> <td>&nbsp;</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="br">&nbsp;</td> <td colspan="10" class="bbr">&nbsp;</td> <td>&nbsp;</td>
- </tr>
-</table>
-<p>
-Come appare da questo schema, l’eccitazione e la calma si manifestano
-con sintomi del polso semplici, il piacere e il dispiacere, il sollievo e la
-tensione con sintomi doppi. Del resto questo schema, per lo più dedotto
-da complicati effetti di emozioni, abbisogna della conferma di ricerche,
-nelle quali si prenda cura d’isolare le principali direzioni del sentimento.
-Così pure le variazioni nei movimenti di respirazione e nella tensione muscolare
-ecc., aspettano ancora ulteriori indagini. Dal fatto che ogni sintomo
-si presta a più interpretazioni, appare anche che se un determinato sentimento
-è dato all’osservazione del psicologo, questi può conchiudere dai
-sintomi presenti a determinati effetti d’innervazione, ma non può mai dai
-sintomi fisiologici conchiudere all’esistenza di certi sentimenti. Da ciò segue
-che è inammissibile porre allo stesso livello rispetto al valore psicologico,
-il metodo dell’espressione e quello dell’impressione. Per la natura stessa
-della cosa, nell’arbitraria produzione e variazione dei processi psichici è
-possibile usare il solo metodo d’impressione. Il metodo d’espressione può
-dare sempre solo risultati, i quali sono in grado di spiegare i fenomeni
-fisiologici accompagnanti i sentimenti, non mai però la natura psicologica
-di questi.
-</p>
-
-<p>
-Specialmente le alterazioni osservate nel polso devono essere considerate
-come effetti di un mutamento nell’innervazione del cuore che parte
-dal centro di esso. Ora la fisiologia dimostra, che il cuore sta in connessione
-cogli organi centrali mediante un doppio sistema: mediante un sistema di
-<i>nervi di eccitamento</i>, che corrono nei nervi simpatici e indirettamente provengono
-dal midollo allungato, e mediante un sistema di <i>nervi d’inibizione</i>,
-che corrono nel X nervo cerebrale <i>(Vagus)</i>, ed hanno egualmente la loro
-origine nel midollo allungato. La regolarità normale della pulsazione dipende
-da un equilibrio tra le influenze dei nervi eccitanti e inibenti, pei
-quali, oltre che nel cervello, sono centri anche nel cuore stesso, nei
-gangli di esso: Ogni aumento e ogni diminuzione dell’energia cardiaca
-ammette in generale una doppia spiegazione: il primo può provenire dall’aumento
-dell’innervazione eccitante o dalla diminuzione di quella inibente,
-la seconda dalla diminuzione dell’eccitante e dall’aumento dell’inibente, e
-in ambedue i casi le due influenze possono anche combinarsi. Noi non abbiamo
-<span class="pagenum" id="Page_72">[72]</span>
-un espediente per la distinzione di queste possibilità; ma la circostanza
-che la stimolazione dei nervi d’inibizione ha un più rapido effetto
-di quella dei nervi d’eccitamento, può in molti casi offrirci una notevole
-probabilità per l’una o per l’altra supposizione. I sintomi che il polso dà
-dei sentimenti, seguono assai presto le sensazioni che li producono. Si può
-quindi con probabilità conchiudere che le variazioni dell’innervazione d’inibizione,
-proveniente dal cervello e guidata per il vago, siano specialmente
-quelle che noi osserviamo nei sentimenti e nell’emozioni. Epperò si può forse
-ammettere che alla tonalità sentimentale d’una sensazione corrisponda fisiologicamente
-una diffusione dei processi stimolatori dal centro di senso agli altri
-domini centrali, che stanno in rapporto colle origini dei nervi d’inibizione del
-cuore. Quali siano questi domini centrali noi ancora non lo sappiamo; ma
-la circostanza, che i sostrati fisiologici per tutti gli elementi della nostra
-esperienza psicologica appartengono con ogni probabilità alla corteccia cerebrale,
-rende accettabile quest’opinione anche per il campo centrale di quell’innervazione
-d’inibizione; mentre oltre a ciò le differenze essenziali delle
-proprietà dei sentimenti da quelle delle sensazioni non lasciano credere che
-quel centro sia identico ai centri di senso. Se si ammette una speciale regione
-corticale come organo di tali effetti, non vi è alcuna ragione per presupporre
-che ogni centro sensitivo abbia uno speciale centro di trasmissione, ma la
-piena omogeneità dei sintomi fisiologici ci fa credere piuttosto che esista
-un unico dominio, il quale debba essere una specie di organo centrale di
-collegamento fra i diversi centri di senso. (Sul particolare significato di una
-tale regione centrale e sulla sua probabile posizione anatomica v. più innanzi § 15, 2<i>a</i>).
-</p>
-</div>
-
-<div class="chapter"></div>
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_73">[73]</span>
-</p>
-
-<h2><a id="parte2"></a>
-II. — LE FORMAZIONI PSICHICHE
-</h2>
-
-<h3><a id="cap8"></a>
-§ 8. — Concetto e divisione delle formazioni psichiche.
-</h3>
-
-<p>
-1. Per “formazione psichica„ noi intendiamo ogni parte composta
-della nostra esperienza immediata, la quale si distingue per
-certi caratteri da tutto l’altro contenuto dell’esperienza stessa, e
-in modo che essa è appresa come un’unità relativamente indipendente,
-ed è stata designata con un nome speciale, quando il bisogno
-pratico lo richiedeva. Il procedimento di denominazione ha qui seguito
-la regola generalmente tenuta dalla lingua; questa infatti si limita
-alla designazione delle <i>classi</i> e delle <i>speci</i> principalissime, sotto le
-quali i fenomeni possono essere assunti, mentre la distinzione delle
-formazioni concrete è lasciata all’intuizione immediata. E però espressioni,
-come rappresentazioni, emozioni, azioni del volere e simili, indicano
-classi generali di formazioni psichiche, mentre espressioni,
-come rappresentazioni visive, gioia, collera, speranza, ecc., indicano
-singole speci contenute in ogni classe. Queste designazioni nate dall’esperienza
-pratica d’ogni giorno, poichè si basano su caratteri differenziali
-realmente esistenti, potranno essere mantenute anche dalla
-scienza. Solo che questa deve rendersi conto tanto della natura di
-ogni carattere, quanto del particolare contenuto delle singole forme
-principali di formazioni psichiche, per dare ai singoli concetti un
-più esatto significato. E qui sin dal principio si devono tener lontani
-due pregiudizi, ai quali quelle originarie denominazioni facilmente
-conducono: l’uno sta nell’opinione, che una formazione psichica
-sia un contenuto assolutamente indipendente della nostra
-esperienza immediata; l’altro sta nel credere che a certe formazioni,
-alle rappresentazioni, ad es., spetti una specie di realtà <i>sostanziale</i>.
-In verità le formazioni psichiche hanno soltanto il valore
-di unità <i>relativamente</i> indipendenti che, come sono già per sè stesse
-<span class="pagenum" id="Page_74">[74]</span>
-composte di molteplici elementi, così stanno fra loro in una connessione
-generale, nella quale si collegano continuamente formazioni
-relativamente semplici a formazioni più complesse. Inoltre le
-formazioni, allo stesso modo degli elementi psichici, che sono in
-esse contenuti, non sono mai oggetti, ma <i>processi</i>, che variano da
-un momento all’altro, e però si possono pensare, fissati in un
-dato momento solo mediante un’arbitraria astrazione, che è assolutamente
-indispensabile allo studio di alcuni di essi (v. § 2;
-pag. 11).
-</p>
-
-<p>
-2. Tutte le formazioni psichiche sono decomponibili in elementi
-psichici, cioè in sensazioni pure e in sentimenti semplici. Ma questi
-elementi, conformemente alle proprietà dei sentimenti semplici studiati
-nel § 7, si comportano in modo essenzialmente diverso, in
-quanto gli elementi sensibili, ottenuti mediante una tale scomposizione,
-appartengono sempre a uno dei sistemi di sensazioni più
-su considerati; mentre come elementi sentimentali si presentano
-non solo quelli che corrispondono alle sensazioni pure contenute
-nella formazione psichica, ma anche altri che nascono solo quando
-gli elementi si combinano in una formazione. Perciò i sistemi
-qualitativi della sensazione rimangono sempre costanti nello sviluppo
-delle più varie formazioni; laddove i sistemi qualitativi dei
-sentimenti semplici continuamente crescono in tale sviluppo. Con
-questa proprietà se ne collega un’altra, che è in massimo grado
-caratteristica per la reale natura dei processi psichici. Le proprietà
-delle formazioni psichiche non sono soltanto prodotti della
-proprietà degli elementi psichici che in esse entrano, ma in seguito
-alla combinazione degli elementi si aggiungono a quelle sempre proprietà
-<i>nuove</i>, che sono particolari alle formazioni come tali. Così una
-rappresentazione visiva contiene non solo la proprietà delle sensazioni
-luminose, e insieme delle sensazioni dì posizione e di movimento
-dell’occhio, ma oltre a ciò anche le proprietà dell’ordine spaziale delle
-sensazioni, che queste in sè e per sè non contengono affatto; oppure
-un processo volitivo non consiste solo di rappresentazioni e sentimenti,
-nei quali i singoli atti del processo possano venire scomposti,
-ma dalla combinazione di questi atti risultano nuovi elementi sentimentali,
-che sono specificamente particolari al processo volitivo
-composto. Ma qui anche le combinazioni degli elementi di sensazione
-e di quelli sentimentali si comporta in modo diverso,
-perchè pei primi, a causa della costanza dei sistemi di sensazioni,
-sorgono non sensazioni <i>nuove</i>, ma particolari <i>forme dell’ordine delle
-sensazioni</i>: queste forme sono le <i>varietà estensive di spazio e di tempo;</i>
-<span class="pagenum" id="Page_75">[75]</span>
-nelle combinazioni degli elementi sentimentali si formano invece
-<i>nuovi sentimenti semplici</i>, i quali, congiunti cogli originari, presentano
-unità sentimentali <i>intensive</i> di natura composta.
-</p>
-
-<p>
-3. La divisione delle formazioni psichiche si fonda naturalmente
-sugli elementi, dei quali esse constano. Diciamo <i>rappresentazioni</i>
-le formazioni che sono, o in tutto o in preponderanza, costituite
-da sensazioni; chiamiamo <i>moti d’animo</i> quelle che in massima
-parte constano di elementi sentimentali. Ma anche per le formazioni
-valgono le stesse limitazioni che per i corrispondenti elementi;
-se quelle sono ancor più di questi, sorte dall’immediata
-distinzione dei reali processi psichici, non vi è però in fondo un
-puro processo rappresentativo, come non vi è un moto d’animo puro;
-ma noi possiamo soltanto astrarre nel primo caso da questo e nel
-secondo da quello. Anche qui appare una relazione analoga a quella
-esistente tra gli elementi, perchè per le rappresentazioni è possibile
-trascurare gli stati soggettivi concomitanti, mentre la descrizione
-dei moti d’animo deve sempre presupporre qualche rappresentazione.
-Queste rappresentazioni però possono essere di assai varia maniera
-per le singole speci e maniere dei moti d’animo.
-</p>
-
-<p>
-Noi distinguiamo quindi tre forme principali di <i>rappresentazioni</i>:
-1) rappresentazioni intensive; 2) rappresentazioni di spazio;
-e 3) rappresentazioni di tempo; e similmente tre forme principali
-di <i>moti d’animo:</i> 1. composizioni intensive di sentimenti; 2. emozioni;
-3. processi volitivi. Le rappresentazioni di tempo costituiscono
-un punto di passaggio fra le due forme fondamentali, perchè
-certi sentimenti hanno una parte essenziale al sorgere di esse.
-</p>
-
-<div class="chapter"></div>
-<h3><a id="cap9"></a>
-§ 9. — Le rappresentazioni intensive.
-</h3>
-
-<p>
-1. Noi diciamo rappresentazione intensiva una combinazione
-di sensazioni, nella quale ogni elemento è legato a un secondo,
-proprio nella stessa guisa che a un qualunque altro. In questo senso,
-ad es., l’accordo <i>re fa la</i> è una rappresentazione intensiva. Le singole
-combinazioni, nelle quali si può scomporre quell’accordo, in
-qualunque ordine possano essere pensate, come <i>re fa, re la, fa re,
-fa la, la re, la fa</i>, sono nell’apprendimento immediato fra loro di
-egual valore. Questo appar chiaro, tosto che noi paragoniamo quell’accordo
-con una serie di sensazione sonore identiche, dove <i>re fa,
-re la, fa re, fa la</i>, ecc., sono rappresentazioni essenzialmente diverse.
-<span class="pagenum" id="Page_76">[76]</span>
-Le rappresentazioni intensive possono quindi essere definite
-anche come <i>combinazioni di elementi sensibili in un ordine permutabile
-a piacimento</i>.
-</p>
-
-<p>
-Per questa proprietà le rappresentazioni intensive non presentano
-alcun carattere derivante dal modo in cui sono collegate le
-sensazioni, carattere per il quale esse possano venir scomposte in singole
-parti; ma una tale scomposizione è sempre possibile solo in base
-alla diversità delle sensazioni componenti. Così noi distinguiamo
-gli elementi dell’accordo <i>re fa la</i>, solo perchè in esso udiamo i toni
-qualitativamente diversi <i>re, fa, la</i>. Questi singoli elementi entro
-l’organica rappresentazione del tutto, possono però essere meno nettamente
-distinti che nel loro stato isolato. Questo ritrarsi degli elementi
-di fronte all’impressione del tutto, fatto che ha una grande
-importanza in tutte le forme delle combinazioni rappresentative,
-noi lo diciamo: <i>fusione delle sensazioni</i>, e nel caso speciale delle
-rappresentazioni intensive: <i>fusione intensiva</i>. Se un elemento è così
-intimamente legato ad un altro, che possa essere percepito nel tutto
-solo mediante una non comune direzione dell’attenzione, appoggiata
-dalla variazione sperimentale delle condizioni, diciamo la fusione <i>perfetta</i>;
-se invece l’elemento si confonde pur sempre nell’impressione
-totale, ma in modo che rimanga di per sè direttamente riconoscibile
-nella sua propria qualità, diciamo la fusione <i>imperfetta</i>. Diciamo infine
-<i>elementi predominanti</i> quegli elementi, che fanno prevalere sugli altri
-le loro qualità. Il concetto della fusione nel senso qui definito è
-un concetto <i>psicologico</i>; esso presuppone che gli elementi fusi nella
-rappresentazione possano di fatto essere soggettivamente dimostrati;
-è chiaro che esso non deve quindi essere confuso col concetto,
-tutt’affatto d’altro genere e puramente fisiologico, della fusione
-d’impressioni esterne in un unico processo di stimolazione. Se, ad es.,
-si combinano colori complementari del bianco, non si ha naturalmente
-alcuna fusione psicologica.
-</p>
-
-<p>
-In realtà tutte le rappresentazioni intensive ammettono sempre
-anche certi legami spaziali e temporali. Così, ad es., un accordo ci è
-sempre dato come un processo che ha durata nel tempo, che noi,
-benchè spesso solo indeterminatamente, riferiamo a una direzione
-qualsiasi nello spazio. Ma poichè queste proprietà temporali e spaziali
-possono variare a piacimento per un’eguale natura intensiva delle
-rappresentazioni, si astrae da esse nello studio delle proprietà intensive
-delle rappresentazioni.
-</p>
-
-<p>
-2. Nelle <i>rappresentazioni del senso generale</i> si dànno fusioni
-intensive, quali combinazioni di sensazioni di pressione con sensazioni
-<span class="pagenum" id="Page_77">[77]</span>
-di caldo o di freddo, di sensazioni di pressione o di temperatura
-con sensazioni di dolore. Queste fusioni sono generalmente imperfette,
-e talora nessun elemento predominante risalta decisamente
-sugli altri. Più strette sono le combinazioni di certe <i>sensazioni dell’olfatto
-e del gusto</i>; esse sono evidentemente favorite pel lato fisiologico
-dalla vicinanza degli organi di senso, pel lato fisico dal regolare
-combinarsi di certe azioni stimolanti nei due organi di senso. Di
-solito le sensazioni più intensive sono le predominanti, e quando
-questo predominio spetta alle sensazioni di gusto, l’impressione
-composta è per lo più appresa come una qualità in tutto gustativa,
-così che la maggior parte dei così detti, volgarmente, “sapori„
-sono in realtà composizioni di sapori o di odori.
-</p>
-
-<p>
-Il <i>senso dell’udito</i> presenta nella più ricca varietà rappresentazioni
-intensive di tutti i gradi possibili di composizione. Fra esse
-quelle relativamente più semplici, che stanno più vicine ai toni semplici,
-sono i <i>suoni isolati</i>; forme più complesse sono date dagli <i>accordi</i>,
-dai quali sotto certe condizioni e per la contemporanea connessione
-con sensazioni semplici di rumore, sorgono i <i>rumori composti</i>.
-</p>
-
-<p>
-3. Il <i>suono isolato</i> è una rappresentazione intensiva, che consiste
-di una serie di sensazioni sonore regolarmente graduate nella
-loro qualità. Questi elementi, i <i>toni parziali</i> del suono, costituiscono
-una fusione perfetta, nella quale la sensazione del tono parziale
-più basso si affaccia come l’elemento predominante. In base a
-questo, <i>tono principale</i>, il suono è determinato in rapporto alla
-sua <i>altezza</i>. Gli altri elementi, come toni più alti, sono detti <i>ipertoni</i>.
-Essi sono percepiti tutt’insieme come una seconda parte
-determinante il suono, che viene ad aggiungersi all’elemento predominante;
-come il <i>colore del suono</i><a class="tag" id="tag15" href="#note15">[15]</a>. Tutti i toni parziali che determinano
-il colore del suono, si trovano sulla scala dei toni ad
-intervalli fissi e regolari dal tono fondamentale. La serie completa
-degl’ipertoni possibili per un suono è rappresentata dalla 1ª
-ottava del tono principale, dalla quinta di esso; dalla seconda ottava
-del tono principale, dalla sua terza maggiore e quinta e così via.
-A questa serie corrispondono i seguenti rapporti dei numeri di
-vibrazioni delle onde sonore oggettive:
-</p>
-
-<p class="center">
-1 (tono principale), 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8..... (ipertoni).
-</p>
-
-<p>
-Lasciando, costante l’altezza del tono principale si può variare
-il secondo elemento della qualità sonora, il <i>colore del suono</i>, secondo
-il numero, la posizione e l’intensità relativa degl’ipertoni. In tal
-<span class="pagenum" id="Page_78">[78]</span>
-modo si spiega la prodigiosa varietà delle colorazioni sonore degli
-strumenti musicali; come pure il fatto che in tutti gli strumenti il
-colore varia coll’altezza del tono, essendo gl’ipertoni pei toni bassi,
-relativamente forti e pei toni alti, deboli, e da ultimo scomparendo
-del tutto, se essi stanno al di là del limite dei toni udibili. Ma
-anche le più piccole differenze della colorazione sonora per i singoli
-strumenti di egual specie, si spiegano coi medesimi rapporti.
-</p>
-
-<p>
-Psicologicamente la condizione principale perchè sorga un suono
-isolato, consiste nell’essere data una fusione di sensazioni sonore
-con <i>un solo</i> elemento predominante, e nell’essere la fusione perfetta,
-o almeno quasi perfetta. Di solito col solo orecchio gl’ipertoni non
-sono distinti immediatamente entro il suono <i>isolato</i>, ma essi possono
-divenir percettibili mediante un rinforzamento di risonanza
-(mediante trombe acustiche che siano accordate sull’ipertono cercato)
-e una volta che essi siano stati isolati con tal mezzo sperimentale,
-gl’ipertoni più forti possono venir successivamente distinti per entro
-il suono senza quel sussidio, quando su di essi si diriga l’attenzione.
-</p>
-
-<p>
-4. Le condizioni, per le quali <i>un solo</i> elemento predominante
-è contenuto in una composizione di toni, consistono: 1) nell’intensità
-relativamente maggiore <i>di quello</i>; 2) nel suo rapporto qualitativo
-agli altri toni parziali: il tono principale deve essere il
-<i>tono fondamentale</i> di una serie, i cui membri sono fra loro complessivamente
-toni armonici; 3) nella coincidenza perfettamente uniforme
-dei diversi toni parziali; questa coincidenza è oggettivamente
-soddisfatta dall’unità della sorgente sonora (cioè il suono sia prodotto
-dalla vibrazione di <i>una sola</i> corda, o di <i>una sola</i> linguetta). Questa
-unità della sorgente sonora fa sì che le vibrazioni oggettive dei
-toni parziali stiano sempre fra loro nello stesso rapporto di fasi;
-il che non può avverarsi nelle combinazioni di suoni di più sorgenti
-sonore. Di queste condizioni, delle quali le prime due si riferiscono
-agli <i>elementi</i> e la terza alla <i>forma</i> della combinazione, la
-prima può mancare, senza che sia turbata la rappresentazione del
-suono. Se invece non è adempiuta la seconda, la combinazione passa
-o in un <i>accordo</i>, quando manca il tono fondamentale, o in un <i>rumore</i>,
-quando la serie dei toni non è armonica; oppure in una forma intermedia
-tra l’accordo e il rumore, quando le due cause si combinano.
-Se non è adempiuta la terza condizione, la costanza cioè
-del rapporto di fase dei toni parziali, il suono isolato passa in un
-accordo, anche quando le due prime condizioni sono pienamente osservate.
-Una serie di suoni semplici del diapason, che pei loro
-<span class="pagenum" id="Page_79">[79]</span>
-rapporti intensivi e qualitativi dovrebbero formare un <i>suono isolato</i>,
-in realtà sveglia sempre la rappresentazione di un accordo.<a class="tag" id="tag16" href="#note16">[16]</a>
-</p>
-
-<p>
-5. L’<i>accordo </i> è una combinazione intensiva di suoni isolati; generalmente
-è una fusione imperfetta, nella quale sono contenuti più
-elementi dominanti. Pertanto in un accordo si presentano di solito
-tutti i gradi possibili della fusione, specialmente quando esso consta
-di suoni isolati, che siano di qualità composta. Allora non soltanto
-ogni suono isolato costituisce di per sè una formazione di fusione completa,
-ma anche le parti determinate qualitativamente dai loro toni
-principali si fondano alla loro volta, e in modo tanto più perfetto,
-quanto più esse si avvicinano al rapporto degli elementi di un
-suono isolato. Perciò in un accordo di suoni ricchi di ipertoni, quei
-suoni isolati, i toni principali dei quali corrispondono agli ipertoni
-di un suono pur contenuto nell’accordo, si fondono con questo suono
-in modo molto più perfetto che colle altre parti del suono, e queste
-alla loro volta si fondono tanto più, quanto più il loro rapporto si
-avvicina a quello degli elementi iniziali di una serie di ipertoni.
-Così nell’accordo <i>do, mi, sol, do’</i>, i suoni <i>do</i> e <i>do’</i> costituiscono una
-fusione quasi perfetta, i suoni <i>do</i> e <i>sol</i>, <i>do</i> e <i>mi</i> invece fusioni
-imperfette; ancor più imperfetta è infine la fusione dei suoni <i>do</i> e
-<i>mi bemolle</i>. Una misura del grado della fusione si ottiene in tutti
-questi casi, quando si eseguisce, durante un brevissimo tempo, un
-accordo e si lascia decidere dall’ascoltatore, se egli abbia percepito
-un unico suono o più suoni. Ripetuto più volte quest’esperimento, il
-numero relativo dei giudizi affermanti l’unità del suono dà una
-misura per il grado della fusione.
-</p>
-
-<p>
-6. In un accordo altri elementi vengono ancora ad aggiungersi
-a quelli già contenuti nei suoni isolati; essi sorgono dal sovrapporsi
-delle vibrazioni per entro l’apparato uditivo, e dànno luogo a nuove
-<span class="pagenum" id="Page_80">[80]</span>
-sensazioni sonore caratteristiche per le diverse speci degli accordi,
-sensazioni che col primitivo insieme di suoni, possono egualmente
-costituire fusioni ora perfette e ora imperfette. Queste sensazioni sono
-quelle dei <i>toni di differenza</i>. Esse corrispondono, come il loro nome
-lo indica, alla differenza del numero di vibrazioni fra due toni
-primari. La loro origine può essere doppia: o esse sorgono dall’interferenza
-delle vibrazioni nell’apparato uditivo esterno specialmente
-nel timpano e negli ossicini (toni di combinazione di
-Helmholtz); oppure esse sorgono dall’interferenza delle vibrazioni
-sulle fibre nervose dell’udito (toni di battimento di Koenig). I primi
-sono, conformemente alla loro origine, toni deboli, e restano sempre
-relativamente molto più deboli dei loro toni d’origine. I secondi sono
-invece generalmente toni piuttosto forti, e possono spesso vincere
-in intensità anche i loro toni d’origine. I toni di differenza della
-prima maniera s’incontrano probabilmente soltanto negli accordi
-armonici, quelli della seconda maniera anche nei dissonanti. La
-fusione dei toni di differenza coi toni principali dell’accordo è alla
-sua volta tanto più perfetta, quanto meno essi sono intensivi, e
-quanto più si connettono coi primitivi elementi sonori, come toni
-armonici nella serie semplice dei toni. In conseguenza di queste
-proprietà, i toni di differenza hanno per gli accordi un significato
-caratteristico, analogo a quello che gli ipertoni hanno per i suoni.
-Essi sono però elementi pressochè indipendenti dalla colorazione
-dei componenti l’accordo, e invece variano straordinariamente col
-rapporto dei toni principali dell’accordo; donde si spiega la relativa
-uniformità nel carattere di un dato accordo, a lato della mutevole
-colorazione sonora dei suoni isolati.
-</p>
-
-<p>
-7. L’accordo può passare, attraverso a tutti i gradi intermedi
-possibili, nella terza forma delle rappresentazioni sonore intensive,
-in quella del <i>rumore</i>. Quando il rapporto di due toni sta oltre il
-limite della serie armonica dei toni, e quando anche la differenza
-del loro numero di vibrazioni non oltrepassa un certo limite, per
-i suoni alti circa 60 vibrazioni, pei bassi 30 e meno; allora nascono
-perturbazioni nell’accordo, le quali corrispondono nel loro
-numero alla differenza del numero di vibrazioni dei toni primari,
-e hanno la loro causa, nell’alternata interferenza di fasi di vibrazioni
-con uguale od opposta direzione. Queste perturbazioni
-consistono o in interruzioni della sensazione sonora, <i>singoli urti</i>,
-oppure, e specialmente per i toni bassi, in sensazioni intermittenti
-di un tono di differenza, <i>battimenti di toni</i>. Se la differenza dei
-numeri delle vibrazioni oltrepassa i limiti suddetti, i toni suonano
-<span class="pagenum" id="Page_81">[81]</span>
-dapprima, sparendo le intermissioni, continui, ma aspri, e poi, sparendo
-anche l’asprezza, <i>puramente dissonanti</i>. La dissonanza solita
-si compone di battimenti o di asprezze dell’accordo o di pura dissonanza;
-i primi due fattori consistono in intervalli delle sensazioni
-percettibili, o appena evanescenti, l’ultimo invece nell’intera eliminazione
-dell’unità sonora e consonanza prodotta da fusione
-perfetta o imperfetta. Questa scomposizione dei toni, che si fonda
-sul rapporto delle pure qualità sonore, può essere detta anche <i>bissonanza</i>.
-Se per il consonare di un maggior numero di suoni discordanti,
-si accumulano i fattori della solita dissonanza, singoli urti,
-battimenti, asprezze, bissonanze, allora l’accordo diventa <i>rumore</i>.
-Questo è psicologicamente caratterizzato da ciò, che in esso gli
-elementi predominanti spariscono completamente, o si confondono
-nella serie degli elementi, che modificano il carattere complessivo
-della rappresentazione. Per la conoscenza del rumore importa,
-nei rumori di breve durata, esclusivamente la generale posizione
-degli elementi prevalenti in intensità, e nei rumori di qualche durata,
-anche la forma della perturbazione, quale risulta dalla rapidità dei
-singoli urti, dai concomitanti battimenti, ecc.
-</p>
-
-<p>
-Esempi caratteristici delle diverse forme di rumore sono le
-voci della favella umana, fra le quali le vocali sono gradi intermedi
-fra suono e rumore con carattere prevalente di suono, i fonemi
-di risonanza sono rumori continui, le consonanti proprie invece
-rumori momentanei. Parlando sottovoce, anche le vocali diventano
-rumori. Il fatto che qui tuttavia le loro differenze rimangono conservate,
-dimostra che la caratteristica delle vocali sta essenzialmente
-nei loro elementi di rumore. In tutti i rumori, coi numerosi
-elementi sonori che entrano in essi, si collegano verosimilmente
-anche semplici sensazioni di rumore (pag. 39), in quanto che le
-scosse irregolari dell’aria, provenienti dalle perturbazioni delle onde
-sonore, eccitano in parte gli elementi nel vestibolo del labirinto,
-in parte anche direttamente le fibre dello stesso nervo uditivo.
-</p>
-
-<div class="blockquote">
-<p>
-7<i>a</i>. La spiegazione dei fondamenti fisiologici delle rappresentazioni <i>intensive</i>
-dell’udito, e sopratutto delle sonore, è stata essenzialmente promossa
-dall’<i>ipotesi della risonanza</i> (p. 41) posta da Helmholtz. Quando si ammette
-che determinate parti dell’apparato uditivo siano così accordate, che le onde
-sonore di un certo numero di vibrazioni facciano sempre vibrare soltanto
-le parti corrispondentemente accordate: si spiega in generale quella capacità
-analizzante del senso dell’udito, per la quale noi possiamo distinguere
-gli elementi sonori non solo in un accordo, ma anche, sino ad un certo
-<span class="pagenum" id="Page_82">[82]</span>
-grado, in un suono isolato. L’ipotesi della risonanza però dà la ragione
-fisiologica soltanto di <i>un</i> lato della fusione sonora, la persistenza delle singole
-sensazioni nel tutto della rappresentazione intensiva, ma non dell’altro,
-aspetto, la più o meno intima combinazione degli elementi. Se si è ammesso
-a questo scopo un immaginario “apparato di fusione„ nel cervello, questa
-è una di quelle finzioni più dannose che utili, nelle quali si cerca di appagare
-il bisogno di spiegazioni con una parola che nulla dice. Poichè gli
-elementi sonori, producenti una rappresentazione intensiva di suoni, sono
-in essa contenuti come sensazioni reali e più o meno abbandonano la loro
-individualità nel tutto della rappresentazione, la fusione sonora è un processo
-psichico, il quale perciò richiede anche una spiegazione psicologica.
-Ma in quanto questa fusione si comporta in diversa maniera per diverse
-condizioni oggettive, ad es., per l’effetto delle vibrazioni composte provenienti
-o da una unica sorgente sonora, o da diverse sorgenti sonore, queste differenze
-richiedono senza dubbio a loro spiegazione principi fisici e fisiologici. L’idea
-che prima si presenta per tale spiegazione è di completare in modo sufficiente
-l’ipotesi della risonanza. Se si ammette che, insieme alle parti dell’organo
-dell’udito analizzante il suono, insieme all’apparato di risonanza,
-esistono ancora altri organi, sui quali agisce l’intera massa sonora indecomposta — organi
-che, dopo le osservazioni fatte a pag. 33 sugli uccelli
-privi del labirinto, potrebbero essere forse le fibre del nervo acustico,
-correnti nei canali ossei del labirinto — si ha così un sufficiente sostrato
-fisiologico a spiegare l’effetto diverso di quelle condizioni. Si aggiunge
-ancora l’esistenza dei toni di battimento, che spesso vincono di gran lunga
-in intensità i toni primari (pag. 80), come pure l’osservazione, che le interferenze
-di un unico tono, se date con sufficiente velocità, si collegano a
-una seconda sensazione di tono; fatti questi, che sembrano richiedere una
-integrazione dell’ipotesi di risonanza nel senso suindicato.
-</p>
-</div>
-
-<div class="chapter"></div>
-<h3><a id="cap10"></a>
-§ 10. — Le rappresentazioni di spazio.
-</h3>
-
-<p>
-1. Dalle rappresentazioni intensive si distinguono immediatamente
-quelle di spazio e di tempo per essere le loro parti tra loro
-collegate non in un modo comunque permutabile, ma in un ordine
-saldamente determinato, così che, se si pensa variato quest’ordine,
-la rappresentazione stessa si altera. Noi diciamo generalmente
-rappresentazioni <i>estensive</i> le rappresentazioni che hanno un
-ordine così fisso delle loro parti.
-</p>
-
-<p>
-Tra le possibili forme di rappresentazioni estensive si notano
-ancora le <i>spaziali</i> per questo, che quell’ordine fisso delle parti di
-una rappresentazione spaziale è soltanto un ordine <i>reciproco</i>, e non
-si riferisce al rapporto di esse al soggetto percipiente; piuttosto
-<span class="pagenum" id="Page_83">[83]</span>
-è possibile pensare questo rapporto variato a piacimento. Questa
-indipendenza oggettiva della rappresentazione spaziale dal soggetto
-percipiente si esplica nell’attitudine che hanno le formazioni di
-spazio di essere <i>spostate</i> e <i>rivoltate</i>. Il numero delle direzioni, nelle
-quali possono avere luogo questi spostamenti e rivolgimenti è limitato,
-potendo essi complessivamente avvenire in solo <i>tre</i> sensi,
-in ciascuno dei quali son possibili movimenti secondo due direzioni
-fra loro opposte. A questo numero massimo delle direzioni per gli
-spostamenti e i rivolgimenti delle formazioni di spazio, corrisponde il
-numero delle direzioni, nelle quali possono essere ordinate fra loro
-tanto le parti di ogni singola formazione, quanto le diverse formazioni.
-Noi diciamo questa proprietà la natura <i>tridimensionale</i>
-dello spazio. Una singola rappresentazione spaziale può quindi
-essere anche definita come una <i>formazione tridimensionale, avente
-un’orientazione fissa, reciproca, delle sue parti, ma un’orientazione
-comunque variabile rispetto al soggetto percipiente</i>. Si comprende facilmente
-che in questa definizione si astrae dalle variazioni, in
-realtà molto frequenti, nelle disposizioni delle parti; quando esse
-avvengono, si ha il passaggio di una rappresentazione in un’altra.
-Inoltre l’ordine tridimensionale delle rappresentazioni spaziali inchiude
-anche gli ordini a due ed a una dimensione come limiti,
-nei quali del resto si devono sempre pensare insieme le dimensioni
-mancanti, tosto che si consideri il rapporto della formazione
-spaziale al soggetto percipiente.
-</p>
-
-<p>
-2. Questo rapporto al soggetto percipiente, dato in realtà in
-tutte le rappresentazioni spaziali, psicologicamente richiede sin dal
-principio, che l’ordine degli elementi in una tale rappresentazione
-non possa essere una proprietà originaria degli elementi
-stessi, analoga in qualche modo all’intensità o qualità delle sensazioni,
-ma che essa sia solo una conseguenza del coesistere delle
-sensazioni proveniente da condizioni psichiche che nuove sorgono
-per questo coesistere. Imperocchè chi non volesse ammettere
-questa necessità psicologica, sarebbe costretto non solo ad attribuire
-una qualità spaziale ad ogni singola sensazione, ma
-dovrebbe in ogni sensazione per quanto spazialmente limitata, accogliere
-anche la rappresentazione di tutto lo spazio a tre dimensioni
-nella sua orientazione al soggetto. Questo ricondurrebbe alla teoria
-di un’intuizione spaziale a priori precedente tutte le singole sensazioni;
-opinione che non solo starebbe in contraddizione con tutte
-le nostre esperienze sulle condizioni d’origine e sullo sviluppo
-delle formazioni psichiche, ma in modo speciale anche con tutte
-<span class="pagenum" id="Page_84">[84]</span>
-le esperienze sulle influenze, alle quali sono soggette le formazioni
-rappresentative dello spazio.
-</p>
-
-<p>
-3. Tutte le rappresentazioni di spazio ci si offrono come forme
-dell’ordine di due qualità di senso, delle <i>sensazioni tattili</i> e delle
-<i>sensazioni luminose</i>, dalle quali poi solo secondariamente, mediante il
-legame colle rappresentazioni tattili o visive, la relazione spaziale
-può essere trasportata anche ad altre sensazioni. Nel senso tattile e
-visivo invece condizioni favorevoli per un ordine estensivo spaziale
-delle sensazioni sono già date manifestamente dall’estensione in superficie
-degli organi periferici di senso e dall’essere questi corredati
-di apparati di movimento, che fanno possibile una varia orientazione
-delle impressioni al soggetto percipiente. Dei due domini di
-senso, quello del <i>tatto</i> è alla sua volta il primitivo, perchè sorge
-prima nell’evoluzione degli organismi e perchè oltre ciò quelle condizioni
-d’organizzazione, che si presentano in assai più fina conformazione
-nel senso della vista, sono ancora rozze, e però anche
-sotto un certo aspetto più distinte. Si deve però notare che negli
-uomini non ciechi,<a class="tag" id="tag17" href="#note17">[17]</a> le rappresentazioni spaziali del senso tattile
-subiscono in alto grado l’influenza di quelle del senso della vista.
-</p>
-
-<h4><a id="cap10_a"></a>
-<i>A</i>. <span class="smcap">Le rappresentazioni tattili dello spazio.</span>
-</h4>
-
-<p>
-4. La <i>più semplice</i> rappresentazione di spazio possibile per il
-senso tattile è quella di una <i>impressione isolata, pressochè puntiforme
-sulla pelle</i>. Anche se una tale impressione agisce, essendo rimosso
-l’organo visivo, si forma una determinata rappresentazione del
-<i>luogo del contatto</i>. Questa rappresentazione, che si dice <i>localizzazione
-dello stimolo</i>, come l’introspezione insegna, non è di solito
-immediata negli uomini non ciechi — il che dovrebbe essere,
-se la spazialità fosse una proprietà originariamente particolare
-della sensazione — ma essa è dipendente da una <i>rappresentazione
-visiva</i>, benchè per lo più oscura, della parte del corpo toccata,
-rappresentazione che si aggiunge a quella. La localizzazione pertanto
-in prossimità alle linee di contorno degli organi tattili, le
-quali si imprimono più distinte nell’immagine visiva, è più esatta
-che nelle superfici centrali uniformi. Una rappresentazione visiva
-può essere svegliata da un’impressione tattile anche quando è
-<span class="pagenum" id="Page_85">[85]</span>
-escluso l’organo della vista, perchè ad ogni punto dell’organo tattile
-appartiene una propria colorazione qualitativa della sensazione
-tattile, la quale è indipendente dalla qualità dell’impressiono esterna,
-e dipende probabilmente dalle particolarità di struttura della pelle,
-varianti da punto a punto e non mai perfettamente eguali per due
-punti lontani.
-</p>
-
-<p>
-Questa colorazione locale è detta <i>il segno locale</i> della sensazione.
-Esso varia nelle diverse parti della pelle con rapidità assai
-diversa: molto presto, ad es., sulla punta della lingua, all’estremità
-delle dita, alle labbra; lentamente alle superfici maggiori delle
-membra e del busto. Si può ottenere una misura della rapidità
-con cui variano i segni locali, se si fanno agire due impressioni,
-vicine tra loro, sopra una parte della pelle. Fintanto che la distanza
-delle impressioni sta nella regione di segni locali qualitativamente
-non distinguibili, esse sono percepite come un’impressione
-unica, ma tosto che quei limiti sono sorpassati, le impressioni
-sono separate spazialmente. Questa distanza minima di due impressioni,
-ancora appena distinguibile, è detta <i>soglia spaziale del
-tatto</i>. Essa varia da 1 a 2 mm. (punta della lingua e delle dita),
-sino a 68 mm. (dorso, parte superiore del braccio, della gamba). Sulle
-parti dei punti di pressione (pag. 37) distanze ancora più piccole
-possono essere percepite con un favorevole impiego degli stimoli.
-Inoltre la soglia spaziale dipende dalle condizioni dell’organo e
-dall’influenza dell’esercizio. Per il primo fatto nei fanciulli, nei
-quali evidentemente le differenze di struttura, condizione dei segni
-locali, sono notevolmente a più piccola distanza, è minore che negli
-adulti, e a causa dell’esercizio essa è pei ciechi, specie nei polpastrelli
-delle dita, di cui essi usano prevalentemente per tastare,
-minore che nei non ciechi.
-</p>
-
-<p>
-5. La localizzazione delle impressioni tattili, e con essa l’ordine
-spaziale di una pluralità di queste impressioni, come insegna
-la suddescritta cooperazione delle rappresentazioni visive delle
-parti toccate del corpo, si fondano negli uomini normali non su
-un’originaria qualità spaziale dei punti della pelle e neppure
-su una primaria funzione spaziale dell’organo tattile, ma presuppongono
-le rappresentazioni spaziali del senso della vista. Queste
-però possono diventare attive solo per ciò, che alle parti dell’organo
-tattile appartengono certe proprietà qualitative, i segni locali,
-che svegliano la rappresentazione visiva della parte toccata. Non
-v’ha pertanto alcuna ragione per attribuire ai segni locali una
-immediata relazione spaziale; piuttosto essi possono evidentemente
-<span class="pagenum" id="Page_86">[86]</span>
-bastare a tutte le esigenze, quando posseggano soltanto la
-proprietà di segnali qualitativi, che richiamino la corrispettiva
-imagine visiva; questa però aderisce a loro a causa della frequenza
-dei legami. Corrispondentemente, l’acutezza della localizzazione è
-favorita da tutte le influenze, che, da una parte, aumentano la
-determinatezza dell’imagine visiva e, dall’altra, le differenze qualitative
-dei segni locali.
-</p>
-
-<p>
-Noi potremo pertanto, in questo caso, designare il processo
-delle rappresentazioni spaziali, come un ordinamento degli stimoli
-tattili entro le imagini visive già pronte, a causa del fisso legame
-di queste imagini coi segni locali qualitativi degli stimoli. E conformemente
-al § 9 (pag. 76) possiamo considerare il legame dei
-segni locali coll’imagini visive delle parti del corpo corrispondenti
-a quelli, come una <i>fusione imperfetta, ma molto costante</i>. La fusione
-è imperfetta, perchè tanto l’imagine visiva, quanto l’impressione
-tattile conservano la loro individualità; è però così costante, che
-appare indissolubile per uno stato eguale dell’organo tattile; il
-che spiega anche la sicurezza relativa della localizzazione. Gli elementi
-predominanti in questa fusione sono le sensazioni tattili,
-dietro alle quali le rappresentazioni visive per molti individui così
-si ritraggono, che non possano essere percepite con sicurezza, neppure
-usando di grande attenzione. In tali casi la percezione spaziale è
-forse, come presso i ciechi, una funzione immediata delle sensazioni
-tattili e di movimento (vedi sotto 6). Generalmente però
-l’osservazione più esatta mostra, che ci possiamo render conto
-della posizione della distanza delle impressioni, solo in quanto
-cerchiamo di renderci più distinta l’indeterminata imagine visiva
-della parte del corpo toccata.
-</p>
-
-<p>
-6. Queste condizioni valevoli per gli uomini normali mutano
-essenzialmente nei <i>ciechi</i>, specialmente nei <i>ciechi nati</i>, o nei divenuti
-ciechi in tenera età. Il cieco conserva, senza dubbio, per assai lungo
-tempo le imagini mnemoniche degli oggetti abitualmente veduti,
-e però le rappresentazioni spaziali del tatto per lui rimangono ancor
-sempre, in un certo grado, come prodotti di una fusione fra sensazioni
-tattili e imagini visive. Ma, venendo meno a lui il soccorso
-di un ripetuto rinnovarsi delle rappresentazioni visive, egli
-si giova in misura sempre crescente dei movimenti: passando da
-un’impressione tattile ad un’altra, egli nella sensazione tattile, prodotta
-nelle articolazioni e nei muscoli (pag. 37), la quale è una
-misura della grandezza del movimento compiuto, ottiene anche una
-misura della distanza in cui si trovano le impressioni tattili fra loro.
-<span class="pagenum" id="Page_87">[87]</span>
-Questo soccorso, che nei divenuti ciechi si è aggiunto alle imagini
-visive a poco a poco evanescenti, e in certo qual modo le sostituisce,
-è pei <i>ciechi nati</i> sin dal principio l’unico mezzo pel quale
-essi sono in grado di foggiarsi una rappresentazione dei rapporti reciproci
-di posizione e di distanza esistenti fra le singole impressioni. E
-infatti si osserva in tali persone un continuo movimento degli organi
-tattili, specie delle dita, sugli oggetti, all’apprendimento dei
-quali vengono pure in aiuto l’acuita attenzione diretta sulle sensazioni
-tattili, e il maggiore esercizio nella distinzione di esse.
-Il grado inferiore di sviluppo del senso tattile rispetto a quello
-della vista si dimostra in ciò, che l’apprendimento di contorni
-e superfici ininterotte è assai più imperfetto che quello delle
-impressioni puntiformi disposte vicine in ordine diverso. Una prova
-evidente di ciò è data dal fatto, che nella <i>scrittura dei ciechi</i>
-si vide necessario usare, per le singole lettere, segni artificiali,
-consistenti in punti in rilievo, in diverse combinazioni. Così, ad
-es., nella scrittura dei ciechi più in uso (quella di Braille) un
-punto è il segno per <i>A</i>, due punti orizzontalmente posti l’uno
-accanto all’altro per <i>B</i>, due punti verticalmente posti l’uno sull’altro
-per <i>C</i>, e così via; sei punti al massimo bastano per tutte
-le lettere. I punti debbono però essere così lontani l’uno dall’altro,
-che essi possano essere percepiti ancor separati dall’estremità del
-dito indice. Come si svolgano le rappresentazioni spaziali nei ciechi,
-appare assai bene dal modo in cui questa scrittura viene letta; di
-solito sono impiegati ambedue gl’indici, della mano destra e della
-sinistra; l’indice destro precede e coglie un gruppo di punti
-simultaneamente (tasto sintetico), l’indice sinistro segue alquanto
-più lentamente e coglie i singoli punti successivamente (tasto
-analizzante). Le due impressioni, la simultanea e la successiva, sono
-però fra loro collegate e riferite al medesimo oggetto. Questo procedimento
-mostra chiaramente che, tanto pel cieco quanto pel non
-cieco, la distinzione spaziale delle impressioni tattili non è
-data immediatamente coll’azione delle impressioni stesse sull’organo
-tattile; ma che nei ciechi i movimenti, pei quali il dito
-destinato al tasto analizzante percorre le singole estensioni, compiono
-lo stesso ufficio che nei non ciechi spetta alle concomitanti
-rappresentazioni visive.
-</p>
-
-<p>
-Una rappresentazione della grandezza e direzione di questi
-movimenti può sorgere solo dall’essere ogni movimento accompagnato
-da una sensazione interna di tatto (pag. 37). L’opinione che questa
-sensazione tattile interna sia già immediatamente collegata con
-<span class="pagenum" id="Page_88">[88]</span>
-una rappresentazione dello spazio percorso nel movimento, sarebbe
-inverosimile al massimo grado, perchè non soltanto presupporrebbe
-nel soggetto un’intuizione innata dello spazio che lo circonda, e della
-sua posizione nello stesso (pag. 83), ma inchiuderebbe ancora in sè
-l’opinione speciale, che le sensazioni tattili interne, quantunque
-conformi all’esterne nella loro natura qualitativa e nei sostrati fisiologici,
-si differenzino da queste per ciò, che in esse colla sensazione
-sorge sempre anche un’imagine della posizione del soggetto
-e dell’ordine spaziale del suo ambiente immediato. Opinione questa,
-che ci ricondurrebbe necessariamente alla dottrina platonica della
-reminiscenza delle idee innate; infatti la sensazione che sorge nel
-tastare è qui pensata come una causa occasionale esterna, che in noi
-ridesta l’idea dello spazio innata e quindi evidentemente trascendentale.
-</p>
-
-<p>
-7. Con quest’ultima ipotesi, pur non tenuto conto della sua
-inverosimiglianza psicologica, non si saprebbe accordare l’influenza
-che l’esercizio ha nella distinzione dei segni locali e delle differenze
-di movimento. Dopo ciò, non resta altro che riporre anche qui,
-come pei non ciechi (pag. 86), l’origine della rappresentazione spaziale
-nelle <i>combinazioni empiricamente date delle sensazioni stesse</i>.
-Queste combinazioni consistono in ciò, che nel percorrere le impressioni
-tattili esteriori, a due sensazioni <i>a</i> e <i>b</i> aventi una determinata
-differenza di segni locali corrisponde sempre una determinata sensazione
-tattile interna o accompagnante il movimento e ad una
-maggiore differenza di segni locali <i>a</i> e <i>c</i> corrisponde una sensazione
-di movimento più intensiva γ e così via. Difatti nel tastare dei ciechi
-queste sensazioni tattili interne ed esterne sono date sempre in questa
-regolare connessione. Pertanto anche dal punto di vista della stretta
-esperienza, non si può affermare, che uno qualsiasi di quei due
-sistemi di sensazioni porti in se stesso, già a sè e per sè, la rappresentazione
-di un ordine spaziale; ma noi possiamo dire soltanto
-che questo ordine sorge regolarmente dalla combinazione di quei
-due sistemi. Mediante questo punto di vista la rappresentazione
-spaziale dei ciechi, determinata da impressioni esterne, può definirsi
-come il prodotto <i>di una fusione di sensazioni tattili esterne e dei loro
-segni locali qualitativamente graduati con sensazioni tattili interne intensivamente
-graduate</i>. In questo prodotto di fusione le sensazioni tattili
-esterne costituiscono, colle loro proprietà determinate dagli stimoli
-esterni, gli elementi predominanti, dietro i quali i segni locali e le sensazioni
-tattili interne, colle loro particolari proprietà qualitative ed intensive,
-si ritraggono così completamente che esse, allo stesso modo degli
-<span class="pagenum" id="Page_89">[89]</span>
-ipertoni di un suono, possono essere percepite, solo quando si diriga
-l’attenzione specialmente su di essi. Anche le rappresentazioni tattili
-di spazio riposano pertanto su una fusione <i>perfetta</i>. Ma la particolarità
-di questa, a differenza, ad es., delle fusioni intensive di
-suono, consiste in ciò, che gli elementi secondari o sussidiali sono
-elementi di natura diversa, i quali nel tempo stesso stanno fra loro
-in relazioni fisse. Mentre i segni locali costituiscono un puro sistema
-qualitativo, le sensazioni tattili interne, accompagnanti i movimenti
-dell’organo tattile, si dispongono in una scala di gradi intensivi, e
-poichè l’energia di movimento, impiegata a percorrere l’intervallo
-fra due punti, cresce colla grandezza dell’intervallo, la differenza
-intensiva delle sensazioni accompagnanti il movimento deve pure
-aumentare colla differenza qualitativa dei segni locali.
-</p>
-
-<p>
-8. In tale guisa l’ordine spaziale delle impressioni tattili è il
-prodotto di una <i>doppia fusione</i>: di una prima, che ha luogo tra gli
-elementi sussidiati e per la quale i gradi qualitativi del sistema
-dei segni locali, ordinato secondo due dimensioni, sono ordinati nel loro
-rapporto reciproco, secondo i gradi intensivi della sensazione interna;
-e di una seconda, per la quale le sensazioni tattili esterne, determinate
-dagli stimoli esterni, si collegano con quei primi prodotti di
-fusione. Naturalmente i due processi non hanno luogo successivamente,
-ma in un unico e medesimo atto, perchè tanto i segni locali,
-quanto i movimenti tattili devono essere suscitati solo dagli stimoli
-esterni. Ma, mutando la sensazione tattile esterna colla natura dello
-stimolo oggettivo, i segni locali e le sensazioni tattili interne costituiscono elementi soggettivi, il cui ordine reciproco rimane sempre
-lo stesso di fronte alle diversissime impressioni esterne. In ciò sta
-la condizione psicologica per la <i>costanza delle proprietà</i> da noi attribuite
-allo spazio, di contro alle proprietà qualitative, variamente
-mutanti degli oggetti contenuti nello spazio.
-</p>
-
-<p>
-9. Dopo che si sono formato le fusioni tra i segni locali e le
-sensazioni tattili interne, producenti l’ordine spaziale delle sensazioni
-tattili esterne, ciascuno di questi elementi rimane del resto sino ad
-un certo grado, sia pure limitato, capace per sè solo di determinare
-una localizzazione di sensazioni, e persino di suscitare composto
-rappresentazioni spaziali. Così non solo il non cieco, ma anche
-il cieco e il cieco nato hanno per l’organo tattile in perfetto riposo
-una rappresentazione del luogo di un contatto e possono percepire
-due impressioni, agenti a sufficiente distanza, come separato nello
-spazio. Naturalmente nel cieco nato non sorge, come nel non cieco,
-l’imagine visiva del luogo toccato, ma invece di questa si forma
-<span class="pagenum" id="Page_90">[90]</span>
-la rappresentazione di un movimento del membro toccato e, quando
-agiscono più impressioni, la rappresentazione di un movimento tattile,
-che va da un’impressione all’altra. Anche nelle rappresentazioni
-così prodotte agiranno le stesse fusioni che nelle solite soccorse
-da movimento tattile, con questa sola differenza, che uno dei
-fattori dei prodotti di fusione, la sensazione tattile interna, esiste
-solo come imagine della memoria.
-</p>
-
-<p>
-10. Così pure può succedere il contrario: come contenuto reale
-della sensazione può essere dato solo una somma di sensazioni tattili
-interne, che sorgono dal movimento di una parte del corpo,
-senza notevole mescolanza di sensazioni tattili esterne; e quelle
-sensazioni tattili interne, accompagnanti il movimento, possono
-egualmente costituire il sostrato di una rappresentazione spaziale.
-Questo avviene regolarmente nelle <i>rappresentazioni pure del movimento
-di parti del nostro corpo</i>. Se noi, ad es., ad occhi chiusi solleviamo
-il nostro braccio, abbiamo ad ogni momento una rappresentazione
-delle posizioni del braccio. In esse senza dubbio cooperano sino
-ad un certo grado anche le rappresentazioni tattili esterne, che
-sorgono per stiramenti e increspamenti della pelle; queste però scompaiano
-relativamente di fronte alle sensazioni tattili interne, date
-dalle articolazioni, dai tendini e dai muscoli.
-</p>
-
-<p>
-Nell’uomo non cieco queste rappresentazioni di posizione, come
-è facile osservare, si formano, perchè le sensazioni prodotte dallo
-stato della parte mossa svegliano, anche ad occhio chiuso o distolto,
-un’oscura imagine visiva di quella parte e dello spazio che la
-circonda. Questo legame è così intimo, che può stabilirsi anche tra
-le semplici imagini mnemoniche delle sensazioni tattili interne e la
-corrispondente rappresentazione visiva, come osservasi nei paralizzati,
-nei quali la semplice volontà di compiere un certo movimento
-sveglia la rappresentazione del movimento, come fosse realmente
-compiuto. Evidentemente le rappresentazioni dei propri movimenti
-si fondano nell’uomo normale su fusioni imperfette analoghe alle
-esterne rappresentazioni tattili dello spazio; solo che in questo caso
-le sensazioni tattili interne hanno lo stesso ufficio che in quelle
-le esterne. Ciò conduce ad ammettere che anche alle sensazioni
-tattili interne spettino segni locali, cioè che le sensazioni, che
-avvengono nelle diverse articolazioni, nei tendini e nei muscoli, presentino
-certe differenze localmente graduate. Infatti ciò pare
-sia confermato dalla introspezione. Se noi alternativamente moviamo
-l’articolazione del ginocchio, della coscia, dell’omero, oppure
-se anche soltanto moviamo la stessa articolazione della parte
-<span class="pagenum" id="Page_91">[91]</span>
-destra o della sinistra del corpo, non curando il legame, che non
-si può mai interamente sopprimere, coll’imagine visiva della parte
-del corpo, sembra che ad ogni volta varii leggermente la qualità
-della sensazione. Non si potrebbe neppure comprendere, come senza
-tali differenze dovrebbe sorgere quell’imagine visiva concomitante,
-a meno che si attribuisse all’anima non soltanto una rappresentazione
-innata dello spazio, ma anche una cognizione innata delle
-posizioni prese in ogni singolo momento e dei movimenti degli
-organi del corpo nello spazio.
-</p>
-
-<p>
-11. In base a questi fatti osservati nell’uomo non cieco è possibile
-comprendere, come anche nel cieco nato abbia origine la rappresentazione
-dei suoi movimenti. Qui in luogo della fusione colla
-imagine visiva della parte del corpo, deve entrare in campo una
-fusione delle sensazioni di movimento coi segni locali, mentre nel
-tempo stesso le sensazioni tattili esterne vengono ad aggiungersi
-come aiuto. Sembra che quest’ultime abbiano nei ciechi un còmpito
-di gran lunga maggiore che nei non ciechi per l’orientazione dei
-movimenti del corpo nello spazio. Il cieco ha rappresentazioni
-dei propri movimenti affatto incerte, fintanto che non viene loro
-in soccorso tasteggiando gli oggetti esterni. E a questo scopo
-tornano a lui opportuni e il maggiore esercizio del senso tattile
-esterno e l’acuita attenzione diretta su di esso. Una prova di
-ciò ci è data dal cosidetto “senso della distanza„ proprio dei
-ciechi. Esso consiste nella capacità di percepire ad una certa
-distanza, senza un contatto diretto, corti ostacoli, ad es., una
-parete vicina. Si può sperimentalmente dimostrare che questo
-“senso della distanza„ si compone di <i>due</i> fattori: in primo luogo
-di una eccitazione tattile molto debole sulla pelle della fronte,
-prodotta dalla resistenza dell’aria; e secondariamente di una modificazione
-nel suono del passo. Quest’ultimo fattore agisce come
-un segnale, che l’attenzione acuisce sufficientemente, affinchè possano
-essere percepite quelle deboli eccitazioni tattili. Il “senso
-della distanza„ non funziona più, se si eliminano quelle eccitazioni
-tattili, avvolgendo un panno attorno alla fronte, oppure se
-si soffoca il passo.
-</p>
-
-<p>
-12. Oltre le rappresentazioni delle posizioni e dei movimenti
-delle singole parti del corpo, noi possediamo anche una rappresentazione
-della <i>posizione e del movimento dell’intero corpo</i>, e quelle
-prime rappresentazioni solo per la loro relazione a quest’ultima
-passano da un significato semplicemente relativo ad uno assoluto.
-L’organo d’orientazione per queste rappresentazioni generali è la
-<span class="pagenum" id="Page_92">[92]</span>
-<i>testa</i>, della cui posizione noi abbiamo sempre una rappresentazione
-determinata o rapporto alla quale nelle nostre rappresentazioni
-orientiamo, per lo più in modo solo indeterminato, i singoli organi
-corporei, secondo i singoli complessi di sensazioni tattili esterne
-ed interne. Nella testa inoltre i tre canali del labirinto uditivo
-sono l’organo specifico dell’orientazione, al quale vengono ad aggiungersi,
-come organo secondario, le sensazioni tattili interne ed
-esterne, legate all’azione dei muscoli della testa. Questa funzione
-di orientazione dei canali può essere facilmente spiegata, se si
-ammette che sotto la varia pressione dell’endolinfa sorgano sensazioni
-tattili interne, con differenze di segni locali specialmente marcate.
-Il <i>capogiro</i>, che nasce in seguito a troppo rapidi movimenti della
-testa, ha con ogni verosimiglianza la sua origine nelle sensazioni prodotte
-dai violenti movimenti dell’endolinfa. Con ciò si accordano le
-osservazioni fatte, che per parziali distruzioni dei canali si hanno
-costanti illusioni d’orientazione e per la completa distruzione degli
-stessi un quasi completo annullamento della capacità d’orientarsi.
-</p>
-
-<div class="blockquote">
-<p>
-12<i>a</i>. Le teorie che si contrappongono riguardo all’origine psicologica
-delle rappresentazioni di spazio sogliono essere indicate come quelle del
-<i>nativismo</i> e dell’<i>empirismo</i>. La teoria <i>nativistica</i> vuol derivare la localizzazione
-nello spazio da proprietà innate degli organi e dei centri di senso;
-la teoria <i>empiristica</i> invece dall’influenza dell’esperienza. Questa distinzione
-però non spiega con esattezza le opposizioni realmente esistenti, perchè si
-può combattere l’opinione di rappresentazioni spaziali innate, senza con
-questo affermare che esse sorgano dall’esperienza. Infatti è questo appunto
-il caso, quando si considerino, come sopra si è fatto, le intuizioni spaziali
-come prodotti di processi psicologici di fusione, che sono fondati tanto
-sulle proprietà fisiologiche degli organi di senso e di movimento, quanto
-sulle leggi generali per le quali nascono le formazioni psichiche. Tali
-processi di fusione e gli ordini delle impressioni sensibili che si fondano
-su di essi, costituiscono per l’appunto dappertutto le basi della
-nostra esperienza; e appunto per ciò è inammissibile chiamarli essi stessi esperienze.
-Più esatto sarebbe indicare le due opposte teorie come <i>nativistica</i> e <i>genetica</i>.
-Di più è degno di nota, che le diffuse teorie nativistiche contengono
-elementi empiristici, così come d’altra parte le teorie empiristiche racchiudono
-parti nativistiche, in modo che il contrasto appare talvolta più che
-altro di nomi. Intatti i nativisti presuppongono bensì che l’ordine dell’impressione
-dello spazio corrisponda immediatamente all’ordine dei punti sensibili nella
-pelle e nella retina; ma la speciale maniera di proiettare all’esterno, sovratutto
-la rappresentazione della distanza e della grandezza degli oggetti, inoltre il riferimento
-di una pluralità d’impressioni spazialmente separate ad un unico
-oggetto, dipendono secondo essi dall’“attenzione„, dalla “volontà„ e persino
-<span class="pagenum" id="Page_93">[93]</span>
-anche dall’“esperienza„. Gli empiristi invece sogliono presupporre in qualche
-modo lo spazio come dato, e interpretare poi ogni singola rappresentazione
-come un’orientazione in questo spazio, determinata da motivi di esperienza.
-Nella teoria delle rappresentazioni spaziali della vista si è per solito considerato
-lo spazio tattile come questo spazio originariamente dato; nella
-teoria delle rappresentazioni tattili si è talora dotata la sensazione tattile interna
-dell’originaria qualità spaziale. Empirismo e nativismo sono quindi nella
-realtà per lo più concetti fluttuanti e ambedue le teorie si accordano in
-ciò, che usano concetti complessi della psicologia volgare, come “attenzione„,
-“volontà„, “esperienza„, senza più intimamente provarli ed
-analizzarli. In ciò sta veramente il punto in cui loro si oppone la teoria
-<i>genetica</i>, che cerca, mediante l’analisi psicologica delle rappresentazioni,
-mettere in luce i processi elementari, dai quali le rappresentazioni hanno
-origine. Malgrado le loro deficienze, tanto la teoria nativistica quanto l’empiristica
-hanno il merito di aver posto in evidenza il problema psicologico
-qui esistente, coll’aver portato un gran numero di fatti a spiegazione
-di esso.
-</p>
-</div>
-
-<h4><a id="cap10_b"></a>
-<i>B</i>. — <span class="smcap">Le rappresentazioni visive dello spazio.</span>
-</h4>
-
-<p>
-13. Le proprietà generali del senso tattile si ripetono nel
-senso della vista, ma in una conformazione di gran lunga più fine.
-Alla superficie sensibile della pelle esterna qui corrisponde la superficie
-retinica coi suoi coni e bastoncini disposti a mo’ di palizzate
-e formanti un mosaico finissimo di punti senzienti. Ai movimenti
-degli organi tattili corrispondono i movimenti dei due occhi,
-che o si fissano sugli oggetti o ne percorrono i contorni. Però,
-mentre il senso tattile sente le impressioni per contatto diretto
-degli oggetti, i mezzi rifrangenti, che si trovano davanti la retina,
-proiettano su di essa un’imagine degli oggetti rovesciata e impiccolita.
-E poichè quest’imagine per la sua piccolezza lascia campo
-a un gran numero d’impressioni contemporanee e poichè la luce,
-per la sua energia di penetrazione nello spazio, agisce ora su oggetti
-lontani ed ora su vicini, il senso della vista acquista, in assai
-più alto grado che il senso dell’udito, il significato di <i>senso della distanza</i>.
-Infatti la luce può essere percepita ad una distanza incomparabilmente
-maggiore che il suono; inoltre il soggetto percipiente
-pone a varia distanza <i>direttamente</i> solo le rappresentazioni visive,
-quelle uditive invece sempre solo indirettamente, giovandosi della
-rappresentazione visiva dello spazio.
-</p>
-
-<p>
-14. Dopo di che ogni rappresentazione visiva può sempre,
-avuto riguardo alle sue proprietà spaziali, essere scomposta in <i>due</i>
-<span class="pagenum" id="Page_94">[94]</span>
-fattori: 1º nell’orientazione reciproca dei singoli elementi di una
-rappresentazione; 2º nell’orientazione di essa al soggetto percipiente.
-La rappresentazione di un unico punto luminoso contiene
-già questi due fattori, imperocchè noi dobbiamo rappresentarci
-quel punto in un ambiente spaziale qualsiasi e in un certo rapporto
-di direzione e di distanza rispetto a noi. Anche questi fattori
-possono essere separati gli uni dagli altri solo mediante un’astrazione
-arbitraria, non mai però in realtà, perchè dal rapporto, nel quale un
-certo punto spaziale sta al suo ambiente, è determinato regolarmente
-anche il suo rapporto al soggetto percipiente. Da questa dipendenza
-deriva anche, che l’analisi delle rappresentazioni visive parte opportunamente
-dal primo dei due summenzionati fattori, e precisamente
-dall’orientazione reciproca degli elementi di una formazione
-rappresentativa, per poi venire a considerare il secondo fattore,
-l’orientazione della formazione al soggetto percipiente.
-</p>
-
-<h5><a id="cap10_ba"></a>
-<i>a. L’orientazione reciproca degli elementi
-di una rappresentazione visiva</i>.
-</h5>
-
-<p>
-15. Nell’apprendimento del rapporto reciproco degli elementi
-di una rappresentazione visiva, le proprietà del senso tattile si
-ripetono interamente, solo in modo più perfetto e con alcune modificazioni
-importanti per le rappresentazioni visive. Anche qui con una
-impressione semplice quanto è mai possibile, pressochè puntiforme, noi
-colleghiamo direttamente la rappresentazione di un <i>luogo</i> nello spazio
-spettante ad essa, <i>e</i> però le assegniamo un determinato rapporto di
-posizione alle parti dello spazio che la circondano; solo che questa
-localizzazione non avviene, come nel senso tattile, per l’immediato
-riferimento al punto corrispondente dell’organo stesso, ma noi
-trasportiamo l’impressione nel <i>campo visivo</i>, situato fuori del soggetto
-percipiente a una qualsiasi distanza. Di più anche qui come
-nel senso tattile, una misura per l’esattezza della localizzazione è
-data dalla distanza, alla quale due impressioni quasi puntiformi
-possono essere ancora spazialmente distinte; solo che anche qui questa
-distanza non è data direttamente come una grandezza lineare misurabile
-sulla superficie stessa di senso, ma come l’intervallo più
-piccolo percettibile tra due punti del campo visivo. Ora, potendo
-il campo visivo essere pensato a una distanza qualsiasi dell’osservatore,
-per la misura dell’acutezza di localizzazione non si usa
-una grandezza lineare, ma una <i>grandezza d’angolo</i>, e precisamente
-<span class="pagenum" id="Page_95">[95]</span>
-di quell’angolo formato dalle linee tirate dai punti del campo visivo
-ai punti dell’imagine retinica attraverso il punto nodale dell’occhio.
-Quest’<i>angolo visivo</i> rimane costante fintanto che la grandezza
-dell’imagine retinica rimane inalterata, laddove la distanza
-corrispettiva dei punti nel campo visivo cresce proporzionalmente
-alla distanza del campo visivo dal soggetto. Se in luogo dell’angolo
-visivo si vuole introdurre una distanza lineare equivalente ad
-esso, può servire a questo scopo soltanto il diametro dell’imagine retinica,
-il quale risulta direttamente dalla grandezza dell’angolo visivo
-e dalla distanza della superficie retinica dal punto nodale ottico.
-</p>
-
-<p>
-16. La misura dell’<i>acutezza di localizzazione</i> dell’occhio, ottenuta
-in base a questo principio, presenta dentro le diverse parti
-del campo visivo valori assai irregolari, analogamente ai risultati
-avuti per le diverse parti dell’organo tattile (pag. 85). Solo che
-qui i valori spaziali, corrispondenti alla più piccola distanza
-distinguibile, sono di gran lunga più piccoli; di più, mentre sull’organo
-del tatto sono distribuite molte parti dotate di una fina
-capacità di distinzione, nel campo visivo è <i>una sola</i> regione egualmente
-dotata di una tale finissima attitudine, il punto centrale
-visivo, corrispondente al centro della retina; da questo punto andando
-verso le parti laterali, l’acutezza di localizzazione decresce
-molto rapidamente. L’intero campo visivo o l’intera superficie retinica
-si comporta quindi in modo analogo a una singola regione
-tattile, ad es. quella del dito indice, ma la supera, specialmente
-nelle parti centrali, in modo veramente straordinario nell’acutezza
-di localizzazione. Infatti qui due impressioni, che agiscono sotto
-un angolo visivo di 60-90 secondi, sono ancora sul punto di essere
-distinte, mentre per 2,5° lateralmente al centro della retina la più
-piccola differenza distinguibile sale già a 3′, 30″ e per 8° lateralmente,
-essa cresce sino circa a 1°.
-</p>
-
-<p>
-Poichè noi nella vista normale di quegli oggetti, dei quali
-vogliamo avere più esatte rappresentazioni spaziali, disponiamo
-l’occhio in modo che quelli stiano nel mezzo del campo visivo e
-le imagini loro nel centro della retina; diciamo tali oggetti veduti
-<i>direttamente</i> e diciamo veduti <i>indirettamente</i> tutti gli altri che stanno
-nelle parti eccentriche del campo visivo. Il punto medio della regione
-della vista diretta si dice <i>punto di visione</i> o <i>punto di fissazione</i>;
-la linea congiungente il centro della retina e il centro del campo
-visivo, <i>linea di visione</i>.
-</p>
-
-<p>
-Se si calcola la distanza lineare che corrisponde sulla retina
-al più piccolo angolo visivo, nel quale due punti possono essere percepiti
-<span class="pagenum" id="Page_96">[96]</span>
-distinti nel centro del campo visivo, si ha una grandezza da
-<span class="above">4</span>&#8260;<span class="below">1000</span> a <span class="above">6</span>&#8260;<span class="below">1000</span> mm. È una grandezza questa che corrisponde presso
-a poco al diametro di un cono retinico, ed essendo nel centro della
-retina i coni così fitti da toccarsi fra loro, ne segue che due impressioni
-luminose debbano sempre cadere su due diversi elementi
-della retina, perchè possano essere ancora spazialmente distinte.
-Infatti con ciò s’accorda il fatto, che nelle parti laterali della
-retina le due forme qui esistenti di elementi sensibili sono separate
-da maggiori interstizi. Si può quindi ammettere che l’<i>acutezza
-visiva</i> o la capacità della distinzione spaziale nel campo visivo di
-punti distinti, dipenda direttamente dalla disposizione compatta
-degli elementi retinici, potendo due impressioni essere sempre spazialmente
-distinte, se esse colpiscono due elementi diversi.
-</p>
-
-<div class="blockquote">
-<p>
-16<i>a</i>. Da questo rapporto reciproco tra l’acutezza visiva e la distribuzione
-degli elementi della retina si è da molti conchiuso che ad ogni elemento
-spetta la proprietà originaria di localizzare lo stimolo luminoso dal
-quale è colpito, nella parte dello spazio corrispondente alla sua proiezione nel
-campo visivo; e si è in tal modo ricondotta la proprietà, che ha il senso visivo
-di porre gli oggetti in un campo visivo esterno, situato a una distanza qualsivoglia
-dal soggetto, ad un’energia innata degli elementi retinici e degli elementi
-centrali che li rappresentano nel centro visivo del cervello. Vi sono certe alterazioni
-patologiche della vista che parvero a primo aspetto confermare queste
-conclusioni. Se in seguito a processi infiammatori sotto la retina, questa viene
-spostata dalla sua posizione normale, nascono contorsioni delle imagini,
-le così dette <i>metamorfopsie</i>, che si possono perfettamente spiegare nella
-loro grandezza e direzione, se si ammette che gli elementi retinici continuino
-a localizzare le impressioni, come se fossero ancora nella primitiva
-posizione normale. Ma queste imagini contorte, fintanto che, come nella
-maggior parte dei casi, si tratta di fenomeni che continuamente variano
-per il lento formarsi o sparire delle secrezioni, non dimostrano affatto una
-innata energia di localizzazione nella retina, siccome d’altra parte la percezione
-d’imagini contorte attraverso lenti prismatiche non ci permetterebbe mai di
-pervenire a una tale conclusione. Se invece a poco a poco si è raggiunto
-uno stato stazionario, le metamorfopsie spariscono, e questo sembra avvenire
-non solo in quei casi nei quali è possibile ammettere un perfetto ritorno
-degli elementi retinici alla loro posizione primitiva, ma anche in
-quelli, nei quali ciò è assolutamente inverosimile a causa dell’estensione
-dei processi. In questi ultimi casi si deve però ammettere il costituirsi di
-una nuova relazione dei singoli elementi ai punti corrispondenti del campo
-visivo<a class="tag" id="tag18" href="#note18">[18]</a>. Questa conclusione trova una conferma quando si osservi negli occhi
-<span class="pagenum" id="Page_97">[97]</span>
-normali il graduale addattamento ad imagini contorte prodotte da esterni
-sussidi ottici. Se si armano gli occhi di una lente prismatica, si producono
-di solito strane e disturbanti contorsioni d’imagini, sembrando piegati i
-contorni dritti e quindi contorte le forme degli oggetti. Queste contorsioni
-scompaiono a poco a poco completamente, quando si continui a portare la
-lente, ma possono comparire in senso opposto, se la lente è abbandonata.
-Tutti questi fenomeni si spiegano solo quando si presupponga che la localizzazione
-spaziale anche pel senso visivo non è affatto originaria, ma
-<i>acquisita</i>.
-</p>
-</div>
-
-<p>
-17. Colle sensazioni retiniche anche altri elementi psichici
-partecipano dell’ordine reciproco spaziale delle impressioni luminose.
-Le proprietà fisiologiche dell’organo visivo ci richiamano innanzi
-tutto alle sensazioni che accompagnano <i>i movimenti dell’ occhio</i>.
-Questi movimenti compiono infatti, per la misura delle estensioni
-nel campo visivo, lo stesso ufficio che i movimenti tattili per la
-misura delle impressioni tattili, con questa sola differenza, che
-anche qui i processi alquanto rozzi dell’organo tattile si ripetono
-in forma più fine e perfetta. L’occhio, potendo da un sistema di
-sei muscoli opportunamente disposto, essere mosso in tutte le direzioni
-attorno al suo punto medio, sempre egualmente orientato
-rispetto alla testa, è al massimo grado addatto a percorrere con
-continuità i contorni degli oggetti o a passare per la via più breve
-da un dato punto di fissazione ad un altro. Inoltre a causa delle disposizioni
-dei muscoli, sono preferiti sugli altri i movimenti in quelle
-direzioni che corrispondono alle posizioni degli oggetti considerati
-più spesso e più esattamente, cioè i movimenti in basso e in dentro.
-Di più, essendo i movimenti dei due occhi, a causa della sinergia
-della loro innervazione, così accordati fra loro che le linee visive
-allo stato normale sono sempre fissate sullo stesso punto, è resa
-in tal modo possibile una cooperazione dei due occhi, la quale non
-solo permette di cogliere in modo abbastanza esatto i rapporti di
-posizione che gli oggetti hanno tra loro, ma anche più specialmente
-offre il mezzo essenzialissimo per la determinazione dei rapporti
-spaziali che gli oggetti hanno col soggetto (v. sotto 24 e segg.).
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_98">[98]</span>
-18. Infatti i fenomeni della visione insegnano che, come la distinzione
-di punti separati nel campo visivo dipende dalla compattezza
-degli elementi retinici, così la rappresentazione della <i>distanza
-reciproca</i> di due punti dipende dallo sforzo di movimento dell’occhio
-impiegato nel percorrere questa distanza. Questo sforzo si dà a
-conoscere come un elemento rappresentativo, perchè è legato a una
-sensazione di tensione che noi possiamo percepire così in movimenti
-di larga estensione, come nel paragonare movimenti oculari di
-diversa direzione. Ad es., a parità di grandezza, i movimenti degli
-occhi in alto sono accompagnati da sensazioni più intensive che i
-movimenti in basso, così appunto come i movimenti in fuori di un
-occhio rispetto ai movimenti in dentro.
-</p>
-
-<p>
-L’influenza di queste sensazioni tattili interne appare evidentissima
-in ciò, che la localizzazione in seguito a paralisi parziali
-dei singoli muscoli dell’occhio, subisce alterazioni, che corrispondono
-perfettamente a quelle che avvengono a causa della paralisi nello
-sforzo di movimento dell’occhio. Il principio generale di queste perturbazioni
-è il seguente: la distanza di due punti appare ingrandita,
-tosto che essa sia nella direzione del movimento divenuto
-difficile. A questo movimento corrisponde una sensazione di tensione
-più forte, che in condizioni normali accompagnerebbe un movimento
-più esteso; conseguentemente l’estensione percorsa pare
-maggiore, e poichè gli apprezzamenti delle estensioni, fatti in
-base al movimento, reagiscono sugl’impulsi al movimento dell’occhio
-in riposo, la medesima illusione si produce anche per l’estensione
-ancora da percorrere nella stessa direzione.
-</p>
-
-<p>
-19. Anche un occhio normale può presentare siffatti errori
-nella misura delle distanze. Quantunque l’apparato muscolare
-dell’occhio sia così adattato che i movimenti dovrebbero compiersi
-nelle più diverse direzioni con isforzo pressochè uguale; tuttavia
-questo non si riscontra in realtà in modo completo, e evidentemente
-per motivi che si connettono intimamente all’adattamento
-dell’organo visivo alle sue funzioni. Poichè noi più spesso osserviamo,
-tra gli oggetti dello spazio circostante, quelli che sono più
-vicini e sui quali noi dobbiamo, convergendo, fissare le linee visive;
-i muscoli dell’occhio hanno preso una disposizione, nella quale i
-movimenti di convergenza delle linee di visione si compiono con
-una speciale facilità, e nella quale, fra i possibili movimenti di
-convergenza, sono preferiti quelli in basso ed in alto. La facilità,
-con cui generalmente facciamo questi movimenti di convergenza,
-dipende da ciò, che i muscoli volgenti l’occhio in sù ed in giù, il
-<span class="pagenum" id="Page_99">[99]</span>
-retto superiore ed inferiore, non stanno in un piano verticale inchiudente
-la linea visiva, condizione che corrisponderebbe al più
-semplice movimento in sù e in giù, ma così deviano da questo
-piano, che determinano coi movimenti in alto e in basso anche un
-movimento in dentro. Perciò ciascuno di questi muscoli è provveduto
-di un muscolo sussidiario situato obliquamente, il retto superiore
-dell’obliquo inferiore, il retto inferiore dell’obliquo superiore.
-Questi coadiuvano i due muscoli retti nei movimenti in sù ed in
-giù, mentre essi compensano le rotazioni attorno alla linea visiva,
-che provengono dall’asimmetrica posizione di quelli. A causa di
-questa maggiore complicazione delle azioni muscolari, lo sforzo per
-i movimenti in sù ed in giù degli occhi è maggiore che per i movimenti
-in fuori ed in dentro, prodotti semplicemente dai due muscoli
-posti in piano orizzontale, il retto esterno ed interno. La
-facilità relativa dei movimenti di convergenza in basso trova la
-sua ragione in parte nelle suesposte (pag. 98) differenze intensive
-delle sensazioni accompagnanti i movimenti, in parte nel fatto
-che nel movimento in basso dei due occhi entra una convergenza
-involontariamente rinforzata, nei movimenti in alto invece una
-convergenza diminuita.
-</p>
-
-<p>
-A queste aberrazioni del meccanismo di movimento corrispondono
-certe <i>illusioni costanti della misura visiva dipendenti dalla direzione
-nel campo visivo</i>. Esse consistono parte in <i>illusioni di direzione</i>
-e parte in <i>illusione di estensione</i>.
-</p>
-
-<p>
-In rapporto alla <i>direzione delle linee verticali nel campo visivo</i>,
-ogni occhio va soggetto all’illusione, che una linea inclinata colla
-sua estremità superiore sporgente in fuori di circa 1-3°, sembri
-essere verticale e una linea effettivamente verticale sembri essere
-nella sua estremità superiore inclinata in dentro. Questa illusione,
-avendo per ogni occhio un’opposta direzione, scompare nella visione
-binoculare. Essa deve essere ricondotta al già notato fatto, che i
-movimenti in basso degli occhi si collegano involontariamente ad un
-aumento della convergenza, quelli in alto ad una diminuzione di
-essa. Questa deviazione del movimento dalla direzione verticale,
-deviazione che da noi non è avvertita, è poi riferita a uno spostamento
-degli oggetti avente luogo in senso opposto.
-</p>
-
-<p>
-Similmente una regolare <i>illusione di estensione</i>, che si ha, quando
-si paragonino linee rette diversamente disposte nel campo visivo,
-trova la sua ragione in quelle differenze, che esistono nella disposizione
-dei muscoli moventi l’occhio in alto e in basso e di quelli
-che lo muovono in fuori e in dentro. Qui l’illusione consiste in ciò,
-<span class="pagenum" id="Page_100">[100]</span>
-che paragonando linee rette verticali con linee rette orizzontali
-ugualmente grandi, stimiamo le prime maggiori di circa <span class="above">1</span>&#8260;<span class="below">7</span>-<span class="above">1</span>&#8260;<span class="below">10</span>;
-epperò, ad es., un quadrato ci appare come un rettangolo con base
-più piccola, mentre all’opposto, quando si disegna un quadrato in
-base alla misura visiva, si dà ad esso un’altezza troppo piccola. Se
-per occhi affetti da paralisi parziale, le estensioni situate nella direzione
-dei movimenti divenuti più difficili appaiono ingrandite,
-certamente ciò vale anche per l’occhio normale. Oltre questa illusione
-più impressionante tra orizzontale e verticale, ve ne ha ancora
-una meno notevole tra alto e basso, e una tra fuori e dentro: infatti
-la metà superiore di una retta verticale e l’esterna di un’orizzontale
-sono stimate in più, quella all’incirca di <span class="above">1</span>&#8260;<span class="below">16</span>, questa di <span class="above">1</span>&#8260;<span class="below">40</span>. La
-prima di questa illusione corrisponde alla già ricordata (pag. 98)
-maggior facilità dei movimenti in basso, la seconda alle più facili
-posizioni di convergenza.
-</p>
-
-<p>
-20. A queste illusioni costanti di direzione e di estensione,
-che si possono ricondurre a certe disposizioni del meccanismo di
-movimento fondate sugli speciali scopi della visione, si aggiungono
-altre <i>illusioni variabili della misura visiva</i>. Queste hanno il loro
-fondamento in proprietà generali dei nostri movimenti, epperò
-fenomeni analoghi ad esse si possono incontrare anche nei movimenti
-degli organi di tatto. Anche queste illusioni si distinguono
-in <i>illusioni di direzione</i> e in <i>illusioni di estensione</i>. Le prime obbediscono
-a questa regola: gli angoli acuti sono stimati in più, gli
-ottusi in meno, e le linee limitanti gli angoli variano la loro direzione
-in modo corrispondente. Per le illusioni di estensione vale
-la regola seguente: i movimenti obbligati e interrotti sono più faticosi
-dei movimenti liberi e continui, e perciò le linee rette, che
-costringono a fissare, sono giudicate maggiori delle distanze dei
-punti, ed ugualmente le linee rette, interrotte da più punti, paiono
-maggiori delle linee condotte senza interruzione.
-</p>
-
-<p>
-Il fatto, che nel campo del senso tattile è analogo alle illusioni
-degli angoli, consiste in ciò, che si è inclinati a giudicare in
-più i piccoli movimenti dell’articolazione, in meno i grandi; una
-regola questa, che può essere ricondotta al seguente principio generale:
-per un movimento di estensione ristretta è richiesto un impiego
-di energia relativamente maggiore che per un movimento di più
-notevole estensione, essendo necessaria più energia per il muoversi
-che per il mantenersi in moto. L’illusione, che nell’organo tattile
-è analoga all’apprezzamento in più delle linee interrotte più volte,
-sta pure in ciò, che un’estensione stimata da un organo tattile
-<span class="pagenum" id="Page_101">[101]</span>
-mediante il movimento appare più piccola, quando essa è misurata
-da un singolo movimento continuato, di quando lo è da un movimento
-più volte interrotto. Anche qui la sensazione corrisponde al
-consumo di energia, e questo naturalmente è maggiore in un movimento
-più volte interrotto che in un movimento continuo. E però
-l’illusione, per cui si giudicano maggiori le estensioni lineari divise,
-vale anche per l’occhio, s’intende solo, finchè dalla divisione non
-sorgano motivi d’ostacolo all’occhio nel movimento sull’estensione
-divisa. E questo è il caso, quando si ha, ad es., un unico punto di
-divisione; imperocchè esso ci costringe a guardare con occhio fisso.
-Se si confronta una linea divisa in un solo punto con una linea
-continua, si è inclinati a percepire la prima con occhio in riposo,
-fissando il punto di divisione, l’altra invece con occhio in movimento;
-corrispondentemente in questo caso l’estensione continua
-appare in questo caso maggiore che quella divisa.
-</p>
-
-<div class="blockquote">
-<p>
-20<i>a</i>. Tutte le illusioni costanti e variabili di direzione e di estensione,
-per distinguerle da altre illusioni ottiche che provengono da deviazioni diottriche,
-vengono indicate come “illusioni geometrico-ottiche„, perchè s’incontrano
-soprattutto nella costruzione di figure geometriche. In questa
-espressione però oltre alle aberrazioni che si fondano sulla proprietà del
-meccanismo di movimento, sono comprese anche quelle della misura visiva,
-che riposano sulle leggi delle associazioni di rappresentazione, delle quali
-più tardi tratteremo. Queste pertanto possono essere specificamente dette
-“illusioni di associazione„. Qui trova luogo, ad es., il fatto che un’estensione
-o un angolo di data grandezza visti insieme a una estensione o ad un
-angolo più piccoli paiono più grandi, e nel caso opposto più piccoli; fatto
-questo che è evidentemente in tutto analogo al contrasto di luce e di colore
-(pag. 55). Tali effetti associativi si collegano anche colle suddescritte
-illusioni variabili di direzione e di estensione nel senso, che le illusioni prodotte
-dalla influenza delle diverse energie di movimento sono messe in accordo
-colle proprietà delle imagini retiniche da una percezione prospettiva
-di profondità delle figure disegnate sul piano. Così, ad es., una linea retta
-suddivisa non soltanto ci pare maggiore di una linea retta di uguale grandezza
-ma continua, ma di più noi la collochiamo ad una maggiore distanza,
-secondo la regola, alla quale ubbidiscono le nostre percezioni a causa di
-numerose associazioni: oggetti sotto uguale angolo visivo ci paiono tanto
-maggiori quanto maggiori sono le distanze alle quali le collochiamo. Queste
-illusioni prospettive di associazione, avendo in esse grande importanza il paragone
-colle imagini retiniche, nascono più spesse nello sguardo fisso, che
-nello sguardo in movimento, e costituiscono nel tempo stesso un carattere
-utile per distinguere le illusioni costanti dalle variabili, imperocchè in
-<span class="pagenum" id="Page_102">[102]</span>
-queste generalmente non si osservano le rappresentazioni secondarie di prospettiva.
-Più a lungo sulle illusioni d’associazione v. sotto al § 16, 9; sul
-contrasto spaziale § 17, 11.
-</p>
-</div>
-
-<p>
-21. Se le illusioni della misura visiva, tanto le costanti quanto
-le variabili, dimostrano l’immediata dipendenza della percezione di
-direzioni ed estensioni spaziali dai movimenti dell’occhio; con questa
-conclusione si accorda anche il risultato negativo, che la disposizione
-degli elementi retinici, specialmente la compattezza loro, non
-esercita una notevole influenza, in condizione normale, sulle rappresentazioni
-della direzione e della grandezza. Questo si dimostra innanzi
-tutto in ciò, che la distanza di due punti appare egualmente
-grande, quando noi la osserviamo colla vista diretta o colla
-indiretta. Due punti, che sono chiaramente distinti, veduti direttamente,
-possono coincidere in <i>un solo</i> punto nelle parti laterali
-del campo visivo, ma tosto che sono distinti, si presentano ad
-una distanza uguale tanto in questo caso quanto in quello; oppure,
-posto che una differenza sia avvertibile, essa è così indeterminata e
-vacillante, che pienamente scompare di fronte alle enormi anomalie
-nella disposizione degli elementi senzienti. Questa indipendenza
-della percezione di grandezza dalla compattezza di disposizione
-si riferisce persino a una regione della retina, che non racchiude
-alcuna parte sensibile alla luce: il <i>punto cieco</i> corrispondente al
-punto d’ingresso del nervo visivo. Gli oggetti, le immagini dei quali
-cadono sul punto cieco, non sono veduti. Avendo questo punto,
-situato a 15° in dentro dal punto di visione, una grandezza di
-circa 6°, imagini di considerevole grandezza, ad es., il volto umano
-posto alla distanza di circa 2 metri, se cadono su quel punto, possono
-completamente sparire. Ma tosto che punti nel campo visivo
-cadono a dritta od a sinistra, o al disopra o al disotto del punto
-cieco, noi attribuiamo ad essi la medesima distanza reciproca che
-in qualunque altra regione del campo visivo non interrotta dal punto
-cieco. Lo stesso fatto si osserva, quando anormalmente una parte
-della retina è divenuta cieca in seguito a malattia. La lacuna che ne
-deriva nel campo visivo, si dimostra solo in quanto le imagini incidenti
-su di essa non sono vedute, ma non mai in quanto gli oggetti
-posti oltre il limite della parte cieca soffrano notevoli modificazioni
-nella loro localizzazione<a class="tag" id="tag19" href="#note19">[19]</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_103">[103]</span>
-22. <i>L’acutezza della vista e la percezione di direzioni ed estensioni
-nel campo visivo</i> sono, come questi fenomeni insegnano, due funzioni
-diverse che si fondano su diverse condizioni: <i>la prima sulla
-compattezza di giustapposizione degli elementi della retina, la seconda
-sui movimenti dell’occhio</i>. Da ciò deriva anche, che le rappresentazioni
-spaziali del senso visivo, al pari di quelle del tatto, non possono
-essere considerate originarie, già date, nel loro ordine spaziale,
-in sè e per sè coll’azione delle impressioni luminose. Ma questo
-ordine spaziale si sviluppa solo quando si combinino certi componenti
-delle sensazioni, ai quali, singolarmente presi, non spetta ancora
-la proprietà spaziale. Nello stesso tempo quelle condizioni
-dimostrano, che questi componenti sensibili si comportano fra loro
-come nel senso tattile, e che più specialmente lo sviluppo spaziale
-del non cieco deve andare perfettamente parallelo allo sviluppo spaziale
-del cieco nato, nel quale il senso tattile soltanto raggiunge una
-siffatta indipendenza. Alle impressioni tattili corrispondono le
-impressioni
-retiniche, ai movimenti tattili i movimenti degli occhi. Ma, come
-le impressioni tattili possono avere un significato locale solo quando
-vengono ad aggiungersi ad esse le colorazioni locali delle sensazioni,
-i segni locali, è necessario supporre un’eguale condizione per le
-impressioni della retina.
-</p>
-
-<div class="blockquote">
-<p>
-22<i>a</i>. Non è certamente possibile dimostrare sulla retina una graduazione
-qualitativa dei segni locali con eguale distinzione come sulla pelle
-esterna. Si può però affermare in generale nelle impressioni colorate, che,
-a misura che ci allontaniamo dal centro della retina, a poco a poco la
-qualità della sensazione muta, essendo i colori nella vista indiretta percepiti
-in parte meno saturati e in parte anche come aventi un altro tono qualitativo
-di colore, ad es., il giallo viene percepito come aranciato. Ora in
-queste proprietà non è certamente alcuna stretta prova della esistenza di
-differenze puramente locali della sensazione, in nessun modo poi di differenze
-aventi una così fina graduazione, quale si è potuta supporre per le parti
-centrali della retina. Tuttavia si ha una conferma, che differenze locali della
-qualità della sensazione esistono senza dubbio, e l’ammettere tali differenze,
-anche oltre i limiti nei quali possono essere dimostrate, sarebbe tanto più
-giustificato, in quanto quell’improvviso cambiamento
-d’interpretazione delle
-<span class="pagenum" id="Page_104">[104]</span>
-differenze di sensazioni in differenze locali, come già si è potuto rimarcare
-nel tatto, qui dove si tratta di graduazioni assai più fine, verrebbe ancor più
-a pregiudicare la distinzione delle differenze qualitative, come tali. Una conferma
-di questa opinione si può forse riconoscere nel fatto, che anche
-quelle differenze di sensazione, che possono essere distintamente dimostrate
-a distanze abbastanza grandi dal centro della retina, possono essere osservate
-solo nel caso di una conveniente impressione di oggetti limitati, mentre
-esse scompaiono perfettamente nel caso di una superficie uniformemente
-colorata. In questo sparire delle differenze qualitative, che sono in sè e
-per sè molto importanti, la relazione alle differenze locali dovrà essere
-considerata almeno come un elemento di cooperazione. Se però in seguito
-a questa relazione, differenze già relativamente grandi così scompaiono, che
-occorrono speciali metodi di ricerca per metterne in luce l’esistenza, non
-si potrà più pensare affatto a una tale dimostrazione nel caso di differenze
-molto piccole.
-</p>
-</div>
-
-<p>
-23. Se dopo ciò noi ammettiamo segni locali qualitativi, i quali,
-in conformità dei dati dell’acutezza visiva, si graduano nel centro
-della retina a gradi minimi, e verso la periferia di essa a gradi
-sempre maggiori, la formazione dell’ordine spaziale delle impressioni
-di luce può essere designata, come un disporsi di questo sistema
-di segni locali ordinato secondo due dimensioni, in un sistema di
-sensazioni tattili interne graduato intensivamente. Per due segni
-locali <i>a</i> e <i>b</i> la sensazione di tensione α, ottenuta attraversando l’estensione
-<i>a b</i>, sarà una misura della grandezza lineare <i>a b</i>, in quanto
-che ad una maggiore estensione <i>a c</i> deve corrispondere una sensazione
-di tensione più intensa γ. Come nel dito tastante il punto
-della più fina differenziazione diventa punto medio dell’orientazione,
-così nell’occhio l’ufficio di tale punto medio spetta al centro della
-retina. Infatti proprio per l’occhio, ancor più distintamente che per
-l’organo tattile, una tale condizione trova la sua espressione nelle
-leggi del movimento. Ogni punto luminoso nel campo visivo costituisce
-uno stimolo per il meccanismo d’innervazione dell’occhio,
-così che la linea di visione tende a collocarsi su di esso come un
-raggio riflesso. Questa relazione di riflessione, in cui stimoli di
-luce eccentricamente posti stanno al centro della retina, costituisce
-verosimilmente da una parte una condizione essenziale per il perfezionamento
-della su ricordata sinergia dei movimenti oculari;
-dall’altra parte spiega la grande difficoltà che è nell’osservazione
-di oggetti veduti indirettamente. Questa difficoltà risulta manifestamente
-dal fatto, che la direzione dell’attenzione su un punto situato
-lateralmente ingrandisce l’energia riflettente di esso, a paragone di
-<span class="pagenum" id="Page_105">[105]</span>
-altri punti sui quali non si sia egualmente rivolta l’attenzione. Per
-il valore predominante che così ottiene il centro della retina nei
-movimenti dell’occhio, il punto di visione diventa necessariamente
-il punto medio dell’orientazione nel campo visivo, e in questo tutte
-le distanze sono soggette a una misura unica, essendo tutte determinate
-in rapporto al punto di visione. Poichè ora i segni
-locali sono sempre determinati solo da impressioni luminose esterne,
-e ambedue però insieme determinano i movimenti dell’occhio orientato
-al centro della retina; l’intero processo dell’ordine spaziale
-si presenta come un processo di fusione di <i>tre</i> diversi elementi
-sensibili: 1) delle qualità sensibili fondate sulla natura degli stimoli
-esterni; 2) dei segni locali qualitativi dipendenti dal luogo
-di azione dello stimolo; 3) delle sensazioni di tensione intensivamente
-graduate e determinate dalla relazione dei punti eccitati al
-centro della retina. Quest’ultime possono o accompagnare il movimento
-reale, e questa è la forma originaria, o apparire nell’occhio
-in riposo in seguito a semplici impulsi al movimento aventi una
-certa grandezza. I segni locali qualitativi e le sensazioni di tensione
-accompagnanti il movimento, a causa del regolare modo di
-ordinarsi dei primi rispetto alle seconde, possono insieme essere
-considerati anche come un sistema di <i>segni locali complessi</i>. La localizzazione
-spaziale di una qualsiasi impressione di luce appare
-quindi come il prodotto di una perfetta fusione della sensazione
-di luce determinata dallo stimolo esterno con due elementi propri
-di quel sistema complesso di segni locali; e l’ordine spaziale di
-una pluralità d’impressioni semplici consiste nella combinazione
-di un gran numero di tali fusioni, che sono graduate le une rispetto
-alle altre qualitativamente e intensivamente in conformità
-degli elementi del sistema di segni locali. In questi prodotti di fusione
-le sensazioni suscitate dagli stimoli esterni sono gli elementi
-predominanti, di fronte ai quali gli elementi del sistema di segni
-locali scompaiono persino nella loro originaria natura qualitativa
-e intensiva, imperocchè essi nell’immediata percezione degli oggetti
-si presentano del tutto nel loro significato spaziale.
-</p>
-
-<p>
-Con questo complicato processo di fusione che determina l’ordine
-degli elementi nel campo visivo, per ogni singola rappresentazione
-spaziale si collega ancora un secondo processo, da cui sorge il
-rapporto degli oggetti veduti al soggetto; e questo passiamo or
-ora a considerare.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_106">[106]</span>
-</p>
-
-<h5><a id="cap10_bb"></a>
-<i>b. L’orientazione delle rappresentazioni spaziali
-al soggetto percipiente.</i>
-</h5>
-
-<p>
-24. Il più semplice caso di un rapporto tra un’impressione e
-il soggetto che si dimostri in una rappresentazione visiva, manifestamente
-si presenta, quando l’impressione si limita a un unico
-punto. Se un solo punto luminoso è dato nel campo visivo, a causa
-del potere di riflessione, che lo stimolo esercita, già da noi esaminato
-(pag. 104), ambedue le linee di visione si dirigono su di esso
-in modo che la sua immagine si trovi per ogni lato nel centro della
-retina, mentre anche gli apparati di accomodazione si addattano alla
-distanza del punto. Il punto che in tal guisa si disegna in ambedue
-gli occhi sul centro della retina, è veduto <i>semplice</i> e nel tempo stesso
-in una determinata direzione e distanza dal soggetto percipiente.
-</p>
-
-<p>
-Quest’ultimo è di solito rappresentato da un punto situato
-nella testa, il quale può essere determinato come il punto medio
-delle rette congiungenti i punti di rotazione dei due occhi. Si chiami
-<i>punto d’orientazione</i> del campo visivo il punto in questione, e <i>linea
-di orientazione</i> la retta tirata da quel punto, al punto di convergenza
-delle linee di visione o al punto fissato all’esterno. Quando
-si fissa un punto nello spazio, si ha sempre una rappresentazione
-abbastanza esatta della <i>direzione</i> delle linee di orientazione. Questa
-rappresentazione è prodotta dalle sensazioni tattili interne legate
-alla posizione degli occhi, sensazioni che sono molto notevoli
-per l’intensità loro in posizioni degli occhi fortemente eccentriche.
-Essendo queste sensazioni distintamente percettibili già nel singolo
-occhio, la localizzazione della direzione nella visione monoculare
-è altrettanto perfetta, quanto nella binoculare, con questa sola
-differenza, che in quella la linea di orientazione coincide generalmente
-colla linea di visione<a class="tag" id="tag20" href="#note20">[20]</a>.
-</p>
-
-<p>
-25. Più indeterminata che la rappresentazione della direzione,
-è la rappresentazione della <i>distanza</i> degli oggetti dal soggetto,
-oppure della <i>grandezza assoluta</i> della linea di orientazione: infatti
-<span class="pagenum" id="Page_107">[107]</span>
-noi generalmente propendiamo a rappresentarci questa grandezza
-come più piccola di quello che sia in realtà, come ce ne possiamo
-convincere, quando la confrontiamo con un regolo di misura, che si
-trovi nel campo visivo e sia situato perpendicolarmente ad essa.
-La lunghezza del regolo, che è percepita di eguale grandezza, è
-sempre notevolmente più piccola che la lunghezza effettiva della
-linea di orientazione; e questa differenza è tanto più rilevante,
-quanto più il punto di visione retrocede, e quindi quanto più lunga
-è la linea d’orientazione. I componenti sensibili, dai quali risulta
-questa rappresentazione della grandezza della linea di orientazione,
-possono essere solo quelle parti delle sensazioni di tensione connesse
-alle posizioni dei due occhi, che sono specialmente legate
-alla posizione di convergenza delle linee di visione, e perciò contengono
-anche una certa misura per la grandezza assoluta di questa
-convergenza. Infatti, quando variano le posizioni di convergenza,
-si avvertono sensazioni che hanno la loro sede pel passaggio
-a convergenza maggiore principalmente nell’angolo interno dell’occhio,
-pel passaggio a convergenza minore nell’angolo esterno.
-Una data posizione di convergenza è completamente caratterizzata
-di fronte a tutte le altre posizioni di convergenza, dalla somma
-delle sensazioni che corrispondono ad essa.
-</p>
-
-<p>
-26. La rappresentazione di una determinata grandezza assoluta
-della linea di orientazione può quindi svolgersi solo in base alle
-influenze dell’esperienza, nelle quali oltre gli elementi sensibili diretti
-entrano in azione anche associazioni varie. E con ciò si spiega,
-come quella rappresentazione rimanga sempre indeterminata e come
-ora possa essere favorita, ma ora anche pregiudicata dalle altre
-parti delle percezioni visive, specialmente dalla grandezza delle
-imagini retiniche di oggetti noti. All’opposto nelle sensazioni di
-convergenza noi possediamo una misura relativamente fine per le
-<i>differenze</i> di distanza, in cui si trovano gli oggetti veduti, come
-pure per le variazioni <i>relative</i>, che la grandezza della linea di orientazione
-subisce nel passare da un punto di fissazione più vicino a
-uno più lontano o da uno più lontano a uno più vicino. In tal
-guisa per posizioni dell’occhio, che si avvicinano alla posizione
-parallela delle linee visive, si possono ancora sentire le variazioni
-di convergenza, che corrispondono a uno spostamento d’angolo
-di 60-70 secondi. Coll’aumento della convergenza questa minima
-variazione sensibile di convergenza aumenta considerevolmente,
-ma in modo che le corrispondenti differenze nella grandezza della
-linea di orientazione diventano nondimeno sempre più piccole.
-<span class="pagenum" id="Page_108">[108]</span>
-Le sensazioni, in sè stesse puramente intensive, che accompagnano
-i movimenti di convergenza, sono quindi immediatamente cambiate
-in rappresentazioni della distanza tra il punto di fissazione e il
-punto di orientazione del soggetto percipiente.
-</p>
-
-<p>
-Che anche questa trasformazione di un determinato complesso
-di sensazioni in una rappresentazione spaziale della distanza, non
-riposi su un’energia innata, ma su un determinato svolgimento psichico,
-risulta del resto da un gran numero di esperienze, che appunto
-sono indizi di un tale svolgimento. Qui appunto trova posto il fatto
-di essere la percezione tanto delle distanze assolute, quanto delle differenze
-di distanza perfezionata in alto grado dall’esercizio. Infatti
-i fanciulli inclinano a collocare a vicinanza immediata oggetti molto
-lontani; essi credono afferrare la luna, e il conciatetti sulla torre.
-Così pure nei ciechi nati operati si è osservata, subito dopo l’operazione,
-un’assoluta incapacità di distinguere il vicino e il lontano.
-</p>
-
-<p>
-27. Nello sviluppo di questa distinzione di lontano e vicino
-si deve considerare che a noi, nelle condizioni naturali della visione,
-non sono mai dati solo punti isolati, ma <i>oggetti corporei estesi</i>, o
-almeno più punti situati a diverse profondità, ai quali noi assegniamo
-distanze diverse nel rapporto loro reciproco sulle linee di
-orientazione, che loro appartengono.
-</p>
-
-<p>
-Immaginiamoci ora dapprima il più semplice caso: che siano
-dati due punti <i>a</i> e <i>b</i>, situati a diversa profondità, e siano congiunti
-tra loro da una linea retta. Uno spostamento della mira tra <i>a</i> e <i>b</i>
-porta sempre con sè anche una variazione di convergenza; un tale
-spostamento quindi in primo luogo farà percorrere la serie continua;
-dei segni locali della retina corrispondente all’estensione <i>a b</i>, e in
-secondo luogo produrrà una sensazione tattile interna α corrispondente
-alla convergenza per la distanza <i>a b</i>. Con ciò sono dati anche
-qui gli elementi di un prodotto spaziale di fusione. Questo prodotto
-di fusione è però tutt’affatto speciale: esso nelle sue due parti
-costitutive, nella serie decorrente dei segni locali e nelle sensazioni
-tattili concomitanti, si distingue assolutamente da quei prodotti
-di fusione, che nascono dal percorso di un’estensione nel campo
-visivo (pag. 105). Mentre in quest’ultimo caso le variazioni tanto
-dei segni locali, quanto delle sensazioni tattili avvengono per ambedue
-gli occhi in <i>egual</i> senso, quando il punto visivo si sposta
-e si fa da lontano vicino o da vicino lontano, le variazioni in
-ambedue gli occhi avvengono sempre in senso opposto. Infatti, se
-modificandosi la convergenza, l’occhio destro si volge a sinistra,
-il sinistro si volge a destra, e viceversa; il medesimo deve valere
-<span class="pagenum" id="Page_109">[109]</span>
-per il movimento delle imagini della retina: se l’imagine del punto
-appena abbandonato dal punto visivo si muove nell’occhio destro
-verso destra, nel sinistro si muove verso sinistra, e viceversa. Il primo
-fatto avviene, quando gli occhi vanno da un punto più vicino a
-uno più lontano, il secondo quando passano da uno più lontano a
-uno più vicino. I prodotti di fusione, che hanno origine da questi
-movimenti di convergenza, hanno, rispetto alle loro parti qualitative
-e intensive, una composizione analoga a quelli, sui quali si
-fonda l’ordinamento reciproco degli elementi del campo visivo; lo
-speciale modo, in cui si combinano le parti, è però nei due casi
-tutt’affatto diverso.
-</p>
-
-<p>
-28. In tal guisa le fusioni dei segni locali colle sensazioni
-tattili interne costituiscono qui un <i>sistema di segni locali complesso</i>, analogo a quello già sopra (pag. 105) derivato, ma avente una composizione
-particolare. Infatti, questo sistema rispetto alla sua composizione
-ha un significato, per cui da un lato si differenzia da
-quel sistema di segni locali del campo visivo, dall’altro questo
-stesso integra, in quanto che al rapporto reciproco degli elementi
-oggettivi aggiunge il rapporto loro al soggetto percipiente. Questo
-rapporto alla sua volta si scinde nei due componenti rappresentativi,
-contrassegnati da speciali elementi sensibili: nella <i>rappresentazione
-di direzione</i> e nella <i>rappresentazione di distanza</i>. Ambedue
-sono dapprima riferite al punto d’orientazione localizzato nella testa
-del soggetto percipiente, ma poi trasportate ai rapporti reciproci
-di oggetti esterni; imperocchè dati due punti qualsivogliano, che
-stiano a distanze diverse sulla linea generale d’orientazione, a ciascuno
-di essi sono ancora attribuite rispetto all’altro una direzione
-e una distanza. Il complesso delle rappresentazioni spaziali di distanza,
-riferite nelle loro varie posizioni alla linea d’orientazione,
-è detto <i>rappresentazioni dì profondità</i>, oppure <i>rappresentazioni corporee</i>,
-se esse sono rappresentazioni di singoli oggetti determinati.
-</p>
-
-<p>
-29. La rappresentazione di profondità, che ha avuto origine
-nella suesposta maniera, varia per condizioni oggettive e soggettive.
-La determinazione della distanza assoluta di un singolo punto
-isolato nel campo visivo è sempre assai incerta. Così pure la determinazione
-della distanza relativa di due punti <i>a</i> e <i>b</i> situati a
-diversa profondità è per solito abbastanza sicura, solo quando essi,
-come sopra fu presupposto, sono congiunti da una linea, sulla quale
-i punti visivi dei due occhi possono muoversi nel fissare alternativamente
-<i>a</i> e <i>b</i>. Se noi indichiamo tali linee, che congiungono tra
-loro diversi punti nello spazio come <i>linee di fissazione</i>, si può esprimere
-<span class="pagenum" id="Page_110">[110]</span>
-questa condizione mediante la seguente proposizione: Punti
-dello spazio sono generalmente percepiti nelle loro giuste relazioni
-reciproche, solo quando sono congiunti da linee di fissazione, sulle
-quali possano muoversi i punti visivi dei due occhi. Questa proposizione
-è chiarita dal fatto, che la condizione di una regolare
-combinazione dei segni locali della retina colle sensazioni di tensione
-accompagnanti la convergenza, come sopra (pag. 108) abbiamo appreso
-per l’origine della rappresentazione di profondità, è manifestamente
-adempiuta, solo allorquando sono date impressioni determinate,
-che suscitano segni locali ad esse corrispondenti.
-</p>
-
-<p>
-30. Se invece la suddetta condizione non è soddisfatta, ma
-sorge solo un’imperfetta e indeterminata rappresentazione delle
-diverse distanze relative dei due punti dal soggetto, oppure — il
-che può sicuramente avvenire, solo quando si fissi intensamente un
-punto — se i due punti appaiono a eguale profondità, allora entra
-in campo sempre anche un’altra modificazione della rappresentazione:
-cioè soltanto il punto fissato è veduto semplice, l’altro punto
-è veduto <i>doppio</i>. Non altrimenti succede, quando si guardino oggetti
-estesi, i quali non siano congiunti per mezzo delle linee di
-fissazione col punto fissato binocularmente. Le immagini doppie
-così prodotte si trovano dalla <i>stessa parte</i> del luogo della loro origine,
-cioè la destra appartiene all’occhio destro, la sinistra al sinistro,
-quando il punto fissato è situato più vicino che l’oggetto
-guardato; sono invece <i>incrociate</i>, quando quello è situato di gran
-lunga più lontano.
-</p>
-
-<p>
-La localizzazione binoculare di distanza o le immagini doppie
-sono quindi fenomeni, che stanno fra loro in immediata correlazione:
-quando quella è incompleta o indeterminata, sorgono queste; all’opposto
-quando queste mancano, quella è determinata ed esatta.
-Ambedue i fenomeni nel tempo stesso sono così strettamente
-collegati all’esistenza delle linee di fissazione, che queste linee concorrono
-a produrre la rappresentazione di profondità e con ciò insieme
-eliminano la possibilità delle immagini doppie. Quest’ultima
-regola non è però affatto priva d’eccezioni, perchè, quando si guardi
-binocularmente con rigidità un punto, le immagini doppie possono
-facilmente sorgere, malgrado la presenza delle linee di fissazione.
-Anche questo fatto trova la sua spiegazione nelle condizioni già
-in generale presupposte (pag. 108) per le rappresentazioni di profondità.
-Come nella mancanza delle linee di fissazione mancano le
-richieste disposizioni di segni locali, così nello sguardo fisso vengono
-meno le sensazioni tattili interne collegate al movimento di
-convergenza.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_111">[111]</span>
-</p>
-
-<h5><a id="cap10_bc"></a>
-<i>c. Le relazioni fra l’orientazione reciproca degli elementi
-e la loro orientazione al soggetto</i>.
-</h5>
-
-<p>
-31. Tosto che il campo visivo viene pensato solo come una
-orientazione <i>reciproca</i> delle impressioni luminose, noi ce lo rappresentiamo
-come una superficie e diciamo i singoli oggetti, situati su
-questa superficie, <i>rappresentazioni di superficie</i>, in contrapposto alle
-rappresentazioni di profondità. Anche in una rappresentazione di
-superficie l’orientazione al soggetto percipiente non può mai mancare
-per doppia ragione: in primo luogo, perchè ogni punto del
-campo visivo viene veduto in una determinata <i>direzione</i> sulla linea
-soggettiva d’orientazione già sopra ricordata (pag. 106): in secondo
-luogo, perchè l’intero campo visivo è posto dal soggetto a una
-certa <i>distanza</i>, benchè ancora molto indeterminata.
-</p>
-
-<p>
-La prima di queste orientazioni ha per effetto, che all’immagine
-retinica rovesciata corrisponda una rappresentazione dell’oggetto
-<i>diritta</i>. Questo rapporto della localizzazione di direzione oggettiva
-all’imagine retinica è una conseguenza necessaria dei
-movimenti dell’occhio, così come il rovesciamento dell’immagine retinica
-è conseguenza delle proprietà ottiche dell’occhio. La nostra linea
-d’orientazione nello spazio è per l’appunto la linea visiva <i>esterna</i> o,
-per la vista binoculare, la linea d’orientazione media risultante dal
-concorso dei movimenti visivi. A una direzione della linea d’orientazione,
-che nello spazio esterno va verso l’alto, corrisponde nello
-spazio dell’imagine della retina situato dietro il punto di rotazione,
-una direzione in basso e viceversa. L’imagine retinica deve per
-l’appunto essere capovolta, perchè noi possiamo vedere gli oggetti
-diritti.
-</p>
-
-<p>
-32. La seconda orientazione che non manca mai, quella della
-distanza del campo visivo, porta con sè questa conseguenza per la
-reciproca orientazione delle parti del campo stesso, che tutti i
-punti del campo visivo sembrano disposti su una <i>superficie concava</i>,
-il cui punto medio sta nel punto d’orientazione, o per la vista
-binoculare nel punto di rotazione dell’occhio. Ora poichè piccole parti
-di una superficie sferica abbastanza grande appaiono piane, le rappresentazioni
-di superfici riferite a singoli oggetti sono per regola
-rappresentazioni di <i>superficie piane</i>; così, ad es., figure disegnate su
-un piano, come quelle della geometria piana. Ma tosto che singole
-parti si distaccano da questo campo visivo generale, in modo che
-<span class="pagenum" id="Page_112">[112]</span>
-esse siano localizzate avanti o dietro di esso, quindi in piani diversi
-del campo visivo, la rappresentazione di superficie passa in rappresentazione
-di profondità.
-</p>
-
-<div class="blockquote">
-<p>
-32<i>a</i>. Se noi designiamo quelle fusioni di segni locali qualitativi con
-sensazioni tattili interne, che hanno luogo nella convergenza da un punto
-più lontano a uno più vicino, o da uno più vicino a uno più lontano, come
-<i>i segni locali complessi della profondità</i>, questi per ogni sistema di punti
-situati avanti o dietro il punto fissato costituiscono, o per un corpo esteso,
-che non è altro che un sistema di tali punti, un sistema regolarmente
-ordinato, nel quale una forma stereometrica, che si trovi a una certa distanza,
-è sempre univocamente rappresentata da un determinato prodotto
-di fusione. Quando, dati due punti a diversa profondità, se ne fissa uno,
-l’altro è caratterizzato da opposta posizione d’imagine nei due occhi e corrispondentemente
-da segni locali complessi di opposta direzione; così lo
-stesso fenomeno ha luogo per sistemi connessi di punti o per corpi estesi.
-Se noi osserviamo un oggetto corporeo, esso disegna nei due occhi imagini
-che sono tra loro diverse, a causa della diversa orientazione che il corpo
-ha rispetto ad ogni occhio. Se si dice <i>parallasse binoculare</i> la differenza di
-posizione di un punto dell’imagine in un occhio dalla posizione dello stesso
-punto nell’altro occhio, essa è eguale a zero soltanto per il punto fissato,
-e per quei punti che al pari di quello stanno ad eguale distanza sulla linea
-di orientazione; ma per tutti gli altri punti essa ha un determinato valore
-o positivo o negativo, a seconda che essi sono più vicini o più lontani del
-punto di fissazione. Se noi fissiamo binocularmente oggetti corporei, soltanto
-il punto fissato, insieme ai punti che sono con lui situati ad eguale distanza
-e a lui vicini nel campo visivo, proietta sui due occhi imagini aventi identica
-posizione. Tutte le altre parti dell’oggetto, non situate ad eguale distanza,
-dànno sui due occhi imagini aventi posizione e grandezza diverse. Sono
-appunto queste differenze delle imagini che producono, quando sono date le
-corrispondenti linee di fissazione, la rappresentazione della natura corporea
-dell’oggetto. Imperocchè, corrispondendo nella suesposta maniera l’angolo
-dello spostamento di parallasse all’imagine binoculare di un qualsiasi punto
-di un oggetto, situato o avanti o dietro il punto fissato e con questo collegato
-da una linea di fissazione, quell’angolo è nella sua direzione e grandezza
-a causa dei segni locali complessi, ad esso legati, una misura per la
-distanza relativa in profondità di quel punto. E poichè l’angolo di spostamento
-di parallasse per una data distanza oggettiva in profondità decresce
-proporzionatamente alla distanza dell’oggetto corporeo, con questa distanza
-diminuisce anche l’impressione della natura corporea dell’oggetto; e quando
-la distanza è divenuta così grande che tutti gli angoli di spostamento di
-parallasse scompaiono, il corpo non è più veduto che come superficie, a
-meno che le associazioni, di cui tratteremo più tardi (nel § 16 9), producano
-tuttavia una rappresentazione di profondità.
-</p>
-</div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_113">[113]</span>
-33. L’influenza della visione binoculare sulle rappresentazioni
-di profondità può essere studiata sperimentalmente col sussidio
-dello <i>stereoscopio</i>. Questo strumento mediante due prismi che, l’un
-verso l’altro rivolti dalla parte degli angoli taglienti, sono portati
-davanti agli occhi, rende possibile un’unificazione binoculare di due
-disegni piani, i quali corrispondono alle due imagini retiniche,
-prodotte da un oggetto corporeo. È così possibile studiare, in modo
-di gran lunga più completo che mediante l’osservazione di reali
-oggetti corporei, l’influenza delle diverse condizioni sulla rappresentazione
-di profondità, potendo esse venir variate arbitrariamente.
-</p>
-
-<p>
-Si osserva, ad es., che imagini stereoscopiche complesse per lo
-più richiedono molti movimenti, prima che sorga una distinta
-rappresentazione plastica. L’effetto dello spostamento di parallasse
-appare inoltre, quando si osservino imagini stereoscopiche, le parti
-delle quali si possano muovere le une contro le altre. Tali movimenti
-sono accompagnati da variazioni nel rilievo, che corrispondono
-esattamente alle variazioni della parallasse binoculare. Poichè
-questa dipende dalla distanza dei due occhi, si può finalmente ottenere
-la rappresentazione corporea anche per quegli oggetti, che in
-realtà, a causa della loro grande distanza, non producono alcun
-effetto plastico: precisamente quando si combinano stereoscopicamente
-imagini di questi oggetti, che sono prese da due posizioni,
-la distanza delle quali è notevolmente maggiore che quella dei due
-occhi. Ciò avviene, ad es., nelle fotografie stereoscopiche di paesaggi,
-le quali non presentano i paesi nella loro realtà, ma modelli
-plastici di essi, che noi guardiamo da vicino.
-</p>
-
-<p>
-34. Nella visione <i>monoculare</i> vengono meno tutte le condizioni,
-che dipendono dai movimenti di convergenza e dalla diversità binoculare
-delle imagini retiniche e che possono collo stereoscopio essere
-ad arte imitate. Tuttavia anche la visione monoculare non va priva
-di tutte le influenze, che producono una localizzazione in profondità,
-sia pure incompleta.
-</p>
-
-<p>
-Poco notevole, e forse non affatto rilevante in confronto alle altre
-condizioni, è qui l’influenza diretta dei <i>movimenti d’accomodazione</i>. È
-vero che anch’essi, al pari dei movimenti di convergenza, sono accompagnati
-da sensazioni, che sono avvertite distintamente negli sforzi
-d’accomodazione da lontano a vicino; ma queste sensazioni sono molto
-incerte per spostamenti in profondità alquanto piccoli. Se si fissa monocularmente
-un punto, un movimento di esso nella direzione della linea
-visiva è per lo più distintamente percepito, solo allora quando sia
-avvenuta una variazione anche nella grandezza dell’imagine retinica.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_114">[114]</span>
-35. D’importanza predominante nella formazione delle rappresentazioni
-corporee monoculari sono invece le influenze esercitate
-dagli elementi della così detta <i>prospettiva</i>, come grandezze
-relative dell’angolo visivo, andamento delle linee di contorno, direzione
-delle ombre, cambiamento dei colori per assorbimento atmosferico,
-ecc. Poichè tutte queste influenze, che si mostrano in modo
-tutt’affatto eguali nella vista monoculare e nella binoculare, si fondano
-su <i>associazioni di rappresentazioni</i>, ritorneremo su di esse in
-un capitolo seguente (§ 16).
-</p>
-
-<div class="blockquote">
-<p>
-35<i>a</i>. Le stesse concezioni teoretiche, che già si sono incontrate nella teoria
-delle rappresentazioni tattili (pag. 92), si trovano generalmente anche qui contrapposte
-per la spiegazione delle rappresentazioni visive. La teoria empiristica,
-nel circoscriversi al dominio ottico, ha urtato spesso nell’inconseguenza di aver
-assegnato al senso tattile il vero problema della percezione dello spazio e di
-essersi poi limitata a cercare come, in base alle rappresentazioni tattili dello
-spazio già esistenti, si compia una localizzazione delle impressioni visive coll’aiuto
-dell’esperienza. Una tale interpretazione non solo sta in un’intima
-contraddizione con sè stessa, ma contraddice anche all’esperienza, la quale
-mostra che nell’uomo dotato della vista le percezioni spaziali del senso della
-vista determinano quelle del senso tattile e non viceversa (pag. 84). Il fatto
-che si è osservato nella evoluzione delle specie, d’essere il tatto il senso
-prima conformatosi, non può qui trasportarsi allo sviluppo dell’individuo.
-In appoggio della teoria nativistica si sono messe innanzi come prove capitalissime,
-in primo luogo, le metamorfopsie dovute a dislocazioni degli elementi
-della retina (pag. 96), e in secondo luogo la posizione della linea di
-orientazione (pag. 106), che è indizio di una funzione originariamente comune
-ad ambedue gli occhi. Già è stato notato (pag. 96) che le metamorfopsie
-al pari degli altri fenomeni affini valgono a dimostrare il contrario,
-tosto che le alterazioni, onde hanno origine, diventano permanenti. Che inoltre
-la linea di orientazione non è originaria, ma sorta sotto l’influenza delle
-condizioni della visione, risulta dal fatto che essa in seguito a una visione
-monoculare di lunga durata (pag. 106), coincide colla linea visiva dell’occhio
-che guarda. Egualmente a favore della teoria genetica e contro la nativistica
-sta il fatto, che nel fanciullo la sinergia dei movimenti degli occhi si svolge
-sotto l’influenza degli stimoli di luce, e che con ciò si vedono a mano a mano
-formarsi le percezioni di spazio. Per questo, come per altri rapporti, l’evoluzione
-della maggior parte degli animali avviene in modo diverso, perchè
-le combinazioni riflesse delle impressioni della retina coi movimenti del
-capo e degli occhi funzionano in essi già complete subito dopo la nascita
-(v. sotto § 19, 2).
-</p>
-
-<p>
-La teoria <i>genetica</i> ha ottenuto il predominio sulle teorie nativistiche
-ed empiristiche, prevalenti in più antico tempo, in seguito allo studio acuto,
-cui sottopose i fenomeni della <i>visione binoculare</i>. Dal punto di vista del
-<span class="pagenum" id="Page_115">[115]</span>
-nativismo presenta difficoltà la questione: perchè noi generalmente vediamo
-gli oggetti come semplici, mentre le loro imagini si disegnano su ciascuno
-dei due occhi. Si cercò di girare la difficoltà, e si ammise che due punti
-qualsivogliano della retina, identicamente situati, fossero connessi con una
-medesima fibra ottica, biforcantesi al ponto d’incrocio dei nervi visivi, e
-rappresentassero quindi nel sensorio un unico punto dello spazio. Questa
-dottrina dell’ “identità delle due retine„ non fu più sostenibile, quando
-altri cominciò a rendersi conto delle reali condizioni della visione binoculare
-corporea. La scoperta dello <i>stereoscopio</i> è in tal guisa riuscita di massima
-importanza per la teoria genetica.
-</p>
-</div>
-
-<div class="chapter"></div>
-<h3><a id="cap11"></a>
-§ 11. — Le rappresentazioni di tempo.
-</h3>
-
-<p>
-1. Tutte le nostre rappresentazioni sono insieme e di spazio e
-di tempo. Ma come le condizioni dell’ordine spaziale delle impressioni
-sono originariamente proprie solo a certi domini di senso, al
-tatto e alla vista, dai quali poi la relazione spaziale viene trasferita
-alle sensazioni di ogni altro senso; così solo <i>due</i> classi di
-sensazioni, cioè le sensazioni tattili interne, che sorgono nei movimenti
-tattili, e le sensazioni acustiche sono quelle che prevalentemente
-determinano il costituirsi delle rappresentazioni di tempo.
-Ma è d’uopo riconoscere che una differenza caratteristica tra le
-rappresentazioni di spazio e quelle di tempo già qui si fa manifesta
-per ciò, che per le prime solo i due sensi nominati possono
-produrre un ordine spaziale indipendente, mentre per le seconde
-nei due domini di senso preferiti le condizioni per il sorgere degli
-ordini temporali sono soltanto più favorevoli, senza che però tali
-condizioni manchino nelle altre sensazioni. Ciò dimostra che i
-fondamenti psicologici delle rappresentazioni di tempo sono di natura
-<i>più generale</i> e che non sono determinate solo dalle speciali condizioni
-d’organizzazione dei singoli apparati di senso. Ed è per ciò
-che noi, quando in una connessione di processi psichici facciamo
-intera astrazione dalle rappresentazioni che ne fanno parte, e abbiamo
-riguardo solo ai fenomeni soggettivi, che le accompagnano,
-sentimenti, emozioni, ecc., pur attribuiamo a questi stati affettivi,
-isolati mediante l’astrazione, proprio le stesse proprietà, temporali
-che alle rappresentazioni. Tuttavia da questa maggiore generalità
-delle condizioni non si può conchiudere che più generalmente si
-presentino le intuizioni di tempo. Come noi trasportiamo le proprietà
-spaziali dai sensi, che direttamente dànno l’intuizione di
-<span class="pagenum" id="Page_116">[116]</span>
-spazio alle sensazioni degli altri domini di senso, così noi le trasportiamo
-mediante le sensazioni e le rappresentazioni ai sentimenti
-ed alle emozioni, che sono a quelle inscindibilmente legate. Non è
-nemmeno possibile dubitare, se ai moti d’animo in sè e per sè, senza
-le rappresentazioni ad essi legate, possa mai spettare un ordine
-temporale: imperocchè alle condizioni di quest’ordine appartengono
-anche qui certe proprietà del sostrato sensibile delle rappresentazioni.
-La verità è che tutte le nostre rappresentazioni anzi, poichè
-rappresentazioni entrano in ogni contenuto psichico, tutti i contenuti
-psichici sono insieme spaziali e temporali, ma che l’ordine
-spaziale proviene da determinati sostrati sensibili, nel non cieco
-dal senso visivo, nel cieco dal tatto; mentre le rappresentazioni di
-tempo possono essere riferite a tutti i possibili sostrati di sensazione.
-</p>
-
-<p>
-2. Le formazioni di tempo al pari di quelle di spazio rispetto
-alle rappresentazioni intensive sono caratterizzate per ciò, che gli elementi,
-nei quali esse possono essere scomposte, presentano un ordine
-determinato stabile, così che, mutato quest’ordine, anche la
-formazione data, malgrado le invariate qualità dei suoi componenti,
-diventa un’altra. Mentre però nelle formazioni di spazio quest’ordine
-stabilito si riferiva solo al rapporto reciproco degli elementi di
-spazio e non al rapporto in cui questi stanno al soggetto percipiente,
-nelle formazioni di tempo ogni elemento col rapporto agli altri elementi
-della medesima formazione varia anche il rapporto al soggetto
-percipiente. Pertanto nelle rappresentazioni di tempo non si
-incontra una variazione analoga ai cambiamenti di posizioni propri
-delle formazioni di spazio.
-</p>
-
-<div class="blockquote">
-<p>
-2<i>a</i>. Questa proprietà del rapporto assoluto, per nulla mutabile, che
-ogni formazione di tempo ed ogni elemento temporale, per quanto piccolo
-possa essere isolatamente pensato, hanno al soggetto percipiente, è ciò che noi
-designiamo come lo <i>scorrere del tempo</i>. Imperocchè a causa di questa proprietà
-ogni momento del tempo occupato da un qualsiasi contenuto sensibile
-ha un rapporto al soggetto, che non può essere sostituito da alcun altro momento;
-mentre nello spazio la possibilità, che qualunque elemento spaziale sia
-sostituito da qualsiasi altro nel suo rapporto al soggetto, sveglia la rappresentazione
-della <i>costanza</i>, o, come la diciamo, mediante un riferimento dalla
-rappresentazione di tempo a quella di spazio, della durata assoluta. Nell’intuizione
-del tempo è impossibile la rappresentazione della durata <i>assoluta</i>,
-cioè di un tempo nel quale nulla muti. Il rapporto al percipiente deve
-sempre cambiare. Diciamo che dura solo quell’impressione, le cui singole
-parti di tempo si rassomigliano perfettamente nel loro <i>contenuto sensibile</i>,
-così che esse si distinguono <i>solo pel loro rapporto al soggetto percipiente</i>.
-<span class="pagenum" id="Page_117">[117]</span>
-Perciò la durata applicata al tempo è un concetto puramente relativo; una
-rappresentazione di tempo può durare più che un’altra, ma nessuna rappresentazione
-di tempo può avere una durata assoluta, perchè nessuna
-rappresentazione di tempo potrebbe svolgersi senza quel doppio ordine di
-diversi contenuti sensibili, cioè l’ordine reciproco e l’ordine al soggetto
-percipiente. Non è possibile pertanto mantenere una sensazione per una
-durata insolitamente lunga ed eguale: noi sempre la interrompiamo con
-altri contenuti sensibili.
-</p>
-
-<p>
-Tuttavia anche nel tempo possono essere separate le due condizioni,
-che in realtà sono sempre connesse, il rapporto degli elementi fra loro e
-quello al soggetto percipiente, essendo ciascuna di esse congiunta con determinate
-proprietà delle rappresentazioni di tempo. Infatti questa distinzione
-delle condizioni, già prima di un’esatta analisi psicologica delle rappresentazioni
-di tempo, ha trovato la sua espressione in designazioni del
-linguaggio fissate per certe forme del corso del tempo. Se cioè si considera
-soltanto il rapporto degli elementi di tempo tra loro senza alcun riguardo pel
-rapporto loro al soggetto, si giunge a una distinzione di <i>modi del decorso
-del tempo</i>, così, ad es., di breve durata, di lunga durata, che si ripete con
-regolarità, che varia irregolarmente, ecc. Se invece si considera solo il
-rapporto al soggetto, astraendo dalle forme oggettive di decorso, si hanno
-come forme principali di questo rapporto <i>i gradi del tempo</i>, il passato, il
-presente e il futuro.
-</p>
-</div>
-
-<h4><a id="cap11_a"></a>
-<i>A</i>) <span class="smcap">Le rappresentazioni tattili di tempo.</span>
-</h4>
-
-<p>
-3. Lo sviluppo originario delle rappresentazioni di tempo appartiene
-al <i>senso tattile</i>, le cui sensazioni costituiscono pertanto
-il sostrato generale per il sorgere degli ordini così spaziali, come
-temporali, nei quali si dispongono gli elementi rappresentativi
-(pag. 84, 3). Ma mentre le funzioni del senso tattile che dànno origine
-alle rappresentazioni dello spazio provengono dalle sensazioni tattili
-esterne, le sensazioni tattili <i>interne</i>, che accompagnano i movimenti
-di tatto, sono i contenuti primari delle primissime rappresentazioni
-di tempo.
-</p>
-
-<p>
-Un importante fondamento psicologico per l’origine di queste
-rappresentazioni sta nelle proprietà <i>meccaniche</i> degli organi tattili di
-movimento. Essendo questi, le braccia e le gambe, mossi per opera
-dei muscoli nelle articolazioni della spalla e della coscia, ed essendo
-inoltre assoggettati all’azione della gravità, due forme di movimenti
-delle membra tastanti sono generalmente possibili: in primo luogo
-quelli, che sempre sono regolati dalle azioni muscolari guidate dalla
-volontà e che perciò possono avere un decorso variante a piacimento,
-<span class="pagenum" id="Page_118">[118]</span>
-e in ogni istante adattantesi ai bisogni del momento — noi li diremo
-i movimenti tattili <i>aritmici</i>; in secondo luogo, quelli nei quali le
-forze muscolari volontarie entrano in azione solo per quel tanto
-che è necessario a porre le membra moventisi nelle articolazioni
-in ondulazioni pendolari e a mantenervele — i movimenti tattili
-<i>ritmici</i>. I movimenti aritmici, come quelli che avvengono nell’uso
-vario a piacimento delle membra di tatto, possono qui essere trascurati.
-Essi acquistano le loro proprietà temporali assai verosimilmente,
-solo in base alla seconda forma di movimento; inoltre tali
-movimenti irregolari si prestano sempre solo a raffronti temporali
-molto indeterminati.
-</p>
-
-<p>
-4. Ma è tutt’altra cosa pei movimenti ritmici. La loro importanza
-per lo sviluppo psicologico delle rappresentazioni temporali
-sta in prima linea nello stesso principio, al quale esse riconoscono
-per una gran parte la loro importanza funzionale dal lato fisiologico,
-cioè nel principio dell’<i>isocronismo delle oscillazioni pendolari di
-eguale ampiezza</i>. In quanto le nostre gambe nei movimenti del camminare
-compiono oscillazioni regolari attorno ai loro assi di movimento
-posti nelle articolazioni della coscia, da una parte è
-reso più facile il lavoro muscolare, dall’altra la continua esecuzione
-volontaria dei movimenti è limitata a un minimo. Nel naturale
-camminare è utile anche il penzolare delle braccia, il quale non è
-interrotto, come nelle gambe per ogni passo dal posarsi del piede,
-ma col suo decorso continuo offre un sussidio per regolare uniformemente
-i movimenti del camminare.
-</p>
-
-<p>
-Ora ogni singolo periodo di oscillazione di un tale movimento,
-per ciò che riguarda il suo contenuto sensibile, consiste in una
-serie costante di sensazioni, che si ripete nel periodo seguente proprio
-collo stesso ordine. Principio e fine di ogni periodo sono caratterizzati
-da un complesso di sensazioni tattili <i>esterne</i>, le quali al
-principio del periodo accompagnano il sollevamento della suola dal
-terreno e alla fine di esso sono prodotte dalle impressioni accompagnanti
-il posarsi della suola. Tra mezzo sta una serie continua
-di deboli sensazioni tattili interne nelle articolazioni e nei muscoli;
-e di queste i punti d’inizio e di fine, coincidendo con quelle sensazioni
-tattili esterne, consistono in sensazioni più intensive, le quali
-accompagnano dapprima l’impulso al movimento nelle articolazioni
-e nei muscoli, e poi il subitaneo arrestarsi, sensazioni le quali pure
-contribuiscono a definire i periodi.
-</p>
-
-<p>
-A questa serie regolare di sensazioni è inoltre collegata una
-serie di <i>sentimenti</i> pur regolare, perfettamente parallela alla prima.
-<span class="pagenum" id="Page_119">[119]</span>
-Se noi da un qualsiasi corso di movimenti tattili ritmici prendiamo
-un’estensione posta fra due punti limiti, al principio e alla fine di
-tale estensione sta un sentimento di <i>attesa soddisfatta</i>. Tra i due
-limiti si stende un sentimento di <i>aspettativa tesa</i>, il quale a poco
-a poco cresce allontanandosi dal primo punto, e raggiungendo il
-secondo punto, d’un tratto dal suo massimo discende a zero, per
-poi far posto al sentimento rapidamente ascendente e di nuovo
-declinante della soddisfazione, dopo di che lo stesso decorso ancora
-comincia. In tal guisa l’intero processo di un movimento tattile ritmico
-consiste, considerato dal lato sentimentale, in un regolare
-alternarsi di due sentimenti qualitativamente opposti, i quali per il
-loro carattere generale si muovono principalmente nella direzione
-dei sentimenti di tensione e di sollievo (pag. 66), e dei quali l’uno
-è un sentimento momentaneo, che cioè molto rapidamente cresce
-al massimo suo grado e poi decresce, l’altro un sentimento di durata,
-in quanto che lentamente raggiunge il massimo per poi subitamente
-declinare. Perciò i più intensivi processi sentimentali si addensano
-sui punti limitanti i periodi e qui inoltre sono rinforzati ancora dal
-contrasto fra il sentimento di soddisfazione e l’antecedente sentimento
-d’attesa. Ora come questo limite critico di ogni singolo
-periodo, ha la sua base sensibile nelle su ricordate impressioni
-tattili interne ed esterne, fortemente marcanti il passaggio, così il
-graduale corso intermedio del sentimento d’attesa corrisponde d’altra
-parte in tutto al continuato decorso delle deboli sensazioni tattili
-interne, accompagnanti il movimento oscillante delle membra di tatto.
-</p>
-
-<p>
-5. Le più semplici rappresentazioni tattili di tempo consistono
-in sensazioni ritmicamente ordinate, le quali si seguono nel modo
-indicato affatto uniformi nel ripetersi di movimenti oscillanti di
-eguale natura. Però già nella nostra andatura solita si introduce
-una leggera tendenza a una complicazione alquanto maggiore, perchè
-dei <i>due</i> periodi che si susseguono, il principio del primo, tanto
-nella sensazione quanto nel concomitante sentimento, è marcato più
-fortemente che il principio del secondo. In questo caso il ritmo dei
-movimenti comincia a farsi <i>cadenzato</i>. In realtà una tale successione
-regolare di rappresentazioni marcate e non marcate corrisponde
-alla più semplice battuta, a quella di <span class="above">2</span>&#8260;<span class="below">8</span>. Questa si presenta facilmente
-già nell’andatura solita in causa della preferenza fisiologica
-per le membra del lato destro, ma sovrattutto molto regolarmente
-nel passo in comune, cioè nella <i>marcia</i>. Nell’ultimo caso a un solo
-complesso ritmico possono essere collegati più di due periodi di movimenti.
-Questo avviene pure nei movimenti ritmici più complessi
-<span class="pagenum" id="Page_120">[120]</span>
-della danza. Però su tali più composte formazioni di ritmi del senso
-tattile esercitano già una decisiva influenza le rappresentazioni
-uditorie di tempo.
-</p>
-
-<h4><a id="cap11_b"></a>
-<i>B</i>) <span class="smcap">Le rappresentazioni uditorie di tempo.</span>
-</h4>
-
-<p>
-6. Il senso dell’udito è più di ogni altro adatto ad un’esatta
-percezione dei rapporti temporali di processi esterni, perocchè in esso
-la sensazione dura solo per un tempo brevissimo dopo lo stimolo
-esterno, così da essere ogni serie temporale di impressioni sonore
-riprodotta con quasi perfetta fedeltà da una corrispondente serie
-di sensazioni. Con questa condizione per l’appunto stanno in istretto
-legame anche le proprietà delle rappresentazioni temporali dell’udito.
-Innanzi tutto si distinguono dalle rappresentazioni temporali del tatto
-per ciò, che in esse sovente soltanto i limiti delle singole estensioni
-di tempo componenti un tutto rappresentativo, sono direttamente
-messe in risalto dalle sensazioni, così che in questo caso i
-rapporti reciproci di tali estensioni sono essenzialmente apprezzati
-in base alle estensioni, situate tra le impressioni limitanti, — estensioni,
-che o ci appaiono vuote o sono colmate da un contenuto
-diverso.
-</p>
-
-<p>
-Questo è specialmente notevole nelle rappresentazioni <i>ritmiche</i>
-dell’udito. Esse generalmente sono possibili sotto <i>due</i> forme: come
-serie o <i>continue</i>, o poco interrotte di sensazioni di relativa durata,
-e come serie di battute <i>discontinue</i>, nelle quali soltanto i punti di
-divisione dei periodi ritmici sono marcati dalle esterne impressioni
-acustiche. In tali serie di battute, costituite da impressioni sonore
-affatto omogenee, le proprietà temporali delle rappresentazioni generalmente
-balzano più distinte che nelle impressioni continue, perchè
-in quelle è completamente esclusa l’influenza della qualità dei toni.
-Noi ci possiamo pertanto limitare all’esame di quelle, tanto più che
-i punti di veduta qui fissati sono valevoli anche per le serie di battute
-continue, nelle quali, come facilmente si comprende, la partizione
-ritmica è in realtà stabilita egualmente mediante limiti o dati
-dall’impressione esterna, o arbitrariamente a questa applicati per
-singoli punti di battuta.
-</p>
-
-<p>
-7. Una serie di regolari battute in tal guisa costituita come
-la più semplice forma di rappresentazioni uditone di tempo, si
-differenzia dalla più semplice forma di rappresentazioni tattili di
-tempo già considerata (pag. 119), ed essenzialmente per ciò, che alle
-<span class="pagenum" id="Page_121">[121]</span>
-estensioni di tempo manca ogni <i>oggettivo</i> contenuto sensibile, essendo
-le stesse impressioni acustiche che determinano la delimitazione
-delle stesse estensioni. Nondimeno le estensioni di una tale serie
-di battute non sono vuote ma riempite da un soggettivo contenuto
-sentimentale e sensibile, che in tutto corrisponde a quello già
-osservato nelle rappresentazioni tattili. Ma il <i>contenuto sentimentale</i>
-delle estensioni si presenta distinto prima di ogni altro. Esso nei
-suoi periodi successivi di attesa gradatamente crescente e poi d’un
-tratto soddisfatta, corrisponde in tutto al decorso di un movimento
-tattile ritmico. Ma non manca neppure il fondamento sensibile a
-questo decorso sentimentale; solo che esso è variabile: ora consiste
-in una sensazione di tensione nella membrana del timpano avente
-un’intensità diversa, talora anche in concomitanti sensazioni di
-tensione in altre parti del corpo, talora infine in altre sensazioni
-tattili interne, e queste ultime si hanno, se si accompagna il ritmo
-udito con un involontario segnar di battute. Ed è in causa della
-natura invariabile e dell’intensità per lo più abbastanza piccola di
-tutte queste sensazioni tattili interne, che per l’appunto nelle rappresentazioni
-uditorie è possibile cogliere molto più distintamente
-i processi sentimentali.
-</p>
-
-<p>
-Per tutto quanto si è detto, in questo caso è facilissimo dimostrare
-l’influenza degli elementi soggettivi sulla natura delle rappresentazioni
-di tempo. Essa si manifesta dapprima nell’azione, che la diversa
-velocità delle cadenze udite esercita sulla formazione delle
-rappresentazioni di tempo. Si osserva che esiste una determinata
-velocità media di circa 0,2 sec., la quale è favorevolissima per la
-combinazione di una pluralità di impressioni sonore, che si susseguano;
-ed è facile notare che essa è appunto quella, nella quale
-le summenzionate sensazioni soggettive e i sentimenti si manifestano
-in modo distintissimo nel loro alternarsi. Se si rallenta la velocità
-e la si porta notevolmente al di sotto di quel valore, la tensione
-dell’attesa diventa troppo grande e passa in un sentimento di dispiacere
-sempre più penoso; se si accelera invece la velocità, l’aumento
-dei sentimenti d’attesa è così presto interrotto che essi diventano
-quasi inavvertibili. Ci avviciniamo così d’ambedue i lati a un
-limite, in cui non è più possibile raccogliere le impressioni in una
-rappresentazione ritmica di tempo. Questo limite è raggiunto all’in
-sù per una serie di battute di 1 sec. circa; all’in giù per una di
-circa O,1 sec.
-</p>
-
-<p>
-8. Come questi valori danno un indizio sull’influenza, che esercita
-il decorso delle sensazioni e dei sentimenti necessari alla percezione
-<span class="pagenum" id="Page_122">[122]</span>
-dell’estensione di tempo, così la stessa influenza si rivela
-egualmente nella variazione, cui è soggetta la nostra rappresentazione
-di una estensione di tempo, quando in una grandezza oggettiva
-invariata vengono variate le condizioni della sua percezione.
-Si osserva che un tempo diviso è stimato maggiore che un tempo
-non diviso, analogamente all’illusione notata nella divisione delle
-estensioni di spazio (pag. 100). La differenza è però per il tempo
-di gran lunga maggiore, il che manifestamente dipende da questo,
-che qui il più frequente alternarsi di sensazioni e sentimenti in un
-periodo dì tempo esercita un’influenza più rilevante, che nella analoga
-illusione spaziale l’interruzione del movimento prodotto dai punti
-di divisione. Se inoltre in una serie ritmica regolare, singole impressioni
-sono designate da una maggiore intensità o da una differenza
-qualitativa qualsiasi, si ha sempre lo stesso risultato: le estensioni
-di tempo precedenti e seguenti l’impressione designata sono
-apprezzate in eccedenza al confronto delle altre estensioni di tempo
-della stessa serie. Se invece si produce una certa serie, ritmica, in
-cui le battute deboli si alternino con battute forti, la successione
-delle prime sembra più lenta che quella delle seconde.
-</p>
-
-<p>
-Anche la spiegazione di questi fenomeni si trova nell’influenza
-dell’alternarsi delle sensazioni e dei sentimenti. Un’impressione
-distinta tra le altre esige una variazione nel decorso delle sensazioni
-e specialmente dei sentimenti, che ne precedono la percezione,
-perchè deve entrare in campo una tensione d’attesa più intensiva
-e a questa corrispondentemente anche un abbastanza forte sentimento
-del sollievo di questa attesa, o della soddisfazione. Quello prolunga
-il tratto di tempo precedente l’impressione, questo quello seguente.
-Altrimenti accade, quando un’intera serie di battute consta una prima
-volta solo di impressioni sonore deboli, una seconda invece solo di
-forti. Per percepire un’impressione debole noi dobbiamo dirizzare su
-di essa più energicamente la nostra attenzione: conseguentemente
-nella serie debole le sensazioni di tensione e i sentimenti concomitanti
-sono, come facilmente si può osservare, di un’intensità maggiore
-che nella serie forte. Anche qui nella diversità delle rappresentazioni
-di tempo immediatamente si riflette la diversa intensità degli
-elementi soggettivi, che ne formano la base. Però quest’effetto
-cessa e agisce anzi in senso opposto, quando non si tratta di confrontare
-battute deboli e forti, ma forti e fortissime.
-</p>
-
-<p>
-9. Come già nelle rappresentazioni ritmiche del tatto propendiamo
-a combinare almeno due periodi fra loro eguali in una regolare
-serie di battute, così lo stesso facciamo, e solo in una maniera
-<span class="pagenum" id="Page_123">[123]</span>
-più decisa, nelle rappresentazioni dell’udito. Ma mentre pei movimenti
-tattili, nei quali le sensazioni limitanti i singoli periodi
-stanno sotto l’influenza del volere, questa tendenza a costituire una
-cadenza ritmica si esplica nel <i>reale</i> alternarsi di impressioni deboli
-e forti; nel senso dell’udito, ove le singole impressioni dipendono
-soltanto da condizioni esterne e perciò possono essere oggettivamente in
-tutto eguali, può condurre a una particolare illusione. E
-questa consiste in ciò, che di una serie di battute divise da eguali
-estensioni di tempo e pienamente eguali d’intensità, alcune che
-si trovano fra loro a intervalli regolari, sempre si odono più forti
-delle altre. Il ritmo, che in tal guisa nasce più di frequente alla
-semplice audizione, è il tempo di <span class="above">2</span>&#8260;<span class="below">8</span>, cioè l’avvicendarsi regolare di
-arsi e tesi, al quale si collega, come una modificazione di poco rilievo,
-il tempo di <span class="above">3</span>&#8260;<span class="below">8</span>, nel quale ad ogni arsi seguono due tesi. Tutt’al più
-per speciale sforzo di volere si può sopprimere questa tendenza a
-cadenzare, e questo si ottiene solo in serie di battute molto lente o
-molto veloci, che in sè e per sè si avvicinano ai limiti della percezione
-ritmica; a stento invece per lungo tempo nelle velocità medie,
-specialmente favorevoli alla formazione di rappresentazioni ritmiche.
-Se ci sforziamo invece d’abbracciare il maggior numero possibile
-d’impressioni in un’unica rappresentazione di tempo, il fatto si
-complica. Sorgono elevazioni di diverso grado, le quali si avvicendano
-in regolari serie cogli elementi ritmici non accentuati, e
-per la partizione che esse determinano nel tutto, aumentano notevolmente
-il numero delle impressioni, che possono essere racchiuse
-in un’unica rappresentazione. Così dalla distinzione di due gradi
-di elevazione si hanno i tempi di <span class="above">3</span>&#8260;<span class="below">4</span> e di <span class="above">5</span>&#8260;<span class="below">8</span>; serie di battute con
-tre gradi di elevazione sono i tempi di <span class="above">4</span>&#8260;<span class="below">4</span> e <span class="above">6</span>&#8260;<span class="below">4</span>, e così pure, come
-forme di tre parti, sono i tempi di <span class="above">9</span>&#8260;<span class="below">8</span> e <span class="above">13</span>&#8260;<span class="below">8</span>. Più che tre gradi
-d’elevazione, o tenendo conto degli elementi non accentuati, più
-che quattro gradi d’intensità, non si presentano nei ritmi della musica
-e della poesia, e non possono ad arbitrio essere prodotti nella
-partizione della rappresentazione ritmica. Manifestamente questa
-<i>triplicità dei gradi di elevazione</i> rappresenta un valore limite della
-<i>composizione</i> di rappresentazioni di tempo, come uno simile ci è
-dato per la <i>grandezza</i> loro nell’estensione massima della serie
-ritmica (§ 15, 6).
-</p>
-
-<p>
-Il fenomeno dell’accentuazione soggettiva colla sua influenza
-sulla sensazione della cadenza mostra chiaramente, che una rappresentazione
-di tempo come una di spazio, non consiste affatto, semplicemente
-di impressioni oggettive, ma che con queste si connettono
-<span class="pagenum" id="Page_124">[124]</span>
-elementi soggettivi, la natura dei quali determina anche la
-percezione delle impressioni oggettive. La causa prima dell’elevazione
-di una battuta sta sempre nell’accrescimento delle sensazioni tattili
-interne e dei sentimenti che la precedono e la seguono: l’accrescimento
-di questi elementi soggetti viene poi riferito all’impressione
-oggettiva, la quale sembra rinforzata nella sua intensità. Ora può
-l’accrescimento degli elementi soggettivi o avvenire <i>per opera della
-volontà</i>, se le tensioni muscolari, producenti le sensazioni tattili
-interne, sono volontariamente rinforzate — processo che determina
-un corrispondente aumento dei sentimenti di attesa; oppure quell’accrescimento
-può avvenire <i>indipendentemente dalla volontà</i>, in
-quanto che l’aspirazione a una rappresentazione comprensiva porta
-con sè l’immediata partizione delle rappresentazioni di tempo per
-mezzo delle corrispondenti fluttuazioni soggettive di sensazione e
-sentimento.
-</p>
-
-<h4><a id="cap11_c"></a>
-<i>C</i>) <span class="smcap">Le condizioni generali delle rappresentazioni di tempo.</span>
-</h4>
-
-<p>
-10. Se in base a tutti questi fenomeni e alle intime connessioni,
-che in essi regolarmente si stabiliscono tra i soggettivi elementi
-sensibili e sentimentali e le impressioni oggettive, si vuol render
-conto del modo in cui nascono le rappresentazioni di tempo, si deve
-innanzi tutto partire dal fatto che una singola sensazione isolatamente
-pensata, come non ha proprietà spaziali, così non può neppure
-avere proprietà temporali. Anche la disposizione in una serie temporale
-può sempre sorgere solo dal fatto, che ogni singolo elemento
-psichico entra in certe speciali relazioni con altri elementi psichici.
-Se questa condizione della combinazione di una moltiplicità di elementi
-psichici vale esattamente per le rappresentazioni temporali,
-come già per le spaziali, qui però la natura di questa combinazione
-è particolare, essenzialmente diversa da quella che valeva per lo
-spazio.
-</p>
-
-<p>
-I membri <i>a, b, c, d, f</i> di una serie temporale ci possono, se la
-serie è pervenuta in <i>f</i>, essere dati tutti immediatamente quali una
-formazione unica, proprio allo stesso modo che una serie di punti
-spaziali. Ma mentre questi, a causa degli originari movimenti riflessi
-dell’occhio, sono sempre ordinati nel loro rapporto al punto centrale
-della visione, il quale variando può incontrarsi con una qualsiasi
-delle impressioni da <i>a</i> a <i>f</i>; nella rappresentazione di tempo <i>l’impressione
-momentaneamente presente</i> è quella, sulla quale tutte le
-<span class="pagenum" id="Page_125">[125]</span>
-altre sono orientate. Perciò una nuova impressione in tal guisa
-presente, anche se è nel suo oggettivo contenuto sensibile pienamente
-eguale a una passata, è percepita come <i>soggettivamente</i> diversa
-da questa, perchè lo stato sentimentale, accompagnante la
-sensazione può essere affine al contenuto sentimentale di qualsiasi
-altro momento, ma non è mai ad esso identico. Posto che, ad es.,
-alla serie delle impressioni <i>a, b, c, d, e, f</i> segua un’altra serie <i>a′,
-b′, c′, d′, e′, f′</i>, nella quale pel contenuto sensibile sia <i>a′ = a, b′ = b,
-c′ = c,</i> ecc., se noi vogliamo indicare i sentimenti concomitanti con
-α, β, γ, δ, ε, φ, e α′, β′, γ′, δ′, ε′, φ′, senza dubbio α′ e α, β′ e β, γ′
-e γ, ecc., a causa dell’eguale contenuto sensibile, saranno sentimenti
-simili. Ma in generale essi non saranno identici, perchè ogni
-elemento sentimentale, oltre che dalla sensazione, colla quale è
-immediatamente legato, dipende sempre anche dallo stato del soggetto
-determinato dall’insieme dei fatti antecedentemente svoltisi
-nella psiche del soggetto stesso. Ora questo stato per ogni membro
-della serie <i>a′ b′ c′ d′</i>... è già un altro che per il corrispettivo membro
-della serie <i>a b c d</i>..., perchè nell’impressione <i>a′</i>, l’impressione <i>a</i> era
-già stata data, così che <i>a′</i> può essere riferita ad <i>a</i>, mentre questa
-condizione non esiste per <i>a</i>. Analoghe differenze dello stato sentimentale
-esistono per serie periodiche più complesse. Se in esse le
-condizioni soggettive dei sentimenti momentanei possono pur concordare,
-non mai possono coincidere, perchè ogni stato momentaneo
-ha sempre una sua speciale orientazione al complesso dei processi
-psichici. Se poniamo ad es., che si seguano un maggior numero di
-serie concordanti <i>a, b, c, d, a′ b′ c′ d′, a″, b″, c″, d″,</i> ecc., nelle quali
-siano i contenuti sensibili <i>a″ = a′ = a, b″ = b′ = b</i>, ecc., rimane pur
-sempre <i>a″</i> nelle sue condizioni sentimentali diverse da <i>a′</i>, perchè
-<i>a′</i> può essere riferito soltanto ad <i>a</i>, mentre <i>a″</i> così ad <i>a′</i> come
-ad <i>a</i>, pur non considerando che ancora altre differenze fra tali
-impressioni in sè eguali, sono sempre date in sensazioni per caso
-concomitanti, le quali influiscono sullo stato sentimentale.
-</p>
-
-<p>
-11. Poichè, come sopra si è notato, ogni elemento di una rappresentazione
-di tempo è ordinato secondo un’impressione immediatamente
-presente, questa è preferita a tutte le altre parti della
-rappresentazione per una proprietà, che è simile a quella appartenente
-al <i>punto visivo</i> nella percezione delle formazioni spaziali, cioè
-perchè essa viene percepita <i>al massimo grado chiara e distinta</i>.
-Ma v’è qui la grande differenza, che la percezione più distinta non
-è, come nelle rappresentazioni di spazio, connessa coll’organizzazione
-fisiologica degli apparati di senso, ma ha le sue ragioni esclusivamente
-<span class="pagenum" id="Page_126">[126]</span>
-nelle proprietà generali del soggetto percipiente, quali
-esse si esplicano nei processi sentimentali. Il sentimento momentaneo,
-accompagnante l’impressione immediatamente presente, è
-quello che fa di questa impressione presente quella più distintamente
-percepita. Noi possiamo dire pertanto quella parte di una rappresentazione
-di tempo corrispondente all’impressione immediata il
-<i>punto visivo di questa rappresentazione</i>, oppure anche, poichè esso
-non dipende, come il punto visivo delle rappresentazioni di spazio,
-da condizioni organiche esterne, dirlo con espressione metaforica il
-<i>punto visivo interno</i>. Così il punto visivo interno designa quella
-parte di una rappresentazione di tempo, che corrisponde all’impressione
-immediatamente presente, rappresentata <i>col massimo grado
-di chiarezza</i>. Le impressioni situate all’infuori di questo punto visivo,
-cioè quelle precedenti all’impressione immediata, sono quelle
-percepite poi <i>indirettamente</i>. Esse sono rispetto al punto visivo ordinate
-in una serie di gradi di chiarezza decrescente. Un’organica
-rappresentazione di tempo è solo possibile, finchè il grado di chiarezza
-di alcuni dei suoi elementi non sia divenuto zero. Quando
-questo avviene, la rappresentazione si scinde tosto nelle sue parti.
-</p>
-
-<p>
-12. Dai punti visivi esterni dei sensi dello spazio il punto
-visivo interno dei sensi del tempo si differenzia per essere in prima
-linea caratterizzato non dagli elementi sensibili, ma dai <i>sentimentali</i>.
-Poichè ogni elemento sentimentale varia continuamente in causa
-delle mutevoli condizioni della vita psichica, il punto visivo interno
-acquista quella proprietà di mutabilità continua, che noi indichiamo
-come il <i>continuo scorrere del tempo</i>. Con questo scorrere
-si intende appunto la proprietà, per cui nessun istante è eguale
-all’altro e così pure nessuno può ritornare il medesimo (Cfr. sopra
-pag. 116, 2<i>a</i>). A questo fatto si connette pure la natura unidimensionale
-del tempo, la quale consiste in ciò, che nelle rappresentazioni
-di tempo il punto visivo interno si trova in un flusso
-continuo, nel quale non può mai ritornare un punto identico. Infine
-il fatto che l’ordine, in questa unica dimensione, proviene sempre
-da quel variabile punto visivo, nel quale il soggetto rappresenta
-sè a sè stesso, dà ragione della proprietà delle rappresentazioni
-di tempo, per la quale i suoi elementi, oltre al loro ordine reciproco,
-possiedono un rapporto fisso al soggetto percipiente (pag. 116, 2).
-</p>
-
-<p>
-13. Se noi cerchiamo di renderci conto dei sussidi di questa
-reciproca disposizione, che immediatamente collega tra loro le parti
-di una rappresentazione e della loro orientazione al soggetto, questi
-sussidi, che noi, ad analogia dei segni locali, vogliamo chiamare i
-<span class="pagenum" id="Page_127">[127]</span>
-<i>segni temporali</i>, manifestamente debbono anche qui consistere solo
-in alcuni elementi collegati alla rappresentazione, i quali isolatamente
-considerati non posseggono proprietà temporali, ma le acquistano
-dalla loro combinazione. Dalle particolari condizioni dello
-sviluppo delle rappresentazioni temporali sin dal principio siamo
-indotti a ritenere, che i segni temporali siano per una parte essenziale
-<i>elementi sentimentali</i>. Infatti, nel decorso di una qualsiasi serie
-ritmica ogni impressione è immediatamente caratterizzata dal concomitante
-sentimento d’attesa, mentre la sensazione agisce solo in
-quanto suscita quel sentimento; come distintamente si riconosce,
-quando avviene una improvvisa interruzione di una serie ritmica.
-Fra le sensazioni del resto, solo <i>le sensazioni tattili interne</i> sono le
-parti, che non mancano mai in ogni rappresentazione di tempo: nelle
-rappresentazioni tattili esse costituiscono i sostrati immediati; nelle
-rappresentazioni dell’udito e in quelle pure rivestite della forma
-temporale sono sempre date come fenomeni soggettivi concomitanti.
-Quindi noi possiamo considerare i sentimenti d’attesa come i <i>segni
-temporali qualitativi</i>, e quelle sensazioni tattili come i <i>segni temporali
-intensivi</i> di una rappresentazione di tempo. Questa si dovrà pertanto
-ritenere come un prodotto di fusione dei due segni temporali
-fra loro stessi e colle sensazioni oggettive, ordinate nella forma
-temporale. Così anche qui le sensazioni tattili interne, graduate
-secondo intensità, costituiscono una misura omogenea per la disposizione
-delle impressioni oggettive, qualitativamente caratterizzate
-dai sentimenti concomitanti.
-</p>
-
-<div class="blockquote">
-<p>
-13<i>a</i>. Dacchè alle sensazioni tattili interne spettano funzioni analoghe
-nell’ordine delle rappresentazioni così di tempo come di spazio, quella relazione
-reciproca delle due forme d’intuizione, che trova la sua espressione nella
-rappresentazione <i>geometrica</i> del tempo per mezzo della retta, è resa più accettabile
-da questa concordanza di sostrati sensibili. Pure tra il complesso
-sistema dei segni temporali e i sistemi di segni locali rimane sempre l’essenziale
-differenza, che quello ha il suo fondamento principale non in proprietà
-qualitative della sensazione, che siano legate a determinati organi esterni di
-senso, ma in <i>sentimenti</i> che possono presentarsi per le più diverse sensazioni
-in modo pienamente conforme, perchè essi per sè non dipendono dal
-contenuto oggettivo delle sensazioni, ma dal loro soggettivo modo di collegarsi.
-Per altra parte le assai variabili condizioni di svolgimento di questi sentimenti
-spiegano l’incertezza assai maggiore delle nostre rappresentazioni
-di tempo di fronte a quelle di spazio. Di più l’influenza del decorso sentimentale
-diventa qui specialmente notevole, perchè l’esattezza della stima soggettiva
-del tempo dipende in prima linea dalla durata delle estensioni di tempo.
-<span class="pagenum" id="Page_128">[128]</span>
-Il confronto che noi facciamo di estensioni di tempo, ad es., di intervalli
-di battute che si seguono, è in eguali condizioni favorevole al massimo
-grado per quelle grandezze, che più si prestano anche alla partizione ritmica
-e che pel senso dell’udito si aggirano intorno al valore di 0,2″ (7).
-Si osserva facilmente che qui l’esattezza della percezione è determinata
-dall’opportuno alternarsi dei sentimenti di attesa e soddisfazione; fatto, che
-permette di riconoscere con grande sicurezza, se una nuova impressione
-interrompa il sentimento d’attesa in un’intensità minore che prima, o se
-essa s’imbatta in una maggiore tensione del sentimento stesso. In un troppo
-lento succedersi delle impressioni i sentimenti d’attesa predominano oltre
-misura; in un succedersi molto affrettato si notano all’opposto quasi soltanto
-i sentimenti di sorpresa, i quali accompagnano ogni impressione, ma
-raggiungono sempre solo un’intensità mediocre a causa dell’intensità poco
-rilevante dei sentimenti di tensione che li precedono. Da ciò si spiega che
-le impressioni rapidamente svolgentisi sono assolutamente le meno favorevoli
-per l’osservazione degli elementi soggettivi delle rappresentazioni di tempo.
-</p>
-</div>
-
-<div class="blockquote">
-<p>
-13<i>b</i>. Naturalmente dinanzi al problema della origine psicologica delle
-rappresentazioni di tempo è sorta la stessa contrapposizione di teorie <i>nativistiche</i>
-e <i>genetiche</i>, che noi abbiamo incontrato nello studio delle rappresentazioni
-di spazio (pag. 92, 12<i>a</i>). Ma in questo caso il nativismo non ha
-portato ad una teoria propriamente detta, esso suole limitarsi alla generale
-opinione, che il tempo sia una “forma d’intuizione innata„ senza tentare
-di render conto dell’influenza degli elementi realmente dimostrabili e delle
-condizioni necessarie delle rappresentazioni di tempo. Le teorie genetiche
-della vecchia psicologia, ad es., quella di Herbart, cercano derivare l’intuizione
-di tempo esclusivamente dagli elementi della rappresentazione. Ma in
-tal modo si va soltanto in costruzioni speculative, nelle quali non si tien conto
-delle condizioni date dall’esperienza.
-</p>
-</div>
-
-<div class="chapter"></div>
-<h3><a id="cap12"></a>
-§ 12. — I sentimenti composti.
-</h3>
-
-<p>
-1. Nello svolgimento delle rappresentazioni di tempo viene chiaramente
-alla luce, che la separazione delle parti rappresentative e
-sentimentali nell’esperienza immediata è solo un prodotto della nostra
-astrazione. Nelle rappresentazioni di tempo questa astrazione
-si dimostra inattuabile, perchè in esse certi sentimenti prendono
-una parte essenziale al sorgere delle rappresentazioni. Così anche le
-rappresentazioni di tempo, solo se si tien presente il prodotto finale
-del processo, cioè l’ordine di certe sensazioni nel rapporto loro e
-nel rapporto al soggetto, possono essere dette <i>rappresentazioni</i>; ma
-considerate nella loro propria composizione, esse sono prodotti complessi
-di sensazioni e sentimenti. Per questa ragione esse prendono
-<span class="pagenum" id="Page_129">[129]</span>
-una opportuna posizione di transizione tra le rappresentazioni e quelle
-formazioni psichiche che si compongono di elementi sentimentali e
-che noi indicheremo col nome specifico di <i>moti d’animo</i>. Questi sono
-specialmente simili alle rappresentazioni di tempo per ciò, che nell’esame
-del loro svolgimento non è affatto possibile l’astratta separazione
-degli elementi sentimentali dai sensibili; infatti nello sviluppo
-di tutte le specie di moti d’animo le sensazioni e le rappresentazioni
-entrano come fattori determinanti, così come i sentimenti
-hanno parte essenziale al componimento delle rappresentazioni di
-tempo.
-</p>
-
-<p>
-2. Fra tutti i moti d’animo <i>le combinazioni intensive di sentimenti</i>
-o i <i>sentimenti composti</i> prendono un posto di precedenza, perchè in
-essi le proprietà caratteristiche di una singola formazione sono prodotti
-di uno stato momentaneo; così che la descrizione del sentimento
-presuppone soltanto l’esatto apprendimento di questo stato
-momentaneo, ma non una comprensione di più processi decorrenti
-nel tempo, e gli uni provenienti dagli altri. Sotto questo aspetto
-i sentimenti composti stanno alle emozioni, che consistono in un decorso
-di sentimenti e ai processi di volere, così come le rappresentazioni
-intensive alle estensive. Le varietà psichiche intensive
-in largo senso inchiudono pertanto, oltre alle composizioni di rappresentazioni
-intensive, anche i sentimenti composti, e le varietà
-estensive abbracciano come speciali forme di ordini <i>temporali</i>, oltre
-alle rappresentazioni di tempo, anche le emozioni e i processi di
-volere.
-</p>
-
-<p>
-3. I sentimenti composti sono quindi stati intensivi di carattere
-unitario, nei quali si possono percepire nello stesso tempo
-singole parti sentimentali più semplici. In un qualsiasi sentimento
-di tal natura noi possiamo distinguere <i>componenti sentimentali</i> e una
-<i>risultante sentimentale</i>. Come componenti sentimentali ultimi si hanno
-sempre sentimenti sensoriali semplici; però alcuni di questi possono
-formare una risultante parziale, la quale poi entra come un componente
-composto nell’intero sentimento.
-</p>
-
-<p>
-Ogni sentimento composto si può così scomporre: 1) in un
-<i>sentimento totale</i>, risultante dalla connessione di tutte le sue parti;
-2) nei singoli <i>sentimenti parziali</i>, che costituiscono i componenti di
-questo sentimento totale e che di nuovo si possono scindere in sentimenti
-parziali di diverso ordine, a seconda che essi constano di
-semplici sentimenti sensoriali (sentimenti parziali di primo ordine),
-o sono già essi stessi sentimenti totali (sentimenti parziali di secondo
-e superiore ordine). Dove sono sentimenti parziali di ordine
-<span class="pagenum" id="Page_130">[130]</span>
-superiore possono aver luogo combinazioni plurilaterali o <i>intrecci</i>
-degli elementi, imperocchè il sentimento parziale di ordine inferiore
-può contemporaneamente entrare in sentimenti parziali di ordine
-superiore. Per tali intrecci la contestura del sentimento totale
-può farsi oltremodo complessa; e nel medesimo tempo il sentimento
-stesso, malgrado l’invariata natura dei suoi elementi, può acquistare
-un carattere variabile, a seconda che prevale l’uno o l’altro dei
-possibili intrecci dei sentimenti parziali.
-</p>
-
-<div class="blockquote">
-<p>
-3<i>a</i>. Così, per es., all’accordo musicale di tre note <i>do mi sol</i> corrisponde
-un sentimento totale dell’armonia, di cui elementi ultimi, come sentimenti
-parziali di primo ordine, sono i sentimenti sonori corrispondenti ai singoli
-suoni <i>do mi sol</i>. Fra questi e il risultante sentimento totale stanno come
-sentimenti parziali di secondo ordine, i tre sentimenti armonici corrispondenti
-agli accordi di due suoni <i>do mi, mi sol, do sol</i>, e a seconda che uno
-di essi prevalga o tutti insieme si presentino con quasi eguale intensità, anche
-il carattere del sentimento totale ha in questo caso una quadruplice colorazione
-diversa. La prevalenza di qualche complesso sentimento parziale
-può avere la sua ragione ora nella maggiore intensità delle sue parti, ora
-in sentimenti anteriori; se si va, ad es., da <i>do mi bemolle sol</i> a <i>do mi sol</i>, è
-reso più forte il fattore parziale <i>do mi</i>; se invece si va da <i>do mi la</i> a <i>do mi
-sol</i>, è reso più intenso il fattore <i>do sol</i>. Similmente anche una pluralità d’impressioni
-cromatiche, a seconda che prevale questa o quella composizione
-parziale, può avere effetti diversi: qui però a causa dell’ordine estensivo
-delle impressioni, l’affinità spaziale esercita un’azione in senso opposto alla
-variazione della composizione, mentre l’influenza della forma spaziale con
-tutte le condizioni che l’accompagnano, si aggiunge ancora come fattore
-essenziale di complicazione.
-</p>
-</div>
-
-<p>
-4. Se la struttura dei sentimenti composti è in tal guisa generalmente
-complessa al massimo grado, pur essa offre una serie
-di gradi di sviluppo, perchè i sentimenti complessi provenienti dai
-sensi del tatto, dell’olfatto e del gusto sono di una natura assai
-più semplice che quelli collegati colle rappresentazioni dell’udito
-e della vista.
-</p>
-
-<p>
-Quel sentimento totale che è connesso alle sensazioni tattili
-esterne e interne, suole specificamente essere designato come <i>sentimento
-generale</i>, perchè lo si considera come quel sentimento totale
-nel quale trova la sua espressione lo stato complesso del
-nostro benessere o malessere fisico. Da questo punto di veduta i
-due sensi chimici inferiori, l’<i>olfatto</i> e il <i>gusto</i>, devono, egualmente,
-essere assegnati al sostrato sensibile del sentimento generale. Infatti
-<span class="pagenum" id="Page_131">[131]</span>
-i sentimenti parziali, che da essi hanno origine, si collegano in
-composti sentimentali indissolubili, con quelli provenienti dal tatto.
-Possono, è ben vero, nel singolo caso i sentimenti legati ora all’uno
-ora all’altro dominio di senso avere parte così predominante da
-far scomparire affatto gli altri sentimenti. Ma pur sempre, in tutto
-questo variare della base sensibile, permane la proprietà del sentimento
-generale di essere l’immediata espressione del nostro benessere
-o malessere fisico, e però fra tutti i sentimenti composti
-esso è il più affine ai sentimenti sensoriali semplici. I sensi della
-vista e dell’udito invece partecipano solo eccezionalmente, specialmente
-per insolita intensità di impressioni, al sostrato sensibile del
-sentimento generale.
-</p>
-
-<div class="blockquote">
-<p>
-4<i>a</i>. Il sentimento generale è quella forma sentimentale composta, nella
-quale si è prima notata la composizione di sentimenti parziali, ma nello stesso
-tempo si è totalmente disconosciuta la psicologica regolarità di questa composizione
-e inoltre, nella maniera che è in uso in fisiologia, non si è distinto
-il sentimento dal suo fondamento sensibile. E però il sentimento generale
-è definito ora come la “coscienza del nostro stato sensibile„ ora come
-“la somma o il <i>caos</i> indistinto delle sensazioni„ che ci è portato da tutte
-le parti del nostro corpo. Infatti il sentimento generale risulta da una moltitudine
-di sentimenti parziali; esso però non è la semplice somma di questi
-sentimenti, ma un sentimento totale organico risultante da quelli. Esso è
-pure certamente un sentimento totale dalla struttura più semplice possibile,
-essendo composto di sentimenti parziali di primo ordine, cioè di singoli
-sentimenti sensoriali, senza che questi di solito entrino in speciali combinazioni
-di sentimenti parziali di secondo e di più alto ordine. Però per lo
-più nel prodotto risultante predomina un solo sentimento parziale, e questo
-avviene specialmente quando una sensazione locale molto forte è accompagnata
-da un sentimento di dolore. Però anche sensazioni più deboli possono
-colla loro preponderanza relativa determinare il tono sentimentale prevalente:
-e questo avviene con speciale frequenza per le sensazioni di olfatto e di
-gusto o per certe altre legate alla funzione regolare degli organi, ad es., per
-le sensazioni tattili interne accompagnanti i movimenti del camminare. Del
-resto spesso questa preponderanza relativa di una singola sensazione può
-essere così debole che il sentimento dominante non può essere scoperto che
-dall’attenzione sul proprio stato soggettivo. In questo caso la direzione dell’attenzione
-ha la facoltà di far prevalere un qualsiasi sentimento parziale.
-</p>
-</div>
-
-<p>
-5. Dal sentimento generale ha origine quella distinzione di
-sentimenti contrari di <i>piacere</i> e <i>dispiacere</i>, la quale da esso fu trasportata
-non solo ai singoli sentimenti semplici di cui si compone,
-ma a tutti i sentimenti. In quanto il sentimento generale è un
-<span class="pagenum" id="Page_132">[132]</span>
-sentimento totale, al quale corrisponde il benessere o malessere
-fisico del soggetto, le espressioni piacere e dispiacere sono infatti
-pienamente adatte a indicarci i contrari, tra i quali esso, indugiando
-non di rado per un tempo più o meno lungo in una zona
-di indifferenza, può oscillare. Così pure queste espressioni possono
-essere riferite ai singoli componenti in misura della loro partecipazione
-a quell’effetto complessivo. Ma non si è affatto autorizzati
-a usare queste designazioni per tutti gli altri sentimenti od a fare
-della loro applicabilità un criterio per il concetto del sentimento.
-Anche pel sentimento generale la contrapposizione di piacere e dispiacere
-può essere mantenuta solo nel senso, che queste parole
-rappresentino due classi, le quali racchiudano una quantità di sentimenti
-qualitativamente vari. Questa varietà già risulta dalla grandissima
-variazione nella composizione dei singoli sentimenti totali
-indicati col nome complessivo di sentimento generale (v. sopra
-pag. 67 e segg.).
-</p>
-
-<p>
-6. E appunto a causa di questa composizione si danno sentimenti
-generali, i quali non possono assolutamente essere designati
-come sentimenti di piacere, oppure di dispiacere, perchè essi constano
-di una serie di sentimenti di piacere e di dispiacere, nella
-quale, a seconda dei casi, può predominare ora l’uno ora l’altro.
-E poichè la particolarità di sentimenti di tal natura riposa sulla
-connessione di opposti sentimenti parziali, essi possono venir chiamati
-<i>sentimenti di contrasto</i>. Una forma semplice di un tal sentimento
-di contrasto fra i sentimenti generali è il <i>sentimento del solletico</i>
-il quale si compone di un sentimento di piacere, accompagnante
-deboli sensazioni tattili esterne e da sentimenti legati alle sensazioni
-muscolari, che sorgono dai moti convulsi riflessi, suscitati
-dagli stimoli tattili. In quanto questi moti convulsi riflessi si diffondono
-più o meno largamente, e spesso anche, irradiandosi nel
-diaframma, portano arresti di respiro, il sentimento risultante può
-straordinariamente variare nei singoli casi per intensità, ampiezza
-e composizione.
-</p>
-
-<p>
-7. I sentimenti composti che appartengono al dominio dei
-sensi dell’udito e della vista, solitamente sono indicati anche come
-<i>sentimenti estetici elementari</i>, espressione questa che in sè e per
-sè abbraccia tutti i sentimenti che sono legati a rappresentazioni
-composte, e però essi stessi sono composti. Alla classe di questi
-sentimenti, così chiamati in base al concetto di αἴσθησις nel più
-largo senso, appartengono più specialmente quelli che si presentano
-come elementi di azioni estetiche nello stretto senso della parola.
-<span class="pagenum" id="Page_133">[133]</span>
-Il concetto di elementare in questi sentimenti non si riferisce ai
-sentimenti stessi, i quali non sono assolutamente semplici, ma esso
-deve solo esprimere un contrapposto relativo ai sentimenti estetici
-di gran lunga più composti e di grado superiore.
-</p>
-
-<p>
-I sentimenti percettivi o sentimenti estetici elementari dei sensi
-dell’udito e della vista ci possono servire come modelli di tutti gli
-ulteriori sentimenti composti che sorgono nel corso dei processi intellettuali,
-cioè dei sentimenti logici, dei morali e degli estetici di più
-alta natura. Infatti nella loro generale struttura psicologica tali
-forme sentimentali più complesse corrispondono perfettamente ai più
-semplici sentimenti percettivi: solo che quelli si collegano ancora
-con sentimenti ed emozioni che sorgono dalla complessiva connessione
-dei processi psichici.
-</p>
-
-<p>
-Mentre i contrari, entro i quali si muovono i sentimenti generali,
-appartengono prevalentemente a quelle qualità dei sentimenti
-che noi indichiamo colle espressioni di piacere e dispiacere, pei sentimenti
-estetici elementari si possono usare i termini contrari di
-<i>gradevole</i> e <i>disgradevole</i>, i quali vanno nelle stesse direzioni sentimentali,
-ma più oggettivi nel loro significato, esprimono non il benessere
-o il malessere del soggetto, bensì il rapporto degli oggetti
-al soggetto percipiente. Qui, ancora più che per il piacere ed il dispiacere,
-è manifesto che questi contrari designano non singoli sentimenti,
-ma indicano solo le direzioni generali, secondo le quali si
-possono ordinare i sentimenti infinitamente vari per ogni singolo
-caso e particolari per ogni rappresentazione individuale. Inoltre
-nei singoli sentimenti sussistono ma in più mutevole maniera anche
-le altre direzioni del sentimento (pag. 66), i sentimenti di eccitamento
-e di calma, di tensione e di sollievo.
-</p>
-
-<p>
-8. Non tenendo conto delle direzioni principali or ricordate e
-che si adattano a tutte le singole forme, noi possiamo ordinare tutti
-i sentimenti percettivi secondo i rapporti degli elementi di rappresentazione,
-rapporti di massima importanza per le loro qualità, in
-due classi, che diremo dei sentimenti <i>intensivi</i> e degli <i>estensivi</i>. Fra
-i sentimenti <i>intensivi</i> comprendiamo quelli che nascono dai rapporti
-in cui stanno le proprietà qualitative degli elementi sensibili di una
-rappresentazione; fra gli <i>estensivi</i>, quelli che hanno origine dall’ordine
-spaziale e temporale degli elementi. Le espressioni “intensivo„
-e “estensivo„ devono pertanto qui essere riferite non
-alla natura del sentimento stesso, la quale in realtà è sempre intensiva,
-ma alle sue <i>condizioni di origine</i>.
-</p>
-
-<p>
-Quindi i sentimenti intensivi ed estensivi non sono solamente i
-<span class="pagenum" id="Page_134">[134]</span>
-fenomeni soggettivi che accompagnano le corrispondenti rappresentazioni,
-ma poichè ogni rappresentazione da un lato suole constare
-di elementi qualitativamente diversi, dall’altro viene a disporsi in
-un ordine estensivo qualsiasi d’impressioni, una medesima rappresentazione
-può essere contemporaneamente il sostrato di sentimenti
-intensivi ed estensivi. Così un oggetto che sia costituito di parti
-diversamente colorate, percepito colla vista, può suscitare un sentimento
-intensivo per il rapporto reciproco dei colori e uno estensivo
-per la sua forma. Una successione di suoni è legata a un sentimento
-intensivo che corrisponde al rapporto qualitativo dei suoni e ad uno
-estensivo che proviene dalla successione nel tempo ritmica o aritmica.
-Perciò sentimenti intensivi ed estensivi sono generalmente legati al
-tempo stesso tanto alle rappresentazioni dell’udito quanto a quelle
-della vista; naturalmente in certe condizioni una di queste forme
-può scomparire di fronte all’altra. Così, udendo per un momento un
-accordo, si percepisce solo un sentimento intensivo; all’opposto,
-udendo una serie ritmica di impressioni sonore indifferenti, appare
-in notevole grado solo un sentimento estensivo. Per l’analisi psicologica
-è senza dubbio opportuno il fissare le condizioni nelle quali
-una certa forma sentimentale può sorgere, essendo esclusa al massimo
-grado ogni altra.
-</p>
-
-<p>
-9. Fra i sentimenti intensivi che in tal guisa si possono osservare,
-quelli che sono collegati a <i>combinazioni di colori</i>, seguono
-questa regola: una combinazione di <i>due</i> colori col massimo della
-differenza qualitativa riesce anche gradevole al massimo grado. Ma
-ogni singola combinazione di colori ha insieme uno specifico carattere
-sentimentale, il quale si compone dei sentimenti parziali dei
-singoli colori e del sentimento totale, che sorge, come risultante da
-quelli. Inoltre anche qui, come già pei sentimenti semplici di colore,
-l’effetto è complicato da associazioni accidentali e dai sentimenti
-complessi che da queste provengono (v. pag. 61). Per le combinazioni
-di più di due colori non si sono fatte ancora sufficienti ricerche.
-</p>
-
-<p>
-I sentimenti delle <i>combinazioni di suoni</i> costituiscono una varietà
-straordinariamente ricca e precisamente quel dominio sentimentale,
-nel quale preferibilmente si esplica quella formazione, già
-sopra (pag. 130) esposta nello linee generali, di sentimenti parziali
-di diverso ordine coi loro intrecci varianti a seconda di condizioni
-speciali. L’esame dei singoli sentimenti, nascenti in tal guisa, è
-còmpito dell’estetica psicologica della musica.
-</p>
-
-<p>
-10. I sentimenti <i>estensivi</i> possono essere ancora distinti in spaziali
-e temporali, dei quali i primi, <i>i sentimenti di forma</i>, spettano
-<span class="pagenum" id="Page_135">[135]</span>
-prevalentemente alla vista; i secondi, <i>i sentimenti ritmici</i>, specialmente
-all’udito, ed ambedue poi, nell’ inizio dello sviluppo, al tatto.
-</p>
-
-<p>
-Il <i>sentimento ottico di forma</i> si manifesta innanzi tutto nel preferire
-forme regolari alle irregolari, e poi, quando sia dato di scegliere
-tra diverse forme regolari, nel preferire quelle organate secondo
-leggi <i>semplici</i>. Tra queste sono fra tutte preferite le due
-seguenti, quella della simmetria col rapporto 1:1 e quella, della
-sezione aurea col rapporto x + 1 : x = x : 1 (il tutto sta alla parte
-maggiore, come questa alla minore). Il fatto, che nella scelta tra
-queste due leggi la simmetria ha generalmente la preferenza nella
-divisione orizzontale delle forme, la sezione aurea nella verticale,
-è verosimilmente un portato delle associazioni, specialmente delle
-associazioni colle forme organiche, ad es., colle umane. La preferenza,
-che si dà alla regolarità e a certe leggi più semplici, non può
-essere interpretata altrimenti ohe ammettendo essere la misura di
-ogni singola dimensione collegata a una sensazione tattile interna
-dell’occhio e a un concomitante sentimento sensoriale, il quale come
-sentimento parziale entri nel tutto di un sentimento ottico di forma;
-in questo caso il sentimento totale dell’ordine regolare, il quale
-sorge alla visione dell’intera forma, è poi modificato dal rapporto
-reciproco, tanto delle diverse sensazioni, quanto dei sentimenti parziali.
-Associazioni e sentimenti a queste connessi possono anche qui
-aggiungersi come parti secondarie, ma pur sempre fondentisi col
-sentimento totale.
-</p>
-
-<p>
-Il <i>sentimento ritmico</i> è affatto dipendente dallo condizioni formulate
-nello studio delle rappresentazioni di tempo. I sentimenti
-parziali sono qui rappresentati da quei sentimenti di attesa o in
-tensione o soddisfatta, che nel loro regolare avvicendarsi costituiscono
-la rappresentazione ritmica di tempo. Il modo della connessione
-dei sentimenti parziali e specialmente la preponderanza di
-alcuni di essi nel sentimento totale formantesi, ancora in più alto
-grado che il momentaneo carattere di un sentimento intensivo, son
-dipendenti dal rapporto, nel quale i sentimenti immediatamente
-presenti si trovano di fronte ai precedenti. Questo si manifesta
-specialmente nella grande influenza, che ogni mutamento del ritmo
-esercita sul sentimento ritmico. E per essere così generalmente collegati
-a un certo periodo di tempo, i sentimenti ritmici rappresentano
-il punto di passaggio più prossimo alle emozioni. Se un’emozione
-può anche svilupparsi da ogni sentimento composto, la condizione
-però per il sorger di un sentimento non è per nessun altro sentimento
-così come per questo, anche una condizione necessaria per
-<span class="pagenum" id="Page_136">[136]</span>
-il sorgere di un certo grado di emozione, che in questo caso suole
-essere moderato solo dalla regolare serie dei sentimenti (v. § 13; 1, 7).
-</p>
-
-<p>
-11. A causa dell’immensa varietà dei sentimenti composti, che
-è collegata a una varietà egualmente grande di loro condizioni, non
-si può naturalmente pensare a una teoria psicologica, che tutti li abbracci,
-a una teoria di natura unitaria, quale ci fu possibile, ad es.,
-per le rappresentazioni di spazio e di tempo. Pure in essi si manifestano
-alcune proprietà comuni, per le quali essi si ordinano sotto
-certi generali punti di veduta psicologici. Sono precisamente <i>due</i>
-questi fattori, dei quali si compone ogni effetto sentimentale di tal
-natura: primo il rapporto dei sentimenti parziali fra loro e secondo
-la loro riunione in un unico sentimento totale. Il primo di questi
-fattori si esplica più fortemente nei sentimenti intensivi, il secondo
-nei sentimenti estensivi; di fatto però ambedue non solo sono sempre
-collegati, ma anche si determinano reciprocamente. Così una figura,
-la quale ci riesce ancora gradevole, può essere tanto più complessa,
-quanto più i rapporti delle sue parti si ordinano secondo certe regole;
-e questo vale anche per il ritmo. D’altro lato anche la riunione delle
-parti in un tutto favorisce la manifestazione delle singole parti costituenti
-il sentimento. In tutte queste relazioni le composizioni sentimentali
-mostrano la massima somiglianza colle composizioni intensive di
-rappresentazioni, mentre l’ordine esteso delle impressioni, specialmente
-quello spaziale, rende possibile molto prima una coesistenza
-relativamente indipendente di più rappresentazioni.
-</p>
-
-<p>
-12. Questa proprietà, della connessione stretta e intensiva di tutte
-le parti di un sentimento, anche per quei sentimenti, i cui fondamenti
-rappresentativi sono ordinati estensivamente, nello spazio o
-nel tempo, si connette con un principio, che è valido per tutti i
-sentimenti e anche per i moti d’animo, di cui abbiamo a parlare in
-seguito, e che noi vogliamo designare come <i>il principio dell’unità
-dello stato sentimentale</i>. Questo principio sta in ciò, che in un dato
-momento è possibile sempre <i>un solo</i> sentimento totale, oppure, con
-altra espressione, che tutti i sentimenti parziali presenti in un dato
-momento si riuniscono finalmente sempre in un unico sentimento
-totale. Questo principio dell’unità dello stato sentimentale sta però
-evidentemente in connessione col rapporto generale tra rappresentazione
-e sentimento, per il quale nella rappresentazione trova la
-sua espressione un contenuto immediato della esperienza, secondo le
-qualità ad esso attribuite senza riguardo al soggetto, nel sentimento
-invece si esplica il rapporto che sempre un tale contenuto dell’esperienza
-ha nel tempo stesso col soggetto.
-</p>
-
-<div class="chapter"></div>
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_137">[137]</span>
-</p>
-
-<h3><a id="cap13"></a>
-§ 13. — Le emozioni.
-</h3>
-
-<p>
-1. Il sentimento è, in conformità al carattere generale del processo
-psichico, uno stato non durevole. Nell’analisi psicologica di
-un sentimento composto noi dobbiamo sempre pensare fissato un
-momentaneo stato d’animo. E poichè questo tanto più facilmente
-si raggiunge, quanto più decorrono graduali e continui i processi
-psichici, si è accolta la denominazione di <i>sentimenti</i> principalmente
-per processi svolgentisi con relativa lentezza, come pure per quelli
-che, quali ad es., i sentimenti ritmici, nel loro regolare decorso nel
-tempo, non sorpassano mai una certa misura media dell’intensità.
-Quando invece una serie di sentimenti svolgentesi nel tempo si riunisce
-in un decorso connesso, il quale di fronte ai processi antecedenti
-e seguenti si specifica come un tutto unito, avente in generale
-sul soggetto un’azione più intensa che un sentimento singolo,
-allora noi chiamiamo tale decorso di sentimenti un’<i>emozione</i>.
-</p>
-
-<p>
-Questa espressione già di per sè indica che non si è in presenza
-di specifici contenuti soggettivi dell’esperienza, i quali distinguono
-l’emozione dal sentimento, ma piuttosto di nuovi effetti prodotti
-dall’emozione in seguito alla speciale composizione di certi contenuti
-sentimentali. Quindi anche tra sentimento ed emozione non si deve
-tracciare alcun deciso confine. Ogni sentimento più intensivo passa
-in un’emozione e può da questa sciogliersi solo mediante un’astrazione
-più o meno volontaria. Ma in quei sentimenti, che sin dall’inizio
-sono legati a un determinato decorso nel tempo, nei sentimenti <i>ritmici</i>, una siffatta astrazione è propriamente impossibile. Il sentimento
-ritmico per vero si distingue ancora tutt’al più per la minore intensità
-di quell’effetto complessivo sul soggetto, al quale l’“emozione„
-deve il suo nome<a class="tag" id="tag21" href="#note21">[21]</a>. Però anche questa differenza è fluttuante, e tosto
-che i sentimenti prodotti da impressioni ritmiche si sono fatti più
-vivaci, come suole specialmente avvenire, quando il ritmo si collega
-con un contenuto sensibile, suscitante fortemente il sentimento, i
-sentimenti ritmici diventano realmente emozioni. Perciò i sentimenti
-ritmici, così nella musica come nella poesia, costituiscono
-un importante sussidio per rappresentare emozioni e per suscitarle
-nello ascoltatore.
-</p>
-
-<p>
-2. La lingua ha indicato le diverse emozioni con nomi, che
-proprio come le designazioni dei sentimenti, non indicano processi
-<span class="pagenum" id="Page_138">[138]</span>
-individuali, ma classi, in ciascuna delle quali si può comprendere
-una quantità di singole emozioni secondo certi caratteri comuni.
-Emozioni, come la gioia, la speranza, la cura, il cordoglio, l’ira, ecc.,
-non soltanto sono in ogni singolo caso, nel quale si presentino,
-accompagnate da speciali contenuti rappresentativi, ma anche
-i loro contenuti sentimentali e persino il loro modo di decorso
-possono volta a volta variamente mutare. Quanto più un processo
-psichico è composto, si presenta di natura tanto più particolare
-nel singolo caso, e però un’emozione individuale si ripete in forma
-identica ancor più difficilmente che un sentimento individuale. Le
-designazioni generali delle emozioni hanno quindi tutt’al più questo
-significato: di abbracciare certe <i>forme tipiche di decorso aventi affini
-contenuti sentimentali</i>.
-</p>
-
-<p>
-3. Non ogni connesso decorso di sentimenti è detto emozione
-e può, come tale, essere assunto sotto una di quelle forme tipiche,
-fissate dalla lingua. Anche l’emozione possiede piuttosto il carattere
-di un tutto unico, che si differenzia dal sentimento composto
-per due particolarità: presenta un determinato decorso nel tempo
-ed ha un più intenso e successivo effetto sulla connessione dei
-processi psichici. La prima di queste particolarità ha la sua ragione
-in ciò, che l’emozione di fronte al singolo sentimento è
-un processo di un grado più elevato, perchè sempre in sè racchiude
-una successione di più sentimenti; la seconda è strettamente
-collegata alla prima, e si fonda sull’aumento di effetto, che un sommarsi
-dei sentimenti porta sempre con sè.
-</p>
-
-<p>
-Per questi caratteri l’emozione presenta, malgrado la varietà
-delle sue forme, una certa regolarità di decorso. Essa comincia
-sempre con un <i>sentimento iniziale</i> più o meno intenso, il quale colla
-sua qualità e direzione dinota anche la natura dell’emozione e ha
-la sua origine o in una rappresentazione suscitata da uno stimolo
-esterno (eccitamento emotivo esterno), o in un processo psichico,
-proveniente da condizioni associative o appercettive (eccitamento
-emotivo interno). Poi segue un <i>decorso rappresentativo</i>, accompagnato
-da sentimenti corrispondenti, il quale e per la qualità dei sentimenti
-e per la rapidità del processo offre nelle singole emozioni
-differenze caratteristiche. Infine l’emozione si chiude con un <i>sentimento
-finale</i>, che rimane dopo il passaggio di quel decorso in uno
-stato d’animo più calmo, e in questo sentimento finale l’emozione
-declina, a meno che essa passi nel sentimento iniziale di un nuovo
-stato emotivo. E questo avviene specialmente nelle emozioni, che
-presentano un tipo di decorso intermittente (v. sotto 13).
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_139">[139]</span>
-4. L’accrescimento degli effetti, che si osserva nel decorso
-dell’emozione, si riferisce non solo al contenuto psichico dei sentimenti,
-che la compongono, ma anche ai fenomeni <i>fisici</i>, che l’accompagnano.
-Nei sentimenti isolati questi fenomeni si limitano alle
-assai piccole alterazioni dell’innervazione del cuore e del respiro,
-le quali si possono dimostrare solo mediante esatti metodi grafici
-(pag. 70). Ma nell’emozione ciò avviene in modo essenzialmente
-diverso. Qui non solo pel sommarsi e l’avvicendarsi dei
-successivi stimoli sentimentali aumentano gli effetti sul cuore, sui
-vasi sanguigni e sulla respirazione, ma all’influenza emotiva sono
-tratti a partecipare in modo visibile <i>gli organi esterni di movimento</i>,
-poichè entrano in campo dapprima i movimenti dei muscoli della
-bocca (movimenti mimici), poi quelli delle braccia e di tutto il
-corpo (movimenti pantomimici), e a questi nelle emozioni più forti
-possono anche aggiungersi diffuse alterazioni d’innervazione, come
-tremito muscolare, convulsivi scuotimenti del diaframma, e dei muscoli
-del viso, abbassamento della tonicità muscolare, quasi fosse
-prodotto da paralisi.
-</p>
-
-<p>
-A causa del loro valore sintomatico per le emozioni, tutti questi
-movimenti sono designati come <i>movimenti espressivi</i>. Di solito essi
-sorgono affatto involontariamente, o come effetti di natura riflessa
-delle eccitazioni emotive, o nella forma di azioni impulsive balzanti
-dalle parti sentimentali dell’emozione. Ma essi poi anche
-per volontario aumento o diminuzione o anche per intenzionata
-produzione dei movimenti possono venir variati nelle più
-diverse maniere, così che nei movimenti espressivi può entrare in
-azione tutta la scala delle reazioni esterne di moto, della quale parleremo
-trattando delle azioni esterne del volere (§ 14). Ma poichè queste
-diverse forme di movimento possono nel carattere esteriore perfettamente
-eguagliarsi e inoltre secondo la loro natura psichica
-possono spesso senza decisi limiti passare le une nelle altre, all’osservatore
-oggettivo è di solito impossibile il distinguerle.
-</p>
-
-<p>
-5. Rispetto al loro carattere sintomatico i movimenti espressivi
-delle emozioni possono essere distinti in <i>tre</i> classi: 1) <i>Sintomi puramente
-intensivi</i>: essi sono le forme espressive di emozioni piuttosto
-forti, e consistono pei gradi mediocri in movimenti esagerati,
-per emozioni molto violente in subitaneo arresto o paralizzazione del
-movimento; 2) <i>Qualitative estrinsecazioni sentimentali</i>: esse consistono
-in movimenti mimici, fra i quali occupano il primo posto i movimenti
-dei muscoli della bocca, simili ai riflessi, che tengono dietro
-ad impressioni saporifiche di dolce, acido e amaro. L’espressione
-<span class="pagenum" id="Page_140">[140]</span>
-del sapore dolce corrisponde alle emozioni di piacere, quella dell’amaro
-e dell’acido alle emozioni di dispiacere, mentre le particolari
-modificazioni del sentimento, come la eccitazione e la depressione,
-la tensione e il sollievo sono espresse dalla tensione dei muscoli
-della bocca. 3) <i>Estrinsecazioni rappresentative</i>: generalmente consistono
-in movimenti <i>pantomimici</i>, coi quali o si indicano gli oggetti
-dell’emozione (gesti indicanti), o si designano gli oggetti ed i
-processi ad essi legati, dalla forma del movimento (gesti descriventi).
-Manifestamente queste tre forme d’espressione corrispondono
-esattamente agli elementi psichici dell’emozione e alle loro proprietà
-fondamentali: la prima all’intensità, la seconda alla qualità
-dei sentimenti, e la terza al contenuto rappresentativo. Conseguentemente
-anche un solo concreto movimento espressivo può in sè
-riunire tutte tre le forme espressive. La terza forma, quella delle
-estrinsecazioni rappresentative, a causa delle sue relazioni genetiche
-col <i>linguaggio</i>, è di una speciale importanza psicologica (vedi
-§ 21, 3).
-</p>
-
-<p>
-6. I fenomeni concomitanti alle emozioni nel dominio dei movimenti
-di <i>polso</i> e di <i>respirazione</i> possono essere di triplice natura.
-Essi possono consistere: 1) nell’immediato effetto dei sentimenti,
-dei quali si compongono le emozioni, così, ad es., in un allungamento
-delle onde del polso e del respiro, se i sentimenti sono di
-piacere; in un raccorciamento, se sono sentimenti spiacevoli (cfr.
-pag. 70). Però questo si nota solo nelle emozioni relativamente
-calme, nelle quali i singoli sentimenti hanno tempo sufficiente
-a svolgersi. Ma quando vien meno questa condizione, allora appaiono
-fenomeni, che dipendono non solo dalla qualità dei sentimenti,
-ma insieme e il più delle volte prevalentemente dall’intensità
-degli effetti di innervazione prodotti dal sommarsi dei sentimenti.
-Tali effetti possono poi consistere: 2) in <i>rinforzata</i> innervazione, la
-quale sorge, per una non troppo rapida successione di sentimenti, in
-seguito ad un <i>aumento</i> dell’eccitazione prodotto in questo caso dal
-sommarsi dei sentimenti; poichè nel cuore l’aumento d’eccitazione
-colpisce soprattutto i nervi d’arresto, essa si manifesta in pulsazioni
-fatte più lente e più forti, alle quali per lo più si accompagna
-un aumento d’innervazione nei muscoli mimici e pantomimici: <i>emozioni
-steniche</i>. Se il decorso dei sentimenti o è molto tumultuario,
-o dura un tempo insolitamente lungo, in eguale direzione l’effetto
-dell’emozione è: 3) una <i>paralizzazione</i> più o meno diffusa dell’innervazione
-del cuore e del tono dei muscoli esterni, collegata in certi
-casi con speciali perturbazioni d’innervazione di singoli gruppi muscolari,
-<span class="pagenum" id="Page_141">[141]</span>
-principalmente del diaframma e dei muscoli del viso che
-con quello sono sinergici. Il primo sintomo della paralizzazione dei
-nervi regolatori del cuore è una grande accelerazione di pulsazioni
-con accelerazione corrispondente di respiro, mentre contemporaneamente
-i movimenti del polso e del respiro diventano più deboli e
-il tono dei muscoli esterni decresce sino a un rilassamento quasi
-paralitico: <i>emozioni asteniche</i>. Un’ultima differenza, che però non può
-dare luogo a una specie indipendente di effetti fisici delle emozioni,
-perchè si tratta solo di modificazioni dei fenomeni caratterizzanti
-le emozioni steniche e asteniche, si fonda finalmente: 4) sulla maggiore
-o minore <i>rapidità</i> colla quale avviene l’aumento o l’inibizione
-dell’innervazione: <i>emozioni rapide e lente</i>.
-</p>
-
-<div class="blockquote">
-<p>
-6<i>a</i>. La vecchia psicologia, conseguente alla sua tendenza generale di
-dare un’interpretazione intellettualistica ai processi psichici, era solita presentare
-delle riflessioni logiche sulle emozioni come una teoria o quanto meno
-come una esposizione delle emozioni. Il più bell’esempio di questa maniera è
-la dottrina che dell’emozioni ci dà lo Spinoza. In questa dottrina le trattazioni
-psicologiche subivano per lo più l’influenza dei punti di veduta <i>etici</i>
-più di quello che fosse desiderabile nel puro interesse della psicologia. Su
-ciò si fondava specialmente anche quella distinzione fra emozione e <i>passione</i>
-che nella vecchia psicologia aveva una parte essenziale, intendendosi per
-la seconda il predominio sul volere di determinati impulsi avente la sua
-origine in durevoli sentimenti ed in emozioni. Kant mutò il valore di
-questo concetto ponendo la proprietà dell’emozione nel subitaneo sorgere
-e quella della passione nella direzione del sentimento fatta abitudine.
-Tutte queste distinzioni sono in parte di un’importanza puramente pratica e
-rientrano senz’altro nel dominio dello studio del carattere e dell’etica, e in
-parte si riferiscono a proprietà che spettano agl’indizi dell’intensità e del
-decorso dell’emozioni (12 segg). Psicologicamente considerate, le passioni non
-costituiscono affatto un dominio di processi psichici, che in qualche modo si
-debba separare dalle emozioni. Di fronte a questa trattazione della vecchia
-psicologia basantesi soprattutto su motivi di psicologia pratica, nei tempi recenti
-i movimenti espressivi hanno specialmente richiamato l’attenzione cioè
-gli speciali fenomeni concomitanti alle emozioni che avvengono nel polso, nella
-respirazione e nella innervazione dei vasi sanguigni. Ma a questi fenomeni
-che presi nel loro esatto significato sono certamente importanti, si assegnò
-un valore completamente falso, perchè furono considerati come sussidi coi
-quali si possa ricercare la natura psicologica delle emozioni. In base a questa
-opinione sorse una classificazione delle emozioni fondata esclusivamente sugli
-indizi fisici, classificazione che doveva convalidare la teoria che le emozioni
-siano semplici effetti dei moti espressivi e però, ad es., la tristezza consti
-solo delle sensazioni che accompagnano i movimenti mimici del pianto,
-<span class="pagenum" id="Page_142">[142]</span>
-e così via. In maniera alquanto più temperata si è cercato di dare ai movimenti
-espressivi il loro vero valore per le emozioni, considerando la loro presenza
-come l’indizio generale per la distinzione delle emozioni dai sentimenti. Ma
-anche questo è tanto meno giustificato, in quanto che simili fenomeni fisici
-d’espressione già appaiono nei sentimenti, e il fatto, che questi sintomi siano
-più o meno chiaramente visibili, non può certo costituire un contrassegno.
-L’essenziale differenza dell’emozione dal sentimento è piuttosto <i>psicologica</i> in
-quanto quello rappresenta un decorso di sentimenti costituenti un tutto
-unito. I movimenti espressivi sono solo le conseguenze dell’accrescimento che
-le parti antecedenti di un tale decorso esercitano dal lato fisico sulle seguenti.
-Da ciò deriva che anche gli indizi sui quali si deve esclusivamente basare
-la classificazione delle emozioni devono essere <i>psicologici</i> (v. sotto 9).
-</p>
-</div>
-
-<p>
-7. Per quanto i concomitanti fenomeni fisici siano parte importante
-delle emozioni, pur essi non stanno in relazione costante
-colla <i>qualità psicologica</i> di quelle. Questo vale specialmente pel polso
-e pel respiro, ma anche per le espressioni pantomimiche di forti
-emozioni. Emozioni che hanno un contenuto sentimentale molto
-diverso, anzi opposto, possono talvolta appartenere alla medesima
-classe per ciò che riguarda questi concomitanti fenomeni fisici. Così
-possono, ad es., gioia ed ira essere egualmente emozioni steniche.
-Una gioia accompagnata da sorpresa può però anche dare l’imagine
-fisica di un’emozione astenica. Infatti, negli effetti generali d’innervazione
-che dànno luogo a quella distinzione di emozioni steniche
-e asteniche, rapide e lente, si specchiano non i contenuti
-sentimentali, ma solo le proprietà formali dell’intensità e della velocità
-nel decorso dei sentimenti. Questo appare chiaramente anche
-da ciò, che differenze dell’innervazione involontaria analoghe a quelle
-che accompagnano emozioni diverse, possono essere suscitate da
-una semplice successione di impressioni indifferenti, ad es., dalle
-battute di un metronomo. Specialmente si osserva che la <i>respirazione</i>
-ha la tendenza di adattarsi alla maggiore o minore rapidità
-delle battute del metronomo; coll’aumento di questa rapidità i movimenti
-della respirazione diventano più frequenti e per solito anche
-certe fasi di respiro coincidono con certe battute. Donde appare
-chiaramente che anche all’udire un tale ritmo indifferente non restiamo
-del tutto liberi d’emozioni; colla crescente rapidità delle
-battute abbiamo dapprima l’impressione di un’emozione calma, poi
-di una stenica, e infine per una successione rapidissima, di una
-astenica. Però le emozioni in questa ricerca hanno certamente un
-puro carattere formale: esse dal lato del contenuto mostrano una
-<span class="pagenum" id="Page_143">[143]</span>
-grande indeterminatezza, che scompare solo quando ci pensiamo
-investiti di un’emozione concreta avente eguali proprietà formali.
-Questo avviene in realtà molto facilmente e su ciò si fonda la grande
-attitudine delle impressioni ritmiche, così a descrivere come a
-produrre emozioni. Per produrre un’emozione completa in tutte le sue
-parti, v’è bisogno ancora solo di un accenno al qualitativo contenuto
-sentimentale, quale è possibile alla musica mediante il contenuto
-sonoro delle imagini musicali.
-</p>
-
-<div class="blockquote">
-<p>
-7<i>a.</i> Da questo rapporto degli effetti fisici delle emozioni al contenuto
-psichico delle emozioni stesse deriva anche che i primi non mai possono sostituire
-l’immediata osservazione psicologica delle emozioni. Essi sono in
-generale sussidi sintomatici che si prestano a più interpretazioni; se legati
-all’autoosservazione condotta sperimentalmente essi hanno un grande valore
-ma per sè soli nessuno. Una volta che sono state compiute le osservazioni
-sperimentali essi giovano specialmente come mezzi di controllo. Per le emozioni
-infatti vale in modo del tutto particolare, la circostanza che quell’osservazione
-dei processi psichici, i quali si presentano per sè stessi nel naturale
-decorso della vita, rimane assolutamente insufficiente. In primo luogo il caso
-non offre al psicologo le emozioni in quel momento, nel quale egli le potrebbe
-scientificamente analizzare; in secondo luogo, specialmente quando si
-tratta di emozioni più forti fondate su cause reali, noi ci troviamo nelle
-condizioni meno opportune per poterci esattamente osservare. Molto meglio
-si raggiunge lo scopo, se <i>volontariamente</i> ci poniamo in un certo stato emotivo.
-Ma non essendo possibile valutare fin dove l’emozione, in tal guisa soggettivamente
-prodotta, concordi per intensità e maniera di decorso con
-altra emozione di eguale specie prodotta da cause oggettive, allora la contemporanea
-mancanza degli effetti fisici, specialmente di quelli ohe più
-sfuggono all’influsso della volontà, il polso e il respiro, serve come controllo,
-imperocchè per eguale qualità psicologica delle emozioni noi possiamo a diritto
-concludere da corrispondenti effetti fisici a una concordanza delle
-loro proprietà formali.
-</p>
-</div>
-
-<p>
-8. Così nel sorgere naturale come nella produzione artificiale
-delle emozioni, i concomitanti fenomeni fisici indipendentemente
-dal loro valore sintomatico, possiedono ancora l’importante proprietà
-psicologica di <i>fare più intensa l’emozione</i>. Essa si fonda su ciò, che
-l’innervazione eccitante o inibente di determinati domini muscolari
-è accompagnata da sensazioni tattili interne, alle quali sono associati
-<i>sentimenti sensoriali</i>, e questi si collegano al rimanente contenuto
-sentimentale delle emozioni, e però queste aumentano d’intensità.
-Tali sentimenti provengono dal movimento del cuore, dalla respirazione
-<span class="pagenum" id="Page_144">[144]</span>
-e dall’innervazione dei vasi sanguigni soltanto nel caso di
-forti emozioni, dove essi possono diventare sempre più intensi;
-invece nelle emozioni moderate gli stati dell’accresciuta o diminuita
-tensione muscolare influiscono già sullo stato sentimentale, quindi
-anche sull’emozione.
-</p>
-
-<p>
-9. Per il grande numero dei fattori che si devono prendere in
-esame nello studio delle emozioni, un’analisi psicologica delle singole
-forme di esse è impossibile, tanto più che ciascuno dei molti nomi
-di distinzione indica anche qui solo una <i>classe</i>, nella quale è una
-quantità di forme speciali e in queste ancora innumerevoli casi
-individuali di una varietà infinita. E però qui è solo possibile dare
-uno sguardo alle principali <i>forme fondamentali delle emozioni</i>. I
-punti di vista dai quali si deve dare questo sguardo generale devono
-manifestamente essere <i>psicologici</i>, cioè tali che siano desunti
-dall’immediata proprietà delle emozioni stesse, perchè i fenomeni
-<i>fisici</i> concomitanti hanno dappertutto solo un valore di sintomi e
-inoltre, come già si è notato, si prestano spesso a più di un’interpretazione.
-</p>
-
-<p>
-Di tali punti di vista psicologici <i>tre</i> possono, in generale,
-essere posti a base della distinzione delle emozioni: 1º la <i>qualità</i> dei
-sentimenti che entrano a costituire le emozioni; 2º l’<i>intensità</i> di
-questi sentimenti; 3º la <i>forma del decorso</i>, che è determinata dalla
-maniera e dalla rapidità della variazione dei sentimenti.
-</p>
-
-<p>
-10. In base alla <i>qualità dei sentimenti</i> si possono stabilire tosto
-alcune forme fondamentali di emozioni che corrispondono alle direzioni
-fondamentali dei sentimenti già antecedentemente distinte
-(pag. 66). Quindi sarebbero a distinguersi emozioni piacevoli e spiacevoli,
-eccitanti e deprimenti, di tensione e di sollievo. Ma conviene
-notare che le emozioni, a causa della loro costituzione più complessa,
-ancora più che i sentimenti sono generalmente di forma <i>mista</i>. Pertanto,
-in generale, solo <i>una</i> di quelle direzioni del sentimento può
-indicarsi come <i>primaria</i> per una certa emozione; tutti gli altri elementi
-sentimentali, che appartengono alle altre direzioni, si annettono
-poi a questa come parti <i>secondarie</i>. E questo carattere
-secondario si dimostra di solito anche in ciò che, a seconda di
-condizioni diverse, possono sorgere divergenti forme subordinate
-dell’ emozione primaria. Ad es., la gioia pel suo carattere fondamentale
-è un’emozione di piacere; essa poi nel suo decorso, per
-l’aumento dei sentimenti, diventa per lo più anche un’emozione eccitante,
-ma quando l’intensità dei sentimenti sorpassa la misura,
-essa diventa deprimente. La pena è un’emozione spiacevole, di natura
-<span class="pagenum" id="Page_145">[145]</span>
-per lo più deprimente; con una maggiore intensità dei sentimenti
-può anche essere eccitante, per poi ad un’intensità massima
-passar di nuovo in una pronunciata depressione. Ancor più decisamente
-l’ira nel suo carattere predominante è un’emozione spiacevole
-d’eccitamento, ma ad una maggiore intensità dei sentimenti,
-passando nella furia, può essa pure diventare deprimente. Mentre
-la natura eccitante o deprimente ci appare solo come forma secondaria
-delle emozioni di piacere e dispiacere, vediamo talvolta i
-sentimenti di tensione o di sollievo essere parte fondamentale o
-almeno primaria delle emozioni. Così nell’emozione dell’attesa il
-sentimento di tensione speciale di questo stato è il primario;
-trasformandosi in emozione si aggiungono facilmente sentimenti
-spiacevoli di natura, a seconda delle circostanze, deprimente od
-eccitante. Nelle impressioni o nei movimenti ritmici dall’avvicendarsi
-dei sentimenti di tensione o di sollievo nascono infine emozioni
-di piacere, le quali poi, a seconda della natura del ritmo, sono
-eccitanti o deprimenti, e in questo ultimo caso però si mescolano
-con sentimenti spiacevoli, oppure, specialmente per la cooperazione
-di altri elementi sentimentali (ad es., di sentimenti di suono e di armonia),
-possono del tutto trasformarsi in sentimenti di dispiacere.
-</p>
-
-<p>
-11. Nelle designazioni create dal linguaggio per le emozioni
-è stato sopratutto considerato questo lato <i>qualitativo</i> dei sentimenti
-e in questo ancora il carattere di piacere e dispiacere dei sentimenti,
-onde le emozioni sono composte. E però i concetti fissati dal linguaggio
-possono essere ordinati in <i>tre</i> classi: 1º designazioni di emozioni
-<i>soggettive</i>, distinguibili principalmente in base allo stato d’animo,
-come gioia e pena, e come sottospecie della pena, sulle quali pur
-esercitano un’influenza, come concomitanti, le altre direzioni dei sentimenti,
-ora la deprimente, ora quella di tensione o di sollievo: mestizia,
-cordoglio, affanno e terrore; 2º designazioni di emozioni
-<i>oggettive</i> riferentisi a un oggetto esterno, come contentezza e scontentezza,
-e come sottospecie di quest’ultima, che riuniscono in sè, come
-sopra, diverse direzioni: fastidio, svogliatezza, ira, furia; 3º designazioni
-di emozioni <i>oggettive</i>, che si riferiscono ad avvenimenti esterni, i
-quali si aspettano nel <i>futuro</i>, come speranza e timore, e come modificazioni
-di quest’ultima, angoscia e cura. Esse sono composizioni
-di emozioni di tensione con sentimenti di piacere e dispiacere, e
-in mutabile guisa anche con una direzione sentimentale eccitante
-o deprimente.
-</p>
-
-<p>
-Come si vede il linguaggio ha foggiato per le emozioni di dispiacere
-una varietà di nomi di gran lunga maggiore che per quelle
-<span class="pagenum" id="Page_146">[146]</span>
-di piacere. Infatti l’osservazione rende probabile, che le emozioni di
-dispiacere presentino una maggiore differenza nelle forme tipiche
-di decorso e che però la loro varietà sia veramente maggiore.
-</p>
-
-<p>
-12. In base all’<i>intensità</i> dei sentimenti, noi possiamo distinguere
-le emozioni in <i>forti</i> e <i>deboli</i>. Questi concetti, desunti dalle proprietà
-psichiche dei sentimenti, non si identificano con quelli delle
-emozioni steniche ed asteniche fondate sui concomitanti fenomeni
-fisici, ma il rapporto di quelle categorie psicologiche a queste psicofisiche
-è da un lato dipendente dalla qualità, dall’altro dal grado
-d’intensità dei sentimenti. Quindi le emozioni di piaceri deboli o
-mediocremente forti sono steniche, quelle invece di dispiacere diventano,
-se durano abbastanza a lungo, asteniche, anche quando
-sono di debole intensità, come cordoglio e cura. Infine le più forti
-emozioni, come terrore, angoscia, furia e anche una smodata allegrezza,
-sono sempre asteniche. E perciò la distinzione dell’intensità
-psichica delle emozioni è d’importanza secondaria, tanto più che
-emozioni per altra parte affini non solo possono presentarsi con
-diversa intensità, ma possono anche variare d’intensità in un medesimo
-decorso. Ma essendo questo variare delle emozioni, a causa
-del suesposto principio (pag. 143) del rinforzamento dell’emozione,
-determinato per una parte essenziale dai sentimenti sensoriali
-che sorgono in seguito ai concomitanti fenomeni fisici, si fa manifesto
-che in questo caso la contrapposizione, in origine fisiologica,
-di stenico e astenico esercita spesso anche sulla natura psicologica
-dell’emozione una più decisiva influenza che la primaria intensità
-psichica dell’emozione stessa.
-</p>
-
-<p>
-13. Più importante è il <i>terzo</i> carattere per cui si differenziano
-le emozioni, la <i>forma del decorso</i>: secondo questa noi possiamo
-distinguere: 1) emozioni <i>irrompenti, improvvise</i>, come sorpresa, sbalordimento,
-delusione, terrore, furia; esse molto rapidamente s’innalzano
-a un massimo, poi a poco a poco decrescono e ripassano
-nello stato di calma; 2) emozioni <i>gradatamente crescenti</i>, come cura,
-dubbio, cordoglio, tristezza, attesa, e in molti casi anche gioia, ira,
-angoscia; esse aumentano a poco a poco al loro massimo e di nuovo
-egualmente a poco a poco declinano. Una modificazione delle emozioni
-gradatamente crescenti costituisce infine: 3) le emozioni <i>intermittenti</i>,
-nelle quali più fasi crescenti e decrescenti si seguono le une alle altre.
-A queste appartengono le emozioni di maggiore durata. Così sorgono
-specialmente, a guisa di parossismi, gioia, ira, tristezza, ma anche le
-altre diversissime emozioni crescenti gradatamente, e in tali casi
-è spesso possibile distinguere anche uno stadio d’intensità crescente
-<span class="pagenum" id="Page_147">[147]</span>
-e uno d’intensità decrescente degli accessi emotivi. Invece le emozioni
-irrompenti d’un tratto presentano raramente il decorso intermittente.
-Questo avviene forse solo quando l’emozione può svolgersi
-anche come una di quelle crescenti a poco a poco. Tali emozioni
-di una forma di decorso molto vario sono, ad es., gioia ed ira.
-Esse possono talora d’un tratto irrompere, e allora per lo più
-l’ira diventa tosto furore; ma esse possono anche crescere o decrescere
-a poco a poco, e allora per lo più seguono anche il tipo
-intermittente. Riguardo ai concomitanti fenomeni psicofisici l’emozioni
-irrompenti d’un tratto sono di solito asteniche, quelle sorgenti
-a poco a poco possono essere ora steniche ed ora asteniche.
-</p>
-
-<div class="blockquote">
-<p>
-13<i>a</i>. La forma di decorso, per quanto possa essere nei singoli casi
-caratteristica, non è un criterio fisso per la classificazione psicologica delle
-emozioni, come non lo è neppure l’intensità dei sentimenti. Piuttosto questa
-classificazione può evidentemente soltanto essere fondata sulla <i>qualità</i> del contenuto
-sentimentale, mentre intensità e forma di decorso possono servir di
-norme per le suddivisioni. Dato il modo in cui queste condizioni si connettono
-in parte fra loro, in parte coi concomitanti fenomeni fisici, e mediante questi
-di nuovo anche con secondari sentimenti sensoriali, le emozioni si mostrano
-come processi psichici al massimo grado composti, i quali perciò variano
-straordinariamente nel caso singolo. Una classificazione in qualche modo
-esauriente, dovrebbe suddividere emozioni così multiformi come gioia, ira,
-timore e cura, nelle loro forme secondarie, in parte secondo i loro diversi
-tipi di decorso, in parte secondo l’intensità dei sentimenti che le
-compongono, in parte finalmente secondo la forma, dipendente da questi due
-fattori, dei loro concomitanti fenomeni fisici. Si potrebbe in tal modo distinguere,
-ad es., per l’ira una forma sentimentale debole, una forte e una alternantesi;
-una forma di decorso subitanea, una a poco a poco sorgente, e una
-intermittente; infine una forma di estrinsecazione stenica, una astenica e
-una mista. Ma per la spiegazione psicologica di tali fatti, più che di queste
-divisioni, importa il rendersi conto in ciascun caso della connessione causale
-delle singole forme di fenomeni. Per questo riguardo si deve per ogni emozione
-partire da <i>due</i> fattori: 1) dalla qualità e intensità dei sentimenti che
-la compongono e 2) dalla rapidità del succedersi di questi sentimenti.
-Dal primo di questi fattori risulta il carattere generale dell’emozione, dal secondo
-in parte la sua intensità, ma specialmente la forma del decorso; da
-ambedue poi dipendono i concomitanti fenomeni fisici e, a causa dei sentimenti
-sensoriali a quelli connessi, anche i rinforzamenti psicofisici dell’emozione
-(pag. 143). Appunto a causa di questi ultimi, i fenomeni fisici concomitanti
-si possono per solito designare come <i>psicofisici</i>. Ma le espressioni
-“psicologico„ e “psicofisico„ qui, riferendosi solo alla sintomatologia
-delle emozioni, non rappresentano alcuna contrapposizione assoluta. Piuttosto
-<span class="pagenum" id="Page_148">[148]</span>
-noi intendiamo per fenomeni psicologici dell’emozione quelli che non si spiegano
-mediante sintomi fisici immediatamente percettibili, siano pure tali che
-si possano dimostrare col mezzo di esatti strumenti (ad es. nella forma delle
-alterazioni di polso e di respiro); fenomeni psicofisici diciamo invece quelli
-che senz’altro si dànno a riconoscere come bilaterali.
-</p>
-</div>
-
-<div class="chapter"></div>
-<h3><a id="cap14"></a>
-§ 14. — I processi di volere.
-</h3>
-
-<p>
-1. Poichè ogni emozione presenta una forma di decorso sentimentale
-in sè connessa di natura unitaria, l’<i>esito</i> dell’emozione
-può essere doppio: o esso dà luogo al solito decorso sentimentale,
-variante e relativamente libero da emozioni; tali moti d’animo,
-che si svolgono senza un risultato finale, costituiscono le emozioni
-propriamente dette, come esse sono state fissate in base alle indagini
-del § 13; o il processo passa in un’<i>improvvisa</i> mutazione del
-contenuto rappresentativo e sentimentale, la quale istantaneamente
-pone fine all’emozione. Diciamo <i>atti di volere</i> queste mutazioni
-dello stato rappresentativo e sentimentale, che, pur preparate da
-un’emozione, a questa improvvisamente dànno fine. L’emozione
-stessa unitamente a questo effetto ultimo da essa proveniente, è un
-<i>processo di volere</i>.
-</p>
-
-<p>
-Il processo volitivo si riattacca, come processo di più alto
-grado, all’emozione, alla stessa guisa che questa al sentimento;
-ma di questo processo l’atto volitivo designa solo una determinata
-parte, che è senza dubbio caratteristica per la distinzione dalla
-emozione. Lo svolgimento dei processi volitivi dalle emozioni è preparato
-da quelle emozioni, nelle quali sorgono esteriori movimenti
-pantomimici (pag. 140); questi generalmente appartengono allo
-stadio finale del processo e per lo più affrettano lo scioglimento
-della emozione; così in modo speciale nell’ira, ma anche nella gioia
-e nel cordoglio, ecc. Mancano però ancora le variazioni nel decorso
-rappresentativo, le quali nel volere costituiscono le cause immediate
-dell’istantaneo cessare dello stato affettivo e sono corrispondentemente
-accompagnate da sentimenti caratteristici.
-</p>
-
-<p>
-Per questa stretta connessione fra gli atti di volere e gli effetti
-pantomimici dell’emozione noi dobbiamo nello sviluppo dei processi
-volitivi considerare come originari, quelli che si risolvono
-in certi movimenti corporei, che hanno la loro origine nell’antecedente
-corso di rappresentazioni o sentimenti, e in atti di volere
-<span class="pagenum" id="Page_149">[149]</span>
-<i>esterni</i>. Invece i processi di volere, che si risolvono solo in pure
-manifestazioni rappresentative e sentimentali, o in così detti atti
-volitivi <i>interni</i>, generalmente sembrano solo essere i prodotti di
-un più completo sviluppo intellettuale.
-</p>
-
-<p>
-2. Un processo di volere, che si esplica in un atto volitivo
-<i>esterno</i>, si può quindi definire come un’emozione risolventesi in un
-movimento pantomimico, il quale non solo, come tutti i movimenti
-pantomimici, caratterizza la qualità e l’intensità dell’emozione, ma
-di più <i>produce</i> — e in ciò sta il suo valore speciale — <i>effetti esterni,
-che pongono fine all’emozione stessa</i>. Ma un tale effetto non è possibile
-per tutte le emozioni, bensì solo per quelle, nelle quali il
-corso dei sentimenti onde sono composte, produce per sè stesso
-sentimenti e rappresentazioni, che sono adatte per rimuovere il
-precedente eccitamento emotivo. E questo fatto si esplica specialmente,
-quando il risultato finale dell’emozione è direttamente opposto
-ai sentimenti, che lo precedettero. Quindi la condizione psicologica,
-primitiva e fondamentale, degli atti volitivi sta nel <i>contrasto
-dei sentimenti</i>; e probabilmente l’origine di primitivi processi
-di volere si ritrova sempre in sentimenti di dispiacere, che determinano
-reazioni esterne di movimento, come effetti delle quali sorgono
-sentimenti contrastanti di piacere. Elementari processi volitivi di
-una tale natura sono per l’appunto il prendere cibo per acquetare
-la fame, il lottare contro nemici per soddisfare il sentimento della
-vendetta e altre simili azioni. Le emozioni, che sorgono da sentimenti
-sensoriali, non meno delle diffusissime emozioni sociali, quali
-amore, odio, ira, vendetta, sono per tal guisa le primitive sorgenti
-del volere, comuni così agli uomini come agli animali. Il processo
-volitivo si distingue quindi dall’emozione, solo perchè ad essa è
-immediatamente annessa un’azione esterna, che nel suo esplicarsi
-sveglia sentimenti, i quali per il contrasto con quelli contenuti
-nell’emozione, dànno fine all’emozione stessa. L’apparire di un atto
-volitivo può o direttamente, o — e questo è forse sempre il modo
-primitivo — indirettamente attraverso un’emozione di contenuto
-sentimentale contrastante ricondurre al corso dei sentimenti normale
-e tranquillo.
-</p>
-
-<p>
-3. Quanto più ricchi vengono costituendosi i contenuti rappresentativi
-e sentimentali, e quanto più con quelli si fa numerosa la
-varietà delle emozioni, tanto più si estende il campo dei processi di
-volere. Non si dà infatti nè sentimento nè emozione, che in qualche
-modo non potrebbe preparare un atto volitivo o almeno contribuire
-a prepararlo. Tutti i sentimenti, anco quelli relativamente indifferenti,
-<span class="pagenum" id="Page_150">[150]</span>
-contengono in un certo grado una tendenza od un’avversione,
-sia pur solo indirizzata a mantenere o a rimuovere lo stato d’animo
-esistente. Quantunque il processo di volere si presenti come
-la più complessa forma dei moti d’animo, la quale come suoi
-elementi presuppone sentimenti ed emozioni, non si deve però
-d’altro lato dimenticare, che si dànno continuamente sentimenti,
-i quali non si collegano ad emozioni ed emozioni, le quali non
-si risolvono in atti di volere, ma che nell’intera connessione dei
-processi psichici quei tre gradi sono condizioni gli uni degli altri;
-perocchè essi costituiscono le parti insieme spettanti a un unico
-processo, il quale solo come processo di volere raggiunge la sua
-completa esplicazione. In questo senso si può considerare il sentimento
-come il principio di un processo volitivo, il volere all’opposto
-come un processo sentimentale composto, e l’emozione come
-un passaggio fra i due.
-</p>
-
-<p>
-4. Nell’emozione che si risolve in un atto di volere, i singoli
-sentimenti di solito non hanno mai un valore concorde ed eguale,
-ma alcuni di essi insieme alle rappresentazioni, che a loro sono
-legate, si levano sugli altri, come <i>preponderanti</i> nella preparazione
-dell’atto volitivo. E queste combinazioni di rappresentazioni e sentimenti,
-che nel nostro apprendimento soggettivo del processo volitivo
-preparano immediatamente l’azione, siamo soliti chiamare
-i <i>motivi</i> del volere. Noi possiamo ancora distinguere ogni motivo
-in una parte rappresentativa e in una sentimentale, delle quali diciamo
-la prima <i>ragione determinante</i> e la seconda <i>forza impellente</i>.
-Se un animale di rapina afferra la sua preda, la ragione dell’atto è
-l’averla veduta, la forza impellente può essere il sentimento spiacevole
-della fame, oppure l’odio di specie suscitato da quella vista.
-Le ragioni determinanti di un assassinio possono essere state
-l’appropriazione dei beni altrui, la soppressione di un nemico, e
-simili; le forze impellenti, sentimento d’indigenza, odio, vendetta,
-invidia, ecc.
-</p>
-
-<p>
-Quando le emozioni sono di natura complessa, anche le ragioni
-determinanti e le forze impellenti sogliono essere di specie mista
-e spesso tanto, che per l’agente diventa difficile il decidere quale
-sia il motivo prevalente. Questo si connette al fatto, che le forze
-impellenti dell’atto di volere, alla stessa guisa degli elementi di un
-sentimento composto, sono collegate in un tutto organico e si subordinano
-ad una impressione come ad elemento predominante; nel
-qual caso i sentimenti di direzione affine rinforzano e affrettano
-l’effetto, i sentimenti di direzione opposta invece lo indeboliscono.
-<span class="pagenum" id="Page_151">[151]</span>
-Nelle composizioni di rappresentazioni e sentimenti, che noi diciamo
-motivi, spetta non alle prime, ma ai secondi, come forze impellenti,
-quell’importanza decisiva nella preparazione degli atti volitivi. E
-questo proviene dal fatto, che i sentimenti sono per sè stessi parti
-integranti dei processi di volere, mentre le rappresentazioni possono
-influire solo indirettamente, cioè per essere unite ai sentimenti.
-L’ipotesi di un atto di volere sorgente da considerazioni puramente
-intellettuali, di una decisione volitiva contraria alle tendenze
-che si esplicano nei sentimenti, ecc., racchiude in sè una contraddizione
-psicologica. Essa si fonda sul concetto astratto di un
-volere trascendente, assolutamente diverso dai reali processi psichici
-di volere.
-</p>
-
-<p>
-5. Nella combinazione di una varietà di motivi, cioè di rappresentazioni
-e sentimenti, i quali in un composto decorso di emozioni
-si presentano come quelli che sono decisivi per il compimento
-di un’azione, sta la condizione essenziale da un lato per lo <i>sviluppo
-del volere</i>, dall’altro per la distinzione delle <i>singole forme di atti
-volitivi</i>.
-</p>
-
-<p>
-Il caso più semplice di un processo di volere ci si offre, quando
-entro un’emozione di opportuna natura, un unico sentimento con
-rappresentazione concomitante si fa motivo e pone fine al processo
-con un atto esterno ad esso corrispondente. Possiamo dire <i>processi
-di volere semplici</i> tali processi di volere determinati da un <i>unico</i>
-motivo. I movimenti, che chiudono questi processi, sono spesso
-indicati anche col nome di <i>azioni impulsive</i>, senza che però nel concetto
-popolare dell’impulso sia stata sufficientemente tradotta questa
-distinzione posta in base alla semplicità del motivo del volere,
-perchè per lo più vi si mescola anche un altro punto di vista, la
-natura dei sentimenti agenti come forze impellenti. In base a questo
-concetto, tutte le azioni, che sono determinate solo da sentimenti
-<i>sensoriali</i> e specialmente da sentimenti generali, sono state dette
-azioni impulsive, indipendentemente dal fatto che uno solo o più
-motivi ne fossero causa. Però questo secondo criterio della distinzione
-non è psicologicamente esatto, così come non è giustificata
-la conseguente completa separazione delle azioni impulsive dalle
-azioni volitive, considerate quali specie diverse di processi psichici.
-</p>
-
-<p>
-Per un’azione impulsiva noi intenderemo quindi un’azione di
-volere <i>semplice</i>, cioè che è determinata da un solo motivo, indipendentemente
-dal grado, che spetta al motivo nella serie dei processi
-sentimentali e rappresentativi. L’azione impulsiva, presa in
-<span class="pagenum" id="Page_152">[152]</span>
-questo senso — astraendo dalla circostanza che essa può presentarsi
-anche insieme a processi di volere più complessi — è necessariamente
-il punto di partenza per lo sviluppo di tutti gli atti
-di volere. Di più, generalmente sono appunto gli originari atti impulsivi
-quelli che nascono da semplici sentimenti sensoriali. In
-questo senso la maggior parte delle azioni degli animali sono atti
-impulsivi, ma anche nell’uomo continuano a sussistere tali azioni e
-in seguito a semplici emozioni sensoriali e come prodotti delle
-abitudini, con cui si compiono azioni di volere originariamente determinate
-da motivi complessi (10).
-</p>
-
-<p>
-6. Tosto che in un’emozione una pluralità di sentimenti e di
-rappresentazioni cerca trasformarsi in atti esterni e queste parti
-del decorso emozionale, fatte motivi, tendono ad effetti ultimi diversi,
-siano essi affini, siano opposti, allora dall’atto di volere semplice
-si passa all’<i>atto di volere composto</i> e questo noi diremo anche
-<i>atto volontario</i> per distinguerlo dall’atto <i>impulsivo</i>, che lo precede
-in ordine di sviluppo.
-</p>
-
-<p>
-Gli atti volontarii hanno in comune cogl’impulsivi la proprietà
-di sorgere decisamente da <i>un</i> motivo o da un complesso di motivi
-agenti in <i>in un solo senso</i>, e fusi in una forza totale; ma se ne
-distinguono per ciò che in essi il motivo determinante si è elevato
-come predominante su di una quantità di motivi, che sussistono gli
-uni accanto agli altri, diversi e fra loro in antagonismo. Quando una
-lotta tra questi motivi antagonistici precede l’azione in modo distintamente
-percettibile, noi diciamo l’atto volontario con un termine
-speciale, <i>atto di scelta</i>, e il processo che a lui va prima un <i>processo di scelta</i>. Il fatto che un motivo si fa predominante su gli altri,
-che sono dati contemporaneamente con quello, può solo spiegarsi
-mediante la presupposizione di una lotta fra i motivi. Ma noi percepiamo
-questa lotta ora distintamente, ora indistintamente, ora
-per nulla affatto. Solo nel primo di questi casi noi parliamo di un
-vero atto di scelta; quindi la distinzione tra atti volontarii e atti di
-scelta sfugge affatto. Lo stato psichico dei soliti atti volontarii si
-avvicina però ancor più a quello degli atti impulsivi, mentre per
-gli atti di scelta se ne può riconoscere distintamente la differenza.
-</p>
-
-<p>
-7. Quel processo psichico, per cui, più o meno improvvisamente,
-si fa prevalente il motivo determinante, processo che immediatamente
-precede l’atto, noi diciamo negli atti liberi in generale la
-<i>decisione (Entscheidung)</i>, negli atti di scelta specificamente la <i>risoluzione
-(Entschliessung)</i>. La prima parola qui si riferisce solo alla
-distinzione del motivo predominante dagli altri, mentre la seconda
-<span class="pagenum" id="Page_153">[153]</span>
-parola per la connessione al verbo “chiudere„ (<i>Schliessen</i>), indica
-che il processo viene considerato come un prodotto ultimo di più
-premesse.<a class="tag" id="tag22" href="#note22">[22]</a><a class="tag" id="tag23" href="#note23">[23]</a>
-</p>
-
-<p>
-Se gli <i>stadi iniziali</i> di un processo di volere non si distinguono
-in modo sicuro da un decorso emotivo normale, i loro <i>stadi finali</i>
-sono di una natura tutt’affatto caratteristica. Essi sono specialmente
-marcati da sentimenti concomitanti, che non si incontrano
-fuori del dominio dei processi volitivi e che per ciò si devono considerare
-come gli elementi specificamente propri del volere. Questi
-sentimenti sono quelli della <i>decisione</i> e della <i>risoluzione</i>, dei quali
-l’ultimo si distingue dal primo solo per un’intensità maggiore. Essi
-sono di eccitazione o di sollievo, e a seconda delle circostanze legati
-a un fattore di piacere o di dispiacere. La intensità relativamente
-maggiore del sentimento di risoluzione ha probabilmente
-la sua ragione nel contrasto del sentimento stesso a quello che lo
-precede, sentimento del <i>dubbio</i>, il quale accompagna l’ondeggiare fra
-due motivi diversi. In contrapposizione a questo sentimento, quello
-del sollievo acquista una più alta intensità. All’apparire dell’atto
-volitivo, i sentimenti della decisione e della risoluzione sono sostituiti
-da quello specifico di <i>attività</i>, il quale per gli atti volitivi
-esterni ha il suo sostrato sensibile nelle sensazioni di tensione
-accompagnanti il movimento. Questo sentimento dell’attività è di
-natura spiccatamente eccitante e a seconda degli speciali motivi
-di volere è a vicenda accompagnato da elementi di piacere o di
-dispiacere, i quali alla loro volta nel corso dell’atto possono mutare
-e gli uni prendere il posto degli altri. Come sentimento totale,
-il sentimento di attività è un processo crescente e decrescente
-nel tempo, il quale si stende su tutto il corso dell’azione e col
-finire di questa passa nei sentimenti, molto vari, di soddisfazione,
-contentezza, delusione, ecc., come pure in sentimenti ed emozioni
-diversi, che sono legati alla speciale riuscita dell’azione. Se noi
-consideriamo questo decorso, che ci si presenta negli atti volontarii e
-<span class="pagenum" id="Page_154">[154]</span>
-di scelta, come quello di un atto di volere <i>completo</i>, noi distingueremo
-gli <i>atti impulsivi</i> essenzialmente dal mancare in essi i sentimenti
-preparatorii della decisione e risoluzione, perchè il sentimento, che
-è legato al motivo, passa direttamente in quello dell’attività e poi
-nei sentimenti, che corrispondono all’effetto dell’azione.
-</p>
-
-<p>
-8. Al passaggio degli atti di volere da semplici in complessi
-si collega una serie di ulteriori mutazioni, che sono di una grande
-importanza per lo sviluppo del volere. La prima di queste mutazioni
-consiste in ciò, che le emozioni, dalle quali sono introdotti i
-processi di volere, sempre più decrescono in intensità a causa dell’azione
-contraria di sentimenti diversi e inibentisi a vicenda, così
-che alla fine i processi di volere possono nascere da un decorso
-sentimentale apparentemente tutt’affatto libero di emozioni. Di fatto
-però non si ha mai una mancanza assoluta d’emozione. Un motivo
-sorgente in un normale decorso di sentimenti, affinchè porti a una
-decisione o risoluzione, deve sino ad un certo grado unirsi ad
-un’eccitazione emotiva. Ma questa può essere così debole e passeggiera,
-che noi tanto più facilmente la trascuriamo, quanto più incliniamo
-a comprendere senz’altro, nell’unico concetto dell’atto volitivo,
-colla risoluzione e coll’azione una tale breve emozione, che accompagna
-solo il sorgere e l’agire dei motivi. Questo indebolimento
-delle emozioni è principalmente prodotto da quelle combinazioni di
-processi psichici, che noi assegniamo allo sviluppo <i>intellettuale</i>, e sulle
-quali si dovrà ritornare per lo studio della connessione delle formazioni
-psichiche (§ 17). I processi intellettuali non possono mai
-distruggere le emozioni; essi sono invece spesso sorgenti di nuovi,
-e diversi eccitamenti emotivi. Un atto di volere tutt’affatto libero
-d’emozione, determinato da motivi puramente intellettuali, è, come
-già si è notato (pag. 151), un concetto psicologicamente impossibile.
-Senza dubbio lo sviluppo intellettuale ha un’azione moderatrice
-sulle emozioni e specialmente su quelle che preparano gli atti
-di volere, in tutti quei casi, nei quali entrano motivi intellettuali.
-Può darsi che questa azione moderatrice dipenda in parte dalla reciproca
-compensazione dei sentimenti, che avviene nel maggior numero
-delle emozioni, e in parte dal lento sviluppo dei motivi intellettuali,
-perocchè generalmente le emozioni sono tanto più forti, quanto più
-rapidamente crescono i sentimenti onde sono composte.
-</p>
-
-<p>
-9. Con questo affievolimento delle parti emotive nel processo
-di volere sotto il predominio di motivi intellettuali si connette
-anche una seconda variazione, ed è la seguente: l’atto volitivo,
-che chiude il processo di volere, non è un movimento esterno, ma
-<span class="pagenum" id="Page_155">[155]</span>
-l’effetto, che annulla l’emozione eccitante, è esso stesso un processo
-psichico, il quale non si rivela immediatamente per mezzo di sintomi
-esterni. Tali effetti, che non possono essere esteriormente avvertiti,
-diciamo <i>atti di volere interni</i>. La trasformazione degli atti
-di volere da esterni in interni è così legata allo sviluppo intellettuale,
-che per una gran parte la natura dei processi intellettuali
-trova la sua spiegazione nella partecipazione di processi di volere
-al decorso delle rappresentazioni (§ 15, 9). L’atto, che chiude il processo
-di volere, consiste quindi in una modificazione di quel decorso
-rappresentativo, la quale si annette ai motivi passati in seguito ad
-una avvenuta decisione o risoluzione. I sentimenti che accompagnano
-questi atti di preparazione immediata, non meno che il
-sentimento di attività collegato coll’apparire della modificazione,
-concordano in tutto coi sentimenti che si osservano negli atti di
-volere esterni. E a un tale effetto si accompagnano in modo più
-o meno pronunciato sentimenti di soddisfazione, corrispondenti al
-cessare delle precedenti tensioni emotive e sentimentali, così che
-il carattere, per cui questi processi di volere legati allo sviluppo
-intellettuale differiscono dagli atti di volere primitivi, è questo solo,
-che l’effetto ultimo del volere non si estrinseca in un movimento
-corporeo esteriore.
-</p>
-
-<p>
-Nondimeno anche da un atto di volere interno può sempre sorgere
-in linea secondaria un movimento corporeo: e precisamente,
-quando la risoluzione presa ha di mira un atto esterno, che si deve
-compiere in un tempo posteriore. Ma allora questo atto nasce da
-un secondo processo di volere posteriore al primo, e questo se è
-determinato da motivi, che derivano bensì dall’antecedente atto di
-volere interno, deve però essere appreso come un processo nuovo,
-diverso dal primo. In questo senso, ad es., il prendere una decisione
-per un’azione futura, che si deve compiere sotto certe condizioni
-non ancora avveratesi, è un atto di volere interno; il posteriore
-compimento dell’azione è un atto esterno diverso dal primo, ma
-che presuppone il primo come condizione del suo avverarsi. Donde
-deriva che nei casi, nei quali l’atto di volere esterno nasce da una
-decisione, che tien dietro a una lotta di motivi, quasi si confondono
-le possibilità di un processo di volere unico, formante un tutto in
-sè connesso, e di <i>due</i> processi di volere, dei quali sia anteriore
-l’uno, posteriore l’altro, perchè la risoluzione, tosto che è notevolmente
-separata nel tempo dall’azione, può essere appresa come
-un atto di volere interno, che prepari l’azione.
-</p>
-
-<p>
-10. Alle due suesposte modificazioni, collegate collo sviluppo
-<span class="pagenum" id="Page_156">[156]</span>
-del volere, l’affievolimento delle emozioni e l’affermazione indipendente
-degli atti di volere interni, le quali sono di natura progressiva,
-si contrappone un terzo processo, come forma di evoluzione
-<i>regressiva.</i> Tosto che processi di volere composti, aventi un medesimo
-contenuto di motivi, si ripetono più spesso, la lotta dei
-motivi si attenua; i motivi rimasti soccombenti nei processi anteriori
-si presentano al ripetersi dell’atto sempre più deboli e da ultimo
-spariscono affatto. E allora l’azione composta si trasforma in un’azione
-semplice o <i>impulsiva</i>. È specialmente questa trasformazione
-regressiva di processi volitivi complessi in processi impulsivi, che
-dimostra inopportuna la surricordata limitazione del concetto di
-“impulso„ agli atti di volere nascenti da sentimenti sensoriali.
-Per quella continua graduale eliminazione dei motivi soccombenti
-si hanno azioni impulsive non solo nel campo della semplice sensazione,
-ma allo stesso modo anche in quelli dei fenomeni intellettuali
-morali ed estetici, ecc.
-</p>
-
-<p>
-Questa trasformazione regressiva costituisce nello stesso tempo
-una parte di un processo, che riunisce tutti gli atti esteriori di
-un essere vivente, così gli atti di volere come i movimenti automatici
-riflessi. Imperocchè anche nell’azione impulsiva, se ancora
-continua il ripetersi abituale degli atti, il motivo determinante
-diventa sempre più debole e passeggiero. Lo stimolo esterno, che
-in origine suscitava una rappresentazione ricca di sentimento avente
-forza di motivo, determina l’azione prima ancora che esso possa
-essere appreso come rappresentazione. In tal guisa il movimento
-impulsivo è finalmente passato in un movimento <i>automatico</i>. Ma
-quanto più di frequente si ripete questo processo, tanto più facilmente
-può avvenire il movimento automatico, senza che sia neppur sentito
-lo stimolo, ad es., nel sonno profondo, o quando sia completamente
-distolta l’attenzione. Allora il movimento appare come un
-puro riflesso fisiologico dello stimolo e il processo di volere è divenuto
-un <i>processo riflesso</i>.
-</p>
-
-<p>
-Questa graduale <i>trasformazione dei processi in atti meccanici
-(meccanizzazione)</i>, che essenzialmente consiste nell’eliminazione di
-tutte le parti psichiche, poste tra il punto iniziale e il finale, può
-avvenire tanto nei movimenti impulsivi originari, quanto in molti
-dei secondari sorti dal condensamento di atti volontarii. Non è inverosimile
-che i movimenti riflessi degli animali e degli uomini abbiano
-per l’appunto questa origine. Indipendentemente dalla meccanizzazione
-degli atti di volere dovuta all’esercizio, in favore della nostra
-supposizione sta da un lato il <i>carattere dì finalità dei riflessi</i>, il
-<span class="pagenum" id="Page_157">[157]</span>
-quale ci dà una prova della presenza in origine di rappresentazioni
-degli scopi, le quali agivano come motivi; dall’altro lato sta il
-fatto, che i movimenti degli animali inferiori sono manifestamente
-atti di volere semplici e non riflessi; e però anche sotto questo rispetto
-non è verosimile l’ipotesi più volte fatta di una evoluzione
-in senso opposto dai riflessi alle azioni di volere. Infine da questo
-stesso punto di vista si spiega anche nel modo più semplice il
-fatto presentatosi nel §13 (pag. 139), che i <i>movimenti espressivi
-dell’emozioni</i> possano appartenere a ciascuna di queste forme possibili
-nella scala degli atti esterni. Evidentemente qui i movimenti
-più semplici sono in origine atti impulsivi, mentre parecchi movimenti pantomimici più complessi si devono probabilmente ricondurre
-ad atti un tempo liberi, che si trasformarono dapprima in movimenti
-impulsivi e poi persino in movimenti riflessi. Inoltre qui i fenomeni
-costringono all’ipotesi, che la trasformazione regressiva, avente
-principio durante la vita individuale, è a poco a poco accresciuta
-dalla trasmissione ereditaria dei caratteri acquisiti, così che certi
-atti in origine volontarii, per i discendenti tardi sono sin dal principio
-movimenti impulsivi e riflessi (V. § 19 e 20).
-</p>
-
-<div class="blockquote">
-<p>
-10<i>a</i>. Anche nel volere, per le stesse ragioni che nell’emozione, l’osservazione
-dei processi che ci si offrono casualmente nella vita, o un procedimento
-insufficiente e fallace per la determinazione della vera natura del
-fatto. Da per tutto dove si eseguiscono atti di voleri interni od esterni
-a vantaggio di teoretiche o pratiche, questioni della vita, il nostro interesse
-è così richiamato da quelle questioni, che noi non siamo in grado di osservare
-con esattezza i processi psichici contemporaneamente presenti. Nelle
-teorie dei vecchi psicologi intorno al volere, teorie le quali spesso gettano
-le loro ombre ancora sulla scienza moderna, si rispecchia manifesto questo
-stato incompleto del metodo di osservazione psicologica. Poichè l’atto esterno
-di volere era l’unico che in tutto il dominio dei processi volitivi cadesse
-distintamente sotto l’osservazione, si tendeva a limitare il concetto del volere
-senz’altro agli atti volitivi esterni, e non solo si lasciava poi affatto inosservato
-l’intero campo degli atti di volere interni così importante per lo
-sviluppo superiore del volere, ma di più si consideravano le parti del processo
-di volere che preparano l’azione esterna, in modo affatto incompleto,
-per lo più solo in rapporto alle parti rappresentative dei motivi
-più appariscenti. Ne proveniva che non si avvertiva la stretta connessione
-genetica tra gli atti impulsivi e volontarii; i primi, come fenomeni affini ai
-moti riflessi, erano ritenuti tutt’affatto indipendenti dal volere e questo
-era limitato ai soli atti volontarii e di scelta. Siccome poi oltre a ciò, questa
-unilaterale considerazione delle parti rappresentative dei motivi faceva interamente
-<span class="pagenum" id="Page_158">[158]</span>
-trascurare la derivazione dell’atto di volere dall’emozione, si venne
-alla strana opinione che l’atto di volere non sia il prodotto dei motivi che
-lo precedono e delle condizioni psichiche che agendo su di essi danno predominio
-al motivo determinante, ma che il volere sta un processo il quale
-si presenta <i>insieme</i> ai motivi ma è da questi in sè indipendente; il prodotto
-di una facoltà di volere metafisica; e questa, siccome solo gli atti
-volontarii erano ritenuti veri atti di volere, era definita come la “facoltà
-di scelta„ dell’anima, ossia quella facoltà che dava la preferenza a <i>uno</i>
-fra i diversi motivi che agiscono sull’anima. In tal guisa in luogo di derivare
-il risultato finale del processo di volere, l’atto volitivo, dalle precedenti
-condizioni psichiche, la vecchia psicologia usava di questo atto finale
-per foggiarsi un concetto generale chiamato <i>volontà</i>, concetto che era considerato,
-nel senso della teoria delle facoltà, come una causa prima dalla
-quale dovevano sorgere tutti i singoli atti di volere.
-</p>
-
-<p>
-Schopenhauer e dopo di lui alcuni moderni psicologi e filosofi portavano
-una semplice modificazione a queste teorie astratte della volontà, quando
-spiegavano il processo di volere come un processo “incosciente„ di cui
-il risultato soltanto, l’atto di volere, sarebbe un processo psichico cosciente.
-Qui evidentemente l’insufficiente osservazione del processo di volere che
-precede l’atto, aveva condotto ad affermare la non esistenza assoluta di un
-tale processo di volere. Inoltre siccome l’intera varietà dei processi di volere
-concreti era distrutta, dal concetto di <i>una sola</i> volontà incosciente, si giungeva
-allo stesso risultato psicologico che nelle vecchie teorie; in luogo della
-spiegazione dei reali processi di volere e delle loro connessioni, era posto un
-concetto generico, cui falsamente era dato il significato di una causa generale.
-</p>
-
-<p>
-Anche la nuova psicologia e persino la sperimentale è spesso ancora in
-balìa di questa dottrina astratta della volontà così profondamente radicata.
-Dacchè sin dal principio si dichiara impossibile la spiegazione di un’azione
-mediante la concreta causalità psichica degli anteriori processi di volere, si dà
-come unica particolarità dell’atto di volere la somma delle sensazioni che
-accompagnano l’azione esterna, e che a questa, quando essa si ripeta sovente,
-devono immediatamente precedere come pallide immagini della memoria.
-Cause poi dell’atto sono ritenuti i processi fisici di eccitazione che avvengono
-entro il sistema nervoso. In tal guisa la questione della causalità della
-volontà come dalla teoria precedente è relegata fuor dalla psicologia nella
-metafisica, così da queste teorie è riposta fuori dalla psicologia nella fisiologia;
-nel fatto però essa anche qui, mentre tenta passare dalla psicologia alla fisiologia,
-cade nei lacci della metafisica. Dovendo la fisiologia come scienza
-empirica non solo ora ma in ogni tempo, perchè la questione in parola
-conduce a un problema senza fine, rifiutarsi di completamente derivare
-dalle sue premesse i processi fisici che accompagnano un atto di volere
-complesso, rimane come unica giustificazione a questa teoria la dottrina della
-metafisica materialistica: essere i così detti processi materiali l’unica realtà
-delle cose, e però i processi psichici doversi spiegare dai materiali. Ma è
-principio normativo della psicologia come scienza <i>empirica</i>, che essa indaghi
-<span class="pagenum" id="Page_159">[159]</span>
-i fatti costitutivi dei processi psichici così come essi si offrono all’esperienza
-immediata e che non consideri la connessione di questi processi
-mediante punti di veduta che siano ad essa stessa estranei (v. §l e pag. 13
-e segg.). Noi non possiamo in alcun altro modo conoscere come decorra
-un processo di volere che seguendolo esattamente, così come esso ci è dato
-nella esperienza immediata. Ma in questa esso non ci è dato come un concetto astratto ma come un atto di volere concreto, del quale noi sappiamo
-soltanto qualche cosa, in quanto esso è un processo che si fa conoscere
-immediatamente, e non un processo inconscio, oppure, il che per la psicologia
-fa lo stesso, un processo materiale che non è avvertito direttamente,
-ma è solo ipoteticamente ammesso in base a presupposizioni metafisiche.
-Tali teorie metafisiche non sono dovute che ad una deficiente o tutt’affatto
-mancante osservazione psicologica. Chi di tutto il processo di volere osserva
-solo la fine, l’atto esterno, può facilmente venire alla conclusione,
-che la causa prossima dell’atto di volere sia un agente incosciente, materiale o immateriale.
-</p>
-</div>
-
-<p>
-11. Essendo impossibile per le ragioni suesposte, un’esatta osservazione
-del processo di volere negli atti volitivi che da sè soli
-si presentano nel corso della vita, anche qui l’unico mezzo per una
-fondamentale indagine psicologica sta nell’osservazione <i>sperimentale</i>. Ora noi non possiamo davvero ad arbitrio produrre atti volitivi di
-qualsiasi specie, ma dobbiamo limitarci all’osservazione di certi
-processi di volere facilmente accessibili all’influenza di sussidi
-esterni e risolventisi in atti esterni. Le ricerche che servono a
-questo scopo sono le così dette <i>ricerche di reazione</i>; nella parte
-essenziale, esse consistono in ciò: un processo di volere semplice
-o composto, suscitato da uno stimolo sensibile esterno e dopo il
-decorso di determinati processi psichici che servono in parte come
-motivi, si risolve in una reazione di movimento.
-</p>
-
-<p>
-Ma le ricerche di reazione hanno ancora una seconda e più generale
-importanza. Esse offrono il modo di misurare la <i>rapidità</i> di
-certi processi psichici e psicofisici. Infatti in ognuno di tali esperimenti
-si fanno sempre queste misure; ma il valore più intimo di
-essi sta in ciò, che ogni esperimento inchiude un processo di volere,
-e quindi è possibile in tal modo, mediante l’osservazione soggettiva,
-segnare esattamente la successione dei processi psichici di un tale
-processo di volere, e insieme, variando volontariamente le condizioni,
-su di essi influire in modo conforme allo scopo.
-</p>
-
-<p>
-Il più semplice esperimento di reazione che si possa fare è il
-seguente: dopo che per un tempo opportuno (2-3″), mediante un
-segnale, si è determinato nel soggetto uno stato di tensione dell’attenzione,
-<span class="pagenum" id="Page_160">[160]</span>
-si fa agire su un organo di senso uno stimolo esterno
-e nel momento in cui è avvertito lo stimolo, il soggetto deve compiere
-un movimento già prima stabilito, ad. es., un movimento
-della mano. Per le sue condizioni psicologiche questo esperimento
-corrisponde nella parte essenziale a un processo di volere <i>semplice</i>:
-l’impressione di senso ha il còmpito di motivo semplice, al
-quale è univocamente coordinato un atto determinato: Se ora mediante
-il metodo grafico o qualche altra misura di tempo si fa
-in modo che sia oggettivamente misurato il tempo decorrente dall’azione
-dello stimolo al compimento del movimento di reazione,
-è possibile, ripetendo molte volte allo stesso modo l’esperimento,
-far presenti esattamente tutti i processi soggettivi dei quali si compone
-l’intero processo di reazione; nei risultati oggettivi della
-misura del tempo sta poi a disposizione un mezzo per controllare
-così la costanza come le accidentali deviazioni di quei processi soggettivi.
-Si fa specialmente uso di questo controllo nei casi, nei
-quali si è intenzionatamente variata una condizione qualsiasi dell’esperimento,
-e quindi anche il decorso soggettivo del processo
-di volere.
-</p>
-
-<p>
-Infatti si può introdurre una tale variazione già nel semplice
-esperimento di reazione sopra descritto, quando in vario
-modo si modifichi la <i>preparazione</i> all’atto che precede l’azione
-dello stimolo.
-</p>
-
-<p>
-Se questa preparazione è tale che l’attesa è tutta rivolta allo stimolo
-agente come motivo e l’atto esterno segue solo quando lo stimolo
-è stato distintamente appreso, si ha la reazione <i>completa</i> o <i>sensoriale</i>,
-come anche vien detta. Se invece l’attesa di preparazione si
-dirige all’atto determinato dal motivo, così che l’atto segue al più
-presto possibile l’apprendimento<a class="tag" id="tag24" href="#note24">[24]</a> dello stimolo, si ha la reazione
-<i>abbreviata</i> o, come anche si dice, <i>muscolare</i>. Nel primo caso l’attesa
-come fattore rappresentativo, contiene una pallida imagine mnemonica,
-dell’impressione di senso già conosciuta; e questa imagine,
-se il tempo di preparazione dura a lungo, si presenta oscillante a
-volta distinta e a volta indistinta. Come fattore sentimentale è poi
-sempre presente un sentimento d’attesa che oscilla in simile modo,
-<span class="pagenum" id="Page_161">[161]</span>
-ma che di più è legato con sensazioni di tensione, appartenenti al
-corrispondente dominio di senso, ad es., con tensioni della membrana
-del timpano, dei muscoli di accomodamento ed esterni degli
-occhi, ecc. A questi sentimenti preparatori nel momento dell’impressione
-tien dietro un sentimento relativamente debole di sollievo, cioè
-un sentimento di sorpresa, e da questo distintamente si differenzia,
-come consecutivo, il sentimento eccitante che accompagna il movimento
-di reazione, il sentimento dell’attività colle sensazioni tattili
-contemporaneamente sorgenti. Nel secondo caso invece il soggetto,
-durante il tempo dell’attesa preparatoria, ha un’ imagine mnemonica
-pallida ed oscillante dell’<i>organo che deve reagire</i>, ad es. della
-mano, e insieme forti sensazioni di tensione dell’organo stesso, alle
-quali è collegato un sentimento di attesa abbastanza continuo. Nel
-momento della stimolazione questo stato è sostituito da un forte
-sentimento di sorpresa e con questo il sentimento di attività accompagnante
-la reazione e le sensazioni corrispondenti a questo sentimento
-si collegano così rapidamente, che non si può affatto, o almeno
-molto indistintamente percepire un intervallo di tempo fra i due
-momenti. Il tempo della reazione completa o sensoriale cade circa
-fra 0,210 e 0,290 secondi (i tempi più piccoli valgono per le impressioni
-di suono, i più grandi per quelle di luce) con una variazione
-media per le singole osservazioni di 0,020 secondi. Il tempo
-della reazione abbreviata o muscolare va da 0,120-0,190 secondi,
-con una variazione media di 0,010 secondi. I valori diversi della
-variazione media nei due casi, sono di grande importanza come
-mezzo oggettivo di controllo per la distinzione di questa specie
-di reazione<a class="tag" id="tag25" href="#note25">[25]</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_162">[162]</span>
-12. Le forme di reazione sensoriale e muscolare costituiscono,
-quando si introducano condizioni speciali, i punti di partenza per
-lo studio dello <i>sviluppo dei processi di volere</i> in diverse direzioni.
-La reazione sensoriale o completa, potendosi in essa inserire fra l’apprendimento
-dello stimolo e il compimento della reazione diversi processi
-psichici, fornisce il mezzo per passare dai processi di volere
-semplici ai composti. Abbiamo un atto volontario di natura relativamente
-semplice, quando all’apprendimento dell’impressione facciamo
-seguire un atto di riconoscimento o distinzione, che deve poi dar
-luogo al movimento di reazione. In questo caso motivo dell’azione
-da compiersi non è l’impressione immediata, ma la rappresentazione
-che risulta dall’atto di riconoscimento o di distinzione. Essendo
-questo motivo uno soltanto fra il maggior o il minor numero
-di quelli egualmente possibili che in vece sua avrebbero potuto
-agire, il movimento di reazione ha il carattere di un movimento
-volontario; infatti in esso si può osservare distintamente il sentimento
-della <i>decisione</i>, che precede l’atto di volere; nè sono meno decisamente
-pronunciati i sentimenti anteriori legati all’appercezione dell’impressione.
-Quando poi viene introdotto ancora un altro processo
-psichico, ad es., un’associazione che deve agire come motivo
-determinante all’esecuzione del movimento, ancor più spiccati appaiono
-quei sentimenti e nel tempo stesso diventa ancor più complicata
-la successione dei processi rappresentativi e sentimentali. Infine, in
-questi esperimenti il processo volontario diventa processo di scelta non
-solo quando l’azione è in tal modo soggetta a una molteplicità di
-motivi, che parecchi debbono succedersi prima che uno determini
-l’azione, ma quando inoltre fra diverse azioni possibili <i>una</i> diventa
-decisiva in conformità dei motivi presenti. Questo avviene se il
-soggetto è preparato a diversi movimenti di reazione, ad es., a un
-movimento colla mano destra o sinistra, oppure con una qualsiasi
-delle dieci dita, ma deve compiere ogni singolo movimento solo
-quando agisca un’impressione di una certa qualità, che per quel
-singolo movimento è stabilito valga di motivo; ad es., l’impressione
-bleu per il movimento a destra, rossa per quello a sinistra.
-</p>
-
-<p>
-13. All’opposto la reazione muscolare od abbreviata serve per
-osservare la <i>trasformazione regressiva degli atti di volere</i> in movimenti
-riflessi. Essendo in questa specie di reazione l’attesa tutta
-rivolta all’azione esterna, la quale deve essere compiuta nel più
-breve tempo possibile, è impossibile un’arbitraria inibizione o determinazione
-dell’atto a seconda della natura delle impressioni, e
-quindi anche un passaggio da atti di volere semplici a composti.
-<span class="pagenum" id="Page_163">[163]</span>
-Invece facilmente si giunge mediante l’esercizio a stabilire in tale
-modo la connessione fra l’impressione e il movimento ad essa corrispondente
-in un sol senso, che il processo di apprendimento sempre
-più scompare, o si presenta solo dopo che l’impulso al movimento
-è compiuto e in tal caso il movimento si svolge a guisa di riflesso.
-Questa meccanizzazione del processo si dimostra oggettivamente,
-sopratutto nel fatto, che il tempo di reazione si abbassa sino a quello
-dei puri movimenti riflessi; soggettivamente per ciò, che impressione
-e reazione appaiono all’osservazione psicologica un processo
-unico nel tempo, mentre il caratteristico sentimento della decisione
-gradatamente scompare affatto.
-</p>
-
-<div class="blockquote">
-<p>
-13<i>a</i>. Gli esperimenti cronometrici assai in uso nella psicologia sperimentale
-sotto il nome di “esperimenti di reazione„ devono la loro importanza
-al doppio loro valore, in primo luogo come sussidi all’analisi dei
-processi di volere, in secondo luogo come mezzi per studiare il decorso
-nel tempo dei processi psichici. E in questo bilaterale significato degli sperimenti
-di reazione si riflette il valore dei processi di volere come occupanti
-il punto centrale nell’ordine dei processi psichici. Infatti da un lato
-i processi più semplici, i sentimenti, le emozioni e le rappresentazioni a
-queste legate, costituiscono nello stesso tempo le parti di un completo processo
-di volere; dall’altro lato tutti gli aspetti possibili nella connessione delle
-formazioni psichiche possono presentarsi come parti di un processo di volere.
-Quindi i processi di volere costituiscono l’opportuno passaggio alla connessione
-delle formazioni psichiche, di cui si tratta nel capitolo seguente.
-</p>
-
-<p>
-Un “esperimento di reazione„ rivolto all’analisi di un processo di volere
-o di un qualsiasi processo psichico che entra in quello, richiede innanzi
-tutto l’impiego di strumenti cronometrici esatti e abbastanza fini (che segnino
-persino <span class="above">1</span>&#8260;<span class="below">1000</span> di sec.). Si usi l’orologio elettrico o il metodo di registrazione
-grafica, sì nell’un caso che nell’altro importa che siano fissati nel tempo
-tanto l’istante dell’applicazione dello stimolo quanto quello del movimento
-di reazione del soggetto. Questo si può ottenere, ad es., in tal modo: una
-corrente galvanica, la quale pone in movimento un orologio elettrico segnante
-sino a <span class="above">1</span>&#8260;<span class="below">1000</span> di secondi, è chiusa dallo stimolo stesso (stimolo sonoro,
-luminoso, tattile) e poi all’atto in cui si avverte lo stimolo è di nuovo
-aperta dal soggetto stesso mediante un semplice movimento della mano che
-sollevi un tasto telegrafico. Possiamo variare in diversa maniera la reazione
-semplice così misurata (reazione sensoriale e musculare, reazione con o
-senza segnale d’avviso). Ma possiamo anche nel processo di reazione introdurre
-diversi atti psichici (distinzioni, riconoscimenti, associazioni, processi
-di scelta) i quali possono essere considerati da un lato come motivi di
-un processo di volere, dall’altro come parti della generale connessione
-delle formazioni psichiche. Il processo di reazione semplice è un decorso
-<span class="pagenum" id="Page_164">[164]</span>
-che insieme al processo di volere racchiude anche puri elementi fisiologici
-(trasmissione dell’eccitazione sensibile sino al cervello, della motrice al
-muscolo). Se ora si inseriscono come può accadere nell’uso della reazione
-sensoriale, altri processi psichici (distinzioni, riconoscimenti, associazioni,
-atti di scelta) si ottengono i valori temporali di processi psichici definibili
-in modo determinato, sottraendo dalla durata della reazione composta il
-tempo di una reazione semplice. Così si trovano i tempi del riconoscimento
-e della distinzione per impressioni relativamente semplici (colori, segni dell’alfabeto,
-brevi parole) = 0,03-0,05″; i tempi dell’associazione = 0,3-0,8″;
-quelli della scelta: fra due movimenti (mano destra e sinistra) = 0,06″,
-fra 10 movimenti (le 10 dita) = 0,4″ ecc. Del resto il valore di questi
-numeri consiste, come sopra si è detto, non tanto nella loro grandezza
-assoluta ma piuttosto nel fatto, che essi sono mezzi di controllo all’osservazione
-psicologica, mentre questa è anche applicata a processi che vengono
-sottoposti col sussidio del metodo sperimentale, a condizioni esattamente
-determinate e che però possono essere ripetute a volontà.
-</p>
-</div>
-
-<div class="chapter"></div>
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_165">[165]</span>
-</p>
-
-<h2><a id="parte3"></a>
-III. — LA CONNESSIONE
-DELLE FORMAZIONI PSICHICHE
-</h2>
-
-<h3><a id="cap15"></a>
-§ 15. — Coscienza e attenzione.
-</h3>
-
-<p>
-1. Poichè ogni formazione psichica si compone di una moltiplicità
-di processi elementari, i quali non sono soliti nè incominciare,
-nè cessare tutti proprio allo stesso momento, la connessione che
-riunisce in un tutto gli elementi, si estende sempre oltre questo
-tutto in modo, che formazioni diverse, contemporanee e successive,
-si trovano alla lor volta collegate tra loro, benchè meno strettamente.
-Noi diciamo <i>coscienza</i> questa connessione delle formazioni
-psichiche.
-</p>
-
-<p>
-Il concetto di coscienza non designa quindi affatto cosa che esista
-oltre e fuori dei processi psichici; nè si riferisce solo alla somma
-di questi processi senza alcun riguardo ai rapporti loro; ma veramente
-esprime quella generale combinazione dei processi psichici,
-nella quale spiccano le singole formazioni psichiche come composizioni
-più intime. Noi diciamo “senza coscienza„ lo stato psichico
-in cui questa connessione è interrotta, come nel sonno profondo,
-nel deliquio; e parliamo di “perturbamenti della coscienza„ quando
-avvengono anormali variazioni nella connessione delle formazioni
-psichiche, senza che queste per sè stesse abbiano a presentare alterazioni
-di sorta.
-</p>
-
-<p>
-La coscienza così intesa, come una connessione che abbraccia
-processi psichici contemporanei e consecutivi, si presenta all’ esperienza
-dapprima nelle manifestazioni psichiche dell’<i>individuo</i> come
-<i>coscienza individuale</i>. Ma, poichè può sorgere una analoga connessione
-anche per unioni di individui, benchè limitata a certi lati
-della vita psichica, nel concetto generale di coscienza si possono
-distinguere i concetti subordinati di <i>coscienza collettiva</i>, di <i>coscienza
-<span class="pagenum" id="Page_166">[166]</span>
-nazionale</i> e altri simili. Ma la coscienza individuale, alla cui trattazione
-qui ci limiteremo, è pur sempre la base di tutte queste
-ulteriori forme di coscienza (Sul concetto di coscienza collettiva
-v. sotto § 21, 14).
-</p>
-
-<p>
-2. La coscienza individuale soggiace alle stesse condizioni
-esterne che tutto l’insieme dei fatti psichici, del quale essa è soltanto
-un’espressione diversa, che serve specialmente a mettere in
-luce le relazioni reciproche delle parti onde esso è costituito. Come
-sostrato delle manifestazioni di una coscienza individuale ci si offre
-dappertutto un individuale organismo animale; nell’uomo e negli
-animali a lui somiglianti l’organo principale della coscienza è la corteccia
-del cervello, nei cui tessuti cellulari e fibrosi sono rappresentati
-tutti gli organi che stanno in relazione coi processi psichici.
-Noi possiamo considerare la connessione generale degli elementi
-corticali del cervello come l’espressione fisiologica della connessione
-dei processi psichici data nella coscienza; e la divisione di funzioni
-nelle diverse regioni corticali, come il correlativo fisiologico delle
-varietà numerose dei singoli processi di coscienza. Ma certamente
-in quel centralissimo organo del nostro corpo la divisione di
-funzioni è pur sempre soltanto relativa; ogni formazione psichica
-composta presuppone sempre la cooperazione di numerosi elementi
-e di molte regioni centrali. Quando l’asportazione di certe parti
-della corteccia produce alterazione nei movimenti volontari, nelle
-sensazioni o fa impossibile il formarsi di certe classi di rappresentazioni,
-possiamo naturalmente conchiudere che quelle parti
-racchiudono anelli indispensabili nella catena dei processi fisici che
-corrono paralleli ai processi psichici in esame. Ma l’ipotesi più
-volte fatta in base a questi fenomeni, che esista nel cervello un
-organo delimitato per la facoltà della parola, dello scrivere, o
-che le rappresentazioni visive, sonore, verbali siano poste in
-speciali cellule della corteccia, questa e simili ipotesi non solo
-presuppongono rozze idee fisiologiche, ma non si possono nemmeno
-accordare coll’analisi psicologica delle funzioni. Infatti, psicologicamente
-considerate, non fanno che dare veste moderna alla più infelice
-forma della teoria delle facoltà, alla frenologia.
-</p>
-
-<div class="blockquote">
-<p>
-2<i>a</i>. Intorno alla localizzazione di certe funzioni psicofisiche nella corteccia
-cerebrale, mediante osservazioni anatomopatologiche sull’uomo ed
-esperimenti sugli animali, si potè dimostrare: 1) la coordinazione di certe
-regioni corticali a determinati domini periferici sensitivi e muscolari; così
-la corteccia del lobo occipitale corrisponde alla retina; una parte del parietale
-<span class="pagenum" id="Page_167">[167]</span>
-alla superficie tattile, il lobo temporale al senso dell’udito; i centri
-dei singoli domini muscolari stanno in generale immediatamente a lato
-o fra i centri di senso, che sono con quelli in relazione funzionale; 2) il
-nascere di complesse alterazioni, quando cessino di funzionare certe altre
-regioni corticali, le quali, sembra, non siano direttamente collegate alle parti
-periferiche del corpo, ma siano inserite fra mezzo ad altre regioni centrali.
-Sotto quest’ultimo riguardo si è potuto con sicurezza determinare solo la
-coordinazione di certe parti del lobo temporale alle funzioni della <i>favella</i>, di
-quelle anteriori per l’articolazione della parola (la loro distruzione rende
-impossibile la coordinazione motoria, donde la così detta “afasia atactica„)
-di quelle posteriori per la formazione della rappresentazione verbale (la loro
-distruzione annulla la coordinazione sensoria e produce la così detta “afasia
-amnestica„). Si è ancora osservato questo fatto particolare: essere queste
-funzioni localizzate esclusivamente nel lobo temporale <i>sinistro</i>, non nel
-destro, così che soltanto se quello, non se questo, è distrutto per apoplessia,
-viene meno la funzione della favella. Del resto in tutti questi casi, così
-per le alterazioni più semplici come per le più complesse, coll’andare del
-tempo si ha una graduale restituzione delle funzioni, probabilmente perchè
-altre regioni prendono la vece delle regioni corticali distrutte, e per solito
-le più vicine (nelle perturbazioni della favella forse anche le regioni della parte
-opposta del corpo, non mai prima esercitate a questo ufficio). Fino ad ora
-non sono state con sicurezza dimostrate le localizzazioni di altre funzioni
-psichiche più complesse, come quelle dei processi di memoria e di associazione,
-e quando alcuni anatomi designano certe regioni corticali, come “centri
-psichici„, questa denominazione si appoggia provvisoriamente solo, in parte
-su ricerche di interpretazione molto dubbia fatte sugli animali, in parte
-sul semplice fatto anatomico, che non si possono trovare fibre motorie o
-sensorie, che direttamente vanno ai centri, e che gl’intrecci fibrosi dei centri
-si sviluppano relativamente tardi. A questa specie di centri appartiene specialmente
-la corteccia del <i>lobo frontale</i>, il quale nel cervello umano presenta
-uno sviluppo particolarmente grande. Sull’osservazione più volte ripetuta,
-che la distruzione di questa regione cerebrale produce tosto l’incapacità di
-tenere fissata l’attenzione, e alcuni altri difetti intellettuali che probabilmente
-hanno la stessa causa, si fonda l’ipotesi che quella regione si debba
-considerare come il centro delle funzioni dell’<i>appercezione</i> che sotto esporremo
-(4) o di tutte quelle parti della esperienza psichica, nelle quali, come
-nei sentimenti, si esplica la connessione unitaria della vita psichica (v. sopra
-pag. 72). Ma questa ipotesi richiede ancora una più sicura conferma dall’esperienza.
-In quelle osservazioni, secondo le quali, in contraddizione a quanto
-si è detto, parziali lesioni del lobo frontale potrebbero aver luogo senza
-perturbazioni notevoli dell’intelligenza, non è possibile in alcun modo vedere
-una prova certa contro la funzione per pura ipotesi attribuita a quella
-regione centrale. Infatti l’esperienza di molti casi ci insegna che proprio
-nelle parti centrali superiori, forse a causa dell’intrecciarsi in più sensi delle
-fibre nervose e a causa delle varie forme, nelle quali elementi diversi vengono
-<span class="pagenum" id="Page_168">[168]</span>
-a sostituirsi a vicenda, possono prodursi lesioni localmente limitate, senza
-che vi siano affatto sintomi esterni. Del resto l’espressione “centro„ in tutti
-questi casi si deve naturalmente intendere nel senso dato dal generale rapporto
-delle funzioni psichiche alle fisiche, cioè nel senso di un parallelismo
-di elementari processi psichici e fisici corrispondente ai diversi punti di
-vista della trattazione delle scienze naturali e della psicologia (v. § 1, 2
-e § 22, 9).
-</p>
-</div>
-
-<p>
-3. Quella connessione dei processi psichici, in cui per noi consiste
-il concetto di coscienza, è in parte simultanea e in parte successiva.
-<i>Simultaneamente</i> la somma dei processi momentanei ci è
-data in ogni momento come un tutto, le cui parti sono riunite da
-un legame più o meno stretto. Ma <i>successivamente</i> o lo stato psichico
-dato in un certo momento direttamente deriva da quello presente
-nel momento immediatamente anteriore, in quanto che certi processi
-scompaiono, altri durano nel loro corso e altri ancora incominciano;
-oppure, quando si sono frapposti stati d’incoscienza, i processi
-di nuova formazione entrano in relazione con quelli che prima
-erano stati presenti. In tutti questi casi egualmente l’estensione
-delle singole connessioni che si stabiliscono fra i processi passati
-e i seguenti, determina lo stato della coscienza. Come lo stato di
-coscienza passa in quello d’incoscienza quando quella connessione
-è spezzata, così si ha uno stato di coscienza incompleta quando
-esistono solo deboli nessi fra un dato momento e i processi
-precedenti a questo. Dopo lo stato d’incoscienza di solito la coscienza,
-solo lentamente, riprende la sua altezza normale, perchè
-soltanto a poco a poco si ristabiliscono i nessi cogli anteriori prodotti
-della vita psichica.
-</p>
-
-<p>
-E però possiamo distinguere dei <i>gradi</i> nella coscienza. Il limite
-inferiore, il punto zero di questi gradi, è l’incoscienza completa.
-Da questa, che come l’assenza assoluta di ogni connessione psichica
-trova il suo contrario nella coscienza, si deve distinguere <i>il
-divenire incoscienti di singoli contenuti psichici</i>. Questo sempre ha luogo
-nel continuo flusso dei processi psichici, perchè non solo possono sparire
-rappresentazioni e sentimenti complessi, ma anche elementi singoli
-di queste formazioni, mentre ne subentrano di nuovi. E nel continuo
-divenir coscienti e incoscienti di singoli processi elementari o
-composti sta appunto quella connessione <i>successiva</i> della coscienza, la
-quale in sè e per sè presuppone a sua condizione quell’avvicendarsi.
-Qualunque elemento psichico sparito dalla coscienza diciamo che è
-divenuto <i>incosciente</i>, presupponendo con ciò la possibilità, che esso
-<span class="pagenum" id="Page_169">[169]</span>
-abbia a rinnovarsi, cioè che esso abbia a rientrare nell’attuale connessione
-dei processi psichici. La nostra conoscenza degli elementi
-divenuti incoscienti non può riferirsi più in là di questa possibilità
-del rinnovamento. Pertanto nel senso psicologico questi elementi
-divenuti incoscienti costituiscono solo <i>disposizioni</i> per le formazioni di
-futuri componenti dei processi psichici, le quali vanno ad unirsi
-a quelle anteriormente presenti. Per la psicologia sono assolutamente infruttuose le ipotesi sullo stato dell’“incosciente„ e sui
-“processi incoscienti„, che si suppone esistano insieme ai processi di
-coscienza dati a noi nell’esperienza; ci sono però fenomeni <i>fisici</i> che
-accompagnano quelle disposizioni psichiche e che si possono direttamente
-dimostrare o arguire da alcune esperienze. Questi fenomeni
-fisici concomitanti consistono negli effetti che <i>l’esercizio</i> produce su
-tutti gli organi o specialmente sugli organi nervosi. Per l’esercizio
-noi vediamo in generale <i>resa più facile una funzione</i> e in tal modo
-favorito il riprodursi della stessa funzione. Ma anche qui noi non
-conosciamo addentro le modificazioni che sono prodotte dall’esercizio
-nella struttura degli elementi nervosi; pur ce ne possiamo sempre
-fare un’idea mediante analogie meccaniche: ricordandoci, ad es., che
-la resistenza di sfregamento diminuisce quando due superfici fra loro
-stesse si limano.
-</p>
-
-<p>
-4. Già per la formazione delle rappresentazioni di tempo (pag. 124)
-si disse che in una serie di rappresentazioni successive, per ogni
-istante prevale nella nostra coscienza quella immediatamente <i>presente</i>.
-In modo analogo <i>singoli</i> contenuti predominano anche nella
-connessione simultanea della coscienza, ad es., in un’accordo
-di suoni, in una giustaposizione di oggetti estesi. Nei due casi
-noi diciamo queste differenze di conoscenza <i>chiarezza</i> e <i>distintezza</i><a class="tag" id="tag26" href="#note26">[26]</a>,
-e indichiamo colla prima l’apprendimento del contenuto stesso
-relativamente più favorevole, colla seconda intendiamo quella delimitazione
-meglio determinata di un contenuto rispetto ad altri
-contenuti psichici, proprietà questa che di solito va unita a quella
-prima. Noi diciamo <i>attenzione</i> quello stato caratterizzato da speciali sentimenti, che accompagna l’apprendimento più chiaro di un contenuto
-psichico; <i>appercezione</i>, quel singolo processo per cui un contenuto
-psichico qualsiasi è portato a chiara cognizione. All’<i>appercezione</i>
-<span class="pagenum" id="Page_170">[170]</span>
-si contrappone la <i>percezione</i>,<a class="tag" id="tag27" href="#note27">[27]</a> quello speciale apprendimento di contenuti
-non accompagnato dallo stato psichico dell’attenzione. Sull’analogia
-del punto visivo esterno dell’occhio diciamo i contenuti
-sui quali è concentrata l’attenzione: <i>punto visivo della coscienza</i>, oppure
-<i>punto visivo interno</i>, e il complesso dei contenuti presenti in un
-dato momento: <i>campo visivo della coscienza</i> o <i>campo visivo interno</i>.
-Il passaggio di un processo psichico nello stato di incosciente è
-detto: <i>cadere sotto la soglia della coscienza</i>; il sorgere di un processo:
-<i>levarsi sopra la soglia della coscienza</i>. Naturalmente tutte
-queste sono espressioni simboliche, che non devono essere prese
-alla lettera, ma il loro uso si raccomanda a causa della brevità
-intuitiva che esse permettono nella descrizione dei processi di coscienza.
-</p>
-
-<p>
-5. Se ci studiamo ora di rappresentare efficacemente, mediante
-le suddette espressioni simboliche, l’avvicendarsi delle formazioni
-psichiche nella loro connessione, possiamo immaginarlo come un
-continuo andirivieni: formazioni psichiche entrano dapprima nel
-campo visivo interno, poi da questo passano nel punto visivo interno,
-per poi ritornare in quello prima di sparire interamente.
-Allato a questa vicenda delle formazioni giungenti all’appercezione,
-è pure un’andirivieni di quelle che sono solamente percepite; queste
-entrano nel campo visivo e poi ne escono senza pervenir mai al
-punto visivo. Tanto le formazioni appercepite quanto le percepite
-possono avere diversi gradi di chiarezza. Nel caso delle formazioni
-appercepite questo fatto si dimostra in ciò, che la chiarezza e la
-distintezza dell’appercezione variano a seconda dello stato della coscienza.
-E ciò si può facilmente provare, se si appercepisce più volte
-successivamente una stessa impressione; le appercezioni successive,
-posto che rimangano immutate le altre condizioni, diventano
-per solito più chiare e distinte. Per le formazioni semplicemente percepite
-possiamo assai facilmente osservare le differenze nei gradi
-di chiarezza, quando agiscono impressioni composte. Troviamo allora,
-specialmente se le impressioni hanno agito solo per un istante,
-che anche per i componenti rimasti in sè e per sè oscuri sono possibili
-diverse gradazioni, sembrando essersi levati alcuni più, altri
-meno sopra la soglia della coscienza.
-</p>
-
-<p>
-6. Naturalmente tutti questi fatti possono essere stabiliti non
-da casuali autoosservazioni, ma da osservazioni sperimentali a
-<span class="pagenum" id="Page_171">[171]</span>
-tal fine condotte. Tra i contenuti di coscienza i più opportuni per
-l’osservazione sono le formazioni di rappresentazione, perchè possono
-essere facilmente prodotte in ogni tempo da impressioni
-esterne. Ora in una rappresentazione di tempo, come già si è notato
-al § 11 (pag. 125), la parte appartenente al momento <i>presente</i>
-è quella che regolarmente si trova nel punto visivo della coscienza.
-Dei componenti le rappresentazioni già passate, le impressioni
-passate da poco appartengono ancora al campo visivo, mentre quelle
-passate da lungo tempo sono sparite dalla coscienza. Una rappresentazione
-di spazio invece, se costituisce soltanto un tutto estensivo
-limitato, può essere appercepita nella sua completa estensione in
-un unico momento. Se essa è più complessa, le sue parti devono
-passare pel punto visivo interno successivamente, affinchè essa possa
-pienamente giungere ad una chiara percezione. Da quanto si è detto
-risulta che <i>rappresentazioni composte di spazio</i> (specialmente impressioni
-visive momentanee), sono le più opportune per ottenere una
-misura del numero dei contenuti che possono essere <i>appercepiti</i> in
-un singolo atto, ossia della <i>capacità dell’attenzione</i>; invece <i>rappresentazioni
-composte di tempo</i>, (ad esempio, impressioni ritmiche, battute)
-servono a misurare il numero dei contenuti che possono essere
-riuniti in un dato momento nella coscienza, ossia a misurare <i>la capacità
-della coscienza</i>. Gli esperimenti fatti a tale scopo danno, a
-seconda delle condizioni speciali, per la capacità dell’attenzione una
-sfera d’azione da 6-12 impressioni semplici, per quella della coscienza
-da 16-40. Qui i numeri minori valgono per quelle impressioni che
-o non formano connessioni di rappresentazioni, o ne formano solo
-di relativamente molto piccole; i numeri maggiori per quelle, nelle
-quali gli elementi sono riuniti in rappresentazioni per quanto è
-possibile complesse.
-</p>
-
-<div class="blockquote">
-<p>
-6<i>a</i>. La prima di queste determinazioni, quella della <i>capacità dell’attenzione</i>,
-si può compiere nel modo più esatto usando delle impressioni
-visive di spazio. Infatti, se rischiarando momentaneamente mediante una
-scintilla elettrica, o facendo cadere davanti agli oggetti uno schermo munito
-da un’apertura, si può facilmente ottenere che gli oggetti agiscano
-quasi <i>istantaneamente</i>, e che tutti insieme cadano sul punto di più chiara
-visione, le condizioni fisiologiche non dovrebbero essere d’ostacolo all’appercezione
-di un numero d’impressioni maggiore di quello, che è possibile appercepire
-a causa della limitata capacità dell’attenzione. A questo scopo prima del
-rischiaramento momentaneo si deve assegnare all’occhio un punto da fissare
-sulla parte di mezzo della superficie racchiudente le impressioni. Compito l’esperimento,
-si può immediatamente constatare che, se tutto fu disposto in opportuna
-<span class="pagenum" id="Page_172">[172]</span>
-maniera, il numero degli oggetti veduti distintamente nel senso fisiologico,
-è stato maggiore del numero di quelli colti dalla capacità dell’attenzione.
-Se l’impressione momentanea era costituita di lettere dell’alfabeto, ci avviene
-di leggere solo più tardi alcune lettere, nel momento del rischiaramento
-vedute solo indistinte, cioè quando ci siamo richiamata un’imagine
-mnemonica dell’impressione. Ed essendo questa imagine mnemonica
-ben separata nel tempo dall’impressione corrispondente, la determinazione
-della capacità dell’attenzione non resta per nulla turbata da questo fatto;
-che anzi con un’osservazione soggettiva molto accurata è facile fissare
-lo stato dell’attenzione nel momento dell’impressione e distinguerlo dai
-successivi atti di memoria, che sempre sono da quello separati da notevoli
-intervalli di tempo. Gli esperimenti fatti in tal modo insegnano che
-la capacità dell’attenzione non è affatto una grandezza costante, ma che
-essa, anche quando la tensione dell’attenzione ha presso a poco la medesima
-grandezza massima, dipende in parte dalla natura semplice o composta
-delle impressioni, in parte dall’essere queste più o meno famigliari. Le più
-semplici impressioni di spazio sono punti in una disposizione qualsiasi: di
-essi sei al massimo possono essere appercepiti in una sola volta. Le impressioni
-di una natura un po’ più complessa ma nota, come linee, cifre, lettere,
-sono appercepite simultaneamente di regola nel numero di tre, quattro e, nelle
-condizioni più favorevoli, di cinque. Sembra che questi limiti valgano anche
-pel senso tattile, colla differenza che in esso soltanto le più semplici di
-queste impressioni, i punti, possono in caso favorevole essere colti insieme
-nel numero di sei. Per impressioni note di natura complessa, il numero
-delle rappresentazioni si abbassa anche pel senso della vista, mentre cresce
-notevolmente quello dei singoli elementi. Possiamo appercepire due e persino
-tre parole conosciute di una sola sillaba, il che
-corrisponde a un numero
-di dieci sino a dodici singole lettere. In tutti i casi è falsa l’affermazione da
-molti fatta, che l’attenzione in un dato momento non può essere riferita
-che ad <i>una</i> sola rappresentazione.
-</p>
-
-<p>
-Queste osservazioni non contrastano meno a quell’opinione qualche volta
-messa innanzi, che l’attenzione possa scorrere di continuo e con grande rapidità
-una quantità di singole rappresentazioni. Se nell’esperimento suesposto si
-cerca di completare col ricordo l’imagine appercepita distintamente proprio
-nell’istante successivo all’impressione, appare che occorre un tempo assai
-notevole per rendersi presente un’impressione non appercepita nel primo
-istante e che in questo processo l’imagine prima appercepita sfugge sempre
-all’attenzione. Quindi il muoversi successivo dell’attenzione su una moltitudine
-di dati psichici è un processo <i>discontinuo</i>, il quale consta di una pluralità
-di singoli atti appercettivi, che si seguono. Questa discontinuità è spiegata
-dal fatto, che ogni singola appercezione si compone di un periodo di tensione
-crescente e di uno secondo di tensione decrescente. La tensione massima,
-che sta fra i due, può notevolmente variare nella sua durata: essa o
-è molto breve, come per le impressioni momentanee e rapidamente varianti,
-oppure dura più a lungo nel caso di una unilaterale direzione dell’attenzione su
-<span class="pagenum" id="Page_173">[173]</span>
-determinati oggetti. Persino quando si concentra l’attenzione su oggetti di
-natura costante è pur sempre inevitabile un’interruzione di un intervallo
-qualsiasi fra l’avvicendarsi dei periodi di tensione e rilassamento. E questo si
-può facilmente osservare nelle funzioni solite dell’attenzione. Ma anche qui
-l’osservazione sperimentale porta a più precise conclusioni. Se, mentre tutti gli
-altri stimoli di senso sono, quant’è possibile, esclusi, lasciamo agire su un organo
-di senso un’impressione debole, continua, duratura, sulla quale è diretta
-l’attenzione, si osserva che l’impressione in certi intervalli, per lo più irregolari,
-i quali si producono per impressioni molto deboli già dopo 3-6″ e per
-quelle alquanto più forti solo dopo 18-24″, diventa per un breve tempo indistinta,
-oppure sembra sparire del tutto, per poi ripresentarsi. Queste oscillazioni
-si devono senz’altro distinguere da quelle dell’intensità dell’impressione, e
-di ciò ce ne convinciamo facilmente, se di proposito in una serie d’esperimenti,
-o facciamo oggettivamente più debole l’impressione, o ne interrompiamo
-l’azione. E possiamo allora insieme osservare che <i>due</i> proprietà caratteristiche
-essenzialmente differenziano quelle variazioni soggettive da quelle prodotte
-oggettivamente: in primo luogo abbiamo sempre la rappresentazione della
-persistenza dell’impressione, sin tanto che questa con semplice vicenda passa
-nel campo più oscuro della coscienza e poi di nuovo da questo entra nel
-punto visivo dell’attenzione; allo stesso modo che anche nell’esperimento
-con impressioni momentanee abbiamo una rappresentazione indeterminata
-e oscura delle parti dell’impressioni non appercepite. In secondo luogo
-quelle oscillazioni dell’attenzione, oltre che dall’aumento o diminuzione di
-chiarezza nelle impressioni, sono sempre accompagnate da caratteristici sentimenti
-e sensazioni, i quali mancano affatto nelle variazioni oggettive. I
-sentimenti consistono in quelli, dei quali diremo, dell’attesa e dell’attività, che
-regolarmente crescono colla tensione dell’attenzione, decrescono col rilassamento
-di essa; le sensazioni appartengono all’organo di senso, su cui ha
-agito l’impressione o almeno si irradiano da esso; consistono quindi in
-sensazioni di tensione della membrana del timpano, dell’accomodazione e della
-convergenza, ecc. È proprio questa doppia serie di proprietà, che separa i
-concetti della chiarezza e della distintezza dei contenuti psichici dall’intensità
-sensibile dei medesimi. Nella coscienza un’impressione forte può essere
-oscura, e una debole invece chiara. Fra questi due concetti in sè e per sè
-diversi esiste una relazione solo per ciò, che fra impressioni di diversa intensità
-generalmente la più forte tende ad impadronirsi del centro appercettivo. Ma
-che poi essa sia appercepita più distintamente, dipende sempre ancora da
-altre condizioni. Abbiamo un fatto simile nella condizione privilegiata, che
-nell’azione di più impressioni visive tocca a quelle che cadono sul punto di
-visione più distinta. Per solito gli oggetti fissati sono anche gli appercepiti.
-Ma i su descritti esperimenti, con impressioni momentanee possono dimostrare
-che anche questa connessione può venire a mancare. E questo avviene, se volontariamente
-dirigiamo l’attenzione su un punto situato nella parte laterale del
-campo visivo: allora l’oggetto <i>veduto indistintamente</i> diventa un oggetto
-<i>distintamente rappresentato</i>.
-</p>
-</div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_174">[174]</span>
-</p>
-
-<div class="blockquote">
-<p>
-6<i>b</i>. Come le impressioni momentanee di spazio servono a determinare
-la capacità dell’attenzione, quelle che si seguono nel tempo, possono essere
-usate per ottenere una misura della <i>capacità della coscienza</i>. Qui prendiamo
-le mosse dalla premessa, che una successione di impressioni può essere
-riunita in un tutto rappresentativo, soltanto se quelle impressioni si trovano,
-almeno per un momento, contemporaneamente unite nella coscienza. Se, ad
-es., si fa agire una serie di battute, evidentemente, mentre il suono presente
-è appercepito, i suoni immediatamente passati si trovano ancora nel campo
-visivo della coscienza; la loro chiarezza però decresce tanto più, quanto più
-sono lontani nel tempo dall’impressione momentaneamente appercepita, e a
-un certo limite le impressioni, che sono andate di gran lunga più addietro,
-saranno del tutto sparite dalla coscienza. Se si riesce a determinare questo
-limite, si ha anche una misura diretta per la capacità della coscienza, almeno
-nelle condizioni in cui si compie la ricerca. E come mezzo per la determinazione
-di questo limite ci serve appunto la facoltà di paragonare direttamente
-le rappresentazioni, che si seguono nel tempo. Tosto che una di tali rappresentazioni
-è presente nella coscienza come un tutto unitario, noi possiamo anche
-con essa paragonare una rappresentazione successiva, e decidere se questa
-sia o non sia eguale a quella. Un tale raffronto non è più assolutamente possibile,
-quando la serie temporale trascorsa costituisce un contenuto di coscienza
-non affatto connesso, essendo una parte dei suoi componenti già
-passata nello stato incosciente, prima che il decorso della serie abbia toccata
-la fine. Pertanto non si ha bisogno che di delimitare due serie successive
-di battute, ad es., quali possono essere fissate dalle battute di un metronomo,
-indicando il principio di ogni serie con un segnale, ad es., con un suono
-di campanello. Fintanto che ogni serie costituisce nella, coscienza un tutto
-connesso, è possibile, in base all’impressione immediata e naturalmente evitando
-di contare le battute, decidere se la seconda serie è o non è eguale
-alla prima. E qui si nota anche che si giunge ad ottenere l’impressione
-dell’eguaglianza mediante quegli elementi sentimentali delle rappresentazioni
-di tempo, dei quali già si fece cenno (pag. 126); ad ogni battuta della
-seconda serie precede infatti un sentimento d’attesa corrispondente alla
-battuta analoga della prima serie, così che ogni membro di una serie in
-più o in meno produce un perturbamento nell’attesa e insieme un sentimento
-di delusione. Da ciò deriva che non è necessario siano presenti
-nella coscienza almeno due serie susseguentisi, ma è richiesto soltanto che
-le impressioni di <i>una</i> serie si raccolgano in un tutto rappresentativo. La
-delimitazione relativamente sicura, di cui la coscienza è per questo riguardo
-capace, appare distintamente anche in ciò, che è possibile riconoscere
-sicuramente l’identità di due rappresentazioni di tempo, sintanto che queste
-non raggiungono il limite valevole per le condizioni date, mentre appena
-questo limite è sorpassato, il giudizio diventa assolutamente incerto. Allora
-la misura che si ottiene della capacità si dimostra, per uno stato costante
-dell’attenzione, dipendente in parte dalla rapidità, con cui le impressioni
-si seguono nel tempo, in parte dalla connessione ritmica più o meno completa
-<span class="pagenum" id="Page_175">[175]</span>
-delle impressioni stesse. Per un limite inferiore di velocità, che raggiunga
-circa i 4″, non è più assolutamente possibile collegare le impressioni,
-che si seguono in una rappresentazione di tempo; quando giunge la nuova
-impressione, la precedente è già sparita dalla coscienza. Per un limite superiore
-sino a circa 0,18″, è pure impossibile la formazione di rappresentazioni
-di tempo distintamente delimitate perchè l’attenzione non può più
-seguire le impressioni. La più favorevole rapidità sta in una successione
-di battute media da 0,2-0,3″. In questo caso possono ancora essere insieme
-colte otto impressioni doppie o sedici singole, quando si ha la partizione
-ritmica di <span class="above">2</span>&#8260;<span class="below">3</span> di battuta, la più semplice che sorge abitualmente di per sè
-in una appercezione non forzata. Il tempo di <span class="above">4</span>&#8260;<span class="below">4</span> coll’accentuazione più forte
-sulla prima battuta, colla media sulla quinta, si dimostra il più favorevole
-per raccogliere nella coscienza il numero massimo di impressioni singole;
-con esso possono essere insieme ritenuti, come massimo, 5 tempi o 40 impressioni
-singole. Se questi numeri vengono paragonati con quelli ottenuti
-per la capacità dell’attenzione (pag. 172), e si eguagliano le impressioni di
-tempo semplici e composte a quelle di spazio corrispondenti, la capacità
-della coscienza sorpassa di circa quattro volte quella dell’attenzione.
-</p>
-</div>
-
-<p>
-7. A quelle proprietà, che noi attribuiamo ai contenuti della
-coscienza e al loro rapporto reciproco, e designiamo come gradi
-della loro chiarezza e distintezza, ancora altre si collegano regolarmente,
-e queste sono da noi immediatamente apprese come processi
-<i>concomitanti</i>. Esse consistono in parte in processi sentimentali, che
-sono caratteristici per determinate forme di decorso della percezione
-e appercezione, in parte in sensazioni alquanto variabili. È
-soprattutto il modo dell’<i>entrata</i> dei contenuti psichici nel campo
-visivo e nel punto visivo della coscienza, che varia a seconda delle
-condizioni del momento. Se un processo psichico si leva al di sopra
-della soglia della coscienza, gli elementi sentimentali di esso, quando
-hanno un’intensità sufficiente, sono di solito avvertiti pei primi,
-tanto che essi già penetrano energicamente nel punto visivo della
-coscienza, prima ancora che sia stato appercepito qualcuno degli
-elementi rappresentativi. Questo può aver luogo così quando agiscono
-impressioni nuove, come quando emergono processi anteriori.
-In tal modo si formano quelle speciali disposizioni d’animo, delle
-quali non ci sappiamo ben spiegare le cause; disposizioni d’animo,
-che portano in sè talora il carattere del piacere o dispiacere, talora
-e più spesso quello della tensione. In quest’ultimo caso l’improvvisa
-apparizione che gli elementi rappresentativi, appartenenti
-ai sentimenti, fanno entro i limiti dell’attenzione è accompagnata
-da sentimenti del sollievo o della soddisfazione. Gli stessi stati
-<span class="pagenum" id="Page_176">[176]</span>
-d’animo possono disporsi anche quando si ripensa ad una cosa
-sparita; spesso qui oltre il sentimento di tensione, come al solito
-presente, appare già vivace lo speciale tono sentimentale della
-rappresentazione dimenticata, mentre essa stessa ancora si trattiene
-nello sfondo oscuro della coscienza. Similmente, come più tardi
-vedremo (§16), negli atti di conoscimento e riconoscimento sentimenti
-speciali precedono sempre l’appercezione distinta delle rappresentazioni.
-Negli esperimenti con momentaneo rischiaramento
-del campo visivo è possibile stabilire ad arte un tale stato d’animo,
-quando si facciano agire nella vista indiretta impressioni con un
-tono sentimentale forte al massimo grado. Tutti questi esperimenti
-sembrano dimostrare che ogni contenuto della coscienza esercita
-sull’attenzione un effetto, in seguito al quale esso stesso si dà a
-conoscere in parte mediante il suo proprio colorito sentimentale,
-in parte mediante i sentimenti già per sè legati alla funzione dell’attenzione.
-L’effetto totale che questi oscuri contenuti della coscienza
-hanno sull’attenzione si fonde, secondo le leggi generali
-della combinazione dei componenti del sentimento (pag. 129), coi
-sentimenti legati ai contenuti chiari della coscienza, dando luogo
-a un unico sentimento totale.
-</p>
-
-<p>
-8. Se un contenuto psichico entra nel <i>punto visivo</i> della coscienza,
-ai processi sentimentali sino ad ora descritti, altri speciali
-vengono ad aggiungersi, i quali possono presentarsi in forme molto
-diverse a seconda delle condizioni, nelle quali quel contenuto entra
-nel punto visivo interno. Queste condizioni offrono due tipi diversi
-di decorso, i quali in gran parte si ricollegano con quelle manifestazioni
-sentimentali, già ricordate, che precedono e preparano
-l’appercezione di un contenuto.
-</p>
-
-<p>
-Nel primo caso: il nuovo contenuto si presenta all’attenzione
-improvvisamente e senza quella preparatoria azione sentimentale;
-noi indichiamo questo tipo di decorso come quello della <i>appercezione
-passiva</i>. Mentre il contenuto giunge a maggior chiarezza nei suoi
-elementi rappresentativi e sentimentali, con esso si collega dapprima
-un sentimento del <i>patire</i>, il quale, appartenendo alla direzione
-dei sentimenti deprimenti, è in generale tanto più forte, quanto più
-intensivo è il processo psichico e più grande la rapidità della sua
-apparizione; ma questo sentimento declina ben presto, per poi
-passare nel sentimento contrario eccitante dell’<i>attività</i>. Ai due sentimenti
-vanno anche unite sensazioni caratteristiche negli apparati
-muscolari del dominio sensoriale, cui appartengono i componenti rappresentativi
-del processo. Il sentimento del patire suole essere accompagnato
-<span class="pagenum" id="Page_177">[177]</span>
-da una sensazione ben presto passeggiera di rilassamento,
-quello dell’attività da una sensazione di tensione, che succede
-alla prima.
-</p>
-
-<p>
-Nel secondo caso: il nuovo contenuto è preparato dalle manifestazioni
-sentimentali già accennate (7), quindi l’attenzione è diretta
-su di esso già prima del suo apparire; noi indichiamo questo tipo
-di decorso come quello dell’<i>appercezione attiva</i>. Qui l’appercezione
-del contenuto è preceduta da un sentimento dell’<i>attesa</i>, ora per un
-tempo molto breve, ma ora anche per un tempo abbastanza lungo.
-Questo sentimento appartiene generalmente alla direzione dei sentimenti
-di tensione e talora anche a quella degli eccitanti, pure
-potendo essere presenti nel tempo stesso sentimenti di piacere
-o di dispiacere dovuti agli elementi rappresentativi. Questo sentimento
-dell’attesa è di solito collegato a sensazioni di tensione discretamente
-forti nei corrispondenti domini muscolari. Ma al momento,
-in cui il contenuto entra nel punto visivo, quel sentimento
-è sostituito da quello, con durata per lo più molto breve, della
-soddisfazione, il quale ha sempre il carattere di un sentimento di
-sollievo, benchè a seconda delle circostanze possa essere di natura
-deprimente od eccitante e legato a sentimenti di piacere o di dispiacere.
-A questo sentimento della soddisfazione segue immediatamente
-quello stesso dell’attività, che accompagna la fine dell’appercezione
-passiva e che alla sua volta è legato ad un aumento delle sensazioni
-di tensione.
-</p>
-
-<div class="blockquote">
-<p>
-8<i>a</i>. L’osservazione sperimentale di queste diverse forme di processi
-può essere molto opportunamente compiuta mediante gli esperimenti di
-reazione descritti nel § 14, 11 segg. In essi è possibile stabilire nella reazione
-a impressioni inattese il tipo dell’appercezione passiva, nella reazione
-a impressioni attese quello dell’appercezione attiva. Di più è dato anche
-osservare che fra queste differenze tipiche stanno gradi di transizione; infatti,
-o la forma passiva può accostarsi all’attiva a causa della debolezza
-del primo stadio, o l’attiva alla passiva per il fatto che in un improvviso
-rilassamento dell’attesa il successivo stato contrario del sentimento di soddisfazione,
-il sollievo e la depressione, diventa più pronunciato del solito.
-Ma nella realtà anche qui si trovano processi in una connessione continua,
-i quali costituiscono veri contrari solo in casi estremi.
-</p>
-</div>
-
-<p>
-9. A chi esattamente consideri questo lato sentimentale dei
-processi d’attenzione, appare tosto come esso pienamente concordi
-col generale contenuto sentimentale dei <i>processi di volere</i>. E insieme
-risulta chiaro che l’appercezione passiva corrisponde nel suo carattere
-<span class="pagenum" id="Page_178">[178]</span>
-essenziale a un atto impulsivo semplice, l’attiva a un atto
-volontario composto. Infatti nell’appercezione passiva il contenuto psichico,
-che si presenta all’attenzione impreparata, può evidentemente
-essere considerato come quell’unico motivo, che, senza lotta alcuna
-con altri motivi, determina l’atto dell’appercezione; di più questa
-è anche qui decisamente legata a quel sentimento dell’attività caratteristico
-per tutte le azioni di volere. Al contrario nell’appercezione
-attiva ancora altri contenuti psichici coi loro effetti sentimentali
-si presentano continuamente all’attenzione durante lo
-stadio sentimentale di preparazione, e però alla fine l’atto appercettivo
-può sembrare un atto volontario e in molti casi anche un atto di
-scelta, cioè quando la lotta fra i diversi contenuti diventa essa
-stessa chiaramente cosciente. In questi ultimi casi già la vecchia
-psicologia aveva riconosciuta la presenza di un tale atto di scelta,
-perchè parlava di “attenzione volontaria„. Ma anche qui, proprio
-come negli atti di volere esterni, la volontà fu fatta entrare in
-campo inconseguentemente, perchè si disconobbe il punto, onde solo
-poteva essere derivata. Infatti, non si volle ammettere che la così
-detta “attenzione involontaria„ è soltanto una forma più semplice
-di un atto di volere interno; e poi si contrapposero “attenzione„
-e “volontà„ proprio al modo della vecchia teoria delle facoltà,
-come potenze psichiche di natura diversa, che in certi casi si collegano
-e in certi altri si escludono. Invece ambedue evidentemente
-sono espressioni di concetti, che si riferiscono alla medesima
-classe di processi psichici, con questa sola differenza, che i processi di
-appercezione o di attenzione abbracciano fra i processi di volere quelli
-che a sè e per sè, in quanto non seguiti da ulteriori processi, si
-svolgono senza effetti esterni, solo come atti così detti interni.
-</p>
-
-<p>
-10. A questi atti interni di volere, che designiamo come processi
-d’attenzione, si annette ancora la formazione di un concetto
-estremamente importante per l’intero sviluppo psichico, concetto
-che senza dubbio si è compito nella forma logica solo mediante
-il sussidio della riflessione scientifica, ma che ha già in quegli stessi
-processi il suo sostrato reale. Intendiamo parlare della formazione
-del concetto del <i>soggetto</i>, cui va parallela la presupposizione di <i>oggetti</i>,
-che si contrappongono al soggetto come una realtà da esso
-indipendente.
-</p>
-
-<p>
-Da quelle parti dell’esperienza immediata, che sono ordinate
-spazialmente in base al punto d’orientazione già ricordato (pag. 106)
-e che noi indichiamo o come <i>oggetti</i> (Gegenstände), cioè come un qualcosa
-che sta di contro (ein Gegenüberstehendes) al percipiente, oppure
-<span class="pagenum" id="Page_179">[179]</span>
-quando consideriamo il loro modo di formazione psicologica, come
-<i>rappresentazioni</i> (Vorstellungen) cioè come un qualcosa che il percipiente
-pone innanzi a sè;<a class="tag" id="tag28" href="#note28">[28]</a> (ein vor sich Hingestelltes); da queste
-parti costitutive della esperienza si distinguono tutti quei contenuti,
-che non partecipano di quest’ordine spaziale, benchè siano con esso in
-relazione continua. Questi contenuti stanno fra loro, come abbiamo veduto
-nei § 12-14, in istretta connessione, potendosi sempre considerare
-i <i>sentimenti</i> come parziali contenuti momentanei delle <i>emozioni</i>,
-le emozioni come parti costitutive di <i>processi di volere</i>. Soltanto il
-processo, può sempre arrestarsi a uno dei gradi anteriori, perchè
-molto spesso un sentimento non produce alcuna emozione notevole,
-o l’emozione declina, senza che sia realmente sorto quell’atto di
-volere, che in essa era preparato. Tutti questi processi affettivi si
-possono pertanto di nuovo subordinare al <i>processo di volere</i>. Infatti
-questo è il decorso completo, del quale i due altri processi sono
-parti o di più semplice o di più composta natura. Da questo ponto
-di vista si comprende, come il sentimento semplice nei suoi contrari,
-tra i quali si muove, in parte contenga una direzione di volere, in
-parte esprima la grandezza della energia volitiva presente in un
-dato momento, e finalmente in parte corrisponda a una determinata
-fase dello stesso processo di volere. La <i>direzione del volere</i> è evidentemente
-indicata dalle direzioni fondamentali del piacere e dispiacere,
-le quali corrispondono direttamente a una tendenza o ad una
-avversione qualitativamente differenziate. L’<i>energia di volere</i> trova
-la sua espressione nelle direzioni fondamentali dell’eccitamento e
-dell’acquietamento; infine le <i>fasi</i> opposte del processo di volere
-sono rappresentate dai sentimenti contrari di tensione e di sollievo.
-</p>
-
-<p>
-11. Se in tal guisa il volere risulta essere il fatto fondamentale,
-in cui trovano radice tutti i processi, gli elementi
-psichici dei quali sono i sentimenti per altra parte nel processo dell’appercezione,
-cui l’analisi psicologica riconosce tutti i caratteri dell’atto
-di volere, questo fatto fondamentale entra in relazione diretta
-coi <i>contenuti rappresentativi</i> della coscienza. Infatti, essendo i processi
-di volere concepiti come processi in sè connessi e omogenei malgrado
-ogni differenza dei loro contenuti, sorge un immediato sentimento
-di questa connessione, sentimento che è dapprima legato al
-sentimento dell’attività presente in ogni stato di volere, ma che poi in
-<span class="pagenum" id="Page_180">[180]</span>
-seguito alle già ricordate relazioni del volere si estende alla totalità
-dei contenuti di coscienza. Noi diciamo l’“io„ questo sentimento
-della connessione di tutte l’esperienze psichiche individuali. Esso
-è un <i>sentimento</i> e non una rappresentazione, come spesso è denominato;
-ma, al pari di tutti i sentimenti, è legato a certe sensazioni
-e rappresentazioni; questi componenti rappresentativi, che stanno
-in più strette relazioni coll’“io„, sono le sensazioni generali e la rappresentazione del proprio corpo.
-</p>
-
-<p>
-<i>Autocoscienza</i> noi chiamiamo quel contenuto sentimentale e rappresentativo,
-che nasce appunto nel modo suddetto, e, separandosi
-dall’intero contenuto di coscienza, si fonde col sentimento dell’io.
-Esso, al pari della coscienza, non è affatto una realtà diversa dai
-processi onde si compone, ma soltanto la connessione di questi
-processi, la quale, specialmente nei suoi elementi rappresentativi,
-non può mai essere nettamente separata dalle rimanenti parti della
-coscienza. Questo appare innanzi tutto dall’essere le rappresentazioni
-del proprio corpo ora saldamente fuse col sentimento dell’<i>io</i>
-ed ora separate da esso come rappresentazioni oggettive, e dal
-fatto, che in generale l’autocoscienza nel suo sviluppo tende sempre
-più a ritirarsi sulla propria base sentimentale.
-</p>
-
-<p>
-12. Appunto da questa separazione dell’autocoscienza dal restante
-contenuto di coscienza ha origine la contrapposizione del
-<i>soggetto</i> e degli <i>oggetti</i>, la quale è senza dubbio già preparata nelle
-differenze particolari degli originari contenuti di coscienza, ma raggiunge
-una forma chiara solo in conseguenza di quella separazione.
-Conformemente a questo suo sviluppo psicologico, il concetto del
-soggetto ha tre diversi significati di estensione differente, i quali
-si sostituiscono a vicenda. Nel senso più stretto, il soggetto è la
-connessione dei processi di volere, che si esplica nel sentimento
-dell’<i>io</i>. In senso alquanto più largo, esso abbraccia il contenuto reale
-di questi processi di volere unitamente ai sentimenti ed alle emozioni,
-che li preparano. Infine nel più largo significato esso si estende
-anche al fondamento rappresentativo costante, che quei processi
-soggettivi hanno nel corpo dell’individuo, come sede delle sensazioni
-generali. Ma questo più largo significato è nello sviluppo reale il
-primissimo e quello più stretto nel flusso reale dei processi psichici
-ricade sempre in uno dei significati più larghi, perchè esso può essere
-raggiunto pienamente solo nell’astrazione concettuale. In tal guisa
-esso propriamente non costituisce che un limite, al quale può in
-vario grado accostarsi la reale autoconcezione del soggetto.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_181">[181]</span>
-</p>
-
-<div class="blockquote">
-<p>
-12<i>a</i>. Colla distinzione del soggetto e degli oggetti, oppure come anche
-si sogliono esprimere questi concetti, quando si riduca il primo alle sue
-basi sentimentali, e si riassuma il secondo in un concetto generale, colla
-distinzione dell’<i>io</i> e del <i>mondo esterno</i> è posta la base a tutte quelle riflessioni,
-alle quali il dualismo, dapprima diffusosi nella popolare intuizione
-dell’universo e poi da questa passato anche nei sistemi filosofici, deve la
-propria origine. In questo senso anche la psicologia suole essere contrapposta
-come scienza del soggetto a tutte le altre scienze e specialmente alle
-scienze naturali (v. § 1, 3<i>a</i>). Questa concezione potrebbe essere giusta
-solo allorchè la distinzione dell’<i>io</i> dal <i>mondo esterno</i> fosse un fatto originario
-precedente ad ogni esperienza, e i concetti del soggetto e dell’oggetto
-potessero una volta per tutte essere univocamente contrapposti. Ma
-nè la prima nè la seconda condizione si avvera. L’autocoscienza si fonda
-piuttosto su una serie di processi psichici, essa è il prodotto e non il
-sostrato di questi processi, e però anche soggetto e oggetto non costituiscono
-contenuti dell’esperienza nè originariamente nè mai assolutamente
-diversi, bensì essi sono concetti di riflessione formatisi in seguito ai rapporti
-reciproci tra le singole parti costituenti il contenuto in sè affatto unico
-della nostra esperienza immediata.
-</p>
-</div>
-
-<p>
-13. La connessione dei processi psichici, che costituisce l’essenza
-della coscienza, ha necessariamente la sua prima origine in quei
-<i>processi di combinazione</i>, che hanno continuamente luogo fra gli
-elementi dei singoli contenuti di coscienza. Questi processi, che già
-operano quando sorgono singole formazioni psichiche, devono pure
-produrre tanto la simultanea unità dello stato di coscienza presente
-in un dato momento, quanto la continuità degli stati di coscienza
-successivi. Ma essi sono di una natura straordinariamente varia;
-ognuno ha il suo colorito individuale, che non si ripete mai affatto
-invariato in un secondo caso. Pure le loro generalissime differenze
-possono essere ordinate sotto quelle particolarità, che l’attenzione
-offre da un lato nella passiva ricezione di impressioni, dall’altro
-nell’appercezione attiva delle stesse. Per avere a disposizione brevi
-espressioni ad indicare tali differenze, diciamo <i>associazioni</i> quelle
-connessioni, che si formano di solito nello stato passivo dell’attenzione,
-e <i>combinazioni appercettive</i> quelle che presuppongono uno
-stato attivo.
-</p>
-
-<div class="chapter"></div>
-<h3><a id="cap16"></a>
-§ 16. — Le associazioni.
-</h3>
-
-<p>
-1. Nella moderna evoluzione della psicologia il concetto dell’associazione
-è andato soggetto a una necessaria e molto intima
-mutazione di significato; questa però non è ancora penetrata dappertutto,
-<span class="pagenum" id="Page_182">[182]</span>
-essendosi pur sempre mantenuto il significato primitivo,
-specialmente da quei psicologi che ancor oggi sono legati alle opinioni,
-dalle quali sorse la psicologia dell’associazione (§2, p. 10 e segg.).
-Infatti questa psicologia, considerando solo il <i>contenuto rappresentativo</i>
-della coscienza, conformemente all’indirizzo intellettualistico
-che in essa predomina, limita il concetto dell’associazione alle combinazioni
-tra rappresentazioni. In questo senso <i>Hartley</i> e <i>Hume</i>, i
-due fondatori della psicologia dell’associazione, introdussero quel
-concetto nel significato speciale di “associazione di idee„ corrispondendo
-nella lingua inglese la parola “idea„ al nostro concetto
-della “rappresentazione„. Considerate poi le rappresentazioni come
-oggetti o come processi che possono rinnovarsi nella coscienza colla
-medesima natura, colla quale essi vi sono sorte una prima volta
-(pag. 11, 8), si vide nell’associazione il principio esplicativo per la
-così detta “riproduzione„ delle rappresentazioni. E poichè in fine
-non si riteneva necessario il dare, mediante l’analisi psicologica,
-una ragione del modo di sorgere delle rappresentazioni composte,
-essendosi ammesso che nella rappresentazione suscitata da impressioni
-esterne la combinazione fisica delle impressioni stesse servisse
-a spiegare senz’altro la loro composizione psichica; il concetto dell’associazione
-era limitato a quelle forme di così detta riproduzione,
-nelle quali le rappresentazioni associate si seguono in ordine di tempo.
-Nella distinzione delle forme principali di queste associazioni successive
-si seguiva uno schema logico già fissato da <i>Aristotele</i> per i processi
-di memoria; in questo schema le associazioni erano distinte in base al
-principio della bipartizione per contrari, da un lato in associazioni
-per somiglianza e contrasto, dall’altro lato in associazioni per simultaneità
-e successione. Questi concetti generali ottenuti mediante una
-semplice dicotomia logica furono fregiati del nome di “Leggi delle
-associazioni„. La nuova psicologia ha cercato di ridurre il numero
-di queste leggi. Parve il contrasto essere un caso estremo della somiglianza,
-perchè tra le rappresentazioni contrastanti si associano
-solo quelle che insieme appartengono ad una medesima specie generale,
-e i legami per simultaneità e successione furono abbracciati
-sotto il concetto dell’<i>associazione esterna</i> o di <i>contiguità</i>, la quale
-venne contrapposta all’<i>associazione interna</i> o di <i>somiglianza</i>. Alcuni
-psicologi credevano senz’altro poter da questa semplificazione a due
-forme di associazione procedere alla riduzione ad un’unica “legge
-d’associazione„ spiegando essi o l’associazione di contiguità come
-una forma speciale di quella di somiglianza, oppure, e più spesso,
-la somiglianza come un effetto di certe associazioni di contiguità.
-<span class="pagenum" id="Page_183">[183]</span>
-In ambedue i casi, del resto, l’associazione era per lo più ricondotta
-al principio più generale dell’esercizio e dell’abitudine.
-</p>
-
-<p>
-2. Ma a tutte queste teorie vennero a mancare i fondamenti
-in seguito a <i>due</i> fatti che colpiscono in modo stringente, quando
-sperimentalmente si osservi il processo di rappresentazione. Il <i>primo</i>
-sta nel risultato generale dell’analisi psicologica delle rappresentazioni:
-quelle rappresentazioni composte, dalla psicologia dell’associazione
-presupposte come unità psichiche indecomponibili, sorgono già
-da processi di combinazione, i quali in modo manifesto si collegano
-intimamente colle combinazioni più complesse, abitualmente dette
-associazioni. Il <i>secondo</i> fatto sta nel risultato della ricerca sperimentale
-sui processi di memoria: non v’ha assolutamente una <i>riproduzione</i>
-delle rappresentazioni in senso proprio, cioè in quanto per
-riproduzione si intenda il rinnovarsi invariato di una rappresentazione
-già prima stata nella coscienza. Imperocchè la rappresentazione
-che in un atto di memoria entra nella coscienza, è sempre diversa
-dall’antecedente cui è riferita, e i suoi elementi sogliono essere
-distribuiti su diverse rappresentazioni anteriori.
-</p>
-
-<p>
-Dal primo di questi fatti deriva, che quelle associazioni di
-rappresentazioni composte, nell’uso le sole così chiamate, devono
-essere precedute da processi associativi più semplici fra le loro parti
-costitutive. Il secondo fatto poi dimostra che quelle associazioni possono
-essere soltanto i prodotti complessi di tali associazioni elementari.
-Ammessa questa duplice conseguenza non v’ha più alcun diritto
-d’escludere dal concetto dell’associazione quelle combinazioni elementari,
-i prodotti delle quali non sono rappresentazioni successive
-ma simultanee; così pure non vi è più ragione alcuna per limitare
-questo concetto ai processi rappresentativi. L’esistenza dei sentimenti
-composti, delle emozioni ecc., ci insegna che gli elementi
-sentimentali entrano in combinazioni non meno regolari, le quali
-di più possono combinarsi ancora in prodotti più complessi colle
-associazioni degli elementi sensibili, come ci è stato mostrato dal
-modo di sorgere delle rappresentazioni di tempo (§ 11, pag. 127).
-In questo stretto rapporto esistente fra tutti i processi di combinazioni
-di grado diverso, e nella necessità di ricondurre tutte le combinazioni
-più composte ad associazioni elementari, troviamo una nuova
-conferma per quell’osservazione desunta dal generale decorso dei
-processi di coscienza, cioè che non è possibile stabilire un limite
-netto fra le combinazioni degli elementi costituenti le formazioni
-psichiche e la connessione di queste formazioni psichiche nella coscienza
-(pag. 165).
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_184">[184]</span>
-3. Il concetto dell’associazione può pertanto avere un significato
-sicuro e per ogni caso univoco, solo quando l’associazione
-sia concepita come un <i>processo elementare</i>, il quale nei processi
-psichici reali ci si presenti sempre soltanto in composizione più o
-meno complessa, così che le associazioni elementari si possano
-ottenere solo mediante l’analisi psicologica. Tra questi prodotti di
-combinazione quelle associazioni che sole hanno comunemente tal nome
-(le successive), sono soltanto una delle forme speciali di combinazione
-e certo la meno connessa. A queste appunto si contrappongono
-come forme più stabili quelle associazioni, onde sorgono le specie
-diverse di formazioni psichiche, quelle che noi abbiamo dette <i>fusioni</i>,
-appunto a causa della natura intima del legame (pag. 76 e segg.).
-I processi elementari dai quali provengono le formazioni psichiche:
-rappresentazioni intensive, di spazio e di tempo; sentimenti composti,
-emozioni e processi di volere, devono essere ascritti ai processi
-di associazione. Ma a scopo di distinzione pratica sarà opportuno
-assegnare qui alla parola “associazione„ un valore più
-ristretto, raccogliendo sotto di essa solo quei processi di combinazione
-che si compiono fra elementi di formazioni psichiche <i>diverse</i>. Questo
-concetto dell’associazione più ristretto, contrapposto alla fusione,
-si avvicina di più al concetto della vecchia psicologia (pag. 182)
-riferendosi esso solo alla connessione delle formazioni psichiche nella
-coscienza. Ma pur sempre esso si distingue da quello per i seguenti
-due caratteri importanti: 1) noi con esso intendiamo i <i>processi elementari
-di combinazione</i> oppure, quando si tratti di fenomeni composti,
-i prodotti di quei processi elementari; 2) come per le fusioni
-così anche per le associazioni noi distinguiamo oltre alle associazioni
-<i>successive</i>, anche le <i>simultanee</i> e quest’ultime crediamo si debbano
-ritenere come quelle originarie.
-</p>
-
-<h4><a id="cap16_a"></a>
-<i>A</i>. — <span class="smcap">Le associazioni simultanee.</span>
-</h4>
-
-<p>
-4. Le associazioni simultanee, alla cui costituzione partecipano
-elementi di formazioni psichiche diverse, si distinguono in <i>due</i> specie:
-associazioni fra elementi di formazioni psichiche <i>omogenee, assimilazioni</i>,
-e associazioni fra elementi di formazioni psichiche <i>eterogenee,
-complicazioni</i>. In base alla limitazione posta al concetto di associazione,
-ambedue possono aver luogo solo fra quelle formazioni psichiche
-che son già per sè stesse combinazioni simultanee, quindi
-tra rappresentazioni intensive e spaziali come pure fra sentimenti
-composti.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_185">[185]</span>
-</p>
-
-<h5><a id="cap16_aa"></a>
-<i>a. — Le assimilazioni.</i>
-</h5>
-
-<p>
-5. Le <i>assimilazioni</i> sono una forma d’associazione che si osserva
-specialmente, nella formazione di rappresentazioni intensive
-o spaziali e che integra il processo della fusione. Questo può essere
-dimostrato in modo evidentissimo quando tra i componenti di
-un prodotto di assimilazione alcuni sono dati da un’impressione
-sensibile esterna, e altri invece appartengono a rappresentazioni
-antecedentemente avute. Che in questo caso si tratti di un’assimilazione,
-è possibile constatare, perchè certe parti costitutive della
-rappresentazione che mancano nell’impressione oggettiva o sono sostituite
-da altre, manifestamente hanno origine da rappresentazioni
-anteriori. Fra queste, come l’esperienza dimostra, sono specialmente
-preferite quelle che sono state presenti assai di frequente. Ma anche
-singoli elementi dell’impressione possono più degli altri influire sull’associazione
-che si forma, così che quando questi elementi predominanti
-variano, come avviene specialmente nell’assimilazione, del
-senso visivo, anche il prodotto dell’assimilazione subisce variazioni
-corrispondenti.
-</p>
-
-<p>
-6. Tra le formazioni intensive specialmente le <i>rappresentazioni
-uditorie</i> molto spesso si compiono colla cooperazione di assimilazioni
-ed offrono nel tempo stesso l’esempio più evidente, per il
-su ricordato principio della frequenza. Tra le rappresentazioni uditorie
-le <i>rappresentazioni verbali</i> di cui facilmente disponiamo, sono
-le più famigliari, perchè la nostra attenzione è diretta ad esse più
-che alle altre impressioni sonore. Quindi all’audizione di una parola
-si accompagnano continue assimilazioni; l’impressione sonora è incompleta,
-ma essa è così pienamente integrata a spese delle impressioni
-anteriori, che noi non ce ne accorgiamo. E non è l’udire, ma
-il traudire, cioè la falsa integrazione prodotta da non giuste assimilazioni,
-che ci fa per lo più accorti di questo processo. A questo
-processo di assimilazioni si può egualmente conchiudere dalla facilità,
-colla quale noi possiamo quasi ad arbitrio udire parole entro
-un’impressione sonora qualsiasi, ad es., nelle voci degli animali,
-nel rumore dell’acqua, del vento, di una macchina, ecc.
-</p>
-
-<p>
-7. Nei <i>sentimenti intensivi</i> sono assimilazioni notevoli per ciò,
-che impressioni, le quali sono accompagnate da sentimenti elementari
-sensoriali od estetici, molto spesso portano direttamente
-con sè anche un secondo effetto sentimentale, di cui noi ci possiamo
-<span class="pagenum" id="Page_186">[186]</span>
-dar ragione solo se ci facciamo presenti certe rappresentazioni
-da quelle impressioni richiamate. Qui l’associazione
-suole presentarsi dapprima solo sotto la forma di un’associazione
-sentimentale e solo in questo senso essa è un’assimilazione simultanea.
-L’associazione di rappresentazioni, che ci spiega l’effetto
-prodotto in noi, è invece un processo che entra in campo più tardi;
-essa appartiene alla specie delle associazioni successive. Per questa
-ragione ci riesce appena possibile il distinguere nelle impressioni
-di suoni e di colore accompagnate da determinati sentimenti, oppure
-nelle rappresentazioni spaziali semplici, ciò che è effetto sentimentale
-immediato dell’impressione, da ciò che spetta all’associazione.
-Ma di solito in questi casi il processo sentimentale è considerato
-come una risultante di due fattori, l’uno immediato, l’altro associativo,
-i quali però, secondo le leggi generali sulle fusioni dei sentimenti
-(pag. 129 e seg.), si combinano ambedue in un unico sentimento
-totale.
-</p>
-
-<p>
-8. Nelle rappresentazioni <i>spaziali</i> l’associazione è di un’importanza
-grandissima. Nel campo del <i>senso tattile</i> essa è per l’uomo
-non cieco poco notevole a causa della minore importanza che qui
-le rappresentazioni tattili hanno e in generale e specialmente per
-i processi di memoria. All’opposto pel <i>cieco</i> l’associazione delle
-rappresentazioni tattili è la causa prima della facilità con cui egli
-rapidamente si orienta nello spazio; ad es., essa è necessaria per la
-pronta lettura della scrittura dei ciechi. Quei risultati dei processi
-di assimilazione, cui partecipano più superfici tattili, sono al massimo
-grado evidenti, perchè sono facilmente messi in luce dalle
-illusioni che possono nascere a causa di qualche perturbazione
-nella regolare cooperazione delle sensazioni. Quando, ad es., tocchiamo
-una piccola palla colle dita indice e medio incrociate, abbiamo
-la rappresentazione di <i>due</i> palle, e ciò senza dubbio perchè
-nella posizione solita degli organi di tatto l’impressione esterna corrisponde
-realmente a due palle. Le rappresentazioni in tal guisa
-avute in numerosi casi antecedenti hanno un’influenza assimilatrice
-sulla nuova impressione.
-</p>
-
-<p>
-9. Il processo dell’assimilazione ha una parte straordinariamente
-importante nelle rappresentazioni del <i>senso della vista</i>; qui
-infatti esso coopera alle rappresentazioni della grandezza, della
-distanza e della natura corporea degli oggetti veduti e da ultimo
-completa i motivi immediati per la rappresentazione della profondità,
-che già sorgono nella visione binoculare come effetto di assimilazione.
-In tal modo trovano spiegazione quelle correlazioni nelle quali stanno
-<span class="pagenum" id="Page_187">[187]</span>
-fra loro le rappresentazioni di distanza e grandezza degli oggetti,
-ad es, la differenza di grandezza che presentano il sole e la luna quando
-sono all’orizzonte e allo zenith. Egualmente su questi processi di
-assimilazione si fondano gli effetti della prospettiva nel disegno
-e nella pittura. Un’imagine disegnata o dipinta su un piano ci può
-apparire corporea solo perchè l’impressione risveglia elementi di
-anteriori rappresentazioni corporee che assimilano la nuova impressione.
-Questa influenza dell’assimilazione si dimostra poi in modo
-evidentissimo nei disegni non ombreggiati a due sensi, che possono
-essere veduti così sporgenti come rientranti. Ma anche qui l’osservazione
-ci dice che un tale mutamento di rilievo non è accidentale,
-tale che dipenda dal capriccio della così detta “facoltà immaginativa„
-ma che vi sono sempre elementi dell’impressione immediata,
-i quali determinano il processo di assimilazione in un senso completamente
-univoco. Tali elementi sono innanzi tutto le sensazioni
-che sono legate alle posizioni e ai movimenti degli occhi. Così quando
-si guardi il disegno lineare di un prisma e lo si fissi monocularmente
-per escludere le ragioni della rappresentazione della profondità legate
-alla vista binoculare, appare a vicenda sporgente o rientrante, a
-seconda che una volta si fissi la parte del disegno che corrisponde
-alla vista consueta di un prisma sporgente e l’altra volta invece
-quella che risponde alla solita vista di un prisma rientrante. Un
-angolo solido formato da tre linee rette, incidenti in un unico punto,
-appare sporgente se si percorre dal vertice una delle rette; esso si
-presenta rientrante quando si parte dall’estremità opposta della retta
-e si termina al vertice, ecc. In questo e in altri casi congeneri l’assimilazione
-è stabilita da queste regole: l’occhio nel movimento sulle
-linee di fissazione degli oggetti passa dai punti più vicini ai più
-lontani; nello sguardo in riposo suole posarsi sulle parti di un
-oggetto situate più vicine.
-</p>
-
-<p>
-In altri casi le illusioni geometrico-ottiche già ricordate nel § 10
-(19 e 20) fondate sulle leggi di movimento dell’occhio producono,
-come effetto secondario, certe rappresentazioni di profondità, che
-stabiliscono una compensazione tra le illusioni di estensione e di direzione
-e la corrispondente conformazione normale dell’imagine
-della retina. E però, ad es., una linea retta divisa pare maggiore
-che una egualmente grande non divisa (pag. 101), quindi tendiamo
-a porre la prima a distanza maggiore della seconda. Poichè qui,
-malgrado la diversa stima di grandezza determinata da diverso
-sforzo di movimento, le due linee occupano posizione di retine
-egualmente grandi, questa contraddizione viene eliminata a causa
-<span class="pagenum" id="Page_188">[188]</span>
-della diversa rappresentazione di distanza. Infatti, se di due linee,
-delle quali le imagini retiniche sono eguali, una sembra maggiore,
-questa nelle solite condizioni della vista deve provenire da un oggetto
-più lontano. Se una retta è tagliata da un’altra ad angolo acuto,
-a causa di un’altra illusione, fondata sulle leggi del movimento si
-stima maggiore l’angolo acuto (pag. 100), così che talvolta se la
-linea è grande, appare come piegata poco prima del punto di intersecazione.
-Ma anche qui la contraddizione fra l’andamento della
-linea e l’ingrandimento dell’angolo acuto d’intersecazione è eliminata,
-perchè prospettivamente la linea sembra correre verso la
-profondità dello spazio. In tutti questi casi la rappresentazione di
-prospettiva può essere spiegata soltanto dall’azione assimilante di
-anteriori elementi rappresentativi.
-</p>
-
-<p>
-10. In nessuna delle assimilazioni su descritte è possibile dimostrare
-che una rappresentazione stata prima presente, assimilando
-abbia agito sulla nuova impressione totalmente. Nella maggior
-parte dei casi questo è già escluso, perchè una tale azione
-assimilante deve essere attribuita a molte rappresentazioni singole
-che si distinguono fra loro per numerose proprietà. Così, ad es.,
-una linea retta tagliata da una verticale ad angolo acuto corrisponde
-a innumerevoli casi, nei quali una tale inclinazione col concomitante
-ingrandimento dell’angolo si presentò come componente di una
-rappresentazione corporea. Tutti questi casi possono però alla loro
-volta differire nelle più diverse maniere e per grandezza dell’angolo,
-e per natura delle linee, e per altre circostanze concomitanti.
-Noi dobbiamo quindi pensare il processo di assimilazione come un
-processo, nel quale sulla coscienza agisce non una determinata rappresentazione
-singola e neppure una determinata combinazione fra
-elementi di anteriori rappresentazioni, ma per solito una quantità
-di tali combinazioni che è necessario concordino colla nuova impressione
-complessivamente soltanto in modo approssimativo.
-</p>
-
-<p>
-La natura dell’azione di tali combinazioni sulla coscienza può
-in qualche modo essere chiarita dalla parte importante che spetta
-nel processo a certi elementi legati all’impressione, ad es., nelle
-rappresentazioni visive alle sensazioni tattili interne dell’occhio.
-Sono per l’appunto questi immediati elementi sensibili, che nella
-corrente fluttuante di elementi rappresentativi venenti incontro
-all’impressione, ne scelgono alcuni a loro stessi adeguati e li trasportano
-nella forma corrispondente agli altri elementi dell’impressione
-immediata. Con ciò si dimostra che non soltanto gli elementi
-delle nostre rappresentazioni mnemoniche sono relativamente
-<span class="pagenum" id="Page_189">[189]</span>
-indeterminate e quindi variabili, ma che anche l’apprendimento
-di un’impressione immediata può a seconda delle condizioni speciali
-variare entro limiti abbastanza larghi. In tal guisa il processo di
-assimilazione ha il suo primo punto di partenza da elementi dell’impressione
-immediata, e principalmente da quelli che hanno un valore
-predominante per la costituzione delle rappresentazioni, come ad
-es., nelle rappresentazioni visive dalle sensazioni che accompagnano
-le posizioni e i movimenti dell’occhio: questi elementi svegliano
-elementi mnemonici del tatto determinati e a loro stessi adeguati.
-Questi poi alla lor volta esercitano un’azione d’assimilazione sull’impressione
-immediata, la quale infine può alla sua volta reagire
-ancora come assimilatrice sugli elementi riprodotti. Questi atti singoli,
-come pure l’intero processo, non sono per solito successivi, ma,
-almeno nella nostra coscienza, simultanei, imperocchè anche il prodotto
-del processo è appercepito come una rappresentazione tutt’unita
-direttamente data. Le due proprietà caratteristiche dell’assimilazione
-stanno dunque in ciò: 1) che essa consta di una somma di processi
-di combinazione <i>elementari</i>, cioè di processi tali che si riferiscono
-non a un tutto rappresentativo, ma a componenti rappresentativi;
-2) che in essa le parti associate agiscono le une sulle altre, modificandosi
-a vicenda nel senso di una <i>reciproca assimilazione</i>.
-</p>
-
-<p>
-11. Ciò posto, le differenze capitalissime dei processi di assimilazione
-composti trovano facilmente la loro spiegazione nella
-partecipazione, pei singoli casi molto varia, dei diversi fattori richiesti
-per ogni assimilazione. Nelle comuni rappresentazioni oggettive
-gli elementi diretti così predominano che i riprodotti per solito
-sono trascurati, quantunque in realtà essi non manchino mai e
-siano spesso di assai grande importanza per l’apprendimento degli
-oggetti. Gli elementi riprodotti si offrono in modo più opportuno alla
-nostra osservazione, quando l’azione assimilante delle impressioni dirette
-è inibita da influenze esterne od interne, ad es. quando l’impressione
-è indistinta e quando nascono sentimenti ed emozioni.
-In tutti quei casi, nei quali per tal modo la differenza fra l’impressione
-e la rappresentazione reale diventa così grande che essa si fa tosto
-manifesta ad un nostro esame più intimo, noi designiamo un tale
-prodotto d’assimilazione come un’<i>illusion</i>.
-</p>
-
-<p>
-Il carattere di generalità delle assimilazioni non ci lascia dubitare
-che esse possano avvenire fra elementi riproducibili, e in modo
-che, ad es., una rappresentazione mnemonica sorgente in noi sia
-subito modificata dalla sua relazione con altri elementi mnemonici.
-Ma in questo caso, come facilmente si comprende, ci mancano i mezzi
-<span class="pagenum" id="Page_190">[190]</span>
-per la dimostrazione del processo. Possiamo solo affermare come
-verosimile, che anche nei così detti “processi puri di memoria„
-non mancano interamente gli elementi diretti sotto la forma di
-sensazioni e di sentimenti sensoriali che sono suscitati da stimoli
-periferici. Ad es., nelle imagini visive riprodotte essi sono senza
-dubbio presenti sotto la forma di sensazioni tattili interne dell’occhio.
-</p>
-
-<h5><a id="cap16_ab"></a>
-<i>b. — Le complicazioni.</i>
-</h5>
-
-<p>
-12. Le <i>complicazioni</i>, ossia le combinazioni fra formazioni psichiche
-eterogenee sono parti costitutive della coscienza non meno
-regolari delle assimilazioni. Come ben difficilmente v’è una rappresentazione
-intensiva, o spaziale, oppure un sentimento composto, che
-non sia in qualche modo modificato dal processo di assimilazione
-reciproca fra gli elementi diretti e riprodotti, così quasi ciascuna di
-queste formazioni psichiche è insieme legata ad altre di diversa
-natura, colle quali ha certe relazioni costanti. Ma la complicazione si
-distingue sempre dall’assimilazione per il fatto, che l’eterogeneità
-delle formazioni rende meno stretta l’associazione, per quanto questa
-sia regolare; e però se in essa uno dei componenti è diretto, l’altro
-riprodotto, noi ve li possiamo con facilità distinguere immediatamente.
-Ma d’altro lato vi è un’altra causa che, malgrado la natura
-diversa facilmente riconoscibile degli elementi, dà pur sempre al
-prodotto di una complicazione l’aspetto di una formazione organica.
-La causa sta nel <i>predominio</i> di una formazione psichica sulle altre
-associate, per cui queste di fronte a quella devono ritirarsi nella
-parte oscura del campo visivo della coscienza.
-</p>
-
-<p>
-Se la complicazione associa un’impressione diretta con elementi
-riprodotti di natura disparata, l’impressione diretta colle assimilazioni
-ad essa legate costituisce di regola la parte predominante, mentre
-gli elementi riprodotti esercitano talora un’influenza notevole
-soltanto pel loro tono sentimentale. Quando noi parliamo, le rappresentazioni
-verbali acustiche sono le parti predominanti, colle quali
-abbiamo oscure le sensazioni di movimento pur date direttamente,
-e come riproduzioni, le imagini ottiche delle parole. Al contrario
-nella lettura, quest’ultime sono nel primo piano (Vordergrund)
-della coscienza, mentre le rappresentazioni uditorie diventano più
-deboli. Pertanto a causa della proprietà che hanno le rappresentazioni
-oscure di agire col loro tono sentimentale in modo relativamente forte
-sull’attenzione (pag. 175 e seg.), l’esistenza di una complicazione può
-<span class="pagenum" id="Page_191">[191]</span>
-spesso essere avvertita solo dalla speciale colorazione del sentimento
-totale, che accompagna la rappresentazione predominante. Così, ad
-es., la impressione particolare di una superficie ruvida, di una punta
-di stile, di un’arma da fuoco, dipende dalla complicazione dell’immagine
-visiva colla tattile, e per l’arma da fuoco anche con impressioni
-uditorie; ma di solito queste complicazioni sono avvertite
-soltanto pel loro effetti sentimentali.
-</p>
-
-<h4><a id="cap16_b"></a>
-<i>B</i>. — <span class="smcap">Le associazioni successive.</span>
-</h4>
-
-<p>
-13. L’associazione successiva non costituisce un processo che
-sia diverso per proprietà essenziali dalle due forme dell’associazione
-simultanea, l’assimilazione e la complicazione. Essa si fonda
-piuttosto sulle stesse cause generali e si distingue solo per questa
-condizione secondaria: il processo di combinazione, il quale là si
-presenta in un atto che per l’osservazione immediata è indivisibile
-nel tempo, qui subisce un ritardo, per il quale esso si separa distintamente
-in <i>due</i> atti. Il primo di questi atti corrisponde al sorgere
-degli elementi <i>riproducenti</i>, il secondo al sorgere dei <i>riprodotti</i>. Anche
-qui in moltissimi casi il primo atto è introdotto da un’impressione
-di senso esterno, la quale per solito si associa tosto con un’assimilazione
-Ma siccome ulteriori elementi di riproduzione tendenti ad una
-assimilazione, oppure anche ad una complicazione, sono arrestati da
-cause inibitorie, ad es., perchè altre assimilazioni si presentano prima
-all’appercezione e riescono poi ad agire solo dopo un certo tempo,
-ne segue, che dal primo atto d’appercezione si separa distintamente
-un secondo: il contenuto psichico di questo ha subite modificazioni
-tanto più essenziali quanto più numerosi sono gli elementi introdotti
-di nuovo dalla ritardata assimilazione e complicazione, e
-quanto più essi respingono colla loro diversa natura quelli già
-prima esistenti.
-</p>
-
-<p>
-14. Nella maggior parte dei casi un’associazione così sorta si
-limita a <i>due</i> processi rappresentativi o sentimentali, che si succedono
-l’un l’altro e sono nella suddetta maniera collegati da assimilazioni
-o complicazioni; ma al secondo membro possono poi
-annettersi o nuove impressioni di senso, oppure combinazioni appercettive
-(§ 17). Più di rado avviene che gli stessi processi, i
-quali causarono la prima scomposizione di un’assimilazione o complicazione
-in un processo successivo, si ripetano nel secondo, nel
-terzo membro, così che sorga in tal modo una <i>serie associativa</i>.
-<span class="pagenum" id="Page_192">[192]</span>
-In generale questo caso si verifica solo in condizioni eccezionali;
-e precisamente quando si sono prodotte alterazioni nel corso normale delle
-combinazioni appercettive, ad es., nella così detta “fuga
-d’idee„ degli alienati. L’associazione a più membri ben difficilmente
-si presenta nell’uomo normale e nelle consuete condizioni
-di vita.
-</p>
-
-<div class="blockquote">
-<p>
-14<i>a</i>. Una tale associazione a serie può anche determinarsi sotto condizioni
-create ad arte per l’osservazione, cioè quando intenzionatamente si
-cerca di sopprimere nuove impressioni di senso e nuove combinazioni appercettive.
-Ma anche allora essa presenta un corso diverso dallo schema
-solitamente dato, perchè non ogni membro successivo si annette a quello
-immediatamente precedente, ma il terzo, il quarto, ecc. al primo, fino a che
-una speciale impressione di senso, o una rappresentazione con un tono sentimentale
-d’intensità nuova costituisce tra nuovo punto di collegamento per le
-associazioni seguenti. Anche le associazioni nella fuga d’idee degli alienati
-mostrano per lo più lo stesso tipo del ricorso a certi membri principali
-predominanti.
-</p>
-</div>
-
-<h5><a id="cap16_ba"></a>
-<i>a. — I processi di riconoscimento e di conoscimento sensitivi.</i>
-</h5>
-
-<p>
-15. La comune associazione a due membri nella sua maniera di
-sorgere dalle combinazioni di assimilazioni e complicazioni può essere
-nel modo più distinto osservata per entro i processi del riconoscere
-e conoscere sensitivo. Noi usiamo l’attributo “sensitivo„ per questi
-processi di associazione, da un lato per dimostrare che il primo
-membro della combinazione è sempre un’impressione sensibile, dall’altro
-per distinguere questi processi da quelli <i>logici</i> di conoscenza.
-</p>
-
-<p>
-Abbiamo il più semplice caso psicologico di un riconoscimento,
-quando abbiamo avuta una sol volta la rappresentazione, ad es.,
-visiva di un oggetto e a un nuovo incontro lo riconosciamo pel
-medesimo. Se il primo incontro è avvenuto solo poco tempo prima,
-oppure se l’impressione è stata vivace in modo speciale e ha suscitate
-emozioni, l’associazione si compie di solito immediatamente come
-un’assimilazione simultanea; e il processo si distingue dalle speciali
-assimilazioni che hanno luogo in ogni rappresentazione oggettiva,
-solo per un particolare sentimento concomitante, il <i>sentimento della
-contezza</i>. E perchè un tale sentimento è presente solo quando si è
-fino ad un certo grado “coscienti„, che l’impressione è già stata
-<span class="pagenum" id="Page_193">[193]</span>
-una volta in noi, lo si deve manifestamente attribuire a tutti quei
-sentimenti che provengono dalle rappresentazioni confuse esistenti
-nella coscienza. La differenza psicologica tra questo nuovo processo
-ed una solita assimilazione simultanea si può ben riconoscere in
-ciò, che nel momento in cui il processo di assimilazione si compie
-coll’appercezione dell’impressione, proprio allora quei componenti
-della rappresentazione primitiva, i quali non partecipano
-all’assimilazione,
-emergono nella penombra della coscienza, e in questo caso
-la loro relazione agli elementi della rappresentazione appercepita si
-esplica in quel sentimento. Tali componenti non assimilati possono
-essere in parte elementi dell’impressione anteriore, i quali sono
-così diversi da certi elementi dell’impressione nuova che rifuggono
-dall’essere assimilati; in parte e specialmente, essi possono consistere
-in complicazioni che già prima erano distintamente presenti, ma ora
-rimangono inosservate. In una tale cooperazione della complicazione
-trova una spiegazione il fatto, che per gli oggetti della vista
-il nome loro, ad es., per le persone il nome proprio, e all’occasione
-anche alcune particolarità acustiche, ad es. il suono della voce,
-sono sussidi straordinariamente efficaci per il riconoscimento. Ma
-questi sussidi perchè giovino, non devono necessariamente essere
-rappresentazioni chiare nella coscienza. Se noi incontriamo un uomo
-di cui già abbiamo udito il nome, questo, benchè non ci ritorni tosto
-distinto alla memoria, può facilitare il riconoscimento.
-</p>
-
-<div class="blockquote">
-<p>
-15<i>a</i>. Una tale influenza delle complicazioni può essere
-dimostrata anche
-sperimentalmente. Se in una sol volta si presenta all’occhio un certo numero
-di dischi, i quali mostrino diverse gradazioni di grigio fra bianco e nero, è
-possibile riconoscere facilmente ogni singolo disco come affine a una certa
-impressione precedente, fintanto che non si scelgano più che cinque gradi
-in tutto (cioè tra bianco e nero ancora tre gradazioni di grigio); ma se si
-prende un maggior numero di gradi, questo riconoscimento non riesce più
-possibile. Si può con verisimiglianza supporre che questo fatto si connetta
-colle cinque determinazioni comuni: bianco, grigio chiaro, grigio, grigio
-oscuro, nero. Infatti ne sarebbe una conferma l’osservazione, che, esercitandosi
-a un maggior numero di designazioni, si può anche riconoscere un
-maggior numero di gradazioni (eventualmente sino a 9). È vero che in queste
-ricerche la complicazione può essere distintamente cosciente; ma non occorre
-che dapprima lo sia, specialmente nelle cinque gradazioni comuni; piuttosto
-qui di solito la designazione conveniente è cercata solo quando il vero
-atto di riconoscimento è già compiuto.
-</p>
-</div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_194">[194]</span>
-16. Le osservazioni esposte ci rendono conto anche delle condizioni,
-nelle quali il riconoscimento può trasformarsi da un’associazione
-simultanea in una successiva. Se passa un certo tempo prima
-che gli elementi rappresentativi anteriori, a poco a poco sorgenti
-nella coscienza, producano un distinto sentimento di riconoscimento,
-allora l’intero processo si scinde in <i>due</i> atti, in quello dell’<i>apprendimento</i>
-e in quello del <i>riconoscimento</i>, dei quali il primo è legato
-soltanto alle consuete assimilazioni simultanee, mentre nel secondo
-si hanno gli effetti di quegli elementi della rappresentazione anteriore,
-i quali rimangono oscuri, e però non sono assimilabili. Ne
-segue, che il processo di riconoscimento si distingue tanto più distintamente
-in due atti, quanto maggiori sono le differenze dell’impressione
-anteriore e della nuova. Allora non solo suole esservi
-una più lunga pausa di notevole arresto tra apprendimento, e riconoscimento,
-ma anche i processi appercettivi, cioè i processi dell’attenzione
-volontaria corrispondenti allo stato della reminiscenza
-(Besinnen) agiscono sulle associazioni nel senso di promuoverle. Il
-fatto detto del “riconoscimento mediato„ costituisce un caso estremo
-di questa specie; in esso un oggetto non è riconosciuto per le proprietà
-ad esso inerenti, ma a causa di qualche particolarità concomitante
-che si trova con esso in connessione casuale, ad es., una
-persona incontrata è riconosciuta a causa di un’altra che l’accompagna,
-e simili. Non è possibile trovare una differenza psicologica
-essenziale tra questo caso e quello del riconoscimento immediato.
-Anche quelle proprietà che non spettano per sè stesse all’oggetto
-riconosciuto, appartengono pur sempre a tutto il complesso degli
-elementi rappresentativi, che insieme agiscono nella preparazione e
-nel compimento dell’associazione. Però quel ritardo di tempo che
-separa l’intero processo del riconoscimento in due processi rappresentativi,
-e che spesso anche richiede il soccorso della reminiscenza
-volontaria, si presenta, come è facile comprendere, in modo più
-pronunciato in questi riconoscimenti mediati.
-</p>
-
-<p>
-17. Il processo di riconoscimento semplice, come esso si svolge
-nell’incontro di un oggetto già altre volte percepito, costituisce il
-punto di partenza per lo svolgimento degli altri più vari processi
-di associazione, così di quelli, che al pari di esso stanno ancora sul
-confine di associazione simultanea e successiva, come di quelli nei
-quali il ritardo che conduce all’associazione successiva, si dimostra
-poi nella formazione di associazioni di assimilazione e complicazione.
-E così il riconoscimento di un oggetto spesso percepito è
-un processo che si svolge più facilmente e quindi per solito si
-<span class="pagenum" id="Page_195">[195]</span>
-compie simultaneamente; questo processo si avvicina ancor più alla
-solita assimilazione, perchè il sentimento di contezza è di un’intensità
-molto minore. Il processo del <i>conoscere sensitivo</i> si distingue
-per solito soltanto in piccola parte da questi riconoscimenti
-di singoli oggetti famigliari. La differenza logica dei due concetti
-sta in ciò, che il riconoscere designa un’affermazione dell’identità
-individuale del nuovo oggetto osservato con uno osservato anteriormente;
-il conoscere invece indica la subsunzione dell’oggetto
-ad un concetto di già ben noto. Però nel processo del conoscere sensitivo
-non ha luogo una reale subsunzione logica, siccome non esiste
-uno sviluppato concetto generale, al quale possa essere subordinato.
-L’equivalente psicologico di una tale subsunzione sta piuttosto solo
-nell’essere l’impressione riferita a un numero indeterminatamente
-grande di oggetti. E ora poichè questo riferimento presuppone l’anteriore
-rappresentazione di oggetti diversi che concordino soltanto in
-certe proprietà, tanto più il processo del conoscimento psicologico
-coincide con una comune assimilazione, quanto più famigliare è la
-classe di oggetti alla quale l’oggetto appartiene, e quanto più questo
-concorda coi caratteri generali della classe. Ma poi anche il sentimento proprio ai processi di conoscimento e riconoscimento decresce
-in eguale misura e da ultimo sparisce interamente, e allora
-noi in questi casi dell’incontro di oggetti di natura comune non parliamo
-più affatto di un processo di conoscimento. Questo processo
-anche in tali casi si manifesta distintamente tosto che l’assimilazione
-incontri qualche <i>arresto</i>, o perchè la rappresentazione di quella certa
-classe di oggetti sia divenuta insolita, o perchè il singolo oggetto offra
-proprietà eccezionali. Allora qui l’associazione simultanea può cedere
-il passo alla successiva, diventando apprendimento e conoscimento
-due processi susseguentisi. In egual misura anche il <i>sentimento di
-conoscimento</i> appare ora come un sentimento specifico, che è affine
-certamente al sentimento di contezza, ma che però, in conformità
-alle diverse condizioni di sua origine, si distingue in modo
-caratteristico specialmente per il suo decorso nel tempo.
-</p>
-
-<h5><a id="cap16_bb"></a>
-<i>b. — I processi di memoria.</i>
-</h5>
-
-<p>
-18. Il processo di riconoscimento semplice si svolge in una
-direzione essenzialmente diversa, se quegli ostacoli ad una pronta
-assimilazione che determinano la trasformazione di un’associazione
-simultanea in una successiva, sono tanto grandi, che gli elementi
-<span class="pagenum" id="Page_196">[196]</span>
-rappresentativi antagonistici alla nuova rappresentazione sensitiva
-(o dopo ohe il processo di conoscimento si sia svolto, o anche senza
-che sia avvenuto) si riuniscono in una nuova formazione rappresentativa,
-la quale è riferita direttamente a un’impressione antecedente.
-Il processo che così si svolge, è il <i>processo dì memoria</i>, e la rappresentazione
-che per tal guisa giunge all’appercezione, è detta <i>rappresentazione
-mnemonica o imagine mnemonica</i>.
-</p>
-
-<div class="blockquote">
-<p>
-18<i>a</i>. I processi di memoria sono quelli, ai quali la psicologia dell’associazione
-ha limitato per lo più l’uso del concetto d’associazione. Ma essendo
-essi, come lo dimostra l’esposizione antecedente, associazioni che hanno luogo
-sotto condizioni specialmente complesse, fu con ciò fin dall’inizio resa
-impossibile la spiegazione genetica delle associazioni. Si comprende pertanto che la dottrina dell’associazione in discorso si limita essenzialmente
-a dividere le diverse specie dei prodotti di associazioni che si osservano nei
-processi di memoria, prendendo a punto di partenza una considerazione logica
-e non psicologica. Una conoscenza dei processi psichici che agiscono
-nelle associazioni, è solo possibile quando si parta dai processi più semplici
-di associazione. La comune assimilazione simultanea, il processo di riconoscimento
-simultaneo e successivo si presentano già per sè stessi come i naturali
-antecedenti dell’associazione di memoria. Il primo di quei processi
-di riconoscimento non è che un’assimilazione accompagnata da un sentimento,
-indizio d’elementi rappresentativi oscuramente presenti nella coscienza e
-non assimilabili. Nel secondo processo questi elementi ribelli hanno un’azione
-d’arresto, così che il riconoscimento ritorna alla primitiva forma
-di un’associazione successiva, essendo l’impressione assimilata dapprima
-nella solita maniero, e poi in un secondo atto con concomitante sentimento
-di contezza; e in ciò si ha anche una prova della maggiore partecipazione
-di certi elementi di riproduzione. Quando in questa forma semplicissima di
-associazione successiva le due rappresentazioni che si seguono, sono riferite
-ancora a un medesimo oggetto, di cui sono appercepiti nei due atti elementi
-rappresentativi e sentimentali in parte diversi, allora abbiamo una
-modificazione essenziale nell’<i>associazione di memoria</i>. Predominando in essa
-gli elementi eterogenei delle impressioni anteriori, alla prima assimilazione
-dell’impressione segue la formazione di una rappresentazione, nella quale
-sono contenuti tanto elementi dell’impressione nuova quanto elementi
-delle impressioni antecedenti, capaci di assimilazione a causa di certi loro
-componenti. Quanto più prevalgono gli elementi eterogenei, tanto più la
-rappresentazione che sorge seconda, è appresa come <i>diversa</i> dalla nuova
-percezione; quanto più invece si mostrano elementi affini, tanto più essa
-è appresa come <i>simile</i>. Ma sempre la seconda rappresentazione si contrappone
-alla nuova impressione come una formazione psichica che è
-d’origine <i>riproduttiva</i> ed è indipendente.
-</p>
-</div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_197">[197]</span>
-19. Le condizioni generali che stanno a base del sorgere delle
-rappresentazioni mnemoniche, possono alla lor volta offrire gradazioni
-e differenze, che vanno parallele alle forme già ricordate dei
-processi di riconoscimento e conoscimento. E infatti quei processi
-che sopra (15, 17) imparammo a conoscere come diverse modificazioni
-della solita assimilazione: il riconoscimento di un oggetto
-già rappresentato <i>una volta</i>, di uno già famigliare per <i>frequenti</i>
-rappresentazioni, come pure il conoscimento di un oggetto <i>noto</i>
-per un suo carattere generale, dànno luogo a diverse modificazioni
-nei processi di memoria.
-</p>
-
-<p>
-Il riconoscimento <i>semplice</i> passa in un atto di memoria tosto
-che all’assimilazione immediata di un’impressione facciano ostacolo
-quegli elementi, che appartengono non all’oggetto stesso, ma a circostanze
-a lui concomitanti nella rappresentazione anteriore. Appunto
-perchè l’oggetto era stato incontrato una sol volta, oppure perchè
-nella riproduzione è considerato come incontrato una sol volta, quegli
-elementi concomitanti possono essere relativamente chiari e
-determinati e insieme mostrare distinta la loro differenza dalle
-concomitanze della nuova impressione. In tal guisa dapprima sorgono
-forme miste; che stanno fra il riconoscimento e la memoria;
-l’oggetto è riconosciuto ed è insieme riferito a una determinata
-rappresentazione sensitiva anteriore; le cui condizioni concomitanti
-aggiungono all’immagine mnemonica una determinata relazione di
-spazio e di tempo. Il processo di memoria predomina specialmente
-in quei casi, nei quali l’elemento della nuova impressione, che
-agisce come assimilante, è pienamente cacciato dalle restanti parti
-costitutive della immagine mnemonica; così che la relazione associativa
-tra esso e l’impressione precedente può restare interamente
-nascosta.
-</p>
-
-<div class="blockquote">
-<p>
-19<i>a</i>. In questi casi si è parlato di “memoria mediata„ o “associazione
-mediata„. Ma anche qui, come nel “riconoscimento mediato„, non
-si trova un carattere importante, che differenzi questo processo dalle solite
-associazioni. Qualcuno, ad es., sedendo di sera nella sua camera a un tratto
-e, a quanto pare, senza causa, ripensa a una regione percorsa molti anni
-prima; ma una posteriore indagine più esatta dimostra, che per caso nella
-camera è un fiore molto olezzante per la prima volta veduto in quel viaggio.
-La differenza di un solito processo di memoria, nel quale è distintamente
-conosciuto il legame della nuova impressione con un fatto psichico anteriore,
-sta manifestamente in ciò, che gli elementi dai quali è stabilito il
-legame sono respinti nello sfondo oscuro (Hintergrund) della coscienza da altri
-elementi rappresentativi. Le esperienze non rare, nelle quali un’imagine mnemonica
-<span class="pagenum" id="Page_198">[198]</span>
-sorge in noi improvvisamente, e a quanto pare, senza causa, e che per lo
-più sono stato interpretate come un “sorgere spontaneo„ delle rappresentazioni,
-ci riconducono con ogni probabilità a queste associazioni latenti.
-</p>
-</div>
-
-<p>
-20. Dai processi di memoria che si collegano al semplice riconoscimento
-del fatto psichico già una volta svoltosi in noi, si
-distinguono essenzialmente, per una maggior complicazione delle
-loro condizioni, quei processi che derivano da riconoscimenti <i>molteplici</i>
-e da <i>conoscimenti</i>. Nel processo per cui sorge la rappresentazione
-sensitiva di un singolo oggetto, a noi noto o per sè stesso
-o nel suo carattere generale, le relazioni di associazione possibili
-hanno dapprima un’estensione incomparabilmente maggiore e per ciò
-il modo, in cui a una determinata esperienza vengono ad aggiungersi
-processi di memoria, non dipende tanto dai singoli fatti psichici
-sui quali si fonda l’associazione, quanto dalle condizioni generali
-e dalle disposizioni momentanee della coscienza, specialmente poi
-dall’intervento di certi processi d’appercezione attiva e dai corrispettivi
-sentimenti od emozioni intellettuali. Data la varietà di
-queste condizioni si comprende come le associazioni si sottraggano
-in generale ad ogni calcolo preventivo; laddove nell’atto di memoria,
-tosto che sia avvenuto, le traccie della sua formazione associativa
-raramente sfuggono all’indagine attenta, così che noi in tutti i casi
-possiamo a buon diritto considerare l’associazione come causa unica
-e generale dei processi di memoria.
-</p>
-
-<p>
-21. Ma in questa derivazione non si deve mai dimenticare
-che ogni reale processo di memoria, come ce lo dimostra il suo
-sviluppo psicologico dal suo più semplice antecedente, l’assimilazione
-simultanea, non è in alcun modo un processo semplice, ma
-si compone di una quantità di processi elementari, fra questi stanno
-qui in prima linea le relazioni assimilanti, nelle quali una data
-impressione, o in certi casi un’imagine di memoria già presente,
-entra con elementi di formazioni psichiche anteriori. A ciò si connettono
-due ulteriori processi caratteristici per il processo di memoria:
-il primo, l’inibizione dell’assimilazione a causa di elementi
-eterogenei, e il secondo, le assimilazioni e le complicazioni provenienti
-da questi elementi eterogenei. Questo secondo processo
-determina il sorgere di una formazione psichica diversa dalla prima
-impressione, formazione psichica che dall’azione concomitante delle
-complicazioni è riferita, in modo più o meno determinato, a un
-fatto psichico anteriore. Questa relazione regressiva si dà anche
-qui a conoscere per un sentimento particolare; il <i>sentimento di ricordanza</i>
-<span class="pagenum" id="Page_199">[199]</span>
-che è affine al sentimento di contezza, ma è pur da questo
-caratteristicamente diverso nella sua origine temporale, verosimilmente
-a causa del gran numero di complicazioni oscuramente coscienti,
-che accompagnano il sorgere dell’indagine mnemonica.
-</p>
-
-<p>
-Se ritorniamo ai processi elementari, nei quali possiamo scomporre
-il processo di memoria al pari di ogni composto processo associativo,
-otteniamo sempre <i>combinazioni di eguaglianza e di contiguità</i>.
-Fra queste generalmente predominano le prime, se il processo si
-avvicina ad un processo solito di assimilazione o di riconoscimento;
-le seconde invece si dimostrano tanto più intensive, quanto più i
-processi acquistano il carattere di ricordi “mediati„, oppure l’apparenza
-di un “sorgere spontaneo„ di rappresentazioni.
-</p>
-
-<div class="blockquote">
-<p>
-21 <i>a</i>. È evidente che lo schema in uso, secondo il quale tutti i processi
-di memoria debbano essere associazioni o di somiglianza o di contiguità,
-diventa assolutamente inesatto, quando lo si voglia usare per l’origine
-psicologica di questi processi; mentre d’altro lato è troppo generale e indeterminato,
-quando si intenda logicamente ordinare i processi secondo i loro
-risultati ultimi, senza riguardo alla loro origine. In quest’ultimo caso le
-relazioni di subordinazione e sovraordinazione, di coordinazione, di causa e
-dì fine, la successione e la coesistenza temporale, le diverse specie di rapporti
-spaziali troverebbero sempre nei concetti generali di “somiglianza„
-e di “contiguità„ solo un’espressione insufficiente. In quanto poi all’origine
-dei processi di memoria, per ciascuno di essi si intrecciano processi che
-possono in un certo senso designarsi come effetti in parte di somiglianza e in
-parte di contiguità. Di un’effetto di somiglianza si potrebbe parlare in quelle
-assimilazioni, che in parte sono d’introduzione al processo e in parte cooperano
-a quell’ultimo riferimento a un determinato fatto psichico anteriore.
-Così pure l’espressione “somiglianza„ è qui inadatta, perchè prima d’ogni
-cosa processi elementari <i>eguali</i> hanno una reciproca azione assimilatrice e
-perchè, dove una reale eguaglianza non esiste, questa pur sempre si stabilisce
-in seguito all’assimilazione reciproca. Infatti il concetto delle “associazioni
-di somiglianza„ è legato al presupposto, che le rappresentazioni
-composte siano oggetti psichici invariabili e le associazioni combinazioni
-tra queste rappresentazioni già pronte. Quel concetto cade di per sè quando
-si rinunzi a questo presupposto, che completamente contraddice all’esperienza
-psicologica e rende impossibile una giusta comprensione di essa. Dove certi
-prodotti di associazione, ad es., due immagini mnemoniche successivamente
-sorgenti, sono simili tra loro, allora il processo sarà ricondotto a processi
-di assimilazione che si compongono di elementari combinazioni di eguaglianza
-e di contiguità. L’associazione d’eguaglianza può aver luogo tra
-componenti od originariamente eguali od originariamente diversi e fatti eguali
-solo dall’assimilazione. Un effetto di contiguità si può attribuire a quegli elementi
-<span class="pagenum" id="Page_200">[200]</span>
-che dapprima si oppongono all’assimilazione, e in parte trasformano
-l’intero processo in una successione di due processi e in parte aggiungono
-all’immagine mnemonica quegli elementi, che le danno il carattere di una
-formazione indipendente, diversa dall’impressione che l’induce.
-</p>
-</div>
-
-<p>
-22. La natura delle <i>rappresentazioni di memoria</i> sta in strettissima
-connessione colla natura complessa dei processi di memoria;
-se esse sono dette imagini, non di rado più deboli ma pur fedeli,
-delle dirette rappresentazioni di senso, questa descrizione è, quant’è
-mai possibile, inesatta. Imagini mnemoniche e dirette rappresentazioni
-di senso diversificano tra loro non solo qualitativamente e intensivamente,
-ma anche nella composizione elementare. Se noi
-lasciamo per quanto è possibile decrescere in intensità un’impressione
-sensibile, rimane pur sempre ancora, fintanto che essa può essere avvertita,
-una formazione psichica essenzialmente diversa da una rappresentazione
-di memoria. Ciò che contrassegna la rappresentazione
-mnemonica, assai meglio della piccola intensità dei suoi elementi
-sensibili, è l’<i>imperfezione</i> della rappresentazione. Quando ricordo un
-uomo a me noto, non solo i tratti del viso, della figura sono nella
-coscienza più oscuri che quando lo guardo direttamente, ma la maggior
-parte di questi tratti non esistono affatto. Agli scarsi elementi
-rappresentativi che sono presenti e che mediante una opportuna direzione
-dell’attenzione possono essere alquanto completati, si collega
-una serie di combinazioni di contiguità e di complicazioni: l’ambiente
-in cui io ho veduto quella persona, il suo nome, infine certi elementi
-sentimentali sorti nell’incontro di essa. Tutte queste parti
-concomitanti sono quelle che dell’imagine fanno un’imagine mnemonica.
-</p>
-
-<p>
-23. Del resto grandi differenze <i>individuali</i> sono tanto nell’efficacia
-di questi elementi concomitanti, quanto nella evidenza dei componenti
-sensibili delle imagini di memoria. Le imagini di memoria
-sono in alcuni uomini orientate più esattamente in rapporto al
-tempo e allo spazio che in altri; straordinariamente diversa è poi
-l’attitudine a ricordare i colori o i toni. Un assai piccolo numero
-di uomini pare capace di ricordi gustatorii e olfattorii distinti;
-in luogo di questi le concomitanti sensazioni di movimento del
-naso o degli organi di gusto entrano come complicazioni.
-</p>
-
-<p>
-La lingua raccoglie queste proprietà variamente diverse, che
-si connettono ai processi di riconoscimento e conoscimento, sotto
-il nome “<i>memoria</i>“. Naturalmente questo concetto non ha, come
-ammise la psicologia delle facoltà (pag. 9) il significato di un’unica
-<span class="pagenum" id="Page_201">[201]</span>
-potenza psichica; esso rimane pur sempre un concetto sussidiario,
-che è utile pel risalto delle differenze individuali nei processi di
-memoria. In questo senso noi parliamo di una memoria fedele,
-comprensiva, facile, oppure di una buona memoria locale, cronologica,
-verbale e simili; espressioni che si riferiscono alle diverse
-direzioni, nelle quali si svolgono gli elementari processi di assimilazione
-e di complicazione a seconda di originarie disposizioni e dell’esercizio.
-</p>
-
-<p>
-Fra queste differenze individuali una parte importante è rappresentata
-dal <i>deperimento della memoria</i>, alle cui manifestazioni
-generalmente corrispondono quelle perturbazioni della memoria che
-sorgono in seguito a malattie cerebrali. Queste manifestazioni sono
-specialmente notevoli dal lato psicologico, perchè in esse si può conoscere
-in modo evidente l’influenza delle complicazioni sui processi
-di memoria. Tra i sintomi più appariscenti della perdita di memoria,
-così normale come patologica, è la perdita della <i>memoria verbale</i>.
-Essa suole succedere in modo, che vengono dimenticati prima di
-tutti i nomi propri, poi i nomi degli oggetti concreti che ogni
-giorno ci circondano, poi i verbi più astratti per loro natura, da
-ultimo le particelle affatto astratte. Questa successione corrisponde
-esattamente alla possibilità che hanno le singole specie di parole
-di essere rappresentate nella coscienza da altre rappresentazioni
-con esse legate in regolare complicazione. Questa possibilità è manifestamente
-massima pei nomi propri, ma minima per le particelle
-astratte, le quali non possono essere ritenute che mediante il loro
-segno verbale.
-</p>
-
-<div class="chapter"></div>
-<h3><a id="cap17"></a>
-§ 17. — Le combinazioni appercettive.
-</h3>
-
-<p>
-1. Le associazioni in tutte le loro forme, al pari di quei processi
-di fusione ad esse molto affini che stanno a base dell’origine
-delle formazioni psichiche, sono da noi considerate prodotti psichici
-passivi, perchè in esse quel sentimento di attività così caratteristico
-pei processi di volere e d’attenzione entra sempre solo
-in modo da annettersi alle <i>combinazioni già formate</i> nell’appercezione
-di dati contenuti psichici (v. pag. 177 e segg.). Le associazioni
-sono quindi fatti della nostra vita psichica che possono per
-parte loro svegliare processi di volere, ma che tuttavia non sono
-immediatamente sotto l’influenza di processi di volere. Questo è
-<span class="pagenum" id="Page_202">[202]</span>
-appunto il criterio di cui dobbiamo servirci nella distinzione di
-un fatto psichico <i>passivo</i>.
-</p>
-
-<p>
-Per questo rispetto si differenziano essenzialmente quelle combinazioni
-di seconda natura ohe possono aver luogo fra diverse
-formazioni psichiche e i loro elementi: le <i>combinazioni appercettive</i>. In esse il sentimento dell’attività accompagnato da varie sensazioni
-di tensione, non solo segue le combinazioni come un effetto di esse,
-ma le precede e però le combinazioni sono apprese <i>immediatamente
-come compientisi colla cooperazione dell’attenzione</i>. In questo senso
-noi le diciamo fatti psichici <i>attivi</i>.
-</p>
-
-<p>
-2. Le combinazioni appercettive si estendono a una quantità
-di processi psichici, che l’esperienza comune suole distinguere con
-certe designazioni generali: come pensiero, riflessione, imaginazione e
-intelletto. Complessivamente essi nell’ordine dei processi psichici
-hanno il valore di gradi superiori rispetto alle funzioni sensitive e ai
-puri processi di memoria, ma presi singolarmente sono considerati
-di natura perfettamente diversa. Una tale diversità è specialmente
-ammessa per le così dette attività fantastica e intellettiva. Di fronte
-a questa concezione sminuzzante, propria della psicologia volgare
-e della teoria della facoltà che seguì le traccie di quella, la psicologia
-dell’associazione cercò collocarsi da un punto di considerazione
-unitario, sottomettendo le combinazioni appercettive delle
-rappresentazioni al concetto generale dell’associazione che essa
-aveva limitato all’associazione successiva (pag. 182). Ma riducendo la
-combinazione appercettiva all’associazione successiva o se ne trascurarono
-l’essenziali differenze tanto soggettive quanto oggettive;
-oppure si cercò superare le difficoltà di una spiegazione di quelle
-differenze introducendo certi concetti presi dalla psicologia volgare,
-in quanto si riconosceva all’“interesse„ o all’“intelligenza„ un’influenza
-sul costituirsi delle associazioni. Inoltre un equivoco stava
-spesso a base di questa concezione, cioè che, qualora si fossero riconosciute
-certe differenze fra combinazioni appercettive e associazioni,
-si sarebbe dovuto affermare l’assoluta indipendenza di quelle da queste.
-Naturalmente di questo non si può più far parola. Tutti i
-processi psichici sono legati alle associazioni proprio come alle
-originarie impressioni di senso. Ma come le associazioni stesse
-partecipano tutte alle rappresentazioni sensitive e nullameno nei processi
-di memoria vengono a formare processi relativamente indipendenti,
-così le combinazioni appercettive si fondono in tutto sulle associazioni,
-senza che sia tuttavia possibile ricondurre a queste le loro
-proprietà essenziali.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_203">[203]</span>
-3. Se noi ora cerchiamo renderci conto delle proprietà essenziali
-delle combinazioni appercettive, possiamo distinguere quei
-processi psichici che in esse si esplicano, in <i>funzioni appercettive
-semplici</i> e <i>composte</i>. Funzioni <i>semplici</i> sono quelle di <i>relazione</i> e di
-<i>comparazione</i>; composte le funzioni della <i>sintesi</i> e dell’<i>analisi</i>.
-</p>
-
-<h4><a id="cap17_a"></a>
-<i>A</i>. — <span class="smcap">Le combinazioni appercettive semplici.</span><br />
-(<i>Relazione e comparazione</i>).
-</h4>
-
-<p>
-4. La più elementare fra tutte le funzioni dell’appercezione è
-la <i>relazione di due contenuti psichici fra loro</i>. Le basi di una tale
-relazione sono in ogni caso date nelle singole formazioni psichiche
-e nelle loro associazioni; ma il <i>compimento</i> della relazione consiste
-in una speciale attività appercettiva, per la quale la <i>relazione</i> diventa
-<i>essa stessa</i> uno speciale contenuto di coscienza, che si distingue
-dai contenuti messi fra loro in relazione reciproca, ma che è con loro
-saldamente legata. Quando noi in un riconoscimento acquistiamo coscienza
-dell’identità di un oggetto con un altro antecedentemente
-percepito, oppure in un ricordo acquistiamo coscienza di una determinata
-relazione tra il fatto psichico ricordato e un’impressione presente,
-allora in questi casi alle associazioni va unita anche una
-funzione dell’appercezione sotto la forma di attività di relazione.
-</p>
-
-<p>
-Fintanto che il riconoscimento rimane una pura associazione,
-la relazione si limita al sentimento di contezza che segue, o immediatamente
-o dopo un breve intervallo, all’assimilazione della
-nuova impressione. Se invece all’associazione si aggiunge la funzione
-appercettiva, allora quel sentimento acquista un sostrato rappresentativo
-che è distintamente nella coscienza, essendo la rappresentazione
-anteriore e l’impressione nuova distinte fra loro nel tempo
-e insieme poste nel rapporto dell’identità secondo le loro proprietà
-essenziali. Lo stesso avviene quando noi acquistiamo coscienza dei
-motivi di un atto di memoria. Anche questo presuppone che al
-sorgere per associazione dell’immagine mnemonica si aggiunga
-un raffronto di tale immagine colle impressioni determinanti l’associazione,
-un processo questo, che alla sua volta è possibile solo
-come funzione dell’attenzione attiva.
-</p>
-
-<p>
-5. Per tal guisa la funzione della <i>relazione</i> è sempre determinata
-dalle associazioni, ogni qual volta esse o i loro prodotti diventano
-oggetto dell’osservazione volontaria. La relazione si collega sempre,
-come già insegnano gli esempi su esposti, alla formazione della
-<span class="pagenum" id="Page_204">[204]</span>
-<i>comparazione</i>, così che ambedue debbono essere considerate come
-funzioni parziali affini. Ogni relazione inchiude una comparazione
-dei contenuti psichici posti fra loro in relazione; e una comparazione
-è alla sua volta soltanto possibile in quanto i contenuti
-paragonati sono stati posti fra loro in relazione. V’è questa sola
-differenza; in molti casi la comparazione si subordina completamente
-al fine della relazione reciproca dei contenuti, mentre in
-altri casi essa diventa per sè stessa un fine indipendente. Quindi
-noi parliamo là di una relazione, qui di una comparazione in più
-stretto senso. E però io dico relazione, quando prendo un’impressione
-presente come base per ricordare un fatto anteriormente
-svoltosi in me; una comparazione invece, quando io stabilisco certe
-concordanze o differenze fra il fatto psichico antecedente e il presente.
-</p>
-
-<p>
-6. La <i>comparazione</i> si compone alla sua volta di <i>due</i> funzioni
-elementari, per solito fra loro strettamente connesse: della <i>concordanza</i>
-e della <i>distinzione</i>, intendendo per la prima, la determinazione
-delle concordanze e per la seconda, la determinazione delle differenze.
-Oggi ancora nella psicologia è un errore molto diffuso il confondere
-senz’altro coll’esistenza degli elementi e delle formazioni psichiche
-la loro comparazione appercettiva. Ma si deve separare l’una cosa
-dall’altra. Naturalmente nei nostri processi psichici esistono già
-a sè e per sè delle concordanze e delle differenze, che se non fossero
-presenti, non potrebbero essere da noi avvertite. Ma l’attività di
-comparazione che stabilisce le concordanze e le differenze rimane
-pur sempre una funzione per sè stessa da quelle diversa e che a
-quelle si aggiunge.
-</p>
-
-<p>
-7. Noi cominciamo a paragonare già gli elementi psichici, le
-sensazioni e i sentimenti semplici secondo le loro concordanze e
-differenze e li disponiamo in determinati sistemi ciascuno dei quali
-contiene gli elementi più affini. Entro un tale sistema, specialmente
-in un sistema di sensazioni, è ancora possibile una doppia comparazione:
-quella dei <i>gradi d’intensità</i> e dei <i>gradi di qualità</i>, alle quali
-può venire ad aggiungersi anche quella dei <i>gradi di chiarezza</i>, tosto
-che si prenda in esame il modo, in cui gli elementi sono dati alla
-coscienza. Alla stessa guisa la funzione della comparazione si estende
-alle formazioni psichiche composte, intensive ed estensive. Ogni elemento
-psichico e ogni formazione psichica, in quanto possono essere
-disposti in un sistema comunque ordinato e gradatamente graduato,
-è una <i>grandezza psichica</i>. Una conoscenza del valore di una tale
-grandezza è soltanto possibile, quando essa sia <i>paragonata</i> ad altre
-<span class="pagenum" id="Page_205">[205]</span>
-grandezze dello stesso continuo. Se dunque ad ogni elemento psichico
-e ad ogni formazione psichica già in sè e per sè spetta anche
-la proprietà di grandezze, e come grandezze generalmente si presentano
-in forme diverse, cioè come intensità, come qualità, come
-valore estensivo (spaziale o temporale), ed eventualmente, cioè quando
-si tenga conto dei diversi stati di coscienza, come grado di chiarezza,
-una <i>determinazione della grandezza</i> è solo possibile mediante
-la funzione appercettiva della comparazione.
-</p>
-
-<p>
-8. Ora la determinazione di grandezza <i>psichica</i> si distingue
-dalla determinazione di grandezza <i>fisica</i> per la proprietà che questa,
-potendo essere fatta su oggetti relativamente costanti, permette
-un processo di comparazione che può essere compiuto in atti separati
-nel tempo a piacimento dell’osservatore; noi possiamo, ad es.,
-oggi colla misura barometrica determinare l’altezza di una certa
-montagna e poi dopo anni ed anni l’altezza di un’altra montagna,
-e possiamo paragonare i risultati delle due misure, purchè nel frattempo
-non sia avvenuta alcuna notevole rivoluzione tellurica. Essendo
-invece le formazioni psichiche non oggetti relativamente fissi, ma
-processi continuamente svolgentisi, noi possiamo paragonare due
-grandezze psichiche solo sotto la condizione, che esse ci siano date in
-una successione immediata. Questa condizione ne porta naturalmente
-seco altre due; in primo luogo, per la comparazione psichica non
-è alcuna misura assoluta, ma ogni comparazione di grandezza è un
-processo che dapprima regge solo per sè ed è quindi di una validità
-relativa; in secondo luogo, le comparazioni di grandezza possono solo
-essere fatte per grandezze di una medesima dimensione, e però per la
-comparazione di grandezze psichiche riesce impossibile un riferimento
-analogo a quello che fu fatto nella riduzione delle diversissime
-grandezze fisiche, grandezze di tempo, di forza, a grandezze
-lineari di spazio.
-</p>
-
-<p>
-9. Un’altra conseguenza di tali condizioni di cose è che non
-si possono direttamente stabilire rapporti tra grandezze psichiche
-di qualsiasi natura, ma una comparazione immediata è possibile
-solo in certi casi speciali. Questi sono: 1) <i>l’eguaglianza di due grandezze
-psichiche</i>; 2) <i>la differenza appena avvertibile di due grandezze</i>;
-ad es., di due intensità di sensazioni aventi qualità eguali, oppure di
-due qualità di sensazioni appartenenti alla stessa dimensione e aventi
-eguale intensità. Si aggiunge ancora un caso alquanto più complesso,
-ma che non sorpassa i limiti della comparazione immediata: 3) <i>l’uguaglianza
-tra due differenze di grandezza</i>, specialmente se queste
-due appartengono direttamente a domini di grandezza che si limitino
-<span class="pagenum" id="Page_206">[206]</span>
-a vicenda. È evidente che le due funzioni fondamentali della
-comparazione appercettiva, concordanza e distinzione, sono ambedue
-adoperate per ciascuno di questi tre modi di misura delle grandezze
-psichiche. Nel primo modo, date due grandezze psichiche A e
-B, si fa decrescere la seconda B fintanto che essa nella comparazione
-diretta concordi con A. Nel secondo procedimento, date
-due grandezze A e B eguali, si varia una di esse, B, finchè essa
-sembri o maggiore o minore che A di una quantità appena apprezzabile.
-Infine il terzo metodo torna opportunissimo quando, data
-una serie di grandezze psichiche, ad es., di intensità di sensazioni
-che da A, limite inferiore, va sino a C, limite superiore, mediante una
-grandezza media B trovata con una continua diminuzione, si divide
-la serie in modo che le due parti AB e BC siano appercepite come
-eguali.
-</p>
-
-<p>
-10. Fra questi metodi di comparazione il <i>secondo</i>, che è detto
-<i>metodo delle differenze minime</i>, ci dà i risultati valutabili nel modo
-più diretto e più semplice. In esso la differenza dei due stimoli fisici,
-che corrispondono alle grandezze psichiche appena distinguibili, è
-detta la <i>soglia di differenza dello stimolo</i>, e quella grandezza di stimolo,
-per la quale il corrispondente processo psichico, ad es. una
-sensazione, può essere ancora appena appercepita, è detta la <i>soglia
-dello stimolo</i>. Ora l’osservazione dimostra che la soglia di differenza
-dello stimolo sempre più cresce quanto più s’allontana dalla soglia
-dello stimolo, e proprio in modo che il rapporto della soglia di
-differenza alla grandezza assoluta dello stimolo, ossia la <i>soglia relativa
-di differenza</i>, rimane costante. Se, ad es. un’intensità sonora
-1 deve essere accresciuta di <span class="above">1</span>&#8260;<span class="below">3</span> affinchè la sensazione sonora cresca di
-una quantità appena appercettibile, l’intensità sonora 2 deve essere
-aumentata di <span class="above">2</span>&#8260;<span class="below">3</span>, 3 di <span class="above">3</span>&#8260;<span class="below">3</span> per raggiungere le soglie di differenza.
-Questa legge fu detta, dal nome del suo scopritore <i>E.H. Weber,
-legge di Weber</i>. Essa è senz’altro spiegata quando noi la consideriamo
-come una legge della comparazione appercettiva. Così intesa
-essa assume questo significato: <i>le grandezze psichiche sono paragonate
-in base al loro valore relativo</i>.
-</p>
-
-<p>
-Questa concezione della legge di Weber, come di una <i>legge generale
-della relatività di grandezze psichiche</i>, presuppone che le grandezze
-psichiche, messe in raffronto, crescano, entro i limiti della
-validità della legge di Weber, proporzionatamente agli stimoli che
-le determinano. La bontà di questo presupposto non è stata sino
-ad ora dimostrata fisiologicamente a causa della difficoltà di misurare
-esattamente le eccitazioni dei nervi e dei sensi. Ma in suo favore
-<span class="pagenum" id="Page_207">[207]</span>
-sta l’esperienza psicologica, che in luogo della costanza della soglia
-relativa, una costanza della soglia assoluta di differenza fu trovata
-in certi casi speciali, nei quali una comparazione di differenze
-assolute di grandezza è resa possibile dalle condizioni dell’osservazione,
-ad es., in larga misura nella comparazione di differenze minime
-d’altezze di toni. Così pure nella comparazione di maggiori grandezze
-di sensazione secondo il terzo dei suesposti metodi (pag. 205)
-eguali differenze assolute di stimolo e non eguali differenze relative
-sono state in molti casi appercepite come eguali. Da ciò risulta che
-la comparazione appercettiva in condizioni diverse segue due diversi
-principi, un principio della comparazione <i>relativa</i>, che trova
-la sua espressione nella legge di <i>Weber</i> e può essere considerato
-come quello più generale, e un principio della comparazione <i>assoluta</i>,
-che prende il posto del primo in condizioni speciali favorevoli a
-tale appercezione.
-</p>
-
-<div class="blockquote">
-<p>
-10<i>a</i>. La <i>legge di Weber</i> è dimostrata in prima linea per <i>l’intensità</i> delle
-sensazioni e poi sino ad un certo grado anche per la comparazione di formazioni
-<i>estensive</i>, cioè di rappresentazioni temporali, come pure entro certi limiti
-per rappresentazioni visive di spazio e per rappresentazioni di movimento. Non
-vale invece per le rappresentazioni estensive del senso tattile esterno, certo
-a causa delle complesse gradazioni dei segni locali (pag. 85). Così pure
-non è possibile trovarle una conferma per tutte le <i>qualità</i> delle sensazioni.
-Nelle comparazioni dell’altezza dei toni la differenza, non la relativa ma la
-assoluta, si dimostra costante in larghi limiti. Però la graduazione degli
-intervalli di tono è di nuovo relativa, perchè ogni intervallo corrisponde
-a un determinato <i>rapporto</i> dei numeri di vibrazioni (ad es.: ottava 1:2,
-quinta 2:3, e così via), ma questo fatto si fonda probabilmente sulla proprietà
-dell’affinità sonora determinata dai rapporti di un tono fondamentale
-ai suoi ipertoni (vedi pag. 77 e. segg.). Dove, in luogo della legge di relatività
-di Weber, trova posto una comparazione di grandezze <i>assoluta</i>, questa
-naturalmente non deve mai essere confusa con una determinazione di misura
-assoluta. Una tale determinazione presupporrebbe un’unità assoluta,
-quindi la possibilità di giungere a una misura costante; il che, come sopra
-si è messo in chiaro, è escluso dal campo psichico (pag. 205). La comparazione
-di grandezze assoluta si presenta piuttosto sempre soltanto come un <i>apprezzamento
-di eguaglianza tra eguali differenze assolute</i>. Questo è in ogni singolo
-caso possibile, malgrado non esista un’unità di grandezza che si mantenga
-costante. Noi, ad es., paragoniamo estensioni sensibili AB e BC in base al loro
-valore <i>relativo</i>, quando in ambedue appercepiamo il rapporto della sensazione
-limite superiore a quella inferiore. In questo caso noi giudichiamo AB e BC
-estensioni eguali se B/A = C/B (legge di Weber). Noi invece paragoniamo AB e
-<span class="pagenum" id="Page_208">[208]</span>
-BC nel loro valore <i>assoluto</i>, se per entro la dimensione di sensazione in questione,
-la differenza tra C e B ci pare eguale a quella tra B e A, e quindi C - B = B - A
-(legge di proporzionalità). Considerata la legge di Weber come un’espressione
-della relazione funzionale tra sensazione e stimolo, e presupposto
-che valesse per variazioni della sensazione e dello stimolo infinitamente piccole,
-si diede a quella legge la formola matematica della funzione logaritmica:
-la sensazione cresce proporzionalmente al logaritmo dello stimolo
-(legge psico-fisica di Fechner).
-</p>
-
-<p>
-I metodi per dimostrare la legge di Weber o le altre relazioni di grandezza
-tra elementi e formazioni psichici sono chiamati di solito <i>metodi psicofisici</i>,
-con espressione impropria, perchè il fatto di servirsi di sussidi fisici
-è di tutti gli altri metodi della psicologia sperimentale. Sarebbe più opportuno
-chiamarli “metodi di psicometria„. Applicando questi metodi, in generale
-per giungere alla scoperta dei punti suaccennati possiamo sperimentare in
-<i>doppia</i> maniera. O si determinano quei punti <i>direttamente</i> in questo modo:
-date due grandezze psichiche A e B, l’una A rimane costante, l’altra B è
-fatta decrescere, finchè corrisponda a uno di quei punti cioè A, sia o eguale
-o maggiore o minore di quantità appena appercettibili: <i>metodi di approssimazione</i>
-(Einstellungsmethoden). A questi appartiene il metodo più spesso usato
-e che più direttamente conduce allo scopo il “metodo delle variazioni minime„,
-e come una modificazione di questo nel caso dell’approssimazione di eguaglianza
-il “metodo degli errori medi„. Oppure in esperimenti più volte ripetuti
-si paragonano due stimoli tra loro poco differenti A e B, e dal numero dei casi
-nei quali è giudicato A = B, o A &lt; B o A &gt; B si calcolano i punti designati,
-cioè le soglie di differenza, <i>metodi di calcolo</i> (Abzählungsmethoden). Tra questi
-il metodo principalmente usato è detto: “metodo dei casi giusti e falsi„, ma
-più giustamente sarebbe detto “metodo dei tre casi„ (eguaglianza, differenza
-positiva e negativa). Ciò che più da vicino riguarda questi ed altri metodi,
-spetta a una speciale esposizione della psicologia sperimentale.
-</p>
-
-<p>
-Nell’<i>interpretazione della legge di Weber</i>, oltre la suesposta interpretazione
-psicologica, si presentano ancora due altre concezioni che possono
-dirsi l’una <i>fisiologica</i>, l’altra <i>psico-fisica</i>. Quella deriva la legge da certe
-ipotetiche condizioni di trasmissione degli eccitamenti nel sistema nervoso
-centrale. Questa la considera come una legge specifica della “relazione tra
-l’anima e il corpo„. Di queste due interpretazioni la fisiologica non solo
-è affatto ipotetica, ma di più in certi casi non è affatto applicabile, ad es.,
-nelle rappresentazioni di tempo e di spazio. L’interpretazione psico-fisica
-si fonda su una concezione dei rapporti tra anima e corpo, che non può
-più essere mantenuta dalla psicologia contemporanea (v. §§ 22, 8).
-</p>
-</div>
-
-<p>
-11. Un caso speciale delle comparazioni appercettive, che rientrano
-nella legge di Weber, ci è offerto da quei fenomeni, nei quali
-le grandezze da paragonare sono anche appercepite come <i>differenze relativamente
-massime</i>, o, quando si tratti di sentimenti, come <i>contrari</i>.
-<span class="pagenum" id="Page_209">[209]</span>
-Questi fenomeni sono di solito raccolti sotto il nome generale di
-contrasto. Ma proprio anche in quel campo, nel quale i fenomeni
-di contrasto sono stati più esattamente studiati, nelle <i>sensazioni luminose</i>,
-sono di solito confusi due fenomeni manifestamente affatto
-diversi nelle loro origini, benchè sino ad un certo grado affini negli
-effetti, il fenomeno d’induzione luminosa o del contrasto fisiologico
-(pag. 55 e segg.), e il fenomeno di vero contrasto, o del contrasto
-<i>psicologico</i>. Nelle impressioni più intensive questo è sempre sopraffatto
-dai più forti effetti fisiologici di induzione, ma da questi
-si distingue per due importanti caratteri: in primo luogo esso raggiunge
-la sua massima intensità non nei chiarori e nelle saturazioni
-massime, ma in quei gradi medi, nei quali l’occhio è al massimo
-grado sensibile a variazioni di chiarore e di saturazione. In secondo
-luogo esso può essere eliminato dalla comparazione con un oggetto
-dato indipendentemente. È specialmente per quest’ultimo carattere,
-che il contrasto deve essere senz’altro riconosciuto come un
-prodotto di un processo di comparazione. Quando, ad es., si pone
-un quadrato grigio su fondo nero e un secondo egualmente grigio
-su fondo bianco, e poi si ricopre il tutto con carta trasparente, i
-due quadrati si presentano in modo tutt’affatto diverso; quello
-su fondo nero appare chiaro, quasi bianco, e quello su fondo bianco
-sembra oscuro, quasi nero. Si deve credere che questo fenomeno
-appartenga al contrasto psicologico, essendo gli effetti dell’imagine
-consecutiva e dell’irradiazione, per il debole grado di chiarore degli
-oggetti, così piccoli che quasi spariscono. Se ora un rigo di cartone
-nero, parimenti coperto da carta trasparente così da presentarsi dello
-stesso grigio che i due quadrati, vien posto sotto questi in modo che
-colleghi le loro basi inferiori, la differenza di contrasto dei due quadrati
-è o in tutto annullata, o fortemente diminuita. Se in quest’esperimento,
-in luogo dello sfondo acromatico, ne scegliamo uno colorato,
-il quadrato grigio si presenta molto efficacemente nel corrispondente
-colore complementare; ma anche questo contrasto può sparire quando
-si faccia un raffronto con un oggetto grigio indipendente.
-</p>
-
-<p>
-12. Analoghi fenomeni di contrasto si osservano non solo per
-le sensazioni di tutti gli altri domini di senso, fin tanto che vi
-sono condizioni favorevoli per dimostrarli, ma in modo specialmente
-marcato nei sentimenti e infine, per appropriate condizioni, nelle rappresentazioni
-estensive di spazio e di tempo. Quasi affatto esenti da
-tali fenomeni sono le sensazioni d’altezza dei suoni, nelle quali
-agisce in senso opposto l’attitudine, abbastanza bene sviluppata nella
-maggior parte degli uomini, di riconoscere altezze assolute di toni.
-<span class="pagenum" id="Page_210">[210]</span>
-Nei <i>sentimenti</i> l’azione del contrasto si connette strettamente colla
-proprietà, che hanno tutti i sentimenti di svolgersi secondo determinati
-contrari. Sentimenti di piacere sono eliminati da sentimenti di
-dispiacere immediatamente precedenti e parecchi sentimenti di sollievo
-da precedenti sentimenti di tensione, così, ad es., il sentimento
-della soddisfazione da quello precedente dell’attesa. Nelle rappresentazioni
-di spazio e di tempo l’effetto del contrasto appare nel
-modo più evidente, quando una medesima estensione spaziale o temporale
-è posta in raffronto una volta con un’estensione più piccola,
-un’altra con una maggiore. La medesima estensione appare nei
-due casi diversa: nel primo ingrandita in rapporto alla piccola, nel
-secondo rimpicciolita in rapporto alla grande. Anche in questo caso
-però per le rappresentazioni di spazio possiamo escludere il contrasto,
-ponendo fra le estensioni in contrasto un oggetto di paragone, così
-che sia facilmente possibile una contemporanea relazione di quelle
-due ad esso.
-</p>
-
-<p>
-13. Una modificazione speciale del contrasto possono considerarsi
-quei fenomeni, che si hanno nella appercezione di impressioni
-che si presentano nella loro natura <i>reale</i> diverse da quelle <i>che ci
-aspettavamo</i>. Se, ad es., siamo disposti a levare un peso gravoso,
-che poi sentiamo leggiero all’atto in cui realmente lo leviamo, oppure
-se all’opposto leviamo un peso gravoso, che ci attendevamo
-leggiero; facciamo del peso levato nel primo caso un apprezzamento
-in meno, nel secondo un apprezzamento in più. Se ora stabiliamo
-una serie di pesi perfettamente eguali, ma di volume diverso,
-così che essi si presentino come la serie crescente dei pesi di misura,
-all’atto di sollevarli, i pesi sembreranno diversamente pesanti,
-e parrà perfino il più piccolo peso essere il più pesante, e il più
-grande il più leggiero. Qui dapprima la solita associazione del maggior
-volume colla massa maggiore determina l’attesa dell’impressione,
-e l’apprezzamento erroneo è poi prodotto dal contrasto della
-sensazione reale con quella aspettata.
-</p>
-
-<h4><a id="cap17_b"></a>
-<i>B.</i> — <span class="smcap">Le funzioni composte d’appercezione.</span>
-<br />
-(<i>Sintesi e analisi</i>).
-</h4>
-
-<p>
-14. Dalle funzioni semplici della relazione e della comparazione,
-in quanto nell’applicazioni loro si presentano in ripetizioni e combinazioni
-molteplici, sorgono le due funzioni psichiche composte
-della <i>sintesi</i> e dell’<i>analisi</i>. Di queste la sintesi è il prodotto dell’attività
-<span class="pagenum" id="Page_211">[211]</span>
-appercettiva che stabilisce la relazione, l’analisi di quella
-che raffronta.
-</p>
-
-<p>
-La <i>sintesi appercettiva</i>, come funzione connettente, si fonda su
-fusioni ed associazioni. Essa si distingue da queste per il fatto che
-può liberamente preferire alcuni fra i componenti rappresentativi e
-sentimentali offerti dall’associazione e respingerne altri. I motivi di
-questa scelta possono però generalmente trovare spiegazioni solo nell’intero
-sviluppo anteriore della coscienza individuale. Il prodotto
-della sintesi è quindi un tutto composto, le cui parti costitutive hanno
-origine complessivamente da anteriori impressioni di senso e da associazioni
-di queste, ma in cui la combinazione di queste parti suole
-allontanarsi più o meno dalle impressioni reali e dalle loro associazioni
-immediatamente date nell’esperienza.
-</p>
-
-<p>
-Una tale formazione prodotta da sintesi appercettiva è generalmente
-detta una <i>rappresentazione totale</i>, perchè in essa i componenti
-rappresentativi possono essere considerati come le basi di tutto il
-restante contenuto. Dove la combinazione degli elementi del tutto
-appare come speciale, notevolmente diversa dai prodotti di fusione
-e di associazione delle impressioni, la rappresentazione totale, come
-pure ciascuno dei suoi componenti rappresentativi, è detta anche <i>rappresentazione
-fantastica</i> o <i>imagine fantastica</i>. Potendo del resto la
-sintesi volontaria degli elementi, a seconda della natura dei motivi,
-sotto l’azione dei quali essa ha luogo, scostarsi ora più ora
-meno dalle combinazioni date nelle rappresentazioni prodotte direttamente
-da impressioni sensibili e nelle loro associazioni, si comprende
-come praticamente non sia possibile stabilire un netto limite tra imagine
-fantastica e imagine mnemonica. Il carattere positivo di essere
-sintesi volontaria costituisce un segno pel riconoscimento del processo
-appercettivo più essenziale che il carattere negativo, di non
-corrispondere la combinazione nella sua costituzione ad alcuna
-determinata rappresentazione sensitiva. E qui sta anche la più
-speciosa differenza <i>esteriore</i> tra le imagini fantastiche e le mnemoniche:
-quelle per la loro chiarezza e distintezza, come anche per
-lo più nel contenuto sensibile più completo e più intensivo, si accostano
-in maggior grado che queste alle rappresentazioni provenienti direttamente
-da impressioni esterne. Questa differenza trova la sua spiegazione
-nel fatto, che quegli effetti d’inibizione reciproca, che le
-associazioni spontanee esercitano le une sulle altre, e pei quali non
-è possibile giungere a una più salda costituzione delle immagini
-mnemoniche, sono o diminuiti o eliminati dalla preferenza volontariamente
-data a certe formazioni rappresentative. Possiamo
-<span class="pagenum" id="Page_212">[212]</span>
-pertanto sulle imagini fantastiche agire come su prodotti psichici
-di fatti reali. Ma questo nel caso delle imagini dì memoria è solo
-possibile quando esse diventano imagini fantastiche, cioè quando non
-facciamo più sorgere in noi ricordi solo passivamente, ma di essi
-disponiamo, sino a un certo grado, liberamente; in questo caso non
-suole mancare anche una variazione prodotta su di quelli dalla volontà,
-una mescolanza di realtà vissuta con realtà imaginata. Perciò
-tutti i ricordi della nostra vita constano di “poesia e verità„
-<i>(Dichtung und Wahrheit)</i>. Le nostre imagini mnemoniche si trasformano
-sotto l’influenza dei nostri sentimenti e del nostro volere in
-imagini fantastiche, e noi per lo più ci illudiamo della somiglianza
-di queste coll’esperienza reale.
-</p>
-
-<p>
-15. Alla rappresentazione totale prodotta da sintesi appercettiva
-si collega, sotto due forme, la funzione appercettiva che agisce
-in senso opposto, l’analisi. La prima di queste forme è conosciuta
-sotto il nome volgare di <i>attività fantastica</i>, la seconda sotto quello
-di <i>attività intellettiva</i>. Queste due del resto non sono affatto, come
-il nome farebbe supporre, processi diversi ma assai affini e quasi
-sempre collegati tra loro. Ciò che dapprima li distingue, e su cui
-si fondano tutte le altre ulteriori differenze secondarie di queste
-forme dell’analisi appercettiva, come pure le reazioni che esse esercitano
-sulla funzione sintetica, è la ragione fondamentale che li
-determina.
-</p>
-
-<p>
-Questa consiste per l’<i>attività fantastica</i> nella <i>riproduzione</i> di
-fatti dell’esperienza reale o analoghi alla realtà. L’attività fantastica,
-appoggiandosi immediatamente all’associazione, è la forma originaria
-dell’analisi appercettiva. Essa comincia con una rappresentazione
-totale; questa, più o meno comprensiva, è costituita da varii
-elementi rappresentativi e sentimentali, ed abbraccia il contenuto
-generale di un fatto psichico composto, nel quale le singole parti
-costitutive sono dapprima marcate solo in modo indeterminato.
-Ma poi la rappresentazione totale, per una serie di atti successivi,
-si scompone in una quantità di formazioni psichiche connesse e
-meglio determinate in parte rispetto al tempo e in parte rispetto
-allo spazio. E però ad una prima sintesi volontaria si collegano
-atti analitici, dai quali possono di nuovo sorgere motivi per una
-nuova sintesi, e quindi per una ripetizione dell’intero processo con
-una rappresentazione totale o parzialmente mutata o più limitata.
-</p>
-
-<p>
-L’attività fantastica presenta <i>due</i> gradi di sviluppo. Il primo,
-più <i>passivo</i>, deriva immediatamente dalle solite funzioni della memoria.
-Esso si trova continuamente nel corso del nostro pensiero sotto
-<span class="pagenum" id="Page_213">[213]</span>
-la forma di anticipazione del futuro ed esercita, come preparazione
-dei processi di volere, un’ufficio importante nello sviluppo psichico.
-In guisa analoga esso può anche svolgersi come se col pensiero
-volontariamente ci trasportassimo in imaginarie condizioni di vita
-o in successioni di fenomeni esterni. Il secondo grado di sviluppo,
-quello <i>più attivo</i>, sta sotto I’influenza di rappresentazioni finali saldamente
-ritenute e presuppone un più alto grado di volontaria costituzione
-delle imagini fantastiche e una più alta misura di azioni,
-in parte d’arresto in parte di scelta, di fronte alle imagini mnemoniche
-che sorgono spontaneamente. Già la sintesi originaria
-della rappresentazione totale è qui più sistemata. Una rappresentazione
-totale sorta già una volta è più saldamente ritenuta e scomposta
-nei suoi componenti da un’analisi più completa; in essa
-questi componenti costituiscono spesso rappresentazioni totali di
-nuovo subordinate, alle quali si può applicare lo stesso processo
-di analisi. In tal guisa il principio della divisione organica secondo
-un fine domina tutti i prodotti e i processi dell’attività fantastica
-attiva. E in più evidente maniera questo appare nei prodotti
-dell’<i>arte</i>. Già nella comune azione libera della fantasia si trovano in
-questa relazione i più varii passaggi fra l’attività, fantastica passiva,
-che ancora direttamente si collega alle funzioni di memoria, e
-l’attività fantastica attiva guidata da intenti meglio fissati.
-</p>
-
-<p>
-16. Se il contenuto delle funzioni appercettive abbracciate
-sotto il nome di “fantasia„, sta in questa riproduzione di fatti
-psichici reali o rappresentabili come reali, la ragione fondamentale
-dell’“attività intellettiva„ è l’<i>appercezione delle concordanze e delle
-differenze esistenti fra i contenuti d’esperienza, come pure degli altri
-rapporti logici che si sviluppano da quelle</i>. E però l’attività intellettiva
-parte originariamente proprio dalle rappresentazioni totali,
-nelle quali esperienze reali o rappresentabili come reali sono poste
-a volontà in relazione e sono collegate in un tutto unico. Ma all’analisi
-che tien dietro a ciò, è indicata un’altra via dalla diversa
-ragione fondamentale. Infatti quest’analisi non consiste più semplicemente
-nel far presente in modo più chiaro i singoli componenti
-della rappresentazione totale, ma nel determinare i diversi rapporti,
-nei quali stanno quei componenti, rapporti che si ottengono mediante
-la funzione di comparazione. Per questa determinazione, quando
-tali analisi siano state compiute più volte, basta servirsi di quei
-risultati della relazione e della comparazione già ottenuti.
-</p>
-
-<p>
-A causa di questa più stretta applicazione delle funzioni elementari
-di relazione e di comparazione, l’attività intellettiva ubbidisce
-<span class="pagenum" id="Page_214">[214]</span>
-a più salde leggi già nella sua forma esteriore, principalmente
-poi nei suoi gradi più completi. Il principio valevole già per l’attività
-fantastica e anche per la semplice attività di memoria, — cioè
-che le relazioni di contenuti psichici diversi, quando sono appercepite,
-non ci si offrono simultaneamente ma <i>successivamente</i>, così
-che noi procediamo da una relazione ad una successiva, — diventa
-nelle funzioni intellettive la regola della <i>divisione discorsiva delle
-rappresentazioni totali</i>. Questa trova la sua espressione nella legge
-della <i>dualità delle forme logiche del pensiero</i>, per la quale l’analisi
-proveniente da comparazione di relazioni scompone il contenuto di
-una rappresentazione totale dapprima in <i>due parti</i>, soggetto e predicato;
-per ciascuna di queste parti poi si può eventualmente ripetere
-la stessa dicotomia ancora una o più volte. Tali suddivisioni sono
-designate dalle categorie grammaticali, che si contrappongono a
-due a due e sono analoghe nel loro rapporto logico al soggetto
-a al predicato: le categorie di nome e attributo, verbo e oggetto,
-verbo e avverbio. In tal guisa dal processo dell’analisi appercettiva
-deriva il <i>giudizio</i>, che nel discorso è espresso dalla <i>proposizione</i>.
-</p>
-
-<p>
-Per la spiegazione psicologica della funzione del giudizio è
-di fondamentale importanza il considerarla non come una funzione
-sintetica, ma come una funzione <i>analitica</i>. Le originarie rappresentazioni
-totali che il giudizio divide in parti, tra le quali esistono
-rapporti reciproci, sono perfettamente corrispondenti alle rappresentazioni
-fantastiche. Ma i prodotti di scomposizione che si ottengono
-in tal guisa, non sono, come nell’attività fantastica, rappresentazioni
-fantastiche di più limitata estensione e di maggiore chiarezza, ma
-<i>rappresentazioni di concetti</i> (idee); con tale espressione noi indichiamo
-quelle rappresentazioni che stanno, rispetto alle altre rappresentazioni
-parziali appartenenti allo stesso tutto, in una qualsiasi delle relazioni,
-che si ottengono applicando ai contenuti rappresentativi le
-funzioni generali della relazione e della comparazione. Se chiamiamo
-la rappresentazione totale, che viene sottoposta a una tale analisi
-di relazione, un <i>pensiero</i>, il giudizio è la scomposizione di un pensiero
-nelle sue parti e il <i>concetto</i> è il prodotto di tale scomposizione.
-</p>
-
-<p>
-17. I concetti ottenuti in questo modo, si dispongono in certe
-classi generali secondo la specie dell’analisi fatta. Tali classi sono
-i concetti di <i>oggetti, proprietà, stati</i>. La funzione del giudizio, consistendo
-in una scomposizione di una rappresentazione totale, pone
-un oggetto in relazione a una proprietà, o ad uno stato, oppure
-diversi oggetti in relazione tra loro. Siccome poi il singolo concetto
-non può mai essere rappresentato propriamente isolato, essendo
-<span class="pagenum" id="Page_215">[215]</span>
-esso nel tutto della rappresentazione sempre legato ad un altro
-concetto o ad una pluralità di altri concetti, le rappresentazioni
-di concetti si distinguono in modo evidentissimo dalle rappresentazioni
-di fantasia, a causa della loro indeterminatezza e variabilità.
-Questa indeterminatezza è accresciuta essenzialmente anche da un
-altro fatto; in seguito al risultato concorde di diverse scomposizioni
-del giudizio si costituiscono quei concetti, che si incontrano come componenti
-di molte rappresentazioni variabili nella loro natura concreta,
-così che un unico concetto esiste in un numero infinito di singole
-modificazioni. A tali <i>concetti generali</i> che, a causa dell’estendersi
-dell’analisi di relazione a diversi contenuti di giudizio, costituiscono
-qualità prevalenti dei concetti, corrisponde però sempre un gran
-numero di singoli contenuti rappresentativi. Così non resta più che
-a scegliere una qualsiasi rappresentazione come rappresentante del
-concetto. In tal modo le rappresentazioni del concetto acquistano
-alla loro volta una maggiore determinatezza. Però nel tempo stesso
-con ogni rappresentazione di tal natura si collega la coscienza di
-un valore di pura sostituzione; coscienza, che di solito si esplica
-solo sotto la forma di un particolare <i>sentimento</i>. Questo <i>sentimento
-del concetto</i> può forse essere ricondotto a ciò, che rappresentazioni
-oscure, le quali complessivamente possiedono proprietà adatte per
-rappresentare il concetto, si presentano all’appercezione sotto la
-forma di mutevoli imagini mnemoniche. E ciò risulta specialmente
-dal fatto, che il sentimento del concetto è molto intensivo fintanto
-che una delle realizzazioni concrete del concetto generale è scelta
-come rappresentazione rappresentativa, così ad es., un uomo individuato
-per il concetto dell’uomo, laddove quel sentimento quasi
-interamente sparisce, tosto che la rappresentazione rappresentativa
-sia nel suo contenuto completamente diversa dagli oggetti del concetto.
-E nel fatto, che le <i>rappresentazioni verbali</i> compiono quest’ufficio,
-sta per l’appunto in gran parte l’importanza loro come sussidi
-del pensiero aventi una validità generale. Poichè questi sussidi
-si presentano già pronti alla coscienza individuale, si deve lasciare
-alla psicologia sociale la questione sullo sviluppo psicologico di tali
-funzioni sussidiarie al pensiero, che si manifestano nel linguaggio
-(v. § 21, <i>A</i>.).
-</p>
-
-<p>
-18. Le attività fantastica e intellettiva non sono, dopo tutto
-quanto si è detto, funzioni specificamente diverse, ma funzioni che
-vanno insieme e che non si devono separare nella loro origine e
-nelle loro estrinsecazioni; funzioni, che in ultima istanza si riconducono
-alle stesse funzioni fondamentali della sintesi e dell’analisi
-<span class="pagenum" id="Page_216">[216]</span>
-appercettive. Anche i concetti <i>fantasia</i> e <i>intelletto</i> hanno lo stesso
-valore che il concetto di <i>memoria</i>. Essi non designano potenze o
-facoltà uniche ma fenomeni complessi, nei quali gli elementari processi
-psichici non si manifestano in modo specifico, ma generale.
-Come la memoria è un concetto generale pei processi di memoria,
-fantasia e intelletto sono i concetti generali per determinate direzioni
-delle funzioni appercettive. Essi presentano un certo vantaggio,
-pratico solo perchè offrono un commodo mezzo per ordinare le differenze
-infinitamente varie di disposizioni, che gl’individui mostrano
-nei processi intellettuali, entro certe classi, nelle quali sono poi possibili
-gradazioni e sfumature pure infinitamente varie. Trascurando
-le differenze generali di grado, si possono quindi distinguere, come
-forme principali delle doti di fantasia, la fantasia <i>intuitiva</i> e
-la <i>combinativa</i>; come forme principali delle doti di intelletto, la
-<i>induttiva</i>, rivolta specialmente alle singole relazioni logiche e alle
-loro connessioni, la <i>deduttiva</i>, indirizzata piuttosto ai concetti generali
-e alla loro analisi. Noi diciamo <i>talento</i> in un uomo quell’inclinazione
-complessiva, che gli è propria a causa delle speciali
-direzioni delle sue doti di fantasia e d’intelletto.
-</p>
-
-<div class="chapter"></div>
-<h3><a id="cap18"></a>
-§ 18. — Gli stati psichici.
-</h3>
-
-<p>
-1. Lo stato normale della coscienza, al quale si riferivano tutte
-le considerazioni dei §§ precedenti, può subire alterazioni in così
-varia maniera, che la psicologia generale deve rinunziare a descriverle,
-tanto più che le più importanti di esse, quelle cioè che si osservano
-nelle malattie nervose, cerebrali, e nelle alienazioni mentali,
-appartengono a speciali domini della patologia, che stanno però vicini
-alla psicologia o in certo qual modo si appoggiano ad essa. Qui pertanto
-si tratta solo di indicare le principalissime condizioni psicologiche
-di tali stati anormali della coscienza. In conformità di ciò che fu
-notato sulla proprietà dei processi psichici e sulla loro connessione
-nella coscienza, siffatte condizioni generalmente possono distinguersi
-in <i>tre</i>: 1º nella natura anormale degli elementi psichici; 2º nel modo
-in cui si compongono le formazioni psichiche; 3º nel modo in cui
-le formazioni si collegano nella coscienza. Nessuna di queste tre condizioni,
-ciascuna delle quali può alla sua volta presentarsi nelle più
-svariate forme concrete, a causa della stretta connessione di questi
-fattori diversi, di solito agisce per sè sola; ma esse si collegano, in
-quanto l’anormale natura degli elementi porta pure anormalità nelle
-<span class="pagenum" id="Page_217">[217]</span>
-formazioni e queste alla loro volta anche alterazioni nella connessione
-generale dei processi di coscienza.
-</p>
-
-<p>
-2. Gli <i>elementi psichici</i>, le sensazioni e i sentimenti semplici,
-mostrano alterazioni solo nel senso, che è turbato il rapporto normale
-tra essi e le loro condizioni psico-fisiche. Nelle sensazioni tali
-alterazioni si possono ricondurre ad una diminuzione o ad un aumento
-dell’eccitabilità rispetto agli stimoli di senso (anestesia e
-iperestesia), come esse si dimostrano specialmente nei centri sensitivi
-in seguito ad influenze fisiologiche diverse. Sopratutto l’accresciuta
-eccitabilità è importante come sintomo psicologico, perchè
-essa è uno dei più frequenti componenti di composte perturbazioni psichiche.
-Similmente le alterazioni dei sentimenti semplici si manifestano
-con una diminuzione od un aumento dell’eccitabilità sentimentale
-negli stati di depressione e di esaltazione, che si riconoscono
-dal modo in cui si svolgono le emozioni e i processi del volere. Per
-tal guisa le alterazioni degli elementi psichici possono essere dimostrate
-solo dall’influenza, che esse esercitano sulla natura delle diverse
-formazioni psichiche.
-</p>
-
-<p>
-3. Fra le alterazioni delle <i>formazioni rappresentative</i> quelle che
-dipendono da anestesie periferiche o centrali, hanno generalmente
-solo un’importanza limitata; esse non esercitano alcuna azione radicale
-sulla connessione dei processi psichici. Ma è tutt’altra cosa
-per l’<i>accrescimento</i> relativo dell’intensità della sensazione, prodotto
-da iperestesia centrale. Il suo effetto è grande, perchè per mezzo
-di esso le sensazioni riprodotte possono raggiungere l’intensità di
-impressioni esterne di senso. In conseguenza di ciò può avvenire,
-che pure imagini mnemoniche siano oggettivate come rappresentazioni
-reali: <i>allucinazioni</i>; oppure che, quando si colleghino elementi
-direttamente eccitati ed elementi riprodotti, l’impressione di senso
-appaia essenzialmente alterata dall’intensità dei secondi elementi:
-<i>illusioni fantastiche</i><a class="tag" id="tag29" href="#note29">[29]</a>. Praticamente questi due fenomeni si distinguono
-solo perchè in molti casi determinate rappresentazioni possono essere
-sicuramente dimostrate come illusioni fantastiche, mentre la presenza
-di una pura allucinazione rimane sempre dubbia, essendo molto facile
-il trascurare qualche elemento sensibile diretto. Infatti non è improbabile,
-che di lontano la maggior parte delle così dette allucinazioni
-<span class="pagenum" id="Page_218">[218]</span>
-siano illusioni. Quest’ultime però appartengono per la loro natura
-psicologica alle <i>assimilazioni</i> (pag, 185 e segg.), e possono veramente
-esser definite come assimilazioni con forte prevalenza degli elementi
-riprodotti. Come le assimilazioni normali stanno in istretta connessione
-colle associazioni successive, così anche le illusioni fantastiche
-sono strettamente legate alle alterazioni del decorso associativo
-delle rappresentazioni, delle quali parleremo più sotto (5).
-</p>
-
-<p>
-4. Nei <i>processi composti del sentimento e del volere</i> le deviazioni
-dal comportamento normale si distinguono nettamente in <i>istati di
-depressione e di esaltazione</i>. Quelli consistono nel prevalere delle emozioni
-inibenti asteniche, questi nel prevalere delle emozioni eccitanti
-asteniche; in quelli si osserva un ritardo o un arresto completo
-nelle risoluzioni volitive, in questi una efficacia impulsiva dei motivi,
-rapida oltre misura. Presentando già la vita normale della psiche
-una vicenda continua dei moti d’animo, in questi è generalmente
-più difficile che nelle rappresentazioni lo stabilire i limiti
-tra i procedimenti normali e gli anormali. Così l’alternarsi di stati
-di depressione e di esaltazione, spesso molto impressionante in casi
-patologici, appare solo come un aumento dell’oscillazione, dei sentimenti
-e delle emozioni attorno ad una zona d’indifferenza (pag. 27,64).
-Gli stati di depressione e di esaltazione costituiscono specialmente
-sintomi caratteristici di perturbazioni paichiche generali, e però
-anche di questi una più profonda trattazione deve essere lasciata alla
-psicopatologia. Essendo le generali malattie psichiche sempre nel
-tempo stesso sintomi di malattie cerebrali, anche queste anomalie
-nei processi del sentimento e del volere, allo stesso modo che quelle
-delle sensazioni e rappresentazioni, sono senza dubbio accompagnate
-da alterazioni fisiologiche, delle quali ci è però ancora ignota
-la natura. Possiamo soltanto congetturare, che appunto a causa della
-natura più complessa dei moti d’animo, esse o abbiano una sede più
-estesa che le alterazioni centrali d’eccitabilità nelle allucinazioni ed
-illusioni, oppure s’estendano a regioni cerebrali più centrali, più
-direttamente interessate ai processi di appercezione.
-</p>
-
-<p>
-5. Colle alterazioni d’eccitabilità sensoriale, cogli stati di depressione
-e di esaltazione si collegano per solito anche alterazioni
-nella connessione e nel decorso dei processi psichici che noi,
-secondo il concetto della coscienza foggiato ad esprimere questa
-connessione (pag. 165), diciamo <i>modificazioni anormali della coscienza.</i>
-Fintanto che le deviazioni dallo stato normale si limitano
-alle singole formazioni psichiche, alle rappresentazioni, alle emozioni,
-ai processi volitivi, si comprende come anche la coscienza debba essere
-<span class="pagenum" id="Page_219">[219]</span>
-modificata dalle alterazioni di questi suoi componenti. Ma noi parliamo
-di un proprio stato anormale della coscienza soltanto quando non solo
-le formazioni psichiche prese a sè, ma anche i loro nessi presentano
-notevoli anomalie. Queste senza dubbio sorgono sempre tosto che
-quelle perturbazioni più elementari sono più profonde, perchè le
-combinazioni degli elementi in formazioni e delle formazioni fra
-loro sono processi, fra i quali hanno luogo continui passaggi.
-</p>
-
-<p>
-In corrispondenza ai diversi processi di combinazione, che danno
-origine alla connessione della coscienza, si possono generalmente
-distinguere <i>tre</i> specie di anormali condizioni della coscienza: 1º alterazioni
-associative; 2º alterazioni nelle combinazioni appercettive;
-3º alterazioni nel rapporto di queste due forme di combinazioni
-tra loro.
-</p>
-
-<p>
-6. Le <i>alterazioni associative</i> sorgono dapprima come effetto
-immediato delle perturbazioni più elementari. Poichè l’aumento di
-eccitabilità sensoriale trasforma le assimilazioni normali in illusioni
-fantastiche, anche i processi associativi del riconoscimento sono
-essenzialmente alterati (pag. 192): ora il noto può sembrare ignoto
-e ora l’ignoto noto, a seconda che gli elementi riprodotti sono
-attinti a determinate rappresentazioni anteriori o presi da processi
-di rappresentazione tra loro molto lontani. Inoltre l’accresciuta eccitabilità
-sensoriale produce un acceleramento delle associazioni, per il
-quale predominano le associazioni meno comuni, fatte più facili da
-impressioni casuali o dall’influenza dell’abitudine. Per contro gli stati
-di depressione e di esaltazione influiscono sulla determinazione della
-qualità e direzione delle associazioni.
-</p>
-
-<p>
-Similmente le alterazioni elementari delle rappresentazioni e
-dei sentimenti agiscono sulle combinazioni appercettive in parte
-inibendo od accelerando, in parte determinandone la direzione. Ma
-tutte le più notevoli deviazioni nei processi delle rappresentazioni
-e dei sentimenti portano anche questa ulteriore conseguenza: i processi
-legati all’attenzione attiva sono resi più o meno difficili, così
-che in molti casi sono possibili solo combinazioni appercettive ancora
-più semplici, anzi talora solo quelle che per l’esercizio si
-sono condensate in associazioni. Con ciò si connettono anche le alterazioni,
-che avvengono nel rapporto delle combinazioni appercettive
-alle associazioni. Poichè l’influenze sin qui esposte agiscono
-sulle associazioni soprattutto come acceleranti, sulle combinazioni
-appercettive invece come inibenti, sorge, come frequentissima forma
-sintomatica di più profonde perturbazioni psichiche, una forte prevalenza
-delle associazioni. Questo appare nel modo più evidente se
-<span class="pagenum" id="Page_220">[220]</span>
-la perturbazione di coscienza è, come in molti alienati, un processo
-in continuo aumento. Si osserva allora che le funzioni appercettive,
-che stanno a base della così detta attività fantastica e intellettiva,
-sono sempre più sopraffatte dalle associazioni, finchè alla
-fine rimangono queste soltanto. Se poi questa perturbazione progredisce
-ancora, anche le associazioni sono a poco a poco limitate,
-e si restringono a certe connessioni specialmente praticate (idee
-fisse); uno stato questo, che si riduce infine ad una completa paralisi intellettuale.
-</p>
-
-<p>
-7. Trascurando le vere malattie mentali, noi troviamo le suddescritte
-anomalie della coscienza soprattutto in <i>due</i> stati che
-rientrano nel campo della vita normale: nel <i>sogno</i> e nell’<i>ipnosi</i>.
-</p>
-
-<p>
-Le rappresentazioni del <i>sogno</i> provengono sempre per massima
-parte da stimoli di senso, soprattutto da stimoli del senso generale:
-sono quindi per lo più illusioni fantastiche, verosimilmente
-solo in piccola parte pure rappresentazioni mnemoniche portate
-al grado d’allucinazioni. Impressionante è il ritrarsi delle combinazioni
-appercettive di fronte alle associazioni, col quale fatto si
-collegano le frequenti alterazioni e mutazioni dell’auto-coscienza,
-gli errori del giudizio e simili. Ciò che del resto distingue il sogno
-dagli altri stati psichici simili ad esso, consiste non tanto in queste
-proprietà positive, quanto nel fatto, che quell’aumento di eccitabilità,
-attestato dalle allucinazioni, si mantiene limitato alle funzioni <i>sensorie</i>,
-essendo nel sonno ordinario e nel sogno le attività esterne del
-volere completamente inibite.
-</p>
-
-<p>
-Se invece le rappresentazioni fantastiche del sogno si collegano
-anche con azioni volitive, sorgono i fenomeni del <i>sonnambulismo</i>,
-affatto rari e già affini a certe forme dell’ipnosi. Per lo più tali concomitanti
-fenomeni di moto sono limitati ai movimenti della favella, come il parlare in sogno.
-</p>
-
-<p>
-8. <i>Ipnosi</i> sono detti certi stati affini al sonno e al sogno, che
-sono prodotti da determinate influenze psichiche e nei quali la coscienza
-presenta un comportamento, che sta tra mezzo la veglia e il
-sonno. La causa principalissima del sorgere dell’ipnosi è la <i>suggestione</i>,
-cioè la comunicazione di una rappresentazione ricca di sentimento,
-che di solito è fatta da una persona estranea sotto forma di comando
-(suggestione esterna) e talora anche è prodotta dall’ipnotizzato stesso
-(auto-suggestione). Il comando o il proposito di dormire, di compire
-certi movimenti, di avvertire oggetti non presenti o di non
-avvertire i presenti e simili cose, sono le più frequenti forme di tali
-suggestioni. Stimoli di senso uniformi, specialmente stimoli del tatto,
-<span class="pagenum" id="Page_221">[221]</span>
-hanno effetto di aiutare l’ipnosi. Inoltre l’apparizione dell’ipnosi è
-legata a una certa disposizione del sistema nervoso, ancora sconosciuta
-nella sua natura, la quale è notevolmente sviluppata da ripetute
-ipnotizzazioni.
-</p>
-
-<p>
-Il primo sintomo dell’ipnosi sta in un arresto più o meno completo
-degli atti di volere esterni, arresto che è anche legato a una
-unilaterale direzione dell’attenzione, rivolta per lo più al comando
-dato dall’ipnotizzatore (automatismo del comando). L’ipnotizzato
-non solo dorme al comando, ma mantiene in questo stato quella
-posizione, per quanto incomoda, che gli è stata data (catalessi ipnotica).
-Se lo stato si aggrava, l’ipnotico compie, in modo apparentemente
-automatico, il movimento comandato e dà a conoscere, che
-egli per allucinazione considera le rappresentazioni a lui suggerite
-come oggetti reali (sonnambulia). In questo stato si possono dare
-infine suggestioni sensorie e motorie pel momento dello svegliarsi
-o persino per un certo tempo posteriore (suggestioni a termine).
-I fenomeni accompagnanti tali “effetti postipnotici„ fanno credere
-che essi si fondino su una parziale persistenza dell’ipnosi, oppure
-(nella suggestione a termine) su un riapparire di essa.
-</p>
-
-<p>
-9. Per tutte queste manifestazioni sonno ed ipnosi sono stati
-affini, che si distinguono solo per la loro diversa origine. Comuni ad
-ambedue sono certi fenomeni di inibizione nel campo dei processi del
-volere e dell’attenzione, come pure una disposizione ad una maggiore
-eccitabilità dei centri sensitivi, la quale produce un’assimilazione
-allucinatoria delle impressioni di senso. Caratteri differenzianti
-sono invece: nel sonno, l’arresto del volere che, più completo
-tanto intensivamente quanto estensivamente, agisce specialmente sui
-processi appercettivi e sulle funzioni di moto; e nell’ipnosi, l’unilaterale
-direzione dell’attenzione, che è determinata dalla suggestione
-e che al tempo stesso favorisce ulteriori suggestioni. Ma queste
-differenze non hanno un valore assoluto: nel caso del sonnambulismo
-l’arresto esteriore del volere vien meno anche nel sogno,
-mentre, proprio come nel sonno, è presente nello stadio iniziale di
-letargo dell’ipnosi.
-</p>
-
-<p>
-Le condizioni psicofisiche del sonno, del sogno e dell’ipnosi concordano
-con ogni probabilità nella parte essenziale. Poichè psicologicamente
-queste condizioni si palesano con particolari alterazioni
-nelle disposizioni alle reazioni sensitive e volitive, esse possono,
-come tutte le disposizioni, venir spiegate fisiologicamente solo da
-alterazioni nelle funzioni di determinate regioni centrali. Queste
-alterazioni di funzioni non sono ancora direttamente investigate.
-<span class="pagenum" id="Page_222">[222]</span>
-Pur tuttavia, in base ai sintomi psicologici, si può ammettere, che
-esse si compongano per solito di un arresto nella funzione dei
-domini centrali, che entrano in azione nei processi del volere e
-dell’attenzione, e di un aumento nell’eccitabilità dei centri di senso.
-</p>
-
-<div class="blockquote">
-<p>
-9<i>a</i>. La teoria intorno al sonno, al sogno e all’ipnosi è quindi in
-primo luogo un <i>còmpito della fisiologia</i>. A lato al presupposto generale
-dell’arresto di funzione in certe parti della corteccia cerebrale e dell’aumento
-di funzione in certe altre, presupposto che noi desumiamo dai sintomi
-psicologici, soltanto un generale principio neurologico può sussistere con
-qualche probabilità, il principio cioè della <i>compensazione delle funzioni</i>
-In base a questo principio l’arresto di funzione in un certo dominio centrale
-si collega con un aumento funzionale di altri domini, che stanno con quello
-in relazione di reciprocità. Tale relazione può essere in parte diretta, <i>neuro-dinamica</i>
-in parte indiretta, <i>vasomotoria</i>. La prima si fonda, a quanto pare,
-sul fatto, che l’energia accumulatosi per l’arresto funzionale affluisce attraverso
-le connessioni nervose ad altri centri. La seconda consiste in ciò, che
-un arresto funzionale è accompagnato da un ristringimento dei vasi capillari,
-e questo da una dilatazione di compenso nei vasi di altre regioni, mentre
-l’accresciuto afflusso del sangue è accompagnato da incremento funzionale.
-Una differenza essenziale tra sogno ed ipnosi, per quanto si può argomentare
-dai sintomi psicologici, pare consista in ciò, che nel sogno i domini
-centrali, che stanno in relazione coi processi appercettivi, si trovano, più o
-meno completamente, in istato d’arresto, così che quasi tutta l’eccitazione di
-compenso affluisce ai centri di senso; mentre nell’ipnosi avvengono già in
-certi casi entro lo stesso centro appercettivo compensatori aumenti d’eccitabilità di fronte a contemporanei arresti parziali. Questo fatto risalta in
-ispecial modo da quegli stati d’ipnosi parziale, che si formano per accresciuta
-disposizione in seguito all’esercizio, stati nei quali avvengono, in parte
-complicate azioni di carattere automatico in condizione per altro di apparente
-veglia, e in parte atti psichici di acuta distinzione, o di straordinariamente
-esatto riconoscimento, o di ricordo entro un certo dominio rappresentativo
-o sentimentale, mentre contemporaneamente sono esclusi altri
-elementi. Quest’ultimo stato d’ipnosi parziale con unilaterale direzione dell’attenzione è anche I’unico, nel quale eventualmente possa venire in questione
-un diretto apprezzamento psicologico dell’ipnosi in base alle autoosservazioni
-dell’ipnotizzato, determinate da sperimentali azioni stimolatrici.
-In tale stato d’ipnosi parziale lo scoglio di tali autoosservazioni, che con ogni
-cura si deve evitare, consisterà sempre nel fatto, che hanno luogo suggestioni
-esterne ed auto-suggestioni illudenti, le quali sorgono o casualmente o per
-teoretica prevenzione dell’osservatore ipnotizzato. Queste sono straordinariamente
-difficili da eliminare, perchè i due requisiti che l’osservatore deve
-avere in questo caso, l’esercitata distinzione psicologica e l’assoluta mancanza
-di prevenzione, potrebbero nello stato di accresciuta suggestionabilità
-facilmente escludersi a vicenda.
-<span class="pagenum" id="Page_223">[223]</span>
-Sogno e ipnosi sono stati spesso, in parte anche pei psicologi, oggetto
-di ipotesi mistiche e fantastiche. Si parlava di una maggiore attività
-psichica nel sogno, di effetti psichici a distanza nel sogno e nell’ipnosi.
-Sotto questo riguardo specialmente l’ipnotismo è stato, anche in tempi recenti,
-usato a sostegno di superstiziose rappresentazioni spiritiche. Inoltre già
-più volte auto-illusioni e illusioni volute ebbero gran parte nel “magnetismo
-animale„ e nel “sonnambulismo„: fenomeni, che si devono ricondurre
-senz’altro all’ipnosi o alla suggestione. In realtà tutto ciò che in questi
-fenomeni regge ad una prova esatta, può senza difficoltà essere spiegato
-psicologicamente e fisiologicamente; ma ciò che non può essere spiegato
-in tal modo, sarà sempre dimostrato mediante un più intimo esame essere
-o auto-illusioni superstiziose od inganno voluto.
-</p>
-</div>
-
-<div class="chapter"></div>
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_224">[224]</span>
-</p>
-
-<h2><a id="parte4"></a>
-IV. — GLI SVILUPPI PSICHICI
-</h2>
-
-<h3><a id="cap19"></a>
-§ 19. — Le proprietà psichiche degli animali.
-</h3>
-
-<p>
-1. Il regno animale ci presenta una serie di sviluppi psichici,
-che noi possiamo considerare come i gradi antecedenti lo
-sviluppo psichico dell’uomo, in quanto che la vita psichica degli
-animali si rivela simile a quella dell’uomo nei suoi elementi e nelle
-più generali leggi della connessione di questi elementi.
-</p>
-
-<p>
-Già gli animali infimi (protozoi, celenterati, ecc.) hanno manifestazioni
-vitali, che fanno argomentare a processi di rappresentazione
-e di volere. Essi, dopo averlo veduto, afferrano spontaneamente
-il loro nutrimento; sfuggono ai nemici che li inseguono, ecc. Così
-pure già in gradi molto infimi si trovano traccie di associazioni
-e riproduzioni, specialmente di processi del conoscimento e del
-riconoscimento sensitivi (pag, 192), e queste si perfezionano negli
-animali superiori solo per la maggiore varietà delle rappresentazioni
-e pel maggior tempo, su cui si estendono i processi di
-memoria. E in generale non concordano meno le forme delle
-rappresentazioni sensitive, come noi possiamo argomentare dalle
-omogenee disposizioni e dallo sviluppo degli organi di senso; solo
-che negli esseri inferiori, le funzioni di senso si limitano al senso
-generale di tatto (pag. 31) corrispondentemente allo stato primitivo
-nello sviluppo individuale degli organismi superiori.
-</p>
-
-<p>
-Ma di contro a questa omogeneità degli elementi psichici e delle
-loro più semplici connessioni, stanno differenze assai grandi in
-tutti quei processi che si collegano allo sviluppo dell’<i>appercezione</i>.
-Mentre non mancano mai appercezioni <i>passive</i> come fondamento
-dei semplici atti impulsivi che avvengono dappertutto, i processi
-d’appercezione <i>attiva</i>, sotto la forma di attenzione volontariamente
-diretta a certe impressioni e di una scelta fra motivi diversi,
-<span class="pagenum" id="Page_225">[225]</span>
-si trovano invece probabilmente soltanto in animali più sviluppati.
-Anche in questi però essi rimangono limitati alle rappresentazioni
-suscitate da dirette impressioni di senso, così che neppure per gli
-animali psichicamente più evoluti si può far parola di funzioni
-<i>intellettuali</i> nel senso stretto della parola, di attività fantastica
-e intellettiva, oppure al più si può accennare solo a traccie isolate
-e ad inizi. A ciò si aggiunga anche, che gli animali superiori
-possono certamente manifestare mediante svariati movimenti espressivi,
-spesso affini a quelli umani, le loro emozioni e persino le loro
-rappresentazioni, in quanto sono legate ad emozioni, ma che però
-ad essi manca un linguaggio sviluppato.
-</p>
-
-<p>
-2. Lo sviluppo degli animali, se malgrado l’omogeneità qualitativa
-dei processi psichici fondamentali, in generale rimane addietro
-a quello dell’uomo, pure in molti casi gli è superiore per
-<i>doppio</i> riguardo: prima, per la <i>rapidità</i> dello svolgimento psichico;
-poi, per certe <i>unilaterali direzioni funzionali</i>, che sono favorite dagli
-speciali modi di vita di una determinata specie animale. La maggiore
-rapidità dello svolgimento psichico si dimostra in ciò, che molti
-animali assai presto, anzi alcuni subito dopo la nascita sono capaci
-di formare rappresentazioni sensitive relativamente distinte e di
-compiere movimenti rispondenti a uno scopo. Se anche per questo
-rapporto si trovano negli animali superiori grandissime differenze,
-ad es., il pulcino appena uscito dall’uovo comincia tosto a beccare
-il grano, mentre il cane neonato è cieco e presenta ancora per
-lungo tempo movimenti non coordinati, pare però che lo sviluppo
-umano sia il più lento e in massimo grado dipendente da aiuti e
-cure esterne.
-</p>
-
-<p>
-3. Ancor più sorprendente è l’<i>unilaterale svolgimento funzionale</i>
-che ci presentano certi animali: esso si esplica in determinati <i>atti
-impulsivi</i> di regola connessi a certi bisogni di nutrizione, di riproduzione
-o di difesa, o nello sviluppo di certe rappresentazioni sensitive e
-associazioni, che entrano come motivi in quegli atti impulsivi. Tali
-impulsi unilateralmente svoltisi si chiamano <i>istinti</i>. L’opinione,
-che l’istinto sia una proprietà spettante solo alla coscienza animale
-e non all’umana, è assolutamente contraria alla psicologia e sta
-anche in contraddizione coll’esperienza. La disposizione a fare esterni
-i generali impulsi animali, soprattutto l’impulso alla nutrizione e
-alla riproduzione, è innata così nell’uomo come in ogni animale. Di
-particolare a molti animali è soltanto lo special modo di estrinsecare
-questi impulsi, consistente in più complesse azioni rispondenti
-allo scopo. Ma anche gli animali si comportano sotto questo
-<span class="pagenum" id="Page_226">[226]</span>
-rispetto assai diversamente. Ci sono numerosi animali, tanto inferiori
-quanto superiori, nei quali, come nell’uomo, le azioni provenienti
-da istinti innati non presentano proprietà speciali. È anche degno
-di nota che l’addomesticamento degli animali per lo più affievolisce
-le manifestazioni istintive proprie dello stato selvaggio, ma può
-produrre d’altra parte nuovi istinti, che possono essere considerati
-come modificazione di quegl’istinti selvaggi, come ad es. i cani da
-caccia, specialmente i cani da ferma: bracchi e simili. Il grado
-di sviluppo relativamente alto raggiunto da certe tendenze istintive
-negli animali in confronto dell’uomo sì collega evidentemente
-col loro più unilaterale sviluppo, per il quale la vita psichica degli
-animali suole esplicarsi quasi interamente in quei processi collegati
-all’istinto prevalente.
-</p>
-
-<p>
-4. Gl’istinti si possono in generale considerare come azioni impulsive,
-che nascono da sensazioni e sentimenti sensoriali. Il punto
-di partenza fisiologico per le sensazioni, che specialmente determinano
-gl’istinti, sono gli <i>organi della nutrizione e della riproduzione.</i>
-Tutti gl’istinti animali ben possono essere ricondotti senz’altro alle
-due classi di <i>istinti della nutrizione e della riproduzione</i>; ma allora,
-specialmente a questi ultimi nelle loro manifestazioni più complesse,
-si aggiungono sempre ausiliari impulsi di difesa e impulsi sociali,
-ohe per la loro origine si devono considerare modificazioni speciali
-degl’istinti della generazione. E qui trovano posto gl’istinti di
-molti animali a costruire case e nidi, come del castoro, degli uccelli,
-di numerosi insetti (ragni, vespe, api, formiche), inoltre le nozze
-animali comuni specialmente alle classi degli uccelli, i quali presentano
-ora la forma monogamica, ora la poligamica. Infine qui si
-devono anche porre le così dette “società animali„ delle api, delle
-formiche e delle termiti. Esse non sono in realtà società ma legami
-genetici, nei quali l’istinto sociale, che tiene riuniti gl’individui di
-una famiglia, come pure l’istinto di difesa ad essi comune, sono subordinati
-all’impulso della riproduzione.
-</p>
-
-<p>
-In tutti gl’istinti le azioni impulsive degl’individui prendono le
-mosse da certi stimoli di senso, in parte interni, in parte esterni.
-Le azioni stesse devono però essere attribuite agli atti impulsivi o
-atti di voleri semplici, perchè certe rappresentazioni e certi sentimenti
-le precedono e le accompagnano come motivi semplici (p. 150).
-La natura delle azioni, composta e fondata su disposizioni innate,
-può trovare la sua spiegazione solo nelle proprietà del sistema
-nervoso ereditarie da specie a specie. Per queste proprietà certi
-meccanismi riflessi innati sono messi in azione in seguito a certi
-<span class="pagenum" id="Page_227">[227]</span>
-stimoli senza alcun esercizio dell’individuo. L’azione di questi meccanismi
-conforme allo scopo può essere considerata solo come un
-prodotto dello sviluppo psicofisico della specie. E a favore di questa
-interpretazione sta anche il fatto, che gl’istinti ammettono non solo
-variate modificazioni individuali, ma anche un certo perfezionamento
-per parte dell’esercizio individuale. Così è che l’uccello a poco a poco
-impara a costruire il suo nido in modo più perfetto. Le api adattano
-le loro costruzioni ai mutati bisogni. Invece di fondare una nuova
-colonia, una famiglia di api allarga la costruzione già abitata, quando
-sia accordato ad essa lo spazio necessario. Una singola famiglia di
-api e di formiche può persino acquistare abitudini anormali, ad es.,
-una famiglia di api ha l’abitudine di rubare il miele da altri alveari
-vicini, anzichè raccoglierlo essa stessa, oppure una famiglia
-di formiche ha l’abitudine meravigliosa di fare schiavi gl’individui
-di altre famiglie o di allevare i gorgoglioni come animali domestici
-che danno loro il nutrimento. L’origine spiegabile, il consolidamento,
-l’ereditarietà di tali abitudini c’indicano chiaramente il modo in cui
-possono essere sorti istinti complicati. Non mai si presenta un
-istinto isolato, ma in generi e specie affini, forme <i>più semplici</i> di
-un medesimo istinto. Così il buco che la vespa da muro fa in una
-parete per deporvi le uova, si può considerare come l’esempio primitivo
-delle ingegnose costruzioni delle api. Fra i due, come anello
-intermedio naturale, sta la costruzione relativamente semplice della
-vespa comune, costituita di poche celle esagonali tra loro cementate
-mediante sostanze vegetali.
-</p>
-
-<p>
-Gli istinti più complessi si possono quindi spiegare come prodotti
-dell’evoluzione di impulsi originariamente semplici, i quali si sono
-sempre più differenziati nel corso di numerose generazioni mediante
-abitudini individuali che a poco a poco s’aggiungono, si consolidano
-e si trasmettono per eredità. E però ogni singolo processo d’abitudine
-può essere considerato come un grado in quest’evoluzione
-psichica. La graduale trasformazione di esso in una disposizione
-innata è però derivata dai processi psicofisici dell’esercizio, per i
-quali atti di volere composti passano a poco a poco in movimenti
-automatici, che seguono immediatamente come riflessi all’impressione
-corrispondente.
-</p>
-
-<p>
-5. Se in base alla psicologia comparata si cerca rispondere
-alla questione generale sul <i>rapporto genetico dell’uomo agli animali</i>,
-considerando l’omogeneità degli elementi psichici e delle forme loro
-di connessione, tanto delle più semplici quanto delle più generali,
-si deve ammettere la possibilità, che la coscienza umana si sia svolta
-<span class="pagenum" id="Page_228">[228]</span>
-da una forma inferiore di coscienza animale. Questa ipotesi anche
-psicologicamente offre una grande probabilità, perchè se da un lato
-la serie animale presenta già diversi gradi di sviluppo psichico,
-dall’altro lato ogni singolo uomo percorre uno sviluppo analogo.
-Se la storia dell’evoluzione psichica in tal modo ci conduce in
-generale a un risultato confermante la teoria dell’evoluzione fisica,
-non si deve però disconoscere che le differenze psichiche tra l’uomo
-e l’animale, quali risaltano nei processi intellettuali ed affettivi,
-provenienti dalle combinazioni appercettive, sono incomparabilmente
-più profonde che le differenze fisiche. Anche la grande
-stabilità nello stato psichico degli animali, subendo esso solo piccole
-variazioni per l’influenza dell’allevamento, rende al massimo
-grado improbabile, che una delle specie animali ora vivente possa
-mai sorpassare dal lato psichico i limiti già raggiunti.
-</p>
-
-<div class="blockquote">
-<p>
-5<i>a</i>. Le teorie che mirano a definire psicologicamente il rapporto tra
-l’uomo e gli animali, oscillano tra due estremi, cioè tra l’opinione predominante
-nella vecchia psicologia, che le più alte “facoltà psichiche„, specialmente
-la “ragione„, manchino completamento agli animali, e l’opinione diffusa
-tra i sostenitori della speciale psicologia animale, che gli animali
-siano perfettamente eguali all’uomo in tutto, anche nelle facoltà di riflettere,
-giudicare, conchiudere e nei loro sentimenti morali, ecc. Caduta la psicologia
-delle facoltà, la prima di queste opinioni è divenuta insostenibile.
-La seconda si basa sulla tendenza, diffusa nella psicologia popolare, di interpretare
-tutti i fatti che possono essere oggettivamente osservati, trasformandoli
-in modi del pensiero umano, e in riflessioni logiche. Ma una più
-intima indagine sulle manifestazioni della così detta intelligenza animale dimostra,
-che esse si devono intendere costituite da semplici atti di riconoscimento
-sensitivo, o da associazioni, mentre mancano loro quelle proprietà
-che spettano ai veri concetti e alle operazioni logiche. Ora, poichè i processi
-associativi passano continuamente negli appercettivi, e gli inizi di questi
-ultimi, semplici azioni attive di attenzione e di scelta, si presentano senza
-dubbio negli animali superiori, anche questa differenza deve del resto
-essere senz’altro intesa più come una differenza nel grado, e nella composizione
-che come una differenza nella natura dei processi psichici.
-</p>
-
-<p>
-Per i più vecchi indirizzi della psicologia, tanto per la psicologia delle
-facoltà quanto per la teoria intellettualistica (§ 2), gl’<i>istinti animali</i> presentano
-una difficoltà tutt’affatto speciale. Poichè l’intento di derivare tali
-istinti da condizioni individuali condusse, specialmente per gl’istinti più
-complessi, a un apprezzamento affatto inverosimile delle funzioni psichiche,
-si conchiuse spesso, col dichiararli inconcepibili, o, il che portava alla stessa
-conseguenza, col dirli effetti di rappresentazioni innate. Questo “enigma
-degli istinti„ cessa di essere insolubile quando gl’istinti, come sopra fu
-<span class="pagenum" id="Page_229">[229]</span>
-fatto, sono concepiti quali forme speciali di manifestazioni impulsive, negli
-animali e negli uomini analoghe alle più semplici manifestazioni impulsive
-psicologicamente comprensibili. Qui poi pei fenomeni d’esercizio, che facilmente
-si osservano specialmente nell’uomo, ad es. per l’esercizio di movimenti
-complicati, come nel suonare il piano, si può stabilire il passaggio delle
-azioni volitive, originariamente composte, in movimenti impulsivi e riflessi
-(pag. 156 e segg.). A questa interpretazione degli istinti è stato obbiettato,
-che nell’esperienza è impossibile mettere in luce la trasmissione ereditaria,
-ivi supposta, di variazioni individualmente acquisite, non essendo affatto possibile,
-ad es., portare sicura osservazioni sulla trasmissione di mutuazioni spesso
-antecedentemente affermata. Alcuni biologi ammettono che tutte le proprietà
-degli organismi debbano essere derivate da una scelta, la quale avviene per la
-sopravvivenza degli individui meglio adatti alle condizioni naturali, quindi “da
-una selezione naturale esterna„ e che solo questa selezione naturale esterna
-possa produrre variazioni negli abbozzi embrionali (Keimanlagen) che si trasmettono
-ai discendenti. Se ora si deve pur concedere, che una proprietà
-acquisita da <i>un solo</i> individuo generalmente non abbia alcuna influenza ereditaria,
-non si può però comprendere, perchè atti abituali, che sono bensì suscitati
-indirettamente da condizioni naturali esterne, ma prima si fondano su interne
-proprietà psicofisiche degli organismi, non possano produrre, nel caso che esse
-agiscano attraverso a più generazioni, mutazioni negli abbozzi embrionali,
-tanto quanto le influenze dirette della selezione naturale. A favore di questa
-conclusione sta pure l’osservazione, che specialmente dall’uomo si ereditano
-certi particolari movimenti espressivi e certe abilità tecniche (pag. 231).
-Ciò, si comprende, non esclude in alcun caso la cooperazione delle influenze
-naturali esterne in accordo ai fatti dell’osservazione, ma queste influenze
-richiedono un doppio modo di agire: in primo luogo un modo diretto, nel
-quale l’organismo è modificato solo passivamente dall’azione della selezione
-naturale; e in secondo luogo un modo indiretto, nel quale le influenze esterne
-determinano dapprima reazioni psicofisiche, che sono poi le cause prime
-delle avvenute modificazioni. Se si esclude quest’ultimo modo di agire, non
-solo si chiude una delle più importanti sorgenti per la conoscenza della finalità,
-in eminente grado manifesta negli organismi animali, ma più specialmente
-si rende impossibile anche la spiegazione psicologica della graduale evoluzione
-degli atti di volere, e la loro trasformazione regressiva in riflessi
-aventi carattere di finalità, quale ci si presenta per un gran numero di movimenti
-espressivi innati (§ 20,1).
-</p>
-</div>
-
-<div class="chapter"></div>
-<h3><a id="cap20"></a>
-§ 20. — Lo sviluppo psichico del bambino.
-</h3>
-
-<p>
-1. Lo sviluppo psichico dell’uomo, in generale più tardo a paragone
-di quello della maggior parte degli altri animali, si dà a conoscere
-nella costituzione molto lenta delle <i>funzioni di senso</i>. Il bambino
-<span class="pagenum" id="Page_230">[230]</span>
-reagisce bensì subito dopo la nascita agli stimoli di senso di specie
-diversa: in modo assai preciso alle impressioni di tatto e di gusto,
-con maggior incertezza agli eccitamenti sonori; ma è fuor di dubbio
-che qui le forme speciali del movimento di reazione si fondano su
-ereditati meccanismi di riflessione. E in ispecie ciò vale per lo strillare
-del bambino all’azione del freddo o ad altre azioni tattili e pei
-riflessi mimici alle sostanze saporifiche dolci, acide e amare; riflessi,
-che si possono osservare sin dall’inizio. È pertanto probabile che
-tutte queste impressioni siano accompagnate da sensazioni e sentimenti
-oscuri, ma la natura dei movimenti riflessi non può essere derivata
-dai sentimenti, dei quali noi li consideriamo sintomi, ma
-solo da innate combinazioni centrali di riflessi.
-</p>
-
-<p>
-Alla fine del primo mese è manifesto che sensazioni e sentimenti
-sono sentiti in modo alquanto più chiaro, benchè ancor sempre molto
-fugace, come lo dimostrano i rapidi mutamenti di disposizione d’animo;
-infatti ora soltanto si osservano non solo sintomi di dispiacere,
-ma anche di piacere: risa, vivaci movimenti ritmici delle braccia e
-delle gambe in seguito a determinate impressioni sensibili. Anche i
-meccanismi riflessi non sono del resto pienamente conformati nel
-primo tempo di vita, come lo fa comprendere il fatto anatomico,
-che alcune fibre colleganti i centri cerebrali si formano solo dopo la
-nascita. Mancano ad es. ancora i movimenti riflessi associati dei
-due occhi. Senza dubbio già fin dall’inizio il singolo occhio si volge
-a un raggio di luce, ma i movimenti dei due occhi sono ancora irregolari,
-e solo nel corso dei tre primi mesi la coordinazione normale
-dei movimenti si dirige a poco a poco sul punto di fissazione
-comune ai due occhi. Anche qui però la raggiunta regolarità non
-si deve interpretare come un effetto di più complete rappresentazioni
-visive, ma piuttosto come il sintomo, che entra in funzione un
-centro riflesso, la cui azione fa poi possibili più complete rappresentazioni
-visive.
-</p>
-
-<p>
-2. Sulle relazioni qualitative degli <i>elementi psichici</i> nel bambino
-non si può in generale giungere a una conclusione soddisfacente,
-perchè ci mancano sintomi oggetti vi abbastanza sicuri. Probabilmente
-la varietà delle sensazioni sonore e forse anche di
-quelle di colore, è più limitata. Se però alcuni fanciulli confondono,
-non di rado ancora nel secondo anno di vita, designazioni di colori,
-ciò non deve senz’altro essere riferito a una mancanza delle sensazioni,
-ma è molto più probabile che la mancata attenzione, e la
-confusione dei nomi dei colori siano la causa di ciò.
-</p>
-
-<p>
-All’opposto, nei caratteristici movimenti espressivi che si svolgono
-<span class="pagenum" id="Page_231">[231]</span>
-a poco a poco, si rivela in modo manifesto la <i>differenziazione dei
-sentimenti</i>, che ha luogo principalmente alla fine del primo anno d’età,
-e lo sviluppo, a quella connesso, di emozioni varie. E però al dispiacere
-e alla gioia si aggiungono, l’una dopo l’altra, la meraviglia,
-l’attesa, l’ira, la vergogna, l’invidia, ecc. Ma anche qui la disposizione
-ai movimenti combinati, onde le singole emozioni si danno a
-conoscere, si fonda su ereditate proprietà psicologiche del sistema
-nervoso, le quali però entrano in funzione per lo più solo nei primi
-mesi di vita. In appoggio di una tale trasmissione ereditaria parla
-anche il fatto, che non di rado in certe famiglie si presentano speciali
-particolarità nei movimenti espressivi.
-</p>
-
-<p>
-3. Il fanciullo nelle ereditate combinazioni riflesse porta al mondo
-disposizioni fisiche che danno origine alle <i>rappresentazioni di spazio</i>,
-disposizioni che fanno possibile uno svolgimento relativamente
-rapido di queste rappresentazioni; ma pare che appunto nell’uomo,
-a differenza di certi animali, le rappresentazioni spaziali siano
-dapprima ancora straordinariamente imperfette. A stimoli sulla pelle
-seguono manifestazioni di dolore, ma nessun sintomo evidente di localizzazione.
-Solo a poco a poco dai movimenti delle mani che nei
-primi giorni appaiono incoordinati, si sviluppano movimenti di
-prensione, i quali però di solito solo dopo la 12ª settimana, colla cooperazione
-delle rappresentazioni visive, diventano più sicuri e coscienti
-del fine. La direzione dell’occhio verso una sorgente luminosa, che
-si osserva sin dai primi giorni, come pure la coordinazione dei movimenti
-degli occhi che si stabilisce gradatamente, devono essere interpretati
-come fenomeni riflessi. Ma probabilmente con questi riflessi
-si sviluppano immediatamente anche rappresentazioni spaziali, così
-che a causa della continuità del processo e della sua connessione
-colle originarie disposizioni fisiologiche di funzione, è possibile avvertire
-solo un continuo perfezionamento delle rappresentazioni di
-spazio da inizi molto imperfetti. Già nel fanciullo il senso della
-vista appare decisamente come il senso che precorre il senso tattile,
-perchè i sintomi della localizzazione visiva si possono osservare
-prima che quelli della localizzazione tattile, e i movimenti
-di prensione si sviluppano, come fu già notato, solo col soccorso del
-senso della vista. Assai più tardi che lo sviluppo del campo visivo,
-il quale si fa palese nella distinzione delle direzioni dello spazio, avviene
-lo sviluppo della visione <i>binoculare</i>. Gl’inizi di questo processo
-coincidono certamente colla coordinazione dei movimenti degli occhi e
-però appartengono forse già alla seconda metà del primo anno di
-vita. Le grandezze, le distanze e le forme corporee complesse sono
-<span class="pagenum" id="Page_232">[232]</span>
-però ancora per lungo tempo apprese in modo molto imperfetto.
-Specialmente gli oggetti lontani sono ritenuti vicini, quindi al bambino
-paiono relativamente piccoli.
-</p>
-
-<p>
-4. Contemporaneamente alle rappresentazioni di spazio si sviluppano
-le <i>rappresentazioni di tempo</i>. Già nei primi mesi di vita ai
-movimenti ritmici degli organi tattili e specialmente alla tendenza
-di accompagnare i ritmi uditi con movimenti cadenzati, si dimostra
-la capacità di formare regolari rappresentazioni di tempo, e
-il gradimento che esse suscitano. Alcuni bambini prima ancora di
-parlare possono ripetere esattamente nell’intonazione e negli accenti
-i ritmi di melodie udite. Invece le rappresentazioni di estensioni
-di tempo alquanto grandi rimangono fin dopo i primi anni straordinariamente
-imperfette, così che il bambino dà giudizi molto incerti
-non solo sulla durata di tempi diversi, ma anche sulla successione
-degli avvenimenti nel tempo.
-</p>
-
-<p>
-5. Collo sviluppo delle rappresentazioni di spazio e di tempo
-si svolgono passo passo le <i>associazioni</i> e le <i>combinazioni appercettive
-più semplici</i>. Sintomi del riconoscimento sensitivo (pag. 192)
-possono osservarsi sin dai primi giorni di vita: e nella rapidità con
-cui i poppanti imparano a trovare il seno materno, e nella manifesta
-abitudine che essi fanno agli oggetti e alle persone dell’ambiente.
-Ancora per lungo tempo però le associazioni si estendono
-solo a tempi di assai breve durata, dapprima soltanto ad ore, di poi
-a giorni, e ancora nel 3º e 4º anno di vita persone, che siano state
-assenti per alcune settimane, sono o completamente dimenticate, o
-dapprima solo imperfettamente riconosciute.
-</p>
-
-<p>
-Lo stesso accade per l’<i>attenzione</i>. All’inizio essa può fissarsi per
-assai breve tempo su uno stesso oggetto, e evidentemente essa funziona
-solo nella forma dell’appercezione <i>passiva</i>, che segue sempre
-allo stimolo predominante, cioè più forte dal lato sentimentale
-(pag. 177). Ma già nelle prime settimane di vita, nel modo in
-cui il bambino fissa e segue per lungo tempo gli oggetti, specialmente
-gli oggetti in movimento, comincia a manifestarsi un’attenzione
-più durevole; e contemporaneamente, come prima traccia
-di un’attenzione <i>attiva</i>, sorge l’attitudine di cambiare ad arbitrio
-la direzione dell’attenzione tra diverse impressioni. Fin d’ora questa
-attitudine lentamente si allarga e si completa, sempre però anche
-nell’età infantile più avanzata l’attenzione si affatica più presto che
-negli adulti e vuole da un lato un maggior cambiamento degli oggetti,
-dall’altro più frequenti pause di riposo.
-</p>
-
-<p>
-6. Collo sviluppo delle associazioni e delle appercezioni cammina
-<span class="pagenum" id="Page_233">[233]</span>
-di pari passo lo svolgimento dell’<i>autocoscienza</i>. Nel giudicare questo
-svolgimento è bene guardarsi dal considerare come segni caratteristici
-dell’autocoscienza alcuni sintomi isolati, quali la distinzione
-delle parti del proprio corpo dagli oggetti dell’ambiente, l’uso della
-parola “io„, il giusto riconoscimento della propria imagine nello specchio,
-e simili. Anche il selvaggio adulto considera l’imagine nello specchio,
-se non l’ha mai veduta, come la persona di un altro. L’uso del
-pronome personale si fonda su un’appropriazione esteriore, nella quale
-il bambino segue l’esempio delle persone che lo circondano. In diversi
-bambini aventi uno sviluppo psichico d’altra parte eguale, questa
-appropriazione sorge in tempi molto diversi; in ogni caso essa è
-il sintomo di un’autocoscienza già esistente, la cui prima origine può
-precedere questa distinzione linguistica ora di breve, ora di lungo
-tempo. E solo un sintomo di tale valore è infine anche la distinzione
-del proprio corpo e delle sue parti dagli altri oggetti. Il riconoscere
-il proprio corpo è bensì un processo, che generalmente
-precede l’esatto giudizio dell’imagine nello specchio, però non è
-affatto più di questo, un criterio dell’inizio dell’autocoscienza,
-ma presuppone piuttosto l’esistenza di un certo grado di essa.
-Come una pluralità di condizioni sta a base dell’autocoscienza
-evoluta (pag. 180), così anche l’autocoscienza del bambino è sin
-dall’inizio un prodotto di più componenti, che per una metà appartengono
-alle rappresentazioni, e per l’altra al sentimento e al volere.
-Sotto il primo rispetto è la separazione di un <i>costante</i> gruppo rappresentativo,
-sotto il secondo è il costituirsi di connessi processi
-d’attenzione e d’azioni di volere, che si devono considerare componenti
-di un tale prodotto. Ma il costante gruppo rappresentativo
-può all’occasione <i>non</i> comprendere una parte del nostro corpo,
-ad es. le gambe, nel caso che esse siano abitualmente coperte, così
-come ancor più spesso può contenere anche oggetti esterni, ad es.
-gli abiti di solito vestiti. Maggiore influenza hanno perciò i componenti
-soggettivi dei sentimenti e del volere e le relazioni, nelle
-quali quelle parti rappresentative vengono a trovarsi con questi componenti
-per entro gli atti esterni del volere. Questa maggiore influenza
-dei componenti soggettivi si dà specialmente a conoscere in
-ciò, che forti sentimenti, specialmente sentimenti di dolore, molto
-spesso designano nel ricordo della vita individuale il primo momento
-di vita, al quale possa risalire una connessa autocoscienza. Ma poichè
-senza dubbio già antecedentemente a questo primo momento di un
-ricordo distintamente cosciente (che di solito appartiene al periodo di
-vita dal quinto al sesto anno), esiste un’autocoscienza, sia pure meno
-connessa, e poichè l’osservazione oggettiva del bambino non presenta
-<span class="pagenum" id="Page_234">[234]</span>
-da principio alcun criterio sicuro, non è possibile fissare un determinato
-tempo per l’inizio dell’autocoscienza. Probabilmente i primi
-indizi di essa si hanno nelle prime settimane di vita, dopo di che
-l’autocoscienza sotto la continua azione delle condizioni succitate
-cresce sempre in chiarezza e, come la coscienza, generalmente cresce
-pure rispetto al tempo, in estensione.
-</p>
-
-<p>
-7. Collo svolgimento dell’autocoscienza si connette strettamente
-quello del <i>volere</i>. Esso può essere dedotto in parte dal già sopraddescritto
-sviluppo dell’attenzione, in parte dal sorgere e dal graduale
-perfezionarsi delle <i>azioni esterne di volere</i>, l’influenza delle
-quali sull’autocoscienza fu già sopra ricordata. La diretta relazione
-dell’attenzione al volere qui si appalesa in ciò, che sintomi distinti
-di attenzione attiva e di agire libero coincidono anche nel tempo
-della loro origine. Mentre moltissimi animali subito dopo la nascita
-compiono già movimenti impulsivi abbastanza completi, cioè azioni
-semplici di volere che si svolgono mediante il sussidio di composti
-apparati riflessi dovuti all’ereditarietà, il bambino neonato non presenta
-alcuna traccia di questo fatto. Nei primi giorni di vita però,
-in seguito ai riflessi provenienti da sensazioni di fame e alle rappresentazioni
-di senso legate all’appagamento della fame, i primi
-indizi di semplici azioni di volere impulsive si manifestano nel cercare
-la sorgente del nutrimento. Col più distinto svegliarsi dell’attenzione
-seguono dapprima i movimenti di volere legati a impressioni dei
-sensi della vista e dell’udito: il bambino accompagna collo sguardo,
-per atto intenzionato e non solo per movimento riflesso, gli oggetti
-veduti e volge la testa dalla parte del rumore udito. Molto più tardi
-entrano in campo i muscoli esterni del corpo. Questi, specialmente
-i muscoli delle braccia e delle gambe, presentano da principio movimenti
-vivaci, per lo più spesso ripetuti, che accompagnano tutti
-i sentimenti e l’emozioni possibili, e colla differenziazione di queste
-ultime offrono a poco a poco certe differenze caratteristiche per le
-qualità loro. L’essenziale di queste differenze sta in ciò, che le
-emozioni piacevoli si esplicano in movimenti ritmici, le spiacevoli
-in movimenti non ritmici e di solito alquanto violenti. Questi movimenti
-espressivi, che devono essere interpretati quali riflessi accompagnati
-da sentimenti, si trasformano poi all’occasione, tosto che
-l’attenzione si sia diretta sull’ambiente, in movimenti <i>voluti</i>, nei
-quali il bambino dimostra, anche mediante altri sintomi diversi,
-che non solo egli sente dolore, fastidio, corruccio, ecc., ma che
-egli desidera far conoscere all’esterno queste emozioni. I primi
-movimenti però, nei quali si può senza dubbio riconoscere un motivo
-<span class="pagenum" id="Page_235">[235]</span>
-precedente il movimento, sono i movimenti di <i>prensione</i>, che
-sorgono dalla 12ª alla 14ª settimana. Questi, ai quali da principio
-partecipano oltre che le mani anche i piedi, come costituiscono i
-primi sintomi distinti delle rappresentazioni sensitive, così dimostrano
-anche per la prima volta l’esistenza di un semplice processo di
-volere composto di motivo, risoluzione e azione. Alquanto più tardi
-si osservano gl’intenzionati movimenti d’<i>imitazione</i>, tra i quali
-i più semplici movimenti mimici, come fare il bocchino, corrugare
-la fronte, precedono i pantomimici: il chiudere il pugno e i movimenti
-cadenzati e simili ecc. Da queste azioni di volere semplici
-provengono affatto gradatamente, di solito solo al principio della
-seconda metà del primo anno di vita, le azioni di volere <i>composte</i>,
-nelle quali si deve osservare o un oscillare della decisione precedente
-l’azione, o anche una volontaria rinuncia ad un’azione stabilita
-o già incominciata.
-</p>
-
-<p>
-In questo svolgimento dell’azione propriamente libera ha una
-grande parte l’<i>imparare a camminare</i>, che suole cominciare negli
-ultimi tre mesi del primo anno d’età; imperocchè l’andare verso
-determinata meta costituisce assai spesso l’occasione del sorgere
-di un gran numero di motivi tra loro contrastanti. Lo stesso imparare
-a camminare si deve però intendere come un processo, nel
-quale influiscono a vicenda lo sviluppo del volere e l’efficacia di
-ereditarie disposizioni a determinate combinazioni di movimenti.
-Se il primo impulso al movimento proviene da motivi di volere,
-il modo adatto allo scopo, con cui si compie il movimento, è però
-un effetto dei meccanismi centrali di coordinazione; questi poi
-alla lor volta si conformano in modo sempre più rispondente
-allo scopo, a causa dell’esercizio individuale che ha luogo sotto la
-guida del volere.
-</p>
-
-<p>
-8. Il <i>linguaggio</i> del bambino si annette nel suo sviluppo a
-tutte le azioni del volere. Anch’esso riposa su una cooperazione
-di disposizioni ereditate, fondate sugli organi centrali del sistema
-nervoso, e di influenze esercitate dalla vita esterna e in
-questo caso più specialmente dalla convivenza con persone che parlano.
-Sotto questo rapporto lo sviluppo del linguaggio corrisponde
-assolutamente a quello di tutti gli altri movimenti espressivi,
-ai quali esso appartiene nel suo generale carattere psico-fisico. Già
-nel corso del 2º mese d’età sorgono i primissimi suoni articolati
-dell’organo della favella come fenomeni di natura riflessa, sopratutto
-ad accompagnamento di sentimenti ed emozioni gradite; essi
-crescono poi coll’andar del tempo in varietà, mentre sempre più
-<span class="pagenum" id="Page_236">[236]</span>
-si fa manifesta la tendenza alla ripetizione del suono (come ba-ba-ba,
-da-da-da e simili). Questi suoni espressivi si distinguono dalle grida
-espressive di molti animali solo per la maggiore e sempre mutevole
-varietà. Essi, essendo emessi ad ogni possibile occasione e senza
-alcun scopo di comunicare qualche cosa, non hanno ancora affatto
-il valore di suoni del linguaggio. Esse acquistano a poco a
-poco tale valore, di solito all’inizio del 2º anno d’età, per l’influenza
-dell’ambiente.
-</p>
-
-<p>
-Un’azione principalissima esercitano qui i movimenti imitativi,
-i quali, specialmente come imitazioni di suoni, presentano una doppia
-direzione, perocchè non solo il fanciullo imita l’adulto, ma anche
-l’adulto il bambino. Che anzi di solito è l’adulto che prima imita;
-egli ripete gl’involontari suoni articolati del bambino e dà loro anche
-un determinato significato come ad es. “papà„ per padre, “ma-ma„
-per madre. Solo più tardi e dopo che per una voluta imitazione ha
-imparato a usar certe voci in un determinato significato, il bambino
-imita pure alcune parole preferite nel linguaggio degli adulti,
-le assimila però alla costituzione sonora dei propri movimenti articolati.
-</p>
-
-<p>
-Come un importante sussidio, col quale l’adulto promuove nel
-fanciullo, più istintivamente che volontariamente, l’intendimento delle
-parole da lui usate, serve il <i>gesto</i>, per lo più nella forma di gesto
-indicante gli oggetti, più di rado di solito solo pei verbi, che si riferiscono
-ad azioni, come combattere, tagliare, andare, dormire e simili,
-con gesto descrittivo. Il bambino ha una naturale attitudine a interpretare
-i gesti, ma non la parola. Persino i suoni onomatopoetici
-del linguaggio infantile (bau-bau per il cane, be-be per la pecora)
-diventano per lui intelligibili solo dopo che sono stati più volte
-riferiti all’oggetto. E anche qui il creatore di questi onomatopoetici
-non è il bambino, ma l’adulto, che anche per questo riguardo istintivamente
-si sforza d’adattarsi al grado della coscienza infantile.
-</p>
-
-<p>
-Dopo quanto si è detto lo sviluppo del linguaggio si basa su
-una serie di associazioni e appercezioni, a costituire le quali
-partecipano in egual misura il bambino e le persone che lo circondano.
-Con certe voci onomatopoetiche o prese tra i naturali suoni
-espressivi del fanciullo, o liberamente foggiate sull’esempio di questi
-suoni, l’adulto designa arbitrariamente determinate rappresentazioni.
-Il bambino appercepisce questo legame tra la parola e la rappresentazione,
-fatto a lui comprensibile per mezzo dei gesti e lo associa
-ai propri movimenti articolati sorti per imitazione. Sull’esempio
-poi di queste prime associazioni e appercezioni il bambino ne fa
-<span class="pagenum" id="Page_237">[237]</span>
-poi altre, imperocchè sempre più per proprio impulso prende a imitare
-dal linguaggio degli adulti parole e nessi di parole casualmente
-uditi, e forma le corrispondenti associazioni di significato. L’intero
-processo dello sviluppo del linguaggio si fonda quindi su una
-relazione psichica tra il bambino e le persone che parlano a lui
-d’intorno, relazione, nella quale all’inizio spetta esclusivamente al
-bambino la formazione dei suoni, e alle persone che lo circondano
-l’applicazione dei suoni infantili al linguaggio.
-</p>
-
-<p>
-9. Dall’insieme dei processi semplici di sviluppo ora ricordati
-sorge lo sviluppo delle <i>funzioni composte di appercezione</i>, dell’attività
-di relazione e di comparazione, e delle funzioni fantastiche e
-intellettive, che di quelle constano (§ 17).
-</p>
-
-<p>
-Dapprima le combinazioni appercettive trovano le loro esplicazioni
-nella forma dell’<i>attività fantastica</i>, cioè nel collegare, scomporre
-e mettere in relazione concrete rappresentazioni sensibili. L’evoluzione
-individuale viene quindi a confermare ciò che in generale si è
-sopra (pag. 212 e segg.) notato intorno al rapporto genetico di queste
-funzioni. Nel bambino, tosto che l’attenzione attiva si sia svegliata,
-in base alle associazioni che sempre più si costituiscono tra impressioni
-immediate e rappresentazioni anteriori, sorge la tendenza
-di liberamente stabilire tali legami, nei quali poi la copia degli elementi
-mnemonici, liberamente combinati o aggiunti all’impressione,
-dà una misura del grado di dote imaginativa di ogni individuo.
-Questa attività fantastica di combinazione si esplica, non appena
-è sorta, con una potenza impulsiva, alla quale il bambino può
-tanto più difficilmente contrastare in quanto che in lui non ancora
-agiscono, come nell’adulto, le funzioni intellettive, che si pongono
-fini determinati regolando e arrestando il libero vagare delle rappresentazioni
-fantastiche.
-</p>
-
-<p>
-In quanto questo sfrenato riferimento ed intreccio delle rappresentazioni
-fantastiche si collega cogli impulsi di volere, che
-amano dare alle rappresentazioni nell’immediata percezione sensitiva
-punti d’appoggio sicuri, benchè ancora vaghi, sorge nel bambino
-l’<i>impulso al giuoco</i>. Il primitivo giuoco del bambino è tutt’affatto
-giuoco di fantasia, mentre quello dell’adulto è giuoco quasi unicamente
-d’intelletto (giuoco delle carte, giuoco degli scacchi, lotteria,
-e simili). Solo, quando entra in campo il bisogno estetico, anche qui
-il giuoco è in prima linea prodotto dalla fantasia (teatro, suonare il
-piano, ecc.), ma non è, come originariamente nel bambino, il prodotto
-di una fantasia affatto sbrigliata, ma di una fantasia regolata
-dall’intelligenza. Il giuoco del bambino nei diversi tempi del suo
-<span class="pagenum" id="Page_238">[238]</span>
-sviluppo presenta, se si svolge conformemente alla sua natura,
-tutti i passaggi da quel giuoco di pura fantasia a quella combinazione
-di giuoco di fantasia e di giuoco d’intelletto. Nei primi
-mesi d’età esso si manifesta in movimenti ritmici delle membra
-del corpo, delle braccia, delle gambe, che poi possono essere rivolti
-anche ad oggetti esterni, con preferenza a quelli che danno
-suoni o sono vivacemente colorati. Questi movimenti nella loro origine
-sono evidentemente estrinsecazioni impulsive, che sono prodotte
-da determinati stimoli sensibili e nelle quali la coordinazione ad un
-fine si fonda su disposizioni ereditarie del sistema nervoso centrale.
-L’ordine ritmico dei movimenti, come pure delle impressioni sentimentali
-e sonore prodotte dai movimenti determina in modo visibile
-sentimenti di piacere, i quali permettono tosto la ripetizione volontaria
-di tali movimenti. Di poi il giuoco nei primi anni d’età passa a
-poco a poco nella imitazione volontaria di occupazioni e scene dell’ambiente.
-Questo giuoco d’imitazione alla fine ancor più si allarga, perchè
-non si limita più a riprodurre le cose vedute, ma diviene un libero
-rifacimento delle cose udite nei racconti. Contemporaneamente la
-connessione delle rappresentazioni e delle azioni comincia ad adattarsi
-a un piano fisso: con ciò entra in campo l’attività regolatrice
-dell’intelligenza, la quale pei giuochi di una età infantile più avanzata
-trova la sua espressione nella determinazione di certe regole di
-giuoco. Se anche queste trasformazioni possono essere affrettate e
-dall’influenza dell’ambiente e dalle artificiali forme di giuoco che,
-essendo per lo più creazioni degli adulti, non sempre si adattano sufficientemente
-alla fantasia infantile, questo svolgimento, per la sua
-concordanza colla complessiva formazione delle funzioni intellettive,
-deve essere ritenuto naturale, fondato sulla reciproca connessione dei
-processi associativi e appercettivi. Anche il modo, in cui la graduale
-limitazione dei processi di fantasia va parallela al crescere delle
-funzioni intellettive, rende probabile che quella limitazione originariamente
-si fondi non tanto su una diminuzione quantitativa della
-fantasia quanto su un’inibizione, che su di essa esercita un pensiero
-assorgente a concetti. In questo caso però, da un lato col prevalente
-esercizio del pensiero, dall’altro colla mancanza d’esercizio
-dell’attività fantastica, questa può certamente essere menomata.
-Ciò sembra essere confermato dal paragone coll’uomo selvaggio, il
-quale per tutto il tempo della vita suole presentare un istinto al
-giuoco di fantasia affine a quello infantile.
-</p>
-
-<p>
-10. Dall’originaria forma del pensare fantastico assai lentamente
-si sviluppano le <i>funzioni intellettive</i>, imperocchè le rappresentazioni
-<span class="pagenum" id="Page_239">[239]</span>
-totali, o già date nell’apprendimento sensibile d’impressioni esterne, o
-formate dall’attività creatrice della fantasia, vengono nella maniera
-già indicata (pag. 213 e segg.) a scomporsi nei loro componenti
-<i>concettuali</i>, come oggetti e proprietà, oggetti e azioni, rapporti degli
-oggetti tra loro. Il sintomo decisivo del sorgere delle funzioni intellettive
-è quindi la costituzione di <i>concetti</i>, laddove azioni che possono
-da parte dell’osservatore essere spiegate mediante una riflessione
-logica, non dimostrano affatto l’esistenza di una tale costituzione
-di concetti, perchè esse, proprio come negli animali, possono molto
-spesso derivare in modo manifesto da associazioni. Per la stessa
-ragione il linguaggio può essere presente nei suoi primi inizi senza
-un pensiero propriamente assorgente a concetti, perchè originariamente
-la parola designa solo una impressione sensibile concreta.
-Per contro non è assolutamente possibile un uso più perfetto del
-linguaggio, senza che le rappresentazioni subiscano concettuali
-scomposizioni, relazioni e traslazioni. I prodotti di questi processi
-hanno però sempre ancora un valore concreto e sensibile. Quindi lo
-sviluppo delle funzioni intellettive coincide senz’altro col linguaggio
-e questo è nel tempo stesso un mezzo per tener saldi i concetti e
-fissare le operazioni del pensiero.
-</p>
-
-<div class="blockquote">
-<p>
-10<i>a</i>. La psicologia del bambino va soggetta non meno di quella degli
-animali all’errore di non essere le osservazioni interpretate oggettivamente,
-ma integrate con riflessioni soggettive. In conseguenza di ciò non solamente
-le prime connessioni rappresentative realmente sorte per pura associazione
-sono interpretate come atto di una riflessione logica, ma lo sono anche i più
-originari movimenti espressivi mimici, come ad es. quelli del neonato per
-stimoli saporifici, per reazioni sentimentali; laddove essi dapprima non hanno
-evidentemente che il valore di riflessi innati, i quali è possibile siano
-accompagnati da sentimenti oscuri, senza che però di questi si possa dimostrare
-sicuramente la presenza. Dello stesso errore soffre la solita concezione
-dello sviluppo degli atti di volere e del linguaggio. Si è specialmente
-propensi a considerare il linguaggio infantile a causa delle sue particolarità
-come una creazione del bambino, mentre una più esatta osservazione dimostra
-che esso è per massima parte una creazione dell’ambiente, nel quale soltanto
-questa creazione si adatta, all’insieme dei suoni infantili e per quanto è
-possibile, anche allo stato di coscienza del bambino. Nella moderna letteratura
-alcune descrizioni dello sviluppo psichico del bambino molto acute
-e degne di lode possono servire solo come fonti per la conoscenza della
-realtà dei fatti, perchè esse si pongono tutte dal punto di vista di una
-psicologia volgare fatta a base di riflessioni; per contro le conclusioni
-psicologiche che da quei fatti sono tratte, devono essere assolutamente corrette
-nel senso su indicato. I tentativi più volte fatti di introdurre il metodo
-<span class="pagenum" id="Page_240">[240]</span>
-<i>sperimentale</i> anche nella psicologia del bambino, si possono rivolgere con
-speranza di qualche risultato solo ad un’età alquanto avanzata, ad es., ai
-fanciulli che frequentano le scuole. Queste ricerche hanno dato dal lato pedagogico
-importanti risultati intorno al decorso e alla durata della tensione dell’attenzione,
-alla relazione tra la fatica corporea e mentale, e così via. Ma per
-età più giovane il metodo sperimentale si può senz’altro ritenere inapplicabile.
-I risultati ottenuti nelle ricerche di tal natura, ciò non ostante intraprese, si
-devono, per le infinite cause d’errori, considerare come puri risultati accidentali.
-Per queste ragioni è erronea anche l’opinione più volte espressa, che la
-vita psichica dell’uomo adulto possa essere compresa in base ad un’analisi della
-psiche infantile. Accade proprio il contrario. Stando nella ricerca psicologica
-del bambino, come pure dell’uomo selvaggio a nostra disposizione generalmente
-solo sintomi oggettivi, un giudizio psicologico di tali sintomi è
-sempre possibile solo in base all’auto-osservazione della coscienza matura condotta
-dal soggetto stesso con metodo sperimentale, e i risultati dell’osservazione
-sul bambino e sull’uomo selvaggio psicologicamente analizzati permettono
-allora di ritornare a conclusioni sullo sviluppo psichico.
-</p>
-</div>
-
-<div class="chapter"></div>
-<h3><a id="cap21"></a>
-§ 21. — Lo sviluppo delle comunità spirituali.
-</h3>
-
-<p>
-1. Come lo sviluppo psichico del bambino deriva da una relazione
-reciproca coll’ambiente, così anche la coscienza matura sta
-ancora in relazione continua colla comunità spirituale, alla quale
-partecipa passivamente ed attivamente.
-</p>
-
-<p>
-Nella maggior parte degli animali manca completamente una
-tale comunità; gli accoppiamenti, le società, gli sciami degli animali
-si possono considerare solo come forme preparatorie di comunità
-spirituali, forme incomplete e limitate a singoli scopi.
-Quelle che più durano, gli accoppiamenti e le così dette società
-animali (pag. 226) hanno il valore di comunità genetiche, e
-quelle passeggiere, gli sciami, gli stormi, come ad es. gli stormi
-degli uccelli emigratori, sono forme di comunità a scopo di difesa.
-In tutti questi casi sono determinati istinti consolidati dall’ereditarietà,
-i quali producono la consistenza del legame tra gl’individui
-e però questo presenta quella stessa costanza, solo in piccolissima
-parte variabile per influssi individuali, che generalmente è propria
-dell’istinto.
-</p>
-
-<p>
-Se in tal guisa le unioni degli animali sono sempre solo integrazioni
-dell’essere individuo rivolto a determinati scopi fisici della
-vita, l’evoluzione <i>umana</i>, invece sin dal principio tende a ciò, che
-l’individuo si fonda col suo ambiente spirituale in un tutto che,
-<span class="pagenum" id="Page_241">[241]</span>
-capace di evolversi, serve così al soddisfacimento dei bisogni fisici
-della vita come al conseguimento di diversissimi scopi spirituali,
-o in questi scopi ammette le più varie modificazioni. In conseguenza
-di ciò le forme della comunità umana sono straordinariamente
-variabili, mentre nel tempo stesso le forme più perfette procedono
-in una continuità di evoluzione <i>storica</i>, la quale estende la
-convivenza spirituale dei singoli oltre i limiti dell’immediata coesistenza
-nello spazio e nel tempo, anzi quasi all’infinito. Il risultato
-di questa evoluzione è l’idea dell’<i>umanità</i> coscientemente compresa,
-come di una generale comunità spirituale la quale, a seconda delle
-speciali condizioni della sua esistenza, si separa in singole comunità
-concrete, popoli, stati, società civili di diversa natura, genti e
-famiglie. E però la comunità spirituale in cui entra l’individuo, non
-è solo <i>un’unica</i> connessione, ma una varia pluralità di connessioni
-spirituali, le quali si sovrappongono nelle più diverse maniere le
-une alle altre e sempre divengono più estese col crescere dello
-sviluppo.
-</p>
-
-<p>
-2. Il còmpito di seguire questi sviluppi nelle loro forme concrete
-o anche soltanto nella loro generale connessione, spetta alla
-storia della civiltà e alla storia universale, non alla psicologia.
-Questa deve però dar ragione delle condizioni psichiche generali e dei
-processi psichici che da queste condizioni provengono, condizioni e
-processi, per i quali la vita della comunità si separa da quella
-dell’individuo.
-</p>
-
-<p>
-La condizione, per cui è solo possibile una comunità spirituale,
-condizione che nel tempo stesso partecipa continuamente
-allo sviluppo della comunità, è la funzione del <i>linguaggio</i>. Questo
-è per l’appunto che psicologicamente determina il passaggio dall’esistenza
-individuale alla comunità spirituale, perchè esso nella
-sua origine appartiene ai movimenti espressivi individuali, ma per
-l’evoluzione che esso subisce, diventa la forma inscindibile di tutti
-i contenuti spirituali comuni. Questi, o i processi spirituali propri
-della comunità si scindono in <i>due</i> classi, le quali, veramente proprio
-come i fatti individuali del rappresentare e del volere, sono non
-tanto processi separati quanto componenti insieme spettanti alla
-vita della comunità. Distinguiamo in primo luogo le <i>rappresentazioni
-comuni</i>, nelle quali si trovano le idee concordi sul contenuto
-e sul significato cosmico, cioè le <i>rappresentazioni mitologiche</i>, e in secondo
-luogo i <i>motivi comuni del volere</i>, che corrispondono alle rappresentazioni
-comuni e ai sentimenti e alle emozioni che le accompagnano,
-cioè le <i>norme dei costumi</i>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_242">[242]</span>
-</p>
-
-<h4><a id="cap21_a"></a>
-<i>A</i>) — <span class="smcap">Il Linguaggio.</span>
-</h4>
-
-<p>
-3. Sull’<i>evoluzione generale del linguaggio</i> non ci offre alcuna
-spiegazione il suo sviluppo individuale nel bambino; perchè questo
-è un processo, cui partecipano principalmente le persone che lo circondano
-(pag. 236 e segg.). Ciò non ostante il modo in cui il bambino
-impara a parlare, dimostra che in lui sono disposizioni fisiche
-e psichiche alla comunicazione del linguaggio, le quali servono a
-facilitarla. Infatti si potrebbe ammettere che queste disposizioni,
-anche se mancasse la comunicazione esterna, potrebbero condurre
-a certi moti espressivi accompagnati da suoni, i quali avrebbero
-il valore di un linguaggio imperfetto. Questa supposizione è confermata
-dall’osservazione sui sordomuti, specialmente su quei
-bambini sordomuti che crescono senza apposita istruzione e tra i
-quali si può nondimeno sviluppare un vivo commercio spirituale.
-Questo però, essendo il sordomuto esclusivamente istruito su segni
-<i>veduti</i>, si fonda su un naturale svolgimento di un <i>linguaggio di gesti</i>,
-il quale si compone di movimenti espressivi aventi determinati
-significati. I sentimenti sono in tal caso generalmente espressi da
-segni mimici, le rappresentazioni da pantomimici, imperocchè il dito
-indice o indica un oggetto di rappresentazioni, o nell’aria disegna
-l’imagine approssimativa delle rappresentazioni: <i>gesti indicanti</i>, o
-<i>descriventi</i> (pag. 140). E poichè tali gesti, che corrispondono alla
-successione dei pensieri, si susseguono, sorge persino una specie di
-discorso, mediante il quale le cose possono essere descritte e gli avvenimenti
-raccontati. Questo linguaggio di gesti sorto naturalmente
-si limita però sempre alle comunicazioni di concrete rappresentazioni
-sensoriali e della loro connessione; manca completamente di segni
-per i concetti astratti.
-</p>
-
-<p>
-4. Il primitivo sviluppo di un <i>linguaggio fonetico</i> non può essere
-pensato altrimenti che sull’analogia del linguaggio naturale
-di gesti; l’unica differenza è che la facoltà uditiva aggiunge ai gesti
-mimici e pantomimici come terza forma i <i>gesti fonetici</i>, i quali
-necessariamente hanno tosto su quelli la prevalenza, perchè non
-solo essi sono più facilmente osservati, ma si prestano anche a un
-numero incomparabilmente maggiore di modificazioni. Ma se i gesti
-mimici e pantomimici possono essere interpretati solo mercè la diretta
-relazione, che in essi esiste tra la natura dei movimenti e il
-loro significato, una siffatta relazione deve egualmente presupporsi
-anche per i primitivi gesti fonetici. Oltre a ciò non è inverosimile
-<span class="pagenum" id="Page_243">[243]</span>
-che dapprima questi gesti fonetici fossero soccorsi da
-concomitanti gesti mimici e pantomimici, avuto riguardo all’estrinsecazione
-naturale di tali gesti, che generalmente si osserva nell’uomo
-selvaggio, come pure all’ufficio che loro spetta nel bambino
-quando impara a parlare. E però lo svolgimento del linguaggio
-fonetico si può con ogni probabilità pensare come un processo di
-differenziazione, nel quale da un gran numero di movimenti espressivi
-diversi, soccorrentisi a vicenda, a poco a poco deriva il gesto fonetico;
-e questo si conserva, e solo quando si è sufficientemente fissato,
-elimina tutti quegli altri espedienti. Psicologicamente questo processo
-può scomporsi in una successione di <i>due</i> atti, 1) in movimenti espressivi
-prodotti da tutti i membri di una comunità sotto la forma di
-atti di volere impulsivi; tra questi movimenti quelli degli organi
-della favella acquistano il predominio sugli altri sotto l’influenza del
-desiderio di comunicare; 2) nelle associazioni tra il suono e la rappresentazione,
-le quali si annettono a questi movimenti, a poco a poco
-si consolidano, e nel tempo stesso si allargano dal loro iniziale centro
-d’origine al maggiore cerchio della comunità parlante.
-</p>
-
-<p>
-5. Nell’origine del linguaggio entrano poi in campo ulteriori
-condizioni fisiche e psichiche, che producono continue e permanenti
-modificazioni nei componenti. <i>Due</i> specie di tali modificazioni si
-possono distinguere: <i>mutazioni fonetiche</i>, e <i>mutazioni di significato</i>.
-</p>
-
-<p>
-La prima ha la sua causa fisiologica nelle modificazioni, che
-gradatamente avvengono nella conformazione degli organi della
-parola. Queste paiono derivare in parte dalle modificazioni generali
-che il cambiamento delle condizioni di natura e di civiltà produce
-nell’intera organizzazione psicofisica, e in parte dalle condizioni
-speciali che porta con sè il maggior esercizio dei movimenti di
-articolazione. Per questo ultimo riguardo è probabile che in molti
-fatti eserciti grande influenza la rapidità gradatamente crescente
-dei movimenti articolati. Oltre a ciò le diverse parti tra loro analoghe
-del patrimonio linguistico agiscono le une sulle altre in un
-modo che dimostra l’effetto psicologico diretto di associazioni;
-queste avvengono specialmente tra quelle rappresentazioni linguistiche,
-che in qualche modo, o semplicemente per il carattere
-fonetico o anche per relazioni di significato, sono tra loro affini (le
-così dette formazioni analogiche).
-</p>
-
-<p>
-Come la mutazione fonetica modifica la struttura esteriore delle
-parole, così la mutazione di significato ne modifica il valore intrinseco.
-L’associazione originaria tra la parola e la rappresentazione
-da essa designata è mutata, imperocchè una rappresentazione diversa
-<span class="pagenum" id="Page_244">[244]</span>
-dalla prima prende il posto di quella; un processo questo, che nel
-corso del tempo può ripetersi più volte per la stessa parola. La
-mutazione di significato si fonda quindi su variazioni svolgentisi
-a poco a poco in quelle condizioni d’associazione e appercezione
-che determinano una complicazione rappresentativa, la quale entra
-nel punto visivo della coscienza non appena una parola è udita o
-pronunciata. Questa mutazione di significato può quindi brevemente
-essere anche definita come un processo, ora più associativo ed ora
-più appercettivo, per cui i componenti rappresentativi delle complicazioni
-linguistiche legati a una rappresentazione fonetica si
-spostano (pag. 190).
-</p>
-
-<p>
-Mutazioni fonetiche e di significato cooperano a far sempre più
-sparire quella relazione tra suono e significato che originariamente
-deve presupporsi, in modo che la parola è senz’altro appresa solo
-come un segno esteriore della rappresentazione. Questo processo è
-così radicale, che persino quei segni fonetici, nei quali quella relazione
-sembra si sia ancora mantenuta, le formazioni onomatopoetiche,
-per lo più sono prodotti relativamente tardi di un’assimilazione
-secondaria stabilitasi tra suono e significato, di un processo
-di assimilazione, per il quale la primitiva affinità tra suono e significato
-andata perduta tende a ristabilirsi.
-</p>
-
-<p>
-Un’altra importante conseguenza di quella cooperazione tra
-mutazioni fonetiche e di significato consiste in ciò, che numerose
-parole perdono affatto a poco a poco il loro primitivo significato
-concreto e sensibile e si trasformano in simboli per i concetti generali
-e per l’espressione delle funzioni appercettive di relazione, di
-comparazione e dei loro prodotti. In tal guisa si svolge il <i>pensiero
-astratto</i>, il quale, poichè non sarebbe possibile senza quella fondamentale
-mutazione di significato, è soltanto un prodotto di quelle
-reciproche relazioni psichiche e psicofisiche delle quali si compone
-l’evoluzione del linguaggio.
-</p>
-
-<p>
-6. Come le parti costitutive della lingua, le parole, sono soggette
-a una continua trasformazione nei suoni e nel significato, così avvengono
-a poco a poco modificazioni, benchè generalmente più lente,
-anche nella connessione di queste parti in un tutto composto, nella
-<i>proposizione</i>. Non è possibile pensare una lingua senza questa sintattica
-successione di parole. Proposizione e parola sono pertanto
-forme egualmente essenziali del pensiero; che anzi la proposizione
-delle due è la primitiva, perchè il pensiero è dato dapprima in un
-tutto e solo in seguito è scomposto nelle sue parti (pag. 213 e segg.).
-In stadi del linguaggio meno perfetti le parole di una proposizione
-<span class="pagenum" id="Page_245">[245]</span>
-possono essere separate le une dalle altre solo in modo incerto. Una
-norma che valga in ogni caso, come già non la trovammo per il rapporto
-tra suono e significato, così non esiste neppure per l’ordine delle
-parole. E più particolarmente, quella costruzione che è preferita dalla
-logica, avuto riguardo ai rapporti della reciproca dipendenza logica
-dei concetti, non ha alcuna generale validità psicologica: piuttosto
-essa pare un prodotto d’evoluzione sorto abbastanza tardi, e in parte
-per arbitraria convenzione; prodotto, al quale nel consueto stile di
-prosa si avvicinano solo alcune delle recenti forme di discorso, sintatticamente
-quasi irrigidite. Invece il principio originario, al quale ubbidiscono
-le combinazioni appercettive del discorso, è manifestamente
-questo, che <i>l’ordine delle parole corrisponde all’ordine delle rappresentazioni</i>
-e però precedono quelle parti del discorso che designano
-rappresentazioni, dalle quali sia il sentimento eccitato colla maggior
-intensità e l’attenzione tenuta legata. In conseguenza di questo
-principio si stabiliscono per entro una determinata comunità parlante
-certe regole nell’ordine delle parole. Infatti già nei gesti
-naturali dei sordomuti è dato di osservare una tale regolarità. Si
-capisce però facilmente come in questa relazione possano, per condizioni
-speciali, avvenire le più varie deviazioni e come la sfera d’azione
-di queste possa essere straordinariamente grande. In generale
-risulta che l’esercizio associativo porta a fissare sempre più
-certe determinate forme sintattiche, così che una sempre maggiore
-regolarità suole a poco a poco stabilirsi per mezzo di una
-attrazione associativa esercitata dalle forme più spesso usate.
-</p>
-
-<p>
-Le più intime proprietà delle connessioni sintattiche e delle loro
-graduali variazioni — lasciando da parte le leggi già messe in rilievo
-nella generale considerazione delle combinazioni appercettive, leggi
-che derivano dalle generali funzioni psichiche della relazione e della
-comparazione (pag. 203), — sono in così alta misura dipendenti
-dalle disposizioni specifiche e dalle condizioni di civiltà della comunità
-parlante una data lingua, che la loro trattazione, malgrado
-il grande interesse psicologico, deve essere lasciata alla psicologia
-sociale.
-</p>
-
-<h4><a id="cap21_b"></a>
-<i>B</i>) <span class="smcap">Il Mito.</span>
-</h4>
-
-<p>
-7. Coll’evoluzione del linguaggio è strettamente legata l’evoluzione
-del <i>mito</i>. Il pensiero mitologico, proprio come il linguaggio
-nel suo sorgere, si fonda su proprietà che, se non vanno mai interamente
-perdute dalla coscienza umana, sono però da influenze diverse
-<span class="pagenum" id="Page_246">[246]</span>
-ora modificate, ora limitate. Come funzione fondamentale, sulle diverse
-manifestazioni della quale si fondano le rappresentazioni
-mitologiche, si deve considerare una particolare specie di appercezioni
-spettante sopratutto alla coscienza primitiva, che può essere
-detta appercezione <i>personificante</i>. Per essa gli oggetti appercepiti sono
-determinati in tutto e per tutto dalla natura propria del soggetto
-conoscente. Questo non solo vede riprodotte negli oggetti le sue
-sensazioni, le sue emozioni e i suoi movimenti volontari, ma
-il suo stato d’animo di un dato momento può in ciascun caso
-esercitare una speciale influenza sul modo di concepire i fenomeni
-appresi e può svegliare particolari idee dei loro rapporti
-colla propria esistenza. Ed è appunto in questa concezione, che
-sta il processo per cui all’oggetto sono attribuite le proprietà,
-<i>personali</i>, che il soggetto trova in sè stesso. Tra queste proprietà
-non mancano mai quelle <i>interiori</i> del sentimento e dell’emozione
-ecc., mentre quelle <i>esteriori</i> del movimento volontario e di
-particolari estrinsecazioni di vita simili alle umane dipendono per
-lo più da movimenti realmente osservati. E però l’uomo selvaggio
-attribuisce alle pietre, alle piante, agli oggetti stessi fatti dalla
-mano dell’uomo, la facoltà di provare sensazioni e sentimenti e gli
-effetti che ne derivano, ma suole, invece supporre un diretto agire
-esterno solo negli oggetti che si presentano a lui in movimento, come
-le nubi, gli astri, i venti e simili. Questo processo in tutti i casi
-è favorito da assimilazioni associative, che facilmente si levano al
-grado di illusioni fantastiche (pag. 217).
-</p>
-
-<p>
-8. Questa forma dell’appercezione mitologica o personificante
-non deve però essere considerata come una varietà speciale o
-persino anormale dell’appercezione, ma essa è il naturale grado
-iniziale dell’appercezione. Il bambino mostra traccie evidenti di
-una tale forma appercettiva; e queste appaiono in parte nell’attività
-della fantasia durante il giuoco (pag. 237 e seg.) e in parte nel
-fatto, che in lui emozioni vivaci, specialmente paura e terrore, richiamano
-facilmente illusioni fantastiche di analogo carattere sentimentale.
-Ma queste manifestazioni di una coscienza che tende a
-foggiare miti, sono qui presto moderate dall’influenza dell’ambiente e
-dall’educazione e infine del tutto soppresse. È altrimenti presso gli
-uomini selvaggi e delle civiltà primitive, presso i quali all’opposto
-l’ambiente porta alla coscienza di ciascuno una quantità di rappresentazioni
-mitiche. Queste, sorte originariamente allo stesso modo
-in ogni individuo, a poco a poco si sono fissate in una determinata
-comunità e analogamente alla lingua, e spesso in rapporto con essa,
-<span class="pagenum" id="Page_247">[247]</span>
-sono trasmesse da generazione in generazione, lentamente variando
-col mutarsi delle condizioni di natura e di civiltà.
-</p>
-
-<p>
-9. La direzione, nella quale avvengono queste variazioni, è
-generalmente determinata dal fatto, che lo stato d’animo principalmente
-influisce sulla speciale natura dell’appercezione mitologica.
-In mancanza di altre testimonianze, è la storia dell’evoluzione delle
-rappresentazioni mitologiche che principalmente ci fa conoscere,
-come questo stato d’animo si sia svolto dai primi inizi dello sviluppo
-spirituale. Essa dimostra che generalmente le primissime costruzioni
-mitiche del pensiero, da un lato si riferiscono al destino
-individuale nell’avvenire prossimo, dall’altro sono determinate dalle
-emozioni suscitate dalla morte dei congiunti, e dalla loro memoria,
-specialmente poi dal ricordo dei sogni. E in ciò sta l’origine del
-così detto “animismo„ cioè di tutte quelle rappresentazioni, nelle
-quali in parte gli spiriti dei defunti, in parte i demoni che si
-pensano legati a determinati oggetti e luoghi, oppure ai processi
-svolgentisi in rapporto a scopi della vita (vegetazione, agricoltura,
-navigazione, ecc.) rappresentano la parte di arbitri buoni
-o malefici del destino dell’uomo. Una diramazione di questo animismo
-è il “feticismo„, nel quale l’idea dell’arbitro del destino
-è trasportata agli accidentali oggetti dell’ambiente, come piante,
-pietre, oggetti artificiali, specialmente a quelli che, o per la natura
-speciosa o per casuali circostanze esterne, colpiscono l’attenzione.
-Le manifestazioni dell’animismo e del feticismo hanno
-la particolarità di essere non soltanto i più primitivi ma anche i
-più durevoli prodotti dell’appercezione mitologica, imperocchè, rimosse
-tutte le altre forme, esse sopravvivono nelle più varie
-forme della superstizione; tali ad es., le credenze negli spettri, nelle
-malìe, negli amuleti.
-</p>
-
-<p>
-10. Solo ad un più maturo grado della coscienza che crea i miti,
-l’appercezione personificante si rivolge anche ai grandi fenomeni
-naturali che più impressionano, così per le loro mutazioni come per
-l’influenza diretta sulla vita dell’uomo; tali ad es., le nubi, i fiumi,
-le procelle, i grandi astri, e simili. Anche la regolarità di certi
-fenomeni naturali, ad es., la vicenda del giorno e della notte, dell’inverno
-e dell’estate, lo svolgersi del temporale ecc., è di stimolo a
-poetiche costruzioni di miti, nelle quali una serie di idee coordinate si
-annoda intorno a un tutto in sè chiuso. Così sorge il <i>mito naturale</i>. La
-principale differenza tra esso e la credenza in spiriti e demoni sta
-nella creazione di <i>rappresentazioni antropomorfe degli dèi</i>. In quanto
-i singoli dèi sono dotati di un maggior numero di proprietà stabili, e
-<span class="pagenum" id="Page_248">[248]</span>
-sono sciolti dal legame a determinati luoghi, tempi e processi, essi
-vengono a costituire in tutto e per tutto persone antropomorfe aventi
-però una potenza sovrumana. Essi sono quindi onorati come gli arbitri
-tanto dei fenomeni naturali quanto del destino umano. Formatesi
-in tal modo più comprensive rappresentazioni di dèi, i demoni e gli dèi
-particolari a poco a poco si ritraggono nella coscienza, oppure si fondono
-con quelle per essere poi considerati quali attributi o quali speciali
-forme, nelle quali si danno a conoscere gli dèi personificati. Il
-processo che qui entra in campo, di combinazione e di condensazione,
-suole però sconfinare a danno delle personificazioni divine,
-imperocchè una sola di queste forme divine acquista sulle altre
-una permanenza, dapprima in modo variabile, poi durevole. Così un
-istinto monoteistico si impadronisce ben presto del mito naturale
-politeistico. Per altro lato però quella fusione cogli anteriori dèi
-particolari e coi genii del destino può condurre anche a una nuova divisione
-delle personalità divine. In tal guisa sono state foggiate specialmente
-le singole divinità locali e gentilizie, le quali, a causa della
-loro natura personale, facilmente poterono essere sciolte dalle speciali
-condizioni d’origine e diedero così luogo ai molteplici <i>miti degli eroi</i>.
-Ma intrecciandosi in questi miti traccie di ricordi storici, in essi
-sempre più progredisce quell’umanizzazione già incominciata nel mito
-naturale. A causa di queste proprietà il mito degli eroi richiede per
-un ulteriore sviluppo la poetica creazione degli individui: e però
-esso diventa una parte costitutiva della poesia popolare e poi della
-poesia artistica. Nel tempo stesso però, per l’offuscarsi di certi tratti
-e per il sorgere di nuovi, esso subisce una mutazione di significato,
-che, analoga a quella del simbolo linguistico e da quella accompagnata,
-rende possibile una più intima trasformazione progressiva.
-In questo processo i singoli poeti e pensatori hanno un’influenza
-sempre maggiore.
-</p>
-
-<p>
-Per tal via mediante una intensa partecipazione del pensiero
-filosofico, che dapprima aveva egualmente subìto l’influenza delle rappresentazioni
-semi-mitiche, si compie infine la separazione dell’originario
-contenuto totale mitologico in scienza e religione. In questa
-separazione, che è in parte legata alle relazioni tra religione e
-filosofia, gli dèi naturali e gli eroi lasciano sempre più luogo a rappresentazioni
-<i>morali</i> della divinità. Come nel mito naturale così anche
-nello stadio morale della religione, sotto l’influenza continua di vecchi
-motivi avvengono continue formazioni in senso regressivo. Dèi individuali,
-demoni e spiriti, ora costantemente ora solo per pochi
-istanti, colpiscono in piena luce la coscienza. In parte essi costituiscono
-<span class="pagenum" id="Page_249">[249]</span>
-i componenti secondari mitologici della religione, in parte,
-da questa rigettati, conservano un’esistenza più indipendente come
-superstizioni.
-</p>
-
-<h4><a id="cap21_c"></a>
-<i>C</i>) <span class="smcap">Il Costume.</span>
-</h4>
-
-<p>
-11. Il costume ci si presenta, per quanto ci è possibile rifarne
-la storia, sotto due aspetti che possono distinguersi come norme di volere
-<i>individuali</i> e <i>sociali</i>. Le prime regolano la condotta dell’individuo
-nelle sue occupazioni e nelle relazioni cogli altri, le seconde determinano
-le forme della convivenza in orda, famiglia, stato e negli
-altri legami sociali. Quindi le norme del costume, le individuali
-non meno delle sociali, sono legate alla vita sociale dell’uomo; ma
-quelle si riferiscono alla condotta del singolo uomo nella società,
-queste alla condotta dei componenti la società, nella loro attività
-<i>comune</i>, determinante le forme della convivenza.
-</p>
-
-<p>
-Le norme <i>individuali</i> del costume nei loro inizi ancora oscuri
-sono legate all’evoluzione del mito e in una maniera che corrisponde
-direttamente al rapporto intercedente tra i motivi interni
-e l’azione esterna del volere. Dappertutto dove noi possiamo indagare
-con una certa probabilità l’origine di tali costumi, questi
-si presentano come residui o come prodotti delle trasformazioni che
-avvengono in determinate <i>forme di culto</i>. I banchetti funerari e le
-altre cerimonie funebri dei popoli civili ricordano il culto primitivo
-degli antenati; numerose feste ed usanze legate a determinati giorni,
-al mutarsi delle stagioni, al lavoro del campo e alla raccolta sono
-residui del culto di demoni e di miti naturali d’altri tempi; l’usanza
-del saluto nelle sue diverse forme, mostra la sua origine dalla preghiera,
-e così via.
-</p>
-
-<p>
-Invece le norme <i>sociali</i> del costume generalmente lasciano supporre
-come loro motivi originari l’<i>esigenza delle condizioni di vita</i>
-e gli istinti della conservazione dell’individuo e della specie, istinti
-nelle loro forme di estrinsecazione determinati da quell’esigenza.
-Sono per appunto le condizioni di vita esteriori, che originariamente
-spinsero l’uomo a foggiarsi vestiti, a costruire abitazioni, a prepararsi
-il nutrimento e alle forme di divisione sociale. Così pure le modificazioni
-che in questi modi di vita avvengono poi per graduali trasformazioni
-delle condizioni naturali e di civiltà, seguono i precetti
-di una pratica opportunità. E specialmente qui trovano posto le
-primissime forme della convivenza e quei legami sociali più stretti
-e più larghi, che da quelle a poco a poco derivano. Così fu essenzialmente
-<span class="pagenum" id="Page_250">[250]</span>
-per le esteriori necessità di vita e pel crescente numero degli
-individui, che l’orda, nella quale l’uomo viveva originariamente forse
-dappertutto, si è divisa in orde subordinate. Queste costituivano una
-lega difensiva, che perdurava anche dopo la separazione; questa lega
-colle unioni sessuali tra orde separate fu di spinta alla formazione
-di famiglie collettive, dalle quali poi ad un grado ancor più avanzato
-proviene la famiglia isolata. A misura che le relazioni, dapprima
-stabilitesi fra gli individui a seconda del bisogno del momento,
-sono assoggettate a una durevole regolarità, l’orda si trasforma
-nella forma primitiva dello stato, nella <i>costituzione gentilizia</i>. Da
-questa solo in un tempo assai più tardo e per lo più per effetto
-di imprese guerresche, e perciò di solito ritornando direttamente
-a una divisione militare della comunità, è sorta l’organizzazione
-<i>politica</i>.
-</p>
-
-<p>
-12. Come per la lingua e pel mito, così anche pel costume una
-<i>mutazione di significato</i> suole modificare questi sviluppi. Nelle norme
-<i>individuali</i> del costume, a causa di questa mutazione di significato
-avvengono, principalmente <i>due</i> metamorfosi. Nell’una l’originario
-motivo mitico va perduto senza che uno nuovo ne prenda il posto;
-il costume si mantiene poi solo per esercizio associativo, in
-quanto che esso perde il carattere di costrizione e si attenua nelle
-sue forme di manifestazione esteriore. Nella seconda metamorfosi
-ai fini mitico-religiosi si sostituiscono fini <i>etico-sociali</i>. Nel caso
-singolo però ambedue le specie di trasformazione possono essere
-strettamente legate e precisamente, quando un costume non serve
-direttamente a un determinato scopo sociale, come ad es. ciò che
-concerne certe regole del garbo, della cortesia, il modo di vestire
-e di mangiare e simili, si crea indirettamente un tale scopo sociale,
-imperocchè l’esistenza di norme eguali per i membri di una comunità
-favorisce la convivenza e perciò anche la comune coltura
-dello spirito.
-</p>
-
-<p>
-La mutazione di significato nelle norme <i>sociali</i> del costume
-avviene generalmente in direzione opposta e qui, più che nel caso
-antecedente, accanto al valore nuovo suole sussistere il vecchio. E
-però la mutazione di significato qui consiste dapprima sempre in
-un <i>allargamento</i> del significato, il quale si fonda regolarmente sul
-fatto, che all’esigenza delle condizioni di vita si aggiungono, o presto
-o tardi, motivi religiosi mitologici. Le norme sorte solo sotto la
-costrizione di certi istinti vitali sono concepite come comandi delle
-divinità o almeno sono circondate da un culto religioso che le
-santifica. Il convito, la costruzione di abitazioni comuni, i trattati,
-<span class="pagenum" id="Page_251">[251]</span>
-le alleanze, le dichiarazioni di guerra, le conclusioni di pace,
-il fidanzamento, o si collegano al mito, o influiscono per sè stessi
-sull’appercezione mitologica, così che da questi costumi sociali
-sorgono nuove forme divine. Oscurandosi a poco a poco le rappresentazioni
-mitologiche, si ha una mutazione di significato in senso
-inverso, imperocchè le manifestazioni religiose che accompagnano
-un’usanza, o scompaiono o rimangono come abitudini praticate senza
-significato alcuno.
-</p>
-
-<p>
-Le indicate trasformazioni psicologiche dei costumi costituiscono
-nel tempo stesso la preparazione alla loro diramazione nei
-tre campi della vita: il <i>costume</i>, il <i>diritto</i>, la <i>moralità</i>, dei quali i
-due ultimi si devono considerare come manifestazioni dei costumi
-rivolti a scopi etico-sociali. Lo studio più intimo dei processi di
-questa evoluzione e differenziazione appartiene però al campo speciale
-della psicologia sociale, e l’esposizione del come sorga il diritto
-e la morale, spetta al dominio speciale della storia della civiltà
-e dell’etica.
-</p>
-
-<h4><a id="cap21_d"></a>
-<i>D</i>) <span class="smcap">Carattere generale degli sviluppi riflettenti
-la psicologia sociale.</span>
-</h4>
-
-<p>
-13 Linguaggio, mito e costume costituiscono sviluppi spirituali
-tra loro stessi strettamente legati; essi sono di grande importanza
-per la psicologia generale sopratutto per ciò, che in essi, a causa
-della loro natura relativamente durevole, è possibile conoscere ed
-esaminare certi processi psichici di validità generale in modo più
-netto che nelle passeggiere formazioni della coscienza individuale.
-Oltre a ciò anco per questa essi costituiscono il presupposto di
-tutti i più complessi processi dello spirito, che sono legati specialmente
-al linguaggio e nel loro decorso individuale sono dipendenti
-dalle leggi del pensiero comune condensate nel linguaggio. In
-questo senso si è dovuto già sopra, nella descrizione dei processi
-dell’analisi e della sintesi appercettiva, far cenno degli effetti di questi
-processi che si esplicano nel linguaggio (pag. 213 e segg.). Come
-in questo caso che serve di norma per la coscienza individuale, così
-anche negli sviluppi della psicologia sociale i processi psichici che
-stanno a base delle manifestazioni osservate, si danno a riconoscere
-innanzi tutto per mezzo delle proprietà e delle variazioni delle <i>rappresentazioni</i>
-espresse nel linguaggio, mentre pei concomitanti processi
-dell’eccitamento sentimentale è possibile giungere a conclusioni solo
-<span class="pagenum" id="Page_252">[252]</span>
-indirettamente, partendo dalla totale connessione dei fatti o ricorrendo
-a condizioni conosciute.
-</p>
-
-<p>
-Come processi essenziali nel campo delle rappresentazioni o
-sempre ricorrenti per tutti gli sviluppi di linguaggio, mito e costume,
-ci si presentano i tre fenomeni tra loro strettamente legati del
-<i>condensamento</i>, dell’<i>oscuramento</i>, e dello <i>spostamento (Verschiebung)</i>
-delle rappresentazioni. Le rappresentazioni si condensano, in quanto
-più rappresentazioni in origine separate vengono riunite da associazioni
-più volte ripetute o messe in risalto da forti componenti
-sentimentali e da ultimo combinate nell’appercezione in un tutto
-indivisibile. Ed essendo in questo processo alcuni componenti, a causa
-del loro più intenso effetto sentimentale, appercepiti più chiaramente
-che altri, questi ultimi si oscurano e possono alfine del tutto sparire
-dal prodotto complesso. Per questo succede poi senz’altro uno
-spostamento delle rappresentazioni, potendo il loro prodotto ultimo
-essere tutto affatto diverso dalla rappresentazione iniziale, specialmente
-quando i processi del condensamento e dell’oscuramento sono
-successivamente intervenuti più volte e hanno fatto presa sui componenti
-variabili. Ci sono soltanto delle modificazioni di questi processi
-strettamente combinate, le quali per un lato stanno a base
-del mutamento di significato nel linguaggio, per un altro delle metamorfosi
-che avvengono nelle rappresentazioni mitologiche e nei
-costumi; ognuno di questi processi di trasformazione può alla sua
-volta far sentire la sua influenza sugli altri. Così la mutazione di
-significato delle parole facilmente produce una modificazione nelle
-rappresentazioni mitologiche a quelle legate, e queste per parte loro
-hanno grande importanza pel primo processo. Egualmente la lingua
-mediante l’interpretazione dei nomi mitologici può produrre direttamente
-rappresentazioni mitologiche, oppure queste possono determinare
-nella loro direzione la formazione di nomi e di parole.
-</p>
-
-<p>
-Per quanto i processi rappresentativi siano i primi a colpirci
-anco in tutte le manifestazioni della psicologia sociale, l’analisi
-psicologica insegna però che il fattore decisivo, così nell’originaria
-formazione delle rappresentazioni come nelle loro graduali trasformazioni,
-è costituito dai processi concomitanti di sentimento e di volere
-e che questi non sono già processi comunque separabili ma
-componenti del totale processo psichico, distinti solo mediante l’astrazione
-psicologica. Così quei primitivi gesti fonetici, che noi abbiamo
-supposti inizio del linguaggio, devono essere pensati come semplici
-azioni impulsive, che tengono dietro ad un’impressione ricca di sentimento,
-designandola in una maniera che, o per sè stessa o per
-<span class="pagenum" id="Page_253">[253]</span>
-il soccorso di altri gesti, possa essere riconosciuta dai compagni
-(pag. 242). Ma in modo tutt’affatto speciale le rappresentazioni
-mitologiche offrono traccie distinte dell’influenza, che i processi
-sentimentali hanno sul modo in cui procede il così incominciato sviluppo
-del pensare comune. Qui quell’appercezione personificante del
-mito si distingue dalla coscienza evoluta sopratutto per ciò, che
-non solo le generali condizioni normali e il contenuto sensibile della
-rappresentazione trasmigrano dal soggetto negli oggetti, ma che in
-questi il soggetto trasporta anche quel suo complessivo stato di sentimento
-e di volere. A chi spera, l’oggetto appare spirito protettore;
-a chi teme, demone che incute terrori; nei fenomeni della natura
-l’uomo vede una volontà, che corrisponde così all’associazione colle
-proprie azioni di volere come al loro effetto sul proprio stato d’animo.
-Parimenti quei processi, pei quali le rappresentazioni si condensano,
-si oscurano e si spostano, devono in primo luogo essere considerati
-come sintomi di modificazioni nello stato sentimentale, le quali
-producono dapprima un cambiamento di significato nel mito e nel
-costume e poi di qui influiscono anche sulla lingua.
-</p>
-
-<p>
-14. Nelle comunità spirituali e in ispecie negli sviluppi di
-linguaggio, mito e costume che in esse si producono, ci si offrono
-connessioni e relazioni spirituali, alle quali, se si differenziano dalla
-connessione delle formazioni nella coscienza individuale, si deve
-però, non meno che a questa, attribuire una realtà. In questo senso
-la connessione delle rappresentazioni e dei sentimenti per entro una
-comunità sociale può essere designata come una <i>coscienza collettiva</i>,
-e le comuni direzioni di volere come un <i>volere collettivo</i>. Non si deve
-però dimenticare che questi concetti non significano un qualche cosa,
-che esista fuori dei processi di coscienza e di volere individuali,
-così come la comunità stessa non è altro che la riunione dei singoli.
-Ma questa riunione, in quanto dà prodotti spirituali, pei quali nell’individuo
-esistono solo disposizioni appena abbozzate, e in quanto
-influisce sullo sviluppo degli individui, è, ad egual diritto che la
-coscienza individuale, un oggetto della psicologia. Imperocchè a
-questa si presenta necessariamente il còmpito di spiegare quelle
-relazioni, dalle quali sorgono i prodotti della coscienza collettiva e
-del volere collettivo e le proprietà loro.
-</p>
-
-<div class="blockquote">
-<p>
-14<i>a</i>. I fatti che nascono dall’esistenza delle comunità spirituali, sono
-entrati a far parte del còmpito della psicologia solo in questi ultimi tempi.
-Prima i problemi spettanti a questo ordine di fatti erano assegnati o a certe
-singole scienze dello spirito (linguistica, storia, giurisprudenza, e simili), oppure,
-<span class="pagenum" id="Page_254">[254]</span>
-per quanto erano di natura più generale, alla filosofia, cioè alla metafisica.
-Per quel tanto che la psicologia trattava di questi problemi, essa,
-al pari delle singole scienze speciali, storia, giurisprudenza, ecc., era per lo
-più dominata da quel punto di vista della psicologia volgare, che tende a
-considerare, per quanto è possibile, tutti i prodotti spirituali della comunità
-come invenzioni volontarie, sin dall’inizio rivolte a determinati scopi
-d’utilità. Questo pensiero trovò la sua massima espressione filosofica nella
-dottrina del “contratto sociale„, secondo la quale la comunità spirituale
-non sarebbe originaria e naturale, ma sarebbe da ricondursi all’arbitraria
-riunione di una somma d’individui. Una conseguenza di questa concezione
-non psicologica e affatto infruttuosa di fronte ai problemi della psicologia
-sociale, è che oggi ancora i concetti di una coscienza collettiva e di un
-volere collettivo presentano le più false interpretazioni. Invece di considerarli
-semplicemente come una espressione della concordanza e delle relazioni
-effettivamente esistenti tra gl’individui, si crede di scorgere dietro essi un
-qualche essere mitologico, o almeno una sostanza metafisica. Che tali opinioni
-siano stravaganti, dopo quanto si è detto, non occorre più in là
-dimostrare. È però evidente che esse stesse sono nate da quell’abusiva
-applicazione del concetto di sostanza, che ha per così lungo tempo dominato
-la psicologia e che ha condotto a ritenere eguali tra loro sostanza e
-realtà. In questa confusione dei concetti si appalesa chiaramente la intima
-affinità dello spiritualismo volgare con quel materialismo che è pur da
-esso combattuto (Confr. a proposito di ciò, § 2, pag. 5 e seg.).
-</p>
-</div>
-
-<div class="chapter"></div>
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_255">[255]</span>
-</p>
-
-<h2><a id="parte5"></a>
-V. — LA CAUSALITÀ PSICHICA E LE SUE LEGGI
-</h2>
-
-<h3><a id="cap22"></a>
-§ 22. — Il Concetto dell’anima.
-</h3>
-
-<p>
-1. Ogni scienza empirica ha per suo prossimo e speciale contenuto
-determinati fatti dell’esperienza, dei quali si sforza indagare
-la natura e le relazioni reciproche. Per soddisfare a questo còmpito
-certi <i>concetti generali sussidiari</i>, che non sono direttamente
-contenuti nell’esperienza, ma sono conseguiti solo in base ad una
-elaborazione logica dell’esperienza stessa, si dimostrano indispensabili,
-a meno che si voglia rinunciare senz’altro ad una comprensione
-dei fatti sotto punti di vista direttivi. Il più generale concetto sussidiario
-di tal natura che ha forza in tutte le scienze empiriche, è
-il concetto della <i>causalità</i>. Esso trae origine dal bisogno del nostro
-pensiero di ordinare tutte le esperienze a noi date secondo cause
-ed effetti e di eliminare mediante concetti sussidiari <i>secondari</i>, eventualmente
-di natura ipotetica, gli ostacoli, che si oppongono a
-che sia stabilita in tal modo una connessione logica. In questo
-senso tutti i concetti sussidiari che entrano in campo per l’interpretazione
-di un dominio dell’esperienza, possono essere considerati
-come un’applicazione del principio generale di causalità; essi sono giustificati
-fintanto che sono richiesti da questo principio o almeno da
-esso dimostrati come probabili; non sono più giustificati quando
-si presentano come funzioni arbitrarie che, sorte da un qualsiasi
-motivo estraneo, nulla portano all’interpretazione della esperienza.
-</p>
-
-<p>
-2. In questo senso il concetto della <i>materia</i> è un concetto sussidiario
-fondamentale per la scienza naturale. Nel più largo significato
-esso designa il sostrato, che è supposto persistente nello spazio
-cosmico e di cui consideriamo effetti tutti i fenomeni naturali. In
-questo senso più generale, il concetto di materia è indispensabile
-per ogni spiegazione della scienza naturale. Se in tempi recenti
-<span class="pagenum" id="Page_256">[256]</span>
-si è cercato di elevare a principio dominante il concetto di
-<i>energia</i>, non si è con ciò messo da banda il concetto di materia, ma
-si è dato ad esso un contenuto diverso. Il concetto acquista questo
-altro contenuto solo mediante un secondo concetto sussidiario, che
-si riferisce all’<i>efficienza causale</i> della materia. Il concetto della materia
-sin qui mantenutosi nella scienza naturale, concetto che si appoggia
-alla fisica meccanica di Galileo, si serve per tale concetto sussidiario
-del concetto della forza, definita come il prodotto della massa
-per l’accelerazione momentanea. Una fisica dell’energia in luogo di
-ciò dovrebbe per tutti i campi della scienza valersi del concetto dell’<i>energia</i>
-che, nella forma speciale dell’energia meccanica, può essere
-definita come la metà del prodotto della massa per il quadrato della
-velocità. Ma avendo tanto l’energia quanto la forza sede nello spazio
-oggettivo e potendo sotto determinate condizioni così i punti dai
-quali parte l’energia, come i punti dai quali parte la forza variare di
-luogo nello spazio, il concetto della materia, come quello di un sostrato
-contenuto nello spazio, continua a sussistere in ambedue i casi, e
-l’unica differenza, senza dubbio importante, rimane questa, che prendendo
-come sussidiario il concetto della forza, si presuppone la riducibilità
-di tutti i fenomeni naturali a processi meccanici di movimento,
-mentre ricorrendo al concetto dell’energia si attribuisce alla
-materia, oltre alla proprietà del movimento per immutate forme di
-energia, anche la proprietà, che pur conservandosi immutata la
-grandezza d’energia, forme di energia qualitativamente diverse si
-possono trasformare le une nelle altre.
-</p>
-
-<p>
-3. Allo stesso modo che il concetto della materia è un concetto
-sussidiario della scienza naturale, quello dell’<i>anima</i> è un concetto
-sussidiario della psicologia. Anch’esso è indispensabile, perchè noi
-abbisogniamo di un concetto abbracciante la totalità delle esperienze
-psichiche svolgentisi in una coscienza individuale; anche
-qui però il contenuto del concetto dipende naturalmente in tutto
-dagli altri concetti sussidiari, che meglio dànno a conoscere
-la natura della causalità psichica. Nella determinazione di questo
-contenuto la psicologia ha diviso le sorti della scienza naturale in
-ciò, che il concetto dell’anima, così come quello della materia, è derivato
-dapprima non tanto dal bisogno empirico di spiegazione
-quanto dall’aspirazione ad una fantastica costruzione dell’universale
-sistema cosmico. Ma mentre la scienza naturale ha già da lungo
-tempo sorpassato questo stadio mitologico della formazione dei
-concetti e si è servita di alcune idee sorte in esso per avere determinati
-punti di partenza ad una concezione metodicamente più
-<span class="pagenum" id="Page_257">[257]</span>
-stretta, nella psicologia il concetto mitologico-metafisico dell’anima
-ha conservato il suo dominio sino a tempi recentissimi e in
-parte ancora vi domina. Esso serve non come un generale concetto
-sussidiario, che debba in primo luogo raccogliere i fatti psichici
-e in secondo luogo dare la causale interpretazione di essi,
-ma come un espediente per avviarsi, per quanto è possibile, ad una
-generale rappresentazione cosmica, abbracciante egualmente la natura
-e l’essere individuale.
-</p>
-
-<p>
-4. In questa esigenza mitologico-metafisica trova le sue radici
-il <i>concetto della sostanzialità dell’anima</i> nelle sue diverse forme. Se
-anche nella sua evoluzione non sono mai mancati tentativi di soddisfare,
-per quanto era possibile, alle esigenze di una spiegazione
-causale dei fatti psichici, tali tentativi sono però sempre sorti
-solo posteriormente; e non si può disconoscere che l’esperienza
-psicologica, indipendentemente da quei motivi metafisici ad essa
-estranei, non avrebbe mai condotto a un concetto dell’anima come
-sostanza, e che questo concetto ha senza dubbio reagito dannosamente,
-sulla concezione dell’esperienza. L’opinione, ad es., che tutti
-i contenuti psichici siano rappresentazioni e che le rappresentazioni
-siano oggetti più o meno stabili, a fatica si potrebbe intendere
-ove non fossero tali presupposizioni. Che questo concetto della
-sostanzialità sia realmente estraneo alla psicologia, lo dimostra
-anche il nesso stretto, in cui il concetto della sostanzialità dell’anima
-sta col concetto della sostanza materiale. Il primo o viene
-considerato affatto identico al secondo, oppure viene considerato
-come un concetto speciale, nel quale però i più generali caratteri
-formali riconducono a una determinata forma della materia, cioè
-all’<i>atomo</i>.
-</p>
-
-<p>
-5. Si possono quindi distinguere <i>due</i> aspetti del concetto della
-sostanzialità dell’anima, che corrispondono ai due indirizzi della psicologia
-metafisica distinti nel § 2 (pag. 5 e segg.); il <i>materialistico</i>,
-che considera i processi psichici come effetti della materia o di
-certe complessità materiali, quali le parti costituenti il <i>cervello</i>, e
-lo <i>spiritualistico</i>, che considera i processi psichici come stati o modificazioni
-di un’essenza inestesa, indivisibile, persistente, avente una
-specifica natura spirituale. In questo caso, o anche la materia è
-poi pensata consistere di atomi simili ma di grado inferiore (spiritualismo
-monistico o monadologico), oppure l’atomo dell’animo è
-ritenuto specificamente diverso dalla vera materia (spiritualismo
-dualistico). (Confr. pag. 6).
-</p>
-
-<p>
-In ambedue le forme, nella materialistica e nella spiritualistica,
-<span class="pagenum" id="Page_258">[258]</span>
-il concetto di sostanza non si presta all’interpretazione dell’esperienza
-psicologica. Il materialismo mette da banda la psicologia,
-o per sostituirle una imaginaria fisiologia cerebrale dell’avvenire,
-oppure, fintanto che si dibatte in teorie, per mettere innanzi dubbie
-e insufficienti ipotesi sulla fisiologia del cervello. Rinunciando questa
-concezione a una vera psicologia, si comprende come essa debba in
-tutto e per tutto rinunciare anche al còmpito di dare un buon fondamento
-alle <i>scienze dello spirito</i>. Lo spiritualismo lascia bensì sussistere
-la psicologia come tale, ma egli fa sì che la reale esperienza
-sia alla mercè di ipotesi metafisiche affatto arbitrarie, le quali turbano
-la spregiudicata osservazione dei processi psichici. Infatti questo
-inconveniente si manifesta in ciò, che questo indirizzo metafisico
-stabilisce inesattamente il còmpito della psicologia, designando
-l’esperienza esterna ed interna come campi affatto eterogenei,
-benchè abbiano fra loro qualche relazione esteriore.
-</p>
-
-<p>
-6. Ora, come già fu messo in chiaro al § 1 (pag. 2), tanto
-l’esperienza della scienza naturale quanto quella della psicologia
-sono ambedue le parti costitutive di <i>un’unica</i> esperienza che
-viene considerata da punti diversi: là, come una connessione di
-fenomeni oggettivi e quindi, a causa dell’astrazione dal soggetto
-conoscente, come <i>esperienza mediata</i>, qui invece come <i>esperienza immediata</i>
-ed <i>originaria</i>.
-</p>
-
-<p>
-Riconosciuto questo rapporto, al posto del <i>concetto della sostanzialità,
-il concetto dell’attualità</i> si presenta di per sè stesso come
-quello che solo ci può dare la comprensione dei processi psichici. Dal
-fatto, che il punto di vista psicologico è l’integrazione di quello della
-scienza naturale, in quanto il primo ha per proprio contenuto l’immediata
-realtà dell’esperienza, segue naturalmente che nella considerazione
-dei fatti psichici non possono trovare posto ipotetici concetti
-sussidiari, come quelli che diventano necessari nella scienza naturale
-a causa della nozione di un oggetto indipendente dal soggetto. In
-questo senso il concetto dell’attualità dell’anima non è affatto un concetto
-che abbisogni, come quello della materia, di attributi ipotetici
-per essere meglio definito nel suo contenuto; che anzi esso esclude
-di bel inizio tali elementi ipotetici, in quanto designa come essenza
-dell’anima l’immediata realtà dei processi. Ma poichè un’importante
-parte di questi processi, cioè la totalità degli oggetti rappresentabili,
-forma nel tempo stesso l’oggetto di studio della scienza
-naturale, con ciò è anche detto che sostanzialità e attualità sono
-concetti, i quali si riferiscono ad una medesima esperienza generale,
-da ciascuno di essi considerata solo sotto un punto di vista
-<span class="pagenum" id="Page_259">[259]</span>
-essenzialmente diverso. Se considerando il mondo dell’esperienza noi
-facciamo astrazione dal soggetto conoscente, questo mondo dell’esperienza
-ci appare come una varietà di sostanze che stanno tra loro
-in relazione reciproca; se noi invece consideriamo il mondo dell’esperienza
-come il totale contenuto dell’esperienza del soggetto, inchiudente
-il soggetto stesso, questo mondo dell’esperienza ci appare
-come una varietà di avvenimenti tra loro stessi collegati. Essendo
-là i fenomeni appresi come <i>esterni</i> nel senso, che essi avrebbero egualmente
-luogo senza variazioni di sorta anche se il soggetto conoscente
-non fosse presente, la forma dell’esperienza propria della scienza
-naturale viene anche detta l’esperienza <i>esterna</i>. Invece nel secondo
-caso, essendo tutti i contenuti dell’esperienza considerati come posti
-immediatamente nel soggetto stesso, il punto di vista che la psicologia
-usa nella considerazione dell’esperienza, viene anche detto
-dell’esperienza <i>interna</i>. In questo senso pertanto esperienza esterna
-ed interna equivalgono in tutto a forma mediata ed immediata,
-oppure anche oggettiva e soggettiva dell’esperienza. Esse designano,
-proprio allo stesso modo che queste ultime espressioni, non dominî
-diversi dell’esperienza, ma punti di veduta diversi e pur integrantisi,
-che si hanno nel modo di considerare l’esperienza in sè
-perfettamente unica.
-</p>
-
-<p>
-7. Che di questi modi di considerare l’esperienza quello della
-scienza naturale si sia sviluppato prima dell’altro, è cosa che si
-comprende facilmente, se si tien conto dell’interesse pratico che si
-lega alla determinazione dei regolari fenomeni naturali, pensati come
-indipendenti dal soggetto; che poi questa priorità della conoscenza
-naturale per lungo tempo apportasse nel modo di considerazione
-della scienza naturale e in quello della psicologia confusione ed oscurità,
-quali si manifestarono nei diversi concetti psicologici di sostanza,
-era cosa quasi inevitabile. Per questa ragione la riforma delle
-concezioni fondamentali, che cerca la particolarità del còmpito della
-psicologia non nella diversità del dominio empirico, ma nel modo
-di apprendere tutti i contenuti dell’esperienza a noi dati nella loro
-realtà immediata, non alterata da ipotetici concetti sussidiari, tale
-riforma non ha prese le prime mosse dalla psicologia, ma dalle
-<i>singole scienze dello spirito</i>. A queste la considerazione dei processi
-psichici sotto il punto di veduta del concetto dell’attualità era da
-lungo tempo famigliare prima che essa trovasse adito nella psicologia.
-La ragione della diversità, in sè inammissibile, esistente tra
-la psicologia e le scienze dello spirito riguardo alle idee fondamentali
-si deve cercare in ciò, che la psicologia fino ad ora ha
-<span class="pagenum" id="Page_260">[260]</span>
-adempiuto soltanto in piccola parte al còmpito di essere fondamento
-alla totalità delle scienze dello spirito.
-</p>
-
-<p>
-8. Dal punto di vista del concetto dell’attualità viene a comporsi
-una grossa questione, che per lungo tempo tenne divisi i
-sistemi metafisici di filosofia; la questione intorno al <i>rapporto tra
-corpo ed anima</i>. Se corpo ed anima sono ambedue considerati
-sostanze, quel rapporto rimane un enigma, qualunque sia la determinazione
-dei concetti delle due sostanze. Se si tratta di sostanze omogenee,
-il diverso contenuto dell’esperienza naturale e di quella psicologica
-riesce incomprensibile e non resta che a negare interamente
-il valore indipendente di una di queste due forme di conoscenza.
-Se si tratta di sostanze eterogenee, la loro connessione è un continuo
-miracolo. Ora dal punto di vista della teoria dell’attualità la
-realtà immediata dei fenomeni è contenuta nell’esperienza psicologica.
-Il nostro concetto fisiologico dell’organismo corporeo non è altro che
-una parte di questa esperienza, una parte che, al pari di tutti gli
-altri contenuti d’esperienza delle scienze naturali, noi abbiamo ottenuta
-in base al presupposto di un oggetto indipendente dal soggetto
-conoscente. Certi componenti dell’esperienza mediata possono
-corrispondere a certi altri dell’esperienza immediata, senza che
-per ciò l’una debba essere ricondotta all’altra o da essa derivata.
-Una tale derivazione è anzi per sè stessa esclusa a causa del
-punto di considerazione nei due casi pienamente diverso. Forse
-la circostanza, che qui non sono dati, rispetto ad una medesima
-esperienza, oggetti diversi, ma solo punti di vista diversi, porta con
-sè la conseguenza, che fra i due esistano relazioni generali. Ma si
-consideri anche da un lato, che esiste un numero infinitamente grande
-di oggetti, i quali sono per noi accessibili solo sotto la forma dell’esperienza
-mediata, cioè mediante le scienze naturali: a questa
-classe appartengono tutti gli oggetti, che noi non siamo costretti
-ad apprendere come sostrati fisiologici di processi psichici; e dall’altro
-lato, che esiste un numero non minore di fatti, che ci sono
-offerti solo nella forma dell’esperienza immediata e psicologica: a
-questa classe appartiene nella nostra coscienza soggettiva tutto ciò
-che non possiede il carattere di un oggetto di rappresentazione,
-cioè di un contenuto che viene riferito direttamente ad oggetti
-esterni.
-</p>
-
-<p>
-9. Conseguenza di questo rapporto è, che tutti i fatti, i quali,
-essendo parti costitutive di un’esperienza unica, considerate solo
-ad ogni volta da una posizione diversa, contemporaneamente appartengono
-all’esperienza mediata propria delle scienze naturali e
-<span class="pagenum" id="Page_261">[261]</span>
-all’immediata propria della psicologia, sono in relazione tra loro,
-imperocchè entro questo dominio, ad ogni elementare processo dal lato
-psichico deve anche corrispondere un processo dal lato fisico. Questa
-legge è detta il <i>principio del parallelismo psico-fisico</i>. E questo nel suo
-significato empirico-psicologico è assolutamente diverso da certe leggi
-metafisiche che, se talora sono designate col medesimo nome, hanno
-in verità tutt’altro valore. Questi principi metafisici stanno sul
-terreno dell’ipotesi di una sostanza psichica e cercano sciogliere
-il problema delle relazioni tra corpo ed anima o ammettendo <i>due
-</i> sostanze reali, le proprietà delle quali siano bensì diverse ma procedano
-nelle loro modificazioni parallelamente, oppure supponendo <i>una
-sola</i> sostanza con due attributi diversi, le modificazioni dei quali dovrebbero
-essere corrispondenti. In ognuna di queste forme il principio
-metafisico del parallelismo si fonda sulla proposizione: ad ogni fatto
-fisico corrisponde un fatto psichico, e viceversa; oppure anche: il mondo
-dello spirito non è che uno specchio del mondo corporeo, e il corporeo
-una realizzazione oggettiva del mondo dello spirito. Questa proposizione
-è però una supposizione affatto indimostrabile e arbitraria;
-essa nelle sue applicazioni psicologiche porta ad un intellettualismo,
-che sta in contraddizione con ogni esperienza. Per contro il principio
-psicologico, come sopra è stato formulato, parte dal fatto,
-che esiste <i>una sola</i> esperienza, la quale però, quando diventa
-contenuto di un’analisi scientifica, ammette in certe sue parti una
-<i>doppia</i> forma di considerazione scientifica; una <i>mediata</i>, che studia
-gli oggetti delle nostre rappresentazioni nelle loro reciproche relazioni
-oggettive, ed una <i>immediata</i>, che li studia nella loro natura
-intuitiva in relazione a tutti gli altri contenuti d’esperienza del
-soggetto conoscente. Fintanto che vi sono oggetti, i quali siano assoggettati
-a questa doppia considerazione, il principio psicologico
-del parallelismo esige una relazione generale tra i processi dei due
-lati. Questa esigenza è appoggiata dal fatto, che in questi casi ambedue
-le forme dell’analisi si riferiscono in realtà ad un medesimo
-contenuto d’esperienza. Da questo risulta che il principio psicologico
-del parallelismo <i>non</i> può, per la natura stessa della cosa, riferirsi a
-tutti quei contenuti d’esperienza, che sono soltanto oggetti dell’analisi
-della scienza naturale e neppure a quelli che formano il carattere
-specifico dell’esperienza psicologica. A quest’ultimi appartengono
-le particolari <i>forme di connessione e relazione degli elementi
-psichici e delle formazioni psichiche</i>. A queste forme andranno bensì
-parallele connessioni di processi fisici, imperocchè sempre, quando
-una connessione psichica mostra una coesistenza od una successione
-<span class="pagenum" id="Page_262">[262]</span>
-regolare di processi fisici, questi devono direttamente o indirettamente
-stare egualmente in un nesso causale: questo nesso però
-non può contenere nulla del particolare contenuto della connessione
-psichica. Gli elementi, ad es., che costituiscono una rappresentazione
-di spazio o di tempo, staranno anche nei loro sostrati
-fisiologici in un regolare rapporto di coesistenza o di successione;
-oppure agli elementi rappresentativi, dei quali si compone
-il processo della relazione e della comparazione di contenuti psichici,
-corrisponderanno certe combinazioni di eccitamenti fisiologici,
-le quali egualmente si ripetono ad ogni riprodursi di quei processi
-psichici. Ma quei processi fisiologici non potranno nulla contenere
-di tutto ciò che costituisce la natura psichica delle rappresentazioni
-di spazio e di tempo, dei processi di relazione e di comparazione,
-perchè nell’analisi della scienza naturale è di proposito
-fatta astrazione da tutto ciò che va unito a quei processi fisiologici.
-Ne deriva inoltre che anche i <i>concetti di valore e di fine</i>, alla
-formazione dei quali si adoprano le connessioni psichiche e i contenuti
-sentimentali che sono con quelli in relazione, stanno affatto
-fuori della sfera dei contenuti d’esperienza che possono essere ordinati
-sotto il principio del parallelismo. Le forme delle combinazioni,
-che ci si presentano nei processi di fusione, nelle associazioni
-e nelle combinazioni appercettive, come pure i valori che spettano
-ad esse nella connessione totale dello sviluppo psichico, possono
-essere riconosciuti solo mediante un’analisi <i>psicologica</i>, allo stesso
-modo che i fenomeni oggettivi di gravità, suono, calore, e così via,
-o i processi del sistema nervoso sono accessibili solo ad un’analisi
-fisica o fisiologica, cioè che operi coi concetti sussidiari di sostanza
-proprii della conoscenza naturale.
-</p>
-
-<p>
-10. In tal modo il principio del parallelismo psico-fisico nel
-significato <i>empirico-psicologico,</i> che ad esso spetta indiscutibilmente,
-conduce anche di necessità a riconoscere una <i>causalità psichica indipendente</i>.
-Questa presenta bensì dappertutto relazioni alla causalità
-fisica e non può mai cadere con essa in contraddizione, ma ne
-deve tuttavia essere diversa di tanto, di quanto il punto di vista
-dell’esperienza immediata soggettiva, proprio della psicologia, differisce
-da quello dell’esperienza mediata, oggettiva per astrazione, che
-vale per la scienza naturale. Come la natura della causalità fisica ci
-si scopre solo nelle <i>leggi fondamentali della natura</i>, così solo cercando
-di astrarre dalla totalità dei processi psichici certe <i>leggi fondamentali
-dei processi psichici</i>, noi potremo renderci conto della speciale natura
-della causalità psichica. Tali leggi fondamentali possono essere
-<span class="pagenum" id="Page_263">[263]</span>
-distinte in due classi. Le une si manifestano sopratutto nei processi,
-sui quali hanno il loro fondamento il sorgere e l’immediata relazione
-delle formazioni psichiche; noi le diciamo <i>leggi psicologiche di relazione</i>;
-le altre sono di natura derivata, consistendo esse in effetti
-composti, che queste leggi di relazione producono combinandosi
-dentro serie sempre più estese di fatti psichici; noi le diciamo <i>leggi
-psicologiche di evoluzione</i>. Per giungere a un giusto apprezzamento di
-queste leggi, che in seguito esamineremo, è necessario riflettere che
-il loro valore, allo stesso modo che quello delle più generali leggi
-naturali, riposa non tanto sulla loro forma astratta quanto sul numero
-delle loro applicazioni; così per l’appunto come il principio
-d’inerzia per sè solo considerato si dimostra una proposizione
-povera, e il suo valore si manifesta solo nelle singole applicazioni
-meccaniche e fisiche.
-</p>
-
-<div class="chapter"></div>
-<h3><a id="cap23"></a>
-§ 23. — Le leggi psicologiche di relazione.
-</h3>
-
-<p>
-1. <i>Tre</i> generali leggi psicologiche di relazione noi distinguiamo
-e le diciamo leggi delle <i>risultanti psichiche</i>, delle <i>relazioni psichiche</i> e dei <i>contrasti psichici</i>.
-</p>
-
-<p>
-2. La <i>legge delle risultanti psichiche</i> si dimostra nel fatto, che
-ogni formazione psichica presenta proprietà, le quali, dopo che sono
-date, possono bensì essere conosciute dalle proprietà dei suoi elementi,
-ma non devono in nessun modo essere considerate semplicemente
-come la somma delle proprietà degli elementi. Una connessione
-di toni, tanto nelle sue proprietà rappresentative quanto nelle
-sentimentali, è più che una semplice somma di singoli toni. Nelle
-rappresentazioni di spazio e di tempo l’ordine spaziale e temporale
-è bensì fondato in maniera regolare sulla cooperazione degli elementi
-che formano queste rappresentazioni, ma quegli ordini non possono
-in nessun caso essere considerati come proprietà che siano già
-inerenti agli elementi di sensazione. Le teorie nativistiche che
-presuppongono questo, si avvolgono in una inestricabile contraddizione
-e, ammettendo nelle originarie intuizioni di spazio e di
-tempo successive modificazioni in seguito a determinate influenze
-dell’esperienza, ammettono sino ad un certo limite un nuovo sorgere
-di proprietà. Infine per le funzioni appercettive, per l’attività
-fantastica e intellettiva la medesima legge si esplica in una forma
-perspicua, non solo in quanto i componenti collegati da sintesi
-appercettiva a lato al significato che possiedono nello stato isolato,
-<span class="pagenum" id="Page_264">[264]</span>
-ne acquistano uno nuovo nella rappresentazione totale sorgente
-dalla loro connessione, ma anche in quanto la stessa rappresentazione
-totale è un nuovo contenuto psichico, che è bensì reso
-possibile da quei componenti, ma non è in essi contenuto. Questo
-appare nel modo più evidente nei più complessi prodotti di sintesi
-appercettiva, nell’opere d’arte, nella connessione logica del
-pensiero.
-</p>
-
-<p>
-3. Nella legge delle risultanti psichiche si esplica per tal modo
-un principio che noi, avuto riguardo agli effetti che ne risultano, designiamo
-come un <i>principio di sintesi creatrice</i>. Ammesso per le più
-alte creazioni dello spirito, non è stato per lo più abbastanza tenuto
-in conto per la totalità degli altri processi psichici; che anzi è stato
-completamente travisato da una falsa confusione, colle leggi della
-causalità fisica. Ed è per una simile confusione, che si è voluto
-trovare una contraddizione tra il principio della sintesi creatrice
-nel dominio dello spirito e le più generali leggi della natura, specialmente
-con quella della conservazione dell’energia. Una tale
-contraddizione e già sin dal principio esclusa, perchè i punti di
-vista coi quali si giudicano e quindi anche si determinano le misure,
-sono nei due casi diversi e devono esserlo, constando la
-scienza naturale e la psicologia non di diversi contenuti d’esperienza
-ma di un medesimo contenuto considerato da lati diversi
-(§ 1, pag. 2). Le determinazioni fisiche di misura si riferiscono a <i>masse,
-forze, energie oggettive</i>; tutti questi concetti sussidiari, all’astrazione
-dei quali noi siamo costretti dal modo di giudicare l’esperienza
-oggettiva, ubbidiscono a leggi generali, le quali, essendo tutte
-desunte dall’esperienza, non possono essere in antagonismo con
-nessuna esperienza singola. Al contrario le determinazioni psichiche
-di misura, le quali entrano in campo quando si paragonino
-i componenti psichici colle loro risultanti, si riferiscono a <i>valori</i> e a
-<i>fini soggettivi</i>. Il valore soggettivo di un tutto può crescere, il fine
-di esso può essere speciale e più completo rispetto a qualsiasi dei
-suoi componenti, senza che per ciò le masse, le forze e le energie
-subiscano modificazioni alcune. I movimenti muscolari che si compiono
-in un atto esterno di volere, i processi fisici che accompagnano
-le rappresentazioni sensitive, le associazioni e le funzioni appercettive,
-ubbidiscono in un modo immutabile al principio della
-conservazione dell’energia. Ma per grandezze di questa energia
-conservatisi eguali, i valori e i fini psichici in essa rappresentati
-possono essere di assai diversa grandezza.
-</p>
-
-<p>
-4. La misura <i>fisica</i>, come risulta da queste differenze, ha da
-<span class="pagenum" id="Page_265">[265]</span>
-fare con <i>grandezze quantitative di valori</i>, cioè con grandezze che permettono
-una graduazione di valori solo in base ai rapporti quantitativi
-dei fenomeni misurati. Per contro la misura <i>psichica</i> in ultima
-istanza si riferisce sempre a <i>grandezze qualitative di valori</i>, cioè a
-valori che possono essere graduati solo avuto riguardo alla loro
-natura qualitativa. Per ciò che concerne la produzione di gradi di
-valore, alla capacità di produrre effetti puramente <i>quantitativi</i>, che noi
-designiamo <i>grandezza d’energia fisica</i>, può contrapporsi come <i>grandezza
-d’energia psichica</i> la capacità di produrre effetti <i>qualitativi</i>.
-</p>
-
-<p>
-Ciò presupposto, non solo un <i>accrescimento dell’energia psichica</i>
-può andar unito a una <i>costanza dell’energia fisica</i>, quale è accettata in
-una considerazione dell’esperienza secondo la scienza naturale, ma
-ambedue costituiscono per l’appunto le misure integrantisi a vicenda,
-colle quali noi giudichiamo la nostra esperienza nella sua totalità.
-Imperocchè l’accrescimento dell’energia psichica cade in giusta luce
-solo per ciò, che esso costituisce il rovescio dal lato psichico della costanza
-fisica. Del resto questo principio dell’accrescimento dell’energia
-psichica come è indeterminato nella sua espressione, potendo essere
-la misura straordinariamente diversa per condizioni diverse, così è
-valido solo nella <i>presupposizione della continuità dei processi psichici</i>.
-E a questa, come suo correlativo psicologico che si presenta in
-modo non dubbio nell’esperienza, si contrappone il fatto dello <i>sparire
-di valori psichici</i>.
-</p>
-
-<p>
-5. La <i>legge delle relazioni psichiche</i> costituisce un complemento
-alla legge delle risultanti, imperocchè essa non si riferisce al rapporto,
-che i componenti di una connessione psichica hanno al contenuto
-di valori che si esplica in questa connessione, ma al rapporto
-reciproco dei singoli componenti. Mentre la legge delle risultanti
-vale pei processi sintetici della coscienza, la legge delle relazioni
-vale per quelli analitici. Ogni scomposizione di un contenuto di
-coscienza nelle sue singole parti, quale avviene dapprima già nelle
-rappresentazioni sensitive e nelle associazioni, per l’apprendimento
-successivo delle parti di un tutto rappresentato, solo in un modo
-generale, e poi, in forma più chiara, per la divisione delle rappresentazioni
-totali, è un atto d’analisi di relazione. Egualmente
-ogni appercezione è un processo analitico, in cui due fattori si possono
-distinguere: il risalto di un singolo contenuto e la delimitazione di
-esso rispetto agli altri. Sul primo fattore si fonda la <i>chiarezza</i>, sul secondo
-la <i>distintezza</i> dell’appercezione (pag. 169). Da ultimo la legge
-delle relazioni trova la sua più completa espressione nei processi
-<i>dell’analisi appercettiva</i> e nelle funzioni più semplici che sono fondamento
-<span class="pagenum" id="Page_266">[266]</span>
-di questi processi, nelle funzioni della <i>relazione</i> e della
-<i>comparazione</i> (pag. 203 e segg.). In queste ultime specialmente, il principio,
-che ogni singolo contenuto riceve il suo significato dai rapporti,
-nei quali si trova rispetto agli altri contenuti psichici, si
-dimostra come l’essenziale contenenza delle leggi delle relazioni.
-Quando i rapporti di un contenuto agli altri ci si presentano come
-<i>rapporti di grandezze</i>, allora il suddetto principio assume la forma
-di un principio della <i>comparazione relativa di grandezze</i>, quale si
-esplica nella <i>legge di Weber</i> (pag. 206).
-</p>
-
-<p>
-6. Alla sua volta la <i>legge dei contrasti psichici</i> viene a completare
-quella delle relazioni; imperocchè al pari di questa, essa si riferisce
-ai rapporti dei contenuti psichici tra loro. Questa legge trova il
-suo fondamento nella distinzione fondamentale dei contenuti immediati
-d’esperienza in oggettivi e soggettivi. In questa distinzione,
-che è dovuta alle vere condizioni dell’evoluzione psichica,
-i contenuti soggettivi abbracciano tutti quegli elementi che, come
-i sentimenti e le emozioni, si presentano quali parti essenziali dei
-<i>processi di volere</i>. In quanto questi contenuti soggettivi d’esperienza
-si ordinano complessivamente secondo <i>contrari</i>, ai quali corrispondono
-le già accennate (pag. 68) direzioni principali dei sentimenti,
-piacere e dispiacere, eccitamento e inibizione, tensione e sollievo,
-questi contrari nel loro avvicendarsi ubbidiscono nel tempo stesso
-alla <i>legge generale del rinforzamento per contrasto</i>. Questa legge però
-nell’applicazione concreta è anche determinata da speciali condizioni
-di tempo, da un lato abbisognando ad ogni stato soggettivo un
-certo tempo pel suo sviluppo, dall’altro potendo una troppo lunga
-durata per ogni stato soggettivo che abbia raggiunto il suo massimo,
-affievolire la facoltà di produrre il rinforzamento per contrasto.
-Questo fatto si connette coll’altro, che per tutti i sentimenti
-e le emozioni esiste una certa misura media della velocità, misura
-del resto mutevole in vario modo, la quale è la più favorevole per
-la loro intensità.
-</p>
-
-<p>
-La legge di contrasto, se ha la sua origine nelle proprietà dei
-contenuti soggettivi dell’esperienza psichica, passa però da questi
-anche alle rappresentazioni e ai loro elementi, imperocchè le rappresentazioni
-e i loro elementi sono accompagnati da sentimenti più
-o meno pronunciati, siano questi connessi al contenuto delle rappresentazioni
-singole oppure al modo delle loro combinazioni di spazio
-e di tempo. In tal guisa il principio del rinforzamento per contrasto
-trova la sua applicazione anche a certe sensazioni della vista, come
-pure alle rappresentazioni di spazio o di tempo.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_267">[267]</span>
-7. La legge dei contrasti sta in più stretta relazione alle due
-leggi precedenti. Da un lato essa può considerarsi come una applicazione
-della legge generale di relazione al caso speciale, in cui i
-contenuti psichici, posti in relazione fra loro, si muovono tra contrari.
-Per altro lato il fatto, che cade sotto la legge del contrasto,
-del possibile rinforzamento di processi psichici tra loro in direzione
-opposta, costituisce una speciale applicazione del principio della
-sintesi creatrice.
-</p>
-
-<div class="chapter"></div>
-<h3><a id="cap24"></a>
-§ 24. — Le leggi psicologiche di evoluzione.
-</h3>
-
-<p>
-1. Alle tre leggi di relazione si contrappongono altrettante
-leggi di evoluzione, le quali possono considerarsi anche come le
-applicazioni delle prime a connessioni psichiche più estese. Noi le
-diciamo legge dell’<i>accrescimento spirituale</i>, legge <i>dell’eterogenesi dei
-fini</i>, e legge dello <i>sviluppo per contrari</i>.
-</p>
-
-<p>
-2. La <i>legge dell’accrescimento spirituale</i> non è, come qualsiasi altra
-delle leggi psicologiche di evoluzione, applicabile a tutti i contenuti
-dell’esperienza psichica. Essa è valida piuttosto sotto la condizione
-limitata, sotto la quale è valida la legge delle risultanti, di cui è
-un’applicazione, cioè sotto il presupposto delle continuità dei processi
-(vedi sopra pag. 265). Presentandosi però le circostanze, che impediscono
-la realizzazione di questa condizione, assai più di frequente,
-come è facile capire, negli sviluppi spirituali abbraccianti un grande
-numero di sintesi psichiche che nelle sintesi singole, la legge dell’accrescimento
-spirituale può essere dimostrata solo in determinati sviluppi,
-che si compiono in condizioni normali e anche qui solo entro
-certi limiti. Entro questi limiti però i più estesi sviluppi, ad es., lo sviluppo
-psichico del singolo uomo normale, lo sviluppo di comunità spirituali,
-hanno evidentemente fornito le primissime prove della legge
-fondamentale delle risultanti, che sta a base di questi sviluppi.
-</p>
-
-<p>
-3. La <i>legge dell’eterogenesi dei fini</i> sta in strettissima connessione
-colla legge delle relazioni, ma si fonda anche sulla legge delle
-risultanti, che sempre deve insieme essere presa in considerazione
-nel caso di una grande connessione di sviluppi psichici. Nel fatto
-essa può essere considerata come un principio d’evoluzione, il quale
-regge le modificazioni che sorgono a causa di successive sintesi creatrici nelle relazioni tra i singoli contenuti parziali delle formazioni
-psichiche. In quanto le risultanti di processi psichici affini inchiudono
-contenuti che non erano presenti nei componenti, questi nuovi contenuti
-<span class="pagenum" id="Page_268">[268]</span>
-entrano tuttavia in relazione coi componenti precedenti, così
-che ne restano modificate le relazioni tra questi primi componenti
-e in conseguenza di ciò anche le risultanti di nuova origine. Questo
-principio di relazioni progressivamente mutantisi si manifesta nel
-modo più evidente, quando in base alle relazioni date si forma una
-<i>rappresentazione del fine</i>. Imperocchè la relazione dei singoli fattori
-tra loro viene considerata come una connessione di mezzi, per
-la quale il prodotto risultante ha il valore di fine cui si mira.
-Pertanto il rapporto degli <i>effetti</i> al fine rappresentato qui si presenta
-in modo che in quei primi effetti sono sempre dati ancora
-effetti secondari, i quali se non erano pensati nelle precedenti rappresentazioni
-del fine, entrano tuttavia in nuove serie di motivi,
-e per tal guisa o modificano i fini già presenti o ad essi ne aggiungono
-di nuovi.
-</p>
-
-<p>
-Il principio dell’eterogenesi dei fini regge nel suo più generale
-significato tutti i processi psichici; ma nella particolare veste
-teleologica che ad esso ha dato il nome, si trova innanzi tutto nel
-campo dei <i>processi di volere</i>, perchè in questi le rappresentazioni
-del fine accompagnate da motivi sentimentali hanno capitale importanza.
-E però fra i dominî applicati della psicologia l’<i>etica</i> è
-appunto quella, per la quale il principio in parola ha il maggior
-valore.
-</p>
-
-<p>
-4. La <i>legge dello sviluppo per contrari</i> è un’applicazione della
-legge del rinforzamento per contrasto a connessioni più estese, che si
-dispongono in ordine di sviluppo. Queste connessioni, così ordinate,
-sono, per effetto della fondamentale legge di relazione di tal natura,
-che i sentimenti e gl’impulsi aventi dapprima una piccola intensità
-l’accrescono gradatamente a causa del contrasto coi sentimenti
-di opposta qualità predominanti per un certo tempo, finchè in tal
-guisa riescono a sopraffare i motivi sino allora prevalenti e tengono
-essi stessi il predominio per un tempo più o meno lungo. E allora
-la stessa vicenda può ripetersi ancora una volta o perfino più volte.
-In tali oscillazioni però anche il principio dell’accrescimento spirituale
-e quello dell’eterogenesi dei fini entrano di solito in azione così
-che le fasi successive sono bensì simili nella generale direzione
-del sentimento alle fasi omogenee precedenti, ma sogliono essere
-essenzialmente diverse nei loro singoli componenti.
-</p>
-
-<p>
-La legge dello sviluppo per contrari si dimostra già nello sviluppo
-spirituale dell’individuo, in parte con maniere individualmente
-varianti entro brevi estensioni di tempo, in parte però anche con una
-certa generale regolarità nel rapporto reciproco dei singoli periodi di
-<span class="pagenum" id="Page_269">[269]</span>
-vita. In questo senso si è assai da lungo tempo osservato che
-i temperamenti prevalenti in diverse età della vita offrono certi
-contrasti. E però la facile, ma per lo più superficiale eccitabilità
-sanguigna dell’età infantile passa nel temperamento del giovane,
-più tardo all’impressioni, ma più ritentivo e talora oscurato da
-traccie di melanconia. Succede l’età virile pel suo carattere maturo
-generalmente pronta ed energica, nel decidere e nell’agire;
-da ultimo lenta si avanza la vecchiaia colla sua natura proclive
-a una quiete contemplativa. Ma il processo dei contrari più che
-nella vita individuale si esplica nella vita sociale e storica, nell’alternarsi
-delle correnti intellettuali, e nelle reazioni loro sulla civiltà,
-sui costumi, sull’evoluzioni sociali e politiche. Come il principio
-dell’eterogenesi dei fini è di massima importanza per la vita
-<i>morale</i>, così quello dello sviluppo per contrari ha sopratutto valore
-per il campo più generale della vita <i>storica</i>.
-</p>
-
-<div class="footnotes">
-
-<h2>
-NOTE:
-</h2>
-
-<div class="footnote" id="note1">
-<p><span class="label"><a href="#tag1">1</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Scienze dello spirito</i>. Questa espressione che più letteralmente traduce
-la tedesca: <i>Geisteswissenschaften</i>, corrisponde a quella più comune, ma forse
-meno precisa, di <i>scienze morali</i> (<i>N.d.T.</i>)</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note2">
-<p><span class="label"><a href="#tag2">2</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Erfahrungswissenschaft</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note3">
-<p><span class="label"><a href="#tag3">3</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Il termine <i>Völkerpsycologie</i> traduco sempre con <i>psicologia sociale</i>. (<i>N.d.T.</i>).</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note4">
-<p><span class="label"><a href="#tag4">4</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Verdinglichung</i>. Altrove l’A. ritornando su questo concetto parla di
-“dingliche Realität„ (v. II, § 8, 1). (<i>N.d.T.</i>)</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note5">
-<p><span class="label"><a href="#tag5">5</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Klarheit und Dunkelheit — Deutlichkeit und
-Undeutlichkeit</i>. Il valore speciale
-che Wundt dà a queste espressioni è a lungo e nitidamente spiegato nelle
-<i>Vorlesungen über Menschen- und Thierseele</i>(3 Aufl. 1897), Vorles. 16, pag. 270-71.
-In generale si può dire che Wundt indichi con <i>klar</i> una rappresentazione
-per la sua propria qualità, <i>deutlich</i> invece una rappresentazione avuto riguardo
-alla determinatezza della sua delimitazione di fronte alle altre rappresentazioni. (<i>N.d.T</i>).</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note6">
-<p><span class="label"><a href="#tag6">6</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Si ricordi che “sentimento„ in tedesco è <i>Gefühl</i>, radicalmente identico
-a <i>fühlen</i> che nel suo primo significato vale: tastare. Ho dovuto mantenere
-nel testo della traduzione le parole tedesche, perchè, portate nella lingua italiana,
-l’osservazione perde di valore. (<i>N.d.T</i>.).</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note7">
-<p><span class="label"><a href="#tag7">7</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Matematicamente le vibrazioni pendolari sono designate anche come
-<i>vibrazioni sinoidali</i>, perchè la deviazione dallo stato di equilibrio è in ogni
-istante proporzionale al seno del tempo trascorso.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note8">
-<p><span class="label"><a href="#tag8">8</a>.&nbsp;&nbsp;</span> Qui si deve certamente osservare che la vera coincidenza di queste sensazioni
-può essere dimostrata empiricamente solo per il minimo del chiarore.
-Gradi di chiarore che si accostano al massimo riescono all’occhio
-così abbaglianti, che in generale è necessario appagarsi di una dimostrazione
-pei gradi avvicinantisi al bianco.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note9">
-<p><span class="label"><a href="#tag9">9</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Alcuni dotti, cadendo nello stesso errore di concludere intorno alle sensazioni
-in base alle determinazioni linguistiche, ritennero che la sensazione
-bleu si sia sviluppata più tardi che le altre sensazioni di colore, perchè,
-ad es., in Omero la designazione del bleu coincide con quella di “oscuro„.
-L’esame della sensibilità di colori nei popoli selvaggi, presso i quali la distinzione
-linguistica è assai più deficiente che non fosse presso i greci di Omero,
-ha dimostrato ad esuberanza l’insostenibilità assoluta di questa opinione.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note10">
-<p><span class="label"><a href="#tag10">10</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Alcuni fisici credevano veramente di trovare in questa relazione un comportamento
-analogo a quello dei suoni più alti, pereto ad ogni tono nella
-sua ottava ritorna un tono affine ad esso. Ma questa affinità dell’ottava non
-esiste, come più sotto vedremo (§ 9) per le sensazioni semplici di suono, bensì essa
-si fonda sul reale consonare del tono d’ottava in tutti i suoni composti. Egualmente
-affatto vane riuscirono quell’indagini fatte, per amore di questa immaginaria
-analogia, allo scopo di trovare anche nella linea dei colori intervalli che
-corrispondessero al rapporto di terza, di quarta, di quinta ecc., esistente pei toni.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note11">
-<p><span class="label"><a href="#tag11">11</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Questo fatto in realtà non si riscontra più nei confini del verde: le composizioni
-qui mostrano sempre un più piccolo grado di saturazione che il semplice
-colore intermedio. Da ciò un indizio manifesto che la scelta dei tre suddetti
-colori fondamentali è senza dubbio quella praticamente più opportuna, ma
-malgrado ciò, pur sempre teoricamente arbitraria. Essa si fonda solo sulla nota
-proposizione geometrica, che il triangolo è la più semplice figura che possa
-racchiudere una moltiplicità infinita qualsivoglia ordinata in un piano.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note12">
-<p><span class="label"><a href="#tag12">12</a>.&nbsp;&nbsp;</span>L’ipotesi fatta dai sostenitori dei quattro colori fondamentali, che i due
-colori opposti si comportino precisamente come chiaro e oscuro nell’eccitazione
-acromatica, e che quindi l’uno dei colori contrari si fondi su una decomposizione
-fotochimica (dissimilazione), l’altro su una ricostituzione (assimilazione)
-si riferisce ad un’analogia che contraddice alla realtà dei fatti. Il
-risultato della mescolanza dei colori complementari è soggettivamente un <i>annullamento</i>
-della sensazione di colore, la mescolanza di nero e bianco produce
-invece una sensazione <i>media</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note13">
-<p><span class="label"><a href="#tag13">13</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Sinuliches Gefühl</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note14">
-<p><span class="label"><a href="#tag14">14</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Benchè nelle opere italiane di psicologia il termine “dolore„ sia così
-universalmente usato ad esprimere la classe delle qualità sentimentali contraria
-a piacere, che <span class="smcap">Villa</span>, riferendo le distinzioni di <span class="smcap">Wundt</span> nella sua <i>Psicologia
-contemporanea</i>, credette opportuno conservare la terminologia italiana;
-io preferisco tradurre più fedelmente <i>Unlust</i> colla parola <i>dispiacere</i>. E forse
-non sarebbe male che questa denominazione fosse addottata in luogo dell’antica,
-perchè dolore è più propriamente una sensazione e non di per sè solo
-un sentimento, come osserva il Dott. <span class="smcap">F. Kiesow</span> nella sua Nota “Sul metodo
-di studiare i sentimenti semplici„. Rendt. Acc. Lincei, vol. VIII, serie 5ª fasc. 9.
-</p>
-
-<p>
-Ho fatto mio dalla <i>Psicologia contemporanea</i> di <span class="smcap">Villa</span> (cap. IV, pag. 342)
-il termine “sollievo„ che felicemente traduce: <i>Lösung</i>. (<i>N.d.T.</i>).</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note15">
-<p><span class="label"><a href="#tag15">15</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Più spesso da noi è detto <i>timbro</i>. (<i>N.d.T.</i>).</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note16">
-<p><span class="label"><a href="#tag16">16</a>.&nbsp;&nbsp;</span>È altrimenti se nel tono fondamentale stesso sono già contenuti in
-notevole grado gl’ipertoni, i quali si ripetono nell’accordo come suoni indipendenti:
-allora i suoni isolati di una tale serie si compongono in un
-identico rapporto di fase e l’accordo mantiene il carattere di un suono isolato,
-molto forte d’ipertoni. Helmoltz in seguito alle ricerche nelle quali
-combinò in diversa maniera, suoni semplici del diapason, concluse che la differenza
-di fase non ha alcuna influenza sulla colorazione sonora. Ma poichè
-non e mai possibile, sulla via per cui egli si era messo, produrre la rappresentazione
-di un suono isolato, è verosimile che in quel modo non sia mai
-stato stabilito un rapporto di fase perfettamente costante fra le vibrazioni
-d’indipendenti sorgenti sonore. A dimostrare l’influenza che la forma del suono
-determinato dal rapporto di fase esercita sulla colorazione sonora, stanno
-pure le indagini dirette di R. Koenig.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note17">
-<p><span class="label"><a href="#tag17">17</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Più spesso con <i>non cieco</i> e talora con <i>uomo normale</i> traduco <i>der Sehende
-Mensch</i> o <i>der Sehende</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note18">
-<p><span class="label"><a href="#tag18">18</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Un processo analogo a questo sparire graduale delle metamorfopsie è
-stato osservato per la visione <i>binoculare</i> nel lento graduale accomodamento
-dello <i>strabismo</i>. Poichè nello strabismo incipiente i punti di visione dei due occhi
-non coincidono più nel campo visivo, si formano immagini doppie degli oggetti.
-Queste possono però a poco a poco sparire, se quelle condizioni diventano
-stazionarie, perchè si compie un’altra disposizione degli elementi retinici nell’occhio
-losco.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note19">
-<p><span class="label"><a href="#tag19">19</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Con ciò sta in connessione il fatto, che il punto cieco anche in rapporto
-al contenuto di sensazione non appare come una lacuna nel campo visivo,
-ma nella generale qualità di chiarore e colore del campo visivo e però ci
-appare, ad es., bianco quando guardiamo una superficie bianca, nero quando una
-nera, ecc. Poichè questo punto cieco non può evidentemente essere colmato che
-da sensazioni riprodotte, il fatto deve essere riferito ai fenomeni di associazione,
-che più tardi dovremo prendere in esame (§ 16).</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note20">
-<p><span class="label"><a href="#tag20">20</a>.&nbsp;&nbsp;</span>L’abitudine alla visione binoculare è causa di eccezione, imperocchè
-spesso se si chiude un occhio, la linea d’orientazione devia dalla linea visiva
-nel senso della linea d’orientazione binoculare. A ciò corrisponde il fatto che
-in tali casi l’occhio chiuso suole segnare sino ad un certo grado i movimenti
-dell’occhio guardante, nel senso di collocarsi in un comune punto di fissazione.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note21">
-<p><span class="label"><a href="#tag21">21</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Si noti che emozione corrisponde nel testo tedesco ad <i>Affect</i>. (<i>N.d.T.</i>).</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note22">
-<p><span class="label"><a href="#tag22">22</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Manifestamente questa affinità delle espressioni non deve condurci alla
-falsa teoria posta dall’indirizzo intellettualistico della psicologia, che la risoluzione
-del volere (<i>Willensentschiessung</i>) sia un processo di conclusione logica
-(<i>Schlussprocess</i>) o anche solo in qualche modo affine ad esso.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note23">
-<p><span class="label"><a href="#tag23">23</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Il valore di questa spiegazione tanto fine intorno alla scelta dei termini,
-come pure il valore dell’avvertenza contenuta nella nota sfugge sfortunatamente
-perchè sì l’una che l’altra sono basate su analogie linguistiche, che non possono
-più sussistere nella traduzione italiana. (<i>N.d.T.</i>)</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note24">
-<p><span class="label"><a href="#tag24">24</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Auffasung</i>. In questo caso ed in casi simili nei quali Auffassung indica
-nel modo più generale le funzioni psichiche conoscitive, uso apprendimento,
-che lascia impregiudicato, se si tratti di percezione o di appercezione.
-(<i>N.d.T.</i>).</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note25">
-<p><span class="label"><a href="#tag25">25</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Ma inoltre le due forme di reazione si distinguono in modo caratteristico
-pel fatto che in un gran numero di esperimenti non mai per la reazione
-sensoriale, ma molto spesso per la muscolare si danno <i>reazioni premature e
-reazioni erronee</i>. Ambedue si osservano quando in esperimenti spesso ripetuti,
-al vero stimolo si fa precedere a intervalli costantemente eguali un segnale
-che prepara all’impressione. La reazione prematura si ha, quando si reagisce
-prima della reale applicazione dello stimolo convenuto; una reazione erronea,
-quando si reagisce ad un altro casuale stimolo qualsiasi. Nei numeri su riportati
-non sono compresi i tempi di reazione per stimoli saporifici, odorifici, di temperatura
-e di dolore. Essi sono stati trovati in generale più grandi. Ma queste
-differenze, trovando manifestamente la loro ragione in pure condizioni fisiologiche
-(nella penetrazione più lenta degli stimoli alle terminazioni nervose, e
-per gli stimoli di dolore, nella più lenta trasmissione centrale), non presentano
-un notevole interesse psicologico.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note26">
-<p><span class="label"><a href="#tag26">26</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Deutlichkeit. Mi sono permesso foggiare questo astratto per rendere
-il più esattamente possibile la parola tedesca, che, come già ho osservato in
-altra nota, ha un significato tanto importante nella psicologia dell’autore. (<i>N.d.T.</i>).</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note27">
-<p><span class="label"><a href="#tag27">27</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Vedi nel glossario sotto le parole <i>Auffassung</i>, <i>Perception</i> e <i>Wahnehmung</i>. (<i>N.d.T.</i>)</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note28">
-<p><span class="label"><a href="#tag28">28</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Sfugge nella traduzione il rapporto tra <i>Gegenstand</i>, e <i>gegenüberstehen</i> tra <i>Vorstellung</i> e <i>vor sich hinstellen</i>.
-(<i>N.d.T.</i>)</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note29">
-<p><span class="label"><a href="#tag29">29</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Si usa l’espressione “illusioni fantastiche„ volendosi distinguere questa
-specie di illusioni dalle illusioni di senso, che avvengono nello stato normale
-della coscienza, come ad es., il veder le stelle in forma di raggi in seguito a
-dispersione di luce nel cristallino, la diversa grandezza apparente del sole e
-della luna all’orizzonte e allo zenit, e altre simili.</p>
-</div>
-</div>
-
-<div class="chapter"></div>
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_270">[270]</span>
-</p>
-
-<h2><a id="glossario"></a>
-GLOSSARIO
-</h2>
-
-<table class="gloss" summary="">
- <tr>
- <td>Affect</td> <td>emozione.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>angeboren</td> <td>innato.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>anschaulich</td> <td>intuitivo.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Anschauung</td> <td>intuizione.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Raumanschauung</td> <td class="indent">intuizione di spazio.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Zeitanschauung</td> <td class="indent">intuizione di tempo.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Apperception</td> <td>appercezione.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Apperceptions-function</td> <td class="indent">funzione appercettiva.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">personificirende</td> <td class="indent">appercezione personificante.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Apperceptions-verbindung</td> <td class="indent">combinazione appercettiva.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Assimilation</td> <td>assimilazione.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Association</td> <td>associazione.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Aelinlichkeitsassociation</td> <td class="indent">associazione per somiglianza.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Berührungsassociation</td> <td class="indent">associazione per contiguità.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Gleichheitsassociation</td> <td class="indent">associazione per eguaglianza.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Auffassung</td> <td>apprendimento, percezione, appercezione, cognizione, comprensione, concezione.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Aufmerksamkeit</td> <td>attenzione.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Aufnahme, passive</td> <td>recezione passiva.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Ausdruck</td> <td>espressione.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Bedingung</td> <td>condizione.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Bedeutungswandel</td> <td>mutazione di significato.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Begriff</td> <td>concetto.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Allgemeinbegriff</td> <td class="indent">concetto generale.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Hülfsbegriff</td> <td class="indent">concetto sussidiario.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Werthbegriff</td> <td class="indent">concetto di valore.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Zweckbegriff</td> <td class="indent">concetto di fine.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>begrifflich</td> <td>concettuale.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Beobachtung</td> <td>osservazione.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Selbstbeobachtung</td> <td class="indent">introspezione.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Bestandtheil</td> <td>componente, parte costitutiva.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Beweggrund</td> <td>ragione determinante.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Bewegung</td> <td>movimento.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Ausdrucksbewegung</td> <td class="indent">movimento espressivo</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">mimische Bewegung</td> <td class="indent">movimento mimico.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td><span class="pagenum" id="Page_271">[271]</span></td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">pantomimische B.</td> <td class="indent">movimento pantomimico.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Bewusstsein</td> <td>coscienza.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Gesummthewusstsein</td> <td class="indent">coscienza collettiva.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Selfstbewusstsein</td> <td class="indent">autocoscienza.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Bewusstlosigkeit</td> <td>incoscienza.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Beziehung</td> <td>relazione.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Bild</td> <td>imagine.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Doppelbilder</td> <td>imagini doppie.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Nachbild</td> <td>imagine consecutiva.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Blicklinie</td> <td>linea di visione.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Blickpunkt</td> <td>punto di visione, punto visivo.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Complication</td> <td>complicazione</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Contrast</td> <td>contrasto.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Farbencontrast</td> <td class="indent">contrasto dei colori.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Lichtcontrast</td> <td class="indent">contrasto di luce.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Randcontrast</td> <td class="indent">contrasto periferico.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Dauer</td> <td>durata.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Nachdauer</td> <td>persistenza.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Deutlichkeit</td> <td>distintezza.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Druckpunkt</td> <td>punto di pressione.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Eigenschaft</td> <td>proprietà.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Eindruck</td> <td>impressione.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Elemente</td> <td>elementi.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Empfindlichkeit</td> <td>sensibilità.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Empfindung</td> <td>sensazione.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Druckempfindung</td> <td class="indent">sensazione di pressione.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Farbenempfindung</td> <td class="indent">sensazione cromatica.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">farblose Empfindung</td> <td class="indent">sensazione acromatica.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Geruchsempfindung</td> <td class="indent">sensazione di olfatto.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Geschmaksempfindung</td> <td class="indent">sensazione di gusto.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Hauptempfindung</td> <td class="indent">sensazione principale.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Hautempfindung</td> <td class="indent">sensazione cutanea.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Kälteempfindung</td> <td class="indent">sensazione di freddo.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Lichtempfindung</td> <td class="indent">sensazione di luce o luminosa.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Schallempfindung</td> <td class="indent">sensazione di suono.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Schmerzempfindung</td> <td class="indent">sensazione di dolore.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Tonempfindung</td> <td class="indent">sensazione di tono.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Wärmeempfindung</td> <td class="indent">sensazione di caldo.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Entscheidung.</td> <td>decisione.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Entschliessung</td> <td>risoluzione.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Entstehung</td> <td>il sorgere, l’origine.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Entwickelung</td> <td>sviluppo, evoluzione.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">regressive Entwickelung</td> <td class="indent">evoluzione regressiva.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Erfahrung</td> <td>esperienza.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">mittelbare Erfahrung</td> <td class="indent">esperienza mediata.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">unmittelbare Erfahrung</td> <td class="indent">esperienza immediata.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td><span class="pagenum" id="Page_272">[272]</span></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Erinnerungsbild</td> <td>imagine mnemonica.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Erinnerungsvorgang</td> <td>processo di memoria.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Erkennung</td> <td>conoscimento.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Erscheinung</td> <td>fenomeno.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Begleiterscheinung</td> <td class="indent">fenomeno concomitante.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Farben</td> <td>colori.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Farbenblindheit</td> <td>cecità ai colori.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">totale oder partielle</td> <td class="indent">cecità totale o parziale.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Farbengrad</td> <td>grado di colore.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Farbenton</td> <td>tono del colore.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Complementärfarben</td> <td class="indent">colori complementari.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Ergänzungsfarben</td> <td class="indent">colori d’integrazione.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Gegenfarben</td> <td class="indent">colori contrari.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Grundfarben</td> <td class="indent">colori fondamentali.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Färbung</td> <td>colorito, colorazione.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Fixationslinie</td> <td>linea di fissazione.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Fixationspunkt</td> <td>punto di fissazione.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Gebilde (psychische)</td> <td>formazione psichica.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Gedächtniss</td> <td>memoria.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Gedanke</td> <td>pensiero.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Gefühl</td> <td>sentimento.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">allmählich ansteigendes</td> <td class="indent">gradatamente crescente.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Anfangsgefühl</td> <td class="indent">sentimento iniziale.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Bekanntheitsgefühl</td> <td class="indent">sentimento di contezza.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">beruhigendes Gefühl</td> <td class="indent">sentimento calmante.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Contrastgefühl</td> <td class="indent">sentimento di contrasto.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">deprimirendes Gefühl</td> <td class="indent">sentimento deprimente.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">einfaches Gefühl</td> <td class="indent">sentimento semplice.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Endgefühl</td> <td class="indent">sentimento finale.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Erinnerungsgefühl</td> <td class="indent">sentimento di ricordanza.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Erkennungsgefühl</td> <td class="indent">sentimento di conoscimento.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">excitirendes Gefühl</td> <td class="indent">sentimento eccitante.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Formgefühl</td> <td class="indent">sentimento di forma.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Gefühlston</td> <td class="indent">tono sentimentale.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Gemeingefühl</td> <td class="indent">sentimento generale.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Kitzelgefühl</td> <td class="indent">sentimento di solletico.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">lösendes Gefühl</td> <td class="indent">sentimento di sollievo.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Lustgefühl</td> <td class="indent">sentimento di piacere.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">rhythmisches Gefühl</td> <td class="indent">sentimento ritmico.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">sinnliches Gefühl</td> <td class="indent">sentimento sensoriale.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">spannendes Gefühl</td> <td class="indent">sentimento di tensione.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Thätigkeitsgefühl</td> <td class="indent">sentimento d’attività.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Totalgefühl</td> <td class="indent">sentimento totale.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Unlustgefühl</td> <td class="indent">sentimento di dispiacere.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">zusammengesetztes Gefühl</td> <td class="indent">sentimento composto.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Geisteserzeugniss</td> <td>prodotto dello spirito.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Geisteswissenschaft</td> <td>scienza dello spirito.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td><span class="pagenum" id="Page_273">[273]</span></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Gemüthsbewegung</td> <td>moto d’animo.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>geistig</td> <td>mentale, spirituale.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>geistige Gemeinschaften</td> <td>comunità spirituale.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Gemüthszustand</td> <td>stato d’animo.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Geräusch</td> <td>rumore.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Geschehen (psychisches)</td> <td>processo o fatto psichico.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Gesetz</td> <td>legge.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Gesetz der psychischen Contraste</td> <td class="indent">legge dei contrasti psichici.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Gesetz der psychischen Relationen</td> <td class="indent">legge delle relazioni psichiche.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Gesetz der psychischen Resultanten</td> <td class="indent">legge delle risultanti psichiche.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Gesetz der Contrastverstärkung</td> <td class="indent">legge del rinforzamento per contrasti.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Gesetz des geistigen Wachsthums</td> <td class="indent">legge dell’accrescimento spirituale.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Gesetz der Heterogonie der Zwecke</td> <td class="indent">legge dell’eterogenesi dei fini.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Beziehungsgesetze</td> <td class="indent">leggi di relazione.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Entwicklungsgesetze</td> <td class="indent">leggi di sviluppo.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Gesichtswinkel</td> <td>angolo visivo.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Handlung</td> <td>atto, azione.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Helligkeit</td> <td>chiarore.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Hemmung</td> <td>inibizione.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Illusion</td> <td>illusione.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">phantastische Illusion</td> <td class="indent">illusione di fantasia.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Indifferenzzone</td> <td>zona d’indifferenza.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Induction</td> <td>induzione.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Licht oder Farbeninduction</td> <td class="indent">induzione di luce o di colori.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Inhalt</td> <td>contenuto.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Intensitätsgrad</td> <td>grado d’intensità.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Instinct</td> <td>istinto.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Fortpflanzungsinstinct</td> <td class="indent">istinto di riproduzione.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Nahrungeinstinct</td> <td class="indent">istinto di nutrizione.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Kältepunkt</td> <td>punto del freddo.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Klarheit</td> <td>chiarezza.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Klang</td> <td>suono.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Klangfarbe</td> <td class="indent">colore del suono, timbro.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Einzelklang</td> <td class="indent">suono isolato.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Zusammenklang</td> <td class="indent">accordo</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Kraft</td> <td>potenza.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Lautgeberde</td> <td>gesti fonici.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Lautwandel</td> <td>mutazione fonetica.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Leidenschaft</td> <td>passione.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Localisation</td> <td>localizzazione.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Localisationsschärfe</td> <td>acutezza di localizzazione.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Localzeichen</td> <td>segni locali.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Methode</td> <td>metodo.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Abzählungsmethode</td> <td class="indent">metodo del calcolo.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Ausdrucksmethode</td> <td class="indent">metodo dell’espressione.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td><span class="pagenum" id="Page_274">[274]</span></td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Eindrucksmethode</td> <td class="indent">metodo dell’impressione.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Einstellungsmethode</td> <td class="indent">metodo dell’approssimazione.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Methode der richtigen und falschen Fälle</td> <td class="indent">metodo dei casi giusti e falsi.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Methode der mimimalen Aenderungen</td> <td class="indent">metodo delle variazioni minime.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Methode der minimalen Unterschiede</td> <td class="indent">metodo delle differenze minime.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Methode der mittleren Fehler</td> <td class="indent">metodo degli errori medi.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Naturzüchtung</td> <td>selezione naturale.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Obertöne</td> <td>ipertoni.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Objecte</td> <td>oggetti.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Orientirungspunkt</td> <td>punto d’orientazione.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Orientirungslinie</td> <td>linea d’orientazione.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Perception</td> <td>percezione (usato nel significato speciale dall’A.)</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Phantasie</td> <td>fantasia.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Phantasiethätigkeit</td> <td class="indent">attività fantastica.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">anschauliche Phantasie</td> <td class="indent">fantasia intuitiva.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Raum</td> <td>spazio.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">räumlich</td> <td class="indent">spaziale.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Reaction</td> <td>reazione.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">sensorielle oder vollständige</td> <td class="indent">reazione sensoriale o completa.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">musculäre oder verkürtzte</td> <td class="indent">reazione muscolare o abbreviata.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Fehlreaction</td> <td class="indent">reazione erronea.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">vorzeitige Reaction</td> <td class="indent">reazione prematura.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Reflexion</td> <td>reflessione.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Reflexvorgang</td> <td>processo riflesso.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Reiz</td> <td>stimolo.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Richtung</td> <td>direzione, tendenza.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Sättigung (der Farben)</td> <td>saturazione (dei colori).</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Schmerz</td> <td>dolore.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Schwebungen</td> <td>urti.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Schwelle</td> <td>soglia.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Raumschwelle</td> <td class="indent">soglia spaziale.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Reizschwelle</td> <td class="indent">soglia dello stimolo.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Unterschiedsschwelle</td> <td class="indent">soglia della differenza.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Schöpferische Synthese</td> <td>sintesi creatrice.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Seele</td> <td>anima.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Sehfeld</td> <td>campo visivo.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Sehschärfe</td> <td>acutezza visiva.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>sensorisch</td> <td>sensorio.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Sinn</td> <td>senso.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Sinnesreize</td> <td>stimolo sensibile.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Sinnlich</td> <td>sensoriale.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Sitte</td> <td>costumi.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td><span class="pagenum" id="Page_275">[275]</span></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Sprache</td> <td>linguaggio, lingua, favella.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Geberdensprache</td> <td class="indent">linguaggio di gesti.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Lautsprache</td> <td class="indent">linguaggio di suoni, fonetico.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Täuschung</td> <td>illusione.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Streckentäuschung</td> <td class="indent">illusione d’estensione.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Richtungstäuschung</td> <td class="indent">illusione di direzione.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Thätigkeit</td> <td>attività.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Tiefe</td> <td>profondità, o terza dimensione.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Ton</td> <td>tono.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Tonhöhe</td> <td class="indent">altezza del tono.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Tonlinie, Tonscala</td> <td class="indent">linea, scala dei toni.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Tonstösse</td> <td class="indent">battimenti di toni.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Differenzton</td> <td class="indent">tono di differenza, o differenziale.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Hauptton</td> <td class="indent">tono principale.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Grundton</td> <td class="indent">tono fondamentale.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Trieb</td> <td>impulso.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Triebfeder</td> <td class="indent">forza impellente.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Triebhandlung</td> <td class="indent">azione impulsiva.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Umfang der Aufinerksambeit, des Bewusstsein</td> <td>capacità dell’attenzione, della coscienza.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Unterscheidung</td> <td>distinzione.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Urtheil</td> <td>giudizio.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Verbindung</td> <td>combinazione.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Verdinglichung</td> <td>sostanzializzazione.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Veigleichung</td> <td>comparazione.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Vermögen</td> <td>facoltà.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Verschmelzung</td> <td>fusione.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Verstand</td> <td>intelletto.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Vorgang</td> <td>processo.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Vorstellung</td> <td>rappresentazione.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Begriffsvorstellung</td> <td class="indent">rappresentazione di concetto, idea.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Gehörsvoretellung</td> <td class="indent">rappresentazione uditoria.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Gesammtvorstellung</td> <td class="indent">rappresentazione totale.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Gesichtsvorstellung</td> <td class="indent">rappresentazione visiva.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">räumliche o Raumvorstellung</td> <td class="indent">rappresentazione spaziale o di spazio.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">zeitliche o Zeitvorstelluug</td> <td class="indent">rappresentazione di tempo</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Wortvorstellung</td> <td class="indent">rappresentazione verbale.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Zweckvorstellung</td> <td class="indent">rappresentazione del fine.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Verdunkelung der Vorstellungen</td> <td class="indent">oscuramento delle rappresentazioni.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Verdichtung der Vorstellungen</td> <td class="indent">condensamento.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Verschiebung der Vorstellungen</td> <td class="indent">spostamento.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Wachstum</td> <td>accrescimento.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Wahrnehmung</td> <td>rappresentazione direttamente riferita ad impressioni od oggetti esterni. Nella lingua italiana comune si direbbe percezione.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td><span class="pagenum" id="Page_276">[276]</span></td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Sinneswahrnehmung</td> <td class="indent">rappresentazione sensitiva.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Würmepunkt</td> <td>punto del caldo.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Wesen</td> <td>essenza, natura.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Wiedererkennung</td> <td>riconoscimento.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Wille</td> <td>volontà.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Gesammtwille</td> <td>volontà collettiva.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Wahl- (z.B. Vorgang)</td> <td>processo di scelta.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Willens (z.B. Vorgang)</td> <td>processo di volere.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">willkürlich- (z.B. Vorgang)</td> <td>processo volontario.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Zeit</td> <td>tempo.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Zeitarten</td> <td class="indent">modi del tempo.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Zeitstufen</td> <td class="indent">gradi del tempo.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="indent">Zeitzeichen</td> <td class="indent">segni temporali.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Zusammenhang</td> <td>connessione.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Zustände</td> <td>stati.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>zweckmässig</td> <td>rispondente, conforme allo scopo finale.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Zweckmässigkeit</td> <td>finalità.</td>
- </tr>
-</table>
-
-<div class="chapter"></div>
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_277">[277]</span>
-</p>
-
-<h2><a id="indicealf"></a>
-Indice delle materie per ordine alfabetico
-</h2>
-
-<ul class="alfa">
-<li>Accordo, <a href="#Page_79">79</a>.</li>
-<li>Accrescimento dell’energia psichica, <a href="#Page_265">265</a>.</li>
-<li class="subitem"> spirituale (legge dell’), <a href="#Page_267">267</a>.</li>
-<li>Afasia, <a href="#Page_167">167</a>.</li>
-<li>Alfabeto dei ciechi, <a href="#Page_87">87</a>.</li>
-<li>Allucinazioni, <a href="#Page_217">217</a>.</li>
-<li>Alterazioni.</li>
-<li class="subitem">negli elementi psichici, <a href="#Page_217">217</a>.</li>
-<li class="subitem">nelle appercezioni, <a href="#Page_219">219</a>.</li>
-<li class="subitem">nelle associazioni, <a href="#Page_219">219</a>.</li>
-<li class="subitem">nelle formazioni psichiche, <a href="#Page_217">217-18</a>.</li>
-<li>Analisi appercettiva, <a href="#Page_212">212</a>.</li>
-<li>Anestesia, <a href="#Page_217">217</a>.</li>
-<li>Anima, <a href="#Page_256">256</a>.</li>
-<li>Animali.</li>
-<li class="subitem">loro proprietà psichiche, <a href="#Page_224">224</a> e segg.</li>
-<li class="subitem">rapporto genetico degli animali all’uomo, <a href="#Page_227">227</a>.</li>
-<li class="subitem">società animali, <a href="#Page_226">226</a>, <a href="#Page_240">240</a>.</li>
-<li>Animismo, <a href="#Page_247">247</a>.</li>
-<li>Appercezione, <a href="#Page_169">169</a>.</li>
-<li class="subitem">attiva, <a href="#Page_177">177</a>.</li>
-<li class="subitem">centro dell’appercezione, <a href="#Page_167">167</a>.</li>
-<li class="subitem">come processo di volere, <a href="#Page_178">178</a>.</li>
-<li class="subitem">nel bambino, <a href="#Page_232">232</a>.</li>
-<li class="subitem">passiva, <a href="#Page_176">176</a>.</li>
-<li class="subitem">personificante, <a href="#Page_246">246</a>.</li>
-<li class="subitem">sentimento d’attività nell’a., <a href="#Page_176">176</a>.</li>
-<li>Aristotele, <a href="#Page_182">182</a>.</li>
-<li>Assimilazione, <a href="#Page_185">185</a>.</li>
-<li>Assimilazioni di rappresentazioni uditorie, <a href="#Page_185">185</a>.</li>
-<li class="subitem">di sentimenti intensivi, <a href="#Page_185">185</a>.</li>
-<li class="subitem">nel senso tattile, <a href="#Page_186">186</a>.</li>
-<li class="subitem">nel senso visivo, <a href="#Page_187">187</a> e segg.</li>
-<li class="subitem">nell’illusione fantastica, <a href="#Page_217">217</a>.</li>
-<li class="subitem">suoi effetti sulle associazioni successive, <a href="#Page_191">191</a>.</li>
-<li class="subitem">sul processo di riconoscimento, <a href="#Page_192">192</a>.</li>
-<li>Associazione, <a href="#Page_181">181</a>.</li>
-<li class="subitem">come processo elementare, <a href="#Page_188">188</a>.</li>
-<li class="subitem">mediata, <a href="#Page_197">197</a>.</li>
-<li class="subitem">nel bambino, <a href="#Page_232">232</a>.</li>
-<li class="subitem">simultanea, <a href="#Page_184">184</a>.</li>
-<li class="subitem">successiva, <a href="#Page_191">191</a>.</li>
-<li>Attenzione, <a href="#Page_169">169</a>.</li>
-<li class="subitem">capacità della, <a href="#Page_171">171</a>.</li>
-<li class="subitem">nel bambino, <a href="#Page_232">232</a>.</li>
-<li class="subitem">nelle combinazioni appercettive, <a href="#Page_202">202</a>.</li>
-<li>Attesa, <a href="#Page_119">119</a>.</li>
-<li class="subitem">negli esper. di reazione, <a href="#Page_160">160</a>.</li>
-<li class="subitem">sentimento dell’a., <a href="#Page_177">177</a>.</li>
-<li>Atto di scelta, <a href="#Page_152">152</a>.</li>
-<li class="subitem">impulsivo, <a href="#Page_151">151</a>.</li>
-<li class="subitem">volontario, <a href="#Page_152">152</a>.</li>
-<li>Attualità dell’anima (concetto dell’), <a href="#Page_258">258</a>.</li>
-<li>Autocoscienza, <a href="#Page_180">180</a>.</li>
-<li class="subitem">sviluppo nel bambino, <a href="#Page_233">233</a>.</li>
-<li>Autosuggestione, <a href="#Page_220">220</a>.</li>
-</ul>
-
-<ul class="alfa">
-<li>Bambino (linguaggio del), <a href="#Page_235">235</a>.</li>
-<li class="subitem">psicologia del bambino e suoi errori, <a href="#Page_239">239</a>.</li>
-<li class="subitem">sviluppo delle funzioni psichiche del b., <a href="#Page_280">280</a> e segg.</li>
-<li>Battimenti di toni, <a href="#Page_80">80</a>.</li>
-<li>Benessere fisico, <a href="#Page_132">132</a>.</li>
-<li>Bianco (colore), <a href="#Page_43">43</a>, <a href="#Page_47">47</a>.</li>
-<li>Bisonanza, <a href="#Page_81">81</a>.</li>
-</ul>
-
-<p><span class="pagenum" id="Page_278">[278]</span></p>
-
-<ul class="alfa">
-<li>Campo visivo, <a href="#Page_94">94</a>.</li>
-<li class="subitem">della coscienza, <a href="#Page_170">170</a>.</li>
-<li>Carattere specifico degli elementi psichici, <a href="#Page_23">23</a>.</li>
-<li>Catalessi ipnotica, <a href="#Page_221">221</a>.</li>
-<li>Causalità (concetto della), <a href="#Page_255">255</a>.</li>
-<li class="subitem">psichica, <a href="#Page_262">262</a>.</li>
-<li>Cecità ai colori, <a href="#Page_57">57</a>, <a href="#Page_58">58</a>.</li>
-<li>Centri psichici, <a href="#Page_167">167</a>.</li>
-<li>Chiarezza, <a href="#Page_169">169</a>.</li>
-<li>Chiarore dei colori, <a href="#Page_44">44</a>, <a href="#Page_45">45</a>.</li>
-<li>Colori:</li>
-<li class="subitem">complementari, <a href="#Page_52">52</a>.</li>
-<li class="subitem">contrari, <a href="#Page_45">45</a>.</li>
-<li class="subitem">contrasto di colori, <a href="#Page_55">55</a>.</li>
-<li class="subitem">fondamentali, <a href="#Page_58">58</a>.</li>
-<li class="subitem">sfera dei colori, <a href="#Page_48">48</a>.</li>
-<li class="subitem">teoria dei colori, <a href="#Page_58">58</a>.</li>
-<li class="subitem">triangolo dei colori, <a href="#Page_53">53</a>.</li>
-<li>Comparazione, <a href="#Page_204">204</a>.</li>
-<li>Complicazioni, <a href="#Page_190">190</a>.</li>
-<li>Comunità spirituali, <a href="#Page_240">240</a>.</li>
-<li>Concetto, <a href="#Page_214">214</a>.</li>
-<li class="subitem">sentimento del concetto, <a href="#Page_215">215</a>.</li>
-<li>Coni della retina, <a href="#Page_93">93</a>.</li>
-<li>Conoscenza mediata o concettuale immediata o intuitiva, <a href="#Page_4">4</a>.</li>
-<li>Conoscimento, <a href="#Page_195">195</a>.</li>
-<li>Contrasto, <a href="#Page_209">209</a>.</li>
-<li class="subitem">legge psicologica del contrasto psichico, <a href="#Page_266">266</a>.</li>
-<li>Coscienza:</li>
-<li class="subitem">campo visivo della c., <a href="#Page_170">170</a>.</li>
-<li class="subitem">capacità della c., <a href="#Page_174">174</a>.</li>
-<li class="subitem">collettiva, <a href="#Page_253">253</a>.</li>
-<li class="subitem">gradi di c., <a href="#Page_168">168</a>.</li>
-<li class="subitem">individuale, <a href="#Page_165">165</a>.</li>
-<li class="subitem">processi sentimentali sulla c., <a href="#Page_175">175</a>.</li>
-<li class="subitem">punto visivo della c., <a href="#Page_170">170</a>.</li>
-<li class="subitem">soglia della c., <a href="#Page_170">170</a>.</li>
-<li class="subitem">stati anormali della c., <a href="#Page_218">218</a>.</li>
-<li>Costume, <a href="#Page_249">249</a>.</li>
-</ul>
-
-<ul class="alfa">
-<li>Decisione, <a href="#Page_152">152</a>.</li>
-<li>Depressione (stati di), <a href="#Page_218">218</a>.</li>
-<li>Differenze di direzione nelle qualità sensibili;</li>
-<li class="subitem">differenze massime, <a href="#Page_26">26</a>.</li>
-<li>Dissonanza, <a href="#Page_81">81</a>.</li>
-<li>Distanza (senso della), <a href="#Page_91">91</a>.</li>
-<li class="subitem">rappresentazione di d., <a href="#Page_109">109</a>.</li>
-<li>Distintezza, <a href="#Page_169">169</a>.</li>
-<li>Dolore (sensazioni di), <a href="#Page_36">36</a>.</li>
-<li>Dualità delle forme logiche del pensiero, <a href="#Page_214">214</a>.</li>
-<li>Dubbio, <a href="#Page_158">158</a>.</li>
-</ul>
-
-<ul class="alfa">
-<li>Elementi psichici, <a href="#Page_22">22</a>.</li>
-<li class="subitem">nel bambino, <a href="#Page_230">230</a>.</li>
-<li>Emozioni, <a href="#Page_137">137</a>.</li>
-<li class="subitem">classificazioni dell’e., <a href="#Page_144">144</a>.</li>
-<li class="subitem">decorso rappresentativo dell’e., <a href="#Page_138">138</a>.</li>
-<li class="subitem">estrinsecazioni rappresentative dell’e., <a href="#Page_140">140</a>.</li>
-<li class="subitem">estrinsecazioni sentimentali dell’e., <a href="#Page_139">139</a>.</li>
-<li class="subitem">forme fondamentali dell’e., <a href="#Page_144">144</a>.</li>
-<li class="subitem">forme di decorso nell’e., <a href="#Page_148">148</a>.</li>
-<li class="subitem">intensità dell’e., <a href="#Page_146">146</a>.</li>
-<li class="subitem">movimenti espressivi, <a href="#Page_139">139</a>.</li>
-<li class="subitem">movimento del respiro e del polso nell’e., <a href="#Page_140">140</a>.</li>
-<li class="subitem">nomi dell’e., <a href="#Page_137">137</a>.</li>
-<li class="subitem">qualità dell’e., <a href="#Page_145">145</a>.</li>
-<li class="subitem">rinforzamento dell’e., <a href="#Page_143">143</a>.</li>
-<li class="subitem">sentimenti iniziale e finale nell’e., <a href="#Page_138">138</a>.</li>
-<li>Empirismo (nella rappres. di spazio), <a href="#Page_92">92</a>, <a href="#Page_114">114</a>.</li>
-<li>Energia</li>
-<li class="subitem">accrescimento dell’e. fisica, <a href="#Page_265">265</a>.</li>
-<li class="subitem">costanza dell’e. fisica, <a href="#Page_265">265</a>.</li>
-<li class="subitem">grandezze dell’e. fisiche, <a href="#Page_265">265</a>.</li>
-<li class="subitem">grandezze dell’e. psichiche, <a href="#Page_265">265</a>.</li>
-<li class="subitem">legge dell’e. specifica, <a href="#Page_34">34</a>.</li>
-<li>Esaltazione (stati di), <a href="#Page_218">218</a>.</li>
-<li>Esperienza immediata, <a href="#Page_3">3</a>, <a href="#Page_258">258</a>.</li>
-<li class="subitem">mediata, <a href="#Page_3">3</a>, <a href="#Page_258">258</a>.</li>
-<li>Esperimento, <a href="#Page_15">15</a>.</li>
-<li>Eterogenesi dei fini (legge dell’), <a href="#Page_268">268</a>.</li>
-<li>Evoluzione (leggi psicologiche di), <a href="#Page_267">267</a>.</li>
-</ul>
-
-<ul class="alfa">
-<li>Fantasia, <a href="#Page_213">213</a>, <a href="#Page_216">216</a>.</li>
-<li class="subitem">attività fantastica, <a href="#Page_212">212</a>.</li>
-<li class="subitem">imagini fantastiche, <a href="#Page_211">211</a>.</li>
-<li class="subitem">intuitiva e combinativa, <a href="#Page_216">216</a>.</li>
-<li class="subitem">nel bambino, <a href="#Page_237">237</a>.</li>
-<li class="subitem">rappresentazioni fantastiche, <a href="#Page_211">211</a>.</li>
-<li>Favella, suo centro, <a href="#Page_167">167</a>.</li>
-<li><span class="pagenum" id="Page_279">[279]</span></li>
-<li>Fechner (legge psicofisica di), <a href="#Page_208">208</a>.</li>
-<li>Feticismo, <a href="#Page_247">247</a>.</li>
-<li>Finalità dei riflessi, <a href="#Page_156">156</a>.</li>
-<li>Fine (concetto di), <a href="#Page_262">262</a>.</li>
-<li>Forza (concetto di f. nella fisica), <a href="#Page_256">256</a>, <a href="#Page_264">264</a>.</li>
-<li>Forza impellente (nei processi di volere), <a href="#Page_150">150</a>.</li>
-<li>Formazioni psichiche, <a href="#Page_20">20</a>, <a href="#Page_73">73</a>.</li>
-<li>Fusione, <a href="#Page_76">76</a>.</li>
-</ul>
-
-<ul class="alfa">
-<li>Gesti: loro importanza per lo sviluppo del linguaggio nel bambino, <a href="#Page_236">236</a>.</li>
-<li>Giudizio, <a href="#Page_214">214</a>.</li>
-<li>Giuoco, <a href="#Page_237">237</a>.</li>
-<li>Goethe, <a href="#Page_66">66</a>.</li>
-<li>Grandezza psichica, <a href="#Page_205">205</a>.</li>
-<li>Grigio (colore), <a href="#Page_43">43</a>.</li>
-<li>Gusto (senso del), <a href="#Page_42">42</a>.</li>
-</ul>
-
-<ul class="alfa">
-<li>Hartley, <a href="#Page_182">182</a>.</li>
-<li>Helmholtz, <a href="#Page_58">58</a>, <a href="#Page_81">81</a>.</li>
-<li>Hering, <a href="#Page_58">58</a>.</li>
-<li>Hume, <a href="#Page_182">182</a>.</li>
-</ul>
-
-<ul class="alfa">
-<li>Illusione, <a href="#Page_189">189</a>.</li>
-<li class="subitem">fantastica, <a href="#Page_217">217</a>.</li>
-<li>Illusioni di direzione e d’estensione nelle rappresentazioni di spazio, <a href="#Page_99">99</a>.</li>
-<li>Imagine consecutiva, <a href="#Page_54">54</a>.</li>
-<li class="subitem">doppia, <a href="#Page_110">110</a>.</li>
-<li class="subitem">fantastica, <a href="#Page_211">211</a>.</li>
-<li class="subitem">mnemonica, <a href="#Page_196">196</a>.</li>
-<li>Incoscienza, <a href="#Page_165">165</a>, <a href="#Page_168">168</a>.</li>
-<li>Intelletto, <a href="#Page_216">216</a>.</li>
-<li class="subitem">attività intellettiva, <a href="#Page_213">213</a>.</li>
-<li class="subitem">nel bambino, <a href="#Page_238">238</a>.</li>
-<li>Intensità (gradi d’), <a href="#Page_37">37</a>, <a href="#Page_204">204</a>.</li>
-<li>Introspezione, <a href="#Page_7">7</a>.</li>
-<li>Io, <a href="#Page_180">180</a>.</li>
-<li>Iperestesia, <a href="#Page_217">217</a>.</li>
-<li>Ipertoni, <a href="#Page_77">77</a>.</li>
-<li>Ipnosi, <a href="#Page_220">220</a>.</li>
-<li>Irradiazioni delle stimolazioni luminose, <a href="#Page_56">56</a>.</li>
-<li>Isocronismo, <a href="#Page_118">118</a>.</li>
-<li>Istinti, <a href="#Page_226">226</a>, <a href="#Page_228">228</a>.</li>
-</ul>
-
-<ul class="alfa">
-<li>Leggi psicologiche di relazione, <a href="#Page_263">263</a>.</li>
-<li>Leggi psicologiche di evoluzione, <a href="#Page_267">267</a>.</li>
-<li>Legge della relatività di grandezze psichiche, <a href="#Page_206">206</a>.</li>
-<li>Legge di proporzionalità, <a href="#Page_208">208</a>.</li>
-<li>Linea di fissazione, <a href="#Page_109">109</a>.</li>
-<li class="subitem">d’orientazione, <a href="#Page_108">108</a>.</li>
-<li>Linguaggio, <a href="#Page_242">242</a>.</li>
-<li class="subitem">nel bambino, <a href="#Page_235">235</a>.</li>
-<li>Lobo frontale (centro dell’appercezione), <a href="#Page_167">167</a>.</li>
-<li>Localizzazione delle funzioni psichiche, <a href="#Page_166">166</a>.</li>
-<li class="subitem">acutezza della localiz. sulla pelle, <a href="#Page_86">86</a>.</li>
-<li class="subitem">acutezza della localiz. nell’occhio, <a href="#Page_95">95</a>.</li>
-<li class="subitem">dello stimolo, <a href="#Page_84">84</a>.</li>
-</ul>
-
-<ul class="alfa">
-<li>Magnetismo animale, <a href="#Page_228">228</a>.</li>
-<li>Marcia, <a href="#Page_119">119</a>.</li>
-<li>Materia (concetto di), <a href="#Page_255">255</a>.</li>
-<li>Materialismo, <a href="#Page_257">257</a>.</li>
-<li>Memoria, <a href="#Page_200">200</a>.</li>
-<li class="subitem">deperimento e perdita della m., <a href="#Page_201">201</a>.</li>
-<li class="subitem">imagine mnemonica, <a href="#Page_196">196</a>.</li>
-<li class="subitem">memoria mediata, <a href="#Page_197">197</a>.</li>
-<li class="subitem">processo di memoria, <a href="#Page_196">196</a>.</li>
-<li class="subitem">rappresentazioni mnemoniche, <a href="#Page_196">196</a>.</li>
-<li class="subitem">relazioni della memoria al riconoscimento, <a href="#Page_198">198</a>.</li>
-<li class="subitem">sentimento di ricordanza, <a href="#Page_199">199</a>.</li>
-<li>Matamorfopsie, <a href="#Page_96">96</a>.</li>
-<li>Metodi psicofisici, <a href="#Page_208">208</a>.</li>
-<li class="subitem">d’espressione e d’impressione nello studio degli elementi psichici, <a href="#Page_70">70</a>.</li>
-<li>Misure fisiche e psichiche, <a href="#Page_205">205</a>, <a href="#Page_264">264</a>.</li>
-<li>Mito, <a href="#Page_245">245</a>.</li>
-<li>Mondo esterno, <a href="#Page_181">181</a>.</li>
-<li>Motivi del volere, <a href="#Page_150">150</a>.</li>
-<li>Movimenti d’accomodazione, <a href="#Page_113">113</a>.</li>
-<li class="subitem">dell’occhio, <a href="#Page_97">97</a>.</li>
-<li class="subitem">del corpo e loro rappresentazione, <a href="#Page_90">90</a>.</li>
-<li class="subitem">espressivi (mimici e pantomimici), <a href="#Page_139">139</a>, <a href="#Page_157">157</a>.</li>
-</ul>
-
-<ul class="alfa">
-<li>Nativismo, <a href="#Page_92">92</a>, <a href="#Page_114">114</a>, <a href="#Page_127">127</a>.</li>
-<li>Nero (colore), <a href="#Page_43">43</a>.</li>
-<li>Nutrizione (istinto della), <a href="#Page_226">226</a>.</li>
-</ul>
-
-<ul class="alfa">
-<li>Occhio, <a href="#Page_93">93</a>, <a href="#Page_95">95</a>, <a href="#Page_97">97</a>.</li>
-<li>Oggetti corporei, <a href="#Page_108">108</a>.</li>
-<li>Orecchio, <a href="#Page_32">32</a>.</li>
-<li><span class="pagenum" id="Page_280">[280]</span></li>
-<li>Orientazione reciproca degli elementi della rappresentaz. di spazio, <a href="#Page_95">95</a>.</li>
-<li class="subitem">delle rappresentazioni al soggetto, <a href="#Page_106">106</a>.</li>
-</ul>
-
-<ul class="alfa">
-<li>Paralassi binoculare, <a href="#Page_112">112</a>.</li>
-<li>Parallelismo psicofisico, <a href="#Page_86">86</a>, <a href="#Page_261">261</a>.</li>
-<li>Pensiero, <a href="#Page_202">202</a>.</li>
-<li class="subitem">astratto, <a href="#Page_244">244</a>.</li>
-<li>Percezione, <a href="#Page_170">170</a>.</li>
-<li>Personalità psichica, <a href="#Page_21">21</a>.</li>
-<li>Polso, <a href="#Page_71">71</a>.</li>
-<li>Processi:</li>
-<li class="subitem">fotochimici della retina, <a href="#Page_58">58</a>.</li>
-<li class="subitem">meccanici del volere, <a href="#Page_156">156</a>.</li>
-<li>Processo psichico, sua natura, <a href="#Page_11">11</a>.</li>
-<li class="subitem">sua rapidità, <a href="#Page_163">163</a>.</li>
-<li>Prodotti dello spirito, <a href="#Page_18">18</a>.</li>
-<li>Proposizione come espressione dell’ordine delle parole nel discorso, <a href="#Page_214">214</a>.</li>
-<li>Prospettiva, <a href="#Page_114">114</a>.</li>
-<li>Psicologia:</li>
-<li class="subitem">còmpito della ps., <a href="#Page_1">1</a>.</li>
-<li class="subitem">dell’associazione, <a href="#Page_10">10</a>.</li>
-<li class="subitem">delle facoltà, <a href="#Page_9">9</a>, <a href="#Page_166">166</a>.</li>
-<li class="subitem">descrittiva, <a href="#Page_9">9</a>.</li>
-<li class="subitem">empirica, <a href="#Page_6">6</a>.</li>
-<li class="subitem">esplicativa, <a href="#Page_9">9</a>.</li>
-<li class="subitem">intellettualistica, <a href="#Page_10">10</a>.</li>
-<li class="subitem">materialistica, <a href="#Page_6">6</a>, <a href="#Page_257">257</a>.</li>
-<li class="subitem">metafisica, <a href="#Page_5">5</a>.</li>
-<li class="subitem">sociale, <a href="#Page_8">8</a>, <a href="#Page_18">18</a>.</li>
-<li class="subitem">sperimentale, <a href="#Page_8">8</a>, <a href="#Page_18">18</a>.</li>
-<li class="subitem">spiritualistica, <a href="#Page_5">5</a>, <a href="#Page_257">257</a>.</li>
-<li class="subitem">volontaristica, <a href="#Page_11">11</a>.</li>
-<li class="subitem">scienza dell’anima, <a href="#Page_1">1</a>.</li>
-<li class="subitem">scienza dell’esperienza immediata, <a href="#Page_7">7</a>.</li>
-<li class="subitem">scienza del senso interno, <a href="#Page_1">1</a>, <a href="#Page_7">7</a>.</li>
-<li class="subitem">sue relazioni alla filosofia, <a href="#Page_13">13</a>.</li>
-<li class="subitem">sue relazioni alle scienze dello spirito, <a href="#Page_18">18</a>.</li>
-<li class="subitem">sue relazioni alla scienza naturale, <a href="#Page_13">13</a>.</li>
-<li>Punto cieco, <a href="#Page_102">102</a>.</li>
-<li>Punti del caldo, <a href="#Page_38">38</a>.</li>
-<li class="subitem">del freddo, <a href="#Page_38">38</a>.</li>
-<li>Punto di fissazione, <a href="#Page_95">95</a>.</li>
-<li class="subitem">d’orientazione, <a href="#Page_106">106</a>.</li>
-<li class="subitem">visivo, <a href="#Page_95">95</a>.</li>
-<li class="subitem">visivo della coscienza, <a href="#Page_170">170</a>.</li>
-</ul>
-
-<ul class="alfa">
-<li>Qualità (gradi di), <a href="#Page_204">204</a>.</li>
-<li class="subitem">(sistemi di), <a href="#Page_25">25</a>.</li>
-</ul>
-
-<ul class="alfa">
-<li>Ragione, <a href="#Page_228">228</a>.</li>
-<li>Ragione determinante negli atti di volere, <a href="#Page_150">150</a>.</li>
-<li>Rapporto tra corpo ed anima, <a href="#Page_260">260</a>.</li>
-<li>Rappresentazioni</li>
-<li class="subitem">di concetti, <a href="#Page_214">214</a>.</li>
-<li class="subitem">di direzione, <a href="#Page_109">109</a>.</li>
-<li class="subitem">di distanza, <a href="#Page_109">109</a>.</li>
-<li class="subitem">estensive, <a href="#Page_82">82</a>.</li>
-<li class="subitem">di fantasia, <a href="#Page_211">211</a>.</li>
-<li class="subitem">intensive, <a href="#Page_75">75</a>.</li>
-<li class="subitem">mnemoniche, <a href="#Page_196">196</a>.</li>
-<li class="subitem">di movimento, <a href="#Page_90">90</a>.</li>
-<li class="subitem">di posizione, <a href="#Page_91">91</a>.</li>
-<li class="subitem">di profondità o corporee, <a href="#Page_109">109</a>.</li>
-<li class="subitem">di spazio, <a href="#Page_82">82</a>.</li>
-<li class="subitem">di superficie, <a href="#Page_111">111</a>.</li>
-<li class="subitem">di tempo, <a href="#Page_115">115</a>.</li>
-<li class="subitem">di spazio e di tempo nel bambino, <a href="#Page_231">231</a>, <a href="#Page_232">232</a>.</li>
-<li class="subitem">rappresentazione totale, <a href="#Page_211">211</a>.</li>
-<li class="subitem">associazione di r., <a href="#Page_114">114</a>.</li>
-<li class="subitem">condensamento, oscuramento, spostamento della r., <a href="#Page_252">252</a>.</li>
-<li class="subitem">riproduzione della r., <a href="#Page_183">183</a>.</li>
-<li class="subitem">sostanzializzazione della r., <a href="#Page_11">11</a>.</li>
-<li>Reazione (esperimento di), <a href="#Page_163">163</a>.</li>
-<li class="subitem">muscolare, <a href="#Page_160">160</a>.</li>
-<li class="subitem">sensoriale, <a href="#Page_160">160</a>.</li>
-<li>Relatività delle grandezze psichiche, <a href="#Page_206">206</a>.</li>
-<li>Relazione (funzione di), <a href="#Page_203">203</a>.</li>
-<li class="subitem">leggi di relazione, <a href="#Page_268">268</a>.</li>
-<li>Relazioni psichiche (legge delle), <a href="#Page_265">265</a>.</li>
-<li>Respirazione (movimento di), <a href="#Page_140">140</a>.</li>
-<li>Riconoscimento:</li>
-<li class="subitem">assimilazione per r., <a href="#Page_194">194</a>.</li>
-<li class="subitem">mediato, <a href="#Page_194">194</a>.</li>
-<li class="subitem">sensitivo, <a href="#Page_192">192</a>.</li>
-<li class="subitem">sentimento di r., <a href="#Page_194">194</a>.</li>
-<li class="subitem">sue relazioni ai processi di memoria, <a href="#Page_197">197</a>.</li>
-<li>Riflessione, <a href="#Page_202">202</a>.</li>
-<li>Riflessi, <a href="#Page_162">162</a>, <a href="#Page_229">229</a>.</li>
-<li>Rinforzamento per contrasto, <a href="#Page_266">266</a>.</li>
-<li><span class="pagenum" id="Page_281">[281]</span></li>
-<li>Riproduzione (istinto della), <a href="#Page_223">223</a>.</li>
-<li class="subitem">delle rappresentazioni, <a href="#Page_183">183</a>.</li>
-<li>Risoluzione, <a href="#Page_152">152</a>.</li>
-<li>Risonanza, <a href="#Page_81">81</a>.</li>
-<li>Risultanti psichiche (legge delle), <a href="#Page_263">263</a>.</li>
-<li>Rumore, <a href="#Page_80">80</a>.</li>
-</ul>
-
-<ul class="alfa">
-<li>Saturazione, <a href="#Page_46">46</a>.</li>
-<li>Scelta (atto di), <a href="#Page_152">152</a>.</li>
-<li>Scienza naturale, <a href="#Page_3">3</a>, <a href="#Page_13">13</a>.</li>
-<li>Scienze dello spirito, <a href="#Page_8">8</a>, <a href="#Page_13">13</a>, <a href="#Page_259">259</a>.</li>
-<li class="subitem">relazioni loro alla psicologia, <a href="#Page_258">258</a>.</li>
-<li>Segni locali, <a href="#Page_85">85</a>, <a href="#Page_88">88</a>.</li>
-<li class="subitem">Segni locali complessi, <a href="#Page_105">105</a>, <a href="#Page_109">109</a>.</li>
-<li class="subitem">Segni locali complessi della profondità, <a href="#Page_112">112</a>.</li>
-<li class="subitem">temporali, <a href="#Page_127">127</a>.</li>
-<li>Selezione naturale, <a href="#Page_229">229</a>.</li>
-<li>Sensazioni.</li>
-<li class="subitem">acromatiche, <a href="#Page_48">48</a>.</li>
-<li class="subitem">affinità e differenze tra sensazione e sentimento, <a href="#Page_24">24</a>.</li>
-<li class="subitem">di caldo, <a href="#Page_38">38</a>.</li>
-<li class="subitem">di chiarore, <a href="#Page_47">47</a>.</li>
-<li class="subitem">cromatiche, <a href="#Page_44">44</a>.</li>
-<li class="subitem">disparate, <a href="#Page_28">28</a>.</li>
-<li class="subitem">di freddo, <a href="#Page_38">38</a>.</li>
-<li class="subitem">di gusto, <a href="#Page_42">42</a>.</li>
-<li class="subitem">intensità della s., <a href="#Page_24">24</a>.</li>
-<li class="subitem">di luce, <a href="#Page_43">43</a>.</li>
-<li class="subitem">di olfatto, <a href="#Page_41">41</a>.</li>
-<li class="subitem">persistenza della s., <a href="#Page_54">54</a>.</li>
-<li class="subitem">di pressione, <a href="#Page_37">37</a>.</li>
-<li class="subitem">pure, <a href="#Page_30">30</a>.</li>
-<li class="subitem">qualità delle s., <a href="#Page_24">24</a>.</li>
-<li class="subitem">sistemi di s., <a href="#Page_25">25</a>.</li>
-<li class="subitem">di suono, <a href="#Page_39">39</a>.</li>
-<li class="subitem">tono sentimentale della s., <a href="#Page_60">60</a>.</li>
-<li>Sensi chimici e meccanici, <a href="#Page_33">33</a>.</li>
-<li>Senso esterno ed interno, <a href="#Page_2">2</a>.</li>
-<li class="subitem">generale, <a href="#Page_36">36</a>.</li>
-<li>Sentimento.</li>
-<li class="subitem">d’attesa, <a href="#Page_177">177</a>.</li>
-<li class="subitem">di attività, <a href="#Page_153">153</a>, <a href="#Page_176">176</a>.</li>
-<li class="subitem">calmante, <a href="#Page_66">66</a>.</li>
-<li class="subitem">componente, <a href="#Page_129">129</a>.</li>
-<li class="subitem">composto, <a href="#Page_128">128</a>.</li>
-<li class="subitem">del concetto, <a href="#Page_215">215</a>.</li>
-<li class="subitem">di conoscimento, <a href="#Page_195">195</a>.</li>
-<li class="subitem">di contezza, <a href="#Page_192">192</a>.</li>
-<li class="subitem">di contrasto, <a href="#Page_132">132</a>.</li>
-<li class="subitem">deprimente, <a href="#Page_66">66</a>.</li>
-<li class="subitem">direzione del s., <a href="#Page_66">66</a>.</li>
-<li class="subitem">disgradevole, <a href="#Page_133">133</a>.</li>
-<li class="subitem">di dispiacere, <a href="#Page_66">66</a>, <a href="#Page_131">131</a>.</li>
-<li class="subitem">eccitante, <a href="#Page_66">66</a>.</li>
-<li class="subitem">estensivo, <a href="#Page_134">134</a>.</li>
-<li class="subitem">estetico elementare, <a href="#Page_132">132</a>.</li>
-<li class="subitem">di forma, <a href="#Page_135">135</a>.</li>
-<li class="subitem">generale, <a href="#Page_130">130</a>.</li>
-<li class="subitem">gradevole, <a href="#Page_133">133</a>.</li>
-<li class="subitem">influenza del s. sulla rappresent. di tempo, <a href="#Page_127">127</a>.</li>
-<li class="subitem">influenza del s. sugli sviluppi riflettenti la psicologia sociale, <a href="#Page_253">253</a>.</li>
-<li class="subitem">intensità del s., <a href="#Page_63">63</a>.</li>
-<li class="subitem">intensivo, <a href="#Page_133">133</a>.</li>
-<li class="subitem">intrecci di s., <a href="#Page_130">130</a>.</li>
-<li class="subitem">irritante, <a href="#Page_66">66</a>.</li>
-<li class="subitem">nomi del s., <a href="#Page_65">65</a>.</li>
-<li class="subitem">parziale, <a href="#Page_129">129</a>.</li>
-<li class="subitem">del patire, <a href="#Page_176">176</a>.</li>
-<li class="subitem">di piacere, <a href="#Page_66">66</a>, <a href="#Page_131">131</a>.</li>
-<li class="subitem">qualità del s., <a href="#Page_63">63</a>.</li>
-<li class="subitem">di ricordanza, <a href="#Page_199">199</a>.</li>
-<li class="subitem">risultante, <a href="#Page_129">129</a>.</li>
-<li class="subitem">ritmico, <a href="#Page_135">135</a>.</li>
-<li class="subitem">semplice, <a href="#Page_59">59</a>.</li>
-<li class="subitem">sensoriale, <a href="#Page_60">60</a>.</li>
-<li class="subitem">del solletico, <a href="#Page_132">132</a>.</li>
-<li class="subitem">di sollievo, <a href="#Page_66">66</a>.</li>
-<li class="subitem">di tensione, <a href="#Page_66">66</a>.</li>
-<li class="subitem">totale, <a href="#Page_129">129</a>.</li>
-<li class="subitem">unità dello stato sentimentale, <a href="#Page_136">136</a>.</li>
-<li>Sezione aurea, <a href="#Page_185">185</a>.</li>
-<li>Simmetria, <a href="#Page_135">135</a>.</li>
-<li>Sintesi appercettiva, <a href="#Page_211">211</a>.</li>
-<li class="subitem">creatrice, <a href="#Page_264">264</a>.</li>
-<li>Soglia della coscienza, <a href="#Page_170">170</a>.</li>
-<li class="subitem">di differenza dello stimolo, <a href="#Page_206">206</a>.</li>
-<li class="subitem">dello stimolo, <a href="#Page_206">206</a>.</li>
-<li class="subitem">relativa di differenza, <a href="#Page_206">206</a>.</li>
-<li>Sogni, <a href="#Page_220">220</a>.</li>
-<li>Sonnambulismo, <a href="#Page_220">220</a>.</li>
-<li>Sostanzialità dell’animo, <a href="#Page_257">257</a>.</li>
-<li>Spazio (rappresent. tattili dello), <a href="#Page_84">84</a>.</li>
-<li>Spazio (rappresent. visive dello), <a href="#Page_93">93</a>.</li>
-<li>Spiritualismo, <a href="#Page_257">257</a>.</li>
-<li>Stati psichici, <a href="#Page_216">216</a>.</li>
-<li><span class="pagenum" id="Page_282">[282]</span></li>
-<li>Stereoscopio, <a href="#Page_113">113</a>.</li>
-<li>Stimolo:</li>
-<li class="subitem">fisico, <a href="#Page_30">30</a>.</li>
-<li class="subitem">fisiologico, periferico e centrale, <a href="#Page_30">30</a>.</li>
-<li class="subitem">trasporto dello st., <a href="#Page_33">33</a>.</li>
-<li class="subitem">trasformazione dello st., <a href="#Page_33">33</a>.</li>
-<li>Strabismo, <a href="#Page_97">97</a>.</li>
-<li>Suggestione, <a href="#Page_221">221</a>.</li>
-<li>Suono, <a href="#Page_77">77</a>.</li>
-<li>Superstizioni, <a href="#Page_249">249</a>.</li>
-<li>Sviluppi psichici, <a href="#Page_224">224</a>.</li>
-</ul>
-
-<ul class="alfa">
-<li>Talento, <a href="#Page_216">216</a>.</li>
-<li>Tasto analitico e sintetico, <a href="#Page_87">87</a>.</li>
-<li>Tempo:</li>
-<li class="subitem">condizioni generali delle rappresentazioni di t., <a href="#Page_124">124</a>.</li>
-<li class="subitem">rappresentazioni tattili di t., <a href="#Page_117">117</a>.</li>
-<li class="subitem">rappresentazioni uditorie di t., <a href="#Page_120">120</a>.</li>
-<li>Teoria genetica (delle rappresentazioni di spazio), <a href="#Page_92">92</a>.</li>
-<li class="subitem">logica, <a href="#Page_10">10</a>.</li>
-<li>Toni di battimento di Koenig, <a href="#Page_80">80</a>.</li>
-<li class="subitem">di combinazione di Helmholtz, <a href="#Page_80">80</a>.</li>
-<li class="subitem">di differenza, <a href="#Page_80">80</a>.</li>
-<li class="subitem">parziali, <a href="#Page_77">77</a>.</li>
-<li>Tono fondamentale, <a href="#Page_78">78</a>.</li>
-<li class="subitem">principale, <a href="#Page_77">77</a>.</li>
-</ul>
-
-<ul class="alfa">
-<li>Umanità (idea dell’), <a href="#Page_241">241</a>.</li>
-<li>&nbsp;</li>
-<li>Valore (concetto di), <a href="#Page_262">262</a>.</li>
-<li>Volere.</li>
-<li class="subitem">atti di v., <a href="#Page_148">148</a>.</li>
-<li class="subitem">atti di v. composti, <a href="#Page_151">151</a>.</li>
-<li class="subitem">atti di v. esterni, <a href="#Page_149">149</a>.</li>
-<li class="subitem">atti di v. impulsivi, <a href="#Page_151">151</a>.</li>
-<li class="subitem">atti di v. interni, <a href="#Page_155">155</a>.</li>
-<li class="subitem">atti di v. di scelta, <a href="#Page_152">152</a>.</li>
-<li class="subitem">atti di v. semplici, <a href="#Page_151">151</a>.</li>
-<li class="subitem">atti di v. volontari, <a href="#Page_152">152</a>.</li>
-<li class="subitem">connessione del v. coll’appercezione, colle emozioni e coi sentimenti, <a href="#Page_177">177</a>, <a href="#Page_179">179</a>.</li>
-<li class="subitem">processi del v., <a href="#Page_148">148</a>.</li>
-<li class="subitem">stadi iniziali e finali dei processi di v., <a href="#Page_153">153</a>.</li>
-<li class="subitem">sviluppo dei processi di v., <a href="#Page_162">162</a>.</li>
-<li class="subitem">teorie del v., <a href="#Page_157">157</a>.</li>
-<li class="subitem">trasformazione regressiva degli atti di v., <a href="#Page_156">156</a>.</li>
-<li>&nbsp;</li>
-<li>Weber (legge di), <a href="#Page_206">206</a>.</li>
-<li>&nbsp;</li>
-<li>Young-Helmholtz (ipotesi di), <a href="#Page_58">58</a>.</li>
-<li>&nbsp;</li>
-<li>Zona d’indifferenza nei sentimenti, <a href="#Page_64">64</a>.</li>
-</ul>
-
-<div class="chapter"></div>
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_283">[283]</span>
-</p>
-
-<table class="errata" summary="">
- <tr>
- <th>pagina</th> <th>linea</th> <th>ERRATA</th> <th>CORRIGE</th>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="num">6</td> <td class="num">13</td> <td>sorgano</td> <td>sorgono</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="num">7</td> <td class="num">9</td> <td>coordinata</td> <td>coordinate</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="num">19</td> <td class="num">24</td> <td>psicologico</td> <td>psicologica</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="num">22</td> <td class="num">18</td> <td>speci</td> <td>specie</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="num">26</td> <td class="num">29</td> <td>il tono più alto e più basso</td> <td>il più alto e il più basso tono</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="num">30</td> <td class="num">32</td> <td>alla fisiologia</td> <td>dalla fisiologia</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="num">41</td> <td class="num">35</td> <td>musco</td> <td>muschio</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="num">48</td> <td class="num">16</td> <td>chiarezza</td> <td>chiarore</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="num">48</td> <td class="num">nota 3</td> <td>chiarezza</td> <td>chiarore</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="num">56</td> <td class="num">23</td> <td>dipendenza</td> <td>indipendenza</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="num">65</td> <td class="num">10</td> <td>del senso, del gusto, ecc.</td> <td>dei sensi del gusto, ecc.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="num">81</td> <td class="num">21</td> <td>fenomeni</td> <td>fonemi</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="num">84</td> <td class="num">nota</td> <td>talora un</td> <td>talora con</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="num">86</td> <td class="num">2</td> <td>richiamano</td> <td>richiamino</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="num">87</td> <td class="num">26</td> <td>procede</td> <td>precede</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="num">101</td> <td class="num">14</td> <td>in questo caso</td> <td>(si cancelli)</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="num">132</td> <td class="num">16</td> <td>(pag. segg.)</td> <td>(pag. 67 e segg.)</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="num">139</td> <td class="num">18</td> <td>prodotta</td> <td>prodotto</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="num">140</td> <td class="num">38</td> <td>lungo, in egual direzione</td> <td>lungo in egual direzione,</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="num">141</td> <td class="num">33</td> <td>l’attenzione cioè</td> <td>l’attenzione, cioè</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="num">142</td> <td class="num">10</td> <td>dal lato fisico sulle seguenti esercitano</td> <td>esercitano dal lato fisico sulle seguenti</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="num">143</td> <td class="num">30</td> <td>da effetti corrispondenti fisici</td> <td>da corrispondenti effetti fisici</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="num">179</td> <td class="num">30</td> <td>dei quali gli elementi psichici ci sono i sentimenti</td> <td>gli elementi psichici dei quali sono i sentimenti,</td>
- </tr>
-</table>
-
-<p>
-Alcuni errori di interpunzione, che si trovano nei primi fogli, il lettore
-facilmente correggerà da sè stesso.
-</p>
-
-<hr class="silver" />
-
-<div class="opere">
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_284">[284]</span>
-</p>
-
-<p class="clausen">
-Torino — CARLO CLAUSEN — Torino
-</p>
-
-<p class="clausen">
-<i>Altre opere di</i>
-</p>
-
-<p class="clausen">
-WILHELM WUNDT
-<br />
-<span class="small">Professore nella R. Università di Lipsia.</span>
-</p>
-
-<p>
-<b>Grundzüge der physiologischen Psychologie</b>, 4. Aufl. 2 Bde.
-Leipzig 1893. 8º. L. 29,50
-</p>
-
-<p>
-<b>System der Philosophie</b>, 2. Aufl. Leipzig 1897. 8º. L. 16 —
-</p>
-
-<p>
-<b>Hypnotismus und Suggestion</b>, Leipzig 1892. 8º. L. 2 —
-</p>
-
-<p>
-<b>Essays</b>, Leipzig 1895. 8º. L. 9,50
-</p>
-
-<p>
-<b>Philosophische Studien.</b> Band I à XV. Leipzig 1883-1899.
-8º. L. 316 —
-</p>
-
-<p>
-<b>Die physikaltschen Axiome</b> und ihre Beziehung zum
-Causal-princip. Stuttgart 1866. 8º. L. 3,30
-</p>
-
-<p>
-<b>Handbuch der medicinischen Physik.</b> Mit 244 in den Text
-gedruckten Holzschnitten. Stuttgart 1867. 8º. L. 13,50
-</p>
-
-<p>
-<b>Untersuchungen zur Mechanik der Nerven und Nervencentren.</b>
-Stuttgart 1870-1876, 8º. L. 12 —
-</p>
-
-<p>
-<b>Lehrbuch der Physiologie des Menschen.</b> Mit 170 in den Text
-gedruckten Holzschnitten. Stuttgart 1878. 8º. L. 21,60
-</p>
-
-<p>
-<b>Ethik.</b> Eine Untersuchung der Thatsachen und Gesetze des
-sittlichen Lebens. 2. Aufl. Stuttgart 1886. 8º. L. 20 —
-</p>
-
-<p>
-<b>Logik.</b> Eine Untersuchung der Principien der Erkenutniss und
-der Methoden wissenschaftlicher Forschung. 2. Aufl. 2 Bände.
-Stuttgart 1893-1895. 8º. L. 56 —
-</p>
-
-<p>
-<b>Vorlesungen über die Menschen — u. Thierseele.</b> 3. Aufl.
-Hamburg 1898. 8º. L. 17 —
-</p>
-
-<p>
-<b>Éléments de psychologie physiologique</b>, avec figures.
-Traduction. 2 vols. Paris 1885. 8º. L. 22 —
-</p>
-
-<p>
-<b>Hypnotisme et suggestion.</b> Traduction. Paris 1893. 8º.
-L. 2,75
-</p>
-
-<p>
-<b>Nouveax éléments de physiologie humaine</b>, avec 150 figures.
-Traduction. Paris 1872. 8º. L. 15,50
-</p>
-
-<p>
-<b>Traité élémentaire de physique médicale.</b> 2. édit. avec
-472 figures. Traduction. Paris 1889. 8º. L. 13,50
-</p>
-
-<p>
-<b>Ethical Systems</b> (Ethics). Translated. London 1897.
-8º. L. 9 —
-</p>
-
-<p>
-<b>Lectures on human and animal Psychology.</b> Translated.
-London 1896. 8º. L. 22,50
-</p>
-
-<p>
-<b>Outlines of Psychology.</b> Translated. London 1897.
-8º. L. 11 —
-</p>
-
-<p>
-<b>The Facts of moral Life.</b> Translated. London 1897.
-8º. L. 11,50
-</p>
-</div>
-
-<div class="tnote">
-<p class="tntitle">
-Nota del Trascrittore
-</p>
-
-<p>
-Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo senza annotazione
-minimi errori tipografici. Le correzioni indicate a pag. 283 (Errata Corrige) sono state riportate nel testo.
-</p>
-
-<p class="covernote">
-Copertina creata dal trascrittore e posta nel pubblico dominio.
-</p>
-</div>
-
-
-
-
-
-
-
-
-<pre>
-
-
-
-
-
-End of Project Gutenberg's Compendio di psicologia, by Wilhelm Wundt
-
-*** END OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK COMPENDIO DI PSICOLOGIA ***
-
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-and how your efforts and donations can help, see Sections 3 and 4
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-Foundation
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-501(c)(3) educational corporation organized under the laws of the
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-Revenue Service. The Foundation's EIN or federal tax identification
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+ </head>
+<body>
+<div>*** START OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK 48769 ***</div>
+
+<div class="booktitle">
+<h1>
+COMPENDIO DI PSICOLOGIA
+</h1>
+</div>
+
+<hr class="silver" />
+
+<div class="titlepage">
+<p class="x-large">
+COMPENDIO
+</p>
+
+<p class="pad1">
+DI
+</p>
+
+<p class="main-t g">
+PSICOLOGIA
+</p>
+
+<p class="pad2 small">
+DI
+</p>
+
+<p class="pad1 large">
+GUGLIELMO WUNDT
+</p>
+<hr class="tiny" />
+<p class="pad2">
+Traduzione sulla terza edizione tedesca</p>
+
+<p class="pad1 x-small">
+DEL
+</p>
+<p>
+D<sup>r</sup> LUIGI AGLIARDI
+</p>
+
+<p class="w70 small">
+Assistente volontario nella sezione di psicologia sperimentale
+dell’Istituto fisiologico di Torino
+</p>
+
+<p class="pad4">
+TORINO<br />
+<span class="g">CARLO CLAUSEN</span><br />
+<span class="x-small">Libraio delle LL. MM. il Re e la Regina</span><br />
+—<br />
+<span class="small">1900</span>
+</p>
+</div>
+
+<div class="verso">
+<hr class="mid" />
+<p>
+PROPRIETÀ LETTERARIA
+</p>
+
+<p>
+Torino — Stabilimento Tipografico <span class="smcap">Vincenzo Bona</span>.
+</p>
+<hr class="mid" />
+</div>
+
+<div class="chapter">
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_iii">[iii]</span>
+</p>
+
+<h2><a id="prefazione"></a>
+PREFAZIONE DEL TRADUTTORE
+</h2>
+
+<p>
+Degli intenti di questo compendio, che ho la fortuna di presentare
+nella traduzione italiana, parla a sufficienza la prefazione
+dell’autore. Mi limito pertanto a dire qualche cosa della mia traduzione.
+Ad essa mi accinsi incoraggiato dal D<sup>r</sup> <span class="smcap">Federico Kiesow</span>,
+e la compii colla sua collaborazione. Questo valente cultore della
+scienza psicologica fu per me l’ideale dei collaboratori; conoscitore
+egualmente profondo della lingua, dell’argomento e del
+pensiero dell’autore — di cui fu allievo ed assistente — mi fu
+largo di consigli durante il lavoro e da ultimo rilesse tutte le
+bozze di stampa. Mi è quindi grata l’occasione di poter qui al
+D<sup>r</sup> Kiesow, all’amico e maestro mio, pubblicamente esprimere la
+mia riconoscenza per l’aiuto prezioso.
+</p>
+
+<p>
+Traducendo restai fedele il più che fosse possibile al testo;
+conservai qualche volta anche il giro del periodare tedesco,
+parendomi che soverchie trasposizioni potessero alterare l’ordine
+genetico del pensiero. Incontrai le difficoltà maggiori nella terminologia,
+non essendo ancora presso di noi ben fissata la terminologia
+psicologica. Mi attenni per quanto mi fu possibile alla terminologia
+già in uso, traendo qualche vantaggio dalle opere del
+Sergi, del Faggi, del Villa e di altri. A schiarimento di alcuni
+vocaboli insoliti credetti opportune alcune brevi note. Aggiunsi
+anche un glossario, nel quale sono in ordine alfabetico disposti i
+<span class="pagenum" id="Page_iv">[iv]</span>
+termini tedeschi — per le parole composte tenendo a base la
+fondamentale — e di contro i corrispondenti termini italiani. Tale
+glossario feci per desiderio dell’Autore, che si compiacque rivederlo
+ed approvarlo.
+</p>
+
+<p>
+Se questo libro avrà in Italia una seconda edizione — in
+Germania è in meno di tre anni giunto già alla 3ª — in essa farò
+tesoro di quelle osservazioni che gli studiosi mi faranno e delle
+quali fin d’ora li ringrazio.
+</p>
+
+<p class="indl">
+Torino, ottobre 1899.
+</p>
+
+<p class="indr">
+L. A.
+</p>
+</div>
+
+<div class="chapter">
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_v">[v]</span>
+</p>
+
+<h2><a id="prefaut"></a>
+PREFAZIONE DELL’AUTORE
+<span class="smaller">(alla prima edizione)</span>
+</h2>
+
+<p>
+Questo libro è nato dal desiderio di porre nelle mani dei miei
+uditori una breve guida, che serva a completare le lezioni sulla
+psicologia. Ma nel tempo stesso altro scopo di questa mia opera
+è stato quello di tracciare in un disegno schematico i risultati e
+le teorie più importanti della psicologia contemporanea a vantaggio
+di un più largo cerchio di lettori, di quegli studiosi ai quali la
+psicologia offre un interesse e per sè stessa e per le sue applicazioni.
+Questo doppio intento portò naturalmente che nel dar notizia
+dei singoli fatti mi limitassi alle cose di massima importanza
+e ad esempi al massimo grado chiari e semplici e che rinunciassi
+interamente a quell’evidenza, che nelle lezioni si raggiunge col sussidio della dimostrazione e dell’esperimento. Se io ho posto a base
+di questa esposizione quelle teorie, che nella lunga trattazione
+dell’argomento credo aver riconosciuto come le buone, mi pare che
+ciò non richieda alcuna speciale giustificazione. Non ho però tralasciato di indicare i principali indirizzi che differiscono da quello qui trattato, e l’ho fatto in una breve esposizione generale dei caratteri dei vari indirizzi (Introduzione, § 2), come pure con accenni nei casi singoli.
+</p>
+
+<p>
+Queste osservazioni valgono a dimostrare il posto, che questo
+libro viene a prendere tra le mie anteriori opere di psicologia.
+Infatti poichè i “Grundzüge der physiologisichen Psychologie„ cercano di far servire alla psicologia i mezzi di ricerca della scienza naturale e specialmente della fisiologia e di esporre criticamente secondo i risultati principali il metodo sperimentale della psicologia, quale si è costituito in questi ultimi decenni, questo intento faceva
+<span class="pagenum" id="Page_vi">[vi]</span>
+di necessità passare in seconda linea i punti di vista psicologici più
+generali. La seconda edizione rifatta delle “<i>Vorlesungen über die
+Menschen und Thierseele</i>„ — la prima è oggi da lungo tempo invecchiata — si propone di dare notizia in modo più popolare della
+natura e dello scopo della psicologia sperimentale per poi trattare,
+dal punto di vista di questa psicologia, quelle questioni psicologiche
+che sono anche di un significato filosofico più generale. Se pertanto
+nei <i>Grundzüge</i>, ecc., il punto di vista della trattazione è stato determinato
+principalmente dalle relazioni della psicologia alla fisiologia
+e nelle <i>Vorlesungen</i> da questioni d’interesse filosofico, questo
+<i>Compendio</i> mira a presentare la psicologia nella sua propria connessione
+e in quell’ordine sistematico che è dato, a mio avviso,
+dalla natura stessa dell’argomento, pur sempre restando entro i
+limiti di ciò che v’è di più importante ed essenziale. Io spero dunque
+che questo libro non abbia a riuscire un complemento affatto inutile
+anco per quei lettori che già conoscono le altre mie opere psicologiche,
+come pure la trattazione della “logica della psicologia„
+nella mia logica delle scienze dello spirito (<i>Logik</i>, 2ª ed., II, 2).
+</p>
+
+<p>
+Avendo nei <i>Grundzüge</i> dato notizie sulla letteratura di ogni
+argomento, credo di poterle qui omettere. Il lettore che vuole conoscere
+a fondo una singola questione, potrà ricorrere a quell’opera
+più completa. Per quanto riguarda la letteratura apparsa dopo la
+quarta edizione dei <i>Grundzüge</i> (1893), il lettore facilmente si
+orienterà dando una scorsa agli ultimi volumi dei periodici dedicati
+alla psicologia: ai “Philosophische Studien„, alla “Zeitschrift
+für Psychologie und Physiologie der Sinnesorgane„, al “American
+Journal of Psychology„ e alla “Psychological Review„, dei
+quali i tre ultimi contengono anche notizie bibliografiche. In questi
+ultimi tempi ai periodici citati è venuto ad aggiungersi quello
+edito da Kraepelin “Psychologische Arbeiten„ che si occupa specialmente
+della caratterologia generale e della psicologia pratica.
+</p>
+
+<p class="indl">
+Leipzig, gennaio 1896.
+</p>
+
+<p class="indr">
+W. WUNDT.
+</p>
+</div>
+
+<hr class="silver" />
+
+<div class="somm">
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_vii">[vii]</span>
+</p>
+
+<h2><a id="indice"></a>
+INDICE
+</h2>
+
+<table class="indice" summary="">
+ <tr>
+ <td colspan="3" class="center gr">INTRODUZIONE</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="cap">§ 1.</td> <td><a href="#cap1">Còmpito della psicologia</a></td> <td class="pag"><i>pag.</i> 1</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td class="sm">1. Vecchie definizioni. — 2. La psicologia come scienza dell’esperienza immediata. — 3. Suo rapporto alle scienze dello spirito e alla scienza naturale.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="cap">§ 2.</td> <td><a href="#cap2">Gl’indirizzi generali della psicologia</a></td> <td class="pag">5</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td class="sm">1. Psicologia metafisica: sistemi spiritualistici e materialistici, dualistici e monistici. — 2. Psicologia empirica: le due ragioni alla distinzione dei suoi indirizzi. — 3. La psicologia del senso interno. — 4. La psicologia come scienza dell’esperienza immediata. — 5. Psicologia descrittiva: psicologia delle facoltà. — 6. Indirizzi esplicativi: psicologia intellettualistica e volontaristica. — 7. Indirizzi intellettualistici: teoria logica e psicologia dell’associazione. — 8. Falsa sostanzializzazione intellettualistica delle rappresentazioni. — 9. Psicologia volontaristica. — 10. Principi direttivi dell’esposizione successiva.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="cap">§ 3.</td> <td><a href="#cap3">Metodi della psicologia</a></td> <td class="pag">15</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td class="sm">1. Rapporto generale tra esperimento ed osservazione. — 2. Applicazioni loro alla psicologia: importanza specifica dei metodi sperimentali per la psicologia. — 3. L’osservazione pura nella psicologia. Analisi dei prodotti dello spirito: psicologia sociale.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="cap">§ 4.</td> <td><a href="#cap4">Linee generali dell’argomento</a></td> <td class="pag">19</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td class="sm">1. Còmpito analitico-sintetico della psicologia. Gli elementi psichici. — 2. I singoli còmpiti sintetici in ordine ascendente: formazioni, connessioni e sviluppi psichici. — 3. Le leggi del processo psichico e la sua causalità.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="pagenum" id="Page_viii">[viii]</span></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td colspan="3" class="center gr">I. — Gli elementi psichici.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="cap">§ 5.</td> <td><a href="#cap5">Forme principali e proprietà generali degli elementi psichici</a></td> <td class="pag">22</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td class="sm">1. Gli elementi psichici si ottengono per mezzo dell’astrazione. — 2. Due specie di elementi psichici: sensazioni e sentimenti. — 3. Natura elementare e proprietà specifica dei processi psichici non s’identificano. — 4. Proprietà comune degli elementi psichici: qualità e intensità. — 5. Sistemi di qualità uniformi e varii, uni- e pluridimensionali. — 6. Caratteri per cui si differenziano le sensazioni e i sentimenti. — 6<i>a</i>. Contributo alla storia dei concetti di sensazione e di sentimento.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="cap">§ 6.</td> <td><a href="#cap6">Le sensazioni pure</a></td> <td class="pag">30</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td class="sm">1. Concetto della sensazione pura. — 2. Origine delle sensazioni. Gli stimoli sensibili. — 3. Sostrati fisiologici dei sistemi di sensazioni. Sensi meccanici e chimici. — 4. La così detta legge dell’energia specifica. — 5. La legge del parallelismo tra le differenze di sensazioni e le differenze fisiologiche di stimolazione.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="cap"><i>A</i>.</td> <td class="min"><a href="#cap6_a">Le sensazioni del senso generale</a></td> <td class="pag">36</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td class="sm">6. Concetto del senso generale e suoi sistemi di sensazioni. — 7. Proprietà e diversità delle diverse parti dell’organo generale di senso. — 8. I quattro sistemi qualitativi del senso generale.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="cap"><i>B</i>.</td> <td class="min"><a href="#cap6_b">Le sensazioni di suono</a></td> <td class="pag">39</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td class="sm">9. Sensazioni semplici di rumore. — 10. Sensazioni di tono. — 11. Il sistema delle sensazioni di tono.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="cap"><i>C</i>.</td> <td class="min"><a href="#cap6_c">Le sensazioni di olfatto e di gusto</a></td> <td class="pag">41</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td class="sm">12. Sensazioni di olfatto. — 12<i>a</i>. Le classi degli odori. Neutralizzazione reciproca degli stimoli odorifici. — 13. Sensazioni di gusto. Le quattro qualità principali. — 13<i>a</i>. Mescolanza ed eliminazione degli stimoli saporifici.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="cap"><i>D</i>.</td> <td class="min"><a href="#cap6_d">Le sensazioni di luce</a></td> <td class="pag">43</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td class="sm">14. Le sensazioni acromatiche. — 15. Le sensazioni cromatiche. — 16. Saturazione dei colori. — 17. Chiarore dei colori. — 18. Relazioni tra le sensazioni di chiarore cromatiche e acromatiche. — 19. Sistema tridimensionale delle sensazioni di luce. — 20. <span class="pagenum" id="Page_ix">[ix]</span> Le quattro sensazioni principali. — 21. Relazioni tra sensazioni e stimoli nel senso della vista. — 22. Colori complementari e mescolanza di colori. — 23. I tre colori fondamentali. — 24. La stimolazione fotochimica della retina. — 25. Persistenza della stimolazione. — 26. Contrasti di luce e di colori. — 26<i>a</i>. Teorie fisiologiche.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="cap">§ 7.</td> <td><a href="#cap7">I sentimenti semplici</a></td> <td class="pag">59</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td class="sm">1. Caratteri generali dei sentimenti semplici. — 2. Sentimento sensoriale (tono sentimentale della sensazione). — 3. Relazioni tra la variazione nella sensazione e nel sentimento. — 4. Influenza di modificazioni qualitative della sensazione sulla mutazione del sentimento. — 5. Influenza dell’intensità della sensazione sui sentimenti. — 6. Varietà dei sentimenti semplici. — 7. Le tre direzioni principali del sentimento. — 8. Esempi delle singole forme. — 9. Connessione delle tre direzioni di sentimento col corso dei processi psichici. — 10. Fenomeni fisiologici concomitanti del sentimento. — 11. Rapporto speciale al movimento del polso. — 11<i>a</i>. Schema fisiologico degli effetti del polso.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td colspan="3" class="center gr">II. — Le formazioni psichiche.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="cap">§ 8.</td> <td><a href="#cap8">Concetto e divisione delle formazioni psichiche</a></td> <td class="pag">73</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td class="sm">1. Definizione della “formazione psichica„. — 2. Composizione delle formazioni psichiche. — 3. Loro divisione.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="cap">§ 9.</td> <td><a href="#cap9">Le rappresentazioni intensive</a></td> <td class="pag">75</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td class="sm">1. Proprietà generali delle rappresentazioni intensive. La fusione. — 2. Sguardo alle fusioni intensive nei singoli dominii di senso. — 3. Rappresentazioni intensive dell’udito: il suono isolato. — 4. Condizione per la completa fusione sonora. — 5. L’accordo. — 6. I toni di differenza. — 7. Il rumore. — 7<i>a</i>. Teorie sull’analisi del suono e sulla fusione dei toni.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="cap">§ 10.</td> <td><a href="#cap10">Le rappresentazioni di spazio</a></td> <td class="pag">82</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td class="sm">1. Concetto generale delle rappresentazioni intensive. Caratteri speciali delle rappresentazioni di spazio. — 2. Condizioni psicologiche per un’analisi delle rappresentazioni di spazio. — 3. Specie delle rappresentazioni di spazio.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="pagenum" id="Page_x">[x]</span></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="cap"><i>A</i>.</td> <td class="min"><a href="#cap10_a">Le rappresentazioni tattili dello spazio</a></td> <td class="pag">84</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td class="sm">4. Localizzazione degli stimoli di tatto. I segni locali qualitativi. — 5. Come le rappresentazioni tattili di spazio nascono nell’uomo non cieco. — 6. Il senso tattile nel cieco. — 7. Teoria delle rappresentazioni di spazio nel cieco. — 8. Carattere generale delle fusioni spaziali del senso tattile. — 9. Fusione con elementi mnemonici. — 10. Le rappresentazioni dei proprii movimenti nel non cieco. — 11. Le stesse rappresentazioni nel cieco nato. — 12. Le rappresentazioni della posizione e del movimento dell’intero corpo. — 12<i>a</i>. Teoria sull’origine delle rappresentazioni tattili dello spazio.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="cap"><i>B</i>.</td> <td class="min"><a href="#cap10_b">Le rappresentazioni visive dello spazio</a></td> <td class="pag">93</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td class="sm">13. Caratteri generali delle rappresentazioni visive. — 14. Loro fattori generali.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="cap"><i>a</i>.</td> <td class="min"><a href="#cap10_ba">L’orientazione reciproca degli elementi di una rappresentazione visiva</a></td> <td class="pag">94</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td class="sm">15. Localizzazione nel campo visivo. — 16. Acutezza di localizzazione nelle diverse regioni del campo visivo. Vista diretta ed indiretta. — 17. I movimenti dell’occhio. — 18. Relazione dei movimenti degli occhi alla localizzazione. — 19. Illusioni costanti di direzione ed estensione nel campo visivo dovute alle leggi di movimento dell’occhio. — 20. Illusioni variabili di direzione ed estensione dovute a proprietà generali dei movimenti tattili. — 21. Indipendenza delle grandezze d’estensione nel campo visivo dalla compattezza degli elementi retinici. — 22. La rappresentazione visiva dello spazio è una funzione di due fattori. Necessità dell’ipotesi di segni locali della retina e loro dimostrazione empirica. — 23. Teoria generale della rappresentazione visiva dello spazio.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="cap"><i>b</i>.</td> <td class="min"><a href="#cap10_bb">L’orientazione delle rappresentazioni spaziali rispetto al soggetto percipiente</a></td> <td class="pag">106</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td class="sm">24. Punto d’orientazione nella vista binoculare. Direzione della linea d’orientazione. — 25. Rappresentazione della grandezza della linea d’orientazione. — 26. Distinzione di vicino e lontano. — 27. Apprendimento di punti posti a diverse distanze. — 28. Teoria delle rappresentazioni binoculari dei corpi. — 29. Condizioni varie per le rappresentazioni di profondità. Influenza delle linee di fissazione. — 30. Le imagini doppie nella vista binoculare e la localizzazione di distanza.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="pagenum" id="Page_xi">[xi]</span></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="cap"><i>c</i>.</td> <td class="min"><a href="#cap10_bc">Le relazioni tra l’orientazione reciproca degli elementi e la loro orientazione al soggetto</a></td> <td class="pag">111</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td class="sm">31. La vista diritta. — 32. La superficie del campo visivo. — 32<i>a</i>. I segni locali complessi della profondità e la paralassi binoculare. — 33. Lo stereoscopio. — 34. Rappresentazione monoculare della profondità. L’influenza dell’accomodazione. — 35. Gli elementi della prospettiva. — 35<i>a</i>. Rivista delle teorie sulla rappresentazione visiva dello spazio.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="cap">§ 11.</td> <td><a href="#cap11">Le rappresentazioni di tempo</a></td> <td class="pag">115</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td class="sm">1. Proprietà generali delle rappresentazioni di tempo. — 2. Carattere dell’ordine temporale rispetto allo spaziale. — 2<i>a</i>. Le forme delle rappresentazioni di tempo e le loro denominazioni nel linguaggio.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="cap"><i>A</i>.</td> <td class="min"><a href="#cap11_a">Le rappresentazioni tattili di tempo</a></td> <td class="pag">117</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td class="sm">3. Rapporto delle proprietà meccaniche dell’apparato tattile alle rappresentazioni di tempo. — 4. I movimenti ritmici di tatto. — 5. Le rappresentazioni ritmiche del senso tattile.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="cap"><i>B</i>.</td> <td class="min"><a href="#cap11_b">Le rappresentazioni uditorie di tempo</a></td> <td class="pag">120</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td class="sm">6. La natura del senso dell’udito favorevole a tali rappresentazioni. Ritmi continui e discontinui. — 7. Analisi di rappresentazioni ritmiche semplici. Influenza che su di esse esercita il decorso delle sensazioni. — 8. Modificazioni nell’apprendimento del ritmo dovute a varianti condizioni oggettive. — 9. Condizioni soggettive delle rappresentazioni ritmiche di tempo.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="cap"><i>C</i>.</td> <td class="min"><a href="#cap11_c">Le condizioni generali delle rappresentazioni di tempo</a></td> <td class="pag">124</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td class="sm">10. Carattere specifico delle rappresentazioni di tempo. — 11. Il punto visivo interno. — 12. Il continuo flusso del tempo e la sua natura unidimensionale. — 13. Teoria generale sulle rappresentazioni di tempo. I segni temporali. — 13<i>a</i>. Rappresentazione geometrica del tempo. — 13<i>b</i>. Teoria nativistica e genetica.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="cap">§ 12.</td> <td><a href="#cap12">I sentimenti composti</a></td> <td class="pag">128</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td class="sm">1. I moti d’animo in generale. — 2. Carattere delle combinazioni intensive di sentimenti. — 3. Componenti e risultanti sentimentali: sentimenti parziali e sentimenti totali. Intrecci degli elementi sentimentali. — 3<i>a</i>. Esemplificazione mediante gli accordi musicali. — 4. Il sentimento generale. — 4<i>a</i>. Le <span class="pagenum" id="Page_xii">[xii]</span> teorie fisiologiche intorno al sentimento generale sono inammissibili. — 5. Sentimento di piacere o di dispiacere. — 6. Sentimento di contrasto. — 7. I sentimenti estetici elementari: gradevole o sgradevole. — 8. Sentimenti intensivi ed estensivi. — 9. I sentimenti intensivi: combinazioni di colori e di suoni. — 10. I sentimenti estensivi: sentimenti di forma e sentimenti di ritmo. — 11. Teoria psicologica dei sentimenti composti. — 12. Principio dell’unità dello stato sentimentale.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="cap">§ 13.</td> <td><a href="#cap13">Le emozioni</a></td> <td class="pag">137</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td class="sm">1. Concetto delle emozioni. — 2. Denominazioni dello emozioni. — 3. Decorso generale delle emozioni. — 4. Fenomeni fisici concomitanti: i movimenti espressivi. — 5. Classificazione dei movimenti espressivi. — 6. Modificazione nei movimenti del polso e del respiro. Emozioni calme; steniche ed asteniche; rapide e lente. — 6<i>a</i>. Cenni sulla dottrina intorno alle emozioni. Le passioni. — 7. Connessione esistente tra le variazioni e le proprietà formali delle emozioni. — 8. Rinforzamento dell’emozione a causa di fenomeni fisici concomitanti. — 9. Classificazione psicologica delle emozioni. — 10. Forme di emozioni rispetto alla qualità sentimentale: emozioni di piacere e di dispiacere, eccitanti e deprimenti, di tensione o di sollievo. — 11. Le designazioni delle emozioni nel linguaggio. — 12. Forme delle emozioni rispetto all’intensità sentimentale: emozioni deboli e forti. — 13. Forme di decorso: subitamente irrompenti, crescenti a poco a poco, intermittenti. — 13<i>a</i>. Importanza prevalente della qualità sentimentale per la distinzione delle emozioni.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="cap">§ 14.</td> <td><a href="#cap14">I processi di volere</a></td> <td class="pag">148</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td class="sm">1. Relazioni loro alle emozioni. — 2. Azioni di volere esterne. — 3. Relazione ai sentimenti. — 4. I motivi di volere. — 5. Evoluzione del volere. Azioni impulsive. — 6. Azioni volontarie e azioni di scelta. — 7. Decisione e risoluzione. I sentimenti d’attività. — 8. Indebolimento delle emozioni a causa di processi intellettuali. — 9. Sviluppo degli atti di volere interni. — 10. Evoluzioni regressive. I processi di volere divenuti processi meccanici. Caratteri di finalità dei movimenti riflessi. — 10<i>a</i>. Critica delle teorie sul volere. — 11. Decorso nel tempo degli atti di volere. Esperimenti di reazione. Reazioni complete ed abbreviate. — 12. Processi di reazioni composte. — 13. Reazioni divenute automatiche. — 13<i>a</i>. Importanza generale degli esperimenti di reazione. Istrumenti cronometrici.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="pagenum" id="Page_xiii">[xiii]</span></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td colspan="3" class="center">III. — La connessione delle formazioni psichiche.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="cap">§ 15.</td> <td><a href="#cap15">Coscienza e attenzione</a></td> <td class="pag">165</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td class="sm">1. Concetto della coscienza. — 2. Condizioni fisiologiche. — 2<i>a</i>. Localizzazione delle funzioni psichiche nel cervello. — 3. Connessione simultanea e successiva dei processi di coscienza. Gradi di coscienza. Come i processi psichici divengono inconsci. — 4. Appercezione e attenzione. — 5. Gradi di chiarezza dei contenuti di coscienza. — 6. Capacità dell’attenzione e della coscienza. — 6<i>a</i>. Metodi per la ricerca intorno allo stato di coscienza in un dato momento. — 6<i>b</i>. Metodo per la ricerca della capacità della coscienza. — 7. Effetto sentimentale dei contenuti di coscienza percepiti. — 8. Sentimenti d’appercezione. Appercezione passiva e attiva. — 8<i>a</i>. Metodi sperimentali. — 9. Connessione dei processi di attenzione e di volere. — 10. I concetti di soggetto ed oggetto. — 11. L’auto-coscienza. — 12. Ulteriore svolgimento della distinzione di soggetto ed oggetto. — 12<i>a</i>. Criterio delle ipotesi dualistiche. — 13. Passaggio ai vari processi psichici di combinazione.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="cap">§ 16.</td> <td><a href="#cap16">Le associazioni</a></td> <td class="pag">181</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td class="sm">1. Storia del concetto dell’associazione. — 2. Le associazioni così per solito chiamate sono prodotti complessi di elementari processi associativi. — 3. Forme principali degli elementari processi d’associazione.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="cap"><i>A</i>.</td> <td class="min"><a href="#cap16_a">Le associazioni simultanee</a></td> <td class="pag">184</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td class="sm">4. Forme principali: assimilazione e complicazione.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="cap"><i>a</i>.</td> <td class="min"><a href="#cap16_aa">Le assimilazioni</a></td> <td class="pag">185</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td class="sm">5. Carattere generale delle assimilazioni. — 6. Assimilazioni uditorie. — 7. Assimilazioni nel campo dei processi intensivi del sentimento. — 8. Assimilazioni spaziali del senso tattile. — 9. Assimilazioni nelle rappresentazioni visive. — 10. Analisi psicologica dei processi di assimilazione. — 11. Differenze tra questi processi. Illusione.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="cap"><i>b</i>.</td> <td class="min"><a href="#cap16_ab">Le complicazioni</a></td> <td class="pag">190</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td class="sm">12. Carattere delle complicazioni e loro forme principali.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="cap"><i>B</i>.</td> <td class="min"><a href="#cap16_b">Le associazioni successive</a></td> <td class="pag">191</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td class="sm">13. Connessione loro colle assimilazioni. — 14. Carattere generale delle associazioni successive. L’associazione a serie.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="pagenum" id="Page_xiv">[xiv]</span></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="cap"><i>a</i>.</td> <td class="min"><a href="#cap16_ba">I processi del riconoscimento e del conoscimento sensitivo</a></td> <td class="pag">192</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td class="sm">15. Carattere e differenze di questi processi. Ricerche sperimentali intorno all’influenza delle complicazioni. — 16. Trasformazione dei processi simultanei in successivi. — 17. Differenza tra i processi di riconoscimento e quelli di conoscimento.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="cap"><i>b</i>.</td> <td class="min"><a href="#cap16_bb">I processi di memoria</a></td> <td class="pag">195</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td class="sm">18. Loro origine dal processo di riconoscimento. — 18<i>a</i>. Connessione e significato generale dei processi di memoria. — 19. Gradi del processo di memoria. Forme miste tra il riconoscimento e la memoria. — 19<i>a</i>. La così detta “Associazione mediata„. — 20. Ricordi in base a molteplici riconoscimenti e conoscimenti. — 21. Elementi dei processi di memoria. — 21<i>a</i>. La classificazione delle forme d’associazione composte. — 22. Natura delle rappresentazioni di memoria. — 23. Il concetto della memoria.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="cap">§ 17.</td> <td><a href="#cap17">Le combinazioni appercettive</a></td> <td class="pag">201</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td class="sm">1. Caratteri soggettivi delle combinazioni appercettive. — 2. Relazioni loro alle associazioni. — 3. Divisione generale delle combinazioni appercettive.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="cap"><i>A</i>.</td> <td class="min"><a href="#cap17_a">Le funzioni appercettive semplici</a> (<i>Relazione e comparazione</i>)</td> <td class="pag">203</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td class="sm">4. Il processo di relazione. — 5. Il processo di comparazione. — 6. Concordanza e distinzione. — 7. La determinazione di grandezza per gli elementi psichici e le formazioni psichiche. — 8. Differenza tra le determinazioni di grandezza fisica e psichica. — 9. Metodi per la misura delle grandezze psichiche. — 10. Soglia dello stimolo e soglia di differenza. La legge di Weber. — 10<i>a</i>. La legge di Weber nei suoi particolari, e metodi per dimostrarla. — 11. I fenomeni psicologici del contrasto. Loro connessione coi fenomeni del contrasto fisiologico nel senso della vista. — 12. Altri fenomeni di contrasto. — 13. Contrasto tra l’impressione e l’attesa.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="cap"><i>B</i>.</td> <td class="min"><a href="#cap17_b">Le funzioni composte d’appercezione</a> (<i>Sintesi e analisi</i>)</td> <td class="pag">210</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td class="sm">14. Le rappresentazioni totali. — 15. Analisi psicologica dell’“attività fantastica„. — 16. Psicologia dell’“attività intellettiva„. — 17. Carattere psicologico dei concetti. — 18. Fantasia e intelletto come disposizioni individuali. Il talento.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="pagenum" id="Page_xv">[xv]</span></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="cap">§ 18.</td> <td><a href="#cap18">Gli stati psichici</a></td> <td class="pag">216</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td class="sm">1. Condizioni generali per stati anormali. — 2. Alterazioni negli elementi. — 3. Alterazioni nelle formazioni rappresentative: allucinazioni ed illusioni. — 4. Anomalie nei processi del sentimento e del volere. Stato di depressione e di esaltazione. — 5. Stati anormali della coscienza. — 6. Alterazioni nelle associazioni e nelle appercezioni. — 7. Il sogno. — 8. L’ipnosi. — 9. Relazioni tra sogno ed ipnosi. — 9<i>a</i>. Teoria fisiologica del sonno, del sogno e dell’ipnosi.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td colspan="3" class="center gr">IV. — Gli sviluppi psichici.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="cap">§ 19.</td> <td><a href="#cap19">Le proprietà psichiche degli animali</a></td> <td class="pag">224</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td class="sm">1. Cenni generali sullo sviluppo psichico degli animali. — 2. Rapidità dello sviluppo animale e unilateralità delle loro funzioni. — 3. Gl’istinti animali. — 4. Sviluppo degl’istinti. — 5. Rapporto genetico dell’animale all’uomo dal punto di vista della psicologia. — 5<i>a</i>. Impossibilità di tracciare un netto limite psicologico. Le teorie degli istinti.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="cap">§ 20.</td> <td><a href="#cap20">Lo sviluppo psichico del bambino</a></td> <td class="pag">229</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td class="sm">1. Svolgimento delle funzioni di senso. — 2. Gli elementi psichici nello sviluppo individuale. — 3. Origine delle rappresentazioni di spazio. — 4. Sviluppo delle rappresentazioni di tempo. — 5. Associazioni e combinazioni appercettive. — 6. Sviluppo dell’autocoscienza. — 7. Sviluppo del volere. — 8. Sviluppo del linguaggio. — 9. Attività fantastica del bambino. Istinto del giuoco. — 10. Funzioni intellettive. — 10<i>a</i>. Errori commessi nella psicologia del bambino.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="cap">§ 21.</td> <td><a href="#cap21">Lo sviluppo delle comunità spirituali</a></td> <td class="pag">240</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td class="sm">1. Differenze tra le comunità umane ed animali. — 2. I prodotti delle comunità umane.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="cap"><i>A</i>.</td> <td class="min"><a href="#cap21_a">Il linguaggio</a></td> <td class="pag">242</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td class="sm">3. Il linguaggio di gesti. — 4. Evoluzione generale del linguaggio di suoni. — 5. Mutazione fonetica e mutazione di significato. — 6. Importanza psicologica dell’ordine delle parole.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="cap"><i>B</i>.</td> <td class="min"><a href="#cap21_b">Il mito</a></td> <td class="pag">245</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td class="sm">7. L’appercezione personificante. — 8. Condizioni generali per il suo sviluppo. — 9. Animismo e feticismo. — 10. Il mito naturale.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="pagenum" id="Page_xvi">[xvi]</span></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="cap"><i>C</i>.</td> <td class="min"><a href="#cap21_c">I costumi</a></td> <td class="pag">249</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td class="sm">11. Norme individuali o sociali dei costumi. Relazioni al mito e ai generali bisogni della vita. — 12. Mutazione di significato dei costumi. Differenziazione in costume, diritto e moralità.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="cap"><i>D</i>.</td> <td class="min"><a href="#cap21_d">Carattere generale degli sviluppi riflettenti la psicologia sociale</a></td> <td class="pag">251</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td class="sm">13. Il condensarsi, l’oscurarsi e lo spostarsi delle rappresentazioni. Influenza dei processi sentimentali. — 14. Coscienza collettiva e volere collettivo. — 14<i>a</i>. Appunti critici.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td colspan="3" class="center gr">V. — La causalità psichica e le sue leggi.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="cap">§ 22.</td> <td><a href="#cap22">Il concetto dell’anima</a></td> <td class="pag">255</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td class="sm">1. Il principio generale della causalità. — 2. I concetti della materia, della forza e dell’energia. — 3. L’anima come concetto sussidiario della psicologia. — 4. Il concetto della sostanzialità dell’anima. — 5. Il concetto dell’anima materialistico e spiritualistico. — 6. Il concetto dell’attualità dell’anima. — 7. Evoluzione scientifica del concetto d’attualità. — 8. Il problema del rapporto tra corpo ed anima. — 9. Il principio del parallelismo psico-fisico. — 10. Necessità di una causalità psichica indipendente.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="cap">§ 23.</td> <td><a href="#cap23">Le leggi psicologiche di relazione</a></td> <td class="pag">263</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td class="sm">1. Le tre leggi generali di relazione. — 2. La legge delle risultanti psichiche. — 3. Il principio della sintesi creatrice. — 4. Accrescimento dell’energia psichica e costanza dell’energia fisica. — 5. La legge delle relazioni psichiche. — 6. La legge dei contrasti psichici. — 7. Rapporto della legge dei contrasti alle due leggi precedenti.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="cap">§ 24.</td> <td><a href="#cap24">Le leggi psicologiche d’evoluzione</a></td> <td class="pag">267</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td class="sm">1. Le tre leggi generali d’evoluzione. — 2. La legge dell’accrescimento spirituale. — 3. La legge dell’eterogenesi dei fini. — 4. La legge dell’evoluzione per contrari.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td colspan="2"><a href="#glossario">Glossario</a></td> <td class="pag">270</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td colspan="2"><a href="#indicealf">Indice delle materie per ordine alfabetico</a></td> <td class="pag">277</td>
+ </tr>
+</table>
+<hr />
+</div>
+
+<div class="chapter"></div>
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_1">[1]</span>
+</p>
+
+<h2><a id="intro"></a>
+INTRODUZIONE
+</h2>
+
+<h3><a id="cap1"></a>
+§ 1. — Còmpito della psicologia.
+</h3>
+
+<p>
+1. Due sono le definizioni della psicologia, che predominano
+nella storia di questa scienza. Secondo l’una, la psicologia è “la
+scienza dell’anima„: i processi psichici sono considerati come fenomeni dai quali si debba conchiudere all’esistenza di una sostanza
+metafisica, l’anima. Secondo l’altra definizione, la psicologia è “la
+scienza dell’esperienza interna„, e però i processi psichici fanno
+parte di uno speciale ordine di esperienza, il quale si distingue
+senz’altro per ciò, che i suoi oggetti spettano all’“introspezione„
+o, come anche si dice in contrapposto alla cognizione ottenuta
+mediante i sensi esterni, spettano al senso interno.
+</p>
+
+<p>
+Nè l’una nè l’altra di queste definizioni risponde allo stato
+presente della scienza. La prima, la definizione metafisica, corrisponde
+a uno stato, il quale per la psicologia è durato più a lungo che
+per gli altri campi del sapere. Ma anche la psicologia lo ha finalmente
+superato, da quando essa si è sviluppata in una disciplina
+empirica, che lavora con metodi propri, e dacchè le “scienze dello
+spirito„<a class="tag" id="tag1" href="#note1">[1]</a> sono riconosciute costituire un grande campo scientifico in
+contrapposto alle scienze della natura, il quale vuole a sua base
+generale una psicologia autonoma, indipendente da ogni teoria metafisica.
+</p>
+
+<p>
+La seconda definizione, l’empirica, la quale vede nella psicologia
+una “scienza-dell’esperienza interna„, è insufficiente, perchè può
+<span class="pagenum" id="Page_2">[2]</span>
+far nascere l’equivoco, che la psicologia abbia ad occuparsi d’oggetti,
+i quali siano generalmente diversi da quelli della così detta
+esperienza esterna. Ora è certo che si danno contenuti dell’esperienza,
+i quali cadono solo sotto la ricerca psicologica, sì che non
+hanno riscontro cogli oggetti e processi di quella esperienza, di cui
+tratta la scienza della natura: tali sono i nostri sentimenti, l’emozioni,
+le risoluzioni del volere. D’altra parte non v’è alcuno speciale
+fenomeno naturale, il quale sotto un diverso punto di veduta,
+non possa essere anche oggetto della ricerca psicologica. Una
+pietra, una pianta, un suono, un raggio di luce, sono, come fenomeni
+naturali, oggetti della mineralogia, della botanica, della fisica, ecc.
+Ma in quanto questi fenomeni naturali destano in noi <i>rappresentazioni</i>, sono insieme oggetti della psicologia, la quale cerca dare
+ragione così della formazione di queste rappresentazioni e del rapporto
+loro con altre rappresentazioni, come dei processi che non si
+riferiscono ad oggetti esterni, cioè dei sentimenti e dei movimenti
+del volere. Un “senso interno„, il quale, come organo della conoscenza psichica, possa essere contrapposto ai sensi esterni come
+organi della conoscenza della natura, non esiste affatto. Coll’aiuto
+dei sensi esterni sorgono tanto le rappresentazioni, delle quali la
+psicologia cerca indagare la proprietà, quanto quelle, dalle quali
+parte lo studio della natura; e le eccitazioni soggettive che rimangono
+estranee alla cognizione naturale delle cose, cioè i sentimenti,
+l’emozioni e gli atti volitivi, non sono a noi date per mezzo
+di speciali organi percettivi, ma si collegano in noi immediatamente
+e inseparabilmente colle rappresentazioni che si riferiscono ad oggetti
+esterni.
+</p>
+
+<p>
+2. Da quanto si è detto, risulta che le espressioni: esperienza
+interna ed esterna, non indicano due cose diverse, ma solo due <i>punti
+di vista diversi</i>, dei quali noi usiamo nella cognizione e nella trattazione
+scientifica dell’esperienza in sè unica. Questi punti di vista
+diversi hanno la loro origine nello scindersi immediato di ogni
+esperienza <i>in due fattori: in un contenuto</i>, che ci è dato, e nella nostra
+<i>cognizione</i> di questo contenuto. Il primo di questi fattori chiamiamo
+<i>gli oggetti dell’esperienza</i>; il secondo diciamo <i>soggetto conoscente.</i>
+Donde due vie si svolgono per lo studio dell’esperienza. L’una è
+quella della <i>scienza naturale</i>, che considera gli <i>oggetti</i> dell’esperienza
+nella loro natura, pensata indipendentemente dal soggetto; l’altra
+è quella della <i>psicologia</i>; essa investiga l’intero contenuto dell’esperienza
+nella sua relazione col soggetto e nelle qualità, che sono
+immediatamente attribuite ad esso dal soggetto. In base a ciò
+<span class="pagenum" id="Page_3">[3]</span>
+il punto di vista della scienza naturale, essendo solo possibile
+mediante l’astrazione del fattore soggettivo contenuto in ogni reale
+esperienza, può anche essere designato come quello dell’<i>esperienza
+mediata</i> mentre il punto di vista psicologico, il quale annulla
+quell’astrazione e i suoi effetti, può essere detto dell’<i>esperienza
+immediata</i>.
+</p>
+
+<p>
+3. Il còmpito che così deriva alla psicologia come ad una scienza
+empirica generale, coordinata e complementare alla scienza della
+natura, è confermato dal significato di tutte le scienze dello spirito,
+alle quali la psicologia serve di fondamento. Tutte queste
+scienze, filologia, storia, politica, sociologia hanno per loro contenuto
+l’esperienza immediata, come essa viene determinata dall’azione
+reciproca degli oggetti e dei soggetti conoscenti e operanti. Queste
+scienze dello spirito non si servono quindi delle astrazioni e degli
+ipotetici concetti sussidiati della scienza della natura; ma le rappresentazioni
+oggettive e i moti soggettivi che le accompagnano,
+hanno per esse il valore di una realtà immediata ed esse cercano
+spiegare le singole parti costituenti questa realtà mediante la loro
+reciproca connessione. Questo procedimento dell’interpretazione
+psicologica, proprio delle singole scienze dello spirito, deve essere
+anche il procedimento della stessa psicologia, perchè anche qui è richiesto
+dallo stesso suo oggetto, cioè dall’immediata realtà dell’esperienza.
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+3<i>a</i>. Alla scienza naturale, che indaga il contenuto dell’esperienza
+facendo astrazione dal soggetto conoscente, si suole assegnare come còmpito
+anche la “conoscenza del mondo esterno„, dove la parola, mondo
+esterno, indica tutto il complesso degli oggetti che a noi è dato conoscere.
+In modo corrispondente si volle talora definire la psicologia: “l’autoconoscenza
+del soggetto„. Ma questa definizione è insufficiente, perchè
+al dominio della psicologia, oltre le qualità di ogni soggetto, appartengono
+pure i rapporti reciproci del soggetto col mondo esterno e cogli altri soggetti
+simili. Inoltre questa definizione può facilmente dare a credere che
+soggetto e mondo esterno siano parti separabili dell’esperienza, o almeno
+possano essere divisi in contenuti di coscienza reciprocamente indipendenti;
+mentre all’opposto l’esperienza esterna rimane legata alle funzioni percettive
+e conoscitive del soggetto, e l’esperienza interna racchiude le rappresentazioni
+del mondo esterno come parte di essa immutabile. Donde necessariamente
+deriva che l’esperienza non è davvero una semplice giustapposizione
+di diversi dominii, ma un tutto unico che in ognuna delle sue parti presuppone
+così il soggetto che apprende i contenuti dell’esperienza, come
+gli oggetti che sono dati al soggetto quali contenuti dall’esperienza. E però
+anche la scienza della natura non può interamente astrarre dal soggetto conoscente,
+<span class="pagenum" id="Page_4">[4]</span>
+ma solo da quelle qualità di esso, che, o come i sentimenti, svaniscono,
+tosto che si fa astrazione del soggetto, o come le qualità delle sensazioni,
+devono, in base alle ricerche della fisica, essere ascritte al soggetto.
+La psicologia ha invece per proprio oggetto l’intero contenuto della coscienza nella sua costituzione immediata.
+</p>
+
+<p>
+Se ora la ragione ultima per la distinzione delle scienze naturali dalla
+psicologia e dalle scienze dello spirito, può solo essere cercata nel fatto
+che ogni esperienza contiene come fattori, un contenuto oggettivo dato e
+un soggetto conoscente; si comprende senz’altro non essere necessario che
+quella distinzione presupponga una logica determinazione dei due fattori.
+Infatti è evidente che una tale determinazione è solo possibile in base alle
+ricerche delle scienze naturali e della psicologia, e però in nessun caso essa
+può precedere questa ricerca. L’unica premessa sin dal principio in commune
+così alla scienza naturale come alla psicologia, sta piuttosto nella coscienza,
+accompagnante ogni esperienza, che da questa oggetti sono dati ad un soggetto;
+senza che però si possa con ciò parlare di una conoscenza delle condizioni
+che stanno a base di questa distinzione tra soggetto e oggetto, o
+di determinati caratteri pei quali un fattore si distingue dall’altro. Anche
+l’espressioni soggetto e oggetto si devono dunque in questo rapporto considerare
+solo come un’anticipazione per la quale distinzioni che appartengono
+a una riflessione logica già compiuta, vengono applicate allo stadio
+dell’esperienza originaria.
+</p>
+
+<p>
+Per quanto si è detto, le interpretazioni dell’esperienza secondo la scienza
+naturale e la psicologia si integrano a vicenda, non solo perchè la prima
+considera gli oggetti astraendo il più possibile dal soggetto e la seconda
+invece si occupa della parte che prende il soggetto nella formazione dell’esperienza,
+ma anche nel senso che ambedue assumono una posizione
+diversa di fronte ad ogni singolo dato dell’esperienza. Poichè la scienza
+della natura cerca scoprire come gli oggetti sono costituiti senza alcun
+riguardo al soggetto, la conoscenza che essa ci offre è di natura <i>mediata</i>
+o <i>concettuale</i>, in luogo degli oggetti immediati dell’esperienza, sono
+ad essa sottoposti i concetti degli oggetti ai quali si giunge mediante
+l’astrazione degli elementi soggettivi delle rappresentazioni. Ma questa
+astrazione richiede anche sempre integrazioni ipotetiche della realtà. Infatti
+poichè l’analisi che la scienza naturale fa dell’esperienza, dimostra molte
+parti dell’esperienza, ad es. i contenuti della sensazione essere effetti soggettivi
+di processi oggettivi, quest’ultimi per la loro natura indipendente
+dal soggetto, non possono essere compresi nell’esperienza. E però si cerca
+di giungere ad essa mediante ipotetici concetti sulle proprietà oggettive
+della materia. Invece nella psicologia che studia il contenuto della coscienza
+nella sua piena realtà, cioè le rappresentazioni riferentisi agli oggetti insieme
+a tutti i moti soggettivi che le accompagnano, ci si presenta il modo
+di conoscere <i>immediato</i> o <i>intuitivo</i>; intuitivo nel senso più largo che nella
+moderna terminologia scientifica ha preso questo concetto, così che esso
+<span class="pagenum" id="Page_5">[5]</span>
+indica non più soltanto gl’immediati contenuti rappresentativi dei sensi
+esterni e principalmente del senso visivo, ma tutto il <i>reale concreto</i> in contrapposizione
+al pensato astratto e concettuale. La psicologia può mettere
+in luce la connessione dei dati dell’esperienza come si presenta realmente
+al soggetto soltanto coll’astenersi assolutamente da quelle astrazioni e da
+quei concetti ipotetici dei quali usano le scienze naturali. Per tanto se la
+scienza della natura e la psicologia sono ambedue scienze empiriche nel
+senso che ambedue hanno per oggetto l’interpretazione della esperienza,
+cui considerano solo da diverso punto di vista, la psicologia, per la particolare
+natura del suo còmpito, è senza dubbio la <i>scienza più strettamente
+empirica</i>.
+</p>
+</div>
+
+<div class="chapter"></div>
+<h3><a id="cap2"></a>
+§ 2. — Gl’indirizzi generali della psicologia.
+</h3>
+
+<p>
+1. La concezione della psicologia, come scienza empirica<a class="tag" id="tag2" href="#note2">[2]</a> che
+non ha per oggetto uno speciale contenuto dell’esperienza, ma il
+contenuto immediato di ogni esperienza, è di origine moderna. Contro
+di essa stanno ancora teorie nella scienza contemporanea, che in
+generale si possono considerare come una sopravvivenza di anteriori
+gradi di sviluppo e che sempre lottano fra loro secondo il
+posto che assegnano alla psicologia rispetto alla filosofia e alle altre
+scienze. I due principali indirizzi della psicologia, che si distinguono
+in relazione alle due più diffuse definizioni psicologiche più
+sopra spiegate, sono: il <i>metafisico</i> e <i>l’empirico.</i> Ma ambedue alla loro
+volta presentano un buon numero di indirizzi speciali.
+</p>
+
+<p>
+La psicologia metafisica dà generalmente un valore minimo all’analisi
+empirica, e alla causate connessione dei processi psichici.
+Considerando essa la psicologia parte della filosofia metafisica,
+suo intento principale è di giungere a una determinazione
+dell’“essere dell’anima„, la quale si accordi colla complessa concezione
+universa del sistema metafisico, in cui rientra la psicologia.
+Posto il concetto metafisico dell’anima, si cerca da questo derivare
+il vero contenuto dell’esperienza psicologica. Il carattere, per cui
+la psicologia metafisica si differenzia dall’empirica, è, che quella non
+deriva i processi psichici da altri processi psichici, ma da un sostrato
+tutt’affatto diverso, o dagli atti di una speciale sostanza
+animica o dalla proprietà e dai processi della materia. E secondo la
+natura attribuita a questo sostrato la psicologia metafisica dà luogo
+<span class="pagenum" id="Page_6">[6]</span>
+a due indirizzi. La <i>psicologia spiritualistica</i> considera i processi psichici
+come effetti di una speciale sostanza psichica, la quale è ritenuta
+o essenzialmente diversa dalla materia (sistema <i>dualistico</i>), o
+a questa di natura affine (sistema <i>monistico</i> o <i>monadologico</i>). La
+tendenza metafisica che è a base della psicologia spiritualistica, sta
+nell’ ipotesi di un’essenza soprannaturale dell’anima e nello sforzo
+di conciliare questa ipotesi coll’altra dell’immortalità, cui talora si
+collega anche l’ipotesi più spinta di una preesistenza. La <i>psicologia
+materialistica</i> riconduce i processi psichici allo stesso sostrato materiale
+che la scienza della natura pone ipoteticamente a spiegazione,
+dei fenomeni naturali. Secondo questa psicologia i processi
+psichici sono, come i processi fisici della vita, legati ad aggruppamenti
+di elementi materiali; aggruppamenti che sorgono durante
+la vita individuale, e col finire di questa si dissolvono. La tendenza
+metafisica di questa psicologia sta nella negazione dell’essenza soprannaturale
+dell’anima, affermata invece dalla psicologia spiritualistica.
+Ma con questa si identifica, in quanto non cerca l’interpretazione
+dell’esperienza psicologica in sè stessa, ma vuole derivarla
+da processi ipotetici di un sostrato metafisico.
+</p>
+
+<p>
+2. Dalla lotta contro quest’ultimo indirizzo è nata la <i>psicologia
+empirica</i>. Essa dove è conseguentemente svolta, si sforza di ricondurre
+i processi psichici a concetti che sono direttamente desunti
+dalla connessione di questi processi, o di giovarsi di processi
+ben determinati e semplici per derivare dal loro cooperare altri
+processi più complessi. Le basi di una tale interpretazione possono
+essere molteplici e però anche la psicologia empirica dà luogo a
+diversi indirizzi, i quali si possono generalmente distinguere per
+due ragioni. La prima si riferisce al rapporto della esperienza interna
+all’esterna e alla posizione che le due scienze sperimentali,
+la scienza della natura e la psicologia, prendono l’una rispetto all’altra.
+La seconda si riferisce ai fatti o ai concetti loro, dai quali
+si prendono le mosse per l’interpretazione dei processi. Ogni trattazione
+concreta della psicologia empirica rappresenta nello stesso
+tempo un indirizzo della prima e uno della seconda maniera.
+</p>
+
+<p>
+3. Secondo questa <i>concezione generale della natura dell’esperienza
+psicologica</i> stanno in opposizione quelle due tendenze psicologiche,
+delle quali già si trattò più sopra (§ 1) a causa della loro importanza
+decisiva per la determinazione del còmpito della psicologia: la
+<i>psicologia del senso interno</i>, e la <i>psicologia come scienza dell’esperienza
+immediata</i>. La prima, tratta i processi psichici come contenuti di
+un dominio speciale dell’esperienza, coordinato all’esperienza naturale
+<span class="pagenum" id="Page_7">[7]</span>
+fornitaci dai sensi esterni, ma da essa assolutamente diverso.
+La seconda non riconosce una differenza reale fra l’esperienza
+interna e l’esterna, ma vede tale distinzione solo nella diversità dei
+<i>punti di vista</i>, dai quali quell’esperienza, unica in sè stessa, viene
+considerata.
+</p>
+
+<p>
+Di queste due forme della psicologia empirica la prima è la più
+antica. Essa è sorta dall’aspirazione di affermare l’indipendenza,
+dell’osservazione psicologica contro le usurpazioni della filosofia
+della natura. E poichè essa per la sua tendenza vuole coordinate
+la scienza della natura e la psicologia, crede essere gli eguali diritti
+di queste due scienze fondati innanzi tutto sulla generale diversità
+dei loro oggetti e delle forme della percezione di questi oggetti.
+Questa veduta ha influito in doppio senso sulla psicologia empirica:
+in primo luogo perchè favorì l’opinione che la psicologia abbia
+bensì a servirsi di metodi empirici, ma questi siano, come i dati
+dell’esperienza psicologica, fondamentalmente diversi da quelli della
+scienza della natura; in secondo luogo perchè essa si sforzò di
+stabilire qualche nesso fra quei domini dell’esperienza, già presunti
+diversi. Sotto il primo rispetto, la psicologia del senso interno
+fu appunto quella che coltivò il metodo della <i>pura introspezione</i>
+(§ 3, 2). Per la seconda considerazione, l’opinione di una
+differenza fra i dati fisici e psichici della esperienza ricondusse dì
+necessità alla psicologia metafisica. Infatti da questo punto di vista,
+per la natura stessa della cosa, le relazioni dell’esperienza interna
+all’esterna o i così detti “rapporti tra il corpo e l’anima„ potevano
+essere spiegati solo mediante ipotetici principi metafisici. Tali
+principi metafisici non potevano far a meno di influire anche sulla
+ricerca psicologica, sì che essa fu inquinata di sussidiarie ipotesi
+metafisiche.
+</p>
+
+<p>
+4. Dalla psicologia del senso interno si distingue essenzialmente
+quella concezione, che definisce la psicologia come “scienza
+dell’esperienza immediata„. Questa infatti, ritenendo essere l’esperienza
+interna ed esterna non parti diverse, ma diversi modi di
+considerare una sola e medesima esperienza, non può riconoscere
+una precipua differenza fra i metodi della psicologia e della scienza
+naturale. Questo indirizzo psicologico ha prima di tutto cercato di
+stabilire i metodi sperimentali che devono compiere un’analisi esatta
+dei processi psichici; analisi che, tenuto conto del mutato punto di
+vista, è analoga a quella di cui le scienze naturali fanno uso nella
+spiegazione dei fenomeni della natura. Di più questo indirizzo mostra
+che le singole scienze dello spirito, le quali hanno ad oggetto
+<span class="pagenum" id="Page_8">[8]</span>
+i processi psichici concreti o le creazioni psichiche, si trovano tutte
+sul medesimo terreno di una scientifica considerazione dei dati immediati
+dell’esperienza e dei loro rapporti coi soggetti agenti.
+Donde, come conseguenza necessaria, l’analisi psicologica dei prodotti
+più generali dello spirito: la lingua, le rappresentazioni mitologiche,
+le norme dei costumi, dev’essere considerata come un sussidio
+all’intelligenza dei processi psichici più complessi. Questa
+concezione sta pertanto, riguardo al metodo, in più stretto rapporto
+con altre scienze: come <i>psicologia sperimentale</i> colle scienze naturali,
+come <i>psicologia sociale</i><a class="tag" id="tag3" href="#note3">[3]</a> colle più speciali scienze dello spirito.
+</p>
+
+<p>
+Finalmente, considerando in tal modo la psicologia, si viene ad eliminare
+completamente la questione sui rapporti degli oggetti psichici
+ai fisici. Ambedue non sono veramente oggetti diversi, ma uno stesso
+contenuto, il quale è considerato una volta nella ricerca della scienza
+naturale mediante l’astrazione del soggetto, e l’altra nella ricerca
+psicologica in relazione alla sua costituzione immediata e ne’ suoi
+rapporti totali al soggetto. Tutte le ipotesi metafisiche sulle relazioni
+intercedenti fra gli oggetti psichici e fisici, sono, considerate da questo
+punto di vista, soluzioni di un problema che si agita attorno ad
+una questione falsamente posta. Se la psicologia deve nella connessione
+dei processi psichici, in quanto questi sono dati immediati
+dell’esperienza, rifuggire dal soccorso di ipotesi metafisiche, essa
+può nondimeno — poichè esperienza esterna ed interna sono due
+punti di vista integratisi a vicenda di una sola od identica esperienza — ritornare,
+sovratutto dove la connessione dei fenomeni
+psichici presenta lacune, a considerare fisicamente gli stessi processi,
+per vedere se mediante questo nuovo punto di vista, diverso e preso
+dalla scienza naturale, si possa ristabilire quella continuità che si
+credeva mancasse. Il medesimo varrà poi, ma in senso inverso,
+anche per quelle lacune che si presentano nella catena delle nostre
+conoscenze fisiologiche, potendo questa venir completata con
+anelli, fornitici da una trattazione dell’esperienza dal punto di vista
+puramente psicologico. Sulla base di una tale concezione, che pone
+le due forme di conoscenza nel loro giusto rapporto, è possibile
+che non soltanto la psicologia porti a piena esecuzione il proposito
+di essere scienza sperimentale, ma che anche la fisiologia diventi
+vera scienza sussidiaria della psicologia; come dall’altra parte la
+psicologia è con eguale diritto una scienza sussidiaria della fisiologia.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_9">[9]</span>
+5. Riguardo alla seconda delle suaccennate (2) partizioni fondamentali,
+cioè riguardo ai <i>fatti o concetti posti a base della ricerca psicologica</i>,
+si possono ancora distinguere <i>due</i> indirizzi della psicologia
+empirica, i quali sono, generalmente parlando, due gradi di sviluppo
+successivi della interpretazione psicologica. Il primo corrisponde ad
+una tendenza <i>descrittiva</i>, il secondo ad una <i>esplicativa</i>. Quando si cercò
+di distinguere, descrivendo, i vari processi psichici, sorse la necessità
+di una opportuna <i>classificazione</i> di essi. Si formarono così i concetti
+generali, sotto i quali vennero ad ordinarsi i diversi processi, e si
+cercò soddisfare al bisogno d’interpretare il caso singolo, riferendo
+le parti di un processo complesso a concetti generali applicabili
+ad esse. Tali concetti sono ad es. sensazione, conoscenza,
+attenzione, memoria, immaginazione, intelletto, volontà, ecc. Essi corrispondono
+ai concetti fisici generali nati dall’immediata cognizione
+dei fenomeni naturali, come peso, calore, suono, luce, ecc. Se quelli al
+pari di questi, possono servire ad un primo ordinamento dei fatti,
+non giovano però affatto a darne la spiegazione. Nondimeno la psicologia
+empirica si è resa più volte colpevole di questa confusione,
+e appunto in questo senso la <i>psicologia delle facoltà</i> considerava
+ogni specie come potenze o facoltà della psiche, sotto la cui attività
+varia o comune essa riconduceva tutti i processi psichici.
+</p>
+
+<p>
+6. Una trattazione <i>esplicative</i>, che si contrappone alla psicologia
+descrittiva delle facoltà, è costretta, quando si attenga veramente
+al lato empirico, a porre a base delle sue interpretazioni fatti determinati,
+che appartengono per sè stessi all’esperienza psichica.
+E potendo questi fatti essere presi da ordini diversi di processi
+psichici, la trattazione esplicativa presenta di nuovo due indirizzi,
+corrispondenti ai due fattori che prendono parte alla formazione
+dell’esperienza immediata: l’oggetto e il soggetto. Quando si dà
+maggior valore all’oggetto dell’esperienza immediata, nasce la psicologia
+<i>intellettualistica</i>, che cerca derivare tutti i processi psichici,
+anche i sentimenti soggettivi, gl’impulsi, i primi movimenti della
+volontà dalle <i>rappresentazioni</i>, o, come anche queste possono essere
+dette, a causa della loro importanza per la conoscenza oggettiva,
+dai processi <i>intellettivi</i>. Se all’opposto si dà valore principale al modo
+in cui l’esperienza immediata sorge nel soggetto, allora nasce un
+indirizzo, il quale accorda ai moti soggettivi, che non si riferiscono
+ad oggetti esterni, un posto <i>egualmente importante</i> che alle rappresentazioni.
+Questa psicologia può essere detta psicologia <i>volontaristica</i>,
+a causa dell’importanza che essa riconosce ai processi della
+volontà fra tutti i processi soggettivi.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_10">[10]</span>
+Fra i due indirizzi della psicologia empirica (3), che si distinguono
+per la generale concezione dell’esperienza interna, la psicologia
+del senso interno è quella che tende anche all’<i>intellettualismo</i>.
+Essa infatti, essendo il senso interno paragonato ai sensi
+esterni, considera principalmente quei dati psichici dell’esperienza,
+che sono offerti quali oggetti al senso interno, allo stesso modo
+che gli oggetti naturali ai sensi esterni. La natura di oggetti si
+crede d’altra parte possa essere attribuita, fra tutti i dati dell’esperienza,
+soltanto alle <i>rappresentazioni</i>, e precisamente perchè esse
+vengono considerate proprio come <i>immagini</i> degli oggetti che stando
+fuori di noi, ci sono dati dai sensi esterni. Quindi le rappresentazioni
+sono ritenute i soli oggetti reali del senso interno, mentre
+tutti quei processi che non possono essere riferiti ad oggetti esterni,
+come ad es. i sentimenti, sono indicati o quali rappresentazioni non
+chiare, o quali rappresentazioni che si riferiscono al nostro corpo,
+o finalmente quali effetti prodotti da combinazioni di rappresentazioni.
+</p>
+
+<p>
+Mentre la psicologia del senso interno si collega all’intellettualismo,
+la psicologia dell’esperienza immediata si avvicina al volontarismo.
+Dacchè questa riconosce essere un còmpito capitale della
+psicologia la ricerca dell’origine soggettiva di ogni esperienza, è
+facile comprendere che nell’analisi di quest’origine l’attenzione
+dev’essere sovratutto diretta su quei fattori dell’esperienza, dai
+quali fa astrazione la scienza della natura.
+</p>
+
+<p>
+7. La psicologia <i>intellettualistica</i> nel corso del suo sviluppo
+ha di nuovo dato luogo a due speciali indirizzi empirici. O i processi
+<i>logici</i> del giudicare o del concludere furono considerati come
+le forme tipiche fondamentali di ogni fatto psichico, o furono ritenute
+tali certe combinazioni di rappresentazioni successive di memoria,
+prevalenti sulle altre a causa della loro frequenza, le cosidette
+<i>associazioni delle rappresentazioni</i>. La prima tendenza, la <i>logica</i>, è
+in istretta parentela colla interpretazione psicologica volgare; essa
+è la più antica, ma nondimeno in parte si è conservata ancora sino
+in questi ultimi tempi. <i>La teoria della associazione</i> è sorta dall’empirismo
+filosofico del secolo scorso. Queste due tendenze sono fra loro
+contrarie, volendo la teoria logica ricondurre le complessità di fenomeni
+psichici a forme più alte di processi intellettuali, e l’associazionistica
+invece a forme inferiori o, come oggi si suol dire, semplici.
+Ma ambedue per la loro unilateralità falliscono egualmente;
+non solo perchè nè l’una nè l’altra riesce coi propri principi a spiegare
+i processi sentimentali e volitivi, ma anche perchè questi principi non
+riescono neppure a una piena interpretazione dei processi intellettivi.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_11">[11]</span>
+8. L’unione della psicologia del senso interno colla concezione
+intellettualistica ha ancora portato a un principio particolare, che
+molte volte è stato fatale per il modo di concepire i fatti psicologici.
+Esso consiste nella falsa <i>sostanzializzazione</i><a class="tag" id="tag4" href="#note4">[4]</a> <i>intellettualistica delle
+rappresentazioni</i>. Quando noi non ammettiamo solo un’analogia tra
+gli oggetti del cosidetto senso interno e gli oggetti del senso esterno,
+ma anche consideriamo i primi come imagini dei secondi; siamo
+indotti a trasportare quelle proprietà, che la scienza naturale attribuisce
+agli oggetti del mondo esterno, anche agli oggetti immediati
+del senso interno, cioè alle rappresentazioni. E pertanto si ammette,
+che le rappresentazioni, proprio come le cose esterne cui sono da
+noi riferite, siano oggetti relativamente persistenti, i quali possano
+svanire dalla coscienza e poi di nuovo in essa entrare. Le rappresentazioni
+senza dubbio devono essere da noi percepite ora più
+forti e chiare, ora più deboli e confuse, a seconda che il senso
+interno venga o no rafforzato dal senso esterno, e a seconda dell’attenzione
+che ad esse prestiamo; ma nel complesso rimangono
+immutate riguardo alla loro natura qualitativa.
+</p>
+
+<p>
+9. La psicologia <i>volontaristica</i> è in tutto quest’ordine di fatti
+in piena antitesi coll’intellettualistica. Mentre questa è costretta
+ad ammettere un senso interno con oggetti speciali della percezione
+interna, quella è legata alla veduta, che l’esperienza interna
+si identifica coll’esperienza immediata. E poichè il contenuto dell’esperienza
+psicologica consiste secondo questa concezione, non di
+una somma di oggetti, che sono dati al soggetto, ma di tutto quanto
+compone il processo dell’esperienza, cioè degli atti del soggetto
+stesso presi nella loro proprietà immediata, che non è stata mutata
+da nessuna astrazione e riflessione; il contenuto dell’esperienza psicologica
+è di necessità considerato come una <i>connessione di processi</i>.
+</p>
+
+<p>
+Questo concetto del processo esclude la natura sostanziale e
+però anche più o meno persistente dei dati psichici dell’esperienza.
+I fatti psichici sono <i>avvenimenti</i> e non cose; essi scorrono come
+tutti gli avvenimenti nel tempo e non sono mai in un dato momento
+gli stessi che nel momento antecedente. In questo senso i
+processi del volere hanno un valore <i>tipico</i>, importantissimo per la
+intelligenza di tutti gli altri processi psichici. La psicologia volontaristica
+non afferma affatto che il volere sia la sola forma realmente
+esistente del processo psichico, ma essa afferma soltanto che
+<span class="pagenum" id="Page_12">[12]</span>
+il volere, coi sentimenti e colle emozioni a lui strettamente connesse,
+costituisce una parte dell’esperienza psichica, altrettanto necessaria
+quanto le sensazioni e le rappresentazioni; di più afferma
+che sull’analogia del processo volitivo debba interpretarsi ogni altro
+processo psichico; cioè quale un fatto che sempre muta nel tempo,
+e non quale una somma di oggetti persistenti, come per lo più
+l’intellettualismo ammette, in conseguenza del falso riferimento che
+esso fa delle proprietà da noi poste negli oggetti esterni, alle rappresentazioni
+degli oggetti stessi. Quando si riconosce l’<i>immediata</i>
+realtà dell’esperienza psicologica, lo studio dì derivare determinate
+parti del processo psichico da altre che da quello specificamente
+differiscono, resta senz’altro escluso; così pure i conati della
+psicologia metafisica di ricondurre l’esperienza interna a processi
+immaginari da essa diversi di un ipotetico sostrato metafisico,
+stanno in contraddizione col vero còmpito reale della psicologia.
+Questo còmpito, poichè si riferisce all’esperienza immediata, si
+collega sin dal principio col presupposto che ogni dato psichico
+dell’esperienza contiene nello stesso tempo fattori oggettivi e soggettivi;
+questi si devono pur sempre considerare come distinti
+da un’astrazione arbitraria e non come processi realmente diversi.
+Infatti l’osservazione c’insegna che non si danno rappresentazioni,
+le quali non sveglino in noi sentimenti ed impulsi
+di diversa intensità, come pure non è possibile un processo sentimentale
+o volitivo, che non si riferisca ad un oggetto rappresentato.
+</p>
+
+<p>
+10. I principi direttivi della fondamentale concezione psicologica,
+che dobbiamo in seguito mantenere fissi, possono essere riassunti
+nelle tre proposizioni seguenti:
+</p>
+
+<p class="subpar">
+1. L’esperienza interna o psicologica non è alcun dominio
+speciale dell’esperienza diverso dagli altri, ma essa è veramente
+l’<i>esperienza immediata</i>.
+</p>
+
+<p class="subpar">
+2. Quest’esperienza immediata non è un contenuto quiescente,
+ma una <i>connessione di processi</i>; essa non consiste di oggetti, ma
+di processi, cioè di <i>fatti generali che si svolgono in noi</i> e delle loro
+relazioni reciproche fissate da leggi.
+</p>
+
+<p class="subpar">
+3. Ciascuno di questi processi ha da un lato un contenuto
+oggettivo ed è dall’altro un processo soggettivo, e però in tal modo
+esso racchiude in sè le condizioni generali tanto di ogni conoscenza
+quanto di ogni pratica attività degli uomini.
+</p>
+
+<p>
+A queste tre proposizioni corrisponde un <i>triplice posizione della
+psicologia</i> in rapporto agli altri campi del sapere:
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_13">[13]</span>
+</p>
+
+<p class="subpar">
+1. Come scienza dell’esperienza immediata, essa — in contrapposto
+alle <i>scienze naturali</i>, le quali a causa dell’astrazione che
+esse fanno del soggetto, hanno per oggetto solo il contenuto oggettivo
+e <i>mediato</i> dell’esperienza — è la scienza empirica <i>che reintegra
+quelle</i>. Ogni singolo fatto dell’esperienza può essere intimamente
+valutato nel suo pieno significato, solo quando ha sostenuto la prova
+dell’analisi naturale o psicologica. In questo senso anche la fisica
+e la fisiologia sono scienze sussidiarie della psicologia, come questa
+alla sua volta è una disciplina ausiliaria per le ricerche naturali.
+</p>
+
+<p class="subpar">
+2. Come scienza delle forme più generali della esperienza
+umana immediata e della connessione loro secondo leggi, essa è il
+<i>fondamento delle scienze dello spirito</i>. Infatti il contenuto di queste
+scienze sta sopratutto nelle azioni che nascono dagli immediati fatti
+della vita psichica umana e nei loro effetti. La psicologia, in quanto
+ha per còmpito lo studio delle forme, sotto le quali queste azioni
+si presentano e delle leggi alle quali soggiaciono, è la più generale,
+e insieme la base di tutte le scienze dello spirito: della filologia,
+della storia, dell’economia politica, della giurisprudenza, ecc.
+</p>
+
+<p class="subpar">
+3. Siccome la psicologia egualmente considera le <i>due</i> condizioni
+fondamentali, che stanno a base così della conoscenza teoretica
+come dell’operare pratico, le soggettive e le oggettive, e cerca
+determinarle nel loro rapporto reciproco; essa fra tutte le discipline
+empiriche è quella, i cui risultati si adattano più da vicino allo
+studio così del problema della conoscenza come dell’etica, le due
+questioni fondamentali della filosofia. La psicologia, che rispetto
+alla scienza naturale è la scienza reintegrante, rispetto alle scienze
+dello spirito la fondamentale, è rispetto alla filosofia la <i>scienza
+empirica di preparazione</i>.
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+10<i>a</i>. Quantunque nella nuova psicologia sempre più si vada riconoscendo,
+che non tanto la differenza degli oggetti dell’esperienza quanto
+quella del punto di vista di trattazione della esperienza è ciò per cui la
+psicologia si distingue dalla scienza naturale; pure la chiara conoscenza
+delle particolarità reali di quel punto di vista, che fissa il còmpito scientifico
+per la psicologia, è ancor sempre pregiudicata dai riflessi delle tendenze
+della vecchia metafisica e della filosofia naturalistica. Invece di riconoscere
+che la trattazione dell’esperienza per le scienze naturali si compie
+in base all’astrazione di quei fattori soggettivi che entrano in quell’esperienza,
+si assegna ancora sempre alla scienza naturale il còmpito di fissare nel modo più
+generale il contenuto di ogni esperienza. Posto questo, la psicologia sarebbe
+una disciplina non più coordinata ma subordinata alla scienza naturale.
+Essa non dovrebbe più eliminare quell’astrazione fatto dalla scienza naturale
+<span class="pagenum" id="Page_14">[14]</span>
+e con questo giungere a una completa comprensione della esperienza;
+ma dovrebbe trar profitto dal concetto del “soggetto„ messo in luce
+dalla scienza naturale, per spiegare l’influenza di questo soggetto sui dati
+della nostra coscienza. In luogo di riconoscere che una definizione sufficiente
+del soggetto è solo possibile in base alla ricerca psicologica (§ 1, 3º), qui
+d’un tratto è introdotto nella psicologia un concetto del soggetto già bell’e
+formato e definitivamente improntato sulla scienza naturale. Ora per questa
+il soggetto è identico all’individuo corporeo. Conseguentemente la psicologia
+vien definita, come la scienza che ha l’ufficio di stabilire la dipendenza
+del contenuto immediato dell’esperienza dall’individuo corporeo. Questo punto
+di vista, detto anche del “materialismo psico-fisico„, è insostenibile dal
+lato della teoria della conoscenza e psicologicamente infruttuoso. Siccome
+la scienza naturale astrae di proposito dal soggetto percipiente, pur contenuto
+in ogni esperienza, è fuor di dubbio che essa ben difficilmente è in grado
+di dare una valida ed ultima determinazione del soggetto. Una psicologia
+che parte da una tale definizione puramente fisiologica, non s’impernia più
+sull’esperienza ma, proprio come la vecchia psicologia materialistica, su
+una premessa metafisica. Di più questo punto di vista è psicologicamente
+infruttuoso, perchè assegna di bel principio la causale interpretazione dei
+processi psichici alla fisiologia, la quale non può dare nè ora nè mai una
+tale interpretazione a causa del differente modo di trattazione della scienza
+naturale e della psicologia. Infine è senz’altro manifesto che una tale psicologia,
+la quale si trasforma in un’ipotetica meccanica del cervello, deve
+una volta per sempre rinunciare a servire di base alle scienze dello spirito.
+</p>
+
+<p>
+Quando noi diciamo psicologia “volontaristica„ l’indirizzo <i>strettamente
+empirico</i>, che si contrappone ai tentativi di rinnovare la dottrina metafisica
+e che è contrassegnato dai principi più sopra formulati, non dobbiamo
+dimenticare che questo volontarismo psicologico in sè e per sè non ha
+nulla a fare con alcuna dottrina metafisica della volontà. Esso si oppone
+all’unilaterale volontarismo metafisico di Schopenhauer, che deriva tutto
+l’essere da una volontà trascendente originaria, non meno che ai sistemi
+metafisici sorti dall’intellettualismo di Spinoza, di Herbart e di altri.
+I principi del volontarismo psicologico, preso nel senso già notato, sono
+affatto contrari alla metafisica, perchè esso esclude dalla psicologia ogni
+metafisica; sono poi in opposizione agli altri indirizzi psicologici, perchè
+esso respinge tutti gli sforzi che mirano a ricondurre i processi del volere
+a semplici rappresentazioni, mentre accentua il significato <i>tipico</i> del volere
+per la natura dell’esperienza psicologica. Questo significato tipico sta in ciò
+che la proprietà riconosciuta generalmente per le azioni volitive, cioè di
+essere <i>processi</i>, il decorso dei quali presenta continuamente mutazioni
+qualitative e intensive, viene considerata valevole anche per gli altri contenuti
+psichici della esperienza.
+</p>
+</div>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_15">[15]</span>
+</p>
+
+<div class="chapter"></div>
+<h3><a id="cap3"></a>
+§ 3. — Metodi della psicologia.
+</h3>
+
+<p>
+1. La psicologia, avendo per proprio oggetto non contenuti
+specifici dell’esperienza ma l’<i>esperienza generale nella sua natura
+immediata</i>, non può servirsi di altri metodi che di quelli usati dalle
+scienze empiriche, così per l’affermazione dei fatti, come per l’analisi
+e pel causale collegamento di essi. La circostanza, che la
+scienza della natura astrae dal soggetto e la psicologia no, può
+bensì portare modificazioni nel modo di usare i metodi, ma non mai
+nell’essenziale natura dei metodi usati.
+</p>
+
+<p>
+Ora la scienza naturale, la quale, come campo di ricerca prima
+costituitosi, può servire di esempio alla psicologia, si giova di due
+metodi principali: <i>l’esperimento</i> e <i>l’osservazione</i>. L’<i>esperimento</i> consiste
+in un’osservazione, nella quale i fenomeni da osservare sorgono
+e si svolgono per l’opera volontaria dell’osservatore. L’osservazione
+in senso stretto studia i fenomeni senza un tale intervento dello sperimentatore,
+ma così come si presentano all’osservatore nella continuità
+dell’esperienza. Ogni qual volta un’azione sperimentale è possibile,
+le scienze naturali ne fanno sempre uso, essendo in tutti i
+casi, anche in quelli, nei quali i fenomeni offrono già un’osservazione
+facile ed esatta, un vantaggio poter volontariamente determinare
+la loro nascita e il loro decorso e isolare le parti di un fenomeno
+complesso. Ma nella scienza della natura un uso distinto di
+questi due metodi è già stato stabilito secondo i suoi diversi campi:
+in genere il metodo sperimentale si crede per certi problemi più necessario
+che per altri, nei quali si può raggiungere non di rado lo
+scopo desiderato colla semplice osservazione. Queste due specie di
+problemi si riferiscono, prescindendo da piccole eccezioni provenienti
+da rapporti speciali, alla generale distinzione dei fenomeni
+naturali in <i>processi naturali</i> ed in <i>oggetti naturali</i>.
+</p>
+
+<p>
+Qualunque <i>processo naturale</i>, ad es., un movimento di luce, di
+suono, una scarica elettrica, il prodursi o il decomporsi di una
+combinazione chimica, inoltre un movimento stimolatore o un fenomeno
+di scambio nell’organismo delle piante o degli animali, richiede
+l’azione sperimentale per l’esatta determinazione dello svolgimento
+e per l’analisi delle sue parti. In generale tali azioni
+sperimentali sono desiderabili, perchè è possibile fare osservazioni
+esatte solo quando si può determinare il momento di apparizione
+del fenomeno. Esse sono poi necessarie per distinguere
+<span class="pagenum" id="Page_16">[16]</span>
+fra loro le parti diverse di un fenomeno complesso, perchè questo
+può succedere per lo più solo quando arbitrariamente si trascurino
+alcune condizioni, o se ne aggiungano altre, o anche se ne
+modifichi l’importanza.
+</p>
+
+<p>
+Tutt’altra cosa è per gli <i>oggetti naturali</i>: essi sono oggetti relativamente
+costanti, che non esigono di essere prodotti in un
+determinato momento, ma stanno in ogni tempo a disposizione
+dell’osservatore e vi permangono. Qui una ricerca sperimentale è
+per lo più soltanto richiesta quando vogliamo indagare i processi
+della loro nascita e delle loro variazioni; in questo caso trovano
+applicazione le stesse considerazioni fatte per lo studio dei
+processi naturali, perchè gli oggetti naturali sono considerati o
+prodotti o parti di processi naturali. Quando invece si tratta solo
+della natura reale degli oggetti, senza riguardo alla loro formazione
+e alle loro variazioni, allora la semplice osservazione è per lo più
+sufficiente. In questo senso sono, ad es., la mineralogia, la botanica,
+la zoologia, l’anatomia, la geografia ed altre simili, scienze di pura
+osservazione, fintanto che in esse non siano introdotti, come spesso
+avviene, problemi fisici, chimici, fisiologici; in una parola, quei
+problemi che si riferiscono a processi naturali.
+</p>
+
+<p>
+2. Se trasportiamo queste considerazioni alla psicologia, appare
+tosto manifesto che essa, pel proprio contenuto, è senz’altro
+costretta a tenere lo stesso cammino di quelle scienze, nelle quali
+un’osservazione esatta è possibile solo sotto la forma di osservazione
+sperimentale, e che però essa non può mai essere una scienza di
+pura osservazione. Infatti il contenuto della psicologia risulta di
+<i>processi</i> e non di oggetti persistenti. Per indagare esattamente
+l’apparizione e il decorso di questi processi, la loro composizione
+e le relazioni reciproche delle loro diverse parti, noi dobbiamo
+prima di tutto produrre a nostra volontà quell’apparizione, e poterne
+variare secondo il nostro intento le condizioni; il che è possibile
+solo per mezzo dell’esperimento e non coll’osservazione pura.
+A questa ragione generale se ne aggiunge per la psicologia una
+speciale, che non esiste egualmente poi fenomeni naturali. Siccome
+in questi noi facciamo astrazione dal soggetto conoscente,
+ci è possibile servirci, sotto certe condizioni, della semplice osservazione;
+e sopratutto se essa, come nell’astronomia, viene favorita
+dalla regolarità dei fenomeni, ci è dato determinare con
+sufficiente sicurezza il contenuto oggettivo dei fenomeni. Ma la
+psicologia, non potendo per principio astrarre dal soggetto, troverebbe
+condizioni favorevoli per una casuale osservazione solo quando
+<span class="pagenum" id="Page_17">[17]</span>
+in molti ripetuti casi le medesime parti oggettive dell’esperienza
+immediata coincidessero col medesimo stato del soggetto. Questo,
+per la grande complessità dei fenomeni psichici, non è possibile
+avvenga, tanto più che in modo speciale <i>l’intenzione stessa dell’osservare</i>,
+che deve essere presente in ogni esatta osservazione,
+altera sostanzialmente il principio e il decorso del processo psichico.
+L’osservazione naturale invece non viene generalmente turbata
+dall’intenzione dell’osservare, perchè essa sin dal principio astrae
+di proposito dal soggetto. Consistendo uno dei còmpiti principali
+della psicologia nell’esatta ricerca del modo di sorgere e
+svolgersi dei processi soggettivi, è facile comprendere come qui
+l’intenzione di osservare o muta sostanzialmente i fatti da osservare,
+o essa stessa in tutto si sopprime. Al contrario la psicologia,
+per il modo naturale in cui sorgono i processi psichici, è costretta
+al metodo sperimentale, appunto come la fisica e la fisiologia. Una
+sensazione si presenta in noi sotto condizioni favorevoli all’osservazione,
+se essa è suscitata da uno stimolo esterno, una sensazione
+di suono ad esempio, da un movimento sonoro esterno, una sensazione
+di luce da uno stimolo luminoso esterno. La rappresentazione
+di un oggetto è originariamente determinata da un insieme
+sempre più o meno complesso di stimoli esterni. Se noi vogliamo
+studiare il modo psicologico in cui sorge una rappresentazione, noi
+non possiamo usare alcun altro metodo che quello di imitare questo
+processo nel suo svolgimento naturale. In questo modo abbiamo
+il grande vantaggio di potere volontariamente variare le rappresentazioni
+stesse, facendo variare le combinazioni degli stimoli
+agenti nelle rappresentazioni, e così di giungere ad una spiegazione
+dell’influenza che ogni singola condizione esercita sul
+nuovo prodotto. Le rappresentazioni della memoria non sono, è ben
+vero, direttamente suscitate da impressioni sensibili esterne, bensì
+le seguono solo dopo un tempo più o meno lungo; ma è chiaro che
+anche sulle loro proprietà, e specialmente sul rapporto loro alle rappresentazioni
+primarie svegliate da impressioni dirette, si giunge
+alla più sicura spiegazione quando non ci si affidi alla loro casuale
+apparizione, ma si tragga vantaggio di quelle immagini che sono
+lasciate dagli stimoli precedenti in un modo sperimentalmente regolato.
+Non altrimenti si fa coi sentimenti e coi processi volitivi;
+noi li potremo porre nella condizione più opportuna ad un’esatta
+ricerca, se a nostra volontà produrremo quelle impressioni che
+secondo l’esperienza sono regolarmente legate alla reazione del sentimento
+e del volere. Non v’è quindi alcuno dei fondamentali processi
+<span class="pagenum" id="Page_18">[18]</span>
+psichici pel quale non sia possibile usare il metodo sperimentale
+ed egualmente alcuno per la cui ricerca questo metodo non
+sia richiesto da ragioni logiche.
+</p>
+
+<p>
+3. Invece <i>l’osservazione pura</i>, la quale è pur possibile in
+molti campi della scienza naturale, nel senso esatto è impossibile
+dentro il dominio della psicologia <i>individuale</i> a causa dell’intero carattere
+del processo psichico. Essa si potrebbe solo pensar possibile,
+se vi fossero oggetti psichici persistenti e indipendenti dalla nostra
+attenzione, come vi sono oggetti naturali relativamente persistenti
+e che non mutano colla nostra osservazione. Nulla di meno anche
+nella psicologia si offrono fatti i quali, benchè non siano veri oggetti,
+pure posseggono il carattere di oggetti psichici, presentando
+quelle caratteristiche di natura relativamente persistente e indipendente
+dall’osservatore; oltre a queste proprietà possiedono anche
+l’altra di essere inaccessibili ad un’osservazione sperimentale nel
+senso comune. Questi fatti sono i <i>prodotti spirituali</i>, che si sviluppano
+nella storia dell’umanità, come la lingua, le rappresentazioni
+mitologiche ed i costumi. La loro origine e il loro svolgimento
+si fondano dappertutto su generali condizioni psichiche, che si
+possono argomentare dalle loro proprietà oggettive. Perciò anche
+l’analisi psicologica di questi prodotti può dare spiegazioni intorno
+ai reali processi psichici della loro formazione e del loro svolgimento.
+Tutti questi prodotti spirituali di natura generale presuppongono
+l’esistenza di una comunità spirituale di molti individui,
+quand’anche le loro ultime sorgenti siano evidentemente le proprietà
+psichiche già appartenenti al singolo uomo. A causa appunto
+di questa relazione alla comunità, specialmente alla comunità di
+popoli, si suole indicare l’intero campo di questa ricerca psicologica
+dei prodotti spirituali come <i>psicologia sociale</i>, contrapponendola alla
+individuale o, come anche può essere detta pel metodo che in essa
+predomina, psicologia <i>sperimentale</i>. Benchè queste due parti della
+psicologia siano, a causa dello stato attuale della scienza, trattate
+per lo più ancora distintamente, esse costituiscono non diversi domini,
+ma piuttosto metodi diversi. La cosidetta psicologia sociale
+corrisponde al metodo della pura osservazione, ha per suo carattere
+solo questo, che gli oggetti dell’osservazione sono prodotti dello
+spirito. La intima connessione di questi prodotti colle comunità
+spirituali, connessione che ha dato origine al nome di psicologia
+sociale, nasce anche dalla circostanza secondaria, che i prodotti individuali
+dello spirito presentano una natura troppo mutabile, perchè
+possano essere sottoposti ad una osservazione oggettiva; e che
+<span class="pagenum" id="Page_19">[19]</span>
+perciò i fenomeni ricevono qui la costanza necessaria per una
+tale osservazione, solo quando diventano fenomeni collettivi o di
+masse.
+</p>
+
+<p>
+Appare chiaro dunque che la psicologia, non meno che la scienza
+naturale, dispone di <i>due</i> metodi esatti: il primo, il metodo sperimentale,
+serve all’analisi dei processi psichici più semplici; il
+secondo, l’osservazione dei più generali prodotti dello spirito, serve
+allo studio dei più alti processi e sviluppi psichici.
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+3<i>a</i>. Avendo l’uso dei metodi sperimentali la sua origine nella maniera
+sperimentale usata dalla fisiologia, e specialmente dalla fisiologia degli
+organi di senso e del sistema nervoso, la psicologia sperimentale è anche
+detta “psicologia fisiologica„. Nella trattazione di questa sono di solito usate
+quelle conoscenze fisiologiche date dalla fisiologia del sistema nervoso e
+degli organi dei sensi, conoscenze che appartengono senza dubbio alla sola
+fisiologia, ma rendono nondimeno desiderabile una trattazione che tenga
+conto specialmente dell’interesse psicologico. Quindi la psicologia fisiologica
+ha il carattere di disciplina di transizione; nella sua parte essenziale è, come
+lo dice il nome, <i>psicologia</i> e, fatta astrazione da quei sussidi fisiologici,
+coincide colla psicologia sperimentale nel senso sopra definito. Se altri
+ha cercato di porre una distinzione tra la psicologia propriamente detta
+e la psicologia fisiologica, nel senso che solo alla prima spetti l’interpretazione
+dell’esperienza interna, ed alla seconda invece la derivazione dell’esperienza
+stessa dai processi fisiologici, si deve respingere tale distinzione
+come insussistente. Vi è <i>un solo</i> modo di spiegazione psicologica causale, e
+questo consiste nella derivazione di processi psichici più complessi da altri
+più semplici; in questa interpretazione gli elementi fisiologici possono sempre
+entrare, in virtù del sopra affermato rapporto dell’esperienza naturale alla
+psicologica, ma solo come sussidiari (§ 2, 4). La psicologia materialistica,
+negando l’esistenza di una causalità psichica, ha in luogo del còmpito da
+noi stabilito per la psicologia, posto l’altro di derivare i processi psichici
+dalla fisiologia del cervello. Questo indirizzo, insostenibile e teoricamente
+e psicologicamente per le ragioni dimostrate (§ 2, 10a), trova tuttavia buona
+accoglienza così fra i sostenitori della psicologia pura, come fra quelli della
+psicologia fisiologica.
+</p>
+</div>
+
+<div class="chapter"></div>
+<h3><a id="cap4"></a>
+§ 4. — Linee generali dell’argomento.
+</h3>
+
+<p>
+1. I contenuti immediati dell’esperienza, che costituiscono
+l’oggetto della psicologia, sono in ogni caso processi di natura
+composta. Percezioni di oggetti esterni, ricordi di tali percezioni,
+sentimenti, emozioni, atti di volere non sono soltanto collegati
+<span class="pagenum" id="Page_20">[20]</span>
+continuamente gli uni cogli altri nelle più svariate maniere, ma
+ciascuno di questi processi è per la sua stessa natura un tutto più
+o meno complesso. La rappresentazione di un corpo esterno consta
+delle rappresentazioni parziali delle sue parti. Noi riferiamo un
+suono, per quanto semplice sia, ad una direzione spaziale e in tal
+modo lo colleghiamo colle rappresentazioni assai più complesse dello
+spazio esterno. Un sentimento, un atto di volere è riferito ad una
+sensazione qualsiasi che suscita il sentimento, ad un oggetto che è
+voluto e così via. Di fronte ad una natura così complessa dei
+fatti psichici la ricerca scientifica deve condurre a termine consecutivamente
+<i>tre</i> còmpiti. <i>Il primo</i> consiste nell’<i>analisi</i> dei processi
+composti, <i>il secondo</i> nel <i>mettere in luce le connessioni</i> tra gli elementi
+trovati mediante l’analisi, <i>il terzo</i> nell’<i>investigazione delle
+leggi</i>, che presiedono al sorgere di tali connessioni.
+</p>
+
+<p>
+2. Fra questi tre còmpiti è sopratutto il secondo, il sintetico,
+quello che alla sua volta racchiude in sè una serie di problemi.
+Dapprima gli elementi psichici si collegano in <i>formazioni psichiche</i>
+composte, le quali si separano le une dalle altre, relativamente
+indipendenti nel continuo flusso del processo psichico. Tali formazioni
+sono, ad es., le rappresentazioni, sia che esse possano essere
+riferite ora direttamente a stimoli od oggetti esterni, sia che possano
+venir da noi interpretate come riproduzioni di stimoli od oggetti
+anteriormente percepiti. Tali formazioni sono pure i sentimenti composti,
+le emozioni ed i processi di volere. Inoltre queste formazioni
+psichiche stanno fra loro nelle più diverse combinazioni: le rappresentazioni
+si collegano ora a maggiori complessi di rappresentazioni
+contemporanee, ora a regolari serie di rappresentazioni; nè in minor
+numero sono le combinazioni cui dànno luogo i processi del sentimento,
+del volere così fra loro come colle rappresentazioni. In tal
+modo nasce la <i>connessione delle formazioni psichiche</i> come una classe
+di processi sintetici di <i>secondo</i> grado, che si eleva sulla combinazione
+più semplice degli elementi in formazioni psichiche. Siccome
+poi le singole connessioni psichiche costituiscono le une colle
+altre composizioni alla loro volta ancor più complesse, le quali
+mostrano pur sempre una certa regolarità nell’ordine delle loro
+parti, sorgono da queste nuove combinazioni i composti di <i>terzo</i>
+grado, che noi indichiamo col nome generale di <i>sviluppi psichici</i>.
+Noi possiamo distinguere sviluppi di diversa estensione: quelli di
+natura più ristretta si riferiscono ad <i>una sola tendenza psichica</i>,
+ad es., allo svolgimento della funzione intellettiva, del volere, del
+sentimento, oppure talora semplicemente allo sviluppo di una speciale
+<span class="pagenum" id="Page_21">[21]</span>
+parte di queste forme funzionali: ai sentimenti estetici, morali,
+ecc. Da una quantità di tali sviluppi parziali sorge poi lo <i>sviluppo
+complessivo</i> della <i>singola individualità psichica</i>. Finalmente, poichè
+già l’individuo animale, e in più alta misura anche il singolo uomo
+si trova in continua relazione con esseri dello stesso genere, su
+questi sviluppi individuali si elevano gli <i>sviluppi psichici di specie</i>.
+Queste diverse parti della storia dello sviluppo psicologico formano,
+da una parte i fondamenti psicologici di altre scienze: della teoria
+della conoscenza, della pedagogia, dell’estetica, dell’etica e però sono
+trattate opportunamente insieme a queste; dall’altra parte esse
+hanno dato luogo a speciali scienze psicologiche; donde la psicologia
+del fanciullo, la psicologia animale e sociale. Dei risultati di
+queste tre ultime scienze qui esporremo in seguito solo quelli che
+più importano per la psicologia generale.
+</p>
+
+<p>
+3. La soluzione dell’ultimo e più generale còmpito della psicologia,
+la determinazione delle <i>leggi del processo psichico</i>, si fonda
+sullo studio di tutte le combinazioni di grado diverso: delle combinazioni
+degli elementi in formazioni, delle formazioni in connessioni,
+delle connessioni in sviluppi. Se tale studio delle composizioni
+psichiche ci dà a conoscere l’effettiva costituzione dei processi psichici,
+le proprietà della causalità psichica che si esplica in questi
+processi, si possono solo dedurre da quelle leggi, alle quali si riferiscono
+le forme di connessione dei contenuti psichici dell’esperienza
+e delle loro parti.
+</p>
+
+<p>
+Pertanto noi considereremo qui in seguito:
+</p>
+
+<ul>
+<li>1. gli elementi psichici;</li>
+<li>2. le formazioni psichiche;</li>
+<li>3. la connessione delle formazioni psichiche;</li>
+<li>4. gli sviluppi psichici;</li>
+<li>5. la causalità psichica e le sue leggi.</li>
+</ul>
+
+<div class="chapter"></div>
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_22">[22]</span>
+</p>
+
+<h2><a id="parte1"></a>
+I. — GLI ELEMENTI PSICHICI
+</h2>
+
+<h3><a id="cap5"></a>
+§ 5. — Forme principali e proprietà generali
+degli elementi psichici.
+</h3>
+
+<p>
+1. Poichè tutti i dati psichici dell’esperienza sono di natura
+complessa, gli <i>elementi psichici</i>, in quanto parti assolutamente semplici
+ed indecomponibili del fatto psichico, sono i prodotti, di un’analisi
+ed astrazione, la quale diviene solo possibile perciò che
+gli elementi sono realmente collegati gli uni agli altri in modi
+diversi. Se si trova l’elemento <i>a</i> in un primo caso cogli elementi
+<i>b, c, d</i>.... in un secondo con <i>b’, c’, d’</i> e così via, quell’elemento,
+pel fatto che nessuno degli elementi <i>b, b’, c, c’</i> è costantemente
+legato ad <i>a</i>, può essere astratto da tutti quelli. Se noi, ad es.,
+udiamo un suono semplice di una certa altezza ed intensità, lo
+possiamo riferire ora a questa, ora a quella direzione dello spazio,
+e possiamo insieme udire ora questo, ora quest’altro suono. Non essendovi
+nè una direzione costante nello spazio, nè un costante suono
+d’accompagnamento, è possibile astrarre da queste parti variabili,
+così che il singolo suono rimanga solo come elemento psichico.
+</p>
+
+<p>
+2. Ai <i>due</i> fattori, onde consta l’esperienza immediata, un contenuto
+oggettivo dell’esperienza e il soggetto senziente, secondo il
+§ 1 (2), corrispondono <i>due specie di elementi psichici</i>, i quali si ottengono
+come prodotti dell’analisi psichica. Gli elementi del contenuto
+oggettivo dell’esperienza diciamo <i>elementi di sensazione</i>, o semplicemente
+<i>sensazioni</i>: ad es. un suono, una certa sensazione di caldo, di
+freddo, di luce, ecc. In ogni caso si fa astrazione da tutti i legami
+di questa sensazione colle altre, non meno che dall’ordine spaziale
+o temporale della medesima. Gli elementi soggettivi diciamo invece
+<i>elementi sentimentali</i> o <i>sentimenti semplici</i>; esempi di tali elementi
+sentimentali sono: il sentimento che si accompagna ad una sensazione
+di luce, di suono, di gusto, d’olfatto, di caldo, di freddo, di
+<span class="pagenum" id="Page_23">[23]</span>
+dolore; oppure i sentimenti che vanno uniti alla vista di un oggetto
+piacevole o spiacevole, che sono nello stato dell’attenzione,
+nel momento di un atto volitivo, e così via. Tali sentimenti
+semplici sono per doppio riguardo prodotti dell’astrazione: ogni
+sentimento è al tempo stesso non solo legato ad elementi rappresentativi,
+ma anche parte di un processo psichico, che si svolge
+in un certo tempo, durante il quale il sentimento muta da un
+momento all’altro.
+</p>
+
+<p>
+3. Consistendo i veri contenuti psichici dell’esperienza di combinazioni
+varie fra elementi sensibili e sentimentali, il carattere specifico
+dei singoli processi psichici è fondato per massima parte non
+sulla natura di quegli elementi, ma piuttosto sulle loro combinazioni
+in formazioni psichiche composte. Così, ad es., le rappresentazioni
+di oggetti spazialmente estesi, una serie temporale di sensazioni,
+un’emozione, un atto volitivo sono forme <i>speciali</i> della esperienza
+psichica, le quali però, come tali, non sono già date immediatamente
+con gli elementi sensibili e sentimentali, come, ad es., le
+proprietà chimiche dei corpi composti non possono essere determinate,
+per quanto si enumerino le proprietà degli elementi chimici.
+Proprietà <i>specifica</i> e natura <i>elementare</i> di processi psichici sono pertanto
+due concetti tutt’affatto diversi l’uno dall’altro. Ogni elemento
+psichico è un contenuto specifico dell’esperienza, ma non ogni contenuto
+dell’esperienza immediata è egualmente un elemento psichico.
+Così le rappresentazioni spaziali e temporali, l’emozioni, le azioni
+volitive sono processi specifici, ma non elementari. Alcuni elementi
+hanno, è ben vero, la proprietà di apparire solo in formazioni psichiche
+di specie determinata, ma siccome queste contengono regolarmente
+anche altri elementi, la speciale natura delle formazioni può essere
+dedotta non dalle proprietà astratte degli elementi, ma soltanto
+dalla loro maniera di collegarsi. Noi riferiamo, per es., una momentanea
+sensazione di suono sempre ad un certo istante; ma poichè
+questa percezione dell’istante dipende dalle relazioni alle altre sensazioni
+precedenti e seguenti, lo speciale carattere delle rappresentazioni
+temporali non può essere fondato sulla singola sensazione
+di suono isolatamente pensata, ma soltanto su quella connessione.
+Così pure un’emozione come la collera, o un processo volitivo contengono
+certi sentimenti semplici, che non appaiono in nessun’altra
+forma psichica; quindi ciascuno di questi processi è un composto,
+perchè esso ha un decorso nel tempo, nel quale determinati sentimenti
+si seguono con una certa regolarità, e appunto tutta questa
+serie di sentimenti è ciò che caratterizza il processo stesso.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_24">[24]</span>
+4. Le sensazioni e i sentimenti semplici mostrano e proprietà
+comuni e differenze caratteristiche. Una proprietà comune ai due
+elementi è di avere ciascuno d’essi <i>due parti determinative</i>; noi
+diciamo <i>qualità</i> e <i>intensità</i> queste due parti determinative inscindibili
+di ogni elemento. Ogni sensazione semplice, ogni sentimento
+semplice ha una certa proprietà qualitativa, che li denota
+di fronte a tutte le altre sensazioni, a tutti gli altri sentimenti:
+questa proprietà è sempre data con una certa intensità; noi distinguiamo
+i diversi elementi psichici dalla qualità; percepiamo invece
+l’intensità come il valore di grandezza appartenente a uno speciale
+elemento in un caso concreto. Le nostre <i>denominazioni</i> degli elementi
+psichici si riferiscono esclusivamente alla qualità di esse;
+perciò noi distinguiamo le sensazioni, come bleu, giallo, caldo,
+freddo, ecc., e i sentimenti, come serio, allegro, triste, depresso, melanconico,
+ecc. Esprimiamo invece le differenze d’intensità degli elementi
+psichici sempre per mezzo delle stesse indicazioni di grandezza,
+come debole, forte, mediocremente forte, molto forte, ecc. In ambedue
+i casi queste espressioni sono concetti generali, che servono
+a un primo ordinamento superficiale degli elementi, ciascuno dei
+quali abbraccia generalmente un numero illimitatamente grande di
+elementi concreti. La lingua si è foggiata in modo relativamente
+completo queste distinzioni delle qualità delle sensazioni semplici,
+soprattutto dei colori e dei suoni. Invece le denominazioni delle
+qualità dei sentimenti e dei gradi d’intensità sono rimaste di gran
+lunga addietro. Talora oltre l’intensità e la qualità si distingue
+anche l’essere chiaro od oscuro, distinto o confuso<a class="tag" id="tag5" href="#note5">[5]</a>; ma poichè
+queste proprietà, come più sotto sarà dimostrato (§ 15, 4), sorgono
+sempre solo dalla combinazione di formazioni psichiche, non possono
+essere considerate come proprietà degli elementi psichici.
+</p>
+
+<p>
+5. Ogni elemento, essendo costituito di due parti, della qualità
+e dell’intensità, possiede nel campo della sua qualità un certo <i>grado
+d’intensità</i>, che si può pensare portato per una continua graduazione
+a un qualunque altro grado d’intensità dello stesso elemento qualitativo.
+Ma una tale graduazione è possibile solo in due direzioni, delle
+<span class="pagenum" id="Page_25">[25]</span>
+quali indichiamo una come <i>accrescimento</i>, l’altra come <i>diminuzione</i>
+dell’intensità. I gradi dell’intensità di ogni elemento qualitativo
+formano così un’unica dimensione, nella quale da ogni punto si può
+muovere in due direzioni opposte, allo stesso modo che da un punto
+qualsiasi di una linea retta. E possiamo esprimere questa proprietà
+colla seguente proposizione: <i>i gradi d’intensità di ogni elemento
+psichico costituiscono un continuo in linea retta</i>. Diciamo <i>i punti
+estremi</i> di questo continuo nel caso delle sensazioni <i>sensazione minima
+e massima</i> e nel caso dei sentimenti <i>sentimento minimo e massimo</i>.
+</p>
+
+<p>
+Di fronte a questo uniforme modo di comportarsi dell’intensità,
+le <i>qualità</i> presentano proprietà varianti. Anche ogni qualità può certamente
+essere ordinata in un continuo tale, che da un determinato
+punto di esso si possa giungere ad un altro punto qualunque del medesimo
+per passaggi ininterrotti. Ma questi continui delle qualità, che
+noi possiamo indicare come <i>sistemi delle qualità</i>, mostrano differenze
+tanto nella varietà delle loro gradazioni, quanto nel numero delle
+direzioni in esse possibili. Pel primo rapporto noi possiamo distinguere
+sistemi di qualità <i>uniformi</i> o <i>varî</i>, pel secondo sistemi <i>ad una
+dimensione</i> ed <i>a più dimensioni</i>. In un sistema di qualità uniformi
+sono soltanto possibili delle differenze così piccole, che generalmente
+non si sentì alcun bisogno pratico di una distinzione linguistica
+tra le diverse qualità. Epperò noi distinguiamo qualitativamente
+solo <i>una</i> sensazione di pressione, di caldo, di freddo, di dolore, soltanto
+<i>un unico</i> sentimento dell’attenzione, dell’attività, ecc.; mentre
+ognuna di queste qualità è possibile in molti gradi diversi d’intensità.
+Da ciò non si deve conchiudere che in ciascuno di questi
+sistemi sia data soltanto una qualità; piuttosto pare che in questi
+casi la varietà delle qualità sia soltanto più limitata, cosicchè il
+sistema, se ce lo rappresentassimo in forma sensibile nello spazio,
+non sarebbe mai ridotto ad un punto. Le sensazioni di pressione,
+ad es., mostrano senza dubbio per le diverse parti della pelle piccole
+differenze qualitative, le quali però sono tuttavia abbastanza grandi,
+perchè si possa nettamente distinguere ogni parte della pelle da
+un’altra sufficientemente lontana da essa. Invece differenze, come
+quelle per il contatto di un corpo ottuso od acuto, ruvido o liscio,
+non devono certo essere considerate come differenze qualitative,
+perchè esse si fondano sempre su un maggior numero di sensazioni
+contemporaneamente presenti, dalle cui diverse connessioni in formazioni
+psichiche composte nascono quelle impressioni.
+</p>
+
+<p>
+Da questi sistemi uniformi si distinguono i sistemi <i>varî</i> di quantità,
+per ciò che essi racchiudono un maggior numero di elementi
+<span class="pagenum" id="Page_26">[26]</span>
+chiaramente differenziabili, fra i quali sono possibili passaggi continui.
+A questa classe appartengono, fra i sistemi di sensazioni, il
+sistema dei suoni, quello dei colori, i sistemi del gusto e dell’olfatto;
+fra i sistemi dei sentimenti, quelli che costituiscono il complemento
+soggettivo dei sistemi di sensazioni sopra considerati, i sistemi dei
+sentimenti di suono, dei sentimenti dei colori e così via, e oltre a
+ciò sentimenti probabilmente numerosi che, legati senza dubbio
+oggettivamente a stimoli complessi, sono, come sentimenti, di natura
+semplice, così, ad es., i sentimenti vari di armonia e di disarmonia
+corrispondenti alle diverse combinazioni di suoni. Fino ad ora
+soltanto in alcuni sistemi di sensazioni è possibile affermare con
+sicurezza le differenze del <i>numero di dimensioni</i>; così, ad es., il
+sistema di suoni è un sistema ad una dimensione; il solito sistema
+dei colori, che comprende i colori coi loro passaggi al bianco, un
+sistema a due dimensioni; l’intero sistema delle sensazioni di luce,
+il quale contiene i toni oscuri di colore e i passaggi al nero, un
+sistema di sensazioni a tre dimensioni.
+</p>
+
+<p>
+6. Se per i rapporti fin qui mentovati, le sensazioni ed i sentimenti
+presentano in generale comportamenti analoghi, pur differiscono
+ambedue in alcune proprietà essenziali, che hanno la loro
+ragione nell’immediata relazione della sensazione all’oggetto, dei
+sentimenti al soggetto.
+</p>
+
+<p class="subpar">
+1) Gli elementi della sensazione presentano, se essi vengono
+variati dentro una medesima dimensione qualitativa, <i>pure differenze
+di qualità</i>, che sono sempre nel tempo stesso <i>differenze della stessa
+direzione</i>; se poi in questa direzione raggiungono i limiti possibili,
+diventano <i>differenze massime</i>. Sono differenze massime, ad es., nella
+serie delle sensazioni di colore: rosso e verde, o bleu e giallo; nella
+serie dei suoni: il tono più alto e più basso udibili, le quali tutte
+sono al tempo stesso differenze pure di qualità. Ogni elemento sentimentale
+invece muta, se viene continuatamente e gradatamente
+variato nell’ordine delle sue qualità, cosicchè passa a poco a poco in
+un <i>sentimento di qualità tutt’affatto opposta</i>. Ciò appare in modo evidentissimo
+in quegli elementi sentimentali, che sono regolarmente
+congiunti a sensazioni determinate, come, ad es., un sentimento di
+suono, di colore. Un suono più alto ed uno più basso sono come sensazioni,
+differenze che si avvicinano più o meno alle differenze massime
+della sensazione di suono; i corrispondenti sentimenti di suono sono
+invece dei contrari. Generalmente parlando, le <i>qualità sensibili</i> sono
+limitate dalle <i>differenze massime</i>, le <i>qualità sentimentali</i> dai <i>massimi
+contrarî</i>. Tra questi massimi contrari è una zona intermedia, nella
+<span class="pagenum" id="Page_27">[27]</span>
+quale il sentimento non è più avvertito. Ma spesso questa zona
+d’indifferenza non può essere messa in luce, perchè allo sparire di
+certi sentimenti semplici, altre qualità sentimentali continuano a
+sussistere oppure ne possono anche sorgere di nuove. Quest’ultimo
+caso avviene soprattutto, quando il passaggio del sentimento nella
+zona d’indifferenza dipende da una modificazione della sensazione;
+così, ad es., nei toni medi della scala musicale spariscono i sentimenti
+che corrispondono ai toni alti e bassi, ma i toni medi stessi hanno una
+qualità sentimentale, che sorge solo distintamente collo sparire di
+quei contrari. Questo trova la sua spiegazione nel fatto, che il sentimento
+corrispondente ad una certa qualità sensoria è per solito parte
+di un sistema composto di sentimenti, nel quale esso appartiene contemporaneamente
+a diverse direzioni sentimentali. Così la qualità
+sentimentale di un suono di una certa altezza sta non solamente nella
+direzione dei sentimenti di altezza, ma anche in quella dei sentimenti
+d’intensità e infine nelle diverse dimensioni, secondo le quali
+i suoni possono essere ordinati in rapporto al loro carattere sonoro.
+Un suono di altezza ed intensità media può trovarsi, per quanto
+riguarda i sentimenti di altezza e d’intensità, nella zona d’indifferenza,
+pur essendo il sentimento del suono molto pronunciato. Il
+movimento degli elementi sentimentali attraverso alla zona d’indifferenza
+può essere osservato direttamente, solo quando nel tempo
+stesso si abbia cura di astrarre dagli altri elementi sentimentali
+concomitanti. I casi in cui questi elementi concomitanti spariscono
+del tutto o quasi, sono appunto i più favorevoli per la determinazione
+di quello special modo di essere dei sentimenti. Quando una
+zona d’indifferenza prevale senza alcun perturbamento da parte degli
+altri elementi sentimentali, noi diciamo il nostro stato <i>libero da
+sentimenti</i> e diciamo <i>indifferenti</i> le sensazioni e le rappresentazioni,
+che sono presenti in tale caso.
+</p>
+
+<p class="subpar">
+2) Sentimenti di qualità specifica e insieme semplice ed indecomponibile,
+si presentano non solamente come complementi soggettivi
+di sensazioni semplici, ma anche come concomitanze caratteristiche
+di rappresentazioni composte o di processi rappresentativi
+complessi. V’è, ad esempio, non solo un sentimento semplice di
+suono, che varia coll’altezza e l’intensità del suono, ma anche un
+sentimento d’armonia che, considerato come sentimento, è egualmente
+indecomponibile e varia col carattere degli accordi. Ulteriori
+sentimenti, che possono essere ancora di varia natura, sorgono
+dalla serie melodica dei suoni e anche qui ogni singolo sentimento,
+per sè solo considerato in un dato momento, appare come unità
+<span class="pagenum" id="Page_28">[28]</span>
+indivisibile. Donde segue che i sentimenti semplici sono assai più
+vari e numerosi delle sensazioni semplici.
+</p>
+
+<p class="subpar">
+3) La varietà delle sensazioni pure si distingue in una quantità
+di sistemi separati gli uni dagli altri, fra gli elementi dei quali
+non hanno luogo relazioni qualitative. Le sensazioni che appartengono
+a sistemi diversi sono dette anche <i>disparate</i>. In tal senso un suono
+ed un colore, una sensazione di caldo e di pressione, insomma due
+sensazioni qualsivogliano, fra le quali non siano passaggi continui
+di qualità, sono disparate. In base a questo criterio ciascuno dei
+quattro sensi speciali (olfatto, gusto, udito e vista) rappresenta un
+sistema di sensazione in sè chiuso, disparato da ogni altro campo
+del senso ma vario, mentre il senso generale (senso del tatto)
+racchiude in sè stesso quattro sistemi uniformi di sensazioni (sensazione
+di pressione, di caldo, di freddo, di dolore). All’opposto, tutti
+i sentimenti semplici costituiscono una varietà unica e connessa,
+poichè non v’ha alcun sentimento dal quale non si possa riuscire
+ad un altro sentimento qualunque, attraverso i gradi intermedi e
+le zone d’indifferenza. Benchè anche qui sia possibile distinguere
+alcuni sistemi, gli elementi dei quali siano fra loro più strettamente
+collegati, come, ad es., il sistema del sentimento di colore, dei
+sentimenti di suono, dei sentimenti d’armonia, dei sentimenti ritmici
+ed altri simili; pure questi sentimenti non sono assolutamente
+chiusi in sè, ma trovano relazioni ora di affinità, ora di opposizione
+cogli altri sistemi. Così, ad es., il sentimento piacevole di una sensazione
+moderata di caldo, il sentimento dell’armonia musicale, il
+sentimento dell’attesa soddisfatta ed altri, per quanto grande possa
+essere la loro differenza qualitativa, si mostrano affini in ciò, che noi
+riconosciamo applicabili ad essi tutti la generale designazione di
+“sentimenti di piacere„. Ancora più strette relazioni troviamo tra
+alcuni singoli sistemi di sentimenti, ad es., tra i sentimenti di suono
+e di colore, nei quali i suoni bassi paiono affini alle qualità oscure
+di luce, gli alti alle chiare. Quando per lo più attribuiamo anche alle
+sensazioni una certa affinità, non facciamo verosimilmente che trasferire
+ad esse le affinità esistenti tra i sentimenti che le accompagnano.
+</p>
+
+<p>
+Questo terzo carattere dimostra decisamente che l’origine dei
+sentimenti è <i>unica</i>, all’opposto delle sensazioni, le quali si basano
+su una moltiplicità di condizioni diverse e in parte isolabili le une
+dalle altre. Così pure la relazione immediata dei sentimenti al soggetto,
+delle sensazioni agli oggetti porta alla stessa differenza,
+basandosi sulla contrapposizione del soggetto come unità agli oggetti,
+come moltiplicità.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_29">[29]</span>
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+6<i>a</i>. Le espressioni “sensazione„ e “sentimento„ hanno ora per la
+prima volta ottenuto nella nuova psicologia quel significato che qui sopra
+definimmo. Nella vecchia letteratura psicologica esse erano distinte in modo
+diffettoso e persino scambiate l’una per l’altra; e oggi ancora dai fisiologi
+alcune sensazioni, specialmente quelle del tatto e degli organi interni, sono
+indicate come sentimenti, epperò il senso tattile stesso come “senso sentimentale„.
+Se questo può corrispondere all’originario significato verbale
+Fühlen = Tasten<a class="tag" id="tag6" href="#note6">[6]</a>, pure tale confusione avrebbe dovuto essere evitata, dopo
+che fu introdotta quell’opportuna distinzione nel significato delle due parole.
+Inoltre la parola “sensazione„ è usata anche dai psicologici non solo per
+le qualità semplici, ma altresì per le composte, come, ad es., per accordi,
+per rappresentazioni spaziali o temporali. Ma siccome noi per queste forme
+complesse abbiamo già l’espressione pienamente appropriata di “rappresentazione„,
+è più opportuno limitare il concetto di sensazione alle qualità sensorie
+psicologicamente semplici. Talora si volle anche restringere il concetto
+di sensazione a quegli eccitamenti che provengono direttamente da stimoli
+di senso esterni. Ma essendo questa circostanza irrilevante per la proprietà
+psicologica della sensazione, tale ulteriore limitazione del concetto non è
+giustificabile.
+</p>
+
+<p>
+La distinzione concreta delle sensazioni e dei sentimenti è essenzialmente
+convalidata dall’esistenza della zona d’indifferenza dei sentimenti.
+Così pure con questo rapporto della graduazione fra i diversi e della graduazione
+fra i contrari, è connessa la proprietà che hanno i sentimenti di
+essere gli elementi di gran lunga più variabili della nostra esperienza
+immediata. Appunto da questa natura mutevole del sentimento, che appena
+permette di mantenere uno stato sentimentale in una qualità o intensità
+invariata, dipendono anche le grandi difficoltà alle quali si va incontro
+nell’indagine esatta dei sentimenti.
+</p>
+
+<p>
+Poichè le sensazioni appartengono ad ogni contenuto dell’esperienza
+immediata e i sentimenti invece possono in certi casi estremi sparire a
+causa della loro oscillazione attraverso ad una zona d’indifferenza, si
+capisce che noi possiamo astrarre nelle sensazioni dai sentimenti concomitanti
+e non mai all’opposto in questi da quelle. Di qui facilmente la
+falsa idea, che le sensazioni siano le cause dei sentimenti, o l’altra, che i sentimenti
+siano uno speciale genere di sensazione. La prima di queste opinioni
+è inammissibile, perchè gli elementi sentimentali non devono essere derivati
+dalle sensazioni come tali, ma soltanto dal comportamento del soggetto;
+imperocchè anche in diverse condizioni soggettive una medesima sensazione
+può essere accompagnata da sentimenti diversi. La seconda opinione è insostenibile,
+<span class="pagenum" id="Page_30">[30]</span>
+perchè da un lato l’immediata relazione della sensazione al contenuto
+oggettivo dell’esperienza, dei sentimenti al soggetto e dall’altro le proprietà
+della graduazione fra differenze massime e fra massimi contrari, costituiscono
+diversità essenziali. Dopo ciò sensazione e sentimento, in quanto fattori oggettivi
+e soggettivi spettanti ad ogni esperienza psicologica, devono essere
+considerati come elementi reali ed egualmente essenziali del processo psichico,
+i quali stanno sempre fra loro in rapporti. Ma poichè in questi rapporti reciproci
+si mostrano più costanti gli elementi di sensazione, i quali possono
+essere isolati per mezzo dell’astrazione solo col sussidio della relazione ad
+un oggetto esterno, si deve necessariamente partire dalle sensazioni per la
+ricerca delle proprietà di ambedue le speci di elementi. Le sensazioni semplici,
+nello studio delle quali si astrae dagli elementi sentimentali che le
+accompagnano, sono indicate come <i>sensazioni pure</i>. È evidente che non è
+possibile parlare in egual senso di sentimenti puri, perchè anche i sentimenti
+semplici non possono mai essere pensati sciolti dalle sensazioni concomitanti
+o dalle combinazioni di esse. E qui ritorna opportuna la seconda
+delle note differenziali sopra spiegate (pag. 27).
+</p>
+</div>
+
+<div class="chapter"></div>
+<h3><a id="cap6"></a>
+§ 6. — Le sensazioni pure.
+</h3>
+
+<p>
+1. Il concetto di “sensazione pura„ presuppone in base al
+§ 5 una doppia astrazione: 1) l’astrazione dalle rappresentazioni
+nelle quali la sensazione si presenta; 2) l’astrazione dai sentimenti
+semplici, coi quali essa è legata. Le sensazioni pure così definite
+formano una serie di sistemi qualitativi disparati e ciascuno di
+questi sistemi, come quello delle sensazioni di pressione o delle sensazioni
+di suono, di luce, è un continuo uniforme o vario (§ 5, 5),
+che, in sè chiuso, non mostra possibile alcun passaggio ad uno degli
+altri sistemi.
+</p>
+
+<p>
+2. <i>Il sorgere delle sensazioni</i>, come l’esperienza fisiologica c’insegna,
+è regolarmente legato a certi processi fisici, i quali hanno
+la loro origine parte nel mondo esterno che circonda il nostro
+corpo, parte in certi organi del nostro corpo; questi processi, con
+una espressione tolta a prestito dalla fisiologia, diciamo <i>stimoli del
+senso</i> o <i>stimoli della sensazione</i>. Se lo stimolo consiste in un processo
+del mondo esterno, noi lo diciamo <i>fisico</i>, e se consiste invece
+in un processo che ha luogo nel nostro corpo, lo diciamo <i>fisiologico</i>.
+Gli stimoli fisiologici possono distinguersi in <i>periferici</i> e <i>centrali</i>, a
+seconda che essi consistono in processi che avvengono nei diversi
+organi corporei all’infuori del cervello o in processi che si svolgono
+nel cervello stesso. In numerosi casi una sensazione è accompagnata
+<span class="pagenum" id="Page_31">[31]</span>
+da tutti questi tre processi di stimolo; ad es., un’azione
+luminosa esterna agisce come stimolo fisico sull’occhio; in questo
+e nel nervo visivo sta un eccitamento fisiologico periferico, e nelle
+terminazioni del nervo ottico, situate in alcune parti del cervello
+medio (corpora quadrigemina) e nelle regioni più interne della corteccia
+cerebrale (regione occipitale), un eccitamento fisiologico centrale.
+In molti casi però l’eccitamento fisico può mancare, mentre
+il fisiologico persiste nelle sue due forme: ad es., se noi, in seguito
+a un violento movimento dell’occhio, percepiamo uno sprazzo luminoso;
+in altri casi può essere solo lo stimolo centrale: se noi, ad
+es., ci ricordiamo di un’impressione luminosa antecedentemente
+avuta. Pertanto l’eccitamento centrale è il solo che accompagni
+costantemente la sensazione. Lo stimolo periferico deve collegarsi
+al centrale, e quello fisico così allo stimolo fisiologico periferico
+come al centrale, perchè la sensazione sorga.
+</p>
+
+<p>
+3. L’evoluzione fisiologica fa credere verosimile che la separazione
+dei diversi sistemi di sensazione sia avvenuta nel corso
+dell’evoluzione. L’organo di senso nelle sue origini primissime
+è lo stesso involucro del corpo, insieme agli organi interni capaci
+di sensazioni. Gli organi del gusto, dell’olfatto, dell’udito,
+della vista sorgono invece solo più tardi come differenziazioni
+dell’involucro corporeo. Si può pertanto congetturare che anche i
+sistemi dì sensazioni rispondenti a quegli organi speciali, siano
+sorti dai sistemi di sensazioni del senso generale: dalle sensazioni
+di pressione, di caldo, di freddo; e sì può anche pensare che negli
+animali inferiori alcuni dei sistemi di qualità ora decisamente
+distinti stessero fra loro più vicini. Fisiologicamente la natura
+originaria del senso esterno si manifesta in ciò, che in esso si
+trovano o nessun’affatto o soltanto deboli disposizioni al trasporto
+dello stimolo ai nervi di senso. Infatti gli stimoli di pressione, di
+temperatura, di dolore possono dar luogo a sensazioni su parti
+della pelle, per le quali nessuno speciale apparato terminale potè
+sino ad ora essere dimostrato, malgrado le indagini diligenti. Ai
+punti più sensibili per la sensazione di pressione vi sono speciali
+apparati riceventi (corpuscoli tattili, clave terminali, corpuscoli di
+Vater), ma la natura di questi apparati è tale che essi probabilmente
+non fanno che favorire il trasporto meccanico dello stimolo
+di pressione alle terminazioni nervose. Speciali apparati riceventi
+non sono ancora stati trovati per gli stimoli caldi, freddi e dolorifici.
+</p>
+
+<p>
+Invece negli organi di senso speciali sviluppatisi più tardi, noi
+troviamo dappertutto larghe disposizioni, le quali non solo permettono
+<span class="pagenum" id="Page_32">[32]</span>
+un opportuno trasporto dello stimolo al nervo di senso, ma
+in generale producono anche <i>trasformazioni fisiologiche</i> dei processi
+di stimolazione; trasformazioni che sembrano essere necessarie al
+sorgere delle qualità proprie delle sensazioni. Però i singoli sensi
+presentano sotto questi rapporti comportamenti diversi.
+</p>
+
+<p>
+Sembra specialmente che nell’<i>organo dell’udito</i> gli apparati riceventi
+non abbiano affatto la stessa importanza che nell’organo dell’olfatto,
+del gusto e della vista. Nel grado infimo del suo sviluppo,
+l’apparato uditivo consiste in una vescichetta, che racchiude una o
+alcune piccole pietruzze (otoliti) e sulla cui parete si spande un fascio
+di nervi. Le otoliti sono poste dalle onde sonore in oscillazioni che
+devono agire, come un rapido succedersi di deboli stimoli di pressione,
+sui filamenti del fascio nervoso. Per quanto evoluto, l’organo uditivo
+degli animali superiori si riporta, nella sua disposizione essenziale,
+a questo tipo di un semplicissimo apparato uditivo. Nella chiocciola
+dell’uomo e degli animali superiori i nervi uditivi riescono a una
+piramide perforata da numerosi e fini canali, e poi, attraverso pori
+rivolti verso la cavità della chiocciola, vanno a spandersi in una
+membrana, la quale attraversa la cavità in avvolgimenti spirali,
+è fortemente tesa e gravata da alcuni archi rigidi (gli organi di
+Corti). Questa membrana, detta la membrana basilare, dovendo
+per leggi acustiche entrare in vibrazione tosto che le onde sonore
+colpiscono l’orecchio, compie, a quanto pare, lo stesso ufficio che
+spetta alle pietruzze in quella forma infima di organo uditivo.
+Ma qui intervenne anche un’altra modificazione, la quale serve
+pure a spiegare lo prodigiose differenziazioni dei sistemi di sensazioni.
+Quella membrana basilare della chiocciola ha nelle sue diverse
+parti un diametro diverso, diventando essa più larga dalla
+base al vertice del canale della chiocciola. Essa si comporta pertanto
+come un sistema di corde tese di diversa lunghezza e,
+poichè in un tale sistema, in eguali condizioni, le corde più lunghe
+sono destinate ai toni più bassi e le più corte ai toni più alti, il
+medesimo fatto si può supporre per le diverse parti della membrana.
+Mentre noi possiamo congetturare che il sistema di sensazione
+corrispondente ai più semplici organi uditivi muniti di otoliti,
+sia un sistema uniforme analogo al nostro sistema di sensazioni di
+pressione; la differenziazione speciale di questo apparato della chiocciola
+negli animali superiori spiega l’evolversi di quel sistema originariamente
+uniforme in un sistema vario. Tuttavia la natura dell’apparato
+ricevente rimane pur sempre la medesima, poichè esso,
+tanto nella sua forma più semplice quanto nella più perfetta, è
+<span class="pagenum" id="Page_33">[33]</span>
+adatto a un <i>trasporto</i> dello stimolo fisico ai nervi dei sensi quanto
+è più possibile completo, ma in nessun modo ad una trasformazione
+di questo stimolo. E ciò è confermato anche dall’osservazione
+che, come le sensazioni di pressione possono essere determinate
+da punti della pelle tali che manchino di speciali apparati
+riceventi, così in certi animali, nei quali le condizioni di trasporto
+sonoro sono specialmente favorevoli, ad es., negli uccelli, le onde
+sonore vengono portate ai nervi sensori e sentite anche dopo la
+asportazione di tutto l’apparato uditivo col suo specifico apparato
+ricevente.
+</p>
+
+<p>
+I <i>sensi dell’olfatto, del gusto e della vista</i> diversificano essenzialmente
+nel loro modo di comportarsi dal senso dell’udito. In essi
+sono disposizioni fisiologiche che rendono impossibile un’azione
+diretta dello stimolo sui nervi di senso, perchè fra i due si inseriscono
+apparati speciali, nei quali lo stimolo esterno porta modificazioni,
+che sono i veri stimoli eccitanti i nervi sensori. Questi
+apparati sono, nei tre organi sunnominati, tessuti superficiali trasformati
+in modo speciale, dei quali un’estremità è accessibile allo
+stimolo e l’altra va in una fibra nervosa. Tutto ciò fa credere che
+in tal caso gli apparati riceventi siano non semplici apparati di
+trasporto, ma <i>apparati di trasformazione</i> dello stimolo. In questi
+tre casi la trasformazione è verosimilmente <i>chimica</i>, poichè nel
+senso del gusto e dell’olfatto gli esterni eccitamenti chimici, nel
+senso della vista invece gli eccitamenti luminosi, determinano azioni
+chimiche nel tessuto dell’organo, le quali agiscono poi come i veri
+stimoli sensori.
+</p>
+
+<p>
+Epperò si contrappongono questi tre sensi come sensi <i>chimici</i>,
+ai sensi della pressione o dell’udito come sensi <i>meccanici</i>; in quali
+di queste due classi le sensazioni di caldo e freddo debbano essere
+comprese, non è ancora possibile determinare con sicurezza. Una
+prova della relazione diretta tra lo stimolo e la sensazione nei
+sensi meccanici, o della indiretta nei sensi chimici, sta in ciò che
+nei primi la sensazione si mantiene un tempo assai breve dopo uno
+stimolo esterno, mentre nei secondi perdura assai più a lungo. Così,
+ad es., in una rapida serie di stimoli di pressione o soprattutto
+sonori, ci è possibile distinguere tra loro assai nettamente i singoli
+stimoli; all’opposto le impressioni luminose, gustative od olfattive si
+confondono anche quando si succedono con una rapidità moderata.
+</p>
+
+<p>
+4. Poichè gli stimoli, nelle due forme periferica e centrale, sono
+fenomeni fisici che accompagnano regolarmente i processi psichici elementari,
+le sensazioni, facilmente sorse naturale l’idea di determinare
+<span class="pagenum" id="Page_34">[34]</span>
+certe relazioni fra queste due serie di processi. La fisiologia, nell’intento
+di sciogliere questo problema, era solita considerare le sensazioni
+come gli effetti degli stimoli fisiologici, ma al tempo stesso
+ammetteva essere in questo caso impossibile il trarre una vera
+spiegazione dell’effetto dalla sua causa; doversi limitare all’affermazione
+della costanza di relazione tra certe cause, stimoli, e certi
+effetti, sensazioni. Ora si trova che in molti casi stimoli diversi,
+agendo sugli stessi apparati fisiologici riceventi, determinano sensazioni
+qualitativamente eguali; si hanno, ad es., sensazioni luminose,
+quando si stimoli meccanicamente od elettricamente l’occhio. Generalizzando
+questo risultato, si giunse alla proposizione che ciascun
+singolo elemento ricevente di un organo di senso e ogni fibra nervosa
+sensoria insieme alla sua terminazione centrale siano capaci
+di una sola qualità saldamente determinata per una singola sensazione;
+epperò le varietà delle qualità di sensazioni sia prodotta dalla
+varietà di quegli elementi fisiologici di diversa energia specifica.
+</p>
+
+<p>
+Questa proposizione che si suole indicare come “legge dell’energia
+specifica„, lasciando da parte che essa riconduce le cause
+delle varie differenze delle sensazioni semplicemente ad una qualità
+occulta degli elementi fisiologici di senso e nervosi, è
+insostenibile
+per tre ragioni.
+</p>
+
+<p class="subpar">
+1) Essa sta in contraddizione coll’evoluzione fisiologica dei
+sensi. Se, come dobbiamo ritenere secondo questa evoluzione, molteplici
+sistemi di sensazioni sono derivati da altri originariamente
+più semplici e uniformi, anche gli elementi fisiologici devono essere
+variabili; ma questo è solo possibile nel senso che essi vengano
+modificati dagli stimoli che agiscono su di essi. Epperò resta incluso
+che gli elementi di senso determinano le qualità delle sensazioni
+solo secondariamente, cioè in conseguenza della proprietà che
+esse acquistano per i processi d’eccitamento ad essi dirizzati. Ma
+che gli elementi sensibili in un corso di tempo abbastanza lungo
+subiscano modificazioni più intime, le quali dipendano dalla natura
+degli stimoli che li colpiscano, è solo possibile, quando il processo
+fisiologico d’eccitamento negli elementi sensibili varii in qualsiasi
+grado colla qualità dello stimolo.
+</p>
+
+<p class="subpar">
+2) La proposizione dell’energia specifica contraddice al fatto
+che nei numerosi domini di senso, alla varietà delle qualità di sensazione
+non corrisponde una eguale varietà degli elementi fisiologici
+del senso stesso. Così da un unico punto della retina possono essere
+suscitate tutte le sensazioni di luce e di colore. Egualmente non
+troviamo affatto nell’organo dell’olfatto e in quello del gusto forme
+<span class="pagenum" id="Page_35">[35]</span>
+alcune manifestamente diverse di elementi di senso, e vediamo nondimeno
+parti pur limitate di queste superfici sensibili determinare
+una varietà di sensazioni, che sopratutto nell’olfatto è straordinariamente
+grande. Anche in quei casi, nei quali vi è ragione di
+ammettere che sensazioni veramente diverse per qualità nascono
+in diversi elementi di senso, ad es., nel senso dell’udito, anche in
+questi casi la conformazione degli apparati di senso dimostra che
+queste differenze non si riducono ad una proprietà delle fibre nervose
+o di speciali elementi di senso, ma hanno il loro primo fondamento
+nei modi speciali di disposizione. Se nella chiocciola dell’udito
+le diverse parti della membrana sono accordate a suoni
+diversi, naturalmente anche le diverse fibre del nervo uditivo sono
+eccitate da diverse onde sonore; ma questo non dipende da una
+proprietà originaria enigmatica delle singole fibre del nervo uditivo,
+bensì soltanto dalla natura del loro legame cogli apparati riceventi.
+</p>
+
+<p class="subpar">
+3) I nervi di senso e gli elementi centrali di senso non possono
+possedere alcuna energia specifica originaria, perchè dal loro
+eccitamento le sensazioni corrispondenti sorgono soltanto quando
+gli organi di senso periferici sono stati accessibili almeno per un
+tempo sufficientemente lungo agli stimoli di senso adeguati. Ai
+ciechi nati e ai nati sordi mancano interamente, come si sa, le
+qualità di luce e di suono, anche quando i nervi e i centri sensori
+sono in tutto formati sin dall’origine.
+</p>
+
+<p>
+Tutto questo ci dice che la differenza della qualità di sensazione
+è determinata dalla differenza dei <i>processi di stimolazione</i> che hanno
+luogo nell’organo di senso, e che questi processi dipendono, prima
+dalla natura degli stimoli <i>fisici</i>, poi dalle proprietà degli apparati
+riceventi che si formano per l’adattamento a questi stimoli. Ed in
+seguito a questo adattamento può avvenire che, se invece dello
+stimolo fisico adeguato causante il primitivo adattamento degli elementi
+sensitivi, agisce un altro stimolo, si abbia alla fine pur sempre la
+sensazione corrispondente allo stimolo adeguato. Però questo fatto
+non vale nè per tutti gli stimoli di senso nè per tutti gli elementi sensitivi.
+Così ad es., con stimoli di caldo e di freddo non si può produrre
+una sensazione di pressione sulla pelle nè alcun’altra qualità
+sensibile negli organi speciali di senso. Stimoli meccanici ed elettrici
+suscitano sensazioni luminose solo se essi colpiscono la retina,
+non se il nervo visivo; egualmente non è possibile con questi stimoli
+generali produrre sensazione alcuna di olfatto o di gusto, a
+meno che la corrente elettrica determini una scomposizione chimica,
+per la quale si formino stimoli chimici adeguati.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_36">[36]</span>
+5. Dalla proprietà dei processi di stimolazione, fisici e fisiologici,
+è impossibile, per la natura stessa della cosa, derivare la proprietà
+della sensazione, poichè i processi di stimolazione appartengono
+all’esperienza della scienza naturale o mediata, le sensazioni invece
+all’esperienza psicologica o immediata; fra le due pertanto non
+si può stabilire un’eguaglianza. Ma pur esiste un rapporto reciproco
+fra le sensazioni e i processi <i>fisiologici</i> di stimolazione, nel
+senso che a sensazioni diverse debbano sempre corrispondere diversi
+processi di stimolazione; questa proposizione del <i>parallelismo tra le
+differenze delle sensazioni e le differenze fisiologiche di stimolazione</i>,
+è un principio importante per la dottrina così psicologica come fisiologica
+della sensazione. Nella prima lo si applica per ottenere, mediante
+volontarie variazioni degli stimoli, certe modificazioni della
+sensazione; nella seconda per conchiudere dall’eguaglianza o differenza
+delle sensazioni all’eguaglianza o diversità dei processi fisiologici
+di stimolazione. Inoltre il medesimo principio costituisce i
+fondamenti tanto della nostra esperienza pratica della vita quanto
+della nostra conoscenza teorica del mondo esterno.
+</p>
+
+<h4><a id="cap6_a"></a>
+A) <i>Le sensazioni del senso generale.</i>
+</h4>
+
+<p>
+6. Il concetto del “senso generale„ ha un significato temporale
+ed uno spaziale: in ordine di tempo il senso generale è
+quello che antecede gli altri tutti e che per questo solo appartiene
+a <i>tutti</i> gli esseri animati; spazialmente il senso generale si differenzia
+dal senso speciale per questo, che esso ha la più larga superficie
+di senso accessibile a stimoli. Esso comprende non solo la
+intera pelle esterna colle parti mucose della cavità, ma anche una
+grande quantità di organi interni, come le articolazioni, i muscoli,
+i tendini, le ossa, nei quali si spandono nervi di senso e che sono
+accessibili agli stimoli o sempre, o, come le ossa, temporaneamente
+e sotto condizioni speciali.
+</p>
+
+<p>
+Il senso generale comprende <i>quattro</i> sistemi di sensazioni specificamente
+fra loro diversi: sensazioni di pressione, sensazioni di
+freddo, senzazioni di caldo e sensazioni dolorifiche. Non di rado
+un unico stimolo suscita più d’una di queste sensazioni. Ma la sensazione
+viene senz’altro riconosciuta come mista, i cui singoli componenti
+appartengono a sistemi diversi di sensazioni, ad es., a quello
+delle sensazioni di pressioni e delle sensazioni di caldo, o a quello
+delle sensazioni di pressione e di dolore, o delle sensazioni di caldo
+<span class="pagenum" id="Page_37">[37]</span>
+e di dolore. Allo stesso modo a causa dell’estensione spaziale dell’organo
+di senso, sorgono molto spesso mescolanze di qualità diverse
+di uno stesso sistema, ad es., quando si tocchi una larga superficie
+della pelle, si hanno sensazioni di pressione qualitativamente
+diverse.
+</p>
+
+<p>
+I quattro sistemi di sensazione del senso generale sono tutti
+sistemi <i>uniformi</i> (§ 5, 5) e anche da questo lato il senso generale
+di fronte agli altri sensi, i sistemi dei quali sono vari, si dà a riconoscere
+come quello che geneticamente è primo. Le sensazioni di
+pressione che hanno la loro origine e nella pelle esterna e nella
+tensione o movimenti delle articolazioni dei muscoli o dei tendini,
+siamo soliti ad abbracciare sotto il nome di <i>sensazioni di tatto</i> e
+a queste contraporre come <i>sensazioni comuni</i>, le sensazioni di caldo,
+di freddo e dolorifiche, insieme alle sensazioni di pressione che
+hanno luogo negli altri organi interni. Le sensazioni tattili possono
+alla loro volta essere distinte in <i>esterne</i> ed <i>interne</i>, quando si pongano
+fra le prime le sensazioni di pressione sulla pelle, e fra le seconde
+le sensazioni di pressione che avvengono nei su menzionati tessuti
+ed organi. Quest’ultime possono anche essere distinte rispetto alla
+loro sede fisiologica, in sensazioni muscolari e senzazioni di articolazioni;
+e rispetto alla loro condizione di formazione, in sensazione
+di tensione o di forza e sensazioni di movimento o di contrazione.
+</p>
+
+<p>
+7. Solo sulla pelle esterna è possibile con sufficiente esattezza
+avere una prova dell’attitudine che presentano le diverse parti
+degli organi di senso generale a ricevere stimoli e a produrre sensazioni.
+Riguardo alla parte interna si può soltanto affermare che
+sono sensibili agli stimoli di pressione le articolazioni in assai grande
+misura, i muscoli e i tendini in più piccola, mentre le sensazioni
+di caldo, di freddo e dolorifiche sorgono negli organi interni solo
+eccezionalmente e, in grado notevole, solo in condizioni anormali.
+Invece sulla pelle esterna e sugli integumenti mucosi che confinano
+immediatamente colla pelle, non è alcun punto il quale non
+sia contemporaneamente sensibile agli stimoli di pressione, di freddo
+e dolorifici. Ma è pur vero che varia il <i>grado</i> della sensibilità sui
+diversi punti, e proprio così, che generalmente non coincidono fra loro
+i punti di maggior sensibilità per la pressione e per il caldo e per il
+freddo. Soltanto la sensibilità dolorifica si comporta in modo abbastanza
+uniforme, con questa sola eccezione, che in alcuni punti lo
+stimolo dolorifico agisce alla superficie, in altri penetra più addentro.
+Invece ci sono singole parti della pelle quasi puntiformi specialmente
+<span class="pagenum" id="Page_38">[38]</span>
+privilegiate, per gli stimoli di pressione, di caldo, di freddo
+che sono designate come punti dolorifici, caldi e freddi. Esse sono
+sparse in numero assai vario sulle diverse regioni della pelle. Punti
+di diverse qualità non coincidono mai, ma i punti di temperatura
+possono egualmente dar origine a sensazioni di pressione e dolorifiche;
+stimoli caldi per solito determinano anche sui punti freddi
+sensazioni calde, mentre i punti caldi pare non possano essere eccitati
+da stimoli freddi puntiformi. Inoltre i punti caldi e freddi
+possono anche reagire con sensazioni calde e fredde a stimoli meccanici
+ed elettrici opportunamente applicati.
+</p>
+
+<p>
+8. Delle quattro speci di qualità sunnominate le sensazioni
+di pressione e dolorifiche formano sistemi chiusi, che non offrono
+relazioni nè fra loro nè coi due sistemi di sensazioni di temperatura.
+Invece noi siamo soliti porre le sensazioni di temperatura
+<i>nel rapporto di opposizione</i>, in quanto noi apprendiamo caldo e freddo
+non semplicemente come sensazioni diverse, ma <i>contrastanti</i>. È però
+assai probabile che questa considerazione provenga non dalla natura
+originaria delle sensazioni, ma in parte dalle condizioni della loro
+formazione e in parte dai sentimenti che le accompagnano. Mentre
+le altre qualità possono fra loro collegarsi a loro gradimento e
+costituire sensazioni miste, ad es., pressione e caldo, pressione e
+dolore, freddo e dolore, e così via; caldo e freddo, a causa delle
+condizioni della loro origine, si escludono l’un l’altro; così che
+in un dato punto della pelle è possibile soltanto una sensazione
+calda o una fredda, o nessuna delle due. Quando l’una di queste
+sensazioni passa senza interruzione nell’altra, il passaggio avviene regolarmente,
+in modo che o la sensazione calda gradatamente sparisce
+e sorge una sensazione fredda in accrescimento costante, o
+viceversa, questa sparisce e quella cresce a poco a poco. Si aggiunge
+ancora che caldo e freddo sono collegati a sentimenti elementari
+opposti, fra i quali il punto in cui le due sensazioni spariscono, si
+presenta come punto d’indifferenza.
+</p>
+
+<p>
+I due sistemi di sensazioni di temperatura stanno ancora in
+un’ultima relazione: essi sono dipendenti in alta misura dalle condizioni
+variabili della stimolazione sull’organo di senso; un aumento
+notevole della propria temperatura è da noi sentito come caldo,
+un abbassamento della stessa come freddo. Egualmente la temperatura
+del nostro corpo, che corrisponde alla zona d’indifferenza
+fra le due sensazioni, si adatta relativamente presto alla
+temperatura esterna, entro limiti abbastanza larghi. E il fatto che
+i due sistemi di sensazioni si comportano anche sotto questo rispetto
+<span class="pagenum" id="Page_39">[39]</span>
+egualmente, viene ad appoggiare ancor più il concetto della
+loro affinità o della loro opposizione.
+</p>
+
+<h4><a id="cap6_b"></a>
+B) <i>Le sensazioni di suono.</i>
+</h4>
+
+<p>
+9. Noi abbiamo <i>due</i> sistemi di sensazioni sonore semplici fra
+loro indipendenti, ma di solito connessi a causa del mescolarsi degli
+stimoli; il sistema <i>uniforme</i> delle sensazioni semplici di rumore e
+il sistema <i>vario</i> delle sensazioni semplici di tono.
+</p>
+
+<p>
+Possiamo produrre <i>sensazioni semplici di rumore</i> solo in condizioni
+nelle quali sia escluso il sorgere contemporaneo di sensazioni
+di tono; cioè quando noi produciamo vibrazioni d’aria, la
+velocità delle quali sia nè troppo lenta nè troppo rapida, o quando
+onde sonore agiscono sull’orecchio per un tempo più breve di quello
+che possa determinare una sensazione di tono. La sensazione di
+rumore ottenuta in tal modo può essere distinta per intensità e per
+durata. A parte ciò, pare che essa sia qualitativamente uniforme.
+Certo è possibile che piccole differenze qualitative esistano a seconda
+delle condizioni di origine del rumore; ma esse sono in ogni caso
+troppo piccole per essere fissate mediante determinazioni diverse.
+I così detti soliti rumori sono composizioni di sensazioni e risultano
+da tali sensazioni semplici di rumore e da molte numerose sensazioni
+di tono irregolari (V. § 9, 7). Il sistema uniforme delle sensazioni
+di rumore è probabilmente il primitivo in ordine di sviluppo.
+Le semplici vescichette uditive, provvedute di otoliti, quali
+s’incontrano negli animali inferiori, possono difficilmente produrre
+sensazioni diverse dalle sensazioni di rumore semplici. Anche nell’uomo
+e negli animali superiori le disposizioni del vestibolo del labirinto
+fanno credere solo a un eccitamento sonoro uniforme, corrispondente
+alla sensazione semplice di rumore; e infine, dopo le ricerche
+anche sugli animali privi del labirinto, pare che anche solo un’eccitazione
+diretta del nervo uditivo possa produrre tali sensazioni. Siccome
+poi nello sviluppo degli animali superiori l’apparato a chiocciola
+del labirinto uditivo è derivato dall’originaria vescichetta del vestibolo,
+corrispondente in tutto nella sua conformazione a un primitivo
+organo d’udito, il sistema molteplice delle sensazioni di tono
+può forse essere considerato come un prodotto della differenziazione
+del sistema uniforme delle sensazioni semplici di rumore;
+benchè, dovunque questo svolgimento si sia compiuto, il sistema
+semplice continui a persistere accanto al complesso.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_40">[40]</span>
+10. Il sistema delle <i>sensazioni semplici di tono</i> costituisce una
+varietà continua a <i>una</i> dimensione. <i>Altezza dei toni</i> noi diciamo
+la qualità delle singole sensazioni semplici di tono. La natura
+unidimensionale del sistema appare dal fatto che noi, partendo da
+una data altezza di tono, possiamo variare le qualità sempre secondo
+<i>due</i> direzioni fra loro opposte: l’una di queste diciamo <i>elevamento</i>,
+l’altra <i>abbassamento</i> del tono. Nell’esperienza reale una semplice
+sensazione di tono non ci si offre mai per sè sola, in tutto pura,
+ma ora essa si collega con altre sensazioni di tono, ora anche con
+concomitanti sensazioni semplici di rumore. Ma poichè questi elementi
+concomitanti, secondo lo schema più sopra dato (§ 5, 1), possono
+essere variati a piacimento, e in molti casi sono relativamente deboli
+a paragone di un singolo tono; l’applicazione pratica delle
+sensazioni di tono nell’arte della musica è già riuscita all’astrazione
+della sensazione semplice di tono. Coi simboli <i>do, do diesis,
+fa bemolle, re</i>, ecc., noi indichiamo toni semplici, benchè i suoni di
+strumenti musicali e della voce umana, coi quali noi produciamo
+quest’altezze di tono, siano sempre accompagnati da altri toni
+più deboli e anche spesso da rumori. Poichè le condizioni in cui
+sorgono questi toni d’accompagnamento, possono variare a nostra
+volontà così da diventare molto deboli, la tecnica acustica è riuscita
+persino a determinare i toni semplici in purezza pressochè
+completa. Il mezzo più semplice per ciò sta nel mettere il diapason
+in relazione cogli spazi di risonanza, i quali sono accordati al tono
+fondamentale del diapason; e poichè lo spazio di risonanza non fa
+che rinforzare il tono fondamentale, al vibrare di un unico diapason
+gli speciali toni concomitanti diventano così deboli, che la
+sensazione viene di solito percepita come una sensazione semplice
+ed indecomponibile. Quando si cerchi determinare le onde sonore
+corrispondenti ad una tale sensazione di tono, si trova che esse
+corrispondono al più semplice movimento possibile di vibrazione,
+cioè all’oscillazione pendolare, così detta perchè le oscillazioni delle
+particelle d’aria seguono la stessa legge, secondo la quale si comportano
+le oscillazioni di un pendolo che si muove in un’assai
+piccola ampiezza<a class="tag" id="tag7" href="#note7">[7]</a>. Che queste vibrazioni sonore relativamente
+semplici corrispondano a sensazioni semplici di tono, e che noi in
+queste combinazioni di sensazione possiamo pur distinguere ed
+<span class="pagenum" id="Page_41">[41]</span>
+udire le sensazioni singole, si può fisicamente dedurre, in base alle
+disposizioni dell’apparato della chiocciola, dalla legge delle vibrazioni
+concomitanti. Essendo la membrana basilare della chiocciola
+accordata nelle sue diverse parti a diverse altezze di tono,
+se una semplice oscillazione sonora colpisce l’orecchio, vibrerà soltanto
+la parte accordata a quella oscillazione, e se la medesima
+velocità di vibrazione si svolge in un più complesso movimento
+sonoro, quella farà vibrare soltanto la parte ad essa accordata, e
+le restanti parti costitutive del movimento sonoro faranno vibrare
+altre porzioni della membrana, rispondenti ad esse in egual maniera.
+</p>
+
+<p>
+11. Il sistema delle sensazioni di tono si dimostra una varietà
+<i>continua</i>, essendo possibile giungere da una determinata altezza di
+tono a una qualsiasi altra per una continua variazione di sensazione.
+La musica, scegliendo da questo continuo, singole sensazioni che sono
+separate da grandi intervalli, e in tal modo facendo della <i>linea dei toni</i>
+la <i>scala dei toni</i>, fa una determinazione arbitraria, che ha pur sempre
+la sua base nel rapporto delle sensazioni di tono; ma su di essa
+ritorneremo più innanzi per considerare le formazioni rappresentative
+che sorgono da queste sensazioni. La linea naturale dei toni
+ha due punti estremi, i quali fisiologicamente sono determinati dai
+limiti della percettibilità dell’apparato uditivo. Questi estremi sono
+il tono più alto e il più basso, dei quali il primo corrisponde a
+un movimento vibratorio da 8 a 10, il secondo a un movimento
+da 40.000 a 60.000 vibrazioni intere al minuto secondo.
+</p>
+
+<h4><a id="cap6_c"></a>
+C) <i>Le sensazioni di olfatto e di gusto.</i>
+</h4>
+
+<p>
+12. Le <i>sensazioni di olfatto</i> formano un sistema vario di un
+ordine fin qui ancora sconosciuto. Noi sappiamo soltanto che esiste
+un numero assai grande dì diverse qualità olfattive, tra le quali
+hanno luogo tutti i continui passaggi possibili. È pertanto fuori
+di dubbio che il sistema è una varietà a più dimensioni.
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+12<i>a</i>. Come un indizio che un tempo sarà forse possibile ridurre le
+sensazioni olfattive a un più piccolo numero di qualità principali, si può
+considerare il fatto che gli odori possono disporsi in certe <i>classi</i>, delle
+quali ciascuna contiene sensazioni che sono più o meno affini. Tali classi
+sono, ad es., gli odori d’etere, gli aromatici, i balsamici, quelli di musco,
+di abbruciaticcio e così via. Osservazioni isolate insegnano che alcune qualità
+prodotte da speciali sostanze odorifiche, possono essere determinate
+anche dalla mescolanza di altre sostanze. Ma queste esperienze non sono
+<span class="pagenum" id="Page_42">[42]</span>
+sino ad ora sufficienti per ricondurre la grande quantità di odori singoli,
+che ciascuna delle suddette classi racchiude, a un più limitato numero di
+qualità principali e di loro mescolanze. Infine si è anche osservato che parecchi
+stimoli olfattivi, usati in conveniente rapporto d’intensità, si compensano
+nella sensazione; e ciò accade non solo con quelle sostanze che
+come, ad es., acido acetico ed ammoniaca, si neutralizzano chimicamente,
+ma anche con quelle che come, ad es., caoutchouch e cera o balsamo del
+tolù, all’infuori delle particelle odorifere, non agiscono chimicamente una
+sull’altra. E siccome noi possiamo constatare questa compensazione anche
+quando i due odori agiscono in due superfici olfattive affatto diverse, l’uno
+sulla destra mucosa interna del naso, l’altro sulla sinistra, dobbiamo credere
+che qui si tratti non di un fenomeno analogo al complementarismo
+dei colori, di cui più sotto avremo a parlare (22), ma probabilmente di
+una reciproca inibizione centrale delle sensazioni. Contro questo analogia
+sta anche l’osservazione che una medesima qualità olfattoria può talvolta
+compensare più qualità affatto diverse, anche quelle che si neutralizzano
+fra loro stesse; il complementarismo dei colori è invece sempre limitato a
+due qualità che sono fra loro in istretta relazione.
+</p>
+</div>
+
+<p>
+13. Un po’ più da vicino sono studiate le <i>sensazioni gustative</i>;
+infatti in esse noi possiamo distinguere <i>quattro qualità principali</i>,
+che non si possono paragonare fra loro; tra queste avvengono tutti
+i passaggi possibili, che noi percepiamo come sensazioni miste. Le
+quattro qualità principali sono: <i>acido, dolce, amaro</i> e <i>salato</i>. Oltre
+a queste, alcuni considerano anche il sapore della lisciva (alcalini)
+e il metallico come qualità indipendenti, ma la lisciva mostra
+senza dubbio una parentela col salato, ed il metallico coll’acido;
+ambedue sono quindi probabilmente sensazioni miste o di transizione
+(l’alcalino forse tra il salato e il dolce, il metallico tra l’acido
+e il salato). Delle suddette quattro qualità principali, dolce
+e salato stanno in un rapporto d’opposizione, in quanto l’una di
+queste sensazioni è trasformata dall’altra, purchè questa raggiunga
+l’opportuna intensità, in una sensazione mista <i>neutra</i> (di solito detta
+“insipida„), senza che gli stimoli saporifici, che in tal guisa si
+neutralizzano scambievolmente, consentano una combinazione chimica.
+Epperò dobbiamo considerare il sistema delle sensazioni gustative
+come una moltiplicità <i>a due dimensioni</i>, che può essere in
+qualche modo geometricamente rappresentata da una superficie di
+cerchio, alla cui periferia stanno le quattro qualità fondamentali coi
+loro gradi di transizione, mentre il centro è occupato dalle sensazioni
+miste neutre, e la restante superficie dai gradi intermedi tra queste
+e le qualità saturate della periferia.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_43">[43]</span>
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+13<i>a</i>. Pare che in queste proprietà delle qualità gustative sia data un
+primo abbozzo del modo di comportarsi di un senso chimico. Da questo
+lato il senso del gusto costituisce forse un grado di sviluppo antecedente
+al senso della vista. La connessione manifesta colla natura chimica del processo
+di stimolazione fa credere che la neutralizzazione reciproca di certe
+sensazioni, colle quali è forse collegata la natura pluridimensionale del
+sistema, sia fondata non sulle singole sensazioni, come nelle sensazioni di
+caldo e di freddo (pag. 38), ma sui rapporti dell’eccitamento <i>fisiologico</i>.
+Alle azioni chimiche di determinate sostanze spetta generalmente, come
+è noto, la proprietà di poter essere neutralizzate dalle azioni di certe altre
+sostanze. Ora noi non sappiamo che cosa siano le modificazioni chimiche
+prodotte dagli stimoli saporifici nelle cellule gustative, ma in base al principio
+del parallelismo delle differenze tra la sensazione e l’eccitamento (pag. 36)
+possiamo, dalla compensazione delle sensazioni di dolce e di salato, conchiudere
+che anche le reazioni chimiche prodotte dalle sostanze saporifiche dolci e
+salate si elidono nelle cellule gustative. Il medesimo varrebbe per le altre
+sensazioni, per le quali fosse possibile dimostrare un comportamento simile.
+Intorno alle condizioni fisiologiche della stimolazione saporifica noi possiamo,
+in base ai fatti suesposti, conchiudere questo solo, che i processi chimici
+d’eccitamento, corrispondenti a tali sensazioni neutralizzantisi, si trovano
+nelle stesse cellule di senso. Naturalmente non è esclusa la possibilità che
+nelle medesime formazioni sorgano più processi, i quali abbiano ad essere
+neutralizzati da reazioni opposte. I reperti anatomici e gli esperimenti fisiologici
+con stimoli distinti su singole papille gustative non danno sino ad
+ora alcuna risposta decisiva. E anche qui è tutt’ora incerto, se nei fatti
+suesposti di compensazione si debba riconoscere un proprio complementarismo
+corrispondente a quello dei colori (vedi sotto 22).
+</p>
+</div>
+
+<h4><a id="cap6_d"></a>
+D) <i>Le sensazioni di luce.</i>
+</h4>
+
+<p>
+14. Il sistema delle sensazioni di luce consta di <i>due</i> sistemi
+parziali: delle <i>sensazioni acromatiche</i> e delle <i>sensazioni cromatiche</i>;
+tra le qualità loro si trovano tutti i possibili gradi di continui passaggi.
+</p>
+
+<p>
+Le sensazioni acromatiche formano, per sè sole considerate, un
+sistema molteplice ad <i>una</i> dimensione, il quale, analogamente alla
+linea dei toni, si chiude fra due punti limiti. Noi diciamo <i>nero</i>
+le sensazioni, che stanno più vicine ad uno di questi limiti, e
+<i>bianco</i> quelle che stanno presso all’altro; fra i due disponiamo il
+<i>grigio</i> nelle sue diverse gradazioni (grigio oscuro, grigio e grigio
+chiaro). Questo sistema unidimensionale delle sensazioni acromatiche
+ha la proprietà di essere, a differenza della linea dei toni,
+<span class="pagenum" id="Page_44">[44]</span>
+un <i>sistema nel tempo stesso qualitativo e intensivo</i>, imperocchè ogni
+modificazione qualitativa nella direzione da nero a bianco viene
+sentita come un accrescimento intensivo, e ogni variazione nella
+direzione da bianco a nero, come una diminuzione intensiva. Ogni
+grado del sistema per tal modo determinato qualitativamente e intensivamente,
+è detto il <i>chiarore</i> della sensazione acromatica.
+Epperò si può indicare anche l’intero sistema come il sistema delle
+<i>sensazioni pure di chiarore</i>, dove l’attributo “puro„ indica in questo
+caso l’assenza di sensazioni cromatiche. Il sistema delle sensazioni
+pure di chiarore è un sistema assolutamente unidimensionale nel
+senso, che in esso i gradi qualitativi e intensivi coincidono in una
+sola e medesima dimensione, e in ciò sostanzialmente differisce dalla
+linea dei toni, nella quale ogni punto rappresenta solo un grado
+qualitativo, cui si dispone accanto il grado intensivo in ordine
+egualmente lineare. Mentre le sensazioni semplici di tono, quando
+si considerino nel tempo stesso le loro proprietà qualitative ed
+intensive, formano un continuo a due dimensioni, il sistema delle
+sensazioni pure di chiarore permane un continuo <i>a una dimensione</i>,
+anche quando si considerino ambedue le parti che lo determinano.
+L’intero sistema può anche essere concepito come una serie continua
+di <i>gradi di chiarore</i>; in questo caso indichiamo i gradi inferiori
+secondo la qualità come nero, secondo l’intensità come deboli, ed
+i gradi superiori secondo la qualità come bianco, secondo l’intensità
+come forti.
+</p>
+
+<p>
+15. Anche <i>le sensazioni cromatiche</i> costituiscono, quando si abbia
+riguardo solo alla loro qualità, un sistema ad una dimensione. Ma
+questo, a differenza del sistema delle sensazioni pure di chiarore,
+ha la proprietà di ricorrere in sè stesso; infatti da qualsiasi punto
+si parta, si ritorna sempre a poco a poco ad una qualità di maggiore
+differenza, e poi da questa di nuovo a qualità di minore
+differenza, ed infine al punto di partenza. Lo spettro dei colori che
+si ottiene dall’incidenza del raggio solare su un prisma o che si
+osserva nell’arco-baleno, presenta già questa proprietà, benchè non
+appieno. Se si parte dal limite rosso di questo spettro, si riesce dapprima
+all’aranciato, poi al giallo, giallo-verde, verde, verde-bleu, bleu,
+indaco, infine al violetto, il quale ultimo è di nuovo più simile al
+rosso di tutti gli altri colori che stanno tra il rosso e il violetto,
+ad eccezione di quello che è più vicino al rosso, dell’aranciato.
+La ragione, per cui questa linea dei colori dello spettro non ricorre
+completamente in sè stessa, sta evidentemente nel fatto che
+essa non contiene tutti i colori corrispondenti alle nostre sensazioni;
+<span class="pagenum" id="Page_45">[45]</span>
+mancano nello spettro le gradazioni purpureo-rosse, che fisicamente
+si ottengono mescolando i raggi rossi e violetti. Se con questa
+mescolanza s’integra la serie dei colori dello spettro, il sistema
+delle sensazioni reali dei colori è completo e forma una linea che
+ritorna al proprio punto di partenza. Ma non è a credere che questa
+proprietà provenga dal fatto, che lo spettro dei colori offra realmente
+alla nostra osservazione in modo approssimativo quel ritorno.
+Piuttosto è possibile ottenere il medesimo ordine delle sensazioni,
+anche quando oggetti colorati, mescolati in qualsiasi modo, vengano
+ordinati secondo la loro affinità soggettiva del colore; persino
+fanciulli, che non hanno mai osservato con attenzione uno spettro
+solare o un arcobaleno, epperò possono cominciare questa serie
+così col rosso come con qualsiasi altro colore, la costruiscono
+sempre nello stesso senso.
+</p>
+
+<p>
+Quindi il sistema delle qualità cromatiche pure dev’essere definito
+come un sistema ad una dimensione, non in linea retta, ma
+<i>ricorrente in se stesso</i>; geometricamente può essere rappresentato
+nel modo più semplice da una <i>circonferenza</i>. Siccome in questo sistema
+da ogni dato colore, per piccole e graduali variazioni della
+sensazione, si giunge dapprima a colori simili a quello, poi ad altri
+da quello diversissimi, e infine di nuovo ad altri in altra direzione
+pure simili ad esso, necessariamente ad ogni qualità cromatica corrisponde
+una cert’altra qualità, che equivale al <i>massimo delle differenze
+sensibili.</i> Questo colore può essere detto <i>colore contrario</i>, e
+quando si rappresenti il sistema dei colori mediante una circonferenza,
+due colori contrari trovano posto alle due estremità di
+uno stesso diametro. Colori contrari sono, ad es., rosso-porpora e
+verde, giallo e bleu, verde-chiaro e violetto e così via, cioè essi sono
+le più grandi differenze qualitative sensibili.
+</p>
+
+<p>
+La qualità delle sensazioni, che ci è data dall’ordine stesso
+del sistema dei colori, è detta anche, con una espressione metaforica
+tolta a prestito della qualità dei toni: <i>tono dei colori</i>, per distinguerla
+dalle altre determinazioni qualitative. In questo senso i semplici
+nomi dei colori rosso, aranciato, giallo, ecc., indicano semplici
+toni di colori. Il cerchio dei colori è una rappresentazione del sistema
+dei toni dei colori, fatta astrazione da tutte le proprietà che ancora si
+aggiungono alla sensazione. Infatti la sensazione di colore possiede
+ancora due proprietà, delle quali l’una diciamo <i>grado del colore</i> o anche
+<i>saturazione</i>, l’altra <i>chiarore</i>. Di queste due proprietà il grado del
+colore è speciale alle sensazioni di colore, mentre il chiarore è
+comune colle sensazioni acromatiche.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_46">[46]</span>
+16. Per <i>grado del colore o saturazione</i> s’intende la proprietà
+della sensazione di colore di pervenire per qualsiasi passaggio a
+sensazioni acromatiche; cosicchè continui passaggi sono possibili
+da ogni colore ad ogni grado della serie delle sensazioni acromatiche,
+al bianco, al grigio, al nero. L’espressione “saturazione„ è
+qui presa dal modo consueto di dimostrare oggettivamente questi
+passaggi, cioè dalla saturazione di una soluzione incolore con
+sostanze colorate. Potendosi pensare per ogni possibile stato di un
+colore per quanto saturato, uno stato ancor più saturato dello stesso
+tono, e indicando una sensazione acromatica il punto estremo in
+una serie di saturazioni sempre decrescenti di un qualsiasi colore,
+il grado del colore può essere considerato come una determinazione
+che spetta a tutte le sensazioni di colore, o per la quale il sistema
+delle sensazioni di colore è portato nello stesso tempo in immediata
+connessione con quello delle sensazioni acromatiche. L’insieme
+dei gradi di colore che si presentano come passaggi da un certo
+colore a una certa sensazione acromatica, bianca, grigia o nera, — quando
+si pensi rappresentata la sensazione acromatica da un punto,
+il quale coincida col punto medio del cerchio dei colori, — potrà
+essere espresso da quel raggio del cerchio che collega quel punto di
+mezzo con quel certo colore. Immaginiamo ora rappresentati in
+tal modo nello spazio i gradi di saturazione di tutti i colori, gradi
+corrispondenti ai continui passaggi ad una certa sensazione acromatica;
+allora il sistema dei gradi così ottenuto assume la figura
+di una <i>superficie di cerchio</i>, la cui periferia corrisponde al sistema
+dei toni semplici dei colori, e il cui centro a quella sensazione acromatica,
+alla quale sono ordinati i diversi gradi dei colori. Quindi,
+partendo da qualsiasi punto del continuo lineare delle sensazioni
+acromatiche, è sempre possibile costrurre un sistema dei gradi dei
+colori, purchè si osservi questa sola condizione, che il bianco non
+sia troppo chiaro o il nero troppo oscuro, altrimenti sparirebbero
+le differenze di saturazione e dei colori. Ma sistemi di saturazione,
+che sieno ordinati per <i>diversi</i> punti del sistema acromatico, possiedono
+sempre diversi gradi di chiarore. È possibile costrurre un
+sistema <i>puro</i> di gradi dei colori sempre solo per un <i>unico</i> determinato
+grado di chiarore, cioè, coincidendo il sistema delle sensazioni
+acromatiche con quello delle sensazioni pure di chiarore,
+per <i>un solo</i> punto del continuo delle sensazioni acromatiche. Quando
+questo sia stato fatto per tutti i punti possibili, il sistema dei gradi
+dei colori è completato da quello dei <i>gradi di chiarore</i>.
+</p>
+
+<p>
+17. <i>Il chiarore</i> è una proprietà che spetta con eguale necessità
+<span class="pagenum" id="Page_47">[47]</span>
+tanto alle sensazioni cromatiche quanto alle acromatiche;
+ed è tanto in quelle quanto in queste proprietà insieme qualitativa
+e intensiva. Partendo da un certo grado di chiarore, ogni sensazione
+colorata, di cui si faccia crescere il chiarore, viene accostandosi
+nella sua qualità al bianco, mentre nel tempo stesso ne cresce
+l’intensità; e quando se ne faccia diminuire il chiarore, essa si
+avvicina nella sua qualità al nero, mentre nel tempo istesso se ne
+indebolisce l’intensità. I gradi di chiarore di ogni singolo colore
+formano un sistema di qualità intensive analogo alle sensazioni
+acromatiche e alle sensazioni pure di chiarore, solo che al posto dei
+gradi qualitativi acromatici che si muovono tra il nero e il bianco,
+qui sono entrati i corrispondenti gradi di saturazione. La nuova serie
+presenta dal punto della maggior saturazione due direzioni opposte
+di diversa saturazione: la <i>positiva</i> nella direzione del bianco, che è
+connessa intensivamente coll’aumento della sensazione, e la <i>negativa</i>
+nella direzione del nero, cui corrisponde una diminuzione della
+sensazione. Come estremi delle due graduazioni delle saturazioni,
+si dànno da una parte la pura sensazione bianco, e dall’altra la
+pura sensazione nero, delle quali quella rappresenta un massimo e
+questa un minimo dell’intensità della sensazione. In tal guisa bianco
+e nero indicano egualmente i punti situati in senso opposto tanto
+nel sistema delle sensazioni pure di chiarore, come in quello delle
+sensazioni cromatiche, disposte secondo i gradi di chiarore. Conseguenza
+naturale di ciò è che per ciascun colore v’ha un certo
+chiarore medio, nel quale la saturazione del colore è giunta al
+massimo, e dal quale si va per aumento di chiarore in direzione
+positiva, per diminuzione in negativa. Questo valore di chiarore,
+il più favorevole per la saturazione, non è però lo stesso per tutte
+le sensazioni di colore, ma esso si gradua dal rosso al bleu, in modo
+che pel rosso è il più alto e pel bleu il più basso. In ciò trova
+una spiegazione il noto fenomeno che durante il crepuscolo, cioè
+in una debole sensazione di chiarore, ancor riconosciamo, ad es.,
+in un dipinto i toni bleu, mentre i rossi ci appaiono già neri.
+</p>
+
+<p>
+18. Se si astrae da questa posizione dei punti di massima
+saturazione nella linea dei gradi di chiarore, posizione alquanto
+diversa per ogni singolo colore, è possibile dare un’espressione
+chiara e semplicissima alla relazione, nella quale per il graduale
+passaggio al bianco da un lato, al nero dall’altro, il sistema delle
+<i>sensazioni cromatiche di chiarore</i> si accosta al sistema delle <i>sensazioni
+pure</i> o acromatiche di chiarore; e nel modo seguente. Se si
+immagina il sistema dei toni puri di colore o dei colori nel massimo
+<span class="pagenum" id="Page_48">[48]</span>
+della loro saturazione rappresentato, come sopra, da un cerchio,
+e s’immagina nel centro della superficie appartenente a questo cerchio,
+condotta la linea delle sensazioni pure di chiarore come linea
+perpendicolare, in modo che nel centro del cerchio cada la sensazione
+acromatica corrispondente al minimo della saturazione; i sistemi
+cromatici di chiarore crescente e decrescente possono essere
+disposti in modo analogo sopra o sotto quella circonferenza
+della saturazione massima dei colori. Ma la diminuzione graduale
+delle saturazioni sarà espressa tanto qui come là per mezzo del
+raggio sempre più decrescente dei cerchi sovrapposti gli uni sovra
+gli altri, finchè ai due punti estremi della linea delle sensazioni
+pure di chiarore i cerchi scompaiono del tutto; e questo secondo
+il principio, che per ogni colore il massimo del chiarore corrisponde
+alla sensazione bianco e il minimo alla sensazione nero<a class="tag" id="tag8" href="#note8">[8]</a>.
+</p>
+
+<p>
+19. Da quanto si è detto, risulta che il sistema complessivo
+delle <i>sensazioni cromatiche di chiarore</i> può essere raffigurato nel
+modo più semplice mediante una <i>superficie sferica</i>, di cui equatore
+si consideri il cerchio dei colori rappresentante il sistema dei
+toni puri di colore o dei colori a saturazione massima, mentre i
+due poli corrispondono ai punti estremi delle sensazioni acromatiche
+di chiarore, bianco e nero. Naturalmente anche un’altra figura
+geometrica, che avesse simili proprietà, ad es., un cono doppio con
+base comune e coi vertici rivolti in direzioni opposte, potrebbe servire
+allo stesso scopo. Di essenziale per la rappresentazione resta
+soltanto il graduale passaggio in bianco e nero, e la diminuzione dei
+vari toni di colore corrispondenti a questo passaggio, diminuzione
+che trova la sua espressione grafica nel continuo impiccolimento
+dei cerchi di colore. Ora il sistema dei gradi di saturazione ordinati
+in base di una certa sensazione pura di chiarore può essere
+rappresentato, come sopra è detto, da una superficie di cerchio che
+contenga tutte le sensazioni luminose, corrispondenti a quel medesimo
+grado di chiarore. Se ora si vuole contemporaneamente ordinare
+in un solo sistema i gradi di saturazione e di chiarore, <i>tutto l’intero
+sistema delle sensazioni luminose</i> può essere rappresentato da un
+solido <i>sfera</i>, di cui il cerchio equatoriale racchiude il sistema dei toni
+<span class="pagenum" id="Page_49">[49]</span>
+puri di colore; l’asse congiungente i due poli, il sistema delle sensazioni
+pure di chiarore, e la superficie il sistema delle sensazioni cromatiche
+di chiarore. Ogni cerchio posto perpendicolare a quell’asse,
+corrisponde a un sistema di gradi di saturazione dell’eguale chiarore.
+Questa rappresentazione grafica per mezzo di una sfera è arbitraria,
+poichè in luogo di tale solido potrebbe essere scelto qualunque altro,
+che abbia proprietà analoghe; tuttavia il fatto psicologico che il <i>complessivo
+sistema delle sensazioni luminose è un sistema a tre dimensioni
+e un continuo in sè chiuso</i> trova in essa la propria espressione intuitiva.
+La natura tridimensionale del sistema deriva dall’essere necessariamente
+ogni sensazione di luce concreta un composto di <i>tre</i>
+parti: tono del colore, saturazione e chiarore. La sensazione pura
+o acromatica di chiarore e la sensazione pura o saturata di colore
+sono in questo caso considerate come i due estremi nella serie dei
+gradi di saturazione. La forma <i>in sè chiusa</i> del sistema proviene per
+un lato, dalla natura delle sensazioni di colore di costituire un tutto
+in sè chiuso, e per altro lato dalla limitazione del sistema dei chiarori
+cromatici segnata dai due punti estremi delle sensazioni pure di
+chiarore. Un’altra proprietà del sistema è la seguente: soltanto le variazioni
+nelle due dimensioni dei toni di colore e dei gradi di saturazione
+sono pure variazioni di qualità; invece ogni modificazione
+nella <i>terza</i> dimensione, corrispondente alle sensazioni di chiarore,
+porta con sè nello stesso tempo una variazione qualitativa ed una
+intensiva. Per questa circostanza, l’intero sistema a tre dimensioni
+è richiesto necessariamente per rappresentare in modo esauriente le
+qualità della sensazione luminosa; questo sistema abbraccia però
+anche le intensità della sensazione.
+</p>
+
+<p>
+20. Nel sistema delle sensazioni di luce certe <i>sensazioni fondamentali</i>
+hanno un posto privilegiato, perchè noi ce ne serviamo
+come punti d’orientazione nell’ordinare tutte le altre sensazioni.
+Tali sensazioni fondamentali sono, nella serie acromatica <i>bianco</i> e
+<i>nero</i>, nella serie delle sensazioni cromatiche i quattro colori fondamentali
+<i>rosso, giallo, verde</i> e <i>bleu</i>. Solo per queste sei sensazioni
+la lingua ha creato relativamente presto determinazioni diverse e
+ben distinte. Tutte le altre sensazioni furono espresse in parte
+mediante riferimenti a quelle, in parte colle stesse parole già usate
+per quelle. Noi apprendiamo il grigio come un grado intermedio
+che sta nella serie acromatica tra il bianco e il nero; i diversi
+gradi di saturazione diciamo, secondo il loro valore di chiarore,
+toni di colore biancastri, o nerastri, chiari od oscuri: e per i colori
+che stanno tra i quattro colori fondamentali, noi ci serviamo di designazioni
+<span class="pagenum" id="Page_50">[50]</span>
+di transizione, come purpureo-rosso, aranciato-giallo,
+giallo-verde e così via; nomi che nella loro composizione svelano
+la loro origine relativamente tarda.
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+20<i>a</i>. Vi fu chi dal carattere più originario delle determinazioni linguistiche
+per le suddette sei qualità delle sensazioni volle argomentare che
+esse siano qualità fondamentali del senso della vista, e che ogni altra qualità
+sia composta di quelle o di alcune di quelle. Epperò il grigio fu detto
+una sensazione mista di nero e bianco, il violetto e il rosso-porpora di bleu
+e rosso, e così via; ma non è psicologicamente esatto indicare una sensazione
+luminosa qualsiasi come un composto a paragone di un’altra. Grigio è
+tanto una sensazione semplice quanto bianco o nero; arancio, purpureo-rosso
+ecc., sono proprio sensazioni semplici alla stessa guisa che rosso,
+giallo ecc.; e qualsiasi grado di saturazione che collochiamo nel sistema
+tra un colore puro e bianco, non è in alcun modo una sensazione composta.
+La natura chiusa e intimamente connessa del sistema di sensazione, porta
+di necessità che la lingua, cui è impossibile creare un numero indefinito
+di espressioni, colga alcune differenze specialmente decise, in base alle quali
+poi sono ordinate tutte le altre sensazioni. La scelta di nero e bianco come
+punti d’orientazione per la serie acromatica si spiega senz’altro, indicando
+esse le differenze massime. Quando esse sono date, tutte le altre sensazioni
+acromatiche devono essere apprese come sensazioni di transizione tra
+quelle, a causa dell’interposizione continua di queste differenze per tutti
+i possibili gradi di chiarore. Egualmente succede per le sensazioni cromatiche,
+solo che qui due differenze assolutamente massime non potevano
+immediatamente essere scelte a causa della natura in sè ricorrente nella
+linea dei colori, ma ancora altri motivi, oltre alla sufficiente differenza
+qualitativa, dovevano decidere per la scelta dei colori fondamentali. E tali
+motivi possono essere stati la frequenza e la forza sentimentale di certi stimoli
+luminosi fondati sulle condizioni naturali dell’esistenza umana. Il rosso del
+sangue, il verde della vegetazione, il bleu del cielo, il giallo delle stelle,
+che tali appaiono in contrasto al bleu del cielo, potrebbero essere stati la
+prima spinta alla scelta di certe determinazioni dei colori. Imperocchè la
+lingua non chiama gli oggetti secondo le sensazioni, ma all’opposto le
+sensazioni secondo gli oggetti che le determinano. Se certi colori fondamentali
+furono una volta fissati in tal modo, tutti gli altri colori dovettero
+apparire come toni intermedi. La differenza dei colori fondamentali e di
+transizione è fondata con ogni probabilità solo su condizioni esterne; se
+queste condizioni fossero state diverse, il rosso, ad es., sarebbe stato
+percepito quale passaggio tra porpora e aranciato, allo stesso modo che
+noi ora ordiniamo l’aranciato come colore di passaggio tra il rosso e il
+giallo<a class="tag" id="tag9" href="#note9">[9]</a>.
+</p>
+</div>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_51">[51]</span>
+21. Le proprietà del sistema delle sensazioni di luce che più
+sopra abbiamo descritte, sono di tal natura da far fin dal principio
+pensare a un rapporto tra le stesse proprietà psicologiche e i processi
+oggettivi della stimolazione luminosa essenzialmente diverso da
+quello che ci offrono i sistemi di sensazione fin qui considerati, sovratutto
+i sistemi del senso generale o del senso dell’udito. Evidentissima
+è per questo rispetto la diversità dal sistema delle sensazioni
+di suono. In questo il principio del parallelismo tra sensazione
+e stimolo (pag. 36) non vale solo pel processo d’eccitazione fisiologica,
+ma anche in largo senso pel processo fisico. Infatti nel sistema
+delle sensazioni di suono alle forme semplici o composte delle vibrazioni
+sonore corrisponde rispettivamente una sensazione semplice o
+una moltiplicità di sensazioni semplici, e colla forza delle vibrazioni
+varia continuamente l’intensità delle sensazioni e colla velocità di
+quelle la qualità di queste; cosicchè la differenza soggettiva delle
+sensazioni aumenta in ambedue le direzioni colla crescente differenza
+degli stimoli fisici oggettivi. Le sensazioni luminose presentano invece
+una relazione tutt’affatto diversa. Come il suono oggettivo,
+anche la luce oggettiva consiste in movimenti vibratori di un mezzo
+qualsiasi. Tali movimenti, se non conosciamo nella loro intima costituzione,
+sappiamo, per le indagini fisiche d’interferenza, consistere
+di molte piccole e rapide onde, cosicchè quelle vibrazioni che vengono
+sentite come luce, stanno tra le lunghezze dell’onde da 688 a
+393 milionesime parti di un millimetro e tra le velocità da 450 a
+790 bilioni di vibrazioni al secondo. Ora anche qui a vibrazioni
+semplici, ad es., a vibrazioni di eguale lunghezza, corrispondono sensazioni
+semplici, e anche qui colla lunghezza e velocità della vibrazione
+varia continuamente la qualità della sensazione; alle onde più
+lunghe e più lente corrisponde il rosso, alle più brevi e rapide il violetto
+e fra questi tutte le altre gradazioni di colore si dispongono
+in un continuo, conforme alla lunghezza dell’onda. Ma già qui si
+presenta una differenza essenziale, imperocchè i colori più diversi fra
+loro per lunghezza di onda, rosso e violetto, sono più affini nella
+sensazione che gl’intermedi<a class="tag" id="tag10" href="#note10">[10]</a>. Oltre a ciò si aggiunge ancora che:
+<span class="pagenum" id="Page_52">[52]</span>
+1) ogni pura variazione d’intensità (di ampiezza) delle vibrazioni
+fisiche della luce è soggettivamente sentita quale variazione al
+tempo stesso d’intensità e di qualità; come lo dimostra il modo di
+comportarsi già esaminato delle sensazioni di chiarore. 2) Ogni
+luce composta di vibrazioni diverse è sentita semplice, allo stesso
+modo che la luce oggettivamente semplice, consistente di un solo
+grado di vibrazione; come per l’appunto tosto risalta dalla comparazione
+soggettiva delle sensazioni acromatiche colle cromatiche.
+Conseguenza del primo di questi fatti è che la luce fisicamente semplice
+può provocare sensazioni non solo cromatiche, ma anche acromatiche,
+poichè nell’ampiezza massima delle vibrazioni si avvicina al
+bianco e nella minima passa al nero. La qualità della sensazione
+acromatica ammette quindi più di una spiegazione, poichè essa può
+essere prodotta così da variazione intensiva della luce oggettiva, come
+dalla mescolanza di semplici vibrazioni luminose che abbiano diversa
+lunghezza d’onda. Solo che nel primo caso colla variazione
+intensiva è sempre connessa una variazione del grado di chiarore,
+mentre questa può rimanere invariata nel secondo caso, cioè nella
+mescolanza.
+</p>
+
+<p>
+22. Anche se il grado di chiarore delle sensazioni è mantenuto
+costante, la sensazione acromatica ammette pur sempre più di una
+interpretazione. Una sensazione pura di chiarore di una data intensità
+è determinata non solo da una mescolanza di tutti i gradi di
+vibrazioni contenuti nella luce solare come, ad es., nella solita luce
+diurna, ma anche dalla mescolanza in opportuno rapporto di due
+di essi, e precisamente di quelli che corrispondono a due sensazioni
+soggettivamente diversissime tra loro, i colori contrari. E
+poichè le mescolanze oggettive dei colori contrari suscitano la sensazione
+di bianco, questi colori sono detti <i>colori d’integrazione o complementari</i>.
+Rosso dello spettro e verde bleu, aranciato e bleu cielo,
+giallo e indaco bleu ecc. sono al tempo stesso colori contrari e
+complementari.
+</p>
+
+<p>
+Come la sensazione acromatica, così anche ogni singola sensazione
+cromatica ammette più spiegazioni, ma in numero più limitato.
+Mescolando due colori oggettivi che stiano, nel cerchio dei
+<span class="pagenum" id="Page_53">[53]</span>
+colori, più vicini fra loro dei colori contrari, si ottiene una mescolanza
+non bianca, ma colorata e precisamente di quel colore che
+anche nella serie dei colori oggettivamente semplici, corrisponde
+alla sensazione dei colori intermedii. Quindi, se i colori mescolati
+si avvicinano ai colori contrari, la saturazione del colore risultante
+resta assai diminuita; ma se essi si accostano assai più tra loro,
+questa diminuzione non è percettibile e in questo caso il colore composto
+e il colore semplice sono per lo più sentiti come soggettivamente
+eguali. Così noi, ad es., non possiamo assolutamente distinguere
+l’aranciato dello spettro da una composizione di raggi rossi
+e gialli. Ed essendo possibile per tal modo ottenere tutti i colori
+che nel cerchio cromatico stanno tra rosso e verde, con una mescolanza
+di rosso e verde; quelli che stanno tra verde e violetto, con
+una mescolanza di verde e violetto; e finalmente anche quel colore
+che non è contenuto nello spettro solare, la porpora, con una
+mescolanza di rosso e violetto; tutta la serie dei toni cromatici
+possibili nelle sensazioni, può essere derivata da <i>tre</i> soli colori oggettivi.
+Mediante questi stessi tre colori ci è dato anche ricostituire
+il bianco in tutti i suoi gradi di passaggio; imperocchè la
+composizione di rosso e violetto dà la porpora, la quale è il colore
+complementare di verde; il bianco ottenuto dalla mescolanza di porpora
+e verde, se esso viene aggiunto a un singolo colore in diversi
+rapporti quantitativi, dà con questo i diversi gradi di saturazione.
+</p>
+
+<p>
+23. I tre colori, che sono in tal modo usati per la costruzione
+di tutto il sistema delle sensazioni luminose sono detti <i>colori fondamentali</i>.
+Se vogliamo esprimere il loro valore nel sistema dei
+gradi di saturazione, possiamo servirci a rappresentare questo sistema,
+in luogo del cerchio che si riferisce solo ai rapporti psicologici,
+di un <i>triangolo</i>. Mediante questa figura il significato dei tre
+colori fondamentali è messo in risalto, occupando essi i tre angoli
+del triangolo sui lati del quale, proprio come sulla circonferenza
+del cerchio cromatico, vengono riportati i toni dei colori nel massimo
+di saturazione, mentre i restanti gradi di saturazione nei loro
+passaggi al bianco, che sta nel mezzo della superficie del triangolo,
+sono disposti nei punti della superficie. Del resto tre colori qualsivogliano
+potrebbero essere scelti come colori fondamentali, quando
+essi si trovino a distanza opportuna. I sunnominati rosso, verde e
+violetto rispondono praticamente allo scopo per questo solo, che in
+primo luogo si evita che uno dei tre componenti corrisponda a una
+sensazione di colore, la quale non possa essere prodotta da una
+luce oggettivamente semplice, corrisponda cioè alla porpora; e
+<span class="pagenum" id="Page_54">[54]</span>
+perchè in secondo luogo la sensazione al principio e alla fine dello
+spettro varia più lentamente colla durata delle vibrazioni; così che,
+se i colori estremi dello spettro sono compresi fra i colori fondamentali,
+il colore che risulta da una mescolanza di due colori tra loro
+vicini, è nella sensazione prossimo al colore oggettivamente semplice
+che sta fra quelli<a class="tag" id="tag11" href="#note11">[11]</a>.
+</p>
+
+<p>
+24. Dalle condizioni più sopra dimostrate(3) della stimolazione
+<i>fisiologica</i> appare chiaro che, come pur risulta dai fatti fin qui considerati,
+nel sistema delle sensazioni luminose non esiste una relazione
+univoca tra le sensazioni e gli stimoli fisici. Se il senso della
+vista deve annoverarsi fra i sensi <i>chimici</i>, una tale relazione potrà
+essere soltanto tra i processi fotochimici nella retina e le sensazioni.
+Ma poichè, come è noto, speci diverse di azioni fisiche luminose
+producono analoghe decomposizioni chimiche, è generalmente facile
+il comprendere come le sensazioni luminose debbano prestarsi a interpretazioni
+molteplici. In base al principio del parallelismo tra
+le differenze della sensazione e quelle dell’eccitamento fisiologico
+(pag. 36) si potrebbe ritenere che diversi stimoli fisici, i quali presentino
+le stesse sensazioni, determinino anche la stessa eccitazione
+fotochimica nella retina; che siano quindi tante speci e gradi di
+processi fotochimici, quante sono le speci e i gradi di sensazione
+che noi possiamo distinguere. Su questa conclusione infatti si basa
+ciò che noi sappiamo intorno ai sostrati fisiologici delle sensazioni
+luminose, non avendo l’indagine dei processi fisiologici della stimolazione
+luminosa condotto fino ad ora a un risultato più lontano
+di questo: che l’eccitazione è con ogni probabilità un processo
+chimico.
+</p>
+
+<p>
+25. Coll’ipotesi che la stimolazione luminosa si fondi su processi
+chimici della retina, si può anche spiegare la <i>persistenza</i> relativamente
+lunga della sensazione, dopo che è cessata l’eccitazione
+(pag. 33). Questa persistenza essendo riferita all’oggetto considerato
+come stimolo, è detta <i>l’immagine consecutiva</i> dell’impressione.
+L’immagine consecutiva appare prima colle proprietà di chiarore
+o di colore eguali allo stimolo; epperò bianca per oggetti bianchi,
+<span class="pagenum" id="Page_55">[55]</span>
+nera per neri e colorata nello stesso colore per colorati (immagine
+positiva o di egual colore); ma dopo breve tempo essa passa per
+le impressioni acromatiche nel chiarore contrario, bianco in nero,
+nero in bianco; per le cromatiche nel colore contrario o complementare
+(immagine consecutiva negativa o complementare). Quando
+agiscano all’oscuro stimoli luminosi di breve durata, è possibile che
+questo passaggio si ripeta più volte; all’immagine negativa segue
+di nuovo una positiva e così via, di modo che si dà un oscillare
+delle sensazioni fra le due fasi d’immagine consecutiva. L’immagine
+positiva può semplicemente essere ricondotta al fatto che
+la decomposizione fotochimica prodotta da una specie qualsiasi di
+luce, perdura ancora un breve tempo dopo l’azione della luce.
+L’immagine negativa o complementare può essere derivata da ciò,
+che ogni decomposizione prodotta in una certa direzione lascia addietro
+una distruzione parziale di quelle sostanze sensibili alla luce
+che prime subiscono quell’effetto. In questo caso gli stessi processi
+fotochimici, perdurando l’eccitazione retinica, devono variare in
+senso corrispondente.
+</p>
+
+<p>
+26. Coll’immagini consecutive, positiva o negativa, stanno
+probabilmente in istretto rapporto, fenomeni <i>d’induzione di luce e
+di colore</i>. Essi consistono in ciò, che nel giro di una qualsiasi impressione
+luminosa sorgono contemporaneamente eccitamenti di
+natura eguale ed opposta. Il primo di questi fenomeni, l’induzione
+<i>positiva</i> di luce, è il più raro; si osserva specialmente quando una
+parte della retina è eccitata e la parte confinante è molto oscura;
+pare allora che l’eccitamento luminoso o cromatico irradi la parte
+rimasta oscura. In tutti gli altri casi si ha l’effetto d’induzione
+contraria o <i>negativa</i>, pel quale una superficie bianca pare circondata
+da un orlo oscuro, una oscura da un orlo chiaro, una colorata
+da un orlo del colore complementare. Tutti questi fenomeni sono del
+resto accompagnati da processi psicologici di contrasto, i quali
+corrispondono al principio generale che più innanzi tratteremo
+(§ 17, 11), del risalto dei contrari; ma di solito l’effetto complessivo
+di tali influenze fisiologiche e psicologiche, è senz’altro detto
+“contrasto„. Questa confusione è bensì giustificata, sino ad un certo
+grado, specialmente dall’inseparabilità dei due fattori; ma sarebbe
+ben più opportuno chiamare eccitamento indotto esclusivamente
+il fattore fisiologico e riservare la determinazione di contrasto
+a quel fattore psicologico, il quale corrisponde appunto al risalto
+dei contrari; risalto che si dimostra anche in altri campi, specialmente
+nelle rappresentazioni di spazio, di tempo e nei sentimenti.
+<span class="pagenum" id="Page_56">[56]</span>
+L’induzione luminosa o colorata nel puro senso fisiologico consiste
+probabilmente in una specie d’irradiazione <i>negativa</i> della stimolazione,
+perocchè essa non si propaga colla sua propria qualità
+immediatamente nelle parti circostanti al punto eccitato, come
+nel caso dell’induzione positiva, ma determina un eccitamento
+di natura contraria. È possibile che questa irradiazione negativa
+abbia la sua ragione in ciò che le sostanze fotochimiche di una parte
+della retina consumate nell’eccitazione, siano in parte reintegrate per
+un’affluenza dalle parti circostanti, cosicchè un’impressione luminosa
+su queste parti circostanti deve agire allo stesso modo, che
+per l’immagini consecutive lo stimolo sulle stesse parti prima eccitate
+(25). In appoggio a questo rapporto coi fenomeni dell’immagine
+consecutiva sta anche il fatto che, come in questa, l’effetto
+cresce coll’intensità degli stimoli luminosi. Quindi questa induzione
+fisiologica di luce si differenzia essenzialmente da quei fenomeni
+<i>psicologici</i> di contrasto, coi quali essa viene abitualmente confusa,
+e sui quali noi ritorneremo nell’interpretazione generale dei processi
+di contrasto (§ 17, 10).
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+26<i>a</i>. Posto il principio del parallelismo fra la sensazione e il processo
+fisiologico d’eccitamento come base delle nostre ipotesi sui processi che
+hanno luogo nella retina, ne seguirà necessariamente che alla relativa indipendenza
+delle sensazioni acromatiche nel loro rapporto colle sensazioni
+cromatiche, dovrà corrispondere una dipendenza analoga pei processi fotochimici.
+Innanzi tutto possiamo spiegare nel modo più naturale <i>due</i> fatti,
+dei quali l’uno appartiene al sistema soggettivo delle sensazioni luminose,
+l’altro ai fenomeni della mescolanza oggettiva dei colori. Il primo consiste
+nella tendenza che ha ogni sensazione colorata, quando aumenti o diminuisca
+il grado di chiarore, a passare in una sensazione acromatica. Facilissima
+riesce la spiegazione di questa tendenza, se si ammette che ogni
+eccitazione di colore è fisiologicamente composta di due parti distinte, delle
+quali l’una corrisponde alla sensazione cromatica, l’altra all’acromatica.
+Con ciò si può mettere in relazione l’altra condizione, che, per un certo stimolo
+d’intensità media, l’elemento d’eccitazione colorata è relativamente fortissimo,
+mentre per valori di stimolo più grandi o più piccoli sempre più prepondera
+l’elemento acromatico. Il secondo di questi due fatti consiste in ciò,
+che ogni qual volta due colori contrari qualsivogliano siano tra loro complementari,
+cioè mescolati in opportuni rapporti quantitativi, producono
+una sensazione acromatica. Questo fatto riesce facilmente comprensibile, se
+si ammette che i colori contrari, i quali soggettivamente sono le differenze
+massime della sensazione, oggettivamente rappresentino processi fotochimici
+che si neutralizzano. Che in conseguenza di questa neutralizzazione sorga
+l’eccitamento acromatico, risulterà pure assai chiaro dall’ipotesi, che quell’eccitamento
+<span class="pagenum" id="Page_57">[57]</span>
+si accompagni sin dal principio ad ogni stimolazione colorata,
+e che però rimanga solo, tosto che contrari eccitamenti colorati si elidano
+fra loro. Questa ipotesi di un’indipendenza relativa dei due processi fotochimici
+delle sensazioni, acromatica e cromatica, è confermata dall’esistenza
+di uno stato anormale del senso della vista, talora innato, talora prodotto
+da processi patologici della retina, la <i>totale cecità ai colori</i>. Infatti in
+questa anomalia, per la quale ogni eccitazione luminosa è sentita o su tutta
+la retina o su alcune parti di essa, come chiarore puro, senza che sia
+frammischiato alcun colore, abbiamo la dimostrazione che l’eccitazione colorata
+e acromatica sono due processi fisiologici tutt’affatto distinguibili.
+</p>
+
+<p>
+Se noi usiamo della stessa veduta nel considerare il secondo processo
+che avviene nella retina, quello dell’<i>eccitazione colorata</i>, incontriamo
+anche qui due fatti analoghi. Il primo consiste in ciò, che due colori, i
+quali distino fra loro di un tratto limitato, danno luogo a un colore
+composto, che è eguale al colore semplice che sta fra essi. Questo fatto
+indica che l’eccitazione colorata è un processo il quale non varia collo
+stimolo fisico in modo continuo, come l’eccitazione sonora, ma in piccoli
+gradi, e si comporta precisamente così che questa variazione nel rosso e
+nel violetto, ad es., procede in grado maggiore che nel verde, perchè
+qui, in mescolanze di colori abbastanza vicine, si fanno già sentire le influenze
+complementari. Tale variazione graduale del processo corrisponde
+alla natura chimica di esso, poichè decomposizioni e composizioni chimiche
+devono sempre essere riferite a <i>gruppi</i> di atomi o molecole. Il secondo
+fatto consiste in ciò, che alcuni colori corrispondenti ad una maggior differenza
+d’eccitazione hanno nel tempo stesso soggettivamente, come colori
+contrari, il significato di differenze massime, e oggettivamente, come colori
+complementari, il significato di processi neutralizzantisi. Processi chimici
+possono neutralizzarsi solo quando siano di opposta natura. Due eccitazioni
+luminose complementari si comportano fra loro quindi in modo analogo ai
+processi dell’eccitazione chiara ed oscura che agiscono in senso contrario
+nell’eccitazione acromatica. Tuttavia qui si danno due differenze essenziali.
+In primo luogo una tale antitesi nell’eccitazione cromatica esiste non <i>una
+sol volta</i>, ma per ogni colore distinguibile nella sensazione, cosicchè ciascuno
+dei gradi dell’eccitazione cromatica fotochimica, che dobbiamo ammettere
+secondo i risultati della mescolanza di colori affini, possiede anche un certo
+grado di azione complementare. In secondo luogo i colori contrari costituiscono
+i massimi della differenza soggettiva delle sensazioni, fra i quali hanno
+luogo neutralizzazioni della differenza se da ciascuno di questi colori contrari,
+si procede non solo in <i>una</i> direzione, come per bianco e nero, ma in <i>due</i> fra
+loro opposte; in modo corrispondente è possibile elidere anche oggettivamente
+nelle due stesse direzioni l’azione complementare dei colori contrari.
+Come dal complementarismo dei colori contrari si conchiuse all’opposizione
+dei corrispondenti processi chimici, con egual diritto da quella bilaterale neutralizzazione
+si può conchiudere che al ritorno della linea dei colori nel suo
+<span class="pagenum" id="Page_58">[58]</span>
+punto di partenza corrisponde un ritorno di processi affini. L’intero processo
+dell’eccitazione cromatica, quale si compie nella variazione continua delle lunghezze
+dell’onde della luce oggettiva, cominciando dal rosso estremo e
+terminando da ultimo, dopo aver oltrepassato il violetto, per l’aggiunta
+delle mescolanze di porpora, al punto di partenza; dev’essere concepito,
+come una serie indeterminatamente grande di processi fotochimici. Questi
+costituiscono insieme un <i>processo circolare</i> in sè chiuso, nel quale ad ogni
+grado corrisponde un grado contrario che neutralizza il primo, e a questo
+due passaggi in direzioni opposte.
+</p>
+
+<p>
+Nulla noi sappiamo del numero dei gradi fotochimici, che sono complessivamente
+presenti in questo processo circolare. I tentativi più volte
+fatti di ridurre tutte le sensazioni di colore al più piccolo numero possibile
+di tali gradi, mancano di sufficiente fondamento. O i risultati della
+mescolanza fisica dei colori sono in essi riconosciuti senz’altro come processi
+fisiologici: come nell’ipotesi dei tre colori fondamentali, rosso, verde,
+violetto, dalla diversa mescolanza dei quali devono derivare tutte le sensazioni
+luminose, anche le acromatiche (ipotesi di Young-Helmholtz); oppure
+si parte dall’ipotesi psicologicamente insostenibile, che le denominazioni
+dei colori siano sorte non dall’influenza di certi oggetti esterni,
+ma dal reale significato delle sensazioni corrispondenti (vedi sopra pag. 50);
+si ammette che, dati quattro colori fondamentali, le due copie di contrari,
+rosso e verde, giallo e bleu, siano i sostrati delle sensazioni di colore,
+alle quali per le sensazioni pure di chiarore si contrappone un’altra copia di
+contrari, nero e bianco; mentre tutte le altre sensazioni di luce, come grigio,
+aranciato, violetto, ecc., sono per determinazione soggettiva e oggettiva
+sensazioni composte (ipotesi di Hering). In appoggio così della prima come
+della seconda ipotesi, si sono portati innanzi i casi non rari di <i>parziale
+cecità ai colori</i>. I sostenitori dei tre colori fondamentali affermavano che
+tutti questi casi dovessero essere ricondotti alla mancanza della sensazione
+o di rosso o di verde, o talora anche di ambedue. I sostenitori dei quattro
+colori fondamentali opinavano che la parziale cecità ai colori si riferisse
+sempre a due dei colori fondamentali che stanno fra loro in contrapposizione,
+epperò o cecità per il rosso e il verde, o per il giallo ed il bleu. Un
+esame spregiudicato dei ciechi ai colori non conferma nessuna di queste affermazioni.
+Se la teoria dei tre colori fondamentali non è in grado di spiegare
+la totale cecità ai colori, contro la teoria dei quattro colori stanno i casi di
+cecità per il solo rosso o per il solo verde. Ambedue le ipotesi poi non rispondono
+ai casi non dubbi, nei quali specialmente alcune parti dello spettro, che
+non corrispondono a nessuno dei tre o dei quattro colori presi come fondamentali,
+sono vedute come acromatiche. L’unica cosa che si può dire allo
+stato delle nostre cognizioni si è, che ogni sensazione luminosa si basa verosimilmente
+sulla connessione di due processi fotochimici: di uno <i>acromatico</i>,
+il quale risulta alla sua volta di una decomposizione preponderante
+in una intensità piuttosto forte di luce, e di una restituzione che predomina
+<span class="pagenum" id="Page_59">[59]</span>
+in una luce più debole: e di un processo <i>cromatico</i>, il quale varia così
+gradatamente, che la serie complessiva delle decomposizioni fotochimiche
+costituisce un <i>processo circolare</i>, nel quale i prodotti della decomposizione
+di due gradi posti in una distanza relativamente grandissima, si neutralizzano
+a vicenda<a class="tag" id="tag12" href="#note12">[12]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Le diverse modificazioni che si osservano nella retina ancor viva in
+seguito all’azione luminosa, vengono in appoggio alla teoria di un processo
+fotochimico: così il lento passaggio allo stato incolore della sostanza rossa,
+che si vede nella retina non illuminata (imbiancamento della porpora visiva)
+e i microscopici passaggi del protoplasma pigmentato fra gli elementi
+senzienti, i bastoncini e i coni; infine le variazioni di forma degli stessi
+coni e bastoncini. I tentativi di collegare questi fenomeni ad una teoria
+fisiologica dell’eccitazione luminosa sono decisamente prematuri. È assai
+verosimile che colla differenza di forma dei due elementi, dei coni e dei
+bastoncini, si connettano anche differenze di funzione. Poichè precisamente
+il centro della retina, che è la regione della vista diretta dell’uomo, contiene
+soli coni, mentre nelle parti laterali predominano i bastoncini; e
+poichè inoltre nella parte centrale, dove del resto manca la porpora visiva,
+la distinzione dei colori è assai più completa che nelle regioni laterali, le
+quali sono d’altra parte più sensibili ai gradi di chiarore; vien naturale
+il supporre che queste differenze si connettano colle proprietà fotochimiche
+dei coni e dei bastoncini. Ma anche qui manca ancora la dimostrazione.
+</p>
+</div>
+
+<div class="chapter"></div>
+<h3><a id="cap7"></a>
+§ 7. — I sentimenti semplici.
+</h3>
+
+<p>
+1. I sentimenti semplici, come nel § 5 fu notato, sorgono in
+una moltiplicità assai più varia che le sensazioni semplici, perciò
+che anche quei sentimenti che noi osserviamo legati solo a processi
+rappresentativi più o meno composti, sono di natura semplice
+(pag. 27), così, ad es., il sentimento dell’armonia sonora è
+tanto semplice quanto il sentimento collegato ad un suono isolato.
+Benchè più sensazioni sonore siano richieste per produrre un’armonia
+<span class="pagenum" id="Page_60">[60]</span>
+sonora, e benchè questa nel suo contenuto di sensazione sia una
+formazione composta, le qualità sentimentali di certi accordi armonici
+sono nondimeno così diverse dai sentimenti legati ai singoli
+toni, che quelle al pari di questi rappresentano unità soggettivamente
+del tutto inscindibili. Un’essenziale differenza consiste solo in
+ciò, che quei sentimenti che corrispondono a semplici sensazioni, possono
+essere isolati dalla connessione della nostra esperienza, usando
+lo stesso metodo dell’astrazione, di cui noi ci serviamo per la determinazione
+delle sensazioni semplici (pag. 30). All’opposto quel sentimento
+semplice, che è legato a una qualsiasi formazione composta
+di rappresentazioni, non può mai essere separato dai sentimenti
+che entrano in quella formazione come complemento soggettivo
+delle sensazioni; così, ad es., è impossibile sciogliere il sentimento
+d’armonia dell’accordo <i>do, mi, sol</i>, dai sentimenti semplici dei toni
+<i>do, mi</i> e <i>sol</i>. Questi cedono forse davanti a quello, perchè si combinano
+con quello, come più tardi vedremo (§ 12, 3 <i>a</i>), in un unico
+<i>sentimento totale</i>, ma non è mai possibile eliminarli naturalmente.
+</p>
+
+<p>
+2. Il sentimento collegato ad una sensazione semplice è detto
+<i>sentimento sensoriale</i><a class="tag" id="tag13" href="#note13">[13]</a>, od anche <i>tono sentimentale della sensazione</i>. Ambedue
+queste espressioni sono capaci in senso opposto di erronee
+interpretazioni; la prima, perchè si è portati a intendere come
+“sentimento sensoriale„ non soltanto una parte dell’esperienza immediata
+che possa essere isolata mediante astrazione, ma una parte
+che si presenti realmente isolata; la seconda, perchè il “tono sentimentale„
+potrebbe essere considerato una qualità sentimentale
+che va invariabilmente unita alla sensazione, allo stesso modo che
+il “tono del colore„ è una parte necessaria a costituire una sensazione di colore.
+In verità il sentimento sensoriale non può presentarsi
+senza una sensazione, come un sentimento dell’armonia
+sonora non può essere senza sensazioni sonore. Se il sentimento
+di dolore od anche i sentimenti di pressione, di caldo, di freddo
+o muscolari ed altri, furono talvolta indicati come sentimenti sensoriali
+indipendenti, ciò deriva dalla confusione ancora comune in
+fisiologia dei concetti di sentimento e di sensazione (pag. 29); confusione
+per la quale ora si chiamano sentimenti alcune sensazioni, come
+quelle del tatto, ora si trascura in altre sensazioni che, come le
+dolorifiche, sono accompagnate da forti sentimenti, la distinzione
+dei due elementi. Nè meno falso sarebbe l’attribuire a una determinata
+sensazione un sentimento ben stabilito qualitativamente e
+<span class="pagenum" id="Page_61">[61]</span>
+intensivamente. Riteniamo piuttosto che la sensazione è soltanto
+<i>uno</i> fra i molti fattori che determinano un sentimento esistente
+in un dato momento, perchè oltre ad essa hanno sempre parte
+essenziale processi antecedenti e disposizioni persistenti, insomma
+condizioni che noi nel singolo caso possiamo intravvedere soltanto
+frammentariamente. Il concetto del “sentimento sensoriale„ o del
+“tono sentimentale„ è quindi per doppio rispetto il prodotto di
+un’analisi e di un’astrazione; in primo luogo noi dobbiamo distinguere
+il sentimento semplice dalla sensazione pura concomitante; in secondo
+luogo, fra gli elementi sentimentali variamente mutabili che possono
+essere uniti sotto diverse condizioni ad una determinata sensazione,
+noi dobbiamo ritenere quello più costante, nel quale manchino,
+quant’è mai possibile, tutte le influenze che potrebbero
+perturbare o complicare un semplice effetto di sensazione.
+</p>
+
+<p>
+Fra queste condizioni la prima si può ottenere in modo relativamente
+facile, quando si tenga presente il valore psicologico dei
+concetti di sensazione e sentimento; la seconda invece molto difficilmente.
+Specialmente nei due sistemi più perfetti delle sensazioni
+di suono e di luce in verità non è mai possibile l’allontanare completamente
+tali influssi <i>indiretti</i>. Si può giungere al puro tono sentimentale
+della sensazione solo usando lo stesso metodo che ha servito
+all’astrazione della sensazione pura (pag. 22): si potrà quindi ammettere
+che alla sensazione, come tale, appartenga soltanto quel
+tono sentimentale, il quale rimanga costante ad ogni variazione
+delle condizioni. Ma quant’è facile applicare questa regola alle
+sensazioni, altrettanto è difficile nel caso dei sentimenti, perchè
+quelle influenze secondarie sono per lo più saldamente legate alla
+sensazione, allo stesso modo che l’influenza primaria del tono sentimentale.
+La sensazione verde, ad esempio, risveglia quasi inevitabilmente
+la rappresentazione della vegetazione verde, ed essendo
+a questa rappresentazione collegati sentimenti complessi, la
+natura dei quali può essere affatto indipendente dal tono sentimentale
+del color verde, non è possibile determinare senz’altro, se il
+sentimento osservato nell’effetto dell’impressione sia un puro tono
+sentimentale, oppure un sentimento svegliato da rappresentazioni
+concomitanti od un insieme dei due.
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+2<i>a</i>. Questa difficoltà ha dato occasione ad alcuni psicologi di oppugnare
+l’esistenza di un puro tono sentimentale. Essi affermano che ogni
+sensazione suscita alcune rappresentazioni concomitanti, le quali soltanto
+producono l’effetto sentimentale. Ma a questa teoria contrastano già i risultati
+<span class="pagenum" id="Page_62">[62]</span>
+ottenuti nelle sensazioni di luce, modificando sperimentalmente le condizioni.
+Se le sole rappresentazioni fossero decisive per l’origine dei sentimenti,
+questi dovrebbero essere fortissimi quando il contenuto sensibile
+dell’impressione è al massimo grado simile al contenuto di quelle rappresentazioni.
+Ma questo non è il caso. Piuttosto il tono sentimentale di un
+colore è massimo, se il suo grado di saturazione raggiunge un massimo.
+Pertanto il tono sentimentale più intenso corrisponde ai colori spettrali puri
+osservati in ispazio oscuro, e questi sono per lo più molto diversi dai colori
+degli oggetti naturali, ai quali potrebbero riferirsi le rappresentazioni concomitanti.
+Così pure non si può sostenere con ragione la teoria che riconduce
+senz’altro i sentimenti di suono alle rappresentazioni. Senza dubbio ogni singolo
+suono può svegliare note rappresentazioni musicali; ma d’altra parte la
+costanza colla quale certe qualità sonore sono scelte ad esprimere certi sentimenti,
+ad es., i suoni profondi, ad esprimere gravità e tristezza, è comprensibile
+solo, se alle sensazioni semplici sonore va aggiunto un tono
+sentimentale corrispondente. Il circolo nel quale si aggira chi deriva questi
+sentimenti da rappresentazioni associate, diventa ancor più manifesto quando
+si passi alle sensazioni dell’olfatto del gusto, ed alle sensazioni generali.
+Se, ad esempio, il tono sentimentale piacevole o spiacevole di una sensazione
+gustativa può essere accresciuto dal ricordo della medesima impressione già
+avuta, questo è solo possibile per ciò, che l’impressione era stata piacevole
+o spiacevole già in quel suo effetto anteriore.
+</p>
+</div>
+
+<p>
+3. La varietà dei sentimenti sensoriali semplici è assai grande.
+I sentimenti che corrispondono a un certo sistema di sensazioni
+costituiscono sempre un sistema, nel quale ad ogni variazione qualitativa
+o intensiva della sensazione va generalmente parallela una
+variazione qualitativa o intensiva del tono sentimentale. Ma nello
+stesso tempo queste variazioni relative nel sistema dei sentimenti si
+comportano in modo essenzialmente diverso dalle variazioni corrispondenti
+nel sistema delle sensazioni; cosicchè anche per ciò è impossibile
+considerare il tono sentimentale come terzo elemento costitutivo
+della sensazione, analogo all’intensità e alla qualità. Se si varia
+l’intensità della sensazione, il tono sentimentale può mutare non solo
+intensivamente, ma anche qualitativamente, e se si varia la qualità
+della sensazione, il tono sentimentale muta non solo qualitativamente,
+ma anche intensivamente. Se, ad es., si aumenta la sensazione
+di dolce, il tono sentimentale passa alla fine da gradito a
+sgradito; se la sensazione dolce passa a poco a poco o in acido o
+in amaro, si nota che l’acido, e ancor più l’amaro, produce, per
+eguale intensità di sensazione, un’eccitazione sentimentale più forte
+che il dolce. <i>Ogni variazione nella sensazione è pertanto generalmente
+accompagnata da una doppia variazione nel sentimento</i>. Ma
+<span class="pagenum" id="Page_63">[63]</span>
+anche per il modo con cui ogni variazione d’intensità ed ogni variazione
+di qualità del tono sentimentale sono fra loro legate, conformemente
+al principio esposto nel § 5 (pag. 26), risulta che ogni
+variazione del sentimento procedente in <i>una</i> dimensione, si muove,
+non come la corrispondente variazione della sensazione, fra differenze
+massime, ma fra <i>contrarii</i>.
+</p>
+
+<p>
+4. In conseguenza di questo principio, alle massime differenze
+qualitative della sensazione corrispondono nel sentimento <i>qualitativamente</i>
+i massimi contrari, <i>intensivamente</i> i valori massimi, i quali
+o sono di eguale grandezza, o tendono almeno ad esserlo, a seconda
+della speciale proprietà dei contrari qualitativi; al punto
+medio fra i due contrari corrisponde il valore d’intensità zero, fintanto
+che si consideri solo la dimensione cui i contrari appartengono.
+Però questo valore d’intensità zero può essere avvertito solo quando
+il corrispondente sistema di sensazione è un sistema <i>assolutamente
+unidimensionale</i>; in tutti gli altri casi il punto medio neutro, che
+esiste in rapporto ad una determinata di sensazione, suole appartenere
+contemporaneamente anche ad un’altra dimensione di sensazione,
+o persino ad una pluralità di dimensioni, in cui gli spettano
+sempre valori di sentimenti determinati. Così, ad es., i colori dello
+spettro giallo e bleu sono colori contrari, ai quali appartengono
+anche opposti toni sentimentali. Se ora nella serie dei colori si
+passa a poco a poco dal giallo al bleu, il verde dovrebbe essere
+il punto di mezzo neutro fra i due. Ma il verde sta alla sua volta
+in un contrasto sentimentale col suo proprio colore contrario, la porpora,
+ed oltre a ciò forma, come ogni colore saturato, l’estremo
+di una serie che contiene i passaggi dello stesso tono di colore
+al bianco. Il sistema delle sensazioni semplici di suono costituisce
+un continuo ad <i>una sola</i> dimensione, ma qui per l’appunto noi non
+possiamo isolare mediante astrazione i toni sentimentali corrispondenti
+come facciamo colle sensazioni pure, perchè la realtà ci offre
+non solo passaggi tra suoni di diversa altezza, ma anche passaggi
+fra il suono assolutamente semplice e il rumore composto da un
+complesso di suoni semplici. Conseguenza di questa condizione è,
+che ad ogni sistema di sensazioni pluridimensionale corrisponde
+un sistema di toni sentimentali incrociantisi, nel quale ogni punto
+appartiene generalmente nello stesso tempo a più dimensioni sentimentali,
+cosicchè il tono sentimentale corrispondente è una risultante
+di elementi sentimentali posti in dimensioni di sensazioni
+diverse. Donde deriva che nel campo della graduazione qualitativa
+del sentimento, non è possibile fare una distinzione fra sentimenti
+<span class="pagenum" id="Page_64">[64]</span>
+semplici e composti. Il sentimento corrispondente ad una data sensazione
+semplice, a causa delle proprietà suddimostrate, generalmente
+è già un prodotto di una fusione di più elementi semplici,
+pur essendo indivisibile al pari di un sentimento di natura originariamente
+semplice (v. sotto § 12, 3). Un’ulteriore conseguenza
+di questa proprietà è che il punto di mezzo neutro tra opposte qualità
+sentimentali può essere un contenuto della nostra esperienza solo
+nei casi speciali, nei quali il tono sentimentale, appartenente a
+una determinata sensazione, corrisponde ai punti di mezzo neutri
+di tutte le dimensioni, alle quali esso contemporaneamente spetta.
+Pei sistemi di sensazioni a più dimensioni, specie in quelli della
+vista e dell’udito questa condizione limite è pressochè adempiuta
+in modo manifesto, appunto in quei casi nei quali è di un valore
+pratico speciale per lo svolgimento indisturbato dei processi sentimentali.
+Qui da una parte le sensazioni di luce acromatica aventi
+un chiarore medio, e i gradi di saturazione dei colori a piccola graduazione
+che si aggiungono a quelle; dall’altra parte le impressioni
+sonore dell’ambiente comune, le quali stanno proprio tra i suoni e
+i rumori, come, ad es., la voce umana, costituiscono le zone neutre
+d’indifferenza della tonalità sentimentale, dalla quale si distaccano
+i toni sentimentali più intensivi corrispondenti alle qualità delle
+sensazioni più marcate. In conseguenza di ciò i sentimenti composti
+che corrispondono alle varie combinazioni rappresentative
+delle sensazioni, possono in questi casi svilupparsi quasi indipendentemente
+dai sentimenti sensoriali concomitanti.
+</p>
+
+<p>
+5. In modo di gran lunga più semplice si costituiscono le graduazioni
+qualitative e intensive dei sentimenti semplici che vanno
+parallele ai <i>gradi d’intensità della sensazione</i>. Nella loro forma più
+perspicua, esse si osservano nei sistemi uniformi delle sensazioni
+del senso generale. Essendo ciascuno di questi sistemi qualitativamente
+uniforme, così da essere geometricamente rappresentato
+in modo approssimativo da un unico punto, alle variazioni intensive
+della sensazione che rimangono, possono andar parallele variazioni
+del sentimento anche soltanto a una dimensione che si muovon
+tra due opposti. Perciò qui è sempre facile osservare la zona neutra
+d’indifferenza: essa corrisponde a quelle sensazioni moderate di pressione,
+di caldo, di freddo, che sono legate all’intensità normale
+media degli stimoli generali di senso. I sentimenti semplici posti al di
+qua e al di là di questa zona presentano un carattere decisamente
+contrario, in quanto gli uni possono generalmente essere annoverati
+fra i sentimenti di piacere, gli altri fra quelli di dispiacere (v. sotto 7).
+<span class="pagenum" id="Page_65">[65]</span>
+Di questi due sentimenti contrari noi possiamo con sicurezza
+produrre soltanto i sentimenti di dispiacere mediante l’aumento
+intensivo della sensazione. Nei sistemi del senso generale, a causa
+dell’abitudine a stimoli moderati si è prodotto per le intensità più
+deboli un così notevole aumento in estensione della zona neutra,
+che di regola solo una serie di sensazioni intensivamente o qualitativamente
+molto diverse determina ancora sentimenti distinti. In
+tali casi i sentimenti di piacere corrispondono di regola a sensazioni
+d’intensità moderata.
+</p>
+
+<p>
+In certe sensazioni dei sensi, del gusto e dell’olfatto è possibile,
+indipendentemente da questa influenza del contrasto, osservare
+in modo più completo la relazione fissa tra l’intensità della
+sensazione e il tono sentimentale. Se qui per deboli sensazioni, col
+rinforzarne l’intensità, il sentimento di piacere aumenta dapprima
+sino a un massimo, ad una certa intensità media cade nel nulla
+per poi passare, ad ulteriore aumento di sensazione, in un sentimento
+di dispiacere, il quale cresce sino al massimo della sensazione.
+</p>
+
+<p>
+6. La varietà qualitativa dei sentimenti semplici sembra sia
+infinitamente grande, in ogni caso più grande che la varietà delle
+sensazioni. Ciò dipende in primo luogo dal fatto che per i sentimenti
+corrispondenti ai sistemi pluridimensionali delle sensazioni,
+ogni punto di sensazione appartiene contemporaneamente a più dimensioni
+di sentimento (pag. 63); in secondo luogo e principalmente,
+dal fatto che alle formazioni diversissime, consistenti di varie
+combinazioni di sensazioni, come alle rappresentazioni intensive, spaziali,
+temporali, infine a certi stadi nel decorso delle emozioni e dei
+processi di volere corrispondono egualmente sentimenti che sono in
+sè indecomponibili e che perciò devono essere annoverati tra i sentimenti
+semplici (pag. 59).
+</p>
+
+<p>
+Tanto più è quindi a deplorare che la lingua presenti per i
+sentimenti semplici denominazioni ancora più scarse che per le
+sensazioni. La terminologia propria dei sentimenti si limita tutt’affatto
+al risalto di certi contrari generali, come piacere e dispiacere,
+gradito e sgradito, serio e lieto, eccitato e tranquillo e così via;
+determinazioni, per le quali si ricorre per lo più agli affetti,
+nei quali i sentimenti entrano come elementi. Oltre a ciò quell’espressioni
+sono di natura così generale, che ciascuna può abbracciare
+un numero piuttosto grande di singoli sentimenti semplici.
+In altri casi, per la descrizione di sentimenti legati a più
+semplici impressioni si ricorre a rappresentazioni complicate, alle
+quali corrispondono sentimenti di simile carattere: così, ad es.,
+<span class="pagenum" id="Page_66">[66]</span>
+<i>Goethe</i> nella sua descrizione dei sentimenti dei colori, e molti compositori
+di musica nei sentimenti di suono. Questa povertà della
+lingua nelle designazioni specifiche di sentimento è una conseguenza
+psicologica della natura soggettiva dei sentimenti, a causa della
+quale qui vengono meno tutti quei motivi dell’esperienza della vita
+pratica, dai quali sono sorte le denominazioni degli oggetti e delle
+loro proprietà. Il conchiudere da ciò a una corrispondente povertà
+delle qualità semplici dei sentimenti è un errore psicologico, che
+può essere tanto più fatale, in quanto rende impossibile sin dal principio
+un’indagine sufficiente dei processi complessi del sentimento.
+</p>
+
+<p>
+7. Per le suindicate difficoltà una completa enumerazione di
+tutte le possibili qualità semplici del sentimento appare meno probabile
+che una simile enumerazione delle sensazioni. Essa non potrebbe
+venire effettuata, anche perchè i sentimenti, secondo le suddescritte
+proprietà, non costituiscono, come le sensazioni di suono,
+di luce, di gusto, sistemi in sè chiusi, ma una varietà dappertutto
+connessa (pag. 28), e perchè da una combinazione di sentimenti
+sorgono nuovamente sentimenti, i quali possiedono un carattere
+non solamente unitario ma semplice (pag. 59). Nella varietà dei sentimenti
+consistente di un gran numero di qualità diverse e graduate
+con la massima finezza si distinguono però diverse <i>direzioni principali</i>,
+che si estendono fra sentimenti contrari di carattere predominante.
+Tali direzioni fondamentali del sentimento sono sempre
+espresse da <i>due</i> denominazioni che indicano quei contrari. Ogni
+determinazione deve però essere considerata solo come un’espressione
+collettiva che abbraccia una quantità di sentimenti varianti
+per ogni individuo.
+</p>
+
+<p>
+In questo senso si possono fissare tre direzioni principali: le
+diremo: direzioni del <i>piacere</i> e del <i>dispiacere</i><a class="tag" id="tag14" href="#note14">[14]</a>, dei sentimenti <i>irritanti</i>
+e <i>calmanti</i> (eccitanti e deprimenti) infine dei sentimenti di
+<span class="pagenum" id="Page_67">[67]</span>
+<i>tensione</i> e di <i>sollievo</i>. Un sentimento individuale può appartenere,
+o a tutte queste direzioni, o soltanto a due di esse, oppure anche
+ad una sola. Ed è appunto solo per questa possibilità, che noi
+siamo capaci di distinguere le direzioni accennate. La combinazione
+di diverse direzioni di sentimento, appunto quella che più spesso ci
+si offre, allato al suaccennato (pag. 62) influsso del sovrapporsi di
+vari effetti sentimentali, dimostra che la natura generale dei sentimenti
+esige bensì una zona d’indifferenza, ma che noi di fatto non
+ci troviamo forse mai in uno stato che sia del tutto privo di
+sentimenti.
+</p>
+
+<p>
+8. Come esempi di forme pure di piacere e di dispiacere noi
+possiamo considerare i sentimenti legati a sensazioni del senso generale
+e anche all’impressioni dell’olfatto e del gusto. Per una
+sensazione di dolore, ad esempio, noi proviamo un sentimento di
+dispiacere di solito non mescolato ad alcuna delle altre forme sentimentali.
+Sentimenti eccitanti e deprimenti osserviamo collegati a
+sensazioni pure specialmente nelle impressioni di colore e di suono:
+così il colore rosso agisce come eccitante ed il bleu come calmante.
+Infine sentimenti di tensione e di sollievo sono legati al decorso
+dei processi; nell’attesa di uno stimolo di senso si osserva un sentimento
+di tensione; al prodursi di un avvenimento aspettato un
+sentimento di sollievo. Tanto l’attesa quanto il soddisfacimento
+dell’attesa possono essere accompagnati da un sentimento di eccitazione,
+oppure anche a seconda di condizioni speciali da sentimenti
+di piacere o dispiacere; ma questi altri sentimenti possono anche del
+tutto mancare, dove i sentimenti di tensione o di sollievo, come pure
+le sunnominate direzioni principali si danno a riconoscere quali forme
+speciali che non possono essere ridotte ad altre. Una tale decomposizione
+è invece possibile per un gran numero di sentimenti, i quali
+tuttavia possiedono nelle loro qualità, allo stesso modo dei sentimenti
+sin qui ricordati, il carattere di sentimenti semplici. I sentimenti
+della serietà e dell’allegria, quando essi sono collegati; ad
+esempio, all’impressioni sensibili di suoni profondi od alti, di colori
+oscuri o chiari, possono essere sentiti come qualità speciali che stanno
+oltre alla zona d’indifferenza, tanto nella direzione dei sentimenti
+di piacere o dispiacere, quanto in quella dei sentimenti eccitanti
+e deprimenti. Solo che qui si deve tenere presente che piacere
+e dispiacere, eccitazione e calma non indicano singole qualità del
+sentimento, ma <i>direzioni</i> del sentimento, entro le quali si dànno qualità
+semplici in numero indeterminatamente grande, così che, ad es.,
+il sentimento spiacevole della serietà non solo è diverso da quello
+<span class="pagenum" id="Page_68">[68]</span>
+dello stimolo dolorifico tattile, o della dissonanza, ma la serietà
+stessa può in diversi casi variare nella sua qualità. Inoltre le direzioni
+del piacere e del dispiacere si combinano con quelle della
+tensione e del sollievo nei sentimenti ritmici, dove la successione
+regolare di tensione e di sollievo è collegata al piacere, la perturbazione
+di questa regolarità invece al dispiacere, come nella delusione
+e nella sorpresa; mentre oltre a ciò il sentimento in ambedue
+i casi può avere ancora, a seconda delle circostanze, un carattere
+eccitante o calmante.
+</p>
+
+<p>
+9. Questi esempi confermano nell’opinione, che le tre direzioni
+fondamentali dei sentimenti semplici dipendono dalle relazioni, nelle
+quali un singolo sentimento sta al <i>decorso dei processi psichici</i>. Entro
+questo decorso ogni sentimento ha infatti generalmente un <i>triplice</i>
+significato, in quanto esso: 1) esprime una modificazione dello stato
+<i>presente</i> in un dato momento; questa modificazione è designata
+dalla direzione dei sentimenti di <i>piacere</i> e di <i>dispiacere</i>; 2) esercita
+un’influenza sullo stato <i>seguente</i>; quest’influenza si può distinguere
+secondo i suoi contrari in <i>eccitamento</i> e in <i>inibizione</i> (acquetamento);
+3) è determinato nella sua natura dallo stato <i>precedente</i>, l’effetto
+del quale si dimostra nelle forme della <i>tensione</i> e del <i>sollievo</i>.
+Queste condizioni lasciano anche supporre, che non ci siano altre
+direzioni fondamentali dei sentimenti.
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+9<i>a</i>. Fra le tre direzioni principali di sentimenti ora distinte è stata di
+solito presa in considerazione solo quella di piacere e di dispiacere, le altre
+erano annoverate tra le emozioni. Poichè le emozioni, come vedremo nel § 13,
+sono combinazioni di sentimenti secondo leggi, è chiaro che le forme fondamentali
+delle emozioni debbano già essere preformate negli elementi sentimentali.
+Alcuni psicologi hanno inoltre considerato il piacere e il dispiacere,
+non come concetti collettivi riferentisi a una grande varietà di
+sentimenti singoli, ma come riferentisi a stati concreti pienamente uniformi,
+così che, ad es., il dispiacere del dolore di denti, di un insuccesso intellettuale,
+di un avvenimento tragico, ecc., dovrebbero nel loro contenuto sentimentale
+essere identici. Altri ancora cercarono identificare i sentimenti con
+speciali sensazioni, e precisamente colle sensazioni della pelle e muscolari.
+Queste teorie lasciano senza risposta i problemi dei processi sentimentali
+composti, come pure di tutta l’estetica e l’etica, oppure esse, ad imagine della
+psicologia volgare, ricorrono a interpretazioni intellettualistiche. Si suole
+in questo caso dapprima annullare l’effetto estetico mediante riflessioni logiche
+su di esso, per poi affermare che queste riflessioni sono l’effetto
+stesso. Piuttosto si potrebbe ammettere che le sei classi di sentimenti, che
+si ottengono dalle tre suddistinte direzioni (piacere, dispiacere, eccitazione,
+<span class="pagenum" id="Page_69">[69]</span>
+inibizione, tensione, sollievo), siano già di per sè stesse qualità semplici
+concrete, nelle quali si formino differenze qualitative soltanto per le diverse
+intensità e mescolanza dei fattori. Ma contro ciò sta l’osservazione dei sentimenti
+semplici, specialmente di colore e di suono. Quando, ad es., si fa
+variare il colore bleu puro dello spettro dal bleu cielo profondo all’indaco-bleu,
+si ottiene in ambedue i casi l’impressione di riposo propria di questo
+colore, ma in una tonalità alquanto diversa, che difficilmente si può spiegare,
+supponendo che si sia introdotta un’altra direzione sentimentale. La
+teoria delle tre coppie uniformi di sentimento ancora meno potrebbe bastare
+a spiegare quei sentimenti che sono legati a impressioni composte. Così
+l’accordo della terza maggiore, della quarta e quinta è accompagnato da
+sentimenti di piacere diversi non solo intensivamente, ma anche qualitativamente.
+La mancanza di designazioni nel linguaggio rende senza dubbio
+più difficile la sicura distinzione di tali gradazioni dei sentimenti. Ma questa
+mancanza può tanto meno essere riferita a una mancanza dei sentimenti
+stessi, in quanto essa in questo caso trova spiegazione in altre ragioni.
+Una conferma alla nostra conclusione ci è data dalle sensazioni, per le
+quali il numero dei nomi è più grande, a causa della loro continua applicazione
+oggettiva, senza che però esso raggiunga, anche solo lontanamente,
+la moltitudine delle qualità soggettivamente distinguibili nelle sensazioni,
+principalmente poi per le sensazioni di suono, di colore, di luce.
+</p>
+</div>
+
+<p>
+10. Si è posta la questione, se ai sentimenti semplici, alla
+stessa guisa che alle sensazioni, corrispondano determinati <i>processi
+fisiologici</i>. Mentre la vecchia psicologia propendeva a negare tale
+questione, e a contrapporre il sentimento come uno stato interno
+puramente psichico alle sensazioni suscitate dal mondo esterno, in
+più recente tempo si è di solito risposto affermativamente, senza
+tuttavia potersi appoggiare ad una sufficiente dimostrazione empirica.
+</p>
+
+<p>
+Senza dubbio le nostre teorie sui fenomeni fisiologici, concomitanti
+ai sentimenti, devono avere a guida processi fisiologici
+realmente dimostrabili; così come le teorie sui fondamenti fisiologici
+delle sensazioni si uniformarono ai risultati delle ricerche sulla
+struttura e funzione degli organi di senso. Avuto riguardo alla
+natura soggettiva dei sentimenti, tali processi concomitanti non
+dovranno essere cercati, come per la sensazione, in processi che
+siano direttamente prodotti nell’organismo da azioni esterne, ma
+piuttosto in processi che sorgano come <i>effetti</i> a quelli suscitati direttamente.
+Su questa via c’indirizza pure l’osservazione delle formazioni
+composte di elementi sentimentali, delle emozioni e dei
+processi volitivi, come quelle che sono accompagnate da fenomeni
+fisiologici chiaramente percettibili, i quali presentano sempre esteriori
+<span class="pagenum" id="Page_70">[70]</span>
+movimenti corporei o alterazioni nello stato degli organi esterni
+di movimento.
+</p>
+
+<p>
+Mentre l’analisi delle sensazioni e delle formazioni psichiche,
+che da esse derivano, è fondata sull’uso diretto del <i>metodo d’impressione,</i>
+l’indagine dei sentimenti semplici e dei processi, che
+sono composti di sentimenti, può giovarsi solo in modo indiretto
+di questo metodo. Invece il <i>metodo dell’espressione</i>, cioè la ricerca
+degli effetti fisiologici di processi psichici, è in modo speciale adatto
+per lo studio dei sentimenti e dei processi composti di sentimenti,
+perchè, come l’esperienza dimostra, tali effetti sono regolarmente
+sintomi dei processi sentimentali. In questo senso si può, per aiutare
+il metodo dell’espressione, trarre vantaggio da tutte le manifestazioni,
+nelle quali si danno a conoscere esteriormente gli stati
+interni dell’organismo. A tale ordine di manifestazioni appartengono,
+insieme ai movimenti dei muscoli esterni, i movimenti della
+respirazione e del cuore, le contrazioni e le dilatazioni dei vasi
+sanguigni delle diverse parti del corpo, la dilatazione e il restringimento
+della pupilla, e altre simili. Il più sensibile di questi sintomi
+è il moto cardiaco, di cui ci da un’imagine fedele il polso
+esaminato ad una arteria periferica. Nel caso dei sentimenti semplici
+mancano generalmente tutte le altre manifestazioni; soltanto
+per una grande intensità di essi, per la quale essi passano nel tempo
+stesso continuamente in emozioni, si presentano anche altri sintomi,
+specialmente alterazioni di respiro e movimenti mimici.
+</p>
+
+<p>
+11. Fra le suricordate direzioni di sentimenti, i sentimenti di
+<i>piacere</i> e di <i>dispiacere</i> sono specialmente quelli, pei quali è stata dimostrata
+una regolare relazione ai movimenti del polso. Essa consiste
+in un rallentamento e rinforzamento del polso per i sentimenti di
+piacere, in un acceleramento e indebolimento per quelli di dispiacere.
+Per le altre direzioni le modificazioni intervenute possono
+essere argomentate con una certa verosimiglianza solo dagli effetti
+delle emozioni corrispondenti (§ 13,5). Pertanto i sentimenti <i>eccitanti</i>
+sembrano manifestarsi solo con pulsazioni più forti, i <i>calmanti</i> con
+più deboli, senza alcuna contemporanea modificazione nella velocità;
+i sentimenti di <i>tensione</i> invece con polso più lento e indebolito,
+quelli di <i>sollievo</i> con polso accelerato e rinforzato. Appartenendo la
+maggior parte dei sentimenti singoli a più direzioni, in molti casi
+la pulsazione diventa complessa e si può al più conchiudere generalmente
+per la preponderanza dell’una o dell’altra direzione del sentimento;
+ma anche questa conclusione rimane incerta, fintanto ch’essa
+non viene confermata da una diretta osservazione del sentimento.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_71">[71]</span>
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+11<i>a</i>. I rapporti che offrono una certa probabilità, dopo le ricerche
+fin’ora fatte sui sintomi che il polso ci dà dei sentimenti e delle emozioni,
+sono rappresentati dallo schema seguente:
+</p>
+
+<table class="polso" summary="">
+ <tr>
+ <td style="width: 10%">&nbsp;</td> <td style="width: 8%">&nbsp;</td> <td style="width: 8%">&nbsp;</td> <td style="width: 8%">&nbsp;</td> <td style="width: 8%">&nbsp;</td> <td style="width: 8%">&nbsp;</td> <td style="width: 8%">&nbsp;</td> <td style="width: 8%">&nbsp;</td> <td style="width: 8%">&nbsp;</td> <td style="width: 8%">&nbsp;</td> <td style="width: 8%">&nbsp;</td> <td style="width: 10%">&nbsp;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td colspan="12" class="c">Polso</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td colspan="3">&nbsp;</td> <td colspan="3" class="bbr"></td> <td colspan="3" class="bb"></td> <td colspan="3">&nbsp;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td colspan="3" class="br">&nbsp;</td> <td colspan="6" class="br"></td> <td colspan="3">&nbsp;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td colspan="2">&nbsp;</td> <td colspan="2" class="c">forte</td> <td colspan="4">&nbsp;</td> <td colspan="2" class="c">debole</td> <td colspan="2">&nbsp;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td colspan="2" class="bbr">&nbsp;</td> <td colspan="2" class="bb"></td> <td colspan="2">&nbsp;</td> <td colspan="2" class="bbr">&nbsp;</td> <td colspan="2" class="bb"></td> <td>&nbsp;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="br">&nbsp;</td> <td colspan="2" class="br">&nbsp;</td> <td colspan="2" class="br">&nbsp;</td> <td colspan="2" class="br">&nbsp;</td> <td colspan="2" class="br">&nbsp;</td> <td colspan="2" class="br">&nbsp;</td> <td>&nbsp;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td colspan="2" class="c">rallentato</td> <td class="br">&nbsp;</td> <td>&nbsp;</td> <td colspan="2" class="c">accelerato</td> <td colspan="2" class="c">rallentato</td> <td class="br">&nbsp;</td> <td>&nbsp;</td> <td colspan="2" class="c">accelerato</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="br">&nbsp;</td> <td colspan="2" class="br">&nbsp;</td> <td colspan="2" class="br">&nbsp;</td> <td colspan="2" class="br">&nbsp;</td> <td colspan="2" class="br">&nbsp;</td> <td colspan="2" class="br">&nbsp;</td> <td>&nbsp;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td colspan="2" class="c">piacere</td> <td colspan="2" class="c">eccitazione</td> <td colspan="2" class="c">sollievo</td> <td colspan="2" class="c">tensione</td> <td colspan="2" class="c">calma</td> <td colspan="2" class="c">dispiacere</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="br">&nbsp;</td> <td colspan="2" class="br">&nbsp;</td> <td colspan="2" class="br">&nbsp;</td> <td colspan="2" class="bbr">&nbsp;</td> <td colspan="2" class="br">&nbsp;</td> <td colspan="2" class="br">&nbsp;</td> <td>&nbsp;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="br">&nbsp;</td> <td colspan="2" class="br">&nbsp;</td> <td colspan="6" class="bbr">&nbsp;</td> <td colspan="2" class="br">&nbsp;</td> <td>&nbsp;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="br">&nbsp;</td> <td colspan="10" class="bbr">&nbsp;</td> <td>&nbsp;</td>
+ </tr>
+</table>
+<p>
+Come appare da questo schema, l’eccitazione e la calma si manifestano
+con sintomi del polso semplici, il piacere e il dispiacere, il sollievo e la
+tensione con sintomi doppi. Del resto questo schema, per lo più dedotto
+da complicati effetti di emozioni, abbisogna della conferma di ricerche,
+nelle quali si prenda cura d’isolare le principali direzioni del sentimento.
+Così pure le variazioni nei movimenti di respirazione e nella tensione muscolare
+ecc., aspettano ancora ulteriori indagini. Dal fatto che ogni sintomo
+si presta a più interpretazioni, appare anche che se un determinato sentimento
+è dato all’osservazione del psicologo, questi può conchiudere dai
+sintomi presenti a determinati effetti d’innervazione, ma non può mai dai
+sintomi fisiologici conchiudere all’esistenza di certi sentimenti. Da ciò segue
+che è inammissibile porre allo stesso livello rispetto al valore psicologico,
+il metodo dell’espressione e quello dell’impressione. Per la natura stessa
+della cosa, nell’arbitraria produzione e variazione dei processi psichici è
+possibile usare il solo metodo d’impressione. Il metodo d’espressione può
+dare sempre solo risultati, i quali sono in grado di spiegare i fenomeni
+fisiologici accompagnanti i sentimenti, non mai però la natura psicologica
+di questi.
+</p>
+
+<p>
+Specialmente le alterazioni osservate nel polso devono essere considerate
+come effetti di un mutamento nell’innervazione del cuore che parte
+dal centro di esso. Ora la fisiologia dimostra, che il cuore sta in connessione
+cogli organi centrali mediante un doppio sistema: mediante un sistema di
+<i>nervi di eccitamento</i>, che corrono nei nervi simpatici e indirettamente provengono
+dal midollo allungato, e mediante un sistema di <i>nervi d’inibizione</i>,
+che corrono nel X nervo cerebrale <i>(Vagus)</i>, ed hanno egualmente la loro
+origine nel midollo allungato. La regolarità normale della pulsazione dipende
+da un equilibrio tra le influenze dei nervi eccitanti e inibenti, pei
+quali, oltre che nel cervello, sono centri anche nel cuore stesso, nei
+gangli di esso: Ogni aumento e ogni diminuzione dell’energia cardiaca
+ammette in generale una doppia spiegazione: il primo può provenire dall’aumento
+dell’innervazione eccitante o dalla diminuzione di quella inibente,
+la seconda dalla diminuzione dell’eccitante e dall’aumento dell’inibente, e
+in ambedue i casi le due influenze possono anche combinarsi. Noi non abbiamo
+<span class="pagenum" id="Page_72">[72]</span>
+un espediente per la distinzione di queste possibilità; ma la circostanza
+che la stimolazione dei nervi d’inibizione ha un più rapido effetto
+di quella dei nervi d’eccitamento, può in molti casi offrirci una notevole
+probabilità per l’una o per l’altra supposizione. I sintomi che il polso dà
+dei sentimenti, seguono assai presto le sensazioni che li producono. Si può
+quindi con probabilità conchiudere che le variazioni dell’innervazione d’inibizione,
+proveniente dal cervello e guidata per il vago, siano specialmente
+quelle che noi osserviamo nei sentimenti e nell’emozioni. Epperò si può forse
+ammettere che alla tonalità sentimentale d’una sensazione corrisponda fisiologicamente
+una diffusione dei processi stimolatori dal centro di senso agli altri
+domini centrali, che stanno in rapporto colle origini dei nervi d’inibizione del
+cuore. Quali siano questi domini centrali noi ancora non lo sappiamo; ma
+la circostanza, che i sostrati fisiologici per tutti gli elementi della nostra
+esperienza psicologica appartengono con ogni probabilità alla corteccia cerebrale,
+rende accettabile quest’opinione anche per il campo centrale di quell’innervazione
+d’inibizione; mentre oltre a ciò le differenze essenziali delle
+proprietà dei sentimenti da quelle delle sensazioni non lasciano credere che
+quel centro sia identico ai centri di senso. Se si ammette una speciale regione
+corticale come organo di tali effetti, non vi è alcuna ragione per presupporre
+che ogni centro sensitivo abbia uno speciale centro di trasmissione, ma la
+piena omogeneità dei sintomi fisiologici ci fa credere piuttosto che esista
+un unico dominio, il quale debba essere una specie di organo centrale di
+collegamento fra i diversi centri di senso. (Sul particolare significato di una
+tale regione centrale e sulla sua probabile posizione anatomica v. più innanzi § 15, 2<i>a</i>).
+</p>
+</div>
+
+<div class="chapter"></div>
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_73">[73]</span>
+</p>
+
+<h2><a id="parte2"></a>
+II. — LE FORMAZIONI PSICHICHE
+</h2>
+
+<h3><a id="cap8"></a>
+§ 8. — Concetto e divisione delle formazioni psichiche.
+</h3>
+
+<p>
+1. Per “formazione psichica„ noi intendiamo ogni parte composta
+della nostra esperienza immediata, la quale si distingue per
+certi caratteri da tutto l’altro contenuto dell’esperienza stessa, e
+in modo che essa è appresa come un’unità relativamente indipendente,
+ed è stata designata con un nome speciale, quando il bisogno
+pratico lo richiedeva. Il procedimento di denominazione ha qui seguito
+la regola generalmente tenuta dalla lingua; questa infatti si limita
+alla designazione delle <i>classi</i> e delle <i>speci</i> principalissime, sotto le
+quali i fenomeni possono essere assunti, mentre la distinzione delle
+formazioni concrete è lasciata all’intuizione immediata. E però espressioni,
+come rappresentazioni, emozioni, azioni del volere e simili, indicano
+classi generali di formazioni psichiche, mentre espressioni,
+come rappresentazioni visive, gioia, collera, speranza, ecc., indicano
+singole speci contenute in ogni classe. Queste designazioni nate dall’esperienza
+pratica d’ogni giorno, poichè si basano su caratteri differenziali
+realmente esistenti, potranno essere mantenute anche dalla
+scienza. Solo che questa deve rendersi conto tanto della natura di
+ogni carattere, quanto del particolare contenuto delle singole forme
+principali di formazioni psichiche, per dare ai singoli concetti un
+più esatto significato. E qui sin dal principio si devono tener lontani
+due pregiudizi, ai quali quelle originarie denominazioni facilmente
+conducono: l’uno sta nell’opinione, che una formazione psichica
+sia un contenuto assolutamente indipendente della nostra
+esperienza immediata; l’altro sta nel credere che a certe formazioni,
+alle rappresentazioni, ad es., spetti una specie di realtà <i>sostanziale</i>.
+In verità le formazioni psichiche hanno soltanto il valore
+di unità <i>relativamente</i> indipendenti che, come sono già per sè stesse
+<span class="pagenum" id="Page_74">[74]</span>
+composte di molteplici elementi, così stanno fra loro in una connessione
+generale, nella quale si collegano continuamente formazioni
+relativamente semplici a formazioni più complesse. Inoltre le
+formazioni, allo stesso modo degli elementi psichici, che sono in
+esse contenuti, non sono mai oggetti, ma <i>processi</i>, che variano da
+un momento all’altro, e però si possono pensare, fissati in un
+dato momento solo mediante un’arbitraria astrazione, che è assolutamente
+indispensabile allo studio di alcuni di essi (v. § 2;
+pag. 11).
+</p>
+
+<p>
+2. Tutte le formazioni psichiche sono decomponibili in elementi
+psichici, cioè in sensazioni pure e in sentimenti semplici. Ma questi
+elementi, conformemente alle proprietà dei sentimenti semplici studiati
+nel § 7, si comportano in modo essenzialmente diverso, in
+quanto gli elementi sensibili, ottenuti mediante una tale scomposizione,
+appartengono sempre a uno dei sistemi di sensazioni più
+su considerati; mentre come elementi sentimentali si presentano
+non solo quelli che corrispondono alle sensazioni pure contenute
+nella formazione psichica, ma anche altri che nascono solo quando
+gli elementi si combinano in una formazione. Perciò i sistemi
+qualitativi della sensazione rimangono sempre costanti nello sviluppo
+delle più varie formazioni; laddove i sistemi qualitativi dei
+sentimenti semplici continuamente crescono in tale sviluppo. Con
+questa proprietà se ne collega un’altra, che è in massimo grado
+caratteristica per la reale natura dei processi psichici. Le proprietà
+delle formazioni psichiche non sono soltanto prodotti della
+proprietà degli elementi psichici che in esse entrano, ma in seguito
+alla combinazione degli elementi si aggiungono a quelle sempre proprietà
+<i>nuove</i>, che sono particolari alle formazioni come tali. Così una
+rappresentazione visiva contiene non solo la proprietà delle sensazioni
+luminose, e insieme delle sensazioni dì posizione e di movimento
+dell’occhio, ma oltre a ciò anche le proprietà dell’ordine spaziale delle
+sensazioni, che queste in sè e per sè non contengono affatto; oppure
+un processo volitivo non consiste solo di rappresentazioni e sentimenti,
+nei quali i singoli atti del processo possano venire scomposti,
+ma dalla combinazione di questi atti risultano nuovi elementi sentimentali,
+che sono specificamente particolari al processo volitivo
+composto. Ma qui anche le combinazioni degli elementi di sensazione
+e di quelli sentimentali si comporta in modo diverso,
+perchè pei primi, a causa della costanza dei sistemi di sensazioni,
+sorgono non sensazioni <i>nuove</i>, ma particolari <i>forme dell’ordine delle
+sensazioni</i>: queste forme sono le <i>varietà estensive di spazio e di tempo;</i>
+<span class="pagenum" id="Page_75">[75]</span>
+nelle combinazioni degli elementi sentimentali si formano invece
+<i>nuovi sentimenti semplici</i>, i quali, congiunti cogli originari, presentano
+unità sentimentali <i>intensive</i> di natura composta.
+</p>
+
+<p>
+3. La divisione delle formazioni psichiche si fonda naturalmente
+sugli elementi, dei quali esse constano. Diciamo <i>rappresentazioni</i>
+le formazioni che sono, o in tutto o in preponderanza, costituite
+da sensazioni; chiamiamo <i>moti d’animo</i> quelle che in massima
+parte constano di elementi sentimentali. Ma anche per le formazioni
+valgono le stesse limitazioni che per i corrispondenti elementi;
+se quelle sono ancor più di questi, sorte dall’immediata
+distinzione dei reali processi psichici, non vi è però in fondo un
+puro processo rappresentativo, come non vi è un moto d’animo puro;
+ma noi possiamo soltanto astrarre nel primo caso da questo e nel
+secondo da quello. Anche qui appare una relazione analoga a quella
+esistente tra gli elementi, perchè per le rappresentazioni è possibile
+trascurare gli stati soggettivi concomitanti, mentre la descrizione
+dei moti d’animo deve sempre presupporre qualche rappresentazione.
+Queste rappresentazioni però possono essere di assai varia maniera
+per le singole speci e maniere dei moti d’animo.
+</p>
+
+<p>
+Noi distinguiamo quindi tre forme principali di <i>rappresentazioni</i>:
+1) rappresentazioni intensive; 2) rappresentazioni di spazio;
+e 3) rappresentazioni di tempo; e similmente tre forme principali
+di <i>moti d’animo:</i> 1. composizioni intensive di sentimenti; 2. emozioni;
+3. processi volitivi. Le rappresentazioni di tempo costituiscono
+un punto di passaggio fra le due forme fondamentali, perchè
+certi sentimenti hanno una parte essenziale al sorgere di esse.
+</p>
+
+<div class="chapter"></div>
+<h3><a id="cap9"></a>
+§ 9. — Le rappresentazioni intensive.
+</h3>
+
+<p>
+1. Noi diciamo rappresentazione intensiva una combinazione
+di sensazioni, nella quale ogni elemento è legato a un secondo,
+proprio nella stessa guisa che a un qualunque altro. In questo senso,
+ad es., l’accordo <i>re fa la</i> è una rappresentazione intensiva. Le singole
+combinazioni, nelle quali si può scomporre quell’accordo, in
+qualunque ordine possano essere pensate, come <i>re fa, re la, fa re,
+fa la, la re, la fa</i>, sono nell’apprendimento immediato fra loro di
+egual valore. Questo appar chiaro, tosto che noi paragoniamo quell’accordo
+con una serie di sensazione sonore identiche, dove <i>re fa,
+re la, fa re, fa la</i>, ecc., sono rappresentazioni essenzialmente diverse.
+<span class="pagenum" id="Page_76">[76]</span>
+Le rappresentazioni intensive possono quindi essere definite
+anche come <i>combinazioni di elementi sensibili in un ordine permutabile
+a piacimento</i>.
+</p>
+
+<p>
+Per questa proprietà le rappresentazioni intensive non presentano
+alcun carattere derivante dal modo in cui sono collegate le
+sensazioni, carattere per il quale esse possano venir scomposte in singole
+parti; ma una tale scomposizione è sempre possibile solo in base
+alla diversità delle sensazioni componenti. Così noi distinguiamo
+gli elementi dell’accordo <i>re fa la</i>, solo perchè in esso udiamo i toni
+qualitativamente diversi <i>re, fa, la</i>. Questi singoli elementi entro
+l’organica rappresentazione del tutto, possono però essere meno nettamente
+distinti che nel loro stato isolato. Questo ritrarsi degli elementi
+di fronte all’impressione del tutto, fatto che ha una grande
+importanza in tutte le forme delle combinazioni rappresentative,
+noi lo diciamo: <i>fusione delle sensazioni</i>, e nel caso speciale delle
+rappresentazioni intensive: <i>fusione intensiva</i>. Se un elemento è così
+intimamente legato ad un altro, che possa essere percepito nel tutto
+solo mediante una non comune direzione dell’attenzione, appoggiata
+dalla variazione sperimentale delle condizioni, diciamo la fusione <i>perfetta</i>;
+se invece l’elemento si confonde pur sempre nell’impressione
+totale, ma in modo che rimanga di per sè direttamente riconoscibile
+nella sua propria qualità, diciamo la fusione <i>imperfetta</i>. Diciamo infine
+<i>elementi predominanti</i> quegli elementi, che fanno prevalere sugli altri
+le loro qualità. Il concetto della fusione nel senso qui definito è
+un concetto <i>psicologico</i>; esso presuppone che gli elementi fusi nella
+rappresentazione possano di fatto essere soggettivamente dimostrati;
+è chiaro che esso non deve quindi essere confuso col concetto,
+tutt’affatto d’altro genere e puramente fisiologico, della fusione
+d’impressioni esterne in un unico processo di stimolazione. Se, ad es.,
+si combinano colori complementari del bianco, non si ha naturalmente
+alcuna fusione psicologica.
+</p>
+
+<p>
+In realtà tutte le rappresentazioni intensive ammettono sempre
+anche certi legami spaziali e temporali. Così, ad es., un accordo ci è
+sempre dato come un processo che ha durata nel tempo, che noi,
+benchè spesso solo indeterminatamente, riferiamo a una direzione
+qualsiasi nello spazio. Ma poichè queste proprietà temporali e spaziali
+possono variare a piacimento per un’eguale natura intensiva delle
+rappresentazioni, si astrae da esse nello studio delle proprietà intensive
+delle rappresentazioni.
+</p>
+
+<p>
+2. Nelle <i>rappresentazioni del senso generale</i> si dànno fusioni
+intensive, quali combinazioni di sensazioni di pressione con sensazioni
+<span class="pagenum" id="Page_77">[77]</span>
+di caldo o di freddo, di sensazioni di pressione o di temperatura
+con sensazioni di dolore. Queste fusioni sono generalmente imperfette,
+e talora nessun elemento predominante risalta decisamente
+sugli altri. Più strette sono le combinazioni di certe <i>sensazioni dell’olfatto
+e del gusto</i>; esse sono evidentemente favorite pel lato fisiologico
+dalla vicinanza degli organi di senso, pel lato fisico dal regolare
+combinarsi di certe azioni stimolanti nei due organi di senso. Di
+solito le sensazioni più intensive sono le predominanti, e quando
+questo predominio spetta alle sensazioni di gusto, l’impressione
+composta è per lo più appresa come una qualità in tutto gustativa,
+così che la maggior parte dei così detti, volgarmente, “sapori„
+sono in realtà composizioni di sapori o di odori.
+</p>
+
+<p>
+Il <i>senso dell’udito</i> presenta nella più ricca varietà rappresentazioni
+intensive di tutti i gradi possibili di composizione. Fra esse
+quelle relativamente più semplici, che stanno più vicine ai toni semplici,
+sono i <i>suoni isolati</i>; forme più complesse sono date dagli <i>accordi</i>,
+dai quali sotto certe condizioni e per la contemporanea connessione
+con sensazioni semplici di rumore, sorgono i <i>rumori composti</i>.
+</p>
+
+<p>
+3. Il <i>suono isolato</i> è una rappresentazione intensiva, che consiste
+di una serie di sensazioni sonore regolarmente graduate nella
+loro qualità. Questi elementi, i <i>toni parziali</i> del suono, costituiscono
+una fusione perfetta, nella quale la sensazione del tono parziale
+più basso si affaccia come l’elemento predominante. In base a
+questo, <i>tono principale</i>, il suono è determinato in rapporto alla
+sua <i>altezza</i>. Gli altri elementi, come toni più alti, sono detti <i>ipertoni</i>.
+Essi sono percepiti tutt’insieme come una seconda parte
+determinante il suono, che viene ad aggiungersi all’elemento predominante;
+come il <i>colore del suono</i><a class="tag" id="tag15" href="#note15">[15]</a>. Tutti i toni parziali che determinano
+il colore del suono, si trovano sulla scala dei toni ad
+intervalli fissi e regolari dal tono fondamentale. La serie completa
+degl’ipertoni possibili per un suono è rappresentata dalla 1ª
+ottava del tono principale, dalla quinta di esso; dalla seconda ottava
+del tono principale, dalla sua terza maggiore e quinta e così via.
+A questa serie corrispondono i seguenti rapporti dei numeri di
+vibrazioni delle onde sonore oggettive:
+</p>
+
+<p class="center">
+1 (tono principale), 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8..... (ipertoni).
+</p>
+
+<p>
+Lasciando, costante l’altezza del tono principale si può variare
+il secondo elemento della qualità sonora, il <i>colore del suono</i>, secondo
+il numero, la posizione e l’intensità relativa degl’ipertoni. In tal
+<span class="pagenum" id="Page_78">[78]</span>
+modo si spiega la prodigiosa varietà delle colorazioni sonore degli
+strumenti musicali; come pure il fatto che in tutti gli strumenti il
+colore varia coll’altezza del tono, essendo gl’ipertoni pei toni bassi,
+relativamente forti e pei toni alti, deboli, e da ultimo scomparendo
+del tutto, se essi stanno al di là del limite dei toni udibili. Ma
+anche le più piccole differenze della colorazione sonora per i singoli
+strumenti di egual specie, si spiegano coi medesimi rapporti.
+</p>
+
+<p>
+Psicologicamente la condizione principale perchè sorga un suono
+isolato, consiste nell’essere data una fusione di sensazioni sonore
+con <i>un solo</i> elemento predominante, e nell’essere la fusione perfetta,
+o almeno quasi perfetta. Di solito col solo orecchio gl’ipertoni non
+sono distinti immediatamente entro il suono <i>isolato</i>, ma essi possono
+divenir percettibili mediante un rinforzamento di risonanza
+(mediante trombe acustiche che siano accordate sull’ipertono cercato)
+e una volta che essi siano stati isolati con tal mezzo sperimentale,
+gl’ipertoni più forti possono venir successivamente distinti per entro
+il suono senza quel sussidio, quando su di essi si diriga l’attenzione.
+</p>
+
+<p>
+4. Le condizioni, per le quali <i>un solo</i> elemento predominante
+è contenuto in una composizione di toni, consistono: 1) nell’intensità
+relativamente maggiore <i>di quello</i>; 2) nel suo rapporto qualitativo
+agli altri toni parziali: il tono principale deve essere il
+<i>tono fondamentale</i> di una serie, i cui membri sono fra loro complessivamente
+toni armonici; 3) nella coincidenza perfettamente uniforme
+dei diversi toni parziali; questa coincidenza è oggettivamente
+soddisfatta dall’unità della sorgente sonora (cioè il suono sia prodotto
+dalla vibrazione di <i>una sola</i> corda, o di <i>una sola</i> linguetta). Questa
+unità della sorgente sonora fa sì che le vibrazioni oggettive dei
+toni parziali stiano sempre fra loro nello stesso rapporto di fasi;
+il che non può avverarsi nelle combinazioni di suoni di più sorgenti
+sonore. Di queste condizioni, delle quali le prime due si riferiscono
+agli <i>elementi</i> e la terza alla <i>forma</i> della combinazione, la
+prima può mancare, senza che sia turbata la rappresentazione del
+suono. Se invece non è adempiuta la seconda, la combinazione passa
+o in un <i>accordo</i>, quando manca il tono fondamentale, o in un <i>rumore</i>,
+quando la serie dei toni non è armonica; oppure in una forma intermedia
+tra l’accordo e il rumore, quando le due cause si combinano.
+Se non è adempiuta la terza condizione, la costanza cioè
+del rapporto di fase dei toni parziali, il suono isolato passa in un
+accordo, anche quando le due prime condizioni sono pienamente osservate.
+Una serie di suoni semplici del diapason, che pei loro
+<span class="pagenum" id="Page_79">[79]</span>
+rapporti intensivi e qualitativi dovrebbero formare un <i>suono isolato</i>,
+in realtà sveglia sempre la rappresentazione di un accordo.<a class="tag" id="tag16" href="#note16">[16]</a>
+</p>
+
+<p>
+5. L’<i>accordo </i> è una combinazione intensiva di suoni isolati; generalmente
+è una fusione imperfetta, nella quale sono contenuti più
+elementi dominanti. Pertanto in un accordo si presentano di solito
+tutti i gradi possibili della fusione, specialmente quando esso consta
+di suoni isolati, che siano di qualità composta. Allora non soltanto
+ogni suono isolato costituisce di per sè una formazione di fusione completa,
+ma anche le parti determinate qualitativamente dai loro toni
+principali si fondano alla loro volta, e in modo tanto più perfetto,
+quanto più esse si avvicinano al rapporto degli elementi di un
+suono isolato. Perciò in un accordo di suoni ricchi di ipertoni, quei
+suoni isolati, i toni principali dei quali corrispondono agli ipertoni
+di un suono pur contenuto nell’accordo, si fondono con questo suono
+in modo molto più perfetto che colle altre parti del suono, e queste
+alla loro volta si fondono tanto più, quanto più il loro rapporto si
+avvicina a quello degli elementi iniziali di una serie di ipertoni.
+Così nell’accordo <i>do, mi, sol, do’</i>, i suoni <i>do</i> e <i>do’</i> costituiscono una
+fusione quasi perfetta, i suoni <i>do</i> e <i>sol</i>, <i>do</i> e <i>mi</i> invece fusioni
+imperfette; ancor più imperfetta è infine la fusione dei suoni <i>do</i> e
+<i>mi bemolle</i>. Una misura del grado della fusione si ottiene in tutti
+questi casi, quando si eseguisce, durante un brevissimo tempo, un
+accordo e si lascia decidere dall’ascoltatore, se egli abbia percepito
+un unico suono o più suoni. Ripetuto più volte quest’esperimento, il
+numero relativo dei giudizi affermanti l’unità del suono dà una
+misura per il grado della fusione.
+</p>
+
+<p>
+6. In un accordo altri elementi vengono ancora ad aggiungersi
+a quelli già contenuti nei suoni isolati; essi sorgono dal sovrapporsi
+delle vibrazioni per entro l’apparato uditivo, e dànno luogo a nuove
+<span class="pagenum" id="Page_80">[80]</span>
+sensazioni sonore caratteristiche per le diverse speci degli accordi,
+sensazioni che col primitivo insieme di suoni, possono egualmente
+costituire fusioni ora perfette e ora imperfette. Queste sensazioni sono
+quelle dei <i>toni di differenza</i>. Esse corrispondono, come il loro nome
+lo indica, alla differenza del numero di vibrazioni fra due toni
+primari. La loro origine può essere doppia: o esse sorgono dall’interferenza
+delle vibrazioni nell’apparato uditivo esterno specialmente
+nel timpano e negli ossicini (toni di combinazione di
+Helmholtz); oppure esse sorgono dall’interferenza delle vibrazioni
+sulle fibre nervose dell’udito (toni di battimento di Koenig). I primi
+sono, conformemente alla loro origine, toni deboli, e restano sempre
+relativamente molto più deboli dei loro toni d’origine. I secondi sono
+invece generalmente toni piuttosto forti, e possono spesso vincere
+in intensità anche i loro toni d’origine. I toni di differenza della
+prima maniera s’incontrano probabilmente soltanto negli accordi
+armonici, quelli della seconda maniera anche nei dissonanti. La
+fusione dei toni di differenza coi toni principali dell’accordo è alla
+sua volta tanto più perfetta, quanto meno essi sono intensivi, e
+quanto più si connettono coi primitivi elementi sonori, come toni
+armonici nella serie semplice dei toni. In conseguenza di queste
+proprietà, i toni di differenza hanno per gli accordi un significato
+caratteristico, analogo a quello che gli ipertoni hanno per i suoni.
+Essi sono però elementi pressochè indipendenti dalla colorazione
+dei componenti l’accordo, e invece variano straordinariamente col
+rapporto dei toni principali dell’accordo; donde si spiega la relativa
+uniformità nel carattere di un dato accordo, a lato della mutevole
+colorazione sonora dei suoni isolati.
+</p>
+
+<p>
+7. L’accordo può passare, attraverso a tutti i gradi intermedi
+possibili, nella terza forma delle rappresentazioni sonore intensive,
+in quella del <i>rumore</i>. Quando il rapporto di due toni sta oltre il
+limite della serie armonica dei toni, e quando anche la differenza
+del loro numero di vibrazioni non oltrepassa un certo limite, per
+i suoni alti circa 60 vibrazioni, pei bassi 30 e meno; allora nascono
+perturbazioni nell’accordo, le quali corrispondono nel loro
+numero alla differenza del numero di vibrazioni dei toni primari,
+e hanno la loro causa, nell’alternata interferenza di fasi di vibrazioni
+con uguale od opposta direzione. Queste perturbazioni
+consistono o in interruzioni della sensazione sonora, <i>singoli urti</i>,
+oppure, e specialmente per i toni bassi, in sensazioni intermittenti
+di un tono di differenza, <i>battimenti di toni</i>. Se la differenza dei
+numeri delle vibrazioni oltrepassa i limiti suddetti, i toni suonano
+<span class="pagenum" id="Page_81">[81]</span>
+dapprima, sparendo le intermissioni, continui, ma aspri, e poi, sparendo
+anche l’asprezza, <i>puramente dissonanti</i>. La dissonanza solita
+si compone di battimenti o di asprezze dell’accordo o di pura dissonanza;
+i primi due fattori consistono in intervalli delle sensazioni
+percettibili, o appena evanescenti, l’ultimo invece nell’intera eliminazione
+dell’unità sonora e consonanza prodotta da fusione
+perfetta o imperfetta. Questa scomposizione dei toni, che si fonda
+sul rapporto delle pure qualità sonore, può essere detta anche <i>bissonanza</i>.
+Se per il consonare di un maggior numero di suoni discordanti,
+si accumulano i fattori della solita dissonanza, singoli urti,
+battimenti, asprezze, bissonanze, allora l’accordo diventa <i>rumore</i>.
+Questo è psicologicamente caratterizzato da ciò, che in esso gli
+elementi predominanti spariscono completamente, o si confondono
+nella serie degli elementi, che modificano il carattere complessivo
+della rappresentazione. Per la conoscenza del rumore importa,
+nei rumori di breve durata, esclusivamente la generale posizione
+degli elementi prevalenti in intensità, e nei rumori di qualche durata,
+anche la forma della perturbazione, quale risulta dalla rapidità dei
+singoli urti, dai concomitanti battimenti, ecc.
+</p>
+
+<p>
+Esempi caratteristici delle diverse forme di rumore sono le
+voci della favella umana, fra le quali le vocali sono gradi intermedi
+fra suono e rumore con carattere prevalente di suono, i fonemi
+di risonanza sono rumori continui, le consonanti proprie invece
+rumori momentanei. Parlando sottovoce, anche le vocali diventano
+rumori. Il fatto che qui tuttavia le loro differenze rimangono conservate,
+dimostra che la caratteristica delle vocali sta essenzialmente
+nei loro elementi di rumore. In tutti i rumori, coi numerosi
+elementi sonori che entrano in essi, si collegano verosimilmente
+anche semplici sensazioni di rumore (pag. 39), in quanto che le
+scosse irregolari dell’aria, provenienti dalle perturbazioni delle onde
+sonore, eccitano in parte gli elementi nel vestibolo del labirinto,
+in parte anche direttamente le fibre dello stesso nervo uditivo.
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+7<i>a</i>. La spiegazione dei fondamenti fisiologici delle rappresentazioni <i>intensive</i>
+dell’udito, e sopratutto delle sonore, è stata essenzialmente promossa
+dall’<i>ipotesi della risonanza</i> (p. 41) posta da Helmholtz. Quando si ammette
+che determinate parti dell’apparato uditivo siano così accordate, che le onde
+sonore di un certo numero di vibrazioni facciano sempre vibrare soltanto
+le parti corrispondentemente accordate: si spiega in generale quella capacità
+analizzante del senso dell’udito, per la quale noi possiamo distinguere
+gli elementi sonori non solo in un accordo, ma anche, sino ad un certo
+<span class="pagenum" id="Page_82">[82]</span>
+grado, in un suono isolato. L’ipotesi della risonanza però dà la ragione
+fisiologica soltanto di <i>un</i> lato della fusione sonora, la persistenza delle singole
+sensazioni nel tutto della rappresentazione intensiva, ma non dell’altro,
+aspetto, la più o meno intima combinazione degli elementi. Se si è ammesso
+a questo scopo un immaginario “apparato di fusione„ nel cervello, questa
+è una di quelle finzioni più dannose che utili, nelle quali si cerca di appagare
+il bisogno di spiegazioni con una parola che nulla dice. Poichè gli
+elementi sonori, producenti una rappresentazione intensiva di suoni, sono
+in essa contenuti come sensazioni reali e più o meno abbandonano la loro
+individualità nel tutto della rappresentazione, la fusione sonora è un processo
+psichico, il quale perciò richiede anche una spiegazione psicologica.
+Ma in quanto questa fusione si comporta in diversa maniera per diverse
+condizioni oggettive, ad es., per l’effetto delle vibrazioni composte provenienti
+o da una unica sorgente sonora, o da diverse sorgenti sonore, queste differenze
+richiedono senza dubbio a loro spiegazione principi fisici e fisiologici. L’idea
+che prima si presenta per tale spiegazione è di completare in modo sufficiente
+l’ipotesi della risonanza. Se si ammette che, insieme alle parti dell’organo
+dell’udito analizzante il suono, insieme all’apparato di risonanza,
+esistono ancora altri organi, sui quali agisce l’intera massa sonora indecomposta — organi
+che, dopo le osservazioni fatte a pag. 33 sugli uccelli
+privi del labirinto, potrebbero essere forse le fibre del nervo acustico,
+correnti nei canali ossei del labirinto — si ha così un sufficiente sostrato
+fisiologico a spiegare l’effetto diverso di quelle condizioni. Si aggiunge
+ancora l’esistenza dei toni di battimento, che spesso vincono di gran lunga
+in intensità i toni primari (pag. 80), come pure l’osservazione, che le interferenze
+di un unico tono, se date con sufficiente velocità, si collegano a
+una seconda sensazione di tono; fatti questi, che sembrano richiedere una
+integrazione dell’ipotesi di risonanza nel senso suindicato.
+</p>
+</div>
+
+<div class="chapter"></div>
+<h3><a id="cap10"></a>
+§ 10. — Le rappresentazioni di spazio.
+</h3>
+
+<p>
+1. Dalle rappresentazioni intensive si distinguono immediatamente
+quelle di spazio e di tempo per essere le loro parti tra loro
+collegate non in un modo comunque permutabile, ma in un ordine
+saldamente determinato, così che, se si pensa variato quest’ordine,
+la rappresentazione stessa si altera. Noi diciamo generalmente
+rappresentazioni <i>estensive</i> le rappresentazioni che hanno un
+ordine così fisso delle loro parti.
+</p>
+
+<p>
+Tra le possibili forme di rappresentazioni estensive si notano
+ancora le <i>spaziali</i> per questo, che quell’ordine fisso delle parti di
+una rappresentazione spaziale è soltanto un ordine <i>reciproco</i>, e non
+si riferisce al rapporto di esse al soggetto percipiente; piuttosto
+<span class="pagenum" id="Page_83">[83]</span>
+è possibile pensare questo rapporto variato a piacimento. Questa
+indipendenza oggettiva della rappresentazione spaziale dal soggetto
+percipiente si esplica nell’attitudine che hanno le formazioni di
+spazio di essere <i>spostate</i> e <i>rivoltate</i>. Il numero delle direzioni, nelle
+quali possono avere luogo questi spostamenti e rivolgimenti è limitato,
+potendo essi complessivamente avvenire in solo <i>tre</i> sensi,
+in ciascuno dei quali son possibili movimenti secondo due direzioni
+fra loro opposte. A questo numero massimo delle direzioni per gli
+spostamenti e i rivolgimenti delle formazioni di spazio, corrisponde il
+numero delle direzioni, nelle quali possono essere ordinate fra loro
+tanto le parti di ogni singola formazione, quanto le diverse formazioni.
+Noi diciamo questa proprietà la natura <i>tridimensionale</i>
+dello spazio. Una singola rappresentazione spaziale può quindi
+essere anche definita come una <i>formazione tridimensionale, avente
+un’orientazione fissa, reciproca, delle sue parti, ma un’orientazione
+comunque variabile rispetto al soggetto percipiente</i>. Si comprende facilmente
+che in questa definizione si astrae dalle variazioni, in
+realtà molto frequenti, nelle disposizioni delle parti; quando esse
+avvengono, si ha il passaggio di una rappresentazione in un’altra.
+Inoltre l’ordine tridimensionale delle rappresentazioni spaziali inchiude
+anche gli ordini a due ed a una dimensione come limiti,
+nei quali del resto si devono sempre pensare insieme le dimensioni
+mancanti, tosto che si consideri il rapporto della formazione
+spaziale al soggetto percipiente.
+</p>
+
+<p>
+2. Questo rapporto al soggetto percipiente, dato in realtà in
+tutte le rappresentazioni spaziali, psicologicamente richiede sin dal
+principio, che l’ordine degli elementi in una tale rappresentazione
+non possa essere una proprietà originaria degli elementi
+stessi, analoga in qualche modo all’intensità o qualità delle sensazioni,
+ma che essa sia solo una conseguenza del coesistere delle
+sensazioni proveniente da condizioni psichiche che nuove sorgono
+per questo coesistere. Imperocchè chi non volesse ammettere
+questa necessità psicologica, sarebbe costretto non solo ad attribuire
+una qualità spaziale ad ogni singola sensazione, ma
+dovrebbe in ogni sensazione per quanto spazialmente limitata, accogliere
+anche la rappresentazione di tutto lo spazio a tre dimensioni
+nella sua orientazione al soggetto. Questo ricondurrebbe alla teoria
+di un’intuizione spaziale a priori precedente tutte le singole sensazioni;
+opinione che non solo starebbe in contraddizione con tutte
+le nostre esperienze sulle condizioni d’origine e sullo sviluppo
+delle formazioni psichiche, ma in modo speciale anche con tutte
+<span class="pagenum" id="Page_84">[84]</span>
+le esperienze sulle influenze, alle quali sono soggette le formazioni
+rappresentative dello spazio.
+</p>
+
+<p>
+3. Tutte le rappresentazioni di spazio ci si offrono come forme
+dell’ordine di due qualità di senso, delle <i>sensazioni tattili</i> e delle
+<i>sensazioni luminose</i>, dalle quali poi solo secondariamente, mediante il
+legame colle rappresentazioni tattili o visive, la relazione spaziale
+può essere trasportata anche ad altre sensazioni. Nel senso tattile e
+visivo invece condizioni favorevoli per un ordine estensivo spaziale
+delle sensazioni sono già date manifestamente dall’estensione in superficie
+degli organi periferici di senso e dall’essere questi corredati
+di apparati di movimento, che fanno possibile una varia orientazione
+delle impressioni al soggetto percipiente. Dei due domini di
+senso, quello del <i>tatto</i> è alla sua volta il primitivo, perchè sorge
+prima nell’evoluzione degli organismi e perchè oltre ciò quelle condizioni
+d’organizzazione, che si presentano in assai più fina conformazione
+nel senso della vista, sono ancora rozze, e però anche
+sotto un certo aspetto più distinte. Si deve però notare che negli
+uomini non ciechi,<a class="tag" id="tag17" href="#note17">[17]</a> le rappresentazioni spaziali del senso tattile
+subiscono in alto grado l’influenza di quelle del senso della vista.
+</p>
+
+<h4><a id="cap10_a"></a>
+<i>A</i>. <span class="smcap">Le rappresentazioni tattili dello spazio.</span>
+</h4>
+
+<p>
+4. La <i>più semplice</i> rappresentazione di spazio possibile per il
+senso tattile è quella di una <i>impressione isolata, pressochè puntiforme
+sulla pelle</i>. Anche se una tale impressione agisce, essendo rimosso
+l’organo visivo, si forma una determinata rappresentazione del
+<i>luogo del contatto</i>. Questa rappresentazione, che si dice <i>localizzazione
+dello stimolo</i>, come l’introspezione insegna, non è di solito
+immediata negli uomini non ciechi — il che dovrebbe essere,
+se la spazialità fosse una proprietà originariamente particolare
+della sensazione — ma essa è dipendente da una <i>rappresentazione
+visiva</i>, benchè per lo più oscura, della parte del corpo toccata,
+rappresentazione che si aggiunge a quella. La localizzazione pertanto
+in prossimità alle linee di contorno degli organi tattili, le
+quali si imprimono più distinte nell’immagine visiva, è più esatta
+che nelle superfici centrali uniformi. Una rappresentazione visiva
+può essere svegliata da un’impressione tattile anche quando è
+<span class="pagenum" id="Page_85">[85]</span>
+escluso l’organo della vista, perchè ad ogni punto dell’organo tattile
+appartiene una propria colorazione qualitativa della sensazione
+tattile, la quale è indipendente dalla qualità dell’impressiono esterna,
+e dipende probabilmente dalle particolarità di struttura della pelle,
+varianti da punto a punto e non mai perfettamente eguali per due
+punti lontani.
+</p>
+
+<p>
+Questa colorazione locale è detta <i>il segno locale</i> della sensazione.
+Esso varia nelle diverse parti della pelle con rapidità assai
+diversa: molto presto, ad es., sulla punta della lingua, all’estremità
+delle dita, alle labbra; lentamente alle superfici maggiori delle
+membra e del busto. Si può ottenere una misura della rapidità
+con cui variano i segni locali, se si fanno agire due impressioni,
+vicine tra loro, sopra una parte della pelle. Fintanto che la distanza
+delle impressioni sta nella regione di segni locali qualitativamente
+non distinguibili, esse sono percepite come un’impressione
+unica, ma tosto che quei limiti sono sorpassati, le impressioni
+sono separate spazialmente. Questa distanza minima di due impressioni,
+ancora appena distinguibile, è detta <i>soglia spaziale del
+tatto</i>. Essa varia da 1 a 2 mm. (punta della lingua e delle dita),
+sino a 68 mm. (dorso, parte superiore del braccio, della gamba). Sulle
+parti dei punti di pressione (pag. 37) distanze ancora più piccole
+possono essere percepite con un favorevole impiego degli stimoli.
+Inoltre la soglia spaziale dipende dalle condizioni dell’organo e
+dall’influenza dell’esercizio. Per il primo fatto nei fanciulli, nei
+quali evidentemente le differenze di struttura, condizione dei segni
+locali, sono notevolmente a più piccola distanza, è minore che negli
+adulti, e a causa dell’esercizio essa è pei ciechi, specie nei polpastrelli
+delle dita, di cui essi usano prevalentemente per tastare,
+minore che nei non ciechi.
+</p>
+
+<p>
+5. La localizzazione delle impressioni tattili, e con essa l’ordine
+spaziale di una pluralità di queste impressioni, come insegna
+la suddescritta cooperazione delle rappresentazioni visive delle
+parti toccate del corpo, si fondano negli uomini normali non su
+un’originaria qualità spaziale dei punti della pelle e neppure
+su una primaria funzione spaziale dell’organo tattile, ma presuppongono
+le rappresentazioni spaziali del senso della vista. Queste
+però possono diventare attive solo per ciò, che alle parti dell’organo
+tattile appartengono certe proprietà qualitative, i segni locali,
+che svegliano la rappresentazione visiva della parte toccata. Non
+v’ha pertanto alcuna ragione per attribuire ai segni locali una
+immediata relazione spaziale; piuttosto essi possono evidentemente
+<span class="pagenum" id="Page_86">[86]</span>
+bastare a tutte le esigenze, quando posseggano soltanto la
+proprietà di segnali qualitativi, che richiamino la corrispettiva
+imagine visiva; questa però aderisce a loro a causa della frequenza
+dei legami. Corrispondentemente, l’acutezza della localizzazione è
+favorita da tutte le influenze, che, da una parte, aumentano la
+determinatezza dell’imagine visiva e, dall’altra, le differenze qualitative
+dei segni locali.
+</p>
+
+<p>
+Noi potremo pertanto, in questo caso, designare il processo
+delle rappresentazioni spaziali, come un ordinamento degli stimoli
+tattili entro le imagini visive già pronte, a causa del fisso legame
+di queste imagini coi segni locali qualitativi degli stimoli. E conformemente
+al § 9 (pag. 76) possiamo considerare il legame dei
+segni locali coll’imagini visive delle parti del corpo corrispondenti
+a quelli, come una <i>fusione imperfetta, ma molto costante</i>. La fusione
+è imperfetta, perchè tanto l’imagine visiva, quanto l’impressione
+tattile conservano la loro individualità; è però così costante, che
+appare indissolubile per uno stato eguale dell’organo tattile; il
+che spiega anche la sicurezza relativa della localizzazione. Gli elementi
+predominanti in questa fusione sono le sensazioni tattili,
+dietro alle quali le rappresentazioni visive per molti individui così
+si ritraggono, che non possano essere percepite con sicurezza, neppure
+usando di grande attenzione. In tali casi la percezione spaziale è
+forse, come presso i ciechi, una funzione immediata delle sensazioni
+tattili e di movimento (vedi sotto 6). Generalmente però
+l’osservazione più esatta mostra, che ci possiamo render conto
+della posizione della distanza delle impressioni, solo in quanto
+cerchiamo di renderci più distinta l’indeterminata imagine visiva
+della parte del corpo toccata.
+</p>
+
+<p>
+6. Queste condizioni valevoli per gli uomini normali mutano
+essenzialmente nei <i>ciechi</i>, specialmente nei <i>ciechi nati</i>, o nei divenuti
+ciechi in tenera età. Il cieco conserva, senza dubbio, per assai lungo
+tempo le imagini mnemoniche degli oggetti abitualmente veduti,
+e però le rappresentazioni spaziali del tatto per lui rimangono ancor
+sempre, in un certo grado, come prodotti di una fusione fra sensazioni
+tattili e imagini visive. Ma, venendo meno a lui il soccorso
+di un ripetuto rinnovarsi delle rappresentazioni visive, egli
+si giova in misura sempre crescente dei movimenti: passando da
+un’impressione tattile ad un’altra, egli nella sensazione tattile, prodotta
+nelle articolazioni e nei muscoli (pag. 37), la quale è una
+misura della grandezza del movimento compiuto, ottiene anche una
+misura della distanza in cui si trovano le impressioni tattili fra loro.
+<span class="pagenum" id="Page_87">[87]</span>
+Questo soccorso, che nei divenuti ciechi si è aggiunto alle imagini
+visive a poco a poco evanescenti, e in certo qual modo le sostituisce,
+è pei <i>ciechi nati</i> sin dal principio l’unico mezzo pel quale
+essi sono in grado di foggiarsi una rappresentazione dei rapporti reciproci
+di posizione e di distanza esistenti fra le singole impressioni. E
+infatti si osserva in tali persone un continuo movimento degli organi
+tattili, specie delle dita, sugli oggetti, all’apprendimento dei
+quali vengono pure in aiuto l’acuita attenzione diretta sulle sensazioni
+tattili, e il maggiore esercizio nella distinzione di esse.
+Il grado inferiore di sviluppo del senso tattile rispetto a quello
+della vista si dimostra in ciò, che l’apprendimento di contorni
+e superfici ininterotte è assai più imperfetto che quello delle
+impressioni puntiformi disposte vicine in ordine diverso. Una prova
+evidente di ciò è data dal fatto, che nella <i>scrittura dei ciechi</i>
+si vide necessario usare, per le singole lettere, segni artificiali,
+consistenti in punti in rilievo, in diverse combinazioni. Così, ad
+es., nella scrittura dei ciechi più in uso (quella di Braille) un
+punto è il segno per <i>A</i>, due punti orizzontalmente posti l’uno
+accanto all’altro per <i>B</i>, due punti verticalmente posti l’uno sull’altro
+per <i>C</i>, e così via; sei punti al massimo bastano per tutte
+le lettere. I punti debbono però essere così lontani l’uno dall’altro,
+che essi possano essere percepiti ancor separati dall’estremità del
+dito indice. Come si svolgano le rappresentazioni spaziali nei ciechi,
+appare assai bene dal modo in cui questa scrittura viene letta; di
+solito sono impiegati ambedue gl’indici, della mano destra e della
+sinistra; l’indice destro precede e coglie un gruppo di punti
+simultaneamente (tasto sintetico), l’indice sinistro segue alquanto
+più lentamente e coglie i singoli punti successivamente (tasto
+analizzante). Le due impressioni, la simultanea e la successiva, sono
+però fra loro collegate e riferite al medesimo oggetto. Questo procedimento
+mostra chiaramente che, tanto pel cieco quanto pel non
+cieco, la distinzione spaziale delle impressioni tattili non è
+data immediatamente coll’azione delle impressioni stesse sull’organo
+tattile; ma che nei ciechi i movimenti, pei quali il dito
+destinato al tasto analizzante percorre le singole estensioni, compiono
+lo stesso ufficio che nei non ciechi spetta alle concomitanti
+rappresentazioni visive.
+</p>
+
+<p>
+Una rappresentazione della grandezza e direzione di questi
+movimenti può sorgere solo dall’essere ogni movimento accompagnato
+da una sensazione interna di tatto (pag. 37). L’opinione che questa
+sensazione tattile interna sia già immediatamente collegata con
+<span class="pagenum" id="Page_88">[88]</span>
+una rappresentazione dello spazio percorso nel movimento, sarebbe
+inverosimile al massimo grado, perchè non soltanto presupporrebbe
+nel soggetto un’intuizione innata dello spazio che lo circonda, e della
+sua posizione nello stesso (pag. 83), ma inchiuderebbe ancora in sè
+l’opinione speciale, che le sensazioni tattili interne, quantunque
+conformi all’esterne nella loro natura qualitativa e nei sostrati fisiologici,
+si differenzino da queste per ciò, che in esse colla sensazione
+sorge sempre anche un’imagine della posizione del soggetto
+e dell’ordine spaziale del suo ambiente immediato. Opinione questa,
+che ci ricondurrebbe necessariamente alla dottrina platonica della
+reminiscenza delle idee innate; infatti la sensazione che sorge nel
+tastare è qui pensata come una causa occasionale esterna, che in noi
+ridesta l’idea dello spazio innata e quindi evidentemente trascendentale.
+</p>
+
+<p>
+7. Con quest’ultima ipotesi, pur non tenuto conto della sua
+inverosimiglianza psicologica, non si saprebbe accordare l’influenza
+che l’esercizio ha nella distinzione dei segni locali e delle differenze
+di movimento. Dopo ciò, non resta altro che riporre anche qui,
+come pei non ciechi (pag. 86), l’origine della rappresentazione spaziale
+nelle <i>combinazioni empiricamente date delle sensazioni stesse</i>.
+Queste combinazioni consistono in ciò, che nel percorrere le impressioni
+tattili esteriori, a due sensazioni <i>a</i> e <i>b</i> aventi una determinata
+differenza di segni locali corrisponde sempre una determinata sensazione
+tattile interna o accompagnante il movimento e ad una
+maggiore differenza di segni locali <i>a</i> e <i>c</i> corrisponde una sensazione
+di movimento più intensiva γ e così via. Difatti nel tastare dei ciechi
+queste sensazioni tattili interne ed esterne sono date sempre in questa
+regolare connessione. Pertanto anche dal punto di vista della stretta
+esperienza, non si può affermare, che uno qualsiasi di quei due
+sistemi di sensazioni porti in se stesso, già a sè e per sè, la rappresentazione
+di un ordine spaziale; ma noi possiamo dire soltanto
+che questo ordine sorge regolarmente dalla combinazione di quei
+due sistemi. Mediante questo punto di vista la rappresentazione
+spaziale dei ciechi, determinata da impressioni esterne, può definirsi
+come il prodotto <i>di una fusione di sensazioni tattili esterne e dei loro
+segni locali qualitativamente graduati con sensazioni tattili interne intensivamente
+graduate</i>. In questo prodotto di fusione le sensazioni tattili
+esterne costituiscono, colle loro proprietà determinate dagli stimoli
+esterni, gli elementi predominanti, dietro i quali i segni locali e le sensazioni
+tattili interne, colle loro particolari proprietà qualitative ed intensive,
+si ritraggono così completamente che esse, allo stesso modo degli
+<span class="pagenum" id="Page_89">[89]</span>
+ipertoni di un suono, possono essere percepite, solo quando si diriga
+l’attenzione specialmente su di essi. Anche le rappresentazioni tattili
+di spazio riposano pertanto su una fusione <i>perfetta</i>. Ma la particolarità
+di questa, a differenza, ad es., delle fusioni intensive di
+suono, consiste in ciò, che gli elementi secondari o sussidiali sono
+elementi di natura diversa, i quali nel tempo stesso stanno fra loro
+in relazioni fisse. Mentre i segni locali costituiscono un puro sistema
+qualitativo, le sensazioni tattili interne, accompagnanti i movimenti
+dell’organo tattile, si dispongono in una scala di gradi intensivi, e
+poichè l’energia di movimento, impiegata a percorrere l’intervallo
+fra due punti, cresce colla grandezza dell’intervallo, la differenza
+intensiva delle sensazioni accompagnanti il movimento deve pure
+aumentare colla differenza qualitativa dei segni locali.
+</p>
+
+<p>
+8. In tale guisa l’ordine spaziale delle impressioni tattili è il
+prodotto di una <i>doppia fusione</i>: di una prima, che ha luogo tra gli
+elementi sussidiati e per la quale i gradi qualitativi del sistema
+dei segni locali, ordinato secondo due dimensioni, sono ordinati nel loro
+rapporto reciproco, secondo i gradi intensivi della sensazione interna;
+e di una seconda, per la quale le sensazioni tattili esterne, determinate
+dagli stimoli esterni, si collegano con quei primi prodotti di
+fusione. Naturalmente i due processi non hanno luogo successivamente,
+ma in un unico e medesimo atto, perchè tanto i segni locali,
+quanto i movimenti tattili devono essere suscitati solo dagli stimoli
+esterni. Ma, mutando la sensazione tattile esterna colla natura dello
+stimolo oggettivo, i segni locali e le sensazioni tattili interne costituiscono elementi soggettivi, il cui ordine reciproco rimane sempre
+lo stesso di fronte alle diversissime impressioni esterne. In ciò sta
+la condizione psicologica per la <i>costanza delle proprietà</i> da noi attribuite
+allo spazio, di contro alle proprietà qualitative, variamente
+mutanti degli oggetti contenuti nello spazio.
+</p>
+
+<p>
+9. Dopo che si sono formato le fusioni tra i segni locali e le
+sensazioni tattili interne, producenti l’ordine spaziale delle sensazioni
+tattili esterne, ciascuno di questi elementi rimane del resto sino ad
+un certo grado, sia pure limitato, capace per sè solo di determinare
+una localizzazione di sensazioni, e persino di suscitare composto
+rappresentazioni spaziali. Così non solo il non cieco, ma anche
+il cieco e il cieco nato hanno per l’organo tattile in perfetto riposo
+una rappresentazione del luogo di un contatto e possono percepire
+due impressioni, agenti a sufficiente distanza, come separato nello
+spazio. Naturalmente nel cieco nato non sorge, come nel non cieco,
+l’imagine visiva del luogo toccato, ma invece di questa si forma
+<span class="pagenum" id="Page_90">[90]</span>
+la rappresentazione di un movimento del membro toccato e, quando
+agiscono più impressioni, la rappresentazione di un movimento tattile,
+che va da un’impressione all’altra. Anche nelle rappresentazioni
+così prodotte agiranno le stesse fusioni che nelle solite soccorse
+da movimento tattile, con questa sola differenza, che uno dei
+fattori dei prodotti di fusione, la sensazione tattile interna, esiste
+solo come imagine della memoria.
+</p>
+
+<p>
+10. Così pure può succedere il contrario: come contenuto reale
+della sensazione può essere dato solo una somma di sensazioni tattili
+interne, che sorgono dal movimento di una parte del corpo,
+senza notevole mescolanza di sensazioni tattili esterne; e quelle
+sensazioni tattili interne, accompagnanti il movimento, possono
+egualmente costituire il sostrato di una rappresentazione spaziale.
+Questo avviene regolarmente nelle <i>rappresentazioni pure del movimento
+di parti del nostro corpo</i>. Se noi, ad es., ad occhi chiusi solleviamo
+il nostro braccio, abbiamo ad ogni momento una rappresentazione
+delle posizioni del braccio. In esse senza dubbio cooperano sino
+ad un certo grado anche le rappresentazioni tattili esterne, che
+sorgono per stiramenti e increspamenti della pelle; queste però scompaiano
+relativamente di fronte alle sensazioni tattili interne, date
+dalle articolazioni, dai tendini e dai muscoli.
+</p>
+
+<p>
+Nell’uomo non cieco queste rappresentazioni di posizione, come
+è facile osservare, si formano, perchè le sensazioni prodotte dallo
+stato della parte mossa svegliano, anche ad occhio chiuso o distolto,
+un’oscura imagine visiva di quella parte e dello spazio che la
+circonda. Questo legame è così intimo, che può stabilirsi anche tra
+le semplici imagini mnemoniche delle sensazioni tattili interne e la
+corrispondente rappresentazione visiva, come osservasi nei paralizzati,
+nei quali la semplice volontà di compiere un certo movimento
+sveglia la rappresentazione del movimento, come fosse realmente
+compiuto. Evidentemente le rappresentazioni dei propri movimenti
+si fondano nell’uomo normale su fusioni imperfette analoghe alle
+esterne rappresentazioni tattili dello spazio; solo che in questo caso
+le sensazioni tattili interne hanno lo stesso ufficio che in quelle
+le esterne. Ciò conduce ad ammettere che anche alle sensazioni
+tattili interne spettino segni locali, cioè che le sensazioni, che
+avvengono nelle diverse articolazioni, nei tendini e nei muscoli, presentino
+certe differenze localmente graduate. Infatti ciò pare
+sia confermato dalla introspezione. Se noi alternativamente moviamo
+l’articolazione del ginocchio, della coscia, dell’omero, oppure
+se anche soltanto moviamo la stessa articolazione della parte
+<span class="pagenum" id="Page_91">[91]</span>
+destra o della sinistra del corpo, non curando il legame, che non
+si può mai interamente sopprimere, coll’imagine visiva della parte
+del corpo, sembra che ad ogni volta varii leggermente la qualità
+della sensazione. Non si potrebbe neppure comprendere, come senza
+tali differenze dovrebbe sorgere quell’imagine visiva concomitante,
+a meno che si attribuisse all’anima non soltanto una rappresentazione
+innata dello spazio, ma anche una cognizione innata delle
+posizioni prese in ogni singolo momento e dei movimenti degli
+organi del corpo nello spazio.
+</p>
+
+<p>
+11. In base a questi fatti osservati nell’uomo non cieco è possibile
+comprendere, come anche nel cieco nato abbia origine la rappresentazione
+dei suoi movimenti. Qui in luogo della fusione colla
+imagine visiva della parte del corpo, deve entrare in campo una
+fusione delle sensazioni di movimento coi segni locali, mentre nel
+tempo stesso le sensazioni tattili esterne vengono ad aggiungersi
+come aiuto. Sembra che quest’ultime abbiano nei ciechi un còmpito
+di gran lunga maggiore che nei non ciechi per l’orientazione dei
+movimenti del corpo nello spazio. Il cieco ha rappresentazioni
+dei propri movimenti affatto incerte, fintanto che non viene loro
+in soccorso tasteggiando gli oggetti esterni. E a questo scopo
+tornano a lui opportuni e il maggiore esercizio del senso tattile
+esterno e l’acuita attenzione diretta su di esso. Una prova di
+ciò ci è data dal cosidetto “senso della distanza„ proprio dei
+ciechi. Esso consiste nella capacità di percepire ad una certa
+distanza, senza un contatto diretto, corti ostacoli, ad es., una
+parete vicina. Si può sperimentalmente dimostrare che questo
+“senso della distanza„ si compone di <i>due</i> fattori: in primo luogo
+di una eccitazione tattile molto debole sulla pelle della fronte,
+prodotta dalla resistenza dell’aria; e secondariamente di una modificazione
+nel suono del passo. Quest’ultimo fattore agisce come
+un segnale, che l’attenzione acuisce sufficientemente, affinchè possano
+essere percepite quelle deboli eccitazioni tattili. Il “senso
+della distanza„ non funziona più, se si eliminano quelle eccitazioni
+tattili, avvolgendo un panno attorno alla fronte, oppure se
+si soffoca il passo.
+</p>
+
+<p>
+12. Oltre le rappresentazioni delle posizioni e dei movimenti
+delle singole parti del corpo, noi possediamo anche una rappresentazione
+della <i>posizione e del movimento dell’intero corpo</i>, e quelle
+prime rappresentazioni solo per la loro relazione a quest’ultima
+passano da un significato semplicemente relativo ad uno assoluto.
+L’organo d’orientazione per queste rappresentazioni generali è la
+<span class="pagenum" id="Page_92">[92]</span>
+<i>testa</i>, della cui posizione noi abbiamo sempre una rappresentazione
+determinata o rapporto alla quale nelle nostre rappresentazioni
+orientiamo, per lo più in modo solo indeterminato, i singoli organi
+corporei, secondo i singoli complessi di sensazioni tattili esterne
+ed interne. Nella testa inoltre i tre canali del labirinto uditivo
+sono l’organo specifico dell’orientazione, al quale vengono ad aggiungersi,
+come organo secondario, le sensazioni tattili interne ed
+esterne, legate all’azione dei muscoli della testa. Questa funzione
+di orientazione dei canali può essere facilmente spiegata, se si
+ammette che sotto la varia pressione dell’endolinfa sorgano sensazioni
+tattili interne, con differenze di segni locali specialmente marcate.
+Il <i>capogiro</i>, che nasce in seguito a troppo rapidi movimenti della
+testa, ha con ogni verosimiglianza la sua origine nelle sensazioni prodotte
+dai violenti movimenti dell’endolinfa. Con ciò si accordano le
+osservazioni fatte, che per parziali distruzioni dei canali si hanno
+costanti illusioni d’orientazione e per la completa distruzione degli
+stessi un quasi completo annullamento della capacità d’orientarsi.
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+12<i>a</i>. Le teorie che si contrappongono riguardo all’origine psicologica
+delle rappresentazioni di spazio sogliono essere indicate come quelle del
+<i>nativismo</i> e dell’<i>empirismo</i>. La teoria <i>nativistica</i> vuol derivare la localizzazione
+nello spazio da proprietà innate degli organi e dei centri di senso;
+la teoria <i>empiristica</i> invece dall’influenza dell’esperienza. Questa distinzione
+però non spiega con esattezza le opposizioni realmente esistenti, perchè si
+può combattere l’opinione di rappresentazioni spaziali innate, senza con
+questo affermare che esse sorgano dall’esperienza. Infatti è questo appunto
+il caso, quando si considerino, come sopra si è fatto, le intuizioni spaziali
+come prodotti di processi psicologici di fusione, che sono fondati tanto
+sulle proprietà fisiologiche degli organi di senso e di movimento, quanto
+sulle leggi generali per le quali nascono le formazioni psichiche. Tali
+processi di fusione e gli ordini delle impressioni sensibili che si fondano
+su di essi, costituiscono per l’appunto dappertutto le basi della
+nostra esperienza; e appunto per ciò è inammissibile chiamarli essi stessi esperienze.
+Più esatto sarebbe indicare le due opposte teorie come <i>nativistica</i> e <i>genetica</i>.
+Di più è degno di nota, che le diffuse teorie nativistiche contengono
+elementi empiristici, così come d’altra parte le teorie empiristiche racchiudono
+parti nativistiche, in modo che il contrasto appare talvolta più che
+altro di nomi. Intatti i nativisti presuppongono bensì che l’ordine dell’impressione
+dello spazio corrisponda immediatamente all’ordine dei punti sensibili nella
+pelle e nella retina; ma la speciale maniera di proiettare all’esterno, sovratutto
+la rappresentazione della distanza e della grandezza degli oggetti, inoltre il riferimento
+di una pluralità d’impressioni spazialmente separate ad un unico
+oggetto, dipendono secondo essi dall’“attenzione„, dalla “volontà„ e persino
+<span class="pagenum" id="Page_93">[93]</span>
+anche dall’“esperienza„. Gli empiristi invece sogliono presupporre in qualche
+modo lo spazio come dato, e interpretare poi ogni singola rappresentazione
+come un’orientazione in questo spazio, determinata da motivi di esperienza.
+Nella teoria delle rappresentazioni spaziali della vista si è per solito considerato
+lo spazio tattile come questo spazio originariamente dato; nella
+teoria delle rappresentazioni tattili si è talora dotata la sensazione tattile interna
+dell’originaria qualità spaziale. Empirismo e nativismo sono quindi nella
+realtà per lo più concetti fluttuanti e ambedue le teorie si accordano in
+ciò, che usano concetti complessi della psicologia volgare, come “attenzione„,
+“volontà„, “esperienza„, senza più intimamente provarli ed
+analizzarli. In ciò sta veramente il punto in cui loro si oppone la teoria
+<i>genetica</i>, che cerca, mediante l’analisi psicologica delle rappresentazioni,
+mettere in luce i processi elementari, dai quali le rappresentazioni hanno
+origine. Malgrado le loro deficienze, tanto la teoria nativistica quanto l’empiristica
+hanno il merito di aver posto in evidenza il problema psicologico
+qui esistente, coll’aver portato un gran numero di fatti a spiegazione
+di esso.
+</p>
+</div>
+
+<h4><a id="cap10_b"></a>
+<i>B</i>. — <span class="smcap">Le rappresentazioni visive dello spazio.</span>
+</h4>
+
+<p>
+13. Le proprietà generali del senso tattile si ripetono nel
+senso della vista, ma in una conformazione di gran lunga più fine.
+Alla superficie sensibile della pelle esterna qui corrisponde la superficie
+retinica coi suoi coni e bastoncini disposti a mo’ di palizzate
+e formanti un mosaico finissimo di punti senzienti. Ai movimenti
+degli organi tattili corrispondono i movimenti dei due occhi,
+che o si fissano sugli oggetti o ne percorrono i contorni. Però,
+mentre il senso tattile sente le impressioni per contatto diretto
+degli oggetti, i mezzi rifrangenti, che si trovano davanti la retina,
+proiettano su di essa un’imagine degli oggetti rovesciata e impiccolita.
+E poichè quest’imagine per la sua piccolezza lascia campo
+a un gran numero d’impressioni contemporanee e poichè la luce,
+per la sua energia di penetrazione nello spazio, agisce ora su oggetti
+lontani ed ora su vicini, il senso della vista acquista, in assai
+più alto grado che il senso dell’udito, il significato di <i>senso della distanza</i>.
+Infatti la luce può essere percepita ad una distanza incomparabilmente
+maggiore che il suono; inoltre il soggetto percipiente
+pone a varia distanza <i>direttamente</i> solo le rappresentazioni visive,
+quelle uditive invece sempre solo indirettamente, giovandosi della
+rappresentazione visiva dello spazio.
+</p>
+
+<p>
+14. Dopo di che ogni rappresentazione visiva può sempre,
+avuto riguardo alle sue proprietà spaziali, essere scomposta in <i>due</i>
+<span class="pagenum" id="Page_94">[94]</span>
+fattori: 1º nell’orientazione reciproca dei singoli elementi di una
+rappresentazione; 2º nell’orientazione di essa al soggetto percipiente.
+La rappresentazione di un unico punto luminoso contiene
+già questi due fattori, imperocchè noi dobbiamo rappresentarci
+quel punto in un ambiente spaziale qualsiasi e in un certo rapporto
+di direzione e di distanza rispetto a noi. Anche questi fattori
+possono essere separati gli uni dagli altri solo mediante un’astrazione
+arbitraria, non mai però in realtà, perchè dal rapporto, nel quale un
+certo punto spaziale sta al suo ambiente, è determinato regolarmente
+anche il suo rapporto al soggetto percipiente. Da questa dipendenza
+deriva anche, che l’analisi delle rappresentazioni visive parte opportunamente
+dal primo dei due summenzionati fattori, e precisamente
+dall’orientazione reciproca degli elementi di una formazione
+rappresentativa, per poi venire a considerare il secondo fattore,
+l’orientazione della formazione al soggetto percipiente.
+</p>
+
+<h5><a id="cap10_ba"></a>
+<i>a. L’orientazione reciproca degli elementi
+di una rappresentazione visiva</i>.
+</h5>
+
+<p>
+15. Nell’apprendimento del rapporto reciproco degli elementi
+di una rappresentazione visiva, le proprietà del senso tattile si
+ripetono interamente, solo in modo più perfetto e con alcune modificazioni
+importanti per le rappresentazioni visive. Anche qui con una
+impressione semplice quanto è mai possibile, pressochè puntiforme, noi
+colleghiamo direttamente la rappresentazione di un <i>luogo</i> nello spazio
+spettante ad essa, <i>e</i> però le assegniamo un determinato rapporto di
+posizione alle parti dello spazio che la circondano; solo che questa
+localizzazione non avviene, come nel senso tattile, per l’immediato
+riferimento al punto corrispondente dell’organo stesso, ma noi
+trasportiamo l’impressione nel <i>campo visivo</i>, situato fuori del soggetto
+percipiente a una qualsiasi distanza. Di più anche qui come
+nel senso tattile, una misura per l’esattezza della localizzazione è
+data dalla distanza, alla quale due impressioni quasi puntiformi
+possono essere ancora spazialmente distinte; solo che anche qui questa
+distanza non è data direttamente come una grandezza lineare misurabile
+sulla superficie stessa di senso, ma come l’intervallo più
+piccolo percettibile tra due punti del campo visivo. Ora, potendo
+il campo visivo essere pensato a una distanza qualsiasi dell’osservatore,
+per la misura dell’acutezza di localizzazione non si usa
+una grandezza lineare, ma una <i>grandezza d’angolo</i>, e precisamente
+<span class="pagenum" id="Page_95">[95]</span>
+di quell’angolo formato dalle linee tirate dai punti del campo visivo
+ai punti dell’imagine retinica attraverso il punto nodale dell’occhio.
+Quest’<i>angolo visivo</i> rimane costante fintanto che la grandezza
+dell’imagine retinica rimane inalterata, laddove la distanza
+corrispettiva dei punti nel campo visivo cresce proporzionalmente
+alla distanza del campo visivo dal soggetto. Se in luogo dell’angolo
+visivo si vuole introdurre una distanza lineare equivalente ad
+esso, può servire a questo scopo soltanto il diametro dell’imagine retinica,
+il quale risulta direttamente dalla grandezza dell’angolo visivo
+e dalla distanza della superficie retinica dal punto nodale ottico.
+</p>
+
+<p>
+16. La misura dell’<i>acutezza di localizzazione</i> dell’occhio, ottenuta
+in base a questo principio, presenta dentro le diverse parti
+del campo visivo valori assai irregolari, analogamente ai risultati
+avuti per le diverse parti dell’organo tattile (pag. 85). Solo che
+qui i valori spaziali, corrispondenti alla più piccola distanza
+distinguibile, sono di gran lunga più piccoli; di più, mentre sull’organo
+del tatto sono distribuite molte parti dotate di una fina
+capacità di distinzione, nel campo visivo è <i>una sola</i> regione egualmente
+dotata di una tale finissima attitudine, il punto centrale
+visivo, corrispondente al centro della retina; da questo punto andando
+verso le parti laterali, l’acutezza di localizzazione decresce
+molto rapidamente. L’intero campo visivo o l’intera superficie retinica
+si comporta quindi in modo analogo a una singola regione
+tattile, ad es. quella del dito indice, ma la supera, specialmente
+nelle parti centrali, in modo veramente straordinario nell’acutezza
+di localizzazione. Infatti qui due impressioni, che agiscono sotto
+un angolo visivo di 60-90 secondi, sono ancora sul punto di essere
+distinte, mentre per 2,5° lateralmente al centro della retina la più
+piccola differenza distinguibile sale già a 3′, 30″ e per 8° lateralmente,
+essa cresce sino circa a 1°.
+</p>
+
+<p>
+Poichè noi nella vista normale di quegli oggetti, dei quali
+vogliamo avere più esatte rappresentazioni spaziali, disponiamo
+l’occhio in modo che quelli stiano nel mezzo del campo visivo e
+le imagini loro nel centro della retina; diciamo tali oggetti veduti
+<i>direttamente</i> e diciamo veduti <i>indirettamente</i> tutti gli altri che stanno
+nelle parti eccentriche del campo visivo. Il punto medio della regione
+della vista diretta si dice <i>punto di visione</i> o <i>punto di fissazione</i>;
+la linea congiungente il centro della retina e il centro del campo
+visivo, <i>linea di visione</i>.
+</p>
+
+<p>
+Se si calcola la distanza lineare che corrisponde sulla retina
+al più piccolo angolo visivo, nel quale due punti possono essere percepiti
+<span class="pagenum" id="Page_96">[96]</span>
+distinti nel centro del campo visivo, si ha una grandezza da
+<span class="above">4</span>&#8260;<span class="below">1000</span> a <span class="above">6</span>&#8260;<span class="below">1000</span> mm. È una grandezza questa che corrisponde presso
+a poco al diametro di un cono retinico, ed essendo nel centro della
+retina i coni così fitti da toccarsi fra loro, ne segue che due impressioni
+luminose debbano sempre cadere su due diversi elementi
+della retina, perchè possano essere ancora spazialmente distinte.
+Infatti con ciò s’accorda il fatto, che nelle parti laterali della
+retina le due forme qui esistenti di elementi sensibili sono separate
+da maggiori interstizi. Si può quindi ammettere che l’<i>acutezza
+visiva</i> o la capacità della distinzione spaziale nel campo visivo di
+punti distinti, dipenda direttamente dalla disposizione compatta
+degli elementi retinici, potendo due impressioni essere sempre spazialmente
+distinte, se esse colpiscono due elementi diversi.
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+16<i>a</i>. Da questo rapporto reciproco tra l’acutezza visiva e la distribuzione
+degli elementi della retina si è da molti conchiuso che ad ogni elemento
+spetta la proprietà originaria di localizzare lo stimolo luminoso dal
+quale è colpito, nella parte dello spazio corrispondente alla sua proiezione nel
+campo visivo; e si è in tal modo ricondotta la proprietà, che ha il senso visivo
+di porre gli oggetti in un campo visivo esterno, situato a una distanza qualsivoglia
+dal soggetto, ad un’energia innata degli elementi retinici e degli elementi
+centrali che li rappresentano nel centro visivo del cervello. Vi sono certe alterazioni
+patologiche della vista che parvero a primo aspetto confermare queste
+conclusioni. Se in seguito a processi infiammatori sotto la retina, questa viene
+spostata dalla sua posizione normale, nascono contorsioni delle imagini,
+le così dette <i>metamorfopsie</i>, che si possono perfettamente spiegare nella
+loro grandezza e direzione, se si ammette che gli elementi retinici continuino
+a localizzare le impressioni, come se fossero ancora nella primitiva
+posizione normale. Ma queste imagini contorte, fintanto che, come nella
+maggior parte dei casi, si tratta di fenomeni che continuamente variano
+per il lento formarsi o sparire delle secrezioni, non dimostrano affatto una
+innata energia di localizzazione nella retina, siccome d’altra parte la percezione
+d’imagini contorte attraverso lenti prismatiche non ci permetterebbe mai di
+pervenire a una tale conclusione. Se invece a poco a poco si è raggiunto
+uno stato stazionario, le metamorfopsie spariscono, e questo sembra avvenire
+non solo in quei casi nei quali è possibile ammettere un perfetto ritorno
+degli elementi retinici alla loro posizione primitiva, ma anche in
+quelli, nei quali ciò è assolutamente inverosimile a causa dell’estensione
+dei processi. In questi ultimi casi si deve però ammettere il costituirsi di
+una nuova relazione dei singoli elementi ai punti corrispondenti del campo
+visivo<a class="tag" id="tag18" href="#note18">[18]</a>. Questa conclusione trova una conferma quando si osservi negli occhi
+<span class="pagenum" id="Page_97">[97]</span>
+normali il graduale addattamento ad imagini contorte prodotte da esterni
+sussidi ottici. Se si armano gli occhi di una lente prismatica, si producono
+di solito strane e disturbanti contorsioni d’imagini, sembrando piegati i
+contorni dritti e quindi contorte le forme degli oggetti. Queste contorsioni
+scompaiono a poco a poco completamente, quando si continui a portare la
+lente, ma possono comparire in senso opposto, se la lente è abbandonata.
+Tutti questi fenomeni si spiegano solo quando si presupponga che la localizzazione
+spaziale anche pel senso visivo non è affatto originaria, ma
+<i>acquisita</i>.
+</p>
+</div>
+
+<p>
+17. Colle sensazioni retiniche anche altri elementi psichici
+partecipano dell’ordine reciproco spaziale delle impressioni luminose.
+Le proprietà fisiologiche dell’organo visivo ci richiamano innanzi
+tutto alle sensazioni che accompagnano <i>i movimenti dell’ occhio</i>.
+Questi movimenti compiono infatti, per la misura delle estensioni
+nel campo visivo, lo stesso ufficio che i movimenti tattili per la
+misura delle impressioni tattili, con questa sola differenza, che
+anche qui i processi alquanto rozzi dell’organo tattile si ripetono
+in forma più fine e perfetta. L’occhio, potendo da un sistema di
+sei muscoli opportunamente disposto, essere mosso in tutte le direzioni
+attorno al suo punto medio, sempre egualmente orientato
+rispetto alla testa, è al massimo grado addatto a percorrere con
+continuità i contorni degli oggetti o a passare per la via più breve
+da un dato punto di fissazione ad un altro. Inoltre a causa delle disposizioni
+dei muscoli, sono preferiti sugli altri i movimenti in quelle
+direzioni che corrispondono alle posizioni degli oggetti considerati
+più spesso e più esattamente, cioè i movimenti in basso e in dentro.
+Di più, essendo i movimenti dei due occhi, a causa della sinergia
+della loro innervazione, così accordati fra loro che le linee visive
+allo stato normale sono sempre fissate sullo stesso punto, è resa
+in tal modo possibile una cooperazione dei due occhi, la quale non
+solo permette di cogliere in modo abbastanza esatto i rapporti di
+posizione che gli oggetti hanno tra loro, ma anche più specialmente
+offre il mezzo essenzialissimo per la determinazione dei rapporti
+spaziali che gli oggetti hanno col soggetto (v. sotto 24 e segg.).
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_98">[98]</span>
+18. Infatti i fenomeni della visione insegnano che, come la distinzione
+di punti separati nel campo visivo dipende dalla compattezza
+degli elementi retinici, così la rappresentazione della <i>distanza
+reciproca</i> di due punti dipende dallo sforzo di movimento dell’occhio
+impiegato nel percorrere questa distanza. Questo sforzo si dà a
+conoscere come un elemento rappresentativo, perchè è legato a una
+sensazione di tensione che noi possiamo percepire così in movimenti
+di larga estensione, come nel paragonare movimenti oculari di
+diversa direzione. Ad es., a parità di grandezza, i movimenti degli
+occhi in alto sono accompagnati da sensazioni più intensive che i
+movimenti in basso, così appunto come i movimenti in fuori di un
+occhio rispetto ai movimenti in dentro.
+</p>
+
+<p>
+L’influenza di queste sensazioni tattili interne appare evidentissima
+in ciò, che la localizzazione in seguito a paralisi parziali
+dei singoli muscoli dell’occhio, subisce alterazioni, che corrispondono
+perfettamente a quelle che avvengono a causa della paralisi nello
+sforzo di movimento dell’occhio. Il principio generale di queste perturbazioni
+è il seguente: la distanza di due punti appare ingrandita,
+tosto che essa sia nella direzione del movimento divenuto
+difficile. A questo movimento corrisponde una sensazione di tensione
+più forte, che in condizioni normali accompagnerebbe un movimento
+più esteso; conseguentemente l’estensione percorsa pare
+maggiore, e poichè gli apprezzamenti delle estensioni, fatti in
+base al movimento, reagiscono sugl’impulsi al movimento dell’occhio
+in riposo, la medesima illusione si produce anche per l’estensione
+ancora da percorrere nella stessa direzione.
+</p>
+
+<p>
+19. Anche un occhio normale può presentare siffatti errori
+nella misura delle distanze. Quantunque l’apparato muscolare
+dell’occhio sia così adattato che i movimenti dovrebbero compiersi
+nelle più diverse direzioni con isforzo pressochè uguale; tuttavia
+questo non si riscontra in realtà in modo completo, e evidentemente
+per motivi che si connettono intimamente all’adattamento
+dell’organo visivo alle sue funzioni. Poichè noi più spesso osserviamo,
+tra gli oggetti dello spazio circostante, quelli che sono più
+vicini e sui quali noi dobbiamo, convergendo, fissare le linee visive;
+i muscoli dell’occhio hanno preso una disposizione, nella quale i
+movimenti di convergenza delle linee di visione si compiono con
+una speciale facilità, e nella quale, fra i possibili movimenti di
+convergenza, sono preferiti quelli in basso ed in alto. La facilità,
+con cui generalmente facciamo questi movimenti di convergenza,
+dipende da ciò, che i muscoli volgenti l’occhio in sù ed in giù, il
+<span class="pagenum" id="Page_99">[99]</span>
+retto superiore ed inferiore, non stanno in un piano verticale inchiudente
+la linea visiva, condizione che corrisponderebbe al più
+semplice movimento in sù e in giù, ma così deviano da questo
+piano, che determinano coi movimenti in alto e in basso anche un
+movimento in dentro. Perciò ciascuno di questi muscoli è provveduto
+di un muscolo sussidiario situato obliquamente, il retto superiore
+dell’obliquo inferiore, il retto inferiore dell’obliquo superiore.
+Questi coadiuvano i due muscoli retti nei movimenti in sù ed in
+giù, mentre essi compensano le rotazioni attorno alla linea visiva,
+che provengono dall’asimmetrica posizione di quelli. A causa di
+questa maggiore complicazione delle azioni muscolari, lo sforzo per
+i movimenti in sù ed in giù degli occhi è maggiore che per i movimenti
+in fuori ed in dentro, prodotti semplicemente dai due muscoli
+posti in piano orizzontale, il retto esterno ed interno. La
+facilità relativa dei movimenti di convergenza in basso trova la
+sua ragione in parte nelle suesposte (pag. 98) differenze intensive
+delle sensazioni accompagnanti i movimenti, in parte nel fatto
+che nel movimento in basso dei due occhi entra una convergenza
+involontariamente rinforzata, nei movimenti in alto invece una
+convergenza diminuita.
+</p>
+
+<p>
+A queste aberrazioni del meccanismo di movimento corrispondono
+certe <i>illusioni costanti della misura visiva dipendenti dalla direzione
+nel campo visivo</i>. Esse consistono parte in <i>illusioni di direzione</i>
+e parte in <i>illusione di estensione</i>.
+</p>
+
+<p>
+In rapporto alla <i>direzione delle linee verticali nel campo visivo</i>,
+ogni occhio va soggetto all’illusione, che una linea inclinata colla
+sua estremità superiore sporgente in fuori di circa 1-3°, sembri
+essere verticale e una linea effettivamente verticale sembri essere
+nella sua estremità superiore inclinata in dentro. Questa illusione,
+avendo per ogni occhio un’opposta direzione, scompare nella visione
+binoculare. Essa deve essere ricondotta al già notato fatto, che i
+movimenti in basso degli occhi si collegano involontariamente ad un
+aumento della convergenza, quelli in alto ad una diminuzione di
+essa. Questa deviazione del movimento dalla direzione verticale,
+deviazione che da noi non è avvertita, è poi riferita a uno spostamento
+degli oggetti avente luogo in senso opposto.
+</p>
+
+<p>
+Similmente una regolare <i>illusione di estensione</i>, che si ha, quando
+si paragonino linee rette diversamente disposte nel campo visivo,
+trova la sua ragione in quelle differenze, che esistono nella disposizione
+dei muscoli moventi l’occhio in alto e in basso e di quelli
+che lo muovono in fuori e in dentro. Qui l’illusione consiste in ciò,
+<span class="pagenum" id="Page_100">[100]</span>
+che paragonando linee rette verticali con linee rette orizzontali
+ugualmente grandi, stimiamo le prime maggiori di circa <span class="above">1</span>&#8260;<span class="below">7</span>-<span class="above">1</span>&#8260;<span class="below">10</span>;
+epperò, ad es., un quadrato ci appare come un rettangolo con base
+più piccola, mentre all’opposto, quando si disegna un quadrato in
+base alla misura visiva, si dà ad esso un’altezza troppo piccola. Se
+per occhi affetti da paralisi parziale, le estensioni situate nella direzione
+dei movimenti divenuti più difficili appaiono ingrandite,
+certamente ciò vale anche per l’occhio normale. Oltre questa illusione
+più impressionante tra orizzontale e verticale, ve ne ha ancora
+una meno notevole tra alto e basso, e una tra fuori e dentro: infatti
+la metà superiore di una retta verticale e l’esterna di un’orizzontale
+sono stimate in più, quella all’incirca di <span class="above">1</span>&#8260;<span class="below">16</span>, questa di <span class="above">1</span>&#8260;<span class="below">40</span>. La
+prima di questa illusione corrisponde alla già ricordata (pag. 98)
+maggior facilità dei movimenti in basso, la seconda alle più facili
+posizioni di convergenza.
+</p>
+
+<p>
+20. A queste illusioni costanti di direzione e di estensione,
+che si possono ricondurre a certe disposizioni del meccanismo di
+movimento fondate sugli speciali scopi della visione, si aggiungono
+altre <i>illusioni variabili della misura visiva</i>. Queste hanno il loro
+fondamento in proprietà generali dei nostri movimenti, epperò
+fenomeni analoghi ad esse si possono incontrare anche nei movimenti
+degli organi di tatto. Anche queste illusioni si distinguono
+in <i>illusioni di direzione</i> e in <i>illusioni di estensione</i>. Le prime obbediscono
+a questa regola: gli angoli acuti sono stimati in più, gli
+ottusi in meno, e le linee limitanti gli angoli variano la loro direzione
+in modo corrispondente. Per le illusioni di estensione vale
+la regola seguente: i movimenti obbligati e interrotti sono più faticosi
+dei movimenti liberi e continui, e perciò le linee rette, che
+costringono a fissare, sono giudicate maggiori delle distanze dei
+punti, ed ugualmente le linee rette, interrotte da più punti, paiono
+maggiori delle linee condotte senza interruzione.
+</p>
+
+<p>
+Il fatto, che nel campo del senso tattile è analogo alle illusioni
+degli angoli, consiste in ciò, che si è inclinati a giudicare in
+più i piccoli movimenti dell’articolazione, in meno i grandi; una
+regola questa, che può essere ricondotta al seguente principio generale:
+per un movimento di estensione ristretta è richiesto un impiego
+di energia relativamente maggiore che per un movimento di più
+notevole estensione, essendo necessaria più energia per il muoversi
+che per il mantenersi in moto. L’illusione, che nell’organo tattile
+è analoga all’apprezzamento in più delle linee interrotte più volte,
+sta pure in ciò, che un’estensione stimata da un organo tattile
+<span class="pagenum" id="Page_101">[101]</span>
+mediante il movimento appare più piccola, quando essa è misurata
+da un singolo movimento continuato, di quando lo è da un movimento
+più volte interrotto. Anche qui la sensazione corrisponde al
+consumo di energia, e questo naturalmente è maggiore in un movimento
+più volte interrotto che in un movimento continuo. E però
+l’illusione, per cui si giudicano maggiori le estensioni lineari divise,
+vale anche per l’occhio, s’intende solo, finchè dalla divisione non
+sorgano motivi d’ostacolo all’occhio nel movimento sull’estensione
+divisa. E questo è il caso, quando si ha, ad es., un unico punto di
+divisione; imperocchè esso ci costringe a guardare con occhio fisso.
+Se si confronta una linea divisa in un solo punto con una linea
+continua, si è inclinati a percepire la prima con occhio in riposo,
+fissando il punto di divisione, l’altra invece con occhio in movimento;
+corrispondentemente in questo caso l’estensione continua
+appare in questo caso maggiore che quella divisa.
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+20<i>a</i>. Tutte le illusioni costanti e variabili di direzione e di estensione,
+per distinguerle da altre illusioni ottiche che provengono da deviazioni diottriche,
+vengono indicate come “illusioni geometrico-ottiche„, perchè s’incontrano
+soprattutto nella costruzione di figure geometriche. In questa
+espressione però oltre alle aberrazioni che si fondano sulla proprietà del
+meccanismo di movimento, sono comprese anche quelle della misura visiva,
+che riposano sulle leggi delle associazioni di rappresentazione, delle quali
+più tardi tratteremo. Queste pertanto possono essere specificamente dette
+“illusioni di associazione„. Qui trova luogo, ad es., il fatto che un’estensione
+o un angolo di data grandezza visti insieme a una estensione o ad un
+angolo più piccoli paiono più grandi, e nel caso opposto più piccoli; fatto
+questo che è evidentemente in tutto analogo al contrasto di luce e di colore
+(pag. 55). Tali effetti associativi si collegano anche colle suddescritte
+illusioni variabili di direzione e di estensione nel senso, che le illusioni prodotte
+dalla influenza delle diverse energie di movimento sono messe in accordo
+colle proprietà delle imagini retiniche da una percezione prospettiva
+di profondità delle figure disegnate sul piano. Così, ad es., una linea retta
+suddivisa non soltanto ci pare maggiore di una linea retta di uguale grandezza
+ma continua, ma di più noi la collochiamo ad una maggiore distanza,
+secondo la regola, alla quale ubbidiscono le nostre percezioni a causa di
+numerose associazioni: oggetti sotto uguale angolo visivo ci paiono tanto
+maggiori quanto maggiori sono le distanze alle quali le collochiamo. Queste
+illusioni prospettive di associazione, avendo in esse grande importanza il paragone
+colle imagini retiniche, nascono più spesse nello sguardo fisso, che
+nello sguardo in movimento, e costituiscono nel tempo stesso un carattere
+utile per distinguere le illusioni costanti dalle variabili, imperocchè in
+<span class="pagenum" id="Page_102">[102]</span>
+queste generalmente non si osservano le rappresentazioni secondarie di prospettiva.
+Più a lungo sulle illusioni d’associazione v. sotto al § 16, 9; sul
+contrasto spaziale § 17, 11.
+</p>
+</div>
+
+<p>
+21. Se le illusioni della misura visiva, tanto le costanti quanto
+le variabili, dimostrano l’immediata dipendenza della percezione di
+direzioni ed estensioni spaziali dai movimenti dell’occhio; con questa
+conclusione si accorda anche il risultato negativo, che la disposizione
+degli elementi retinici, specialmente la compattezza loro, non
+esercita una notevole influenza, in condizione normale, sulle rappresentazioni
+della direzione e della grandezza. Questo si dimostra innanzi
+tutto in ciò, che la distanza di due punti appare egualmente
+grande, quando noi la osserviamo colla vista diretta o colla
+indiretta. Due punti, che sono chiaramente distinti, veduti direttamente,
+possono coincidere in <i>un solo</i> punto nelle parti laterali
+del campo visivo, ma tosto che sono distinti, si presentano ad
+una distanza uguale tanto in questo caso quanto in quello; oppure,
+posto che una differenza sia avvertibile, essa è così indeterminata e
+vacillante, che pienamente scompare di fronte alle enormi anomalie
+nella disposizione degli elementi senzienti. Questa indipendenza
+della percezione di grandezza dalla compattezza di disposizione
+si riferisce persino a una regione della retina, che non racchiude
+alcuna parte sensibile alla luce: il <i>punto cieco</i> corrispondente al
+punto d’ingresso del nervo visivo. Gli oggetti, le immagini dei quali
+cadono sul punto cieco, non sono veduti. Avendo questo punto,
+situato a 15° in dentro dal punto di visione, una grandezza di
+circa 6°, imagini di considerevole grandezza, ad es., il volto umano
+posto alla distanza di circa 2 metri, se cadono su quel punto, possono
+completamente sparire. Ma tosto che punti nel campo visivo
+cadono a dritta od a sinistra, o al disopra o al disotto del punto
+cieco, noi attribuiamo ad essi la medesima distanza reciproca che
+in qualunque altra regione del campo visivo non interrotta dal punto
+cieco. Lo stesso fatto si osserva, quando anormalmente una parte
+della retina è divenuta cieca in seguito a malattia. La lacuna che ne
+deriva nel campo visivo, si dimostra solo in quanto le imagini incidenti
+su di essa non sono vedute, ma non mai in quanto gli oggetti
+posti oltre il limite della parte cieca soffrano notevoli modificazioni
+nella loro localizzazione<a class="tag" id="tag19" href="#note19">[19]</a>.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_103">[103]</span>
+22. <i>L’acutezza della vista e la percezione di direzioni ed estensioni
+nel campo visivo</i> sono, come questi fenomeni insegnano, due funzioni
+diverse che si fondano su diverse condizioni: <i>la prima sulla
+compattezza di giustapposizione degli elementi della retina, la seconda
+sui movimenti dell’occhio</i>. Da ciò deriva anche, che le rappresentazioni
+spaziali del senso visivo, al pari di quelle del tatto, non possono
+essere considerate originarie, già date, nel loro ordine spaziale,
+in sè e per sè coll’azione delle impressioni luminose. Ma questo
+ordine spaziale si sviluppa solo quando si combinino certi componenti
+delle sensazioni, ai quali, singolarmente presi, non spetta ancora
+la proprietà spaziale. Nello stesso tempo quelle condizioni
+dimostrano, che questi componenti sensibili si comportano fra loro
+come nel senso tattile, e che più specialmente lo sviluppo spaziale
+del non cieco deve andare perfettamente parallelo allo sviluppo spaziale
+del cieco nato, nel quale il senso tattile soltanto raggiunge una
+siffatta indipendenza. Alle impressioni tattili corrispondono le
+impressioni
+retiniche, ai movimenti tattili i movimenti degli occhi. Ma, come
+le impressioni tattili possono avere un significato locale solo quando
+vengono ad aggiungersi ad esse le colorazioni locali delle sensazioni,
+i segni locali, è necessario supporre un’eguale condizione per le
+impressioni della retina.
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+22<i>a</i>. Non è certamente possibile dimostrare sulla retina una graduazione
+qualitativa dei segni locali con eguale distinzione come sulla pelle
+esterna. Si può però affermare in generale nelle impressioni colorate, che,
+a misura che ci allontaniamo dal centro della retina, a poco a poco la
+qualità della sensazione muta, essendo i colori nella vista indiretta percepiti
+in parte meno saturati e in parte anche come aventi un altro tono qualitativo
+di colore, ad es., il giallo viene percepito come aranciato. Ora in
+queste proprietà non è certamente alcuna stretta prova della esistenza di
+differenze puramente locali della sensazione, in nessun modo poi di differenze
+aventi una così fina graduazione, quale si è potuta supporre per le parti
+centrali della retina. Tuttavia si ha una conferma, che differenze locali della
+qualità della sensazione esistono senza dubbio, e l’ammettere tali differenze,
+anche oltre i limiti nei quali possono essere dimostrate, sarebbe tanto più
+giustificato, in quanto quell’improvviso cambiamento
+d’interpretazione delle
+<span class="pagenum" id="Page_104">[104]</span>
+differenze di sensazioni in differenze locali, come già si è potuto rimarcare
+nel tatto, qui dove si tratta di graduazioni assai più fine, verrebbe ancor più
+a pregiudicare la distinzione delle differenze qualitative, come tali. Una conferma
+di questa opinione si può forse riconoscere nel fatto, che anche
+quelle differenze di sensazione, che possono essere distintamente dimostrate
+a distanze abbastanza grandi dal centro della retina, possono essere osservate
+solo nel caso di una conveniente impressione di oggetti limitati, mentre
+esse scompaiono perfettamente nel caso di una superficie uniformemente
+colorata. In questo sparire delle differenze qualitative, che sono in sè e
+per sè molto importanti, la relazione alle differenze locali dovrà essere
+considerata almeno come un elemento di cooperazione. Se però in seguito
+a questa relazione, differenze già relativamente grandi così scompaiono, che
+occorrono speciali metodi di ricerca per metterne in luce l’esistenza, non
+si potrà più pensare affatto a una tale dimostrazione nel caso di differenze
+molto piccole.
+</p>
+</div>
+
+<p>
+23. Se dopo ciò noi ammettiamo segni locali qualitativi, i quali,
+in conformità dei dati dell’acutezza visiva, si graduano nel centro
+della retina a gradi minimi, e verso la periferia di essa a gradi
+sempre maggiori, la formazione dell’ordine spaziale delle impressioni
+di luce può essere designata, come un disporsi di questo sistema
+di segni locali ordinato secondo due dimensioni, in un sistema di
+sensazioni tattili interne graduato intensivamente. Per due segni
+locali <i>a</i> e <i>b</i> la sensazione di tensione α, ottenuta attraversando l’estensione
+<i>a b</i>, sarà una misura della grandezza lineare <i>a b</i>, in quanto
+che ad una maggiore estensione <i>a c</i> deve corrispondere una sensazione
+di tensione più intensa γ. Come nel dito tastante il punto
+della più fina differenziazione diventa punto medio dell’orientazione,
+così nell’occhio l’ufficio di tale punto medio spetta al centro della
+retina. Infatti proprio per l’occhio, ancor più distintamente che per
+l’organo tattile, una tale condizione trova la sua espressione nelle
+leggi del movimento. Ogni punto luminoso nel campo visivo costituisce
+uno stimolo per il meccanismo d’innervazione dell’occhio,
+così che la linea di visione tende a collocarsi su di esso come un
+raggio riflesso. Questa relazione di riflessione, in cui stimoli di
+luce eccentricamente posti stanno al centro della retina, costituisce
+verosimilmente da una parte una condizione essenziale per il perfezionamento
+della su ricordata sinergia dei movimenti oculari;
+dall’altra parte spiega la grande difficoltà che è nell’osservazione
+di oggetti veduti indirettamente. Questa difficoltà risulta manifestamente
+dal fatto, che la direzione dell’attenzione su un punto situato
+lateralmente ingrandisce l’energia riflettente di esso, a paragone di
+<span class="pagenum" id="Page_105">[105]</span>
+altri punti sui quali non si sia egualmente rivolta l’attenzione. Per
+il valore predominante che così ottiene il centro della retina nei
+movimenti dell’occhio, il punto di visione diventa necessariamente
+il punto medio dell’orientazione nel campo visivo, e in questo tutte
+le distanze sono soggette a una misura unica, essendo tutte determinate
+in rapporto al punto di visione. Poichè ora i segni
+locali sono sempre determinati solo da impressioni luminose esterne,
+e ambedue però insieme determinano i movimenti dell’occhio orientato
+al centro della retina; l’intero processo dell’ordine spaziale
+si presenta come un processo di fusione di <i>tre</i> diversi elementi
+sensibili: 1) delle qualità sensibili fondate sulla natura degli stimoli
+esterni; 2) dei segni locali qualitativi dipendenti dal luogo
+di azione dello stimolo; 3) delle sensazioni di tensione intensivamente
+graduate e determinate dalla relazione dei punti eccitati al
+centro della retina. Quest’ultime possono o accompagnare il movimento
+reale, e questa è la forma originaria, o apparire nell’occhio
+in riposo in seguito a semplici impulsi al movimento aventi una
+certa grandezza. I segni locali qualitativi e le sensazioni di tensione
+accompagnanti il movimento, a causa del regolare modo di
+ordinarsi dei primi rispetto alle seconde, possono insieme essere
+considerati anche come un sistema di <i>segni locali complessi</i>. La localizzazione
+spaziale di una qualsiasi impressione di luce appare
+quindi come il prodotto di una perfetta fusione della sensazione
+di luce determinata dallo stimolo esterno con due elementi propri
+di quel sistema complesso di segni locali; e l’ordine spaziale di
+una pluralità d’impressioni semplici consiste nella combinazione
+di un gran numero di tali fusioni, che sono graduate le une rispetto
+alle altre qualitativamente e intensivamente in conformità
+degli elementi del sistema di segni locali. In questi prodotti di fusione
+le sensazioni suscitate dagli stimoli esterni sono gli elementi
+predominanti, di fronte ai quali gli elementi del sistema di segni
+locali scompaiono persino nella loro originaria natura qualitativa
+e intensiva, imperocchè essi nell’immediata percezione degli oggetti
+si presentano del tutto nel loro significato spaziale.
+</p>
+
+<p>
+Con questo complicato processo di fusione che determina l’ordine
+degli elementi nel campo visivo, per ogni singola rappresentazione
+spaziale si collega ancora un secondo processo, da cui sorge il
+rapporto degli oggetti veduti al soggetto; e questo passiamo or
+ora a considerare.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_106">[106]</span>
+</p>
+
+<h5><a id="cap10_bb"></a>
+<i>b. L’orientazione delle rappresentazioni spaziali
+al soggetto percipiente.</i>
+</h5>
+
+<p>
+24. Il più semplice caso di un rapporto tra un’impressione e
+il soggetto che si dimostri in una rappresentazione visiva, manifestamente
+si presenta, quando l’impressione si limita a un unico
+punto. Se un solo punto luminoso è dato nel campo visivo, a causa
+del potere di riflessione, che lo stimolo esercita, già da noi esaminato
+(pag. 104), ambedue le linee di visione si dirigono su di esso
+in modo che la sua immagine si trovi per ogni lato nel centro della
+retina, mentre anche gli apparati di accomodazione si addattano alla
+distanza del punto. Il punto che in tal guisa si disegna in ambedue
+gli occhi sul centro della retina, è veduto <i>semplice</i> e nel tempo stesso
+in una determinata direzione e distanza dal soggetto percipiente.
+</p>
+
+<p>
+Quest’ultimo è di solito rappresentato da un punto situato
+nella testa, il quale può essere determinato come il punto medio
+delle rette congiungenti i punti di rotazione dei due occhi. Si chiami
+<i>punto d’orientazione</i> del campo visivo il punto in questione, e <i>linea
+di orientazione</i> la retta tirata da quel punto, al punto di convergenza
+delle linee di visione o al punto fissato all’esterno. Quando
+si fissa un punto nello spazio, si ha sempre una rappresentazione
+abbastanza esatta della <i>direzione</i> delle linee di orientazione. Questa
+rappresentazione è prodotta dalle sensazioni tattili interne legate
+alla posizione degli occhi, sensazioni che sono molto notevoli
+per l’intensità loro in posizioni degli occhi fortemente eccentriche.
+Essendo queste sensazioni distintamente percettibili già nel singolo
+occhio, la localizzazione della direzione nella visione monoculare
+è altrettanto perfetta, quanto nella binoculare, con questa sola
+differenza, che in quella la linea di orientazione coincide generalmente
+colla linea di visione<a class="tag" id="tag20" href="#note20">[20]</a>.
+</p>
+
+<p>
+25. Più indeterminata che la rappresentazione della direzione,
+è la rappresentazione della <i>distanza</i> degli oggetti dal soggetto,
+oppure della <i>grandezza assoluta</i> della linea di orientazione: infatti
+<span class="pagenum" id="Page_107">[107]</span>
+noi generalmente propendiamo a rappresentarci questa grandezza
+come più piccola di quello che sia in realtà, come ce ne possiamo
+convincere, quando la confrontiamo con un regolo di misura, che si
+trovi nel campo visivo e sia situato perpendicolarmente ad essa.
+La lunghezza del regolo, che è percepita di eguale grandezza, è
+sempre notevolmente più piccola che la lunghezza effettiva della
+linea di orientazione; e questa differenza è tanto più rilevante,
+quanto più il punto di visione retrocede, e quindi quanto più lunga
+è la linea d’orientazione. I componenti sensibili, dai quali risulta
+questa rappresentazione della grandezza della linea di orientazione,
+possono essere solo quelle parti delle sensazioni di tensione connesse
+alle posizioni dei due occhi, che sono specialmente legate
+alla posizione di convergenza delle linee di visione, e perciò contengono
+anche una certa misura per la grandezza assoluta di questa
+convergenza. Infatti, quando variano le posizioni di convergenza,
+si avvertono sensazioni che hanno la loro sede pel passaggio
+a convergenza maggiore principalmente nell’angolo interno dell’occhio,
+pel passaggio a convergenza minore nell’angolo esterno.
+Una data posizione di convergenza è completamente caratterizzata
+di fronte a tutte le altre posizioni di convergenza, dalla somma
+delle sensazioni che corrispondono ad essa.
+</p>
+
+<p>
+26. La rappresentazione di una determinata grandezza assoluta
+della linea di orientazione può quindi svolgersi solo in base alle
+influenze dell’esperienza, nelle quali oltre gli elementi sensibili diretti
+entrano in azione anche associazioni varie. E con ciò si spiega,
+come quella rappresentazione rimanga sempre indeterminata e come
+ora possa essere favorita, ma ora anche pregiudicata dalle altre
+parti delle percezioni visive, specialmente dalla grandezza delle
+imagini retiniche di oggetti noti. All’opposto nelle sensazioni di
+convergenza noi possediamo una misura relativamente fine per le
+<i>differenze</i> di distanza, in cui si trovano gli oggetti veduti, come
+pure per le variazioni <i>relative</i>, che la grandezza della linea di orientazione
+subisce nel passare da un punto di fissazione più vicino a
+uno più lontano o da uno più lontano a uno più vicino. In tal
+guisa per posizioni dell’occhio, che si avvicinano alla posizione
+parallela delle linee visive, si possono ancora sentire le variazioni
+di convergenza, che corrispondono a uno spostamento d’angolo
+di 60-70 secondi. Coll’aumento della convergenza questa minima
+variazione sensibile di convergenza aumenta considerevolmente,
+ma in modo che le corrispondenti differenze nella grandezza della
+linea di orientazione diventano nondimeno sempre più piccole.
+<span class="pagenum" id="Page_108">[108]</span>
+Le sensazioni, in sè stesse puramente intensive, che accompagnano
+i movimenti di convergenza, sono quindi immediatamente cambiate
+in rappresentazioni della distanza tra il punto di fissazione e il
+punto di orientazione del soggetto percipiente.
+</p>
+
+<p>
+Che anche questa trasformazione di un determinato complesso
+di sensazioni in una rappresentazione spaziale della distanza, non
+riposi su un’energia innata, ma su un determinato svolgimento psichico,
+risulta del resto da un gran numero di esperienze, che appunto
+sono indizi di un tale svolgimento. Qui appunto trova posto il fatto
+di essere la percezione tanto delle distanze assolute, quanto delle differenze
+di distanza perfezionata in alto grado dall’esercizio. Infatti
+i fanciulli inclinano a collocare a vicinanza immediata oggetti molto
+lontani; essi credono afferrare la luna, e il conciatetti sulla torre.
+Così pure nei ciechi nati operati si è osservata, subito dopo l’operazione,
+un’assoluta incapacità di distinguere il vicino e il lontano.
+</p>
+
+<p>
+27. Nello sviluppo di questa distinzione di lontano e vicino
+si deve considerare che a noi, nelle condizioni naturali della visione,
+non sono mai dati solo punti isolati, ma <i>oggetti corporei estesi</i>, o
+almeno più punti situati a diverse profondità, ai quali noi assegniamo
+distanze diverse nel rapporto loro reciproco sulle linee di
+orientazione, che loro appartengono.
+</p>
+
+<p>
+Immaginiamoci ora dapprima il più semplice caso: che siano
+dati due punti <i>a</i> e <i>b</i>, situati a diversa profondità, e siano congiunti
+tra loro da una linea retta. Uno spostamento della mira tra <i>a</i> e <i>b</i>
+porta sempre con sè anche una variazione di convergenza; un tale
+spostamento quindi in primo luogo farà percorrere la serie continua;
+dei segni locali della retina corrispondente all’estensione <i>a b</i>, e in
+secondo luogo produrrà una sensazione tattile interna α corrispondente
+alla convergenza per la distanza <i>a b</i>. Con ciò sono dati anche
+qui gli elementi di un prodotto spaziale di fusione. Questo prodotto
+di fusione è però tutt’affatto speciale: esso nelle sue due parti
+costitutive, nella serie decorrente dei segni locali e nelle sensazioni
+tattili concomitanti, si distingue assolutamente da quei prodotti
+di fusione, che nascono dal percorso di un’estensione nel campo
+visivo (pag. 105). Mentre in quest’ultimo caso le variazioni tanto
+dei segni locali, quanto delle sensazioni tattili avvengono per ambedue
+gli occhi in <i>egual</i> senso, quando il punto visivo si sposta
+e si fa da lontano vicino o da vicino lontano, le variazioni in
+ambedue gli occhi avvengono sempre in senso opposto. Infatti, se
+modificandosi la convergenza, l’occhio destro si volge a sinistra,
+il sinistro si volge a destra, e viceversa; il medesimo deve valere
+<span class="pagenum" id="Page_109">[109]</span>
+per il movimento delle imagini della retina: se l’imagine del punto
+appena abbandonato dal punto visivo si muove nell’occhio destro
+verso destra, nel sinistro si muove verso sinistra, e viceversa. Il primo
+fatto avviene, quando gli occhi vanno da un punto più vicino a
+uno più lontano, il secondo quando passano da uno più lontano a
+uno più vicino. I prodotti di fusione, che hanno origine da questi
+movimenti di convergenza, hanno, rispetto alle loro parti qualitative
+e intensive, una composizione analoga a quelli, sui quali si
+fonda l’ordinamento reciproco degli elementi del campo visivo; lo
+speciale modo, in cui si combinano le parti, è però nei due casi
+tutt’affatto diverso.
+</p>
+
+<p>
+28. In tal guisa le fusioni dei segni locali colle sensazioni
+tattili interne costituiscono qui un <i>sistema di segni locali complesso</i>, analogo a quello già sopra (pag. 105) derivato, ma avente una composizione
+particolare. Infatti, questo sistema rispetto alla sua composizione
+ha un significato, per cui da un lato si differenzia da
+quel sistema di segni locali del campo visivo, dall’altro questo
+stesso integra, in quanto che al rapporto reciproco degli elementi
+oggettivi aggiunge il rapporto loro al soggetto percipiente. Questo
+rapporto alla sua volta si scinde nei due componenti rappresentativi,
+contrassegnati da speciali elementi sensibili: nella <i>rappresentazione
+di direzione</i> e nella <i>rappresentazione di distanza</i>. Ambedue
+sono dapprima riferite al punto d’orientazione localizzato nella testa
+del soggetto percipiente, ma poi trasportate ai rapporti reciproci
+di oggetti esterni; imperocchè dati due punti qualsivogliano, che
+stiano a distanze diverse sulla linea generale d’orientazione, a ciascuno
+di essi sono ancora attribuite rispetto all’altro una direzione
+e una distanza. Il complesso delle rappresentazioni spaziali di distanza,
+riferite nelle loro varie posizioni alla linea d’orientazione,
+è detto <i>rappresentazioni dì profondità</i>, oppure <i>rappresentazioni corporee</i>,
+se esse sono rappresentazioni di singoli oggetti determinati.
+</p>
+
+<p>
+29. La rappresentazione di profondità, che ha avuto origine
+nella suesposta maniera, varia per condizioni oggettive e soggettive.
+La determinazione della distanza assoluta di un singolo punto
+isolato nel campo visivo è sempre assai incerta. Così pure la determinazione
+della distanza relativa di due punti <i>a</i> e <i>b</i> situati a
+diversa profondità è per solito abbastanza sicura, solo quando essi,
+come sopra fu presupposto, sono congiunti da una linea, sulla quale
+i punti visivi dei due occhi possono muoversi nel fissare alternativamente
+<i>a</i> e <i>b</i>. Se noi indichiamo tali linee, che congiungono tra
+loro diversi punti nello spazio come <i>linee di fissazione</i>, si può esprimere
+<span class="pagenum" id="Page_110">[110]</span>
+questa condizione mediante la seguente proposizione: Punti
+dello spazio sono generalmente percepiti nelle loro giuste relazioni
+reciproche, solo quando sono congiunti da linee di fissazione, sulle
+quali possano muoversi i punti visivi dei due occhi. Questa proposizione
+è chiarita dal fatto, che la condizione di una regolare
+combinazione dei segni locali della retina colle sensazioni di tensione
+accompagnanti la convergenza, come sopra (pag. 108) abbiamo appreso
+per l’origine della rappresentazione di profondità, è manifestamente
+adempiuta, solo allorquando sono date impressioni determinate,
+che suscitano segni locali ad esse corrispondenti.
+</p>
+
+<p>
+30. Se invece la suddetta condizione non è soddisfatta, ma
+sorge solo un’imperfetta e indeterminata rappresentazione delle
+diverse distanze relative dei due punti dal soggetto, oppure — il
+che può sicuramente avvenire, solo quando si fissi intensamente un
+punto — se i due punti appaiono a eguale profondità, allora entra
+in campo sempre anche un’altra modificazione della rappresentazione:
+cioè soltanto il punto fissato è veduto semplice, l’altro punto
+è veduto <i>doppio</i>. Non altrimenti succede, quando si guardino oggetti
+estesi, i quali non siano congiunti per mezzo delle linee di
+fissazione col punto fissato binocularmente. Le immagini doppie
+così prodotte si trovano dalla <i>stessa parte</i> del luogo della loro origine,
+cioè la destra appartiene all’occhio destro, la sinistra al sinistro,
+quando il punto fissato è situato più vicino che l’oggetto
+guardato; sono invece <i>incrociate</i>, quando quello è situato di gran
+lunga più lontano.
+</p>
+
+<p>
+La localizzazione binoculare di distanza o le immagini doppie
+sono quindi fenomeni, che stanno fra loro in immediata correlazione:
+quando quella è incompleta o indeterminata, sorgono queste; all’opposto
+quando queste mancano, quella è determinata ed esatta.
+Ambedue i fenomeni nel tempo stesso sono così strettamente
+collegati all’esistenza delle linee di fissazione, che queste linee concorrono
+a produrre la rappresentazione di profondità e con ciò insieme
+eliminano la possibilità delle immagini doppie. Quest’ultima
+regola non è però affatto priva d’eccezioni, perchè, quando si guardi
+binocularmente con rigidità un punto, le immagini doppie possono
+facilmente sorgere, malgrado la presenza delle linee di fissazione.
+Anche questo fatto trova la sua spiegazione nelle condizioni già
+in generale presupposte (pag. 108) per le rappresentazioni di profondità.
+Come nella mancanza delle linee di fissazione mancano le
+richieste disposizioni di segni locali, così nello sguardo fisso vengono
+meno le sensazioni tattili interne collegate al movimento di
+convergenza.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_111">[111]</span>
+</p>
+
+<h5><a id="cap10_bc"></a>
+<i>c. Le relazioni fra l’orientazione reciproca degli elementi
+e la loro orientazione al soggetto</i>.
+</h5>
+
+<p>
+31. Tosto che il campo visivo viene pensato solo come una
+orientazione <i>reciproca</i> delle impressioni luminose, noi ce lo rappresentiamo
+come una superficie e diciamo i singoli oggetti, situati su
+questa superficie, <i>rappresentazioni di superficie</i>, in contrapposto alle
+rappresentazioni di profondità. Anche in una rappresentazione di
+superficie l’orientazione al soggetto percipiente non può mai mancare
+per doppia ragione: in primo luogo, perchè ogni punto del
+campo visivo viene veduto in una determinata <i>direzione</i> sulla linea
+soggettiva d’orientazione già sopra ricordata (pag. 106): in secondo
+luogo, perchè l’intero campo visivo è posto dal soggetto a una
+certa <i>distanza</i>, benchè ancora molto indeterminata.
+</p>
+
+<p>
+La prima di queste orientazioni ha per effetto, che all’immagine
+retinica rovesciata corrisponda una rappresentazione dell’oggetto
+<i>diritta</i>. Questo rapporto della localizzazione di direzione oggettiva
+all’imagine retinica è una conseguenza necessaria dei
+movimenti dell’occhio, così come il rovesciamento dell’immagine retinica
+è conseguenza delle proprietà ottiche dell’occhio. La nostra linea
+d’orientazione nello spazio è per l’appunto la linea visiva <i>esterna</i> o,
+per la vista binoculare, la linea d’orientazione media risultante dal
+concorso dei movimenti visivi. A una direzione della linea d’orientazione,
+che nello spazio esterno va verso l’alto, corrisponde nello
+spazio dell’imagine della retina situato dietro il punto di rotazione,
+una direzione in basso e viceversa. L’imagine retinica deve per
+l’appunto essere capovolta, perchè noi possiamo vedere gli oggetti
+diritti.
+</p>
+
+<p>
+32. La seconda orientazione che non manca mai, quella della
+distanza del campo visivo, porta con sè questa conseguenza per la
+reciproca orientazione delle parti del campo stesso, che tutti i
+punti del campo visivo sembrano disposti su una <i>superficie concava</i>,
+il cui punto medio sta nel punto d’orientazione, o per la vista
+binoculare nel punto di rotazione dell’occhio. Ora poichè piccole parti
+di una superficie sferica abbastanza grande appaiono piane, le rappresentazioni
+di superfici riferite a singoli oggetti sono per regola
+rappresentazioni di <i>superficie piane</i>; così, ad es., figure disegnate su
+un piano, come quelle della geometria piana. Ma tosto che singole
+parti si distaccano da questo campo visivo generale, in modo che
+<span class="pagenum" id="Page_112">[112]</span>
+esse siano localizzate avanti o dietro di esso, quindi in piani diversi
+del campo visivo, la rappresentazione di superficie passa in rappresentazione
+di profondità.
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+32<i>a</i>. Se noi designiamo quelle fusioni di segni locali qualitativi con
+sensazioni tattili interne, che hanno luogo nella convergenza da un punto
+più lontano a uno più vicino, o da uno più vicino a uno più lontano, come
+<i>i segni locali complessi della profondità</i>, questi per ogni sistema di punti
+situati avanti o dietro il punto fissato costituiscono, o per un corpo esteso,
+che non è altro che un sistema di tali punti, un sistema regolarmente
+ordinato, nel quale una forma stereometrica, che si trovi a una certa distanza,
+è sempre univocamente rappresentata da un determinato prodotto
+di fusione. Quando, dati due punti a diversa profondità, se ne fissa uno,
+l’altro è caratterizzato da opposta posizione d’imagine nei due occhi e corrispondentemente
+da segni locali complessi di opposta direzione; così lo
+stesso fenomeno ha luogo per sistemi connessi di punti o per corpi estesi.
+Se noi osserviamo un oggetto corporeo, esso disegna nei due occhi imagini
+che sono tra loro diverse, a causa della diversa orientazione che il corpo
+ha rispetto ad ogni occhio. Se si dice <i>parallasse binoculare</i> la differenza di
+posizione di un punto dell’imagine in un occhio dalla posizione dello stesso
+punto nell’altro occhio, essa è eguale a zero soltanto per il punto fissato,
+e per quei punti che al pari di quello stanno ad eguale distanza sulla linea
+di orientazione; ma per tutti gli altri punti essa ha un determinato valore
+o positivo o negativo, a seconda che essi sono più vicini o più lontani del
+punto di fissazione. Se noi fissiamo binocularmente oggetti corporei, soltanto
+il punto fissato, insieme ai punti che sono con lui situati ad eguale distanza
+e a lui vicini nel campo visivo, proietta sui due occhi imagini aventi identica
+posizione. Tutte le altre parti dell’oggetto, non situate ad eguale distanza,
+dànno sui due occhi imagini aventi posizione e grandezza diverse. Sono
+appunto queste differenze delle imagini che producono, quando sono date le
+corrispondenti linee di fissazione, la rappresentazione della natura corporea
+dell’oggetto. Imperocchè, corrispondendo nella suesposta maniera l’angolo
+dello spostamento di parallasse all’imagine binoculare di un qualsiasi punto
+di un oggetto, situato o avanti o dietro il punto fissato e con questo collegato
+da una linea di fissazione, quell’angolo è nella sua direzione e grandezza
+a causa dei segni locali complessi, ad esso legati, una misura per la
+distanza relativa in profondità di quel punto. E poichè l’angolo di spostamento
+di parallasse per una data distanza oggettiva in profondità decresce
+proporzionatamente alla distanza dell’oggetto corporeo, con questa distanza
+diminuisce anche l’impressione della natura corporea dell’oggetto; e quando
+la distanza è divenuta così grande che tutti gli angoli di spostamento di
+parallasse scompaiono, il corpo non è più veduto che come superficie, a
+meno che le associazioni, di cui tratteremo più tardi (nel § 16 9), producano
+tuttavia una rappresentazione di profondità.
+</p>
+</div>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_113">[113]</span>
+33. L’influenza della visione binoculare sulle rappresentazioni
+di profondità può essere studiata sperimentalmente col sussidio
+dello <i>stereoscopio</i>. Questo strumento mediante due prismi che, l’un
+verso l’altro rivolti dalla parte degli angoli taglienti, sono portati
+davanti agli occhi, rende possibile un’unificazione binoculare di due
+disegni piani, i quali corrispondono alle due imagini retiniche,
+prodotte da un oggetto corporeo. È così possibile studiare, in modo
+di gran lunga più completo che mediante l’osservazione di reali
+oggetti corporei, l’influenza delle diverse condizioni sulla rappresentazione
+di profondità, potendo esse venir variate arbitrariamente.
+</p>
+
+<p>
+Si osserva, ad es., che imagini stereoscopiche complesse per lo
+più richiedono molti movimenti, prima che sorga una distinta
+rappresentazione plastica. L’effetto dello spostamento di parallasse
+appare inoltre, quando si osservino imagini stereoscopiche, le parti
+delle quali si possano muovere le une contro le altre. Tali movimenti
+sono accompagnati da variazioni nel rilievo, che corrispondono
+esattamente alle variazioni della parallasse binoculare. Poichè
+questa dipende dalla distanza dei due occhi, si può finalmente ottenere
+la rappresentazione corporea anche per quegli oggetti, che in
+realtà, a causa della loro grande distanza, non producono alcun
+effetto plastico: precisamente quando si combinano stereoscopicamente
+imagini di questi oggetti, che sono prese da due posizioni,
+la distanza delle quali è notevolmente maggiore che quella dei due
+occhi. Ciò avviene, ad es., nelle fotografie stereoscopiche di paesaggi,
+le quali non presentano i paesi nella loro realtà, ma modelli
+plastici di essi, che noi guardiamo da vicino.
+</p>
+
+<p>
+34. Nella visione <i>monoculare</i> vengono meno tutte le condizioni,
+che dipendono dai movimenti di convergenza e dalla diversità binoculare
+delle imagini retiniche e che possono collo stereoscopio essere
+ad arte imitate. Tuttavia anche la visione monoculare non va priva
+di tutte le influenze, che producono una localizzazione in profondità,
+sia pure incompleta.
+</p>
+
+<p>
+Poco notevole, e forse non affatto rilevante in confronto alle altre
+condizioni, è qui l’influenza diretta dei <i>movimenti d’accomodazione</i>. È
+vero che anch’essi, al pari dei movimenti di convergenza, sono accompagnati
+da sensazioni, che sono avvertite distintamente negli sforzi
+d’accomodazione da lontano a vicino; ma queste sensazioni sono molto
+incerte per spostamenti in profondità alquanto piccoli. Se si fissa monocularmente
+un punto, un movimento di esso nella direzione della linea
+visiva è per lo più distintamente percepito, solo allora quando sia
+avvenuta una variazione anche nella grandezza dell’imagine retinica.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_114">[114]</span>
+35. D’importanza predominante nella formazione delle rappresentazioni
+corporee monoculari sono invece le influenze esercitate
+dagli elementi della così detta <i>prospettiva</i>, come grandezze
+relative dell’angolo visivo, andamento delle linee di contorno, direzione
+delle ombre, cambiamento dei colori per assorbimento atmosferico,
+ecc. Poichè tutte queste influenze, che si mostrano in modo
+tutt’affatto eguali nella vista monoculare e nella binoculare, si fondano
+su <i>associazioni di rappresentazioni</i>, ritorneremo su di esse in
+un capitolo seguente (§ 16).
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+35<i>a</i>. Le stesse concezioni teoretiche, che già si sono incontrate nella teoria
+delle rappresentazioni tattili (pag. 92), si trovano generalmente anche qui contrapposte
+per la spiegazione delle rappresentazioni visive. La teoria empiristica,
+nel circoscriversi al dominio ottico, ha urtato spesso nell’inconseguenza di aver
+assegnato al senso tattile il vero problema della percezione dello spazio e di
+essersi poi limitata a cercare come, in base alle rappresentazioni tattili dello
+spazio già esistenti, si compia una localizzazione delle impressioni visive coll’aiuto
+dell’esperienza. Una tale interpretazione non solo sta in un’intima
+contraddizione con sè stessa, ma contraddice anche all’esperienza, la quale
+mostra che nell’uomo dotato della vista le percezioni spaziali del senso della
+vista determinano quelle del senso tattile e non viceversa (pag. 84). Il fatto
+che si è osservato nella evoluzione delle specie, d’essere il tatto il senso
+prima conformatosi, non può qui trasportarsi allo sviluppo dell’individuo.
+In appoggio della teoria nativistica si sono messe innanzi come prove capitalissime,
+in primo luogo, le metamorfopsie dovute a dislocazioni degli elementi
+della retina (pag. 96), e in secondo luogo la posizione della linea di
+orientazione (pag. 106), che è indizio di una funzione originariamente comune
+ad ambedue gli occhi. Già è stato notato (pag. 96) che le metamorfopsie
+al pari degli altri fenomeni affini valgono a dimostrare il contrario,
+tosto che le alterazioni, onde hanno origine, diventano permanenti. Che inoltre
+la linea di orientazione non è originaria, ma sorta sotto l’influenza delle
+condizioni della visione, risulta dal fatto che essa in seguito a una visione
+monoculare di lunga durata (pag. 106), coincide colla linea visiva dell’occhio
+che guarda. Egualmente a favore della teoria genetica e contro la nativistica
+sta il fatto, che nel fanciullo la sinergia dei movimenti degli occhi si svolge
+sotto l’influenza degli stimoli di luce, e che con ciò si vedono a mano a mano
+formarsi le percezioni di spazio. Per questo, come per altri rapporti, l’evoluzione
+della maggior parte degli animali avviene in modo diverso, perchè
+le combinazioni riflesse delle impressioni della retina coi movimenti del
+capo e degli occhi funzionano in essi già complete subito dopo la nascita
+(v. sotto § 19, 2).
+</p>
+
+<p>
+La teoria <i>genetica</i> ha ottenuto il predominio sulle teorie nativistiche
+ed empiristiche, prevalenti in più antico tempo, in seguito allo studio acuto,
+cui sottopose i fenomeni della <i>visione binoculare</i>. Dal punto di vista del
+<span class="pagenum" id="Page_115">[115]</span>
+nativismo presenta difficoltà la questione: perchè noi generalmente vediamo
+gli oggetti come semplici, mentre le loro imagini si disegnano su ciascuno
+dei due occhi. Si cercò di girare la difficoltà, e si ammise che due punti
+qualsivogliano della retina, identicamente situati, fossero connessi con una
+medesima fibra ottica, biforcantesi al ponto d’incrocio dei nervi visivi, e
+rappresentassero quindi nel sensorio un unico punto dello spazio. Questa
+dottrina dell’ “identità delle due retine„ non fu più sostenibile, quando
+altri cominciò a rendersi conto delle reali condizioni della visione binoculare
+corporea. La scoperta dello <i>stereoscopio</i> è in tal guisa riuscita di massima
+importanza per la teoria genetica.
+</p>
+</div>
+
+<div class="chapter"></div>
+<h3><a id="cap11"></a>
+§ 11. — Le rappresentazioni di tempo.
+</h3>
+
+<p>
+1. Tutte le nostre rappresentazioni sono insieme e di spazio e
+di tempo. Ma come le condizioni dell’ordine spaziale delle impressioni
+sono originariamente proprie solo a certi domini di senso, al
+tatto e alla vista, dai quali poi la relazione spaziale viene trasferita
+alle sensazioni di ogni altro senso; così solo <i>due</i> classi di
+sensazioni, cioè le sensazioni tattili interne, che sorgono nei movimenti
+tattili, e le sensazioni acustiche sono quelle che prevalentemente
+determinano il costituirsi delle rappresentazioni di tempo.
+Ma è d’uopo riconoscere che una differenza caratteristica tra le
+rappresentazioni di spazio e quelle di tempo già qui si fa manifesta
+per ciò, che per le prime solo i due sensi nominati possono
+produrre un ordine spaziale indipendente, mentre per le seconde
+nei due domini di senso preferiti le condizioni per il sorgere degli
+ordini temporali sono soltanto più favorevoli, senza che però tali
+condizioni manchino nelle altre sensazioni. Ciò dimostra che i
+fondamenti psicologici delle rappresentazioni di tempo sono di natura
+<i>più generale</i> e che non sono determinate solo dalle speciali condizioni
+d’organizzazione dei singoli apparati di senso. Ed è per ciò
+che noi, quando in una connessione di processi psichici facciamo
+intera astrazione dalle rappresentazioni che ne fanno parte, e abbiamo
+riguardo solo ai fenomeni soggettivi, che le accompagnano,
+sentimenti, emozioni, ecc., pur attribuiamo a questi stati affettivi,
+isolati mediante l’astrazione, proprio le stesse proprietà, temporali
+che alle rappresentazioni. Tuttavia da questa maggiore generalità
+delle condizioni non si può conchiudere che più generalmente si
+presentino le intuizioni di tempo. Come noi trasportiamo le proprietà
+spaziali dai sensi, che direttamente dànno l’intuizione di
+<span class="pagenum" id="Page_116">[116]</span>
+spazio alle sensazioni degli altri domini di senso, così noi le trasportiamo
+mediante le sensazioni e le rappresentazioni ai sentimenti
+ed alle emozioni, che sono a quelle inscindibilmente legate. Non è
+nemmeno possibile dubitare, se ai moti d’animo in sè e per sè, senza
+le rappresentazioni ad essi legate, possa mai spettare un ordine
+temporale: imperocchè alle condizioni di quest’ordine appartengono
+anche qui certe proprietà del sostrato sensibile delle rappresentazioni.
+La verità è che tutte le nostre rappresentazioni anzi, poichè
+rappresentazioni entrano in ogni contenuto psichico, tutti i contenuti
+psichici sono insieme spaziali e temporali, ma che l’ordine
+spaziale proviene da determinati sostrati sensibili, nel non cieco
+dal senso visivo, nel cieco dal tatto; mentre le rappresentazioni di
+tempo possono essere riferite a tutti i possibili sostrati di sensazione.
+</p>
+
+<p>
+2. Le formazioni di tempo al pari di quelle di spazio rispetto
+alle rappresentazioni intensive sono caratterizzate per ciò, che gli elementi,
+nei quali esse possono essere scomposte, presentano un ordine
+determinato stabile, così che, mutato quest’ordine, anche la
+formazione data, malgrado le invariate qualità dei suoi componenti,
+diventa un’altra. Mentre però nelle formazioni di spazio quest’ordine
+stabilito si riferiva solo al rapporto reciproco degli elementi di
+spazio e non al rapporto in cui questi stanno al soggetto percipiente,
+nelle formazioni di tempo ogni elemento col rapporto agli altri elementi
+della medesima formazione varia anche il rapporto al soggetto
+percipiente. Pertanto nelle rappresentazioni di tempo non si
+incontra una variazione analoga ai cambiamenti di posizioni propri
+delle formazioni di spazio.
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+2<i>a</i>. Questa proprietà del rapporto assoluto, per nulla mutabile, che
+ogni formazione di tempo ed ogni elemento temporale, per quanto piccolo
+possa essere isolatamente pensato, hanno al soggetto percipiente, è ciò che noi
+designiamo come lo <i>scorrere del tempo</i>. Imperocchè a causa di questa proprietà
+ogni momento del tempo occupato da un qualsiasi contenuto sensibile
+ha un rapporto al soggetto, che non può essere sostituito da alcun altro momento;
+mentre nello spazio la possibilità, che qualunque elemento spaziale sia
+sostituito da qualsiasi altro nel suo rapporto al soggetto, sveglia la rappresentazione
+della <i>costanza</i>, o, come la diciamo, mediante un riferimento dalla
+rappresentazione di tempo a quella di spazio, della durata assoluta. Nell’intuizione
+del tempo è impossibile la rappresentazione della durata <i>assoluta</i>,
+cioè di un tempo nel quale nulla muti. Il rapporto al percipiente deve
+sempre cambiare. Diciamo che dura solo quell’impressione, le cui singole
+parti di tempo si rassomigliano perfettamente nel loro <i>contenuto sensibile</i>,
+così che esse si distinguono <i>solo pel loro rapporto al soggetto percipiente</i>.
+<span class="pagenum" id="Page_117">[117]</span>
+Perciò la durata applicata al tempo è un concetto puramente relativo; una
+rappresentazione di tempo può durare più che un’altra, ma nessuna rappresentazione
+di tempo può avere una durata assoluta, perchè nessuna
+rappresentazione di tempo potrebbe svolgersi senza quel doppio ordine di
+diversi contenuti sensibili, cioè l’ordine reciproco e l’ordine al soggetto
+percipiente. Non è possibile pertanto mantenere una sensazione per una
+durata insolitamente lunga ed eguale: noi sempre la interrompiamo con
+altri contenuti sensibili.
+</p>
+
+<p>
+Tuttavia anche nel tempo possono essere separate le due condizioni,
+che in realtà sono sempre connesse, il rapporto degli elementi fra loro e
+quello al soggetto percipiente, essendo ciascuna di esse congiunta con determinate
+proprietà delle rappresentazioni di tempo. Infatti questa distinzione
+delle condizioni, già prima di un’esatta analisi psicologica delle rappresentazioni
+di tempo, ha trovato la sua espressione in designazioni del
+linguaggio fissate per certe forme del corso del tempo. Se cioè si considera
+soltanto il rapporto degli elementi di tempo tra loro senza alcun riguardo pel
+rapporto loro al soggetto, si giunge a una distinzione di <i>modi del decorso
+del tempo</i>, così, ad es., di breve durata, di lunga durata, che si ripete con
+regolarità, che varia irregolarmente, ecc. Se invece si considera solo il
+rapporto al soggetto, astraendo dalle forme oggettive di decorso, si hanno
+come forme principali di questo rapporto <i>i gradi del tempo</i>, il passato, il
+presente e il futuro.
+</p>
+</div>
+
+<h4><a id="cap11_a"></a>
+<i>A</i>) <span class="smcap">Le rappresentazioni tattili di tempo.</span>
+</h4>
+
+<p>
+3. Lo sviluppo originario delle rappresentazioni di tempo appartiene
+al <i>senso tattile</i>, le cui sensazioni costituiscono pertanto
+il sostrato generale per il sorgere degli ordini così spaziali, come
+temporali, nei quali si dispongono gli elementi rappresentativi
+(pag. 84, 3). Ma mentre le funzioni del senso tattile che dànno origine
+alle rappresentazioni dello spazio provengono dalle sensazioni tattili
+esterne, le sensazioni tattili <i>interne</i>, che accompagnano i movimenti
+di tatto, sono i contenuti primari delle primissime rappresentazioni
+di tempo.
+</p>
+
+<p>
+Un importante fondamento psicologico per l’origine di queste
+rappresentazioni sta nelle proprietà <i>meccaniche</i> degli organi tattili di
+movimento. Essendo questi, le braccia e le gambe, mossi per opera
+dei muscoli nelle articolazioni della spalla e della coscia, ed essendo
+inoltre assoggettati all’azione della gravità, due forme di movimenti
+delle membra tastanti sono generalmente possibili: in primo luogo
+quelli, che sempre sono regolati dalle azioni muscolari guidate dalla
+volontà e che perciò possono avere un decorso variante a piacimento,
+<span class="pagenum" id="Page_118">[118]</span>
+e in ogni istante adattantesi ai bisogni del momento — noi li diremo
+i movimenti tattili <i>aritmici</i>; in secondo luogo, quelli nei quali le
+forze muscolari volontarie entrano in azione solo per quel tanto
+che è necessario a porre le membra moventisi nelle articolazioni
+in ondulazioni pendolari e a mantenervele — i movimenti tattili
+<i>ritmici</i>. I movimenti aritmici, come quelli che avvengono nell’uso
+vario a piacimento delle membra di tatto, possono qui essere trascurati.
+Essi acquistano le loro proprietà temporali assai verosimilmente,
+solo in base alla seconda forma di movimento; inoltre tali
+movimenti irregolari si prestano sempre solo a raffronti temporali
+molto indeterminati.
+</p>
+
+<p>
+4. Ma è tutt’altra cosa pei movimenti ritmici. La loro importanza
+per lo sviluppo psicologico delle rappresentazioni temporali
+sta in prima linea nello stesso principio, al quale esse riconoscono
+per una gran parte la loro importanza funzionale dal lato fisiologico,
+cioè nel principio dell’<i>isocronismo delle oscillazioni pendolari di
+eguale ampiezza</i>. In quanto le nostre gambe nei movimenti del camminare
+compiono oscillazioni regolari attorno ai loro assi di movimento
+posti nelle articolazioni della coscia, da una parte è
+reso più facile il lavoro muscolare, dall’altra la continua esecuzione
+volontaria dei movimenti è limitata a un minimo. Nel naturale
+camminare è utile anche il penzolare delle braccia, il quale non è
+interrotto, come nelle gambe per ogni passo dal posarsi del piede,
+ma col suo decorso continuo offre un sussidio per regolare uniformemente
+i movimenti del camminare.
+</p>
+
+<p>
+Ora ogni singolo periodo di oscillazione di un tale movimento,
+per ciò che riguarda il suo contenuto sensibile, consiste in una
+serie costante di sensazioni, che si ripete nel periodo seguente proprio
+collo stesso ordine. Principio e fine di ogni periodo sono caratterizzati
+da un complesso di sensazioni tattili <i>esterne</i>, le quali al
+principio del periodo accompagnano il sollevamento della suola dal
+terreno e alla fine di esso sono prodotte dalle impressioni accompagnanti
+il posarsi della suola. Tra mezzo sta una serie continua
+di deboli sensazioni tattili interne nelle articolazioni e nei muscoli;
+e di queste i punti d’inizio e di fine, coincidendo con quelle sensazioni
+tattili esterne, consistono in sensazioni più intensive, le quali
+accompagnano dapprima l’impulso al movimento nelle articolazioni
+e nei muscoli, e poi il subitaneo arrestarsi, sensazioni le quali pure
+contribuiscono a definire i periodi.
+</p>
+
+<p>
+A questa serie regolare di sensazioni è inoltre collegata una
+serie di <i>sentimenti</i> pur regolare, perfettamente parallela alla prima.
+<span class="pagenum" id="Page_119">[119]</span>
+Se noi da un qualsiasi corso di movimenti tattili ritmici prendiamo
+un’estensione posta fra due punti limiti, al principio e alla fine di
+tale estensione sta un sentimento di <i>attesa soddisfatta</i>. Tra i due
+limiti si stende un sentimento di <i>aspettativa tesa</i>, il quale a poco
+a poco cresce allontanandosi dal primo punto, e raggiungendo il
+secondo punto, d’un tratto dal suo massimo discende a zero, per
+poi far posto al sentimento rapidamente ascendente e di nuovo
+declinante della soddisfazione, dopo di che lo stesso decorso ancora
+comincia. In tal guisa l’intero processo di un movimento tattile ritmico
+consiste, considerato dal lato sentimentale, in un regolare
+alternarsi di due sentimenti qualitativamente opposti, i quali per il
+loro carattere generale si muovono principalmente nella direzione
+dei sentimenti di tensione e di sollievo (pag. 66), e dei quali l’uno
+è un sentimento momentaneo, che cioè molto rapidamente cresce
+al massimo suo grado e poi decresce, l’altro un sentimento di durata,
+in quanto che lentamente raggiunge il massimo per poi subitamente
+declinare. Perciò i più intensivi processi sentimentali si addensano
+sui punti limitanti i periodi e qui inoltre sono rinforzati ancora dal
+contrasto fra il sentimento di soddisfazione e l’antecedente sentimento
+d’attesa. Ora come questo limite critico di ogni singolo
+periodo, ha la sua base sensibile nelle su ricordate impressioni
+tattili interne ed esterne, fortemente marcanti il passaggio, così il
+graduale corso intermedio del sentimento d’attesa corrisponde d’altra
+parte in tutto al continuato decorso delle deboli sensazioni tattili
+interne, accompagnanti il movimento oscillante delle membra di tatto.
+</p>
+
+<p>
+5. Le più semplici rappresentazioni tattili di tempo consistono
+in sensazioni ritmicamente ordinate, le quali si seguono nel modo
+indicato affatto uniformi nel ripetersi di movimenti oscillanti di
+eguale natura. Però già nella nostra andatura solita si introduce
+una leggera tendenza a una complicazione alquanto maggiore, perchè
+dei <i>due</i> periodi che si susseguono, il principio del primo, tanto
+nella sensazione quanto nel concomitante sentimento, è marcato più
+fortemente che il principio del secondo. In questo caso il ritmo dei
+movimenti comincia a farsi <i>cadenzato</i>. In realtà una tale successione
+regolare di rappresentazioni marcate e non marcate corrisponde
+alla più semplice battuta, a quella di <span class="above">2</span>&#8260;<span class="below">8</span>. Questa si presenta facilmente
+già nell’andatura solita in causa della preferenza fisiologica
+per le membra del lato destro, ma sovrattutto molto regolarmente
+nel passo in comune, cioè nella <i>marcia</i>. Nell’ultimo caso a un solo
+complesso ritmico possono essere collegati più di due periodi di movimenti.
+Questo avviene pure nei movimenti ritmici più complessi
+<span class="pagenum" id="Page_120">[120]</span>
+della danza. Però su tali più composte formazioni di ritmi del senso
+tattile esercitano già una decisiva influenza le rappresentazioni
+uditorie di tempo.
+</p>
+
+<h4><a id="cap11_b"></a>
+<i>B</i>) <span class="smcap">Le rappresentazioni uditorie di tempo.</span>
+</h4>
+
+<p>
+6. Il senso dell’udito è più di ogni altro adatto ad un’esatta
+percezione dei rapporti temporali di processi esterni, perocchè in esso
+la sensazione dura solo per un tempo brevissimo dopo lo stimolo
+esterno, così da essere ogni serie temporale di impressioni sonore
+riprodotta con quasi perfetta fedeltà da una corrispondente serie
+di sensazioni. Con questa condizione per l’appunto stanno in istretto
+legame anche le proprietà delle rappresentazioni temporali dell’udito.
+Innanzi tutto si distinguono dalle rappresentazioni temporali del tatto
+per ciò, che in esse sovente soltanto i limiti delle singole estensioni
+di tempo componenti un tutto rappresentativo, sono direttamente
+messe in risalto dalle sensazioni, così che in questo caso i
+rapporti reciproci di tali estensioni sono essenzialmente apprezzati
+in base alle estensioni, situate tra le impressioni limitanti, — estensioni,
+che o ci appaiono vuote o sono colmate da un contenuto
+diverso.
+</p>
+
+<p>
+Questo è specialmente notevole nelle rappresentazioni <i>ritmiche</i>
+dell’udito. Esse generalmente sono possibili sotto <i>due</i> forme: come
+serie o <i>continue</i>, o poco interrotte di sensazioni di relativa durata,
+e come serie di battute <i>discontinue</i>, nelle quali soltanto i punti di
+divisione dei periodi ritmici sono marcati dalle esterne impressioni
+acustiche. In tali serie di battute, costituite da impressioni sonore
+affatto omogenee, le proprietà temporali delle rappresentazioni generalmente
+balzano più distinte che nelle impressioni continue, perchè
+in quelle è completamente esclusa l’influenza della qualità dei toni.
+Noi ci possiamo pertanto limitare all’esame di quelle, tanto più che
+i punti di veduta qui fissati sono valevoli anche per le serie di battute
+continue, nelle quali, come facilmente si comprende, la partizione
+ritmica è in realtà stabilita egualmente mediante limiti o dati
+dall’impressione esterna, o arbitrariamente a questa applicati per
+singoli punti di battuta.
+</p>
+
+<p>
+7. Una serie di regolari battute in tal guisa costituita come
+la più semplice forma di rappresentazioni uditone di tempo, si
+differenzia dalla più semplice forma di rappresentazioni tattili di
+tempo già considerata (pag. 119), ed essenzialmente per ciò, che alle
+<span class="pagenum" id="Page_121">[121]</span>
+estensioni di tempo manca ogni <i>oggettivo</i> contenuto sensibile, essendo
+le stesse impressioni acustiche che determinano la delimitazione
+delle stesse estensioni. Nondimeno le estensioni di una tale serie
+di battute non sono vuote ma riempite da un soggettivo contenuto
+sentimentale e sensibile, che in tutto corrisponde a quello già
+osservato nelle rappresentazioni tattili. Ma il <i>contenuto sentimentale</i>
+delle estensioni si presenta distinto prima di ogni altro. Esso nei
+suoi periodi successivi di attesa gradatamente crescente e poi d’un
+tratto soddisfatta, corrisponde in tutto al decorso di un movimento
+tattile ritmico. Ma non manca neppure il fondamento sensibile a
+questo decorso sentimentale; solo che esso è variabile: ora consiste
+in una sensazione di tensione nella membrana del timpano avente
+un’intensità diversa, talora anche in concomitanti sensazioni di
+tensione in altre parti del corpo, talora infine in altre sensazioni
+tattili interne, e queste ultime si hanno, se si accompagna il ritmo
+udito con un involontario segnar di battute. Ed è in causa della
+natura invariabile e dell’intensità per lo più abbastanza piccola di
+tutte queste sensazioni tattili interne, che per l’appunto nelle rappresentazioni
+uditorie è possibile cogliere molto più distintamente
+i processi sentimentali.
+</p>
+
+<p>
+Per tutto quanto si è detto, in questo caso è facilissimo dimostrare
+l’influenza degli elementi soggettivi sulla natura delle rappresentazioni
+di tempo. Essa si manifesta dapprima nell’azione, che la diversa
+velocità delle cadenze udite esercita sulla formazione delle
+rappresentazioni di tempo. Si osserva che esiste una determinata
+velocità media di circa 0,2 sec., la quale è favorevolissima per la
+combinazione di una pluralità di impressioni sonore, che si susseguano;
+ed è facile notare che essa è appunto quella, nella quale
+le summenzionate sensazioni soggettive e i sentimenti si manifestano
+in modo distintissimo nel loro alternarsi. Se si rallenta la velocità
+e la si porta notevolmente al di sotto di quel valore, la tensione
+dell’attesa diventa troppo grande e passa in un sentimento di dispiacere
+sempre più penoso; se si accelera invece la velocità, l’aumento
+dei sentimenti d’attesa è così presto interrotto che essi diventano
+quasi inavvertibili. Ci avviciniamo così d’ambedue i lati a un
+limite, in cui non è più possibile raccogliere le impressioni in una
+rappresentazione ritmica di tempo. Questo limite è raggiunto all’in
+sù per una serie di battute di 1 sec. circa; all’in giù per una di
+circa O,1 sec.
+</p>
+
+<p>
+8. Come questi valori danno un indizio sull’influenza, che esercita
+il decorso delle sensazioni e dei sentimenti necessari alla percezione
+<span class="pagenum" id="Page_122">[122]</span>
+dell’estensione di tempo, così la stessa influenza si rivela
+egualmente nella variazione, cui è soggetta la nostra rappresentazione
+di una estensione di tempo, quando in una grandezza oggettiva
+invariata vengono variate le condizioni della sua percezione.
+Si osserva che un tempo diviso è stimato maggiore che un tempo
+non diviso, analogamente all’illusione notata nella divisione delle
+estensioni di spazio (pag. 100). La differenza è però per il tempo
+di gran lunga maggiore, il che manifestamente dipende da questo,
+che qui il più frequente alternarsi di sensazioni e sentimenti in un
+periodo dì tempo esercita un’influenza più rilevante, che nella analoga
+illusione spaziale l’interruzione del movimento prodotto dai punti
+di divisione. Se inoltre in una serie ritmica regolare, singole impressioni
+sono designate da una maggiore intensità o da una differenza
+qualitativa qualsiasi, si ha sempre lo stesso risultato: le estensioni
+di tempo precedenti e seguenti l’impressione designata sono
+apprezzate in eccedenza al confronto delle altre estensioni di tempo
+della stessa serie. Se invece si produce una certa serie, ritmica, in
+cui le battute deboli si alternino con battute forti, la successione
+delle prime sembra più lenta che quella delle seconde.
+</p>
+
+<p>
+Anche la spiegazione di questi fenomeni si trova nell’influenza
+dell’alternarsi delle sensazioni e dei sentimenti. Un’impressione
+distinta tra le altre esige una variazione nel decorso delle sensazioni
+e specialmente dei sentimenti, che ne precedono la percezione,
+perchè deve entrare in campo una tensione d’attesa più intensiva
+e a questa corrispondentemente anche un abbastanza forte sentimento
+del sollievo di questa attesa, o della soddisfazione. Quello prolunga
+il tratto di tempo precedente l’impressione, questo quello seguente.
+Altrimenti accade, quando un’intera serie di battute consta una prima
+volta solo di impressioni sonore deboli, una seconda invece solo di
+forti. Per percepire un’impressione debole noi dobbiamo dirizzare su
+di essa più energicamente la nostra attenzione: conseguentemente
+nella serie debole le sensazioni di tensione e i sentimenti concomitanti
+sono, come facilmente si può osservare, di un’intensità maggiore
+che nella serie forte. Anche qui nella diversità delle rappresentazioni
+di tempo immediatamente si riflette la diversa intensità degli
+elementi soggettivi, che ne formano la base. Però quest’effetto
+cessa e agisce anzi in senso opposto, quando non si tratta di confrontare
+battute deboli e forti, ma forti e fortissime.
+</p>
+
+<p>
+9. Come già nelle rappresentazioni ritmiche del tatto propendiamo
+a combinare almeno due periodi fra loro eguali in una regolare
+serie di battute, così lo stesso facciamo, e solo in una maniera
+<span class="pagenum" id="Page_123">[123]</span>
+più decisa, nelle rappresentazioni dell’udito. Ma mentre pei movimenti
+tattili, nei quali le sensazioni limitanti i singoli periodi
+stanno sotto l’influenza del volere, questa tendenza a costituire una
+cadenza ritmica si esplica nel <i>reale</i> alternarsi di impressioni deboli
+e forti; nel senso dell’udito, ove le singole impressioni dipendono
+soltanto da condizioni esterne e perciò possono essere oggettivamente in
+tutto eguali, può condurre a una particolare illusione. E
+questa consiste in ciò, che di una serie di battute divise da eguali
+estensioni di tempo e pienamente eguali d’intensità, alcune che
+si trovano fra loro a intervalli regolari, sempre si odono più forti
+delle altre. Il ritmo, che in tal guisa nasce più di frequente alla
+semplice audizione, è il tempo di <span class="above">2</span>&#8260;<span class="below">8</span>, cioè l’avvicendarsi regolare di
+arsi e tesi, al quale si collega, come una modificazione di poco rilievo,
+il tempo di <span class="above">3</span>&#8260;<span class="below">8</span>, nel quale ad ogni arsi seguono due tesi. Tutt’al più
+per speciale sforzo di volere si può sopprimere questa tendenza a
+cadenzare, e questo si ottiene solo in serie di battute molto lente o
+molto veloci, che in sè e per sè si avvicinano ai limiti della percezione
+ritmica; a stento invece per lungo tempo nelle velocità medie,
+specialmente favorevoli alla formazione di rappresentazioni ritmiche.
+Se ci sforziamo invece d’abbracciare il maggior numero possibile
+d’impressioni in un’unica rappresentazione di tempo, il fatto si
+complica. Sorgono elevazioni di diverso grado, le quali si avvicendano
+in regolari serie cogli elementi ritmici non accentuati, e
+per la partizione che esse determinano nel tutto, aumentano notevolmente
+il numero delle impressioni, che possono essere racchiuse
+in un’unica rappresentazione. Così dalla distinzione di due gradi
+di elevazione si hanno i tempi di <span class="above">3</span>&#8260;<span class="below">4</span> e di <span class="above">5</span>&#8260;<span class="below">8</span>; serie di battute con
+tre gradi di elevazione sono i tempi di <span class="above">4</span>&#8260;<span class="below">4</span> e <span class="above">6</span>&#8260;<span class="below">4</span>, e così pure, come
+forme di tre parti, sono i tempi di <span class="above">9</span>&#8260;<span class="below">8</span> e <span class="above">13</span>&#8260;<span class="below">8</span>. Più che tre gradi
+d’elevazione, o tenendo conto degli elementi non accentuati, più
+che quattro gradi d’intensità, non si presentano nei ritmi della musica
+e della poesia, e non possono ad arbitrio essere prodotti nella
+partizione della rappresentazione ritmica. Manifestamente questa
+<i>triplicità dei gradi di elevazione</i> rappresenta un valore limite della
+<i>composizione</i> di rappresentazioni di tempo, come uno simile ci è
+dato per la <i>grandezza</i> loro nell’estensione massima della serie
+ritmica (§ 15, 6).
+</p>
+
+<p>
+Il fenomeno dell’accentuazione soggettiva colla sua influenza
+sulla sensazione della cadenza mostra chiaramente, che una rappresentazione
+di tempo come una di spazio, non consiste affatto, semplicemente
+di impressioni oggettive, ma che con queste si connettono
+<span class="pagenum" id="Page_124">[124]</span>
+elementi soggettivi, la natura dei quali determina anche la
+percezione delle impressioni oggettive. La causa prima dell’elevazione
+di una battuta sta sempre nell’accrescimento delle sensazioni tattili
+interne e dei sentimenti che la precedono e la seguono: l’accrescimento
+di questi elementi soggetti viene poi riferito all’impressione
+oggettiva, la quale sembra rinforzata nella sua intensità. Ora può
+l’accrescimento degli elementi soggettivi o avvenire <i>per opera della
+volontà</i>, se le tensioni muscolari, producenti le sensazioni tattili
+interne, sono volontariamente rinforzate — processo che determina
+un corrispondente aumento dei sentimenti di attesa; oppure quell’accrescimento
+può avvenire <i>indipendentemente dalla volontà</i>, in
+quanto che l’aspirazione a una rappresentazione comprensiva porta
+con sè l’immediata partizione delle rappresentazioni di tempo per
+mezzo delle corrispondenti fluttuazioni soggettive di sensazione e
+sentimento.
+</p>
+
+<h4><a id="cap11_c"></a>
+<i>C</i>) <span class="smcap">Le condizioni generali delle rappresentazioni di tempo.</span>
+</h4>
+
+<p>
+10. Se in base a tutti questi fenomeni e alle intime connessioni,
+che in essi regolarmente si stabiliscono tra i soggettivi elementi
+sensibili e sentimentali e le impressioni oggettive, si vuol render
+conto del modo in cui nascono le rappresentazioni di tempo, si deve
+innanzi tutto partire dal fatto che una singola sensazione isolatamente
+pensata, come non ha proprietà spaziali, così non può neppure
+avere proprietà temporali. Anche la disposizione in una serie temporale
+può sempre sorgere solo dal fatto, che ogni singolo elemento
+psichico entra in certe speciali relazioni con altri elementi psichici.
+Se questa condizione della combinazione di una moltiplicità di elementi
+psichici vale esattamente per le rappresentazioni temporali,
+come già per le spaziali, qui però la natura di questa combinazione
+è particolare, essenzialmente diversa da quella che valeva per lo
+spazio.
+</p>
+
+<p>
+I membri <i>a, b, c, d, f</i> di una serie temporale ci possono, se la
+serie è pervenuta in <i>f</i>, essere dati tutti immediatamente quali una
+formazione unica, proprio allo stesso modo che una serie di punti
+spaziali. Ma mentre questi, a causa degli originari movimenti riflessi
+dell’occhio, sono sempre ordinati nel loro rapporto al punto centrale
+della visione, il quale variando può incontrarsi con una qualsiasi
+delle impressioni da <i>a</i> a <i>f</i>; nella rappresentazione di tempo <i>l’impressione
+momentaneamente presente</i> è quella, sulla quale tutte le
+<span class="pagenum" id="Page_125">[125]</span>
+altre sono orientate. Perciò una nuova impressione in tal guisa
+presente, anche se è nel suo oggettivo contenuto sensibile pienamente
+eguale a una passata, è percepita come <i>soggettivamente</i> diversa
+da questa, perchè lo stato sentimentale, accompagnante la
+sensazione può essere affine al contenuto sentimentale di qualsiasi
+altro momento, ma non è mai ad esso identico. Posto che, ad es.,
+alla serie delle impressioni <i>a, b, c, d, e, f</i> segua un’altra serie <i>a′,
+b′, c′, d′, e′, f′</i>, nella quale pel contenuto sensibile sia <i>a′ = a, b′ = b,
+c′ = c,</i> ecc., se noi vogliamo indicare i sentimenti concomitanti con
+α, β, γ, δ, ε, φ, e α′, β′, γ′, δ′, ε′, φ′, senza dubbio α′ e α, β′ e β, γ′
+e γ, ecc., a causa dell’eguale contenuto sensibile, saranno sentimenti
+simili. Ma in generale essi non saranno identici, perchè ogni
+elemento sentimentale, oltre che dalla sensazione, colla quale è
+immediatamente legato, dipende sempre anche dallo stato del soggetto
+determinato dall’insieme dei fatti antecedentemente svoltisi
+nella psiche del soggetto stesso. Ora questo stato per ogni membro
+della serie <i>a′ b′ c′ d′</i>... è già un altro che per il corrispettivo membro
+della serie <i>a b c d</i>..., perchè nell’impressione <i>a′</i>, l’impressione <i>a</i> era
+già stata data, così che <i>a′</i> può essere riferita ad <i>a</i>, mentre questa
+condizione non esiste per <i>a</i>. Analoghe differenze dello stato sentimentale
+esistono per serie periodiche più complesse. Se in esse le
+condizioni soggettive dei sentimenti momentanei possono pur concordare,
+non mai possono coincidere, perchè ogni stato momentaneo
+ha sempre una sua speciale orientazione al complesso dei processi
+psichici. Se poniamo ad es., che si seguano un maggior numero di
+serie concordanti <i>a, b, c, d, a′ b′ c′ d′, a″, b″, c″, d″,</i> ecc., nelle quali
+siano i contenuti sensibili <i>a″ = a′ = a, b″ = b′ = b</i>, ecc., rimane pur
+sempre <i>a″</i> nelle sue condizioni sentimentali diverse da <i>a′</i>, perchè
+<i>a′</i> può essere riferito soltanto ad <i>a</i>, mentre <i>a″</i> così ad <i>a′</i> come
+ad <i>a</i>, pur non considerando che ancora altre differenze fra tali
+impressioni in sè eguali, sono sempre date in sensazioni per caso
+concomitanti, le quali influiscono sullo stato sentimentale.
+</p>
+
+<p>
+11. Poichè, come sopra si è notato, ogni elemento di una rappresentazione
+di tempo è ordinato secondo un’impressione immediatamente
+presente, questa è preferita a tutte le altre parti della
+rappresentazione per una proprietà, che è simile a quella appartenente
+al <i>punto visivo</i> nella percezione delle formazioni spaziali, cioè
+perchè essa viene percepita <i>al massimo grado chiara e distinta</i>.
+Ma v’è qui la grande differenza, che la percezione più distinta non
+è, come nelle rappresentazioni di spazio, connessa coll’organizzazione
+fisiologica degli apparati di senso, ma ha le sue ragioni esclusivamente
+<span class="pagenum" id="Page_126">[126]</span>
+nelle proprietà generali del soggetto percipiente, quali
+esse si esplicano nei processi sentimentali. Il sentimento momentaneo,
+accompagnante l’impressione immediatamente presente, è
+quello che fa di questa impressione presente quella più distintamente
+percepita. Noi possiamo dire pertanto quella parte di una rappresentazione
+di tempo corrispondente all’impressione immediata il
+<i>punto visivo di questa rappresentazione</i>, oppure anche, poichè esso
+non dipende, come il punto visivo delle rappresentazioni di spazio,
+da condizioni organiche esterne, dirlo con espressione metaforica il
+<i>punto visivo interno</i>. Così il punto visivo interno designa quella
+parte di una rappresentazione di tempo, che corrisponde all’impressione
+immediatamente presente, rappresentata <i>col massimo grado
+di chiarezza</i>. Le impressioni situate all’infuori di questo punto visivo,
+cioè quelle precedenti all’impressione immediata, sono quelle
+percepite poi <i>indirettamente</i>. Esse sono rispetto al punto visivo ordinate
+in una serie di gradi di chiarezza decrescente. Un’organica
+rappresentazione di tempo è solo possibile, finchè il grado di chiarezza
+di alcuni dei suoi elementi non sia divenuto zero. Quando
+questo avviene, la rappresentazione si scinde tosto nelle sue parti.
+</p>
+
+<p>
+12. Dai punti visivi esterni dei sensi dello spazio il punto
+visivo interno dei sensi del tempo si differenzia per essere in prima
+linea caratterizzato non dagli elementi sensibili, ma dai <i>sentimentali</i>.
+Poichè ogni elemento sentimentale varia continuamente in causa
+delle mutevoli condizioni della vita psichica, il punto visivo interno
+acquista quella proprietà di mutabilità continua, che noi indichiamo
+come il <i>continuo scorrere del tempo</i>. Con questo scorrere
+si intende appunto la proprietà, per cui nessun istante è eguale
+all’altro e così pure nessuno può ritornare il medesimo (Cfr. sopra
+pag. 116, 2<i>a</i>). A questo fatto si connette pure la natura unidimensionale
+del tempo, la quale consiste in ciò, che nelle rappresentazioni
+di tempo il punto visivo interno si trova in un flusso
+continuo, nel quale non può mai ritornare un punto identico. Infine
+il fatto che l’ordine, in questa unica dimensione, proviene sempre
+da quel variabile punto visivo, nel quale il soggetto rappresenta
+sè a sè stesso, dà ragione della proprietà delle rappresentazioni
+di tempo, per la quale i suoi elementi, oltre al loro ordine reciproco,
+possiedono un rapporto fisso al soggetto percipiente (pag. 116, 2).
+</p>
+
+<p>
+13. Se noi cerchiamo di renderci conto dei sussidi di questa
+reciproca disposizione, che immediatamente collega tra loro le parti
+di una rappresentazione e della loro orientazione al soggetto, questi
+sussidi, che noi, ad analogia dei segni locali, vogliamo chiamare i
+<span class="pagenum" id="Page_127">[127]</span>
+<i>segni temporali</i>, manifestamente debbono anche qui consistere solo
+in alcuni elementi collegati alla rappresentazione, i quali isolatamente
+considerati non posseggono proprietà temporali, ma le acquistano
+dalla loro combinazione. Dalle particolari condizioni dello
+sviluppo delle rappresentazioni temporali sin dal principio siamo
+indotti a ritenere, che i segni temporali siano per una parte essenziale
+<i>elementi sentimentali</i>. Infatti, nel decorso di una qualsiasi serie
+ritmica ogni impressione è immediatamente caratterizzata dal concomitante
+sentimento d’attesa, mentre la sensazione agisce solo in
+quanto suscita quel sentimento; come distintamente si riconosce,
+quando avviene una improvvisa interruzione di una serie ritmica.
+Fra le sensazioni del resto, solo <i>le sensazioni tattili interne</i> sono le
+parti, che non mancano mai in ogni rappresentazione di tempo: nelle
+rappresentazioni tattili esse costituiscono i sostrati immediati; nelle
+rappresentazioni dell’udito e in quelle pure rivestite della forma
+temporale sono sempre date come fenomeni soggettivi concomitanti.
+Quindi noi possiamo considerare i sentimenti d’attesa come i <i>segni
+temporali qualitativi</i>, e quelle sensazioni tattili come i <i>segni temporali
+intensivi</i> di una rappresentazione di tempo. Questa si dovrà pertanto
+ritenere come un prodotto di fusione dei due segni temporali
+fra loro stessi e colle sensazioni oggettive, ordinate nella forma
+temporale. Così anche qui le sensazioni tattili interne, graduate
+secondo intensità, costituiscono una misura omogenea per la disposizione
+delle impressioni oggettive, qualitativamente caratterizzate
+dai sentimenti concomitanti.
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+13<i>a</i>. Dacchè alle sensazioni tattili interne spettano funzioni analoghe
+nell’ordine delle rappresentazioni così di tempo come di spazio, quella relazione
+reciproca delle due forme d’intuizione, che trova la sua espressione nella
+rappresentazione <i>geometrica</i> del tempo per mezzo della retta, è resa più accettabile
+da questa concordanza di sostrati sensibili. Pure tra il complesso
+sistema dei segni temporali e i sistemi di segni locali rimane sempre l’essenziale
+differenza, che quello ha il suo fondamento principale non in proprietà
+qualitative della sensazione, che siano legate a determinati organi esterni di
+senso, ma in <i>sentimenti</i> che possono presentarsi per le più diverse sensazioni
+in modo pienamente conforme, perchè essi per sè non dipendono dal
+contenuto oggettivo delle sensazioni, ma dal loro soggettivo modo di collegarsi.
+Per altra parte le assai variabili condizioni di svolgimento di questi sentimenti
+spiegano l’incertezza assai maggiore delle nostre rappresentazioni
+di tempo di fronte a quelle di spazio. Di più l’influenza del decorso sentimentale
+diventa qui specialmente notevole, perchè l’esattezza della stima soggettiva
+del tempo dipende in prima linea dalla durata delle estensioni di tempo.
+<span class="pagenum" id="Page_128">[128]</span>
+Il confronto che noi facciamo di estensioni di tempo, ad es., di intervalli
+di battute che si seguono, è in eguali condizioni favorevole al massimo
+grado per quelle grandezze, che più si prestano anche alla partizione ritmica
+e che pel senso dell’udito si aggirano intorno al valore di 0,2″ (7).
+Si osserva facilmente che qui l’esattezza della percezione è determinata
+dall’opportuno alternarsi dei sentimenti di attesa e soddisfazione; fatto, che
+permette di riconoscere con grande sicurezza, se una nuova impressione
+interrompa il sentimento d’attesa in un’intensità minore che prima, o se
+essa s’imbatta in una maggiore tensione del sentimento stesso. In un troppo
+lento succedersi delle impressioni i sentimenti d’attesa predominano oltre
+misura; in un succedersi molto affrettato si notano all’opposto quasi soltanto
+i sentimenti di sorpresa, i quali accompagnano ogni impressione, ma
+raggiungono sempre solo un’intensità mediocre a causa dell’intensità poco
+rilevante dei sentimenti di tensione che li precedono. Da ciò si spiega che
+le impressioni rapidamente svolgentisi sono assolutamente le meno favorevoli
+per l’osservazione degli elementi soggettivi delle rappresentazioni di tempo.
+</p>
+</div>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+13<i>b</i>. Naturalmente dinanzi al problema della origine psicologica delle
+rappresentazioni di tempo è sorta la stessa contrapposizione di teorie <i>nativistiche</i>
+e <i>genetiche</i>, che noi abbiamo incontrato nello studio delle rappresentazioni
+di spazio (pag. 92, 12<i>a</i>). Ma in questo caso il nativismo non ha
+portato ad una teoria propriamente detta, esso suole limitarsi alla generale
+opinione, che il tempo sia una “forma d’intuizione innata„ senza tentare
+di render conto dell’influenza degli elementi realmente dimostrabili e delle
+condizioni necessarie delle rappresentazioni di tempo. Le teorie genetiche
+della vecchia psicologia, ad es., quella di Herbart, cercano derivare l’intuizione
+di tempo esclusivamente dagli elementi della rappresentazione. Ma in
+tal modo si va soltanto in costruzioni speculative, nelle quali non si tien conto
+delle condizioni date dall’esperienza.
+</p>
+</div>
+
+<div class="chapter"></div>
+<h3><a id="cap12"></a>
+§ 12. — I sentimenti composti.
+</h3>
+
+<p>
+1. Nello svolgimento delle rappresentazioni di tempo viene chiaramente
+alla luce, che la separazione delle parti rappresentative e
+sentimentali nell’esperienza immediata è solo un prodotto della nostra
+astrazione. Nelle rappresentazioni di tempo questa astrazione
+si dimostra inattuabile, perchè in esse certi sentimenti prendono
+una parte essenziale al sorgere delle rappresentazioni. Così anche le
+rappresentazioni di tempo, solo se si tien presente il prodotto finale
+del processo, cioè l’ordine di certe sensazioni nel rapporto loro e
+nel rapporto al soggetto, possono essere dette <i>rappresentazioni</i>; ma
+considerate nella loro propria composizione, esse sono prodotti complessi
+di sensazioni e sentimenti. Per questa ragione esse prendono
+<span class="pagenum" id="Page_129">[129]</span>
+una opportuna posizione di transizione tra le rappresentazioni e quelle
+formazioni psichiche che si compongono di elementi sentimentali e
+che noi indicheremo col nome specifico di <i>moti d’animo</i>. Questi sono
+specialmente simili alle rappresentazioni di tempo per ciò, che nell’esame
+del loro svolgimento non è affatto possibile l’astratta separazione
+degli elementi sentimentali dai sensibili; infatti nello sviluppo
+di tutte le specie di moti d’animo le sensazioni e le rappresentazioni
+entrano come fattori determinanti, così come i sentimenti
+hanno parte essenziale al componimento delle rappresentazioni di
+tempo.
+</p>
+
+<p>
+2. Fra tutti i moti d’animo <i>le combinazioni intensive di sentimenti</i>
+o i <i>sentimenti composti</i> prendono un posto di precedenza, perchè in
+essi le proprietà caratteristiche di una singola formazione sono prodotti
+di uno stato momentaneo; così che la descrizione del sentimento
+presuppone soltanto l’esatto apprendimento di questo stato
+momentaneo, ma non una comprensione di più processi decorrenti
+nel tempo, e gli uni provenienti dagli altri. Sotto questo aspetto
+i sentimenti composti stanno alle emozioni, che consistono in un decorso
+di sentimenti e ai processi di volere, così come le rappresentazioni
+intensive alle estensive. Le varietà psichiche intensive
+in largo senso inchiudono pertanto, oltre alle composizioni di rappresentazioni
+intensive, anche i sentimenti composti, e le varietà
+estensive abbracciano come speciali forme di ordini <i>temporali</i>, oltre
+alle rappresentazioni di tempo, anche le emozioni e i processi di
+volere.
+</p>
+
+<p>
+3. I sentimenti composti sono quindi stati intensivi di carattere
+unitario, nei quali si possono percepire nello stesso tempo
+singole parti sentimentali più semplici. In un qualsiasi sentimento
+di tal natura noi possiamo distinguere <i>componenti sentimentali</i> e una
+<i>risultante sentimentale</i>. Come componenti sentimentali ultimi si hanno
+sempre sentimenti sensoriali semplici; però alcuni di questi possono
+formare una risultante parziale, la quale poi entra come un componente
+composto nell’intero sentimento.
+</p>
+
+<p>
+Ogni sentimento composto si può così scomporre: 1) in un
+<i>sentimento totale</i>, risultante dalla connessione di tutte le sue parti;
+2) nei singoli <i>sentimenti parziali</i>, che costituiscono i componenti di
+questo sentimento totale e che di nuovo si possono scindere in sentimenti
+parziali di diverso ordine, a seconda che essi constano di
+semplici sentimenti sensoriali (sentimenti parziali di primo ordine),
+o sono già essi stessi sentimenti totali (sentimenti parziali di secondo
+e superiore ordine). Dove sono sentimenti parziali di ordine
+<span class="pagenum" id="Page_130">[130]</span>
+superiore possono aver luogo combinazioni plurilaterali o <i>intrecci</i>
+degli elementi, imperocchè il sentimento parziale di ordine inferiore
+può contemporaneamente entrare in sentimenti parziali di ordine
+superiore. Per tali intrecci la contestura del sentimento totale
+può farsi oltremodo complessa; e nel medesimo tempo il sentimento
+stesso, malgrado l’invariata natura dei suoi elementi, può acquistare
+un carattere variabile, a seconda che prevale l’uno o l’altro dei
+possibili intrecci dei sentimenti parziali.
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+3<i>a</i>. Così, per es., all’accordo musicale di tre note <i>do mi sol</i> corrisponde
+un sentimento totale dell’armonia, di cui elementi ultimi, come sentimenti
+parziali di primo ordine, sono i sentimenti sonori corrispondenti ai singoli
+suoni <i>do mi sol</i>. Fra questi e il risultante sentimento totale stanno come
+sentimenti parziali di secondo ordine, i tre sentimenti armonici corrispondenti
+agli accordi di due suoni <i>do mi, mi sol, do sol</i>, e a seconda che uno
+di essi prevalga o tutti insieme si presentino con quasi eguale intensità, anche
+il carattere del sentimento totale ha in questo caso una quadruplice colorazione
+diversa. La prevalenza di qualche complesso sentimento parziale
+può avere la sua ragione ora nella maggiore intensità delle sue parti, ora
+in sentimenti anteriori; se si va, ad es., da <i>do mi bemolle sol</i> a <i>do mi sol</i>, è
+reso più forte il fattore parziale <i>do mi</i>; se invece si va da <i>do mi la</i> a <i>do mi
+sol</i>, è reso più intenso il fattore <i>do sol</i>. Similmente anche una pluralità d’impressioni
+cromatiche, a seconda che prevale questa o quella composizione
+parziale, può avere effetti diversi: qui però a causa dell’ordine estensivo
+delle impressioni, l’affinità spaziale esercita un’azione in senso opposto alla
+variazione della composizione, mentre l’influenza della forma spaziale con
+tutte le condizioni che l’accompagnano, si aggiunge ancora come fattore
+essenziale di complicazione.
+</p>
+</div>
+
+<p>
+4. Se la struttura dei sentimenti composti è in tal guisa generalmente
+complessa al massimo grado, pur essa offre una serie
+di gradi di sviluppo, perchè i sentimenti complessi provenienti dai
+sensi del tatto, dell’olfatto e del gusto sono di una natura assai
+più semplice che quelli collegati colle rappresentazioni dell’udito
+e della vista.
+</p>
+
+<p>
+Quel sentimento totale che è connesso alle sensazioni tattili
+esterne e interne, suole specificamente essere designato come <i>sentimento
+generale</i>, perchè lo si considera come quel sentimento totale
+nel quale trova la sua espressione lo stato complesso del
+nostro benessere o malessere fisico. Da questo punto di veduta i
+due sensi chimici inferiori, l’<i>olfatto</i> e il <i>gusto</i>, devono, egualmente,
+essere assegnati al sostrato sensibile del sentimento generale. Infatti
+<span class="pagenum" id="Page_131">[131]</span>
+i sentimenti parziali, che da essi hanno origine, si collegano in
+composti sentimentali indissolubili, con quelli provenienti dal tatto.
+Possono, è ben vero, nel singolo caso i sentimenti legati ora all’uno
+ora all’altro dominio di senso avere parte così predominante da
+far scomparire affatto gli altri sentimenti. Ma pur sempre, in tutto
+questo variare della base sensibile, permane la proprietà del sentimento
+generale di essere l’immediata espressione del nostro benessere
+o malessere fisico, e però fra tutti i sentimenti composti
+esso è il più affine ai sentimenti sensoriali semplici. I sensi della
+vista e dell’udito invece partecipano solo eccezionalmente, specialmente
+per insolita intensità di impressioni, al sostrato sensibile del
+sentimento generale.
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+4<i>a</i>. Il sentimento generale è quella forma sentimentale composta, nella
+quale si è prima notata la composizione di sentimenti parziali, ma nello stesso
+tempo si è totalmente disconosciuta la psicologica regolarità di questa composizione
+e inoltre, nella maniera che è in uso in fisiologia, non si è distinto
+il sentimento dal suo fondamento sensibile. E però il sentimento generale
+è definito ora come la “coscienza del nostro stato sensibile„ ora come
+“la somma o il <i>caos</i> indistinto delle sensazioni„ che ci è portato da tutte
+le parti del nostro corpo. Infatti il sentimento generale risulta da una moltitudine
+di sentimenti parziali; esso però non è la semplice somma di questi
+sentimenti, ma un sentimento totale organico risultante da quelli. Esso è
+pure certamente un sentimento totale dalla struttura più semplice possibile,
+essendo composto di sentimenti parziali di primo ordine, cioè di singoli
+sentimenti sensoriali, senza che questi di solito entrino in speciali combinazioni
+di sentimenti parziali di secondo e di più alto ordine. Però per lo
+più nel prodotto risultante predomina un solo sentimento parziale, e questo
+avviene specialmente quando una sensazione locale molto forte è accompagnata
+da un sentimento di dolore. Però anche sensazioni più deboli possono
+colla loro preponderanza relativa determinare il tono sentimentale prevalente:
+e questo avviene con speciale frequenza per le sensazioni di olfatto e di
+gusto o per certe altre legate alla funzione regolare degli organi, ad es., per
+le sensazioni tattili interne accompagnanti i movimenti del camminare. Del
+resto spesso questa preponderanza relativa di una singola sensazione può
+essere così debole che il sentimento dominante non può essere scoperto che
+dall’attenzione sul proprio stato soggettivo. In questo caso la direzione dell’attenzione
+ha la facoltà di far prevalere un qualsiasi sentimento parziale.
+</p>
+</div>
+
+<p>
+5. Dal sentimento generale ha origine quella distinzione di
+sentimenti contrari di <i>piacere</i> e <i>dispiacere</i>, la quale da esso fu trasportata
+non solo ai singoli sentimenti semplici di cui si compone,
+ma a tutti i sentimenti. In quanto il sentimento generale è un
+<span class="pagenum" id="Page_132">[132]</span>
+sentimento totale, al quale corrisponde il benessere o malessere
+fisico del soggetto, le espressioni piacere e dispiacere sono infatti
+pienamente adatte a indicarci i contrari, tra i quali esso, indugiando
+non di rado per un tempo più o meno lungo in una zona
+di indifferenza, può oscillare. Così pure queste espressioni possono
+essere riferite ai singoli componenti in misura della loro partecipazione
+a quell’effetto complessivo. Ma non si è affatto autorizzati
+a usare queste designazioni per tutti gli altri sentimenti od a fare
+della loro applicabilità un criterio per il concetto del sentimento.
+Anche pel sentimento generale la contrapposizione di piacere e dispiacere
+può essere mantenuta solo nel senso, che queste parole
+rappresentino due classi, le quali racchiudano una quantità di sentimenti
+qualitativamente vari. Questa varietà già risulta dalla grandissima
+variazione nella composizione dei singoli sentimenti totali
+indicati col nome complessivo di sentimento generale (v. sopra
+pag. 67 e segg.).
+</p>
+
+<p>
+6. E appunto a causa di questa composizione si danno sentimenti
+generali, i quali non possono assolutamente essere designati
+come sentimenti di piacere, oppure di dispiacere, perchè essi constano
+di una serie di sentimenti di piacere e di dispiacere, nella
+quale, a seconda dei casi, può predominare ora l’uno ora l’altro.
+E poichè la particolarità di sentimenti di tal natura riposa sulla
+connessione di opposti sentimenti parziali, essi possono venir chiamati
+<i>sentimenti di contrasto</i>. Una forma semplice di un tal sentimento
+di contrasto fra i sentimenti generali è il <i>sentimento del solletico</i>
+il quale si compone di un sentimento di piacere, accompagnante
+deboli sensazioni tattili esterne e da sentimenti legati alle sensazioni
+muscolari, che sorgono dai moti convulsi riflessi, suscitati
+dagli stimoli tattili. In quanto questi moti convulsi riflessi si diffondono
+più o meno largamente, e spesso anche, irradiandosi nel
+diaframma, portano arresti di respiro, il sentimento risultante può
+straordinariamente variare nei singoli casi per intensità, ampiezza
+e composizione.
+</p>
+
+<p>
+7. I sentimenti composti che appartengono al dominio dei
+sensi dell’udito e della vista, solitamente sono indicati anche come
+<i>sentimenti estetici elementari</i>, espressione questa che in sè e per
+sè abbraccia tutti i sentimenti che sono legati a rappresentazioni
+composte, e però essi stessi sono composti. Alla classe di questi
+sentimenti, così chiamati in base al concetto di αἴσθησις nel più
+largo senso, appartengono più specialmente quelli che si presentano
+come elementi di azioni estetiche nello stretto senso della parola.
+<span class="pagenum" id="Page_133">[133]</span>
+Il concetto di elementare in questi sentimenti non si riferisce ai
+sentimenti stessi, i quali non sono assolutamente semplici, ma esso
+deve solo esprimere un contrapposto relativo ai sentimenti estetici
+di gran lunga più composti e di grado superiore.
+</p>
+
+<p>
+I sentimenti percettivi o sentimenti estetici elementari dei sensi
+dell’udito e della vista ci possono servire come modelli di tutti gli
+ulteriori sentimenti composti che sorgono nel corso dei processi intellettuali,
+cioè dei sentimenti logici, dei morali e degli estetici di più
+alta natura. Infatti nella loro generale struttura psicologica tali
+forme sentimentali più complesse corrispondono perfettamente ai più
+semplici sentimenti percettivi: solo che quelli si collegano ancora
+con sentimenti ed emozioni che sorgono dalla complessiva connessione
+dei processi psichici.
+</p>
+
+<p>
+Mentre i contrari, entro i quali si muovono i sentimenti generali,
+appartengono prevalentemente a quelle qualità dei sentimenti
+che noi indichiamo colle espressioni di piacere e dispiacere, pei sentimenti
+estetici elementari si possono usare i termini contrari di
+<i>gradevole</i> e <i>disgradevole</i>, i quali vanno nelle stesse direzioni sentimentali,
+ma più oggettivi nel loro significato, esprimono non il benessere
+o il malessere del soggetto, bensì il rapporto degli oggetti
+al soggetto percipiente. Qui, ancora più che per il piacere ed il dispiacere,
+è manifesto che questi contrari designano non singoli sentimenti,
+ma indicano solo le direzioni generali, secondo le quali si
+possono ordinare i sentimenti infinitamente vari per ogni singolo
+caso e particolari per ogni rappresentazione individuale. Inoltre
+nei singoli sentimenti sussistono ma in più mutevole maniera anche
+le altre direzioni del sentimento (pag. 66), i sentimenti di eccitamento
+e di calma, di tensione e di sollievo.
+</p>
+
+<p>
+8. Non tenendo conto delle direzioni principali or ricordate e
+che si adattano a tutte le singole forme, noi possiamo ordinare tutti
+i sentimenti percettivi secondo i rapporti degli elementi di rappresentazione,
+rapporti di massima importanza per le loro qualità, in
+due classi, che diremo dei sentimenti <i>intensivi</i> e degli <i>estensivi</i>. Fra
+i sentimenti <i>intensivi</i> comprendiamo quelli che nascono dai rapporti
+in cui stanno le proprietà qualitative degli elementi sensibili di una
+rappresentazione; fra gli <i>estensivi</i>, quelli che hanno origine dall’ordine
+spaziale e temporale degli elementi. Le espressioni “intensivo„
+e “estensivo„ devono pertanto qui essere riferite non
+alla natura del sentimento stesso, la quale in realtà è sempre intensiva,
+ma alle sue <i>condizioni di origine</i>.
+</p>
+
+<p>
+Quindi i sentimenti intensivi ed estensivi non sono solamente i
+<span class="pagenum" id="Page_134">[134]</span>
+fenomeni soggettivi che accompagnano le corrispondenti rappresentazioni,
+ma poichè ogni rappresentazione da un lato suole constare
+di elementi qualitativamente diversi, dall’altro viene a disporsi in
+un ordine estensivo qualsiasi d’impressioni, una medesima rappresentazione
+può essere contemporaneamente il sostrato di sentimenti
+intensivi ed estensivi. Così un oggetto che sia costituito di parti
+diversamente colorate, percepito colla vista, può suscitare un sentimento
+intensivo per il rapporto reciproco dei colori e uno estensivo
+per la sua forma. Una successione di suoni è legata a un sentimento
+intensivo che corrisponde al rapporto qualitativo dei suoni e ad uno
+estensivo che proviene dalla successione nel tempo ritmica o aritmica.
+Perciò sentimenti intensivi ed estensivi sono generalmente legati al
+tempo stesso tanto alle rappresentazioni dell’udito quanto a quelle
+della vista; naturalmente in certe condizioni una di queste forme
+può scomparire di fronte all’altra. Così, udendo per un momento un
+accordo, si percepisce solo un sentimento intensivo; all’opposto,
+udendo una serie ritmica di impressioni sonore indifferenti, appare
+in notevole grado solo un sentimento estensivo. Per l’analisi psicologica
+è senza dubbio opportuno il fissare le condizioni nelle quali
+una certa forma sentimentale può sorgere, essendo esclusa al massimo
+grado ogni altra.
+</p>
+
+<p>
+9. Fra i sentimenti intensivi che in tal guisa si possono osservare,
+quelli che sono collegati a <i>combinazioni di colori</i>, seguono
+questa regola: una combinazione di <i>due</i> colori col massimo della
+differenza qualitativa riesce anche gradevole al massimo grado. Ma
+ogni singola combinazione di colori ha insieme uno specifico carattere
+sentimentale, il quale si compone dei sentimenti parziali dei
+singoli colori e del sentimento totale, che sorge, come risultante da
+quelli. Inoltre anche qui, come già pei sentimenti semplici di colore,
+l’effetto è complicato da associazioni accidentali e dai sentimenti
+complessi che da queste provengono (v. pag. 61). Per le combinazioni
+di più di due colori non si sono fatte ancora sufficienti ricerche.
+</p>
+
+<p>
+I sentimenti delle <i>combinazioni di suoni</i> costituiscono una varietà
+straordinariamente ricca e precisamente quel dominio sentimentale,
+nel quale preferibilmente si esplica quella formazione, già
+sopra (pag. 130) esposta nello linee generali, di sentimenti parziali
+di diverso ordine coi loro intrecci varianti a seconda di condizioni
+speciali. L’esame dei singoli sentimenti, nascenti in tal guisa, è
+còmpito dell’estetica psicologica della musica.
+</p>
+
+<p>
+10. I sentimenti <i>estensivi</i> possono essere ancora distinti in spaziali
+e temporali, dei quali i primi, <i>i sentimenti di forma</i>, spettano
+<span class="pagenum" id="Page_135">[135]</span>
+prevalentemente alla vista; i secondi, <i>i sentimenti ritmici</i>, specialmente
+all’udito, ed ambedue poi, nell’ inizio dello sviluppo, al tatto.
+</p>
+
+<p>
+Il <i>sentimento ottico di forma</i> si manifesta innanzi tutto nel preferire
+forme regolari alle irregolari, e poi, quando sia dato di scegliere
+tra diverse forme regolari, nel preferire quelle organate secondo
+leggi <i>semplici</i>. Tra queste sono fra tutte preferite le due
+seguenti, quella della simmetria col rapporto 1:1 e quella, della
+sezione aurea col rapporto x + 1 : x = x : 1 (il tutto sta alla parte
+maggiore, come questa alla minore). Il fatto, che nella scelta tra
+queste due leggi la simmetria ha generalmente la preferenza nella
+divisione orizzontale delle forme, la sezione aurea nella verticale,
+è verosimilmente un portato delle associazioni, specialmente delle
+associazioni colle forme organiche, ad es., colle umane. La preferenza,
+che si dà alla regolarità e a certe leggi più semplici, non può
+essere interpretata altrimenti ohe ammettendo essere la misura di
+ogni singola dimensione collegata a una sensazione tattile interna
+dell’occhio e a un concomitante sentimento sensoriale, il quale come
+sentimento parziale entri nel tutto di un sentimento ottico di forma;
+in questo caso il sentimento totale dell’ordine regolare, il quale
+sorge alla visione dell’intera forma, è poi modificato dal rapporto
+reciproco, tanto delle diverse sensazioni, quanto dei sentimenti parziali.
+Associazioni e sentimenti a queste connessi possono anche qui
+aggiungersi come parti secondarie, ma pur sempre fondentisi col
+sentimento totale.
+</p>
+
+<p>
+Il <i>sentimento ritmico</i> è affatto dipendente dallo condizioni formulate
+nello studio delle rappresentazioni di tempo. I sentimenti
+parziali sono qui rappresentati da quei sentimenti di attesa o in
+tensione o soddisfatta, che nel loro regolare avvicendarsi costituiscono
+la rappresentazione ritmica di tempo. Il modo della connessione
+dei sentimenti parziali e specialmente la preponderanza di
+alcuni di essi nel sentimento totale formantesi, ancora in più alto
+grado che il momentaneo carattere di un sentimento intensivo, son
+dipendenti dal rapporto, nel quale i sentimenti immediatamente
+presenti si trovano di fronte ai precedenti. Questo si manifesta
+specialmente nella grande influenza, che ogni mutamento del ritmo
+esercita sul sentimento ritmico. E per essere così generalmente collegati
+a un certo periodo di tempo, i sentimenti ritmici rappresentano
+il punto di passaggio più prossimo alle emozioni. Se un’emozione
+può anche svilupparsi da ogni sentimento composto, la condizione
+però per il sorger di un sentimento non è per nessun altro sentimento
+così come per questo, anche una condizione necessaria per
+<span class="pagenum" id="Page_136">[136]</span>
+il sorgere di un certo grado di emozione, che in questo caso suole
+essere moderato solo dalla regolare serie dei sentimenti (v. § 13; 1, 7).
+</p>
+
+<p>
+11. A causa dell’immensa varietà dei sentimenti composti, che
+è collegata a una varietà egualmente grande di loro condizioni, non
+si può naturalmente pensare a una teoria psicologica, che tutti li abbracci,
+a una teoria di natura unitaria, quale ci fu possibile, ad es.,
+per le rappresentazioni di spazio e di tempo. Pure in essi si manifestano
+alcune proprietà comuni, per le quali essi si ordinano sotto
+certi generali punti di veduta psicologici. Sono precisamente <i>due</i>
+questi fattori, dei quali si compone ogni effetto sentimentale di tal
+natura: primo il rapporto dei sentimenti parziali fra loro e secondo
+la loro riunione in un unico sentimento totale. Il primo di questi
+fattori si esplica più fortemente nei sentimenti intensivi, il secondo
+nei sentimenti estensivi; di fatto però ambedue non solo sono sempre
+collegati, ma anche si determinano reciprocamente. Così una figura,
+la quale ci riesce ancora gradevole, può essere tanto più complessa,
+quanto più i rapporti delle sue parti si ordinano secondo certe regole;
+e questo vale anche per il ritmo. D’altro lato anche la riunione delle
+parti in un tutto favorisce la manifestazione delle singole parti costituenti
+il sentimento. In tutte queste relazioni le composizioni sentimentali
+mostrano la massima somiglianza colle composizioni intensive di
+rappresentazioni, mentre l’ordine esteso delle impressioni, specialmente
+quello spaziale, rende possibile molto prima una coesistenza
+relativamente indipendente di più rappresentazioni.
+</p>
+
+<p>
+12. Questa proprietà, della connessione stretta e intensiva di tutte
+le parti di un sentimento, anche per quei sentimenti, i cui fondamenti
+rappresentativi sono ordinati estensivamente, nello spazio o
+nel tempo, si connette con un principio, che è valido per tutti i
+sentimenti e anche per i moti d’animo, di cui abbiamo a parlare in
+seguito, e che noi vogliamo designare come <i>il principio dell’unità
+dello stato sentimentale</i>. Questo principio sta in ciò, che in un dato
+momento è possibile sempre <i>un solo</i> sentimento totale, oppure, con
+altra espressione, che tutti i sentimenti parziali presenti in un dato
+momento si riuniscono finalmente sempre in un unico sentimento
+totale. Questo principio dell’unità dello stato sentimentale sta però
+evidentemente in connessione col rapporto generale tra rappresentazione
+e sentimento, per il quale nella rappresentazione trova la
+sua espressione un contenuto immediato della esperienza, secondo le
+qualità ad esso attribuite senza riguardo al soggetto, nel sentimento
+invece si esplica il rapporto che sempre un tale contenuto dell’esperienza
+ha nel tempo stesso col soggetto.
+</p>
+
+<div class="chapter"></div>
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_137">[137]</span>
+</p>
+
+<h3><a id="cap13"></a>
+§ 13. — Le emozioni.
+</h3>
+
+<p>
+1. Il sentimento è, in conformità al carattere generale del processo
+psichico, uno stato non durevole. Nell’analisi psicologica di
+un sentimento composto noi dobbiamo sempre pensare fissato un
+momentaneo stato d’animo. E poichè questo tanto più facilmente
+si raggiunge, quanto più decorrono graduali e continui i processi
+psichici, si è accolta la denominazione di <i>sentimenti</i> principalmente
+per processi svolgentisi con relativa lentezza, come pure per quelli
+che, quali ad es., i sentimenti ritmici, nel loro regolare decorso nel
+tempo, non sorpassano mai una certa misura media dell’intensità.
+Quando invece una serie di sentimenti svolgentesi nel tempo si riunisce
+in un decorso connesso, il quale di fronte ai processi antecedenti
+e seguenti si specifica come un tutto unito, avente in generale
+sul soggetto un’azione più intensa che un sentimento singolo,
+allora noi chiamiamo tale decorso di sentimenti un’<i>emozione</i>.
+</p>
+
+<p>
+Questa espressione già di per sè indica che non si è in presenza
+di specifici contenuti soggettivi dell’esperienza, i quali distinguono
+l’emozione dal sentimento, ma piuttosto di nuovi effetti prodotti
+dall’emozione in seguito alla speciale composizione di certi contenuti
+sentimentali. Quindi anche tra sentimento ed emozione non si deve
+tracciare alcun deciso confine. Ogni sentimento più intensivo passa
+in un’emozione e può da questa sciogliersi solo mediante un’astrazione
+più o meno volontaria. Ma in quei sentimenti, che sin dall’inizio
+sono legati a un determinato decorso nel tempo, nei sentimenti <i>ritmici</i>, una siffatta astrazione è propriamente impossibile. Il sentimento
+ritmico per vero si distingue ancora tutt’al più per la minore intensità
+di quell’effetto complessivo sul soggetto, al quale l’“emozione„
+deve il suo nome<a class="tag" id="tag21" href="#note21">[21]</a>. Però anche questa differenza è fluttuante, e tosto
+che i sentimenti prodotti da impressioni ritmiche si sono fatti più
+vivaci, come suole specialmente avvenire, quando il ritmo si collega
+con un contenuto sensibile, suscitante fortemente il sentimento, i
+sentimenti ritmici diventano realmente emozioni. Perciò i sentimenti
+ritmici, così nella musica come nella poesia, costituiscono
+un importante sussidio per rappresentare emozioni e per suscitarle
+nello ascoltatore.
+</p>
+
+<p>
+2. La lingua ha indicato le diverse emozioni con nomi, che
+proprio come le designazioni dei sentimenti, non indicano processi
+<span class="pagenum" id="Page_138">[138]</span>
+individuali, ma classi, in ciascuna delle quali si può comprendere
+una quantità di singole emozioni secondo certi caratteri comuni.
+Emozioni, come la gioia, la speranza, la cura, il cordoglio, l’ira, ecc.,
+non soltanto sono in ogni singolo caso, nel quale si presentino,
+accompagnate da speciali contenuti rappresentativi, ma anche
+i loro contenuti sentimentali e persino il loro modo di decorso
+possono volta a volta variamente mutare. Quanto più un processo
+psichico è composto, si presenta di natura tanto più particolare
+nel singolo caso, e però un’emozione individuale si ripete in forma
+identica ancor più difficilmente che un sentimento individuale. Le
+designazioni generali delle emozioni hanno quindi tutt’al più questo
+significato: di abbracciare certe <i>forme tipiche di decorso aventi affini
+contenuti sentimentali</i>.
+</p>
+
+<p>
+3. Non ogni connesso decorso di sentimenti è detto emozione
+e può, come tale, essere assunto sotto una di quelle forme tipiche,
+fissate dalla lingua. Anche l’emozione possiede piuttosto il carattere
+di un tutto unico, che si differenzia dal sentimento composto
+per due particolarità: presenta un determinato decorso nel tempo
+ed ha un più intenso e successivo effetto sulla connessione dei
+processi psichici. La prima di queste particolarità ha la sua ragione
+in ciò, che l’emozione di fronte al singolo sentimento è
+un processo di un grado più elevato, perchè sempre in sè racchiude
+una successione di più sentimenti; la seconda è strettamente
+collegata alla prima, e si fonda sull’aumento di effetto, che un sommarsi
+dei sentimenti porta sempre con sè.
+</p>
+
+<p>
+Per questi caratteri l’emozione presenta, malgrado la varietà
+delle sue forme, una certa regolarità di decorso. Essa comincia
+sempre con un <i>sentimento iniziale</i> più o meno intenso, il quale colla
+sua qualità e direzione dinota anche la natura dell’emozione e ha
+la sua origine o in una rappresentazione suscitata da uno stimolo
+esterno (eccitamento emotivo esterno), o in un processo psichico,
+proveniente da condizioni associative o appercettive (eccitamento
+emotivo interno). Poi segue un <i>decorso rappresentativo</i>, accompagnato
+da sentimenti corrispondenti, il quale e per la qualità dei sentimenti
+e per la rapidità del processo offre nelle singole emozioni
+differenze caratteristiche. Infine l’emozione si chiude con un <i>sentimento
+finale</i>, che rimane dopo il passaggio di quel decorso in uno
+stato d’animo più calmo, e in questo sentimento finale l’emozione
+declina, a meno che essa passi nel sentimento iniziale di un nuovo
+stato emotivo. E questo avviene specialmente nelle emozioni, che
+presentano un tipo di decorso intermittente (v. sotto 13).
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_139">[139]</span>
+4. L’accrescimento degli effetti, che si osserva nel decorso
+dell’emozione, si riferisce non solo al contenuto psichico dei sentimenti,
+che la compongono, ma anche ai fenomeni <i>fisici</i>, che l’accompagnano.
+Nei sentimenti isolati questi fenomeni si limitano alle
+assai piccole alterazioni dell’innervazione del cuore e del respiro,
+le quali si possono dimostrare solo mediante esatti metodi grafici
+(pag. 70). Ma nell’emozione ciò avviene in modo essenzialmente
+diverso. Qui non solo pel sommarsi e l’avvicendarsi dei
+successivi stimoli sentimentali aumentano gli effetti sul cuore, sui
+vasi sanguigni e sulla respirazione, ma all’influenza emotiva sono
+tratti a partecipare in modo visibile <i>gli organi esterni di movimento</i>,
+poichè entrano in campo dapprima i movimenti dei muscoli della
+bocca (movimenti mimici), poi quelli delle braccia e di tutto il
+corpo (movimenti pantomimici), e a questi nelle emozioni più forti
+possono anche aggiungersi diffuse alterazioni d’innervazione, come
+tremito muscolare, convulsivi scuotimenti del diaframma, e dei muscoli
+del viso, abbassamento della tonicità muscolare, quasi fosse
+prodotto da paralisi.
+</p>
+
+<p>
+A causa del loro valore sintomatico per le emozioni, tutti questi
+movimenti sono designati come <i>movimenti espressivi</i>. Di solito essi
+sorgono affatto involontariamente, o come effetti di natura riflessa
+delle eccitazioni emotive, o nella forma di azioni impulsive balzanti
+dalle parti sentimentali dell’emozione. Ma essi poi anche
+per volontario aumento o diminuzione o anche per intenzionata
+produzione dei movimenti possono venir variati nelle più
+diverse maniere, così che nei movimenti espressivi può entrare in
+azione tutta la scala delle reazioni esterne di moto, della quale parleremo
+trattando delle azioni esterne del volere (§ 14). Ma poichè queste
+diverse forme di movimento possono nel carattere esteriore perfettamente
+eguagliarsi e inoltre secondo la loro natura psichica
+possono spesso senza decisi limiti passare le une nelle altre, all’osservatore
+oggettivo è di solito impossibile il distinguerle.
+</p>
+
+<p>
+5. Rispetto al loro carattere sintomatico i movimenti espressivi
+delle emozioni possono essere distinti in <i>tre</i> classi: 1) <i>Sintomi puramente
+intensivi</i>: essi sono le forme espressive di emozioni piuttosto
+forti, e consistono pei gradi mediocri in movimenti esagerati,
+per emozioni molto violente in subitaneo arresto o paralizzazione del
+movimento; 2) <i>Qualitative estrinsecazioni sentimentali</i>: esse consistono
+in movimenti mimici, fra i quali occupano il primo posto i movimenti
+dei muscoli della bocca, simili ai riflessi, che tengono dietro
+ad impressioni saporifiche di dolce, acido e amaro. L’espressione
+<span class="pagenum" id="Page_140">[140]</span>
+del sapore dolce corrisponde alle emozioni di piacere, quella dell’amaro
+e dell’acido alle emozioni di dispiacere, mentre le particolari
+modificazioni del sentimento, come la eccitazione e la depressione,
+la tensione e il sollievo sono espresse dalla tensione dei muscoli
+della bocca. 3) <i>Estrinsecazioni rappresentative</i>: generalmente consistono
+in movimenti <i>pantomimici</i>, coi quali o si indicano gli oggetti
+dell’emozione (gesti indicanti), o si designano gli oggetti ed i
+processi ad essi legati, dalla forma del movimento (gesti descriventi).
+Manifestamente queste tre forme d’espressione corrispondono
+esattamente agli elementi psichici dell’emozione e alle loro proprietà
+fondamentali: la prima all’intensità, la seconda alla qualità
+dei sentimenti, e la terza al contenuto rappresentativo. Conseguentemente
+anche un solo concreto movimento espressivo può in sè
+riunire tutte tre le forme espressive. La terza forma, quella delle
+estrinsecazioni rappresentative, a causa delle sue relazioni genetiche
+col <i>linguaggio</i>, è di una speciale importanza psicologica (vedi
+§ 21, 3).
+</p>
+
+<p>
+6. I fenomeni concomitanti alle emozioni nel dominio dei movimenti
+di <i>polso</i> e di <i>respirazione</i> possono essere di triplice natura.
+Essi possono consistere: 1) nell’immediato effetto dei sentimenti,
+dei quali si compongono le emozioni, così, ad es., in un allungamento
+delle onde del polso e del respiro, se i sentimenti sono di
+piacere; in un raccorciamento, se sono sentimenti spiacevoli (cfr.
+pag. 70). Però questo si nota solo nelle emozioni relativamente
+calme, nelle quali i singoli sentimenti hanno tempo sufficiente
+a svolgersi. Ma quando vien meno questa condizione, allora appaiono
+fenomeni, che dipendono non solo dalla qualità dei sentimenti,
+ma insieme e il più delle volte prevalentemente dall’intensità
+degli effetti di innervazione prodotti dal sommarsi dei sentimenti.
+Tali effetti possono poi consistere: 2) in <i>rinforzata</i> innervazione, la
+quale sorge, per una non troppo rapida successione di sentimenti, in
+seguito ad un <i>aumento</i> dell’eccitazione prodotto in questo caso dal
+sommarsi dei sentimenti; poichè nel cuore l’aumento d’eccitazione
+colpisce soprattutto i nervi d’arresto, essa si manifesta in pulsazioni
+fatte più lente e più forti, alle quali per lo più si accompagna
+un aumento d’innervazione nei muscoli mimici e pantomimici: <i>emozioni
+steniche</i>. Se il decorso dei sentimenti o è molto tumultuario,
+o dura un tempo insolitamente lungo, in eguale direzione l’effetto
+dell’emozione è: 3) una <i>paralizzazione</i> più o meno diffusa dell’innervazione
+del cuore e del tono dei muscoli esterni, collegata in certi
+casi con speciali perturbazioni d’innervazione di singoli gruppi muscolari,
+<span class="pagenum" id="Page_141">[141]</span>
+principalmente del diaframma e dei muscoli del viso che
+con quello sono sinergici. Il primo sintomo della paralizzazione dei
+nervi regolatori del cuore è una grande accelerazione di pulsazioni
+con accelerazione corrispondente di respiro, mentre contemporaneamente
+i movimenti del polso e del respiro diventano più deboli e
+il tono dei muscoli esterni decresce sino a un rilassamento quasi
+paralitico: <i>emozioni asteniche</i>. Un’ultima differenza, che però non può
+dare luogo a una specie indipendente di effetti fisici delle emozioni,
+perchè si tratta solo di modificazioni dei fenomeni caratterizzanti
+le emozioni steniche e asteniche, si fonda finalmente: 4) sulla maggiore
+o minore <i>rapidità</i> colla quale avviene l’aumento o l’inibizione
+dell’innervazione: <i>emozioni rapide e lente</i>.
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+6<i>a</i>. La vecchia psicologia, conseguente alla sua tendenza generale di
+dare un’interpretazione intellettualistica ai processi psichici, era solita presentare
+delle riflessioni logiche sulle emozioni come una teoria o quanto meno
+come una esposizione delle emozioni. Il più bell’esempio di questa maniera è
+la dottrina che dell’emozioni ci dà lo Spinoza. In questa dottrina le trattazioni
+psicologiche subivano per lo più l’influenza dei punti di veduta <i>etici</i>
+più di quello che fosse desiderabile nel puro interesse della psicologia. Su
+ciò si fondava specialmente anche quella distinzione fra emozione e <i>passione</i>
+che nella vecchia psicologia aveva una parte essenziale, intendendosi per
+la seconda il predominio sul volere di determinati impulsi avente la sua
+origine in durevoli sentimenti ed in emozioni. Kant mutò il valore di
+questo concetto ponendo la proprietà dell’emozione nel subitaneo sorgere
+e quella della passione nella direzione del sentimento fatta abitudine.
+Tutte queste distinzioni sono in parte di un’importanza puramente pratica e
+rientrano senz’altro nel dominio dello studio del carattere e dell’etica, e in
+parte si riferiscono a proprietà che spettano agl’indizi dell’intensità e del
+decorso dell’emozioni (12 segg). Psicologicamente considerate, le passioni non
+costituiscono affatto un dominio di processi psichici, che in qualche modo si
+debba separare dalle emozioni. Di fronte a questa trattazione della vecchia
+psicologia basantesi soprattutto su motivi di psicologia pratica, nei tempi recenti
+i movimenti espressivi hanno specialmente richiamato l’attenzione cioè
+gli speciali fenomeni concomitanti alle emozioni che avvengono nel polso, nella
+respirazione e nella innervazione dei vasi sanguigni. Ma a questi fenomeni
+che presi nel loro esatto significato sono certamente importanti, si assegnò
+un valore completamente falso, perchè furono considerati come sussidi coi
+quali si possa ricercare la natura psicologica delle emozioni. In base a questa
+opinione sorse una classificazione delle emozioni fondata esclusivamente sugli
+indizi fisici, classificazione che doveva convalidare la teoria che le emozioni
+siano semplici effetti dei moti espressivi e però, ad es., la tristezza consti
+solo delle sensazioni che accompagnano i movimenti mimici del pianto,
+<span class="pagenum" id="Page_142">[142]</span>
+e così via. In maniera alquanto più temperata si è cercato di dare ai movimenti
+espressivi il loro vero valore per le emozioni, considerando la loro presenza
+come l’indizio generale per la distinzione delle emozioni dai sentimenti. Ma
+anche questo è tanto meno giustificato, in quanto che simili fenomeni fisici
+d’espressione già appaiono nei sentimenti, e il fatto, che questi sintomi siano
+più o meno chiaramente visibili, non può certo costituire un contrassegno.
+L’essenziale differenza dell’emozione dal sentimento è piuttosto <i>psicologica</i> in
+quanto quello rappresenta un decorso di sentimenti costituenti un tutto
+unito. I movimenti espressivi sono solo le conseguenze dell’accrescimento che
+le parti antecedenti di un tale decorso esercitano dal lato fisico sulle seguenti.
+Da ciò deriva che anche gli indizi sui quali si deve esclusivamente basare
+la classificazione delle emozioni devono essere <i>psicologici</i> (v. sotto 9).
+</p>
+</div>
+
+<p>
+7. Per quanto i concomitanti fenomeni fisici siano parte importante
+delle emozioni, pur essi non stanno in relazione costante
+colla <i>qualità psicologica</i> di quelle. Questo vale specialmente pel polso
+e pel respiro, ma anche per le espressioni pantomimiche di forti
+emozioni. Emozioni che hanno un contenuto sentimentale molto
+diverso, anzi opposto, possono talvolta appartenere alla medesima
+classe per ciò che riguarda questi concomitanti fenomeni fisici. Così
+possono, ad es., gioia ed ira essere egualmente emozioni steniche.
+Una gioia accompagnata da sorpresa può però anche dare l’imagine
+fisica di un’emozione astenica. Infatti, negli effetti generali d’innervazione
+che dànno luogo a quella distinzione di emozioni steniche
+e asteniche, rapide e lente, si specchiano non i contenuti
+sentimentali, ma solo le proprietà formali dell’intensità e della velocità
+nel decorso dei sentimenti. Questo appare chiaramente anche
+da ciò, che differenze dell’innervazione involontaria analoghe a quelle
+che accompagnano emozioni diverse, possono essere suscitate da
+una semplice successione di impressioni indifferenti, ad es., dalle
+battute di un metronomo. Specialmente si osserva che la <i>respirazione</i>
+ha la tendenza di adattarsi alla maggiore o minore rapidità
+delle battute del metronomo; coll’aumento di questa rapidità i movimenti
+della respirazione diventano più frequenti e per solito anche
+certe fasi di respiro coincidono con certe battute. Donde appare
+chiaramente che anche all’udire un tale ritmo indifferente non restiamo
+del tutto liberi d’emozioni; colla crescente rapidità delle
+battute abbiamo dapprima l’impressione di un’emozione calma, poi
+di una stenica, e infine per una successione rapidissima, di una
+astenica. Però le emozioni in questa ricerca hanno certamente un
+puro carattere formale: esse dal lato del contenuto mostrano una
+<span class="pagenum" id="Page_143">[143]</span>
+grande indeterminatezza, che scompare solo quando ci pensiamo
+investiti di un’emozione concreta avente eguali proprietà formali.
+Questo avviene in realtà molto facilmente e su ciò si fonda la grande
+attitudine delle impressioni ritmiche, così a descrivere come a
+produrre emozioni. Per produrre un’emozione completa in tutte le sue
+parti, v’è bisogno ancora solo di un accenno al qualitativo contenuto
+sentimentale, quale è possibile alla musica mediante il contenuto
+sonoro delle imagini musicali.
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+7<i>a.</i> Da questo rapporto degli effetti fisici delle emozioni al contenuto
+psichico delle emozioni stesse deriva anche che i primi non mai possono sostituire
+l’immediata osservazione psicologica delle emozioni. Essi sono in
+generale sussidi sintomatici che si prestano a più interpretazioni; se legati
+all’autoosservazione condotta sperimentalmente essi hanno un grande valore
+ma per sè soli nessuno. Una volta che sono state compiute le osservazioni
+sperimentali essi giovano specialmente come mezzi di controllo. Per le emozioni
+infatti vale in modo del tutto particolare, la circostanza che quell’osservazione
+dei processi psichici, i quali si presentano per sè stessi nel naturale
+decorso della vita, rimane assolutamente insufficiente. In primo luogo il caso
+non offre al psicologo le emozioni in quel momento, nel quale egli le potrebbe
+scientificamente analizzare; in secondo luogo, specialmente quando si
+tratta di emozioni più forti fondate su cause reali, noi ci troviamo nelle
+condizioni meno opportune per poterci esattamente osservare. Molto meglio
+si raggiunge lo scopo, se <i>volontariamente</i> ci poniamo in un certo stato emotivo.
+Ma non essendo possibile valutare fin dove l’emozione, in tal guisa soggettivamente
+prodotta, concordi per intensità e maniera di decorso con
+altra emozione di eguale specie prodotta da cause oggettive, allora la contemporanea
+mancanza degli effetti fisici, specialmente di quelli ohe più
+sfuggono all’influsso della volontà, il polso e il respiro, serve come controllo,
+imperocchè per eguale qualità psicologica delle emozioni noi possiamo a diritto
+concludere da corrispondenti effetti fisici a una concordanza delle
+loro proprietà formali.
+</p>
+</div>
+
+<p>
+8. Così nel sorgere naturale come nella produzione artificiale
+delle emozioni, i concomitanti fenomeni fisici indipendentemente
+dal loro valore sintomatico, possiedono ancora l’importante proprietà
+psicologica di <i>fare più intensa l’emozione</i>. Essa si fonda su ciò, che
+l’innervazione eccitante o inibente di determinati domini muscolari
+è accompagnata da sensazioni tattili interne, alle quali sono associati
+<i>sentimenti sensoriali</i>, e questi si collegano al rimanente contenuto
+sentimentale delle emozioni, e però queste aumentano d’intensità.
+Tali sentimenti provengono dal movimento del cuore, dalla respirazione
+<span class="pagenum" id="Page_144">[144]</span>
+e dall’innervazione dei vasi sanguigni soltanto nel caso di
+forti emozioni, dove essi possono diventare sempre più intensi;
+invece nelle emozioni moderate gli stati dell’accresciuta o diminuita
+tensione muscolare influiscono già sullo stato sentimentale, quindi
+anche sull’emozione.
+</p>
+
+<p>
+9. Per il grande numero dei fattori che si devono prendere in
+esame nello studio delle emozioni, un’analisi psicologica delle singole
+forme di esse è impossibile, tanto più che ciascuno dei molti nomi
+di distinzione indica anche qui solo una <i>classe</i>, nella quale è una
+quantità di forme speciali e in queste ancora innumerevoli casi
+individuali di una varietà infinita. E però qui è solo possibile dare
+uno sguardo alle principali <i>forme fondamentali delle emozioni</i>. I
+punti di vista dai quali si deve dare questo sguardo generale devono
+manifestamente essere <i>psicologici</i>, cioè tali che siano desunti
+dall’immediata proprietà delle emozioni stesse, perchè i fenomeni
+<i>fisici</i> concomitanti hanno dappertutto solo un valore di sintomi e
+inoltre, come già si è notato, si prestano spesso a più di un’interpretazione.
+</p>
+
+<p>
+Di tali punti di vista psicologici <i>tre</i> possono, in generale,
+essere posti a base della distinzione delle emozioni: 1º la <i>qualità</i> dei
+sentimenti che entrano a costituire le emozioni; 2º l’<i>intensità</i> di
+questi sentimenti; 3º la <i>forma del decorso</i>, che è determinata dalla
+maniera e dalla rapidità della variazione dei sentimenti.
+</p>
+
+<p>
+10. In base alla <i>qualità dei sentimenti</i> si possono stabilire tosto
+alcune forme fondamentali di emozioni che corrispondono alle direzioni
+fondamentali dei sentimenti già antecedentemente distinte
+(pag. 66). Quindi sarebbero a distinguersi emozioni piacevoli e spiacevoli,
+eccitanti e deprimenti, di tensione e di sollievo. Ma conviene
+notare che le emozioni, a causa della loro costituzione più complessa,
+ancora più che i sentimenti sono generalmente di forma <i>mista</i>. Pertanto,
+in generale, solo <i>una</i> di quelle direzioni del sentimento può
+indicarsi come <i>primaria</i> per una certa emozione; tutti gli altri elementi
+sentimentali, che appartengono alle altre direzioni, si annettono
+poi a questa come parti <i>secondarie</i>. E questo carattere
+secondario si dimostra di solito anche in ciò che, a seconda di
+condizioni diverse, possono sorgere divergenti forme subordinate
+dell’ emozione primaria. Ad es., la gioia pel suo carattere fondamentale
+è un’emozione di piacere; essa poi nel suo decorso, per
+l’aumento dei sentimenti, diventa per lo più anche un’emozione eccitante,
+ma quando l’intensità dei sentimenti sorpassa la misura,
+essa diventa deprimente. La pena è un’emozione spiacevole, di natura
+<span class="pagenum" id="Page_145">[145]</span>
+per lo più deprimente; con una maggiore intensità dei sentimenti
+può anche essere eccitante, per poi ad un’intensità massima
+passar di nuovo in una pronunciata depressione. Ancor più decisamente
+l’ira nel suo carattere predominante è un’emozione spiacevole
+d’eccitamento, ma ad una maggiore intensità dei sentimenti,
+passando nella furia, può essa pure diventare deprimente. Mentre
+la natura eccitante o deprimente ci appare solo come forma secondaria
+delle emozioni di piacere e dispiacere, vediamo talvolta i
+sentimenti di tensione o di sollievo essere parte fondamentale o
+almeno primaria delle emozioni. Così nell’emozione dell’attesa il
+sentimento di tensione speciale di questo stato è il primario;
+trasformandosi in emozione si aggiungono facilmente sentimenti
+spiacevoli di natura, a seconda delle circostanze, deprimente od
+eccitante. Nelle impressioni o nei movimenti ritmici dall’avvicendarsi
+dei sentimenti di tensione o di sollievo nascono infine emozioni
+di piacere, le quali poi, a seconda della natura del ritmo, sono
+eccitanti o deprimenti, e in questo ultimo caso però si mescolano
+con sentimenti spiacevoli, oppure, specialmente per la cooperazione
+di altri elementi sentimentali (ad es., di sentimenti di suono e di armonia),
+possono del tutto trasformarsi in sentimenti di dispiacere.
+</p>
+
+<p>
+11. Nelle designazioni create dal linguaggio per le emozioni
+è stato sopratutto considerato questo lato <i>qualitativo</i> dei sentimenti
+e in questo ancora il carattere di piacere e dispiacere dei sentimenti,
+onde le emozioni sono composte. E però i concetti fissati dal linguaggio
+possono essere ordinati in <i>tre</i> classi: 1º designazioni di emozioni
+<i>soggettive</i>, distinguibili principalmente in base allo stato d’animo,
+come gioia e pena, e come sottospecie della pena, sulle quali pur
+esercitano un’influenza, come concomitanti, le altre direzioni dei sentimenti,
+ora la deprimente, ora quella di tensione o di sollievo: mestizia,
+cordoglio, affanno e terrore; 2º designazioni di emozioni
+<i>oggettive</i> riferentisi a un oggetto esterno, come contentezza e scontentezza,
+e come sottospecie di quest’ultima, che riuniscono in sè, come
+sopra, diverse direzioni: fastidio, svogliatezza, ira, furia; 3º designazioni
+di emozioni <i>oggettive</i>, che si riferiscono ad avvenimenti esterni, i
+quali si aspettano nel <i>futuro</i>, come speranza e timore, e come modificazioni
+di quest’ultima, angoscia e cura. Esse sono composizioni
+di emozioni di tensione con sentimenti di piacere e dispiacere, e
+in mutabile guisa anche con una direzione sentimentale eccitante
+o deprimente.
+</p>
+
+<p>
+Come si vede il linguaggio ha foggiato per le emozioni di dispiacere
+una varietà di nomi di gran lunga maggiore che per quelle
+<span class="pagenum" id="Page_146">[146]</span>
+di piacere. Infatti l’osservazione rende probabile, che le emozioni di
+dispiacere presentino una maggiore differenza nelle forme tipiche
+di decorso e che però la loro varietà sia veramente maggiore.
+</p>
+
+<p>
+12. In base all’<i>intensità</i> dei sentimenti, noi possiamo distinguere
+le emozioni in <i>forti</i> e <i>deboli</i>. Questi concetti, desunti dalle proprietà
+psichiche dei sentimenti, non si identificano con quelli delle
+emozioni steniche ed asteniche fondate sui concomitanti fenomeni
+fisici, ma il rapporto di quelle categorie psicologiche a queste psicofisiche
+è da un lato dipendente dalla qualità, dall’altro dal grado
+d’intensità dei sentimenti. Quindi le emozioni di piaceri deboli o
+mediocremente forti sono steniche, quelle invece di dispiacere diventano,
+se durano abbastanza a lungo, asteniche, anche quando
+sono di debole intensità, come cordoglio e cura. Infine le più forti
+emozioni, come terrore, angoscia, furia e anche una smodata allegrezza,
+sono sempre asteniche. E perciò la distinzione dell’intensità
+psichica delle emozioni è d’importanza secondaria, tanto più che
+emozioni per altra parte affini non solo possono presentarsi con
+diversa intensità, ma possono anche variare d’intensità in un medesimo
+decorso. Ma essendo questo variare delle emozioni, a causa
+del suesposto principio (pag. 143) del rinforzamento dell’emozione,
+determinato per una parte essenziale dai sentimenti sensoriali
+che sorgono in seguito ai concomitanti fenomeni fisici, si fa manifesto
+che in questo caso la contrapposizione, in origine fisiologica,
+di stenico e astenico esercita spesso anche sulla natura psicologica
+dell’emozione una più decisiva influenza che la primaria intensità
+psichica dell’emozione stessa.
+</p>
+
+<p>
+13. Più importante è il <i>terzo</i> carattere per cui si differenziano
+le emozioni, la <i>forma del decorso</i>: secondo questa noi possiamo
+distinguere: 1) emozioni <i>irrompenti, improvvise</i>, come sorpresa, sbalordimento,
+delusione, terrore, furia; esse molto rapidamente s’innalzano
+a un massimo, poi a poco a poco decrescono e ripassano
+nello stato di calma; 2) emozioni <i>gradatamente crescenti</i>, come cura,
+dubbio, cordoglio, tristezza, attesa, e in molti casi anche gioia, ira,
+angoscia; esse aumentano a poco a poco al loro massimo e di nuovo
+egualmente a poco a poco declinano. Una modificazione delle emozioni
+gradatamente crescenti costituisce infine: 3) le emozioni <i>intermittenti</i>,
+nelle quali più fasi crescenti e decrescenti si seguono le une alle altre.
+A queste appartengono le emozioni di maggiore durata. Così sorgono
+specialmente, a guisa di parossismi, gioia, ira, tristezza, ma anche le
+altre diversissime emozioni crescenti gradatamente, e in tali casi
+è spesso possibile distinguere anche uno stadio d’intensità crescente
+<span class="pagenum" id="Page_147">[147]</span>
+e uno d’intensità decrescente degli accessi emotivi. Invece le emozioni
+irrompenti d’un tratto presentano raramente il decorso intermittente.
+Questo avviene forse solo quando l’emozione può svolgersi
+anche come una di quelle crescenti a poco a poco. Tali emozioni
+di una forma di decorso molto vario sono, ad es., gioia ed ira.
+Esse possono talora d’un tratto irrompere, e allora per lo più
+l’ira diventa tosto furore; ma esse possono anche crescere o decrescere
+a poco a poco, e allora per lo più seguono anche il tipo
+intermittente. Riguardo ai concomitanti fenomeni psicofisici l’emozioni
+irrompenti d’un tratto sono di solito asteniche, quelle sorgenti
+a poco a poco possono essere ora steniche ed ora asteniche.
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+13<i>a</i>. La forma di decorso, per quanto possa essere nei singoli casi
+caratteristica, non è un criterio fisso per la classificazione psicologica delle
+emozioni, come non lo è neppure l’intensità dei sentimenti. Piuttosto questa
+classificazione può evidentemente soltanto essere fondata sulla <i>qualità</i> del contenuto
+sentimentale, mentre intensità e forma di decorso possono servir di
+norme per le suddivisioni. Dato il modo in cui queste condizioni si connettono
+in parte fra loro, in parte coi concomitanti fenomeni fisici, e mediante questi
+di nuovo anche con secondari sentimenti sensoriali, le emozioni si mostrano
+come processi psichici al massimo grado composti, i quali perciò variano
+straordinariamente nel caso singolo. Una classificazione in qualche modo
+esauriente, dovrebbe suddividere emozioni così multiformi come gioia, ira,
+timore e cura, nelle loro forme secondarie, in parte secondo i loro diversi
+tipi di decorso, in parte secondo l’intensità dei sentimenti che le
+compongono, in parte finalmente secondo la forma, dipendente da questi due
+fattori, dei loro concomitanti fenomeni fisici. Si potrebbe in tal modo distinguere,
+ad es., per l’ira una forma sentimentale debole, una forte e una alternantesi;
+una forma di decorso subitanea, una a poco a poco sorgente, e una
+intermittente; infine una forma di estrinsecazione stenica, una astenica e
+una mista. Ma per la spiegazione psicologica di tali fatti, più che di queste
+divisioni, importa il rendersi conto in ciascun caso della connessione causale
+delle singole forme di fenomeni. Per questo riguardo si deve per ogni emozione
+partire da <i>due</i> fattori: 1) dalla qualità e intensità dei sentimenti che
+la compongono e 2) dalla rapidità del succedersi di questi sentimenti.
+Dal primo di questi fattori risulta il carattere generale dell’emozione, dal secondo
+in parte la sua intensità, ma specialmente la forma del decorso; da
+ambedue poi dipendono i concomitanti fenomeni fisici e, a causa dei sentimenti
+sensoriali a quelli connessi, anche i rinforzamenti psicofisici dell’emozione
+(pag. 143). Appunto a causa di questi ultimi, i fenomeni fisici concomitanti
+si possono per solito designare come <i>psicofisici</i>. Ma le espressioni
+“psicologico„ e “psicofisico„ qui, riferendosi solo alla sintomatologia
+delle emozioni, non rappresentano alcuna contrapposizione assoluta. Piuttosto
+<span class="pagenum" id="Page_148">[148]</span>
+noi intendiamo per fenomeni psicologici dell’emozione quelli che non si spiegano
+mediante sintomi fisici immediatamente percettibili, siano pure tali che
+si possano dimostrare col mezzo di esatti strumenti (ad es. nella forma delle
+alterazioni di polso e di respiro); fenomeni psicofisici diciamo invece quelli
+che senz’altro si dànno a riconoscere come bilaterali.
+</p>
+</div>
+
+<div class="chapter"></div>
+<h3><a id="cap14"></a>
+§ 14. — I processi di volere.
+</h3>
+
+<p>
+1. Poichè ogni emozione presenta una forma di decorso sentimentale
+in sè connessa di natura unitaria, l’<i>esito</i> dell’emozione
+può essere doppio: o esso dà luogo al solito decorso sentimentale,
+variante e relativamente libero da emozioni; tali moti d’animo,
+che si svolgono senza un risultato finale, costituiscono le emozioni
+propriamente dette, come esse sono state fissate in base alle indagini
+del § 13; o il processo passa in un’<i>improvvisa</i> mutazione del
+contenuto rappresentativo e sentimentale, la quale istantaneamente
+pone fine all’emozione. Diciamo <i>atti di volere</i> queste mutazioni
+dello stato rappresentativo e sentimentale, che, pur preparate da
+un’emozione, a questa improvvisamente dànno fine. L’emozione
+stessa unitamente a questo effetto ultimo da essa proveniente, è un
+<i>processo di volere</i>.
+</p>
+
+<p>
+Il processo volitivo si riattacca, come processo di più alto
+grado, all’emozione, alla stessa guisa che questa al sentimento;
+ma di questo processo l’atto volitivo designa solo una determinata
+parte, che è senza dubbio caratteristica per la distinzione dalla
+emozione. Lo svolgimento dei processi volitivi dalle emozioni è preparato
+da quelle emozioni, nelle quali sorgono esteriori movimenti
+pantomimici (pag. 140); questi generalmente appartengono allo
+stadio finale del processo e per lo più affrettano lo scioglimento
+della emozione; così in modo speciale nell’ira, ma anche nella gioia
+e nel cordoglio, ecc. Mancano però ancora le variazioni nel decorso
+rappresentativo, le quali nel volere costituiscono le cause immediate
+dell’istantaneo cessare dello stato affettivo e sono corrispondentemente
+accompagnate da sentimenti caratteristici.
+</p>
+
+<p>
+Per questa stretta connessione fra gli atti di volere e gli effetti
+pantomimici dell’emozione noi dobbiamo nello sviluppo dei processi
+volitivi considerare come originari, quelli che si risolvono
+in certi movimenti corporei, che hanno la loro origine nell’antecedente
+corso di rappresentazioni o sentimenti, e in atti di volere
+<span class="pagenum" id="Page_149">[149]</span>
+<i>esterni</i>. Invece i processi di volere, che si risolvono solo in pure
+manifestazioni rappresentative e sentimentali, o in così detti atti
+volitivi <i>interni</i>, generalmente sembrano solo essere i prodotti di
+un più completo sviluppo intellettuale.
+</p>
+
+<p>
+2. Un processo di volere, che si esplica in un atto volitivo
+<i>esterno</i>, si può quindi definire come un’emozione risolventesi in un
+movimento pantomimico, il quale non solo, come tutti i movimenti
+pantomimici, caratterizza la qualità e l’intensità dell’emozione, ma
+di più <i>produce</i> — e in ciò sta il suo valore speciale — <i>effetti esterni,
+che pongono fine all’emozione stessa</i>. Ma un tale effetto non è possibile
+per tutte le emozioni, bensì solo per quelle, nelle quali il
+corso dei sentimenti onde sono composte, produce per sè stesso
+sentimenti e rappresentazioni, che sono adatte per rimuovere il
+precedente eccitamento emotivo. E questo fatto si esplica specialmente,
+quando il risultato finale dell’emozione è direttamente opposto
+ai sentimenti, che lo precedettero. Quindi la condizione psicologica,
+primitiva e fondamentale, degli atti volitivi sta nel <i>contrasto
+dei sentimenti</i>; e probabilmente l’origine di primitivi processi
+di volere si ritrova sempre in sentimenti di dispiacere, che determinano
+reazioni esterne di movimento, come effetti delle quali sorgono
+sentimenti contrastanti di piacere. Elementari processi volitivi di
+una tale natura sono per l’appunto il prendere cibo per acquetare
+la fame, il lottare contro nemici per soddisfare il sentimento della
+vendetta e altre simili azioni. Le emozioni, che sorgono da sentimenti
+sensoriali, non meno delle diffusissime emozioni sociali, quali
+amore, odio, ira, vendetta, sono per tal guisa le primitive sorgenti
+del volere, comuni così agli uomini come agli animali. Il processo
+volitivo si distingue quindi dall’emozione, solo perchè ad essa è
+immediatamente annessa un’azione esterna, che nel suo esplicarsi
+sveglia sentimenti, i quali per il contrasto con quelli contenuti
+nell’emozione, dànno fine all’emozione stessa. L’apparire di un atto
+volitivo può o direttamente, o — e questo è forse sempre il modo
+primitivo — indirettamente attraverso un’emozione di contenuto
+sentimentale contrastante ricondurre al corso dei sentimenti normale
+e tranquillo.
+</p>
+
+<p>
+3. Quanto più ricchi vengono costituendosi i contenuti rappresentativi
+e sentimentali, e quanto più con quelli si fa numerosa la
+varietà delle emozioni, tanto più si estende il campo dei processi di
+volere. Non si dà infatti nè sentimento nè emozione, che in qualche
+modo non potrebbe preparare un atto volitivo o almeno contribuire
+a prepararlo. Tutti i sentimenti, anco quelli relativamente indifferenti,
+<span class="pagenum" id="Page_150">[150]</span>
+contengono in un certo grado una tendenza od un’avversione,
+sia pur solo indirizzata a mantenere o a rimuovere lo stato d’animo
+esistente. Quantunque il processo di volere si presenti come
+la più complessa forma dei moti d’animo, la quale come suoi
+elementi presuppone sentimenti ed emozioni, non si deve però
+d’altro lato dimenticare, che si dànno continuamente sentimenti,
+i quali non si collegano ad emozioni ed emozioni, le quali non
+si risolvono in atti di volere, ma che nell’intera connessione dei
+processi psichici quei tre gradi sono condizioni gli uni degli altri;
+perocchè essi costituiscono le parti insieme spettanti a un unico
+processo, il quale solo come processo di volere raggiunge la sua
+completa esplicazione. In questo senso si può considerare il sentimento
+come il principio di un processo volitivo, il volere all’opposto
+come un processo sentimentale composto, e l’emozione come
+un passaggio fra i due.
+</p>
+
+<p>
+4. Nell’emozione che si risolve in un atto di volere, i singoli
+sentimenti di solito non hanno mai un valore concorde ed eguale,
+ma alcuni di essi insieme alle rappresentazioni, che a loro sono
+legate, si levano sugli altri, come <i>preponderanti</i> nella preparazione
+dell’atto volitivo. E queste combinazioni di rappresentazioni e sentimenti,
+che nel nostro apprendimento soggettivo del processo volitivo
+preparano immediatamente l’azione, siamo soliti chiamare
+i <i>motivi</i> del volere. Noi possiamo ancora distinguere ogni motivo
+in una parte rappresentativa e in una sentimentale, delle quali diciamo
+la prima <i>ragione determinante</i> e la seconda <i>forza impellente</i>.
+Se un animale di rapina afferra la sua preda, la ragione dell’atto è
+l’averla veduta, la forza impellente può essere il sentimento spiacevole
+della fame, oppure l’odio di specie suscitato da quella vista.
+Le ragioni determinanti di un assassinio possono essere state
+l’appropriazione dei beni altrui, la soppressione di un nemico, e
+simili; le forze impellenti, sentimento d’indigenza, odio, vendetta,
+invidia, ecc.
+</p>
+
+<p>
+Quando le emozioni sono di natura complessa, anche le ragioni
+determinanti e le forze impellenti sogliono essere di specie mista
+e spesso tanto, che per l’agente diventa difficile il decidere quale
+sia il motivo prevalente. Questo si connette al fatto, che le forze
+impellenti dell’atto di volere, alla stessa guisa degli elementi di un
+sentimento composto, sono collegate in un tutto organico e si subordinano
+ad una impressione come ad elemento predominante; nel
+qual caso i sentimenti di direzione affine rinforzano e affrettano
+l’effetto, i sentimenti di direzione opposta invece lo indeboliscono.
+<span class="pagenum" id="Page_151">[151]</span>
+Nelle composizioni di rappresentazioni e sentimenti, che noi diciamo
+motivi, spetta non alle prime, ma ai secondi, come forze impellenti,
+quell’importanza decisiva nella preparazione degli atti volitivi. E
+questo proviene dal fatto, che i sentimenti sono per sè stessi parti
+integranti dei processi di volere, mentre le rappresentazioni possono
+influire solo indirettamente, cioè per essere unite ai sentimenti.
+L’ipotesi di un atto di volere sorgente da considerazioni puramente
+intellettuali, di una decisione volitiva contraria alle tendenze
+che si esplicano nei sentimenti, ecc., racchiude in sè una contraddizione
+psicologica. Essa si fonda sul concetto astratto di un
+volere trascendente, assolutamente diverso dai reali processi psichici
+di volere.
+</p>
+
+<p>
+5. Nella combinazione di una varietà di motivi, cioè di rappresentazioni
+e sentimenti, i quali in un composto decorso di emozioni
+si presentano come quelli che sono decisivi per il compimento
+di un’azione, sta la condizione essenziale da un lato per lo <i>sviluppo
+del volere</i>, dall’altro per la distinzione delle <i>singole forme di atti
+volitivi</i>.
+</p>
+
+<p>
+Il caso più semplice di un processo di volere ci si offre, quando
+entro un’emozione di opportuna natura, un unico sentimento con
+rappresentazione concomitante si fa motivo e pone fine al processo
+con un atto esterno ad esso corrispondente. Possiamo dire <i>processi
+di volere semplici</i> tali processi di volere determinati da un <i>unico</i>
+motivo. I movimenti, che chiudono questi processi, sono spesso
+indicati anche col nome di <i>azioni impulsive</i>, senza che però nel concetto
+popolare dell’impulso sia stata sufficientemente tradotta questa
+distinzione posta in base alla semplicità del motivo del volere,
+perchè per lo più vi si mescola anche un altro punto di vista, la
+natura dei sentimenti agenti come forze impellenti. In base a questo
+concetto, tutte le azioni, che sono determinate solo da sentimenti
+<i>sensoriali</i> e specialmente da sentimenti generali, sono state dette
+azioni impulsive, indipendentemente dal fatto che uno solo o più
+motivi ne fossero causa. Però questo secondo criterio della distinzione
+non è psicologicamente esatto, così come non è giustificata
+la conseguente completa separazione delle azioni impulsive dalle
+azioni volitive, considerate quali specie diverse di processi psichici.
+</p>
+
+<p>
+Per un’azione impulsiva noi intenderemo quindi un’azione di
+volere <i>semplice</i>, cioè che è determinata da un solo motivo, indipendentemente
+dal grado, che spetta al motivo nella serie dei processi
+sentimentali e rappresentativi. L’azione impulsiva, presa in
+<span class="pagenum" id="Page_152">[152]</span>
+questo senso — astraendo dalla circostanza che essa può presentarsi
+anche insieme a processi di volere più complessi — è necessariamente
+il punto di partenza per lo sviluppo di tutti gli atti
+di volere. Di più, generalmente sono appunto gli originari atti impulsivi
+quelli che nascono da semplici sentimenti sensoriali. In
+questo senso la maggior parte delle azioni degli animali sono atti
+impulsivi, ma anche nell’uomo continuano a sussistere tali azioni e
+in seguito a semplici emozioni sensoriali e come prodotti delle
+abitudini, con cui si compiono azioni di volere originariamente determinate
+da motivi complessi (10).
+</p>
+
+<p>
+6. Tosto che in un’emozione una pluralità di sentimenti e di
+rappresentazioni cerca trasformarsi in atti esterni e queste parti
+del decorso emozionale, fatte motivi, tendono ad effetti ultimi diversi,
+siano essi affini, siano opposti, allora dall’atto di volere semplice
+si passa all’<i>atto di volere composto</i> e questo noi diremo anche
+<i>atto volontario</i> per distinguerlo dall’atto <i>impulsivo</i>, che lo precede
+in ordine di sviluppo.
+</p>
+
+<p>
+Gli atti volontarii hanno in comune cogl’impulsivi la proprietà
+di sorgere decisamente da <i>un</i> motivo o da un complesso di motivi
+agenti in <i>in un solo senso</i>, e fusi in una forza totale; ma se ne
+distinguono per ciò che in essi il motivo determinante si è elevato
+come predominante su di una quantità di motivi, che sussistono gli
+uni accanto agli altri, diversi e fra loro in antagonismo. Quando una
+lotta tra questi motivi antagonistici precede l’azione in modo distintamente
+percettibile, noi diciamo l’atto volontario con un termine
+speciale, <i>atto di scelta</i>, e il processo che a lui va prima un <i>processo di scelta</i>. Il fatto che un motivo si fa predominante su gli altri,
+che sono dati contemporaneamente con quello, può solo spiegarsi
+mediante la presupposizione di una lotta fra i motivi. Ma noi percepiamo
+questa lotta ora distintamente, ora indistintamente, ora
+per nulla affatto. Solo nel primo di questi casi noi parliamo di un
+vero atto di scelta; quindi la distinzione tra atti volontarii e atti di
+scelta sfugge affatto. Lo stato psichico dei soliti atti volontarii si
+avvicina però ancor più a quello degli atti impulsivi, mentre per
+gli atti di scelta se ne può riconoscere distintamente la differenza.
+</p>
+
+<p>
+7. Quel processo psichico, per cui, più o meno improvvisamente,
+si fa prevalente il motivo determinante, processo che immediatamente
+precede l’atto, noi diciamo negli atti liberi in generale la
+<i>decisione (Entscheidung)</i>, negli atti di scelta specificamente la <i>risoluzione
+(Entschliessung)</i>. La prima parola qui si riferisce solo alla
+distinzione del motivo predominante dagli altri, mentre la seconda
+<span class="pagenum" id="Page_153">[153]</span>
+parola per la connessione al verbo “chiudere„ (<i>Schliessen</i>), indica
+che il processo viene considerato come un prodotto ultimo di più
+premesse.<a class="tag" id="tag22" href="#note22">[22]</a><a class="tag" id="tag23" href="#note23">[23]</a>
+</p>
+
+<p>
+Se gli <i>stadi iniziali</i> di un processo di volere non si distinguono
+in modo sicuro da un decorso emotivo normale, i loro <i>stadi finali</i>
+sono di una natura tutt’affatto caratteristica. Essi sono specialmente
+marcati da sentimenti concomitanti, che non si incontrano
+fuori del dominio dei processi volitivi e che per ciò si devono considerare
+come gli elementi specificamente propri del volere. Questi
+sentimenti sono quelli della <i>decisione</i> e della <i>risoluzione</i>, dei quali
+l’ultimo si distingue dal primo solo per un’intensità maggiore. Essi
+sono di eccitazione o di sollievo, e a seconda delle circostanze legati
+a un fattore di piacere o di dispiacere. La intensità relativamente
+maggiore del sentimento di risoluzione ha probabilmente
+la sua ragione nel contrasto del sentimento stesso a quello che lo
+precede, sentimento del <i>dubbio</i>, il quale accompagna l’ondeggiare fra
+due motivi diversi. In contrapposizione a questo sentimento, quello
+del sollievo acquista una più alta intensità. All’apparire dell’atto
+volitivo, i sentimenti della decisione e della risoluzione sono sostituiti
+da quello specifico di <i>attività</i>, il quale per gli atti volitivi
+esterni ha il suo sostrato sensibile nelle sensazioni di tensione
+accompagnanti il movimento. Questo sentimento dell’attività è di
+natura spiccatamente eccitante e a seconda degli speciali motivi
+di volere è a vicenda accompagnato da elementi di piacere o di
+dispiacere, i quali alla loro volta nel corso dell’atto possono mutare
+e gli uni prendere il posto degli altri. Come sentimento totale,
+il sentimento di attività è un processo crescente e decrescente
+nel tempo, il quale si stende su tutto il corso dell’azione e col
+finire di questa passa nei sentimenti, molto vari, di soddisfazione,
+contentezza, delusione, ecc., come pure in sentimenti ed emozioni
+diversi, che sono legati alla speciale riuscita dell’azione. Se noi
+consideriamo questo decorso, che ci si presenta negli atti volontarii e
+<span class="pagenum" id="Page_154">[154]</span>
+di scelta, come quello di un atto di volere <i>completo</i>, noi distingueremo
+gli <i>atti impulsivi</i> essenzialmente dal mancare in essi i sentimenti
+preparatorii della decisione e risoluzione, perchè il sentimento, che
+è legato al motivo, passa direttamente in quello dell’attività e poi
+nei sentimenti, che corrispondono all’effetto dell’azione.
+</p>
+
+<p>
+8. Al passaggio degli atti di volere da semplici in complessi
+si collega una serie di ulteriori mutazioni, che sono di una grande
+importanza per lo sviluppo del volere. La prima di queste mutazioni
+consiste in ciò, che le emozioni, dalle quali sono introdotti i
+processi di volere, sempre più decrescono in intensità a causa dell’azione
+contraria di sentimenti diversi e inibentisi a vicenda, così
+che alla fine i processi di volere possono nascere da un decorso
+sentimentale apparentemente tutt’affatto libero di emozioni. Di fatto
+però non si ha mai una mancanza assoluta d’emozione. Un motivo
+sorgente in un normale decorso di sentimenti, affinchè porti a una
+decisione o risoluzione, deve sino ad un certo grado unirsi ad
+un’eccitazione emotiva. Ma questa può essere così debole e passeggiera,
+che noi tanto più facilmente la trascuriamo, quanto più incliniamo
+a comprendere senz’altro, nell’unico concetto dell’atto volitivo,
+colla risoluzione e coll’azione una tale breve emozione, che accompagna
+solo il sorgere e l’agire dei motivi. Questo indebolimento
+delle emozioni è principalmente prodotto da quelle combinazioni di
+processi psichici, che noi assegniamo allo sviluppo <i>intellettuale</i>, e sulle
+quali si dovrà ritornare per lo studio della connessione delle formazioni
+psichiche (§ 17). I processi intellettuali non possono mai
+distruggere le emozioni; essi sono invece spesso sorgenti di nuovi,
+e diversi eccitamenti emotivi. Un atto di volere tutt’affatto libero
+d’emozione, determinato da motivi puramente intellettuali, è, come
+già si è notato (pag. 151), un concetto psicologicamente impossibile.
+Senza dubbio lo sviluppo intellettuale ha un’azione moderatrice
+sulle emozioni e specialmente su quelle che preparano gli atti
+di volere, in tutti quei casi, nei quali entrano motivi intellettuali.
+Può darsi che questa azione moderatrice dipenda in parte dalla reciproca
+compensazione dei sentimenti, che avviene nel maggior numero
+delle emozioni, e in parte dal lento sviluppo dei motivi intellettuali,
+perocchè generalmente le emozioni sono tanto più forti, quanto più
+rapidamente crescono i sentimenti onde sono composte.
+</p>
+
+<p>
+9. Con questo affievolimento delle parti emotive nel processo
+di volere sotto il predominio di motivi intellettuali si connette
+anche una seconda variazione, ed è la seguente: l’atto volitivo,
+che chiude il processo di volere, non è un movimento esterno, ma
+<span class="pagenum" id="Page_155">[155]</span>
+l’effetto, che annulla l’emozione eccitante, è esso stesso un processo
+psichico, il quale non si rivela immediatamente per mezzo di sintomi
+esterni. Tali effetti, che non possono essere esteriormente avvertiti,
+diciamo <i>atti di volere interni</i>. La trasformazione degli atti
+di volere da esterni in interni è così legata allo sviluppo intellettuale,
+che per una gran parte la natura dei processi intellettuali
+trova la sua spiegazione nella partecipazione di processi di volere
+al decorso delle rappresentazioni (§ 15, 9). L’atto, che chiude il processo
+di volere, consiste quindi in una modificazione di quel decorso
+rappresentativo, la quale si annette ai motivi passati in seguito ad
+una avvenuta decisione o risoluzione. I sentimenti che accompagnano
+questi atti di preparazione immediata, non meno che il
+sentimento di attività collegato coll’apparire della modificazione,
+concordano in tutto coi sentimenti che si osservano negli atti di
+volere esterni. E a un tale effetto si accompagnano in modo più
+o meno pronunciato sentimenti di soddisfazione, corrispondenti al
+cessare delle precedenti tensioni emotive e sentimentali, così che
+il carattere, per cui questi processi di volere legati allo sviluppo
+intellettuale differiscono dagli atti di volere primitivi, è questo solo,
+che l’effetto ultimo del volere non si estrinseca in un movimento
+corporeo esteriore.
+</p>
+
+<p>
+Nondimeno anche da un atto di volere interno può sempre sorgere
+in linea secondaria un movimento corporeo: e precisamente,
+quando la risoluzione presa ha di mira un atto esterno, che si deve
+compiere in un tempo posteriore. Ma allora questo atto nasce da
+un secondo processo di volere posteriore al primo, e questo se è
+determinato da motivi, che derivano bensì dall’antecedente atto di
+volere interno, deve però essere appreso come un processo nuovo,
+diverso dal primo. In questo senso, ad es., il prendere una decisione
+per un’azione futura, che si deve compiere sotto certe condizioni
+non ancora avveratesi, è un atto di volere interno; il posteriore
+compimento dell’azione è un atto esterno diverso dal primo, ma
+che presuppone il primo come condizione del suo avverarsi. Donde
+deriva che nei casi, nei quali l’atto di volere esterno nasce da una
+decisione, che tien dietro a una lotta di motivi, quasi si confondono
+le possibilità di un processo di volere unico, formante un tutto in
+sè connesso, e di <i>due</i> processi di volere, dei quali sia anteriore
+l’uno, posteriore l’altro, perchè la risoluzione, tosto che è notevolmente
+separata nel tempo dall’azione, può essere appresa come
+un atto di volere interno, che prepari l’azione.
+</p>
+
+<p>
+10. Alle due suesposte modificazioni, collegate collo sviluppo
+<span class="pagenum" id="Page_156">[156]</span>
+del volere, l’affievolimento delle emozioni e l’affermazione indipendente
+degli atti di volere interni, le quali sono di natura progressiva,
+si contrappone un terzo processo, come forma di evoluzione
+<i>regressiva.</i> Tosto che processi di volere composti, aventi un medesimo
+contenuto di motivi, si ripetono più spesso, la lotta dei
+motivi si attenua; i motivi rimasti soccombenti nei processi anteriori
+si presentano al ripetersi dell’atto sempre più deboli e da ultimo
+spariscono affatto. E allora l’azione composta si trasforma in un’azione
+semplice o <i>impulsiva</i>. È specialmente questa trasformazione
+regressiva di processi volitivi complessi in processi impulsivi, che
+dimostra inopportuna la surricordata limitazione del concetto di
+“impulso„ agli atti di volere nascenti da sentimenti sensoriali.
+Per quella continua graduale eliminazione dei motivi soccombenti
+si hanno azioni impulsive non solo nel campo della semplice sensazione,
+ma allo stesso modo anche in quelli dei fenomeni intellettuali
+morali ed estetici, ecc.
+</p>
+
+<p>
+Questa trasformazione regressiva costituisce nello stesso tempo
+una parte di un processo, che riunisce tutti gli atti esteriori di
+un essere vivente, così gli atti di volere come i movimenti automatici
+riflessi. Imperocchè anche nell’azione impulsiva, se ancora
+continua il ripetersi abituale degli atti, il motivo determinante
+diventa sempre più debole e passeggiero. Lo stimolo esterno, che
+in origine suscitava una rappresentazione ricca di sentimento avente
+forza di motivo, determina l’azione prima ancora che esso possa
+essere appreso come rappresentazione. In tal guisa il movimento
+impulsivo è finalmente passato in un movimento <i>automatico</i>. Ma
+quanto più di frequente si ripete questo processo, tanto più facilmente
+può avvenire il movimento automatico, senza che sia neppur sentito
+lo stimolo, ad es., nel sonno profondo, o quando sia completamente
+distolta l’attenzione. Allora il movimento appare come un
+puro riflesso fisiologico dello stimolo e il processo di volere è divenuto
+un <i>processo riflesso</i>.
+</p>
+
+<p>
+Questa graduale <i>trasformazione dei processi in atti meccanici
+(meccanizzazione)</i>, che essenzialmente consiste nell’eliminazione di
+tutte le parti psichiche, poste tra il punto iniziale e il finale, può
+avvenire tanto nei movimenti impulsivi originari, quanto in molti
+dei secondari sorti dal condensamento di atti volontarii. Non è inverosimile
+che i movimenti riflessi degli animali e degli uomini abbiano
+per l’appunto questa origine. Indipendentemente dalla meccanizzazione
+degli atti di volere dovuta all’esercizio, in favore della nostra
+supposizione sta da un lato il <i>carattere dì finalità dei riflessi</i>, il
+<span class="pagenum" id="Page_157">[157]</span>
+quale ci dà una prova della presenza in origine di rappresentazioni
+degli scopi, le quali agivano come motivi; dall’altro lato sta il
+fatto, che i movimenti degli animali inferiori sono manifestamente
+atti di volere semplici e non riflessi; e però anche sotto questo rispetto
+non è verosimile l’ipotesi più volte fatta di una evoluzione
+in senso opposto dai riflessi alle azioni di volere. Infine da questo
+stesso punto di vista si spiega anche nel modo più semplice il
+fatto presentatosi nel §13 (pag. 139), che i <i>movimenti espressivi
+dell’emozioni</i> possano appartenere a ciascuna di queste forme possibili
+nella scala degli atti esterni. Evidentemente qui i movimenti
+più semplici sono in origine atti impulsivi, mentre parecchi movimenti pantomimici più complessi si devono probabilmente ricondurre
+ad atti un tempo liberi, che si trasformarono dapprima in movimenti
+impulsivi e poi persino in movimenti riflessi. Inoltre qui i fenomeni
+costringono all’ipotesi, che la trasformazione regressiva, avente
+principio durante la vita individuale, è a poco a poco accresciuta
+dalla trasmissione ereditaria dei caratteri acquisiti, così che certi
+atti in origine volontarii, per i discendenti tardi sono sin dal principio
+movimenti impulsivi e riflessi (V. § 19 e 20).
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+10<i>a</i>. Anche nel volere, per le stesse ragioni che nell’emozione, l’osservazione
+dei processi che ci si offrono casualmente nella vita, o un procedimento
+insufficiente e fallace per la determinazione della vera natura del
+fatto. Da per tutto dove si eseguiscono atti di voleri interni od esterni
+a vantaggio di teoretiche o pratiche, questioni della vita, il nostro interesse
+è così richiamato da quelle questioni, che noi non siamo in grado di osservare
+con esattezza i processi psichici contemporaneamente presenti. Nelle
+teorie dei vecchi psicologi intorno al volere, teorie le quali spesso gettano
+le loro ombre ancora sulla scienza moderna, si rispecchia manifesto questo
+stato incompleto del metodo di osservazione psicologica. Poichè l’atto esterno
+di volere era l’unico che in tutto il dominio dei processi volitivi cadesse
+distintamente sotto l’osservazione, si tendeva a limitare il concetto del volere
+senz’altro agli atti volitivi esterni, e non solo si lasciava poi affatto inosservato
+l’intero campo degli atti di volere interni così importante per lo
+sviluppo superiore del volere, ma di più si consideravano le parti del processo
+di volere che preparano l’azione esterna, in modo affatto incompleto,
+per lo più solo in rapporto alle parti rappresentative dei motivi
+più appariscenti. Ne proveniva che non si avvertiva la stretta connessione
+genetica tra gli atti impulsivi e volontarii; i primi, come fenomeni affini ai
+moti riflessi, erano ritenuti tutt’affatto indipendenti dal volere e questo
+era limitato ai soli atti volontarii e di scelta. Siccome poi oltre a ciò, questa
+unilaterale considerazione delle parti rappresentative dei motivi faceva interamente
+<span class="pagenum" id="Page_158">[158]</span>
+trascurare la derivazione dell’atto di volere dall’emozione, si venne
+alla strana opinione che l’atto di volere non sia il prodotto dei motivi che
+lo precedono e delle condizioni psichiche che agendo su di essi danno predominio
+al motivo determinante, ma che il volere sta un processo il quale
+si presenta <i>insieme</i> ai motivi ma è da questi in sè indipendente; il prodotto
+di una facoltà di volere metafisica; e questa, siccome solo gli atti
+volontarii erano ritenuti veri atti di volere, era definita come la “facoltà
+di scelta„ dell’anima, ossia quella facoltà che dava la preferenza a <i>uno</i>
+fra i diversi motivi che agiscono sull’anima. In tal guisa in luogo di derivare
+il risultato finale del processo di volere, l’atto volitivo, dalle precedenti
+condizioni psichiche, la vecchia psicologia usava di questo atto finale
+per foggiarsi un concetto generale chiamato <i>volontà</i>, concetto che era considerato,
+nel senso della teoria delle facoltà, come una causa prima dalla
+quale dovevano sorgere tutti i singoli atti di volere.
+</p>
+
+<p>
+Schopenhauer e dopo di lui alcuni moderni psicologi e filosofi portavano
+una semplice modificazione a queste teorie astratte della volontà, quando
+spiegavano il processo di volere come un processo “incosciente„ di cui
+il risultato soltanto, l’atto di volere, sarebbe un processo psichico cosciente.
+Qui evidentemente l’insufficiente osservazione del processo di volere che
+precede l’atto, aveva condotto ad affermare la non esistenza assoluta di un
+tale processo di volere. Inoltre siccome l’intera varietà dei processi di volere
+concreti era distrutta, dal concetto di <i>una sola</i> volontà incosciente, si giungeva
+allo stesso risultato psicologico che nelle vecchie teorie; in luogo della
+spiegazione dei reali processi di volere e delle loro connessioni, era posto un
+concetto generico, cui falsamente era dato il significato di una causa generale.
+</p>
+
+<p>
+Anche la nuova psicologia e persino la sperimentale è spesso ancora in
+balìa di questa dottrina astratta della volontà così profondamente radicata.
+Dacchè sin dal principio si dichiara impossibile la spiegazione di un’azione
+mediante la concreta causalità psichica degli anteriori processi di volere, si dà
+come unica particolarità dell’atto di volere la somma delle sensazioni che
+accompagnano l’azione esterna, e che a questa, quando essa si ripeta sovente,
+devono immediatamente precedere come pallide immagini della memoria.
+Cause poi dell’atto sono ritenuti i processi fisici di eccitazione che avvengono
+entro il sistema nervoso. In tal guisa la questione della causalità della
+volontà come dalla teoria precedente è relegata fuor dalla psicologia nella
+metafisica, così da queste teorie è riposta fuori dalla psicologia nella fisiologia;
+nel fatto però essa anche qui, mentre tenta passare dalla psicologia alla fisiologia,
+cade nei lacci della metafisica. Dovendo la fisiologia come scienza
+empirica non solo ora ma in ogni tempo, perchè la questione in parola
+conduce a un problema senza fine, rifiutarsi di completamente derivare
+dalle sue premesse i processi fisici che accompagnano un atto di volere
+complesso, rimane come unica giustificazione a questa teoria la dottrina della
+metafisica materialistica: essere i così detti processi materiali l’unica realtà
+delle cose, e però i processi psichici doversi spiegare dai materiali. Ma è
+principio normativo della psicologia come scienza <i>empirica</i>, che essa indaghi
+<span class="pagenum" id="Page_159">[159]</span>
+i fatti costitutivi dei processi psichici così come essi si offrono all’esperienza
+immediata e che non consideri la connessione di questi processi
+mediante punti di veduta che siano ad essa stessa estranei (v. §l e pag. 13
+e segg.). Noi non possiamo in alcun altro modo conoscere come decorra
+un processo di volere che seguendolo esattamente, così come esso ci è dato
+nella esperienza immediata. Ma in questa esso non ci è dato come un concetto astratto ma come un atto di volere concreto, del quale noi sappiamo
+soltanto qualche cosa, in quanto esso è un processo che si fa conoscere
+immediatamente, e non un processo inconscio, oppure, il che per la psicologia
+fa lo stesso, un processo materiale che non è avvertito direttamente,
+ma è solo ipoteticamente ammesso in base a presupposizioni metafisiche.
+Tali teorie metafisiche non sono dovute che ad una deficiente o tutt’affatto
+mancante osservazione psicologica. Chi di tutto il processo di volere osserva
+solo la fine, l’atto esterno, può facilmente venire alla conclusione,
+che la causa prossima dell’atto di volere sia un agente incosciente, materiale o immateriale.
+</p>
+</div>
+
+<p>
+11. Essendo impossibile per le ragioni suesposte, un’esatta osservazione
+del processo di volere negli atti volitivi che da sè soli
+si presentano nel corso della vita, anche qui l’unico mezzo per una
+fondamentale indagine psicologica sta nell’osservazione <i>sperimentale</i>. Ora noi non possiamo davvero ad arbitrio produrre atti volitivi di
+qualsiasi specie, ma dobbiamo limitarci all’osservazione di certi
+processi di volere facilmente accessibili all’influenza di sussidi
+esterni e risolventisi in atti esterni. Le ricerche che servono a
+questo scopo sono le così dette <i>ricerche di reazione</i>; nella parte
+essenziale, esse consistono in ciò: un processo di volere semplice
+o composto, suscitato da uno stimolo sensibile esterno e dopo il
+decorso di determinati processi psichici che servono in parte come
+motivi, si risolve in una reazione di movimento.
+</p>
+
+<p>
+Ma le ricerche di reazione hanno ancora una seconda e più generale
+importanza. Esse offrono il modo di misurare la <i>rapidità</i> di
+certi processi psichici e psicofisici. Infatti in ognuno di tali esperimenti
+si fanno sempre queste misure; ma il valore più intimo di
+essi sta in ciò, che ogni esperimento inchiude un processo di volere,
+e quindi è possibile in tal modo, mediante l’osservazione soggettiva,
+segnare esattamente la successione dei processi psichici di un tale
+processo di volere, e insieme, variando volontariamente le condizioni,
+su di essi influire in modo conforme allo scopo.
+</p>
+
+<p>
+Il più semplice esperimento di reazione che si possa fare è il
+seguente: dopo che per un tempo opportuno (2-3″), mediante un
+segnale, si è determinato nel soggetto uno stato di tensione dell’attenzione,
+<span class="pagenum" id="Page_160">[160]</span>
+si fa agire su un organo di senso uno stimolo esterno
+e nel momento in cui è avvertito lo stimolo, il soggetto deve compiere
+un movimento già prima stabilito, ad. es., un movimento
+della mano. Per le sue condizioni psicologiche questo esperimento
+corrisponde nella parte essenziale a un processo di volere <i>semplice</i>:
+l’impressione di senso ha il còmpito di motivo semplice, al
+quale è univocamente coordinato un atto determinato: Se ora mediante
+il metodo grafico o qualche altra misura di tempo si fa
+in modo che sia oggettivamente misurato il tempo decorrente dall’azione
+dello stimolo al compimento del movimento di reazione,
+è possibile, ripetendo molte volte allo stesso modo l’esperimento,
+far presenti esattamente tutti i processi soggettivi dei quali si compone
+l’intero processo di reazione; nei risultati oggettivi della
+misura del tempo sta poi a disposizione un mezzo per controllare
+così la costanza come le accidentali deviazioni di quei processi soggettivi.
+Si fa specialmente uso di questo controllo nei casi, nei
+quali si è intenzionatamente variata una condizione qualsiasi dell’esperimento,
+e quindi anche il decorso soggettivo del processo
+di volere.
+</p>
+
+<p>
+Infatti si può introdurre una tale variazione già nel semplice
+esperimento di reazione sopra descritto, quando in vario
+modo si modifichi la <i>preparazione</i> all’atto che precede l’azione
+dello stimolo.
+</p>
+
+<p>
+Se questa preparazione è tale che l’attesa è tutta rivolta allo stimolo
+agente come motivo e l’atto esterno segue solo quando lo stimolo
+è stato distintamente appreso, si ha la reazione <i>completa</i> o <i>sensoriale</i>,
+come anche vien detta. Se invece l’attesa di preparazione si
+dirige all’atto determinato dal motivo, così che l’atto segue al più
+presto possibile l’apprendimento<a class="tag" id="tag24" href="#note24">[24]</a> dello stimolo, si ha la reazione
+<i>abbreviata</i> o, come anche si dice, <i>muscolare</i>. Nel primo caso l’attesa
+come fattore rappresentativo, contiene una pallida imagine mnemonica,
+dell’impressione di senso già conosciuta; e questa imagine,
+se il tempo di preparazione dura a lungo, si presenta oscillante a
+volta distinta e a volta indistinta. Come fattore sentimentale è poi
+sempre presente un sentimento d’attesa che oscilla in simile modo,
+<span class="pagenum" id="Page_161">[161]</span>
+ma che di più è legato con sensazioni di tensione, appartenenti al
+corrispondente dominio di senso, ad es., con tensioni della membrana
+del timpano, dei muscoli di accomodamento ed esterni degli
+occhi, ecc. A questi sentimenti preparatori nel momento dell’impressione
+tien dietro un sentimento relativamente debole di sollievo, cioè
+un sentimento di sorpresa, e da questo distintamente si differenzia,
+come consecutivo, il sentimento eccitante che accompagna il movimento
+di reazione, il sentimento dell’attività colle sensazioni tattili
+contemporaneamente sorgenti. Nel secondo caso invece il soggetto,
+durante il tempo dell’attesa preparatoria, ha un’ imagine mnemonica
+pallida ed oscillante dell’<i>organo che deve reagire</i>, ad es. della
+mano, e insieme forti sensazioni di tensione dell’organo stesso, alle
+quali è collegato un sentimento di attesa abbastanza continuo. Nel
+momento della stimolazione questo stato è sostituito da un forte
+sentimento di sorpresa e con questo il sentimento di attività accompagnante
+la reazione e le sensazioni corrispondenti a questo sentimento
+si collegano così rapidamente, che non si può affatto, o almeno
+molto indistintamente percepire un intervallo di tempo fra i due
+momenti. Il tempo della reazione completa o sensoriale cade circa
+fra 0,210 e 0,290 secondi (i tempi più piccoli valgono per le impressioni
+di suono, i più grandi per quelle di luce) con una variazione
+media per le singole osservazioni di 0,020 secondi. Il tempo
+della reazione abbreviata o muscolare va da 0,120-0,190 secondi,
+con una variazione media di 0,010 secondi. I valori diversi della
+variazione media nei due casi, sono di grande importanza come
+mezzo oggettivo di controllo per la distinzione di questa specie
+di reazione<a class="tag" id="tag25" href="#note25">[25]</a>.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_162">[162]</span>
+12. Le forme di reazione sensoriale e muscolare costituiscono,
+quando si introducano condizioni speciali, i punti di partenza per
+lo studio dello <i>sviluppo dei processi di volere</i> in diverse direzioni.
+La reazione sensoriale o completa, potendosi in essa inserire fra l’apprendimento
+dello stimolo e il compimento della reazione diversi processi
+psichici, fornisce il mezzo per passare dai processi di volere
+semplici ai composti. Abbiamo un atto volontario di natura relativamente
+semplice, quando all’apprendimento dell’impressione facciamo
+seguire un atto di riconoscimento o distinzione, che deve poi dar
+luogo al movimento di reazione. In questo caso motivo dell’azione
+da compiersi non è l’impressione immediata, ma la rappresentazione
+che risulta dall’atto di riconoscimento o di distinzione. Essendo
+questo motivo uno soltanto fra il maggior o il minor numero
+di quelli egualmente possibili che in vece sua avrebbero potuto
+agire, il movimento di reazione ha il carattere di un movimento
+volontario; infatti in esso si può osservare distintamente il sentimento
+della <i>decisione</i>, che precede l’atto di volere; nè sono meno decisamente
+pronunciati i sentimenti anteriori legati all’appercezione dell’impressione.
+Quando poi viene introdotto ancora un altro processo
+psichico, ad es., un’associazione che deve agire come motivo
+determinante all’esecuzione del movimento, ancor più spiccati appaiono
+quei sentimenti e nel tempo stesso diventa ancor più complicata
+la successione dei processi rappresentativi e sentimentali. Infine, in
+questi esperimenti il processo volontario diventa processo di scelta non
+solo quando l’azione è in tal modo soggetta a una molteplicità di
+motivi, che parecchi debbono succedersi prima che uno determini
+l’azione, ma quando inoltre fra diverse azioni possibili <i>una</i> diventa
+decisiva in conformità dei motivi presenti. Questo avviene se il
+soggetto è preparato a diversi movimenti di reazione, ad es., a un
+movimento colla mano destra o sinistra, oppure con una qualsiasi
+delle dieci dita, ma deve compiere ogni singolo movimento solo
+quando agisca un’impressione di una certa qualità, che per quel
+singolo movimento è stabilito valga di motivo; ad es., l’impressione
+bleu per il movimento a destra, rossa per quello a sinistra.
+</p>
+
+<p>
+13. All’opposto la reazione muscolare od abbreviata serve per
+osservare la <i>trasformazione regressiva degli atti di volere</i> in movimenti
+riflessi. Essendo in questa specie di reazione l’attesa tutta
+rivolta all’azione esterna, la quale deve essere compiuta nel più
+breve tempo possibile, è impossibile un’arbitraria inibizione o determinazione
+dell’atto a seconda della natura delle impressioni, e
+quindi anche un passaggio da atti di volere semplici a composti.
+<span class="pagenum" id="Page_163">[163]</span>
+Invece facilmente si giunge mediante l’esercizio a stabilire in tale
+modo la connessione fra l’impressione e il movimento ad essa corrispondente
+in un sol senso, che il processo di apprendimento sempre
+più scompare, o si presenta solo dopo che l’impulso al movimento
+è compiuto e in tal caso il movimento si svolge a guisa di riflesso.
+Questa meccanizzazione del processo si dimostra oggettivamente,
+sopratutto nel fatto, che il tempo di reazione si abbassa sino a quello
+dei puri movimenti riflessi; soggettivamente per ciò, che impressione
+e reazione appaiono all’osservazione psicologica un processo
+unico nel tempo, mentre il caratteristico sentimento della decisione
+gradatamente scompare affatto.
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+13<i>a</i>. Gli esperimenti cronometrici assai in uso nella psicologia sperimentale
+sotto il nome di “esperimenti di reazione„ devono la loro importanza
+al doppio loro valore, in primo luogo come sussidi all’analisi dei
+processi di volere, in secondo luogo come mezzi per studiare il decorso
+nel tempo dei processi psichici. E in questo bilaterale significato degli sperimenti
+di reazione si riflette il valore dei processi di volere come occupanti
+il punto centrale nell’ordine dei processi psichici. Infatti da un lato
+i processi più semplici, i sentimenti, le emozioni e le rappresentazioni a
+queste legate, costituiscono nello stesso tempo le parti di un completo processo
+di volere; dall’altro lato tutti gli aspetti possibili nella connessione delle
+formazioni psichiche possono presentarsi come parti di un processo di volere.
+Quindi i processi di volere costituiscono l’opportuno passaggio alla connessione
+delle formazioni psichiche, di cui si tratta nel capitolo seguente.
+</p>
+
+<p>
+Un “esperimento di reazione„ rivolto all’analisi di un processo di volere
+o di un qualsiasi processo psichico che entra in quello, richiede innanzi
+tutto l’impiego di strumenti cronometrici esatti e abbastanza fini (che segnino
+persino <span class="above">1</span>&#8260;<span class="below">1000</span> di sec.). Si usi l’orologio elettrico o il metodo di registrazione
+grafica, sì nell’un caso che nell’altro importa che siano fissati nel tempo
+tanto l’istante dell’applicazione dello stimolo quanto quello del movimento
+di reazione del soggetto. Questo si può ottenere, ad es., in tal modo: una
+corrente galvanica, la quale pone in movimento un orologio elettrico segnante
+sino a <span class="above">1</span>&#8260;<span class="below">1000</span> di secondi, è chiusa dallo stimolo stesso (stimolo sonoro,
+luminoso, tattile) e poi all’atto in cui si avverte lo stimolo è di nuovo
+aperta dal soggetto stesso mediante un semplice movimento della mano che
+sollevi un tasto telegrafico. Possiamo variare in diversa maniera la reazione
+semplice così misurata (reazione sensoriale e musculare, reazione con o
+senza segnale d’avviso). Ma possiamo anche nel processo di reazione introdurre
+diversi atti psichici (distinzioni, riconoscimenti, associazioni, processi
+di scelta) i quali possono essere considerati da un lato come motivi di
+un processo di volere, dall’altro come parti della generale connessione
+delle formazioni psichiche. Il processo di reazione semplice è un decorso
+<span class="pagenum" id="Page_164">[164]</span>
+che insieme al processo di volere racchiude anche puri elementi fisiologici
+(trasmissione dell’eccitazione sensibile sino al cervello, della motrice al
+muscolo). Se ora si inseriscono come può accadere nell’uso della reazione
+sensoriale, altri processi psichici (distinzioni, riconoscimenti, associazioni,
+atti di scelta) si ottengono i valori temporali di processi psichici definibili
+in modo determinato, sottraendo dalla durata della reazione composta il
+tempo di una reazione semplice. Così si trovano i tempi del riconoscimento
+e della distinzione per impressioni relativamente semplici (colori, segni dell’alfabeto,
+brevi parole) = 0,03-0,05″; i tempi dell’associazione = 0,3-0,8″;
+quelli della scelta: fra due movimenti (mano destra e sinistra) = 0,06″,
+fra 10 movimenti (le 10 dita) = 0,4″ ecc. Del resto il valore di questi
+numeri consiste, come sopra si è detto, non tanto nella loro grandezza
+assoluta ma piuttosto nel fatto, che essi sono mezzi di controllo all’osservazione
+psicologica, mentre questa è anche applicata a processi che vengono
+sottoposti col sussidio del metodo sperimentale, a condizioni esattamente
+determinate e che però possono essere ripetute a volontà.
+</p>
+</div>
+
+<div class="chapter"></div>
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_165">[165]</span>
+</p>
+
+<h2><a id="parte3"></a>
+III. — LA CONNESSIONE
+DELLE FORMAZIONI PSICHICHE
+</h2>
+
+<h3><a id="cap15"></a>
+§ 15. — Coscienza e attenzione.
+</h3>
+
+<p>
+1. Poichè ogni formazione psichica si compone di una moltiplicità
+di processi elementari, i quali non sono soliti nè incominciare,
+nè cessare tutti proprio allo stesso momento, la connessione che
+riunisce in un tutto gli elementi, si estende sempre oltre questo
+tutto in modo, che formazioni diverse, contemporanee e successive,
+si trovano alla lor volta collegate tra loro, benchè meno strettamente.
+Noi diciamo <i>coscienza</i> questa connessione delle formazioni
+psichiche.
+</p>
+
+<p>
+Il concetto di coscienza non designa quindi affatto cosa che esista
+oltre e fuori dei processi psichici; nè si riferisce solo alla somma
+di questi processi senza alcun riguardo ai rapporti loro; ma veramente
+esprime quella generale combinazione dei processi psichici,
+nella quale spiccano le singole formazioni psichiche come composizioni
+più intime. Noi diciamo “senza coscienza„ lo stato psichico
+in cui questa connessione è interrotta, come nel sonno profondo,
+nel deliquio; e parliamo di “perturbamenti della coscienza„ quando
+avvengono anormali variazioni nella connessione delle formazioni
+psichiche, senza che queste per sè stesse abbiano a presentare alterazioni
+di sorta.
+</p>
+
+<p>
+La coscienza così intesa, come una connessione che abbraccia
+processi psichici contemporanei e consecutivi, si presenta all’ esperienza
+dapprima nelle manifestazioni psichiche dell’<i>individuo</i> come
+<i>coscienza individuale</i>. Ma, poichè può sorgere una analoga connessione
+anche per unioni di individui, benchè limitata a certi lati
+della vita psichica, nel concetto generale di coscienza si possono
+distinguere i concetti subordinati di <i>coscienza collettiva</i>, di <i>coscienza
+<span class="pagenum" id="Page_166">[166]</span>
+nazionale</i> e altri simili. Ma la coscienza individuale, alla cui trattazione
+qui ci limiteremo, è pur sempre la base di tutte queste
+ulteriori forme di coscienza (Sul concetto di coscienza collettiva
+v. sotto § 21, 14).
+</p>
+
+<p>
+2. La coscienza individuale soggiace alle stesse condizioni
+esterne che tutto l’insieme dei fatti psichici, del quale essa è soltanto
+un’espressione diversa, che serve specialmente a mettere in
+luce le relazioni reciproche delle parti onde esso è costituito. Come
+sostrato delle manifestazioni di una coscienza individuale ci si offre
+dappertutto un individuale organismo animale; nell’uomo e negli
+animali a lui somiglianti l’organo principale della coscienza è la corteccia
+del cervello, nei cui tessuti cellulari e fibrosi sono rappresentati
+tutti gli organi che stanno in relazione coi processi psichici.
+Noi possiamo considerare la connessione generale degli elementi
+corticali del cervello come l’espressione fisiologica della connessione
+dei processi psichici data nella coscienza; e la divisione di funzioni
+nelle diverse regioni corticali, come il correlativo fisiologico delle
+varietà numerose dei singoli processi di coscienza. Ma certamente
+in quel centralissimo organo del nostro corpo la divisione di
+funzioni è pur sempre soltanto relativa; ogni formazione psichica
+composta presuppone sempre la cooperazione di numerosi elementi
+e di molte regioni centrali. Quando l’asportazione di certe parti
+della corteccia produce alterazione nei movimenti volontari, nelle
+sensazioni o fa impossibile il formarsi di certe classi di rappresentazioni,
+possiamo naturalmente conchiudere che quelle parti
+racchiudono anelli indispensabili nella catena dei processi fisici che
+corrono paralleli ai processi psichici in esame. Ma l’ipotesi più
+volte fatta in base a questi fenomeni, che esista nel cervello un
+organo delimitato per la facoltà della parola, dello scrivere, o
+che le rappresentazioni visive, sonore, verbali siano poste in
+speciali cellule della corteccia, questa e simili ipotesi non solo
+presuppongono rozze idee fisiologiche, ma non si possono nemmeno
+accordare coll’analisi psicologica delle funzioni. Infatti, psicologicamente
+considerate, non fanno che dare veste moderna alla più infelice
+forma della teoria delle facoltà, alla frenologia.
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+2<i>a</i>. Intorno alla localizzazione di certe funzioni psicofisiche nella corteccia
+cerebrale, mediante osservazioni anatomopatologiche sull’uomo ed
+esperimenti sugli animali, si potè dimostrare: 1) la coordinazione di certe
+regioni corticali a determinati domini periferici sensitivi e muscolari; così
+la corteccia del lobo occipitale corrisponde alla retina; una parte del parietale
+<span class="pagenum" id="Page_167">[167]</span>
+alla superficie tattile, il lobo temporale al senso dell’udito; i centri
+dei singoli domini muscolari stanno in generale immediatamente a lato
+o fra i centri di senso, che sono con quelli in relazione funzionale; 2) il
+nascere di complesse alterazioni, quando cessino di funzionare certe altre
+regioni corticali, le quali, sembra, non siano direttamente collegate alle parti
+periferiche del corpo, ma siano inserite fra mezzo ad altre regioni centrali.
+Sotto quest’ultimo riguardo si è potuto con sicurezza determinare solo la
+coordinazione di certe parti del lobo temporale alle funzioni della <i>favella</i>, di
+quelle anteriori per l’articolazione della parola (la loro distruzione rende
+impossibile la coordinazione motoria, donde la così detta “afasia atactica„)
+di quelle posteriori per la formazione della rappresentazione verbale (la loro
+distruzione annulla la coordinazione sensoria e produce la così detta “afasia
+amnestica„). Si è ancora osservato questo fatto particolare: essere queste
+funzioni localizzate esclusivamente nel lobo temporale <i>sinistro</i>, non nel
+destro, così che soltanto se quello, non se questo, è distrutto per apoplessia,
+viene meno la funzione della favella. Del resto in tutti questi casi, così
+per le alterazioni più semplici come per le più complesse, coll’andare del
+tempo si ha una graduale restituzione delle funzioni, probabilmente perchè
+altre regioni prendono la vece delle regioni corticali distrutte, e per solito
+le più vicine (nelle perturbazioni della favella forse anche le regioni della parte
+opposta del corpo, non mai prima esercitate a questo ufficio). Fino ad ora
+non sono state con sicurezza dimostrate le localizzazioni di altre funzioni
+psichiche più complesse, come quelle dei processi di memoria e di associazione,
+e quando alcuni anatomi designano certe regioni corticali, come “centri
+psichici„, questa denominazione si appoggia provvisoriamente solo, in parte
+su ricerche di interpretazione molto dubbia fatte sugli animali, in parte
+sul semplice fatto anatomico, che non si possono trovare fibre motorie o
+sensorie, che direttamente vanno ai centri, e che gl’intrecci fibrosi dei centri
+si sviluppano relativamente tardi. A questa specie di centri appartiene specialmente
+la corteccia del <i>lobo frontale</i>, il quale nel cervello umano presenta
+uno sviluppo particolarmente grande. Sull’osservazione più volte ripetuta,
+che la distruzione di questa regione cerebrale produce tosto l’incapacità di
+tenere fissata l’attenzione, e alcuni altri difetti intellettuali che probabilmente
+hanno la stessa causa, si fonda l’ipotesi che quella regione si debba
+considerare come il centro delle funzioni dell’<i>appercezione</i> che sotto esporremo
+(4) o di tutte quelle parti della esperienza psichica, nelle quali, come
+nei sentimenti, si esplica la connessione unitaria della vita psichica (v. sopra
+pag. 72). Ma questa ipotesi richiede ancora una più sicura conferma dall’esperienza.
+In quelle osservazioni, secondo le quali, in contraddizione a quanto
+si è detto, parziali lesioni del lobo frontale potrebbero aver luogo senza
+perturbazioni notevoli dell’intelligenza, non è possibile in alcun modo vedere
+una prova certa contro la funzione per pura ipotesi attribuita a quella
+regione centrale. Infatti l’esperienza di molti casi ci insegna che proprio
+nelle parti centrali superiori, forse a causa dell’intrecciarsi in più sensi delle
+fibre nervose e a causa delle varie forme, nelle quali elementi diversi vengono
+<span class="pagenum" id="Page_168">[168]</span>
+a sostituirsi a vicenda, possono prodursi lesioni localmente limitate, senza
+che vi siano affatto sintomi esterni. Del resto l’espressione “centro„ in tutti
+questi casi si deve naturalmente intendere nel senso dato dal generale rapporto
+delle funzioni psichiche alle fisiche, cioè nel senso di un parallelismo
+di elementari processi psichici e fisici corrispondente ai diversi punti di
+vista della trattazione delle scienze naturali e della psicologia (v. § 1, 2
+e § 22, 9).
+</p>
+</div>
+
+<p>
+3. Quella connessione dei processi psichici, in cui per noi consiste
+il concetto di coscienza, è in parte simultanea e in parte successiva.
+<i>Simultaneamente</i> la somma dei processi momentanei ci è
+data in ogni momento come un tutto, le cui parti sono riunite da
+un legame più o meno stretto. Ma <i>successivamente</i> o lo stato psichico
+dato in un certo momento direttamente deriva da quello presente
+nel momento immediatamente anteriore, in quanto che certi processi
+scompaiono, altri durano nel loro corso e altri ancora incominciano;
+oppure, quando si sono frapposti stati d’incoscienza, i processi
+di nuova formazione entrano in relazione con quelli che prima
+erano stati presenti. In tutti questi casi egualmente l’estensione
+delle singole connessioni che si stabiliscono fra i processi passati
+e i seguenti, determina lo stato della coscienza. Come lo stato di
+coscienza passa in quello d’incoscienza quando quella connessione
+è spezzata, così si ha uno stato di coscienza incompleta quando
+esistono solo deboli nessi fra un dato momento e i processi
+precedenti a questo. Dopo lo stato d’incoscienza di solito la coscienza,
+solo lentamente, riprende la sua altezza normale, perchè
+soltanto a poco a poco si ristabiliscono i nessi cogli anteriori prodotti
+della vita psichica.
+</p>
+
+<p>
+E però possiamo distinguere dei <i>gradi</i> nella coscienza. Il limite
+inferiore, il punto zero di questi gradi, è l’incoscienza completa.
+Da questa, che come l’assenza assoluta di ogni connessione psichica
+trova il suo contrario nella coscienza, si deve distinguere <i>il
+divenire incoscienti di singoli contenuti psichici</i>. Questo sempre ha luogo
+nel continuo flusso dei processi psichici, perchè non solo possono sparire
+rappresentazioni e sentimenti complessi, ma anche elementi singoli
+di queste formazioni, mentre ne subentrano di nuovi. E nel continuo
+divenir coscienti e incoscienti di singoli processi elementari o
+composti sta appunto quella connessione <i>successiva</i> della coscienza, la
+quale in sè e per sè presuppone a sua condizione quell’avvicendarsi.
+Qualunque elemento psichico sparito dalla coscienza diciamo che è
+divenuto <i>incosciente</i>, presupponendo con ciò la possibilità, che esso
+<span class="pagenum" id="Page_169">[169]</span>
+abbia a rinnovarsi, cioè che esso abbia a rientrare nell’attuale connessione
+dei processi psichici. La nostra conoscenza degli elementi
+divenuti incoscienti non può riferirsi più in là di questa possibilità
+del rinnovamento. Pertanto nel senso psicologico questi elementi
+divenuti incoscienti costituiscono solo <i>disposizioni</i> per le formazioni di
+futuri componenti dei processi psichici, le quali vanno ad unirsi
+a quelle anteriormente presenti. Per la psicologia sono assolutamente infruttuose le ipotesi sullo stato dell’“incosciente„ e sui
+“processi incoscienti„, che si suppone esistano insieme ai processi di
+coscienza dati a noi nell’esperienza; ci sono però fenomeni <i>fisici</i> che
+accompagnano quelle disposizioni psichiche e che si possono direttamente
+dimostrare o arguire da alcune esperienze. Questi fenomeni
+fisici concomitanti consistono negli effetti che <i>l’esercizio</i> produce su
+tutti gli organi o specialmente sugli organi nervosi. Per l’esercizio
+noi vediamo in generale <i>resa più facile una funzione</i> e in tal modo
+favorito il riprodursi della stessa funzione. Ma anche qui noi non
+conosciamo addentro le modificazioni che sono prodotte dall’esercizio
+nella struttura degli elementi nervosi; pur ce ne possiamo sempre
+fare un’idea mediante analogie meccaniche: ricordandoci, ad es., che
+la resistenza di sfregamento diminuisce quando due superfici fra loro
+stesse si limano.
+</p>
+
+<p>
+4. Già per la formazione delle rappresentazioni di tempo (pag. 124)
+si disse che in una serie di rappresentazioni successive, per ogni
+istante prevale nella nostra coscienza quella immediatamente <i>presente</i>.
+In modo analogo <i>singoli</i> contenuti predominano anche nella
+connessione simultanea della coscienza, ad es., in un’accordo
+di suoni, in una giustaposizione di oggetti estesi. Nei due casi
+noi diciamo queste differenze di conoscenza <i>chiarezza</i> e <i>distintezza</i><a class="tag" id="tag26" href="#note26">[26]</a>,
+e indichiamo colla prima l’apprendimento del contenuto stesso
+relativamente più favorevole, colla seconda intendiamo quella delimitazione
+meglio determinata di un contenuto rispetto ad altri
+contenuti psichici, proprietà questa che di solito va unita a quella
+prima. Noi diciamo <i>attenzione</i> quello stato caratterizzato da speciali sentimenti, che accompagna l’apprendimento più chiaro di un contenuto
+psichico; <i>appercezione</i>, quel singolo processo per cui un contenuto
+psichico qualsiasi è portato a chiara cognizione. All’<i>appercezione</i>
+<span class="pagenum" id="Page_170">[170]</span>
+si contrappone la <i>percezione</i>,<a class="tag" id="tag27" href="#note27">[27]</a> quello speciale apprendimento di contenuti
+non accompagnato dallo stato psichico dell’attenzione. Sull’analogia
+del punto visivo esterno dell’occhio diciamo i contenuti
+sui quali è concentrata l’attenzione: <i>punto visivo della coscienza</i>, oppure
+<i>punto visivo interno</i>, e il complesso dei contenuti presenti in un
+dato momento: <i>campo visivo della coscienza</i> o <i>campo visivo interno</i>.
+Il passaggio di un processo psichico nello stato di incosciente è
+detto: <i>cadere sotto la soglia della coscienza</i>; il sorgere di un processo:
+<i>levarsi sopra la soglia della coscienza</i>. Naturalmente tutte
+queste sono espressioni simboliche, che non devono essere prese
+alla lettera, ma il loro uso si raccomanda a causa della brevità
+intuitiva che esse permettono nella descrizione dei processi di coscienza.
+</p>
+
+<p>
+5. Se ci studiamo ora di rappresentare efficacemente, mediante
+le suddette espressioni simboliche, l’avvicendarsi delle formazioni
+psichiche nella loro connessione, possiamo immaginarlo come un
+continuo andirivieni: formazioni psichiche entrano dapprima nel
+campo visivo interno, poi da questo passano nel punto visivo interno,
+per poi ritornare in quello prima di sparire interamente.
+Allato a questa vicenda delle formazioni giungenti all’appercezione,
+è pure un’andirivieni di quelle che sono solamente percepite; queste
+entrano nel campo visivo e poi ne escono senza pervenir mai al
+punto visivo. Tanto le formazioni appercepite quanto le percepite
+possono avere diversi gradi di chiarezza. Nel caso delle formazioni
+appercepite questo fatto si dimostra in ciò, che la chiarezza e la
+distintezza dell’appercezione variano a seconda dello stato della coscienza.
+E ciò si può facilmente provare, se si appercepisce più volte
+successivamente una stessa impressione; le appercezioni successive,
+posto che rimangano immutate le altre condizioni, diventano
+per solito più chiare e distinte. Per le formazioni semplicemente percepite
+possiamo assai facilmente osservare le differenze nei gradi
+di chiarezza, quando agiscono impressioni composte. Troviamo allora,
+specialmente se le impressioni hanno agito solo per un istante,
+che anche per i componenti rimasti in sè e per sè oscuri sono possibili
+diverse gradazioni, sembrando essersi levati alcuni più, altri
+meno sopra la soglia della coscienza.
+</p>
+
+<p>
+6. Naturalmente tutti questi fatti possono essere stabiliti non
+da casuali autoosservazioni, ma da osservazioni sperimentali a
+<span class="pagenum" id="Page_171">[171]</span>
+tal fine condotte. Tra i contenuti di coscienza i più opportuni per
+l’osservazione sono le formazioni di rappresentazione, perchè possono
+essere facilmente prodotte in ogni tempo da impressioni
+esterne. Ora in una rappresentazione di tempo, come già si è notato
+al § 11 (pag. 125), la parte appartenente al momento <i>presente</i>
+è quella che regolarmente si trova nel punto visivo della coscienza.
+Dei componenti le rappresentazioni già passate, le impressioni
+passate da poco appartengono ancora al campo visivo, mentre quelle
+passate da lungo tempo sono sparite dalla coscienza. Una rappresentazione
+di spazio invece, se costituisce soltanto un tutto estensivo
+limitato, può essere appercepita nella sua completa estensione in
+un unico momento. Se essa è più complessa, le sue parti devono
+passare pel punto visivo interno successivamente, affinchè essa possa
+pienamente giungere ad una chiara percezione. Da quanto si è detto
+risulta che <i>rappresentazioni composte di spazio</i> (specialmente impressioni
+visive momentanee), sono le più opportune per ottenere una
+misura del numero dei contenuti che possono essere <i>appercepiti</i> in
+un singolo atto, ossia della <i>capacità dell’attenzione</i>; invece <i>rappresentazioni
+composte di tempo</i>, (ad esempio, impressioni ritmiche, battute)
+servono a misurare il numero dei contenuti che possono essere
+riuniti in un dato momento nella coscienza, ossia a misurare <i>la capacità
+della coscienza</i>. Gli esperimenti fatti a tale scopo danno, a
+seconda delle condizioni speciali, per la capacità dell’attenzione una
+sfera d’azione da 6-12 impressioni semplici, per quella della coscienza
+da 16-40. Qui i numeri minori valgono per quelle impressioni che
+o non formano connessioni di rappresentazioni, o ne formano solo
+di relativamente molto piccole; i numeri maggiori per quelle, nelle
+quali gli elementi sono riuniti in rappresentazioni per quanto è
+possibile complesse.
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+6<i>a</i>. La prima di queste determinazioni, quella della <i>capacità dell’attenzione</i>,
+si può compiere nel modo più esatto usando delle impressioni
+visive di spazio. Infatti, se rischiarando momentaneamente mediante una
+scintilla elettrica, o facendo cadere davanti agli oggetti uno schermo munito
+da un’apertura, si può facilmente ottenere che gli oggetti agiscano
+quasi <i>istantaneamente</i>, e che tutti insieme cadano sul punto di più chiara
+visione, le condizioni fisiologiche non dovrebbero essere d’ostacolo all’appercezione
+di un numero d’impressioni maggiore di quello, che è possibile appercepire
+a causa della limitata capacità dell’attenzione. A questo scopo prima del
+rischiaramento momentaneo si deve assegnare all’occhio un punto da fissare
+sulla parte di mezzo della superficie racchiudente le impressioni. Compito l’esperimento,
+si può immediatamente constatare che, se tutto fu disposto in opportuna
+<span class="pagenum" id="Page_172">[172]</span>
+maniera, il numero degli oggetti veduti distintamente nel senso fisiologico,
+è stato maggiore del numero di quelli colti dalla capacità dell’attenzione.
+Se l’impressione momentanea era costituita di lettere dell’alfabeto, ci avviene
+di leggere solo più tardi alcune lettere, nel momento del rischiaramento
+vedute solo indistinte, cioè quando ci siamo richiamata un’imagine
+mnemonica dell’impressione. Ed essendo questa imagine mnemonica
+ben separata nel tempo dall’impressione corrispondente, la determinazione
+della capacità dell’attenzione non resta per nulla turbata da questo fatto;
+che anzi con un’osservazione soggettiva molto accurata è facile fissare
+lo stato dell’attenzione nel momento dell’impressione e distinguerlo dai
+successivi atti di memoria, che sempre sono da quello separati da notevoli
+intervalli di tempo. Gli esperimenti fatti in tal modo insegnano che
+la capacità dell’attenzione non è affatto una grandezza costante, ma che
+essa, anche quando la tensione dell’attenzione ha presso a poco la medesima
+grandezza massima, dipende in parte dalla natura semplice o composta
+delle impressioni, in parte dall’essere queste più o meno famigliari. Le più
+semplici impressioni di spazio sono punti in una disposizione qualsiasi: di
+essi sei al massimo possono essere appercepiti in una sola volta. Le impressioni
+di una natura un po’ più complessa ma nota, come linee, cifre, lettere,
+sono appercepite simultaneamente di regola nel numero di tre, quattro e, nelle
+condizioni più favorevoli, di cinque. Sembra che questi limiti valgano anche
+pel senso tattile, colla differenza che in esso soltanto le più semplici di
+queste impressioni, i punti, possono in caso favorevole essere colti insieme
+nel numero di sei. Per impressioni note di natura complessa, il numero
+delle rappresentazioni si abbassa anche pel senso della vista, mentre cresce
+notevolmente quello dei singoli elementi. Possiamo appercepire due e persino
+tre parole conosciute di una sola sillaba, il che
+corrisponde a un numero
+di dieci sino a dodici singole lettere. In tutti i casi è falsa l’affermazione da
+molti fatta, che l’attenzione in un dato momento non può essere riferita
+che ad <i>una</i> sola rappresentazione.
+</p>
+
+<p>
+Queste osservazioni non contrastano meno a quell’opinione qualche volta
+messa innanzi, che l’attenzione possa scorrere di continuo e con grande rapidità
+una quantità di singole rappresentazioni. Se nell’esperimento suesposto si
+cerca di completare col ricordo l’imagine appercepita distintamente proprio
+nell’istante successivo all’impressione, appare che occorre un tempo assai
+notevole per rendersi presente un’impressione non appercepita nel primo
+istante e che in questo processo l’imagine prima appercepita sfugge sempre
+all’attenzione. Quindi il muoversi successivo dell’attenzione su una moltitudine
+di dati psichici è un processo <i>discontinuo</i>, il quale consta di una pluralità
+di singoli atti appercettivi, che si seguono. Questa discontinuità è spiegata
+dal fatto, che ogni singola appercezione si compone di un periodo di tensione
+crescente e di uno secondo di tensione decrescente. La tensione massima,
+che sta fra i due, può notevolmente variare nella sua durata: essa o
+è molto breve, come per le impressioni momentanee e rapidamente varianti,
+oppure dura più a lungo nel caso di una unilaterale direzione dell’attenzione su
+<span class="pagenum" id="Page_173">[173]</span>
+determinati oggetti. Persino quando si concentra l’attenzione su oggetti di
+natura costante è pur sempre inevitabile un’interruzione di un intervallo
+qualsiasi fra l’avvicendarsi dei periodi di tensione e rilassamento. E questo si
+può facilmente osservare nelle funzioni solite dell’attenzione. Ma anche qui
+l’osservazione sperimentale porta a più precise conclusioni. Se, mentre tutti gli
+altri stimoli di senso sono, quant’è possibile, esclusi, lasciamo agire su un organo
+di senso un’impressione debole, continua, duratura, sulla quale è diretta
+l’attenzione, si osserva che l’impressione in certi intervalli, per lo più irregolari,
+i quali si producono per impressioni molto deboli già dopo 3-6″ e per
+quelle alquanto più forti solo dopo 18-24″, diventa per un breve tempo indistinta,
+oppure sembra sparire del tutto, per poi ripresentarsi. Queste oscillazioni
+si devono senz’altro distinguere da quelle dell’intensità dell’impressione, e
+di ciò ce ne convinciamo facilmente, se di proposito in una serie d’esperimenti,
+o facciamo oggettivamente più debole l’impressione, o ne interrompiamo
+l’azione. E possiamo allora insieme osservare che <i>due</i> proprietà caratteristiche
+essenzialmente differenziano quelle variazioni soggettive da quelle prodotte
+oggettivamente: in primo luogo abbiamo sempre la rappresentazione della
+persistenza dell’impressione, sin tanto che questa con semplice vicenda passa
+nel campo più oscuro della coscienza e poi di nuovo da questo entra nel
+punto visivo dell’attenzione; allo stesso modo che anche nell’esperimento
+con impressioni momentanee abbiamo una rappresentazione indeterminata
+e oscura delle parti dell’impressioni non appercepite. In secondo luogo
+quelle oscillazioni dell’attenzione, oltre che dall’aumento o diminuzione di
+chiarezza nelle impressioni, sono sempre accompagnate da caratteristici sentimenti
+e sensazioni, i quali mancano affatto nelle variazioni oggettive. I
+sentimenti consistono in quelli, dei quali diremo, dell’attesa e dell’attività, che
+regolarmente crescono colla tensione dell’attenzione, decrescono col rilassamento
+di essa; le sensazioni appartengono all’organo di senso, su cui ha
+agito l’impressione o almeno si irradiano da esso; consistono quindi in
+sensazioni di tensione della membrana del timpano, dell’accomodazione e della
+convergenza, ecc. È proprio questa doppia serie di proprietà, che separa i
+concetti della chiarezza e della distintezza dei contenuti psichici dall’intensità
+sensibile dei medesimi. Nella coscienza un’impressione forte può essere
+oscura, e una debole invece chiara. Fra questi due concetti in sè e per sè
+diversi esiste una relazione solo per ciò, che fra impressioni di diversa intensità
+generalmente la più forte tende ad impadronirsi del centro appercettivo. Ma
+che poi essa sia appercepita più distintamente, dipende sempre ancora da
+altre condizioni. Abbiamo un fatto simile nella condizione privilegiata, che
+nell’azione di più impressioni visive tocca a quelle che cadono sul punto di
+visione più distinta. Per solito gli oggetti fissati sono anche gli appercepiti.
+Ma i su descritti esperimenti, con impressioni momentanee possono dimostrare
+che anche questa connessione può venire a mancare. E questo avviene, se volontariamente
+dirigiamo l’attenzione su un punto situato nella parte laterale del
+campo visivo: allora l’oggetto <i>veduto indistintamente</i> diventa un oggetto
+<i>distintamente rappresentato</i>.
+</p>
+</div>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_174">[174]</span>
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+6<i>b</i>. Come le impressioni momentanee di spazio servono a determinare
+la capacità dell’attenzione, quelle che si seguono nel tempo, possono essere
+usate per ottenere una misura della <i>capacità della coscienza</i>. Qui prendiamo
+le mosse dalla premessa, che una successione di impressioni può essere
+riunita in un tutto rappresentativo, soltanto se quelle impressioni si trovano,
+almeno per un momento, contemporaneamente unite nella coscienza. Se, ad
+es., si fa agire una serie di battute, evidentemente, mentre il suono presente
+è appercepito, i suoni immediatamente passati si trovano ancora nel campo
+visivo della coscienza; la loro chiarezza però decresce tanto più, quanto più
+sono lontani nel tempo dall’impressione momentaneamente appercepita, e a
+un certo limite le impressioni, che sono andate di gran lunga più addietro,
+saranno del tutto sparite dalla coscienza. Se si riesce a determinare questo
+limite, si ha anche una misura diretta per la capacità della coscienza, almeno
+nelle condizioni in cui si compie la ricerca. E come mezzo per la determinazione
+di questo limite ci serve appunto la facoltà di paragonare direttamente
+le rappresentazioni, che si seguono nel tempo. Tosto che una di tali rappresentazioni
+è presente nella coscienza come un tutto unitario, noi possiamo anche
+con essa paragonare una rappresentazione successiva, e decidere se questa
+sia o non sia eguale a quella. Un tale raffronto non è più assolutamente possibile,
+quando la serie temporale trascorsa costituisce un contenuto di coscienza
+non affatto connesso, essendo una parte dei suoi componenti già
+passata nello stato incosciente, prima che il decorso della serie abbia toccata
+la fine. Pertanto non si ha bisogno che di delimitare due serie successive
+di battute, ad es., quali possono essere fissate dalle battute di un metronomo,
+indicando il principio di ogni serie con un segnale, ad es., con un suono
+di campanello. Fintanto che ogni serie costituisce nella, coscienza un tutto
+connesso, è possibile, in base all’impressione immediata e naturalmente evitando
+di contare le battute, decidere se la seconda serie è o non è eguale
+alla prima. E qui si nota anche che si giunge ad ottenere l’impressione
+dell’eguaglianza mediante quegli elementi sentimentali delle rappresentazioni
+di tempo, dei quali già si fece cenno (pag. 126); ad ogni battuta della
+seconda serie precede infatti un sentimento d’attesa corrispondente alla
+battuta analoga della prima serie, così che ogni membro di una serie in
+più o in meno produce un perturbamento nell’attesa e insieme un sentimento
+di delusione. Da ciò deriva che non è necessario siano presenti
+nella coscienza almeno due serie susseguentisi, ma è richiesto soltanto che
+le impressioni di <i>una</i> serie si raccolgano in un tutto rappresentativo. La
+delimitazione relativamente sicura, di cui la coscienza è per questo riguardo
+capace, appare distintamente anche in ciò, che è possibile riconoscere
+sicuramente l’identità di due rappresentazioni di tempo, sintanto che queste
+non raggiungono il limite valevole per le condizioni date, mentre appena
+questo limite è sorpassato, il giudizio diventa assolutamente incerto. Allora
+la misura che si ottiene della capacità si dimostra, per uno stato costante
+dell’attenzione, dipendente in parte dalla rapidità, con cui le impressioni
+si seguono nel tempo, in parte dalla connessione ritmica più o meno completa
+<span class="pagenum" id="Page_175">[175]</span>
+delle impressioni stesse. Per un limite inferiore di velocità, che raggiunga
+circa i 4″, non è più assolutamente possibile collegare le impressioni,
+che si seguono in una rappresentazione di tempo; quando giunge la nuova
+impressione, la precedente è già sparita dalla coscienza. Per un limite superiore
+sino a circa 0,18″, è pure impossibile la formazione di rappresentazioni
+di tempo distintamente delimitate perchè l’attenzione non può più
+seguire le impressioni. La più favorevole rapidità sta in una successione
+di battute media da 0,2-0,3″. In questo caso possono ancora essere insieme
+colte otto impressioni doppie o sedici singole, quando si ha la partizione
+ritmica di <span class="above">2</span>&#8260;<span class="below">3</span> di battuta, la più semplice che sorge abitualmente di per sè
+in una appercezione non forzata. Il tempo di <span class="above">4</span>&#8260;<span class="below">4</span> coll’accentuazione più forte
+sulla prima battuta, colla media sulla quinta, si dimostra il più favorevole
+per raccogliere nella coscienza il numero massimo di impressioni singole;
+con esso possono essere insieme ritenuti, come massimo, 5 tempi o 40 impressioni
+singole. Se questi numeri vengono paragonati con quelli ottenuti
+per la capacità dell’attenzione (pag. 172), e si eguagliano le impressioni di
+tempo semplici e composte a quelle di spazio corrispondenti, la capacità
+della coscienza sorpassa di circa quattro volte quella dell’attenzione.
+</p>
+</div>
+
+<p>
+7. A quelle proprietà, che noi attribuiamo ai contenuti della
+coscienza e al loro rapporto reciproco, e designiamo come gradi
+della loro chiarezza e distintezza, ancora altre si collegano regolarmente,
+e queste sono da noi immediatamente apprese come processi
+<i>concomitanti</i>. Esse consistono in parte in processi sentimentali, che
+sono caratteristici per determinate forme di decorso della percezione
+e appercezione, in parte in sensazioni alquanto variabili. È
+soprattutto il modo dell’<i>entrata</i> dei contenuti psichici nel campo
+visivo e nel punto visivo della coscienza, che varia a seconda delle
+condizioni del momento. Se un processo psichico si leva al di sopra
+della soglia della coscienza, gli elementi sentimentali di esso, quando
+hanno un’intensità sufficiente, sono di solito avvertiti pei primi,
+tanto che essi già penetrano energicamente nel punto visivo della
+coscienza, prima ancora che sia stato appercepito qualcuno degli
+elementi rappresentativi. Questo può aver luogo così quando agiscono
+impressioni nuove, come quando emergono processi anteriori.
+In tal modo si formano quelle speciali disposizioni d’animo, delle
+quali non ci sappiamo ben spiegare le cause; disposizioni d’animo,
+che portano in sè talora il carattere del piacere o dispiacere, talora
+e più spesso quello della tensione. In quest’ultimo caso l’improvvisa
+apparizione che gli elementi rappresentativi, appartenenti
+ai sentimenti, fanno entro i limiti dell’attenzione è accompagnata
+da sentimenti del sollievo o della soddisfazione. Gli stessi stati
+<span class="pagenum" id="Page_176">[176]</span>
+d’animo possono disporsi anche quando si ripensa ad una cosa
+sparita; spesso qui oltre il sentimento di tensione, come al solito
+presente, appare già vivace lo speciale tono sentimentale della
+rappresentazione dimenticata, mentre essa stessa ancora si trattiene
+nello sfondo oscuro della coscienza. Similmente, come più tardi
+vedremo (§16), negli atti di conoscimento e riconoscimento sentimenti
+speciali precedono sempre l’appercezione distinta delle rappresentazioni.
+Negli esperimenti con momentaneo rischiaramento
+del campo visivo è possibile stabilire ad arte un tale stato d’animo,
+quando si facciano agire nella vista indiretta impressioni con un
+tono sentimentale forte al massimo grado. Tutti questi esperimenti
+sembrano dimostrare che ogni contenuto della coscienza esercita
+sull’attenzione un effetto, in seguito al quale esso stesso si dà a
+conoscere in parte mediante il suo proprio colorito sentimentale,
+in parte mediante i sentimenti già per sè legati alla funzione dell’attenzione.
+L’effetto totale che questi oscuri contenuti della coscienza
+hanno sull’attenzione si fonde, secondo le leggi generali
+della combinazione dei componenti del sentimento (pag. 129), coi
+sentimenti legati ai contenuti chiari della coscienza, dando luogo
+a un unico sentimento totale.
+</p>
+
+<p>
+8. Se un contenuto psichico entra nel <i>punto visivo</i> della coscienza,
+ai processi sentimentali sino ad ora descritti, altri speciali
+vengono ad aggiungersi, i quali possono presentarsi in forme molto
+diverse a seconda delle condizioni, nelle quali quel contenuto entra
+nel punto visivo interno. Queste condizioni offrono due tipi diversi
+di decorso, i quali in gran parte si ricollegano con quelle manifestazioni
+sentimentali, già ricordate, che precedono e preparano
+l’appercezione di un contenuto.
+</p>
+
+<p>
+Nel primo caso: il nuovo contenuto si presenta all’attenzione
+improvvisamente e senza quella preparatoria azione sentimentale;
+noi indichiamo questo tipo di decorso come quello della <i>appercezione
+passiva</i>. Mentre il contenuto giunge a maggior chiarezza nei suoi
+elementi rappresentativi e sentimentali, con esso si collega dapprima
+un sentimento del <i>patire</i>, il quale, appartenendo alla direzione
+dei sentimenti deprimenti, è in generale tanto più forte, quanto più
+intensivo è il processo psichico e più grande la rapidità della sua
+apparizione; ma questo sentimento declina ben presto, per poi
+passare nel sentimento contrario eccitante dell’<i>attività</i>. Ai due sentimenti
+vanno anche unite sensazioni caratteristiche negli apparati
+muscolari del dominio sensoriale, cui appartengono i componenti rappresentativi
+del processo. Il sentimento del patire suole essere accompagnato
+<span class="pagenum" id="Page_177">[177]</span>
+da una sensazione ben presto passeggiera di rilassamento,
+quello dell’attività da una sensazione di tensione, che succede
+alla prima.
+</p>
+
+<p>
+Nel secondo caso: il nuovo contenuto è preparato dalle manifestazioni
+sentimentali già accennate (7), quindi l’attenzione è diretta
+su di esso già prima del suo apparire; noi indichiamo questo tipo
+di decorso come quello dell’<i>appercezione attiva</i>. Qui l’appercezione
+del contenuto è preceduta da un sentimento dell’<i>attesa</i>, ora per un
+tempo molto breve, ma ora anche per un tempo abbastanza lungo.
+Questo sentimento appartiene generalmente alla direzione dei sentimenti
+di tensione e talora anche a quella degli eccitanti, pure
+potendo essere presenti nel tempo stesso sentimenti di piacere
+o di dispiacere dovuti agli elementi rappresentativi. Questo sentimento
+dell’attesa è di solito collegato a sensazioni di tensione discretamente
+forti nei corrispondenti domini muscolari. Ma al momento,
+in cui il contenuto entra nel punto visivo, quel sentimento
+è sostituito da quello, con durata per lo più molto breve, della
+soddisfazione, il quale ha sempre il carattere di un sentimento di
+sollievo, benchè a seconda delle circostanze possa essere di natura
+deprimente od eccitante e legato a sentimenti di piacere o di dispiacere.
+A questo sentimento della soddisfazione segue immediatamente
+quello stesso dell’attività, che accompagna la fine dell’appercezione
+passiva e che alla sua volta è legato ad un aumento delle sensazioni
+di tensione.
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+8<i>a</i>. L’osservazione sperimentale di queste diverse forme di processi
+può essere molto opportunamente compiuta mediante gli esperimenti di
+reazione descritti nel § 14, 11 segg. In essi è possibile stabilire nella reazione
+a impressioni inattese il tipo dell’appercezione passiva, nella reazione
+a impressioni attese quello dell’appercezione attiva. Di più è dato anche
+osservare che fra queste differenze tipiche stanno gradi di transizione; infatti,
+o la forma passiva può accostarsi all’attiva a causa della debolezza
+del primo stadio, o l’attiva alla passiva per il fatto che in un improvviso
+rilassamento dell’attesa il successivo stato contrario del sentimento di soddisfazione,
+il sollievo e la depressione, diventa più pronunciato del solito.
+Ma nella realtà anche qui si trovano processi in una connessione continua,
+i quali costituiscono veri contrari solo in casi estremi.
+</p>
+</div>
+
+<p>
+9. A chi esattamente consideri questo lato sentimentale dei
+processi d’attenzione, appare tosto come esso pienamente concordi
+col generale contenuto sentimentale dei <i>processi di volere</i>. E insieme
+risulta chiaro che l’appercezione passiva corrisponde nel suo carattere
+<span class="pagenum" id="Page_178">[178]</span>
+essenziale a un atto impulsivo semplice, l’attiva a un atto
+volontario composto. Infatti nell’appercezione passiva il contenuto psichico,
+che si presenta all’attenzione impreparata, può evidentemente
+essere considerato come quell’unico motivo, che, senza lotta alcuna
+con altri motivi, determina l’atto dell’appercezione; di più questa
+è anche qui decisamente legata a quel sentimento dell’attività caratteristico
+per tutte le azioni di volere. Al contrario nell’appercezione
+attiva ancora altri contenuti psichici coi loro effetti sentimentali
+si presentano continuamente all’attenzione durante lo
+stadio sentimentale di preparazione, e però alla fine l’atto appercettivo
+può sembrare un atto volontario e in molti casi anche un atto di
+scelta, cioè quando la lotta fra i diversi contenuti diventa essa
+stessa chiaramente cosciente. In questi ultimi casi già la vecchia
+psicologia aveva riconosciuta la presenza di un tale atto di scelta,
+perchè parlava di “attenzione volontaria„. Ma anche qui, proprio
+come negli atti di volere esterni, la volontà fu fatta entrare in
+campo inconseguentemente, perchè si disconobbe il punto, onde solo
+poteva essere derivata. Infatti, non si volle ammettere che la così
+detta “attenzione involontaria„ è soltanto una forma più semplice
+di un atto di volere interno; e poi si contrapposero “attenzione„
+e “volontà„ proprio al modo della vecchia teoria delle facoltà,
+come potenze psichiche di natura diversa, che in certi casi si collegano
+e in certi altri si escludono. Invece ambedue evidentemente
+sono espressioni di concetti, che si riferiscono alla medesima
+classe di processi psichici, con questa sola differenza, che i processi di
+appercezione o di attenzione abbracciano fra i processi di volere quelli
+che a sè e per sè, in quanto non seguiti da ulteriori processi, si
+svolgono senza effetti esterni, solo come atti così detti interni.
+</p>
+
+<p>
+10. A questi atti interni di volere, che designiamo come processi
+d’attenzione, si annette ancora la formazione di un concetto
+estremamente importante per l’intero sviluppo psichico, concetto
+che senza dubbio si è compito nella forma logica solo mediante
+il sussidio della riflessione scientifica, ma che ha già in quegli stessi
+processi il suo sostrato reale. Intendiamo parlare della formazione
+del concetto del <i>soggetto</i>, cui va parallela la presupposizione di <i>oggetti</i>,
+che si contrappongono al soggetto come una realtà da esso
+indipendente.
+</p>
+
+<p>
+Da quelle parti dell’esperienza immediata, che sono ordinate
+spazialmente in base al punto d’orientazione già ricordato (pag. 106)
+e che noi indichiamo o come <i>oggetti</i> (Gegenstände), cioè come un qualcosa
+che sta di contro (ein Gegenüberstehendes) al percipiente, oppure
+<span class="pagenum" id="Page_179">[179]</span>
+quando consideriamo il loro modo di formazione psicologica, come
+<i>rappresentazioni</i> (Vorstellungen) cioè come un qualcosa che il percipiente
+pone innanzi a sè;<a class="tag" id="tag28" href="#note28">[28]</a> (ein vor sich Hingestelltes); da queste
+parti costitutive della esperienza si distinguono tutti quei contenuti,
+che non partecipano di quest’ordine spaziale, benchè siano con esso in
+relazione continua. Questi contenuti stanno fra loro, come abbiamo veduto
+nei § 12-14, in istretta connessione, potendosi sempre considerare
+i <i>sentimenti</i> come parziali contenuti momentanei delle <i>emozioni</i>,
+le emozioni come parti costitutive di <i>processi di volere</i>. Soltanto il
+processo, può sempre arrestarsi a uno dei gradi anteriori, perchè
+molto spesso un sentimento non produce alcuna emozione notevole,
+o l’emozione declina, senza che sia realmente sorto quell’atto di
+volere, che in essa era preparato. Tutti questi processi affettivi si
+possono pertanto di nuovo subordinare al <i>processo di volere</i>. Infatti
+questo è il decorso completo, del quale i due altri processi sono
+parti o di più semplice o di più composta natura. Da questo ponto
+di vista si comprende, come il sentimento semplice nei suoi contrari,
+tra i quali si muove, in parte contenga una direzione di volere, in
+parte esprima la grandezza della energia volitiva presente in un
+dato momento, e finalmente in parte corrisponda a una determinata
+fase dello stesso processo di volere. La <i>direzione del volere</i> è evidentemente
+indicata dalle direzioni fondamentali del piacere e dispiacere,
+le quali corrispondono direttamente a una tendenza o ad una
+avversione qualitativamente differenziate. L’<i>energia di volere</i> trova
+la sua espressione nelle direzioni fondamentali dell’eccitamento e
+dell’acquietamento; infine le <i>fasi</i> opposte del processo di volere
+sono rappresentate dai sentimenti contrari di tensione e di sollievo.
+</p>
+
+<p>
+11. Se in tal guisa il volere risulta essere il fatto fondamentale,
+in cui trovano radice tutti i processi, gli elementi
+psichici dei quali sono i sentimenti per altra parte nel processo dell’appercezione,
+cui l’analisi psicologica riconosce tutti i caratteri dell’atto
+di volere, questo fatto fondamentale entra in relazione diretta
+coi <i>contenuti rappresentativi</i> della coscienza. Infatti, essendo i processi
+di volere concepiti come processi in sè connessi e omogenei malgrado
+ogni differenza dei loro contenuti, sorge un immediato sentimento
+di questa connessione, sentimento che è dapprima legato al
+sentimento dell’attività presente in ogni stato di volere, ma che poi in
+<span class="pagenum" id="Page_180">[180]</span>
+seguito alle già ricordate relazioni del volere si estende alla totalità
+dei contenuti di coscienza. Noi diciamo l’“io„ questo sentimento
+della connessione di tutte l’esperienze psichiche individuali. Esso
+è un <i>sentimento</i> e non una rappresentazione, come spesso è denominato;
+ma, al pari di tutti i sentimenti, è legato a certe sensazioni
+e rappresentazioni; questi componenti rappresentativi, che stanno
+in più strette relazioni coll’“io„, sono le sensazioni generali e la rappresentazione del proprio corpo.
+</p>
+
+<p>
+<i>Autocoscienza</i> noi chiamiamo quel contenuto sentimentale e rappresentativo,
+che nasce appunto nel modo suddetto, e, separandosi
+dall’intero contenuto di coscienza, si fonde col sentimento dell’io.
+Esso, al pari della coscienza, non è affatto una realtà diversa dai
+processi onde si compone, ma soltanto la connessione di questi
+processi, la quale, specialmente nei suoi elementi rappresentativi,
+non può mai essere nettamente separata dalle rimanenti parti della
+coscienza. Questo appare innanzi tutto dall’essere le rappresentazioni
+del proprio corpo ora saldamente fuse col sentimento dell’<i>io</i>
+ed ora separate da esso come rappresentazioni oggettive, e dal
+fatto, che in generale l’autocoscienza nel suo sviluppo tende sempre
+più a ritirarsi sulla propria base sentimentale.
+</p>
+
+<p>
+12. Appunto da questa separazione dell’autocoscienza dal restante
+contenuto di coscienza ha origine la contrapposizione del
+<i>soggetto</i> e degli <i>oggetti</i>, la quale è senza dubbio già preparata nelle
+differenze particolari degli originari contenuti di coscienza, ma raggiunge
+una forma chiara solo in conseguenza di quella separazione.
+Conformemente a questo suo sviluppo psicologico, il concetto del
+soggetto ha tre diversi significati di estensione differente, i quali
+si sostituiscono a vicenda. Nel senso più stretto, il soggetto è la
+connessione dei processi di volere, che si esplica nel sentimento
+dell’<i>io</i>. In senso alquanto più largo, esso abbraccia il contenuto reale
+di questi processi di volere unitamente ai sentimenti ed alle emozioni,
+che li preparano. Infine nel più largo significato esso si estende
+anche al fondamento rappresentativo costante, che quei processi
+soggettivi hanno nel corpo dell’individuo, come sede delle sensazioni
+generali. Ma questo più largo significato è nello sviluppo reale il
+primissimo e quello più stretto nel flusso reale dei processi psichici
+ricade sempre in uno dei significati più larghi, perchè esso può essere
+raggiunto pienamente solo nell’astrazione concettuale. In tal guisa
+esso propriamente non costituisce che un limite, al quale può in
+vario grado accostarsi la reale autoconcezione del soggetto.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_181">[181]</span>
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+12<i>a</i>. Colla distinzione del soggetto e degli oggetti, oppure come anche
+si sogliono esprimere questi concetti, quando si riduca il primo alle sue
+basi sentimentali, e si riassuma il secondo in un concetto generale, colla
+distinzione dell’<i>io</i> e del <i>mondo esterno</i> è posta la base a tutte quelle riflessioni,
+alle quali il dualismo, dapprima diffusosi nella popolare intuizione
+dell’universo e poi da questa passato anche nei sistemi filosofici, deve la
+propria origine. In questo senso anche la psicologia suole essere contrapposta
+come scienza del soggetto a tutte le altre scienze e specialmente alle
+scienze naturali (v. § 1, 3<i>a</i>). Questa concezione potrebbe essere giusta
+solo allorchè la distinzione dell’<i>io</i> dal <i>mondo esterno</i> fosse un fatto originario
+precedente ad ogni esperienza, e i concetti del soggetto e dell’oggetto
+potessero una volta per tutte essere univocamente contrapposti. Ma
+nè la prima nè la seconda condizione si avvera. L’autocoscienza si fonda
+piuttosto su una serie di processi psichici, essa è il prodotto e non il
+sostrato di questi processi, e però anche soggetto e oggetto non costituiscono
+contenuti dell’esperienza nè originariamente nè mai assolutamente
+diversi, bensì essi sono concetti di riflessione formatisi in seguito ai rapporti
+reciproci tra le singole parti costituenti il contenuto in sè affatto unico
+della nostra esperienza immediata.
+</p>
+</div>
+
+<p>
+13. La connessione dei processi psichici, che costituisce l’essenza
+della coscienza, ha necessariamente la sua prima origine in quei
+<i>processi di combinazione</i>, che hanno continuamente luogo fra gli
+elementi dei singoli contenuti di coscienza. Questi processi, che già
+operano quando sorgono singole formazioni psichiche, devono pure
+produrre tanto la simultanea unità dello stato di coscienza presente
+in un dato momento, quanto la continuità degli stati di coscienza
+successivi. Ma essi sono di una natura straordinariamente varia;
+ognuno ha il suo colorito individuale, che non si ripete mai affatto
+invariato in un secondo caso. Pure le loro generalissime differenze
+possono essere ordinate sotto quelle particolarità, che l’attenzione
+offre da un lato nella passiva ricezione di impressioni, dall’altro
+nell’appercezione attiva delle stesse. Per avere a disposizione brevi
+espressioni ad indicare tali differenze, diciamo <i>associazioni</i> quelle
+connessioni, che si formano di solito nello stato passivo dell’attenzione,
+e <i>combinazioni appercettive</i> quelle che presuppongono uno
+stato attivo.
+</p>
+
+<div class="chapter"></div>
+<h3><a id="cap16"></a>
+§ 16. — Le associazioni.
+</h3>
+
+<p>
+1. Nella moderna evoluzione della psicologia il concetto dell’associazione
+è andato soggetto a una necessaria e molto intima
+mutazione di significato; questa però non è ancora penetrata dappertutto,
+<span class="pagenum" id="Page_182">[182]</span>
+essendosi pur sempre mantenuto il significato primitivo,
+specialmente da quei psicologi che ancor oggi sono legati alle opinioni,
+dalle quali sorse la psicologia dell’associazione (§2, p. 10 e segg.).
+Infatti questa psicologia, considerando solo il <i>contenuto rappresentativo</i>
+della coscienza, conformemente all’indirizzo intellettualistico
+che in essa predomina, limita il concetto dell’associazione alle combinazioni
+tra rappresentazioni. In questo senso <i>Hartley</i> e <i>Hume</i>, i
+due fondatori della psicologia dell’associazione, introdussero quel
+concetto nel significato speciale di “associazione di idee„ corrispondendo
+nella lingua inglese la parola “idea„ al nostro concetto
+della “rappresentazione„. Considerate poi le rappresentazioni come
+oggetti o come processi che possono rinnovarsi nella coscienza colla
+medesima natura, colla quale essi vi sono sorte una prima volta
+(pag. 11, 8), si vide nell’associazione il principio esplicativo per la
+così detta “riproduzione„ delle rappresentazioni. E poichè in fine
+non si riteneva necessario il dare, mediante l’analisi psicologica,
+una ragione del modo di sorgere delle rappresentazioni composte,
+essendosi ammesso che nella rappresentazione suscitata da impressioni
+esterne la combinazione fisica delle impressioni stesse servisse
+a spiegare senz’altro la loro composizione psichica; il concetto dell’associazione
+era limitato a quelle forme di così detta riproduzione,
+nelle quali le rappresentazioni associate si seguono in ordine di tempo.
+Nella distinzione delle forme principali di queste associazioni successive
+si seguiva uno schema logico già fissato da <i>Aristotele</i> per i processi
+di memoria; in questo schema le associazioni erano distinte in base al
+principio della bipartizione per contrari, da un lato in associazioni
+per somiglianza e contrasto, dall’altro lato in associazioni per simultaneità
+e successione. Questi concetti generali ottenuti mediante una
+semplice dicotomia logica furono fregiati del nome di “Leggi delle
+associazioni„. La nuova psicologia ha cercato di ridurre il numero
+di queste leggi. Parve il contrasto essere un caso estremo della somiglianza,
+perchè tra le rappresentazioni contrastanti si associano
+solo quelle che insieme appartengono ad una medesima specie generale,
+e i legami per simultaneità e successione furono abbracciati
+sotto il concetto dell’<i>associazione esterna</i> o di <i>contiguità</i>, la quale
+venne contrapposta all’<i>associazione interna</i> o di <i>somiglianza</i>. Alcuni
+psicologi credevano senz’altro poter da questa semplificazione a due
+forme di associazione procedere alla riduzione ad un’unica “legge
+d’associazione„ spiegando essi o l’associazione di contiguità come
+una forma speciale di quella di somiglianza, oppure, e più spesso,
+la somiglianza come un effetto di certe associazioni di contiguità.
+<span class="pagenum" id="Page_183">[183]</span>
+In ambedue i casi, del resto, l’associazione era per lo più ricondotta
+al principio più generale dell’esercizio e dell’abitudine.
+</p>
+
+<p>
+2. Ma a tutte queste teorie vennero a mancare i fondamenti
+in seguito a <i>due</i> fatti che colpiscono in modo stringente, quando
+sperimentalmente si osservi il processo di rappresentazione. Il <i>primo</i>
+sta nel risultato generale dell’analisi psicologica delle rappresentazioni:
+quelle rappresentazioni composte, dalla psicologia dell’associazione
+presupposte come unità psichiche indecomponibili, sorgono già
+da processi di combinazione, i quali in modo manifesto si collegano
+intimamente colle combinazioni più complesse, abitualmente dette
+associazioni. Il <i>secondo</i> fatto sta nel risultato della ricerca sperimentale
+sui processi di memoria: non v’ha assolutamente una <i>riproduzione</i>
+delle rappresentazioni in senso proprio, cioè in quanto per
+riproduzione si intenda il rinnovarsi invariato di una rappresentazione
+già prima stata nella coscienza. Imperocchè la rappresentazione
+che in un atto di memoria entra nella coscienza, è sempre diversa
+dall’antecedente cui è riferita, e i suoi elementi sogliono essere
+distribuiti su diverse rappresentazioni anteriori.
+</p>
+
+<p>
+Dal primo di questi fatti deriva, che quelle associazioni di
+rappresentazioni composte, nell’uso le sole così chiamate, devono
+essere precedute da processi associativi più semplici fra le loro parti
+costitutive. Il secondo fatto poi dimostra che quelle associazioni possono
+essere soltanto i prodotti complessi di tali associazioni elementari.
+Ammessa questa duplice conseguenza non v’ha più alcun diritto
+d’escludere dal concetto dell’associazione quelle combinazioni elementari,
+i prodotti delle quali non sono rappresentazioni successive
+ma simultanee; così pure non vi è più ragione alcuna per limitare
+questo concetto ai processi rappresentativi. L’esistenza dei sentimenti
+composti, delle emozioni ecc., ci insegna che gli elementi
+sentimentali entrano in combinazioni non meno regolari, le quali
+di più possono combinarsi ancora in prodotti più complessi colle
+associazioni degli elementi sensibili, come ci è stato mostrato dal
+modo di sorgere delle rappresentazioni di tempo (§ 11, pag. 127).
+In questo stretto rapporto esistente fra tutti i processi di combinazioni
+di grado diverso, e nella necessità di ricondurre tutte le combinazioni
+più composte ad associazioni elementari, troviamo una nuova
+conferma per quell’osservazione desunta dal generale decorso dei
+processi di coscienza, cioè che non è possibile stabilire un limite
+netto fra le combinazioni degli elementi costituenti le formazioni
+psichiche e la connessione di queste formazioni psichiche nella coscienza
+(pag. 165).
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_184">[184]</span>
+3. Il concetto dell’associazione può pertanto avere un significato
+sicuro e per ogni caso univoco, solo quando l’associazione
+sia concepita come un <i>processo elementare</i>, il quale nei processi
+psichici reali ci si presenti sempre soltanto in composizione più o
+meno complessa, così che le associazioni elementari si possano
+ottenere solo mediante l’analisi psicologica. Tra questi prodotti di
+combinazione quelle associazioni che sole hanno comunemente tal nome
+(le successive), sono soltanto una delle forme speciali di combinazione
+e certo la meno connessa. A queste appunto si contrappongono
+come forme più stabili quelle associazioni, onde sorgono le specie
+diverse di formazioni psichiche, quelle che noi abbiamo dette <i>fusioni</i>,
+appunto a causa della natura intima del legame (pag. 76 e segg.).
+I processi elementari dai quali provengono le formazioni psichiche:
+rappresentazioni intensive, di spazio e di tempo; sentimenti composti,
+emozioni e processi di volere, devono essere ascritti ai processi
+di associazione. Ma a scopo di distinzione pratica sarà opportuno
+assegnare qui alla parola “associazione„ un valore più
+ristretto, raccogliendo sotto di essa solo quei processi di combinazione
+che si compiono fra elementi di formazioni psichiche <i>diverse</i>. Questo
+concetto dell’associazione più ristretto, contrapposto alla fusione,
+si avvicina di più al concetto della vecchia psicologia (pag. 182)
+riferendosi esso solo alla connessione delle formazioni psichiche nella
+coscienza. Ma pur sempre esso si distingue da quello per i seguenti
+due caratteri importanti: 1) noi con esso intendiamo i <i>processi elementari
+di combinazione</i> oppure, quando si tratti di fenomeni composti,
+i prodotti di quei processi elementari; 2) come per le fusioni
+così anche per le associazioni noi distinguiamo oltre alle associazioni
+<i>successive</i>, anche le <i>simultanee</i> e quest’ultime crediamo si debbano
+ritenere come quelle originarie.
+</p>
+
+<h4><a id="cap16_a"></a>
+<i>A</i>. — <span class="smcap">Le associazioni simultanee.</span>
+</h4>
+
+<p>
+4. Le associazioni simultanee, alla cui costituzione partecipano
+elementi di formazioni psichiche diverse, si distinguono in <i>due</i> specie:
+associazioni fra elementi di formazioni psichiche <i>omogenee, assimilazioni</i>,
+e associazioni fra elementi di formazioni psichiche <i>eterogenee,
+complicazioni</i>. In base alla limitazione posta al concetto di associazione,
+ambedue possono aver luogo solo fra quelle formazioni psichiche
+che son già per sè stesse combinazioni simultanee, quindi
+tra rappresentazioni intensive e spaziali come pure fra sentimenti
+composti.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_185">[185]</span>
+</p>
+
+<h5><a id="cap16_aa"></a>
+<i>a. — Le assimilazioni.</i>
+</h5>
+
+<p>
+5. Le <i>assimilazioni</i> sono una forma d’associazione che si osserva
+specialmente, nella formazione di rappresentazioni intensive
+o spaziali e che integra il processo della fusione. Questo può essere
+dimostrato in modo evidentissimo quando tra i componenti di
+un prodotto di assimilazione alcuni sono dati da un’impressione
+sensibile esterna, e altri invece appartengono a rappresentazioni
+antecedentemente avute. Che in questo caso si tratti di un’assimilazione,
+è possibile constatare, perchè certe parti costitutive della
+rappresentazione che mancano nell’impressione oggettiva o sono sostituite
+da altre, manifestamente hanno origine da rappresentazioni
+anteriori. Fra queste, come l’esperienza dimostra, sono specialmente
+preferite quelle che sono state presenti assai di frequente. Ma anche
+singoli elementi dell’impressione possono più degli altri influire sull’associazione
+che si forma, così che quando questi elementi predominanti
+variano, come avviene specialmente nell’assimilazione, del
+senso visivo, anche il prodotto dell’assimilazione subisce variazioni
+corrispondenti.
+</p>
+
+<p>
+6. Tra le formazioni intensive specialmente le <i>rappresentazioni
+uditorie</i> molto spesso si compiono colla cooperazione di assimilazioni
+ed offrono nel tempo stesso l’esempio più evidente, per il
+su ricordato principio della frequenza. Tra le rappresentazioni uditorie
+le <i>rappresentazioni verbali</i> di cui facilmente disponiamo, sono
+le più famigliari, perchè la nostra attenzione è diretta ad esse più
+che alle altre impressioni sonore. Quindi all’audizione di una parola
+si accompagnano continue assimilazioni; l’impressione sonora è incompleta,
+ma essa è così pienamente integrata a spese delle impressioni
+anteriori, che noi non ce ne accorgiamo. E non è l’udire, ma
+il traudire, cioè la falsa integrazione prodotta da non giuste assimilazioni,
+che ci fa per lo più accorti di questo processo. A questo
+processo di assimilazioni si può egualmente conchiudere dalla facilità,
+colla quale noi possiamo quasi ad arbitrio udire parole entro
+un’impressione sonora qualsiasi, ad es., nelle voci degli animali,
+nel rumore dell’acqua, del vento, di una macchina, ecc.
+</p>
+
+<p>
+7. Nei <i>sentimenti intensivi</i> sono assimilazioni notevoli per ciò,
+che impressioni, le quali sono accompagnate da sentimenti elementari
+sensoriali od estetici, molto spesso portano direttamente
+con sè anche un secondo effetto sentimentale, di cui noi ci possiamo
+<span class="pagenum" id="Page_186">[186]</span>
+dar ragione solo se ci facciamo presenti certe rappresentazioni
+da quelle impressioni richiamate. Qui l’associazione
+suole presentarsi dapprima solo sotto la forma di un’associazione
+sentimentale e solo in questo senso essa è un’assimilazione simultanea.
+L’associazione di rappresentazioni, che ci spiega l’effetto
+prodotto in noi, è invece un processo che entra in campo più tardi;
+essa appartiene alla specie delle associazioni successive. Per questa
+ragione ci riesce appena possibile il distinguere nelle impressioni
+di suoni e di colore accompagnate da determinati sentimenti, oppure
+nelle rappresentazioni spaziali semplici, ciò che è effetto sentimentale
+immediato dell’impressione, da ciò che spetta all’associazione.
+Ma di solito in questi casi il processo sentimentale è considerato
+come una risultante di due fattori, l’uno immediato, l’altro associativo,
+i quali però, secondo le leggi generali sulle fusioni dei sentimenti
+(pag. 129 e seg.), si combinano ambedue in un unico sentimento
+totale.
+</p>
+
+<p>
+8. Nelle rappresentazioni <i>spaziali</i> l’associazione è di un’importanza
+grandissima. Nel campo del <i>senso tattile</i> essa è per l’uomo
+non cieco poco notevole a causa della minore importanza che qui
+le rappresentazioni tattili hanno e in generale e specialmente per
+i processi di memoria. All’opposto pel <i>cieco</i> l’associazione delle
+rappresentazioni tattili è la causa prima della facilità con cui egli
+rapidamente si orienta nello spazio; ad es., essa è necessaria per la
+pronta lettura della scrittura dei ciechi. Quei risultati dei processi
+di assimilazione, cui partecipano più superfici tattili, sono al massimo
+grado evidenti, perchè sono facilmente messi in luce dalle
+illusioni che possono nascere a causa di qualche perturbazione
+nella regolare cooperazione delle sensazioni. Quando, ad es., tocchiamo
+una piccola palla colle dita indice e medio incrociate, abbiamo
+la rappresentazione di <i>due</i> palle, e ciò senza dubbio perchè
+nella posizione solita degli organi di tatto l’impressione esterna corrisponde
+realmente a due palle. Le rappresentazioni in tal guisa
+avute in numerosi casi antecedenti hanno un’influenza assimilatrice
+sulla nuova impressione.
+</p>
+
+<p>
+9. Il processo dell’assimilazione ha una parte straordinariamente
+importante nelle rappresentazioni del <i>senso della vista</i>; qui
+infatti esso coopera alle rappresentazioni della grandezza, della
+distanza e della natura corporea degli oggetti veduti e da ultimo
+completa i motivi immediati per la rappresentazione della profondità,
+che già sorgono nella visione binoculare come effetto di assimilazione.
+In tal modo trovano spiegazione quelle correlazioni nelle quali stanno
+<span class="pagenum" id="Page_187">[187]</span>
+fra loro le rappresentazioni di distanza e grandezza degli oggetti,
+ad es, la differenza di grandezza che presentano il sole e la luna quando
+sono all’orizzonte e allo zenith. Egualmente su questi processi di
+assimilazione si fondano gli effetti della prospettiva nel disegno
+e nella pittura. Un’imagine disegnata o dipinta su un piano ci può
+apparire corporea solo perchè l’impressione risveglia elementi di
+anteriori rappresentazioni corporee che assimilano la nuova impressione.
+Questa influenza dell’assimilazione si dimostra poi in modo
+evidentissimo nei disegni non ombreggiati a due sensi, che possono
+essere veduti così sporgenti come rientranti. Ma anche qui l’osservazione
+ci dice che un tale mutamento di rilievo non è accidentale,
+tale che dipenda dal capriccio della così detta “facoltà immaginativa„
+ma che vi sono sempre elementi dell’impressione immediata,
+i quali determinano il processo di assimilazione in un senso completamente
+univoco. Tali elementi sono innanzi tutto le sensazioni
+che sono legate alle posizioni e ai movimenti degli occhi. Così quando
+si guardi il disegno lineare di un prisma e lo si fissi monocularmente
+per escludere le ragioni della rappresentazione della profondità legate
+alla vista binoculare, appare a vicenda sporgente o rientrante, a
+seconda che una volta si fissi la parte del disegno che corrisponde
+alla vista consueta di un prisma sporgente e l’altra volta invece
+quella che risponde alla solita vista di un prisma rientrante. Un
+angolo solido formato da tre linee rette, incidenti in un unico punto,
+appare sporgente se si percorre dal vertice una delle rette; esso si
+presenta rientrante quando si parte dall’estremità opposta della retta
+e si termina al vertice, ecc. In questo e in altri casi congeneri l’assimilazione
+è stabilita da queste regole: l’occhio nel movimento sulle
+linee di fissazione degli oggetti passa dai punti più vicini ai più
+lontani; nello sguardo in riposo suole posarsi sulle parti di un
+oggetto situate più vicine.
+</p>
+
+<p>
+In altri casi le illusioni geometrico-ottiche già ricordate nel § 10
+(19 e 20) fondate sulle leggi di movimento dell’occhio producono,
+come effetto secondario, certe rappresentazioni di profondità, che
+stabiliscono una compensazione tra le illusioni di estensione e di direzione
+e la corrispondente conformazione normale dell’imagine
+della retina. E però, ad es., una linea retta divisa pare maggiore
+che una egualmente grande non divisa (pag. 101), quindi tendiamo
+a porre la prima a distanza maggiore della seconda. Poichè qui,
+malgrado la diversa stima di grandezza determinata da diverso
+sforzo di movimento, le due linee occupano posizione di retine
+egualmente grandi, questa contraddizione viene eliminata a causa
+<span class="pagenum" id="Page_188">[188]</span>
+della diversa rappresentazione di distanza. Infatti, se di due linee,
+delle quali le imagini retiniche sono eguali, una sembra maggiore,
+questa nelle solite condizioni della vista deve provenire da un oggetto
+più lontano. Se una retta è tagliata da un’altra ad angolo acuto,
+a causa di un’altra illusione, fondata sulle leggi del movimento si
+stima maggiore l’angolo acuto (pag. 100), così che talvolta se la
+linea è grande, appare come piegata poco prima del punto di intersecazione.
+Ma anche qui la contraddizione fra l’andamento della
+linea e l’ingrandimento dell’angolo acuto d’intersecazione è eliminata,
+perchè prospettivamente la linea sembra correre verso la
+profondità dello spazio. In tutti questi casi la rappresentazione di
+prospettiva può essere spiegata soltanto dall’azione assimilante di
+anteriori elementi rappresentativi.
+</p>
+
+<p>
+10. In nessuna delle assimilazioni su descritte è possibile dimostrare
+che una rappresentazione stata prima presente, assimilando
+abbia agito sulla nuova impressione totalmente. Nella maggior
+parte dei casi questo è già escluso, perchè una tale azione
+assimilante deve essere attribuita a molte rappresentazioni singole
+che si distinguono fra loro per numerose proprietà. Così, ad es.,
+una linea retta tagliata da una verticale ad angolo acuto corrisponde
+a innumerevoli casi, nei quali una tale inclinazione col concomitante
+ingrandimento dell’angolo si presentò come componente di una
+rappresentazione corporea. Tutti questi casi possono però alla loro
+volta differire nelle più diverse maniere e per grandezza dell’angolo,
+e per natura delle linee, e per altre circostanze concomitanti.
+Noi dobbiamo quindi pensare il processo di assimilazione come un
+processo, nel quale sulla coscienza agisce non una determinata rappresentazione
+singola e neppure una determinata combinazione fra
+elementi di anteriori rappresentazioni, ma per solito una quantità
+di tali combinazioni che è necessario concordino colla nuova impressione
+complessivamente soltanto in modo approssimativo.
+</p>
+
+<p>
+La natura dell’azione di tali combinazioni sulla coscienza può
+in qualche modo essere chiarita dalla parte importante che spetta
+nel processo a certi elementi legati all’impressione, ad es., nelle
+rappresentazioni visive alle sensazioni tattili interne dell’occhio.
+Sono per l’appunto questi immediati elementi sensibili, che nella
+corrente fluttuante di elementi rappresentativi venenti incontro
+all’impressione, ne scelgono alcuni a loro stessi adeguati e li trasportano
+nella forma corrispondente agli altri elementi dell’impressione
+immediata. Con ciò si dimostra che non soltanto gli elementi
+delle nostre rappresentazioni mnemoniche sono relativamente
+<span class="pagenum" id="Page_189">[189]</span>
+indeterminate e quindi variabili, ma che anche l’apprendimento
+di un’impressione immediata può a seconda delle condizioni speciali
+variare entro limiti abbastanza larghi. In tal guisa il processo di
+assimilazione ha il suo primo punto di partenza da elementi dell’impressione
+immediata, e principalmente da quelli che hanno un valore
+predominante per la costituzione delle rappresentazioni, come ad
+es., nelle rappresentazioni visive dalle sensazioni che accompagnano
+le posizioni e i movimenti dell’occhio: questi elementi svegliano
+elementi mnemonici del tatto determinati e a loro stessi adeguati.
+Questi poi alla lor volta esercitano un’azione d’assimilazione sull’impressione
+immediata, la quale infine può alla sua volta reagire
+ancora come assimilatrice sugli elementi riprodotti. Questi atti singoli,
+come pure l’intero processo, non sono per solito successivi, ma,
+almeno nella nostra coscienza, simultanei, imperocchè anche il prodotto
+del processo è appercepito come una rappresentazione tutt’unita
+direttamente data. Le due proprietà caratteristiche dell’assimilazione
+stanno dunque in ciò: 1) che essa consta di una somma di processi
+di combinazione <i>elementari</i>, cioè di processi tali che si riferiscono
+non a un tutto rappresentativo, ma a componenti rappresentativi;
+2) che in essa le parti associate agiscono le une sulle altre, modificandosi
+a vicenda nel senso di una <i>reciproca assimilazione</i>.
+</p>
+
+<p>
+11. Ciò posto, le differenze capitalissime dei processi di assimilazione
+composti trovano facilmente la loro spiegazione nella
+partecipazione, pei singoli casi molto varia, dei diversi fattori richiesti
+per ogni assimilazione. Nelle comuni rappresentazioni oggettive
+gli elementi diretti così predominano che i riprodotti per solito
+sono trascurati, quantunque in realtà essi non manchino mai e
+siano spesso di assai grande importanza per l’apprendimento degli
+oggetti. Gli elementi riprodotti si offrono in modo più opportuno alla
+nostra osservazione, quando l’azione assimilante delle impressioni dirette
+è inibita da influenze esterne od interne, ad es. quando l’impressione
+è indistinta e quando nascono sentimenti ed emozioni.
+In tutti quei casi, nei quali per tal modo la differenza fra l’impressione
+e la rappresentazione reale diventa così grande che essa si fa tosto
+manifesta ad un nostro esame più intimo, noi designiamo un tale
+prodotto d’assimilazione come un’<i>illusion</i>.
+</p>
+
+<p>
+Il carattere di generalità delle assimilazioni non ci lascia dubitare
+che esse possano avvenire fra elementi riproducibili, e in modo
+che, ad es., una rappresentazione mnemonica sorgente in noi sia
+subito modificata dalla sua relazione con altri elementi mnemonici.
+Ma in questo caso, come facilmente si comprende, ci mancano i mezzi
+<span class="pagenum" id="Page_190">[190]</span>
+per la dimostrazione del processo. Possiamo solo affermare come
+verosimile, che anche nei così detti “processi puri di memoria„
+non mancano interamente gli elementi diretti sotto la forma di
+sensazioni e di sentimenti sensoriali che sono suscitati da stimoli
+periferici. Ad es., nelle imagini visive riprodotte essi sono senza
+dubbio presenti sotto la forma di sensazioni tattili interne dell’occhio.
+</p>
+
+<h5><a id="cap16_ab"></a>
+<i>b. — Le complicazioni.</i>
+</h5>
+
+<p>
+12. Le <i>complicazioni</i>, ossia le combinazioni fra formazioni psichiche
+eterogenee sono parti costitutive della coscienza non meno
+regolari delle assimilazioni. Come ben difficilmente v’è una rappresentazione
+intensiva, o spaziale, oppure un sentimento composto, che
+non sia in qualche modo modificato dal processo di assimilazione
+reciproca fra gli elementi diretti e riprodotti, così quasi ciascuna di
+queste formazioni psichiche è insieme legata ad altre di diversa
+natura, colle quali ha certe relazioni costanti. Ma la complicazione si
+distingue sempre dall’assimilazione per il fatto, che l’eterogeneità
+delle formazioni rende meno stretta l’associazione, per quanto questa
+sia regolare; e però se in essa uno dei componenti è diretto, l’altro
+riprodotto, noi ve li possiamo con facilità distinguere immediatamente.
+Ma d’altro lato vi è un’altra causa che, malgrado la natura
+diversa facilmente riconoscibile degli elementi, dà pur sempre al
+prodotto di una complicazione l’aspetto di una formazione organica.
+La causa sta nel <i>predominio</i> di una formazione psichica sulle altre
+associate, per cui queste di fronte a quella devono ritirarsi nella
+parte oscura del campo visivo della coscienza.
+</p>
+
+<p>
+Se la complicazione associa un’impressione diretta con elementi
+riprodotti di natura disparata, l’impressione diretta colle assimilazioni
+ad essa legate costituisce di regola la parte predominante, mentre
+gli elementi riprodotti esercitano talora un’influenza notevole
+soltanto pel loro tono sentimentale. Quando noi parliamo, le rappresentazioni
+verbali acustiche sono le parti predominanti, colle quali
+abbiamo oscure le sensazioni di movimento pur date direttamente,
+e come riproduzioni, le imagini ottiche delle parole. Al contrario
+nella lettura, quest’ultime sono nel primo piano (Vordergrund)
+della coscienza, mentre le rappresentazioni uditorie diventano più
+deboli. Pertanto a causa della proprietà che hanno le rappresentazioni
+oscure di agire col loro tono sentimentale in modo relativamente forte
+sull’attenzione (pag. 175 e seg.), l’esistenza di una complicazione può
+<span class="pagenum" id="Page_191">[191]</span>
+spesso essere avvertita solo dalla speciale colorazione del sentimento
+totale, che accompagna la rappresentazione predominante. Così, ad
+es., la impressione particolare di una superficie ruvida, di una punta
+di stile, di un’arma da fuoco, dipende dalla complicazione dell’immagine
+visiva colla tattile, e per l’arma da fuoco anche con impressioni
+uditorie; ma di solito queste complicazioni sono avvertite
+soltanto pel loro effetti sentimentali.
+</p>
+
+<h4><a id="cap16_b"></a>
+<i>B</i>. — <span class="smcap">Le associazioni successive.</span>
+</h4>
+
+<p>
+13. L’associazione successiva non costituisce un processo che
+sia diverso per proprietà essenziali dalle due forme dell’associazione
+simultanea, l’assimilazione e la complicazione. Essa si fonda
+piuttosto sulle stesse cause generali e si distingue solo per questa
+condizione secondaria: il processo di combinazione, il quale là si
+presenta in un atto che per l’osservazione immediata è indivisibile
+nel tempo, qui subisce un ritardo, per il quale esso si separa distintamente
+in <i>due</i> atti. Il primo di questi atti corrisponde al sorgere
+degli elementi <i>riproducenti</i>, il secondo al sorgere dei <i>riprodotti</i>. Anche
+qui in moltissimi casi il primo atto è introdotto da un’impressione
+di senso esterno, la quale per solito si associa tosto con un’assimilazione
+Ma siccome ulteriori elementi di riproduzione tendenti ad una
+assimilazione, oppure anche ad una complicazione, sono arrestati da
+cause inibitorie, ad es., perchè altre assimilazioni si presentano prima
+all’appercezione e riescono poi ad agire solo dopo un certo tempo,
+ne segue, che dal primo atto d’appercezione si separa distintamente
+un secondo: il contenuto psichico di questo ha subite modificazioni
+tanto più essenziali quanto più numerosi sono gli elementi introdotti
+di nuovo dalla ritardata assimilazione e complicazione, e
+quanto più essi respingono colla loro diversa natura quelli già
+prima esistenti.
+</p>
+
+<p>
+14. Nella maggior parte dei casi un’associazione così sorta si
+limita a <i>due</i> processi rappresentativi o sentimentali, che si succedono
+l’un l’altro e sono nella suddetta maniera collegati da assimilazioni
+o complicazioni; ma al secondo membro possono poi
+annettersi o nuove impressioni di senso, oppure combinazioni appercettive
+(§ 17). Più di rado avviene che gli stessi processi, i
+quali causarono la prima scomposizione di un’assimilazione o complicazione
+in un processo successivo, si ripetano nel secondo, nel
+terzo membro, così che sorga in tal modo una <i>serie associativa</i>.
+<span class="pagenum" id="Page_192">[192]</span>
+In generale questo caso si verifica solo in condizioni eccezionali;
+e precisamente quando si sono prodotte alterazioni nel corso normale delle
+combinazioni appercettive, ad es., nella così detta “fuga
+d’idee„ degli alienati. L’associazione a più membri ben difficilmente
+si presenta nell’uomo normale e nelle consuete condizioni
+di vita.
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+14<i>a</i>. Una tale associazione a serie può anche determinarsi sotto condizioni
+create ad arte per l’osservazione, cioè quando intenzionatamente si
+cerca di sopprimere nuove impressioni di senso e nuove combinazioni appercettive.
+Ma anche allora essa presenta un corso diverso dallo schema
+solitamente dato, perchè non ogni membro successivo si annette a quello
+immediatamente precedente, ma il terzo, il quarto, ecc. al primo, fino a che
+una speciale impressione di senso, o una rappresentazione con un tono sentimentale
+d’intensità nuova costituisce tra nuovo punto di collegamento per le
+associazioni seguenti. Anche le associazioni nella fuga d’idee degli alienati
+mostrano per lo più lo stesso tipo del ricorso a certi membri principali
+predominanti.
+</p>
+</div>
+
+<h5><a id="cap16_ba"></a>
+<i>a. — I processi di riconoscimento e di conoscimento sensitivi.</i>
+</h5>
+
+<p>
+15. La comune associazione a due membri nella sua maniera di
+sorgere dalle combinazioni di assimilazioni e complicazioni può essere
+nel modo più distinto osservata per entro i processi del riconoscere
+e conoscere sensitivo. Noi usiamo l’attributo “sensitivo„ per questi
+processi di associazione, da un lato per dimostrare che il primo
+membro della combinazione è sempre un’impressione sensibile, dall’altro
+per distinguere questi processi da quelli <i>logici</i> di conoscenza.
+</p>
+
+<p>
+Abbiamo il più semplice caso psicologico di un riconoscimento,
+quando abbiamo avuta una sol volta la rappresentazione, ad es.,
+visiva di un oggetto e a un nuovo incontro lo riconosciamo pel
+medesimo. Se il primo incontro è avvenuto solo poco tempo prima,
+oppure se l’impressione è stata vivace in modo speciale e ha suscitate
+emozioni, l’associazione si compie di solito immediatamente come
+un’assimilazione simultanea; e il processo si distingue dalle speciali
+assimilazioni che hanno luogo in ogni rappresentazione oggettiva,
+solo per un particolare sentimento concomitante, il <i>sentimento della
+contezza</i>. E perchè un tale sentimento è presente solo quando si è
+fino ad un certo grado “coscienti„, che l’impressione è già stata
+<span class="pagenum" id="Page_193">[193]</span>
+una volta in noi, lo si deve manifestamente attribuire a tutti quei
+sentimenti che provengono dalle rappresentazioni confuse esistenti
+nella coscienza. La differenza psicologica tra questo nuovo processo
+ed una solita assimilazione simultanea si può ben riconoscere in
+ciò, che nel momento in cui il processo di assimilazione si compie
+coll’appercezione dell’impressione, proprio allora quei componenti
+della rappresentazione primitiva, i quali non partecipano
+all’assimilazione,
+emergono nella penombra della coscienza, e in questo caso
+la loro relazione agli elementi della rappresentazione appercepita si
+esplica in quel sentimento. Tali componenti non assimilati possono
+essere in parte elementi dell’impressione anteriore, i quali sono
+così diversi da certi elementi dell’impressione nuova che rifuggono
+dall’essere assimilati; in parte e specialmente, essi possono consistere
+in complicazioni che già prima erano distintamente presenti, ma ora
+rimangono inosservate. In una tale cooperazione della complicazione
+trova una spiegazione il fatto, che per gli oggetti della vista
+il nome loro, ad es., per le persone il nome proprio, e all’occasione
+anche alcune particolarità acustiche, ad es. il suono della voce,
+sono sussidi straordinariamente efficaci per il riconoscimento. Ma
+questi sussidi perchè giovino, non devono necessariamente essere
+rappresentazioni chiare nella coscienza. Se noi incontriamo un uomo
+di cui già abbiamo udito il nome, questo, benchè non ci ritorni tosto
+distinto alla memoria, può facilitare il riconoscimento.
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+15<i>a</i>. Una tale influenza delle complicazioni può essere
+dimostrata anche
+sperimentalmente. Se in una sol volta si presenta all’occhio un certo numero
+di dischi, i quali mostrino diverse gradazioni di grigio fra bianco e nero, è
+possibile riconoscere facilmente ogni singolo disco come affine a una certa
+impressione precedente, fintanto che non si scelgano più che cinque gradi
+in tutto (cioè tra bianco e nero ancora tre gradazioni di grigio); ma se si
+prende un maggior numero di gradi, questo riconoscimento non riesce più
+possibile. Si può con verisimiglianza supporre che questo fatto si connetta
+colle cinque determinazioni comuni: bianco, grigio chiaro, grigio, grigio
+oscuro, nero. Infatti ne sarebbe una conferma l’osservazione, che, esercitandosi
+a un maggior numero di designazioni, si può anche riconoscere un
+maggior numero di gradazioni (eventualmente sino a 9). È vero che in queste
+ricerche la complicazione può essere distintamente cosciente; ma non occorre
+che dapprima lo sia, specialmente nelle cinque gradazioni comuni; piuttosto
+qui di solito la designazione conveniente è cercata solo quando il vero
+atto di riconoscimento è già compiuto.
+</p>
+</div>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_194">[194]</span>
+16. Le osservazioni esposte ci rendono conto anche delle condizioni,
+nelle quali il riconoscimento può trasformarsi da un’associazione
+simultanea in una successiva. Se passa un certo tempo prima
+che gli elementi rappresentativi anteriori, a poco a poco sorgenti
+nella coscienza, producano un distinto sentimento di riconoscimento,
+allora l’intero processo si scinde in <i>due</i> atti, in quello dell’<i>apprendimento</i>
+e in quello del <i>riconoscimento</i>, dei quali il primo è legato
+soltanto alle consuete assimilazioni simultanee, mentre nel secondo
+si hanno gli effetti di quegli elementi della rappresentazione anteriore,
+i quali rimangono oscuri, e però non sono assimilabili. Ne
+segue, che il processo di riconoscimento si distingue tanto più distintamente
+in due atti, quanto maggiori sono le differenze dell’impressione
+anteriore e della nuova. Allora non solo suole esservi
+una più lunga pausa di notevole arresto tra apprendimento, e riconoscimento,
+ma anche i processi appercettivi, cioè i processi dell’attenzione
+volontaria corrispondenti allo stato della reminiscenza
+(Besinnen) agiscono sulle associazioni nel senso di promuoverle. Il
+fatto detto del “riconoscimento mediato„ costituisce un caso estremo
+di questa specie; in esso un oggetto non è riconosciuto per le proprietà
+ad esso inerenti, ma a causa di qualche particolarità concomitante
+che si trova con esso in connessione casuale, ad es., una
+persona incontrata è riconosciuta a causa di un’altra che l’accompagna,
+e simili. Non è possibile trovare una differenza psicologica
+essenziale tra questo caso e quello del riconoscimento immediato.
+Anche quelle proprietà che non spettano per sè stesse all’oggetto
+riconosciuto, appartengono pur sempre a tutto il complesso degli
+elementi rappresentativi, che insieme agiscono nella preparazione e
+nel compimento dell’associazione. Però quel ritardo di tempo che
+separa l’intero processo del riconoscimento in due processi rappresentativi,
+e che spesso anche richiede il soccorso della reminiscenza
+volontaria, si presenta, come è facile comprendere, in modo più
+pronunciato in questi riconoscimenti mediati.
+</p>
+
+<p>
+17. Il processo di riconoscimento semplice, come esso si svolge
+nell’incontro di un oggetto già altre volte percepito, costituisce il
+punto di partenza per lo svolgimento degli altri più vari processi
+di associazione, così di quelli, che al pari di esso stanno ancora sul
+confine di associazione simultanea e successiva, come di quelli nei
+quali il ritardo che conduce all’associazione successiva, si dimostra
+poi nella formazione di associazioni di assimilazione e complicazione.
+E così il riconoscimento di un oggetto spesso percepito è
+un processo che si svolge più facilmente e quindi per solito si
+<span class="pagenum" id="Page_195">[195]</span>
+compie simultaneamente; questo processo si avvicina ancor più alla
+solita assimilazione, perchè il sentimento di contezza è di un’intensità
+molto minore. Il processo del <i>conoscere sensitivo</i> si distingue
+per solito soltanto in piccola parte da questi riconoscimenti
+di singoli oggetti famigliari. La differenza logica dei due concetti
+sta in ciò, che il riconoscere designa un’affermazione dell’identità
+individuale del nuovo oggetto osservato con uno osservato anteriormente;
+il conoscere invece indica la subsunzione dell’oggetto
+ad un concetto di già ben noto. Però nel processo del conoscere sensitivo
+non ha luogo una reale subsunzione logica, siccome non esiste
+uno sviluppato concetto generale, al quale possa essere subordinato.
+L’equivalente psicologico di una tale subsunzione sta piuttosto solo
+nell’essere l’impressione riferita a un numero indeterminatamente
+grande di oggetti. E ora poichè questo riferimento presuppone l’anteriore
+rappresentazione di oggetti diversi che concordino soltanto in
+certe proprietà, tanto più il processo del conoscimento psicologico
+coincide con una comune assimilazione, quanto più famigliare è la
+classe di oggetti alla quale l’oggetto appartiene, e quanto più questo
+concorda coi caratteri generali della classe. Ma poi anche il sentimento proprio ai processi di conoscimento e riconoscimento decresce
+in eguale misura e da ultimo sparisce interamente, e allora
+noi in questi casi dell’incontro di oggetti di natura comune non parliamo
+più affatto di un processo di conoscimento. Questo processo
+anche in tali casi si manifesta distintamente tosto che l’assimilazione
+incontri qualche <i>arresto</i>, o perchè la rappresentazione di quella certa
+classe di oggetti sia divenuta insolita, o perchè il singolo oggetto offra
+proprietà eccezionali. Allora qui l’associazione simultanea può cedere
+il passo alla successiva, diventando apprendimento e conoscimento
+due processi susseguentisi. In egual misura anche il <i>sentimento di
+conoscimento</i> appare ora come un sentimento specifico, che è affine
+certamente al sentimento di contezza, ma che però, in conformità
+alle diverse condizioni di sua origine, si distingue in modo
+caratteristico specialmente per il suo decorso nel tempo.
+</p>
+
+<h5><a id="cap16_bb"></a>
+<i>b. — I processi di memoria.</i>
+</h5>
+
+<p>
+18. Il processo di riconoscimento semplice si svolge in una
+direzione essenzialmente diversa, se quegli ostacoli ad una pronta
+assimilazione che determinano la trasformazione di un’associazione
+simultanea in una successiva, sono tanto grandi, che gli elementi
+<span class="pagenum" id="Page_196">[196]</span>
+rappresentativi antagonistici alla nuova rappresentazione sensitiva
+(o dopo ohe il processo di conoscimento si sia svolto, o anche senza
+che sia avvenuto) si riuniscono in una nuova formazione rappresentativa,
+la quale è riferita direttamente a un’impressione antecedente.
+Il processo che così si svolge, è il <i>processo dì memoria</i>, e la rappresentazione
+che per tal guisa giunge all’appercezione, è detta <i>rappresentazione
+mnemonica o imagine mnemonica</i>.
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+18<i>a</i>. I processi di memoria sono quelli, ai quali la psicologia dell’associazione
+ha limitato per lo più l’uso del concetto d’associazione. Ma essendo
+essi, come lo dimostra l’esposizione antecedente, associazioni che hanno luogo
+sotto condizioni specialmente complesse, fu con ciò fin dall’inizio resa
+impossibile la spiegazione genetica delle associazioni. Si comprende pertanto che la dottrina dell’associazione in discorso si limita essenzialmente
+a dividere le diverse specie dei prodotti di associazioni che si osservano nei
+processi di memoria, prendendo a punto di partenza una considerazione logica
+e non psicologica. Una conoscenza dei processi psichici che agiscono
+nelle associazioni, è solo possibile quando si parta dai processi più semplici
+di associazione. La comune assimilazione simultanea, il processo di riconoscimento
+simultaneo e successivo si presentano già per sè stessi come i naturali
+antecedenti dell’associazione di memoria. Il primo di quei processi
+di riconoscimento non è che un’assimilazione accompagnata da un sentimento,
+indizio d’elementi rappresentativi oscuramente presenti nella coscienza e
+non assimilabili. Nel secondo processo questi elementi ribelli hanno un’azione
+d’arresto, così che il riconoscimento ritorna alla primitiva forma
+di un’associazione successiva, essendo l’impressione assimilata dapprima
+nella solita maniero, e poi in un secondo atto con concomitante sentimento
+di contezza; e in ciò si ha anche una prova della maggiore partecipazione
+di certi elementi di riproduzione. Quando in questa forma semplicissima di
+associazione successiva le due rappresentazioni che si seguono, sono riferite
+ancora a un medesimo oggetto, di cui sono appercepiti nei due atti elementi
+rappresentativi e sentimentali in parte diversi, allora abbiamo una
+modificazione essenziale nell’<i>associazione di memoria</i>. Predominando in essa
+gli elementi eterogenei delle impressioni anteriori, alla prima assimilazione
+dell’impressione segue la formazione di una rappresentazione, nella quale
+sono contenuti tanto elementi dell’impressione nuova quanto elementi
+delle impressioni antecedenti, capaci di assimilazione a causa di certi loro
+componenti. Quanto più prevalgono gli elementi eterogenei, tanto più la
+rappresentazione che sorge seconda, è appresa come <i>diversa</i> dalla nuova
+percezione; quanto più invece si mostrano elementi affini, tanto più essa
+è appresa come <i>simile</i>. Ma sempre la seconda rappresentazione si contrappone
+alla nuova impressione come una formazione psichica che è
+d’origine <i>riproduttiva</i> ed è indipendente.
+</p>
+</div>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_197">[197]</span>
+19. Le condizioni generali che stanno a base del sorgere delle
+rappresentazioni mnemoniche, possono alla lor volta offrire gradazioni
+e differenze, che vanno parallele alle forme già ricordate dei
+processi di riconoscimento e conoscimento. E infatti quei processi
+che sopra (15, 17) imparammo a conoscere come diverse modificazioni
+della solita assimilazione: il riconoscimento di un oggetto
+già rappresentato <i>una volta</i>, di uno già famigliare per <i>frequenti</i>
+rappresentazioni, come pure il conoscimento di un oggetto <i>noto</i>
+per un suo carattere generale, dànno luogo a diverse modificazioni
+nei processi di memoria.
+</p>
+
+<p>
+Il riconoscimento <i>semplice</i> passa in un atto di memoria tosto
+che all’assimilazione immediata di un’impressione facciano ostacolo
+quegli elementi, che appartengono non all’oggetto stesso, ma a circostanze
+a lui concomitanti nella rappresentazione anteriore. Appunto
+perchè l’oggetto era stato incontrato una sol volta, oppure perchè
+nella riproduzione è considerato come incontrato una sol volta, quegli
+elementi concomitanti possono essere relativamente chiari e
+determinati e insieme mostrare distinta la loro differenza dalle
+concomitanze della nuova impressione. In tal guisa dapprima sorgono
+forme miste; che stanno fra il riconoscimento e la memoria;
+l’oggetto è riconosciuto ed è insieme riferito a una determinata
+rappresentazione sensitiva anteriore; le cui condizioni concomitanti
+aggiungono all’immagine mnemonica una determinata relazione di
+spazio e di tempo. Il processo di memoria predomina specialmente
+in quei casi, nei quali l’elemento della nuova impressione, che
+agisce come assimilante, è pienamente cacciato dalle restanti parti
+costitutive della immagine mnemonica; così che la relazione associativa
+tra esso e l’impressione precedente può restare interamente
+nascosta.
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+19<i>a</i>. In questi casi si è parlato di “memoria mediata„ o “associazione
+mediata„. Ma anche qui, come nel “riconoscimento mediato„, non
+si trova un carattere importante, che differenzi questo processo dalle solite
+associazioni. Qualcuno, ad es., sedendo di sera nella sua camera a un tratto
+e, a quanto pare, senza causa, ripensa a una regione percorsa molti anni
+prima; ma una posteriore indagine più esatta dimostra, che per caso nella
+camera è un fiore molto olezzante per la prima volta veduto in quel viaggio.
+La differenza di un solito processo di memoria, nel quale è distintamente
+conosciuto il legame della nuova impressione con un fatto psichico anteriore,
+sta manifestamente in ciò, che gli elementi dai quali è stabilito il
+legame sono respinti nello sfondo oscuro (Hintergrund) della coscienza da altri
+elementi rappresentativi. Le esperienze non rare, nelle quali un’imagine mnemonica
+<span class="pagenum" id="Page_198">[198]</span>
+sorge in noi improvvisamente, e a quanto pare, senza causa, e che per lo
+più sono stato interpretate come un “sorgere spontaneo„ delle rappresentazioni,
+ci riconducono con ogni probabilità a queste associazioni latenti.
+</p>
+</div>
+
+<p>
+20. Dai processi di memoria che si collegano al semplice riconoscimento
+del fatto psichico già una volta svoltosi in noi, si
+distinguono essenzialmente, per una maggior complicazione delle
+loro condizioni, quei processi che derivano da riconoscimenti <i>molteplici</i>
+e da <i>conoscimenti</i>. Nel processo per cui sorge la rappresentazione
+sensitiva di un singolo oggetto, a noi noto o per sè stesso
+o nel suo carattere generale, le relazioni di associazione possibili
+hanno dapprima un’estensione incomparabilmente maggiore e per ciò
+il modo, in cui a una determinata esperienza vengono ad aggiungersi
+processi di memoria, non dipende tanto dai singoli fatti psichici
+sui quali si fonda l’associazione, quanto dalle condizioni generali
+e dalle disposizioni momentanee della coscienza, specialmente poi
+dall’intervento di certi processi d’appercezione attiva e dai corrispettivi
+sentimenti od emozioni intellettuali. Data la varietà di
+queste condizioni si comprende come le associazioni si sottraggano
+in generale ad ogni calcolo preventivo; laddove nell’atto di memoria,
+tosto che sia avvenuto, le traccie della sua formazione associativa
+raramente sfuggono all’indagine attenta, così che noi in tutti i casi
+possiamo a buon diritto considerare l’associazione come causa unica
+e generale dei processi di memoria.
+</p>
+
+<p>
+21. Ma in questa derivazione non si deve mai dimenticare
+che ogni reale processo di memoria, come ce lo dimostra il suo
+sviluppo psicologico dal suo più semplice antecedente, l’assimilazione
+simultanea, non è in alcun modo un processo semplice, ma
+si compone di una quantità di processi elementari, fra questi stanno
+qui in prima linea le relazioni assimilanti, nelle quali una data
+impressione, o in certi casi un’imagine di memoria già presente,
+entra con elementi di formazioni psichiche anteriori. A ciò si connettono
+due ulteriori processi caratteristici per il processo di memoria:
+il primo, l’inibizione dell’assimilazione a causa di elementi
+eterogenei, e il secondo, le assimilazioni e le complicazioni provenienti
+da questi elementi eterogenei. Questo secondo processo
+determina il sorgere di una formazione psichica diversa dalla prima
+impressione, formazione psichica che dall’azione concomitante delle
+complicazioni è riferita, in modo più o meno determinato, a un
+fatto psichico anteriore. Questa relazione regressiva si dà anche
+qui a conoscere per un sentimento particolare; il <i>sentimento di ricordanza</i>
+<span class="pagenum" id="Page_199">[199]</span>
+che è affine al sentimento di contezza, ma è pur da questo
+caratteristicamente diverso nella sua origine temporale, verosimilmente
+a causa del gran numero di complicazioni oscuramente coscienti,
+che accompagnano il sorgere dell’indagine mnemonica.
+</p>
+
+<p>
+Se ritorniamo ai processi elementari, nei quali possiamo scomporre
+il processo di memoria al pari di ogni composto processo associativo,
+otteniamo sempre <i>combinazioni di eguaglianza e di contiguità</i>.
+Fra queste generalmente predominano le prime, se il processo si
+avvicina ad un processo solito di assimilazione o di riconoscimento;
+le seconde invece si dimostrano tanto più intensive, quanto più i
+processi acquistano il carattere di ricordi “mediati„, oppure l’apparenza
+di un “sorgere spontaneo„ di rappresentazioni.
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+21 <i>a</i>. È evidente che lo schema in uso, secondo il quale tutti i processi
+di memoria debbano essere associazioni o di somiglianza o di contiguità,
+diventa assolutamente inesatto, quando lo si voglia usare per l’origine
+psicologica di questi processi; mentre d’altro lato è troppo generale e indeterminato,
+quando si intenda logicamente ordinare i processi secondo i loro
+risultati ultimi, senza riguardo alla loro origine. In quest’ultimo caso le
+relazioni di subordinazione e sovraordinazione, di coordinazione, di causa e
+dì fine, la successione e la coesistenza temporale, le diverse specie di rapporti
+spaziali troverebbero sempre nei concetti generali di “somiglianza„
+e di “contiguità„ solo un’espressione insufficiente. In quanto poi all’origine
+dei processi di memoria, per ciascuno di essi si intrecciano processi che
+possono in un certo senso designarsi come effetti in parte di somiglianza e in
+parte di contiguità. Di un’effetto di somiglianza si potrebbe parlare in quelle
+assimilazioni, che in parte sono d’introduzione al processo e in parte cooperano
+a quell’ultimo riferimento a un determinato fatto psichico anteriore.
+Così pure l’espressione “somiglianza„ è qui inadatta, perchè prima d’ogni
+cosa processi elementari <i>eguali</i> hanno una reciproca azione assimilatrice e
+perchè, dove una reale eguaglianza non esiste, questa pur sempre si stabilisce
+in seguito all’assimilazione reciproca. Infatti il concetto delle “associazioni
+di somiglianza„ è legato al presupposto, che le rappresentazioni
+composte siano oggetti psichici invariabili e le associazioni combinazioni
+tra queste rappresentazioni già pronte. Quel concetto cade di per sè quando
+si rinunzi a questo presupposto, che completamente contraddice all’esperienza
+psicologica e rende impossibile una giusta comprensione di essa. Dove certi
+prodotti di associazione, ad es., due immagini mnemoniche successivamente
+sorgenti, sono simili tra loro, allora il processo sarà ricondotto a processi
+di assimilazione che si compongono di elementari combinazioni di eguaglianza
+e di contiguità. L’associazione d’eguaglianza può aver luogo tra
+componenti od originariamente eguali od originariamente diversi e fatti eguali
+solo dall’assimilazione. Un effetto di contiguità si può attribuire a quegli elementi
+<span class="pagenum" id="Page_200">[200]</span>
+che dapprima si oppongono all’assimilazione, e in parte trasformano
+l’intero processo in una successione di due processi e in parte aggiungono
+all’immagine mnemonica quegli elementi, che le danno il carattere di una
+formazione indipendente, diversa dall’impressione che l’induce.
+</p>
+</div>
+
+<p>
+22. La natura delle <i>rappresentazioni di memoria</i> sta in strettissima
+connessione colla natura complessa dei processi di memoria;
+se esse sono dette imagini, non di rado più deboli ma pur fedeli,
+delle dirette rappresentazioni di senso, questa descrizione è, quant’è
+mai possibile, inesatta. Imagini mnemoniche e dirette rappresentazioni
+di senso diversificano tra loro non solo qualitativamente e intensivamente,
+ma anche nella composizione elementare. Se noi
+lasciamo per quanto è possibile decrescere in intensità un’impressione
+sensibile, rimane pur sempre ancora, fintanto che essa può essere avvertita,
+una formazione psichica essenzialmente diversa da una rappresentazione
+di memoria. Ciò che contrassegna la rappresentazione
+mnemonica, assai meglio della piccola intensità dei suoi elementi
+sensibili, è l’<i>imperfezione</i> della rappresentazione. Quando ricordo un
+uomo a me noto, non solo i tratti del viso, della figura sono nella
+coscienza più oscuri che quando lo guardo direttamente, ma la maggior
+parte di questi tratti non esistono affatto. Agli scarsi elementi
+rappresentativi che sono presenti e che mediante una opportuna direzione
+dell’attenzione possono essere alquanto completati, si collega
+una serie di combinazioni di contiguità e di complicazioni: l’ambiente
+in cui io ho veduto quella persona, il suo nome, infine certi elementi
+sentimentali sorti nell’incontro di essa. Tutte queste parti
+concomitanti sono quelle che dell’imagine fanno un’imagine mnemonica.
+</p>
+
+<p>
+23. Del resto grandi differenze <i>individuali</i> sono tanto nell’efficacia
+di questi elementi concomitanti, quanto nella evidenza dei componenti
+sensibili delle imagini di memoria. Le imagini di memoria
+sono in alcuni uomini orientate più esattamente in rapporto al
+tempo e allo spazio che in altri; straordinariamente diversa è poi
+l’attitudine a ricordare i colori o i toni. Un assai piccolo numero
+di uomini pare capace di ricordi gustatorii e olfattorii distinti;
+in luogo di questi le concomitanti sensazioni di movimento del
+naso o degli organi di gusto entrano come complicazioni.
+</p>
+
+<p>
+La lingua raccoglie queste proprietà variamente diverse, che
+si connettono ai processi di riconoscimento e conoscimento, sotto
+il nome “<i>memoria</i>“. Naturalmente questo concetto non ha, come
+ammise la psicologia delle facoltà (pag. 9) il significato di un’unica
+<span class="pagenum" id="Page_201">[201]</span>
+potenza psichica; esso rimane pur sempre un concetto sussidiario,
+che è utile pel risalto delle differenze individuali nei processi di
+memoria. In questo senso noi parliamo di una memoria fedele,
+comprensiva, facile, oppure di una buona memoria locale, cronologica,
+verbale e simili; espressioni che si riferiscono alle diverse
+direzioni, nelle quali si svolgono gli elementari processi di assimilazione
+e di complicazione a seconda di originarie disposizioni e dell’esercizio.
+</p>
+
+<p>
+Fra queste differenze individuali una parte importante è rappresentata
+dal <i>deperimento della memoria</i>, alle cui manifestazioni
+generalmente corrispondono quelle perturbazioni della memoria che
+sorgono in seguito a malattie cerebrali. Queste manifestazioni sono
+specialmente notevoli dal lato psicologico, perchè in esse si può conoscere
+in modo evidente l’influenza delle complicazioni sui processi
+di memoria. Tra i sintomi più appariscenti della perdita di memoria,
+così normale come patologica, è la perdita della <i>memoria verbale</i>.
+Essa suole succedere in modo, che vengono dimenticati prima di
+tutti i nomi propri, poi i nomi degli oggetti concreti che ogni
+giorno ci circondano, poi i verbi più astratti per loro natura, da
+ultimo le particelle affatto astratte. Questa successione corrisponde
+esattamente alla possibilità che hanno le singole specie di parole
+di essere rappresentate nella coscienza da altre rappresentazioni
+con esse legate in regolare complicazione. Questa possibilità è manifestamente
+massima pei nomi propri, ma minima per le particelle
+astratte, le quali non possono essere ritenute che mediante il loro
+segno verbale.
+</p>
+
+<div class="chapter"></div>
+<h3><a id="cap17"></a>
+§ 17. — Le combinazioni appercettive.
+</h3>
+
+<p>
+1. Le associazioni in tutte le loro forme, al pari di quei processi
+di fusione ad esse molto affini che stanno a base dell’origine
+delle formazioni psichiche, sono da noi considerate prodotti psichici
+passivi, perchè in esse quel sentimento di attività così caratteristico
+pei processi di volere e d’attenzione entra sempre solo
+in modo da annettersi alle <i>combinazioni già formate</i> nell’appercezione
+di dati contenuti psichici (v. pag. 177 e segg.). Le associazioni
+sono quindi fatti della nostra vita psichica che possono per
+parte loro svegliare processi di volere, ma che tuttavia non sono
+immediatamente sotto l’influenza di processi di volere. Questo è
+<span class="pagenum" id="Page_202">[202]</span>
+appunto il criterio di cui dobbiamo servirci nella distinzione di
+un fatto psichico <i>passivo</i>.
+</p>
+
+<p>
+Per questo rispetto si differenziano essenzialmente quelle combinazioni
+di seconda natura ohe possono aver luogo fra diverse
+formazioni psichiche e i loro elementi: le <i>combinazioni appercettive</i>. In esse il sentimento dell’attività accompagnato da varie sensazioni
+di tensione, non solo segue le combinazioni come un effetto di esse,
+ma le precede e però le combinazioni sono apprese <i>immediatamente
+come compientisi colla cooperazione dell’attenzione</i>. In questo senso
+noi le diciamo fatti psichici <i>attivi</i>.
+</p>
+
+<p>
+2. Le combinazioni appercettive si estendono a una quantità
+di processi psichici, che l’esperienza comune suole distinguere con
+certe designazioni generali: come pensiero, riflessione, imaginazione e
+intelletto. Complessivamente essi nell’ordine dei processi psichici
+hanno il valore di gradi superiori rispetto alle funzioni sensitive e ai
+puri processi di memoria, ma presi singolarmente sono considerati
+di natura perfettamente diversa. Una tale diversità è specialmente
+ammessa per le così dette attività fantastica e intellettiva. Di fronte
+a questa concezione sminuzzante, propria della psicologia volgare
+e della teoria della facoltà che seguì le traccie di quella, la psicologia
+dell’associazione cercò collocarsi da un punto di considerazione
+unitario, sottomettendo le combinazioni appercettive delle
+rappresentazioni al concetto generale dell’associazione che essa
+aveva limitato all’associazione successiva (pag. 182). Ma riducendo la
+combinazione appercettiva all’associazione successiva o se ne trascurarono
+l’essenziali differenze tanto soggettive quanto oggettive;
+oppure si cercò superare le difficoltà di una spiegazione di quelle
+differenze introducendo certi concetti presi dalla psicologia volgare,
+in quanto si riconosceva all’“interesse„ o all’“intelligenza„ un’influenza
+sul costituirsi delle associazioni. Inoltre un equivoco stava
+spesso a base di questa concezione, cioè che, qualora si fossero riconosciute
+certe differenze fra combinazioni appercettive e associazioni,
+si sarebbe dovuto affermare l’assoluta indipendenza di quelle da queste.
+Naturalmente di questo non si può più far parola. Tutti i
+processi psichici sono legati alle associazioni proprio come alle
+originarie impressioni di senso. Ma come le associazioni stesse
+partecipano tutte alle rappresentazioni sensitive e nullameno nei processi
+di memoria vengono a formare processi relativamente indipendenti,
+così le combinazioni appercettive si fondono in tutto sulle associazioni,
+senza che sia tuttavia possibile ricondurre a queste le loro
+proprietà essenziali.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_203">[203]</span>
+3. Se noi ora cerchiamo renderci conto delle proprietà essenziali
+delle combinazioni appercettive, possiamo distinguere quei
+processi psichici che in esse si esplicano, in <i>funzioni appercettive
+semplici</i> e <i>composte</i>. Funzioni <i>semplici</i> sono quelle di <i>relazione</i> e di
+<i>comparazione</i>; composte le funzioni della <i>sintesi</i> e dell’<i>analisi</i>.
+</p>
+
+<h4><a id="cap17_a"></a>
+<i>A</i>. — <span class="smcap">Le combinazioni appercettive semplici.</span><br />
+(<i>Relazione e comparazione</i>).
+</h4>
+
+<p>
+4. La più elementare fra tutte le funzioni dell’appercezione è
+la <i>relazione di due contenuti psichici fra loro</i>. Le basi di una tale
+relazione sono in ogni caso date nelle singole formazioni psichiche
+e nelle loro associazioni; ma il <i>compimento</i> della relazione consiste
+in una speciale attività appercettiva, per la quale la <i>relazione</i> diventa
+<i>essa stessa</i> uno speciale contenuto di coscienza, che si distingue
+dai contenuti messi fra loro in relazione reciproca, ma che è con loro
+saldamente legata. Quando noi in un riconoscimento acquistiamo coscienza
+dell’identità di un oggetto con un altro antecedentemente
+percepito, oppure in un ricordo acquistiamo coscienza di una determinata
+relazione tra il fatto psichico ricordato e un’impressione presente,
+allora in questi casi alle associazioni va unita anche una
+funzione dell’appercezione sotto la forma di attività di relazione.
+</p>
+
+<p>
+Fintanto che il riconoscimento rimane una pura associazione,
+la relazione si limita al sentimento di contezza che segue, o immediatamente
+o dopo un breve intervallo, all’assimilazione della
+nuova impressione. Se invece all’associazione si aggiunge la funzione
+appercettiva, allora quel sentimento acquista un sostrato rappresentativo
+che è distintamente nella coscienza, essendo la rappresentazione
+anteriore e l’impressione nuova distinte fra loro nel tempo
+e insieme poste nel rapporto dell’identità secondo le loro proprietà
+essenziali. Lo stesso avviene quando noi acquistiamo coscienza dei
+motivi di un atto di memoria. Anche questo presuppone che al
+sorgere per associazione dell’immagine mnemonica si aggiunga
+un raffronto di tale immagine colle impressioni determinanti l’associazione,
+un processo questo, che alla sua volta è possibile solo
+come funzione dell’attenzione attiva.
+</p>
+
+<p>
+5. Per tal guisa la funzione della <i>relazione</i> è sempre determinata
+dalle associazioni, ogni qual volta esse o i loro prodotti diventano
+oggetto dell’osservazione volontaria. La relazione si collega sempre,
+come già insegnano gli esempi su esposti, alla formazione della
+<span class="pagenum" id="Page_204">[204]</span>
+<i>comparazione</i>, così che ambedue debbono essere considerate come
+funzioni parziali affini. Ogni relazione inchiude una comparazione
+dei contenuti psichici posti fra loro in relazione; e una comparazione
+è alla sua volta soltanto possibile in quanto i contenuti
+paragonati sono stati posti fra loro in relazione. V’è questa sola
+differenza; in molti casi la comparazione si subordina completamente
+al fine della relazione reciproca dei contenuti, mentre in
+altri casi essa diventa per sè stessa un fine indipendente. Quindi
+noi parliamo là di una relazione, qui di una comparazione in più
+stretto senso. E però io dico relazione, quando prendo un’impressione
+presente come base per ricordare un fatto anteriormente
+svoltosi in me; una comparazione invece, quando io stabilisco certe
+concordanze o differenze fra il fatto psichico antecedente e il presente.
+</p>
+
+<p>
+6. La <i>comparazione</i> si compone alla sua volta di <i>due</i> funzioni
+elementari, per solito fra loro strettamente connesse: della <i>concordanza</i>
+e della <i>distinzione</i>, intendendo per la prima, la determinazione
+delle concordanze e per la seconda, la determinazione delle differenze.
+Oggi ancora nella psicologia è un errore molto diffuso il confondere
+senz’altro coll’esistenza degli elementi e delle formazioni psichiche
+la loro comparazione appercettiva. Ma si deve separare l’una cosa
+dall’altra. Naturalmente nei nostri processi psichici esistono già
+a sè e per sè delle concordanze e delle differenze, che se non fossero
+presenti, non potrebbero essere da noi avvertite. Ma l’attività di
+comparazione che stabilisce le concordanze e le differenze rimane
+pur sempre una funzione per sè stessa da quelle diversa e che a
+quelle si aggiunge.
+</p>
+
+<p>
+7. Noi cominciamo a paragonare già gli elementi psichici, le
+sensazioni e i sentimenti semplici secondo le loro concordanze e
+differenze e li disponiamo in determinati sistemi ciascuno dei quali
+contiene gli elementi più affini. Entro un tale sistema, specialmente
+in un sistema di sensazioni, è ancora possibile una doppia comparazione:
+quella dei <i>gradi d’intensità</i> e dei <i>gradi di qualità</i>, alle quali
+può venire ad aggiungersi anche quella dei <i>gradi di chiarezza</i>, tosto
+che si prenda in esame il modo, in cui gli elementi sono dati alla
+coscienza. Alla stessa guisa la funzione della comparazione si estende
+alle formazioni psichiche composte, intensive ed estensive. Ogni elemento
+psichico e ogni formazione psichica, in quanto possono essere
+disposti in un sistema comunque ordinato e gradatamente graduato,
+è una <i>grandezza psichica</i>. Una conoscenza del valore di una tale
+grandezza è soltanto possibile, quando essa sia <i>paragonata</i> ad altre
+<span class="pagenum" id="Page_205">[205]</span>
+grandezze dello stesso continuo. Se dunque ad ogni elemento psichico
+e ad ogni formazione psichica già in sè e per sè spetta anche
+la proprietà di grandezze, e come grandezze generalmente si presentano
+in forme diverse, cioè come intensità, come qualità, come
+valore estensivo (spaziale o temporale), ed eventualmente, cioè quando
+si tenga conto dei diversi stati di coscienza, come grado di chiarezza,
+una <i>determinazione della grandezza</i> è solo possibile mediante
+la funzione appercettiva della comparazione.
+</p>
+
+<p>
+8. Ora la determinazione di grandezza <i>psichica</i> si distingue
+dalla determinazione di grandezza <i>fisica</i> per la proprietà che questa,
+potendo essere fatta su oggetti relativamente costanti, permette
+un processo di comparazione che può essere compiuto in atti separati
+nel tempo a piacimento dell’osservatore; noi possiamo, ad es.,
+oggi colla misura barometrica determinare l’altezza di una certa
+montagna e poi dopo anni ed anni l’altezza di un’altra montagna,
+e possiamo paragonare i risultati delle due misure, purchè nel frattempo
+non sia avvenuta alcuna notevole rivoluzione tellurica. Essendo
+invece le formazioni psichiche non oggetti relativamente fissi, ma
+processi continuamente svolgentisi, noi possiamo paragonare due
+grandezze psichiche solo sotto la condizione, che esse ci siano date in
+una successione immediata. Questa condizione ne porta naturalmente
+seco altre due; in primo luogo, per la comparazione psichica non
+è alcuna misura assoluta, ma ogni comparazione di grandezza è un
+processo che dapprima regge solo per sè ed è quindi di una validità
+relativa; in secondo luogo, le comparazioni di grandezza possono solo
+essere fatte per grandezze di una medesima dimensione, e però per la
+comparazione di grandezze psichiche riesce impossibile un riferimento
+analogo a quello che fu fatto nella riduzione delle diversissime
+grandezze fisiche, grandezze di tempo, di forza, a grandezze
+lineari di spazio.
+</p>
+
+<p>
+9. Un’altra conseguenza di tali condizioni di cose è che non
+si possono direttamente stabilire rapporti tra grandezze psichiche
+di qualsiasi natura, ma una comparazione immediata è possibile
+solo in certi casi speciali. Questi sono: 1) <i>l’eguaglianza di due grandezze
+psichiche</i>; 2) <i>la differenza appena avvertibile di due grandezze</i>;
+ad es., di due intensità di sensazioni aventi qualità eguali, oppure di
+due qualità di sensazioni appartenenti alla stessa dimensione e aventi
+eguale intensità. Si aggiunge ancora un caso alquanto più complesso,
+ma che non sorpassa i limiti della comparazione immediata: 3) <i>l’uguaglianza
+tra due differenze di grandezza</i>, specialmente se queste
+due appartengono direttamente a domini di grandezza che si limitino
+<span class="pagenum" id="Page_206">[206]</span>
+a vicenda. È evidente che le due funzioni fondamentali della
+comparazione appercettiva, concordanza e distinzione, sono ambedue
+adoperate per ciascuno di questi tre modi di misura delle grandezze
+psichiche. Nel primo modo, date due grandezze psichiche A e
+B, si fa decrescere la seconda B fintanto che essa nella comparazione
+diretta concordi con A. Nel secondo procedimento, date
+due grandezze A e B eguali, si varia una di esse, B, finchè essa
+sembri o maggiore o minore che A di una quantità appena apprezzabile.
+Infine il terzo metodo torna opportunissimo quando, data
+una serie di grandezze psichiche, ad es., di intensità di sensazioni
+che da A, limite inferiore, va sino a C, limite superiore, mediante una
+grandezza media B trovata con una continua diminuzione, si divide
+la serie in modo che le due parti AB e BC siano appercepite come
+eguali.
+</p>
+
+<p>
+10. Fra questi metodi di comparazione il <i>secondo</i>, che è detto
+<i>metodo delle differenze minime</i>, ci dà i risultati valutabili nel modo
+più diretto e più semplice. In esso la differenza dei due stimoli fisici,
+che corrispondono alle grandezze psichiche appena distinguibili, è
+detta la <i>soglia di differenza dello stimolo</i>, e quella grandezza di stimolo,
+per la quale il corrispondente processo psichico, ad es. una
+sensazione, può essere ancora appena appercepita, è detta la <i>soglia
+dello stimolo</i>. Ora l’osservazione dimostra che la soglia di differenza
+dello stimolo sempre più cresce quanto più s’allontana dalla soglia
+dello stimolo, e proprio in modo che il rapporto della soglia di
+differenza alla grandezza assoluta dello stimolo, ossia la <i>soglia relativa
+di differenza</i>, rimane costante. Se, ad es. un’intensità sonora
+1 deve essere accresciuta di <span class="above">1</span>&#8260;<span class="below">3</span> affinchè la sensazione sonora cresca di
+una quantità appena appercettibile, l’intensità sonora 2 deve essere
+aumentata di <span class="above">2</span>&#8260;<span class="below">3</span>, 3 di <span class="above">3</span>&#8260;<span class="below">3</span> per raggiungere le soglie di differenza.
+Questa legge fu detta, dal nome del suo scopritore <i>E.H. Weber,
+legge di Weber</i>. Essa è senz’altro spiegata quando noi la consideriamo
+come una legge della comparazione appercettiva. Così intesa
+essa assume questo significato: <i>le grandezze psichiche sono paragonate
+in base al loro valore relativo</i>.
+</p>
+
+<p>
+Questa concezione della legge di Weber, come di una <i>legge generale
+della relatività di grandezze psichiche</i>, presuppone che le grandezze
+psichiche, messe in raffronto, crescano, entro i limiti della
+validità della legge di Weber, proporzionatamente agli stimoli che
+le determinano. La bontà di questo presupposto non è stata sino
+ad ora dimostrata fisiologicamente a causa della difficoltà di misurare
+esattamente le eccitazioni dei nervi e dei sensi. Ma in suo favore
+<span class="pagenum" id="Page_207">[207]</span>
+sta l’esperienza psicologica, che in luogo della costanza della soglia
+relativa, una costanza della soglia assoluta di differenza fu trovata
+in certi casi speciali, nei quali una comparazione di differenze
+assolute di grandezza è resa possibile dalle condizioni dell’osservazione,
+ad es., in larga misura nella comparazione di differenze minime
+d’altezze di toni. Così pure nella comparazione di maggiori grandezze
+di sensazione secondo il terzo dei suesposti metodi (pag. 205)
+eguali differenze assolute di stimolo e non eguali differenze relative
+sono state in molti casi appercepite come eguali. Da ciò risulta che
+la comparazione appercettiva in condizioni diverse segue due diversi
+principi, un principio della comparazione <i>relativa</i>, che trova
+la sua espressione nella legge di <i>Weber</i> e può essere considerato
+come quello più generale, e un principio della comparazione <i>assoluta</i>,
+che prende il posto del primo in condizioni speciali favorevoli a
+tale appercezione.
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+10<i>a</i>. La <i>legge di Weber</i> è dimostrata in prima linea per <i>l’intensità</i> delle
+sensazioni e poi sino ad un certo grado anche per la comparazione di formazioni
+<i>estensive</i>, cioè di rappresentazioni temporali, come pure entro certi limiti
+per rappresentazioni visive di spazio e per rappresentazioni di movimento. Non
+vale invece per le rappresentazioni estensive del senso tattile esterno, certo
+a causa delle complesse gradazioni dei segni locali (pag. 85). Così pure
+non è possibile trovarle una conferma per tutte le <i>qualità</i> delle sensazioni.
+Nelle comparazioni dell’altezza dei toni la differenza, non la relativa ma la
+assoluta, si dimostra costante in larghi limiti. Però la graduazione degli
+intervalli di tono è di nuovo relativa, perchè ogni intervallo corrisponde
+a un determinato <i>rapporto</i> dei numeri di vibrazioni (ad es.: ottava 1:2,
+quinta 2:3, e così via), ma questo fatto si fonda probabilmente sulla proprietà
+dell’affinità sonora determinata dai rapporti di un tono fondamentale
+ai suoi ipertoni (vedi pag. 77 e. segg.). Dove, in luogo della legge di relatività
+di Weber, trova posto una comparazione di grandezze <i>assoluta</i>, questa
+naturalmente non deve mai essere confusa con una determinazione di misura
+assoluta. Una tale determinazione presupporrebbe un’unità assoluta,
+quindi la possibilità di giungere a una misura costante; il che, come sopra
+si è messo in chiaro, è escluso dal campo psichico (pag. 205). La comparazione
+di grandezze assoluta si presenta piuttosto sempre soltanto come un <i>apprezzamento
+di eguaglianza tra eguali differenze assolute</i>. Questo è in ogni singolo
+caso possibile, malgrado non esista un’unità di grandezza che si mantenga
+costante. Noi, ad es., paragoniamo estensioni sensibili AB e BC in base al loro
+valore <i>relativo</i>, quando in ambedue appercepiamo il rapporto della sensazione
+limite superiore a quella inferiore. In questo caso noi giudichiamo AB e BC
+estensioni eguali se B/A = C/B (legge di Weber). Noi invece paragoniamo AB e
+<span class="pagenum" id="Page_208">[208]</span>
+BC nel loro valore <i>assoluto</i>, se per entro la dimensione di sensazione in questione,
+la differenza tra C e B ci pare eguale a quella tra B e A, e quindi C - B = B - A
+(legge di proporzionalità). Considerata la legge di Weber come un’espressione
+della relazione funzionale tra sensazione e stimolo, e presupposto
+che valesse per variazioni della sensazione e dello stimolo infinitamente piccole,
+si diede a quella legge la formola matematica della funzione logaritmica:
+la sensazione cresce proporzionalmente al logaritmo dello stimolo
+(legge psico-fisica di Fechner).
+</p>
+
+<p>
+I metodi per dimostrare la legge di Weber o le altre relazioni di grandezza
+tra elementi e formazioni psichici sono chiamati di solito <i>metodi psicofisici</i>,
+con espressione impropria, perchè il fatto di servirsi di sussidi fisici
+è di tutti gli altri metodi della psicologia sperimentale. Sarebbe più opportuno
+chiamarli “metodi di psicometria„. Applicando questi metodi, in generale
+per giungere alla scoperta dei punti suaccennati possiamo sperimentare in
+<i>doppia</i> maniera. O si determinano quei punti <i>direttamente</i> in questo modo:
+date due grandezze psichiche A e B, l’una A rimane costante, l’altra B è
+fatta decrescere, finchè corrisponda a uno di quei punti cioè A, sia o eguale
+o maggiore o minore di quantità appena appercettibili: <i>metodi di approssimazione</i>
+(Einstellungsmethoden). A questi appartiene il metodo più spesso usato
+e che più direttamente conduce allo scopo il “metodo delle variazioni minime„,
+e come una modificazione di questo nel caso dell’approssimazione di eguaglianza
+il “metodo degli errori medi„. Oppure in esperimenti più volte ripetuti
+si paragonano due stimoli tra loro poco differenti A e B, e dal numero dei casi
+nei quali è giudicato A = B, o A &lt; B o A &gt; B si calcolano i punti designati,
+cioè le soglie di differenza, <i>metodi di calcolo</i> (Abzählungsmethoden). Tra questi
+il metodo principalmente usato è detto: “metodo dei casi giusti e falsi„, ma
+più giustamente sarebbe detto “metodo dei tre casi„ (eguaglianza, differenza
+positiva e negativa). Ciò che più da vicino riguarda questi ed altri metodi,
+spetta a una speciale esposizione della psicologia sperimentale.
+</p>
+
+<p>
+Nell’<i>interpretazione della legge di Weber</i>, oltre la suesposta interpretazione
+psicologica, si presentano ancora due altre concezioni che possono
+dirsi l’una <i>fisiologica</i>, l’altra <i>psico-fisica</i>. Quella deriva la legge da certe
+ipotetiche condizioni di trasmissione degli eccitamenti nel sistema nervoso
+centrale. Questa la considera come una legge specifica della “relazione tra
+l’anima e il corpo„. Di queste due interpretazioni la fisiologica non solo
+è affatto ipotetica, ma di più in certi casi non è affatto applicabile, ad es.,
+nelle rappresentazioni di tempo e di spazio. L’interpretazione psico-fisica
+si fonda su una concezione dei rapporti tra anima e corpo, che non può
+più essere mantenuta dalla psicologia contemporanea (v. §§ 22, 8).
+</p>
+</div>
+
+<p>
+11. Un caso speciale delle comparazioni appercettive, che rientrano
+nella legge di Weber, ci è offerto da quei fenomeni, nei quali
+le grandezze da paragonare sono anche appercepite come <i>differenze relativamente
+massime</i>, o, quando si tratti di sentimenti, come <i>contrari</i>.
+<span class="pagenum" id="Page_209">[209]</span>
+Questi fenomeni sono di solito raccolti sotto il nome generale di
+contrasto. Ma proprio anche in quel campo, nel quale i fenomeni
+di contrasto sono stati più esattamente studiati, nelle <i>sensazioni luminose</i>,
+sono di solito confusi due fenomeni manifestamente affatto
+diversi nelle loro origini, benchè sino ad un certo grado affini negli
+effetti, il fenomeno d’induzione luminosa o del contrasto fisiologico
+(pag. 55 e segg.), e il fenomeno di vero contrasto, o del contrasto
+<i>psicologico</i>. Nelle impressioni più intensive questo è sempre sopraffatto
+dai più forti effetti fisiologici di induzione, ma da questi
+si distingue per due importanti caratteri: in primo luogo esso raggiunge
+la sua massima intensità non nei chiarori e nelle saturazioni
+massime, ma in quei gradi medi, nei quali l’occhio è al massimo
+grado sensibile a variazioni di chiarore e di saturazione. In secondo
+luogo esso può essere eliminato dalla comparazione con un oggetto
+dato indipendentemente. È specialmente per quest’ultimo carattere,
+che il contrasto deve essere senz’altro riconosciuto come un
+prodotto di un processo di comparazione. Quando, ad es., si pone
+un quadrato grigio su fondo nero e un secondo egualmente grigio
+su fondo bianco, e poi si ricopre il tutto con carta trasparente, i
+due quadrati si presentano in modo tutt’affatto diverso; quello
+su fondo nero appare chiaro, quasi bianco, e quello su fondo bianco
+sembra oscuro, quasi nero. Si deve credere che questo fenomeno
+appartenga al contrasto psicologico, essendo gli effetti dell’imagine
+consecutiva e dell’irradiazione, per il debole grado di chiarore degli
+oggetti, così piccoli che quasi spariscono. Se ora un rigo di cartone
+nero, parimenti coperto da carta trasparente così da presentarsi dello
+stesso grigio che i due quadrati, vien posto sotto questi in modo che
+colleghi le loro basi inferiori, la differenza di contrasto dei due quadrati
+è o in tutto annullata, o fortemente diminuita. Se in quest’esperimento,
+in luogo dello sfondo acromatico, ne scegliamo uno colorato,
+il quadrato grigio si presenta molto efficacemente nel corrispondente
+colore complementare; ma anche questo contrasto può sparire quando
+si faccia un raffronto con un oggetto grigio indipendente.
+</p>
+
+<p>
+12. Analoghi fenomeni di contrasto si osservano non solo per
+le sensazioni di tutti gli altri domini di senso, fin tanto che vi
+sono condizioni favorevoli per dimostrarli, ma in modo specialmente
+marcato nei sentimenti e infine, per appropriate condizioni, nelle rappresentazioni
+estensive di spazio e di tempo. Quasi affatto esenti da
+tali fenomeni sono le sensazioni d’altezza dei suoni, nelle quali
+agisce in senso opposto l’attitudine, abbastanza bene sviluppata nella
+maggior parte degli uomini, di riconoscere altezze assolute di toni.
+<span class="pagenum" id="Page_210">[210]</span>
+Nei <i>sentimenti</i> l’azione del contrasto si connette strettamente colla
+proprietà, che hanno tutti i sentimenti di svolgersi secondo determinati
+contrari. Sentimenti di piacere sono eliminati da sentimenti di
+dispiacere immediatamente precedenti e parecchi sentimenti di sollievo
+da precedenti sentimenti di tensione, così, ad es., il sentimento
+della soddisfazione da quello precedente dell’attesa. Nelle rappresentazioni
+di spazio e di tempo l’effetto del contrasto appare nel
+modo più evidente, quando una medesima estensione spaziale o temporale
+è posta in raffronto una volta con un’estensione più piccola,
+un’altra con una maggiore. La medesima estensione appare nei
+due casi diversa: nel primo ingrandita in rapporto alla piccola, nel
+secondo rimpicciolita in rapporto alla grande. Anche in questo caso
+però per le rappresentazioni di spazio possiamo escludere il contrasto,
+ponendo fra le estensioni in contrasto un oggetto di paragone, così
+che sia facilmente possibile una contemporanea relazione di quelle
+due ad esso.
+</p>
+
+<p>
+13. Una modificazione speciale del contrasto possono considerarsi
+quei fenomeni, che si hanno nella appercezione di impressioni
+che si presentano nella loro natura <i>reale</i> diverse da quelle <i>che ci
+aspettavamo</i>. Se, ad es., siamo disposti a levare un peso gravoso,
+che poi sentiamo leggiero all’atto in cui realmente lo leviamo, oppure
+se all’opposto leviamo un peso gravoso, che ci attendevamo
+leggiero; facciamo del peso levato nel primo caso un apprezzamento
+in meno, nel secondo un apprezzamento in più. Se ora stabiliamo
+una serie di pesi perfettamente eguali, ma di volume diverso,
+così che essi si presentino come la serie crescente dei pesi di misura,
+all’atto di sollevarli, i pesi sembreranno diversamente pesanti,
+e parrà perfino il più piccolo peso essere il più pesante, e il più
+grande il più leggiero. Qui dapprima la solita associazione del maggior
+volume colla massa maggiore determina l’attesa dell’impressione,
+e l’apprezzamento erroneo è poi prodotto dal contrasto della
+sensazione reale con quella aspettata.
+</p>
+
+<h4><a id="cap17_b"></a>
+<i>B.</i> — <span class="smcap">Le funzioni composte d’appercezione.</span>
+<br />
+(<i>Sintesi e analisi</i>).
+</h4>
+
+<p>
+14. Dalle funzioni semplici della relazione e della comparazione,
+in quanto nell’applicazioni loro si presentano in ripetizioni e combinazioni
+molteplici, sorgono le due funzioni psichiche composte
+della <i>sintesi</i> e dell’<i>analisi</i>. Di queste la sintesi è il prodotto dell’attività
+<span class="pagenum" id="Page_211">[211]</span>
+appercettiva che stabilisce la relazione, l’analisi di quella
+che raffronta.
+</p>
+
+<p>
+La <i>sintesi appercettiva</i>, come funzione connettente, si fonda su
+fusioni ed associazioni. Essa si distingue da queste per il fatto che
+può liberamente preferire alcuni fra i componenti rappresentativi e
+sentimentali offerti dall’associazione e respingerne altri. I motivi di
+questa scelta possono però generalmente trovare spiegazioni solo nell’intero
+sviluppo anteriore della coscienza individuale. Il prodotto
+della sintesi è quindi un tutto composto, le cui parti costitutive hanno
+origine complessivamente da anteriori impressioni di senso e da associazioni
+di queste, ma in cui la combinazione di queste parti suole
+allontanarsi più o meno dalle impressioni reali e dalle loro associazioni
+immediatamente date nell’esperienza.
+</p>
+
+<p>
+Una tale formazione prodotta da sintesi appercettiva è generalmente
+detta una <i>rappresentazione totale</i>, perchè in essa i componenti
+rappresentativi possono essere considerati come le basi di tutto il
+restante contenuto. Dove la combinazione degli elementi del tutto
+appare come speciale, notevolmente diversa dai prodotti di fusione
+e di associazione delle impressioni, la rappresentazione totale, come
+pure ciascuno dei suoi componenti rappresentativi, è detta anche <i>rappresentazione
+fantastica</i> o <i>imagine fantastica</i>. Potendo del resto la
+sintesi volontaria degli elementi, a seconda della natura dei motivi,
+sotto l’azione dei quali essa ha luogo, scostarsi ora più ora
+meno dalle combinazioni date nelle rappresentazioni prodotte direttamente
+da impressioni sensibili e nelle loro associazioni, si comprende
+come praticamente non sia possibile stabilire un netto limite tra imagine
+fantastica e imagine mnemonica. Il carattere positivo di essere
+sintesi volontaria costituisce un segno pel riconoscimento del processo
+appercettivo più essenziale che il carattere negativo, di non
+corrispondere la combinazione nella sua costituzione ad alcuna
+determinata rappresentazione sensitiva. E qui sta anche la più
+speciosa differenza <i>esteriore</i> tra le imagini fantastiche e le mnemoniche:
+quelle per la loro chiarezza e distintezza, come anche per
+lo più nel contenuto sensibile più completo e più intensivo, si accostano
+in maggior grado che queste alle rappresentazioni provenienti direttamente
+da impressioni esterne. Questa differenza trova la sua spiegazione
+nel fatto, che quegli effetti d’inibizione reciproca, che le
+associazioni spontanee esercitano le une sulle altre, e pei quali non
+è possibile giungere a una più salda costituzione delle immagini
+mnemoniche, sono o diminuiti o eliminati dalla preferenza volontariamente
+data a certe formazioni rappresentative. Possiamo
+<span class="pagenum" id="Page_212">[212]</span>
+pertanto sulle imagini fantastiche agire come su prodotti psichici
+di fatti reali. Ma questo nel caso delle imagini dì memoria è solo
+possibile quando esse diventano imagini fantastiche, cioè quando non
+facciamo più sorgere in noi ricordi solo passivamente, ma di essi
+disponiamo, sino a un certo grado, liberamente; in questo caso non
+suole mancare anche una variazione prodotta su di quelli dalla volontà,
+una mescolanza di realtà vissuta con realtà imaginata. Perciò
+tutti i ricordi della nostra vita constano di “poesia e verità„
+<i>(Dichtung und Wahrheit)</i>. Le nostre imagini mnemoniche si trasformano
+sotto l’influenza dei nostri sentimenti e del nostro volere in
+imagini fantastiche, e noi per lo più ci illudiamo della somiglianza
+di queste coll’esperienza reale.
+</p>
+
+<p>
+15. Alla rappresentazione totale prodotta da sintesi appercettiva
+si collega, sotto due forme, la funzione appercettiva che agisce
+in senso opposto, l’analisi. La prima di queste forme è conosciuta
+sotto il nome volgare di <i>attività fantastica</i>, la seconda sotto quello
+di <i>attività intellettiva</i>. Queste due del resto non sono affatto, come
+il nome farebbe supporre, processi diversi ma assai affini e quasi
+sempre collegati tra loro. Ciò che dapprima li distingue, e su cui
+si fondano tutte le altre ulteriori differenze secondarie di queste
+forme dell’analisi appercettiva, come pure le reazioni che esse esercitano
+sulla funzione sintetica, è la ragione fondamentale che li
+determina.
+</p>
+
+<p>
+Questa consiste per l’<i>attività fantastica</i> nella <i>riproduzione</i> di
+fatti dell’esperienza reale o analoghi alla realtà. L’attività fantastica,
+appoggiandosi immediatamente all’associazione, è la forma originaria
+dell’analisi appercettiva. Essa comincia con una rappresentazione
+totale; questa, più o meno comprensiva, è costituita da varii
+elementi rappresentativi e sentimentali, ed abbraccia il contenuto
+generale di un fatto psichico composto, nel quale le singole parti
+costitutive sono dapprima marcate solo in modo indeterminato.
+Ma poi la rappresentazione totale, per una serie di atti successivi,
+si scompone in una quantità di formazioni psichiche connesse e
+meglio determinate in parte rispetto al tempo e in parte rispetto
+allo spazio. E però ad una prima sintesi volontaria si collegano
+atti analitici, dai quali possono di nuovo sorgere motivi per una
+nuova sintesi, e quindi per una ripetizione dell’intero processo con
+una rappresentazione totale o parzialmente mutata o più limitata.
+</p>
+
+<p>
+L’attività fantastica presenta <i>due</i> gradi di sviluppo. Il primo,
+più <i>passivo</i>, deriva immediatamente dalle solite funzioni della memoria.
+Esso si trova continuamente nel corso del nostro pensiero sotto
+<span class="pagenum" id="Page_213">[213]</span>
+la forma di anticipazione del futuro ed esercita, come preparazione
+dei processi di volere, un’ufficio importante nello sviluppo psichico.
+In guisa analoga esso può anche svolgersi come se col pensiero
+volontariamente ci trasportassimo in imaginarie condizioni di vita
+o in successioni di fenomeni esterni. Il secondo grado di sviluppo,
+quello <i>più attivo</i>, sta sotto I’influenza di rappresentazioni finali saldamente
+ritenute e presuppone un più alto grado di volontaria costituzione
+delle imagini fantastiche e una più alta misura di azioni,
+in parte d’arresto in parte di scelta, di fronte alle imagini mnemoniche
+che sorgono spontaneamente. Già la sintesi originaria
+della rappresentazione totale è qui più sistemata. Una rappresentazione
+totale sorta già una volta è più saldamente ritenuta e scomposta
+nei suoi componenti da un’analisi più completa; in essa
+questi componenti costituiscono spesso rappresentazioni totali di
+nuovo subordinate, alle quali si può applicare lo stesso processo
+di analisi. In tal guisa il principio della divisione organica secondo
+un fine domina tutti i prodotti e i processi dell’attività fantastica
+attiva. E in più evidente maniera questo appare nei prodotti
+dell’<i>arte</i>. Già nella comune azione libera della fantasia si trovano in
+questa relazione i più varii passaggi fra l’attività, fantastica passiva,
+che ancora direttamente si collega alle funzioni di memoria, e
+l’attività fantastica attiva guidata da intenti meglio fissati.
+</p>
+
+<p>
+16. Se il contenuto delle funzioni appercettive abbracciate
+sotto il nome di “fantasia„, sta in questa riproduzione di fatti
+psichici reali o rappresentabili come reali, la ragione fondamentale
+dell’“attività intellettiva„ è l’<i>appercezione delle concordanze e delle
+differenze esistenti fra i contenuti d’esperienza, come pure degli altri
+rapporti logici che si sviluppano da quelle</i>. E però l’attività intellettiva
+parte originariamente proprio dalle rappresentazioni totali,
+nelle quali esperienze reali o rappresentabili come reali sono poste
+a volontà in relazione e sono collegate in un tutto unico. Ma all’analisi
+che tien dietro a ciò, è indicata un’altra via dalla diversa
+ragione fondamentale. Infatti quest’analisi non consiste più semplicemente
+nel far presente in modo più chiaro i singoli componenti
+della rappresentazione totale, ma nel determinare i diversi rapporti,
+nei quali stanno quei componenti, rapporti che si ottengono mediante
+la funzione di comparazione. Per questa determinazione, quando
+tali analisi siano state compiute più volte, basta servirsi di quei
+risultati della relazione e della comparazione già ottenuti.
+</p>
+
+<p>
+A causa di questa più stretta applicazione delle funzioni elementari
+di relazione e di comparazione, l’attività intellettiva ubbidisce
+<span class="pagenum" id="Page_214">[214]</span>
+a più salde leggi già nella sua forma esteriore, principalmente
+poi nei suoi gradi più completi. Il principio valevole già per l’attività
+fantastica e anche per la semplice attività di memoria, — cioè
+che le relazioni di contenuti psichici diversi, quando sono appercepite,
+non ci si offrono simultaneamente ma <i>successivamente</i>, così
+che noi procediamo da una relazione ad una successiva, — diventa
+nelle funzioni intellettive la regola della <i>divisione discorsiva delle
+rappresentazioni totali</i>. Questa trova la sua espressione nella legge
+della <i>dualità delle forme logiche del pensiero</i>, per la quale l’analisi
+proveniente da comparazione di relazioni scompone il contenuto di
+una rappresentazione totale dapprima in <i>due parti</i>, soggetto e predicato;
+per ciascuna di queste parti poi si può eventualmente ripetere
+la stessa dicotomia ancora una o più volte. Tali suddivisioni sono
+designate dalle categorie grammaticali, che si contrappongono a
+due a due e sono analoghe nel loro rapporto logico al soggetto
+a al predicato: le categorie di nome e attributo, verbo e oggetto,
+verbo e avverbio. In tal guisa dal processo dell’analisi appercettiva
+deriva il <i>giudizio</i>, che nel discorso è espresso dalla <i>proposizione</i>.
+</p>
+
+<p>
+Per la spiegazione psicologica della funzione del giudizio è
+di fondamentale importanza il considerarla non come una funzione
+sintetica, ma come una funzione <i>analitica</i>. Le originarie rappresentazioni
+totali che il giudizio divide in parti, tra le quali esistono
+rapporti reciproci, sono perfettamente corrispondenti alle rappresentazioni
+fantastiche. Ma i prodotti di scomposizione che si ottengono
+in tal guisa, non sono, come nell’attività fantastica, rappresentazioni
+fantastiche di più limitata estensione e di maggiore chiarezza, ma
+<i>rappresentazioni di concetti</i> (idee); con tale espressione noi indichiamo
+quelle rappresentazioni che stanno, rispetto alle altre rappresentazioni
+parziali appartenenti allo stesso tutto, in una qualsiasi delle relazioni,
+che si ottengono applicando ai contenuti rappresentativi le
+funzioni generali della relazione e della comparazione. Se chiamiamo
+la rappresentazione totale, che viene sottoposta a una tale analisi
+di relazione, un <i>pensiero</i>, il giudizio è la scomposizione di un pensiero
+nelle sue parti e il <i>concetto</i> è il prodotto di tale scomposizione.
+</p>
+
+<p>
+17. I concetti ottenuti in questo modo, si dispongono in certe
+classi generali secondo la specie dell’analisi fatta. Tali classi sono
+i concetti di <i>oggetti, proprietà, stati</i>. La funzione del giudizio, consistendo
+in una scomposizione di una rappresentazione totale, pone
+un oggetto in relazione a una proprietà, o ad uno stato, oppure
+diversi oggetti in relazione tra loro. Siccome poi il singolo concetto
+non può mai essere rappresentato propriamente isolato, essendo
+<span class="pagenum" id="Page_215">[215]</span>
+esso nel tutto della rappresentazione sempre legato ad un altro
+concetto o ad una pluralità di altri concetti, le rappresentazioni
+di concetti si distinguono in modo evidentissimo dalle rappresentazioni
+di fantasia, a causa della loro indeterminatezza e variabilità.
+Questa indeterminatezza è accresciuta essenzialmente anche da un
+altro fatto; in seguito al risultato concorde di diverse scomposizioni
+del giudizio si costituiscono quei concetti, che si incontrano come componenti
+di molte rappresentazioni variabili nella loro natura concreta,
+così che un unico concetto esiste in un numero infinito di singole
+modificazioni. A tali <i>concetti generali</i> che, a causa dell’estendersi
+dell’analisi di relazione a diversi contenuti di giudizio, costituiscono
+qualità prevalenti dei concetti, corrisponde però sempre un gran
+numero di singoli contenuti rappresentativi. Così non resta più che
+a scegliere una qualsiasi rappresentazione come rappresentante del
+concetto. In tal modo le rappresentazioni del concetto acquistano
+alla loro volta una maggiore determinatezza. Però nel tempo stesso
+con ogni rappresentazione di tal natura si collega la coscienza di
+un valore di pura sostituzione; coscienza, che di solito si esplica
+solo sotto la forma di un particolare <i>sentimento</i>. Questo <i>sentimento
+del concetto</i> può forse essere ricondotto a ciò, che rappresentazioni
+oscure, le quali complessivamente possiedono proprietà adatte per
+rappresentare il concetto, si presentano all’appercezione sotto la
+forma di mutevoli imagini mnemoniche. E ciò risulta specialmente
+dal fatto, che il sentimento del concetto è molto intensivo fintanto
+che una delle realizzazioni concrete del concetto generale è scelta
+come rappresentazione rappresentativa, così ad es., un uomo individuato
+per il concetto dell’uomo, laddove quel sentimento quasi
+interamente sparisce, tosto che la rappresentazione rappresentativa
+sia nel suo contenuto completamente diversa dagli oggetti del concetto.
+E nel fatto, che le <i>rappresentazioni verbali</i> compiono quest’ufficio,
+sta per l’appunto in gran parte l’importanza loro come sussidi
+del pensiero aventi una validità generale. Poichè questi sussidi
+si presentano già pronti alla coscienza individuale, si deve lasciare
+alla psicologia sociale la questione sullo sviluppo psicologico di tali
+funzioni sussidiarie al pensiero, che si manifestano nel linguaggio
+(v. § 21, <i>A</i>.).
+</p>
+
+<p>
+18. Le attività fantastica e intellettiva non sono, dopo tutto
+quanto si è detto, funzioni specificamente diverse, ma funzioni che
+vanno insieme e che non si devono separare nella loro origine e
+nelle loro estrinsecazioni; funzioni, che in ultima istanza si riconducono
+alle stesse funzioni fondamentali della sintesi e dell’analisi
+<span class="pagenum" id="Page_216">[216]</span>
+appercettive. Anche i concetti <i>fantasia</i> e <i>intelletto</i> hanno lo stesso
+valore che il concetto di <i>memoria</i>. Essi non designano potenze o
+facoltà uniche ma fenomeni complessi, nei quali gli elementari processi
+psichici non si manifestano in modo specifico, ma generale.
+Come la memoria è un concetto generale pei processi di memoria,
+fantasia e intelletto sono i concetti generali per determinate direzioni
+delle funzioni appercettive. Essi presentano un certo vantaggio,
+pratico solo perchè offrono un commodo mezzo per ordinare le differenze
+infinitamente varie di disposizioni, che gl’individui mostrano
+nei processi intellettuali, entro certe classi, nelle quali sono poi possibili
+gradazioni e sfumature pure infinitamente varie. Trascurando
+le differenze generali di grado, si possono quindi distinguere, come
+forme principali delle doti di fantasia, la fantasia <i>intuitiva</i> e
+la <i>combinativa</i>; come forme principali delle doti di intelletto, la
+<i>induttiva</i>, rivolta specialmente alle singole relazioni logiche e alle
+loro connessioni, la <i>deduttiva</i>, indirizzata piuttosto ai concetti generali
+e alla loro analisi. Noi diciamo <i>talento</i> in un uomo quell’inclinazione
+complessiva, che gli è propria a causa delle speciali
+direzioni delle sue doti di fantasia e d’intelletto.
+</p>
+
+<div class="chapter"></div>
+<h3><a id="cap18"></a>
+§ 18. — Gli stati psichici.
+</h3>
+
+<p>
+1. Lo stato normale della coscienza, al quale si riferivano tutte
+le considerazioni dei §§ precedenti, può subire alterazioni in così
+varia maniera, che la psicologia generale deve rinunziare a descriverle,
+tanto più che le più importanti di esse, quelle cioè che si osservano
+nelle malattie nervose, cerebrali, e nelle alienazioni mentali,
+appartengono a speciali domini della patologia, che stanno però vicini
+alla psicologia o in certo qual modo si appoggiano ad essa. Qui pertanto
+si tratta solo di indicare le principalissime condizioni psicologiche
+di tali stati anormali della coscienza. In conformità di ciò che fu
+notato sulla proprietà dei processi psichici e sulla loro connessione
+nella coscienza, siffatte condizioni generalmente possono distinguersi
+in <i>tre</i>: 1º nella natura anormale degli elementi psichici; 2º nel modo
+in cui si compongono le formazioni psichiche; 3º nel modo in cui
+le formazioni si collegano nella coscienza. Nessuna di queste tre condizioni,
+ciascuna delle quali può alla sua volta presentarsi nelle più
+svariate forme concrete, a causa della stretta connessione di questi
+fattori diversi, di solito agisce per sè sola; ma esse si collegano, in
+quanto l’anormale natura degli elementi porta pure anormalità nelle
+<span class="pagenum" id="Page_217">[217]</span>
+formazioni e queste alla loro volta anche alterazioni nella connessione
+generale dei processi di coscienza.
+</p>
+
+<p>
+2. Gli <i>elementi psichici</i>, le sensazioni e i sentimenti semplici,
+mostrano alterazioni solo nel senso, che è turbato il rapporto normale
+tra essi e le loro condizioni psico-fisiche. Nelle sensazioni tali
+alterazioni si possono ricondurre ad una diminuzione o ad un aumento
+dell’eccitabilità rispetto agli stimoli di senso (anestesia e
+iperestesia), come esse si dimostrano specialmente nei centri sensitivi
+in seguito ad influenze fisiologiche diverse. Sopratutto l’accresciuta
+eccitabilità è importante come sintomo psicologico, perchè
+essa è uno dei più frequenti componenti di composte perturbazioni psichiche.
+Similmente le alterazioni dei sentimenti semplici si manifestano
+con una diminuzione od un aumento dell’eccitabilità sentimentale
+negli stati di depressione e di esaltazione, che si riconoscono
+dal modo in cui si svolgono le emozioni e i processi del volere. Per
+tal guisa le alterazioni degli elementi psichici possono essere dimostrate
+solo dall’influenza, che esse esercitano sulla natura delle diverse
+formazioni psichiche.
+</p>
+
+<p>
+3. Fra le alterazioni delle <i>formazioni rappresentative</i> quelle che
+dipendono da anestesie periferiche o centrali, hanno generalmente
+solo un’importanza limitata; esse non esercitano alcuna azione radicale
+sulla connessione dei processi psichici. Ma è tutt’altra cosa
+per l’<i>accrescimento</i> relativo dell’intensità della sensazione, prodotto
+da iperestesia centrale. Il suo effetto è grande, perchè per mezzo
+di esso le sensazioni riprodotte possono raggiungere l’intensità di
+impressioni esterne di senso. In conseguenza di ciò può avvenire,
+che pure imagini mnemoniche siano oggettivate come rappresentazioni
+reali: <i>allucinazioni</i>; oppure che, quando si colleghino elementi
+direttamente eccitati ed elementi riprodotti, l’impressione di senso
+appaia essenzialmente alterata dall’intensità dei secondi elementi:
+<i>illusioni fantastiche</i><a class="tag" id="tag29" href="#note29">[29]</a>. Praticamente questi due fenomeni si distinguono
+solo perchè in molti casi determinate rappresentazioni possono essere
+sicuramente dimostrate come illusioni fantastiche, mentre la presenza
+di una pura allucinazione rimane sempre dubbia, essendo molto facile
+il trascurare qualche elemento sensibile diretto. Infatti non è improbabile,
+che di lontano la maggior parte delle così dette allucinazioni
+<span class="pagenum" id="Page_218">[218]</span>
+siano illusioni. Quest’ultime però appartengono per la loro natura
+psicologica alle <i>assimilazioni</i> (pag, 185 e segg.), e possono veramente
+esser definite come assimilazioni con forte prevalenza degli elementi
+riprodotti. Come le assimilazioni normali stanno in istretta connessione
+colle associazioni successive, così anche le illusioni fantastiche
+sono strettamente legate alle alterazioni del decorso associativo
+delle rappresentazioni, delle quali parleremo più sotto (5).
+</p>
+
+<p>
+4. Nei <i>processi composti del sentimento e del volere</i> le deviazioni
+dal comportamento normale si distinguono nettamente in <i>istati di
+depressione e di esaltazione</i>. Quelli consistono nel prevalere delle emozioni
+inibenti asteniche, questi nel prevalere delle emozioni eccitanti
+asteniche; in quelli si osserva un ritardo o un arresto completo
+nelle risoluzioni volitive, in questi una efficacia impulsiva dei motivi,
+rapida oltre misura. Presentando già la vita normale della psiche
+una vicenda continua dei moti d’animo, in questi è generalmente
+più difficile che nelle rappresentazioni lo stabilire i limiti
+tra i procedimenti normali e gli anormali. Così l’alternarsi di stati
+di depressione e di esaltazione, spesso molto impressionante in casi
+patologici, appare solo come un aumento dell’oscillazione, dei sentimenti
+e delle emozioni attorno ad una zona d’indifferenza (pag. 27,64).
+Gli stati di depressione e di esaltazione costituiscono specialmente
+sintomi caratteristici di perturbazioni paichiche generali, e però
+anche di questi una più profonda trattazione deve essere lasciata alla
+psicopatologia. Essendo le generali malattie psichiche sempre nel
+tempo stesso sintomi di malattie cerebrali, anche queste anomalie
+nei processi del sentimento e del volere, allo stesso modo che quelle
+delle sensazioni e rappresentazioni, sono senza dubbio accompagnate
+da alterazioni fisiologiche, delle quali ci è però ancora ignota
+la natura. Possiamo soltanto congetturare, che appunto a causa della
+natura più complessa dei moti d’animo, esse o abbiano una sede più
+estesa che le alterazioni centrali d’eccitabilità nelle allucinazioni ed
+illusioni, oppure s’estendano a regioni cerebrali più centrali, più
+direttamente interessate ai processi di appercezione.
+</p>
+
+<p>
+5. Colle alterazioni d’eccitabilità sensoriale, cogli stati di depressione
+e di esaltazione si collegano per solito anche alterazioni
+nella connessione e nel decorso dei processi psichici che noi,
+secondo il concetto della coscienza foggiato ad esprimere questa
+connessione (pag. 165), diciamo <i>modificazioni anormali della coscienza.</i>
+Fintanto che le deviazioni dallo stato normale si limitano
+alle singole formazioni psichiche, alle rappresentazioni, alle emozioni,
+ai processi volitivi, si comprende come anche la coscienza debba essere
+<span class="pagenum" id="Page_219">[219]</span>
+modificata dalle alterazioni di questi suoi componenti. Ma noi parliamo
+di un proprio stato anormale della coscienza soltanto quando non solo
+le formazioni psichiche prese a sè, ma anche i loro nessi presentano
+notevoli anomalie. Queste senza dubbio sorgono sempre tosto che
+quelle perturbazioni più elementari sono più profonde, perchè le
+combinazioni degli elementi in formazioni e delle formazioni fra
+loro sono processi, fra i quali hanno luogo continui passaggi.
+</p>
+
+<p>
+In corrispondenza ai diversi processi di combinazione, che danno
+origine alla connessione della coscienza, si possono generalmente
+distinguere <i>tre</i> specie di anormali condizioni della coscienza: 1º alterazioni
+associative; 2º alterazioni nelle combinazioni appercettive;
+3º alterazioni nel rapporto di queste due forme di combinazioni
+tra loro.
+</p>
+
+<p>
+6. Le <i>alterazioni associative</i> sorgono dapprima come effetto
+immediato delle perturbazioni più elementari. Poichè l’aumento di
+eccitabilità sensoriale trasforma le assimilazioni normali in illusioni
+fantastiche, anche i processi associativi del riconoscimento sono
+essenzialmente alterati (pag. 192): ora il noto può sembrare ignoto
+e ora l’ignoto noto, a seconda che gli elementi riprodotti sono
+attinti a determinate rappresentazioni anteriori o presi da processi
+di rappresentazione tra loro molto lontani. Inoltre l’accresciuta eccitabilità
+sensoriale produce un acceleramento delle associazioni, per il
+quale predominano le associazioni meno comuni, fatte più facili da
+impressioni casuali o dall’influenza dell’abitudine. Per contro gli stati
+di depressione e di esaltazione influiscono sulla determinazione della
+qualità e direzione delle associazioni.
+</p>
+
+<p>
+Similmente le alterazioni elementari delle rappresentazioni e
+dei sentimenti agiscono sulle combinazioni appercettive in parte
+inibendo od accelerando, in parte determinandone la direzione. Ma
+tutte le più notevoli deviazioni nei processi delle rappresentazioni
+e dei sentimenti portano anche questa ulteriore conseguenza: i processi
+legati all’attenzione attiva sono resi più o meno difficili, così
+che in molti casi sono possibili solo combinazioni appercettive ancora
+più semplici, anzi talora solo quelle che per l’esercizio si
+sono condensate in associazioni. Con ciò si connettono anche le alterazioni,
+che avvengono nel rapporto delle combinazioni appercettive
+alle associazioni. Poichè l’influenze sin qui esposte agiscono
+sulle associazioni soprattutto come acceleranti, sulle combinazioni
+appercettive invece come inibenti, sorge, come frequentissima forma
+sintomatica di più profonde perturbazioni psichiche, una forte prevalenza
+delle associazioni. Questo appare nel modo più evidente se
+<span class="pagenum" id="Page_220">[220]</span>
+la perturbazione di coscienza è, come in molti alienati, un processo
+in continuo aumento. Si osserva allora che le funzioni appercettive,
+che stanno a base della così detta attività fantastica e intellettiva,
+sono sempre più sopraffatte dalle associazioni, finchè alla
+fine rimangono queste soltanto. Se poi questa perturbazione progredisce
+ancora, anche le associazioni sono a poco a poco limitate,
+e si restringono a certe connessioni specialmente praticate (idee
+fisse); uno stato questo, che si riduce infine ad una completa paralisi intellettuale.
+</p>
+
+<p>
+7. Trascurando le vere malattie mentali, noi troviamo le suddescritte
+anomalie della coscienza soprattutto in <i>due</i> stati che
+rientrano nel campo della vita normale: nel <i>sogno</i> e nell’<i>ipnosi</i>.
+</p>
+
+<p>
+Le rappresentazioni del <i>sogno</i> provengono sempre per massima
+parte da stimoli di senso, soprattutto da stimoli del senso generale:
+sono quindi per lo più illusioni fantastiche, verosimilmente
+solo in piccola parte pure rappresentazioni mnemoniche portate
+al grado d’allucinazioni. Impressionante è il ritrarsi delle combinazioni
+appercettive di fronte alle associazioni, col quale fatto si
+collegano le frequenti alterazioni e mutazioni dell’auto-coscienza,
+gli errori del giudizio e simili. Ciò che del resto distingue il sogno
+dagli altri stati psichici simili ad esso, consiste non tanto in queste
+proprietà positive, quanto nel fatto, che quell’aumento di eccitabilità,
+attestato dalle allucinazioni, si mantiene limitato alle funzioni <i>sensorie</i>,
+essendo nel sonno ordinario e nel sogno le attività esterne del
+volere completamente inibite.
+</p>
+
+<p>
+Se invece le rappresentazioni fantastiche del sogno si collegano
+anche con azioni volitive, sorgono i fenomeni del <i>sonnambulismo</i>,
+affatto rari e già affini a certe forme dell’ipnosi. Per lo più tali concomitanti
+fenomeni di moto sono limitati ai movimenti della favella, come il parlare in sogno.
+</p>
+
+<p>
+8. <i>Ipnosi</i> sono detti certi stati affini al sonno e al sogno, che
+sono prodotti da determinate influenze psichiche e nei quali la coscienza
+presenta un comportamento, che sta tra mezzo la veglia e il
+sonno. La causa principalissima del sorgere dell’ipnosi è la <i>suggestione</i>,
+cioè la comunicazione di una rappresentazione ricca di sentimento,
+che di solito è fatta da una persona estranea sotto forma di comando
+(suggestione esterna) e talora anche è prodotta dall’ipnotizzato stesso
+(auto-suggestione). Il comando o il proposito di dormire, di compire
+certi movimenti, di avvertire oggetti non presenti o di non
+avvertire i presenti e simili cose, sono le più frequenti forme di tali
+suggestioni. Stimoli di senso uniformi, specialmente stimoli del tatto,
+<span class="pagenum" id="Page_221">[221]</span>
+hanno effetto di aiutare l’ipnosi. Inoltre l’apparizione dell’ipnosi è
+legata a una certa disposizione del sistema nervoso, ancora sconosciuta
+nella sua natura, la quale è notevolmente sviluppata da ripetute
+ipnotizzazioni.
+</p>
+
+<p>
+Il primo sintomo dell’ipnosi sta in un arresto più o meno completo
+degli atti di volere esterni, arresto che è anche legato a una
+unilaterale direzione dell’attenzione, rivolta per lo più al comando
+dato dall’ipnotizzatore (automatismo del comando). L’ipnotizzato
+non solo dorme al comando, ma mantiene in questo stato quella
+posizione, per quanto incomoda, che gli è stata data (catalessi ipnotica).
+Se lo stato si aggrava, l’ipnotico compie, in modo apparentemente
+automatico, il movimento comandato e dà a conoscere, che
+egli per allucinazione considera le rappresentazioni a lui suggerite
+come oggetti reali (sonnambulia). In questo stato si possono dare
+infine suggestioni sensorie e motorie pel momento dello svegliarsi
+o persino per un certo tempo posteriore (suggestioni a termine).
+I fenomeni accompagnanti tali “effetti postipnotici„ fanno credere
+che essi si fondino su una parziale persistenza dell’ipnosi, oppure
+(nella suggestione a termine) su un riapparire di essa.
+</p>
+
+<p>
+9. Per tutte queste manifestazioni sonno ed ipnosi sono stati
+affini, che si distinguono solo per la loro diversa origine. Comuni ad
+ambedue sono certi fenomeni di inibizione nel campo dei processi del
+volere e dell’attenzione, come pure una disposizione ad una maggiore
+eccitabilità dei centri sensitivi, la quale produce un’assimilazione
+allucinatoria delle impressioni di senso. Caratteri differenzianti
+sono invece: nel sonno, l’arresto del volere che, più completo
+tanto intensivamente quanto estensivamente, agisce specialmente sui
+processi appercettivi e sulle funzioni di moto; e nell’ipnosi, l’unilaterale
+direzione dell’attenzione, che è determinata dalla suggestione
+e che al tempo stesso favorisce ulteriori suggestioni. Ma queste
+differenze non hanno un valore assoluto: nel caso del sonnambulismo
+l’arresto esteriore del volere vien meno anche nel sogno,
+mentre, proprio come nel sonno, è presente nello stadio iniziale di
+letargo dell’ipnosi.
+</p>
+
+<p>
+Le condizioni psicofisiche del sonno, del sogno e dell’ipnosi concordano
+con ogni probabilità nella parte essenziale. Poichè psicologicamente
+queste condizioni si palesano con particolari alterazioni
+nelle disposizioni alle reazioni sensitive e volitive, esse possono,
+come tutte le disposizioni, venir spiegate fisiologicamente solo da
+alterazioni nelle funzioni di determinate regioni centrali. Queste
+alterazioni di funzioni non sono ancora direttamente investigate.
+<span class="pagenum" id="Page_222">[222]</span>
+Pur tuttavia, in base ai sintomi psicologici, si può ammettere, che
+esse si compongano per solito di un arresto nella funzione dei
+domini centrali, che entrano in azione nei processi del volere e
+dell’attenzione, e di un aumento nell’eccitabilità dei centri di senso.
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+9<i>a</i>. La teoria intorno al sonno, al sogno e all’ipnosi è quindi in
+primo luogo un <i>còmpito della fisiologia</i>. A lato al presupposto generale
+dell’arresto di funzione in certe parti della corteccia cerebrale e dell’aumento
+di funzione in certe altre, presupposto che noi desumiamo dai sintomi
+psicologici, soltanto un generale principio neurologico può sussistere con
+qualche probabilità, il principio cioè della <i>compensazione delle funzioni</i>
+In base a questo principio l’arresto di funzione in un certo dominio centrale
+si collega con un aumento funzionale di altri domini, che stanno con quello
+in relazione di reciprocità. Tale relazione può essere in parte diretta, <i>neuro-dinamica</i>
+in parte indiretta, <i>vasomotoria</i>. La prima si fonda, a quanto pare,
+sul fatto, che l’energia accumulatosi per l’arresto funzionale affluisce attraverso
+le connessioni nervose ad altri centri. La seconda consiste in ciò, che
+un arresto funzionale è accompagnato da un ristringimento dei vasi capillari,
+e questo da una dilatazione di compenso nei vasi di altre regioni, mentre
+l’accresciuto afflusso del sangue è accompagnato da incremento funzionale.
+Una differenza essenziale tra sogno ed ipnosi, per quanto si può argomentare
+dai sintomi psicologici, pare consista in ciò, che nel sogno i domini
+centrali, che stanno in relazione coi processi appercettivi, si trovano, più o
+meno completamente, in istato d’arresto, così che quasi tutta l’eccitazione di
+compenso affluisce ai centri di senso; mentre nell’ipnosi avvengono già in
+certi casi entro lo stesso centro appercettivo compensatori aumenti d’eccitabilità di fronte a contemporanei arresti parziali. Questo fatto risalta in
+ispecial modo da quegli stati d’ipnosi parziale, che si formano per accresciuta
+disposizione in seguito all’esercizio, stati nei quali avvengono, in parte
+complicate azioni di carattere automatico in condizione per altro di apparente
+veglia, e in parte atti psichici di acuta distinzione, o di straordinariamente
+esatto riconoscimento, o di ricordo entro un certo dominio rappresentativo
+o sentimentale, mentre contemporaneamente sono esclusi altri
+elementi. Quest’ultimo stato d’ipnosi parziale con unilaterale direzione dell’attenzione è anche I’unico, nel quale eventualmente possa venire in questione
+un diretto apprezzamento psicologico dell’ipnosi in base alle autoosservazioni
+dell’ipnotizzato, determinate da sperimentali azioni stimolatrici.
+In tale stato d’ipnosi parziale lo scoglio di tali autoosservazioni, che con ogni
+cura si deve evitare, consisterà sempre nel fatto, che hanno luogo suggestioni
+esterne ed auto-suggestioni illudenti, le quali sorgono o casualmente o per
+teoretica prevenzione dell’osservatore ipnotizzato. Queste sono straordinariamente
+difficili da eliminare, perchè i due requisiti che l’osservatore deve
+avere in questo caso, l’esercitata distinzione psicologica e l’assoluta mancanza
+di prevenzione, potrebbero nello stato di accresciuta suggestionabilità
+facilmente escludersi a vicenda.
+<span class="pagenum" id="Page_223">[223]</span>
+Sogno e ipnosi sono stati spesso, in parte anche pei psicologi, oggetto
+di ipotesi mistiche e fantastiche. Si parlava di una maggiore attività
+psichica nel sogno, di effetti psichici a distanza nel sogno e nell’ipnosi.
+Sotto questo riguardo specialmente l’ipnotismo è stato, anche in tempi recenti,
+usato a sostegno di superstiziose rappresentazioni spiritiche. Inoltre già
+più volte auto-illusioni e illusioni volute ebbero gran parte nel “magnetismo
+animale„ e nel “sonnambulismo„: fenomeni, che si devono ricondurre
+senz’altro all’ipnosi o alla suggestione. In realtà tutto ciò che in questi
+fenomeni regge ad una prova esatta, può senza difficoltà essere spiegato
+psicologicamente e fisiologicamente; ma ciò che non può essere spiegato
+in tal modo, sarà sempre dimostrato mediante un più intimo esame essere
+o auto-illusioni superstiziose od inganno voluto.
+</p>
+</div>
+
+<div class="chapter"></div>
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_224">[224]</span>
+</p>
+
+<h2><a id="parte4"></a>
+IV. — GLI SVILUPPI PSICHICI
+</h2>
+
+<h3><a id="cap19"></a>
+§ 19. — Le proprietà psichiche degli animali.
+</h3>
+
+<p>
+1. Il regno animale ci presenta una serie di sviluppi psichici,
+che noi possiamo considerare come i gradi antecedenti lo
+sviluppo psichico dell’uomo, in quanto che la vita psichica degli
+animali si rivela simile a quella dell’uomo nei suoi elementi e nelle
+più generali leggi della connessione di questi elementi.
+</p>
+
+<p>
+Già gli animali infimi (protozoi, celenterati, ecc.) hanno manifestazioni
+vitali, che fanno argomentare a processi di rappresentazione
+e di volere. Essi, dopo averlo veduto, afferrano spontaneamente
+il loro nutrimento; sfuggono ai nemici che li inseguono, ecc. Così
+pure già in gradi molto infimi si trovano traccie di associazioni
+e riproduzioni, specialmente di processi del conoscimento e del
+riconoscimento sensitivi (pag, 192), e queste si perfezionano negli
+animali superiori solo per la maggiore varietà delle rappresentazioni
+e pel maggior tempo, su cui si estendono i processi di
+memoria. E in generale non concordano meno le forme delle
+rappresentazioni sensitive, come noi possiamo argomentare dalle
+omogenee disposizioni e dallo sviluppo degli organi di senso; solo
+che negli esseri inferiori, le funzioni di senso si limitano al senso
+generale di tatto (pag. 31) corrispondentemente allo stato primitivo
+nello sviluppo individuale degli organismi superiori.
+</p>
+
+<p>
+Ma di contro a questa omogeneità degli elementi psichici e delle
+loro più semplici connessioni, stanno differenze assai grandi in
+tutti quei processi che si collegano allo sviluppo dell’<i>appercezione</i>.
+Mentre non mancano mai appercezioni <i>passive</i> come fondamento
+dei semplici atti impulsivi che avvengono dappertutto, i processi
+d’appercezione <i>attiva</i>, sotto la forma di attenzione volontariamente
+diretta a certe impressioni e di una scelta fra motivi diversi,
+<span class="pagenum" id="Page_225">[225]</span>
+si trovano invece probabilmente soltanto in animali più sviluppati.
+Anche in questi però essi rimangono limitati alle rappresentazioni
+suscitate da dirette impressioni di senso, così che neppure per gli
+animali psichicamente più evoluti si può far parola di funzioni
+<i>intellettuali</i> nel senso stretto della parola, di attività fantastica
+e intellettiva, oppure al più si può accennare solo a traccie isolate
+e ad inizi. A ciò si aggiunga anche, che gli animali superiori
+possono certamente manifestare mediante svariati movimenti espressivi,
+spesso affini a quelli umani, le loro emozioni e persino le loro
+rappresentazioni, in quanto sono legate ad emozioni, ma che però
+ad essi manca un linguaggio sviluppato.
+</p>
+
+<p>
+2. Lo sviluppo degli animali, se malgrado l’omogeneità qualitativa
+dei processi psichici fondamentali, in generale rimane addietro
+a quello dell’uomo, pure in molti casi gli è superiore per
+<i>doppio</i> riguardo: prima, per la <i>rapidità</i> dello svolgimento psichico;
+poi, per certe <i>unilaterali direzioni funzionali</i>, che sono favorite dagli
+speciali modi di vita di una determinata specie animale. La maggiore
+rapidità dello svolgimento psichico si dimostra in ciò, che molti
+animali assai presto, anzi alcuni subito dopo la nascita sono capaci
+di formare rappresentazioni sensitive relativamente distinte e di
+compiere movimenti rispondenti a uno scopo. Se anche per questo
+rapporto si trovano negli animali superiori grandissime differenze,
+ad es., il pulcino appena uscito dall’uovo comincia tosto a beccare
+il grano, mentre il cane neonato è cieco e presenta ancora per
+lungo tempo movimenti non coordinati, pare però che lo sviluppo
+umano sia il più lento e in massimo grado dipendente da aiuti e
+cure esterne.
+</p>
+
+<p>
+3. Ancor più sorprendente è l’<i>unilaterale svolgimento funzionale</i>
+che ci presentano certi animali: esso si esplica in determinati <i>atti
+impulsivi</i> di regola connessi a certi bisogni di nutrizione, di riproduzione
+o di difesa, o nello sviluppo di certe rappresentazioni sensitive e
+associazioni, che entrano come motivi in quegli atti impulsivi. Tali
+impulsi unilateralmente svoltisi si chiamano <i>istinti</i>. L’opinione,
+che l’istinto sia una proprietà spettante solo alla coscienza animale
+e non all’umana, è assolutamente contraria alla psicologia e sta
+anche in contraddizione coll’esperienza. La disposizione a fare esterni
+i generali impulsi animali, soprattutto l’impulso alla nutrizione e
+alla riproduzione, è innata così nell’uomo come in ogni animale. Di
+particolare a molti animali è soltanto lo special modo di estrinsecare
+questi impulsi, consistente in più complesse azioni rispondenti
+allo scopo. Ma anche gli animali si comportano sotto questo
+<span class="pagenum" id="Page_226">[226]</span>
+rispetto assai diversamente. Ci sono numerosi animali, tanto inferiori
+quanto superiori, nei quali, come nell’uomo, le azioni provenienti
+da istinti innati non presentano proprietà speciali. È anche degno
+di nota che l’addomesticamento degli animali per lo più affievolisce
+le manifestazioni istintive proprie dello stato selvaggio, ma può
+produrre d’altra parte nuovi istinti, che possono essere considerati
+come modificazione di quegl’istinti selvaggi, come ad es. i cani da
+caccia, specialmente i cani da ferma: bracchi e simili. Il grado
+di sviluppo relativamente alto raggiunto da certe tendenze istintive
+negli animali in confronto dell’uomo sì collega evidentemente
+col loro più unilaterale sviluppo, per il quale la vita psichica degli
+animali suole esplicarsi quasi interamente in quei processi collegati
+all’istinto prevalente.
+</p>
+
+<p>
+4. Gl’istinti si possono in generale considerare come azioni impulsive,
+che nascono da sensazioni e sentimenti sensoriali. Il punto
+di partenza fisiologico per le sensazioni, che specialmente determinano
+gl’istinti, sono gli <i>organi della nutrizione e della riproduzione.</i>
+Tutti gl’istinti animali ben possono essere ricondotti senz’altro alle
+due classi di <i>istinti della nutrizione e della riproduzione</i>; ma allora,
+specialmente a questi ultimi nelle loro manifestazioni più complesse,
+si aggiungono sempre ausiliari impulsi di difesa e impulsi sociali,
+ohe per la loro origine si devono considerare modificazioni speciali
+degl’istinti della generazione. E qui trovano posto gl’istinti di
+molti animali a costruire case e nidi, come del castoro, degli uccelli,
+di numerosi insetti (ragni, vespe, api, formiche), inoltre le nozze
+animali comuni specialmente alle classi degli uccelli, i quali presentano
+ora la forma monogamica, ora la poligamica. Infine qui si
+devono anche porre le così dette “società animali„ delle api, delle
+formiche e delle termiti. Esse non sono in realtà società ma legami
+genetici, nei quali l’istinto sociale, che tiene riuniti gl’individui di
+una famiglia, come pure l’istinto di difesa ad essi comune, sono subordinati
+all’impulso della riproduzione.
+</p>
+
+<p>
+In tutti gl’istinti le azioni impulsive degl’individui prendono le
+mosse da certi stimoli di senso, in parte interni, in parte esterni.
+Le azioni stesse devono però essere attribuite agli atti impulsivi o
+atti di voleri semplici, perchè certe rappresentazioni e certi sentimenti
+le precedono e le accompagnano come motivi semplici (p. 150).
+La natura delle azioni, composta e fondata su disposizioni innate,
+può trovare la sua spiegazione solo nelle proprietà del sistema
+nervoso ereditarie da specie a specie. Per queste proprietà certi
+meccanismi riflessi innati sono messi in azione in seguito a certi
+<span class="pagenum" id="Page_227">[227]</span>
+stimoli senza alcun esercizio dell’individuo. L’azione di questi meccanismi
+conforme allo scopo può essere considerata solo come un
+prodotto dello sviluppo psicofisico della specie. E a favore di questa
+interpretazione sta anche il fatto, che gl’istinti ammettono non solo
+variate modificazioni individuali, ma anche un certo perfezionamento
+per parte dell’esercizio individuale. Così è che l’uccello a poco a poco
+impara a costruire il suo nido in modo più perfetto. Le api adattano
+le loro costruzioni ai mutati bisogni. Invece di fondare una nuova
+colonia, una famiglia di api allarga la costruzione già abitata, quando
+sia accordato ad essa lo spazio necessario. Una singola famiglia di
+api e di formiche può persino acquistare abitudini anormali, ad es.,
+una famiglia di api ha l’abitudine di rubare il miele da altri alveari
+vicini, anzichè raccoglierlo essa stessa, oppure una famiglia
+di formiche ha l’abitudine meravigliosa di fare schiavi gl’individui
+di altre famiglie o di allevare i gorgoglioni come animali domestici
+che danno loro il nutrimento. L’origine spiegabile, il consolidamento,
+l’ereditarietà di tali abitudini c’indicano chiaramente il modo in cui
+possono essere sorti istinti complicati. Non mai si presenta un
+istinto isolato, ma in generi e specie affini, forme <i>più semplici</i> di
+un medesimo istinto. Così il buco che la vespa da muro fa in una
+parete per deporvi le uova, si può considerare come l’esempio primitivo
+delle ingegnose costruzioni delle api. Fra i due, come anello
+intermedio naturale, sta la costruzione relativamente semplice della
+vespa comune, costituita di poche celle esagonali tra loro cementate
+mediante sostanze vegetali.
+</p>
+
+<p>
+Gli istinti più complessi si possono quindi spiegare come prodotti
+dell’evoluzione di impulsi originariamente semplici, i quali si sono
+sempre più differenziati nel corso di numerose generazioni mediante
+abitudini individuali che a poco a poco s’aggiungono, si consolidano
+e si trasmettono per eredità. E però ogni singolo processo d’abitudine
+può essere considerato come un grado in quest’evoluzione
+psichica. La graduale trasformazione di esso in una disposizione
+innata è però derivata dai processi psicofisici dell’esercizio, per i
+quali atti di volere composti passano a poco a poco in movimenti
+automatici, che seguono immediatamente come riflessi all’impressione
+corrispondente.
+</p>
+
+<p>
+5. Se in base alla psicologia comparata si cerca rispondere
+alla questione generale sul <i>rapporto genetico dell’uomo agli animali</i>,
+considerando l’omogeneità degli elementi psichici e delle forme loro
+di connessione, tanto delle più semplici quanto delle più generali,
+si deve ammettere la possibilità, che la coscienza umana si sia svolta
+<span class="pagenum" id="Page_228">[228]</span>
+da una forma inferiore di coscienza animale. Questa ipotesi anche
+psicologicamente offre una grande probabilità, perchè se da un lato
+la serie animale presenta già diversi gradi di sviluppo psichico,
+dall’altro lato ogni singolo uomo percorre uno sviluppo analogo.
+Se la storia dell’evoluzione psichica in tal modo ci conduce in
+generale a un risultato confermante la teoria dell’evoluzione fisica,
+non si deve però disconoscere che le differenze psichiche tra l’uomo
+e l’animale, quali risaltano nei processi intellettuali ed affettivi,
+provenienti dalle combinazioni appercettive, sono incomparabilmente
+più profonde che le differenze fisiche. Anche la grande
+stabilità nello stato psichico degli animali, subendo esso solo piccole
+variazioni per l’influenza dell’allevamento, rende al massimo
+grado improbabile, che una delle specie animali ora vivente possa
+mai sorpassare dal lato psichico i limiti già raggiunti.
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+5<i>a</i>. Le teorie che mirano a definire psicologicamente il rapporto tra
+l’uomo e gli animali, oscillano tra due estremi, cioè tra l’opinione predominante
+nella vecchia psicologia, che le più alte “facoltà psichiche„, specialmente
+la “ragione„, manchino completamento agli animali, e l’opinione diffusa
+tra i sostenitori della speciale psicologia animale, che gli animali
+siano perfettamente eguali all’uomo in tutto, anche nelle facoltà di riflettere,
+giudicare, conchiudere e nei loro sentimenti morali, ecc. Caduta la psicologia
+delle facoltà, la prima di queste opinioni è divenuta insostenibile.
+La seconda si basa sulla tendenza, diffusa nella psicologia popolare, di interpretare
+tutti i fatti che possono essere oggettivamente osservati, trasformandoli
+in modi del pensiero umano, e in riflessioni logiche. Ma una più
+intima indagine sulle manifestazioni della così detta intelligenza animale dimostra,
+che esse si devono intendere costituite da semplici atti di riconoscimento
+sensitivo, o da associazioni, mentre mancano loro quelle proprietà
+che spettano ai veri concetti e alle operazioni logiche. Ora, poichè i processi
+associativi passano continuamente negli appercettivi, e gli inizi di questi
+ultimi, semplici azioni attive di attenzione e di scelta, si presentano senza
+dubbio negli animali superiori, anche questa differenza deve del resto
+essere senz’altro intesa più come una differenza nel grado, e nella composizione
+che come una differenza nella natura dei processi psichici.
+</p>
+
+<p>
+Per i più vecchi indirizzi della psicologia, tanto per la psicologia delle
+facoltà quanto per la teoria intellettualistica (§ 2), gl’<i>istinti animali</i> presentano
+una difficoltà tutt’affatto speciale. Poichè l’intento di derivare tali
+istinti da condizioni individuali condusse, specialmente per gl’istinti più
+complessi, a un apprezzamento affatto inverosimile delle funzioni psichiche,
+si conchiuse spesso, col dichiararli inconcepibili, o, il che portava alla stessa
+conseguenza, col dirli effetti di rappresentazioni innate. Questo “enigma
+degli istinti„ cessa di essere insolubile quando gl’istinti, come sopra fu
+<span class="pagenum" id="Page_229">[229]</span>
+fatto, sono concepiti quali forme speciali di manifestazioni impulsive, negli
+animali e negli uomini analoghe alle più semplici manifestazioni impulsive
+psicologicamente comprensibili. Qui poi pei fenomeni d’esercizio, che facilmente
+si osservano specialmente nell’uomo, ad es. per l’esercizio di movimenti
+complicati, come nel suonare il piano, si può stabilire il passaggio delle
+azioni volitive, originariamente composte, in movimenti impulsivi e riflessi
+(pag. 156 e segg.). A questa interpretazione degli istinti è stato obbiettato,
+che nell’esperienza è impossibile mettere in luce la trasmissione ereditaria,
+ivi supposta, di variazioni individualmente acquisite, non essendo affatto possibile,
+ad es., portare sicura osservazioni sulla trasmissione di mutuazioni spesso
+antecedentemente affermata. Alcuni biologi ammettono che tutte le proprietà
+degli organismi debbano essere derivate da una scelta, la quale avviene per la
+sopravvivenza degli individui meglio adatti alle condizioni naturali, quindi “da
+una selezione naturale esterna„ e che solo questa selezione naturale esterna
+possa produrre variazioni negli abbozzi embrionali (Keimanlagen) che si trasmettono
+ai discendenti. Se ora si deve pur concedere, che una proprietà
+acquisita da <i>un solo</i> individuo generalmente non abbia alcuna influenza ereditaria,
+non si può però comprendere, perchè atti abituali, che sono bensì suscitati
+indirettamente da condizioni naturali esterne, ma prima si fondano su interne
+proprietà psicofisiche degli organismi, non possano produrre, nel caso che esse
+agiscano attraverso a più generazioni, mutazioni negli abbozzi embrionali,
+tanto quanto le influenze dirette della selezione naturale. A favore di questa
+conclusione sta pure l’osservazione, che specialmente dall’uomo si ereditano
+certi particolari movimenti espressivi e certe abilità tecniche (pag. 231).
+Ciò, si comprende, non esclude in alcun caso la cooperazione delle influenze
+naturali esterne in accordo ai fatti dell’osservazione, ma queste influenze
+richiedono un doppio modo di agire: in primo luogo un modo diretto, nel
+quale l’organismo è modificato solo passivamente dall’azione della selezione
+naturale; e in secondo luogo un modo indiretto, nel quale le influenze esterne
+determinano dapprima reazioni psicofisiche, che sono poi le cause prime
+delle avvenute modificazioni. Se si esclude quest’ultimo modo di agire, non
+solo si chiude una delle più importanti sorgenti per la conoscenza della finalità,
+in eminente grado manifesta negli organismi animali, ma più specialmente
+si rende impossibile anche la spiegazione psicologica della graduale evoluzione
+degli atti di volere, e la loro trasformazione regressiva in riflessi
+aventi carattere di finalità, quale ci si presenta per un gran numero di movimenti
+espressivi innati (§ 20,1).
+</p>
+</div>
+
+<div class="chapter"></div>
+<h3><a id="cap20"></a>
+§ 20. — Lo sviluppo psichico del bambino.
+</h3>
+
+<p>
+1. Lo sviluppo psichico dell’uomo, in generale più tardo a paragone
+di quello della maggior parte degli altri animali, si dà a conoscere
+nella costituzione molto lenta delle <i>funzioni di senso</i>. Il bambino
+<span class="pagenum" id="Page_230">[230]</span>
+reagisce bensì subito dopo la nascita agli stimoli di senso di specie
+diversa: in modo assai preciso alle impressioni di tatto e di gusto,
+con maggior incertezza agli eccitamenti sonori; ma è fuor di dubbio
+che qui le forme speciali del movimento di reazione si fondano su
+ereditati meccanismi di riflessione. E in ispecie ciò vale per lo strillare
+del bambino all’azione del freddo o ad altre azioni tattili e pei
+riflessi mimici alle sostanze saporifiche dolci, acide e amare; riflessi,
+che si possono osservare sin dall’inizio. È pertanto probabile che
+tutte queste impressioni siano accompagnate da sensazioni e sentimenti
+oscuri, ma la natura dei movimenti riflessi non può essere derivata
+dai sentimenti, dei quali noi li consideriamo sintomi, ma
+solo da innate combinazioni centrali di riflessi.
+</p>
+
+<p>
+Alla fine del primo mese è manifesto che sensazioni e sentimenti
+sono sentiti in modo alquanto più chiaro, benchè ancor sempre molto
+fugace, come lo dimostrano i rapidi mutamenti di disposizione d’animo;
+infatti ora soltanto si osservano non solo sintomi di dispiacere,
+ma anche di piacere: risa, vivaci movimenti ritmici delle braccia e
+delle gambe in seguito a determinate impressioni sensibili. Anche i
+meccanismi riflessi non sono del resto pienamente conformati nel
+primo tempo di vita, come lo fa comprendere il fatto anatomico,
+che alcune fibre colleganti i centri cerebrali si formano solo dopo la
+nascita. Mancano ad es. ancora i movimenti riflessi associati dei
+due occhi. Senza dubbio già fin dall’inizio il singolo occhio si volge
+a un raggio di luce, ma i movimenti dei due occhi sono ancora irregolari,
+e solo nel corso dei tre primi mesi la coordinazione normale
+dei movimenti si dirige a poco a poco sul punto di fissazione
+comune ai due occhi. Anche qui però la raggiunta regolarità non
+si deve interpretare come un effetto di più complete rappresentazioni
+visive, ma piuttosto come il sintomo, che entra in funzione un
+centro riflesso, la cui azione fa poi possibili più complete rappresentazioni
+visive.
+</p>
+
+<p>
+2. Sulle relazioni qualitative degli <i>elementi psichici</i> nel bambino
+non si può in generale giungere a una conclusione soddisfacente,
+perchè ci mancano sintomi oggetti vi abbastanza sicuri. Probabilmente
+la varietà delle sensazioni sonore e forse anche di
+quelle di colore, è più limitata. Se però alcuni fanciulli confondono,
+non di rado ancora nel secondo anno di vita, designazioni di colori,
+ciò non deve senz’altro essere riferito a una mancanza delle sensazioni,
+ma è molto più probabile che la mancata attenzione, e la
+confusione dei nomi dei colori siano la causa di ciò.
+</p>
+
+<p>
+All’opposto, nei caratteristici movimenti espressivi che si svolgono
+<span class="pagenum" id="Page_231">[231]</span>
+a poco a poco, si rivela in modo manifesto la <i>differenziazione dei
+sentimenti</i>, che ha luogo principalmente alla fine del primo anno d’età,
+e lo sviluppo, a quella connesso, di emozioni varie. E però al dispiacere
+e alla gioia si aggiungono, l’una dopo l’altra, la meraviglia,
+l’attesa, l’ira, la vergogna, l’invidia, ecc. Ma anche qui la disposizione
+ai movimenti combinati, onde le singole emozioni si danno a
+conoscere, si fonda su ereditate proprietà psicologiche del sistema
+nervoso, le quali però entrano in funzione per lo più solo nei primi
+mesi di vita. In appoggio di una tale trasmissione ereditaria parla
+anche il fatto, che non di rado in certe famiglie si presentano speciali
+particolarità nei movimenti espressivi.
+</p>
+
+<p>
+3. Il fanciullo nelle ereditate combinazioni riflesse porta al mondo
+disposizioni fisiche che danno origine alle <i>rappresentazioni di spazio</i>,
+disposizioni che fanno possibile uno svolgimento relativamente
+rapido di queste rappresentazioni; ma pare che appunto nell’uomo,
+a differenza di certi animali, le rappresentazioni spaziali siano
+dapprima ancora straordinariamente imperfette. A stimoli sulla pelle
+seguono manifestazioni di dolore, ma nessun sintomo evidente di localizzazione.
+Solo a poco a poco dai movimenti delle mani che nei
+primi giorni appaiono incoordinati, si sviluppano movimenti di
+prensione, i quali però di solito solo dopo la 12ª settimana, colla cooperazione
+delle rappresentazioni visive, diventano più sicuri e coscienti
+del fine. La direzione dell’occhio verso una sorgente luminosa, che
+si osserva sin dai primi giorni, come pure la coordinazione dei movimenti
+degli occhi che si stabilisce gradatamente, devono essere interpretati
+come fenomeni riflessi. Ma probabilmente con questi riflessi
+si sviluppano immediatamente anche rappresentazioni spaziali, così
+che a causa della continuità del processo e della sua connessione
+colle originarie disposizioni fisiologiche di funzione, è possibile avvertire
+solo un continuo perfezionamento delle rappresentazioni di
+spazio da inizi molto imperfetti. Già nel fanciullo il senso della
+vista appare decisamente come il senso che precorre il senso tattile,
+perchè i sintomi della localizzazione visiva si possono osservare
+prima che quelli della localizzazione tattile, e i movimenti
+di prensione si sviluppano, come fu già notato, solo col soccorso del
+senso della vista. Assai più tardi che lo sviluppo del campo visivo,
+il quale si fa palese nella distinzione delle direzioni dello spazio, avviene
+lo sviluppo della visione <i>binoculare</i>. Gl’inizi di questo processo
+coincidono certamente colla coordinazione dei movimenti degli occhi e
+però appartengono forse già alla seconda metà del primo anno di
+vita. Le grandezze, le distanze e le forme corporee complesse sono
+<span class="pagenum" id="Page_232">[232]</span>
+però ancora per lungo tempo apprese in modo molto imperfetto.
+Specialmente gli oggetti lontani sono ritenuti vicini, quindi al bambino
+paiono relativamente piccoli.
+</p>
+
+<p>
+4. Contemporaneamente alle rappresentazioni di spazio si sviluppano
+le <i>rappresentazioni di tempo</i>. Già nei primi mesi di vita ai
+movimenti ritmici degli organi tattili e specialmente alla tendenza
+di accompagnare i ritmi uditi con movimenti cadenzati, si dimostra
+la capacità di formare regolari rappresentazioni di tempo, e
+il gradimento che esse suscitano. Alcuni bambini prima ancora di
+parlare possono ripetere esattamente nell’intonazione e negli accenti
+i ritmi di melodie udite. Invece le rappresentazioni di estensioni
+di tempo alquanto grandi rimangono fin dopo i primi anni straordinariamente
+imperfette, così che il bambino dà giudizi molto incerti
+non solo sulla durata di tempi diversi, ma anche sulla successione
+degli avvenimenti nel tempo.
+</p>
+
+<p>
+5. Collo sviluppo delle rappresentazioni di spazio e di tempo
+si svolgono passo passo le <i>associazioni</i> e le <i>combinazioni appercettive
+più semplici</i>. Sintomi del riconoscimento sensitivo (pag. 192)
+possono osservarsi sin dai primi giorni di vita: e nella rapidità con
+cui i poppanti imparano a trovare il seno materno, e nella manifesta
+abitudine che essi fanno agli oggetti e alle persone dell’ambiente.
+Ancora per lungo tempo però le associazioni si estendono
+solo a tempi di assai breve durata, dapprima soltanto ad ore, di poi
+a giorni, e ancora nel 3º e 4º anno di vita persone, che siano state
+assenti per alcune settimane, sono o completamente dimenticate, o
+dapprima solo imperfettamente riconosciute.
+</p>
+
+<p>
+Lo stesso accade per l’<i>attenzione</i>. All’inizio essa può fissarsi per
+assai breve tempo su uno stesso oggetto, e evidentemente essa funziona
+solo nella forma dell’appercezione <i>passiva</i>, che segue sempre
+allo stimolo predominante, cioè più forte dal lato sentimentale
+(pag. 177). Ma già nelle prime settimane di vita, nel modo in
+cui il bambino fissa e segue per lungo tempo gli oggetti, specialmente
+gli oggetti in movimento, comincia a manifestarsi un’attenzione
+più durevole; e contemporaneamente, come prima traccia
+di un’attenzione <i>attiva</i>, sorge l’attitudine di cambiare ad arbitrio
+la direzione dell’attenzione tra diverse impressioni. Fin d’ora questa
+attitudine lentamente si allarga e si completa, sempre però anche
+nell’età infantile più avanzata l’attenzione si affatica più presto che
+negli adulti e vuole da un lato un maggior cambiamento degli oggetti,
+dall’altro più frequenti pause di riposo.
+</p>
+
+<p>
+6. Collo sviluppo delle associazioni e delle appercezioni cammina
+<span class="pagenum" id="Page_233">[233]</span>
+di pari passo lo svolgimento dell’<i>autocoscienza</i>. Nel giudicare questo
+svolgimento è bene guardarsi dal considerare come segni caratteristici
+dell’autocoscienza alcuni sintomi isolati, quali la distinzione
+delle parti del proprio corpo dagli oggetti dell’ambiente, l’uso della
+parola “io„, il giusto riconoscimento della propria imagine nello specchio,
+e simili. Anche il selvaggio adulto considera l’imagine nello specchio,
+se non l’ha mai veduta, come la persona di un altro. L’uso del
+pronome personale si fonda su un’appropriazione esteriore, nella quale
+il bambino segue l’esempio delle persone che lo circondano. In diversi
+bambini aventi uno sviluppo psichico d’altra parte eguale, questa
+appropriazione sorge in tempi molto diversi; in ogni caso essa è
+il sintomo di un’autocoscienza già esistente, la cui prima origine può
+precedere questa distinzione linguistica ora di breve, ora di lungo
+tempo. E solo un sintomo di tale valore è infine anche la distinzione
+del proprio corpo e delle sue parti dagli altri oggetti. Il riconoscere
+il proprio corpo è bensì un processo, che generalmente
+precede l’esatto giudizio dell’imagine nello specchio, però non è
+affatto più di questo, un criterio dell’inizio dell’autocoscienza,
+ma presuppone piuttosto l’esistenza di un certo grado di essa.
+Come una pluralità di condizioni sta a base dell’autocoscienza
+evoluta (pag. 180), così anche l’autocoscienza del bambino è sin
+dall’inizio un prodotto di più componenti, che per una metà appartengono
+alle rappresentazioni, e per l’altra al sentimento e al volere.
+Sotto il primo rispetto è la separazione di un <i>costante</i> gruppo rappresentativo,
+sotto il secondo è il costituirsi di connessi processi
+d’attenzione e d’azioni di volere, che si devono considerare componenti
+di un tale prodotto. Ma il costante gruppo rappresentativo
+può all’occasione <i>non</i> comprendere una parte del nostro corpo,
+ad es. le gambe, nel caso che esse siano abitualmente coperte, così
+come ancor più spesso può contenere anche oggetti esterni, ad es.
+gli abiti di solito vestiti. Maggiore influenza hanno perciò i componenti
+soggettivi dei sentimenti e del volere e le relazioni, nelle
+quali quelle parti rappresentative vengono a trovarsi con questi componenti
+per entro gli atti esterni del volere. Questa maggiore influenza
+dei componenti soggettivi si dà specialmente a conoscere in
+ciò, che forti sentimenti, specialmente sentimenti di dolore, molto
+spesso designano nel ricordo della vita individuale il primo momento
+di vita, al quale possa risalire una connessa autocoscienza. Ma poichè
+senza dubbio già antecedentemente a questo primo momento di un
+ricordo distintamente cosciente (che di solito appartiene al periodo di
+vita dal quinto al sesto anno), esiste un’autocoscienza, sia pure meno
+connessa, e poichè l’osservazione oggettiva del bambino non presenta
+<span class="pagenum" id="Page_234">[234]</span>
+da principio alcun criterio sicuro, non è possibile fissare un determinato
+tempo per l’inizio dell’autocoscienza. Probabilmente i primi
+indizi di essa si hanno nelle prime settimane di vita, dopo di che
+l’autocoscienza sotto la continua azione delle condizioni succitate
+cresce sempre in chiarezza e, come la coscienza, generalmente cresce
+pure rispetto al tempo, in estensione.
+</p>
+
+<p>
+7. Collo svolgimento dell’autocoscienza si connette strettamente
+quello del <i>volere</i>. Esso può essere dedotto in parte dal già sopraddescritto
+sviluppo dell’attenzione, in parte dal sorgere e dal graduale
+perfezionarsi delle <i>azioni esterne di volere</i>, l’influenza delle
+quali sull’autocoscienza fu già sopra ricordata. La diretta relazione
+dell’attenzione al volere qui si appalesa in ciò, che sintomi distinti
+di attenzione attiva e di agire libero coincidono anche nel tempo
+della loro origine. Mentre moltissimi animali subito dopo la nascita
+compiono già movimenti impulsivi abbastanza completi, cioè azioni
+semplici di volere che si svolgono mediante il sussidio di composti
+apparati riflessi dovuti all’ereditarietà, il bambino neonato non presenta
+alcuna traccia di questo fatto. Nei primi giorni di vita però,
+in seguito ai riflessi provenienti da sensazioni di fame e alle rappresentazioni
+di senso legate all’appagamento della fame, i primi
+indizi di semplici azioni di volere impulsive si manifestano nel cercare
+la sorgente del nutrimento. Col più distinto svegliarsi dell’attenzione
+seguono dapprima i movimenti di volere legati a impressioni dei
+sensi della vista e dell’udito: il bambino accompagna collo sguardo,
+per atto intenzionato e non solo per movimento riflesso, gli oggetti
+veduti e volge la testa dalla parte del rumore udito. Molto più tardi
+entrano in campo i muscoli esterni del corpo. Questi, specialmente
+i muscoli delle braccia e delle gambe, presentano da principio movimenti
+vivaci, per lo più spesso ripetuti, che accompagnano tutti
+i sentimenti e l’emozioni possibili, e colla differenziazione di queste
+ultime offrono a poco a poco certe differenze caratteristiche per le
+qualità loro. L’essenziale di queste differenze sta in ciò, che le
+emozioni piacevoli si esplicano in movimenti ritmici, le spiacevoli
+in movimenti non ritmici e di solito alquanto violenti. Questi movimenti
+espressivi, che devono essere interpretati quali riflessi accompagnati
+da sentimenti, si trasformano poi all’occasione, tosto che
+l’attenzione si sia diretta sull’ambiente, in movimenti <i>voluti</i>, nei
+quali il bambino dimostra, anche mediante altri sintomi diversi,
+che non solo egli sente dolore, fastidio, corruccio, ecc., ma che
+egli desidera far conoscere all’esterno queste emozioni. I primi
+movimenti però, nei quali si può senza dubbio riconoscere un motivo
+<span class="pagenum" id="Page_235">[235]</span>
+precedente il movimento, sono i movimenti di <i>prensione</i>, che
+sorgono dalla 12ª alla 14ª settimana. Questi, ai quali da principio
+partecipano oltre che le mani anche i piedi, come costituiscono i
+primi sintomi distinti delle rappresentazioni sensitive, così dimostrano
+anche per la prima volta l’esistenza di un semplice processo di
+volere composto di motivo, risoluzione e azione. Alquanto più tardi
+si osservano gl’intenzionati movimenti d’<i>imitazione</i>, tra i quali
+i più semplici movimenti mimici, come fare il bocchino, corrugare
+la fronte, precedono i pantomimici: il chiudere il pugno e i movimenti
+cadenzati e simili ecc. Da queste azioni di volere semplici
+provengono affatto gradatamente, di solito solo al principio della
+seconda metà del primo anno di vita, le azioni di volere <i>composte</i>,
+nelle quali si deve osservare o un oscillare della decisione precedente
+l’azione, o anche una volontaria rinuncia ad un’azione stabilita
+o già incominciata.
+</p>
+
+<p>
+In questo svolgimento dell’azione propriamente libera ha una
+grande parte l’<i>imparare a camminare</i>, che suole cominciare negli
+ultimi tre mesi del primo anno d’età; imperocchè l’andare verso
+determinata meta costituisce assai spesso l’occasione del sorgere
+di un gran numero di motivi tra loro contrastanti. Lo stesso imparare
+a camminare si deve però intendere come un processo, nel
+quale influiscono a vicenda lo sviluppo del volere e l’efficacia di
+ereditarie disposizioni a determinate combinazioni di movimenti.
+Se il primo impulso al movimento proviene da motivi di volere,
+il modo adatto allo scopo, con cui si compie il movimento, è però
+un effetto dei meccanismi centrali di coordinazione; questi poi
+alla lor volta si conformano in modo sempre più rispondente
+allo scopo, a causa dell’esercizio individuale che ha luogo sotto la
+guida del volere.
+</p>
+
+<p>
+8. Il <i>linguaggio</i> del bambino si annette nel suo sviluppo a
+tutte le azioni del volere. Anch’esso riposa su una cooperazione
+di disposizioni ereditate, fondate sugli organi centrali del sistema
+nervoso, e di influenze esercitate dalla vita esterna e in
+questo caso più specialmente dalla convivenza con persone che parlano.
+Sotto questo rapporto lo sviluppo del linguaggio corrisponde
+assolutamente a quello di tutti gli altri movimenti espressivi,
+ai quali esso appartiene nel suo generale carattere psico-fisico. Già
+nel corso del 2º mese d’età sorgono i primissimi suoni articolati
+dell’organo della favella come fenomeni di natura riflessa, sopratutto
+ad accompagnamento di sentimenti ed emozioni gradite; essi
+crescono poi coll’andar del tempo in varietà, mentre sempre più
+<span class="pagenum" id="Page_236">[236]</span>
+si fa manifesta la tendenza alla ripetizione del suono (come ba-ba-ba,
+da-da-da e simili). Questi suoni espressivi si distinguono dalle grida
+espressive di molti animali solo per la maggiore e sempre mutevole
+varietà. Essi, essendo emessi ad ogni possibile occasione e senza
+alcun scopo di comunicare qualche cosa, non hanno ancora affatto
+il valore di suoni del linguaggio. Esse acquistano a poco a
+poco tale valore, di solito all’inizio del 2º anno d’età, per l’influenza
+dell’ambiente.
+</p>
+
+<p>
+Un’azione principalissima esercitano qui i movimenti imitativi,
+i quali, specialmente come imitazioni di suoni, presentano una doppia
+direzione, perocchè non solo il fanciullo imita l’adulto, ma anche
+l’adulto il bambino. Che anzi di solito è l’adulto che prima imita;
+egli ripete gl’involontari suoni articolati del bambino e dà loro anche
+un determinato significato come ad es. “papà„ per padre, “ma-ma„
+per madre. Solo più tardi e dopo che per una voluta imitazione ha
+imparato a usar certe voci in un determinato significato, il bambino
+imita pure alcune parole preferite nel linguaggio degli adulti,
+le assimila però alla costituzione sonora dei propri movimenti articolati.
+</p>
+
+<p>
+Come un importante sussidio, col quale l’adulto promuove nel
+fanciullo, più istintivamente che volontariamente, l’intendimento delle
+parole da lui usate, serve il <i>gesto</i>, per lo più nella forma di gesto
+indicante gli oggetti, più di rado di solito solo pei verbi, che si riferiscono
+ad azioni, come combattere, tagliare, andare, dormire e simili,
+con gesto descrittivo. Il bambino ha una naturale attitudine a interpretare
+i gesti, ma non la parola. Persino i suoni onomatopoetici
+del linguaggio infantile (bau-bau per il cane, be-be per la pecora)
+diventano per lui intelligibili solo dopo che sono stati più volte
+riferiti all’oggetto. E anche qui il creatore di questi onomatopoetici
+non è il bambino, ma l’adulto, che anche per questo riguardo istintivamente
+si sforza d’adattarsi al grado della coscienza infantile.
+</p>
+
+<p>
+Dopo quanto si è detto lo sviluppo del linguaggio si basa su
+una serie di associazioni e appercezioni, a costituire le quali
+partecipano in egual misura il bambino e le persone che lo circondano.
+Con certe voci onomatopoetiche o prese tra i naturali suoni
+espressivi del fanciullo, o liberamente foggiate sull’esempio di questi
+suoni, l’adulto designa arbitrariamente determinate rappresentazioni.
+Il bambino appercepisce questo legame tra la parola e la rappresentazione,
+fatto a lui comprensibile per mezzo dei gesti e lo associa
+ai propri movimenti articolati sorti per imitazione. Sull’esempio
+poi di queste prime associazioni e appercezioni il bambino ne fa
+<span class="pagenum" id="Page_237">[237]</span>
+poi altre, imperocchè sempre più per proprio impulso prende a imitare
+dal linguaggio degli adulti parole e nessi di parole casualmente
+uditi, e forma le corrispondenti associazioni di significato. L’intero
+processo dello sviluppo del linguaggio si fonda quindi su una
+relazione psichica tra il bambino e le persone che parlano a lui
+d’intorno, relazione, nella quale all’inizio spetta esclusivamente al
+bambino la formazione dei suoni, e alle persone che lo circondano
+l’applicazione dei suoni infantili al linguaggio.
+</p>
+
+<p>
+9. Dall’insieme dei processi semplici di sviluppo ora ricordati
+sorge lo sviluppo delle <i>funzioni composte di appercezione</i>, dell’attività
+di relazione e di comparazione, e delle funzioni fantastiche e
+intellettive, che di quelle constano (§ 17).
+</p>
+
+<p>
+Dapprima le combinazioni appercettive trovano le loro esplicazioni
+nella forma dell’<i>attività fantastica</i>, cioè nel collegare, scomporre
+e mettere in relazione concrete rappresentazioni sensibili. L’evoluzione
+individuale viene quindi a confermare ciò che in generale si è
+sopra (pag. 212 e segg.) notato intorno al rapporto genetico di queste
+funzioni. Nel bambino, tosto che l’attenzione attiva si sia svegliata,
+in base alle associazioni che sempre più si costituiscono tra impressioni
+immediate e rappresentazioni anteriori, sorge la tendenza
+di liberamente stabilire tali legami, nei quali poi la copia degli elementi
+mnemonici, liberamente combinati o aggiunti all’impressione,
+dà una misura del grado di dote imaginativa di ogni individuo.
+Questa attività fantastica di combinazione si esplica, non appena
+è sorta, con una potenza impulsiva, alla quale il bambino può
+tanto più difficilmente contrastare in quanto che in lui non ancora
+agiscono, come nell’adulto, le funzioni intellettive, che si pongono
+fini determinati regolando e arrestando il libero vagare delle rappresentazioni
+fantastiche.
+</p>
+
+<p>
+In quanto questo sfrenato riferimento ed intreccio delle rappresentazioni
+fantastiche si collega cogli impulsi di volere, che
+amano dare alle rappresentazioni nell’immediata percezione sensitiva
+punti d’appoggio sicuri, benchè ancora vaghi, sorge nel bambino
+l’<i>impulso al giuoco</i>. Il primitivo giuoco del bambino è tutt’affatto
+giuoco di fantasia, mentre quello dell’adulto è giuoco quasi unicamente
+d’intelletto (giuoco delle carte, giuoco degli scacchi, lotteria,
+e simili). Solo, quando entra in campo il bisogno estetico, anche qui
+il giuoco è in prima linea prodotto dalla fantasia (teatro, suonare il
+piano, ecc.), ma non è, come originariamente nel bambino, il prodotto
+di una fantasia affatto sbrigliata, ma di una fantasia regolata
+dall’intelligenza. Il giuoco del bambino nei diversi tempi del suo
+<span class="pagenum" id="Page_238">[238]</span>
+sviluppo presenta, se si svolge conformemente alla sua natura,
+tutti i passaggi da quel giuoco di pura fantasia a quella combinazione
+di giuoco di fantasia e di giuoco d’intelletto. Nei primi
+mesi d’età esso si manifesta in movimenti ritmici delle membra
+del corpo, delle braccia, delle gambe, che poi possono essere rivolti
+anche ad oggetti esterni, con preferenza a quelli che danno
+suoni o sono vivacemente colorati. Questi movimenti nella loro origine
+sono evidentemente estrinsecazioni impulsive, che sono prodotte
+da determinati stimoli sensibili e nelle quali la coordinazione ad un
+fine si fonda su disposizioni ereditarie del sistema nervoso centrale.
+L’ordine ritmico dei movimenti, come pure delle impressioni sentimentali
+e sonore prodotte dai movimenti determina in modo visibile
+sentimenti di piacere, i quali permettono tosto la ripetizione volontaria
+di tali movimenti. Di poi il giuoco nei primi anni d’età passa a
+poco a poco nella imitazione volontaria di occupazioni e scene dell’ambiente.
+Questo giuoco d’imitazione alla fine ancor più si allarga, perchè
+non si limita più a riprodurre le cose vedute, ma diviene un libero
+rifacimento delle cose udite nei racconti. Contemporaneamente la
+connessione delle rappresentazioni e delle azioni comincia ad adattarsi
+a un piano fisso: con ciò entra in campo l’attività regolatrice
+dell’intelligenza, la quale pei giuochi di una età infantile più avanzata
+trova la sua espressione nella determinazione di certe regole di
+giuoco. Se anche queste trasformazioni possono essere affrettate e
+dall’influenza dell’ambiente e dalle artificiali forme di giuoco che,
+essendo per lo più creazioni degli adulti, non sempre si adattano sufficientemente
+alla fantasia infantile, questo svolgimento, per la sua
+concordanza colla complessiva formazione delle funzioni intellettive,
+deve essere ritenuto naturale, fondato sulla reciproca connessione dei
+processi associativi e appercettivi. Anche il modo, in cui la graduale
+limitazione dei processi di fantasia va parallela al crescere delle
+funzioni intellettive, rende probabile che quella limitazione originariamente
+si fondi non tanto su una diminuzione quantitativa della
+fantasia quanto su un’inibizione, che su di essa esercita un pensiero
+assorgente a concetti. In questo caso però, da un lato col prevalente
+esercizio del pensiero, dall’altro colla mancanza d’esercizio
+dell’attività fantastica, questa può certamente essere menomata.
+Ciò sembra essere confermato dal paragone coll’uomo selvaggio, il
+quale per tutto il tempo della vita suole presentare un istinto al
+giuoco di fantasia affine a quello infantile.
+</p>
+
+<p>
+10. Dall’originaria forma del pensare fantastico assai lentamente
+si sviluppano le <i>funzioni intellettive</i>, imperocchè le rappresentazioni
+<span class="pagenum" id="Page_239">[239]</span>
+totali, o già date nell’apprendimento sensibile d’impressioni esterne, o
+formate dall’attività creatrice della fantasia, vengono nella maniera
+già indicata (pag. 213 e segg.) a scomporsi nei loro componenti
+<i>concettuali</i>, come oggetti e proprietà, oggetti e azioni, rapporti degli
+oggetti tra loro. Il sintomo decisivo del sorgere delle funzioni intellettive
+è quindi la costituzione di <i>concetti</i>, laddove azioni che possono
+da parte dell’osservatore essere spiegate mediante una riflessione
+logica, non dimostrano affatto l’esistenza di una tale costituzione
+di concetti, perchè esse, proprio come negli animali, possono molto
+spesso derivare in modo manifesto da associazioni. Per la stessa
+ragione il linguaggio può essere presente nei suoi primi inizi senza
+un pensiero propriamente assorgente a concetti, perchè originariamente
+la parola designa solo una impressione sensibile concreta.
+Per contro non è assolutamente possibile un uso più perfetto del
+linguaggio, senza che le rappresentazioni subiscano concettuali
+scomposizioni, relazioni e traslazioni. I prodotti di questi processi
+hanno però sempre ancora un valore concreto e sensibile. Quindi lo
+sviluppo delle funzioni intellettive coincide senz’altro col linguaggio
+e questo è nel tempo stesso un mezzo per tener saldi i concetti e
+fissare le operazioni del pensiero.
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+10<i>a</i>. La psicologia del bambino va soggetta non meno di quella degli
+animali all’errore di non essere le osservazioni interpretate oggettivamente,
+ma integrate con riflessioni soggettive. In conseguenza di ciò non solamente
+le prime connessioni rappresentative realmente sorte per pura associazione
+sono interpretate come atto di una riflessione logica, ma lo sono anche i più
+originari movimenti espressivi mimici, come ad es. quelli del neonato per
+stimoli saporifici, per reazioni sentimentali; laddove essi dapprima non hanno
+evidentemente che il valore di riflessi innati, i quali è possibile siano
+accompagnati da sentimenti oscuri, senza che però di questi si possa dimostrare
+sicuramente la presenza. Dello stesso errore soffre la solita concezione
+dello sviluppo degli atti di volere e del linguaggio. Si è specialmente
+propensi a considerare il linguaggio infantile a causa delle sue particolarità
+come una creazione del bambino, mentre una più esatta osservazione dimostra
+che esso è per massima parte una creazione dell’ambiente, nel quale soltanto
+questa creazione si adatta, all’insieme dei suoni infantili e per quanto è
+possibile, anche allo stato di coscienza del bambino. Nella moderna letteratura
+alcune descrizioni dello sviluppo psichico del bambino molto acute
+e degne di lode possono servire solo come fonti per la conoscenza della
+realtà dei fatti, perchè esse si pongono tutte dal punto di vista di una
+psicologia volgare fatta a base di riflessioni; per contro le conclusioni
+psicologiche che da quei fatti sono tratte, devono essere assolutamente corrette
+nel senso su indicato. I tentativi più volte fatti di introdurre il metodo
+<span class="pagenum" id="Page_240">[240]</span>
+<i>sperimentale</i> anche nella psicologia del bambino, si possono rivolgere con
+speranza di qualche risultato solo ad un’età alquanto avanzata, ad es., ai
+fanciulli che frequentano le scuole. Queste ricerche hanno dato dal lato pedagogico
+importanti risultati intorno al decorso e alla durata della tensione dell’attenzione,
+alla relazione tra la fatica corporea e mentale, e così via. Ma per
+età più giovane il metodo sperimentale si può senz’altro ritenere inapplicabile.
+I risultati ottenuti nelle ricerche di tal natura, ciò non ostante intraprese, si
+devono, per le infinite cause d’errori, considerare come puri risultati accidentali.
+Per queste ragioni è erronea anche l’opinione più volte espressa, che la
+vita psichica dell’uomo adulto possa essere compresa in base ad un’analisi della
+psiche infantile. Accade proprio il contrario. Stando nella ricerca psicologica
+del bambino, come pure dell’uomo selvaggio a nostra disposizione generalmente
+solo sintomi oggettivi, un giudizio psicologico di tali sintomi è
+sempre possibile solo in base all’auto-osservazione della coscienza matura condotta
+dal soggetto stesso con metodo sperimentale, e i risultati dell’osservazione
+sul bambino e sull’uomo selvaggio psicologicamente analizzati permettono
+allora di ritornare a conclusioni sullo sviluppo psichico.
+</p>
+</div>
+
+<div class="chapter"></div>
+<h3><a id="cap21"></a>
+§ 21. — Lo sviluppo delle comunità spirituali.
+</h3>
+
+<p>
+1. Come lo sviluppo psichico del bambino deriva da una relazione
+reciproca coll’ambiente, così anche la coscienza matura sta
+ancora in relazione continua colla comunità spirituale, alla quale
+partecipa passivamente ed attivamente.
+</p>
+
+<p>
+Nella maggior parte degli animali manca completamente una
+tale comunità; gli accoppiamenti, le società, gli sciami degli animali
+si possono considerare solo come forme preparatorie di comunità
+spirituali, forme incomplete e limitate a singoli scopi.
+Quelle che più durano, gli accoppiamenti e le così dette società
+animali (pag. 226) hanno il valore di comunità genetiche, e
+quelle passeggiere, gli sciami, gli stormi, come ad es. gli stormi
+degli uccelli emigratori, sono forme di comunità a scopo di difesa.
+In tutti questi casi sono determinati istinti consolidati dall’ereditarietà,
+i quali producono la consistenza del legame tra gl’individui
+e però questo presenta quella stessa costanza, solo in piccolissima
+parte variabile per influssi individuali, che generalmente è propria
+dell’istinto.
+</p>
+
+<p>
+Se in tal guisa le unioni degli animali sono sempre solo integrazioni
+dell’essere individuo rivolto a determinati scopi fisici della
+vita, l’evoluzione <i>umana</i>, invece sin dal principio tende a ciò, che
+l’individuo si fonda col suo ambiente spirituale in un tutto che,
+<span class="pagenum" id="Page_241">[241]</span>
+capace di evolversi, serve così al soddisfacimento dei bisogni fisici
+della vita come al conseguimento di diversissimi scopi spirituali,
+o in questi scopi ammette le più varie modificazioni. In conseguenza
+di ciò le forme della comunità umana sono straordinariamente
+variabili, mentre nel tempo stesso le forme più perfette procedono
+in una continuità di evoluzione <i>storica</i>, la quale estende la
+convivenza spirituale dei singoli oltre i limiti dell’immediata coesistenza
+nello spazio e nel tempo, anzi quasi all’infinito. Il risultato
+di questa evoluzione è l’idea dell’<i>umanità</i> coscientemente compresa,
+come di una generale comunità spirituale la quale, a seconda delle
+speciali condizioni della sua esistenza, si separa in singole comunità
+concrete, popoli, stati, società civili di diversa natura, genti e
+famiglie. E però la comunità spirituale in cui entra l’individuo, non
+è solo <i>un’unica</i> connessione, ma una varia pluralità di connessioni
+spirituali, le quali si sovrappongono nelle più diverse maniere le
+une alle altre e sempre divengono più estese col crescere dello
+sviluppo.
+</p>
+
+<p>
+2. Il còmpito di seguire questi sviluppi nelle loro forme concrete
+o anche soltanto nella loro generale connessione, spetta alla
+storia della civiltà e alla storia universale, non alla psicologia.
+Questa deve però dar ragione delle condizioni psichiche generali e dei
+processi psichici che da queste condizioni provengono, condizioni e
+processi, per i quali la vita della comunità si separa da quella
+dell’individuo.
+</p>
+
+<p>
+La condizione, per cui è solo possibile una comunità spirituale,
+condizione che nel tempo stesso partecipa continuamente
+allo sviluppo della comunità, è la funzione del <i>linguaggio</i>. Questo
+è per l’appunto che psicologicamente determina il passaggio dall’esistenza
+individuale alla comunità spirituale, perchè esso nella
+sua origine appartiene ai movimenti espressivi individuali, ma per
+l’evoluzione che esso subisce, diventa la forma inscindibile di tutti
+i contenuti spirituali comuni. Questi, o i processi spirituali propri
+della comunità si scindono in <i>due</i> classi, le quali, veramente proprio
+come i fatti individuali del rappresentare e del volere, sono non
+tanto processi separati quanto componenti insieme spettanti alla
+vita della comunità. Distinguiamo in primo luogo le <i>rappresentazioni
+comuni</i>, nelle quali si trovano le idee concordi sul contenuto
+e sul significato cosmico, cioè le <i>rappresentazioni mitologiche</i>, e in secondo
+luogo i <i>motivi comuni del volere</i>, che corrispondono alle rappresentazioni
+comuni e ai sentimenti e alle emozioni che le accompagnano,
+cioè le <i>norme dei costumi</i>.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_242">[242]</span>
+</p>
+
+<h4><a id="cap21_a"></a>
+<i>A</i>) — <span class="smcap">Il Linguaggio.</span>
+</h4>
+
+<p>
+3. Sull’<i>evoluzione generale del linguaggio</i> non ci offre alcuna
+spiegazione il suo sviluppo individuale nel bambino; perchè questo
+è un processo, cui partecipano principalmente le persone che lo circondano
+(pag. 236 e segg.). Ciò non ostante il modo in cui il bambino
+impara a parlare, dimostra che in lui sono disposizioni fisiche
+e psichiche alla comunicazione del linguaggio, le quali servono a
+facilitarla. Infatti si potrebbe ammettere che queste disposizioni,
+anche se mancasse la comunicazione esterna, potrebbero condurre
+a certi moti espressivi accompagnati da suoni, i quali avrebbero
+il valore di un linguaggio imperfetto. Questa supposizione è confermata
+dall’osservazione sui sordomuti, specialmente su quei
+bambini sordomuti che crescono senza apposita istruzione e tra i
+quali si può nondimeno sviluppare un vivo commercio spirituale.
+Questo però, essendo il sordomuto esclusivamente istruito su segni
+<i>veduti</i>, si fonda su un naturale svolgimento di un <i>linguaggio di gesti</i>,
+il quale si compone di movimenti espressivi aventi determinati
+significati. I sentimenti sono in tal caso generalmente espressi da
+segni mimici, le rappresentazioni da pantomimici, imperocchè il dito
+indice o indica un oggetto di rappresentazioni, o nell’aria disegna
+l’imagine approssimativa delle rappresentazioni: <i>gesti indicanti</i>, o
+<i>descriventi</i> (pag. 140). E poichè tali gesti, che corrispondono alla
+successione dei pensieri, si susseguono, sorge persino una specie di
+discorso, mediante il quale le cose possono essere descritte e gli avvenimenti
+raccontati. Questo linguaggio di gesti sorto naturalmente
+si limita però sempre alle comunicazioni di concrete rappresentazioni
+sensoriali e della loro connessione; manca completamente di segni
+per i concetti astratti.
+</p>
+
+<p>
+4. Il primitivo sviluppo di un <i>linguaggio fonetico</i> non può essere
+pensato altrimenti che sull’analogia del linguaggio naturale
+di gesti; l’unica differenza è che la facoltà uditiva aggiunge ai gesti
+mimici e pantomimici come terza forma i <i>gesti fonetici</i>, i quali
+necessariamente hanno tosto su quelli la prevalenza, perchè non
+solo essi sono più facilmente osservati, ma si prestano anche a un
+numero incomparabilmente maggiore di modificazioni. Ma se i gesti
+mimici e pantomimici possono essere interpretati solo mercè la diretta
+relazione, che in essi esiste tra la natura dei movimenti e il
+loro significato, una siffatta relazione deve egualmente presupporsi
+anche per i primitivi gesti fonetici. Oltre a ciò non è inverosimile
+<span class="pagenum" id="Page_243">[243]</span>
+che dapprima questi gesti fonetici fossero soccorsi da
+concomitanti gesti mimici e pantomimici, avuto riguardo all’estrinsecazione
+naturale di tali gesti, che generalmente si osserva nell’uomo
+selvaggio, come pure all’ufficio che loro spetta nel bambino
+quando impara a parlare. E però lo svolgimento del linguaggio
+fonetico si può con ogni probabilità pensare come un processo di
+differenziazione, nel quale da un gran numero di movimenti espressivi
+diversi, soccorrentisi a vicenda, a poco a poco deriva il gesto fonetico;
+e questo si conserva, e solo quando si è sufficientemente fissato,
+elimina tutti quegli altri espedienti. Psicologicamente questo processo
+può scomporsi in una successione di <i>due</i> atti, 1) in movimenti espressivi
+prodotti da tutti i membri di una comunità sotto la forma di
+atti di volere impulsivi; tra questi movimenti quelli degli organi
+della favella acquistano il predominio sugli altri sotto l’influenza del
+desiderio di comunicare; 2) nelle associazioni tra il suono e la rappresentazione,
+le quali si annettono a questi movimenti, a poco a poco
+si consolidano, e nel tempo stesso si allargano dal loro iniziale centro
+d’origine al maggiore cerchio della comunità parlante.
+</p>
+
+<p>
+5. Nell’origine del linguaggio entrano poi in campo ulteriori
+condizioni fisiche e psichiche, che producono continue e permanenti
+modificazioni nei componenti. <i>Due</i> specie di tali modificazioni si
+possono distinguere: <i>mutazioni fonetiche</i>, e <i>mutazioni di significato</i>.
+</p>
+
+<p>
+La prima ha la sua causa fisiologica nelle modificazioni, che
+gradatamente avvengono nella conformazione degli organi della
+parola. Queste paiono derivare in parte dalle modificazioni generali
+che il cambiamento delle condizioni di natura e di civiltà produce
+nell’intera organizzazione psicofisica, e in parte dalle condizioni
+speciali che porta con sè il maggior esercizio dei movimenti di
+articolazione. Per questo ultimo riguardo è probabile che in molti
+fatti eserciti grande influenza la rapidità gradatamente crescente
+dei movimenti articolati. Oltre a ciò le diverse parti tra loro analoghe
+del patrimonio linguistico agiscono le une sulle altre in un
+modo che dimostra l’effetto psicologico diretto di associazioni;
+queste avvengono specialmente tra quelle rappresentazioni linguistiche,
+che in qualche modo, o semplicemente per il carattere
+fonetico o anche per relazioni di significato, sono tra loro affini (le
+così dette formazioni analogiche).
+</p>
+
+<p>
+Come la mutazione fonetica modifica la struttura esteriore delle
+parole, così la mutazione di significato ne modifica il valore intrinseco.
+L’associazione originaria tra la parola e la rappresentazione
+da essa designata è mutata, imperocchè una rappresentazione diversa
+<span class="pagenum" id="Page_244">[244]</span>
+dalla prima prende il posto di quella; un processo questo, che nel
+corso del tempo può ripetersi più volte per la stessa parola. La
+mutazione di significato si fonda quindi su variazioni svolgentisi
+a poco a poco in quelle condizioni d’associazione e appercezione
+che determinano una complicazione rappresentativa, la quale entra
+nel punto visivo della coscienza non appena una parola è udita o
+pronunciata. Questa mutazione di significato può quindi brevemente
+essere anche definita come un processo, ora più associativo ed ora
+più appercettivo, per cui i componenti rappresentativi delle complicazioni
+linguistiche legati a una rappresentazione fonetica si
+spostano (pag. 190).
+</p>
+
+<p>
+Mutazioni fonetiche e di significato cooperano a far sempre più
+sparire quella relazione tra suono e significato che originariamente
+deve presupporsi, in modo che la parola è senz’altro appresa solo
+come un segno esteriore della rappresentazione. Questo processo è
+così radicale, che persino quei segni fonetici, nei quali quella relazione
+sembra si sia ancora mantenuta, le formazioni onomatopoetiche,
+per lo più sono prodotti relativamente tardi di un’assimilazione
+secondaria stabilitasi tra suono e significato, di un processo
+di assimilazione, per il quale la primitiva affinità tra suono e significato
+andata perduta tende a ristabilirsi.
+</p>
+
+<p>
+Un’altra importante conseguenza di quella cooperazione tra
+mutazioni fonetiche e di significato consiste in ciò, che numerose
+parole perdono affatto a poco a poco il loro primitivo significato
+concreto e sensibile e si trasformano in simboli per i concetti generali
+e per l’espressione delle funzioni appercettive di relazione, di
+comparazione e dei loro prodotti. In tal guisa si svolge il <i>pensiero
+astratto</i>, il quale, poichè non sarebbe possibile senza quella fondamentale
+mutazione di significato, è soltanto un prodotto di quelle
+reciproche relazioni psichiche e psicofisiche delle quali si compone
+l’evoluzione del linguaggio.
+</p>
+
+<p>
+6. Come le parti costitutive della lingua, le parole, sono soggette
+a una continua trasformazione nei suoni e nel significato, così avvengono
+a poco a poco modificazioni, benchè generalmente più lente,
+anche nella connessione di queste parti in un tutto composto, nella
+<i>proposizione</i>. Non è possibile pensare una lingua senza questa sintattica
+successione di parole. Proposizione e parola sono pertanto
+forme egualmente essenziali del pensiero; che anzi la proposizione
+delle due è la primitiva, perchè il pensiero è dato dapprima in un
+tutto e solo in seguito è scomposto nelle sue parti (pag. 213 e segg.).
+In stadi del linguaggio meno perfetti le parole di una proposizione
+<span class="pagenum" id="Page_245">[245]</span>
+possono essere separate le une dalle altre solo in modo incerto. Una
+norma che valga in ogni caso, come già non la trovammo per il rapporto
+tra suono e significato, così non esiste neppure per l’ordine delle
+parole. E più particolarmente, quella costruzione che è preferita dalla
+logica, avuto riguardo ai rapporti della reciproca dipendenza logica
+dei concetti, non ha alcuna generale validità psicologica: piuttosto
+essa pare un prodotto d’evoluzione sorto abbastanza tardi, e in parte
+per arbitraria convenzione; prodotto, al quale nel consueto stile di
+prosa si avvicinano solo alcune delle recenti forme di discorso, sintatticamente
+quasi irrigidite. Invece il principio originario, al quale ubbidiscono
+le combinazioni appercettive del discorso, è manifestamente
+questo, che <i>l’ordine delle parole corrisponde all’ordine delle rappresentazioni</i>
+e però precedono quelle parti del discorso che designano
+rappresentazioni, dalle quali sia il sentimento eccitato colla maggior
+intensità e l’attenzione tenuta legata. In conseguenza di questo
+principio si stabiliscono per entro una determinata comunità parlante
+certe regole nell’ordine delle parole. Infatti già nei gesti
+naturali dei sordomuti è dato di osservare una tale regolarità. Si
+capisce però facilmente come in questa relazione possano, per condizioni
+speciali, avvenire le più varie deviazioni e come la sfera d’azione
+di queste possa essere straordinariamente grande. In generale
+risulta che l’esercizio associativo porta a fissare sempre più
+certe determinate forme sintattiche, così che una sempre maggiore
+regolarità suole a poco a poco stabilirsi per mezzo di una
+attrazione associativa esercitata dalle forme più spesso usate.
+</p>
+
+<p>
+Le più intime proprietà delle connessioni sintattiche e delle loro
+graduali variazioni — lasciando da parte le leggi già messe in rilievo
+nella generale considerazione delle combinazioni appercettive, leggi
+che derivano dalle generali funzioni psichiche della relazione e della
+comparazione (pag. 203), — sono in così alta misura dipendenti
+dalle disposizioni specifiche e dalle condizioni di civiltà della comunità
+parlante una data lingua, che la loro trattazione, malgrado
+il grande interesse psicologico, deve essere lasciata alla psicologia
+sociale.
+</p>
+
+<h4><a id="cap21_b"></a>
+<i>B</i>) <span class="smcap">Il Mito.</span>
+</h4>
+
+<p>
+7. Coll’evoluzione del linguaggio è strettamente legata l’evoluzione
+del <i>mito</i>. Il pensiero mitologico, proprio come il linguaggio
+nel suo sorgere, si fonda su proprietà che, se non vanno mai interamente
+perdute dalla coscienza umana, sono però da influenze diverse
+<span class="pagenum" id="Page_246">[246]</span>
+ora modificate, ora limitate. Come funzione fondamentale, sulle diverse
+manifestazioni della quale si fondano le rappresentazioni
+mitologiche, si deve considerare una particolare specie di appercezioni
+spettante sopratutto alla coscienza primitiva, che può essere
+detta appercezione <i>personificante</i>. Per essa gli oggetti appercepiti sono
+determinati in tutto e per tutto dalla natura propria del soggetto
+conoscente. Questo non solo vede riprodotte negli oggetti le sue
+sensazioni, le sue emozioni e i suoi movimenti volontari, ma
+il suo stato d’animo di un dato momento può in ciascun caso
+esercitare una speciale influenza sul modo di concepire i fenomeni
+appresi e può svegliare particolari idee dei loro rapporti
+colla propria esistenza. Ed è appunto in questa concezione, che
+sta il processo per cui all’oggetto sono attribuite le proprietà,
+<i>personali</i>, che il soggetto trova in sè stesso. Tra queste proprietà
+non mancano mai quelle <i>interiori</i> del sentimento e dell’emozione
+ecc., mentre quelle <i>esteriori</i> del movimento volontario e di
+particolari estrinsecazioni di vita simili alle umane dipendono per
+lo più da movimenti realmente osservati. E però l’uomo selvaggio
+attribuisce alle pietre, alle piante, agli oggetti stessi fatti dalla
+mano dell’uomo, la facoltà di provare sensazioni e sentimenti e gli
+effetti che ne derivano, ma suole, invece supporre un diretto agire
+esterno solo negli oggetti che si presentano a lui in movimento, come
+le nubi, gli astri, i venti e simili. Questo processo in tutti i casi
+è favorito da assimilazioni associative, che facilmente si levano al
+grado di illusioni fantastiche (pag. 217).
+</p>
+
+<p>
+8. Questa forma dell’appercezione mitologica o personificante
+non deve però essere considerata come una varietà speciale o
+persino anormale dell’appercezione, ma essa è il naturale grado
+iniziale dell’appercezione. Il bambino mostra traccie evidenti di
+una tale forma appercettiva; e queste appaiono in parte nell’attività
+della fantasia durante il giuoco (pag. 237 e seg.) e in parte nel
+fatto, che in lui emozioni vivaci, specialmente paura e terrore, richiamano
+facilmente illusioni fantastiche di analogo carattere sentimentale.
+Ma queste manifestazioni di una coscienza che tende a
+foggiare miti, sono qui presto moderate dall’influenza dell’ambiente e
+dall’educazione e infine del tutto soppresse. È altrimenti presso gli
+uomini selvaggi e delle civiltà primitive, presso i quali all’opposto
+l’ambiente porta alla coscienza di ciascuno una quantità di rappresentazioni
+mitiche. Queste, sorte originariamente allo stesso modo
+in ogni individuo, a poco a poco si sono fissate in una determinata
+comunità e analogamente alla lingua, e spesso in rapporto con essa,
+<span class="pagenum" id="Page_247">[247]</span>
+sono trasmesse da generazione in generazione, lentamente variando
+col mutarsi delle condizioni di natura e di civiltà.
+</p>
+
+<p>
+9. La direzione, nella quale avvengono queste variazioni, è
+generalmente determinata dal fatto, che lo stato d’animo principalmente
+influisce sulla speciale natura dell’appercezione mitologica.
+In mancanza di altre testimonianze, è la storia dell’evoluzione delle
+rappresentazioni mitologiche che principalmente ci fa conoscere,
+come questo stato d’animo si sia svolto dai primi inizi dello sviluppo
+spirituale. Essa dimostra che generalmente le primissime costruzioni
+mitiche del pensiero, da un lato si riferiscono al destino
+individuale nell’avvenire prossimo, dall’altro sono determinate dalle
+emozioni suscitate dalla morte dei congiunti, e dalla loro memoria,
+specialmente poi dal ricordo dei sogni. E in ciò sta l’origine del
+così detto “animismo„ cioè di tutte quelle rappresentazioni, nelle
+quali in parte gli spiriti dei defunti, in parte i demoni che si
+pensano legati a determinati oggetti e luoghi, oppure ai processi
+svolgentisi in rapporto a scopi della vita (vegetazione, agricoltura,
+navigazione, ecc.) rappresentano la parte di arbitri buoni
+o malefici del destino dell’uomo. Una diramazione di questo animismo
+è il “feticismo„, nel quale l’idea dell’arbitro del destino
+è trasportata agli accidentali oggetti dell’ambiente, come piante,
+pietre, oggetti artificiali, specialmente a quelli che, o per la natura
+speciosa o per casuali circostanze esterne, colpiscono l’attenzione.
+Le manifestazioni dell’animismo e del feticismo hanno
+la particolarità di essere non soltanto i più primitivi ma anche i
+più durevoli prodotti dell’appercezione mitologica, imperocchè, rimosse
+tutte le altre forme, esse sopravvivono nelle più varie
+forme della superstizione; tali ad es., le credenze negli spettri, nelle
+malìe, negli amuleti.
+</p>
+
+<p>
+10. Solo ad un più maturo grado della coscienza che crea i miti,
+l’appercezione personificante si rivolge anche ai grandi fenomeni
+naturali che più impressionano, così per le loro mutazioni come per
+l’influenza diretta sulla vita dell’uomo; tali ad es., le nubi, i fiumi,
+le procelle, i grandi astri, e simili. Anche la regolarità di certi
+fenomeni naturali, ad es., la vicenda del giorno e della notte, dell’inverno
+e dell’estate, lo svolgersi del temporale ecc., è di stimolo a
+poetiche costruzioni di miti, nelle quali una serie di idee coordinate si
+annoda intorno a un tutto in sè chiuso. Così sorge il <i>mito naturale</i>. La
+principale differenza tra esso e la credenza in spiriti e demoni sta
+nella creazione di <i>rappresentazioni antropomorfe degli dèi</i>. In quanto
+i singoli dèi sono dotati di un maggior numero di proprietà stabili, e
+<span class="pagenum" id="Page_248">[248]</span>
+sono sciolti dal legame a determinati luoghi, tempi e processi, essi
+vengono a costituire in tutto e per tutto persone antropomorfe aventi
+però una potenza sovrumana. Essi sono quindi onorati come gli arbitri
+tanto dei fenomeni naturali quanto del destino umano. Formatesi
+in tal modo più comprensive rappresentazioni di dèi, i demoni e gli dèi
+particolari a poco a poco si ritraggono nella coscienza, oppure si fondono
+con quelle per essere poi considerati quali attributi o quali speciali
+forme, nelle quali si danno a conoscere gli dèi personificati. Il
+processo che qui entra in campo, di combinazione e di condensazione,
+suole però sconfinare a danno delle personificazioni divine,
+imperocchè una sola di queste forme divine acquista sulle altre
+una permanenza, dapprima in modo variabile, poi durevole. Così un
+istinto monoteistico si impadronisce ben presto del mito naturale
+politeistico. Per altro lato però quella fusione cogli anteriori dèi
+particolari e coi genii del destino può condurre anche a una nuova divisione
+delle personalità divine. In tal guisa sono state foggiate specialmente
+le singole divinità locali e gentilizie, le quali, a causa della
+loro natura personale, facilmente poterono essere sciolte dalle speciali
+condizioni d’origine e diedero così luogo ai molteplici <i>miti degli eroi</i>.
+Ma intrecciandosi in questi miti traccie di ricordi storici, in essi
+sempre più progredisce quell’umanizzazione già incominciata nel mito
+naturale. A causa di queste proprietà il mito degli eroi richiede per
+un ulteriore sviluppo la poetica creazione degli individui: e però
+esso diventa una parte costitutiva della poesia popolare e poi della
+poesia artistica. Nel tempo stesso però, per l’offuscarsi di certi tratti
+e per il sorgere di nuovi, esso subisce una mutazione di significato,
+che, analoga a quella del simbolo linguistico e da quella accompagnata,
+rende possibile una più intima trasformazione progressiva.
+In questo processo i singoli poeti e pensatori hanno un’influenza
+sempre maggiore.
+</p>
+
+<p>
+Per tal via mediante una intensa partecipazione del pensiero
+filosofico, che dapprima aveva egualmente subìto l’influenza delle rappresentazioni
+semi-mitiche, si compie infine la separazione dell’originario
+contenuto totale mitologico in scienza e religione. In questa
+separazione, che è in parte legata alle relazioni tra religione e
+filosofia, gli dèi naturali e gli eroi lasciano sempre più luogo a rappresentazioni
+<i>morali</i> della divinità. Come nel mito naturale così anche
+nello stadio morale della religione, sotto l’influenza continua di vecchi
+motivi avvengono continue formazioni in senso regressivo. Dèi individuali,
+demoni e spiriti, ora costantemente ora solo per pochi
+istanti, colpiscono in piena luce la coscienza. In parte essi costituiscono
+<span class="pagenum" id="Page_249">[249]</span>
+i componenti secondari mitologici della religione, in parte,
+da questa rigettati, conservano un’esistenza più indipendente come
+superstizioni.
+</p>
+
+<h4><a id="cap21_c"></a>
+<i>C</i>) <span class="smcap">Il Costume.</span>
+</h4>
+
+<p>
+11. Il costume ci si presenta, per quanto ci è possibile rifarne
+la storia, sotto due aspetti che possono distinguersi come norme di volere
+<i>individuali</i> e <i>sociali</i>. Le prime regolano la condotta dell’individuo
+nelle sue occupazioni e nelle relazioni cogli altri, le seconde determinano
+le forme della convivenza in orda, famiglia, stato e negli
+altri legami sociali. Quindi le norme del costume, le individuali
+non meno delle sociali, sono legate alla vita sociale dell’uomo; ma
+quelle si riferiscono alla condotta del singolo uomo nella società,
+queste alla condotta dei componenti la società, nella loro attività
+<i>comune</i>, determinante le forme della convivenza.
+</p>
+
+<p>
+Le norme <i>individuali</i> del costume nei loro inizi ancora oscuri
+sono legate all’evoluzione del mito e in una maniera che corrisponde
+direttamente al rapporto intercedente tra i motivi interni
+e l’azione esterna del volere. Dappertutto dove noi possiamo indagare
+con una certa probabilità l’origine di tali costumi, questi
+si presentano come residui o come prodotti delle trasformazioni che
+avvengono in determinate <i>forme di culto</i>. I banchetti funerari e le
+altre cerimonie funebri dei popoli civili ricordano il culto primitivo
+degli antenati; numerose feste ed usanze legate a determinati giorni,
+al mutarsi delle stagioni, al lavoro del campo e alla raccolta sono
+residui del culto di demoni e di miti naturali d’altri tempi; l’usanza
+del saluto nelle sue diverse forme, mostra la sua origine dalla preghiera,
+e così via.
+</p>
+
+<p>
+Invece le norme <i>sociali</i> del costume generalmente lasciano supporre
+come loro motivi originari l’<i>esigenza delle condizioni di vita</i>
+e gli istinti della conservazione dell’individuo e della specie, istinti
+nelle loro forme di estrinsecazione determinati da quell’esigenza.
+Sono per appunto le condizioni di vita esteriori, che originariamente
+spinsero l’uomo a foggiarsi vestiti, a costruire abitazioni, a prepararsi
+il nutrimento e alle forme di divisione sociale. Così pure le modificazioni
+che in questi modi di vita avvengono poi per graduali trasformazioni
+delle condizioni naturali e di civiltà, seguono i precetti
+di una pratica opportunità. E specialmente qui trovano posto le
+primissime forme della convivenza e quei legami sociali più stretti
+e più larghi, che da quelle a poco a poco derivano. Così fu essenzialmente
+<span class="pagenum" id="Page_250">[250]</span>
+per le esteriori necessità di vita e pel crescente numero degli
+individui, che l’orda, nella quale l’uomo viveva originariamente forse
+dappertutto, si è divisa in orde subordinate. Queste costituivano una
+lega difensiva, che perdurava anche dopo la separazione; questa lega
+colle unioni sessuali tra orde separate fu di spinta alla formazione
+di famiglie collettive, dalle quali poi ad un grado ancor più avanzato
+proviene la famiglia isolata. A misura che le relazioni, dapprima
+stabilitesi fra gli individui a seconda del bisogno del momento,
+sono assoggettate a una durevole regolarità, l’orda si trasforma
+nella forma primitiva dello stato, nella <i>costituzione gentilizia</i>. Da
+questa solo in un tempo assai più tardo e per lo più per effetto
+di imprese guerresche, e perciò di solito ritornando direttamente
+a una divisione militare della comunità, è sorta l’organizzazione
+<i>politica</i>.
+</p>
+
+<p>
+12. Come per la lingua e pel mito, così anche pel costume una
+<i>mutazione di significato</i> suole modificare questi sviluppi. Nelle norme
+<i>individuali</i> del costume, a causa di questa mutazione di significato
+avvengono, principalmente <i>due</i> metamorfosi. Nell’una l’originario
+motivo mitico va perduto senza che uno nuovo ne prenda il posto;
+il costume si mantiene poi solo per esercizio associativo, in
+quanto che esso perde il carattere di costrizione e si attenua nelle
+sue forme di manifestazione esteriore. Nella seconda metamorfosi
+ai fini mitico-religiosi si sostituiscono fini <i>etico-sociali</i>. Nel caso
+singolo però ambedue le specie di trasformazione possono essere
+strettamente legate e precisamente, quando un costume non serve
+direttamente a un determinato scopo sociale, come ad es. ciò che
+concerne certe regole del garbo, della cortesia, il modo di vestire
+e di mangiare e simili, si crea indirettamente un tale scopo sociale,
+imperocchè l’esistenza di norme eguali per i membri di una comunità
+favorisce la convivenza e perciò anche la comune coltura
+dello spirito.
+</p>
+
+<p>
+La mutazione di significato nelle norme <i>sociali</i> del costume
+avviene generalmente in direzione opposta e qui, più che nel caso
+antecedente, accanto al valore nuovo suole sussistere il vecchio. E
+però la mutazione di significato qui consiste dapprima sempre in
+un <i>allargamento</i> del significato, il quale si fonda regolarmente sul
+fatto, che all’esigenza delle condizioni di vita si aggiungono, o presto
+o tardi, motivi religiosi mitologici. Le norme sorte solo sotto la
+costrizione di certi istinti vitali sono concepite come comandi delle
+divinità o almeno sono circondate da un culto religioso che le
+santifica. Il convito, la costruzione di abitazioni comuni, i trattati,
+<span class="pagenum" id="Page_251">[251]</span>
+le alleanze, le dichiarazioni di guerra, le conclusioni di pace,
+il fidanzamento, o si collegano al mito, o influiscono per sè stessi
+sull’appercezione mitologica, così che da questi costumi sociali
+sorgono nuove forme divine. Oscurandosi a poco a poco le rappresentazioni
+mitologiche, si ha una mutazione di significato in senso
+inverso, imperocchè le manifestazioni religiose che accompagnano
+un’usanza, o scompaiono o rimangono come abitudini praticate senza
+significato alcuno.
+</p>
+
+<p>
+Le indicate trasformazioni psicologiche dei costumi costituiscono
+nel tempo stesso la preparazione alla loro diramazione nei
+tre campi della vita: il <i>costume</i>, il <i>diritto</i>, la <i>moralità</i>, dei quali i
+due ultimi si devono considerare come manifestazioni dei costumi
+rivolti a scopi etico-sociali. Lo studio più intimo dei processi di
+questa evoluzione e differenziazione appartiene però al campo speciale
+della psicologia sociale, e l’esposizione del come sorga il diritto
+e la morale, spetta al dominio speciale della storia della civiltà
+e dell’etica.
+</p>
+
+<h4><a id="cap21_d"></a>
+<i>D</i>) <span class="smcap">Carattere generale degli sviluppi riflettenti
+la psicologia sociale.</span>
+</h4>
+
+<p>
+13 Linguaggio, mito e costume costituiscono sviluppi spirituali
+tra loro stessi strettamente legati; essi sono di grande importanza
+per la psicologia generale sopratutto per ciò, che in essi, a causa
+della loro natura relativamente durevole, è possibile conoscere ed
+esaminare certi processi psichici di validità generale in modo più
+netto che nelle passeggiere formazioni della coscienza individuale.
+Oltre a ciò anco per questa essi costituiscono il presupposto di
+tutti i più complessi processi dello spirito, che sono legati specialmente
+al linguaggio e nel loro decorso individuale sono dipendenti
+dalle leggi del pensiero comune condensate nel linguaggio. In
+questo senso si è dovuto già sopra, nella descrizione dei processi
+dell’analisi e della sintesi appercettiva, far cenno degli effetti di questi
+processi che si esplicano nel linguaggio (pag. 213 e segg.). Come
+in questo caso che serve di norma per la coscienza individuale, così
+anche negli sviluppi della psicologia sociale i processi psichici che
+stanno a base delle manifestazioni osservate, si danno a riconoscere
+innanzi tutto per mezzo delle proprietà e delle variazioni delle <i>rappresentazioni</i>
+espresse nel linguaggio, mentre pei concomitanti processi
+dell’eccitamento sentimentale è possibile giungere a conclusioni solo
+<span class="pagenum" id="Page_252">[252]</span>
+indirettamente, partendo dalla totale connessione dei fatti o ricorrendo
+a condizioni conosciute.
+</p>
+
+<p>
+Come processi essenziali nel campo delle rappresentazioni o
+sempre ricorrenti per tutti gli sviluppi di linguaggio, mito e costume,
+ci si presentano i tre fenomeni tra loro strettamente legati del
+<i>condensamento</i>, dell’<i>oscuramento</i>, e dello <i>spostamento (Verschiebung)</i>
+delle rappresentazioni. Le rappresentazioni si condensano, in quanto
+più rappresentazioni in origine separate vengono riunite da associazioni
+più volte ripetute o messe in risalto da forti componenti
+sentimentali e da ultimo combinate nell’appercezione in un tutto
+indivisibile. Ed essendo in questo processo alcuni componenti, a causa
+del loro più intenso effetto sentimentale, appercepiti più chiaramente
+che altri, questi ultimi si oscurano e possono alfine del tutto sparire
+dal prodotto complesso. Per questo succede poi senz’altro uno
+spostamento delle rappresentazioni, potendo il loro prodotto ultimo
+essere tutto affatto diverso dalla rappresentazione iniziale, specialmente
+quando i processi del condensamento e dell’oscuramento sono
+successivamente intervenuti più volte e hanno fatto presa sui componenti
+variabili. Ci sono soltanto delle modificazioni di questi processi
+strettamente combinate, le quali per un lato stanno a base
+del mutamento di significato nel linguaggio, per un altro delle metamorfosi
+che avvengono nelle rappresentazioni mitologiche e nei
+costumi; ognuno di questi processi di trasformazione può alla sua
+volta far sentire la sua influenza sugli altri. Così la mutazione di
+significato delle parole facilmente produce una modificazione nelle
+rappresentazioni mitologiche a quelle legate, e queste per parte loro
+hanno grande importanza pel primo processo. Egualmente la lingua
+mediante l’interpretazione dei nomi mitologici può produrre direttamente
+rappresentazioni mitologiche, oppure queste possono determinare
+nella loro direzione la formazione di nomi e di parole.
+</p>
+
+<p>
+Per quanto i processi rappresentativi siano i primi a colpirci
+anco in tutte le manifestazioni della psicologia sociale, l’analisi
+psicologica insegna però che il fattore decisivo, così nell’originaria
+formazione delle rappresentazioni come nelle loro graduali trasformazioni,
+è costituito dai processi concomitanti di sentimento e di volere
+e che questi non sono già processi comunque separabili ma
+componenti del totale processo psichico, distinti solo mediante l’astrazione
+psicologica. Così quei primitivi gesti fonetici, che noi abbiamo
+supposti inizio del linguaggio, devono essere pensati come semplici
+azioni impulsive, che tengono dietro ad un’impressione ricca di sentimento,
+designandola in una maniera che, o per sè stessa o per
+<span class="pagenum" id="Page_253">[253]</span>
+il soccorso di altri gesti, possa essere riconosciuta dai compagni
+(pag. 242). Ma in modo tutt’affatto speciale le rappresentazioni
+mitologiche offrono traccie distinte dell’influenza, che i processi
+sentimentali hanno sul modo in cui procede il così incominciato sviluppo
+del pensare comune. Qui quell’appercezione personificante del
+mito si distingue dalla coscienza evoluta sopratutto per ciò, che
+non solo le generali condizioni normali e il contenuto sensibile della
+rappresentazione trasmigrano dal soggetto negli oggetti, ma che in
+questi il soggetto trasporta anche quel suo complessivo stato di sentimento
+e di volere. A chi spera, l’oggetto appare spirito protettore;
+a chi teme, demone che incute terrori; nei fenomeni della natura
+l’uomo vede una volontà, che corrisponde così all’associazione colle
+proprie azioni di volere come al loro effetto sul proprio stato d’animo.
+Parimenti quei processi, pei quali le rappresentazioni si condensano,
+si oscurano e si spostano, devono in primo luogo essere considerati
+come sintomi di modificazioni nello stato sentimentale, le quali
+producono dapprima un cambiamento di significato nel mito e nel
+costume e poi di qui influiscono anche sulla lingua.
+</p>
+
+<p>
+14. Nelle comunità spirituali e in ispecie negli sviluppi di
+linguaggio, mito e costume che in esse si producono, ci si offrono
+connessioni e relazioni spirituali, alle quali, se si differenziano dalla
+connessione delle formazioni nella coscienza individuale, si deve
+però, non meno che a questa, attribuire una realtà. In questo senso
+la connessione delle rappresentazioni e dei sentimenti per entro una
+comunità sociale può essere designata come una <i>coscienza collettiva</i>,
+e le comuni direzioni di volere come un <i>volere collettivo</i>. Non si deve
+però dimenticare che questi concetti non significano un qualche cosa,
+che esista fuori dei processi di coscienza e di volere individuali,
+così come la comunità stessa non è altro che la riunione dei singoli.
+Ma questa riunione, in quanto dà prodotti spirituali, pei quali nell’individuo
+esistono solo disposizioni appena abbozzate, e in quanto
+influisce sullo sviluppo degli individui, è, ad egual diritto che la
+coscienza individuale, un oggetto della psicologia. Imperocchè a
+questa si presenta necessariamente il còmpito di spiegare quelle
+relazioni, dalle quali sorgono i prodotti della coscienza collettiva e
+del volere collettivo e le proprietà loro.
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+14<i>a</i>. I fatti che nascono dall’esistenza delle comunità spirituali, sono
+entrati a far parte del còmpito della psicologia solo in questi ultimi tempi.
+Prima i problemi spettanti a questo ordine di fatti erano assegnati o a certe
+singole scienze dello spirito (linguistica, storia, giurisprudenza, e simili), oppure,
+<span class="pagenum" id="Page_254">[254]</span>
+per quanto erano di natura più generale, alla filosofia, cioè alla metafisica.
+Per quel tanto che la psicologia trattava di questi problemi, essa,
+al pari delle singole scienze speciali, storia, giurisprudenza, ecc., era per lo
+più dominata da quel punto di vista della psicologia volgare, che tende a
+considerare, per quanto è possibile, tutti i prodotti spirituali della comunità
+come invenzioni volontarie, sin dall’inizio rivolte a determinati scopi
+d’utilità. Questo pensiero trovò la sua massima espressione filosofica nella
+dottrina del “contratto sociale„, secondo la quale la comunità spirituale
+non sarebbe originaria e naturale, ma sarebbe da ricondursi all’arbitraria
+riunione di una somma d’individui. Una conseguenza di questa concezione
+non psicologica e affatto infruttuosa di fronte ai problemi della psicologia
+sociale, è che oggi ancora i concetti di una coscienza collettiva e di un
+volere collettivo presentano le più false interpretazioni. Invece di considerarli
+semplicemente come una espressione della concordanza e delle relazioni
+effettivamente esistenti tra gl’individui, si crede di scorgere dietro essi un
+qualche essere mitologico, o almeno una sostanza metafisica. Che tali opinioni
+siano stravaganti, dopo quanto si è detto, non occorre più in là
+dimostrare. È però evidente che esse stesse sono nate da quell’abusiva
+applicazione del concetto di sostanza, che ha per così lungo tempo dominato
+la psicologia e che ha condotto a ritenere eguali tra loro sostanza e
+realtà. In questa confusione dei concetti si appalesa chiaramente la intima
+affinità dello spiritualismo volgare con quel materialismo che è pur da
+esso combattuto (Confr. a proposito di ciò, § 2, pag. 5 e seg.).
+</p>
+</div>
+
+<div class="chapter"></div>
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_255">[255]</span>
+</p>
+
+<h2><a id="parte5"></a>
+V. — LA CAUSALITÀ PSICHICA E LE SUE LEGGI
+</h2>
+
+<h3><a id="cap22"></a>
+§ 22. — Il Concetto dell’anima.
+</h3>
+
+<p>
+1. Ogni scienza empirica ha per suo prossimo e speciale contenuto
+determinati fatti dell’esperienza, dei quali si sforza indagare
+la natura e le relazioni reciproche. Per soddisfare a questo còmpito
+certi <i>concetti generali sussidiari</i>, che non sono direttamente
+contenuti nell’esperienza, ma sono conseguiti solo in base ad una
+elaborazione logica dell’esperienza stessa, si dimostrano indispensabili,
+a meno che si voglia rinunciare senz’altro ad una comprensione
+dei fatti sotto punti di vista direttivi. Il più generale concetto sussidiario
+di tal natura che ha forza in tutte le scienze empiriche, è
+il concetto della <i>causalità</i>. Esso trae origine dal bisogno del nostro
+pensiero di ordinare tutte le esperienze a noi date secondo cause
+ed effetti e di eliminare mediante concetti sussidiari <i>secondari</i>, eventualmente
+di natura ipotetica, gli ostacoli, che si oppongono a
+che sia stabilita in tal modo una connessione logica. In questo
+senso tutti i concetti sussidiari che entrano in campo per l’interpretazione
+di un dominio dell’esperienza, possono essere considerati
+come un’applicazione del principio generale di causalità; essi sono giustificati
+fintanto che sono richiesti da questo principio o almeno da
+esso dimostrati come probabili; non sono più giustificati quando
+si presentano come funzioni arbitrarie che, sorte da un qualsiasi
+motivo estraneo, nulla portano all’interpretazione della esperienza.
+</p>
+
+<p>
+2. In questo senso il concetto della <i>materia</i> è un concetto sussidiario
+fondamentale per la scienza naturale. Nel più largo significato
+esso designa il sostrato, che è supposto persistente nello spazio
+cosmico e di cui consideriamo effetti tutti i fenomeni naturali. In
+questo senso più generale, il concetto di materia è indispensabile
+per ogni spiegazione della scienza naturale. Se in tempi recenti
+<span class="pagenum" id="Page_256">[256]</span>
+si è cercato di elevare a principio dominante il concetto di
+<i>energia</i>, non si è con ciò messo da banda il concetto di materia, ma
+si è dato ad esso un contenuto diverso. Il concetto acquista questo
+altro contenuto solo mediante un secondo concetto sussidiario, che
+si riferisce all’<i>efficienza causale</i> della materia. Il concetto della materia
+sin qui mantenutosi nella scienza naturale, concetto che si appoggia
+alla fisica meccanica di Galileo, si serve per tale concetto sussidiario
+del concetto della forza, definita come il prodotto della massa
+per l’accelerazione momentanea. Una fisica dell’energia in luogo di
+ciò dovrebbe per tutti i campi della scienza valersi del concetto dell’<i>energia</i>
+che, nella forma speciale dell’energia meccanica, può essere
+definita come la metà del prodotto della massa per il quadrato della
+velocità. Ma avendo tanto l’energia quanto la forza sede nello spazio
+oggettivo e potendo sotto determinate condizioni così i punti dai
+quali parte l’energia, come i punti dai quali parte la forza variare di
+luogo nello spazio, il concetto della materia, come quello di un sostrato
+contenuto nello spazio, continua a sussistere in ambedue i casi, e
+l’unica differenza, senza dubbio importante, rimane questa, che prendendo
+come sussidiario il concetto della forza, si presuppone la riducibilità
+di tutti i fenomeni naturali a processi meccanici di movimento,
+mentre ricorrendo al concetto dell’energia si attribuisce alla
+materia, oltre alla proprietà del movimento per immutate forme di
+energia, anche la proprietà, che pur conservandosi immutata la
+grandezza d’energia, forme di energia qualitativamente diverse si
+possono trasformare le une nelle altre.
+</p>
+
+<p>
+3. Allo stesso modo che il concetto della materia è un concetto
+sussidiario della scienza naturale, quello dell’<i>anima</i> è un concetto
+sussidiario della psicologia. Anch’esso è indispensabile, perchè noi
+abbisogniamo di un concetto abbracciante la totalità delle esperienze
+psichiche svolgentisi in una coscienza individuale; anche
+qui però il contenuto del concetto dipende naturalmente in tutto
+dagli altri concetti sussidiari, che meglio dànno a conoscere
+la natura della causalità psichica. Nella determinazione di questo
+contenuto la psicologia ha diviso le sorti della scienza naturale in
+ciò, che il concetto dell’anima, così come quello della materia, è derivato
+dapprima non tanto dal bisogno empirico di spiegazione
+quanto dall’aspirazione ad una fantastica costruzione dell’universale
+sistema cosmico. Ma mentre la scienza naturale ha già da lungo
+tempo sorpassato questo stadio mitologico della formazione dei
+concetti e si è servita di alcune idee sorte in esso per avere determinati
+punti di partenza ad una concezione metodicamente più
+<span class="pagenum" id="Page_257">[257]</span>
+stretta, nella psicologia il concetto mitologico-metafisico dell’anima
+ha conservato il suo dominio sino a tempi recentissimi e in
+parte ancora vi domina. Esso serve non come un generale concetto
+sussidiario, che debba in primo luogo raccogliere i fatti psichici
+e in secondo luogo dare la causale interpretazione di essi,
+ma come un espediente per avviarsi, per quanto è possibile, ad una
+generale rappresentazione cosmica, abbracciante egualmente la natura
+e l’essere individuale.
+</p>
+
+<p>
+4. In questa esigenza mitologico-metafisica trova le sue radici
+il <i>concetto della sostanzialità dell’anima</i> nelle sue diverse forme. Se
+anche nella sua evoluzione non sono mai mancati tentativi di soddisfare,
+per quanto era possibile, alle esigenze di una spiegazione
+causale dei fatti psichici, tali tentativi sono però sempre sorti
+solo posteriormente; e non si può disconoscere che l’esperienza
+psicologica, indipendentemente da quei motivi metafisici ad essa
+estranei, non avrebbe mai condotto a un concetto dell’anima come
+sostanza, e che questo concetto ha senza dubbio reagito dannosamente,
+sulla concezione dell’esperienza. L’opinione, ad es., che tutti
+i contenuti psichici siano rappresentazioni e che le rappresentazioni
+siano oggetti più o meno stabili, a fatica si potrebbe intendere
+ove non fossero tali presupposizioni. Che questo concetto della
+sostanzialità sia realmente estraneo alla psicologia, lo dimostra
+anche il nesso stretto, in cui il concetto della sostanzialità dell’anima
+sta col concetto della sostanza materiale. Il primo o viene
+considerato affatto identico al secondo, oppure viene considerato
+come un concetto speciale, nel quale però i più generali caratteri
+formali riconducono a una determinata forma della materia, cioè
+all’<i>atomo</i>.
+</p>
+
+<p>
+5. Si possono quindi distinguere <i>due</i> aspetti del concetto della
+sostanzialità dell’anima, che corrispondono ai due indirizzi della psicologia
+metafisica distinti nel § 2 (pag. 5 e segg.); il <i>materialistico</i>,
+che considera i processi psichici come effetti della materia o di
+certe complessità materiali, quali le parti costituenti il <i>cervello</i>, e
+lo <i>spiritualistico</i>, che considera i processi psichici come stati o modificazioni
+di un’essenza inestesa, indivisibile, persistente, avente una
+specifica natura spirituale. In questo caso, o anche la materia è
+poi pensata consistere di atomi simili ma di grado inferiore (spiritualismo
+monistico o monadologico), oppure l’atomo dell’animo è
+ritenuto specificamente diverso dalla vera materia (spiritualismo
+dualistico). (Confr. pag. 6).
+</p>
+
+<p>
+In ambedue le forme, nella materialistica e nella spiritualistica,
+<span class="pagenum" id="Page_258">[258]</span>
+il concetto di sostanza non si presta all’interpretazione dell’esperienza
+psicologica. Il materialismo mette da banda la psicologia,
+o per sostituirle una imaginaria fisiologia cerebrale dell’avvenire,
+oppure, fintanto che si dibatte in teorie, per mettere innanzi dubbie
+e insufficienti ipotesi sulla fisiologia del cervello. Rinunciando questa
+concezione a una vera psicologia, si comprende come essa debba in
+tutto e per tutto rinunciare anche al còmpito di dare un buon fondamento
+alle <i>scienze dello spirito</i>. Lo spiritualismo lascia bensì sussistere
+la psicologia come tale, ma egli fa sì che la reale esperienza
+sia alla mercè di ipotesi metafisiche affatto arbitrarie, le quali turbano
+la spregiudicata osservazione dei processi psichici. Infatti questo
+inconveniente si manifesta in ciò, che questo indirizzo metafisico
+stabilisce inesattamente il còmpito della psicologia, designando
+l’esperienza esterna ed interna come campi affatto eterogenei,
+benchè abbiano fra loro qualche relazione esteriore.
+</p>
+
+<p>
+6. Ora, come già fu messo in chiaro al § 1 (pag. 2), tanto
+l’esperienza della scienza naturale quanto quella della psicologia
+sono ambedue le parti costitutive di <i>un’unica</i> esperienza che
+viene considerata da punti diversi: là, come una connessione di
+fenomeni oggettivi e quindi, a causa dell’astrazione dal soggetto
+conoscente, come <i>esperienza mediata</i>, qui invece come <i>esperienza immediata</i>
+ed <i>originaria</i>.
+</p>
+
+<p>
+Riconosciuto questo rapporto, al posto del <i>concetto della sostanzialità,
+il concetto dell’attualità</i> si presenta di per sè stesso come
+quello che solo ci può dare la comprensione dei processi psichici. Dal
+fatto, che il punto di vista psicologico è l’integrazione di quello della
+scienza naturale, in quanto il primo ha per proprio contenuto l’immediata
+realtà dell’esperienza, segue naturalmente che nella considerazione
+dei fatti psichici non possono trovare posto ipotetici concetti
+sussidiari, come quelli che diventano necessari nella scienza naturale
+a causa della nozione di un oggetto indipendente dal soggetto. In
+questo senso il concetto dell’attualità dell’anima non è affatto un concetto
+che abbisogni, come quello della materia, di attributi ipotetici
+per essere meglio definito nel suo contenuto; che anzi esso esclude
+di bel inizio tali elementi ipotetici, in quanto designa come essenza
+dell’anima l’immediata realtà dei processi. Ma poichè un’importante
+parte di questi processi, cioè la totalità degli oggetti rappresentabili,
+forma nel tempo stesso l’oggetto di studio della scienza
+naturale, con ciò è anche detto che sostanzialità e attualità sono
+concetti, i quali si riferiscono ad una medesima esperienza generale,
+da ciascuno di essi considerata solo sotto un punto di vista
+<span class="pagenum" id="Page_259">[259]</span>
+essenzialmente diverso. Se considerando il mondo dell’esperienza noi
+facciamo astrazione dal soggetto conoscente, questo mondo dell’esperienza
+ci appare come una varietà di sostanze che stanno tra loro
+in relazione reciproca; se noi invece consideriamo il mondo dell’esperienza
+come il totale contenuto dell’esperienza del soggetto, inchiudente
+il soggetto stesso, questo mondo dell’esperienza ci appare
+come una varietà di avvenimenti tra loro stessi collegati. Essendo
+là i fenomeni appresi come <i>esterni</i> nel senso, che essi avrebbero egualmente
+luogo senza variazioni di sorta anche se il soggetto conoscente
+non fosse presente, la forma dell’esperienza propria della scienza
+naturale viene anche detta l’esperienza <i>esterna</i>. Invece nel secondo
+caso, essendo tutti i contenuti dell’esperienza considerati come posti
+immediatamente nel soggetto stesso, il punto di vista che la psicologia
+usa nella considerazione dell’esperienza, viene anche detto
+dell’esperienza <i>interna</i>. In questo senso pertanto esperienza esterna
+ed interna equivalgono in tutto a forma mediata ed immediata,
+oppure anche oggettiva e soggettiva dell’esperienza. Esse designano,
+proprio allo stesso modo che queste ultime espressioni, non dominî
+diversi dell’esperienza, ma punti di veduta diversi e pur integrantisi,
+che si hanno nel modo di considerare l’esperienza in sè
+perfettamente unica.
+</p>
+
+<p>
+7. Che di questi modi di considerare l’esperienza quello della
+scienza naturale si sia sviluppato prima dell’altro, è cosa che si
+comprende facilmente, se si tien conto dell’interesse pratico che si
+lega alla determinazione dei regolari fenomeni naturali, pensati come
+indipendenti dal soggetto; che poi questa priorità della conoscenza
+naturale per lungo tempo apportasse nel modo di considerazione
+della scienza naturale e in quello della psicologia confusione ed oscurità,
+quali si manifestarono nei diversi concetti psicologici di sostanza,
+era cosa quasi inevitabile. Per questa ragione la riforma delle
+concezioni fondamentali, che cerca la particolarità del còmpito della
+psicologia non nella diversità del dominio empirico, ma nel modo
+di apprendere tutti i contenuti dell’esperienza a noi dati nella loro
+realtà immediata, non alterata da ipotetici concetti sussidiari, tale
+riforma non ha prese le prime mosse dalla psicologia, ma dalle
+<i>singole scienze dello spirito</i>. A queste la considerazione dei processi
+psichici sotto il punto di veduta del concetto dell’attualità era da
+lungo tempo famigliare prima che essa trovasse adito nella psicologia.
+La ragione della diversità, in sè inammissibile, esistente tra
+la psicologia e le scienze dello spirito riguardo alle idee fondamentali
+si deve cercare in ciò, che la psicologia fino ad ora ha
+<span class="pagenum" id="Page_260">[260]</span>
+adempiuto soltanto in piccola parte al còmpito di essere fondamento
+alla totalità delle scienze dello spirito.
+</p>
+
+<p>
+8. Dal punto di vista del concetto dell’attualità viene a comporsi
+una grossa questione, che per lungo tempo tenne divisi i
+sistemi metafisici di filosofia; la questione intorno al <i>rapporto tra
+corpo ed anima</i>. Se corpo ed anima sono ambedue considerati
+sostanze, quel rapporto rimane un enigma, qualunque sia la determinazione
+dei concetti delle due sostanze. Se si tratta di sostanze omogenee,
+il diverso contenuto dell’esperienza naturale e di quella psicologica
+riesce incomprensibile e non resta che a negare interamente
+il valore indipendente di una di queste due forme di conoscenza.
+Se si tratta di sostanze eterogenee, la loro connessione è un continuo
+miracolo. Ora dal punto di vista della teoria dell’attualità la
+realtà immediata dei fenomeni è contenuta nell’esperienza psicologica.
+Il nostro concetto fisiologico dell’organismo corporeo non è altro che
+una parte di questa esperienza, una parte che, al pari di tutti gli
+altri contenuti d’esperienza delle scienze naturali, noi abbiamo ottenuta
+in base al presupposto di un oggetto indipendente dal soggetto
+conoscente. Certi componenti dell’esperienza mediata possono
+corrispondere a certi altri dell’esperienza immediata, senza che
+per ciò l’una debba essere ricondotta all’altra o da essa derivata.
+Una tale derivazione è anzi per sè stessa esclusa a causa del
+punto di considerazione nei due casi pienamente diverso. Forse
+la circostanza, che qui non sono dati, rispetto ad una medesima
+esperienza, oggetti diversi, ma solo punti di vista diversi, porta con
+sè la conseguenza, che fra i due esistano relazioni generali. Ma si
+consideri anche da un lato, che esiste un numero infinitamente grande
+di oggetti, i quali sono per noi accessibili solo sotto la forma dell’esperienza
+mediata, cioè mediante le scienze naturali: a questa
+classe appartengono tutti gli oggetti, che noi non siamo costretti
+ad apprendere come sostrati fisiologici di processi psichici; e dall’altro
+lato, che esiste un numero non minore di fatti, che ci sono
+offerti solo nella forma dell’esperienza immediata e psicologica: a
+questa classe appartiene nella nostra coscienza soggettiva tutto ciò
+che non possiede il carattere di un oggetto di rappresentazione,
+cioè di un contenuto che viene riferito direttamente ad oggetti
+esterni.
+</p>
+
+<p>
+9. Conseguenza di questo rapporto è, che tutti i fatti, i quali,
+essendo parti costitutive di un’esperienza unica, considerate solo
+ad ogni volta da una posizione diversa, contemporaneamente appartengono
+all’esperienza mediata propria delle scienze naturali e
+<span class="pagenum" id="Page_261">[261]</span>
+all’immediata propria della psicologia, sono in relazione tra loro,
+imperocchè entro questo dominio, ad ogni elementare processo dal lato
+psichico deve anche corrispondere un processo dal lato fisico. Questa
+legge è detta il <i>principio del parallelismo psico-fisico</i>. E questo nel suo
+significato empirico-psicologico è assolutamente diverso da certe leggi
+metafisiche che, se talora sono designate col medesimo nome, hanno
+in verità tutt’altro valore. Questi principi metafisici stanno sul
+terreno dell’ipotesi di una sostanza psichica e cercano sciogliere
+il problema delle relazioni tra corpo ed anima o ammettendo <i>due
+</i> sostanze reali, le proprietà delle quali siano bensì diverse ma procedano
+nelle loro modificazioni parallelamente, oppure supponendo <i>una
+sola</i> sostanza con due attributi diversi, le modificazioni dei quali dovrebbero
+essere corrispondenti. In ognuna di queste forme il principio
+metafisico del parallelismo si fonda sulla proposizione: ad ogni fatto
+fisico corrisponde un fatto psichico, e viceversa; oppure anche: il mondo
+dello spirito non è che uno specchio del mondo corporeo, e il corporeo
+una realizzazione oggettiva del mondo dello spirito. Questa proposizione
+è però una supposizione affatto indimostrabile e arbitraria;
+essa nelle sue applicazioni psicologiche porta ad un intellettualismo,
+che sta in contraddizione con ogni esperienza. Per contro il principio
+psicologico, come sopra è stato formulato, parte dal fatto,
+che esiste <i>una sola</i> esperienza, la quale però, quando diventa
+contenuto di un’analisi scientifica, ammette in certe sue parti una
+<i>doppia</i> forma di considerazione scientifica; una <i>mediata</i>, che studia
+gli oggetti delle nostre rappresentazioni nelle loro reciproche relazioni
+oggettive, ed una <i>immediata</i>, che li studia nella loro natura
+intuitiva in relazione a tutti gli altri contenuti d’esperienza del
+soggetto conoscente. Fintanto che vi sono oggetti, i quali siano assoggettati
+a questa doppia considerazione, il principio psicologico
+del parallelismo esige una relazione generale tra i processi dei due
+lati. Questa esigenza è appoggiata dal fatto, che in questi casi ambedue
+le forme dell’analisi si riferiscono in realtà ad un medesimo
+contenuto d’esperienza. Da questo risulta che il principio psicologico
+del parallelismo <i>non</i> può, per la natura stessa della cosa, riferirsi a
+tutti quei contenuti d’esperienza, che sono soltanto oggetti dell’analisi
+della scienza naturale e neppure a quelli che formano il carattere
+specifico dell’esperienza psicologica. A quest’ultimi appartengono
+le particolari <i>forme di connessione e relazione degli elementi
+psichici e delle formazioni psichiche</i>. A queste forme andranno bensì
+parallele connessioni di processi fisici, imperocchè sempre, quando
+una connessione psichica mostra una coesistenza od una successione
+<span class="pagenum" id="Page_262">[262]</span>
+regolare di processi fisici, questi devono direttamente o indirettamente
+stare egualmente in un nesso causale: questo nesso però
+non può contenere nulla del particolare contenuto della connessione
+psichica. Gli elementi, ad es., che costituiscono una rappresentazione
+di spazio o di tempo, staranno anche nei loro sostrati
+fisiologici in un regolare rapporto di coesistenza o di successione;
+oppure agli elementi rappresentativi, dei quali si compone
+il processo della relazione e della comparazione di contenuti psichici,
+corrisponderanno certe combinazioni di eccitamenti fisiologici,
+le quali egualmente si ripetono ad ogni riprodursi di quei processi
+psichici. Ma quei processi fisiologici non potranno nulla contenere
+di tutto ciò che costituisce la natura psichica delle rappresentazioni
+di spazio e di tempo, dei processi di relazione e di comparazione,
+perchè nell’analisi della scienza naturale è di proposito
+fatta astrazione da tutto ciò che va unito a quei processi fisiologici.
+Ne deriva inoltre che anche i <i>concetti di valore e di fine</i>, alla
+formazione dei quali si adoprano le connessioni psichiche e i contenuti
+sentimentali che sono con quelli in relazione, stanno affatto
+fuori della sfera dei contenuti d’esperienza che possono essere ordinati
+sotto il principio del parallelismo. Le forme delle combinazioni,
+che ci si presentano nei processi di fusione, nelle associazioni
+e nelle combinazioni appercettive, come pure i valori che spettano
+ad esse nella connessione totale dello sviluppo psichico, possono
+essere riconosciuti solo mediante un’analisi <i>psicologica</i>, allo stesso
+modo che i fenomeni oggettivi di gravità, suono, calore, e così via,
+o i processi del sistema nervoso sono accessibili solo ad un’analisi
+fisica o fisiologica, cioè che operi coi concetti sussidiari di sostanza
+proprii della conoscenza naturale.
+</p>
+
+<p>
+10. In tal modo il principio del parallelismo psico-fisico nel
+significato <i>empirico-psicologico,</i> che ad esso spetta indiscutibilmente,
+conduce anche di necessità a riconoscere una <i>causalità psichica indipendente</i>.
+Questa presenta bensì dappertutto relazioni alla causalità
+fisica e non può mai cadere con essa in contraddizione, ma ne
+deve tuttavia essere diversa di tanto, di quanto il punto di vista
+dell’esperienza immediata soggettiva, proprio della psicologia, differisce
+da quello dell’esperienza mediata, oggettiva per astrazione, che
+vale per la scienza naturale. Come la natura della causalità fisica ci
+si scopre solo nelle <i>leggi fondamentali della natura</i>, così solo cercando
+di astrarre dalla totalità dei processi psichici certe <i>leggi fondamentali
+dei processi psichici</i>, noi potremo renderci conto della speciale natura
+della causalità psichica. Tali leggi fondamentali possono essere
+<span class="pagenum" id="Page_263">[263]</span>
+distinte in due classi. Le une si manifestano sopratutto nei processi,
+sui quali hanno il loro fondamento il sorgere e l’immediata relazione
+delle formazioni psichiche; noi le diciamo <i>leggi psicologiche di relazione</i>;
+le altre sono di natura derivata, consistendo esse in effetti
+composti, che queste leggi di relazione producono combinandosi
+dentro serie sempre più estese di fatti psichici; noi le diciamo <i>leggi
+psicologiche di evoluzione</i>. Per giungere a un giusto apprezzamento di
+queste leggi, che in seguito esamineremo, è necessario riflettere che
+il loro valore, allo stesso modo che quello delle più generali leggi
+naturali, riposa non tanto sulla loro forma astratta quanto sul numero
+delle loro applicazioni; così per l’appunto come il principio
+d’inerzia per sè solo considerato si dimostra una proposizione
+povera, e il suo valore si manifesta solo nelle singole applicazioni
+meccaniche e fisiche.
+</p>
+
+<div class="chapter"></div>
+<h3><a id="cap23"></a>
+§ 23. — Le leggi psicologiche di relazione.
+</h3>
+
+<p>
+1. <i>Tre</i> generali leggi psicologiche di relazione noi distinguiamo
+e le diciamo leggi delle <i>risultanti psichiche</i>, delle <i>relazioni psichiche</i> e dei <i>contrasti psichici</i>.
+</p>
+
+<p>
+2. La <i>legge delle risultanti psichiche</i> si dimostra nel fatto, che
+ogni formazione psichica presenta proprietà, le quali, dopo che sono
+date, possono bensì essere conosciute dalle proprietà dei suoi elementi,
+ma non devono in nessun modo essere considerate semplicemente
+come la somma delle proprietà degli elementi. Una connessione
+di toni, tanto nelle sue proprietà rappresentative quanto nelle
+sentimentali, è più che una semplice somma di singoli toni. Nelle
+rappresentazioni di spazio e di tempo l’ordine spaziale e temporale
+è bensì fondato in maniera regolare sulla cooperazione degli elementi
+che formano queste rappresentazioni, ma quegli ordini non possono
+in nessun caso essere considerati come proprietà che siano già
+inerenti agli elementi di sensazione. Le teorie nativistiche che
+presuppongono questo, si avvolgono in una inestricabile contraddizione
+e, ammettendo nelle originarie intuizioni di spazio e di
+tempo successive modificazioni in seguito a determinate influenze
+dell’esperienza, ammettono sino ad un certo limite un nuovo sorgere
+di proprietà. Infine per le funzioni appercettive, per l’attività
+fantastica e intellettiva la medesima legge si esplica in una forma
+perspicua, non solo in quanto i componenti collegati da sintesi
+appercettiva a lato al significato che possiedono nello stato isolato,
+<span class="pagenum" id="Page_264">[264]</span>
+ne acquistano uno nuovo nella rappresentazione totale sorgente
+dalla loro connessione, ma anche in quanto la stessa rappresentazione
+totale è un nuovo contenuto psichico, che è bensì reso
+possibile da quei componenti, ma non è in essi contenuto. Questo
+appare nel modo più evidente nei più complessi prodotti di sintesi
+appercettiva, nell’opere d’arte, nella connessione logica del
+pensiero.
+</p>
+
+<p>
+3. Nella legge delle risultanti psichiche si esplica per tal modo
+un principio che noi, avuto riguardo agli effetti che ne risultano, designiamo
+come un <i>principio di sintesi creatrice</i>. Ammesso per le più
+alte creazioni dello spirito, non è stato per lo più abbastanza tenuto
+in conto per la totalità degli altri processi psichici; che anzi è stato
+completamente travisato da una falsa confusione, colle leggi della
+causalità fisica. Ed è per una simile confusione, che si è voluto
+trovare una contraddizione tra il principio della sintesi creatrice
+nel dominio dello spirito e le più generali leggi della natura, specialmente
+con quella della conservazione dell’energia. Una tale
+contraddizione e già sin dal principio esclusa, perchè i punti di
+vista coi quali si giudicano e quindi anche si determinano le misure,
+sono nei due casi diversi e devono esserlo, constando la
+scienza naturale e la psicologia non di diversi contenuti d’esperienza
+ma di un medesimo contenuto considerato da lati diversi
+(§ 1, pag. 2). Le determinazioni fisiche di misura si riferiscono a <i>masse,
+forze, energie oggettive</i>; tutti questi concetti sussidiari, all’astrazione
+dei quali noi siamo costretti dal modo di giudicare l’esperienza
+oggettiva, ubbidiscono a leggi generali, le quali, essendo tutte
+desunte dall’esperienza, non possono essere in antagonismo con
+nessuna esperienza singola. Al contrario le determinazioni psichiche
+di misura, le quali entrano in campo quando si paragonino
+i componenti psichici colle loro risultanti, si riferiscono a <i>valori</i> e a
+<i>fini soggettivi</i>. Il valore soggettivo di un tutto può crescere, il fine
+di esso può essere speciale e più completo rispetto a qualsiasi dei
+suoi componenti, senza che per ciò le masse, le forze e le energie
+subiscano modificazioni alcune. I movimenti muscolari che si compiono
+in un atto esterno di volere, i processi fisici che accompagnano
+le rappresentazioni sensitive, le associazioni e le funzioni appercettive,
+ubbidiscono in un modo immutabile al principio della
+conservazione dell’energia. Ma per grandezze di questa energia
+conservatisi eguali, i valori e i fini psichici in essa rappresentati
+possono essere di assai diversa grandezza.
+</p>
+
+<p>
+4. La misura <i>fisica</i>, come risulta da queste differenze, ha da
+<span class="pagenum" id="Page_265">[265]</span>
+fare con <i>grandezze quantitative di valori</i>, cioè con grandezze che permettono
+una graduazione di valori solo in base ai rapporti quantitativi
+dei fenomeni misurati. Per contro la misura <i>psichica</i> in ultima
+istanza si riferisce sempre a <i>grandezze qualitative di valori</i>, cioè a
+valori che possono essere graduati solo avuto riguardo alla loro
+natura qualitativa. Per ciò che concerne la produzione di gradi di
+valore, alla capacità di produrre effetti puramente <i>quantitativi</i>, che noi
+designiamo <i>grandezza d’energia fisica</i>, può contrapporsi come <i>grandezza
+d’energia psichica</i> la capacità di produrre effetti <i>qualitativi</i>.
+</p>
+
+<p>
+Ciò presupposto, non solo un <i>accrescimento dell’energia psichica</i>
+può andar unito a una <i>costanza dell’energia fisica</i>, quale è accettata in
+una considerazione dell’esperienza secondo la scienza naturale, ma
+ambedue costituiscono per l’appunto le misure integrantisi a vicenda,
+colle quali noi giudichiamo la nostra esperienza nella sua totalità.
+Imperocchè l’accrescimento dell’energia psichica cade in giusta luce
+solo per ciò, che esso costituisce il rovescio dal lato psichico della costanza
+fisica. Del resto questo principio dell’accrescimento dell’energia
+psichica come è indeterminato nella sua espressione, potendo essere
+la misura straordinariamente diversa per condizioni diverse, così è
+valido solo nella <i>presupposizione della continuità dei processi psichici</i>.
+E a questa, come suo correlativo psicologico che si presenta in
+modo non dubbio nell’esperienza, si contrappone il fatto dello <i>sparire
+di valori psichici</i>.
+</p>
+
+<p>
+5. La <i>legge delle relazioni psichiche</i> costituisce un complemento
+alla legge delle risultanti, imperocchè essa non si riferisce al rapporto,
+che i componenti di una connessione psichica hanno al contenuto
+di valori che si esplica in questa connessione, ma al rapporto
+reciproco dei singoli componenti. Mentre la legge delle risultanti
+vale pei processi sintetici della coscienza, la legge delle relazioni
+vale per quelli analitici. Ogni scomposizione di un contenuto di
+coscienza nelle sue singole parti, quale avviene dapprima già nelle
+rappresentazioni sensitive e nelle associazioni, per l’apprendimento
+successivo delle parti di un tutto rappresentato, solo in un modo
+generale, e poi, in forma più chiara, per la divisione delle rappresentazioni
+totali, è un atto d’analisi di relazione. Egualmente
+ogni appercezione è un processo analitico, in cui due fattori si possono
+distinguere: il risalto di un singolo contenuto e la delimitazione di
+esso rispetto agli altri. Sul primo fattore si fonda la <i>chiarezza</i>, sul secondo
+la <i>distintezza</i> dell’appercezione (pag. 169). Da ultimo la legge
+delle relazioni trova la sua più completa espressione nei processi
+<i>dell’analisi appercettiva</i> e nelle funzioni più semplici che sono fondamento
+<span class="pagenum" id="Page_266">[266]</span>
+di questi processi, nelle funzioni della <i>relazione</i> e della
+<i>comparazione</i> (pag. 203 e segg.). In queste ultime specialmente, il principio,
+che ogni singolo contenuto riceve il suo significato dai rapporti,
+nei quali si trova rispetto agli altri contenuti psichici, si
+dimostra come l’essenziale contenenza delle leggi delle relazioni.
+Quando i rapporti di un contenuto agli altri ci si presentano come
+<i>rapporti di grandezze</i>, allora il suddetto principio assume la forma
+di un principio della <i>comparazione relativa di grandezze</i>, quale si
+esplica nella <i>legge di Weber</i> (pag. 206).
+</p>
+
+<p>
+6. Alla sua volta la <i>legge dei contrasti psichici</i> viene a completare
+quella delle relazioni; imperocchè al pari di questa, essa si riferisce
+ai rapporti dei contenuti psichici tra loro. Questa legge trova il
+suo fondamento nella distinzione fondamentale dei contenuti immediati
+d’esperienza in oggettivi e soggettivi. In questa distinzione,
+che è dovuta alle vere condizioni dell’evoluzione psichica,
+i contenuti soggettivi abbracciano tutti quegli elementi che, come
+i sentimenti e le emozioni, si presentano quali parti essenziali dei
+<i>processi di volere</i>. In quanto questi contenuti soggettivi d’esperienza
+si ordinano complessivamente secondo <i>contrari</i>, ai quali corrispondono
+le già accennate (pag. 68) direzioni principali dei sentimenti,
+piacere e dispiacere, eccitamento e inibizione, tensione e sollievo,
+questi contrari nel loro avvicendarsi ubbidiscono nel tempo stesso
+alla <i>legge generale del rinforzamento per contrasto</i>. Questa legge però
+nell’applicazione concreta è anche determinata da speciali condizioni
+di tempo, da un lato abbisognando ad ogni stato soggettivo un
+certo tempo pel suo sviluppo, dall’altro potendo una troppo lunga
+durata per ogni stato soggettivo che abbia raggiunto il suo massimo,
+affievolire la facoltà di produrre il rinforzamento per contrasto.
+Questo fatto si connette coll’altro, che per tutti i sentimenti
+e le emozioni esiste una certa misura media della velocità, misura
+del resto mutevole in vario modo, la quale è la più favorevole per
+la loro intensità.
+</p>
+
+<p>
+La legge di contrasto, se ha la sua origine nelle proprietà dei
+contenuti soggettivi dell’esperienza psichica, passa però da questi
+anche alle rappresentazioni e ai loro elementi, imperocchè le rappresentazioni
+e i loro elementi sono accompagnati da sentimenti più
+o meno pronunciati, siano questi connessi al contenuto delle rappresentazioni
+singole oppure al modo delle loro combinazioni di spazio
+e di tempo. In tal guisa il principio del rinforzamento per contrasto
+trova la sua applicazione anche a certe sensazioni della vista, come
+pure alle rappresentazioni di spazio o di tempo.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_267">[267]</span>
+7. La legge dei contrasti sta in più stretta relazione alle due
+leggi precedenti. Da un lato essa può considerarsi come una applicazione
+della legge generale di relazione al caso speciale, in cui i
+contenuti psichici, posti in relazione fra loro, si muovono tra contrari.
+Per altro lato il fatto, che cade sotto la legge del contrasto,
+del possibile rinforzamento di processi psichici tra loro in direzione
+opposta, costituisce una speciale applicazione del principio della
+sintesi creatrice.
+</p>
+
+<div class="chapter"></div>
+<h3><a id="cap24"></a>
+§ 24. — Le leggi psicologiche di evoluzione.
+</h3>
+
+<p>
+1. Alle tre leggi di relazione si contrappongono altrettante
+leggi di evoluzione, le quali possono considerarsi anche come le
+applicazioni delle prime a connessioni psichiche più estese. Noi le
+diciamo legge dell’<i>accrescimento spirituale</i>, legge <i>dell’eterogenesi dei
+fini</i>, e legge dello <i>sviluppo per contrari</i>.
+</p>
+
+<p>
+2. La <i>legge dell’accrescimento spirituale</i> non è, come qualsiasi altra
+delle leggi psicologiche di evoluzione, applicabile a tutti i contenuti
+dell’esperienza psichica. Essa è valida piuttosto sotto la condizione
+limitata, sotto la quale è valida la legge delle risultanti, di cui è
+un’applicazione, cioè sotto il presupposto delle continuità dei processi
+(vedi sopra pag. 265). Presentandosi però le circostanze, che impediscono
+la realizzazione di questa condizione, assai più di frequente,
+come è facile capire, negli sviluppi spirituali abbraccianti un grande
+numero di sintesi psichiche che nelle sintesi singole, la legge dell’accrescimento
+spirituale può essere dimostrata solo in determinati sviluppi,
+che si compiono in condizioni normali e anche qui solo entro
+certi limiti. Entro questi limiti però i più estesi sviluppi, ad es., lo sviluppo
+psichico del singolo uomo normale, lo sviluppo di comunità spirituali,
+hanno evidentemente fornito le primissime prove della legge
+fondamentale delle risultanti, che sta a base di questi sviluppi.
+</p>
+
+<p>
+3. La <i>legge dell’eterogenesi dei fini</i> sta in strettissima connessione
+colla legge delle relazioni, ma si fonda anche sulla legge delle
+risultanti, che sempre deve insieme essere presa in considerazione
+nel caso di una grande connessione di sviluppi psichici. Nel fatto
+essa può essere considerata come un principio d’evoluzione, il quale
+regge le modificazioni che sorgono a causa di successive sintesi creatrici nelle relazioni tra i singoli contenuti parziali delle formazioni
+psichiche. In quanto le risultanti di processi psichici affini inchiudono
+contenuti che non erano presenti nei componenti, questi nuovi contenuti
+<span class="pagenum" id="Page_268">[268]</span>
+entrano tuttavia in relazione coi componenti precedenti, così
+che ne restano modificate le relazioni tra questi primi componenti
+e in conseguenza di ciò anche le risultanti di nuova origine. Questo
+principio di relazioni progressivamente mutantisi si manifesta nel
+modo più evidente, quando in base alle relazioni date si forma una
+<i>rappresentazione del fine</i>. Imperocchè la relazione dei singoli fattori
+tra loro viene considerata come una connessione di mezzi, per
+la quale il prodotto risultante ha il valore di fine cui si mira.
+Pertanto il rapporto degli <i>effetti</i> al fine rappresentato qui si presenta
+in modo che in quei primi effetti sono sempre dati ancora
+effetti secondari, i quali se non erano pensati nelle precedenti rappresentazioni
+del fine, entrano tuttavia in nuove serie di motivi,
+e per tal guisa o modificano i fini già presenti o ad essi ne aggiungono
+di nuovi.
+</p>
+
+<p>
+Il principio dell’eterogenesi dei fini regge nel suo più generale
+significato tutti i processi psichici; ma nella particolare veste
+teleologica che ad esso ha dato il nome, si trova innanzi tutto nel
+campo dei <i>processi di volere</i>, perchè in questi le rappresentazioni
+del fine accompagnate da motivi sentimentali hanno capitale importanza.
+E però fra i dominî applicati della psicologia l’<i>etica</i> è
+appunto quella, per la quale il principio in parola ha il maggior
+valore.
+</p>
+
+<p>
+4. La <i>legge dello sviluppo per contrari</i> è un’applicazione della
+legge del rinforzamento per contrasto a connessioni più estese, che si
+dispongono in ordine di sviluppo. Queste connessioni, così ordinate,
+sono, per effetto della fondamentale legge di relazione di tal natura,
+che i sentimenti e gl’impulsi aventi dapprima una piccola intensità
+l’accrescono gradatamente a causa del contrasto coi sentimenti
+di opposta qualità predominanti per un certo tempo, finchè in tal
+guisa riescono a sopraffare i motivi sino allora prevalenti e tengono
+essi stessi il predominio per un tempo più o meno lungo. E allora
+la stessa vicenda può ripetersi ancora una volta o perfino più volte.
+In tali oscillazioni però anche il principio dell’accrescimento spirituale
+e quello dell’eterogenesi dei fini entrano di solito in azione così
+che le fasi successive sono bensì simili nella generale direzione
+del sentimento alle fasi omogenee precedenti, ma sogliono essere
+essenzialmente diverse nei loro singoli componenti.
+</p>
+
+<p>
+La legge dello sviluppo per contrari si dimostra già nello sviluppo
+spirituale dell’individuo, in parte con maniere individualmente
+varianti entro brevi estensioni di tempo, in parte però anche con una
+certa generale regolarità nel rapporto reciproco dei singoli periodi di
+<span class="pagenum" id="Page_269">[269]</span>
+vita. In questo senso si è assai da lungo tempo osservato che
+i temperamenti prevalenti in diverse età della vita offrono certi
+contrasti. E però la facile, ma per lo più superficiale eccitabilità
+sanguigna dell’età infantile passa nel temperamento del giovane,
+più tardo all’impressioni, ma più ritentivo e talora oscurato da
+traccie di melanconia. Succede l’età virile pel suo carattere maturo
+generalmente pronta ed energica, nel decidere e nell’agire;
+da ultimo lenta si avanza la vecchiaia colla sua natura proclive
+a una quiete contemplativa. Ma il processo dei contrari più che
+nella vita individuale si esplica nella vita sociale e storica, nell’alternarsi
+delle correnti intellettuali, e nelle reazioni loro sulla civiltà,
+sui costumi, sull’evoluzioni sociali e politiche. Come il principio
+dell’eterogenesi dei fini è di massima importanza per la vita
+<i>morale</i>, così quello dello sviluppo per contrari ha sopratutto valore
+per il campo più generale della vita <i>storica</i>.
+</p>
+
+<div class="footnotes">
+
+<h2>
+NOTE:
+</h2>
+
+<div class="footnote" id="note1">
+<p><span class="label"><a href="#tag1">1</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Scienze dello spirito</i>. Questa espressione che più letteralmente traduce
+la tedesca: <i>Geisteswissenschaften</i>, corrisponde a quella più comune, ma forse
+meno precisa, di <i>scienze morali</i> (<i>N.d.T.</i>)</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note2">
+<p><span class="label"><a href="#tag2">2</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Erfahrungswissenschaft</i>.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note3">
+<p><span class="label"><a href="#tag3">3</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Il termine <i>Völkerpsycologie</i> traduco sempre con <i>psicologia sociale</i>. (<i>N.d.T.</i>).</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note4">
+<p><span class="label"><a href="#tag4">4</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Verdinglichung</i>. Altrove l’A. ritornando su questo concetto parla di
+“dingliche Realität„ (v. II, § 8, 1). (<i>N.d.T.</i>)</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note5">
+<p><span class="label"><a href="#tag5">5</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Klarheit und Dunkelheit — Deutlichkeit und
+Undeutlichkeit</i>. Il valore speciale
+che Wundt dà a queste espressioni è a lungo e nitidamente spiegato nelle
+<i>Vorlesungen über Menschen- und Thierseele</i>(3 Aufl. 1897), Vorles. 16, pag. 270-71.
+In generale si può dire che Wundt indichi con <i>klar</i> una rappresentazione
+per la sua propria qualità, <i>deutlich</i> invece una rappresentazione avuto riguardo
+alla determinatezza della sua delimitazione di fronte alle altre rappresentazioni. (<i>N.d.T</i>).</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note6">
+<p><span class="label"><a href="#tag6">6</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Si ricordi che “sentimento„ in tedesco è <i>Gefühl</i>, radicalmente identico
+a <i>fühlen</i> che nel suo primo significato vale: tastare. Ho dovuto mantenere
+nel testo della traduzione le parole tedesche, perchè, portate nella lingua italiana,
+l’osservazione perde di valore. (<i>N.d.T</i>.).</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note7">
+<p><span class="label"><a href="#tag7">7</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Matematicamente le vibrazioni pendolari sono designate anche come
+<i>vibrazioni sinoidali</i>, perchè la deviazione dallo stato di equilibrio è in ogni
+istante proporzionale al seno del tempo trascorso.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note8">
+<p><span class="label"><a href="#tag8">8</a>.&nbsp;&nbsp;</span> Qui si deve certamente osservare che la vera coincidenza di queste sensazioni
+può essere dimostrata empiricamente solo per il minimo del chiarore.
+Gradi di chiarore che si accostano al massimo riescono all’occhio
+così abbaglianti, che in generale è necessario appagarsi di una dimostrazione
+pei gradi avvicinantisi al bianco.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note9">
+<p><span class="label"><a href="#tag9">9</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Alcuni dotti, cadendo nello stesso errore di concludere intorno alle sensazioni
+in base alle determinazioni linguistiche, ritennero che la sensazione
+bleu si sia sviluppata più tardi che le altre sensazioni di colore, perchè,
+ad es., in Omero la designazione del bleu coincide con quella di “oscuro„.
+L’esame della sensibilità di colori nei popoli selvaggi, presso i quali la distinzione
+linguistica è assai più deficiente che non fosse presso i greci di Omero,
+ha dimostrato ad esuberanza l’insostenibilità assoluta di questa opinione.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note10">
+<p><span class="label"><a href="#tag10">10</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Alcuni fisici credevano veramente di trovare in questa relazione un comportamento
+analogo a quello dei suoni più alti, pereto ad ogni tono nella
+sua ottava ritorna un tono affine ad esso. Ma questa affinità dell’ottava non
+esiste, come più sotto vedremo (§ 9) per le sensazioni semplici di suono, bensì essa
+si fonda sul reale consonare del tono d’ottava in tutti i suoni composti. Egualmente
+affatto vane riuscirono quell’indagini fatte, per amore di questa immaginaria
+analogia, allo scopo di trovare anche nella linea dei colori intervalli che
+corrispondessero al rapporto di terza, di quarta, di quinta ecc., esistente pei toni.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note11">
+<p><span class="label"><a href="#tag11">11</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Questo fatto in realtà non si riscontra più nei confini del verde: le composizioni
+qui mostrano sempre un più piccolo grado di saturazione che il semplice
+colore intermedio. Da ciò un indizio manifesto che la scelta dei tre suddetti
+colori fondamentali è senza dubbio quella praticamente più opportuna, ma
+malgrado ciò, pur sempre teoricamente arbitraria. Essa si fonda solo sulla nota
+proposizione geometrica, che il triangolo è la più semplice figura che possa
+racchiudere una moltiplicità infinita qualsivoglia ordinata in un piano.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note12">
+<p><span class="label"><a href="#tag12">12</a>.&nbsp;&nbsp;</span>L’ipotesi fatta dai sostenitori dei quattro colori fondamentali, che i due
+colori opposti si comportino precisamente come chiaro e oscuro nell’eccitazione
+acromatica, e che quindi l’uno dei colori contrari si fondi su una decomposizione
+fotochimica (dissimilazione), l’altro su una ricostituzione (assimilazione)
+si riferisce ad un’analogia che contraddice alla realtà dei fatti. Il
+risultato della mescolanza dei colori complementari è soggettivamente un <i>annullamento</i>
+della sensazione di colore, la mescolanza di nero e bianco produce
+invece una sensazione <i>media</i>.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note13">
+<p><span class="label"><a href="#tag13">13</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Sinuliches Gefühl</i>.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note14">
+<p><span class="label"><a href="#tag14">14</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Benchè nelle opere italiane di psicologia il termine “dolore„ sia così
+universalmente usato ad esprimere la classe delle qualità sentimentali contraria
+a piacere, che <span class="smcap">Villa</span>, riferendo le distinzioni di <span class="smcap">Wundt</span> nella sua <i>Psicologia
+contemporanea</i>, credette opportuno conservare la terminologia italiana;
+io preferisco tradurre più fedelmente <i>Unlust</i> colla parola <i>dispiacere</i>. E forse
+non sarebbe male che questa denominazione fosse addottata in luogo dell’antica,
+perchè dolore è più propriamente una sensazione e non di per sè solo
+un sentimento, come osserva il Dott. <span class="smcap">F. Kiesow</span> nella sua Nota “Sul metodo
+di studiare i sentimenti semplici„. Rendt. Acc. Lincei, vol. VIII, serie 5ª fasc. 9.
+</p>
+
+<p>
+Ho fatto mio dalla <i>Psicologia contemporanea</i> di <span class="smcap">Villa</span> (cap. IV, pag. 342)
+il termine “sollievo„ che felicemente traduce: <i>Lösung</i>. (<i>N.d.T.</i>).</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note15">
+<p><span class="label"><a href="#tag15">15</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Più spesso da noi è detto <i>timbro</i>. (<i>N.d.T.</i>).</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note16">
+<p><span class="label"><a href="#tag16">16</a>.&nbsp;&nbsp;</span>È altrimenti se nel tono fondamentale stesso sono già contenuti in
+notevole grado gl’ipertoni, i quali si ripetono nell’accordo come suoni indipendenti:
+allora i suoni isolati di una tale serie si compongono in un
+identico rapporto di fase e l’accordo mantiene il carattere di un suono isolato,
+molto forte d’ipertoni. Helmoltz in seguito alle ricerche nelle quali
+combinò in diversa maniera, suoni semplici del diapason, concluse che la differenza
+di fase non ha alcuna influenza sulla colorazione sonora. Ma poichè
+non e mai possibile, sulla via per cui egli si era messo, produrre la rappresentazione
+di un suono isolato, è verosimile che in quel modo non sia mai
+stato stabilito un rapporto di fase perfettamente costante fra le vibrazioni
+d’indipendenti sorgenti sonore. A dimostrare l’influenza che la forma del suono
+determinato dal rapporto di fase esercita sulla colorazione sonora, stanno
+pure le indagini dirette di R. Koenig.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note17">
+<p><span class="label"><a href="#tag17">17</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Più spesso con <i>non cieco</i> e talora con <i>uomo normale</i> traduco <i>der Sehende
+Mensch</i> o <i>der Sehende</i>.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note18">
+<p><span class="label"><a href="#tag18">18</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Un processo analogo a questo sparire graduale delle metamorfopsie è
+stato osservato per la visione <i>binoculare</i> nel lento graduale accomodamento
+dello <i>strabismo</i>. Poichè nello strabismo incipiente i punti di visione dei due occhi
+non coincidono più nel campo visivo, si formano immagini doppie degli oggetti.
+Queste possono però a poco a poco sparire, se quelle condizioni diventano
+stazionarie, perchè si compie un’altra disposizione degli elementi retinici nell’occhio
+losco.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note19">
+<p><span class="label"><a href="#tag19">19</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Con ciò sta in connessione il fatto, che il punto cieco anche in rapporto
+al contenuto di sensazione non appare come una lacuna nel campo visivo,
+ma nella generale qualità di chiarore e colore del campo visivo e però ci
+appare, ad es., bianco quando guardiamo una superficie bianca, nero quando una
+nera, ecc. Poichè questo punto cieco non può evidentemente essere colmato che
+da sensazioni riprodotte, il fatto deve essere riferito ai fenomeni di associazione,
+che più tardi dovremo prendere in esame (§ 16).</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note20">
+<p><span class="label"><a href="#tag20">20</a>.&nbsp;&nbsp;</span>L’abitudine alla visione binoculare è causa di eccezione, imperocchè
+spesso se si chiude un occhio, la linea d’orientazione devia dalla linea visiva
+nel senso della linea d’orientazione binoculare. A ciò corrisponde il fatto che
+in tali casi l’occhio chiuso suole segnare sino ad un certo grado i movimenti
+dell’occhio guardante, nel senso di collocarsi in un comune punto di fissazione.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note21">
+<p><span class="label"><a href="#tag21">21</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Si noti che emozione corrisponde nel testo tedesco ad <i>Affect</i>. (<i>N.d.T.</i>).</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note22">
+<p><span class="label"><a href="#tag22">22</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Manifestamente questa affinità delle espressioni non deve condurci alla
+falsa teoria posta dall’indirizzo intellettualistico della psicologia, che la risoluzione
+del volere (<i>Willensentschiessung</i>) sia un processo di conclusione logica
+(<i>Schlussprocess</i>) o anche solo in qualche modo affine ad esso.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note23">
+<p><span class="label"><a href="#tag23">23</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Il valore di questa spiegazione tanto fine intorno alla scelta dei termini,
+come pure il valore dell’avvertenza contenuta nella nota sfugge sfortunatamente
+perchè sì l’una che l’altra sono basate su analogie linguistiche, che non possono
+più sussistere nella traduzione italiana. (<i>N.d.T.</i>)</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note24">
+<p><span class="label"><a href="#tag24">24</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Auffasung</i>. In questo caso ed in casi simili nei quali Auffassung indica
+nel modo più generale le funzioni psichiche conoscitive, uso apprendimento,
+che lascia impregiudicato, se si tratti di percezione o di appercezione.
+(<i>N.d.T.</i>).</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note25">
+<p><span class="label"><a href="#tag25">25</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Ma inoltre le due forme di reazione si distinguono in modo caratteristico
+pel fatto che in un gran numero di esperimenti non mai per la reazione
+sensoriale, ma molto spesso per la muscolare si danno <i>reazioni premature e
+reazioni erronee</i>. Ambedue si osservano quando in esperimenti spesso ripetuti,
+al vero stimolo si fa precedere a intervalli costantemente eguali un segnale
+che prepara all’impressione. La reazione prematura si ha, quando si reagisce
+prima della reale applicazione dello stimolo convenuto; una reazione erronea,
+quando si reagisce ad un altro casuale stimolo qualsiasi. Nei numeri su riportati
+non sono compresi i tempi di reazione per stimoli saporifici, odorifici, di temperatura
+e di dolore. Essi sono stati trovati in generale più grandi. Ma queste
+differenze, trovando manifestamente la loro ragione in pure condizioni fisiologiche
+(nella penetrazione più lenta degli stimoli alle terminazioni nervose, e
+per gli stimoli di dolore, nella più lenta trasmissione centrale), non presentano
+un notevole interesse psicologico.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note26">
+<p><span class="label"><a href="#tag26">26</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Deutlichkeit. Mi sono permesso foggiare questo astratto per rendere
+il più esattamente possibile la parola tedesca, che, come già ho osservato in
+altra nota, ha un significato tanto importante nella psicologia dell’autore. (<i>N.d.T.</i>).</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note27">
+<p><span class="label"><a href="#tag27">27</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Vedi nel glossario sotto le parole <i>Auffassung</i>, <i>Perception</i> e <i>Wahnehmung</i>. (<i>N.d.T.</i>)</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note28">
+<p><span class="label"><a href="#tag28">28</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Sfugge nella traduzione il rapporto tra <i>Gegenstand</i>, e <i>gegenüberstehen</i> tra <i>Vorstellung</i> e <i>vor sich hinstellen</i>.
+(<i>N.d.T.</i>)</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note29">
+<p><span class="label"><a href="#tag29">29</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Si usa l’espressione “illusioni fantastiche„ volendosi distinguere questa
+specie di illusioni dalle illusioni di senso, che avvengono nello stato normale
+della coscienza, come ad es., il veder le stelle in forma di raggi in seguito a
+dispersione di luce nel cristallino, la diversa grandezza apparente del sole e
+della luna all’orizzonte e allo zenit, e altre simili.</p>
+</div>
+</div>
+
+<div class="chapter"></div>
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_270">[270]</span>
+</p>
+
+<h2><a id="glossario"></a>
+GLOSSARIO
+</h2>
+
+<table class="gloss" summary="">
+ <tr>
+ <td>Affect</td> <td>emozione.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>angeboren</td> <td>innato.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>anschaulich</td> <td>intuitivo.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Anschauung</td> <td>intuizione.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Raumanschauung</td> <td class="indent">intuizione di spazio.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Zeitanschauung</td> <td class="indent">intuizione di tempo.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Apperception</td> <td>appercezione.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Apperceptions-function</td> <td class="indent">funzione appercettiva.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">personificirende</td> <td class="indent">appercezione personificante.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Apperceptions-verbindung</td> <td class="indent">combinazione appercettiva.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Assimilation</td> <td>assimilazione.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Association</td> <td>associazione.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Aelinlichkeitsassociation</td> <td class="indent">associazione per somiglianza.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Berührungsassociation</td> <td class="indent">associazione per contiguità.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Gleichheitsassociation</td> <td class="indent">associazione per eguaglianza.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Auffassung</td> <td>apprendimento, percezione, appercezione, cognizione, comprensione, concezione.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Aufmerksamkeit</td> <td>attenzione.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Aufnahme, passive</td> <td>recezione passiva.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Ausdruck</td> <td>espressione.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Bedingung</td> <td>condizione.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Bedeutungswandel</td> <td>mutazione di significato.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Begriff</td> <td>concetto.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Allgemeinbegriff</td> <td class="indent">concetto generale.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Hülfsbegriff</td> <td class="indent">concetto sussidiario.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Werthbegriff</td> <td class="indent">concetto di valore.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Zweckbegriff</td> <td class="indent">concetto di fine.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>begrifflich</td> <td>concettuale.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Beobachtung</td> <td>osservazione.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Selbstbeobachtung</td> <td class="indent">introspezione.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Bestandtheil</td> <td>componente, parte costitutiva.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Beweggrund</td> <td>ragione determinante.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Bewegung</td> <td>movimento.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Ausdrucksbewegung</td> <td class="indent">movimento espressivo</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">mimische Bewegung</td> <td class="indent">movimento mimico.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="pagenum" id="Page_271">[271]</span></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">pantomimische B.</td> <td class="indent">movimento pantomimico.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Bewusstsein</td> <td>coscienza.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Gesummthewusstsein</td> <td class="indent">coscienza collettiva.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Selfstbewusstsein</td> <td class="indent">autocoscienza.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Bewusstlosigkeit</td> <td>incoscienza.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Beziehung</td> <td>relazione.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Bild</td> <td>imagine.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Doppelbilder</td> <td>imagini doppie.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Nachbild</td> <td>imagine consecutiva.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Blicklinie</td> <td>linea di visione.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Blickpunkt</td> <td>punto di visione, punto visivo.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Complication</td> <td>complicazione</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Contrast</td> <td>contrasto.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Farbencontrast</td> <td class="indent">contrasto dei colori.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Lichtcontrast</td> <td class="indent">contrasto di luce.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Randcontrast</td> <td class="indent">contrasto periferico.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Dauer</td> <td>durata.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Nachdauer</td> <td>persistenza.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Deutlichkeit</td> <td>distintezza.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Druckpunkt</td> <td>punto di pressione.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Eigenschaft</td> <td>proprietà.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Eindruck</td> <td>impressione.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Elemente</td> <td>elementi.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Empfindlichkeit</td> <td>sensibilità.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Empfindung</td> <td>sensazione.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Druckempfindung</td> <td class="indent">sensazione di pressione.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Farbenempfindung</td> <td class="indent">sensazione cromatica.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">farblose Empfindung</td> <td class="indent">sensazione acromatica.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Geruchsempfindung</td> <td class="indent">sensazione di olfatto.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Geschmaksempfindung</td> <td class="indent">sensazione di gusto.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Hauptempfindung</td> <td class="indent">sensazione principale.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Hautempfindung</td> <td class="indent">sensazione cutanea.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Kälteempfindung</td> <td class="indent">sensazione di freddo.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Lichtempfindung</td> <td class="indent">sensazione di luce o luminosa.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Schallempfindung</td> <td class="indent">sensazione di suono.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Schmerzempfindung</td> <td class="indent">sensazione di dolore.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Tonempfindung</td> <td class="indent">sensazione di tono.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Wärmeempfindung</td> <td class="indent">sensazione di caldo.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Entscheidung.</td> <td>decisione.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Entschliessung</td> <td>risoluzione.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Entstehung</td> <td>il sorgere, l’origine.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Entwickelung</td> <td>sviluppo, evoluzione.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">regressive Entwickelung</td> <td class="indent">evoluzione regressiva.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Erfahrung</td> <td>esperienza.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">mittelbare Erfahrung</td> <td class="indent">esperienza mediata.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">unmittelbare Erfahrung</td> <td class="indent">esperienza immediata.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="pagenum" id="Page_272">[272]</span></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Erinnerungsbild</td> <td>imagine mnemonica.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Erinnerungsvorgang</td> <td>processo di memoria.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Erkennung</td> <td>conoscimento.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Erscheinung</td> <td>fenomeno.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Begleiterscheinung</td> <td class="indent">fenomeno concomitante.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Farben</td> <td>colori.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Farbenblindheit</td> <td>cecità ai colori.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">totale oder partielle</td> <td class="indent">cecità totale o parziale.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Farbengrad</td> <td>grado di colore.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Farbenton</td> <td>tono del colore.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Complementärfarben</td> <td class="indent">colori complementari.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Ergänzungsfarben</td> <td class="indent">colori d’integrazione.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Gegenfarben</td> <td class="indent">colori contrari.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Grundfarben</td> <td class="indent">colori fondamentali.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Färbung</td> <td>colorito, colorazione.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Fixationslinie</td> <td>linea di fissazione.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Fixationspunkt</td> <td>punto di fissazione.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Gebilde (psychische)</td> <td>formazione psichica.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Gedächtniss</td> <td>memoria.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Gedanke</td> <td>pensiero.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Gefühl</td> <td>sentimento.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">allmählich ansteigendes</td> <td class="indent">gradatamente crescente.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Anfangsgefühl</td> <td class="indent">sentimento iniziale.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Bekanntheitsgefühl</td> <td class="indent">sentimento di contezza.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">beruhigendes Gefühl</td> <td class="indent">sentimento calmante.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Contrastgefühl</td> <td class="indent">sentimento di contrasto.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">deprimirendes Gefühl</td> <td class="indent">sentimento deprimente.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">einfaches Gefühl</td> <td class="indent">sentimento semplice.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Endgefühl</td> <td class="indent">sentimento finale.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Erinnerungsgefühl</td> <td class="indent">sentimento di ricordanza.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Erkennungsgefühl</td> <td class="indent">sentimento di conoscimento.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">excitirendes Gefühl</td> <td class="indent">sentimento eccitante.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Formgefühl</td> <td class="indent">sentimento di forma.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Gefühlston</td> <td class="indent">tono sentimentale.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Gemeingefühl</td> <td class="indent">sentimento generale.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Kitzelgefühl</td> <td class="indent">sentimento di solletico.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">lösendes Gefühl</td> <td class="indent">sentimento di sollievo.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Lustgefühl</td> <td class="indent">sentimento di piacere.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">rhythmisches Gefühl</td> <td class="indent">sentimento ritmico.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">sinnliches Gefühl</td> <td class="indent">sentimento sensoriale.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">spannendes Gefühl</td> <td class="indent">sentimento di tensione.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Thätigkeitsgefühl</td> <td class="indent">sentimento d’attività.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Totalgefühl</td> <td class="indent">sentimento totale.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Unlustgefühl</td> <td class="indent">sentimento di dispiacere.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">zusammengesetztes Gefühl</td> <td class="indent">sentimento composto.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Geisteserzeugniss</td> <td>prodotto dello spirito.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Geisteswissenschaft</td> <td>scienza dello spirito.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="pagenum" id="Page_273">[273]</span></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Gemüthsbewegung</td> <td>moto d’animo.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>geistig</td> <td>mentale, spirituale.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>geistige Gemeinschaften</td> <td>comunità spirituale.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Gemüthszustand</td> <td>stato d’animo.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Geräusch</td> <td>rumore.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Geschehen (psychisches)</td> <td>processo o fatto psichico.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Gesetz</td> <td>legge.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Gesetz der psychischen Contraste</td> <td class="indent">legge dei contrasti psichici.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Gesetz der psychischen Relationen</td> <td class="indent">legge delle relazioni psichiche.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Gesetz der psychischen Resultanten</td> <td class="indent">legge delle risultanti psichiche.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Gesetz der Contrastverstärkung</td> <td class="indent">legge del rinforzamento per contrasti.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Gesetz des geistigen Wachsthums</td> <td class="indent">legge dell’accrescimento spirituale.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Gesetz der Heterogonie der Zwecke</td> <td class="indent">legge dell’eterogenesi dei fini.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Beziehungsgesetze</td> <td class="indent">leggi di relazione.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Entwicklungsgesetze</td> <td class="indent">leggi di sviluppo.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Gesichtswinkel</td> <td>angolo visivo.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Handlung</td> <td>atto, azione.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Helligkeit</td> <td>chiarore.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Hemmung</td> <td>inibizione.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Illusion</td> <td>illusione.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">phantastische Illusion</td> <td class="indent">illusione di fantasia.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Indifferenzzone</td> <td>zona d’indifferenza.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Induction</td> <td>induzione.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Licht oder Farbeninduction</td> <td class="indent">induzione di luce o di colori.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Inhalt</td> <td>contenuto.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Intensitätsgrad</td> <td>grado d’intensità.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Instinct</td> <td>istinto.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Fortpflanzungsinstinct</td> <td class="indent">istinto di riproduzione.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Nahrungeinstinct</td> <td class="indent">istinto di nutrizione.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Kältepunkt</td> <td>punto del freddo.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Klarheit</td> <td>chiarezza.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Klang</td> <td>suono.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Klangfarbe</td> <td class="indent">colore del suono, timbro.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Einzelklang</td> <td class="indent">suono isolato.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Zusammenklang</td> <td class="indent">accordo</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Kraft</td> <td>potenza.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Lautgeberde</td> <td>gesti fonici.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Lautwandel</td> <td>mutazione fonetica.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Leidenschaft</td> <td>passione.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Localisation</td> <td>localizzazione.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Localisationsschärfe</td> <td>acutezza di localizzazione.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Localzeichen</td> <td>segni locali.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Methode</td> <td>metodo.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Abzählungsmethode</td> <td class="indent">metodo del calcolo.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Ausdrucksmethode</td> <td class="indent">metodo dell’espressione.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="pagenum" id="Page_274">[274]</span></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Eindrucksmethode</td> <td class="indent">metodo dell’impressione.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Einstellungsmethode</td> <td class="indent">metodo dell’approssimazione.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Methode der richtigen und falschen Fälle</td> <td class="indent">metodo dei casi giusti e falsi.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Methode der mimimalen Aenderungen</td> <td class="indent">metodo delle variazioni minime.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Methode der minimalen Unterschiede</td> <td class="indent">metodo delle differenze minime.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Methode der mittleren Fehler</td> <td class="indent">metodo degli errori medi.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Naturzüchtung</td> <td>selezione naturale.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Obertöne</td> <td>ipertoni.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Objecte</td> <td>oggetti.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Orientirungspunkt</td> <td>punto d’orientazione.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Orientirungslinie</td> <td>linea d’orientazione.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Perception</td> <td>percezione (usato nel significato speciale dall’A.)</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Phantasie</td> <td>fantasia.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Phantasiethätigkeit</td> <td class="indent">attività fantastica.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">anschauliche Phantasie</td> <td class="indent">fantasia intuitiva.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Raum</td> <td>spazio.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">räumlich</td> <td class="indent">spaziale.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Reaction</td> <td>reazione.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">sensorielle oder vollständige</td> <td class="indent">reazione sensoriale o completa.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">musculäre oder verkürtzte</td> <td class="indent">reazione muscolare o abbreviata.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Fehlreaction</td> <td class="indent">reazione erronea.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">vorzeitige Reaction</td> <td class="indent">reazione prematura.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Reflexion</td> <td>reflessione.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Reflexvorgang</td> <td>processo riflesso.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Reiz</td> <td>stimolo.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Richtung</td> <td>direzione, tendenza.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Sättigung (der Farben)</td> <td>saturazione (dei colori).</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Schmerz</td> <td>dolore.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Schwebungen</td> <td>urti.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Schwelle</td> <td>soglia.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Raumschwelle</td> <td class="indent">soglia spaziale.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Reizschwelle</td> <td class="indent">soglia dello stimolo.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Unterschiedsschwelle</td> <td class="indent">soglia della differenza.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Schöpferische Synthese</td> <td>sintesi creatrice.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Seele</td> <td>anima.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Sehfeld</td> <td>campo visivo.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Sehschärfe</td> <td>acutezza visiva.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>sensorisch</td> <td>sensorio.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Sinn</td> <td>senso.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Sinnesreize</td> <td>stimolo sensibile.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Sinnlich</td> <td>sensoriale.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Sitte</td> <td>costumi.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="pagenum" id="Page_275">[275]</span></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Sprache</td> <td>linguaggio, lingua, favella.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Geberdensprache</td> <td class="indent">linguaggio di gesti.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Lautsprache</td> <td class="indent">linguaggio di suoni, fonetico.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Täuschung</td> <td>illusione.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Streckentäuschung</td> <td class="indent">illusione d’estensione.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Richtungstäuschung</td> <td class="indent">illusione di direzione.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Thätigkeit</td> <td>attività.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Tiefe</td> <td>profondità, o terza dimensione.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Ton</td> <td>tono.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Tonhöhe</td> <td class="indent">altezza del tono.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Tonlinie, Tonscala</td> <td class="indent">linea, scala dei toni.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Tonstösse</td> <td class="indent">battimenti di toni.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Differenzton</td> <td class="indent">tono di differenza, o differenziale.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Hauptton</td> <td class="indent">tono principale.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Grundton</td> <td class="indent">tono fondamentale.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Trieb</td> <td>impulso.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Triebfeder</td> <td class="indent">forza impellente.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Triebhandlung</td> <td class="indent">azione impulsiva.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Umfang der Aufinerksambeit, des Bewusstsein</td> <td>capacità dell’attenzione, della coscienza.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Unterscheidung</td> <td>distinzione.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Urtheil</td> <td>giudizio.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Verbindung</td> <td>combinazione.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Verdinglichung</td> <td>sostanzializzazione.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Veigleichung</td> <td>comparazione.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Vermögen</td> <td>facoltà.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Verschmelzung</td> <td>fusione.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Verstand</td> <td>intelletto.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Vorgang</td> <td>processo.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Vorstellung</td> <td>rappresentazione.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Begriffsvorstellung</td> <td class="indent">rappresentazione di concetto, idea.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Gehörsvoretellung</td> <td class="indent">rappresentazione uditoria.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Gesammtvorstellung</td> <td class="indent">rappresentazione totale.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Gesichtsvorstellung</td> <td class="indent">rappresentazione visiva.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">räumliche o Raumvorstellung</td> <td class="indent">rappresentazione spaziale o di spazio.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">zeitliche o Zeitvorstelluug</td> <td class="indent">rappresentazione di tempo</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Wortvorstellung</td> <td class="indent">rappresentazione verbale.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Zweckvorstellung</td> <td class="indent">rappresentazione del fine.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Verdunkelung der Vorstellungen</td> <td class="indent">oscuramento delle rappresentazioni.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Verdichtung der Vorstellungen</td> <td class="indent">condensamento.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Verschiebung der Vorstellungen</td> <td class="indent">spostamento.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Wachstum</td> <td>accrescimento.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Wahrnehmung</td> <td>rappresentazione direttamente riferita ad impressioni od oggetti esterni. Nella lingua italiana comune si direbbe percezione.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="pagenum" id="Page_276">[276]</span></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Sinneswahrnehmung</td> <td class="indent">rappresentazione sensitiva.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Würmepunkt</td> <td>punto del caldo.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Wesen</td> <td>essenza, natura.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Wiedererkennung</td> <td>riconoscimento.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Wille</td> <td>volontà.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Gesammtwille</td> <td>volontà collettiva.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Wahl- (z.B. Vorgang)</td> <td>processo di scelta.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Willens (z.B. Vorgang)</td> <td>processo di volere.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">willkürlich- (z.B. Vorgang)</td> <td>processo volontario.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Zeit</td> <td>tempo.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Zeitarten</td> <td class="indent">modi del tempo.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Zeitstufen</td> <td class="indent">gradi del tempo.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="indent">Zeitzeichen</td> <td class="indent">segni temporali.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Zusammenhang</td> <td>connessione.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Zustände</td> <td>stati.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>zweckmässig</td> <td>rispondente, conforme allo scopo finale.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Zweckmässigkeit</td> <td>finalità.</td>
+ </tr>
+</table>
+
+<div class="chapter"></div>
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_277">[277]</span>
+</p>
+
+<h2><a id="indicealf"></a>
+Indice delle materie per ordine alfabetico
+</h2>
+
+<ul class="alfa">
+<li>Accordo, <a href="#Page_79">79</a>.</li>
+<li>Accrescimento dell’energia psichica, <a href="#Page_265">265</a>.</li>
+<li class="subitem"> spirituale (legge dell’), <a href="#Page_267">267</a>.</li>
+<li>Afasia, <a href="#Page_167">167</a>.</li>
+<li>Alfabeto dei ciechi, <a href="#Page_87">87</a>.</li>
+<li>Allucinazioni, <a href="#Page_217">217</a>.</li>
+<li>Alterazioni.</li>
+<li class="subitem">negli elementi psichici, <a href="#Page_217">217</a>.</li>
+<li class="subitem">nelle appercezioni, <a href="#Page_219">219</a>.</li>
+<li class="subitem">nelle associazioni, <a href="#Page_219">219</a>.</li>
+<li class="subitem">nelle formazioni psichiche, <a href="#Page_217">217-18</a>.</li>
+<li>Analisi appercettiva, <a href="#Page_212">212</a>.</li>
+<li>Anestesia, <a href="#Page_217">217</a>.</li>
+<li>Anima, <a href="#Page_256">256</a>.</li>
+<li>Animali.</li>
+<li class="subitem">loro proprietà psichiche, <a href="#Page_224">224</a> e segg.</li>
+<li class="subitem">rapporto genetico degli animali all’uomo, <a href="#Page_227">227</a>.</li>
+<li class="subitem">società animali, <a href="#Page_226">226</a>, <a href="#Page_240">240</a>.</li>
+<li>Animismo, <a href="#Page_247">247</a>.</li>
+<li>Appercezione, <a href="#Page_169">169</a>.</li>
+<li class="subitem">attiva, <a href="#Page_177">177</a>.</li>
+<li class="subitem">centro dell’appercezione, <a href="#Page_167">167</a>.</li>
+<li class="subitem">come processo di volere, <a href="#Page_178">178</a>.</li>
+<li class="subitem">nel bambino, <a href="#Page_232">232</a>.</li>
+<li class="subitem">passiva, <a href="#Page_176">176</a>.</li>
+<li class="subitem">personificante, <a href="#Page_246">246</a>.</li>
+<li class="subitem">sentimento d’attività nell’a., <a href="#Page_176">176</a>.</li>
+<li>Aristotele, <a href="#Page_182">182</a>.</li>
+<li>Assimilazione, <a href="#Page_185">185</a>.</li>
+<li>Assimilazioni di rappresentazioni uditorie, <a href="#Page_185">185</a>.</li>
+<li class="subitem">di sentimenti intensivi, <a href="#Page_185">185</a>.</li>
+<li class="subitem">nel senso tattile, <a href="#Page_186">186</a>.</li>
+<li class="subitem">nel senso visivo, <a href="#Page_187">187</a> e segg.</li>
+<li class="subitem">nell’illusione fantastica, <a href="#Page_217">217</a>.</li>
+<li class="subitem">suoi effetti sulle associazioni successive, <a href="#Page_191">191</a>.</li>
+<li class="subitem">sul processo di riconoscimento, <a href="#Page_192">192</a>.</li>
+<li>Associazione, <a href="#Page_181">181</a>.</li>
+<li class="subitem">come processo elementare, <a href="#Page_188">188</a>.</li>
+<li class="subitem">mediata, <a href="#Page_197">197</a>.</li>
+<li class="subitem">nel bambino, <a href="#Page_232">232</a>.</li>
+<li class="subitem">simultanea, <a href="#Page_184">184</a>.</li>
+<li class="subitem">successiva, <a href="#Page_191">191</a>.</li>
+<li>Attenzione, <a href="#Page_169">169</a>.</li>
+<li class="subitem">capacità della, <a href="#Page_171">171</a>.</li>
+<li class="subitem">nel bambino, <a href="#Page_232">232</a>.</li>
+<li class="subitem">nelle combinazioni appercettive, <a href="#Page_202">202</a>.</li>
+<li>Attesa, <a href="#Page_119">119</a>.</li>
+<li class="subitem">negli esper. di reazione, <a href="#Page_160">160</a>.</li>
+<li class="subitem">sentimento dell’a., <a href="#Page_177">177</a>.</li>
+<li>Atto di scelta, <a href="#Page_152">152</a>.</li>
+<li class="subitem">impulsivo, <a href="#Page_151">151</a>.</li>
+<li class="subitem">volontario, <a href="#Page_152">152</a>.</li>
+<li>Attualità dell’anima (concetto dell’), <a href="#Page_258">258</a>.</li>
+<li>Autocoscienza, <a href="#Page_180">180</a>.</li>
+<li class="subitem">sviluppo nel bambino, <a href="#Page_233">233</a>.</li>
+<li>Autosuggestione, <a href="#Page_220">220</a>.</li>
+</ul>
+
+<ul class="alfa">
+<li>Bambino (linguaggio del), <a href="#Page_235">235</a>.</li>
+<li class="subitem">psicologia del bambino e suoi errori, <a href="#Page_239">239</a>.</li>
+<li class="subitem">sviluppo delle funzioni psichiche del b., <a href="#Page_280">280</a> e segg.</li>
+<li>Battimenti di toni, <a href="#Page_80">80</a>.</li>
+<li>Benessere fisico, <a href="#Page_132">132</a>.</li>
+<li>Bianco (colore), <a href="#Page_43">43</a>, <a href="#Page_47">47</a>.</li>
+<li>Bisonanza, <a href="#Page_81">81</a>.</li>
+</ul>
+
+<p><span class="pagenum" id="Page_278">[278]</span></p>
+
+<ul class="alfa">
+<li>Campo visivo, <a href="#Page_94">94</a>.</li>
+<li class="subitem">della coscienza, <a href="#Page_170">170</a>.</li>
+<li>Carattere specifico degli elementi psichici, <a href="#Page_23">23</a>.</li>
+<li>Catalessi ipnotica, <a href="#Page_221">221</a>.</li>
+<li>Causalità (concetto della), <a href="#Page_255">255</a>.</li>
+<li class="subitem">psichica, <a href="#Page_262">262</a>.</li>
+<li>Cecità ai colori, <a href="#Page_57">57</a>, <a href="#Page_58">58</a>.</li>
+<li>Centri psichici, <a href="#Page_167">167</a>.</li>
+<li>Chiarezza, <a href="#Page_169">169</a>.</li>
+<li>Chiarore dei colori, <a href="#Page_44">44</a>, <a href="#Page_45">45</a>.</li>
+<li>Colori:</li>
+<li class="subitem">complementari, <a href="#Page_52">52</a>.</li>
+<li class="subitem">contrari, <a href="#Page_45">45</a>.</li>
+<li class="subitem">contrasto di colori, <a href="#Page_55">55</a>.</li>
+<li class="subitem">fondamentali, <a href="#Page_58">58</a>.</li>
+<li class="subitem">sfera dei colori, <a href="#Page_48">48</a>.</li>
+<li class="subitem">teoria dei colori, <a href="#Page_58">58</a>.</li>
+<li class="subitem">triangolo dei colori, <a href="#Page_53">53</a>.</li>
+<li>Comparazione, <a href="#Page_204">204</a>.</li>
+<li>Complicazioni, <a href="#Page_190">190</a>.</li>
+<li>Comunità spirituali, <a href="#Page_240">240</a>.</li>
+<li>Concetto, <a href="#Page_214">214</a>.</li>
+<li class="subitem">sentimento del concetto, <a href="#Page_215">215</a>.</li>
+<li>Coni della retina, <a href="#Page_93">93</a>.</li>
+<li>Conoscenza mediata o concettuale immediata o intuitiva, <a href="#Page_4">4</a>.</li>
+<li>Conoscimento, <a href="#Page_195">195</a>.</li>
+<li>Contrasto, <a href="#Page_209">209</a>.</li>
+<li class="subitem">legge psicologica del contrasto psichico, <a href="#Page_266">266</a>.</li>
+<li>Coscienza:</li>
+<li class="subitem">campo visivo della c., <a href="#Page_170">170</a>.</li>
+<li class="subitem">capacità della c., <a href="#Page_174">174</a>.</li>
+<li class="subitem">collettiva, <a href="#Page_253">253</a>.</li>
+<li class="subitem">gradi di c., <a href="#Page_168">168</a>.</li>
+<li class="subitem">individuale, <a href="#Page_165">165</a>.</li>
+<li class="subitem">processi sentimentali sulla c., <a href="#Page_175">175</a>.</li>
+<li class="subitem">punto visivo della c., <a href="#Page_170">170</a>.</li>
+<li class="subitem">soglia della c., <a href="#Page_170">170</a>.</li>
+<li class="subitem">stati anormali della c., <a href="#Page_218">218</a>.</li>
+<li>Costume, <a href="#Page_249">249</a>.</li>
+</ul>
+
+<ul class="alfa">
+<li>Decisione, <a href="#Page_152">152</a>.</li>
+<li>Depressione (stati di), <a href="#Page_218">218</a>.</li>
+<li>Differenze di direzione nelle qualità sensibili;</li>
+<li class="subitem">differenze massime, <a href="#Page_26">26</a>.</li>
+<li>Dissonanza, <a href="#Page_81">81</a>.</li>
+<li>Distanza (senso della), <a href="#Page_91">91</a>.</li>
+<li class="subitem">rappresentazione di d., <a href="#Page_109">109</a>.</li>
+<li>Distintezza, <a href="#Page_169">169</a>.</li>
+<li>Dolore (sensazioni di), <a href="#Page_36">36</a>.</li>
+<li>Dualità delle forme logiche del pensiero, <a href="#Page_214">214</a>.</li>
+<li>Dubbio, <a href="#Page_158">158</a>.</li>
+</ul>
+
+<ul class="alfa">
+<li>Elementi psichici, <a href="#Page_22">22</a>.</li>
+<li class="subitem">nel bambino, <a href="#Page_230">230</a>.</li>
+<li>Emozioni, <a href="#Page_137">137</a>.</li>
+<li class="subitem">classificazioni dell’e., <a href="#Page_144">144</a>.</li>
+<li class="subitem">decorso rappresentativo dell’e., <a href="#Page_138">138</a>.</li>
+<li class="subitem">estrinsecazioni rappresentative dell’e., <a href="#Page_140">140</a>.</li>
+<li class="subitem">estrinsecazioni sentimentali dell’e., <a href="#Page_139">139</a>.</li>
+<li class="subitem">forme fondamentali dell’e., <a href="#Page_144">144</a>.</li>
+<li class="subitem">forme di decorso nell’e., <a href="#Page_148">148</a>.</li>
+<li class="subitem">intensità dell’e., <a href="#Page_146">146</a>.</li>
+<li class="subitem">movimenti espressivi, <a href="#Page_139">139</a>.</li>
+<li class="subitem">movimento del respiro e del polso nell’e., <a href="#Page_140">140</a>.</li>
+<li class="subitem">nomi dell’e., <a href="#Page_137">137</a>.</li>
+<li class="subitem">qualità dell’e., <a href="#Page_145">145</a>.</li>
+<li class="subitem">rinforzamento dell’e., <a href="#Page_143">143</a>.</li>
+<li class="subitem">sentimenti iniziale e finale nell’e., <a href="#Page_138">138</a>.</li>
+<li>Empirismo (nella rappres. di spazio), <a href="#Page_92">92</a>, <a href="#Page_114">114</a>.</li>
+<li>Energia</li>
+<li class="subitem">accrescimento dell’e. fisica, <a href="#Page_265">265</a>.</li>
+<li class="subitem">costanza dell’e. fisica, <a href="#Page_265">265</a>.</li>
+<li class="subitem">grandezze dell’e. fisiche, <a href="#Page_265">265</a>.</li>
+<li class="subitem">grandezze dell’e. psichiche, <a href="#Page_265">265</a>.</li>
+<li class="subitem">legge dell’e. specifica, <a href="#Page_34">34</a>.</li>
+<li>Esaltazione (stati di), <a href="#Page_218">218</a>.</li>
+<li>Esperienza immediata, <a href="#Page_3">3</a>, <a href="#Page_258">258</a>.</li>
+<li class="subitem">mediata, <a href="#Page_3">3</a>, <a href="#Page_258">258</a>.</li>
+<li>Esperimento, <a href="#Page_15">15</a>.</li>
+<li>Eterogenesi dei fini (legge dell’), <a href="#Page_268">268</a>.</li>
+<li>Evoluzione (leggi psicologiche di), <a href="#Page_267">267</a>.</li>
+</ul>
+
+<ul class="alfa">
+<li>Fantasia, <a href="#Page_213">213</a>, <a href="#Page_216">216</a>.</li>
+<li class="subitem">attività fantastica, <a href="#Page_212">212</a>.</li>
+<li class="subitem">imagini fantastiche, <a href="#Page_211">211</a>.</li>
+<li class="subitem">intuitiva e combinativa, <a href="#Page_216">216</a>.</li>
+<li class="subitem">nel bambino, <a href="#Page_237">237</a>.</li>
+<li class="subitem">rappresentazioni fantastiche, <a href="#Page_211">211</a>.</li>
+<li>Favella, suo centro, <a href="#Page_167">167</a>.</li>
+<li><span class="pagenum" id="Page_279">[279]</span></li>
+<li>Fechner (legge psicofisica di), <a href="#Page_208">208</a>.</li>
+<li>Feticismo, <a href="#Page_247">247</a>.</li>
+<li>Finalità dei riflessi, <a href="#Page_156">156</a>.</li>
+<li>Fine (concetto di), <a href="#Page_262">262</a>.</li>
+<li>Forza (concetto di f. nella fisica), <a href="#Page_256">256</a>, <a href="#Page_264">264</a>.</li>
+<li>Forza impellente (nei processi di volere), <a href="#Page_150">150</a>.</li>
+<li>Formazioni psichiche, <a href="#Page_20">20</a>, <a href="#Page_73">73</a>.</li>
+<li>Fusione, <a href="#Page_76">76</a>.</li>
+</ul>
+
+<ul class="alfa">
+<li>Gesti: loro importanza per lo sviluppo del linguaggio nel bambino, <a href="#Page_236">236</a>.</li>
+<li>Giudizio, <a href="#Page_214">214</a>.</li>
+<li>Giuoco, <a href="#Page_237">237</a>.</li>
+<li>Goethe, <a href="#Page_66">66</a>.</li>
+<li>Grandezza psichica, <a href="#Page_205">205</a>.</li>
+<li>Grigio (colore), <a href="#Page_43">43</a>.</li>
+<li>Gusto (senso del), <a href="#Page_42">42</a>.</li>
+</ul>
+
+<ul class="alfa">
+<li>Hartley, <a href="#Page_182">182</a>.</li>
+<li>Helmholtz, <a href="#Page_58">58</a>, <a href="#Page_81">81</a>.</li>
+<li>Hering, <a href="#Page_58">58</a>.</li>
+<li>Hume, <a href="#Page_182">182</a>.</li>
+</ul>
+
+<ul class="alfa">
+<li>Illusione, <a href="#Page_189">189</a>.</li>
+<li class="subitem">fantastica, <a href="#Page_217">217</a>.</li>
+<li>Illusioni di direzione e d’estensione nelle rappresentazioni di spazio, <a href="#Page_99">99</a>.</li>
+<li>Imagine consecutiva, <a href="#Page_54">54</a>.</li>
+<li class="subitem">doppia, <a href="#Page_110">110</a>.</li>
+<li class="subitem">fantastica, <a href="#Page_211">211</a>.</li>
+<li class="subitem">mnemonica, <a href="#Page_196">196</a>.</li>
+<li>Incoscienza, <a href="#Page_165">165</a>, <a href="#Page_168">168</a>.</li>
+<li>Intelletto, <a href="#Page_216">216</a>.</li>
+<li class="subitem">attività intellettiva, <a href="#Page_213">213</a>.</li>
+<li class="subitem">nel bambino, <a href="#Page_238">238</a>.</li>
+<li>Intensità (gradi d’), <a href="#Page_37">37</a>, <a href="#Page_204">204</a>.</li>
+<li>Introspezione, <a href="#Page_7">7</a>.</li>
+<li>Io, <a href="#Page_180">180</a>.</li>
+<li>Iperestesia, <a href="#Page_217">217</a>.</li>
+<li>Ipertoni, <a href="#Page_77">77</a>.</li>
+<li>Ipnosi, <a href="#Page_220">220</a>.</li>
+<li>Irradiazioni delle stimolazioni luminose, <a href="#Page_56">56</a>.</li>
+<li>Isocronismo, <a href="#Page_118">118</a>.</li>
+<li>Istinti, <a href="#Page_226">226</a>, <a href="#Page_228">228</a>.</li>
+</ul>
+
+<ul class="alfa">
+<li>Leggi psicologiche di relazione, <a href="#Page_263">263</a>.</li>
+<li>Leggi psicologiche di evoluzione, <a href="#Page_267">267</a>.</li>
+<li>Legge della relatività di grandezze psichiche, <a href="#Page_206">206</a>.</li>
+<li>Legge di proporzionalità, <a href="#Page_208">208</a>.</li>
+<li>Linea di fissazione, <a href="#Page_109">109</a>.</li>
+<li class="subitem">d’orientazione, <a href="#Page_108">108</a>.</li>
+<li>Linguaggio, <a href="#Page_242">242</a>.</li>
+<li class="subitem">nel bambino, <a href="#Page_235">235</a>.</li>
+<li>Lobo frontale (centro dell’appercezione), <a href="#Page_167">167</a>.</li>
+<li>Localizzazione delle funzioni psichiche, <a href="#Page_166">166</a>.</li>
+<li class="subitem">acutezza della localiz. sulla pelle, <a href="#Page_86">86</a>.</li>
+<li class="subitem">acutezza della localiz. nell’occhio, <a href="#Page_95">95</a>.</li>
+<li class="subitem">dello stimolo, <a href="#Page_84">84</a>.</li>
+</ul>
+
+<ul class="alfa">
+<li>Magnetismo animale, <a href="#Page_228">228</a>.</li>
+<li>Marcia, <a href="#Page_119">119</a>.</li>
+<li>Materia (concetto di), <a href="#Page_255">255</a>.</li>
+<li>Materialismo, <a href="#Page_257">257</a>.</li>
+<li>Memoria, <a href="#Page_200">200</a>.</li>
+<li class="subitem">deperimento e perdita della m., <a href="#Page_201">201</a>.</li>
+<li class="subitem">imagine mnemonica, <a href="#Page_196">196</a>.</li>
+<li class="subitem">memoria mediata, <a href="#Page_197">197</a>.</li>
+<li class="subitem">processo di memoria, <a href="#Page_196">196</a>.</li>
+<li class="subitem">rappresentazioni mnemoniche, <a href="#Page_196">196</a>.</li>
+<li class="subitem">relazioni della memoria al riconoscimento, <a href="#Page_198">198</a>.</li>
+<li class="subitem">sentimento di ricordanza, <a href="#Page_199">199</a>.</li>
+<li>Matamorfopsie, <a href="#Page_96">96</a>.</li>
+<li>Metodi psicofisici, <a href="#Page_208">208</a>.</li>
+<li class="subitem">d’espressione e d’impressione nello studio degli elementi psichici, <a href="#Page_70">70</a>.</li>
+<li>Misure fisiche e psichiche, <a href="#Page_205">205</a>, <a href="#Page_264">264</a>.</li>
+<li>Mito, <a href="#Page_245">245</a>.</li>
+<li>Mondo esterno, <a href="#Page_181">181</a>.</li>
+<li>Motivi del volere, <a href="#Page_150">150</a>.</li>
+<li>Movimenti d’accomodazione, <a href="#Page_113">113</a>.</li>
+<li class="subitem">dell’occhio, <a href="#Page_97">97</a>.</li>
+<li class="subitem">del corpo e loro rappresentazione, <a href="#Page_90">90</a>.</li>
+<li class="subitem">espressivi (mimici e pantomimici), <a href="#Page_139">139</a>, <a href="#Page_157">157</a>.</li>
+</ul>
+
+<ul class="alfa">
+<li>Nativismo, <a href="#Page_92">92</a>, <a href="#Page_114">114</a>, <a href="#Page_127">127</a>.</li>
+<li>Nero (colore), <a href="#Page_43">43</a>.</li>
+<li>Nutrizione (istinto della), <a href="#Page_226">226</a>.</li>
+</ul>
+
+<ul class="alfa">
+<li>Occhio, <a href="#Page_93">93</a>, <a href="#Page_95">95</a>, <a href="#Page_97">97</a>.</li>
+<li>Oggetti corporei, <a href="#Page_108">108</a>.</li>
+<li>Orecchio, <a href="#Page_32">32</a>.</li>
+<li><span class="pagenum" id="Page_280">[280]</span></li>
+<li>Orientazione reciproca degli elementi della rappresentaz. di spazio, <a href="#Page_95">95</a>.</li>
+<li class="subitem">delle rappresentazioni al soggetto, <a href="#Page_106">106</a>.</li>
+</ul>
+
+<ul class="alfa">
+<li>Paralassi binoculare, <a href="#Page_112">112</a>.</li>
+<li>Parallelismo psicofisico, <a href="#Page_86">86</a>, <a href="#Page_261">261</a>.</li>
+<li>Pensiero, <a href="#Page_202">202</a>.</li>
+<li class="subitem">astratto, <a href="#Page_244">244</a>.</li>
+<li>Percezione, <a href="#Page_170">170</a>.</li>
+<li>Personalità psichica, <a href="#Page_21">21</a>.</li>
+<li>Polso, <a href="#Page_71">71</a>.</li>
+<li>Processi:</li>
+<li class="subitem">fotochimici della retina, <a href="#Page_58">58</a>.</li>
+<li class="subitem">meccanici del volere, <a href="#Page_156">156</a>.</li>
+<li>Processo psichico, sua natura, <a href="#Page_11">11</a>.</li>
+<li class="subitem">sua rapidità, <a href="#Page_163">163</a>.</li>
+<li>Prodotti dello spirito, <a href="#Page_18">18</a>.</li>
+<li>Proposizione come espressione dell’ordine delle parole nel discorso, <a href="#Page_214">214</a>.</li>
+<li>Prospettiva, <a href="#Page_114">114</a>.</li>
+<li>Psicologia:</li>
+<li class="subitem">còmpito della ps., <a href="#Page_1">1</a>.</li>
+<li class="subitem">dell’associazione, <a href="#Page_10">10</a>.</li>
+<li class="subitem">delle facoltà, <a href="#Page_9">9</a>, <a href="#Page_166">166</a>.</li>
+<li class="subitem">descrittiva, <a href="#Page_9">9</a>.</li>
+<li class="subitem">empirica, <a href="#Page_6">6</a>.</li>
+<li class="subitem">esplicativa, <a href="#Page_9">9</a>.</li>
+<li class="subitem">intellettualistica, <a href="#Page_10">10</a>.</li>
+<li class="subitem">materialistica, <a href="#Page_6">6</a>, <a href="#Page_257">257</a>.</li>
+<li class="subitem">metafisica, <a href="#Page_5">5</a>.</li>
+<li class="subitem">sociale, <a href="#Page_8">8</a>, <a href="#Page_18">18</a>.</li>
+<li class="subitem">sperimentale, <a href="#Page_8">8</a>, <a href="#Page_18">18</a>.</li>
+<li class="subitem">spiritualistica, <a href="#Page_5">5</a>, <a href="#Page_257">257</a>.</li>
+<li class="subitem">volontaristica, <a href="#Page_11">11</a>.</li>
+<li class="subitem">scienza dell’anima, <a href="#Page_1">1</a>.</li>
+<li class="subitem">scienza dell’esperienza immediata, <a href="#Page_7">7</a>.</li>
+<li class="subitem">scienza del senso interno, <a href="#Page_1">1</a>, <a href="#Page_7">7</a>.</li>
+<li class="subitem">sue relazioni alla filosofia, <a href="#Page_13">13</a>.</li>
+<li class="subitem">sue relazioni alle scienze dello spirito, <a href="#Page_18">18</a>.</li>
+<li class="subitem">sue relazioni alla scienza naturale, <a href="#Page_13">13</a>.</li>
+<li>Punto cieco, <a href="#Page_102">102</a>.</li>
+<li>Punti del caldo, <a href="#Page_38">38</a>.</li>
+<li class="subitem">del freddo, <a href="#Page_38">38</a>.</li>
+<li>Punto di fissazione, <a href="#Page_95">95</a>.</li>
+<li class="subitem">d’orientazione, <a href="#Page_106">106</a>.</li>
+<li class="subitem">visivo, <a href="#Page_95">95</a>.</li>
+<li class="subitem">visivo della coscienza, <a href="#Page_170">170</a>.</li>
+</ul>
+
+<ul class="alfa">
+<li>Qualità (gradi di), <a href="#Page_204">204</a>.</li>
+<li class="subitem">(sistemi di), <a href="#Page_25">25</a>.</li>
+</ul>
+
+<ul class="alfa">
+<li>Ragione, <a href="#Page_228">228</a>.</li>
+<li>Ragione determinante negli atti di volere, <a href="#Page_150">150</a>.</li>
+<li>Rapporto tra corpo ed anima, <a href="#Page_260">260</a>.</li>
+<li>Rappresentazioni</li>
+<li class="subitem">di concetti, <a href="#Page_214">214</a>.</li>
+<li class="subitem">di direzione, <a href="#Page_109">109</a>.</li>
+<li class="subitem">di distanza, <a href="#Page_109">109</a>.</li>
+<li class="subitem">estensive, <a href="#Page_82">82</a>.</li>
+<li class="subitem">di fantasia, <a href="#Page_211">211</a>.</li>
+<li class="subitem">intensive, <a href="#Page_75">75</a>.</li>
+<li class="subitem">mnemoniche, <a href="#Page_196">196</a>.</li>
+<li class="subitem">di movimento, <a href="#Page_90">90</a>.</li>
+<li class="subitem">di posizione, <a href="#Page_91">91</a>.</li>
+<li class="subitem">di profondità o corporee, <a href="#Page_109">109</a>.</li>
+<li class="subitem">di spazio, <a href="#Page_82">82</a>.</li>
+<li class="subitem">di superficie, <a href="#Page_111">111</a>.</li>
+<li class="subitem">di tempo, <a href="#Page_115">115</a>.</li>
+<li class="subitem">di spazio e di tempo nel bambino, <a href="#Page_231">231</a>, <a href="#Page_232">232</a>.</li>
+<li class="subitem">rappresentazione totale, <a href="#Page_211">211</a>.</li>
+<li class="subitem">associazione di r., <a href="#Page_114">114</a>.</li>
+<li class="subitem">condensamento, oscuramento, spostamento della r., <a href="#Page_252">252</a>.</li>
+<li class="subitem">riproduzione della r., <a href="#Page_183">183</a>.</li>
+<li class="subitem">sostanzializzazione della r., <a href="#Page_11">11</a>.</li>
+<li>Reazione (esperimento di), <a href="#Page_163">163</a>.</li>
+<li class="subitem">muscolare, <a href="#Page_160">160</a>.</li>
+<li class="subitem">sensoriale, <a href="#Page_160">160</a>.</li>
+<li>Relatività delle grandezze psichiche, <a href="#Page_206">206</a>.</li>
+<li>Relazione (funzione di), <a href="#Page_203">203</a>.</li>
+<li class="subitem">leggi di relazione, <a href="#Page_268">268</a>.</li>
+<li>Relazioni psichiche (legge delle), <a href="#Page_265">265</a>.</li>
+<li>Respirazione (movimento di), <a href="#Page_140">140</a>.</li>
+<li>Riconoscimento:</li>
+<li class="subitem">assimilazione per r., <a href="#Page_194">194</a>.</li>
+<li class="subitem">mediato, <a href="#Page_194">194</a>.</li>
+<li class="subitem">sensitivo, <a href="#Page_192">192</a>.</li>
+<li class="subitem">sentimento di r., <a href="#Page_194">194</a>.</li>
+<li class="subitem">sue relazioni ai processi di memoria, <a href="#Page_197">197</a>.</li>
+<li>Riflessione, <a href="#Page_202">202</a>.</li>
+<li>Riflessi, <a href="#Page_162">162</a>, <a href="#Page_229">229</a>.</li>
+<li>Rinforzamento per contrasto, <a href="#Page_266">266</a>.</li>
+<li><span class="pagenum" id="Page_281">[281]</span></li>
+<li>Riproduzione (istinto della), <a href="#Page_223">223</a>.</li>
+<li class="subitem">delle rappresentazioni, <a href="#Page_183">183</a>.</li>
+<li>Risoluzione, <a href="#Page_152">152</a>.</li>
+<li>Risonanza, <a href="#Page_81">81</a>.</li>
+<li>Risultanti psichiche (legge delle), <a href="#Page_263">263</a>.</li>
+<li>Rumore, <a href="#Page_80">80</a>.</li>
+</ul>
+
+<ul class="alfa">
+<li>Saturazione, <a href="#Page_46">46</a>.</li>
+<li>Scelta (atto di), <a href="#Page_152">152</a>.</li>
+<li>Scienza naturale, <a href="#Page_3">3</a>, <a href="#Page_13">13</a>.</li>
+<li>Scienze dello spirito, <a href="#Page_8">8</a>, <a href="#Page_13">13</a>, <a href="#Page_259">259</a>.</li>
+<li class="subitem">relazioni loro alla psicologia, <a href="#Page_258">258</a>.</li>
+<li>Segni locali, <a href="#Page_85">85</a>, <a href="#Page_88">88</a>.</li>
+<li class="subitem">Segni locali complessi, <a href="#Page_105">105</a>, <a href="#Page_109">109</a>.</li>
+<li class="subitem">Segni locali complessi della profondità, <a href="#Page_112">112</a>.</li>
+<li class="subitem">temporali, <a href="#Page_127">127</a>.</li>
+<li>Selezione naturale, <a href="#Page_229">229</a>.</li>
+<li>Sensazioni.</li>
+<li class="subitem">acromatiche, <a href="#Page_48">48</a>.</li>
+<li class="subitem">affinità e differenze tra sensazione e sentimento, <a href="#Page_24">24</a>.</li>
+<li class="subitem">di caldo, <a href="#Page_38">38</a>.</li>
+<li class="subitem">di chiarore, <a href="#Page_47">47</a>.</li>
+<li class="subitem">cromatiche, <a href="#Page_44">44</a>.</li>
+<li class="subitem">disparate, <a href="#Page_28">28</a>.</li>
+<li class="subitem">di freddo, <a href="#Page_38">38</a>.</li>
+<li class="subitem">di gusto, <a href="#Page_42">42</a>.</li>
+<li class="subitem">intensità della s., <a href="#Page_24">24</a>.</li>
+<li class="subitem">di luce, <a href="#Page_43">43</a>.</li>
+<li class="subitem">di olfatto, <a href="#Page_41">41</a>.</li>
+<li class="subitem">persistenza della s., <a href="#Page_54">54</a>.</li>
+<li class="subitem">di pressione, <a href="#Page_37">37</a>.</li>
+<li class="subitem">pure, <a href="#Page_30">30</a>.</li>
+<li class="subitem">qualità delle s., <a href="#Page_24">24</a>.</li>
+<li class="subitem">sistemi di s., <a href="#Page_25">25</a>.</li>
+<li class="subitem">di suono, <a href="#Page_39">39</a>.</li>
+<li class="subitem">tono sentimentale della s., <a href="#Page_60">60</a>.</li>
+<li>Sensi chimici e meccanici, <a href="#Page_33">33</a>.</li>
+<li>Senso esterno ed interno, <a href="#Page_2">2</a>.</li>
+<li class="subitem">generale, <a href="#Page_36">36</a>.</li>
+<li>Sentimento.</li>
+<li class="subitem">d’attesa, <a href="#Page_177">177</a>.</li>
+<li class="subitem">di attività, <a href="#Page_153">153</a>, <a href="#Page_176">176</a>.</li>
+<li class="subitem">calmante, <a href="#Page_66">66</a>.</li>
+<li class="subitem">componente, <a href="#Page_129">129</a>.</li>
+<li class="subitem">composto, <a href="#Page_128">128</a>.</li>
+<li class="subitem">del concetto, <a href="#Page_215">215</a>.</li>
+<li class="subitem">di conoscimento, <a href="#Page_195">195</a>.</li>
+<li class="subitem">di contezza, <a href="#Page_192">192</a>.</li>
+<li class="subitem">di contrasto, <a href="#Page_132">132</a>.</li>
+<li class="subitem">deprimente, <a href="#Page_66">66</a>.</li>
+<li class="subitem">direzione del s., <a href="#Page_66">66</a>.</li>
+<li class="subitem">disgradevole, <a href="#Page_133">133</a>.</li>
+<li class="subitem">di dispiacere, <a href="#Page_66">66</a>, <a href="#Page_131">131</a>.</li>
+<li class="subitem">eccitante, <a href="#Page_66">66</a>.</li>
+<li class="subitem">estensivo, <a href="#Page_134">134</a>.</li>
+<li class="subitem">estetico elementare, <a href="#Page_132">132</a>.</li>
+<li class="subitem">di forma, <a href="#Page_135">135</a>.</li>
+<li class="subitem">generale, <a href="#Page_130">130</a>.</li>
+<li class="subitem">gradevole, <a href="#Page_133">133</a>.</li>
+<li class="subitem">influenza del s. sulla rappresent. di tempo, <a href="#Page_127">127</a>.</li>
+<li class="subitem">influenza del s. sugli sviluppi riflettenti la psicologia sociale, <a href="#Page_253">253</a>.</li>
+<li class="subitem">intensità del s., <a href="#Page_63">63</a>.</li>
+<li class="subitem">intensivo, <a href="#Page_133">133</a>.</li>
+<li class="subitem">intrecci di s., <a href="#Page_130">130</a>.</li>
+<li class="subitem">irritante, <a href="#Page_66">66</a>.</li>
+<li class="subitem">nomi del s., <a href="#Page_65">65</a>.</li>
+<li class="subitem">parziale, <a href="#Page_129">129</a>.</li>
+<li class="subitem">del patire, <a href="#Page_176">176</a>.</li>
+<li class="subitem">di piacere, <a href="#Page_66">66</a>, <a href="#Page_131">131</a>.</li>
+<li class="subitem">qualità del s., <a href="#Page_63">63</a>.</li>
+<li class="subitem">di ricordanza, <a href="#Page_199">199</a>.</li>
+<li class="subitem">risultante, <a href="#Page_129">129</a>.</li>
+<li class="subitem">ritmico, <a href="#Page_135">135</a>.</li>
+<li class="subitem">semplice, <a href="#Page_59">59</a>.</li>
+<li class="subitem">sensoriale, <a href="#Page_60">60</a>.</li>
+<li class="subitem">del solletico, <a href="#Page_132">132</a>.</li>
+<li class="subitem">di sollievo, <a href="#Page_66">66</a>.</li>
+<li class="subitem">di tensione, <a href="#Page_66">66</a>.</li>
+<li class="subitem">totale, <a href="#Page_129">129</a>.</li>
+<li class="subitem">unità dello stato sentimentale, <a href="#Page_136">136</a>.</li>
+<li>Sezione aurea, <a href="#Page_185">185</a>.</li>
+<li>Simmetria, <a href="#Page_135">135</a>.</li>
+<li>Sintesi appercettiva, <a href="#Page_211">211</a>.</li>
+<li class="subitem">creatrice, <a href="#Page_264">264</a>.</li>
+<li>Soglia della coscienza, <a href="#Page_170">170</a>.</li>
+<li class="subitem">di differenza dello stimolo, <a href="#Page_206">206</a>.</li>
+<li class="subitem">dello stimolo, <a href="#Page_206">206</a>.</li>
+<li class="subitem">relativa di differenza, <a href="#Page_206">206</a>.</li>
+<li>Sogni, <a href="#Page_220">220</a>.</li>
+<li>Sonnambulismo, <a href="#Page_220">220</a>.</li>
+<li>Sostanzialità dell’animo, <a href="#Page_257">257</a>.</li>
+<li>Spazio (rappresent. tattili dello), <a href="#Page_84">84</a>.</li>
+<li>Spazio (rappresent. visive dello), <a href="#Page_93">93</a>.</li>
+<li>Spiritualismo, <a href="#Page_257">257</a>.</li>
+<li>Stati psichici, <a href="#Page_216">216</a>.</li>
+<li><span class="pagenum" id="Page_282">[282]</span></li>
+<li>Stereoscopio, <a href="#Page_113">113</a>.</li>
+<li>Stimolo:</li>
+<li class="subitem">fisico, <a href="#Page_30">30</a>.</li>
+<li class="subitem">fisiologico, periferico e centrale, <a href="#Page_30">30</a>.</li>
+<li class="subitem">trasporto dello st., <a href="#Page_33">33</a>.</li>
+<li class="subitem">trasformazione dello st., <a href="#Page_33">33</a>.</li>
+<li>Strabismo, <a href="#Page_97">97</a>.</li>
+<li>Suggestione, <a href="#Page_221">221</a>.</li>
+<li>Suono, <a href="#Page_77">77</a>.</li>
+<li>Superstizioni, <a href="#Page_249">249</a>.</li>
+<li>Sviluppi psichici, <a href="#Page_224">224</a>.</li>
+</ul>
+
+<ul class="alfa">
+<li>Talento, <a href="#Page_216">216</a>.</li>
+<li>Tasto analitico e sintetico, <a href="#Page_87">87</a>.</li>
+<li>Tempo:</li>
+<li class="subitem">condizioni generali delle rappresentazioni di t., <a href="#Page_124">124</a>.</li>
+<li class="subitem">rappresentazioni tattili di t., <a href="#Page_117">117</a>.</li>
+<li class="subitem">rappresentazioni uditorie di t., <a href="#Page_120">120</a>.</li>
+<li>Teoria genetica (delle rappresentazioni di spazio), <a href="#Page_92">92</a>.</li>
+<li class="subitem">logica, <a href="#Page_10">10</a>.</li>
+<li>Toni di battimento di Koenig, <a href="#Page_80">80</a>.</li>
+<li class="subitem">di combinazione di Helmholtz, <a href="#Page_80">80</a>.</li>
+<li class="subitem">di differenza, <a href="#Page_80">80</a>.</li>
+<li class="subitem">parziali, <a href="#Page_77">77</a>.</li>
+<li>Tono fondamentale, <a href="#Page_78">78</a>.</li>
+<li class="subitem">principale, <a href="#Page_77">77</a>.</li>
+</ul>
+
+<ul class="alfa">
+<li>Umanità (idea dell’), <a href="#Page_241">241</a>.</li>
+<li>&nbsp;</li>
+<li>Valore (concetto di), <a href="#Page_262">262</a>.</li>
+<li>Volere.</li>
+<li class="subitem">atti di v., <a href="#Page_148">148</a>.</li>
+<li class="subitem">atti di v. composti, <a href="#Page_151">151</a>.</li>
+<li class="subitem">atti di v. esterni, <a href="#Page_149">149</a>.</li>
+<li class="subitem">atti di v. impulsivi, <a href="#Page_151">151</a>.</li>
+<li class="subitem">atti di v. interni, <a href="#Page_155">155</a>.</li>
+<li class="subitem">atti di v. di scelta, <a href="#Page_152">152</a>.</li>
+<li class="subitem">atti di v. semplici, <a href="#Page_151">151</a>.</li>
+<li class="subitem">atti di v. volontari, <a href="#Page_152">152</a>.</li>
+<li class="subitem">connessione del v. coll’appercezione, colle emozioni e coi sentimenti, <a href="#Page_177">177</a>, <a href="#Page_179">179</a>.</li>
+<li class="subitem">processi del v., <a href="#Page_148">148</a>.</li>
+<li class="subitem">stadi iniziali e finali dei processi di v., <a href="#Page_153">153</a>.</li>
+<li class="subitem">sviluppo dei processi di v., <a href="#Page_162">162</a>.</li>
+<li class="subitem">teorie del v., <a href="#Page_157">157</a>.</li>
+<li class="subitem">trasformazione regressiva degli atti di v., <a href="#Page_156">156</a>.</li>
+<li>&nbsp;</li>
+<li>Weber (legge di), <a href="#Page_206">206</a>.</li>
+<li>&nbsp;</li>
+<li>Young-Helmholtz (ipotesi di), <a href="#Page_58">58</a>.</li>
+<li>&nbsp;</li>
+<li>Zona d’indifferenza nei sentimenti, <a href="#Page_64">64</a>.</li>
+</ul>
+
+<div class="chapter"></div>
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_283">[283]</span>
+</p>
+
+<table class="errata" summary="">
+ <tr>
+ <th>pagina</th> <th>linea</th> <th>ERRATA</th> <th>CORRIGE</th>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="num">6</td> <td class="num">13</td> <td>sorgano</td> <td>sorgono</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="num">7</td> <td class="num">9</td> <td>coordinata</td> <td>coordinate</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="num">19</td> <td class="num">24</td> <td>psicologico</td> <td>psicologica</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="num">22</td> <td class="num">18</td> <td>speci</td> <td>specie</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="num">26</td> <td class="num">29</td> <td>il tono più alto e più basso</td> <td>il più alto e il più basso tono</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="num">30</td> <td class="num">32</td> <td>alla fisiologia</td> <td>dalla fisiologia</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="num">41</td> <td class="num">35</td> <td>musco</td> <td>muschio</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="num">48</td> <td class="num">16</td> <td>chiarezza</td> <td>chiarore</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="num">48</td> <td class="num">nota 3</td> <td>chiarezza</td> <td>chiarore</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="num">56</td> <td class="num">23</td> <td>dipendenza</td> <td>indipendenza</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="num">65</td> <td class="num">10</td> <td>del senso, del gusto, ecc.</td> <td>dei sensi del gusto, ecc.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="num">81</td> <td class="num">21</td> <td>fenomeni</td> <td>fonemi</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="num">84</td> <td class="num">nota</td> <td>talora un</td> <td>talora con</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="num">86</td> <td class="num">2</td> <td>richiamano</td> <td>richiamino</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="num">87</td> <td class="num">26</td> <td>procede</td> <td>precede</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="num">101</td> <td class="num">14</td> <td>in questo caso</td> <td>(si cancelli)</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="num">132</td> <td class="num">16</td> <td>(pag. segg.)</td> <td>(pag. 67 e segg.)</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="num">139</td> <td class="num">18</td> <td>prodotta</td> <td>prodotto</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="num">140</td> <td class="num">38</td> <td>lungo, in egual direzione</td> <td>lungo in egual direzione,</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="num">141</td> <td class="num">33</td> <td>l’attenzione cioè</td> <td>l’attenzione, cioè</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="num">142</td> <td class="num">10</td> <td>dal lato fisico sulle seguenti esercitano</td> <td>esercitano dal lato fisico sulle seguenti</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="num">143</td> <td class="num">30</td> <td>da effetti corrispondenti fisici</td> <td>da corrispondenti effetti fisici</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="num">179</td> <td class="num">30</td> <td>dei quali gli elementi psichici ci sono i sentimenti</td> <td>gli elementi psichici dei quali sono i sentimenti,</td>
+ </tr>
+</table>
+
+<p>
+Alcuni errori di interpunzione, che si trovano nei primi fogli, il lettore
+facilmente correggerà da sè stesso.
+</p>
+
+<hr class="silver" />
+
+<div class="opere">
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_284">[284]</span>
+</p>
+
+<p class="clausen">
+Torino — CARLO CLAUSEN — Torino
+</p>
+
+<p class="clausen">
+<i>Altre opere di</i>
+</p>
+
+<p class="clausen">
+WILHELM WUNDT
+<br />
+<span class="small">Professore nella R. Università di Lipsia.</span>
+</p>
+
+<p>
+<b>Grundzüge der physiologischen Psychologie</b>, 4. Aufl. 2 Bde.
+Leipzig 1893. 8º. L. 29,50
+</p>
+
+<p>
+<b>System der Philosophie</b>, 2. Aufl. Leipzig 1897. 8º. L. 16 —
+</p>
+
+<p>
+<b>Hypnotismus und Suggestion</b>, Leipzig 1892. 8º. L. 2 —
+</p>
+
+<p>
+<b>Essays</b>, Leipzig 1895. 8º. L. 9,50
+</p>
+
+<p>
+<b>Philosophische Studien.</b> Band I à XV. Leipzig 1883-1899.
+8º. L. 316 —
+</p>
+
+<p>
+<b>Die physikaltschen Axiome</b> und ihre Beziehung zum
+Causal-princip. Stuttgart 1866. 8º. L. 3,30
+</p>
+
+<p>
+<b>Handbuch der medicinischen Physik.</b> Mit 244 in den Text
+gedruckten Holzschnitten. Stuttgart 1867. 8º. L. 13,50
+</p>
+
+<p>
+<b>Untersuchungen zur Mechanik der Nerven und Nervencentren.</b>
+Stuttgart 1870-1876, 8º. L. 12 —
+</p>
+
+<p>
+<b>Lehrbuch der Physiologie des Menschen.</b> Mit 170 in den Text
+gedruckten Holzschnitten. Stuttgart 1878. 8º. L. 21,60
+</p>
+
+<p>
+<b>Ethik.</b> Eine Untersuchung der Thatsachen und Gesetze des
+sittlichen Lebens. 2. Aufl. Stuttgart 1886. 8º. L. 20 —
+</p>
+
+<p>
+<b>Logik.</b> Eine Untersuchung der Principien der Erkenutniss und
+der Methoden wissenschaftlicher Forschung. 2. Aufl. 2 Bände.
+Stuttgart 1893-1895. 8º. L. 56 —
+</p>
+
+<p>
+<b>Vorlesungen über die Menschen — u. Thierseele.</b> 3. Aufl.
+Hamburg 1898. 8º. L. 17 —
+</p>
+
+<p>
+<b>Éléments de psychologie physiologique</b>, avec figures.
+Traduction. 2 vols. Paris 1885. 8º. L. 22 —
+</p>
+
+<p>
+<b>Hypnotisme et suggestion.</b> Traduction. Paris 1893. 8º.
+L. 2,75
+</p>
+
+<p>
+<b>Nouveax éléments de physiologie humaine</b>, avec 150 figures.
+Traduction. Paris 1872. 8º. L. 15,50
+</p>
+
+<p>
+<b>Traité élémentaire de physique médicale.</b> 2. édit. avec
+472 figures. Traduction. Paris 1889. 8º. L. 13,50
+</p>
+
+<p>
+<b>Ethical Systems</b> (Ethics). Translated. London 1897.
+8º. L. 9 —
+</p>
+
+<p>
+<b>Lectures on human and animal Psychology.</b> Translated.
+London 1896. 8º. L. 22,50
+</p>
+
+<p>
+<b>Outlines of Psychology.</b> Translated. London 1897.
+8º. L. 11 —
+</p>
+
+<p>
+<b>The Facts of moral Life.</b> Translated. London 1897.
+8º. L. 11,50
+</p>
+</div>
+
+<div class="tnote">
+<p class="tntitle">
+Nota del Trascrittore
+</p>
+
+<p>
+Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo senza annotazione
+minimi errori tipografici. Le correzioni indicate a pag. 283 (Errata Corrige) sono state riportate nel testo.
+</p>
+
+<p class="covernote">
+Copertina creata dal trascrittore e posta nel pubblico dominio.
+</p>
+</div>
+
+<div>*** END OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK 48769 ***</div>
+</body>
+</html>
diff --git a/48769/48769-h/images/cover.jpg b/48769-h/images/cover.jpg
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