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Simondo Sismondi + </title> + <link rel="coverpage" href="images/cover.jpg" /> + <style type="text/css"> +body {margin-left: 10%; margin-right: 10%;} + +p {margin-top: .5em; margin-bottom: 0em; line-height: 1.2;} +.blockquote {margin: 2em 10% ; font-size: 105%;} +.center {text-align: center; text-indent: 0;} + +div.titlepage {text-align: center; margin: 2em 5%; padding-bottom: 2em; page-break-before: always; page-break-after: always;} +div.somm {page-break-before: always; padding-top: 3em;} +div.chapter {page-break-before: always; padding-top: 3em;} +div.chapter h2 {page-break-before: avoid;} + +h1,h2 {text-align: center; font-style: normal; +font-weight: normal; line-height: 1.5;} +h1 {font-size: 200%; margin-top: 2em; margin-bottom: 1em;} +h2 {font-size: 140%; margin-top: 1em; margin-bottom: 2em;} + +hr {width: 70%; margin-top: 1em; margin-bottom: 1em;} +hr.minor {width: 20%;} +hr.tiny {width: 10%;} + +a.tag {vertical-align: .3em; font-size: .8em; font-style: normal; + font-weight: normal; text-decoration: none; padding-left: .1em; + line-height: 0em;} +div.footnotes {page-break-before: always; font-size: 90%; padding-top: 3em;} +.footnotes h2 {margin-bottom: 2em; font-size: 115%;} +.footnotes p {padding: 0 1em;} +.footnotes a {text-decoration: none;} + +.pagenum {position: absolute; right: 5%; font-style: normal; + font-weight: normal; font-size: 65%; text-align: right; color: #999999; + background-color: #ffffff; clear: left;} + +.pad4 {margin-top: 4em;} +.pad2 {margin-top: 2em;} + +.xx-small {font-size: 50%;} +.x-small {font-size: 70%;} +.small {font-size: 85%;} +.large {font-size: 115%;} +.x-large {font-size: 130%;} +.xx-large {font-size: 150%;} +.g {letter-spacing: .2em;} +.smcap {font-variant: small-caps;} + +table {margin: auto;} + +.crono {width: 80%; line-height: 1em; margin-top: 2em;} +.crono td {text-align: left; margin-left: 1em; text-indent: -1em; padding-left: 1em;} +.crono td.anno {text-align: right; vertical-align: top; white-space: nowrap; padding-right: .5em;} +.crono td.cap {text-align: center; padding-right: 1em;} +.crono td.pag {text-align: right; vertical-align: bottom; white-space: nowrap; padding-left: .5em;} + +.tnote {background-color: #F5F5DC; color: #000; padding: 1em 1em 2em 1em; + margin: 3em 10%; font-family: sans-serif; font-size: 90%; page-break-before: always;} +.tntitle {text-align: center; text-indent: 0; padding: 1em; font-size: 120%;} +.tnote p {padding: 0 1em;} +.covernote {visibility: hidden; display: none;} +@media handheld { + .covernote {visibility: visible; display: block;} +} + + </style> + </head> +<body> + + +<pre> + +The Project Gutenberg EBook of Storia delle repubbliche italiane dei +secoli di mezzo, v. 16 (of 16), by J. C. L. Simondo Sismondi + +This eBook is for the use of anyone anywhere at no cost and with +almost no restrictions whatsoever. You may copy it, give it away or +re-use it under the terms of the Project Gutenberg License included +with this eBook or online at www.gutenberg.org + + +Title: Storia delle repubbliche italiane dei secoli di mezzo, v. 16 (of 16) + +Author: J. C. L. Simondo Sismondi + +Release Date: December 5, 2013 [EBook #44365] + +Language: Italian + +Character set encoding: UTF-8 + +*** START OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK STORIA DELLE REPUBBLICHE *** + + + + +Produced by Claudio Paganelli, Carlo Traverso, Barbara +Magni and the Online Distributed Proofreading Team at +http://www.pgdp.net (This file was produced from images +generously made available by The Internet Archive) + + + + + + +</pre> + + +<div class="titlepage"> +<h1> +<span class="g">STORIA</span><br /> +<span class="x-small">DELLE</span><br /> +<span class="small">REPUBBLICHE ITALIANE</span><br /> +<span class="xx-small">DEI</span><br /> +<span class="x-small g">SECOLI DI MEZZO</span> +</h1> +<p class="small"> +DI +</p> + +<p> +J. C. L. SIMONDO SISMONDI +</p> + +<p> +<span class="smcap small">delle Accademie italiana, di Wilna, di Cagliari,<br /> +dei Georgofili, di Ginevra ec.</span> +</p> + +<p class="pad2"> +<i>Traduzione dal francese.</i> +</p> + +<hr class="minor pad2" /> +<p class="large"> +<i>TOMO XVI.</i> +</p> +<hr class="minor" /> + +<p class="pad4"> +<span class="g">ITALIA</span><br /> +<span class="small">1819.</span> +</p> +</div> + +<div class="somm"> +<hr /> +<p class="center x-large"><a href="#indice" id="indfront">INDICE</a></p> +<hr /> +</div> + +<div class="chapter"> +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_3"></a>[3]</span> +</p> + +<p class="center"> +<span class="xx-large g">STORIA</span><br /><br /> +DELLE<br /><br /> +<span class="x-large">REPUBBLICHE ITALIANE</span> +</p> + +<hr class="tiny" /> + +<h2 class="pad2"> +CAPITOLO CXXI. +</h2> + +<div class="blockquote"> +<p> +<i>Apparecchj de' Fiorentini per difendere +la loro libertà; sono assediati dal +principe d'Orange. Imprese nello stato +fiorentino di Francesco Ferrucci, commissario +generale; viene a battaglia +col principe d'Orange, e nella mischia +periscono ambidue; capitolazione di +Firenze.</i> +</p> + +<p class="center"> +1529 = 1530. +</p> +</div> + +<p> +Mentre che tutti gli altri stati d'Italia, +traditi dai loro capi, saccheggiati +dagli stranieri, spossati da lunga guerra, +divisi da una mal intesa politica, e venduti +dai loro alleati, si andavano, senza +resistenza, assoggettando al giogo che +loro dava Carlo V, la repubblica di Firenze +<span class="pagenum"><a id="Page_4"></a>[4]</span> +apparecchiavasi, sebbene sola, a +cadere coraggiosamente in nobile olocausto, +piuttosto che rinunciare all'antica +sua libertà. Depositaria di tutto lo +splendore, di tutte le virtù, di tutto il +sapere di quelle repubbliche de' secoli di +mezzo, tra le quali si era innalzata, e le quali +tutte aveva superate in fama, in potenza, in +ricchezze, dessa pareva ricuperare le antiche +forze colla ricordanza della passata +gloria; e se più non aveva speranza, se +la sua resistenza non poteva essere coronata +da felice avvenimento, non perciò +si credeva meno obbligata a difendersi +per l'onore delle sue rimembranze. +</p> + +<p> +Firenze non era mai stata repubblica +militare; ed anche in que' tempi, in cui, +tenendo il primo posto tra le potenze +d'Italia, poneva argine alla potenza dei +duchi di Milano, dei re di Napoli e degl'imperatori, +non aveva nella sua armata +quasi verun cittadino. Quegli stessi +uomini, che, in mezzo alle più terribili +sciagure, mostravano ne' consiglj una costanza, +una fermezza invincibile, non +sapevano esporsi a personali pericoli; ma +quando un'estrema ruina venne a minacciare +la loro patria, gli stessi Fiorentini +impugnarono le armi. Abbandonati +dalla Francia, minacciati da tutte le forze +<span class="pagenum"><a id="Page_5"></a>[5]</span> +della Chiesa, dell'impero e dei regni di +Spagna e di Napoli, sentirono di non +potere in altro confidare che nel proprio +valore. Senza trascurare veruno de' mezzi +che poteva tuttavia attaccare alla loro +causa, in qualità di condottieri, i piccoli +principi loro vicini, previdero che +potevano essere da costoro abbandonati +nell'istante del bisogno; e si fecero a +reggimentare ed addestrare la milizia nazionale, +che sola non poteva venir meno. +E sebbene lo spirito di parte abbia potuto +presiedere allo stabilimento dei varj +corpi di questa milizia, uno stesso zelo +militare e patriotico animava tutto il popolo, +e lo fece capace di un'eroica resistenza. +</p> + +<p> +Il popolo fiorentino, prendendo successivamente +le armi, aveva formato tre +diversi corpi; il primo, che si era raccolto +in dicembre del 1527 per la guardia +pel pubblico palazzo e del gonfaloniere, +era composto di trecento giovani +quasi tutti appartenenti a nobili famiglie. +Ma perchè l'amore di libertà era tra questi +giovani più vivo, che non tra i vecchi, +così erano essi ancora più proclivi alla diffidenza. +Gli estremi riguardi di Niccolò +Capponi verso i Medici li teneva inquieti; +avevano di già concepito qualche sospetto +<span class="pagenum"><a id="Page_6"></a>[6]</span> +intorno alla segreta di lui corrispondenza +con papa Clemente VII, e si risguardavano +meno destinati a fargli la +guardia, che a custodire il palazzo pubblico +contro di lui<a class="tag" id="tag1" href="#note1">[1]</a>. +</p> + +<p> +Ma con una vista affatto diversa erasi +formata la guardia nazionale de' cittadini +fiorentini, dietro un ordine del gran consiglio +del 6 novembre del 1528. Doveva +questa essere composta di sedici compagnie, +cadauna di dugento cinquant'uomini, +sotto il comando dei sedici gonfalonieri +di quartiere, i quali formavano +il collegio della signoria; pure non si +trovarono sui ruoli che mille settecento +archibugieri, mille armati di picca, e trecento +alabardieri, ossiano soldati armati +di alabarde e di spade a due mani, in +tutto tre mila uomini, dell'età dai diciotto +ai trentasei anni, ed appartenenti +a padri ammessi a prendere posto nel +gran consiglio. La signoria accordò ad +ogni compagnia, in principio del 1529, +il diritto di nominare il proprio capitano, +ed affidò l'addestramento di questo +corpo a varj distinti ufficiali, che avevano +militato nelle bande nere. Questo +<span class="pagenum"><a id="Page_7"></a>[7]</span> +corpo in breve superò la migliore truppa +di linea<a class="tag" id="tag2" href="#note2">[2]</a>. +</p> + +<p> +Per ultimo il terzo corpo era formato +delle milizie del territorio fiorentino, che +chiamavansi tuttavia <i>le bande dell'ordinanza</i>. +Questa milizia, arrolata sotto il gonfaloniere +Pietro Soderini dietro i consiglj datigli +dal Macchiavelli, era stata dai Medici +licenziata e disarmata, e di nuovo +ragunata nel 1527. Nella prima revista +si era trovata non minore di dieci mila +uomini; era formata dal fiore dei contadini +dell'età dai diciotto ai trentasei +anni, che ogni mese venivano addestrati a +tirare coll'archibugio, e ricevevano un tenue +pagamento anche quando non erano +forzati ad abbandonare le proprie case: +eransi fatte venire per loro dalla Germania +armi d'ogni qualità, ed erano essi +stati divisi in trenta battaglioni, secondo +le province cui appartenevano. I sedici +battaglioni della destra riva dell'Arno +erano stati, in giugno del 1528, posti +sotto gli ordini di Babbone di Bersighella, +nipote di quel Naldo di Val di Lamone, +che primo d'ogni altro aveva illustrata +la fanteria italiana nella battaglia +<span class="pagenum"><a id="Page_8"></a>[8]</span> +di Agnadello; i quattordici battaglioni +della sinistra erano stati affidati a Francesco +del Monte. E questi due capitani +avevano seco condotti cadauno cinquecento +uomini di truppe di linea, per +esercitare la milizia<a class="tag" id="tag3" href="#note3">[3]</a>. +</p> + +<p> +In sul finire del 1528 i Fiorentini scelsero +per capitano generale dei loro uomini +d'armi don Ercole d'Este, figlio del +duca Alfonso di Ferrara, il quale era +in allora tornato dalla Francia, dove +aveva sposata madama Renata, figlia di +Luigi XII e cognata di Francesco I. +Pareva impossibile che questi l'abbandonasse, +ed i Fiorentini credevano attaccarsi +più fortemente alla casa di Francia, +scegliendo un generale che le apparteneva +così da vicino; e di ciò gli +aveva assicurati il Visconte di Turenna, +ambasciatore del re presso la repubblica. +Dall'altro canto mantenevasi un odio ereditario +fino dai tempi di Leon X tra la +casa d'Este ed i Medici, ed Alfonso, +minacciato su tutti i punti dei suoi stati +da Clemente VII, pareva dovere essere +il più fedele alleato della repubblica contro +<span class="pagenum"><a id="Page_9"></a>[9]</span> +un nemico ad ambidue egualmente +formidabile<a class="tag" id="tag4" href="#note4">[4]</a>. +</p> + +<p> +Le fortificazioni cominciatesi in Firenze +nel 1521, per ordine del cardinale Giulio +de' Medici, prima di avere il papato, +non erano ancora ultimate. Non potevansi +condurre a termine senza distruggere +o danneggiare i poderi di alcuni +cittadini, e la magistratura dei nove della +milizia fu incaricata, in principio d'aprile +del 1529, di fare stimare tutti que' terreni, +dandone credito ai proprietarj sul +libro del <i>Monte</i> coll'interesse del cinque +per cento. In pari tempo Michel Angelo +Bonarruoti venne creato direttore generale +delle fortificazioni della città<a class="tag" id="tag5" href="#note5">[5]</a>. +</p> + +<p> +A misura che il pericolo si andava avvicinando, +i dieci della guerra facevano +nuovi sforzi per accrescere le difese della +repubblica. Siccome avevasi opinione che +le province d'Arezzo e di Cortona somministrassero +i migliori soldati di Toscana, i +Fiorentini vi mandarono Raffaele Girolami, +loro quartier mastro generale, ed otto capitani, +<span class="pagenum"><a id="Page_10"></a>[10]</span> +che tutti avevano militato nelle +bande nere, con ordine di levarvi cinque +mila fanti. Presero nello stesso tempo al +loro soldo, in maggio del 1529, Malatesta +Baglioni, signore di Perugia, dandogli +il titolo di governatore generale, +con mille fanti. Il Baglioni era figliuolo +di quel Gio. Paolo, che Leon X aveva +fatto tanto ingiustamente morire; e perciò +egli desiderava di vendicarsi del +Medici, egli doveva temere l'ambizione +del papa, ed occupava a Perugia +un'importante situazione per chiudere la +strada della Toscana ad un'armata che +venisse da Napoli e da Roma. Molti altri +distinti capitani, quali erano Stefano +Colonna, Mario Orsini e Giorgio Santa +Croce, presero servigio dai Fiorentini; +questi per altro eran forzati ad accarezzare +l'orgoglio di tutti questi piccoli principi, +che, non avendo verun grado in un'armata +di già stabilita, non volevano riconoscere +altra superiorità che quella dei +sovrani. Era appunto per questo motivo +che nè l'incapacità di Ercole d'Este, +nè la più volte sperimentata malvagia +fede di Malatesta Baglioni, non avevano +ritratti i Fiorentini dal porre gli +occhi sopra di loro per il comando. Si +sarebbero potuti preferire migliori capitani; +<span class="pagenum"><a id="Page_11"></a>[11]</span> +ma gli altri ufficiali non avrebbero +voluto esser loro subordinati<a class="tag" id="tag6" href="#note6">[6]</a>. +</p> + +<p> +Mentre che la repubblica si premuniva +con attività contro i pericoli onde +era da ogni banda minacciata, fu atterrita +dalla scoperta di cosa che a bella +prima parve una congiura del suo primo +magistrato. Il gonfaloniere, Niccolò Capponi, +confidava assai meno in tutti i +mezzi di difesa che riunivano i dieci +della guerra, che nelle negoziazioni che +potevano disarmare la collera del papa. +Egli stesso di moderato carattere, e nulla +avendo sofferto sotto il governo de' Medici, +apparteneva ad una famiglia, che +aveva saputo conservare una tal quale +neutralità nelle dissensioni della sua patria. +Suo padre Piero, ed i suoi antenati +Neri e Gino, non si erano trovati arrolati +nè sotto le insegne degli Albizzi, nè +sotto quelle de' Medici, ed in tempo di +quelle amministrazioni avevano saputo +rendere eminenti servigj allo stato. Dacchè +il Capponi era gonfaloniere, erasi +studiato di calmare il furore del popolo, +di difendere i partigiani de' Medici, ed +<span class="pagenum"><a id="Page_12"></a>[12]</span> +in pari tempo di addolcire il risentimento +del papa con esteriori dimostrazioni di +rispetto. Egli non aveva trovate le medesime +disposizioni in coloro che i suffragj +del popolo ponevano con lui alla testa dello +stato; ma aveva seguita l'usanza praticata +dai Medici, e prima di loro dagli Albizzi, +di chiamare alle deliberazioni i cittadini +che, senza essere rivestiti di veruna autorità, +avevano acquistata una lunga abitudine +de' pubblici affari. A queste consulte, +che a Firenze avevano il nome +di <i>pratica</i>, il Capponi chiamava moltissimi +cittadini, conosciuti pel loro attaccamento +ai Medici, tra i quali egli trovava +sempre chi spalleggiasse le misure di conciliazione +ch'egli andava proponendo<a class="tag" id="tag7" href="#note7">[7]</a>. +</p> + +<p> +I consiglieri nominati dal popolo, ed +in possesso della confidenza pubblica, +lagnavansi acerbamente perchè le deliberazioni, +invece di decidersi coi loro +suffragj, dipendessero da quelli di persone +senza missione, che il gonfaloniere +chiamava a votare con loro, e non pochi +dei quali, come Francesco Guicciardini, +Francesco Vettori e Matteo Strozzi, +si erano renduti così sospetti pel +<span class="pagenum"><a id="Page_13"></a>[13]</span> +loro attaccamento ai Medici, che il popolo +non aveva voluto affidar loro veruna +incumbenza. Perciò una legge regolò la +<i>pratica</i>, che doveva tener luogo di consiglio +ai dieci della guerra; questa legge +la formò dei dieci magistrati che uscivano +in allora di carica, e di venti aggiunti +scelti dal grande consiglio ogni +sei mesi, cinque per cadaun quartiere +della città. Il gonfaloniere, privato da +questa legge del suo consiglio abituale, +non per questo rinunciò a lasciarsi dirigere +dai soli uomini di stato che si fossero +guadagnati la sua confidenza, e d'allora +in poi li tenne quasi sempre ne' suoi +appartamenti per consultarli in ogni occorrenza<a class="tag" id="tag8" href="#note8">[8]</a>. +</p> + +<p> +Questi suoi privati consiglieri lo avevano +incoraggiato a tener viva una segreta +corrispondenza con Clemente VII, +per cercare di calmare la di lui collera; +questa corrispondenza aveva cominciato +ne' tempi in cui Lautrec assediava Napoli. +Temeva questo generale che l'irritamento +di Clemente VII contro i Fiorentini +non lo consigliasse a porsi tra le +braccia dell'imperatore, ed aveva egli +<span class="pagenum"><a id="Page_14"></a>[14]</span> +medesimo eccitato il gonfaloniere a mostrare +dei riguardi verso il papa, ed a +dargli delle speranze<a class="tag" id="tag9" href="#note9">[9]</a>. Dopo la sconfitta +di Lautrec, il Capponi aveva continuato +a carteggiare con Jacopo Salviati, +che dopo la ritirata dalla corte +pontificia di G. M. Chiberti, era diventato +il principale segretario di Clemente +VII<a class="tag" id="tag10" href="#note10">[10]</a>. Certo Jachinotto Serragli +era il segreto mezzano di tale corrispondenza, +che il gonfaloniere teneva nascosta +alla signoria. Una lettera, caduta di +seno al Capponi, fu raccolta il 16 aprile +del 1529 nella stessa sala dei priori da +Jacopo Gherardi, priore egli stesso, e +forse quegli che di già nudriva i più gagliardi +sospetti contro il gonfaloniere. La +lettera rendeva conto in ristretto di un +abboccamento avuto tra il Serragli, che +la scriveva, e Jacopo Salviati; dessa annunciava +che il papa, sotto certe condizioni, +acconsentirebbe a mantenere la libertà +fiorentina; ma chiedeva al gonfaloniere +di spedire segretamente a Roma +suo figliuolo, per intendersi intorno a ciò +<span class="pagenum"><a id="Page_15"></a>[15]</span> +che non potevasi convenientemente affidare +ad uno scritto<a class="tag" id="tag11" href="#note11">[11]</a>. +</p> + +<p> +Questa lettera, comunicata dal Gherardi +ai più violenti avversarj del gonfaloniere, +fu da loro risguardata come una manifesta +prova di tradimento: venne denunciata +alla signoria, che per l'indomani +convocò il consiglio degli ottanta, proponendogli +che fosse deposto e tratto in +giudizio il gonfaloniere. Niccolò Capponi, +atterrito dalla violenza dei suoi nemici, +invece di giustificare la propria +condotta, si limitò a dichiarare con estrema +perturbazione, che suo figlio non era +in verun modo colpevole, non avendo +pure contezza di quest'affare. Con ciò +veniva quasi a confessarsi egli stesso delinquente; +onde fu deposto nel medesimo +giorno, e nel susseguente il grande +consiglio nominò suo successore Francesco, +figlio di Niccolò Carducci, che +doveva occupare tale carica fino alla +fine dell'anno<a class="tag" id="tag12" href="#note12">[12]</a>. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_16"></a>[16]</span> +</p> + +<p> +Questa deposizione e la nuova elezione +eransi fatte con una precipitazione e violenza +proporzionate al turbamento ed alla +timidità mostrata dal Capponi nella propria +difesa, ed all'accanimento di coloro +tra i suoi nemici che speravano di rimpiazzarlo. +Tosto che fu nominato il di lui +successore, e che i di lui invidiosi nemici +perdettero la speranza d'avere le sue spoglie, +il loro furore si calmò, ed egli medesimo +ricuperò quella tranquillità e presenza +di spirito che si conveniva al suo +stato. Tratto innanzi alla signoria giustificò +con nobile fermezza le sue intenzioni +e la sua condotta; sostenne d'avere +fatto per la repubblica precisamente quello +che far doveva, e la sola cosa che potesse +salvarla. Di già più non eravi alcuno +cui fosse ancora sospetta la di lui +buona fede; coloro ch'erano a parte delle +di lui segrete negoziazioni, e coloro, che +senza averne contezza, interamente si +affidavano alla di lui lealtà, lo difendevano +caldamente, di modo che venne onoratamente +assolto dal giudizio; ed il popolo, +per compensare la fattagli ingiuria, +<span class="pagenum"><a id="Page_17"></a>[17]</span> +lo ricondusse con pompa alla di lui +casa<a class="tag" id="tag13" href="#note13">[13]</a>. +</p> + +<p> +Appena aveva il nuovo gonfaloniere +preso possesso del suo impiego, quando +la repubblica ricevette una dopo l'altra +le più sconfortanti notizie. Alla sconfitta +di San-Paolo, alla di lui prigionia, alla +dispersione di tutta l'armata francese, tennero +subito dietro gli avvisi del trattato +di Barcellona, nel quale Carlo V abbandonava +i Fiorentini alle vendette del papa, +e prometteva di rimettere nella loro +città la tirannia della casa dei Medici. +Pochi giorni dopo si ebbe notizia del trattato +di Cambrai, col quale Francesco I, +ad onta dei più solenni trattati, escludeva +i Fiorentini dalla pace generale, e si +obbligava a non dar loro protezione. Si +seppe nello stesso tempo essere Carlo +V sbarcato a Genova con un'armata +spagnuola, e scendere in Italia un'armata +tedesca per raggiugnerlo. Questi replicati +colpi erano fatti per atterrire il +più saldo coraggio; e tanto più grande +era lo spavento sparso in Firenze, in +<span class="pagenum"><a id="Page_18"></a>[18]</span> +quanto che i preti ed i monaci, ravvivando +la setta del Savonarola, e secondando +con tutte le forze loro il governo +popolare, avevano accertato, come cosa +loro palesata per divina rivelazione, che +quest'anno l'imperatore non sarebbe venuto +in Italia. Questo primo avvenimento, +che smentiva le loro profezie, fece vacillare +la fede che il popolo accordava a +tutte le altre<a class="tag" id="tag14" href="#note14">[14]</a>. +</p> + +<p> +Non pertanto i Fiorentini, determinato +avendo di far testa a questi nuovi pericoli +con indomabile coraggio, adottarono +in allora le più energiche misure per potere +resistere. Il gonfaloniere, fornito di +irremovibile costanza, comunicava il proprio +vigore ai consiglj ed al popolo. Era +in particolar modo secondato da Bernardo +di Castiglione, Gio. Battista Cei, Niccolò +Guicciardini, Jacopo Gherardi, Andrea +Niccolini e Luigi Soderini, i quali +tutti si erano dichiarati pel partito popolare<a class="tag" id="tag15" href="#note15">[15]</a>. +</p> + +<p> +Prima d'ogni altra cosa conveniva trovar +modo di sostenere le spese di una +<span class="pagenum"><a id="Page_19"></a>[19]</span> +guerra, che i più ricchi monarchi non +potevano lungo tempo sopportare. Il gonfaloniere +ottenne una prima legge derogante +alla costituzione fiorentina, colla +quale veniva autorizzato il gran consiglio +a fissare qualunque prestito o nuova imposta +colla sola maggioranza de' suffragj<a class="tag" id="tag16" href="#note16">[16]</a>. +In fatti le leggi fiscali, che la necessità +fece emanare in tempo dell'assedio, non +avrebbero giammai potuto essere sanzionate +secondo le antiche forme; poichè +dovendosi sostenere inaudite spese, in +tempo che tutte le ordinarie entrate erano +cessate a motivo dell'occupazione del territorio +e della soppressione delle gabelle +delle porte, convenne aver ricorso a misure +arbitrarie e rigorose per levare danaro. +Più volte si percepirono prestiti +forzati da coloro che i commissarj, nominati +per quest'oggetto, indicavano come +i cinquanta, i cento, i dugento più +ricchi cittadini della repubblica. Tutti gli +argenti delle chiese, e tutti quelli de' privati, +vennero portati alla zecca; furono date +in pegno le pietre preziose che ornavano +le reliquie, e venduta la terza parte dei +poderi ecclesiastici, degli immobili delle +corporazioni delle arti e mestieri e dei +<span class="pagenum"><a id="Page_20"></a>[20]</span> +beni dei ribelli. Con tali mezzi spesso +violenti, ma giustificati dalla necessità, +la repubblica si vide in istato di opporre +lunga resistenza ad un'armata destinata +a spogliarla, non meno della sua proprietà +che della sua libertà<a class="tag" id="tag17" href="#note17">[17]</a>. +</p> + +<p> +Il gonfaloniere e la signoria ordinarono +in seguito alle genti del contado di riporre +in Firenze, o nelle terre murate, +tutte le loro granaglie; ma i raccolti erano +in quell'anno stati così ubertosi, che +quest'ordine venne male eseguito; onde +i nemici, assai più che i cittadini, approfittarono +di tanta ricchezza di messi. +Le città di Borgo san Sepolcro, Cortona, +Arezzo, Pisa e Pistoja, ove il governo +non era amato, dovettero dare +ostaggi a Firenze. In tutte le altre ed in +tutte le fortezze, la signoria mandò fidati +comandanti. All'ultimo furono nominati +sette commissarj con quasi dittatoriale +autorità, per vegliare alla salvezza della +repubblica; ma sgraziatamente la scelta +cadde sopra uomini troppo disuguali per +talenti, per esperienza, per energia, i quali nè +furono abbastanza d'accordo fra di loro, +nè abbastanza pronti nelle loro risoluzioni, +<span class="pagenum"><a id="Page_21"></a>[21]</span> +perchè l'opera loro riuscisse di grande +utile<a class="tag" id="tag18" href="#note18">[18]</a>. +</p> + +<p> +Avvicinandosi il pericolo, i dieci della +guerra intimarono ad Ercole d'Este di +recarsi al suo posto, e nello stesso tempo +gli mandarono il soldo dei mille fanti +che doveva seco condurre. Ma di già il +duca di Ferrara di lui padre stava negoziando +per riconciliarsi coll'imperatore e +col papa, e non voleva esacerbarli mandando +il figliuolo ai servigj dei loro nemici. +Dopo avere accettato il danaro de' +Fiorentini, e promesso che il figliuolo suo +non tarderebbe a porsi in istrada colle +sue truppe, andò, sotto varj pretesti, procrastinando +la di lui partenza; poi rifiutò +perentoriamente, senza rendere il danaro +che aveva ricevuto. Poco dopo richiamò +da Firenze il suo ambasciatore, +ed all'ultimo prestò al papa artiglieria e +due mila zappatori, per adoperarli contro +i Fiorentini<a class="tag" id="tag19" href="#note19">[19]</a>. +</p> + +<p> +Allorchè la signoria ebbe notizia dello +sbarco dell'imperatore a Genova, credette +di dovergli mandare una deputazione. +<span class="pagenum"><a id="Page_22"></a>[22]</span> +Questo passo somministrò un pretesto avidamente +accolto da tutti gli alleati dei +Fiorentini, per pretendere violata la lega. +In fatti le potenze italiane si erano obbligate +a non trattare separatamente; e fin +allora niun'altra aveva scopertamente mancato +a tale promessa. D'altronde la deputazione +fiorentina era stata scelta altrettanto +male, quanto mandata inopportunamente. I +quattro membri che la componevano tenevano +opinioni e partiti diversi, onde mai +non furono uniti per agire concordemente. +L'imperatore ricusava di trattare con +loro, se preventivamente non si riconciliavano +col papa, e risguardò come insufficienti +le loro facoltà, sebbene queste portassero +che la repubblica acconsentiva a +tutte le condizioni che le verrebbero imposte, +eccettuata l'alienazione della propria +libertà. Il gran cancelliere dell'imperatore +dichiarò loro, che, a motivo degli ajuti +dati alla Francia, avevano meritato di perdere +questa libertà, ed ogni altro loro privilegio, +e non volle ammettere la risposta +dei deputati, i quali dicevano essere Firenze +uno stato indipendente, che non riconosceva +i suoi privilegj da qualche concessione degli +imperatori, ma dai suoi proprj diritti. In +appresso gli ambasciatori vennero congedati; +ma non pertanto due di loro, atterriti +<span class="pagenum"><a id="Page_23"></a>[23]</span> +dalle disposizioni della corte imperiale, +non ripresero la strada della loro +patria. Matteo Strozzi rifugiossi a Venezia +e Tommaso Soderini a Lucca. Niccolò +Capponi, l'antico gonfaloniere, che +era il terzo ambasciatore, quando giunse +a Castelnuovo di Garfagnana, scontrossi +in Michel Angelo Bonarruoti, che fuggiva +con Rinaldo Corsini, e che gli diede +le più tristi notizie intorno ai rovesci di +già provati dalla repubblica. Il Capponi, +oppresso dalla fatica, dall'età, dal dolore, +venne subito sorpreso da una malattia +che lo trasse al sepolcro il giorno 8 +di ottobre. Raffaello Girolami tornò solo +a Firenze a rendere conto della sua ambasciata, +ed incoraggiò i suoi concittadini +ad affrontare coraggiosamente la burrasca +ond'erano minacciati<a class="tag" id="tag20" href="#note20">[20]</a>. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_24"></a>[24]</span> +</p> + +<p> +L'imperatore aveva commessa la conquista +di Firenze ed il compimento delle +vendette di Clemente VII al principe di +Orange, in allora vicerè di Napoli. Clemente +stava dunque per volgere contro +la sua patria quello stesso generale e +quell'armata medesima, che tre anni prima +l'avevano con tanto rigore tenuto assediato, +che avevano saccheggiata sotto i +suoi occhi la sua capitale con sì atroce +barbarie, e che non gli avevano renduta +la libertà, che dopo avergli estorta una +scandalosa taglia. Il prezzo pel quale il +papa acconsentì a perdonare tante ingiurie, +era l'assunto che prendeva cotal +gente ferocissima di trattare colla stessa +barbarie la di lui città natale. L'esercito +che aveva saccheggiata Roma, e che aveva +vissuto in Milano a discrezione, fu +richiamato sotto le bandiere dei suoi capi +dalla speranza di saccheggiare Firenze; e +furono veduti alcuni soldati spagnuoli, che +erano trattenuti innanzi ai tribunali per cause +civili, protestare alla parte avversaria +tutti i danni e perdite nei quali incorrere +<span class="pagenum"><a id="Page_25"></a>[25]</span> +potrebbero per non avere parte al sacco +di Firenze<a class="tag" id="tag21" href="#note21">[21]</a>. +</p> + +<p> +Pure, quando in sul finire di luglio, +il principe d'Orange recossi a Roma per +avere un abboccamento col papa intorno +ai mezzi occorrenti per dare cominciamento +alla spedizione, venne qualche +tempo trattenuto dall'avarizia e dalla diffidenza +di Clemente VII, il quale non +voleva privarsi del danaro che gli si chiedeva. +All'ultimo acconsentì a stento a +pagare trenta mila fiorini contanti, ed a +prometterne altri quaranta mila entro breve +termine<a class="tag" id="tag22" href="#note22">[22]</a>; ma trovò un altro mezzo +per cattivarsi l'amore de' soldati, senza +danno del suo tesoro. Questi, abbandonando +Roma il 17 febbrajo del 1528, +non avevano terminato di riscuotere le +taglie ed il prezzo de' riscatti che avevano +arbitrariamente imposto ai cittadini, +e dopo tale epoca più non credevano +potere pretenderne il pagamento. Clemente +VII loro accordò il privilegio di +farsi pagare tutto quanto era loro dovuto +<span class="pagenum"><a id="Page_26"></a>[26]</span> +ad estinzione delle cedole da loro estorte +ai Romani colla violenza<a class="tag" id="tag23" href="#note23">[23]</a>. +</p> + +<p> +L'esercito del principe d'Orange adunossi +tra Foligno e Spello ai confini +dello stato perugino. Vi si trovavano tre +mila cinquecento Tedeschi, avanzo dei +tredici mila landsknecht, che Giorgio +Frundsberg aveva condotti al Borbone +nel 1526; gli altri erano caduti vittime +della peste di Roma e della fame di Napoli: +vi si trovavano pure cinque mila +Spagnuoli del marchese del Guasto, invecchiati +come i Tedeschi in tutte le +guerre d'Italia. Soltanto dopo la pace di +Lombardia vi si videro inoltre giugnere +sotto Pietro Velez di Guevara due mila +Spagnuoli di fresco sbarcati a Genova, +che per anco non avevano militato, e +che giunti essendo, secondo il consueto +delle reclute spagnuole, affatto ignudi, +chiamavansi dagl'Italiani <i>Bisogni</i>: circa +lo stesso tempo il conte Felice di Wirtemberga +condusse altre reclute tedesche: +il rimanente dell'esercito consisteva in soldati +italiani, ed era la maggior parte che +servivano sotto i loro più distinti capitani, +senza paga e per la sola speranza +del saccheggio. Quando il principe d'Orange +<span class="pagenum"><a id="Page_27"></a>[27]</span> +entrò in campagna, in sul cominciare +di settembre, non aveva sotto i suoi +ordini più di quindici mila soldati; ma +avanti che terminasse l'assedio ne contò +più di quaranta mila<a class="tag" id="tag24" href="#note24">[24]</a>. +</p> + +<p> +Per entrare in Toscana l'Orange doveva +attraversare lo stato di Perugia, difeso +da Malatesta Baglioni con tre mila +uomini al soldo de' Fiorentini. Il castello +di Spello, posto in sull'estremo confine +del Perugino, ove l'abate Leone de' Baglioni, +fratello naturale del Malatesta, erasi +chiuso, trattenne alcun tempo i nemici. +Giovan d'Urbina, luogotenente generale +dell'armata imperiale, vi fu ucciso; ma +Spello all'ultimo fu preso il primo dì di +settembre e saccheggiato con estrema crudeltà<a class="tag" id="tag25" href="#note25">[25]</a>. +L'esercito giunse in appresso +sotto Perugia; ma l'assedio di questa città +posta in sulla vetta d'una piccola montagna, +ed in gagliarda situazione, offriva +grandissime difficoltà. Il principe +d'Orange, che non osava intraprenderlo, +offrì a Malatesta Baglioni onorate e vantaggiose +condizioni. Obbligavasi a farlo +<span class="pagenum"><a id="Page_28"></a>[28]</span> +assolvere dal papa da tutte le censure +ecclesiastiche che aveva incorse, a fargli +permettere di continuare nel servigio dei +Fiorentini colla sua compagnia di ventura, +e finalmente a conservargli la signoria +di Perugia, purchè evacuasse questa +città, che l'Orange nè voleva assediare, +nè lasciarsi alle spalle in mano +de' nemici. Il Baglioni chiese ai Fiorentini, +o di acconsentire a questo trattato, +o di accrescere considerabilmente la sua +armata. Siccome questi non potevano interamente +affidarsi al Baglioni, nè ai +Perugini, accettarono il primo partito. +Si sottoscrisse il trattato il 10 di settembre, +ed il 12 Malatesta Baglioni prese la +via d'Arezzo colle truppe sue e fiorentine<a class="tag" id="tag26" href="#note26">[26]</a>. +</p> + +<p> +Il principe d'Orange gli tenne dietro +da vicino: il 14 di settembre s'accostò a +Cortona difesa da soli 700 fanti di guarnigione, +e dopo avere sofferto qualche +perdita in un assalto, ch'egli fece dare lo +stesso giorno alla città, la ricevette all'indomani +per capitolazione. In appresso l'Orange, +seguendo la cominciata strada sopra +<span class="pagenum"><a id="Page_29"></a>[29]</span> +Arezzo, dove era stato mandato per commissario +Francesco Albizzi con due mila +uomini; ma questi, sconcertato dal vedere +sopraggiugnere Malatesta Baglioni, e dalla +pronta capitolazione di Cortona, evacuò +Arezzo colla sua truppa, e, ritirandosi +precipitosamente a Firenze, sparse la costernazione +in tutta Val d'Arno disopra. +Affermarono i nemici del gonfaloniere, che +questi, senza partecipazione della signoria +e dei dieci della guerra, aveva ordinato +a Francesco Albizzi di ritirarsi, onde +riunire in Firenze tutta la fanteria, invece +di perderla alla spicciolata nel sostenere +assedj. Anche in tale supposizione +il disordine di questa ritirata sarebbe stato +non meno colpevole che imprudente<a class="tag" id="tag27" href="#note27">[27]</a>. +</p> + +<p> +Arezzo, evacuato dai Fiorentini, aprì +il 18 settembre le porte all'armata imperiale. +Allora questa città sperò di ricuperare +la sua antica libertà: fece battere +moneta, spedì commissarj in tutte +le castella dell'antico suo territorio, rifece +la sua amministrazione sotto il nome +di repubblica d'Arezzo, e durante +<span class="pagenum"><a id="Page_30"></a>[30]</span> +l'assedio di Firenze somministrò agl'imperiali +continui ajuti, senza prevedere che +all'istante che fosse presa Firenze, Arezzo +ricaderebbe sotto il giogo<a class="tag" id="tag28" href="#note28">[28]</a>. +</p> + +<p> +Alla perdita di Cortona e di Arezzo +tenne dietro immediatamente quella di +Castiglione Fiorentino, di Firenzuola e +di Scarperia: l'armata imperiale si andava +avanzando, e pareva che verun ostacolo +non potesse più trattenerla. Il suo avvicinamento +riempì Firenze di terrore; ed +allora si videro fuggire dalla città coloro +che la pusillanimità o l'attaccamento ai +Medici consigliava a non partecipare alla +sorte della loro patria. Ne diede l'esempio +Bartolomeo o Baccio Valori, e fu +imitato da Roberto Acciajuoli, da Alessandro +Corsini, da Alessandro de' Pazzi, +e finalmente dallo storico Francesco Guicciardini, +il quale, dopo avere menata vita +principesca nel suo governo di Parma e +di Modena, non credeva che nella sua +repubblica si avesse per lui abbastanza +rispetto e riconoscenza. Egli recossi al +campo nemico; ebbe una parte odiosa +nelle vendette della fazione trionfante, e +contribuì in una maniera ancora più fatale +<span class="pagenum"><a id="Page_31"></a>[31]</span> +al finale stabilimento della tirannide, +adoperando la sua abilità politica nella ruina +del proprio paese. L'odio che in Firenze, +anche quando questa città fu fatta schiava, +perseguitò in appresso tutti coloro che avevano +tradita la libertà, pare aver consigliato +il Guicciardini a scrivere la storia +de' suoi tempi onde ricuperare la pubblica +stima. E senza dubbio lo stesso motivo +trasse Filippo de' Nerli a dettare i suoi +commentarj. Si era costui renduto talmente +sospetto col suo zelo pei Medici, +che il giorno 8 ottobre del 1529 venne +arrestato con altri diciotto cittadini, e +custodito in palazzo fino alla fine dell'assedio<a class="tag" id="tag29" href="#note29">[29]</a>. +</p> + +<p> +La signoria aveva di fresco spediti +quattro ambasciatori al papa; ma troppo +limitate erano le facoltà loro date, per +soddisfare all'ambizione della casa de' +Medici. Clemente VII rispose loro che +il suo onore richiedeva che la città gli +si rendesse a discrezione; che allora farebbe +a vicenda vedere al mondo ch'egli +ancora era Fiorentino, e che amava la +<span class="pagenum"><a id="Page_32"></a>[32]</span> +sua patria<a class="tag" id="tag30" href="#note30">[30]</a>. Questa risposta fu comunicata +ad un'assemblea generale de' cittadini +adunati nella sala del gran consiglio; +in appresso questi si divisero in +sedici sezioni per deliberare sotto i loro +gonfalonieri, e quindici di queste sezioni +dichiararono, che preferivano di sagrificare +i loro beni e le loro vite in una battaglia +piuttosto che l'onore e la libertà in un +trattato<a class="tag" id="tag31" href="#note31">[31]</a>. +</p> + +<p> +Malgrado i progressi fatti dall'arte di +attaccare le città, le fortificazioni di Firenze +erano tuttavia risguardate come +quasi inespugnabili dalla banda del piano; +ma quella parte delle mura che attraversa +le colline al mezzodì dell'Arno, era mal +situata, signoreggiata in più luoghi ed +assai debole. Della porzione montuosa di +questo ricinto, chiamato Monte a Samminiato, +fu affidata la difesa a Stefano Colonna, +che poca cura prendevasi del rimanente +dell'assedio, e che nel suo quartiere +non riconosceva verun superiore<a class="tag" id="tag32" href="#note32">[32]</a>. Gli +indugj del principe d'Orange, che consumò +<span class="pagenum"><a id="Page_33"></a>[33]</span> +quasi quindici giorni in Val d'Arno, +quando aspettavasi di vederlo ad ogni +istante giugnere sotto la città, diedero il +tempo di afforzare, con nuovi lavori, +quelle mura che si credevano più deboli; +permisero pure di dare effetto ad un ordine +emesso il 19 di ottobre dal consiglio +degli ottanta, ciò era di spianare tutti i sobborghi, +tutte le case, tutti gli orti entro +il raggio di un miglio dalle mura di +Firenze. Quest'ordine, che sagrificava +migliaja di ricchi edificj e di deliziosi +orti nella più popolata e più riccamente +coltivata situazione d'Italia, venne eseguito +con uno zelo veramente patriotico +dai medesimi proprietarj, i quali si vedevano +entrare in città carichi di fascine che +avevano tagliate per le fortificazioni, tra +gli oliveti, le ficaje, gli aranci ed i +cedri de' loro proprj giardini<a class="tag" id="tag33" href="#note33">[33]</a>. +</p> + +<p> +Soltanto il 14 di ottobre il principe +d'Orange venne ad alloggiarsi a Pian di +Ripoli, sotto Firenze. Aveva chiesta dell'artiglieria +ai Sienesi, che, prestandola +a mal in cuore, la facevano avanzare assai +lentamente. Perciò le prime batterie +non si scoprirono che sul principio di novembre; +<span class="pagenum"><a id="Page_34"></a>[34]</span> +ed in quell'intervallo i Fiorentini +avevano lavorato con tanta costanza +intorno alle loro fortificazioni, che più +non credevano di dover temere gli attacchi +de' loro nemici. La repubblica pagava +allora il soldo di diciotto mila fanti +e di seicento cavalli: ma effettivamente +non aveva che tredici mila soldati in attività, +sette mila de' quali in Firenze, e +sei mila nelle guarnigioni di Prato, Pistoja, +Empoli, Volterra, Pisa, Colle e +Montepulciano. Malatesta Baglioni aveva +sotto il suo comando tre mila Perugini, +ed il capitano Pasquino, a lui subordinato, +tre mila Corsi; Stefano Colonna +comandava ai tre mila uomini della milizia +urbana, che servivano non altrimenti +che se fossero truppe di linea. Tutta la +popolazione aveva contratte abitudini militari, +e tranne i lavori affatto meccanici +erasi in città abbandonata ogni altra occupazione. +La spesa di questo nuovo +stato di guerra ammontava ogni mese a +settanta mila fiorini<a class="tag" id="tag34" href="#note34">[34]</a>. +</p> + +<p> +Per difendere le più lontane parti del +territorio, ed in particolare Borgo san +Sepolcro e Montepulciano, i Fiorentini +avevano stipendiato Napoleone Orsini, +<span class="pagenum"><a id="Page_35"></a>[35]</span> +più conosciuto sotto il nome di abate di +Farfa, sebbene già da lungo tempo egli +avesse riconsegnata quest'abazia per far il +mestiere di condottiere. Era costui uno dei +più formidabili tra que' gentiluomini che +passavano la loro vita tra la guerra e gli +assassinj. Aveva nel suo feudo di Bracciano +adunato un numeroso corpo di +soldati e di banditi, coi quali, per vendicare, +secondo egli diceva, i Romani, +esercitava grandi crudeltà contro gli +imperiali, e poi contro i soldati del papa<a class="tag" id="tag35" href="#note35">[35]</a>. +Da principio servì utilmente i +Fiorentini coi trecento cavalli che aveva +seco; ma in appresso si lasciò sorprendere +da Alessandro Vitelli tra Borgo +san Sepolcro e Città di Castello: la +di lui truppa fu totalmente dispersa, ed +egli medesimo salvossi a stento, abbandonando, +dopo quest'accidente, il servigio +de' Fiorentini<a class="tag" id="tag36" href="#note36">[36]</a>. +</p> + +<p> +Altri fatti d'armi di non molta importanza +accaddero ne' contorni di Firenze, +sia lungo le linee che voleva formare il +principe d'Orange, sia nell'attacco delle +<span class="pagenum"><a id="Page_36"></a>[36]</span> +piccole fortezze di Val d'Arno, ch'egli +cercava di occupare. Francesco Ferrucci +segnalossi in queste scaramucce per la +sua intrepidezza e per le sue cognizioni +militari, e si acquistò non meno la confidenza +de' suoi concittadini che la stima +de' nemici. Sebbene antica fosse la famiglia +del Ferrucci, era povera, e da più +generazioni non aveva dato verun distinto +magistrato. Suo avo Antonio si era fatto +nome negli assedj di Pietra Santa e di +Sarzana. Egli e suo fratello Simone avevano +militato sotto Anton Giacomino Tebalducci, +il migliore ufficiale che i Fiorentini +avessero avuto da lungo tempo: +avevano da lui imparata l'arte della guerra, +e si erano poi fatto nome nelle bande +nere sotto Giovanni de' Medici. Francesco +Ferrucci aveva sempre servito in +questa ragguardevole milizia, e nella +spedizione di Napoli, di dove era recentemente +tornato, aveva le incumbenze di +pagatore<a class="tag" id="tag37" href="#note37">[37]</a>. Dalla signoria fu spedito +in qualità di commissario generale prima +a Prato, in appresso ad Empoli; e dopo +avere poste quelle piccole città in istato +<span class="pagenum"><a id="Page_37"></a>[37]</span> +di difesa, egli tenne la campagna con tanto +vantaggio, e prese così spesso ai nemici +grossi convoglj di cavalleria o di vittovaglie, +seppe mantenere tanta disciplina +nella sua piccola armata, che i soldati, +che egualmente lo amavano e rispettavano, +credevansi sotto i di lui ordini invincibili<a class="tag" id="tag38" href="#note38">[38]</a>. +</p> + +<p> +Gli Spagnuoli, appena giunti presso Firenze, +avevano preso Samminiato, dove +avevano lasciato dugento fanti, che, spalleggiati +dagli abitanti della terra, infestavano +tutto il circostante paese, e rendevano più +difficile la comunicazione tra Firenze e +Pisa. Avendo il Ferrucci determinato di +scacciarli, andò ad assalirli con sessanta +cavalli e quattro compagnie di fanteria; fu +il primo a piantare la sua scala contro +le mura, ed il primo a salirvi; e sebbene +gli Spagnuoli facessero, coll'ajuto +degli abitanti, una vigorosa resistenza, il +Ferrucci prese Samminiato d'assalto, ed +occupò pure la fortezza, uccidendo quasi +tutti gli Spagnuoli che avevano difese le +mura. Mentre che stava eseguendo questa +spedizione, fu attaccato dagl'imperiali +il castello della Lastra posto sulla +<span class="pagenum"><a id="Page_38"></a>[38]</span> +stessa strada, ma più di Samminiato vicino +a Firenze. Questo castello oppose una +gagliardissima resistenza, e gli Spagnuoli +avevano di già perduta molta gente, +quando fecero avanzare l'artiglieria. Allora +gli assediati chiesero di trattare, ed ottennero +un'onorata capitolazione. Ma gli +Spagnuoli, appena passata la porta, assalirono +la guarnigione che stava senza +sospetto, e tutta la passarono a fil di +spada<a class="tag" id="tag39" href="#note39">[39]</a>. +</p> + +<p> +Fin qui l'esercito imperiale nulla aveva +tentato contro la stessa piazza di Firenze; +ma il 10 di novembre, vigilia di san +Martino, supponendo l'Orange che i Fiorentini +non facessero attenta guardia in +quella notte consacrata al piacere, approfittò +della profonda oscurità, renduta +ancora maggiore dall'abbondante +pioggia che cadeva, per tentare la scalata: +furono poste in opera quattrocento +scale lungo le mura, dalla porta di san +Niccolò fino a quella di san Friano; cioè +in tutta la più montuosa parte di Firenze; +ma in ogni luogo le sentinelle chiamarono +<span class="pagenum"><a id="Page_39"></a>[39]</span> +all'armi, la guardia nazionale +gareggiò colla truppa di linea, ed il nemico +fu respinto<a class="tag" id="tag40" href="#note40">[40]</a>. +</p> + +<p> +Appunto un mese dopo questo primo +sperimento, Stefano Colonna, che comandava +nel quartiere che gl'imperiali +avevano tentato di sorprendere, si provò +ancor egli di attaccarli all'impensata nelle +loro linee. Era egli personalmente nemico +di suo parente Sciarra Colonna, che +serviva nel campo nemico, e la notte +dell'undici di dicembre andò ad attaccarlo +nel suo quartiere di santa Margarita +a Montici, con cinquecento fanti, +ai quali aveva fatto porre sopra le armi, +per conoscersi nell'oscurità, delle camicie +bianche. Gl'imperiali, sorpresi in mezzo +a tanta oscurità, perdettero molta gente +prima che potessero ordinarsi, ed un ridicolo +accidente accrebbe ancora il loro +disordine: i Fiorentini, andando dovunque +in traccia de' nemici, forzarono le porte +d'una stalla, nella quale erasi chiusa una +mandra di majali delle Maremme quasi +selvaggi, i quali, spaventati dalle voci dei +soldati, precipitaronsi tra i fuggiaschi con +orribili grugniti, ed atterrarono moltissimi +soldati, che nulla potendo discernere in +<span class="pagenum"><a id="Page_40"></a>[40]</span> +così grande oscurità credevansi inseguiti +dai nemici. Di già erano accorsi il principe +d'Orange e don Ferdinando Gonzaga +per soccorrere le loro genti, ed andavano +ponendo qualche ordine nelle difese, quando +da tre porte di Firenze sortirono, secondo +il preventivo accordo fatto con Stefano +Colonna, tre nuovi corpi d'armata +per attaccare gl'imperiali. Gli assedianti +vennero forzati in molte posizioni, e più +volte si credettero in sul punto di essere +scacciati dal loro campo. Finalmente Malatesta +Baglioni fece suonare a raccolta assai +più presto che non abbisognava; e forse +perdette così l'unica occasione di mettere +fine alla guerra con una vittoria<a class="tag" id="tag41" href="#note41">[41]</a>. +</p> + +<p> +Due giorni dopo il commissario Ferrucci +tese presso Montopoli un'imboscata +al colonnello Pirro di Stipicciano, della +casa Colonna, e gli uccise o prese molta +gente. Questi fatti, benchè di non molta +importanza, giovavano però a rianimare il +coraggio degli assediati, ed a far dimenticare +le loro perdite. N'ebbero spesso di assai +dolorose. Il 16 di dicembre due de' loro +migliori capitani, Mario Orsini e Giorgio +Santa Croce, furono uccisi da un solo +<span class="pagenum"><a id="Page_41"></a>[41]</span> +colpo di colombrina, mentre stavano ordinando +certi cambiamenti da farsi alle +fortificazioni<a class="tag" id="tag42" href="#note42">[42]</a>. Lo stesso giorno i Fiorentini +ricevettero una notizia che li liberò +da un cocente pensiero; Girolamo +Moroni era morto il 15 di dicembre nel +campo degli assedianti. Quest'uomo così +versato in tutte le arti dell'intrigo, che +aveva governato con dispotica autorità +Massimiliano, indi Francesco Sforza, e che +aveva avuta tanta parte nelle rivoluzioni +della Lombardia, era passato all'armata imperiale +come prigioniero del Pescara. Era +di già condannato a pena capitale, quando +giunse ad acquistarsi il favore del +Borbone, che lasciossi poscia da lui governare +fino alla sua morte sotto le mura +di Roma. Il principe d'Orange aveva +coll'armata raccolto il consigliere del +suo predecessore, ed oramai non faceva +nulla senza il di lui parere: lo stesso Clemente +VII era vinto dalla opinione del +sorprendente ingegno politico del Moroni, +e gli perdonava il male che aveva da lui +ricevuto in visto del male che sperava di +poter fare col di lui mezzo ai nemici. Pareva +che il Moroni tenesse dietro alla +<span class="pagenum"><a id="Page_42"></a>[42]</span> +fortuna piuttosto che ad un determinato +oggetto; voleva rendere potenti coloro +cui erasi attaccato, e condurre a felice +fine le loro imprese; del resto pareva indifferente +rispetto alle persone ed ai principj, +e dopo avere lavorato per escludere +gli stranieri d'Italia, si adoperava con +eguale ardore per servirli contro gl'Italiani. +Morì naturalmente e quasi senza +malattia in età decrepita. Lusingavansi i +Fiorentini che la di lui morte lascerebbe il +principe d'Orange senza mezzi nel consiglio, +e senza opinione nell'armata, perchè +credevano che il destro Moroni fosse stato +fin allora l'anima del campo nemico<a class="tag" id="tag43" href="#note43">[43]</a>. +</p> + +<p> +Frattanto le negoziazioni di Bologna si +accostavano al loro fine, e colla mediazione +del papa tutti gli stati d'Italia +si andavano riconciliando coll'imperatore, +abbandonando i Fiorentini. Questi +vedevano separarsi da loro un dopo +l'altro tutti i membri di quella lega, +chiamata santa, per la quale il re d'Inghilterra, +il re di Francia, il duca +di Milano, i Veneziani, il duca di Ferrara, +eransi obbligati a difendere la loro +repubblica ed a non trattare senza di lei; +ma li ferì tanto più l'abbandono de' Veneziani +<span class="pagenum"><a id="Page_43"></a>[43]</span> +che avevano maggior ragione +di risguardarsi come uniti da una medesima +causa, e che ancora recentemente +avevano raffermata la loro alleanza<a class="tag" id="tag44" href="#note44">[44]</a>. +D'altra banda mentre perdevano +i loro alleati vedevano crescere i +nemici, perciocchè una delle condizioni +della pacificazione di Lombardia portava +che Carlo V ne ritirerebbe le sue truppe; +ed infatti negli ultimi giorni di dicembre +circa venti mila tra Spagnuoli e Tedeschi +passarono gli Appennini con una +numerosa artiglieria, e vennero ad accamparsi +sulla riva destra dell'Arno, che +fin allora si era preservata dai guasti della +guerra<a class="tag" id="tag45" href="#note45">[45]</a>. I Fiorentini, atterriti dall'arrivo +di questi nuovi nemici, evacuarono +Pistoja e Prato con quella stessa precipitazione +con cui al sopraggiugnere della +prima armata avevano evacuata Cortona +ed Arezzo. Le più lontane fortezze di +Pietra Santa e di Motrone aprirono volontariamente +le loro porte agl'imperiali, +di modo che prima che terminasse l'anno +l'autorità della repubblica più non era +<span class="pagenum"><a id="Page_44"></a>[44]</span> +conosciuta che in Livorno, Pisa, Empoli, +Volterra, Borgo san Sepolcro, Castrocaro +e nella cittadella d'Arezzo<a class="tag" id="tag46" href="#note46">[46]</a>. +</p> + +<p> +Malgrado i pericoli dello stato, la +prima magistratura veniva ricercata con +eguale ardore. Francesco Carducci, ch'era +stato sostituito al Capponi negli otto ultimi +mesi del 1529, aveva dato prove +del vigore del suo carattere e del suo +ingegno. Desiderava di essere confermato +pel susseguente anno, ed espresse abbastanza +chiaramente tale suo desiderio +nel gran consiglio, ove rappresentò ai +suoi concittadini che in così difficili circostanze, +non potevasi quasi mutare il +capo dello stato, senza esporsi altresì a +cambiare tutte le misure, ed a sovvertire +tutti i progetti maturati lungo tempo innanzi. +Ma questo stesso avvertimento parve +offendere coloro che credevansi non meno +di lui capaci di sostenere la prima carica +della stato, ed il Carducci non venne pure +annoverato tra i sei candidati designati +pel gonfalone. Il gran consiglio scelse il +2 di dicembre Raffaele Girolami, il solo +degli ambasciatori mandati a Carlo V a +<span class="pagenum"><a id="Page_45"></a>[45]</span> +Genova, che fosse tornato in patria a +rendere conto della sua missione. Dopo tal +giorno il Girolami visse nel palazzo del +pubblico, ed assistette alle deliberazioni +della signoria, sebbene non entrasse in funzione +che il primo gennajo del 1530<a class="tag" id="tag47" href="#note47">[47]</a>. +</p> + +<p> +Dopo l'arrivo della seconda armata +imperiale provegnente dalla Lombardia, +Firenze era circondata da ogni banda, +ed il principe d'Orange aveva una formidabile +artiglieria, e più che bastante +per istringere vivamente l'assedio; pure +non cercò di battere in breccia le mura, +e solo tentò, e quest'ancora con infelice +riuscita, di atterrare alcune torri dalla di +cui artiglieria veniva incomodato, limitandosi +a bloccare la città colla speranza +di affamarla<a class="tag" id="tag48" href="#note48">[48]</a>. +</p> + +<p> +Oltre l'ordinaria numerosa sua popolazione, +Firenze conteneva in allora molti +contadini che vi si erano rifugiati dalle +circostanti campagne, e dodici in quattordici +mila soldati. Gli ultimi non si +<span class="pagenum"><a id="Page_46"></a>[46]</span> +erano accostumati in veruna delle precedenti +guerre d'Italia a soffrire le privazioni. +La loro moderazione, la loro +disciplina, la loro pazienza formarono +un singolare contrasto colle vessazioni +sofferte dalle altre città per parte de' +soldati ricevuti entro le loro mura. Senza +dubbio Firenze andava di ciò debitrice +alla guardia urbana, che colla sua lodevole +condotta serviva d'esempio alle altre +truppe, e le teneva in dovere. Nondimeno +tutti i granaj di Firenze sarebbersi a lungo +andare vuotati, se il commissario generale +Francesco Ferrucci non avesse trovato +il mezzo, mercè una costante attività +ed uno zelo eguale al suo coraggio, +d'introdurre in città varj convoglj di +bestiami, di granaglie e di foraggi, e di +farvi passare le munizioni che si trovavano +ammassate ad Empoli, a Volterra +ed a Pisa<a class="tag" id="tag49" href="#note49">[49]</a>. +</p> + +<p> +L'accordo d'Ercole d'Este in qualità +di capitano generale era terminato col +1529, senza ch'egli si fosse mai recato +al suo posto. Gli uomini d'armi da lui +mandati avevano ubbidito al conte Ercole +<span class="pagenum"><a id="Page_47"></a>[47]</span> +Rangoni, di lui luogotenente; ma si erano +contenuti assai mollemente, dietro gli ordini +stessi ricevuti da Ferrara. Alla fine dell'anno +il principe li richiamò. Egli più +non desiderava di conservare il posto di +capitano generale, ed i Fiorentini non +avevano verun pensiero di confermarlo +in cotale carica. I dieci della guerra +procedettero a nominargli un successore; +ma pendevano incerti tra Malatesta Baglioni, +che ancora non aveva titolo di +governatore generale, e Stefano Colonna, +generale della loro ordinanza; ma quest'ultimo, +uomo circospetto, e che trasparire +non lasciava le segrete sue intenzioni, +dichiarò che continuava a considerarsi +come soldato del re cristianissimo, +ch'egli rimaneva in Firenze per di lui +servigio, e che non desiderava verun'altra +distinzione<a class="tag" id="tag50" href="#note50">[50]</a>. Per lo contrario il +Baglioni faceva pratiche per avere la +prima carica. Sebbene indebolito e quasi +storpiato da lunghe malattie, non era +meno illustre per coraggio, che per militari +talenti; aveva gloriosamente militato +negli eserciti veneziani; sapeva farsi amare +e rispettare dai soldati, sebbene facesse +mantenere la più severa disciplina; e comecchè +<span class="pagenum"><a id="Page_48"></a>[48]</span> +in appresso l'esperienza dimostrasse, +che preferiva il suo personale interesse +al dovere, ebbe, mancando ancora +a quest'ultimo, certi riguardi per +l'onor suo, che il più delle volte venivano +dai condottieri trascurati. Fu il 26 +di gennajo che il gonfaloniere Raffaele +Girolami gli consegnò lo stendardo della +repubblica ed il bastone del comando, +dopo averlo esortato in presenza di tutto +il popolo a versare, se il bisogno lo richiedesse, +il suo sangue per la difesa della +libertà fiorentina, e dopo avere ricevuto +il di lui giuramento<a class="tag" id="tag51" href="#note51">[51]</a>. +</p> + +<p> +Pochi dì avanti Francesco I, per fare +cosa grata al papa ed all'imperatore, aveva +fatto dare ordine a questo stesso Malatesta +Baglioni, ed allo stesso Stefano Colonna, +di abbandonare il servigio de' Fiorentini, +dichiarando di non li volere incoraggiare +nella loro ribellione contro la +Chiesa e contro l'impero; ma in pari +tempo che loro pubblicamente mandava +quest'imbasciata, li faceva segretamente +avvisare di non ubbidire. Richiamava il +<span class="pagenum"><a id="Page_49"></a>[49]</span> +signore de Viglì, ma vi lasciava Emilio +Ferreto in qualità di segretario dell'ambasciata, +commettendogli di sostenere il +coraggio de' Fiorentini, e di accertarli, +che ricuperati che avesse i figliuoli col +pagamento della loro taglia, tornerebbe +a dar loro aperti ajuti<a class="tag" id="tag52" href="#note52">[52]</a>. +</p> + +<p> +Dietro una decisione del gran consiglio, +il nuovo gonfaloniere aveva spediti +ambasciatori all'imperatore ed al papa a +Bologna per chiedere la pace. Erano essi +incaricati di offrire il richiamo de' Medici +in Firenze, a condizione che tutto lo stato +fiorentino sarebbe restituito alla repubblica, +che sarebbe conservata la di lui libertà, +e che la presente costituzione non verrebbe +alterata. Carlo V non volle trattare con +loro, e sempre li rinviò al papa; questi +parve volere accordare le due prime condizioni, +ma si alterò grandemente contro +coloro che proponevano la terza; giurò che +rovescierebbe un governo abbandonato +alla plebaglia, che opprimeva tutto ciò che +la nazione avrebbe dovuto rispettare; e +costrinse gli ambasciatori, a mezzo febbrajo, +ad uscire immediatamente da Bologna +senza avere niente convenuto<a class="tag" id="tag53" href="#note53">[53]</a>. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_50"></a>[50]</span> +</p> + +<p> +Ma nè la durezza dell'imperatore e la +collera del papa, nè l'abbandono del re +di Francia, nè la fuga di varj capitani +che passarono tra i nemici, nè le trame +dei partigiani de' Medici, perseguitati con +un rigore e con forme di giudizj indegni +di una repubblica, nè la successiva +perdita di tutto il dominio dello stato, ebbero +forza di scoraggiare i Fiorentini. I +monaci del convento di san Marco ed i +proseliti di Girolamo Savonarola avevano +ricominciate le loro prediche. Fra Benedetto +da Fojano di santa Maria Novella, +e fra Zaccaria, domenicano di san Marco, +erano tra costoro i due più eloquenti oratori, +e quelli che il popolo ascoltava con +maggiore entusiasmo. Incoraggiavano essi +i divoti colla promessa che Cristo, nominato +loro re, penserebbe a difenderli, e +profetizzavano che quando parrebbe impossibile +ogni umano soccorso, quando +gl'imperiali avrebbero di già innalzate +sulle mura le loro insegne, gli Angeli +del Signore scenderebbero in mezzo alla +battaglia, e scaccierebbero colle infuocate +loro spade i nemici del Signore dalla +città che si era data in di lui potere<a class="tag" id="tag54" href="#note54">[54]</a>. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_51"></a>[51]</span> +</p> + +<p> +Mentre i Fiorentini aspettavano ogni +venerdì di essere attaccati dal principe +d'Orange, perchè gli Spagnuoli risguardavano +tale giorno siccome fausto, non +lasciavano dal canto loro passare un sol +dì senza tentare con qualche sortita di sorprendere +alcun posto de' nemici. In molte +di queste zuffe perirono parecchj uomini +che alla repubblica erano utilissimi, e si +prese da ciò motivo di accusare Malatesta +Baglioni di aver voluto spossare la guarnigione +con questa piccola guerra. Con ciò, a +dir vero, il Baglioni riuscì a rendersi affatto +dipendente il consiglio di guerra, perchè +gli ufficiali, che si andavano perdendo in +queste scaramucce, venivano sempre rimpiazzati +da creature proposte da lui medesimo; +e dall'altra parte potev'essere +fondato a credere che con queste piccole +perdite non comperava a troppo caro +prezzo il vantaggio di agguerrire i suoi +soldati, d'inspirar loro confidenza e di +dissipare quell'impazienza e quella noja +che spesso riescono alle truppe assediate +più funeste che le spade nemiche<a class="tag" id="tag55" href="#note55">[55]</a>. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_52"></a>[52]</span> +</p> + +<p> +Alcune delle sortite de' Fiorentini avevano +un piano più generale. Sorprendendo +di notte i quartieri de' nemici, +potevano lusingarsi di disordinare tutto +l'esercito e di forzarlo a levare l'assedio. +Queste notturne sorprese chiamavansi <i>incamiciate</i>, +perchè gli assalitori si coprivano +con una camicia bianca, ad oggetto +di riconoscersi nell'oscurità. Talvolta +i Fiorentini non temevano di attaccare +i loro nemici in pieno giorno; +ed il 21 di marzo, dietro gli ordini di +Malatesta Baglioni, cinque corpi, cadauno +di cinque in sei cento uomini, sortirono +da cinque diverse porte per attaccare contemporaneamente +gl'imperiali, onde occupare +un ridotto, chiamato il <i>cavaliere</i>, +innalzato dal principe d'Orange in faccia +alla porta Romana: un corpo doveva +condurre a fine quest'impresa, mentre gli +altri distrarrebbero l'attenzione del nemico. +Sgraziatamente i Fiorentini furono +traditi da un disertore, che uscì di città +mezz'ora prima di loro; pure, sebbene +gl'imperiali si trovassero da per tutto +apparecchiati a riceverli, l'attacco dei +Fiorentini fu così vivo, che molti di loro +giunsero sul Cavaliere; e quando si ritirarono +all'avvicinarsi della notte, avevano +fatto ai nemici assai maggior male che non +<span class="pagenum"><a id="Page_53"></a>[53]</span> +ne avevano ricevuto<a class="tag" id="tag56" href="#note56">[56]</a>. Rinnovarono lo +stesso attacco il 28 di marzo, ma meno +felicemente. Il giorno di Pasqua ed i seguenti +giorni, ebbero ancora luogo alcune +brillanti scaramucce. Intanto l'imperatore +era partito alla volta della Germania, il +papa era tornato a Roma, e l'armata +dell'Orange cominciava a sentire il bisogno +di danaro. I Fiorentini erano persuasi +che se riusciva loro in tale circostanza di +ottenere qualche importante vantaggio sull'armata +imperiale, farebbero levare l'assedio; +mentre che invece sottomettendosi ad +un più lungo blocco, la fame avrebbe +all'ultimo consumate le loro forze<a class="tag" id="tag57" href="#note57">[57]</a>. +</p> + +<p> +Sentendosi Malatesta Baglioni accusato +dal popolo di trarre in lungo la guerra, +vedendo che le guardie nazionali desideravano +di fare una sortita generale, +e che la volevano i dieci della guerra e +la signoria, dichiarò che condurrebbe i +Fiorentini alla battaglia, sebbene egli non +lo credesse utile agli assediati. In fatti il +5 di maggio fece sortire più di mezza +guarnigione fuori di porta Romana e di +due altre porte dallo stesso lato dell'Arno; +<span class="pagenum"><a id="Page_54"></a>[54]</span> +prese d'assalto il convento di san Donato, +difeso dagli Spagnuoli; gettò il disordine +in tutta l'armata del principe +d'Orange, e se avesse fatto uscire il restante +delle truppe di cui poteva disporre, +o se Amico di Venafro, da lui destinato +a comandare una delle tre colonne, non +fosse stato ucciso nel precedente giorno, +avrebbe probabilmente costretto il principe +d'Orange a levare l'assedio<a class="tag" id="tag58" href="#note58">[58]</a>. +</p> + +<p> +Dal canto suo Stefano Colonna diresse +un attacco contro il campo de' Tedeschi +in sulla destra dell'Arno, dove il conte +Luigi di Lodrone era subentrato a Luigi +di Wirtemberga. Il Colonna sortì dalla +città il 10 di giugno, alcune ore prima +che facesse giorno, per la porta di Faenza, +onde marciare direttamente contro i +nemici, mentre dovevano assecondarlo, il +capitano Pasquino Corso uscendo dalla +porta di Prato, e Malatesta Baglioni tenendo +d'occhio il fiume per impedire che il +principe d'Orange non ajutasse i Tedeschi. +Il Colonna combattè valorosamente; forzò +la doppia trincea de' Tedeschi, e loro +uccise molta gente: ma il capitano Pasquino +non venne in suo ajuto, secondo +<span class="pagenum"><a id="Page_55"></a>[55]</span> +gli era stato imposto, e Malatesta Baglioni, +nel caldo della battaglia, invece +di avanzarsi egli stesso, fece suonare a +raccolta. Stefano Colonna la fece in buon +ordine riportando un immenso bottino, +preso ne' quartieri del nemico<a class="tag" id="tag59" href="#note59">[59]</a>. +</p> + +<p> +Nello stesso tempo si combatteva ancora +in altre parti dello stato fiorentino. +Lorenzo Carnesecchi era commissario generale +nella Romagna toscana; risiedeva +d'ordinario a Castrocaro; e con pochissimi +soldati e senza danaro, trovò il modo +di allestire una piccola armata in questa +provincia; rispinse gli attacchi delle truppe +papali; portò invece il terrore ed i +guasti in tutta la Romagna pontificia, +e sforzò il governatore della legazione a +chiedergli una parziale tregua. Il Carnesecchi +non vi acconsentì, che quando +ebbe egli medesimo esaurite tutte le sue +forze per continuare la guerra<a class="tag" id="tag60" href="#note60">[60]</a>. +</p> + +<p> +La cittadella d'Arezzo, assediata dagli +Aretini, capitolò il 22 di maggio. I soldati +che vi stavano di guarnigione si erano +<span class="pagenum"><a id="Page_56"></a>[56]</span> +ammutinati, per non assoggettarsi più +lungo tempo alle privazioni rendute necessarie +dallo stato d'assedio. Gli Aretini +non l'ebbero appena in loro potere che +la spianarono all'istante, affinchè il principe +d'Orange non potesse mandarvi guarnigione<a class="tag" id="tag61" href="#note61">[61]</a>. +Il 23 di giugno si arrese agli +Spagnuoli per capitolazione Borgo san +Sepolcro, senza avere prima sostenuto +un assedio<a class="tag" id="tag62" href="#note62">[62]</a>. Volterra si era data alle +truppe del papa il 24 di febbrajo<a class="tag" id="tag63" href="#note63">[63]</a>: +ma perchè questa città credevasi di somma +importanza, i dieci della guerra, dopo +avere nominato Francesco Ferrucci +commissario generale, ed avergli date illimitate +facoltà, e tali che mai non le +aveva avute verun cittadino fiorentino, lo +incaricarono di soccorrere la fortezza di +Volterra, che tuttavia si difendeva, e +di tentare, se fosse possibile, di riavere ancora +la città. +</p> + +<p> +Il Ferrucci aveva adunata la sua piccola +armata in Empoli, dove aveva pure +raccolti abbondantissimi magazzini di vittovaglie, +che successivamente spediva a +<span class="pagenum"><a id="Page_57"></a>[57]</span> +Firenze; ed aveva posta quella città in +così buono stato di difesa, ch'egli accertava +che le sole donne avrebbero potuto +coi loro fusi respingere gli Spagnuoli; +egli partì il 27 di aprile, a seconda degli +ordini ricevuti, e affidò il comando +della città ad Andrea Giugni ed a Pietro +Orlandini<a class="tag" id="tag64" href="#note64">[64]</a>. +</p> + +<p> +La partenza del Ferrucci ebbe per Empoli +funeste conseguenze: il principe di +Orange spedì Diego Sarmiento, coi Bisogni +spagnuoli, per assediarla; vi aggiunse +tutta la cavalleria di don Ferdinando +Gonzaga, e varie vecchie bande +del marchese del Guasto. Nello stesso +tempo Fabrizio Maramaldo batteva la +campagna, e vietava al Ferrucci di avvicinarsi +all'assediata città. Le batterie spagnuole +cominciarono a battere Empoli il +24 di maggio, ed il 28 gl'imperiali diedero +alla piazza un sanguinosissimo assalto; +ma dopo molte ore di battaglia +furono respinti. Nella susseguente notte, +gli abitanti d'Empoli, temendo i patimenti +di un assedio, mandarono segretamente +al campo spagnuolo per capitolare, +ed avendo ottenuta una salvaguardia per le +persone e proprietà loro, non fecero parola +dei soldati che gli avevano valorosamente +<span class="pagenum"><a id="Page_58"></a>[58]</span> +difesi. I due capitani Giugni ed Orlandini +avevano avuto parte in questa vergognosa +transazione. Quando in seguito +gli Spagnuoli vennero introdotti entro le +mura di Empoli, disprezzarono la capitolazione, +ed abbandonarono al saccheggio +non solo i ricchissimi magazzini adunati +con tanto zelo e stento dal Ferrucci per assicurare +l'approvvigionamento di Firenze, +ma inoltre tutte le case degli abitanti<a class="tag" id="tag65" href="#note65">[65]</a>. +</p> + +<p> +Intanto Francesco Ferrucci aveva condotta +a buon fine la sua spedizione: partito +da Empoli il 27 d'aprile, con circa mille +quattrocento fanti e dugento cavaleggieri, +cui aveva fatto prendere provvigioni per +due giorni, giunse non pertanto lo stesso +giorno a Volterra, tre ore prima di notte. +Dopo essere entrato nella cittadella per +la porta del soccorso, ed avere dato un'ora +di riposo a' suoi soldati, scese nella +città e forzò i primi trinceramenti innalzati +dai Volterrani, e gl'inseguì vivamente +fino alla piazza di sant'Agostino, +dove eransi eretti altri trinceramenti. Intanto +era sopraggiunta la notte, ed i suoi +<span class="pagenum"><a id="Page_59"></a>[59]</span> +soldati, oppressi dalla fatica del lungo +cammino fatto e dalla recente ostinata +battaglia, più non potevano reggersi in +piedi; fu d'uopo perciò trincerarsi sulla +piazza, aspettando il vegnente mattino. +All'indomani ricominciò la battaglia in +sul fare del giorno. I Volterrani attendevano +ad ogni istante gli ajuti loro promessi +da Fabrizio Maramaldo, il quale +occupava la provincia con due mila cinquecento +Calabresi, i quali, non ricevendo +il soldo, vivevano a discrezione. Ma il +Ferrucci costrinse i Volterrani a capitolare, +prima che il Maramaldo potesse +soccorrerli<a class="tag" id="tag66" href="#note66">[66]</a>. +</p> + +<p> +Il Ferrucci si affrettò di mettere Volterra +in istato di difesa: doveva nello +stesso tempo tenersi in guardia contro +gli abitanti della città, pieni di rancore +verso i Fiorentini, e contro Fabrizio Maramaldo, +che non tardò ad attaccarlo +colla sua infanteria leggiere. Prolungaronsi +fra di loro le zuffe tutto il mese +di maggio con un accanimento che si +cangiò in odio personale. Dopo la presa +<span class="pagenum"><a id="Page_60"></a>[60]</span> +di Empoli, il marchese del Guasto e don +Diego di Sarmiento raggiunsero Maramaldo +coi loro corpi d'armata. Il 12 di +giugno scoprirono le loro batterie contro le +mura di Volterra, e vi aprirono larghe +brecce. Il Ferrucci rimase gravemente +ferito in due parti durante quest'attacco; +ma senza dar tempo di farsi medicare, +fecesi portare sopra una seggiola +in tutti i posti più minacciati dal nemico, +e continuò egli solo, senza perdere +un solo istante, a dirigere la difesa<a class="tag" id="tag67" href="#note67">[67]</a>. +Il 17 di giugno, il marchese del Guasto, +che aveva ricevuto dal campo del principe +d'Orange un rinforzo d'artiglieria, +aprì nuovamente larghe brecce nelle mura +della città. La febbre erasi aggiunta alle +ferite del Ferrucci; ma non pertanto +questi, lasciando in non cale ogni cura +della sua salute, fece testa al nemico, e +dopo un'accanita zuffa lo costrinse a levare +vergognosamente l'assedio<a class="tag" id="tag68" href="#note68">[68]</a>. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_61"></a>[61]</span> +</p> + +<p> +Dopo avere assicurato il possedimento +di Volterra, il Ferrucci rivolse il pensiero +ad eseguire la commissione che gli +era stata data dai dieci della guerra; cioè +di ragunare tutti i soldati fiorentini che +trovavansi nelle varie parti del territorio +tuttavia soggetto al governo della repubblica, +e di venire, dopo avere in tal +guisa ingrossato il più che poteva la sua +piccola armata, ad attaccare il campo +degli assedianti, mentre che i Fiorentini +lo asseconderebbero con una vigorosa +sortita; imperciocchè il gonfaloniere, la +signoria, i dieci della guerra, e lo stesso +consiglio degli ottanta, desideravano la +battaglia, ed ordinavano ai loro generali +d'attaccare il nemico. Invano Malatesta +Baglioni e Stefano Colonna dichiaravano +di non poter condurre le milizie contro +soldati veterani, superiori di numero, e +protetti dai loro trinceramenti in gagliarde +posizioni: i consiglj replicavano +l'ordine d'attaccare il nemico, onde almeno +conservare alcuna possibilità di +prosperi avvenimenti, mentre che la fame, +ch'essi vedevano non lontana, e la +peste, che dal campo nemico era entrata +in città, gli andavano distruggendo, +quasi con tanta rapidità come avrebbe +<span class="pagenum"><a id="Page_62"></a>[62]</span> +fatto la battaglia, senza lasciar loro nè +gloria, nè speranza<a class="tag" id="tag69" href="#note69">[69]</a>. +</p> + +<p> +Il Ferrucci ricevette il 14 di luglio le +nuove facoltà che gli venivano affidate, +le quali lo rendevano in autorità eguale +alla signoria ed all'intero popolo di Firenze; +in pari tempo ebbe ordine di +porsi in cammino per salvare la sua patria, +che tutte in lui solo riponeva le sue speranze. +Egli aveva sotto i suoi ordini +venti compagnie, sette delle quali lasciò +alla custodia di Volterra, e seco condusse +le altre tredici, che non ammontavano +in tutto a più di mille cinquecento +uomini, sebbene in origine fossero +tutte composte di dugento soldati. Scese +la Cecina, ed arrivò per Vado e Rossignano +a Livorno, senza lasciarsi trattenere +dagli archibugieri di Maramaldo, +che tentavano di precludergli la strada. +Da Livorno recossi a Pisa, ove il signore +Giampaolo Orsini lo stava aspettando +con un corpo quasi eguale al suo. Era +questi figliuolo di Renzo di Ceri, e nel +maggior pericolo della repubblica, le si +era offerto con una specie di cavalleresco +<span class="pagenum"><a id="Page_63"></a>[63]</span> +sagrificio, onde avere parte in quest'ultima +battaglia in favore della libertà +e dell'indipendenza italiana<a class="tag" id="tag70" href="#note70">[70]</a>. Per pagare +queste due piccole armate, convenne +levare danaro in Pisa col mezzo d'arbitrarie +contribuzioni; e mentre che il +Ferrucci, oppresso dalle fatiche e dalle +cure, doveva provvedere personalmente +a tutto, fu sorpreso da violenta febbre, +che lo tenne tredici giorni in una forzata +e disperante inazione<a class="tag" id="tag71" href="#note71">[71]</a>. +</p> + +<p> +Il piano che stava per eseguire il Ferrucci +non era suo. Egli aveva offerto +alla signoria di condurre la sua piccola +armata contro Roma, dove sapeva trovarsi +il papa senza veruna difesa; avrebbe +dato voce d'andare a mettere a sacco per +la seconda volta la corte romana, ed +avrebbe richiamati così sotto le sue insegne +la folla dei mercenarj senza onore +e senza religione, che non guerreggiavano +che per bottinare: soprattutto contava +di guadagnare facilmente i <i>Bisogni</i> +spagnuoli di Diego Sarmiento. Il papa, +atterrito all'avvicinarsi di questa truppa, +<span class="pagenum"><a id="Page_64"></a>[64]</span> +avrebbe fatta la pace, o per lo meno +avrebbe richiamato il principe d'Orange +per difendersi. Ma la signoria ricusò di +approvare cotale progetto, da lei giudicato +troppo ardito<a class="tag" id="tag72" href="#note72">[72]</a>. +</p> + +<p> +Francesco Ferrucci, avendo finalmente +ricuperate le forze, prese tutte le +convenienti misure per la sicurezza di +Pisa; in pari tempo si provvide d'artiglieria, +di fuochi artificiali, e di tutto +quanto poteva dare alla sua piccola armata +maggiore fiducia in se medesima; indi si +pose in cammino la notte del 30 luglio, +tre ore dopo il tramontare del sole, con +un'armata di tre mila pedoni e di quattro +in cinquecento cavalli. Uscì di Pisa per +la porta di Lucca, ed attraversando tutto +lo stato lucchese tentò da prima di entrare +nel piano di Pescia pel ponte di Squarcia +Boccone; ma perchè vi trovò qualche resistenza, +penetrò nelle montagne lucchesi, +e si accampò la prima notte a Medicina; +indi passò la seguente a Calamecca nelle +montagne di Pistoja. Sperava di ragunare +in questa provincia tutta la fazione dei +Cancellieri, i quali erano ben affetti alla +repubblica, e, dopo avere ingrossata la +sua armata con bande d'insorgenti, d'impadronirsi +<span class="pagenum"><a id="Page_65"></a>[65]</span> +di Pistoja, ove potrebbe adunare +i magazzini che destinava a vittovagliare +Firenze. Ma i partigiani dei +Cancellieri, ch'egli trovò a Calamecca, +volendo approfittare del di lui arrivo per +vendicarsi del partito nemico de' Panciatichi, +lo traviarono dalla strada che avrebbe +dovuto tenere, e lo condussero a San +Marcello, ove signoreggiavano i Panciatichi. +Infatti il Ferrucci prese questa +terra, la saccheggiò, e la bruciò, perdendo +in tal modo un tempo prezioso. +Una dirotta pioggia gli fece inoltre differire +alcune ore la partenza; egli condusse +poi la sua armata a Gavinana, +castello spettante alla fazione dei Cancellieri, +lontano quattro miglia da San +Marcello ed otto dalla città di Pistoja<a class="tag" id="tag73" href="#note73">[73]</a>. +</p> + +<p> +Ma qualunque stata fosse la rapidità +del Ferrucci e l'accortezza della sua +marcia, che, girando la metà de' confini +toscani, lo conduceva in soccorso di +Firenze per la parte più opposta a quella +ond'era partito, egli era quasi circondato +<span class="pagenum"><a id="Page_66"></a>[66]</span> +da tutte le bande. Fabrizio Maramaldo +trovavasi sulla di lui manca, e lo aveva +sempre seguito senza tentare di venire +alle mani. Alessandro Vitelli stava alla +destra col corpo dei <i>Bisogni</i> spagnuoli, +che poc'anzi si erano ammutinati e ritirati +ad Alto Pascio, di dove egli aveali ricondotti +all'ubbidienza colla speranza di +una battaglia. Il Bracciolini lo seguitava +con un migliaja d'uomini della fazione +dei Panciatichi, armati sulle montagne. +Pure il Ferrucci credevasi ancora in situazione +di sottrarsi a tutti, o di attaccarli +e vincerli separatamente, quando +lo stesso principe d'Orange gli si fece +incontro con mille veterani tedeschi, altrettanti +spagnuoli e quattro colonnelli italiani<a class="tag" id="tag74" href="#note74">[74]</a>. +</p> + +<p> +Il principe d'Orange, che confidato +aveva il comando dell'armata, durante +la sua assenza, a don Ferdinando Gonzaga, +ed al conte di Lodrone, non poteva +allontanarsi tanto da Firenze, che +sull'appoggio di un tradimento. Sapeva +il gonfaloniere che la salvezza della repubblica +era tutta ridotta nel solo Ferrucci, +onde voleva assecondarlo col più +<span class="pagenum"><a id="Page_67"></a>[67]</span> +vigoroso attacco contro il campo degli +assedianti. Qualunque si fosse la superiorità +della posizione, del numero o della +disciplina degli Spagnuoli e de' Tedeschi, +voleva affrontarla, ed ordinò a Malatesta +Baglioni di apparecchiarsi ad una generale +sortita. Dichiarò in pari tempo che +si porrebbe egli stesso alla testa della +scelta milizia fiorentina, e che seguirebbe +la truppa di linea ovunque il Malatesta +la condurrebbe, lasciando la guardia di +Firenze ai vecchi ed all'ordinanza dei +contadini<a class="tag" id="tag75" href="#note75">[75]</a>. +</p> + +<p> +Ma il Baglioni non aveva più che sperare +o temere dalla repubblica fiorentina, +e non voleva più oltre legare la propria +fortuna a quella di uno stato che +vedeva in sul punto di perire. Aveva segretamente +negoziato col principe d'Orange, +e per mezzo di lui anche con Clemente VII; +erasi fatta confermare la sua sovranità di +Perugia e promettere nuovi favori ecclesiastici +e temporali, obbligandosi per +iscrittura verso il principe d'Orange a +non attaccare il campo, mentre il principe +ne starebbe lontano per andare contro +il Ferrucci. Successivamente oppose +tre proteste agli ordini datigli dalla signoria +<span class="pagenum"><a id="Page_68"></a>[68]</span> +di attaccare il nemico; ed il suo +collega Stefano Colonna ebbe la debolezza +ancor esso o la falsità di sottoscriverle. +Diceva in queste scritture che +la battaglia cui volevasi sforzarlo cagionerebbe +l'irreparabile ruina della sua +armata e della repubblica; e quando +all'ultimo ebbe un perentorio ordine di +marciare, vi si prestò con tanta lentezza, +che prima ch'egli si fosse mosso, i +Fiorentini ebbero notizia dell'esito della +spedizione del Ferrucci<a class="tag" id="tag76" href="#note76">[76]</a>. +</p> + +<p> +Il principe d'Orange era partito dal +suo campo la sera del primo giorno di +agosto; camminò tutta la notte, ed all'indomani +diede riposo alle sue truppe +a Lagone, villaggio posto tra Gavinana +e Pistoja: colà stavano mangiando nella +stessa ora in cui quelle del Ferrucci facevano +lo stesso a San Marcello. Le due +armate ripresero di nuovo il cammino +press'a poco nello stesso istante, e giunsero +nello stesso tempo innanzi a Gavinana. +La campana a stormo che suonavasi +in questo villaggio, avvisò il Ferrucci +dell'avvicinarsi del nemico, senza che +per altro potesse sospettare che fosse lo +<span class="pagenum"><a id="Page_69"></a>[69]</span> +stesso principe d'Orange, ed una tanto +ragguardevole parte della di lui armata, +che avessero abbandonato il campo sotto +Firenze<a class="tag" id="tag77" href="#note77">[77]</a>. +</p> + +<p> +La fanteria del Ferrucci era divisa +in due corpi, ognuno di quattordici +compagnie; egli comandava il primo, +e Giampaolo Orsini il secondo, che +serviva di retroguardia. Era egualmente +divisa in due squadroni la cavalleria; +uno de' quali era condotto da Amico +d'Ascoli, l'altro da Carlo di Castro +e dal conte di Civitella<a class="tag" id="tag78" href="#note78">[78]</a>. Prima di +venire a battaglia, il Ferrucci esortò brevemente +i suoi commilitoni; loro ricordò +che la salvezza di Firenze e l'ultima +speranza della repubblica erano riposte +nella piccola loro armata, e non altro +domandò loro che di seguirlo dovunque +lo vedessero avanzarsi<a class="tag" id="tag79" href="#note79">[79]</a>. +</p> + +<p> +Il Ferrucci, essendosi rimesso il caschetto, +scese da cavallo ed entrò in +Gavinana colla picca in mano nell'istante +medesimo in cui Fabrizio Maramaldo, +avendo fatto atterrare un muro secco, +<span class="pagenum"><a id="Page_70"></a>[70]</span> +vi entrava per un'altra strada. La fanteria +delle due armate s'incontrò sulla +piazza del castello, intorno ad un alto +castagno che ne occupava il centro; ed +in tal luogo la pugna fu più lunga e più +accanita, mentre che il principe d'Orange +colla sua cavalleria attaccava impetuosamente +quella del Ferrucci, ch'erasi +trattenuta fuori delle mura. I cavalieri +fiorentini tennero saldo; alcuni archibugieri, +frammischiati nelle loro linee, fecero +replicate scariche contro i cavalli nemici +e gli sgominarono. Il principe d'Orange, +cercando di riordinarli, attraversò solo +di galoppo una ripida costa sotto il fuoco +de' Fiorentini, e colpito nello stesso tempo +da due palle nel collo e nel petto, cadde +subito morto. Antonio d'Herrera ed +il rimanente de' cavalieri, presenti alla +caduta del principe, si posero in fuga, +e non si trattennero che a Pistoja, ove +sparsero il terrore nella loro fazione. I +soldati del Ferrucci trovarono nelle tasche +del principe d'Orange lo stesso viglietto +di Malatesta Baglioni, con cui il +Malatesta gli prometteva di non attaccare +il di lui campo<a class="tag" id="tag80" href="#note80">[80]</a>. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_71"></a>[71]</span> +</p> + +<p> +La cavalleria del Ferrucci, dopo avere +dispersa quella del principe d'Orange, +ed ucciso questo generale, faceva echeggiare +l'aria colle grida della vittoria. Ma +nello stesso tempo Giampaolo Orsini era +stato attaccato da Alessandro Vitelli; la +retroguardia da lui comandata aveva perdute +le insegne disordinandosi, e Giampaolo +era stato forzato a ritirarsi a piedi +in Gavinana, dove aveva raggiunto +il Ferrucci. Questi dal canto suo aveva +cacciato fuori di Gavinana Maramaldo +ed i di lui Calabresi, i Landsknecht ed i +cavalli del principe; ma dopo avere combattuto +tre ore sotto un cocente sole di +agosto, egli riposavasi appoggiato sulla sua +picca, quando venne attaccato da un altro +corpo di Landsknecht che non aveva per +anco combattuto; in quell'istante il Ferrucci +e Giampaolo non avevano presso +di loro che pochi ufficiali, essendosi alquanto +allontanati i loro soldati per riposarsi +qualche minuto. Con questo piccolo +corpo scelto l'Orsini ed il Ferrucci +si difesero ancora lungo tempo. Frattanto +Giampaolo, ferito, e coperto di +polvere, più non vedendo speranza di +salvezza, rivoltosi al Ferrucci gli disse: +<i>Signor commissario, non vogliamo ancora +arrenderci</i>? No! rispose il Ferrucci, +<span class="pagenum"><a id="Page_72"></a>[72]</span> +e scagliossi contra un nuovo squadrone +di nemici che veniva ad attaccarlo. +Infatti lo respinse fuori delle porte; ma +mentre lo inseguiva vide chiudersi le +porte alle spalle. La terra era presa, +tutti i suoi soldati morti, feriti, o fuggitivi; +lo stesso Ferrucci aveva ricevuto +più d'una ferita mortale, e nel di lui +corpo omai rimanevano poche parti sane; +finalmente egli si arrese ad uno spagnuolo, +che, per guadagnare il di lui riscatto, procurava +di salvargli la vita. Ma Maramaldo, +fattoselo condurre innanzi sulla piazza del +castello, lo fece disarmare e lo pugnalò +colle sue mani. Il Ferrucci si contentò +di dirgli: <i>tu uccidi un uomo di già +morto</i><a class="tag" id="tag81" href="#note81">[81]</a>. +</p> + +<p> +Nello stesso tempo fu fatto prigioniere +Giampaolo Orsini, che poi riebbe la +libertà pagando una taglia; era venuto in +mano de' vincitori anche Amico d'Ascoli, +ma il di lui personale nemico, Muzio +Colonna, lo comperò per seicento ducati +<span class="pagenum"><a id="Page_73"></a>[73]</span> +da colui che lo aveva preso, per ucciderlo +poi a voglia sua; Guglielmo Frescobaldi, +che il Ferrucci aveva pel suo migliore +luogotenente, morì a Pistoja in +conseguenza delle sue ferite; rimasero sul +campo di battaglia circa due mila morti, +ed ancor maggiore fu il numero de' feriti. +L'armata del Ferrucci era distrutta; ma +gl'imperiali avevano a caro prezzo acquistata +la vittoria: grandissima era la perdita +dell'armata imperiale, e la morte del +suo generale poteva disordinarla, tanto più +che il marchese del Guasto l'aveva in +allora abbandonata per passare ai servigj +di Ferdinando d'Ungheria<a class="tag" id="tag82" href="#note82">[82]</a>. +</p> + +<p> +Vero è che il Ferrucci era ancora più +necessario ai Fiorentini, che non il principe +d'Orange agl'imperiali. Allorchè il +4 di agosto si ebbe in Firenze la notizia +della morte di lui, tutta la città fu compresa +da dolore e da spavento. Invano il gonfaloniere +e la signoria si sforzavano di +rianimare gli abbattuti spiriti, e di far +mostra de' mezzi che tuttavia restavano. +La sconfitta del Ferrucci veniva in parte +attribuita ad una dirotta pioggia che aveva +spente le trombe a fuoco, specie di +<span class="pagenum"><a id="Page_74"></a>[74]</span> +artificio che i fanti fiorentini portavano +attaccato alle loro picche, e che, costantemente +vomitando fiamme, spaventava i +cavalli. Ma il gonfaloniere ricordava che +quella stessa pioggia che aveva perduto +il Ferrucci, poteva salvare la città; che +le acque dell'Arno erano così gonfie, +che varj quartieri del campo nemico non +potevano più avere comunicazione cogli +altri; e che i Fiorentini, con una generale +sortita, potevano avere il vantaggio +del numero, attaccando ad uno ad uno +i posti nemici. Affrettava perciò Malatesta +Baglioni a venire a battaglia, e la +signoria, per affezionarsi i capitani delle +sue truppe di linea, prometteva loro per +premio della vittoria la continuazione +del soldo finchè vivrebbero; ma Malatesta +Baglioni ricusò di ubbidire, e dichiarò +altamente di volere oramai salvare una città, +vicina a perdersi a cagione dell'ostinazione +e della temerità de' suoi capi<a class="tag" id="tag83" href="#note83">[83]</a>. +</p> + +<p> +Il Baglioni trovava in Firenze un grosso +partito che faceva eco al suo rifiuto di +combattere. Tutte le persone deboli e +pusillanimi, tutti gli egoisti e coloro che +<span class="pagenum"><a id="Page_75"></a>[75]</span> +sospiravano dietro i godimenti d'una vita +tranquilla, desideravano la pace, e l'avrebbero +accettata a qualunque patto. I partigiani +dell'aristocrazia più non si curavano +di esporsi ulteriormente pel mantenimento +dell'autorità popolare: i segreti +partigiani dei Medici osavano essi +pure di manifestare i loro voti; e gli storici +di questo partito confessano il tradimento +del Baglioni per fargliene un merito<a class="tag" id="tag84" href="#note84">[84]</a>. +Oramai i cittadini attaccati alla +libertà non venivano indicati con altri +nomi che con quelli di ostinati e di arrabbiati. +Il Malatesta dichiarò che piuttosto +che attaccare il campo imperiale, comandato, +dopo la morte del principe d'Orange, +da don Ferdinando Gonzaga, darebbe +la sua dimissione. I dieci della +guerra credettero di poterlo prendere in +parola, e l'otto agosto gli spedirono Andreolo +Niccolini per portargli il congedo +dettato colle più lusinghiere espressioni. +Estrema fu la sorpresa del Baglioni +quando lo ricevette, e maggiore della +sorpresa la rabbia: senza volerlo accettare, +senza volerlo leggere, si fece addosso +<span class="pagenum"><a id="Page_76"></a>[76]</span> +al Niccolini che lo recava, e lo ferì +con ripetute pugnalate<a class="tag" id="tag85" href="#note85">[85]</a>. +</p> + +<p> +Il gonfaloniere volle fare un altro esperimento +per mantenere la vacillante autorità +della repubblica; ordinò a tutte le +compagnie della milizia di adunarsi in +piazza, e si pose alla loro testa per andare +contro il Baglioni. Ma il terrore +aveva di già sbandita ogni subordinazione, +ed invece delle sedici compagnie, +otto sole si trovarono sulla piazza. +Dall'altro canto Malatesta Baglioni aveva +di già introdotto nel suo bastione il capitano +imperiale, Pirro Colonna di Stipicciano; +aveva disarmata o congedata +la guardia fiorentina della porta Romana, +ed aveva rivolta contro la città l'artiglieria +destinata a difendere le mura<a class="tag" id="tag86" href="#note86">[86]</a>. +</p> + +<p> +Firenze era perduta, e non eravi umana +forza che potesse salvarla. Mentre che +molti cittadini volevano ancora morire +liberi e colle armi alla mano, gli altri conoscevano +che verun ostacolo più non +poteva oramai trattenere quella feroce armata, +che si era infamata colla tirannide +<span class="pagenum"><a id="Page_77"></a>[77]</span> +esercitata in Milano, e col sacco di Roma: +si riparavano nelle chiese colle loro +donne, i figliuoli e le loro ricchezze, e senza +potersi appigliare a verun partito, senza +nutrire veruna speranza, più non ubbidivano +alle magistrature, e non facevano +che imbarazzare coloro che non avevano +per anco tutto perduto il coraggio, e +mostravano ancora costanza. +</p> + +<p> +La signoria colla più profonda umiliazione, +e col più acerbo dolore, restituì +il bastone del comando al Malatesta, in +arbitrio del quale stava il permettere agli +imperiali d'inondare la città, o l'imporre +loro qualche condizione. Quattrocento giovani, +tra i quali si videro con dolore +i figli ed i generi del gonfaloniere Niccolò +Capponi, eransi schierati in armi +sulla piazza di santo Spirito, risoluti +di appoggiare il Baglioni e di non riconoscer +più la signoria. Fece questa un +estremo sforzo per richiamarli sotto le +sue insegne; rappresentò loro, che separandosi +dai proprj concittadini in così +difficili circostanze, esponevano la patria +e sè medesimi ai più spaventosi pericoli; +ma per tutta risposta non ebbe che insulti +e minacce da quei giovani che +vennero in armi sulla piazza del palazzo, +e costringerla a porre in libertà +<span class="pagenum"><a id="Page_78"></a>[78]</span> +tutti coloro che ella teneva custoditi a +motivo del loro attaccamento alla fazione +dei Medici<a class="tag" id="tag87" href="#note87">[87]</a>. +</p> + +<p> +Fra tanto perturbamento la signoria +nominò quattro ambasciatori, che spedì +al campo di Ferdinando Gonzaga per +chiedere una capitolazione. Scelse Baldo +Attuiti, Jacopo Morelli, Lorenzo Strozzi +e Pier Francesco Portinari. Non ebbero +questi d'uopo di cercare lontano coloro +coi quali dovevano trattare, perchè Bartolomeo +Valori, uno degli emigrati che il +papa aveva nominato suo commissario in +Toscana, e che a nome dei Medici governava +tutto il paese occupato dall'armata +imperiale, era venuto in quella +medesima casa dei Pini, in cui abitava Malatesta +Baglioni. Le condizioni che ottennero +gli ambasciatori erano più vantaggiose che +sperare si potessero in così tristi circostanze; +ma le condizioni sono di poca importanza, +quando vengono giurate da sovrani +senza fede, ed in seguito riclamate da +uomini senza potenza. È probabile che +il papa avesse ordinato al Valori di acconsentire +a tutto, riservandosi poi l'interpretazione +<span class="pagenum"><a id="Page_79"></a>[79]</span> +del trattato a modo suo. +L'imperatore nulla affatto somministrava +pel soldo e pel mantenimento dell'esercito +sotto Firenze, e Clemente VII +non aveva più credito per essere state le +sue entrate assorbite da lunghe guerre, +e le sue ricchezze perdute nel sacco di +Roma: perciò non poteva più oltre sostenere +cotali spese, che oltrepassavano i +settanta mila fiorini al mese<a class="tag" id="tag88" href="#note88">[88]</a>. +</p> + +<p> +Il trattato, che venne sottoscritto il 12 +di agosto del 1530 a santa Margarita di +Montici, portava che la forma del governo +di Firenze sarebbe regolata dall'imperatore +entro il termine di quattro +mesi, a condizione che sarebbe salva la +libertà. Prometteva la repubblica di pagare +all'armata cinquanta mila scudi in danaro +sonante, e trenta mila in cambiali; ed +in compenso le truppe imperiali dovevano +immediatamente allontanarsi. Dovevansi +consegnare al commissario del papa le +fortezze di Pisa, di Volterra e di Livorno. +Per guarenzia del pagamento delle +cambiali, della consegna delle fortezze +e dell'ubbidienza del popolo a quel governo +che gli darebbe l'imperatore, i +<span class="pagenum"><a id="Page_80"></a>[80]</span> +Fiorentini dovevano dare nelle mani di +Ferdinando Gonzaga cinquanta ostaggi a +sua scelta. Finalmente a nome del papa +e dell'imperatore veniva accordata un'amplissima +amnistia, tanto a tutti i Fiorentini +senza eccezione per tutto ciò che +potessero avere fatto contro la casa dei +Medici, quanto a tutti i sudditi dell'impero +e della Chiesa che gli avevano serviti +in tempo della guerra, portando le +armi contro i loro abituali signori<a class="tag" id="tag89" href="#note89">[89]</a>. +</p> + +<p> +In conseguenza di questo trattato, che +bentosto si rimase negli archivj, quale monumento +della scandalosa mancanza di +fede dei due sovrani, in nome de' quali +era stato convenuto, tutti gli emigrati +fiorentini ed i commissarj del papa rientrarono +in città. Bartolomeo Valori fece +occupare il 20 di agosto la piazza del +palazzo da quattro compagnie di soldati +corsi; costrinse in appresso la signoria a +scendere sul balcone, e fece suonare la +maggiore campana per adunare il popolo +a parlamento. Appena si trovarono adunati +nella piazza trecento cittadini; taluno +di coloro che voleva andarvi per emettere +<span class="pagenum"><a id="Page_81"></a>[81]</span> +per l'ultima volta un libero suffragio, +venne respinto a colpi di pugnale<a class="tag" id="tag90" href="#note90">[90]</a>. +Salvestro Aldobrandini volgendosi +a questa irrisoria assemblea del popolo, +gli domandò se acconsentiva, «che si +creassero dodici uomini che avessero +essi soli altrettanto d'autorità e di potere, +quanto ne aveva tutt'insieme il popolo +di Firenze.» Tre volte fu rinnovata +questa domanda, e tre volte il popolaccio +ed i fanciulli risposero: <i>Sì! sì! le palle, +le palle!</i> (stemma dei Medici) <i>i Medici! +i Medici!</i> Dopo questo preteso assenso +popolare, furono dal commissario +apostolico nominati dodici signori della +balìa. Questi deposero la signoria, i dieci +della guerra, gli otto della guardia e balìa, +ossiano supremi giudici criminali. +Fecero deporre le armi al popolo, e così +la libertà fiorentina soggiacque per l'ultima +volta. Avanti che spirasse l'autorità +di costoro, lo stesso nome di repubblica +venne annullato<a class="tag" id="tag91" href="#note91">[91]</a>. +</p> +</div> + +<div class="chapter"> +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_83"></a>[83]</span> +</p> + +<h2> +CAPITOLO CXXII. +</h2> + +<div class="blockquote"> +<p> +<i>Violazione della capitolazione di Firenze; +persecuzione di tutti gli amici +della libertà. Regno e morte di Alessandro +de' Medici: successione di Cosimo +I al titolo di duca di Firenze. +Siena, oppressa dagli Spagnuoli, abbraccia +il partito francese: assedio ed +ultima capitolazione di questa città.</i> +</p> + +<p class="center"> +1530 = 1555. +</p> +</div> + +<p> +L'indipendenza dell'Italia, che aveva +cominciato col XII secolo, e che era +stata solennemente riconosciuta in forza +delle vittorie della lega lombarda sopra +Federico Barbarossa, cessò all'epoca del +coronamento dell'imperatore Carlo V a +Bologna, o a quella dell'occupazione +di Firenze fatta da' generali imperiali in +marzo o in agosto del 1530. Prima del +dodicesimo secolo, l'Italia, rammentando +ancora l'antica sua grandezza, sdegnavasi +di essere ridotta in servitù dai vicini popoli. +Credevasi meritevole di miglior sorte; +ma pure ubbidiva. L'Italia faceva prima +parte dell'impero de' Franchi, poi di +quello della Germania. La sua sorte era +<span class="pagenum"><a id="Page_84"></a>[84]</span> +regolata dalle passioni, dalla politica e +dalle vittorie de' popoli d'oltremonti, dei +quali essa non conosceva nemmeno il +linguaggio. Tale tornò ad essere la sua +situazione dal 1530 fino all'età nostra. +</p> + +<p> +La libertà aveva dati all'Italia quattro +secoli di grandezza e di gloria. In quei +quattro secoli fece poche conquiste al di +là de' naturali suoi confini; ma non pertanto +assicurò a' suoi popoli il primo +posto tra le nazioni dell'occidente. L'Italia +mai non esercitò la sua potenza sugli +stati limitrofi in modo di porre in pericolo +la loro indipendenza; divisa in molti +piccoli stati, le era assolutamente interdetta +quest'ambiziosa carriera; ma quella +stessa divisione, che gli toglieva ogni +esterno dominio, aveva moltiplicati i suoi +mezzi e sviluppato lo spirito ed il carattere +in tutte le sue piccole capitali. +In allora gl'Italiani non avevano d'uopo +di conquiste per farsi conoscere come +grande nazione. I Tedeschi, i Francesi, +gl'Inglesi, gli Spagnuoli avevano e privilegj +municipali, e feudatarj, e monarchi +da difendere: soltanto gl'Italiani avevano +una patria, e lo sentivano. Essi avevano +rialzata l'umana natura degenerata, e dando +a tutti gli uomini i diritti che all'uomo +si convengono, e non privilegj, avevano +<span class="pagenum"><a id="Page_85"></a>[85]</span> +essi i primi studiate le teorie de' governi, +e dati agli altri popoli modelli di liberali +instituzioni. Gl'Italiani avevano ridonate +al mondo la filosofia, l'eloquenza, la +storia, la poesia, l'architettura, la scultura, +la pittura, la musica, ed avevano fatti +far rapidi progressi al commercio, all'agricoltura, +alla nautica, alle arti meccaniche; +in una parola erano stati i precettori +dell'Europa. Appena si potrebbe +nominare una scienza, un'arte, una nozione +qualunque, di cui non abbiano +insegnati i principj ai popoli che dopo +gli hanno superati<a class="tag" id="tag92" href="#note92">[92]</a>. Questa universalità +di cognizioni aveva sviluppato il loro +ingegno, il loro gusto, le loro maniere, +e per lungo tempo conservarono quella +civiltà anche dopo perduti tutti gli altri +vantaggi; l'eleganza e la gentilezza sopravvissero +all'antica dignità: ma questa +n'era stato il fondamento, e durò quanto +la libertà italiana. Tale fu la grandezza +della nazione ne' tempi della sua gloria; +<span class="pagenum"><a id="Page_86"></a>[86]</span> +e certo questa grandezza non aveva bisogno +di vittorie per sostenersi. +</p> + +<p> +Avanti il XII secolo alcuni piccoli +principi italiani si credevano indipendenti, +alcuni popoli poco numerosi si credevano +liberi, e forse erano tali. Pure pei soli +duchi di Spoleto o di Benevento, e per +le repubbliche di Amalfi o di Napoli, +non abbiamo creduto di dover cominciare +la storia dell'Italia dalla caduta +dell'impero romano in occidente; e +parimenti non crediamo doverla continuare +dopo la caduta di Firenze, +pei duchi di Toscana o di Parma, e +per le repubbliche di Venezia o di Genova. +</p> + +<p> +In tutto il tempo che gl'Italiani furono +veramente nazione, abbiamo cercato di +raccogliere con iscrupolosa esattezza tutti +i fatti che potevano dipingere il loro carattere, +spiegarne la politica, far conoscere +i motivi delle loro leggi, e risvegliare +ne' loro discendenti istruttive memorie, +o servire di specchio agli altri +popoli liberi. Non abbiamo temuto di +scendere a troppo minute particolarità; +cotali particolarità non sono inutili, +quando giovano a dipingere gli uomini. +Non abbiamo inoltre temuto di mescolare +alla nostra narrazione i principali +<span class="pagenum"><a id="Page_87"></a>[87]</span> +avvenimenti degli altri paesi d'Europa; +perciocchè l'influenza dell'Italia facevasi +sentire sopra tutti, e non poteva intendersi +la politica de' suoi stati senza volgere +di quando in quando lo sguardo +sulla Grecia, la Spagna, l'Ungheria, la +Francia, la Turchia e la Germania. Abbiamo +in appresso veduto l'abbassamento +di quest'influenza italiana sopra le straniere +contrade. Abbiamo veduta l'Italia, +vittima a vicenda della falsa politica dei +suoi capi, della mala fede degli oltremontani, +della ferocia de' soldati mercenarj; +guastata dalle armate, dalla peste +e dalla fame pel corso di trentasette +anni di quasi continue guerre; l'abbiamo +veduta nell'estremo esaurimento. +Siamo finalmente giunti all'epoca in cui +cessò di esistere. Abbiamo osservato per +l'ultima volta un imperatore di Germania +venire in una chiesa italiana per ricevervi +la corona d'oro dalle mani del +papa; e questa cerimonia, diventata futile, +più non si rinnovò dopo Carlo V. Nel +1530 egli aveva cominciato a regnare +pel solo diritto della spada; egli più non +aveva bisogno, per assumere il titolo d'imperatore, +che un rappresentante dell'Italia +sanzionasse la sua inaugurazione con +un'autorità religiosa. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_88"></a>[88]</span> +Da quest'epoca fino all'età nostra, +otto in dieci principi continuarono in +Italia a credersi sovrani, ma senza godere +di veruna indipendenza, senza mai +difendersi colle proprie forze, senza giammai +esercitare sopra gli stranieri quell'influenza +che gli stranieri esercitavano +continuamente sopra di loro. Tre e se +vogliamo ancora quattro repubbliche, +comprendendovi San Marino, continuarono +a respingere dal loro seno il potere +di un solo, ma senza mantenere la loro +libertà, senza conservare verun'ombra nè +della sovranità del popolo, nè della guarenzia +de' diritti e della sicurezza de' cittadini. +D'allora in poi l'Italia altro non +fu che un vasto museo, nel quale trovansi +deposti sotto gli occhi de' curiosi i monumenti +della morte. Più non si ebbe occasione +di chiedere una sola volta a +Vienna, a Madrid, a Parigi, a Londra +cosa vorrebbero, cosa farebbero i principi +ed i popoli d'Italia. I popoli avevano +cessato di avere o di esprimere +una volontà; ed i principi, distruggendo +lo spirito vitale de' loro sudditi, si erano +distrutti essi medesimi. L'Italia snervata +più non parlava che alla memoria; e +che l'interpellava intorno a ciò che aveva +fatto in altri tempi, era certo ch'ella non +si rianimerebbe mai più. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_89"></a>[89]</span> +Non perciò abbandoneremo questi popoli, +co' quali abbiamo, per così dire, vissuto +tanto tempo, senza gettare un'ultima +rapida occhiata sulla sorte che loro era +riservata nella nuova organizzazione. Siccome +ne' sei primi capitoli di quest'opera +abbiamo corso lo spazio di sei secoli, e +ci siamo appagati di fissare nella nostra +memoria alcune date ed alcuni principali +tratti, così speriamo che il nostro lettore +indulgente ci vorrà permettere di concedere +ancora pochi capitoli ai tre ultimi +secoli, affinchè la nostra storia comprenda, +sebbene in differentissime proporzioni, +la prima fanciullezza, la virilità +e la decrepitezza della nazione +italiana. +</p> + +<p> +La Toscana, che per così lungo tempo +era stata la patria della libertà, a sè +richiama i primi nostri sguardi. La storia +di Firenze non sembra totalmente terminata +colla capitolazione di questa città; +finchè i cittadini, che si erano veduti +animati da così ardente patriottismo, +erano ancora vivi, finchè continuavano +a lottare contro l'assoluto potere, la +repubblica fiorentina esisteva tuttavia, almeno +nella loro memoria, e noi dobbiamo +ammirare i loro estremi sforzi. +Essi seppero associare la loro causa a +<span class="pagenum"><a id="Page_90"></a>[90]</span> +quella della libertà di Siena, e la caduta +di quest'ultima repubblica merita altresì +dal canto nostro qualche attenzione. +</p> + +<p> +La repubblica fiorentina venne distrutta +(1530) con forme repubblicane. Per creare +una balìa si convocò un parlamento, e +venne consultata una pretesa assemblea +di tutto il popolo fiorentino. Si era chiesto +a questo popolo di conferire la totalità +del suo potere ai commissarj che +dovevano riordinare la tirannide. Ciò era +un riconoscere la sovranità del popolo, +nell'istante medesimo in cui il popolo +rinunciava per sempre a tale sovranità. +Ma il parlamento fiorentino che creò la +balìa del 1530 doveva essere l'ultimo; +ed infatti fu in appresso ordinato di +spezzare la campana che serviva ad adunarlo, +onde più servire non potesse dinnanzi +a tale uso<a class="tag" id="tag93" href="#note93">[93]</a>. +</p> + +<p> +Firenze fu per parecchj mesi governata +in proprio nome dalla sola balìa, +e non già a nome del papa o de' Medici. +Ma era Clemente VII che aveva così +voluto, affinchè i suoi commissarj, che +in ogni cosa operavano soltanto dietro i +<span class="pagenum"><a id="Page_91"></a>[91]</span> +suoi ordini e che aspettavano da Roma +la decisione di tutti gli affari, non si +credessero legati dalla capitolazione sottoscritta +a nome suo da Bartolomeo +Valori. Il papa e l'imperatore avevano +promesso a Firenze libertà ed amnistia; +ma Clemente pretendeva che se la repubblica +voleva ella medesima mutare le sue +leggi, e castigare i suoi cittadini, non +poteva esserne impedita dalla capitolazione. +Ed affinchè la balìa sembrasse ancora +meglio rappresentare la repubblica, il +papa volle che fosse formata da un corpo +più numeroso, depositario della sovranità; +perciò nel mese di ottobre fu eletta una +seconda balìa di cento cinquanta individui, +tra i quali trovavansi tutti i capi +di quella parte dell'aristocrazia che si +era mostrata affezionata a' Medici<a class="tag" id="tag94" href="#note94">[94]</a>. +</p> + +<p> +Allora cominciarono le vendette del +papa e de' suoi partigiani. I più riputati +membri dell'antico governo vennero assoggettati +ad una rigorosa tortura; indi +furono condannati a perdere la testa il +Carducci, per lo addietro gonfaloniere, Bernardo +di Castiglione, ed altri quattro di +que' venerandi magistrati<a class="tag" id="tag95" href="#note95">[95]</a>. L'altro gonfaloniere, +<span class="pagenum"><a id="Page_92"></a>[92]</span> +Raffaele Girolami, ottenne grazia +della vita per l'intercessione di Ferdinando +Gonzaga, ma venne chiuso nella +cittadella di Pisa, ove poco dopo morì +di veleno<a class="tag" id="tag96" href="#note96">[96]</a>. Il predicatore Benedetto +da Fojano fu dato nelle mani del papa, +e tradotto a Roma. Clemente, nell'atto +di farlo imprigionare in castel sant'Angelo, +ordinò che ogni giorno gli si +diminuisse la razione di acqua e di +pane, e con tal mezzo lo fece lentamente +morire di fame. Frate Zaccaria, +ch'era egualmente cercato, trovò modo +di fuggire travestito da contadino. Riparossi +a Ferrara, poi a Venezia, ed +all'ultimo morì a Perugia, dov'erasi +recato per gittarsi ai piedi di Clemente VII +ed implorare perdono<a class="tag" id="tag97" href="#note97">[97]</a>. Una ventina di +coloro che si credevano più compromessi +si sottrassero al supplicio colla fuga. Infatti +furono condannati a morte in contumacia, +e confiscati vennero i loro beni. Cento +cinquanta cittadini all'incirca furono +relegati per tre anni in determinati luoghi, +e d'ordinario a grandissima distanza dalla +<span class="pagenum"><a id="Page_93"></a>[93]</span> +loro patria e dai loro affari; ma il nuovo +governo, che invece di colpire tutti ad +un tratto i suoi nemici diventava più +severo di mano in mano che si andava +rassodando nella sua autorità, desiderò bentosto +un'occasione di condannare quei medesimi +esiliati come ribelli, e di confiscarne i +beni. Poichè que' miseri si furono conformati +alla loro condanna con gravissimo +dispendio, la balìa, passati i tre anni, li +relegò in un altro esilio più incomodo +del primo, e costrinse in tal guisa +la maggior parte di loro a disubbidire<a class="tag" id="tag98" href="#note98">[98]</a>. +</p> + +<p> +Pareva che la repubblica esistesse ancora; +un corpo aristocratico assai numeroso +sembrava investito della sovranità; +il papa, che non aveva voluto mandare +a Firenze niuno della sua famiglia, e +che fingeva di non esercitarvi la più assoluta +autorità, onde non essere risponsabile +de' supplicj che ordinava, lasciava +agire Bartolomeo Valori, lo storico +Francesco Guicciardini, Francesco Vettori +e Roberto Acciajuoli. Questi parevano +<span class="pagenum"><a id="Page_94"></a>[94]</span> +i capi della repubblica, e questi +versarono il sangue e confiscarono le +sostanze de' più virtuosi cittadini; questi +condannarono a perpetuo esilio coloro +che mostravano di risparmiare; questi con +arbitrarie tasse ruinarono tutti coloro +ch'eransi fatti conoscere affezionati alla +libertà; questi fecero restituire senza verun +compenso tutti i beni patrimoniali +o ecclesiastici venduti d'ordine della giustizia; +questi fecero disarmare il popolo, +promulgando le più severe pene +contro qualunque ritenesse armi, e questi +finalmente furono coloro che per conservare +la propria autorità col terrore, +assoldarono due mila de' Landsknecht che +avevano assediata Firenze<a class="tag" id="tag99" href="#note99">[99]</a>. +</p> + +<p> +Ma Clemente VII che riponeva ogni +fiducia nello zelo de' capi di partito per +vendicarsi, non ignorava che non sarebbero +poi egualmente proclivi ad eseguire +i suoi ulteriori progetti, ed a mutare +la costituzione della loro patria, per +farne un'assoluta sovranità a favore di +uno de' suoi nipoti. Aveva perciò mandato +Alessandro de' Medici in Germania +<span class="pagenum"><a id="Page_95"></a>[95]</span> +ed in Fiandra alla corte di Carlo V, per +sollecitare l'imperatore a regolare il governo +di Firenze a norma delle facoltà +conferitegli dalla capitolazione. Sebbene +l'imperatore avesse promessa ad Alessandro +la sua figlia naturale, era ben +lontano dal corrispondere all'impazienza +del papa. Aveva non solo lasciati decorrere +i quattro mesi fissati dalla capitolazione, +ma quasi un anno intero, prima +di rimandare a Firenze Alessandro dei +Medici, che di già portava il titolo di +duca di Cività di Penna. Questo giovane +signore fece il suo ingresso soltanto +il 5 di luglio del 1531; e nel susseguente +giorno Giovan Antonio Mussetola, ambasciatore +di Carlo V, comunicò alla signoria +ed alla balìa il decreto sottoscritto +dall'imperatore in Augusta il 21 ottobre +del precedente anno, col quale rimetteva +i Fiorentini nel possedimento degli antichi +loro privilegj, a condizione che riconoscerebbero +per capo della repubblica +Alessandro de' Medici, e dopo di lui i +suoi figliuoli, ed in loro mancanza il +più attempato degli altri Medici, e ciò +a perpetuità, e per ordine di primogenitura<a class="tag" id="tag100" href="#note100">[100]</a>. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_96"></a>[96]</span> +</p> + +<p> +Sembrava che il decreto d'Augusta non +sovvertisse interamente lo stato; perciocchè +apparentemente esso conservava tuttavia +la libertà e la riforma repubblicana. Il +decreto imperiale non accordava alla casa +de' Medici che le prerogative di cui godeva +avanti il 1527, trasmutandole in diritti, ed +assicurava al duca Alessandro ventimila +fiorini d'oro di pensione, invece di lasciare +in di lui arbitrio tutte le entrate dello +stato. Ma Clemente VII non si accontentava +di questa limitata autorità, e non +erano del tutto tranquilli coloro che lo +avevano servito nelle sue vendette. Sapevano +costoro di essere l'oggetto dell'odio, +non già di una fazione, ma di +tutti i proprj concittadini, e temevano di +essere di bel nuovo cacciati da Firenze +alla morte del papa, o quando accadesse +la prima rivoluzione d'Italia. Il Guicciardini, +interpellato da Clemente VII, +rispose non essere possibile che il governo +acquistasse veruna popolarità; che +altro mezzo non gli rimaneva per minorare +l'odio pubblico che quello di darsi +dei compagni; che doveva meno pensare +<span class="pagenum"><a id="Page_97"></a>[97]</span> +a formarsi de' partigiani fra gli uomini +ricchi e versati negli affari, che a +comprometterli con tutto il popolo, affinchè, +come il governo medesimo, e +come quelli che avevano tenute le di lui +stesse direzioni, costoro ancora si persuadessero +non esservi per loro salvezza che +nel mantenimento della casa de' Medici. +Dietro questi principj si apparecchiò una +nuova rivoluzione<a class="tag" id="tag101" href="#note101">[101]</a>. +</p> + +<p> +Il papa, disponendo ed ordinando ogni +cosa, volle ancora che i cittadini fiorentini +che di que' tempi governavano, +si addossassero soli la responsabilità del +nuovo cambiamento. Mandò il suo piano +bello e fatto da Roma, ma ne commise +l'esecuzione a Bartolomeo Valori, al +Guicciardini, a Francesco Vettori, a Filippo +de' Nerli ed a Filippo Strozzi. Non +ignorando quest'ultimo di essere l'oggetto +della diffidenza e del segreto odio +di Clemente VII, cercava di ricuperare +la di lui grazia, eseguendo i di lui voleri +con maggiore zelo che tutti gli altri<a class="tag" id="tag102" href="#note102">[102]</a>. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_98"></a>[98]</span> +</p> + +<p> +Questi confidenti del papa forzarono +in certo qual modo la balìa ad ordinare, +il 4 aprile del 1532, la creazione di un +comitato di dodici cittadini incaricati della +riformagione del governo <i>dello stato</i> e <i>della +città</i> di Firenze; <i>dello stato</i> e <i>della città</i> +dissero, conciossiachè d'allora in poi si +cessò di pronunciare il nome di <i>repubblica</i>. +Fu accordato loro il termine di un mese +per terminare questo lavoro; ma perchè +tutto era stato preventivamente apparecchiato +dal papa, questi commissarj furono +a portata di pubblicarlo ancora più +presto<a class="tag" id="tag103" href="#note103">[103]</a>. +</p> + +<p> +La nuova costituzione venne pubblicata +il 27 di aprile del 1532. Questa sopprimeva +il gonfaloniere di giustizia e la +signoria, e vietava per sempre il ristabilimento +di tale magistratura, ch'erasi +con tanta gloria mantenuta dugento cinquant'anni. +Dichiarava Alessandro dei +Medici capo e principe dello stato, col +titolo di doge, ossia duca della repubblica +fiorentina, trasmissibile a perpetuità +ai suoi discendenti per ordine di +primogenitura, e stabiliva due consiglj +vitalizj per dividere con lui le cure del +<span class="pagenum"><a id="Page_99"></a>[99]</span> +governo. Uno, chiamato i dugento, comprendeva +tutti gli attuali membri della +grande balìa e quasi un centinajo d'altre +persone, delle quali Alessandro si era +riservata la nomina; l'altro, detto il senato, +doveva essere composto di quarantotto +membri scelti fra i dugento dell'altro +consiglio, che avessero oltrepassati i +trentasei anni. Quattro consiglieri eletti +ogni tre mesi, ogni volta da un quarto +del senato, dovevano tener luogo della +signoria nelle onorifiche sue funzioni; +il gonfaloniere o per meglio dire tutta +la repubblica dovea venire rappresentata +dal doge o dal suo luogotenente. Il doge solo +od il suo luogotenente, potevano proporre +progetti alla deliberazione dei consiglj, +e niun progetto poteva avere forza di +legge senza il loro formale assentimento; +i nuovi consiglj non diedero un solo +esempio di una proposizione del principe, +che non fosse con servile sollecitudine +sanzionata<a class="tag" id="tag104" href="#note104">[104]</a>. +</p> + +<p> +Alessandro de' Medici fu tale quale +doveva essere un principe posto sul trono +<span class="pagenum"><a id="Page_100"></a>[100]</span> +da straniere armate, contro il voto di +tutti i suoi concittadini, dopo una guerra +che aveva affatto ruinata ed umiliata la +sua patria. Diffidando di tutti, e sforzandosi +di ottenere col terrore ciò che +sperare non poteva dall'amore, si circondò +di stranieri soldati, capitano dei +quali creò Alessandro Vitelli di Città +di Castello, perchè lo conosceva irritato +contro i Fiorentini e lo stato popolare, +che aveva fatto morire il di lui padre +Paolo Vitelli. Afforzò in riva all'Arno +un bastione che poteva servirgli di rifugio +in caso d'insurrezione popolare; +ma non credendosi con ciò abbastanza +sicuro, il 1.º giugno del 1534, fece +porre i fondamenti di una fortezza nel +luogo in cui trovavasi la porta di Faenza, +e vi fece lavorare con tanta attività che +prima che terminasse l'anno fu messa in +istato di difesa. Alessandro assecondò vigorosamente +la disposizione data dai commissarj +per disarmare i cittadini, e pronunciava +la pena di morte e la confisca +dei beni contro coloro nelle di cui +case si trovavano armi: nello stesso tempo +aveva formata una milizia di sudditi +della repubblica, armandola ed accordandole +privilegj, onde tenere in dovere +<span class="pagenum"><a id="Page_101"></a>[101]</span> +gli antichi sovrani col timore de' loro +antichi vassalli<a class="tag" id="tag105" href="#note105">[105]</a>. +</p> + +<p> +I soldati d'Alessandro tutto credevano +permesso al loro libertinaggio ed all'avarizia +loro; e non eravi oltraggio, pel quale +i cittadini chiedessero giustizia, che venisse +mai punito in verun militare, nè in +veruno ufficiale o servitore della casa del +duca. Pareva che questi mirasse continuamente +ad umiliare i suoi compatriotti, +paragonandoli sempre agli stranieri. Aveva +successivamente offesi quasi tutti coloro +che gli si erano mostrati più affezionati; +i capi di quelle grandi famiglie che avevano +diretta la fazione de' Medici, e che +in tempo dell'assedio avevano portate le +armi contro la loro patria, di bel nuovo +abbandonata avevano quella patria, dove +più non potevano vivere sotto il tiranno +ch'essi medesimi le avevano dato. Francesco +Guicciardini, che Clemente VII aveva +nominato governatore di Bologna, non +provava ancora il dolore di ubbidire dove +aveva comandato; ma Bartolomeo Valori, +sebbene governatore della Romagna +<span class="pagenum"><a id="Page_102"></a>[102]</span> +a nome del papa, non si poteva dar +pace della parte avuta nella rivoluzione, e +della schiavitù in cui egli medesimo erasi +ridotto. Filippo Strozzi, malgrado tutti i +suoi sforzi per guadagnarsi la benevolenza +del duca, lo sapeva geloso delle +smoderate sue ricchezze, e sempre apparecchiato +ad offenderlo; perciò in occasione +del matrimonio di Catarina dei +Medici col duca d'Orleans, nel 1533, +recossi alla corte di Francia, e nel susseguente +anno vi chiamò pure la sua +numerosa famiglia. Tutti i cardinali fiorentini, +che in allora erano quattro, si +erano uniti ai nemici di Alessandro; ma +di tutti il più caldo era Ippolito de' Medici, +di lui cugino, il quale risguardandosi +come più onoratamente nato di Alessandro, +e di età maggiore, non sapeva +darsi pace che si fossero concesse ad un +bastardo d'incerto padre e di madre infame +quelle prerogative di cui aveva +egli stesso goduto alcun tempo, ed alle +quali sapevasi pure chiamato dall'amore +de' suoi concittadini<a class="tag" id="tag106" href="#note106">[106]</a>. +</p> + +<p> +Infatti la stessa madre di Alessandro +non sapeva se fosse figliuolo di Lorenzo +<span class="pagenum"><a id="Page_103"></a>[103]</span> +duca d'Urbino, di Clemente VII, o di +un mulattiere. Nel primo caso sarebbe +stato fratello germano di Catarina dei +Medici, unica figliuola di Lorenzo e di +Maddalena della Torre d'Alvergna, cui +Clemente VII aveva procurato un collocamento +al di là delle sue speranze. +Clemente, incerto nella sua politica ed +instabile nelle sue alleanze, si era ravvicinato +alla Francia; era stato a Nizza +per abboccarsi con Francesco I; era di +là passato a Marsiglia; ed all'ultimo aveva +maritata Catarina, il 27 ottobre del 1533, +con Enrico d'Orleans, secondogenito di +Francesco I, cui quest'Enrico successe +nel trono di Francia<a class="tag" id="tag107" href="#note107">[107]</a>. La pace durava +tuttavia tra Francesco e Carlo V; e +Clemente VII, alleandosi colla Francia, +non si era perciò dichiarato contro +l'imperatore, dal quale conoscevasi dipendente: +il matrimonio del suo prediletto +Alessandro colla figlia naturale di +Carlo V, sebbene da gran tempo convenuto, +non si eseguiva ancora a motivo +della tenera età di Margarita d'Austria, +ed il papa non voleva esporsi a farlo +rompere: sapeva che Alessandro non +<span class="pagenum"><a id="Page_104"></a>[104]</span> +troverebbe verun appoggio in Catarina, +che lo detestava come tutti i suoi parenti; +ma più Alessandro aveva nemici +e più Clemente VII gli si affezionava: +rallegravasi vedendo questo giovane esercitare +le proprie vendette, lo dirigeva, +approvava tutti gli atti del governo di lui, +e lo copriva col manto di una protezione +che sapeva dovergli in breve mancare, +perciocchè in giugno del 1534 +Clemente VII era stato sorpreso da lenta +febbre, della quale morì il 25 di settembre +dello stesso anno, lasciando il suo protetto +esposto agli attacchi de' molti nemici +che s'era procacciati<a class="tag" id="tag108" href="#note108">[108]</a>. +</p> + +<p> +Da principio Clemente VII aveva avuto +intenzione di far continuare ogni sei mesi +le liste di proscrizione in occasione che +si rinnovava il tribunale degli otto di balìa, +e ne fu soltanto impedito dalle grida che +contro di lui s'innalzarono in tutta l'Europa<a class="tag" id="tag109" href="#note109">[109]</a>. +Pure infinito era di già il numero +degli esiliati e degli emigrati fiorentini; e +quando Clemente intimò al duca di Ferrara +di cacciarli da' suoi stati, eransene +<span class="pagenum"><a id="Page_105"></a>[105]</span> +trovati in quella sola provincia più di +trecento<a class="tag" id="tag110" href="#note110">[110]</a>. Il loro partito si fece ancora +più formidabile dopo la morte del +papa. Paolo III, della casa Farnese, che +gli successe, favoreggiava tutti i nemici +di Clemente e della memoria di lui; e con +ciò aveva incoraggiati i cardinali fiorentini +a dichiararsi più scopertamente. +</p> + +<p> +Il cardinale Ippolito de' Medici aspirava +alla gloria di restituire la libertà +alla sua patria. Gli Strozzi, ch'erano i +più ricchi privati d'Europa, i Valori, +i Ridolfi, i Salviati, che nell'ultima guerra +si erano dichiarati tutti per la fazione dei +Medici, eransi adunati in Roma per +trovare i mezzi di rovesciare il tiranno. +Tutti gli altri fuorusciti, avendoli raggiunti, +vennero formando fra di loro +una specie di governo, e spedirono in +Ispagna all'imperatore tre de' principali +cittadini di Firenze, per impetrare che +privasse della sua protezione un principe, +la di cui crudeltà, dissolutezza e perfidia +non potevano paragonarsi che a quelle +di un Falaride o di quei pochi altri +famosi mostri dell'antichità, e per riclamare +l'osservanza della capitolazione +di Firenze<a class="tag" id="tag111" href="#note111">[111]</a>. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_106"></a>[106]</span> +</p> + +<p> +Carlo V, maravigliato delle orribili +ingiustizie, delle atroci crudeltà, degli +assassinj, degl'imprigionamenti infiniti +che udiva imputarsi ad Alessandro, promise +di esaminare la di lui condotta, +quand'egli stesso tornerebbe dalla sua +spedizione di Tunisi. Infatti, mentre riposavasi +in Napoli dalle fatiche sostenute +in quell'impresa, gli emigrati fiorentini +gli deputarono il cardinale Ippolito dei +Medici per terminare d'illuminarlo intorno +alla condotta di Alessandro; ma +Alessandro aveva prese le opportune misure +per disfarsi del suo antagonista. Il +cardinale giunto ad Itri, in sulla strada da +Roma a Napoli, fu avvelenato il giorno +10 d'agosto dal suo coppiere, e morì +dopo tredici ore di atroci tormenti. Morirono +all'indomani, vittime dello stesso +veleno, Dante di Castiglione e Berlinghiero +Berlinghieri che lo accompagnavano: +ma il duca non riuscì a fare assassinare +Filippo Strozzi, sebbene lo avesse +più volte tentato, e furono egualmente +scoperte le insidie che tendeva agli altri +suoi nemici<a class="tag" id="tag112" href="#note112">[112]</a>. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_107"></a>[107]</span> +</p> + +<p> +La morte d'Ippolito, liberando Alessandro +dal suo più formidabile nemico, +aggiugneva non pertanto una nuova macchia +alla sua riputazione. Infami erano +i suoi costumi, viziose tutte le sue abitudini; +e perchè aveva riempita tutta +l'Europa dei suoi nemici, i suoi delitti +venivano dovunque predicati. Gli era stata +promessa la figlia dell'imperatore; ma +essa non gli era per anco stata data, e +dacchè il suo parentado non era più +un'arra dell'alleanza della Chiesa, poteva +temere che Carlo V non cogliesse +con piacere un plausibile pretesto di +rompere i progettati sponsali, e per disporre +del suo stato a favore di un altro. +Ma Carlo nudriva un inveterato odio +contro le repubbliche, e contro le pretese +dei popoli alla libertà; diffidava principalmente +dei Fiorentini che sapeva da +tanto tempo attaccati alla Francia, colla +quale stava per ricominciare la guerra; +ed Alessandro, fidato a questa parzialità, +passò a Napoli, per perorare personalmente +la sua causa alla corte dell'imperatore<a class="tag" id="tag113" href="#note113">[113]</a>. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_108"></a>[108]</span> +</p> + +<p> +Il duca aveva saputo riguadagnare al +suo partito Bartolomeo Valori, che seco +condusse a Napoli, come pure Francesco +Guicciardini, Roberto Acciajuoli +e Matteo Strozzi. Anche gli emigrati +si erano nello stesso tempo recati a Napoli, +e tra gli altri vi si trovavano Filippo +Strozzi co' suoi figliuoli, i cardinali +Salviati e Ridolfi, ed i loro fratelli, tutti +prossimi parenti di coloro che tenevano +le parti del duca. La città e la corte +erano pieni di Fiorentini de' due partiti, +e quelli che stavano per la libertà della +loro patria sembravano favorevolmente +accolti dai ministri dell'imperatore. Furono +invitati a presentare in iscritto le +loro accuse, e Filippo Parenti, e dopo +di lui lo storico Jacopo Nardi, lo fecero +con molta forza, dando circostanziate +prove de' varj delitti di Alessandro, e +delle spaventose estorsioni colle quali +ruinava la Toscana. Francesco Guicciardini +prese a confutare queste scritture +articolo per articolo, ed accrebbe in tal +guisa verso di sè medesimo l'odio popolare, +cui di già si lagnava di vedersi +esposto. Finalmente l'imperatore pronunciò +<span class="pagenum"><a id="Page_109"></a>[109]</span> +in febbrajo del 1536 la sentenza che +gli veniva chiesta. Tutti gli esiliati ed +emigrati fiorentini dovevano, secondo +il suo rescritto, essere richiamati in patria, +rimessi nel possedimento de' loro +beni, e guarentiti nelle persone; ma non +si dava verun provvedimento intorno alla +costituzione dello stato, nè si accordava +al popolo verun privilegio<a class="tag" id="tag114" href="#note114">[114]</a>. +</p> + +<p> +In allora tutti gli emigrati fiorentini, +sebbene molti sentissero di già il peso per +sua guarenzia della miseria, si riunirono +per ricusare un compromesso che tendeva +soltanto a salvare le loro persone, e sagrificava +la patria loro. La loro risposta, una +delle più nobili che si conservino negli +archivj della diplomazia, cominciava con +queste parole: «Non siamo qui venuti +per chiedere alla imperiale maestà +sotto quali condizioni dobbiamo servire +il duca Alessandro, nè per ottenere il +di lui perdono, dopo avere volontariamente, +con giustizia, e secondo il dover +nostro, lavorato per mantenere o +ricuperare la libertà della nostra patria. +<span class="pagenum"><a id="Page_110"></a>[110]</span> +Non l'abbiamo invocata per ritornare +schiavi in una città, dalla quale siamo +usciti poc'anzi liberi, nè per riavere +i nostri beni. Ma siamo ricorsi all'imperiale +maestà, affidati alla di lei bontà +e giustizia, affinchè si degnasse di +restituirci quell'intera e verace libertà, +che gli agenti e ministri di lei si +obbligarono a conservarci nel trattato +del 1530.... Altra cosa non sappiamo +dunque rispondere al decreto che +ci fu rimesso per parte di sua maestà, +se non che siamo tutti determinati di +vivere e di morire liberi, quali siamo +nati, e che nuovamente supplichiamo +sua maestà di sottrarre questa sventurata +città al giogo crudele che l'opprime....<a class="tag" id="tag115" href="#note115">[115]</a>.» +</p> + +<p> +Francesco Sforza, duca di Milano, era +morto il 24 ottobre del 1535. Suo fratello +naturale, Giovanni Paolo Sforza, +marchese di Caravaggio, che aveva qualche +pretesa alla successione, perchè nelle +investiture vi era stato chiamato in mancanza +della linea legittima, fu avvelenato +mentre passava per Firenze in poste, +<span class="pagenum"><a id="Page_111"></a>[111]</span> +onde recarsi alla corte dell'imperatore; +la di lui morte risolse a favore della +casa d'Austria una lite assai difficile. +Stava per ricominciare tra l'Austria e la +Francia una furiosa guerra: il duca Alessandro +prometteva danaro, e non era +dubbiosa la di lui fedeltà, mentre la repubblica +fiorentina, se fosse stata ripristinata, +non avrebbe tardato ad ascoltare l'antica +sua inclinazione verso la Francia. Carlo +V non fu più incerto tra le due parti: il +28 di febbraio maritò sua figlia naturale, +Margarita d'Austria, al duca Alessandro, +ed in contraccambio ricevette da lui una +ragguardevole somma di danaro; e rimandandolo +più potente, che prima non era, +ne' suoi stati. Il matrimonio d'Alessandro, +fu per la seconda volta festeggiato in +Firenze il 13 giugno del 1536<a class="tag" id="tag116" href="#note116">[116]</a>. +</p> + +<p> +Erano pochi mesi passati dopo la celebrazione +di questo matrimonio, ed Alessandro +era vissuto nelle abituali sue +dissolutezze, portando alternativamente +il libertinaggio ed il disonore ne' conventi +<span class="pagenum"><a id="Page_112"></a>[112]</span> +e nelle più nobili case di Firenze, quando +fu assassinato il 6 di gennajo del 1537, +da un uomo che aveva saputo guadagnarsi +la sua confidenza. Era costui Lorenzino +de' Medici, suo cugino, primogenito +del ramo cadetto di questa casa, +e quegli stesso che il rescritto imperiale +chiamava successore di Alessandro, qualora +questi mancasse senza figli. Lorenzino, +assai più stimato pel suo raro ingegno +e pel suo gusto pelle lettere che pei +suoi costumi o pel suo carattere, era +vissuto ne' piaceri, ed aveva servito da +vile adulatore il duca Alessandro ne' di lui +impudici amori. Lo aveva ajutato a sedurre +parecchie nobili donne, e spesso +prestava la propria casa attigua a quella +del duca, in <i>Via larga</i>, pel loro abboccamento. +Gli promise di condurgli la +consorte stessa di Lionardo Ginori, sorella +di sua propria madre, ma di questa +assai più giovane. La bellezza della dama +aveva già da lungo tempo ferito il duca, +fin allora respinto dalle di lei virtù. Dopo +cena lo stesso giorno dell'Epifania, in +cui comincia il carnovale, Lorenzino +avvisò il duca, che, se voleva trovarsi in +sua casa affatto solo, e mantenendo il +più profondo segreto, vi troverebbe sua +zia Catarina Ginori. Alessandro accettò +<span class="pagenum"><a id="Page_113"></a>[113]</span> +l'abboccamento, allontanò tutte le sue +guardie, si tolse di vista a tutti coloro +che potevano osservarlo, ed entrò senza +che veruno lo vedesse nella casa di Lorenzino. +Trovavasi affaticato, e voleva +riposare; ma prima di gettarsi sul letto, +si discinse la spada, e Lorenzino prendendola +dalle sue mani per attaccarla +alla spalliera del letto, fece passare il +cinturone intorno all'elsa in maniera +che non fosse facile il poterla sguainare. +Uscì in appresso, dicendogli di riposarsi +intanto ch'egli andava in cerca +della zia, e lo chiuse sotto chiave. Tornò +un istante dopo con un sicario, chiamato +per soprannome Scoronconcolo, ch'egli +aveva preventivamente appostato, dicendogli +di volersi servire di lui per disfarsi +di un ragguardevole personaggio di corte, +che non nominò; conciossiachè Lorenzino +era giunto fino all'estremo momento dell'esecuzione +senza manifestare a veruno il +proprio segreto. +</p> + +<p> +Entrando pel primo nella camera, Lorenzino +disse al duca: <i>Signore, dormite?</i> +e nello stesso tempo lo passò da banda +a banda con una spada corta che teneva +in mano. Alessandro, quantunque mortalmente +ferito, tentò di lottare contro +il suo uccisore; ma Lorenzino, per impedirgli +<span class="pagenum"><a id="Page_114"></a>[114]</span> +di gridare, nell'atto di dirgli, <i>signore, +non abbiate paura</i>, gli cacciò +due dita in bocca. Alessandro lo morse +con quanto aveva di forza, rotolandosi +sul letto con Lorenzino, che teneva strettamente +abbracciato. Scoronconcolo, non +potendo ferire l'uno senza pericolo di +ferire anche l'altro, cercava di giugnere +Alessandro tra le gambe di Lorenzino, +mentre si dibattevano; ma tutti i suoi +colpi si perdevano ne' materassi. All'ultimo +si ricordò di avere un coltello in tasca, +e cacciandolo nella gola del duca, lo +uccise<a class="tag" id="tag117" href="#note117">[117]</a>. +</p> + +<p> +Lorenzino era ben sicuro che per +quanto si gridasse nel suo appartamento, +niuno si accosterebbe a chiederne la cagione, +essendo i suoi servitori a ciò accostumati. +Niuno sapeva il suo segreto; egli +aveva più ore di vantaggio, nelle quali +non sarebbe da chicchessia fatta inchiesta +del duca, nè avvertita la di lui mancanza; +ora d'altro più non si trattava che di raccogliere +i frutti della congiura da lui +<span class="pagenum"><a id="Page_115"></a>[115]</span> +condotta a fine con tanta destrezza e +così segretamente. Ma Lorenzino colla +precedente sua vita aveva eccitata la +diffidenza di tutte le persone dabbene; +non aveva amici cui chiedere consiglio +o assistenza; non aveva partigiani; non +aveva mai dato indizio di quello zelo di +libertà che affettò in appresso, e che +forse non era che un mascherato eroismo. +Sebbene fosse il primo de' Medici nella +linea della successione, niuno a lui pensava, +o perchè non dubitavasi che Alessandro, +giovane vigoroso e di fresco ammogliato, +non dovesse aver prole, o perchè +non risguardavasi lo stato monarchico +come abbastanza solidamente stabilito per +supporre che la successione fosse per passare +in un ramo lontano. Egli era agitato +dall'azione commessa, dal timore di Scoronconcolo +suo complice, e forse ancora +dal dolore cagionatogli dalla sua mano +violentemente morsicata da Alessandro. +Altronde egli suppose distrutto il presente +governo dalla morte del tiranno, il quale +non aveva figliuoli, nè fratelli pronti a +succedergli; egli stesso era il più prossimo +erede, e non poteva nemmeno prevedere +a qual persona il partito de' Medici +potesse deferire l'autorità monarchica. +Ad altro adunque più non pensò +<span class="pagenum"><a id="Page_116"></a>[116]</span> +che a porsi egli stesso in salvo pei primi +momenti di effervescenza, ed a riunire +gli emigrati che dovevano raccogliere il +frutto del suo ardire. Chiuse la porta +della sua camera, e ne portò seco la +chiave; poi, facendosi dare un ordine +perchè gli si aprissero le porte della città +e gli si somministrassero cavalli di posta, +sotto pretesto che aveva avuto avviso +della malattia di suo fratello in villa, +partì subito alla volta di Bologna, e di +là per Venezia con Scoronconcolo<a class="tag" id="tag118" href="#note118">[118]</a>. +</p> + +<p> +Lorenzino raccontò a Salvestro Aldobrandini +a Bologna, ed a Filippo Strozzi +a Venezia, d'avere dato morte al tiranno. +Il primo non volle credergli, l'altro rimase +lungamente incerto, ed all'ultimo, +dandogli fede, lo chiamò il Bruto di Firenze, +e gli promise che i due suoi figliuoli +sposerebbero le due sorelle di Lorenzino. +<span class="pagenum"><a id="Page_117"></a>[117]</span> +Ad ogni modo la dissimulazione +del nuovo Bruto, che venne in allora +celebrato dai poeti e dagli oratori di tutta +l'Italia, non ebbe i felici risultamenti di +quella del primo. Il senato, ch'era stato +creato per secondare Alessandro, non +aveva verun motivo di essere contento +del governo del duca; ma quanto più +violenta e crudele era stata la rivoluzione +che lo aveva stabilito, tanto più coloro che +vi avevano contribuito temevano il ritorno +e le vendette degli emigrati. Il +cardinale Cibo, principale ministro d'Alessandro, +fu il primo ad essere informato +che il duca non si trovava nel +suo appartamento, che quella notte non +si era veduto tornare, e che non sapevasi +dove si trovasse. La subita partenza +di Lorenzino, della quale ebbe poco +dopo notizia, gli fece sospettare l'accaduto; +ma sebbene il popolo fosse disarmato +e spaventato dalla fortezza eretta +dal duca, nutriva tanto odio verso i Medici +e verso tutti i loto agenti, che si +doveva temere una sollevazione nell'istante +che sarebbe pubblicata la morte +del duca. Il cardinale Cibo fece dire a +tutti i cortigiani che venivano a palazzo, +che il duca riposava ancora, perchè +aveva vegliato tutta la notte. Nello stesso +<span class="pagenum"><a id="Page_118"></a>[118]</span> +tempo mandò un corriere ad Alessandro +Vitelli, comandante della guardia, per +affrettarlo a tornare all'istante con tutti +i soldati che potrebbe adunare, perciocchè +Lorenzino aveva scelta per l'esecuzione +del suo progetto la circostanza in +cui il Vitelli erasi recato a città di Castello. +Il Cibo fece pure avvisare tutti i +comandanti di piazza, tutti i capitani d'ordinanza, +di tenersi pronti; e non fu che +nella notte del 7 all'8 gennajo, ch'egli +ebbe coraggio di far aprire col più +profondo segreto l'appartamento di Lorenzino, +ove trovò il duca giacente nel +proprio sangue<a class="tag" id="tag119" href="#note119">[119]</a>. +</p> + +<p> +Lorenzino de' Medici aveva bensì fatto +dare notizia della morte del duca ad alcuni +patriotti fiorentini; ma o questi non l'avevano +creduta, o non avevano osato promulgare +un così pericoloso segreto. Quando +finalmente cominciava questo segreto a +divulgarsi tra il popolo, si vide giugnere +in poste Alessandro Vitelli, il lunedì +mattina, 8 di gennajo, e tutti i luoghi +<span class="pagenum"><a id="Page_119"></a>[119]</span> +forti della città, ed i capi strada principali, +munirsi di soldati e di artiglieria. +La difficoltà di tirare vantaggio +da un avvenimento di cui tutti si rallegravano, +ma di cui veruno non osava +per anco tenersi sicuro, andava di mano +in mano crescendo. Frattanto i quarantotto +senatori si adunarono nel palazzo +de' Medici sotto la presidenza del cardinale +Cibo. Uno di loro, Domenico Canigiani, +propose di deferire la dignità a +Giulio, figlio naturale, ancora nell'infanzia, +di Alessandro; Francesco Guicciardini +propose per capo della repubblica +Cosimo, figlio di Giovanni, l'illustre +capitano delle bande nere. Questo giovinetto, +ignorando ciò che accadeva, +trovavasi in allora nella sua villa di +Trebbio in Mugello, lontana quindici +miglia da Firenze. Ma Palla Rucellai si +oppose sdegnosamente a queste due proposizioni. +Poichè la provvidenza, disse egli, +ci ha liberati da un odioso tiranno, consolidiamo +questa libertà che il cielo ci accorda, +e rendiamo alla repubblica l'antica +sua costituzione: soprattutto non adottiamo +veruna risoluzione, mentre tanti +nobili cittadini esiliati o emigrati, i quali +hanno i medesimi diritti di noi alla sorte +<span class="pagenum"><a id="Page_120"></a>[120]</span> +della patria comune, si trovano lontani<a class="tag" id="tag120" href="#note120">[120]</a>. +</p> + +<p> +La maggior parte de' senatori stavano +per l'opinione del Rucellai, ma tremavano +tuttavia innanzi ai quattro uomini +che avevano avuta la maggiore influenza +nell'ultimo governo; e questi, cioè Francesco +Vettori, il Guicciardini, Roberto +Acciajuoli e Matteo Strozzi, credevano di +non potersi con altro mezzo salvare dall'odio +dei loro concittadini, che innalzando +un nuovo principe in luogo di +quello ch'era perito. Rappresentarono +ai senatori tuttociò che l'oligarchia aveva +a temere dall'indignazione del popolo, +e dalle vendette degli emigrati; e non +potendo condurli ad una più precisa +risoluzione, li persuasero almeno a deferire +per tre giorni piena autorità al +cardinale Cibo, il quale, essendo figliuolo +di una sorella di Leon X, poteva essere +risguardato quale rappresentante della casa +de' Medici, sebbene non fosse fiorentino<a class="tag" id="tag121" href="#note121">[121]</a>. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_121"></a>[121]</span> +</p> + +<p> +Ma questa risoluzione non bastava a +contentare il Guicciardini ed i suoi compagni: +sapevano essi che la fazione repubblicana +teneva dal canto suo segrete adunanze, +pensavano che una più lunga +irrisoluzione poteva ruinare la loro fazione, +e tennero di notte un segreto comitato, +cui furono presenti, oltre i quattro capi +del partito, il cardinale Cibo, Alessandro +Vitelli, comandante della guardia, ed il +giovane Cosimo de' Medici, che sollecitamente +era giunto da Trebbio per cogliere +l'occasione che gli veniva dalla +fortuna offerta. Convennero di adunare +nuovamente all'indomani mattina il senato, +e di persuaderlo ad eleggere Cosimo +de' Medici non in qualità di duca, +ma come capo e governatore della repubblica +fiorentina, con limitati poteri, +adoperando, ove il bisogno lo richiedesse, +la forza per affrettare la risoluzione +de' senatori. Infatti, mentre questi, il +martedì 9 di gennajo del 1537, tenevansi +ancora titubanti di accettare e sanzionare +le condizioni che Francesco Guicciardini +aveva scritte, Alessandro Vitelli, +che aveva fatta empire tutta la strada di +<span class="pagenum"><a id="Page_122"></a>[122]</span> +soldati, fece risuonare le grida di <i>viva il +duca ed i Medici!</i> e avvisò i senatori di +affrettarsi, perchè più non si potevano contenere +i soldati. In tal guisa si risolse in +senato l'elezione di Cosimo I con grande +maggiorità di voti<a class="tag" id="tag122" href="#note122">[122]</a>. +</p> + +<p> +Cosimo de' Medici, figliuolo di Giovanni, +che era egli medesimo pronipote +di Lorenzo, fratello del vecchio Cosimo, +aveva concetto di lentezza e di timidità. +Il Guicciardini, che aveva avuta la principale +parte nell'elezione di lui, tenevasi +sicuro di governare questo giovane privo +di esperienza, e che supponeva non avere +inclinazione che per la caccia e per la +pesca. Aveva fatto ristringere a dodici mila +scudi il trattamento annuale del duca, +mentre credevasi diventato egli stesso il +vero sovrano di Firenze. Ma niun giovane +più di Cosimo de' Medici seppe ingannare +l'universale aspettazione: sotto il suo contegno +taciturno e riservato nascondeva +la più sospettosa gelosia del potere, la +più smisurata ambizione, la più profonda +dissimulazione; colui che tutti speravano +<span class="pagenum"><a id="Page_123"></a>[123]</span> +di governare, non ebbe confidenti, e +non volle ricevere consiglj da veruno<a class="tag" id="tag123" href="#note123">[123]</a>. +</p> + +<p> +I tre cardinali fiorentini, Salviati, Ridolfi +e Gaddi, quand'ebbero avviso di +quest'elezione, partirono subito da Roma +alla volta di Firenze con due mila uomini +di truppe levate a loro spese. Bartolomeo +Valori, che aveva abbandonato +il duca Alessandro nel suo ritorno da +Napoli, e che dopo tale epoca erasi associato +agli emigrati, accompagnò i cardinali +con moltissimi fuorusciti. Dal canto +suo Filippo Strozzi erasi da Venezia recato +a Bologna, e vi assoldava truppe. +Il più piccolo attacco poteva bastare a +rovesciare il nuovo governo; ma perchè +i figliuoli dello Strozzi avevano preso servizio +in Francia, e perchè gli emigrati +speravano di già ajuti da questa corona, +i generali dell'imperatore si affrettarono +di dare assistenza a Cosimo, facendo passare +in Toscana due mila Spagnuoli in +allora sbarcati a Lerici. Frattanto il duca +di Firenze aveva dirette ai cardinali le più +rispettose proteste coll'invito di rientrare +senz'armi nella loro patria, accertandoli +del suo desiderio di uniformarsi in ogni +cosa alle loro volontà. Il cardinale Salviati, +<span class="pagenum"><a id="Page_124"></a>[124]</span> +riconosciuto dagli altri prelati e da +tutti gli emigrati per loro capo, era fratello +della madre di Cosimo; e questa +stretta parentela pareva che dovesse agevolare +le negoziazioni. Gli emigrati acconsentirono +a licenziare le loro truppe; +entrarono in Firenze con doppio salvacondotto +di Cosimo de' Medici e di Alessandro +Vitelli; ma non tardarono ad accorgersi +di essere stati ingannati, perciocchè +le truppe spagnuole, che, secondo +le promesse di Cosimo, dovevano essere +rimandate nello stesso tempo che le loro, +si andavano invece sempre più avvicinando +a Firenze, che la cittadella era stata occupata +per sorpresa da Alessandro Vitelli +ed era guardata a nome dell'imperatore, +che non si accordavano loro le condizioni +che si erano fatte loro sperare, +finalmente che il Vitelli cominciava a +farli minacciare da' suoi soldati: perciò +tutti si ritirarono di bel nuovo precipitosamente +il 1.º di febbrajo dopo la +breve dimora in Firenze di nove giorni. +E perchè il cardinale Salviati, credendo +di non avere che temere da suo nipote, +era rimasto in città dopo di loro, Alessandro +Vitelli fece circondare la di lui +casa da' suoi soldati, e minacciandolo di +<span class="pagenum"><a id="Page_125"></a>[125]</span> +farlo tagliare a pezzi, lo costrinse a fuggire<a class="tag" id="tag124" href="#note124">[124]</a>. +</p> + +<p> +L'imprudenza ed i replicati falli di +coloro che gli emigrati avevano riconosciuti +per loro capi, perchè erano i soli +del partito che fossero abbastanza ricchi +per fare la guerra col loro privato peculio, +contribuivano a consolidare il governo di +Cosimo I. Cotale governo acquistò maggiore +stabilità per la venuta di Ferdinando +di Silva, conte di Sifonte, ambasciatore +dell'imperatore, il quale in un'adunanza +del senato del 21 giugno produsse una +bolla imperiale del 28 di febbrajo, colla +quale Cosimo de' Medici veniva dichiarato +legittimo successore di Alessandro +nel principato di Firenze, mentre che Lorenzino, +il fratello di lui, e tutti i discendenti +di Pier Francesco, venivano per +sempre privati del loro diritto all'eredità +a motivo dell'uccisione dell'ultimo principe. +Vero è che questa sentenza attaccava +crudelmente l'indipendenza dello +stato fiorentino, ed era inoltre accompagnata +<span class="pagenum"><a id="Page_126"></a>[126]</span> +da condizioni ancora più contrarie +agli antichi diritti della repubblica. +Le fortezze di Firenze e di Livorno ricevettero +guarnigione imperiale, e non +furono restituite al sovrano della Toscana +che nel 1543<a class="tag" id="tag125" href="#note125">[125]</a>. +</p> + +<p> +Non però per questo gli emigrati avevano +deposta la speranza di rovesciare colla +forza il governo di Cosimo I. Dopo essere +rimasti perdenti colle truppe assoldate a +loro spese, ricorsero all'assistenza della +Francia. Era scoppiata la guerra tra Carlo +V e Francesco I, senza che le armate +dell'ultimo avessero potuto penetrare +al di qua del Piemonte. Ma il conte +della Mirandola si era conservato sotto +la protezione della Francia; aveva aperta +ai Francesi la sua fortezza, e questi tentavano +tuttavia di ricuperare presso gli +<span class="pagenum"><a id="Page_127"></a>[127]</span> +stati d'Italia quell'opinione di cui avevano +goduto nell'ultima guerra. Perciò +alla Mirandola col danaro di Francesco I +e con quello di Filippo Strozzi gli emigrati +assoldarono in principio di luglio +quattro mila fanti e trecento cavalli sotto +gli ordini di Pietro Strozzi, primogenito +di Filippo, di Bernardo Salviati, priore +di Roma e di Capino di Mantova<a class="tag" id="tag126" href="#note126">[126]</a>. +</p> + +<p> +Tutta la provincia di Pistoja era in +aperta insurrezione; le antiche fazioni +de' Panciatichi e de' Cancellieri avevano +ricominciato ad attaccarsi con furore. Uno +de' capi de' Panciatichi, Niccolò Bracciolini, +offrì a Filippo Strozzi di dargli in +mano Pistoja, che dipendeva quasi totalmente +da lui; egli lo tradiva ed era +fin allora d'accordo con Alessandro Vitelli; +pure riuscì ad ispirare tanta confidenza +agli emigrati, che Filippo Strozzi, +che fino a tale punto aveva dato prove +di singolare prudenza, Bartolomeo Valori +e quasi tutti gli altri capi della fazione, +risolsero di entrare in Toscana +in sul finire di luglio del 1537, sotto la +protezione di alcune compagnie di cavalleria; +<span class="pagenum"><a id="Page_128"></a>[128]</span> +essi s'innoltrarono fino a Montemurlo, +castello posto in vantaggiosa posizione, +alle falde degli Appennini, tra +Pistoja e Prato, mentre che Capino ed +il Salviati venivano più lentamente dalla +Mirandola per raggiugnerli<a class="tag" id="tag127" href="#note127">[127]</a>. +</p> + +<p> +Tutti gli emigrati fiorentini avevano +raggiunta l'armata di Pietro Strozzi e +del priore di Roma, e tutti gli scolari +fiorentini delle università di Padova e di +Bologna eransi fatto un dovere di venire +a combattere per la libertà. Dal canto +suo Cosimo de' Medici aveva al suo servigio +un grosso corpo di veterani spagnuoli +e tedeschi, che l'imperatore gli +aveva dati per mantenere la di lui autorità, +ma più ancora per assicurarsi +della di lui ubbidienza. Aveva inoltre sufficienti +truppe italiane per farsi rispettare; +pure affettò la più viva inquietudine, +richiamò in città tutte le sue truppe +spagnuole, e non prese che misure +difensive. Con questo simulato terrore +ingannò tanto bene gli emigrati, che +Filippo Strozzi, Bartolomeo Valori e +<span class="pagenum"><a id="Page_129"></a>[129]</span> +gli altri ch'erano meno accostumati alle +fatiche della guerra, andarono ad alloggiarsi +come in piena pace nella casa dei +Nerli a Montemurlo, che in addietro aveva +servito di rocca, ma che ora non +ne conservava che il nome; mentre che +Pietro Strozzi con poche centinaja d'uomini +stava a piè del colle, e che l'armata, +trattenuta da dirotte piogge, trovavasi +tuttavia distante quattro miglia<a class="tag" id="tag128" href="#note128">[128]</a>. +</p> + +<p> +Cosimo de' Medici approfittò accortamente +della confidenza che aveva saputo +ispirare a' suoi nemici: nella notte del +31 di luglio fece uscire tutta la sua armata +sotto gli ordini di Alessandro Vitelli, +e la mandò senza far alto a Montemurlo. +Pietro Strozzi aveva divisa la +piccola sua truppa per tendere un'imboscata +ad un debole corpo di cavalleria, +col quale si era battuto nel precedente +giorno. Sandrino Filicaja, che aveva il +comando de' soldati appiattati, sorpreso di +vedersi passare innanzi un'intera armata +invece di uno squadrone, non uscì d'aguato, +e non potè prevenire Pietro Strozzi; +<span class="pagenum"><a id="Page_130"></a>[130]</span> +questi fu sorpreso nel suo quartiere, +la sua truppa sgominata, ed egli medesimo +fatto prigioniere, ma senz'essere +conosciuto; onde trovò in appresso il +modo di fuggire, attraversando a nuoto +un piccolo fiume<a class="tag" id="tag129" href="#note129">[129]</a>. +</p> + +<p> +Quando si raccontò a Filippo Strozzi +che suo figliuolo era stato ucciso o fatto +prigioniere, egli si smarrì, e sebbene +fosse ancora in tempo di salvarsi, aspettò +di essere attaccato da Alessandro Vitelli. +Questi, giunto sotto l'antica rocca di +Montemurlo, che gli emigrati avevano +barricata alla meglio, la fece attaccare +ed appiccare il fuoco alla porta. Dopo +una sanguinosa pugna, che durò più di +due ore, gli assalitori penetrarono da +ogni banda nella fortezza, e gli emigrati +si diedero prigionieri ai soldati, italiani o +spagnuoli, ch'erano i primi ad arrestarli. +Per tal modo Filippo Strozzi, che fin +allora era stato creduto il più felice privato +cittadino d'Italia, siccom'era ancora il più +ricco, si arrese allo stesso Vitelli. Avendo +questi avviso che l'armata di Capino e +del priore Salviati avvicinavasi, ed era +di già arrivata a Fabbrica, poco distante +<span class="pagenum"><a id="Page_131"></a>[131]</span> +da Montemurlo, egli non volle aspettarla +ed esporre all'incertezza d'una nuova +pugna i molti prigionieri che aveva fatti. +Rientrò in Firenze il primo giorno d'agosto +colla sua vittoriosa truppa, conducendo +prigionieri nella loro patria per +lo meno un individuo di ognuna delle +illustri famiglie dell'antica repubblica; +mentre che l'armata degli emigrati, informata +della sventura de' suoi capi, si +ritirava a precipizio oltre gli Appennini<a class="tag" id="tag130" href="#note130">[130]</a>. +</p> + +<p> +Era Cosimo persuaso che non sarebbe +mai sicuro del suo potere finchè non +avesse distrutti tutti coloro che amavano +la loro patria, e che vi avevano qualche +considerazione. Ma sebbene tutti i suoi +nemici fossero prigionieri della sua armata, +non poteva ancora disporre della +loro sorte; perciocchè, essendosi essi arresi +in una battaglia ai soldati come prigionieri +di guerra, erano diventati proprietà +di coloro che gli avevano presi. Cosimo +incaricò il supremo tribunale di balìa di +entrare in trattato coi soldati per acquistare +da loro i proscritti, e di sorpassare +<span class="pagenum"><a id="Page_132"></a>[132]</span> +le taglie che le loro famiglie sarebbero +disposte a dare. Il dispotismo avvilisce +talmente coloro cui confida le sue dignità, +che i giudici e i magistrati accettarono +questa vergognosa incumbenza. La +più parte de' soldati spagnuoli ricusarono +di trattare con loro; ma gl'Italiani furono +meno delicati, ed appunto tra le +loro mani si trovavano i più illustri prigionieri<a class="tag" id="tag131" href="#note131">[131]</a>. +</p> + +<p> +Cosimo I aveva voluto vedere tutti i +prigionieri nello stesso giorno in cui erano +entrati in Firenze, ed aveva seco loro +parlato con apparente moderazione; pure +all'indomani il tribunale degli otto, avendone +riscattati alcuni dai soldati, li fece +porre alla tortura, ed in appresso decapitare +sulla piazza della signoria. Nello +spazio di quattro giorni ne perirono in +tal modo quattro al giorno, ed era il +duca intenzionato di continuare lungamente; +ma, intimidito dai clamori del +popolo, egli spedì gli altri, tra i quali +trovavasi Niccolò Macchiavelli, figliuolo +dello storico, nelle carceri di Pisa, di +Livorno, di Volterra, ove perirono in +breve. I prigionieri più illustri, cioè Bartolomeo +<span class="pagenum"><a id="Page_133"></a>[133]</span> +Valori, Filippo suo figlio, ed +un altro Filippo suo nipote, Anton Francesco +Albizzi ed Alessandro Rondinelli, +vennero riservati a morire il 20 d'agosto, +anniversario del giorno in cui lo stesso +Valori aveva, sett'anni prima, adunato +il parlamento, violata la capitolazione di +Firenze, ed assoggettata la sua patria alla +tirannia di quegli stessi Medici, che lo ricompensavano +a quel modo che i tiranni +sogliono ricompensare chi li serve. Prima +del supplicio vennero tutti cinque posti alla +tortura, ed il duca, per seminare sospetti +in tutto il partito degli emigrati, si fece +carico di pubblicare che le loro deposizioni +svelavano una privata ambizione e +personali progetti, che ognuno di loro +nascondeva sotto la maschera del patriottismo +e dell'amore di libertà<a class="tag" id="tag132" href="#note132">[132]</a>. +</p> + +<p> +Filippo Strozzi era tuttavia prigioniero +di Alessandro Vitelli; e questo generale +aveva avuta l'antiveggenza di chiuderlo +nella fortezza di cui era padrone, trattandolo +colà con molti riguardi. Ricusava +di consegnarlo a Cosimo, prometteva +<span class="pagenum"><a id="Page_134"></a>[134]</span> +d'interporsi presso l'imperatore per +la liberazione di lui, e con tali mezzi +riusciva ad estorcere dal suo prigioniere +ragguardevoli somme. Filippo Strozzi, +sposo di Clarice de' Medici, nipote del +magnifico Lorenzo, aveva contribuito al +ritorno dei Medici nel 1530; aveva prestato +danaro al duca Alessandro per fabbricare +quella stessa rocca, ove si trovava +chiuso, e non aveva abbandonato +il partito di lui, che dopo avere provato +come ogni grandezza, ogni vantaggiosa +opinione, ogni indipendenza di fortuna, +riuscivano sospette ad un assoluto padrone. +L'immensa sua ricchezza non era la sola +circostanza che richiamava sopra di lui +gli sguardi dell'Europa; egli era rinomato +pel suo sapere, pel suo gusto in fatto di +arti e di letteratura, pel suo cortese contegno, +per la generosità del suo carattere. +Aveva date prove di quest'ultima +coll'accoglimento che aveva fatto a tutta +la famiglia di Lorenzino de' Medici, scacciata +da Firenze e spogliata d'ogni avere. +Aveva ricevuti la madre ed il fratello +in propria casa, ed aveva maritate le due +sorelle ai due suoi figliuoli, senz'altra dote +che quella di appartenere al Bruto fiorentino<a class="tag" id="tag133" href="#note133">[133]</a>. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_135"></a>[135]</span> +</p> + +<p> +Per qualche tempo Carlo V difese Filippo +Strozzi contro la vendetta di Cosimo; +all'ultimo, vinto dalle reiterate +istanze del duca, acconsentì nel 1538, +che questo illustre cittadino fosse posto +alla tortura, ed in appresso mandato al supplicio; +ma nello stesso giorno in cui giugneva +a Firenze l'assenso dell'imperatore, +ne fu dato avviso a Filippo Strozzi, il +quale, temendo che il dolore lo riducesse +ad accusare i suoi amici, si tagliò egli +stesso la gola, dopo avere scritto sul +muro della sua prigione quel verso di +Virgilio: <i>Exoriare aliquis nostris ex ossibus +ultor!</i> cui parve conformarsi l'intera +vita di suo figlio Pietro, in appresso +maresciallo di Francia<a class="tag" id="tag134" href="#note134">[134]</a>. +</p> + +<p> +Lorenzino de' Medici non si trovava +cogli emigrati che s'innoltrarono fino a +Montemurlo contro Cosimo: egli non +ignorava d'essere nello stesso tempo perseguitato +dal duca di Firenze e dall'imperatore, +e che la sua vita era dovunque +in pericolo. Perciò da Venezia, dove +si era da principio riparato, passò in +<span class="pagenum"><a id="Page_136"></a>[136]</span> +Turchia; di là tornò in Francia, ma non +facendosi conoscere, e stando sempre in +guardia contro le insidie; poi ritornò a +Venezia, ove all'ultimo fu assassinato, +nel 1547 col suo zio Soderini, per ordine +di Cosimo<a class="tag" id="tag135" href="#note135">[135]</a>. +</p> + +<p> +Il nuovo duca di Firenze non si era +per anco liberato che dai suoi nemici; +ma non erano costoro ch'egli più temesse +o più odiasse. Sapeva che mentre una +repubblica non ha ragioni di temere +coloro che l'hanno istituita o salvata, +un tiranno può compensare i servigj, +ma perdonare i beneficj non mai. Andrea +Doria poteva tutto ripromettersi +dall'amore e dalla riconoscenza de' Genovesi, +ma Cosimo doveva sempre paventare +coloro che avevano contribuito +a collocarlo sul trono. E siccome questi +non potevano essere persuasi d'avere +fatta una buona azione, così non potevano +in sè medesimi trovare la costanza +di mantenerla. Cosimo colla battaglia +di Montemurlo e col patibolo erasi di +già liberato dalla maggior parte di coloro +che nel 1530 avevano chiamata la casa +de' Medici alla sovranità di Firenze; ma +<span class="pagenum"><a id="Page_137"></a>[137]</span> +egli temeva inoltre coloro che direttamente +gli avevano trasmessa l'eredità di +Alessandro, e che credevano con tale +segnalato beneficio d'avere acquistati diritti +alla sua gratitudine; questa rivoluzione +era stata l'opera del cardinale Cibo, +di Alessandro Vitelli e di quattro +Fiorentini, Francesco Guicciardini, Francesco +Vettori, Roberto Acciajuoli e Matteo +Strozzi; onde egli pensò a disfarsi a poco +a poco ancora di questa gente. +</p> + +<p> +Il cardinale Cibo si era presa la cura +di educare i figli naturali di Alessandro. +Scoprì, o credette di scoprire, che uno +speziale, chiamato Biagio, era stato sedotto +dai ministri del duca per avvelenare +Giulio, il maggiore di que' fanciulli, e +quello stesso ch'era stato a bella prima proposto +per successore ad Alessandro. Egli +ne fece lagnanza, e Cosimo si dolse ancora +più altamente col cardinale di un'accusa, +com'egli diceva, affatto calunniosa, +tanto lo minacciò che lo costrinse a ritirarsi +a Massa di Carrara presso la marchesa +sua cognata<a class="tag" id="tag136" href="#note136">[136]</a>. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_138"></a>[138]</span> +</p> + +<p> +Alessandro Vitelli aveva forzato il senato +ad eleggere Cosimo col terrore de' +suoi soldati, ed aveva in appresso consolidato +il di lui trono colle vittorie. Vero +è che se n'era fatto ampiamente pagare; +che aveva ammassati grandissimi tesori +in occasione delle rivoluzioni di Firenze; +e che, quantunque bastardo della +sua casa, era più ricco che i capi della +linea legittima. Si era inoltre impadronito +per sorpresa della fortezza di Firenze, +e ne aveva dato il possesso all'imperatore +piuttosto che a Cosimo. Questi si +adoperò molto tempo invano per iscreditare +il Vitelli presso l'imperatore; finalmente +ottenne nel 1538 che gli fosse +dato per successore don Giovanni de Luna +nel comando della fortezza di Firenze, e +ch'egli fosse allontanato da questa città<a class="tag" id="tag137" href="#note137">[137]</a>. +</p> + +<p> +I quattro senatori fiorentini che avevano +innalzato Cosimo sul trono, sentivansi +ad un tempo esposti al disprezzo +ed all'odio dei loro compatriotti, ed alla +gelosa diffidenza del tiranno, che li teneva +lontani da tutti gli affari: costoro, +abbandonati ai loro rimorsi, non tardarono +<span class="pagenum"><a id="Page_139"></a>[139]</span> +a cadere vittime del loro pentimento. +Francesco Vettori più non uscì +dalla sua casa dopo la morte di Filippo +Strozzi, con cui aveva avuta la più stretta +famigliarità, per essere portato al sepolcro. +Il Guicciardini ritirossi colmo di +dolore nella sua villa, ove morì nel 1540 non +senza sospetto di veleno. Roberto Acciajuoli +e Matteo Strozzi lo seguirono in +breve. Maria Salviati, madre di Cosimo, +morì nel 1543. Francesco Campana, intimo +di lui segretario, che aveva avuta +grandissima parte nella di lui elezione, +morì pure disgraziato; ed in allora Cosimo +sentì finalmente che non aveva più +amici e che cominciava a regnare<a class="tag" id="tag138" href="#note138">[138]</a>. +</p> + +<p> +Le scintille di libertà, che rimanevano +tuttavia disperse in Italia, si andavano n +poco a poco spegnendo. Negli stati del +papa Ancona aveva conservata un'amministrazione +repubblicana ed indipendente +fino al mese d'agosto del 1532: essa godeva +senza strepito di questa libertà, quando +Clemente VII fece avvisati i magistrati +di questa piccola città, che una flotta +<span class="pagenum"><a id="Page_140"></a>[140]</span> +di Solimano, entrata nell'Adriatico, apparecchiavasi +ad attaccarla; ed in pari +tempo gli offrì l'ajuto di una piccola +armata sotto gli ordini di Luigi Gonzaga. +Gli Anconitani accolsero senza diffidenza +le truppe del papa; ma queste, avendo +occupati le porte, arrestarono tutti i magistrati, +tagliarono la testa a sei di loro, +disarmarono tutti i cittadini, fabbricarono +una rocca sul monte San Ciriaco, e privarono +la città di tutti gli antichi suoi +privilegj<a class="tag" id="tag139" href="#note139">[139]</a>. +</p> + +<p> +La repubblica d'Arezzo, che era risorta +in tempo dell'assedio di Firenze, +non aveva durato lungamente. Dopo avere +nudrita l'armata imperiale per tutto il +tempo che Firenze si difese, dopo avere +fatti i più grandi sagrificj, questa città +fu ancor essa attaccata dai suoi vittoriosi +alleati, ed il 10 ottobre del 1530 venne +forzata a ritornare sotto il dominio dei +Fiorentini<a class="tag" id="tag140" href="#note140">[140]</a>. Il conte Rosso di Bevignano, +che aveva avuta tanta parte nella +sollevazione d'Arezzo contro la repubblica +fiorentina, e che così vigorosamente +aveva assistiti Clemente VII ed i Medici, +<span class="pagenum"><a id="Page_141"></a>[141]</span> +venne arrestato nello stato pontificio, dato +nelle mani del duca Alessandro ed appiccato<a class="tag" id="tag141" href="#note141">[141]</a>. +Cosimo I fece rifabbricare +una rocca in Arezzo nel 1538, ed un'altra +in Pistoja; fece disarmare gli abitanti +delle due città, e si assicurò in tale maniera +della loro sommissione<a class="tag" id="tag142" href="#note142">[142]</a>. +</p> + +<p> +La repubblica di Lucca tentava l'ambizione +del nuovo duca di Firenze; egli +la costrinse ad uscire dalla sua oscurità, +approfittando di tutte le occasioni di offendere +il di lei governo per trarla in +una guerra che sperava di potere terminare +colla conquista di quel piccolo stato. +Si esercitarono più volte degli atti ostili +tra i villani dei due dominj; e la gelosia +e l'odio di vicinato scoppiarono tra di +loro con un carattere che mai non avevano +avuto fin ch'era durata la repubblica +fiorentina. Ma i Lucchesi, conoscendo la +loro debolezza, avevano riposta ogni speranza +nella protezione dell'imperatore. +Comperavano con ragguardevoli somme +di danaro difensori nel di lui consiglio, +ed in tal guisa evitarono un attacco +<span class="pagenum"><a id="Page_142"></a>[142]</span> +cui probabilmente avrebbero dovuto soggiacere<a class="tag" id="tag143" href="#note143">[143]</a>. +</p> + +<p> +Furono più fortunati i progetti di Cosimo +I sopra la repubblica di Siena. La +prudenza, la dissimulazione e la costanza +del duca trionfarono di una città indebolita +da una lunga anarchia, e più ancora +dalla contraria fortuna de' Francesi, +che, strascinando la repubblica di Siena +nel loro partito, la ruinarono coi medesimi +loro soccorsi, come avevano già ruinati +i Fiorentini abbandonandoli. +</p> + +<p> +Sebbene la repubblica di Siena fosse +da gran tempo attaccata alla parte imperiale, +il trattato di Cambrai le aveva +fatto, come a tutti gli altri stati dell'Italia, +perdere la sua indipendenza. Carlo +V la lasciava in preda senza rammarico +a tutti gl'inconvenienti dell'anarchia, +purch'ella gli desse una sufficiente guarenzia +del costante suo attaccamento al +partito imperiale. Altronde la corte, per +via di quell'inclinazione naturale ai principi, +ai cortigiani ed ai ministri, riservava +all'aristocrazia sola tutti i suoi favori; +e la repubblica di Siena, invece +<span class="pagenum"><a id="Page_143"></a>[143]</span> +d'essere agitata, come nel precedente secolo, +dalle tumultuose passioni del popolo, +lo era allora dalle contese non meno +sanguinose che violente delle grandi +famiglie. +</p> + +<p> +Il duca d'Amalfi, Alfonso Piccolomini, +discendente da un nipote di Pio II, era +stato prescelto mediante l'influenza dell'imperatore, +in maggio del 1538, per capo +della repubblica di Siena<a class="tag" id="tag144" href="#note144">[144]</a>. D'allora +in poi era stato il principale agente di +Carlo V presso di questo stato; ma perchè +era egli medesimo poco capace di +governare, erasi totalmente abbandonato +ai consiglj di Giulio Salvi e de' sei fratelli +di costui, la di cui famiglia si era sollevata +ad un cotal grado di potenza e di +arroganza, che sprezzava tutte le leggi +ed assoggettava alla sua tirannide le sostanze, +le mogli e le figlie dei cittadini. +I Sienesi portarono le loro lagnanze +all'imperatore, che ritornava dalla sua +spedizione di Algeri; e Cosimo de' Medici +diede a queste maggior peso, denunciando +a Carlo V un supposto trattato, +ch'egli pretendeva d'avere scoperto +tra Giulio Salvi ed il signore di Montluc, +<span class="pagenum"><a id="Page_144"></a>[144]</span> +in allora segretario d'ambasciata a Roma +pel re di Francia. Lo scopo di questo trattato +doveva essere quello di dare Porto Ercole in +mano de' Francesi, di que' tempi in procinto +di ricominciare la guerra contro +l'imperatore, d'introdurli da quel porto +in Toscana, di attaccare la repubblica +di Siena alla loro alleanza, e di dar loro +il mezzo in tal modo d'influire nuovamente +negli affari d'Italia<a class="tag" id="tag145" href="#note145">[145]</a>. +</p> + +<p> +Infatti i Francesi cercavano avidamente +l'occasione di rinnovare qualche negoziazione +coll'Italia, e di ricuperarvi qualche +considerazione; e l'imperatore si adoperava +con egual zelo a precludere loro +ogni comunicazione con que' piccoli stati. +Carlo V incaricò il Granvella di riformare +il governo di Siena; questi recossi in questa +città colla guardia tedesca di Cosimo +de' Medici; ed affidò la sovranità ad una +balìa, o stretta oligarchia di quaranta +membri, trentadue dei quali vennero nominati +dai diversi Monti, ossia ordini de' +cittadini, ed otto dallo stesso Granvella. +La presidenza de' tribunali fu riservata +<span class="pagenum"><a id="Page_145"></a>[145]</span> +ad un suddito dell'imperatore, da nominarsi +ogni tre anni dal senato di +Milano o da quello di Napoli. Tale era +la libertà che Carlo V lasciava alle repubbliche +sue più antiche alleate, quando +acconsentiva di proteggerle<a class="tag" id="tag146" href="#note146">[146]</a>. +</p> + +<p> +Siena era scontenta assai di questa +nuova costituzione, e senza le truppe +che Cosimo I aveva ai confini, questa +repubblica non avrebbe tardato ad iscuotere +il giogo<a class="tag" id="tag147" href="#note147">[147]</a>. Nella guerra che si era +riaccesa tra la Francia e l'impero, Pietro +Strozzi e suo fratello Leone, priore di +Capoa, sempre meditando di vendicare +il loro padre Filippo e di rovesciare dal +suo trono Cosimo I, cercavano una piazza +d'armi in Toscana, ove potere unire i +soldati che loro dava la Francia ai malcontenti +sempre apparecchiati ad assecondarli. +Lo stato di Siena sembrava loro +eminentemente opportuno a ricevere i +loro sbarchi; e perchè Francesco I aveva +fatto contro Carlo V alleanza coll'impero +turco, e che la flotta francese si univa +tutti gli anni a quella del famoso Barbarossa, +<span class="pagenum"><a id="Page_146"></a>[146]</span> +queste due flotte unite attaccarono +più volte i porti dello stato +sienese, ed all'ultimo il Barbarossa occupò +nel 1544 Telamone e Port'Ercole, +ed assediò pure Orbitello che gli +fece resistenza. I Sienesi erano atterriti, +vedendo i Turchi sbarcare sulle loro +coste; pure loro riuscivano ancora più +sospetti gli ajuti offerti da Cosimo I. Un +tale stato di alterni sospetti e pericoli si +protrasse fino al trattato di Crespi, del +18 settembre 1544, col quale per poco +tempo si ristabilì la pace tra la Francia +e l'impero<a class="tag" id="tag148" href="#note148">[148]</a>. +</p> + +<p> +Dopo la pace don Giovanni de Luna +continuò a tenere a Siena una piccola +guarnigione spagnuola sotto colore di +mantenere l'ordine in città, ma infatto per +mantenerla dipendente dal partito imperiale. +Carlo V però mai non mandava +danaro ai suoi soldati, ed in tempo di +pace lasciava che vivessero a discrezione +nelle province suddite o alleate, le quali +perciò non soffrivano meno dalla crudele +avidità degli Spagnuoli, che non un paese +<span class="pagenum"><a id="Page_147"></a>[147]</span> +nemico in tempo di guerra<a class="tag" id="tag149" href="#note149">[149]</a>. Il malcontento +cagionato dalle ruberie degli +Spagnuoli era di già arrivato all'estremo, +e venne accresciuto dal costante favore +che don Giovanni de Luna, d'accordo +con Cosimo I, mostrava all'aristocrazia. +Volevano questi due che ogni potere fosse +concentrato nella nobiltà e nel monte +dei nove, che quasi colla nobiltà si confondeva; +e mostravano agli altri ordini +quel disprezzo che i borghesi soffrivano +nelle monarchie. Il popolo, spinto agli +ultimi estremi, sollevossi il 6 di febbrajo +del 1545; furono uccisi circa trenta gentiluomini, +e gli altri cercarono rifugio in +palazzo presso don Giovanni de Luna. +Cosimo I, che teneva le sue truppe apparecchiate +ai confini per approfittare +di questo tumulto, cui forse ebbe qualche +parte, voleva che don Giovanni le +lasciasse entrare in città; ma questi mancò +di risoluzione o di antiveggenza; lasciò +licenziare la propria guarnigione spagnuola, +ed all'ultimo fu costretto ad uscire egli +medesimo di Siena il 4 di marzo del 1545 +con un centinajo di membri dell'aristocrazia; +nello stesso tempo tutto il monte +<span class="pagenum"><a id="Page_148"></a>[148]</span> +dei nove venne privato d'ogni partecipazione +al governo<a class="tag" id="tag150" href="#note150">[150]</a>. +</p> + +<p> +Mentre che in Toscana omai più non +restava orma dell'antica libertà, che tutta +l'Italia aveva perduta la sua indipendenza, +e che veruna potenza estera pareva +in istato di soccorrerla, un gonfaloniere +di Lucca formò l'audace disegno +di richiamare in vita tutte quelle +antiche repubbliche, di unirle con una +confederazione, di scuotere il giogo dell'imperatore, +in allora trattenuto in Allemagna +dalla lega di Smalcalde, di schivare +d'assoggettarsi a quello della Francia, +e di riconquistare nello stesso tempo l'indipendenza +dell'Italia, la libertà politica +dei cittadini e la libertà religiosa, di cui +ne aveva a Lucca inspirato il desiderio +la predicazione della riforma. Francesco +Burlamacchi, autore di questo progetto, +era uno de' tre commissarj dell'ordinanza +ossia milizia del territorio di Lucca. +Aveva sotto il suo comando circa mille +quattrocento uomini, e poteva portarli +a due mila senza dare sospetto. Secondo +<span class="pagenum"><a id="Page_149"></a>[149]</span> +l'usata pratica di ogni anno, contava di +farli passare in rassegna sotto le mura +di Lucca, e quando le porte della città +si chiuderebbero dopo la rassegna, voleva +sotto finto pretesto condurre la sua +truppa, a traverso al monte di san Giuliano, +a sorprendere Pisa che non aveva +guarnigione, ed ove il comandante della +rocca era con lui d'accordo; voleva rendere +ai Pisani quella libertà per la quale avevano +combattuto quarant'anni prima con +tanto valore; unirli ai suoi Lucchesi per +marciare insieme sopra Firenze, ed approfittare +dell'universale malcontento dei +popoli, e della sicurezza dei tiranni, per +dilatare ovunque la rivoluzione. Un altro +corpo di truppe doveva incamminarsi +verso Pescia e Pistoja, ove lo spirito di +fazione aveva mantenute le abitudini militari. +Arezzo che di fresco aveva mostrato +il suo attaccamento alle idee repubblicane, +Siena che temeva il risentimento +dell'imperatore, Perugia che nel +1539 aveva pure cercato di scuotere il +giogo del papa<a class="tag" id="tag151" href="#note151">[151]</a>, Bologna che lo +sopportava impazientemente, dovevano +entrare nella nuova lega, la quale doveva +<span class="pagenum"><a id="Page_150"></a>[150]</span> +ad ogni città guarentire la rispettiva +libertà e tutti i necessarj mezzi di resistenza. +I due fratelli Strozzi avevano +promessi trenta mila scudi in effettivo danaro, +i soccorsi della Francia, e l'attiva +cooperazione degli emigrati fiorentini; ma +essi persuasero il Burlamacchi a differire +l'esecuzione del suo disegno per aver +tempo di conoscere i risultamenti della +guerra incominciata dall'imperatore contro +i protestanti della Germania: intanto un +Lucchese, che i congiurati volevano associarsi, +andò a Firenze a darne avviso +al duca Cosimo I. Il Burlamacchi era in +allora gonfaloniere; e sebbene la sua carica +non potesse sottrarlo al gastigo meritato +da una tanto ardita impresa, fatta +senza l'assenso della sua patria, avrebbe +ancora avuto tempo di fuggire quando +seppe che il suo disegno era stato rivelato +a Cosimo, se le generose cure +ch'egli volle avere per alcuni emigrati +sienesi che temeva di avere compromessi, +e che lo denunciarono ai consiglj +di Lucca, non fossero stati, trattenendolo, +cagione del di lui arresto. Cosimo I persuase +l'imperatore a domandare un prigioniere +che aveva voluto sollevare tutta +l'Italia. I Lucchesi non ebbero il coraggio +di ricusarlo: e il Burlamacchi fu +<span class="pagenum"><a id="Page_151"></a>[151]</span> +tradotto a Milano, posto alla tortura, poi +condannato all'estremo supplicio<a class="tag" id="tag152" href="#note152">[152]</a>. +</p> + +<p> +La congiura del Burlamacchi diede all'imperatore +un nuovo motivo per assicurarsi +del governo di Siena. Temeva +che il malcontento che ogni giorno vedeva +farsi maggiore, non ispingesse questa repubblica +a cercare un più leale protettore, +ad aprire le sue porte ai Francesi, +ed in tal modo a dar loro un'importante +stazione nel centro dell'Italia: perciò, malgrado +la ripugnanza dei Sienesi, risolse +d'introdurre di nuovo nella loro città +una guarnigione spagnuola, in sul piede +di quella di don Giovanni de Luna, +ch'essi avevano rimandata. Ne affidò il +comando a quel don Diego Hurtado +de Mendoza, che si acquistò gran nome +tra i letterati colla sua <i>Storia della +guerra di Granata</i>, le sue poesie, ed +il suo romanzo di <i>Lazarillo di Tormes</i>, +ma che in Italia si rendette detestabile +colla sua alterigia, colla sua avarizia e colla +sua perfidia. La guardia spagnuola entrò in +<span class="pagenum"><a id="Page_152"></a>[152]</span> +Siena il 29 di settembre del 1547; ed il +Mendoza, ch'era nello stesso tempo ambasciatore +a Roma, e che, di là dirigendo +gl'intrighi spagnuoli, era troppo contento +d'avere in vicinanza e sotto i suoi ordini +una piazza d'armi, recossi a Siena il +20 di ottobre, poi nel 1548 vi fece entrare +altre truppe, disarmò i cittadini, +e mutò il governo in maniera da renderlo +affatto dipendente dal suo volere. +Il 4 di novembre del 1548 vi creò una +nuova balìa di quaranta membri, venti +de' quali furono eletti dall'antico senato +e venti da lui medesimo. La sovranità +della repubblica venne conferita a questo +corpo; ma dopo tale epoca vi comandava +tanto dispoticamente l'imperatore, +che potè offrire Siena al papa Paolo III +invece di Parma e Piacenza, come se +avesse pieno diritto di disporne<a class="tag" id="tag153" href="#note153">[153]</a>. +</p> + +<p> +Per essere ancora più certo dell'ubbidienza +di questa repubblica, il Mendoza +ottenne precisi ordini dall'imperatore di +fabbricare in Siena una rocca, malgrado +<span class="pagenum"><a id="Page_153"></a>[153]</span> +la costante ed unanime opposizione di +tutte le classi dei cittadini. Gli Spagnuoli +si comportavano con tanta insolenza, era +così difficile l'ottenere giustizia dei furti, +degli omicidj, degli oltraggi di ogni +sorta, di cui si rendevano colpevoli, che +i cittadini li vedevano con sommo terrore +assicurarsi sempreppiù il possedimento +della loro città. Lo storico Malavolti fu +egli stesso deputato presso Carlo V, per +supplicarlo di rinunciare ad un progetto +che metteva nella disperazione i suoi +compatriotti. Riuscirono vane le sue rappresentanze; +ma il piano adottato dal +Mendoza per l'erezione della rocca era +così vasto, richiedeva così ragguardevoli +spese, che le opere cominciate non bastarono +a coprire i soldati che dovevano +difenderle, quando sopraggiunse il +pericolo<a class="tag" id="tag154" href="#note154">[154]</a>. +</p> + +<p> +Niuno stato d'Italia fu forse più che +la repubblica di Siena ostinato, prima +nell'antico partito ghibellino, poi, quando +questo nome cominciava ad essere dimenticato, +nel partito imperiale per opposizione +<span class="pagenum"><a id="Page_154"></a>[154]</span> +a quello della Francia. Tutte +le fazioni che si erano fatte la guerra e +strappato di mano a vicenda il timone +della repubblica, avevano professate le +stesse opinioni; ma l'avarizia spagnuola +e l'iniqua fede del Mendoza avevano +alla fine trionfato di questo lungo attaccamento; +e quando nel 1552 si rinnovò +la guerra in Piemonte ed in Germania +fra Carlo V ed Enrico II, i Sienesi si +rivolsero alla Francia ed implorarono il +di lei ajuto per sottrarsi alla dura tirannia +che cominciava a pesare sul loro +capo<a class="tag" id="tag155" href="#note155">[155]</a>. +</p> + +<p> +Il duca di Firenze, che teneva aperti gli +occhi su questo vicino stato, scoprì la corrispondenza +de' Sienesi coi Francesi; egli +aveva cagione di essere scontento del +Mendoza e del governo di Spagna. Invece +di essere trattato qual principe indipendente, +egli sentiva che si cercava di +farlo scendere ogni giorno al rango di +vassallo dell'imperatore; temeva lo stabilimento +degli Spagnuoli in Siena quasi +quanto quello dei Francesi; ma ad ogni +modo il suo principale interesse era sempre +<span class="pagenum"><a id="Page_155"></a>[155]</span> +quello di contenere il malcontento +de' Fiorentini, e di conservare la propria +signoria a dispetto dell'odio de' suoi sudditi. +Perciò, a fronte delle umiliazioni che +soffriva per parte dell'imperatore o dei +suoi ministri, non lasciava di conservarsi +loro fedele. Nella presente circostanza +offrì gagliardi ajuti a don Diego Mendoza; +ma questi, più geloso del duca che +premunito contro il comune nemico, +ricusò di ricevere le truppe di Cosimo +in Siena<a class="tag" id="tag156" href="#note156">[156]</a>. +</p> + +<p> +Erasi formato un attruppamento nei +contadi di Castro e di Pitigliano, sotto +il comando di Niccolò Orsini, che aveva +preso servigio sotto i Francesi: due emigrati +sienesi, Enea Piccolomini ed Amerigo +Amerighi, eransi fatti capi di un +corpo d'insorgenti, che, attraversando lo +stato di Siena, s'ingrossò fino al numero +di circa tre mila. Il Piccolomini si presentò +la sera del 26 luglio del 1552 alle +porte di Siena, proclamando il nome di +<i>libertà</i>. Il popolo, sebbene disarmato, +si sollevò; non eranvi in città che quattrocento +Spagnuoli, sotto gli ordini di +don Giovanni Franzesi, essendo stati gli +<span class="pagenum"><a id="Page_156"></a>[156]</span> +altri mandati ad Orbitello ed in varj porti +delle Maremme, mentre il Mendoza +trattenevasi in Roma. I Sienesi aprirono +le porte al Piccolomini, e subito scacciarono +gli Spagnuoli dal convento di san +Domenico, dove questi si erano afforzati, +e gl'inseguirono fino alla rocca, che +l'avarizia del Mendoza aveva lasciata +male armata, e mal provveduta di vittovaglie. +Cosimo dei Medici si affrettò +di mandare soccorsi agli Spagnuoli; ma +in seguito, temendo di tirarsi addosso le +armi della Francia, mentre Carlo V, vivamente +attaccato da Maurizio di Sassonia, +sembrava inabilitato a secondarlo, +richiamò le sue truppe, e si fece mediatore +di una capitolazione, in forza +della quale la fortezza innalzata a porta +di Camullia fu, il 3 agosto del 1552, +data in mano ai Sienesi, che la demolirono, +e la guarnigione spagnuola si ritirò +a Firenze<a class="tag" id="tag157" href="#note157">[157]</a>. +</p> + +<p> +Enrico II colse avidamente l'occasione +che venivagli offerta di far penetrare le +<span class="pagenum"><a id="Page_157"></a>[157]</span> +sue armate nel cuore dell'Italia, e di +approfittare dell'universale malcontento +per invitare i popoli a scuotere il giogo +della corte di Spagna. Fece passare ai +Sienesi alcuni gentiluomini francesi per +dirigerli, soldati per difenderli, e soccorsi +d'ogni maniera. Il duca di Termini, in +addietro governatore di Parma, venne +l'11 di agosto a soggiornare in Siena, +ed in breve fu stipulato un trattato tra +la repubblica ed il re di Francia<a class="tag" id="tag158" href="#note158">[158]</a>. +</p> + +<p> +Cosimo I vedeva con estrema inquietudine +lo stabilimento de' Francesi alle +sue porte. Ad ogni modo non credeva +le circostanze favorevoli per discacciarli +a forza aperta; aveva promesso di tenersi +neutrale, ed Enrico II si era obbligato +a rispettare la di lui neutralità. Cosimo +cercava di far sentire a Carlo V, che +colla pazienza e coll'accortezza giugnerebbe +a' suoi fini ugualmente che colle +armi. Ma il 2 di agosto l'imperatore +aveva sottoscritta la pace di religione a +Passavia, e così trovandosi liberato da +<span class="pagenum"><a id="Page_158"></a>[158]</span> +Maurizio di Sassonia, il suo più temuto +nemico, risolse di punire i Sienesi di +una rivoluzione, ch'egli risguardava per +sè disonorevole, ed ordinò a don Pedro +di Toledo, vicerè di Napoli, e suocero +di Cosimo I, di recarsi per mare +a Livorno colle forze di cui poteva disporre<a class="tag" id="tag159" href="#note159">[159]</a>. +</p> + +<p> +Il vicerè, uno de' più crudeli ed avari +fra quei ministri di Carlo V, che avevano +in Italia renduto odioso il nome +dell'imperatore, non ebbe tempo di meritare +le maledizioni dei Toscani, come +aveva raccolte quelle dei Napolitani. Giunse +in Firenze in sul cominciare del 1553 +e vi morì nel susseguente febbrajo, dopo +essere sembrato per tutto quel tempo assorto +intieramente nei piaceri di un fresco +matrimonio, che mal conveniva alla sua vecchiaja<a class="tag" id="tag160" href="#note160">[160]</a>. +Cosimo I, cui Carlo V voleva affidare +il comando di quest'impresa, lo ricusò: +don Garzia di Toledo, figlio del vicerè, +<span class="pagenum"><a id="Page_159"></a>[159]</span> +n'ebbe perciò l'incarico. Costui trovossi +alla testa di un'armata di sei mila Spagnuoli +e di due mila Tedeschi che aveva +condotti in Toscana suo padre, e di otto +mila Italiani raccolti nella provincia di +Val di Chiana da Ascanio della Cornia, +nipote del papa. Con tale esercito don +Garzia entrò nel Sienese; prese Lucignano, +Monte Fellonico e Pienza; guastò +quasi tutto il territorio della repubblica, +e pose l'assedio a Montalcino<a class="tag" id="tag161" href="#note161">[161]</a>. Ma +frattanto i Francesi avevano invocata l'assistenza +della flotta turca, che ogni anno +veniva a saccheggiare le coste degli stati +dell'imperatore in Italia, e che ogni anno +rendeva inefficace la sua assistenza colla +sua lentezza a trovarsi al luogo concertato, +e colla sua prontezza a ritirarsi. La +di lei comparsa sulle coste del regno di +Napoli costrinse non pertanto don Garzia +di Toledo a levare l'assedio di Montalcino, +ed a ricondurre il suo esercito +nell'Italia meridionale<a class="tag" id="tag162" href="#note162">[162]</a>. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_160"></a>[160]</span> +</p> + +<p> +Cosimo I, abbandonato in giugno dagli +Spagnuoli, trovavasi in un crudele imbarazzo; +ricusando di rinunciare apertamente +alla sua neutralità aveva vivamente +irritato l'imperatore, aveva assai più offesi +i Sienesi ed il re di Francia, poichè, +sotto la maschera della neutralità, aveva +dati soccorsi d'ogni genere ai loro nemici; +si era fatto cedere Lucignano, una +delle piazze conquistate sopra di loro, ed +all'ultimo aveva, per mezzo del suo ambasciatore, +ordita in Siena una cospirazione +ch'era stata scoperta, ed aveva costato +la vita a Giulio Salvi, che n'era capo, +ed a molti di lui complici. Cosimo, vedendosi +esposto al risentimento de' Francesi, +de' Sienesi e degli emigrati fiorentini che +erano venuti a Siena, si affrettò di trattare +la pace, che si conchiuse in giugno +del 1553. Lucignano fu restituito ai Sienesi +con tutte le conquiste fatte nel loro +territorio; e questi promisero di non ricevere +nel loro stato i nemici del duca<a class="tag" id="tag163" href="#note163">[163]</a>. +</p> + +<p> +Ad ogni modo Cosimo I era ben lontano +dal volere religiosamente osservare +<span class="pagenum"><a id="Page_161"></a>[161]</span> +il trattato che aveva conchiuso; egli non +poteva mantenersi sul trono, a dispetto +dell'odio di tutti i suoi sudditi, senza essere +spalleggiato da estera potenza; onde +gli era impossibile di conservarsi neutrale +tra la Francia e l'impero. Al servigio +della Francia vedeva ricolmo di onorificenze +Pietro Strozzi, figliuolo di quel Filippo +ch'era perito nelle sue prigioni. +Pietro, favoreggiato dalla regina Catarina +de' Medici sua cugina germana, andava +non pertanto assai più debitore della sua +fortuna al proprio valore ed al singolare +suo ingegno; era maresciallo di Francia +e luogotenente del re in Italia, e non +aveva altro più ardente desiderio che +quello di balzare Cosimo I dall'usurpato +suo trono. Cosimo non poteva dunque fare +a meno di non attaccarsi al contrario +partito, e di non assecondare l'imperatore; +e benchè fosse stato più volte ingannato +dai ministri di Carlo V; benchè fosse +stato strascinato in enormi spese per la +difesa di Piombino, che poi questo monarca +gli aveva ritolto senza verun compenso, +dopo averglielo dato; benchè si +aspettasse d'avere lo stesso trattamento +quando riuscisse a conquistare Siena a +proprie spese; risolse nulladimeno di entrare +in guerra, di sostenerne tutto il peso, +<span class="pagenum"><a id="Page_162"></a>[162]</span> +e di prendere in oltre sopra di sè la vergogna +di cominciarla con un tradimento<a class="tag" id="tag164" href="#note164">[164]</a>. +</p> + +<p> +I Sienesi si riposavano tranquillamente +sul trattato fatto con Cosimo I, ed improvvidi +ad esempio de' Francesi, loro +alleati e loro ospiti, non pensavano +che a godersi il presente senza apparecchiare +i mezzi di difesa per l'avvenire. +Intanto Cosimo faceva guardare severamente +i suoi confini, onde niuno potesse +dare ai Sienesi notizia de' suoi apparecchj; +assoldava nuove genti, poneva in movimento +le sue milizie e dava ordine ad +ogni corpo della sua armata di trovarsi +il 26 gennajo del 1554 a Poggibonzi, +ultimo castello dello stato fiorentino sulla +strada di Siena. Cosimo non prendeva +giammai egli stesso il comando delle sue +truppe, e nominò supremo comandante di +queste Gian Giacomo Medici, o Medichino, +da prima conosciuto sotto il nome di castellano +di Musso, poi di marchese di +Marignano, uomo intraprendente, e non +pertanto cauto, perseverante, crudele, e +che risguardavasi come uno de' migliori +<span class="pagenum"><a id="Page_163"></a>[163]</span> +generali dell'imperatore. Nello stesso tempo, +per lusingare la di lui vanità, finse +Cosimo di trovare tra i Medici di Milano +e quelli di Firenze un parentado +che mai non aveva esistito<a class="tag" id="tag165" href="#note165">[165]</a>. +</p> + +<p> +Il 27 gennajo del 1554 il territorio +sienese doveva contemporaneamente essere +attaccato su tutti i punti; ma le dirotte +piogge che caddero la notte sospesero +tutti gli attacchi ad eccezione di +quello del marchese di Marignano. Essendosi +questi partito da Poggibonzi due +ore prima di notte con quattro mila fanti +e trecento cavaleggieri, arrivò senz'essere +conosciuto fino alla porta di Siena, +detta Camullia, e prese d'assalto il +bastione destinato a difenderla, ch'era +stato lasciato in piedi quando il popolo, +scacciando gli Spagnuoli, aveva spianata +la fortezza eretta da don Diego di Mendoza<a class="tag" id="tag166" href="#note166">[166]</a>. +</p> + +<p> +Il cardinale di Ferrara, don Ippolito +d'Este, che risiedeva in Siena a nome del +<span class="pagenum"><a id="Page_164"></a>[164]</span> +re di Francia, erasi lasciato ingannare +dalle carezze e dalle adulazioni di Cosimo +I, e, credendo di non dover nulla temere +da lui, passava il tempo in continue +feste. Trovavasi al ballo nell'istante +in cui fu sorpresa porta Camullia, ed i +Sienesi poterono trattenerlo a stento in +città quando n'ebbe avviso. Ma siccome +questi opposero una vigorosa resistenza al +Marignano, e gli vietarono di penetrare in +città, il cardinale di Ferrara si rassicurò, +e subito dopo Pietro Strozzi, che in allora +visitava Grosseto, Massa, Porto Ercole +e le altre fortezze della Maremma, +rientrò in Siena, e la pose in migliore +stato di difesa. Il Marignano credette cosa +imprudente l'aprire le sue batterie contro +le mura di Siena, coperte di buona artiglieria +e difese da numerosa guarnigione, +e giudicò più conveniente di bloccare +la città. I raccolti del precedente anno +erano stati distrutti dalla guerra, e sembrava +facile il distruggere altresì quelli +dell'anno che cominciava. La città, sorpresa +da inaspettato attacco, non aveva +potuto fare grandi approvvigionamenti, +ed il Marignano, prendendo successivamente +i castelli che signoreggiavano tutte +le strade che conducono a Siena, lusingavasi +<span class="pagenum"><a id="Page_165"></a>[165]</span> +d'impedire che vi si recassero +vittovaglie da esteri paesi<a class="tag" id="tag167" href="#note167">[167]</a>. +</p> + +<p> +Le truppe spagnuole e tedesche, che +dall'imperatore erano state promesse a +Cosimo I, arrivarono le une dopo le altre +quando era già cominciata la guerra, e +l'armata sotto Siena contò in breve ventiquattro +mila fanti e mille cavalieri. Dall'altro +canto arrivarono pure a Pietro Strozzi, +o per mare, o a traverso allo stato romano +truppe francesi o al soldo della Francia; ma +queste erano sempre in minor numero +che quelle che giugnevano al Marignano, +onde questi, a seconda del suo piano di +campagna, potè dare principio all'attacco +de' castelli del territorio sienese. Il primo +che prese fu l'Ajuola, i di cui abitanti si +arresero a discrezione dopo averlo valorosamente +difeso. Il Marignano li fece appiccare +quasi tutti, dichiarando che riservava +lo stesso trattamento a tutti coloro che +aspetterebbero in una rocca da nulla il primo +colpo della sua artiglieria<a class="tag" id="tag168" href="#note168">[168]</a>. Ma questa +<span class="pagenum"><a id="Page_166"></a>[166]</span> +barbarie non ebbe altro risultamento +che quello di accrescere gli orrori della +guerra; i contadini sienesi con una costanza +degna di miglior sorte, mostraronsi +sempre irremovibili nella loro fedeltà verso +la patria, qualunque si fosse il governo della +medesima. Turrita, Asinalunga, la Tolfa, +Scopeto e la Chiocciola opposero la medesima +resistenza e provarono lo stesso +trattamento. Un generale, che si piccava +di bravura e di lealtà, diede ovunque in +mano ai carnefici quegli uomini valorosi +cui altro non poteva rimproverare che la +loro fedeltà ed il loro valore<a class="tag" id="tag169" href="#note169">[169]</a>. +</p> + +<p> +Dal canto loro i Sienesi ebbero alcuni +vantaggi che sostennero la loro costanza. +In sul declinare di marzo il Marignano +aveva mandato il suo generale di fanteria, +Ascanio della Cornia, con Ridolfo +Baglioni a Chiusi, che, secondo la promessa +di alcuni traditori, doveva essergli +consegnato. Ma i traditori, ch'egli credeva +di avere sedotti, lo avevano ingannato; +<span class="pagenum"><a id="Page_167"></a>[167]</span> +Ascanio della Cornia fu fatto prigioniero, +il Baglioni fu ucciso, e la loro +truppa, che ammontava a più di quattro +mila uomini, fu interamente distrutta<a class="tag" id="tag170" href="#note170">[170]</a>. +Ma Cosimo I si affrettò di somministrare +altri fondi per fare nuove leve di soldati +e riparare questa perdita. Poi ch'ebbe +ricevuti alcuni rinforzi, il Marignano continuò +l'assedio e l'incendio delle terre +murate dello stato di Siena. Prese successivamente +i castelli di Belcaro, Lecceto, +Monistero, Vitignano, Ancajano e Mormoraja. +Ogni terra gli costò ostinate pugne, +ed ogni terra fu trattata con eguale +barbarie; parte degli abitanti fu mandata +al supplicio, tutte le messi immature distrutte, +e guastate tutte le campagne<a class="tag" id="tag171" href="#note171">[171]</a>. +</p> + +<p> +Estrema era la desolazione del territorio +sienese, gli ajuti della Francia tardi +ed insufficienti, e la sorte della guerra +che nello stesso tempo trattavasi in Fiandra +era contraria ad Enrico II. Nondimeno +le speranze dei Sienesi e quelle +<span class="pagenum"><a id="Page_168"></a>[168]</span> +dello Strozzi venivano ravvivate dall'odio +universale che i Fiorentini portavano alla +casa de' Medici. Ovunque due Fiorentini si +scontrassero, fuori del dominio di Cosimo, +essi riconoscevansi tosto per le maledizioni +che scagliavano contro il tiranno. Coloro +che il commercio aveva adunati a Roma, +a Lione, a Parigi, aprivano soscrizioni +per mandare danaro a Pietro Strozzi, +onde ajutarlo a scuotere il vergognoso +giogo che opprimeva la loro patria<a class="tag" id="tag172" href="#note172">[172]</a>. +</p> + +<p> +Sapendo Pietro Strozzi che si adunavano +alla Mirandola alcuni corpi di truppe +francesi, egli risolse di aprire loro la strada +di Siena. Uscì l'undici di giugno dalla +città assediata con circa sei mila uomini<a class="tag" id="tag173" href="#note173">[173]</a>; +passò l'Arno a Pontedera, e si +avanzò, per la macchia di Cerbaia, verso +lo stato di Lucca, che poi attraversò. Colà +infatti ricevette i promessigli rinforzi di +truppe che avevano tenuta la strada di +Pontremoli; ma la flotta francese, che +nello stesso tempo doveva giugnere a Viareggio, +non comparve; essa fu ritardata +più di quaranta giorni, ed il priore Strozzi, +<span class="pagenum"><a id="Page_169"></a>[169]</span> +fratello di Pietro, che stava aspettandola +con due galere, fu ucciso presso +Scarlino. Due dì dopo la morte del gran +priore, Biagio di Montluc, che Enrico II +aveva scelto per comandare a Siena, +venne a sbarcare a Scarlino con dieci +compagnie francesi ed i tedeschi di Giorgio +di Ruckrod, che di là passarono a +Siena<a class="tag" id="tag174" href="#note174">[174]</a>. +</p> + +<p> +La spedizione del maresciallo Strozzi +più avere non potendo quel successo +che egli ne aveva sperato, quando aveva +creduto di tener solo la campagna e di +assediare Firenze coll'ajuto delle truppe +che dovevano essergli condotte dalla flotta, +egli ripassò l'Arno colla medesima rapidità +e felicità con cui l'aveva guadato la prima +volta, e ricondusse la sua armata a Casoli, +nello stato di Siena<a class="tag" id="tag175" href="#note175">[175]</a>. +</p> + +<p> +Non pertanto la spedizione dello Strozzi +aveva sparso il terrore in tutti i partigiani +del duca in Toscana, e pareva promettere +i più felici risultamenti. Il Marignano, +che lo aveva seguito con tutta +<span class="pagenum"><a id="Page_170"></a>[170]</span> +l'armata dell'assedio, soprappreso da panico +terrore, erasi ritirato da Pescia verso Pistoja; +e già stava in sul punto di abbandonare anche +Pistoja come aveva fatto Pescia<a class="tag" id="tag176" href="#note176">[176]</a>. La +fertile provincia di Val di Nievole si dichiarò +pel partito dello Strozzi e della repubblica; +i castelli di Monte Catini e di Monte +Carlo avevano ricevuto guarnigione francese, +e l'ultimo sostenne non molto dopo +un assedio di più mesi; finalmente l'allontanamento +delle due armate in tempo +del raccolto avrebbe dato opportunità +agli abitanti di Siena di fare grossi approvvigionamenti +di vittovaglie, se avessero +saputo approfittarne<a class="tag" id="tag177" href="#note177">[177]</a>. +</p> + +<p> +Ma quest'anno la terra era stata sterile; +altronde la guerra aveva impedito +ai contadini di lavorare e di seminare i +campi intorno alla città, ed i Sienesi o +non fecero abbastanza grandi sagrificj, o +non ebbero il tempo necessario ne' quindici +giorni che le loro strade furono libere, +per importare da più lontane parti +<span class="pagenum"><a id="Page_171"></a>[171]</span> +i loro approvvigionamenti. Di già si cominciava +in città a mancare di viveri; +ed i due campi dello Strozzi e del Marignano, +ch'erano tornati nello stato di +Siena, penuriavano egualmente di vittovaglie. +Pareva che il Marignano fosse +convinto della sua inferiorità: un secondo +terrore panico gli fece abbandonare il +suo campo, presso la porta Romana di +Siena, con non minore precipizio di quello +che aveva fatto Pescia poche settimane +prima<a class="tag" id="tag178" href="#note178">[178]</a>. +</p> + +<p> +Pietro Strozzi, volendo coll'allontanamento +delle armate lasciar respirare Siena, +risolse di trasportare la guerra in +Val di Chiana; il 20 di luglio occupò +Marciano ed Oliveto, ed accampò la sua +armata al ponte della Chiana. Il Marignano +gli tenne dietro ed ottenne sopra +di lui un notabile vantaggio in una scaramuccia +a Marciano, nella quale quasi +le due intere armate presero parte; ma +questo non fu che un preludio di maggiore +disastro. Lo Strozzi, che soffriva +nel suo campo mancanza di acqua e di +vittovaglie, volle ritirarsi; il Marignano +<span class="pagenum"><a id="Page_172"></a>[172]</span> +lo seguì, e lo costrinse di venire a formale +battaglia, il 2 agosto, sotto Lucignano. +Il Marignano aveva due mila Spagnuoli, +quattro mila Tedeschi e sei in +sette mila Italiani con mille dugento cavaleggieri. +Lo Strozzi aveva press'a poco +un egual numero di combattenti; ma tre +mila soltanto all'incirca erano Francesi, +gli altri Tedeschi, Grigioni ed Italiani. +La viltà della sua cavalleria, che fuggì +in principio della battaglia, e la poca +fermezza dei Grigioni, diedero la vittoria +agl'imperiali: ma non pertanto venne +lungamente contrastata dal valore e dall'abilità +di Pietro Strozzi, ed il campo +di battaglia rimase coperto da più di quattro +mila morti<a class="tag" id="tag179" href="#note179">[179]</a>. +</p> + +<p> +Dopo la sconfitta di Lucignano, più +non restava a Siena speranza di salute; +pure i cittadini, incoraggiati da Montluc, +che comandava la guarnigione francese, +<span class="pagenum"><a id="Page_173"></a>[173]</span> +e dai vantaggi ottenuti dal signore di +Brissac in Piemonte, non lasciaronsi sgomentare +da veruna privazione o pericolo: +essi dovevano difendersi contro il più +freddamente crudele di tutti i generali +imperiali, il cui carattere distintivo pareva +essere la ferocia: e se il viaggiatore +vede anche nell'età presente lo stato +di Siena ridotto a vasto deserto, deve +in gran parte darne colpa al marchese +di Marignano ed a Cosimo I. Tutte le +volte che i Sienesi facevano uscire dalla +loro città alcune bocche inutili, il Marignano +le faceva uccidere senza misericordia; +qualunque volta i contadini +Sienesi tentavano d'introdurre viveri in +città, il Marignano li faceva appiccare; +tutti coloro che ne' loro villaggi o castelli +facevano qualche resistenza all'armata, +venivano passati a filo di spada; +tutte le provvigioni, tutti i viveri degli +infelici contadini erano saccheggiati dagli +Spagnuoli, e ciò che non si consumava +dai soldati distruggevasi rigorosamente. +Tutta la provincia di Siena provava gli orrori +della fame: la popolazione della Maremma +venne allora distrutta, ed in appresso +non potè mai più rinnovarsi, essendo +l'aria di questa fertile contrada pestilenziale. +L'esperienza ha più volte dimostrato +<span class="pagenum"><a id="Page_174"></a>[174]</span> +che il movimento di una numerosa +popolazione migliora l'aere cattivo, mentre +lo fa più pernicioso la mancanza +degli abitanti. Altronde tutte le abitazioni, +tutti i lavori dell'uomo erano stati +distrutti dalla ferocia spagnuola; e coloro +che dopo quest'epoca vennero da +lontane contrade per coltivare quelle campagne, +sonosi per la maggior parte trovati +allo scoperto, senza veruna comodità +della vita, ed esposti alle intemperie +di un funesto clima<a class="tag" id="tag180" href="#note180">[180]</a>. +</p> + +<p> +Il Marignano fondava soltanto nella +fame ogni speranza di prendere Siena; +tentò, a dir vero, in gennajo del 1555, +d'aprire alcune batterie presso <i>porta +Ovila</i> e presso porta Ravaniano; ma +<span class="pagenum"><a id="Page_175"></a>[175]</span> +quest'attacco non ebbe verun effetto, +ed il Marignano vi rinunciò<a class="tag" id="tag181" href="#note181">[181]</a>. Erasi +lo Strozzi lusingato che i vantaggi ottenuti +da Brissac in Piemonte moverebbero +l'imperatore a richiamare l'armata +che assediava Siena, per contrapporla ai +Francesi; ma Cosimo non risparmiava nè danaro, +nè munizioni, nè viveri per appagare +quelle truppe, la cui avidità andava +sempre crescendo in ragione ch'esse sentivano +diventare più importanti i loro servigj. +Pure il timore di vedere richiamata +l'armata del Marignano, gli fece ardentemente +desiderare la pace. Scrisse al governo +di Siena per accertarlo che non +voleva distruggere la libertà della repubblica; +che null'altro domandava se non +che tornasse sotto la protezione imperiale, +e ch'egli si offriva per mediatore di un +trattato con Carlo V, che gli guarentirebbe +tutti i suoi privilegj<a class="tag" id="tag182" href="#note182">[182]</a>. +</p> + +<p> +Infatti dopo che i Sienesi ebbero sofferti +gli orrori del blocco, con una pazienza +<span class="pagenum"><a id="Page_176"></a>[176]</span> +ed un coraggio a tutta prova, e al +di là di tutti i calcoli che avevano fatti +da prima; dopo ch'ebbero talmente consumati +i loro viveri, che non avevano +più nulla nel susseguente giorno, ottennero +ancora da Cosimo I onorate condizioni, +e press'a poco eguali a quelle +che venticinque anni prima aveva ottenuto +Firenze; ma desse furono altresì egualmente +violate colla medesima impudenza. +L'imperatore accolse sotto la sua protezione +la repubblica di Siena, promise di +conservarle la sua libertà ed i suoi ordinarj +magistrati, di perdonare a tutti +coloro che si erano adoperati contro di +lui, di non fabbricarvi fortezze, di pagare +egli stesso la guarnigione che terrebbe +in città per la di lei sicurezza, e +di permettere a tutti coloro che volessero +emigrare di ritirarsi liberamente coi +loro beni e famiglie in quella parte dello +stato Sienese che non era sottomessa. +Il trattato venne sottoscritto il 2 di aprile; +ma perchè i viveri non terminarono +che il 21, soltanto in questo giorno la +guarnigione francese uscì di Siena, e vi +entrarono gl'imperiali<a class="tag" id="tag183" href="#note183">[183]</a>. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_177"></a>[177]</span> +</p> + +<p> +La riserva stipulata a favore de' Sienesi +che volessero emigrare, non era +una inutile precauzione. Moltissimi illustri +cittadini, non pochi de' quali avevano +mostrato grandissimo zelo per la libertà +della loro patria, uscirono di Siena colla +guarnigione francese, il 21 di aprile, e si +ritirarono a Montalcino, piccola città +posta sopra una montagna a poca distanza +dalla strada che conduce da Siena +a Roma; colà essi mantennero l'ombra +della repubblica Sienese fino alla +pace di Cateau-Cambresis, del 3 aprile +1559, che gli assogettò alla sorte dell'intera +Toscana<a class="tag" id="tag184" href="#note184">[184]</a>. +</p> + +<p> +Rispetto alla metropoli, non venne eseguito +verun articolo della capitolazione; +e la violazione di questo sacro patto non +fu meno impudente di quella della capitolazione +<span class="pagenum"><a id="Page_178"></a>[178]</span> +di Firenze. Perciò, Cosimo +I, che aveva conquistata Siena a +sue spese e colle sue armi, non ne +ottenne subito il possesso. Filippo II, a +favore del quale Carlo V aveva abdicata +la corona, voleva conservare questo stato +per meglio assicurare il suo alto dominio +sopra la Toscana. La guerra accesa +dall'ambizione di Paolo IV e dei Caraffa, +di lui nipoti, gli fece porre in disamina se +dovesse loro cedere lo stato di Siena in +compenso di que' paesi cui essi aspiravano. +Finalmente Filippo trovò più utile di +valersene per acquistare la cooperazione +del duca di Firenze. Con un trattato, +conchiuso in luglio del 1557, acconsentì +di cedere lo stato di Siena a Cosimo I, +il quale ne prese possesso il 19 di luglio, +come di una provincia suddita. Ad ogni +modo Filippo riservò alla monarchia spagnuola +i porti di questa repubblica, cioè +Orbitello, Porto Ercole, Telamone, Monte +Argentaro, e Porto santo Stefano. Dopo +quest'epoca quella piccola provincia formò +lo stato detto de' <i>Presidj</i>; la separazione di +questa dal rimanente della Toscana privò +lo stato di Siena dell'antica sua comunicazione +col mare e del suo commercio, +e contribuì a perpetuare quello spaventoso +<span class="pagenum"><a id="Page_179"></a>[179]</span> +stato di desolazione, cui trovasi +ridotta la Maremma Sienese<a class="tag" id="tag185" href="#note185">[185]</a>. +</p> +</div> + +<div class="chapter"> +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_180"></a>[180]</span> +</p> + +<h2> +CAPITOLO CXXIII. +</h2> + +<div class="blockquote"> +<p> +<i>Rivoluzioni di diversi stati d'Italia, dopo +la perdita dell'indipendenza italiana, +fino alla fine del sedicesimo secolo.</i> +</p> + +<p class="center"> +1531 = 1600. +</p> +</div> + +<p> +La storia d'Italia nel sedicesimo secolo +dividesi in tre epoche, ognuna delle +quali offre un assai diverso carattere. La +prima si stende dal principio del secolo +fino alla pace di Cambrai, dell'anno 1529. +Fu questo un periodo di continue guerre +e di desolazione, durante il quale la potenza +della Francia e quella della casa +d'Austria parvero bastantemente equilibrate, +perchè i popoli d'Italia non potessero +prevedere quale sarebbe la trionfante. +Essi attaccaronsi alternativamente +all'una ed all'altra; sperarono mantenere +fra le medesime la loro indipendenza, +e non si avvidero che gl'Italiani +avevano cessato di esistere come nazione +soltanto nell'istante in cui Francesco I +li sagrificò col <i>trattato delle dame</i> sottoscritto +da sua madre. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_181"></a>[181]</span> +Il secondo periodo comincia alla pace +di Cambrai, del 5 agosto 1529, e termina +con quella di Cateau-Cambresis +del 3 aprile 1559. Con questa Enrico II +e Filippo II posero fine alla lunga rivalità +delle loro due case, e le riunirono +col matrimonio di Filippo con Elisabetta +di Francia. Questo periodo di trent'anni +venne insanguinato quasi con altrettante +guerre che il precedente, e sempre tra +gli stessi rivali. Ma queste guerre più +non si presentavano agl'Italiani sotto lo +stesso aspetto, e più in loro non risvegliavano +le medesime speranze. Tutti i diversi +loro stati o erano caduti sotto l'immediato +dominio di casa d'Austria, o +avevano riconosciuta la di lei protezione +con trattati che loro non lasciavano veruna +indipendenza. Se in questo spazio +di tempo alcuni di loro si staccarono +momentaneamente da quest'alleanza, che +si era loro imposta, vennero piuttosto +trattati come ribelli che come nemici +pubblici. La Francia, non isperando di +trovare fra di loro degli alleati, invece +di guadagnarseli colle ricompense, +sforzavasi di distruggere le loro ricchezze, +persuasa che tutti i loro soldati +e tutti i loro tesori sarebbero sempre a +disposizione dal suo costante nemico. Fece +<span class="pagenum"><a id="Page_182"></a>[182]</span> +perciò alleanza contro di loro coi Turchi +e coi Barbareschi, ed abbandonò le coste +dell'Italia ai guasti dei Musulmani. +</p> + +<p> +I trentanove anni che decorsero dopo +la pace di Cateau-Cambresis fino a quella +di Vervins, sottoscritta il 2 di maggio +del 1598, da Enrico IV, Filippo II ed +il duca di Savoja, dovrebbero, paragonati +ai due primi periodi, considerarsi +come un tempo di profonda pace; imperciocchè +in tutto questo tempo le province +d'Italia non furono attaccate da veruna +armata straniera; e gli stati italiani, contenuti +dalla coscienza della propria debolezza, +giammai fra di loro non si abbandonarono +a lunghe ostilità. Per altro l'Italia +non gustò in questa sgraziata epoca +i vantaggi della pace. La Francia, lacerata +da civili guerre, più non aveva +peso nella bilancia politica dell'Europa, +mentre che il feroce Filippo II, sovrano +d'una gran parte d'Italia, e che quasi comandava +egualmente ai suoi alleati come +a' suoi sudditi, aveva determinato di +schiacciare il partito protestante ne' Paesi +bassi, in Francia ed in Germania. Durante +tutto il suo regno, Filippo non cessò +di combattere gli Olandesi ed i Calvinisti +della Francia, e di dare ajuto agli +imperatori suoi alleati, Ferdinando suo +<span class="pagenum"><a id="Page_183"></a>[183]</span> +zio, Massimiliano II e Rodolfo II, che +tutti parimenti furono di continuo impegnati +nelle guerre coi protestanti di Germania, +e coi Turchi. Gl'Italiani militarono +continuamente in tutto questo periodo +ne' lontani paesi in cui Filippo portava +la guerra. I loro generali come i loro +soldati rivalizzarono di gloria, d'ingegno e +di coraggio colle vecchie bande spagnuole, +delle quali parevano avere adottato +il carattere. In tal guisa la nazione andò +ricuperando la sua virtù militare in servigio +degli stranieri; e se l'avesse in seguito +adoperata in difesa della patria, +forse non l'avrebbe pagata troppo cara +con tutto il sangue ch'ella versò; ma continuò +sempre a servire, finchè nuovamente +perdette l'abitudine del combattere. +</p> + +<p> +La più grande disgrazia, inseparabile +da questo stato abituale di guerra straniera, +fu la continuazione del regime militare, +la dimora o il passaggio delle truppe +spagnuole nelle diverse province italiane, +e più di tutto le insopportabili imposte +colle quali la corte di Madrid opprimeva +i popoli. L'ignoranza de' ministri spagnuoli, +che non conoscevano verun principio di +economia politica, era ancora più funesto +che la loro rapacità, e le loro dilapidazioni. +<span class="pagenum"><a id="Page_184"></a>[184]</span> +Essi mai non inventarono un'imposta +che non sembrasse destinata a schiacciare +l'industria ed a ruinare l'agricoltura. +Le manifatture andavano in decadimento, +scompariva il commercio, le +campagne si disertavano, e gli abitanti, +ridotti alla disperazione, erano in ultimo +costretti ad abbracciare, come una +professione, l'assassinio. Capi distinti pei +loro natali e pei loro talenti si posero +alla testa di compagnie d'assassini, che +formaronsi in sul declinare del secolo nel +regno di Napoli e nello stato della Chiesa; +e la guerra dei malandrini pose più +volte in pericolo la stessa sovrana autorità. +In questo tempo le province restavano +senza soldati, le coste senza vascelli +da guerra, le fortezze senza guarnigione. +Nulla opponevasi ai guasti dei +Barbareschi, che, non contenti delle prede +che potevano far sul mare, eseguivano +sbarchi alternativamente su tutte le coste, +e strascinavano in ischiavitù tutti gli +abitanti. Tutte le atrocità con cui la tratta +dei Negri afflisse l'Africa negli ultimi due +secoli, vennero nel sedicesimo praticate +dai Musulmani in Italia. Questi avidi mercanti +di schiavi mantenevano egualmente +dei traditori sulle coste per avvisarli e +dar loro nelle mani gli sventurati Italiani; +<span class="pagenum"><a id="Page_185"></a>[185]</span> +egualmente veniva sempre offerta +una mercede al delitto, e l'estrema sventura +pendeva sempre sul capo della famiglia +che credeva poter riporre la sua fiducia +nella propria innocenza ed oscurità. Tali +erano le calamità, sotto il peso delle quali, +in sul finire del sedicesimo secolo, l'Italia +piangeva la perdita della sua indipendenza. +</p> + +<p> +Abbiamo negli ultimi volumi esposti +circostanziatamente tutti gli avvenimenti +del primo dei tre periodi ne' quali si è +diviso il sedicesimo secolo. Abbiamo altresì +nel precedente capitolo raccolti alcuni +de' fatti spettanti, per ciò che risguarda +il tempo, al secondo periodo, sebbene +sembrino avere tuttavia alcuno dei caratteri +del primo; e questi sono l'estrema lotta +sostenuta in Toscana per la libertà, e gli +sforzi de' Sienesi per respingere il giogo +che loro voleva imporre Carlo V. Oramai +più non ci resta che di dare un'idea +degli avvenimenti che nello stesso tempo +o nel susseguente periodo mutarono le +relazioni tra gli stati d'Italia, influirono +nella sorte de' popoli, o ne alterarono il +carattere nazionale. Per farlo terremo dietro +ad uno ad uno ai governi tra i quali +trovavasi divisa l'Italia, e daremo compendiosamente +un cenno delle loro rivoluzioni. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_186"></a>[186]</span> +Gli stati della casa di Savoja, i primi +che i Francesi scontravano sul loro cammino +entrando in Italia, eransi sottratti +ai guasti delle prime guerre del secolo. +Le relazioni di parentela del duca Carlo +III coi due capi delle case rivali +aveva al certo contribuito ad ispirar loro +de' riguardi per lui. Questa stessa parentela +fu poi cagione dell'invasione del +Piemonte, quando del 1535 si rinnovò la +guerra tra Francesco I e Carlo V. Il +duca di Savoja aveva sposata Beatrice di +Portogallo, sorella dell'imperatrice, e si +era lasciato da lei strascinare in una confederazione +colla casa d'Austria. Francesco, +per vendicarsene, riclamò una parte +della Savoja come eredità di sua madre +Luigia, sorella del duca regnante; e sotto +questo pretesto la maggior parte della +Savoja e del Piemonte fu invasa dai Francesi; +mentre dal canto loro gl'imperiali posero +guarnigione nelle poche città che poterono +sottrarre agli attacchi de' loro nemici. Per +lo spazio di vent'otto anni il Piemonte +fu il principale teatro della guerra tra +i re di Francia e di Spagna. Quando +Carlo III morì a Vercelli, il 16 agosto +del 1553, trovavasi spogliato di quasi tutti +i suoi stati, non meno dai suoi amici che +dai suoi nemici; e sebbene suo figlio, +<span class="pagenum"><a id="Page_187"></a>[187]</span> +Emmanuele Filiberto, si fosse di già acquistato +nome di valoroso generale al servigio +dell'imperatore, e che continuasse +nelle guerre di Fiandra a coprirsi di gloria, +non trovò riconoscenza ne' principi +pei quali aveva combattuto. La pace di +Cateau-Cambresis, che in certo qual modo +fu dettata da Filippo II alla Francia, non +assicurò gl'interessi d'Emmanuele, avendo +essa pace lasciati nelle mani del re francese, +Torino, Chiari, Civasco, Pignerolo e Villanuova +d'Asti coi loro territorj, e nelle +mani del re di Spagna Vercelli ed Asti. Soltanto +le guerre civili della Francia persuasero +Carlo IX a restituire nel 1562 al +duca di Savoja le città che tuttavia occupava +in Piemonte<a class="tag" id="tag186" href="#note186">[186]</a>. +</p> + +<p> +Di quest'epoca soltanto la casa di Savoja +fu veduta innalzarsi in Italia quanto +gli altri stati erano decaduti. Emmanuele +Filiberto, e suo figlio Carlo Emmanuele, +che gli successe nel 1580, non avevano +più che temere dalla Francia, in allora +lacerata dalle guerre di religione. Anzi +<span class="pagenum"><a id="Page_188"></a>[188]</span> +l'ultimo per lo contrario fece delle conquiste +e contese al maresciallo di Lesdiguieres +il possedimento della Provenza e +del Delfinato. Filippo II, che cominciava +a veder declinare la sua potenza, sentì +la necessità di accarezzare un principe +bellicoso, che copriva i confini dell'Italia; +ed il duca di Savoja era il solo tra +gli alleati della Spagna, che avesse meno +cagioni di lagnarsi dell'insolenza de' vicerè +e dei generali di Filippo. Quand'ebbero +fine le guerre di religione, il duca +di Savoja venne vantaggiosamente compreso +nella pace di Vervins del 2 di +maggio del 1598. Gli restava tuttavia una +vertenza con Enrico IV rispetto al possedimento +del marchesato di Saluzzo. In +tempo delle guerre d'Italia questi marchesi +si erano attaccati alla corte di Francia, +che gli aveva colmati di favori: +essi avevano richiamate in vita alcune antiche +carte, in forza delle quali si riconoscevano +feudatarj dei Delfini del Viennese. +La loro famiglia dopo essere stata +divisa da alcune guerre civili, nelle quali +s'immischiò Francesco I, si spense nel +1548, e la Francia occupò il marchesato +di Saluzzo che gli apriva la porta dell'Italia. +Dall'altro canto il duca di Savoja +approfittò delle guerre civili della +<span class="pagenum"><a id="Page_189"></a>[189]</span> +Francia per andare al possedimento dello +stesso feudo nell'anno 1588<a class="tag" id="tag187" href="#note187">[187]</a>. I due +trattati del 27 di febbrajo 1600, e del +17 gennajo 1601, terminarono queste vertenze +tra la Savoja e la Francia, cui +tutta l'Italia dava la più grande importanza. +Enrico IV accettò la Bresse invece +del marchesato di Saluzzo, e con questa +transazione egli escluse affatto sè medesimo +dall'Italia privando così gli stati di +questa contrada della speranza che quel +re andava fomentando di ristabilire un +giorno la loro indipendenza<a class="tag" id="tag188" href="#note188">[188]</a>. +</p> + +<p> +In questo secolo aveva la casa d'Austria +estesa la sua sovranità sopra quattro de' +più potenti stati d'Italia, il ducato di Milano, +il regno di Napoli, il regno di +Sicilia e quello di Sardegna. Il duca di +Milano, Francesco II, ultimo erede della +casa Sforza, era morto il 24 ottobre del +1535, dopo aver fatto un inutile esperimento +per iscuotere il giogo di Carlo V, +che parevagli insopportabile. Egli aveva +<span class="pagenum"><a id="Page_190"></a>[190]</span> +intavolati col re di Francia pericolosi trattati, +ed aveva ottenuto che un ambasciatore +di quella corona fosse mandato alla +sua corte con una segreta missione; poi +tutt'ad un tratto, spaventato dalla collera +di Carlo V, aveva fatto decapitare quest'inviato, +chiamato Maraviglia, o <i>Merveilles</i>, +in occasione di una disputa intentatagli +da lui medesimo<a class="tag" id="tag189" href="#note189">[189]</a>. Questa +fu la cagione principale del rinnovamento +della guerra tra la Francia e l'impero, +nel 1535; e si pretende che la paura +delle vendette del re affrettasse la morte +del duca. +</p> + +<p> +Il possedimento del Milanese, quando si +spense la famiglia Sforza, non era stato definitivamente +regolato nel trattato di Cambrai, +e Carlo V, avanti di ricominciare +la guerra, lusingò alcun tempo Francesco +I, intraprendendo una negoziazione +tendente ad infeudare il Milanese al secondo +o terzo figliuolo del monarca francese. +Nello stesso tempo fece avanzare +le sue armate, ed approvvigionò le sue +fortezze; e perciò quando scoppiarono +le ostilità, i Francesi mai non riuscirono +a sottomettere le piazze più importanti +<span class="pagenum"><a id="Page_191"></a>[191]</span> +del ducato, ed i loro vantaggi si limitarono +al guasto de' paesi confinanti. +</p> + +<p> +I Milanesi non potevano in verun modo, +sotto l'amministrazione spagnuola, +rialzarsi dai disastri sofferti nelle precedenti +guerre. Assurde imposte ne avevano +ruinate le manifatture ed il commercio; e +se le leggi non riuscirono ad isterilire +quelle ricche campagne, rendettero almeno +miserabili coloro che le coltivavano. +Il governo volle inoltre aggravare l'odioso +giogo che portavano i Milanesi +collo stabilimento dell'inquisizione spagnuola. +Quella dell'Italia che da molto +tempo era di già stabilita in Milano, +non soddisfaceva del tutto il feroce fanatismo, +o la politica di Filippo II. Il +duca di Sessa, governatore di Milano, +annunciò nel 1563 questa reale determinazione +alla nobiltà ed al popolo; ma eccitò +cotale proposizione una così violenta fermentazione, +ed i Milanesi parvero così determinati +ad opporsi armata mano allo stabilimento +di questo sanguinario tribunale, +che il governatore persuase Filippo a +rinunciare a questo suo divisamento<a class="tag" id="tag190" href="#note190">[190]</a>. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_192"></a>[192]</span> +</p> + +<p> +Il regno di Napoli trovavasi da molto più +tempo che non il Milanese sotto il dominio +spagnuolo. Era stato invaso in sul finire +del precedente secolo da Carlo VIII, e +ne' primi anni del sedicesimo da Luigi +XII; ma durante il bellicoso regno +di Francesco I le armate francesi non +vi furono che momentaneamente sotto il +signore di Lautrec, e durante il regno di +Enrico II, figlio di Francesco, e la spedizione +del duca di Guisa, nel 1557, sebbene +concertata con papa Paolo IV, non +penetrò al di là dei confini degli Abruzzi. +Questa provò che il partito angioino +non era del tutto spento in quelle province; +ma non pose un solo istante in +pericolo la monarchia austriaca in Napoli. +</p> + +<p> +D'altra parte il regno di Napoli fu +lasciato quasi senza difesa ai saccheggi +de' Turchi e delle potenze barbaresche, +che, durante questo stesso secolo, sollevaronsi +ad una grandezza fin allora senza +esempio. Horuc ed Ariadeno Barbarossa +(Aroudi e Khair-Eddyn) figliuoli di un +corsaro rinegato di Metelino, dopo avere +acquistato nome colla loro audacia come +pirati, pervennero ad avere il comando +delle flotte di Solimano, ed a salire sui +<span class="pagenum"><a id="Page_193"></a>[193]</span> +troni di Algeri e di Tunisi<a class="tag" id="tag191" href="#note191">[191]</a>. Il mestiere +di corsaro, ch'era stato il primo +grado della loro grandezza, fu sempre +d'allora in poi la scuola de' loro soldati +e dei loro marinai, e la sorgente principale +delle loro ricchezze. Dal 1518 +al 1546, epoca del regno del secondo +Barbarossa, si videro flotte di cento e +di cento cinquanta vele armate pel solo +oggetto di guastare le coste, di rapirne +gli abitanti e venderli come schiavi. Il +regno di Napoli, che presentava una lunga +linea di littorali senza difesa, i di cui +abitanti avevano sotto un giogo oppressivo +perduto tutto il coraggio e lo spirito +militare, e le di cui leggi cacciavano +fuori della società numerose partite +di banditi, di contrabbandieri, di facinorosi, +sempre apparecchiati a servire +al nemico in ogni impresa, fu più che +tutto il rimanente dell'Italia esposto ai +guasti dei Barbareschi. Nel 1534 tutto +il paese che stendesi da Napoli a Terracina +fu saccheggiato, e gli abitanti fatti +schiavi. Nel 1536, la Calabria e la Terra +d'Otranto provarono la stessa sorte; nel +1537 furono pure ruinate la Puglia e le +<span class="pagenum"><a id="Page_194"></a>[194]</span> +adiacenze di Barletta; nel 1543 fu bruciato +Reggio di Calabria, e fino alla fine +del secolo pochissimi anni passarono senza +che i Barbareschi, sotto il comando di +Dragut Rayz dopo la morte del Barbarossa, +poi di Piali e di Ulucciali, re di +Algeri, non predassero e riducessero in +servitù gli abitanti di molti villaggi, e +talvolta di parecchie città<a class="tag" id="tag192" href="#note192">[192]</a>. +</p> + +<p> +Mentre che le province napolitane stavano +in continuo timore di essere saccheggiate +dai Barbareschi e dai malandrini; +mentre ognuno doveva ad ogni +istante tremare di vedersi rapiti i suoi +beni, la moglie ed i figli, o di essere +tratto egli medesimo in ischiavitù, l'amministrazione +spagnuola affliggeva la capitale +con un altro genere di calamità. +Don Pedro di Toledo, che fu vicerè di +Napoli quattordici anni, e che diede il +proprio nome alla più bella strada di +quella città, da lui aperta verso il 1540<a class="tag" id="tag193" href="#note193">[193]</a>, +<span class="pagenum"><a id="Page_195"></a>[195]</span> +fu in certo qual modo l'istitutore della +amministrazione spagnuola a Napoli; ed +i suoi successori non fecero che seguire +le sue pedate. Fu il Toledo, che, riservando +allo stato il monopolio del commercio +dei grani, espose la capitale a +frequenti carestie, e la ridusse a non +avere, negli anni più abbondanti, che +un pane di qualità inferiore a quello che +negli anni di sterilità mangiavano i poveri +quand'era libero il commercio<a class="tag" id="tag194" href="#note194">[194]</a>. +Egli fu che diede origine a quell'odio che +costantemente si mantenne inappresso, e +che spesse volte scoppiò in battaglie sanguinose +tra la guarnigione spagnuola ed i +soldati della città. Egli fu che, geloso +della nobiltà napolitana, la rese sospetta +all'imperatore, e l'oppresse di mortificazioni +che spinsero varj suoi capi alla +ribellione. Per ultimo fu il Toledo che +in aprile del 1547 volle stabilire l'inquisizione +a Napoli; ma trovò nel popolo +e nella nobiltà una resistenza, che +credeva non doversi aspettare nè dallo +stato d'oppressione cui era ridotta la +nazione, nè dal di lui fanatismo religioso. +<span class="pagenum"><a id="Page_196"></a>[196]</span> +I Napolitani risguardarono lo stabilimento +dell'inquisizione presso di loro, come ingiurioso +all'onore dell'intera nazione, +quasi ch'ella fosse colpevole di eresia o +di giudaismo: altronde essi sapevano che +quest'odioso tribunale era un cieco istrumento +nelle mani del despota, per ischiacciare +e ruinare ingiustamente tutti coloro +che gli si rendevano sospetti. Tutta la +città impugnò le armi; si sparse alternativamente +il sangue de' Napolitani e +degli Spagnuoli; il Toledo e Carlo V +dovettero all'ultimo rinunciare al progetto +dell'inquisizione; ma quasi tutti +coloro che si erano dichiarati protettori +della causa del popolo, ed avevano ardito +di opporsi ai voleri della corte, +furono in appresso sagrificati<a class="tag" id="tag195" href="#note195">[195]</a>. +</p> + +<p> +Il regno di Sicilia, che dopo i vesperi +siciliani era unito alla monarchia arragonese, +ed il regno di Sardegna, aggiunto +alla stessa monarchia verso la metà del +quattordicesimo secolo, dopo tale epoca +<span class="pagenum"><a id="Page_197"></a>[197]</span> +più non avevano avuta influenza sulla +politica d'Italia che per dare ajuto a coloro +che dovevano opprimere l'indipendenza +nazionale. Nel sedicesimo secolo i +popoli di queste due isole, trovandosi sudditi +dello stesso governo che possedeva +la maggior parte del continente, ricominciarono +a risovvenirsi di essere italiani, +ma soltanto per soffrire e gemere +insieme ai loro compatriotti. L'amministrazione +spagnuola aveva di già fatte retrocedere +le due isole verso la barbarie; +aveva spogliate le città del commercio +e delle manifatture; aveva lasciate le campagne +in balìa de' banditi e de' contrabbandieri, +ed abbandonate le coste ai guasti +de' corsari barbareschi. Nel 1565 la +Sicilia si trovò esposta ad essere miseramente +invasa dalla flotta ottomana, che +Solimano aveva spedita per conquistarla; +ma, contro i consiglj del pascià Maometto, +comandante della spedizione, volle +il sultano che prima di scendere sulle +coste della Sicilia si assediasse Malta. +Questa imprudente risoluzione salvò la +Sicilia, che il vicerè, Garzia di Toledo, +non avrebbe potuto difendere. Tutta +la potenza dei Turchi andò a rompersi +contro l'eroica resistenza del gran maestro +La Valette e de' suoi cavalieri. Dragut +<span class="pagenum"><a id="Page_198"></a>[198]</span> +Rayz, re di Tripoli, vi fu ucciso +il 21 di giugno del 1565. Hassem, figliuolo +di Barbarossa, re d'Algeri, ed i +pascià Piali e Mustafà furono respinti; +e l'armata, dopo quattro mesi di battaglie, +fu costretta a ritirarsi in disordine +dall'assedio<a class="tag" id="tag196" href="#note196">[196]</a>. +</p> + +<p> +Le guerre, che ne' primi anni del secolo +avevano precipitata l'Italia nella schiavitù, +erano state quasi tutte accese dall'ambizione +o dalla politica dei papi Alessandro +VI, Giulio II, Leon X e Clemente +VII. L'ultimo, dopo essere stato +crudelmente punito delle sue pratiche, +si era non pertanto alla conclusione della +pace trovato sovrano di più vaste province, +quali la Chiesa non mai aveva riunite +sotto il suo governo. Vero è che +tali province erano ridotte in povertà e +spopolate da trent'anni di guerre, e più +che dalle guerre dalla ferocia de' vincitori +spagnuoli; ma la cieca pietà dei +Cattolici portava tuttavia alla santa sede +ogni anno ricchi tributi; il nome del +papa era sempre temuto: desso pareva +<span class="pagenum"><a id="Page_199"></a>[199]</span> +rendere più formidabili le leghe cui +prendeva parte; e passò alcun tempo +prima che i successori di Clemente VII +si accorgessero, che, sebbene il trattato +di Barcellona avesse loro rendute tutte +le province che questo pontefice aveva +perdute, non avevano però colle province +ricuperata l'indipendenza. +</p> + +<p> +Clemente VII ebbe per successore Alessandro +Farnese, decano del sacro collegio, +il quale, eletto il 12 di ottobre del +1534, prese il nome di Paolo III. Non +meno ambizioso che Clemente VII, egli +ebbe la stessa passione di dare alla sua +famiglia il grado di casa sovrana. Questa +famiglia, che possedeva il castello +di Farneto nel territorio d'Orvieto, aveva +nel quattordicesimo secolo dati alla milizia +alcuni distinti condottieri. Ma Paolo +III le diede un nuovo lustro, accumulando +tutti gli onori di cui poteva disporre +sul capo di suo figlio naturale Pier +Luigi, e dei figli di questi. Nel 1537 cominciò +ad erigere in ducato le città di Nepi +e di Castro in favore di Pier Luigi Farnese; +e la seconda di queste città, situata +nelle Maremme toscane, diventò poi l'appannaggio +d'Orazio, il secondo de' nipoti +pontificj. Pier Luigi, nominato nello stesso +tempo gonfaloniere della Chiesa, segnò +<span class="pagenum"><a id="Page_200"></a>[200]</span> +lo stesso anno in cui ricevette i primi +feudi della camera apostolica, con uno +scandaloso eccesso commesso contro il +giovane vescovo di Fano, prelato non +meno commendevole per la sua santità +che per la sua avvenenza. Il tiranno, che +assoggettò quest'uomo ad un'indegna violenza, +con sì enorme delitto non tanto +provava le abituali sue dissolutezze, quanto +il desiderio di offendere la pubblica morale +e la religione, di cui suo padre era +sommo sacerdote<a class="tag" id="tag197" href="#note197">[197]</a>. +</p> + +<p> +Paolo III non ristringeva le sue viste +ai piccoli ducati dati al figliuolo; egli +sentiva che per istabilire la grandezza di +casa Farnese conveniva porre a prezzo +l'alleanza della santa sede, e trovò i due +rivali, che si contendevano il dominio dell'Europa, +disposti a dare lo stesso prezzo +che avevano di già pagato a Clemente VII. +Carlo V, per guadagnarsi l'amicizia del +papa, accordò nel 1538 sua figlia Margarita +d'Austria, vedova di Alessandro +de' Medici, ad Ottavio Farnese, nipote +di Paolo III, creandolo in pari tempo +<span class="pagenum"><a id="Page_201"></a>[201]</span> +marchese di Novara. Inoltre il papa acquistò +per lui nel susseguente anno il +ducato di Camerino<a class="tag" id="tag198" href="#note198">[198]</a>. D'altra banda +Paolo III ottenne nel 1547 per Orazio, +duca di Castro, suo secondo nipote, una +figlia naturale di Enrico II. +</p> + +<p> +Ma sebbene Paolo III facesse a vicenda +sperare all'imperatore ed al re di Francia +di unire le sue alle loro armate, +seppe fino alla fine del suo pontificato +sottrarsi a qualunque impegno di guerra. +Per lo contrario cercò più volte di mettere +pace fra i due rivali. Vero è che +nello stesso tempo mirava a raccogliere +per sè medesimo grandi vantaggi; perciocchè, +ammettendo sì l'uno che l'altro +essere conveniente al riposo dell'Europa +che l'eredità dello Sforza passasse in +una nuova famiglia di feudatarj, Paolo +III chiedeva il ducato di Milano per suo +figlio Pier Luigi, ed offriva ai due sovrani +per tale concessione ricche ricompense<a class="tag" id="tag199" href="#note199">[199]</a>. +</p> + +<p> +Per altro Paolo III non tardò ad avvedersi +che il riposo dell'Europa non +era il primo oggetto cui mirassero i due +<span class="pagenum"><a id="Page_202"></a>[202]</span> +monarchi, e che non pensavano a dare +il ducato di Milano ad un terzo, che perchè +perdevano la speranza di conservarlo per +sè medesimi. Carlo V essendosi all'ultimo +appropriato questo ducato, Paolo si ristrinse +a formare uno stato a suo figlio a spese +di quello della Chiesa. Finalmente in +agosto del 1545 ottenne l'assenso del +sacro collegio per accordare a Pier Luigi +Farnese gli stati di Parma e di Piacenza, +col titolo di ducato dipendente dalla santa +sede. In contraccambio il nipote del papa +rinunciò ai due ducati di Nepi e di Camerino, +che vennero riuniti alla camera apostolica; +ed i cardinali, comperati con ricchi +beneficj, credettero, o finsero di credere +che tornava più vantaggioso alla santa +sede la nuova incorporazione di queste +piccole due province, che si trovavano +nel centro de' stati pontificj, anzi che la +conservazione di due altre, veramente più +grandi, ma rispetto alle quali erano tuttavia +dubbiosi i diritti della Chiesa, e che +più non avevano veruna comunicazione +coll'altro suo territorio<a class="tag" id="tag200" href="#note200">[200]</a>. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_203"></a>[203]</span> +</p> + +<p> +Tale principio ebbero i ducati di Parma +e di Piacenza, e la nuova grandezza di +casa Farnese. Questa si collocò tra le case +sovrane quasi nello stesso tempo che +quella dei Medici; e la rivalità di queste +due case, che si spensero nello stesso +tempo, si tenne viva due secoli. Entrambe +queste case scosse nella loro origine dall'odio +de' loro sudditi e dalla violenta morte +del fondatore della loro dinastia, non parevano +destinate a durare lungo tempo. Pier +Luigi Farnese aveva appena regnato due +anni, quando fu assassinato il 10 settembre +del 1547 dai nobili di Piacenza, ai quali +erasi renduto esoso colle disolutezze, coll'avarizia +e colle crudeltà sue. Don Ferdinando +Gonzaga, governatore del Milanese +a nome dell'imperatore aveva tenuto +mano a questa congiura, ed occupò subito +Piacenza in nome del suo padrone<a class="tag" id="tag201" href="#note201">[201]</a>. +Paolo III, non dubitando che non venisse +bentosto attaccata anche Parma, la riunì +nuovamente agli stati della Chiesa, per +dare maggior peso ai diritti della santa sede +sopra questa città. Egli offrì in contraccambio +ad Ottavio lontane speranze, che +<span class="pagenum"><a id="Page_204"></a>[204]</span> +questi non osava lusingarsi di vedere ridotte +ad effetto a cagione della decrepita +vecchiaja di suo avo. Resistè finchè gli fu +possibile al volere del papa, ma finalmente +dovette cedere. Ferdinando Gonzaga +erasi impadronito de' luoghi più +forti del circondario di Parma e teneva +la città quasi bloccata; nello stesso tempo +l'imperatore domandava imperiosamente +al papa che gli fosse restituita Parma, +siccome parte del ducato di Milano. Il +vecchio pontefice cercava di far valere +i diritti della santa sede con Memorie e +con Manifesti; ma egli si andava sempre +più indebolendo: la contesa mantenevasi +già da due anni, e le speranze d'Ottavio +Farnese diminuivano ogni giorno. Finalmente, +supponendo di non avere più +tempo da perdere, egli si recò in poste a +Parma, e tentò di occuparla di nuovo. +I comandanti della città e del castello +non vollero ubbidirgli; e Paolo III, avvisato +di quest'intrapresa e delle offerte +di accomodamento fatte da Ottavio a +don Gonzaga, ne concepì tanto dolore, che +ne morì dopo quattro giorni il 10 novembre +del 1549 in età di ottantadue +anni<a class="tag" id="tag202" href="#note202">[202]</a>. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_205"></a>[205]</span> +</p> + +<p> +Sarebbesi dovuto credere che la casa +Farnese più non avrebbe potuto rialzarsi +da tante calamità. Ottavio era stato spogliato +della metà de' suoi stati dall'imperatore +suo suocero, e dell'altra metà +dal papa suo avo. Più non aveva nè tesori, +nè armate, nè fortezze, e pareva +ridotto a non avere più speranze, siccome +più non aveva nè forze proprie, +nè alleati. Ma Paolo terzo nel suo lungo +pontificato aveva creati più di settanta +cardinali. Sedevano tra gli altri nel sacro +collegio due suoi nipoti, i quali ebbero +bastante influenza e destrezza per far +cadere l'elezione, il 22 di febbrajo del +1550, sopra il cardinale del Monte, creatura +del loro avo, che assunse il nome +di Giulio III. Questi, due giorni dopo la +sua elezione, ordinò che Parma colla +sua fortezza si restituisse ad Ottavio Farnese; +confermò l'investitura del ducato +di Castro ad Orazio Farnese di lui fratello; +lasciò ad ambidue le importanti +cariche di prefetto di Roma e di gonfaloniere +della Chiesa, ed in fine fece +<span class="pagenum"><a id="Page_206"></a>[206]</span> +per quella casa ciò che Paolo III con +tutta la sua ambizione non aveva potuto +fare<a class="tag" id="tag203" href="#note203">[203]</a>. +</p> + +<p> +Ma non per questo poteva credersi assicurata +la sorte del duca di Parma: l'imperatore +pareva avere dimenticato d'averlo +egli stesso scelto per suo genero, e pretendeva +di spogliarlo del restante de' suoi +stati. Lo ridusse con ciò a gettarsi nelle +braccia del re di Francia, a nome del +quale Ottavio Farnese fece la guerra +dal 27 di maggio del 1551 fino al 29 +d'aprile del 1552, ed al servigio del quale +Orazio, duca di Castro, fratello di Ottavio, +militò fino al 18 di luglio del 1553, +ch'egli fu ucciso in Hesdin mentre difendeva +questa città contro gl'imperiali<a class="tag" id="tag204" href="#note204">[204]</a>. +Ma Piacenza non fu restituita al duca +Ottavio che il 15 settembre del 1556 da +Filippo II, il quale, spaventato dall'invasione +del duca di Guisa in Italia, +volle procurarsi l'alleanza del Farnese<a class="tag" id="tag205" href="#note205">[205]</a>. +<span class="pagenum"><a id="Page_207"></a>[207]</span> +Ad ogni modo Filippo conservò una guarnigione +nella rocca di quella città, che +restituì soltanto trent'anni più tardi, nel +1585, in segno di riconoscenza per gli +eminenti servigi prestatigli da Alessandro +Farnese, figlio d'Ottavio e principe di +Parma. +</p> + +<p> +Ottavio andò in parte debitore alla +lunga sua vita dello stabilimento della +sua sovranità, ch'egli lasciò ai suoi discendenti. +Morì il 18 settembre del 1586; +e suo figlio Alessandro, che da lungo +tempo mieteva allori alla testa delle armate +spagnuole in Fiandra, non governò +giammai personalmente gli stati da lui +renduti illustri. Egli ancora guerreggiava +ne' Paesi Bassi, quando morì in Arras +il 2 dicembre del 1592, lasciando suo +figlio Rannuccio solidamente stabilito nei +due ducati di Parma e di Piacenza sotto +la duplice protezione della Chiesa e del +re di Spagna<a class="tag" id="tag206" href="#note206">[206]</a>. +</p> + +<p> +Paolo III fu l'ultimo di quegli ambiziosi +pontefici che smembrarono il dominio +<span class="pagenum"><a id="Page_208"></a>[208]</span> +della Chiesa per dare stato alla +loro famiglia. Giulio III, che gli successe +il 9 febbrajo del 1549, credette di non +avere ottenuta la tiara che per abbandonarsi +senza ritegno alla pompa ed ai +piaceri. Egli soltanto ottenne da Cosimo +de' Medici Monte Sansovino sua patria, +nel territorio d'Arezzo; eresse quella terra +in contea, a favore di suo fratello Baldovino +del Monte, e diede a questo stesso +fratello il ducato di Camerino, dal Farnese +restituito alla camera apostolica. +Del resto parve che a null'altro pensasse +che a colmare di ricchezze e di +onori ecclesiastici un giovanetto da lui +amato. Lo fece adottare da suo fratello; +lo creò cardinale in età di diciassette +anni, sotto il nome d'Innocenzo del +Monte, e lo corruppe in modo con tanti +favori, che questo giovane, tolto dalla +più bassa classe del popolo, diventò a +cagione de' suoi vizj lo scandalo del sacro +collegio, dal quale lo scacciarono i +successori di Giulio III<a class="tag" id="tag207" href="#note207">[207]</a>. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_209"></a>[209]</span> +</p> + +<p> +Questo pontefice degno di non molta +stima e di poco biasimo, morì il 29 +di marzo del 1555, ed ebbe per successore +Marcello II di Monte Pulciano, che +regnò soltanto ventidue giorni, dal 9 al +30 aprile. L'immatura morte di lui fece +luogo a Giovan Pietro Caraffa, Napolitano, +che nell'avanzata età di ottanta +anni fu eletto il 23 maggio del 1555 sotto +il nome di Paolo IV<a class="tag" id="tag208" href="#note208">[208]</a>. +</p> + +<p> +Da gran tempo la santa sede non aveva +avuto che uomini unicamente animati +da mondane viste, che si erano successivamente +proposto di soddisfare al loro +gusto pei piaceri, per le arti, per la +magnificenza o per la guerra. Gli uni +avevano voluto dilatare la stessa monarchia +della chiesa, gli altri per lo contrario +staccarne de' feudi per innalzare +le loro famiglie; in tutti l'uomo politico +aveva coperto l'uomo di chiesa, ed il +fanatismo religioso aveva avuta pochissima +influenza sulla loro condotta. Tale +fu il carattere dei papi in tutto il tempo +<span class="pagenum"><a id="Page_210"></a>[210]</span> +che decorse dal concilio di Costanza a +quello di Trento; ma papa Paolo IV +aveva un affatto diverso sentimento. +</p> + +<p> +Il pericolo che sovrastava alla chiesa +romana pei progressi della riforma, mutò +alla fine il carattere de' suoi capi. Erasi +fin allora veduto il basso clero geloso +del clero superiore, i vescovi gelosi +della corte di Roma, i cardinali gelosi +del papa, e dal canto loro i superiori +sempre diffidenti o sempre gelosi dei +diritti dei loro inferiori. Avevano i papi +lungo tempo risguardati i vescovi come +loro segreti ma costanti nemici, e questi +avevano effettivamente mostrato uno spirito +repubblicano che mirava a limitare +il potere del capo della chiesa. Ma nello +stesso tempo i riformatori avevano attaccato +il basso e l'alto clero e l'intera +chiesa; coloro che si erano divisi per +attirare a sè tutto il potere, sentirono +in allora la necessità di unirsi per la +comune difesa. I re, cui il clero aveva +tanto tempo contrastata l'autorità, si trovarono +dopo quest'epoca in guerra collo +spirito repubblicano de' riformatori; perciò +fecero alleanza cogli antichi loro nemici +contro i nuovi avversarj, e tutti +coloro che per qualunque titolo e sotto +qualsiasi protesto proponevansi di vietare +<span class="pagenum"><a id="Page_211"></a>[211]</span> +agli uomini di operare e di pensare da +sè, riunironsi in una sola lega contro +tutto il resto del genere umano. +</p> + +<p> +Fu questo nuovo spirito di resistenza +alla riforma che diede al concilio di +Trento un carattere così diverso da quello +de' precedenti concilj. Dietro le calde +istanze di Carlo V questo concilio erasi +convocato da Paolo III ad oggetto di +decidere tutte le quistioni di fede e di +disciplina che la riforma aveva fatto nascere +in Germania. Era stato aperto a +Trento il 15 dicembre del 1545; ma +poco dopo Paolo III, diffidando di quest'assemblea, +l'aveva nel 1547 traslocata +a Bologna, affinchè fosse più dipendente +dalla santa sede. Giulio III acconsentì +nel 1551 a farlo tornare a Trento. +Le vittorie di Maurizio di Sassonia +contro Carlo V, ed il subito avanzamento +verso il Tirolo dell'armata protestante, +la disperse nel 1552. Il concilio +si riaprì di nuovo nella stessa città di +Trento, il giorno di Pasqua del 1561, +da papa Pio IV, e durò fino al 4 di +dicembre del 1563<a class="tag" id="tag209" href="#note209">[209]</a>. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_212"></a>[212]</span> +</p> + +<p> +Il concilio di Trento si adoperò con +eguale ardore a riformare la disciplina +della Chiesa, come ad impedire ogni +riforma nelle credenze e negl'insegnamenti +di lei. Egli allargò la breccia tra +i cattolici ed i protestanti; sanzionò come +articoli di fede le opinioni più invise a +coloro che volevano far uso della ragione +o de' loro naturali sentimenti per +dirigere la loro coscienza<a class="tag" id="tag210" href="#note210">[210]</a>. Spinse al +più alto grado il fanatismo dell'ortodossia; +ma in pari tempo ritornò al clero +il primiero vigore da gran tempo indebolito. +I preti avevano troppo apertamente +sagrificata la propria riputazione +ai loro piaceri; tutti gli abusi che si +erano introdotti nella disciplina miglioravano +la loro condizione, ma in pari +tempo diminuivano la loro riputazione +ed il loro potere. Per lo contrario la +politica del concilio mirò a renderli +rispettabili agli occhi dei divoti, a vincolarli +più strettamente collo spirito di +corporazione, ad assoggettarli alla regola; +e questa stessa ubbidienza avrebbe loro +data un'irresistibile forza, ed essi avrebbero +signoreggiati i consigli di tutti i re, +<span class="pagenum"><a id="Page_213"></a>[213]</span> +se i progressi dello spirito umano non +si fossero avanzati con maggiore rapidità +che questa riforma del clero. +</p> + +<p> +Si sentì l'influenza del nuovo spirito +che animava la chiesa, e che si era +esteso fino al sacro collegio, nelle prime +elezioni che seguirono la convocazione +del concilio di Trento. Incominciando +da quest'epoca i pontefici furono spesso +più fanatici e crudeli che non i loro +predecessori; ma più non furono visti +disonorare la santa sede coi vizj e con +un'ambizione affatto mondana. Vero è +che Giulio III, il quale fu eletto dopo +essersi adunato il concilio, non corrispose +alla vantaggiosa opinione che si era di +lui concepita; tuttavolta quest'opinione +era fondata sulle virtù e sull'austera +condotta di cui diede prove prima di +giugnere alle ultime grandezze. Marcello +II, che gli successe, e che regnò +pochissimi giorni, era riputato un uomo +santissimo. Paolo IV, creato il 23 di +maggio del 1555, si era dato a conoscere +per uno de' più dotti cardinali; +era stato in particolar modo notato il di +lui zelo per l'ortodossia e l'ordine dei +Teatini da lui fondato, gli dava grande +riputazione di santità<a class="tag" id="tag211" href="#note211">[211]</a>. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_214"></a>[214]</span> +</p> + +<p> +Il fanatismo persecutore salì con Paolo +IV sulla sede di san Pietro. L'intolleranza +de' precedenti pontefici non era, +per così dire, che l'effetto della loro +politica; ma quella di Paolo IV era ai +suoi occhi medesimi la giusta vendetta del +cielo irritato, e della propria disprezzata +autorità. L'impetuoso carattere di questo +vecchio napolitano non ammetteva nè +modificazioni, nè ritardo nell'ubbidienza +ch'egli esigeva; qualunque esitanza parevagli +una ribellione, e perchè confondeva +in coscienza le sue proprie opinioni +colle suggestioni dello spirito santo, +avrebbe creduto di peccare egli stesso, se +avesse accordato un solo istante a coloro +i quali erano tanto empi d'avere l'ardire +di opinare diversamente da lui. Era egli +stato, fin sotto il regno di Paolo III, il +principale promotore dello stabilimento +dell'inquisizione in Roma, ed aveva egli +stesso coperta la carica di grande inquisitore. +Quando salì sul trono raddoppiò +il rigore degli editti de' suoi predecessori, +e moltiplicò i suplicj di coloro che +<span class="pagenum"><a id="Page_215"></a>[215]</span> +nello stato della Chiesa rendevansi sospetti +di favoreggiare le nuove dottrine. +</p> + +<p> +Filippo II e Paolo IV cominciarono +a regnare nello stesso tempo, ed erano +ambidue animati dallo stesso fanatismo; +pure questa passione non formò tra di +loro l'unione che poteva aspettarsi. Sdegnato +il papa della dipendenza in cui la +casa d'Austria aveva ridotta la chiesa +romana, aveva determinato di scuotere +cotal giogo; fece perciò alleanza con Enrico +II, che, sebbene amico fosse degli +eretici di Germania e de' Turchi, trattava +i protestanti francesi con non minore +ferocia e perfidia del monarca spagnuolo. +Quest'alleanza strascinò la corte di Roma +in una breve guerra contro Filippo II, la +quale fu l'estrema che i papi intraprendessero +nel presente secolo per motivi di pura +politica; questa ebbe un esito assai più felice +che non poteva sperarsi dalla debolezza +del papa, e dalla inconsideratezza dei +suoi tre nipoti, de' quali aveva troppo +ascoltati i consigli, e lusingata l'ambizione. +Il duca d'Alba, che comandava +gli Spagnuoli, in sul cominciare di dicembre +del 1556, entrò nello stato della +chiesa ed occupò molti luoghi forti senza +quasi incontrare resistenza. Il duca di +Guisa accorse in ajuto del papa con un'armata +<span class="pagenum"><a id="Page_216"></a>[216]</span> +francese; ma la disfatta del contestabile +di Montmorencì a san Quintino +sforzò bentosto Enrico II a richiamarlo. +Il papa restava senza alleati e senza +mezzi, quando Filippo II, che non poteva +risolversi a stare in guerra contro +la santa sede, il 14 settembre del 1557, +comperò la pace al prezzo delle più +umilianti condizioni. Per altro si vendicò +dei Caraffa, che Paolo IV, loro zio, aveva +arricchiti colle spoglie della casa Colonna, +e ch'egli sagrificò negli ultimi anni della +sua vita, conoscendo d'essere stato da +loro ingannato<a class="tag" id="tag212" href="#note212">[212]</a>. +</p> + +<p> +A Paolo IV, morto il 18 d'agosto del +1559, successe Pio IV, fratello del marchese +di Marignano della casa de' Medici +di Milano. Comincia con lui la serie di +que' pontefici, che gli storici ortodossi +lodano senza restrizione; Pio V, che gli +successe il 17 di gennajo del 1560, e +Gregorio XIII, che fu creato il 13 di +maggio del 1572, avevano press'a poco +<span class="pagenum"><a id="Page_217"></a>[217]</span> +lo stesso carattere. Tutti tre d'altro non +parvero occupati che della cura di combattere +e di sopprimere l'eresia: affatto +rinunciando ad ogni disputa per istabilire +l'indipendenza della santa sede, ad ogni +gelosia verso la corte di Spagna, intimamente +si collegarono con un monarca, +che col suo zelo per l'inquisizione, per +l'uccisione de' Giudei di Arragona, dei +Musulmani di Granata, de' protestanti dei +Paesi Bassi, che colle sue continue guerre +contro i Calvinisti di Francia, gl'Inglesi +ed i Turchi, mostravasi il più affezionato +figliuolo della chiesa. I papi più non +pensarono a fare la guerra pel temporale +interesse de' loro stati o delle loro +famiglie, ma largamente contribuirono +coi tesori e coi soldati della chiesa alle +imprese del duca d'Alba ne' Paesi Bassi, +al sostentamento della lega di Francia +ed alle guerre coi Musulmani. Sotto questi +tre papi si videro di nuovo le legioni +romane in riva alla Senna ed al Reno, +mentre altre guerreggiavano contro i +Turchi sulle sponde del Danubio e sulle +coste di Cipro e dell'Asia Minore: e +Marc'Antonio Colonna, generale delle +galere pontificie, ebbe una parte essenziale +alla vittoria di Lepanto, ottenuta +<span class="pagenum"><a id="Page_218"></a>[218]</span> +il 7 ottobre del 1571, da don Giovanni +d'Austria sopra i Musulmani<a class="tag" id="tag213" href="#note213">[213]</a>. +</p> + +<p> +In mezzo a questa serie di papi egualmente +onorati per la decenza de' loro +costumi, per la sincerità del loro zelo +religioso, e per la non curanza de' loro +personali interessi, Sisto V, successore +di Gregorio XIII, che regnò dal 24 aprile +del 1585 fino al 20 agosto del 1590, si +distingue pel vigore del suo carattere, +per le sue grandiose imprese, per la +magnificenza de' monumenti con cui abbellì +Roma, e per le forme pronte, severe, +dispotiche della sua amministrazione. +Egli liberò i suoi stati dagli assassini e +vi mantenne una rigorosa polizia; accumulò +col mezzo di gravissime imposte +un immenso tesoro, e si meritò ad un +tempo l'ammirazione e l'odio de' suoi +sudditi<a class="tag" id="tag214" href="#note214">[214]</a>. +</p> + +<p> +Urbano VII, Gregorio XIV, Innocenzo +IX, che tennero soltanto alcuni +mesi il papato, avevano le stesse virtù +<span class="pagenum"><a id="Page_219"></a>[219]</span> +ed i medesimi difetti de' loro predecessori +dopo il concilio di Trento. Clemente +VIII, che fu eletto il 30 gennajo +del 1592, protrasse il suo regno fino al +30 di marzo del 1605. Dovremo parlarne, +allorchè indicheremo compendiosamente +le rivoluzioni del susseguente +secolo. +</p> + +<p> +L'amministrazione di tutti i papi che +si succedettero dopo l'apertura del concilio +di Trento fino alla fine del secolo, +è macchiata dalle atroci persecuzioni +esercitate contro i protestanti d'Italia. +Gli abusi della corte di Roma erano in +questo paese assai meglio conosciuti che +oltremonti; vi si erano coltivate più presto +le lettere, e con maggior cura; la filosofia +vi aveva fatti più grandi progressi, +ed in principio del secolo aveva discusse +le stesse materie religiose con grandissima +indipendenza. La riforma si era +fatta tra i letterati non pochi partigiani; +ma meno assai nella classe povera e laboriosa, +che l'adottò con tanto ardore in +Germania ed in Francia. I papi riuscirono +a spegnerla nel sangue; l'inquisizione, in +tutto il secolo, fu la strada che più sicuramente +condusse al trono pontificio<a class="tag" id="tag215" href="#note215">[215]</a>. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_220"></a>[220]</span> +</p> + +<p> +I papi non mostrarono meno il loro +crudele fanatismo nella parte che presero +alle guerre civili e religiose del restante +dell'Europa. Pio V, per ricompensare il +duca d'Alba dell'atroce sua condotta +verso i Fiamminghi, gli mandò nel 1568 +il cappello e lo stocco gemmato, che i +suoi predecessori avevano talvolta mandati +ai gran re<a class="tag" id="tag216" href="#note216">[216]</a>. Gregorio XIII aveva fatto +rendere grazie a Dio per l'assassinio del +giorno di san Bartolomeo<a class="tag" id="tag217" href="#note217">[217]</a>. I successori +di questo papa ricusarono di ricevere gli +ambasciatori di Enrico IV, quando vennero +per concertare l'abjura di Enrico, +ed ancora quando Enrico stesso si +fu pubblicamente ricreduto. Tutti questi +pontefici non cessarono di fomentare le +guerre civili della Francia, della Fiandra, +della Germania, e le congiure contro +la regina d'Inghilterra; di modo +che le calamità degli ultimi cinquant'anni +del sedicesimo secolo furono, in +tutta l'Europa, costantemente l'opera dei +papi. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_221"></a>[221]</span> +</p> + +<p> +I sudditi dei papa, durante la seconda +metà del sedicesimo secolo, non furono +più felici che quelli della Spagna: un +governo non meno assurdo gli opprimeva +senza proteggerli, mentre che le più +onerose gabelle, i più ruinosi monopolj +distruggevano ogni industria; un'amministrazione +arbitraria e violenta, vincolando +il commercio dei grani, era cagione +di frequenti carestie, sempre seguite +da contagiose malattie. Quella del 1590 +e 1591 rapì alla sola Roma sessanta +mila abitanti, molte castella; e molti doviziosi +villaggi dell'Ombria rimasero dopo +tale epoca affatto spopolati<a class="tag" id="tag218" href="#note218">[218]</a>. In tal +modo stendevasi la desolazione sopra +campagne in addietro tanto feraci, le quali +diventavano indi preda d'un aere malsano: +in appresso l'effetto si faceva a vicenda +causa, e gli uomini più non potevano +vivere dove que' flagelli avevano distrutte +le precedenti popolazioni. +</p> + +<p> +Sebbene lo stato pontificio avesse il +vantaggio di una profonda pace, tutte +le sue truppe non bastavano a proteggere +i cittadini, nè contro le incursioni +dei Barbareschi, nè contro i guasti dei +<span class="pagenum"><a id="Page_222"></a>[222]</span> +masnadieri. Questi, renduti arditi dal loro +numero, e facendosi gloria di combattere +contro il vergognoso governo della +loro patria, erano giunti a segno di +risguardare il proprio mestiere come il +più onorato di tutti; lo stesso popolo, +da loro taglieggiato, applaudiva al loro +valore e risguardava le loro bande come +semenzai di soldati. I gentiluomini addebitati, +i figli di famiglia sconcertati +ne' loro affari, recavansi ad onore di avervi +servito per qualche tempo in queste +bande, ed alcune volte varj grandi signori +si posero alla loro testa per sostenere +una regolare guerra contro le +truppe del papa. Alfonso Piccolomini, +duca di Monte Marciano e Marco Sciarra, +furono i più destri ed i più formidabili +capi di questi facinorosi: il primo ruinava +la Romagna, l'altro l'Abruzzo e +la campagna di Roma. Siccome l'uno +e l'altro avevano ai loro ordini più migliaja +di uomini, non si limitavano a +svaligiare i passaggeri, o a somministrare +assassini a chiunque volesse pagarli per +eseguire private vendette; ma sorprendevano +i villaggi e le piccole città per +saccheggiarle, e forzavano le più grandi +a riscattarsi con grosse taglie, se i loro +<span class="pagenum"><a id="Page_223"></a>[223]</span> +abitanti volevano salvare dall'incendio +le loro ville e le messi<a class="tag" id="tag219" href="#note219">[219]</a>. +</p> + +<p> +Questo stato di abituale assassinio fu +sospeso durante il regno di Sisto V, che +col terrore della sua militare giustizia, ottenne +di liberare i suoi stati dai banditi, +dopo averne fatte perire diverse migliaja; +ma così rapide e così violenti furono +l'esecuzioni da lui ordinate, che non +pochi innocenti vennero avviluppati ne' +supplicj de' colpevoli. Altronde gli assassinj +ricominciarono sotto il regno de' suoi +successori con più furore di prima; i +signori dei feudi continuarono a dare +asilo ne' piccoli loro principati ai delinquenti +perseguitati dai tribunali, ed a +riguardare quest'asilo come il più bel privilegio +delle giurisdizioni signorili. Quest'usanza +si mantenne in vigore fino all'età +nostra, e furono più volte veduti i +signori avere la parte loro de' prodotti +del delitto. Le abitudini nazionali ne rimasero +pervertite, ed anche oggi in +quella parte dello stato romano ove non +fu distrutta tutta la popolazione, specialmente +nella Sabina, il contadino non si +<span class="pagenum"><a id="Page_224"></a>[224]</span> +fa scrupolo di associare il mestiere d'assassino +e di ladro a quello di agricoltore. +</p> + +<p> +Abbiamo di già osservato quali furono +in questo secolo il principio ed i progressi +del ducato di Parma e Piacenza, il più +vasto feudo della Chiesa. Quello di Ferrara, +che di poco gli cedeva in estensione +ed in popolazione, doveva avere una sorte +tutt'affatto diversa negli ultimi anni del +secolo. +</p> + +<p> +Alfonso I d'Este, che possedeva questo +ducato unitamente a quelli di Modena +e di Reggio, durante i pontificati di +Giulio II, di Leon X e di Clemente VII, +morì il 31 ottobre del 1534, un mese +più tardi dell'ultimo di questi pontefici, +di cui aveva sperimentata la crudele nimicizia<a class="tag" id="tag220" href="#note220">[220]</a>. +Ercole II, che gli successe, +sentì che l'Italia aveva affatto perduta +l'indipendenza, e più non si considerò +che come un luogotenente di Carlo V. +Pure la sua consorte era francese e figlia +di Lodovico XII: sua figliuola aveva sposato +il duca d'Aumale, che poi fu duca di +Guisa; tutte queste relazioni lo attaccavano +alla Francia; onde fidando nella +<span class="pagenum"><a id="Page_225"></a>[225]</span> +forza naturale del suo paese sparso di +canali e di paludi, in quella della sua +capitale e nella vicinanza de' Veneziani che +segretamente favoreggiavano la Francia, +egli tentò due volte di scuotere un giogo +che provava troppo pesante. Quando il +duca Ottavio Farnese fu costretto nel +1551 a porsi sotto la protezione d'Enrico +II, il duca di Ferrara non cessò mai +di mandargli approvvigionamenti di munizioni; +e benchè non la rompesse apertamente +coll'imperatore, eccitò in lui il più +vivo risentimento<a class="tag" id="tag221" href="#note221">[221]</a>. Di nuovo, quando in +principio del regno di Filippo II, Paolo +IV si alleò colla Francia contro questo +monarca, Ercole II accettò nel 1556 +le funzioni di generale dell'armata della +lega, e colla sua piccola armata venne +talvolta a battaglia ai confini de' suoi +stati col duca di Parma, che in allora si +era dato al partito imperiale. Filippo, +poichè si fu riconciliato col papa, incaricò +i duchi di Firenze e di Parma di +castigare Ercole II; e questi, dopo avere +sofferto i guasti delle loro truppe, si dovette +credere troppo felice di poter ottenere +una pace umiliante colla Spagna, il 22 +<span class="pagenum"><a id="Page_226"></a>[226]</span> +aprile del 1558. Egli morì il 3 d'ottobre +del susseguente anno<a class="tag" id="tag222" href="#note222">[222]</a>. +</p> + +<p> +Alfonso II, figliuolo d'Ercole, quello +stesso principe che si acquistò un'odiosa +celebrità colle persecuzioni esercitate contro +il Tasso, non si provò giammai a scuotere +il giogo della Spagna, nè a rivendicare +un'indipendenza ch'era d'uopo +risguardare come perduta. Altronde il +piccolo e vano suo spirito non era fatto +per concepire un progetto che richiedesse +vera fierezza; ed egli non cercava altra +gloria che quella che potevano dargli le +feste della sua corte. Esaurì in una profonda +pace le finanze de' tre ducati coi +suoi splendidi divertimenti, con tornei +e con pompe d'ogni genere; raddoppiò +tutte le imposte, e ridusse i suoi popoli +alla disperazione. Tutta la carriera politica +di Alfonso II si limitò a dispute di +precedenza col sovrano della Toscana, ed +a dispendiose pratiche per acquistare i +suffragj de' Polacchi nel 1575, onde ottenere +la corona di quel regno. Sebbene +ammogliato tre volte, non ebbe prole, e +<span class="pagenum"><a id="Page_227"></a>[227]</span> +la legittima linea della casa d'Este finì +in lui il 27 ottobre del 1597<a class="tag" id="tag223" href="#note223">[223]</a>. +</p> + +<p> +Ma Alfonso I aveva avuto, poco prima +di terminare i suoi giorni, un figlio naturale +da Laura Eustochia, poscia, secondo +dicevasi, da lui sposata. Questo figlio, +chiamato come lui Alfonso, era stato autorizzato +a portare il nome della casa +d'Este, ed era stato dato in isposo a +Giulia della Rovere, figlia del duca di +Urbino, dalla quale aveva avuto un figlio +chiamato Cesare, che Alfonso II nominò +suo erede. Non era questa la prima volta +che l'eredità di casa d'Este passava in +mano di bastardi, ed i papi non si erano +opposti alla successione di Lionello e di +Borso, nel quindicesimo secolo. Sebbene +la casa d'Este avesse riconosciuto di tenere +il ducato di Ferrara come un vicariato +della Chiesa, da circa quattrocento +anni n'era effettivamente sovrana, ed i +papi si erano accontentati dei vani onori +della suprema signoria<a class="tag" id="tag224" href="#note224">[224]</a>. +</p> + +<p> +Ad ogni modo l'ambizione che Giulio +II, Leon X e Clemente VII avevano +<span class="pagenum"><a id="Page_228"></a>[228]</span> +manifestata nelle loro guerre contro +Ferrara, si risvegliò nel loro successore +alla morte di Alfonso II. Clemente +VIII, conosciuto prima sotto il nome +di cardinale Ippolito Aldobrandino, era +salito il 30 gennajo del 1592 sul trono +pontificio. Quand'ebbe avviso della morte +di Alfonso, si affrettò di dichiarare tutti +i feudi ecclesiastici della casa d'Este devoluti +alla santa sede per l'estinzione della +legittima discendenza, e di mandare verso +il Ferrarese suo nipote, il cardinale Pietro +Aldobrandino, con una grossa armata. +Don Cesare, che mancava di talenti e di +vigore di carattere si lasciò atterrire dall'avvicinamento +delle milizie pontificie. +Non cercò di difendere uno stato che offriva +grandissimi mezzi, ed il 13 gennajo +del 1598 sottoscrisse un vergognoso +trattato, col quale rilasciava alla +santa sede Ferrara e tutti i feudi ecclesiastici +da lui posseduti, riservandosi solamente +i beni patrimoniali de' suoi antenati. +Ritirossi in appresso ne' ducati di +Modena e di Reggio, il di cui possedimento +non gli venne contrastato dall'imperatore +Rodolfo II, che ne aveva il supremo +dominio<a class="tag" id="tag225" href="#note225">[225]</a>. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_229"></a>[229]</span> +</p> + +<p> +Ferrara, cadendo sotto il dominio ecclesiastico, +perdette la sua industria, la +sua popolazione, le sue ricchezze. Al +presente più non trovasi in questa deserta +e ruinata città veruna immagine +di quella splendida corte, in cui i letterati +e gli artisti venivano accolti con +tanto favore. Modena per lo contrario, +diventata la sede del governo di casa +d'Este, si arricchì sulle ruine della sua +vicina, e vestì un aspetto di eleganza, +d'industria e di attività che mai conosciuto +non aveva ne' migliori tempi de' +suoi primi duchi. +</p> + +<p> +Anche i ducati d'Urbino e di Camerino +erano feudi della santa sede, meno +importanti assai di quelli di Parma e di +Ferrara; ma la riputazione militare del +duca Francesco Maria della Rovere, e +la protezione de' Veneziani, de' quali aveva +tanto tempo comandati gli eserciti, contribuivano +alla sua sicurezza. Nel 1534 +aveva fatta sposare a Guid'Ubaldo, suo +figliuolo, Giulia, figlia di Giovan Maria +di Varano, ultimo duca di Camerino, e +sperava con ciò di riunire questi due +piccoli stati; ma Ercole di Varano riclamava +<span class="pagenum"><a id="Page_230"></a>[230]</span> +Camerino come feudo maschile; +e non trovandosi abbastanza potente per +fare da sè medesimo valere i proprj diritti, +li vendette a papa Paolo III. Quando +venne a morte Francesco Maria della +Rovere, il primo di ottobre del 1538, +suo figlio Guid'Ubaldo, che gli successe, +acconsentì a comperare l'investitura di +Urbino colla cessione al papa del ducato +di Camerino, che fu di nuovo infeudato +prima ai Farnesi, indi ai conti del Monte, +nipoti di Giulio III, e che all'ultimo ricadde +alla camera apostolica<a class="tag" id="tag226" href="#note226">[226]</a>. +</p> + +<p> +Guid'Ubaldo II, che governò il ducato +d'Urbino dal 1538 al 1574, non giunse +di lunga mano alla gloria paterna. I suoi +confini mai non furono esposti a veruna +minaccia, ed il suo montuoso paese era +poco esposto al passaggio delle armate. +Non aveva coste che potessero essere saccheggiate +dai Barbareschi; ma pure la +vanità ed il lusso del principe erano tali, +che riuscivano ai popoli quasi non meno +pesanti che le guerre straniere. Le eccessive +imposte ridussero gli abitanti in +estrema miseria, cui tennero dietro necessariamente +la carestia e le malattie +<span class="pagenum"><a id="Page_231"></a>[231]</span> +contagiose. Nel 1573 scoppiarono alcune +sedizioni, che Guid'Ubaldo punì con estremo +rigore, facendo perire in mezzo ai +tormenti molti suoi sudditi. Egli morì nel +susseguente anno, e gli successe suo figlio +Francesco Maria II, il di cui regno +fu ancora meno fecondo d'avvenimenti +che non quello del padre<a class="tag" id="tag227" href="#note227">[227]</a>. +</p> + +<p> +I marchesi di Monferrato e di Mantova +contavansi ne' precedenti secoli fra +i principi indipendenti d'Italia. Federico +II, duca di Mantova, raccolse l'eredità +di queste due dinastie nell'epoca in +cui era moribonda l'indipendenza italiana; +ma dopo tale unione egli si trovò meno +potente di quel che lo fossero i suoi antenati, +quando non erano che semplici +marchesi di Gonzaga. +</p> + +<p> +Bonifacio, marchese di Monferrato, +era morto per una caduta da cavallo, nel +1531, in sul fiore dell'età. Altri non restava +della nobilissima famiglia de' Paleologhi +che il zio Bonifacio, Giovan Giorgio, +che depose per succedergli le insegne +ecclesiastiche, e due sorelle, la maggiore +delle quali sposò il duca di Mantova +Federico II<a class="tag" id="tag228" href="#note228">[228]</a>. Allorchè il giorno +<span class="pagenum"><a id="Page_232"></a>[232]</span> +30 aprile del 1533 morì Giovan Giorgio, +i commissarj imperiali occuparono il Monferrato, +aspettando che Carlo V decidesse +a chi spettava quest'eredità. Al duca di +Mantova riuscì facile il dimostrare che +il Monferrato era un feudo femminile, +e che era entrato nella casa Paleologa +per mezzo di donne. Ad ogni modo +non ne ottenne dall'imperatore il possesso +che il 3 di novembre del 1536; +e l'imperatore a questo modo rinunciò +appena a conservarlo per sè medesimo. +I Gonzaghi, che si succedettero in quel +secolo, e che nel 1574 ottennero che il +Monferrato fosse eretto in ducato come +lo era di già il Mantovano, governarono +questi due paesi come se fossero luogotenenti +della casa d'Austria. Federico II +morì il 28 di giugno del 1540. Dopo di +lui regnarono i due suoi figliuoli, da prima +Francesco III il primogenito che si annegò, +il 21 di febb. del 1550, nel lago di Mantova, +poi il secondogenito che morì il 13 agosto +del 1587, lasciando erede l'unico suo figlio +don Vincenzo. Tutta la storia di +questi principi non versa che intorno ai +sontuosi accoglimenti fatti ai sovrani che +attraversarono i loro stati, intorno ai loro +proprj viaggi, ed a pochi sussidj dati agli +imperatori per fare la guerra ai Turchi. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_233"></a>[233]</span> +</p> + +<p> +Nel precedente capitolo abbiamo veduto +quale si fosse fino alla metà del secolo +il governo del duca di Firenze. Cosimo +de' Medici diffidente, dissimulato, +crudele, sostenevasi in trono a dispetto di +tutta la nazione da lui governata. Meno +libero, meno indipendente che gli efimeri +magistrati della repubblica da lui soppressa, +egli doveva rispettare non solo gli +ordini dell'imperatore e di Filippo II, +ma quelli inoltre di tutti i loro generali, e +dei governatori di Napoli e di Milano, che +gli facevano crudelmente sentire tutto il +peso dell'insolenza spagnuola. Per dare +un compenso all'antico orgoglio de' cittadini +fiorentini, egli li decorò con nuovi +titoli di nobiltà. Nel mille cinquecento sessanta +instituì un nuovo ordine religioso e +militare sotto il patrocinio di santo Stefano. +I ricchi cittadini di Firenze e del +territorio toscano, sedotti dall'allettamento +di questa onorificenza, ritirarono dal commercio +i loro fondi, impiegandoli nell'acquisto +di terreni, che obbligarono +in sostentamento delle nuove dignità che +ottenevano per le loro famiglie con fedecommessi, +sostituzioni perpetue e commendarie. +Era questo lo scopo cui mirava +Cosimo I, che credeva più facile il +bandire da Firenze l'antico suo commercio, +<span class="pagenum"><a id="Page_234"></a>[234]</span> +che non il piegare lo spirito d'indipendenza +di quei ricchi mercanti<a class="tag" id="tag229" href="#note229">[229]</a>. +</p> + +<p> +Non era lungo tempo passato da che +Cosimo erasi liberato dal timore inspiratogli +da Pietro Strozzi, ucciso nell'assedio +di Thionville del 1558, quando la +sua casa fu insanguinata da tragici avvenimenti, +avvolti entro dense tenebre, +che mai non si dissiparono affatto agli +occhi della posterità. Si pretende che +don Garzia, il terzo de' suoi figli, assassinasse +don Giovanni il secondo, di già +decorato del cappello cardinalizio, e che +Cosimo lo vendicasse colle proprie mani, +uccidendo don Garzia col suo pugnale +tra le braccia della madre Eleonora di +Toledo, che ne morì di dolore<a class="tag" id="tag230" href="#note230">[230]</a>. Sebbene +il duca cercasse di nascondere al pubblico +così tristi avvenimenti, dessi contribuirono +però ad inspirargli il desiderio di ritirarsi +dalla scena più attiva del mondo, +ed a scaricarsi delle principali cure del +<span class="pagenum"><a id="Page_235"></a>[235]</span> +governo sopra suo figliuolo primogenito don +Francesco. Egli eseguì tale risoluzione nel +1564. Nè meno perfido, nè meno crudele +del padre, ma più dissoluto, più vano, più +iracondo, don Francesco non aveva i talenti +con cui Cosimo aveva fondata la grandezza +della sua famiglia. Fu perciò, più +che il padre, l'oggetto dell'odio dei popoli, +il quale odio non era temperato da +verun sentimento di rispetto per l'ingegno +di lui. Per altro Cosimo erasi riservata la +suprema direzione degli affari, inoltre +tutte le relazioni diplomatiche, e la cura +continua di lusingare Pio V, dando in +mano all'inquisizione di Roma tutti i suoi +sudditi che il papa credeva infetti d'eresia, +e perfino il proprio confidente Pietro +Carnesecchi; le quali cose gli guadagnarono +in modo l'affetto del pontefice, +che, nel 1569, ottenne da lui il titolo +di gran duca di Toscana<a class="tag" id="tag231" href="#note231">[231]</a>. +</p> + +<p> +La Toscana non era, nè mai era stata, +un feudo della Chiesa, di modo che il +papa non poteva a buon diritto cambiare +il titolo del suo sovrano. Perciò quest'innovazione +non solamente eccitò la collera +<span class="pagenum"><a id="Page_236"></a>[236]</span> +di tutti i duchi, i quali vedevano innalzarsi +al di sopra di loro quello di Firenze, ma +altresì quella dell'imperatore, che sentiva +il torto fatto alle sue prerogative. Cosimo +I morì il 21 di aprile del 1574, prima +di avere veduto condotte a fine le +negoziazioni colle quali cercava di ridurre +i sovrani dell'Europa a riconoscere +il suo nuovo titolo<a class="tag" id="tag232" href="#note232">[232]</a>. Ma don Francesco, +che gli successe nel 1575, ottenne +dall'imperatore Massimiliano II, che gli +conferisse egli stesso il 2 di novembre +il titolo di gran duca di Toscana, come +una nuova grazia, e senza fare memoria +della precedente concessione del papa<a class="tag" id="tag233" href="#note233">[233]</a>. +</p> + +<p> +Una congiura contro il gran duca, che +fu scoperta nel 1578, e punita con molti +supplicj, fu l'ultimo sforzo che in Firenze +facessero gli amici della libertà per iscuotere +l'odiato governo dei Medici<a class="tag" id="tag234" href="#note234">[234]</a>. Questo +governo erasi stabilito già da quarantott'anni, +ed aveva lasciati morire in esilio +tutti coloro che avevano un elevato carattere; +il commercio fiorentino era distrutto; +<span class="pagenum"><a id="Page_237"></a>[237]</span> +eransi mutate le costumanze nazionali, +e la recente educazione aveva +accomodate le anime al giogo. +</p> + +<p> +Il gran duca aveva incaricato Curzio +Picchena, suo segretario d'ambasciata a +Parigi, di liberarlo dai distinti emigrati +che tuttavia si trovavano alla corte di +Catarina de' Medici. Gli fece avere sottili +veleni, per formare i quali Cosimo I +aveva eretta nel suo palazzo un'officina, +che diceva essere un laboratorio +chimico per le sue esperienze; gli diresse +inoltre alcuni assassini italiani superiori +a tutti gli altri; e promise il premio +di quattro mila ducati per ogni omicidio, +oltre il rimborso di tutte le spese +che sarebbero occorse. Nel 1578 Bernardo +Girolami fu la prima vittima di +questa trama; e la di lui morte atterrì +in modo tutti gli altri emigrati fiorentini, +che questi per salvarsi si dispersero per le +province della Francia e dell'Inghilterra. +Ma ovunque furono inseguiti dai sicarj +di don Francesco, e tutti coloro che +avevano recata qualche molestia al gran +duca perirono<a class="tag" id="tag235" href="#note235">[235]</a>. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_238"></a>[238]</span> +</p> + +<p> +Don Francesco visse e morì totalmente +subordinato a Filippo II: e perciò mostrossi +agli occhi de' suoi sudditi sempre +spalleggiato da tutta la potenza spagnuola; +e sebbene nel 1579 si rendesse più +spregievole, che non lo era prima, colle +sue nozze coll'accorta e dissoluta Bianca +Cappello<a class="tag" id="tag236" href="#note236">[236]</a>, sebbene nella sua famiglia +si andassero continuamente rinnovando +gli assassinj, gli avvelenamenti, i delitti +d'ogni sorta, i Fiorentini più non tentarono +di sottrarsi alla sua autorità; ma +soltanto non dissimularono la loro gioja, +quando, il 19 ottobre del 1587, Francesco +e sua moglie morirono avvelenati a +Poggio a Cajano, in occasione di un convito +di riconciliazione che colà egli dava +al cardinale Ferdinando de' Medici, suo +fratello<a class="tag" id="tag237" href="#note237">[237]</a>. +</p> + +<p> +Questo Ferdinando, che gli successe, +e che depose le vesti ecclesiastiche per +ammogliarsi, fu il primo a rialzare la +nazione toscana dall'oppressione in cui essa +aveva sospirato sessant'anni. Egli aveva +<span class="pagenum"><a id="Page_239"></a>[239]</span> +tutta quell'attitudine al governo che può +avere un uomo senza virtù, e tutta la +fierezza che può conservarsi senza nobiltà +d'animo. Si propose di sottrarsi al giogo +spagnuolo che aveva così duramente oppressi +i suoi due predecessori: volle di +nuovo opporre la Francia alla casa d'Austria, +e fu il primo sovrano cattolico che +riconoscesse Enrico IV, e si alleasse con +lui. In appresso s'interpose per la di lui +riconciliazione col papa, e gli ottenne +l'assoluzione. Ma il trattato di Parigi del +27 febbrajo del 1600, tra la Francia ed +il duca di Savoja, togliendo alla prima +la comunicazione coll'Italia pel marchesato +di Saluzzo, fece ricadere il gran +duca sotto il giogo della Spagna, che +aveva cercato di scuotere<a class="tag" id="tag238" href="#note238">[238]</a>. +</p> + +<p> +Tale fu in compendio la storia di tutti +i principi sovrani che in questo secolo +contava l'Italia. Quella delle tre repubbliche +che tuttavia conservavano la loro +libertà fu ancora più povera d'importanti +avvenimenti. In Toscana la repubblica +di Lucca aveva conservata la sua +indipendenza. Se si vuole farne giudizio +dalle sue forme esteriori, essa continuava a +<span class="pagenum"><a id="Page_240"></a>[240]</span> +governarsi democraticamente: la sovranità +risiedeva in tre corpi che dovevano approvare +tutte le leggi; questi erano, la signoria +formata da un gonfaloniere e da 9 anziani +che mutavansi ogni due mesi; il senato +formato di 36 membri che si rinnovavano +ogni sei mesi all'anno; ed il consiglio +generale formato di 90 individui che sedevano +un anno<a class="tag" id="tag239" href="#note239">[239]</a>. Ma perchè i magistrati +in esercizio nel corpo dell'anno +formavano essi medesimi il corpo elettorale, +dal quale venivano nominati i +magistrati del susseguente anno, gli stessi +uomini trovavano il destro di occupare +sempre tutti gl'impieghi, soltanto col +cambiare fra di loro le rispettive funzioni, +perchè la legge non acconsentiva di +essere rieletti senza intervallo. Per ciò gli +emigrati fiorentini, assai numerosi in Lucca, +rinfacciavano ai loro ospiti di avere +abbandonata la repubblica ad una stretta +oligarchia, detta burlevolmente <i>i signori +del cerchiolino</i><a class="tag" id="tag240" href="#note240">[240]</a>. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_241"></a>[241]</span> +</p> + +<p> +Alcuni oppressivi regolamenti emanati +a favore de' capi manifatturieri contro gli +artigiani, ed in particolare contro i tessitori +di seta, diedero motivo, il primo +maggio del 1531 ad un'insurrezione che +costrinse la signoria a transigere col popolo, +e ad accrescere di un terzo il numero +de' consiglieri, onde accordare queste +piazze ad uomini nuovi; ma prima +che terminasse l'anno la signoria si fece +autorizzare a prendere una guardia di +cento soldati forastieri per difendere il +palazzo pubblico, e coll'ajuto di questa +e delle milizie del territorio, ristabilì +l'antico sistema, il 9 aprile del 1532, +ed annullò tutte le leggi fatte in favore +delle classi inferiori<a class="tag" id="tag241" href="#note241">[241]</a>. +</p> + +<p> +Per altro non fu che dopo la capitolazione +di Siena, e quando la libertà era +di già stata esiliata da tutto il rimanente +della Toscana, che il gonfaloniere Martino +Bernardino, il 9 dicembre del 1556, +propose e fece sanzionare la legge che i +Lucchesi risguardarono poi come il fondamento +della loro aristocrazia, e come +equivalente al <i>serrar del consiglio</i> di +Venezia, e che intitolarono dal suo autore +<span class="pagenum"><a id="Page_242"></a>[242]</span> +<i>legge Martiniana</i>. Martino, che voleva ridurre +la sovranità in pochissime famiglie, +accarezzava non pertanto ancora la pubblica +opinione, e non aveva infatti espresso +ancora tutto ciò che voleva stabilire. La +legge <i>Martiniana</i> vuole soltanto che ogni +figlio o di forastiere o di campagnuolo +sia perpetuamente escluso da qualunque +magistratura. Con tali indiretti modi il +corpo aristocratico, che di già era stato +ridotto a poche famiglie, si assicurò di +non essere mai più rinnovato, perchè +tutti i nuovi candidati che vi si sarebbero +potuti introdurre, non potevano essere +che stranieri naturalizzati, o di già sudditi +dello stato fatti nobili. In questo modo +la sovranità venne trasmessa per ereditario +diritto ad un sempre più ristretto numero +di famiglie nobili<a class="tag" id="tag242" href="#note242">[242]</a>. Sembra infatti +che nell'anno 1600 l'aristocrazia lucchese +non contasse che cento sessant'otto +famiglie, le quali, nel 1797 in occasione +degli ultimi comizj adunati per l'elezione +delle magistrature, trovaronsi ridotte a +sole ottant'otto, e queste non somministravano +<span class="pagenum"><a id="Page_243"></a>[243]</span> +un sufficiente numero d'individui +per tutti gl'impieghi dello stato<a class="tag" id="tag243" href="#note243">[243]</a>. +</p> + +<p> +La costituzione che si era data la repubblica +di Genova, quando Andrea Doria +le aveva renduta la libertà, aveva +colmati di riconoscenza tutti i Genovesi, +perchè chiamava a governare il maggior +numero di loro, nell'istante in cui avevano +potuto temere che la sovranità venisse +usurpata da un solo: pure questa +costituzione era puramente aristocratica, +e tendeva a sempre più restringere il +circolo dei depositarj della suprema autorità. +D'altronde l'assoluta dipendenza +in cui si erano poste, rispetto alla Spagna, +la famiglia Doria e la repubblica +doveva altresì riuscire vantaggiosa all'oligarchia +per via di tutti i pregiudizj di +nobiltà fomentati dall'orgoglio di Filippo +II e della sua corte<a class="tag" id="tag244" href="#note244">[244]</a>. +</p> + +<p> +Dacchè Andrea Doria, giunto ad una +estrema vecchiaja, e molestato dalla gotta, +più non usciva di casa, suo nipote +Giannettino, aveva preso il comando +delle sue galere; onorato come lo zio del +<span class="pagenum"><a id="Page_244"></a>[244]</span> +favore dell'imperatore, aveva pure le +prime parti nella repubblica: ma egli si +era arrogata maggior potenza d'assai di +quella che aveva avuta lo zio, e la esercitava +con maggiore orgoglio. Il popolo, +afflitto di vedersi escluso dall'amministrazione +della repubblica, e la primaria nobiltà, +gelosa della potenza del Doria, +sentivano ogni dì crescere il loro malcontento. +Giovanni Luigi del Fiesco, conte +di Lavagna e signore di Pontremoli, ascoltando +l'antico odio della sua famiglia contro +i Doria, ed offeso dall'orgoglio di Giannettino, +progettò di sottrarre la sua patria tutta +ad un tratto all'autorità dell'aristocrazia, +a quella dei Doria ed a quella della +Spagna. Si assicurò degli ajuti di Pier +Luigi Farnese, nuovo duca di Parma e +di Piacenza, e di quelli della Francia; +trasse ne' suoi interessi molti cittadini affezionati +all'antica fazione popolare, e +gli avanzi del partito dei Fregosi; finalmente +fece venire da' suoi feudi molti +suoi vassalli, e circa dugento fidati soldati, +sotto colore di armare quattro sue +galere per andare in corso contro i Barbareschi<a class="tag" id="tag245" href="#note245">[245]</a>. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_245"></a>[245]</span> +</p> + +<p> +Giovan Luigi del Fiesco aveva invitati +molti giovani, di coloro ch'egli credeva +più scontenti del governo, ad un convito +che diede il 2 di gennajo del 1547; +e quando gli ebbe tutti adunati in casa +sua, e che le porte furono chiuse e custodite +da gente fidata, dichiarò apertamente +tutto il piano della sua congiura, +loro chiedendo di secondarlo e di seguirlo, +se volevano salvare la propria +vita. I più di costoro, atterriti dalle minacce +di lui, piuttosto che strascinati dalle +proprie passioni, si obbligarono con giuramento. +Giovan Luigi del Fiesco divise +in allora la truppa coi suoi fratelli, onde +attaccare nello stesso tempo il porto ove +il Doria teneva le sue galere, la porta +di Bisagno, e quella che conduceva al +palazzo ove dimoravano i due Doria fuori +di città. La notte era di già molto inoltrata +quando la zuffa cominciò contemporaneamente +in ogni luogo. Giannettino +Doria, avvisato dal tumulto che si era +eccitato, fu ucciso presso la porta della +città nell'atto che vi accorreva per calmarlo: +allora Andrea Doria, credendo la +città e le sue galere perdute, fuggì fino +a Sestri. In fatti la cospirazione aveva +dovunque avuto buon esito; la flotta, +che aveva quaranta galere era di già venuta +<span class="pagenum"><a id="Page_246"></a>[246]</span> +in mano degl'insorgenti, e le porte +della città erano state sorprese. Ma invano +si andava cercando Luigi del Fiesco +per incamminarsi verso il palazzo, +scacciarne la guardia della signoria, e +mutare il governo; ma Luigi, volendo +passare a bordo della galera capitana nell'istante +in cui questa si scostava dalla +riva, era caduto in mare col ponte su +cui passava, ed il peso delle sue armi gli +aveva impedito di salvarsi a nuoto. I di lui +partigiani, perduto avendo il coraggio alla +notizia della sorte di lui, più non osarono +di occupare il palazzo, e, sebbene di già +vincitori, trattarono colla signoria come +se stati fossero vinti; offrirono di cedere +le porte a condizione di avere un'intera +amnistia, la quale poichè fu accordata +e solennemente giurata, i Fieschi si ritirarono +a Montoglio<a class="tag" id="tag246" href="#note246">[246]</a>. Ma un governo +che ubbidiva all'influenza spagnuola non +credevasi tenuto all'osservanza delle sue +promesse: crudelissime furono le vendette +del vecchio Andrea Doria, e non ebbero +fine che colla di lui vita, che si prolungò +<span class="pagenum"><a id="Page_247"></a>[247]</span> +fino ai novantaquattro anni, e si spense il +25 di novembre del 1560<a class="tag" id="tag247" href="#note247">[247]</a>. +</p> + +<p> +In tutto il restante del secolo i Genovesi +furono sempre soggetti agli Spagnuoli, e +perdettero nel 1566 l'isola di Scio, conquistata +da Solimano sopra i Giustiniani, +loro concittadini, che se n'erano arrogata +la sovranità. Furono pure in pericolo +di perdere la Corsica, che, dopo essere +stata invasa dai Francesi nel 1553<a class="tag" id="tag248" href="#note248">[248]</a>, +si sollevò nel 1564, e continuò a respingere +con tutte le sue forze il giogo oppressivo +della repubblica, fino al 1568, +in cui fu di nuovo sommessa<a class="tag" id="tag249" href="#note249">[249]</a>. Più +non vi fu pace in Genova. Dopo la congiura +dei Fieschi i più ricchi e più potenti +membri dell'aristocrazia, temendo di +vedersi tolto di mano il governo dall'odio +popolare, avevano risolto di rialzare +una rocca alla Lanterna, con intenzione +<span class="pagenum"><a id="Page_248"></a>[248]</span> +d'introdurvi una guarnigione spagnuola, +onde tenere la città in dovere e consolidare +la propria autorità. Questo progetto +doveva avere esecuzione nel 1548, in +occasione del passaggio per Genova di +don Filippo, principe di Spagna: e don +Ferdinando di Gonzaga, governatore del +Milanese, doveva spalleggiarlo con tutte +le sue forze. Ma malgrado la loro ubbidienza, +i Genovesi abborrivano gli Spagnuoli; +onde pregarono Andrea Doria +di opporsi a così vergognoso progetto, +cui lo spirito di vendetta lo aveva in sulle +prime ridotto ad acconsentire; gli raccomandarono +la libertà della repubblica, +di cui era il secondo fondatore, ed ottennero +da lui la promessa, che nè il principe +di Spagna, nè le truppe di lui sarebbero +ricevute in città<a class="tag" id="tag250" href="#note250">[250]</a>. +</p> + +<p> +Nuove dissensioni scoppiarono nella seconda +metà del secolo tra l'antica e la +nuova nobiltà, i di cui diritti non erano +ben definiti; e tanto s'innoltrarono queste +da dare speranza a Giovanni d'Austria di +potere occupare Genova, quando nel 1571 +passò davanti a questa città colla flotta, +che in appresso conseguì la vittoria di +<span class="pagenum"><a id="Page_249"></a>[249]</span> +Lepanto<a class="tag" id="tag251" href="#note251">[251]</a>. In questa circostanza papa +Gregorio XIII prese sotto la sua protezione +la repubblica, e contribuì potentemente +a riconciliare le fazioni. Nel 1575 +ottenne da queste, che rimettessero le +ragioni loro in arbitrio di tre mediatori, +cioè egli stesso, l'imperatore ed il re di +Spagna. Le tre corti modificarono la costituzione +della repubblica, ed in parte +distrussero l'opera di Andrea Doria. La +recente loro legge, pubblicata il 17 marzo +del 1576, accrebbe i privilegj dei +nuovi nobili, ma sempre come nobili: +restarono dimenticati i diritti dei cittadini, +e la libertà venne bandita da questa repubblica +quasi come dagli assoluti principati<a class="tag" id="tag252" href="#note252">[252]</a>. +</p> + +<p> +La libertà non era meglio conosciuta a +Venezia; questa città, dopo avere esaurite +le proprie forze per resistere alla lega di +Cambrai, pareva cercare l'oscurità facendo +di tutto per seppellirsi nel silenzio, +diffidare de' suoi cittadini, de' suoi alleati, +<span class="pagenum"><a id="Page_250"></a>[250]</span> +e de' suoi nemici, ed allegando i pericoli +che la stringevano ora dal canto della +Turchia, ed ora dal canto dell'Austria, +sottrarsi dal far mostra di sè medesima. +Due crudeli guerre coi Turchi +privarono effettivamente la repubblica di +molti de' suoi più importanti possedimenti +nel Levante. Cominciò la prima nel 1537 +col guasto di Corfù, e finì il 20 ottobre +del 1540 colla cessione fatta a Solimano +di tutte le isole dell'Arcipelago che di +già si trovavano in potere dei Turchi, +e delle forti città di Napoli e di Malvagia, +o Epidauro, che la repubblica possedeva +ancora nel Peloponneso<a class="tag" id="tag253" href="#note253">[253]</a>. L'altra +fu dai Turchi intrapresa nel 1570 per +conquistare l'isola di Cipro; la quale, +difesa con prodigj di valore e con infiniti +sagrificj di uomini e di danaro, fu +all'ultimo perduta dai Veneziani, ed abbandonata +colla pace che sottoscrissero +nel mese di marzo del 1573<a class="tag" id="tag254" href="#note254">[254]</a>. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_251"></a>[251]</span> +</p> + +<p> +Il timore dei Turchi, che in tutte le +guerre aveva avuti costanti vantaggi contro +la repubblica, costringeva questa ad +allearsi colla casa d'Austria. Circondata +dagli stati di questa casa, costretta di ricorrere +a lei contro un nemico ancora più terribile, +la repubblica non ardiva pretendere +ad un'assoluta indipendenza. Finchè le due +monarchie dei Turchi e degli Spagnuoli +conservarono tutto il loro vigore, i Veneziani +furono abbastanza fortunati di sottrarsi +al pericolo coll'oscurità, e di evitare +ogni azione che attirare potesse su +di loro gli sguardi dell'Europa. +</p> + +<p> +Tali furono in tutti gli stati d'Italia +le rivoluzioni accadute nel sedicesimo +secolo. Il nome di questo secolo richiama +a principio un periodo di gloria, perchè +i primi anni di questo vennero illustrati dai +più grandi ingegni che l'Italia producesse +nelle lettere e nelle arti. In mezzo +ad orribili calamità, ogni speranza non +era in allora per anco perduta, e questa +sosteneva i talenti di coloro ch'erano nati, +o che si erano formati in più felici tempi. +Tutti i grandi uomini onde si onora +l'Italia appartengono a questa prima metà +<span class="pagenum"><a id="Page_252"></a>[252]</span> +del sedicesimo secolo, in cui l'Italia sentivasi +ancora libera. Il solo Tasso è di tutti il +più moderno, perciocchè non pubblicò +il suo poema che nel 1581, e di già in +allora si trovava isolato, quale rappresentante +degli andati tempi, in mezzo ad +una degenere nazione. Il genio sparve +con lui dalla terra, dalla quale era stata +scacciata la libertà; e la fine del sedicesimo +secolo, in cui l'umana specie fu +in Italia colpita dalle più spaventose sventure, +non dev'essere ricordata che coll'orrore +che ispirano il delitto, i patimenti +e l'avvilimento dei nostri simili. +</p> +</div> + +<div class="chapter"> +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_253"></a>[253]</span> +</p> + +<h2> +CAPITOLO CXXIV. +</h2> + +<div class="blockquote"> +<p> +<i>Rivoluzioni de' varj stati d'Italia nel +corso del diciassettesimo secolo.</i> +</p> + +<p class="center"> +1601 = 1700. +</p> +</div> + +<p> +Mentre che presso gli altri popoli +inciviliti gli ultimi secoli svilupparono +tanti nuovi interessi, e nuovi sentimenti +e nuove passioni, che più non potrebbesi +ristringere la loro storia nell'angusto circolo +che bastava ai precedenti secoli, la +storia d'Italia diventa più sterile di mano +in mano che ci avviciniamo all'età nostra. +Ma tutte le altre nazioni giugnevano +lentamente all'esistenza, mentre che la +nazione italiana perdeva la sua. Anche +dopo terminata l'ultima contesa per l'indipendenza, +fu ancora necessario qualche +tempo per disingannare gli uomini dai +sogni della loro ambizione, per convincerli +che più non restava loro a sperare +nè libertà, nè grandezza, nè gloria; molti +genitori avevano instillati ne' loro figli i +sentimenti di cui si erano essi medesimi +nudriti in più felici tempi; molti caratteri +erano stati di nuovo rinvigoriti dall'esilio, +dalle persecuzioni, dai patimenti +<span class="pagenum"><a id="Page_254"></a>[254]</span> +della guerra e da tutte le calamità dei +primi anni del sedicesimo secolo; molti +uomini energici, avendo presa una falsa +direzione, e servito il comune nemico, +erano stati accarezzati da que' medesimi +che opprimevano tutti gli altri, ma che +sentivano il bisogno di riservarsi alcuni +strumenti abbastanza forti per signoreggiare +il paese. Molti altri, senz'avere alcuno +determinato scopo o speranza di miglior +sorte, si andavano tuttavia agitando +per l'abitudine delle rivoluzioni, in quello +stesso modo che la materia conserva il +movimento, per la forza d'inerzia, allorchè +l'ha ricevuto una volta. Così tutto il +sedicesimo secolo ebbe ancora un'apparenza +di vita, ed è per questo, a non dubitarne, +ch'egli partecipò tutt'intero alla +gloria che gli procacciarono eterna i poeti, +i letterati, gli artisti, che fiorirono +principalmente ne' primi anni. Per lo +contrario il diciassettesimo secolo è un'epoca +di compiuta morte; e quanto la storia +letteraria lo rappresenta come in preda +al più cattivo gusto, alla insipidezza, al +languore ed alla sterilità, altrettanto la +storia politica lo mostra privo d'ogni +azione come d'ogni virtù, d'ogni elevato +carattere, d'ogni importante rivoluzione. +Di mano in mano che andiamo avanzando +<span class="pagenum"><a id="Page_255"></a>[255]</span> +ci è forza di rimanere convinti, +che la storia, non solo delle repubbliche, +ma dell'intera nazione italiana, finì coll'anno +1530. +</p> + +<p> +Ma si verserebbe in un grand'errore, +se, osservando che la storia quasi d'altro +non si occupa che delle disgrazie degli +uomini, si supponesse che i tempi di cui +essa non parla siano stati meno infelici. +Non tutte le calamità sono istoriche, loro +abbisognando un certo qual grado di grandezza +e di nobiltà perchè possano richiamare +la nostra attenzione, ed imprimersi +nella nostra memoria. Acciocchè gli +stessi contemporanei ci trasmettano i fatti +circostanziati dell'età loro, d'uopo è che +le calamità siano comuni a molti individui, +e che si possa a prima vista comprendere +il rapporto che corre fra la cagione +e l'effetto. Le disgrazie del diciassettesimo +secolo erano di diversa natura; +erano tacite, e non sembravano dipendenti +dalla politica: ognuno soffriva, ma ognuno +soffriva nella propria famiglia, come +uomo e non come cittadino. Avvelenate +erano le private relazioni, distrutte le +speranze, diminuita la fortuna, mentre +che i bisogni di ognuno andavano ogni +giorno crescendo: la coscienza invece di +essere di sostentamento nella sventura, +<span class="pagenum"><a id="Page_256"></a>[256]</span> +rinfacciava continuamente le passate colpe; +ed aggiugnendosi la vergogna al dolore, +ognuno sforzavasi ancora di nascondere +agli occhi del mondo le sue pene e d'involarne +la memoria alla posterità. +</p> + +<p> +Perciò non si pensò ad enumerare tra +le pubbliche calamità dell'Italia la cagione +forse più generale de' privati patimenti +di tutte le famiglie italiane; il torto, +dico, fatto al sacro nodo del matrimonio con +un altro nodo, risguardato come onorevole, +e che gli stranieri vedono sempre +in Italia con eguale stupore, senza poterlo +comprendere; ed è quello de' <i>cicisbei</i>, +o de' <i>cavalieri serventi</i>. Questa sciagurata +moda essendo stata una volta introdotta +nel diciassettesimo secolo dall'esempio +delle corti, ed essendo posta sotto la protezione +di tutte le vanità, la pace delle +famiglie fu bandita da tutta l'Italia; verun +marito più non risguardò la sua consorte +come una fedele compagna, associata +a tutta la sua esistenza; più non +trovò in essa un consiglio nel dubbio, +un sostegno nell'avversità, un salvatore +nel pericolo, una consolatrice nella disperazione; +niun padre osò assicurarsi +che i figliuoli a lui dati dal matrimonio +fossero suoi; niuno si sentì legato a loro +dalla natura; e l'orgoglio di conservare il +<span class="pagenum"><a id="Page_257"></a>[257]</span> +proprio casato, sostituito al più dolce ed al +più nobile affetto, avvelenò tutte le domestiche +relazioni. Quanto non demeritarono +dell'umanità que' principi, che riuscirono +ad impedire che i loro sudditi +conoscessero qualcuno de' dolci affetti di +sposi, di padri, di fratelli e di figli! +</p> + +<p> +Sebbene l'instituzione di tutti i ridicoli +doveri de' cicisbei fosse per avventura il +più efficace mezzo di calmare gli spiriti +irrequieti di fresco ridotti in servitù, +di snervare i coraggi troppo maschi, d'effeminare +i nobili ed i cittadini intolleranti +del giogo, facendo loro scordare +che avevano perduto ciò che più non +dovevano cercare, forse si viene a far +troppo onore alla penetrazione di coloro +che mutarono le costumanze d'Italia, +supponendo che prevedessero tutte le conseguenze +delle nuove mode ch'essi introducevano; +pure l'istinto del delitto conduce +più volte tanto direttamente allo +scopo, quanto il calcolo. +</p> + +<p> +Fino alla metà del sedicesimo secolo +l'abitudine del lavoro era stata la qualità +distintiva degl'Italiani: a Firenze, a Venezia, +a Genova il primo ordine era dei +mercanti; e le famiglie decorate di tutte +le dignità dello stato, della Chiesa o dell'armata, +non perciò rinunciavano al +<span class="pagenum"><a id="Page_258"></a>[258]</span> +commercio. Filippo Strozzi, cognato di +Leon X, padre del maresciallo Strozzi +e del gran priore di Capoa, amico di +molti sovrani, il primo cittadino dell'Italia, +erasi fino alla fine della sua vita +mantenuto capo di una casa di banco. +Ebbe sette figli; ma, malgrado la sua immensa +ricchezza, non ne aveva destinato +veruno all'ozio. I principi vollero sostituire +a questa formidabile attività ciò che +essi intitolarono un nobil ozio; le armi +castigliane inondavano l'Italia, ed essi +chiamarono in loro ajuto i pregiudizj castigliani, +che coprivano con un profondo +disprezzo ogni specie di lavoro. Trassero +tutti i loro cortigiani a convertire le loro +sostanze in terre, a destinarle a perpetuità +al primogenito della loro famiglia, +sagrificando in tal modo all'orgoglio i +più giovani fratelli e le femmine, e condannando +ad una costante inerzia tutti +i figli primogeniti per alterigia, tutti i +figli cadetti per impotenza. +</p> + +<p> +Per occupare l'ozio di tutto ciò che +era cortigianesco, di tutto ciò che venne +onorato col titolo di nobiltà, per offrire +nello stesso tempo un compenso a quella +folla di cadetti privati di ogni speranza, +e per sempre esclusi dal matrimonio, +furono inventati i diritti ed i bizzarri +<span class="pagenum"><a id="Page_259"></a>[259]</span> +doveri dei cicisbei, o cavalieri serventi; +questi furono interamente fondati sopra due +leggi che s'impose il bel mondo: niuna +femmina più non potè con decenza mostrarsi +sola in pubblico; verun marito +non potè, senza esporsi al ridicolo, accompagnare +sua moglie. +</p> + +<p> +L'esempio de' traviamenti de' grandi contribuì +senza dubbio assai a corrompere +il popolo: quello della impudica Bianca +Capello, e di tutti i principi e principesse +della casa Gonzaga, nel diciassettesimo +secolo, non poteva essere senza +influenza: ma sebbene i costumi delle corti +fossero più corrotti, si era conosciuto +l'intrigo e la galanteria fino ne' tempi +delle repubbliche, e questo disordine non +bastava solo a distruggere il carattere nazionale. +Ciò che distingue il secolo diciassettesimo +è l'origine d'un pregiudizio +antisociale, più del libertinaggio funesto, +dietro il quale facevasi pomposa mostra +di ciò che in addietro si nascondeva. Non +fu già perchè alcune donne ebbero degli +amanti, ma perchè una donna non potè +più mostrarsi in pubblico senza un amante, +che gl'Italiani cessarono d'essere uomini. +</p> + +<p> +Mentre che tutti i legami di famiglia +furono rotti nel diciassettesimo secolo con +queste nuove costumanze, che, risguardate +<span class="pagenum"><a id="Page_260"></a>[260]</span> +in seguito come sole, consentanee all'eleganza, +vennero bentosto imitate dalla +intera massa del popolo, il commercio +fu oppresso da un mortal colpo per la +subita ritirata degli uomini industri e dei +capitali; ne consumarono la ruina i monopolj +e le assurde gabelle sopra ogni +vendita di tutti gli oggetti commerciabili, +stabilite dagli Spagnuoli in tutte le +province loro soggette. Frattanto il fasto +andava crescendo a misura che diminuivano +i mezzi; quanto, secondo gli antichi +costumi, erano apprezzati l'ordine e +l'economia, altrettanto furono tenuti in +pregio nelle corti lo splendore e il lusso, +e a norma di questi furono fissati i +gradi. Gl'Italiani impararono in questo +secolo (e furono loro maestri gli +Spagnuoli) l'arte di economizzare sui +più pressanti bisogni per accordare di +più all'apparenza, di sopprimere tutti i +comodi non veduti per accrescere il fasto +che abbacina gli occhi del pubblico. +La spesa diventò la misura della considerazione, +e si diede lode al capo di +famiglia di tutto ciò che accordava al +suo fasto ed a' suoi piaceri. +</p> + +<p> +Ne' tempi delle repubbliche, i cittadini, +non cercando altra decorazione che i suffragj +de' loro concittadini, temevano di +<span class="pagenum"><a id="Page_261"></a>[261]</span> +eccitare la loro gelosia con ambiziose +distinzioni. Nè ricevevano, nè davano titoli, +e non mettevano alla tortura il loro +linguaggio per trovare formole più ossequiose. +In ogni cosa le nuove corti +sostituirono la vanità all'orgoglio nazionale; +e le questioni di precedenza occuparono +tutta la loro politica. La rivalità +tra la casa d'Este e la casa dei Medici, +fra questa e la casa di Savoja, non aveva +altra vera cagione che la rispettiva pretesa +di ciascuna di andare innanzi all'altra +nelle cerimonie in cui si scontravano i +loro ambasciatori. Successivamente i sovrani +si andavano arrogando nuovi titoli, +mentre ne attribuivano altresì dei nuovi +a tutta la loro corte. Mentre passavano +essi medesimi per tutti i gradi d'illustrissimi, +di eccellenze, di altezze, di +altezze serenissime, di altezze reali, creavano +pei loro sudditi patenti senza fine +di marchesi, di conti, di cavalieri, loro +cedendo in appresso la qualificazione che +essi avevano portata, e che cominciavano +a disprezzare. Tali decorazioni scendevano +sempre più a basso nella folla; +più non iscrivevasi trent'anni sono al proprio +calzolajo senza chiamarlo <i>molto illustre</i>: +ma col moltiplicare i titoli, non si +erano moltiplicati che i malcontenti e le +<span class="pagenum"><a id="Page_262"></a>[262]</span> +mortificazioni; ognuno in cambio di ciò +che gli era accordato, non vedeva che +quanto gli era ricusato; e non eravi così +magro gentiluomo, così piccolo ufficiale +di milizia, che non si tenesse mortalmente +ferito quand'era per errore chiamato +<i>chiarissimo</i> ed <i>eccellentissimo</i>, quand'egli +aspirava all'<i>illustrissimo</i>. +</p> + +<p> +Le leggi, le costumanze, l'esempio, +la stessa religione, tal quale era praticata, +miravano a sostituire in ogni cosa +l'egoismo ad ogni mobile più nobile. Ma +mentre che si sforzavano gli uomini di +riportare ogni cosa a sè medesimi, nello +stesso tempo si privavano di tutte le soddisfazioni +che avrebbero potuto trovare in +sè medesimi. Il padre di famiglia, ammogliato +con una donna non di sua scelta, +da lui non amata, e dalla quale non +era amato, circondato da figliuoli di cui +non sapeva di essere padre, che non pensava +ad educare, e de' quali non si curava +di acquistare l'amore, continuamente disturbato +nella propria famiglia dalla presenza +dell'amico di sua moglie, separato +da alcuni de' suoi fratelli e sorelle, e ch'erano +stati fino dalla fanciullezza chiusi ne' +conventi, e stancheggiato dall'inutilità degli +altri, i quali, per loro parte d'eredità, +avevano sempre diritto alla sua mensa, non +<span class="pagenum"><a id="Page_263"></a>[263]</span> +era da tutti risguardato che come l'amministratore +del patrimonio della famiglia. Egli +era soltanto risponsabile della sua economia, +mentre che tutti gli altri, fratelli, sorelle, +moglie e figli, erano entrati in una segreta +lega per deviare a loro profitto +il più che potevano della comune entrata, +per godere, per mettersi essi medesimi +al largo, senza curarsi delle difficoltà +in cui poteva trovarsi il loro capo. +</p> + +<p> +Questo capo di famiglia più non era +il vero proprietario del fondo patrimoniale; +più non aveva verun mezzo di +accrescerlo, mentre che le imposte, le +pubbliche calamità e l'accrescimento del +lusso lo andavano sempre diminuendo. +La sostanza che ricevuto aveva da' suoi +maggiori era tutt'intera sostituita a perpetuità. +Dessa non apparteneva alla vivente +generazione, ma a quella che non +era ancora nata. Il padre di famiglia non +poteva nè ipotecare, nè mutare, nè vendere; +se qualche stravaganza giovanile +gli aveva fatto contrarre un debito, le +sole sue entrate potevano essere prese +per pagarlo, ed intanto egli doveva per +vivere contrarne un altro. Il legame impostogli +dal suo antenato per conservare +la sua sostanza, gl'impediva di usarne. +Per ogni impreveduto bisogno doveva +<span class="pagenum"><a id="Page_264"></a>[264]</span> +valersi dei capitali destinati all'agricoltura, +i soli di cui potesse disporre, ed +i soli che avrebbero dovuto essere intangibili. +Con ciò ruinava quelle terre che +non aveva diritto di vendere, e le numerose +famiglie de' coloni erano con lui +vittime della sua inconsiderazione, di +quella de' suoi parenti, o dell'accidentale +disgrazia che aveva danneggiata la +sua sostanza. +</p> + +<p> +S'egli cercava onori per sottrarsi ai +dispiaceri che trovava nella propria casa, +si vedeva ad ogni istante mortificato da +tutte le vanità gelose della sua; se voleva +mettersi in sulla strada de' pubblici +impieghi, non poteva avanzarsi che colle +arti dell'intrigo, coll'adulazione e colla +bassezza; e se aveva delle processure, +le sue ragioni venivano compromesse dalle +interminabili lentezze del foro, o sagrificate +dalla venalità de' giudici; se aveva +nemici, i suoi beni, la libertà, la vita, +erano in balìa di segreti delatori, di arbitrarj +tribunali. Non amando che sè medesimo, +non trovava in sè medesimo che +pene e cure. Per sottrarsi ai suoi dispiaceri +era in certo qual modo costretto a +seguire l'universale tendenza della sua nazione +verso i piaceri sensuali, ed abbandonandovisi, +apparecchiavasi ancora in mezzo +a questi nuove pene e nuovi tormenti. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_265"></a>[265]</span> +Tale era nel diciassettesimo secolo la +situazione di quasi tutti i sudditi italiani; +ed in tal guisa tra le feste ed i divagamenti +della vita, la sventura li raggiugneva +in ogni luogo senza lasciare veruna +traccia nella storia. Rispetto agli +avvenimenti del secolo di cui lo storico +vuole farsi carico, ove si confronti col +precedente, vi si troveranno per avventura +minori calamità generali e più umiliazioni, +un minor numero di quei patimenti +violenti e rapidi che sembrano +esaurire le forze della natura umana, ma +altrettanta miseria e maggiore avvilimento. +</p> + +<p> +Carlo V aveva unita l'Italia alla monarchia +spagnuola. Filippo II nel lungo +suo regno l'aveva mantenuta in una +stretta dipendenza; e sebbene tutti gli stati +che gli erano subordinati avessero cominciato +a deperire nell'istante in cui erano +passati in suo potere, pareva che sotto +di lui la monarchia spagnuola andasse +riparando con esterne conquiste la perdita +delle interne sue forze. Invano l'oppressione +aveva spinti alla ribellione i +Mori di Granata e gli Olandesi ne' Paesi +bassi; invano l'Oceano aveva inghiottite +le formidabili flotte di Filippo; invano +la Francia e l'Olanda erano lorde del +sangue de' suoi soldati; invano il sempre +<span class="pagenum"><a id="Page_266"></a>[266]</span> +crescente disordine delle sue finanze l'aveva +ridotto a fare un ignominioso fallimento; +ad onta di tutto ciò quando venne a morte +il 13 di settembre del 1598 era tuttavia +il più formidabile monarca d'Europa. Non +eravi sovrano che ardisse tentare con lui +la sorte delle armi, e niuno stato poteva +conservare a lui vicino la propria indipendenza. +Il diciassettesimo secolo vide +regnare tre principi della linea austriaca +di Spagna, successori di Filippo. Suo +figlio Filippo III morì il 31 marzo del +1621; Filippo IV, suo nipote, mancò il +7 settembre del 1665; e suo pronipote +Carlo II morì il primo di novembre del +1700. La crescente incapacità di questi +tre sovrani, la debole loro pusillanimità, +e l'imprudenza de' loro favoriti e de' loro +primi ministri, affrettarono il decadimento +della monarchia spagnuola, e fecero che +il disprezzo sottentrasse allo spavento che +aveva inspirato. +</p> + +<p> +Pure questo decadimento della monarchia +spagnuola non somministrò all'Italia +i mezzi di spezzare le sue catene. I tentativi +fatti dalle province suddite del re +di Spagna furono mal combinati e mal +diretti, e non ottennero che una più +crudele oppressione: rispetto ai piccoli +sovrani che si erano posti sotto la protezione +<span class="pagenum"><a id="Page_267"></a>[267]</span> +della Spagna, più non avevano +bastante energia per desiderare maggiore +libertà. Talvolta pendevano incerti tra +questo giogo e quello della Francia; si +avvicinavano momentaneamente a Lodovico +XIV, di cui conoscevano l'ascendente; +ma bentosto non sentendosi appoggiati +da bastante buona fede, ricadevano +nelle antiche loro abitudini, e non volevano, +per la speranza di lontano ajuto, +esporsi all'inimicizia de' loro prossimi +vicini. +</p> + +<p> +L'autorità di Filippo III sopra l'Italia +non fu turbata dalla rivalità del re di +Francia. Vero è che durante parte del +suo regno ebbe per antagonista il grande +Enrico; ma questo principe, che voleva +rialzare i suoi stati dallo spossamento cui +gli avevano ridotti le guerre civili, evitò +le battaglie, e si chiuse in certo qual +modo l'ingresso dell'Italia. La reggenza +tutt'affatto austriaca di Maria de' Medici +più non diede alla Spagna motivo d'inquietudine. +Filippo IV, più debole che +suo padre, ebbe più formidabili antagonisti. +I due ministri Richelieu e Mazarino, +durante tutta la loro amministrazione, +altro scopo non si proposero che +l'abbassamento della casa d'Austria. Cominciando +dal 1621, in cui Richelieu +<span class="pagenum"><a id="Page_268"></a>[268]</span> +prese a proteggere contro gli Spagnuoli +i diritti de' Grigioni protestanti sopra la +Valtellina, fino alla pace de' Pirenei del +7 di novembre del 1659, la Spagna e la +Francia furono quasi sempre in guerra: +ma la Francia non aveva in allora nè +un re che sapesse mettersi alla testa delle +armate, nè ministri guerrieri; onde non +si lasciò allettare da lontane spedizioni. +Non perciò fu meno prodiga di +sangue e di tesori che in tempo dei +più gloriosi regni di Lodovico XII e +di Francesco I: ma le sue armi in +Italia quasi non oltrepassarono i confini +della Valtellina e del Piemonte. Per vero +dire i principali suoi sforzi venivano diretti +contro la Fiandra e la Germania, +ma non devesi perciò meno notare quale +proprio carattere di tutte le guerre dirette +dai due cardinali, che lo scopo loro +fu piuttosto la devastazione che la conquista, +e che ruinavano la Spagna senza +riuscire utili alla Francia. +</p> + +<p> +Il terzo periodo stendesi dalla pace +de' Pirenei fino alla guerra della successione +di Spagna, e corrisponde al regno +di Carlo II, siccome agli anni più gloriosi +di quello di Lodovico XIV. In questo +tempo gli ultimi monarchi austriaci +di Madrid, tutta sentendo la propria debolezza, +<span class="pagenum"><a id="Page_269"></a>[269]</span> +cercavano ad ogni prezzo di +schivare la guerra, mentre che il Francese, +credendo di non potere acquistare +gloria che colle armi, avidamente coglieva +tutte le occasioni di attaccare i +suoi vicini, senza perdere tempo a pesare +la giustizia o l'apparente validità dei +pretesti che egli impiegava. Nè Lodovico +XIV, nè veruno de' suoi consiglieri, +hanno potuto credere ben fondati i titoli +della regina madre reggente di Francia +a dividere la successione di Filippo +IV. Altro vero motivo non aveva la +guerra che il sentimento della forza opposta +alla debolezza, ed i manifesti altro +non erano che una grossolana ipocrisia, +che sarebbe stato meglio di risparmiare. +Non pertanto in questo periodo, che costò +tanto sangue all'umanità, l'Italia fu meno +che il rimanente dell'Europa il teatro +della guerra generale. Le armi francesi +quasi non la visitarono che allorquando +la vanità di Lodovico XIV compiacquesi +nel 1662 di umiliare papa Alessandro VII, +in occasione del preteso insulto fatto dai +Corsi al suo ambasciatore, e quando nel +1684 desolò la repubblica di Genova con +un barbaro bombardamento. Altronde i +piccoli principi, imbarazzati dalla libertà +che loro rendeva l'indebolimento della +<span class="pagenum"><a id="Page_270"></a>[270]</span> +Spagna, si volsero verso l'imperatore per +deferirgli il loro vassallaggio, ed essere +spalleggiati dalla sua protezione; quantunque +Leopoldo I, che salì sul trono imperiale +nel 1658, e che vi si tenne fino al +1705, non si facesse in Italia conoscere +che colle vessazioni e colla rapacità dei +suoi generali. +</p> + +<p> +Il ducato di Milano ed i regni di Napoli, +di Sicilia e di Sardegna, rimasero +tutto il diciassettesimo secolo sotto il dominio +degli Spagnuoli. Non avendo il +ducato di Milano in questo spazio di +tempo manifestate nè una volontà nazionale, +nè una risoluzione che gli appartenesse, +desso, non altrimenti che le altre +province della vasta monarchia austriaca, +non può essere argomento di separata istoria; +desso soffrì come le altre il fasto e +l'impero del duca di Lerma, del conte +duca d'Olivarès, di don Luigi di Haro, +i quali, essendo primi ministri e favoriti, +dispoticamente governavano il re ed il regno; +soffrì ancora più delle altre province, +perchè la guerra tra la Francia e la casa +d'Austria, avendo in tutto il secolo avuto +per oggetto, in Italia il possedimento del +Piemonte, del Monferrato, della Valtellina +e del ducato di Mantova, mai non +si allontanò dai confini del Milanese. Pure +<span class="pagenum"><a id="Page_271"></a>[271]</span> +questa guerra si trattò, se non con minore +crudeltà, almeno con minore attività +che non si trattarono quelle del precedente +secolo; ed i suoi guasti, come i +giornalieri errori del governo, non bastarono +a controbilanciare la maravigliosa +fertilità di quel bel paese, o a distruggere +le dispendiose opere colle quali gli +antichi suoi proprietarj avevano signoreggiate +le acque, facendole servire ad +accrescere le ricchezze delle campagne. +</p> + +<p> +In questo secolo la storia conserva un +perfetto silenzio intorno al vice-regno +di Sardegna; ma i regni di Napoli e di +Sicilia fecero almeno parlare di loro +cogl'infruttuosi loro sforzi per iscuotere +la tirannide spagnuola. +</p> + +<p> +Le entrate del regno di Napoli, alla +metà del XVII secolo, ammontavano a +sei milioni di ducati; e le spese dell'amministrazione +della flotta e dell'armata, +comprese ancora le ambascerie +d'Italia, non assorbivano più di un milione +e trecento mila ducati. Riputavasi, +a dir vero, che settecento mila ducati +erano impiegati nel regno in segrete +spese, o dilapidati dagli ufficiali del re; +ma quattro milioni di ducati, o i due +terzi delle ordinarie entrate uscivano +ogni anno del regno per pagare i debiti +<span class="pagenum"><a id="Page_272"></a>[272]</span> +o le armate della Spagna<a class="tag" id="tag255" href="#note255">[255]</a>. Un tale +impiego dei tributi del popolo a pro di +una politica per la quale egli non prendeva +verun interesse, lo rendeva estremamente +scontento; ma il di lui cattivo +umore veniva in oltre accresciuto dal +progressivo accrescimento di tutti i carichi. +In forza dei privilegj dello stato, +riconosciuti da Ferdinando e da Carlo V, +veruna nuova imposta poteva essere ordinata +senza l'assenso del parlamento, che +rappresentava la nobiltà ed il popolo; +ma da gran tempo il parlamento più +non si adunava, ed ogni giorno i vicerè, +stimolati dalla loro corte, inventavano +qualche nuova gabella, e sempre più +angustiavano con insopportabili pesi un +popolo di già estremamente oppresso. +Gli Spagnuoli, in conseguenza della consueta +loro ignoranza dell'economia politica, +gravavano con queste gabelle quasi +tutte le derrate di prima necessità, +tassando successivamente le carni, il pesce, +la farina, ed all'ultimo le frutta. +I poveri, costretti di rinunciare ad una +consumazione che le imposte rendevano +sempre più cara, si andavano +<span class="pagenum"><a id="Page_273"></a>[273]</span> +successivamente privando degli oggetti +tassati. La gabella sulle frutta, che si +valutava per la sola città di Napoli quattrocento +mila ducati, parve loro fatta per +rapir loro l'ultimo rifugio, togliendo loro +il solo cibo non ancora sproporzionato +ai loro mezzi. Si sollevarono il 7 di luglio +del 1647 contro il duca d'Arcos, +allora vicerè: un giovane pescatore d'Amalfi, +detto Maso o Tommaso Aniello, +si fece loro capo; bruciarono le baracche +ove precisavasi l'imposta; minacciarono +il vicerè, e lo costrinsero a fuggire +in castel sant'Elmo; incendiarono le case +di coloro che si erano arricchiti colle +malversazioni delle finanze; richiamarono +i privilegj loro guarentiti da Carlo +V; ed all'ultimo sforzarono il governo, +vinto in varj incontri, a trattare con +loro<a class="tag" id="tag256" href="#note256">[256]</a>. +</p> + +<p> +Di quest'epoca uno spirito di libertà +pareva che tutta animasse l'Europa. Gli +Olandesi avevano fatto riconoscere e rispettare +la loro repubblica; gl'Inglesi +tenevano Carlo I prigioniero ad Hampton-Court; +i Francesi facevano la guerra a +<span class="pagenum"><a id="Page_274"></a>[274]</span> +Mazarino ed alla reggente; i Portoghesi +avevano scosso il giogo della Spagna; i +Catalani erano sollevati; ed in Sicilia era +scoppiata un'insurrezione, prima ancora +di quella che poi si manifestò in Napoli. Ma +quasi in ogni luogo l'inquietudine ed i +lunghi patimenti avevano sollevati i popoli +contro intollerabili abusi, prima che +i popoli stessi avessero bastanti lumi per +correggere i loro governi, o per fondarne +di nuovi sopra migliori principj. Il popolaccio +si pose alla testa de' movimenti +degl'insorgenti e loro diede uno spaventoso +carattere. Gli uomini di più elevato +ordine, che più ancora della plebe avevano +bisogno di libertà, abbandonarono non +pertanto una causa pur troppo frequentemente +macchiata dai delitti; vedevano +da un canto lo stendardo del dispotismo, +dall'altro quello dell'anarchia, e non +sapevano quale seguir dovessero. I patimenti +del popolo e la stessa sua ignoranza, +ch'erano l'opera del governo, +giustificavano, a dir vero, il suo odio; +ma la più dannosa di tutte le passioni +cui gli oppressi possano darsi in preda, +è quella della vendetta, la quale fa andare +a male quasi tutte le rivoluzioni. +</p> + +<p> +Il duca d'Arcos diffidava non meno +de' gentiluomini napolitani che del popolo; +<span class="pagenum"><a id="Page_275"></a>[275]</span> +sapeva di avere violati tutti i privilegj, +di avere amaramente mortificati +quei gentiluomini che potevano per +altro sollevare tutte le province, col credito +loro presso i contadini loro vassalli, +ed aggiugnerle alla capitale. Giudicò +adunque essere prima di tutto conveniente +cosa di spargere tra loro la disunione. +Perciò incaricò i gentiluomini di dare al +popolo simulate proposizioni di conciliazione; +li persuase a leggere un falso +privilegio di Carlo V, a rendersi garanti +di false scritture, e li trasse così +avanti nelle proprie perfidie, che il popolaccio, +credendoli essere stati strumenti +degl'indegni artificj del vicerè, rivolse contro +di loro quel furore che a bella prima +concepito aveva contro gli Spagnuoli, +ne uccise molti, ed incendiò le loro case. +Gli altri gentiluomini, sebbene convinti +che il solo vicerè era colpevole del sangue +de' loro fratelli, furono costretti di +assecondarlo, perchè più non ottenevano +confidenza, nè trovavano sicurezza nell'opposto +partito<a class="tag" id="tag257" href="#note257">[257]</a>. +</p> + +<p> +Non la data fede, non i giuramenti per +quanto fossero solenni, potevano incatenare +<span class="pagenum"><a id="Page_276"></a>[276]</span> +le vendette del governo spagnuolo. +Fu in mezzo alla chiesa del Carmine, +nell'istante in cui faceva leggere al popolo +gli articoli della pace che aveva in +allora giurata, che il duca d'Arcos fece +fare una scarica di archibugiate sopra +Masaniello ed i compagni di lui<a class="tag" id="tag258" href="#note258">[258]</a>. Questo +capo di fazione, per una straordinaria +felicità, non rimase ferito, ed il vicerè, +dichiarando di non conoscere i +banditi da lui adoperati, li sagrificò al +furore del popolo per ricuperare il proprio +credito; poi, continuando a trattare della +pace, invitò Masaniello ad un convito +di riconciliazione, nel quale gli fece servire +una bevanda che lo trasse di senno. +Il favorito del popolo perdette allora la +confidenza del suo partito a motivo delle +sue stravaganze e delle sue crudeltà; ed +il duca d'Arcos ne approfittò per farlo assassinare +il 16 di luglio<a class="tag" id="tag259" href="#note259">[259]</a>. +</p> + +<p> +Ne' pochi giorni in cui si mantenne +il suo potere, Masaniello aveva esercitata +sul popolo la più illimitata autorità. I naturali +talenti del giovane pescivendolo, e +<span class="pagenum"><a id="Page_277"></a>[277]</span> +la pronta ubbidienza della plebaglia ai voleri +di lui, avevano atterrito il duca d'Arcos, +e strappategli tutte le concessioni colle +quali aveva cercato di calmare la sedizione; +ma le ritirò tutte tostochè si fu +disfatto del suo nemico. Credette allora +di potere annullare senza pericolo le +obbligazioni recentemente contratte; ma +il 21 di agosto ricominciò la sedizione +con maggior furore che mai, e gli Spagnuoli, +conoscendosi troppo deboli, si +ridussero a fare una nuova capitolazione<a class="tag" id="tag260" href="#note260">[260]</a>. +Ad ogni modo quando colle più +solenni promesse ebbero persuaso il popolo +a deporre le armi, i tre forti che +signoreggiano Napoli, e la flotta di don +Giovanni d'Austria, ch'era entrata in +porto, cominciarono tutt'ad un tratto, +il 5 ottobre a mezzodì, a cannonare ed +a bombardare la città; e mentre il popolo +disarmato, atterrito, sorpreso, chiedeva +tuttavia la cagione di così impreveduto +attacco, sbarcarono dalla flotta +sei mila uomini delle bande spagnuole, +con ordine di uccidere tutto quanto incontrerebbero<a class="tag" id="tag261" href="#note261">[261]</a>. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_278"></a>[278]</span> +</p> + +<p> +Ma la popolazione di Napoli ammontava +a più di quattrocento mila uomini. +Gl'insorgenti, quasi tutti senza casa e +senza beni, non avevano che temere +dal bombardamento: combattendo essi +senza ordine, non si accorgevano di +tutte le perdite che andavano facendo, +e l'uccisione che accadeva in una strada +non era conosciuta nella vicina, ove +cominciava la zuffa. Il popolaccio camminava +dall'uno all'altro tetto gettando +pietre e tegole sopra i soldati, poscia fuggiva +prima che dalla truppa di linea potesse +essere raggiunto. Dopo due giorni di +battaglia, gl'insorgenti attaccarono i soldati +oppressi dalla fatica, e, cacciandoli +da tutti i posti, li costrinsero a ripararsi +nelle tre fortezze, o sopra la flotta, restando +essi padroni della città<a class="tag" id="tag262" href="#note262">[262]</a>. +</p> + +<p> +Solamente dopo questo fatto i Napolitani +cominciarono a trattare coi Francesi, +chiamando in loro ajuto Enrico di +Lorena, duca di Guisa, che in allora +trovavasi a Roma. Costui, per parte di +donne discendendo dalla seconda casa +d'Angiò, credeva di avere alla corona +di Napoli legittimi diritti, che sperava +<span class="pagenum"><a id="Page_279"></a>[279]</span> +di mettere in campo in così favorevole occasione, +e faceva capitale sui soccorsi della +Francia. Si recò subito a Napoli, ove fu +dichiarato generalissimo e difensore della +libertà. Di già cominciava ad essere proferito +il nome di repubblica di Napoli, e ad +essere accolto con entusiasmo dal popolo, +ed in tutte le province, che si erano sollevate +in sull'esempio della capitale<a class="tag" id="tag263" href="#note263">[263]</a>. +</p> + +<p> +Ma il popolo napolitano, sotto il dominio +degli Spagnuoli, non aveva acquistati +nè i costumi, nè le abitudini, nè le +opinioni colle quali si fonda una repubblica. +Egli non pensava che a far passare in +altre mani l'autorità arbitraria, invece di +distruggerla; ubbidì ciecamente a Masaniello +poi a Gennaro Annese ed al duca +di Guisa, nello stesso modo che aveva +ubbidito al vicerè; loro permise di regnare +coi supplicj, e non vi fu mai giustizia +sommaria più pronta nè più ingiusta che +quella di questi favoriti della plebaglia. +Nella sua cieca superstizione quel popolo +contò assai più sui miracoli della Madonna +del Carmine, su quelli dello stesso Masaniello, +che risguardava quale santo, +<span class="pagenum"><a id="Page_280"></a>[280]</span> +che sopra i proprj sforzi. Passando da +una cieca confidenza ad una insensata +diffidenza, fu tradito da tutti coloro cui +affidò il suo potere, e trasmutò in accaniti +nemici tutti coloro che perseguitò +con ingiuriosi sospetti; soprattutto continuò +troppo lungamente a proclamare +colle sue grida il re di Spagna, a pretendere +di mantenersegli fedele, ed a rigettare +sugli Spagnuoli il nome di ribelli. +Gli è questo un grand'errore, di +credere che le parole adoperate contro +il loro senso naturale possano fare illusione +sul fondo delle cose. È meno pericoloso +per coloro che si ribellano il confessarsi +apertamente ribelli; ed i Napolitani +avevano bastantemente sperimentato il carattere +di Filippo IV e del suo ministero, +per essere certi che Filippo non verrebbe +con loro a patti che per ingannarli. +</p> + +<p> +Il duca di Guisa, invece di costituire +la repubblica che lo sceglieva per suo +capo, non pensò che ad attribuirsi un +assoluto potere; si mostrò geloso di tutti +i diritti della nazione, di tutti quelli dei +suoi magistrati, ed in particolare dell'opinione +che aveva presso il popolo +Tomaso Annese, il più destro partigiano +della libertà ed il vero capo della rivoluzione. +Siccome il Guisa nulla aveva +<span class="pagenum"><a id="Page_281"></a>[281]</span> +fatto pel popolo, così non ottenne dal +medesimo que' generosi sforzi che inspira +il solo amore della libertà. Gennaro Annese, +irritato di non avere altro fatto che +mutare padrone, e temendo per sè medesimo +la gelosia del Guisa, cominciò celatamente +a trattare cogli Spagnuoli. All'ultimo +vendette loro la propria patria, +aprendone loro le porte il 4 aprile del +1648, mentre che il Guisa aveva fatta una +sortita con un piccolo corpo d'armata +per agevolare l'arrivo delle vittovaglie. +Ad un giogo più assai pesante del primo +venne assoggettata la città di Napoli, ed +altro conforto non ebbe il popolo che +quello di vedere coloro che lo avevano +tradito cadere vittima della propria perfidia. +Il duca d'Arcos aveva perduta la +carica di vicerè, ed era stato richiamato +in Ispagna; il duca di Matalona ed il +principe don Francesco Toralto, da lui +persuasi con altri gentiluomini napolitani +a tradire i loro compatriotti, vennero +uccisi dal popolo furibondo; il duca di +Guisa, fatto prigioniero dagli Spagnuoli, +non ottenne la sua libertà che nel 1652; +e Gennaro Annese, che aveva restituita +la corona a Filippo IV, e data la sua +patria in mano agli Spagnuoli, perì +sopra un patibolo, per ordine di quel +<span class="pagenum"><a id="Page_282"></a>[282]</span> +re ch'egli aveva ristabilito, insieme a +quasi tutti coloro che avevano avuta +qualche parte nelle turbolenze; provando +in tal maniera che verun servigio, per +quanto possa essere grande, cancella agli +occhi di un despota le passate ingiurie, +e che verun giuramento lo lega verso +coloro che una volta tentarono di scemare +la sua potenza<a class="tag" id="tag264" href="#note264">[264]</a>. +</p> + +<p> +La sollevazione di Palermo, scoppiata +il 20 maggio del 1647, fu meno lunga +e meno importante che quella di Napoli; +ma press'a poco andò soggetta alle stesse +crisi. Il vicerè di Sicilia, don Pedro +Faxardo de Zuniga, marchese de los +Velez, non fu nè meno perfido, nè meno +crudele del duca d'Arcos. Giuseppe d'Alessi, +filatore d'oro, nativo di Polizzi in +Sicilia, ebbe in quest'insurrezione le stesse +parti che Masaniello a Napoli; come lui +fu ucciso il 22 di agosto da' suoi partigiani, +comperati dal vicerè, e come lui +fu pianto da quel popolo che avrebbe +<span class="pagenum"><a id="Page_283"></a>[283]</span> +dovuto difenderlo. Per ultimo a Palermo +come a Napoli, dopo un'amnistia solennemente +accordata, fu tirato nelle strade +a mitraglia sopra il popolo, vennero appiccati +tutti i capi, e le gabelle, che avevano +cagionata la ribellione, e che il +vicerè aveva abolite, furono ristabilite +in tutta la loro estensione<a class="tag" id="tag265" href="#note265">[265]</a>. +</p> + +<p> +Ma nello stesso secolo venne scossa in +Sicilia l'autorità spagnuola da un'altra +sollevazione, dalla quale potevano aspettarsi +più serie conseguenze, perchè gl'insorgenti +trovavansi spalleggiati da Lodovico +XIV, in allora giunto al più elevato +grado della sua possanza. Tale insurrezione +scoppiò in Messina in agosto del +1674. Sola di tutte le città della Sicilia +Messina era di que' tempi governata, piuttosto +come repubblica che come municipio, +da un senato scelto in città, +di cui il governatore spagnuolo altro non +era che il presidente con limitatissima +autorità. La libertà aveva conservata a +Messina una prosperità sconosciuta in +tutti gli altri regni di casa d'Austria. +<span class="pagenum"><a id="Page_284"></a>[284]</span> +La città contava sessanta mila abitanti; +il commercio vi aveva adunate grandissime +ricchezze; le arti, le manifatture, +l'agricoltura venivano egualmente incoraggiate; +ma gli Spagnuoli risguardavano +tanta prosperità come un pericoloso esempio +per le vicine città, alle quali la vista +di cotale prosperità poteva far desiderare +i privilegj che avevano da gran +tempo perduti. Altronde i governatori +hanno tutti la stessa avversione per quei +diritti che autorizzano i loro amministrati +a resistere loro, e sono sempre solleciti +di sopprimerli. Don Diego Soria, +governatore di Messina, oppressava la +città con nuove gabelle, sprezzava apertamente +i diritti del senato, e cadde pure +in sospetto d'aver voluto far perire tutti +i senatori un giorno che li fece arrestare +nel proprio palazzo. Questo forse +malfondato timore fece scoppiare l'insurrezione. +Gli Spagnuoli, scacciati dalla +città, si ripararono nelle quattro fortezze +che la circondano. Alcuni deputati spediti +al duca d'Etrèe, ambasciatore in Roma +di Lodovico XIV, gli offrirono pel suo +re il possedimento di Messina, e con +essa la sovranità della Sicilia. Tale offerta +fu dall'ambasciatore avidamente +accettata ed in appresso dalla sua corte. +<span class="pagenum"><a id="Page_285"></a>[285]</span> +Lodovico XIV venne in Messina proclamato +re di Sicilia; ed il commendatore +Alfonso di Valbella si recò con sei navi +da guerra a prendere possesso di quella +città<a class="tag" id="tag266" href="#note266">[266]</a>. +</p> + +<p> +Nel susseguente anno il duca di Vivonne, +ed in appresso il signore di Quesne +intrapresero la conquista delle altre città +della Sicilia, e la difesa di quelle che di +già erano dai Francesi possedute. Accanite +zuffe ebbero luogo tra i Messinesi +e gli Spagnuoli, tra i Francesi e gli Olandesi +alleati della corte di Spagna. Fu +appunto nella più sanguinosa di tali battaglie +che il valoroso ammiraglio Olandese +Ruyter fu mortalmente ferito il 22 +aprile del 1676<a class="tag" id="tag267" href="#note267">[267]</a>. +</p> + +<p> +Però Lodovico XIV aveva perduta +la speranza di occupare tutta intera la +Sicilia; e quando si aprirono in Nimega +<span class="pagenum"><a id="Page_286"></a>[286]</span> +le conferenze per la pace, conobbe bentosto +che una delle condizioni, cui sarebbe +forzato di accettare, sarebbe l'evacuazione +di Messina. Facendo di cotale +cessione un articolo del trattato, avrebbe +potuto facilmente ottenere un'amnistia +per coloro che l'avevano servito, e fors'anco +la ratifica degli antichi loro privilegj; +ma parvegli che il proprio orgoglio +avrebbe meno sofferto evacuando +spontaneamente la città, senza condizione, +senza esservi forzato, e come una semplice +operazione militare. Prima del 17 +di settembre del 1678, giorno in cui +fu sottoscritta la pace di Nimega colla +Spagna, Lodovico XIV mandò ordine +al maresciallo de la Feuillade, che aveva +il comando di Messina, di rassegnare +la guardia della città agli abitanti, e di +partire immediatamente con tutti i Francesi. +Il senato ricevette questo crudele +avviso, allorchè quasi tutti i Francesi +erano di già imbarcati; desso supplicò la +Feuillade di sospendere la sua partenza +almeno pochi giorni, poichè non gli sovrastava +verun pericolo, e di accordare +in tale maniera agli sventurati Messinesi +il tempo d'imbarcarsi con lui, onde sottrarsi +ai carnefici della Spagna; per somma +grazia non potè ottenere dal maresciallo +<span class="pagenum"><a id="Page_287"></a>[287]</span> +che quattr'ore di ritardo. In così breve +spazio di tempo si rifugiarono sulla flotta +francese sette mila persone, ma con tanto +precipizio che tutte le famiglie si trovarono +separate, e che in questa scena di +spavento non vi fu una sola madre di +famiglia che non perdesse lo sposo, il +fratello, o taluno de' suoi figliuoli, non +un fuggiasco che potesse seco trasportare +soltanto tutto il suo effettivo danaro, o +i suoi più preziosi effetti. Bentosto, il +maresciallo, temendo che la sua flotta +non fosse troppo carica, fece spiegare le +vele, mentre due mila persone gli tendevano +ancora dalla riva le braccia, e chiedevano +ad alte grida di essere ricevuti a bordo. +</p> + +<p> +Pur troppo giusto era lo spavento di +quegli sciagurati. Il vicerè don Vincenzo +Gonzaga pubblicò, gli è il vero, un'amnistia +quando entrò in Messina, ma la +corte di Madrid non tardò ad annullarla. +Vennero confiscati tutti i beni de' fuorusciti; +la città fu privata di tutti i suoi +privilegj, e vi s'innalzarono monumenti +ond'eternare la memoria del suo gastigo; +furono banditi tutti coloro che avevano +avuto qualche impiego sotto i Francesi, +e condannati a morte quelli che avevano +presa una parte più attiva nella ribellione. +Di sessanta mila abitanti che popolavano +<span class="pagenum"><a id="Page_288"></a>[288]</span> +quella città, appena ne rimasero undici +mila; e questa misera città non potè mai +più rifarsi da tanto infortunio<a class="tag" id="tag268" href="#note268">[268]</a>. +</p> + +<p> +Dall'altro canto coloro, che dopo essersi +sagrificati per la Francia, confidavano +nella riconoscenza di Lodovico, e +che il maresciallo de la Feuillade aveva +condotti sulla sua flotta, vennero ripartiti +in varie città della Francia e mantenuti +a spese del re per un anno e mezzo; +ma questi improvvisamente ordinò loro +sotto pena della vita di uscire dal suo +regno, e li privò d'ogni sussidio. Si videro +allora uomini d'illustri natali, che +fin allora avevano vissuto nell'opulenza, +ridotti alla mendicità, ed altri riuniti in +bande farsi assassini di strada. Mille cinquecento +de' più disperati passarono in +Turchia, ove abjurarono la fede, non volendo +altri compagni che coloro, i quali +abborrivano com'essi tutti i principi cristiani. +Per ultimo soli cinquecento ottennero +passaporti dagli ambasciatori spagnuoli +per rientrare in patria; ma il +nuovo vicerè di Sicilia, il marchese de +las Navas, gli fece imprigionare di mano +<span class="pagenum"><a id="Page_289"></a>[289]</span> +in mano che arrivavano; e tutti, ad +eccezione di quattro, furono condannati +o alla forca o alle galere<a class="tag" id="tag269" href="#note269">[269]</a>. +</p> + +<p> +Gli altri stati d'Italia furono ben lontani +dal provare in questo secolo rivoluzioni +di tanta importanza. Di tredici +papi, che successivamente occuparono +la cattedra di san Pietro, da Clemente +VIII a Clemente XI, tre soltanto richiamano +l'attenzione dello storico sul +loro regno per avvenimenti di qualche +importanza. Paolo V, dal 1605 al 1621, +per le sue contese colla repubblica di +Venezia; Urbano VIII, dal 1623 al 1644, +per la guerra de' Barberini; ed Alessandro +VII, dal 1655 al 1677, per gli oltraggi +ricevuti da Lodovico XIV. +</p> + +<p> +Paolo V, conosciuto prima sotto il nome +di cardinale Camillo Borghese, godeva +somma riputazione per l'integrità de' suoi +costumi, pel suo zelo per la religione, ed +in particolare pel suo grande attaccamento +alle immunità ecclesiastiche, le quali fino +nel primo anno del suo regno si credette +chiamato a difendere, perchè il consiglio +<span class="pagenum"><a id="Page_290"></a>[290]</span> +del dieci aveva, in Venezia, fatti +imprigionare un canonico di Vicenza, ed +un abbate di Nervesa, accusati di enormi +delitti, e perchè in tale occasione la repubblica +aveva pure richiamata in vigore un'antica +legge che vietava agli ecclesiastici +l'acquisto di nuovi stabili. Paolo V intimò +al doge di Venezia, sotto pena di scomunica, +di dare in mano al nunzio Mattei +i due prigionieri ecclesiastici e di rivocare +una legge che sembravagli contraria +ai diritti della Chiesa. Paolo V era +persuaso che niun sovrano oserebbe resistere +all'autorità pontificia; lo zelo +religioso era stato riscaldato dai papi +allevati nei tribunali dell'inquisizione +che si erano succeduti in sul declinare +del precedente secolo, dal fanatismo +di Filippo II, dalla riforma del concilio +di Trento, e dalla violenza delle +guerre di religione di fresco terminate +in Francia, e non ancora spente in Fiandra. +La fermezza della repubblica di Venezia +gli recò non poco stupore, e forse fu +cagione che non procedesse a nuove usurpazioni. +Piuttosto che cedere, i Veneziani +incorsero la scomunica e l'interdetto +contro di loro fulminati il 17 aprile +del 1606. Ordinarono, sotto pena della +vita, a tutti i preti e monaci dello stato +<span class="pagenum"><a id="Page_291"></a>[291]</span> +di risguardare come non avvenuto quest'interdetto, +e di continuare la celebrazione +de' divini ufficj. I Gesuiti, i Teatini +ed i Cappuccini, avendo ricusato di +ubbidire, furono costretti ad uscire dal +territorio della repubblica, ed i primi +non vi furono nuovamente ricevuti che +nel 1657. Paolo V, non volendo cedere, +cominciò a fare leva di truppe per ispalleggiare +colle armi i suoi decreti. I Veneziani +fecero lo stesso, e chiesero l'assistenza +del re di Francia, loro alleato. +Questi (Enrico IV) s'interpose con zelo +per terminare una lite che poteva risvegliare +una guerra generale. Spedì il cardinale +di Giojosa a Venezia, indi a Roma +per trattare; ed appoggiò così bene la +fermezza del senato di Venezia, che la +repubblica, nell'accomodamento conchiuso +in Venezia, il 21 aprile del 1607, nè +rinunciò al diritto di tradurre gli ecclesiastici +innanzi ai tribunali secolari, nè +alla legge che proibiva loro l'acquisto di +beni stabili, e soltanto consegnò al cardinale +di Giojosa i due ecclesiastici ch'erano +stati imprigionati, dichiarando di +farlo solo per deferenza verso il re di +Francia<a class="tag" id="tag270" href="#note270">[270]</a>. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_292"></a>[292]</span> +</p> + +<p> +Durante il suo lungo papato Paolo V +arricchì a dismisura i suoi nipoti; una +ragguardevole parte dell'<i>Agro Romano</i> +fu data ai Borghesi: e que' vastissimi +poderi, di mano in mano ch'erano posseduti +da più ricchi proprietarj, vedevano +scemare il numero de' loro abitanti. +I Borghesi troppo ricchi per non dissipare +con principesco lusso l'entrate loro +procurate dallo zio, non lo erano bastantemente +per far coltivare la provincia +che possedevano, e che rimaneva +perciò destinata al pascolo. +</p> + +<p> +Il cardinale Maffeo Barberini, innalzato +alla santa sede il 6 d'agosto del +1623, sotto il nome di Urbano VIII, +fu ancora più prodigo dei beni della +chiesa verso i suoi nipoti. Nel periodo +di ventun anni di regno, loro abbandonò +tutta la direzione degli affari della chiesa, +e fece loro avere più di cinquecento mila +scudi d'entrata. Ma i Barberini non si +appagavano delle ricchezze; volevano +approfittare del loro predominio sullo +spirito dello zio pressocchè rimbambito +<span class="pagenum"><a id="Page_293"></a>[293]</span> +per acquistare i ducati di Castro e di +Ronciglione, feudi di casa Farnese, posti +tra Roma e la Toscana<a class="tag" id="tag271" href="#note271">[271]</a>. +</p> + +<p> +Di quest'epoca que' due ducati, siccome +ancora quelli di Parma e di Piacenza, +erano governati da Odoardo Farnese +nipote di Alessandro, l'illustre rivale +di Enrico IV. Credeva Odoardo di +essere per ereditario diritto un eroe ed +un valente generale. Avendo contratti in +Roma gravissimi debiti, di cui non pagava +le usure, aveva dato al governo +pontificio un plausibile pretesto per ordinare +l'apprensione de' suoi feudi e per +proporgli in seguito un trattato di vendita +o di permuta; ma alle pretese dei Barberini +egli oppose un'alterigia eguale alla +loro, e non volle sapere di convenzioni. +In tale occasione scoppiò una guerra +tra la chiesa ed il duca di Parma nel +1641: e fu questa la sola in tutto questo +secolo che avesse origine italiana. +Tutte le altre guerre, che durante questo +periodo insanguinarono il suolo della +penisola, erano state provocate da oltremontani +interessi. Il duca di +<span class="pagenum"><a id="Page_294"></a>[294]</span> +Modena, il gran duca di Toscana, e la +repubblica di Venezia presero parte in +questa guerra come alleati di Odoardo +Farnese; fu guastato molto paese, e ruinate +le finanze della chiesa e del ducato +di Parma; ma non pertanto questa guerra +fu ancora più ridicola che pregiudicevole +ai combattenti. Taddeo Barberini, prefetto +di Roma e generale della chiesa, +che aveva adunati nel Bolognese diciotto +in ventimila uomini, fuggì colla sua armata, +che interamente si disperse alla sola +notizia dell'avvicinamento del Farnese, sebbene +si sapesse che questa non aveva più +di tre mila cavalli. Ma lo stesso Odoardo +per la sua instabilità, per una presontuosa +ignoranza, e per una inconsiderata +prodigalità, perdette tutto il vantaggio +che gli avevano dato la viltà de' suoi +nemici e la cooperazione de' suoi alleati. +Perciò dovette riputarsi felice che, colla +pace sottoscritta in Venezia il 31 maggio +del 1644, si rimettessero le parti belligeranti +nello stato in cui si trovavano prima +della guerra<a class="tag" id="tag272" href="#note272">[272]</a>. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_295"></a>[295]</span> +</p> + +<p> +Nel diciassettesimo secolo i papi più +non avevano sullo stato politico dell'Europa +quell'influenza che i loro predecessori +avevano esercitata nel sedicesimo. +I Borboni non avevano loro mostrata +giammai la medesima deferenza che i +monarchi spagnuoli. Pure dovevano i +papi risguardarsi per lo meno come +sovrani ne' loro stati, ed in potere in +tale qualità di amministrare liberamente +la giustizia nella propria capitale. Lodovico +XIV parve disposto a contrastare ad +Alessandro VII tale prerogativa, mantenendo, +sotto nome di franchigia, la protezione +che il suo ambasciatore accordava +agli abitanti di tutto un quartiere +di Roma, contro la giustizia papale. La +disputa intorno alle franchigie, cominciata +nel 1660 e rinnovata nel 1662, spinse +agli estremi i Corsici della guardia del +papa, i quali, dopo essere stati malmenati +dai servitori dell'ambasciata francese, +vennero in corpo ad insultare ed attaccare +il duca di Crequì, ambasciatore di +Francia. Per vendicarlo, Lodovico XIV +rinviò il nunzio pontificio, occupò Avignone +ed il contado Venosino, ed apparecchiò +<span class="pagenum"><a id="Page_296"></a>[296]</span> +un'armata per attaccare Alessandro +VII nella sua stessa capitale. In +pari tempo chiese con alterigia una pubblica +soddisfazione; e l'ottenne col trattato +di Pisa del 12 febbrajo del 1664, +avendo il papa ed i suoi nipoti accondisceso +alle più umilianti condizioni<a class="tag" id="tag273" href="#note273">[273]</a>. +</p> + +<p> +La disputa delle franchigie si rinnovò +con maggiore acerbità sotto Innocenzo +XI. Avendo egli ottenuto dagli altri ambasciatori +d'Europa l'abolizione delle +loro franchigie, volle approfittare della +morte del duca d'Etrès, accaduta in Roma +il 30 gennajo del 1687, per abolire, prima +che il re gli desse un successore, quelle +di cui aveva goduto come ambasciatore +di Francia: Lodovico XIV non volle acconsentirvi, +e destinò ambasciatore presso +la corte di Roma il marchese di Lavardino, +colà mandandolo con una guardia +di ottocento spadaccini per minacciare il +papa perfino nella sua capitale. Costoro si +afforzarono nel palazzo di Francia; e difesero +le franchigie dell'ambasciatore francese +<span class="pagenum"><a id="Page_297"></a>[297]</span> +colle armi, non solo villanamente mancando +al rispetto dovuto dal re al capo della +sua chiesa, ma perfino ai riguardi che il +più potente monarca avrebbe dovuto mostrare +verso il più piccolo sovrano. L'affare +delle franchigie non ebbe fine che +nel 1693 sotto il papato d'Innocenzo XII, +nella quale epoca Lodovico fu contento +di desistere da un preteso diritto che +manteneva l'anarchia, e favoreggiava il +delitto negli stati del capo della cattolica +religione<a class="tag" id="tag274" href="#note274">[274]</a>. +</p> + +<p> +Gli stati della Savoja e del Piemonte +furono successivamente governati, in questo +secolo, da cinque duchi, tre de' quali +si resero illustri pel loro singolare ingegno. +Pure questa casa, che nel susseguente +secolo doveva acquistare tanta +preponderanza in Italia, a stento potè +in questo conservare quello stato di potenza +cui era giunta ne' primi anni del +medesimo. Se i suoi confini si mantennero +press'a poco gli stessi, se le sue fortezze +crebbero di numero e d'importanza, +<span class="pagenum"><a id="Page_298"></a>[298]</span> +i suoi sudditi vennero crudelmente +ruinati dalle guerre che si trattarono continuamente +nel loro paese. +</p> + +<p> +Carlo Emmanuele I, che in sul cominciare +del secolo, regnava già da venti +anni in Torino, e che morì soltanto +il 26 di luglio del 1630, alle qualità +che formano il grande capitano univa +i talenti del sommo politico, ond'era risguardato +come il più illustre principe +d'Italia; ma la sua insaziabile ambizione, +gl'intrighi, la mala fede dovevano finalmente +inimicarlo con tutti i suoi vicini. +Aveva a vicenda cercato di occupare +Ginevra, l'isola di Cipro, Genova ed il +Monferrato; ma non si era ristretto a +muovere guerra soltanto a piccoli stati, +aveva pure alternativamente attaccate +la Francia e la Spagna, ed attirate nei +suoi stati le armate di quelle grandi potenze; +onde quando egli venne a morte, +le sue migliori città si trovavano in potere +de' suoi vicini<a class="tag" id="tag275" href="#note275">[275]</a>. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_299"></a>[299]</span> +</p> + +<p> +Vittorio Amedeo, figliuolo di Carlo +Emmanuele I, che aveva sposata Cristina di +Francia, figlia d'Enrico IV, non fu meno +valoroso, nè meno accorto di suo padre; +ma più leale nella sua politica, e più +costante nelle sue amicizie, non si attaccò +che alla Francia. Ne' sette anni di +continua guerra ch'egli sostenne, durante +il breve suo regno, contro gli Spagnuoli, +padroni del Milanese, non potè ricuperare +che una parte di ciò che aveva +perduto suo padre. La sua morte accaduta +il 7 ottobre del 1637, riuscì fatale +alla casa di Savoja; la sua vedova +Cristina fu dichiarata tutrice de' figli, +il maggiore de' quali, Francesco Giacinto, +morì il 4 d'ottobre del 1638, ed il +secondo, Carlo Emmanuele II, non aveva +che quattro anni quando successe alla +corona. Ma due fratelli di Vittorio Amedeo, +il cardinale Maurizio ed il principe +Tommaso, fondatore del ramo di Savoja +Carignano, vedevano con estremo +rincrescimento la reggenza in mano di +una donna forestiera, che a parer loro +non conosceva i veri interessi, nè la +politica della loro casa. Contrastarono a +Cristina l'autorità, e gli stati di Savoja +trovaronsi avviluppati in lunghe guerre +civili, per le quali Cristina implorò i +<span class="pagenum"><a id="Page_300"></a>[300]</span> +soccorsi della Francia, ed i cognati di lei +quelli della Spagna. Questi alleati posero +a carissimo prezzo i loro sussidj: Cristina +provò tutto l'orgoglio ed il despotismo +del cardinale di Richelieu, i principi +non soffrirono meno per la mala +fede degli Spagnuoli, ed i popoli per +lo spazio di oltre vent'anni furono tormentati +dai Francesi e dagli Spagnuoli<a class="tag" id="tag276" href="#note276">[276]</a>. +</p> + +<p> +Carlo Emmanuele II, anche dopo uscito +di tutela, non illustrò in verun modo il suo +regno; e dopo la sua morte, accaduta il +12 giugno del 1675, i suoi stati sperimentarono +nuovamente le disgrazie di un'altra +minorità. Suo figlio Vittorio Amedeo aveva +allora soltanto nove anni: ad ogni modo +la reggenza della madre di lui, Giovanna +Maria di Nemours, non fu così torbida +come quella di Cristina. Vittorio Amedeo +II, quando entrò negli affari, diede prove +di somma abilità. Il 4 giugno del 1690 +si associò alla lega della Spagna, dell'Inghilterra +<span class="pagenum"><a id="Page_301"></a>[301]</span> +e dell'Olanda per contenere +l'ambizione di Lodovico XIV. Abbandonò +questo partito il 29 d'agosto del +1696 per entrare nell'alleanza del re di +Francia; ed in tale circostanza si mostrò +più pieghevole ed accorto che leale: +cogli stessi artificj destramente adoperandosi +tra rivali di lui più potenti assai, +innalzò nel susseguente secolo la sua casa +ad un più elevato grado, che prima +non teneva, tra quelle de' principi +d'Europa<a class="tag" id="tag277" href="#note277">[277]</a>. +</p> + +<p> +La Toscana, che ne' precedenti secoli +ebbe così gran parte nella storia d'Italia, +si fece appena osservare nel diciassettesimo. +Il gran duca Ferdinando I regnava +tuttavia in Firenze nel principio del secolo, +che morì il 7 febbrajo del 1609. Dagli +antichi Medici egli aveva ereditato quella +considerazione pel commercio che gli +altri principi italiani non sapevano apprezzare; +cercò d'inspirare ai Toscani +il gusto delle spedizioni marittime, cui +non sono naturalmente inclinati; cambiò +la fortezza di Livorno in città, abbellì +il suo porto con magnifici lavori, e gli +accordò quelle esenzioni che vi richiamarono +<span class="pagenum"><a id="Page_302"></a>[302]</span> +quasi tutto il commercio di cabotaggio +del Mediterraneo<a class="tag" id="tag278" href="#note278">[278]</a>. Nello stesso +tempo incoraggiò i cavalieri dell'ordine di +santo Stefano ad armare in corso contro i +Barbareschi. Nel 1607 sei galere tentarono +di sorprendere Famagosta, e saccheggiarono +Ippona nel susseguente anno<a class="tag" id="tag279" href="#note279">[279]</a>. +Cosimo II, figlio e successore di Ferdinando +I, si mostrò ancora più zelante del +padre per la gloria della marina toscana; +e sebbene la sua mal ferma salute e la +povertà dell'ingegno non gli consentissero +di parteciparvi personalmente, niuno +fu di lui più appassionato per la gloria +militare. Nel breve suo regno di dodici +anni l'ordine di santo Stefano, in +sull'esempio di quello di Malta, intraprese +ogni anno qualche spedizione contro +i Barbareschi<a class="tag" id="tag280" href="#note280">[280]</a>; ma Cosimo II +<span class="pagenum"><a id="Page_303"></a>[303]</span> +morì il 28 febbrajo del 1621; e Ferdinando +II, suo figliuolo, essendo ancora +fanciullo, tennero la reggenza la madre +e l'ava<a class="tag" id="tag281" href="#note281">[281]</a>. +</p> + +<p> +Il lungo regno di Ferdinando II, che +morì soltanto il 23 maggio del 1670, portò +tutto intero il carattere delle donne +che lo avevano educato; fu dolce, pacifico +debole. Questo principe fu buono e non +privo di talenti; ma un languore mortale +si stendeva su tutte le parti dell'amministrazione; +e sotto il suo regno ebbe +cominciamento quell'universale apatia, che +successe all'antica attività de' Toscani. +Per altro la corte di Ferdinando II venne +illustrata da uno zelo glorioso per le +scienze naturali: le proteggeva caldamente +suo fratello il cardinale Leopoldo +de' Medici; e sotto i di lui auspicj nel +1657 fu fondata l'accademia del <i>Cimento</i>, +la quale fece le sue più belle sperienze +a spese de' Medici<a class="tag" id="tag282" href="#note282">[282]</a>. +</p> + +<p> +Cosimo III, che del 1670 successe a +suo padre Ferdinando II, aveva ricevuto +da sua madre Vittoria della Rovere uno +<span class="pagenum"><a id="Page_304"></a>[304]</span> +spirito minuzioso e diffidente, un ridicolo +fasto, un eccessivo bigottismo. Aveva +egli sposata Margarita Luigia d'Orleans, +cui il suo carattere lo rendette in breve +odioso oltre ogni credere. Le loro contese, +la ritirata della gran duchessa alla +corte di Lodovico XIV, le di lei imprudenze, +e la costanza del marito di +lei a perseguitarla, sono le sole cose di +cui parlano gli annali della Toscana fino +alla fine del secolo. Intanto Cosimo III +prodigava i suoi tesori nel comperare +a caro prezzo nuovi convertiti, e nell'abbellire +le Chiese; e la corte e la +nazione, strascinate dall'esempio del principe, +si abituavano all'ipocrisia ed alla +dissimulazione<a class="tag" id="tag283" href="#note283">[283]</a>. +</p> + +<p> +I ducati di Parma e di Piacenza furono +nel XVII secolo governati da quattro +principi della casa Farnese, de' quali +niuno seppe meritarsi l'amore de' suoi +popoli, o il rispetto della posterità. Rannuccio +I, che nel 1592 era succeduto a +suo padre Alessandro, non aveva ereditata +alcuna delle grandi qualità di questo +eroe. Gli è vero che aveva sotto i di lui +ordini dato prove di valore nelle guerre +<span class="pagenum"><a id="Page_305"></a>[305]</span> +di Fiandra; ma il suo carattere era cupo, +severo, avaro, diffidente: non voleva +regnare che per mezzo del terrore, +e questo terrore declinò bentosto +in un accanito odio. Egli accusò la nobiltà +d'avere contro di lui tramata una +congiura, ed il 19 maggio del 1612, +dopo un segreto processo, fece decapitare +molti nobili, appiccare un maggior numero +di plebei, e confiscare tutti i loro +beni. Niuno in Italia si persuase della +delinquenza de' giustiziati. Il duca di +Toscana, cui Rannuccio aveva mandata +copia del processo, manifestò apertamente +la sua incredulità, rimandandogli un +processo egualmente in così buona forma +contro l'ambasciatore di Parma, come colpevole +d'un omicidio in Livorno, mentre +era a tutti noto che l'ambasciatore mai non +era stato in quella città. Il duca di Mantova, +che risguardava suo padre come accusato +di avere avuto parte nella congiura, +fu in procinto di dichiarare la guerra a +quello di Parma per lavare quest'ingiusto +sospetto<a class="tag" id="tag284" href="#note284">[284]</a>. Rannuccio I aveva da +principio chiamato a succedergli suo figlio +<span class="pagenum"><a id="Page_306"></a>[306]</span> +naturale Ottavio; ma in seguito +avendo avuto figliuoli legittimi, si aombrò +del bastardo, e lo chiuse in un'orrida +prigione, ove lo lasciò miseramente perire. +Rannuccio morì in sul cominciare +di marzo del 1622; e perchè il suo figliuolo +primogenito era sordo e muto, gli +successe Odoardo Farnese II<a class="tag" id="tag285" href="#note285">[285]</a>. +</p> + +<p> +Odoardo Farnese era, più che eloquente, +satirico, mordace, e presontuoso +oltre misura. Voleva tutto fare +da sè, e voleva dai suoi ministri ubbidienza +e non consiglj. Sopra tutto credevasi +nato per la guerra, e destinato +a far rivivere i maravigliosi talenti di +suo avo Alessandro. Pure l'eccessiva sua +corpulenza, che in appresso trasmise ai +suoi figliuoli, e che riuscì fatale a casa +Farnese, doveva dargli poca attitudine +ad ogni faticoso esercizio. Nel 1635 fece +alleanza coi Francesi contro gli Spagnuoli, +e questa prima guerra di Odoardo, terminata +nel 1637, diede poco risalto ai +talenti ch'egli supponeva di avere, ed +espose i suoi stati a gravissimi danni. +La sua seconda guerra coi Barberini, +dal 1641 al 1644, che si era tirata in +su le braccia a cagione della sua irregolarità +<span class="pagenum"><a id="Page_307"></a>[307]</span> +nel pagare le usure de' grandiosi +suoi debiti, fece ancora più apertamente +conoscere la sua imprudenza e la sua poca +abilità. Morì il 12 di settembre del 1646, +liberando i suoi sudditi dalla fatica che +cagiona l'attività quando non è sostenuta +dai talenti, e dal pericolo in cui gli strascinava +continuamente un principe mediocre +che voleva parere uomo grande<a class="tag" id="tag286" href="#note286">[286]</a>. +</p> + +<p> +Il di lui erede, Rannuccio II, non +aveva la ferocia di Rannuccio I, nè la +presunzione di Odoardo; ma non perciò +i Parmigiani furono più felici; +perchè dall'indolenza e dalla debolezza +del loro padrone si trovarono abbandonati +alla prepotenza d'indegni favoriti. +Uno di costoro, il marchese Godefroi, +primo ministro di Rannuccio II, e ch'era +stato suo precettore di lingua francese, +nel 1649 lo trasse in una guerra colla +corte di Roma, che fece perdere alla +casa Farnese gli stati di Castro e di Ronciglione. +Godefroi aveva fatto assassinare +il vescovo di Castro; ed Innocenzo X, +<span class="pagenum"><a id="Page_308"></a>[308]</span> +facendo cadere la vendetta di tale attentato +sopra gl'innocenti, fece atterrare +Castro, non lasciando sussistere tra le +ruine di quella città che una colonna +con un'iscrizione<a class="tag" id="tag287" href="#note287">[287]</a>. In appresso Rannuccio +II fece decapitare il suo ministro +e confiscarne le sostanze; ma senz'essere +perciò in istato di governare da sè medesimo, +e senza che i suoi sudditi raccogliessero +verun beneficio da questo +cambiamento, perchè nuove sanguisughe +avevano preso il posto delle antiche. Rannuccio +II morì soltanto l'undici dicembre +del 1694, quando poteva di già +prevedere la vicina estinzione della sua +casa. Suo figlio primogenito Odoardo era +morto prima di lui, il 5 settembre del +1693, soffocato da soverchia pinguedine, +lasciando una figlia, Elisabetta, che +fu poi regina di Spagna. Gli altri due +figliuoli di Rannuccio II, Francesco ed +Antonio, regnarono uno dopo l'altro, +ma l'eccessiva loro corpulenza dava motivo +di credere che non avrebbero prole<a class="tag" id="tag288" href="#note288">[288]</a>. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_309"></a>[309]</span> +</p> + +<p> +Fra le famiglie sovrane dell'Italia la +casa d'Este fu quella che nel diciassettesimo +secolo produsse maggior numero +di principi amati dai loro popoli; ma +i suoi dominj, ridotti ai piccoli stati di +Modena e di Reggio, più non le davano +quell'importanza che aveva avuto nel +precedente secolo. Cesare, che per la sua +debolezza aveva perduto il ducato di +Ferrara, morì soltanto l'11 dicembre +del 1628. Suo figlio primogenito, Alfonso +III, non regnò che circa sei mesi. +Quest'uomo, temuto pel suo violento e +sanguinario carattere, fu così scosso dalla +morte di sua moglie, che abbandonò la +sovranità il 24 di luglio del 1629, e ritirossi +in un convento del Tirolo, ove +si fece cappuccino<a class="tag" id="tag289" href="#note289">[289]</a>. +</p> + +<p> +Francesco I, che successe a suo padre +Alfonso, si acquistò la riputazione di essere +uno de' migliori capitani d'Italia, +e de' migliori amministratori. In principio +del suo regno aveva sposati gl'interessi +della monarchia spagnuola, e per +essa nel 1635 fece la guerra al duca di +Parma, Odoardo Farnese, suo cognato. +Per compensarlo di tali servigj nel 1636 +l'imperatore gli concesse il piccolo principato +<span class="pagenum"><a id="Page_310"></a>[310]</span> +di Correggio, che venne incorporato +a' suoi stati<a class="tag" id="tag290" href="#note290">[290]</a>. +</p> + +<p> +Del 1647 Francesco I passò al partito +della Francia, e fece sposare a suo figlio +Laura Martinozzi, nipote del cardinale +Mazarino, che gli recò in dote grandissime +ricchezze; ed egli fu nominato allora +generalissimo delle armi francesi in Italia. +Fu più volte vittorioso degli Spagnuoli; +ma senza che ciò compensasse a' suoi +sudditi i guasti cui trovaronsi esposti. +Questo principe morì il 14 di ottobre +del 1658 in conseguenza d'una malattia +contratta nell'assedio di Mortara<a class="tag" id="tag291" href="#note291">[291]</a>. +</p> + +<p> +Alfonso IV, che successe a Francesco +suo padre, e che morì il 16 luglio del +1662, non fece verun atto degno di ricordanza, +tranne il particolare trattato +di pace fatto cogli Spagnuoli l'11 marzo +del 1659. Il figlio di lui, Francesco II, +che fu per una metà del suo regno sotto +la reggenza di sua madre, e per l'altra +volontariamente subordinato all'autorità +di don Cesare, suo fratello naturale, +morì il dì 6 settembre del 1694, senza +<span class="pagenum"><a id="Page_311"></a>[311]</span> +lasciare memoria alcuna del suo debole +governo; e Rinaldo, in allora cardinale +e secondo figlio di Francesco I, successe +a suo nipote. Le disgrazie che gli si apparecchiavano +nella guerra della successione +della Spagna non ebbero cominciamento +che col susseguente secolo<a class="tag" id="tag292" href="#note292">[292]</a>. +</p> + +<p> +La casa di Gonzaga, sovrana nel diciassettesimo +secolo dei due ducati di +Mantova e del Monferrato, accese pel +proprio interesse molte guerre che guastarono +l'Italia, senza che un solo dei +suoi capi siasi meritato nelle sue calamità +la stima o la compassione. Vincenzo +I, Francesco IV, Ferdinando e Vincenzo +II, che occuparono successivamente +il trono fino alla morte dell'ultimo, accaduta +il 26 dicembre del 1627, furono +uomini affatto perduti ne' piaceri e nella +dissolutezza, che diedero ai loro sudditi +l'esempio d'ogni genere di scandali, e gli +oppressero colle più onerose imposte, ora +per soddisfare al loro gusto di prodigalità +ed al loro fasto, ora per collocare +con ruinose doti sul trono imperiale principesse +della casa Gonzaga. Vincenzo II +morì senza figliuoli, ed il ramo de' Gonzaga, +duchi di Nevers, stabilito in Francia, +<span class="pagenum"><a id="Page_312"></a>[312]</span> +ed in allora rappresentato da Carlo, +nipote del duca Federico II, ch'era morto +nel 1540, venne chiamato alla successione +di Mantova. Quella del Monferrato +era un feudo femminino, e doveva passare +a Maria, figlia di Francesco IV e di +una principessa di Savoja. Ma la stessa +notte in cui morì Vincenzo II, Carlo +duca di Rethel, figlio di Carlo duca di +Nevers, ch'era venuto a Mantova per +raccogliere l'eredità di suo cugino, di +cui prevedeva il vicino fine, sposò Maria, +erede del Monferrato; di modo che +l'intera eredità dell'ultimo duca passò nel +ramo di Nevers<a class="tag" id="tag293" href="#note293">[293]</a>. +</p> + +<p> +Questa successione di un principe francese +nel centro dell'Italia offese in pari +tempo il duca di Savoja Carlo Emmanuele, +che non era stato interpellato intorno al +matrimonio di sua nipote, e l'imperatore +Ferdinando II, da cui non aveva +il nuovo duca aspettata l'investitura. Il +ducato di Mantova fu invaso da quelle +<span class="pagenum"><a id="Page_313"></a>[313]</span> +stesse armate imperiali accostumate al +saccheggio ed alla ferocia nella lunga +guerra contro i protestanti che allora desolava +la Germania, e che in appresso +fu poi intitolata la guerra de' trent'anni. +Mantova fu sorpresa il 18 di luglio del +1630 dal conte di Collalto, Altringer e +Gallas, e saccheggiata con orribile crudeltà<a class="tag" id="tag294" href="#note294">[294]</a>. +Le calamità del Monferrato, sebbene +meno appariscenti, furono più lunghe +e più dolorose. Fino alla pace dei Pirenei +nel 1659, il Monferrato fu costantemente il +teatro delle battaglie delle grandi potenze, +ed a vicenda saccheggiato dai Francesi, +dagli Spagnuoli, dai Savojardi e dai Tedeschi, +diviso da ogni trattato fra i diversi +principi, e quasi abbandonato dai +suoi duchi che sentivano l'impossibilità +di difenderlo<a class="tag" id="tag295" href="#note295">[295]</a>. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_314"></a>[314]</span> +</p> + +<p> +Il 25 settembre del 1637, Carlo II +era succeduto a suo padre Carlo I, e +Ferdinando Carlo successe il 15 di settembre +del 1665 a suo padre Carlo II, +senza che la sorte degli abitanti del Monferrato +si rendesse migliore. L'ultimo di +questi principi, più dissoluto, più insensibile +al disonore, più non curante delle +disgrazie de' suoi sudditi che non lo erano +stati i suoi predecessori, vendette nel 1681 +Casale, la capitale del Monferrato, a +Lodovico XIV, per andare a dissipar nei +piaceri del carnevale di Venezia il danaro, +che mai non bastava alle sue stravaganze. +I suoi sudditi di Mantova gemevano +sotto il peso di enormi tasse, e quelli +del Monferrato si trovavano esposti alle +estorsioni de' militari, mentre egli s'aggirava +mascherato nelle sale da ballo e +ne' postriboli, e non arrossiva di far +conoscere i suoi vergognosi piaceri ad +un popolo straniero che non aveva bisogno +di dissimulare il suo disprezzo, e ad +un senato che vietava ai nobili di Venezia +perfino d'intrattenersi con lui<a class="tag" id="tag296" href="#note296">[296]</a>. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_315"></a>[315]</span> +</p> + +<p> +La casa sovrana dei duchi d'Urbino +si spense in principio del XVII secolo. +Il vecchio duca Francesco Maria della +Rovere, che regnava fin dal 1574, avendo +veduto nel 1623 morire vittima delle sue +dissolutezze l'unico suo figlio il principe +Federico, acconsentì ad abdicare nel 1626 +la sua sovranità a favore della Chiesa. +Sua nipote, Vittoria della Rovere, maritata +con Ferdinando II dei Medici, +non portò a Ferdinando in eredità che i +beni patrimoniali di sua famiglia. Il ducato +d'Urbino, riunito alla diretta della +santa sede, perdette la sua opulenza, la +sua popolazione e tutti i vantaggi che +gli aveva saputo procurare la più gentile +corte d'Italia; ed il vecchio duca, che +morì soltanto nel 1636, ebbe tempo di +vedere il decadimento dei paesi che tanto +tempo avevano prosperato sotto il dominio +della sua famiglia<a class="tag" id="tag297" href="#note297">[297]</a>. +</p> + +<p> +Il governo di Lucca, vedendo di non +potersi mantenere che nel silenzio, e +col farsi dimenticare dalle potenze che +avevano in mano i destini dell'Europa, +aveva vietato di pubblicare veruna storia +nazionale; perciò la repubblica di Lucca +<span class="pagenum"><a id="Page_316"></a>[316]</span> +non lasciò di sè in questo secolo verun'altra +memoria che quella di due piccole +guerre contro il duca di Modena nella +Garfagnana, cominciate senza motivi nel +1602 e nel 1613, e terminate senza +gloria coll'intervento della Spagna<a class="tag" id="tag298" href="#note298">[298]</a>. +</p> + +<p> +Nel corso di questo secolo la repubblica +di Genova si lasciò strascinare dall'influenza +della corte spagnuola in due +guerre col duca di Savoja, nel 1624 e +1672. Non era appena terminata la prima, +che l'ambasciatore di Savoja risvegliò le +sopite fazioni della nobiltà e dell'ordine +popolare, e nel 1628 trasse Giulio Cesare +Vachero, ricco mercante dell'ordine popolare, +in una congiura ordita per rovesciare +la costituzione<a class="tag" id="tag299" href="#note299">[299]</a>. +</p> + +<p> +Dopo l'atto di mediazione del 1576, +la repubblica di Genova erasi conservata +divisa in due fazioni. Comprendeva la +prima circa cento settanta famiglie registrate +nel libro d'oro, e che avevano +il diritto di sedere in consiglio. Parte di +queste appartenevano all'antica nobiltà; +altre erano state di fresco aggregate all'aristocrazia; +e tra queste erano scoppiate +<span class="pagenum"><a id="Page_317"></a>[317]</span> +le ultime dissensioni calmate dall'atto +di mediazione. Ma un secondo +ordine nella repubblica era composto +delle famiglie non inscritte, tra le quali +contavansene allora più di quattrocento +cinquanta che possedevano non meno +di cinquanta mila fino ai settecento mila +scudi, ed erano decorate di prelature, +di feudi, di commende e di titoli +di contee e di marchesati. Le prime, rese +orgogliose dal privilegio di possedere esclusivamente +la sovranità, affettavano sommo +disprezzo verso le altre, che pure si credevano +non da meno di loro. L'atto di mediazione +aveva bensì ordinato che ogni +anno s'inscrivessero dieci famiglie nuove +nel libro d'oro, cioè sette della capitale +e tre delle città delle due riviere; ma +questa legge veniva quasi sempre delusa, +oppure il senato, quand'era forzato a +procedere alla scelta, o non ammetteva +che celibatarj e persone fuori di speranza +d'avere successione, onde non accrescere +il numero delle famiglie dominanti, +o finalmente soltanto famiglie affatto +povere, affinchè queste rimanessero +più dipendenti dall'oligarchia<a class="tag" id="tag300" href="#note300">[300]</a>. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_318"></a>[318]</span> +</p> + +<p> +Era appunto l'insolenza de' più poveri +cittadini inscritti nel libro d'oro, +che più vivamente offendeva i ricchi +mercanti ed i signori feudatarj esclusi +dal governo. Giulio Cesare Vachero, +sebbene mercante, aveva adottate le costumanze +che di que' tempi risguardavansi +come proprie de' gentiluomini: camminava +sempre armato ed in abito militare, +ed era circondato da sicarj, che +spesso adoperava per vendicarsi con assassinj. +Parecchi saluti più volte a lui ricusati +da persone del governo, parecchi moti, +sogghigni derisorj, ed insulti sofferti da +sua moglie erano di già stati puniti collo +spargimento di molto sangue; ma nuove +offese accrescendo sempre il suo risentimento, +egli associò alle sue vendette moltissimi +ricchi cittadini esclusi dal libro +d'oro; moltiplicò il numero de' suoi sicarj; +diffuse grandi somme di danaro +tra il popolo onde averlo ubbidiente, +senza avere bisogno di partecipargli il +suo progetto, e risolse di attaccare il +palazzo il giorno primo di aprile del +1628, di forzare la guardia tedesca, di +gettare giù dai balconi i senatori, di +uccidere tutti i cittadini registrati nel libro +d'oro, e di riformare la repubblica, +della quale egli sarebbe dichiarato doge, +<span class="pagenum"><a id="Page_319"></a>[319]</span> +sotto la protezione del duca di Savoja. +La trama fu scoperta il 30 di marzo +da un capitano piemontese cui il Vachero +aveva palesato il segreto. La maggior +parte de' congiurati ebbe tempo +di fuggire; ma vennero arrestati il Vachero +ed altri cinque o sei, i quali tutti, +dopo una processura che rendeva aperto +il loro delitto, furono giustiziati malgrado +le rimostranze del duca di Savoja, che +si levò affatto la maschera, si dichiarò +capo della congiura, e minacciò la repubblica +di rappresaglie<a class="tag" id="tag301" href="#note301">[301]</a>. +</p> + +<p> +Un'altra volta la repubblica di Genova +richiamò sopra di sè gli sguardi +dell'Europa pel barbaro trattamento fattole +da Lodovico XIV, il 18 di maggio +del 1684, quando questo monarca, senza +poter rinfacciare ai Genovesi verun atto +d'ostilità, veruna prova di cattiva volontà, +niun altro torto finalmente, fuorchè quello +d'avere impedito il contrabbando del +sale nel proprio territorio, ed armate +quattro galere per la propria difesa, +mandò in faccia alla città una squadra +comandata dal marchese di Seignelay. +In tre giorni vi fece piovere quattordici +<span class="pagenum"><a id="Page_320"></a>[320]</span> +mila bombe; distrusse la metà de' suoi +magnifici edificj, ed all'ultimo chiese +che lo stesso doge si portasse a Versailles +per iscusarsi degl'immaginarj torti della +repubblica<a class="tag" id="tag302" href="#note302">[302]</a>. +</p> + +<p> +La repubblica di Venezia rialzossi in +questo secolo con nuovo vigore dallo +spossamento cui pareva dovesse soggiacere +nel precedente secolo; e sola osò +mostrarsi premurosa della difesa dell'italiana +indipendenza. Abbiamo di già osservato +con quanta costanza rispinse gli +attacchi di Paolo V, e conservò i diritti +della sua sovranità malgrado gl'interdetti +e le scomuniche di Roma. In +principio del secolo, nel 1601 e 1615, +difese collo stesso vigore la sua sovranità +sull'Adriatico contro le piraterie degli +Uscocchi di Signa, sebbene questi popoli +schiavoni, protetti dall'arciduca Ferdinando +di Stiria, potessero strascinarla +in una guerra con tutta la potente casa +d'Austria<a class="tag" id="tag303" href="#note303">[303]</a>. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_321"></a>[321]</span> +</p> + +<p> +I Veneziani, tratti dalle ostilità loro col +papa e colla casa d'Austria, si avvicinarono +al partito protestante, poichè di quest'epoca +l'Europa era piuttosto divisa dalla religione +che dalla politica. Infatti nel 1617 +contrassero alleanza cogli Olandesi, mentre +che il duca di Savoja loro alleato +si assicurò de' soccorsi del maresciallo +di Lesdiguieres, capo de' protestanti del +mezzodì della Francia. Queste due potenze +furono le prime in Italia che osarono +cercare appoggio tra gli eretici. +Perciò, quando scoppiò la guerra dei +trent'anni, i protestanti di Germania +si affidarono ai soccorsi di queste due +potenze. Il conte di Thurn, Bethlem Gabor, +il conte di Mansfeld e Ragotzi ricevettero +più volte dal senato danaro e +munizioni, senza che questi venisse giammai +ad aperte ostilità colla casa d'Austria<a class="tag" id="tag304" href="#note304">[304]</a>. +</p> + +<p> +I duchi d'Ossuna e di Toledo, orgogliosi +vicerè spagnuoli che allora governavano +il regno di Napoli ed il ducato +di Milano con una quasi assoluta +indipendenza, risguardarono la repubblica +<span class="pagenum"><a id="Page_322"></a>[322]</span> +di Venezia come una nemica che +si doveva distruggere. Impiegarono alternativamente +contro di lei la forza aperta +ed i tradimenti, e d'accordo col marchese +di Bedmar, ambasciatore di Spagna +a Venezia, ordirono nel 1618 una +congiura, che pareva piuttosto diretta +all'intera ruina della città, che alla +sovversione del suo governo: i principali +colpevoli furono puniti, ma il senato, +temendo il risentimento della corte +di Spagna, non osò rendere pubbliche +queste processure, o apertamente accusare +i veri instigatori de' congiurati<a class="tag" id="tag305" href="#note305">[305]</a>. +</p> + +<p> +Conoscendo tuttociò che temere dovevano +dall'ambizione e dalla nimicizia +della casa d'Austria, i Veneziani si aombrarono +vedendo nel 1619 gli Spagnuoli +tentare di assicurarsi una comunicazione +colla Germania per via delle fortezze che +fabbricavano nella Valtellina, sotto colore +di proteggere i cattolici di quella provincia +contro i Grigioni protestanti, loro +<span class="pagenum"><a id="Page_323"></a>[323]</span> +sovrani. I Veneziani si collegarono coi +Grigioni; sollecitarono l'intervento della +Francia, e persuasero il cardinale di Richelieu +a secondarli. La pace che fissò +la sorte della Valtellina si conchiuse il +6 marzo del 1626; ma per la lentezza +e per gli artificj degli Spagnuoli, i Grigioni +non riebbero il possedimento della +sovranità di quella provincia che nel 1637, +guarentendo il mantenimento della cattolica +religione<a class="tag" id="tag306" href="#note306">[306]</a>. +</p> + +<p> +Nella seconda metà del XVII secolo +i Veneziani dovettero portare le loro +forze in altro luogo; e l'improvviso attentato +de' Turchi contro l'isola di Candia, +ch'ebbe luogo il 23 giugno del 1645, +li ravvicinò di nuovo alla casa d'Austria, +colla quale ebbero allora comuni interessi<a class="tag" id="tag307" href="#note307">[307]</a>. +La guerra che di quei tempi ebbe +cominciamento tra i Veneziani ed il sultano +Ibrahim fu la più lunga e la più +<span class="pagenum"><a id="Page_324"></a>[324]</span> +ruinosa che la repubblica avesse mai +sostenuta contro l'impero Ottomano: durò +venticinque anni, e fu illustrata da gloriose +vittorie navali. Due fra l'altre ne furono +riportate ai Dardanelli, una il 21 +giugno del 1655 da Francesco Morosini, +l'altra il 26 di giugno del 1656 da Lorenzo +Marcelli. Ma a dispetto de' miracolosi +sforzi di valore, e malgrado i loro +vantaggi, che sarebbero stati decisivi +con un nemico meno potente, i Veneziani +non poterono fare in modo che il +gran Visir non assediasse la stessa città +di Candia il 22 di maggio del 1667. +Quest'assedio fu sostenuto con indicibile +valore dai Cristiani, che furono soccorsi +da quasi tutti i principi dell'Occidente. +Prodigiosa fu la mortalità da ambedue +le parti; la peste saccheggiò il campo +musulmano; ogni opera avanzata, ogni +rivellino, ogni bastione fu difeso finchè +trovossi ridotto in un mucchio di ruine. +Il duca di Beaufort vi perdette la vita; +il duca di Navailles abbandonò la difesa +della città, e s'imbarcò con tutti i +Francesi malgrado le caldissime istanze +di Francesco Morosini, che credeva di +potersi ancora difendere. All'ultimo Candia +fu costretta a capitolare il 6 di settembre +del 1669. La repubblica rinunciò al +<span class="pagenum"><a id="Page_325"></a>[325]</span> +dominio dell'isola di Creta, e conservò gli +altri suoi possedimenti in Levante<a class="tag" id="tag308" href="#note308">[308]</a>. +</p> + +<p> +Ma i Veneziani mal sapevano accomodarsi +alla perdita di Candia; tenevano +aperti gli occhi, onde approfittare della +prima opportunità per rifarsi sull'impero +Ottomano; e credettero di averla trovata +in tempo della guerra che la Porta +dichiarò all'Austria nel 1682. Il 5 marzo +del 1684, colla mediazione di papa Innocenzo +XI, i Veneziani si allearono +coll'imperatore Leopoldo e con Giovanni +Sobieschi, re di Polonia. Diedero +il comando delle loro truppe a Francesco +Morosini, che si era acquistata +tanta gloria nella guerra di Candia, e +con un singolare tratto di confidenza, +di cui la loro repubblica aveva dati rarissimi +esempj, gli lasciarono il comando +degli eserciti anche dopo averlo nominato +doge. I loro sforzi furono coronati +da luminosi successi; e questa seconda +guerra, che durò quindici anni, +<span class="pagenum"><a id="Page_326"></a>[326]</span> +riparò ai disastri della precedente. Nel +1684 i Veneziani conquistarono Santa +Maura, nel 1686 e 1687 occuparono tutta +la Morea, ed a queste conquiste aggiunsero +nel 1694 quella dell'isola di Scio, +che perdettero nel susseguente anno. Al +generale Svezzese conte di Konigsmark, +che aveva preso servigio sotto le bandiere +della repubblica, si dovette il principale +merito di queste vittorie. Ma perchè +Venezia si esauriva colla lunghezza di +questa guerra, dessa accettò con piacere la +tregua di Carlowitz del 26 di gennajo del +1699, che le lasciava il possedimento della +Morea, dell'isola d'Egina, di Santa Maura, +e di molte altre fortezze conquistate in +Dalmazia<a class="tag" id="tag309" href="#note309">[309]</a>. +</p> +</div> + +<div class="chapter"> +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_327"></a>[327]</span> +</p> + +<h2> +CAPITOLO CXXV. +</h2> + +<div class="blockquote"> +<p> +<i>Ultime rivoluzioni degli antichi stati +dell'Italia dopo l'apertura della guerra +per la successione di Spagna fino +all'epoca della rivoluzione francese.</i> +</p> + +<p class="center"> +1701 = 1789. +</p> +</div> + +<p> +Da oltre un secolo e mezzo l'Italia +aveva piegato il collo sotto il giogo straniero; +la libertà era stata distrutta nelle +repubbliche, l'indipendenza de' principi +negli stati assoluti, ovunque la guaranzia +sociale de' cittadini. Sotto il peso di questa +calamità qualunque orgoglio nazionale +dovette spegnersi nel petto degl'Italiani, +cessare dovette qualunque virtù pubblica, +e gl'Italiani vedendo di più non +poter aspirare alla gloria, si abbandonarono +alla mollezza ed al vizio. Più +non sursero ingegni che si preservassero +dai difetti della debolezza, cioè dalla +dissimulazione e dalla doppiezza; le lettere +si corruppero colla pubblica morale, +e l'ingegno non tardò a soggiacere alla +sorte delle virtù. Il gusto de' così detti +seicentisti non fu meno depravato della +politica de' loro coetanei. I Marini e gli +Achillini nella poesia, il Bernino nelle +<span class="pagenum"><a id="Page_328"></a>[328]</span> +arti, ebbero una riputazione analoga a +quella dei Concini, dei Mazarini, delle +Catarina e Maria dei Medici nel governo +e nell'<i>intrigo</i>; e la terra ridotta in servitù +più non produsse che frutta viziate. +</p> + +<p> +L'Italia fu ruinata dalla guerra nella +prima metà del diciottesimo secolo, presso +a poco come nella prima metà del sedicesimo. +Erano i medesimi popoli, Francesi, +Spagnuoli e Tedeschi, che se ne +contrastavano il possedimento; ma la +loro maniera di combattere era di già +diventata meno crudele, e lasciava ai +popoli più lunghi intervalli di riposo. +Essi volevano disporre delle province +italiane, secondo che loro meglio conveniva, +o a seconda de' pretesi diritti di +famiglia, senza avere verun riguardo +agl'interessi de' popoli, ai loro diritti, ai +loro desiderj: ma il risultamento de' loro +sforzi fu precisamente il contrario di +quello che avevano avuto le guerre del +sedicesimo secolo. Queste avevano ridotti +i più nobili principati d'Italia in province +di estere monarchie; le guerre +del secolo diciottesimo loro restituirono +sovrani nazionali. Desse crearono ai più +esposti confini una nuova potenza capace +di difendere l'Italia; e fissarono un giusto +equilibrio tra i suoi vicini. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_329"></a>[329]</span> +La pace d'Aquisgrana del 18 ottobre +1748 avrebbe ristabilita l'indipendenza +dell'Italia, se potesse sussistere indipendenza +senza libertà e senza spirito nazionale. +Sagge e giuste erano le basi di questa +pace per quanto si poteva sperarlo da un +congresso in cui i popoli non avevano rappresentanza; +perciò l'Italia ci presenta +in questo secolo una grande esperienza +politica, i di cui risultati sono degni di +osservazione. L'Europa, dopo di avere +in certo qual modo distrutta una grande +nazione, sente il male che ha fatto a sè +medesima, privandola dell'esistenza. Le +quattro guerre di un mezzo secolo terminarono +con altrettanti trattati, che rialzarono +sempre più l'indipendenza italiana. +Non avvi cosa che gli stranieri non +facciano per gl'Italiani, fuorchè quella di +rendere loro la vita. Alle guerre succedono +quarant'anni di pace, e sono questi +quarant'anni di mollezza, di debolezza, +di dipendenza; di modo che con questo +esperimento i diplomatici dovrebbero convincersi, +che non si ristabilisce l'equilibrio +d'Europa, quando non si oppongono +che forze morte a forze vive; e +che non si guarentisce l'indipendenza +di una nazione, quando non si chiama +quella medesima nazione a difendere il +<span class="pagenum"><a id="Page_330"></a>[330]</span> +proprio interesse e che non le si dà nè +onore, nè energia per mantenersi. +</p> + +<p> +Con quattro successive guerre si cambiò +l'equilibrio d'Italia sul principio del +diciottesimo secolo, ed i quattro trattati +che le terminarono, stabilirono nuove dinastie, +che poco più poco meno presero +il luogo delle antiche. +</p> + +<p> +La guerra della successione di Spagna +dal 1701 al 1718 si era cominciata da +quasi tutte le potenze d'Europa contro +la casa di Borbone per contrastare a questa +l'eredità di Carlo II, ultimo monarca +del ramo austriaco di Spagna. Lodovico +XIV aveva preteso di raccoglierla +tutt'intera pel secondo de' suoi nipoti, +cui aveva di già posto in possesso dei +quattro grandi stati che Carlo V aveva +lasciati in Italia ai suoi discendenti, Milano, +Napoli, la Sicilia e la Sardegna. +Ma le forze dell'Europa unite contro di +lui, dopo avere lungamente guastate le +province, ch'egli pretendeva difendere, +una dopo l'altra gliele ritolsero. La defezione +del duca di Savoja, che nel 1703 +passò al partito de' suoi nemici, contribuì +più di tutto a fargli perdere l'Italia. +Il 13 marzo del 1707 i Francesi +furono forzati ad evacuare la Lombardia; +il 7 di luglio dello stesso anno perdettero +<span class="pagenum"><a id="Page_331"></a>[331]</span> +il regno di Napoli; e la Sardegna fu +tolta alla casa di Borbone alla metà d'agosto +del 1708. Di tutta l'eredità della +casa d'Austria in Italia Filippo V più non +aveva che la sola Sicilia, la quale poi cedette +col trattato di pace; di modo che +i trattati d'Utrecht dell'11 aprile del 1713 +e di Rastad del 6 marzo 1714, che terminarono +la guerra della successione di +Spagna, disposero di tutti i paesi che +Carlo Quinto aveva riuniti alla monarchia +Spagnuola, e coi quali aveva renduto +dipendente da quella monarchia il +resto dell'Italia<a class="tag" id="tag310" href="#note310">[310]</a>. +</p> + +<p> +Il Milanese, il regno di Napoli e la +Sardegna furono ceduti alla casa d'Austria +tedesca, che inoltre acquistò in Italia il +Mantovano, confiscato a pregiudizio dell'ultimo +Gonzaga. Queste province passavano +da monarca straniero a monarca straniero, +e l'indipendenza italiana invece di +guadagnare a questi cambiamenti, forse +perdeva, perchè il nuovo monarca era più +vicino. Ma da un altro canto il sovrano +più militare dell'Italia acquistò province +<span class="pagenum"><a id="Page_332"></a>[332]</span> +che davano maggiore consistenza a' suoi +stati, e lo mettevano più a portata di +farsi rispettare in avvenire. Il Monferrato +venne aggiunto al Piemonte con alcuni +piccoli distretti staccati dalla Francia, e +nello stesso tempo il regno di Sicilia fu +accordato a Vittorio Amedeo II, di modo +che l'Italia contò nuovamente in quest'epoca +un re tra i suoi principi<a class="tag" id="tag311" href="#note311">[311]</a>. +</p> + +<p> +Il cardinale Alberoni, che dispoticamente +governava la Spagna a nome di +Filippo V, sempre schiavo di un favorito, +non poteva darsi pace che pel +trattato d'Utrecht la Spagna avesse perduto +quel dominio d'Italia che aveva +conservato quasi due secoli. Colle forze +rendute alla Spagna da quattro anni di +pace e da un'amministrazione alquanto +meno oppressiva, volle tentare di ricuperare +in Italia la perduta influenza. Facendo +adottare al gabinetto borbonico di Madrid +la politica del gabinetto austriaco, cui era +succeduto, principiò con un tradimento. +In mezzo alla pace, un'armata spagnuola +sbarcata in Sardegna il 22 d'agosto del +<span class="pagenum"><a id="Page_333"></a>[333]</span> +1717 occupò quell'isola cacciandone gli +Austriaci. Lo stesso fece nella Sicilia a +danno de' Piemontesi nel susseguente anno, +dopo avere egualmente ingannata la corte +di Torino. Questa guerra ricevette il suo +nome dalla quadruplice alleanza formata +per frenare la Spagna. La Francia in +allora governata dal reggente duca d'Orleans, +geloso del re di Spagna, e l'Inghilterra +e l'Olanda si unirono all'imperatore +per difendere l'Italia contro l'ambizione +del cardinale Alberoni. Questa +guerra fece spargere poco sangue, e cagionò +pochi guasti. La vicina estinzione +delle case Medici e Farnese, alle quali +più non rimaneva speranza di successione, +dava alle potenze mediatrici il +modo di prendere compensi nel continente +dell'Italia, essendo loro piaciuto +di risguardare come vacanti, per l'estinzione +delle sovrane famiglie, gli stati di +Parma e di Toscana. La corte di Spagna +fu soddisfatta nel suo desiderio d'aggrandimento, +quando il 17 febbrajo del 1720 +accedendo essa alla quadruplice alleanza, +le fu promessa invece delle isole di +Sicilia e di Sardegna, ch'essa aveva conquistate, +la successione de' Medici e dei +Farnesi per don Carlo, figlio di Filippo +V e di Elisabetta Farnese, cui quest'ambiziosa +<span class="pagenum"><a id="Page_334"></a>[334]</span> +madre cercava di formare uno +stabilimento indipendente da suo fratello +primogenito. Fu egualmente soddisfatta +l'ambizione di casa d'Austria, perchè +riprese a Vittorio Amedeo la Sicilia, popolata +di 1,300,000 abitanti, e gli diede +invece la Sardegna che non ne contava +che 423,000. I piccoli principi ed i popoli +furono i soli sagrificati. Pure travedevasi +tuttavia un pensiere dell'indipendenza +italiana nella formazione di una +nuova sovranità pel principe di Spagna +che veniva a stabilirsi in Italia, invece +di aggiugnere gli stati che gli si davano +all'una o all'altra delle grandi monarchie +che s'arrogavono il diritto di disporre +della sorte de' popoli indipendenti<a class="tag" id="tag312" href="#note312">[312]</a>. +</p> + +<p> +La terza guerra che variò l'equilibrio +d'Italia in questo secolo fu egualmente +breve ed accompagnata da pochi guasti. +Per rispetto alla sua origine non sarebbesi +dovuto credere che potesse esserne il +teatro l'Italia, essendosi questa eccitata nel +1733 per la contrastata elezione di un re +di Polonia. Ad ogni modo perchè i re +di Francia di Spagna e di Sardegna entrarono +<span class="pagenum"><a id="Page_335"></a>[335]</span> +nella stessa lega contro l'Austria, +questa sperimentò i pericoli annessi ai +lontani possedimenti presso un popolo di +costumi e di lingua diverso, che invece +di sagrificarsi per difendere il suo padrone, +fa di già molto quando non si +prevale dell'occasione per ribellarsi e +scuotere il giogo. La casa d'Austria fu +spogliata di tutti i suoi stati in Italia; i +Francesi uniti ai Piemontesi conquistarono +il Milanese; gli Spagnuoli i regni di Napoli +e di Sicilia; di modo che l'Austria +dovette accomodarsi alle svantaggiose condizioni +che le vennero imposte dai preliminarj +sottoscritti a Vienna il 3 ottobre +del 1735, e riconfermati col trattato di +Vienna del 18 novembre del 1738<a class="tag" id="tag313" href="#note313">[313]</a>. +</p> + +<p> +Questa terza pace restituì alle due Sicilie +l'indipendenza che avevano perduta +da più secoli. Il regno di Napoli era +passato sotto il dominio di un'estera potenza +fino dal 1501, e quello della Sicilia +fino dal 1409. Più di sei milioni +di sudditi italiani furono di nuovo assoggettati +ad un sovrano nato da un'italiana, +educato alcun tempo in Italia, e +<span class="pagenum"><a id="Page_336"></a>[336]</span> +destinato a fissarvi la sua residenza e +quella de' suoi figliuoli. Questi due regni +parevano riunire tuttociò che danno la forza +e la ricchezza, grossa popolazione, +delizioso clima, prodotti di ogni genere, +facile navigazione e confini di facile difesa. +La stessa pace dilatò i confini del re +Sardo; furono staccati dal Milanese Novara +e Tortona coi loro territorj per essere +uniti al Piemonte. Dall'altro canto +il rimanente dello stato milanese e del +ducato di Mantova furono restituiti alla +casa d'Austria; ed in compenso di quanto +questa aveva perduto, il trattato di Vienna +le accordò pure il ducato di Parma, che +doveva essere di nuovo unito a quello di +Milano, ed il gran ducato di Toscana +che doveva formare un principato indipendente +per Francesco duca di Lorena, +sposo di Maria Teresa e futuro imperatore<a class="tag" id="tag314" href="#note314">[314]</a>. +</p> + +<p> +Ma il trattato di Vienna non procurò +all'Italia che un breve riposo. Il ramo +tedesco della casa d'Austria si spense +nell'imperatore Carlo VI il 20 ottobre +<span class="pagenum"><a id="Page_337"></a>[337]</span> +del 1740, pochi anni dopo il ramo spagnuolo. +Invano aveva questo monarca +cercato di assicurare la successione dei +suoi stati a sua figlia Maria Teresa; gli +stessi sovrani che avevano guarentita la +prammatica sanzione (così Carlo VI intitolò +la legge pubblicata nel 1713, colla +quale chiamava le figlie alla successione +de' suoi stati), presero le armi dopo la +sua morte, per contrastarne l'eredità a +sua figlia. I tre rami della casa di Borbone +di Francia, di Spagna e di Napoli +si associarono al re di Sardegna per attaccare +la casa d'Austria in Italia. La +lotta fu lunga ed accanita; e di principal +danno all'Italia fu lo essersi il re +Sardo staccato in settembre del 1743 +dalla lega della casa borbonica per unirsi +a Maria Teresa, che gl'Inglesi avevano +preso a difendere. Quasi tutta l'Italia +trovossi esposta ai guasti delle armate, +ed i paesi neutri, lo stato della chiesa +in particolare, contrastati fra i combattenti, +non soffrirono forse meno di quelli +delle potenze belligeranti. Finalmente, dopo +sette anni di guerra e di disgrazie, gli +articoli preliminari sottoscritti ad Aquisgrana +il 30 aprile del 1748 e seguiti da +un definitivo trattato di pace del 18 ottobre +dello stesso anno rendettero la pace +<span class="pagenum"><a id="Page_338"></a>[338]</span> +all'Italia, e stabilirono le relazioni dei +suoi diversi stati. I ducati di Milano e +di Mantova furono i soli stati d'Italia +conservati sotto il dominio di estera potenza, +perchè restituiti alla casa d'Austria; +ma ne vennero staccati alcuni distretti a +favore del re di Sardegna. I ducati di +Parma e di Piacenza, che i precedenti +trattati avevano uniti al Milanese, furono +staccati un'altra volta per farne una sovranità +indipendente a favore di un quarto +ramo della casa di Borbone, di don Filippo, +fratello del re di Spagna e del +re di Napoli. Il gran ducato di Toscana +fu restituito all'imperatore, ma per essere +ceduto al suo secondogenito, onde +formare la sovranità di un secondo ramo +della sua casa. Il duca di Modena e la +repubblica di Genova, che si erano alleati +ai Borboni, furono rimessi in tutti +i loro possedimenti, e l'indipendenza +dell'Italia fu intera, per quanto potevano +darla i re che regolavano la di lei sorte<a class="tag" id="tag315" href="#note315">[315]</a>. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_339"></a>[339]</span> +</p> + +<p> +Ma l'Italia, dopo la pace di Aquisgrana, +non acquistò maggiore potenza +politica di quella che avesse per lo innanzi, +nè potè più che farsi per lo innanzi +rispettare o temere dai suoi vicini; essa +non trovò i suoi abitanti apparecchiati +a difendere un nuovo ordine politico che +loro non procacciava nè gloria nè felicità; +e sebbene essa superasse quasi tutti i +popoli del continente in popolazione ed +in ricchezze, mai non ottenne di lunga +mano il rispetto che aveva ottenuto al +suo piccolo popolo il sovrano delle arenose +marche del Brandeburgo. Il restante +della storia generale d'Italia, dopo la pace +di Aquisgrana, più non offre avvenimenti; +gli scrittori periodici, che si credevano obbligati +a dare le notizie dell'Italia nei +loro giornali, per lo spazio di quarant'anni +non intrattennero il pubblico che +intorno a dispute teologiche, ad alcuni +nuovi regolamenti fatti da' principi di +loro <i>motu proprio</i> e senza consultare i +loro popoli, di feste, di matrimonj, di +funerali e di viaggi de' sovrani. Quegli +avvenimenti ch'ebbero qualche influenza +sui susseguenti tempi, si presenteranno opportunamente +nella rapida occhiata storica +de' varj stati dell'Italia. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_340"></a>[340]</span> +Fino dal 12 giugno del 1675 la Savoja +ed il Piemonte erano governati da Vittorio +Amedeo II, che per altro non oltrepassava +i trentaquattr'anni in principio +del decimottavo secolo. Nel 1697 e 1701 +aveva maritate le due sue figliuole ai +due nipoti di Lodovico XIV, il duca di +Borgogna ed il duca d'Angiò, poscia re +di Spagna; ed aveva preso in principio +della guerra della successione di Spagna +il comando delle armate francesi e spagnuole +in Italia, col titolo di generalissimo. +Ma più che il paterno affetto era in +lui potente l'ambizione; e nel 1696 egli +aveva di già mostrato di non essere troppo +scrupoloso osservatore delle sue promesse. +Credeva di non avere più sicuro mezzo +d'ingrandire i suoi stati, che quello di +accordare la sua alleanza al migliore offerente; +e se il Milanese veniva una +volta in mano della casa di Borbone, +poca speranza gli restava di fare nuove +conquiste. L'imperatore e le potenze marittime +gli fecero segretamente vantaggiose +condizioni, ch'egli accettò in luglio +del 1703. Il duca di Vandome, che +aveva sotto i suoi ordini nel Mantovano +un corpo di truppe piemontesi, avuto +sentore dell'accaduto, le fece disarmare +il 29 di settembre, ed il giorno 3 dicembre +<span class="pagenum"><a id="Page_341"></a>[341]</span> +dello stesso anno Lodovico XIV +dichiarò la guerra a Vittorio Amedeo<a class="tag" id="tag316" href="#note316">[316]</a>. +</p> + +<p> +Il duca di Savoja aveva preferiti alleati +potenti, ma lontani, a quelli che +lo circondavano da ogni banda, e ch'erano +tuttavia abbastanza forti per punirlo +crudelmente della sua diserzione. I suoi +stati furono nello stesso tempo invasi su +tutti i punti dalle armate francesi e spagnuole: +tutta la Savoja fu conquistata; +e Vercelli, Susa, la Brunetta, Ivrea, +Aosta, Bardi, Verrua, Civasco, Crescentino +e Nizza, furono successivamente +occupate nel 1704 e 1705 dai duchi di +Vandome e della Feuillade; la stessa +capitale, Torino, fu assediata nel 1706; +onde il duca quasi spogliato di tutti i +suoi stati, fu forzato a cercare in Genova +un asilo alla sua famiglia, mentre +ch'egli si chiudeva in Cuneo. In tale +circostanza andò debitore della sua salvezza +ad un eroe della sua casa, il principe +Eugenio di Savoja, in allora generale +dell'imperatore, e nipote di quel +<span class="pagenum"><a id="Page_342"></a>[342]</span> +Tommaso Francesco di Savoja, principe +di Carignano, che verso la metà del +XVII secolo aveva così lungamente travagliata +la reggenza di sua cognata, la +duchessa Cristina. Il principe Eugenio +ruppe sotto Torino, il 7 settembre 1706, +le linee delle armate del duca d'Orleans, +della Feuillade e di Marsin, e fece +levare l'assedio. La Francia perdette in +quell'incontro venti mila uomini, ed il +duca di Savoja ricuperò, oltre tutto quello +che aveva perduto, il Monferrato, Alessandria, +Valenza e la Lumellina, che +gli alleati gli avevano promesso in premio +della sua adesione<a class="tag" id="tag317" href="#note317">[317]</a>. +</p> + +<p> +L'unione del Monferrato al Piemonte +variava l'esistenza di questa potenza; i +confini de' due stati erano talmente intralciati, +che la loro inimicizia faceva perdere +ogni maniera di buona amministrazione all'uno +ed all'altro in tempo di pace, e di difesa +in tempo di guerra. La piccola provincia +del Vigevanasco era pure stata promessa +al duca di Savoja; ma dacchè gli Austriaci +ebbero ricuperato il Milanese, più +<span class="pagenum"><a id="Page_343"></a>[343]</span> +non vollero privarsi di veruna parte di questo +stato. Cotale disparere fu cagione di qualche +raffreddamento tra Vittorio Amedeo e +l'imperatore Giuseppe, e ritrasse il primo +dal prendere una parte attiva nella guerra +fino alla conchiusione della pace d'Utrecht, +nel 1713, che assicurò le precedenti conquiste +della casa di Savoja, e vi aggiunse +la Sicilia<a class="tag" id="tag318" href="#note318">[318]</a>. +</p> + +<p> +Il viaggio che Vittorio Amedeo fece +in Sicilia con tutta la sua corte per farvisi +coronare, e la permanenza di un +anno in Palermo, esaurirono le finanze +del Piemonte quasi quanto la guerra che +aveva di fresco terminata. Quando giunse +in quest'isola entrò in ostilità d'altra natura +con papa Clemente XI, onde mantenere +le prerogative della corona contro +l'autorità della santa sede: diversi ministri +del re furono scomunicati e molte città +poste sotto l'interdetto; mentre che Vittorio +Amedeo bandì dalla Sicilia più di quattrocento +ecclesiastici, che tenevano contro di +lui le parti del papa: queste religiose turbolenze +riempirono il breve regno di Vittorio +Amedeo in Sicilia<a class="tag" id="tag319" href="#note319">[319]</a>. Mentre Vittorio +Amedeo confidava interamente nell'alleanza +<span class="pagenum"><a id="Page_344"></a>[344]</span> +di Filippo V, re di Spagna, Palermo +venne improvvisamente attaccato il 30 +giugno del 1718 dall'armata spagnuola, e +fu costretto a capitolare. Il vicerè di Vittorio +Amedeo difese Siracusa, Messina, +Trapani e Melazzo; ma tutto faceva credere +che i Piemontesi non potrebbero +mantenervisi lungo tempo; il re era +troppo lontano e troppo debole per mandare +sufficienti soccorsi; e il 2 agosto +dello stesso anno, il quadruplice trattato +d'alleanza, negoziato a Londra dall'abate +Dubois, offrì a Vittorio Amedeo, +in vece di protezione, il cambio sommamente +svantaggioso della Sardegna per +la Sicilia, cui non pertanto Vittorio dovette +soscriversi il 18 ottobre del 1718. +Allora, rinunciando alle sue pretese sulla +Sicilia, che gl'imperiali contrastavano +agli Spagnuoli, e prendendo il titolo di +re di Sardegna, sebbene non vi possedesse +un palmo di terreno, Vittorio Amedeo +II consacrò l'anno 1719 a sottomettere +all'autorità reale, in Piemonte i +suoi proprj feudatarj, abolendone i privilegj +e confiscandone le regalie. Quando +finalmente Filippo V ebbe acceduto alla +quadruplice alleanza, rimise, in agosto +del 1720, il possesso della Sardegna ad +un inviato dell'imperatore, che la consegnò +<span class="pagenum"><a id="Page_345"></a>[345]</span> +immediatamente alle truppe di Vittorio +Amedeo<a class="tag" id="tag320" href="#note320">[320]</a>. +</p> + +<p> +La Sardegna non dava al suo re che +un vano titolo: ma l'acquisto del Monferrato, +dell'Alessandrino, della Lumellina +aveva procurata al Piemonte una +tale consistenza che mai non aveva avuto +prima del regno di Vittorio Amedeo II. +Questo principe, che può essere risguardato +come il fondatore della sua monarchia, +consacrò gli ultimi dieci anni del +suo regno ad accrescere le fortificazioni +delle sue città e le sue forze militari, +a formare valenti ingegneri, finalmente +a ravvicinare i suoi sudditi agli +oltremontani per mezzo di un'educazione +più proporzionata ai progressi dei lumi +in tutta l'Europa: fino all'età sua il Piemonte +non aveva quasi preso nessuna parte +alla gloria letteraria dell'Italia: rialzando +il sentimento dell'onore nazionale ne' Piemontesi, +Vittorio Amedeo sviluppò tra +di loro distinti ingegni; riparò nello stesso +tempo i disastri dell'agricoltura, del commercio +e delle manifatture; semplificò +l'amministrazione della giustizia ne' tribunali; +e si occupò con pari attività che +<span class="pagenum"><a id="Page_346"></a>[346]</span> +intelligenza a chiudere tutte le piaghe +dello stato. Dopo avere lungamente richiamati +gli sguardi dell'Europa sulla +luminosa carriera ch'egli aveva percorsa, +Vittorio Amedeo, giunto all'età di 64 +anni, fece, il 3 settembre del 1730, maravigliare +tutti coll'abdicazione della corona +a favore di suo figlio Carlo Emmanuele +III, allora in età di trent'anni. +Per altro i suoi sudditi, che avevano più +sofferto pella sua inquieta attività, e pel +suo despotismo, che non approfittato delle +sue riforme, di cui non raccoglievano +ancora i frutti, non dissimularono la +gioja che loro cagionava quest'avvenimento. +Vittorio Amedeo aveva fatto fondamento +nella riconoscenza e nel rispetto +di suo figlio; ma le relazioni de' principi +fra di loro non sono quelle del sangue; +la diffidenza ed il sospetto gli assediano, +l'affetto non ha veruna parte nella loro +educazione, la riconoscenza viene soffocata +nel cuor loro dall'adulazione, e la +voce della coscienza pervertita dai consiglj +de' cortigiani. Vittorio Amedeo II +fu per ordine di suo figlio arrestato la +notte del 28 al 29 di settembre del 1731, +colle più ributtanti circostanze: nella sua +prigionia ed in tempo dell'ultima sua +malattia, non potè ottenere colle più calde +<span class="pagenum"><a id="Page_347"></a>[347]</span> +preghiere, che suo figlio andasse a trovarlo; +e finalmente morì il 31 ottobre +del 1732 nel castello di Moncalieri, ove +era rinchiuso, distante tre miglia da Torino<a class="tag" id="tag321" href="#note321">[321]</a>. +</p> + +<p> +Carlo Emmanuele III non tralignò dai +principi suoi predecessori, nè per la sua +abilità nelle cose della politica, della +guerra e dell'amministrazione, nè per +l'instabilità delle sue alleanze, che, come +quelle dei suoi antenati, furono sempre +vendute al migliore offerente. Nella guerra +dell'elezione del re di Polonia, egli sorprese +gli Austriaci, cui il suo primo ministro, +il marchese d'Ormea, avea date in iscritto +le più formali assicurazioni ch'egli non +si era alleato alla casa di Borbone; in +breve tempo conquistò tutto il Milanese, +e ne fu ricompensato nel trattato di pace +colla cessione di Novara e di Tortona +coi loro territorj<a class="tag" id="tag322" href="#note322">[322]</a>. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_348"></a>[348]</span> +</p> + +<p> +Nella guerra della successione dell'Austria, +il re di Sardegna offrì da prima +la sua alleanza alla casa di Borbone; ma +la corte di Spagna, che pretendeva di +ricuperare il Milanese già da venticinque +anni staccato da quella monarchia, non +esibì a Carlo Emmanuele per comperare +la sua alleanza che piccolissimi distretti +di quel ducato, che probabilmente avrebbe +ancora rivendicati quando la vittoria avesse +coronate le sue armi. Allora il re di Sardegna +fece un trattato provvisionale con +Maria Teresa per la difesa del Milanese, +cui riservavasi però di potere rinunciare, +dandone avviso alla regina un mese prima. +Questo trattato fu soscritto il primo febbrajo +del 1742<a class="tag" id="tag323" href="#note323">[323]</a>, ed obbligò Carlo +Emmanuele ad entrare in guerra cogli +Spagnuoli, i quali, sotto il comando dell'infante +di Spagna, don Filippo, invasero +tutta la Savoja, mentre che i Piemontesi +uniti agli Austriaci sconfissero +gli Spagnuoli nella Lombardia oltrepadana. +Ma non perciò il re di Sardegna interrompeva +le sue negoziazioni colla casa +di Borbone, cui la sua alleanza avrebbe +dato in mano il Milanese; ma egli poneva +<span class="pagenum"><a id="Page_349"></a>[349]</span> +a cotale alleanza un altissimo prezzo. Diede +a questi negoziati abbastanza pubblicità affinchè +la corte di Vienna, e più ancora il +suo alleato Giorgio II, sentissero la necessità +di guadagnarlo al loro partito. Infatti, il +13 settembre del 1743, conchiusero con +lui un trattato sottoscritto a Worms, +col quale gli si promettevano Piacenza, +Vigevano e l'alto Novarese, e per confini +a Levante la Nura, il Ticino ed il lago +Maggiore<a class="tag" id="tag324" href="#note324">[324]</a>. +</p> + +<p> +Dopo quest'alleanza Carlo Emmanuele +agì vigorosamente contro i Francesi e +contro gli Spagnuoli; ma mentre li combatteva, +non lasciava di negoziare per +tornare al loro partito: v'ebbero perfino +de' preliminari sottoscritti a Torino, +il 26 dicembre del 1745, tra la Francia +e la Sardegna, le di cui condizioni avrebbero +consolidata la potenza della casa di +Savoja, ed assicurata l'indipendenza degli +stati d'Italia. Si aboliva perfino il +nome del santo romano impero, cagione +di tante vessazioni pei pretesi stati feudali, +e si escludevano i Francesi, gli Spagnuoli +ed i Tedeschi da ogni possedimento +<span class="pagenum"><a id="Page_350"></a>[350]</span> +nella penisola. Ma la diffidenza +del re sardo, gl'indugj della corte di +Spagna, e la rapida discesa in Italia di +un'armata della regina d'Ungheria fecero +rompere queste negoziazioni. Allora Carlo +Emmanuele, unendosi di nuovo agli Austriaci, +si mantenne costante nella loro +alleanza fino alla pace d'Aquisgrana, che +press'a poco gli accordò i vantaggi acquistati +col trattato di Worms, tranne +Piacenza, cui dovette rinunciare<a class="tag" id="tag325" href="#note325">[325]</a>. +</p> + +<p> +L'ultima parte del regno di Carlo Emmanuele +fino alla morte che lo sorprese +il 20 gennajo del 1773, ed il regno di +Vittorio Amedeo III, che gli successe, +furono sempre pacifici; e perchè in un +paese in cui non si permette al popolo +d'immischiarsi nelle cose del governo e +della politica, i tempi di pace non offrono +allo storico verun avvenimento, +può risguardarsi la storia del Piemonte +come affatto nulla in tutto questo periodo. +Il governo non avrebbe tollerato che +se ne conservasse qualche memoria, e +veruno scrittore volle infatti esporsi a +<span class="pagenum"><a id="Page_351"></a>[351]</span> +dispiacergli, narrando ciò che la suprema +autorità seppelliva in un profondo +segreto. +</p> + +<p> +Il ducato di Milano, che durante la +guerra della successione di Spagna, passò +sotto il dominio di casa d'Austria, +ebbe la sventura di essere saccheggiato +in ogni guerra da tutte le potenze belligeranti, +e smembrato in tutti i trattati +di pace. La capitale perdette assai in popolazione +ed in ricchezze, quando molte +delle sue migliori province vennero sottratte +al suo dominio e date al re di +Sardegna. Le campagne in tempo della +guerra non soffrirono meno della capitale; +ma la loro prosperità venne più +rapidamente repristinata, sia a cagione +della maravigliosa loro fertilità, sia perchè +il governo austriaco fu assai più giusto +e più ragionevole che non quello +degli Spagnuoli. In particolare la casa +di Lorena si fece conoscere superiore +all'antica casa d'Austria, e l'amministrazione +del conte di Firmian (1759-1782) +lasciò una grata memoria. Era +omai questa la sorte dell'Italia di ricevere +dall'estero i lumi ch'ella aveva sì +lungamente sparsi in addietro; e le province, +governate da stranieri monarchi, +approfittavano dei progressi nelle scienze +<span class="pagenum"><a id="Page_352"></a>[352]</span> +politiche, che i nazionali non avevano +per anco fatti. Giuseppe II intraprese +con zelo e con buona fede, ma spesso +con troppo precipizio, le riforme oramai +diventate necessarie. La pubblica +opinione era tuttavia così traviata dall'ignoranza +dei diritti del principato, +che condannava quasi tutto ciò che questo +sovrano faceva pel vantaggio del paese. +Non perciò i suoi sforzi riuscirono +del tutto vani; le lettere, i lumi ed alcune +virtù pubbliche cominciarono a rigermogliare +in Lombardia, e fu questa +la provincia che fece più d'ogni altra +sperare il risorgimento di una nazione +italiana. +</p> + +<p> +In principio del secolo i Gonzaga +perdettero il ducato di Mantova, che da +Giuseppe II venne assoggettato a quello +di Milano, in compenso di ciò che aveva +perduto dalla banda del Piemonte. +L'imprudente Ferdinando Carlo Gonzaga +si era lasciato vincere dal danaro sul principio +della guerra della successione di Spagna, +ed aveva acconsentito a ricevere in +Mantova guarnigione francese, in conformità +del trattato ch'egli soscrisse a Venezia +il 24 febbrajo del 1701<a class="tag" id="tag326" href="#note326">[326]</a>. Con ciò, non +<span class="pagenum"><a id="Page_353"></a>[353]</span> +solo richiamò la guerra ne' suoi stati, mentre +egli nelle dissolutezze di Venezia cercava +di scordare le sventure de' suoi sudditi, +ma inoltre diede un pretesto all'imperatore +di porlo al bando dell'impero. In +fatti, avendo i Francesi, in virtù della +convenzione di Milano del 13 maggio +1707, evacuata la Lombardia, Mantova +e tutto il suo ducato vennero occupati +dagl'imperiali; fu dichiarato il duca colpevole +di fellonìa, ed i suoi feudi riuniti +alla diretta dell'impero; poco dopo Ferdinando +Carlo morì in Padova il 5 di luglio +del 1708 senza prole. Rimaneva di questa +famiglia un ramo cadetto, quello dei duchi +di Guastalla e di Sabbionetta, principi di +Bozzolo, formato da Federico di Gonzaga, +illustre generale del sedicesimo secolo. +Ma invano questi richiamarono la successione +d'uno stato che loro apparteneva per +le leggi dell'impero, e che rimase confiscato. +Anche questa linea si spense in +Giuseppe Maria Gonzaga che morì il 15 +d'agosto del 1746, e la pace di Aquisgrana +<span class="pagenum"><a id="Page_354"></a>[354]</span> +aggiunse i piccoli stati di lui a +quelli di Parma e di Piacenza<a class="tag" id="tag327" href="#note327">[327]</a>. +</p> + +<p> +Ne' primi anni del diciottesimo secolo +i ducati di Parma e di Piacenza erano +governati da Francesco Farnese, succeduto +a Rannuccio II, suo padre, l'undici +dicembre del 1694. Fino dalla sua più +fresca giovinezza trovavasi oppresso da +una straordinaria grassezza, diventata ereditaria +nella sua famiglia; inoltre balbettava, +ed a questi esteriori difetti rispondeva +la debolezza del suo spirito, onde +aveva contratto un estremo timore di mostrarsi +in pubblico, e tenevasi a tutti +celato. Durante la guerra della successione +di Spagna, ricevette guarnigioni +pontificie, onde far rispettare la sua neutralità +e quella della Chiesa di cui riconoscevasi +feudatario. A fronte di ciò i +Tedeschi violarono più volte il suo territorio. +Non avendo avuti figliuoli da Dorotea +di Neuburgo, vedova di suo maggior +fratello, ch'egli aveva sposata il 16 +settembre del 1714, maritò Elisabetta Farnese, +figlia di suo fratello, a Filippo V, +re di Spagna. Sebbene le femmine non +fossero chiamate all'eredità de' feudi della +Chiesa, fu però Elisabetta che trasmise alla +<span class="pagenum"><a id="Page_355"></a>[355]</span> +casa di Borbone quelle pretese sui ducati +di Parma e di Piacenza, che fecero dare +quei ducati al secondo de' di lei figli<a class="tag" id="tag328" href="#note328">[328]</a>. +</p> + +<p> +Francesco Farnese mai non aveva voluto +dare a suo fratello Antonio una sufficiente +entrata per potersi ammogliare; +altronde Antonio non aveva che un anno +meno del duca, ed aveva la stessa mostruosa +corpulenza, lo che faceva risguardare +come di già spenta la casa Farnese, +quando nel 1720 il trattato della quadruplice +alleanza impose leggi alla Spagna, +per terminare la guerra eccitata dal cardinale +Alberoni. L'eredità di Parma e quella +della Toscana furono assegnate ad un +figlio di Elisabetta Farnese e di Filippo V, +che non fosse re di Spagna; i ducati di +Parma e di Piacenza vennero dichiarati +feudi imperiali, malgrado le rimostranze +di Clemente XI, e fu convenuto che +per la guarenzia di questa eventuale successione +sarebbero, durante la vita degli +ultimi principi Farnesi, occupati da guarnigioni +svizzere. Questi accomodamenti +furono inoltre raffermati dal trattato fatto +il 30 aprile del 1725 tra l'Austria e la +Spagna<a class="tag" id="tag329" href="#note329">[329]</a>. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_356"></a>[356]</span> +</p> + +<p> +L'infante don Carlo, cui erano destinati +questi principati italiani, non recossi +nella penisola che dopo la morte del duca +di Parma, Francesco, accaduta il 26 di +febbrajo del 1727. Suo fratello, don Antonio, +allora in età di quarantotto anni, +si affrettò di cercarsi una consorte per +conservare ancora, se era possibile, la +casa Farnese; ed in febbrajo del 1728 +sposò Enrichetta d'Este, terza figlia del +duca di Modena. Il papa Benedetto XIII +e l'imperatore Carlo VI gli prescrissero +nello stesso tempo di ricevere dalla Chiesa +e dall'impero l'investitura dei suoi ducati; +ma, temendo di compromettersi con +sovrani tanto di lui più potenti, e per +non dare la preferenza a veruno di loro, +egli ricusò l'uno e l'altro. In tali circostanze +la Francia, l'Inghilterra e la Spagna +convennero, in forza di un trattato sottoscritto +in Siviglia il 9 novembre del 1729, +che sei mila Spagnuoli verrebbero destinati +a formare le guarnigioni di Livorno, +Porto Ferrajo, Parma e Piacenza, onde +guarentire la successione a don Carlo. +Tale sostituzione delle truppe spagnuole +alle svizzere spiacque all'imperatore, +il quale rifiutò di accettare il trattato di +Siviglia, e fece passare trenta mila uomini +<span class="pagenum"><a id="Page_357"></a>[357]</span> +in Lombardia, per opporsi all'introduzione +delle guarnigioni spagnuole<a class="tag" id="tag330" href="#note330">[330]</a>. +</p> + +<p> +I duchi di Parma e di Toscana, che +vedevano, mentre ancora erano vivi, e +malgrado loro, altri liberamente disporre +della propria eredità, non temevano meno +le truppe estere, che, occupando i +loro stati, vorrebbero dar loro la legge, +di quello che temessero la guerra +che l'imperatore mostravasi apparecchiato +ad intraprendere per tenerle +lontane. Il loro regno si andò consumando +in tristi negoziazioni, le quali tutte +avevano per oggetto l'epoca della loro +morte, creduta assai vicina, sebbene fossero +ambidue pieni di vita e non ancora +usciti dalla virilità. Però le truppe spagnuole +non erano per anco sbarcate in Italia, quando +Antonio, ultimo duca della casa Farnese, +morì il giorno 20 gennajo del 1731. +Ne' pochi anni del suo regno costui risguardò +le finanze de' suoi stati come +un'entrata vitalizia; sagrificò le generazioni +che dovevano seguirlo a' suoi piaceri +del momento, non limitando in verun +<span class="pagenum"><a id="Page_358"></a>[358]</span> +modo le sue prodigalità, sia che si +trattasse di appagare i suoi gusti, o +di guadagnare la riconoscenza degli adulatori +e dei favoriti che lo circondavano<a class="tag" id="tag331" href="#note331">[331]</a>. +</p> + +<p> +La duchessa Enrichetta, vedova dell'ultimo +duca di Parma, credevasi incinta, +e non riconobbe d'essersi ingannata +che in settembre dello stesso anno, +nella quale epoca lasciò Parma per tornare +a Modena. Tale incertezza diede +tempo alle altre potenze di convenire intorno +alle rispettive pretese. Nel giorno +23 di gennajo del 1731, il generale imperiale +aveva preso possesso di Parma e +di Piacenza, veramente per conto dell'infante +di Spagna, ma con truppe tedesche: +un commissario pontificio, che +in allora si trovava a Parma, protestò +solennemente il giorno 24 contro un tale +atto di possesso, contrario al supremo +dominio della Chiesa. Una nuova convenzione, +sottoscritta il 22 luglio del 1731, +tra l'imperatore, il re di Sardegna e +l'Inghilterra, riconfermò le convenzioni +<span class="pagenum"><a id="Page_359"></a>[359]</span> +della quadruplice alleanza. L'infante don +Carlo non arrivò a Livorno che il 27 +di dicembre seguìto dalle truppe spagnuole, +che dovevano per lui occupare +i suoi nuovi stati. Dopo essersi trattenuto +parecchj mesi in Toscana presso il gran +duca Giovan Gastone de' Medici, che in +certo qual modo veniva obbligato ad +adottarlo ed a riconoscerlo quale suo +presuntivo erede, don Carlo entrò trionfalmente +in Parma il 9 di settembre del +1732<a class="tag" id="tag332" href="#note332">[332]</a>. +</p> + +<p> +L'imperatore Carlo VI aveva dato per +tutori a don Carlo la di lui ava materna, +la duchessa Dorotea, vedova di Odoardo, +poi di Francesco Farnese, ed il gran +duca di Toscana; ma nel susseguente +anno la casa di Borbone, avendo attaccata +quella d'Austria, don Carlo, che il +20 di gennajo del 1733 era giunto a diciassette +anni, dichiarossi egli stesso maggiore, +ed in pari tempo prese il comando +dell'esercito spagnuolo in Italia. Siccome +dal canto suo il duca di Savoja, Carlo +Emmanuele III, si era posto alla testa delle +truppe francesi, ed avea fatta rapidamente +<span class="pagenum"><a id="Page_360"></a>[360]</span> +la conquista del Milanese, così don Carlo, +che più non era in Lombardia necessario, +in principio di gennajo del 1734 prese +colle truppe spagnuole la strada di Napoli, +onde tentare la conquista di quel +regno. Sperando allora di cambiare i due +piccoli ducati di Parma e di Piacenza con +una vasta monarchia, e più non supponendo +di entrare nell'eredità a lui destinata +da tanti anni, don Carlo spogliò i +palazzi Farnesi de' loro più ricchi effetti, +per portarli seco. Il duca di Montemar, +che dirigeva le sue operazioni, il 27 +di maggio sconfisse presso Bitonto la piccola +armata imperiale, la sola che avesse +osato di resistergli, perciocchè fin dal 9 +aprile la capitale aveva aperte le sue porte +agli Spagnuoli: e prima che terminasse +la campagna, i due regni di Napoli e di +Sicilia furono totalmente assoggettati a +don Carlo<a class="tag" id="tag333" href="#note333">[333]</a>. +</p> + +<p> +Sebbene questo principe, allorchè partiva +da Parma, avesse mostrato di rinunciare +a quella sovranità, la facile +conquista del regno di Napoli risvegliarono +<span class="pagenum"><a id="Page_361"></a>[361]</span> +la sua ambizione e quella di suo +padre. Si lusingarono di ricuperare tutto +ciò che la pace d'Utrecht aveva tolto in +Italia alla corona di Spagna; e nel 1735 +il duca di Montemar si rimise in cammino +alla volta della Lombardia per intraprendervi +nuove conquiste. Ma il cardinale +di Fleurì era omai stanco di servire +all'ambizione spagnuola; il 3 di ottobre +fece sottoscrivere in Vienna i preliminarj +della pace coll'imperatore; ed +ordinò al duca di Noailles di non dare +più ajuto al generale spagnuolo; onde +il duca di Montemar, stretto improvvisamente +dai Tedeschi, si vide forzato a ritirarsi +precipitosamente a traverso alla +Toscana alla volta del regno di Napoli<a class="tag" id="tag334" href="#note334">[334]</a>. +</p> + +<p> +In aprile del susseguente anno le guarnigioni +spagnuole, che occupavano Parma +e Piacenza, evacuarono quelle due città, +seco trasportando le biblioteche e la galleria +dei Farnesi, tutti i quadri, tutti i +mobili e tutti gli effetti preziosi de' palazzi +saccheggiati; di modo che al dolore +di perdere la propria indipendenza i popoli +aggiunsero quello di vedersi spogliati +<span class="pagenum"><a id="Page_362"></a>[362]</span> +di tutti gli ornamenti delle loro città. +Allora i ministri spagnuoli, a nome di +don Carlo, dichiararono i sudditi di Parma +e di Piacenza sciolti dal loro giuramento +di fedeltà, e subito partirono senza +consegnare quegli stati agli Austriaci: ma +non si furono appena ritirati che il principe +di Lobkowitz ne prese il possesso, +il giorno 3 di maggio del 1736, a nome +dell'imperatore<a class="tag" id="tag335" href="#note335">[335]</a>. +</p> + +<p> +Parma e Piacenza non rimasero lungamente +unite al ducato di Milano, perciocchè +cinque anni dopo tale cessione, +si estinse la casa d'Austria; ed il re di +Spagna vantando diritti sull'eredità di +Carlo VI, il duca di Montemar sbarcò +il giorno 9 dicembre del 1741 ad Orbitello +con un esercito spagnuolo destinato +a fare in Italia nuovi acquisti. La +regina di Spagna, Elisabetta Farnese, +aveva un altro figlio, chiamato don Filippo, +nato il cinque di marzo del 1720. +Quest'ambiziosa principessa, che continuamente +lagnavasi di avere perduta +l'eredità della propria famiglia, risolse +di formare a suo figlio uno stato in +Italia. Lo pose alla testa di un'armata +<span class="pagenum"><a id="Page_363"></a>[363]</span> +spagnuola adunata nel 1742 ai confini +della Provenza, la quale, sebbene occupasse +subito la Savoja, non potè che +dopo lungo tempo penetrare in Italia. +Il re di Napoli era stato costretto dall'ammiraglio +Matheus a dichiararsi neutrale +il 19 agosto del 1742, onde non +vedere bombardata la sua capitale. Il +duca di Modena, che aveva abbracciato +il partito francese, era stato cacciato dai +suoi stati: ed i ducati di Parma e di +Piacenza erano caduti in mano dei Tedeschi; +onde soltanto in settembre del 1745 +l'infante don Filippo potè entrare negli +stati che pretendeva di sua ragione<a class="tag" id="tag336" href="#note336">[336]</a>. +</p> + +<p> +Appena cominciava don Filippo ad +avere in Lombardia la fortuna propizia, +che la corte di Spagna pensò a formargli +uno stato, non più delle sole città di +Parma e di Piacenza, ma di tutto il Milanese. +Era entrato in Milano il 16 di +dicembre del 1745, quando la pace parziale +fatta dal re di Prussia con Maria +Teresa permise a questa sovrana di portare +la maggior parte delle sue forze in +Italia; allora don Filippo fu costretto ad +abbandonare Milano il 19 di marzo, e +<span class="pagenum"><a id="Page_364"></a>[364]</span> +tutti i Francesi e gli Spagnuoli furono +scacciati dalla Lombardia prima che terminasse +la campagna del 1746<a class="tag" id="tag337" href="#note337">[337]</a>. +</p> + +<p> +Nella stessa campagna aveva don Filippo +perduto il suo principale appoggio in Filippo +V, suo padre, morto il 9 di luglio +del 1746. Ferdinando VI, figlio di Filippo +V, del primo letto, succedutogli +alla corona di Spagna, non prendeva +un troppo vivo interesse allo stabilimento +de' figliuoli di sua matrigna. Perciò la +corte di Spagna fu contenta di ottenere, +col trattato di Aquisgrana, i due ducati +di Parma e di Piacenza, che tornarono +a ricuperare l'indipendenza il 18 ottobre +del 1748, ed ebbero qualche ingrandimento +coll'unione fattavi del piccolo ducato +di Guastalla<a class="tag" id="tag338" href="#note338">[338]</a>. +</p> + +<p> +La guerra della successione d'Austria +aveva in certo qual modo interessata +tutta l'Europa alla trasmissione dell'eredità +<span class="pagenum"><a id="Page_365"></a>[365]</span> +dei Farnesi ad un ramo dei Borboni. +Ma dopo quest'avvenimento gli stati di +Parma e di Piacenza ricaddero nell'oscurità +sotto il regno dell'infante don Filippo, +che morì il 18 luglio del 1765, e sotto +quello di suo figlio e successore don Ferdinando. +Per altro il gusto di don Filippo +per le lettere e per la filosofia, la protezione +da lui accordata agli scrittori francesi, +la scelta fatta per educare suo figlio +dell'abate di Condillac, furono cagione +che s'introducessero in Lombardia +nuove idee, con un certo sentimento di +libertà civile e religiosa, che dal governo +spagnuolo era stato per lo innanzi severamente +proscritto. Le città di Parma e di Piacenza, +che nei precedenti secoli avevano +avuta così piccola parte alla gloria letteraria +dell'Italia, parvero animate da nuova +vita, e vi fiorirono molti uomini illustri. +</p> + +<p> +Nella prima metà del diciottesimo secolo +i ducati di Modena e di Reggio non furono +meno sventurati di quelli di Parma e di +Piacenza. Rinaldo d'Este, che regnava in +Modena fino dal 1694, abbracciò il partito +imperiale nella guerra della successione di +Spagna. Perciò tutti i suoi stati furono invasi +dai Francesi, ed egli medesimo fu costretto +a ripararsi in Bologna fino al 1707, +in cui la Lombardia venne evacuata dalle +<span class="pagenum"><a id="Page_366"></a>[366]</span> +armate dei Borboni. La pace d'Utrecht +gli ratificò il possedimento di tutto ciò +che aveva prima della guerra, e vi aggiunse +nel 1718 il piccolo ducato della +Mirandola, comperato dall'imperatore, +che lo aveva confiscato a pregiudizio di +Francesco Pico, ultimo principe di questa +famiglia. Rinaldo, conservandosi fedele +allo stesso partito, fu per la seconda volta +costretto a ripararsi in Bologna nella guerra +del 1734, mentre che i suoi stati vennero +occupati dai Francesi e dagli Spagnuoli. +Finalmente rientrò nella sua capitale il +24 di maggio del 1736, ove morì diciassette +mesi dopo, il 26 di ottobre del +1737, in età di ottantadue anni<a class="tag" id="tag339" href="#note339">[339]</a>. +</p> + +<p> +Il duca Rinaldo, che era stato cardinale, +che non aveva deposto l'abito ecclesiastico +che in età di quarant'anni, e ch'era +giunto ormai ad avanzata vecchiaja in tempo +dell'ultima guerra in cui erasi trovato +suo malgrado avviluppato, non prendeva +veruna parte nelle operazioni militari. Suo +figlio Francesco III, che gli successe, era +stato militarmente educato, ed aveva gusto +per le cose della guerra. Prima di +salire sul paterno trono aveva fatta una +campagna contro i Turchi; ricercò l'alleanza +<span class="pagenum"><a id="Page_367"></a>[367]</span> +della casa di Borbone nella guerra +della successione dell'Austria, e fu nominato +generalissimo delle armate francesi e +spagnuole, che in Italia militavano contro +Maria Teresa. Egli diede con ciò motivo +agli Austriaci di invadere i suoi stati, di +guastarli e d'opprimerli colle contribuzioni, +mentre ch'egli conduceva il suo esercito +nello stato pontificio, ove si mantenne lungamente; +indi venne nella riviera di Genova, +in Provenza ed in Savoja, dov'ebbe +comune fortuna coll'infante don Filippo. +Fu rimesso finalmente ne' suoi stati nel 1748 +dal trattato di Aquisgrana; ma li trovò +ruinati dalle truppe austriache e piemontesi, +che gli avevano occupati più anni, +ed egli aggiunse ancora alla loro miseria +col peso di nuove imposte e col cattivo +sistema delle sue finanze. Morì di ottantadue +anni il 23 febbrajo del 1780. La +fama dei due più eruditi italiani, Muratori +e Tiraboschi, suoi sudditi e suoi +pensionati, sparse qualche gloria sul suo +regno. +</p> + +<p> +Era ne' destini dei ducati di Modena +e di Reggio di essere governati da vecchi +principi. Ercole III, figliuolo di Francesco +III, era ammogliato da circa quarant'anni +quando successe a suo padre. +Aveva sposata in settembre del 1741 Maria +<span class="pagenum"><a id="Page_368"></a>[368]</span> +Teresa Cibo, unica figlia ed erede di +Alderano Cibo, ultimo duca di Massa e +di Carrara, ed aveva per tal modo fatto +entrare nella sua famiglia un quarto ducato, +oltre quelli di Modena, di Reggio +e della Mirandola<a class="tag" id="tag340" href="#note340">[340]</a>. Il ducato di Massa +e Carrara era uno de' molti piccoli feudi +imperiali posseduti dai marchesi Malaspina +tra la Liguria, la Lombardia e la Toscana. +Due secoli e mezzo prima era passato, +per mezzo di una femmina, sotto +il titolo di marchesato, a Franceschetto +Cibo, figlio d'Innocenzo VIII; era stato +eretto in ducato nel 1664; e di nuovo +passò per una donna alla casa d'Este<a class="tag" id="tag341" href="#note341">[341]</a>. +Diventato duca in età avanzata, Ercole III +fu accusato, ancora più de' suoi due predecessori, +di avarizia, vizio che spesso si +rimprovera alla vecchiaja. Egli accumulò +un tesoro, che invece di servire alla sua +difesa nell'istante del bisogno, accrebbe +il suo pericolo, eccitando la cupidigia dei +<span class="pagenum"><a id="Page_369"></a>[369]</span> +suoi nemici. Il 14 ottobre del 1771 maritò +l'unica sua figlia coll'arciduca Ferdinando +d'Austria; e questa principessa +è rimasta l'unica rappresentante de' principi +d'Este, in addietro sovrani di Ferrara, +Modena e Reggio; dei Malaspina +e dei Cibo, signori di Massa e di Carrara; +dei Pichi, sovrani della Mirandola, +e dei Pii, sovrani di Carpi e di Correggio; +perciocchè tutte le case sovrane +d'Italia sembravano percosse dallo stesso +destino, e la stessa casa d'Este era pure +vicina a spegnersi, allorchè perdette i +suoi stati nelle guerre della rivoluzione. +</p> + +<p> +Si erano vedute spegnersi in Napoli le +case dei Durazzo, d'Angiò e d'Arragona; +a Milano quelle de' Visconti e degli Sforza; +quella de' Paleologhi nel Monferrato; +dei Montefeltro e della Rovere in Urbino; +dei Gonzaga a Mantova, Guastalla +e Sabionetta; dei Farnesi in Parma e +Piacenza; e l'Italia vide pure spegnersi +nel diciottesimo secolo, prima delle case +Cibo e d'Este, la casa dei Medici, che, +erede di una gloria acquistata da rimotissimi +antenati, era illustre a motivo dei +grandi cittadini di Firenze da lei prodotti, +non per i suoi gran duchi. +</p> + +<p> +Cosimo III regnava in Firenze fin +dal 1670, ed anche salendo sul trono +<span class="pagenum"><a id="Page_370"></a>[370]</span> +la sua vita era amareggiata dalle sue contese +con Margarita d'Orleans, sua sposa, +cui era diventato insoffribile a cagione de' +suoi sospetti e della sua domestica tirannide: +ma egli dall'altro canto non aveva +avuto a soffrir meno pelle stravaganze di +questa principessa francese, e pel disprezzo +ch'essa gli mostrava. Egli stesso, disgraziato +nel suo interno, pareva che non +potesse interessarsi in un matrimonio senza +renderlo altresì disgraziato ed infecondo. +Il suo maggior figliuolo, Ferdinando, +che morì prima di lui, il 30 di ottobre +del 1713, sebbene di già in età di cinquant'anni +non aveva avuto prole da Violante +Beatrice di Baviera sposata nel 1688: +e sua figlia, Anna Maria Luigia, che nel +1691 aveva sposato Giovanni Guglielmo, +elettore palatino, fu pure infeconda. Il suo +secondo figliuolo, Giovan Gastone non +ebbe pure figli dalla principessa di Sassonia +Lavemburg, sposata nel 1697<a class="tag" id="tag342" href="#note342">[342]</a>; +onde per non vedere spenta la sua famiglia +entro pochi anni, Cosimo III persuase, +all'ultimo, nel 1709, suo fratello Francesco +Maria, di già in età di cinquant'anni, +a deporre la sacra porpora, ed a sposare +<span class="pagenum"><a id="Page_371"></a>[371]</span> +Eleonora di Gonzaga, figlia del duca di +Guastalla; ma nè questo matrimonio fu +più fecondo degli altri. Ferdinando e Francesco +Maria morirono prima di Cosimo +III; Giovan Gastone, separato dalla +moglie, e pieno d'infermità, non poteva +più nutrire speranze di prole; e +Cosimo vedeva con amaro dolore le principali +potenze dell'Europa disporre, mentre +ancor viveva egli e suo figlio, della +sua eredità. Riclamò invano a favore dei +diritti della repubblica fiorentina, di cui +i suoi antenati non erano stati che semplici +rappresentanti, ed alla quale doveva +perciò ritornare la sovranità dopo +estinta la linea dei Medici<a class="tag" id="tag343" href="#note343">[343]</a>. Tentò +pure di farne passare l'eredità alla figliuola, +quella che più amava di tutti +i suoi figli; volle almeno decidere egli +stesso tra i pretendenti alla corona di +Toscana; ma i diplomatici europei, non +valutando più i suoi diritti che quelli +del suo popolo, non degnaronsi pure di +ascoltarlo nel disporre de' suoi stati. Finalmente +egli morì il 31 d'ottobre del 1723 +dopo avere sofferte le più amare mortificazioni, +ed avere avuti tanti dispiaceri +<span class="pagenum"><a id="Page_372"></a>[372]</span> +quanti erano stati i mali che aveva fatti +soffrire al suo popolo<a class="tag" id="tag344" href="#note344">[344]</a>. +</p> + +<p> +Giovan Gastone, che successe a Cosimo +III, era stato lo scopo delle persecuzioni +degl'ipocriti che infestavano la +corte di suo padre; egli non aveva mai +trovato nel suo palazzo, che noja, suggezione +e tristezza. Tosto che si vide +liberato dall'oppressione in cui aveva +vissuto fino ai cinquantadue anni, cercò +col circondarsi di buffoni e di persone +non ad altro intese che a tenerlo allegro, +di dimenticare come meglio poteva, e +le sue infermità che lo ritenevano frequentemente +a letto, e la divisione della +sua eredità, di cui facevasi tanto rumore +in Europa. Giovan Gastone era un buon +uomo, ma non sapeva leggere nell'avvenire; +non pensava alla miseria de' suoi +sudditi, che mai non vedeva, e non poneva +limiti alle sue prodigalità, affinchè +tutti coloro che lo avvicinavano si ritirassero +con volto soddisfatto. Le finanze +furono dilapidate, l'amministrazione cadde +tra le mani de' serventi, e di gente affatto +spregievole. Finalmente egli morì di +sessantasei anni, il 9 di luglio del 1737, +<span class="pagenum"><a id="Page_373"></a>[373]</span> +lasciando a' suoi successori il troppo difficile +incarico di rimediare ai mali della +Toscana<a class="tag" id="tag345" href="#note345">[345]</a>. +</p> + +<p> +Francesco, duca di Lorena, sposo di +Maria Teresa, cui era stata data la Toscana, +venne, in gennajo del 1738, a +visitare i suoi nuovi stati; ma vi si trattenne +poco tempo. Il principe di Craon, +Marco di Beauvau, suo mentore, era +stato destinato a ricevere il giuramento +dai nuovi sudditi di Francesco, e governò +la Toscana coll'autorità di un vicerè. Fu +ajutato nella sua amministrazione dal conte +di Richecourt, il più illustre ministro +del nuovo gran duca, che nel 1745 ottenne +il titolo d'imperatore. Occuparonsi +l'uno e l'altro della riforma delle leggi +della Toscana, del miglioramento delle +finanze, e della più regolare ed imparziale +amministrazione della giustizia. +</p> + +<p> +La vedova dell'elettore palatino, sorella +di Giovan Gastone, ch'era tornata +alla corte di suo padre nel 1717, e che +aveva sopra di lui esercitata grandissima +influenza, sopravvisse anche al fratello che +non l'amava, e che non era da lei amato. +Questa principessa, il 31 ottobre del 1737, +si lasciò persuadere a rinunciare alla casa +<span class="pagenum"><a id="Page_374"></a>[374]</span> +di Lorena tutta l'eredità mobile ed immobile +della casa de' Medici, contro una +pensione vitalizia di quaranta mila scudi +fiorentini. Il gran duca Francesco le accordò +il titolo di reggente, le diede delle guardie +al palazzo e tutte le apparenze d'una corte. +Ella morì finalmente in Firenze il 18 di febbrajo +del 1743 in età di settantasei anni, +ma in lei non si spense affatto la casa de' +Medici; se ne conservò tuttavia un ramo, +discendente da uno degli antenati di Cosimo, +il padre della patria; ma perchè +non era stato contemplato dal decreto +di Carlo V, non si trattò giammai di +chiamarlo alla successione della corona +ducale<a class="tag" id="tag346" href="#note346">[346]</a>. +</p> + +<p> +L'imperatore Francesco I, che in Toscana +portava il nome di Francesco II, +morì a Vienna il 18 di agosto del 1765. +Mentre che il suo primo figliuolo, Giuseppe +II, gli succedeva negli stati dell'Austria, +il secondo, Pietro Leopoldo, +allora in età di diciotto anni, fu dichiarato +gran duca di Toscana, e venne a +prendere possesso del suo principato l'undici +di settembre del 1765. Veruno stato +d'Italia non ebbe mai più grandi obblighi +<span class="pagenum"><a id="Page_375"></a>[375]</span> +al suo sovrano, quanto la Toscana a Pietro +Leopoldo. Questi, continuamente occupato +a riformare tutti gli abusi introdottisi +nel lungo spazio di oltre dugent'anni +di una difettosa amministrazione, +semplificò le leggi civili, addolcì le criminali, +diede la libertà al commercio, +disseccò intere provincie, dividendone la +proprietà fra industri coltivatori, che caricò +di una leggiere contribuzione: ed +in tal modo raddoppiò i prodotti dell'agricoltura, +e rendette ai suoi sudditi quell'attività +e quell'industria che avevano +da tanto tempo perdute. Tentò altresì di +correggere la corruzione de' costumi, e +di comprimere gli eccessi della superstizione; +ma non devesi dissimulare che +talvolta stancheggiò i suoi sudditi con una +troppo inquisitoriale vigilanza, e che scontrò +una violenta opposizione alle sue riforme +ecclesiastiche per parte del concilio +provinciale che adunò il 23 aprile +del 1787. I pregiudizj del clero ed i vizj +del popolo si collegarono contro un principe +forse troppo attivo nel suo desiderio +di fare il bene; e quando la morte di +Giuseppe II chiamò Leopoldo a cedere +il gran ducato al secondo de' suoi figliuoli, +per prendere la corona imperiale, il +popolo toscano non mostrossi abbastanza +riconoscente verso un principe così grande. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_376"></a>[376]</span> +I due regni di Napoli e di Sicilia, ai +quali la guerra dell'elezione di Polonia +aveva nel 1738 restituito un monarca indipendente, +ebbero motivo di lodarsi delle +opinioni e dell'energia che loro recava +una straniera nazione. I popoli lungamente +corrotti dal dispotismo cadono finalmente +in un letargico sonno, dal quale più non +si possono risvegliare colle sole loro forze, +se non si arrecano loro nuove idee +da straniere contrade, se non si pongono +loro avanti agli occhi nuovi esempi, +e se una mescolanza di diversi elementi +non risveglia nel loro seno un +vivificante fermento. Tre figliuoli di Filippo +V, Ferdinando VI in Ispagna, Carlo +VII a Napoli e Filippo a Parma, risvegliarono, +introducendovi una corte francese, +libri, instituzioni e pensare francesi, +l'attività da gran tempo sopita dei +popoli meridionali ch'essi governavano +in Ispagna ed in Italia. Parve che i figli +di Filippo V nulla ritenessero della timida +superstizione del padre, nè degli artificiosi +intrighi della madre. Mostrarono +nella loro amministrazione il desiderio +del bene, indipendenza di spirito, ed anche +idee liberali. +</p> + +<p> +Don Carlo, che si fece chiamare Carlo +VII di Napoli, Carlo V di Sicilia, e +<span class="pagenum"><a id="Page_377"></a>[377]</span> +che all'ultimo fu Carlo III di Spagna, +giovò molto ai due primi regni negli +undici anni che li governò dopo la pace +d'Aquisgrana. Pure il suo lavoro era +appena cominciato, e sarebbe stato d'uopo +che fosse stato lungo tempo continuato +dietro i medesimi principj, per +produrre una durevole riforma in un +paese in cui doveva mutarsi ogni cosa. +Carlo poteva appena lusingarsi che il +suo successore fosse a portata di tener +dietro alle sue viste: sommamente desolante +era lo stato in cui egli vedeva la +sua famiglia, la quale pareva tocca nelle +facoltà intellettuali da un vizio ereditario. +Filippo V, suo padre, aveva passata +gran parte della sua vita in una sospettosa +malinconia, che gli rendeva odiosa +la compagnia degli uomini, e che in +un privato avrebbe avuto il nome di follia<a class="tag" id="tag347" href="#note347">[347]</a>. +Ferdinando, suo fratello, signoreggiato +da sua moglie, principessa portoghese, +dopo la di lei morte, accaduta +il 27 agosto del 1758, erasi ridotto in +uno stato ancora più deplorabile, alternando +furiosi accessi di frenesia con alcuni +istanti di cupa disperazione, cui davasi +<span class="pagenum"><a id="Page_378"></a>[378]</span> +il nome di lucidi intervalli. Questo +delirio durò quasi un anno, dopo il quale +Ferdinando morì il 10 agosto del 1759; +e perchè non lasciava figliuoli, Carlo +passò dal trono di Napoli a quello di +Spagna. Il suo maggiore figliuolo, Filippo +Antonio, allora di dodici anni, era a +tale stato d'imbecillità ridotto, che fu +necessario privarlo della corona; ed in +vece di lui Carlo fece riconoscere per principe +delle Asturie il secondo, in età di +undici anni, che fu poi Carlo IV di +Spagna; e dichiarò il terzo, che aveva 9 +anni, re delle due Sicilie, ed è Ferdinando +IV, attualmente regnante. Durante +la sua minorità, ed anche molto tempo +dopo il suo termine legale, Carlo III +mantenne una decisiva influenza sui consiglj +delle due Sicilie<a class="tag" id="tag348" href="#note348">[348]</a>. +</p> + +<p> +In verun secolo ebbe la Chiesa romana +sulla cattedra di san Pietro uomini più +distinti per moralità, per rettitudine di +spirito, talvolta per talenti amministrativi +ed anche per liberali opinioni. Con +tutto ciò questi papi, degni di tanto +rispetto e di tanta stima, non hanno potuto +fare argine allo spaventoso e sempre +<span class="pagenum"><a id="Page_379"></a>[379]</span> +più rapido decadimento dello stato +della Chiesa, nè porgere rimedio ai vizj +di un governo fondato sul principio di +affidare tutti i rami dell'amministrazione +a coloro che ben conoscono la teologia +e poco gli affari. +</p> + +<p> +Clemente XI (Gian Francesco Albani), +che regnò dal 24 novembre 1700, fino al 9 +di marzo del 1721, fu, quasi suo malgrado, +l'autore delle persecuzioni dirette in Francia +contro i Giansenisti. La famosa costituzione +<i>Unigenitus</i>, a lui estorta dall'intrigo, +compromise la sua autorità, +e fu il grand'affare politico del suo regno. +La guerra della successione di Spagna +trattavasi ai confini de' suoi stati; e +mentre che dalla sua debolezza egli veniva +forzato a riconoscere quello dei due emuli +di cui aveva più ragione di temere, ambidue +gli rimproveravano ciò che accordava +all'altro, ed il castigo cadeva sopra +i suoi sudditi<a class="tag" id="tag349" href="#note349">[349]</a>. +</p> + +<p> +Il cardinale Michel Angelo Conti, che +fu creato papa il 28 di maggio del 1721, +sotto il nome d'Innocenzo XIII, non +ebbe un regno abbastanza lungo per lasciare +una circostanziata memoria della sua +<span class="pagenum"><a id="Page_380"></a>[380]</span> +amministrazione, non essendo quasi altro +di lui noto che l'obbligo impostogli di +nominare cardinale l'abate Dubois, e la +riabilitazione del cardinale Alberoni, contro +al quale il suo predecessore aveva +fatta cominciare una legale processura<a class="tag" id="tag350" href="#note350">[350]</a>. +</p> + +<p> +Innocenzo XIII morì il 7 di marzo +del 1724; ed il cardinale Vincenzo Maria +Orsini, che gli fu dato per successore, +il 29 di maggio del 1724, prese il +nome di Benedetto XIII. Di già sommamente +indebolito dalla sua troppo avanzata +età, egli non fece nulla di conforme alle sue +pie e pacifiche intenzioni; la privata sua +condotta fu costantemente piena di dolcezza, +di umiltà, di carità; volle sinceramente +mettere un termine alle persecuzioni +del giansenismo, ma le sue +bolle produssero un affatto contrario effetto. +La sua amministrazione fu in Roma +macchiata dalle concussioni e dalla +avarizia del cardinale Coscia di Benevento, +cui aveva accordata una cieca +confidenza; e ne risultò una mancanza di +circa cento venti mila scudi romani nelle +entrate della camera apostolica, la quale +fu forza coprire con nuovi prestiti, accrescendo +in tal modo la massa di già enorme +<span class="pagenum"><a id="Page_381"></a>[381]</span> +de' precedenti debiti. Benedetto XIII morì +il 21 febbrajo del 1730, e nello stesso +istante scoppiò in Roma una sollevazione. +Il popolo voleva colle proprie mani vendicarsi +del cardinale Coscia e di tutti i +ministri subalterni da lui chiamati da Benevento, +accusati d'avere venduta la giustizia, +gl'impieghi e le grazie ecclesiastiche. +Le grida del pubblico costrinsero +il successore di Benedetto XIII a fare il +processo del cardinale Coscia ed a chiuderlo +in castel sant'Angelo<a class="tag" id="tag351" href="#note351">[351]</a>. +</p> + +<p> +Successore di Benedetto XIII fu Lorenzo +Corsini, fiorentino; che fu eletto il 12 luglio +del 1730, e che prese il nome di Clemente +XII. Aveva, quando fu eletto, settantott'anni, +e visse altri dieci anni; perciocchè +tale è la malvagia sorte degli +stati romani, che il supremo potere si +trovi sempre affidato ad un uomo che +deve imparare l'arte difficilissima del sovrano, +in quell'età in cui converrebbe +piuttosto ritirarsi da tutti gli affari. Clemente +XII trovavasi in difficilissime circostanze: +verun monarca, nemmeno dei +paesi che parevano tuttavia oppressi dal +giogo della superstizione, più non conservava +verso la santa sede quello spirito +<span class="pagenum"><a id="Page_382"></a>[382]</span> +di sommissione, di cui si erano fatti un +dovere i loro predecessori. La corte di +Portogallo era entrata colla corte di Roma +in tali contese di etichetta, che prendevano +un serio carattere; quella di Torino +aveva aggiunti al dominio della corona +molti feudi ecclesiastici; quella di +Francia faceva bloccare la contea di Avignone +per contestazioni di contrabbando; +e le corti di Vienna e di Madrid disponevano +dei ducati di Parma e di Piacenza, +come se fossero stati feudi dell'impero, +mentre che da circa dugent'anni +erano riconosciuti per feudi della Chiesa. +Sebbene Clemente XII di leggieri si potesse +avvedere del cambiamento dello spirito del +secolo, non sapeva risolversi a rinunciare +ad alcuni dei diritti esercitati dai suoi +predecessori, e tutto il suo regno si passò +in penose dispute<a class="tag" id="tag352" href="#note352">[352]</a>. +</p> + +<p> +Dopo i preliminari di pace, sottoscritti +in sul finire del 1735, tra la Francia e +l'Austria, senza che avesse voluto soscriverli +anche la Spagna, il conte di Kevenhuller +strinse l'armata spagnuola del duca +di Montemar, che andava ritirandosi verso +il regno di Napoli. Il generale austriaco +entrò nelle tre legazioni con trenta mila +<span class="pagenum"><a id="Page_383"></a>[383]</span> +austriaci, lasciando che vivessero a discrezione +presso gli sventurati abitanti del +Bolognese, del Ferrarese e della Romagna; +mentre che gli Spagnuoli ed i Napolitani +non risparmiavano Velletri e la +stessa Roma; di modo che lo stato della +Chiesa, senz'avere violata la neutralità, +sperimentò sotto Clemente XII quasi tutti +i disastri della guerra<a class="tag" id="tag353" href="#note353">[353]</a>. +</p> + +<p> +Nell'ultimo anno del papato di Clemente +XII il cardinale Alberoni, nominato suo +legato in Romagna, tentò di unire alla santa +sede la piccola repubblica di san Marino, +troppo debole e troppo povera per tentare +prima di tale epoca l'ambizione di +chicchefosse. Il governo di quella terra +aveva degenerato in oligarchia, e l'Alberoni +aveva preteso che i malcontenti, +che formavano il grosso della popolazione, +desiderassero di assoggettarsi al dominio +della santa sede; bastarono al cardinale +dugento soldati, ajutati dai birri +della Romagna, per impadronirsi verso +la metà di ottobre del 1739 di tutto lo +stato di san Marino. Ma furono portate +al papa le rimostranze degli abitanti; e +il papa ebbe l'integrità di riconoscere, che +aveva con soverchio precipizio dato l'assenso +<span class="pagenum"><a id="Page_384"></a>[384]</span> +al suo legato: ordinò che gli abitanti +di san Marino fossero invitati ad +emettere liberamente il loro voto, e quando +li vide unanimamente domandare la +loro indipendenza, li fece riporre in libertà. +Questo pontefice sopravvisse pochi +giorni a così onorevole azione; da lungo +tempo era forzato a starsi in letto, ed +aveva perduta la vista quando morì il 6 +febbrajo del 1740<a class="tag" id="tag354" href="#note354">[354]</a>. +</p> + +<p> +Clemente XII ebbe per successore Benedetto +XIV, già Prospero Lambertini, +il più virtuoso, il più dotto, il più amabile +dei Romani pontefici. Era nato il 13 +marzo del 1675, e fu eletto il 17 agosto +del 1740. Benedetto XIV seppe il primo +rinunciare dignitosamente alle pretese +della corte romana, uniformandosi +allo spirito del secolo, senza scuotere +violentemente la propria Chiesa; assopì +le controversie giansenistiche; ottenne il +rispetto e la considerazione de' principi +e dei popoli protestanti, e dei filosofi di +tutte le nazioni e di tutte le sette<a class="tag" id="tag355" href="#note355">[355]</a>; +<span class="pagenum"><a id="Page_385"></a>[385]</span> +ma i sovrani cattolici violarono crudelmente +la neutralità da lui professata, e +distrussero la tranquillità de' suoi stati: +egli aveva ultimate nel primo anno del +suo regno tutte le controversie eccitate +da' suoi predecessori colle corti di Spagna, +di Portogallo, delle due Sicilie e +di Sardegna; quando nello stesso anno +la guerra per la successione dell'Austria +accrebbe le difficoltà ed i pericoli dello +stato della Chiesa. Il duca di Montemar, +generale spagnuolo, fu il primo a violare +la neutralità del papa, entrando in febbrajo +del 1742 nel territorio di san Pietro +coll'armata sbarcata ad Orbitello, e +che andava ad unirsi in Romagna a +quella del duca di Castro-Pignano, generale +dei Napolitani. La loro presenza +attirò negli stati della Chiesa l'esercito +austriaco e piemontese, che si avanzava +per venire a battaglia; dopo tale epoca, +e finchè durò questa guerra, lo stato +della Chiesa fu continuamente attraversato, +e spesso guastato dalle due armate. La +battaglia di Velletri, dell'undici agosto del +1744, tra il principe di Lobkowitz, il +re di Napoli ed il duca di Modena, fu +assai più fatale a quest'infelice città che +all'una od all'altra armata, che pure vi +<span class="pagenum"><a id="Page_386"></a>[386]</span> +sparsero molto sangue<a class="tag" id="tag356" href="#note356">[356]</a>. Dopo la pace +di Aquisgrana, Benedetto XIV ottenne +qualche indennizzazione pei mali sofferti +da' suoi sudditi; ma troppo mancava +perchè fosse bastante compenso ai +sofferti danni. La saviezza e l'economia +del papa riuscirono loro assai più vantaggiose, +perciocchè colmarono il vuoto +delle finanze, minorarono il debito, e +cominciarono a ristabilire il commercio +e l'agricoltura. La morte che lo rapì il +3 maggio del 1758, non gli permise di +fare tutto il bene che desiderava. +</p> + +<p> +Carlo Rezzonico, veneziano, successe +il 6 di luglio del 1758 a Benedetto XIV, +e prese il nome di Clemente XIII. Mostrò +dal canto suo molto zelo per la riforma +de' costumi, per la difesa della fede +e per la correzione del clero; ma non aveva +di lunga mano nè l'ingegno, nè l'accorgimento, +nè la moderazione, nè la fermezza +del suo predecessore. Fu strascinato in +passi contraddittorj e talora imprudenti, +per provvedere alla carestia che tribolò i +<span class="pagenum"><a id="Page_387"></a>[387]</span> +suoi stati dal 1764 al 1766; volle sostenere +le vecchie pretese della santa sede +sul ducato di Parma, e per tale motivo +si disgustò nel 1768 colla casa di Borbone; +sicchè la Francia occupò Avignone, +Napoli e Benevento, e la Spagna minacciò +di trattenere le entrate della Chiesa. +La soppressione dell'ordine dei Gesuiti, +caldamente chiesta dalle medesime +corti, gettò il Rezzonico in più gravi +imbarazzi: colse l'istante in cui la loro +società era stata proscritta in Portogallo +ed in Francia, per raffermare tutti i loro +privilegj colla bolla <i>Apostolicam</i> e per +fare il più magnifico panegirico de' loro +servigj e de' loro talenti. La malintelligenza +tra il papa e quelle corti andava +vestendo il più inquietante carattere, allorchè +Clemente XIII morì quasi improvvisamente +nella notte del 3 di febbrajo +del 1769. +</p> + +<p> +Fu dato per successore al Rezzonico +un degno emulo del Lambertini nella +persona di Lorenzo Ganganelli, che prese +il nome di Clemente XIV. Egli seppe +calmare con una costante saggezza, con +un profondo segreto, con un'estrema +moderazione tutte le contese eccitate dal +suo predecessore: ricuperò Avignone e +Benevento; soppresse nel giovedì santo +<span class="pagenum"><a id="Page_388"></a>[388]</span> +la lettura della bolla <i>in Cœna Domini</i>, +che aveva risvegliate le lagnanze della +Spagna; fece lentamente ed imparzialmente +esaminare le accuse portate contro +i Gesuiti; ed il 21 di luglio del 1773 +pubblicò finalmente il breve che aboliva +il loro ordine. Lasciò un nobile monumento +del suo amore per le arti nella +fondazione del museo del Campidoglio, +che fu chiamato Pio-Clementino, perchè +si aggiunse al suo nome quello del suo +successore. Morì il 22 di settembre del +1774 in conseguenza di una assai lunga +malattia, che l'odio, che in allora si portava +ai Gesuiti, fece attribuire a lento +veleno da loro apparecchiato. +</p> + +<p> +Pio VI, che gli successe il quindici +di febbrajo del 1775, a sè non richiamò +l'attenzione dell'Europa, prima dei +tempi della rivoluzione, che pel suo +viaggio fatto in Germania nel 1782, ad +oggetto d'impedire le troppo precipitose +riforme di Giuseppe II<a class="tag" id="tag357" href="#note357">[357]</a>. L'esterna +influenza dei papi aveva infinitamente +declinato, onde Pio VI volse le sue cure +all'interna amministrazione de' suoi stati. +Verun paese era tanto a dietro nelle cognizioni +di economia politica. Le campagne +<span class="pagenum"><a id="Page_389"></a>[389]</span> +di Roma, in altre età così ricche +e così popolate, erano trasmutate in un +vasto deserto. I pastori della Maremma +ed i contadini della Sabina e dell'Abbruzzo, +più accostumati ai ladronecci che +all'agricoltura, erravano sempre armati, +conducendo le loro mandre a cavallo, e +colla lancia alla mano, quali selvagge +popolazioni in seno dell'Italia. Pio VI +si adoperò con molto zelo a ristaurare +l'agricoltura, ma senza conoscere i veri +principj dell'amministrazione; onde con +molto dispendio e molto lavoro, altro +quasi non fece che accrescere il male. +Egli fece eseguire magnifiche opere a traverso +alle paludi pontine per diseccarle; +ma in appresso accordò a suo nipote, il +duca Braschi, il terreno ricuperato, di +cui formò una sola proprietà indivisibile, +sebbene fosse tanto vasto da potersi +piuttosto risguardare come una provincia +che come un podere. Così grave fallo +fece mancare in quella terra i capitali, +la popolazione e l'industria; e le paludi +pontine, a malgrado de' tesori versati da +Pio VI, si rimasero come prima insalubri +e deserte. Lo stesso duca Braschi ottenne +pure varj monopolj sul commercio +de' grani, che ruinarono sempre più l'agricoltura, +ed accrebbero la miseria dei +<span class="pagenum"><a id="Page_390"></a>[390]</span> +poveri. Ogni nuovo pontificato giova a +fare maggiormente conoscere l'imprudenza +di accordare negli ultimi suoi giorni +la sovranità ad un uomo, che ha sempre +fatto professione di rinunciare al +mondo. +</p> + +<p> +Le repubbliche d'Italia continuarono +in questo secolo a tenersi in una profonda +oscurità ed immobilità, quasi avessero +temuto, che, richiamando sopra di loro +gli sguardi delle altre potenze, il solo +nome di libertà, loro caro per antiche +memorie piuttosto che per presenti godimenti, +non le rendesse sospette ai re, +e che mentre si andavano sempre facendo +nuove divisioni di stati, non si prendesse +a risguardarle come beni vacanti di cui, +per non avere esse padroni, si poteva liberamente +disporre. Venezia ricusò d'immischiarsi +nella guerra della successione di +Spagna: armò le sue città e le sue fortezze, +ed accrebbe le truppe di linea per +farsi rispettare dai suoi vicini: non perciò +ottenne di sottrarsi a tutte le vessazioni +delle potenze belligeranti; ma nè +violazioni del territorio, nè veruna ingiustizia, +la spinse ad uscire dall'adottata +neutralità. +</p> + +<p> +Nell'attenersi a questo sistema la repubblica +di Venezia mostrava se non +<span class="pagenum"><a id="Page_391"></a>[391]</span> +altro vigore ed antiveggenza, mentre non +vedevasi che corruzione, negligenza e peculato +ne' suoi possedimenti d'oltremare. +I sudditi greci della repubblica erano in +modo travagliati dalle ingiustizie de' governatori +veneziani e dai monopolj dei +mercanti, che preferivano il giogo dei +Turchi. Il danaro erogato dal tesoro pubblico +pel mantenimento delle fortezze, +delle guarnigioni, e per gli approviggionamenti +delle munizioni, era dai comandanti +delle piazze e da quelli delle truppe +estorto a privato loro profitto, sicchè +il regno della Morea, che la repubblica +possedeva nel cuore dell'impero +ottomano, veniva lasciato senza verun +mezzo di difesa. Achmet III ebbe avviso +di questa inconcepibile negligenza, ignorata +dal senato veneto; apparecchiò un +formidabile armamento di terra e di mare, +e rompendo, senz'esserne provocato, +la tregua di Carlowitz, passò l'istmo +di Corinto il 20 giugno del 1714, ed in +un mese occupò tutta la Morea<a class="tag" id="tag358" href="#note358">[358]</a>. Le +varie fortezze che nella precedente guerra +erano state conquistate con dispendio di +tanto tempo, di tanti tesori, di tanto sangue, +<span class="pagenum"><a id="Page_392"></a>[392]</span> +fecero pochissima o niuna resistenza. +Nel susseguente anno i Turchi attaccarono +altresì Corfù; ed in Venezia omai +disperavasi di potere contro di loro difendere +quell'isola e quella città, quando +essi medesimi si ritirarono spontaneamente +dietro la notizia avuta della sconfitta della +loro armata presso Petervaradino. Vero +è che la flotta veneziana sostenne l'antica +sua riputazione nelle battaglie che diede +ai Turchi con indeciso vantaggio in maggio +ed in luglio del 1717. La tregua per +ventiquattro anni, conchiusa in Passarowitz +il 27 giugno del 1718 colla mediazione +dell'Inghilterra e dell'Olanda<a class="tag" id="tag359" href="#note359">[359]</a>, +consumò il sagrificio della Morea, e fissò +definitivamente i confini dei Veneziani +coi Turchi. Dopo quest'epoca la repubblica +trovò la maniera di sottrarsi interamente +alla storia, e di non lasciare veruna +memoria della propria esistenza<a class="tag" id="tag360" href="#note360">[360]</a>. +</p> + +<p> +La repubblica di Lucca ebbe ancora più +piccola parte negli avvenimenti del secolo. +<span class="pagenum"><a id="Page_393"></a>[393]</span> +Nella prima metà del mentovato secolo fu +più volte ruinata dal passaggio delle truppe, +e senz'essere in guerra ne sostenne i mali. +Quando tutte le parti deposero le armi nel +1748, essa ricuperò l'integrità de' suoi +confini; ma mentre andava crescendo la +popolazione delle sue campagne e forse +oltre misura, e che la divisione delle +proprietà in troppo piccoli poderi, dopo +avere portata l'industria rurale alla più +alta perfezione, riduceva i contadini a +valutare pochissimo il loro lavoro ed a +vivere in una troppo costante ristrettezza, +la città perdeva le sue manifatture, il +suo commercio, la sua industria. I cittadini, +troppo ravvicinati al piccolo corpo +della nobiltà, trovavansi altresì troppo +umiliati dalla loro esclusione da tutti gli +impieghi, e più non conservando verun +affetto per la loro patria, avevano perduto +con questo sentimento quell'attività +e quell'energia di cui avrebbero avuto +bisogno per battere una privata carriera +e sollevarsi alla fortuna. +</p> + +<p> +La repubblica di Genova, caduta parimenti +sotto il giogo d'un'oligarchia, +rendutasi odiosa al rimanente del popolo, +non pareva fatta per figurare davvantaggio +in questo secolo. Nel 1713 i Genovesi +acquistarono dall'imperatore pel prezzo +<span class="pagenum"><a id="Page_394"></a>[394]</span> +di un milione e dugento mila scudi il +marchesato di Finale, feudo in addietro +posseduto dalla casa di Carretto. Ma essi +trattavano con tanta ingiustizia e durezza +i loro sudditi, che questi nuovi vassalli +passarono con estrema ripugnanza sotto +il loro dominio. Con altrettanta ingiustizia +che fallace politica avevano essi lungo +tempo oppressa la Corsica; onde quest'isola, +più estesa e più fertile che tutto il +rimanente del loro territorio, erasi conservata +quasi barbara tra le loro mani, mentre +che sotto una buona amministrazione +avrebbe potuto infinitamente accrescere +le ricchezze e la potenza del loro stato. +Le vessazioni de' Genovesi fecero, nel +1730, scoppiare in Corsica una ribellione, +che la repubblica volle invano comprimere +colle armi, coi supplicj e talvolta +ancora con atti di perfidia. Fu questo un +tarlo che consumò le sue finanze e le sue +forze per più della metà del secolo. Fino +dal 1737 i Genovesi avevano invocato +l'ajuto della Francia per soggiogare i +Corsi ribelli. Impegnaronsi per tal modo +in una lunga serie di trattati di sussidj +con quella corona, con che accrebbero +sempre più i loro debiti, senza fare verun +avanzamento verso la conquista di quest'isola, +i di cui abitanti mostravano tutti le +<span class="pagenum"><a id="Page_395"></a>[395]</span> +stesso orrore pel loro giogo. Finalmente +il 15 di maggio del 1768 risolsero di sottoscrivere +col signore di Choiseul un ultimo +trattato, col quale cedevano al re di +Francia l'isola di Corsica in pagamento +di tutte le somme che questi loro aveva +sovvenute per sottometterla<a class="tag" id="tag361" href="#note361">[361]</a>. +</p> + +<p> +Ma in mezzo alla sua debolezza ed al +suo decadimento, si vide la repubblica di +Genova inaspettatamente risplendere, quando +nel 1746 cacciò dal suo seno gli Austriaci +di già padroni delle sue porte, +e ricuperò la sua libertà con un atto di +disperato eroismo. Nella guerra contro +Maria Teresa per la successione dell'Austria, +i Genovesi avevano unite le loro +forze a quelle dei Borboni per impedire +al re Sardo di occupare il marchesato di +Finale, sul quale esso re pretendeva avere +delle ragioni. Essi avevano divisi i vantaggi +della campagna del 1745; ma i rovesci +di quella del 1746 li lasciarono esposti +soli alla vendetta de' loro nemici. Dopo +la rotta avuta dagli alleati sotto Piacenza +il 16 di giugno, l'infante don Filippo, +il duca di Modena, il marchese de Las +<span class="pagenum"><a id="Page_396"></a>[396]</span> +Minas, generale spagnuolo ed il generale +francese, maresciallo di Maillebois, si +ritirarono tutti dalle pianure della Lombardia +sopra Genova, e di là per la riviera +di Ponente continuarono a ritirarsi +in Provenza. Gli Austriaci, inseguendoli, +arrivarono per la valle della Polsevera +sotto Genova, e si accamparono a san +Pier d'Arena, mentre che una flotta inglese, +che si fece vedere nello stesso tempo +nel golfo, minacciava la città dalla +banda del mare. Le mura di Genova +erano provvedute di formidabile artiglieria +e difese da una buona guarnigione; +ma il senato, che conosceva il giusto malcontento +del popolo, non ardiva invitarlo +a prendere le armi; ed essendosi perduto +di coraggio al primo pericolo, il +giorno 4 di settembre offrì di trattare, +ed il 6 fece una convenzione col marchese +Botta Adorno, generale austriaco, +in forza della quale gli furono date in +mano le porte della Lanterna e di san +Tomaso<a class="tag" id="tag362" href="#note362">[362]</a>. +</p> + +<p> +Tosto che gli Austriaci si videro padroni +della città, fecero conoscere le nuove +<span class="pagenum"><a id="Page_397"></a>[397]</span> +condizioni ch'essi arbitrariamente aggiugnevano +alla pace. Tutte le truppe della +repubblica dovevano essere prigioniere di +guerra, tutte le armi e munizioni venire +consegnate agli Austriaci, e tutti i disertori +essere restituiti; per ultimo doveva essere +pagata una contribuzione di 9 milioni di +fiorini dell'impero in tre termini, l'ultimo +de' quali non oltrepassava i 15 giorni. Il +tesoro della banca di san Giorgio, l'argenteria +delle Chiese, quella de' particolari, +ogni cosa si requisì dal senato per +soddisfare a così esorbitanti domande; ma +l'assoluta impossibilità di trovare tutto il +richiesto danaro, malgrado le continue +minacce di esecuzione militare, di saccheggio +e d'incendio, persuase finalmente +il generale austriaco ad accordare +qualche respiro. Non pertanto il senato +non ardiva pur di pensare a far resistenza; +ma dalla più infima classe del popolo +partì la scintilla elettrica che riaccese +la fiaccola della libertà<a class="tag" id="tag363" href="#note363">[363]</a>. +</p> + +<p> +Il giorno 5 dicembre del 1746 gli Austriaci +conducevano per le strade di Genova +<span class="pagenum"><a id="Page_398"></a>[398]</span> +uno de' molti mortaj ch'essi avevano +tratti dall'arsenale della repubblica, +per servirsene nella spedizione che meditavano +di fare in Provenza. La volta di +un sotterraneo, che stava sotto la strada, +ruppe sotto il peso; il mortajo rimase +imbarazzato tra le ruine, e gli Austriaci +col bastone in mano vollero forzare il +popolo di Genova a trarnelo con corde. +La pazienza di questo coraggioso popolo +era stata spinta all'estremo: un giovane +prese un sasso e lo scagliò contro i soldati; +fu questo il segno d'una generale +esplosione. Da ogni banda la plebe +assalì a sassate gli Austriaci, che furono +bentosto presi da panico terrore. Tutti i +loro distaccamenti si trovavano isolati in +auguste e tortuose strade, che formavano +come un laberinto da cui non sapevano +uscire. Smarrendosi ad ogni passo, più non +sapevano nè dare, nè ricevere ajuto. Intanto +i sassi grandinavano sopra di loro +dai tetti e dalle finestre, e gli schiacciavano +nelle strade, senza ch'essi sapessero +contro chi vendicarsi; perciocchè le massiccie +mura de' palazzi, ne' quali non entra +pressochè niuna materia combustibile, +presentavano loro altrettante fortezze, che +avrebbero richiesti regolari assedj. I generali, +partecipi del terrore de' soldati, +<span class="pagenum"><a id="Page_399"></a>[399]</span> +lasciaronsi respingere fino fuori della città, +ed offrirono poi di venire a patti<a class="tag" id="tag364" href="#note364">[364]</a>. +</p> + +<p> +Il doge, il senato e tutto l'ordine della +nobiltà, non avevano per anco presa veruna +parte nell'insurrezione; per lo contrario +cercavano di acquietare una sollevazione, +di cui temevano di essere essi soli le +vittime. Ma tosto che gli Austriaci furono +fuori di città, gl'insorgenti s'impadronirono +degli arsenali, e vi trovarono armi e +munizioni; onde guarnirono le mura di +artiglierie in modo da signoreggiare il +campo austriaco, e si presentarono in +così terribile aspetto, che il marchese +Botta, che aveva perduti in città i suoi +magazzini, il 10 di dicembre si avviò per +la Bocchetta alla volta della Lombardia. +Non fu che dopo passato questo primo +pericolo che il senato e la nobiltà si unirono +ai valorosi insorgenti; allora si affrettarono +di chiedere ajuti alla Francia +ed alla Spagna; ed infatti il duca di Boufflers +loro condusse circa quattro mila +uomini il 30 aprile del 1747, e ragguardevoli +somme furono pure loro spedite +<span class="pagenum"><a id="Page_400"></a>[400]</span> +dalla Francia. Il duca di Richelieu successe +in appresso al duca di Boufflers; +e le due leghe, fralle quali era divisa +l'Europa, cominciarono a battersi +ad armi eguali nella riviera di Genova +fino al susseguente anno, nel quale la +repubblica venne compresa nel trattato +di pace di Aquisgrana, e ricuperò i suoi +antichi confini in tutta la loro integrità<a class="tag" id="tag365" href="#note365">[365]</a>. +</p> + +<p> +La sollevazione di Genova è il solo +avvenimento del diciottesimo secolo che +appartenga realmente alla nazione italiana. +È il solo che ci mostri il popolo +penetrato del suo antico onore, +sensibile ai ricevuti oltraggi, e determinato +alla difesa de' suoi diritti; il solo +in cui un'azione pericolosa sia la conseguenza +di un generoso sentimento e non +del calcolo. La salvezza di Genova non +si dovette nè alla costanza de' suoi nobili, +nè alla saviezza del suo governo, +nè alla fedeltà degli alleati, ma all'intrepido +coraggio ed al patriottismo disinteressato +di una classe d'uomini pei quali +nulla ha fatto la società, e ch'è tanto +più sensibile alla gloria nazionale in +quanto che non può aspirare a veruna +gloria personale. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_401"></a>[401]</span> +Ma gli altri avvenimenti che abbiamo +toccati in questo secolo non possono meritare +il nome di storia italiana. L'intera +nazione era esclusa da tutte le risoluzioni +politiche e da tutte le azioni. Divisa +fra stranieri sovrani che possedevano +province nel di lei seno, e tra sovrani, +figli di stranieri, che si erano stabiliti nei +suoi paesi; indifferente alle contese dei +Borboni di Parma, dei Borboni di Napoli +e di Sicilia e dei Borboni padroni +della Corsica; degli Austriaci di Milano +e di Mantova, e dei Lorenesi di Toscana, +ella non trovavasi presente alle loro +battaglie che per soffrire; ubbidiva ai +padroni senza riconoscerli per suoi capi +naturali; non era legata all'autorità monarchica +da veruna illusione, nè da ereditario +affetto, nè da entusiasmo. Si assoggettava, +perchè era più prudente cosa +il cedere che non il resistere, e perchè +in un ordine politico che abbia spenti +tutti gli affetti, la sola prudenza conserva +il diritto di farsi ascoltare; poco pensava +ai suoi generali interessi, perchè non vi +ravvisava che cose tristi ed umilianti; +prendeva piccolissima parte agli avvenimenti +di cui era il teatro; ed in tutta +la storia italiana del secolo trovasi a stento +un nome italiano. In quel modo che le +<span class="pagenum"><a id="Page_402"></a>[402]</span> +risoluzioni prendevansi ne' gabinetti degli +stranieri, erano ancora dagli stranieri +eseguite sul campo di battaglia. Gli storici +che le riferiscono, in mezzo ai riguardi +che loro inspirava il timore dei +potenti, non lasciano travedere che il +sentimento di una vaga curiosità. E veramente +non si può sentire nè entusiasmo, +nè parzialità, quando non si ha +patria; e l'Italiano, nel mentre che le +sue campagne andavano ad essere allagate +di sangue, non sapeva cui dovesse +desiderare la vittoria, se non cercava +che il bene del suo paese. +</p> + +<p> +La potenza dell'uomo risiede nelle forze +morali, e non nelle fisiche. Dallo spirito +e non dal corpo vengono i mezzi di +resistenza e di conquista; perciocchè trovansi +nello spirito la volontà, il coraggio, +l'ubbidienza, la pazienza, la rassegnazione +al sagrificio. Lo stesso despotismo +non può far a meno di certe forze +morali; ma egli le teme e non le impiega +che con economia; mentre per lo +contrario la libertà le adopera tutte. Per +mantenere il primo, conviene che l'uomo +sia meno uomo che si possa: per consolidare +la seconda, conviene trovare nell'uomo +tutto quanto può dare l'umana +natura. Il despota crederà lungo tempo +<span class="pagenum"><a id="Page_403"></a>[403]</span> +di avere accresciute le forze della nazione +concentrandole tutte in sè, perchè +avendo così soppresse tutte le resistenze +può impiegare tutto il rimanente vigore +nell'esecuzione delle sole sue volontà; ma +quando verrà chiamato a misurarsi con un +popolo, le di cui forze morali tutte siansi +sviluppate, conoscerà bentosto la propria +impotenza. L'Italia, in sul declinare del +diciottesimo secolo, aveva ancora soldati, +ricchezze, una numerosa popolazione, +una fiorente agricoltura, commercio e +manifatture che presentavano tuttavia grandi +mezzi, uomini versati nelle scienze, +altri naturalmente atti ad acquistarle in +breve tempo; ma le mancavano il sentimento +e la vita, e quando scoppiò la +rivoluzione francese, non fuvvi alcuno +in Europa che non vedesse che l'Italia +non aveva nè la volontà, nè la forza di +difendere la sua indipendenza, e che una +nazione che più non aveva patria, non +poteva resistere nè per garantire sè stessa, +nè per la sicurezza de' suoi vicini. +</p> +</div> + +<div class="chapter"> +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_404"></a>[404]</span> +</p> + +<h2> +CAPITOLO CXXVI. +</h2> + +<div class="blockquote"> +<p> +<i>Intorno alla libertà degl'Italiani nei +tempi delle loro repubbliche.</i> +</p> +</div> + +<p> +Basta paragonare l'Italia quale era nel +quindicesimo secolo, all'Italia quale diventò +del diciottesimo, per accertarsi +che gl'Italiani avevano in quello spazio di +tempo perduto il più prezioso dei beni +sociali. Non era altrimenti una teoria +vana e fatta soltanto per lusingare l'immaginazione +quella libertà per la quale +essi combatterono con tanta costanza, che +non si videro tolta senza immenso rincrescimento +e cordoglio, e che tentarono più +volte di ricuperare a rischio anche di esporre +la loro patria alle più violenti convulsioni. +Palpabili erano gli effetti di questa +libertà, ed hanno coperta la terra di tali +monumenti che conservansi ancora nella +presente età; aveva questa svolti nell'intera +massa della nazione l'ingegno, il gusto, +l'industria e tutti i godimenti di una +somma prosperità; il popolo che la conservò +lungamente, era composto d'individui +ad un tempo più felici e più illuminati; +desso erasi egualmente avvicinato ai due +fini che si propongono i più saggi filosofi +<span class="pagenum"><a id="Page_405"></a>[405]</span> +e l'uomo volgare; cioè, aveva fatto molto +cammino verso la perfezione e la felicità. +</p> + +<p> +Fra tutti gli oggetti che trattengono i +nostri sguardi nell'Italia, non ve n'ha +un solo il quale non contribuisca a +provare ed i sorprendenti progressi fatti +dagl'Italiani in tutte le arti della civilizzazione +prima del quindicesimo secolo, +ed il loro decadimento dopo quest'epoca. +Veruna nazione eresse più magnifici +templi nelle città, ne' villaggi e +perfino ne' deserti. Si giugne dall'estremità +dell'Europa per ammirarli; ma quando +si confrontano col povero gregge che +ora si aduna sotto la loro volta per esercitarvi +un culto, ognuno è forzato di chiedersi +dove si troverebbero adesso le necessarie +ricchezze per fabbricarli? +</p> + +<p> +Di dieci in dieci miglia trovansi nelle +pianure della Lombardia, o ne' colli della +Toscana e della Romagna, e perfino nelle +adesso deserte campagne del patrimonio +di san Pietro, delle città pomposamente fabbricate, +nelle quali molti palagi mezzo rovinati +ci dicono che da secoli più non furono +ristaurati: tutto ciò che è durevole +conserva il carattere dell'opulenza e dell'antica +eleganza, e tutto ciò che è passaggiero +è perito senza venire più rifatto. +Rimangono i portici, le colonne, gli +<span class="pagenum"><a id="Page_406"></a>[406]</span> +architravi; ma i legni marciscono, rotti sono +i cristalli, e levati i piombi dai tetti. Da +Novara fino a Terracina, ci dimandiamo +tristamente, in ogni città, dove sia la popolazione +che poteva avere bisogno di +tante case, dove il commercio che poteva +riempire tanti magazzini, dove le +ricche famiglie che potevano alloggiare +in tanti palazzi, dove finalmente il lusso +dei vivi che deve prendere il luogo di +quello degli estinti, de' quali rimangono +ovunque i monumenti. +</p> + +<p> +Molta parte delle terre viene anche +adesso coltivata nella più industre come +nella più dispendiosa maniera; senza mai +esaurire il terreno, l'agricoltura vuole ogni +anno nuovi frutti, e gli ottiene più abbondanti +che in qualunque altra contrada. Un +giudizioso avvicendamento di ricolte apparecchia +e purga i campi prima di coglierne +i succhi nutritivi per le piante cereali, +e sempre li va migliorando senza mai +lasciarli riposare. Ma questo avvicendamento +di raccolti fu inventato e sostituito +all'antico sistema dai contadini italiani +che in allora erano una razza di uomini +intelligente ed osservatrice, mentre che +in tutto il rimanente dell'Europa i contadini +di quell'epoca erano abbrutiti dalla +schiavitù ed incapaci di scoprire i vizj +<span class="pagenum"><a id="Page_407"></a>[407]</span> +delle antiche consuetudini, e di correggerle. +</p> + +<p> +L'intera Lombardia è tagliata da canali +che, suddividendosi all'infinito, tutta +la ricuoprono a guisa di una rete; essi +distribuiscono sui campi le acque apportatrici +della fertilità, e sono disposti a +riceverle di nuovo, dando loro un pronto +scolo, quando quest'acque cessano di essere +salutari. Una ragguardevole parte della +Toscana è divisa in regolari terrapieni, +che trattengono la terra sul fianco delle +colline sempre battute da burrascose piogge, +dando così il modo di coprire di castagneti, +di viti, di ulivi, di ficaje, ripidi +declivi che, lasciati quali naturalmente +sono, non presenterebbero che nudi sassi. +Ma in quel tempo in cui gl'Italiani destinavano +a rendere fertili le loro campagne +un capitale, che poteva bastare per +l'acquisto di una superficie assai più vasta, +le altre nazioni ad altro ancora non +pensavano che a spogliare la terra di +tutto ciò che poteva produrre; ed i Francesi +cercavano perfino di rendere ignominioso +l'impiego del capitale destinato +alla coltura delle terre, coll'assoggettarlo +all'umiliante imposta della taglia. +</p> + +<p> +Finalmente, sia che si osservi tutta intera +l'Italia, o si esamini la natura del +<span class="pagenum"><a id="Page_408"></a>[408]</span> +suolo, o le opere dell'uomo, o l'uomo +medesimo, sempre si crede essere nel paese +degli estinti, vedendo nello stesso tempo +la debolezza dell'attuale generazione, +e la possanza di quelle che la precedettero. +Non sono certo gli uomini che +si vedono, che avrebbero potuto fare le +cose che ci stanno sotto gli occhi; furono +fatte nell'epoca di una vita che +sentiamo essere terminata; perciocchè +nell'istante in cui questa nazione perdette +ciò ch'ella chiamava la sua libertà, +perdette nel medesimo tempo tutta la sua +creatrice potenza. +</p> + +<p> +Pure quando ci chiediamo in che mai +consistesse una cotale libertà, che produsse +così grandi cose e che lasciò di sè così +amaro desiderio, non troviamo veruna +soddisfaciente risposta nè tra le nozioni +che ne avevano que' medesimi che la +possedettero, nè nelle leggi che la sostenevano, +nè nelle costumanze ch'ebbero +da lei origine. Rimaniamo soprattutto +convinti esservi un errore capitale nella +lingua; che ciò che noi diciamo libertà, +non è ciò che dagl'Italiani era così chiamato; +e che l'intero scopo dell'ordine sociale +si presentava loro sotto un punto +di vista affatto diverso da quello che noi +lo vediamo. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_409"></a>[409]</span> +Forse abbastanza non riflettiamo che +le nuove teorie intorno alla libertà sono +di moderna invenzione; che i nostri filosofi, +cercando di sapere in che consista, +sonosi proposto uno scopo affatto diverso +da quello cui miravano gli antichi; che +la libertà de' Greci o de' Romani, degli +Svizzeri o de' Tedeschi, come pure quella +degl'Italiani, non era altrimenti la libertà +degl'Inglesi; che per ultimo fino al diciassettesimo +secolo la libertà del cittadino fu +sempre risguardata come una partecipazione +alla sovranità del suo paese; e +che non è che l'esempio della costituzione +britannica, che c'insegnò a considerare +la libertà come una protezione +del riposo, della felicità e della domestica +indipendenza. Ciò che noi desideriamo +prima di tutto, non risguardavasi +dai nostri antenati che come un vantaggio +accessorio e di second'ordine; e ciò +che vollero i nostri antenati, non viene +da noi risguardato che quale mezzo più +o meno imperfetto di ottenere o di conservare +quanto desideriamo noi medesimi. +Però l'uno e l'altro scopo dell'associazione +politica viene egualmente indicato +col nome di libertà. Quando si +volle distinguerli, e che si chiamò libertà +civile quella facoltà affatto passiva, quella +<span class="pagenum"><a id="Page_410"></a>[410]</span> +guarenzia contro l'abuso del potere, in +qualunque mano si trovi, cui aspirano i +moderni, e che si riservò il nome di libertà +politica alla facoltà attiva, alla partecipazione +di tutti al potere esercitato sopra +di tutti, all'associazione dell'uomo +libero alla sovranità, non si è bastantemente +schivata la confusione; perchè i +vocaboli che si adoprano non contrastano +abbastanza l'uno coll'altro. Ambidue, +tranne la sola diversità della loro origine +greca e latina, significano egualmente, +<i>che è propria al cittadino</i>; ma non dovrebbe +dirsi cittadino se non quello che +gode della libertà attiva, ed è partecipe +della sovranità; mentre che, senza essere +cittadino, ogni uomo ha diritto egualmente +alla libertà passiva, ossia alla protezione +contro ogni abuso del potere. +</p> + +<p> +Per una specie d'istinto gl'Italiani si +erano attaccati alla libertà politica; ma non +erano pervenuti a definirla con precisione. +Questa era agli occhi loro una prerogativa +esclusiva del governo repubblicano; +e con tal nome indicavano soltanto il governo +dei più, per distinguerlo da quello di +un solo. Quest'ultimo, <i>il principato assoluto</i>, +sembrava loro sempre incompatibile +colla libertà; il primo, <i>governo dei più</i>, +pareva loro che sempre meritasse il nome +<span class="pagenum"><a id="Page_411"></a>[411]</span> +di governo libero, sia che questa sovranità +appartenesse a tutti i cittadini, come +a Firenze, sia ad una sola classe, come a +Venezia; e ciò senza avere riguardo all'esercizio +di un'arbitraria autorità dei magistrati +sopra i sudditi, che, dietro i presenti +nostri principj, potrebbero farci +considerare l'uno e l'altro come tirannico. +</p> + +<p> +Non conoscendo gl'Italiani che la libertà +politica, e non essendosi eglino formata +una precisa idea della libertà civile, non +dobbiamo maravigliarci che accordassero +il nome di governo libero a quello che +non poneva verun confine all'estensione +dei poteri esercitati a nome della nazione. +I cittadini, esposti a qualsivoglia arbitraria +misura, non perciò si riputavano meno +liberi, poichè l'atto arbitrario che ad +alcuno recava danno era l'opera di un +magistrato, che ognuno poteva risguardare +quale suo mandatario. Ma al primo aspetto +sembra contrario ai medesimi principj +da loro adottati, il chiamare libero quel +governo in cui veniva esercitata un'illimitata +autorità da una sola classe della +nazione, senza che gli altri potessero aver +parte in quella sovranità di cui si erano +impadroniti pochi cittadini. Ben può concepirsi +come Firenze loro sembrasse libera +<span class="pagenum"><a id="Page_412"></a>[412]</span> +anche quando il gonfaloniere, i priori, +i podestà delegati dal popolo, facevano il +più violento uso del momentaneo potere +deposto nelle loro mani; ma non vediamo +in che mai consistesse la libertà di +Venezia, dove dal consiglio de' dieci, +che rappresentava soltanto la nobiltà, esercitavasi +un così arbitrario potere. +</p> + +<p> +Per altro questa confusione d'idee non +è propria solamente degl'Italiani; dessa +trovasi in tutte le antiche e moderne +repubbliche. Le aristocrazie ed oligarchie +greche, tedesche ed italiane, invocarono +tutte egualmente il nome della libertà, e +tutte pretesero di averla conservata qualunque +volta non si assoggettarono al potere +di un solo. Infatti, lasciando da un canto +la libertà civile ossia libertà passiva, poteva +dirsi con verità che sempre esisteva +una libertà nello stato, quando un'intera +classe era partecipe della sovranità; ma +in allora non era la nazione che fosse +libera, unicamente bensì quelle famiglie +ch'erano proprietarie della libertà. +</p> + +<p> +Presso gli antichi, che avevano conservati +gli schiavi anche nelle più libere +repubbliche, non erasi cercata l'origine +dei diritti dell'uomo nella stessa dignità +della specie umana, nè si era convenuto +che ogni pubblica instituzione dovesse mirare +<span class="pagenum"><a id="Page_413"></a>[413]</span> +alla felicità di tutti. I diritti umani +parvero loro fondati sopra leggi positive, +e non sulla legge naturale. Vedevano in +ogni paese uomini <i>ingenui</i> e schiavi; e +questo fatto, che ammisero senza disamina, +non parve loro più ripugnante nelle loro +città che nelle loro famiglie. La libertà +diventò per loro un bene ereditario, come +le altre sostanze; e quest'eredità potev'essere +trasmessa soltanto ad un ristretto +numero di famiglie in mezzo ad +una grossa popolazione, siccome a Sparta +ne' tempi della lega Achea, e a Lucca +nel diciottesimo secolo: non pertanto +si continuò a chiamare libero lo stato +in cui le famiglie proprietarie della libertà +non erano esse medesime diventate +proprietà di un altro individuo, e +dove conservavano fra di loro la sovranità +sopra di sè medesime: se queste +medesime famiglie avevano poi sudditi +nello stato e schiavi nelle case, questa +sudditanza di una parte della popolazione +estranea alla città, nè variava, nè costituiva +la natura del governo. Cotale stato +era pur sempre una repubblica. +</p> + +<p> +Ma la schiavitù domestica più non esisteva +nelle repubbliche italiane, e questa +sola differenza le pone a molta distanza +da quelle dell'antichità. Dall'abolizione +<span class="pagenum"><a id="Page_414"></a>[414]</span> +della schiavitù domestica ne risultarono +un maggiore rispetto per la libertà dell'uomo, +una più estesa felicità in tutte +le classi, maggiore industria, maggiore +attività, maggiori potenze produttrici ed +in conseguenza maggiori ricchezze. Le +repubbliche, quando appena cominciavano +a prendere questo titolo, e non si +consideravano ancora che come comunità +libere, sotto la protezione dell'imperatore, +cominciarono colla liberazione +degli schiavi; il grosso della loro popolazione +consisteva in uomini che avevano +di fresco spezzate essi medesimi le +loro catene, e che aprirono quasi sempre +un asilo entro le loro mura ai servi +che fuggivano dalle terre dei signori loro +vicini. In tal modo ebbe principio l'abolizione +della schiavitù, cui la religione +e la filosofia si gloriarono poscia di avere +operato; ma che dal solo personale interesse +fu eseguito. +</p> + +<p> +Questa progressiva abolizione della schiavitù, +che si estese dalle città alle campagne, +è un avvenimento troppo importante +nella storia della libertà italiana, per non +richiamare per qualche tempo la nostra +attenzione. Sotto il regno degl'imperatori +romani, i liberi agricoltori erano assolutamente +scomparsi dal suolo dell'Italia; +<span class="pagenum"><a id="Page_415"></a>[415]</span> +i ricchi proprietarj, che in un solo possedimento +riunivano talvolta intere province, +di cui la repubblica romana, dopo +parecchj anni di guerra, aveva trionfato +ne' suoi più bei giorni, facevano coltivare +le loro terre da numerose gregge di +schiavi. I campi più non avevano case +isolate, nè villaggi, nè capanne, e di +già avevano l'aspetto che presenta adesso +l'<i>Agro romano</i>, egualmente deserto, egualmente +diviso in poderi di dieci in dodici +miglia d'estensione: soltanto facevano le +veci di quelle armate di lavoratori che +scendono oggi dalle montagne della Sabina, +infiniti sventurati che la sola forza +obbligava al lavoro senza speranza di +veruna ricompensa. +</p> + +<p> +I barbari, invadendo l'Italia, ne fecero +in breve tempo scomparire tutta la popolazione, +perchè gli schiavi erano la +preda che loro meglio si conveniva, siccome +quella che più vantaggiosamente +potevano vendere, e trasportare altrove +con minore imbarazzo. Gli schiavi, sempre +solleciti di mutare condizione, seguivano +volentieri i loro nuovi padroni, +dai quali speravano di essere più dolcemente +trattati; pure d'ordinario perivano +ne' lunghi viaggi a traverso ai boschi +della Germania e della Scizia, come mill'anni +<span class="pagenum"><a id="Page_416"></a>[416]</span> +dopo si videro perire i non meno +numerosi schiavi che i Turchi predavano +in tutte le province dell'Adriatico, +e dei quali non si è conservata la razza. +I proprietarj, come i nobili romani +dell'età presente, cercarono, dopo tale +epoca, non già a moltiplicare i prodotti +delle loro terre, ma a diminuirne le spese; +e calcolarono, come si fa pure presentemente, +che per quanto fosse grande +la diminuzione del prodotto lordo dell'agricoltura +per mancanza di popolazione, +non perciò veniva minore la rendita netta +delle loro terre. +</p> + +<p> +Finalmente i barbari, invece di guastare +le province dell'impero, vi si stanziarono +stabilmente. È noto che in allora ogni +capitano, ogni soldato del settentrione, +venne ad alloggiarsi presso un proprietario +romano, sforzandolo a dividere con +lui le sue terre ed i raccolti. Tutti gli +antichi schiavi che rimasero in Italia, non +cambiarono la loro condizione; ma i liberi +agricoltori, obbligati a risguardare +come loro padrone il Tedesco o lo Scita +che dicevasi loro ospite, furono costretti +a darsi essi medesimi al lavoro. Oltre la +parte incolta di terreno che questi nuovi +abitanti si fecero cedere in tutta loro +proprietà per tenervi le loro mandre, vollero +<span class="pagenum"><a id="Page_417"></a>[417]</span> +pure essere a parte del ricolto de' +campi, degli uliveti, delle vigne: ed allora +indubitatamente ebbe principio quel +sistema di coltivazione a metà frutto, che +mantiensi tutt'ora in quasi tutta l'Italia, +e che tanto contribuì a perfezionare l'agricoltura +ed a rendere migliore la condizione +de' suoi contadini. +</p> + +<p> +Quando il lavoro degli uomini liberi +si trovò in concorrenza con quello degli +schiavi, la sua superiorità fu troppo chiara +per non far sì che il barbaro padrone +lo preferisse a quello degli schiavi. Il castaldo, +quasi sempre disceso da qualche +antico proprietario romano, viveva, egli +e la sua famiglia, colla metà del prodotto +di quella terra che era stata un +giorno possedimento dei suoi antenati; +mentre lo schiavo, che dovevasi assai +bene alimentare, quantunque la sua inerzia +e la negligenza scemassero le sue +forze produttrici, consumava i due terzi +dei frutti da lui raccolti. Allora il Barbaro +cominciò ad accordare la libertà, ed +una parte del deserto di cui si era renduto +padrone, al suo schiavo, perchè ne +formasse un nuovo podere. Il signore delle +terre ebbe sempre più motivo di vie meglio +convincersi che non manterrebbe +giammai i suoi schiavi a così buon patto +<span class="pagenum"><a id="Page_418"></a>[418]</span> +come il suo gastaldo, e che non otterrebbe +da loro giammai altrettanto lavoro, +perchè l'interesse attivo ed industrioso è +migliore economo d'assai che la forza: +così ogni giorno, coll'incremento delle +generazioni, un maggior numero di schiavi +ebbe nelle campagne la libertà. +</p> + +<p> +Senza che la legge avesse veruna parte +nell'abolizione della schiavitù, senza che +il vergognoso commercio degli uomini +fosse proibito, la schiavitù cessò in ogni +luogo. Ne' secoli inciviliti, e fino alla fine +del sedicesimo, si dividero tuttavia degli +schiavi nelle più ricche case, ma più +non se ne trovavano nelle campagne. I +soldati, abusando della loro vittoria, vendettero +talvolta al migliore offerente tutti +gli abitanti di una città presa d'assalto; +e tale fu la sorte che l'armata di Francesco +Sforza fece subire del 1447 alla +sventurata città di Piacenza. I papi, cedendo +alla sterminata loro collera, condannarono +ancora più frequentemente tutti +i sudditi di uno stato nemico ad essere +ridotti in ischiavitù, autorizzando a venderli +chiunque se ne impadronisse. In tal +modo vennero condannati tutti i vassalli +dei Colonna da Bonifacio VIII; tutti i +Fiorentini da Sisto IV, tutti i Bolognesi +nel 1506, ed i Veneziani nel 1509, da +<span class="pagenum"><a id="Page_419"></a>[419]</span> +Giulio II. Ma coloro che comperavano +questi schiavi, trovavano subito più utile +il dar loro la libertà per una qualche +somma di danaro, che non il mantenerli +pel poco lavoro che farebbero per conto +loro. In veruna descrizione di città o di +villaggi vedonsi in queste varie epoche +indizj di schiavitù; soltanto il fanatismo +potè conservarne gli ultimi avanzi in Italia +a dispetto del personale interesse. I +prigionieri di guerra mori e turchi incatenansi +nelle galere, in odio della loro +religione, e la schiavitù loro dura anche +al presente, sebbene costino allo stato +più che gli uomini liberi. +</p> + +<p> +Il fanatismo tentò pure più volte in +altri paesi di far rinascere la schiavitù; +e riconoscere dobbiamo dai missionarj +portoghesi, che circa la metà del quindicesimo +secolo, diressero le prime spedizioni +sulla costa occidentale dell'Africa, +quella schiavitù de' Negri alle Antille, che +forma l'obbrobrio dell'età presente. Il +fanatismo fece condannare in Ispagna ed +in Portogallo, nel sedicesimo e diciassettesimo +secolo, molte centinaje di Giudei +e di Mori ad essere ridotti in ischiavitù. +Pure l'interesse personale, assai più potente +che lo zelo di un clero persecutore, +ridonò costantemente la libertà a coloro +<span class="pagenum"><a id="Page_420"></a>[420]</span> +che la Chiesa condannava alle catene. +Nell'età presente la schiavitù non si mantiene +in tutta l'Europa orientale dalla Russia +fino all'Ungheria, che a motivo che +i proprietarj delle terre non hanno saputo +approfittare del lavoro degli uomini liberi; +e perchè in cambio di dividere con +loro i frutti della terra, gli sforzarono a +dar loro la metà del tempo; onde nei +giorni di ogni settimana che sono di diritto +del padrone ungaro o boemo, l'uomo +libero non lavora con maggiore zelo, +attività o intelligenza, di quello che farebbe +lo schiavo. +</p> + +<p> +Quando, in tempi a noi più vicini, i +filosofi volsero di nuovo i loro sguardi +alla costituzione della società, non ebbero +sotto gli occhi oggetti eguali a quelli +che colpivano i filosofi dell'antica Grecia. +Da un canto il lavoro manuale più non +era fatto dagli schiavi, dall'altro canto +quasi tutti i paesi ridotti a civiltà erano +governati da monarchi. Noi confondiamo +quasi sempre la natura delle presenti +instituzioni colla natura stessa delle cose: +gli antichi non avevano potuto comprendere +come si sarebbe potuto fare da meno +degli schiavi; i moderni come si possa stare +senza re. I politici del XVIII secolo si occuparono +meno di ciò che in realtà era la +società umana, che di ciò che avrebbe dovuto +<span class="pagenum"><a id="Page_421"></a>[421]</span> +essere. Ebbero minore rispetto per +diritti stabiliti, perchè in nessun luogo ne +trovarono che fossero incontrastabili; ma +rispettarono maggiormente il carattere dell'uomo; +essi accomodarono le loro teorie +all'interesse dell'autorità sotto la quale +vivevano, e fissarono il principio che +ogni governo era stabilito per la felicità +dei popoli a lui soggetti, sebbene i principi +avessero fin allora creduto di non +avere altro interesse ed altro dovere, che +quello della propria conservazione, o di +ciò che chiamavano loro gloria. +</p> + +<p> +Essendo la libertà degli antichi una +proprietà del cittadino, non era essenziale +di esaminare fino a qual segno contribuiva +alla felicità, come non si esamina, +per conservare a ciascheduno la sua eredità, +se le ricchezze formano, o no, la +felicità dell'uomo saggio. Ma la libertà +dei moderni venendo considerata come +il mezzo pel quale i governi giungono allo +scopo per cui furono instituiti, cioè la comune +felicità, fu necessario di esaminare, +onde stabilire il diritto dei popoli ad essere +liberi, in qual modo la libertà formi la felicità, +o fino a quale grado vi contribuisca. +</p> + +<p> +L'uno e l'altro raziocinio è egualmente +logico, ma ciascuno parte da diversi principj. +Quello degli antichi è forse il primo nell'ordine +<span class="pagenum"><a id="Page_422"></a>[422]</span> +delle idee; essi considerarono +l'origine delle società, e si chiesero donde +veniva il potere che vedevano stabilito; allora +loro parve soltanto libero quell'uomo, +che non fosse subordinato che a quel potere +che aveva formato o contribuito a +formare egli stesso. Così la linea che separava +il cittadino dal suddito era patentemente +segnata, e non poteva ammettere +verun dubbio. La libertà de' moderni dev'essere +valutata sopra molto più dilicate +differenze. Per determinarne i confini, conviene +esaminare fino a qual punto convenga +agli uomini uniti in società di essere governati, +o pure a qual prezzo loro convenga +di acquistare la protezione della forza +pubblica contro i loro interni ed esterni +nemici; in appresso fino a qual punto +ognuna delle umane facoltà abbia bisogno +di essere contenuta pel comune vantaggio; +finalmente in quale caso torni meglio +diminuire in parte la forza di tutti, piuttosto +che ristringere di soverchio la felicità +o la sicurezza individuale. +</p> + +<p> +Quest'esame guidò a riconoscere che +lo scopo dell'unione degli uomini essendo +quello di assicurare la vicendevole protezione +delle loro persone, del loro onore, +delle loro proprietà, dei loro morali +sentimenti, quel governo che si farebbe +<span class="pagenum"><a id="Page_423"></a>[423]</span> +giuoco della vita, della fortuna +e dell'onore degl'individui, offendendo +i sentimenti di giustizia, di umanità e +di pubblica decenza, mancherebbe assolutamente +al suo scopo, e dovrebbe +risguardarsi come una tirannide, sebbene +fosse anche stato stabilito dall'universale +volontà. +</p> + +<p> +In appresso si riconobbe, che l'uomo +non aveva domandato al proprio governo +di proteggerlo contro di sè medesimo, +ma soltanto contro gli altri; dal che si +è conchiuso che l'esercizio di qualunque +facoltà, che non abbia azione sugli altri, +non è dipendente dal governo. Su questa +regola è fondata la libertà del pensiere +e quella della coscienza; mentre che avvi +tirannide, qualunque volta il governo procede +a punire altra cosa che gli atti esteriori, +o che in loro cerca le tracce del +malcontento, e della malevolenza, per +vendicarsi di queste opinioni. +</p> + +<p> +Finalmente si è conosciuto che il male +che risulterebbe per tutti dalla repressione +di certe azioni che possono diventare nocive, +sarebbe ancora maggiore del male +che potrebb'essere prodotto da queste +azioni. Perciò si risguardò come tirannico +quel governo che proibisce di parlare, +<span class="pagenum"><a id="Page_424"></a>[424]</span> +di scrivere, di stampare<a class="tag" id="tag366" href="#note366">[366]</a>; che +gastiga con troppo sospettosa vigilanza +certi falli, certi vizj, che non si potrebbero +comprimere senza un'inquisizione +insopportabile per tutti. E si è conchiuso +che un governo è tanto più libero, quanto +è sentita meno la sua azione; che è libero, +non solo perchè non gastiga che ciò che +è vietato dalla legge, ma ancora perchè +la legge non proibisce tuttociò che potrebbe +proibire. +</p> + +<p> +Dopo avere in tal modo definita questa +libertà puramente difensiva, questa libertà +affatto negativa, cui deve tendere ogni +buon governo, si cercò di darle per guarenzia +i diritti politici de' cittadini. Allora +cominciarono a considerarsi, non più +come principio essi medesimi della libertà, +ma soltanto come sue salvaguardie. +I moderni collocarono nel primo grado +tra questi diritti politici la libertà della +stampa propriamente detta, ossia il diritto +di provocare la pubblica attenzione +intorno agli affari dello stato, con iscritture +pubblicate senza precedente licenza del +<span class="pagenum"><a id="Page_425"></a>[425]</span> +governo; la libertà della disputa nelle +adunanze politiche; per ultimo il diritto +di petizione, o sia il ricorso aperto ad +ogni oppresso fino alla sovrana autorità, +interpellata da cittadini associati a tale +oggetto sotto gli occhi di tutto il pubblico. +Queste varie prerogative non formano +parte della libertà civile, ma piuttosto +sono le armi poste in mano al popolo +per difenderla. +</p> + +<p> +Dopo avere conosciuto quanto l'idea +che fino all'ultimo secolo formavansi +della libertà i nostri antenati è diversa +da quella che noi ci formiamo adesso, +avremo minor cagione di fare le +maraviglie, vedendo che in tutte le repubbliche +dell'antichità, in tutte quelle +della Svizzera e della Germania, in tutte +quelle finalmente dell'Italia, intorno alle +quali versammo così lungo tempo, non +fossero guarentiti i diritti di cui abbiamo +fin ora sviluppata l'origine. +</p> + +<p> +Le repubbliche italiane non avevano +pensato a proteggere la vita, l'onore, o +la proprietà de' cittadini con una legislazione, +o con una forma di processura +migliori di quelle ch'erano in vigore negli +stati più dispotici. I magistrati, i tribunali +e le leggi avrebbero avuto bisogno +d'una totale riforma, per guarentire la +<span class="pagenum"><a id="Page_426"></a>[426]</span> +libertà civile, e la felicità delle persone loro +commesse. Oggi è dimostrato che compromettesi +la libertà, quando gli amministratori +si trasformano in giudici, armandoli +dell'autorità di castigare que' medesimi +ch'essi incontrarono come antagonisti +nelle politiche contese. Perciocchè il magistrato, +chiamato frequentemente dalla sua +carica a sostenere le parti di un capo +di partito, ed a sposarne le passioni, +viene investito del diritto di giudicare +la parte avversaria, cioè quegli uomini +che nella causa del popolo vollero mettere +argine alle sue usurpazioni, ed opporsi +alle sue ingiuste misure. Le repubbliche +italiane non erano cadute affatto +in quest'errore comune a tutte le altre. +Il potere giudiziario vi si trovava abitualmente +separato dall'amministrativo: +la signoria, che si rifaceva ogni due mesi +a sorte, scegliendosi tra i cittadini attivi, +era incaricata della generale direzione degli +affari, mentre alcuni giudici forestieri, assistiti +da legisti pure forestieri, amministravano +la giustizia civile e criminale. Ma +perchè questa divisione del potere civile e +giudiziario non lasciasse verun titolo di +timore, avrebbe dovuto essere perfetta; +sarebbe stato d'uopo che i magistrati fossero +sempre obbligati di rimettere ai tribunali +<span class="pagenum"><a id="Page_427"></a>[427]</span> +coloro che gli avevano offesi, e +che in qualunque caso non fossero seduti +essi medesimi in giudizio. Per lo contrario +nelle repubbliche italiane, non escluse +le meglio ordinate, si vide più volte +la signoria momentaneamente riprendere +il potere giudiziario, e mandare alla tortura +o al patibolo coloro che avevano di fresco +attentato alla sua autorità. +</p> + +<p> +Non solamente i giudici non disponevano +soli della vita, dell'onore, e delle sostanze +de' cittadini; ma non erano pure costituiti +in maniera di dare una bastante guarenzia +delle loro parzialità o della loro +umanità. Richiedeva la legge che fossero +forestieri, perchè non isposassero nella repubblica +verun partito; che non rimanessero +molti anni in carica, onde non +adottassero le passioni de' cittadini; finalmente +che uscendo d'impiego andassero +soggetti ad un sindacato intorno alla loro +amministrazione, onde si guardassero dal +lasciarsi corrompere coi regali. Ma la +legge non aveva separato il giudizio del +diritto da quello del fatto; non aveva +chiamati i semplici cittadini, come presso +i Romani e presso gl'Inglesi, a sentenziare +sulla vita de' loro concittadini: non +aveva posto ogni uomo sotto la guarenzia +dell'interesse de' suoi eguali, nè avanti +<span class="pagenum"><a id="Page_428"></a>[428]</span> +l'esecuzione di una sentenza capitale +aveva richiesto il concorso di un tribunale +popolare, che essenzialmente unisse +la misericordia al rigore. Non esisteva +veruna legge penale che moderasse le +sentenze de' giudici, o che preventivamente +illuminasse gl'imputati intorno +alla loro sorte. Non era nè meno vietato +ai podestà di ascoltare le voci della +passione o della collera; e perchè giudicavano +quasi sempre soli, non erano obbligati +di esporre ai loro collega le circostanze +della causa, a trattarla ad alta +voce, a dare i motivi delle loro sentenze. +I motivi e le ragioni che le avevano +dettate chiudevansi nel più profondo di +tutti i segreti, quello di un uomo colla +sua propria coscienza. +</p> + +<p> +La processura dava ancora minore guarenzia +che la costituzione del tribunale, +segreta era l'istruzione, ed il prevenuto, +privo di consiglio nella sua prigione e +di avvocato per difendersi, veniva abbandonato +a tutte le conseguenze della sua +debolezza, de' suoi terrori, della sua ignoranza, +o della sua incapacità. La spaventosa +processura cominciava colla tortura; +e la legge non poneva verun limite ai +tormenti co' quali potevasi stringere un +accusato, come non aveva determinato +<span class="pagenum"><a id="Page_429"></a>[429]</span> +quale indizj si richiedessero per esporlo +a così barbara prova. Non pertanto le +confessioni strappategli di bocca dall'atrocità +de' dolori, venivano ritenute quali +sufficienti prove contro di lui, e contro +i supposti suoi complici. Finalmente la +legge permetteva supplicj non meno spaventosi +che quelli delle monarchie, e +l'umanità veniva offesa non meno dalle +esecuzioni che dalle processure. +</p> + +<p> +In tal modo adunque, anche in tempo +ordinario, la società non guarentiva l'onore, +la vita, o le sostanze degli individui, +co' suoi magistrati, co' suoi giudici, +colle sue leggi. Ma nelle rivoluzioni, pur +troppo frequenti, l'abuso di una pretesa giustizia +diventava ancora più molesto. Allora +i capi di un partito, facendosi investire +di una illimitata autorità, sotto il nome +di <i>balìa</i>, gastigavano in massa, senza informazione, +senza processura, senza giudizio, +tutti i membri del contrario partito, +coll'esilio, colla confisca de' beni, +spesso con capitale supplicio. +</p> + +<p> +Non avevano gl'Italiani pensato giammai +che lo stesso scopo della formazione +della società prescrivesse confini alla sovrana +autorità; essi non avevano veduto, +che gli uomini non hanno potuto assoggettargli +che le loro relazioni degli uni +<span class="pagenum"><a id="Page_430"></a>[430]</span> +verso gli altri; ed essi avevano permesso +ai governi di penetrare nell'interno dei +loro pensieri, per dirigerne le opinioni e +punirne i sentimenti. Tutte le repubbliche +italiane eransi formate in seno alla cattolica +religione, e questa religione, assoggettando, +col mezzo della confessione, il +pensiero al tribunale de' preti, gli spiriti +si erano abituati a risguardare il segreto +delle coscienze come dipendente dall'autorità. +La persecuzione ed il castigo dell'eresia +era una necessaria conseguenza +della sommissione delle repubbliche alla +Chiesa. Quella della magia era pure riservata +ai preti; ed ammessa una volta +la funesta opinione dell'azione degli uomini +sulle potenze infernali, la magia dovette +entrare nelle attribuzioni de' tribunali, +poichè risguardavasi con un mezzo +con cui un uomo poteva nuocere ai suoi +simili. Ma non potevasi perseguitare questo +delitto, che si commette senza testimonj +nell'oscurità della notte, senza dar +luogo alle più sospettose, più arbitrarie +e più tiranniche processure. +</p> + +<p> +Del resto non era soltanto allorchè +trattavasi di perseguitare l'eresia o la +magia, che i tribunali italiani credevano +di avere diritto di scendere nel cuore +dell'uomo e di punirne i moti segreti, +<span class="pagenum"><a id="Page_431"></a>[431]</span> +ma si arrogavano il diritto di assoggettare +alla pubblica vendetta ogni sentimento +di scontentezza o di odio contro +il governo; ne cercavano spesso gl'indizj +in una parola, in un gesto, in un +sospetto; e nelle circostanze di rivoluzione +furono vedute le repubbliche adottare +le usanze ed i principj de' principi +assoluti, e punire coi supplicj, non già +gli atti esteriori, ma il nascosto pensiero +di cui erano l'indizio. +</p> + +<p> +Se i governi italiani non si erano astenuti +dal giudicare i sentimenti ed i pensieri, +che non dipendono in verun modo +dalla pubblica autorità, con più ragione +non eransi fatto scrupolo di armare una +metà de' cittadini contro l'altra, d'incoraggiarne +molti ad esercitare l'infame +mestiere di delatore, quando hanno con +ciò potuto sperare di reprimere abitudini +viziose o nocive, che si vorrebbero certamente +sbandire da ogni ben regolata +repubblica, ma che non si potrebbero +castigare senza assoggettare tutti i cittadini +ad una insopportabile inquisizione. +</p> + +<p> +La bestemmia diventò uno de' principali +oggetti della vigilanza de' magistrati, +e venne sottomessa a tutta la severità dei +tribunali stabiliti al solo oggetto di comprimerla. +Soltanto in Ispagna ed in Italia +<span class="pagenum"><a id="Page_432"></a>[432]</span> +s'incontra questa viziosa abitudine, affatto +sconosciuta presso i popoli protestanti, +e che non dobbiamo confondere con quei +rozzi giuramenti che il popolo in tutti +i paesi frammischia ai suoi discorsi. In +tutti gli accessi di collera, i popoli meridionali +se la prendono cogli oggetti +del loro culto, li minacciano, e li caricano +di parole ingiuriose alla stessa divinità, +al Redentore o ai Santi. Trovansi +tracce di tale scandalosa abitudine nel linguaggio +e in alcuni modi proverbiali degli +altri popoli, ma la volontà d'insultare la +divinità con questa specie d'attacco non si +poteva conservare che in un paese in +cui la superstizione, sempre in guerra +coll'incredulità, ha rimpiccioliti tutti gli +oggetti del culto, e fattili scendere fino al +livello degli uomini. La processura contro +i bestemmiatori occupò in ogni tempo i +tribunali d'Italia. Pure cotale delitto non +lascia veruna traccia, e quegli stesso che lo +ha commesso, il più delle volte se ne dimentica, +i testimonj sono quasi sempre +implicati nella contesa che vi diede motivo, +ognuno tosto o tardi cade nello stesso +errore, e la inquisizione del bestemmiatore, +senza diminuirne l'abitudine, ha +dato luogo alle più inique ed arbitrarie +processure. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_433"></a>[433]</span> +Molti altri delitti di pure parole vennero +considerati come egualmente punibili; +si videro più volte condannati a +gravi pene, coloro che avevano con +qualche motto cercato di coprire di ridicolo +o di biasimo il governo, e coloro +che nelle loro scritture avevano manifestate +opinioni riprovate, non solo in fatto +di religione e di politica, ma ancora in +argomenti puramente filosofici. Si vide +ancora, ma soltanto in alcune circostanze, +altre viziose abitudini punite con severissime +pene, le quali non potevano colpire +i delinquenti che in conseguenza di un'inquisizione +totalmente contraria ad ogni attuale +idea di libertà. Ne' tempi in cui era +in Firenze dominante la fazione de' piagnoni, +si perseguitò il mal costume perfino +nell'interno delle famiglie con segrete +denuncie, sebbene la pubblica decenza +ordinariamente soffra assai più da tali +rivelazioni, che dall'abuso che si lascia +sussistere. Il giuoco nell'interno delle case +private, il lusso della mensa, degli abiti, +degli equipaggi, furono risguardati come +oggetti di pertinenza delle leggi, e tutte +le abitudini dell'uomo privato vennero +regolate con atti del sovrano potere. +</p> + +<p> +Le varie prerogative che i popoli moderni +considerarono quali guarenzie della +<span class="pagenum"><a id="Page_434"></a>[434]</span> +sicurezza e della libertà de' cittadini, mai +non si conobbero nelle repubbliche d'Italia. +La nozione della libertà della stampa non +erasi nemmeno presentata ai loro legislatori. +Appena si trovano in tutta l'istoria +dell'Italia due o tre esempi di scritture +pubblicate intorno alle cose del governo, +ed i loro autori avevano sempre avuta la +precauzione di farle stampare in estero +stato; ma non pertanto qualunque volta +si poterono arrestare o l'autore o i distributori, +questi furono sempre puniti +con eccessiva severità. Nè il partito dell'opposizione, +nè il partito governante +non cercarono mai d'illuminare la pubblica +opinione, e non si supponeva che +le deliberazioni intorno agli affari della +patria potessero uscire dalla sala de' suoi +consigli. In contraccambio, dobbiamo pur +dirlo, gli storici delle repubbliche, che +prima dell'invenzione della stampa si appellavano +non ai presenti tempi, ma alla +posterità, diedero prova nelle loro scritture +di grande coraggio e di rara imparzialità; +e dal modo con cui in ogni occasione +giudicano i loro compatriotti e +magistrati, sempre si conosce la mano +dell'uomo libero. +</p> + +<p> +Il diritto di petizione non fu dagl'Italiani +meglio conosciuto che quello della +<span class="pagenum"><a id="Page_435"></a>[435]</span> +stampa: essi non altro avevano fatto che +rimuovere dal proprio luogo l'assoluto +potere, togliendolo dalle mani di un solo +per affidarlo a molti. Essi non pensavano +punto a limitarlo, e soprattutto a contenerlo +per via della pubblica opinione. Ogni +cittadino poteva, per vero dire, portare +riclami all'autorità da cui immediatamente +dipendeva; ma non poteva giammai, +con una petizione, tradurre quest'autorità +avanti ad un'altra incaricata di sindacarla; +meno poi trasmutare il suo privato +affare in un affare di stato, unendosi +ai suoi concittadini per dare maggior +peso alle proprie lagnanze. Nel primo caso +sarebbe stato ammonito, come se avesse +voluto confondere tutte le podestà e l'ordine +stabilito; nel secondo sarebbe stato +severamente punito, come tendente alla +ribellione. +</p> + +<p> +Ma ciò che può sembrare strano, si è +che la libertà stessa della disputa ne' consigli +non era altrimenti assicurata. Pure +questa è la sola cosa che possa garantire +l'esercizio de' diritti della sovranità, dei +quali gli antichi repubblicani erano altrettanto +gelosi, quanto lo erano poco della +sicurezza individuale. +</p> + +<p> +I consiglj di una repubblica sono chiamati +intorno ad ogni affare a due distinte +<span class="pagenum"><a id="Page_436"></a>[436]</span> +operazioni, cioè deliberare ed emettere il +voto; lo che risponde a quelle della disputa, +poi del giudizio ne' tribunali. Gl'Italiani +avevano quasi totalmente trascurata la +prima; essi non davano nè guarenzia, nè +solennità alla disputa; pareva che non si +prendessero cura che i consiglieri s'illuminassero +gli uni gli altri colle loro +opinioni, e riducevano tutto lo studio +loro a rendere con un profondo segreto +liberi i suffragi. Ne' consigli parlavasi +assai poco. Il primo magistrato ne faceva +talvolta l'apertura con un discorso di +etichetta, che imparava a memoria, o che +leggeva; talvolta ancora qualche giovane +oratore figuravasi d'imitare gli antichi, +pronunciando un ampolloso sermone, che +veniva piuttosto risguardato come un +pezzo accademico, che come un mezzo +di persuadere; talvolta alla proposizione +fatta dal magistrato teneva dietro una +tumultuaria conversazione in ogni panca; +ma d'ordinario si passava subito ai suffragi +con un profondo silenzio. A Firenze, ogni +consigliere per dare il suo voto, riceveva +fave bianche e nere; a Venezia pallette +di legno; e le urne eran distribuite in +modo che il votante poteva porvi la +mano, senza far conoscere in quale senso +avesse votato. In appresso si contavano i +<span class="pagenum"><a id="Page_437"></a>[437]</span> +suffragj, la di cui semplice maggiorità +non bastava giammai per dare forza di +legge ad una proposizione. Il più delle +volte, perchè si potesse, giusta l'espressione +legale, <i>vincere il partito</i>, rendevasi +necessario di riunire i tre quarti de' suffragj +di cadauno de' diversi corpi che +trovavansi adunati nella stessa sala per +emettere i voti separatamente; a Firenze, +per modo d'esempio, dei priori di buoni +uomini, e dei gonfalonieri di compagnia. +Se in taluno di questi tre corpi il quarto +soltanto dei membri aveva poste nell'urna +delle fave bianche, la legge veniva rigettata. +</p> + +<p> +Affinchè i consiglj siano veramente liberi, +è necessario che la minorità abbia +tutta la libertà di far udire le sue ragioni, +di discutere ampiamente la sua +causa, e di rappresentarla sotto tutti gli +aspetti; ma non è meno essenziale di far +prendere tutte le decisioni colla sola maggiorità +de' suffragj, onde il piccolo numero, +tra consiglieri tutti eguali, e che hanno +tutti la medesima missione, non imponga +al maggior numero. Gl'Italiani astanti +non avevano conosciuti questi due principj; +avevano circondato da tanti pericoli +l'uso della parola, avevano giudicate con +tanta severità le aringhe che pronunciavansi +<span class="pagenum"><a id="Page_438"></a>[438]</span> +innanzi ai consiglj, avevano assoggettati +gli oratori a così pesante risponsabilità, +tanto per mezzo di un pubblico +biasimo, che per clamorosi gastighi, per +qualunque poco misurata frase fosse sfuggita +di bocca all'oratore nel calore della +disputa, che niuno osava entrare in disamina: +e non si era coltivata la sola eloquenza +popolare, quella di parlare improvvisamente, +perchè la minorità non +aveva giammai occasione di motivare la +sua opposizione, di cercare di persuadere +i suoi avversarj, e di trattare apertamente +la propria causa. Ma mentre tutti +opinavano con timore, una taciturna minorità +contrariava co' suoi segreti suffragj +le operazioni del governo, e faceva rigettare +una proposizione, contro la quale +niuno aveva ardito di muovere obbiezioni. +</p> + +<p> +Questa taciturna opposizione, eccitando +un profondo risentimento, fu spesso cagione +della più scandalosa violazione della +libertà dei suffragj. A Firenze si vide più +volte la signoria far ricominciare replicatamente +l'operazione dello scrutinio, +<i>perchè non si era potuto vincere il partito</i>. +Fu veduta minacciare coloro che +darebbero la fava bianca, e fu pure veduta +in qualche circostanza far cadere +sopra di loro le più acerbe pene. Ora +<span class="pagenum"><a id="Page_439"></a>[439]</span> +di qual uso potevano essere i consiglj, +se i consiglieri non avevano libertà? E +quando una costituzione vuole che i suffragj +riuniti de' magistrati possano esprimere +soli una volontà sovrana, qual è la superiore +autorità che possa prescrivere in quale +senso debba manifestarsi questa volontà? +Così addiviene che un primo errore +nella legislazione ne produca degli altri; +così dopo di avere imprudentemente dato +ne' consiglj alla minorità il potere di +legare la maggiorità, si fu poi costretto +più volte a dovere permettere, che l'assenso +di questa minorità si ottenesse colla +violenza. +</p> + +<p> +Dopo di avere brevemente esaminati +tutti i diritti che nell'età presente ci +sembrano i più preziosi, e dopo avere +osservato che sul conto loro le leggi +protettrici non erano migliori nelle repubbliche +italiane che nelle monarchie, +o che anzi erano assolutamente le medesime, +e permettevano che tutti questi +diritti fossero in certe occasioni compressi +o annullati, si accresce la nostra +maraviglia nel contemplare i miracolosi +effetti dello spirito repubblicano; +e ci andiamo ancora interpellando in qual +cosa consistesse adunque quella libertà, +che poteva stare insieme alla più crudele +<span class="pagenum"><a id="Page_440"></a>[440]</span> +tirannia; quella libertà, che veniva difesa +con così eroici sforzi, la di cui privazione +eccitava così amare lagrime, e che +i popoli non perdevano senza perdere ad +un tempo la loro prosperità, la loro gloria, +i loro talenti e le loro virtù. +</p> + +<p> +Ma d'uopo è ricordarsi che nelle repubbliche +i medesimi uomini si presentano +sotto un doppio aspetto e con un +doppio carattere; prima come governati, +poi come governanti. Oggi per valutare +la libertà, cerchiamo in che consista pei +governati; fino al nostro secolo per lo +contrario si cercava in che consistesse pei +governanti; e questa attiva libertà, questa +libertà tutta composta di prerogative sovrane, +che al primo colpo d'occhio sembra +dover contribuire molto meno che non +la sicurezza individuale alla prosperità dei +cittadini, trovasi per lo contrario avere per +essi un incanto che nulla pareggia. Dessa +è una bevanda inebriante, è il nettare +degli Dei: quando un mortale ha potuto +gustarla un sola volta, sdegna ogni umano +nutrimento: ma inoltre trova in sè medesimo +nuove forze, ed una nuova virtù; +la sua natura è del tutto cambiata; e +sedendo a quella mensa, egli sente che +si pareggia agl'immortali. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_441"></a>[441]</span> +Alcuni fondamentali assiomi possono +rappresentare tutto il sistema della libertà +degli antichi tempi; sono questi l'espressione +de' diritti politici della nazione considerata +in corpo, e non di quelli dei +singoli individui nelle loro relazioni colla +nazione. Verun'altra repubblica non professò +forse così apertamente, nè più religiosamente +osservò questi assiomi, quanto +quelle d'Italia ne' secoli di mezzo. +</p> + +<p> +<i>Ogni autorità esercitata sopra il popolo +è emanata dal popolo</i>. Questo primo assioma +de' popoli liberi era risguardato +come fondamentale in tutte le repubbliche +italiane. La sovranità vi era sempre rappresentata +come appartenente al popolo o +al comune; i suoi capi temporarj non prendevano +che il titolo di <i>anziani, signori, +priori del popolo</i> o <i>del comune</i>. Il governo +non veniva mai rinnovato senza invocare +la sovranità del popolo: così a Firenze era +sempre in di lui nome che trasmettevasi, +per mezzo de' suffragj del parlamento, +ad una nuova balìa un'autorità eguale a +quella di tutto il popolo fiorentino. Si dirà +forse che questa non era che una frase +vuota di senso, e che i vocaboli non +sono privilegj; ma questi vocaboli non +erano nè senza effetto, nè senza conseguenze; +inspiravano ad ogni cittadino +<span class="pagenum"><a id="Page_442"></a>[442]</span> +un'alta opinione della sua dignità; lo +trattenevano, qualunque volta potev'essere +tentato di commettere una bassa o indecente +azione; conciliavano al cittadino +nella privata sua condizione i riguardi +ed anche il rispetto di coloro che trovavansi +momentaneamente constituiti in dignità; +perciocchè sapevano i capi del +popolo, che tutta la loro autorità procedeva +da coloro che temporariamente +ubbidivano, e che ella ritornerebbe ai +medesimi; per ultimo, questi stessi vocaboli +di sovranità del popolo, rendevano +la patria cara a tutti i suoi figli; ognuno +sapeva che lo stato gli apparteneva in +quel modo ch'egli medesimo apparteneva +allo stato; ognuno era pronto a tutto arrischiare, +per salvare la cosa più onorata +e più preziosa da lui posseduta, cioè la sua +parte nella sovranità; ognuno conosceva +i doveri che gli erano imposti da così +luminosa prerogativa, da così sacro carattere; +ognuno era disposto a rendersene +degno, anche, se bisognava, col +sagrificio della vita. +</p> + +<p> +<i>L'autorità dei mandatarj del popolo +ritorna al popolo dopo un determinato +tempo; niuno de' mandati del popolo è +irrevocabile</i>. Questo secondo assioma dei +repubblicani italiani loro sembrava, più +<span class="pagenum"><a id="Page_443"></a>[443]</span> +che ogni altra cosa, essere il fondamento +della loro libertà, e l'essenza delle loro repubbliche; +perciò non ammisero giammai +nè autorità, nè magistrature ereditarie, +tranne la prerogativa di cittadino. Ed +ancora quando queste repubbliche degenerarono +più tardi in aristocrazie o in +istrettissime oligarchie, non fu per questo +abbandonato il principio fondamentale +dell'amovibilità di tutte le magistrature. +Non furono già i diritti delegati dal popolo, +che vennero dati a vita, o renduti +ereditarj, ma i diritti del popolo medesimo +che si trovarono concentrati in un +ristrettissimo numero di famiglie, dopo +che si erano spente tutte le altre. La +nuova nobiltà non era che la rappresentazione +degli antichi popolani; e perciò +che risguarda l'antica nobiltà, gl'Italiani, +lungi dal tenere questo titolo come +un diritto esclusivo a governare, non le +perdonavano neppure l'impero ch'essa +esercitava sull'opinione in onta alle leggi; +così spesso esclusero da ogni pubblico +impiego i grandi, renduti troppo formidabili +dalle loro ricchezze e da' loro clienti +nelle campagne. +</p> + +<p> +La repubblica di Venezia era la sola +in cui si vedesse un magistrato, anzi lo +stesso capo dello stato, eletto a vita: e +<span class="pagenum"><a id="Page_444"></a>[444]</span> +per molti rispetti Venezia poteva considerarsi +come una monarchia elettiva; la +sua costituzione, assai più antica che tutte +le altre, ne aveva fatto da principio un +ducato; ma col lungo volgere de' secoli si +erano sempre andate diminuendo le prerogative +del doge per darle alla repubblica. +Una sola volta si volle anche in +Firenze creare un gonfaloniere perpetuo; +ma si era preventivamente indicata l'autorità +che potrebbe deporlo, ed effettivamente +venne deposto dopo dieci anni. +In queste due repubbliche, siccome in +tutte le altre, la durata delle funzioni di +tutti i magistrati era temporaria. +</p> + +<p> +Per altro coll'andare del tempo quasi +tutte le repubbliche italiane ebbero un +capo discendente da una famiglia favorita +da' voti del popolo; ma la costituzione +non riconosceva in questo capo +verun potere ereditario. La confidenza +del popolo trasmetteva al figlio di un +Medici, di un Bentivoglio o di un Baglioni, +l'autorità esercitata da suo padre; +ma tale autorità era rivocabile tosto che +cessava la confidenza del popolo; e verun +cittadino, per potente che si fosse, non era +supposto avere diritti indipendenti da +quelli della repubblica. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_445"></a>[445]</span> +Rispetto alle magistrature, non solo il +mandato del popolo in virtù del quale +si esercivano, era rivocabile, ma era limitato +da brevissimo termine. La suprema +autorità nello stato era poche volte confidata +per più di due mesi; in ragione +della minore importanza dell'impiego, +se ne protraeva alquanto più la durata; +non pertanto, ad eccezione di Venezia, +non eravi pubblica carica che continuasse +più di un anno. +</p> + +<p> +L'esistenza di facoltà irrevocabili in +una repubblica implica una specie di contraddizione. +Come può mai supporsi che +il popolo, dal quale emana l'autorità, +dichiari a' suoi mandatarj che gli autorizza +a conservarla, sia che ne facciano +abuso o no, sia che giustifichino +le speranze dei loro committenti, o sia +che si mostrino indegni della loro confidenza; +sia che l'avanzamento dell'età +li renda più atti alle funzioni che esercitano, +o sia che li renda incapaci di +adempirle? Quindi l'amovibilità di tutte +le cariche è in qualche modo la guarenzia +della costante attività di coloro +che le occupano, e de' continui loro +sforzi per rendersene degni. Ma questo +principio era probabilmente stato spinto +<span class="pagenum"><a id="Page_446"></a>[446]</span> +troppo in là nelle repubbliche italiane, +ed i loro legislatori avevano dimenticato, +che, se importa assai che i magistrati +non rimangano troppo a lungo +in carica, affinchè non diventino meno +attivi, importa egualmente che il loro +regno non sia circoscritto a troppo pochi +giorni, affinchè lo stato non abbia a soffrire +dal tirocinio incessantemente ripetuto +dei nuovi eletti. +</p> + +<p> +Finalmente, <i>chiunque esercita un'autorità +emanata dal popolo è risponsabile +verso il popolo dell'uso che ne fa</i>. Era +precisamente per dare a quest'ultima massima +una più illimitata applicazione, che +si era circoscritta a così breve tempo +la durata di tutte le magistrature. In alcune +affatto moderne costituzioni, si è +trovato il modo di far pesare la risponsabilità +sui ministri, anche in mezzo alle +loro funzioni, senza attaccare l'autorità +da cui emana il loro potere. Nelle repubbliche, +tranne il caso di rivoluzione, +la risponsabilità non viene esercitata sui +magistrati, che dopo la cessazione delle +loro funzioni. Nell'uno e nell'altro sistema, +l'effetto è sempre il medesimo: lo +stato non ha giammai bisogno di affrettare +il supplicio di alcuni grandi colpevoli; +non corre nessun rischio, aspettando +<span class="pagenum"><a id="Page_447"></a>[447]</span> +ch'escano di carica; ma bensì ha +bisogno d'inspirare a tutti i depositarj +del potere un timore salutare; di far loro +sentire che, per quanto grandi si figurino di +essere, per quanto sembrino indipendenti +le loro funzioni, giugnerà sempre l'istante +in cui si troveranno deboli in faccia +ad altri più potenti di loro; in cui dovranno +rendere conto della loro gestione +a chi avrà diritto di chiederlo, ed +in cui non rimarrà impunito verun abuso +del potere, veruna violazione delle leggi +o della libertà del popolo, veruna malversazione. +</p> + +<p> +La distinzione tra la responsabilità del +ministero inglese, che si esercita quando +il ministro è ancora in funzione, e la +responsabilità repubblicana che non comincia +che quando il magistrato è tornato +semplice cittadino, è più apparente +che reale. Non avvi alcun ministero inglese +che non possa, col mezzo di arti +ben note, o almeno collo scioglimento +del parlamento, ritardare per un anno +intero la prova della sua responsabilità. +Ma nel corso di un anno i primi magistrati +della repubblica fiorentina avevano +sei volte deposto il bastone del comando, +sei volte altri nuovi signori, rientrati nel +grado di semplici cittadini, si erano trovati +<span class="pagenum"><a id="Page_448"></a>[448]</span> +soggetti al giudizio di coloro che +potevano chieder conto della loro amministrazione. +</p> + +<p> +Per vie meglio accertare la responsabilità +di tutti gli uomini rivestiti di qualche +potere, tutte le costituzioni repubblicane +d'Italia avevano leggi analoghe +al <i>divieto</i> ed al <i>sindicato</i> de' Fiorentini. Il +<i>divieto</i> era un forzato riposo cui erano ridotti +i magistrati quando uscivano di carica. +Dovevano essi astenersi dalle magistrature +per lo meno tanto tempo, quanto era +stato quello delle loro funzioni, e spesso ancora +per un tempo molto più lungo: rientravano +allora nell'eguaglianza repubblicana; +trovavansi allora soggetti, come tutti +gli altri particolari, all'impero delle leggi, +all'autorità di coloro cui avevano precedentemente +comandato, all'azione dei +tribunali, che loro potevano chiedere +conto della condotta che avevano tenuta. +Il <i>sindicato</i> era una disamina politica, +che teneva dietro alla cessazione dell'impiego +di tutti coloro che avevano avuto +parte in un'amministrazione di danaro, +o nell'autorità giudiziaria; per costoro +la responsabilità non era soltanto eventuale, +ma necessaria; dovevano purgarsi +da ogni sospetto intorno alla passata loro +amministrazione, entro quel determinato +<span class="pagenum"><a id="Page_449"></a>[449]</span> +numero di giorni che seguiva immediatamente +la cessazione delle loro funzioni. +</p> + +<p> +Tutto il sistema della libertà italiana +può risguardarsi come rappresentato da +questi tre assiomi; e secondo lo spirito +de' secoli passati, se si applica ai vocaboli +il loro primitivo significato, non +quello che si è loro dato ne' moderni +tempi, le costituzioni che sono fondate +su questi tre principj erano realmente le +più libere di tutte. Infatti le repubbliche +italiane erano più libere che tutte quelle +della Germania, che le città imperiali ed +anseatiche, che i Cantoni svizzeri, che le +corporazioni delle Province unite, e forse +ancora più che le repubbliche dell'antichità. +Sì le une che le altre non si erano +proposte lo scopo di proteggere i cittadini +contro il governo, ma di creare un governo, +che compiutamente rappresentasse +il popolo, e che fosse in qualche maniera +identico con lui; sì le une come le altre +dopo di averlo costituito, eransi astenute +con una cieca ed illimitata confidenza +dal porre limiti all'esercizio del suo potere. +</p> + +<p> +Ma le costituzioni italiane facevano +derivare tutti i poteri dal popolo, e li facevano +tutti risolvere nella sovranità del +popolo, ben più che quelle di origine +<span class="pagenum"><a id="Page_450"></a>[450]</span> +tedesca. Conoscevano esse più esplicitamente +questa sovranità; esse stabilivano +un'amovibilità di tutti gl'impieghi più +universale, ed una rotazione più rapida; +ed assicuravano assai meglio la responsabilità +de' pubblici funzionarj. La costituzione +di Ginevra era forse la più perfetta, +e la più libera delle costituzioni +svizzere: a Ginevra, i sindaci, primi +magistrati dello stato, duravano un anno, +ma non erano che i presidenti di un +consiglio esecutivo eletto a vita; gli ordini +da loro dati si confondevano con +quelli di questo consiglio, e il sindaco +non era chiamato a veruna responsabilità. +Gli <i>avvieri</i> a Berna, i <i>borgomastri</i> +a Zurigo, i <i>landamanni</i> negli altri cantoni, +trovavansi nella medesima relazione +tra un consiglio inamovibile ed il popolo. +Uscendo di carica dopo un anno, essi +restavano sempre membri di questo consiglio, +che non solo aveva concorso a +tutte le loro misure, e perciò risguardavasi +obbligato a difenderli, ma che era +inoltre depositario di tutta l'autorità giudiziaria +dello stato, che solo aveva il +diritto di condannare il magistrato colpevole, +e che in favor suo e contro al +popolo si trovava nello stesso tempo e +giudice e parte. Tutti i magistrati romani, +<span class="pagenum"><a id="Page_451"></a>[451]</span> +lasciando le loro funzioni, rientravano +egualmente nel senato, e se dovevano +riconoscere un altro giudice fuori +del senato, erano almeno sempre protetti +da questo corpo potente. +</p> + +<p> +Per lo contrario un gonfaloniere ed +un priore di Firenze, di Lucca, di Siena, +di Bologna, o di Perugia, non solo più non +era in carica dopo due mesi, ma dopo un +anno più non trovava nella repubblica un +corpo che fosse ancora composto dei medesimi +individui che formavano il detto corpo +al tempo della sua amministrazione. Il +collegio de' gonfalonieri, quello de' buoni +uomini, il consiglio comune, quello del +popolo, tutto era stato rinnovato; niuno +di loro prendeva interesse pel magistrato +tratto in giudizio, niuno aveva avuto +parte ne' di lui atti arbitrarj, e non si +adoperava per sottrarlo dalle mani della +giustizia. Dopo spirate le sue funzioni, +il primo magistrato della repubblica più +non era in faccia alla legge che un semplice +cittadino. +</p> + +<p> +La responsabilità de' magistrati, la dignità +de' cittadini, l'emulazione di tutte +le classi della nazione, devono essere considerate +come i veri principj della libertà +italiana, e le vere cagioni della prosperità +degli stati repubblicani. Questo è ciò +<span class="pagenum"><a id="Page_452"></a>[452]</span> +che veramente li distingue dagli assoluti +principati che esistevano contemporaneamente +in Italia; ed infatti se si esaminano +i necessarj risultamenti di questi +principj, si vedrà che devono produrre +nelle repubbliche una gran massa di felicità +e più ancora una gran massa di +virtù. +</p> + +<p> +E prima, sebbene l'insieme delle garanzie, +che noi risguardiamo oggi come +costituenti l'essenza della libertà, non +fosse stata ricercata dal legislatore, nè +riclamata dal cittadino, pure questa civile +libertà, questa sicurezza di ogni +individuo, non può essere violata senza +cagionare un male comune. Quindi ogni +magistrato, che sentivasi risponsabile di +qualunque atto d'oppressione, di severità, +o d'ingiustizia, sentivasi trattenuto, +quando le sue passioni avrebbero +potuto strascinarlo, da un sentimento di +timore che non era ragionato. +</p> + +<p> +Il giudice forastiero non riceveva altra +istruzione che quella che gli era data negli +assoluti principati; egli poteva a voglia +sua impiegare a Firenze, come a Milano +o a Napoli, le più crudeli torture per +iscuoprire i delitti, i più spaventosi supplicj +per punirli. Ma a Firenze la sua +autorità spirava dopo un anno, ed in allora +<span class="pagenum"><a id="Page_453"></a>[453]</span> +la sua condotta veniva esaminata da +persone da lui indipendenti, che non +erano a lui legate da alcun partito, e +che per lo contrario, siccome quelle che +battevano la carriera de' pubblici impieghi, +avevano bisogno del pubblico favore. +Se esso giudice aveva esercitate non necessarie +crudeltà, se aveva contro di sè +stesso provocato l'odio del pubblico, non +poteva in verun modo sottrarsi al giudizio +del <i>sindicato</i>. +</p> + +<p> +I primi magistrati, senza essere i giudici +abituali della repubblica, potevano +qualche volta occupare il potere giudiziario; +potevano esercitare un giudizio +statario contro i loro nemici o contro i +loro emuli; potevano violentare gli stessi +consiglj; potevano punire non le sole +azioni, ma le scritture, le parole, e perfino +i pensieri; ma dopo due mesi altri +priori, scelti dal popolo tra una grande +moltitudine di eleggibili, dovevano essere +rivestiti di tutta quell'autorità che i +primi avevano deposta. Questi nuovi +priori potevano essere gli amici, i parenti, +i fratelli di coloro ch'erano stati +vessati, e potevano vendicarsi colle medesime +armi. La costituzione della repubblica +ripeteva sempre ad ogni uomo +<span class="pagenum"><a id="Page_454"></a>[454]</span> +in carica questa massima del Vangelo: +<i>Non giudicate, e non sarete giudicati.</i> +</p> + +<p> +Finalmente non era stabilito verun limite +alla manìa de' regolamenti: la legge +poteva colpire il cittadino in una quantità +di particolari, che non dovrebbero +essere di sua competenza; ma tutti coloro +che concorrevano a fare questa legge, +non ignoravano che altri e non essi +avrebbero l'incarico di farla eseguire, e +che entro poche settimane, o tutt'al più +entro pochi mesi, vi sarebbero ancor essi +subordinati come gli ultimi de' loro concittadini. +Quindi sebbene la civile libertà, +quale l'intendiamo nella presente età, +non fosse nè conosciuta, nè definita, +sebbene non avesse alcuna delle guarenzie +credute più necessarie, dessa era assai +meglio rispettata nelle repubbliche italiane +che in verun altro stato dell'Europa; +ogni cittadino si credeva sicuro in vita +del godimento della sua sostanza e del +suo onore; non temeva che arbitrarie +restrizioni fossero imposte alla sua industria; +ogni sua facoltà aveva un libero +sfogo; tutte le vie che conducono alla +fortuna erano aperte alla sua attività, ai +suoi talenti: e la fiducia nella propria +sicurezza si faceva maggiore, quando confrontava +la protezione che gli dava la repubblica +<span class="pagenum"><a id="Page_455"></a>[455]</span> +col continuo stato di timore e di +dipendenza in cui vivevano i sudditi dei +vicini principi. +</p> + +<p> +Pure la forma repubblicana e quasi +democratica del governo contribuiva +meno alla sicurezza del cittadino, che ai +progressi della sua virtù ed all'intero +perfezionamento della sua anima. Considerando +la libertà come noi facciamo, +pare che si faccia consistere la felicità +nel riposo; gli antichi la riponevano invece +in una costante attività; il desiderio +del cittadino non era in allora quello di +dormire in pace in casa sua, ma di distinguersi +con singolari talenti sulla pubblica +piazza, ne' consiglj, e nelle magistrature, +cui chiamavalo la sorte a vicenda; +voleva conseguire da sè medesimo +tuttociò che la natura gli aveva permesso +di ottenere, compiere con un pubblico +corso la sua educazione come uomo fatto, +e trasmettere a' suoi figli, come eredità, +la gloria che avrebbe acquistata. +</p> + +<p> +Quest'emulazione, che non esiste nei +governi dispotici, che ne' moderni governi +rappresentativi è l'appannaggio soltanto +di un piccolo numero di persone, +nelle repubbliche italiane era comune +all'intera massa del popolo. La rapidità +con cui si rinnovavano tutte le magistrature, +<span class="pagenum"><a id="Page_456"></a>[456]</span> +tutti i consiglj, chiamava a vicenda +in brevissimo spazio di tempo tutti i +cittadini ad esercitare la propria influenza +sulla repubblica. Non eravi un solo individuo, +il quale per soddisfare ai doveri +cui sarebbe bentosto chiamato, non dovesse +fissare la sua opinione sull'esterna +politica di tutta l'Europa, su quella +che si confaceva alla sua patria, sulle +finanze, sull'amministrazione, sulla legislazione +e la giustizia; non eravi un +solo individuo che non dovesse agire +dietro questa propria opinione, che non +potesse essere chiamato a renderne ragione, +e che in appresso non si trovasse +risponsabile di ciò che dessa gli avrebbe +fatto fare. +</p> + +<p> +Se dobbiamo risguardare come il migliore +de' governi quello che procura a +tutti i cittadini maggiori godimenti e felicità, +sarà giusto di tener conto del continuo +divertimento di una nazione; poichè, +a non dubitarne, il governo che le procura +quest'aggradevole occupazione dello +spirito, contribuisce assai più alla sua +felicità, che quello che le procurerebbe +tutti i piaceri fisici. Sotto questo punto di +vista non si può dubitare che una nazione, +i di cui cittadini tutti hanno lo spirito +sempre svegliato, sempre occupato, e +<span class="pagenum"><a id="Page_457"></a>[457]</span> +rinnovato da idee variate, profonde, ed +ingegnose, non trovi in questo solo esercizio +un continuo piacere; piacere che +non potrebbero farle gustare nè le meccaniche +occupazioni cui sarebbero soltanto +addette tutte le classi inferiori se non +fossero libere, nè i grossolani sollievi che +le offrirebbero i diletti de' sensi dopo +il lavoro. Non eravi minore diversità tra +i piaceri cui poteva aspirare un cittadino +fiorentino, e quelli cui doveva +limitarsi un gentiluomo napolitano, di +quella che può esservi tra i piaceri del +filosofo o del letterato, e quelli dell'operajo. +La felicità e la sventura sono +proprie di tutte le umane condizioni, e +forse la loro somma è abbastanza egualmente +compensata; ma la felicità dell'uomo +che ha coltivato il suo spirito ed +il suo cuore e sviluppate tutte le sue +facoltà, è più conforme alla dignità della +nostra natura, ed in pari tempo più nobile +e più dolce: e quando si è gustata +una sola volta, più non si vorrebbe farne +cambio con quella che è frutto soltanto +del riposo e dei materiali piaceri. +</p> + +<p> +Pure non è il divertimento, parte così +essenziale della felicità, non è la felicità +medesima, che debbano essere lo scopo +della nostra vita, o quello del governo; +<span class="pagenum"><a id="Page_458"></a>[458]</span> +ma sibbene il perfezionamento dell'uomo. +Spetta al governo il dare compimento alla +destinazione che l'umana natura ha ricevuta +dalla provvidenza; e può credersi che +abbia conseguito il suo scopo, quel governo +che quando ha proporzionalmente +sollevato un maggior numero di cittadini +alla più alta dignità morale di cui sia suscettibile +l'umana natura. Ora, nella storia +del mondo intero, forse nulla ci dà l'idea +di una maggiore propagazione di lumi, +di ragionevolezza, di cognizioni politiche +morali ed amministrative, di coraggio +civile, di prontezza e giustezza di spirito, +quanto lo spettacolo che presenta +Firenze, quando, fra ottantamila abitanti +che conteneva questa città, due in tre +mila cittadini occupavano con un rapido +giro tutte le principali cariche dello +stato, e dirigevano il loro governo con +tanta saviezza, con tanta dignità, con +tanta fermezza, che gli davano, tra gli +stati dell'Europa, un posto infinitamente +superiore alla misura della sua popolazione +e delle sue ricchezze. La signoria, +rinnovata dalla sorte ogni due +mesi, sopra una lista composta di mercanti +e di artigiani chiamati ad entrare +sei volte all'anno ne' segreti della politica, +dava ai consiglj de' re ed ai senati +<span class="pagenum"><a id="Page_459"></a>[459]</span> +delle aristocrazie lezioni di prudenza e +di giustizia, che questi sarebbero stati +felici di poter seguire. +</p> + +<p> +Il più potente mezzo d'incoraggiare i +progressi dello spirito, è senza dubbio +quello di far gustare i piaceri ch'essi procurano. +Niuno di coloro che potevano +associare alle domestiche loro occupazioni, +ai loro meccanici lavori, le alte meditazioni +che richiede l'esercizio della sovranità, +si privava di questo piacere: +perciò quanto la posterità di questi medesimi +uomini è notabile per la sua non +curanza intorno a tutto ciò che trovasi +fuori della ristrettissima periferia de' suoi +interessi del giorno, altrettanto i repubblicani +fiorentini erano animati da una insaziabile +avidità d'imparare. Non eravi veruna +cognizione, per quanto lontana fosse +dal domestico loro stato, che non potesse +trovare la sua applicazione nella pratica +del governo. Giammai l'oscurità della +loro condizione rendeva impossibile che +la loro patria facesse uso delle loro cognizioni; +e se in allora facevasi manifesta +la loro ignoranza, essi venivano messi in ridicolo, +o svergognati dai loro concittadini. +</p> + +<p> +Mentre che il punto d'onore ed il timore +del biasimo gli spingevano costantemente +verso la scienza, verso la virtù, +<span class="pagenum"><a id="Page_460"></a>[460]</span> +e verso il morale sviluppo di tutte le +loro facoltà; l'insieme della loro esistenza +era pubblico: e soltanto coll'acquistare la +stima de' loro concittadini, potevano altresì +sperare di ottenerne i suffragj. Qualunque +volta si procedeva ad uno scrutinio +generale e si rinnovavano tutte le +borse della signoria, non era un solo cittadino +nello stato la di cui pubblica o privata +condotta, le di cui virtù ed i politici +talenti, le di cui maniere, la di cui capacità +non diventassero oggetto dell'osservazione +di tutti. Una certa quale censura +era in allora esercitata dalla pubblica +opinione sul complesso della vita d'ogni +membro dello stato; e non eravi alcun +uomo, nel quale il timore del biasimo +o la speranza degli onori, non risvegliassero +que' virtuosi sentimenti, che senza +questo stimolo sarebbero facilmente rimasti +assopiti nel fondo del suo cuore. +</p> + +<p> +Tale era il sistema dell'antica libertà, +ed in particolare della libertà italiana; +sistema tanto diverso da quello adottato +ai nostri giorni, che appena coloro che +tengono dietro al primo possono intendere +l'altro. Noi siamo oggi arrivati ad +una dottrina più filosofica intorno all'essenza +del governo, a principj più applicabili +ad ogni specie di costituzione. Ma +<span class="pagenum"><a id="Page_461"></a>[461]</span> +sebbene il sistema degli antichi fosse affatto +diverso dal nostro, sebbene non +desse le molte guarenzie che noi a tutta +ragione risguardiamo come essenziali alla +sicurezza de' cittadini, conteneva però +il germe di più grandi cose, e doveva +produrre degli uomini che i nostri governi +meglio costituiti forse non produrranno +giammai. La libertà degli antichi, +siccome la loro filosofia, aveva per iscopo +la virtù; la libertà de' moderni, siccome +la loro filosofia, non si propone che la +felicità. +</p> + +<p> +La migliore lezione che possa ricavarsi +dal confronto di questi sistemi, sarebbe +d'imparare a combinarli assieme. Invece +di escludersi a vicenda, essi sono fatti per +darsi vicendevolmente la mano. Una delle +specie di libertà pare sempre essere la +più breve via e la più sicura per giugnere +all'altra. Oramai il legislatore più +non deve perdere di vista la sicurezza +de' cittadini, e le guarenzie che i moderni +hanno ridotte in sistema; ma deve altresì +ricordarsi che d'uopo è cercare il maggiore +sviluppo morale. La sua opera non è compiuta, +quando è giunto a rendere il popolo +solamente tranquillo: e quando ancora +questo popolo è contento, e felice, può +rimanere ciò nulla meno qualche cosa da +<span class="pagenum"><a id="Page_462"></a>[462]</span> +farsi al legislatore, perchè il suo assunto +lo obbliga a terminare la morale educazione +dei cittadini. Moltiplicando i loro +diritti, chiamandoli a parte della sovranità, +accrescendo il loro interessamento +per la cosa pubblica, loro insegnerà a +conoscere i proprj doveri, ed instillerà +loro in pari tempo il desiderio e la facoltà +di adempierli. +</p> +</div> + +<div class="chapter"> +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_463"></a>[463]</span> +</p> + +<h2> +CAPITOLO CXXVII. +</h2> + +<div class="blockquote"> +<p> +<i>Quali sono le cause che mutarono il +carattere degl'Italiani dopo essere state +ridotte in servitù le loro repubbliche.</i> +</p> +</div> + +<p> +Nel leggere la storia degl'Italiani del +quindicesimo e sedicesimo secolo, trovando +ad ogni tratto nomi di famiglie, +di città, di villaggi tuttavia esistenti, +trovando che il linguaggio non +è mutato, che la natura è ancora la medesima, +rapportiamo sempre, involontariamente +e per così dire senz'avvedercene, +ciò che conosciamo de' moderni Italiani +a quelli di cui studiamo le azioni; +suppliamo per mezzo del confronto a ciò +che manca nel quadro istorico, e ci persuadiamo +di esserci formata un'idea tanto +più esatta de' tempi passati, quanto meglio +conosciamo i tempi attuali. Pure +questo stesso confronto risveglia una +certa quale incredulità che costantemente +accompagna il lettore; la di lui diffidenza +sta sempre in guardia contro tutte +le narrazioni di cose grandi ed eroiche, +ed il severo giudizio che diedero le altre +nazioni intorno ai moderni Italiani, +viene dal pregiudizio esteso fino a coloro, +<span class="pagenum"><a id="Page_464"></a>[464]</span> +ai quali deve l'Europa il rinnovamento +della civilizzazione. +</p> + +<p> +E per ispirare confidenza nelle antiche +virtù, e per ottenere indulgenza a favore +dei deboli moderni, è conveniente e giusto +di mostrare per quali potenti cagioni +si mutò il carattere degl'Italiani; in qual +modo dalla prima infanzia fino all'estrema +vecchiaja si fanno loro bevere corrompitori +veleni; con quanta cura venne distrutta +la loro energia, la loro vivacità condannata +all'ozio, umiliata la loro fierezza, +e corrotta la loro sincerità. Una profonda +compassione per una nazione così riccamente +dotata dalla natura, così crudelmente +depravata dagli uomini, dev'essere +il risultato di quest'esame. Rimontando +all'esterna cagione che innestò in +essa tutti questi difetti, si rimane facilmente +convinto, che non sono inerenti +alla di lei natura; e si è più disposto +a saperle buon grado di tutte le qualità +che tuttavia le rimangono, e di tutte le +virtù che potè sottrarre alla perniciosa +influenza sotto la quale viene educata. +Fra quanti vizj noi osserveremo nelle +istituzioni della moderna Italia, non avvene +un solo che non faccia in certo +modo l'apologia degl'Italiani. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_465"></a>[465]</span> +Il sole dell'Italia non è meno caldo, nè +la terra meno fertile, che per lo innanzi; le +svariate viste degli Appennini sono egualmente +ridenti, i suoi fianchi egualmente +sparsi di abbondanti acque, egualmente +coperti da una rigogliosa e magnifica vegetazione. +Tutti gli animali, indivisibili compagni +dell'uomo, conservano la pristina loro +bellezza, e le loro abitudini; l'uomo stesso, +nascendo in questa terra tanto favorita +dal cielo, riceve ancora la stessa vivace +e pronta immaginazione, la stessa suscettibilità +di passionate impressioni, la stessa +attitudine di spirito per colpir tutto, per +imparar tutto nello stesso tempo. Pure il +solo uomo è mutato, perchè l'organizzazione +sociale lo riceve dalle mani della +natura e lo modifica, la sua potenza lo +investe nello stesso tempo da ogni lato, +e le quattro istituzioni che hanno un'influenza +più universalmente estesa, la +religione, l'educazione, la legislazione +ed il punto d'onore, si combinano per +agire contemporaneamente sopra tutti gli +abitanti. +</p> + +<p> +Di tutte le forze morali cui l'uomo +va soggetto, quella che può fargli maggior +bene o maggior male, è la religione. +Tutte le opinioni che si riferiscono ad +interessi superiori a quelli di questo mondo, +<span class="pagenum"><a id="Page_466"></a>[466]</span> +tutte le credenze, tutte le sette esercitano +sui sensi morali e sul carattere +umano una prodigiosa influenza. Niuna +per altro penetra più avanti nel cuore +dell'uomo quanto la religione cattolica, +perchè niun'altra è così gagliardamente +costituita, niuna si è così compiutamente +assoggettata la filosofia morale, niuna ridusse +in più stretta servitù le coscienze, +niuna instituì, com'essa fece, il tribunale +della confessione, che riduce tutti i credenti +nella più assoluta dipendenza del +suo clero, niuna ha ministri più indipendenti +da ogni spirito di famiglia, e +perciò più intimamente uniti dall'interesse +e dallo spirito di corporazione. +</p> + +<p> +L'unità della fede, che non può essere +che il risultamento di un'assoluta servitù +della ragione alla credenza, e che conseguentemente +non trovasi presso verun'altra +religione in così eminente grado +come nella cattolica, obbliga tutti i membri +di questa chiesa a ricevere i medesimi +dommi, ad assoggettarsi alle stesse decisioni, +ad uniformarsi a' medesimi insegnamenti. +Non pertanto l'influenza della +religione cattolica non è eguale in tutt'i +tempi ed in tutti i luoghi; ella operò +diversamente assai in Francia ed in Germania, +da quello che fece in Italia e nella +<span class="pagenum"><a id="Page_467"></a>[467]</span> +Spagna; anche la di lei influenza non +fu pure sempre uniforme in questi ultimi +paesi; ella variò press'a poco all'epoca +del regno di Carlo V, che corrisponde, +rispetto all'Italia, alla distruzione +delle repubbliche de' secoli di mezzo. +Le osservazioni che saremo chiamati a +fare intorno alla religione dell'Italia, o +della Spagna, ne' tre ultimi secoli, non +devonsi applicare a tutta la chiesa cattolica<a class="tag" id="tag367" href="#note367">[367]</a>. +</p> + +<p> +Siamo qui ridotti ad accennare soltanto +la rivoluzione che si operò nella +chiesa romana verso la metà del sedicesimo +secolo: perchè abbisognerebbero discussioni +troppo lunghe ed estranee al nostro +soggetto, per farne tutta comprendere +l'estensione. I papi Paolo IV, Pio IV, +Pio V, e Gregorio XIII, furono quelli +che operarono tale rivoluzione; il loro +spirito persecutore cambiò del tutto lo +<span class="pagenum"><a id="Page_468"></a>[468]</span> +spirito della corte di Roma e quello della +chiesa italiana; e nello stesso tempo il +concilio di Trento sostituì la più gagliarda +e più imponente <i>organizzazione</i> +al legame spesso rilasciato che univa i +principi della Chiesa colla numerosa loro +milizia. Fino a quell'epoca, avevano i +papi contratta una specie d'alleanza coi +popoli contro i sovrani; non avevano fatte +conquiste che a danno de' re; dovevano +il loro innalzamento e tutti i loro mezzi +di resistenza al potere dello spirito opposto +alla forza brutale, e più ancora per +politica che per gratitudine si erano +creduti obbligati di sviluppare questo +potere dello spirito. Essi avevano fatto +nascere, essi dirigevano, e chiamavano +in loro ajuto la pubblica opinione; proteggevano +le lettere e la filosofia, ed +inoltre permettevano, con una tal quale +liberalità, a' filosofi ed a' poeti di deviare +dall'angusta linea dell'ortodossia; +per ultimo fomentavano lo spirito di libertà, +e proteggevano le repubbliche. +Ma quando una metà della chiesa, seguendo +le insegne della riforma, scosse +il loro giogo, e ritorse contro di loro +que' lumi della filosofia ch'essi avevano +lasciato risplendere, allora un terrore +profondo, incusso loro da questo spirito +<span class="pagenum"><a id="Page_469"></a>[469]</span> +medesimo di libertà che avevano incoraggiato, +da questa pubblica opinione che fuggiva +loro di mano e diventava possente di +per sè sola, li determinò a cambiare tutta +la loro politica. Invece di mantenersi alla +testa dell'opposizione contro i monarchi, +sentirono il bisogno di fare causa comune +con loro, onde contenere avversarj più +formidabili de' sovrani. Contrassero perciò +la più stretta alleanza con questi, e particolarmente +con Filippo II, il più dispotico +di tutti; e d'allora in poi ad altro +non pensarono che a comprimere le +coscienze, ed a ridurre in ischiavitù lo +spirito umano: infatti gli posero un +cotal giogo, che gli uomini non avevano +mai portato. +</p> + +<p> +Si disse più volte ne' paesi protestanti, +che la riforma era riuscita utile anche +alla Chiesa romana; nè quest'osservazione +si scosta affatto dal vero. In Francia, +in Germania, ed in tutti i paesi in +cui le due comunioni trovansi in faccia +l'una all'altra, l'esempio e la rivalità +del culto contribuiscono a renderle ambedue +migliori<a class="tag" id="tag368" href="#note368">[368]</a>. Cadauno evitò di dare +<span class="pagenum"><a id="Page_470"></a>[470]</span> +all'altra occasione di redarguirla o di +accusarla; e l'alto clero della corte di +Roma partecipò in un'altra maniera a +questa riforma. Una grandissima mutazione +ne' suoi costumi, un grande accrescimento +di fervore nel suo zelo, illustrarono +il nuovo periodo che comincia +col concilio di Trento. Dopo quest'epoca, +la corte romana cessò di essere una pietra +di scandalo. I papi ed i cardinali furono +d'allora in poi sempre sinceramente +e costantemente animati dallo spirito della +loro religione. La loro autorità crebbe a +dismisura ne' paesi da' quali poterono tenere +affatto lontana la riforma: ma la +conseguenza di tale autorità, e dello zelo +cui andava debitrice, non furono per +avventura apprezzate pel giusto loro valore. +</p> + +<p> +Esiste a non dubitarne un'intima unione +tra la religione e la morale, ed ogni uomo +dabbene dev'essere convinto che il più +nobile tributo che la creatura possa dare +al Creatore, si è quello di avvicinarsi +a lui colle sue virtù. Però la filosofia +morale è una scienza assolutamente +distinta dalla teologia<a class="tag" id="tag369" href="#note369">[369]</a>: ha le sue +<span class="pagenum"><a id="Page_471"></a>[471]</span> +leggi nella ragione e nella coscienza; porta +con sè il proprio convincimento, e dopo +avere dato uno sviluppo allo spirito colla +indagine de' suoi principj, soddisfa il +cuore colla scoperta di ciò che è veramente +bello, giusto e conveniente. La +Chiesa si rese padrona della morale, +siccome di cosa di sua pertinenza; sostituì +l'autorità de' suoi decreti, e le decisioni +de' padri a' lumi della ragione e della +coscienza, lo studio de' casisti a quello +della filosofia morale, e così mise in luogo +del più nobile esercizio dello spirito una +servile abitudine. +</p> + +<p> +La morale, del tutto snaturata tra le +mani de' casisti, diventò straniera non +meno al cuore che alla ragione: perdette +di vista i mali che ogni nostro fallo poteva +arrecare a qualche creatura, per +non avere altre leggi che le supposte volontà +del Creatore; rigettò la base che +le aveva data la natura nel cuore di +tutti gli uomini, per formarsene una affatto +arbitraria. La distinzione de' peccati +mortali da' veniali cancellò quella che +trovavamo noi stessi nella nostra coscienza +tra le offese più gravi e le più perdonabili: +e si videro disposti gli uni a canto agli +altri i delitti che ispirano il più profondo +orrore, co' falli che la nostra debolezza +è appena capace d'evitare. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_472"></a>[472]</span> +I casisti presentarono all'esecrazione +degli uomini, nel primo ordine tra i più +colpevoli, gli eretici, gli scismatici, i bestemmiatori. +Talvolta riuscirono a risvegliare +contro di loro l'odio il più violento, +e quest'odio era più criminoso che l'errore +che lo aveva eccitato: altre volte +non poterono trionfare della compassionevole +ragione del popolo, il quale non +iscorgeva in questi grandi colpevoli che +uomini strascinati dall'ignoranza, dall'errore, +o da irriflessa abitudine. Nell'un +caso e nell'altro, il salutare orrore che +deve ispirare il delitto fu considerabilmente +diminuito; l'assassino, l'avvelenatore, +il parricida, vennero associati ad +uomini che si conciliavano un involontario +rispetto. Le buone azioni degli eretici +accostumarono a dubitare della virtù +medesima; la loro dannazione fece risguardare +la riprovazione come una sorta +di fatalità; ed il numero de' colpevoli si +andò talmente moltiplicando, che l'innocenza +parve quasi impossibile<a class="tag" id="tag370" href="#note370">[370]</a>. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_473"></a>[473]</span> +</p> + +<p> +La dottrina della penitenza sovvertì vie +maggiormente la morale di già confusa dall'arbitraria +distinzione de' peccati. Era senza +dubbio una consolante promessa quella +del perdono del cielo pel ritorno alla virtù, +e quest'opinione è tanto conforme a' bisogni +ed alle debolezze dell'uomo, che +formò parte di tutte le religioni. Ma i casisti +avevano snaturata questa dottrina, +imponendo precise forme alla penitenza, +alla confessione ed all'assoluzione<a class="tag" id="tag371" href="#note371">[371]</a>. +Un solo atto di fede e di fervore fu dichiarato +bastante per cancellare una lunga +lista di delitti. La virtù, invece di essere +lo scopo costante di tutta la vita, più non +fu che un conto da liquidarsi in punto +di morte. Più non vi fu un peccatore +così accecato dalle sue passioni, che non +progettasse di dare, prima di morire, +alcuni giorni alla cura della sua salvezza, +e che sedotto da tale confidenza non rallentasse +la briglia alle sue sregolate inclinazioni. +I casisti avevano oltrepassato +il loro scopo col fomentare tanta confidenza, +<span class="pagenum"><a id="Page_474"></a>[474]</span> +ed invano predicarono poi contro +il <i>ritardo della conversione</i>: erano essi soli +i creatori di questo sregolamento dello +spirito, sconosciuto agli antichi moralisti; +si era presa l'abitudine di non considerare +che la morte del peccatore, e non +la sua vita, e quest'abitudine diventò +universale. +</p> + +<p> +La funesta influenza di tale dottrina +si rende in Italia oltremodo sensibile, qualunque +volta viene condotto al patibolo +qualche grande delinquente. La solennità +del giudizio e la certezza della pena colpiscono +sempre il più ostinato di terrore, +poscia di pentimento. Veruno incendiario, +veruno assassino, veruno avvelenatore, +viene tratto al patibolo senza avere fatta, +con profonda compunzione, una buona +confessione, e senza fare in seguito una +buona morte: il confessore dichiara la sua +vera fede, dichiara che l'anima del penitente +ha di già presa la via del cielo; +ed il popolo sciocco si contrasta a' piè +del patibolo le reliquie del nuovo santo, +del nuovo martire, i di cui delitti l'avevano +forse per più anni compreso di +spavento. +</p> + +<p> +Nulla dirò dello scandaloso traffico delle +indulgenze, e del vergognoso prezzo che +si pagava da' penitenti per ottenere l'assoluzione +<span class="pagenum"><a id="Page_475"></a>[475]</span> +del prete. Il concilio di Trento +si prese il pensiero di minorarne l'abuso; +per altro anche presentemente il prete +riconosce il suo sostentamento da' peccati +e da' terrori del popolo; il peccatore +moribondo versa con mano prodiga +in messe ed in rosarj il danaro spesse +volte raccolto con iniqui mezzi; fa tacere +a prezzo d'oro la sua coscienza, e si +forma agli occhi degli ignoranti un concetto +di pietà<a class="tag" id="tag372" href="#note372">[372]</a>. Ma si risguardarono le +indulgenze gratuite, quelle che in forza +delle concessioni pontificie si ottenevano +con qualche esteriore atto di pietà, come +meno abusive; ad ogni modo non si saprebbe +conciliarne l'esistenza con verun +principio di moralità. Quando vedonsi, +per modo d'esempio, promessi dugento +giorni d'indulgenza per ogni bacio fatto +alla croce posta in mezzo al Coliseo, +quando si vedono in tutte le chiese d'Italia +tante indulgenze plenarie che si guadagnano +con tanta facilità, come mai +conciliare o la giustizia di Dio o la sua +misericordia col perdono accordato a così +<span class="pagenum"><a id="Page_476"></a>[476]</span> +debole penitenza, o co' gastighi riservati +a colui che non trovasi a portata di guadagnarle +per così facile strada? +</p> + +<p> +Il potere attribuito al pentimento, alle +cerimonie religiose, alle indulgenze, tutto +si era riunito per persuadere al popolo, +che l'eterna salute o l'eterna dannazione +dipendevano dall'assoluzione del sacerdote; +e fu forse questo il più funesto colpo +dato alla morale. L'accidente e non la +virtù fu così chiamato a decidere dell'eterna +sorte dell'anima del moribondo. +L'uomo della più specchiata virtù, quello +la di cui vita era stata la più pura, poteva +essere sorpreso da subita morte nell'istante +in cui la collera, il dolore, o la sorpresa, +gli avevano strappato di bocca uno di +que' profani vocaboli, che l'abitudine ha +renduti così comuni, ma che, giusta le +decisioni della Chiesa, non possono pronunciarsi +senza cadere in peccato mortale; +allora eterna doveva essere la dannazione +di costui, perchè non si era trovato presente +un sacerdote per accettare la di lui penitenza +ed aprirgli le porte del paradiso. +Il più scellerato di tutti gli uomini, coperto +d'ogni delitto, poteva per lo contrario +provare uno di que' momentanei +ravvicinamenti alla virtù, che non sono +sconosciuti a' cuori più depravati; poteva +<span class="pagenum"><a id="Page_477"></a>[477]</span> +fare una buona confessione, una buona +comunione, una buona morte, ed assicurarsi +il paradiso. +</p> + +<p> +Così la morale fu interamente pervertita, +ed i lumi naturali, quelli della ragione +e della coscienza, che giovano a +distinguere l'uomo dabbene dal malvagio, +furono costantemente contraddetti dalle +decisioni de' teologi, i quali dichiaravano +dannato il primo, che una funesta vicenda +aveva precipitato in un irremissibile +errore, e beato l'altro, che, toccato +dalla grazia, aveva offerto un efficace pentimento<a class="tag" id="tag373" href="#note373">[373]</a>. +</p> + +<p> +Nè la cosa si ristrinse entro questi confini: +la Chiesa collocò i suoi comandamenti +a canto alla gran tavola delle virtù +e de' vizj, il di cui conoscimento fu stampato +nel nostro cuore. Essa non gli spalleggiò +con una sanzione tanto formidabile +quanto quelli della divinità, e non fece +dipendere dalla loro esecuzione l'eterna +salute; ma diede loro una forza che mai +non ottennero le leggi della morale. L'omicida, +ancora tutto lordo dei sangue poco +<span class="pagenum"><a id="Page_478"></a>[478]</span> +anzi versato, mangia di magro divotamente +anche nell'atto che sta meditando un +altro assassinio; la prostituta colloca presso +al suo letto un'immagine della Vergine, +innanzi alla quale recita divotamente il +suo rosario; il sacerdote, convinto di avere +giurato il falso, non caderà giammai nell'inavvertenza +di bere un bicchiere d'acqua +prima di dire la messa: perciocchè quanto +più un uomo vizioso fu severo osservatore +de' precetti della Chiesa, tanto più +si sente nel suo cuore dispensato dall'osservanza +di quella celeste morale, cui +sarebbe d'uopo sagrificare le sue depravate +inclinazioni. +</p> + +<p> +Pure la vera morale non lasciò mai +di essere l'argomento de' sermoni della +Chiesa; ma l'interesse sacerdotale corruppe +nella moderna Italia tutto quello +che toccò. L'amore del prossimo è il +fondamento delle virtù sociali; il casista, +riducendolo a precetto, dichiarò che si +peccava col dir male del prossimo; ma +con ciò venne a proibire a tutti il +pronunciare quella giusta opinione che +deve separare la virtù dal vizio, e soffocò +la voce della verità; così, accostumando +a far sì che i vocaboli non +esprimano il pensiero, altro non fece +che accrescere la segreta diffidenza di +<span class="pagenum"><a id="Page_479"></a>[479]</span> +ogni uomo rispetto a tutti gli altri. La +carità è la virtù per eccellenza del Vangelo; +ma il casista insegnò a dare al +povero pel vantaggio della propria anima, +e non per soccorrere il suo simile; rendette +comune l'elemosine indistinte che +incoraggiarono il vizio e l'infingardaggine; +ed all'ultimo deviò a beneficio del monaco +mendicante i principali fondi della +pubblica carità. La sobrietà e la continenza +sono virtù domestiche che conservano +le facoltà degl'individui, e mantengono +la pace delle famiglie: il casista +vi sostituì i cibi detti magri, i digiuni, +le vigilie, i voti di virginità e di castità, +ed a lato a queste monacali virtù potevano +radicarsi nel cuore la gola e l'impudicizia. +La modestia è la più amabile +qualità dell'uomo posto in qualche elevata +carica; ma la modestia non esclude +un certo qual giusto orgoglio, che lo sostiene +contro le proprie debolezze, e lo +consola nelle traversie; il casista vi sostituì +l'umiltà, la quale si associa al più +insultante disprezzo delle altre persone. +</p> + +<p> +Tale è l'inesplicabile confusione entro +la quale i dottori dommatici gettarono +la morale, e se ne resero esclusivamente +arbitri; così, assistiti dall'autorità civile ed +ecclesiastica, proscrissero ogn'indagine +<span class="pagenum"><a id="Page_480"></a>[480]</span> +filosofica tendente a stabilire le regole +della probità sopra altre basi che le loro, +ogni disamina di principj, ogni richiamo +all'umana ragione. E non contenti di +rendere la morale una particolare loro +scienza, ne fecero un segreto, depositandola +interamente nelle mani de' confessori +e de' direttori delle coscienze. Lo +scrupoloso cristiano deve, in Italia, rinunciare +alla più bella facoltà dell'uomo, +quella di studiare e di conoscere il proprio +dovere; gli si raccomanda di scacciare +ogni pensiero che potesse fargli smarrire +la via da loro additata, e l'orgoglio +umano capace di sedurlo; e qualunque +volta s'abbatte in qualche dubbiezza, +qualunque volta si trova in qualche difficoltà, +deve ricorrere alla sua guida +spirituale. Con ciò la prova delle avversità, +così propria ad innalzare l'uomo, +lo rende sempre più schiavo; e quegli +ancora che fu veracemente e puramente +virtuoso, non saprebbe rendersi conto +delle regole che si è egli stesso imposte<a class="tag" id="tag374" href="#note374">[374]</a>. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_481"></a>[481]</span> +</p> + +<p> +Sarebbe quindi impossibile il dire quanto +in Italia riuscisse perniciosa alla morale +l'istruzione religiosa<a class="tag" id="tag375" href="#note375">[375]</a>. Non avvi +in Europa verun altro popolo più costantemente +addetto alle sue pratiche religiose, +e che vi sia più universalmente fedele; +pure non ve n'ha alcuno che osservi meno +i doveri e le virtù di questo cristianesimo +cui mostrasi tanto attaccato. Gl'Italiani imparano +non già ad ubbidire alla propria coscienza, +ma a deluderla; tutti pongono in +salvo le loro passioni, col beneficio delle +indulgenze, con mentali riserve, con progetti +di penitenza, e colla speranza di +una vicina assoluzione; e ben lungi che +la probità vi sia guarentita dal più caldo +fervore religioso, quanto più un uomo +si mostra scrupoloso nelle sue pratiche +di divozione, tanto più si deve a ragione +diffidare di lui. +</p> + +<p> +Tra le forze morali che agiscono sopra +la società l'educazione è la seconda +<span class="pagenum"><a id="Page_482"></a>[482]</span> +in potenza. Coloro ch'essa ha posti in su +la via della virtù possono ancora essere +traviati nel corso della loro vita; coloro +che furono dall'educazione depravati, possono +tuttavia essere ricondotti sul sentiere +della virtù e del dovere. Ma la religione +stende la sua influenza o benefica o funesta +su tutto il corso della vita; trova +appoggio nell'immaginazione della gioventù, +nell'esaltata tenerezza di un sesso più +debole, e ne' terrori dell'età avanzata: +segue l'uomo fino ne' suoi più reconditi +pensieri, e lo raggiugne anche quand'egli si +è sottratto ad ogni umano potere. Pure è +così grande la reciproca influenza dell'educazione +sulla religione, e della religione +sull'educazione, che appena possono +separarsi queste due informatrici +cagioni de' caratteri nazionali. +</p> + +<p> +Infatti l'educazione mutossi in Italia, +quando si mutò la religione. Quando alcuni +papi, guidati soltanto dal fanatismo, +vennero sostituiti a coloro che non avevano +dato retta che all'ambizione, l'educazione +fu affidata a nuove mani. I due +nuovi ordini de' Gesuiti, e de' Scolopj, +s'impadronirono di tutti i collegj; e si +vide tutt'ad un tratto e dovunque assolutamente +cessare quell'ammaestramento +indipendente dato a migliaja di scolari +<span class="pagenum"><a id="Page_483"></a>[483]</span> +da' celebri filologi, i Guarini, gli Aurispa, +i Filelfi, i Pomponio Leto ec. Questa +così numerosa classe di precettori, +che diedero un così rapido movimento +allo studio della letteratura nel quindicesimo +secolo e nel principio del sedicesimo, +non aveva forse seguita una filosofia +affatto scevra da errori, nè aveva +avuti troppo liberali opinioni; ma ciascheduno +di loro era indipendente; ognuno +era spalleggiato dalla propria riputazione; +la di lui scuola rivalizzava con tutte le +altre; ed egli cercava, spinto da gelosia verso +i suoi emuli, di scoprire o di abbracciare +un nuovo sistema. Egli adoperava +tutta la forza del suo spirito, e tutte risvegliava +le facoltà de' suoi scolari, appellandosi +sempre della sua parziale dottrina +all'esame ed al giudizio del pensiere, +unica autorità che potesse decidere +tra professori tutti eguali. I monaci, che +presero il posto di questi uomini tanto +attivi, vennero strettamente legati ad una +corporazione. Senza prendersi cura del +buono o cattivo esito delle loro scuole, +che non poteva alterare il loro voto di +povertà, ed unicamente intenti a quello +del loro ordine, tutto riferivano alla disciplina +che avevano ricevuta, tutto assoggettavano +all'autorità spirituale, in +<span class="pagenum"><a id="Page_484"></a>[484]</span> +nome della quale parlavano, denunciando +il richiamo all'umana ragione come una +ribellione contro le loro dottrine immediatamente +emanate dalla divinità. +</p> + +<p> +Nelle scuole di cotali nuovi istitutori +cessò bentosto ogni sforzo dello spirito. +Permisero bensì a' loro discepoli di giugnere +a quelle cognizioni di già acquistate, +ch'essi non giudicarono pericolose; +ma loro vietarono l'esercizio delle facoltà +che avrebbero potuto farne loro acquistare +di nuove. Ogni filosofia venne subordinata +alla regnante teologia; e rispetto +a tutti gli altri sistemi, tutt'al più si +presero da loro gli argomenti co' quali +si potevano confutare. Ogni morale venne +assoggettata alle decisioni della Chiesa e +de' casisti, e più non si permise di ricercare +nel cuore que' principj che dall'autorità +erano di già stati giudicati. +Ogni politica si modellò sull'interesse +del governo dominante, ed ogni elevato +pensiero venne bandito da una scienza +che, invece di essere la più indipendente +di tutte, diventò la più servile. +</p> + +<p> +Pure lo studio dell'antichità non fu +sbandito dai collegj; ma come poteva +mai avere un reale allettamento per la +gioventù? Come mai giovare all'istruzione +del cuore e della mente, dopo essere stato +<span class="pagenum"><a id="Page_485"></a>[485]</span> +spogliato d'ogni nobile sentimento? Qual +valore poteva darsi all'antica eloquenza, allorchè +l'amore di libertà veniva considerato +come spirito di ribellione, e l'amore di +patria si condannava come un culto quasi +idolatro? Quale impressione poteva fare +la poesia, mentre che la religione degli +antichi trovavasi costantemente opposta +a quella de' moderni, siccome le tenebre +alla luce, o quando le sensazioni di un +cuore appassionato si spiegavano dai monaci +ai fanciulli? Quale interesse risvegliare +poteva lo studio delle leggi, delle +costumanze, delle abitudini dell'antichità, +quando non si confrontavano colle astratte +nozioni di una veramente libera legislazione, +di una pura morale, di abitudini +che nascono dal perfezionamento dell'ordine +sociale? +</p> + +<p> +Quindi lo studio dell'antichità, siccome +ogni altra scienza monastica, diventò +una scienza positiva, una scienza +di fatti e di autorità, in cui più non +ebbero veruna parte nè la ragione, nè +il sentimento. S'insegnarono ottimamente +ai fanciulli italiani le eleganze della +lingua del Lazio, vale a dire i vocaboli +e le regole dei vocaboli; ottimamente +pure la prosodia, ossia le regole +della versificazione, sicchè sapessero fare +<span class="pagenum"><a id="Page_486"></a>[486]</span> +versi latini, quali possono farsi da chi +possiede tutte le qualità proprie del poeta, +tranne il pensiero e la passione; venne +loro insegnata la mitologia con tanta accuratezza, +da fare sovente arrossire quegli +uomini medesimi che credono d'avere +avuta una classica educazione; ma l'indipendenza +del pensiero era talmente sbandita +da ogni sistema d'educazione, che +non potevasi insegnar loro la rettorica o +la poetica, che dietro autorità universalmente +ricevute, e formanti quasi una +nuova ortodossia; onde la stessa teorica +della bella letteratura non produsse in +Italia verun'opera singolare<a class="tag" id="tag376" href="#note376">[376]</a>. Possiamo +domandarci quale nuovo pensiere abbia +acquistato un giovane dopo un cotal +corso di studj, come siansi sviluppati il +suo cuore e la sua mente, e se non gli +sarebbe tornato lo stesso vantaggio dallo +studio delle antichità peruviane, come da +quello delle antichità greche o latine, insegnategli +senza il modo di sentirle. +</p> + +<p> +Sotto un tale metodo d'ammaestramento +alcuni uomini, felicemente organizzati, +<span class="pagenum"><a id="Page_487"></a>[487]</span> +svilupparono la loro memoria; e +se avevano inoltre ricevuto dalla Natura +una feconda immaginazione ed il delicato +senso dell'armonia, poterono emergere +poeti nel nativo idioma, senza che +i loro pedagoghi abbiano potuto soffocare +i loro talenti. Ma la parte infinitamente +maggiore di loro giacque in un'assoluta +inerzia di spirito. Non solo un giovane +italiano non pensa, ma non sente neppure +il bisogno di pensare; ed il profondo suo +ozio sarebbe un supplicio per un uomo +de' paesi settentrionali, sebbene fosse questi +naturalmente e meno attivo e meno impetuoso. +Tale ozio fu dall'abitudine trasformato +in bisogno, e quasi in piacere<a class="tag" id="tag377" href="#note377">[377]</a>. +Si occupò tutta l'età della fanciullezza +in modo di non lasciare luogo all'esercizio +della facoltà di ragionare. I monaci +<span class="pagenum"><a id="Page_488"></a>[488]</span> +che dirigono le occupazioni de' giovinetti, +tolsero tutto il fervore dalle loro +preghiere, tutta l'attenzione dagli studj, +tutta l'intenzione da' loro piaceri, tutta +l'espansione dalle loro relazioni. +</p> + +<p> +Gli esercizj di pietà occupano una +non piccola parte delle ore dello scolaro; +ma basta che col suono della sua voce +si faccia macchinalmente conoscere presente. +Le lunghe monotone preghiere non +possono fissare la sua attenzione; lo stesso +formolario, le mille volte ripetuto, più +non parla nè alla sua mente, nè al suo +cuore. Mentre un breve esercizio di divozione +avrebbe avvisata la sua coscienza, +i rosarj, ripetuti per fino tre volte +al giorno senza intenderli, lo avvezzano +a separare totalmente il suo pensiero dal +suo linguaggio; e questo diventa un esercizio +di distrazione, se non lo è d'ipocrisia<a class="tag" id="tag378" href="#note378">[378]</a>. +</p> + +<p> +Altre ore sono destinate allo studio +delle lingue, della mitologia, della prosodia, +di alcune epoche della storia; ma +si chiama a ricevere queste lezioni la +sola memoria, la memoria che non è risvegliata +<span class="pagenum"><a id="Page_489"></a>[489]</span> +dalle altre più nobili facoltà del +nostro essere, la memoria che per ubbidienza +si carica d'un peso di cui non conosce +l'uso, e che non ravvisa altro +scopo nello studio della sua lezione che +quello di recitarla. Lo scolaro non si presta +che languidamente a tale incumbenza: colui +che forse dalla natura era stato dotato +della più dichiarata attitudine ad imparare, +lascia abbrutire questa facoltà che +non viene mai occupata; colui che sente +nel suo cuore i semi del più nobile entusiasmo, +non trova cosa che serva a +svilupparlo. Ambidue risguardano con un +certo quale disgusto i vocaboli e le sterili +regole affastellate nella loro memoria. +Nell'istante in cui la sua educazione è +terminata, ognuno discaccia con piacere +dal suo capo tutto ciò che vi aveva +ricevuto senza incorporarlo giammai al +suo pensiere. +</p> + +<p> +Vero è che nelle scuole e nei seminarj +d'Italia viene accordato qualche tempo al +sollievo del corpo ed agli esercizj; ma l'ubbidienza +e la disciplina monastica tengono +dietro allo scolaro anche nel breve tempo +che pretendesi di accordare ai suoi +divertimenti. Ogni giorno, nell'ora medesima, +esce dal seminario la lunga processione +degli scolari: essi camminano a +<span class="pagenum"><a id="Page_490"></a>[490]</span> +due a due, vestiti di lunghe sottane: +due preti li precedono, altri si trovano +frammischiati nelle file, altri stanno alla +coda. Nè mai accelerano il passo, nè +mai lo rallentano; mai non raccolgono +un fiore; mai non osservano l'industria +di un insetto; mai non esaminano la conformazione +di un sasso; mai non riunisconsi +in gruppi per giuocare, per disputare, +per parlare con confidenza. L'autorità +monastica è sospettosa, avendo imparato +a diffidare dell'uomo, ed a non +vedere nel presente secolo che corruzione. +Nulla v'ha che al pedagogo non dia cagione +di timore o pei costumi del suo +allievo, o per la disciplina della sua +scuola, o per la sua personale autorità. +I legami di amicizia tra i suoi discepoli +diventano a' suoi occhi un cominciamento +di cospirazione, e si affretta di romperli; +le confidenze sarebbero lezioni di mal +costume, e le rende impossibili; lo spirito +di corporazione degli scolari tenderebbe +a ristringere la sua autorità, ed egli +l'attacca come una ribellione; premia i +delatori, e tutto accorda a colui che gli +sagrifica il suo compagno. +</p> + +<p> +Infelice quella nazione che viene così +educata! Cosa avrebbe potuto imparare +nelle sue scuole, fuorchè a diffidare del +<span class="pagenum"><a id="Page_491"></a>[491]</span> +suo simile, ad adulare, a mentire? Che +altro le rimane di tutti i suoi studj, se +non se il disgusto di quanto imparò, e +l'incapacità di abbandonarsi a nuova +applicazione? Il suo lavoro non potè in +essa produrre che l'inerzia del pensiere; +la distribuzione delle pene e delle ricompense +dovette inspirarle l'ipocrisia; i suoi +monaci, tenendola lontana da ogni pericolo, +ne indebolirono e snervarono gli +organi, rendendola diffidente di sè medesima +e vile. Gli è un conforto per la +nazione italiana d'essere stata in circostanze +di provare coll'esperienza, che i +vizj che le si rinfacciano non derivano da +lei, ma dalle sue instituzioni. Mentre che +ella sperimentava i funesti risultati dei +sistemi stabiliti nel suo seno, una straniera +rivoluzione strascinò violentemente +moltissimi suoi giovani allievi nelle scuole +degli oltramontani; ed in allora bentosto +sviluppando essi quell'attività della mente +tenuta così lungamente compressa, avidamente +abbracciarono quella scienza dalla +quale si erano prima mostrati alieni, e gettarono +lontano da loro quella doppiezza, +quella pieghevolezza, non da altro loro +insinuate che dalla disciplina cui erano stati +prima assoggettati. La stessa educazione dei +militari campi, o quella dell'amministrazione +<span class="pagenum"><a id="Page_492"></a>[492]</span> +civile, basta talvolta a far cadere la crosta +formata da un'instituzione monastica; +e l'Italia vede oggi con orgoglio innalzarsi +tra la sua gioventù uomini degni +delle sue antiche repubbliche, uomini che, +cancellando la servile impronta ond'erano +stati segnati, conservarono tutto il genio +nazionale. +</p> + +<p> +Sono allievi formati dall'educazione monastica +che la legislazione italiana riceve +all'uscire dalle scuole, per conformarli al +giogo e farne sudditi ubbidienti. I pensieri +di questi allievi non s'innalzarono giammai +verso veruna specie d'astrazione; +giammai non si fecero a disaminare ciò +che dev'essere, ma soltanto ciò che è; +mai non rintracciarono l'origine di qualsiasi +autorità, essendosi loro rappresentata +ogni cosa, in questo mondo e fuori, +come fondata sull'autorità; e la loro +mente si è fatta troppo infingarda per +potere giammai risalire alla sorgente di +ciò che si sottomette a credere. Guidati +come ciechi nella loro educazione, +e ciecamente ubbidienti ai loro preti, +trovaronsi disposti ad offrire la medesima +ubbidienza ai loro principi<a class="tag" id="tag379" href="#note379">[379]</a>. Non è +<span class="pagenum"><a id="Page_493"></a>[493]</span> +già un eroico attaccamento, verso alcune +famiglie, che si è radicato in tale +o tale altro popolo d'Italia, come spesso +si vide in altre monarchie, ma un'ubbidienza +indolente, e che non è fondata +che nell'avversione della lotta e nel costante +desiderio del riposo. <i>Ubbidienza a +chi comanda</i>, è una massima proverbiale +rappresentante un complesso di tutti i +doveri politici e di tutti i precetti della +prudenza. +</p> + +<p> +Quindi il dispotismo non ha bisogno +di trasvestirsi; un sovrano potere, un illimitato +potere viene attribuito al principe; +e non avvi verun diritto, sia sacro +quanto si voglia, che si creda intangibile +dalla sovrana possanza. Le leggi +sono semplici emanazioni della volontà +del monarca, che non fu consigliato da +altra persona; e ciò viene indicato dal +nome che portano di <i>motu proprio</i>. Le +sentenze civili e criminali possono essere +riformate dai suoi rescritti: egli sospende +a favore di un individuo le processure +de' creditori; accorda ad un altro la restituzione +<span class="pagenum"><a id="Page_494"></a>[494]</span> +<i>in integrum</i> dei diritti perduti +già dal medesimo in forza di preventiva prescrizione; +legittima un terzo che è bastardo +per farlo succedere co' suoi fratelli, o in +pregiudizio de' suoi cugini; scioglie a +favore di un quarto i vincoli della primogenitura, +perchè possa disporre, con +pregiudizio de' suoi figli, dei beni che loro +sono sostituiti. I privilegj delle corporazioni +non lo trattengono più di quelli +delle private famiglie, e cambia a suo +piacere e per privato fine le costumanze +delle città e le prerogative dei diversi +ordini dello stato<a class="tag" id="tag380" href="#note380">[380]</a>. +</p> + +<p> +Nello stesso modo che tutto dipende +dalla sola volontà del principe, tutto si +compie ancora dalla medesima, senza discussione, +senza pubblica deliberazione, +senza che la nazione venga in verun +modo chiamata a parte di ciò che si +vuole decidere intorno ai suoi destini. +La critica dei varj sistemi economici o +politici adottati dal governo, sarebbe un +delitto; è pure vietato lo scrivere la storia +de' moderni tempi, perchè potrebbe +tentare i sudditi a giudicare di ciò che +<span class="pagenum"><a id="Page_495"></a>[495]</span> +devono risguardare come al di sopra del +corto loro discernimento. Per ultimo le +gazzette, che il generale uso d'Europa +costringe a tollerare, mai non contengono, +sotto la data d'Italia, che slanci +del pubblico tripudio pel passaggio di +un principe, pel suo matrimonio, o pei +natali de' suoi figliuoli. +</p> + +<p> +La giurisprudenza criminale è quella +parte della legislazione che ha più immediato +contatto colla libertà de' cittadini; +ed è perciò quella che può più d'ogni +altra alterarne il carattere. Ne' paesi in +cui la processura è tuttavia pubblica, ogni +causa criminale è una grande scuola di +morale per gli uditori. L'uomo volgare, +che spesso ha bisogno di essere sostenuto +contro le gagliarde tentazioni che lo circondano, +impara all'udienza, che anche +il delitto commesso nel segreto della notte, +senza testimonj e con tutte le precauzioni +che può suggerire la prudenza della malvagità, +viene non per tanto al chiaro, condottovi +da una serie d'imprevedute circostanze; +che la confusa coscienza del colpevole +è la prima a tradirlo, e ch'egli non +ha ottenuto alcun vantaggio da que' delitti +che credeva dovere tutti appagare i +suoi desiderj. Conosce che l'autorità che +tiene aperti gli occhi sopra di lui è benefica +<span class="pagenum"><a id="Page_496"></a>[496]</span> +ed illuminata, e che non castiga +il delitto che dopo averlo conosciuto. Accompagna +con tutto il suo cuore la discussione, +e mentre egli lotta a favore +dell'innocenza, senza rincrescimento abbandona +il colpevole a tutto il rigore +delle leggi. +</p> + +<p> +Ma quando la processura si eseguisce +segretamente, che non è accompagnata +da veruna discussione, da verun +dibattimento che chiami il pubblico a parte +del giudizio, allora la sentenza capitale +non offre verun compenso alla società +per la perdita de' suoi membri. Tra coloro +che assistono al supplicio, altri, compresi +da terrore, accusano il giudice +d'ingiustizia e di crudeltà, e prendono +soltanto interesse per gli sventurati, dei +quali non conoscono che i patimenti; +altri si ostinano ne' malvagi loro sentimenti, +persuadonsi che il condannato +non soggiacque che per propria imprudenza, +e che, trovandosi essi nel caso suo, +sarebbero più fortunati, perchè più accorti. +Tutti infine vanno d'accordo a non +trovare nella giustizia criminale che un +potere persecutore, un potere odioso; si +uniscono per sottrarre egualmente tutti +i prevenuti alla di lei azione, e caricano +di una specie d'infamia tutti coloro che +<span class="pagenum"><a id="Page_497"></a>[497]</span> +in qualsiasi modo contribuiscono al compimento +della processura. +</p> + +<p> +Questa lega contro la giustizia criminale +si è realmente formata in tutta +l'Italia a cagione del profondo segreto +onde si cuopre la processura; e tanto è +radicata la prevenzione contro i suoi ministri, +che la stessa legge fu forzata ad +adottarla. Gli arcieri dei tribunali, i caporali +ed i birri, sono dichiarati infami; +ed è facile il comprendere che gli uomini +che acconsentono ad abbracciare un +mestiere infamato dal pubblico disprezzo +e dal disprezzo della stessa legge, si dispongono +a meritare l'infamia della loro +condizione. Pure fra costoro si sceglie il bargello, +che chiamasi egli stesso loro capo, e +nello stesso tempo eseguisce le incumbenze +di pubblico accusatore innanzi ai tribunali, +e di primo magistrato di polizia. L'infamia +del suo primo mestiere lo siegue in +questa più ragguardevole carica. L'uomo +probo si vergogna di avere relazione +di qualsiasi sorta col bargello, d'avere +da lui ricevuto qualche servigio: a fronte +di ciò qualunque cittadino sente continuamente +che la sua riputazione, la sua +libertà, la sua vita, dipendono dalle segrete +informazioni di quest'ufficiale. Non +avvi persona che possa dirsi sicura di +<span class="pagenum"><a id="Page_498"></a>[498]</span> +non essere arrestata nel cuore della notte +nella sua propria casa, legato, tradotto +in lontano paese, in forza della sola autorità +di quest'uomo, che dà conto del +suo operato al solo ministro di polizia, +o al presidente del <i>buon governo</i><a class="tag" id="tag381" href="#note381">[381]</a>. +L'Italia è probabilmente il solo paese +del mondo, in cui l'infamia legale, invece +di essere incompatibile col potere, +sia una condizione richiesta per esercitare +una certa autorità. +</p> + +<p> +Sarebbe così turpe cosa e vergognosa +l'esporsi ad essere paragonato ad un bargello, +ad un birro, che un Italiano di +qualunque condizione, quando non abbia +perduto ogni buon nome, non concorrerà +giammai a tradurre un delinquente +nelle mani della giustizia. Un impudente +furto, uno spaventoso omicidio, potrebbero +eseguirsi in mezzo alla pubblica +piazza, che la folla, anzi che moversi +ad arrestare il colpevole, si aprirebbe +per lasciargli adito alla fuga, e si richiuderebbe +per trattenere i birri che +lo inseguissero. Il testimonio interrogato +intorno ad un delitto commesso sotto i +<span class="pagenum"><a id="Page_499"></a>[499]</span> +suoi occhi si reputa offeso, perchè si tenti di +farlo parlare come un delatore. Così viva è +la compassione che eccita il prevenuto, così +universale la diffidenza della giustizia del +giudice, che ben di rado i tribunali ardiscono +sprezzare questa generale opinione +e pronunciare una sentenza capitale. +Ma ciò non torna a vantaggio dei prevenuti; +questi languiscono talvolta nelle +prigioni molti anni, o sono rilegati in +paesi di cattivo aere, dove la natura fa +lentamente e dolorosamente ciò che il +giudice non ebbe il coraggio di fare; +ma l'esempio della pena che segue il +delitto, è perduto affatto pel pubblico. +</p> + +<p> +In quasi tutta l'Italia il giudizio delle +cause civili e criminali trovasi abbandonato +ad un solo giudice. Forse saranno +andati errati negli altri paesi, credendo +di moltiplicare i lumi col moltiplicare i +giudici; ed egli è il vero che quanto più ristretto +è il numero de' giudici, tanto più +ognuno di loro sente crescere la propria responsabilità, +e si fa debito di attentamente +studiare quella causa nella quale il solo suo +suffragio può avere tanta influenza; ma +si snatura un tribunale ristringendolo ad +un solo uomo: più non gli si lascia il +mezzo di separare i suoi privati affetti, +le sue passioni, i suoi pregiudizj, dalle +<span class="pagenum"><a id="Page_500"></a>[500]</span> +opinioni che va formando come uomo +pubblico; si espongono le parti ad essere +danneggiate dal suo cattivo umore e +dalla sua impazienza, e gli si toglie il +freno salutare che gl'impone la necessità +d'esporre i suoi motivi ai proprj +colleghi per guadagnarli alla propria opinione. +Il cuore dell'uomo viene frequentemente +agitato da movimenti contrarj +alla giustizia o alla morale, i quali contribuiscono +alle sue determinazioni senza +ch'egli se ne accorga. Anche colui che +li sente ne conoscerebbe tutta la turpitudine, +ed arrossirebbe di assoggettarsi +alla loro influenza, se fosse costretto a +manifestarli. Come mai un giudice si +ridurrebbe a dire ad alta voce: «Quest'uomo +ha una fisonomia che mi +spiace; questi è colui che mi rispose +insolentemente, e che mi negò il saluto; +è quegli di cui io aveva preveduta +la cattiva riuscita; quegli di cui +io aveva uditi elogj tanto ridicoli ed +inquietanti, e mi è ben caro che sia +caduto in errore?» Eppure questa gioja +di vederlo colpevole è pur troppo reale, +e dispone a trovare tutte le prove +bastanti per condannarlo. +</p> + +<p> +Ad ogni modo il prevenuto deve ancora +riputarsi felice, quando il solo giudice +<span class="pagenum"><a id="Page_501"></a>[501]</span> +innanzi al quale deve presentarsi, +siede regolarmente sul suo tribunale; ma +qualunque volta l'accusatore gode buona +opinione presso il presidente del <i>buon +governo</i>, o che questi non vuole affatto +perdere il colpevole, o che l'accusa +verte sopra falli non contemplati da veruna +legge, o che trattasi di punire opinioni +o sentimenti sepolti nel segreto del +cuore, oppure che il ministero vuole spalleggiare +la domestica autorità d'uno sposo +sopra la consorte o di un padre sopra i +figli, il ministro della polizia dà al vicario +o al bargello l'ordine di formare +il processo <i>per via economica</i>. In questi +processi, chiamati <i>economici</i> o <i>camerali</i>, +l'accusato non viene ammesso a difendersi, +non gli si partecipano nè l'imputazione, +nè le prove addotte contro di lui, +e tutt'al più ha occasione d'indovinare +il titolo dell'accusa dal suo interrogatorio, +se pure si dà il caso che venga interrogato. +La stessa sentenza contro di lui +pronunciata, non dal giudice istruttore, +ma da quello della capitale, non è motivata: +d'ordinario questa non eccede la +prigione in propria casa, o in un convento, +la rilegazione o l'esilio; per altro non +pochi sciagurati vennero da una sentenza +<i>camerale</i> chiusi nel fondo di una torre, +<span class="pagenum"><a id="Page_502"></a>[502]</span> +o rilegati in paese malsano, per combattere +colla febbre pestilenziale delle Maremme; +e ne' tempi di politiche turbolenze, +si videro ordinati in <i>forma economica</i> +molti infamanti supplicj. +</p> + +<p> +E per tal modo il salutare effetto che +la giustizia doveva operare sulla moralità +del popolo fu interamente perduto in +tutta l'Italia, e produsse anzi sulla maggior +parte un effetto affatto contrario. +Ogni suddito trema innanzi ad una autorità +non risponsabile delle sue azioni, +che non va soggetta a veruna legge, che, +almeno per conto di alcuni suoi ministri, +non lo è neppure a quelle dell'onore; +ognuno si crede sempre circondato da delatori +e da segrete spie, e non potendo +mai trovare sicurezza nel testimonio della +propria coscienza, si vede forzato a diventare +abitualmente dissimulatore, cortigiano +e vile. Il castigo non gli sembra +giammai una necessaria conseguenza del +delitto; i supplicj, non altrimenti che le +malattie, diventano ai suoi occhi colpi +di un fatalismo che opprime l'umana natura; +onde il timore di subirli mai non +lo distorna dal cammino del delitto; ed +un assassinio non lo priverà nè del pubblico +favore, nè degli asili per così lunga +<span class="pagenum"><a id="Page_503"></a>[503]</span> +età offerti dalle chiese<a class="tag" id="tag382" href="#note382">[382]</a>, nè di quelli +che offrono anche a' dì nostri i vicini +numerosi confini dei piccoli stati, ne' +quali è divisa l'Italia. Infatti, ad eccezione +della Spagna, verun altro paese +non fu giammai macchiato da maggior +numero di assassinj quasi sempre impuniti. +</p> + +<p> +A tutte queste cagioni d'immoralità, +d'uopo è aggiugnervi le abitudini di ferocia, +date fino quasi ai presenti giorni +dallo spettacolo della tortura. Questo +supplicio dei prevenuti, assai più crudele +che quello de' colpevoli, era sempre +destinato all'esempio, sebbene verun esempio +sia forse più funesto che quello dei +tormenti di un uomo, contro il quale +non si ha alcuna prova, e che deve +sempre presumersi innocente. Il governo +pontificio prendeva le convenienti misure +a fine che, durante il carnevale, si desse +ogni mattina un colpo di corda ad un +certo numero di prevenuti, riservando +tutte le pene capitali per lo spettacolo +della settimana grassa, che chiude questi +allegri giorni. Questo terribile cumulo +<span class="pagenum"><a id="Page_504"></a>[504]</span> +di supplicj veniva appoggiato al desiderio +di premunire il popolo contro il pericolo +delle passioni nel principio di cadauno +di que' giorni consacrati al tripudio; ed +il popolo, sempre avido di commozioni, +non vi cercava che dei dolori fisici, che +in appresso andava a cercare nuovamente +nei combattimenti dei tori sul molo del +sepolcro d'Augusto. Allora Roma moderna +non poteva invidiare le pugne de' +gladiatori di Roma idolatra: che se l'arena +non era bagnata da tanto sangue, +più crudeli invece e più lunghi erano i +patimenti che formavano lo spettacolo. +</p> + +<p> +La morale influenza della civile legislazione +non ha la forza della criminale +sopra coloro che sono colpiti dall'ultima; +ma la prima è più universale, siccome +quella che tocca tutti gl'individui. Tra +i sudditi tutte le proprietà si distribuiscono +secondo le disposizioni delle leggi +civili, e questa distribuzione fu mutata +nella circostanza della soppressione della +libertà. I principi, creandosi una nuova +nobiltà, vollero rendere indipendente da +ogni vicenda il patrimonio di quelle famiglie; +a tale oggetto incoraggiarono i +padri a fondare per testamento perpetue +sostituzioni, primogeniture, commende, +dando loro in tal maniera, anche dopo +<span class="pagenum"><a id="Page_505"></a>[505]</span> +la morte, un diritto sulle loro proprietà, +spogliandone le susseguenti generazioni, +e riducendole a non godere che il fedecommesso +di un diritto limitato dall'autorità +de' loro antenati, e dall'aspettativa +de' loro discendenti. Le più fatali conseguenze +non tardarono ad emergere da +quest'innovazione nella legislazione, che +diseredava i vivi a favore degli estinti +e de' figliuoli che non erano ancora nati; +furono queste tanto evidenti, che nel diciottesimo +secolo i più saggi principi +cercarono di abolire i fedecommessi favoreggiati +dai loro predecessori. I detentori +de' terreni, più non considerandosi +che come usufruttuarj, parevano +farsi un dovere di danneggiare un fondo +di cui non potevano disporre a voglia +loro: la loro fortuna più non essendo +proporzionata all'estensione de' loro +beni, uno stato d'angustia e di miseria, +piuttosto che uno stato di opulenza, diventò +ereditario colle grandi proprietà; +i creditori, ingannati dalle grosse rendite +di cui godeva un grande proprietario, +trovavansi spogliati, quando esso proprietario +moriva, del danaro sovvenutogli. Tale +ingiustizia incoraggiava i sovventori all'usura, +i sovvenuti alla mala fede, e complicò +<span class="pagenum"><a id="Page_506"></a>[506]</span> +ed accrebbe all'infinito le procedure +tra gli uni e gli altri. +</p> + +<p> +Frattanto l'intera nazione si era abituata +ad avere prima d'ogni altra cosa +riguardo alla conservazione delle famiglie, +e più non v'ebbe alcun padre che +nel suo testamento non sagrificasse tutte +le sue figlie ai maschi, tutti i minori al +primogenito, e la propria vedova alla +sua prole. Tutte le domestiche relazioni +si mutarono con questa cattiva distribuzione +delle proprietà. Fu distrutto il +filiale rispetto verso la madre, quando +questa si trovò per la propria sussistenza +dipendente dal suo figlio: fu esiliata +l'amicizia tra i fratelli, perchè questa +vuole l'eguaglianza, e non può mantenersi +tra un assoluto padrone e prezzolati +adulatori. +</p> + +<p> +Non solo i figli minori ebbero una +parte minore d'assai di quella dei primogeniti, +ma il padre di famiglia si fece +un particolar dovere d'impedire ogni divisione +della sua proprietà; assicurando +soltanto a' suoi più giovani figli la mensa +in casa, o come chiamasi dagl'Italiani +<i>il piatto</i>, ed in conseguenza condannandoli +all'ozio ed alla viltà. Non può attivarsi +verun ramo d'industria senza un piccolo +capitale; convien fare una qualche spesa +<span class="pagenum"><a id="Page_507"></a>[507]</span> +per apprendere qualsivoglia professione; +non si possono professare le lettere senz'avere +impiegato un capitale in una sempre +dispendiosa educazione: non si può essere +agricoltore senza terreni, mercante senza +fondi, fabbricatore senza avere gli strumenti +necessarj e le materie prime. La +maggior parte de' cadetti, esclusi in Italia +a motivo della povertà loro da tutti +gl'impieghi, sono forzati a vivere sempre +dipendenti e sempre oziosi. E siccome le +famiglie vi sono numerose, appunto perchè +il padre non è chiamato a provvedere alla +sorte de' suoi figli; che un solo fra sei fratelli +prende moglie, e lascia tanti figliuoli +quanti ebbe fratelli; i quattro quinti della +nazione sono dannati a non avere veruna +proprietà, verun interesse nella vita, veruna +speranza, e a non contribuire con +verun lavoro alla prosperità dei loro +compatriotti. Una così numerosa classe +di oziosi deve necessariamente moltiplicare +i vizj. +</p> + +<p> +Le nazionali abitudini di giustizia furono +ancora pervertite dalla costante pratica +del ricorso alla grazia nelle cause +civili. Sagrificando la legge una giustizia +reale ad un'apparenza di diritto, aveva +di già renduto difficilissimo l'acquisto +della prescrizione; questa in molte cause non +<span class="pagenum"><a id="Page_508"></a>[508]</span> +può allegarsi che dopo un periodo centenario; +e quand'ancora si è acquistato +questo diritto, è spesso in Italia annullata +dal principe con lettere di grazia. È pure +necessario in Italia un numero di sentenze +maggiore, che in ogni altro paese, per dare ad +una decisione la forza di <i>cosa giudicata</i>. +Ma, anche dopo l'acquisto di questa definitiva +presunzione, il principe accorda +nuove lettere di grazia, perchè sia assoggettata +a nuovo giudizio quella cosa che +più non dovrebbe essere argomento di lite. +</p> + +<p> +Per tutte queste cagioni la totalità de' +diritti si andò rendendo incerta; interminabili +processure passarono ereditarie +nelle famiglie di generazione in generazione. +A misura che trascorre il tempo tra +l'occasione di una processura e la sua +decisione, le prove si rendono sempre +più difficili, le presunzioni si vanno maggiormente +equilibrando, ed ognuno, sostenendo +il proprio interesse, si crede +meno esposto alla taccia di mala fede. +Dall'altro canto la lunghezza delle processure +le moltiplica maravigliosamente. +In una città ove nascano dieci liti all'anno, +se ognuna venisse terminata entro +sei mesi, come a Ginevra, non ve +ne sarebbero giammai più di cinque +pendenti; ma se, una compensando l'altra, +<span class="pagenum"><a id="Page_509"></a>[509]</span> +non sono ultimate che in dieci anni, +come accade nella parte meglio governata +d'Italia, ve ne saranno cento tutte +agitate nello stesso tempo: se appena sono +terminate in trent'anni, come nella maggior +parte delle italiane province, ve ne +saranno trecento, e forse in maggior numero +che non sono gli abitanti che contiene +la città. Infatti, in Italia, sono poche +le famiglie che non abbiano una o +più liti; ed il carattere di raggiratore +o di uomo litigioso si è renduto troppo +generale perchè venga imputato a difetto. +</p> + +<p> +Perciò può dirsi che nella moderna +Italia la religione, invece di spalleggiare +la morale, ne corruppe i principj; che +l'educazione, lungi dallo sviluppare la +facoltà della mente, le ha rendute più +ottuse; che la legislazione, in cambio di +attaccare i cittadini alla patria e di riunirli +fra loro con fraterni nodi, li rese +timidi e diffidenti, dando loro l'egoismo +per prudenza, la viltà per difesa. Rimane +inoltre una quarta causa, la quale stende +la sua influenza su tutte le umane società, +e che con una forza minore delle +tre precedenti, talvolta tiene in bilico, +talvolta seconda la loro azione, e fa, +sebbene imperfettamente, riparo al male +prodotto dalle viziose istituzioni: gli è +<span class="pagenum"><a id="Page_510"></a>[510]</span> +questo il punto d'onore, la di cui potenza, +superiore alla volontà d'ogni individuo, +ne altera le primitive istituzioni, +ne appoggia o ne contrasta la +morale, e gli segna una condotta uniforme, +invece di abbandonarlo all'istantaneo +impero delle sue passioni. +</p> + +<p> +La legislazione del punto d'onore racchiude +in sè medesima un non so che di +liberale; non è altrimenti stabilita da una +superiore autorità, ma dal concorso d'opinioni +e di volontà indipendenti: onde allorchè +gagliardamente si mantiene in un +governo monarchico, lo modifica, e +non gli permette di declinare in un perfetto +despotismo. Dall'altro canto questa +legislazione non è mai fondata sopra i +veri principj della morale, ed il numero +delle naturali inclinazioni che vengono +da lei corrotte, vince il numero di quelle +che conserva o che rende più forti. +</p> + +<p> +L'impero del punto d'onore rendesi +appena sensibile nelle repubbliche, perciocchè +la pubblica opinione vi esercita +una tale potenza che va sempre modificando +i più accreditati pregiudizj, e vi +giudica le persone non dietro astratte ed +inflessibili regole, ma dietro il complesso +delle loro azioni. In una repubblica non si +distingue l'uomo virtuoso dall'uomo d'onore; +<span class="pagenum"><a id="Page_511"></a>[511]</span> +nè questi due caratteri erano pure +distinti negli stati dell'antichità. Le prime +nozioni del punto d'onore furono portate +negli stati meridionali dalle conquiste +de' popoli teutonici, ma si mescolarono +cogli altri elementi della pubblica +opinione, e non formarono un eminente +carattere nella storia delle repubbliche +italiane. L'introduzione in Europa di alcune +opinioni particolari degli Arabi, +diede agli Spagnuoli, che furono i primi +che da loro le ricevettero, un punto +d'onore di diversa natura; il quale punto +d'onore venne inseguito adottato in tutti +i paesi sui quali la monarchia spagnuola +venne stendendo la sua influenza. +</p> + +<p> +La legislazione dell'onore arabo e castigliano +fu dunque importata in Italia, +nel sedicesimo secolo, da quelle medesime +armi spagnuole, che distrussero quelle +repubbliche intorno alle quali ci siamo +così lungamente intrattenuti. Ella vi si +mantenne in pieno vigore, finchè Carlo V +ed i tre Filippi, di lui successori, conservarono +un assoluto dominio sopra le più +belle province d'Italia; s'indebolì negli +ultimi anni del diciassettesimo secolo, e +cessò affatto nel diciottesimo: può dirsi +che riuscì egualmente contraria ai progressi +dei lumi e della ragione colla sua +durata e colla sua caduta. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_512"></a>[512]</span> +Il punto d'onore che gli Spagnuoli +avevano ricevuto dagli Arabi, sembra riferirsi +a tre primarj fondamenti. Il primo +consiste in una esagerata delicatezza +rispetto alla castità delle donne: allorchè +questa virtù rendesi leggermente in taluna +di loro sospetta, non soccumbe essa +sola al disonore, ma la stessa infamia +copre egualmente il padre, il fratello, +il marito. Il secondo è una delicatezza +non meno esagerata rispetto al valore +degli uomini, che, posto egualmente in +luogo di tutte le altre virtù, viene a +compromettere tutta la famiglia in un +solo individuo. Il terzo è una specie di +religione di vendetta, che non ammette +verun'altra riparazione per l'offeso che +la morte dell'offensore. +</p> + +<p> +L'introduzione di queste opinioni in +Italia variò la condizione delle donne, +le quali perdettero l'onesta libertà di cui +avevano goduto ne' tempi delle repubbliche; +ed i padri loro ed i mariti, +invece di confidare nella loro virtù e +prudenza, più non credettero di trovare +sicurezza che tra inaccessibili mura; +essi più non dovevano temere per conto +della loro sola debolezza; ma un accidente +che le esponesse agli occhi della +gente, una parola mal ponderata, un'imprudente +<span class="pagenum"><a id="Page_513"></a>[513]</span> +conghiettura, bastavano a compromettere +l'onore della casa, e con ciò +la vita e le sostanze di tutti gl'individui +che la componevano. Più non teneva aperti +gli occhi sopra di loro la gelosia dell'affetto, +ma la gelosia assai più sospettosa +della vecchiaja, che le guardava in quel +modo che l'avaro tien cura del suo tesoro. +Quanto più si andavano accrescendo +l'esteriori precauzioni, che si moltiplicavano +le vecchie custodi che mai +non le perdevano di vista, le inferrate +che chiudevano le loro case, i veli +che le nascondevano a tutti gli sguardi, +tanto più veniva trascurata l'educazione +morale, che avrebbe loro dati +migliori e più virtuosi mezzi di difesa. +La sospettosa vigilanza de' loro custodi +aveva liberate le loro coscienze da +ogni responsabilità. Quanto più grandi +erano gli sforzi che si andavano facendo +per rendere loro impossibile ogni estranea +relazione, tanto più esse volgevano +tutti i loro pensieri, tutta l'accortezza +del loro spirito verso la galanteria; e +per tutto il tempo che furono soggette +alla più severa vigilanza, la loro condotta +non fu forse più pura che quando +diventò di moda lo stesso sregolamento. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_514"></a>[514]</span> +Frattanto allorchè, in sul declinare del +XVII secolo, si andò rilasciando il punto +d'onore spagnuolo, non si sostituì alla +virtù femminile verun'altra salvaguardia; +non venendo le donne meglio ammaestrate +ne' loro doveri, esse non trovarono un più +solido appoggio ne' loro proprj sentimenti, +e lo stesso buon gusto della società loro +non prescrisse veruna legge intorno alla +decenza de' loro discorsi e del loro contegno. +Le giovanette, educate nei conventi, +vi ricevevano tali ammaestramenti, che +per la severità loro non erano praticabili. +Loro si rappresentavano le sale della +danza e dello spettacolo, come luoghi +ne' quali il demonio esercita le più formidabili +seduzioni; la curiosità di osservare +un uomo dal balcone veniva loro +rappresentata poco meno criminosa che +l'attentato di aprirgli lo stesso balcone +per riceverlo di notte nel proprio appartamento. +Il desiderio di piacere e gli +eccessi dell'amore furono loro posti innanzi +sullo stesso livello. Lo sposo che +riceve una fanciulla quand'esce di convento, +è forzato a disfare l'opera della +sua educazione; d'insegnarle che tutte +quelle cose che le furono dette doversi +fuggire non sono peccati; che tutto +ciò che resta vietato alle religiose non +<span class="pagenum"><a id="Page_515"></a>[515]</span> +lo è alle secolari. Allora crollano tutti i +principj di lei; la seduzione del mondo comincia; +le corrotte maniere della società +le inspirano nuove idee; l'esempio la +seduce; lo sposo cui venne accompagnata +non fu da lei scelto, ed il più delle volte +non veduto prima di sposarlo. Se in +appresso la pace domestica, la fedeltà +conjugale, la dolce confidenza, sono sbandite +dalle famiglie, non debbonsi condannare, +ma compassionare le donne +italiane; bisogna cercare più in alto la +sorgente del disordine, e convenire che +l'educazione, le leggi, i costumi, e non +la natura le hanno fatte quello che sono. +</p> + +<p> +Abbiamo osservato che nella più fiorente +epoca delle repubbliche italiane, +il valore, lungi dall'essere apprezzato come +meritava a petto alle altre virtù, non +otteneva neppure dalla pubblica opinione +la debita stima. I soldati altro in allora +non erano che mercenarj adoperati nell'eseguire +gli ordini di altri uomini, che +in una più sublime carriera avevano conseguita +una più alta riputazione. Il magistrato, +che brillava ne' consiglj colla sua +eloquenza, colla prudenza, colle risoluzioni, +non si curava di pareggiare il +valore militare del soldato che prendeva +al suo soldo; dava all'opportunità prove +<span class="pagenum"><a id="Page_516"></a>[516]</span> +di civile coraggio, spesso meno frequente +e più difficile; ma protestava senz'arrossire, +che non si credeva capace di combattere. +La repubblica fiorentina ebbe a soffrire +più d'ogni altra per avere fatto così +poco conto del valore; conobbe per +reiterate disgrazie, che niuna virtù non +dev'essere rifiutata da verun governo, +e fu spesso tradita dai generali e dai soldati +da lei chiamati da altri paesi, perchè +essa aveva trascurato di formarne tra i +proprj cittadini. +</p> + +<p> +Ma le spaventose guerre del principio +del sedicesimo secolo richiamarono gl'Italiani +alle armi, e dopo tale epoca professarono +questo nuovo mestiere con tanto +maggiore impegno, in quanto che si trovarono +esclusi da tutti gli altri. In tutto +il sedicesimo secolo si assoldarono in folla +sotto le bandiere spagnuole, mentre altri +reggimenti italiani erano levati per +servizio della Francia, e militavano gloriosamente +nelle guerre civili di quel +regno. In tutta la seconda metà del sedicesimo +secolo la fanteria italiana si risguardò +come perfettamente uguale alla +spagnuola, e l'una e l'altra occupavano +il primo luogo tra le truppe delle più +guerriere nazioni d'Europa. Ambedue +erano state formate dagli stessi ufficiali, +<span class="pagenum"><a id="Page_517"></a>[517]</span> +e andavano soggette agli stessi pregiudizj. +Il punto d'onore militare italiano +non fu diverso da quello degli Spagnuoli. +Le due nazioni sentirono nello stesso modo +le stesse offese, le stesse provocazioni, i +medesimi sospetti. +</p> + +<p> +Ma la milizia spagnuola conservò l'intera +sua riputazione in tutto il diciassettesimo +secolo, malgrado il decadimento della monarchia; +la milizia italiana perdette assai +più presto tutto il suo credito. I soldati +non si arrolavano che di contro genio +in eserciti sempre mal pagati, sempre +malcondotti, e che malgrado il loro valore +andavano esposti a continue sconfitte. +Nelle province suddite d'Italia, che i vicerè +spagnuoli governavano con diffidenza, +tutto invitava la nobiltà al riposo ed +alla mollezza, che soli non eccitano gelosi +sospetti. Gl'Italiani avevano mostrato +che potevano essere valorosi, ma non lo +furono lungamente in così svantaggiose +circostanze; e quando deposero le armi, +la pubblica opinione più non li chiamò +a difendere nuovamente la riputazione del +loro valore. Allora si vide, e ciò si vede +anche presentemente, uomini distintissimi +per natali, pel grado che occupano, e +per tutte le circostanze che fanno supporre +una liberale educazione, confessare +<span class="pagenum"><a id="Page_518"></a>[518]</span> +apertamente la loro pusillanimità. Parlano +senza vergognarsi della paura avuta; confessano +che le loro mogli sono più coraggiose +di loro; nè il pronunciare queste +parole costa qualche cosa al loro amor proprio; +nè cotesta confessione non eccita le +fischiate, nè procaccia loro l'universale disprezzo. +Pure se il coraggio è una virtù +naturale all'uomo, la paura è altresì una +delle passioni della sua natura. Conviene +che sia compressa, domata dalla volontà, +dall'educazione, dalla vergogna. Quando +gli si dà intera licenza, essa si rende signora +dell'animo, lo guasta, ed invilisce tutta +intera la nazione. Si sarebbe potuto temere +che tale non fosse per essere la condizione +della nazione italiana, e forse ogni altra +perdendo il suo punto d'onore avrebbe +ancora con lui perduta ogni energia, ma +un'inaspettata esperienza ha recentemente +dimostrato che quegl'Italiani che avevano +così compiutamente dimenticato il coraggio, +lo ricuperavano più facilmente che +ogn'altra nazione, tosto che veniva in +loro risvegliato il punto d'onore, e facevasi +loro travedere una vera gloria. +</p> + +<p> +La sanzione di questa legislazione del +punto d'onore, che gli Spagnuoli portarono +in Italia, nel sedicesimo secolo, +fu la necessità imposta ad ogni uomo +<span class="pagenum"><a id="Page_519"></a>[519]</span> +d'onore di vendicarsi dell'offesa. Senza +alcun dubbio il bisogno della vendetta +è fino ad un certo punto un sentimento +connaturale all'uomo; è composto da un +desiderio di giustizia, e da un movimento +di collera; ed in questi limiti si trova +egualmente presso tutti i popoli, tanto +antichi che moderni. Ma il sistema di +vendetta che gli Spagnuoli ricevettero +dagli Arabi e dai Mori, e che in appresso +comunicarono a tutta l'Europa, +è tutt'altra cosa che questo naturale +sentimento, ed è basato sopra un'idea +di dovere. Il Moro non si vendica perchè +la di lui collera sia ancora viva, ma perchè +la sola vendetta può allontanare dal suo +capo il peso dell'infamia che l'opprime. +Si vendica perchè a creder suo non avvi +che un'anima vile che possa perdonare +gli affronti, e conserva il suo rancore, +perchè, se lo sentisse spegnersi, crederebbe +di avere col rancore perduta una virtù. +</p> + +<p> +Questo codice di vendetta fu presentato +alle nazioni settentrionali in quel +tempo in cui i duelli giudiziarj erano +stati di fresco soppressi. Prese in certo +qual modo il loro luogo, ed il duello +lavò le offese dell'onore con una sufficiente +apparenza di ragione; perciocchè +la più mortale offesa essendo quella di +<span class="pagenum"><a id="Page_520"></a>[520]</span> +porre in dubbio il coraggio di un uomo, +il valore con cui presentavasi a singolare +certame, era il mezzo più ovvio di dissipare +questa dubbiezza. Così videsi presso +i Francesi, gl'Inglesi, i Tedeschi, la primitiva +idea della vendetta disgiungersi +affatto dall'azione medesima che n'era +rappresentata come una conseguenza. Un +uomo d'onore si batte non già per vendicarsi, +ma per tenersi in possesso di quell'onore +ch'era sua proprietà, e che sentivasi +in diritto di difendere. +</p> + +<p> +Non fu già in tale maniera, che nel +sedicesimo secolo fu presentata dagli Spagnuoli +agl'Italiani la processura degli +affari d'onore; nè così la concepirono +i medesimi Italiani, a motivo delle precedenti +loro relazioni coi Mori. Gli uni +e gli altri credettero di ravvisare un'anima +grande nella costanza di questi risentimenti. +Pareva loro che l'offeso avesse +mostrata maggiore energia, quanto più +lungamente aveva conservato il suo rancore, +manifestatolo con un'esplosione meno +preveduta, e cagionato più acerbo dolore +al suo offensore. Non chiedevasi già a +colui che si vendicava una prova di coraggio +per ristabilire il suo onore, ma +bensì una prova d'un implacabile odio. +E perciò agli occhi loro l'assassinio lavava +<span class="pagenum"><a id="Page_521"></a>[521]</span> +l'onore quanto il duello, il veleno +quanto il ferro; e la perfidia sembrava +loro essere il maggiore trionfo della vendetta, +perchè l'offeso si era mostrato +più compiutamente padrone di sè medesimo. +</p> + +<p> +Fino dai secoli di mezzo alcune province +d'Italia eransi fatte distinguere per +l'atrocità de' loro odj, e delle loro ereditarie +vendette. Allegavansi principalmente +Pistoja in Toscana, la Romagna, +tutto lo stato della Chiesa, e più ancora +le isole di Sicilia, di Sardegna e +di Corsica, ove la mescolanza co' Mori, +ed in appresso cogli Spagnuoli aveva +data maggiore consistenza a questa barbara +legislazione. Pure non fu che nel +sedicesimo e nel diciassettesimo secolo +che si rese dominante in tutta l'Italia la +terribile dottrina che ingiugneva ad ogni +uomo d'onore il dovere, non di difendersi, +ma di vendicarsi. E allora solamente +si videro moltiplicati que' sicarj +che appigionavano i loro pugnali, e ridotta +a perfezione la formidabile scienza +de' veleni. Allora personaggi sommamente +riputati nella diplomazia, nella Chiesa, +nelle lettere, osarono darsi vanto pubblicamente +d'avere compiuta la loro vendetta; +allora finalmente più non risguardandosi +<span class="pagenum"><a id="Page_522"></a>[522]</span> +il duello come una sufficiente +soddisfazione, due nemici non acconsentirono +a battersi che dopo avere l'offensore +chiesto perdono all'offeso; senza la +quale preliminare riparazione, il veleno +o il pugnale potevano essi soli lavare l'onore +oltraggiato. +</p> + +<p> +Grazie al cielo questa infernale dottrina +è presentemente affatto dimenticata. Più +non si troverebbe in tutta l'Italia un solo +assassino salariato, e se vengono ancora +commessi orribili delitti, la pubblica opinione +almeno più non gli ordina come +un dovere. Forse ancora la sanzione del +duello è troppo trascurata, e si mostra +meno severità che non conviene verso +coloro che, non mostrando verun risentimento +per le più gravi offese, danno +luogo a supporre non già che abbiano +perdonato, ma che non abbiano osato domandare +soddisfazione<a class="tag" id="tag383" href="#note383">[383]</a>. +</p> + +<p> +Frattanto il lungo regno di un pregiudizio +così contrario ad ogni morale +ed al vero onore ebbe la più funesta +influenza sulle nazionali opinioni. L'assassinio, +<span class="pagenum"><a id="Page_523"></a>[523]</span> +a dir vero, non è più un dovere, +ma non è neppure un disonore; +è un'idea colla quale ognuno trovasi +continuamente famigliarizzato. L'Italiano +lo risguarda come una funesta conseguenza +d'un impetuoso movimento di +collera, di gelosia, di vendetta; egli non +sente nel suo cuore l'irremovibile certezza +che non sarà giammai strascinato a dare +un colpo di pugnale, perchè non fu mai +avvezzato a risguardare quest'azione con +quell'orrore inesprimibile che inspira il +pensiere di un gravissimo delitto. Dessa è +per lui ciò che il pensiero del duello è per +gli uomini scrupolosi delle altre nazioni. +Dessa è un gran peccato che la sua coscienza +gli vieta di commettere; ma egli sente +che per simili falli ogni uomo è peccatore; +e quando vede de' sicarj esiliati dal loro +paese, o condannati per commessi assassinj +a' pubblici lavori, non prova a riguardo +loro che la profonda compassione +che suole eccitare una grande sventura, +non il terrore che deve cagionare un +grave delitto. +</p> + +<p> +Nello stato di società in cui trovasi +l'Italiano ridotto, tale sentimento diventa +giusto, e con analogo sentimento dobbiamo +noi pure giudicarlo. Senza dubbio +nell'Italiano del XVIII secolo non ritrovasi +<span class="pagenum"><a id="Page_524"></a>[524]</span> +nè il rappresentante de' Manlj e dei +Gracchi, nè quello de' Doria e degli +Albrizzi. L'antica virtù non può nascere, +nè germogliare in una patria serva, +lo spirito non si può sviluppare quando +viene allentato da mille ostacoli, ed il +sentimento non può innalzarsi all'eroismo, +quand'è soffocato nel suo primo nascere. +Ma dovremo incolpare lo stesso italiano +dello stato deplorabile in cui è caduto? +Quando vediamo concorrere tante e così +potenti cagioni ad abbassarlo non deploreremo +piuttosto in lui l'avvilimento dell'umana +dignità, e non sentiremo che +la sventura che lo colpì è la sventura +che minaccia noi medesimi, che minaccia +ogni società, ogni nazione che si lascerà +caricare dalle stesse catene? +</p> + +<p> +Ammireremo invece tuttociò che ancora +rimane a questa nazione, che pareva +fatta per superare tutte le altre: +quello spirito così aperto e pronto cui +non riesce difficile veruno studio, quando +venga intrapreso per uno scopo che lo possa +infiammare; quella flessibilità a tutte le +nuove forme, che rende l'Italiano proprio +alla politica, alla guerra, a tuttociò che +intraprende di più inusitato, per mezzo +della più rapida educazione; quell'immaginazione +creatrice, che gli conserva, dopo +<span class="pagenum"><a id="Page_525"></a>[525]</span> +l'impero del mondo che ha miseramente +perduto, quello, forse più ricco, +delle belle arti; quella sociabilità, quelle +dolci maniere, che in altri paesi +non sono conosciute che dalle persone +di alta condizione, e che in Italia sono +proprie di tutte le classi; quella sobrietà +che allontana il basso popolo dalle orgie +e dalle dissolutezze di Bacco in mezzo +alle sue feste ed a' suoi piaceri; quella +superiorità dell'uomo della natura, che +si mostra tanto più degno di stima quanto +fu meno cambiato dall'educazione, di +modo che il contadino italiano è tanto +superiore al cittadino, quanto lo è questi +al gentiluomo; finalmente quel maraviglioso +potere della coscienza, che trionfa +delle più cattive instituzioni, della più +fallace educazione, della più bassa superstizione, +del più depravato ordine politico, +e che, sostenendo l'uomo tra le +più violenti tentazioni e le più deboli +barriere, diminuisce la frequenza de' delitti +assai più che non sarebbesi potuto anticipatamente +calcolarlo. Senza dubbio questi +Italiani, cui abbiamo consacrato un così +lungo studio, sono oggi un popolo sventurato +ed avvilito; ma che si ripongano in +circostanze ordinarie, che loro si consenta +di percorrere le vicende di tutte le altre +<span class="pagenum"><a id="Page_526"></a>[526]</span> +nazioni, ed in allora si vedrà che non +hanno perduto il seme delle grandi cose, +e che sono ancora degni di misurarsi in +quello stadio che hanno due volte percorso +con tanta gloria. +</p> + +<p class="pad2 center large"> +<span class="smcap">Fine del Volume XVI, ed ultimo.</span> +</p> +</div> + +<div class="somm"> +<p> +<span class="pagenum"><a id="Page_527"></a>[527]</span> +</p> + +<p class="center x-large"> +<a href="#indfront" id="indice">TAVOLA CRONOLOGICA +DEL TOMO XVI.</a> +</p> + +<table class="crono" summary="Tavola cronologica"> + <tr> + <td colspan="2" class="cap"><span class="smcap">Capitolo CXXI.</span> <i>Apparecchj de' Fiorentini per difendere la loro libertà; sono assediati dal principe d'Orange. Imprese di Francesco Ferrucci, commissario generale, nello stato fiorentino; viene a battaglia col principe d'Orange, e nella mischia periscono ambidue, capitolazione di Firenze.</i> 1529-1530</td> <td class="pag"><a href="#Page_3"><i>pag.</i> 3</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>La repubblica fiorentina difende la sua libertà, nel mentre che il rimanente dell'Italia si sottomette al giogo dell'Austria</td> <td class="pag"><a href="#Page_3">3</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>I Fiorentini, che fino allora non avevano mai atteso a trattar l'arme, le pigliano per difendere la propria libertà</td> <td class="pag"><a href="#Page_4">4</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1527</td> <td>Dicembre. Organizzazione dei 300 cittadini della guardia del palazzo</td> <td class="pag"><a href="#Page_5">5</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1528</td> <td>6 novembre. Organizzazione delle 16 compagnie della guardia urbana</td> <td class="pag"><a href="#Page_6">6</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1527</td> <td>Luglio. Richiamo delle <i>bande dell'ordinanza</i> del territorio fiorentino</td> <td class="pag"><a href="#Page_7">7</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1528</td> <td>Dicembre. Ercole d'Este nominato capitano generale degli uomini d'arme</td> <td class="pag"><a href="#Page_8">8</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1529</td> <td>Aprile. Sono terminate le fortificazioni di Firenze</td> <td class="pag"><a href="#Page_9">9</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="pagenum"><a id="Page_528"></a>[528]</span></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1529</td> <td>Maggio. I dieci della guerra prendono Malatesta Baglioni al loro soldo col titolo di governatore generale</td> <td class="pag"><a href="#Page_10">10</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Il gonfaloniere Capponi tenta di riconciliare la repubblica col papa</td> <td class="pag"><a href="#Page_11">11</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Il Capponi chiama alle consultazioni o pratiche molti amici de' Medici</td> <td class="pag"><a href="#Page_12">12</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Diffidenza de' consiglj. Nominano essi medesimi la pratica de' dieci della guerra</td> <td class="pag"><a href="#Page_12">12</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Corrispondenza segreta del Capponi con Clemente VII</td> <td class="pag"><a href="#Page_13">13</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>16 aprile. Lettera sospetta diretta al Capponi trovata da uno dei priori</td> <td class="pag"><a href="#Page_14">14</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>17 aprile. Il Capponi è dimesso, e gli succede Francesco Carducci</td> <td class="pag"><a href="#Page_15">15</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Il Capponi si giustifica dell'accusa di tradimento, e viene assolto</td> <td class="pag"><a href="#Page_16">16</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>I Fiorentini ricevono l'une dietro alle altre notizie affliggentissime</td> <td class="pag"><a href="#Page_17">17</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Il Governo prende le necessarie disposizioni onde trovare del denaro</td> <td class="pag"><a href="#Page_18">18</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>La signoria ordina ai paesani di portare i loro raccolti nelle fortezze</td> <td class="pag"><a href="#Page_20">20</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Settembre. Ercole d'Este, al quale è mandato l'ordine di recarsi al suo posto, ricusa di ubbidire</td> <td class="pag"><a href="#Page_21">21</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Ambasceria de' Fiorentini all'imperatore in Genova</td> <td class="pag"><a href="#Page_21">21</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>8 ottobre. Il Capponi muore udendo le relazioni dell'ambasceria; due ambasciatori fuggono</td> <td class="pag"><a href="#Page_23">23</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Il papa incarica delle sue proprie vendette contro Firenze quel medesimo principe d'Orange, che lo aveva tenuto prigioniere in Roma</td> <td class="pag"><a href="#Page_23">23</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="pagenum"><a id="Page_529"></a>[529]</span></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1529</td> <td>Fine di luglio. Il papa concede man forte ai soldati del principe d'Orange, onde farsi pagare il rimanente delle taglie dovute loro pel riscatto de' cittadini romani</td> <td class="pag"><a href="#Page_25">25</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Fine d'agosto. L'esercito del principe d'Orange si raduna a Foligno</td> <td class="pag"><a href="#Page_26">26</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>1 settembre. Presa e saccheggio di Spello sui confini del Perugino</td> <td class="pag"><a href="#Page_27">27</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>12 settembre. Baglioni, mediante un trattato, apre Perugia al principe d'Orange, e conduce la sua infanteria ai Fiorentini</td> <td class="pag"><a href="#Page_28">28</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>14 settembre. Cortona si arrende al principe d'Orange, e i Fiorentini evacuano Arezzo e tutto il Val d'Arno di sopra</td> <td class="pag"><a href="#Page_28">28</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>18 settembre. Arezzo pretende ritornare ad essere repubblica sotto la protezione dell'imperatore</td> <td class="pag"><a href="#Page_29">29</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Francesco Guicciardini fugge, e si unisce agl'inimici della sua patria</td> <td class="pag"><a href="#Page_30">30</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Alcuni ambasciatori spediti al papa, sono rimandati con mal tratto</td> <td class="pag"><a href="#Page_31">31</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>19 ottobre. Le case e i giardini sono tutti quanti atterrati fino alla distanza di un miglio intorno a Firenze</td> <td class="pag"><a href="#Page_32">32</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>14 ottobre. Il principe d'Orange pone il suo campo a Pian di Ripoli sotto Firenze</td> <td class="pag"><a href="#Page_33">33</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Napoleone Orsini, abate di Farfa, al servizio de' Fiorentini</td> <td class="pag"><a href="#Page_34">34</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Cominciamento de' servigj e della riputazione di Francesco Ferrucci</td> <td class="pag"><a href="#Page_35">35</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="pagenum"><a id="Page_530"></a>[530]</span></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1529</td> <td>Novembre. Ferrucci riprende d'assalto Samminiato</td> <td class="pag"><a href="#Page_37">37</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>10 novembre. Il principe d'Orange dà la scalata a Firenze ed è respinto</td> <td class="pag"><a href="#Page_38">38</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>11 dicembre. Stefano Colonna sorprende al loro posto gl'imperiali della Sciarra</td> <td class="pag"><a href="#Page_39">39</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>16 dicembre. Morte di Girolamo Moroni nel campo degli assedianti</td> <td class="pag"><a href="#Page_41">41</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>23 dicembre. I Fiorentini abbandonati dai Veneziani, che sottoscrivono una particolar pace coll'imperatore</td> <td class="pag"><a href="#Page_42">42</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Fine di dicembre. Un altro esercito imperiale viene ad accamparsi sulla sponda destra dell'Arno</td> <td class="pag"><a href="#Page_43">43</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Raffaele Girolami succede a Francesco Carducci gonfaloniere</td> <td class="pag"><a href="#Page_44">44</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1530</td> <td>Blocco di Firenze. Il principe d'Orange non tenta di fare breccia nelle mura</td> <td class="pag"><a href="#Page_45">45</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Ercole Rangoni via ne conduce i gendarmi d'Ercole d'Este</td> <td class="pag"><a href="#Page_46">46</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>26 gennajo. Malatesta Baglioni è nominato capitano generale</td> <td class="pag"><a href="#Page_47">47</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Condotta subdola di Francesco I coi Fiorentini</td> <td class="pag"><a href="#Page_48">48</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Nuove condizioni offerte al papa, e da lui rigettate</td> <td class="pag"><a href="#Page_49">49</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Predicazioni in Firenze per animare alla difesa della libertà</td> <td class="pag"><a href="#Page_50">50</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Frequenti attacchi dei Fiorentini sulle linee nemiche</td> <td class="pag"><a href="#Page_51">51</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>21 marzo. Sortita generale dei Fiorentini, e sanguinosa zuffa intorno al <i>cavaliere</i></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>di Porta Romana</td> <td class="pag"><a href="#Page_52">52</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="pagenum"><a id="Page_531"></a>[531]</span></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>5 maggio. Sortita di Baglioni, che prende d'assalto il convento di san Donato</td> <td class="pag"><a href="#Page_53">53</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1530</td> <td>10 giugno. Stefano Colonna attacca il conte di Lodroni e il quartiere dei Tedeschi alla diritta dell'Arno</td> <td class="pag"><a href="#Page_54">54</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Successi di Lorenzo Carnesecchi nella Romagna Toscana</td> <td class="pag"><a href="#Page_55">55</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>I Fiorentini perdono la cittadella d'Arezzo, di Borgo san Sepolcro e di Volterra</td> <td class="pag"><a href="#Page_55">55</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>27 aprile. Francesco Ferrucci si parte da Empoli per ricuperare Volterra</td> <td class="pag"><a href="#Page_56">56</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>29 maggio. Empoli preso da Sarmiento e da don Ferdinando di Gonzaga</td> <td class="pag"><a href="#Page_57">57</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>27 aprile. Il Ferrucci riprende Volterra con grande spargimento di sangue</td> <td class="pag"><a href="#Page_58">58</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Aprile, giugno. Il Ferrucci difende Volterra contro Maramaldo e Sarmiento</td> <td class="pag"><a href="#Page_59">59</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>17 giugno. Costringe gl'imperiali a levare l'assedio di Volterra</td> <td class="pag"><a href="#Page_60">60</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Aduna un esercito per far levare l'assedio di Firenze</td> <td class="pag"><a href="#Page_61">61</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>14 luglio. Parte da Volterra per Pisa</td> <td class="pag"><a href="#Page_62">62</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>È trattenuto in Pisa dalla febbre</td> <td class="pag"><a href="#Page_63">63</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Piano del Ferrucci, per attaccare Roma, rigettato dalla signoria</td> <td class="pag"><a href="#Page_63">63</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>30 luglio. Il Ferrucci si parte da Pisa attraversando lo stato Lucchese</td> <td class="pag"><a href="#Page_64">64</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>2 agosto. Si avvicina col suo esercito a Gavinana nelle montagne di Pistoja</td> <td class="pag"><a href="#Page_65">65</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Tradimento di Malatesta Baglioni, per cui il principe d'Orange ha campo di opporsi al Ferrucci</td> <td class="pag"><a href="#Page_66">66</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="pagenum"><a id="Page_532"></a>[532]</span></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1530</td> <td>2 agosto. Il principe d'Orange ed il Ferrucci giungono nello stesso tempo a Gavinana</td> <td class="pag"><a href="#Page_68">68</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Il principe d'Orange è ucciso</td> <td class="pag"><a href="#Page_70">70</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Gian Paolo Orsini è respinto da Vitelli, pel mentre che il Ferrucci respinge Maramaldo fuori di Gavinana</td> <td class="pag"><a href="#Page_71">71</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Nuovo attacco sopra Gavinana. Il Ferrucci è preso e ucciso da Maramaldo</td> <td class="pag"><a href="#Page_72">72</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>4 agosto. Il gonfaloniere sollecita nuovamente il Baglioni di attaccare gli imperiali</td> <td class="pag"><a href="#Page_74">74</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Il Baglioni ricusa apertamente di ubbidire al gonfaloniere</td> <td class="pag"><a href="#Page_74">74</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>8 agosto. Il gonfaloniere vuole costringere colla forza il Baglioni ad ubbidire, ma i cittadini lo abbandonano</td> <td class="pag"><a href="#Page_75">75</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Il Baglioni dà adito agl'imperiali nel bastione di Porta Romana</td> <td class="pag"><a href="#Page_76">76</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>La signoria costretta a porre in libertà i partigiani de' Medici</td> <td class="pag"><a href="#Page_77">77</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>La signoria tratta con Bartolomeo Valori, commissario apostolico, e don Ferdinando di Gonzaga, generale imperiale</td> <td class="pag"><a href="#Page_78">78</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>12 agosto. Capitolazione di Fiorenza dietro promessa di libertà e d'amnistia</td> <td class="pag"><a href="#Page_79">79</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>20 agosto. Bartolomeo Valori nomina una balìa, dietro l'autorità di un preteso parlamento</td> <td class="pag"><a href="#Page_80">80</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>La signoria è dimessa, ed il popolo disarmato</td> <td class="pag"><a href="#Page_81">81</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Fine della storia di Jacopo Nardi; e la di lui indole</td> <td class="pag"><a href="#Page_81">81</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="pagenum"><a id="Page_533"></a>[533]</span></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> + </tr> + <tr> + <td colspan="2" class="cap"><span class="smcap">Capitolo CXXII.</span> <i>Violazione della capitolazione di Firenze; persecuzione di tutti gli amici della libertà. Regno e morte di Alessandro de' Medici; successione di Cosimo I al titolo di duca di Firenze. Siena, oppressa dagli Spagnuoli, abbraccia il partito francese; assedio ed ultima capitolazione di questa città.</i> 1530-1555</td> <td class="pag"><a href="#Page_83">83</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>L'Italia dopo il 1530 ricade in quello stato di nullità in cui era prima del decimosecondo secolo</td> <td class="pag"><a href="#Page_83">83</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1122-1530</td> <td>Grandezza dell'Italia durante i quattro secoli della sua libertà</td> <td class="pag"><a href="#Page_84">84</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>L'indipendenza di alcuni piccoli stati, prima del dodicesimo e dopo il quindicesimo secolo, non basta a far l'Italia meritevole di particolare istoria in quelle due epoche</td> <td class="pag"><a href="#Page_86">86</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>L'incoronamento degl'imperatori in Roma era un simbolo dell'indipendenza italiana che fu soppressa nel 1530</td> <td class="pag"><a href="#Page_87">87</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Gli stati italiani, che dopo il 1530 vantavano ancora indipendenza, non influivano per niente sul rimanente dell'Europa</td> <td class="pag"><a href="#Page_88">88</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Ultimi capitoli consacrati alla decrepitezza della nazione italiana</td> <td class="pag"><a href="#Page_89">89</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>L'oppressione del partito della libertà in Siena ed in Firenze richiede maggiori dettagli</td> <td class="pag"><a href="#Page_89">89</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1530</td> <td>Balìa creata in Firenze in nome della sovranità del popolo</td> <td class="pag"><a href="#Page_90">90</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Ottobre. Seconda balìa di 150 membri creata dalla prima</td> <td class="pag"><a href="#Page_91">91</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="pagenum"><a id="Page_534"></a>[534]</span></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Crudeli vendette del papa, eseguite dalla balìa, contro tutti i partigiani della libertà</td> <td class="pag"><a href="#Page_91">91</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1530</td> <td>Il papa, di mano in mano che conosce il suo potere più stabile, va aumentando la sua severità e prolungando i supplizj</td> <td class="pag"><a href="#Page_93">93</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>I capi di parte ordinano supplizj in proprio nome, senza valersi dell'autorità di nessun membro della casa de' Medici</td> <td class="pag"><a href="#Page_93">93</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1531</td> <td>5 luglio. Alessandro de' Medici entra in Firenze, e viene da un rescritto dell'imperatore dichiarato capo della repubblica</td> <td class="pag"><a href="#Page_94">94</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Progetti del Guicciardini per mettersi al coperto dell'odio pubblico</td> <td class="pag"><a href="#Page_96">96</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1532</td> <td>4 aprile. Commissione incaricata di mutare la costituzione di Firenze</td> <td class="pag"><a href="#Page_98">98</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>27 aprile. Costituzione monarchica data a Firenze con due consiglj</td> <td class="pag"><a href="#Page_98">98</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Tirannide ed universale diffidenza di Alessandro de' Medici</td> <td class="pag"><a href="#Page_99">99</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1534</td> <td>1 giugno. Pone le fondamenta di una fortezza per dominare Firenze</td> <td class="pag"><a href="#Page_100">100</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Malcontento universale de' capi del partito dei Medici</td> <td class="pag"><a href="#Page_101">101</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1533</td> <td>27 ottobre. Catarina de' Medici sposa Enrico di Francia, che fu poi Enrico II</td> <td class="pag"><a href="#Page_102">102</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1534</td> <td>25 settembre. Morte di Clemente VII. Alessandro rimane circondato di nemici</td> <td class="pag"><a href="#Page_104">104</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Il cardinale de' Medici si mette alla testa dei nemici di Alessandro</td> <td class="pag"><a href="#Page_105">105</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1535</td> <td>10 agosto. Ippolito, cardinale de' Medici, avvelenato da Alessandro</td> <td class="pag"><a href="#Page_106">106</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="pagenum"><a id="Page_535"></a>[535]</span></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1535</td> <td>Gli emigrati fiorentini portano le loro lagnanze contro Alessandro dinanzi all'imperatore in Napoli</td> <td class="pag"><a href="#Page_106">106</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1536</td> <td>Febbrajo. Carlo pronunzia un'amnistia a favore degli emigrati, senza cambiare il governo</td> <td class="pag"><a href="#Page_108">108</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Gli emigrati la rigettano</td> <td class="pag"><a href="#Page_109">109</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>28 febbrajo. Carlo marita sua figliuola con Alessandro, e gli promette protezione</td> <td class="pag"><a href="#Page_111">111</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Lorenzino de' Medici si acquista il favore di Alessandro con vergognosi servigj</td> <td class="pag"><a href="#Page_112">112</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1537</td> <td>Uccide il duca, ch'egli aveva ad arte condotto in casa sua</td> <td class="pag"><a href="#Page_113">113</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Non tenta di sollevare la città, dove non aveva partigiani</td> <td class="pag"><a href="#Page_114">114</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Parte alla volta di Bologna e di Venezia, prima che siasi divulgato l'assassinio del duca</td> <td class="pag"><a href="#Page_116">116</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Il cardinale Cibo, ministro di Alessandro, nasconde la disparizione del duca</td> <td class="pag"><a href="#Page_117">117</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>7-8 gennajo. Trova il duca morto nell'appartamento di Lorenzino</td> <td class="pag"><a href="#Page_118">118</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>8 gennajo. Tutte le fortezze vengono occupate da Alessandro Vitelli, comandante della guardia del duca</td> <td class="pag"><a href="#Page_118">118</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Il senato è sollecitato dal Guicciardini di nominare un successore al duca</td> <td class="pag"><a href="#Page_120">120</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>9 gennajo. Viene costretto dal terrore a eleggere duca Cosimo de' Medici, lontano parente di Alessandro</td> <td class="pag"><a href="#Page_121">121</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Guicciardini credeva d'influenzare sull'animo di Cosimo, che rigetta un cotal giogo</td> <td class="pag"><a href="#Page_122">122</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="pagenum"><a id="Page_536"></a>[536]</span></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1537</td> <td>22 gennajo. I cardinali fiorentini entrano a Firenze per modificarne il governo</td> <td class="pag"><a href="#Page_123">123</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>1 febbrajo. Sono ingannati dal Medici e rimandati</td> <td class="pag"><a href="#Page_124">124</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>28 febbrajo. La successione di Cosimo è confermata da una bolla imperiale pubblicata in Firenze il 21 giugno seguente</td> <td class="pag"><a href="#Page_125">125</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>1-15 luglio. Esercito levato dagli emigrati fiorentini alla Mirandola</td> <td class="pag"><a href="#Page_127">127</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>15 luglio. Gli emigrati entrano in Toscana e s'innoltrano fino a Montemurlo</td> <td class="pag"><a href="#Page_128">128</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>31 luglio. I capi degli emigrati sono sorpresi da Alessandro Vitelli nella fortezza di Montemurlo, e la truppa loro viene dispersa</td> <td class="pag"><a href="#Page_129">129</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>1 agosto. Filippo Strozzi e i suoi compagni fatti prigionieri</td> <td class="pag"><a href="#Page_130">130</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Cosimo riscatta dalle mani de' soldati i prigionieri, onde metterli a morte</td> <td class="pag"><a href="#Page_131">131</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>20 agosto. Supplizio dei principali emigrati, che sett'anni prima avevano fondato il potere della casa de' Medici</td> <td class="pag"><a href="#Page_132">132</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Filippo Strozzi rimane un anno intero prigioniero di Alessandro Vitelli</td> <td class="pag"><a href="#Page_133">133</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1538</td> <td>Filippo Strozzi si uccide in prigione, invocando chi lo vendichi</td> <td class="pag"><a href="#Page_135">135</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1547</td> <td>Lorenzino de' Medici assassinato a Venezia dagli sbirri di Cosimo I</td> <td class="pag"><a href="#Page_136">136</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1538</td> <td>Cosimo de' Medici allontana da Firenze il cardinale Cibo e Alessandro Vitelli, che lo avevano innalzato sul trono</td> <td class="pag"><a href="#Page_136">136</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="pagenum"><a id="Page_537"></a>[537]</span></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1538</td> <td>I senatori, che aveano cooperato alla sua elezione, sono tutti allontanati e muojono senza poter ritornare in grazia di lui</td> <td class="pag"><a href="#Page_138">138</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1532</td> <td>Agosto. Clemente VII s'impadronisce d'Ancona a tradimento, mette a morte i magistrati, e toglie alla città tutti i suoi privilegj</td> <td class="pag"><a href="#Page_139">139</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1530</td> <td>10 ottobre. Arezzo è sottomessa nuovamente ai Fiorentini, ed è soppressa la nuova repubblica</td> <td class="pag"><a href="#Page_140">140</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>La repubblica di Lucca compra a caro prezzo la protezione dell'imperatore</td> <td class="pag"><a href="#Page_141">141</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1538</td> <td>Maggio. Alfonso Piccolomini, duca d'Amalfi, è fatto, mediante la protezione dell'imperatore, capo della repubblica di Siena</td> <td class="pag"><a href="#Page_143">143</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1541</td> <td>Primi negoziati de' Sienesi coi Francesi, rivelati da Cosimo I all'imperatore</td> <td class="pag"><a href="#Page_143">143</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Granvella, mandato a Siena, riduce questa repubblica più dipendente dall'imperatore che non lo era per l'innanzi</td> <td class="pag"><a href="#Page_144">144</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1544</td> <td>I porti dello stato sienese occupati dai fratelli Strozzi coll'ajuto dei Francesi e dei Turchi</td> <td class="pag"><a href="#Page_145">145</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1545</td> <td>4 marzo. Don Giovanni de Luna e la guarnigione spagnuola cacciati fuori di Siena dal popolo ammutinato</td> <td class="pag"><a href="#Page_147">147</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1546</td> <td>Congiura di Francesco Burlamacchi per ridonare la libertà a tutte le repubbliche della Toscana</td> <td class="pag"><a href="#Page_148">148</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Il Burlamacchi, allora gonfaloniere di Lucca, è denunciato da Cosimo I</td> <td class="pag"><a href="#Page_150">150</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="pagenum"><a id="Page_538"></a>[538]</span></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1546</td> <td>Viene dato in mano all'imperatore, e condannato a pena capitale in Milano</td> <td class="pag"><a href="#Page_150">150</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1547</td> <td>20 ottobre. Don Diego di Mendoza mandato a Siena dall'imperatore</td> <td class="pag"><a href="#Page_152">152</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1548</td> <td>4 novembre. Il Mendoza ne riforma il governo, e lo riduce ad una intera dipendenza</td> <td class="pag"><a href="#Page_152">152</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Mendoza si accinge a fabbricare una fortezza in Siena</td> <td class="pag"><a href="#Page_152">152</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1552</td> <td>I Sienesi dimandano ajuto alla Francia</td> <td class="pag"><a href="#Page_153">153</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Insurrezione contro gli Spagnuoli nel territorio di Siena</td> <td class="pag"><a href="#Page_154">154</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>26 luglio. Gl'insorgenti sono accolti in Siena, e gli Spagnuoli discacciati</td> <td class="pag"><a href="#Page_155">155</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>11 agosto. Il duca di Termini introdotto in Siena con una guarnigione francese</td> <td class="pag"><a href="#Page_157">157</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1553</td> <td>Gennajo. Don Pedro di Toledo viene in Toscana per soggiogarvi i Sienesi, ma muore in capo a sei settimane</td> <td class="pag"><a href="#Page_158">158</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Prima guerra contro Siena, cui pon fine l'apparizione della flotta turca sulle coste di Napoli</td> <td class="pag"><a href="#Page_159">159</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Giugno. Trattato di pace tra Cosimo I e i Sienesi</td> <td class="pag"><a href="#Page_160">160</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Cosimo I indotto a servire l'imperatore ad ogni costo, per timore di Pietro Strozzi ch'era appoggiato dal favore del re di Francia</td> <td class="pag"><a href="#Page_160">160</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1554</td> <td>26 gennajo. Cosimo raguna le sue truppe, sotto gli ordini del marchese di Malignano, a Poggibonzi</td> <td class="pag"><a href="#Page_162">162</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>27 gennajo. Il Marignano prende per sorpresa un bastione alla porta di Siena</td> <td class="pag"><a href="#Page_163">163</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="pagenum"><a id="Page_539"></a>[539]</span></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1554</td> <td>Il Marignano, non potendo penetrare nella città, intraprende di bloccarla</td> <td class="pag"><a href="#Page_164">164</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Egli assedia successivamente le castella dello stato sienese, e fa appiccare gli abitanti che si erano difesi</td> <td class="pag"><a href="#Page_165">165</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Fine di marzo. Rotta di una divisione dell'esercito del Marignano a Chiusi</td> <td class="pag"><a href="#Page_166">166</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Ajuti spediti dai Fiorentini, domiciliati in Lione e in Roma, all'esercito dello Strozzi, che attaccava Cosimo de' Medici</td> <td class="pag"><a href="#Page_167">167</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>11 giugno. Pietro Strozzi esce da Siena, passa sulla riva sinistra dell'Arno, sottomette Val di Nievole, e rientra in Siena dopo quindici giorni</td> <td class="pag"><a href="#Page_168">168</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Carestia in Siena e nei due eserciti</td> <td class="pag"><a href="#Page_170">170</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>2 agosto. Rotta di Pietro Strozzi presso Lucignano</td> <td class="pag"><a href="#Page_172">172</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Difesa ostinata di Siena, diretta dal signore di Montluc</td> <td class="pag"><a href="#Page_172">172</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Fredda ferocia del Marignano, cagione dell'attuale spopolazione dello stato di Siena</td> <td class="pag"><a href="#Page_173">173</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1555</td> <td>Gennajo. Preliminarj di pacificazione, e splendide promesse fatte da Cosimo I ai Sienesi</td> <td class="pag"><a href="#Page_175">175</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>2 aprile. Capitolazione di Siena, che mantiene la libertà della repubblica</td> <td class="pag"><a href="#Page_176">176</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>21 aprile. Gli emigrati sienesi si ritirano a Montalcino, e vi si mantengono in repubblica fino al 3 aprile del 1559</td> <td class="pag"><a href="#Page_177">177</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>La capitolazione di Siena è scandalosamente violata</td> <td class="pag"><a href="#Page_177">177</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1557</td> <td>19 luglio. Cosimo I prende possesso di Siena e l'unisce ai suoi stati</td> <td class="pag"><a href="#Page_178">178</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="pagenum"><a id="Page_540"></a>[540]</span></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1527</td> <td>Lo stato dei <i>Presidj</i>, staccato da quello di Siena, rimane proprietà degli Spagnuoli</td> <td class="pag"><a href="#Page_178">178</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> + </tr> + <tr> + <td colspan="2" class="cap"><span class="smcap">Capitolo CXXIII.</span> <i>Rivoluzioni di differenti stati d'Italia, dopo la perdita dell'indipendenza italiana, fino alla fine del sedicesimo secolo.</i> 1531-1600</td> <td class="pag"><a href="#Page_180">180</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1529</td> <td>5 agosto-1559 3 aprile. Secondo periodo fra questi due trattati. Lotta fra i medesimi rivali, senza speranza pegl'Italiani di miglior fortuna</td> <td class="pag"><a href="#Page_181">181</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1559</td> <td>3 aprile al 2 maggio 1598. Terzo periodo. Pace nell'interno dell'Italia</td> <td class="pag"><a href="#Page_182">182</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Continua guerra straniera, alla quale la nazione era indifferente</td> <td class="pag"><a href="#Page_183">183</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Oppressione dell'Italia sotto il regime militare Spagnuolo</td> <td class="pag"><a href="#Page_183">183</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1529-1600</td> <td>Scorrerie de' briganti e de' Barbareschi per tutta Italia</td> <td class="pag"><a href="#Page_184">184</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Compendioso racconto della rivoluzione di ogni governo nel corso degli ultimi due periodi del sedicesimo secolo</td> <td class="pag"><a href="#Page_185">185</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1535-1553</td> <td>Carlo III, duca di Savoja, spogliato de' suoi stati dai Francesi, e sagrificato dagl'Imperiali</td> <td class="pag"><a href="#Page_186">186</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1553-1559</td> <td>Emmanuele Filiberto, suo figliuolo, è privato dei suoi stati</td> <td class="pag"><a href="#Page_186">186</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1562</td> <td>Carlo IX gli ritorna le città che occupava in Piemonte</td> <td class="pag"><a href="#Page_187">187</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1580-1600</td> <td>Crescente ingrandimento di Carlo Emmanuele; sue conquiste nella Provenza e nel Delfinato, durante le guerre civili di Francia</td> <td class="pag"><a href="#Page_188">188</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="pagenum"><a id="Page_541"></a>[541]</span></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1588-1601</td> <td>Contese intorno al marchesato di Saluzzo, che resta alla Savoja</td> <td class="pag"><a href="#Page_188">188</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>I quattro più grandi stati dell'Italia, il ducato di Milano, ed i regni di Napoli, Sicilia e Sardegna, sottomessi alla casa d'Austria</td> <td class="pag"><a href="#Page_189">189</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1535</td> <td>24 ottobre. Morte del duca di Milano, dopo un nuovo tentativo per iscuotere il giogo dell'Austria</td> <td class="pag"><a href="#Page_189">189</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1535-1559</td> <td>Difesa dello stato di Milano, contro gli attacchi de' Francesi</td> <td class="pag"><a href="#Page_190">190</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Oppressione e rovina dei Milanesi sotto l'amministrazione spagnuola</td> <td class="pag"><a href="#Page_191">191</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1563</td> <td>Tentativi infruttuosi del duca di Sessa per istabilire in Milano l'inquisizione spagnuola</td> <td class="pag"><a href="#Page_191">191</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Il regno di Napoli difeso contro i Francesi</td> <td class="pag"><a href="#Page_192">192</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1518-1546</td> <td>Regno e potenza del secondo Barbarossa, re d'Algeri, e suoi guasti sulle coste di Napoli, di Sicilia e di Sardegna</td> <td class="pag"><a href="#Page_193">193</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1546-1600</td> <td>Continuazione de' guasti de' Barbareschi comandati da Dragut, Piali e Ulucciali</td> <td class="pag"><a href="#Page_194">194</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1539-1553</td> <td>Amministrazione oppressiva di D. Pedro di Toledo a Napoli</td> <td class="pag"><a href="#Page_194">194</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1547</td> <td>D. Pedro tenta inutilmente di stabilire l'inquisizione in Napoli</td> <td class="pag"><a href="#Page_195">195</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Oppressione de' Regni di Sicilia e di Sardegna</td> <td class="pag"><a href="#Page_196">196</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1565</td> <td>Assedio e memorabile difesa di Malta, che salva la Sicilia dall'invasione dei Musulmani</td> <td class="pag"><a href="#Page_197">197</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="pagenum"><a id="Page_542"></a>[542]</span></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1530</td> <td>Ad onta che si andassero allargando i confini dello stato della chiesa, decresce nulladimeno la potenza dei papi</td> <td class="pag"><a href="#Page_198">198</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1534</td> <td>12 ottobre-1549 10 novembre. Regno ed ambizione di Alessandro Farnese, papa col nome di Paolo III</td> <td class="pag"><a href="#Page_199">199</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Paolo III apparenta la casa Farnese con quelle d'Austria e di Francia</td> <td class="pag"><a href="#Page_200">200</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Chiede l'investitura del ducato di Milano per suo figliuolo Pier Luigi</td> <td class="pag"><a href="#Page_201">201</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1545</td> <td>Agosto. Dona a Pier Luigi Parma e Piacenza erigendoli in ducati</td> <td class="pag"><a href="#Page_202">202</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1547</td> <td>10 settembre. Pier Luigi assassinato dai nobili di Piacenza, ed i suoi stati invasi dagl'Imperiali</td> <td class="pag"><a href="#Page_203">203</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1549</td> <td>10 novembre. Paolo III muore, lasciando suo nipote Ottavio spogliato di tutti i suoi stati</td> <td class="pag"><a href="#Page_204">204</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1550</td> <td>22 febbrajo. Giulio III, successore di Paolo III, rende Parma a Ottavio Farnese</td> <td class="pag"><a href="#Page_205">205</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1551</td> <td>27 maggio. Il duca di Parma si mette sotto la protezione della Francia; muove guerra all'imperatore, suo suocero</td> <td class="pag"><a href="#Page_206">206</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1556</td> <td>15 settembre. Piacenza è resa al duca di Parma da Filippo II</td> <td class="pag"><a href="#Page_206">206</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1586</td> <td>18 settembre-1592 2 decembre. Regno d'Alessandro Farnese, figlio e successore d'Ottavio, nel ducato di Parma</td> <td class="pag"><a href="#Page_207">207</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1549</td> <td>9 febbrajo-1555 29 marzo. Regno di Giulio III; quanto Giulio III fosse portato pei piaceri</td> <td class="pag"><a href="#Page_208">208</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="pagenum"><a id="Page_543"></a>[543]</span></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1555</td> <td>23 maggio. Gian-Piero Caraffa, eletto papa col nome di Paolo IV</td> <td class="pag"><a href="#Page_208">208</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Tutto il clero si riunisce per opporsi agli attacchi de' riformatori</td> <td class="pag"><a href="#Page_209">209</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1545-1563</td> <td>Il concilio di Trento cambia lo spirito della Chiesa</td> <td class="pag"><a href="#Page_209">209</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Desso riforma la disciplina del clero, ma aumenta il fanatismo</td> <td class="pag"><a href="#Page_210">210</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Cambiamento totale nel carattere dei papi dopo il concilio tridentino</td> <td class="pag"><a href="#Page_213">213</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1555-1559</td> <td>18 agosto. Fanatismo persecutore di Paolo IV. Inquisizione</td> <td class="pag"><a href="#Page_214">214</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1556</td> <td>settembre-1557 14 settembre. Guerra di Paolo IV contro Filippo II e il duca d'Alba</td> <td class="pag"><a href="#Page_215">215</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1569-1585</td> <td>I regni di Pio IV, Pio V e Gregorio XIII, sono ugualmente fanatici</td> <td class="pag"><a href="#Page_216">216</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1571</td> <td>7 ottobre. Vittoria della flotta Cristiana sopra i Turchi a Lepanto</td> <td class="pag"><a href="#Page_217">217</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1585</td> <td>24 aprile-1590 20 agosto. Talenti e dispotismo di Sisto V</td> <td class="pag"><a href="#Page_218">218</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1590-1605</td> <td>Quattro pontefici regnano fino al fine del secolo</td> <td class="pag"><a href="#Page_218">218</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1563-1600</td> <td>Persecuzioni de' papi contro i protestanti d'Italia</td> <td class="pag"><a href="#Page_219">219</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Alimentano le guerre civili, e le macchinazioni del rimanente dell'Europa</td> <td class="pag"><a href="#Page_220">220</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Cattiva amministrazione degli stati del papa. Miseria, carestia, peste e distruzione della popolazione</td> <td class="pag"><a href="#Page_221">221</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Si moltiplicano i masnadieri che formano eserciti</td> <td class="pag"><a href="#Page_221">221</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="pagenum"><a id="Page_544"></a>[544]</span></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>L'abitudine del ladroneccio corrompe i costumi nazionali e presso i signori feudatarj e presso i paesani della Sabina</td> <td class="pag"><a href="#Page_223">223</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1534</td> <td>31 ottobre. Morte di Alfonso I, duca di Ferrara, al quale succede suo figliuolo Ercole II</td> <td class="pag"><a href="#Page_224">224</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1534-1559</td> <td>3 ottobre. Regno d'Ercole II, suoi sforzi per sottrarsi al giogo della Spagna</td> <td class="pag"><a href="#Page_225">225</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1559-1597</td> <td>27 ottobre. Regno d'Alfonso II. Estinzione della linea legittima della casa d'Este</td> <td class="pag"><a href="#Page_226">226</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Don Cesare, figliuolo di un figliuolo naturale di Alfonso I, è accennato come successore di Alfonso II</td> <td class="pag"><a href="#Page_227">227</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1597</td> <td>Clemente VII dichiara Ferrara unita alla santa sede</td> <td class="pag"><a href="#Page_227">227</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1598</td> <td>13 gennajo. Trattato dietro il quale don Cesare abbandona Ferrara alla santa sede, e si ritira a Modena e a Reggio</td> <td class="pag"><a href="#Page_228">228</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1538</td> <td>1 ottobre. Morte di Francesco Maria della Rovere, duca d'Urbino</td> <td class="pag"><a href="#Page_230">230</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1538-1574</td> <td>Regno di Guid'Ubaldo. Oppressione del ducato d'Urbino</td> <td class="pag"><a href="#Page_230">230</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1531-1533</td> <td>30 aprile. Regno di Giovan Giorgio, ultimo de' Paleologhi, nel marchesato di Monferrato</td> <td class="pag"><a href="#Page_231">231</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1536</td> <td>3 novembre. Federico II, duca di Mantova, riceve il possesso del Monferrato. Regno e successori di lui</td> <td class="pag"><a href="#Page_232">232</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Carattere di Cosimo de' Medici, duca di Firenze</td> <td class="pag"><a href="#Page_233">233</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1560</td> <td>Cosimo I crea l'ordine di santo Stefano, per distogliere i Fiorentini dal commercio</td> <td class="pag"><a href="#Page_234">234</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="pagenum"><a id="Page_545"></a>[545]</span></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1562</td> <td>Assassinio di due figliuoli, e morte della moglie di Cosimo I</td> <td class="pag"><a href="#Page_234">234</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1564</td> <td>Cosimo I cede l'amministrazione a suo figliuolo Francesco I, ma si riserba l'autorità suprema</td> <td class="pag"><a href="#Page_234">234</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1569</td> <td>Pio V accorda a Cosimo I il titolo di gran duca di Toscana, che Massimiliano II conferma al figliuolo di lui il 2 novembre del 1575</td> <td class="pag"><a href="#Page_235">235</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1574</td> <td>21 aprile. Morte di Cosimo I. Successione e indole di Francesco I</td> <td class="pag"><a href="#Page_236">236</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1578</td> <td>Francesco I fa assassinare o avvelenare tutti i suoi nemici in Francia e in Inghilterra</td> <td class="pag"><a href="#Page_237">237</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1579</td> <td>Matrimonio vergognoso di Francesco I con Bianca Capello</td> <td class="pag"><a href="#Page_238">238</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1587</td> <td>19 ottobre. Morte di Francesco I. Indole di Ferdinando suo successore</td> <td class="pag"><a href="#Page_238">238</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Oligarchia Lucchese. <i>I signori del Cerchiolino</i></td> <td class="pag"><a href="#Page_239">239</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1531-1532</td> <td>Sollevazione repressa in Lucca delle classi inferiori</td> <td class="pag"><a href="#Page_241">241</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1556</td> <td>9 dicembre. Legge <i>Martiniana</i>, che circoscrive l'oligarchia Lucchese</td> <td class="pag"><a href="#Page_241">241</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Malcontento in Genova a cagione dello stabilimento dell'aristocrazia</td> <td class="pag"><a href="#Page_243">243</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Odio di Gian-Luigi del Fiesco contro Giannettino Doria, nipote di Andrea</td> <td class="pag"><a href="#Page_243">243</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1547</td> <td>2 gennajo. Cospirazione di Gian Luigi del Fiesco, che muore appunto quando era per riescire il suo progetto</td> <td class="pag"><a href="#Page_245">245</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1560</td> <td>25 novembre. Andrea Doria muore, dopo essersi crudelmente vendicato dei Fieschi</td> <td class="pag"><a href="#Page_246">246</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="pagenum"><a id="Page_546"></a>[546]</span></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1566</td> <td>I genovesi perdono l'isola di Scio, e la Corsica si ribella</td> <td class="pag"><a href="#Page_247">247</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1548-1571</td> <td>Due tentativi degli Spagnuoli per soggiogare Genova</td> <td class="pag"><a href="#Page_247">247</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1576</td> <td>17 marzo. Atto di mediazione che ristabilisce la pace tra l'antica e nuova nobiltà di Genova</td> <td class="pag"><a href="#Page_248">248</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1537-1540</td> <td>Guerra dei Turchi, in cui i Veneziani perdono l'Arcipelago e il resto del Peloponeso</td> <td class="pag"><a href="#Page_249">249</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1570-1573</td> <td>Seconda guerra de' Turchi, in cui i Veneziani perdono l'isola di Cipro</td> <td class="pag"><a href="#Page_250">250</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Il genio letterario muore in Italia dopo la metà del sedicesimo secolo</td> <td class="pag"><a href="#Page_251">251</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> + </tr> + <tr> + <td colspan="2" class="cap"><span class="smcap">Capitolo CXXIV</span>. <i>Rivoluzione de' varj stati d'Italia nel corso del diciassettesimo secolo.</i> 1601-1700</td> <td class="pag"><a href="#Page_253">253</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>La storia d'Italia si fa più sterile di mano in mano che più s'avvicina ai tempi nostri</td> <td class="pag"><a href="#Page_253">253</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Il diciassettesimo secolo è un'epoca di morte politica e letteraria</td> <td class="pag"><a href="#Page_254">254</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Un secolo può essere infelicissimo, anche quando le sue disgrazie non possono essere argomento di storia, e non lasciano di sè niuna rimembranza</td> <td class="pag"><a href="#Page_255">255</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Colpo portato al santo legame del matrimonio dalla moda de' <i>Cicisbei</i>, cagione universale di calamità in Italia</td> <td class="pag"><a href="#Page_256">256</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Scopo politico di questa moda introdottasi nelle corti nel diciassettesimo secolo</td> <td class="pag"><a href="#Page_257">257</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Abitudine del lavoro, onorato nelle repubbliche, a cui sottentra un nobile ozio</td> <td class="pag"><a href="#Page_257">257</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="pagenum"><a id="Page_547"></a>[547]</span></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Nel diciassettesimo secolo ognuno si gloria de' vizj che altre volte cautamente avrebbe nascosti</td> <td class="pag"><a href="#Page_259">259</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Aumento del lusso in detrimento del commercio</td> <td class="pag"><a href="#Page_260">260</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Nuovi titoli che eccitano la vanità ed aguzzano le mortificazioni</td> <td class="pag"><a href="#Page_260">260</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Stato desolante de' padri di famiglia</td> <td class="pag"><a href="#Page_262">262</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Le sostituzioni perpetue gli spogliavano delle loro proprietà</td> <td class="pag"><a href="#Page_263">263</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>I privati mali di ciascun individuo strascinavano la nazione ai piaceri de' sensi, che le apparecchiavano nuovi patimenti</td> <td class="pag"><a href="#Page_264">264</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Il diciassettesimo secolo presenta minori calamità; e maggiore umiliazione del sedicesimo</td> <td class="pag"><a href="#Page_269">269</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Divisione del XVII secolo tra Filippo III, dal 13 settembre 1596 al 31 marzo 1621; Filippo IV, morto il 7 settembre 1665, e Carlo II morto il 1 novembre 1700</td> <td class="pag"><a href="#Page_270">270</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>I principi italiani non approfittano della decadenza della monarchia Spagnuola per ritornare indipendenti</td> <td class="pag"><a href="#Page_270">270</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1621</td> <td>7 novembre 1659. Lotta fra la Spagna e la Francia. Carattere delle guerre dei due cardinali Richelieu e Mazarino</td> <td class="pag"><a href="#Page_271">271</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1665-1700</td> <td>Arroganza di Luigi XIV, meno sentita in Italia che nel rimanente dell'Europa</td> <td class="pag"><a href="#Page_272">272</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Patimenti del ducato di Milano nel XVII secolo, senza rimarchevoli avvenimenti</td> <td class="pag"><a href="#Page_274">274</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Silenzio della storia sulla Sardegna</td> <td class="pag"><a href="#Page_275">275</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Onerose contribuzioni del regno di Napoli</td> <td class="pag"><a href="#Page_275">275</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="pagenum"><a id="Page_548"></a>[548]</span></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1665-1700</td> <td>Accrescimento delle gabelle, contrario ai privilegj del regno</td> <td class="pag"><a href="#Page_276">276</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1647</td> <td>7 luglio. Sommossa eccitata dalla gabella de' frutti, diretta da Masaniello</td> <td class="pag"><a href="#Page_277">277</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Fermento simultaneo di tutta l'Europa pella libertà</td> <td class="pag"><a href="#Page_277">277</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1647</td> <td>Il duca d'Arcos, vicerè, compromette la nobiltà di Napoli col popolo</td> <td class="pag"><a href="#Page_278">278</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>16 luglio. Masaniello assassinato per ordine del duca d'Arcos</td> <td class="pag"><a href="#Page_280">280</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>21 agosto. Avendo il duca d'Arcos rivocate le sue promesse, ricomincia la sedizione</td> <td class="pag"><a href="#Page_281">281</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>5 ottobre. Il duca d'Arcos fa bombardare la città dopo la pacificazione</td> <td class="pag"><a href="#Page_281">281</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>7 ottobre. Gli Spagnuoli, discacciati dalla città, si ritirano nelle fortezze</td> <td class="pag"><a href="#Page_282">282</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Il duca di Guisa, chiamato a Napoli, è dichiarato generalissimo della repubblica</td> <td class="pag"><a href="#Page_283">283</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Il popolo non pensò che a traslocare l'autorità arbitraria invece di distruggerla</td> <td class="pag"><a href="#Page_283">283</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>I Napolitani ingannati dal duca di Guisa e da Gennaro Annese</td> <td class="pag"><a href="#Page_284">284</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1648</td> <td>6 aprile. Gennaro Annese si rimette egli stesso a Napoli nelle mani di Filippo IV, che lo fa poi morire</td> <td class="pag"><a href="#Page_285">285</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1647</td> <td>20 maggio. Sommossa di Palermo contro il marchese di Los Velez</td> <td class="pag"><a href="#Page_286">286</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1674</td> <td>Agosto. Sommossa di Messina cagionata dalla violazione de' suoi privilegj</td> <td class="pag"><a href="#Page_287">287</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Ajuti mandati da Luigi XIV a Messina</td> <td class="pag"><a href="#Page_288">288</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="pagenum"><a id="Page_549"></a>[549]</span></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1678</td> <td>Agosto. I Francesi evacuano Messina precipitosamente</td> <td class="pag"><a href="#Page_290">290</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Misera sorte di 7000 Messinesi imbarcatisi co' Francesi</td> <td class="pag"><a href="#Page_292">292</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Crudeltà degli Spagnuoli che rientrano in Messina</td> <td class="pag"><a href="#Page_292">292</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>I rifugiati di Messina espulsi dalla Francia e ridotti alla disperazione</td> <td class="pag"><a href="#Page_292">292</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Rivoluzioni poco importanti dello stato della chiesa nel XVII secolo</td> <td class="pag"><a href="#Page_292">292</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1605</td> <td>Contese di Paolo V colla repubblica di Venezia a motivo delle immunità ecclesiastiche</td> <td class="pag"><a href="#Page_292">292</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1606</td> <td>17 aprile. La repubblica di Venezia è scomunicata e interdetta</td> <td class="pag"><a href="#Page_292">292</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1607</td> <td>21 aprile. Riconciliazione tra Venezia e il papa di cui è mediatore Enrico IV</td> <td class="pag"><a href="#Page_292">292</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1623</td> <td>6 agosto. Elezione di Urbano VIII; sua prodigalità verso i Barberini, suoi nipoti</td> <td class="pag"><a href="#Page_292">292</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1641</td> <td>I Barberini cercano di togliere ai Farnesi i ducati di Castro e Ronciglione</td> <td class="pag"><a href="#Page_292">292</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1644</td> <td>31 maggio. Pace tra i Barberini e i Farnesi, conchiusa dopo una guerra ridicola</td> <td class="pag"><a href="#Page_295">295</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1662</td> <td>Dissapori di Luigi XIV con Alessandro VII a cagione delle franchigie del suo ambasciatore</td> <td class="pag"><a href="#Page_295">295</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1664</td> <td>12 febbrajo. Trattato di Pisa, e soddisfazione data da Alessandro VII a Luigi XIV</td> <td class="pag"><a href="#Page_296">296</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="pagenum"><a id="Page_550"></a>[550]</span></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1687</td> <td>30 gennajo. Nuovi tentativi d'Innocenzo XI per abolire le franchigie. Viene insultato dal marchese di Lavardino</td> <td class="pag"><a href="#Page_296">296</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1687</td> <td>La casa di Savoja dura fatica, nel diciassettesimo secolo, a mantenersi in quello stato di grandezza cui era salita nel sedicesimo</td> <td class="pag"><a href="#Page_297">297</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1600-1630</td> <td>26 luglio. Fine del regno di Carlo Emmanuele I: sua ambizione</td> <td class="pag"><a href="#Page_298">298</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1630-1637</td> <td>7 ottobre. Regno di Vittorio Amedeo; suo attaccamento alla Francia</td> <td class="pag"><a href="#Page_299">299</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1638-1675</td> <td>12 giugno. Reggenza di Cristina; guerre civili, e regno di Carlo Emmanuele II</td> <td class="pag"><a href="#Page_300">300</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1675-1700</td> <td>Principj di Vittorio Amedeo II; sua abilità e poca buona fede</td> <td class="pag"><a href="#Page_300">300</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1600-1609</td> <td>7 febbrajo. Fine del regno di Ferdinando I in Toscana; fondazione di Livorno</td> <td class="pag"><a href="#Page_301">301</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1609-1621</td> <td>28 febbrajo. Regno di Cosimo II; suo genio pella marina</td> <td class="pag"><a href="#Page_302">302</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1621-1670</td> <td>Regno di Ferdinando II; dolcezza, debolezza ed apatia del governo</td> <td class="pag"><a href="#Page_303">303</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1670-1700</td> <td>Principj di Cosimo III; diffidenza, fasto e bigotteria di questo principe</td> <td class="pag"><a href="#Page_303">303</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1592-1622</td> <td>Marzo. Regno di Rannuccio I a Parma; sua tirannide</td> <td class="pag"><a href="#Page_304">304</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1622-1646</td> <td>12 settembre. Regno di Odoardo Farnese; sua presunzione e suo governo</td> <td class="pag"><a href="#Page_306">306</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1646-1694</td> <td>11 dicembre. Regno di Rannuccio II, diretto da' suoi favoriti</td> <td class="pag"><a href="#Page_307">307</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="pagenum"><a id="Page_551"></a>[551]</span></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1597-1628</td> <td>11 dicembre. Regno di Cesare d'Este in Modena</td> <td class="pag"><a href="#Page_309">309</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1629</td> <td>24 luglio. Alfonso III, suo figliuolo, si fa cappuccino</td> <td class="pag"><a href="#Page_309">309</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1629-1658</td> <td>14 ottobre. Regno e guerre di Francesco I pegli Imperiali, poi pei Francesi</td> <td class="pag"><a href="#Page_309">309</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1658-1662</td> <td>Regno di Alfonso IV</td> <td class="pag"><a href="#Page_310">310</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1662-1694</td> <td>6 settembre. Regno di Francesco II</td> <td class="pag"><a href="#Page_310">310</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1600-1627</td> <td>26 dicembre. Regni e dissolutezze di quattro Gonzaga in Mantova</td> <td class="pag"><a href="#Page_311">311</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1627</td> <td>Successione di Carlo Gonzaga, duca di Nevers. Suo figliuolo sposa l'erede del Monferrato</td> <td class="pag"><a href="#Page_311">311</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1630</td> <td>18 luglio. Sacco di Mantova, assediata dagl'Imperiali. Calamità del Monferrato</td> <td class="pag"><a href="#Page_313">313</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1637-1665</td> <td>15 settembre. Regno di Carlo II di Gonzaga</td> <td class="pag"><a href="#Page_314">314</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1665-1700</td> <td>Regno, viltà e scostumatezza di Ferdinando Carlo di Gonzaga</td> <td class="pag"><a href="#Page_314">314</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1574-1626</td> <td>Regno di Francesco Maria della Rovere, duca d'Urbino</td> <td class="pag"><a href="#Page_315">315</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>La repubblica di Lucca non presenta in questo secolo nessun avvenimento</td> <td class="pag"><a href="#Page_315">315</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1626</td> <td>Due fazioni in Genova; quella delle famiglie inscritte e che governavano, e quella delle famiglie escluse dal governo</td> <td class="pag"><a href="#Page_316">316</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1628</td> <td>30 marzo. Congiura di Vachero contro l'aristocrazia di Genova</td> <td class="pag"><a href="#Page_318">318</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="pagenum"><a id="Page_552"></a>[552]</span></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1684</td> <td>18 maggio. Bombardamento di Genova per ordine di Luigi XIV</td> <td class="pag"><a href="#Page_319">319</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1600-1619</td> <td>Vigore della repubblica di Venezia; sua guerra cogli Uscochi, sudditi dell'Austria</td> <td class="pag"><a href="#Page_320">320</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1617</td> <td>Alleanza de' Veneziani cogli Olandesi; i Veneziani si avvicinano ai protestanti</td> <td class="pag"><a href="#Page_321">321</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1618</td> <td>Congiura del marchese di Bedmar contro Venezia</td> <td class="pag"><a href="#Page_322">322</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1619-1637</td> <td>I Veneziani sostengono i diritti de' Grigioni nella Valtellina</td> <td class="pag"><a href="#Page_322">322</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1645</td> <td>25 giugno. I Turchi attaccano Candia. Guerra di 25 anni</td> <td class="pag"><a href="#Page_323">323</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1669</td> <td>6 settembre. Capitolazione di Candia. Pace coi Turchi</td> <td class="pag"><a href="#Page_324">324</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1684-1699</td> <td>Seconda guerra coi Turchi; conquista della Morea; vittorie di Francesco Morosini e di Konigsmark; pace di Carlowitz</td> <td class="pag"><a href="#Page_325">325</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> + </tr> + <tr> + <td colspan="2" class="cap"><span class="smcap">Capitolo CXXV.</span> <i>Ultime rivoluzioni degli antichi stati d'Italia, dopo l'apertura della guerra della successione di Spagna fino all'epoca della rivoluzione francese.</i> 1701-1789</td> <td class="pag"><a href="#Page_327">327</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Effetti della schiavitù dell'Italia sulla letteratura e i talenti</td> <td class="pag"><a href="#Page_327">327</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Le quattro guerre della prima metà del XVIII secolo rendono una specie d'indipendenza all'Italia</td> <td class="pag"><a href="#Page_328">328</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Ma questa indipendenza non si può mantenere quando lo spirito di vita è distrutto</td> <td class="pag"><a href="#Page_329">329</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1701-1713</td> <td>Guerra della successione di Spagna</td> <td class="pag"><a href="#Page_330">330</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="pagenum"><a id="Page_553"></a>[553]</span></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1713</td> <td>11 aprile. Incremento che riceve la casa di Savoja col trattato d'Utrecht</td> <td class="pag"><a href="#Page_331">331</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1717-1720</td> <td>Guerra della quadruplice alleanza</td> <td class="pag"><a href="#Page_332">332</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1720</td> <td>17 febbrajo. Pace colla Spagna. Successione eventuale di Parma e di Toscana promessa a don Carlo</td> <td class="pag"><a href="#Page_333">333</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1733-1735</td> <td>Guerra dell'elezione di Polonia</td> <td class="pag"><a href="#Page_334">334</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1738</td> <td>18 novembre. Trattato di Vienna. Indipendenza del regno delle due Sicilie</td> <td class="pag"><a href="#Page_335">335</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1741-1748</td> <td>Guerra della successione d'Austria</td> <td class="pag"><a href="#Page_336">336</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1748</td> <td>18 ottobre. Trattato di Aquisgrana: ducato di Parma dato ad un Borbone</td> <td class="pag"><a href="#Page_337">337</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>La Toscana promessa al duca di Lorena</td> <td class="pag"><a href="#Page_338">338</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Debolezza e nullità dell'Italia ad onta di quanto la pace di Aquisgrana aveva operato pella sua indipendenza</td> <td class="pag"><a href="#Page_339">339</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1675-1730</td> <td>Regno di Vittorio Amedeo II di Savoja</td> <td class="pag"><a href="#Page_340">340</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1703</td> <td>Luglio. Lascia i Borboni per unirsi all'Austria</td> <td class="pag"><a href="#Page_340">340</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1706</td> <td>7 settembre. I Francesi sono sconfitti presso Torino dal principe Eugenio</td> <td class="pag"><a href="#Page_342">342</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Riunione nel Monferrato al Piemonte; l'Austria non cede il Vigevanasco</td> <td class="pag"><a href="#Page_342">342</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1714-1718</td> <td>Vittorio Amedeo, re di Sicilia; le sue contese col Clero</td> <td class="pag"><a href="#Page_343">343</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1718</td> <td>18 ottobre. Consente al contraccambio della Sicilia colla Sardegna</td> <td class="pag"><a href="#Page_344">344</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="pagenum"><a id="Page_554"></a>[554]</span></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1720</td> <td>Agosto. Vittorio Amedeo entra in possesso della Sardegna</td> <td class="pag"><a href="#Page_345">345</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1720-1730</td> <td>Attività e talenti di Vittorio Amedeo nella sua amministrazione</td> <td class="pag"><a href="#Page_345">345</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1730</td> <td>3 settembre. Abdicazione di Vittorio Amedeo a favore di Carlo Emmanuele III</td> <td class="pag"><a href="#Page_346">346</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1731</td> <td>28 settembre. Vittorio Amedeo è arrestato per ordine di suo figlio</td> <td class="pag"><a href="#Page_346">346</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1735</td> <td>3 ottobre. Carlo Emmanuele III acquista colla pace Novara e Tortona</td> <td class="pag"><a href="#Page_347">347</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1742</td> <td>1 febbrajo. Trattato d'alleanza della Savoja coll'Austria pella difesa del Milanese</td> <td class="pag"><a href="#Page_348">348</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1743</td> <td>13 settembre. Trattato di Worms tra i suddetti. Piacenza promessa alla Savoja</td> <td class="pag"><a href="#Page_349">349</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Nello stesso tempo Carlo Emmanuele tratta colla casa di Borbone</td> <td class="pag"><a href="#Page_349">349</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1773</td> <td>20 gennajo. Morte di Carlo Emmanuele III. Vittorio Amedeo III gli succede</td> <td class="pag"><a href="#Page_350">350</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1701-1748</td> <td>Smembramento successivo del ducato di Milano</td> <td class="pag"><a href="#Page_351">351</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1765</td> <td>18 agosto-1790 Migliore amministrazione della Lombardia sotto Giuseppe II</td> <td class="pag"><a href="#Page_351">351</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1708</td> <td>5 luglio. Morte di Ferdinando Carlo di Gonzaga. Il ducato di Mantova confiscato e riunito alla Lombardia Austriaca</td> <td class="pag"><a href="#Page_352">352</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1746</td> <td>15 agosto. Morte dell'ultimo Gonzaga di Guastalla; suoi stati riuniti a quelli di Parma</td> <td class="pag"><a href="#Page_353">353</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="pagenum"><a id="Page_555"></a>[555]</span></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1694-1727</td> <td>26 febbrajo. Regno di Francesco Farnese a Parma e Piacenza</td> <td class="pag"><a href="#Page_354">354</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1714</td> <td>16 settembre. Matrimonio d'Elisabetta, nipote di Francesco, con Filippo V di Spagna</td> <td class="pag"><a href="#Page_355">355</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1720</td> <td>17 febbrajo. Successione di Parma assicurata ad un figlio d'Elisabetta in forza della quadruplice alleanza</td> <td class="pag"><a href="#Page_356">356</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1727-1731</td> <td>20 gennajo. Regno d'Antonio, ultimo de' Farnesi, in Parma</td> <td class="pag"><a href="#Page_357">357</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1731</td> <td>Enrichetta d'Este, vedova d'Antonio, dice di essere incinta e resta a Parma fino a settembre</td> <td class="pag"><a href="#Page_358">358</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1732</td> <td>9 settembre. Don Carlo, figliuolo primogenito d'Elisabetta Farnese, entra in Parma</td> <td class="pag"><a href="#Page_359">359</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1733</td> <td>Don Carlo si dichiara maggiore nell'età di diciott'anni, e prende il comando dell'armata Spagnuola</td> <td class="pag"><a href="#Page_359">359</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1734</td> <td>Febbrajo. Intraprende la conquista del regno di Napoli, sotto la direzione del duca di Montemar</td> <td class="pag"><a href="#Page_360">360</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>I due regni di Napoli e di Sicilia conquistati da don Carlo</td> <td class="pag"><a href="#Page_360">360</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1736</td> <td>3 maggio. Gli Austriaci entrano in Parma ed in Piacenza, dopo che gli Spagnuoli ne hanno portati via tutti gli effetti preziosi dei Farnesi</td> <td class="pag"><a href="#Page_361">361</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1742</td> <td>Don Filippo, secondo figlio d'Elisabetta Farnese, pretende al retaggio di Parma</td> <td class="pag"><a href="#Page_362">362</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1745</td> <td>Settembre. Don Filippo occupa Parma poi Milano</td> <td class="pag"><a href="#Page_363">363</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1718</td> <td>18 ottobre. I ducati di Parma, Piacenza e Guastalla assicurati a D. Filippo</td> <td class="pag"><a href="#Page_364">364</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="pagenum"><a id="Page_556"></a>[556]</span></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1765</td> <td>18 luglio. Morte di Filippo. Don Ferdinando gli succede</td> <td class="pag"><a href="#Page_365">365</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1694-1737</td> <td>26 ottobre. Regno di Rinaldo d'Este a Modena e Reggio</td> <td class="pag"><a href="#Page_365">365</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1718</td> <td>Rinaldo compra il piccolo ducato della Mirandola, confiscato sull'ultimo dei Pichi</td> <td class="pag"><a href="#Page_366">366</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1737-1780</td> <td>23 febbrajo. Regno di Francesco III; parte che prende alla guerra della successione d'Austria, come generale de' Francesi</td> <td class="pag"><a href="#Page_366">366</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1780-1796</td> <td>Regno d'Ercole III. Riunione de' ducati di Massa Carrara e Modena in conseguenza del matrimonio di questo principe con Teresa Cibo</td> <td class="pag"><a href="#Page_367">367</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Estinzione del maggior numero delle case sovrane d'Italia</td> <td class="pag"><a href="#Page_369">369</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1771</td> <td>14 ottobre. Ultima figlia della casa d'Este, maritata con Ferdinando d'Austria</td> <td class="pag"><a href="#Page_369">369</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1670-1723</td> <td>31 ottobre. Regno in Toscana di Cosimo III de' Medici</td> <td class="pag"><a href="#Page_370">370</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Matrimonj sterili di tre figliuoli di Cosimo, e di suo fratello</td> <td class="pag"><a href="#Page_370">370</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1723-1737</td> <td>9 luglio. Regno di Giovanni Gastone, ultimo de' Medici</td> <td class="pag"><a href="#Page_372">372</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1737-1765</td> <td>18 agosto. Regno in Toscana di Francesco II, duca di Lorena e imperatore</td> <td class="pag"><a href="#Page_373">373</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1743</td> <td>18 febbrajo. Morte della principessa Palatina, sorella dell'ultimo gran duca Medici</td> <td class="pag"><a href="#Page_373">373</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1765-1790</td> <td>20 febbrajo. Regno di Pietro Leopoldo in Toscana</td> <td class="pag"><a href="#Page_374">374</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="pagenum"><a id="Page_557"></a>[557]</span></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1738-1759</td> <td>10 agosto. Regno di don Carlo, Carlo VII e V nelle due Sicilie</td> <td class="pag"><a href="#Page_376">376</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Stato misero della famiglia di don Carlo, che passa al trono di Spagna</td> <td class="pag"><a href="#Page_377">377</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1759-1799</td> <td>Regno di Ferdinando IV a Napoli</td> <td class="pag"><a href="#Page_378">378</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1700-1721</td> <td>19 marzo. Regno del papa Clemente XI (Giovanni Francesco Albani)</td> <td class="pag"><a href="#Page_379">379</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1721-1724</td> <td>7 marzo. Regno d'Innocenzo XIII (Michel Angelo Conti)</td> <td class="pag"><a href="#Page_379">379</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1724-1730</td> <td>21 febbrajo. Regno di Benedetto XIII (Vincenzo Maria Orsini)</td> <td class="pag"><a href="#Page_380">380</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1730-1740</td> <td>6 febbrajo. Regno di Clemente XII (Lorenzo Corsini)</td> <td class="pag"><a href="#Page_381">381</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1735</td> <td>Gli stati della Chiesa guastati dagli Spagnuoli e gli Austriaci</td> <td class="pag"><a href="#Page_382">382</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1739</td> <td>Ottobre. Repubblica di san Marino sorpresa dal cardinale Alberoni, e riunita alla santa sede; poi riposta in libertà da Clemente XII</td> <td class="pag"><a href="#Page_383">383</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1740-1758</td> <td>3 maggio. Regno di Benedetto XIV (Prospero Lambertini)</td> <td class="pag"><a href="#Page_384">384</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1742-1748</td> <td>Lo stato della Chiesa guastato durante la guerra della successione d'Austria</td> <td class="pag"><a href="#Page_385">385</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1758-1769</td> <td>3 febbrajo. Regno di Clemente XIII (Carlo Rezzonico)</td> <td class="pag"><a href="#Page_386">386</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1769-1774</td> <td>22 settembre. Regno di Clemente XIV (Lorenzo Ganganelli)</td> <td class="pag"><a href="#Page_387">387</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1773</td> <td>21 luglio. Clemente XIV sopprime l'ordine dei Gesuiti</td> <td class="pag"><a href="#Page_388">388</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1775-1779</td> <td>29 agosto. Regno di Pio VI</td> <td class="pag"><a href="#Page_388">388</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Lavori infruttuosi di Pio VI nelle paludi pontine</td> <td class="pag"><a href="#Page_389">389</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="pagenum"><a id="Page_558"></a>[558]</span></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1700-1713</td> <td>La repubblica di Venezia non prende alcuna parte alla guerra della successione di Spagna</td> <td class="pag"><a href="#Page_390">390</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1715-1718</td> <td>La Morca conquistata sui Veneziani da Achmet III</td> <td class="pag"><a href="#Page_391">391</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1718</td> <td>27 giugno. Tregua di Passarowitz, che regola i confini di Venezia coi Turchi</td> <td class="pag"><a href="#Page_392">392</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1700-1789</td> <td>La storia della repubblica di Lucca è nulla in questo secolo</td> <td class="pag"><a href="#Page_392">392</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1713</td> <td>La repubblica di Genova compra dall'imperatore il marchesato di Finale</td> <td class="pag"><a href="#Page_393">393</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1730-1768</td> <td>Guerre de' Genovesi colla Corsica ribellata, che poi cedono alla Francia</td> <td class="pag"><a href="#Page_394">394</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1746</td> <td>16 giugno. Sconfitta de' Borboni a Piacenza, che espone Genova alle vendette degli Austriaci</td> <td class="pag"><a href="#Page_395">395</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>6 settembre. Capitolazione di Genova al marchese Botta, generale austriaco</td> <td class="pag"><a href="#Page_396">396</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Gli Austriaci violano la capitolazione, e riducono Genova alla disperazione</td> <td class="pag"><a href="#Page_396">396</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>5 dicembre. Sommossa del popolo genovese che discaccia gli Austriaci dalla città</td> <td class="pag"><a href="#Page_397">397</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>10 dicembre. Gli Austriaci ripassano la Bocchetta, e si ritirano in Lombardia</td> <td class="pag"><a href="#Page_399">399</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1748</td> <td>18 ottobre. La repubblica di Genova compresa nel trattato d'Aquisgrana</td> <td class="pag"><a href="#Page_400">400</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>La sommossa di Genova è il solo avvenimento veramente istorico di questo secolo</td> <td class="pag"><a href="#Page_400">400</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="pagenum"><a id="Page_559"></a>[559]</span></td> + </tr> + <tr> + <td class="anno">1748</td> <td>La nazione italiana, straniera ai suoi monarchi, non prendeva nessuno interesse alla loro politica</td> <td class="pag"><a href="#Page_401">401</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Distruggendo le forze morali di una nazione, si distrugge la nazione medesima</td> <td class="pag"><a href="#Page_402">402</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>L'Italia, alla guerra della rivoluzione, non ha avuto nè la volontà nè la forza di difendere la sua indipendenza</td> <td class="pag"><a href="#Page_403">403</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> + </tr> + <tr> + <td colspan="2" class="cap"><span class="smcap">Capitolo CXXVI.</span> <i>Intorno alla libertà degl'Italiani nei tempi delle loro repubbliche.</i></td> <td class="pag"><a href="#Page_404">404</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Paragonando l'Italia quale era nel quindicesimo secolo all'Italia quale diventò nel diciottesimo secolo, si conosce la grande influenza della sua libertà</td> <td class="pag"><a href="#Page_404">404</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Grandezza dei templi esistenti, e miseria dei fedeli che ora vi si raccolgono</td> <td class="pag"><a href="#Page_405">405</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Frequenza e magnificenza delle città che cadono in rovina</td> <td class="pag"><a href="#Page_405">405</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Rinnovamento di un dotto metodo di coltivazione, a quell'epoca in cui da per tutto i paesani erano schiavi</td> <td class="pag"><a href="#Page_406">406</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Immenso capitale impiegato nello scavamento dei canali della Lombardia, e nell'assodamento a foggia di terrapieni del suolo della Toscana</td> <td class="pag"><a href="#Page_407">407</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>L'Italia è la terra dei morti; l'attuale generazione non avrebbe potuto far nulla di ciò ch'ella possiede</td> <td class="pag"><a href="#Page_408">408</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>La libertà che diede tanta vita all'Italia, non era quella che oggi cerchiamo</td> <td class="pag"><a href="#Page_409">409</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>L'antica libertà era una partecipazione alla sovranità; la moderna è una protezione della felicità e dell'indipendenza; quella è attiva, questa passiva</td> <td class="pag"><a href="#Page_409">409</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Gl'Italiani chiamavano libero qualunque governo repubblicano</td> <td class="pag"><a href="#Page_410">410</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="pagenum"><a id="Page_560"></a>[560]</span></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Nelle oligarchie le sole famiglie proprietarie della sovranità godevano della libertà attiva; la libertà passiva non esisteva per nessuno</td> <td class="pag"><a href="#Page_411">411</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Il mantenimento della schiavitù presso gli antichi, aveali impediti di ricercare nella dignità dell'uomo l'origine della libertà</td> <td class="pag"><a href="#Page_412">412</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>L'abolizione della domestica schiavitù fece le repubbliche italiane di molto superiori a quelle dell'antichità. In qual modo questa si effettuò</td> <td class="pag"><a href="#Page_413">413</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Al tempo dell'impero romano, intere campagne quasi deserte erano coltivate da mandre di schiavi</td> <td class="pag"><a href="#Page_414">414</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>La maggior parte degli schiavi delle campagne furono rapiti dai Barbari</td> <td class="pag"><a href="#Page_415">415</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>I Barbari, stabilendosi in Italia, costrinsero gli uomini liberi a lavorare. Invenzione della coltura a metà frutto a favor loro</td> <td class="pag"><a href="#Page_416">416</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Danno bentosto la libertà ai loro schiavi, perchè il lavoro del libero agricoltore rende loro assai maggior profitto che non quello dei servi</td> <td class="pag"><a href="#Page_417">417</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>La legge non abolisce la schiavitù, e i papi spesso la rinnovarono; ma l'interesse personale l'ha sempre distrutta</td> <td class="pag"><a href="#Page_418">418</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Il fanatismo religioso ha solo conservato i resti della schiavitù</td> <td class="pag"><a href="#Page_419">419</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>I filosofi hanno fondato le teorie moderne della libertà sull'abolizione della schiavitù e la conservazione della monarchia</td> <td class="pag"><a href="#Page_420">420</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>La libertà degli antichi essendo un diritto, non si esaminava se fosse necessaria alla felicità</td> <td class="pag"><a href="#Page_421">421</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>I moderni hanno esaminato in che modo dalla libertà dipenda anche la felicità; perchè, secondo loro, tutti gli uomini hanno diritto ad uno stato di vita felice</td> <td class="pag"><a href="#Page_422">422</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="pagenum"><a id="Page_561"></a>[561]</span></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Se il governo non protegge cotesta felicità nelle persone, nell'onore, nelle proprietà, nei sentimenti morali di ciascun individuo, qualunque sia l'origine di cotale governo desso è tirannico</td> <td class="pag"><a href="#Page_422">422</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Il governo deve proteggere ciascun individuo contro gli altri, non contro sè medesimo; e perciò l'azione del governo non si deve estendere nè sui pensieri, nè sulla coscienza</td> <td class="pag"><a href="#Page_423">423</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>È un violare la libertà il perseguitare quelle colpe, le quali non si possono castigare senza un'inquisizione peggiore pella società che non la colpa medesima</td> <td class="pag"><a href="#Page_423">423</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>La libertà della stampa, della pubblica difesa delle proprie opinioni, della petizione, sono le guarenzie politiche di questa libertà passiva</td> <td class="pag"><a href="#Page_424">424</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>La libertà dei moderni non era guarentita nelle repubbliche italiane</td> <td class="pag"><a href="#Page_425">425</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>La processura criminale vi era viziata dai medesimi difetti che negli stati dispotici</td> <td class="pag"><a href="#Page_425">425</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Divisione dei poteri esecutivi e giudiziarj spesso non conosciuta</td> <td class="pag"><a href="#Page_426">426</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Insufficienti precauzioni per guarentire l'imparzialità dei giudici</td> <td class="pag"><a href="#Page_427">427</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Istruzione secreta, tortura e supplizj atroci</td> <td class="pag"><a href="#Page_428">428</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Sentenze pronunziate dalle <i>balìe</i> con rivoluzionaria autorità</td> <td class="pag"><a href="#Page_429">429</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Gl'Italiani permettevano al governo di giudicare le opinioni e i pensieri</td> <td class="pag"><a href="#Page_429">429</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>L'eresia, la magia, il malcontento, sottomessi alla giurisdizione dei tribunali</td> <td class="pag"><a href="#Page_430">430</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>La persecuzione della bestemmia fu cagione di processure vessatorie e quasi sempre ingiuste</td> <td class="pag"><a href="#Page_431">431</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Altri delitti di semplici parole castigati con eccessiva severità</td> <td class="pag"><a href="#Page_432">432</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Processi pella conservazione dei costumi spesse volte più scandalosi dello stesso disordine</td> <td class="pag"><a href="#Page_432">432</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="pagenum"><a id="Page_562"></a>[562]</span></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>La libertà della stampa incognita alle repubbliche italiane</td> <td class="pag"><a href="#Page_434">434</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Il diritto di petizione similmente incognito</td> <td class="pag"><a href="#Page_434">434</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>La libertà di sostenere le proprie opinioni nei consiglj non era neppure protetta</td> <td class="pag"><a href="#Page_435">435</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>La minorità legava la maggiorità con una muta opposizione</td> <td class="pag"><a href="#Page_436">436</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>L'adesione della minorità spesso ottenuta colla violenza</td> <td class="pag"><a href="#Page_438">438</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>In che cosa consistesse la libertà delle repubbliche italiane</td> <td class="pag"><a href="#Page_439">439</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Gl'Italiani non erano liberi come governati ma come governanti</td> <td class="pag"><a href="#Page_440">440</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Presso di loro ogni autorità esercitata sul popolo emanava dal popolo</td> <td class="pag"><a href="#Page_441">441</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Dopo un determinato tempo, l'autorità dei mandatarj del popolo ritornava al popolo; nessuno de' suoi mandati non era irrevocabile</td> <td class="pag"><a href="#Page_442">442</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Eccezione; il doge di Venezia</td> <td class="pag"><a href="#Page_443">443</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Altre eccezioni; le famiglie che s'innalzavano alla tirannide</td> <td class="pag"><a href="#Page_444">444</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>L'esistenza di poteri irrevocabili in una repubblica implica contraddizione</td> <td class="pag"><a href="#Page_445">445</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Ogni depositario dell'autorità pubblica era risponsabile verso il popolo</td> <td class="pag"><a href="#Page_446">446</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Nelle repubbliche, la risponsabilità non viene esercitata sui magistrati che quando escono di carica</td> <td class="pag"><a href="#Page_447">447</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Questo inconveniente è nullo, quando le cariche durano breve tempo</td> <td class="pag"><a href="#Page_447">447</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td><i>Divieto</i>, riposo cui erano tenuti i magistrati che uscivano di carica</td> <td class="pag"><a href="#Page_448">448</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td><i>Sindicato</i>, inquisizione giuridica e necessaria sulla amministrazione di alcuni magistrati allo spirare delle loro funzioni</td> <td class="pag"><a href="#Page_448">448</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Superiorità delle costituzioni delle repubbliche italiane su quelle delle altre repubbliche antiche</td> <td class="pag"><a href="#Page_449">449</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="pagenum"><a id="Page_563"></a>[563]</span></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>La risponsabilità assicurata colla simultanea amovibilità di tutti i consiglj</td> <td class="pag"><a href="#Page_450">450</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>La prosperità nazionale era dipendente dalla risponsabilità dei magistrati, dalla dignità dei cittadini e dall'emulazione di tutte le classi</td> <td class="pag"><a href="#Page_451">451</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Il timore della risponsabilità pone freno al potere giudiziario</td> <td class="pag"><a href="#Page_452">452</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>I magistrati temevano coloro che sarebbero per succeder loro negl'impieghi</td> <td class="pag"><a href="#Page_453">453</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Quegli che avea fatto la legge ritornava ad essere semplice cittadino, e un altro era incaricato di farla eseguire</td> <td class="pag"><a href="#Page_454">454</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>La libertà italiana assai più contribuiva alla virtù che alla felicità dei cittadini</td> <td class="pag"><a href="#Page_455">455</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Emulazione generale eccitata nel popolo dall'aspettazione degl'impieghi</td> <td class="pag"><a href="#Page_455">455</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>È giusto di avere in considerazione il divertimento di una nazione, poich'esso fa parte della sua felicità; desso era costante e nobile</td> <td class="pag"><a href="#Page_456">456</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Perfezionamento dell'uomo; scopo principale del governo</td> <td class="pag"><a href="#Page_457">457</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Insaziabile avidità d'imparare, che allora caratterizzava i Fiorentini</td> <td class="pag"><a href="#Page_458">458</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Censura esercitata dalla pubblica opinione sulla condotta di ciascuno</td> <td class="pag"><a href="#Page_459">459</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>La libertà e la filosofia degli antichi avevano per iscopo la virtù; la libertà e la filosofia de' moderni ha per iscopo la felicità</td> <td class="pag"><a href="#Page_460">460</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>È dovere del legislatore di conciliare le due libertà, e sostenere l'una coll'altra</td> <td class="pag"><a href="#Page_461">461</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> + </tr> + <tr> + <td colspan="2" class="cap"><span class="smcap">Capitolo CXXVII.</span> <i>Quali sono le cause che mutarono il carattere degl'Italiani dopo essere state ridotte in servitù le loro repubbliche.</i></td> <td class="pag"><a href="#Page_463">463</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Egli è un errore comune lo attribuire agl'Italiani di una volta il carattere degl'Italiani d'oggi</td> <td class="pag"><a href="#Page_463">463</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="pagenum"><a id="Page_564"></a>[564]</span></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>I vizj delle pubbliche instituzioni d'Italia fanno l'apologia degl'Italiani</td> <td class="pag"><a href="#Page_464">464</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>La religione, l'educazione, la legislazione, e il punto d'onore hanno, ciascuna per la sua parte, contribuito ad alterare il carattere nazionale</td> <td class="pag"><a href="#Page_465">465</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>La religione, fra tutte le forze morali, è quella che può operare il maggior bene e il maggior male</td> <td class="pag"><a href="#Page_465">465</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>La religione cattolica non ha la medesima influenza nel mezzogiorno come nel nord, nè ugualmente dopo come prima del concilio tridentino</td> <td class="pag"><a href="#Page_466">466</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Rivoluzione che comincia nello spirito della Chiesa col pontificato di Paolo IV</td> <td class="pag"><a href="#Page_467">467</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Spaventati dalla riforma, i papi abbandonano la causa dei popoli per quella dei re</td> <td class="pag"><a href="#Page_468">468</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>La riformazione ha corretti i costumi e riscaldato lo zelo, ma anche aumentato il potere del clero cattolico</td> <td class="pag"><a href="#Page_469">469</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>La Chiesa, coll'impadronirsi della morale, ha sostituito lo studio dei casisti a quello della nostra propria coscienza</td> <td class="pag"><a href="#Page_470">470</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>I casisti hanno fatta la morale estranea al cuore ed alla ragione</td> <td class="pag"><a href="#Page_471">471</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Il salutare orrore che debbe inspirare il delitto fu considerevolmente diminuito da una erronea classificazione dei peccati</td> <td class="pag"><a href="#Page_471">471</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>La dottrina della penitenza e dell'assoluzione riduce il dovere costante della vita di ogni buon cristiano ad un conto da regolarsi all'articolo di morte</td> <td class="pag"><a href="#Page_472">472</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>In Italia il castigo dei condannati li fa sempre parere martirj agli occhi del popolo</td> <td class="pag"><a href="#Page_474">474</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Il concilio tridentino corregge, ma non distrugge il traffico delle indulgenze</td> <td class="pag"><a href="#Page_474">474</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Le indulgenze gratuite non sono meno fatali alla morale</td> <td class="pag"><a href="#Page_475">475</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="pagenum"><a id="Page_565"></a>[565]</span></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Il caso e non la virtù decise della sorte eterna dell'anima del moribondo, secondo che egli potè o no confessarsi ed essere assolto</td> <td class="pag"><a href="#Page_476">476</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>I comandamenti della Chiesa furono posti invece di quelli di Dio e della coscienza</td> <td class="pag"><a href="#Page_477">477</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Quanto più l'uomo divoto è regolare nelle sue pratiche di pietà, tanto più si crede dispensato dall'esercitare la virtù</td> <td class="pag"><a href="#Page_478">478</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>L'interesse sacerdotale ha corrotto tutte le virtù ch'egli ha sottomesse alla legislazione dei casisti</td> <td class="pag"><a href="#Page_478">478</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Lo studio filosofico della morale è severamente interdetto</td> <td class="pag"><a href="#Page_478">478</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>La religione ha insegnato in Italia ad ingannare la propria coscienza, e non ad ubbidirle</td> <td class="pag"><a href="#Page_479">479</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td><span class="smcap">Educazione</span>: sua influenza intimamente legata a quella della religione</td> <td class="pag"><a href="#Page_481">481</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Al sedicesimo secolo, l'educazione viene tolta ai filologhi indipendenti, ed è confidata ai monaci</td> <td class="pag"><a href="#Page_482">482</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Emulazione e attività dello spirito dei primi; servile docilità dei secondi</td> <td class="pag"><a href="#Page_483">483</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>I frati escludono dalle scuole ogni contenzione di spirito</td> <td class="pag"><a href="#Page_484">484</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Lo studio dell'antichità è continuato nelle scuole, ma separato da ogni sentimento e da ogni riflessione</td> <td class="pag"><a href="#Page_485">485</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Tra le mani dei frati lo studio dell'antichità diventa una scienza di fatti e d'autorità</td> <td class="pag"><a href="#Page_486">486</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Inerzia assoluta dello spirito; risultato di questa educazione</td> <td class="pag"><a href="#Page_487">487</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Le tautologie dell'orazioni sono un esercizio di distrazione se non lo sono d'ipocrisia</td> <td class="pag"><a href="#Page_488">488</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>La memoria sola chiamata alle lezioni, s'incarica con ripugnanza della soma impostale</td> <td class="pag"><a href="#Page_488">488</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>L'ubbidienza e la disciplina monastica impediscono lo scolaro fin nelle sue ricreazioni</td> <td class="pag"><a href="#Page_489">489</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="pagenum"><a id="Page_566"></a>[566]</span></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Disgrazia di una nazione educata a questo modo</td> <td class="pag"><a href="#Page_490">490</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td><span class="smcap">Legislazione</span>: essa è tutta quanta basata, come la religione e l'educazione, sopra un'ubbidienza cieca ed implicita</td> <td class="pag"><a href="#Page_492">492</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Il potere dei principi è assoluto; le leggi, la giustizia, i privilegj gli sono sottomessi</td> <td class="pag"><a href="#Page_493">493</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>La legge emana dalla volontà del principe senza discussione, nè deliberazione pubblica</td> <td class="pag"><a href="#Page_494">494</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>L'istruzione pubblica dei processi è grande scuola di morale pel popolo</td> <td class="pag"><a href="#Page_496">496</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>In Italia, ove dessa instruzione è secreta, rende odiosa la giustizia</td> <td class="pag"><a href="#Page_496">496</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>In Italia tutti i ministri della giustizia sono dichiarati infami</td> <td class="pag"><a href="#Page_497">497</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Il loro capo, quantunque infame siccome loro, ha in mano tutta l'autorità d'un magistrato</td> <td class="pag"><a href="#Page_497">497</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Tutto il pubblico è legato col malfattore contro la giustizia</td> <td class="pag"><a href="#Page_498">498</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Il giudizio delle cause lasciato ad un giudice solo; il che libera i magistrati dal più salutare freno, quale quello di far palesi tutti i loro motivi</td> <td class="pag"><a href="#Page_499">499</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Frequenza dei processi economici, nei quali il prevenuto non conosce l'accusa, e non è ammesso a difendersi</td> <td class="pag"><a href="#Page_500">500</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>La cattiva giustizia d'Italia suggerisce ad ognuno abitudini di dissimulazione, di adulazione e di bassezza</td> <td class="pag"><a href="#Page_501">501</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Abitudini di ferocia inspirate al popolo dallo spettacolo della tortura</td> <td class="pag"><a href="#Page_503">503</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Influenza morale della legislazione civile, che si estende su tutti i cittadini</td> <td class="pag"><a href="#Page_504">504</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>L'ordine di successione fu cangiato alla caduta della libertà, coll'instituzione delle sostituzioni perpetue e dei favori accordati alle primogeniture</td> <td class="pag"><a href="#Page_504">504</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="pagenum"><a id="Page_567"></a>[567]</span></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>La madre e i fratelli fatti dipendenti dei figliuoli maggiori, il che sovverte tutti i sentimenti di natura</td> <td class="pag"><a href="#Page_506">506</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>I figliuoli minori condannati all'ozio e alla bassezza, perchè ridotti alla sola pensione alimentaria</td> <td class="pag"><a href="#Page_506">506</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Il ricorso alla grazia nelle cause civili guasta ogni nazionale abitudine di giustizia</td> <td class="pag"><a href="#Page_507">507</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Infinita moltiplicazione dei processi, che toglie qualunque vergogna al carattere di litigioso</td> <td class="pag"><a href="#Page_508">508</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td><span class="smcap">Il punto d'onore</span>; complemento delle instituzioni nazionali</td> <td class="pag"><a href="#Page_510">510</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Il punto d'onore confondendosi nelle repubbliche coll'opinione pubblica, vi si fa appena rimarcare</td> <td class="pag"><a href="#Page_510">510</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>I Castigliani ricevettero dagli Arabi e portarono in Italia un punto d'onore di un carattere diverso</td> <td class="pag"><a href="#Page_511">511</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Tre principj fondamentali del punto d'onore arabo e castigliano</td> <td class="pag"><a href="#Page_512">512</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>1.º Delicatezza esagerata sul punto della castità delle donne, la quale toglie loro quell'onesta libertà di cui avevano goduto nelle repubbliche</td> <td class="pag"><a href="#Page_512">512</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Induce a porre in non cale la morale educazione, che sola può dare alle donne armi da difendersi</td> <td class="pag"><a href="#Page_513">513</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Cotale punto d'onore abbandonato alla fine del XVII secolo, senza sostituirglisi niuna altra guarenzia della virtù delle donne</td> <td class="pag"><a href="#Page_514">514</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Lo sposo è costretto di distruggere l'educazione monastica di sua moglie</td> <td class="pag"><a href="#Page_514">514</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Lo sregolamento delle donne italiane è opera delle instituzioni sociali</td> <td class="pag"><a href="#Page_515">515</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>2.º Delicatezza esagerata sul punto del valore negli uomini. Le repubbliche italiane erano state viziate dall'opposto difetto</td> <td class="pag"><a href="#Page_515">515</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="pagenum"><a id="Page_568"></a>[568]</span></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Le guerre del sedicesimo secolo richiamano gl'Italiani a pigliare le armi, e destano nel loro cuore il punto d'onore castigliano</td> <td class="pag"><a href="#Page_516">516</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Decadimento della milizia italiana nel XVII secolo; la nobiltà ricade nella mollezza e nel riposo</td> <td class="pag"><a href="#Page_517">517</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Nel XVIII secolo gl'Italiani confessano senza arrossire il loro difetto di coraggio</td> <td class="pag"><a href="#Page_518">518</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>3.º Necessità imposta all'uomo d'onore di vendicare l'offesa ricevuta</td> <td class="pag"><a href="#Page_518">518</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Le nazioni del nord si battono per difendere il loro onore, non per vendicarsi</td> <td class="pag"><a href="#Page_519">519</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>I Mori, i Castigliani e poi gl'Italiani vollero mostrare, non già valore, ma forza d'animo e odio implacabile</td> <td class="pag"><a href="#Page_520">520</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Il veleno e il ferro adoperati per soddisfare l'onore oltraggiato</td> <td class="pag"><a href="#Page_521">521</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Questo barbaro punto d'onore è abbandonato ne' presenti tempi, ma ha lasciato una fatale indulgenza pella perfidia</td> <td class="pag"><a href="#Page_522">522</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Indulgenza che meritano i vizj degl'Italiani, perchè sono opera de' loro padroni</td> <td class="pag"><a href="#Page_523">523</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Virtù ingenite che sono rimaste agl'Italiani</td> <td class="pag"><a href="#Page_524">524</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Gl'Italiani non hanno perduto il seme delle grandi cose</td> <td class="pag"><a href="#Page_525">525</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> + </tr> +</table> + +<p class="pad2 center large"> +<span class="smcap">Fine della Tavola.</span> +</p> +</div> + +<div class="footnotes"> +<h2> +NOTE: +</h2> + +<p> +<a id="note1" href="#tag1">1.</a> <i>Ben. Varchi, l. V, p. 49. — Bern. Segni, +l. II, p. 34.</i> +</p> + +<p> +<a id="note2" href="#tag2">2.</a> <i>Ben. Varchi, l. VIII, p. 224. — Bern. Segni, +l. II, p. 38.</i> +</p> + +<p> +<a id="note3" href="#tag3">3.</a> <i>Ben. Varchi, l. VI, p. 134. — Bern. Segni, +l. I, p. 17.</i> +</p> + +<p> +<a id="note4" href="#tag4">4.</a> <i>Ben. Varchi Stor. Fior., l. VII, p. 194, +200. — Jac. Nardi, l. VIII, p. 349. — Bern. +Segni, l. II, p. 51.</i> +</p> + +<p> +<a id="note5" href="#tag5">5.</a> <i>Ben. Varchi, l. VIII, p. 234. — Jac. +Nardi, l. VIII, p. 349. — Bern. Segni, l. III, +p. 75.</i> +</p> + +<p> +<a id="note6" href="#tag6">6.</a> <i>Ben. Varchi, l. VIII, p. 234. — Bern. Segni, +l. II, p. 56. — Jac. Nardi, l. VIII, p. 349. — Lett. +de' Princ., t. II, f. 172 e seg.</i> +</p> + +<p> +<a id="note7" href="#tag7">7.</a> <i>Jac. Nardi, l. VIII, p. 342-345. — Stor. +di Gio. Cambi, t. XXIII, p. 40.</i> +</p> + +<p> +<a id="note8" href="#tag8">8.</a> <i>Fil. de' Nerli, l. IX, p. 186. — Bern. Segni, +l. I, p. 18, l. II, p. 51.</i> +</p> + +<p> +<a id="note9" href="#tag9">9.</a> <i>Bern. Segni, l. I, p. 27.</i> +</p> + +<p> +<a id="note10" href="#tag10">10.</a> <i>Lettere de' Principi.</i> Varie lettere di Jacopo +Salviati scritte in principio del 1529, <i>t. II, +f. 154 e seg.</i> +</p> + +<p> +<a id="note11" href="#tag11">11.</a> <i>Ben. Varchi, l. VIII, p. 243. — Bern. +Segni, l. II, p. 59. — P. Jovii, l. XXVII, +p. 86. — Jac. Nardi, l. VIII, p. 343. — Gio. +Cambi, t. XXIII, p. 41. — Fil. de' Nerli, +l. VIII, p. 179.</i> +</p> + +<p> +<a id="note12" href="#tag12">12.</a> <i>Ben. Varchi, l. VIII, p. 244. — Jac. +Nardi, l. VIII, p. 344. — Gio. Cambi, p. 43. — Comment. +del Nerli, l. VIII, p. 180. — Bern. +Segni, l. II, p. 60. — P. Jovii, l. XXVII, +p. 86.</i> +</p> + +<p> +<a id="note13" href="#tag13">13.</a> <i>Ben. Varchi, l. VIII, p. 251, 271. — Bern. +Segni, l. II, p. 61-67. — Comment. di +Fil. de' Nerli, l. VIII, p. 182. — Jac. Nardi, +l. VIII, p. 344. — P. Jovii, l. XXVII, p. 89.</i> +</p> + +<p> +<a id="note14" href="#tag14">14.</a> <i>Ben. Varchi, l. IX, p. 20. — Bern. Segni, +l. III, p. 73. — Comment. di Filippo de' +Nerli, l. IX, p. 188.</i> +</p> + +<p> +<a id="note15" href="#tag15">15.</a> <i>Ben. Varchi Stor. Fior., l. IX, p. 30. — Fil. +de' Nerli, l. IX, p. 189.</i> +</p> + +<p> +<a id="note16" href="#tag16">16.</a> <i>Jac. Nardi, l. VIII, p. 353.</i> +</p> + +<p> +<a id="note17" href="#tag17">17.</a> <i>Fil. de' Nerli, l. X, p. 216. — Bern. Segni, +l. III, p. 97.</i> +</p> + +<p> +<a id="note18" href="#tag18">18.</a> Furono questi Jacopo Morelli, Zanobi Carnesecchi, +Anton Francesco Albizzi, Bernardo di +Castiglione, Alfonso Strozzi, Agostini Dini e +Filippo Baroncini. <i>Ben. Varchi, l. IX, p. 34.</i> +</p> + +<p> +<a id="note19" href="#tag19">19.</a> <i>Ivi, p. 35.</i> +</p> + +<p> +<a id="note20" href="#tag20">20.</a> <i>Ben. Varchi, l. IX, p. 38-42. — Jac. +Nardi, l. VIII, p. 354. — Filip. de' Nerli, l. IX, +p. 191-195. — Bern. Segni, l. III, p. 75.</i> — Pare +che Michel Angelo provasse terrori altrettanto +più vivi, quanto più vasta era la sua immaginazione. +Vedendo i primi rovesci de' Fiorentini, +fuggì fino a Venezia, di dove un sentimento di +rimorso e di vergogna lo ricondusse bentosto al +suo posto ed alla direzione delle fortificazioni. +Quando fu presa la città, venne colpito da nuovo +spavento, e si tenne molto tempo nascosto; ma +poichè Clemente VII lo ebbe fatto rassicurare, intraprese +per riconoscenza le statue dei sepolcri della +cappella Laurenziana. <i>Ben. Varchi, t. IV, l. XII, +p. 293-294.</i> +</p> + +<p> +<a id="note21" href="#tag21">21.</a> <i>Ben. Varchi, l. IX, p. 54. — Bern. Segni, +l. III, p. 77. — Jac. Nardi, l. VIII, +p. 350.</i> +</p> + +<p> +<a id="note22" href="#tag22">22.</a> <i>Ben. Varchi, l. IX, p. 50.</i> +</p> + +<p> +<a id="note23" href="#tag23">23.</a> <i>Ben. Varchi, l. IX, p. 53.</i> +</p> + +<p> +<a id="note24" href="#tag24">24.</a> <i>Ben. Varchi, l. X, p. 128. — Bern. Segni, +l. III, p. 99. — P. Jovii, l. XXVII, p. 116.</i> +</p> + +<p> +<a id="note25" href="#tag25">25.</a> Ben. Varchi, l. X, p. 132. — Comment. +di Fil. de' Nerli, l. IX, p. 192. — Bern. Segni, +l. III, p. 78. — P. Jovii, l. XXVII, p. 112. +</p> + +<p> +<a id="note26" href="#tag26">26.</a> <i>Ben. Varchi, l. X, p. 137. — Jac. Nardi, +l. VIII, p. 350. — Bern. Segni, l. III, p. 86. — P. +Jovii, l. XXVII, p. 113.</i> +</p> + +<p> +<a id="note27" href="#tag27">27.</a> <i>Ben. Varchi, l. X, p. 142. — Jac. Nardi, +l. VIII, p. 351. — Bern. Segni, l. III, p. 88. — Fil. +de' Nerli, l. IX, p. 192. — P. Jovii, +l. XXVII, p. 114.</i> +</p> + +<p> +<a id="note28" href="#tag28">28.</a> <i>Ben. Varchi Stor. Fior., l. X, p. 155. — Bern. +Segni, l. III, p. 87-90.</i> +</p> + +<p> +<a id="note29" href="#tag29">29.</a> <i>Ben. Varchi, l. X, p. 170. — Fil. de' +Nerli, l. IX, p. 198. — Bern. Segni, l. III, +p. 92. — Fr. Guicciardini, l. XIX, p. 532.</i> +</p> + +<p> +<a id="note30" href="#tag30">30.</a> <i>Ben. Varchi, l. X, p. 167. — Fil. de' +Nerli, l. IX, p. 196. — Bern. Segni, l. III, +p. 86.</i> +</p> + +<p> +<a id="note31" href="#tag31">31.</a> <i>Ben. Varchi, l. X, p. 173.</i> +</p> + +<p> +<a id="note32" href="#tag32">32.</a> <i>Ivi, l. IX, p. 81. — Jac. de' Nerli, +l. VIII, p. 356.</i> +</p> + +<p> +<a id="note33" href="#tag33">33.</a> <i>Ben. Varchi, l. X, p. 185. — Jac. Nardi, +l. VIII, p. 353. — Fil. de' Nerli, l. IX, p. 197 +e 202.</i> +</p> + +<p> +<a id="note34" href="#tag34">34.</a> <i>Bern. Segni, l. III, p. 89.</i> +</p> + +<p> +<a id="note35" href="#tag35">35.</a> <i>Marco Guazzo Ist. de' suoi tempi, f. 52. — Lett. +de' Principi, t. II, f. 137 e seg.</i> +</p> + +<p> +<a id="note36" href="#tag36">36.</a> <i>Bern. Segni, l. III, p. 99; l. IV, p. 104. — P. +Jovii Hist., l. XXVIII, p. 131.</i> +</p> + +<p> +<a id="note37" href="#tag37">37.</a> <i>Jac. Nardi, l. VIII, p. 363. — Bern. +Segni, l. IV, p. 103. — Ben. Varchi, l. X, +p. 222.</i> +</p> + +<p> +<a id="note38" href="#tag38">38.</a> <i>Ben. Varchi, l. X, p. 224. — Fr. Guicciardini, +l. XX, p. 542.</i> +</p> + +<p> +<a id="note39" href="#tag39">39.</a> <i>Ben. Varchi, l. X, p. 227. — Bern. +Segni, l. IV, p. 103. — Jac. Nardi, l. VIII, +p. 365. — P. Jovii, l. XXVIII, p. 135. — Fr. +Guicciardini, l. XX, p. 540.</i> +</p> + +<p> +<a id="note40" href="#tag40">40.</a> <i>Ben. Varchi, l. X, p. 229.</i> +</p> + +<p> +<a id="note41" href="#tag41">41.</a> <i>Ben. Varchi, l. X, p. 238. — Bern. Segni, +l. IV, p. 104. — Fr. Guicciardini, l. XX, +p. 540. — P. Jovii, l. XXVIII, p. 130.</i> +</p> + +<p> +<a id="note42" href="#tag42">42.</a> <i>Ben. Varchi, l. X, p. 243. — Bern. Segni, +l. IV, p. 104.</i> +</p> + +<p> +<a id="note43" href="#tag43">43.</a> <i>Ben. Varchi, l. X, p. 245.</i> +</p> + +<p> +<a id="note44" href="#tag44">44.</a> <i>Ben. Varchi, l. X, p. 257-261.</i> +</p> + +<p> +<a id="note45" href="#tag45">45.</a> <i>Ivi, p. 268. — Jac. Nardi, l. VIII, p. 359. — Fr. +Guicciardini, l. XX, p. 540. — Fil. de' +Nerli, l. IX, p. 207. — Bern. Segni, l. III, p. 98.</i> +</p> + +<p> +<a id="note46" href="#tag46">46.</a> <i>Ben. Varchi Stor. Fior., l. X, p. 279. — Filippo +de' Nerli, l. IX, p. 206. — Bern. Segni, +l. IV, p. 102.</i> +</p> + +<p> +<a id="note47" href="#tag47">47.</a> <i>Ben. Varchi, l. X, p. 237. — Jac. Nardi, +l. VIII, p. 370. — Ist. di Gio. Cambi, +t. XXIII, p. 47. — Filippo de' Nerli, l. IX, +p. 204. — Bern. Segni, l. IV, p. 103.</i> +</p> + +<p> +<a id="note48" href="#tag48">48.</a> <i>Jac. Nardi, l. VIII, p. 359. — Bern. Segni, +l. IV, p. 103. — P. Jovii Hist. sui temp., +l. XXVIII, p. 130.</i> +</p> + +<p> +<a id="note49" href="#tag49">49.</a> <i>Ben. Varchi Stor. Fior., t. IV, l. XI, p. 41. — Fr. +Guicciardini, l. XX, p. 541. — Filip. +dei Nerli, l. IX, p. 207.</i> +</p> + +<p> +<a id="note50" href="#tag50">50.</a> <i>Ben. Varchi, t. IV, l. XI, p. 23.</i> +</p> + +<p> +<a id="note51" href="#tag51">51.</a> <i>Ben. Varchi. l. XI, p. 24. — Jac. Nardi, +l. VIII, p. 358. — Ist. di Gio. Cambi, t. XXIII, +p. 48. — Fil. de' Nerli, l. X, p. 219. — Bern. +Segni, l. IV, p. 103.</i> +</p> + +<p> +<a id="note52" href="#tag52">52.</a> <i>Ben. Varchi, l. XI, t. IV, p. 19. — Fr. +Guicciardini, l. XX, p. 541.</i> +</p> + +<p> +<a id="note53" href="#tag53">53.</a> <i>Fil. de' Nerli, l. X, p. 217, 218. — Bern. +Segni, l. IV, p. 106. — Ben. Varchi, t. IV, l. XI, +p. 12-18.</i> +</p> + +<p> +<a id="note54" href="#tag54">54.</a> <i>Ben. Varchi, l. XI, p. 39, 178. — Bern. +Segni, l. IV, p. 116. — Ist. di Gio. Cambi, +t. XXIII, p. 52, 66.</i> +</p> + +<p> +<a id="note55" href="#tag55">55.</a> <i>Ben. Varchi, t. IV, l. XI, p. 30 e seg. — Jac. +Nardi, l. VIII, p. 359.</i> +</p> + +<p> +<a id="note56" href="#tag56">56.</a> <i>Ben. Varchi, l. XI, p. 54. — Fr. Guicciardini, +l. XX, p. 542.</i> +</p> + +<p> +<a id="note57" href="#tag57">57.</a> <i>Ben. Varchi, l. XI, p. 71.</i> +</p> + +<p> +<a id="note58" href="#tag58">58.</a> <i>Ben. Varchi, l. XI, p. 77. — Jac. Nardi, +l. VIII, p. 362.</i> +</p> + +<p> +<a id="note59" href="#tag59">59.</a> <i>Benedetto Varchi, l. XI, p. 100. — Jac. +Nardi, l. IX, p. 374. — Filippo de' Nerli, +l. X, p. 231. — Ber. Segni, l. IV, p. 117. — P. +Jovii, l. XXVIII, p. 146.</i> +</p> + +<p> +<a id="note60" href="#tag60">60.</a> <i>Ben. Varchi, l. XI, p. 112.</i> +</p> + +<p> +<a id="note61" href="#tag61">61.</a> <i>Ben. Varchi, l. XI, p. 117.</i> +</p> + +<p> +<a id="note62" href="#tag62">62.</a> <i>Ivi, p. 118. — Jac. Nardi, l. VIII, p. 366.</i> +</p> + +<p> +<a id="note63" href="#tag63">63.</a> <i>Ben. Varchi, l. XI, p. 131. — Fr. Guicciardini, +l. XX, p. 542. — Bern. Segni, l. IV, +p. 110. — P. Jovii, l. XXVIII, p. 148.</i> +</p> + +<p> +<a id="note64" href="#tag64">64.</a> <i>Ben. Varchi, l. XI. p. 93.</i> +</p> + +<p> +<a id="note65" href="#tag65">65.</a> <i>Ben. Varchi, l. XI, p. 91. — Jac. Nardi, +l. VIII, p. 367. — Fr. Guicciardini, l. XX, +p. 543. — Fil. de' Nerli, l. X, p. 226. — Bern. +Segni, l. IV, p. 112. — P. Jovii, l. XXVIII, +p. 153.</i> +</p> + +<p> +<a id="note66" href="#tag66">66.</a> <i>Ben. Varchi, l. XI, p. 149. — Jac. Nardi, +l. VIII, p. 358. — Fr. Guicciardini, l. XX, +p. 542. — P. Jovii, l. XXVIII, p. 150. — B. +Segni, l. IV, p. 111. — Fil. de' Nerli, l. X, +p. 226. — Ist. di Gio. Cambi, t. XXIII, p. 54.</i> +</p> + +<p> +<a id="note67" href="#tag67">67.</a> <i>Ben. Varchi, l. XI, p. 162. — P. Jovii, +l. XXIX, p. 134.</i> +</p> + +<p> +<a id="note68" href="#tag68">68.</a> <i>Ben. Varchi, l. XI, p. 164. — Jac. Nardi, +l. VIII, p. 368. — Fr. Guicciardini, l. XX, +p. 544. — Gio. Cambi, t. XXII, p. 66. — B. +Segni, l. IV, p. 114. — P. Jovii, l. XXIX, +p. 157.</i> +</p> + +<p> +<a id="note69" href="#tag69">69.</a> <i>Ben. Varchi, l. XI, p. 175, 176. — Jac. +Nardi, l. IX, p. 375. — Fil. de' Nerli, l. X, +p. 234.</i> +</p> + +<p> +<a id="note70" href="#tag70">70.</a> <i>Jac. Nardi, l. IX, p. 375. — Ben. Varchi, +l. XI, p. 69.</i> +</p> + +<p> +<a id="note71" href="#tag71">71.</a> <i>Ben. Varchi, l. XI, p. 208. — Jac. Nardi, +l. VIII, p. 370. — Bern. Segni, l. IV, +p. 120. — P. Jovii, l. XXIX, p. 160.</i> +</p> + +<p> +<a id="note72" href="#tag72">72.</a> <i>Jac. Nardi, l. IX, p. 376.</i> +</p> + +<p> +<a id="note73" href="#tag73">73.</a> <i>Ben. Varchi, l. XI, p. 210. — Bern. Segni, +l. IV, p. 121. — Filip. de' Nerli, l. X, +p. 236. — P. Jovii, l. XXIX, p. 162.</i> +</p> + +<p> +<a id="note74" href="#tag74">74.</a> <i>Ben. Varchi, l. XI, p. 213. — P. Jovii, +l. XXIX, p. 163.</i> +</p> + +<p> +<a id="note75" href="#tag75">75.</a> <i>Ben. Varchi, l. XI, p. 191.</i> +</p> + +<p> +<a id="note76" href="#tag76">76.</a> <i>Ben. Varchi, l. XI, p. 179, 204. — Jac. +Nardi, l. IX, p. 385.</i> +</p> + +<p> +<a id="note77" href="#tag77">77.</a> <i>Ben. Varchi, l. XI, p. 214.</i> +</p> + +<p> +<a id="note78" href="#tag78">78.</a> <i>Jac. Nardi, l. IX, p. 377.</i> +</p> + +<p> +<a id="note79" href="#tag79">79.</a> <i>Ben. Varchi, l. XI, p. 215. — Jac. Nardi, +l. IX, p. 377. — Bern. Segni, l. IV, p. 122.</i> +</p> + +<p> +<a id="note80" href="#tag80">80.</a> <i>Ben. Varchi, l. XI, p. 217. — Jac. Nardi, +l. IX, p. 377, 385. — Bern. Segni, l. IV, +p. 122. — P. Jovii, l. XXIX, p. 164.</i> +</p> + +<p> +<a id="note81" href="#tag81">81.</a> <i>Ben. Varchi, l. XI, p. 219. — Jac. Nardi, +l. IX, p. 378. — Fr. Guicciardini, l. XX, +p. 544. — P. Jovii, l. XXIX, p. 168. — Bern. +Segni, l. IV, p. 123. — Gio. Cambi, t. XXIII, +p. 67.</i> — L'ultimo racconta questi fatti assai +inesattamente, sebbene scrivesse giorno per giorno +le notizie che si avevano a Firenze. +</p> + +<p> +<a id="note82" href="#tag82">82.</a> <i>Ben. Varchi, l. XI, p. 221. — Jac. Nardi, +l. IX, p. 378. — P. Jovii, l. XXIX, p. 165.</i> +</p> + +<p> +<a id="note83" href="#tag83">83.</a> <i>Ben. Varchi, l. XI, p. 229. — Bern. Segni, +l. IV, p. 124. — Jac. Nardi, l. IX, p. 379. — Gio. +Cambi, t. XXIII, p. 68.</i> +</p> + +<p> +<a id="note84" href="#tag84">84.</a> <i>Fil. de' Nerli, l. X, p. 225. — Fr. Guicciardini, +l. XX, p. 545. — P. Jovii, l. XXIX, +p. 166.</i> +</p> + +<p> +<a id="note85" href="#tag85">85.</a> <i>Ben. Varchi, l. XI, p. 235. — Jac. Nardi, +l. IX, p. 380.</i> +</p> + +<p> +<a id="note86" href="#tag86">86.</a> <i>Ben. Varchi, l. XI, p. 239. — Bern. Segni, +l. IV, p. 124. — Gio. Cambi, t. XXIII, +p. 69.</i> +</p> + +<p> +<a id="note87" href="#tag87">87.</a> <i>Ben. Varchi, l. XI, p. 245. — Fil. de' +Nerli, l. X, p. 239. — Gio. Cambi, t. XXIII, +p. 70.</i> +</p> + +<p> +<a id="note88" href="#tag88">88.</a> <i>Jac. Nardi, l. IX, p. 381. — Fil. de' +Nerli, l. X, p. 241. — B. Segni, l. IV, p. 119.</i> +</p> + +<p> +<a id="note89" href="#tag89">89.</a> <i>Ben. Varchi, l. XI, p. 246-250. — Jac. +Nardi, l. IX, p. 382, 383. — Fil. de' Nerli, +l. XI, p. 244. — P. Jovii, l. XXIX, p. 173.</i> +</p> + +<p> +<a id="note90" href="#tag90">90.</a> <i>Ben. Varchi, l. XI, p. 257.</i> +</p> + +<p> +<a id="note91" href="#tag91">91.</a> <i>Bened. Varchi, l. XI, p. 256-260. — Jac. +Nardi Ist. Fior., l. IX, p. 387. — Fr. Guicciardini, +l. XX, p. 545. — Istor. di Gio. Cambi, +t. XXIII, p. 73. — Fil. de' Nerli, l. X, p. 242. — Ber. +Segni, l. V, p. 128. — P. Jovii, l. XXIX, +p. 175.</i> +</p> + +<p> +La storia di Firenze di Jacopo Nardi termina +colla presa della città e collo stabilimento della +balìa. È scritta con un certo che di candore e di +lealtà che ci affeziona allo storico; vi si ravvisa +l'amico della libertà, l'uomo religioso e dabbene. +Il Nardi non risguardava il suo libro come +terminato, e lo avrebbe distrutto quando stava per +morire, se fortunatamente non ve ne fossero stati di +già varj esemplari presso altre famiglie. Per altro +i primi sei libri, che comprendono l'accaduto +dall'anno 1494 fino alla morte di Leon X, sembrano +avere ricevuta tutta la perfezione che l'autore +poteva loro dare. Lo stesso non può dirsi degli +ultimi tre; la narrazione vi si trova appena abbozzata, +e pare che l'autore gli scrivesse senza +avere sott'occhio i materiali che doveva adoperare. +Trovansi in questi ultimi tre libri alcuni +errori di fatto e di date, molte ripetizioni, molto +disordine, ed alcuni pezzi che non sembrano +essere stati dall'autore riletti. Jacopo Nardi ebbe +qualche parte nella rivoluzione del 1527; e perciò +fu tra gli esiliati, che la balìa del 1530 privò +della loro patria. Il Nardi fu in appresso incaricato +dagli emigrati di portare le loro lagnanze +all'imperatore intorno alla violazione della capitolazione +di Firenze, di esporre le loro ragioni in +una scrittura che fu mandata a Carlo V. Fino +alla fine della sua vita, che terminò in esilio, +Jacopo Nardi lavorò, malgrado la povertà e la +vecchiaja, a procurare vindici alla libertà della +sua patria. La sua storia si stampò in Firenze +in 4.º nel 1584 in un volume di 590 pagine. +</p> + +<p> +<a id="note92" href="#tag92">92.</a> Forse in alcune scienze, ma nelle lettere e +nelle arti non mai; del che ne convengono tutti +quegli spassionati stranieri che preferiscono all'amor +proprio la verità, e che sono a portata +di gustare i capi d'opera de' nostri grandi maestri. +<i>N. d. T.</i> +</p> + +<p> +<a id="note93" href="#tag93">93.</a> <i>B. Segni, l. V, p. 129. — Il 12 ottobre +1532. Gio. Cambi, t. XXIII, p. 122. — Ben. +Varchi, l. XIII, t. V, p. 9.</i> +</p> + +<p> +<a id="note94" href="#tag94">94.</a> <i>Ben. Varchi, l. XII, p, 317. — Gio. +Cambi, t. XXIII, p. 81.</i> +</p> + +<p> +<a id="note95" href="#tag95">95.</a> <i>Ben. Varchi, l. XII, p. 295. — Gio. +Cambi, t. XXIII, p. 79. — Scip. Ammirato, +l. XXXI, p. 414. — Ben. Segni, l. V, p. 133.</i> +</p> + +<p> +<a id="note96" href="#tag96">96.</a> <i>Bened. Varchi, l. XII, p. 289.</i> +</p> + +<p> +<a id="note97" href="#tag97">97.</a> <i>Ivi, p. 275.</i> +</p> + +<p> +<a id="note98" href="#tag98">98.</a> <i>Ben. Varchi, l. XII, p. 304-312. — Gio. +Cambi, t. XXIII, p. 87-95. — B. Segni, l. V, +p. 135. — Fil. de' Nerli, l. XI, p. 252. — Fr. +Guicciardini, l. XX, p. 546.</i> +</p> + +<p> +<a id="note99" href="#tag99">99.</a> <i>Ben. Varchi, l. XII, p. 310, e seg. — Gio. +Cambi, t. XXIII, p. 79. — Bern. Segni, +l. V, p. 131. — Filip. de' Nerli, l. XI, p. 250.</i> +</p> + +<p> +<a id="note100" href="#tag100">100.</a> <i>Ben. Varchi, l. XII, p. 356-359. — Gio. +Cambi, t. XXIII, p. 103. — Scipione +Ammirato, l. XXXI, p. 416. — Bern. Segni, +l, V, p. 143. — Filip. de' Nerli, l. XI, p. 255.</i> +</p> + +<p> +<a id="note101" href="#tag101">101.</a> Lettera di Francesco Guicciardini a Niccolò +di Schomberg, arcivescovo di Capoa, del 30 gennajo +1532, con una Memoria intorno al governo +di Firenze. <i>Lett. de' Principi, t. III, f. 8, e seg.</i> +</p> + +<p> +<a id="note102" href="#tag102">102.</a> <i>Ben. Varchi, l. XII, p. 367. — Bern. Segni, +l. V, p. 149. — Filippo de' Nerli, l. XI, p. 260.</i> +</p> + +<p> +<a id="note103" href="#tag103">103.</a> <i>Ben. Varchi, l. XII, p. 372. — Scip. +Ammirato, l. XXXI, p. 419. — Ist. di Gio. +Cambi, t. XXIII, p. 110.</i> +</p> + +<p> +<a id="note104" href="#tag104">104.</a> <i>Ben. Varchi, l. XII, p. 374 e t. V, l. XIII, +p. 12. — Gio. Cambi, t. XXIII, p. 114. — B. +Segni, l. V, p. 160. — Filip. de' Nerli, +l. XI, p. 262-268.</i> +</p> + +<p> +<a id="note105" href="#tag105">105.</a> <i>Ben. Varchi, t. V, l. XIII, p. 5; l. XIV, +p. 85. — Ist. di Gio. Cambi, t. XXIII, p. 137. — Bernardo +Segni, l. VI, p. 153. — Filippo +de' Nerli, l. XI, p. 270-272.</i> +</p> + +<p> +<a id="note106" href="#tag106">106.</a> <i>Ben. Varchi, t. V, l. XIV, p. 90. — Ber. +Segni, l. VI, p. 156.</i> +</p> + +<p> +<a id="note107" href="#tag107">107.</a> <i>B. Varchi, l. XIV, p. 53. — Bern. Segni, +l. VI, p. 161. — P. Jovii, l. XXXI, p. 224.</i> +</p> + +<p> +<a id="note108" href="#tag108">108.</a> <i>B. Varchi, l. XIV, p. 88. — Gio. Cambi, +t. XXIII, p. 141. — Scip. Ammirato, l. XXXI, +p. 429. — P. Jovii, l. XXXII, p. 234.</i> +</p> + +<p> +<a id="note109" href="#tag109">109.</a> <i>Ben. Varchi, l. XII, t. IV, p. 315.</i> +</p> + +<p> +<a id="note110" href="#tag110">110.</a> <i>Ben. Varchi, t. IV, l. XIV, p. 80.</i> +</p> + +<p> +<a id="note111" href="#tag111">111.</a> <i>Ivi, t. V, l. XIV, p. 108. — B. Segni, +l. VII, p. 178. — P. Jovii, l. XXXIV, p. 302. — Scip. +Ammirato, l. XXXI, p. 430. — Fil. +de' Nerli, l. XII, p. 277.</i> +</p> + +<p> +<a id="note112" href="#tag112">112.</a> <i>Ben. Varchi, l. XIV, p. 132. — Ber. Segni, +l. VIII, p. 188. — Filip. de' Nerli, l. XII, +p. 278. — Scip. Ammirato, l. XXXI, p. 430.</i> +</p> + +<p> +<a id="note113" href="#tag113">113.</a> <i>Ben. Varchi, l. XIV, p. 138. — Bern. +Segni, l. VII, p. 189.</i> — Partì il 19 di dicembre +del 1535. — <i>Fil. de' Nerli, l. XII, p. 279.</i> +</p> + +<p> +<a id="note114" href="#tag114">114.</a> <i>Ben. Varchi, l. XIV, p. 143-219 e 224. — Scip. +Ammirato, l. XXXI, p. 431. — Bern. +Segni, l. VII, p. 189. — Fil. de' Nerli, l. XII, +p. 279.</i> +</p> + +<p> +<a id="note115" href="#tag115">115.</a> Tutte le scritture originali vengono riportate +da Benedetto Varchi, questa, dice egli, +ebbe molto credito in Italia, <i>l. XIV, p. 229-230.</i> +</p> + +<p> +<a id="note116" href="#tag116">116.</a> <i>Ben. Varchi, l. XIV, p. 259. — Bern. +Segni, l. VII, p. 192-198. — Fil. de' Nerli, +l. XII, p. 283, 285. — Della storia di Gio. +Battista Adriani, l. I, p. 11.</i> Serve di continuazione +al Guicciardini che finisce alla morte +di Clemente VII. +</p> + +<p> +<a id="note117" href="#tag117">117.</a> <i>Ben. Varchi, l. XV, p. 264, 272. — B. +Segni, l. VII, p. 204, 206. — Filip. de' Nerli, +l. XII, p. 286-290. — Gio. Battista Adriani, +l. I, p. 11. — Scip. Ammirato, l. XXXI, p. 436. — P. +Jovii, l. XXXVIII, p. 387, 391. — Ist. +di Matteo Guazzo, f. 159.</i> +</p> + +<p> +<a id="note118" href="#tag118">118.</a> <i>Ben. Varchi, l. XV, p. 273</i>, ed altri +degli storici sovrallegati. Lorenzino de' Medici +scrisse egli medesimo una scrittura per giustificare +la sua intrapresa. Roscoe la pubblicò nell'appendice +alla vita di Lorenzo de' Medici, n.º 84, +<i>p. 148-165</i>. Una lettera scritta da Roma, il 15 +di marzo, a Mess. Paolo del Tosco, da suo fratello, +dà pure alcune circostanze raccontate dallo +stesso Lorenzino. <i>Lettere de' principi, t. III, +f. 52.</i> +</p> + +<p> +<a id="note119" href="#tag119">119.</a> <i>Bened. Varchi, l. XV, p. 278. — Com. +di Filippo de' Nerli, l. XII, p. 291. — Bern. +Segni, l. VIII, p. 208. — Scip. Ammirato, +l. XXXI, p. 437. — Gio. Batt. Adriani, l. I, +p. 12. — P. Jovii, l. XXXVIII, p. 391.</i> +</p> + +<p> +<a id="note120" href="#tag120">120.</a> <i>Ben. Varchi, l. XV, p. 284. — Bern. Segni, +l. VIII, p. 213. — Filippo de' Nerli, +l. XII, p. 291.</i> +</p> + +<p> +<a id="note121" href="#tag121">121.</a> <i>Ben. Varchi, l. XV, p. 285. — Ber. Segni, +l. VIII, p. 212. — Filip. de' Nerli, l. XII, +p. 292. — Gio. Battista Adriani, l. I, p. 14.</i> +</p> + +<p> +<a id="note122" href="#tag122">122.</a> <i>Ben. Varchi, l. XV, p. 287. — Scip. +Ammirato, l. XXXI, p. 438. — Gio. Battista +Adriani, l. I, p. 18. — Bern. Segni, l. VIII, +p. 216. — Fil. de' Nerli, l. XII, p. 293.</i> +</p> + +<p> +<a id="note123" href="#tag123">123.</a> <i>Ben. Varchi, l. XV, p. 326.</i> +</p> + +<p> +<a id="note124" href="#tag124">124.</a> <i>Ben. Varchi, l. XV, p. 311. — Bern. +Segni, l. VIII, p. 219. — Com. de' Nerli, +l. XII, p. 294. — Gio. Batt. Adriani, l. I, +p. 24. — Lettera di cinque cardinali Fiorentini +al card. Cibo, Roma 13 gennajo 1537. Lettere +de' Princ., t. III, p. 57.</i> +</p> + +<p> +<a id="note125" href="#tag125">125.</a> <i>Ben. Varchi, l. XVI, p. 373. — Scip. +Ammirato, l. XXXII, p. 448. — Bern. Segni, +l. VIII, p. 223. — Gio. Batt. Adriani, l. I, +p. 51. — Fil de' Nerli, l. XII, p. 297</i>. +</p> + +<p> +Giunti a quest'epoca, prenderemo congedo da +Benedetto Varchi, forse il più verboso storico +che producesse l'Italia. Ma tra le infinite minutissime +circostanze con cui opprime il lettore, +trovansi elevati pensieri, e filosofia. Il suo sedicesimo +libro termina al principio del 1538. Pare +che l'opera non sia stata ridotta a termine. +</p> + +<p> +<a id="note126" href="#tag126">126.</a> <i>Bernardo Segni, l. VIII, p. 227. — Gio. +Batt. Adriani, l. I, p. 54. — Fil. de' Nerli, +l. XII, p. 299.</i> +</p> + +<p> +<a id="note127" href="#tag127">127.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. I, p. 54. — Scip. +Ammirato, l. XXXII, p. 450. — Bern. Segni, +l. VIII, p. 227. — Fil. de' Nerli, l. XII, p. 299. — P. +Jovii hist. sui temp., l. XXXVIII, p. 409.</i> +</p> + +<p> +<a id="note128" href="#tag128">128.</a> <i>P. Jovii, l. XXXVIII, p. 411. — Gio. +Batt. Adriani, l. I, p. 55. — Bern. Segni, +l. VIII, p. 228. — Scip. Ammirato, l. XXXII, +p. 450.</i> +</p> + +<p> +<a id="note129" href="#tag129">129.</a> <i>P. Jovii, l. XXXVIII, p. 412. — Gio. +Batt. Adriani, l. I, p. 58.</i> +</p> + +<p> +<a id="note130" href="#tag130">130.</a> <i>P. Jovii, l. XXXVIII, p. 412. — Gio. +Batt. Adriani, l. I, p. 61. — Bern. Segni, l. VIII, +p. 229. — Fil. de' Nerli, l. XII, p. 301.</i> — La +sua storia termina con questa sconfitta, ch'egli +risguardava come il trionfo del suo partito. +</p> + +<p> +<a id="note131" href="#tag131">131.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. II, p. 63. — Bern. +Segni, l. IX, p. 234. — Scipione Ammirato, +l. XXXII, p. 452.</i> +</p> + +<p> +<a id="note132" href="#tag132">132.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. II, p. 66. — Bern. +Segni, l. IX, p. 234. — P. Jovii, l. XXXVIII, +p. 414. — Marco Guazzo, f. 178. — Scip. Ammirato, +l. XXXII, p. 453.</i> +</p> + +<p> +<a id="note133" href="#tag133">133.</a> <i>Ben. Varchi, t. IV, l. XII, p. 321, t. V, +l. XIV, p. 60. — Bern. Segni, l. VIII, p. 227. — P. +Jovii, l. XXXVIII, p. 415. — Gio. Batt. +Adriani, l. II, p. 71.</i> +</p> + +<p> +<a id="note134" href="#tag134">134.</a> <i>Ivi, p. 100. — Bern. Segni, l. IX, p. 245. — P. +Jovii, l. XXXVIII, p. 415.</i> +</p> + +<p> +<a id="note135" href="#tag135">135.</a> <i>P. Jovii, l. XXXVIII, p. 396. — Bern. +Segni, l. XII, p. 313.</i> +</p> + +<p> +<a id="note136" href="#tag136">136.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. II, p. 110, 111. — Scip. +Ammirato, l. XXXII, p. 458. — Bern. +Segni, l. IX, p. 246.</i> +</p> + +<p> +<a id="note137" href="#tag137">137.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. II, p. 76-89. — Bern. +Segni, l. IX, p. 244. — Scip. Ammirato, +l. XXXII, p. 455.</i> +</p> + +<p> +<a id="note138" href="#tag138">138.</a> <i>Bern. Segni, l. IX, p. 248.</i> — Il Guicciardini +morì nella sua villa d'Arcetri il 17 di +maggio del 1540, in età di 58 anni. <i>Tiraboschi +Stor. della Letter. Ital., t. VII, l. III, c. I, +§ 39, p. 883.</i> +</p> + +<p> +<a id="note139" href="#tag139">139.</a> <i>Ben. Varchi, l. XIII, t. V, p. 7. — Bern. +Segni, l. VI, p. 157.</i> +</p> + +<p> +<a id="note140" href="#tag140">140.</a> <i>Ben. Varchi, l. XII, t. IV, p. 325-328.</i> +</p> + +<p> +<a id="note141" href="#tag141">141.</a> <i>Ben. Varchi, l. XIII, t. V, p. 17.</i> +</p> + +<p> +<a id="note142" href="#tag142">142.</a> <i>Bern. Segni, l. IX, p. 246. — Gio. Batt. +Adriani, l. II, p. 97. — Scipione Ammirato, +l. XXXII, p. 456.</i> +</p> + +<p> +<a id="note143" href="#tag143">143.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. II, p. 95</i> ad an. +1538, ed altrove frequentemente. — <i>Scip. Ammirato, +l. XXXII, p. 145</i> ed altrove. +</p> + +<p> +<a id="note144" href="#tag144">144.</a> <i>Orlando Malavolti Stor. di Siena, p. III, +l. VIII, f. 140.</i> +</p> + +<p> +<a id="note145" href="#tag145">145.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. III, p. 133, 134. — Malavolti, +p. III, l. VIII, f. 141.</i> — Il +Montluc non fa parola di questo trattato. <i>Mem., +l. I, p. 124.</i> +</p> + +<p> +<a id="note146" href="#tag146">146.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. III, p. 157, 158. — Malavolti, +p. III, l. VIII, f. 142. — Bern. +Segni, l. X, p. 265.</i> +</p> + +<p> +<a id="note147" href="#tag147">147.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. III, p. 185, l. IV, +p. 208.</i> +</p> + +<p> +<a id="note148" href="#tag148">148.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. IV, p. 261. — Bern. +Segni, l. XI, p. 295. — Orl. Malavolti, +p. III, l. VIII, f. 143. — P. Jovii, l. XLV, +p. 599.</i> — La storia di Paolo Giovio termina +al trattato di Crespi. +</p> + +<p> +<a id="note149" href="#tag149">149.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. V, p. 293.</i> +</p> + +<p> +<a id="note150" href="#tag150">150.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. V, p. 327. — Malavolti, +p. III, l. VIII, f. 144-145. — Scip. +Ammirato, l. XXXIII, p. 475. — Ber. Segni, +l. XI, p. 306.</i> +</p> + +<p> +<a id="note151" href="#tag151">151.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. II, p. 119. — Ber. +Segni, l. IX, p. 251.</i> +</p> + +<p> +<a id="note152" href="#tag152">152.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. V, p. 345-350. — Scip. +Ammirato, l. XXXIII, p. 476. — Orl. +Malavolti, p. III, l. IX, f. 146. — Galluzzi +Stor. del gran ducato di Toscana, l. I, c. V, +t. I, p. 105.</i> +</p> + +<p> +<a id="note153" href="#tag153">153.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. VI, p. 383, 401, +421, l. VII, p. 463, 474. — Orl. Malavolti, +p. III, l. IX, f. 146, 147. — Scip. Ammirato, +l. XXXIII, p. 481. — Bern. Segni, l. XII, +p. 315.</i> +</p> + +<p> +<a id="note154" href="#tag154">154.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. VIII, p. 515-563. — Orl. +Malavolti, p. III, l. IX, f. 148, 150. — Scip. +Ammirato, l. XXXIII, p. 486. — Bern. +Segni, l. XIII, p. 339.</i> +</p> + +<p> +<a id="note155" href="#tag155">155.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. IX, p. 590. — Orl. +Malavolti, p. III, l. IX, f. 152. — Giac. +Aug. de Thou. Hist. univ., t. II, l. XI, p. 103.</i> +</p> + +<p> +<a id="note156" href="#tag156">156.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. IX, p. 593. — Bern. +Segni, l. XIII, p. 342.</i> +</p> + +<p> +<a id="note157" href="#tag157">157.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. IX, p. 598. — Scip. +Ammirato, l. XXXIII, p. 489. — Orl. +Malavolti, p. III, l. IX, f. 152. — Ber. Segni, +l. XIII, p. 343. — J. Aug. de Thou., l. XI, +p. 106, 112.</i> +</p> + +<p> +<a id="note158" href="#tag158">158.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. IX, p. 625. — Scip. +Ammirato, l. XXXII, p. 492. — Orl. +Malavolti, p. III, l. IX, f. 154. — Pecci +Memorie di Siena, t. III, p. 230, 261. — Lettere +dei Sienesi ad Enrico II del 5 di agosto. — Lett. +de' Principi, t. III, f. 131.</i> +</p> + +<p> +<a id="note159" href="#tag159">159.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. IX, p. 628. — Orl. +Malavolti, p. III, l. X, f. 156. — Bern. +Segni, l. XIII, p. 348. — J. Aug. de Thou., +l. XII, p. 165.</i> +</p> + +<p> +<a id="note160" href="#tag160">160.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. IX, p. 631. — Orl. +Malavolti, p. III, l. X, f. 156. — Scip. Ammirato, +l. XXXIII, p. 493. — Bern. Segni, l. XIII, +p. 349.</i> +</p> + +<p> +<a id="note161" href="#tag161">161.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. IX, p. 634, 637. — Malavolti, +l. V, f. 157.</i> +</p> + +<p> +<a id="note162" href="#tag162">162.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. IX, p. 648. — Malavolti, +p. III, l. X, f. 159. — Scip. Ammirato, +l. XXXIII, p. 497. — Bern. Segni, l. XIII, +p. 350.</i> +</p> + +<p> +<a id="note163" href="#tag163">163.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. X, p. 649. — Ber. +Segni, l. XIII, p. 351. — Orl. Malavolti, p. III, +l. X, f. 161. — J. Aug. de Thou, l. XII, p. 173.</i> +</p> + +<p> +<a id="note164" href="#tag164">164.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. X, p. 669. — Scip. +Ammirato, l. XXXIII, p. 499. — Jac. Aug. +de Thou, l. XIV, p. 249.</i> +</p> + +<p> +<a id="note165" href="#tag165">165.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. X, p. 670. — Malavolti, +p. III, l. X, f. 161. — Scip. Ammirato, +l. XXXIII, p. 499. — Bern. Segni, l. XIII, +p. 352.</i> +</p> + +<p> +<a id="note166" href="#tag166">166.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. X, p. 671. — Bern. +Segni, l. XIV, p. 360. — Scip. Ammirato, +l. XXXIII, p. 501. — J. Aug. de Thou, l. XIV, +p. 253.</i> +</p> + +<p> +<a id="note167" href="#tag167">167.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. X, p. 673. — Scip. +Ammirato, l. XXXIII, p. 503. — Bern. Segni, +l. XIV, p. 361. — Orl. Malavolti, p. III, l. X, +f. 165. — Lettere di Cosimo I alla repubblica +di Siena, e risposta, 28 e 31 gennajo 1554. +Lettere de' Principi, t. III, f. 148.</i> +</p> + +<p> +<a id="note168" href="#tag168">168.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. X, p. 691. — Scip. +Ammirato, l. XXXIV, p. 506. — J. Aug. de Thou, +Hist. univers., t. II, l. XIV, p. 257 e seg.</i> +</p> + +<p> +<a id="note169" href="#tag169">169.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. X, p. 693. — Scip. +Ammirato, l. XXXIV, p. 507-516. — Bern. +Segni, l. XIV, p. 363.</i> — Lettere tra Pietro +Strozzi ed il marchese di Marignano. <i>Lett. dei +Principi, t. III, f. 149 e seg.</i> +</p> + +<p> +<a id="note170" href="#tag170">170.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. X. p. 694. — Orl. +Malavolti, p. III, l. X, f. 163. — Bern. Segni, +l. XIV, p. 362. — J. Aug. de Thou, l. XIV, +p. 261.</i> +</p> + +<p> +<a id="note171" href="#tag171">171.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. X, p. 706-718. — Orl. +Malavolti, p. III, l. X, f. 163, 164. — Bern. +Segni, l. XIV, p. 368.</i> +</p> + +<p> +<a id="note172" href="#tag172">172.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. X, p. 722. — Scip. +Ammirato, l. XXXIV, p. 515. — Bern. Segni, +l. XIV, p. 366.</i> +</p> + +<p> +<a id="note173" href="#tag173">173.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. XI, p. 734. — Scip. +Ammirato, l. XXXIV, p. 517.</i> +</p> + +<p> +<a id="note174" href="#tag174">174.</a> <i>Mém. de Blaise de Montluc, l. III, p. 115, +t. XXIII.</i> +</p> + +<p> +<a id="note175" href="#tag175">175.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. XI, p. 747. — Scip. +Ammirato, l. XXXIV, p. 520, 522. — Bern. +Segni, l. XIV, p. 364. — J. Aug. de Thou, +l. XIV, p. 272.</i> +</p> + +<p> +<a id="note176" href="#tag176">176.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. XI, p. 743. — Scip. +Ammirato, l. XXXIV, p. 721. — Bern. Segni, +l. XIV, p. 365. — J. Aug. de Thou, l. XIV, +p. 274.</i> +</p> + +<p> +<a id="note177" href="#tag177">177.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. XI, p. 797. — Scip. +Ammirato, l. XXXIV, p. 724. — J. Aug. de +Thou, Hist. univ., l. XIV, p. 275.</i> +</p> + +<p> +<a id="note178" href="#tag178">178.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. XI, p. 761. — Scip. +Ammirato, l. XXXIV, p. 527. — Bern. Segni, +l. XIV, p. 367.</i> +</p> + +<p> +<a id="note179" href="#tag179">179.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. XI, p. 783-787.</i> — Relazione +della battaglia, mandata il 24 d'agosto +del 1555, dal marchese di Marignano all'imperatore. +<i>Lettere de' Principi, t. III, f. 154. — Bern. +Segni, l. XIV, p. 371. — Scip. Ammirato, +l. XXXIV, p. 529. — Orl. Malavolti, +t. III, l. X. f. 163. — Mém. di Montluc, +t. XXIII, l. III, p. 139. — Hist. J. Aug. de +Thou, l. XIV, p. 283.</i> +</p> + +<p> +<a id="note180" href="#tag180">180.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. XII, p. 815.</i> — Durante +questa guerra la popolazione della città di +Siena fu ridotta dalle trenta alle dieci mila +anime: si calcolò che perirono nella provincia, +di miseria, nelle battaglie, o sotto il ferro del +carnefice, cinquanta mila contadini, senza contare +quelli che si rifugiarono in estere contrade. +<i>Ber. Segni, l. XIV, p. 377.</i> Trovasi una lacuna +in Scipione Ammirato fino all'anno 1561, +ed il Malavolti non ardisce dare veruna particolarità. — <i>Mémoires +de Blaise de Montluc, t. XXIII, +l. III, p. 170. — Hist. de J. Aug. de Thou, +t. II, l. XIV, p. 288.</i> +</p> + +<p> +<a id="note181" href="#tag181">181.</a> <i>Giovan Battista Adriani, l. XII, p. 836. — Bern. +Segni, l. XIV, p. 379. — Biagio di +Montluc, l. III, p. 196-235.</i> +</p> + +<p> +<a id="note182" href="#tag182">182.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. XII, p. 488.</i> — Lettera +del mar. di Marignano alla signoria di +Siena. <i>Letter. de' Princ., t. III, f. 158.</i> +</p> + +<p> +<a id="note183" href="#tag183">183.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. XII, p. 864. — Malavolti, +p. III, l. X, f. 166.</i> La sua storia +finisce con questa capitolazione. — <i>Bern. Segni, +l. XIV, p. 380. — Blaise de Montluc, l. III, +p. 266, 279. — J. Aug. de Thou, l. XV, +p. 314.</i> +</p> + +<p> +<a id="note184" href="#tag184">184.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. XVI, p. 1107-1122.</i> — Bernardo +Segni, essendo morto il 13 aprile +del 1558, lasciò la sua storia interrotta nel XV.º +libro, nel quale racconta la guerra di Cosimo +contro i Sienesi di Montalcino. — <i>J. Aug. de +Thou, l. XXII, p. 661, 665, t. II.</i> +</p> + +<p> +<a id="note185" href="#tag185">185.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. XIV, p. 1000-1015.</i> — Il +duca prese possesso di Siena il 19 di luglio +del 1557. — <i>Lettere de' Principi, t. III, +f. 165 e segu</i>. Tra le altre una Memoria di +Pietro Strozzi intorno alla difesa di Siena, p. 177, +180. — <i>Hist. de J. Aug. de Thou, t. II, l. XV, +p. 343, l. XVIII, p. 471.</i> +</p> + +<p> +<a id="note186" href="#tag186">186.</a> <i>Guichenon, Hist. général de la maison de +Savoie, t. II, p. 256. — Mém. de M. du Bellay, +l. IV, p. 296; l. V e seg. — Hist. de la +Diplomatie française, t. II, l. IV, p. 46. — De +Thou Hist. génér., t. III, l. XXXI, p. 251. — Muratori +Annali d'Italia ad ann.</i> +</p> + +<p> +<a id="note187" href="#tag187">187.</a> <i>Enrico Cather. Davila delle guerre civili +di Francia, l. IX, p. 526. — Guichenon Hist. +gén., t. II, p. 287.</i> +</p> + +<p> +<a id="note188" href="#tag188">188.</a> <i>Ivi, p. 352 e seg. — Hist. de la Diplomatie +française, t. II, p. 197 — Hist. univ. J. +Aug. de Thou, t. IX, l. CXXIII, p. 325 e +l. CXXV, p. 413.</i> +</p> + +<p> +<a id="note189" href="#tag189">189.</a> <i>Mém. de mess. Martin du Bellay, l. IV, +p. 235.</i> +</p> + +<p> +<a id="note190" href="#tag190">190.</a> <i>Pallavicino Storia del Concilio di Trento, +l. XXII, c. VIII, t. V, p. 215, ediz. di Faenza +del 1796 in 4.º — De Thou Hist., l. XXXVI, +p. 471. — Greg. Leti Vita di Filippo II. l. XVII, +t. I, p. 405.</i> +</p> + +<p> +<a id="note191" href="#tag191">191.</a> <i>P. Jovii Hist., l. XXVII, p. 98 ed altrove. — Bern. +Segni, l. III, p. 90, l. VI, p. 166.</i> +</p> + +<p> +<a id="note192" href="#tag192">192.</a> <i>P. Jovii Hist., l. XLIII, p. 533 ec. — Summonte +Istoria di Napoli, t. VIII, c. II, +t. IV, p. 146. — Giannone Ist. civ., t. IV, +l. XXXII, c. VI, p. 166.</i> +</p> + +<p> +<a id="note193" href="#tag193">193.</a> <i>Summonte Ist. della città e regno di Napoli, +l. IX, c. I, t. IV, p. 173. — Giannone +Ist. civ. del regno di Napoli, l. XXXII, c. III, +t. IV, p. 87.</i> +</p> + +<p> +<a id="note194" href="#tag194">194.</a> <i>Summonte Ist. di Napoli, l. IX, c. I, +p. 173. — Giannone Ist. civ., l. XXXII, c. II, +p. 84. — Bern. Segni, l. XIII, p. 346.</i> +</p> + +<p> +<a id="note195" href="#tag195">195.</a> <i>Summonte Ist. di Napoli, l. IX, c. I, +p. 178-210. — Pallavicini Ist. del Concil. di +Trento, l. X, c. I, t. III, p. 82. — Gio. Batt. +Adriani, l. VI, p. 402 e seg. — Giannone Ist. +civile, l. XXXII, c. V, p. 107. — Fr. Paolo +Ist. del Concil. di Trento, l. III, p. 279. — De +Thou, Hist. univers., l. III, p. 220.</i> +</p> + +<p> +<a id="note196" href="#tag196">196.</a> <i>Summonte Ist. di Napoli, l. X, c. V, +p. 343-348. — Gio. Batt. Adriani, l. XVIII, +p. 1303, 1329. — De Thou, l. XXXVIII, p. 564 +e seg. — Gregorio Leti Vita di Filippo II, +l. XVIII, p. 442.</i> +</p> + +<p> +<a id="note197" href="#tag197">197.</a> <i>Ben. Varchi, l. XVI, t. V, p. 389. — Bern. +Segni, l. IX, p. 238; l. XI, p. 304. — Belcarius +Rer. Gallicar. — J. Aug. de Thou, +Hist. univers., l. IV, p. 286. — Jo. Sleidani +Comment., l. XXI, p. 376.</i> +</p> + +<p> +<a id="note198" href="#tag198">198.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. II, p. 98. — Bern. +Segni, l. IX, p. 237.</i> +</p> + +<p> +<a id="note199" href="#tag199">199.</a> <i>Gio. Battista Adriani, l. II, p. 89. — P. +Jovii Hist., l. XLIII, p. 534.</i> +</p> + +<p> +<a id="note200" href="#tag200">200.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. V, p. 305-311. — Bern. +Segni, l. XI, p. 302. — Pallavicini Ist. +del Concil. di Trento, l. V, c. XIV, t. II, +p. 62. — Fra Paolo Ist. del Con. di Trento, +l. II, p. 125.</i> +</p> + +<p> +<a id="note201" href="#tag201">201.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. VI, p. 414-420. — Ber. +Segni, l. XII, p. 319. — Fra Paolo +Conc. di Trento, l. III, p. 281. — De Thou +Hist. univ., l. IV, p. 283, t. I.</i> +</p> + +<p> +<a id="note202" href="#tag202">202.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. VII, p. 479-482. — B. +Segni, l. XII, p. 322. — Pallavicini, +l. XI, c. VI, t. III, p. 154. — Jo. Sleidani, +Comment., l. XXI, p. 375. — De Thou, l. VI, +p. 512.</i> +</p> + +<p> +<a id="note203" href="#tag203">203.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. VIII, p. 495. — Bern. +Segni, l. XII, p. 324. — Pallavicini, +l. XI, c. VII, t. III, p. 156. — De Thou, +l. VI, p. 521.</i> +</p> + +<p> +<a id="note204" href="#tag204">204.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. VIII, p. 524 e seg.</i> +</p> + +<p> +<a id="note205" href="#tag205">205.</a> <i>Ivi, l. XIV, p. 947. — J. Aug. de Thou +Hist. univers., l. XVII, p. 407.</i> +</p> + +<p> +<a id="note206" href="#tag206">206.</a> <i>Henr. Cather. Davila Guerre civili di +Francia, l. XIII, p. 814, ediz. di Venezia +in 4.º 1630. — Card. Bentivoglio Guerra di +Fiandra, p. II, l. VI, p. 168, Venezia, +in 4.º 1645.</i> +</p> + +<p> +<a id="note207" href="#tag207">207.</a> <i>Gio. Battista Adriani, l. VIII, p. 497 e +seguenti. — Bern. Segni, l. XII, p. 323. — Pallavicini, +l. XI, c. VII, t. III, p. 159. — Fra +Paolo, l. III, p. 307. — J. Aug. de Thou +Hist. univ., l. VI, p. 520, t. I.</i> +</p> + +<p> +<a id="note208" href="#tag208">208.</a> <i>Gio. Battista Adriani, l. XII, p. 867, +l. XIII, p. 876, 890. — Lett. de' Princ., t. III, +f. 161.</i> Lettera di un conclavista con diverse +curiose circostanze intorno alle cerimonie dell'elezione. +</p> + +<p> +<a id="note209" href="#tag209">209.</a> <i>Pallavicini stor. del Conc. di Trento. — Fr. +Paolo Sarpi stor. del Concil. stesso. — Rayn. +An. Eccl. ad An. — Fleury Hist. Eccl., l. 144 +e seg. — Labbei Conc. gener., t. XIV, p. 725.</i> +</p> + +<p> +<a id="note210" href="#tag210">210.</a> Cioè a coloro che più non volevano riconoscere +la legittima autorità della Chiesa. <i>N. d. T.</i> +</p> + +<p> +<a id="note211" href="#tag211">211.</a> <i>Gio. Battista Adriani, l. XII, p. 890. — Ber. +Segni, l. XV, p. ult. — Pallavicini, l. XIII, +c. XI, p. 310. — Onof. Panvinio vite de' Pont., +f. 284, 286. — F. P. Sarpi Istor. del Conc., +l. IV, p. 400.</i> +</p> + +<p> +<a id="note212" href="#tag212">212.</a> <i>Gio. Battista Adriani, l. XIV, p. 980; +l. XV, p. 1044. — Onof. Panvinio Vita di +Paolo IV, f. 289. — Pallavicini Stor. del Con. +di Trento, l. XIII, c. XVI, al l. XIV, c. IV, +p. 325 e segu., t. III. — Fr. Paolo Concil. di +Trento, l. V, p. 417.</i> +</p> + +<p> +<a id="note213" href="#tag213">213.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. XXI, p. 1579-1589. — Ant. +Ciccarelli, vita di Pio V, f. 299. — Greg. +Leti vita di Filippo II, t. II, l. I, p. 37. — J. +Aug. de Thou., l. L, p. 456, t. IV.</i> +</p> + +<p> +<a id="note214" href="#tag214">214.</a> <i>Ant. Ciccarelli vita di Sisto V, f. 312. — J. +Aug. de Thou, l. LXXXII, t. VI, p. 503. — Labbei +Concil. gen., t. XV, p. 1190.</i> +</p> + +<p> +<a id="note215" href="#tag215">215.</a> <i>Muratori Ann. ad ann. 1567, t. X, +p. 438. — Gio. Batt. Adriani, l. XIX, p. 1348.</i> +</p> + +<p> +<a id="note216" href="#tag216">216.</a> <i>Bentivoglio Guerra di Fiandra, p. I, +l. V, p. 92.</i> +</p> + +<p> +<a id="note217" href="#tag217">217.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. XXII, p. 49. — Cathr. +Davila Guerra civ. di Francia, l. V, +p. 273. — J. Aug. de Thou, l. LIII, p. 632, +t. IV.</i> +</p> + +<p> +<a id="note218" href="#tag218">218.</a> <i>Ciccarelli vita di Gregorio XIII, f. 336-337.</i> +</p> + +<p> +<a id="note219" href="#tag219">219.</a> <i>Ciccarelli vita di Gregorio XIII, p. 300. — Galluzzi +Istor. del gran ducato, l. IV, t. III, +p. 273 e seguenti.</i> +</p> + +<p> +<a id="note220" href="#tag220">220.</a> <i>P. Jovii vita Alfonsi; della traduzione, +p. 144.</i> +</p> + +<p> +<a id="note221" href="#tag221">221.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. VIII, p. 153. — Jac. +Aug. de Thou, l. III, p. 680, t. I.</i> +</p> + +<p> +<a id="note222" href="#tag222">222.</a> <i>Gio. Battista Adriani, l. XIV, p. 989; +l. XVI, p. 1132. — J. Aug. de Thou, Hist. univ., +l. XX, p. 559, l. XXIII, p. 712.</i> +</p> + +<p> +<a id="note223" href="#tag223">223.</a> <i>Galluzzi Istor. del gran ducato, t. II, +p. 380, t. IV, p. 317. — J. Aug. de Thou, +Hist. univ., l. CIX, p. 141, t. IX.</i> +</p> + +<p> +<a id="note224" href="#tag224">224.</a> <i>Muratori Antichità Estensi, t. II. — Dello +stesso Ann. d'Italia ad an. 1597.</i> +</p> + +<p> +<a id="note225" href="#tag225">225.</a> <i>Murat. Antichità Estensi, t. II ed Annali +d'Italia all'anno 1498, in principio. — Greg. Leti +Vita di Filippo II, p. II, l. XIX. p. 529.</i> +</p> + +<p> +<a id="note226" href="#tag226">226.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. II, p. 103. — Lett. +de' Prin. t. III, p. 28.</i> +</p> + +<p> +<a id="note227" href="#tag227">227.</a> <i>Muratori Annali d'Italia all'anno 1574.</i> +</p> + +<p> +<a id="note228" href="#tag228">228.</a> <i>P. Jovii Historiarum l. XXXVIII, p. 333.</i> +</p> + +<p> +<a id="note229" href="#tag229">229.</a> <i>Galluzzi Storia del gran Ducato, t. II, +p. 257. — Gio. Batt. Adriani, l. XVI, p. 1178. — J. +Aug. de Thou, Hist. univ., l. XXXII, +p. 269, t. III.</i> +</p> + +<p> +<a id="note230" href="#tag230">230.</a> <i>Cronica del MS. del Settimani all'anno +1562, presso Anguillesi Notizie del palazzo di +Pisa, p. 143. — J. Aug. de Thou, Hist. univ., +l. XXXII, p. 270.</i> +</p> + +<p> +<a id="note231" href="#tag231">231.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. XIX, p. 1348; +l. XX, p. 1504. — Galluzzi Stor. del gran Ducato, +t. II, p. 310 e 348.</i> +</p> + +<p> +<a id="note232" href="#tag232">232.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. XXII, p. 86.</i> — Qui +finisce la sua storia. — <i>Galluzzi Storia del +gran Ducato, l. III, c. VIII, p. 56, t. III.</i> +</p> + +<p> +<a id="note233" href="#tag233">233.</a> <i>Galluzzi Storia del gran Ducato, l. IV, +c. I, t. III, p. 166.</i> +</p> + +<p> +<a id="note234" href="#tag234">234.</a> <i>Muratori Ann. d'Italia ad ann.</i> +</p> + +<p> +<a id="note235" href="#tag235">235.</a> <i>Galluzzi Stor. del gran Ducato, l. IV, +c. III, t. III, p. 220.</i> +</p> + +<p> +<a id="note236" href="#tag236">236.</a> <i>Anguillesi Memorie del Poggio a Cajano, +p. 111, estratto dai MS. del Settimani. — Galluzzi, +t. II e III.</i> +</p> + +<p> +<a id="note237" href="#tag237">237.</a> <i>Galluzzi, t. IV, p. 55, l. IV, c. VIII. — Anguillesi +Notizie del Poggio a Cajano, +p. 117.</i> +</p> + +<p> +<a id="note238" href="#tag238">238.</a> <i>Galluzzi, l. V, c. VI, VII ed VIII, +t. IV.</i> +</p> + +<p> +<a id="note239" href="#tag239">239.</a> <i>Dissertaz. VIII sopra la Storia Lucchese, +t. II, delle Memorie e documenti sopra la Storia +Lucchese.</i> +</p> + +<p> +<a id="note240" href="#tag240">240.</a> <i>Beverini Ann. Lucenses Mans., l. XIV. — Dissert. +VIII sopra la Storia Lucchese, t. II, +p. 252.</i> +</p> + +<p> +<a id="note241" href="#tag241">241.</a> <i>A. N. Cianelli Dissertaz. VIII sopra la +Storia Lucchese, p. 268.</i> +</p> + +<p> +<a id="note242" href="#tag242">242.</a> <i>Beverini Ann. Lucenses, l. XV. — Dissertazione +IX sopra la Storia Lucchese, t. II, +p. 271.</i> +</p> + +<p> +<a id="note243" href="#tag243">243.</a> <i>Dissert. IX sopra la Storia Lucchese, t. II, +p. 301.</i> +</p> + +<p> +<a id="note244" href="#tag244">244.</a> <i>Ub. Folieta della repubblica di Genova, +Dialoghi. — Fil. Casoni Ann. di Genova, l. V, +p. 157.</i> +</p> + +<p> +<a id="note245" href="#tag245">245.</a> <i>Giovan Battista Adriani, l. VI, p. 369. — Bern. +Segni, l. XII, p. 316.</i> +</p> + +<p> +<a id="note246" href="#tag246">246.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. VI, p. 369-375. — Bern. +Segni, l. XII, p. 316. — De Thou, Hist. +univers., l. III, p. 203-217. — Fil. Casoni +Ann. di Genova, l. V, p. 157.</i> +</p> + +<p> +<a id="note247" href="#tag247">247.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. XVI, p. 1177. — Fil. +Casoni Ann. di Genova, l. VI, p. 144.</i> — A +queste autorità allegate dal nostro autore, +devesi aggiungere la circostanziata descrizione che +della congiura dei Fieschi fece elegantemente +nella sua storia di Genova Jacopo Bonfadio. +<i>N. del T.</i> +</p> + +<p> +<a id="note248" href="#tag248">248.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. X, p. 658.</i> +</p> + +<p> +<a id="note249" href="#tag249">249.</a> <i>Ivi, l. VII, p. 457. — Fil. Casoni Ann. +di Genova, l. V, p. 203.</i> +</p> + +<p> +<a id="note250" href="#tag250">250.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. VII, p. 457. — Fil. +Casoni Ann. di Genova, l. V, p. 203.</i> +</p> + +<p> +<a id="note251" href="#tag251">251.</a> <i>Adriani, l. XXI, p. 1569. — Casoni, +t. IV, l. VIII, p. 5.</i> +</p> + +<p> +<a id="note252" href="#tag252">252.</a> <i>Graevi Thes. Rer. Ital., t. I, p. II, p. 1471. — Ciccarelli +Vita del papa Gregorio XIII, f. 304. — Fil. +Casoni Ann. di Genova, t. IV, l. VIII, +p. 72.</i> +</p> + +<p> +<a id="note253" href="#tag253">253.</a> <i>P. Paruta Ist. Ven., l. X, p. 726. — P. +Jovii Hist., l. XXXVI, p. 333; e l. XXXIX, +p. 417. — Laugier Hist. de Venise, t. IX, +l. XXXVI, p. 480-577. — Vettor Sandi Storia +civile veneta, p. III, l. X, c. VI, p. 625.</i> +</p> + +<p> +<a id="note254" href="#tag254">254.</a> <i>Lett. de' Princ., t. III, f. 243 e seg. — De +Thou Hist. univ., l. XLIX, p. 412 e seg. — Laugier +Hist. de Venise, l. XXXVIII, t. X, +p. 183 e seg. — Vettor Sandi, p. III, l. X, +c. XI, p. 667-698.</i> +</p> + +<p> +<a id="note255" href="#tag255">255.</a> <i>Istor. del conte Gualdo Priorato, p. IV, +l. V, p. 208. Venezia, 1648, 4.º</i> +</p> + +<p> +<a id="note256" href="#tag256">256.</a> <i>Ist. del conte Gualdo Priorato, p. IV, +l. V, p. 211. — Giannone stor. civile, l. XXXVII, +c. II, t. IV, p. 509.</i> +</p> + +<p> +<a id="note257" href="#tag257">257.</a> <i>Ist. del conte Gualdo Priorato, p. IV, +l. V, p. 216.</i> +</p> + +<p> +<a id="note258" href="#tag258">258.</a> <i>Istor. del conte Gualdo Priorato, p. IV, +l. V, p. 220.</i> +</p> + +<p> +<a id="note259" href="#tag259">259.</a> <i>Ivi, p. 225. — Giannone, l. XXXVII, +c. II, p. 517.</i> +</p> + +<p> +<a id="note260" href="#tag260">260.</a> <i>Istor. del conte Gualdo Priorato, p. IV, +l. IV, p. 273.</i> +</p> + +<p> +<a id="note261" href="#tag261">261.</a> <i>Ivi, l. V, p. 278. — Giannone, l. XXXVII, +c. III, p. 520.</i> +</p> + +<p> +<a id="note262" href="#tag262">262.</a> <i>Ist. del conte Gualdo Priorato, p. IV, +l. VI, p. 278.</i> +</p> + +<p> +<a id="note263" href="#tag263">263.</a> <i>Gualdo Priorato, p. 283. — Limiers Hist. +de Louis XIV, l. I, p. 129. — Giannone, l. +XXXVII, c. III, p. 521.</i> +</p> + +<p> +<a id="note264" href="#tag264">264.</a> <i>Gualdo Priorato, p. IV, l. VIII, p. 404. — Gio. +Batt. Birago Ist. memorabile de' nostri +tempi parte V, annessa all'opera di Alessandro +Ziliolo, l. VI, Ven. 1654, in 4.º — Muratori +ad ann. — Giannone, l. XXXVII, c. IV, p. +529. — Lahode Histoire de Louis XIV, t. I, +l. V, p. 186.</i> +</p> + +<p> +<a id="note265" href="#tag265">265.</a> <i>Gualdo Priorato, p. IV, l. IV, p. 159, +173. — Ist. memorabili de' nostri tempi di +Gio. Batt. Birago, p. V, l. III. — Muratori +ad An. — Giannone, Ist. civile, l. XXXVII, +c. II, t. IV, p. 511.</i> +</p> + +<p> +<a id="note266" href="#tag266">266.</a> <i>Muratori An. d'Italia ad an. 1674, t. XI, +p. 324. — Limiers Hist. de Louis XIV, l. VII, +t. II, p. 276. — Giannone, l. XXXIX, c. III, +p. 609. — Lahode Hist. de Louis XIV, t. III, +l. XXXV, p. 516.</i> +</p> + +<p> +<a id="note267" href="#tag267">267.</a> <i>Muratori An. d'Italia ad an. 1674, 1675, +1676. — Limiers Hist. de Louis XIV, l. VII, +t. II, p. 299-308 e segu. — Abregé de l'Hist. +de la Hollande, c. XIV, p. 890, t. III. — Lahode +Hist. de Louis XIV, t. IV, l. XXXVII, +p. 41.</i> +</p> + +<p> +<a id="note268" href="#tag268">268.</a> <i>Muratori Ann. d'Italia ad an. 1678, +t. XI, p. 341. — Giannone Ist. civile, l. XXXIX, +c. IV, p. 623.</i> +</p> + +<p> +<a id="note269" href="#tag269">269.</a> <i>Muratori An. d'Italia ad an. 1678. — Lahode +Hist. de Louis XIV, l. XXXIX, t. IV, +p. 169.</i> +</p> + +<p> +<a id="note270" href="#tag270">270.</a> <i>Muratori An. ad an. 1605, 1606, 1607. — Hist. +de la diplomatie Française 4 periode, +l. II, t. II, p. 243-250. — Galluzzi storia +di Toscana, l. V, c. XI, t. V, p. 79. — Laugier +Hist. de Venise, t. X, l. XXXIX e +XL, p. 350 e segu.</i> +</p> + +<p> +<a id="note271" href="#tag271">271.</a> <i>Ist. del conte Gualdo Priorato, p. III, +l. II, p. 84. — Michel le Vassor Hist. de Louis +XIII, t. X, l. XLVIII, 2me part., p. 117, +seconde édit.</i> +</p> + +<p> +<a id="note272" href="#tag272">272.</a> <i>Muratori Ann. 1641 e segu. — Ist. del +conte Gualdo Priorato, p. III, l. VIII, p. 316. — Ist. +della repub. Veneta di Battista Nani, +l. XII, p. 553-744, ediz. in 4.º ven. 1663. — Galluzzi +stor. di Toscana, l. VII, c. II, e III, +t. VI, p. 137 e segu.</i> +</p> + +<p> +<a id="note273" href="#tag273">273.</a> <i>Hist. de la dipl. Française cinq. période, +l. I, t. III, p. 301-314. — Muratori ad an. +1666, 1664. — Limiers Hist. de Louis XIV, +l. V, t. II, p. 38. — Galluzzi Storia del gran +ducato, l. VII, c. VIII, t. VI, p. 308.</i> +</p> + +<p> +<a id="note274" href="#tag274">274.</a> <i>Hist. de la diplom. Franç., cinqu. période, +l. V, t. IV, p. 94-106. — Limiers Hist. de +Louis XIV, t. II, l. X, p. 469. — Muratori +ad an. 1687, t. XI, p. 374 e segu. — Galluzzi +storia del gran ducato, l. VIII, c. V, t. VII, +p. 108.</i> +</p> + +<p> +<a id="note275" href="#tag275">275.</a> <i>Istorie memorabili de' nostri tempi di Ales. +Zilio, p. I, l. I; Ivi, l. X, p. III, l. III. — Guichenon +Hist. généal. de la Maison de +Savoje, p. 345-444. — Muratori ad ann. — Le +Vassor Hist. de Louis XIII, t. IV, l. XXVIII, +p. 364.</i> +</p> + +<p> +<a id="note276" href="#tag276">276.</a> <i>Gal. Gualdo Priorato, p. II, l. V, p. 131, +e segu. — Muratori ad ann. — Guichenon Hist. +généal. de la Maison de Savoje, t. III, p. 5, +46, 54.</i> — La storia di Guichenon termina nel +1660 verso la metà del regno di Carlo Emmanuele +II. — <i>Le Vassor Hist. de Louis XIII, +t. IX, l. XLII e XLIII.</i> +</p> + +<p> +<a id="note277" href="#tag277">277.</a> <i>Limiers Histoire de Louis XIV, l. X, +p. 523; l. XI, t. II. — Muratori Ann. ad ann.</i> +</p> + +<p> +<a id="note278" href="#tag278">278.</a> I primi fondamenti della nuova città di +Livorno erano stati gettati dal gran duca Francesco +I, il 28 marzo del 1577, ma in appresso +da lui trascurati. <i>Galluzzi stor. del gran ducato, +l. IV, c. II, p. 208, t. III.</i> +</p> + +<p> +<a id="note279" href="#tag279">279.</a> <i>Ivi, l. V, c. XI, t. V, p. 82. — Murat. +Annali ad ann.</i> +</p> + +<p> +<a id="note280" href="#tag280">280.</a> Gabriello Chiabrera Savonese, celebrò colle +sue odi i trionfi delle galere toscane, come +Pindaro i vincitori de' giuochi olimpici; e se +non raggiunse il suo immenso esemplare, fu almeno +dopo Orazio, il suo più illustre imitatore. +<i>N. d. T.</i> +</p> + +<p> +<a id="note281" href="#tag281">281.</a> <i>Galluzzi stor. del gran ducato, l. VI, +c. I al c. V, t. V, p. 157.</i> +</p> + +<p> +<a id="note282" href="#tag282">282.</a> <i>Galluzzi, l. VII, c. VII, t. VI, p. 283. — Muratori +Annali ad ann.</i> +</p> + +<p> +<a id="note283" href="#tag283">283.</a> <i>Galluzzi Stor. del gran ducato, l. VIII, +c. I al VII, t. VII.</i> +</p> + +<p> +<a id="note284" href="#tag284">284.</a> <i>Muratori Ann. ad ann. 1612. — Galluzzi, +l. VI, c. II, t. IV, p. 203. — Le Vassor Hist. +de Louis XIII, l. III, p. 341, t. I.</i> +</p> + +<p> +<a id="note285" href="#tag285">285.</a> <i>Muratori Annali, ad ann. 1622.</i> +</p> + +<p> +<a id="note286" href="#tag286">286.</a> <i>Muratori Ann. ad ann. 1646, t. XI, +p. 214. — Gal. Gualdo, p. IV, l. III, p. 88. — Galluzzi, +l. VI, c. X, t. VI, p. 75; l. VII, +c. V, p. 237.</i> +</p> + +<p> +<a id="note287" href="#tag287">287.</a> <i>Muratori Annali ad ann. — Galluzzi, +l. VII, c. V, t. VI, p. 237.</i> +</p> + +<p> +<a id="note288" href="#tag288">288.</a> <i>Muratori Ann. ad ann. 1694.</i> +</p> + +<p> +<a id="note289" href="#tag289">289.</a> <i>Muratori Ann. ad ann. 1629.</i> +</p> + +<p> +<a id="note290" href="#tag290">290.</a> <i>Muratori Ann. ad ann. 1636. — Batt. +Nani stor. Ven., l. X, p. 521 ec.</i> +</p> + +<p> +<a id="note291" href="#tag291">291.</a> <i>Muratori Ann. ad an. 1657. — Antichità +Estensi.</i> +</p> + +<p> +<a id="note292" href="#tag292">292.</a> <i>Muratori Ann. d'Italia. — Ant. Esten.</i> +</p> + +<p> +<a id="note293" href="#tag293">293.</a> <i>Muratori ann. d'Italia ad ann. 1626-1627. — Istor. +memor. d'Alessandro Ziliolo, p. III, +l. III, p. 83 e segu. — Ist. della repubblica +Veneta di Batt. Nani, l. VII, p. 445 e segu. — Le +Vassor, Hist. de Louis XIII, t. V, l. XXIV, +p. 699.</i> +</p> + +<p> +<a id="note294" href="#tag294">294.</a> <i>Alessandro Ziliolo, p. III, l. III, p. 119. — Gio. +Batt. Nani, l. VII, p. 407. — Schiller, +Geschichte des Dreissigjährigen Krieges. — Le Vassor +Hist. de Louis XIII, t. VI, l. XXVII, p. 243; +l. XXVIII, p. 382. — Vettorio Siri Memor. +recondite, t. VI, p. 742 e segu.; t. VII, p. 123 +e seguenti.</i> +</p> + +<p> +<a id="note295" href="#tag295">295.</a> <i>Ales. Ziliolo Ist. memor., p. III, l. III. — Gio. +Batt. Nani, l. VII e segu. — Murat. +Ann. d'Italia.</i> +</p> + +<p> +<a id="note296" href="#tag296">296.</a> <i>Muratori Ann. d'Italia ad an. 1681, +t. XI, p. 354. — Limiers Hist. de Louis XIV, +l. IX, t. II, p. 399.</i> +</p> + +<p> +<a id="note297" href="#tag297">297.</a> <i>Muratori Ann. ad ann. — Galluzzi Stor. +di Toscana, l. VI, c. VI, t. V, p. 298 e segu.</i> +</p> + +<p> +<a id="note298" href="#tag298">298.</a> <i>Muratori Ann. d'Italia.</i> +</p> + +<p> +<a id="note299" href="#tag299">299.</a> <i>Ales. Ziliolo, p. III, l. IV, p. 178. — Ann. +di Genova di Fil. Casoni, t. V, l. II, p. 61.</i> +</p> + +<p> +<a id="note300" href="#tag300">300.</a> <i>Aless. Ziliolo Ist. memor., p. III, l. IV, +p. 187. — Fil. Casoni Ann. della repub. di Genova, +t. V, l. III, p. 136.</i> +</p> + +<p> +<a id="note301" href="#tag301">301.</a> <i>Aless. Ziliolo, p. III, l. IV, p. 188-199. — Casoni +Ann., l. III, p. 140.</i> +</p> + +<p> +<a id="note302" href="#tag302">302.</a> <i>Muratori Ann. ad ann. — Limiers Hist. +de Louis XIV, l. IX, t. II, p. 423. — Hist. +de la diplom. Françoise, l. IV, p. 83. — Filip. +Casoni Ann. di Genova, t. VI, l. VIII, p. 214</i>. +Questi annali di Genova terminano coll'anno +1700, 6 volumi in 8 Gen. 1800. +</p> + +<p> +<a id="note303" href="#tag303">303.</a> <i>Aless. Ziliolo Ist. memor., p. II, l. I, +p. 1. — Laugier Hist. de Venise, t. X, l. +XXXIX, p. 331, e t. X, l. XLI, p. 38.</i> +</p> + +<p> +<a id="note304" href="#tag304">304.</a> <i>Schiller, Dreissigjährige Krieg, B. I.</i> +</p> + +<p> +<a id="note305" href="#tag305">305.</a> <i>Gio. Batt. Nani Ist. Ven., l. III, p. 156. — Le +Vassor, Hist. de Louis XIII, t. III, +l. XII, p. 193. — L'abbé de saint Réal Hist. +de conjurat. de Bedmar. — Vettor Sandi stor. +civ., p. III, l. XI, c. XI, § II, p. 995. — Vett. +Siri Mem. recondite, t. IV, p. 447 e segu. — Laugier +Hist. de Venise, l. XLI, p. 107.</i> +</p> + +<p> +<a id="note306" href="#tag306">306.</a> <i>Gio. Batt. Nani, l. IV, p. 170, 203 e +segu. — Aless. Zilioli Hist. memor., p. II, +l. VII, p. 173. — Le Vassor Hist. de Louis +XIII, l. XXIII, p. 367. — Vett. Siri Mem. +recondite, t. VI, p. 92 e segu. — Laugier Hist. +de Venise, t. XI, l. XLII, p. 139.</i> +</p> + +<p> +<a id="note307" href="#tag307">307.</a> <i>Gual. Priorato Ist., p. III, l. X, p. 392. — Laugier +Hist. de Venise, t. XI, l. XLIX, +p. 332.</i> +</p> + +<p> +<a id="note308" href="#tag308">308.</a> <i>Muratori Ann. d'It. ad ann. 1669. — Limiers +Hist. de Louis XIV, t. II, l. VI, p. 109. — Gir. Brusoni +Ist. dell'ultima guerra tra Venez. e Turchi +in Candia 1644-1671, 1 vol. in 4.º. — Laugier +Hist. de Venise, t. XII, l. XLV, p. 103. — Vett. +Sandi Ist. civ. Veneta, p. III, l. XII, +c. III, p. 1045.</i> +</p> + +<p> +<a id="note309" href="#tag309">309.</a> <i>Muratori Ann. d'Ital. ad ann. 1699. — Limiers +Hist. de Louis XIV, l. XIII, t. III, +p. 32. — Laugier Hist. de Venise, t. XII, +l. XLVI, p. 139-228.</i> +</p> + +<p> +<a id="note310" href="#tag310">310.</a> <i>Muratori Ann. d'It. ad ann. — Limiers Hist. +de Louis XIV, t. III, l. XIII al l. XVIII. — Giannone +Istor. civile, l. LX, c. IV, p. 655.</i> È il +fine di questa storia. +</p> + +<p> +<a id="note311" href="#tag311">311.</a> <i>Muratori Ann. d'Italia ad an. 1713. — Limiers +Hist. de Louis XIV, l. XIX, p. 525 +e segu. — Hist. de la diplomat. franç. cinquième +période, t. IV, l. VII, p. 322.</i> +</p> + +<p> +<a id="note312" href="#tag312">312.</a> <i>Muratori Ann. d'It. ad ann. — Hist. de la +Diplom. fran., l. IV, p. 465-483, sixième période, +L. I. — Lacretelle Hist. de France pendant le +XVIII siècle, t. I, l. II, p. 280.</i> +</p> + +<p> +<a id="note313" href="#tag313">313.</a> <i>Muratori Ann. d'It. ad ann. — Will. Coxe +Hist. de la Mais. d'Autr. (trad.) c. XC e XCI, +t. IV, p. 432 e segu. — Lacretelle dixhuitième +siècle, t. II, l. VI, p. 175, 180.</i> +</p> + +<p> +<a id="note314" href="#tag314">314.</a> <i>Muratori Ann. d'It. ad ann. 1735, 1738. — Hist. +de la Diplomatie française, t. V, p. 80, +sixième période, l. III. — Galluzzi Ist. di +Toscana, t. VIII, p. 195, l. IX, c. IX.</i> +</p> + +<p> +<a id="note315" href="#tag315">315.</a> <i>Muratori Ann. d'Ital. ad an.</i> Terminano +a quest'epoca, o piuttosto all'anno 1749. — <i>Histoire +diplomat. franç., t. V, p. 385 e segu. +sixième période, l. V. — Will. Coxe Hist. de +la Maison d'Autriche, c. CVIII, t. V, (trad.) +p. 170. — Lacretelle, t. II, l. VIII, p. 412.</i> +</p> + +<p> +<a id="note316" href="#tag316">316.</a> <i>Murat. Ann. d'It. ad an. 1703, t. XII, p. 21. — Limiers, +Hist. de Louis XIV, l. XIV, t. III, +p. 124. — Lahode Hist. de Louis XIV, l. LVI, +t. V, p. 373. — Will. Coxe Hist. de la Maison +d'Autriche, c. LXIX, t. IV, p. 93.</i> +</p> + +<p> +<a id="note317" href="#tag317">317.</a> <i>Muratori ann. 1706. — Limiers, Hist. +de Louis XIV, t. III, l. XV, p. 205. — Will. +Coxe, Hist. d'Autriche, t. IV, c. LXXIII, p. 160.</i> +</p> + +<p> +<a id="note318" href="#tag318">318.</a> <i>Muratori An. d'It. 1708, t. XII, p. 56.</i> +</p> + +<p> +<a id="note319" href="#tag319">319.</a> <i>Ivi, 1715.</i> +</p> + +<p> +<a id="note320" href="#tag320">320.</a> <i>Muratori Ann. d'It. ad an. 1718. — Lacretelle, +Hist. du XVIII siècle, t. I, l. II, p. 193, 208.</i> +</p> + +<p> +<a id="note321" href="#tag321">321.</a> <i>Muratori Ann. d'It. ad ann. 1731. — Will. +Coxe Hist. de la Maison d'Autriche, ch. LXXXIX, +t. IV, p. 422. — Lacretelle, Hist. du XVIII +siècle, t. II, l. VI, p. 114.</i> +</p> + +<p> +<a id="note322" href="#tag322">322.</a> <i>Hist. de la Diplomatie Franç., t. V, p. 80, +sixième période, l. III. — Will. Coxe, Hist. +de la Maison d'Autriche, ch. XC, t. IV, +p. 438. — Lacretelle, Hist., t. II, p. 175.</i> +</p> + +<p> +<a id="note323" href="#tag323">323.</a> <i>William Coxe, Hist. de la Maison d'Autriche, +ch. CII, t. V, p. 72.</i> +</p> + +<p> +<a id="note324" href="#tag324">324.</a> <i>Murat. Ann. ad an. 1742, 1743. — Will. +Coxe, Hist. de la Maison d'Autriche, t. V, +ch. CIV, p. 103.</i> +</p> + +<p> +<a id="note325" href="#tag325">325.</a> <i>Muratori Ann. d'It. ad ann. 1748. — Hist. +de la Diplom. Franç., t. V, p. 402, sixième +période, l. V. — Will. Coxe, Hist. de la Maison +d'Autriche, t. V, ch. CVIII, p. 170.</i> +</p> + +<p> +<a id="note326" href="#tag326">326.</a> <i>Muratori Ann. d'Italia, 1701. — Limiers, +Hist. de Louis XIV, l. XIII, p. 69. — Le Vassor, +Hist. de Louis XIII, t. VI, l. XXVI, p. 98. — Will. +Coxe, Hist. de la Maison d'Autriche, +ch. LXXV, t. IV, p. 211.</i> +</p> + +<p> +<a id="note327" href="#tag327">327.</a> <i>Muratori Ann. d'Ital. ad ann. 1708. — Ivi, +1746.</i> +</p> + +<p> +<a id="note328" href="#tag328">328.</a> <i>Muratori Ann. d'Italia, 1714.</i> +</p> + +<p> +<a id="note329" href="#tag329">329.</a> <i>Muratori Ann. d'Italia, 1720-1725. — Galluzzi +Ist. di Tosc., l. IX, c. III, p. 345, t. VII.</i> +</p> + +<p> +<a id="note330" href="#tag330">330.</a> <i>Muratori Ann. d'Italia ad an. 1729. — Hist. +de la Diplom. franç., sixième période, +l. III. — Galluzzi Storia del gran ducato, l. IX, +c. VI., t. VIII, p. 66.</i> +</p> + +<p> +<a id="note331" href="#tag331">331.</a> <i>Muratori Ann. d'Italia ad an. 1731. — Galluzzi +Ist. della Toscana, l. IX, c. VII, t. VIII, +p. 116. — Will. Coxe, Hist. de la Maison d'Autriche, +ch. LXXXVIII, t. IV, p. 410.</i> +</p> + +<p> +<a id="note332" href="#tag332">332.</a> <i>Muratori Ann. d'Italia ad ann. 1731, +1732. — Galluzzi Stor. di Toscana, l. IX, +c. VII, t. VIII, p. 115.</i> +</p> + +<p> +<a id="note333" href="#tag333">333.</a> <i>Murat. Ann. d'Italia ad ann. 1734. — Galluzzi +Storia di Toscana, l. IX, c. IX, +t. VIII, p. 179. — Coxe, Hist. de la Maison +d'Autriche, ch. XC, t. IV, p. 447.</i> +</p> + +<p> +<a id="note334" href="#tag334">334.</a> <i>Muratori Ann. d'Italia ad ann. 1734. — Galluzzi, +Storia della Toscana, l. IX, c. IX, +p. 198. — Will. Coxe, Hist. de la Maison +d'Autriche, ch. XCI, p. 465.</i> +</p> + +<p> +<a id="note335" href="#tag335">335.</a> <i>Muratori Ann. d'Italia ad ann. 1736. — Galluzzi +Stor., l. IX, c. X.</i> +</p> + +<p> +<a id="note336" href="#tag336">336.</a> <i>Muratori Ann. d'Italia, 1741 e seg. — Coxe, +ch. CVI, t. V, p. 137.</i> +</p> + +<p> +<a id="note337" href="#tag337">337.</a> <i>Muratori Ann. d'Italia ad ann. 1746. — Oeuvres +posthum. de Frédéric II Hist. de mon +temps, ch. X-XIV, t. II, p. 77. — Coxe, Hist. +de la Maison d'Autriche, ch. CVII, t. V, +p. 153.</i> +</p> + +<p> +<a id="note338" href="#tag338">338.</a> <i>Muratori Ann. d'Italia ad ann. 1748. — Hist. +de la Diplom. Franç. sixième période, +l. V, t. V, p. 417. — Coxe, Hist. de la Maison +d'Autriche, ch. CVIII, t. V, p. 177.</i> +</p> + +<p> +<a id="note339" href="#tag339">339.</a> <i>Murat. Ann. d'Italia ad an. 1737.</i> +</p> + +<p> +<a id="note340" href="#tag340">340.</a> Ercole d'Este non possedette mai il ducato +di Massa. Dopo la morte della consorte, che +viveva separata dal marito in Reggio, questo ducato +passò in dominio dell'unica sua figlia Maria +Beatrice, moglie dell'arciduca Ferdinando d'Austria, +che lo possiede anche al presente. <i>N. d. T.</i> +</p> + +<p> +<a id="note341" href="#tag341">341.</a> <i>Muratori Ann. d'Italia ad ann. 1741. — Viani +Storia e monete di Massa, c. XIV, p. 59.</i> +</p> + +<p> +<a id="note342" href="#tag342">342.</a> <i>Galluzzi Stor. di Toscana, l. VIII, c. IV, +p. 101, t. VII; Ivi, c. V, p. 125; Ivi, l. IX, +c. I, p. 305.</i> +</p> + +<p> +<a id="note343" href="#tag343">343.</a> <i>Galluzzi Storia del gran ducato, l. VIII, +c. IX ad an. 1710, t. VII.</i> +</p> + +<p> +<a id="note344" href="#tag344">344.</a> <i>Galluzzi Stor. del gran ducato, l. IX, +c. IV, p. 22, t. VIII.</i> +</p> + +<p> +<a id="note345" href="#tag345">345.</a> <i>Galluzzi Stor. di Tosc., l. IX, c. X, p. 210.</i> +</p> + +<p> +<a id="note346" href="#tag346">346.</a> <i>Galluzzi Stor. del gran ducato, l. IX, +c. X ed ultimo, p. 250.</i> +</p> + +<p> +<a id="note347" href="#tag347">347.</a> <i>Saint Simon, Mém. secrets de la Régence, +liv. IV, ch. I, t. VII, Oeuvres, p. 178.</i> +</p> + +<p> +<a id="note348" href="#tag348">348.</a> <i>Hist. de la Diplom. Franç., 7 période, +l. II, t. VI, p. 270.</i> +</p> + +<p> +<a id="note349" href="#tag349">349.</a> <i>Muratori ad an. 1713. — Bolla Unigenitus, +an. 1721.</i> +</p> + +<p> +<a id="note350" href="#tag350">350.</a> <i>Muratori ad an. 1721.</i> +</p> + +<p> +<a id="note351" href="#tag351">351.</a> <i>Muratori ad an. 1722, 1729, 1730.</i> +</p> + +<p> +<a id="note352" href="#tag352">352.</a> <i>Muratori ad an. 1733.</i> +</p> + +<p> +<a id="note353" href="#tag353">353.</a> <i>Muratori ad an. 1735.</i> +</p> + +<p> +<a id="note354" href="#tag354">354.</a> <i>Muratori ad an, 1739. — Melchior Delfico +Stor. di San Marino, c. VIII, p. 222.</i> +</p> + +<p> +<a id="note355" href="#tag355">355.</a> <i>Lacretelle, Hist. de France au dix-huitième +siècle, t. III, l. X, p. 205.</i> +</p> + +<p> +<a id="note356" href="#tag356">356.</a> <i>Muratori ad an. 1744. — Coxe, Hist. de +la Maison d'Autriche, t. V, ch. CV, p. 119.</i> +Intorno a questa guerra merita di essere letta +la Storia di Castruccio Buonamici: <i>De rebus +prope Velitram gestis</i>, forse dall'autore non veduta. +<i>N. d. T.</i> +</p> + +<p> +<a id="note357" href="#tag357">357.</a> <i>Will. Coxe, Hist. de la Maison d'Autriche, +t. V, ch. CXXIV, p. 447.</i> +</p> + +<p> +<a id="note358" href="#tag358">358.</a> <i>Laugier, Hist. de Venise, t. XII, l. XLVII, +p. 283.</i> +</p> + +<p> +<a id="note359" href="#tag359">359.</a> <i>Laugier, Hist. de Venise, t. XII, l. XLVII, +p. 330.</i> +</p> + +<p> +<a id="note360" href="#tag360">360.</a> La storia di Laugier termina col 1750, +l. XLVIII, t. 12, ediz. del 1768. — La storia +civile di Vittore Sandi comprende in tre volumi +in 4.º gli avvenimenti del 1700 al 1767, ma +si dura fatica a leggerla. +</p> + +<p> +<a id="note361" href="#tag361">361.</a> <i>Hist. de la Diplom. Franç. 7.<sup>e</sup> période, +l. V, t. VII, p. 21. — Lacretelle, Hist. du +XIII.<sup>e</sup> siècle, t. IV, l. XII, p. 167.</i> +</p> + +<p> +<a id="note362" href="#tag362">362.</a> <i>Muratori ad an. 1746. — Coxe, Hist. +ch. CVII, p. 155. — Lacretelle, Hist. du XVIII.<sup>e</sup> +siècle, l. VIII, t. II, p. 359.</i> +</p> + +<p> +<a id="note363" href="#tag363">363.</a> <i>Muratori ad an. 1746. — Vett. Sandi +Stor. Ven., t. II, l. IV, p. 153. — Lacretelle, +Hist. de France pendant le XVIII.<sup>e</sup> siècle, t. II, +l. VIII, p. 364.</i> +</p> + +<p> +<a id="note364" href="#tag364">364.</a> <i>Muratori ad an. 1746. — Coxe, Hist., +ch. CVII, p. 156. — Oeuvres post. du roi de +Prusse, Hist. de la guerre de sept ans, ch. II, +t. III, p. 34.</i> +</p> + +<p> +<a id="note365" href="#tag365">365.</a> <i>Muratori ad an. 1747, p. 413. — Lacretelle, l. VIII, +p. 366.</i> +</p> + +<p> +<a id="note366" href="#tag366">366.</a> La quistione intorno alla libertà della stampa +fu ampiamente discussa in ogni paese, e si +vorrebbe che non fosse per anco bastantemente +illustrata. <i>N. d. T.</i> +</p> + +<p> +<a id="note367" href="#tag367">367.</a> Giudiziosamente l'imparziale storico previene +il lettore di non dar colpa alla Chiesa cattolica, +cioè universale, di ciò che può rimarcare di riprensibile +in alcune parziali chiese, le quali, sebbene +concorrano a formare quella chiesa, che riconosciamo +come santa nella sua unità, cattolicità +ed apostolicità, non possono però individualmente +pretendere alla santità ed infallibilità +della dottrina. <i>N. d. T.</i> +</p> + +<p> +<a id="note368" href="#tag368">368.</a> Intendasi rispetto alla morale, perciocchè +rispetto al domma le sette accattoliche non possono +in istretto senso migliorare, che abjurando gli errori +che le separano dalla vera Chiesa. <i>N. d. T.</i> +</p> + +<p> +<a id="note369" href="#tag369">369.</a> Anzi la vera e sana teologia non fa che +rendere più perfetta la morale. <i>N. d. T.</i> +</p> + +<p> +<a id="note370" href="#tag370">370.</a> Il lettore cattolico distinguerà il fatalismo +dalle conseguenze de' giusti, ma imperscrutabili +decreti di Dio, che gratuitamente salva gli eletti, +e giustamente condanna i reprobi. <i>N. d. T.</i> +</p> + +<p> +<a id="note371" href="#tag371">371.</a> Contro le opinioni del nostro autore sul +conto della confessione, il lettore cattolico troverà +in ottimi libri chiare ed ortodosse istruzioni, +senza che il traduttore debba entrare in lunghe +disamine. <i>N. d. T.</i> +</p> + +<p> +<a id="note372" href="#tag372">372.</a> Questi abusi della credulità ingannata sono +caldamente detestati dai cattolici illuminati e dallo +stesso Clero, cui non devono ascriversi le prevaricazioni +e le perfidie di pochi individui. <i>N. d. T.</i> +</p> + +<p> +<a id="note373" href="#tag373">373.</a> Intorno alla dottrina della predestinazione, +leggasi il prezioso libro di sant'Agostino <i>de Correctione +et Gratia</i>, che rischiara tutte le opposizioni +fondate sull'umano raziocinio. <i>N. d. T.</i> +</p> + +<p> +<a id="note374" href="#tag374">374.</a> L'autore generalizza forse troppo questi +principj; poichè, se non altro in pratica, fu +sempre permesso ai dotti l'esame delle verità +non rivelate. <i>N. d. T.</i> +</p> + +<p> +<a id="note375" href="#tag375">375.</a> Cioè di quegl'ignoranti ecclesiastici abborriti +anche dai dotti ed illuminati teologhi, che alla +semplice e santa morale del vangelo sostituirono +superstiziose pratiche ed insegnamenti che non +possono, senza ingiustizia, imputarsi alla chiesa. +<i>N. d. T.</i> +</p> + +<p> +<a id="note376" href="#tag376">376.</a> Queste idee dell'autore, alquanto astratte, o +peccano d'oscurità, o sono esagerate. Gratuita ad +ogni modo può chiamarsi l'asserzione di non avere +la bella letteratura prodotta verun'opera singolare. +<i>N. d. T.</i> +</p> + +<p> +<a id="note377" href="#tag377">377.</a> Sebbene alquanto copertamente, si viene +dal nostro autore tacciando gl'Italiani di non +voler abbandonare il classicismo per seguire i +settentrionali. Più modesto del signor Schlegel e +di madama de Stael ec., non osa far pompa +delle nuove dottrine del così detto <i>romanticismo</i>; +ma ne sparge accortamente i semi. Sì: gl'Italiani +si gloriano di pensare come i classici greci e +latini, e d'imitarli; e penseranno ancora come +i settentrionali e gli imiteranno, quando questi +sapranno produrre più perfette cose che finora +non hanno prodotte. <i>N. d. T.</i> +</p> + +<p> +<a id="note378" href="#tag378">378.</a> Nel <i>Collegio Romano</i>, risguardato come il +principale stabilimento d'educazione del mondo +cattolico, ogni scolaro deve ogni giorno ripetere, +oltre varie altre preghiere, cento sessanta volte +l'<i>Ave Maria.</i> +</p> + +<p> +<a id="note379" href="#tag379">379.</a> Nel supposto dell'autore, l'ubbidienza che +gl'Italiani avrebbero prestata ai loro principi +non sarebbe stata libera, ma cieca e servile; e +gl'illuminati sovrani della presente età, richiedendo +dai loro sudditi una ragionevole ubbidienza, +non vorranno abbandonarli più oltre al monachismo. +<i>N. d. T.</i> +</p> + +<p> +<a id="note380" href="#tag380">380.</a> I descritti abusi, forse praticati da qualche +sovrano d'Italia, giovano a far meglio sentire +la retta e paterna amministrazione degli altri. +<i>N. d. A.</i> +</p> + +<p> +<a id="note381" href="#tag381">381.</a> Coloro che conoscono l'Italia non hanno +bisogno che si vadano loro indicando i pochi stati +presi qui di mira dallo storico. <i>N. d. T.</i> +</p> + +<p> +<a id="note382" href="#tag382">382.</a> Malgrado il <i>motu proprio</i>, nello stato ecclesiastico, +le chiese servono ancora di rifugio +agli assassini ed ai ladri. +</p> + +<p> +<a id="note383" href="#tag383">383.</a> Intorno al duello possono vedersi presso +tutti i pubblicisti gli argomenti addotti pro e +contro. Rispetto agli stati che hanno leggi proibitive, +la quistione è pienamente decisa. <i>N. d. T.</i> +</p> +</div> + +<div class="tnote"> +<p class="tntitle"> +Nota del Trascrittore +</p> + +<p> +Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, così come +le grafie alternative (Sabbionetta/Sabionetta, pressocchè/pressochè e simili), correggendo senza annotazione +minimi errori tipografici. +</p> + +<p class="covernote"> +Copertina creata dal trascrittore e posta nel pubblico dominio. +</p> +</div> + + + + + + + + +<pre> + + + + + +End of the Project Gutenberg EBook of Storia delle repubbliche italiane dei +secoli di mezzo, v. 16 (of 16), by J. C. L. Simondo Sismondi + +*** END OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK STORIA DELLE REPUBBLICHE *** + +***** This file should be named 44365-h.htm or 44365-h.zip ***** +This and all associated files of various formats will be found in: + http://www.gutenberg.org/4/4/3/6/44365/ + +Produced by Claudio Paganelli, Carlo Traverso, Barbara +Magni and the Online Distributed Proofreading Team at +http://www.pgdp.net (This file was produced from images +generously made available by The Internet Archive) + + +Updated editions will replace the previous one--the old editions +will be renamed. + +Creating the works from public domain print editions means that no +one owns a United States copyright in these works, so the Foundation +(and you!) can copy and distribute it in the United States without +permission and without paying copyright royalties. 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