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authorRoger Frank <rfrank@pglaf.org>2025-10-14 18:40:00 -0700
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+ <meta http-equiv="content-type" content="text/html; charset=UTF-8" />
+ <title>
+ Storia delle repubbliche italiane dei secoli di mezzo, v. 16, di J.C.L. Simondo Sismondi
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+<div>*** START OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK 44365 ***</div>
+
+<div class="titlepage">
+<h1>
+<span class="g">STORIA</span><br />
+<span class="x-small">DELLE</span><br />
+<span class="small">REPUBBLICHE ITALIANE</span><br />
+<span class="xx-small">DEI</span><br />
+<span class="x-small g">SECOLI DI MEZZO</span>
+</h1>
+<p class="small">
+DI
+</p>
+
+<p>
+J. C. L. SIMONDO SISMONDI
+</p>
+
+<p>
+<span class="smcap small">delle Accademie italiana, di Wilna, di Cagliari,<br />
+dei Georgofili, di Ginevra ec.</span>
+</p>
+
+<p class="pad2">
+<i>Traduzione dal francese.</i>
+</p>
+
+<hr class="minor pad2" />
+<p class="large">
+<i>TOMO XVI.</i>
+</p>
+<hr class="minor" />
+
+<p class="pad4">
+<span class="g">ITALIA</span><br />
+<span class="small">1819.</span>
+</p>
+</div>
+
+<div class="somm">
+<hr />
+<p class="center x-large"><a href="#indice" id="indfront">INDICE</a></p>
+<hr />
+</div>
+
+<div class="chapter">
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_3"></a>[3]</span>
+</p>
+
+<p class="center">
+<span class="xx-large g">STORIA</span><br /><br />
+DELLE<br /><br />
+<span class="x-large">REPUBBLICHE ITALIANE</span>
+</p>
+
+<hr class="tiny" />
+
+<h2 class="pad2">
+CAPITOLO CXXI.
+</h2>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+<i>Apparecchj de' Fiorentini per difendere
+la loro libertà; sono assediati dal
+principe d'Orange. Imprese nello stato
+fiorentino di Francesco Ferrucci, commissario
+generale; viene a battaglia
+col principe d'Orange, e nella mischia
+periscono ambidue; capitolazione di
+Firenze.</i>
+</p>
+
+<p class="center">
+1529 = 1530.
+</p>
+</div>
+
+<p>
+Mentre che tutti gli altri stati d'Italia,
+traditi dai loro capi, saccheggiati
+dagli stranieri, spossati da lunga guerra,
+divisi da una mal intesa politica, e venduti
+dai loro alleati, si andavano, senza
+resistenza, assoggettando al giogo che
+loro dava Carlo V, la repubblica di Firenze
+<span class="pagenum"><a id="Page_4"></a>[4]</span>
+apparecchiavasi, sebbene sola, a
+cadere coraggiosamente in nobile olocausto,
+piuttosto che rinunciare all'antica
+sua libertà. Depositaria di tutto lo
+splendore, di tutte le virtù, di tutto il
+sapere di quelle repubbliche de' secoli di
+mezzo, tra le quali si era innalzata, e le quali
+tutte aveva superate in fama, in potenza, in
+ricchezze, dessa pareva ricuperare le antiche
+forze colla ricordanza della passata
+gloria; e se più non aveva speranza, se
+la sua resistenza non poteva essere coronata
+da felice avvenimento, non perciò
+si credeva meno obbligata a difendersi
+per l'onore delle sue rimembranze.
+</p>
+
+<p>
+Firenze non era mai stata repubblica
+militare; ed anche in que' tempi, in cui,
+tenendo il primo posto tra le potenze
+d'Italia, poneva argine alla potenza dei
+duchi di Milano, dei re di Napoli e degl'imperatori,
+non aveva nella sua armata
+quasi verun cittadino. Quegli stessi
+uomini, che, in mezzo alle più terribili
+sciagure, mostravano ne' consiglj una costanza,
+una fermezza invincibile, non
+sapevano esporsi a personali pericoli; ma
+quando un'estrema ruina venne a minacciare
+la loro patria, gli stessi Fiorentini
+impugnarono le armi. Abbandonati
+dalla Francia, minacciati da tutte le forze
+<span class="pagenum"><a id="Page_5"></a>[5]</span>
+della Chiesa, dell'impero e dei regni di
+Spagna e di Napoli, sentirono di non
+potere in altro confidare che nel proprio
+valore. Senza trascurare veruno de' mezzi
+che poteva tuttavia attaccare alla loro
+causa, in qualità di condottieri, i piccoli
+principi loro vicini, previdero che
+potevano essere da costoro abbandonati
+nell'istante del bisogno; e si fecero a
+reggimentare ed addestrare la milizia nazionale,
+che sola non poteva venir meno.
+E sebbene lo spirito di parte abbia potuto
+presiedere allo stabilimento dei varj
+corpi di questa milizia, uno stesso zelo
+militare e patriotico animava tutto il popolo,
+e lo fece capace di un'eroica resistenza.
+</p>
+
+<p>
+Il popolo fiorentino, prendendo successivamente
+le armi, aveva formato tre
+diversi corpi; il primo, che si era raccolto
+in dicembre del 1527 per la guardia
+pel pubblico palazzo e del gonfaloniere,
+era composto di trecento giovani
+quasi tutti appartenenti a nobili famiglie.
+Ma perchè l'amore di libertà era tra questi
+giovani più vivo, che non tra i vecchi,
+così erano essi ancora più proclivi alla diffidenza.
+Gli estremi riguardi di Niccolò
+Capponi verso i Medici li teneva inquieti;
+avevano di già concepito qualche sospetto
+<span class="pagenum"><a id="Page_6"></a>[6]</span>
+intorno alla segreta di lui corrispondenza
+con papa Clemente VII, e si risguardavano
+meno destinati a fargli la
+guardia, che a custodire il palazzo pubblico
+contro di lui<a class="tag" id="tag1" href="#note1">[1]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Ma con una vista affatto diversa erasi
+formata la guardia nazionale de' cittadini
+fiorentini, dietro un ordine del gran consiglio
+del 6 novembre del 1528. Doveva
+questa essere composta di sedici compagnie,
+cadauna di dugento cinquant'uomini,
+sotto il comando dei sedici gonfalonieri
+di quartiere, i quali formavano
+il collegio della signoria; pure non si
+trovarono sui ruoli che mille settecento
+archibugieri, mille armati di picca, e trecento
+alabardieri, ossiano soldati armati
+di alabarde e di spade a due mani, in
+tutto tre mila uomini, dell'età dai diciotto
+ai trentasei anni, ed appartenenti
+a padri ammessi a prendere posto nel
+gran consiglio. La signoria accordò ad
+ogni compagnia, in principio del 1529,
+il diritto di nominare il proprio capitano,
+ed affidò l'addestramento di questo
+corpo a varj distinti ufficiali, che avevano
+militato nelle bande nere. Questo
+<span class="pagenum"><a id="Page_7"></a>[7]</span>
+corpo in breve superò la migliore truppa
+di linea<a class="tag" id="tag2" href="#note2">[2]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Per ultimo il terzo corpo era formato
+delle milizie del territorio fiorentino, che
+chiamavansi tuttavia <i>le bande dell'ordinanza</i>.
+Questa milizia, arrolata sotto il gonfaloniere
+Pietro Soderini dietro i consiglj datigli
+dal Macchiavelli, era stata dai Medici
+licenziata e disarmata, e di nuovo
+ragunata nel 1527. Nella prima revista
+si era trovata non minore di dieci mila
+uomini; era formata dal fiore dei contadini
+dell'età dai diciotto ai trentasei
+anni, che ogni mese venivano addestrati a
+tirare coll'archibugio, e ricevevano un tenue
+pagamento anche quando non erano
+forzati ad abbandonare le proprie case:
+eransi fatte venire per loro dalla Germania
+armi d'ogni qualità, ed erano essi
+stati divisi in trenta battaglioni, secondo
+le province cui appartenevano. I sedici
+battaglioni della destra riva dell'Arno
+erano stati, in giugno del 1528, posti
+sotto gli ordini di Babbone di Bersighella,
+nipote di quel Naldo di Val di Lamone,
+che primo d'ogni altro aveva illustrata
+la fanteria italiana nella battaglia
+<span class="pagenum"><a id="Page_8"></a>[8]</span>
+di Agnadello; i quattordici battaglioni
+della sinistra erano stati affidati a Francesco
+del Monte. E questi due capitani
+avevano seco condotti cadauno cinquecento
+uomini di truppe di linea, per
+esercitare la milizia<a class="tag" id="tag3" href="#note3">[3]</a>.
+</p>
+
+<p>
+In sul finire del 1528 i Fiorentini scelsero
+per capitano generale dei loro uomini
+d'armi don Ercole d'Este, figlio del
+duca Alfonso di Ferrara, il quale era
+in allora tornato dalla Francia, dove
+aveva sposata madama Renata, figlia di
+Luigi XII e cognata di Francesco I.
+Pareva impossibile che questi l'abbandonasse,
+ed i Fiorentini credevano attaccarsi
+più fortemente alla casa di Francia,
+scegliendo un generale che le apparteneva
+così da vicino; e di ciò gli
+aveva assicurati il Visconte di Turenna,
+ambasciatore del re presso la repubblica.
+Dall'altro canto mantenevasi un odio ereditario
+fino dai tempi di Leon X tra la
+casa d'Este ed i Medici, ed Alfonso,
+minacciato su tutti i punti dei suoi stati
+da Clemente VII, pareva dovere essere
+il più fedele alleato della repubblica contro
+<span class="pagenum"><a id="Page_9"></a>[9]</span>
+un nemico ad ambidue egualmente
+formidabile<a class="tag" id="tag4" href="#note4">[4]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Le fortificazioni cominciatesi in Firenze
+nel 1521, per ordine del cardinale Giulio
+de' Medici, prima di avere il papato,
+non erano ancora ultimate. Non potevansi
+condurre a termine senza distruggere
+o danneggiare i poderi di alcuni
+cittadini, e la magistratura dei nove della
+milizia fu incaricata, in principio d'aprile
+del 1529, di fare stimare tutti que' terreni,
+dandone credito ai proprietarj sul
+libro del <i>Monte</i> coll'interesse del cinque
+per cento. In pari tempo Michel Angelo
+Bonarruoti venne creato direttore generale
+delle fortificazioni della città<a class="tag" id="tag5" href="#note5">[5]</a>.
+</p>
+
+<p>
+A misura che il pericolo si andava avvicinando,
+i dieci della guerra facevano
+nuovi sforzi per accrescere le difese della
+repubblica. Siccome avevasi opinione che
+le province d'Arezzo e di Cortona somministrassero
+i migliori soldati di Toscana, i
+Fiorentini vi mandarono Raffaele Girolami,
+loro quartier mastro generale, ed otto capitani,
+<span class="pagenum"><a id="Page_10"></a>[10]</span>
+che tutti avevano militato nelle
+bande nere, con ordine di levarvi cinque
+mila fanti. Presero nello stesso tempo al
+loro soldo, in maggio del 1529, Malatesta
+Baglioni, signore di Perugia, dandogli
+il titolo di governatore generale,
+con mille fanti. Il Baglioni era figliuolo
+di quel Gio. Paolo, che Leon X aveva
+fatto tanto ingiustamente morire; e perciò
+egli desiderava di vendicarsi del
+Medici, egli doveva temere l'ambizione
+del papa, ed occupava a Perugia
+un'importante situazione per chiudere la
+strada della Toscana ad un'armata che
+venisse da Napoli e da Roma. Molti altri
+distinti capitani, quali erano Stefano
+Colonna, Mario Orsini e Giorgio Santa
+Croce, presero servigio dai Fiorentini;
+questi per altro eran forzati ad accarezzare
+l'orgoglio di tutti questi piccoli principi,
+che, non avendo verun grado in un'armata
+di già stabilita, non volevano riconoscere
+altra superiorità che quella dei
+sovrani. Era appunto per questo motivo
+che nè l'incapacità di Ercole d'Este,
+nè la più volte sperimentata malvagia
+fede di Malatesta Baglioni, non avevano
+ritratti i Fiorentini dal porre gli
+occhi sopra di loro per il comando. Si
+sarebbero potuti preferire migliori capitani;
+<span class="pagenum"><a id="Page_11"></a>[11]</span>
+ma gli altri ufficiali non avrebbero
+voluto esser loro subordinati<a class="tag" id="tag6" href="#note6">[6]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Mentre che la repubblica si premuniva
+con attività contro i pericoli onde
+era da ogni banda minacciata, fu atterrita
+dalla scoperta di cosa che a bella
+prima parve una congiura del suo primo
+magistrato. Il gonfaloniere, Niccolò Capponi,
+confidava assai meno in tutti i
+mezzi di difesa che riunivano i dieci
+della guerra, che nelle negoziazioni che
+potevano disarmare la collera del papa.
+Egli stesso di moderato carattere, e nulla
+avendo sofferto sotto il governo de' Medici,
+apparteneva ad una famiglia, che
+aveva saputo conservare una tal quale
+neutralità nelle dissensioni della sua patria.
+Suo padre Piero, ed i suoi antenati
+Neri e Gino, non si erano trovati arrolati
+nè sotto le insegne degli Albizzi, nè
+sotto quelle de' Medici, ed in tempo di
+quelle amministrazioni avevano saputo
+rendere eminenti servigj allo stato. Dacchè
+il Capponi era gonfaloniere, erasi
+studiato di calmare il furore del popolo,
+di difendere i partigiani de' Medici, ed
+<span class="pagenum"><a id="Page_12"></a>[12]</span>
+in pari tempo di addolcire il risentimento
+del papa con esteriori dimostrazioni di
+rispetto. Egli non aveva trovate le medesime
+disposizioni in coloro che i suffragj
+del popolo ponevano con lui alla testa dello
+stato; ma aveva seguita l'usanza praticata
+dai Medici, e prima di loro dagli Albizzi,
+di chiamare alle deliberazioni i cittadini
+che, senza essere rivestiti di veruna autorità,
+avevano acquistata una lunga abitudine
+de' pubblici affari. A queste consulte,
+che a Firenze avevano il nome
+di <i>pratica</i>, il Capponi chiamava moltissimi
+cittadini, conosciuti pel loro attaccamento
+ai Medici, tra i quali egli trovava
+sempre chi spalleggiasse le misure di conciliazione
+ch'egli andava proponendo<a class="tag" id="tag7" href="#note7">[7]</a>.
+</p>
+
+<p>
+I consiglieri nominati dal popolo, ed
+in possesso della confidenza pubblica,
+lagnavansi acerbamente perchè le deliberazioni,
+invece di decidersi coi loro
+suffragj, dipendessero da quelli di persone
+senza missione, che il gonfaloniere
+chiamava a votare con loro, e non pochi
+dei quali, come Francesco Guicciardini,
+Francesco Vettori e Matteo Strozzi,
+si erano renduti così sospetti pel
+<span class="pagenum"><a id="Page_13"></a>[13]</span>
+loro attaccamento ai Medici, che il popolo
+non aveva voluto affidar loro veruna
+incumbenza. Perciò una legge regolò la
+<i>pratica</i>, che doveva tener luogo di consiglio
+ai dieci della guerra; questa legge
+la formò dei dieci magistrati che uscivano
+in allora di carica, e di venti aggiunti
+scelti dal grande consiglio ogni
+sei mesi, cinque per cadaun quartiere
+della città. Il gonfaloniere, privato da
+questa legge del suo consiglio abituale,
+non per questo rinunciò a lasciarsi dirigere
+dai soli uomini di stato che si fossero
+guadagnati la sua confidenza, e d'allora
+in poi li tenne quasi sempre ne' suoi
+appartamenti per consultarli in ogni occorrenza<a class="tag" id="tag8" href="#note8">[8]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Questi suoi privati consiglieri lo avevano
+incoraggiato a tener viva una segreta
+corrispondenza con Clemente VII,
+per cercare di calmare la di lui collera;
+questa corrispondenza aveva cominciato
+ne' tempi in cui Lautrec assediava Napoli.
+Temeva questo generale che l'irritamento
+di Clemente VII contro i Fiorentini
+non lo consigliasse a porsi tra le
+braccia dell'imperatore, ed aveva egli
+<span class="pagenum"><a id="Page_14"></a>[14]</span>
+medesimo eccitato il gonfaloniere a mostrare
+dei riguardi verso il papa, ed a
+dargli delle speranze<a class="tag" id="tag9" href="#note9">[9]</a>. Dopo la sconfitta
+di Lautrec, il Capponi aveva continuato
+a carteggiare con Jacopo Salviati,
+che dopo la ritirata dalla corte
+pontificia di G. M. Chiberti, era diventato
+il principale segretario di Clemente
+VII<a class="tag" id="tag10" href="#note10">[10]</a>. Certo Jachinotto Serragli
+era il segreto mezzano di tale corrispondenza,
+che il gonfaloniere teneva nascosta
+alla signoria. Una lettera, caduta di
+seno al Capponi, fu raccolta il 16 aprile
+del 1529 nella stessa sala dei priori da
+Jacopo Gherardi, priore egli stesso, e
+forse quegli che di già nudriva i più gagliardi
+sospetti contro il gonfaloniere. La
+lettera rendeva conto in ristretto di un
+abboccamento avuto tra il Serragli, che
+la scriveva, e Jacopo Salviati; dessa annunciava
+che il papa, sotto certe condizioni,
+acconsentirebbe a mantenere la libertà
+fiorentina; ma chiedeva al gonfaloniere
+di spedire segretamente a Roma
+suo figliuolo, per intendersi intorno a ciò
+<span class="pagenum"><a id="Page_15"></a>[15]</span>
+che non potevasi convenientemente affidare
+ad uno scritto<a class="tag" id="tag11" href="#note11">[11]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Questa lettera, comunicata dal Gherardi
+ai più violenti avversarj del gonfaloniere,
+fu da loro risguardata come una manifesta
+prova di tradimento: venne denunciata
+alla signoria, che per l'indomani
+convocò il consiglio degli ottanta, proponendogli
+che fosse deposto e tratto in
+giudizio il gonfaloniere. Niccolò Capponi,
+atterrito dalla violenza dei suoi nemici,
+invece di giustificare la propria
+condotta, si limitò a dichiarare con estrema
+perturbazione, che suo figlio non era
+in verun modo colpevole, non avendo
+pure contezza di quest'affare. Con ciò
+veniva quasi a confessarsi egli stesso delinquente;
+onde fu deposto nel medesimo
+giorno, e nel susseguente il grande
+consiglio nominò suo successore Francesco,
+figlio di Niccolò Carducci, che
+doveva occupare tale carica fino alla
+fine dell'anno<a class="tag" id="tag12" href="#note12">[12]</a>.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_16"></a>[16]</span>
+</p>
+
+<p>
+Questa deposizione e la nuova elezione
+eransi fatte con una precipitazione e violenza
+proporzionate al turbamento ed alla
+timidità mostrata dal Capponi nella propria
+difesa, ed all'accanimento di coloro
+tra i suoi nemici che speravano di rimpiazzarlo.
+Tosto che fu nominato il di lui
+successore, e che i di lui invidiosi nemici
+perdettero la speranza d'avere le sue spoglie,
+il loro furore si calmò, ed egli medesimo
+ricuperò quella tranquillità e presenza
+di spirito che si conveniva al suo
+stato. Tratto innanzi alla signoria giustificò
+con nobile fermezza le sue intenzioni
+e la sua condotta; sostenne d'avere
+fatto per la repubblica precisamente quello
+che far doveva, e la sola cosa che potesse
+salvarla. Di già più non eravi alcuno
+cui fosse ancora sospetta la di lui
+buona fede; coloro ch'erano a parte delle
+di lui segrete negoziazioni, e coloro, che
+senza averne contezza, interamente si
+affidavano alla di lui lealtà, lo difendevano
+caldamente, di modo che venne onoratamente
+assolto dal giudizio; ed il popolo,
+per compensare la fattagli ingiuria,
+<span class="pagenum"><a id="Page_17"></a>[17]</span>
+lo ricondusse con pompa alla di lui
+casa<a class="tag" id="tag13" href="#note13">[13]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Appena aveva il nuovo gonfaloniere
+preso possesso del suo impiego, quando
+la repubblica ricevette una dopo l'altra
+le più sconfortanti notizie. Alla sconfitta
+di San-Paolo, alla di lui prigionia, alla
+dispersione di tutta l'armata francese, tennero
+subito dietro gli avvisi del trattato
+di Barcellona, nel quale Carlo V abbandonava
+i Fiorentini alle vendette del papa,
+e prometteva di rimettere nella loro
+città la tirannia della casa dei Medici.
+Pochi giorni dopo si ebbe notizia del trattato
+di Cambrai, col quale Francesco I,
+ad onta dei più solenni trattati, escludeva
+i Fiorentini dalla pace generale, e si
+obbligava a non dar loro protezione. Si
+seppe nello stesso tempo essere Carlo
+V sbarcato a Genova con un'armata
+spagnuola, e scendere in Italia un'armata
+tedesca per raggiugnerlo. Questi replicati
+colpi erano fatti per atterrire il
+più saldo coraggio; e tanto più grande
+era lo spavento sparso in Firenze, in
+<span class="pagenum"><a id="Page_18"></a>[18]</span>
+quanto che i preti ed i monaci, ravvivando
+la setta del Savonarola, e secondando
+con tutte le forze loro il governo
+popolare, avevano accertato, come cosa
+loro palesata per divina rivelazione, che
+quest'anno l'imperatore non sarebbe venuto
+in Italia. Questo primo avvenimento,
+che smentiva le loro profezie, fece vacillare
+la fede che il popolo accordava a
+tutte le altre<a class="tag" id="tag14" href="#note14">[14]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Non pertanto i Fiorentini, determinato
+avendo di far testa a questi nuovi pericoli
+con indomabile coraggio, adottarono
+in allora le più energiche misure per potere
+resistere. Il gonfaloniere, fornito di
+irremovibile costanza, comunicava il proprio
+vigore ai consiglj ed al popolo. Era
+in particolar modo secondato da Bernardo
+di Castiglione, Gio. Battista Cei, Niccolò
+Guicciardini, Jacopo Gherardi, Andrea
+Niccolini e Luigi Soderini, i quali
+tutti si erano dichiarati pel partito popolare<a class="tag" id="tag15" href="#note15">[15]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Prima d'ogni altra cosa conveniva trovar
+modo di sostenere le spese di una
+<span class="pagenum"><a id="Page_19"></a>[19]</span>
+guerra, che i più ricchi monarchi non
+potevano lungo tempo sopportare. Il gonfaloniere
+ottenne una prima legge derogante
+alla costituzione fiorentina, colla
+quale veniva autorizzato il gran consiglio
+a fissare qualunque prestito o nuova imposta
+colla sola maggioranza de' suffragj<a class="tag" id="tag16" href="#note16">[16]</a>.
+In fatti le leggi fiscali, che la necessità
+fece emanare in tempo dell'assedio, non
+avrebbero giammai potuto essere sanzionate
+secondo le antiche forme; poichè
+dovendosi sostenere inaudite spese, in
+tempo che tutte le ordinarie entrate erano
+cessate a motivo dell'occupazione del territorio
+e della soppressione delle gabelle
+delle porte, convenne aver ricorso a misure
+arbitrarie e rigorose per levare danaro.
+Più volte si percepirono prestiti
+forzati da coloro che i commissarj, nominati
+per quest'oggetto, indicavano come
+i cinquanta, i cento, i dugento più
+ricchi cittadini della repubblica. Tutti gli
+argenti delle chiese, e tutti quelli de' privati,
+vennero portati alla zecca; furono date
+in pegno le pietre preziose che ornavano
+le reliquie, e venduta la terza parte dei
+poderi ecclesiastici, degli immobili delle
+corporazioni delle arti e mestieri e dei
+<span class="pagenum"><a id="Page_20"></a>[20]</span>
+beni dei ribelli. Con tali mezzi spesso
+violenti, ma giustificati dalla necessità,
+la repubblica si vide in istato di opporre
+lunga resistenza ad un'armata destinata
+a spogliarla, non meno della sua proprietà
+che della sua libertà<a class="tag" id="tag17" href="#note17">[17]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Il gonfaloniere e la signoria ordinarono
+in seguito alle genti del contado di riporre
+in Firenze, o nelle terre murate,
+tutte le loro granaglie; ma i raccolti erano
+in quell'anno stati così ubertosi, che
+quest'ordine venne male eseguito; onde
+i nemici, assai più che i cittadini, approfittarono
+di tanta ricchezza di messi.
+Le città di Borgo san Sepolcro, Cortona,
+Arezzo, Pisa e Pistoja, ove il governo
+non era amato, dovettero dare
+ostaggi a Firenze. In tutte le altre ed in
+tutte le fortezze, la signoria mandò fidati
+comandanti. All'ultimo furono nominati
+sette commissarj con quasi dittatoriale
+autorità, per vegliare alla salvezza della
+repubblica; ma sgraziatamente la scelta
+cadde sopra uomini troppo disuguali per
+talenti, per esperienza, per energia, i quali nè
+furono abbastanza d'accordo fra di loro,
+nè abbastanza pronti nelle loro risoluzioni,
+<span class="pagenum"><a id="Page_21"></a>[21]</span>
+perchè l'opera loro riuscisse di grande
+utile<a class="tag" id="tag18" href="#note18">[18]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Avvicinandosi il pericolo, i dieci della
+guerra intimarono ad Ercole d'Este di
+recarsi al suo posto, e nello stesso tempo
+gli mandarono il soldo dei mille fanti
+che doveva seco condurre. Ma di già il
+duca di Ferrara di lui padre stava negoziando
+per riconciliarsi coll'imperatore e
+col papa, e non voleva esacerbarli mandando
+il figliuolo ai servigj dei loro nemici.
+Dopo avere accettato il danaro de'
+Fiorentini, e promesso che il figliuolo suo
+non tarderebbe a porsi in istrada colle
+sue truppe, andò, sotto varj pretesti, procrastinando
+la di lui partenza; poi rifiutò
+perentoriamente, senza rendere il danaro
+che aveva ricevuto. Poco dopo richiamò
+da Firenze il suo ambasciatore,
+ed all'ultimo prestò al papa artiglieria e
+due mila zappatori, per adoperarli contro
+i Fiorentini<a class="tag" id="tag19" href="#note19">[19]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Allorchè la signoria ebbe notizia dello
+sbarco dell'imperatore a Genova, credette
+di dovergli mandare una deputazione.
+<span class="pagenum"><a id="Page_22"></a>[22]</span>
+Questo passo somministrò un pretesto avidamente
+accolto da tutti gli alleati dei
+Fiorentini, per pretendere violata la lega.
+In fatti le potenze italiane si erano obbligate
+a non trattare separatamente; e fin
+allora niun'altra aveva scopertamente mancato
+a tale promessa. D'altronde la deputazione
+fiorentina era stata scelta altrettanto
+male, quanto mandata inopportunamente. I
+quattro membri che la componevano tenevano
+opinioni e partiti diversi, onde mai
+non furono uniti per agire concordemente.
+L'imperatore ricusava di trattare con
+loro, se preventivamente non si riconciliavano
+col papa, e risguardò come insufficienti
+le loro facoltà, sebbene queste portassero
+che la repubblica acconsentiva a
+tutte le condizioni che le verrebbero imposte,
+eccettuata l'alienazione della propria
+libertà. Il gran cancelliere dell'imperatore
+dichiarò loro, che, a motivo degli ajuti
+dati alla Francia, avevano meritato di perdere
+questa libertà, ed ogni altro loro privilegio,
+e non volle ammettere la risposta
+dei deputati, i quali dicevano essere Firenze
+uno stato indipendente, che non riconosceva
+i suoi privilegj da qualche concessione degli
+imperatori, ma dai suoi proprj diritti. In
+appresso gli ambasciatori vennero congedati;
+ma non pertanto due di loro, atterriti
+<span class="pagenum"><a id="Page_23"></a>[23]</span>
+dalle disposizioni della corte imperiale,
+non ripresero la strada della loro
+patria. Matteo Strozzi rifugiossi a Venezia
+e Tommaso Soderini a Lucca. Niccolò
+Capponi, l'antico gonfaloniere, che
+era il terzo ambasciatore, quando giunse
+a Castelnuovo di Garfagnana, scontrossi
+in Michel Angelo Bonarruoti, che fuggiva
+con Rinaldo Corsini, e che gli diede
+le più tristi notizie intorno ai rovesci di
+già provati dalla repubblica. Il Capponi,
+oppresso dalla fatica, dall'età, dal dolore,
+venne subito sorpreso da una malattia
+che lo trasse al sepolcro il giorno 8
+di ottobre. Raffaello Girolami tornò solo
+a Firenze a rendere conto della sua ambasciata,
+ed incoraggiò i suoi concittadini
+ad affrontare coraggiosamente la burrasca
+ond'erano minacciati<a class="tag" id="tag20" href="#note20">[20]</a>.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_24"></a>[24]</span>
+</p>
+
+<p>
+L'imperatore aveva commessa la conquista
+di Firenze ed il compimento delle
+vendette di Clemente VII al principe di
+Orange, in allora vicerè di Napoli. Clemente
+stava dunque per volgere contro
+la sua patria quello stesso generale e
+quell'armata medesima, che tre anni prima
+l'avevano con tanto rigore tenuto assediato,
+che avevano saccheggiata sotto i
+suoi occhi la sua capitale con sì atroce
+barbarie, e che non gli avevano renduta
+la libertà, che dopo avergli estorta una
+scandalosa taglia. Il prezzo pel quale il
+papa acconsentì a perdonare tante ingiurie,
+era l'assunto che prendeva cotal
+gente ferocissima di trattare colla stessa
+barbarie la di lui città natale. L'esercito
+che aveva saccheggiata Roma, e che aveva
+vissuto in Milano a discrezione, fu
+richiamato sotto le bandiere dei suoi capi
+dalla speranza di saccheggiare Firenze; e
+furono veduti alcuni soldati spagnuoli, che
+erano trattenuti innanzi ai tribunali per cause
+civili, protestare alla parte avversaria
+tutti i danni e perdite nei quali incorrere
+<span class="pagenum"><a id="Page_25"></a>[25]</span>
+potrebbero per non avere parte al sacco
+di Firenze<a class="tag" id="tag21" href="#note21">[21]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Pure, quando in sul finire di luglio,
+il principe d'Orange recossi a Roma per
+avere un abboccamento col papa intorno
+ai mezzi occorrenti per dare cominciamento
+alla spedizione, venne qualche
+tempo trattenuto dall'avarizia e dalla diffidenza
+di Clemente VII, il quale non
+voleva privarsi del danaro che gli si chiedeva.
+All'ultimo acconsentì a stento a
+pagare trenta mila fiorini contanti, ed a
+prometterne altri quaranta mila entro breve
+termine<a class="tag" id="tag22" href="#note22">[22]</a>; ma trovò un altro mezzo
+per cattivarsi l'amore de' soldati, senza
+danno del suo tesoro. Questi, abbandonando
+Roma il 17 febbrajo del 1528,
+non avevano terminato di riscuotere le
+taglie ed il prezzo de' riscatti che avevano
+arbitrariamente imposto ai cittadini,
+e dopo tale epoca più non credevano
+potere pretenderne il pagamento. Clemente
+VII loro accordò il privilegio di
+farsi pagare tutto quanto era loro dovuto
+<span class="pagenum"><a id="Page_26"></a>[26]</span>
+ad estinzione delle cedole da loro estorte
+ai Romani colla violenza<a class="tag" id="tag23" href="#note23">[23]</a>.
+</p>
+
+<p>
+L'esercito del principe d'Orange adunossi
+tra Foligno e Spello ai confini
+dello stato perugino. Vi si trovavano tre
+mila cinquecento Tedeschi, avanzo dei
+tredici mila landsknecht, che Giorgio
+Frundsberg aveva condotti al Borbone
+nel 1526; gli altri erano caduti vittime
+della peste di Roma e della fame di Napoli:
+vi si trovavano pure cinque mila
+Spagnuoli del marchese del Guasto, invecchiati
+come i Tedeschi in tutte le
+guerre d'Italia. Soltanto dopo la pace di
+Lombardia vi si videro inoltre giugnere
+sotto Pietro Velez di Guevara due mila
+Spagnuoli di fresco sbarcati a Genova,
+che per anco non avevano militato, e
+che giunti essendo, secondo il consueto
+delle reclute spagnuole, affatto ignudi,
+chiamavansi dagl'Italiani <i>Bisogni</i>: circa
+lo stesso tempo il conte Felice di Wirtemberga
+condusse altre reclute tedesche:
+il rimanente dell'esercito consisteva in soldati
+italiani, ed era la maggior parte che
+servivano sotto i loro più distinti capitani,
+senza paga e per la sola speranza
+del saccheggio. Quando il principe d'Orange
+<span class="pagenum"><a id="Page_27"></a>[27]</span>
+entrò in campagna, in sul cominciare
+di settembre, non aveva sotto i suoi
+ordini più di quindici mila soldati; ma
+avanti che terminasse l'assedio ne contò
+più di quaranta mila<a class="tag" id="tag24" href="#note24">[24]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Per entrare in Toscana l'Orange doveva
+attraversare lo stato di Perugia, difeso
+da Malatesta Baglioni con tre mila
+uomini al soldo de' Fiorentini. Il castello
+di Spello, posto in sull'estremo confine
+del Perugino, ove l'abate Leone de' Baglioni,
+fratello naturale del Malatesta, erasi
+chiuso, trattenne alcun tempo i nemici.
+Giovan d'Urbina, luogotenente generale
+dell'armata imperiale, vi fu ucciso; ma
+Spello all'ultimo fu preso il primo dì di
+settembre e saccheggiato con estrema crudeltà<a class="tag" id="tag25" href="#note25">[25]</a>.
+L'esercito giunse in appresso
+sotto Perugia; ma l'assedio di questa città
+posta in sulla vetta d'una piccola montagna,
+ed in gagliarda situazione, offriva
+grandissime difficoltà. Il principe
+d'Orange, che non osava intraprenderlo,
+offrì a Malatesta Baglioni onorate e vantaggiose
+condizioni. Obbligavasi a farlo
+<span class="pagenum"><a id="Page_28"></a>[28]</span>
+assolvere dal papa da tutte le censure
+ecclesiastiche che aveva incorse, a fargli
+permettere di continuare nel servigio dei
+Fiorentini colla sua compagnia di ventura,
+e finalmente a conservargli la signoria
+di Perugia, purchè evacuasse questa
+città, che l'Orange nè voleva assediare,
+nè lasciarsi alle spalle in mano
+de' nemici. Il Baglioni chiese ai Fiorentini,
+o di acconsentire a questo trattato,
+o di accrescere considerabilmente la sua
+armata. Siccome questi non potevano interamente
+affidarsi al Baglioni, nè ai
+Perugini, accettarono il primo partito.
+Si sottoscrisse il trattato il 10 di settembre,
+ed il 12 Malatesta Baglioni prese la
+via d'Arezzo colle truppe sue e fiorentine<a class="tag" id="tag26" href="#note26">[26]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Il principe d'Orange gli tenne dietro
+da vicino: il 14 di settembre s'accostò a
+Cortona difesa da soli 700 fanti di guarnigione,
+e dopo avere sofferto qualche
+perdita in un assalto, ch'egli fece dare lo
+stesso giorno alla città, la ricevette all'indomani
+per capitolazione. In appresso l'Orange,
+seguendo la cominciata strada sopra
+<span class="pagenum"><a id="Page_29"></a>[29]</span>
+Arezzo, dove era stato mandato per commissario
+Francesco Albizzi con due mila
+uomini; ma questi, sconcertato dal vedere
+sopraggiugnere Malatesta Baglioni, e dalla
+pronta capitolazione di Cortona, evacuò
+Arezzo colla sua truppa, e, ritirandosi
+precipitosamente a Firenze, sparse la costernazione
+in tutta Val d'Arno disopra.
+Affermarono i nemici del gonfaloniere, che
+questi, senza partecipazione della signoria
+e dei dieci della guerra, aveva ordinato
+a Francesco Albizzi di ritirarsi, onde
+riunire in Firenze tutta la fanteria, invece
+di perderla alla spicciolata nel sostenere
+assedj. Anche in tale supposizione
+il disordine di questa ritirata sarebbe stato
+non meno colpevole che imprudente<a class="tag" id="tag27" href="#note27">[27]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Arezzo, evacuato dai Fiorentini, aprì
+il 18 settembre le porte all'armata imperiale.
+Allora questa città sperò di ricuperare
+la sua antica libertà: fece battere
+moneta, spedì commissarj in tutte
+le castella dell'antico suo territorio, rifece
+la sua amministrazione sotto il nome
+di repubblica d'Arezzo, e durante
+<span class="pagenum"><a id="Page_30"></a>[30]</span>
+l'assedio di Firenze somministrò agl'imperiali
+continui ajuti, senza prevedere che
+all'istante che fosse presa Firenze, Arezzo
+ricaderebbe sotto il giogo<a class="tag" id="tag28" href="#note28">[28]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Alla perdita di Cortona e di Arezzo
+tenne dietro immediatamente quella di
+Castiglione Fiorentino, di Firenzuola e
+di Scarperia: l'armata imperiale si andava
+avanzando, e pareva che verun ostacolo
+non potesse più trattenerla. Il suo avvicinamento
+riempì Firenze di terrore; ed
+allora si videro fuggire dalla città coloro
+che la pusillanimità o l'attaccamento ai
+Medici consigliava a non partecipare alla
+sorte della loro patria. Ne diede l'esempio
+Bartolomeo o Baccio Valori, e fu
+imitato da Roberto Acciajuoli, da Alessandro
+Corsini, da Alessandro de' Pazzi,
+e finalmente dallo storico Francesco Guicciardini,
+il quale, dopo avere menata vita
+principesca nel suo governo di Parma e
+di Modena, non credeva che nella sua
+repubblica si avesse per lui abbastanza
+rispetto e riconoscenza. Egli recossi al
+campo nemico; ebbe una parte odiosa
+nelle vendette della fazione trionfante, e
+contribuì in una maniera ancora più fatale
+<span class="pagenum"><a id="Page_31"></a>[31]</span>
+al finale stabilimento della tirannide,
+adoperando la sua abilità politica nella ruina
+del proprio paese. L'odio che in Firenze,
+anche quando questa città fu fatta schiava,
+perseguitò in appresso tutti coloro che avevano
+tradita la libertà, pare aver consigliato
+il Guicciardini a scrivere la storia
+de' suoi tempi onde ricuperare la pubblica
+stima. E senza dubbio lo stesso motivo
+trasse Filippo de' Nerli a dettare i suoi
+commentarj. Si era costui renduto talmente
+sospetto col suo zelo pei Medici,
+che il giorno 8 ottobre del 1529 venne
+arrestato con altri diciotto cittadini, e
+custodito in palazzo fino alla fine dell'assedio<a class="tag" id="tag29" href="#note29">[29]</a>.
+</p>
+
+<p>
+La signoria aveva di fresco spediti
+quattro ambasciatori al papa; ma troppo
+limitate erano le facoltà loro date, per
+soddisfare all'ambizione della casa de'
+Medici. Clemente VII rispose loro che
+il suo onore richiedeva che la città gli
+si rendesse a discrezione; che allora farebbe
+a vicenda vedere al mondo ch'egli
+ancora era Fiorentino, e che amava la
+<span class="pagenum"><a id="Page_32"></a>[32]</span>
+sua patria<a class="tag" id="tag30" href="#note30">[30]</a>. Questa risposta fu comunicata
+ad un'assemblea generale de' cittadini
+adunati nella sala del gran consiglio;
+in appresso questi si divisero in
+sedici sezioni per deliberare sotto i loro
+gonfalonieri, e quindici di queste sezioni
+dichiararono, che preferivano di sagrificare
+i loro beni e le loro vite in una battaglia
+piuttosto che l'onore e la libertà in un
+trattato<a class="tag" id="tag31" href="#note31">[31]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Malgrado i progressi fatti dall'arte di
+attaccare le città, le fortificazioni di Firenze
+erano tuttavia risguardate come
+quasi inespugnabili dalla banda del piano;
+ma quella parte delle mura che attraversa
+le colline al mezzodì dell'Arno, era mal
+situata, signoreggiata in più luoghi ed
+assai debole. Della porzione montuosa di
+questo ricinto, chiamato Monte a Samminiato,
+fu affidata la difesa a Stefano Colonna,
+che poca cura prendevasi del rimanente
+dell'assedio, e che nel suo quartiere
+non riconosceva verun superiore<a class="tag" id="tag32" href="#note32">[32]</a>. Gli
+indugj del principe d'Orange, che consumò
+<span class="pagenum"><a id="Page_33"></a>[33]</span>
+quasi quindici giorni in Val d'Arno,
+quando aspettavasi di vederlo ad ogni
+istante giugnere sotto la città, diedero il
+tempo di afforzare, con nuovi lavori,
+quelle mura che si credevano più deboli;
+permisero pure di dare effetto ad un ordine
+emesso il 19 di ottobre dal consiglio
+degli ottanta, ciò era di spianare tutti i sobborghi,
+tutte le case, tutti gli orti entro
+il raggio di un miglio dalle mura di
+Firenze. Quest'ordine, che sagrificava
+migliaja di ricchi edificj e di deliziosi
+orti nella più popolata e più riccamente
+coltivata situazione d'Italia, venne eseguito
+con uno zelo veramente patriotico
+dai medesimi proprietarj, i quali si vedevano
+entrare in città carichi di fascine che
+avevano tagliate per le fortificazioni, tra
+gli oliveti, le ficaje, gli aranci ed i
+cedri de' loro proprj giardini<a class="tag" id="tag33" href="#note33">[33]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Soltanto il 14 di ottobre il principe
+d'Orange venne ad alloggiarsi a Pian di
+Ripoli, sotto Firenze. Aveva chiesta dell'artiglieria
+ai Sienesi, che, prestandola
+a mal in cuore, la facevano avanzare assai
+lentamente. Perciò le prime batterie
+non si scoprirono che sul principio di novembre;
+<span class="pagenum"><a id="Page_34"></a>[34]</span>
+ed in quell'intervallo i Fiorentini
+avevano lavorato con tanta costanza
+intorno alle loro fortificazioni, che più
+non credevano di dover temere gli attacchi
+de' loro nemici. La repubblica pagava
+allora il soldo di diciotto mila fanti
+e di seicento cavalli: ma effettivamente
+non aveva che tredici mila soldati in attività,
+sette mila de' quali in Firenze, e
+sei mila nelle guarnigioni di Prato, Pistoja,
+Empoli, Volterra, Pisa, Colle e
+Montepulciano. Malatesta Baglioni aveva
+sotto il suo comando tre mila Perugini,
+ed il capitano Pasquino, a lui subordinato,
+tre mila Corsi; Stefano Colonna
+comandava ai tre mila uomini della milizia
+urbana, che servivano non altrimenti
+che se fossero truppe di linea. Tutta la
+popolazione aveva contratte abitudini militari,
+e tranne i lavori affatto meccanici
+erasi in città abbandonata ogni altra occupazione.
+La spesa di questo nuovo
+stato di guerra ammontava ogni mese a
+settanta mila fiorini<a class="tag" id="tag34" href="#note34">[34]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Per difendere le più lontane parti del
+territorio, ed in particolare Borgo san
+Sepolcro e Montepulciano, i Fiorentini
+avevano stipendiato Napoleone Orsini,
+<span class="pagenum"><a id="Page_35"></a>[35]</span>
+più conosciuto sotto il nome di abate di
+Farfa, sebbene già da lungo tempo egli
+avesse riconsegnata quest'abazia per far il
+mestiere di condottiere. Era costui uno dei
+più formidabili tra que' gentiluomini che
+passavano la loro vita tra la guerra e gli
+assassinj. Aveva nel suo feudo di Bracciano
+adunato un numeroso corpo di
+soldati e di banditi, coi quali, per vendicare,
+secondo egli diceva, i Romani,
+esercitava grandi crudeltà contro gli
+imperiali, e poi contro i soldati del papa<a class="tag" id="tag35" href="#note35">[35]</a>.
+Da principio servì utilmente i
+Fiorentini coi trecento cavalli che aveva
+seco; ma in appresso si lasciò sorprendere
+da Alessandro Vitelli tra Borgo
+san Sepolcro e Città di Castello: la
+di lui truppa fu totalmente dispersa, ed
+egli medesimo salvossi a stento, abbandonando,
+dopo quest'accidente, il servigio
+de' Fiorentini<a class="tag" id="tag36" href="#note36">[36]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Altri fatti d'armi di non molta importanza
+accaddero ne' contorni di Firenze,
+sia lungo le linee che voleva formare il
+principe d'Orange, sia nell'attacco delle
+<span class="pagenum"><a id="Page_36"></a>[36]</span>
+piccole fortezze di Val d'Arno, ch'egli
+cercava di occupare. Francesco Ferrucci
+segnalossi in queste scaramucce per la
+sua intrepidezza e per le sue cognizioni
+militari, e si acquistò non meno la confidenza
+de' suoi concittadini che la stima
+de' nemici. Sebbene antica fosse la famiglia
+del Ferrucci, era povera, e da più
+generazioni non aveva dato verun distinto
+magistrato. Suo avo Antonio si era fatto
+nome negli assedj di Pietra Santa e di
+Sarzana. Egli e suo fratello Simone avevano
+militato sotto Anton Giacomino Tebalducci,
+il migliore ufficiale che i Fiorentini
+avessero avuto da lungo tempo:
+avevano da lui imparata l'arte della guerra,
+e si erano poi fatto nome nelle bande
+nere sotto Giovanni de' Medici. Francesco
+Ferrucci aveva sempre servito in
+questa ragguardevole milizia, e nella
+spedizione di Napoli, di dove era recentemente
+tornato, aveva le incumbenze di
+pagatore<a class="tag" id="tag37" href="#note37">[37]</a>. Dalla signoria fu spedito
+in qualità di commissario generale prima
+a Prato, in appresso ad Empoli; e dopo
+avere poste quelle piccole città in istato
+<span class="pagenum"><a id="Page_37"></a>[37]</span>
+di difesa, egli tenne la campagna con tanto
+vantaggio, e prese così spesso ai nemici
+grossi convoglj di cavalleria o di vittovaglie,
+seppe mantenere tanta disciplina
+nella sua piccola armata, che i soldati,
+che egualmente lo amavano e rispettavano,
+credevansi sotto i di lui ordini invincibili<a class="tag" id="tag38" href="#note38">[38]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Gli Spagnuoli, appena giunti presso Firenze,
+avevano preso Samminiato, dove
+avevano lasciato dugento fanti, che, spalleggiati
+dagli abitanti della terra, infestavano
+tutto il circostante paese, e rendevano più
+difficile la comunicazione tra Firenze e
+Pisa. Avendo il Ferrucci determinato di
+scacciarli, andò ad assalirli con sessanta
+cavalli e quattro compagnie di fanteria; fu
+il primo a piantare la sua scala contro
+le mura, ed il primo a salirvi; e sebbene
+gli Spagnuoli facessero, coll'ajuto
+degli abitanti, una vigorosa resistenza, il
+Ferrucci prese Samminiato d'assalto, ed
+occupò pure la fortezza, uccidendo quasi
+tutti gli Spagnuoli che avevano difese le
+mura. Mentre che stava eseguendo questa
+spedizione, fu attaccato dagl'imperiali
+il castello della Lastra posto sulla
+<span class="pagenum"><a id="Page_38"></a>[38]</span>
+stessa strada, ma più di Samminiato vicino
+a Firenze. Questo castello oppose una
+gagliardissima resistenza, e gli Spagnuoli
+avevano di già perduta molta gente,
+quando fecero avanzare l'artiglieria. Allora
+gli assediati chiesero di trattare, ed ottennero
+un'onorata capitolazione. Ma gli
+Spagnuoli, appena passata la porta, assalirono
+la guarnigione che stava senza
+sospetto, e tutta la passarono a fil di
+spada<a class="tag" id="tag39" href="#note39">[39]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Fin qui l'esercito imperiale nulla aveva
+tentato contro la stessa piazza di Firenze;
+ma il 10 di novembre, vigilia di san
+Martino, supponendo l'Orange che i Fiorentini
+non facessero attenta guardia in
+quella notte consacrata al piacere, approfittò
+della profonda oscurità, renduta
+ancora maggiore dall'abbondante
+pioggia che cadeva, per tentare la scalata:
+furono poste in opera quattrocento
+scale lungo le mura, dalla porta di san
+Niccolò fino a quella di san Friano; cioè
+in tutta la più montuosa parte di Firenze;
+ma in ogni luogo le sentinelle chiamarono
+<span class="pagenum"><a id="Page_39"></a>[39]</span>
+all'armi, la guardia nazionale
+gareggiò colla truppa di linea, ed il nemico
+fu respinto<a class="tag" id="tag40" href="#note40">[40]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Appunto un mese dopo questo primo
+sperimento, Stefano Colonna, che comandava
+nel quartiere che gl'imperiali
+avevano tentato di sorprendere, si provò
+ancor egli di attaccarli all'impensata nelle
+loro linee. Era egli personalmente nemico
+di suo parente Sciarra Colonna, che
+serviva nel campo nemico, e la notte
+dell'undici di dicembre andò ad attaccarlo
+nel suo quartiere di santa Margarita
+a Montici, con cinquecento fanti,
+ai quali aveva fatto porre sopra le armi,
+per conoscersi nell'oscurità, delle camicie
+bianche. Gl'imperiali, sorpresi in mezzo
+a tanta oscurità, perdettero molta gente
+prima che potessero ordinarsi, ed un ridicolo
+accidente accrebbe ancora il loro
+disordine: i Fiorentini, andando dovunque
+in traccia de' nemici, forzarono le porte
+d'una stalla, nella quale erasi chiusa una
+mandra di majali delle Maremme quasi
+selvaggi, i quali, spaventati dalle voci dei
+soldati, precipitaronsi tra i fuggiaschi con
+orribili grugniti, ed atterrarono moltissimi
+soldati, che nulla potendo discernere in
+<span class="pagenum"><a id="Page_40"></a>[40]</span>
+così grande oscurità credevansi inseguiti
+dai nemici. Di già erano accorsi il principe
+d'Orange e don Ferdinando Gonzaga
+per soccorrere le loro genti, ed andavano
+ponendo qualche ordine nelle difese, quando
+da tre porte di Firenze sortirono, secondo
+il preventivo accordo fatto con Stefano
+Colonna, tre nuovi corpi d'armata
+per attaccare gl'imperiali. Gli assedianti
+vennero forzati in molte posizioni, e più
+volte si credettero in sul punto di essere
+scacciati dal loro campo. Finalmente Malatesta
+Baglioni fece suonare a raccolta assai
+più presto che non abbisognava; e forse
+perdette così l'unica occasione di mettere
+fine alla guerra con una vittoria<a class="tag" id="tag41" href="#note41">[41]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Due giorni dopo il commissario Ferrucci
+tese presso Montopoli un'imboscata
+al colonnello Pirro di Stipicciano, della
+casa Colonna, e gli uccise o prese molta
+gente. Questi fatti, benchè di non molta
+importanza, giovavano però a rianimare il
+coraggio degli assediati, ed a far dimenticare
+le loro perdite. N'ebbero spesso di assai
+dolorose. Il 16 di dicembre due de' loro
+migliori capitani, Mario Orsini e Giorgio
+Santa Croce, furono uccisi da un solo
+<span class="pagenum"><a id="Page_41"></a>[41]</span>
+colpo di colombrina, mentre stavano ordinando
+certi cambiamenti da farsi alle
+fortificazioni<a class="tag" id="tag42" href="#note42">[42]</a>. Lo stesso giorno i Fiorentini
+ricevettero una notizia che li liberò
+da un cocente pensiero; Girolamo
+Moroni era morto il 15 di dicembre nel
+campo degli assedianti. Quest'uomo così
+versato in tutte le arti dell'intrigo, che
+aveva governato con dispotica autorità
+Massimiliano, indi Francesco Sforza, e che
+aveva avuta tanta parte nelle rivoluzioni
+della Lombardia, era passato all'armata imperiale
+come prigioniero del Pescara. Era
+di già condannato a pena capitale, quando
+giunse ad acquistarsi il favore del
+Borbone, che lasciossi poscia da lui governare
+fino alla sua morte sotto le mura
+di Roma. Il principe d'Orange aveva
+coll'armata raccolto il consigliere del
+suo predecessore, ed oramai non faceva
+nulla senza il di lui parere: lo stesso Clemente
+VII era vinto dalla opinione del
+sorprendente ingegno politico del Moroni,
+e gli perdonava il male che aveva da lui
+ricevuto in visto del male che sperava di
+poter fare col di lui mezzo ai nemici. Pareva
+che il Moroni tenesse dietro alla
+<span class="pagenum"><a id="Page_42"></a>[42]</span>
+fortuna piuttosto che ad un determinato
+oggetto; voleva rendere potenti coloro
+cui erasi attaccato, e condurre a felice
+fine le loro imprese; del resto pareva indifferente
+rispetto alle persone ed ai principj,
+e dopo avere lavorato per escludere
+gli stranieri d'Italia, si adoperava con
+eguale ardore per servirli contro gl'Italiani.
+Morì naturalmente e quasi senza
+malattia in età decrepita. Lusingavansi i
+Fiorentini che la di lui morte lascerebbe il
+principe d'Orange senza mezzi nel consiglio,
+e senza opinione nell'armata, perchè
+credevano che il destro Moroni fosse stato
+fin allora l'anima del campo nemico<a class="tag" id="tag43" href="#note43">[43]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Frattanto le negoziazioni di Bologna si
+accostavano al loro fine, e colla mediazione
+del papa tutti gli stati d'Italia
+si andavano riconciliando coll'imperatore,
+abbandonando i Fiorentini. Questi
+vedevano separarsi da loro un dopo
+l'altro tutti i membri di quella lega,
+chiamata santa, per la quale il re d'Inghilterra,
+il re di Francia, il duca
+di Milano, i Veneziani, il duca di Ferrara,
+eransi obbligati a difendere la loro
+repubblica ed a non trattare senza di lei;
+ma li ferì tanto più l'abbandono de' Veneziani
+<span class="pagenum"><a id="Page_43"></a>[43]</span>
+che avevano maggior ragione
+di risguardarsi come uniti da una medesima
+causa, e che ancora recentemente
+avevano raffermata la loro alleanza<a class="tag" id="tag44" href="#note44">[44]</a>.
+D'altra banda mentre perdevano
+i loro alleati vedevano crescere i
+nemici, perciocchè una delle condizioni
+della pacificazione di Lombardia portava
+che Carlo V ne ritirerebbe le sue truppe;
+ed infatti negli ultimi giorni di dicembre
+circa venti mila tra Spagnuoli e Tedeschi
+passarono gli Appennini con una
+numerosa artiglieria, e vennero ad accamparsi
+sulla riva destra dell'Arno, che
+fin allora si era preservata dai guasti della
+guerra<a class="tag" id="tag45" href="#note45">[45]</a>. I Fiorentini, atterriti dall'arrivo
+di questi nuovi nemici, evacuarono
+Pistoja e Prato con quella stessa precipitazione
+con cui al sopraggiugnere della
+prima armata avevano evacuata Cortona
+ed Arezzo. Le più lontane fortezze di
+Pietra Santa e di Motrone aprirono volontariamente
+le loro porte agl'imperiali,
+di modo che prima che terminasse l'anno
+l'autorità della repubblica più non era
+<span class="pagenum"><a id="Page_44"></a>[44]</span>
+conosciuta che in Livorno, Pisa, Empoli,
+Volterra, Borgo san Sepolcro, Castrocaro
+e nella cittadella d'Arezzo<a class="tag" id="tag46" href="#note46">[46]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Malgrado i pericoli dello stato, la
+prima magistratura veniva ricercata con
+eguale ardore. Francesco Carducci, ch'era
+stato sostituito al Capponi negli otto ultimi
+mesi del 1529, aveva dato prove
+del vigore del suo carattere e del suo
+ingegno. Desiderava di essere confermato
+pel susseguente anno, ed espresse abbastanza
+chiaramente tale suo desiderio
+nel gran consiglio, ove rappresentò ai
+suoi concittadini che in così difficili circostanze,
+non potevasi quasi mutare il
+capo dello stato, senza esporsi altresì a
+cambiare tutte le misure, ed a sovvertire
+tutti i progetti maturati lungo tempo innanzi.
+Ma questo stesso avvertimento parve
+offendere coloro che credevansi non meno
+di lui capaci di sostenere la prima carica
+della stato, ed il Carducci non venne pure
+annoverato tra i sei candidati designati
+pel gonfalone. Il gran consiglio scelse il
+2 di dicembre Raffaele Girolami, il solo
+degli ambasciatori mandati a Carlo V a
+<span class="pagenum"><a id="Page_45"></a>[45]</span>
+Genova, che fosse tornato in patria a
+rendere conto della sua missione. Dopo tal
+giorno il Girolami visse nel palazzo del
+pubblico, ed assistette alle deliberazioni
+della signoria, sebbene non entrasse in funzione
+che il primo gennajo del 1530<a class="tag" id="tag47" href="#note47">[47]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Dopo l'arrivo della seconda armata
+imperiale provegnente dalla Lombardia,
+Firenze era circondata da ogni banda,
+ed il principe d'Orange aveva una formidabile
+artiglieria, e più che bastante
+per istringere vivamente l'assedio; pure
+non cercò di battere in breccia le mura,
+e solo tentò, e quest'ancora con infelice
+riuscita, di atterrare alcune torri dalla di
+cui artiglieria veniva incomodato, limitandosi
+a bloccare la città colla speranza
+di affamarla<a class="tag" id="tag48" href="#note48">[48]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Oltre l'ordinaria numerosa sua popolazione,
+Firenze conteneva in allora molti
+contadini che vi si erano rifugiati dalle
+circostanti campagne, e dodici in quattordici
+mila soldati. Gli ultimi non si
+<span class="pagenum"><a id="Page_46"></a>[46]</span>
+erano accostumati in veruna delle precedenti
+guerre d'Italia a soffrire le privazioni.
+La loro moderazione, la loro
+disciplina, la loro pazienza formarono
+un singolare contrasto colle vessazioni
+sofferte dalle altre città per parte de'
+soldati ricevuti entro le loro mura. Senza
+dubbio Firenze andava di ciò debitrice
+alla guardia urbana, che colla sua lodevole
+condotta serviva d'esempio alle altre
+truppe, e le teneva in dovere. Nondimeno
+tutti i granaj di Firenze sarebbersi a lungo
+andare vuotati, se il commissario generale
+Francesco Ferrucci non avesse trovato
+il mezzo, mercè una costante attività
+ed uno zelo eguale al suo coraggio,
+d'introdurre in città varj convoglj di
+bestiami, di granaglie e di foraggi, e di
+farvi passare le munizioni che si trovavano
+ammassate ad Empoli, a Volterra
+ed a Pisa<a class="tag" id="tag49" href="#note49">[49]</a>.
+</p>
+
+<p>
+L'accordo d'Ercole d'Este in qualità
+di capitano generale era terminato col
+1529, senza ch'egli si fosse mai recato
+al suo posto. Gli uomini d'armi da lui
+mandati avevano ubbidito al conte Ercole
+<span class="pagenum"><a id="Page_47"></a>[47]</span>
+Rangoni, di lui luogotenente; ma si erano
+contenuti assai mollemente, dietro gli ordini
+stessi ricevuti da Ferrara. Alla fine dell'anno
+il principe li richiamò. Egli più
+non desiderava di conservare il posto di
+capitano generale, ed i Fiorentini non
+avevano verun pensiero di confermarlo
+in cotale carica. I dieci della guerra
+procedettero a nominargli un successore;
+ma pendevano incerti tra Malatesta Baglioni,
+che ancora non aveva titolo di
+governatore generale, e Stefano Colonna,
+generale della loro ordinanza; ma quest'ultimo,
+uomo circospetto, e che trasparire
+non lasciava le segrete sue intenzioni,
+dichiarò che continuava a considerarsi
+come soldato del re cristianissimo,
+ch'egli rimaneva in Firenze per di lui
+servigio, e che non desiderava verun'altra
+distinzione<a class="tag" id="tag50" href="#note50">[50]</a>. Per lo contrario il
+Baglioni faceva pratiche per avere la
+prima carica. Sebbene indebolito e quasi
+storpiato da lunghe malattie, non era
+meno illustre per coraggio, che per militari
+talenti; aveva gloriosamente militato
+negli eserciti veneziani; sapeva farsi amare
+e rispettare dai soldati, sebbene facesse
+mantenere la più severa disciplina; e comecchè
+<span class="pagenum"><a id="Page_48"></a>[48]</span>
+in appresso l'esperienza dimostrasse,
+che preferiva il suo personale interesse
+al dovere, ebbe, mancando ancora
+a quest'ultimo, certi riguardi per
+l'onor suo, che il più delle volte venivano
+dai condottieri trascurati. Fu il 26
+di gennajo che il gonfaloniere Raffaele
+Girolami gli consegnò lo stendardo della
+repubblica ed il bastone del comando,
+dopo averlo esortato in presenza di tutto
+il popolo a versare, se il bisogno lo richiedesse,
+il suo sangue per la difesa della
+libertà fiorentina, e dopo avere ricevuto
+il di lui giuramento<a class="tag" id="tag51" href="#note51">[51]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Pochi dì avanti Francesco I, per fare
+cosa grata al papa ed all'imperatore, aveva
+fatto dare ordine a questo stesso Malatesta
+Baglioni, ed allo stesso Stefano Colonna,
+di abbandonare il servigio de' Fiorentini,
+dichiarando di non li volere incoraggiare
+nella loro ribellione contro la
+Chiesa e contro l'impero; ma in pari
+tempo che loro pubblicamente mandava
+quest'imbasciata, li faceva segretamente
+avvisare di non ubbidire. Richiamava il
+<span class="pagenum"><a id="Page_49"></a>[49]</span>
+signore de Viglì, ma vi lasciava Emilio
+Ferreto in qualità di segretario dell'ambasciata,
+commettendogli di sostenere il
+coraggio de' Fiorentini, e di accertarli,
+che ricuperati che avesse i figliuoli col
+pagamento della loro taglia, tornerebbe
+a dar loro aperti ajuti<a class="tag" id="tag52" href="#note52">[52]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Dietro una decisione del gran consiglio,
+il nuovo gonfaloniere aveva spediti
+ambasciatori all'imperatore ed al papa a
+Bologna per chiedere la pace. Erano essi
+incaricati di offrire il richiamo de' Medici
+in Firenze, a condizione che tutto lo stato
+fiorentino sarebbe restituito alla repubblica,
+che sarebbe conservata la di lui libertà,
+e che la presente costituzione non verrebbe
+alterata. Carlo V non volle trattare con
+loro, e sempre li rinviò al papa; questi
+parve volere accordare le due prime condizioni,
+ma si alterò grandemente contro
+coloro che proponevano la terza; giurò che
+rovescierebbe un governo abbandonato
+alla plebaglia, che opprimeva tutto ciò che
+la nazione avrebbe dovuto rispettare; e
+costrinse gli ambasciatori, a mezzo febbrajo,
+ad uscire immediatamente da Bologna
+senza avere niente convenuto<a class="tag" id="tag53" href="#note53">[53]</a>.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_50"></a>[50]</span>
+</p>
+
+<p>
+Ma nè la durezza dell'imperatore e la
+collera del papa, nè l'abbandono del re
+di Francia, nè la fuga di varj capitani
+che passarono tra i nemici, nè le trame
+dei partigiani de' Medici, perseguitati con
+un rigore e con forme di giudizj indegni
+di una repubblica, nè la successiva
+perdita di tutto il dominio dello stato, ebbero
+forza di scoraggiare i Fiorentini. I
+monaci del convento di san Marco ed i
+proseliti di Girolamo Savonarola avevano
+ricominciate le loro prediche. Fra Benedetto
+da Fojano di santa Maria Novella,
+e fra Zaccaria, domenicano di san Marco,
+erano tra costoro i due più eloquenti oratori,
+e quelli che il popolo ascoltava con
+maggiore entusiasmo. Incoraggiavano essi
+i divoti colla promessa che Cristo, nominato
+loro re, penserebbe a difenderli, e
+profetizzavano che quando parrebbe impossibile
+ogni umano soccorso, quando
+gl'imperiali avrebbero di già innalzate
+sulle mura le loro insegne, gli Angeli
+del Signore scenderebbero in mezzo alla
+battaglia, e scaccierebbero colle infuocate
+loro spade i nemici del Signore dalla
+città che si era data in di lui potere<a class="tag" id="tag54" href="#note54">[54]</a>.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_51"></a>[51]</span>
+</p>
+
+<p>
+Mentre i Fiorentini aspettavano ogni
+venerdì di essere attaccati dal principe
+d'Orange, perchè gli Spagnuoli risguardavano
+tale giorno siccome fausto, non
+lasciavano dal canto loro passare un sol
+dì senza tentare con qualche sortita di sorprendere
+alcun posto de' nemici. In molte
+di queste zuffe perirono parecchj uomini
+che alla repubblica erano utilissimi, e si
+prese da ciò motivo di accusare Malatesta
+Baglioni di aver voluto spossare la guarnigione
+con questa piccola guerra. Con ciò, a
+dir vero, il Baglioni riuscì a rendersi affatto
+dipendente il consiglio di guerra, perchè
+gli ufficiali, che si andavano perdendo in
+queste scaramucce, venivano sempre rimpiazzati
+da creature proposte da lui medesimo;
+e dall'altra parte potev'essere
+fondato a credere che con queste piccole
+perdite non comperava a troppo caro
+prezzo il vantaggio di agguerrire i suoi
+soldati, d'inspirar loro confidenza e di
+dissipare quell'impazienza e quella noja
+che spesso riescono alle truppe assediate
+più funeste che le spade nemiche<a class="tag" id="tag55" href="#note55">[55]</a>.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_52"></a>[52]</span>
+</p>
+
+<p>
+Alcune delle sortite de' Fiorentini avevano
+un piano più generale. Sorprendendo
+di notte i quartieri de' nemici,
+potevano lusingarsi di disordinare tutto
+l'esercito e di forzarlo a levare l'assedio.
+Queste notturne sorprese chiamavansi <i>incamiciate</i>,
+perchè gli assalitori si coprivano
+con una camicia bianca, ad oggetto
+di riconoscersi nell'oscurità. Talvolta
+i Fiorentini non temevano di attaccare
+i loro nemici in pieno giorno;
+ed il 21 di marzo, dietro gli ordini di
+Malatesta Baglioni, cinque corpi, cadauno
+di cinque in sei cento uomini, sortirono
+da cinque diverse porte per attaccare contemporaneamente
+gl'imperiali, onde occupare
+un ridotto, chiamato il <i>cavaliere</i>,
+innalzato dal principe d'Orange in faccia
+alla porta Romana: un corpo doveva
+condurre a fine quest'impresa, mentre gli
+altri distrarrebbero l'attenzione del nemico.
+Sgraziatamente i Fiorentini furono
+traditi da un disertore, che uscì di città
+mezz'ora prima di loro; pure, sebbene
+gl'imperiali si trovassero da per tutto
+apparecchiati a riceverli, l'attacco dei
+Fiorentini fu così vivo, che molti di loro
+giunsero sul Cavaliere; e quando si ritirarono
+all'avvicinarsi della notte, avevano
+fatto ai nemici assai maggior male che non
+<span class="pagenum"><a id="Page_53"></a>[53]</span>
+ne avevano ricevuto<a class="tag" id="tag56" href="#note56">[56]</a>. Rinnovarono lo
+stesso attacco il 28 di marzo, ma meno
+felicemente. Il giorno di Pasqua ed i seguenti
+giorni, ebbero ancora luogo alcune
+brillanti scaramucce. Intanto l'imperatore
+era partito alla volta della Germania, il
+papa era tornato a Roma, e l'armata
+dell'Orange cominciava a sentire il bisogno
+di danaro. I Fiorentini erano persuasi
+che se riusciva loro in tale circostanza di
+ottenere qualche importante vantaggio sull'armata
+imperiale, farebbero levare l'assedio;
+mentre che invece sottomettendosi ad
+un più lungo blocco, la fame avrebbe
+all'ultimo consumate le loro forze<a class="tag" id="tag57" href="#note57">[57]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Sentendosi Malatesta Baglioni accusato
+dal popolo di trarre in lungo la guerra,
+vedendo che le guardie nazionali desideravano
+di fare una sortita generale,
+e che la volevano i dieci della guerra e
+la signoria, dichiarò che condurrebbe i
+Fiorentini alla battaglia, sebbene egli non
+lo credesse utile agli assediati. In fatti il
+5 di maggio fece sortire più di mezza
+guarnigione fuori di porta Romana e di
+due altre porte dallo stesso lato dell'Arno;
+<span class="pagenum"><a id="Page_54"></a>[54]</span>
+prese d'assalto il convento di san Donato,
+difeso dagli Spagnuoli; gettò il disordine
+in tutta l'armata del principe
+d'Orange, e se avesse fatto uscire il restante
+delle truppe di cui poteva disporre,
+o se Amico di Venafro, da lui destinato
+a comandare una delle tre colonne, non
+fosse stato ucciso nel precedente giorno,
+avrebbe probabilmente costretto il principe
+d'Orange a levare l'assedio<a class="tag" id="tag58" href="#note58">[58]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Dal canto suo Stefano Colonna diresse
+un attacco contro il campo de' Tedeschi
+in sulla destra dell'Arno, dove il conte
+Luigi di Lodrone era subentrato a Luigi
+di Wirtemberga. Il Colonna sortì dalla
+città il 10 di giugno, alcune ore prima
+che facesse giorno, per la porta di Faenza,
+onde marciare direttamente contro i
+nemici, mentre dovevano assecondarlo, il
+capitano Pasquino Corso uscendo dalla
+porta di Prato, e Malatesta Baglioni tenendo
+d'occhio il fiume per impedire che il
+principe d'Orange non ajutasse i Tedeschi.
+Il Colonna combattè valorosamente; forzò
+la doppia trincea de' Tedeschi, e loro
+uccise molta gente: ma il capitano Pasquino
+non venne in suo ajuto, secondo
+<span class="pagenum"><a id="Page_55"></a>[55]</span>
+gli era stato imposto, e Malatesta Baglioni,
+nel caldo della battaglia, invece
+di avanzarsi egli stesso, fece suonare a
+raccolta. Stefano Colonna la fece in buon
+ordine riportando un immenso bottino,
+preso ne' quartieri del nemico<a class="tag" id="tag59" href="#note59">[59]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Nello stesso tempo si combatteva ancora
+in altre parti dello stato fiorentino.
+Lorenzo Carnesecchi era commissario generale
+nella Romagna toscana; risiedeva
+d'ordinario a Castrocaro; e con pochissimi
+soldati e senza danaro, trovò il modo
+di allestire una piccola armata in questa
+provincia; rispinse gli attacchi delle truppe
+papali; portò invece il terrore ed i
+guasti in tutta la Romagna pontificia,
+e sforzò il governatore della legazione a
+chiedergli una parziale tregua. Il Carnesecchi
+non vi acconsentì, che quando
+ebbe egli medesimo esaurite tutte le sue
+forze per continuare la guerra<a class="tag" id="tag60" href="#note60">[60]</a>.
+</p>
+
+<p>
+La cittadella d'Arezzo, assediata dagli
+Aretini, capitolò il 22 di maggio. I soldati
+che vi stavano di guarnigione si erano
+<span class="pagenum"><a id="Page_56"></a>[56]</span>
+ammutinati, per non assoggettarsi più
+lungo tempo alle privazioni rendute necessarie
+dallo stato d'assedio. Gli Aretini
+non l'ebbero appena in loro potere che
+la spianarono all'istante, affinchè il principe
+d'Orange non potesse mandarvi guarnigione<a class="tag" id="tag61" href="#note61">[61]</a>.
+Il 23 di giugno si arrese agli
+Spagnuoli per capitolazione Borgo san
+Sepolcro, senza avere prima sostenuto
+un assedio<a class="tag" id="tag62" href="#note62">[62]</a>. Volterra si era data alle
+truppe del papa il 24 di febbrajo<a class="tag" id="tag63" href="#note63">[63]</a>:
+ma perchè questa città credevasi di somma
+importanza, i dieci della guerra, dopo
+avere nominato Francesco Ferrucci
+commissario generale, ed avergli date illimitate
+facoltà, e tali che mai non le
+aveva avute verun cittadino fiorentino, lo
+incaricarono di soccorrere la fortezza di
+Volterra, che tuttavia si difendeva, e
+di tentare, se fosse possibile, di riavere ancora
+la città.
+</p>
+
+<p>
+Il Ferrucci aveva adunata la sua piccola
+armata in Empoli, dove aveva pure
+raccolti abbondantissimi magazzini di vittovaglie,
+che successivamente spediva a
+<span class="pagenum"><a id="Page_57"></a>[57]</span>
+Firenze; ed aveva posta quella città in
+così buono stato di difesa, ch'egli accertava
+che le sole donne avrebbero potuto
+coi loro fusi respingere gli Spagnuoli;
+egli partì il 27 di aprile, a seconda degli
+ordini ricevuti, e affidò il comando
+della città ad Andrea Giugni ed a Pietro
+Orlandini<a class="tag" id="tag64" href="#note64">[64]</a>.
+</p>
+
+<p>
+La partenza del Ferrucci ebbe per Empoli
+funeste conseguenze: il principe di
+Orange spedì Diego Sarmiento, coi Bisogni
+spagnuoli, per assediarla; vi aggiunse
+tutta la cavalleria di don Ferdinando
+Gonzaga, e varie vecchie bande
+del marchese del Guasto. Nello stesso
+tempo Fabrizio Maramaldo batteva la
+campagna, e vietava al Ferrucci di avvicinarsi
+all'assediata città. Le batterie spagnuole
+cominciarono a battere Empoli il
+24 di maggio, ed il 28 gl'imperiali diedero
+alla piazza un sanguinosissimo assalto;
+ma dopo molte ore di battaglia
+furono respinti. Nella susseguente notte,
+gli abitanti d'Empoli, temendo i patimenti
+di un assedio, mandarono segretamente
+al campo spagnuolo per capitolare,
+ed avendo ottenuta una salvaguardia per le
+persone e proprietà loro, non fecero parola
+dei soldati che gli avevano valorosamente
+<span class="pagenum"><a id="Page_58"></a>[58]</span>
+difesi. I due capitani Giugni ed Orlandini
+avevano avuto parte in questa vergognosa
+transazione. Quando in seguito
+gli Spagnuoli vennero introdotti entro le
+mura di Empoli, disprezzarono la capitolazione,
+ed abbandonarono al saccheggio
+non solo i ricchissimi magazzini adunati
+con tanto zelo e stento dal Ferrucci per assicurare
+l'approvvigionamento di Firenze,
+ma inoltre tutte le case degli abitanti<a class="tag" id="tag65" href="#note65">[65]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Intanto Francesco Ferrucci aveva condotta
+a buon fine la sua spedizione: partito
+da Empoli il 27 d'aprile, con circa mille
+quattrocento fanti e dugento cavaleggieri,
+cui aveva fatto prendere provvigioni per
+due giorni, giunse non pertanto lo stesso
+giorno a Volterra, tre ore prima di notte.
+Dopo essere entrato nella cittadella per
+la porta del soccorso, ed avere dato un'ora
+di riposo a' suoi soldati, scese nella
+città e forzò i primi trinceramenti innalzati
+dai Volterrani, e gl'inseguì vivamente
+fino alla piazza di sant'Agostino,
+dove eransi eretti altri trinceramenti. Intanto
+era sopraggiunta la notte, ed i suoi
+<span class="pagenum"><a id="Page_59"></a>[59]</span>
+soldati, oppressi dalla fatica del lungo
+cammino fatto e dalla recente ostinata
+battaglia, più non potevano reggersi in
+piedi; fu d'uopo perciò trincerarsi sulla
+piazza, aspettando il vegnente mattino.
+All'indomani ricominciò la battaglia in
+sul fare del giorno. I Volterrani attendevano
+ad ogni istante gli ajuti loro promessi
+da Fabrizio Maramaldo, il quale
+occupava la provincia con due mila cinquecento
+Calabresi, i quali, non ricevendo
+il soldo, vivevano a discrezione. Ma il
+Ferrucci costrinse i Volterrani a capitolare,
+prima che il Maramaldo potesse
+soccorrerli<a class="tag" id="tag66" href="#note66">[66]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Il Ferrucci si affrettò di mettere Volterra
+in istato di difesa: doveva nello
+stesso tempo tenersi in guardia contro
+gli abitanti della città, pieni di rancore
+verso i Fiorentini, e contro Fabrizio Maramaldo,
+che non tardò ad attaccarlo
+colla sua infanteria leggiere. Prolungaronsi
+fra di loro le zuffe tutto il mese
+di maggio con un accanimento che si
+cangiò in odio personale. Dopo la presa
+<span class="pagenum"><a id="Page_60"></a>[60]</span>
+di Empoli, il marchese del Guasto e don
+Diego di Sarmiento raggiunsero Maramaldo
+coi loro corpi d'armata. Il 12 di
+giugno scoprirono le loro batterie contro le
+mura di Volterra, e vi aprirono larghe
+brecce. Il Ferrucci rimase gravemente
+ferito in due parti durante quest'attacco;
+ma senza dar tempo di farsi medicare,
+fecesi portare sopra una seggiola
+in tutti i posti più minacciati dal nemico,
+e continuò egli solo, senza perdere
+un solo istante, a dirigere la difesa<a class="tag" id="tag67" href="#note67">[67]</a>.
+Il 17 di giugno, il marchese del Guasto,
+che aveva ricevuto dal campo del principe
+d'Orange un rinforzo d'artiglieria,
+aprì nuovamente larghe brecce nelle mura
+della città. La febbre erasi aggiunta alle
+ferite del Ferrucci; ma non pertanto
+questi, lasciando in non cale ogni cura
+della sua salute, fece testa al nemico, e
+dopo un'accanita zuffa lo costrinse a levare
+vergognosamente l'assedio<a class="tag" id="tag68" href="#note68">[68]</a>.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_61"></a>[61]</span>
+</p>
+
+<p>
+Dopo avere assicurato il possedimento
+di Volterra, il Ferrucci rivolse il pensiero
+ad eseguire la commissione che gli
+era stata data dai dieci della guerra; cioè
+di ragunare tutti i soldati fiorentini che
+trovavansi nelle varie parti del territorio
+tuttavia soggetto al governo della repubblica,
+e di venire, dopo avere in tal
+guisa ingrossato il più che poteva la sua
+piccola armata, ad attaccare il campo
+degli assedianti, mentre che i Fiorentini
+lo asseconderebbero con una vigorosa
+sortita; imperciocchè il gonfaloniere, la
+signoria, i dieci della guerra, e lo stesso
+consiglio degli ottanta, desideravano la
+battaglia, ed ordinavano ai loro generali
+d'attaccare il nemico. Invano Malatesta
+Baglioni e Stefano Colonna dichiaravano
+di non poter condurre le milizie contro
+soldati veterani, superiori di numero, e
+protetti dai loro trinceramenti in gagliarde
+posizioni: i consiglj replicavano
+l'ordine d'attaccare il nemico, onde almeno
+conservare alcuna possibilità di
+prosperi avvenimenti, mentre che la fame,
+ch'essi vedevano non lontana, e la
+peste, che dal campo nemico era entrata
+in città, gli andavano distruggendo,
+quasi con tanta rapidità come avrebbe
+<span class="pagenum"><a id="Page_62"></a>[62]</span>
+fatto la battaglia, senza lasciar loro nè
+gloria, nè speranza<a class="tag" id="tag69" href="#note69">[69]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Il Ferrucci ricevette il 14 di luglio le
+nuove facoltà che gli venivano affidate,
+le quali lo rendevano in autorità eguale
+alla signoria ed all'intero popolo di Firenze;
+in pari tempo ebbe ordine di
+porsi in cammino per salvare la sua patria,
+che tutte in lui solo riponeva le sue speranze.
+Egli aveva sotto i suoi ordini
+venti compagnie, sette delle quali lasciò
+alla custodia di Volterra, e seco condusse
+le altre tredici, che non ammontavano
+in tutto a più di mille cinquecento
+uomini, sebbene in origine fossero
+tutte composte di dugento soldati. Scese
+la Cecina, ed arrivò per Vado e Rossignano
+a Livorno, senza lasciarsi trattenere
+dagli archibugieri di Maramaldo,
+che tentavano di precludergli la strada.
+Da Livorno recossi a Pisa, ove il signore
+Giampaolo Orsini lo stava aspettando
+con un corpo quasi eguale al suo. Era
+questi figliuolo di Renzo di Ceri, e nel
+maggior pericolo della repubblica, le si
+era offerto con una specie di cavalleresco
+<span class="pagenum"><a id="Page_63"></a>[63]</span>
+sagrificio, onde avere parte in quest'ultima
+battaglia in favore della libertà
+e dell'indipendenza italiana<a class="tag" id="tag70" href="#note70">[70]</a>. Per pagare
+queste due piccole armate, convenne
+levare danaro in Pisa col mezzo d'arbitrarie
+contribuzioni; e mentre che il
+Ferrucci, oppresso dalle fatiche e dalle
+cure, doveva provvedere personalmente
+a tutto, fu sorpreso da violenta febbre,
+che lo tenne tredici giorni in una forzata
+e disperante inazione<a class="tag" id="tag71" href="#note71">[71]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Il piano che stava per eseguire il Ferrucci
+non era suo. Egli aveva offerto
+alla signoria di condurre la sua piccola
+armata contro Roma, dove sapeva trovarsi
+il papa senza veruna difesa; avrebbe
+dato voce d'andare a mettere a sacco per
+la seconda volta la corte romana, ed
+avrebbe richiamati così sotto le sue insegne
+la folla dei mercenarj senza onore
+e senza religione, che non guerreggiavano
+che per bottinare: soprattutto contava
+di guadagnare facilmente i <i>Bisogni</i>
+spagnuoli di Diego Sarmiento. Il papa,
+atterrito all'avvicinarsi di questa truppa,
+<span class="pagenum"><a id="Page_64"></a>[64]</span>
+avrebbe fatta la pace, o per lo meno
+avrebbe richiamato il principe d'Orange
+per difendersi. Ma la signoria ricusò di
+approvare cotale progetto, da lei giudicato
+troppo ardito<a class="tag" id="tag72" href="#note72">[72]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Francesco Ferrucci, avendo finalmente
+ricuperate le forze, prese tutte le
+convenienti misure per la sicurezza di
+Pisa; in pari tempo si provvide d'artiglieria,
+di fuochi artificiali, e di tutto
+quanto poteva dare alla sua piccola armata
+maggiore fiducia in se medesima; indi si
+pose in cammino la notte del 30 luglio,
+tre ore dopo il tramontare del sole, con
+un'armata di tre mila pedoni e di quattro
+in cinquecento cavalli. Uscì di Pisa per
+la porta di Lucca, ed attraversando tutto
+lo stato lucchese tentò da prima di entrare
+nel piano di Pescia pel ponte di Squarcia
+Boccone; ma perchè vi trovò qualche resistenza,
+penetrò nelle montagne lucchesi,
+e si accampò la prima notte a Medicina;
+indi passò la seguente a Calamecca nelle
+montagne di Pistoja. Sperava di ragunare
+in questa provincia tutta la fazione dei
+Cancellieri, i quali erano ben affetti alla
+repubblica, e, dopo avere ingrossata la
+sua armata con bande d'insorgenti, d'impadronirsi
+<span class="pagenum"><a id="Page_65"></a>[65]</span>
+di Pistoja, ove potrebbe adunare
+i magazzini che destinava a vittovagliare
+Firenze. Ma i partigiani dei
+Cancellieri, ch'egli trovò a Calamecca,
+volendo approfittare del di lui arrivo per
+vendicarsi del partito nemico de' Panciatichi,
+lo traviarono dalla strada che avrebbe
+dovuto tenere, e lo condussero a San
+Marcello, ove signoreggiavano i Panciatichi.
+Infatti il Ferrucci prese questa
+terra, la saccheggiò, e la bruciò, perdendo
+in tal modo un tempo prezioso.
+Una dirotta pioggia gli fece inoltre differire
+alcune ore la partenza; egli condusse
+poi la sua armata a Gavinana,
+castello spettante alla fazione dei Cancellieri,
+lontano quattro miglia da San
+Marcello ed otto dalla città di Pistoja<a class="tag" id="tag73" href="#note73">[73]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Ma qualunque stata fosse la rapidità
+del Ferrucci e l'accortezza della sua
+marcia, che, girando la metà de' confini
+toscani, lo conduceva in soccorso di
+Firenze per la parte più opposta a quella
+ond'era partito, egli era quasi circondato
+<span class="pagenum"><a id="Page_66"></a>[66]</span>
+da tutte le bande. Fabrizio Maramaldo
+trovavasi sulla di lui manca, e lo aveva
+sempre seguito senza tentare di venire
+alle mani. Alessandro Vitelli stava alla
+destra col corpo dei <i>Bisogni</i> spagnuoli,
+che poc'anzi si erano ammutinati e ritirati
+ad Alto Pascio, di dove egli aveali ricondotti
+all'ubbidienza colla speranza di
+una battaglia. Il Bracciolini lo seguitava
+con un migliaja d'uomini della fazione
+dei Panciatichi, armati sulle montagne.
+Pure il Ferrucci credevasi ancora in situazione
+di sottrarsi a tutti, o di attaccarli
+e vincerli separatamente, quando
+lo stesso principe d'Orange gli si fece
+incontro con mille veterani tedeschi, altrettanti
+spagnuoli e quattro colonnelli italiani<a class="tag" id="tag74" href="#note74">[74]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Il principe d'Orange, che confidato
+aveva il comando dell'armata, durante
+la sua assenza, a don Ferdinando Gonzaga,
+ed al conte di Lodrone, non poteva
+allontanarsi tanto da Firenze, che
+sull'appoggio di un tradimento. Sapeva
+il gonfaloniere che la salvezza della repubblica
+era tutta ridotta nel solo Ferrucci,
+onde voleva assecondarlo col più
+<span class="pagenum"><a id="Page_67"></a>[67]</span>
+vigoroso attacco contro il campo degli
+assedianti. Qualunque si fosse la superiorità
+della posizione, del numero o della
+disciplina degli Spagnuoli e de' Tedeschi,
+voleva affrontarla, ed ordinò a Malatesta
+Baglioni di apparecchiarsi ad una generale
+sortita. Dichiarò in pari tempo che
+si porrebbe egli stesso alla testa della
+scelta milizia fiorentina, e che seguirebbe
+la truppa di linea ovunque il Malatesta
+la condurrebbe, lasciando la guardia di
+Firenze ai vecchi ed all'ordinanza dei
+contadini<a class="tag" id="tag75" href="#note75">[75]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Ma il Baglioni non aveva più che sperare
+o temere dalla repubblica fiorentina,
+e non voleva più oltre legare la propria
+fortuna a quella di uno stato che
+vedeva in sul punto di perire. Aveva segretamente
+negoziato col principe d'Orange,
+e per mezzo di lui anche con Clemente VII;
+erasi fatta confermare la sua sovranità di
+Perugia e promettere nuovi favori ecclesiastici
+e temporali, obbligandosi per
+iscrittura verso il principe d'Orange a
+non attaccare il campo, mentre il principe
+ne starebbe lontano per andare contro
+il Ferrucci. Successivamente oppose
+tre proteste agli ordini datigli dalla signoria
+<span class="pagenum"><a id="Page_68"></a>[68]</span>
+di attaccare il nemico; ed il suo
+collega Stefano Colonna ebbe la debolezza
+ancor esso o la falsità di sottoscriverle.
+Diceva in queste scritture che
+la battaglia cui volevasi sforzarlo cagionerebbe
+l'irreparabile ruina della sua
+armata e della repubblica; e quando
+all'ultimo ebbe un perentorio ordine di
+marciare, vi si prestò con tanta lentezza,
+che prima ch'egli si fosse mosso, i
+Fiorentini ebbero notizia dell'esito della
+spedizione del Ferrucci<a class="tag" id="tag76" href="#note76">[76]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Il principe d'Orange era partito dal
+suo campo la sera del primo giorno di
+agosto; camminò tutta la notte, ed all'indomani
+diede riposo alle sue truppe
+a Lagone, villaggio posto tra Gavinana
+e Pistoja: colà stavano mangiando nella
+stessa ora in cui quelle del Ferrucci facevano
+lo stesso a San Marcello. Le due
+armate ripresero di nuovo il cammino
+press'a poco nello stesso istante, e giunsero
+nello stesso tempo innanzi a Gavinana.
+La campana a stormo che suonavasi
+in questo villaggio, avvisò il Ferrucci
+dell'avvicinarsi del nemico, senza che
+per altro potesse sospettare che fosse lo
+<span class="pagenum"><a id="Page_69"></a>[69]</span>
+stesso principe d'Orange, ed una tanto
+ragguardevole parte della di lui armata,
+che avessero abbandonato il campo sotto
+Firenze<a class="tag" id="tag77" href="#note77">[77]</a>.
+</p>
+
+<p>
+La fanteria del Ferrucci era divisa
+in due corpi, ognuno di quattordici
+compagnie; egli comandava il primo,
+e Giampaolo Orsini il secondo, che
+serviva di retroguardia. Era egualmente
+divisa in due squadroni la cavalleria;
+uno de' quali era condotto da Amico
+d'Ascoli, l'altro da Carlo di Castro
+e dal conte di Civitella<a class="tag" id="tag78" href="#note78">[78]</a>. Prima di
+venire a battaglia, il Ferrucci esortò brevemente
+i suoi commilitoni; loro ricordò
+che la salvezza di Firenze e l'ultima
+speranza della repubblica erano riposte
+nella piccola loro armata, e non altro
+domandò loro che di seguirlo dovunque
+lo vedessero avanzarsi<a class="tag" id="tag79" href="#note79">[79]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Il Ferrucci, essendosi rimesso il caschetto,
+scese da cavallo ed entrò in
+Gavinana colla picca in mano nell'istante
+medesimo in cui Fabrizio Maramaldo,
+avendo fatto atterrare un muro secco,
+<span class="pagenum"><a id="Page_70"></a>[70]</span>
+vi entrava per un'altra strada. La fanteria
+delle due armate s'incontrò sulla
+piazza del castello, intorno ad un alto
+castagno che ne occupava il centro; ed
+in tal luogo la pugna fu più lunga e più
+accanita, mentre che il principe d'Orange
+colla sua cavalleria attaccava impetuosamente
+quella del Ferrucci, ch'erasi
+trattenuta fuori delle mura. I cavalieri
+fiorentini tennero saldo; alcuni archibugieri,
+frammischiati nelle loro linee, fecero
+replicate scariche contro i cavalli nemici
+e gli sgominarono. Il principe d'Orange,
+cercando di riordinarli, attraversò solo
+di galoppo una ripida costa sotto il fuoco
+de' Fiorentini, e colpito nello stesso tempo
+da due palle nel collo e nel petto, cadde
+subito morto. Antonio d'Herrera ed
+il rimanente de' cavalieri, presenti alla
+caduta del principe, si posero in fuga,
+e non si trattennero che a Pistoja, ove
+sparsero il terrore nella loro fazione. I
+soldati del Ferrucci trovarono nelle tasche
+del principe d'Orange lo stesso viglietto
+di Malatesta Baglioni, con cui il
+Malatesta gli prometteva di non attaccare
+il di lui campo<a class="tag" id="tag80" href="#note80">[80]</a>.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_71"></a>[71]</span>
+</p>
+
+<p>
+La cavalleria del Ferrucci, dopo avere
+dispersa quella del principe d'Orange,
+ed ucciso questo generale, faceva echeggiare
+l'aria colle grida della vittoria. Ma
+nello stesso tempo Giampaolo Orsini era
+stato attaccato da Alessandro Vitelli; la
+retroguardia da lui comandata aveva perdute
+le insegne disordinandosi, e Giampaolo
+era stato forzato a ritirarsi a piedi
+in Gavinana, dove aveva raggiunto
+il Ferrucci. Questi dal canto suo aveva
+cacciato fuori di Gavinana Maramaldo
+ed i di lui Calabresi, i Landsknecht ed i
+cavalli del principe; ma dopo avere combattuto
+tre ore sotto un cocente sole di
+agosto, egli riposavasi appoggiato sulla sua
+picca, quando venne attaccato da un altro
+corpo di Landsknecht che non aveva per
+anco combattuto; in quell'istante il Ferrucci
+e Giampaolo non avevano presso
+di loro che pochi ufficiali, essendosi alquanto
+allontanati i loro soldati per riposarsi
+qualche minuto. Con questo piccolo
+corpo scelto l'Orsini ed il Ferrucci
+si difesero ancora lungo tempo. Frattanto
+Giampaolo, ferito, e coperto di
+polvere, più non vedendo speranza di
+salvezza, rivoltosi al Ferrucci gli disse:
+<i>Signor commissario, non vogliamo ancora
+arrenderci</i>? No! rispose il Ferrucci,
+<span class="pagenum"><a id="Page_72"></a>[72]</span>
+e scagliossi contra un nuovo squadrone
+di nemici che veniva ad attaccarlo.
+Infatti lo respinse fuori delle porte; ma
+mentre lo inseguiva vide chiudersi le
+porte alle spalle. La terra era presa,
+tutti i suoi soldati morti, feriti, o fuggitivi;
+lo stesso Ferrucci aveva ricevuto
+più d'una ferita mortale, e nel di lui
+corpo omai rimanevano poche parti sane;
+finalmente egli si arrese ad uno spagnuolo,
+che, per guadagnare il di lui riscatto, procurava
+di salvargli la vita. Ma Maramaldo,
+fattoselo condurre innanzi sulla piazza del
+castello, lo fece disarmare e lo pugnalò
+colle sue mani. Il Ferrucci si contentò
+di dirgli: <i>tu uccidi un uomo di già
+morto</i><a class="tag" id="tag81" href="#note81">[81]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Nello stesso tempo fu fatto prigioniere
+Giampaolo Orsini, che poi riebbe la
+libertà pagando una taglia; era venuto in
+mano de' vincitori anche Amico d'Ascoli,
+ma il di lui personale nemico, Muzio
+Colonna, lo comperò per seicento ducati
+<span class="pagenum"><a id="Page_73"></a>[73]</span>
+da colui che lo aveva preso, per ucciderlo
+poi a voglia sua; Guglielmo Frescobaldi,
+che il Ferrucci aveva pel suo migliore
+luogotenente, morì a Pistoja in
+conseguenza delle sue ferite; rimasero sul
+campo di battaglia circa due mila morti,
+ed ancor maggiore fu il numero de' feriti.
+L'armata del Ferrucci era distrutta; ma
+gl'imperiali avevano a caro prezzo acquistata
+la vittoria: grandissima era la perdita
+dell'armata imperiale, e la morte del
+suo generale poteva disordinarla, tanto più
+che il marchese del Guasto l'aveva in
+allora abbandonata per passare ai servigj
+di Ferdinando d'Ungheria<a class="tag" id="tag82" href="#note82">[82]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Vero è che il Ferrucci era ancora più
+necessario ai Fiorentini, che non il principe
+d'Orange agl'imperiali. Allorchè il
+4 di agosto si ebbe in Firenze la notizia
+della morte di lui, tutta la città fu compresa
+da dolore e da spavento. Invano il gonfaloniere
+e la signoria si sforzavano di
+rianimare gli abbattuti spiriti, e di far
+mostra de' mezzi che tuttavia restavano.
+La sconfitta del Ferrucci veniva in parte
+attribuita ad una dirotta pioggia che aveva
+spente le trombe a fuoco, specie di
+<span class="pagenum"><a id="Page_74"></a>[74]</span>
+artificio che i fanti fiorentini portavano
+attaccato alle loro picche, e che, costantemente
+vomitando fiamme, spaventava i
+cavalli. Ma il gonfaloniere ricordava che
+quella stessa pioggia che aveva perduto
+il Ferrucci, poteva salvare la città; che
+le acque dell'Arno erano così gonfie,
+che varj quartieri del campo nemico non
+potevano più avere comunicazione cogli
+altri; e che i Fiorentini, con una generale
+sortita, potevano avere il vantaggio
+del numero, attaccando ad uno ad uno
+i posti nemici. Affrettava perciò Malatesta
+Baglioni a venire a battaglia, e la
+signoria, per affezionarsi i capitani delle
+sue truppe di linea, prometteva loro per
+premio della vittoria la continuazione
+del soldo finchè vivrebbero; ma Malatesta
+Baglioni ricusò di ubbidire, e dichiarò
+altamente di volere oramai salvare una città,
+vicina a perdersi a cagione dell'ostinazione
+e della temerità de' suoi capi<a class="tag" id="tag83" href="#note83">[83]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Il Baglioni trovava in Firenze un grosso
+partito che faceva eco al suo rifiuto di
+combattere. Tutte le persone deboli e
+pusillanimi, tutti gli egoisti e coloro che
+<span class="pagenum"><a id="Page_75"></a>[75]</span>
+sospiravano dietro i godimenti d'una vita
+tranquilla, desideravano la pace, e l'avrebbero
+accettata a qualunque patto. I partigiani
+dell'aristocrazia più non si curavano
+di esporsi ulteriormente pel mantenimento
+dell'autorità popolare: i segreti
+partigiani dei Medici osavano essi
+pure di manifestare i loro voti; e gli storici
+di questo partito confessano il tradimento
+del Baglioni per fargliene un merito<a class="tag" id="tag84" href="#note84">[84]</a>.
+Oramai i cittadini attaccati alla
+libertà non venivano indicati con altri
+nomi che con quelli di ostinati e di arrabbiati.
+Il Malatesta dichiarò che piuttosto
+che attaccare il campo imperiale, comandato,
+dopo la morte del principe d'Orange,
+da don Ferdinando Gonzaga, darebbe
+la sua dimissione. I dieci della
+guerra credettero di poterlo prendere in
+parola, e l'otto agosto gli spedirono Andreolo
+Niccolini per portargli il congedo
+dettato colle più lusinghiere espressioni.
+Estrema fu la sorpresa del Baglioni
+quando lo ricevette, e maggiore della
+sorpresa la rabbia: senza volerlo accettare,
+senza volerlo leggere, si fece addosso
+<span class="pagenum"><a id="Page_76"></a>[76]</span>
+al Niccolini che lo recava, e lo ferì
+con ripetute pugnalate<a class="tag" id="tag85" href="#note85">[85]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Il gonfaloniere volle fare un altro esperimento
+per mantenere la vacillante autorità
+della repubblica; ordinò a tutte le
+compagnie della milizia di adunarsi in
+piazza, e si pose alla loro testa per andare
+contro il Baglioni. Ma il terrore
+aveva di già sbandita ogni subordinazione,
+ed invece delle sedici compagnie,
+otto sole si trovarono sulla piazza.
+Dall'altro canto Malatesta Baglioni aveva
+di già introdotto nel suo bastione il capitano
+imperiale, Pirro Colonna di Stipicciano;
+aveva disarmata o congedata
+la guardia fiorentina della porta Romana,
+ed aveva rivolta contro la città l'artiglieria
+destinata a difendere le mura<a class="tag" id="tag86" href="#note86">[86]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Firenze era perduta, e non eravi umana
+forza che potesse salvarla. Mentre che
+molti cittadini volevano ancora morire
+liberi e colle armi alla mano, gli altri conoscevano
+che verun ostacolo più non
+poteva oramai trattenere quella feroce armata,
+che si era infamata colla tirannide
+<span class="pagenum"><a id="Page_77"></a>[77]</span>
+esercitata in Milano, e col sacco di Roma:
+si riparavano nelle chiese colle loro
+donne, i figliuoli e le loro ricchezze, e senza
+potersi appigliare a verun partito, senza
+nutrire veruna speranza, più non ubbidivano
+alle magistrature, e non facevano
+che imbarazzare coloro che non avevano
+per anco tutto perduto il coraggio, e
+mostravano ancora costanza.
+</p>
+
+<p>
+La signoria colla più profonda umiliazione,
+e col più acerbo dolore, restituì
+il bastone del comando al Malatesta, in
+arbitrio del quale stava il permettere agli
+imperiali d'inondare la città, o l'imporre
+loro qualche condizione. Quattrocento giovani,
+tra i quali si videro con dolore
+i figli ed i generi del gonfaloniere Niccolò
+Capponi, eransi schierati in armi
+sulla piazza di santo Spirito, risoluti
+di appoggiare il Baglioni e di non riconoscer
+più la signoria. Fece questa un
+estremo sforzo per richiamarli sotto le
+sue insegne; rappresentò loro, che separandosi
+dai proprj concittadini in così
+difficili circostanze, esponevano la patria
+e sè medesimi ai più spaventosi pericoli;
+ma per tutta risposta non ebbe che insulti
+e minacce da quei giovani che
+vennero in armi sulla piazza del palazzo,
+e costringerla a porre in libertà
+<span class="pagenum"><a id="Page_78"></a>[78]</span>
+tutti coloro che ella teneva custoditi a
+motivo del loro attaccamento alla fazione
+dei Medici<a class="tag" id="tag87" href="#note87">[87]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Fra tanto perturbamento la signoria
+nominò quattro ambasciatori, che spedì
+al campo di Ferdinando Gonzaga per
+chiedere una capitolazione. Scelse Baldo
+Attuiti, Jacopo Morelli, Lorenzo Strozzi
+e Pier Francesco Portinari. Non ebbero
+questi d'uopo di cercare lontano coloro
+coi quali dovevano trattare, perchè Bartolomeo
+Valori, uno degli emigrati che il
+papa aveva nominato suo commissario in
+Toscana, e che a nome dei Medici governava
+tutto il paese occupato dall'armata
+imperiale, era venuto in quella
+medesima casa dei Pini, in cui abitava Malatesta
+Baglioni. Le condizioni che ottennero
+gli ambasciatori erano più vantaggiose che
+sperare si potessero in così tristi circostanze;
+ma le condizioni sono di poca importanza,
+quando vengono giurate da sovrani
+senza fede, ed in seguito riclamate da
+uomini senza potenza. È probabile che
+il papa avesse ordinato al Valori di acconsentire
+a tutto, riservandosi poi l'interpretazione
+<span class="pagenum"><a id="Page_79"></a>[79]</span>
+del trattato a modo suo.
+L'imperatore nulla affatto somministrava
+pel soldo e pel mantenimento dell'esercito
+sotto Firenze, e Clemente VII
+non aveva più credito per essere state le
+sue entrate assorbite da lunghe guerre,
+e le sue ricchezze perdute nel sacco di
+Roma: perciò non poteva più oltre sostenere
+cotali spese, che oltrepassavano i
+settanta mila fiorini al mese<a class="tag" id="tag88" href="#note88">[88]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Il trattato, che venne sottoscritto il 12
+di agosto del 1530 a santa Margarita di
+Montici, portava che la forma del governo
+di Firenze sarebbe regolata dall'imperatore
+entro il termine di quattro
+mesi, a condizione che sarebbe salva la
+libertà. Prometteva la repubblica di pagare
+all'armata cinquanta mila scudi in danaro
+sonante, e trenta mila in cambiali; ed
+in compenso le truppe imperiali dovevano
+immediatamente allontanarsi. Dovevansi
+consegnare al commissario del papa le
+fortezze di Pisa, di Volterra e di Livorno.
+Per guarenzia del pagamento delle
+cambiali, della consegna delle fortezze
+e dell'ubbidienza del popolo a quel governo
+che gli darebbe l'imperatore, i
+<span class="pagenum"><a id="Page_80"></a>[80]</span>
+Fiorentini dovevano dare nelle mani di
+Ferdinando Gonzaga cinquanta ostaggi a
+sua scelta. Finalmente a nome del papa
+e dell'imperatore veniva accordata un'amplissima
+amnistia, tanto a tutti i Fiorentini
+senza eccezione per tutto ciò che
+potessero avere fatto contro la casa dei
+Medici, quanto a tutti i sudditi dell'impero
+e della Chiesa che gli avevano serviti
+in tempo della guerra, portando le
+armi contro i loro abituali signori<a class="tag" id="tag89" href="#note89">[89]</a>.
+</p>
+
+<p>
+In conseguenza di questo trattato, che
+bentosto si rimase negli archivj, quale monumento
+della scandalosa mancanza di
+fede dei due sovrani, in nome de' quali
+era stato convenuto, tutti gli emigrati
+fiorentini ed i commissarj del papa rientrarono
+in città. Bartolomeo Valori fece
+occupare il 20 di agosto la piazza del
+palazzo da quattro compagnie di soldati
+corsi; costrinse in appresso la signoria a
+scendere sul balcone, e fece suonare la
+maggiore campana per adunare il popolo
+a parlamento. Appena si trovarono adunati
+nella piazza trecento cittadini; taluno
+di coloro che voleva andarvi per emettere
+<span class="pagenum"><a id="Page_81"></a>[81]</span>
+per l'ultima volta un libero suffragio,
+venne respinto a colpi di pugnale<a class="tag" id="tag90" href="#note90">[90]</a>.
+Salvestro Aldobrandini volgendosi
+a questa irrisoria assemblea del popolo,
+gli domandò se acconsentiva, «che si
+creassero dodici uomini che avessero
+essi soli altrettanto d'autorità e di potere,
+quanto ne aveva tutt'insieme il popolo
+di Firenze.» Tre volte fu rinnovata
+questa domanda, e tre volte il popolaccio
+ed i fanciulli risposero: <i>Sì! sì! le palle,
+le palle!</i> (stemma dei Medici) <i>i Medici!
+i Medici!</i> Dopo questo preteso assenso
+popolare, furono dal commissario
+apostolico nominati dodici signori della
+balìa. Questi deposero la signoria, i dieci
+della guerra, gli otto della guardia e balìa,
+ossiano supremi giudici criminali.
+Fecero deporre le armi al popolo, e così
+la libertà fiorentina soggiacque per l'ultima
+volta. Avanti che spirasse l'autorità
+di costoro, lo stesso nome di repubblica
+venne annullato<a class="tag" id="tag91" href="#note91">[91]</a>.
+</p>
+</div>
+
+<div class="chapter">
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_83"></a>[83]</span>
+</p>
+
+<h2>
+CAPITOLO CXXII.
+</h2>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+<i>Violazione della capitolazione di Firenze;
+persecuzione di tutti gli amici
+della libertà. Regno e morte di Alessandro
+de' Medici: successione di Cosimo
+I al titolo di duca di Firenze.
+Siena, oppressa dagli Spagnuoli, abbraccia
+il partito francese: assedio ed
+ultima capitolazione di questa città.</i>
+</p>
+
+<p class="center">
+1530 = 1555.
+</p>
+</div>
+
+<p>
+L'indipendenza dell'Italia, che aveva
+cominciato col XII secolo, e che era
+stata solennemente riconosciuta in forza
+delle vittorie della lega lombarda sopra
+Federico Barbarossa, cessò all'epoca del
+coronamento dell'imperatore Carlo V a
+Bologna, o a quella dell'occupazione
+di Firenze fatta da' generali imperiali in
+marzo o in agosto del 1530. Prima del
+dodicesimo secolo, l'Italia, rammentando
+ancora l'antica sua grandezza, sdegnavasi
+di essere ridotta in servitù dai vicini popoli.
+Credevasi meritevole di miglior sorte;
+ma pure ubbidiva. L'Italia faceva prima
+parte dell'impero de' Franchi, poi di
+quello della Germania. La sua sorte era
+<span class="pagenum"><a id="Page_84"></a>[84]</span>
+regolata dalle passioni, dalla politica e
+dalle vittorie de' popoli d'oltremonti, dei
+quali essa non conosceva nemmeno il
+linguaggio. Tale tornò ad essere la sua
+situazione dal 1530 fino all'età nostra.
+</p>
+
+<p>
+La libertà aveva dati all'Italia quattro
+secoli di grandezza e di gloria. In quei
+quattro secoli fece poche conquiste al di
+là de' naturali suoi confini; ma non pertanto
+assicurò a' suoi popoli il primo
+posto tra le nazioni dell'occidente. L'Italia
+mai non esercitò la sua potenza sugli
+stati limitrofi in modo di porre in pericolo
+la loro indipendenza; divisa in molti
+piccoli stati, le era assolutamente interdetta
+quest'ambiziosa carriera; ma quella
+stessa divisione, che gli toglieva ogni
+esterno dominio, aveva moltiplicati i suoi
+mezzi e sviluppato lo spirito ed il carattere
+in tutte le sue piccole capitali.
+In allora gl'Italiani non avevano d'uopo
+di conquiste per farsi conoscere come
+grande nazione. I Tedeschi, i Francesi,
+gl'Inglesi, gli Spagnuoli avevano e privilegj
+municipali, e feudatarj, e monarchi
+da difendere: soltanto gl'Italiani avevano
+una patria, e lo sentivano. Essi avevano
+rialzata l'umana natura degenerata, e dando
+a tutti gli uomini i diritti che all'uomo
+si convengono, e non privilegj, avevano
+<span class="pagenum"><a id="Page_85"></a>[85]</span>
+essi i primi studiate le teorie de' governi,
+e dati agli altri popoli modelli di liberali
+instituzioni. Gl'Italiani avevano ridonate
+al mondo la filosofia, l'eloquenza, la
+storia, la poesia, l'architettura, la scultura,
+la pittura, la musica, ed avevano fatti
+far rapidi progressi al commercio, all'agricoltura,
+alla nautica, alle arti meccaniche;
+in una parola erano stati i precettori
+dell'Europa. Appena si potrebbe
+nominare una scienza, un'arte, una nozione
+qualunque, di cui non abbiano
+insegnati i principj ai popoli che dopo
+gli hanno superati<a class="tag" id="tag92" href="#note92">[92]</a>. Questa universalità
+di cognizioni aveva sviluppato il loro
+ingegno, il loro gusto, le loro maniere,
+e per lungo tempo conservarono quella
+civiltà anche dopo perduti tutti gli altri
+vantaggi; l'eleganza e la gentilezza sopravvissero
+all'antica dignità: ma questa
+n'era stato il fondamento, e durò quanto
+la libertà italiana. Tale fu la grandezza
+della nazione ne' tempi della sua gloria;
+<span class="pagenum"><a id="Page_86"></a>[86]</span>
+e certo questa grandezza non aveva bisogno
+di vittorie per sostenersi.
+</p>
+
+<p>
+Avanti il XII secolo alcuni piccoli
+principi italiani si credevano indipendenti,
+alcuni popoli poco numerosi si credevano
+liberi, e forse erano tali. Pure pei soli
+duchi di Spoleto o di Benevento, e per
+le repubbliche di Amalfi o di Napoli,
+non abbiamo creduto di dover cominciare
+la storia dell'Italia dalla caduta
+dell'impero romano in occidente; e
+parimenti non crediamo doverla continuare
+dopo la caduta di Firenze,
+pei duchi di Toscana o di Parma, e
+per le repubbliche di Venezia o di Genova.
+</p>
+
+<p>
+In tutto il tempo che gl'Italiani furono
+veramente nazione, abbiamo cercato di
+raccogliere con iscrupolosa esattezza tutti
+i fatti che potevano dipingere il loro carattere,
+spiegarne la politica, far conoscere
+i motivi delle loro leggi, e risvegliare
+ne' loro discendenti istruttive memorie,
+o servire di specchio agli altri
+popoli liberi. Non abbiamo temuto di
+scendere a troppo minute particolarità;
+cotali particolarità non sono inutili,
+quando giovano a dipingere gli uomini.
+Non abbiamo inoltre temuto di mescolare
+alla nostra narrazione i principali
+<span class="pagenum"><a id="Page_87"></a>[87]</span>
+avvenimenti degli altri paesi d'Europa;
+perciocchè l'influenza dell'Italia facevasi
+sentire sopra tutti, e non poteva intendersi
+la politica de' suoi stati senza volgere
+di quando in quando lo sguardo
+sulla Grecia, la Spagna, l'Ungheria, la
+Francia, la Turchia e la Germania. Abbiamo
+in appresso veduto l'abbassamento
+di quest'influenza italiana sopra le straniere
+contrade. Abbiamo veduta l'Italia,
+vittima a vicenda della falsa politica dei
+suoi capi, della mala fede degli oltremontani,
+della ferocia de' soldati mercenarj;
+guastata dalle armate, dalla peste
+e dalla fame pel corso di trentasette
+anni di quasi continue guerre; l'abbiamo
+veduta nell'estremo esaurimento.
+Siamo finalmente giunti all'epoca in cui
+cessò di esistere. Abbiamo osservato per
+l'ultima volta un imperatore di Germania
+venire in una chiesa italiana per ricevervi
+la corona d'oro dalle mani del
+papa; e questa cerimonia, diventata futile,
+più non si rinnovò dopo Carlo V. Nel
+1530 egli aveva cominciato a regnare
+pel solo diritto della spada; egli più non
+aveva bisogno, per assumere il titolo d'imperatore,
+che un rappresentante dell'Italia
+sanzionasse la sua inaugurazione con
+un'autorità religiosa.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_88"></a>[88]</span>
+Da quest'epoca fino all'età nostra,
+otto in dieci principi continuarono in
+Italia a credersi sovrani, ma senza godere
+di veruna indipendenza, senza mai
+difendersi colle proprie forze, senza giammai
+esercitare sopra gli stranieri quell'influenza
+che gli stranieri esercitavano
+continuamente sopra di loro. Tre e se
+vogliamo ancora quattro repubbliche,
+comprendendovi San Marino, continuarono
+a respingere dal loro seno il potere
+di un solo, ma senza mantenere la loro
+libertà, senza conservare verun'ombra nè
+della sovranità del popolo, nè della guarenzia
+de' diritti e della sicurezza de' cittadini.
+D'allora in poi l'Italia altro non
+fu che un vasto museo, nel quale trovansi
+deposti sotto gli occhi de' curiosi i monumenti
+della morte. Più non si ebbe occasione
+di chiedere una sola volta a
+Vienna, a Madrid, a Parigi, a Londra
+cosa vorrebbero, cosa farebbero i principi
+ed i popoli d'Italia. I popoli avevano
+cessato di avere o di esprimere
+una volontà; ed i principi, distruggendo
+lo spirito vitale de' loro sudditi, si erano
+distrutti essi medesimi. L'Italia snervata
+più non parlava che alla memoria; e
+che l'interpellava intorno a ciò che aveva
+fatto in altri tempi, era certo ch'ella non
+si rianimerebbe mai più.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_89"></a>[89]</span>
+Non perciò abbandoneremo questi popoli,
+co' quali abbiamo, per così dire, vissuto
+tanto tempo, senza gettare un'ultima
+rapida occhiata sulla sorte che loro era
+riservata nella nuova organizzazione. Siccome
+ne' sei primi capitoli di quest'opera
+abbiamo corso lo spazio di sei secoli, e
+ci siamo appagati di fissare nella nostra
+memoria alcune date ed alcuni principali
+tratti, così speriamo che il nostro lettore
+indulgente ci vorrà permettere di concedere
+ancora pochi capitoli ai tre ultimi
+secoli, affinchè la nostra storia comprenda,
+sebbene in differentissime proporzioni,
+la prima fanciullezza, la virilità
+e la decrepitezza della nazione
+italiana.
+</p>
+
+<p>
+La Toscana, che per così lungo tempo
+era stata la patria della libertà, a sè
+richiama i primi nostri sguardi. La storia
+di Firenze non sembra totalmente terminata
+colla capitolazione di questa città;
+finchè i cittadini, che si erano veduti
+animati da così ardente patriottismo,
+erano ancora vivi, finchè continuavano
+a lottare contro l'assoluto potere, la
+repubblica fiorentina esisteva tuttavia, almeno
+nella loro memoria, e noi dobbiamo
+ammirare i loro estremi sforzi.
+Essi seppero associare la loro causa a
+<span class="pagenum"><a id="Page_90"></a>[90]</span>
+quella della libertà di Siena, e la caduta
+di quest'ultima repubblica merita altresì
+dal canto nostro qualche attenzione.
+</p>
+
+<p>
+La repubblica fiorentina venne distrutta
+(1530) con forme repubblicane. Per creare
+una balìa si convocò un parlamento, e
+venne consultata una pretesa assemblea
+di tutto il popolo fiorentino. Si era chiesto
+a questo popolo di conferire la totalità
+del suo potere ai commissarj che
+dovevano riordinare la tirannide. Ciò era
+un riconoscere la sovranità del popolo,
+nell'istante medesimo in cui il popolo
+rinunciava per sempre a tale sovranità.
+Ma il parlamento fiorentino che creò la
+balìa del 1530 doveva essere l'ultimo;
+ed infatti fu in appresso ordinato di
+spezzare la campana che serviva ad adunarlo,
+onde più servire non potesse dinnanzi
+a tale uso<a class="tag" id="tag93" href="#note93">[93]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Firenze fu per parecchj mesi governata
+in proprio nome dalla sola balìa,
+e non già a nome del papa o de' Medici.
+Ma era Clemente VII che aveva così
+voluto, affinchè i suoi commissarj, che
+in ogni cosa operavano soltanto dietro i
+<span class="pagenum"><a id="Page_91"></a>[91]</span>
+suoi ordini e che aspettavano da Roma
+la decisione di tutti gli affari, non si
+credessero legati dalla capitolazione sottoscritta
+a nome suo da Bartolomeo
+Valori. Il papa e l'imperatore avevano
+promesso a Firenze libertà ed amnistia;
+ma Clemente pretendeva che se la repubblica
+voleva ella medesima mutare le sue
+leggi, e castigare i suoi cittadini, non
+poteva esserne impedita dalla capitolazione.
+Ed affinchè la balìa sembrasse ancora
+meglio rappresentare la repubblica, il
+papa volle che fosse formata da un corpo
+più numeroso, depositario della sovranità;
+perciò nel mese di ottobre fu eletta una
+seconda balìa di cento cinquanta individui,
+tra i quali trovavansi tutti i capi
+di quella parte dell'aristocrazia che si
+era mostrata affezionata a' Medici<a class="tag" id="tag94" href="#note94">[94]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Allora cominciarono le vendette del
+papa e de' suoi partigiani. I più riputati
+membri dell'antico governo vennero assoggettati
+ad una rigorosa tortura; indi
+furono condannati a perdere la testa il
+Carducci, per lo addietro gonfaloniere, Bernardo
+di Castiglione, ed altri quattro di
+que' venerandi magistrati<a class="tag" id="tag95" href="#note95">[95]</a>. L'altro gonfaloniere,
+<span class="pagenum"><a id="Page_92"></a>[92]</span>
+Raffaele Girolami, ottenne grazia
+della vita per l'intercessione di Ferdinando
+Gonzaga, ma venne chiuso nella
+cittadella di Pisa, ove poco dopo morì
+di veleno<a class="tag" id="tag96" href="#note96">[96]</a>. Il predicatore Benedetto
+da Fojano fu dato nelle mani del papa,
+e tradotto a Roma. Clemente, nell'atto
+di farlo imprigionare in castel sant'Angelo,
+ordinò che ogni giorno gli si
+diminuisse la razione di acqua e di
+pane, e con tal mezzo lo fece lentamente
+morire di fame. Frate Zaccaria,
+ch'era egualmente cercato, trovò modo
+di fuggire travestito da contadino. Riparossi
+a Ferrara, poi a Venezia, ed
+all'ultimo morì a Perugia, dov'erasi
+recato per gittarsi ai piedi di Clemente VII
+ed implorare perdono<a class="tag" id="tag97" href="#note97">[97]</a>. Una ventina di
+coloro che si credevano più compromessi
+si sottrassero al supplicio colla fuga. Infatti
+furono condannati a morte in contumacia,
+e confiscati vennero i loro beni. Cento
+cinquanta cittadini all'incirca furono
+relegati per tre anni in determinati luoghi,
+e d'ordinario a grandissima distanza dalla
+<span class="pagenum"><a id="Page_93"></a>[93]</span>
+loro patria e dai loro affari; ma il nuovo
+governo, che invece di colpire tutti ad
+un tratto i suoi nemici diventava più
+severo di mano in mano che si andava
+rassodando nella sua autorità, desiderò bentosto
+un'occasione di condannare quei medesimi
+esiliati come ribelli, e di confiscarne i
+beni. Poichè que' miseri si furono conformati
+alla loro condanna con gravissimo
+dispendio, la balìa, passati i tre anni, li
+relegò in un altro esilio più incomodo
+del primo, e costrinse in tal guisa
+la maggior parte di loro a disubbidire<a class="tag" id="tag98" href="#note98">[98]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Pareva che la repubblica esistesse ancora;
+un corpo aristocratico assai numeroso
+sembrava investito della sovranità;
+il papa, che non aveva voluto mandare
+a Firenze niuno della sua famiglia, e
+che fingeva di non esercitarvi la più assoluta
+autorità, onde non essere risponsabile
+de' supplicj che ordinava, lasciava
+agire Bartolomeo Valori, lo storico
+Francesco Guicciardini, Francesco Vettori
+e Roberto Acciajuoli. Questi parevano
+<span class="pagenum"><a id="Page_94"></a>[94]</span>
+i capi della repubblica, e questi
+versarono il sangue e confiscarono le
+sostanze de' più virtuosi cittadini; questi
+condannarono a perpetuo esilio coloro
+che mostravano di risparmiare; questi con
+arbitrarie tasse ruinarono tutti coloro
+ch'eransi fatti conoscere affezionati alla
+libertà; questi fecero restituire senza verun
+compenso tutti i beni patrimoniali
+o ecclesiastici venduti d'ordine della giustizia;
+questi fecero disarmare il popolo,
+promulgando le più severe pene
+contro qualunque ritenesse armi, e questi
+finalmente furono coloro che per conservare
+la propria autorità col terrore,
+assoldarono due mila de' Landsknecht che
+avevano assediata Firenze<a class="tag" id="tag99" href="#note99">[99]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Ma Clemente VII che riponeva ogni
+fiducia nello zelo de' capi di partito per
+vendicarsi, non ignorava che non sarebbero
+poi egualmente proclivi ad eseguire
+i suoi ulteriori progetti, ed a mutare
+la costituzione della loro patria, per
+farne un'assoluta sovranità a favore di
+uno de' suoi nipoti. Aveva perciò mandato
+Alessandro de' Medici in Germania
+<span class="pagenum"><a id="Page_95"></a>[95]</span>
+ed in Fiandra alla corte di Carlo V, per
+sollecitare l'imperatore a regolare il governo
+di Firenze a norma delle facoltà
+conferitegli dalla capitolazione. Sebbene
+l'imperatore avesse promessa ad Alessandro
+la sua figlia naturale, era ben
+lontano dal corrispondere all'impazienza
+del papa. Aveva non solo lasciati decorrere
+i quattro mesi fissati dalla capitolazione,
+ma quasi un anno intero, prima
+di rimandare a Firenze Alessandro dei
+Medici, che di già portava il titolo di
+duca di Cività di Penna. Questo giovane
+signore fece il suo ingresso soltanto
+il 5 di luglio del 1531; e nel susseguente
+giorno Giovan Antonio Mussetola, ambasciatore
+di Carlo V, comunicò alla signoria
+ed alla balìa il decreto sottoscritto
+dall'imperatore in Augusta il 21 ottobre
+del precedente anno, col quale rimetteva
+i Fiorentini nel possedimento degli antichi
+loro privilegj, a condizione che riconoscerebbero
+per capo della repubblica
+Alessandro de' Medici, e dopo di lui i
+suoi figliuoli, ed in loro mancanza il
+più attempato degli altri Medici, e ciò
+a perpetuità, e per ordine di primogenitura<a class="tag" id="tag100" href="#note100">[100]</a>.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_96"></a>[96]</span>
+</p>
+
+<p>
+Sembrava che il decreto d'Augusta non
+sovvertisse interamente lo stato; perciocchè
+apparentemente esso conservava tuttavia
+la libertà e la riforma repubblicana. Il
+decreto imperiale non accordava alla casa
+de' Medici che le prerogative di cui godeva
+avanti il 1527, trasmutandole in diritti, ed
+assicurava al duca Alessandro ventimila
+fiorini d'oro di pensione, invece di lasciare
+in di lui arbitrio tutte le entrate dello
+stato. Ma Clemente VII non si accontentava
+di questa limitata autorità, e non
+erano del tutto tranquilli coloro che lo
+avevano servito nelle sue vendette. Sapevano
+costoro di essere l'oggetto dell'odio,
+non già di una fazione, ma di
+tutti i proprj concittadini, e temevano di
+essere di bel nuovo cacciati da Firenze
+alla morte del papa, o quando accadesse
+la prima rivoluzione d'Italia. Il Guicciardini,
+interpellato da Clemente VII,
+rispose non essere possibile che il governo
+acquistasse veruna popolarità; che
+altro mezzo non gli rimaneva per minorare
+l'odio pubblico che quello di darsi
+dei compagni; che doveva meno pensare
+<span class="pagenum"><a id="Page_97"></a>[97]</span>
+a formarsi de' partigiani fra gli uomini
+ricchi e versati negli affari, che a
+comprometterli con tutto il popolo, affinchè,
+come il governo medesimo, e
+come quelli che avevano tenute le di lui
+stesse direzioni, costoro ancora si persuadessero
+non esservi per loro salvezza che
+nel mantenimento della casa de' Medici.
+Dietro questi principj si apparecchiò una
+nuova rivoluzione<a class="tag" id="tag101" href="#note101">[101]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Il papa, disponendo ed ordinando ogni
+cosa, volle ancora che i cittadini fiorentini
+che di que' tempi governavano,
+si addossassero soli la responsabilità del
+nuovo cambiamento. Mandò il suo piano
+bello e fatto da Roma, ma ne commise
+l'esecuzione a Bartolomeo Valori, al
+Guicciardini, a Francesco Vettori, a Filippo
+de' Nerli ed a Filippo Strozzi. Non
+ignorando quest'ultimo di essere l'oggetto
+della diffidenza e del segreto odio
+di Clemente VII, cercava di ricuperare
+la di lui grazia, eseguendo i di lui voleri
+con maggiore zelo che tutti gli altri<a class="tag" id="tag102" href="#note102">[102]</a>.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_98"></a>[98]</span>
+</p>
+
+<p>
+Questi confidenti del papa forzarono
+in certo qual modo la balìa ad ordinare,
+il 4 aprile del 1532, la creazione di un
+comitato di dodici cittadini incaricati della
+riformagione del governo <i>dello stato</i> e <i>della
+città</i> di Firenze; <i>dello stato</i> e <i>della città</i>
+dissero, conciossiachè d'allora in poi si
+cessò di pronunciare il nome di <i>repubblica</i>.
+Fu accordato loro il termine di un mese
+per terminare questo lavoro; ma perchè
+tutto era stato preventivamente apparecchiato
+dal papa, questi commissarj furono
+a portata di pubblicarlo ancora più
+presto<a class="tag" id="tag103" href="#note103">[103]</a>.
+</p>
+
+<p>
+La nuova costituzione venne pubblicata
+il 27 di aprile del 1532. Questa sopprimeva
+il gonfaloniere di giustizia e la
+signoria, e vietava per sempre il ristabilimento
+di tale magistratura, ch'erasi
+con tanta gloria mantenuta dugento cinquant'anni.
+Dichiarava Alessandro dei
+Medici capo e principe dello stato, col
+titolo di doge, ossia duca della repubblica
+fiorentina, trasmissibile a perpetuità
+ai suoi discendenti per ordine di
+primogenitura, e stabiliva due consiglj
+vitalizj per dividere con lui le cure del
+<span class="pagenum"><a id="Page_99"></a>[99]</span>
+governo. Uno, chiamato i dugento, comprendeva
+tutti gli attuali membri della
+grande balìa e quasi un centinajo d'altre
+persone, delle quali Alessandro si era
+riservata la nomina; l'altro, detto il senato,
+doveva essere composto di quarantotto
+membri scelti fra i dugento dell'altro
+consiglio, che avessero oltrepassati i
+trentasei anni. Quattro consiglieri eletti
+ogni tre mesi, ogni volta da un quarto
+del senato, dovevano tener luogo della
+signoria nelle onorifiche sue funzioni;
+il gonfaloniere o per meglio dire tutta
+la repubblica dovea venire rappresentata
+dal doge o dal suo luogotenente. Il doge solo
+od il suo luogotenente, potevano proporre
+progetti alla deliberazione dei consiglj,
+e niun progetto poteva avere forza di
+legge senza il loro formale assentimento;
+i nuovi consiglj non diedero un solo
+esempio di una proposizione del principe,
+che non fosse con servile sollecitudine
+sanzionata<a class="tag" id="tag104" href="#note104">[104]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Alessandro de' Medici fu tale quale
+doveva essere un principe posto sul trono
+<span class="pagenum"><a id="Page_100"></a>[100]</span>
+da straniere armate, contro il voto di
+tutti i suoi concittadini, dopo una guerra
+che aveva affatto ruinata ed umiliata la
+sua patria. Diffidando di tutti, e sforzandosi
+di ottenere col terrore ciò che
+sperare non poteva dall'amore, si circondò
+di stranieri soldati, capitano dei
+quali creò Alessandro Vitelli di Città
+di Castello, perchè lo conosceva irritato
+contro i Fiorentini e lo stato popolare,
+che aveva fatto morire il di lui padre
+Paolo Vitelli. Afforzò in riva all'Arno
+un bastione che poteva servirgli di rifugio
+in caso d'insurrezione popolare;
+ma non credendosi con ciò abbastanza
+sicuro, il 1.º giugno del 1534, fece
+porre i fondamenti di una fortezza nel
+luogo in cui trovavasi la porta di Faenza,
+e vi fece lavorare con tanta attività che
+prima che terminasse l'anno fu messa in
+istato di difesa. Alessandro assecondò vigorosamente
+la disposizione data dai commissarj
+per disarmare i cittadini, e pronunciava
+la pena di morte e la confisca
+dei beni contro coloro nelle di cui
+case si trovavano armi: nello stesso tempo
+aveva formata una milizia di sudditi
+della repubblica, armandola ed accordandole
+privilegj, onde tenere in dovere
+<span class="pagenum"><a id="Page_101"></a>[101]</span>
+gli antichi sovrani col timore de' loro
+antichi vassalli<a class="tag" id="tag105" href="#note105">[105]</a>.
+</p>
+
+<p>
+I soldati d'Alessandro tutto credevano
+permesso al loro libertinaggio ed all'avarizia
+loro; e non eravi oltraggio, pel quale
+i cittadini chiedessero giustizia, che venisse
+mai punito in verun militare, nè in
+veruno ufficiale o servitore della casa del
+duca. Pareva che questi mirasse continuamente
+ad umiliare i suoi compatriotti,
+paragonandoli sempre agli stranieri. Aveva
+successivamente offesi quasi tutti coloro
+che gli si erano mostrati più affezionati;
+i capi di quelle grandi famiglie che avevano
+diretta la fazione de' Medici, e che
+in tempo dell'assedio avevano portate le
+armi contro la loro patria, di bel nuovo
+abbandonata avevano quella patria, dove
+più non potevano vivere sotto il tiranno
+ch'essi medesimi le avevano dato. Francesco
+Guicciardini, che Clemente VII aveva
+nominato governatore di Bologna, non
+provava ancora il dolore di ubbidire dove
+aveva comandato; ma Bartolomeo Valori,
+sebbene governatore della Romagna
+<span class="pagenum"><a id="Page_102"></a>[102]</span>
+a nome del papa, non si poteva dar
+pace della parte avuta nella rivoluzione, e
+della schiavitù in cui egli medesimo erasi
+ridotto. Filippo Strozzi, malgrado tutti i
+suoi sforzi per guadagnarsi la benevolenza
+del duca, lo sapeva geloso delle
+smoderate sue ricchezze, e sempre apparecchiato
+ad offenderlo; perciò in occasione
+del matrimonio di Catarina dei
+Medici col duca d'Orleans, nel 1533,
+recossi alla corte di Francia, e nel susseguente
+anno vi chiamò pure la sua
+numerosa famiglia. Tutti i cardinali fiorentini,
+che in allora erano quattro, si
+erano uniti ai nemici di Alessandro; ma
+di tutti il più caldo era Ippolito de' Medici,
+di lui cugino, il quale risguardandosi
+come più onoratamente nato di Alessandro,
+e di età maggiore, non sapeva
+darsi pace che si fossero concesse ad un
+bastardo d'incerto padre e di madre infame
+quelle prerogative di cui aveva
+egli stesso goduto alcun tempo, ed alle
+quali sapevasi pure chiamato dall'amore
+de' suoi concittadini<a class="tag" id="tag106" href="#note106">[106]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Infatti la stessa madre di Alessandro
+non sapeva se fosse figliuolo di Lorenzo
+<span class="pagenum"><a id="Page_103"></a>[103]</span>
+duca d'Urbino, di Clemente VII, o di
+un mulattiere. Nel primo caso sarebbe
+stato fratello germano di Catarina dei
+Medici, unica figliuola di Lorenzo e di
+Maddalena della Torre d'Alvergna, cui
+Clemente VII aveva procurato un collocamento
+al di là delle sue speranze.
+Clemente, incerto nella sua politica ed
+instabile nelle sue alleanze, si era ravvicinato
+alla Francia; era stato a Nizza
+per abboccarsi con Francesco I; era di
+là passato a Marsiglia; ed all'ultimo aveva
+maritata Catarina, il 27 ottobre del 1533,
+con Enrico d'Orleans, secondogenito di
+Francesco I, cui quest'Enrico successe
+nel trono di Francia<a class="tag" id="tag107" href="#note107">[107]</a>. La pace durava
+tuttavia tra Francesco e Carlo V; e
+Clemente VII, alleandosi colla Francia,
+non si era perciò dichiarato contro
+l'imperatore, dal quale conoscevasi dipendente:
+il matrimonio del suo prediletto
+Alessandro colla figlia naturale di
+Carlo V, sebbene da gran tempo convenuto,
+non si eseguiva ancora a motivo
+della tenera età di Margarita d'Austria,
+ed il papa non voleva esporsi a farlo
+rompere: sapeva che Alessandro non
+<span class="pagenum"><a id="Page_104"></a>[104]</span>
+troverebbe verun appoggio in Catarina,
+che lo detestava come tutti i suoi parenti;
+ma più Alessandro aveva nemici
+e più Clemente VII gli si affezionava:
+rallegravasi vedendo questo giovane esercitare
+le proprie vendette, lo dirigeva,
+approvava tutti gli atti del governo di lui,
+e lo copriva col manto di una protezione
+che sapeva dovergli in breve mancare,
+perciocchè in giugno del 1534
+Clemente VII era stato sorpreso da lenta
+febbre, della quale morì il 25 di settembre
+dello stesso anno, lasciando il suo protetto
+esposto agli attacchi de' molti nemici
+che s'era procacciati<a class="tag" id="tag108" href="#note108">[108]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Da principio Clemente VII aveva avuto
+intenzione di far continuare ogni sei mesi
+le liste di proscrizione in occasione che
+si rinnovava il tribunale degli otto di balìa,
+e ne fu soltanto impedito dalle grida che
+contro di lui s'innalzarono in tutta l'Europa<a class="tag" id="tag109" href="#note109">[109]</a>.
+Pure infinito era di già il numero
+degli esiliati e degli emigrati fiorentini; e
+quando Clemente intimò al duca di Ferrara
+di cacciarli da' suoi stati, eransene
+<span class="pagenum"><a id="Page_105"></a>[105]</span>
+trovati in quella sola provincia più di
+trecento<a class="tag" id="tag110" href="#note110">[110]</a>. Il loro partito si fece ancora
+più formidabile dopo la morte del
+papa. Paolo III, della casa Farnese, che
+gli successe, favoreggiava tutti i nemici
+di Clemente e della memoria di lui; e con
+ciò aveva incoraggiati i cardinali fiorentini
+a dichiararsi più scopertamente.
+</p>
+
+<p>
+Il cardinale Ippolito de' Medici aspirava
+alla gloria di restituire la libertà
+alla sua patria. Gli Strozzi, ch'erano i
+più ricchi privati d'Europa, i Valori,
+i Ridolfi, i Salviati, che nell'ultima guerra
+si erano dichiarati tutti per la fazione dei
+Medici, eransi adunati in Roma per
+trovare i mezzi di rovesciare il tiranno.
+Tutti gli altri fuorusciti, avendoli raggiunti,
+vennero formando fra di loro
+una specie di governo, e spedirono in
+Ispagna all'imperatore tre de' principali
+cittadini di Firenze, per impetrare che
+privasse della sua protezione un principe,
+la di cui crudeltà, dissolutezza e perfidia
+non potevano paragonarsi che a quelle
+di un Falaride o di quei pochi altri
+famosi mostri dell'antichità, e per riclamare
+l'osservanza della capitolazione
+di Firenze<a class="tag" id="tag111" href="#note111">[111]</a>.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_106"></a>[106]</span>
+</p>
+
+<p>
+Carlo V, maravigliato delle orribili
+ingiustizie, delle atroci crudeltà, degli
+assassinj, degl'imprigionamenti infiniti
+che udiva imputarsi ad Alessandro, promise
+di esaminare la di lui condotta,
+quand'egli stesso tornerebbe dalla sua
+spedizione di Tunisi. Infatti, mentre riposavasi
+in Napoli dalle fatiche sostenute
+in quell'impresa, gli emigrati fiorentini
+gli deputarono il cardinale Ippolito dei
+Medici per terminare d'illuminarlo intorno
+alla condotta di Alessandro; ma
+Alessandro aveva prese le opportune misure
+per disfarsi del suo antagonista. Il
+cardinale giunto ad Itri, in sulla strada da
+Roma a Napoli, fu avvelenato il giorno
+10 d'agosto dal suo coppiere, e morì
+dopo tredici ore di atroci tormenti. Morirono
+all'indomani, vittime dello stesso
+veleno, Dante di Castiglione e Berlinghiero
+Berlinghieri che lo accompagnavano:
+ma il duca non riuscì a fare assassinare
+Filippo Strozzi, sebbene lo avesse
+più volte tentato, e furono egualmente
+scoperte le insidie che tendeva agli altri
+suoi nemici<a class="tag" id="tag112" href="#note112">[112]</a>.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_107"></a>[107]</span>
+</p>
+
+<p>
+La morte d'Ippolito, liberando Alessandro
+dal suo più formidabile nemico,
+aggiugneva non pertanto una nuova macchia
+alla sua riputazione. Infami erano
+i suoi costumi, viziose tutte le sue abitudini;
+e perchè aveva riempita tutta
+l'Europa dei suoi nemici, i suoi delitti
+venivano dovunque predicati. Gli era stata
+promessa la figlia dell'imperatore; ma
+essa non gli era per anco stata data, e
+dacchè il suo parentado non era più
+un'arra dell'alleanza della Chiesa, poteva
+temere che Carlo V non cogliesse
+con piacere un plausibile pretesto di
+rompere i progettati sponsali, e per disporre
+del suo stato a favore di un altro.
+Ma Carlo nudriva un inveterato odio
+contro le repubbliche, e contro le pretese
+dei popoli alla libertà; diffidava principalmente
+dei Fiorentini che sapeva da
+tanto tempo attaccati alla Francia, colla
+quale stava per ricominciare la guerra;
+ed Alessandro, fidato a questa parzialità,
+passò a Napoli, per perorare personalmente
+la sua causa alla corte dell'imperatore<a class="tag" id="tag113" href="#note113">[113]</a>.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_108"></a>[108]</span>
+</p>
+
+<p>
+Il duca aveva saputo riguadagnare al
+suo partito Bartolomeo Valori, che seco
+condusse a Napoli, come pure Francesco
+Guicciardini, Roberto Acciajuoli
+e Matteo Strozzi. Anche gli emigrati
+si erano nello stesso tempo recati a Napoli,
+e tra gli altri vi si trovavano Filippo
+Strozzi co' suoi figliuoli, i cardinali
+Salviati e Ridolfi, ed i loro fratelli, tutti
+prossimi parenti di coloro che tenevano
+le parti del duca. La città e la corte
+erano pieni di Fiorentini de' due partiti,
+e quelli che stavano per la libertà della
+loro patria sembravano favorevolmente
+accolti dai ministri dell'imperatore. Furono
+invitati a presentare in iscritto le
+loro accuse, e Filippo Parenti, e dopo
+di lui lo storico Jacopo Nardi, lo fecero
+con molta forza, dando circostanziate
+prove de' varj delitti di Alessandro, e
+delle spaventose estorsioni colle quali
+ruinava la Toscana. Francesco Guicciardini
+prese a confutare queste scritture
+articolo per articolo, ed accrebbe in tal
+guisa verso di sè medesimo l'odio popolare,
+cui di già si lagnava di vedersi
+esposto. Finalmente l'imperatore pronunciò
+<span class="pagenum"><a id="Page_109"></a>[109]</span>
+in febbrajo del 1536 la sentenza che
+gli veniva chiesta. Tutti gli esiliati ed
+emigrati fiorentini dovevano, secondo
+il suo rescritto, essere richiamati in patria,
+rimessi nel possedimento de' loro
+beni, e guarentiti nelle persone; ma non
+si dava verun provvedimento intorno alla
+costituzione dello stato, nè si accordava
+al popolo verun privilegio<a class="tag" id="tag114" href="#note114">[114]</a>.
+</p>
+
+<p>
+In allora tutti gli emigrati fiorentini,
+sebbene molti sentissero di già il peso per
+sua guarenzia della miseria, si riunirono
+per ricusare un compromesso che tendeva
+soltanto a salvare le loro persone, e sagrificava
+la patria loro. La loro risposta, una
+delle più nobili che si conservino negli
+archivj della diplomazia, cominciava con
+queste parole: «Non siamo qui venuti
+per chiedere alla imperiale maestà
+sotto quali condizioni dobbiamo servire
+il duca Alessandro, nè per ottenere il
+di lui perdono, dopo avere volontariamente,
+con giustizia, e secondo il dover
+nostro, lavorato per mantenere o
+ricuperare la libertà della nostra patria.
+<span class="pagenum"><a id="Page_110"></a>[110]</span>
+Non l'abbiamo invocata per ritornare
+schiavi in una città, dalla quale siamo
+usciti poc'anzi liberi, nè per riavere
+i nostri beni. Ma siamo ricorsi all'imperiale
+maestà, affidati alla di lei bontà
+e giustizia, affinchè si degnasse di
+restituirci quell'intera e verace libertà,
+che gli agenti e ministri di lei si
+obbligarono a conservarci nel trattato
+del 1530.... Altra cosa non sappiamo
+dunque rispondere al decreto che
+ci fu rimesso per parte di sua maestà,
+se non che siamo tutti determinati di
+vivere e di morire liberi, quali siamo
+nati, e che nuovamente supplichiamo
+sua maestà di sottrarre questa sventurata
+città al giogo crudele che l'opprime....<a class="tag" id="tag115" href="#note115">[115]</a>.»
+</p>
+
+<p>
+Francesco Sforza, duca di Milano, era
+morto il 24 ottobre del 1535. Suo fratello
+naturale, Giovanni Paolo Sforza,
+marchese di Caravaggio, che aveva qualche
+pretesa alla successione, perchè nelle
+investiture vi era stato chiamato in mancanza
+della linea legittima, fu avvelenato
+mentre passava per Firenze in poste,
+<span class="pagenum"><a id="Page_111"></a>[111]</span>
+onde recarsi alla corte dell'imperatore;
+la di lui morte risolse a favore della
+casa d'Austria una lite assai difficile.
+Stava per ricominciare tra l'Austria e la
+Francia una furiosa guerra: il duca Alessandro
+prometteva danaro, e non era
+dubbiosa la di lui fedeltà, mentre la repubblica
+fiorentina, se fosse stata ripristinata,
+non avrebbe tardato ad ascoltare l'antica
+sua inclinazione verso la Francia. Carlo
+V non fu più incerto tra le due parti: il
+28 di febbraio maritò sua figlia naturale,
+Margarita d'Austria, al duca Alessandro,
+ed in contraccambio ricevette da lui una
+ragguardevole somma di danaro; e rimandandolo
+più potente, che prima non era,
+ne' suoi stati. Il matrimonio d'Alessandro,
+fu per la seconda volta festeggiato in
+Firenze il 13 giugno del 1536<a class="tag" id="tag116" href="#note116">[116]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Erano pochi mesi passati dopo la celebrazione
+di questo matrimonio, ed Alessandro
+era vissuto nelle abituali sue
+dissolutezze, portando alternativamente
+il libertinaggio ed il disonore ne' conventi
+<span class="pagenum"><a id="Page_112"></a>[112]</span>
+e nelle più nobili case di Firenze, quando
+fu assassinato il 6 di gennajo del 1537,
+da un uomo che aveva saputo guadagnarsi
+la sua confidenza. Era costui Lorenzino
+de' Medici, suo cugino, primogenito
+del ramo cadetto di questa casa,
+e quegli stesso che il rescritto imperiale
+chiamava successore di Alessandro, qualora
+questi mancasse senza figli. Lorenzino,
+assai più stimato pel suo raro ingegno
+e pel suo gusto pelle lettere che pei
+suoi costumi o pel suo carattere, era
+vissuto ne' piaceri, ed aveva servito da
+vile adulatore il duca Alessandro ne' di lui
+impudici amori. Lo aveva ajutato a sedurre
+parecchie nobili donne, e spesso
+prestava la propria casa attigua a quella
+del duca, in <i>Via larga</i>, pel loro abboccamento.
+Gli promise di condurgli la
+consorte stessa di Lionardo Ginori, sorella
+di sua propria madre, ma di questa
+assai più giovane. La bellezza della dama
+aveva già da lungo tempo ferito il duca,
+fin allora respinto dalle di lei virtù. Dopo
+cena lo stesso giorno dell'Epifania, in
+cui comincia il carnovale, Lorenzino
+avvisò il duca, che, se voleva trovarsi in
+sua casa affatto solo, e mantenendo il
+più profondo segreto, vi troverebbe sua
+zia Catarina Ginori. Alessandro accettò
+<span class="pagenum"><a id="Page_113"></a>[113]</span>
+l'abboccamento, allontanò tutte le sue
+guardie, si tolse di vista a tutti coloro
+che potevano osservarlo, ed entrò senza
+che veruno lo vedesse nella casa di Lorenzino.
+Trovavasi affaticato, e voleva
+riposare; ma prima di gettarsi sul letto,
+si discinse la spada, e Lorenzino prendendola
+dalle sue mani per attaccarla
+alla spalliera del letto, fece passare il
+cinturone intorno all'elsa in maniera
+che non fosse facile il poterla sguainare.
+Uscì in appresso, dicendogli di riposarsi
+intanto ch'egli andava in cerca
+della zia, e lo chiuse sotto chiave. Tornò
+un istante dopo con un sicario, chiamato
+per soprannome Scoronconcolo, ch'egli
+aveva preventivamente appostato, dicendogli
+di volersi servire di lui per disfarsi
+di un ragguardevole personaggio di corte,
+che non nominò; conciossiachè Lorenzino
+era giunto fino all'estremo momento dell'esecuzione
+senza manifestare a veruno il
+proprio segreto.
+</p>
+
+<p>
+Entrando pel primo nella camera, Lorenzino
+disse al duca: <i>Signore, dormite?</i>
+e nello stesso tempo lo passò da banda
+a banda con una spada corta che teneva
+in mano. Alessandro, quantunque mortalmente
+ferito, tentò di lottare contro
+il suo uccisore; ma Lorenzino, per impedirgli
+<span class="pagenum"><a id="Page_114"></a>[114]</span>
+di gridare, nell'atto di dirgli, <i>signore,
+non abbiate paura</i>, gli cacciò
+due dita in bocca. Alessandro lo morse
+con quanto aveva di forza, rotolandosi
+sul letto con Lorenzino, che teneva strettamente
+abbracciato. Scoronconcolo, non
+potendo ferire l'uno senza pericolo di
+ferire anche l'altro, cercava di giugnere
+Alessandro tra le gambe di Lorenzino,
+mentre si dibattevano; ma tutti i suoi
+colpi si perdevano ne' materassi. All'ultimo
+si ricordò di avere un coltello in tasca,
+e cacciandolo nella gola del duca, lo
+uccise<a class="tag" id="tag117" href="#note117">[117]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Lorenzino era ben sicuro che per
+quanto si gridasse nel suo appartamento,
+niuno si accosterebbe a chiederne la cagione,
+essendo i suoi servitori a ciò accostumati.
+Niuno sapeva il suo segreto; egli
+aveva più ore di vantaggio, nelle quali
+non sarebbe da chicchessia fatta inchiesta
+del duca, nè avvertita la di lui mancanza;
+ora d'altro più non si trattava che di raccogliere
+i frutti della congiura da lui
+<span class="pagenum"><a id="Page_115"></a>[115]</span>
+condotta a fine con tanta destrezza e
+così segretamente. Ma Lorenzino colla
+precedente sua vita aveva eccitata la
+diffidenza di tutte le persone dabbene;
+non aveva amici cui chiedere consiglio
+o assistenza; non aveva partigiani; non
+aveva mai dato indizio di quello zelo di
+libertà che affettò in appresso, e che
+forse non era che un mascherato eroismo.
+Sebbene fosse il primo de' Medici nella
+linea della successione, niuno a lui pensava,
+o perchè non dubitavasi che Alessandro,
+giovane vigoroso e di fresco ammogliato,
+non dovesse aver prole, o perchè
+non risguardavasi lo stato monarchico
+come abbastanza solidamente stabilito per
+supporre che la successione fosse per passare
+in un ramo lontano. Egli era agitato
+dall'azione commessa, dal timore di Scoronconcolo
+suo complice, e forse ancora
+dal dolore cagionatogli dalla sua mano
+violentemente morsicata da Alessandro.
+Altronde egli suppose distrutto il presente
+governo dalla morte del tiranno, il quale
+non aveva figliuoli, nè fratelli pronti a
+succedergli; egli stesso era il più prossimo
+erede, e non poteva nemmeno prevedere
+a qual persona il partito de' Medici
+potesse deferire l'autorità monarchica.
+Ad altro adunque più non pensò
+<span class="pagenum"><a id="Page_116"></a>[116]</span>
+che a porsi egli stesso in salvo pei primi
+momenti di effervescenza, ed a riunire
+gli emigrati che dovevano raccogliere il
+frutto del suo ardire. Chiuse la porta
+della sua camera, e ne portò seco la
+chiave; poi, facendosi dare un ordine
+perchè gli si aprissero le porte della città
+e gli si somministrassero cavalli di posta,
+sotto pretesto che aveva avuto avviso
+della malattia di suo fratello in villa,
+partì subito alla volta di Bologna, e di
+là per Venezia con Scoronconcolo<a class="tag" id="tag118" href="#note118">[118]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Lorenzino raccontò a Salvestro Aldobrandini
+a Bologna, ed a Filippo Strozzi
+a Venezia, d'avere dato morte al tiranno.
+Il primo non volle credergli, l'altro rimase
+lungamente incerto, ed all'ultimo,
+dandogli fede, lo chiamò il Bruto di Firenze,
+e gli promise che i due suoi figliuoli
+sposerebbero le due sorelle di Lorenzino.
+<span class="pagenum"><a id="Page_117"></a>[117]</span>
+Ad ogni modo la dissimulazione
+del nuovo Bruto, che venne in allora
+celebrato dai poeti e dagli oratori di tutta
+l'Italia, non ebbe i felici risultamenti di
+quella del primo. Il senato, ch'era stato
+creato per secondare Alessandro, non
+aveva verun motivo di essere contento
+del governo del duca; ma quanto più
+violenta e crudele era stata la rivoluzione
+che lo aveva stabilito, tanto più coloro che
+vi avevano contribuito temevano il ritorno
+e le vendette degli emigrati. Il
+cardinale Cibo, principale ministro d'Alessandro,
+fu il primo ad essere informato
+che il duca non si trovava nel
+suo appartamento, che quella notte non
+si era veduto tornare, e che non sapevasi
+dove si trovasse. La subita partenza
+di Lorenzino, della quale ebbe poco
+dopo notizia, gli fece sospettare l'accaduto;
+ma sebbene il popolo fosse disarmato
+e spaventato dalla fortezza eretta
+dal duca, nutriva tanto odio verso i Medici
+e verso tutti i loto agenti, che si
+doveva temere una sollevazione nell'istante
+che sarebbe pubblicata la morte
+del duca. Il cardinale Cibo fece dire a
+tutti i cortigiani che venivano a palazzo,
+che il duca riposava ancora, perchè
+aveva vegliato tutta la notte. Nello stesso
+<span class="pagenum"><a id="Page_118"></a>[118]</span>
+tempo mandò un corriere ad Alessandro
+Vitelli, comandante della guardia, per
+affrettarlo a tornare all'istante con tutti
+i soldati che potrebbe adunare, perciocchè
+Lorenzino aveva scelta per l'esecuzione
+del suo progetto la circostanza in
+cui il Vitelli erasi recato a città di Castello.
+Il Cibo fece pure avvisare tutti i
+comandanti di piazza, tutti i capitani d'ordinanza,
+di tenersi pronti; e non fu che
+nella notte del 7 all'8 gennajo, ch'egli
+ebbe coraggio di far aprire col più
+profondo segreto l'appartamento di Lorenzino,
+ove trovò il duca giacente nel
+proprio sangue<a class="tag" id="tag119" href="#note119">[119]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Lorenzino de' Medici aveva bensì fatto
+dare notizia della morte del duca ad alcuni
+patriotti fiorentini; ma o questi non l'avevano
+creduta, o non avevano osato promulgare
+un così pericoloso segreto. Quando
+finalmente cominciava questo segreto a
+divulgarsi tra il popolo, si vide giugnere
+in poste Alessandro Vitelli, il lunedì
+mattina, 8 di gennajo, e tutti i luoghi
+<span class="pagenum"><a id="Page_119"></a>[119]</span>
+forti della città, ed i capi strada principali,
+munirsi di soldati e di artiglieria.
+La difficoltà di tirare vantaggio
+da un avvenimento di cui tutti si rallegravano,
+ma di cui veruno non osava
+per anco tenersi sicuro, andava di mano
+in mano crescendo. Frattanto i quarantotto
+senatori si adunarono nel palazzo
+de' Medici sotto la presidenza del cardinale
+Cibo. Uno di loro, Domenico Canigiani,
+propose di deferire la dignità a
+Giulio, figlio naturale, ancora nell'infanzia,
+di Alessandro; Francesco Guicciardini
+propose per capo della repubblica
+Cosimo, figlio di Giovanni, l'illustre
+capitano delle bande nere. Questo giovinetto,
+ignorando ciò che accadeva,
+trovavasi in allora nella sua villa di
+Trebbio in Mugello, lontana quindici
+miglia da Firenze. Ma Palla Rucellai si
+oppose sdegnosamente a queste due proposizioni.
+Poichè la provvidenza, disse egli,
+ci ha liberati da un odioso tiranno, consolidiamo
+questa libertà che il cielo ci accorda,
+e rendiamo alla repubblica l'antica
+sua costituzione: soprattutto non adottiamo
+veruna risoluzione, mentre tanti
+nobili cittadini esiliati o emigrati, i quali
+hanno i medesimi diritti di noi alla sorte
+<span class="pagenum"><a id="Page_120"></a>[120]</span>
+della patria comune, si trovano lontani<a class="tag" id="tag120" href="#note120">[120]</a>.
+</p>
+
+<p>
+La maggior parte de' senatori stavano
+per l'opinione del Rucellai, ma tremavano
+tuttavia innanzi ai quattro uomini
+che avevano avuta la maggiore influenza
+nell'ultimo governo; e questi, cioè Francesco
+Vettori, il Guicciardini, Roberto
+Acciajuoli e Matteo Strozzi, credevano di
+non potersi con altro mezzo salvare dall'odio
+dei loro concittadini, che innalzando
+un nuovo principe in luogo di
+quello ch'era perito. Rappresentarono
+ai senatori tuttociò che l'oligarchia aveva
+a temere dall'indignazione del popolo,
+e dalle vendette degli emigrati; e non
+potendo condurli ad una più precisa
+risoluzione, li persuasero almeno a deferire
+per tre giorni piena autorità al
+cardinale Cibo, il quale, essendo figliuolo
+di una sorella di Leon X, poteva essere
+risguardato quale rappresentante della casa
+de' Medici, sebbene non fosse fiorentino<a class="tag" id="tag121" href="#note121">[121]</a>.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_121"></a>[121]</span>
+</p>
+
+<p>
+Ma questa risoluzione non bastava a
+contentare il Guicciardini ed i suoi compagni:
+sapevano essi che la fazione repubblicana
+teneva dal canto suo segrete adunanze,
+pensavano che una più lunga
+irrisoluzione poteva ruinare la loro fazione,
+e tennero di notte un segreto comitato,
+cui furono presenti, oltre i quattro capi
+del partito, il cardinale Cibo, Alessandro
+Vitelli, comandante della guardia, ed il
+giovane Cosimo de' Medici, che sollecitamente
+era giunto da Trebbio per cogliere
+l'occasione che gli veniva dalla
+fortuna offerta. Convennero di adunare
+nuovamente all'indomani mattina il senato,
+e di persuaderlo ad eleggere Cosimo
+de' Medici non in qualità di duca,
+ma come capo e governatore della repubblica
+fiorentina, con limitati poteri,
+adoperando, ove il bisogno lo richiedesse,
+la forza per affrettare la risoluzione
+de' senatori. Infatti, mentre questi, il
+martedì 9 di gennajo del 1537, tenevansi
+ancora titubanti di accettare e sanzionare
+le condizioni che Francesco Guicciardini
+aveva scritte, Alessandro Vitelli,
+che aveva fatta empire tutta la strada di
+<span class="pagenum"><a id="Page_122"></a>[122]</span>
+soldati, fece risuonare le grida di <i>viva il
+duca ed i Medici!</i> e avvisò i senatori di
+affrettarsi, perchè più non si potevano contenere
+i soldati. In tal guisa si risolse in
+senato l'elezione di Cosimo I con grande
+maggiorità di voti<a class="tag" id="tag122" href="#note122">[122]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Cosimo de' Medici, figliuolo di Giovanni,
+che era egli medesimo pronipote
+di Lorenzo, fratello del vecchio Cosimo,
+aveva concetto di lentezza e di timidità.
+Il Guicciardini, che aveva avuta la principale
+parte nell'elezione di lui, tenevasi
+sicuro di governare questo giovane privo
+di esperienza, e che supponeva non avere
+inclinazione che per la caccia e per la
+pesca. Aveva fatto ristringere a dodici mila
+scudi il trattamento annuale del duca,
+mentre credevasi diventato egli stesso il
+vero sovrano di Firenze. Ma niun giovane
+più di Cosimo de' Medici seppe ingannare
+l'universale aspettazione: sotto il suo contegno
+taciturno e riservato nascondeva
+la più sospettosa gelosia del potere, la
+più smisurata ambizione, la più profonda
+dissimulazione; colui che tutti speravano
+<span class="pagenum"><a id="Page_123"></a>[123]</span>
+di governare, non ebbe confidenti, e
+non volle ricevere consiglj da veruno<a class="tag" id="tag123" href="#note123">[123]</a>.
+</p>
+
+<p>
+I tre cardinali fiorentini, Salviati, Ridolfi
+e Gaddi, quand'ebbero avviso di
+quest'elezione, partirono subito da Roma
+alla volta di Firenze con due mila uomini
+di truppe levate a loro spese. Bartolomeo
+Valori, che aveva abbandonato
+il duca Alessandro nel suo ritorno da
+Napoli, e che dopo tale epoca erasi associato
+agli emigrati, accompagnò i cardinali
+con moltissimi fuorusciti. Dal canto
+suo Filippo Strozzi erasi da Venezia recato
+a Bologna, e vi assoldava truppe.
+Il più piccolo attacco poteva bastare a
+rovesciare il nuovo governo; ma perchè
+i figliuoli dello Strozzi avevano preso servizio
+in Francia, e perchè gli emigrati
+speravano di già ajuti da questa corona,
+i generali dell'imperatore si affrettarono
+di dare assistenza a Cosimo, facendo passare
+in Toscana due mila Spagnuoli in
+allora sbarcati a Lerici. Frattanto il duca
+di Firenze aveva dirette ai cardinali le più
+rispettose proteste coll'invito di rientrare
+senz'armi nella loro patria, accertandoli
+del suo desiderio di uniformarsi in ogni
+cosa alle loro volontà. Il cardinale Salviati,
+<span class="pagenum"><a id="Page_124"></a>[124]</span>
+riconosciuto dagli altri prelati e da
+tutti gli emigrati per loro capo, era fratello
+della madre di Cosimo; e questa
+stretta parentela pareva che dovesse agevolare
+le negoziazioni. Gli emigrati acconsentirono
+a licenziare le loro truppe;
+entrarono in Firenze con doppio salvacondotto
+di Cosimo de' Medici e di Alessandro
+Vitelli; ma non tardarono ad accorgersi
+di essere stati ingannati, perciocchè
+le truppe spagnuole, che, secondo
+le promesse di Cosimo, dovevano essere
+rimandate nello stesso tempo che le loro,
+si andavano invece sempre più avvicinando
+a Firenze, che la cittadella era stata occupata
+per sorpresa da Alessandro Vitelli
+ed era guardata a nome dell'imperatore,
+che non si accordavano loro le condizioni
+che si erano fatte loro sperare,
+finalmente che il Vitelli cominciava a
+farli minacciare da' suoi soldati: perciò
+tutti si ritirarono di bel nuovo precipitosamente
+il 1.º di febbrajo dopo la
+breve dimora in Firenze di nove giorni.
+E perchè il cardinale Salviati, credendo
+di non avere che temere da suo nipote,
+era rimasto in città dopo di loro, Alessandro
+Vitelli fece circondare la di lui
+casa da' suoi soldati, e minacciandolo di
+<span class="pagenum"><a id="Page_125"></a>[125]</span>
+farlo tagliare a pezzi, lo costrinse a fuggire<a class="tag" id="tag124" href="#note124">[124]</a>.
+</p>
+
+<p>
+L'imprudenza ed i replicati falli di
+coloro che gli emigrati avevano riconosciuti
+per loro capi, perchè erano i soli
+del partito che fossero abbastanza ricchi
+per fare la guerra col loro privato peculio,
+contribuivano a consolidare il governo di
+Cosimo I. Cotale governo acquistò maggiore
+stabilità per la venuta di Ferdinando
+di Silva, conte di Sifonte, ambasciatore
+dell'imperatore, il quale in un'adunanza
+del senato del 21 giugno produsse una
+bolla imperiale del 28 di febbrajo, colla
+quale Cosimo de' Medici veniva dichiarato
+legittimo successore di Alessandro
+nel principato di Firenze, mentre che Lorenzino,
+il fratello di lui, e tutti i discendenti
+di Pier Francesco, venivano per
+sempre privati del loro diritto all'eredità
+a motivo dell'uccisione dell'ultimo principe.
+Vero è che questa sentenza attaccava
+crudelmente l'indipendenza dello
+stato fiorentino, ed era inoltre accompagnata
+<span class="pagenum"><a id="Page_126"></a>[126]</span>
+da condizioni ancora più contrarie
+agli antichi diritti della repubblica.
+Le fortezze di Firenze e di Livorno ricevettero
+guarnigione imperiale, e non
+furono restituite al sovrano della Toscana
+che nel 1543<a class="tag" id="tag125" href="#note125">[125]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Non però per questo gli emigrati avevano
+deposta la speranza di rovesciare colla
+forza il governo di Cosimo I. Dopo essere
+rimasti perdenti colle truppe assoldate a
+loro spese, ricorsero all'assistenza della
+Francia. Era scoppiata la guerra tra Carlo
+V e Francesco I, senza che le armate
+dell'ultimo avessero potuto penetrare
+al di qua del Piemonte. Ma il conte
+della Mirandola si era conservato sotto
+la protezione della Francia; aveva aperta
+ai Francesi la sua fortezza, e questi tentavano
+tuttavia di ricuperare presso gli
+<span class="pagenum"><a id="Page_127"></a>[127]</span>
+stati d'Italia quell'opinione di cui avevano
+goduto nell'ultima guerra. Perciò
+alla Mirandola col danaro di Francesco I
+e con quello di Filippo Strozzi gli emigrati
+assoldarono in principio di luglio
+quattro mila fanti e trecento cavalli sotto
+gli ordini di Pietro Strozzi, primogenito
+di Filippo, di Bernardo Salviati, priore
+di Roma e di Capino di Mantova<a class="tag" id="tag126" href="#note126">[126]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Tutta la provincia di Pistoja era in
+aperta insurrezione; le antiche fazioni
+de' Panciatichi e de' Cancellieri avevano
+ricominciato ad attaccarsi con furore. Uno
+de' capi de' Panciatichi, Niccolò Bracciolini,
+offrì a Filippo Strozzi di dargli in
+mano Pistoja, che dipendeva quasi totalmente
+da lui; egli lo tradiva ed era
+fin allora d'accordo con Alessandro Vitelli;
+pure riuscì ad ispirare tanta confidenza
+agli emigrati, che Filippo Strozzi,
+che fino a tale punto aveva dato prove
+di singolare prudenza, Bartolomeo Valori
+e quasi tutti gli altri capi della fazione,
+risolsero di entrare in Toscana
+in sul finire di luglio del 1537, sotto la
+protezione di alcune compagnie di cavalleria;
+<span class="pagenum"><a id="Page_128"></a>[128]</span>
+essi s'innoltrarono fino a Montemurlo,
+castello posto in vantaggiosa posizione,
+alle falde degli Appennini, tra
+Pistoja e Prato, mentre che Capino ed
+il Salviati venivano più lentamente dalla
+Mirandola per raggiugnerli<a class="tag" id="tag127" href="#note127">[127]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Tutti gli emigrati fiorentini avevano
+raggiunta l'armata di Pietro Strozzi e
+del priore di Roma, e tutti gli scolari
+fiorentini delle università di Padova e di
+Bologna eransi fatto un dovere di venire
+a combattere per la libertà. Dal canto
+suo Cosimo de' Medici aveva al suo servigio
+un grosso corpo di veterani spagnuoli
+e tedeschi, che l'imperatore gli
+aveva dati per mantenere la di lui autorità,
+ma più ancora per assicurarsi
+della di lui ubbidienza. Aveva inoltre sufficienti
+truppe italiane per farsi rispettare;
+pure affettò la più viva inquietudine,
+richiamò in città tutte le sue truppe
+spagnuole, e non prese che misure
+difensive. Con questo simulato terrore
+ingannò tanto bene gli emigrati, che
+Filippo Strozzi, Bartolomeo Valori e
+<span class="pagenum"><a id="Page_129"></a>[129]</span>
+gli altri ch'erano meno accostumati alle
+fatiche della guerra, andarono ad alloggiarsi
+come in piena pace nella casa dei
+Nerli a Montemurlo, che in addietro aveva
+servito di rocca, ma che ora non
+ne conservava che il nome; mentre che
+Pietro Strozzi con poche centinaja d'uomini
+stava a piè del colle, e che l'armata,
+trattenuta da dirotte piogge, trovavasi
+tuttavia distante quattro miglia<a class="tag" id="tag128" href="#note128">[128]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Cosimo de' Medici approfittò accortamente
+della confidenza che aveva saputo
+ispirare a' suoi nemici: nella notte del
+31 di luglio fece uscire tutta la sua armata
+sotto gli ordini di Alessandro Vitelli,
+e la mandò senza far alto a Montemurlo.
+Pietro Strozzi aveva divisa la
+piccola sua truppa per tendere un'imboscata
+ad un debole corpo di cavalleria,
+col quale si era battuto nel precedente
+giorno. Sandrino Filicaja, che aveva il
+comando de' soldati appiattati, sorpreso di
+vedersi passare innanzi un'intera armata
+invece di uno squadrone, non uscì d'aguato,
+e non potè prevenire Pietro Strozzi;
+<span class="pagenum"><a id="Page_130"></a>[130]</span>
+questi fu sorpreso nel suo quartiere,
+la sua truppa sgominata, ed egli medesimo
+fatto prigioniere, ma senz'essere
+conosciuto; onde trovò in appresso il
+modo di fuggire, attraversando a nuoto
+un piccolo fiume<a class="tag" id="tag129" href="#note129">[129]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Quando si raccontò a Filippo Strozzi
+che suo figliuolo era stato ucciso o fatto
+prigioniere, egli si smarrì, e sebbene
+fosse ancora in tempo di salvarsi, aspettò
+di essere attaccato da Alessandro Vitelli.
+Questi, giunto sotto l'antica rocca di
+Montemurlo, che gli emigrati avevano
+barricata alla meglio, la fece attaccare
+ed appiccare il fuoco alla porta. Dopo
+una sanguinosa pugna, che durò più di
+due ore, gli assalitori penetrarono da
+ogni banda nella fortezza, e gli emigrati
+si diedero prigionieri ai soldati, italiani o
+spagnuoli, ch'erano i primi ad arrestarli.
+Per tal modo Filippo Strozzi, che fin
+allora era stato creduto il più felice privato
+cittadino d'Italia, siccom'era ancora il più
+ricco, si arrese allo stesso Vitelli. Avendo
+questi avviso che l'armata di Capino e
+del priore Salviati avvicinavasi, ed era
+di già arrivata a Fabbrica, poco distante
+<span class="pagenum"><a id="Page_131"></a>[131]</span>
+da Montemurlo, egli non volle aspettarla
+ed esporre all'incertezza d'una nuova
+pugna i molti prigionieri che aveva fatti.
+Rientrò in Firenze il primo giorno d'agosto
+colla sua vittoriosa truppa, conducendo
+prigionieri nella loro patria per
+lo meno un individuo di ognuna delle
+illustri famiglie dell'antica repubblica;
+mentre che l'armata degli emigrati, informata
+della sventura de' suoi capi, si
+ritirava a precipizio oltre gli Appennini<a class="tag" id="tag130" href="#note130">[130]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Era Cosimo persuaso che non sarebbe
+mai sicuro del suo potere finchè non
+avesse distrutti tutti coloro che amavano
+la loro patria, e che vi avevano qualche
+considerazione. Ma sebbene tutti i suoi
+nemici fossero prigionieri della sua armata,
+non poteva ancora disporre della
+loro sorte; perciocchè, essendosi essi arresi
+in una battaglia ai soldati come prigionieri
+di guerra, erano diventati proprietà
+di coloro che gli avevano presi. Cosimo
+incaricò il supremo tribunale di balìa di
+entrare in trattato coi soldati per acquistare
+da loro i proscritti, e di sorpassare
+<span class="pagenum"><a id="Page_132"></a>[132]</span>
+le taglie che le loro famiglie sarebbero
+disposte a dare. Il dispotismo avvilisce
+talmente coloro cui confida le sue dignità,
+che i giudici e i magistrati accettarono
+questa vergognosa incumbenza. La
+più parte de' soldati spagnuoli ricusarono
+di trattare con loro; ma gl'Italiani furono
+meno delicati, ed appunto tra le
+loro mani si trovavano i più illustri prigionieri<a class="tag" id="tag131" href="#note131">[131]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Cosimo I aveva voluto vedere tutti i
+prigionieri nello stesso giorno in cui erano
+entrati in Firenze, ed aveva seco loro
+parlato con apparente moderazione; pure
+all'indomani il tribunale degli otto, avendone
+riscattati alcuni dai soldati, li fece
+porre alla tortura, ed in appresso decapitare
+sulla piazza della signoria. Nello
+spazio di quattro giorni ne perirono in
+tal modo quattro al giorno, ed era il
+duca intenzionato di continuare lungamente;
+ma, intimidito dai clamori del
+popolo, egli spedì gli altri, tra i quali
+trovavasi Niccolò Macchiavelli, figliuolo
+dello storico, nelle carceri di Pisa, di
+Livorno, di Volterra, ove perirono in
+breve. I prigionieri più illustri, cioè Bartolomeo
+<span class="pagenum"><a id="Page_133"></a>[133]</span>
+Valori, Filippo suo figlio, ed
+un altro Filippo suo nipote, Anton Francesco
+Albizzi ed Alessandro Rondinelli,
+vennero riservati a morire il 20 d'agosto,
+anniversario del giorno in cui lo stesso
+Valori aveva, sett'anni prima, adunato
+il parlamento, violata la capitolazione di
+Firenze, ed assoggettata la sua patria alla
+tirannia di quegli stessi Medici, che lo ricompensavano
+a quel modo che i tiranni
+sogliono ricompensare chi li serve. Prima
+del supplicio vennero tutti cinque posti alla
+tortura, ed il duca, per seminare sospetti
+in tutto il partito degli emigrati, si fece
+carico di pubblicare che le loro deposizioni
+svelavano una privata ambizione e
+personali progetti, che ognuno di loro
+nascondeva sotto la maschera del patriottismo
+e dell'amore di libertà<a class="tag" id="tag132" href="#note132">[132]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Filippo Strozzi era tuttavia prigioniero
+di Alessandro Vitelli; e questo generale
+aveva avuta l'antiveggenza di chiuderlo
+nella fortezza di cui era padrone, trattandolo
+colà con molti riguardi. Ricusava
+di consegnarlo a Cosimo, prometteva
+<span class="pagenum"><a id="Page_134"></a>[134]</span>
+d'interporsi presso l'imperatore per
+la liberazione di lui, e con tali mezzi
+riusciva ad estorcere dal suo prigioniere
+ragguardevoli somme. Filippo Strozzi,
+sposo di Clarice de' Medici, nipote del
+magnifico Lorenzo, aveva contribuito al
+ritorno dei Medici nel 1530; aveva prestato
+danaro al duca Alessandro per fabbricare
+quella stessa rocca, ove si trovava
+chiuso, e non aveva abbandonato
+il partito di lui, che dopo avere provato
+come ogni grandezza, ogni vantaggiosa
+opinione, ogni indipendenza di fortuna,
+riuscivano sospette ad un assoluto padrone.
+L'immensa sua ricchezza non era la sola
+circostanza che richiamava sopra di lui
+gli sguardi dell'Europa; egli era rinomato
+pel suo sapere, pel suo gusto in fatto di
+arti e di letteratura, pel suo cortese contegno,
+per la generosità del suo carattere.
+Aveva date prove di quest'ultima
+coll'accoglimento che aveva fatto a tutta
+la famiglia di Lorenzino de' Medici, scacciata
+da Firenze e spogliata d'ogni avere.
+Aveva ricevuti la madre ed il fratello
+in propria casa, ed aveva maritate le due
+sorelle ai due suoi figliuoli, senz'altra dote
+che quella di appartenere al Bruto fiorentino<a class="tag" id="tag133" href="#note133">[133]</a>.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_135"></a>[135]</span>
+</p>
+
+<p>
+Per qualche tempo Carlo V difese Filippo
+Strozzi contro la vendetta di Cosimo;
+all'ultimo, vinto dalle reiterate
+istanze del duca, acconsentì nel 1538,
+che questo illustre cittadino fosse posto
+alla tortura, ed in appresso mandato al supplicio;
+ma nello stesso giorno in cui giugneva
+a Firenze l'assenso dell'imperatore,
+ne fu dato avviso a Filippo Strozzi, il
+quale, temendo che il dolore lo riducesse
+ad accusare i suoi amici, si tagliò egli
+stesso la gola, dopo avere scritto sul
+muro della sua prigione quel verso di
+Virgilio: <i>Exoriare aliquis nostris ex ossibus
+ultor!</i> cui parve conformarsi l'intera
+vita di suo figlio Pietro, in appresso
+maresciallo di Francia<a class="tag" id="tag134" href="#note134">[134]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Lorenzino de' Medici non si trovava
+cogli emigrati che s'innoltrarono fino a
+Montemurlo contro Cosimo: egli non
+ignorava d'essere nello stesso tempo perseguitato
+dal duca di Firenze e dall'imperatore,
+e che la sua vita era dovunque
+in pericolo. Perciò da Venezia, dove
+si era da principio riparato, passò in
+<span class="pagenum"><a id="Page_136"></a>[136]</span>
+Turchia; di là tornò in Francia, ma non
+facendosi conoscere, e stando sempre in
+guardia contro le insidie; poi ritornò a
+Venezia, ove all'ultimo fu assassinato,
+nel 1547 col suo zio Soderini, per ordine
+di Cosimo<a class="tag" id="tag135" href="#note135">[135]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Il nuovo duca di Firenze non si era
+per anco liberato che dai suoi nemici;
+ma non erano costoro ch'egli più temesse
+o più odiasse. Sapeva che mentre una
+repubblica non ha ragioni di temere
+coloro che l'hanno istituita o salvata,
+un tiranno può compensare i servigj,
+ma perdonare i beneficj non mai. Andrea
+Doria poteva tutto ripromettersi
+dall'amore e dalla riconoscenza de' Genovesi,
+ma Cosimo doveva sempre paventare
+coloro che avevano contribuito
+a collocarlo sul trono. E siccome questi
+non potevano essere persuasi d'avere
+fatta una buona azione, così non potevano
+in sè medesimi trovare la costanza
+di mantenerla. Cosimo colla battaglia
+di Montemurlo e col patibolo erasi di
+già liberato dalla maggior parte di coloro
+che nel 1530 avevano chiamata la casa
+de' Medici alla sovranità di Firenze; ma
+<span class="pagenum"><a id="Page_137"></a>[137]</span>
+egli temeva inoltre coloro che direttamente
+gli avevano trasmessa l'eredità di
+Alessandro, e che credevano con tale
+segnalato beneficio d'avere acquistati diritti
+alla sua gratitudine; questa rivoluzione
+era stata l'opera del cardinale Cibo,
+di Alessandro Vitelli e di quattro
+Fiorentini, Francesco Guicciardini, Francesco
+Vettori, Roberto Acciajuoli e Matteo
+Strozzi; onde egli pensò a disfarsi a poco
+a poco ancora di questa gente.
+</p>
+
+<p>
+Il cardinale Cibo si era presa la cura
+di educare i figli naturali di Alessandro.
+Scoprì, o credette di scoprire, che uno
+speziale, chiamato Biagio, era stato sedotto
+dai ministri del duca per avvelenare
+Giulio, il maggiore di que' fanciulli, e
+quello stesso ch'era stato a bella prima proposto
+per successore ad Alessandro. Egli
+ne fece lagnanza, e Cosimo si dolse ancora
+più altamente col cardinale di un'accusa,
+com'egli diceva, affatto calunniosa,
+tanto lo minacciò che lo costrinse a ritirarsi
+a Massa di Carrara presso la marchesa
+sua cognata<a class="tag" id="tag136" href="#note136">[136]</a>.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_138"></a>[138]</span>
+</p>
+
+<p>
+Alessandro Vitelli aveva forzato il senato
+ad eleggere Cosimo col terrore de'
+suoi soldati, ed aveva in appresso consolidato
+il di lui trono colle vittorie. Vero
+è che se n'era fatto ampiamente pagare;
+che aveva ammassati grandissimi tesori
+in occasione delle rivoluzioni di Firenze;
+e che, quantunque bastardo della
+sua casa, era più ricco che i capi della
+linea legittima. Si era inoltre impadronito
+per sorpresa della fortezza di Firenze,
+e ne aveva dato il possesso all'imperatore
+piuttosto che a Cosimo. Questi si
+adoperò molto tempo invano per iscreditare
+il Vitelli presso l'imperatore; finalmente
+ottenne nel 1538 che gli fosse
+dato per successore don Giovanni de Luna
+nel comando della fortezza di Firenze, e
+ch'egli fosse allontanato da questa città<a class="tag" id="tag137" href="#note137">[137]</a>.
+</p>
+
+<p>
+I quattro senatori fiorentini che avevano
+innalzato Cosimo sul trono, sentivansi
+ad un tempo esposti al disprezzo
+ed all'odio dei loro compatriotti, ed alla
+gelosa diffidenza del tiranno, che li teneva
+lontani da tutti gli affari: costoro,
+abbandonati ai loro rimorsi, non tardarono
+<span class="pagenum"><a id="Page_139"></a>[139]</span>
+a cadere vittime del loro pentimento.
+Francesco Vettori più non uscì
+dalla sua casa dopo la morte di Filippo
+Strozzi, con cui aveva avuta la più stretta
+famigliarità, per essere portato al sepolcro.
+Il Guicciardini ritirossi colmo di
+dolore nella sua villa, ove morì nel 1540 non
+senza sospetto di veleno. Roberto Acciajuoli
+e Matteo Strozzi lo seguirono in
+breve. Maria Salviati, madre di Cosimo,
+morì nel 1543. Francesco Campana, intimo
+di lui segretario, che aveva avuta
+grandissima parte nella di lui elezione,
+morì pure disgraziato; ed in allora Cosimo
+sentì finalmente che non aveva più
+amici e che cominciava a regnare<a class="tag" id="tag138" href="#note138">[138]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Le scintille di libertà, che rimanevano
+tuttavia disperse in Italia, si andavano n
+poco a poco spegnendo. Negli stati del
+papa Ancona aveva conservata un'amministrazione
+repubblicana ed indipendente
+fino al mese d'agosto del 1532: essa godeva
+senza strepito di questa libertà, quando
+Clemente VII fece avvisati i magistrati
+di questa piccola città, che una flotta
+<span class="pagenum"><a id="Page_140"></a>[140]</span>
+di Solimano, entrata nell'Adriatico, apparecchiavasi
+ad attaccarla; ed in pari
+tempo gli offrì l'ajuto di una piccola
+armata sotto gli ordini di Luigi Gonzaga.
+Gli Anconitani accolsero senza diffidenza
+le truppe del papa; ma queste, avendo
+occupati le porte, arrestarono tutti i magistrati,
+tagliarono la testa a sei di loro,
+disarmarono tutti i cittadini, fabbricarono
+una rocca sul monte San Ciriaco, e privarono
+la città di tutti gli antichi suoi
+privilegj<a class="tag" id="tag139" href="#note139">[139]</a>.
+</p>
+
+<p>
+La repubblica d'Arezzo, che era risorta
+in tempo dell'assedio di Firenze,
+non aveva durato lungamente. Dopo avere
+nudrita l'armata imperiale per tutto il
+tempo che Firenze si difese, dopo avere
+fatti i più grandi sagrificj, questa città
+fu ancor essa attaccata dai suoi vittoriosi
+alleati, ed il 10 ottobre del 1530 venne
+forzata a ritornare sotto il dominio dei
+Fiorentini<a class="tag" id="tag140" href="#note140">[140]</a>. Il conte Rosso di Bevignano,
+che aveva avuta tanta parte nella
+sollevazione d'Arezzo contro la repubblica
+fiorentina, e che così vigorosamente
+aveva assistiti Clemente VII ed i Medici,
+<span class="pagenum"><a id="Page_141"></a>[141]</span>
+venne arrestato nello stato pontificio, dato
+nelle mani del duca Alessandro ed appiccato<a class="tag" id="tag141" href="#note141">[141]</a>.
+Cosimo I fece rifabbricare
+una rocca in Arezzo nel 1538, ed un'altra
+in Pistoja; fece disarmare gli abitanti
+delle due città, e si assicurò in tale maniera
+della loro sommissione<a class="tag" id="tag142" href="#note142">[142]</a>.
+</p>
+
+<p>
+La repubblica di Lucca tentava l'ambizione
+del nuovo duca di Firenze; egli
+la costrinse ad uscire dalla sua oscurità,
+approfittando di tutte le occasioni di offendere
+il di lei governo per trarla in
+una guerra che sperava di potere terminare
+colla conquista di quel piccolo stato.
+Si esercitarono più volte degli atti ostili
+tra i villani dei due dominj; e la gelosia
+e l'odio di vicinato scoppiarono tra di
+loro con un carattere che mai non avevano
+avuto fin ch'era durata la repubblica
+fiorentina. Ma i Lucchesi, conoscendo la
+loro debolezza, avevano riposta ogni speranza
+nella protezione dell'imperatore.
+Comperavano con ragguardevoli somme
+di danaro difensori nel di lui consiglio,
+ed in tal guisa evitarono un attacco
+<span class="pagenum"><a id="Page_142"></a>[142]</span>
+cui probabilmente avrebbero dovuto soggiacere<a class="tag" id="tag143" href="#note143">[143]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Furono più fortunati i progetti di Cosimo
+I sopra la repubblica di Siena. La
+prudenza, la dissimulazione e la costanza
+del duca trionfarono di una città indebolita
+da una lunga anarchia, e più ancora
+dalla contraria fortuna de' Francesi,
+che, strascinando la repubblica di Siena
+nel loro partito, la ruinarono coi medesimi
+loro soccorsi, come avevano già ruinati
+i Fiorentini abbandonandoli.
+</p>
+
+<p>
+Sebbene la repubblica di Siena fosse
+da gran tempo attaccata alla parte imperiale,
+il trattato di Cambrai le aveva
+fatto, come a tutti gli altri stati dell'Italia,
+perdere la sua indipendenza. Carlo
+V la lasciava in preda senza rammarico
+a tutti gl'inconvenienti dell'anarchia,
+purch'ella gli desse una sufficiente guarenzia
+del costante suo attaccamento al
+partito imperiale. Altronde la corte, per
+via di quell'inclinazione naturale ai principi,
+ai cortigiani ed ai ministri, riservava
+all'aristocrazia sola tutti i suoi favori;
+e la repubblica di Siena, invece
+<span class="pagenum"><a id="Page_143"></a>[143]</span>
+d'essere agitata, come nel precedente secolo,
+dalle tumultuose passioni del popolo,
+lo era allora dalle contese non meno
+sanguinose che violente delle grandi
+famiglie.
+</p>
+
+<p>
+Il duca d'Amalfi, Alfonso Piccolomini,
+discendente da un nipote di Pio II, era
+stato prescelto mediante l'influenza dell'imperatore,
+in maggio del 1538, per capo
+della repubblica di Siena<a class="tag" id="tag144" href="#note144">[144]</a>. D'allora
+in poi era stato il principale agente di
+Carlo V presso di questo stato; ma perchè
+era egli medesimo poco capace di
+governare, erasi totalmente abbandonato
+ai consiglj di Giulio Salvi e de' sei fratelli
+di costui, la di cui famiglia si era sollevata
+ad un cotal grado di potenza e di
+arroganza, che sprezzava tutte le leggi
+ed assoggettava alla sua tirannide le sostanze,
+le mogli e le figlie dei cittadini.
+I Sienesi portarono le loro lagnanze
+all'imperatore, che ritornava dalla sua
+spedizione di Algeri; e Cosimo de' Medici
+diede a queste maggior peso, denunciando
+a Carlo V un supposto trattato,
+ch'egli pretendeva d'avere scoperto
+tra Giulio Salvi ed il signore di Montluc,
+<span class="pagenum"><a id="Page_144"></a>[144]</span>
+in allora segretario d'ambasciata a Roma
+pel re di Francia. Lo scopo di questo trattato
+doveva essere quello di dare Porto Ercole in
+mano de' Francesi, di que' tempi in procinto
+di ricominciare la guerra contro
+l'imperatore, d'introdurli da quel porto
+in Toscana, di attaccare la repubblica
+di Siena alla loro alleanza, e di dar loro
+il mezzo in tal modo d'influire nuovamente
+negli affari d'Italia<a class="tag" id="tag145" href="#note145">[145]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Infatti i Francesi cercavano avidamente
+l'occasione di rinnovare qualche negoziazione
+coll'Italia, e di ricuperarvi qualche
+considerazione; e l'imperatore si adoperava
+con egual zelo a precludere loro
+ogni comunicazione con que' piccoli stati.
+Carlo V incaricò il Granvella di riformare
+il governo di Siena; questi recossi in questa
+città colla guardia tedesca di Cosimo
+de' Medici; ed affidò la sovranità ad una
+balìa, o stretta oligarchia di quaranta
+membri, trentadue dei quali vennero nominati
+dai diversi Monti, ossia ordini de'
+cittadini, ed otto dallo stesso Granvella.
+La presidenza de' tribunali fu riservata
+<span class="pagenum"><a id="Page_145"></a>[145]</span>
+ad un suddito dell'imperatore, da nominarsi
+ogni tre anni dal senato di
+Milano o da quello di Napoli. Tale era
+la libertà che Carlo V lasciava alle repubbliche
+sue più antiche alleate, quando
+acconsentiva di proteggerle<a class="tag" id="tag146" href="#note146">[146]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Siena era scontenta assai di questa
+nuova costituzione, e senza le truppe
+che Cosimo I aveva ai confini, questa
+repubblica non avrebbe tardato ad iscuotere
+il giogo<a class="tag" id="tag147" href="#note147">[147]</a>. Nella guerra che si era
+riaccesa tra la Francia e l'impero, Pietro
+Strozzi e suo fratello Leone, priore di
+Capoa, sempre meditando di vendicare
+il loro padre Filippo e di rovesciare dal
+suo trono Cosimo I, cercavano una piazza
+d'armi in Toscana, ove potere unire i
+soldati che loro dava la Francia ai malcontenti
+sempre apparecchiati ad assecondarli.
+Lo stato di Siena sembrava loro
+eminentemente opportuno a ricevere i
+loro sbarchi; e perchè Francesco I aveva
+fatto contro Carlo V alleanza coll'impero
+turco, e che la flotta francese si univa
+tutti gli anni a quella del famoso Barbarossa,
+<span class="pagenum"><a id="Page_146"></a>[146]</span>
+queste due flotte unite attaccarono
+più volte i porti dello stato
+sienese, ed all'ultimo il Barbarossa occupò
+nel 1544 Telamone e Port'Ercole,
+ed assediò pure Orbitello che gli
+fece resistenza. I Sienesi erano atterriti,
+vedendo i Turchi sbarcare sulle loro
+coste; pure loro riuscivano ancora più
+sospetti gli ajuti offerti da Cosimo I. Un
+tale stato di alterni sospetti e pericoli si
+protrasse fino al trattato di Crespi, del
+18 settembre 1544, col quale per poco
+tempo si ristabilì la pace tra la Francia
+e l'impero<a class="tag" id="tag148" href="#note148">[148]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Dopo la pace don Giovanni de Luna
+continuò a tenere a Siena una piccola
+guarnigione spagnuola sotto colore di
+mantenere l'ordine in città, ma infatto per
+mantenerla dipendente dal partito imperiale.
+Carlo V però mai non mandava
+danaro ai suoi soldati, ed in tempo di
+pace lasciava che vivessero a discrezione
+nelle province suddite o alleate, le quali
+perciò non soffrivano meno dalla crudele
+avidità degli Spagnuoli, che non un paese
+<span class="pagenum"><a id="Page_147"></a>[147]</span>
+nemico in tempo di guerra<a class="tag" id="tag149" href="#note149">[149]</a>. Il malcontento
+cagionato dalle ruberie degli
+Spagnuoli era di già arrivato all'estremo,
+e venne accresciuto dal costante favore
+che don Giovanni de Luna, d'accordo
+con Cosimo I, mostrava all'aristocrazia.
+Volevano questi due che ogni potere fosse
+concentrato nella nobiltà e nel monte
+dei nove, che quasi colla nobiltà si confondeva;
+e mostravano agli altri ordini
+quel disprezzo che i borghesi soffrivano
+nelle monarchie. Il popolo, spinto agli
+ultimi estremi, sollevossi il 6 di febbrajo
+del 1545; furono uccisi circa trenta gentiluomini,
+e gli altri cercarono rifugio in
+palazzo presso don Giovanni de Luna.
+Cosimo I, che teneva le sue truppe apparecchiate
+ai confini per approfittare
+di questo tumulto, cui forse ebbe qualche
+parte, voleva che don Giovanni le
+lasciasse entrare in città; ma questi mancò
+di risoluzione o di antiveggenza; lasciò
+licenziare la propria guarnigione spagnuola,
+ed all'ultimo fu costretto ad uscire egli
+medesimo di Siena il 4 di marzo del 1545
+con un centinajo di membri dell'aristocrazia;
+nello stesso tempo tutto il monte
+<span class="pagenum"><a id="Page_148"></a>[148]</span>
+dei nove venne privato d'ogni partecipazione
+al governo<a class="tag" id="tag150" href="#note150">[150]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Mentre che in Toscana omai più non
+restava orma dell'antica libertà, che tutta
+l'Italia aveva perduta la sua indipendenza,
+e che veruna potenza estera pareva
+in istato di soccorrerla, un gonfaloniere
+di Lucca formò l'audace disegno
+di richiamare in vita tutte quelle
+antiche repubbliche, di unirle con una
+confederazione, di scuotere il giogo dell'imperatore,
+in allora trattenuto in Allemagna
+dalla lega di Smalcalde, di schivare
+d'assoggettarsi a quello della Francia,
+e di riconquistare nello stesso tempo l'indipendenza
+dell'Italia, la libertà politica
+dei cittadini e la libertà religiosa, di cui
+ne aveva a Lucca inspirato il desiderio
+la predicazione della riforma. Francesco
+Burlamacchi, autore di questo progetto,
+era uno de' tre commissarj dell'ordinanza
+ossia milizia del territorio di Lucca.
+Aveva sotto il suo comando circa mille
+quattrocento uomini, e poteva portarli
+a due mila senza dare sospetto. Secondo
+<span class="pagenum"><a id="Page_149"></a>[149]</span>
+l'usata pratica di ogni anno, contava di
+farli passare in rassegna sotto le mura
+di Lucca, e quando le porte della città
+si chiuderebbero dopo la rassegna, voleva
+sotto finto pretesto condurre la sua
+truppa, a traverso al monte di san Giuliano,
+a sorprendere Pisa che non aveva
+guarnigione, ed ove il comandante della
+rocca era con lui d'accordo; voleva rendere
+ai Pisani quella libertà per la quale avevano
+combattuto quarant'anni prima con
+tanto valore; unirli ai suoi Lucchesi per
+marciare insieme sopra Firenze, ed approfittare
+dell'universale malcontento dei
+popoli, e della sicurezza dei tiranni, per
+dilatare ovunque la rivoluzione. Un altro
+corpo di truppe doveva incamminarsi
+verso Pescia e Pistoja, ove lo spirito di
+fazione aveva mantenute le abitudini militari.
+Arezzo che di fresco aveva mostrato
+il suo attaccamento alle idee repubblicane,
+Siena che temeva il risentimento
+dell'imperatore, Perugia che nel
+1539 aveva pure cercato di scuotere il
+giogo del papa<a class="tag" id="tag151" href="#note151">[151]</a>, Bologna che lo
+sopportava impazientemente, dovevano
+entrare nella nuova lega, la quale doveva
+<span class="pagenum"><a id="Page_150"></a>[150]</span>
+ad ogni città guarentire la rispettiva
+libertà e tutti i necessarj mezzi di resistenza.
+I due fratelli Strozzi avevano
+promessi trenta mila scudi in effettivo danaro,
+i soccorsi della Francia, e l'attiva
+cooperazione degli emigrati fiorentini; ma
+essi persuasero il Burlamacchi a differire
+l'esecuzione del suo disegno per aver
+tempo di conoscere i risultamenti della
+guerra incominciata dall'imperatore contro
+i protestanti della Germania: intanto un
+Lucchese, che i congiurati volevano associarsi,
+andò a Firenze a darne avviso
+al duca Cosimo I. Il Burlamacchi era in
+allora gonfaloniere; e sebbene la sua carica
+non potesse sottrarlo al gastigo meritato
+da una tanto ardita impresa, fatta
+senza l'assenso della sua patria, avrebbe
+ancora avuto tempo di fuggire quando
+seppe che il suo disegno era stato rivelato
+a Cosimo, se le generose cure
+ch'egli volle avere per alcuni emigrati
+sienesi che temeva di avere compromessi,
+e che lo denunciarono ai consiglj
+di Lucca, non fossero stati, trattenendolo,
+cagione del di lui arresto. Cosimo I persuase
+l'imperatore a domandare un prigioniere
+che aveva voluto sollevare tutta
+l'Italia. I Lucchesi non ebbero il coraggio
+di ricusarlo: e il Burlamacchi fu
+<span class="pagenum"><a id="Page_151"></a>[151]</span>
+tradotto a Milano, posto alla tortura, poi
+condannato all'estremo supplicio<a class="tag" id="tag152" href="#note152">[152]</a>.
+</p>
+
+<p>
+La congiura del Burlamacchi diede all'imperatore
+un nuovo motivo per assicurarsi
+del governo di Siena. Temeva
+che il malcontento che ogni giorno vedeva
+farsi maggiore, non ispingesse questa repubblica
+a cercare un più leale protettore,
+ad aprire le sue porte ai Francesi,
+ed in tal modo a dar loro un'importante
+stazione nel centro dell'Italia: perciò, malgrado
+la ripugnanza dei Sienesi, risolse
+d'introdurre di nuovo nella loro città
+una guarnigione spagnuola, in sul piede
+di quella di don Giovanni de Luna,
+ch'essi avevano rimandata. Ne affidò il
+comando a quel don Diego Hurtado
+de Mendoza, che si acquistò gran nome
+tra i letterati colla sua <i>Storia della
+guerra di Granata</i>, le sue poesie, ed
+il suo romanzo di <i>Lazarillo di Tormes</i>,
+ma che in Italia si rendette detestabile
+colla sua alterigia, colla sua avarizia e colla
+sua perfidia. La guardia spagnuola entrò in
+<span class="pagenum"><a id="Page_152"></a>[152]</span>
+Siena il 29 di settembre del 1547; ed il
+Mendoza, ch'era nello stesso tempo ambasciatore
+a Roma, e che, di là dirigendo
+gl'intrighi spagnuoli, era troppo contento
+d'avere in vicinanza e sotto i suoi ordini
+una piazza d'armi, recossi a Siena il
+20 di ottobre, poi nel 1548 vi fece entrare
+altre truppe, disarmò i cittadini,
+e mutò il governo in maniera da renderlo
+affatto dipendente dal suo volere.
+Il 4 di novembre del 1548 vi creò una
+nuova balìa di quaranta membri, venti
+de' quali furono eletti dall'antico senato
+e venti da lui medesimo. La sovranità
+della repubblica venne conferita a questo
+corpo; ma dopo tale epoca vi comandava
+tanto dispoticamente l'imperatore,
+che potè offrire Siena al papa Paolo III
+invece di Parma e Piacenza, come se
+avesse pieno diritto di disporne<a class="tag" id="tag153" href="#note153">[153]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Per essere ancora più certo dell'ubbidienza
+di questa repubblica, il Mendoza
+ottenne precisi ordini dall'imperatore di
+fabbricare in Siena una rocca, malgrado
+<span class="pagenum"><a id="Page_153"></a>[153]</span>
+la costante ed unanime opposizione di
+tutte le classi dei cittadini. Gli Spagnuoli
+si comportavano con tanta insolenza, era
+così difficile l'ottenere giustizia dei furti,
+degli omicidj, degli oltraggi di ogni
+sorta, di cui si rendevano colpevoli, che
+i cittadini li vedevano con sommo terrore
+assicurarsi sempreppiù il possedimento
+della loro città. Lo storico Malavolti fu
+egli stesso deputato presso Carlo V, per
+supplicarlo di rinunciare ad un progetto
+che metteva nella disperazione i suoi
+compatriotti. Riuscirono vane le sue rappresentanze;
+ma il piano adottato dal
+Mendoza per l'erezione della rocca era
+così vasto, richiedeva così ragguardevoli
+spese, che le opere cominciate non bastarono
+a coprire i soldati che dovevano
+difenderle, quando sopraggiunse il
+pericolo<a class="tag" id="tag154" href="#note154">[154]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Niuno stato d'Italia fu forse più che
+la repubblica di Siena ostinato, prima
+nell'antico partito ghibellino, poi, quando
+questo nome cominciava ad essere dimenticato,
+nel partito imperiale per opposizione
+<span class="pagenum"><a id="Page_154"></a>[154]</span>
+a quello della Francia. Tutte
+le fazioni che si erano fatte la guerra e
+strappato di mano a vicenda il timone
+della repubblica, avevano professate le
+stesse opinioni; ma l'avarizia spagnuola
+e l'iniqua fede del Mendoza avevano
+alla fine trionfato di questo lungo attaccamento;
+e quando nel 1552 si rinnovò
+la guerra in Piemonte ed in Germania
+fra Carlo V ed Enrico II, i Sienesi si
+rivolsero alla Francia ed implorarono il
+di lei ajuto per sottrarsi alla dura tirannia
+che cominciava a pesare sul loro
+capo<a class="tag" id="tag155" href="#note155">[155]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Il duca di Firenze, che teneva aperti gli
+occhi su questo vicino stato, scoprì la corrispondenza
+de' Sienesi coi Francesi; egli
+aveva cagione di essere scontento del
+Mendoza e del governo di Spagna. Invece
+di essere trattato qual principe indipendente,
+egli sentiva che si cercava di
+farlo scendere ogni giorno al rango di
+vassallo dell'imperatore; temeva lo stabilimento
+degli Spagnuoli in Siena quasi
+quanto quello dei Francesi; ma ad ogni
+modo il suo principale interesse era sempre
+<span class="pagenum"><a id="Page_155"></a>[155]</span>
+quello di contenere il malcontento
+de' Fiorentini, e di conservare la propria
+signoria a dispetto dell'odio de' suoi sudditi.
+Perciò, a fronte delle umiliazioni che
+soffriva per parte dell'imperatore o dei
+suoi ministri, non lasciava di conservarsi
+loro fedele. Nella presente circostanza
+offrì gagliardi ajuti a don Diego Mendoza;
+ma questi, più geloso del duca che
+premunito contro il comune nemico,
+ricusò di ricevere le truppe di Cosimo
+in Siena<a class="tag" id="tag156" href="#note156">[156]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Erasi formato un attruppamento nei
+contadi di Castro e di Pitigliano, sotto
+il comando di Niccolò Orsini, che aveva
+preso servigio sotto i Francesi: due emigrati
+sienesi, Enea Piccolomini ed Amerigo
+Amerighi, eransi fatti capi di un
+corpo d'insorgenti, che, attraversando lo
+stato di Siena, s'ingrossò fino al numero
+di circa tre mila. Il Piccolomini si presentò
+la sera del 26 luglio del 1552 alle
+porte di Siena, proclamando il nome di
+<i>libertà</i>. Il popolo, sebbene disarmato,
+si sollevò; non eranvi in città che quattrocento
+Spagnuoli, sotto gli ordini di
+don Giovanni Franzesi, essendo stati gli
+<span class="pagenum"><a id="Page_156"></a>[156]</span>
+altri mandati ad Orbitello ed in varj porti
+delle Maremme, mentre il Mendoza
+trattenevasi in Roma. I Sienesi aprirono
+le porte al Piccolomini, e subito scacciarono
+gli Spagnuoli dal convento di san
+Domenico, dove questi si erano afforzati,
+e gl'inseguirono fino alla rocca, che
+l'avarizia del Mendoza aveva lasciata
+male armata, e mal provveduta di vittovaglie.
+Cosimo dei Medici si affrettò
+di mandare soccorsi agli Spagnuoli; ma
+in seguito, temendo di tirarsi addosso le
+armi della Francia, mentre Carlo V, vivamente
+attaccato da Maurizio di Sassonia,
+sembrava inabilitato a secondarlo,
+richiamò le sue truppe, e si fece mediatore
+di una capitolazione, in forza
+della quale la fortezza innalzata a porta
+di Camullia fu, il 3 agosto del 1552,
+data in mano ai Sienesi, che la demolirono,
+e la guarnigione spagnuola si ritirò
+a Firenze<a class="tag" id="tag157" href="#note157">[157]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Enrico II colse avidamente l'occasione
+che venivagli offerta di far penetrare le
+<span class="pagenum"><a id="Page_157"></a>[157]</span>
+sue armate nel cuore dell'Italia, e di
+approfittare dell'universale malcontento
+per invitare i popoli a scuotere il giogo
+della corte di Spagna. Fece passare ai
+Sienesi alcuni gentiluomini francesi per
+dirigerli, soldati per difenderli, e soccorsi
+d'ogni maniera. Il duca di Termini, in
+addietro governatore di Parma, venne
+l'11 di agosto a soggiornare in Siena,
+ed in breve fu stipulato un trattato tra
+la repubblica ed il re di Francia<a class="tag" id="tag158" href="#note158">[158]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Cosimo I vedeva con estrema inquietudine
+lo stabilimento de' Francesi alle
+sue porte. Ad ogni modo non credeva
+le circostanze favorevoli per discacciarli
+a forza aperta; aveva promesso di tenersi
+neutrale, ed Enrico II si era obbligato
+a rispettare la di lui neutralità. Cosimo
+cercava di far sentire a Carlo V, che
+colla pazienza e coll'accortezza giugnerebbe
+a' suoi fini ugualmente che colle
+armi. Ma il 2 di agosto l'imperatore
+aveva sottoscritta la pace di religione a
+Passavia, e così trovandosi liberato da
+<span class="pagenum"><a id="Page_158"></a>[158]</span>
+Maurizio di Sassonia, il suo più temuto
+nemico, risolse di punire i Sienesi di
+una rivoluzione, ch'egli risguardava per
+sè disonorevole, ed ordinò a don Pedro
+di Toledo, vicerè di Napoli, e suocero
+di Cosimo I, di recarsi per mare
+a Livorno colle forze di cui poteva disporre<a class="tag" id="tag159" href="#note159">[159]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Il vicerè, uno de' più crudeli ed avari
+fra quei ministri di Carlo V, che avevano
+in Italia renduto odioso il nome
+dell'imperatore, non ebbe tempo di meritare
+le maledizioni dei Toscani, come
+aveva raccolte quelle dei Napolitani. Giunse
+in Firenze in sul cominciare del 1553
+e vi morì nel susseguente febbrajo, dopo
+essere sembrato per tutto quel tempo assorto
+intieramente nei piaceri di un fresco
+matrimonio, che mal conveniva alla sua vecchiaja<a class="tag" id="tag160" href="#note160">[160]</a>.
+Cosimo I, cui Carlo V voleva affidare
+il comando di quest'impresa, lo ricusò:
+don Garzia di Toledo, figlio del vicerè,
+<span class="pagenum"><a id="Page_159"></a>[159]</span>
+n'ebbe perciò l'incarico. Costui trovossi
+alla testa di un'armata di sei mila Spagnuoli
+e di due mila Tedeschi che aveva
+condotti in Toscana suo padre, e di otto
+mila Italiani raccolti nella provincia di
+Val di Chiana da Ascanio della Cornia,
+nipote del papa. Con tale esercito don
+Garzia entrò nel Sienese; prese Lucignano,
+Monte Fellonico e Pienza; guastò
+quasi tutto il territorio della repubblica,
+e pose l'assedio a Montalcino<a class="tag" id="tag161" href="#note161">[161]</a>. Ma
+frattanto i Francesi avevano invocata l'assistenza
+della flotta turca, che ogni anno
+veniva a saccheggiare le coste degli stati
+dell'imperatore in Italia, e che ogni anno
+rendeva inefficace la sua assistenza colla
+sua lentezza a trovarsi al luogo concertato,
+e colla sua prontezza a ritirarsi. La
+di lei comparsa sulle coste del regno di
+Napoli costrinse non pertanto don Garzia
+di Toledo a levare l'assedio di Montalcino,
+ed a ricondurre il suo esercito
+nell'Italia meridionale<a class="tag" id="tag162" href="#note162">[162]</a>.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_160"></a>[160]</span>
+</p>
+
+<p>
+Cosimo I, abbandonato in giugno dagli
+Spagnuoli, trovavasi in un crudele imbarazzo;
+ricusando di rinunciare apertamente
+alla sua neutralità aveva vivamente
+irritato l'imperatore, aveva assai più offesi
+i Sienesi ed il re di Francia, poichè,
+sotto la maschera della neutralità, aveva
+dati soccorsi d'ogni genere ai loro nemici;
+si era fatto cedere Lucignano, una
+delle piazze conquistate sopra di loro, ed
+all'ultimo aveva, per mezzo del suo ambasciatore,
+ordita in Siena una cospirazione
+ch'era stata scoperta, ed aveva costato
+la vita a Giulio Salvi, che n'era capo,
+ed a molti di lui complici. Cosimo, vedendosi
+esposto al risentimento de' Francesi,
+de' Sienesi e degli emigrati fiorentini che
+erano venuti a Siena, si affrettò di trattare
+la pace, che si conchiuse in giugno
+del 1553. Lucignano fu restituito ai Sienesi
+con tutte le conquiste fatte nel loro
+territorio; e questi promisero di non ricevere
+nel loro stato i nemici del duca<a class="tag" id="tag163" href="#note163">[163]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Ad ogni modo Cosimo I era ben lontano
+dal volere religiosamente osservare
+<span class="pagenum"><a id="Page_161"></a>[161]</span>
+il trattato che aveva conchiuso; egli non
+poteva mantenersi sul trono, a dispetto
+dell'odio di tutti i suoi sudditi, senza essere
+spalleggiato da estera potenza; onde
+gli era impossibile di conservarsi neutrale
+tra la Francia e l'impero. Al servigio
+della Francia vedeva ricolmo di onorificenze
+Pietro Strozzi, figliuolo di quel Filippo
+ch'era perito nelle sue prigioni.
+Pietro, favoreggiato dalla regina Catarina
+de' Medici sua cugina germana, andava
+non pertanto assai più debitore della sua
+fortuna al proprio valore ed al singolare
+suo ingegno; era maresciallo di Francia
+e luogotenente del re in Italia, e non
+aveva altro più ardente desiderio che
+quello di balzare Cosimo I dall'usurpato
+suo trono. Cosimo non poteva dunque fare
+a meno di non attaccarsi al contrario
+partito, e di non assecondare l'imperatore;
+e benchè fosse stato più volte ingannato
+dai ministri di Carlo V; benchè fosse
+stato strascinato in enormi spese per la
+difesa di Piombino, che poi questo monarca
+gli aveva ritolto senza verun compenso,
+dopo averglielo dato; benchè si
+aspettasse d'avere lo stesso trattamento
+quando riuscisse a conquistare Siena a
+proprie spese; risolse nulladimeno di entrare
+in guerra, di sostenerne tutto il peso,
+<span class="pagenum"><a id="Page_162"></a>[162]</span>
+e di prendere in oltre sopra di sè la vergogna
+di cominciarla con un tradimento<a class="tag" id="tag164" href="#note164">[164]</a>.
+</p>
+
+<p>
+I Sienesi si riposavano tranquillamente
+sul trattato fatto con Cosimo I, ed improvvidi
+ad esempio de' Francesi, loro
+alleati e loro ospiti, non pensavano
+che a godersi il presente senza apparecchiare
+i mezzi di difesa per l'avvenire.
+Intanto Cosimo faceva guardare severamente
+i suoi confini, onde niuno potesse
+dare ai Sienesi notizia de' suoi apparecchj;
+assoldava nuove genti, poneva in movimento
+le sue milizie e dava ordine ad
+ogni corpo della sua armata di trovarsi
+il 26 gennajo del 1554 a Poggibonzi,
+ultimo castello dello stato fiorentino sulla
+strada di Siena. Cosimo non prendeva
+giammai egli stesso il comando delle sue
+truppe, e nominò supremo comandante di
+queste Gian Giacomo Medici, o Medichino,
+da prima conosciuto sotto il nome di castellano
+di Musso, poi di marchese di
+Marignano, uomo intraprendente, e non
+pertanto cauto, perseverante, crudele, e
+che risguardavasi come uno de' migliori
+<span class="pagenum"><a id="Page_163"></a>[163]</span>
+generali dell'imperatore. Nello stesso tempo,
+per lusingare la di lui vanità, finse
+Cosimo di trovare tra i Medici di Milano
+e quelli di Firenze un parentado
+che mai non aveva esistito<a class="tag" id="tag165" href="#note165">[165]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Il 27 gennajo del 1554 il territorio
+sienese doveva contemporaneamente essere
+attaccato su tutti i punti; ma le dirotte
+piogge che caddero la notte sospesero
+tutti gli attacchi ad eccezione di
+quello del marchese di Marignano. Essendosi
+questi partito da Poggibonzi due
+ore prima di notte con quattro mila fanti
+e trecento cavaleggieri, arrivò senz'essere
+conosciuto fino alla porta di Siena,
+detta Camullia, e prese d'assalto il
+bastione destinato a difenderla, ch'era
+stato lasciato in piedi quando il popolo,
+scacciando gli Spagnuoli, aveva spianata
+la fortezza eretta da don Diego di Mendoza<a class="tag" id="tag166" href="#note166">[166]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Il cardinale di Ferrara, don Ippolito
+d'Este, che risiedeva in Siena a nome del
+<span class="pagenum"><a id="Page_164"></a>[164]</span>
+re di Francia, erasi lasciato ingannare
+dalle carezze e dalle adulazioni di Cosimo
+I, e, credendo di non dover nulla temere
+da lui, passava il tempo in continue
+feste. Trovavasi al ballo nell'istante
+in cui fu sorpresa porta Camullia, ed i
+Sienesi poterono trattenerlo a stento in
+città quando n'ebbe avviso. Ma siccome
+questi opposero una vigorosa resistenza al
+Marignano, e gli vietarono di penetrare in
+città, il cardinale di Ferrara si rassicurò,
+e subito dopo Pietro Strozzi, che in allora
+visitava Grosseto, Massa, Porto Ercole
+e le altre fortezze della Maremma,
+rientrò in Siena, e la pose in migliore
+stato di difesa. Il Marignano credette cosa
+imprudente l'aprire le sue batterie contro
+le mura di Siena, coperte di buona artiglieria
+e difese da numerosa guarnigione,
+e giudicò più conveniente di bloccare
+la città. I raccolti del precedente anno
+erano stati distrutti dalla guerra, e sembrava
+facile il distruggere altresì quelli
+dell'anno che cominciava. La città, sorpresa
+da inaspettato attacco, non aveva
+potuto fare grandi approvvigionamenti,
+ed il Marignano, prendendo successivamente
+i castelli che signoreggiavano tutte
+le strade che conducono a Siena, lusingavasi
+<span class="pagenum"><a id="Page_165"></a>[165]</span>
+d'impedire che vi si recassero
+vittovaglie da esteri paesi<a class="tag" id="tag167" href="#note167">[167]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Le truppe spagnuole e tedesche, che
+dall'imperatore erano state promesse a
+Cosimo I, arrivarono le une dopo le altre
+quando era già cominciata la guerra, e
+l'armata sotto Siena contò in breve ventiquattro
+mila fanti e mille cavalieri. Dall'altro
+canto arrivarono pure a Pietro Strozzi,
+o per mare, o a traverso allo stato romano
+truppe francesi o al soldo della Francia; ma
+queste erano sempre in minor numero
+che quelle che giugnevano al Marignano,
+onde questi, a seconda del suo piano di
+campagna, potè dare principio all'attacco
+de' castelli del territorio sienese. Il primo
+che prese fu l'Ajuola, i di cui abitanti si
+arresero a discrezione dopo averlo valorosamente
+difeso. Il Marignano li fece appiccare
+quasi tutti, dichiarando che riservava
+lo stesso trattamento a tutti coloro che
+aspetterebbero in una rocca da nulla il primo
+colpo della sua artiglieria<a class="tag" id="tag168" href="#note168">[168]</a>. Ma questa
+<span class="pagenum"><a id="Page_166"></a>[166]</span>
+barbarie non ebbe altro risultamento
+che quello di accrescere gli orrori della
+guerra; i contadini sienesi con una costanza
+degna di miglior sorte, mostraronsi
+sempre irremovibili nella loro fedeltà verso
+la patria, qualunque si fosse il governo della
+medesima. Turrita, Asinalunga, la Tolfa,
+Scopeto e la Chiocciola opposero la medesima
+resistenza e provarono lo stesso
+trattamento. Un generale, che si piccava
+di bravura e di lealtà, diede ovunque in
+mano ai carnefici quegli uomini valorosi
+cui altro non poteva rimproverare che la
+loro fedeltà ed il loro valore<a class="tag" id="tag169" href="#note169">[169]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Dal canto loro i Sienesi ebbero alcuni
+vantaggi che sostennero la loro costanza.
+In sul declinare di marzo il Marignano
+aveva mandato il suo generale di fanteria,
+Ascanio della Cornia, con Ridolfo
+Baglioni a Chiusi, che, secondo la promessa
+di alcuni traditori, doveva essergli
+consegnato. Ma i traditori, ch'egli credeva
+di avere sedotti, lo avevano ingannato;
+<span class="pagenum"><a id="Page_167"></a>[167]</span>
+Ascanio della Cornia fu fatto prigioniero,
+il Baglioni fu ucciso, e la loro
+truppa, che ammontava a più di quattro
+mila uomini, fu interamente distrutta<a class="tag" id="tag170" href="#note170">[170]</a>.
+Ma Cosimo I si affrettò di somministrare
+altri fondi per fare nuove leve di soldati
+e riparare questa perdita. Poi ch'ebbe
+ricevuti alcuni rinforzi, il Marignano continuò
+l'assedio e l'incendio delle terre
+murate dello stato di Siena. Prese successivamente
+i castelli di Belcaro, Lecceto,
+Monistero, Vitignano, Ancajano e Mormoraja.
+Ogni terra gli costò ostinate pugne,
+ed ogni terra fu trattata con eguale
+barbarie; parte degli abitanti fu mandata
+al supplicio, tutte le messi immature distrutte,
+e guastate tutte le campagne<a class="tag" id="tag171" href="#note171">[171]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Estrema era la desolazione del territorio
+sienese, gli ajuti della Francia tardi
+ed insufficienti, e la sorte della guerra
+che nello stesso tempo trattavasi in Fiandra
+era contraria ad Enrico II. Nondimeno
+le speranze dei Sienesi e quelle
+<span class="pagenum"><a id="Page_168"></a>[168]</span>
+dello Strozzi venivano ravvivate dall'odio
+universale che i Fiorentini portavano alla
+casa de' Medici. Ovunque due Fiorentini si
+scontrassero, fuori del dominio di Cosimo,
+essi riconoscevansi tosto per le maledizioni
+che scagliavano contro il tiranno. Coloro
+che il commercio aveva adunati a Roma,
+a Lione, a Parigi, aprivano soscrizioni
+per mandare danaro a Pietro Strozzi,
+onde ajutarlo a scuotere il vergognoso
+giogo che opprimeva la loro patria<a class="tag" id="tag172" href="#note172">[172]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Sapendo Pietro Strozzi che si adunavano
+alla Mirandola alcuni corpi di truppe
+francesi, egli risolse di aprire loro la strada
+di Siena. Uscì l'undici di giugno dalla
+città assediata con circa sei mila uomini<a class="tag" id="tag173" href="#note173">[173]</a>;
+passò l'Arno a Pontedera, e si
+avanzò, per la macchia di Cerbaia, verso
+lo stato di Lucca, che poi attraversò. Colà
+infatti ricevette i promessigli rinforzi di
+truppe che avevano tenuta la strada di
+Pontremoli; ma la flotta francese, che
+nello stesso tempo doveva giugnere a Viareggio,
+non comparve; essa fu ritardata
+più di quaranta giorni, ed il priore Strozzi,
+<span class="pagenum"><a id="Page_169"></a>[169]</span>
+fratello di Pietro, che stava aspettandola
+con due galere, fu ucciso presso
+Scarlino. Due dì dopo la morte del gran
+priore, Biagio di Montluc, che Enrico II
+aveva scelto per comandare a Siena,
+venne a sbarcare a Scarlino con dieci
+compagnie francesi ed i tedeschi di Giorgio
+di Ruckrod, che di là passarono a
+Siena<a class="tag" id="tag174" href="#note174">[174]</a>.
+</p>
+
+<p>
+La spedizione del maresciallo Strozzi
+più avere non potendo quel successo
+che egli ne aveva sperato, quando aveva
+creduto di tener solo la campagna e di
+assediare Firenze coll'ajuto delle truppe
+che dovevano essergli condotte dalla flotta,
+egli ripassò l'Arno colla medesima rapidità
+e felicità con cui l'aveva guadato la prima
+volta, e ricondusse la sua armata a Casoli,
+nello stato di Siena<a class="tag" id="tag175" href="#note175">[175]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Non pertanto la spedizione dello Strozzi
+aveva sparso il terrore in tutti i partigiani
+del duca in Toscana, e pareva promettere
+i più felici risultamenti. Il Marignano,
+che lo aveva seguito con tutta
+<span class="pagenum"><a id="Page_170"></a>[170]</span>
+l'armata dell'assedio, soprappreso da panico
+terrore, erasi ritirato da Pescia verso Pistoja;
+e già stava in sul punto di abbandonare anche
+Pistoja come aveva fatto Pescia<a class="tag" id="tag176" href="#note176">[176]</a>. La
+fertile provincia di Val di Nievole si dichiarò
+pel partito dello Strozzi e della repubblica;
+i castelli di Monte Catini e di Monte
+Carlo avevano ricevuto guarnigione francese,
+e l'ultimo sostenne non molto dopo
+un assedio di più mesi; finalmente l'allontanamento
+delle due armate in tempo
+del raccolto avrebbe dato opportunità
+agli abitanti di Siena di fare grossi approvvigionamenti
+di vittovaglie, se avessero
+saputo approfittarne<a class="tag" id="tag177" href="#note177">[177]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Ma quest'anno la terra era stata sterile;
+altronde la guerra aveva impedito
+ai contadini di lavorare e di seminare i
+campi intorno alla città, ed i Sienesi o
+non fecero abbastanza grandi sagrificj, o
+non ebbero il tempo necessario ne' quindici
+giorni che le loro strade furono libere,
+per importare da più lontane parti
+<span class="pagenum"><a id="Page_171"></a>[171]</span>
+i loro approvvigionamenti. Di già si cominciava
+in città a mancare di viveri;
+ed i due campi dello Strozzi e del Marignano,
+ch'erano tornati nello stato di
+Siena, penuriavano egualmente di vittovaglie.
+Pareva che il Marignano fosse
+convinto della sua inferiorità: un secondo
+terrore panico gli fece abbandonare il
+suo campo, presso la porta Romana di
+Siena, con non minore precipizio di quello
+che aveva fatto Pescia poche settimane
+prima<a class="tag" id="tag178" href="#note178">[178]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Pietro Strozzi, volendo coll'allontanamento
+delle armate lasciar respirare Siena,
+risolse di trasportare la guerra in
+Val di Chiana; il 20 di luglio occupò
+Marciano ed Oliveto, ed accampò la sua
+armata al ponte della Chiana. Il Marignano
+gli tenne dietro ed ottenne sopra
+di lui un notabile vantaggio in una scaramuccia
+a Marciano, nella quale quasi
+le due intere armate presero parte; ma
+questo non fu che un preludio di maggiore
+disastro. Lo Strozzi, che soffriva
+nel suo campo mancanza di acqua e di
+vittovaglie, volle ritirarsi; il Marignano
+<span class="pagenum"><a id="Page_172"></a>[172]</span>
+lo seguì, e lo costrinse di venire a formale
+battaglia, il 2 agosto, sotto Lucignano.
+Il Marignano aveva due mila Spagnuoli,
+quattro mila Tedeschi e sei in
+sette mila Italiani con mille dugento cavaleggieri.
+Lo Strozzi aveva press'a poco
+un egual numero di combattenti; ma tre
+mila soltanto all'incirca erano Francesi,
+gli altri Tedeschi, Grigioni ed Italiani.
+La viltà della sua cavalleria, che fuggì
+in principio della battaglia, e la poca
+fermezza dei Grigioni, diedero la vittoria
+agl'imperiali: ma non pertanto venne
+lungamente contrastata dal valore e dall'abilità
+di Pietro Strozzi, ed il campo
+di battaglia rimase coperto da più di quattro
+mila morti<a class="tag" id="tag179" href="#note179">[179]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Dopo la sconfitta di Lucignano, più
+non restava a Siena speranza di salute;
+pure i cittadini, incoraggiati da Montluc,
+che comandava la guarnigione francese,
+<span class="pagenum"><a id="Page_173"></a>[173]</span>
+e dai vantaggi ottenuti dal signore di
+Brissac in Piemonte, non lasciaronsi sgomentare
+da veruna privazione o pericolo:
+essi dovevano difendersi contro il più
+freddamente crudele di tutti i generali
+imperiali, il cui carattere distintivo pareva
+essere la ferocia: e se il viaggiatore
+vede anche nell'età presente lo stato
+di Siena ridotto a vasto deserto, deve
+in gran parte darne colpa al marchese
+di Marignano ed a Cosimo I. Tutte le
+volte che i Sienesi facevano uscire dalla
+loro città alcune bocche inutili, il Marignano
+le faceva uccidere senza misericordia;
+qualunque volta i contadini
+Sienesi tentavano d'introdurre viveri in
+città, il Marignano li faceva appiccare;
+tutti coloro che ne' loro villaggi o castelli
+facevano qualche resistenza all'armata,
+venivano passati a filo di spada;
+tutte le provvigioni, tutti i viveri degli
+infelici contadini erano saccheggiati dagli
+Spagnuoli, e ciò che non si consumava
+dai soldati distruggevasi rigorosamente.
+Tutta la provincia di Siena provava gli orrori
+della fame: la popolazione della Maremma
+venne allora distrutta, ed in appresso
+non potè mai più rinnovarsi, essendo
+l'aria di questa fertile contrada pestilenziale.
+L'esperienza ha più volte dimostrato
+<span class="pagenum"><a id="Page_174"></a>[174]</span>
+che il movimento di una numerosa
+popolazione migliora l'aere cattivo, mentre
+lo fa più pernicioso la mancanza
+degli abitanti. Altronde tutte le abitazioni,
+tutti i lavori dell'uomo erano stati
+distrutti dalla ferocia spagnuola; e coloro
+che dopo quest'epoca vennero da
+lontane contrade per coltivare quelle campagne,
+sonosi per la maggior parte trovati
+allo scoperto, senza veruna comodità
+della vita, ed esposti alle intemperie
+di un funesto clima<a class="tag" id="tag180" href="#note180">[180]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Il Marignano fondava soltanto nella
+fame ogni speranza di prendere Siena;
+tentò, a dir vero, in gennajo del 1555,
+d'aprire alcune batterie presso <i>porta
+Ovila</i> e presso porta Ravaniano; ma
+<span class="pagenum"><a id="Page_175"></a>[175]</span>
+quest'attacco non ebbe verun effetto,
+ed il Marignano vi rinunciò<a class="tag" id="tag181" href="#note181">[181]</a>. Erasi
+lo Strozzi lusingato che i vantaggi ottenuti
+da Brissac in Piemonte moverebbero
+l'imperatore a richiamare l'armata
+che assediava Siena, per contrapporla ai
+Francesi; ma Cosimo non risparmiava nè danaro,
+nè munizioni, nè viveri per appagare
+quelle truppe, la cui avidità andava
+sempre crescendo in ragione ch'esse sentivano
+diventare più importanti i loro servigj.
+Pure il timore di vedere richiamata
+l'armata del Marignano, gli fece ardentemente
+desiderare la pace. Scrisse al governo
+di Siena per accertarlo che non
+voleva distruggere la libertà della repubblica;
+che null'altro domandava se non
+che tornasse sotto la protezione imperiale,
+e ch'egli si offriva per mediatore di un
+trattato con Carlo V, che gli guarentirebbe
+tutti i suoi privilegj<a class="tag" id="tag182" href="#note182">[182]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Infatti dopo che i Sienesi ebbero sofferti
+gli orrori del blocco, con una pazienza
+<span class="pagenum"><a id="Page_176"></a>[176]</span>
+ed un coraggio a tutta prova, e al
+di là di tutti i calcoli che avevano fatti
+da prima; dopo ch'ebbero talmente consumati
+i loro viveri, che non avevano
+più nulla nel susseguente giorno, ottennero
+ancora da Cosimo I onorate condizioni,
+e press'a poco eguali a quelle
+che venticinque anni prima aveva ottenuto
+Firenze; ma desse furono altresì egualmente
+violate colla medesima impudenza.
+L'imperatore accolse sotto la sua protezione
+la repubblica di Siena, promise di
+conservarle la sua libertà ed i suoi ordinarj
+magistrati, di perdonare a tutti
+coloro che si erano adoperati contro di
+lui, di non fabbricarvi fortezze, di pagare
+egli stesso la guarnigione che terrebbe
+in città per la di lei sicurezza, e
+di permettere a tutti coloro che volessero
+emigrare di ritirarsi liberamente coi
+loro beni e famiglie in quella parte dello
+stato Sienese che non era sottomessa.
+Il trattato venne sottoscritto il 2 di aprile;
+ma perchè i viveri non terminarono
+che il 21, soltanto in questo giorno la
+guarnigione francese uscì di Siena, e vi
+entrarono gl'imperiali<a class="tag" id="tag183" href="#note183">[183]</a>.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_177"></a>[177]</span>
+</p>
+
+<p>
+La riserva stipulata a favore de' Sienesi
+che volessero emigrare, non era
+una inutile precauzione. Moltissimi illustri
+cittadini, non pochi de' quali avevano
+mostrato grandissimo zelo per la libertà
+della loro patria, uscirono di Siena colla
+guarnigione francese, il 21 di aprile, e si
+ritirarono a Montalcino, piccola città
+posta sopra una montagna a poca distanza
+dalla strada che conduce da Siena
+a Roma; colà essi mantennero l'ombra
+della repubblica Sienese fino alla
+pace di Cateau-Cambresis, del 3 aprile
+1559, che gli assogettò alla sorte dell'intera
+Toscana<a class="tag" id="tag184" href="#note184">[184]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Rispetto alla metropoli, non venne eseguito
+verun articolo della capitolazione;
+e la violazione di questo sacro patto non
+fu meno impudente di quella della capitolazione
+<span class="pagenum"><a id="Page_178"></a>[178]</span>
+di Firenze. Perciò, Cosimo
+I, che aveva conquistata Siena a
+sue spese e colle sue armi, non ne
+ottenne subito il possesso. Filippo II, a
+favore del quale Carlo V aveva abdicata
+la corona, voleva conservare questo stato
+per meglio assicurare il suo alto dominio
+sopra la Toscana. La guerra accesa
+dall'ambizione di Paolo IV e dei Caraffa,
+di lui nipoti, gli fece porre in disamina se
+dovesse loro cedere lo stato di Siena in
+compenso di que' paesi cui essi aspiravano.
+Finalmente Filippo trovò più utile di
+valersene per acquistare la cooperazione
+del duca di Firenze. Con un trattato,
+conchiuso in luglio del 1557, acconsentì
+di cedere lo stato di Siena a Cosimo I,
+il quale ne prese possesso il 19 di luglio,
+come di una provincia suddita. Ad ogni
+modo Filippo riservò alla monarchia spagnuola
+i porti di questa repubblica, cioè
+Orbitello, Porto Ercole, Telamone, Monte
+Argentaro, e Porto santo Stefano. Dopo
+quest'epoca quella piccola provincia formò
+lo stato detto de' <i>Presidj</i>; la separazione di
+questa dal rimanente della Toscana privò
+lo stato di Siena dell'antica sua comunicazione
+col mare e del suo commercio,
+e contribuì a perpetuare quello spaventoso
+<span class="pagenum"><a id="Page_179"></a>[179]</span>
+stato di desolazione, cui trovasi
+ridotta la Maremma Sienese<a class="tag" id="tag185" href="#note185">[185]</a>.
+</p>
+</div>
+
+<div class="chapter">
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_180"></a>[180]</span>
+</p>
+
+<h2>
+CAPITOLO CXXIII.
+</h2>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+<i>Rivoluzioni di diversi stati d'Italia, dopo
+la perdita dell'indipendenza italiana,
+fino alla fine del sedicesimo secolo.</i>
+</p>
+
+<p class="center">
+1531 = 1600.
+</p>
+</div>
+
+<p>
+La storia d'Italia nel sedicesimo secolo
+dividesi in tre epoche, ognuna delle
+quali offre un assai diverso carattere. La
+prima si stende dal principio del secolo
+fino alla pace di Cambrai, dell'anno 1529.
+Fu questo un periodo di continue guerre
+e di desolazione, durante il quale la potenza
+della Francia e quella della casa
+d'Austria parvero bastantemente equilibrate,
+perchè i popoli d'Italia non potessero
+prevedere quale sarebbe la trionfante.
+Essi attaccaronsi alternativamente
+all'una ed all'altra; sperarono mantenere
+fra le medesime la loro indipendenza,
+e non si avvidero che gl'Italiani
+avevano cessato di esistere come nazione
+soltanto nell'istante in cui Francesco I
+li sagrificò col <i>trattato delle dame</i> sottoscritto
+da sua madre.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_181"></a>[181]</span>
+Il secondo periodo comincia alla pace
+di Cambrai, del 5 agosto 1529, e termina
+con quella di Cateau-Cambresis
+del 3 aprile 1559. Con questa Enrico II
+e Filippo II posero fine alla lunga rivalità
+delle loro due case, e le riunirono
+col matrimonio di Filippo con Elisabetta
+di Francia. Questo periodo di trent'anni
+venne insanguinato quasi con altrettante
+guerre che il precedente, e sempre tra
+gli stessi rivali. Ma queste guerre più
+non si presentavano agl'Italiani sotto lo
+stesso aspetto, e più in loro non risvegliavano
+le medesime speranze. Tutti i diversi
+loro stati o erano caduti sotto l'immediato
+dominio di casa d'Austria, o
+avevano riconosciuta la di lei protezione
+con trattati che loro non lasciavano veruna
+indipendenza. Se in questo spazio
+di tempo alcuni di loro si staccarono
+momentaneamente da quest'alleanza, che
+si era loro imposta, vennero piuttosto
+trattati come ribelli che come nemici
+pubblici. La Francia, non isperando di
+trovare fra di loro degli alleati, invece
+di guadagnarseli colle ricompense,
+sforzavasi di distruggere le loro ricchezze,
+persuasa che tutti i loro soldati
+e tutti i loro tesori sarebbero sempre a
+disposizione dal suo costante nemico. Fece
+<span class="pagenum"><a id="Page_182"></a>[182]</span>
+perciò alleanza contro di loro coi Turchi
+e coi Barbareschi, ed abbandonò le coste
+dell'Italia ai guasti dei Musulmani.
+</p>
+
+<p>
+I trentanove anni che decorsero dopo
+la pace di Cateau-Cambresis fino a quella
+di Vervins, sottoscritta il 2 di maggio
+del 1598, da Enrico IV, Filippo II ed
+il duca di Savoja, dovrebbero, paragonati
+ai due primi periodi, considerarsi
+come un tempo di profonda pace; imperciocchè
+in tutto questo tempo le province
+d'Italia non furono attaccate da veruna
+armata straniera; e gli stati italiani, contenuti
+dalla coscienza della propria debolezza,
+giammai fra di loro non si abbandonarono
+a lunghe ostilità. Per altro l'Italia
+non gustò in questa sgraziata epoca
+i vantaggi della pace. La Francia, lacerata
+da civili guerre, più non aveva
+peso nella bilancia politica dell'Europa,
+mentre che il feroce Filippo II, sovrano
+d'una gran parte d'Italia, e che quasi comandava
+egualmente ai suoi alleati come
+a' suoi sudditi, aveva determinato di
+schiacciare il partito protestante ne' Paesi
+bassi, in Francia ed in Germania. Durante
+tutto il suo regno, Filippo non cessò
+di combattere gli Olandesi ed i Calvinisti
+della Francia, e di dare ajuto agli
+imperatori suoi alleati, Ferdinando suo
+<span class="pagenum"><a id="Page_183"></a>[183]</span>
+zio, Massimiliano II e Rodolfo II, che
+tutti parimenti furono di continuo impegnati
+nelle guerre coi protestanti di Germania,
+e coi Turchi. Gl'Italiani militarono
+continuamente in tutto questo periodo
+ne' lontani paesi in cui Filippo portava
+la guerra. I loro generali come i loro
+soldati rivalizzarono di gloria, d'ingegno e
+di coraggio colle vecchie bande spagnuole,
+delle quali parevano avere adottato
+il carattere. In tal guisa la nazione andò
+ricuperando la sua virtù militare in servigio
+degli stranieri; e se l'avesse in seguito
+adoperata in difesa della patria,
+forse non l'avrebbe pagata troppo cara
+con tutto il sangue ch'ella versò; ma continuò
+sempre a servire, finchè nuovamente
+perdette l'abitudine del combattere.
+</p>
+
+<p>
+La più grande disgrazia, inseparabile
+da questo stato abituale di guerra straniera,
+fu la continuazione del regime militare,
+la dimora o il passaggio delle truppe
+spagnuole nelle diverse province italiane,
+e più di tutto le insopportabili imposte
+colle quali la corte di Madrid opprimeva
+i popoli. L'ignoranza de' ministri spagnuoli,
+che non conoscevano verun principio di
+economia politica, era ancora più funesto
+che la loro rapacità, e le loro dilapidazioni.
+<span class="pagenum"><a id="Page_184"></a>[184]</span>
+Essi mai non inventarono un'imposta
+che non sembrasse destinata a schiacciare
+l'industria ed a ruinare l'agricoltura.
+Le manifatture andavano in decadimento,
+scompariva il commercio, le
+campagne si disertavano, e gli abitanti,
+ridotti alla disperazione, erano in ultimo
+costretti ad abbracciare, come una
+professione, l'assassinio. Capi distinti pei
+loro natali e pei loro talenti si posero
+alla testa di compagnie d'assassini, che
+formaronsi in sul declinare del secolo nel
+regno di Napoli e nello stato della Chiesa;
+e la guerra dei malandrini pose più
+volte in pericolo la stessa sovrana autorità.
+In questo tempo le province restavano
+senza soldati, le coste senza vascelli
+da guerra, le fortezze senza guarnigione.
+Nulla opponevasi ai guasti dei
+Barbareschi, che, non contenti delle prede
+che potevano far sul mare, eseguivano
+sbarchi alternativamente su tutte le coste,
+e strascinavano in ischiavitù tutti gli
+abitanti. Tutte le atrocità con cui la tratta
+dei Negri afflisse l'Africa negli ultimi due
+secoli, vennero nel sedicesimo praticate
+dai Musulmani in Italia. Questi avidi mercanti
+di schiavi mantenevano egualmente
+dei traditori sulle coste per avvisarli e
+dar loro nelle mani gli sventurati Italiani;
+<span class="pagenum"><a id="Page_185"></a>[185]</span>
+egualmente veniva sempre offerta
+una mercede al delitto, e l'estrema sventura
+pendeva sempre sul capo della famiglia
+che credeva poter riporre la sua fiducia
+nella propria innocenza ed oscurità. Tali
+erano le calamità, sotto il peso delle quali,
+in sul finire del sedicesimo secolo, l'Italia
+piangeva la perdita della sua indipendenza.
+</p>
+
+<p>
+Abbiamo negli ultimi volumi esposti
+circostanziatamente tutti gli avvenimenti
+del primo dei tre periodi ne' quali si è
+diviso il sedicesimo secolo. Abbiamo altresì
+nel precedente capitolo raccolti alcuni
+de' fatti spettanti, per ciò che risguarda
+il tempo, al secondo periodo, sebbene
+sembrino avere tuttavia alcuno dei caratteri
+del primo; e questi sono l'estrema lotta
+sostenuta in Toscana per la libertà, e gli
+sforzi de' Sienesi per respingere il giogo
+che loro voleva imporre Carlo V. Oramai
+più non ci resta che di dare un'idea
+degli avvenimenti che nello stesso tempo
+o nel susseguente periodo mutarono le
+relazioni tra gli stati d'Italia, influirono
+nella sorte de' popoli, o ne alterarono il
+carattere nazionale. Per farlo terremo dietro
+ad uno ad uno ai governi tra i quali
+trovavasi divisa l'Italia, e daremo compendiosamente
+un cenno delle loro rivoluzioni.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_186"></a>[186]</span>
+Gli stati della casa di Savoja, i primi
+che i Francesi scontravano sul loro cammino
+entrando in Italia, eransi sottratti
+ai guasti delle prime guerre del secolo.
+Le relazioni di parentela del duca Carlo
+III coi due capi delle case rivali
+aveva al certo contribuito ad ispirar loro
+de' riguardi per lui. Questa stessa parentela
+fu poi cagione dell'invasione del
+Piemonte, quando del 1535 si rinnovò la
+guerra tra Francesco I e Carlo V. Il
+duca di Savoja aveva sposata Beatrice di
+Portogallo, sorella dell'imperatrice, e si
+era lasciato da lei strascinare in una confederazione
+colla casa d'Austria. Francesco,
+per vendicarsene, riclamò una parte
+della Savoja come eredità di sua madre
+Luigia, sorella del duca regnante; e sotto
+questo pretesto la maggior parte della
+Savoja e del Piemonte fu invasa dai Francesi;
+mentre dal canto loro gl'imperiali posero
+guarnigione nelle poche città che poterono
+sottrarre agli attacchi de' loro nemici. Per
+lo spazio di vent'otto anni il Piemonte
+fu il principale teatro della guerra tra
+i re di Francia e di Spagna. Quando
+Carlo III morì a Vercelli, il 16 agosto
+del 1553, trovavasi spogliato di quasi tutti
+i suoi stati, non meno dai suoi amici che
+dai suoi nemici; e sebbene suo figlio,
+<span class="pagenum"><a id="Page_187"></a>[187]</span>
+Emmanuele Filiberto, si fosse di già acquistato
+nome di valoroso generale al servigio
+dell'imperatore, e che continuasse
+nelle guerre di Fiandra a coprirsi di gloria,
+non trovò riconoscenza ne' principi
+pei quali aveva combattuto. La pace di
+Cateau-Cambresis, che in certo qual modo
+fu dettata da Filippo II alla Francia, non
+assicurò gl'interessi d'Emmanuele, avendo
+essa pace lasciati nelle mani del re francese,
+Torino, Chiari, Civasco, Pignerolo e Villanuova
+d'Asti coi loro territorj, e nelle
+mani del re di Spagna Vercelli ed Asti. Soltanto
+le guerre civili della Francia persuasero
+Carlo IX a restituire nel 1562 al
+duca di Savoja le città che tuttavia occupava
+in Piemonte<a class="tag" id="tag186" href="#note186">[186]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Di quest'epoca soltanto la casa di Savoja
+fu veduta innalzarsi in Italia quanto
+gli altri stati erano decaduti. Emmanuele
+Filiberto, e suo figlio Carlo Emmanuele,
+che gli successe nel 1580, non avevano
+più che temere dalla Francia, in allora
+lacerata dalle guerre di religione. Anzi
+<span class="pagenum"><a id="Page_188"></a>[188]</span>
+l'ultimo per lo contrario fece delle conquiste
+e contese al maresciallo di Lesdiguieres
+il possedimento della Provenza e
+del Delfinato. Filippo II, che cominciava
+a veder declinare la sua potenza, sentì
+la necessità di accarezzare un principe
+bellicoso, che copriva i confini dell'Italia;
+ed il duca di Savoja era il solo tra
+gli alleati della Spagna, che avesse meno
+cagioni di lagnarsi dell'insolenza de' vicerè
+e dei generali di Filippo. Quand'ebbero
+fine le guerre di religione, il duca
+di Savoja venne vantaggiosamente compreso
+nella pace di Vervins del 2 di
+maggio del 1598. Gli restava tuttavia una
+vertenza con Enrico IV rispetto al possedimento
+del marchesato di Saluzzo. In
+tempo delle guerre d'Italia questi marchesi
+si erano attaccati alla corte di Francia,
+che gli aveva colmati di favori:
+essi avevano richiamate in vita alcune antiche
+carte, in forza delle quali si riconoscevano
+feudatarj dei Delfini del Viennese.
+La loro famiglia dopo essere stata
+divisa da alcune guerre civili, nelle quali
+s'immischiò Francesco I, si spense nel
+1548, e la Francia occupò il marchesato
+di Saluzzo che gli apriva la porta dell'Italia.
+Dall'altro canto il duca di Savoja
+approfittò delle guerre civili della
+<span class="pagenum"><a id="Page_189"></a>[189]</span>
+Francia per andare al possedimento dello
+stesso feudo nell'anno 1588<a class="tag" id="tag187" href="#note187">[187]</a>. I due
+trattati del 27 di febbrajo 1600, e del
+17 gennajo 1601, terminarono queste vertenze
+tra la Savoja e la Francia, cui
+tutta l'Italia dava la più grande importanza.
+Enrico IV accettò la Bresse invece
+del marchesato di Saluzzo, e con questa
+transazione egli escluse affatto sè medesimo
+dall'Italia privando così gli stati di
+questa contrada della speranza che quel
+re andava fomentando di ristabilire un
+giorno la loro indipendenza<a class="tag" id="tag188" href="#note188">[188]</a>.
+</p>
+
+<p>
+In questo secolo aveva la casa d'Austria
+estesa la sua sovranità sopra quattro de'
+più potenti stati d'Italia, il ducato di Milano,
+il regno di Napoli, il regno di
+Sicilia e quello di Sardegna. Il duca di
+Milano, Francesco II, ultimo erede della
+casa Sforza, era morto il 24 ottobre del
+1535, dopo aver fatto un inutile esperimento
+per iscuotere il giogo di Carlo V,
+che parevagli insopportabile. Egli aveva
+<span class="pagenum"><a id="Page_190"></a>[190]</span>
+intavolati col re di Francia pericolosi trattati,
+ed aveva ottenuto che un ambasciatore
+di quella corona fosse mandato alla
+sua corte con una segreta missione; poi
+tutt'ad un tratto, spaventato dalla collera
+di Carlo V, aveva fatto decapitare quest'inviato,
+chiamato Maraviglia, o <i>Merveilles</i>,
+in occasione di una disputa intentatagli
+da lui medesimo<a class="tag" id="tag189" href="#note189">[189]</a>. Questa
+fu la cagione principale del rinnovamento
+della guerra tra la Francia e l'impero,
+nel 1535; e si pretende che la paura
+delle vendette del re affrettasse la morte
+del duca.
+</p>
+
+<p>
+Il possedimento del Milanese, quando si
+spense la famiglia Sforza, non era stato definitivamente
+regolato nel trattato di Cambrai,
+e Carlo V, avanti di ricominciare
+la guerra, lusingò alcun tempo Francesco
+I, intraprendendo una negoziazione
+tendente ad infeudare il Milanese al secondo
+o terzo figliuolo del monarca francese.
+Nello stesso tempo fece avanzare
+le sue armate, ed approvvigionò le sue
+fortezze; e perciò quando scoppiarono
+le ostilità, i Francesi mai non riuscirono
+a sottomettere le piazze più importanti
+<span class="pagenum"><a id="Page_191"></a>[191]</span>
+del ducato, ed i loro vantaggi si limitarono
+al guasto de' paesi confinanti.
+</p>
+
+<p>
+I Milanesi non potevano in verun modo,
+sotto l'amministrazione spagnuola,
+rialzarsi dai disastri sofferti nelle precedenti
+guerre. Assurde imposte ne avevano
+ruinate le manifatture ed il commercio; e
+se le leggi non riuscirono ad isterilire
+quelle ricche campagne, rendettero almeno
+miserabili coloro che le coltivavano.
+Il governo volle inoltre aggravare l'odioso
+giogo che portavano i Milanesi
+collo stabilimento dell'inquisizione spagnuola.
+Quella dell'Italia che da molto
+tempo era di già stabilita in Milano,
+non soddisfaceva del tutto il feroce fanatismo,
+o la politica di Filippo II. Il
+duca di Sessa, governatore di Milano,
+annunciò nel 1563 questa reale determinazione
+alla nobiltà ed al popolo; ma eccitò
+cotale proposizione una così violenta fermentazione,
+ed i Milanesi parvero così determinati
+ad opporsi armata mano allo stabilimento
+di questo sanguinario tribunale,
+che il governatore persuase Filippo a
+rinunciare a questo suo divisamento<a class="tag" id="tag190" href="#note190">[190]</a>.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_192"></a>[192]</span>
+</p>
+
+<p>
+Il regno di Napoli trovavasi da molto più
+tempo che non il Milanese sotto il dominio
+spagnuolo. Era stato invaso in sul finire
+del precedente secolo da Carlo VIII, e
+ne' primi anni del sedicesimo da Luigi
+XII; ma durante il bellicoso regno
+di Francesco I le armate francesi non
+vi furono che momentaneamente sotto il
+signore di Lautrec, e durante il regno di
+Enrico II, figlio di Francesco, e la spedizione
+del duca di Guisa, nel 1557, sebbene
+concertata con papa Paolo IV, non
+penetrò al di là dei confini degli Abruzzi.
+Questa provò che il partito angioino
+non era del tutto spento in quelle province;
+ma non pose un solo istante in
+pericolo la monarchia austriaca in Napoli.
+</p>
+
+<p>
+D'altra parte il regno di Napoli fu
+lasciato quasi senza difesa ai saccheggi
+de' Turchi e delle potenze barbaresche,
+che, durante questo stesso secolo, sollevaronsi
+ad una grandezza fin allora senza
+esempio. Horuc ed Ariadeno Barbarossa
+(Aroudi e Khair-Eddyn) figliuoli di un
+corsaro rinegato di Metelino, dopo avere
+acquistato nome colla loro audacia come
+pirati, pervennero ad avere il comando
+delle flotte di Solimano, ed a salire sui
+<span class="pagenum"><a id="Page_193"></a>[193]</span>
+troni di Algeri e di Tunisi<a class="tag" id="tag191" href="#note191">[191]</a>. Il mestiere
+di corsaro, ch'era stato il primo
+grado della loro grandezza, fu sempre
+d'allora in poi la scuola de' loro soldati
+e dei loro marinai, e la sorgente principale
+delle loro ricchezze. Dal 1518
+al 1546, epoca del regno del secondo
+Barbarossa, si videro flotte di cento e
+di cento cinquanta vele armate pel solo
+oggetto di guastare le coste, di rapirne
+gli abitanti e venderli come schiavi. Il
+regno di Napoli, che presentava una lunga
+linea di littorali senza difesa, i di cui
+abitanti avevano sotto un giogo oppressivo
+perduto tutto il coraggio e lo spirito
+militare, e le di cui leggi cacciavano
+fuori della società numerose partite
+di banditi, di contrabbandieri, di facinorosi,
+sempre apparecchiati a servire
+al nemico in ogni impresa, fu più che
+tutto il rimanente dell'Italia esposto ai
+guasti dei Barbareschi. Nel 1534 tutto
+il paese che stendesi da Napoli a Terracina
+fu saccheggiato, e gli abitanti fatti
+schiavi. Nel 1536, la Calabria e la Terra
+d'Otranto provarono la stessa sorte; nel
+1537 furono pure ruinate la Puglia e le
+<span class="pagenum"><a id="Page_194"></a>[194]</span>
+adiacenze di Barletta; nel 1543 fu bruciato
+Reggio di Calabria, e fino alla fine
+del secolo pochissimi anni passarono senza
+che i Barbareschi, sotto il comando di
+Dragut Rayz dopo la morte del Barbarossa,
+poi di Piali e di Ulucciali, re di
+Algeri, non predassero e riducessero in
+servitù gli abitanti di molti villaggi, e
+talvolta di parecchie città<a class="tag" id="tag192" href="#note192">[192]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Mentre che le province napolitane stavano
+in continuo timore di essere saccheggiate
+dai Barbareschi e dai malandrini;
+mentre ognuno doveva ad ogni
+istante tremare di vedersi rapiti i suoi
+beni, la moglie ed i figli, o di essere
+tratto egli medesimo in ischiavitù, l'amministrazione
+spagnuola affliggeva la capitale
+con un altro genere di calamità.
+Don Pedro di Toledo, che fu vicerè di
+Napoli quattordici anni, e che diede il
+proprio nome alla più bella strada di
+quella città, da lui aperta verso il 1540<a class="tag" id="tag193" href="#note193">[193]</a>,
+<span class="pagenum"><a id="Page_195"></a>[195]</span>
+fu in certo qual modo l'istitutore della
+amministrazione spagnuola a Napoli; ed
+i suoi successori non fecero che seguire
+le sue pedate. Fu il Toledo, che, riservando
+allo stato il monopolio del commercio
+dei grani, espose la capitale a
+frequenti carestie, e la ridusse a non
+avere, negli anni più abbondanti, che
+un pane di qualità inferiore a quello che
+negli anni di sterilità mangiavano i poveri
+quand'era libero il commercio<a class="tag" id="tag194" href="#note194">[194]</a>.
+Egli fu che diede origine a quell'odio che
+costantemente si mantenne inappresso, e
+che spesse volte scoppiò in battaglie sanguinose
+tra la guarnigione spagnuola ed i
+soldati della città. Egli fu che, geloso
+della nobiltà napolitana, la rese sospetta
+all'imperatore, e l'oppresse di mortificazioni
+che spinsero varj suoi capi alla
+ribellione. Per ultimo fu il Toledo che
+in aprile del 1547 volle stabilire l'inquisizione
+a Napoli; ma trovò nel popolo
+e nella nobiltà una resistenza, che
+credeva non doversi aspettare nè dallo
+stato d'oppressione cui era ridotta la
+nazione, nè dal di lui fanatismo religioso.
+<span class="pagenum"><a id="Page_196"></a>[196]</span>
+I Napolitani risguardarono lo stabilimento
+dell'inquisizione presso di loro, come ingiurioso
+all'onore dell'intera nazione,
+quasi ch'ella fosse colpevole di eresia o
+di giudaismo: altronde essi sapevano che
+quest'odioso tribunale era un cieco istrumento
+nelle mani del despota, per ischiacciare
+e ruinare ingiustamente tutti coloro
+che gli si rendevano sospetti. Tutta la
+città impugnò le armi; si sparse alternativamente
+il sangue de' Napolitani e
+degli Spagnuoli; il Toledo e Carlo V
+dovettero all'ultimo rinunciare al progetto
+dell'inquisizione; ma quasi tutti
+coloro che si erano dichiarati protettori
+della causa del popolo, ed avevano ardito
+di opporsi ai voleri della corte,
+furono in appresso sagrificati<a class="tag" id="tag195" href="#note195">[195]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Il regno di Sicilia, che dopo i vesperi
+siciliani era unito alla monarchia arragonese,
+ed il regno di Sardegna, aggiunto
+alla stessa monarchia verso la metà del
+quattordicesimo secolo, dopo tale epoca
+<span class="pagenum"><a id="Page_197"></a>[197]</span>
+più non avevano avuta influenza sulla
+politica d'Italia che per dare ajuto a coloro
+che dovevano opprimere l'indipendenza
+nazionale. Nel sedicesimo secolo i
+popoli di queste due isole, trovandosi sudditi
+dello stesso governo che possedeva
+la maggior parte del continente, ricominciarono
+a risovvenirsi di essere italiani,
+ma soltanto per soffrire e gemere
+insieme ai loro compatriotti. L'amministrazione
+spagnuola aveva di già fatte retrocedere
+le due isole verso la barbarie;
+aveva spogliate le città del commercio
+e delle manifatture; aveva lasciate le campagne
+in balìa de' banditi e de' contrabbandieri,
+ed abbandonate le coste ai guasti
+de' corsari barbareschi. Nel 1565 la
+Sicilia si trovò esposta ad essere miseramente
+invasa dalla flotta ottomana, che
+Solimano aveva spedita per conquistarla;
+ma, contro i consiglj del pascià Maometto,
+comandante della spedizione, volle
+il sultano che prima di scendere sulle
+coste della Sicilia si assediasse Malta.
+Questa imprudente risoluzione salvò la
+Sicilia, che il vicerè, Garzia di Toledo,
+non avrebbe potuto difendere. Tutta
+la potenza dei Turchi andò a rompersi
+contro l'eroica resistenza del gran maestro
+La Valette e de' suoi cavalieri. Dragut
+<span class="pagenum"><a id="Page_198"></a>[198]</span>
+Rayz, re di Tripoli, vi fu ucciso
+il 21 di giugno del 1565. Hassem, figliuolo
+di Barbarossa, re d'Algeri, ed i
+pascià Piali e Mustafà furono respinti;
+e l'armata, dopo quattro mesi di battaglie,
+fu costretta a ritirarsi in disordine
+dall'assedio<a class="tag" id="tag196" href="#note196">[196]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Le guerre, che ne' primi anni del secolo
+avevano precipitata l'Italia nella schiavitù,
+erano state quasi tutte accese dall'ambizione
+o dalla politica dei papi Alessandro
+VI, Giulio II, Leon X e Clemente
+VII. L'ultimo, dopo essere stato
+crudelmente punito delle sue pratiche,
+si era non pertanto alla conclusione della
+pace trovato sovrano di più vaste province,
+quali la Chiesa non mai aveva riunite
+sotto il suo governo. Vero è che
+tali province erano ridotte in povertà e
+spopolate da trent'anni di guerre, e più
+che dalle guerre dalla ferocia de' vincitori
+spagnuoli; ma la cieca pietà dei
+Cattolici portava tuttavia alla santa sede
+ogni anno ricchi tributi; il nome del
+papa era sempre temuto: desso pareva
+<span class="pagenum"><a id="Page_199"></a>[199]</span>
+rendere più formidabili le leghe cui
+prendeva parte; e passò alcun tempo
+prima che i successori di Clemente VII
+si accorgessero, che, sebbene il trattato
+di Barcellona avesse loro rendute tutte
+le province che questo pontefice aveva
+perdute, non avevano però colle province
+ricuperata l'indipendenza.
+</p>
+
+<p>
+Clemente VII ebbe per successore Alessandro
+Farnese, decano del sacro collegio,
+il quale, eletto il 12 di ottobre del
+1534, prese il nome di Paolo III. Non
+meno ambizioso che Clemente VII, egli
+ebbe la stessa passione di dare alla sua
+famiglia il grado di casa sovrana. Questa
+famiglia, che possedeva il castello
+di Farneto nel territorio d'Orvieto, aveva
+nel quattordicesimo secolo dati alla milizia
+alcuni distinti condottieri. Ma Paolo
+III le diede un nuovo lustro, accumulando
+tutti gli onori di cui poteva disporre
+sul capo di suo figlio naturale Pier
+Luigi, e dei figli di questi. Nel 1537 cominciò
+ad erigere in ducato le città di Nepi
+e di Castro in favore di Pier Luigi Farnese;
+e la seconda di queste città, situata
+nelle Maremme toscane, diventò poi l'appannaggio
+d'Orazio, il secondo de' nipoti
+pontificj. Pier Luigi, nominato nello stesso
+tempo gonfaloniere della Chiesa, segnò
+<span class="pagenum"><a id="Page_200"></a>[200]</span>
+lo stesso anno in cui ricevette i primi
+feudi della camera apostolica, con uno
+scandaloso eccesso commesso contro il
+giovane vescovo di Fano, prelato non
+meno commendevole per la sua santità
+che per la sua avvenenza. Il tiranno, che
+assoggettò quest'uomo ad un'indegna violenza,
+con sì enorme delitto non tanto
+provava le abituali sue dissolutezze, quanto
+il desiderio di offendere la pubblica morale
+e la religione, di cui suo padre era
+sommo sacerdote<a class="tag" id="tag197" href="#note197">[197]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Paolo III non ristringeva le sue viste
+ai piccoli ducati dati al figliuolo; egli
+sentiva che per istabilire la grandezza di
+casa Farnese conveniva porre a prezzo
+l'alleanza della santa sede, e trovò i due
+rivali, che si contendevano il dominio dell'Europa,
+disposti a dare lo stesso prezzo
+che avevano di già pagato a Clemente VII.
+Carlo V, per guadagnarsi l'amicizia del
+papa, accordò nel 1538 sua figlia Margarita
+d'Austria, vedova di Alessandro
+de' Medici, ad Ottavio Farnese, nipote
+di Paolo III, creandolo in pari tempo
+<span class="pagenum"><a id="Page_201"></a>[201]</span>
+marchese di Novara. Inoltre il papa acquistò
+per lui nel susseguente anno il
+ducato di Camerino<a class="tag" id="tag198" href="#note198">[198]</a>. D'altra banda
+Paolo III ottenne nel 1547 per Orazio,
+duca di Castro, suo secondo nipote, una
+figlia naturale di Enrico II.
+</p>
+
+<p>
+Ma sebbene Paolo III facesse a vicenda
+sperare all'imperatore ed al re di Francia
+di unire le sue alle loro armate,
+seppe fino alla fine del suo pontificato
+sottrarsi a qualunque impegno di guerra.
+Per lo contrario cercò più volte di mettere
+pace fra i due rivali. Vero è che
+nello stesso tempo mirava a raccogliere
+per sè medesimo grandi vantaggi; perciocchè,
+ammettendo sì l'uno che l'altro
+essere conveniente al riposo dell'Europa
+che l'eredità dello Sforza passasse in
+una nuova famiglia di feudatarj, Paolo
+III chiedeva il ducato di Milano per suo
+figlio Pier Luigi, ed offriva ai due sovrani
+per tale concessione ricche ricompense<a class="tag" id="tag199" href="#note199">[199]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Per altro Paolo III non tardò ad avvedersi
+che il riposo dell'Europa non
+era il primo oggetto cui mirassero i due
+<span class="pagenum"><a id="Page_202"></a>[202]</span>
+monarchi, e che non pensavano a dare
+il ducato di Milano ad un terzo, che perchè
+perdevano la speranza di conservarlo per
+sè medesimi. Carlo V essendosi all'ultimo
+appropriato questo ducato, Paolo si ristrinse
+a formare uno stato a suo figlio a spese
+di quello della Chiesa. Finalmente in
+agosto del 1545 ottenne l'assenso del
+sacro collegio per accordare a Pier Luigi
+Farnese gli stati di Parma e di Piacenza,
+col titolo di ducato dipendente dalla santa
+sede. In contraccambio il nipote del papa
+rinunciò ai due ducati di Nepi e di Camerino,
+che vennero riuniti alla camera apostolica;
+ed i cardinali, comperati con ricchi
+beneficj, credettero, o finsero di credere
+che tornava più vantaggioso alla santa
+sede la nuova incorporazione di queste
+piccole due province, che si trovavano
+nel centro de' stati pontificj, anzi che la
+conservazione di due altre, veramente più
+grandi, ma rispetto alle quali erano tuttavia
+dubbiosi i diritti della Chiesa, e che
+più non avevano veruna comunicazione
+coll'altro suo territorio<a class="tag" id="tag200" href="#note200">[200]</a>.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_203"></a>[203]</span>
+</p>
+
+<p>
+Tale principio ebbero i ducati di Parma
+e di Piacenza, e la nuova grandezza di
+casa Farnese. Questa si collocò tra le case
+sovrane quasi nello stesso tempo che
+quella dei Medici; e la rivalità di queste
+due case, che si spensero nello stesso
+tempo, si tenne viva due secoli. Entrambe
+queste case scosse nella loro origine dall'odio
+de' loro sudditi e dalla violenta morte
+del fondatore della loro dinastia, non parevano
+destinate a durare lungo tempo. Pier
+Luigi Farnese aveva appena regnato due
+anni, quando fu assassinato il 10 settembre
+del 1547 dai nobili di Piacenza, ai quali
+erasi renduto esoso colle disolutezze, coll'avarizia
+e colle crudeltà sue. Don Ferdinando
+Gonzaga, governatore del Milanese
+a nome dell'imperatore aveva tenuto
+mano a questa congiura, ed occupò subito
+Piacenza in nome del suo padrone<a class="tag" id="tag201" href="#note201">[201]</a>.
+Paolo III, non dubitando che non venisse
+bentosto attaccata anche Parma, la riunì
+nuovamente agli stati della Chiesa, per
+dare maggior peso ai diritti della santa sede
+sopra questa città. Egli offrì in contraccambio
+ad Ottavio lontane speranze, che
+<span class="pagenum"><a id="Page_204"></a>[204]</span>
+questi non osava lusingarsi di vedere ridotte
+ad effetto a cagione della decrepita
+vecchiaja di suo avo. Resistè finchè gli fu
+possibile al volere del papa, ma finalmente
+dovette cedere. Ferdinando Gonzaga
+erasi impadronito de' luoghi più
+forti del circondario di Parma e teneva
+la città quasi bloccata; nello stesso tempo
+l'imperatore domandava imperiosamente
+al papa che gli fosse restituita Parma,
+siccome parte del ducato di Milano. Il
+vecchio pontefice cercava di far valere
+i diritti della santa sede con Memorie e
+con Manifesti; ma egli si andava sempre
+più indebolendo: la contesa mantenevasi
+già da due anni, e le speranze d'Ottavio
+Farnese diminuivano ogni giorno. Finalmente,
+supponendo di non avere più
+tempo da perdere, egli si recò in poste a
+Parma, e tentò di occuparla di nuovo.
+I comandanti della città e del castello
+non vollero ubbidirgli; e Paolo III, avvisato
+di quest'intrapresa e delle offerte
+di accomodamento fatte da Ottavio a
+don Gonzaga, ne concepì tanto dolore, che
+ne morì dopo quattro giorni il 10 novembre
+del 1549 in età di ottantadue
+anni<a class="tag" id="tag202" href="#note202">[202]</a>.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_205"></a>[205]</span>
+</p>
+
+<p>
+Sarebbesi dovuto credere che la casa
+Farnese più non avrebbe potuto rialzarsi
+da tante calamità. Ottavio era stato spogliato
+della metà de' suoi stati dall'imperatore
+suo suocero, e dell'altra metà
+dal papa suo avo. Più non aveva nè tesori,
+nè armate, nè fortezze, e pareva
+ridotto a non avere più speranze, siccome
+più non aveva nè forze proprie,
+nè alleati. Ma Paolo terzo nel suo lungo
+pontificato aveva creati più di settanta
+cardinali. Sedevano tra gli altri nel sacro
+collegio due suoi nipoti, i quali ebbero
+bastante influenza e destrezza per far
+cadere l'elezione, il 22 di febbrajo del
+1550, sopra il cardinale del Monte, creatura
+del loro avo, che assunse il nome
+di Giulio III. Questi, due giorni dopo la
+sua elezione, ordinò che Parma colla
+sua fortezza si restituisse ad Ottavio Farnese;
+confermò l'investitura del ducato
+di Castro ad Orazio Farnese di lui fratello;
+lasciò ad ambidue le importanti
+cariche di prefetto di Roma e di gonfaloniere
+della Chiesa, ed in fine fece
+<span class="pagenum"><a id="Page_206"></a>[206]</span>
+per quella casa ciò che Paolo III con
+tutta la sua ambizione non aveva potuto
+fare<a class="tag" id="tag203" href="#note203">[203]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Ma non per questo poteva credersi assicurata
+la sorte del duca di Parma: l'imperatore
+pareva avere dimenticato d'averlo
+egli stesso scelto per suo genero, e pretendeva
+di spogliarlo del restante de' suoi
+stati. Lo ridusse con ciò a gettarsi nelle
+braccia del re di Francia, a nome del
+quale Ottavio Farnese fece la guerra
+dal 27 di maggio del 1551 fino al 29
+d'aprile del 1552, ed al servigio del quale
+Orazio, duca di Castro, fratello di Ottavio,
+militò fino al 18 di luglio del 1553,
+ch'egli fu ucciso in Hesdin mentre difendeva
+questa città contro gl'imperiali<a class="tag" id="tag204" href="#note204">[204]</a>.
+Ma Piacenza non fu restituita al duca
+Ottavio che il 15 settembre del 1556 da
+Filippo II, il quale, spaventato dall'invasione
+del duca di Guisa in Italia,
+volle procurarsi l'alleanza del Farnese<a class="tag" id="tag205" href="#note205">[205]</a>.
+<span class="pagenum"><a id="Page_207"></a>[207]</span>
+Ad ogni modo Filippo conservò una guarnigione
+nella rocca di quella città, che
+restituì soltanto trent'anni più tardi, nel
+1585, in segno di riconoscenza per gli
+eminenti servigi prestatigli da Alessandro
+Farnese, figlio d'Ottavio e principe di
+Parma.
+</p>
+
+<p>
+Ottavio andò in parte debitore alla
+lunga sua vita dello stabilimento della
+sua sovranità, ch'egli lasciò ai suoi discendenti.
+Morì il 18 settembre del 1586;
+e suo figlio Alessandro, che da lungo
+tempo mieteva allori alla testa delle armate
+spagnuole in Fiandra, non governò
+giammai personalmente gli stati da lui
+renduti illustri. Egli ancora guerreggiava
+ne' Paesi Bassi, quando morì in Arras
+il 2 dicembre del 1592, lasciando suo
+figlio Rannuccio solidamente stabilito nei
+due ducati di Parma e di Piacenza sotto
+la duplice protezione della Chiesa e del
+re di Spagna<a class="tag" id="tag206" href="#note206">[206]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Paolo III fu l'ultimo di quegli ambiziosi
+pontefici che smembrarono il dominio
+<span class="pagenum"><a id="Page_208"></a>[208]</span>
+della Chiesa per dare stato alla
+loro famiglia. Giulio III, che gli successe
+il 9 febbrajo del 1549, credette di non
+avere ottenuta la tiara che per abbandonarsi
+senza ritegno alla pompa ed ai
+piaceri. Egli soltanto ottenne da Cosimo
+de' Medici Monte Sansovino sua patria,
+nel territorio d'Arezzo; eresse quella terra
+in contea, a favore di suo fratello Baldovino
+del Monte, e diede a questo stesso
+fratello il ducato di Camerino, dal Farnese
+restituito alla camera apostolica.
+Del resto parve che a null'altro pensasse
+che a colmare di ricchezze e di
+onori ecclesiastici un giovanetto da lui
+amato. Lo fece adottare da suo fratello;
+lo creò cardinale in età di diciassette
+anni, sotto il nome d'Innocenzo del
+Monte, e lo corruppe in modo con tanti
+favori, che questo giovane, tolto dalla
+più bassa classe del popolo, diventò a
+cagione de' suoi vizj lo scandalo del sacro
+collegio, dal quale lo scacciarono i
+successori di Giulio III<a class="tag" id="tag207" href="#note207">[207]</a>.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_209"></a>[209]</span>
+</p>
+
+<p>
+Questo pontefice degno di non molta
+stima e di poco biasimo, morì il 29
+di marzo del 1555, ed ebbe per successore
+Marcello II di Monte Pulciano, che
+regnò soltanto ventidue giorni, dal 9 al
+30 aprile. L'immatura morte di lui fece
+luogo a Giovan Pietro Caraffa, Napolitano,
+che nell'avanzata età di ottanta
+anni fu eletto il 23 maggio del 1555 sotto
+il nome di Paolo IV<a class="tag" id="tag208" href="#note208">[208]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Da gran tempo la santa sede non aveva
+avuto che uomini unicamente animati
+da mondane viste, che si erano successivamente
+proposto di soddisfare al loro
+gusto pei piaceri, per le arti, per la
+magnificenza o per la guerra. Gli uni
+avevano voluto dilatare la stessa monarchia
+della chiesa, gli altri per lo contrario
+staccarne de' feudi per innalzare
+le loro famiglie; in tutti l'uomo politico
+aveva coperto l'uomo di chiesa, ed il
+fanatismo religioso aveva avuta pochissima
+influenza sulla loro condotta. Tale
+fu il carattere dei papi in tutto il tempo
+<span class="pagenum"><a id="Page_210"></a>[210]</span>
+che decorse dal concilio di Costanza a
+quello di Trento; ma papa Paolo IV
+aveva un affatto diverso sentimento.
+</p>
+
+<p>
+Il pericolo che sovrastava alla chiesa
+romana pei progressi della riforma, mutò
+alla fine il carattere de' suoi capi. Erasi
+fin allora veduto il basso clero geloso
+del clero superiore, i vescovi gelosi
+della corte di Roma, i cardinali gelosi
+del papa, e dal canto loro i superiori
+sempre diffidenti o sempre gelosi dei
+diritti dei loro inferiori. Avevano i papi
+lungo tempo risguardati i vescovi come
+loro segreti ma costanti nemici, e questi
+avevano effettivamente mostrato uno spirito
+repubblicano che mirava a limitare
+il potere del capo della chiesa. Ma nello
+stesso tempo i riformatori avevano attaccato
+il basso e l'alto clero e l'intera
+chiesa; coloro che si erano divisi per
+attirare a sè tutto il potere, sentirono
+in allora la necessità di unirsi per la
+comune difesa. I re, cui il clero aveva
+tanto tempo contrastata l'autorità, si trovarono
+dopo quest'epoca in guerra collo
+spirito repubblicano de' riformatori; perciò
+fecero alleanza cogli antichi loro nemici
+contro i nuovi avversarj, e tutti
+coloro che per qualunque titolo e sotto
+qualsiasi protesto proponevansi di vietare
+<span class="pagenum"><a id="Page_211"></a>[211]</span>
+agli uomini di operare e di pensare da
+sè, riunironsi in una sola lega contro
+tutto il resto del genere umano.
+</p>
+
+<p>
+Fu questo nuovo spirito di resistenza
+alla riforma che diede al concilio di
+Trento un carattere così diverso da quello
+de' precedenti concilj. Dietro le calde
+istanze di Carlo V questo concilio erasi
+convocato da Paolo III ad oggetto di
+decidere tutte le quistioni di fede e di
+disciplina che la riforma aveva fatto nascere
+in Germania. Era stato aperto a
+Trento il 15 dicembre del 1545; ma
+poco dopo Paolo III, diffidando di quest'assemblea,
+l'aveva nel 1547 traslocata
+a Bologna, affinchè fosse più dipendente
+dalla santa sede. Giulio III acconsentì
+nel 1551 a farlo tornare a Trento.
+Le vittorie di Maurizio di Sassonia
+contro Carlo V, ed il subito avanzamento
+verso il Tirolo dell'armata protestante,
+la disperse nel 1552. Il concilio
+si riaprì di nuovo nella stessa città di
+Trento, il giorno di Pasqua del 1561,
+da papa Pio IV, e durò fino al 4 di
+dicembre del 1563<a class="tag" id="tag209" href="#note209">[209]</a>.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_212"></a>[212]</span>
+</p>
+
+<p>
+Il concilio di Trento si adoperò con
+eguale ardore a riformare la disciplina
+della Chiesa, come ad impedire ogni
+riforma nelle credenze e negl'insegnamenti
+di lei. Egli allargò la breccia tra
+i cattolici ed i protestanti; sanzionò come
+articoli di fede le opinioni più invise a
+coloro che volevano far uso della ragione
+o de' loro naturali sentimenti per
+dirigere la loro coscienza<a class="tag" id="tag210" href="#note210">[210]</a>. Spinse al
+più alto grado il fanatismo dell'ortodossia;
+ma in pari tempo ritornò al clero
+il primiero vigore da gran tempo indebolito.
+I preti avevano troppo apertamente
+sagrificata la propria riputazione
+ai loro piaceri; tutti gli abusi che si
+erano introdotti nella disciplina miglioravano
+la loro condizione, ma in pari
+tempo diminuivano la loro riputazione
+ed il loro potere. Per lo contrario la
+politica del concilio mirò a renderli
+rispettabili agli occhi dei divoti, a vincolarli
+più strettamente collo spirito di
+corporazione, ad assoggettarli alla regola;
+e questa stessa ubbidienza avrebbe loro
+data un'irresistibile forza, ed essi avrebbero
+signoreggiati i consigli di tutti i re,
+<span class="pagenum"><a id="Page_213"></a>[213]</span>
+se i progressi dello spirito umano non
+si fossero avanzati con maggiore rapidità
+che questa riforma del clero.
+</p>
+
+<p>
+Si sentì l'influenza del nuovo spirito
+che animava la chiesa, e che si era
+esteso fino al sacro collegio, nelle prime
+elezioni che seguirono la convocazione
+del concilio di Trento. Incominciando
+da quest'epoca i pontefici furono spesso
+più fanatici e crudeli che non i loro
+predecessori; ma più non furono visti
+disonorare la santa sede coi vizj e con
+un'ambizione affatto mondana. Vero è
+che Giulio III, il quale fu eletto dopo
+essersi adunato il concilio, non corrispose
+alla vantaggiosa opinione che si era di
+lui concepita; tuttavolta quest'opinione
+era fondata sulle virtù e sull'austera
+condotta di cui diede prove prima di
+giugnere alle ultime grandezze. Marcello
+II, che gli successe, e che regnò
+pochissimi giorni, era riputato un uomo
+santissimo. Paolo IV, creato il 23 di
+maggio del 1555, si era dato a conoscere
+per uno de' più dotti cardinali;
+era stato in particolar modo notato il di
+lui zelo per l'ortodossia e l'ordine dei
+Teatini da lui fondato, gli dava grande
+riputazione di santità<a class="tag" id="tag211" href="#note211">[211]</a>.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_214"></a>[214]</span>
+</p>
+
+<p>
+Il fanatismo persecutore salì con Paolo
+IV sulla sede di san Pietro. L'intolleranza
+de' precedenti pontefici non era,
+per così dire, che l'effetto della loro
+politica; ma quella di Paolo IV era ai
+suoi occhi medesimi la giusta vendetta del
+cielo irritato, e della propria disprezzata
+autorità. L'impetuoso carattere di questo
+vecchio napolitano non ammetteva nè
+modificazioni, nè ritardo nell'ubbidienza
+ch'egli esigeva; qualunque esitanza parevagli
+una ribellione, e perchè confondeva
+in coscienza le sue proprie opinioni
+colle suggestioni dello spirito santo,
+avrebbe creduto di peccare egli stesso, se
+avesse accordato un solo istante a coloro
+i quali erano tanto empi d'avere l'ardire
+di opinare diversamente da lui. Era egli
+stato, fin sotto il regno di Paolo III, il
+principale promotore dello stabilimento
+dell'inquisizione in Roma, ed aveva egli
+stesso coperta la carica di grande inquisitore.
+Quando salì sul trono raddoppiò
+il rigore degli editti de' suoi predecessori,
+e moltiplicò i suplicj di coloro che
+<span class="pagenum"><a id="Page_215"></a>[215]</span>
+nello stato della Chiesa rendevansi sospetti
+di favoreggiare le nuove dottrine.
+</p>
+
+<p>
+Filippo II e Paolo IV cominciarono
+a regnare nello stesso tempo, ed erano
+ambidue animati dallo stesso fanatismo;
+pure questa passione non formò tra di
+loro l'unione che poteva aspettarsi. Sdegnato
+il papa della dipendenza in cui la
+casa d'Austria aveva ridotta la chiesa
+romana, aveva determinato di scuotere
+cotal giogo; fece perciò alleanza con Enrico
+II, che, sebbene amico fosse degli
+eretici di Germania e de' Turchi, trattava
+i protestanti francesi con non minore
+ferocia e perfidia del monarca spagnuolo.
+Quest'alleanza strascinò la corte di Roma
+in una breve guerra contro Filippo II, la
+quale fu l'estrema che i papi intraprendessero
+nel presente secolo per motivi di pura
+politica; questa ebbe un esito assai più felice
+che non poteva sperarsi dalla debolezza
+del papa, e dalla inconsideratezza dei
+suoi tre nipoti, de' quali aveva troppo
+ascoltati i consigli, e lusingata l'ambizione.
+Il duca d'Alba, che comandava
+gli Spagnuoli, in sul cominciare di dicembre
+del 1556, entrò nello stato della
+chiesa ed occupò molti luoghi forti senza
+quasi incontrare resistenza. Il duca di
+Guisa accorse in ajuto del papa con un'armata
+<span class="pagenum"><a id="Page_216"></a>[216]</span>
+francese; ma la disfatta del contestabile
+di Montmorencì a san Quintino
+sforzò bentosto Enrico II a richiamarlo.
+Il papa restava senza alleati e senza
+mezzi, quando Filippo II, che non poteva
+risolversi a stare in guerra contro
+la santa sede, il 14 settembre del 1557,
+comperò la pace al prezzo delle più
+umilianti condizioni. Per altro si vendicò
+dei Caraffa, che Paolo IV, loro zio, aveva
+arricchiti colle spoglie della casa Colonna,
+e ch'egli sagrificò negli ultimi anni della
+sua vita, conoscendo d'essere stato da
+loro ingannato<a class="tag" id="tag212" href="#note212">[212]</a>.
+</p>
+
+<p>
+A Paolo IV, morto il 18 d'agosto del
+1559, successe Pio IV, fratello del marchese
+di Marignano della casa de' Medici
+di Milano. Comincia con lui la serie di
+que' pontefici, che gli storici ortodossi
+lodano senza restrizione; Pio V, che gli
+successe il 17 di gennajo del 1560, e
+Gregorio XIII, che fu creato il 13 di
+maggio del 1572, avevano press'a poco
+<span class="pagenum"><a id="Page_217"></a>[217]</span>
+lo stesso carattere. Tutti tre d'altro non
+parvero occupati che della cura di combattere
+e di sopprimere l'eresia: affatto
+rinunciando ad ogni disputa per istabilire
+l'indipendenza della santa sede, ad ogni
+gelosia verso la corte di Spagna, intimamente
+si collegarono con un monarca,
+che col suo zelo per l'inquisizione, per
+l'uccisione de' Giudei di Arragona, dei
+Musulmani di Granata, de' protestanti dei
+Paesi Bassi, che colle sue continue guerre
+contro i Calvinisti di Francia, gl'Inglesi
+ed i Turchi, mostravasi il più affezionato
+figliuolo della chiesa. I papi più non
+pensarono a fare la guerra pel temporale
+interesse de' loro stati o delle loro
+famiglie, ma largamente contribuirono
+coi tesori e coi soldati della chiesa alle
+imprese del duca d'Alba ne' Paesi Bassi,
+al sostentamento della lega di Francia
+ed alle guerre coi Musulmani. Sotto questi
+tre papi si videro di nuovo le legioni
+romane in riva alla Senna ed al Reno,
+mentre altre guerreggiavano contro i
+Turchi sulle sponde del Danubio e sulle
+coste di Cipro e dell'Asia Minore: e
+Marc'Antonio Colonna, generale delle
+galere pontificie, ebbe una parte essenziale
+alla vittoria di Lepanto, ottenuta
+<span class="pagenum"><a id="Page_218"></a>[218]</span>
+il 7 ottobre del 1571, da don Giovanni
+d'Austria sopra i Musulmani<a class="tag" id="tag213" href="#note213">[213]</a>.
+</p>
+
+<p>
+In mezzo a questa serie di papi egualmente
+onorati per la decenza de' loro
+costumi, per la sincerità del loro zelo
+religioso, e per la non curanza de' loro
+personali interessi, Sisto V, successore
+di Gregorio XIII, che regnò dal 24 aprile
+del 1585 fino al 20 agosto del 1590, si
+distingue pel vigore del suo carattere,
+per le sue grandiose imprese, per la
+magnificenza de' monumenti con cui abbellì
+Roma, e per le forme pronte, severe,
+dispotiche della sua amministrazione.
+Egli liberò i suoi stati dagli assassini e
+vi mantenne una rigorosa polizia; accumulò
+col mezzo di gravissime imposte
+un immenso tesoro, e si meritò ad un
+tempo l'ammirazione e l'odio de' suoi
+sudditi<a class="tag" id="tag214" href="#note214">[214]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Urbano VII, Gregorio XIV, Innocenzo
+IX, che tennero soltanto alcuni
+mesi il papato, avevano le stesse virtù
+<span class="pagenum"><a id="Page_219"></a>[219]</span>
+ed i medesimi difetti de' loro predecessori
+dopo il concilio di Trento. Clemente
+VIII, che fu eletto il 30 gennajo
+del 1592, protrasse il suo regno fino al
+30 di marzo del 1605. Dovremo parlarne,
+allorchè indicheremo compendiosamente
+le rivoluzioni del susseguente
+secolo.
+</p>
+
+<p>
+L'amministrazione di tutti i papi che
+si succedettero dopo l'apertura del concilio
+di Trento fino alla fine del secolo,
+è macchiata dalle atroci persecuzioni
+esercitate contro i protestanti d'Italia.
+Gli abusi della corte di Roma erano in
+questo paese assai meglio conosciuti che
+oltremonti; vi si erano coltivate più presto
+le lettere, e con maggior cura; la filosofia
+vi aveva fatti più grandi progressi,
+ed in principio del secolo aveva discusse
+le stesse materie religiose con grandissima
+indipendenza. La riforma si era
+fatta tra i letterati non pochi partigiani;
+ma meno assai nella classe povera e laboriosa,
+che l'adottò con tanto ardore in
+Germania ed in Francia. I papi riuscirono
+a spegnerla nel sangue; l'inquisizione, in
+tutto il secolo, fu la strada che più sicuramente
+condusse al trono pontificio<a class="tag" id="tag215" href="#note215">[215]</a>.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_220"></a>[220]</span>
+</p>
+
+<p>
+I papi non mostrarono meno il loro
+crudele fanatismo nella parte che presero
+alle guerre civili e religiose del restante
+dell'Europa. Pio V, per ricompensare il
+duca d'Alba dell'atroce sua condotta
+verso i Fiamminghi, gli mandò nel 1568
+il cappello e lo stocco gemmato, che i
+suoi predecessori avevano talvolta mandati
+ai gran re<a class="tag" id="tag216" href="#note216">[216]</a>. Gregorio XIII aveva fatto
+rendere grazie a Dio per l'assassinio del
+giorno di san Bartolomeo<a class="tag" id="tag217" href="#note217">[217]</a>. I successori
+di questo papa ricusarono di ricevere gli
+ambasciatori di Enrico IV, quando vennero
+per concertare l'abjura di Enrico,
+ed ancora quando Enrico stesso si
+fu pubblicamente ricreduto. Tutti questi
+pontefici non cessarono di fomentare le
+guerre civili della Francia, della Fiandra,
+della Germania, e le congiure contro
+la regina d'Inghilterra; di modo
+che le calamità degli ultimi cinquant'anni
+del sedicesimo secolo furono, in
+tutta l'Europa, costantemente l'opera dei
+papi.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_221"></a>[221]</span>
+</p>
+
+<p>
+I sudditi dei papa, durante la seconda
+metà del sedicesimo secolo, non furono
+più felici che quelli della Spagna: un
+governo non meno assurdo gli opprimeva
+senza proteggerli, mentre che le più
+onerose gabelle, i più ruinosi monopolj
+distruggevano ogni industria; un'amministrazione
+arbitraria e violenta, vincolando
+il commercio dei grani, era cagione
+di frequenti carestie, sempre seguite
+da contagiose malattie. Quella del 1590
+e 1591 rapì alla sola Roma sessanta
+mila abitanti, molte castella; e molti doviziosi
+villaggi dell'Ombria rimasero dopo
+tale epoca affatto spopolati<a class="tag" id="tag218" href="#note218">[218]</a>. In tal
+modo stendevasi la desolazione sopra
+campagne in addietro tanto feraci, le quali
+diventavano indi preda d'un aere malsano:
+in appresso l'effetto si faceva a vicenda
+causa, e gli uomini più non potevano
+vivere dove que' flagelli avevano distrutte
+le precedenti popolazioni.
+</p>
+
+<p>
+Sebbene lo stato pontificio avesse il
+vantaggio di una profonda pace, tutte
+le sue truppe non bastavano a proteggere
+i cittadini, nè contro le incursioni
+dei Barbareschi, nè contro i guasti dei
+<span class="pagenum"><a id="Page_222"></a>[222]</span>
+masnadieri. Questi, renduti arditi dal loro
+numero, e facendosi gloria di combattere
+contro il vergognoso governo della
+loro patria, erano giunti a segno di
+risguardare il proprio mestiere come il
+più onorato di tutti; lo stesso popolo,
+da loro taglieggiato, applaudiva al loro
+valore e risguardava le loro bande come
+semenzai di soldati. I gentiluomini addebitati,
+i figli di famiglia sconcertati
+ne' loro affari, recavansi ad onore di avervi
+servito per qualche tempo in queste
+bande, ed alcune volte varj grandi signori
+si posero alla loro testa per sostenere
+una regolare guerra contro le
+truppe del papa. Alfonso Piccolomini,
+duca di Monte Marciano e Marco Sciarra,
+furono i più destri ed i più formidabili
+capi di questi facinorosi: il primo ruinava
+la Romagna, l'altro l'Abruzzo e
+la campagna di Roma. Siccome l'uno
+e l'altro avevano ai loro ordini più migliaja
+di uomini, non si limitavano a
+svaligiare i passaggeri, o a somministrare
+assassini a chiunque volesse pagarli per
+eseguire private vendette; ma sorprendevano
+i villaggi e le piccole città per
+saccheggiarle, e forzavano le più grandi
+a riscattarsi con grosse taglie, se i loro
+<span class="pagenum"><a id="Page_223"></a>[223]</span>
+abitanti volevano salvare dall'incendio
+le loro ville e le messi<a class="tag" id="tag219" href="#note219">[219]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Questo stato di abituale assassinio fu
+sospeso durante il regno di Sisto V, che
+col terrore della sua militare giustizia, ottenne
+di liberare i suoi stati dai banditi,
+dopo averne fatte perire diverse migliaja;
+ma così rapide e così violenti furono
+l'esecuzioni da lui ordinate, che non
+pochi innocenti vennero avviluppati ne'
+supplicj de' colpevoli. Altronde gli assassinj
+ricominciarono sotto il regno de' suoi
+successori con più furore di prima; i
+signori dei feudi continuarono a dare
+asilo ne' piccoli loro principati ai delinquenti
+perseguitati dai tribunali, ed a
+riguardare quest'asilo come il più bel privilegio
+delle giurisdizioni signorili. Quest'usanza
+si mantenne in vigore fino all'età
+nostra, e furono più volte veduti i
+signori avere la parte loro de' prodotti
+del delitto. Le abitudini nazionali ne rimasero
+pervertite, ed anche oggi in
+quella parte dello stato romano ove non
+fu distrutta tutta la popolazione, specialmente
+nella Sabina, il contadino non si
+<span class="pagenum"><a id="Page_224"></a>[224]</span>
+fa scrupolo di associare il mestiere d'assassino
+e di ladro a quello di agricoltore.
+</p>
+
+<p>
+Abbiamo di già osservato quali furono
+in questo secolo il principio ed i progressi
+del ducato di Parma e Piacenza, il più
+vasto feudo della Chiesa. Quello di Ferrara,
+che di poco gli cedeva in estensione
+ed in popolazione, doveva avere una sorte
+tutt'affatto diversa negli ultimi anni del
+secolo.
+</p>
+
+<p>
+Alfonso I d'Este, che possedeva questo
+ducato unitamente a quelli di Modena
+e di Reggio, durante i pontificati di
+Giulio II, di Leon X e di Clemente VII,
+morì il 31 ottobre del 1534, un mese
+più tardi dell'ultimo di questi pontefici,
+di cui aveva sperimentata la crudele nimicizia<a class="tag" id="tag220" href="#note220">[220]</a>.
+Ercole II, che gli successe,
+sentì che l'Italia aveva affatto perduta
+l'indipendenza, e più non si considerò
+che come un luogotenente di Carlo V.
+Pure la sua consorte era francese e figlia
+di Lodovico XII: sua figliuola aveva sposato
+il duca d'Aumale, che poi fu duca di
+Guisa; tutte queste relazioni lo attaccavano
+alla Francia; onde fidando nella
+<span class="pagenum"><a id="Page_225"></a>[225]</span>
+forza naturale del suo paese sparso di
+canali e di paludi, in quella della sua
+capitale e nella vicinanza de' Veneziani che
+segretamente favoreggiavano la Francia,
+egli tentò due volte di scuotere un giogo
+che provava troppo pesante. Quando il
+duca Ottavio Farnese fu costretto nel
+1551 a porsi sotto la protezione d'Enrico
+II, il duca di Ferrara non cessò mai
+di mandargli approvvigionamenti di munizioni;
+e benchè non la rompesse apertamente
+coll'imperatore, eccitò in lui il più
+vivo risentimento<a class="tag" id="tag221" href="#note221">[221]</a>. Di nuovo, quando in
+principio del regno di Filippo II, Paolo
+IV si alleò colla Francia contro questo
+monarca, Ercole II accettò nel 1556
+le funzioni di generale dell'armata della
+lega, e colla sua piccola armata venne
+talvolta a battaglia ai confini de' suoi
+stati col duca di Parma, che in allora si
+era dato al partito imperiale. Filippo,
+poichè si fu riconciliato col papa, incaricò
+i duchi di Firenze e di Parma di
+castigare Ercole II; e questi, dopo avere
+sofferto i guasti delle loro truppe, si dovette
+credere troppo felice di poter ottenere
+una pace umiliante colla Spagna, il 22
+<span class="pagenum"><a id="Page_226"></a>[226]</span>
+aprile del 1558. Egli morì il 3 d'ottobre
+del susseguente anno<a class="tag" id="tag222" href="#note222">[222]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Alfonso II, figliuolo d'Ercole, quello
+stesso principe che si acquistò un'odiosa
+celebrità colle persecuzioni esercitate contro
+il Tasso, non si provò giammai a scuotere
+il giogo della Spagna, nè a rivendicare
+un'indipendenza ch'era d'uopo
+risguardare come perduta. Altronde il
+piccolo e vano suo spirito non era fatto
+per concepire un progetto che richiedesse
+vera fierezza; ed egli non cercava altra
+gloria che quella che potevano dargli le
+feste della sua corte. Esaurì in una profonda
+pace le finanze de' tre ducati coi
+suoi splendidi divertimenti, con tornei
+e con pompe d'ogni genere; raddoppiò
+tutte le imposte, e ridusse i suoi popoli
+alla disperazione. Tutta la carriera politica
+di Alfonso II si limitò a dispute di
+precedenza col sovrano della Toscana, ed
+a dispendiose pratiche per acquistare i
+suffragj de' Polacchi nel 1575, onde ottenere
+la corona di quel regno. Sebbene
+ammogliato tre volte, non ebbe prole, e
+<span class="pagenum"><a id="Page_227"></a>[227]</span>
+la legittima linea della casa d'Este finì
+in lui il 27 ottobre del 1597<a class="tag" id="tag223" href="#note223">[223]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Ma Alfonso I aveva avuto, poco prima
+di terminare i suoi giorni, un figlio naturale
+da Laura Eustochia, poscia, secondo
+dicevasi, da lui sposata. Questo figlio,
+chiamato come lui Alfonso, era stato autorizzato
+a portare il nome della casa
+d'Este, ed era stato dato in isposo a
+Giulia della Rovere, figlia del duca di
+Urbino, dalla quale aveva avuto un figlio
+chiamato Cesare, che Alfonso II nominò
+suo erede. Non era questa la prima volta
+che l'eredità di casa d'Este passava in
+mano di bastardi, ed i papi non si erano
+opposti alla successione di Lionello e di
+Borso, nel quindicesimo secolo. Sebbene
+la casa d'Este avesse riconosciuto di tenere
+il ducato di Ferrara come un vicariato
+della Chiesa, da circa quattrocento
+anni n'era effettivamente sovrana, ed i
+papi si erano accontentati dei vani onori
+della suprema signoria<a class="tag" id="tag224" href="#note224">[224]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Ad ogni modo l'ambizione che Giulio
+II, Leon X e Clemente VII avevano
+<span class="pagenum"><a id="Page_228"></a>[228]</span>
+manifestata nelle loro guerre contro
+Ferrara, si risvegliò nel loro successore
+alla morte di Alfonso II. Clemente
+VIII, conosciuto prima sotto il nome
+di cardinale Ippolito Aldobrandino, era
+salito il 30 gennajo del 1592 sul trono
+pontificio. Quand'ebbe avviso della morte
+di Alfonso, si affrettò di dichiarare tutti
+i feudi ecclesiastici della casa d'Este devoluti
+alla santa sede per l'estinzione della
+legittima discendenza, e di mandare verso
+il Ferrarese suo nipote, il cardinale Pietro
+Aldobrandino, con una grossa armata.
+Don Cesare, che mancava di talenti e di
+vigore di carattere si lasciò atterrire dall'avvicinamento
+delle milizie pontificie.
+Non cercò di difendere uno stato che offriva
+grandissimi mezzi, ed il 13 gennajo
+del 1598 sottoscrisse un vergognoso
+trattato, col quale rilasciava alla
+santa sede Ferrara e tutti i feudi ecclesiastici
+da lui posseduti, riservandosi solamente
+i beni patrimoniali de' suoi antenati.
+Ritirossi in appresso ne' ducati di
+Modena e di Reggio, il di cui possedimento
+non gli venne contrastato dall'imperatore
+Rodolfo II, che ne aveva il supremo
+dominio<a class="tag" id="tag225" href="#note225">[225]</a>.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_229"></a>[229]</span>
+</p>
+
+<p>
+Ferrara, cadendo sotto il dominio ecclesiastico,
+perdette la sua industria, la
+sua popolazione, le sue ricchezze. Al
+presente più non trovasi in questa deserta
+e ruinata città veruna immagine
+di quella splendida corte, in cui i letterati
+e gli artisti venivano accolti con
+tanto favore. Modena per lo contrario,
+diventata la sede del governo di casa
+d'Este, si arricchì sulle ruine della sua
+vicina, e vestì un aspetto di eleganza,
+d'industria e di attività che mai conosciuto
+non aveva ne' migliori tempi de'
+suoi primi duchi.
+</p>
+
+<p>
+Anche i ducati d'Urbino e di Camerino
+erano feudi della santa sede, meno
+importanti assai di quelli di Parma e di
+Ferrara; ma la riputazione militare del
+duca Francesco Maria della Rovere, e
+la protezione de' Veneziani, de' quali aveva
+tanto tempo comandati gli eserciti, contribuivano
+alla sua sicurezza. Nel 1534
+aveva fatta sposare a Guid'Ubaldo, suo
+figliuolo, Giulia, figlia di Giovan Maria
+di Varano, ultimo duca di Camerino, e
+sperava con ciò di riunire questi due
+piccoli stati; ma Ercole di Varano riclamava
+<span class="pagenum"><a id="Page_230"></a>[230]</span>
+Camerino come feudo maschile;
+e non trovandosi abbastanza potente per
+fare da sè medesimo valere i proprj diritti,
+li vendette a papa Paolo III. Quando
+venne a morte Francesco Maria della
+Rovere, il primo di ottobre del 1538,
+suo figlio Guid'Ubaldo, che gli successe,
+acconsentì a comperare l'investitura di
+Urbino colla cessione al papa del ducato
+di Camerino, che fu di nuovo infeudato
+prima ai Farnesi, indi ai conti del Monte,
+nipoti di Giulio III, e che all'ultimo ricadde
+alla camera apostolica<a class="tag" id="tag226" href="#note226">[226]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Guid'Ubaldo II, che governò il ducato
+d'Urbino dal 1538 al 1574, non giunse
+di lunga mano alla gloria paterna. I suoi
+confini mai non furono esposti a veruna
+minaccia, ed il suo montuoso paese era
+poco esposto al passaggio delle armate.
+Non aveva coste che potessero essere saccheggiate
+dai Barbareschi; ma pure la
+vanità ed il lusso del principe erano tali,
+che riuscivano ai popoli quasi non meno
+pesanti che le guerre straniere. Le eccessive
+imposte ridussero gli abitanti in
+estrema miseria, cui tennero dietro necessariamente
+la carestia e le malattie
+<span class="pagenum"><a id="Page_231"></a>[231]</span>
+contagiose. Nel 1573 scoppiarono alcune
+sedizioni, che Guid'Ubaldo punì con estremo
+rigore, facendo perire in mezzo ai
+tormenti molti suoi sudditi. Egli morì nel
+susseguente anno, e gli successe suo figlio
+Francesco Maria II, il di cui regno
+fu ancora meno fecondo d'avvenimenti
+che non quello del padre<a class="tag" id="tag227" href="#note227">[227]</a>.
+</p>
+
+<p>
+I marchesi di Monferrato e di Mantova
+contavansi ne' precedenti secoli fra
+i principi indipendenti d'Italia. Federico
+II, duca di Mantova, raccolse l'eredità
+di queste due dinastie nell'epoca in
+cui era moribonda l'indipendenza italiana;
+ma dopo tale unione egli si trovò meno
+potente di quel che lo fossero i suoi antenati,
+quando non erano che semplici
+marchesi di Gonzaga.
+</p>
+
+<p>
+Bonifacio, marchese di Monferrato,
+era morto per una caduta da cavallo, nel
+1531, in sul fiore dell'età. Altri non restava
+della nobilissima famiglia de' Paleologhi
+che il zio Bonifacio, Giovan Giorgio,
+che depose per succedergli le insegne
+ecclesiastiche, e due sorelle, la maggiore
+delle quali sposò il duca di Mantova
+Federico II<a class="tag" id="tag228" href="#note228">[228]</a>. Allorchè il giorno
+<span class="pagenum"><a id="Page_232"></a>[232]</span>
+30 aprile del 1533 morì Giovan Giorgio,
+i commissarj imperiali occuparono il Monferrato,
+aspettando che Carlo V decidesse
+a chi spettava quest'eredità. Al duca di
+Mantova riuscì facile il dimostrare che
+il Monferrato era un feudo femminile,
+e che era entrato nella casa Paleologa
+per mezzo di donne. Ad ogni modo
+non ne ottenne dall'imperatore il possesso
+che il 3 di novembre del 1536;
+e l'imperatore a questo modo rinunciò
+appena a conservarlo per sè medesimo.
+I Gonzaghi, che si succedettero in quel
+secolo, e che nel 1574 ottennero che il
+Monferrato fosse eretto in ducato come
+lo era di già il Mantovano, governarono
+questi due paesi come se fossero luogotenenti
+della casa d'Austria. Federico II
+morì il 28 di giugno del 1540. Dopo di
+lui regnarono i due suoi figliuoli, da prima
+Francesco III il primogenito che si annegò,
+il 21 di febb. del 1550, nel lago di Mantova,
+poi il secondogenito che morì il 13 agosto
+del 1587, lasciando erede l'unico suo figlio
+don Vincenzo. Tutta la storia di
+questi principi non versa che intorno ai
+sontuosi accoglimenti fatti ai sovrani che
+attraversarono i loro stati, intorno ai loro
+proprj viaggi, ed a pochi sussidj dati agli
+imperatori per fare la guerra ai Turchi.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_233"></a>[233]</span>
+</p>
+
+<p>
+Nel precedente capitolo abbiamo veduto
+quale si fosse fino alla metà del secolo
+il governo del duca di Firenze. Cosimo
+de' Medici diffidente, dissimulato,
+crudele, sostenevasi in trono a dispetto di
+tutta la nazione da lui governata. Meno
+libero, meno indipendente che gli efimeri
+magistrati della repubblica da lui soppressa,
+egli doveva rispettare non solo gli
+ordini dell'imperatore e di Filippo II,
+ma quelli inoltre di tutti i loro generali, e
+dei governatori di Napoli e di Milano, che
+gli facevano crudelmente sentire tutto il
+peso dell'insolenza spagnuola. Per dare
+un compenso all'antico orgoglio de' cittadini
+fiorentini, egli li decorò con nuovi
+titoli di nobiltà. Nel mille cinquecento sessanta
+instituì un nuovo ordine religioso e
+militare sotto il patrocinio di santo Stefano.
+I ricchi cittadini di Firenze e del
+territorio toscano, sedotti dall'allettamento
+di questa onorificenza, ritirarono dal commercio
+i loro fondi, impiegandoli nell'acquisto
+di terreni, che obbligarono
+in sostentamento delle nuove dignità che
+ottenevano per le loro famiglie con fedecommessi,
+sostituzioni perpetue e commendarie.
+Era questo lo scopo cui mirava
+Cosimo I, che credeva più facile il
+bandire da Firenze l'antico suo commercio,
+<span class="pagenum"><a id="Page_234"></a>[234]</span>
+che non il piegare lo spirito d'indipendenza
+di quei ricchi mercanti<a class="tag" id="tag229" href="#note229">[229]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Non era lungo tempo passato da che
+Cosimo erasi liberato dal timore inspiratogli
+da Pietro Strozzi, ucciso nell'assedio
+di Thionville del 1558, quando la
+sua casa fu insanguinata da tragici avvenimenti,
+avvolti entro dense tenebre,
+che mai non si dissiparono affatto agli
+occhi della posterità. Si pretende che
+don Garzia, il terzo de' suoi figli, assassinasse
+don Giovanni il secondo, di già
+decorato del cappello cardinalizio, e che
+Cosimo lo vendicasse colle proprie mani,
+uccidendo don Garzia col suo pugnale
+tra le braccia della madre Eleonora di
+Toledo, che ne morì di dolore<a class="tag" id="tag230" href="#note230">[230]</a>. Sebbene
+il duca cercasse di nascondere al pubblico
+così tristi avvenimenti, dessi contribuirono
+però ad inspirargli il desiderio di ritirarsi
+dalla scena più attiva del mondo,
+ed a scaricarsi delle principali cure del
+<span class="pagenum"><a id="Page_235"></a>[235]</span>
+governo sopra suo figliuolo primogenito don
+Francesco. Egli eseguì tale risoluzione nel
+1564. Nè meno perfido, nè meno crudele
+del padre, ma più dissoluto, più vano, più
+iracondo, don Francesco non aveva i talenti
+con cui Cosimo aveva fondata la grandezza
+della sua famiglia. Fu perciò, più
+che il padre, l'oggetto dell'odio dei popoli,
+il quale odio non era temperato da
+verun sentimento di rispetto per l'ingegno
+di lui. Per altro Cosimo erasi riservata la
+suprema direzione degli affari, inoltre
+tutte le relazioni diplomatiche, e la cura
+continua di lusingare Pio V, dando in
+mano all'inquisizione di Roma tutti i suoi
+sudditi che il papa credeva infetti d'eresia,
+e perfino il proprio confidente Pietro
+Carnesecchi; le quali cose gli guadagnarono
+in modo l'affetto del pontefice,
+che, nel 1569, ottenne da lui il titolo
+di gran duca di Toscana<a class="tag" id="tag231" href="#note231">[231]</a>.
+</p>
+
+<p>
+La Toscana non era, nè mai era stata,
+un feudo della Chiesa, di modo che il
+papa non poteva a buon diritto cambiare
+il titolo del suo sovrano. Perciò quest'innovazione
+non solamente eccitò la collera
+<span class="pagenum"><a id="Page_236"></a>[236]</span>
+di tutti i duchi, i quali vedevano innalzarsi
+al di sopra di loro quello di Firenze, ma
+altresì quella dell'imperatore, che sentiva
+il torto fatto alle sue prerogative. Cosimo
+I morì il 21 di aprile del 1574, prima
+di avere veduto condotte a fine le
+negoziazioni colle quali cercava di ridurre
+i sovrani dell'Europa a riconoscere
+il suo nuovo titolo<a class="tag" id="tag232" href="#note232">[232]</a>. Ma don Francesco,
+che gli successe nel 1575, ottenne
+dall'imperatore Massimiliano II, che gli
+conferisse egli stesso il 2 di novembre
+il titolo di gran duca di Toscana, come
+una nuova grazia, e senza fare memoria
+della precedente concessione del papa<a class="tag" id="tag233" href="#note233">[233]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Una congiura contro il gran duca, che
+fu scoperta nel 1578, e punita con molti
+supplicj, fu l'ultimo sforzo che in Firenze
+facessero gli amici della libertà per iscuotere
+l'odiato governo dei Medici<a class="tag" id="tag234" href="#note234">[234]</a>. Questo
+governo erasi stabilito già da quarantott'anni,
+ed aveva lasciati morire in esilio
+tutti coloro che avevano un elevato carattere;
+il commercio fiorentino era distrutto;
+<span class="pagenum"><a id="Page_237"></a>[237]</span>
+eransi mutate le costumanze nazionali,
+e la recente educazione aveva
+accomodate le anime al giogo.
+</p>
+
+<p>
+Il gran duca aveva incaricato Curzio
+Picchena, suo segretario d'ambasciata a
+Parigi, di liberarlo dai distinti emigrati
+che tuttavia si trovavano alla corte di
+Catarina de' Medici. Gli fece avere sottili
+veleni, per formare i quali Cosimo I
+aveva eretta nel suo palazzo un'officina,
+che diceva essere un laboratorio
+chimico per le sue esperienze; gli diresse
+inoltre alcuni assassini italiani superiori
+a tutti gli altri; e promise il premio
+di quattro mila ducati per ogni omicidio,
+oltre il rimborso di tutte le spese
+che sarebbero occorse. Nel 1578 Bernardo
+Girolami fu la prima vittima di
+questa trama; e la di lui morte atterrì
+in modo tutti gli altri emigrati fiorentini,
+che questi per salvarsi si dispersero per le
+province della Francia e dell'Inghilterra.
+Ma ovunque furono inseguiti dai sicarj
+di don Francesco, e tutti coloro che
+avevano recata qualche molestia al gran
+duca perirono<a class="tag" id="tag235" href="#note235">[235]</a>.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_238"></a>[238]</span>
+</p>
+
+<p>
+Don Francesco visse e morì totalmente
+subordinato a Filippo II: e perciò mostrossi
+agli occhi de' suoi sudditi sempre
+spalleggiato da tutta la potenza spagnuola;
+e sebbene nel 1579 si rendesse più
+spregievole, che non lo era prima, colle
+sue nozze coll'accorta e dissoluta Bianca
+Cappello<a class="tag" id="tag236" href="#note236">[236]</a>, sebbene nella sua famiglia
+si andassero continuamente rinnovando
+gli assassinj, gli avvelenamenti, i delitti
+d'ogni sorta, i Fiorentini più non tentarono
+di sottrarsi alla sua autorità; ma
+soltanto non dissimularono la loro gioja,
+quando, il 19 ottobre del 1587, Francesco
+e sua moglie morirono avvelenati a
+Poggio a Cajano, in occasione di un convito
+di riconciliazione che colà egli dava
+al cardinale Ferdinando de' Medici, suo
+fratello<a class="tag" id="tag237" href="#note237">[237]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Questo Ferdinando, che gli successe,
+e che depose le vesti ecclesiastiche per
+ammogliarsi, fu il primo a rialzare la
+nazione toscana dall'oppressione in cui essa
+aveva sospirato sessant'anni. Egli aveva
+<span class="pagenum"><a id="Page_239"></a>[239]</span>
+tutta quell'attitudine al governo che può
+avere un uomo senza virtù, e tutta la
+fierezza che può conservarsi senza nobiltà
+d'animo. Si propose di sottrarsi al giogo
+spagnuolo che aveva così duramente oppressi
+i suoi due predecessori: volle di
+nuovo opporre la Francia alla casa d'Austria,
+e fu il primo sovrano cattolico che
+riconoscesse Enrico IV, e si alleasse con
+lui. In appresso s'interpose per la di lui
+riconciliazione col papa, e gli ottenne
+l'assoluzione. Ma il trattato di Parigi del
+27 febbrajo del 1600, tra la Francia ed
+il duca di Savoja, togliendo alla prima
+la comunicazione coll'Italia pel marchesato
+di Saluzzo, fece ricadere il gran
+duca sotto il giogo della Spagna, che
+aveva cercato di scuotere<a class="tag" id="tag238" href="#note238">[238]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Tale fu in compendio la storia di tutti
+i principi sovrani che in questo secolo
+contava l'Italia. Quella delle tre repubbliche
+che tuttavia conservavano la loro
+libertà fu ancora più povera d'importanti
+avvenimenti. In Toscana la repubblica
+di Lucca aveva conservata la sua
+indipendenza. Se si vuole farne giudizio
+dalle sue forme esteriori, essa continuava a
+<span class="pagenum"><a id="Page_240"></a>[240]</span>
+governarsi democraticamente: la sovranità
+risiedeva in tre corpi che dovevano approvare
+tutte le leggi; questi erano, la signoria
+formata da un gonfaloniere e da 9 anziani
+che mutavansi ogni due mesi; il senato
+formato di 36 membri che si rinnovavano
+ogni sei mesi all'anno; ed il consiglio
+generale formato di 90 individui che sedevano
+un anno<a class="tag" id="tag239" href="#note239">[239]</a>. Ma perchè i magistrati
+in esercizio nel corpo dell'anno
+formavano essi medesimi il corpo elettorale,
+dal quale venivano nominati i
+magistrati del susseguente anno, gli stessi
+uomini trovavano il destro di occupare
+sempre tutti gl'impieghi, soltanto col
+cambiare fra di loro le rispettive funzioni,
+perchè la legge non acconsentiva di
+essere rieletti senza intervallo. Per ciò gli
+emigrati fiorentini, assai numerosi in Lucca,
+rinfacciavano ai loro ospiti di avere
+abbandonata la repubblica ad una stretta
+oligarchia, detta burlevolmente <i>i signori
+del cerchiolino</i><a class="tag" id="tag240" href="#note240">[240]</a>.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_241"></a>[241]</span>
+</p>
+
+<p>
+Alcuni oppressivi regolamenti emanati
+a favore de' capi manifatturieri contro gli
+artigiani, ed in particolare contro i tessitori
+di seta, diedero motivo, il primo
+maggio del 1531 ad un'insurrezione che
+costrinse la signoria a transigere col popolo,
+e ad accrescere di un terzo il numero
+de' consiglieri, onde accordare queste
+piazze ad uomini nuovi; ma prima
+che terminasse l'anno la signoria si fece
+autorizzare a prendere una guardia di
+cento soldati forastieri per difendere il
+palazzo pubblico, e coll'ajuto di questa
+e delle milizie del territorio, ristabilì
+l'antico sistema, il 9 aprile del 1532,
+ed annullò tutte le leggi fatte in favore
+delle classi inferiori<a class="tag" id="tag241" href="#note241">[241]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Per altro non fu che dopo la capitolazione
+di Siena, e quando la libertà era
+di già stata esiliata da tutto il rimanente
+della Toscana, che il gonfaloniere Martino
+Bernardino, il 9 dicembre del 1556,
+propose e fece sanzionare la legge che i
+Lucchesi risguardarono poi come il fondamento
+della loro aristocrazia, e come
+equivalente al <i>serrar del consiglio</i> di
+Venezia, e che intitolarono dal suo autore
+<span class="pagenum"><a id="Page_242"></a>[242]</span>
+<i>legge Martiniana</i>. Martino, che voleva ridurre
+la sovranità in pochissime famiglie,
+accarezzava non pertanto ancora la pubblica
+opinione, e non aveva infatti espresso
+ancora tutto ciò che voleva stabilire. La
+legge <i>Martiniana</i> vuole soltanto che ogni
+figlio o di forastiere o di campagnuolo
+sia perpetuamente escluso da qualunque
+magistratura. Con tali indiretti modi il
+corpo aristocratico, che di già era stato
+ridotto a poche famiglie, si assicurò di
+non essere mai più rinnovato, perchè
+tutti i nuovi candidati che vi si sarebbero
+potuti introdurre, non potevano essere
+che stranieri naturalizzati, o di già sudditi
+dello stato fatti nobili. In questo modo
+la sovranità venne trasmessa per ereditario
+diritto ad un sempre più ristretto numero
+di famiglie nobili<a class="tag" id="tag242" href="#note242">[242]</a>. Sembra infatti
+che nell'anno 1600 l'aristocrazia lucchese
+non contasse che cento sessant'otto
+famiglie, le quali, nel 1797 in occasione
+degli ultimi comizj adunati per l'elezione
+delle magistrature, trovaronsi ridotte a
+sole ottant'otto, e queste non somministravano
+<span class="pagenum"><a id="Page_243"></a>[243]</span>
+un sufficiente numero d'individui
+per tutti gl'impieghi dello stato<a class="tag" id="tag243" href="#note243">[243]</a>.
+</p>
+
+<p>
+La costituzione che si era data la repubblica
+di Genova, quando Andrea Doria
+le aveva renduta la libertà, aveva
+colmati di riconoscenza tutti i Genovesi,
+perchè chiamava a governare il maggior
+numero di loro, nell'istante in cui avevano
+potuto temere che la sovranità venisse
+usurpata da un solo: pure questa
+costituzione era puramente aristocratica,
+e tendeva a sempre più restringere il
+circolo dei depositarj della suprema autorità.
+D'altronde l'assoluta dipendenza
+in cui si erano poste, rispetto alla Spagna,
+la famiglia Doria e la repubblica
+doveva altresì riuscire vantaggiosa all'oligarchia
+per via di tutti i pregiudizj di
+nobiltà fomentati dall'orgoglio di Filippo
+II e della sua corte<a class="tag" id="tag244" href="#note244">[244]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Dacchè Andrea Doria, giunto ad una
+estrema vecchiaja, e molestato dalla gotta,
+più non usciva di casa, suo nipote
+Giannettino, aveva preso il comando
+delle sue galere; onorato come lo zio del
+<span class="pagenum"><a id="Page_244"></a>[244]</span>
+favore dell'imperatore, aveva pure le
+prime parti nella repubblica: ma egli si
+era arrogata maggior potenza d'assai di
+quella che aveva avuta lo zio, e la esercitava
+con maggiore orgoglio. Il popolo,
+afflitto di vedersi escluso dall'amministrazione
+della repubblica, e la primaria nobiltà,
+gelosa della potenza del Doria,
+sentivano ogni dì crescere il loro malcontento.
+Giovanni Luigi del Fiesco, conte
+di Lavagna e signore di Pontremoli, ascoltando
+l'antico odio della sua famiglia contro
+i Doria, ed offeso dall'orgoglio di Giannettino,
+progettò di sottrarre la sua patria tutta
+ad un tratto all'autorità dell'aristocrazia,
+a quella dei Doria ed a quella della
+Spagna. Si assicurò degli ajuti di Pier
+Luigi Farnese, nuovo duca di Parma e
+di Piacenza, e di quelli della Francia;
+trasse ne' suoi interessi molti cittadini affezionati
+all'antica fazione popolare, e
+gli avanzi del partito dei Fregosi; finalmente
+fece venire da' suoi feudi molti
+suoi vassalli, e circa dugento fidati soldati,
+sotto colore di armare quattro sue
+galere per andare in corso contro i Barbareschi<a class="tag" id="tag245" href="#note245">[245]</a>.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_245"></a>[245]</span>
+</p>
+
+<p>
+Giovan Luigi del Fiesco aveva invitati
+molti giovani, di coloro ch'egli credeva
+più scontenti del governo, ad un convito
+che diede il 2 di gennajo del 1547;
+e quando gli ebbe tutti adunati in casa
+sua, e che le porte furono chiuse e custodite
+da gente fidata, dichiarò apertamente
+tutto il piano della sua congiura,
+loro chiedendo di secondarlo e di seguirlo,
+se volevano salvare la propria
+vita. I più di costoro, atterriti dalle minacce
+di lui, piuttosto che strascinati dalle
+proprie passioni, si obbligarono con giuramento.
+Giovan Luigi del Fiesco divise
+in allora la truppa coi suoi fratelli, onde
+attaccare nello stesso tempo il porto ove
+il Doria teneva le sue galere, la porta
+di Bisagno, e quella che conduceva al
+palazzo ove dimoravano i due Doria fuori
+di città. La notte era di già molto inoltrata
+quando la zuffa cominciò contemporaneamente
+in ogni luogo. Giannettino
+Doria, avvisato dal tumulto che si era
+eccitato, fu ucciso presso la porta della
+città nell'atto che vi accorreva per calmarlo:
+allora Andrea Doria, credendo la
+città e le sue galere perdute, fuggì fino
+a Sestri. In fatti la cospirazione aveva
+dovunque avuto buon esito; la flotta,
+che aveva quaranta galere era di già venuta
+<span class="pagenum"><a id="Page_246"></a>[246]</span>
+in mano degl'insorgenti, e le porte
+della città erano state sorprese. Ma invano
+si andava cercando Luigi del Fiesco
+per incamminarsi verso il palazzo,
+scacciarne la guardia della signoria, e
+mutare il governo; ma Luigi, volendo
+passare a bordo della galera capitana nell'istante
+in cui questa si scostava dalla
+riva, era caduto in mare col ponte su
+cui passava, ed il peso delle sue armi gli
+aveva impedito di salvarsi a nuoto. I di lui
+partigiani, perduto avendo il coraggio alla
+notizia della sorte di lui, più non osarono
+di occupare il palazzo, e, sebbene di già
+vincitori, trattarono colla signoria come
+se stati fossero vinti; offrirono di cedere
+le porte a condizione di avere un'intera
+amnistia, la quale poichè fu accordata
+e solennemente giurata, i Fieschi si ritirarono
+a Montoglio<a class="tag" id="tag246" href="#note246">[246]</a>. Ma un governo
+che ubbidiva all'influenza spagnuola non
+credevasi tenuto all'osservanza delle sue
+promesse: crudelissime furono le vendette
+del vecchio Andrea Doria, e non ebbero
+fine che colla di lui vita, che si prolungò
+<span class="pagenum"><a id="Page_247"></a>[247]</span>
+fino ai novantaquattro anni, e si spense il
+25 di novembre del 1560<a class="tag" id="tag247" href="#note247">[247]</a>.
+</p>
+
+<p>
+In tutto il restante del secolo i Genovesi
+furono sempre soggetti agli Spagnuoli, e
+perdettero nel 1566 l'isola di Scio, conquistata
+da Solimano sopra i Giustiniani,
+loro concittadini, che se n'erano arrogata
+la sovranità. Furono pure in pericolo
+di perdere la Corsica, che, dopo essere
+stata invasa dai Francesi nel 1553<a class="tag" id="tag248" href="#note248">[248]</a>,
+si sollevò nel 1564, e continuò a respingere
+con tutte le sue forze il giogo oppressivo
+della repubblica, fino al 1568,
+in cui fu di nuovo sommessa<a class="tag" id="tag249" href="#note249">[249]</a>. Più
+non vi fu pace in Genova. Dopo la congiura
+dei Fieschi i più ricchi e più potenti
+membri dell'aristocrazia, temendo di
+vedersi tolto di mano il governo dall'odio
+popolare, avevano risolto di rialzare
+una rocca alla Lanterna, con intenzione
+<span class="pagenum"><a id="Page_248"></a>[248]</span>
+d'introdurvi una guarnigione spagnuola,
+onde tenere la città in dovere e consolidare
+la propria autorità. Questo progetto
+doveva avere esecuzione nel 1548, in
+occasione del passaggio per Genova di
+don Filippo, principe di Spagna: e don
+Ferdinando di Gonzaga, governatore del
+Milanese, doveva spalleggiarlo con tutte
+le sue forze. Ma malgrado la loro ubbidienza,
+i Genovesi abborrivano gli Spagnuoli;
+onde pregarono Andrea Doria
+di opporsi a così vergognoso progetto,
+cui lo spirito di vendetta lo aveva in sulle
+prime ridotto ad acconsentire; gli raccomandarono
+la libertà della repubblica,
+di cui era il secondo fondatore, ed ottennero
+da lui la promessa, che nè il principe
+di Spagna, nè le truppe di lui sarebbero
+ricevute in città<a class="tag" id="tag250" href="#note250">[250]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Nuove dissensioni scoppiarono nella seconda
+metà del secolo tra l'antica e la
+nuova nobiltà, i di cui diritti non erano
+ben definiti; e tanto s'innoltrarono queste
+da dare speranza a Giovanni d'Austria di
+potere occupare Genova, quando nel 1571
+passò davanti a questa città colla flotta,
+che in appresso conseguì la vittoria di
+<span class="pagenum"><a id="Page_249"></a>[249]</span>
+Lepanto<a class="tag" id="tag251" href="#note251">[251]</a>. In questa circostanza papa
+Gregorio XIII prese sotto la sua protezione
+la repubblica, e contribuì potentemente
+a riconciliare le fazioni. Nel 1575
+ottenne da queste, che rimettessero le
+ragioni loro in arbitrio di tre mediatori,
+cioè egli stesso, l'imperatore ed il re di
+Spagna. Le tre corti modificarono la costituzione
+della repubblica, ed in parte
+distrussero l'opera di Andrea Doria. La
+recente loro legge, pubblicata il 17 marzo
+del 1576, accrebbe i privilegj dei
+nuovi nobili, ma sempre come nobili:
+restarono dimenticati i diritti dei cittadini,
+e la libertà venne bandita da questa repubblica
+quasi come dagli assoluti principati<a class="tag" id="tag252" href="#note252">[252]</a>.
+</p>
+
+<p>
+La libertà non era meglio conosciuta a
+Venezia; questa città, dopo avere esaurite
+le proprie forze per resistere alla lega di
+Cambrai, pareva cercare l'oscurità facendo
+di tutto per seppellirsi nel silenzio,
+diffidare de' suoi cittadini, de' suoi alleati,
+<span class="pagenum"><a id="Page_250"></a>[250]</span>
+e de' suoi nemici, ed allegando i pericoli
+che la stringevano ora dal canto della
+Turchia, ed ora dal canto dell'Austria,
+sottrarsi dal far mostra di sè medesima.
+Due crudeli guerre coi Turchi
+privarono effettivamente la repubblica di
+molti de' suoi più importanti possedimenti
+nel Levante. Cominciò la prima nel 1537
+col guasto di Corfù, e finì il 20 ottobre
+del 1540 colla cessione fatta a Solimano
+di tutte le isole dell'Arcipelago che di
+già si trovavano in potere dei Turchi,
+e delle forti città di Napoli e di Malvagia,
+o Epidauro, che la repubblica possedeva
+ancora nel Peloponneso<a class="tag" id="tag253" href="#note253">[253]</a>. L'altra
+fu dai Turchi intrapresa nel 1570 per
+conquistare l'isola di Cipro; la quale,
+difesa con prodigj di valore e con infiniti
+sagrificj di uomini e di danaro, fu
+all'ultimo perduta dai Veneziani, ed abbandonata
+colla pace che sottoscrissero
+nel mese di marzo del 1573<a class="tag" id="tag254" href="#note254">[254]</a>.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_251"></a>[251]</span>
+</p>
+
+<p>
+Il timore dei Turchi, che in tutte le
+guerre aveva avuti costanti vantaggi contro
+la repubblica, costringeva questa ad
+allearsi colla casa d'Austria. Circondata
+dagli stati di questa casa, costretta di ricorrere
+a lei contro un nemico ancora più terribile,
+la repubblica non ardiva pretendere
+ad un'assoluta indipendenza. Finchè le due
+monarchie dei Turchi e degli Spagnuoli
+conservarono tutto il loro vigore, i Veneziani
+furono abbastanza fortunati di sottrarsi
+al pericolo coll'oscurità, e di evitare
+ogni azione che attirare potesse su
+di loro gli sguardi dell'Europa.
+</p>
+
+<p>
+Tali furono in tutti gli stati d'Italia
+le rivoluzioni accadute nel sedicesimo
+secolo. Il nome di questo secolo richiama
+a principio un periodo di gloria, perchè
+i primi anni di questo vennero illustrati dai
+più grandi ingegni che l'Italia producesse
+nelle lettere e nelle arti. In mezzo
+ad orribili calamità, ogni speranza non
+era in allora per anco perduta, e questa
+sosteneva i talenti di coloro ch'erano nati,
+o che si erano formati in più felici tempi.
+Tutti i grandi uomini onde si onora
+l'Italia appartengono a questa prima metà
+<span class="pagenum"><a id="Page_252"></a>[252]</span>
+del sedicesimo secolo, in cui l'Italia sentivasi
+ancora libera. Il solo Tasso è di tutti il
+più moderno, perciocchè non pubblicò
+il suo poema che nel 1581, e di già in
+allora si trovava isolato, quale rappresentante
+degli andati tempi, in mezzo ad
+una degenere nazione. Il genio sparve
+con lui dalla terra, dalla quale era stata
+scacciata la libertà; e la fine del sedicesimo
+secolo, in cui l'umana specie fu
+in Italia colpita dalle più spaventose sventure,
+non dev'essere ricordata che coll'orrore
+che ispirano il delitto, i patimenti
+e l'avvilimento dei nostri simili.
+</p>
+</div>
+
+<div class="chapter">
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_253"></a>[253]</span>
+</p>
+
+<h2>
+CAPITOLO CXXIV.
+</h2>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+<i>Rivoluzioni de' varj stati d'Italia nel
+corso del diciassettesimo secolo.</i>
+</p>
+
+<p class="center">
+1601 = 1700.
+</p>
+</div>
+
+<p>
+Mentre che presso gli altri popoli
+inciviliti gli ultimi secoli svilupparono
+tanti nuovi interessi, e nuovi sentimenti
+e nuove passioni, che più non potrebbesi
+ristringere la loro storia nell'angusto circolo
+che bastava ai precedenti secoli, la
+storia d'Italia diventa più sterile di mano
+in mano che ci avviciniamo all'età nostra.
+Ma tutte le altre nazioni giugnevano
+lentamente all'esistenza, mentre che la
+nazione italiana perdeva la sua. Anche
+dopo terminata l'ultima contesa per l'indipendenza,
+fu ancora necessario qualche
+tempo per disingannare gli uomini dai
+sogni della loro ambizione, per convincerli
+che più non restava loro a sperare
+nè libertà, nè grandezza, nè gloria; molti
+genitori avevano instillati ne' loro figli i
+sentimenti di cui si erano essi medesimi
+nudriti in più felici tempi; molti caratteri
+erano stati di nuovo rinvigoriti dall'esilio,
+dalle persecuzioni, dai patimenti
+<span class="pagenum"><a id="Page_254"></a>[254]</span>
+della guerra e da tutte le calamità dei
+primi anni del sedicesimo secolo; molti
+uomini energici, avendo presa una falsa
+direzione, e servito il comune nemico,
+erano stati accarezzati da que' medesimi
+che opprimevano tutti gli altri, ma che
+sentivano il bisogno di riservarsi alcuni
+strumenti abbastanza forti per signoreggiare
+il paese. Molti altri, senz'avere alcuno
+determinato scopo o speranza di miglior
+sorte, si andavano tuttavia agitando
+per l'abitudine delle rivoluzioni, in quello
+stesso modo che la materia conserva il
+movimento, per la forza d'inerzia, allorchè
+l'ha ricevuto una volta. Così tutto il
+sedicesimo secolo ebbe ancora un'apparenza
+di vita, ed è per questo, a non dubitarne,
+ch'egli partecipò tutt'intero alla
+gloria che gli procacciarono eterna i poeti,
+i letterati, gli artisti, che fiorirono
+principalmente ne' primi anni. Per lo
+contrario il diciassettesimo secolo è un'epoca
+di compiuta morte; e quanto la storia
+letteraria lo rappresenta come in preda
+al più cattivo gusto, alla insipidezza, al
+languore ed alla sterilità, altrettanto la
+storia politica lo mostra privo d'ogni
+azione come d'ogni virtù, d'ogni elevato
+carattere, d'ogni importante rivoluzione.
+Di mano in mano che andiamo avanzando
+<span class="pagenum"><a id="Page_255"></a>[255]</span>
+ci è forza di rimanere convinti,
+che la storia, non solo delle repubbliche,
+ma dell'intera nazione italiana, finì coll'anno
+1530.
+</p>
+
+<p>
+Ma si verserebbe in un grand'errore,
+se, osservando che la storia quasi d'altro
+non si occupa che delle disgrazie degli
+uomini, si supponesse che i tempi di cui
+essa non parla siano stati meno infelici.
+Non tutte le calamità sono istoriche, loro
+abbisognando un certo qual grado di grandezza
+e di nobiltà perchè possano richiamare
+la nostra attenzione, ed imprimersi
+nella nostra memoria. Acciocchè gli
+stessi contemporanei ci trasmettano i fatti
+circostanziati dell'età loro, d'uopo è che
+le calamità siano comuni a molti individui,
+e che si possa a prima vista comprendere
+il rapporto che corre fra la cagione
+e l'effetto. Le disgrazie del diciassettesimo
+secolo erano di diversa natura;
+erano tacite, e non sembravano dipendenti
+dalla politica: ognuno soffriva, ma ognuno
+soffriva nella propria famiglia, come
+uomo e non come cittadino. Avvelenate
+erano le private relazioni, distrutte le
+speranze, diminuita la fortuna, mentre
+che i bisogni di ognuno andavano ogni
+giorno crescendo: la coscienza invece di
+essere di sostentamento nella sventura,
+<span class="pagenum"><a id="Page_256"></a>[256]</span>
+rinfacciava continuamente le passate colpe;
+ed aggiugnendosi la vergogna al dolore,
+ognuno sforzavasi ancora di nascondere
+agli occhi del mondo le sue pene e d'involarne
+la memoria alla posterità.
+</p>
+
+<p>
+Perciò non si pensò ad enumerare tra
+le pubbliche calamità dell'Italia la cagione
+forse più generale de' privati patimenti
+di tutte le famiglie italiane; il torto,
+dico, fatto al sacro nodo del matrimonio con
+un altro nodo, risguardato come onorevole,
+e che gli stranieri vedono sempre
+in Italia con eguale stupore, senza poterlo
+comprendere; ed è quello de' <i>cicisbei</i>,
+o de' <i>cavalieri serventi</i>. Questa sciagurata
+moda essendo stata una volta introdotta
+nel diciassettesimo secolo dall'esempio
+delle corti, ed essendo posta sotto la protezione
+di tutte le vanità, la pace delle
+famiglie fu bandita da tutta l'Italia; verun
+marito più non risguardò la sua consorte
+come una fedele compagna, associata
+a tutta la sua esistenza; più non
+trovò in essa un consiglio nel dubbio,
+un sostegno nell'avversità, un salvatore
+nel pericolo, una consolatrice nella disperazione;
+niun padre osò assicurarsi
+che i figliuoli a lui dati dal matrimonio
+fossero suoi; niuno si sentì legato a loro
+dalla natura; e l'orgoglio di conservare il
+<span class="pagenum"><a id="Page_257"></a>[257]</span>
+proprio casato, sostituito al più dolce ed al
+più nobile affetto, avvelenò tutte le domestiche
+relazioni. Quanto non demeritarono
+dell'umanità que' principi, che riuscirono
+ad impedire che i loro sudditi
+conoscessero qualcuno de' dolci affetti di
+sposi, di padri, di fratelli e di figli!
+</p>
+
+<p>
+Sebbene l'instituzione di tutti i ridicoli
+doveri de' cicisbei fosse per avventura il
+più efficace mezzo di calmare gli spiriti
+irrequieti di fresco ridotti in servitù,
+di snervare i coraggi troppo maschi, d'effeminare
+i nobili ed i cittadini intolleranti
+del giogo, facendo loro scordare
+che avevano perduto ciò che più non
+dovevano cercare, forse si viene a far
+troppo onore alla penetrazione di coloro
+che mutarono le costumanze d'Italia,
+supponendo che prevedessero tutte le conseguenze
+delle nuove mode ch'essi introducevano;
+pure l'istinto del delitto conduce
+più volte tanto direttamente allo
+scopo, quanto il calcolo.
+</p>
+
+<p>
+Fino alla metà del sedicesimo secolo
+l'abitudine del lavoro era stata la qualità
+distintiva degl'Italiani: a Firenze, a Venezia,
+a Genova il primo ordine era dei
+mercanti; e le famiglie decorate di tutte
+le dignità dello stato, della Chiesa o dell'armata,
+non perciò rinunciavano al
+<span class="pagenum"><a id="Page_258"></a>[258]</span>
+commercio. Filippo Strozzi, cognato di
+Leon X, padre del maresciallo Strozzi
+e del gran priore di Capoa, amico di
+molti sovrani, il primo cittadino dell'Italia,
+erasi fino alla fine della sua vita
+mantenuto capo di una casa di banco.
+Ebbe sette figli; ma, malgrado la sua immensa
+ricchezza, non ne aveva destinato
+veruno all'ozio. I principi vollero sostituire
+a questa formidabile attività ciò che
+essi intitolarono un nobil ozio; le armi
+castigliane inondavano l'Italia, ed essi
+chiamarono in loro ajuto i pregiudizj castigliani,
+che coprivano con un profondo
+disprezzo ogni specie di lavoro. Trassero
+tutti i loro cortigiani a convertire le loro
+sostanze in terre, a destinarle a perpetuità
+al primogenito della loro famiglia,
+sagrificando in tal modo all'orgoglio i
+più giovani fratelli e le femmine, e condannando
+ad una costante inerzia tutti
+i figli primogeniti per alterigia, tutti i
+figli cadetti per impotenza.
+</p>
+
+<p>
+Per occupare l'ozio di tutto ciò che
+era cortigianesco, di tutto ciò che venne
+onorato col titolo di nobiltà, per offrire
+nello stesso tempo un compenso a quella
+folla di cadetti privati di ogni speranza,
+e per sempre esclusi dal matrimonio,
+furono inventati i diritti ed i bizzarri
+<span class="pagenum"><a id="Page_259"></a>[259]</span>
+doveri dei cicisbei, o cavalieri serventi;
+questi furono interamente fondati sopra due
+leggi che s'impose il bel mondo: niuna
+femmina più non potè con decenza mostrarsi
+sola in pubblico; verun marito
+non potè, senza esporsi al ridicolo, accompagnare
+sua moglie.
+</p>
+
+<p>
+L'esempio de' traviamenti de' grandi contribuì
+senza dubbio assai a corrompere
+il popolo: quello della impudica Bianca
+Capello, e di tutti i principi e principesse
+della casa Gonzaga, nel diciassettesimo
+secolo, non poteva essere senza
+influenza: ma sebbene i costumi delle corti
+fossero più corrotti, si era conosciuto
+l'intrigo e la galanteria fino ne' tempi
+delle repubbliche, e questo disordine non
+bastava solo a distruggere il carattere nazionale.
+Ciò che distingue il secolo diciassettesimo
+è l'origine d'un pregiudizio
+antisociale, più del libertinaggio funesto,
+dietro il quale facevasi pomposa mostra
+di ciò che in addietro si nascondeva. Non
+fu già perchè alcune donne ebbero degli
+amanti, ma perchè una donna non potè
+più mostrarsi in pubblico senza un amante,
+che gl'Italiani cessarono d'essere uomini.
+</p>
+
+<p>
+Mentre che tutti i legami di famiglia
+furono rotti nel diciassettesimo secolo con
+queste nuove costumanze, che, risguardate
+<span class="pagenum"><a id="Page_260"></a>[260]</span>
+in seguito come sole, consentanee all'eleganza,
+vennero bentosto imitate dalla
+intera massa del popolo, il commercio
+fu oppresso da un mortal colpo per la
+subita ritirata degli uomini industri e dei
+capitali; ne consumarono la ruina i monopolj
+e le assurde gabelle sopra ogni
+vendita di tutti gli oggetti commerciabili,
+stabilite dagli Spagnuoli in tutte le
+province loro soggette. Frattanto il fasto
+andava crescendo a misura che diminuivano
+i mezzi; quanto, secondo gli antichi
+costumi, erano apprezzati l'ordine e
+l'economia, altrettanto furono tenuti in
+pregio nelle corti lo splendore e il lusso,
+e a norma di questi furono fissati i
+gradi. Gl'Italiani impararono in questo
+secolo (e furono loro maestri gli
+Spagnuoli) l'arte di economizzare sui
+più pressanti bisogni per accordare di
+più all'apparenza, di sopprimere tutti i
+comodi non veduti per accrescere il fasto
+che abbacina gli occhi del pubblico.
+La spesa diventò la misura della considerazione,
+e si diede lode al capo di
+famiglia di tutto ciò che accordava al
+suo fasto ed a' suoi piaceri.
+</p>
+
+<p>
+Ne' tempi delle repubbliche, i cittadini,
+non cercando altra decorazione che i suffragj
+de' loro concittadini, temevano di
+<span class="pagenum"><a id="Page_261"></a>[261]</span>
+eccitare la loro gelosia con ambiziose
+distinzioni. Nè ricevevano, nè davano titoli,
+e non mettevano alla tortura il loro
+linguaggio per trovare formole più ossequiose.
+In ogni cosa le nuove corti
+sostituirono la vanità all'orgoglio nazionale;
+e le questioni di precedenza occuparono
+tutta la loro politica. La rivalità
+tra la casa d'Este e la casa dei Medici,
+fra questa e la casa di Savoja, non aveva
+altra vera cagione che la rispettiva pretesa
+di ciascuna di andare innanzi all'altra
+nelle cerimonie in cui si scontravano i
+loro ambasciatori. Successivamente i sovrani
+si andavano arrogando nuovi titoli,
+mentre ne attribuivano altresì dei nuovi
+a tutta la loro corte. Mentre passavano
+essi medesimi per tutti i gradi d'illustrissimi,
+di eccellenze, di altezze, di
+altezze serenissime, di altezze reali, creavano
+pei loro sudditi patenti senza fine
+di marchesi, di conti, di cavalieri, loro
+cedendo in appresso la qualificazione che
+essi avevano portata, e che cominciavano
+a disprezzare. Tali decorazioni scendevano
+sempre più a basso nella folla;
+più non iscrivevasi trent'anni sono al proprio
+calzolajo senza chiamarlo <i>molto illustre</i>:
+ma col moltiplicare i titoli, non si
+erano moltiplicati che i malcontenti e le
+<span class="pagenum"><a id="Page_262"></a>[262]</span>
+mortificazioni; ognuno in cambio di ciò
+che gli era accordato, non vedeva che
+quanto gli era ricusato; e non eravi così
+magro gentiluomo, così piccolo ufficiale
+di milizia, che non si tenesse mortalmente
+ferito quand'era per errore chiamato
+<i>chiarissimo</i> ed <i>eccellentissimo</i>, quand'egli
+aspirava all'<i>illustrissimo</i>.
+</p>
+
+<p>
+Le leggi, le costumanze, l'esempio,
+la stessa religione, tal quale era praticata,
+miravano a sostituire in ogni cosa
+l'egoismo ad ogni mobile più nobile. Ma
+mentre che si sforzavano gli uomini di
+riportare ogni cosa a sè medesimi, nello
+stesso tempo si privavano di tutte le soddisfazioni
+che avrebbero potuto trovare in
+sè medesimi. Il padre di famiglia, ammogliato
+con una donna non di sua scelta,
+da lui non amata, e dalla quale non
+era amato, circondato da figliuoli di cui
+non sapeva di essere padre, che non pensava
+ad educare, e de' quali non si curava
+di acquistare l'amore, continuamente disturbato
+nella propria famiglia dalla presenza
+dell'amico di sua moglie, separato
+da alcuni de' suoi fratelli e sorelle, e ch'erano
+stati fino dalla fanciullezza chiusi ne'
+conventi, e stancheggiato dall'inutilità degli
+altri, i quali, per loro parte d'eredità,
+avevano sempre diritto alla sua mensa, non
+<span class="pagenum"><a id="Page_263"></a>[263]</span>
+era da tutti risguardato che come l'amministratore
+del patrimonio della famiglia. Egli
+era soltanto risponsabile della sua economia,
+mentre che tutti gli altri, fratelli, sorelle,
+moglie e figli, erano entrati in una segreta
+lega per deviare a loro profitto
+il più che potevano della comune entrata,
+per godere, per mettersi essi medesimi
+al largo, senza curarsi delle difficoltà
+in cui poteva trovarsi il loro capo.
+</p>
+
+<p>
+Questo capo di famiglia più non era
+il vero proprietario del fondo patrimoniale;
+più non aveva verun mezzo di
+accrescerlo, mentre che le imposte, le
+pubbliche calamità e l'accrescimento del
+lusso lo andavano sempre diminuendo.
+La sostanza che ricevuto aveva da' suoi
+maggiori era tutt'intera sostituita a perpetuità.
+Dessa non apparteneva alla vivente
+generazione, ma a quella che non
+era ancora nata. Il padre di famiglia non
+poteva nè ipotecare, nè mutare, nè vendere;
+se qualche stravaganza giovanile
+gli aveva fatto contrarre un debito, le
+sole sue entrate potevano essere prese
+per pagarlo, ed intanto egli doveva per
+vivere contrarne un altro. Il legame impostogli
+dal suo antenato per conservare
+la sua sostanza, gl'impediva di usarne.
+Per ogni impreveduto bisogno doveva
+<span class="pagenum"><a id="Page_264"></a>[264]</span>
+valersi dei capitali destinati all'agricoltura,
+i soli di cui potesse disporre, ed
+i soli che avrebbero dovuto essere intangibili.
+Con ciò ruinava quelle terre che
+non aveva diritto di vendere, e le numerose
+famiglie de' coloni erano con lui
+vittime della sua inconsiderazione, di
+quella de' suoi parenti, o dell'accidentale
+disgrazia che aveva danneggiata la
+sua sostanza.
+</p>
+
+<p>
+S'egli cercava onori per sottrarsi ai
+dispiaceri che trovava nella propria casa,
+si vedeva ad ogni istante mortificato da
+tutte le vanità gelose della sua; se voleva
+mettersi in sulla strada de' pubblici
+impieghi, non poteva avanzarsi che colle
+arti dell'intrigo, coll'adulazione e colla
+bassezza; e se aveva delle processure,
+le sue ragioni venivano compromesse dalle
+interminabili lentezze del foro, o sagrificate
+dalla venalità de' giudici; se aveva
+nemici, i suoi beni, la libertà, la vita,
+erano in balìa di segreti delatori, di arbitrarj
+tribunali. Non amando che sè medesimo,
+non trovava in sè medesimo che
+pene e cure. Per sottrarsi ai suoi dispiaceri
+era in certo qual modo costretto a
+seguire l'universale tendenza della sua nazione
+verso i piaceri sensuali, ed abbandonandovisi,
+apparecchiavasi ancora in mezzo
+a questi nuove pene e nuovi tormenti.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_265"></a>[265]</span>
+Tale era nel diciassettesimo secolo la
+situazione di quasi tutti i sudditi italiani;
+ed in tal guisa tra le feste ed i divagamenti
+della vita, la sventura li raggiugneva
+in ogni luogo senza lasciare veruna
+traccia nella storia. Rispetto agli
+avvenimenti del secolo di cui lo storico
+vuole farsi carico, ove si confronti col
+precedente, vi si troveranno per avventura
+minori calamità generali e più umiliazioni,
+un minor numero di quei patimenti
+violenti e rapidi che sembrano
+esaurire le forze della natura umana, ma
+altrettanta miseria e maggiore avvilimento.
+</p>
+
+<p>
+Carlo V aveva unita l'Italia alla monarchia
+spagnuola. Filippo II nel lungo
+suo regno l'aveva mantenuta in una
+stretta dipendenza; e sebbene tutti gli stati
+che gli erano subordinati avessero cominciato
+a deperire nell'istante in cui erano
+passati in suo potere, pareva che sotto
+di lui la monarchia spagnuola andasse
+riparando con esterne conquiste la perdita
+delle interne sue forze. Invano l'oppressione
+aveva spinti alla ribellione i
+Mori di Granata e gli Olandesi ne' Paesi
+bassi; invano l'Oceano aveva inghiottite
+le formidabili flotte di Filippo; invano
+la Francia e l'Olanda erano lorde del
+sangue de' suoi soldati; invano il sempre
+<span class="pagenum"><a id="Page_266"></a>[266]</span>
+crescente disordine delle sue finanze l'aveva
+ridotto a fare un ignominioso fallimento;
+ad onta di tutto ciò quando venne a morte
+il 13 di settembre del 1598 era tuttavia
+il più formidabile monarca d'Europa. Non
+eravi sovrano che ardisse tentare con lui
+la sorte delle armi, e niuno stato poteva
+conservare a lui vicino la propria indipendenza.
+Il diciassettesimo secolo vide
+regnare tre principi della linea austriaca
+di Spagna, successori di Filippo. Suo
+figlio Filippo III morì il 31 marzo del
+1621; Filippo IV, suo nipote, mancò il
+7 settembre del 1665; e suo pronipote
+Carlo II morì il primo di novembre del
+1700. La crescente incapacità di questi
+tre sovrani, la debole loro pusillanimità,
+e l'imprudenza de' loro favoriti e de' loro
+primi ministri, affrettarono il decadimento
+della monarchia spagnuola, e fecero che
+il disprezzo sottentrasse allo spavento che
+aveva inspirato.
+</p>
+
+<p>
+Pure questo decadimento della monarchia
+spagnuola non somministrò all'Italia
+i mezzi di spezzare le sue catene. I tentativi
+fatti dalle province suddite del re
+di Spagna furono mal combinati e mal
+diretti, e non ottennero che una più
+crudele oppressione: rispetto ai piccoli
+sovrani che si erano posti sotto la protezione
+<span class="pagenum"><a id="Page_267"></a>[267]</span>
+della Spagna, più non avevano
+bastante energia per desiderare maggiore
+libertà. Talvolta pendevano incerti tra
+questo giogo e quello della Francia; si
+avvicinavano momentaneamente a Lodovico
+XIV, di cui conoscevano l'ascendente;
+ma bentosto non sentendosi appoggiati
+da bastante buona fede, ricadevano
+nelle antiche loro abitudini, e non volevano,
+per la speranza di lontano ajuto,
+esporsi all'inimicizia de' loro prossimi
+vicini.
+</p>
+
+<p>
+L'autorità di Filippo III sopra l'Italia
+non fu turbata dalla rivalità del re di
+Francia. Vero è che durante parte del
+suo regno ebbe per antagonista il grande
+Enrico; ma questo principe, che voleva
+rialzare i suoi stati dallo spossamento cui
+gli avevano ridotti le guerre civili, evitò
+le battaglie, e si chiuse in certo qual
+modo l'ingresso dell'Italia. La reggenza
+tutt'affatto austriaca di Maria de' Medici
+più non diede alla Spagna motivo d'inquietudine.
+Filippo IV, più debole che
+suo padre, ebbe più formidabili antagonisti.
+I due ministri Richelieu e Mazarino,
+durante tutta la loro amministrazione,
+altro scopo non si proposero che
+l'abbassamento della casa d'Austria. Cominciando
+dal 1621, in cui Richelieu
+<span class="pagenum"><a id="Page_268"></a>[268]</span>
+prese a proteggere contro gli Spagnuoli
+i diritti de' Grigioni protestanti sopra la
+Valtellina, fino alla pace de' Pirenei del
+7 di novembre del 1659, la Spagna e la
+Francia furono quasi sempre in guerra:
+ma la Francia non aveva in allora nè
+un re che sapesse mettersi alla testa delle
+armate, nè ministri guerrieri; onde non
+si lasciò allettare da lontane spedizioni.
+Non perciò fu meno prodiga di
+sangue e di tesori che in tempo dei
+più gloriosi regni di Lodovico XII e
+di Francesco I: ma le sue armi in
+Italia quasi non oltrepassarono i confini
+della Valtellina e del Piemonte. Per vero
+dire i principali suoi sforzi venivano diretti
+contro la Fiandra e la Germania,
+ma non devesi perciò meno notare quale
+proprio carattere di tutte le guerre dirette
+dai due cardinali, che lo scopo loro
+fu piuttosto la devastazione che la conquista,
+e che ruinavano la Spagna senza
+riuscire utili alla Francia.
+</p>
+
+<p>
+Il terzo periodo stendesi dalla pace
+de' Pirenei fino alla guerra della successione
+di Spagna, e corrisponde al regno
+di Carlo II, siccome agli anni più gloriosi
+di quello di Lodovico XIV. In questo
+tempo gli ultimi monarchi austriaci
+di Madrid, tutta sentendo la propria debolezza,
+<span class="pagenum"><a id="Page_269"></a>[269]</span>
+cercavano ad ogni prezzo di
+schivare la guerra, mentre che il Francese,
+credendo di non potere acquistare
+gloria che colle armi, avidamente coglieva
+tutte le occasioni di attaccare i
+suoi vicini, senza perdere tempo a pesare
+la giustizia o l'apparente validità dei
+pretesti che egli impiegava. Nè Lodovico
+XIV, nè veruno de' suoi consiglieri,
+hanno potuto credere ben fondati i titoli
+della regina madre reggente di Francia
+a dividere la successione di Filippo
+IV. Altro vero motivo non aveva la
+guerra che il sentimento della forza opposta
+alla debolezza, ed i manifesti altro
+non erano che una grossolana ipocrisia,
+che sarebbe stato meglio di risparmiare.
+Non pertanto in questo periodo, che costò
+tanto sangue all'umanità, l'Italia fu meno
+che il rimanente dell'Europa il teatro
+della guerra generale. Le armi francesi
+quasi non la visitarono che allorquando
+la vanità di Lodovico XIV compiacquesi
+nel 1662 di umiliare papa Alessandro VII,
+in occasione del preteso insulto fatto dai
+Corsi al suo ambasciatore, e quando nel
+1684 desolò la repubblica di Genova con
+un barbaro bombardamento. Altronde i
+piccoli principi, imbarazzati dalla libertà
+che loro rendeva l'indebolimento della
+<span class="pagenum"><a id="Page_270"></a>[270]</span>
+Spagna, si volsero verso l'imperatore per
+deferirgli il loro vassallaggio, ed essere
+spalleggiati dalla sua protezione; quantunque
+Leopoldo I, che salì sul trono imperiale
+nel 1658, e che vi si tenne fino al
+1705, non si facesse in Italia conoscere
+che colle vessazioni e colla rapacità dei
+suoi generali.
+</p>
+
+<p>
+Il ducato di Milano ed i regni di Napoli,
+di Sicilia e di Sardegna, rimasero
+tutto il diciassettesimo secolo sotto il dominio
+degli Spagnuoli. Non avendo il
+ducato di Milano in questo spazio di
+tempo manifestate nè una volontà nazionale,
+nè una risoluzione che gli appartenesse,
+desso, non altrimenti che le altre
+province della vasta monarchia austriaca,
+non può essere argomento di separata istoria;
+desso soffrì come le altre il fasto e
+l'impero del duca di Lerma, del conte
+duca d'Olivarès, di don Luigi di Haro,
+i quali, essendo primi ministri e favoriti,
+dispoticamente governavano il re ed il regno;
+soffrì ancora più delle altre province,
+perchè la guerra tra la Francia e la casa
+d'Austria, avendo in tutto il secolo avuto
+per oggetto, in Italia il possedimento del
+Piemonte, del Monferrato, della Valtellina
+e del ducato di Mantova, mai non
+si allontanò dai confini del Milanese. Pure
+<span class="pagenum"><a id="Page_271"></a>[271]</span>
+questa guerra si trattò, se non con minore
+crudeltà, almeno con minore attività
+che non si trattarono quelle del precedente
+secolo; ed i suoi guasti, come i
+giornalieri errori del governo, non bastarono
+a controbilanciare la maravigliosa
+fertilità di quel bel paese, o a distruggere
+le dispendiose opere colle quali gli
+antichi suoi proprietarj avevano signoreggiate
+le acque, facendole servire ad
+accrescere le ricchezze delle campagne.
+</p>
+
+<p>
+In questo secolo la storia conserva un
+perfetto silenzio intorno al vice-regno
+di Sardegna; ma i regni di Napoli e di
+Sicilia fecero almeno parlare di loro
+cogl'infruttuosi loro sforzi per iscuotere
+la tirannide spagnuola.
+</p>
+
+<p>
+Le entrate del regno di Napoli, alla
+metà del XVII secolo, ammontavano a
+sei milioni di ducati; e le spese dell'amministrazione
+della flotta e dell'armata,
+comprese ancora le ambascerie
+d'Italia, non assorbivano più di un milione
+e trecento mila ducati. Riputavasi,
+a dir vero, che settecento mila ducati
+erano impiegati nel regno in segrete
+spese, o dilapidati dagli ufficiali del re;
+ma quattro milioni di ducati, o i due
+terzi delle ordinarie entrate uscivano
+ogni anno del regno per pagare i debiti
+<span class="pagenum"><a id="Page_272"></a>[272]</span>
+o le armate della Spagna<a class="tag" id="tag255" href="#note255">[255]</a>. Un tale
+impiego dei tributi del popolo a pro di
+una politica per la quale egli non prendeva
+verun interesse, lo rendeva estremamente
+scontento; ma il di lui cattivo
+umore veniva in oltre accresciuto dal
+progressivo accrescimento di tutti i carichi.
+In forza dei privilegj dello stato,
+riconosciuti da Ferdinando e da Carlo V,
+veruna nuova imposta poteva essere ordinata
+senza l'assenso del parlamento, che
+rappresentava la nobiltà ed il popolo;
+ma da gran tempo il parlamento più
+non si adunava, ed ogni giorno i vicerè,
+stimolati dalla loro corte, inventavano
+qualche nuova gabella, e sempre più
+angustiavano con insopportabili pesi un
+popolo di già estremamente oppresso.
+Gli Spagnuoli, in conseguenza della consueta
+loro ignoranza dell'economia politica,
+gravavano con queste gabelle quasi
+tutte le derrate di prima necessità,
+tassando successivamente le carni, il pesce,
+la farina, ed all'ultimo le frutta.
+I poveri, costretti di rinunciare ad una
+consumazione che le imposte rendevano
+sempre più cara, si andavano
+<span class="pagenum"><a id="Page_273"></a>[273]</span>
+successivamente privando degli oggetti
+tassati. La gabella sulle frutta, che si
+valutava per la sola città di Napoli quattrocento
+mila ducati, parve loro fatta per
+rapir loro l'ultimo rifugio, togliendo loro
+il solo cibo non ancora sproporzionato
+ai loro mezzi. Si sollevarono il 7 di luglio
+del 1647 contro il duca d'Arcos,
+allora vicerè: un giovane pescatore d'Amalfi,
+detto Maso o Tommaso Aniello,
+si fece loro capo; bruciarono le baracche
+ove precisavasi l'imposta; minacciarono
+il vicerè, e lo costrinsero a fuggire
+in castel sant'Elmo; incendiarono le case
+di coloro che si erano arricchiti colle
+malversazioni delle finanze; richiamarono
+i privilegj loro guarentiti da Carlo
+V; ed all'ultimo sforzarono il governo,
+vinto in varj incontri, a trattare con
+loro<a class="tag" id="tag256" href="#note256">[256]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Di quest'epoca uno spirito di libertà
+pareva che tutta animasse l'Europa. Gli
+Olandesi avevano fatto riconoscere e rispettare
+la loro repubblica; gl'Inglesi
+tenevano Carlo I prigioniero ad Hampton-Court;
+i Francesi facevano la guerra a
+<span class="pagenum"><a id="Page_274"></a>[274]</span>
+Mazarino ed alla reggente; i Portoghesi
+avevano scosso il giogo della Spagna; i
+Catalani erano sollevati; ed in Sicilia era
+scoppiata un'insurrezione, prima ancora
+di quella che poi si manifestò in Napoli. Ma
+quasi in ogni luogo l'inquietudine ed i
+lunghi patimenti avevano sollevati i popoli
+contro intollerabili abusi, prima che
+i popoli stessi avessero bastanti lumi per
+correggere i loro governi, o per fondarne
+di nuovi sopra migliori principj. Il popolaccio
+si pose alla testa de' movimenti
+degl'insorgenti e loro diede uno spaventoso
+carattere. Gli uomini di più elevato
+ordine, che più ancora della plebe avevano
+bisogno di libertà, abbandonarono non
+pertanto una causa pur troppo frequentemente
+macchiata dai delitti; vedevano
+da un canto lo stendardo del dispotismo,
+dall'altro quello dell'anarchia, e non
+sapevano quale seguir dovessero. I patimenti
+del popolo e la stessa sua ignoranza,
+ch'erano l'opera del governo,
+giustificavano, a dir vero, il suo odio;
+ma la più dannosa di tutte le passioni
+cui gli oppressi possano darsi in preda,
+è quella della vendetta, la quale fa andare
+a male quasi tutte le rivoluzioni.
+</p>
+
+<p>
+Il duca d'Arcos diffidava non meno
+de' gentiluomini napolitani che del popolo;
+<span class="pagenum"><a id="Page_275"></a>[275]</span>
+sapeva di avere violati tutti i privilegj,
+di avere amaramente mortificati
+quei gentiluomini che potevano per
+altro sollevare tutte le province, col credito
+loro presso i contadini loro vassalli,
+ed aggiugnerle alla capitale. Giudicò
+adunque essere prima di tutto conveniente
+cosa di spargere tra loro la disunione.
+Perciò incaricò i gentiluomini di dare al
+popolo simulate proposizioni di conciliazione;
+li persuase a leggere un falso
+privilegio di Carlo V, a rendersi garanti
+di false scritture, e li trasse così
+avanti nelle proprie perfidie, che il popolaccio,
+credendoli essere stati strumenti
+degl'indegni artificj del vicerè, rivolse contro
+di loro quel furore che a bella prima
+concepito aveva contro gli Spagnuoli,
+ne uccise molti, ed incendiò le loro case.
+Gli altri gentiluomini, sebbene convinti
+che il solo vicerè era colpevole del sangue
+de' loro fratelli, furono costretti di
+assecondarlo, perchè più non ottenevano
+confidenza, nè trovavano sicurezza nell'opposto
+partito<a class="tag" id="tag257" href="#note257">[257]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Non la data fede, non i giuramenti per
+quanto fossero solenni, potevano incatenare
+<span class="pagenum"><a id="Page_276"></a>[276]</span>
+le vendette del governo spagnuolo.
+Fu in mezzo alla chiesa del Carmine,
+nell'istante in cui faceva leggere al popolo
+gli articoli della pace che aveva in
+allora giurata, che il duca d'Arcos fece
+fare una scarica di archibugiate sopra
+Masaniello ed i compagni di lui<a class="tag" id="tag258" href="#note258">[258]</a>. Questo
+capo di fazione, per una straordinaria
+felicità, non rimase ferito, ed il vicerè,
+dichiarando di non conoscere i
+banditi da lui adoperati, li sagrificò al
+furore del popolo per ricuperare il proprio
+credito; poi, continuando a trattare della
+pace, invitò Masaniello ad un convito
+di riconciliazione, nel quale gli fece servire
+una bevanda che lo trasse di senno.
+Il favorito del popolo perdette allora la
+confidenza del suo partito a motivo delle
+sue stravaganze e delle sue crudeltà; ed
+il duca d'Arcos ne approfittò per farlo assassinare
+il 16 di luglio<a class="tag" id="tag259" href="#note259">[259]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Ne' pochi giorni in cui si mantenne
+il suo potere, Masaniello aveva esercitata
+sul popolo la più illimitata autorità. I naturali
+talenti del giovane pescivendolo, e
+<span class="pagenum"><a id="Page_277"></a>[277]</span>
+la pronta ubbidienza della plebaglia ai voleri
+di lui, avevano atterrito il duca d'Arcos,
+e strappategli tutte le concessioni colle
+quali aveva cercato di calmare la sedizione;
+ma le ritirò tutte tostochè si fu
+disfatto del suo nemico. Credette allora
+di potere annullare senza pericolo le
+obbligazioni recentemente contratte; ma
+il 21 di agosto ricominciò la sedizione
+con maggior furore che mai, e gli Spagnuoli,
+conoscendosi troppo deboli, si
+ridussero a fare una nuova capitolazione<a class="tag" id="tag260" href="#note260">[260]</a>.
+Ad ogni modo quando colle più
+solenni promesse ebbero persuaso il popolo
+a deporre le armi, i tre forti che
+signoreggiano Napoli, e la flotta di don
+Giovanni d'Austria, ch'era entrata in
+porto, cominciarono tutt'ad un tratto,
+il 5 ottobre a mezzodì, a cannonare ed
+a bombardare la città; e mentre il popolo
+disarmato, atterrito, sorpreso, chiedeva
+tuttavia la cagione di così impreveduto
+attacco, sbarcarono dalla flotta
+sei mila uomini delle bande spagnuole,
+con ordine di uccidere tutto quanto incontrerebbero<a class="tag" id="tag261" href="#note261">[261]</a>.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_278"></a>[278]</span>
+</p>
+
+<p>
+Ma la popolazione di Napoli ammontava
+a più di quattrocento mila uomini.
+Gl'insorgenti, quasi tutti senza casa e
+senza beni, non avevano che temere
+dal bombardamento: combattendo essi
+senza ordine, non si accorgevano di
+tutte le perdite che andavano facendo,
+e l'uccisione che accadeva in una strada
+non era conosciuta nella vicina, ove
+cominciava la zuffa. Il popolaccio camminava
+dall'uno all'altro tetto gettando
+pietre e tegole sopra i soldati, poscia fuggiva
+prima che dalla truppa di linea potesse
+essere raggiunto. Dopo due giorni di
+battaglia, gl'insorgenti attaccarono i soldati
+oppressi dalla fatica, e, cacciandoli
+da tutti i posti, li costrinsero a ripararsi
+nelle tre fortezze, o sopra la flotta, restando
+essi padroni della città<a class="tag" id="tag262" href="#note262">[262]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Solamente dopo questo fatto i Napolitani
+cominciarono a trattare coi Francesi,
+chiamando in loro ajuto Enrico di
+Lorena, duca di Guisa, che in allora
+trovavasi a Roma. Costui, per parte di
+donne discendendo dalla seconda casa
+d'Angiò, credeva di avere alla corona
+di Napoli legittimi diritti, che sperava
+<span class="pagenum"><a id="Page_279"></a>[279]</span>
+di mettere in campo in così favorevole occasione,
+e faceva capitale sui soccorsi della
+Francia. Si recò subito a Napoli, ove fu
+dichiarato generalissimo e difensore della
+libertà. Di già cominciava ad essere proferito
+il nome di repubblica di Napoli, e ad
+essere accolto con entusiasmo dal popolo,
+ed in tutte le province, che si erano sollevate
+in sull'esempio della capitale<a class="tag" id="tag263" href="#note263">[263]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Ma il popolo napolitano, sotto il dominio
+degli Spagnuoli, non aveva acquistati
+nè i costumi, nè le abitudini, nè le
+opinioni colle quali si fonda una repubblica.
+Egli non pensava che a far passare in
+altre mani l'autorità arbitraria, invece di
+distruggerla; ubbidì ciecamente a Masaniello
+poi a Gennaro Annese ed al duca
+di Guisa, nello stesso modo che aveva
+ubbidito al vicerè; loro permise di regnare
+coi supplicj, e non vi fu mai giustizia
+sommaria più pronta nè più ingiusta che
+quella di questi favoriti della plebaglia.
+Nella sua cieca superstizione quel popolo
+contò assai più sui miracoli della Madonna
+del Carmine, su quelli dello stesso Masaniello,
+che risguardava quale santo,
+<span class="pagenum"><a id="Page_280"></a>[280]</span>
+che sopra i proprj sforzi. Passando da
+una cieca confidenza ad una insensata
+diffidenza, fu tradito da tutti coloro cui
+affidò il suo potere, e trasmutò in accaniti
+nemici tutti coloro che perseguitò
+con ingiuriosi sospetti; soprattutto continuò
+troppo lungamente a proclamare
+colle sue grida il re di Spagna, a pretendere
+di mantenersegli fedele, ed a rigettare
+sugli Spagnuoli il nome di ribelli.
+Gli è questo un grand'errore, di
+credere che le parole adoperate contro
+il loro senso naturale possano fare illusione
+sul fondo delle cose. È meno pericoloso
+per coloro che si ribellano il confessarsi
+apertamente ribelli; ed i Napolitani
+avevano bastantemente sperimentato il carattere
+di Filippo IV e del suo ministero,
+per essere certi che Filippo non verrebbe
+con loro a patti che per ingannarli.
+</p>
+
+<p>
+Il duca di Guisa, invece di costituire
+la repubblica che lo sceglieva per suo
+capo, non pensò che ad attribuirsi un
+assoluto potere; si mostrò geloso di tutti
+i diritti della nazione, di tutti quelli dei
+suoi magistrati, ed in particolare dell'opinione
+che aveva presso il popolo
+Tomaso Annese, il più destro partigiano
+della libertà ed il vero capo della rivoluzione.
+Siccome il Guisa nulla aveva
+<span class="pagenum"><a id="Page_281"></a>[281]</span>
+fatto pel popolo, così non ottenne dal
+medesimo que' generosi sforzi che inspira
+il solo amore della libertà. Gennaro Annese,
+irritato di non avere altro fatto che
+mutare padrone, e temendo per sè medesimo
+la gelosia del Guisa, cominciò celatamente
+a trattare cogli Spagnuoli. All'ultimo
+vendette loro la propria patria,
+aprendone loro le porte il 4 aprile del
+1648, mentre che il Guisa aveva fatta una
+sortita con un piccolo corpo d'armata
+per agevolare l'arrivo delle vittovaglie.
+Ad un giogo più assai pesante del primo
+venne assoggettata la città di Napoli, ed
+altro conforto non ebbe il popolo che
+quello di vedere coloro che lo avevano
+tradito cadere vittima della propria perfidia.
+Il duca d'Arcos aveva perduta la
+carica di vicerè, ed era stato richiamato
+in Ispagna; il duca di Matalona ed il
+principe don Francesco Toralto, da lui
+persuasi con altri gentiluomini napolitani
+a tradire i loro compatriotti, vennero
+uccisi dal popolo furibondo; il duca di
+Guisa, fatto prigioniero dagli Spagnuoli,
+non ottenne la sua libertà che nel 1652;
+e Gennaro Annese, che aveva restituita
+la corona a Filippo IV, e data la sua
+patria in mano agli Spagnuoli, perì
+sopra un patibolo, per ordine di quel
+<span class="pagenum"><a id="Page_282"></a>[282]</span>
+re ch'egli aveva ristabilito, insieme a
+quasi tutti coloro che avevano avuta
+qualche parte nelle turbolenze; provando
+in tal maniera che verun servigio, per
+quanto possa essere grande, cancella agli
+occhi di un despota le passate ingiurie,
+e che verun giuramento lo lega verso
+coloro che una volta tentarono di scemare
+la sua potenza<a class="tag" id="tag264" href="#note264">[264]</a>.
+</p>
+
+<p>
+La sollevazione di Palermo, scoppiata
+il 20 maggio del 1647, fu meno lunga
+e meno importante che quella di Napoli;
+ma press'a poco andò soggetta alle stesse
+crisi. Il vicerè di Sicilia, don Pedro
+Faxardo de Zuniga, marchese de los
+Velez, non fu nè meno perfido, nè meno
+crudele del duca d'Arcos. Giuseppe d'Alessi,
+filatore d'oro, nativo di Polizzi in
+Sicilia, ebbe in quest'insurrezione le stesse
+parti che Masaniello a Napoli; come lui
+fu ucciso il 22 di agosto da' suoi partigiani,
+comperati dal vicerè, e come lui
+fu pianto da quel popolo che avrebbe
+<span class="pagenum"><a id="Page_283"></a>[283]</span>
+dovuto difenderlo. Per ultimo a Palermo
+come a Napoli, dopo un'amnistia solennemente
+accordata, fu tirato nelle strade
+a mitraglia sopra il popolo, vennero appiccati
+tutti i capi, e le gabelle, che avevano
+cagionata la ribellione, e che il
+vicerè aveva abolite, furono ristabilite
+in tutta la loro estensione<a class="tag" id="tag265" href="#note265">[265]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Ma nello stesso secolo venne scossa in
+Sicilia l'autorità spagnuola da un'altra
+sollevazione, dalla quale potevano aspettarsi
+più serie conseguenze, perchè gl'insorgenti
+trovavansi spalleggiati da Lodovico
+XIV, in allora giunto al più elevato
+grado della sua possanza. Tale insurrezione
+scoppiò in Messina in agosto del
+1674. Sola di tutte le città della Sicilia
+Messina era di que' tempi governata, piuttosto
+come repubblica che come municipio,
+da un senato scelto in città,
+di cui il governatore spagnuolo altro non
+era che il presidente con limitatissima
+autorità. La libertà aveva conservata a
+Messina una prosperità sconosciuta in
+tutti gli altri regni di casa d'Austria.
+<span class="pagenum"><a id="Page_284"></a>[284]</span>
+La città contava sessanta mila abitanti;
+il commercio vi aveva adunate grandissime
+ricchezze; le arti, le manifatture,
+l'agricoltura venivano egualmente incoraggiate;
+ma gli Spagnuoli risguardavano
+tanta prosperità come un pericoloso esempio
+per le vicine città, alle quali la vista
+di cotale prosperità poteva far desiderare
+i privilegj che avevano da gran
+tempo perduti. Altronde i governatori
+hanno tutti la stessa avversione per quei
+diritti che autorizzano i loro amministrati
+a resistere loro, e sono sempre solleciti
+di sopprimerli. Don Diego Soria,
+governatore di Messina, oppressava la
+città con nuove gabelle, sprezzava apertamente
+i diritti del senato, e cadde pure
+in sospetto d'aver voluto far perire tutti
+i senatori un giorno che li fece arrestare
+nel proprio palazzo. Questo forse
+malfondato timore fece scoppiare l'insurrezione.
+Gli Spagnuoli, scacciati dalla
+città, si ripararono nelle quattro fortezze
+che la circondano. Alcuni deputati spediti
+al duca d'Etrèe, ambasciatore in Roma
+di Lodovico XIV, gli offrirono pel suo
+re il possedimento di Messina, e con
+essa la sovranità della Sicilia. Tale offerta
+fu dall'ambasciatore avidamente
+accettata ed in appresso dalla sua corte.
+<span class="pagenum"><a id="Page_285"></a>[285]</span>
+Lodovico XIV venne in Messina proclamato
+re di Sicilia; ed il commendatore
+Alfonso di Valbella si recò con sei navi
+da guerra a prendere possesso di quella
+città<a class="tag" id="tag266" href="#note266">[266]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Nel susseguente anno il duca di Vivonne,
+ed in appresso il signore di Quesne
+intrapresero la conquista delle altre città
+della Sicilia, e la difesa di quelle che di
+già erano dai Francesi possedute. Accanite
+zuffe ebbero luogo tra i Messinesi
+e gli Spagnuoli, tra i Francesi e gli Olandesi
+alleati della corte di Spagna. Fu
+appunto nella più sanguinosa di tali battaglie
+che il valoroso ammiraglio Olandese
+Ruyter fu mortalmente ferito il 22
+aprile del 1676<a class="tag" id="tag267" href="#note267">[267]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Però Lodovico XIV aveva perduta
+la speranza di occupare tutta intera la
+Sicilia; e quando si aprirono in Nimega
+<span class="pagenum"><a id="Page_286"></a>[286]</span>
+le conferenze per la pace, conobbe bentosto
+che una delle condizioni, cui sarebbe
+forzato di accettare, sarebbe l'evacuazione
+di Messina. Facendo di cotale
+cessione un articolo del trattato, avrebbe
+potuto facilmente ottenere un'amnistia
+per coloro che l'avevano servito, e fors'anco
+la ratifica degli antichi loro privilegj;
+ma parvegli che il proprio orgoglio
+avrebbe meno sofferto evacuando
+spontaneamente la città, senza condizione,
+senza esservi forzato, e come una semplice
+operazione militare. Prima del 17
+di settembre del 1678, giorno in cui
+fu sottoscritta la pace di Nimega colla
+Spagna, Lodovico XIV mandò ordine
+al maresciallo de la Feuillade, che aveva
+il comando di Messina, di rassegnare
+la guardia della città agli abitanti, e di
+partire immediatamente con tutti i Francesi.
+Il senato ricevette questo crudele
+avviso, allorchè quasi tutti i Francesi
+erano di già imbarcati; desso supplicò la
+Feuillade di sospendere la sua partenza
+almeno pochi giorni, poichè non gli sovrastava
+verun pericolo, e di accordare
+in tale maniera agli sventurati Messinesi
+il tempo d'imbarcarsi con lui, onde sottrarsi
+ai carnefici della Spagna; per somma
+grazia non potè ottenere dal maresciallo
+<span class="pagenum"><a id="Page_287"></a>[287]</span>
+che quattr'ore di ritardo. In così breve
+spazio di tempo si rifugiarono sulla flotta
+francese sette mila persone, ma con tanto
+precipizio che tutte le famiglie si trovarono
+separate, e che in questa scena di
+spavento non vi fu una sola madre di
+famiglia che non perdesse lo sposo, il
+fratello, o taluno de' suoi figliuoli, non
+un fuggiasco che potesse seco trasportare
+soltanto tutto il suo effettivo danaro, o
+i suoi più preziosi effetti. Bentosto, il
+maresciallo, temendo che la sua flotta
+non fosse troppo carica, fece spiegare le
+vele, mentre due mila persone gli tendevano
+ancora dalla riva le braccia, e chiedevano
+ad alte grida di essere ricevuti a bordo.
+</p>
+
+<p>
+Pur troppo giusto era lo spavento di
+quegli sciagurati. Il vicerè don Vincenzo
+Gonzaga pubblicò, gli è il vero, un'amnistia
+quando entrò in Messina, ma la
+corte di Madrid non tardò ad annullarla.
+Vennero confiscati tutti i beni de' fuorusciti;
+la città fu privata di tutti i suoi
+privilegj, e vi s'innalzarono monumenti
+ond'eternare la memoria del suo gastigo;
+furono banditi tutti coloro che avevano
+avuto qualche impiego sotto i Francesi,
+e condannati a morte quelli che avevano
+presa una parte più attiva nella ribellione.
+Di sessanta mila abitanti che popolavano
+<span class="pagenum"><a id="Page_288"></a>[288]</span>
+quella città, appena ne rimasero undici
+mila; e questa misera città non potè mai
+più rifarsi da tanto infortunio<a class="tag" id="tag268" href="#note268">[268]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Dall'altro canto coloro, che dopo essersi
+sagrificati per la Francia, confidavano
+nella riconoscenza di Lodovico, e
+che il maresciallo de la Feuillade aveva
+condotti sulla sua flotta, vennero ripartiti
+in varie città della Francia e mantenuti
+a spese del re per un anno e mezzo;
+ma questi improvvisamente ordinò loro
+sotto pena della vita di uscire dal suo
+regno, e li privò d'ogni sussidio. Si videro
+allora uomini d'illustri natali, che
+fin allora avevano vissuto nell'opulenza,
+ridotti alla mendicità, ed altri riuniti in
+bande farsi assassini di strada. Mille cinquecento
+de' più disperati passarono in
+Turchia, ove abjurarono la fede, non volendo
+altri compagni che coloro, i quali
+abborrivano com'essi tutti i principi cristiani.
+Per ultimo soli cinquecento ottennero
+passaporti dagli ambasciatori spagnuoli
+per rientrare in patria; ma il
+nuovo vicerè di Sicilia, il marchese de
+las Navas, gli fece imprigionare di mano
+<span class="pagenum"><a id="Page_289"></a>[289]</span>
+in mano che arrivavano; e tutti, ad
+eccezione di quattro, furono condannati
+o alla forca o alle galere<a class="tag" id="tag269" href="#note269">[269]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Gli altri stati d'Italia furono ben lontani
+dal provare in questo secolo rivoluzioni
+di tanta importanza. Di tredici
+papi, che successivamente occuparono
+la cattedra di san Pietro, da Clemente
+VIII a Clemente XI, tre soltanto richiamano
+l'attenzione dello storico sul
+loro regno per avvenimenti di qualche
+importanza. Paolo V, dal 1605 al 1621,
+per le sue contese colla repubblica di
+Venezia; Urbano VIII, dal 1623 al 1644,
+per la guerra de' Barberini; ed Alessandro
+VII, dal 1655 al 1677, per gli oltraggi
+ricevuti da Lodovico XIV.
+</p>
+
+<p>
+Paolo V, conosciuto prima sotto il nome
+di cardinale Camillo Borghese, godeva
+somma riputazione per l'integrità de' suoi
+costumi, pel suo zelo per la religione, ed
+in particolare pel suo grande attaccamento
+alle immunità ecclesiastiche, le quali fino
+nel primo anno del suo regno si credette
+chiamato a difendere, perchè il consiglio
+<span class="pagenum"><a id="Page_290"></a>[290]</span>
+del dieci aveva, in Venezia, fatti
+imprigionare un canonico di Vicenza, ed
+un abbate di Nervesa, accusati di enormi
+delitti, e perchè in tale occasione la repubblica
+aveva pure richiamata in vigore un'antica
+legge che vietava agli ecclesiastici
+l'acquisto di nuovi stabili. Paolo V intimò
+al doge di Venezia, sotto pena di scomunica,
+di dare in mano al nunzio Mattei
+i due prigionieri ecclesiastici e di rivocare
+una legge che sembravagli contraria
+ai diritti della Chiesa. Paolo V era
+persuaso che niun sovrano oserebbe resistere
+all'autorità pontificia; lo zelo
+religioso era stato riscaldato dai papi
+allevati nei tribunali dell'inquisizione
+che si erano succeduti in sul declinare
+del precedente secolo, dal fanatismo
+di Filippo II, dalla riforma del concilio
+di Trento, e dalla violenza delle
+guerre di religione di fresco terminate
+in Francia, e non ancora spente in Fiandra.
+La fermezza della repubblica di Venezia
+gli recò non poco stupore, e forse fu
+cagione che non procedesse a nuove usurpazioni.
+Piuttosto che cedere, i Veneziani
+incorsero la scomunica e l'interdetto
+contro di loro fulminati il 17 aprile
+del 1606. Ordinarono, sotto pena della
+vita, a tutti i preti e monaci dello stato
+<span class="pagenum"><a id="Page_291"></a>[291]</span>
+di risguardare come non avvenuto quest'interdetto,
+e di continuare la celebrazione
+de' divini ufficj. I Gesuiti, i Teatini
+ed i Cappuccini, avendo ricusato di
+ubbidire, furono costretti ad uscire dal
+territorio della repubblica, ed i primi
+non vi furono nuovamente ricevuti che
+nel 1657. Paolo V, non volendo cedere,
+cominciò a fare leva di truppe per ispalleggiare
+colle armi i suoi decreti. I Veneziani
+fecero lo stesso, e chiesero l'assistenza
+del re di Francia, loro alleato.
+Questi (Enrico IV) s'interpose con zelo
+per terminare una lite che poteva risvegliare
+una guerra generale. Spedì il cardinale
+di Giojosa a Venezia, indi a Roma
+per trattare; ed appoggiò così bene la
+fermezza del senato di Venezia, che la
+repubblica, nell'accomodamento conchiuso
+in Venezia, il 21 aprile del 1607, nè
+rinunciò al diritto di tradurre gli ecclesiastici
+innanzi ai tribunali secolari, nè
+alla legge che proibiva loro l'acquisto di
+beni stabili, e soltanto consegnò al cardinale
+di Giojosa i due ecclesiastici ch'erano
+stati imprigionati, dichiarando di
+farlo solo per deferenza verso il re di
+Francia<a class="tag" id="tag270" href="#note270">[270]</a>.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_292"></a>[292]</span>
+</p>
+
+<p>
+Durante il suo lungo papato Paolo V
+arricchì a dismisura i suoi nipoti; una
+ragguardevole parte dell'<i>Agro Romano</i>
+fu data ai Borghesi: e que' vastissimi
+poderi, di mano in mano ch'erano posseduti
+da più ricchi proprietarj, vedevano
+scemare il numero de' loro abitanti.
+I Borghesi troppo ricchi per non dissipare
+con principesco lusso l'entrate loro
+procurate dallo zio, non lo erano bastantemente
+per far coltivare la provincia
+che possedevano, e che rimaneva
+perciò destinata al pascolo.
+</p>
+
+<p>
+Il cardinale Maffeo Barberini, innalzato
+alla santa sede il 6 d'agosto del
+1623, sotto il nome di Urbano VIII,
+fu ancora più prodigo dei beni della
+chiesa verso i suoi nipoti. Nel periodo
+di ventun anni di regno, loro abbandonò
+tutta la direzione degli affari della chiesa,
+e fece loro avere più di cinquecento mila
+scudi d'entrata. Ma i Barberini non si
+appagavano delle ricchezze; volevano
+approfittare del loro predominio sullo
+spirito dello zio pressocchè rimbambito
+<span class="pagenum"><a id="Page_293"></a>[293]</span>
+per acquistare i ducati di Castro e di
+Ronciglione, feudi di casa Farnese, posti
+tra Roma e la Toscana<a class="tag" id="tag271" href="#note271">[271]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Di quest'epoca que' due ducati, siccome
+ancora quelli di Parma e di Piacenza,
+erano governati da Odoardo Farnese
+nipote di Alessandro, l'illustre rivale
+di Enrico IV. Credeva Odoardo di
+essere per ereditario diritto un eroe ed
+un valente generale. Avendo contratti in
+Roma gravissimi debiti, di cui non pagava
+le usure, aveva dato al governo
+pontificio un plausibile pretesto per ordinare
+l'apprensione de' suoi feudi e per
+proporgli in seguito un trattato di vendita
+o di permuta; ma alle pretese dei Barberini
+egli oppose un'alterigia eguale alla
+loro, e non volle sapere di convenzioni.
+In tale occasione scoppiò una guerra
+tra la chiesa ed il duca di Parma nel
+1641: e fu questa la sola in tutto questo
+secolo che avesse origine italiana.
+Tutte le altre guerre, che durante questo
+periodo insanguinarono il suolo della
+penisola, erano state provocate da oltremontani
+interessi. Il duca di
+<span class="pagenum"><a id="Page_294"></a>[294]</span>
+Modena, il gran duca di Toscana, e la
+repubblica di Venezia presero parte in
+questa guerra come alleati di Odoardo
+Farnese; fu guastato molto paese, e ruinate
+le finanze della chiesa e del ducato
+di Parma; ma non pertanto questa guerra
+fu ancora più ridicola che pregiudicevole
+ai combattenti. Taddeo Barberini, prefetto
+di Roma e generale della chiesa,
+che aveva adunati nel Bolognese diciotto
+in ventimila uomini, fuggì colla sua armata,
+che interamente si disperse alla sola
+notizia dell'avvicinamento del Farnese, sebbene
+si sapesse che questa non aveva più
+di tre mila cavalli. Ma lo stesso Odoardo
+per la sua instabilità, per una presontuosa
+ignoranza, e per una inconsiderata
+prodigalità, perdette tutto il vantaggio
+che gli avevano dato la viltà de' suoi
+nemici e la cooperazione de' suoi alleati.
+Perciò dovette riputarsi felice che, colla
+pace sottoscritta in Venezia il 31 maggio
+del 1644, si rimettessero le parti belligeranti
+nello stato in cui si trovavano prima
+della guerra<a class="tag" id="tag272" href="#note272">[272]</a>.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_295"></a>[295]</span>
+</p>
+
+<p>
+Nel diciassettesimo secolo i papi più
+non avevano sullo stato politico dell'Europa
+quell'influenza che i loro predecessori
+avevano esercitata nel sedicesimo.
+I Borboni non avevano loro mostrata
+giammai la medesima deferenza che i
+monarchi spagnuoli. Pure dovevano i
+papi risguardarsi per lo meno come
+sovrani ne' loro stati, ed in potere in
+tale qualità di amministrare liberamente
+la giustizia nella propria capitale. Lodovico
+XIV parve disposto a contrastare ad
+Alessandro VII tale prerogativa, mantenendo,
+sotto nome di franchigia, la protezione
+che il suo ambasciatore accordava
+agli abitanti di tutto un quartiere
+di Roma, contro la giustizia papale. La
+disputa intorno alle franchigie, cominciata
+nel 1660 e rinnovata nel 1662, spinse
+agli estremi i Corsici della guardia del
+papa, i quali, dopo essere stati malmenati
+dai servitori dell'ambasciata francese,
+vennero in corpo ad insultare ed attaccare
+il duca di Crequì, ambasciatore di
+Francia. Per vendicarlo, Lodovico XIV
+rinviò il nunzio pontificio, occupò Avignone
+ed il contado Venosino, ed apparecchiò
+<span class="pagenum"><a id="Page_296"></a>[296]</span>
+un'armata per attaccare Alessandro
+VII nella sua stessa capitale. In
+pari tempo chiese con alterigia una pubblica
+soddisfazione; e l'ottenne col trattato
+di Pisa del 12 febbrajo del 1664,
+avendo il papa ed i suoi nipoti accondisceso
+alle più umilianti condizioni<a class="tag" id="tag273" href="#note273">[273]</a>.
+</p>
+
+<p>
+La disputa delle franchigie si rinnovò
+con maggiore acerbità sotto Innocenzo
+XI. Avendo egli ottenuto dagli altri ambasciatori
+d'Europa l'abolizione delle
+loro franchigie, volle approfittare della
+morte del duca d'Etrès, accaduta in Roma
+il 30 gennajo del 1687, per abolire, prima
+che il re gli desse un successore, quelle
+di cui aveva goduto come ambasciatore
+di Francia: Lodovico XIV non volle acconsentirvi,
+e destinò ambasciatore presso
+la corte di Roma il marchese di Lavardino,
+colà mandandolo con una guardia
+di ottocento spadaccini per minacciare il
+papa perfino nella sua capitale. Costoro si
+afforzarono nel palazzo di Francia; e difesero
+le franchigie dell'ambasciatore francese
+<span class="pagenum"><a id="Page_297"></a>[297]</span>
+colle armi, non solo villanamente mancando
+al rispetto dovuto dal re al capo della
+sua chiesa, ma perfino ai riguardi che il
+più potente monarca avrebbe dovuto mostrare
+verso il più piccolo sovrano. L'affare
+delle franchigie non ebbe fine che
+nel 1693 sotto il papato d'Innocenzo XII,
+nella quale epoca Lodovico fu contento
+di desistere da un preteso diritto che
+manteneva l'anarchia, e favoreggiava il
+delitto negli stati del capo della cattolica
+religione<a class="tag" id="tag274" href="#note274">[274]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Gli stati della Savoja e del Piemonte
+furono successivamente governati, in questo
+secolo, da cinque duchi, tre de' quali
+si resero illustri pel loro singolare ingegno.
+Pure questa casa, che nel susseguente
+secolo doveva acquistare tanta
+preponderanza in Italia, a stento potè
+in questo conservare quello stato di potenza
+cui era giunta ne' primi anni del
+medesimo. Se i suoi confini si mantennero
+press'a poco gli stessi, se le sue fortezze
+crebbero di numero e d'importanza,
+<span class="pagenum"><a id="Page_298"></a>[298]</span>
+i suoi sudditi vennero crudelmente
+ruinati dalle guerre che si trattarono continuamente
+nel loro paese.
+</p>
+
+<p>
+Carlo Emmanuele I, che in sul cominciare
+del secolo, regnava già da venti
+anni in Torino, e che morì soltanto
+il 26 di luglio del 1630, alle qualità
+che formano il grande capitano univa
+i talenti del sommo politico, ond'era risguardato
+come il più illustre principe
+d'Italia; ma la sua insaziabile ambizione,
+gl'intrighi, la mala fede dovevano finalmente
+inimicarlo con tutti i suoi vicini.
+Aveva a vicenda cercato di occupare
+Ginevra, l'isola di Cipro, Genova ed il
+Monferrato; ma non si era ristretto a
+muovere guerra soltanto a piccoli stati,
+aveva pure alternativamente attaccate
+la Francia e la Spagna, ed attirate nei
+suoi stati le armate di quelle grandi potenze;
+onde quando egli venne a morte,
+le sue migliori città si trovavano in potere
+de' suoi vicini<a class="tag" id="tag275" href="#note275">[275]</a>.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_299"></a>[299]</span>
+</p>
+
+<p>
+Vittorio Amedeo, figliuolo di Carlo
+Emmanuele I, che aveva sposata Cristina di
+Francia, figlia d'Enrico IV, non fu meno
+valoroso, nè meno accorto di suo padre;
+ma più leale nella sua politica, e più
+costante nelle sue amicizie, non si attaccò
+che alla Francia. Ne' sette anni di
+continua guerra ch'egli sostenne, durante
+il breve suo regno, contro gli Spagnuoli,
+padroni del Milanese, non potè ricuperare
+che una parte di ciò che aveva
+perduto suo padre. La sua morte accaduta
+il 7 ottobre del 1637, riuscì fatale
+alla casa di Savoja; la sua vedova
+Cristina fu dichiarata tutrice de' figli,
+il maggiore de' quali, Francesco Giacinto,
+morì il 4 d'ottobre del 1638, ed il
+secondo, Carlo Emmanuele II, non aveva
+che quattro anni quando successe alla
+corona. Ma due fratelli di Vittorio Amedeo,
+il cardinale Maurizio ed il principe
+Tommaso, fondatore del ramo di Savoja
+Carignano, vedevano con estremo
+rincrescimento la reggenza in mano di
+una donna forestiera, che a parer loro
+non conosceva i veri interessi, nè la
+politica della loro casa. Contrastarono a
+Cristina l'autorità, e gli stati di Savoja
+trovaronsi avviluppati in lunghe guerre
+civili, per le quali Cristina implorò i
+<span class="pagenum"><a id="Page_300"></a>[300]</span>
+soccorsi della Francia, ed i cognati di lei
+quelli della Spagna. Questi alleati posero
+a carissimo prezzo i loro sussidj: Cristina
+provò tutto l'orgoglio ed il despotismo
+del cardinale di Richelieu, i principi
+non soffrirono meno per la mala
+fede degli Spagnuoli, ed i popoli per
+lo spazio di oltre vent'anni furono tormentati
+dai Francesi e dagli Spagnuoli<a class="tag" id="tag276" href="#note276">[276]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Carlo Emmanuele II, anche dopo uscito
+di tutela, non illustrò in verun modo il suo
+regno; e dopo la sua morte, accaduta il
+12 giugno del 1675, i suoi stati sperimentarono
+nuovamente le disgrazie di un'altra
+minorità. Suo figlio Vittorio Amedeo aveva
+allora soltanto nove anni: ad ogni modo
+la reggenza della madre di lui, Giovanna
+Maria di Nemours, non fu così torbida
+come quella di Cristina. Vittorio Amedeo
+II, quando entrò negli affari, diede prove
+di somma abilità. Il 4 giugno del 1690
+si associò alla lega della Spagna, dell'Inghilterra
+<span class="pagenum"><a id="Page_301"></a>[301]</span>
+e dell'Olanda per contenere
+l'ambizione di Lodovico XIV. Abbandonò
+questo partito il 29 d'agosto del
+1696 per entrare nell'alleanza del re di
+Francia; ed in tale circostanza si mostrò
+più pieghevole ed accorto che leale:
+cogli stessi artificj destramente adoperandosi
+tra rivali di lui più potenti assai,
+innalzò nel susseguente secolo la sua casa
+ad un più elevato grado, che prima
+non teneva, tra quelle de' principi
+d'Europa<a class="tag" id="tag277" href="#note277">[277]</a>.
+</p>
+
+<p>
+La Toscana, che ne' precedenti secoli
+ebbe così gran parte nella storia d'Italia,
+si fece appena osservare nel diciassettesimo.
+Il gran duca Ferdinando I regnava
+tuttavia in Firenze nel principio del secolo,
+che morì il 7 febbrajo del 1609. Dagli
+antichi Medici egli aveva ereditato quella
+considerazione pel commercio che gli
+altri principi italiani non sapevano apprezzare;
+cercò d'inspirare ai Toscani
+il gusto delle spedizioni marittime, cui
+non sono naturalmente inclinati; cambiò
+la fortezza di Livorno in città, abbellì
+il suo porto con magnifici lavori, e gli
+accordò quelle esenzioni che vi richiamarono
+<span class="pagenum"><a id="Page_302"></a>[302]</span>
+quasi tutto il commercio di cabotaggio
+del Mediterraneo<a class="tag" id="tag278" href="#note278">[278]</a>. Nello stesso
+tempo incoraggiò i cavalieri dell'ordine di
+santo Stefano ad armare in corso contro i
+Barbareschi. Nel 1607 sei galere tentarono
+di sorprendere Famagosta, e saccheggiarono
+Ippona nel susseguente anno<a class="tag" id="tag279" href="#note279">[279]</a>.
+Cosimo II, figlio e successore di Ferdinando
+I, si mostrò ancora più zelante del
+padre per la gloria della marina toscana;
+e sebbene la sua mal ferma salute e la
+povertà dell'ingegno non gli consentissero
+di parteciparvi personalmente, niuno
+fu di lui più appassionato per la gloria
+militare. Nel breve suo regno di dodici
+anni l'ordine di santo Stefano, in
+sull'esempio di quello di Malta, intraprese
+ogni anno qualche spedizione contro
+i Barbareschi<a class="tag" id="tag280" href="#note280">[280]</a>; ma Cosimo II
+<span class="pagenum"><a id="Page_303"></a>[303]</span>
+morì il 28 febbrajo del 1621; e Ferdinando
+II, suo figliuolo, essendo ancora
+fanciullo, tennero la reggenza la madre
+e l'ava<a class="tag" id="tag281" href="#note281">[281]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Il lungo regno di Ferdinando II, che
+morì soltanto il 23 maggio del 1670, portò
+tutto intero il carattere delle donne
+che lo avevano educato; fu dolce, pacifico
+debole. Questo principe fu buono e non
+privo di talenti; ma un languore mortale
+si stendeva su tutte le parti dell'amministrazione;
+e sotto il suo regno ebbe
+cominciamento quell'universale apatia, che
+successe all'antica attività de' Toscani.
+Per altro la corte di Ferdinando II venne
+illustrata da uno zelo glorioso per le
+scienze naturali: le proteggeva caldamente
+suo fratello il cardinale Leopoldo
+de' Medici; e sotto i di lui auspicj nel
+1657 fu fondata l'accademia del <i>Cimento</i>,
+la quale fece le sue più belle sperienze
+a spese de' Medici<a class="tag" id="tag282" href="#note282">[282]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Cosimo III, che del 1670 successe a
+suo padre Ferdinando II, aveva ricevuto
+da sua madre Vittoria della Rovere uno
+<span class="pagenum"><a id="Page_304"></a>[304]</span>
+spirito minuzioso e diffidente, un ridicolo
+fasto, un eccessivo bigottismo. Aveva
+egli sposata Margarita Luigia d'Orleans,
+cui il suo carattere lo rendette in breve
+odioso oltre ogni credere. Le loro contese,
+la ritirata della gran duchessa alla
+corte di Lodovico XIV, le di lei imprudenze,
+e la costanza del marito di
+lei a perseguitarla, sono le sole cose di
+cui parlano gli annali della Toscana fino
+alla fine del secolo. Intanto Cosimo III
+prodigava i suoi tesori nel comperare
+a caro prezzo nuovi convertiti, e nell'abbellire
+le Chiese; e la corte e la
+nazione, strascinate dall'esempio del principe,
+si abituavano all'ipocrisia ed alla
+dissimulazione<a class="tag" id="tag283" href="#note283">[283]</a>.
+</p>
+
+<p>
+I ducati di Parma e di Piacenza furono
+nel XVII secolo governati da quattro
+principi della casa Farnese, de' quali
+niuno seppe meritarsi l'amore de' suoi
+popoli, o il rispetto della posterità. Rannuccio
+I, che nel 1592 era succeduto a
+suo padre Alessandro, non aveva ereditata
+alcuna delle grandi qualità di questo
+eroe. Gli è vero che aveva sotto i di lui
+ordini dato prove di valore nelle guerre
+<span class="pagenum"><a id="Page_305"></a>[305]</span>
+di Fiandra; ma il suo carattere era cupo,
+severo, avaro, diffidente: non voleva
+regnare che per mezzo del terrore,
+e questo terrore declinò bentosto
+in un accanito odio. Egli accusò la nobiltà
+d'avere contro di lui tramata una
+congiura, ed il 19 maggio del 1612,
+dopo un segreto processo, fece decapitare
+molti nobili, appiccare un maggior numero
+di plebei, e confiscare tutti i loro
+beni. Niuno in Italia si persuase della
+delinquenza de' giustiziati. Il duca di
+Toscana, cui Rannuccio aveva mandata
+copia del processo, manifestò apertamente
+la sua incredulità, rimandandogli un
+processo egualmente in così buona forma
+contro l'ambasciatore di Parma, come colpevole
+d'un omicidio in Livorno, mentre
+era a tutti noto che l'ambasciatore mai non
+era stato in quella città. Il duca di Mantova,
+che risguardava suo padre come accusato
+di avere avuto parte nella congiura,
+fu in procinto di dichiarare la guerra a
+quello di Parma per lavare quest'ingiusto
+sospetto<a class="tag" id="tag284" href="#note284">[284]</a>. Rannuccio I aveva da
+principio chiamato a succedergli suo figlio
+<span class="pagenum"><a id="Page_306"></a>[306]</span>
+naturale Ottavio; ma in seguito
+avendo avuto figliuoli legittimi, si aombrò
+del bastardo, e lo chiuse in un'orrida
+prigione, ove lo lasciò miseramente perire.
+Rannuccio morì in sul cominciare
+di marzo del 1622; e perchè il suo figliuolo
+primogenito era sordo e muto, gli
+successe Odoardo Farnese II<a class="tag" id="tag285" href="#note285">[285]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Odoardo Farnese era, più che eloquente,
+satirico, mordace, e presontuoso
+oltre misura. Voleva tutto fare
+da sè, e voleva dai suoi ministri ubbidienza
+e non consiglj. Sopra tutto credevasi
+nato per la guerra, e destinato
+a far rivivere i maravigliosi talenti di
+suo avo Alessandro. Pure l'eccessiva sua
+corpulenza, che in appresso trasmise ai
+suoi figliuoli, e che riuscì fatale a casa
+Farnese, doveva dargli poca attitudine
+ad ogni faticoso esercizio. Nel 1635 fece
+alleanza coi Francesi contro gli Spagnuoli,
+e questa prima guerra di Odoardo, terminata
+nel 1637, diede poco risalto ai
+talenti ch'egli supponeva di avere, ed
+espose i suoi stati a gravissimi danni.
+La sua seconda guerra coi Barberini,
+dal 1641 al 1644, che si era tirata in
+su le braccia a cagione della sua irregolarità
+<span class="pagenum"><a id="Page_307"></a>[307]</span>
+nel pagare le usure de' grandiosi
+suoi debiti, fece ancora più apertamente
+conoscere la sua imprudenza e la sua poca
+abilità. Morì il 12 di settembre del 1646,
+liberando i suoi sudditi dalla fatica che
+cagiona l'attività quando non è sostenuta
+dai talenti, e dal pericolo in cui gli strascinava
+continuamente un principe mediocre
+che voleva parere uomo grande<a class="tag" id="tag286" href="#note286">[286]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Il di lui erede, Rannuccio II, non
+aveva la ferocia di Rannuccio I, nè la
+presunzione di Odoardo; ma non perciò
+i Parmigiani furono più felici;
+perchè dall'indolenza e dalla debolezza
+del loro padrone si trovarono abbandonati
+alla prepotenza d'indegni favoriti.
+Uno di costoro, il marchese Godefroi,
+primo ministro di Rannuccio II, e ch'era
+stato suo precettore di lingua francese,
+nel 1649 lo trasse in una guerra colla
+corte di Roma, che fece perdere alla
+casa Farnese gli stati di Castro e di Ronciglione.
+Godefroi aveva fatto assassinare
+il vescovo di Castro; ed Innocenzo X,
+<span class="pagenum"><a id="Page_308"></a>[308]</span>
+facendo cadere la vendetta di tale attentato
+sopra gl'innocenti, fece atterrare
+Castro, non lasciando sussistere tra le
+ruine di quella città che una colonna
+con un'iscrizione<a class="tag" id="tag287" href="#note287">[287]</a>. In appresso Rannuccio
+II fece decapitare il suo ministro
+e confiscarne le sostanze; ma senz'essere
+perciò in istato di governare da sè medesimo,
+e senza che i suoi sudditi raccogliessero
+verun beneficio da questo
+cambiamento, perchè nuove sanguisughe
+avevano preso il posto delle antiche. Rannuccio
+II morì soltanto l'undici dicembre
+del 1694, quando poteva di già
+prevedere la vicina estinzione della sua
+casa. Suo figlio primogenito Odoardo era
+morto prima di lui, il 5 settembre del
+1693, soffocato da soverchia pinguedine,
+lasciando una figlia, Elisabetta, che
+fu poi regina di Spagna. Gli altri due
+figliuoli di Rannuccio II, Francesco ed
+Antonio, regnarono uno dopo l'altro,
+ma l'eccessiva loro corpulenza dava motivo
+di credere che non avrebbero prole<a class="tag" id="tag288" href="#note288">[288]</a>.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_309"></a>[309]</span>
+</p>
+
+<p>
+Fra le famiglie sovrane dell'Italia la
+casa d'Este fu quella che nel diciassettesimo
+secolo produsse maggior numero
+di principi amati dai loro popoli; ma
+i suoi dominj, ridotti ai piccoli stati di
+Modena e di Reggio, più non le davano
+quell'importanza che aveva avuto nel
+precedente secolo. Cesare, che per la sua
+debolezza aveva perduto il ducato di
+Ferrara, morì soltanto l'11 dicembre
+del 1628. Suo figlio primogenito, Alfonso
+III, non regnò che circa sei mesi.
+Quest'uomo, temuto pel suo violento e
+sanguinario carattere, fu così scosso dalla
+morte di sua moglie, che abbandonò la
+sovranità il 24 di luglio del 1629, e ritirossi
+in un convento del Tirolo, ove
+si fece cappuccino<a class="tag" id="tag289" href="#note289">[289]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Francesco I, che successe a suo padre
+Alfonso, si acquistò la riputazione di essere
+uno de' migliori capitani d'Italia,
+e de' migliori amministratori. In principio
+del suo regno aveva sposati gl'interessi
+della monarchia spagnuola, e per
+essa nel 1635 fece la guerra al duca di
+Parma, Odoardo Farnese, suo cognato.
+Per compensarlo di tali servigj nel 1636
+l'imperatore gli concesse il piccolo principato
+<span class="pagenum"><a id="Page_310"></a>[310]</span>
+di Correggio, che venne incorporato
+a' suoi stati<a class="tag" id="tag290" href="#note290">[290]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Del 1647 Francesco I passò al partito
+della Francia, e fece sposare a suo figlio
+Laura Martinozzi, nipote del cardinale
+Mazarino, che gli recò in dote grandissime
+ricchezze; ed egli fu nominato allora
+generalissimo delle armi francesi in Italia.
+Fu più volte vittorioso degli Spagnuoli;
+ma senza che ciò compensasse a' suoi
+sudditi i guasti cui trovaronsi esposti.
+Questo principe morì il 14 di ottobre
+del 1658 in conseguenza d'una malattia
+contratta nell'assedio di Mortara<a class="tag" id="tag291" href="#note291">[291]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Alfonso IV, che successe a Francesco
+suo padre, e che morì il 16 luglio del
+1662, non fece verun atto degno di ricordanza,
+tranne il particolare trattato
+di pace fatto cogli Spagnuoli l'11 marzo
+del 1659. Il figlio di lui, Francesco II,
+che fu per una metà del suo regno sotto
+la reggenza di sua madre, e per l'altra
+volontariamente subordinato all'autorità
+di don Cesare, suo fratello naturale,
+morì il dì 6 settembre del 1694, senza
+<span class="pagenum"><a id="Page_311"></a>[311]</span>
+lasciare memoria alcuna del suo debole
+governo; e Rinaldo, in allora cardinale
+e secondo figlio di Francesco I, successe
+a suo nipote. Le disgrazie che gli si apparecchiavano
+nella guerra della successione
+della Spagna non ebbero cominciamento
+che col susseguente secolo<a class="tag" id="tag292" href="#note292">[292]</a>.
+</p>
+
+<p>
+La casa di Gonzaga, sovrana nel diciassettesimo
+secolo dei due ducati di
+Mantova e del Monferrato, accese pel
+proprio interesse molte guerre che guastarono
+l'Italia, senza che un solo dei
+suoi capi siasi meritato nelle sue calamità
+la stima o la compassione. Vincenzo
+I, Francesco IV, Ferdinando e Vincenzo
+II, che occuparono successivamente
+il trono fino alla morte dell'ultimo, accaduta
+il 26 dicembre del 1627, furono
+uomini affatto perduti ne' piaceri e nella
+dissolutezza, che diedero ai loro sudditi
+l'esempio d'ogni genere di scandali, e gli
+oppressero colle più onerose imposte, ora
+per soddisfare al loro gusto di prodigalità
+ed al loro fasto, ora per collocare
+con ruinose doti sul trono imperiale principesse
+della casa Gonzaga. Vincenzo II
+morì senza figliuoli, ed il ramo de' Gonzaga,
+duchi di Nevers, stabilito in Francia,
+<span class="pagenum"><a id="Page_312"></a>[312]</span>
+ed in allora rappresentato da Carlo,
+nipote del duca Federico II, ch'era morto
+nel 1540, venne chiamato alla successione
+di Mantova. Quella del Monferrato
+era un feudo femminino, e doveva passare
+a Maria, figlia di Francesco IV e di
+una principessa di Savoja. Ma la stessa
+notte in cui morì Vincenzo II, Carlo
+duca di Rethel, figlio di Carlo duca di
+Nevers, ch'era venuto a Mantova per
+raccogliere l'eredità di suo cugino, di
+cui prevedeva il vicino fine, sposò Maria,
+erede del Monferrato; di modo che
+l'intera eredità dell'ultimo duca passò nel
+ramo di Nevers<a class="tag" id="tag293" href="#note293">[293]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Questa successione di un principe francese
+nel centro dell'Italia offese in pari
+tempo il duca di Savoja Carlo Emmanuele,
+che non era stato interpellato intorno al
+matrimonio di sua nipote, e l'imperatore
+Ferdinando II, da cui non aveva
+il nuovo duca aspettata l'investitura. Il
+ducato di Mantova fu invaso da quelle
+<span class="pagenum"><a id="Page_313"></a>[313]</span>
+stesse armate imperiali accostumate al
+saccheggio ed alla ferocia nella lunga
+guerra contro i protestanti che allora desolava
+la Germania, e che in appresso
+fu poi intitolata la guerra de' trent'anni.
+Mantova fu sorpresa il 18 di luglio del
+1630 dal conte di Collalto, Altringer e
+Gallas, e saccheggiata con orribile crudeltà<a class="tag" id="tag294" href="#note294">[294]</a>.
+Le calamità del Monferrato, sebbene
+meno appariscenti, furono più lunghe
+e più dolorose. Fino alla pace dei Pirenei
+nel 1659, il Monferrato fu costantemente il
+teatro delle battaglie delle grandi potenze,
+ed a vicenda saccheggiato dai Francesi,
+dagli Spagnuoli, dai Savojardi e dai Tedeschi,
+diviso da ogni trattato fra i diversi
+principi, e quasi abbandonato dai
+suoi duchi che sentivano l'impossibilità
+di difenderlo<a class="tag" id="tag295" href="#note295">[295]</a>.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_314"></a>[314]</span>
+</p>
+
+<p>
+Il 25 settembre del 1637, Carlo II
+era succeduto a suo padre Carlo I, e
+Ferdinando Carlo successe il 15 di settembre
+del 1665 a suo padre Carlo II,
+senza che la sorte degli abitanti del Monferrato
+si rendesse migliore. L'ultimo di
+questi principi, più dissoluto, più insensibile
+al disonore, più non curante delle
+disgrazie de' suoi sudditi che non lo erano
+stati i suoi predecessori, vendette nel 1681
+Casale, la capitale del Monferrato, a
+Lodovico XIV, per andare a dissipar nei
+piaceri del carnevale di Venezia il danaro,
+che mai non bastava alle sue stravaganze.
+I suoi sudditi di Mantova gemevano
+sotto il peso di enormi tasse, e quelli
+del Monferrato si trovavano esposti alle
+estorsioni de' militari, mentre egli s'aggirava
+mascherato nelle sale da ballo e
+ne' postriboli, e non arrossiva di far
+conoscere i suoi vergognosi piaceri ad
+un popolo straniero che non aveva bisogno
+di dissimulare il suo disprezzo, e ad
+un senato che vietava ai nobili di Venezia
+perfino d'intrattenersi con lui<a class="tag" id="tag296" href="#note296">[296]</a>.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_315"></a>[315]</span>
+</p>
+
+<p>
+La casa sovrana dei duchi d'Urbino
+si spense in principio del XVII secolo.
+Il vecchio duca Francesco Maria della
+Rovere, che regnava fin dal 1574, avendo
+veduto nel 1623 morire vittima delle sue
+dissolutezze l'unico suo figlio il principe
+Federico, acconsentì ad abdicare nel 1626
+la sua sovranità a favore della Chiesa.
+Sua nipote, Vittoria della Rovere, maritata
+con Ferdinando II dei Medici,
+non portò a Ferdinando in eredità che i
+beni patrimoniali di sua famiglia. Il ducato
+d'Urbino, riunito alla diretta della
+santa sede, perdette la sua opulenza, la
+sua popolazione e tutti i vantaggi che
+gli aveva saputo procurare la più gentile
+corte d'Italia; ed il vecchio duca, che
+morì soltanto nel 1636, ebbe tempo di
+vedere il decadimento dei paesi che tanto
+tempo avevano prosperato sotto il dominio
+della sua famiglia<a class="tag" id="tag297" href="#note297">[297]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Il governo di Lucca, vedendo di non
+potersi mantenere che nel silenzio, e
+col farsi dimenticare dalle potenze che
+avevano in mano i destini dell'Europa,
+aveva vietato di pubblicare veruna storia
+nazionale; perciò la repubblica di Lucca
+<span class="pagenum"><a id="Page_316"></a>[316]</span>
+non lasciò di sè in questo secolo verun'altra
+memoria che quella di due piccole
+guerre contro il duca di Modena nella
+Garfagnana, cominciate senza motivi nel
+1602 e nel 1613, e terminate senza
+gloria coll'intervento della Spagna<a class="tag" id="tag298" href="#note298">[298]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Nel corso di questo secolo la repubblica
+di Genova si lasciò strascinare dall'influenza
+della corte spagnuola in due
+guerre col duca di Savoja, nel 1624 e
+1672. Non era appena terminata la prima,
+che l'ambasciatore di Savoja risvegliò le
+sopite fazioni della nobiltà e dell'ordine
+popolare, e nel 1628 trasse Giulio Cesare
+Vachero, ricco mercante dell'ordine popolare,
+in una congiura ordita per rovesciare
+la costituzione<a class="tag" id="tag299" href="#note299">[299]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Dopo l'atto di mediazione del 1576,
+la repubblica di Genova erasi conservata
+divisa in due fazioni. Comprendeva la
+prima circa cento settanta famiglie registrate
+nel libro d'oro, e che avevano
+il diritto di sedere in consiglio. Parte di
+queste appartenevano all'antica nobiltà;
+altre erano state di fresco aggregate all'aristocrazia;
+e tra queste erano scoppiate
+<span class="pagenum"><a id="Page_317"></a>[317]</span>
+le ultime dissensioni calmate dall'atto
+di mediazione. Ma un secondo
+ordine nella repubblica era composto
+delle famiglie non inscritte, tra le quali
+contavansene allora più di quattrocento
+cinquanta che possedevano non meno
+di cinquanta mila fino ai settecento mila
+scudi, ed erano decorate di prelature,
+di feudi, di commende e di titoli
+di contee e di marchesati. Le prime, rese
+orgogliose dal privilegio di possedere esclusivamente
+la sovranità, affettavano sommo
+disprezzo verso le altre, che pure si credevano
+non da meno di loro. L'atto di mediazione
+aveva bensì ordinato che ogni
+anno s'inscrivessero dieci famiglie nuove
+nel libro d'oro, cioè sette della capitale
+e tre delle città delle due riviere; ma
+questa legge veniva quasi sempre delusa,
+oppure il senato, quand'era forzato a
+procedere alla scelta, o non ammetteva
+che celibatarj e persone fuori di speranza
+d'avere successione, onde non accrescere
+il numero delle famiglie dominanti,
+o finalmente soltanto famiglie affatto
+povere, affinchè queste rimanessero
+più dipendenti dall'oligarchia<a class="tag" id="tag300" href="#note300">[300]</a>.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_318"></a>[318]</span>
+</p>
+
+<p>
+Era appunto l'insolenza de' più poveri
+cittadini inscritti nel libro d'oro,
+che più vivamente offendeva i ricchi
+mercanti ed i signori feudatarj esclusi
+dal governo. Giulio Cesare Vachero,
+sebbene mercante, aveva adottate le costumanze
+che di que' tempi risguardavansi
+come proprie de' gentiluomini: camminava
+sempre armato ed in abito militare,
+ed era circondato da sicarj, che
+spesso adoperava per vendicarsi con assassinj.
+Parecchi saluti più volte a lui ricusati
+da persone del governo, parecchi moti,
+sogghigni derisorj, ed insulti sofferti da
+sua moglie erano di già stati puniti collo
+spargimento di molto sangue; ma nuove
+offese accrescendo sempre il suo risentimento,
+egli associò alle sue vendette moltissimi
+ricchi cittadini esclusi dal libro
+d'oro; moltiplicò il numero de' suoi sicarj;
+diffuse grandi somme di danaro
+tra il popolo onde averlo ubbidiente,
+senza avere bisogno di partecipargli il
+suo progetto, e risolse di attaccare il
+palazzo il giorno primo di aprile del
+1628, di forzare la guardia tedesca, di
+gettare giù dai balconi i senatori, di
+uccidere tutti i cittadini registrati nel libro
+d'oro, e di riformare la repubblica,
+della quale egli sarebbe dichiarato doge,
+<span class="pagenum"><a id="Page_319"></a>[319]</span>
+sotto la protezione del duca di Savoja.
+La trama fu scoperta il 30 di marzo
+da un capitano piemontese cui il Vachero
+aveva palesato il segreto. La maggior
+parte de' congiurati ebbe tempo
+di fuggire; ma vennero arrestati il Vachero
+ed altri cinque o sei, i quali tutti,
+dopo una processura che rendeva aperto
+il loro delitto, furono giustiziati malgrado
+le rimostranze del duca di Savoja, che
+si levò affatto la maschera, si dichiarò
+capo della congiura, e minacciò la repubblica
+di rappresaglie<a class="tag" id="tag301" href="#note301">[301]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Un'altra volta la repubblica di Genova
+richiamò sopra di sè gli sguardi
+dell'Europa pel barbaro trattamento fattole
+da Lodovico XIV, il 18 di maggio
+del 1684, quando questo monarca, senza
+poter rinfacciare ai Genovesi verun atto
+d'ostilità, veruna prova di cattiva volontà,
+niun altro torto finalmente, fuorchè quello
+d'avere impedito il contrabbando del
+sale nel proprio territorio, ed armate
+quattro galere per la propria difesa,
+mandò in faccia alla città una squadra
+comandata dal marchese di Seignelay.
+In tre giorni vi fece piovere quattordici
+<span class="pagenum"><a id="Page_320"></a>[320]</span>
+mila bombe; distrusse la metà de' suoi
+magnifici edificj, ed all'ultimo chiese
+che lo stesso doge si portasse a Versailles
+per iscusarsi degl'immaginarj torti della
+repubblica<a class="tag" id="tag302" href="#note302">[302]</a>.
+</p>
+
+<p>
+La repubblica di Venezia rialzossi in
+questo secolo con nuovo vigore dallo
+spossamento cui pareva dovesse soggiacere
+nel precedente secolo; e sola osò
+mostrarsi premurosa della difesa dell'italiana
+indipendenza. Abbiamo di già osservato
+con quanta costanza rispinse gli
+attacchi di Paolo V, e conservò i diritti
+della sua sovranità malgrado gl'interdetti
+e le scomuniche di Roma. In
+principio del secolo, nel 1601 e 1615,
+difese collo stesso vigore la sua sovranità
+sull'Adriatico contro le piraterie degli
+Uscocchi di Signa, sebbene questi popoli
+schiavoni, protetti dall'arciduca Ferdinando
+di Stiria, potessero strascinarla
+in una guerra con tutta la potente casa
+d'Austria<a class="tag" id="tag303" href="#note303">[303]</a>.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_321"></a>[321]</span>
+</p>
+
+<p>
+I Veneziani, tratti dalle ostilità loro col
+papa e colla casa d'Austria, si avvicinarono
+al partito protestante, poichè di quest'epoca
+l'Europa era piuttosto divisa dalla religione
+che dalla politica. Infatti nel 1617
+contrassero alleanza cogli Olandesi, mentre
+che il duca di Savoja loro alleato
+si assicurò de' soccorsi del maresciallo
+di Lesdiguieres, capo de' protestanti del
+mezzodì della Francia. Queste due potenze
+furono le prime in Italia che osarono
+cercare appoggio tra gli eretici.
+Perciò, quando scoppiò la guerra dei
+trent'anni, i protestanti di Germania
+si affidarono ai soccorsi di queste due
+potenze. Il conte di Thurn, Bethlem Gabor,
+il conte di Mansfeld e Ragotzi ricevettero
+più volte dal senato danaro e
+munizioni, senza che questi venisse giammai
+ad aperte ostilità colla casa d'Austria<a class="tag" id="tag304" href="#note304">[304]</a>.
+</p>
+
+<p>
+I duchi d'Ossuna e di Toledo, orgogliosi
+vicerè spagnuoli che allora governavano
+il regno di Napoli ed il ducato
+di Milano con una quasi assoluta
+indipendenza, risguardarono la repubblica
+<span class="pagenum"><a id="Page_322"></a>[322]</span>
+di Venezia come una nemica che
+si doveva distruggere. Impiegarono alternativamente
+contro di lei la forza aperta
+ed i tradimenti, e d'accordo col marchese
+di Bedmar, ambasciatore di Spagna
+a Venezia, ordirono nel 1618 una
+congiura, che pareva piuttosto diretta
+all'intera ruina della città, che alla
+sovversione del suo governo: i principali
+colpevoli furono puniti, ma il senato,
+temendo il risentimento della corte
+di Spagna, non osò rendere pubbliche
+queste processure, o apertamente accusare
+i veri instigatori de' congiurati<a class="tag" id="tag305" href="#note305">[305]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Conoscendo tuttociò che temere dovevano
+dall'ambizione e dalla nimicizia
+della casa d'Austria, i Veneziani si aombrarono
+vedendo nel 1619 gli Spagnuoli
+tentare di assicurarsi una comunicazione
+colla Germania per via delle fortezze che
+fabbricavano nella Valtellina, sotto colore
+di proteggere i cattolici di quella provincia
+contro i Grigioni protestanti, loro
+<span class="pagenum"><a id="Page_323"></a>[323]</span>
+sovrani. I Veneziani si collegarono coi
+Grigioni; sollecitarono l'intervento della
+Francia, e persuasero il cardinale di Richelieu
+a secondarli. La pace che fissò
+la sorte della Valtellina si conchiuse il
+6 marzo del 1626; ma per la lentezza
+e per gli artificj degli Spagnuoli, i Grigioni
+non riebbero il possedimento della
+sovranità di quella provincia che nel 1637,
+guarentendo il mantenimento della cattolica
+religione<a class="tag" id="tag306" href="#note306">[306]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Nella seconda metà del XVII secolo
+i Veneziani dovettero portare le loro
+forze in altro luogo; e l'improvviso attentato
+de' Turchi contro l'isola di Candia,
+ch'ebbe luogo il 23 giugno del 1645,
+li ravvicinò di nuovo alla casa d'Austria,
+colla quale ebbero allora comuni interessi<a class="tag" id="tag307" href="#note307">[307]</a>.
+La guerra che di quei tempi ebbe
+cominciamento tra i Veneziani ed il sultano
+Ibrahim fu la più lunga e la più
+<span class="pagenum"><a id="Page_324"></a>[324]</span>
+ruinosa che la repubblica avesse mai
+sostenuta contro l'impero Ottomano: durò
+venticinque anni, e fu illustrata da gloriose
+vittorie navali. Due fra l'altre ne furono
+riportate ai Dardanelli, una il 21
+giugno del 1655 da Francesco Morosini,
+l'altra il 26 di giugno del 1656 da Lorenzo
+Marcelli. Ma a dispetto de' miracolosi
+sforzi di valore, e malgrado i loro
+vantaggi, che sarebbero stati decisivi
+con un nemico meno potente, i Veneziani
+non poterono fare in modo che il
+gran Visir non assediasse la stessa città
+di Candia il 22 di maggio del 1667.
+Quest'assedio fu sostenuto con indicibile
+valore dai Cristiani, che furono soccorsi
+da quasi tutti i principi dell'Occidente.
+Prodigiosa fu la mortalità da ambedue
+le parti; la peste saccheggiò il campo
+musulmano; ogni opera avanzata, ogni
+rivellino, ogni bastione fu difeso finchè
+trovossi ridotto in un mucchio di ruine.
+Il duca di Beaufort vi perdette la vita;
+il duca di Navailles abbandonò la difesa
+della città, e s'imbarcò con tutti i
+Francesi malgrado le caldissime istanze
+di Francesco Morosini, che credeva di
+potersi ancora difendere. All'ultimo Candia
+fu costretta a capitolare il 6 di settembre
+del 1669. La repubblica rinunciò al
+<span class="pagenum"><a id="Page_325"></a>[325]</span>
+dominio dell'isola di Creta, e conservò gli
+altri suoi possedimenti in Levante<a class="tag" id="tag308" href="#note308">[308]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Ma i Veneziani mal sapevano accomodarsi
+alla perdita di Candia; tenevano
+aperti gli occhi, onde approfittare della
+prima opportunità per rifarsi sull'impero
+Ottomano; e credettero di averla trovata
+in tempo della guerra che la Porta
+dichiarò all'Austria nel 1682. Il 5 marzo
+del 1684, colla mediazione di papa Innocenzo
+XI, i Veneziani si allearono
+coll'imperatore Leopoldo e con Giovanni
+Sobieschi, re di Polonia. Diedero
+il comando delle loro truppe a Francesco
+Morosini, che si era acquistata
+tanta gloria nella guerra di Candia, e
+con un singolare tratto di confidenza,
+di cui la loro repubblica aveva dati rarissimi
+esempj, gli lasciarono il comando
+degli eserciti anche dopo averlo nominato
+doge. I loro sforzi furono coronati
+da luminosi successi; e questa seconda
+guerra, che durò quindici anni,
+<span class="pagenum"><a id="Page_326"></a>[326]</span>
+riparò ai disastri della precedente. Nel
+1684 i Veneziani conquistarono Santa
+Maura, nel 1686 e 1687 occuparono tutta
+la Morea, ed a queste conquiste aggiunsero
+nel 1694 quella dell'isola di Scio,
+che perdettero nel susseguente anno. Al
+generale Svezzese conte di Konigsmark,
+che aveva preso servigio sotto le bandiere
+della repubblica, si dovette il principale
+merito di queste vittorie. Ma perchè
+Venezia si esauriva colla lunghezza di
+questa guerra, dessa accettò con piacere la
+tregua di Carlowitz del 26 di gennajo del
+1699, che le lasciava il possedimento della
+Morea, dell'isola d'Egina, di Santa Maura,
+e di molte altre fortezze conquistate in
+Dalmazia<a class="tag" id="tag309" href="#note309">[309]</a>.
+</p>
+</div>
+
+<div class="chapter">
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_327"></a>[327]</span>
+</p>
+
+<h2>
+CAPITOLO CXXV.
+</h2>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+<i>Ultime rivoluzioni degli antichi stati
+dell'Italia dopo l'apertura della guerra
+per la successione di Spagna fino
+all'epoca della rivoluzione francese.</i>
+</p>
+
+<p class="center">
+1701 = 1789.
+</p>
+</div>
+
+<p>
+Da oltre un secolo e mezzo l'Italia
+aveva piegato il collo sotto il giogo straniero;
+la libertà era stata distrutta nelle
+repubbliche, l'indipendenza de' principi
+negli stati assoluti, ovunque la guaranzia
+sociale de' cittadini. Sotto il peso di questa
+calamità qualunque orgoglio nazionale
+dovette spegnersi nel petto degl'Italiani,
+cessare dovette qualunque virtù pubblica,
+e gl'Italiani vedendo di più non
+poter aspirare alla gloria, si abbandonarono
+alla mollezza ed al vizio. Più
+non sursero ingegni che si preservassero
+dai difetti della debolezza, cioè dalla
+dissimulazione e dalla doppiezza; le lettere
+si corruppero colla pubblica morale,
+e l'ingegno non tardò a soggiacere alla
+sorte delle virtù. Il gusto de' così detti
+seicentisti non fu meno depravato della
+politica de' loro coetanei. I Marini e gli
+Achillini nella poesia, il Bernino nelle
+<span class="pagenum"><a id="Page_328"></a>[328]</span>
+arti, ebbero una riputazione analoga a
+quella dei Concini, dei Mazarini, delle
+Catarina e Maria dei Medici nel governo
+e nell'<i>intrigo</i>; e la terra ridotta in servitù
+più non produsse che frutta viziate.
+</p>
+
+<p>
+L'Italia fu ruinata dalla guerra nella
+prima metà del diciottesimo secolo, presso
+a poco come nella prima metà del sedicesimo.
+Erano i medesimi popoli, Francesi,
+Spagnuoli e Tedeschi, che se ne
+contrastavano il possedimento; ma la
+loro maniera di combattere era di già
+diventata meno crudele, e lasciava ai
+popoli più lunghi intervalli di riposo.
+Essi volevano disporre delle province
+italiane, secondo che loro meglio conveniva,
+o a seconda de' pretesi diritti di
+famiglia, senza avere verun riguardo
+agl'interessi de' popoli, ai loro diritti, ai
+loro desiderj: ma il risultamento de' loro
+sforzi fu precisamente il contrario di
+quello che avevano avuto le guerre del
+sedicesimo secolo. Queste avevano ridotti
+i più nobili principati d'Italia in province
+di estere monarchie; le guerre
+del secolo diciottesimo loro restituirono
+sovrani nazionali. Desse crearono ai più
+esposti confini una nuova potenza capace
+di difendere l'Italia; e fissarono un giusto
+equilibrio tra i suoi vicini.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_329"></a>[329]</span>
+La pace d'Aquisgrana del 18 ottobre
+1748 avrebbe ristabilita l'indipendenza
+dell'Italia, se potesse sussistere indipendenza
+senza libertà e senza spirito nazionale.
+Sagge e giuste erano le basi di questa
+pace per quanto si poteva sperarlo da un
+congresso in cui i popoli non avevano rappresentanza;
+perciò l'Italia ci presenta
+in questo secolo una grande esperienza
+politica, i di cui risultati sono degni di
+osservazione. L'Europa, dopo di avere
+in certo qual modo distrutta una grande
+nazione, sente il male che ha fatto a sè
+medesima, privandola dell'esistenza. Le
+quattro guerre di un mezzo secolo terminarono
+con altrettanti trattati, che rialzarono
+sempre più l'indipendenza italiana.
+Non avvi cosa che gli stranieri non
+facciano per gl'Italiani, fuorchè quella di
+rendere loro la vita. Alle guerre succedono
+quarant'anni di pace, e sono questi
+quarant'anni di mollezza, di debolezza,
+di dipendenza; di modo che con questo
+esperimento i diplomatici dovrebbero convincersi,
+che non si ristabilisce l'equilibrio
+d'Europa, quando non si oppongono
+che forze morte a forze vive; e
+che non si guarentisce l'indipendenza
+di una nazione, quando non si chiama
+quella medesima nazione a difendere il
+<span class="pagenum"><a id="Page_330"></a>[330]</span>
+proprio interesse e che non le si dà nè
+onore, nè energia per mantenersi.
+</p>
+
+<p>
+Con quattro successive guerre si cambiò
+l'equilibrio d'Italia sul principio del
+diciottesimo secolo, ed i quattro trattati
+che le terminarono, stabilirono nuove dinastie,
+che poco più poco meno presero
+il luogo delle antiche.
+</p>
+
+<p>
+La guerra della successione di Spagna
+dal 1701 al 1718 si era cominciata da
+quasi tutte le potenze d'Europa contro
+la casa di Borbone per contrastare a questa
+l'eredità di Carlo II, ultimo monarca
+del ramo austriaco di Spagna. Lodovico
+XIV aveva preteso di raccoglierla
+tutt'intera pel secondo de' suoi nipoti,
+cui aveva di già posto in possesso dei
+quattro grandi stati che Carlo V aveva
+lasciati in Italia ai suoi discendenti, Milano,
+Napoli, la Sicilia e la Sardegna.
+Ma le forze dell'Europa unite contro di
+lui, dopo avere lungamente guastate le
+province, ch'egli pretendeva difendere,
+una dopo l'altra gliele ritolsero. La defezione
+del duca di Savoja, che nel 1703
+passò al partito de' suoi nemici, contribuì
+più di tutto a fargli perdere l'Italia.
+Il 13 marzo del 1707 i Francesi
+furono forzati ad evacuare la Lombardia;
+il 7 di luglio dello stesso anno perdettero
+<span class="pagenum"><a id="Page_331"></a>[331]</span>
+il regno di Napoli; e la Sardegna fu
+tolta alla casa di Borbone alla metà d'agosto
+del 1708. Di tutta l'eredità della
+casa d'Austria in Italia Filippo V più non
+aveva che la sola Sicilia, la quale poi cedette
+col trattato di pace; di modo che
+i trattati d'Utrecht dell'11 aprile del 1713
+e di Rastad del 6 marzo 1714, che terminarono
+la guerra della successione di
+Spagna, disposero di tutti i paesi che
+Carlo Quinto aveva riuniti alla monarchia
+Spagnuola, e coi quali aveva renduto
+dipendente da quella monarchia il
+resto dell'Italia<a class="tag" id="tag310" href="#note310">[310]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Il Milanese, il regno di Napoli e la
+Sardegna furono ceduti alla casa d'Austria
+tedesca, che inoltre acquistò in Italia il
+Mantovano, confiscato a pregiudizio dell'ultimo
+Gonzaga. Queste province passavano
+da monarca straniero a monarca straniero,
+e l'indipendenza italiana invece di
+guadagnare a questi cambiamenti, forse
+perdeva, perchè il nuovo monarca era più
+vicino. Ma da un altro canto il sovrano
+più militare dell'Italia acquistò province
+<span class="pagenum"><a id="Page_332"></a>[332]</span>
+che davano maggiore consistenza a' suoi
+stati, e lo mettevano più a portata di
+farsi rispettare in avvenire. Il Monferrato
+venne aggiunto al Piemonte con alcuni
+piccoli distretti staccati dalla Francia, e
+nello stesso tempo il regno di Sicilia fu
+accordato a Vittorio Amedeo II, di modo
+che l'Italia contò nuovamente in quest'epoca
+un re tra i suoi principi<a class="tag" id="tag311" href="#note311">[311]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Il cardinale Alberoni, che dispoticamente
+governava la Spagna a nome di
+Filippo V, sempre schiavo di un favorito,
+non poteva darsi pace che pel
+trattato d'Utrecht la Spagna avesse perduto
+quel dominio d'Italia che aveva
+conservato quasi due secoli. Colle forze
+rendute alla Spagna da quattro anni di
+pace e da un'amministrazione alquanto
+meno oppressiva, volle tentare di ricuperare
+in Italia la perduta influenza. Facendo
+adottare al gabinetto borbonico di Madrid
+la politica del gabinetto austriaco, cui era
+succeduto, principiò con un tradimento.
+In mezzo alla pace, un'armata spagnuola
+sbarcata in Sardegna il 22 d'agosto del
+<span class="pagenum"><a id="Page_333"></a>[333]</span>
+1717 occupò quell'isola cacciandone gli
+Austriaci. Lo stesso fece nella Sicilia a
+danno de' Piemontesi nel susseguente anno,
+dopo avere egualmente ingannata la corte
+di Torino. Questa guerra ricevette il suo
+nome dalla quadruplice alleanza formata
+per frenare la Spagna. La Francia in
+allora governata dal reggente duca d'Orleans,
+geloso del re di Spagna, e l'Inghilterra
+e l'Olanda si unirono all'imperatore
+per difendere l'Italia contro l'ambizione
+del cardinale Alberoni. Questa
+guerra fece spargere poco sangue, e cagionò
+pochi guasti. La vicina estinzione
+delle case Medici e Farnese, alle quali
+più non rimaneva speranza di successione,
+dava alle potenze mediatrici il
+modo di prendere compensi nel continente
+dell'Italia, essendo loro piaciuto
+di risguardare come vacanti, per l'estinzione
+delle sovrane famiglie, gli stati di
+Parma e di Toscana. La corte di Spagna
+fu soddisfatta nel suo desiderio d'aggrandimento,
+quando il 17 febbrajo del 1720
+accedendo essa alla quadruplice alleanza,
+le fu promessa invece delle isole di
+Sicilia e di Sardegna, ch'essa aveva conquistate,
+la successione de' Medici e dei
+Farnesi per don Carlo, figlio di Filippo
+V e di Elisabetta Farnese, cui quest'ambiziosa
+<span class="pagenum"><a id="Page_334"></a>[334]</span>
+madre cercava di formare uno
+stabilimento indipendente da suo fratello
+primogenito. Fu egualmente soddisfatta
+l'ambizione di casa d'Austria, perchè
+riprese a Vittorio Amedeo la Sicilia, popolata
+di 1,300,000 abitanti, e gli diede
+invece la Sardegna che non ne contava
+che 423,000. I piccoli principi ed i popoli
+furono i soli sagrificati. Pure travedevasi
+tuttavia un pensiere dell'indipendenza
+italiana nella formazione di una
+nuova sovranità pel principe di Spagna
+che veniva a stabilirsi in Italia, invece
+di aggiugnere gli stati che gli si davano
+all'una o all'altra delle grandi monarchie
+che s'arrogavono il diritto di disporre
+della sorte de' popoli indipendenti<a class="tag" id="tag312" href="#note312">[312]</a>.
+</p>
+
+<p>
+La terza guerra che variò l'equilibrio
+d'Italia in questo secolo fu egualmente
+breve ed accompagnata da pochi guasti.
+Per rispetto alla sua origine non sarebbesi
+dovuto credere che potesse esserne il
+teatro l'Italia, essendosi questa eccitata nel
+1733 per la contrastata elezione di un re
+di Polonia. Ad ogni modo perchè i re
+di Francia di Spagna e di Sardegna entrarono
+<span class="pagenum"><a id="Page_335"></a>[335]</span>
+nella stessa lega contro l'Austria,
+questa sperimentò i pericoli annessi ai
+lontani possedimenti presso un popolo di
+costumi e di lingua diverso, che invece
+di sagrificarsi per difendere il suo padrone,
+fa di già molto quando non si
+prevale dell'occasione per ribellarsi e
+scuotere il giogo. La casa d'Austria fu
+spogliata di tutti i suoi stati in Italia; i
+Francesi uniti ai Piemontesi conquistarono
+il Milanese; gli Spagnuoli i regni di Napoli
+e di Sicilia; di modo che l'Austria
+dovette accomodarsi alle svantaggiose condizioni
+che le vennero imposte dai preliminarj
+sottoscritti a Vienna il 3 ottobre
+del 1735, e riconfermati col trattato di
+Vienna del 18 novembre del 1738<a class="tag" id="tag313" href="#note313">[313]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Questa terza pace restituì alle due Sicilie
+l'indipendenza che avevano perduta
+da più secoli. Il regno di Napoli era
+passato sotto il dominio di un'estera potenza
+fino dal 1501, e quello della Sicilia
+fino dal 1409. Più di sei milioni
+di sudditi italiani furono di nuovo assoggettati
+ad un sovrano nato da un'italiana,
+educato alcun tempo in Italia, e
+<span class="pagenum"><a id="Page_336"></a>[336]</span>
+destinato a fissarvi la sua residenza e
+quella de' suoi figliuoli. Questi due regni
+parevano riunire tuttociò che danno la forza
+e la ricchezza, grossa popolazione,
+delizioso clima, prodotti di ogni genere,
+facile navigazione e confini di facile difesa.
+La stessa pace dilatò i confini del re
+Sardo; furono staccati dal Milanese Novara
+e Tortona coi loro territorj per essere
+uniti al Piemonte. Dall'altro canto
+il rimanente dello stato milanese e del
+ducato di Mantova furono restituiti alla
+casa d'Austria; ed in compenso di quanto
+questa aveva perduto, il trattato di Vienna
+le accordò pure il ducato di Parma, che
+doveva essere di nuovo unito a quello di
+Milano, ed il gran ducato di Toscana
+che doveva formare un principato indipendente
+per Francesco duca di Lorena,
+sposo di Maria Teresa e futuro imperatore<a class="tag" id="tag314" href="#note314">[314]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Ma il trattato di Vienna non procurò
+all'Italia che un breve riposo. Il ramo
+tedesco della casa d'Austria si spense
+nell'imperatore Carlo VI il 20 ottobre
+<span class="pagenum"><a id="Page_337"></a>[337]</span>
+del 1740, pochi anni dopo il ramo spagnuolo.
+Invano aveva questo monarca
+cercato di assicurare la successione dei
+suoi stati a sua figlia Maria Teresa; gli
+stessi sovrani che avevano guarentita la
+prammatica sanzione (così Carlo VI intitolò
+la legge pubblicata nel 1713, colla
+quale chiamava le figlie alla successione
+de' suoi stati), presero le armi dopo la
+sua morte, per contrastarne l'eredità a
+sua figlia. I tre rami della casa di Borbone
+di Francia, di Spagna e di Napoli
+si associarono al re di Sardegna per attaccare
+la casa d'Austria in Italia. La
+lotta fu lunga ed accanita; e di principal
+danno all'Italia fu lo essersi il re
+Sardo staccato in settembre del 1743
+dalla lega della casa borbonica per unirsi
+a Maria Teresa, che gl'Inglesi avevano
+preso a difendere. Quasi tutta l'Italia
+trovossi esposta ai guasti delle armate,
+ed i paesi neutri, lo stato della chiesa
+in particolare, contrastati fra i combattenti,
+non soffrirono forse meno di quelli
+delle potenze belligeranti. Finalmente, dopo
+sette anni di guerra e di disgrazie, gli
+articoli preliminari sottoscritti ad Aquisgrana
+il 30 aprile del 1748 e seguiti da
+un definitivo trattato di pace del 18 ottobre
+dello stesso anno rendettero la pace
+<span class="pagenum"><a id="Page_338"></a>[338]</span>
+all'Italia, e stabilirono le relazioni dei
+suoi diversi stati. I ducati di Milano e
+di Mantova furono i soli stati d'Italia
+conservati sotto il dominio di estera potenza,
+perchè restituiti alla casa d'Austria;
+ma ne vennero staccati alcuni distretti a
+favore del re di Sardegna. I ducati di
+Parma e di Piacenza, che i precedenti
+trattati avevano uniti al Milanese, furono
+staccati un'altra volta per farne una sovranità
+indipendente a favore di un quarto
+ramo della casa di Borbone, di don Filippo,
+fratello del re di Spagna e del
+re di Napoli. Il gran ducato di Toscana
+fu restituito all'imperatore, ma per essere
+ceduto al suo secondogenito, onde
+formare la sovranità di un secondo ramo
+della sua casa. Il duca di Modena e la
+repubblica di Genova, che si erano alleati
+ai Borboni, furono rimessi in tutti
+i loro possedimenti, e l'indipendenza
+dell'Italia fu intera, per quanto potevano
+darla i re che regolavano la di lei sorte<a class="tag" id="tag315" href="#note315">[315]</a>.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_339"></a>[339]</span>
+</p>
+
+<p>
+Ma l'Italia, dopo la pace di Aquisgrana,
+non acquistò maggiore potenza
+politica di quella che avesse per lo innanzi,
+nè potè più che farsi per lo innanzi
+rispettare o temere dai suoi vicini; essa
+non trovò i suoi abitanti apparecchiati
+a difendere un nuovo ordine politico che
+loro non procacciava nè gloria nè felicità;
+e sebbene essa superasse quasi tutti i
+popoli del continente in popolazione ed
+in ricchezze, mai non ottenne di lunga
+mano il rispetto che aveva ottenuto al
+suo piccolo popolo il sovrano delle arenose
+marche del Brandeburgo. Il restante
+della storia generale d'Italia, dopo la pace
+di Aquisgrana, più non offre avvenimenti;
+gli scrittori periodici, che si credevano obbligati
+a dare le notizie dell'Italia nei
+loro giornali, per lo spazio di quarant'anni
+non intrattennero il pubblico che
+intorno a dispute teologiche, ad alcuni
+nuovi regolamenti fatti da' principi di
+loro <i>motu proprio</i> e senza consultare i
+loro popoli, di feste, di matrimonj, di
+funerali e di viaggi de' sovrani. Quegli
+avvenimenti ch'ebbero qualche influenza
+sui susseguenti tempi, si presenteranno opportunamente
+nella rapida occhiata storica
+de' varj stati dell'Italia.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_340"></a>[340]</span>
+Fino dal 12 giugno del 1675 la Savoja
+ed il Piemonte erano governati da Vittorio
+Amedeo II, che per altro non oltrepassava
+i trentaquattr'anni in principio
+del decimottavo secolo. Nel 1697 e 1701
+aveva maritate le due sue figliuole ai
+due nipoti di Lodovico XIV, il duca di
+Borgogna ed il duca d'Angiò, poscia re
+di Spagna; ed aveva preso in principio
+della guerra della successione di Spagna
+il comando delle armate francesi e spagnuole
+in Italia, col titolo di generalissimo.
+Ma più che il paterno affetto era in
+lui potente l'ambizione; e nel 1696 egli
+aveva di già mostrato di non essere troppo
+scrupoloso osservatore delle sue promesse.
+Credeva di non avere più sicuro mezzo
+d'ingrandire i suoi stati, che quello di
+accordare la sua alleanza al migliore offerente;
+e se il Milanese veniva una
+volta in mano della casa di Borbone,
+poca speranza gli restava di fare nuove
+conquiste. L'imperatore e le potenze marittime
+gli fecero segretamente vantaggiose
+condizioni, ch'egli accettò in luglio
+del 1703. Il duca di Vandome, che
+aveva sotto i suoi ordini nel Mantovano
+un corpo di truppe piemontesi, avuto
+sentore dell'accaduto, le fece disarmare
+il 29 di settembre, ed il giorno 3 dicembre
+<span class="pagenum"><a id="Page_341"></a>[341]</span>
+dello stesso anno Lodovico XIV
+dichiarò la guerra a Vittorio Amedeo<a class="tag" id="tag316" href="#note316">[316]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Il duca di Savoja aveva preferiti alleati
+potenti, ma lontani, a quelli che
+lo circondavano da ogni banda, e ch'erano
+tuttavia abbastanza forti per punirlo
+crudelmente della sua diserzione. I suoi
+stati furono nello stesso tempo invasi su
+tutti i punti dalle armate francesi e spagnuole:
+tutta la Savoja fu conquistata;
+e Vercelli, Susa, la Brunetta, Ivrea,
+Aosta, Bardi, Verrua, Civasco, Crescentino
+e Nizza, furono successivamente
+occupate nel 1704 e 1705 dai duchi di
+Vandome e della Feuillade; la stessa
+capitale, Torino, fu assediata nel 1706;
+onde il duca quasi spogliato di tutti i
+suoi stati, fu forzato a cercare in Genova
+un asilo alla sua famiglia, mentre
+ch'egli si chiudeva in Cuneo. In tale
+circostanza andò debitore della sua salvezza
+ad un eroe della sua casa, il principe
+Eugenio di Savoja, in allora generale
+dell'imperatore, e nipote di quel
+<span class="pagenum"><a id="Page_342"></a>[342]</span>
+Tommaso Francesco di Savoja, principe
+di Carignano, che verso la metà del
+XVII secolo aveva così lungamente travagliata
+la reggenza di sua cognata, la
+duchessa Cristina. Il principe Eugenio
+ruppe sotto Torino, il 7 settembre 1706,
+le linee delle armate del duca d'Orleans,
+della Feuillade e di Marsin, e fece
+levare l'assedio. La Francia perdette in
+quell'incontro venti mila uomini, ed il
+duca di Savoja ricuperò, oltre tutto quello
+che aveva perduto, il Monferrato, Alessandria,
+Valenza e la Lumellina, che
+gli alleati gli avevano promesso in premio
+della sua adesione<a class="tag" id="tag317" href="#note317">[317]</a>.
+</p>
+
+<p>
+L'unione del Monferrato al Piemonte
+variava l'esistenza di questa potenza; i
+confini de' due stati erano talmente intralciati,
+che la loro inimicizia faceva perdere
+ogni maniera di buona amministrazione all'uno
+ed all'altro in tempo di pace, e di difesa
+in tempo di guerra. La piccola provincia
+del Vigevanasco era pure stata promessa
+al duca di Savoja; ma dacchè gli Austriaci
+ebbero ricuperato il Milanese, più
+<span class="pagenum"><a id="Page_343"></a>[343]</span>
+non vollero privarsi di veruna parte di questo
+stato. Cotale disparere fu cagione di qualche
+raffreddamento tra Vittorio Amedeo e
+l'imperatore Giuseppe, e ritrasse il primo
+dal prendere una parte attiva nella guerra
+fino alla conchiusione della pace d'Utrecht,
+nel 1713, che assicurò le precedenti conquiste
+della casa di Savoja, e vi aggiunse
+la Sicilia<a class="tag" id="tag318" href="#note318">[318]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Il viaggio che Vittorio Amedeo fece
+in Sicilia con tutta la sua corte per farvisi
+coronare, e la permanenza di un
+anno in Palermo, esaurirono le finanze
+del Piemonte quasi quanto la guerra che
+aveva di fresco terminata. Quando giunse
+in quest'isola entrò in ostilità d'altra natura
+con papa Clemente XI, onde mantenere
+le prerogative della corona contro
+l'autorità della santa sede: diversi ministri
+del re furono scomunicati e molte città
+poste sotto l'interdetto; mentre che Vittorio
+Amedeo bandì dalla Sicilia più di quattrocento
+ecclesiastici, che tenevano contro di
+lui le parti del papa: queste religiose turbolenze
+riempirono il breve regno di Vittorio
+Amedeo in Sicilia<a class="tag" id="tag319" href="#note319">[319]</a>. Mentre Vittorio
+Amedeo confidava interamente nell'alleanza
+<span class="pagenum"><a id="Page_344"></a>[344]</span>
+di Filippo V, re di Spagna, Palermo
+venne improvvisamente attaccato il 30
+giugno del 1718 dall'armata spagnuola, e
+fu costretto a capitolare. Il vicerè di Vittorio
+Amedeo difese Siracusa, Messina,
+Trapani e Melazzo; ma tutto faceva credere
+che i Piemontesi non potrebbero
+mantenervisi lungo tempo; il re era
+troppo lontano e troppo debole per mandare
+sufficienti soccorsi; e il 2 agosto
+dello stesso anno, il quadruplice trattato
+d'alleanza, negoziato a Londra dall'abate
+Dubois, offrì a Vittorio Amedeo,
+in vece di protezione, il cambio sommamente
+svantaggioso della Sardegna per
+la Sicilia, cui non pertanto Vittorio dovette
+soscriversi il 18 ottobre del 1718.
+Allora, rinunciando alle sue pretese sulla
+Sicilia, che gl'imperiali contrastavano
+agli Spagnuoli, e prendendo il titolo di
+re di Sardegna, sebbene non vi possedesse
+un palmo di terreno, Vittorio Amedeo
+II consacrò l'anno 1719 a sottomettere
+all'autorità reale, in Piemonte i
+suoi proprj feudatarj, abolendone i privilegj
+e confiscandone le regalie. Quando
+finalmente Filippo V ebbe acceduto alla
+quadruplice alleanza, rimise, in agosto
+del 1720, il possesso della Sardegna ad
+un inviato dell'imperatore, che la consegnò
+<span class="pagenum"><a id="Page_345"></a>[345]</span>
+immediatamente alle truppe di Vittorio
+Amedeo<a class="tag" id="tag320" href="#note320">[320]</a>.
+</p>
+
+<p>
+La Sardegna non dava al suo re che
+un vano titolo: ma l'acquisto del Monferrato,
+dell'Alessandrino, della Lumellina
+aveva procurata al Piemonte una
+tale consistenza che mai non aveva avuto
+prima del regno di Vittorio Amedeo II.
+Questo principe, che può essere risguardato
+come il fondatore della sua monarchia,
+consacrò gli ultimi dieci anni del
+suo regno ad accrescere le fortificazioni
+delle sue città e le sue forze militari,
+a formare valenti ingegneri, finalmente
+a ravvicinare i suoi sudditi agli
+oltremontani per mezzo di un'educazione
+più proporzionata ai progressi dei lumi
+in tutta l'Europa: fino all'età sua il Piemonte
+non aveva quasi preso nessuna parte
+alla gloria letteraria dell'Italia: rialzando
+il sentimento dell'onore nazionale ne' Piemontesi,
+Vittorio Amedeo sviluppò tra
+di loro distinti ingegni; riparò nello stesso
+tempo i disastri dell'agricoltura, del commercio
+e delle manifatture; semplificò
+l'amministrazione della giustizia ne' tribunali;
+e si occupò con pari attività che
+<span class="pagenum"><a id="Page_346"></a>[346]</span>
+intelligenza a chiudere tutte le piaghe
+dello stato. Dopo avere lungamente richiamati
+gli sguardi dell'Europa sulla
+luminosa carriera ch'egli aveva percorsa,
+Vittorio Amedeo, giunto all'età di 64
+anni, fece, il 3 settembre del 1730, maravigliare
+tutti coll'abdicazione della corona
+a favore di suo figlio Carlo Emmanuele
+III, allora in età di trent'anni.
+Per altro i suoi sudditi, che avevano più
+sofferto pella sua inquieta attività, e pel
+suo despotismo, che non approfittato delle
+sue riforme, di cui non raccoglievano
+ancora i frutti, non dissimularono la
+gioja che loro cagionava quest'avvenimento.
+Vittorio Amedeo aveva fatto fondamento
+nella riconoscenza e nel rispetto
+di suo figlio; ma le relazioni de' principi
+fra di loro non sono quelle del sangue;
+la diffidenza ed il sospetto gli assediano,
+l'affetto non ha veruna parte nella loro
+educazione, la riconoscenza viene soffocata
+nel cuor loro dall'adulazione, e la
+voce della coscienza pervertita dai consiglj
+de' cortigiani. Vittorio Amedeo II
+fu per ordine di suo figlio arrestato la
+notte del 28 al 29 di settembre del 1731,
+colle più ributtanti circostanze: nella sua
+prigionia ed in tempo dell'ultima sua
+malattia, non potè ottenere colle più calde
+<span class="pagenum"><a id="Page_347"></a>[347]</span>
+preghiere, che suo figlio andasse a trovarlo;
+e finalmente morì il 31 ottobre
+del 1732 nel castello di Moncalieri, ove
+era rinchiuso, distante tre miglia da Torino<a class="tag" id="tag321" href="#note321">[321]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Carlo Emmanuele III non tralignò dai
+principi suoi predecessori, nè per la sua
+abilità nelle cose della politica, della
+guerra e dell'amministrazione, nè per
+l'instabilità delle sue alleanze, che, come
+quelle dei suoi antenati, furono sempre
+vendute al migliore offerente. Nella guerra
+dell'elezione del re di Polonia, egli sorprese
+gli Austriaci, cui il suo primo ministro,
+il marchese d'Ormea, avea date in iscritto
+le più formali assicurazioni ch'egli non
+si era alleato alla casa di Borbone; in
+breve tempo conquistò tutto il Milanese,
+e ne fu ricompensato nel trattato di pace
+colla cessione di Novara e di Tortona
+coi loro territorj<a class="tag" id="tag322" href="#note322">[322]</a>.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_348"></a>[348]</span>
+</p>
+
+<p>
+Nella guerra della successione dell'Austria,
+il re di Sardegna offrì da prima
+la sua alleanza alla casa di Borbone; ma
+la corte di Spagna, che pretendeva di
+ricuperare il Milanese già da venticinque
+anni staccato da quella monarchia, non
+esibì a Carlo Emmanuele per comperare
+la sua alleanza che piccolissimi distretti
+di quel ducato, che probabilmente avrebbe
+ancora rivendicati quando la vittoria avesse
+coronate le sue armi. Allora il re di Sardegna
+fece un trattato provvisionale con
+Maria Teresa per la difesa del Milanese,
+cui riservavasi però di potere rinunciare,
+dandone avviso alla regina un mese prima.
+Questo trattato fu soscritto il primo febbrajo
+del 1742<a class="tag" id="tag323" href="#note323">[323]</a>, ed obbligò Carlo
+Emmanuele ad entrare in guerra cogli
+Spagnuoli, i quali, sotto il comando dell'infante
+di Spagna, don Filippo, invasero
+tutta la Savoja, mentre che i Piemontesi
+uniti agli Austriaci sconfissero
+gli Spagnuoli nella Lombardia oltrepadana.
+Ma non perciò il re di Sardegna interrompeva
+le sue negoziazioni colla casa
+di Borbone, cui la sua alleanza avrebbe
+dato in mano il Milanese; ma egli poneva
+<span class="pagenum"><a id="Page_349"></a>[349]</span>
+a cotale alleanza un altissimo prezzo. Diede
+a questi negoziati abbastanza pubblicità affinchè
+la corte di Vienna, e più ancora il
+suo alleato Giorgio II, sentissero la necessità
+di guadagnarlo al loro partito. Infatti, il
+13 settembre del 1743, conchiusero con
+lui un trattato sottoscritto a Worms,
+col quale gli si promettevano Piacenza,
+Vigevano e l'alto Novarese, e per confini
+a Levante la Nura, il Ticino ed il lago
+Maggiore<a class="tag" id="tag324" href="#note324">[324]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Dopo quest'alleanza Carlo Emmanuele
+agì vigorosamente contro i Francesi e
+contro gli Spagnuoli; ma mentre li combatteva,
+non lasciava di negoziare per
+tornare al loro partito: v'ebbero perfino
+de' preliminari sottoscritti a Torino,
+il 26 dicembre del 1745, tra la Francia
+e la Sardegna, le di cui condizioni avrebbero
+consolidata la potenza della casa di
+Savoja, ed assicurata l'indipendenza degli
+stati d'Italia. Si aboliva perfino il
+nome del santo romano impero, cagione
+di tante vessazioni pei pretesi stati feudali,
+e si escludevano i Francesi, gli Spagnuoli
+ed i Tedeschi da ogni possedimento
+<span class="pagenum"><a id="Page_350"></a>[350]</span>
+nella penisola. Ma la diffidenza
+del re sardo, gl'indugj della corte di
+Spagna, e la rapida discesa in Italia di
+un'armata della regina d'Ungheria fecero
+rompere queste negoziazioni. Allora Carlo
+Emmanuele, unendosi di nuovo agli Austriaci,
+si mantenne costante nella loro
+alleanza fino alla pace d'Aquisgrana, che
+press'a poco gli accordò i vantaggi acquistati
+col trattato di Worms, tranne
+Piacenza, cui dovette rinunciare<a class="tag" id="tag325" href="#note325">[325]</a>.
+</p>
+
+<p>
+L'ultima parte del regno di Carlo Emmanuele
+fino alla morte che lo sorprese
+il 20 gennajo del 1773, ed il regno di
+Vittorio Amedeo III, che gli successe,
+furono sempre pacifici; e perchè in un
+paese in cui non si permette al popolo
+d'immischiarsi nelle cose del governo e
+della politica, i tempi di pace non offrono
+allo storico verun avvenimento,
+può risguardarsi la storia del Piemonte
+come affatto nulla in tutto questo periodo.
+Il governo non avrebbe tollerato che
+se ne conservasse qualche memoria, e
+veruno scrittore volle infatti esporsi a
+<span class="pagenum"><a id="Page_351"></a>[351]</span>
+dispiacergli, narrando ciò che la suprema
+autorità seppelliva in un profondo
+segreto.
+</p>
+
+<p>
+Il ducato di Milano, che durante la
+guerra della successione di Spagna, passò
+sotto il dominio di casa d'Austria,
+ebbe la sventura di essere saccheggiato
+in ogni guerra da tutte le potenze belligeranti,
+e smembrato in tutti i trattati
+di pace. La capitale perdette assai in popolazione
+ed in ricchezze, quando molte
+delle sue migliori province vennero sottratte
+al suo dominio e date al re di
+Sardegna. Le campagne in tempo della
+guerra non soffrirono meno della capitale;
+ma la loro prosperità venne più
+rapidamente repristinata, sia a cagione
+della maravigliosa loro fertilità, sia perchè
+il governo austriaco fu assai più giusto
+e più ragionevole che non quello
+degli Spagnuoli. In particolare la casa
+di Lorena si fece conoscere superiore
+all'antica casa d'Austria, e l'amministrazione
+del conte di Firmian (1759-1782)
+lasciò una grata memoria. Era
+omai questa la sorte dell'Italia di ricevere
+dall'estero i lumi ch'ella aveva sì
+lungamente sparsi in addietro; e le province,
+governate da stranieri monarchi,
+approfittavano dei progressi nelle scienze
+<span class="pagenum"><a id="Page_352"></a>[352]</span>
+politiche, che i nazionali non avevano
+per anco fatti. Giuseppe II intraprese
+con zelo e con buona fede, ma spesso
+con troppo precipizio, le riforme oramai
+diventate necessarie. La pubblica
+opinione era tuttavia così traviata dall'ignoranza
+dei diritti del principato,
+che condannava quasi tutto ciò che questo
+sovrano faceva pel vantaggio del paese.
+Non perciò i suoi sforzi riuscirono
+del tutto vani; le lettere, i lumi ed alcune
+virtù pubbliche cominciarono a rigermogliare
+in Lombardia, e fu questa
+la provincia che fece più d'ogni altra
+sperare il risorgimento di una nazione
+italiana.
+</p>
+
+<p>
+In principio del secolo i Gonzaga
+perdettero il ducato di Mantova, che da
+Giuseppe II venne assoggettato a quello
+di Milano, in compenso di ciò che aveva
+perduto dalla banda del Piemonte.
+L'imprudente Ferdinando Carlo Gonzaga
+si era lasciato vincere dal danaro sul principio
+della guerra della successione di Spagna,
+ed aveva acconsentito a ricevere in
+Mantova guarnigione francese, in conformità
+del trattato ch'egli soscrisse a Venezia
+il 24 febbrajo del 1701<a class="tag" id="tag326" href="#note326">[326]</a>. Con ciò, non
+<span class="pagenum"><a id="Page_353"></a>[353]</span>
+solo richiamò la guerra ne' suoi stati, mentre
+egli nelle dissolutezze di Venezia cercava
+di scordare le sventure de' suoi sudditi,
+ma inoltre diede un pretesto all'imperatore
+di porlo al bando dell'impero. In
+fatti, avendo i Francesi, in virtù della
+convenzione di Milano del 13 maggio
+1707, evacuata la Lombardia, Mantova
+e tutto il suo ducato vennero occupati
+dagl'imperiali; fu dichiarato il duca colpevole
+di fellonìa, ed i suoi feudi riuniti
+alla diretta dell'impero; poco dopo Ferdinando
+Carlo morì in Padova il 5 di luglio
+del 1708 senza prole. Rimaneva di questa
+famiglia un ramo cadetto, quello dei duchi
+di Guastalla e di Sabbionetta, principi di
+Bozzolo, formato da Federico di Gonzaga,
+illustre generale del sedicesimo secolo.
+Ma invano questi richiamarono la successione
+d'uno stato che loro apparteneva per
+le leggi dell'impero, e che rimase confiscato.
+Anche questa linea si spense in
+Giuseppe Maria Gonzaga che morì il 15
+d'agosto del 1746, e la pace di Aquisgrana
+<span class="pagenum"><a id="Page_354"></a>[354]</span>
+aggiunse i piccoli stati di lui a
+quelli di Parma e di Piacenza<a class="tag" id="tag327" href="#note327">[327]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Ne' primi anni del diciottesimo secolo
+i ducati di Parma e di Piacenza erano
+governati da Francesco Farnese, succeduto
+a Rannuccio II, suo padre, l'undici
+dicembre del 1694. Fino dalla sua più
+fresca giovinezza trovavasi oppresso da
+una straordinaria grassezza, diventata ereditaria
+nella sua famiglia; inoltre balbettava,
+ed a questi esteriori difetti rispondeva
+la debolezza del suo spirito, onde
+aveva contratto un estremo timore di mostrarsi
+in pubblico, e tenevasi a tutti
+celato. Durante la guerra della successione
+di Spagna, ricevette guarnigioni
+pontificie, onde far rispettare la sua neutralità
+e quella della Chiesa di cui riconoscevasi
+feudatario. A fronte di ciò i
+Tedeschi violarono più volte il suo territorio.
+Non avendo avuti figliuoli da Dorotea
+di Neuburgo, vedova di suo maggior
+fratello, ch'egli aveva sposata il 16
+settembre del 1714, maritò Elisabetta Farnese,
+figlia di suo fratello, a Filippo V,
+re di Spagna. Sebbene le femmine non
+fossero chiamate all'eredità de' feudi della
+Chiesa, fu però Elisabetta che trasmise alla
+<span class="pagenum"><a id="Page_355"></a>[355]</span>
+casa di Borbone quelle pretese sui ducati
+di Parma e di Piacenza, che fecero dare
+quei ducati al secondo de' di lei figli<a class="tag" id="tag328" href="#note328">[328]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Francesco Farnese mai non aveva voluto
+dare a suo fratello Antonio una sufficiente
+entrata per potersi ammogliare;
+altronde Antonio non aveva che un anno
+meno del duca, ed aveva la stessa mostruosa
+corpulenza, lo che faceva risguardare
+come di già spenta la casa Farnese,
+quando nel 1720 il trattato della quadruplice
+alleanza impose leggi alla Spagna,
+per terminare la guerra eccitata dal cardinale
+Alberoni. L'eredità di Parma e quella
+della Toscana furono assegnate ad un
+figlio di Elisabetta Farnese e di Filippo V,
+che non fosse re di Spagna; i ducati di
+Parma e di Piacenza vennero dichiarati
+feudi imperiali, malgrado le rimostranze
+di Clemente XI, e fu convenuto che
+per la guarenzia di questa eventuale successione
+sarebbero, durante la vita degli
+ultimi principi Farnesi, occupati da guarnigioni
+svizzere. Questi accomodamenti
+furono inoltre raffermati dal trattato fatto
+il 30 aprile del 1725 tra l'Austria e la
+Spagna<a class="tag" id="tag329" href="#note329">[329]</a>.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_356"></a>[356]</span>
+</p>
+
+<p>
+L'infante don Carlo, cui erano destinati
+questi principati italiani, non recossi
+nella penisola che dopo la morte del duca
+di Parma, Francesco, accaduta il 26 di
+febbrajo del 1727. Suo fratello, don Antonio,
+allora in età di quarantotto anni,
+si affrettò di cercarsi una consorte per
+conservare ancora, se era possibile, la
+casa Farnese; ed in febbrajo del 1728
+sposò Enrichetta d'Este, terza figlia del
+duca di Modena. Il papa Benedetto XIII
+e l'imperatore Carlo VI gli prescrissero
+nello stesso tempo di ricevere dalla Chiesa
+e dall'impero l'investitura dei suoi ducati;
+ma, temendo di compromettersi con
+sovrani tanto di lui più potenti, e per
+non dare la preferenza a veruno di loro,
+egli ricusò l'uno e l'altro. In tali circostanze
+la Francia, l'Inghilterra e la Spagna
+convennero, in forza di un trattato sottoscritto
+in Siviglia il 9 novembre del 1729,
+che sei mila Spagnuoli verrebbero destinati
+a formare le guarnigioni di Livorno,
+Porto Ferrajo, Parma e Piacenza, onde
+guarentire la successione a don Carlo.
+Tale sostituzione delle truppe spagnuole
+alle svizzere spiacque all'imperatore,
+il quale rifiutò di accettare il trattato di
+Siviglia, e fece passare trenta mila uomini
+<span class="pagenum"><a id="Page_357"></a>[357]</span>
+in Lombardia, per opporsi all'introduzione
+delle guarnigioni spagnuole<a class="tag" id="tag330" href="#note330">[330]</a>.
+</p>
+
+<p>
+I duchi di Parma e di Toscana, che
+vedevano, mentre ancora erano vivi, e
+malgrado loro, altri liberamente disporre
+della propria eredità, non temevano meno
+le truppe estere, che, occupando i
+loro stati, vorrebbero dar loro la legge,
+di quello che temessero la guerra
+che l'imperatore mostravasi apparecchiato
+ad intraprendere per tenerle
+lontane. Il loro regno si andò consumando
+in tristi negoziazioni, le quali tutte
+avevano per oggetto l'epoca della loro
+morte, creduta assai vicina, sebbene fossero
+ambidue pieni di vita e non ancora
+usciti dalla virilità. Però le truppe spagnuole
+non erano per anco sbarcate in Italia, quando
+Antonio, ultimo duca della casa Farnese,
+morì il giorno 20 gennajo del 1731.
+Ne' pochi anni del suo regno costui risguardò
+le finanze de' suoi stati come
+un'entrata vitalizia; sagrificò le generazioni
+che dovevano seguirlo a' suoi piaceri
+del momento, non limitando in verun
+<span class="pagenum"><a id="Page_358"></a>[358]</span>
+modo le sue prodigalità, sia che si
+trattasse di appagare i suoi gusti, o
+di guadagnare la riconoscenza degli adulatori
+e dei favoriti che lo circondavano<a class="tag" id="tag331" href="#note331">[331]</a>.
+</p>
+
+<p>
+La duchessa Enrichetta, vedova dell'ultimo
+duca di Parma, credevasi incinta,
+e non riconobbe d'essersi ingannata
+che in settembre dello stesso anno,
+nella quale epoca lasciò Parma per tornare
+a Modena. Tale incertezza diede
+tempo alle altre potenze di convenire intorno
+alle rispettive pretese. Nel giorno
+23 di gennajo del 1731, il generale imperiale
+aveva preso possesso di Parma e
+di Piacenza, veramente per conto dell'infante
+di Spagna, ma con truppe tedesche:
+un commissario pontificio, che
+in allora si trovava a Parma, protestò
+solennemente il giorno 24 contro un tale
+atto di possesso, contrario al supremo
+dominio della Chiesa. Una nuova convenzione,
+sottoscritta il 22 luglio del 1731,
+tra l'imperatore, il re di Sardegna e
+l'Inghilterra, riconfermò le convenzioni
+<span class="pagenum"><a id="Page_359"></a>[359]</span>
+della quadruplice alleanza. L'infante don
+Carlo non arrivò a Livorno che il 27
+di dicembre seguìto dalle truppe spagnuole,
+che dovevano per lui occupare
+i suoi nuovi stati. Dopo essersi trattenuto
+parecchj mesi in Toscana presso il gran
+duca Giovan Gastone de' Medici, che in
+certo qual modo veniva obbligato ad
+adottarlo ed a riconoscerlo quale suo
+presuntivo erede, don Carlo entrò trionfalmente
+in Parma il 9 di settembre del
+1732<a class="tag" id="tag332" href="#note332">[332]</a>.
+</p>
+
+<p>
+L'imperatore Carlo VI aveva dato per
+tutori a don Carlo la di lui ava materna,
+la duchessa Dorotea, vedova di Odoardo,
+poi di Francesco Farnese, ed il gran
+duca di Toscana; ma nel susseguente
+anno la casa di Borbone, avendo attaccata
+quella d'Austria, don Carlo, che il
+20 di gennajo del 1733 era giunto a diciassette
+anni, dichiarossi egli stesso maggiore,
+ed in pari tempo prese il comando
+dell'esercito spagnuolo in Italia. Siccome
+dal canto suo il duca di Savoja, Carlo
+Emmanuele III, si era posto alla testa delle
+truppe francesi, ed avea fatta rapidamente
+<span class="pagenum"><a id="Page_360"></a>[360]</span>
+la conquista del Milanese, così don Carlo,
+che più non era in Lombardia necessario,
+in principio di gennajo del 1734 prese
+colle truppe spagnuole la strada di Napoli,
+onde tentare la conquista di quel
+regno. Sperando allora di cambiare i due
+piccoli ducati di Parma e di Piacenza con
+una vasta monarchia, e più non supponendo
+di entrare nell'eredità a lui destinata
+da tanti anni, don Carlo spogliò i
+palazzi Farnesi de' loro più ricchi effetti,
+per portarli seco. Il duca di Montemar,
+che dirigeva le sue operazioni, il 27
+di maggio sconfisse presso Bitonto la piccola
+armata imperiale, la sola che avesse
+osato di resistergli, perciocchè fin dal 9
+aprile la capitale aveva aperte le sue porte
+agli Spagnuoli: e prima che terminasse
+la campagna, i due regni di Napoli e di
+Sicilia furono totalmente assoggettati a
+don Carlo<a class="tag" id="tag333" href="#note333">[333]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Sebbene questo principe, allorchè partiva
+da Parma, avesse mostrato di rinunciare
+a quella sovranità, la facile
+conquista del regno di Napoli risvegliarono
+<span class="pagenum"><a id="Page_361"></a>[361]</span>
+la sua ambizione e quella di suo
+padre. Si lusingarono di ricuperare tutto
+ciò che la pace d'Utrecht aveva tolto in
+Italia alla corona di Spagna; e nel 1735
+il duca di Montemar si rimise in cammino
+alla volta della Lombardia per intraprendervi
+nuove conquiste. Ma il cardinale
+di Fleurì era omai stanco di servire
+all'ambizione spagnuola; il 3 di ottobre
+fece sottoscrivere in Vienna i preliminarj
+della pace coll'imperatore; ed
+ordinò al duca di Noailles di non dare
+più ajuto al generale spagnuolo; onde
+il duca di Montemar, stretto improvvisamente
+dai Tedeschi, si vide forzato a ritirarsi
+precipitosamente a traverso alla
+Toscana alla volta del regno di Napoli<a class="tag" id="tag334" href="#note334">[334]</a>.
+</p>
+
+<p>
+In aprile del susseguente anno le guarnigioni
+spagnuole, che occupavano Parma
+e Piacenza, evacuarono quelle due città,
+seco trasportando le biblioteche e la galleria
+dei Farnesi, tutti i quadri, tutti i
+mobili e tutti gli effetti preziosi de' palazzi
+saccheggiati; di modo che al dolore
+di perdere la propria indipendenza i popoli
+aggiunsero quello di vedersi spogliati
+<span class="pagenum"><a id="Page_362"></a>[362]</span>
+di tutti gli ornamenti delle loro città.
+Allora i ministri spagnuoli, a nome di
+don Carlo, dichiararono i sudditi di Parma
+e di Piacenza sciolti dal loro giuramento
+di fedeltà, e subito partirono senza
+consegnare quegli stati agli Austriaci: ma
+non si furono appena ritirati che il principe
+di Lobkowitz ne prese il possesso,
+il giorno 3 di maggio del 1736, a nome
+dell'imperatore<a class="tag" id="tag335" href="#note335">[335]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Parma e Piacenza non rimasero lungamente
+unite al ducato di Milano, perciocchè
+cinque anni dopo tale cessione,
+si estinse la casa d'Austria; ed il re di
+Spagna vantando diritti sull'eredità di
+Carlo VI, il duca di Montemar sbarcò
+il giorno 9 dicembre del 1741 ad Orbitello
+con un esercito spagnuolo destinato
+a fare in Italia nuovi acquisti. La
+regina di Spagna, Elisabetta Farnese,
+aveva un altro figlio, chiamato don Filippo,
+nato il cinque di marzo del 1720.
+Quest'ambiziosa principessa, che continuamente
+lagnavasi di avere perduta
+l'eredità della propria famiglia, risolse
+di formare a suo figlio uno stato in
+Italia. Lo pose alla testa di un'armata
+<span class="pagenum"><a id="Page_363"></a>[363]</span>
+spagnuola adunata nel 1742 ai confini
+della Provenza, la quale, sebbene occupasse
+subito la Savoja, non potè che
+dopo lungo tempo penetrare in Italia.
+Il re di Napoli era stato costretto dall'ammiraglio
+Matheus a dichiararsi neutrale
+il 19 agosto del 1742, onde non
+vedere bombardata la sua capitale. Il
+duca di Modena, che aveva abbracciato
+il partito francese, era stato cacciato dai
+suoi stati: ed i ducati di Parma e di
+Piacenza erano caduti in mano dei Tedeschi;
+onde soltanto in settembre del 1745
+l'infante don Filippo potè entrare negli
+stati che pretendeva di sua ragione<a class="tag" id="tag336" href="#note336">[336]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Appena cominciava don Filippo ad
+avere in Lombardia la fortuna propizia,
+che la corte di Spagna pensò a formargli
+uno stato, non più delle sole città di
+Parma e di Piacenza, ma di tutto il Milanese.
+Era entrato in Milano il 16 di
+dicembre del 1745, quando la pace parziale
+fatta dal re di Prussia con Maria
+Teresa permise a questa sovrana di portare
+la maggior parte delle sue forze in
+Italia; allora don Filippo fu costretto ad
+abbandonare Milano il 19 di marzo, e
+<span class="pagenum"><a id="Page_364"></a>[364]</span>
+tutti i Francesi e gli Spagnuoli furono
+scacciati dalla Lombardia prima che terminasse
+la campagna del 1746<a class="tag" id="tag337" href="#note337">[337]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Nella stessa campagna aveva don Filippo
+perduto il suo principale appoggio in Filippo
+V, suo padre, morto il 9 di luglio
+del 1746. Ferdinando VI, figlio di Filippo
+V, del primo letto, succedutogli
+alla corona di Spagna, non prendeva
+un troppo vivo interesse allo stabilimento
+de' figliuoli di sua matrigna. Perciò la
+corte di Spagna fu contenta di ottenere,
+col trattato di Aquisgrana, i due ducati
+di Parma e di Piacenza, che tornarono
+a ricuperare l'indipendenza il 18 ottobre
+del 1748, ed ebbero qualche ingrandimento
+coll'unione fattavi del piccolo ducato
+di Guastalla<a class="tag" id="tag338" href="#note338">[338]</a>.
+</p>
+
+<p>
+La guerra della successione d'Austria
+aveva in certo qual modo interessata
+tutta l'Europa alla trasmissione dell'eredità
+<span class="pagenum"><a id="Page_365"></a>[365]</span>
+dei Farnesi ad un ramo dei Borboni.
+Ma dopo quest'avvenimento gli stati di
+Parma e di Piacenza ricaddero nell'oscurità
+sotto il regno dell'infante don Filippo,
+che morì il 18 luglio del 1765, e sotto
+quello di suo figlio e successore don Ferdinando.
+Per altro il gusto di don Filippo
+per le lettere e per la filosofia, la protezione
+da lui accordata agli scrittori francesi,
+la scelta fatta per educare suo figlio
+dell'abate di Condillac, furono cagione
+che s'introducessero in Lombardia
+nuove idee, con un certo sentimento di
+libertà civile e religiosa, che dal governo
+spagnuolo era stato per lo innanzi severamente
+proscritto. Le città di Parma e di Piacenza,
+che nei precedenti secoli avevano
+avuta così piccola parte alla gloria letteraria
+dell'Italia, parvero animate da nuova
+vita, e vi fiorirono molti uomini illustri.
+</p>
+
+<p>
+Nella prima metà del diciottesimo secolo
+i ducati di Modena e di Reggio non furono
+meno sventurati di quelli di Parma e di
+Piacenza. Rinaldo d'Este, che regnava in
+Modena fino dal 1694, abbracciò il partito
+imperiale nella guerra della successione di
+Spagna. Perciò tutti i suoi stati furono invasi
+dai Francesi, ed egli medesimo fu costretto
+a ripararsi in Bologna fino al 1707,
+in cui la Lombardia venne evacuata dalle
+<span class="pagenum"><a id="Page_366"></a>[366]</span>
+armate dei Borboni. La pace d'Utrecht
+gli ratificò il possedimento di tutto ciò
+che aveva prima della guerra, e vi aggiunse
+nel 1718 il piccolo ducato della
+Mirandola, comperato dall'imperatore,
+che lo aveva confiscato a pregiudizio di
+Francesco Pico, ultimo principe di questa
+famiglia. Rinaldo, conservandosi fedele
+allo stesso partito, fu per la seconda volta
+costretto a ripararsi in Bologna nella guerra
+del 1734, mentre che i suoi stati vennero
+occupati dai Francesi e dagli Spagnuoli.
+Finalmente rientrò nella sua capitale il
+24 di maggio del 1736, ove morì diciassette
+mesi dopo, il 26 di ottobre del
+1737, in età di ottantadue anni<a class="tag" id="tag339" href="#note339">[339]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Il duca Rinaldo, che era stato cardinale,
+che non aveva deposto l'abito ecclesiastico
+che in età di quarant'anni, e ch'era
+giunto ormai ad avanzata vecchiaja in tempo
+dell'ultima guerra in cui erasi trovato
+suo malgrado avviluppato, non prendeva
+veruna parte nelle operazioni militari. Suo
+figlio Francesco III, che gli successe, era
+stato militarmente educato, ed aveva gusto
+per le cose della guerra. Prima di
+salire sul paterno trono aveva fatta una
+campagna contro i Turchi; ricercò l'alleanza
+<span class="pagenum"><a id="Page_367"></a>[367]</span>
+della casa di Borbone nella guerra
+della successione dell'Austria, e fu nominato
+generalissimo delle armate francesi e
+spagnuole, che in Italia militavano contro
+Maria Teresa. Egli diede con ciò motivo
+agli Austriaci di invadere i suoi stati, di
+guastarli e d'opprimerli colle contribuzioni,
+mentre ch'egli conduceva il suo esercito
+nello stato pontificio, ove si mantenne lungamente;
+indi venne nella riviera di Genova,
+in Provenza ed in Savoja, dov'ebbe
+comune fortuna coll'infante don Filippo.
+Fu rimesso finalmente ne' suoi stati nel 1748
+dal trattato di Aquisgrana; ma li trovò
+ruinati dalle truppe austriache e piemontesi,
+che gli avevano occupati più anni,
+ed egli aggiunse ancora alla loro miseria
+col peso di nuove imposte e col cattivo
+sistema delle sue finanze. Morì di ottantadue
+anni il 23 febbrajo del 1780. La
+fama dei due più eruditi italiani, Muratori
+e Tiraboschi, suoi sudditi e suoi
+pensionati, sparse qualche gloria sul suo
+regno.
+</p>
+
+<p>
+Era ne' destini dei ducati di Modena
+e di Reggio di essere governati da vecchi
+principi. Ercole III, figliuolo di Francesco
+III, era ammogliato da circa quarant'anni
+quando successe a suo padre.
+Aveva sposata in settembre del 1741 Maria
+<span class="pagenum"><a id="Page_368"></a>[368]</span>
+Teresa Cibo, unica figlia ed erede di
+Alderano Cibo, ultimo duca di Massa e
+di Carrara, ed aveva per tal modo fatto
+entrare nella sua famiglia un quarto ducato,
+oltre quelli di Modena, di Reggio
+e della Mirandola<a class="tag" id="tag340" href="#note340">[340]</a>. Il ducato di Massa
+e Carrara era uno de' molti piccoli feudi
+imperiali posseduti dai marchesi Malaspina
+tra la Liguria, la Lombardia e la Toscana.
+Due secoli e mezzo prima era passato,
+per mezzo di una femmina, sotto
+il titolo di marchesato, a Franceschetto
+Cibo, figlio d'Innocenzo VIII; era stato
+eretto in ducato nel 1664; e di nuovo
+passò per una donna alla casa d'Este<a class="tag" id="tag341" href="#note341">[341]</a>.
+Diventato duca in età avanzata, Ercole III
+fu accusato, ancora più de' suoi due predecessori,
+di avarizia, vizio che spesso si
+rimprovera alla vecchiaja. Egli accumulò
+un tesoro, che invece di servire alla sua
+difesa nell'istante del bisogno, accrebbe
+il suo pericolo, eccitando la cupidigia dei
+<span class="pagenum"><a id="Page_369"></a>[369]</span>
+suoi nemici. Il 14 ottobre del 1771 maritò
+l'unica sua figlia coll'arciduca Ferdinando
+d'Austria; e questa principessa
+è rimasta l'unica rappresentante de' principi
+d'Este, in addietro sovrani di Ferrara,
+Modena e Reggio; dei Malaspina
+e dei Cibo, signori di Massa e di Carrara;
+dei Pichi, sovrani della Mirandola,
+e dei Pii, sovrani di Carpi e di Correggio;
+perciocchè tutte le case sovrane
+d'Italia sembravano percosse dallo stesso
+destino, e la stessa casa d'Este era pure
+vicina a spegnersi, allorchè perdette i
+suoi stati nelle guerre della rivoluzione.
+</p>
+
+<p>
+Si erano vedute spegnersi in Napoli le
+case dei Durazzo, d'Angiò e d'Arragona;
+a Milano quelle de' Visconti e degli Sforza;
+quella de' Paleologhi nel Monferrato;
+dei Montefeltro e della Rovere in Urbino;
+dei Gonzaga a Mantova, Guastalla
+e Sabionetta; dei Farnesi in Parma e
+Piacenza; e l'Italia vide pure spegnersi
+nel diciottesimo secolo, prima delle case
+Cibo e d'Este, la casa dei Medici, che,
+erede di una gloria acquistata da rimotissimi
+antenati, era illustre a motivo dei
+grandi cittadini di Firenze da lei prodotti,
+non per i suoi gran duchi.
+</p>
+
+<p>
+Cosimo III regnava in Firenze fin
+dal 1670, ed anche salendo sul trono
+<span class="pagenum"><a id="Page_370"></a>[370]</span>
+la sua vita era amareggiata dalle sue contese
+con Margarita d'Orleans, sua sposa,
+cui era diventato insoffribile a cagione de'
+suoi sospetti e della sua domestica tirannide:
+ma egli dall'altro canto non aveva
+avuto a soffrir meno pelle stravaganze di
+questa principessa francese, e pel disprezzo
+ch'essa gli mostrava. Egli stesso, disgraziato
+nel suo interno, pareva che non
+potesse interessarsi in un matrimonio senza
+renderlo altresì disgraziato ed infecondo.
+Il suo maggior figliuolo, Ferdinando,
+che morì prima di lui, il 30 di ottobre
+del 1713, sebbene di già in età di cinquant'anni
+non aveva avuto prole da Violante
+Beatrice di Baviera sposata nel 1688:
+e sua figlia, Anna Maria Luigia, che nel
+1691 aveva sposato Giovanni Guglielmo,
+elettore palatino, fu pure infeconda. Il suo
+secondo figliuolo, Giovan Gastone non
+ebbe pure figli dalla principessa di Sassonia
+Lavemburg, sposata nel 1697<a class="tag" id="tag342" href="#note342">[342]</a>;
+onde per non vedere spenta la sua famiglia
+entro pochi anni, Cosimo III persuase,
+all'ultimo, nel 1709, suo fratello Francesco
+Maria, di già in età di cinquant'anni,
+a deporre la sacra porpora, ed a sposare
+<span class="pagenum"><a id="Page_371"></a>[371]</span>
+Eleonora di Gonzaga, figlia del duca di
+Guastalla; ma nè questo matrimonio fu
+più fecondo degli altri. Ferdinando e Francesco
+Maria morirono prima di Cosimo
+III; Giovan Gastone, separato dalla
+moglie, e pieno d'infermità, non poteva
+più nutrire speranze di prole; e
+Cosimo vedeva con amaro dolore le principali
+potenze dell'Europa disporre, mentre
+ancor viveva egli e suo figlio, della
+sua eredità. Riclamò invano a favore dei
+diritti della repubblica fiorentina, di cui
+i suoi antenati non erano stati che semplici
+rappresentanti, ed alla quale doveva
+perciò ritornare la sovranità dopo
+estinta la linea dei Medici<a class="tag" id="tag343" href="#note343">[343]</a>. Tentò
+pure di farne passare l'eredità alla figliuola,
+quella che più amava di tutti
+i suoi figli; volle almeno decidere egli
+stesso tra i pretendenti alla corona di
+Toscana; ma i diplomatici europei, non
+valutando più i suoi diritti che quelli
+del suo popolo, non degnaronsi pure di
+ascoltarlo nel disporre de' suoi stati. Finalmente
+egli morì il 31 d'ottobre del 1723
+dopo avere sofferte le più amare mortificazioni,
+ed avere avuti tanti dispiaceri
+<span class="pagenum"><a id="Page_372"></a>[372]</span>
+quanti erano stati i mali che aveva fatti
+soffrire al suo popolo<a class="tag" id="tag344" href="#note344">[344]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Giovan Gastone, che successe a Cosimo
+III, era stato lo scopo delle persecuzioni
+degl'ipocriti che infestavano la
+corte di suo padre; egli non aveva mai
+trovato nel suo palazzo, che noja, suggezione
+e tristezza. Tosto che si vide
+liberato dall'oppressione in cui aveva
+vissuto fino ai cinquantadue anni, cercò
+col circondarsi di buffoni e di persone
+non ad altro intese che a tenerlo allegro,
+di dimenticare come meglio poteva, e
+le sue infermità che lo ritenevano frequentemente
+a letto, e la divisione della
+sua eredità, di cui facevasi tanto rumore
+in Europa. Giovan Gastone era un buon
+uomo, ma non sapeva leggere nell'avvenire;
+non pensava alla miseria de' suoi
+sudditi, che mai non vedeva, e non poneva
+limiti alle sue prodigalità, affinchè
+tutti coloro che lo avvicinavano si ritirassero
+con volto soddisfatto. Le finanze
+furono dilapidate, l'amministrazione cadde
+tra le mani de' serventi, e di gente affatto
+spregievole. Finalmente egli morì di
+sessantasei anni, il 9 di luglio del 1737,
+<span class="pagenum"><a id="Page_373"></a>[373]</span>
+lasciando a' suoi successori il troppo difficile
+incarico di rimediare ai mali della
+Toscana<a class="tag" id="tag345" href="#note345">[345]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Francesco, duca di Lorena, sposo di
+Maria Teresa, cui era stata data la Toscana,
+venne, in gennajo del 1738, a
+visitare i suoi nuovi stati; ma vi si trattenne
+poco tempo. Il principe di Craon,
+Marco di Beauvau, suo mentore, era
+stato destinato a ricevere il giuramento
+dai nuovi sudditi di Francesco, e governò
+la Toscana coll'autorità di un vicerè. Fu
+ajutato nella sua amministrazione dal conte
+di Richecourt, il più illustre ministro
+del nuovo gran duca, che nel 1745 ottenne
+il titolo d'imperatore. Occuparonsi
+l'uno e l'altro della riforma delle leggi
+della Toscana, del miglioramento delle
+finanze, e della più regolare ed imparziale
+amministrazione della giustizia.
+</p>
+
+<p>
+La vedova dell'elettore palatino, sorella
+di Giovan Gastone, ch'era tornata
+alla corte di suo padre nel 1717, e che
+aveva sopra di lui esercitata grandissima
+influenza, sopravvisse anche al fratello che
+non l'amava, e che non era da lei amato.
+Questa principessa, il 31 ottobre del 1737,
+si lasciò persuadere a rinunciare alla casa
+<span class="pagenum"><a id="Page_374"></a>[374]</span>
+di Lorena tutta l'eredità mobile ed immobile
+della casa de' Medici, contro una
+pensione vitalizia di quaranta mila scudi
+fiorentini. Il gran duca Francesco le accordò
+il titolo di reggente, le diede delle guardie
+al palazzo e tutte le apparenze d'una corte.
+Ella morì finalmente in Firenze il 18 di febbrajo
+del 1743 in età di settantasei anni,
+ma in lei non si spense affatto la casa de'
+Medici; se ne conservò tuttavia un ramo,
+discendente da uno degli antenati di Cosimo,
+il padre della patria; ma perchè
+non era stato contemplato dal decreto
+di Carlo V, non si trattò giammai di
+chiamarlo alla successione della corona
+ducale<a class="tag" id="tag346" href="#note346">[346]</a>.
+</p>
+
+<p>
+L'imperatore Francesco I, che in Toscana
+portava il nome di Francesco II,
+morì a Vienna il 18 di agosto del 1765.
+Mentre che il suo primo figliuolo, Giuseppe
+II, gli succedeva negli stati dell'Austria,
+il secondo, Pietro Leopoldo,
+allora in età di diciotto anni, fu dichiarato
+gran duca di Toscana, e venne a
+prendere possesso del suo principato l'undici
+di settembre del 1765. Veruno stato
+d'Italia non ebbe mai più grandi obblighi
+<span class="pagenum"><a id="Page_375"></a>[375]</span>
+al suo sovrano, quanto la Toscana a Pietro
+Leopoldo. Questi, continuamente occupato
+a riformare tutti gli abusi introdottisi
+nel lungo spazio di oltre dugent'anni
+di una difettosa amministrazione,
+semplificò le leggi civili, addolcì le criminali,
+diede la libertà al commercio,
+disseccò intere provincie, dividendone la
+proprietà fra industri coltivatori, che caricò
+di una leggiere contribuzione: ed
+in tal modo raddoppiò i prodotti dell'agricoltura,
+e rendette ai suoi sudditi quell'attività
+e quell'industria che avevano
+da tanto tempo perdute. Tentò altresì di
+correggere la corruzione de' costumi, e
+di comprimere gli eccessi della superstizione;
+ma non devesi dissimulare che
+talvolta stancheggiò i suoi sudditi con una
+troppo inquisitoriale vigilanza, e che scontrò
+una violenta opposizione alle sue riforme
+ecclesiastiche per parte del concilio
+provinciale che adunò il 23 aprile
+del 1787. I pregiudizj del clero ed i vizj
+del popolo si collegarono contro un principe
+forse troppo attivo nel suo desiderio
+di fare il bene; e quando la morte di
+Giuseppe II chiamò Leopoldo a cedere
+il gran ducato al secondo de' suoi figliuoli,
+per prendere la corona imperiale, il
+popolo toscano non mostrossi abbastanza
+riconoscente verso un principe così grande.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_376"></a>[376]</span>
+I due regni di Napoli e di Sicilia, ai
+quali la guerra dell'elezione di Polonia
+aveva nel 1738 restituito un monarca indipendente,
+ebbero motivo di lodarsi delle
+opinioni e dell'energia che loro recava
+una straniera nazione. I popoli lungamente
+corrotti dal dispotismo cadono finalmente
+in un letargico sonno, dal quale più non
+si possono risvegliare colle sole loro forze,
+se non si arrecano loro nuove idee
+da straniere contrade, se non si pongono
+loro avanti agli occhi nuovi esempi,
+e se una mescolanza di diversi elementi
+non risveglia nel loro seno un
+vivificante fermento. Tre figliuoli di Filippo
+V, Ferdinando VI in Ispagna, Carlo
+VII a Napoli e Filippo a Parma, risvegliarono,
+introducendovi una corte francese,
+libri, instituzioni e pensare francesi,
+l'attività da gran tempo sopita dei
+popoli meridionali ch'essi governavano
+in Ispagna ed in Italia. Parve che i figli
+di Filippo V nulla ritenessero della timida
+superstizione del padre, nè degli artificiosi
+intrighi della madre. Mostrarono
+nella loro amministrazione il desiderio
+del bene, indipendenza di spirito, ed anche
+idee liberali.
+</p>
+
+<p>
+Don Carlo, che si fece chiamare Carlo
+VII di Napoli, Carlo V di Sicilia, e
+<span class="pagenum"><a id="Page_377"></a>[377]</span>
+che all'ultimo fu Carlo III di Spagna,
+giovò molto ai due primi regni negli
+undici anni che li governò dopo la pace
+d'Aquisgrana. Pure il suo lavoro era
+appena cominciato, e sarebbe stato d'uopo
+che fosse stato lungo tempo continuato
+dietro i medesimi principj, per
+produrre una durevole riforma in un
+paese in cui doveva mutarsi ogni cosa.
+Carlo poteva appena lusingarsi che il
+suo successore fosse a portata di tener
+dietro alle sue viste: sommamente desolante
+era lo stato in cui egli vedeva la
+sua famiglia, la quale pareva tocca nelle
+facoltà intellettuali da un vizio ereditario.
+Filippo V, suo padre, aveva passata
+gran parte della sua vita in una sospettosa
+malinconia, che gli rendeva odiosa
+la compagnia degli uomini, e che in
+un privato avrebbe avuto il nome di follia<a class="tag" id="tag347" href="#note347">[347]</a>.
+Ferdinando, suo fratello, signoreggiato
+da sua moglie, principessa portoghese,
+dopo la di lei morte, accaduta
+il 27 agosto del 1758, erasi ridotto in
+uno stato ancora più deplorabile, alternando
+furiosi accessi di frenesia con alcuni
+istanti di cupa disperazione, cui davasi
+<span class="pagenum"><a id="Page_378"></a>[378]</span>
+il nome di lucidi intervalli. Questo
+delirio durò quasi un anno, dopo il quale
+Ferdinando morì il 10 agosto del 1759;
+e perchè non lasciava figliuoli, Carlo
+passò dal trono di Napoli a quello di
+Spagna. Il suo maggiore figliuolo, Filippo
+Antonio, allora di dodici anni, era a
+tale stato d'imbecillità ridotto, che fu
+necessario privarlo della corona; ed in
+vece di lui Carlo fece riconoscere per principe
+delle Asturie il secondo, in età di
+undici anni, che fu poi Carlo IV di
+Spagna; e dichiarò il terzo, che aveva 9
+anni, re delle due Sicilie, ed è Ferdinando
+IV, attualmente regnante. Durante
+la sua minorità, ed anche molto tempo
+dopo il suo termine legale, Carlo III
+mantenne una decisiva influenza sui consiglj
+delle due Sicilie<a class="tag" id="tag348" href="#note348">[348]</a>.
+</p>
+
+<p>
+In verun secolo ebbe la Chiesa romana
+sulla cattedra di san Pietro uomini più
+distinti per moralità, per rettitudine di
+spirito, talvolta per talenti amministrativi
+ed anche per liberali opinioni. Con
+tutto ciò questi papi, degni di tanto
+rispetto e di tanta stima, non hanno potuto
+fare argine allo spaventoso e sempre
+<span class="pagenum"><a id="Page_379"></a>[379]</span>
+più rapido decadimento dello stato
+della Chiesa, nè porgere rimedio ai vizj
+di un governo fondato sul principio di
+affidare tutti i rami dell'amministrazione
+a coloro che ben conoscono la teologia
+e poco gli affari.
+</p>
+
+<p>
+Clemente XI (Gian Francesco Albani),
+che regnò dal 24 novembre 1700, fino al 9
+di marzo del 1721, fu, quasi suo malgrado,
+l'autore delle persecuzioni dirette in Francia
+contro i Giansenisti. La famosa costituzione
+<i>Unigenitus</i>, a lui estorta dall'intrigo,
+compromise la sua autorità,
+e fu il grand'affare politico del suo regno.
+La guerra della successione di Spagna
+trattavasi ai confini de' suoi stati; e
+mentre che dalla sua debolezza egli veniva
+forzato a riconoscere quello dei due emuli
+di cui aveva più ragione di temere, ambidue
+gli rimproveravano ciò che accordava
+all'altro, ed il castigo cadeva sopra
+i suoi sudditi<a class="tag" id="tag349" href="#note349">[349]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Il cardinale Michel Angelo Conti, che
+fu creato papa il 28 di maggio del 1721,
+sotto il nome d'Innocenzo XIII, non
+ebbe un regno abbastanza lungo per lasciare
+una circostanziata memoria della sua
+<span class="pagenum"><a id="Page_380"></a>[380]</span>
+amministrazione, non essendo quasi altro
+di lui noto che l'obbligo impostogli di
+nominare cardinale l'abate Dubois, e la
+riabilitazione del cardinale Alberoni, contro
+al quale il suo predecessore aveva
+fatta cominciare una legale processura<a class="tag" id="tag350" href="#note350">[350]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Innocenzo XIII morì il 7 di marzo
+del 1724; ed il cardinale Vincenzo Maria
+Orsini, che gli fu dato per successore,
+il 29 di maggio del 1724, prese il
+nome di Benedetto XIII. Di già sommamente
+indebolito dalla sua troppo avanzata
+età, egli non fece nulla di conforme alle sue
+pie e pacifiche intenzioni; la privata sua
+condotta fu costantemente piena di dolcezza,
+di umiltà, di carità; volle sinceramente
+mettere un termine alle persecuzioni
+del giansenismo, ma le sue
+bolle produssero un affatto contrario effetto.
+La sua amministrazione fu in Roma
+macchiata dalle concussioni e dalla
+avarizia del cardinale Coscia di Benevento,
+cui aveva accordata una cieca
+confidenza; e ne risultò una mancanza di
+circa cento venti mila scudi romani nelle
+entrate della camera apostolica, la quale
+fu forza coprire con nuovi prestiti, accrescendo
+in tal modo la massa di già enorme
+<span class="pagenum"><a id="Page_381"></a>[381]</span>
+de' precedenti debiti. Benedetto XIII morì
+il 21 febbrajo del 1730, e nello stesso
+istante scoppiò in Roma una sollevazione.
+Il popolo voleva colle proprie mani vendicarsi
+del cardinale Coscia e di tutti i
+ministri subalterni da lui chiamati da Benevento,
+accusati d'avere venduta la giustizia,
+gl'impieghi e le grazie ecclesiastiche.
+Le grida del pubblico costrinsero
+il successore di Benedetto XIII a fare il
+processo del cardinale Coscia ed a chiuderlo
+in castel sant'Angelo<a class="tag" id="tag351" href="#note351">[351]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Successore di Benedetto XIII fu Lorenzo
+Corsini, fiorentino; che fu eletto il 12 luglio
+del 1730, e che prese il nome di Clemente
+XII. Aveva, quando fu eletto, settantott'anni,
+e visse altri dieci anni; perciocchè
+tale è la malvagia sorte degli
+stati romani, che il supremo potere si
+trovi sempre affidato ad un uomo che
+deve imparare l'arte difficilissima del sovrano,
+in quell'età in cui converrebbe
+piuttosto ritirarsi da tutti gli affari. Clemente
+XII trovavasi in difficilissime circostanze:
+verun monarca, nemmeno dei
+paesi che parevano tuttavia oppressi dal
+giogo della superstizione, più non conservava
+verso la santa sede quello spirito
+<span class="pagenum"><a id="Page_382"></a>[382]</span>
+di sommissione, di cui si erano fatti un
+dovere i loro predecessori. La corte di
+Portogallo era entrata colla corte di Roma
+in tali contese di etichetta, che prendevano
+un serio carattere; quella di Torino
+aveva aggiunti al dominio della corona
+molti feudi ecclesiastici; quella di
+Francia faceva bloccare la contea di Avignone
+per contestazioni di contrabbando;
+e le corti di Vienna e di Madrid disponevano
+dei ducati di Parma e di Piacenza,
+come se fossero stati feudi dell'impero,
+mentre che da circa dugent'anni
+erano riconosciuti per feudi della Chiesa.
+Sebbene Clemente XII di leggieri si potesse
+avvedere del cambiamento dello spirito del
+secolo, non sapeva risolversi a rinunciare
+ad alcuni dei diritti esercitati dai suoi
+predecessori, e tutto il suo regno si passò
+in penose dispute<a class="tag" id="tag352" href="#note352">[352]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Dopo i preliminari di pace, sottoscritti
+in sul finire del 1735, tra la Francia e
+l'Austria, senza che avesse voluto soscriverli
+anche la Spagna, il conte di Kevenhuller
+strinse l'armata spagnuola del duca
+di Montemar, che andava ritirandosi verso
+il regno di Napoli. Il generale austriaco
+entrò nelle tre legazioni con trenta mila
+<span class="pagenum"><a id="Page_383"></a>[383]</span>
+austriaci, lasciando che vivessero a discrezione
+presso gli sventurati abitanti del
+Bolognese, del Ferrarese e della Romagna;
+mentre che gli Spagnuoli ed i Napolitani
+non risparmiavano Velletri e la
+stessa Roma; di modo che lo stato della
+Chiesa, senz'avere violata la neutralità,
+sperimentò sotto Clemente XII quasi tutti
+i disastri della guerra<a class="tag" id="tag353" href="#note353">[353]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Nell'ultimo anno del papato di Clemente
+XII il cardinale Alberoni, nominato suo
+legato in Romagna, tentò di unire alla santa
+sede la piccola repubblica di san Marino,
+troppo debole e troppo povera per tentare
+prima di tale epoca l'ambizione di
+chicchefosse. Il governo di quella terra
+aveva degenerato in oligarchia, e l'Alberoni
+aveva preteso che i malcontenti,
+che formavano il grosso della popolazione,
+desiderassero di assoggettarsi al dominio
+della santa sede; bastarono al cardinale
+dugento soldati, ajutati dai birri
+della Romagna, per impadronirsi verso
+la metà di ottobre del 1739 di tutto lo
+stato di san Marino. Ma furono portate
+al papa le rimostranze degli abitanti; e
+il papa ebbe l'integrità di riconoscere, che
+aveva con soverchio precipizio dato l'assenso
+<span class="pagenum"><a id="Page_384"></a>[384]</span>
+al suo legato: ordinò che gli abitanti
+di san Marino fossero invitati ad
+emettere liberamente il loro voto, e quando
+li vide unanimamente domandare la
+loro indipendenza, li fece riporre in libertà.
+Questo pontefice sopravvisse pochi
+giorni a così onorevole azione; da lungo
+tempo era forzato a starsi in letto, ed
+aveva perduta la vista quando morì il 6
+febbrajo del 1740<a class="tag" id="tag354" href="#note354">[354]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Clemente XII ebbe per successore Benedetto
+XIV, già Prospero Lambertini,
+il più virtuoso, il più dotto, il più amabile
+dei Romani pontefici. Era nato il 13
+marzo del 1675, e fu eletto il 17 agosto
+del 1740. Benedetto XIV seppe il primo
+rinunciare dignitosamente alle pretese
+della corte romana, uniformandosi
+allo spirito del secolo, senza scuotere
+violentemente la propria Chiesa; assopì
+le controversie giansenistiche; ottenne il
+rispetto e la considerazione de' principi
+e dei popoli protestanti, e dei filosofi di
+tutte le nazioni e di tutte le sette<a class="tag" id="tag355" href="#note355">[355]</a>;
+<span class="pagenum"><a id="Page_385"></a>[385]</span>
+ma i sovrani cattolici violarono crudelmente
+la neutralità da lui professata, e
+distrussero la tranquillità de' suoi stati:
+egli aveva ultimate nel primo anno del
+suo regno tutte le controversie eccitate
+da' suoi predecessori colle corti di Spagna,
+di Portogallo, delle due Sicilie e
+di Sardegna; quando nello stesso anno
+la guerra per la successione dell'Austria
+accrebbe le difficoltà ed i pericoli dello
+stato della Chiesa. Il duca di Montemar,
+generale spagnuolo, fu il primo a violare
+la neutralità del papa, entrando in febbrajo
+del 1742 nel territorio di san Pietro
+coll'armata sbarcata ad Orbitello, e
+che andava ad unirsi in Romagna a
+quella del duca di Castro-Pignano, generale
+dei Napolitani. La loro presenza
+attirò negli stati della Chiesa l'esercito
+austriaco e piemontese, che si avanzava
+per venire a battaglia; dopo tale epoca,
+e finchè durò questa guerra, lo stato
+della Chiesa fu continuamente attraversato,
+e spesso guastato dalle due armate. La
+battaglia di Velletri, dell'undici agosto del
+1744, tra il principe di Lobkowitz, il
+re di Napoli ed il duca di Modena, fu
+assai più fatale a quest'infelice città che
+all'una od all'altra armata, che pure vi
+<span class="pagenum"><a id="Page_386"></a>[386]</span>
+sparsero molto sangue<a class="tag" id="tag356" href="#note356">[356]</a>. Dopo la pace
+di Aquisgrana, Benedetto XIV ottenne
+qualche indennizzazione pei mali sofferti
+da' suoi sudditi; ma troppo mancava
+perchè fosse bastante compenso ai
+sofferti danni. La saviezza e l'economia
+del papa riuscirono loro assai più vantaggiose,
+perciocchè colmarono il vuoto
+delle finanze, minorarono il debito, e
+cominciarono a ristabilire il commercio
+e l'agricoltura. La morte che lo rapì il
+3 maggio del 1758, non gli permise di
+fare tutto il bene che desiderava.
+</p>
+
+<p>
+Carlo Rezzonico, veneziano, successe
+il 6 di luglio del 1758 a Benedetto XIV,
+e prese il nome di Clemente XIII. Mostrò
+dal canto suo molto zelo per la riforma
+de' costumi, per la difesa della fede
+e per la correzione del clero; ma non aveva
+di lunga mano nè l'ingegno, nè l'accorgimento,
+nè la moderazione, nè la fermezza
+del suo predecessore. Fu strascinato in
+passi contraddittorj e talora imprudenti,
+per provvedere alla carestia che tribolò i
+<span class="pagenum"><a id="Page_387"></a>[387]</span>
+suoi stati dal 1764 al 1766; volle sostenere
+le vecchie pretese della santa sede
+sul ducato di Parma, e per tale motivo
+si disgustò nel 1768 colla casa di Borbone;
+sicchè la Francia occupò Avignone,
+Napoli e Benevento, e la Spagna minacciò
+di trattenere le entrate della Chiesa.
+La soppressione dell'ordine dei Gesuiti,
+caldamente chiesta dalle medesime
+corti, gettò il Rezzonico in più gravi
+imbarazzi: colse l'istante in cui la loro
+società era stata proscritta in Portogallo
+ed in Francia, per raffermare tutti i loro
+privilegj colla bolla <i>Apostolicam</i> e per
+fare il più magnifico panegirico de' loro
+servigj e de' loro talenti. La malintelligenza
+tra il papa e quelle corti andava
+vestendo il più inquietante carattere, allorchè
+Clemente XIII morì quasi improvvisamente
+nella notte del 3 di febbrajo
+del 1769.
+</p>
+
+<p>
+Fu dato per successore al Rezzonico
+un degno emulo del Lambertini nella
+persona di Lorenzo Ganganelli, che prese
+il nome di Clemente XIV. Egli seppe
+calmare con una costante saggezza, con
+un profondo segreto, con un'estrema
+moderazione tutte le contese eccitate dal
+suo predecessore: ricuperò Avignone e
+Benevento; soppresse nel giovedì santo
+<span class="pagenum"><a id="Page_388"></a>[388]</span>
+la lettura della bolla <i>in Cœna Domini</i>,
+che aveva risvegliate le lagnanze della
+Spagna; fece lentamente ed imparzialmente
+esaminare le accuse portate contro
+i Gesuiti; ed il 21 di luglio del 1773
+pubblicò finalmente il breve che aboliva
+il loro ordine. Lasciò un nobile monumento
+del suo amore per le arti nella
+fondazione del museo del Campidoglio,
+che fu chiamato Pio-Clementino, perchè
+si aggiunse al suo nome quello del suo
+successore. Morì il 22 di settembre del
+1774 in conseguenza di una assai lunga
+malattia, che l'odio, che in allora si portava
+ai Gesuiti, fece attribuire a lento
+veleno da loro apparecchiato.
+</p>
+
+<p>
+Pio VI, che gli successe il quindici
+di febbrajo del 1775, a sè non richiamò
+l'attenzione dell'Europa, prima dei
+tempi della rivoluzione, che pel suo
+viaggio fatto in Germania nel 1782, ad
+oggetto d'impedire le troppo precipitose
+riforme di Giuseppe II<a class="tag" id="tag357" href="#note357">[357]</a>. L'esterna
+influenza dei papi aveva infinitamente
+declinato, onde Pio VI volse le sue cure
+all'interna amministrazione de' suoi stati.
+Verun paese era tanto a dietro nelle cognizioni
+di economia politica. Le campagne
+<span class="pagenum"><a id="Page_389"></a>[389]</span>
+di Roma, in altre età così ricche
+e così popolate, erano trasmutate in un
+vasto deserto. I pastori della Maremma
+ed i contadini della Sabina e dell'Abbruzzo,
+più accostumati ai ladronecci che
+all'agricoltura, erravano sempre armati,
+conducendo le loro mandre a cavallo, e
+colla lancia alla mano, quali selvagge
+popolazioni in seno dell'Italia. Pio VI
+si adoperò con molto zelo a ristaurare
+l'agricoltura, ma senza conoscere i veri
+principj dell'amministrazione; onde con
+molto dispendio e molto lavoro, altro
+quasi non fece che accrescere il male.
+Egli fece eseguire magnifiche opere a traverso
+alle paludi pontine per diseccarle;
+ma in appresso accordò a suo nipote, il
+duca Braschi, il terreno ricuperato, di
+cui formò una sola proprietà indivisibile,
+sebbene fosse tanto vasto da potersi
+piuttosto risguardare come una provincia
+che come un podere. Così grave fallo
+fece mancare in quella terra i capitali,
+la popolazione e l'industria; e le paludi
+pontine, a malgrado de' tesori versati da
+Pio VI, si rimasero come prima insalubri
+e deserte. Lo stesso duca Braschi ottenne
+pure varj monopolj sul commercio
+de' grani, che ruinarono sempre più l'agricoltura,
+ed accrebbero la miseria dei
+<span class="pagenum"><a id="Page_390"></a>[390]</span>
+poveri. Ogni nuovo pontificato giova a
+fare maggiormente conoscere l'imprudenza
+di accordare negli ultimi suoi giorni
+la sovranità ad un uomo, che ha sempre
+fatto professione di rinunciare al
+mondo.
+</p>
+
+<p>
+Le repubbliche d'Italia continuarono
+in questo secolo a tenersi in una profonda
+oscurità ed immobilità, quasi avessero
+temuto, che, richiamando sopra di loro
+gli sguardi delle altre potenze, il solo
+nome di libertà, loro caro per antiche
+memorie piuttosto che per presenti godimenti,
+non le rendesse sospette ai re,
+e che mentre si andavano sempre facendo
+nuove divisioni di stati, non si prendesse
+a risguardarle come beni vacanti di cui,
+per non avere esse padroni, si poteva liberamente
+disporre. Venezia ricusò d'immischiarsi
+nella guerra della successione di
+Spagna: armò le sue città e le sue fortezze,
+ed accrebbe le truppe di linea per
+farsi rispettare dai suoi vicini: non perciò
+ottenne di sottrarsi a tutte le vessazioni
+delle potenze belligeranti; ma nè
+violazioni del territorio, nè veruna ingiustizia,
+la spinse ad uscire dall'adottata
+neutralità.
+</p>
+
+<p>
+Nell'attenersi a questo sistema la repubblica
+di Venezia mostrava se non
+<span class="pagenum"><a id="Page_391"></a>[391]</span>
+altro vigore ed antiveggenza, mentre non
+vedevasi che corruzione, negligenza e peculato
+ne' suoi possedimenti d'oltremare.
+I sudditi greci della repubblica erano in
+modo travagliati dalle ingiustizie de' governatori
+veneziani e dai monopolj dei
+mercanti, che preferivano il giogo dei
+Turchi. Il danaro erogato dal tesoro pubblico
+pel mantenimento delle fortezze,
+delle guarnigioni, e per gli approviggionamenti
+delle munizioni, era dai comandanti
+delle piazze e da quelli delle truppe
+estorto a privato loro profitto, sicchè
+il regno della Morea, che la repubblica
+possedeva nel cuore dell'impero
+ottomano, veniva lasciato senza verun
+mezzo di difesa. Achmet III ebbe avviso
+di questa inconcepibile negligenza, ignorata
+dal senato veneto; apparecchiò un
+formidabile armamento di terra e di mare,
+e rompendo, senz'esserne provocato,
+la tregua di Carlowitz, passò l'istmo
+di Corinto il 20 giugno del 1714, ed in
+un mese occupò tutta la Morea<a class="tag" id="tag358" href="#note358">[358]</a>. Le
+varie fortezze che nella precedente guerra
+erano state conquistate con dispendio di
+tanto tempo, di tanti tesori, di tanto sangue,
+<span class="pagenum"><a id="Page_392"></a>[392]</span>
+fecero pochissima o niuna resistenza.
+Nel susseguente anno i Turchi attaccarono
+altresì Corfù; ed in Venezia omai
+disperavasi di potere contro di loro difendere
+quell'isola e quella città, quando
+essi medesimi si ritirarono spontaneamente
+dietro la notizia avuta della sconfitta della
+loro armata presso Petervaradino. Vero
+è che la flotta veneziana sostenne l'antica
+sua riputazione nelle battaglie che diede
+ai Turchi con indeciso vantaggio in maggio
+ed in luglio del 1717. La tregua per
+ventiquattro anni, conchiusa in Passarowitz
+il 27 giugno del 1718 colla mediazione
+dell'Inghilterra e dell'Olanda<a class="tag" id="tag359" href="#note359">[359]</a>,
+consumò il sagrificio della Morea, e fissò
+definitivamente i confini dei Veneziani
+coi Turchi. Dopo quest'epoca la repubblica
+trovò la maniera di sottrarsi interamente
+alla storia, e di non lasciare veruna
+memoria della propria esistenza<a class="tag" id="tag360" href="#note360">[360]</a>.
+</p>
+
+<p>
+La repubblica di Lucca ebbe ancora più
+piccola parte negli avvenimenti del secolo.
+<span class="pagenum"><a id="Page_393"></a>[393]</span>
+Nella prima metà del mentovato secolo fu
+più volte ruinata dal passaggio delle truppe,
+e senz'essere in guerra ne sostenne i mali.
+Quando tutte le parti deposero le armi nel
+1748, essa ricuperò l'integrità de' suoi
+confini; ma mentre andava crescendo la
+popolazione delle sue campagne e forse
+oltre misura, e che la divisione delle
+proprietà in troppo piccoli poderi, dopo
+avere portata l'industria rurale alla più
+alta perfezione, riduceva i contadini a
+valutare pochissimo il loro lavoro ed a
+vivere in una troppo costante ristrettezza,
+la città perdeva le sue manifatture, il
+suo commercio, la sua industria. I cittadini,
+troppo ravvicinati al piccolo corpo
+della nobiltà, trovavansi altresì troppo
+umiliati dalla loro esclusione da tutti gli
+impieghi, e più non conservando verun
+affetto per la loro patria, avevano perduto
+con questo sentimento quell'attività
+e quell'energia di cui avrebbero avuto
+bisogno per battere una privata carriera
+e sollevarsi alla fortuna.
+</p>
+
+<p>
+La repubblica di Genova, caduta parimenti
+sotto il giogo d'un'oligarchia,
+rendutasi odiosa al rimanente del popolo,
+non pareva fatta per figurare davvantaggio
+in questo secolo. Nel 1713 i Genovesi
+acquistarono dall'imperatore pel prezzo
+<span class="pagenum"><a id="Page_394"></a>[394]</span>
+di un milione e dugento mila scudi il
+marchesato di Finale, feudo in addietro
+posseduto dalla casa di Carretto. Ma essi
+trattavano con tanta ingiustizia e durezza
+i loro sudditi, che questi nuovi vassalli
+passarono con estrema ripugnanza sotto
+il loro dominio. Con altrettanta ingiustizia
+che fallace politica avevano essi lungo
+tempo oppressa la Corsica; onde quest'isola,
+più estesa e più fertile che tutto il
+rimanente del loro territorio, erasi conservata
+quasi barbara tra le loro mani, mentre
+che sotto una buona amministrazione
+avrebbe potuto infinitamente accrescere
+le ricchezze e la potenza del loro stato.
+Le vessazioni de' Genovesi fecero, nel
+1730, scoppiare in Corsica una ribellione,
+che la repubblica volle invano comprimere
+colle armi, coi supplicj e talvolta
+ancora con atti di perfidia. Fu questo un
+tarlo che consumò le sue finanze e le sue
+forze per più della metà del secolo. Fino
+dal 1737 i Genovesi avevano invocato
+l'ajuto della Francia per soggiogare i
+Corsi ribelli. Impegnaronsi per tal modo
+in una lunga serie di trattati di sussidj
+con quella corona, con che accrebbero
+sempre più i loro debiti, senza fare verun
+avanzamento verso la conquista di quest'isola,
+i di cui abitanti mostravano tutti le
+<span class="pagenum"><a id="Page_395"></a>[395]</span>
+stesso orrore pel loro giogo. Finalmente
+il 15 di maggio del 1768 risolsero di sottoscrivere
+col signore di Choiseul un ultimo
+trattato, col quale cedevano al re di
+Francia l'isola di Corsica in pagamento
+di tutte le somme che questi loro aveva
+sovvenute per sottometterla<a class="tag" id="tag361" href="#note361">[361]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Ma in mezzo alla sua debolezza ed al
+suo decadimento, si vide la repubblica di
+Genova inaspettatamente risplendere, quando
+nel 1746 cacciò dal suo seno gli Austriaci
+di già padroni delle sue porte,
+e ricuperò la sua libertà con un atto di
+disperato eroismo. Nella guerra contro
+Maria Teresa per la successione dell'Austria,
+i Genovesi avevano unite le loro
+forze a quelle dei Borboni per impedire
+al re Sardo di occupare il marchesato di
+Finale, sul quale esso re pretendeva avere
+delle ragioni. Essi avevano divisi i vantaggi
+della campagna del 1745; ma i rovesci
+di quella del 1746 li lasciarono esposti
+soli alla vendetta de' loro nemici. Dopo
+la rotta avuta dagli alleati sotto Piacenza
+il 16 di giugno, l'infante don Filippo,
+il duca di Modena, il marchese de Las
+<span class="pagenum"><a id="Page_396"></a>[396]</span>
+Minas, generale spagnuolo ed il generale
+francese, maresciallo di Maillebois, si
+ritirarono tutti dalle pianure della Lombardia
+sopra Genova, e di là per la riviera
+di Ponente continuarono a ritirarsi
+in Provenza. Gli Austriaci, inseguendoli,
+arrivarono per la valle della Polsevera
+sotto Genova, e si accamparono a san
+Pier d'Arena, mentre che una flotta inglese,
+che si fece vedere nello stesso tempo
+nel golfo, minacciava la città dalla
+banda del mare. Le mura di Genova
+erano provvedute di formidabile artiglieria
+e difese da una buona guarnigione;
+ma il senato, che conosceva il giusto malcontento
+del popolo, non ardiva invitarlo
+a prendere le armi; ed essendosi perduto
+di coraggio al primo pericolo, il
+giorno 4 di settembre offrì di trattare,
+ed il 6 fece una convenzione col marchese
+Botta Adorno, generale austriaco,
+in forza della quale gli furono date in
+mano le porte della Lanterna e di san
+Tomaso<a class="tag" id="tag362" href="#note362">[362]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Tosto che gli Austriaci si videro padroni
+della città, fecero conoscere le nuove
+<span class="pagenum"><a id="Page_397"></a>[397]</span>
+condizioni ch'essi arbitrariamente aggiugnevano
+alla pace. Tutte le truppe della
+repubblica dovevano essere prigioniere di
+guerra, tutte le armi e munizioni venire
+consegnate agli Austriaci, e tutti i disertori
+essere restituiti; per ultimo doveva essere
+pagata una contribuzione di 9 milioni di
+fiorini dell'impero in tre termini, l'ultimo
+de' quali non oltrepassava i 15 giorni. Il
+tesoro della banca di san Giorgio, l'argenteria
+delle Chiese, quella de' particolari,
+ogni cosa si requisì dal senato per
+soddisfare a così esorbitanti domande; ma
+l'assoluta impossibilità di trovare tutto il
+richiesto danaro, malgrado le continue
+minacce di esecuzione militare, di saccheggio
+e d'incendio, persuase finalmente
+il generale austriaco ad accordare
+qualche respiro. Non pertanto il senato
+non ardiva pur di pensare a far resistenza;
+ma dalla più infima classe del popolo
+partì la scintilla elettrica che riaccese
+la fiaccola della libertà<a class="tag" id="tag363" href="#note363">[363]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Il giorno 5 dicembre del 1746 gli Austriaci
+conducevano per le strade di Genova
+<span class="pagenum"><a id="Page_398"></a>[398]</span>
+uno de' molti mortaj ch'essi avevano
+tratti dall'arsenale della repubblica,
+per servirsene nella spedizione che meditavano
+di fare in Provenza. La volta di
+un sotterraneo, che stava sotto la strada,
+ruppe sotto il peso; il mortajo rimase
+imbarazzato tra le ruine, e gli Austriaci
+col bastone in mano vollero forzare il
+popolo di Genova a trarnelo con corde.
+La pazienza di questo coraggioso popolo
+era stata spinta all'estremo: un giovane
+prese un sasso e lo scagliò contro i soldati;
+fu questo il segno d'una generale
+esplosione. Da ogni banda la plebe
+assalì a sassate gli Austriaci, che furono
+bentosto presi da panico terrore. Tutti i
+loro distaccamenti si trovavano isolati in
+auguste e tortuose strade, che formavano
+come un laberinto da cui non sapevano
+uscire. Smarrendosi ad ogni passo, più non
+sapevano nè dare, nè ricevere ajuto. Intanto
+i sassi grandinavano sopra di loro
+dai tetti e dalle finestre, e gli schiacciavano
+nelle strade, senza ch'essi sapessero
+contro chi vendicarsi; perciocchè le massiccie
+mura de' palazzi, ne' quali non entra
+pressochè niuna materia combustibile,
+presentavano loro altrettante fortezze, che
+avrebbero richiesti regolari assedj. I generali,
+partecipi del terrore de' soldati,
+<span class="pagenum"><a id="Page_399"></a>[399]</span>
+lasciaronsi respingere fino fuori della città,
+ed offrirono poi di venire a patti<a class="tag" id="tag364" href="#note364">[364]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Il doge, il senato e tutto l'ordine della
+nobiltà, non avevano per anco presa veruna
+parte nell'insurrezione; per lo contrario
+cercavano di acquietare una sollevazione,
+di cui temevano di essere essi soli le
+vittime. Ma tosto che gli Austriaci furono
+fuori di città, gl'insorgenti s'impadronirono
+degli arsenali, e vi trovarono armi e
+munizioni; onde guarnirono le mura di
+artiglierie in modo da signoreggiare il
+campo austriaco, e si presentarono in
+così terribile aspetto, che il marchese
+Botta, che aveva perduti in città i suoi
+magazzini, il 10 di dicembre si avviò per
+la Bocchetta alla volta della Lombardia.
+Non fu che dopo passato questo primo
+pericolo che il senato e la nobiltà si unirono
+ai valorosi insorgenti; allora si affrettarono
+di chiedere ajuti alla Francia
+ed alla Spagna; ed infatti il duca di Boufflers
+loro condusse circa quattro mila
+uomini il 30 aprile del 1747, e ragguardevoli
+somme furono pure loro spedite
+<span class="pagenum"><a id="Page_400"></a>[400]</span>
+dalla Francia. Il duca di Richelieu successe
+in appresso al duca di Boufflers;
+e le due leghe, fralle quali era divisa
+l'Europa, cominciarono a battersi
+ad armi eguali nella riviera di Genova
+fino al susseguente anno, nel quale la
+repubblica venne compresa nel trattato
+di pace di Aquisgrana, e ricuperò i suoi
+antichi confini in tutta la loro integrità<a class="tag" id="tag365" href="#note365">[365]</a>.
+</p>
+
+<p>
+La sollevazione di Genova è il solo
+avvenimento del diciottesimo secolo che
+appartenga realmente alla nazione italiana.
+È il solo che ci mostri il popolo
+penetrato del suo antico onore,
+sensibile ai ricevuti oltraggi, e determinato
+alla difesa de' suoi diritti; il solo
+in cui un'azione pericolosa sia la conseguenza
+di un generoso sentimento e non
+del calcolo. La salvezza di Genova non
+si dovette nè alla costanza de' suoi nobili,
+nè alla saviezza del suo governo,
+nè alla fedeltà degli alleati, ma all'intrepido
+coraggio ed al patriottismo disinteressato
+di una classe d'uomini pei quali
+nulla ha fatto la società, e ch'è tanto
+più sensibile alla gloria nazionale in
+quanto che non può aspirare a veruna
+gloria personale.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_401"></a>[401]</span>
+Ma gli altri avvenimenti che abbiamo
+toccati in questo secolo non possono meritare
+il nome di storia italiana. L'intera
+nazione era esclusa da tutte le risoluzioni
+politiche e da tutte le azioni. Divisa
+fra stranieri sovrani che possedevano
+province nel di lei seno, e tra sovrani,
+figli di stranieri, che si erano stabiliti nei
+suoi paesi; indifferente alle contese dei
+Borboni di Parma, dei Borboni di Napoli
+e di Sicilia e dei Borboni padroni
+della Corsica; degli Austriaci di Milano
+e di Mantova, e dei Lorenesi di Toscana,
+ella non trovavasi presente alle loro
+battaglie che per soffrire; ubbidiva ai
+padroni senza riconoscerli per suoi capi
+naturali; non era legata all'autorità monarchica
+da veruna illusione, nè da ereditario
+affetto, nè da entusiasmo. Si assoggettava,
+perchè era più prudente cosa
+il cedere che non il resistere, e perchè
+in un ordine politico che abbia spenti
+tutti gli affetti, la sola prudenza conserva
+il diritto di farsi ascoltare; poco pensava
+ai suoi generali interessi, perchè non vi
+ravvisava che cose tristi ed umilianti;
+prendeva piccolissima parte agli avvenimenti
+di cui era il teatro; ed in tutta
+la storia italiana del secolo trovasi a stento
+un nome italiano. In quel modo che le
+<span class="pagenum"><a id="Page_402"></a>[402]</span>
+risoluzioni prendevansi ne' gabinetti degli
+stranieri, erano ancora dagli stranieri
+eseguite sul campo di battaglia. Gli storici
+che le riferiscono, in mezzo ai riguardi
+che loro inspirava il timore dei
+potenti, non lasciano travedere che il
+sentimento di una vaga curiosità. E veramente
+non si può sentire nè entusiasmo,
+nè parzialità, quando non si ha
+patria; e l'Italiano, nel mentre che le
+sue campagne andavano ad essere allagate
+di sangue, non sapeva cui dovesse
+desiderare la vittoria, se non cercava
+che il bene del suo paese.
+</p>
+
+<p>
+La potenza dell'uomo risiede nelle forze
+morali, e non nelle fisiche. Dallo spirito
+e non dal corpo vengono i mezzi di
+resistenza e di conquista; perciocchè trovansi
+nello spirito la volontà, il coraggio,
+l'ubbidienza, la pazienza, la rassegnazione
+al sagrificio. Lo stesso despotismo
+non può far a meno di certe forze
+morali; ma egli le teme e non le impiega
+che con economia; mentre per lo
+contrario la libertà le adopera tutte. Per
+mantenere il primo, conviene che l'uomo
+sia meno uomo che si possa: per consolidare
+la seconda, conviene trovare nell'uomo
+tutto quanto può dare l'umana
+natura. Il despota crederà lungo tempo
+<span class="pagenum"><a id="Page_403"></a>[403]</span>
+di avere accresciute le forze della nazione
+concentrandole tutte in sè, perchè
+avendo così soppresse tutte le resistenze
+può impiegare tutto il rimanente vigore
+nell'esecuzione delle sole sue volontà; ma
+quando verrà chiamato a misurarsi con un
+popolo, le di cui forze morali tutte siansi
+sviluppate, conoscerà bentosto la propria
+impotenza. L'Italia, in sul declinare del
+diciottesimo secolo, aveva ancora soldati,
+ricchezze, una numerosa popolazione,
+una fiorente agricoltura, commercio e
+manifatture che presentavano tuttavia grandi
+mezzi, uomini versati nelle scienze,
+altri naturalmente atti ad acquistarle in
+breve tempo; ma le mancavano il sentimento
+e la vita, e quando scoppiò la
+rivoluzione francese, non fuvvi alcuno
+in Europa che non vedesse che l'Italia
+non aveva nè la volontà, nè la forza di
+difendere la sua indipendenza, e che una
+nazione che più non aveva patria, non
+poteva resistere nè per garantire sè stessa,
+nè per la sicurezza de' suoi vicini.
+</p>
+</div>
+
+<div class="chapter">
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_404"></a>[404]</span>
+</p>
+
+<h2>
+CAPITOLO CXXVI.
+</h2>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+<i>Intorno alla libertà degl'Italiani nei
+tempi delle loro repubbliche.</i>
+</p>
+</div>
+
+<p>
+Basta paragonare l'Italia quale era nel
+quindicesimo secolo, all'Italia quale diventò
+del diciottesimo, per accertarsi
+che gl'Italiani avevano in quello spazio di
+tempo perduto il più prezioso dei beni
+sociali. Non era altrimenti una teoria
+vana e fatta soltanto per lusingare l'immaginazione
+quella libertà per la quale
+essi combatterono con tanta costanza, che
+non si videro tolta senza immenso rincrescimento
+e cordoglio, e che tentarono più
+volte di ricuperare a rischio anche di esporre
+la loro patria alle più violenti convulsioni.
+Palpabili erano gli effetti di questa
+libertà, ed hanno coperta la terra di tali
+monumenti che conservansi ancora nella
+presente età; aveva questa svolti nell'intera
+massa della nazione l'ingegno, il gusto,
+l'industria e tutti i godimenti di una
+somma prosperità; il popolo che la conservò
+lungamente, era composto d'individui
+ad un tempo più felici e più illuminati;
+desso erasi egualmente avvicinato ai due
+fini che si propongono i più saggi filosofi
+<span class="pagenum"><a id="Page_405"></a>[405]</span>
+e l'uomo volgare; cioè, aveva fatto molto
+cammino verso la perfezione e la felicità.
+</p>
+
+<p>
+Fra tutti gli oggetti che trattengono i
+nostri sguardi nell'Italia, non ve n'ha
+un solo il quale non contribuisca a
+provare ed i sorprendenti progressi fatti
+dagl'Italiani in tutte le arti della civilizzazione
+prima del quindicesimo secolo,
+ed il loro decadimento dopo quest'epoca.
+Veruna nazione eresse più magnifici
+templi nelle città, ne' villaggi e
+perfino ne' deserti. Si giugne dall'estremità
+dell'Europa per ammirarli; ma quando
+si confrontano col povero gregge che
+ora si aduna sotto la loro volta per esercitarvi
+un culto, ognuno è forzato di chiedersi
+dove si troverebbero adesso le necessarie
+ricchezze per fabbricarli?
+</p>
+
+<p>
+Di dieci in dieci miglia trovansi nelle
+pianure della Lombardia, o ne' colli della
+Toscana e della Romagna, e perfino nelle
+adesso deserte campagne del patrimonio
+di san Pietro, delle città pomposamente fabbricate,
+nelle quali molti palagi mezzo rovinati
+ci dicono che da secoli più non furono
+ristaurati: tutto ciò che è durevole
+conserva il carattere dell'opulenza e dell'antica
+eleganza, e tutto ciò che è passaggiero
+è perito senza venire più rifatto.
+Rimangono i portici, le colonne, gli
+<span class="pagenum"><a id="Page_406"></a>[406]</span>
+architravi; ma i legni marciscono, rotti sono
+i cristalli, e levati i piombi dai tetti. Da
+Novara fino a Terracina, ci dimandiamo
+tristamente, in ogni città, dove sia la popolazione
+che poteva avere bisogno di
+tante case, dove il commercio che poteva
+riempire tanti magazzini, dove le
+ricche famiglie che potevano alloggiare
+in tanti palazzi, dove finalmente il lusso
+dei vivi che deve prendere il luogo di
+quello degli estinti, de' quali rimangono
+ovunque i monumenti.
+</p>
+
+<p>
+Molta parte delle terre viene anche
+adesso coltivata nella più industre come
+nella più dispendiosa maniera; senza mai
+esaurire il terreno, l'agricoltura vuole ogni
+anno nuovi frutti, e gli ottiene più abbondanti
+che in qualunque altra contrada. Un
+giudizioso avvicendamento di ricolte apparecchia
+e purga i campi prima di coglierne
+i succhi nutritivi per le piante cereali,
+e sempre li va migliorando senza mai
+lasciarli riposare. Ma questo avvicendamento
+di raccolti fu inventato e sostituito
+all'antico sistema dai contadini italiani
+che in allora erano una razza di uomini
+intelligente ed osservatrice, mentre che
+in tutto il rimanente dell'Europa i contadini
+di quell'epoca erano abbrutiti dalla
+schiavitù ed incapaci di scoprire i vizj
+<span class="pagenum"><a id="Page_407"></a>[407]</span>
+delle antiche consuetudini, e di correggerle.
+</p>
+
+<p>
+L'intera Lombardia è tagliata da canali
+che, suddividendosi all'infinito, tutta
+la ricuoprono a guisa di una rete; essi
+distribuiscono sui campi le acque apportatrici
+della fertilità, e sono disposti a
+riceverle di nuovo, dando loro un pronto
+scolo, quando quest'acque cessano di essere
+salutari. Una ragguardevole parte della
+Toscana è divisa in regolari terrapieni,
+che trattengono la terra sul fianco delle
+colline sempre battute da burrascose piogge,
+dando così il modo di coprire di castagneti,
+di viti, di ulivi, di ficaje, ripidi
+declivi che, lasciati quali naturalmente
+sono, non presenterebbero che nudi sassi.
+Ma in quel tempo in cui gl'Italiani destinavano
+a rendere fertili le loro campagne
+un capitale, che poteva bastare per
+l'acquisto di una superficie assai più vasta,
+le altre nazioni ad altro ancora non
+pensavano che a spogliare la terra di
+tutto ciò che poteva produrre; ed i Francesi
+cercavano perfino di rendere ignominioso
+l'impiego del capitale destinato
+alla coltura delle terre, coll'assoggettarlo
+all'umiliante imposta della taglia.
+</p>
+
+<p>
+Finalmente, sia che si osservi tutta intera
+l'Italia, o si esamini la natura del
+<span class="pagenum"><a id="Page_408"></a>[408]</span>
+suolo, o le opere dell'uomo, o l'uomo
+medesimo, sempre si crede essere nel paese
+degli estinti, vedendo nello stesso tempo
+la debolezza dell'attuale generazione,
+e la possanza di quelle che la precedettero.
+Non sono certo gli uomini che
+si vedono, che avrebbero potuto fare le
+cose che ci stanno sotto gli occhi; furono
+fatte nell'epoca di una vita che
+sentiamo essere terminata; perciocchè
+nell'istante in cui questa nazione perdette
+ciò ch'ella chiamava la sua libertà,
+perdette nel medesimo tempo tutta la sua
+creatrice potenza.
+</p>
+
+<p>
+Pure quando ci chiediamo in che mai
+consistesse una cotale libertà, che produsse
+così grandi cose e che lasciò di sè così
+amaro desiderio, non troviamo veruna
+soddisfaciente risposta nè tra le nozioni
+che ne avevano que' medesimi che la
+possedettero, nè nelle leggi che la sostenevano,
+nè nelle costumanze ch'ebbero
+da lei origine. Rimaniamo soprattutto
+convinti esservi un errore capitale nella
+lingua; che ciò che noi diciamo libertà,
+non è ciò che dagl'Italiani era così chiamato;
+e che l'intero scopo dell'ordine sociale
+si presentava loro sotto un punto
+di vista affatto diverso da quello che noi
+lo vediamo.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_409"></a>[409]</span>
+Forse abbastanza non riflettiamo che
+le nuove teorie intorno alla libertà sono
+di moderna invenzione; che i nostri filosofi,
+cercando di sapere in che consista,
+sonosi proposto uno scopo affatto diverso
+da quello cui miravano gli antichi; che
+la libertà de' Greci o de' Romani, degli
+Svizzeri o de' Tedeschi, come pure quella
+degl'Italiani, non era altrimenti la libertà
+degl'Inglesi; che per ultimo fino al diciassettesimo
+secolo la libertà del cittadino fu
+sempre risguardata come una partecipazione
+alla sovranità del suo paese; e
+che non è che l'esempio della costituzione
+britannica, che c'insegnò a considerare
+la libertà come una protezione
+del riposo, della felicità e della domestica
+indipendenza. Ciò che noi desideriamo
+prima di tutto, non risguardavasi
+dai nostri antenati che come un vantaggio
+accessorio e di second'ordine; e ciò
+che vollero i nostri antenati, non viene
+da noi risguardato che quale mezzo più
+o meno imperfetto di ottenere o di conservare
+quanto desideriamo noi medesimi.
+Però l'uno e l'altro scopo dell'associazione
+politica viene egualmente indicato
+col nome di libertà. Quando si
+volle distinguerli, e che si chiamò libertà
+civile quella facoltà affatto passiva, quella
+<span class="pagenum"><a id="Page_410"></a>[410]</span>
+guarenzia contro l'abuso del potere, in
+qualunque mano si trovi, cui aspirano i
+moderni, e che si riservò il nome di libertà
+politica alla facoltà attiva, alla partecipazione
+di tutti al potere esercitato sopra
+di tutti, all'associazione dell'uomo
+libero alla sovranità, non si è bastantemente
+schivata la confusione; perchè i
+vocaboli che si adoprano non contrastano
+abbastanza l'uno coll'altro. Ambidue,
+tranne la sola diversità della loro origine
+greca e latina, significano egualmente,
+<i>che è propria al cittadino</i>; ma non dovrebbe
+dirsi cittadino se non quello che
+gode della libertà attiva, ed è partecipe
+della sovranità; mentre che, senza essere
+cittadino, ogni uomo ha diritto egualmente
+alla libertà passiva, ossia alla protezione
+contro ogni abuso del potere.
+</p>
+
+<p>
+Per una specie d'istinto gl'Italiani si
+erano attaccati alla libertà politica; ma non
+erano pervenuti a definirla con precisione.
+Questa era agli occhi loro una prerogativa
+esclusiva del governo repubblicano;
+e con tal nome indicavano soltanto il governo
+dei più, per distinguerlo da quello di
+un solo. Quest'ultimo, <i>il principato assoluto</i>,
+sembrava loro sempre incompatibile
+colla libertà; il primo, <i>governo dei più</i>,
+pareva loro che sempre meritasse il nome
+<span class="pagenum"><a id="Page_411"></a>[411]</span>
+di governo libero, sia che questa sovranità
+appartenesse a tutti i cittadini, come
+a Firenze, sia ad una sola classe, come a
+Venezia; e ciò senza avere riguardo all'esercizio
+di un'arbitraria autorità dei magistrati
+sopra i sudditi, che, dietro i presenti
+nostri principj, potrebbero farci
+considerare l'uno e l'altro come tirannico.
+</p>
+
+<p>
+Non conoscendo gl'Italiani che la libertà
+politica, e non essendosi eglino formata
+una precisa idea della libertà civile, non
+dobbiamo maravigliarci che accordassero
+il nome di governo libero a quello che
+non poneva verun confine all'estensione
+dei poteri esercitati a nome della nazione.
+I cittadini, esposti a qualsivoglia arbitraria
+misura, non perciò si riputavano meno
+liberi, poichè l'atto arbitrario che ad
+alcuno recava danno era l'opera di un
+magistrato, che ognuno poteva risguardare
+quale suo mandatario. Ma al primo aspetto
+sembra contrario ai medesimi principj
+da loro adottati, il chiamare libero quel
+governo in cui veniva esercitata un'illimitata
+autorità da una sola classe della
+nazione, senza che gli altri potessero aver
+parte in quella sovranità di cui si erano
+impadroniti pochi cittadini. Ben può concepirsi
+come Firenze loro sembrasse libera
+<span class="pagenum"><a id="Page_412"></a>[412]</span>
+anche quando il gonfaloniere, i priori,
+i podestà delegati dal popolo, facevano il
+più violento uso del momentaneo potere
+deposto nelle loro mani; ma non vediamo
+in che mai consistesse la libertà di
+Venezia, dove dal consiglio de' dieci,
+che rappresentava soltanto la nobiltà, esercitavasi
+un così arbitrario potere.
+</p>
+
+<p>
+Per altro questa confusione d'idee non
+è propria solamente degl'Italiani; dessa
+trovasi in tutte le antiche e moderne
+repubbliche. Le aristocrazie ed oligarchie
+greche, tedesche ed italiane, invocarono
+tutte egualmente il nome della libertà, e
+tutte pretesero di averla conservata qualunque
+volta non si assoggettarono al potere
+di un solo. Infatti, lasciando da un canto
+la libertà civile ossia libertà passiva, poteva
+dirsi con verità che sempre esisteva
+una libertà nello stato, quando un'intera
+classe era partecipe della sovranità; ma
+in allora non era la nazione che fosse
+libera, unicamente bensì quelle famiglie
+ch'erano proprietarie della libertà.
+</p>
+
+<p>
+Presso gli antichi, che avevano conservati
+gli schiavi anche nelle più libere
+repubbliche, non erasi cercata l'origine
+dei diritti dell'uomo nella stessa dignità
+della specie umana, nè si era convenuto
+che ogni pubblica instituzione dovesse mirare
+<span class="pagenum"><a id="Page_413"></a>[413]</span>
+alla felicità di tutti. I diritti umani
+parvero loro fondati sopra leggi positive,
+e non sulla legge naturale. Vedevano in
+ogni paese uomini <i>ingenui</i> e schiavi; e
+questo fatto, che ammisero senza disamina,
+non parve loro più ripugnante nelle loro
+città che nelle loro famiglie. La libertà
+diventò per loro un bene ereditario, come
+le altre sostanze; e quest'eredità potev'essere
+trasmessa soltanto ad un ristretto
+numero di famiglie in mezzo ad
+una grossa popolazione, siccome a Sparta
+ne' tempi della lega Achea, e a Lucca
+nel diciottesimo secolo: non pertanto
+si continuò a chiamare libero lo stato
+in cui le famiglie proprietarie della libertà
+non erano esse medesime diventate
+proprietà di un altro individuo, e
+dove conservavano fra di loro la sovranità
+sopra di sè medesime: se queste
+medesime famiglie avevano poi sudditi
+nello stato e schiavi nelle case, questa
+sudditanza di una parte della popolazione
+estranea alla città, nè variava, nè costituiva
+la natura del governo. Cotale stato
+era pur sempre una repubblica.
+</p>
+
+<p>
+Ma la schiavitù domestica più non esisteva
+nelle repubbliche italiane, e questa
+sola differenza le pone a molta distanza
+da quelle dell'antichità. Dall'abolizione
+<span class="pagenum"><a id="Page_414"></a>[414]</span>
+della schiavitù domestica ne risultarono
+un maggiore rispetto per la libertà dell'uomo,
+una più estesa felicità in tutte
+le classi, maggiore industria, maggiore
+attività, maggiori potenze produttrici ed
+in conseguenza maggiori ricchezze. Le
+repubbliche, quando appena cominciavano
+a prendere questo titolo, e non si
+consideravano ancora che come comunità
+libere, sotto la protezione dell'imperatore,
+cominciarono colla liberazione
+degli schiavi; il grosso della loro popolazione
+consisteva in uomini che avevano
+di fresco spezzate essi medesimi le
+loro catene, e che aprirono quasi sempre
+un asilo entro le loro mura ai servi
+che fuggivano dalle terre dei signori loro
+vicini. In tal modo ebbe principio l'abolizione
+della schiavitù, cui la religione
+e la filosofia si gloriarono poscia di avere
+operato; ma che dal solo personale interesse
+fu eseguito.
+</p>
+
+<p>
+Questa progressiva abolizione della schiavitù,
+che si estese dalle città alle campagne,
+è un avvenimento troppo importante
+nella storia della libertà italiana, per non
+richiamare per qualche tempo la nostra
+attenzione. Sotto il regno degl'imperatori
+romani, i liberi agricoltori erano assolutamente
+scomparsi dal suolo dell'Italia;
+<span class="pagenum"><a id="Page_415"></a>[415]</span>
+i ricchi proprietarj, che in un solo possedimento
+riunivano talvolta intere province,
+di cui la repubblica romana, dopo
+parecchj anni di guerra, aveva trionfato
+ne' suoi più bei giorni, facevano coltivare
+le loro terre da numerose gregge di
+schiavi. I campi più non avevano case
+isolate, nè villaggi, nè capanne, e di
+già avevano l'aspetto che presenta adesso
+l'<i>Agro romano</i>, egualmente deserto, egualmente
+diviso in poderi di dieci in dodici
+miglia d'estensione: soltanto facevano le
+veci di quelle armate di lavoratori che
+scendono oggi dalle montagne della Sabina,
+infiniti sventurati che la sola forza
+obbligava al lavoro senza speranza di
+veruna ricompensa.
+</p>
+
+<p>
+I barbari, invadendo l'Italia, ne fecero
+in breve tempo scomparire tutta la popolazione,
+perchè gli schiavi erano la
+preda che loro meglio si conveniva, siccome
+quella che più vantaggiosamente
+potevano vendere, e trasportare altrove
+con minore imbarazzo. Gli schiavi, sempre
+solleciti di mutare condizione, seguivano
+volentieri i loro nuovi padroni,
+dai quali speravano di essere più dolcemente
+trattati; pure d'ordinario perivano
+ne' lunghi viaggi a traverso ai boschi
+della Germania e della Scizia, come mill'anni
+<span class="pagenum"><a id="Page_416"></a>[416]</span>
+dopo si videro perire i non meno
+numerosi schiavi che i Turchi predavano
+in tutte le province dell'Adriatico,
+e dei quali non si è conservata la razza.
+I proprietarj, come i nobili romani
+dell'età presente, cercarono, dopo tale
+epoca, non già a moltiplicare i prodotti
+delle loro terre, ma a diminuirne le spese;
+e calcolarono, come si fa pure presentemente,
+che per quanto fosse grande
+la diminuzione del prodotto lordo dell'agricoltura
+per mancanza di popolazione,
+non perciò veniva minore la rendita netta
+delle loro terre.
+</p>
+
+<p>
+Finalmente i barbari, invece di guastare
+le province dell'impero, vi si stanziarono
+stabilmente. È noto che in allora ogni
+capitano, ogni soldato del settentrione,
+venne ad alloggiarsi presso un proprietario
+romano, sforzandolo a dividere con
+lui le sue terre ed i raccolti. Tutti gli
+antichi schiavi che rimasero in Italia, non
+cambiarono la loro condizione; ma i liberi
+agricoltori, obbligati a risguardare
+come loro padrone il Tedesco o lo Scita
+che dicevasi loro ospite, furono costretti
+a darsi essi medesimi al lavoro. Oltre la
+parte incolta di terreno che questi nuovi
+abitanti si fecero cedere in tutta loro
+proprietà per tenervi le loro mandre, vollero
+<span class="pagenum"><a id="Page_417"></a>[417]</span>
+pure essere a parte del ricolto de'
+campi, degli uliveti, delle vigne: ed allora
+indubitatamente ebbe principio quel
+sistema di coltivazione a metà frutto, che
+mantiensi tutt'ora in quasi tutta l'Italia,
+e che tanto contribuì a perfezionare l'agricoltura
+ed a rendere migliore la condizione
+de' suoi contadini.
+</p>
+
+<p>
+Quando il lavoro degli uomini liberi
+si trovò in concorrenza con quello degli
+schiavi, la sua superiorità fu troppo chiara
+per non far sì che il barbaro padrone
+lo preferisse a quello degli schiavi. Il castaldo,
+quasi sempre disceso da qualche
+antico proprietario romano, viveva, egli
+e la sua famiglia, colla metà del prodotto
+di quella terra che era stata un
+giorno possedimento dei suoi antenati;
+mentre lo schiavo, che dovevasi assai
+bene alimentare, quantunque la sua inerzia
+e la negligenza scemassero le sue
+forze produttrici, consumava i due terzi
+dei frutti da lui raccolti. Allora il Barbaro
+cominciò ad accordare la libertà, ed
+una parte del deserto di cui si era renduto
+padrone, al suo schiavo, perchè ne
+formasse un nuovo podere. Il signore delle
+terre ebbe sempre più motivo di vie meglio
+convincersi che non manterrebbe
+giammai i suoi schiavi a così buon patto
+<span class="pagenum"><a id="Page_418"></a>[418]</span>
+come il suo gastaldo, e che non otterrebbe
+da loro giammai altrettanto lavoro,
+perchè l'interesse attivo ed industrioso è
+migliore economo d'assai che la forza:
+così ogni giorno, coll'incremento delle
+generazioni, un maggior numero di schiavi
+ebbe nelle campagne la libertà.
+</p>
+
+<p>
+Senza che la legge avesse veruna parte
+nell'abolizione della schiavitù, senza che
+il vergognoso commercio degli uomini
+fosse proibito, la schiavitù cessò in ogni
+luogo. Ne' secoli inciviliti, e fino alla fine
+del sedicesimo, si dividero tuttavia degli
+schiavi nelle più ricche case, ma più
+non se ne trovavano nelle campagne. I
+soldati, abusando della loro vittoria, vendettero
+talvolta al migliore offerente tutti
+gli abitanti di una città presa d'assalto;
+e tale fu la sorte che l'armata di Francesco
+Sforza fece subire del 1447 alla
+sventurata città di Piacenza. I papi, cedendo
+alla sterminata loro collera, condannarono
+ancora più frequentemente tutti
+i sudditi di uno stato nemico ad essere
+ridotti in ischiavitù, autorizzando a venderli
+chiunque se ne impadronisse. In tal
+modo vennero condannati tutti i vassalli
+dei Colonna da Bonifacio VIII; tutti i
+Fiorentini da Sisto IV, tutti i Bolognesi
+nel 1506, ed i Veneziani nel 1509, da
+<span class="pagenum"><a id="Page_419"></a>[419]</span>
+Giulio II. Ma coloro che comperavano
+questi schiavi, trovavano subito più utile
+il dar loro la libertà per una qualche
+somma di danaro, che non il mantenerli
+pel poco lavoro che farebbero per conto
+loro. In veruna descrizione di città o di
+villaggi vedonsi in queste varie epoche
+indizj di schiavitù; soltanto il fanatismo
+potè conservarne gli ultimi avanzi in Italia
+a dispetto del personale interesse. I
+prigionieri di guerra mori e turchi incatenansi
+nelle galere, in odio della loro
+religione, e la schiavitù loro dura anche
+al presente, sebbene costino allo stato
+più che gli uomini liberi.
+</p>
+
+<p>
+Il fanatismo tentò pure più volte in
+altri paesi di far rinascere la schiavitù;
+e riconoscere dobbiamo dai missionarj
+portoghesi, che circa la metà del quindicesimo
+secolo, diressero le prime spedizioni
+sulla costa occidentale dell'Africa,
+quella schiavitù de' Negri alle Antille, che
+forma l'obbrobrio dell'età presente. Il
+fanatismo fece condannare in Ispagna ed
+in Portogallo, nel sedicesimo e diciassettesimo
+secolo, molte centinaje di Giudei
+e di Mori ad essere ridotti in ischiavitù.
+Pure l'interesse personale, assai più potente
+che lo zelo di un clero persecutore,
+ridonò costantemente la libertà a coloro
+<span class="pagenum"><a id="Page_420"></a>[420]</span>
+che la Chiesa condannava alle catene.
+Nell'età presente la schiavitù non si mantiene
+in tutta l'Europa orientale dalla Russia
+fino all'Ungheria, che a motivo che
+i proprietarj delle terre non hanno saputo
+approfittare del lavoro degli uomini liberi;
+e perchè in cambio di dividere con
+loro i frutti della terra, gli sforzarono a
+dar loro la metà del tempo; onde nei
+giorni di ogni settimana che sono di diritto
+del padrone ungaro o boemo, l'uomo
+libero non lavora con maggiore zelo,
+attività o intelligenza, di quello che farebbe
+lo schiavo.
+</p>
+
+<p>
+Quando, in tempi a noi più vicini, i
+filosofi volsero di nuovo i loro sguardi
+alla costituzione della società, non ebbero
+sotto gli occhi oggetti eguali a quelli
+che colpivano i filosofi dell'antica Grecia.
+Da un canto il lavoro manuale più non
+era fatto dagli schiavi, dall'altro canto
+quasi tutti i paesi ridotti a civiltà erano
+governati da monarchi. Noi confondiamo
+quasi sempre la natura delle presenti
+instituzioni colla natura stessa delle cose:
+gli antichi non avevano potuto comprendere
+come si sarebbe potuto fare da meno
+degli schiavi; i moderni come si possa stare
+senza re. I politici del XVIII secolo si occuparono
+meno di ciò che in realtà era la
+società umana, che di ciò che avrebbe dovuto
+<span class="pagenum"><a id="Page_421"></a>[421]</span>
+essere. Ebbero minore rispetto per
+diritti stabiliti, perchè in nessun luogo ne
+trovarono che fossero incontrastabili; ma
+rispettarono maggiormente il carattere dell'uomo;
+essi accomodarono le loro teorie
+all'interesse dell'autorità sotto la quale
+vivevano, e fissarono il principio che
+ogni governo era stabilito per la felicità
+dei popoli a lui soggetti, sebbene i principi
+avessero fin allora creduto di non
+avere altro interesse ed altro dovere, che
+quello della propria conservazione, o di
+ciò che chiamavano loro gloria.
+</p>
+
+<p>
+Essendo la libertà degli antichi una
+proprietà del cittadino, non era essenziale
+di esaminare fino a qual segno contribuiva
+alla felicità, come non si esamina,
+per conservare a ciascheduno la sua eredità,
+se le ricchezze formano, o no, la
+felicità dell'uomo saggio. Ma la libertà
+dei moderni venendo considerata come
+il mezzo pel quale i governi giungono allo
+scopo per cui furono instituiti, cioè la comune
+felicità, fu necessario di esaminare,
+onde stabilire il diritto dei popoli ad essere
+liberi, in qual modo la libertà formi la felicità,
+o fino a quale grado vi contribuisca.
+</p>
+
+<p>
+L'uno e l'altro raziocinio è egualmente
+logico, ma ciascuno parte da diversi principj.
+Quello degli antichi è forse il primo nell'ordine
+<span class="pagenum"><a id="Page_422"></a>[422]</span>
+delle idee; essi considerarono
+l'origine delle società, e si chiesero donde
+veniva il potere che vedevano stabilito; allora
+loro parve soltanto libero quell'uomo,
+che non fosse subordinato che a quel potere
+che aveva formato o contribuito a
+formare egli stesso. Così la linea che separava
+il cittadino dal suddito era patentemente
+segnata, e non poteva ammettere
+verun dubbio. La libertà de' moderni dev'essere
+valutata sopra molto più dilicate
+differenze. Per determinarne i confini, conviene
+esaminare fino a qual punto convenga
+agli uomini uniti in società di essere governati,
+o pure a qual prezzo loro convenga
+di acquistare la protezione della forza
+pubblica contro i loro interni ed esterni
+nemici; in appresso fino a qual punto
+ognuna delle umane facoltà abbia bisogno
+di essere contenuta pel comune vantaggio;
+finalmente in quale caso torni meglio
+diminuire in parte la forza di tutti, piuttosto
+che ristringere di soverchio la felicità
+o la sicurezza individuale.
+</p>
+
+<p>
+Quest'esame guidò a riconoscere che
+lo scopo dell'unione degli uomini essendo
+quello di assicurare la vicendevole protezione
+delle loro persone, del loro onore,
+delle loro proprietà, dei loro morali
+sentimenti, quel governo che si farebbe
+<span class="pagenum"><a id="Page_423"></a>[423]</span>
+giuoco della vita, della fortuna
+e dell'onore degl'individui, offendendo
+i sentimenti di giustizia, di umanità e
+di pubblica decenza, mancherebbe assolutamente
+al suo scopo, e dovrebbe
+risguardarsi come una tirannide, sebbene
+fosse anche stato stabilito dall'universale
+volontà.
+</p>
+
+<p>
+In appresso si riconobbe, che l'uomo
+non aveva domandato al proprio governo
+di proteggerlo contro di sè medesimo,
+ma soltanto contro gli altri; dal che si
+è conchiuso che l'esercizio di qualunque
+facoltà, che non abbia azione sugli altri,
+non è dipendente dal governo. Su questa
+regola è fondata la libertà del pensiere
+e quella della coscienza; mentre che avvi
+tirannide, qualunque volta il governo procede
+a punire altra cosa che gli atti esteriori,
+o che in loro cerca le tracce del
+malcontento, e della malevolenza, per
+vendicarsi di queste opinioni.
+</p>
+
+<p>
+Finalmente si è conosciuto che il male
+che risulterebbe per tutti dalla repressione
+di certe azioni che possono diventare nocive,
+sarebbe ancora maggiore del male
+che potrebb'essere prodotto da queste
+azioni. Perciò si risguardò come tirannico
+quel governo che proibisce di parlare,
+<span class="pagenum"><a id="Page_424"></a>[424]</span>
+di scrivere, di stampare<a class="tag" id="tag366" href="#note366">[366]</a>; che
+gastiga con troppo sospettosa vigilanza
+certi falli, certi vizj, che non si potrebbero
+comprimere senza un'inquisizione
+insopportabile per tutti. E si è conchiuso
+che un governo è tanto più libero, quanto
+è sentita meno la sua azione; che è libero,
+non solo perchè non gastiga che ciò che
+è vietato dalla legge, ma ancora perchè
+la legge non proibisce tuttociò che potrebbe
+proibire.
+</p>
+
+<p>
+Dopo avere in tal modo definita questa
+libertà puramente difensiva, questa libertà
+affatto negativa, cui deve tendere ogni
+buon governo, si cercò di darle per guarenzia
+i diritti politici de' cittadini. Allora
+cominciarono a considerarsi, non più
+come principio essi medesimi della libertà,
+ma soltanto come sue salvaguardie.
+I moderni collocarono nel primo grado
+tra questi diritti politici la libertà della
+stampa propriamente detta, ossia il diritto
+di provocare la pubblica attenzione
+intorno agli affari dello stato, con iscritture
+pubblicate senza precedente licenza del
+<span class="pagenum"><a id="Page_425"></a>[425]</span>
+governo; la libertà della disputa nelle
+adunanze politiche; per ultimo il diritto
+di petizione, o sia il ricorso aperto ad
+ogni oppresso fino alla sovrana autorità,
+interpellata da cittadini associati a tale
+oggetto sotto gli occhi di tutto il pubblico.
+Queste varie prerogative non formano
+parte della libertà civile, ma piuttosto
+sono le armi poste in mano al popolo
+per difenderla.
+</p>
+
+<p>
+Dopo avere conosciuto quanto l'idea
+che fino all'ultimo secolo formavansi
+della libertà i nostri antenati è diversa
+da quella che noi ci formiamo adesso,
+avremo minor cagione di fare le
+maraviglie, vedendo che in tutte le repubbliche
+dell'antichità, in tutte quelle
+della Svizzera e della Germania, in tutte
+quelle finalmente dell'Italia, intorno alle
+quali versammo così lungo tempo, non
+fossero guarentiti i diritti di cui abbiamo
+fin ora sviluppata l'origine.
+</p>
+
+<p>
+Le repubbliche italiane non avevano
+pensato a proteggere la vita, l'onore, o
+la proprietà de' cittadini con una legislazione,
+o con una forma di processura
+migliori di quelle ch'erano in vigore negli
+stati più dispotici. I magistrati, i tribunali
+e le leggi avrebbero avuto bisogno
+d'una totale riforma, per guarentire la
+<span class="pagenum"><a id="Page_426"></a>[426]</span>
+libertà civile, e la felicità delle persone loro
+commesse. Oggi è dimostrato che compromettesi
+la libertà, quando gli amministratori
+si trasformano in giudici, armandoli
+dell'autorità di castigare que' medesimi
+ch'essi incontrarono come antagonisti
+nelle politiche contese. Perciocchè il magistrato,
+chiamato frequentemente dalla sua
+carica a sostenere le parti di un capo
+di partito, ed a sposarne le passioni,
+viene investito del diritto di giudicare
+la parte avversaria, cioè quegli uomini
+che nella causa del popolo vollero mettere
+argine alle sue usurpazioni, ed opporsi
+alle sue ingiuste misure. Le repubbliche
+italiane non erano cadute affatto
+in quest'errore comune a tutte le altre.
+Il potere giudiziario vi si trovava abitualmente
+separato dall'amministrativo:
+la signoria, che si rifaceva ogni due mesi
+a sorte, scegliendosi tra i cittadini attivi,
+era incaricata della generale direzione degli
+affari, mentre alcuni giudici forestieri, assistiti
+da legisti pure forestieri, amministravano
+la giustizia civile e criminale. Ma
+perchè questa divisione del potere civile e
+giudiziario non lasciasse verun titolo di
+timore, avrebbe dovuto essere perfetta;
+sarebbe stato d'uopo che i magistrati fossero
+sempre obbligati di rimettere ai tribunali
+<span class="pagenum"><a id="Page_427"></a>[427]</span>
+coloro che gli avevano offesi, e
+che in qualunque caso non fossero seduti
+essi medesimi in giudizio. Per lo contrario
+nelle repubbliche italiane, non escluse
+le meglio ordinate, si vide più volte
+la signoria momentaneamente riprendere
+il potere giudiziario, e mandare alla tortura
+o al patibolo coloro che avevano di fresco
+attentato alla sua autorità.
+</p>
+
+<p>
+Non solamente i giudici non disponevano
+soli della vita, dell'onore, e delle sostanze
+de' cittadini; ma non erano pure costituiti
+in maniera di dare una bastante guarenzia
+delle loro parzialità o della loro
+umanità. Richiedeva la legge che fossero
+forestieri, perchè non isposassero nella repubblica
+verun partito; che non rimanessero
+molti anni in carica, onde non
+adottassero le passioni de' cittadini; finalmente
+che uscendo d'impiego andassero
+soggetti ad un sindacato intorno alla loro
+amministrazione, onde si guardassero dal
+lasciarsi corrompere coi regali. Ma la
+legge non aveva separato il giudizio del
+diritto da quello del fatto; non aveva
+chiamati i semplici cittadini, come presso
+i Romani e presso gl'Inglesi, a sentenziare
+sulla vita de' loro concittadini: non
+aveva posto ogni uomo sotto la guarenzia
+dell'interesse de' suoi eguali, nè avanti
+<span class="pagenum"><a id="Page_428"></a>[428]</span>
+l'esecuzione di una sentenza capitale
+aveva richiesto il concorso di un tribunale
+popolare, che essenzialmente unisse
+la misericordia al rigore. Non esisteva
+veruna legge penale che moderasse le
+sentenze de' giudici, o che preventivamente
+illuminasse gl'imputati intorno
+alla loro sorte. Non era nè meno vietato
+ai podestà di ascoltare le voci della
+passione o della collera; e perchè giudicavano
+quasi sempre soli, non erano obbligati
+di esporre ai loro collega le circostanze
+della causa, a trattarla ad alta
+voce, a dare i motivi delle loro sentenze.
+I motivi e le ragioni che le avevano
+dettate chiudevansi nel più profondo di
+tutti i segreti, quello di un uomo colla
+sua propria coscienza.
+</p>
+
+<p>
+La processura dava ancora minore guarenzia
+che la costituzione del tribunale,
+segreta era l'istruzione, ed il prevenuto,
+privo di consiglio nella sua prigione e
+di avvocato per difendersi, veniva abbandonato
+a tutte le conseguenze della sua
+debolezza, de' suoi terrori, della sua ignoranza,
+o della sua incapacità. La spaventosa
+processura cominciava colla tortura;
+e la legge non poneva verun limite ai
+tormenti co' quali potevasi stringere un
+accusato, come non aveva determinato
+<span class="pagenum"><a id="Page_429"></a>[429]</span>
+quale indizj si richiedessero per esporlo
+a così barbara prova. Non pertanto le
+confessioni strappategli di bocca dall'atrocità
+de' dolori, venivano ritenute quali
+sufficienti prove contro di lui, e contro
+i supposti suoi complici. Finalmente la
+legge permetteva supplicj non meno spaventosi
+che quelli delle monarchie, e
+l'umanità veniva offesa non meno dalle
+esecuzioni che dalle processure.
+</p>
+
+<p>
+In tal modo adunque, anche in tempo
+ordinario, la società non guarentiva l'onore,
+la vita, o le sostanze degli individui,
+co' suoi magistrati, co' suoi giudici,
+colle sue leggi. Ma nelle rivoluzioni, pur
+troppo frequenti, l'abuso di una pretesa giustizia
+diventava ancora più molesto. Allora
+i capi di un partito, facendosi investire
+di una illimitata autorità, sotto il nome
+di <i>balìa</i>, gastigavano in massa, senza informazione,
+senza processura, senza giudizio,
+tutti i membri del contrario partito,
+coll'esilio, colla confisca de' beni,
+spesso con capitale supplicio.
+</p>
+
+<p>
+Non avevano gl'Italiani pensato giammai
+che lo stesso scopo della formazione
+della società prescrivesse confini alla sovrana
+autorità; essi non avevano veduto,
+che gli uomini non hanno potuto assoggettargli
+che le loro relazioni degli uni
+<span class="pagenum"><a id="Page_430"></a>[430]</span>
+verso gli altri; ed essi avevano permesso
+ai governi di penetrare nell'interno dei
+loro pensieri, per dirigerne le opinioni e
+punirne i sentimenti. Tutte le repubbliche
+italiane eransi formate in seno alla cattolica
+religione, e questa religione, assoggettando,
+col mezzo della confessione, il
+pensiero al tribunale de' preti, gli spiriti
+si erano abituati a risguardare il segreto
+delle coscienze come dipendente dall'autorità.
+La persecuzione ed il castigo dell'eresia
+era una necessaria conseguenza
+della sommissione delle repubbliche alla
+Chiesa. Quella della magia era pure riservata
+ai preti; ed ammessa una volta
+la funesta opinione dell'azione degli uomini
+sulle potenze infernali, la magia dovette
+entrare nelle attribuzioni de' tribunali,
+poichè risguardavasi con un mezzo
+con cui un uomo poteva nuocere ai suoi
+simili. Ma non potevasi perseguitare questo
+delitto, che si commette senza testimonj
+nell'oscurità della notte, senza dar
+luogo alle più sospettose, più arbitrarie
+e più tiranniche processure.
+</p>
+
+<p>
+Del resto non era soltanto allorchè
+trattavasi di perseguitare l'eresia o la
+magia, che i tribunali italiani credevano
+di avere diritto di scendere nel cuore
+dell'uomo e di punirne i moti segreti,
+<span class="pagenum"><a id="Page_431"></a>[431]</span>
+ma si arrogavano il diritto di assoggettare
+alla pubblica vendetta ogni sentimento
+di scontentezza o di odio contro
+il governo; ne cercavano spesso gl'indizj
+in una parola, in un gesto, in un
+sospetto; e nelle circostanze di rivoluzione
+furono vedute le repubbliche adottare
+le usanze ed i principj de' principi
+assoluti, e punire coi supplicj, non già
+gli atti esteriori, ma il nascosto pensiero
+di cui erano l'indizio.
+</p>
+
+<p>
+Se i governi italiani non si erano astenuti
+dal giudicare i sentimenti ed i pensieri,
+che non dipendono in verun modo
+dalla pubblica autorità, con più ragione
+non eransi fatto scrupolo di armare una
+metà de' cittadini contro l'altra, d'incoraggiarne
+molti ad esercitare l'infame
+mestiere di delatore, quando hanno con
+ciò potuto sperare di reprimere abitudini
+viziose o nocive, che si vorrebbero certamente
+sbandire da ogni ben regolata
+repubblica, ma che non si potrebbero
+castigare senza assoggettare tutti i cittadini
+ad una insopportabile inquisizione.
+</p>
+
+<p>
+La bestemmia diventò uno de' principali
+oggetti della vigilanza de' magistrati,
+e venne sottomessa a tutta la severità dei
+tribunali stabiliti al solo oggetto di comprimerla.
+Soltanto in Ispagna ed in Italia
+<span class="pagenum"><a id="Page_432"></a>[432]</span>
+s'incontra questa viziosa abitudine, affatto
+sconosciuta presso i popoli protestanti,
+e che non dobbiamo confondere con quei
+rozzi giuramenti che il popolo in tutti
+i paesi frammischia ai suoi discorsi. In
+tutti gli accessi di collera, i popoli meridionali
+se la prendono cogli oggetti
+del loro culto, li minacciano, e li caricano
+di parole ingiuriose alla stessa divinità,
+al Redentore o ai Santi. Trovansi
+tracce di tale scandalosa abitudine nel linguaggio
+e in alcuni modi proverbiali degli
+altri popoli, ma la volontà d'insultare la
+divinità con questa specie d'attacco non si
+poteva conservare che in un paese in
+cui la superstizione, sempre in guerra
+coll'incredulità, ha rimpiccioliti tutti gli
+oggetti del culto, e fattili scendere fino al
+livello degli uomini. La processura contro
+i bestemmiatori occupò in ogni tempo i
+tribunali d'Italia. Pure cotale delitto non
+lascia veruna traccia, e quegli stesso che lo
+ha commesso, il più delle volte se ne dimentica,
+i testimonj sono quasi sempre
+implicati nella contesa che vi diede motivo,
+ognuno tosto o tardi cade nello stesso
+errore, e la inquisizione del bestemmiatore,
+senza diminuirne l'abitudine, ha
+dato luogo alle più inique ed arbitrarie
+processure.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_433"></a>[433]</span>
+Molti altri delitti di pure parole vennero
+considerati come egualmente punibili;
+si videro più volte condannati a
+gravi pene, coloro che avevano con
+qualche motto cercato di coprire di ridicolo
+o di biasimo il governo, e coloro
+che nelle loro scritture avevano manifestate
+opinioni riprovate, non solo in fatto
+di religione e di politica, ma ancora in
+argomenti puramente filosofici. Si vide
+ancora, ma soltanto in alcune circostanze,
+altre viziose abitudini punite con severissime
+pene, le quali non potevano colpire
+i delinquenti che in conseguenza di un'inquisizione
+totalmente contraria ad ogni attuale
+idea di libertà. Ne' tempi in cui era
+in Firenze dominante la fazione de' piagnoni,
+si perseguitò il mal costume perfino
+nell'interno delle famiglie con segrete
+denuncie, sebbene la pubblica decenza
+ordinariamente soffra assai più da tali
+rivelazioni, che dall'abuso che si lascia
+sussistere. Il giuoco nell'interno delle case
+private, il lusso della mensa, degli abiti,
+degli equipaggi, furono risguardati come
+oggetti di pertinenza delle leggi, e tutte
+le abitudini dell'uomo privato vennero
+regolate con atti del sovrano potere.
+</p>
+
+<p>
+Le varie prerogative che i popoli moderni
+considerarono quali guarenzie della
+<span class="pagenum"><a id="Page_434"></a>[434]</span>
+sicurezza e della libertà de' cittadini, mai
+non si conobbero nelle repubbliche d'Italia.
+La nozione della libertà della stampa non
+erasi nemmeno presentata ai loro legislatori.
+Appena si trovano in tutta l'istoria
+dell'Italia due o tre esempi di scritture
+pubblicate intorno alle cose del governo,
+ed i loro autori avevano sempre avuta la
+precauzione di farle stampare in estero
+stato; ma non pertanto qualunque volta
+si poterono arrestare o l'autore o i distributori,
+questi furono sempre puniti
+con eccessiva severità. Nè il partito dell'opposizione,
+nè il partito governante
+non cercarono mai d'illuminare la pubblica
+opinione, e non si supponeva che
+le deliberazioni intorno agli affari della
+patria potessero uscire dalla sala de' suoi
+consigli. In contraccambio, dobbiamo pur
+dirlo, gli storici delle repubbliche, che
+prima dell'invenzione della stampa si appellavano
+non ai presenti tempi, ma alla
+posterità, diedero prova nelle loro scritture
+di grande coraggio e di rara imparzialità;
+e dal modo con cui in ogni occasione
+giudicano i loro compatriotti e
+magistrati, sempre si conosce la mano
+dell'uomo libero.
+</p>
+
+<p>
+Il diritto di petizione non fu dagl'Italiani
+meglio conosciuto che quello della
+<span class="pagenum"><a id="Page_435"></a>[435]</span>
+stampa: essi non altro avevano fatto che
+rimuovere dal proprio luogo l'assoluto
+potere, togliendolo dalle mani di un solo
+per affidarlo a molti. Essi non pensavano
+punto a limitarlo, e soprattutto a contenerlo
+per via della pubblica opinione. Ogni
+cittadino poteva, per vero dire, portare
+riclami all'autorità da cui immediatamente
+dipendeva; ma non poteva giammai,
+con una petizione, tradurre quest'autorità
+avanti ad un'altra incaricata di sindacarla;
+meno poi trasmutare il suo privato
+affare in un affare di stato, unendosi
+ai suoi concittadini per dare maggior
+peso alle proprie lagnanze. Nel primo caso
+sarebbe stato ammonito, come se avesse
+voluto confondere tutte le podestà e l'ordine
+stabilito; nel secondo sarebbe stato
+severamente punito, come tendente alla
+ribellione.
+</p>
+
+<p>
+Ma ciò che può sembrare strano, si è
+che la libertà stessa della disputa ne' consigli
+non era altrimenti assicurata. Pure
+questa è la sola cosa che possa garantire
+l'esercizio de' diritti della sovranità, dei
+quali gli antichi repubblicani erano altrettanto
+gelosi, quanto lo erano poco della
+sicurezza individuale.
+</p>
+
+<p>
+I consiglj di una repubblica sono chiamati
+intorno ad ogni affare a due distinte
+<span class="pagenum"><a id="Page_436"></a>[436]</span>
+operazioni, cioè deliberare ed emettere il
+voto; lo che risponde a quelle della disputa,
+poi del giudizio ne' tribunali. Gl'Italiani
+avevano quasi totalmente trascurata la
+prima; essi non davano nè guarenzia, nè
+solennità alla disputa; pareva che non si
+prendessero cura che i consiglieri s'illuminassero
+gli uni gli altri colle loro
+opinioni, e riducevano tutto lo studio
+loro a rendere con un profondo segreto
+liberi i suffragi. Ne' consigli parlavasi
+assai poco. Il primo magistrato ne faceva
+talvolta l'apertura con un discorso di
+etichetta, che imparava a memoria, o che
+leggeva; talvolta ancora qualche giovane
+oratore figuravasi d'imitare gli antichi,
+pronunciando un ampolloso sermone, che
+veniva piuttosto risguardato come un
+pezzo accademico, che come un mezzo
+di persuadere; talvolta alla proposizione
+fatta dal magistrato teneva dietro una
+tumultuaria conversazione in ogni panca;
+ma d'ordinario si passava subito ai suffragi
+con un profondo silenzio. A Firenze, ogni
+consigliere per dare il suo voto, riceveva
+fave bianche e nere; a Venezia pallette
+di legno; e le urne eran distribuite in
+modo che il votante poteva porvi la
+mano, senza far conoscere in quale senso
+avesse votato. In appresso si contavano i
+<span class="pagenum"><a id="Page_437"></a>[437]</span>
+suffragj, la di cui semplice maggiorità
+non bastava giammai per dare forza di
+legge ad una proposizione. Il più delle
+volte, perchè si potesse, giusta l'espressione
+legale, <i>vincere il partito</i>, rendevasi
+necessario di riunire i tre quarti de' suffragj
+di cadauno de' diversi corpi che
+trovavansi adunati nella stessa sala per
+emettere i voti separatamente; a Firenze,
+per modo d'esempio, dei priori di buoni
+uomini, e dei gonfalonieri di compagnia.
+Se in taluno di questi tre corpi il quarto
+soltanto dei membri aveva poste nell'urna
+delle fave bianche, la legge veniva rigettata.
+</p>
+
+<p>
+Affinchè i consiglj siano veramente liberi,
+è necessario che la minorità abbia
+tutta la libertà di far udire le sue ragioni,
+di discutere ampiamente la sua
+causa, e di rappresentarla sotto tutti gli
+aspetti; ma non è meno essenziale di far
+prendere tutte le decisioni colla sola maggiorità
+de' suffragj, onde il piccolo numero,
+tra consiglieri tutti eguali, e che hanno
+tutti la medesima missione, non imponga
+al maggior numero. Gl'Italiani astanti
+non avevano conosciuti questi due principj;
+avevano circondato da tanti pericoli
+l'uso della parola, avevano giudicate con
+tanta severità le aringhe che pronunciavansi
+<span class="pagenum"><a id="Page_438"></a>[438]</span>
+innanzi ai consiglj, avevano assoggettati
+gli oratori a così pesante risponsabilità,
+tanto per mezzo di un pubblico
+biasimo, che per clamorosi gastighi, per
+qualunque poco misurata frase fosse sfuggita
+di bocca all'oratore nel calore della
+disputa, che niuno osava entrare in disamina:
+e non si era coltivata la sola eloquenza
+popolare, quella di parlare improvvisamente,
+perchè la minorità non
+aveva giammai occasione di motivare la
+sua opposizione, di cercare di persuadere
+i suoi avversarj, e di trattare apertamente
+la propria causa. Ma mentre tutti
+opinavano con timore, una taciturna minorità
+contrariava co' suoi segreti suffragj
+le operazioni del governo, e faceva rigettare
+una proposizione, contro la quale
+niuno aveva ardito di muovere obbiezioni.
+</p>
+
+<p>
+Questa taciturna opposizione, eccitando
+un profondo risentimento, fu spesso cagione
+della più scandalosa violazione della
+libertà dei suffragj. A Firenze si vide più
+volte la signoria far ricominciare replicatamente
+l'operazione dello scrutinio,
+<i>perchè non si era potuto vincere il partito</i>.
+Fu veduta minacciare coloro che
+darebbero la fava bianca, e fu pure veduta
+in qualche circostanza far cadere
+sopra di loro le più acerbe pene. Ora
+<span class="pagenum"><a id="Page_439"></a>[439]</span>
+di qual uso potevano essere i consiglj,
+se i consiglieri non avevano libertà? E
+quando una costituzione vuole che i suffragj
+riuniti de' magistrati possano esprimere
+soli una volontà sovrana, qual è la superiore
+autorità che possa prescrivere in quale
+senso debba manifestarsi questa volontà?
+Così addiviene che un primo errore
+nella legislazione ne produca degli altri;
+così dopo di avere imprudentemente dato
+ne' consiglj alla minorità il potere di
+legare la maggiorità, si fu poi costretto
+più volte a dovere permettere, che l'assenso
+di questa minorità si ottenesse colla
+violenza.
+</p>
+
+<p>
+Dopo di avere brevemente esaminati
+tutti i diritti che nell'età presente ci
+sembrano i più preziosi, e dopo avere
+osservato che sul conto loro le leggi
+protettrici non erano migliori nelle repubbliche
+italiane che nelle monarchie,
+o che anzi erano assolutamente le medesime,
+e permettevano che tutti questi
+diritti fossero in certe occasioni compressi
+o annullati, si accresce la nostra
+maraviglia nel contemplare i miracolosi
+effetti dello spirito repubblicano;
+e ci andiamo ancora interpellando in qual
+cosa consistesse adunque quella libertà,
+che poteva stare insieme alla più crudele
+<span class="pagenum"><a id="Page_440"></a>[440]</span>
+tirannia; quella libertà, che veniva difesa
+con così eroici sforzi, la di cui privazione
+eccitava così amare lagrime, e che
+i popoli non perdevano senza perdere ad
+un tempo la loro prosperità, la loro gloria,
+i loro talenti e le loro virtù.
+</p>
+
+<p>
+Ma d'uopo è ricordarsi che nelle repubbliche
+i medesimi uomini si presentano
+sotto un doppio aspetto e con un
+doppio carattere; prima come governati,
+poi come governanti. Oggi per valutare
+la libertà, cerchiamo in che consista pei
+governati; fino al nostro secolo per lo
+contrario si cercava in che consistesse pei
+governanti; e questa attiva libertà, questa
+libertà tutta composta di prerogative sovrane,
+che al primo colpo d'occhio sembra
+dover contribuire molto meno che non
+la sicurezza individuale alla prosperità dei
+cittadini, trovasi per lo contrario avere per
+essi un incanto che nulla pareggia. Dessa
+è una bevanda inebriante, è il nettare
+degli Dei: quando un mortale ha potuto
+gustarla un sola volta, sdegna ogni umano
+nutrimento: ma inoltre trova in sè medesimo
+nuove forze, ed una nuova virtù;
+la sua natura è del tutto cambiata; e
+sedendo a quella mensa, egli sente che
+si pareggia agl'immortali.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_441"></a>[441]</span>
+Alcuni fondamentali assiomi possono
+rappresentare tutto il sistema della libertà
+degli antichi tempi; sono questi l'espressione
+de' diritti politici della nazione considerata
+in corpo, e non di quelli dei
+singoli individui nelle loro relazioni colla
+nazione. Verun'altra repubblica non professò
+forse così apertamente, nè più religiosamente
+osservò questi assiomi, quanto
+quelle d'Italia ne' secoli di mezzo.
+</p>
+
+<p>
+<i>Ogni autorità esercitata sopra il popolo
+è emanata dal popolo</i>. Questo primo assioma
+de' popoli liberi era risguardato
+come fondamentale in tutte le repubbliche
+italiane. La sovranità vi era sempre rappresentata
+come appartenente al popolo o
+al comune; i suoi capi temporarj non prendevano
+che il titolo di <i>anziani, signori,
+priori del popolo</i> o <i>del comune</i>. Il governo
+non veniva mai rinnovato senza invocare
+la sovranità del popolo: così a Firenze era
+sempre in di lui nome che trasmettevasi,
+per mezzo de' suffragj del parlamento,
+ad una nuova balìa un'autorità eguale a
+quella di tutto il popolo fiorentino. Si dirà
+forse che questa non era che una frase
+vuota di senso, e che i vocaboli non
+sono privilegj; ma questi vocaboli non
+erano nè senza effetto, nè senza conseguenze;
+inspiravano ad ogni cittadino
+<span class="pagenum"><a id="Page_442"></a>[442]</span>
+un'alta opinione della sua dignità; lo
+trattenevano, qualunque volta potev'essere
+tentato di commettere una bassa o indecente
+azione; conciliavano al cittadino
+nella privata sua condizione i riguardi
+ed anche il rispetto di coloro che trovavansi
+momentaneamente constituiti in dignità;
+perciocchè sapevano i capi del
+popolo, che tutta la loro autorità procedeva
+da coloro che temporariamente
+ubbidivano, e che ella ritornerebbe ai
+medesimi; per ultimo, questi stessi vocaboli
+di sovranità del popolo, rendevano
+la patria cara a tutti i suoi figli; ognuno
+sapeva che lo stato gli apparteneva in
+quel modo ch'egli medesimo apparteneva
+allo stato; ognuno era pronto a tutto arrischiare,
+per salvare la cosa più onorata
+e più preziosa da lui posseduta, cioè la sua
+parte nella sovranità; ognuno conosceva
+i doveri che gli erano imposti da così
+luminosa prerogativa, da così sacro carattere;
+ognuno era disposto a rendersene
+degno, anche, se bisognava, col
+sagrificio della vita.
+</p>
+
+<p>
+<i>L'autorità dei mandatarj del popolo
+ritorna al popolo dopo un determinato
+tempo; niuno de' mandati del popolo è
+irrevocabile</i>. Questo secondo assioma dei
+repubblicani italiani loro sembrava, più
+<span class="pagenum"><a id="Page_443"></a>[443]</span>
+che ogni altra cosa, essere il fondamento
+della loro libertà, e l'essenza delle loro repubbliche;
+perciò non ammisero giammai
+nè autorità, nè magistrature ereditarie,
+tranne la prerogativa di cittadino. Ed
+ancora quando queste repubbliche degenerarono
+più tardi in aristocrazie o in
+istrettissime oligarchie, non fu per questo
+abbandonato il principio fondamentale
+dell'amovibilità di tutte le magistrature.
+Non furono già i diritti delegati dal popolo,
+che vennero dati a vita, o renduti
+ereditarj, ma i diritti del popolo medesimo
+che si trovarono concentrati in un
+ristrettissimo numero di famiglie, dopo
+che si erano spente tutte le altre. La
+nuova nobiltà non era che la rappresentazione
+degli antichi popolani; e perciò
+che risguarda l'antica nobiltà, gl'Italiani,
+lungi dal tenere questo titolo come
+un diritto esclusivo a governare, non le
+perdonavano neppure l'impero ch'essa
+esercitava sull'opinione in onta alle leggi;
+così spesso esclusero da ogni pubblico
+impiego i grandi, renduti troppo formidabili
+dalle loro ricchezze e da' loro clienti
+nelle campagne.
+</p>
+
+<p>
+La repubblica di Venezia era la sola
+in cui si vedesse un magistrato, anzi lo
+stesso capo dello stato, eletto a vita: e
+<span class="pagenum"><a id="Page_444"></a>[444]</span>
+per molti rispetti Venezia poteva considerarsi
+come una monarchia elettiva; la
+sua costituzione, assai più antica che tutte
+le altre, ne aveva fatto da principio un
+ducato; ma col lungo volgere de' secoli si
+erano sempre andate diminuendo le prerogative
+del doge per darle alla repubblica.
+Una sola volta si volle anche in
+Firenze creare un gonfaloniere perpetuo;
+ma si era preventivamente indicata l'autorità
+che potrebbe deporlo, ed effettivamente
+venne deposto dopo dieci anni.
+In queste due repubbliche, siccome in
+tutte le altre, la durata delle funzioni di
+tutti i magistrati era temporaria.
+</p>
+
+<p>
+Per altro coll'andare del tempo quasi
+tutte le repubbliche italiane ebbero un
+capo discendente da una famiglia favorita
+da' voti del popolo; ma la costituzione
+non riconosceva in questo capo
+verun potere ereditario. La confidenza
+del popolo trasmetteva al figlio di un
+Medici, di un Bentivoglio o di un Baglioni,
+l'autorità esercitata da suo padre;
+ma tale autorità era rivocabile tosto che
+cessava la confidenza del popolo; e verun
+cittadino, per potente che si fosse, non era
+supposto avere diritti indipendenti da
+quelli della repubblica.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_445"></a>[445]</span>
+Rispetto alle magistrature, non solo il
+mandato del popolo in virtù del quale
+si esercivano, era rivocabile, ma era limitato
+da brevissimo termine. La suprema
+autorità nello stato era poche volte confidata
+per più di due mesi; in ragione
+della minore importanza dell'impiego,
+se ne protraeva alquanto più la durata;
+non pertanto, ad eccezione di Venezia,
+non eravi pubblica carica che continuasse
+più di un anno.
+</p>
+
+<p>
+L'esistenza di facoltà irrevocabili in
+una repubblica implica una specie di contraddizione.
+Come può mai supporsi che
+il popolo, dal quale emana l'autorità,
+dichiari a' suoi mandatarj che gli autorizza
+a conservarla, sia che ne facciano
+abuso o no, sia che giustifichino
+le speranze dei loro committenti, o sia
+che si mostrino indegni della loro confidenza;
+sia che l'avanzamento dell'età
+li renda più atti alle funzioni che esercitano,
+o sia che li renda incapaci di
+adempirle? Quindi l'amovibilità di tutte
+le cariche è in qualche modo la guarenzia
+della costante attività di coloro
+che le occupano, e de' continui loro
+sforzi per rendersene degni. Ma questo
+principio era probabilmente stato spinto
+<span class="pagenum"><a id="Page_446"></a>[446]</span>
+troppo in là nelle repubbliche italiane,
+ed i loro legislatori avevano dimenticato,
+che, se importa assai che i magistrati
+non rimangano troppo a lungo
+in carica, affinchè non diventino meno
+attivi, importa egualmente che il loro
+regno non sia circoscritto a troppo pochi
+giorni, affinchè lo stato non abbia a soffrire
+dal tirocinio incessantemente ripetuto
+dei nuovi eletti.
+</p>
+
+<p>
+Finalmente, <i>chiunque esercita un'autorità
+emanata dal popolo è risponsabile
+verso il popolo dell'uso che ne fa</i>. Era
+precisamente per dare a quest'ultima massima
+una più illimitata applicazione, che
+si era circoscritta a così breve tempo
+la durata di tutte le magistrature. In alcune
+affatto moderne costituzioni, si è
+trovato il modo di far pesare la risponsabilità
+sui ministri, anche in mezzo alle
+loro funzioni, senza attaccare l'autorità
+da cui emana il loro potere. Nelle repubbliche,
+tranne il caso di rivoluzione,
+la risponsabilità non viene esercitata sui
+magistrati, che dopo la cessazione delle
+loro funzioni. Nell'uno e nell'altro sistema,
+l'effetto è sempre il medesimo: lo
+stato non ha giammai bisogno di affrettare
+il supplicio di alcuni grandi colpevoli;
+non corre nessun rischio, aspettando
+<span class="pagenum"><a id="Page_447"></a>[447]</span>
+ch'escano di carica; ma bensì ha
+bisogno d'inspirare a tutti i depositarj
+del potere un timore salutare; di far loro
+sentire che, per quanto grandi si figurino di
+essere, per quanto sembrino indipendenti
+le loro funzioni, giugnerà sempre l'istante
+in cui si troveranno deboli in faccia
+ad altri più potenti di loro; in cui dovranno
+rendere conto della loro gestione
+a chi avrà diritto di chiederlo, ed
+in cui non rimarrà impunito verun abuso
+del potere, veruna violazione delle leggi
+o della libertà del popolo, veruna malversazione.
+</p>
+
+<p>
+La distinzione tra la responsabilità del
+ministero inglese, che si esercita quando
+il ministro è ancora in funzione, e la
+responsabilità repubblicana che non comincia
+che quando il magistrato è tornato
+semplice cittadino, è più apparente
+che reale. Non avvi alcun ministero inglese
+che non possa, col mezzo di arti
+ben note, o almeno collo scioglimento
+del parlamento, ritardare per un anno
+intero la prova della sua responsabilità.
+Ma nel corso di un anno i primi magistrati
+della repubblica fiorentina avevano
+sei volte deposto il bastone del comando,
+sei volte altri nuovi signori, rientrati nel
+grado di semplici cittadini, si erano trovati
+<span class="pagenum"><a id="Page_448"></a>[448]</span>
+soggetti al giudizio di coloro che
+potevano chieder conto della loro amministrazione.
+</p>
+
+<p>
+Per vie meglio accertare la responsabilità
+di tutti gli uomini rivestiti di qualche
+potere, tutte le costituzioni repubblicane
+d'Italia avevano leggi analoghe
+al <i>divieto</i> ed al <i>sindicato</i> de' Fiorentini. Il
+<i>divieto</i> era un forzato riposo cui erano ridotti
+i magistrati quando uscivano di carica.
+Dovevano essi astenersi dalle magistrature
+per lo meno tanto tempo, quanto era
+stato quello delle loro funzioni, e spesso ancora
+per un tempo molto più lungo: rientravano
+allora nell'eguaglianza repubblicana;
+trovavansi allora soggetti, come tutti
+gli altri particolari, all'impero delle leggi,
+all'autorità di coloro cui avevano precedentemente
+comandato, all'azione dei
+tribunali, che loro potevano chiedere
+conto della condotta che avevano tenuta.
+Il <i>sindicato</i> era una disamina politica,
+che teneva dietro alla cessazione dell'impiego
+di tutti coloro che avevano avuto
+parte in un'amministrazione di danaro,
+o nell'autorità giudiziaria; per costoro
+la responsabilità non era soltanto eventuale,
+ma necessaria; dovevano purgarsi
+da ogni sospetto intorno alla passata loro
+amministrazione, entro quel determinato
+<span class="pagenum"><a id="Page_449"></a>[449]</span>
+numero di giorni che seguiva immediatamente
+la cessazione delle loro funzioni.
+</p>
+
+<p>
+Tutto il sistema della libertà italiana
+può risguardarsi come rappresentato da
+questi tre assiomi; e secondo lo spirito
+de' secoli passati, se si applica ai vocaboli
+il loro primitivo significato, non
+quello che si è loro dato ne' moderni
+tempi, le costituzioni che sono fondate
+su questi tre principj erano realmente le
+più libere di tutte. Infatti le repubbliche
+italiane erano più libere che tutte quelle
+della Germania, che le città imperiali ed
+anseatiche, che i Cantoni svizzeri, che le
+corporazioni delle Province unite, e forse
+ancora più che le repubbliche dell'antichità.
+Sì le une che le altre non si erano
+proposte lo scopo di proteggere i cittadini
+contro il governo, ma di creare un governo,
+che compiutamente rappresentasse
+il popolo, e che fosse in qualche maniera
+identico con lui; sì le une come le altre
+dopo di averlo costituito, eransi astenute
+con una cieca ed illimitata confidenza
+dal porre limiti all'esercizio del suo potere.
+</p>
+
+<p>
+Ma le costituzioni italiane facevano
+derivare tutti i poteri dal popolo, e li facevano
+tutti risolvere nella sovranità del
+popolo, ben più che quelle di origine
+<span class="pagenum"><a id="Page_450"></a>[450]</span>
+tedesca. Conoscevano esse più esplicitamente
+questa sovranità; esse stabilivano
+un'amovibilità di tutti gl'impieghi più
+universale, ed una rotazione più rapida;
+ed assicuravano assai meglio la responsabilità
+de' pubblici funzionarj. La costituzione
+di Ginevra era forse la più perfetta,
+e la più libera delle costituzioni
+svizzere: a Ginevra, i sindaci, primi
+magistrati dello stato, duravano un anno,
+ma non erano che i presidenti di un
+consiglio esecutivo eletto a vita; gli ordini
+da loro dati si confondevano con
+quelli di questo consiglio, e il sindaco
+non era chiamato a veruna responsabilità.
+Gli <i>avvieri</i> a Berna, i <i>borgomastri</i>
+a Zurigo, i <i>landamanni</i> negli altri cantoni,
+trovavansi nella medesima relazione
+tra un consiglio inamovibile ed il popolo.
+Uscendo di carica dopo un anno, essi
+restavano sempre membri di questo consiglio,
+che non solo aveva concorso a
+tutte le loro misure, e perciò risguardavasi
+obbligato a difenderli, ma che era
+inoltre depositario di tutta l'autorità giudiziaria
+dello stato, che solo aveva il
+diritto di condannare il magistrato colpevole,
+e che in favor suo e contro al
+popolo si trovava nello stesso tempo e
+giudice e parte. Tutti i magistrati romani,
+<span class="pagenum"><a id="Page_451"></a>[451]</span>
+lasciando le loro funzioni, rientravano
+egualmente nel senato, e se dovevano
+riconoscere un altro giudice fuori
+del senato, erano almeno sempre protetti
+da questo corpo potente.
+</p>
+
+<p>
+Per lo contrario un gonfaloniere ed
+un priore di Firenze, di Lucca, di Siena,
+di Bologna, o di Perugia, non solo più non
+era in carica dopo due mesi, ma dopo un
+anno più non trovava nella repubblica un
+corpo che fosse ancora composto dei medesimi
+individui che formavano il detto corpo
+al tempo della sua amministrazione. Il
+collegio de' gonfalonieri, quello de' buoni
+uomini, il consiglio comune, quello del
+popolo, tutto era stato rinnovato; niuno
+di loro prendeva interesse pel magistrato
+tratto in giudizio, niuno aveva avuto
+parte ne' di lui atti arbitrarj, e non si
+adoperava per sottrarlo dalle mani della
+giustizia. Dopo spirate le sue funzioni,
+il primo magistrato della repubblica più
+non era in faccia alla legge che un semplice
+cittadino.
+</p>
+
+<p>
+La responsabilità de' magistrati, la dignità
+de' cittadini, l'emulazione di tutte
+le classi della nazione, devono essere considerate
+come i veri principj della libertà
+italiana, e le vere cagioni della prosperità
+degli stati repubblicani. Questo è ciò
+<span class="pagenum"><a id="Page_452"></a>[452]</span>
+che veramente li distingue dagli assoluti
+principati che esistevano contemporaneamente
+in Italia; ed infatti se si esaminano
+i necessarj risultamenti di questi
+principj, si vedrà che devono produrre
+nelle repubbliche una gran massa di felicità
+e più ancora una gran massa di
+virtù.
+</p>
+
+<p>
+E prima, sebbene l'insieme delle garanzie,
+che noi risguardiamo oggi come
+costituenti l'essenza della libertà, non
+fosse stata ricercata dal legislatore, nè
+riclamata dal cittadino, pure questa civile
+libertà, questa sicurezza di ogni
+individuo, non può essere violata senza
+cagionare un male comune. Quindi ogni
+magistrato, che sentivasi risponsabile di
+qualunque atto d'oppressione, di severità,
+o d'ingiustizia, sentivasi trattenuto,
+quando le sue passioni avrebbero
+potuto strascinarlo, da un sentimento di
+timore che non era ragionato.
+</p>
+
+<p>
+Il giudice forastiero non riceveva altra
+istruzione che quella che gli era data negli
+assoluti principati; egli poteva a voglia
+sua impiegare a Firenze, come a Milano
+o a Napoli, le più crudeli torture per
+iscuoprire i delitti, i più spaventosi supplicj
+per punirli. Ma a Firenze la sua
+autorità spirava dopo un anno, ed in allora
+<span class="pagenum"><a id="Page_453"></a>[453]</span>
+la sua condotta veniva esaminata da
+persone da lui indipendenti, che non
+erano a lui legate da alcun partito, e
+che per lo contrario, siccome quelle che
+battevano la carriera de' pubblici impieghi,
+avevano bisogno del pubblico favore.
+Se esso giudice aveva esercitate non necessarie
+crudeltà, se aveva contro di sè
+stesso provocato l'odio del pubblico, non
+poteva in verun modo sottrarsi al giudizio
+del <i>sindicato</i>.
+</p>
+
+<p>
+I primi magistrati, senza essere i giudici
+abituali della repubblica, potevano
+qualche volta occupare il potere giudiziario;
+potevano esercitare un giudizio
+statario contro i loro nemici o contro i
+loro emuli; potevano violentare gli stessi
+consiglj; potevano punire non le sole
+azioni, ma le scritture, le parole, e perfino
+i pensieri; ma dopo due mesi altri
+priori, scelti dal popolo tra una grande
+moltitudine di eleggibili, dovevano essere
+rivestiti di tutta quell'autorità che i
+primi avevano deposta. Questi nuovi
+priori potevano essere gli amici, i parenti,
+i fratelli di coloro ch'erano stati
+vessati, e potevano vendicarsi colle medesime
+armi. La costituzione della repubblica
+ripeteva sempre ad ogni uomo
+<span class="pagenum"><a id="Page_454"></a>[454]</span>
+in carica questa massima del Vangelo:
+<i>Non giudicate, e non sarete giudicati.</i>
+</p>
+
+<p>
+Finalmente non era stabilito verun limite
+alla manìa de' regolamenti: la legge
+poteva colpire il cittadino in una quantità
+di particolari, che non dovrebbero
+essere di sua competenza; ma tutti coloro
+che concorrevano a fare questa legge,
+non ignoravano che altri e non essi
+avrebbero l'incarico di farla eseguire, e
+che entro poche settimane, o tutt'al più
+entro pochi mesi, vi sarebbero ancor essi
+subordinati come gli ultimi de' loro concittadini.
+Quindi sebbene la civile libertà,
+quale l'intendiamo nella presente età,
+non fosse nè conosciuta, nè definita,
+sebbene non avesse alcuna delle guarenzie
+credute più necessarie, dessa era assai
+meglio rispettata nelle repubbliche italiane
+che in verun altro stato dell'Europa;
+ogni cittadino si credeva sicuro in vita
+del godimento della sua sostanza e del
+suo onore; non temeva che arbitrarie
+restrizioni fossero imposte alla sua industria;
+ogni sua facoltà aveva un libero
+sfogo; tutte le vie che conducono alla
+fortuna erano aperte alla sua attività, ai
+suoi talenti: e la fiducia nella propria
+sicurezza si faceva maggiore, quando confrontava
+la protezione che gli dava la repubblica
+<span class="pagenum"><a id="Page_455"></a>[455]</span>
+col continuo stato di timore e di
+dipendenza in cui vivevano i sudditi dei
+vicini principi.
+</p>
+
+<p>
+Pure la forma repubblicana e quasi
+democratica del governo contribuiva
+meno alla sicurezza del cittadino, che ai
+progressi della sua virtù ed all'intero
+perfezionamento della sua anima. Considerando
+la libertà come noi facciamo,
+pare che si faccia consistere la felicità
+nel riposo; gli antichi la riponevano invece
+in una costante attività; il desiderio
+del cittadino non era in allora quello di
+dormire in pace in casa sua, ma di distinguersi
+con singolari talenti sulla pubblica
+piazza, ne' consiglj, e nelle magistrature,
+cui chiamavalo la sorte a vicenda;
+voleva conseguire da sè medesimo
+tuttociò che la natura gli aveva permesso
+di ottenere, compiere con un pubblico
+corso la sua educazione come uomo fatto,
+e trasmettere a' suoi figli, come eredità,
+la gloria che avrebbe acquistata.
+</p>
+
+<p>
+Quest'emulazione, che non esiste nei
+governi dispotici, che ne' moderni governi
+rappresentativi è l'appannaggio soltanto
+di un piccolo numero di persone,
+nelle repubbliche italiane era comune
+all'intera massa del popolo. La rapidità
+con cui si rinnovavano tutte le magistrature,
+<span class="pagenum"><a id="Page_456"></a>[456]</span>
+tutti i consiglj, chiamava a vicenda
+in brevissimo spazio di tempo tutti i
+cittadini ad esercitare la propria influenza
+sulla repubblica. Non eravi un solo individuo,
+il quale per soddisfare ai doveri
+cui sarebbe bentosto chiamato, non dovesse
+fissare la sua opinione sull'esterna
+politica di tutta l'Europa, su quella
+che si confaceva alla sua patria, sulle
+finanze, sull'amministrazione, sulla legislazione
+e la giustizia; non eravi un
+solo individuo che non dovesse agire
+dietro questa propria opinione, che non
+potesse essere chiamato a renderne ragione,
+e che in appresso non si trovasse
+risponsabile di ciò che dessa gli avrebbe
+fatto fare.
+</p>
+
+<p>
+Se dobbiamo risguardare come il migliore
+de' governi quello che procura a
+tutti i cittadini maggiori godimenti e felicità,
+sarà giusto di tener conto del continuo
+divertimento di una nazione; poichè,
+a non dubitarne, il governo che le procura
+quest'aggradevole occupazione dello
+spirito, contribuisce assai più alla sua
+felicità, che quello che le procurerebbe
+tutti i piaceri fisici. Sotto questo punto di
+vista non si può dubitare che una nazione,
+i di cui cittadini tutti hanno lo spirito
+sempre svegliato, sempre occupato, e
+<span class="pagenum"><a id="Page_457"></a>[457]</span>
+rinnovato da idee variate, profonde, ed
+ingegnose, non trovi in questo solo esercizio
+un continuo piacere; piacere che
+non potrebbero farle gustare nè le meccaniche
+occupazioni cui sarebbero soltanto
+addette tutte le classi inferiori se non
+fossero libere, nè i grossolani sollievi che
+le offrirebbero i diletti de' sensi dopo
+il lavoro. Non eravi minore diversità tra
+i piaceri cui poteva aspirare un cittadino
+fiorentino, e quelli cui doveva
+limitarsi un gentiluomo napolitano, di
+quella che può esservi tra i piaceri del
+filosofo o del letterato, e quelli dell'operajo.
+La felicità e la sventura sono
+proprie di tutte le umane condizioni, e
+forse la loro somma è abbastanza egualmente
+compensata; ma la felicità dell'uomo
+che ha coltivato il suo spirito ed
+il suo cuore e sviluppate tutte le sue
+facoltà, è più conforme alla dignità della
+nostra natura, ed in pari tempo più nobile
+e più dolce: e quando si è gustata
+una sola volta, più non si vorrebbe farne
+cambio con quella che è frutto soltanto
+del riposo e dei materiali piaceri.
+</p>
+
+<p>
+Pure non è il divertimento, parte così
+essenziale della felicità, non è la felicità
+medesima, che debbano essere lo scopo
+della nostra vita, o quello del governo;
+<span class="pagenum"><a id="Page_458"></a>[458]</span>
+ma sibbene il perfezionamento dell'uomo.
+Spetta al governo il dare compimento alla
+destinazione che l'umana natura ha ricevuta
+dalla provvidenza; e può credersi che
+abbia conseguito il suo scopo, quel governo
+che quando ha proporzionalmente
+sollevato un maggior numero di cittadini
+alla più alta dignità morale di cui sia suscettibile
+l'umana natura. Ora, nella storia
+del mondo intero, forse nulla ci dà l'idea
+di una maggiore propagazione di lumi,
+di ragionevolezza, di cognizioni politiche
+morali ed amministrative, di coraggio
+civile, di prontezza e giustezza di spirito,
+quanto lo spettacolo che presenta
+Firenze, quando, fra ottantamila abitanti
+che conteneva questa città, due in tre
+mila cittadini occupavano con un rapido
+giro tutte le principali cariche dello
+stato, e dirigevano il loro governo con
+tanta saviezza, con tanta dignità, con
+tanta fermezza, che gli davano, tra gli
+stati dell'Europa, un posto infinitamente
+superiore alla misura della sua popolazione
+e delle sue ricchezze. La signoria,
+rinnovata dalla sorte ogni due
+mesi, sopra una lista composta di mercanti
+e di artigiani chiamati ad entrare
+sei volte all'anno ne' segreti della politica,
+dava ai consiglj de' re ed ai senati
+<span class="pagenum"><a id="Page_459"></a>[459]</span>
+delle aristocrazie lezioni di prudenza e
+di giustizia, che questi sarebbero stati
+felici di poter seguire.
+</p>
+
+<p>
+Il più potente mezzo d'incoraggiare i
+progressi dello spirito, è senza dubbio
+quello di far gustare i piaceri ch'essi procurano.
+Niuno di coloro che potevano
+associare alle domestiche loro occupazioni,
+ai loro meccanici lavori, le alte meditazioni
+che richiede l'esercizio della sovranità,
+si privava di questo piacere:
+perciò quanto la posterità di questi medesimi
+uomini è notabile per la sua non
+curanza intorno a tutto ciò che trovasi
+fuori della ristrettissima periferia de' suoi
+interessi del giorno, altrettanto i repubblicani
+fiorentini erano animati da una insaziabile
+avidità d'imparare. Non eravi veruna
+cognizione, per quanto lontana fosse
+dal domestico loro stato, che non potesse
+trovare la sua applicazione nella pratica
+del governo. Giammai l'oscurità della
+loro condizione rendeva impossibile che
+la loro patria facesse uso delle loro cognizioni;
+e se in allora facevasi manifesta
+la loro ignoranza, essi venivano messi in ridicolo,
+o svergognati dai loro concittadini.
+</p>
+
+<p>
+Mentre che il punto d'onore ed il timore
+del biasimo gli spingevano costantemente
+verso la scienza, verso la virtù,
+<span class="pagenum"><a id="Page_460"></a>[460]</span>
+e verso il morale sviluppo di tutte le
+loro facoltà; l'insieme della loro esistenza
+era pubblico: e soltanto coll'acquistare la
+stima de' loro concittadini, potevano altresì
+sperare di ottenerne i suffragj. Qualunque
+volta si procedeva ad uno scrutinio
+generale e si rinnovavano tutte le
+borse della signoria, non era un solo cittadino
+nello stato la di cui pubblica o privata
+condotta, le di cui virtù ed i politici
+talenti, le di cui maniere, la di cui capacità
+non diventassero oggetto dell'osservazione
+di tutti. Una certa quale censura
+era in allora esercitata dalla pubblica
+opinione sul complesso della vita d'ogni
+membro dello stato; e non eravi alcun
+uomo, nel quale il timore del biasimo
+o la speranza degli onori, non risvegliassero
+que' virtuosi sentimenti, che senza
+questo stimolo sarebbero facilmente rimasti
+assopiti nel fondo del suo cuore.
+</p>
+
+<p>
+Tale era il sistema dell'antica libertà,
+ed in particolare della libertà italiana;
+sistema tanto diverso da quello adottato
+ai nostri giorni, che appena coloro che
+tengono dietro al primo possono intendere
+l'altro. Noi siamo oggi arrivati ad
+una dottrina più filosofica intorno all'essenza
+del governo, a principj più applicabili
+ad ogni specie di costituzione. Ma
+<span class="pagenum"><a id="Page_461"></a>[461]</span>
+sebbene il sistema degli antichi fosse affatto
+diverso dal nostro, sebbene non
+desse le molte guarenzie che noi a tutta
+ragione risguardiamo come essenziali alla
+sicurezza de' cittadini, conteneva però
+il germe di più grandi cose, e doveva
+produrre degli uomini che i nostri governi
+meglio costituiti forse non produrranno
+giammai. La libertà degli antichi,
+siccome la loro filosofia, aveva per iscopo
+la virtù; la libertà de' moderni, siccome
+la loro filosofia, non si propone che la
+felicità.
+</p>
+
+<p>
+La migliore lezione che possa ricavarsi
+dal confronto di questi sistemi, sarebbe
+d'imparare a combinarli assieme. Invece
+di escludersi a vicenda, essi sono fatti per
+darsi vicendevolmente la mano. Una delle
+specie di libertà pare sempre essere la
+più breve via e la più sicura per giugnere
+all'altra. Oramai il legislatore più
+non deve perdere di vista la sicurezza
+de' cittadini, e le guarenzie che i moderni
+hanno ridotte in sistema; ma deve altresì
+ricordarsi che d'uopo è cercare il maggiore
+sviluppo morale. La sua opera non è compiuta,
+quando è giunto a rendere il popolo
+solamente tranquillo: e quando ancora
+questo popolo è contento, e felice, può
+rimanere ciò nulla meno qualche cosa da
+<span class="pagenum"><a id="Page_462"></a>[462]</span>
+farsi al legislatore, perchè il suo assunto
+lo obbliga a terminare la morale educazione
+dei cittadini. Moltiplicando i loro
+diritti, chiamandoli a parte della sovranità,
+accrescendo il loro interessamento
+per la cosa pubblica, loro insegnerà a
+conoscere i proprj doveri, ed instillerà
+loro in pari tempo il desiderio e la facoltà
+di adempierli.
+</p>
+</div>
+
+<div class="chapter">
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_463"></a>[463]</span>
+</p>
+
+<h2>
+CAPITOLO CXXVII.
+</h2>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+<i>Quali sono le cause che mutarono il
+carattere degl'Italiani dopo essere state
+ridotte in servitù le loro repubbliche.</i>
+</p>
+</div>
+
+<p>
+Nel leggere la storia degl'Italiani del
+quindicesimo e sedicesimo secolo, trovando
+ad ogni tratto nomi di famiglie,
+di città, di villaggi tuttavia esistenti,
+trovando che il linguaggio non
+è mutato, che la natura è ancora la medesima,
+rapportiamo sempre, involontariamente
+e per così dire senz'avvedercene,
+ciò che conosciamo de' moderni Italiani
+a quelli di cui studiamo le azioni;
+suppliamo per mezzo del confronto a ciò
+che manca nel quadro istorico, e ci persuadiamo
+di esserci formata un'idea tanto
+più esatta de' tempi passati, quanto meglio
+conosciamo i tempi attuali. Pure
+questo stesso confronto risveglia una
+certa quale incredulità che costantemente
+accompagna il lettore; la di lui diffidenza
+sta sempre in guardia contro tutte
+le narrazioni di cose grandi ed eroiche,
+ed il severo giudizio che diedero le altre
+nazioni intorno ai moderni Italiani,
+viene dal pregiudizio esteso fino a coloro,
+<span class="pagenum"><a id="Page_464"></a>[464]</span>
+ai quali deve l'Europa il rinnovamento
+della civilizzazione.
+</p>
+
+<p>
+E per ispirare confidenza nelle antiche
+virtù, e per ottenere indulgenza a favore
+dei deboli moderni, è conveniente e giusto
+di mostrare per quali potenti cagioni
+si mutò il carattere degl'Italiani; in qual
+modo dalla prima infanzia fino all'estrema
+vecchiaja si fanno loro bevere corrompitori
+veleni; con quanta cura venne distrutta
+la loro energia, la loro vivacità condannata
+all'ozio, umiliata la loro fierezza,
+e corrotta la loro sincerità. Una profonda
+compassione per una nazione così riccamente
+dotata dalla natura, così crudelmente
+depravata dagli uomini, dev'essere
+il risultato di quest'esame. Rimontando
+all'esterna cagione che innestò in
+essa tutti questi difetti, si rimane facilmente
+convinto, che non sono inerenti
+alla di lei natura; e si è più disposto
+a saperle buon grado di tutte le qualità
+che tuttavia le rimangono, e di tutte le
+virtù che potè sottrarre alla perniciosa
+influenza sotto la quale viene educata.
+Fra quanti vizj noi osserveremo nelle
+istituzioni della moderna Italia, non avvene
+un solo che non faccia in certo
+modo l'apologia degl'Italiani.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_465"></a>[465]</span>
+Il sole dell'Italia non è meno caldo, nè
+la terra meno fertile, che per lo innanzi; le
+svariate viste degli Appennini sono egualmente
+ridenti, i suoi fianchi egualmente
+sparsi di abbondanti acque, egualmente
+coperti da una rigogliosa e magnifica vegetazione.
+Tutti gli animali, indivisibili compagni
+dell'uomo, conservano la pristina loro
+bellezza, e le loro abitudini; l'uomo stesso,
+nascendo in questa terra tanto favorita
+dal cielo, riceve ancora la stessa vivace
+e pronta immaginazione, la stessa suscettibilità
+di passionate impressioni, la stessa
+attitudine di spirito per colpir tutto, per
+imparar tutto nello stesso tempo. Pure il
+solo uomo è mutato, perchè l'organizzazione
+sociale lo riceve dalle mani della
+natura e lo modifica, la sua potenza lo
+investe nello stesso tempo da ogni lato,
+e le quattro istituzioni che hanno un'influenza
+più universalmente estesa, la
+religione, l'educazione, la legislazione
+ed il punto d'onore, si combinano per
+agire contemporaneamente sopra tutti gli
+abitanti.
+</p>
+
+<p>
+Di tutte le forze morali cui l'uomo
+va soggetto, quella che può fargli maggior
+bene o maggior male, è la religione.
+Tutte le opinioni che si riferiscono ad
+interessi superiori a quelli di questo mondo,
+<span class="pagenum"><a id="Page_466"></a>[466]</span>
+tutte le credenze, tutte le sette esercitano
+sui sensi morali e sul carattere
+umano una prodigiosa influenza. Niuna
+per altro penetra più avanti nel cuore
+dell'uomo quanto la religione cattolica,
+perchè niun'altra è così gagliardamente
+costituita, niuna si è così compiutamente
+assoggettata la filosofia morale, niuna ridusse
+in più stretta servitù le coscienze,
+niuna instituì, com'essa fece, il tribunale
+della confessione, che riduce tutti i credenti
+nella più assoluta dipendenza del
+suo clero, niuna ha ministri più indipendenti
+da ogni spirito di famiglia, e
+perciò più intimamente uniti dall'interesse
+e dallo spirito di corporazione.
+</p>
+
+<p>
+L'unità della fede, che non può essere
+che il risultamento di un'assoluta servitù
+della ragione alla credenza, e che conseguentemente
+non trovasi presso verun'altra
+religione in così eminente grado
+come nella cattolica, obbliga tutti i membri
+di questa chiesa a ricevere i medesimi
+dommi, ad assoggettarsi alle stesse decisioni,
+ad uniformarsi a' medesimi insegnamenti.
+Non pertanto l'influenza della
+religione cattolica non è eguale in tutt'i
+tempi ed in tutti i luoghi; ella operò
+diversamente assai in Francia ed in Germania,
+da quello che fece in Italia e nella
+<span class="pagenum"><a id="Page_467"></a>[467]</span>
+Spagna; anche la di lei influenza non
+fu pure sempre uniforme in questi ultimi
+paesi; ella variò press'a poco all'epoca
+del regno di Carlo V, che corrisponde,
+rispetto all'Italia, alla distruzione
+delle repubbliche de' secoli di mezzo.
+Le osservazioni che saremo chiamati a
+fare intorno alla religione dell'Italia, o
+della Spagna, ne' tre ultimi secoli, non
+devonsi applicare a tutta la chiesa cattolica<a class="tag" id="tag367" href="#note367">[367]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Siamo qui ridotti ad accennare soltanto
+la rivoluzione che si operò nella
+chiesa romana verso la metà del sedicesimo
+secolo: perchè abbisognerebbero discussioni
+troppo lunghe ed estranee al nostro
+soggetto, per farne tutta comprendere
+l'estensione. I papi Paolo IV, Pio IV,
+Pio V, e Gregorio XIII, furono quelli
+che operarono tale rivoluzione; il loro
+spirito persecutore cambiò del tutto lo
+<span class="pagenum"><a id="Page_468"></a>[468]</span>
+spirito della corte di Roma e quello della
+chiesa italiana; e nello stesso tempo il
+concilio di Trento sostituì la più gagliarda
+e più imponente <i>organizzazione</i>
+al legame spesso rilasciato che univa i
+principi della Chiesa colla numerosa loro
+milizia. Fino a quell'epoca, avevano i
+papi contratta una specie d'alleanza coi
+popoli contro i sovrani; non avevano fatte
+conquiste che a danno de' re; dovevano
+il loro innalzamento e tutti i loro mezzi
+di resistenza al potere dello spirito opposto
+alla forza brutale, e più ancora per
+politica che per gratitudine si erano
+creduti obbligati di sviluppare questo
+potere dello spirito. Essi avevano fatto
+nascere, essi dirigevano, e chiamavano
+in loro ajuto la pubblica opinione; proteggevano
+le lettere e la filosofia, ed
+inoltre permettevano, con una tal quale
+liberalità, a' filosofi ed a' poeti di deviare
+dall'angusta linea dell'ortodossia;
+per ultimo fomentavano lo spirito di libertà,
+e proteggevano le repubbliche.
+Ma quando una metà della chiesa, seguendo
+le insegne della riforma, scosse
+il loro giogo, e ritorse contro di loro
+que' lumi della filosofia ch'essi avevano
+lasciato risplendere, allora un terrore
+profondo, incusso loro da questo spirito
+<span class="pagenum"><a id="Page_469"></a>[469]</span>
+medesimo di libertà che avevano incoraggiato,
+da questa pubblica opinione che fuggiva
+loro di mano e diventava possente di
+per sè sola, li determinò a cambiare tutta
+la loro politica. Invece di mantenersi alla
+testa dell'opposizione contro i monarchi,
+sentirono il bisogno di fare causa comune
+con loro, onde contenere avversarj più
+formidabili de' sovrani. Contrassero perciò
+la più stretta alleanza con questi, e particolarmente
+con Filippo II, il più dispotico
+di tutti; e d'allora in poi ad altro
+non pensarono che a comprimere le
+coscienze, ed a ridurre in ischiavitù lo
+spirito umano: infatti gli posero un
+cotal giogo, che gli uomini non avevano
+mai portato.
+</p>
+
+<p>
+Si disse più volte ne' paesi protestanti,
+che la riforma era riuscita utile anche
+alla Chiesa romana; nè quest'osservazione
+si scosta affatto dal vero. In Francia,
+in Germania, ed in tutti i paesi in
+cui le due comunioni trovansi in faccia
+l'una all'altra, l'esempio e la rivalità
+del culto contribuiscono a renderle ambedue
+migliori<a class="tag" id="tag368" href="#note368">[368]</a>. Cadauno evitò di dare
+<span class="pagenum"><a id="Page_470"></a>[470]</span>
+all'altra occasione di redarguirla o di
+accusarla; e l'alto clero della corte di
+Roma partecipò in un'altra maniera a
+questa riforma. Una grandissima mutazione
+ne' suoi costumi, un grande accrescimento
+di fervore nel suo zelo, illustrarono
+il nuovo periodo che comincia
+col concilio di Trento. Dopo quest'epoca,
+la corte romana cessò di essere una pietra
+di scandalo. I papi ed i cardinali furono
+d'allora in poi sempre sinceramente
+e costantemente animati dallo spirito della
+loro religione. La loro autorità crebbe a
+dismisura ne' paesi da' quali poterono tenere
+affatto lontana la riforma: ma la
+conseguenza di tale autorità, e dello zelo
+cui andava debitrice, non furono per
+avventura apprezzate pel giusto loro valore.
+</p>
+
+<p>
+Esiste a non dubitarne un'intima unione
+tra la religione e la morale, ed ogni uomo
+dabbene dev'essere convinto che il più
+nobile tributo che la creatura possa dare
+al Creatore, si è quello di avvicinarsi
+a lui colle sue virtù. Però la filosofia
+morale è una scienza assolutamente
+distinta dalla teologia<a class="tag" id="tag369" href="#note369">[369]</a>: ha le sue
+<span class="pagenum"><a id="Page_471"></a>[471]</span>
+leggi nella ragione e nella coscienza; porta
+con sè il proprio convincimento, e dopo
+avere dato uno sviluppo allo spirito colla
+indagine de' suoi principj, soddisfa il
+cuore colla scoperta di ciò che è veramente
+bello, giusto e conveniente. La
+Chiesa si rese padrona della morale,
+siccome di cosa di sua pertinenza; sostituì
+l'autorità de' suoi decreti, e le decisioni
+de' padri a' lumi della ragione e della
+coscienza, lo studio de' casisti a quello
+della filosofia morale, e così mise in luogo
+del più nobile esercizio dello spirito una
+servile abitudine.
+</p>
+
+<p>
+La morale, del tutto snaturata tra le
+mani de' casisti, diventò straniera non
+meno al cuore che alla ragione: perdette
+di vista i mali che ogni nostro fallo poteva
+arrecare a qualche creatura, per
+non avere altre leggi che le supposte volontà
+del Creatore; rigettò la base che
+le aveva data la natura nel cuore di
+tutti gli uomini, per formarsene una affatto
+arbitraria. La distinzione de' peccati
+mortali da' veniali cancellò quella che
+trovavamo noi stessi nella nostra coscienza
+tra le offese più gravi e le più perdonabili:
+e si videro disposti gli uni a canto agli
+altri i delitti che ispirano il più profondo
+orrore, co' falli che la nostra debolezza
+è appena capace d'evitare.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_472"></a>[472]</span>
+I casisti presentarono all'esecrazione
+degli uomini, nel primo ordine tra i più
+colpevoli, gli eretici, gli scismatici, i bestemmiatori.
+Talvolta riuscirono a risvegliare
+contro di loro l'odio il più violento,
+e quest'odio era più criminoso che l'errore
+che lo aveva eccitato: altre volte
+non poterono trionfare della compassionevole
+ragione del popolo, il quale non
+iscorgeva in questi grandi colpevoli che
+uomini strascinati dall'ignoranza, dall'errore,
+o da irriflessa abitudine. Nell'un
+caso e nell'altro, il salutare orrore che
+deve ispirare il delitto fu considerabilmente
+diminuito; l'assassino, l'avvelenatore,
+il parricida, vennero associati ad
+uomini che si conciliavano un involontario
+rispetto. Le buone azioni degli eretici
+accostumarono a dubitare della virtù
+medesima; la loro dannazione fece risguardare
+la riprovazione come una sorta
+di fatalità; ed il numero de' colpevoli si
+andò talmente moltiplicando, che l'innocenza
+parve quasi impossibile<a class="tag" id="tag370" href="#note370">[370]</a>.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_473"></a>[473]</span>
+</p>
+
+<p>
+La dottrina della penitenza sovvertì vie
+maggiormente la morale di già confusa dall'arbitraria
+distinzione de' peccati. Era senza
+dubbio una consolante promessa quella
+del perdono del cielo pel ritorno alla virtù,
+e quest'opinione è tanto conforme a' bisogni
+ed alle debolezze dell'uomo, che
+formò parte di tutte le religioni. Ma i casisti
+avevano snaturata questa dottrina,
+imponendo precise forme alla penitenza,
+alla confessione ed all'assoluzione<a class="tag" id="tag371" href="#note371">[371]</a>.
+Un solo atto di fede e di fervore fu dichiarato
+bastante per cancellare una lunga
+lista di delitti. La virtù, invece di essere
+lo scopo costante di tutta la vita, più non
+fu che un conto da liquidarsi in punto
+di morte. Più non vi fu un peccatore
+così accecato dalle sue passioni, che non
+progettasse di dare, prima di morire,
+alcuni giorni alla cura della sua salvezza,
+e che sedotto da tale confidenza non rallentasse
+la briglia alle sue sregolate inclinazioni.
+I casisti avevano oltrepassato
+il loro scopo col fomentare tanta confidenza,
+<span class="pagenum"><a id="Page_474"></a>[474]</span>
+ed invano predicarono poi contro
+il <i>ritardo della conversione</i>: erano essi soli
+i creatori di questo sregolamento dello
+spirito, sconosciuto agli antichi moralisti;
+si era presa l'abitudine di non considerare
+che la morte del peccatore, e non
+la sua vita, e quest'abitudine diventò
+universale.
+</p>
+
+<p>
+La funesta influenza di tale dottrina
+si rende in Italia oltremodo sensibile, qualunque
+volta viene condotto al patibolo
+qualche grande delinquente. La solennità
+del giudizio e la certezza della pena colpiscono
+sempre il più ostinato di terrore,
+poscia di pentimento. Veruno incendiario,
+veruno assassino, veruno avvelenatore,
+viene tratto al patibolo senza avere fatta,
+con profonda compunzione, una buona
+confessione, e senza fare in seguito una
+buona morte: il confessore dichiara la sua
+vera fede, dichiara che l'anima del penitente
+ha di già presa la via del cielo;
+ed il popolo sciocco si contrasta a' piè
+del patibolo le reliquie del nuovo santo,
+del nuovo martire, i di cui delitti l'avevano
+forse per più anni compreso di
+spavento.
+</p>
+
+<p>
+Nulla dirò dello scandaloso traffico delle
+indulgenze, e del vergognoso prezzo che
+si pagava da' penitenti per ottenere l'assoluzione
+<span class="pagenum"><a id="Page_475"></a>[475]</span>
+del prete. Il concilio di Trento
+si prese il pensiero di minorarne l'abuso;
+per altro anche presentemente il prete
+riconosce il suo sostentamento da' peccati
+e da' terrori del popolo; il peccatore
+moribondo versa con mano prodiga
+in messe ed in rosarj il danaro spesse
+volte raccolto con iniqui mezzi; fa tacere
+a prezzo d'oro la sua coscienza, e si
+forma agli occhi degli ignoranti un concetto
+di pietà<a class="tag" id="tag372" href="#note372">[372]</a>. Ma si risguardarono le
+indulgenze gratuite, quelle che in forza
+delle concessioni pontificie si ottenevano
+con qualche esteriore atto di pietà, come
+meno abusive; ad ogni modo non si saprebbe
+conciliarne l'esistenza con verun
+principio di moralità. Quando vedonsi,
+per modo d'esempio, promessi dugento
+giorni d'indulgenza per ogni bacio fatto
+alla croce posta in mezzo al Coliseo,
+quando si vedono in tutte le chiese d'Italia
+tante indulgenze plenarie che si guadagnano
+con tanta facilità, come mai
+conciliare o la giustizia di Dio o la sua
+misericordia col perdono accordato a così
+<span class="pagenum"><a id="Page_476"></a>[476]</span>
+debole penitenza, o co' gastighi riservati
+a colui che non trovasi a portata di guadagnarle
+per così facile strada?
+</p>
+
+<p>
+Il potere attribuito al pentimento, alle
+cerimonie religiose, alle indulgenze, tutto
+si era riunito per persuadere al popolo,
+che l'eterna salute o l'eterna dannazione
+dipendevano dall'assoluzione del sacerdote;
+e fu forse questo il più funesto colpo
+dato alla morale. L'accidente e non la
+virtù fu così chiamato a decidere dell'eterna
+sorte dell'anima del moribondo.
+L'uomo della più specchiata virtù, quello
+la di cui vita era stata la più pura, poteva
+essere sorpreso da subita morte nell'istante
+in cui la collera, il dolore, o la sorpresa,
+gli avevano strappato di bocca uno di
+que' profani vocaboli, che l'abitudine ha
+renduti così comuni, ma che, giusta le
+decisioni della Chiesa, non possono pronunciarsi
+senza cadere in peccato mortale;
+allora eterna doveva essere la dannazione
+di costui, perchè non si era trovato presente
+un sacerdote per accettare la di lui penitenza
+ed aprirgli le porte del paradiso.
+Il più scellerato di tutti gli uomini, coperto
+d'ogni delitto, poteva per lo contrario
+provare uno di que' momentanei
+ravvicinamenti alla virtù, che non sono
+sconosciuti a' cuori più depravati; poteva
+<span class="pagenum"><a id="Page_477"></a>[477]</span>
+fare una buona confessione, una buona
+comunione, una buona morte, ed assicurarsi
+il paradiso.
+</p>
+
+<p>
+Così la morale fu interamente pervertita,
+ed i lumi naturali, quelli della ragione
+e della coscienza, che giovano a
+distinguere l'uomo dabbene dal malvagio,
+furono costantemente contraddetti dalle
+decisioni de' teologi, i quali dichiaravano
+dannato il primo, che una funesta vicenda
+aveva precipitato in un irremissibile
+errore, e beato l'altro, che, toccato
+dalla grazia, aveva offerto un efficace pentimento<a class="tag" id="tag373" href="#note373">[373]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Nè la cosa si ristrinse entro questi confini:
+la Chiesa collocò i suoi comandamenti
+a canto alla gran tavola delle virtù
+e de' vizj, il di cui conoscimento fu stampato
+nel nostro cuore. Essa non gli spalleggiò
+con una sanzione tanto formidabile
+quanto quelli della divinità, e non fece
+dipendere dalla loro esecuzione l'eterna
+salute; ma diede loro una forza che mai
+non ottennero le leggi della morale. L'omicida,
+ancora tutto lordo dei sangue poco
+<span class="pagenum"><a id="Page_478"></a>[478]</span>
+anzi versato, mangia di magro divotamente
+anche nell'atto che sta meditando un
+altro assassinio; la prostituta colloca presso
+al suo letto un'immagine della Vergine,
+innanzi alla quale recita divotamente il
+suo rosario; il sacerdote, convinto di avere
+giurato il falso, non caderà giammai nell'inavvertenza
+di bere un bicchiere d'acqua
+prima di dire la messa: perciocchè quanto
+più un uomo vizioso fu severo osservatore
+de' precetti della Chiesa, tanto più
+si sente nel suo cuore dispensato dall'osservanza
+di quella celeste morale, cui
+sarebbe d'uopo sagrificare le sue depravate
+inclinazioni.
+</p>
+
+<p>
+Pure la vera morale non lasciò mai
+di essere l'argomento de' sermoni della
+Chiesa; ma l'interesse sacerdotale corruppe
+nella moderna Italia tutto quello
+che toccò. L'amore del prossimo è il
+fondamento delle virtù sociali; il casista,
+riducendolo a precetto, dichiarò che si
+peccava col dir male del prossimo; ma
+con ciò venne a proibire a tutti il
+pronunciare quella giusta opinione che
+deve separare la virtù dal vizio, e soffocò
+la voce della verità; così, accostumando
+a far sì che i vocaboli non
+esprimano il pensiero, altro non fece
+che accrescere la segreta diffidenza di
+<span class="pagenum"><a id="Page_479"></a>[479]</span>
+ogni uomo rispetto a tutti gli altri. La
+carità è la virtù per eccellenza del Vangelo;
+ma il casista insegnò a dare al
+povero pel vantaggio della propria anima,
+e non per soccorrere il suo simile; rendette
+comune l'elemosine indistinte che
+incoraggiarono il vizio e l'infingardaggine;
+ed all'ultimo deviò a beneficio del monaco
+mendicante i principali fondi della
+pubblica carità. La sobrietà e la continenza
+sono virtù domestiche che conservano
+le facoltà degl'individui, e mantengono
+la pace delle famiglie: il casista
+vi sostituì i cibi detti magri, i digiuni,
+le vigilie, i voti di virginità e di castità,
+ed a lato a queste monacali virtù potevano
+radicarsi nel cuore la gola e l'impudicizia.
+La modestia è la più amabile
+qualità dell'uomo posto in qualche elevata
+carica; ma la modestia non esclude
+un certo qual giusto orgoglio, che lo sostiene
+contro le proprie debolezze, e lo
+consola nelle traversie; il casista vi sostituì
+l'umiltà, la quale si associa al più
+insultante disprezzo delle altre persone.
+</p>
+
+<p>
+Tale è l'inesplicabile confusione entro
+la quale i dottori dommatici gettarono
+la morale, e se ne resero esclusivamente
+arbitri; così, assistiti dall'autorità civile ed
+ecclesiastica, proscrissero ogn'indagine
+<span class="pagenum"><a id="Page_480"></a>[480]</span>
+filosofica tendente a stabilire le regole
+della probità sopra altre basi che le loro,
+ogni disamina di principj, ogni richiamo
+all'umana ragione. E non contenti di
+rendere la morale una particolare loro
+scienza, ne fecero un segreto, depositandola
+interamente nelle mani de' confessori
+e de' direttori delle coscienze. Lo
+scrupoloso cristiano deve, in Italia, rinunciare
+alla più bella facoltà dell'uomo,
+quella di studiare e di conoscere il proprio
+dovere; gli si raccomanda di scacciare
+ogni pensiero che potesse fargli smarrire
+la via da loro additata, e l'orgoglio
+umano capace di sedurlo; e qualunque
+volta s'abbatte in qualche dubbiezza,
+qualunque volta si trova in qualche difficoltà,
+deve ricorrere alla sua guida
+spirituale. Con ciò la prova delle avversità,
+così propria ad innalzare l'uomo,
+lo rende sempre più schiavo; e quegli
+ancora che fu veracemente e puramente
+virtuoso, non saprebbe rendersi conto
+delle regole che si è egli stesso imposte<a class="tag" id="tag374" href="#note374">[374]</a>.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_481"></a>[481]</span>
+</p>
+
+<p>
+Sarebbe quindi impossibile il dire quanto
+in Italia riuscisse perniciosa alla morale
+l'istruzione religiosa<a class="tag" id="tag375" href="#note375">[375]</a>. Non avvi
+in Europa verun altro popolo più costantemente
+addetto alle sue pratiche religiose,
+e che vi sia più universalmente fedele;
+pure non ve n'ha alcuno che osservi meno
+i doveri e le virtù di questo cristianesimo
+cui mostrasi tanto attaccato. Gl'Italiani imparano
+non già ad ubbidire alla propria coscienza,
+ma a deluderla; tutti pongono in
+salvo le loro passioni, col beneficio delle
+indulgenze, con mentali riserve, con progetti
+di penitenza, e colla speranza di
+una vicina assoluzione; e ben lungi che
+la probità vi sia guarentita dal più caldo
+fervore religioso, quanto più un uomo
+si mostra scrupoloso nelle sue pratiche
+di divozione, tanto più si deve a ragione
+diffidare di lui.
+</p>
+
+<p>
+Tra le forze morali che agiscono sopra
+la società l'educazione è la seconda
+<span class="pagenum"><a id="Page_482"></a>[482]</span>
+in potenza. Coloro ch'essa ha posti in su
+la via della virtù possono ancora essere
+traviati nel corso della loro vita; coloro
+che furono dall'educazione depravati, possono
+tuttavia essere ricondotti sul sentiere
+della virtù e del dovere. Ma la religione
+stende la sua influenza o benefica o funesta
+su tutto il corso della vita; trova
+appoggio nell'immaginazione della gioventù,
+nell'esaltata tenerezza di un sesso più
+debole, e ne' terrori dell'età avanzata:
+segue l'uomo fino ne' suoi più reconditi
+pensieri, e lo raggiugne anche quand'egli si
+è sottratto ad ogni umano potere. Pure è
+così grande la reciproca influenza dell'educazione
+sulla religione, e della religione
+sull'educazione, che appena possono
+separarsi queste due informatrici
+cagioni de' caratteri nazionali.
+</p>
+
+<p>
+Infatti l'educazione mutossi in Italia,
+quando si mutò la religione. Quando alcuni
+papi, guidati soltanto dal fanatismo,
+vennero sostituiti a coloro che non avevano
+dato retta che all'ambizione, l'educazione
+fu affidata a nuove mani. I due
+nuovi ordini de' Gesuiti, e de' Scolopj,
+s'impadronirono di tutti i collegj; e si
+vide tutt'ad un tratto e dovunque assolutamente
+cessare quell'ammaestramento
+indipendente dato a migliaja di scolari
+<span class="pagenum"><a id="Page_483"></a>[483]</span>
+da' celebri filologi, i Guarini, gli Aurispa,
+i Filelfi, i Pomponio Leto ec. Questa
+così numerosa classe di precettori,
+che diedero un così rapido movimento
+allo studio della letteratura nel quindicesimo
+secolo e nel principio del sedicesimo,
+non aveva forse seguita una filosofia
+affatto scevra da errori, nè aveva
+avuti troppo liberali opinioni; ma ciascheduno
+di loro era indipendente; ognuno
+era spalleggiato dalla propria riputazione;
+la di lui scuola rivalizzava con tutte le
+altre; ed egli cercava, spinto da gelosia verso
+i suoi emuli, di scoprire o di abbracciare
+un nuovo sistema. Egli adoperava
+tutta la forza del suo spirito, e tutte risvegliava
+le facoltà de' suoi scolari, appellandosi
+sempre della sua parziale dottrina
+all'esame ed al giudizio del pensiere,
+unica autorità che potesse decidere
+tra professori tutti eguali. I monaci, che
+presero il posto di questi uomini tanto
+attivi, vennero strettamente legati ad una
+corporazione. Senza prendersi cura del
+buono o cattivo esito delle loro scuole,
+che non poteva alterare il loro voto di
+povertà, ed unicamente intenti a quello
+del loro ordine, tutto riferivano alla disciplina
+che avevano ricevuta, tutto assoggettavano
+all'autorità spirituale, in
+<span class="pagenum"><a id="Page_484"></a>[484]</span>
+nome della quale parlavano, denunciando
+il richiamo all'umana ragione come una
+ribellione contro le loro dottrine immediatamente
+emanate dalla divinità.
+</p>
+
+<p>
+Nelle scuole di cotali nuovi istitutori
+cessò bentosto ogni sforzo dello spirito.
+Permisero bensì a' loro discepoli di giugnere
+a quelle cognizioni di già acquistate,
+ch'essi non giudicarono pericolose;
+ma loro vietarono l'esercizio delle facoltà
+che avrebbero potuto farne loro acquistare
+di nuove. Ogni filosofia venne subordinata
+alla regnante teologia; e rispetto
+a tutti gli altri sistemi, tutt'al più si
+presero da loro gli argomenti co' quali
+si potevano confutare. Ogni morale venne
+assoggettata alle decisioni della Chiesa e
+de' casisti, e più non si permise di ricercare
+nel cuore que' principj che dall'autorità
+erano di già stati giudicati.
+Ogni politica si modellò sull'interesse
+del governo dominante, ed ogni elevato
+pensiero venne bandito da una scienza
+che, invece di essere la più indipendente
+di tutte, diventò la più servile.
+</p>
+
+<p>
+Pure lo studio dell'antichità non fu
+sbandito dai collegj; ma come poteva
+mai avere un reale allettamento per la
+gioventù? Come mai giovare all'istruzione
+del cuore e della mente, dopo essere stato
+<span class="pagenum"><a id="Page_485"></a>[485]</span>
+spogliato d'ogni nobile sentimento? Qual
+valore poteva darsi all'antica eloquenza, allorchè
+l'amore di libertà veniva considerato
+come spirito di ribellione, e l'amore di
+patria si condannava come un culto quasi
+idolatro? Quale impressione poteva fare
+la poesia, mentre che la religione degli
+antichi trovavasi costantemente opposta
+a quella de' moderni, siccome le tenebre
+alla luce, o quando le sensazioni di un
+cuore appassionato si spiegavano dai monaci
+ai fanciulli? Quale interesse risvegliare
+poteva lo studio delle leggi, delle
+costumanze, delle abitudini dell'antichità,
+quando non si confrontavano colle astratte
+nozioni di una veramente libera legislazione,
+di una pura morale, di abitudini
+che nascono dal perfezionamento dell'ordine
+sociale?
+</p>
+
+<p>
+Quindi lo studio dell'antichità, siccome
+ogni altra scienza monastica, diventò
+una scienza positiva, una scienza
+di fatti e di autorità, in cui più non
+ebbero veruna parte nè la ragione, nè
+il sentimento. S'insegnarono ottimamente
+ai fanciulli italiani le eleganze della
+lingua del Lazio, vale a dire i vocaboli
+e le regole dei vocaboli; ottimamente
+pure la prosodia, ossia le regole
+della versificazione, sicchè sapessero fare
+<span class="pagenum"><a id="Page_486"></a>[486]</span>
+versi latini, quali possono farsi da chi
+possiede tutte le qualità proprie del poeta,
+tranne il pensiero e la passione; venne
+loro insegnata la mitologia con tanta accuratezza,
+da fare sovente arrossire quegli
+uomini medesimi che credono d'avere
+avuta una classica educazione; ma l'indipendenza
+del pensiero era talmente sbandita
+da ogni sistema d'educazione, che
+non potevasi insegnar loro la rettorica o
+la poetica, che dietro autorità universalmente
+ricevute, e formanti quasi una
+nuova ortodossia; onde la stessa teorica
+della bella letteratura non produsse in
+Italia verun'opera singolare<a class="tag" id="tag376" href="#note376">[376]</a>. Possiamo
+domandarci quale nuovo pensiere abbia
+acquistato un giovane dopo un cotal
+corso di studj, come siansi sviluppati il
+suo cuore e la sua mente, e se non gli
+sarebbe tornato lo stesso vantaggio dallo
+studio delle antichità peruviane, come da
+quello delle antichità greche o latine, insegnategli
+senza il modo di sentirle.
+</p>
+
+<p>
+Sotto un tale metodo d'ammaestramento
+alcuni uomini, felicemente organizzati,
+<span class="pagenum"><a id="Page_487"></a>[487]</span>
+svilupparono la loro memoria; e
+se avevano inoltre ricevuto dalla Natura
+una feconda immaginazione ed il delicato
+senso dell'armonia, poterono emergere
+poeti nel nativo idioma, senza che
+i loro pedagoghi abbiano potuto soffocare
+i loro talenti. Ma la parte infinitamente
+maggiore di loro giacque in un'assoluta
+inerzia di spirito. Non solo un giovane
+italiano non pensa, ma non sente neppure
+il bisogno di pensare; ed il profondo suo
+ozio sarebbe un supplicio per un uomo
+de' paesi settentrionali, sebbene fosse questi
+naturalmente e meno attivo e meno impetuoso.
+Tale ozio fu dall'abitudine trasformato
+in bisogno, e quasi in piacere<a class="tag" id="tag377" href="#note377">[377]</a>.
+Si occupò tutta l'età della fanciullezza
+in modo di non lasciare luogo all'esercizio
+della facoltà di ragionare. I monaci
+<span class="pagenum"><a id="Page_488"></a>[488]</span>
+che dirigono le occupazioni de' giovinetti,
+tolsero tutto il fervore dalle loro
+preghiere, tutta l'attenzione dagli studj,
+tutta l'intenzione da' loro piaceri, tutta
+l'espansione dalle loro relazioni.
+</p>
+
+<p>
+Gli esercizj di pietà occupano una
+non piccola parte delle ore dello scolaro;
+ma basta che col suono della sua voce
+si faccia macchinalmente conoscere presente.
+Le lunghe monotone preghiere non
+possono fissare la sua attenzione; lo stesso
+formolario, le mille volte ripetuto, più
+non parla nè alla sua mente, nè al suo
+cuore. Mentre un breve esercizio di divozione
+avrebbe avvisata la sua coscienza,
+i rosarj, ripetuti per fino tre volte
+al giorno senza intenderli, lo avvezzano
+a separare totalmente il suo pensiero dal
+suo linguaggio; e questo diventa un esercizio
+di distrazione, se non lo è d'ipocrisia<a class="tag" id="tag378" href="#note378">[378]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Altre ore sono destinate allo studio
+delle lingue, della mitologia, della prosodia,
+di alcune epoche della storia; ma
+si chiama a ricevere queste lezioni la
+sola memoria, la memoria che non è risvegliata
+<span class="pagenum"><a id="Page_489"></a>[489]</span>
+dalle altre più nobili facoltà del
+nostro essere, la memoria che per ubbidienza
+si carica d'un peso di cui non conosce
+l'uso, e che non ravvisa altro
+scopo nello studio della sua lezione che
+quello di recitarla. Lo scolaro non si presta
+che languidamente a tale incumbenza: colui
+che forse dalla natura era stato dotato
+della più dichiarata attitudine ad imparare,
+lascia abbrutire questa facoltà che
+non viene mai occupata; colui che sente
+nel suo cuore i semi del più nobile entusiasmo,
+non trova cosa che serva a
+svilupparlo. Ambidue risguardano con un
+certo quale disgusto i vocaboli e le sterili
+regole affastellate nella loro memoria.
+Nell'istante in cui la sua educazione è
+terminata, ognuno discaccia con piacere
+dal suo capo tutto ciò che vi aveva
+ricevuto senza incorporarlo giammai al
+suo pensiere.
+</p>
+
+<p>
+Vero è che nelle scuole e nei seminarj
+d'Italia viene accordato qualche tempo al
+sollievo del corpo ed agli esercizj; ma l'ubbidienza
+e la disciplina monastica tengono
+dietro allo scolaro anche nel breve tempo
+che pretendesi di accordare ai suoi
+divertimenti. Ogni giorno, nell'ora medesima,
+esce dal seminario la lunga processione
+degli scolari: essi camminano a
+<span class="pagenum"><a id="Page_490"></a>[490]</span>
+due a due, vestiti di lunghe sottane:
+due preti li precedono, altri si trovano
+frammischiati nelle file, altri stanno alla
+coda. Nè mai accelerano il passo, nè
+mai lo rallentano; mai non raccolgono
+un fiore; mai non osservano l'industria
+di un insetto; mai non esaminano la conformazione
+di un sasso; mai non riunisconsi
+in gruppi per giuocare, per disputare,
+per parlare con confidenza. L'autorità
+monastica è sospettosa, avendo imparato
+a diffidare dell'uomo, ed a non
+vedere nel presente secolo che corruzione.
+Nulla v'ha che al pedagogo non dia cagione
+di timore o pei costumi del suo
+allievo, o per la disciplina della sua
+scuola, o per la sua personale autorità.
+I legami di amicizia tra i suoi discepoli
+diventano a' suoi occhi un cominciamento
+di cospirazione, e si affretta di romperli;
+le confidenze sarebbero lezioni di mal
+costume, e le rende impossibili; lo spirito
+di corporazione degli scolari tenderebbe
+a ristringere la sua autorità, ed egli
+l'attacca come una ribellione; premia i
+delatori, e tutto accorda a colui che gli
+sagrifica il suo compagno.
+</p>
+
+<p>
+Infelice quella nazione che viene così
+educata! Cosa avrebbe potuto imparare
+nelle sue scuole, fuorchè a diffidare del
+<span class="pagenum"><a id="Page_491"></a>[491]</span>
+suo simile, ad adulare, a mentire? Che
+altro le rimane di tutti i suoi studj, se
+non se il disgusto di quanto imparò, e
+l'incapacità di abbandonarsi a nuova
+applicazione? Il suo lavoro non potè in
+essa produrre che l'inerzia del pensiere;
+la distribuzione delle pene e delle ricompense
+dovette inspirarle l'ipocrisia; i suoi
+monaci, tenendola lontana da ogni pericolo,
+ne indebolirono e snervarono gli
+organi, rendendola diffidente di sè medesima
+e vile. Gli è un conforto per la
+nazione italiana d'essere stata in circostanze
+di provare coll'esperienza, che i
+vizj che le si rinfacciano non derivano da
+lei, ma dalle sue instituzioni. Mentre che
+ella sperimentava i funesti risultati dei
+sistemi stabiliti nel suo seno, una straniera
+rivoluzione strascinò violentemente
+moltissimi suoi giovani allievi nelle scuole
+degli oltramontani; ed in allora bentosto
+sviluppando essi quell'attività della mente
+tenuta così lungamente compressa, avidamente
+abbracciarono quella scienza dalla
+quale si erano prima mostrati alieni, e gettarono
+lontano da loro quella doppiezza,
+quella pieghevolezza, non da altro loro
+insinuate che dalla disciplina cui erano stati
+prima assoggettati. La stessa educazione dei
+militari campi, o quella dell'amministrazione
+<span class="pagenum"><a id="Page_492"></a>[492]</span>
+civile, basta talvolta a far cadere la crosta
+formata da un'instituzione monastica;
+e l'Italia vede oggi con orgoglio innalzarsi
+tra la sua gioventù uomini degni
+delle sue antiche repubbliche, uomini che,
+cancellando la servile impronta ond'erano
+stati segnati, conservarono tutto il genio
+nazionale.
+</p>
+
+<p>
+Sono allievi formati dall'educazione monastica
+che la legislazione italiana riceve
+all'uscire dalle scuole, per conformarli al
+giogo e farne sudditi ubbidienti. I pensieri
+di questi allievi non s'innalzarono giammai
+verso veruna specie d'astrazione;
+giammai non si fecero a disaminare ciò
+che dev'essere, ma soltanto ciò che è;
+mai non rintracciarono l'origine di qualsiasi
+autorità, essendosi loro rappresentata
+ogni cosa, in questo mondo e fuori,
+come fondata sull'autorità; e la loro
+mente si è fatta troppo infingarda per
+potere giammai risalire alla sorgente di
+ciò che si sottomette a credere. Guidati
+come ciechi nella loro educazione,
+e ciecamente ubbidienti ai loro preti,
+trovaronsi disposti ad offrire la medesima
+ubbidienza ai loro principi<a class="tag" id="tag379" href="#note379">[379]</a>. Non è
+<span class="pagenum"><a id="Page_493"></a>[493]</span>
+già un eroico attaccamento, verso alcune
+famiglie, che si è radicato in tale
+o tale altro popolo d'Italia, come spesso
+si vide in altre monarchie, ma un'ubbidienza
+indolente, e che non è fondata
+che nell'avversione della lotta e nel costante
+desiderio del riposo. <i>Ubbidienza a
+chi comanda</i>, è una massima proverbiale
+rappresentante un complesso di tutti i
+doveri politici e di tutti i precetti della
+prudenza.
+</p>
+
+<p>
+Quindi il dispotismo non ha bisogno
+di trasvestirsi; un sovrano potere, un illimitato
+potere viene attribuito al principe;
+e non avvi verun diritto, sia sacro
+quanto si voglia, che si creda intangibile
+dalla sovrana possanza. Le leggi
+sono semplici emanazioni della volontà
+del monarca, che non fu consigliato da
+altra persona; e ciò viene indicato dal
+nome che portano di <i>motu proprio</i>. Le
+sentenze civili e criminali possono essere
+riformate dai suoi rescritti: egli sospende
+a favore di un individuo le processure
+de' creditori; accorda ad un altro la restituzione
+<span class="pagenum"><a id="Page_494"></a>[494]</span>
+<i>in integrum</i> dei diritti perduti
+già dal medesimo in forza di preventiva prescrizione;
+legittima un terzo che è bastardo
+per farlo succedere co' suoi fratelli, o in
+pregiudizio de' suoi cugini; scioglie a
+favore di un quarto i vincoli della primogenitura,
+perchè possa disporre, con
+pregiudizio de' suoi figli, dei beni che loro
+sono sostituiti. I privilegj delle corporazioni
+non lo trattengono più di quelli
+delle private famiglie, e cambia a suo
+piacere e per privato fine le costumanze
+delle città e le prerogative dei diversi
+ordini dello stato<a class="tag" id="tag380" href="#note380">[380]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Nello stesso modo che tutto dipende
+dalla sola volontà del principe, tutto si
+compie ancora dalla medesima, senza discussione,
+senza pubblica deliberazione,
+senza che la nazione venga in verun
+modo chiamata a parte di ciò che si
+vuole decidere intorno ai suoi destini.
+La critica dei varj sistemi economici o
+politici adottati dal governo, sarebbe un
+delitto; è pure vietato lo scrivere la storia
+de' moderni tempi, perchè potrebbe
+tentare i sudditi a giudicare di ciò che
+<span class="pagenum"><a id="Page_495"></a>[495]</span>
+devono risguardare come al di sopra del
+corto loro discernimento. Per ultimo le
+gazzette, che il generale uso d'Europa
+costringe a tollerare, mai non contengono,
+sotto la data d'Italia, che slanci
+del pubblico tripudio pel passaggio di
+un principe, pel suo matrimonio, o pei
+natali de' suoi figliuoli.
+</p>
+
+<p>
+La giurisprudenza criminale è quella
+parte della legislazione che ha più immediato
+contatto colla libertà de' cittadini;
+ed è perciò quella che può più d'ogni
+altra alterarne il carattere. Ne' paesi in
+cui la processura è tuttavia pubblica, ogni
+causa criminale è una grande scuola di
+morale per gli uditori. L'uomo volgare,
+che spesso ha bisogno di essere sostenuto
+contro le gagliarde tentazioni che lo circondano,
+impara all'udienza, che anche
+il delitto commesso nel segreto della notte,
+senza testimonj e con tutte le precauzioni
+che può suggerire la prudenza della malvagità,
+viene non per tanto al chiaro, condottovi
+da una serie d'imprevedute circostanze;
+che la confusa coscienza del colpevole
+è la prima a tradirlo, e ch'egli non
+ha ottenuto alcun vantaggio da que' delitti
+che credeva dovere tutti appagare i
+suoi desiderj. Conosce che l'autorità che
+tiene aperti gli occhi sopra di lui è benefica
+<span class="pagenum"><a id="Page_496"></a>[496]</span>
+ed illuminata, e che non castiga
+il delitto che dopo averlo conosciuto. Accompagna
+con tutto il suo cuore la discussione,
+e mentre egli lotta a favore
+dell'innocenza, senza rincrescimento abbandona
+il colpevole a tutto il rigore
+delle leggi.
+</p>
+
+<p>
+Ma quando la processura si eseguisce
+segretamente, che non è accompagnata
+da veruna discussione, da verun
+dibattimento che chiami il pubblico a parte
+del giudizio, allora la sentenza capitale
+non offre verun compenso alla società
+per la perdita de' suoi membri. Tra coloro
+che assistono al supplicio, altri, compresi
+da terrore, accusano il giudice
+d'ingiustizia e di crudeltà, e prendono
+soltanto interesse per gli sventurati, dei
+quali non conoscono che i patimenti;
+altri si ostinano ne' malvagi loro sentimenti,
+persuadonsi che il condannato
+non soggiacque che per propria imprudenza,
+e che, trovandosi essi nel caso suo,
+sarebbero più fortunati, perchè più accorti.
+Tutti infine vanno d'accordo a non
+trovare nella giustizia criminale che un
+potere persecutore, un potere odioso; si
+uniscono per sottrarre egualmente tutti
+i prevenuti alla di lei azione, e caricano
+di una specie d'infamia tutti coloro che
+<span class="pagenum"><a id="Page_497"></a>[497]</span>
+in qualsiasi modo contribuiscono al compimento
+della processura.
+</p>
+
+<p>
+Questa lega contro la giustizia criminale
+si è realmente formata in tutta
+l'Italia a cagione del profondo segreto
+onde si cuopre la processura; e tanto è
+radicata la prevenzione contro i suoi ministri,
+che la stessa legge fu forzata ad
+adottarla. Gli arcieri dei tribunali, i caporali
+ed i birri, sono dichiarati infami;
+ed è facile il comprendere che gli uomini
+che acconsentono ad abbracciare un
+mestiere infamato dal pubblico disprezzo
+e dal disprezzo della stessa legge, si dispongono
+a meritare l'infamia della loro
+condizione. Pure fra costoro si sceglie il bargello,
+che chiamasi egli stesso loro capo, e
+nello stesso tempo eseguisce le incumbenze
+di pubblico accusatore innanzi ai tribunali,
+e di primo magistrato di polizia. L'infamia
+del suo primo mestiere lo siegue in
+questa più ragguardevole carica. L'uomo
+probo si vergogna di avere relazione
+di qualsiasi sorta col bargello, d'avere
+da lui ricevuto qualche servigio: a fronte
+di ciò qualunque cittadino sente continuamente
+che la sua riputazione, la sua
+libertà, la sua vita, dipendono dalle segrete
+informazioni di quest'ufficiale. Non
+avvi persona che possa dirsi sicura di
+<span class="pagenum"><a id="Page_498"></a>[498]</span>
+non essere arrestata nel cuore della notte
+nella sua propria casa, legato, tradotto
+in lontano paese, in forza della sola autorità
+di quest'uomo, che dà conto del
+suo operato al solo ministro di polizia,
+o al presidente del <i>buon governo</i><a class="tag" id="tag381" href="#note381">[381]</a>.
+L'Italia è probabilmente il solo paese
+del mondo, in cui l'infamia legale, invece
+di essere incompatibile col potere,
+sia una condizione richiesta per esercitare
+una certa autorità.
+</p>
+
+<p>
+Sarebbe così turpe cosa e vergognosa
+l'esporsi ad essere paragonato ad un bargello,
+ad un birro, che un Italiano di
+qualunque condizione, quando non abbia
+perduto ogni buon nome, non concorrerà
+giammai a tradurre un delinquente
+nelle mani della giustizia. Un impudente
+furto, uno spaventoso omicidio, potrebbero
+eseguirsi in mezzo alla pubblica
+piazza, che la folla, anzi che moversi
+ad arrestare il colpevole, si aprirebbe
+per lasciargli adito alla fuga, e si richiuderebbe
+per trattenere i birri che
+lo inseguissero. Il testimonio interrogato
+intorno ad un delitto commesso sotto i
+<span class="pagenum"><a id="Page_499"></a>[499]</span>
+suoi occhi si reputa offeso, perchè si tenti di
+farlo parlare come un delatore. Così viva è
+la compassione che eccita il prevenuto, così
+universale la diffidenza della giustizia del
+giudice, che ben di rado i tribunali ardiscono
+sprezzare questa generale opinione
+e pronunciare una sentenza capitale.
+Ma ciò non torna a vantaggio dei prevenuti;
+questi languiscono talvolta nelle
+prigioni molti anni, o sono rilegati in
+paesi di cattivo aere, dove la natura fa
+lentamente e dolorosamente ciò che il
+giudice non ebbe il coraggio di fare;
+ma l'esempio della pena che segue il
+delitto, è perduto affatto pel pubblico.
+</p>
+
+<p>
+In quasi tutta l'Italia il giudizio delle
+cause civili e criminali trovasi abbandonato
+ad un solo giudice. Forse saranno
+andati errati negli altri paesi, credendo
+di moltiplicare i lumi col moltiplicare i
+giudici; ed egli è il vero che quanto più ristretto
+è il numero de' giudici, tanto più
+ognuno di loro sente crescere la propria responsabilità,
+e si fa debito di attentamente
+studiare quella causa nella quale il solo suo
+suffragio può avere tanta influenza; ma
+si snatura un tribunale ristringendolo ad
+un solo uomo: più non gli si lascia il
+mezzo di separare i suoi privati affetti,
+le sue passioni, i suoi pregiudizj, dalle
+<span class="pagenum"><a id="Page_500"></a>[500]</span>
+opinioni che va formando come uomo
+pubblico; si espongono le parti ad essere
+danneggiate dal suo cattivo umore e
+dalla sua impazienza, e gli si toglie il
+freno salutare che gl'impone la necessità
+d'esporre i suoi motivi ai proprj
+colleghi per guadagnarli alla propria opinione.
+Il cuore dell'uomo viene frequentemente
+agitato da movimenti contrarj
+alla giustizia o alla morale, i quali contribuiscono
+alle sue determinazioni senza
+ch'egli se ne accorga. Anche colui che
+li sente ne conoscerebbe tutta la turpitudine,
+ed arrossirebbe di assoggettarsi
+alla loro influenza, se fosse costretto a
+manifestarli. Come mai un giudice si
+ridurrebbe a dire ad alta voce: «Quest'uomo
+ha una fisonomia che mi
+spiace; questi è colui che mi rispose
+insolentemente, e che mi negò il saluto;
+è quegli di cui io aveva preveduta
+la cattiva riuscita; quegli di cui
+io aveva uditi elogj tanto ridicoli ed
+inquietanti, e mi è ben caro che sia
+caduto in errore?» Eppure questa gioja
+di vederlo colpevole è pur troppo reale,
+e dispone a trovare tutte le prove
+bastanti per condannarlo.
+</p>
+
+<p>
+Ad ogni modo il prevenuto deve ancora
+riputarsi felice, quando il solo giudice
+<span class="pagenum"><a id="Page_501"></a>[501]</span>
+innanzi al quale deve presentarsi,
+siede regolarmente sul suo tribunale; ma
+qualunque volta l'accusatore gode buona
+opinione presso il presidente del <i>buon
+governo</i>, o che questi non vuole affatto
+perdere il colpevole, o che l'accusa
+verte sopra falli non contemplati da veruna
+legge, o che trattasi di punire opinioni
+o sentimenti sepolti nel segreto del
+cuore, oppure che il ministero vuole spalleggiare
+la domestica autorità d'uno sposo
+sopra la consorte o di un padre sopra i
+figli, il ministro della polizia dà al vicario
+o al bargello l'ordine di formare
+il processo <i>per via economica</i>. In questi
+processi, chiamati <i>economici</i> o <i>camerali</i>,
+l'accusato non viene ammesso a difendersi,
+non gli si partecipano nè l'imputazione,
+nè le prove addotte contro di lui,
+e tutt'al più ha occasione d'indovinare
+il titolo dell'accusa dal suo interrogatorio,
+se pure si dà il caso che venga interrogato.
+La stessa sentenza contro di lui
+pronunciata, non dal giudice istruttore,
+ma da quello della capitale, non è motivata:
+d'ordinario questa non eccede la
+prigione in propria casa, o in un convento,
+la rilegazione o l'esilio; per altro non
+pochi sciagurati vennero da una sentenza
+<i>camerale</i> chiusi nel fondo di una torre,
+<span class="pagenum"><a id="Page_502"></a>[502]</span>
+o rilegati in paese malsano, per combattere
+colla febbre pestilenziale delle Maremme;
+e ne' tempi di politiche turbolenze,
+si videro ordinati in <i>forma economica</i>
+molti infamanti supplicj.
+</p>
+
+<p>
+E per tal modo il salutare effetto che
+la giustizia doveva operare sulla moralità
+del popolo fu interamente perduto in
+tutta l'Italia, e produsse anzi sulla maggior
+parte un effetto affatto contrario.
+Ogni suddito trema innanzi ad una autorità
+non risponsabile delle sue azioni,
+che non va soggetta a veruna legge, che,
+almeno per conto di alcuni suoi ministri,
+non lo è neppure a quelle dell'onore;
+ognuno si crede sempre circondato da delatori
+e da segrete spie, e non potendo
+mai trovare sicurezza nel testimonio della
+propria coscienza, si vede forzato a diventare
+abitualmente dissimulatore, cortigiano
+e vile. Il castigo non gli sembra
+giammai una necessaria conseguenza del
+delitto; i supplicj, non altrimenti che le
+malattie, diventano ai suoi occhi colpi
+di un fatalismo che opprime l'umana natura;
+onde il timore di subirli mai non
+lo distorna dal cammino del delitto; ed
+un assassinio non lo priverà nè del pubblico
+favore, nè degli asili per così lunga
+<span class="pagenum"><a id="Page_503"></a>[503]</span>
+età offerti dalle chiese<a class="tag" id="tag382" href="#note382">[382]</a>, nè di quelli
+che offrono anche a' dì nostri i vicini
+numerosi confini dei piccoli stati, ne'
+quali è divisa l'Italia. Infatti, ad eccezione
+della Spagna, verun altro paese
+non fu giammai macchiato da maggior
+numero di assassinj quasi sempre impuniti.
+</p>
+
+<p>
+A tutte queste cagioni d'immoralità,
+d'uopo è aggiugnervi le abitudini di ferocia,
+date fino quasi ai presenti giorni
+dallo spettacolo della tortura. Questo
+supplicio dei prevenuti, assai più crudele
+che quello de' colpevoli, era sempre
+destinato all'esempio, sebbene verun esempio
+sia forse più funesto che quello dei
+tormenti di un uomo, contro il quale
+non si ha alcuna prova, e che deve
+sempre presumersi innocente. Il governo
+pontificio prendeva le convenienti misure
+a fine che, durante il carnevale, si desse
+ogni mattina un colpo di corda ad un
+certo numero di prevenuti, riservando
+tutte le pene capitali per lo spettacolo
+della settimana grassa, che chiude questi
+allegri giorni. Questo terribile cumulo
+<span class="pagenum"><a id="Page_504"></a>[504]</span>
+di supplicj veniva appoggiato al desiderio
+di premunire il popolo contro il pericolo
+delle passioni nel principio di cadauno
+di que' giorni consacrati al tripudio; ed
+il popolo, sempre avido di commozioni,
+non vi cercava che dei dolori fisici, che
+in appresso andava a cercare nuovamente
+nei combattimenti dei tori sul molo del
+sepolcro d'Augusto. Allora Roma moderna
+non poteva invidiare le pugne de'
+gladiatori di Roma idolatra: che se l'arena
+non era bagnata da tanto sangue,
+più crudeli invece e più lunghi erano i
+patimenti che formavano lo spettacolo.
+</p>
+
+<p>
+La morale influenza della civile legislazione
+non ha la forza della criminale
+sopra coloro che sono colpiti dall'ultima;
+ma la prima è più universale, siccome
+quella che tocca tutti gl'individui. Tra
+i sudditi tutte le proprietà si distribuiscono
+secondo le disposizioni delle leggi
+civili, e questa distribuzione fu mutata
+nella circostanza della soppressione della
+libertà. I principi, creandosi una nuova
+nobiltà, vollero rendere indipendente da
+ogni vicenda il patrimonio di quelle famiglie;
+a tale oggetto incoraggiarono i
+padri a fondare per testamento perpetue
+sostituzioni, primogeniture, commende,
+dando loro in tal maniera, anche dopo
+<span class="pagenum"><a id="Page_505"></a>[505]</span>
+la morte, un diritto sulle loro proprietà,
+spogliandone le susseguenti generazioni,
+e riducendole a non godere che il fedecommesso
+di un diritto limitato dall'autorità
+de' loro antenati, e dall'aspettativa
+de' loro discendenti. Le più fatali conseguenze
+non tardarono ad emergere da
+quest'innovazione nella legislazione, che
+diseredava i vivi a favore degli estinti
+e de' figliuoli che non erano ancora nati;
+furono queste tanto evidenti, che nel diciottesimo
+secolo i più saggi principi
+cercarono di abolire i fedecommessi favoreggiati
+dai loro predecessori. I detentori
+de' terreni, più non considerandosi
+che come usufruttuarj, parevano
+farsi un dovere di danneggiare un fondo
+di cui non potevano disporre a voglia
+loro: la loro fortuna più non essendo
+proporzionata all'estensione de' loro
+beni, uno stato d'angustia e di miseria,
+piuttosto che uno stato di opulenza, diventò
+ereditario colle grandi proprietà;
+i creditori, ingannati dalle grosse rendite
+di cui godeva un grande proprietario,
+trovavansi spogliati, quando esso proprietario
+moriva, del danaro sovvenutogli. Tale
+ingiustizia incoraggiava i sovventori all'usura,
+i sovvenuti alla mala fede, e complicò
+<span class="pagenum"><a id="Page_506"></a>[506]</span>
+ed accrebbe all'infinito le procedure
+tra gli uni e gli altri.
+</p>
+
+<p>
+Frattanto l'intera nazione si era abituata
+ad avere prima d'ogni altra cosa
+riguardo alla conservazione delle famiglie,
+e più non v'ebbe alcun padre che
+nel suo testamento non sagrificasse tutte
+le sue figlie ai maschi, tutti i minori al
+primogenito, e la propria vedova alla
+sua prole. Tutte le domestiche relazioni
+si mutarono con questa cattiva distribuzione
+delle proprietà. Fu distrutto il
+filiale rispetto verso la madre, quando
+questa si trovò per la propria sussistenza
+dipendente dal suo figlio: fu esiliata
+l'amicizia tra i fratelli, perchè questa
+vuole l'eguaglianza, e non può mantenersi
+tra un assoluto padrone e prezzolati
+adulatori.
+</p>
+
+<p>
+Non solo i figli minori ebbero una
+parte minore d'assai di quella dei primogeniti,
+ma il padre di famiglia si fece
+un particolar dovere d'impedire ogni divisione
+della sua proprietà; assicurando
+soltanto a' suoi più giovani figli la mensa
+in casa, o come chiamasi dagl'Italiani
+<i>il piatto</i>, ed in conseguenza condannandoli
+all'ozio ed alla viltà. Non può attivarsi
+verun ramo d'industria senza un piccolo
+capitale; convien fare una qualche spesa
+<span class="pagenum"><a id="Page_507"></a>[507]</span>
+per apprendere qualsivoglia professione;
+non si possono professare le lettere senz'avere
+impiegato un capitale in una sempre
+dispendiosa educazione: non si può essere
+agricoltore senza terreni, mercante senza
+fondi, fabbricatore senza avere gli strumenti
+necessarj e le materie prime. La
+maggior parte de' cadetti, esclusi in Italia
+a motivo della povertà loro da tutti
+gl'impieghi, sono forzati a vivere sempre
+dipendenti e sempre oziosi. E siccome le
+famiglie vi sono numerose, appunto perchè
+il padre non è chiamato a provvedere alla
+sorte de' suoi figli; che un solo fra sei fratelli
+prende moglie, e lascia tanti figliuoli
+quanti ebbe fratelli; i quattro quinti della
+nazione sono dannati a non avere veruna
+proprietà, verun interesse nella vita, veruna
+speranza, e a non contribuire con
+verun lavoro alla prosperità dei loro
+compatriotti. Una così numerosa classe
+di oziosi deve necessariamente moltiplicare
+i vizj.
+</p>
+
+<p>
+Le nazionali abitudini di giustizia furono
+ancora pervertite dalla costante pratica
+del ricorso alla grazia nelle cause
+civili. Sagrificando la legge una giustizia
+reale ad un'apparenza di diritto, aveva
+di già renduto difficilissimo l'acquisto
+della prescrizione; questa in molte cause non
+<span class="pagenum"><a id="Page_508"></a>[508]</span>
+può allegarsi che dopo un periodo centenario;
+e quand'ancora si è acquistato
+questo diritto, è spesso in Italia annullata
+dal principe con lettere di grazia. È pure
+necessario in Italia un numero di sentenze
+maggiore, che in ogni altro paese, per dare ad
+una decisione la forza di <i>cosa giudicata</i>.
+Ma, anche dopo l'acquisto di questa definitiva
+presunzione, il principe accorda
+nuove lettere di grazia, perchè sia assoggettata
+a nuovo giudizio quella cosa che
+più non dovrebbe essere argomento di lite.
+</p>
+
+<p>
+Per tutte queste cagioni la totalità de'
+diritti si andò rendendo incerta; interminabili
+processure passarono ereditarie
+nelle famiglie di generazione in generazione.
+A misura che trascorre il tempo tra
+l'occasione di una processura e la sua
+decisione, le prove si rendono sempre
+più difficili, le presunzioni si vanno maggiormente
+equilibrando, ed ognuno, sostenendo
+il proprio interesse, si crede
+meno esposto alla taccia di mala fede.
+Dall'altro canto la lunghezza delle processure
+le moltiplica maravigliosamente.
+In una città ove nascano dieci liti all'anno,
+se ognuna venisse terminata entro
+sei mesi, come a Ginevra, non ve
+ne sarebbero giammai più di cinque
+pendenti; ma se, una compensando l'altra,
+<span class="pagenum"><a id="Page_509"></a>[509]</span>
+non sono ultimate che in dieci anni,
+come accade nella parte meglio governata
+d'Italia, ve ne saranno cento tutte
+agitate nello stesso tempo: se appena sono
+terminate in trent'anni, come nella maggior
+parte delle italiane province, ve ne
+saranno trecento, e forse in maggior numero
+che non sono gli abitanti che contiene
+la città. Infatti, in Italia, sono poche
+le famiglie che non abbiano una o
+più liti; ed il carattere di raggiratore
+o di uomo litigioso si è renduto troppo
+generale perchè venga imputato a difetto.
+</p>
+
+<p>
+Perciò può dirsi che nella moderna
+Italia la religione, invece di spalleggiare
+la morale, ne corruppe i principj; che
+l'educazione, lungi dallo sviluppare la
+facoltà della mente, le ha rendute più
+ottuse; che la legislazione, in cambio di
+attaccare i cittadini alla patria e di riunirli
+fra loro con fraterni nodi, li rese
+timidi e diffidenti, dando loro l'egoismo
+per prudenza, la viltà per difesa. Rimane
+inoltre una quarta causa, la quale stende
+la sua influenza su tutte le umane società,
+e che con una forza minore delle
+tre precedenti, talvolta tiene in bilico,
+talvolta seconda la loro azione, e fa,
+sebbene imperfettamente, riparo al male
+prodotto dalle viziose istituzioni: gli è
+<span class="pagenum"><a id="Page_510"></a>[510]</span>
+questo il punto d'onore, la di cui potenza,
+superiore alla volontà d'ogni individuo,
+ne altera le primitive istituzioni,
+ne appoggia o ne contrasta la
+morale, e gli segna una condotta uniforme,
+invece di abbandonarlo all'istantaneo
+impero delle sue passioni.
+</p>
+
+<p>
+La legislazione del punto d'onore racchiude
+in sè medesima un non so che di
+liberale; non è altrimenti stabilita da una
+superiore autorità, ma dal concorso d'opinioni
+e di volontà indipendenti: onde allorchè
+gagliardamente si mantiene in un
+governo monarchico, lo modifica, e
+non gli permette di declinare in un perfetto
+despotismo. Dall'altro canto questa
+legislazione non è mai fondata sopra i
+veri principj della morale, ed il numero
+delle naturali inclinazioni che vengono
+da lei corrotte, vince il numero di quelle
+che conserva o che rende più forti.
+</p>
+
+<p>
+L'impero del punto d'onore rendesi
+appena sensibile nelle repubbliche, perciocchè
+la pubblica opinione vi esercita
+una tale potenza che va sempre modificando
+i più accreditati pregiudizj, e vi
+giudica le persone non dietro astratte ed
+inflessibili regole, ma dietro il complesso
+delle loro azioni. In una repubblica non si
+distingue l'uomo virtuoso dall'uomo d'onore;
+<span class="pagenum"><a id="Page_511"></a>[511]</span>
+nè questi due caratteri erano pure
+distinti negli stati dell'antichità. Le prime
+nozioni del punto d'onore furono portate
+negli stati meridionali dalle conquiste
+de' popoli teutonici, ma si mescolarono
+cogli altri elementi della pubblica
+opinione, e non formarono un eminente
+carattere nella storia delle repubbliche
+italiane. L'introduzione in Europa di alcune
+opinioni particolari degli Arabi,
+diede agli Spagnuoli, che furono i primi
+che da loro le ricevettero, un punto
+d'onore di diversa natura; il quale punto
+d'onore venne inseguito adottato in tutti
+i paesi sui quali la monarchia spagnuola
+venne stendendo la sua influenza.
+</p>
+
+<p>
+La legislazione dell'onore arabo e castigliano
+fu dunque importata in Italia,
+nel sedicesimo secolo, da quelle medesime
+armi spagnuole, che distrussero quelle
+repubbliche intorno alle quali ci siamo
+così lungamente intrattenuti. Ella vi si
+mantenne in pieno vigore, finchè Carlo V
+ed i tre Filippi, di lui successori, conservarono
+un assoluto dominio sopra le più
+belle province d'Italia; s'indebolì negli
+ultimi anni del diciassettesimo secolo, e
+cessò affatto nel diciottesimo: può dirsi
+che riuscì egualmente contraria ai progressi
+dei lumi e della ragione colla sua
+durata e colla sua caduta.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_512"></a>[512]</span>
+Il punto d'onore che gli Spagnuoli
+avevano ricevuto dagli Arabi, sembra riferirsi
+a tre primarj fondamenti. Il primo
+consiste in una esagerata delicatezza
+rispetto alla castità delle donne: allorchè
+questa virtù rendesi leggermente in taluna
+di loro sospetta, non soccumbe essa
+sola al disonore, ma la stessa infamia
+copre egualmente il padre, il fratello,
+il marito. Il secondo è una delicatezza
+non meno esagerata rispetto al valore
+degli uomini, che, posto egualmente in
+luogo di tutte le altre virtù, viene a
+compromettere tutta la famiglia in un
+solo individuo. Il terzo è una specie di
+religione di vendetta, che non ammette
+verun'altra riparazione per l'offeso che
+la morte dell'offensore.
+</p>
+
+<p>
+L'introduzione di queste opinioni in
+Italia variò la condizione delle donne,
+le quali perdettero l'onesta libertà di cui
+avevano goduto ne' tempi delle repubbliche;
+ed i padri loro ed i mariti,
+invece di confidare nella loro virtù e
+prudenza, più non credettero di trovare
+sicurezza che tra inaccessibili mura;
+essi più non dovevano temere per conto
+della loro sola debolezza; ma un accidente
+che le esponesse agli occhi della
+gente, una parola mal ponderata, un'imprudente
+<span class="pagenum"><a id="Page_513"></a>[513]</span>
+conghiettura, bastavano a compromettere
+l'onore della casa, e con ciò
+la vita e le sostanze di tutti gl'individui
+che la componevano. Più non teneva aperti
+gli occhi sopra di loro la gelosia dell'affetto,
+ma la gelosia assai più sospettosa
+della vecchiaja, che le guardava in quel
+modo che l'avaro tien cura del suo tesoro.
+Quanto più si andavano accrescendo
+l'esteriori precauzioni, che si moltiplicavano
+le vecchie custodi che mai
+non le perdevano di vista, le inferrate
+che chiudevano le loro case, i veli
+che le nascondevano a tutti gli sguardi,
+tanto più veniva trascurata l'educazione
+morale, che avrebbe loro dati
+migliori e più virtuosi mezzi di difesa.
+La sospettosa vigilanza de' loro custodi
+aveva liberate le loro coscienze da
+ogni responsabilità. Quanto più grandi
+erano gli sforzi che si andavano facendo
+per rendere loro impossibile ogni estranea
+relazione, tanto più esse volgevano
+tutti i loro pensieri, tutta l'accortezza
+del loro spirito verso la galanteria; e
+per tutto il tempo che furono soggette
+alla più severa vigilanza, la loro condotta
+non fu forse più pura che quando
+diventò di moda lo stesso sregolamento.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_514"></a>[514]</span>
+Frattanto allorchè, in sul declinare del
+XVII secolo, si andò rilasciando il punto
+d'onore spagnuolo, non si sostituì alla
+virtù femminile verun'altra salvaguardia;
+non venendo le donne meglio ammaestrate
+ne' loro doveri, esse non trovarono un più
+solido appoggio ne' loro proprj sentimenti,
+e lo stesso buon gusto della società loro
+non prescrisse veruna legge intorno alla
+decenza de' loro discorsi e del loro contegno.
+Le giovanette, educate nei conventi,
+vi ricevevano tali ammaestramenti, che
+per la severità loro non erano praticabili.
+Loro si rappresentavano le sale della
+danza e dello spettacolo, come luoghi
+ne' quali il demonio esercita le più formidabili
+seduzioni; la curiosità di osservare
+un uomo dal balcone veniva loro
+rappresentata poco meno criminosa che
+l'attentato di aprirgli lo stesso balcone
+per riceverlo di notte nel proprio appartamento.
+Il desiderio di piacere e gli
+eccessi dell'amore furono loro posti innanzi
+sullo stesso livello. Lo sposo che
+riceve una fanciulla quand'esce di convento,
+è forzato a disfare l'opera della
+sua educazione; d'insegnarle che tutte
+quelle cose che le furono dette doversi
+fuggire non sono peccati; che tutto
+ciò che resta vietato alle religiose non
+<span class="pagenum"><a id="Page_515"></a>[515]</span>
+lo è alle secolari. Allora crollano tutti i
+principj di lei; la seduzione del mondo comincia;
+le corrotte maniere della società
+le inspirano nuove idee; l'esempio la
+seduce; lo sposo cui venne accompagnata
+non fu da lei scelto, ed il più delle volte
+non veduto prima di sposarlo. Se in
+appresso la pace domestica, la fedeltà
+conjugale, la dolce confidenza, sono sbandite
+dalle famiglie, non debbonsi condannare,
+ma compassionare le donne
+italiane; bisogna cercare più in alto la
+sorgente del disordine, e convenire che
+l'educazione, le leggi, i costumi, e non
+la natura le hanno fatte quello che sono.
+</p>
+
+<p>
+Abbiamo osservato che nella più fiorente
+epoca delle repubbliche italiane,
+il valore, lungi dall'essere apprezzato come
+meritava a petto alle altre virtù, non
+otteneva neppure dalla pubblica opinione
+la debita stima. I soldati altro in allora
+non erano che mercenarj adoperati nell'eseguire
+gli ordini di altri uomini, che
+in una più sublime carriera avevano conseguita
+una più alta riputazione. Il magistrato,
+che brillava ne' consiglj colla sua
+eloquenza, colla prudenza, colle risoluzioni,
+non si curava di pareggiare il
+valore militare del soldato che prendeva
+al suo soldo; dava all'opportunità prove
+<span class="pagenum"><a id="Page_516"></a>[516]</span>
+di civile coraggio, spesso meno frequente
+e più difficile; ma protestava senz'arrossire,
+che non si credeva capace di combattere.
+La repubblica fiorentina ebbe a soffrire
+più d'ogni altra per avere fatto così
+poco conto del valore; conobbe per
+reiterate disgrazie, che niuna virtù non
+dev'essere rifiutata da verun governo,
+e fu spesso tradita dai generali e dai soldati
+da lei chiamati da altri paesi, perchè
+essa aveva trascurato di formarne tra i
+proprj cittadini.
+</p>
+
+<p>
+Ma le spaventose guerre del principio
+del sedicesimo secolo richiamarono gl'Italiani
+alle armi, e dopo tale epoca professarono
+questo nuovo mestiere con tanto
+maggiore impegno, in quanto che si trovarono
+esclusi da tutti gli altri. In tutto
+il sedicesimo secolo si assoldarono in folla
+sotto le bandiere spagnuole, mentre altri
+reggimenti italiani erano levati per
+servizio della Francia, e militavano gloriosamente
+nelle guerre civili di quel
+regno. In tutta la seconda metà del sedicesimo
+secolo la fanteria italiana si risguardò
+come perfettamente uguale alla
+spagnuola, e l'una e l'altra occupavano
+il primo luogo tra le truppe delle più
+guerriere nazioni d'Europa. Ambedue
+erano state formate dagli stessi ufficiali,
+<span class="pagenum"><a id="Page_517"></a>[517]</span>
+e andavano soggette agli stessi pregiudizj.
+Il punto d'onore militare italiano
+non fu diverso da quello degli Spagnuoli.
+Le due nazioni sentirono nello stesso modo
+le stesse offese, le stesse provocazioni, i
+medesimi sospetti.
+</p>
+
+<p>
+Ma la milizia spagnuola conservò l'intera
+sua riputazione in tutto il diciassettesimo
+secolo, malgrado il decadimento della monarchia;
+la milizia italiana perdette assai
+più presto tutto il suo credito. I soldati
+non si arrolavano che di contro genio
+in eserciti sempre mal pagati, sempre
+malcondotti, e che malgrado il loro valore
+andavano esposti a continue sconfitte.
+Nelle province suddite d'Italia, che i vicerè
+spagnuoli governavano con diffidenza,
+tutto invitava la nobiltà al riposo ed
+alla mollezza, che soli non eccitano gelosi
+sospetti. Gl'Italiani avevano mostrato
+che potevano essere valorosi, ma non lo
+furono lungamente in così svantaggiose
+circostanze; e quando deposero le armi,
+la pubblica opinione più non li chiamò
+a difendere nuovamente la riputazione del
+loro valore. Allora si vide, e ciò si vede
+anche presentemente, uomini distintissimi
+per natali, pel grado che occupano, e
+per tutte le circostanze che fanno supporre
+una liberale educazione, confessare
+<span class="pagenum"><a id="Page_518"></a>[518]</span>
+apertamente la loro pusillanimità. Parlano
+senza vergognarsi della paura avuta; confessano
+che le loro mogli sono più coraggiose
+di loro; nè il pronunciare queste
+parole costa qualche cosa al loro amor proprio;
+nè cotesta confessione non eccita le
+fischiate, nè procaccia loro l'universale disprezzo.
+Pure se il coraggio è una virtù
+naturale all'uomo, la paura è altresì una
+delle passioni della sua natura. Conviene
+che sia compressa, domata dalla volontà,
+dall'educazione, dalla vergogna. Quando
+gli si dà intera licenza, essa si rende signora
+dell'animo, lo guasta, ed invilisce tutta
+intera la nazione. Si sarebbe potuto temere
+che tale non fosse per essere la condizione
+della nazione italiana, e forse ogni altra
+perdendo il suo punto d'onore avrebbe
+ancora con lui perduta ogni energia, ma
+un'inaspettata esperienza ha recentemente
+dimostrato che quegl'Italiani che avevano
+così compiutamente dimenticato il coraggio,
+lo ricuperavano più facilmente che
+ogn'altra nazione, tosto che veniva in
+loro risvegliato il punto d'onore, e facevasi
+loro travedere una vera gloria.
+</p>
+
+<p>
+La sanzione di questa legislazione del
+punto d'onore, che gli Spagnuoli portarono
+in Italia, nel sedicesimo secolo,
+fu la necessità imposta ad ogni uomo
+<span class="pagenum"><a id="Page_519"></a>[519]</span>
+d'onore di vendicarsi dell'offesa. Senza
+alcun dubbio il bisogno della vendetta
+è fino ad un certo punto un sentimento
+connaturale all'uomo; è composto da un
+desiderio di giustizia, e da un movimento
+di collera; ed in questi limiti si trova
+egualmente presso tutti i popoli, tanto
+antichi che moderni. Ma il sistema di
+vendetta che gli Spagnuoli ricevettero
+dagli Arabi e dai Mori, e che in appresso
+comunicarono a tutta l'Europa,
+è tutt'altra cosa che questo naturale
+sentimento, ed è basato sopra un'idea
+di dovere. Il Moro non si vendica perchè
+la di lui collera sia ancora viva, ma perchè
+la sola vendetta può allontanare dal suo
+capo il peso dell'infamia che l'opprime.
+Si vendica perchè a creder suo non avvi
+che un'anima vile che possa perdonare
+gli affronti, e conserva il suo rancore,
+perchè, se lo sentisse spegnersi, crederebbe
+di avere col rancore perduta una virtù.
+</p>
+
+<p>
+Questo codice di vendetta fu presentato
+alle nazioni settentrionali in quel
+tempo in cui i duelli giudiziarj erano
+stati di fresco soppressi. Prese in certo
+qual modo il loro luogo, ed il duello
+lavò le offese dell'onore con una sufficiente
+apparenza di ragione; perciocchè
+la più mortale offesa essendo quella di
+<span class="pagenum"><a id="Page_520"></a>[520]</span>
+porre in dubbio il coraggio di un uomo,
+il valore con cui presentavasi a singolare
+certame, era il mezzo più ovvio di dissipare
+questa dubbiezza. Così videsi presso
+i Francesi, gl'Inglesi, i Tedeschi, la primitiva
+idea della vendetta disgiungersi
+affatto dall'azione medesima che n'era
+rappresentata come una conseguenza. Un
+uomo d'onore si batte non già per vendicarsi,
+ma per tenersi in possesso di quell'onore
+ch'era sua proprietà, e che sentivasi
+in diritto di difendere.
+</p>
+
+<p>
+Non fu già in tale maniera, che nel
+sedicesimo secolo fu presentata dagli Spagnuoli
+agl'Italiani la processura degli
+affari d'onore; nè così la concepirono
+i medesimi Italiani, a motivo delle precedenti
+loro relazioni coi Mori. Gli uni
+e gli altri credettero di ravvisare un'anima
+grande nella costanza di questi risentimenti.
+Pareva loro che l'offeso avesse
+mostrata maggiore energia, quanto più
+lungamente aveva conservato il suo rancore,
+manifestatolo con un'esplosione meno
+preveduta, e cagionato più acerbo dolore
+al suo offensore. Non chiedevasi già a
+colui che si vendicava una prova di coraggio
+per ristabilire il suo onore, ma
+bensì una prova d'un implacabile odio.
+E perciò agli occhi loro l'assassinio lavava
+<span class="pagenum"><a id="Page_521"></a>[521]</span>
+l'onore quanto il duello, il veleno
+quanto il ferro; e la perfidia sembrava
+loro essere il maggiore trionfo della vendetta,
+perchè l'offeso si era mostrato
+più compiutamente padrone di sè medesimo.
+</p>
+
+<p>
+Fino dai secoli di mezzo alcune province
+d'Italia eransi fatte distinguere per
+l'atrocità de' loro odj, e delle loro ereditarie
+vendette. Allegavansi principalmente
+Pistoja in Toscana, la Romagna,
+tutto lo stato della Chiesa, e più ancora
+le isole di Sicilia, di Sardegna e
+di Corsica, ove la mescolanza co' Mori,
+ed in appresso cogli Spagnuoli aveva
+data maggiore consistenza a questa barbara
+legislazione. Pure non fu che nel
+sedicesimo e nel diciassettesimo secolo
+che si rese dominante in tutta l'Italia la
+terribile dottrina che ingiugneva ad ogni
+uomo d'onore il dovere, non di difendersi,
+ma di vendicarsi. E allora solamente
+si videro moltiplicati que' sicarj
+che appigionavano i loro pugnali, e ridotta
+a perfezione la formidabile scienza
+de' veleni. Allora personaggi sommamente
+riputati nella diplomazia, nella Chiesa,
+nelle lettere, osarono darsi vanto pubblicamente
+d'avere compiuta la loro vendetta;
+allora finalmente più non risguardandosi
+<span class="pagenum"><a id="Page_522"></a>[522]</span>
+il duello come una sufficiente
+soddisfazione, due nemici non acconsentirono
+a battersi che dopo avere l'offensore
+chiesto perdono all'offeso; senza la
+quale preliminare riparazione, il veleno
+o il pugnale potevano essi soli lavare l'onore
+oltraggiato.
+</p>
+
+<p>
+Grazie al cielo questa infernale dottrina
+è presentemente affatto dimenticata. Più
+non si troverebbe in tutta l'Italia un solo
+assassino salariato, e se vengono ancora
+commessi orribili delitti, la pubblica opinione
+almeno più non gli ordina come
+un dovere. Forse ancora la sanzione del
+duello è troppo trascurata, e si mostra
+meno severità che non conviene verso
+coloro che, non mostrando verun risentimento
+per le più gravi offese, danno
+luogo a supporre non già che abbiano
+perdonato, ma che non abbiano osato domandare
+soddisfazione<a class="tag" id="tag383" href="#note383">[383]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Frattanto il lungo regno di un pregiudizio
+così contrario ad ogni morale
+ed al vero onore ebbe la più funesta
+influenza sulle nazionali opinioni. L'assassinio,
+<span class="pagenum"><a id="Page_523"></a>[523]</span>
+a dir vero, non è più un dovere,
+ma non è neppure un disonore;
+è un'idea colla quale ognuno trovasi
+continuamente famigliarizzato. L'Italiano
+lo risguarda come una funesta conseguenza
+d'un impetuoso movimento di
+collera, di gelosia, di vendetta; egli non
+sente nel suo cuore l'irremovibile certezza
+che non sarà giammai strascinato a dare
+un colpo di pugnale, perchè non fu mai
+avvezzato a risguardare quest'azione con
+quell'orrore inesprimibile che inspira il
+pensiere di un gravissimo delitto. Dessa è
+per lui ciò che il pensiero del duello è per
+gli uomini scrupolosi delle altre nazioni.
+Dessa è un gran peccato che la sua coscienza
+gli vieta di commettere; ma egli sente
+che per simili falli ogni uomo è peccatore;
+e quando vede de' sicarj esiliati dal loro
+paese, o condannati per commessi assassinj
+a' pubblici lavori, non prova a riguardo
+loro che la profonda compassione
+che suole eccitare una grande sventura,
+non il terrore che deve cagionare un
+grave delitto.
+</p>
+
+<p>
+Nello stato di società in cui trovasi
+l'Italiano ridotto, tale sentimento diventa
+giusto, e con analogo sentimento dobbiamo
+noi pure giudicarlo. Senza dubbio
+nell'Italiano del XVIII secolo non ritrovasi
+<span class="pagenum"><a id="Page_524"></a>[524]</span>
+nè il rappresentante de' Manlj e dei
+Gracchi, nè quello de' Doria e degli
+Albrizzi. L'antica virtù non può nascere,
+nè germogliare in una patria serva,
+lo spirito non si può sviluppare quando
+viene allentato da mille ostacoli, ed il
+sentimento non può innalzarsi all'eroismo,
+quand'è soffocato nel suo primo nascere.
+Ma dovremo incolpare lo stesso italiano
+dello stato deplorabile in cui è caduto?
+Quando vediamo concorrere tante e così
+potenti cagioni ad abbassarlo non deploreremo
+piuttosto in lui l'avvilimento dell'umana
+dignità, e non sentiremo che
+la sventura che lo colpì è la sventura
+che minaccia noi medesimi, che minaccia
+ogni società, ogni nazione che si lascerà
+caricare dalle stesse catene?
+</p>
+
+<p>
+Ammireremo invece tuttociò che ancora
+rimane a questa nazione, che pareva
+fatta per superare tutte le altre:
+quello spirito così aperto e pronto cui
+non riesce difficile veruno studio, quando
+venga intrapreso per uno scopo che lo possa
+infiammare; quella flessibilità a tutte le
+nuove forme, che rende l'Italiano proprio
+alla politica, alla guerra, a tuttociò che
+intraprende di più inusitato, per mezzo
+della più rapida educazione; quell'immaginazione
+creatrice, che gli conserva, dopo
+<span class="pagenum"><a id="Page_525"></a>[525]</span>
+l'impero del mondo che ha miseramente
+perduto, quello, forse più ricco,
+delle belle arti; quella sociabilità, quelle
+dolci maniere, che in altri paesi
+non sono conosciute che dalle persone
+di alta condizione, e che in Italia sono
+proprie di tutte le classi; quella sobrietà
+che allontana il basso popolo dalle orgie
+e dalle dissolutezze di Bacco in mezzo
+alle sue feste ed a' suoi piaceri; quella
+superiorità dell'uomo della natura, che
+si mostra tanto più degno di stima quanto
+fu meno cambiato dall'educazione, di
+modo che il contadino italiano è tanto
+superiore al cittadino, quanto lo è questi
+al gentiluomo; finalmente quel maraviglioso
+potere della coscienza, che trionfa
+delle più cattive instituzioni, della più
+fallace educazione, della più bassa superstizione,
+del più depravato ordine politico,
+e che, sostenendo l'uomo tra le
+più violenti tentazioni e le più deboli
+barriere, diminuisce la frequenza de' delitti
+assai più che non sarebbesi potuto anticipatamente
+calcolarlo. Senza dubbio questi
+Italiani, cui abbiamo consacrato un così
+lungo studio, sono oggi un popolo sventurato
+ed avvilito; ma che si ripongano in
+circostanze ordinarie, che loro si consenta
+di percorrere le vicende di tutte le altre
+<span class="pagenum"><a id="Page_526"></a>[526]</span>
+nazioni, ed in allora si vedrà che non
+hanno perduto il seme delle grandi cose,
+e che sono ancora degni di misurarsi in
+quello stadio che hanno due volte percorso
+con tanta gloria.
+</p>
+
+<p class="pad2 center large">
+<span class="smcap">Fine del Volume XVI, ed ultimo.</span>
+</p>
+</div>
+
+<div class="somm">
+<p>
+<span class="pagenum"><a id="Page_527"></a>[527]</span>
+</p>
+
+<p class="center x-large">
+<a href="#indfront" id="indice">TAVOLA CRONOLOGICA
+DEL TOMO XVI.</a>
+</p>
+
+<table class="crono" summary="Tavola cronologica">
+ <tr>
+ <td colspan="2" class="cap"><span class="smcap">Capitolo CXXI.</span> <i>Apparecchj de' Fiorentini per difendere la loro libertà; sono assediati dal principe d'Orange. Imprese di Francesco Ferrucci, commissario generale, nello stato fiorentino; viene a battaglia col principe d'Orange, e nella mischia periscono ambidue, capitolazione di Firenze.</i> 1529-1530</td> <td class="pag"><a href="#Page_3"><i>pag.</i> 3</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>La repubblica fiorentina difende la sua libertà, nel mentre che il rimanente dell'Italia si sottomette al giogo dell'Austria</td> <td class="pag"><a href="#Page_3">3</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>I Fiorentini, che fino allora non avevano mai atteso a trattar l'arme, le pigliano per difendere la propria libertà</td> <td class="pag"><a href="#Page_4">4</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1527</td> <td>Dicembre. Organizzazione dei 300 cittadini della guardia del palazzo</td> <td class="pag"><a href="#Page_5">5</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1528</td> <td>6 novembre. Organizzazione delle 16 compagnie della guardia urbana</td> <td class="pag"><a href="#Page_6">6</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1527</td> <td>Luglio. Richiamo delle <i>bande dell'ordinanza</i> del territorio fiorentino</td> <td class="pag"><a href="#Page_7">7</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1528</td> <td>Dicembre. Ercole d'Este nominato capitano generale degli uomini d'arme</td> <td class="pag"><a href="#Page_8">8</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1529</td> <td>Aprile. Sono terminate le fortificazioni di Firenze</td> <td class="pag"><a href="#Page_9">9</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="pagenum"><a id="Page_528"></a>[528]</span></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1529</td> <td>Maggio. I dieci della guerra prendono Malatesta Baglioni al loro soldo col titolo di governatore generale</td> <td class="pag"><a href="#Page_10">10</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Il gonfaloniere Capponi tenta di riconciliare la repubblica col papa</td> <td class="pag"><a href="#Page_11">11</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Il Capponi chiama alle consultazioni o pratiche molti amici de' Medici</td> <td class="pag"><a href="#Page_12">12</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Diffidenza de' consiglj. Nominano essi medesimi la pratica de' dieci della guerra</td> <td class="pag"><a href="#Page_12">12</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Corrispondenza segreta del Capponi con Clemente VII</td> <td class="pag"><a href="#Page_13">13</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>16 aprile. Lettera sospetta diretta al Capponi trovata da uno dei priori</td> <td class="pag"><a href="#Page_14">14</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>17 aprile. Il Capponi è dimesso, e gli succede Francesco Carducci</td> <td class="pag"><a href="#Page_15">15</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Il Capponi si giustifica dell'accusa di tradimento, e viene assolto</td> <td class="pag"><a href="#Page_16">16</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>I Fiorentini ricevono l'une dietro alle altre notizie affliggentissime</td> <td class="pag"><a href="#Page_17">17</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Il Governo prende le necessarie disposizioni onde trovare del denaro</td> <td class="pag"><a href="#Page_18">18</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>La signoria ordina ai paesani di portare i loro raccolti nelle fortezze</td> <td class="pag"><a href="#Page_20">20</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Settembre. Ercole d'Este, al quale è mandato l'ordine di recarsi al suo posto, ricusa di ubbidire</td> <td class="pag"><a href="#Page_21">21</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Ambasceria de' Fiorentini all'imperatore in Genova</td> <td class="pag"><a href="#Page_21">21</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>8 ottobre. Il Capponi muore udendo le relazioni dell'ambasceria; due ambasciatori fuggono</td> <td class="pag"><a href="#Page_23">23</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Il papa incarica delle sue proprie vendette contro Firenze quel medesimo principe d'Orange, che lo aveva tenuto prigioniere in Roma</td> <td class="pag"><a href="#Page_23">23</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="pagenum"><a id="Page_529"></a>[529]</span></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1529</td> <td>Fine di luglio. Il papa concede man forte ai soldati del principe d'Orange, onde farsi pagare il rimanente delle taglie dovute loro pel riscatto de' cittadini romani</td> <td class="pag"><a href="#Page_25">25</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Fine d'agosto. L'esercito del principe d'Orange si raduna a Foligno</td> <td class="pag"><a href="#Page_26">26</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>1 settembre. Presa e saccheggio di Spello sui confini del Perugino</td> <td class="pag"><a href="#Page_27">27</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>12 settembre. Baglioni, mediante un trattato, apre Perugia al principe d'Orange, e conduce la sua infanteria ai Fiorentini</td> <td class="pag"><a href="#Page_28">28</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>14 settembre. Cortona si arrende al principe d'Orange, e i Fiorentini evacuano Arezzo e tutto il Val d'Arno di sopra</td> <td class="pag"><a href="#Page_28">28</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>18 settembre. Arezzo pretende ritornare ad essere repubblica sotto la protezione dell'imperatore</td> <td class="pag"><a href="#Page_29">29</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Francesco Guicciardini fugge, e si unisce agl'inimici della sua patria</td> <td class="pag"><a href="#Page_30">30</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Alcuni ambasciatori spediti al papa, sono rimandati con mal tratto</td> <td class="pag"><a href="#Page_31">31</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>19 ottobre. Le case e i giardini sono tutti quanti atterrati fino alla distanza di un miglio intorno a Firenze</td> <td class="pag"><a href="#Page_32">32</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>14 ottobre. Il principe d'Orange pone il suo campo a Pian di Ripoli sotto Firenze</td> <td class="pag"><a href="#Page_33">33</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Napoleone Orsini, abate di Farfa, al servizio de' Fiorentini</td> <td class="pag"><a href="#Page_34">34</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Cominciamento de' servigj e della riputazione di Francesco Ferrucci</td> <td class="pag"><a href="#Page_35">35</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="pagenum"><a id="Page_530"></a>[530]</span></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1529</td> <td>Novembre. Ferrucci riprende d'assalto Samminiato</td> <td class="pag"><a href="#Page_37">37</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>10 novembre. Il principe d'Orange dà la scalata a Firenze ed è respinto</td> <td class="pag"><a href="#Page_38">38</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>11 dicembre. Stefano Colonna sorprende al loro posto gl'imperiali della Sciarra</td> <td class="pag"><a href="#Page_39">39</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>16 dicembre. Morte di Girolamo Moroni nel campo degli assedianti</td> <td class="pag"><a href="#Page_41">41</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>23 dicembre. I Fiorentini abbandonati dai Veneziani, che sottoscrivono una particolar pace coll'imperatore</td> <td class="pag"><a href="#Page_42">42</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Fine di dicembre. Un altro esercito imperiale viene ad accamparsi sulla sponda destra dell'Arno</td> <td class="pag"><a href="#Page_43">43</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Raffaele Girolami succede a Francesco Carducci gonfaloniere</td> <td class="pag"><a href="#Page_44">44</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1530</td> <td>Blocco di Firenze. Il principe d'Orange non tenta di fare breccia nelle mura</td> <td class="pag"><a href="#Page_45">45</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Ercole Rangoni via ne conduce i gendarmi d'Ercole d'Este</td> <td class="pag"><a href="#Page_46">46</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>26 gennajo. Malatesta Baglioni è nominato capitano generale</td> <td class="pag"><a href="#Page_47">47</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Condotta subdola di Francesco I coi Fiorentini</td> <td class="pag"><a href="#Page_48">48</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Nuove condizioni offerte al papa, e da lui rigettate</td> <td class="pag"><a href="#Page_49">49</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Predicazioni in Firenze per animare alla difesa della libertà</td> <td class="pag"><a href="#Page_50">50</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Frequenti attacchi dei Fiorentini sulle linee nemiche</td> <td class="pag"><a href="#Page_51">51</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>21 marzo. Sortita generale dei Fiorentini, e sanguinosa zuffa intorno al <i>cavaliere</i></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>di Porta Romana</td> <td class="pag"><a href="#Page_52">52</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="pagenum"><a id="Page_531"></a>[531]</span></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>5 maggio. Sortita di Baglioni, che prende d'assalto il convento di san Donato</td> <td class="pag"><a href="#Page_53">53</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1530</td> <td>10 giugno. Stefano Colonna attacca il conte di Lodroni e il quartiere dei Tedeschi alla diritta dell'Arno</td> <td class="pag"><a href="#Page_54">54</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Successi di Lorenzo Carnesecchi nella Romagna Toscana</td> <td class="pag"><a href="#Page_55">55</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>I Fiorentini perdono la cittadella d'Arezzo, di Borgo san Sepolcro e di Volterra</td> <td class="pag"><a href="#Page_55">55</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>27 aprile. Francesco Ferrucci si parte da Empoli per ricuperare Volterra</td> <td class="pag"><a href="#Page_56">56</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>29 maggio. Empoli preso da Sarmiento e da don Ferdinando di Gonzaga</td> <td class="pag"><a href="#Page_57">57</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>27 aprile. Il Ferrucci riprende Volterra con grande spargimento di sangue</td> <td class="pag"><a href="#Page_58">58</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Aprile, giugno. Il Ferrucci difende Volterra contro Maramaldo e Sarmiento</td> <td class="pag"><a href="#Page_59">59</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>17 giugno. Costringe gl'imperiali a levare l'assedio di Volterra</td> <td class="pag"><a href="#Page_60">60</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Aduna un esercito per far levare l'assedio di Firenze</td> <td class="pag"><a href="#Page_61">61</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>14 luglio. Parte da Volterra per Pisa</td> <td class="pag"><a href="#Page_62">62</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>È trattenuto in Pisa dalla febbre</td> <td class="pag"><a href="#Page_63">63</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Piano del Ferrucci, per attaccare Roma, rigettato dalla signoria</td> <td class="pag"><a href="#Page_63">63</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>30 luglio. Il Ferrucci si parte da Pisa attraversando lo stato Lucchese</td> <td class="pag"><a href="#Page_64">64</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>2 agosto. Si avvicina col suo esercito a Gavinana nelle montagne di Pistoja</td> <td class="pag"><a href="#Page_65">65</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Tradimento di Malatesta Baglioni, per cui il principe d'Orange ha campo di opporsi al Ferrucci</td> <td class="pag"><a href="#Page_66">66</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="pagenum"><a id="Page_532"></a>[532]</span></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1530</td> <td>2 agosto. Il principe d'Orange ed il Ferrucci giungono nello stesso tempo a Gavinana</td> <td class="pag"><a href="#Page_68">68</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Il principe d'Orange è ucciso</td> <td class="pag"><a href="#Page_70">70</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Gian Paolo Orsini è respinto da Vitelli, pel mentre che il Ferrucci respinge Maramaldo fuori di Gavinana</td> <td class="pag"><a href="#Page_71">71</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Nuovo attacco sopra Gavinana. Il Ferrucci è preso e ucciso da Maramaldo</td> <td class="pag"><a href="#Page_72">72</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>4 agosto. Il gonfaloniere sollecita nuovamente il Baglioni di attaccare gli imperiali</td> <td class="pag"><a href="#Page_74">74</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Il Baglioni ricusa apertamente di ubbidire al gonfaloniere</td> <td class="pag"><a href="#Page_74">74</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>8 agosto. Il gonfaloniere vuole costringere colla forza il Baglioni ad ubbidire, ma i cittadini lo abbandonano</td> <td class="pag"><a href="#Page_75">75</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Il Baglioni dà adito agl'imperiali nel bastione di Porta Romana</td> <td class="pag"><a href="#Page_76">76</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>La signoria costretta a porre in libertà i partigiani de' Medici</td> <td class="pag"><a href="#Page_77">77</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>La signoria tratta con Bartolomeo Valori, commissario apostolico, e don Ferdinando di Gonzaga, generale imperiale</td> <td class="pag"><a href="#Page_78">78</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>12 agosto. Capitolazione di Fiorenza dietro promessa di libertà e d'amnistia</td> <td class="pag"><a href="#Page_79">79</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>20 agosto. Bartolomeo Valori nomina una balìa, dietro l'autorità di un preteso parlamento</td> <td class="pag"><a href="#Page_80">80</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>La signoria è dimessa, ed il popolo disarmato</td> <td class="pag"><a href="#Page_81">81</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Fine della storia di Jacopo Nardi; e la di lui indole</td> <td class="pag"><a href="#Page_81">81</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="pagenum"><a id="Page_533"></a>[533]</span></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td colspan="2" class="cap"><span class="smcap">Capitolo CXXII.</span> <i>Violazione della capitolazione di Firenze; persecuzione di tutti gli amici della libertà. Regno e morte di Alessandro de' Medici; successione di Cosimo I al titolo di duca di Firenze. Siena, oppressa dagli Spagnuoli, abbraccia il partito francese; assedio ed ultima capitolazione di questa città.</i> 1530-1555</td> <td class="pag"><a href="#Page_83">83</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>L'Italia dopo il 1530 ricade in quello stato di nullità in cui era prima del decimosecondo secolo</td> <td class="pag"><a href="#Page_83">83</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1122-1530</td> <td>Grandezza dell'Italia durante i quattro secoli della sua libertà</td> <td class="pag"><a href="#Page_84">84</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>L'indipendenza di alcuni piccoli stati, prima del dodicesimo e dopo il quindicesimo secolo, non basta a far l'Italia meritevole di particolare istoria in quelle due epoche</td> <td class="pag"><a href="#Page_86">86</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>L'incoronamento degl'imperatori in Roma era un simbolo dell'indipendenza italiana che fu soppressa nel 1530</td> <td class="pag"><a href="#Page_87">87</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Gli stati italiani, che dopo il 1530 vantavano ancora indipendenza, non influivano per niente sul rimanente dell'Europa</td> <td class="pag"><a href="#Page_88">88</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Ultimi capitoli consacrati alla decrepitezza della nazione italiana</td> <td class="pag"><a href="#Page_89">89</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>L'oppressione del partito della libertà in Siena ed in Firenze richiede maggiori dettagli</td> <td class="pag"><a href="#Page_89">89</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1530</td> <td>Balìa creata in Firenze in nome della sovranità del popolo</td> <td class="pag"><a href="#Page_90">90</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Ottobre. Seconda balìa di 150 membri creata dalla prima</td> <td class="pag"><a href="#Page_91">91</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="pagenum"><a id="Page_534"></a>[534]</span></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Crudeli vendette del papa, eseguite dalla balìa, contro tutti i partigiani della libertà</td> <td class="pag"><a href="#Page_91">91</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1530</td> <td>Il papa, di mano in mano che conosce il suo potere più stabile, va aumentando la sua severità e prolungando i supplizj</td> <td class="pag"><a href="#Page_93">93</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>I capi di parte ordinano supplizj in proprio nome, senza valersi dell'autorità di nessun membro della casa de' Medici</td> <td class="pag"><a href="#Page_93">93</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1531</td> <td>5 luglio. Alessandro de' Medici entra in Firenze, e viene da un rescritto dell'imperatore dichiarato capo della repubblica</td> <td class="pag"><a href="#Page_94">94</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Progetti del Guicciardini per mettersi al coperto dell'odio pubblico</td> <td class="pag"><a href="#Page_96">96</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1532</td> <td>4 aprile. Commissione incaricata di mutare la costituzione di Firenze</td> <td class="pag"><a href="#Page_98">98</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>27 aprile. Costituzione monarchica data a Firenze con due consiglj</td> <td class="pag"><a href="#Page_98">98</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Tirannide ed universale diffidenza di Alessandro de' Medici</td> <td class="pag"><a href="#Page_99">99</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1534</td> <td>1 giugno. Pone le fondamenta di una fortezza per dominare Firenze</td> <td class="pag"><a href="#Page_100">100</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Malcontento universale de' capi del partito dei Medici</td> <td class="pag"><a href="#Page_101">101</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1533</td> <td>27 ottobre. Catarina de' Medici sposa Enrico di Francia, che fu poi Enrico II</td> <td class="pag"><a href="#Page_102">102</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1534</td> <td>25 settembre. Morte di Clemente VII. Alessandro rimane circondato di nemici</td> <td class="pag"><a href="#Page_104">104</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Il cardinale de' Medici si mette alla testa dei nemici di Alessandro</td> <td class="pag"><a href="#Page_105">105</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1535</td> <td>10 agosto. Ippolito, cardinale de' Medici, avvelenato da Alessandro</td> <td class="pag"><a href="#Page_106">106</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="pagenum"><a id="Page_535"></a>[535]</span></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1535</td> <td>Gli emigrati fiorentini portano le loro lagnanze contro Alessandro dinanzi all'imperatore in Napoli</td> <td class="pag"><a href="#Page_106">106</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1536</td> <td>Febbrajo. Carlo pronunzia un'amnistia a favore degli emigrati, senza cambiare il governo</td> <td class="pag"><a href="#Page_108">108</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Gli emigrati la rigettano</td> <td class="pag"><a href="#Page_109">109</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>28 febbrajo. Carlo marita sua figliuola con Alessandro, e gli promette protezione</td> <td class="pag"><a href="#Page_111">111</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Lorenzino de' Medici si acquista il favore di Alessandro con vergognosi servigj</td> <td class="pag"><a href="#Page_112">112</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1537</td> <td>Uccide il duca, ch'egli aveva ad arte condotto in casa sua</td> <td class="pag"><a href="#Page_113">113</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Non tenta di sollevare la città, dove non aveva partigiani</td> <td class="pag"><a href="#Page_114">114</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Parte alla volta di Bologna e di Venezia, prima che siasi divulgato l'assassinio del duca</td> <td class="pag"><a href="#Page_116">116</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Il cardinale Cibo, ministro di Alessandro, nasconde la disparizione del duca</td> <td class="pag"><a href="#Page_117">117</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>7-8 gennajo. Trova il duca morto nell'appartamento di Lorenzino</td> <td class="pag"><a href="#Page_118">118</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>8 gennajo. Tutte le fortezze vengono occupate da Alessandro Vitelli, comandante della guardia del duca</td> <td class="pag"><a href="#Page_118">118</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Il senato è sollecitato dal Guicciardini di nominare un successore al duca</td> <td class="pag"><a href="#Page_120">120</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>9 gennajo. Viene costretto dal terrore a eleggere duca Cosimo de' Medici, lontano parente di Alessandro</td> <td class="pag"><a href="#Page_121">121</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Guicciardini credeva d'influenzare sull'animo di Cosimo, che rigetta un cotal giogo</td> <td class="pag"><a href="#Page_122">122</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="pagenum"><a id="Page_536"></a>[536]</span></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1537</td> <td>22 gennajo. I cardinali fiorentini entrano a Firenze per modificarne il governo</td> <td class="pag"><a href="#Page_123">123</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>1 febbrajo. Sono ingannati dal Medici e rimandati</td> <td class="pag"><a href="#Page_124">124</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>28 febbrajo. La successione di Cosimo è confermata da una bolla imperiale pubblicata in Firenze il 21 giugno seguente</td> <td class="pag"><a href="#Page_125">125</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>1-15 luglio. Esercito levato dagli emigrati fiorentini alla Mirandola</td> <td class="pag"><a href="#Page_127">127</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>15 luglio. Gli emigrati entrano in Toscana e s'innoltrano fino a Montemurlo</td> <td class="pag"><a href="#Page_128">128</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>31 luglio. I capi degli emigrati sono sorpresi da Alessandro Vitelli nella fortezza di Montemurlo, e la truppa loro viene dispersa</td> <td class="pag"><a href="#Page_129">129</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>1 agosto. Filippo Strozzi e i suoi compagni fatti prigionieri</td> <td class="pag"><a href="#Page_130">130</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Cosimo riscatta dalle mani de' soldati i prigionieri, onde metterli a morte</td> <td class="pag"><a href="#Page_131">131</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>20 agosto. Supplizio dei principali emigrati, che sett'anni prima avevano fondato il potere della casa de' Medici</td> <td class="pag"><a href="#Page_132">132</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Filippo Strozzi rimane un anno intero prigioniero di Alessandro Vitelli</td> <td class="pag"><a href="#Page_133">133</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1538</td> <td>Filippo Strozzi si uccide in prigione, invocando chi lo vendichi</td> <td class="pag"><a href="#Page_135">135</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1547</td> <td>Lorenzino de' Medici assassinato a Venezia dagli sbirri di Cosimo I</td> <td class="pag"><a href="#Page_136">136</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1538</td> <td>Cosimo de' Medici allontana da Firenze il cardinale Cibo e Alessandro Vitelli, che lo avevano innalzato sul trono</td> <td class="pag"><a href="#Page_136">136</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="pagenum"><a id="Page_537"></a>[537]</span></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1538</td> <td>I senatori, che aveano cooperato alla sua elezione, sono tutti allontanati e muojono senza poter ritornare in grazia di lui</td> <td class="pag"><a href="#Page_138">138</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1532</td> <td>Agosto. Clemente VII s'impadronisce d'Ancona a tradimento, mette a morte i magistrati, e toglie alla città tutti i suoi privilegj</td> <td class="pag"><a href="#Page_139">139</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1530</td> <td>10 ottobre. Arezzo è sottomessa nuovamente ai Fiorentini, ed è soppressa la nuova repubblica</td> <td class="pag"><a href="#Page_140">140</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>La repubblica di Lucca compra a caro prezzo la protezione dell'imperatore</td> <td class="pag"><a href="#Page_141">141</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1538</td> <td>Maggio. Alfonso Piccolomini, duca d'Amalfi, è fatto, mediante la protezione dell'imperatore, capo della repubblica di Siena</td> <td class="pag"><a href="#Page_143">143</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1541</td> <td>Primi negoziati de' Sienesi coi Francesi, rivelati da Cosimo I all'imperatore</td> <td class="pag"><a href="#Page_143">143</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Granvella, mandato a Siena, riduce questa repubblica più dipendente dall'imperatore che non lo era per l'innanzi</td> <td class="pag"><a href="#Page_144">144</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1544</td> <td>I porti dello stato sienese occupati dai fratelli Strozzi coll'ajuto dei Francesi e dei Turchi</td> <td class="pag"><a href="#Page_145">145</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1545</td> <td>4 marzo. Don Giovanni de Luna e la guarnigione spagnuola cacciati fuori di Siena dal popolo ammutinato</td> <td class="pag"><a href="#Page_147">147</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1546</td> <td>Congiura di Francesco Burlamacchi per ridonare la libertà a tutte le repubbliche della Toscana</td> <td class="pag"><a href="#Page_148">148</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Il Burlamacchi, allora gonfaloniere di Lucca, è denunciato da Cosimo I</td> <td class="pag"><a href="#Page_150">150</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="pagenum"><a id="Page_538"></a>[538]</span></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1546</td> <td>Viene dato in mano all'imperatore, e condannato a pena capitale in Milano</td> <td class="pag"><a href="#Page_150">150</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1547</td> <td>20 ottobre. Don Diego di Mendoza mandato a Siena dall'imperatore</td> <td class="pag"><a href="#Page_152">152</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1548</td> <td>4 novembre. Il Mendoza ne riforma il governo, e lo riduce ad una intera dipendenza</td> <td class="pag"><a href="#Page_152">152</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Mendoza si accinge a fabbricare una fortezza in Siena</td> <td class="pag"><a href="#Page_152">152</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1552</td> <td>I Sienesi dimandano ajuto alla Francia</td> <td class="pag"><a href="#Page_153">153</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Insurrezione contro gli Spagnuoli nel territorio di Siena</td> <td class="pag"><a href="#Page_154">154</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>26 luglio. Gl'insorgenti sono accolti in Siena, e gli Spagnuoli discacciati</td> <td class="pag"><a href="#Page_155">155</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>11 agosto. Il duca di Termini introdotto in Siena con una guarnigione francese</td> <td class="pag"><a href="#Page_157">157</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1553</td> <td>Gennajo. Don Pedro di Toledo viene in Toscana per soggiogarvi i Sienesi, ma muore in capo a sei settimane</td> <td class="pag"><a href="#Page_158">158</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Prima guerra contro Siena, cui pon fine l'apparizione della flotta turca sulle coste di Napoli</td> <td class="pag"><a href="#Page_159">159</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Giugno. Trattato di pace tra Cosimo I e i Sienesi</td> <td class="pag"><a href="#Page_160">160</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Cosimo I indotto a servire l'imperatore ad ogni costo, per timore di Pietro Strozzi ch'era appoggiato dal favore del re di Francia</td> <td class="pag"><a href="#Page_160">160</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1554</td> <td>26 gennajo. Cosimo raguna le sue truppe, sotto gli ordini del marchese di Malignano, a Poggibonzi</td> <td class="pag"><a href="#Page_162">162</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>27 gennajo. Il Marignano prende per sorpresa un bastione alla porta di Siena</td> <td class="pag"><a href="#Page_163">163</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="pagenum"><a id="Page_539"></a>[539]</span></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1554</td> <td>Il Marignano, non potendo penetrare nella città, intraprende di bloccarla</td> <td class="pag"><a href="#Page_164">164</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Egli assedia successivamente le castella dello stato sienese, e fa appiccare gli abitanti che si erano difesi</td> <td class="pag"><a href="#Page_165">165</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Fine di marzo. Rotta di una divisione dell'esercito del Marignano a Chiusi</td> <td class="pag"><a href="#Page_166">166</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Ajuti spediti dai Fiorentini, domiciliati in Lione e in Roma, all'esercito dello Strozzi, che attaccava Cosimo de' Medici</td> <td class="pag"><a href="#Page_167">167</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>11 giugno. Pietro Strozzi esce da Siena, passa sulla riva sinistra dell'Arno, sottomette Val di Nievole, e rientra in Siena dopo quindici giorni</td> <td class="pag"><a href="#Page_168">168</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Carestia in Siena e nei due eserciti</td> <td class="pag"><a href="#Page_170">170</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>2 agosto. Rotta di Pietro Strozzi presso Lucignano</td> <td class="pag"><a href="#Page_172">172</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Difesa ostinata di Siena, diretta dal signore di Montluc</td> <td class="pag"><a href="#Page_172">172</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Fredda ferocia del Marignano, cagione dell'attuale spopolazione dello stato di Siena</td> <td class="pag"><a href="#Page_173">173</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1555</td> <td>Gennajo. Preliminarj di pacificazione, e splendide promesse fatte da Cosimo I ai Sienesi</td> <td class="pag"><a href="#Page_175">175</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>2 aprile. Capitolazione di Siena, che mantiene la libertà della repubblica</td> <td class="pag"><a href="#Page_176">176</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>21 aprile. Gli emigrati sienesi si ritirano a Montalcino, e vi si mantengono in repubblica fino al 3 aprile del 1559</td> <td class="pag"><a href="#Page_177">177</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>La capitolazione di Siena è scandalosamente violata</td> <td class="pag"><a href="#Page_177">177</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1557</td> <td>19 luglio. Cosimo I prende possesso di Siena e l'unisce ai suoi stati</td> <td class="pag"><a href="#Page_178">178</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="pagenum"><a id="Page_540"></a>[540]</span></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1527</td> <td>Lo stato dei <i>Presidj</i>, staccato da quello di Siena, rimane proprietà degli Spagnuoli</td> <td class="pag"><a href="#Page_178">178</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td colspan="2" class="cap"><span class="smcap">Capitolo CXXIII.</span> <i>Rivoluzioni di differenti stati d'Italia, dopo la perdita dell'indipendenza italiana, fino alla fine del sedicesimo secolo.</i> 1531-1600</td> <td class="pag"><a href="#Page_180">180</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1529</td> <td>5 agosto-1559 3 aprile. Secondo periodo fra questi due trattati. Lotta fra i medesimi rivali, senza speranza pegl'Italiani di miglior fortuna</td> <td class="pag"><a href="#Page_181">181</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1559</td> <td>3 aprile al 2 maggio 1598. Terzo periodo. Pace nell'interno dell'Italia</td> <td class="pag"><a href="#Page_182">182</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Continua guerra straniera, alla quale la nazione era indifferente</td> <td class="pag"><a href="#Page_183">183</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Oppressione dell'Italia sotto il regime militare Spagnuolo</td> <td class="pag"><a href="#Page_183">183</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1529-1600</td> <td>Scorrerie de' briganti e de' Barbareschi per tutta Italia</td> <td class="pag"><a href="#Page_184">184</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Compendioso racconto della rivoluzione di ogni governo nel corso degli ultimi due periodi del sedicesimo secolo</td> <td class="pag"><a href="#Page_185">185</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1535-1553</td> <td>Carlo III, duca di Savoja, spogliato de' suoi stati dai Francesi, e sagrificato dagl'Imperiali</td> <td class="pag"><a href="#Page_186">186</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1553-1559</td> <td>Emmanuele Filiberto, suo figliuolo, è privato dei suoi stati</td> <td class="pag"><a href="#Page_186">186</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1562</td> <td>Carlo IX gli ritorna le città che occupava in Piemonte</td> <td class="pag"><a href="#Page_187">187</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1580-1600</td> <td>Crescente ingrandimento di Carlo Emmanuele; sue conquiste nella Provenza e nel Delfinato, durante le guerre civili di Francia</td> <td class="pag"><a href="#Page_188">188</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="pagenum"><a id="Page_541"></a>[541]</span></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1588-1601</td> <td>Contese intorno al marchesato di Saluzzo, che resta alla Savoja</td> <td class="pag"><a href="#Page_188">188</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>I quattro più grandi stati dell'Italia, il ducato di Milano, ed i regni di Napoli, Sicilia e Sardegna, sottomessi alla casa d'Austria</td> <td class="pag"><a href="#Page_189">189</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1535</td> <td>24 ottobre. Morte del duca di Milano, dopo un nuovo tentativo per iscuotere il giogo dell'Austria</td> <td class="pag"><a href="#Page_189">189</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1535-1559</td> <td>Difesa dello stato di Milano, contro gli attacchi de' Francesi</td> <td class="pag"><a href="#Page_190">190</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Oppressione e rovina dei Milanesi sotto l'amministrazione spagnuola</td> <td class="pag"><a href="#Page_191">191</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1563</td> <td>Tentativi infruttuosi del duca di Sessa per istabilire in Milano l'inquisizione spagnuola</td> <td class="pag"><a href="#Page_191">191</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Il regno di Napoli difeso contro i Francesi</td> <td class="pag"><a href="#Page_192">192</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1518-1546</td> <td>Regno e potenza del secondo Barbarossa, re d'Algeri, e suoi guasti sulle coste di Napoli, di Sicilia e di Sardegna</td> <td class="pag"><a href="#Page_193">193</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1546-1600</td> <td>Continuazione de' guasti de' Barbareschi comandati da Dragut, Piali e Ulucciali</td> <td class="pag"><a href="#Page_194">194</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1539-1553</td> <td>Amministrazione oppressiva di D. Pedro di Toledo a Napoli</td> <td class="pag"><a href="#Page_194">194</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1547</td> <td>D. Pedro tenta inutilmente di stabilire l'inquisizione in Napoli</td> <td class="pag"><a href="#Page_195">195</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Oppressione de' Regni di Sicilia e di Sardegna</td> <td class="pag"><a href="#Page_196">196</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1565</td> <td>Assedio e memorabile difesa di Malta, che salva la Sicilia dall'invasione dei Musulmani</td> <td class="pag"><a href="#Page_197">197</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="pagenum"><a id="Page_542"></a>[542]</span></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1530</td> <td>Ad onta che si andassero allargando i confini dello stato della chiesa, decresce nulladimeno la potenza dei papi</td> <td class="pag"><a href="#Page_198">198</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1534</td> <td>12 ottobre-1549 10 novembre. Regno ed ambizione di Alessandro Farnese, papa col nome di Paolo III</td> <td class="pag"><a href="#Page_199">199</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Paolo III apparenta la casa Farnese con quelle d'Austria e di Francia</td> <td class="pag"><a href="#Page_200">200</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Chiede l'investitura del ducato di Milano per suo figliuolo Pier Luigi</td> <td class="pag"><a href="#Page_201">201</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1545</td> <td>Agosto. Dona a Pier Luigi Parma e Piacenza erigendoli in ducati</td> <td class="pag"><a href="#Page_202">202</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1547</td> <td>10 settembre. Pier Luigi assassinato dai nobili di Piacenza, ed i suoi stati invasi dagl'Imperiali</td> <td class="pag"><a href="#Page_203">203</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1549</td> <td>10 novembre. Paolo III muore, lasciando suo nipote Ottavio spogliato di tutti i suoi stati</td> <td class="pag"><a href="#Page_204">204</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1550</td> <td>22 febbrajo. Giulio III, successore di Paolo III, rende Parma a Ottavio Farnese</td> <td class="pag"><a href="#Page_205">205</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1551</td> <td>27 maggio. Il duca di Parma si mette sotto la protezione della Francia; muove guerra all'imperatore, suo suocero</td> <td class="pag"><a href="#Page_206">206</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1556</td> <td>15 settembre. Piacenza è resa al duca di Parma da Filippo II</td> <td class="pag"><a href="#Page_206">206</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1586</td> <td>18 settembre-1592 2 decembre. Regno d'Alessandro Farnese, figlio e successore d'Ottavio, nel ducato di Parma</td> <td class="pag"><a href="#Page_207">207</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1549</td> <td>9 febbrajo-1555 29 marzo. Regno di Giulio III; quanto Giulio III fosse portato pei piaceri</td> <td class="pag"><a href="#Page_208">208</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="pagenum"><a id="Page_543"></a>[543]</span></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1555</td> <td>23 maggio. Gian-Piero Caraffa, eletto papa col nome di Paolo IV</td> <td class="pag"><a href="#Page_208">208</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Tutto il clero si riunisce per opporsi agli attacchi de' riformatori</td> <td class="pag"><a href="#Page_209">209</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1545-1563</td> <td>Il concilio di Trento cambia lo spirito della Chiesa</td> <td class="pag"><a href="#Page_209">209</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Desso riforma la disciplina del clero, ma aumenta il fanatismo</td> <td class="pag"><a href="#Page_210">210</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Cambiamento totale nel carattere dei papi dopo il concilio tridentino</td> <td class="pag"><a href="#Page_213">213</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1555-1559</td> <td>18 agosto. Fanatismo persecutore di Paolo IV. Inquisizione</td> <td class="pag"><a href="#Page_214">214</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1556</td> <td>settembre-1557 14 settembre. Guerra di Paolo IV contro Filippo II e il duca d'Alba</td> <td class="pag"><a href="#Page_215">215</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1569-1585</td> <td>I regni di Pio IV, Pio V e Gregorio XIII, sono ugualmente fanatici</td> <td class="pag"><a href="#Page_216">216</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1571</td> <td>7 ottobre. Vittoria della flotta Cristiana sopra i Turchi a Lepanto</td> <td class="pag"><a href="#Page_217">217</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1585</td> <td>24 aprile-1590 20 agosto. Talenti e dispotismo di Sisto V</td> <td class="pag"><a href="#Page_218">218</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1590-1605</td> <td>Quattro pontefici regnano fino al fine del secolo</td> <td class="pag"><a href="#Page_218">218</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1563-1600</td> <td>Persecuzioni de' papi contro i protestanti d'Italia</td> <td class="pag"><a href="#Page_219">219</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Alimentano le guerre civili, e le macchinazioni del rimanente dell'Europa</td> <td class="pag"><a href="#Page_220">220</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Cattiva amministrazione degli stati del papa. Miseria, carestia, peste e distruzione della popolazione</td> <td class="pag"><a href="#Page_221">221</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Si moltiplicano i masnadieri che formano eserciti</td> <td class="pag"><a href="#Page_221">221</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="pagenum"><a id="Page_544"></a>[544]</span></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>L'abitudine del ladroneccio corrompe i costumi nazionali e presso i signori feudatarj e presso i paesani della Sabina</td> <td class="pag"><a href="#Page_223">223</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1534</td> <td>31 ottobre. Morte di Alfonso I, duca di Ferrara, al quale succede suo figliuolo Ercole II</td> <td class="pag"><a href="#Page_224">224</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1534-1559</td> <td>3 ottobre. Regno d'Ercole II, suoi sforzi per sottrarsi al giogo della Spagna</td> <td class="pag"><a href="#Page_225">225</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1559-1597</td> <td>27 ottobre. Regno d'Alfonso II. Estinzione della linea legittima della casa d'Este</td> <td class="pag"><a href="#Page_226">226</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Don Cesare, figliuolo di un figliuolo naturale di Alfonso I, è accennato come successore di Alfonso II</td> <td class="pag"><a href="#Page_227">227</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1597</td> <td>Clemente VII dichiara Ferrara unita alla santa sede</td> <td class="pag"><a href="#Page_227">227</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1598</td> <td>13 gennajo. Trattato dietro il quale don Cesare abbandona Ferrara alla santa sede, e si ritira a Modena e a Reggio</td> <td class="pag"><a href="#Page_228">228</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1538</td> <td>1 ottobre. Morte di Francesco Maria della Rovere, duca d'Urbino</td> <td class="pag"><a href="#Page_230">230</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1538-1574</td> <td>Regno di Guid'Ubaldo. Oppressione del ducato d'Urbino</td> <td class="pag"><a href="#Page_230">230</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1531-1533</td> <td>30 aprile. Regno di Giovan Giorgio, ultimo de' Paleologhi, nel marchesato di Monferrato</td> <td class="pag"><a href="#Page_231">231</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1536</td> <td>3 novembre. Federico II, duca di Mantova, riceve il possesso del Monferrato. Regno e successori di lui</td> <td class="pag"><a href="#Page_232">232</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Carattere di Cosimo de' Medici, duca di Firenze</td> <td class="pag"><a href="#Page_233">233</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1560</td> <td>Cosimo I crea l'ordine di santo Stefano, per distogliere i Fiorentini dal commercio</td> <td class="pag"><a href="#Page_234">234</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="pagenum"><a id="Page_545"></a>[545]</span></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1562</td> <td>Assassinio di due figliuoli, e morte della moglie di Cosimo I</td> <td class="pag"><a href="#Page_234">234</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1564</td> <td>Cosimo I cede l'amministrazione a suo figliuolo Francesco I, ma si riserba l'autorità suprema</td> <td class="pag"><a href="#Page_234">234</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1569</td> <td>Pio V accorda a Cosimo I il titolo di gran duca di Toscana, che Massimiliano II conferma al figliuolo di lui il 2 novembre del 1575</td> <td class="pag"><a href="#Page_235">235</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1574</td> <td>21 aprile. Morte di Cosimo I. Successione e indole di Francesco I</td> <td class="pag"><a href="#Page_236">236</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1578</td> <td>Francesco I fa assassinare o avvelenare tutti i suoi nemici in Francia e in Inghilterra</td> <td class="pag"><a href="#Page_237">237</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1579</td> <td>Matrimonio vergognoso di Francesco I con Bianca Capello</td> <td class="pag"><a href="#Page_238">238</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1587</td> <td>19 ottobre. Morte di Francesco I. Indole di Ferdinando suo successore</td> <td class="pag"><a href="#Page_238">238</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Oligarchia Lucchese. <i>I signori del Cerchiolino</i></td> <td class="pag"><a href="#Page_239">239</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1531-1532</td> <td>Sollevazione repressa in Lucca delle classi inferiori</td> <td class="pag"><a href="#Page_241">241</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1556</td> <td>9 dicembre. Legge <i>Martiniana</i>, che circoscrive l'oligarchia Lucchese</td> <td class="pag"><a href="#Page_241">241</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Malcontento in Genova a cagione dello stabilimento dell'aristocrazia</td> <td class="pag"><a href="#Page_243">243</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Odio di Gian-Luigi del Fiesco contro Giannettino Doria, nipote di Andrea</td> <td class="pag"><a href="#Page_243">243</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1547</td> <td>2 gennajo. Cospirazione di Gian Luigi del Fiesco, che muore appunto quando era per riescire il suo progetto</td> <td class="pag"><a href="#Page_245">245</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1560</td> <td>25 novembre. Andrea Doria muore, dopo essersi crudelmente vendicato dei Fieschi</td> <td class="pag"><a href="#Page_246">246</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="pagenum"><a id="Page_546"></a>[546]</span></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1566</td> <td>I genovesi perdono l'isola di Scio, e la Corsica si ribella</td> <td class="pag"><a href="#Page_247">247</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1548-1571</td> <td>Due tentativi degli Spagnuoli per soggiogare Genova</td> <td class="pag"><a href="#Page_247">247</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1576</td> <td>17 marzo. Atto di mediazione che ristabilisce la pace tra l'antica e nuova nobiltà di Genova</td> <td class="pag"><a href="#Page_248">248</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1537-1540</td> <td>Guerra dei Turchi, in cui i Veneziani perdono l'Arcipelago e il resto del Peloponeso</td> <td class="pag"><a href="#Page_249">249</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1570-1573</td> <td>Seconda guerra de' Turchi, in cui i Veneziani perdono l'isola di Cipro</td> <td class="pag"><a href="#Page_250">250</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Il genio letterario muore in Italia dopo la metà del sedicesimo secolo</td> <td class="pag"><a href="#Page_251">251</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td colspan="2" class="cap"><span class="smcap">Capitolo CXXIV</span>. <i>Rivoluzione de' varj stati d'Italia nel corso del diciassettesimo secolo.</i> 1601-1700</td> <td class="pag"><a href="#Page_253">253</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>La storia d'Italia si fa più sterile di mano in mano che più s'avvicina ai tempi nostri</td> <td class="pag"><a href="#Page_253">253</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Il diciassettesimo secolo è un'epoca di morte politica e letteraria</td> <td class="pag"><a href="#Page_254">254</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Un secolo può essere infelicissimo, anche quando le sue disgrazie non possono essere argomento di storia, e non lasciano di sè niuna rimembranza</td> <td class="pag"><a href="#Page_255">255</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Colpo portato al santo legame del matrimonio dalla moda de' <i>Cicisbei</i>, cagione universale di calamità in Italia</td> <td class="pag"><a href="#Page_256">256</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Scopo politico di questa moda introdottasi nelle corti nel diciassettesimo secolo</td> <td class="pag"><a href="#Page_257">257</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Abitudine del lavoro, onorato nelle repubbliche, a cui sottentra un nobile ozio</td> <td class="pag"><a href="#Page_257">257</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="pagenum"><a id="Page_547"></a>[547]</span></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Nel diciassettesimo secolo ognuno si gloria de' vizj che altre volte cautamente avrebbe nascosti</td> <td class="pag"><a href="#Page_259">259</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Aumento del lusso in detrimento del commercio</td> <td class="pag"><a href="#Page_260">260</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Nuovi titoli che eccitano la vanità ed aguzzano le mortificazioni</td> <td class="pag"><a href="#Page_260">260</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Stato desolante de' padri di famiglia</td> <td class="pag"><a href="#Page_262">262</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Le sostituzioni perpetue gli spogliavano delle loro proprietà</td> <td class="pag"><a href="#Page_263">263</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>I privati mali di ciascun individuo strascinavano la nazione ai piaceri de' sensi, che le apparecchiavano nuovi patimenti</td> <td class="pag"><a href="#Page_264">264</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Il diciassettesimo secolo presenta minori calamità; e maggiore umiliazione del sedicesimo</td> <td class="pag"><a href="#Page_269">269</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Divisione del XVII secolo tra Filippo III, dal 13 settembre 1596 al 31 marzo 1621; Filippo IV, morto il 7 settembre 1665, e Carlo II morto il 1 novembre 1700</td> <td class="pag"><a href="#Page_270">270</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>I principi italiani non approfittano della decadenza della monarchia Spagnuola per ritornare indipendenti</td> <td class="pag"><a href="#Page_270">270</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1621</td> <td>7 novembre 1659. Lotta fra la Spagna e la Francia. Carattere delle guerre dei due cardinali Richelieu e Mazarino</td> <td class="pag"><a href="#Page_271">271</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1665-1700</td> <td>Arroganza di Luigi XIV, meno sentita in Italia che nel rimanente dell'Europa</td> <td class="pag"><a href="#Page_272">272</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Patimenti del ducato di Milano nel XVII secolo, senza rimarchevoli avvenimenti</td> <td class="pag"><a href="#Page_274">274</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Silenzio della storia sulla Sardegna</td> <td class="pag"><a href="#Page_275">275</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Onerose contribuzioni del regno di Napoli</td> <td class="pag"><a href="#Page_275">275</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="pagenum"><a id="Page_548"></a>[548]</span></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1665-1700</td> <td>Accrescimento delle gabelle, contrario ai privilegj del regno</td> <td class="pag"><a href="#Page_276">276</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1647</td> <td>7 luglio. Sommossa eccitata dalla gabella de' frutti, diretta da Masaniello</td> <td class="pag"><a href="#Page_277">277</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Fermento simultaneo di tutta l'Europa pella libertà</td> <td class="pag"><a href="#Page_277">277</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1647</td> <td>Il duca d'Arcos, vicerè, compromette la nobiltà di Napoli col popolo</td> <td class="pag"><a href="#Page_278">278</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>16 luglio. Masaniello assassinato per ordine del duca d'Arcos</td> <td class="pag"><a href="#Page_280">280</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>21 agosto. Avendo il duca d'Arcos rivocate le sue promesse, ricomincia la sedizione</td> <td class="pag"><a href="#Page_281">281</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>5 ottobre. Il duca d'Arcos fa bombardare la città dopo la pacificazione</td> <td class="pag"><a href="#Page_281">281</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>7 ottobre. Gli Spagnuoli, discacciati dalla città, si ritirano nelle fortezze</td> <td class="pag"><a href="#Page_282">282</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Il duca di Guisa, chiamato a Napoli, è dichiarato generalissimo della repubblica</td> <td class="pag"><a href="#Page_283">283</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Il popolo non pensò che a traslocare l'autorità arbitraria invece di distruggerla</td> <td class="pag"><a href="#Page_283">283</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>I Napolitani ingannati dal duca di Guisa e da Gennaro Annese</td> <td class="pag"><a href="#Page_284">284</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1648</td> <td>6 aprile. Gennaro Annese si rimette egli stesso a Napoli nelle mani di Filippo IV, che lo fa poi morire</td> <td class="pag"><a href="#Page_285">285</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1647</td> <td>20 maggio. Sommossa di Palermo contro il marchese di Los Velez</td> <td class="pag"><a href="#Page_286">286</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1674</td> <td>Agosto. Sommossa di Messina cagionata dalla violazione de' suoi privilegj</td> <td class="pag"><a href="#Page_287">287</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Ajuti mandati da Luigi XIV a Messina</td> <td class="pag"><a href="#Page_288">288</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="pagenum"><a id="Page_549"></a>[549]</span></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1678</td> <td>Agosto. I Francesi evacuano Messina precipitosamente</td> <td class="pag"><a href="#Page_290">290</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Misera sorte di 7000 Messinesi imbarcatisi co' Francesi</td> <td class="pag"><a href="#Page_292">292</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Crudeltà degli Spagnuoli che rientrano in Messina</td> <td class="pag"><a href="#Page_292">292</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>I rifugiati di Messina espulsi dalla Francia e ridotti alla disperazione</td> <td class="pag"><a href="#Page_292">292</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Rivoluzioni poco importanti dello stato della chiesa nel XVII secolo</td> <td class="pag"><a href="#Page_292">292</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1605</td> <td>Contese di Paolo V colla repubblica di Venezia a motivo delle immunità ecclesiastiche</td> <td class="pag"><a href="#Page_292">292</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1606</td> <td>17 aprile. La repubblica di Venezia è scomunicata e interdetta</td> <td class="pag"><a href="#Page_292">292</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1607</td> <td>21 aprile. Riconciliazione tra Venezia e il papa di cui è mediatore Enrico IV</td> <td class="pag"><a href="#Page_292">292</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1623</td> <td>6 agosto. Elezione di Urbano VIII; sua prodigalità verso i Barberini, suoi nipoti</td> <td class="pag"><a href="#Page_292">292</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1641</td> <td>I Barberini cercano di togliere ai Farnesi i ducati di Castro e Ronciglione</td> <td class="pag"><a href="#Page_292">292</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1644</td> <td>31 maggio. Pace tra i Barberini e i Farnesi, conchiusa dopo una guerra ridicola</td> <td class="pag"><a href="#Page_295">295</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1662</td> <td>Dissapori di Luigi XIV con Alessandro VII a cagione delle franchigie del suo ambasciatore</td> <td class="pag"><a href="#Page_295">295</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1664</td> <td>12 febbrajo. Trattato di Pisa, e soddisfazione data da Alessandro VII a Luigi XIV</td> <td class="pag"><a href="#Page_296">296</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="pagenum"><a id="Page_550"></a>[550]</span></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1687</td> <td>30 gennajo. Nuovi tentativi d'Innocenzo XI per abolire le franchigie. Viene insultato dal marchese di Lavardino</td> <td class="pag"><a href="#Page_296">296</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1687</td> <td>La casa di Savoja dura fatica, nel diciassettesimo secolo, a mantenersi in quello stato di grandezza cui era salita nel sedicesimo</td> <td class="pag"><a href="#Page_297">297</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1600-1630</td> <td>26 luglio. Fine del regno di Carlo Emmanuele I: sua ambizione</td> <td class="pag"><a href="#Page_298">298</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1630-1637</td> <td>7 ottobre. Regno di Vittorio Amedeo; suo attaccamento alla Francia</td> <td class="pag"><a href="#Page_299">299</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1638-1675</td> <td>12 giugno. Reggenza di Cristina; guerre civili, e regno di Carlo Emmanuele II</td> <td class="pag"><a href="#Page_300">300</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1675-1700</td> <td>Principj di Vittorio Amedeo II; sua abilità e poca buona fede</td> <td class="pag"><a href="#Page_300">300</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1600-1609</td> <td>7 febbrajo. Fine del regno di Ferdinando I in Toscana; fondazione di Livorno</td> <td class="pag"><a href="#Page_301">301</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1609-1621</td> <td>28 febbrajo. Regno di Cosimo II; suo genio pella marina</td> <td class="pag"><a href="#Page_302">302</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1621-1670</td> <td>Regno di Ferdinando II; dolcezza, debolezza ed apatia del governo</td> <td class="pag"><a href="#Page_303">303</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1670-1700</td> <td>Principj di Cosimo III; diffidenza, fasto e bigotteria di questo principe</td> <td class="pag"><a href="#Page_303">303</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1592-1622</td> <td>Marzo. Regno di Rannuccio I a Parma; sua tirannide</td> <td class="pag"><a href="#Page_304">304</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1622-1646</td> <td>12 settembre. Regno di Odoardo Farnese; sua presunzione e suo governo</td> <td class="pag"><a href="#Page_306">306</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1646-1694</td> <td>11 dicembre. Regno di Rannuccio II, diretto da' suoi favoriti</td> <td class="pag"><a href="#Page_307">307</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="pagenum"><a id="Page_551"></a>[551]</span></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1597-1628</td> <td>11 dicembre. Regno di Cesare d'Este in Modena</td> <td class="pag"><a href="#Page_309">309</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1629</td> <td>24 luglio. Alfonso III, suo figliuolo, si fa cappuccino</td> <td class="pag"><a href="#Page_309">309</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1629-1658</td> <td>14 ottobre. Regno e guerre di Francesco I pegli Imperiali, poi pei Francesi</td> <td class="pag"><a href="#Page_309">309</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1658-1662</td> <td>Regno di Alfonso IV</td> <td class="pag"><a href="#Page_310">310</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1662-1694</td> <td>6 settembre. Regno di Francesco II</td> <td class="pag"><a href="#Page_310">310</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1600-1627</td> <td>26 dicembre. Regni e dissolutezze di quattro Gonzaga in Mantova</td> <td class="pag"><a href="#Page_311">311</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1627</td> <td>Successione di Carlo Gonzaga, duca di Nevers. Suo figliuolo sposa l'erede del Monferrato</td> <td class="pag"><a href="#Page_311">311</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1630</td> <td>18 luglio. Sacco di Mantova, assediata dagl'Imperiali. Calamità del Monferrato</td> <td class="pag"><a href="#Page_313">313</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1637-1665</td> <td>15 settembre. Regno di Carlo II di Gonzaga</td> <td class="pag"><a href="#Page_314">314</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1665-1700</td> <td>Regno, viltà e scostumatezza di Ferdinando Carlo di Gonzaga</td> <td class="pag"><a href="#Page_314">314</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1574-1626</td> <td>Regno di Francesco Maria della Rovere, duca d'Urbino</td> <td class="pag"><a href="#Page_315">315</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>La repubblica di Lucca non presenta in questo secolo nessun avvenimento</td> <td class="pag"><a href="#Page_315">315</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1626</td> <td>Due fazioni in Genova; quella delle famiglie inscritte e che governavano, e quella delle famiglie escluse dal governo</td> <td class="pag"><a href="#Page_316">316</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1628</td> <td>30 marzo. Congiura di Vachero contro l'aristocrazia di Genova</td> <td class="pag"><a href="#Page_318">318</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="pagenum"><a id="Page_552"></a>[552]</span></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1684</td> <td>18 maggio. Bombardamento di Genova per ordine di Luigi XIV</td> <td class="pag"><a href="#Page_319">319</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1600-1619</td> <td>Vigore della repubblica di Venezia; sua guerra cogli Uscochi, sudditi dell'Austria</td> <td class="pag"><a href="#Page_320">320</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1617</td> <td>Alleanza de' Veneziani cogli Olandesi; i Veneziani si avvicinano ai protestanti</td> <td class="pag"><a href="#Page_321">321</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1618</td> <td>Congiura del marchese di Bedmar contro Venezia</td> <td class="pag"><a href="#Page_322">322</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1619-1637</td> <td>I Veneziani sostengono i diritti de' Grigioni nella Valtellina</td> <td class="pag"><a href="#Page_322">322</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1645</td> <td>25 giugno. I Turchi attaccano Candia. Guerra di 25 anni</td> <td class="pag"><a href="#Page_323">323</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1669</td> <td>6 settembre. Capitolazione di Candia. Pace coi Turchi</td> <td class="pag"><a href="#Page_324">324</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1684-1699</td> <td>Seconda guerra coi Turchi; conquista della Morea; vittorie di Francesco Morosini e di Konigsmark; pace di Carlowitz</td> <td class="pag"><a href="#Page_325">325</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td colspan="2" class="cap"><span class="smcap">Capitolo CXXV.</span> <i>Ultime rivoluzioni degli antichi stati d'Italia, dopo l'apertura della guerra della successione di Spagna fino all'epoca della rivoluzione francese.</i> 1701-1789</td> <td class="pag"><a href="#Page_327">327</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Effetti della schiavitù dell'Italia sulla letteratura e i talenti</td> <td class="pag"><a href="#Page_327">327</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Le quattro guerre della prima metà del XVIII secolo rendono una specie d'indipendenza all'Italia</td> <td class="pag"><a href="#Page_328">328</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Ma questa indipendenza non si può mantenere quando lo spirito di vita è distrutto</td> <td class="pag"><a href="#Page_329">329</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1701-1713</td> <td>Guerra della successione di Spagna</td> <td class="pag"><a href="#Page_330">330</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="pagenum"><a id="Page_553"></a>[553]</span></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1713</td> <td>11 aprile. Incremento che riceve la casa di Savoja col trattato d'Utrecht</td> <td class="pag"><a href="#Page_331">331</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1717-1720</td> <td>Guerra della quadruplice alleanza</td> <td class="pag"><a href="#Page_332">332</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1720</td> <td>17 febbrajo. Pace colla Spagna. Successione eventuale di Parma e di Toscana promessa a don Carlo</td> <td class="pag"><a href="#Page_333">333</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1733-1735</td> <td>Guerra dell'elezione di Polonia</td> <td class="pag"><a href="#Page_334">334</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1738</td> <td>18 novembre. Trattato di Vienna. Indipendenza del regno delle due Sicilie</td> <td class="pag"><a href="#Page_335">335</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1741-1748</td> <td>Guerra della successione d'Austria</td> <td class="pag"><a href="#Page_336">336</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1748</td> <td>18 ottobre. Trattato di Aquisgrana: ducato di Parma dato ad un Borbone</td> <td class="pag"><a href="#Page_337">337</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>La Toscana promessa al duca di Lorena</td> <td class="pag"><a href="#Page_338">338</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Debolezza e nullità dell'Italia ad onta di quanto la pace di Aquisgrana aveva operato pella sua indipendenza</td> <td class="pag"><a href="#Page_339">339</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1675-1730</td> <td>Regno di Vittorio Amedeo II di Savoja</td> <td class="pag"><a href="#Page_340">340</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1703</td> <td>Luglio. Lascia i Borboni per unirsi all'Austria</td> <td class="pag"><a href="#Page_340">340</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1706</td> <td>7 settembre. I Francesi sono sconfitti presso Torino dal principe Eugenio</td> <td class="pag"><a href="#Page_342">342</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Riunione nel Monferrato al Piemonte; l'Austria non cede il Vigevanasco</td> <td class="pag"><a href="#Page_342">342</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1714-1718</td> <td>Vittorio Amedeo, re di Sicilia; le sue contese col Clero</td> <td class="pag"><a href="#Page_343">343</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1718</td> <td>18 ottobre. Consente al contraccambio della Sicilia colla Sardegna</td> <td class="pag"><a href="#Page_344">344</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="pagenum"><a id="Page_554"></a>[554]</span></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1720</td> <td>Agosto. Vittorio Amedeo entra in possesso della Sardegna</td> <td class="pag"><a href="#Page_345">345</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1720-1730</td> <td>Attività e talenti di Vittorio Amedeo nella sua amministrazione</td> <td class="pag"><a href="#Page_345">345</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1730</td> <td>3 settembre. Abdicazione di Vittorio Amedeo a favore di Carlo Emmanuele III</td> <td class="pag"><a href="#Page_346">346</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1731</td> <td>28 settembre. Vittorio Amedeo è arrestato per ordine di suo figlio</td> <td class="pag"><a href="#Page_346">346</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1735</td> <td>3 ottobre. Carlo Emmanuele III acquista colla pace Novara e Tortona</td> <td class="pag"><a href="#Page_347">347</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1742</td> <td>1 febbrajo. Trattato d'alleanza della Savoja coll'Austria pella difesa del Milanese</td> <td class="pag"><a href="#Page_348">348</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1743</td> <td>13 settembre. Trattato di Worms tra i suddetti. Piacenza promessa alla Savoja</td> <td class="pag"><a href="#Page_349">349</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Nello stesso tempo Carlo Emmanuele tratta colla casa di Borbone</td> <td class="pag"><a href="#Page_349">349</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1773</td> <td>20 gennajo. Morte di Carlo Emmanuele III. Vittorio Amedeo III gli succede</td> <td class="pag"><a href="#Page_350">350</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1701-1748</td> <td>Smembramento successivo del ducato di Milano</td> <td class="pag"><a href="#Page_351">351</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1765</td> <td>18 agosto-1790 Migliore amministrazione della Lombardia sotto Giuseppe II</td> <td class="pag"><a href="#Page_351">351</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1708</td> <td>5 luglio. Morte di Ferdinando Carlo di Gonzaga. Il ducato di Mantova confiscato e riunito alla Lombardia Austriaca</td> <td class="pag"><a href="#Page_352">352</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1746</td> <td>15 agosto. Morte dell'ultimo Gonzaga di Guastalla; suoi stati riuniti a quelli di Parma</td> <td class="pag"><a href="#Page_353">353</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="pagenum"><a id="Page_555"></a>[555]</span></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1694-1727</td> <td>26 febbrajo. Regno di Francesco Farnese a Parma e Piacenza</td> <td class="pag"><a href="#Page_354">354</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1714</td> <td>16 settembre. Matrimonio d'Elisabetta, nipote di Francesco, con Filippo V di Spagna</td> <td class="pag"><a href="#Page_355">355</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1720</td> <td>17 febbrajo. Successione di Parma assicurata ad un figlio d'Elisabetta in forza della quadruplice alleanza</td> <td class="pag"><a href="#Page_356">356</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1727-1731</td> <td>20 gennajo. Regno d'Antonio, ultimo de' Farnesi, in Parma</td> <td class="pag"><a href="#Page_357">357</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1731</td> <td>Enrichetta d'Este, vedova d'Antonio, dice di essere incinta e resta a Parma fino a settembre</td> <td class="pag"><a href="#Page_358">358</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1732</td> <td>9 settembre. Don Carlo, figliuolo primogenito d'Elisabetta Farnese, entra in Parma</td> <td class="pag"><a href="#Page_359">359</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1733</td> <td>Don Carlo si dichiara maggiore nell'età di diciott'anni, e prende il comando dell'armata Spagnuola</td> <td class="pag"><a href="#Page_359">359</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1734</td> <td>Febbrajo. Intraprende la conquista del regno di Napoli, sotto la direzione del duca di Montemar</td> <td class="pag"><a href="#Page_360">360</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>I due regni di Napoli e di Sicilia conquistati da don Carlo</td> <td class="pag"><a href="#Page_360">360</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1736</td> <td>3 maggio. Gli Austriaci entrano in Parma ed in Piacenza, dopo che gli Spagnuoli ne hanno portati via tutti gli effetti preziosi dei Farnesi</td> <td class="pag"><a href="#Page_361">361</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1742</td> <td>Don Filippo, secondo figlio d'Elisabetta Farnese, pretende al retaggio di Parma</td> <td class="pag"><a href="#Page_362">362</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1745</td> <td>Settembre. Don Filippo occupa Parma poi Milano</td> <td class="pag"><a href="#Page_363">363</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1718</td> <td>18 ottobre. I ducati di Parma, Piacenza e Guastalla assicurati a D. Filippo</td> <td class="pag"><a href="#Page_364">364</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="pagenum"><a id="Page_556"></a>[556]</span></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1765</td> <td>18 luglio. Morte di Filippo. Don Ferdinando gli succede</td> <td class="pag"><a href="#Page_365">365</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1694-1737</td> <td>26 ottobre. Regno di Rinaldo d'Este a Modena e Reggio</td> <td class="pag"><a href="#Page_365">365</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1718</td> <td>Rinaldo compra il piccolo ducato della Mirandola, confiscato sull'ultimo dei Pichi</td> <td class="pag"><a href="#Page_366">366</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1737-1780</td> <td>23 febbrajo. Regno di Francesco III; parte che prende alla guerra della successione d'Austria, come generale de' Francesi</td> <td class="pag"><a href="#Page_366">366</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1780-1796</td> <td>Regno d'Ercole III. Riunione de' ducati di Massa Carrara e Modena in conseguenza del matrimonio di questo principe con Teresa Cibo</td> <td class="pag"><a href="#Page_367">367</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Estinzione del maggior numero delle case sovrane d'Italia</td> <td class="pag"><a href="#Page_369">369</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1771</td> <td>14 ottobre. Ultima figlia della casa d'Este, maritata con Ferdinando d'Austria</td> <td class="pag"><a href="#Page_369">369</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1670-1723</td> <td>31 ottobre. Regno in Toscana di Cosimo III de' Medici</td> <td class="pag"><a href="#Page_370">370</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Matrimonj sterili di tre figliuoli di Cosimo, e di suo fratello</td> <td class="pag"><a href="#Page_370">370</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1723-1737</td> <td>9 luglio. Regno di Giovanni Gastone, ultimo de' Medici</td> <td class="pag"><a href="#Page_372">372</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1737-1765</td> <td>18 agosto. Regno in Toscana di Francesco II, duca di Lorena e imperatore</td> <td class="pag"><a href="#Page_373">373</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1743</td> <td>18 febbrajo. Morte della principessa Palatina, sorella dell'ultimo gran duca Medici</td> <td class="pag"><a href="#Page_373">373</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1765-1790</td> <td>20 febbrajo. Regno di Pietro Leopoldo in Toscana</td> <td class="pag"><a href="#Page_374">374</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="pagenum"><a id="Page_557"></a>[557]</span></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1738-1759</td> <td>10 agosto. Regno di don Carlo, Carlo VII e V nelle due Sicilie</td> <td class="pag"><a href="#Page_376">376</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Stato misero della famiglia di don Carlo, che passa al trono di Spagna</td> <td class="pag"><a href="#Page_377">377</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1759-1799</td> <td>Regno di Ferdinando IV a Napoli</td> <td class="pag"><a href="#Page_378">378</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1700-1721</td> <td>19 marzo. Regno del papa Clemente XI (Giovanni Francesco Albani)</td> <td class="pag"><a href="#Page_379">379</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1721-1724</td> <td>7 marzo. Regno d'Innocenzo XIII (Michel Angelo Conti)</td> <td class="pag"><a href="#Page_379">379</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1724-1730</td> <td>21 febbrajo. Regno di Benedetto XIII (Vincenzo Maria Orsini)</td> <td class="pag"><a href="#Page_380">380</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1730-1740</td> <td>6 febbrajo. Regno di Clemente XII (Lorenzo Corsini)</td> <td class="pag"><a href="#Page_381">381</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1735</td> <td>Gli stati della Chiesa guastati dagli Spagnuoli e gli Austriaci</td> <td class="pag"><a href="#Page_382">382</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1739</td> <td>Ottobre. Repubblica di san Marino sorpresa dal cardinale Alberoni, e riunita alla santa sede; poi riposta in libertà da Clemente XII</td> <td class="pag"><a href="#Page_383">383</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1740-1758</td> <td>3 maggio. Regno di Benedetto XIV (Prospero Lambertini)</td> <td class="pag"><a href="#Page_384">384</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1742-1748</td> <td>Lo stato della Chiesa guastato durante la guerra della successione d'Austria</td> <td class="pag"><a href="#Page_385">385</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1758-1769</td> <td>3 febbrajo. Regno di Clemente XIII (Carlo Rezzonico)</td> <td class="pag"><a href="#Page_386">386</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1769-1774</td> <td>22 settembre. Regno di Clemente XIV (Lorenzo Ganganelli)</td> <td class="pag"><a href="#Page_387">387</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1773</td> <td>21 luglio. Clemente XIV sopprime l'ordine dei Gesuiti</td> <td class="pag"><a href="#Page_388">388</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1775-1779</td> <td>29 agosto. Regno di Pio VI</td> <td class="pag"><a href="#Page_388">388</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Lavori infruttuosi di Pio VI nelle paludi pontine</td> <td class="pag"><a href="#Page_389">389</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="pagenum"><a id="Page_558"></a>[558]</span></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1700-1713</td> <td>La repubblica di Venezia non prende alcuna parte alla guerra della successione di Spagna</td> <td class="pag"><a href="#Page_390">390</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1715-1718</td> <td>La Morca conquistata sui Veneziani da Achmet III</td> <td class="pag"><a href="#Page_391">391</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1718</td> <td>27 giugno. Tregua di Passarowitz, che regola i confini di Venezia coi Turchi</td> <td class="pag"><a href="#Page_392">392</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1700-1789</td> <td>La storia della repubblica di Lucca è nulla in questo secolo</td> <td class="pag"><a href="#Page_392">392</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1713</td> <td>La repubblica di Genova compra dall'imperatore il marchesato di Finale</td> <td class="pag"><a href="#Page_393">393</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1730-1768</td> <td>Guerre de' Genovesi colla Corsica ribellata, che poi cedono alla Francia</td> <td class="pag"><a href="#Page_394">394</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1746</td> <td>16 giugno. Sconfitta de' Borboni a Piacenza, che espone Genova alle vendette degli Austriaci</td> <td class="pag"><a href="#Page_395">395</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>6 settembre. Capitolazione di Genova al marchese Botta, generale austriaco</td> <td class="pag"><a href="#Page_396">396</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Gli Austriaci violano la capitolazione, e riducono Genova alla disperazione</td> <td class="pag"><a href="#Page_396">396</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>5 dicembre. Sommossa del popolo genovese che discaccia gli Austriaci dalla città</td> <td class="pag"><a href="#Page_397">397</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>10 dicembre. Gli Austriaci ripassano la Bocchetta, e si ritirano in Lombardia</td> <td class="pag"><a href="#Page_399">399</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1748</td> <td>18 ottobre. La repubblica di Genova compresa nel trattato d'Aquisgrana</td> <td class="pag"><a href="#Page_400">400</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>La sommossa di Genova è il solo avvenimento veramente istorico di questo secolo</td> <td class="pag"><a href="#Page_400">400</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="pagenum"><a id="Page_559"></a>[559]</span></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="anno">1748</td> <td>La nazione italiana, straniera ai suoi monarchi, non prendeva nessuno interesse alla loro politica</td> <td class="pag"><a href="#Page_401">401</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Distruggendo le forze morali di una nazione, si distrugge la nazione medesima</td> <td class="pag"><a href="#Page_402">402</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>L'Italia, alla guerra della rivoluzione, non ha avuto nè la volontà nè la forza di difendere la sua indipendenza</td> <td class="pag"><a href="#Page_403">403</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td colspan="2" class="cap"><span class="smcap">Capitolo CXXVI.</span> <i>Intorno alla libertà degl'Italiani nei tempi delle loro repubbliche.</i></td> <td class="pag"><a href="#Page_404">404</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Paragonando l'Italia quale era nel quindicesimo secolo all'Italia quale diventò nel diciottesimo secolo, si conosce la grande influenza della sua libertà</td> <td class="pag"><a href="#Page_404">404</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Grandezza dei templi esistenti, e miseria dei fedeli che ora vi si raccolgono</td> <td class="pag"><a href="#Page_405">405</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Frequenza e magnificenza delle città che cadono in rovina</td> <td class="pag"><a href="#Page_405">405</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Rinnovamento di un dotto metodo di coltivazione, a quell'epoca in cui da per tutto i paesani erano schiavi</td> <td class="pag"><a href="#Page_406">406</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Immenso capitale impiegato nello scavamento dei canali della Lombardia, e nell'assodamento a foggia di terrapieni del suolo della Toscana</td> <td class="pag"><a href="#Page_407">407</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>L'Italia è la terra dei morti; l'attuale generazione non avrebbe potuto far nulla di ciò ch'ella possiede</td> <td class="pag"><a href="#Page_408">408</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>La libertà che diede tanta vita all'Italia, non era quella che oggi cerchiamo</td> <td class="pag"><a href="#Page_409">409</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>L'antica libertà era una partecipazione alla sovranità; la moderna è una protezione della felicità e dell'indipendenza; quella è attiva, questa passiva</td> <td class="pag"><a href="#Page_409">409</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Gl'Italiani chiamavano libero qualunque governo repubblicano</td> <td class="pag"><a href="#Page_410">410</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="pagenum"><a id="Page_560"></a>[560]</span></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Nelle oligarchie le sole famiglie proprietarie della sovranità godevano della libertà attiva; la libertà passiva non esisteva per nessuno</td> <td class="pag"><a href="#Page_411">411</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Il mantenimento della schiavitù presso gli antichi, aveali impediti di ricercare nella dignità dell'uomo l'origine della libertà</td> <td class="pag"><a href="#Page_412">412</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>L'abolizione della domestica schiavitù fece le repubbliche italiane di molto superiori a quelle dell'antichità. In qual modo questa si effettuò</td> <td class="pag"><a href="#Page_413">413</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Al tempo dell'impero romano, intere campagne quasi deserte erano coltivate da mandre di schiavi</td> <td class="pag"><a href="#Page_414">414</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>La maggior parte degli schiavi delle campagne furono rapiti dai Barbari</td> <td class="pag"><a href="#Page_415">415</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>I Barbari, stabilendosi in Italia, costrinsero gli uomini liberi a lavorare. Invenzione della coltura a metà frutto a favor loro</td> <td class="pag"><a href="#Page_416">416</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Danno bentosto la libertà ai loro schiavi, perchè il lavoro del libero agricoltore rende loro assai maggior profitto che non quello dei servi</td> <td class="pag"><a href="#Page_417">417</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>La legge non abolisce la schiavitù, e i papi spesso la rinnovarono; ma l'interesse personale l'ha sempre distrutta</td> <td class="pag"><a href="#Page_418">418</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Il fanatismo religioso ha solo conservato i resti della schiavitù</td> <td class="pag"><a href="#Page_419">419</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>I filosofi hanno fondato le teorie moderne della libertà sull'abolizione della schiavitù e la conservazione della monarchia</td> <td class="pag"><a href="#Page_420">420</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>La libertà degli antichi essendo un diritto, non si esaminava se fosse necessaria alla felicità</td> <td class="pag"><a href="#Page_421">421</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>I moderni hanno esaminato in che modo dalla libertà dipenda anche la felicità; perchè, secondo loro, tutti gli uomini hanno diritto ad uno stato di vita felice</td> <td class="pag"><a href="#Page_422">422</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="pagenum"><a id="Page_561"></a>[561]</span></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Se il governo non protegge cotesta felicità nelle persone, nell'onore, nelle proprietà, nei sentimenti morali di ciascun individuo, qualunque sia l'origine di cotale governo desso è tirannico</td> <td class="pag"><a href="#Page_422">422</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Il governo deve proteggere ciascun individuo contro gli altri, non contro sè medesimo; e perciò l'azione del governo non si deve estendere nè sui pensieri, nè sulla coscienza</td> <td class="pag"><a href="#Page_423">423</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>È un violare la libertà il perseguitare quelle colpe, le quali non si possono castigare senza un'inquisizione peggiore pella società che non la colpa medesima</td> <td class="pag"><a href="#Page_423">423</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>La libertà della stampa, della pubblica difesa delle proprie opinioni, della petizione, sono le guarenzie politiche di questa libertà passiva</td> <td class="pag"><a href="#Page_424">424</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>La libertà dei moderni non era guarentita nelle repubbliche italiane</td> <td class="pag"><a href="#Page_425">425</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>La processura criminale vi era viziata dai medesimi difetti che negli stati dispotici</td> <td class="pag"><a href="#Page_425">425</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Divisione dei poteri esecutivi e giudiziarj spesso non conosciuta</td> <td class="pag"><a href="#Page_426">426</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Insufficienti precauzioni per guarentire l'imparzialità dei giudici</td> <td class="pag"><a href="#Page_427">427</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Istruzione secreta, tortura e supplizj atroci</td> <td class="pag"><a href="#Page_428">428</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Sentenze pronunziate dalle <i>balìe</i> con rivoluzionaria autorità</td> <td class="pag"><a href="#Page_429">429</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Gl'Italiani permettevano al governo di giudicare le opinioni e i pensieri</td> <td class="pag"><a href="#Page_429">429</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>L'eresia, la magia, il malcontento, sottomessi alla giurisdizione dei tribunali</td> <td class="pag"><a href="#Page_430">430</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>La persecuzione della bestemmia fu cagione di processure vessatorie e quasi sempre ingiuste</td> <td class="pag"><a href="#Page_431">431</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Altri delitti di semplici parole castigati con eccessiva severità</td> <td class="pag"><a href="#Page_432">432</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Processi pella conservazione dei costumi spesse volte più scandalosi dello stesso disordine</td> <td class="pag"><a href="#Page_432">432</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="pagenum"><a id="Page_562"></a>[562]</span></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>La libertà della stampa incognita alle repubbliche italiane</td> <td class="pag"><a href="#Page_434">434</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Il diritto di petizione similmente incognito</td> <td class="pag"><a href="#Page_434">434</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>La libertà di sostenere le proprie opinioni nei consiglj non era neppure protetta</td> <td class="pag"><a href="#Page_435">435</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>La minorità legava la maggiorità con una muta opposizione</td> <td class="pag"><a href="#Page_436">436</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>L'adesione della minorità spesso ottenuta colla violenza</td> <td class="pag"><a href="#Page_438">438</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>In che cosa consistesse la libertà delle repubbliche italiane</td> <td class="pag"><a href="#Page_439">439</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Gl'Italiani non erano liberi come governati ma come governanti</td> <td class="pag"><a href="#Page_440">440</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Presso di loro ogni autorità esercitata sul popolo emanava dal popolo</td> <td class="pag"><a href="#Page_441">441</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Dopo un determinato tempo, l'autorità dei mandatarj del popolo ritornava al popolo; nessuno de' suoi mandati non era irrevocabile</td> <td class="pag"><a href="#Page_442">442</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Eccezione; il doge di Venezia</td> <td class="pag"><a href="#Page_443">443</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Altre eccezioni; le famiglie che s'innalzavano alla tirannide</td> <td class="pag"><a href="#Page_444">444</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>L'esistenza di poteri irrevocabili in una repubblica implica contraddizione</td> <td class="pag"><a href="#Page_445">445</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Ogni depositario dell'autorità pubblica era risponsabile verso il popolo</td> <td class="pag"><a href="#Page_446">446</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Nelle repubbliche, la risponsabilità non viene esercitata sui magistrati che quando escono di carica</td> <td class="pag"><a href="#Page_447">447</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Questo inconveniente è nullo, quando le cariche durano breve tempo</td> <td class="pag"><a href="#Page_447">447</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td><i>Divieto</i>, riposo cui erano tenuti i magistrati che uscivano di carica</td> <td class="pag"><a href="#Page_448">448</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td><i>Sindicato</i>, inquisizione giuridica e necessaria sulla amministrazione di alcuni magistrati allo spirare delle loro funzioni</td> <td class="pag"><a href="#Page_448">448</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Superiorità delle costituzioni delle repubbliche italiane su quelle delle altre repubbliche antiche</td> <td class="pag"><a href="#Page_449">449</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="pagenum"><a id="Page_563"></a>[563]</span></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>La risponsabilità assicurata colla simultanea amovibilità di tutti i consiglj</td> <td class="pag"><a href="#Page_450">450</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>La prosperità nazionale era dipendente dalla risponsabilità dei magistrati, dalla dignità dei cittadini e dall'emulazione di tutte le classi</td> <td class="pag"><a href="#Page_451">451</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Il timore della risponsabilità pone freno al potere giudiziario</td> <td class="pag"><a href="#Page_452">452</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>I magistrati temevano coloro che sarebbero per succeder loro negl'impieghi</td> <td class="pag"><a href="#Page_453">453</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Quegli che avea fatto la legge ritornava ad essere semplice cittadino, e un altro era incaricato di farla eseguire</td> <td class="pag"><a href="#Page_454">454</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>La libertà italiana assai più contribuiva alla virtù che alla felicità dei cittadini</td> <td class="pag"><a href="#Page_455">455</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Emulazione generale eccitata nel popolo dall'aspettazione degl'impieghi</td> <td class="pag"><a href="#Page_455">455</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>È giusto di avere in considerazione il divertimento di una nazione, poich'esso fa parte della sua felicità; desso era costante e nobile</td> <td class="pag"><a href="#Page_456">456</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Perfezionamento dell'uomo; scopo principale del governo</td> <td class="pag"><a href="#Page_457">457</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Insaziabile avidità d'imparare, che allora caratterizzava i Fiorentini</td> <td class="pag"><a href="#Page_458">458</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Censura esercitata dalla pubblica opinione sulla condotta di ciascuno</td> <td class="pag"><a href="#Page_459">459</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>La libertà e la filosofia degli antichi avevano per iscopo la virtù; la libertà e la filosofia de' moderni ha per iscopo la felicità</td> <td class="pag"><a href="#Page_460">460</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>È dovere del legislatore di conciliare le due libertà, e sostenere l'una coll'altra</td> <td class="pag"><a href="#Page_461">461</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td colspan="2" class="cap"><span class="smcap">Capitolo CXXVII.</span> <i>Quali sono le cause che mutarono il carattere degl'Italiani dopo essere state ridotte in servitù le loro repubbliche.</i></td> <td class="pag"><a href="#Page_463">463</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Egli è un errore comune lo attribuire agl'Italiani di una volta il carattere degl'Italiani d'oggi</td> <td class="pag"><a href="#Page_463">463</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="pagenum"><a id="Page_564"></a>[564]</span></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>I vizj delle pubbliche instituzioni d'Italia fanno l'apologia degl'Italiani</td> <td class="pag"><a href="#Page_464">464</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>La religione, l'educazione, la legislazione, e il punto d'onore hanno, ciascuna per la sua parte, contribuito ad alterare il carattere nazionale</td> <td class="pag"><a href="#Page_465">465</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>La religione, fra tutte le forze morali, è quella che può operare il maggior bene e il maggior male</td> <td class="pag"><a href="#Page_465">465</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>La religione cattolica non ha la medesima influenza nel mezzogiorno come nel nord, nè ugualmente dopo come prima del concilio tridentino</td> <td class="pag"><a href="#Page_466">466</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Rivoluzione che comincia nello spirito della Chiesa col pontificato di Paolo IV</td> <td class="pag"><a href="#Page_467">467</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Spaventati dalla riforma, i papi abbandonano la causa dei popoli per quella dei re</td> <td class="pag"><a href="#Page_468">468</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>La riformazione ha corretti i costumi e riscaldato lo zelo, ma anche aumentato il potere del clero cattolico</td> <td class="pag"><a href="#Page_469">469</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>La Chiesa, coll'impadronirsi della morale, ha sostituito lo studio dei casisti a quello della nostra propria coscienza</td> <td class="pag"><a href="#Page_470">470</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>I casisti hanno fatta la morale estranea al cuore ed alla ragione</td> <td class="pag"><a href="#Page_471">471</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Il salutare orrore che debbe inspirare il delitto fu considerevolmente diminuito da una erronea classificazione dei peccati</td> <td class="pag"><a href="#Page_471">471</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>La dottrina della penitenza e dell'assoluzione riduce il dovere costante della vita di ogni buon cristiano ad un conto da regolarsi all'articolo di morte</td> <td class="pag"><a href="#Page_472">472</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>In Italia il castigo dei condannati li fa sempre parere martirj agli occhi del popolo</td> <td class="pag"><a href="#Page_474">474</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Il concilio tridentino corregge, ma non distrugge il traffico delle indulgenze</td> <td class="pag"><a href="#Page_474">474</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Le indulgenze gratuite non sono meno fatali alla morale</td> <td class="pag"><a href="#Page_475">475</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="pagenum"><a id="Page_565"></a>[565]</span></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Il caso e non la virtù decise della sorte eterna dell'anima del moribondo, secondo che egli potè o no confessarsi ed essere assolto</td> <td class="pag"><a href="#Page_476">476</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>I comandamenti della Chiesa furono posti invece di quelli di Dio e della coscienza</td> <td class="pag"><a href="#Page_477">477</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Quanto più l'uomo divoto è regolare nelle sue pratiche di pietà, tanto più si crede dispensato dall'esercitare la virtù</td> <td class="pag"><a href="#Page_478">478</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>L'interesse sacerdotale ha corrotto tutte le virtù ch'egli ha sottomesse alla legislazione dei casisti</td> <td class="pag"><a href="#Page_478">478</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Lo studio filosofico della morale è severamente interdetto</td> <td class="pag"><a href="#Page_478">478</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>La religione ha insegnato in Italia ad ingannare la propria coscienza, e non ad ubbidirle</td> <td class="pag"><a href="#Page_479">479</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td><span class="smcap">Educazione</span>: sua influenza intimamente legata a quella della religione</td> <td class="pag"><a href="#Page_481">481</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Al sedicesimo secolo, l'educazione viene tolta ai filologhi indipendenti, ed è confidata ai monaci</td> <td class="pag"><a href="#Page_482">482</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Emulazione e attività dello spirito dei primi; servile docilità dei secondi</td> <td class="pag"><a href="#Page_483">483</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>I frati escludono dalle scuole ogni contenzione di spirito</td> <td class="pag"><a href="#Page_484">484</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Lo studio dell'antichità è continuato nelle scuole, ma separato da ogni sentimento e da ogni riflessione</td> <td class="pag"><a href="#Page_485">485</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Tra le mani dei frati lo studio dell'antichità diventa una scienza di fatti e d'autorità</td> <td class="pag"><a href="#Page_486">486</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Inerzia assoluta dello spirito; risultato di questa educazione</td> <td class="pag"><a href="#Page_487">487</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Le tautologie dell'orazioni sono un esercizio di distrazione se non lo sono d'ipocrisia</td> <td class="pag"><a href="#Page_488">488</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>La memoria sola chiamata alle lezioni, s'incarica con ripugnanza della soma impostale</td> <td class="pag"><a href="#Page_488">488</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>L'ubbidienza e la disciplina monastica impediscono lo scolaro fin nelle sue ricreazioni</td> <td class="pag"><a href="#Page_489">489</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="pagenum"><a id="Page_566"></a>[566]</span></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Disgrazia di una nazione educata a questo modo</td> <td class="pag"><a href="#Page_490">490</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td><span class="smcap">Legislazione</span>: essa è tutta quanta basata, come la religione e l'educazione, sopra un'ubbidienza cieca ed implicita</td> <td class="pag"><a href="#Page_492">492</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Il potere dei principi è assoluto; le leggi, la giustizia, i privilegj gli sono sottomessi</td> <td class="pag"><a href="#Page_493">493</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>La legge emana dalla volontà del principe senza discussione, nè deliberazione pubblica</td> <td class="pag"><a href="#Page_494">494</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>L'istruzione pubblica dei processi è grande scuola di morale pel popolo</td> <td class="pag"><a href="#Page_496">496</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>In Italia, ove dessa instruzione è secreta, rende odiosa la giustizia</td> <td class="pag"><a href="#Page_496">496</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>In Italia tutti i ministri della giustizia sono dichiarati infami</td> <td class="pag"><a href="#Page_497">497</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Il loro capo, quantunque infame siccome loro, ha in mano tutta l'autorità d'un magistrato</td> <td class="pag"><a href="#Page_497">497</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Tutto il pubblico è legato col malfattore contro la giustizia</td> <td class="pag"><a href="#Page_498">498</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Il giudizio delle cause lasciato ad un giudice solo; il che libera i magistrati dal più salutare freno, quale quello di far palesi tutti i loro motivi</td> <td class="pag"><a href="#Page_499">499</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Frequenza dei processi economici, nei quali il prevenuto non conosce l'accusa, e non è ammesso a difendersi</td> <td class="pag"><a href="#Page_500">500</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>La cattiva giustizia d'Italia suggerisce ad ognuno abitudini di dissimulazione, di adulazione e di bassezza</td> <td class="pag"><a href="#Page_501">501</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Abitudini di ferocia inspirate al popolo dallo spettacolo della tortura</td> <td class="pag"><a href="#Page_503">503</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Influenza morale della legislazione civile, che si estende su tutti i cittadini</td> <td class="pag"><a href="#Page_504">504</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>L'ordine di successione fu cangiato alla caduta della libertà, coll'instituzione delle sostituzioni perpetue e dei favori accordati alle primogeniture</td> <td class="pag"><a href="#Page_504">504</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="pagenum"><a id="Page_567"></a>[567]</span></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>La madre e i fratelli fatti dipendenti dei figliuoli maggiori, il che sovverte tutti i sentimenti di natura</td> <td class="pag"><a href="#Page_506">506</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>I figliuoli minori condannati all'ozio e alla bassezza, perchè ridotti alla sola pensione alimentaria</td> <td class="pag"><a href="#Page_506">506</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Il ricorso alla grazia nelle cause civili guasta ogni nazionale abitudine di giustizia</td> <td class="pag"><a href="#Page_507">507</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Infinita moltiplicazione dei processi, che toglie qualunque vergogna al carattere di litigioso</td> <td class="pag"><a href="#Page_508">508</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td><span class="smcap">Il punto d'onore</span>; complemento delle instituzioni nazionali</td> <td class="pag"><a href="#Page_510">510</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Il punto d'onore confondendosi nelle repubbliche coll'opinione pubblica, vi si fa appena rimarcare</td> <td class="pag"><a href="#Page_510">510</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>I Castigliani ricevettero dagli Arabi e portarono in Italia un punto d'onore di un carattere diverso</td> <td class="pag"><a href="#Page_511">511</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Tre principj fondamentali del punto d'onore arabo e castigliano</td> <td class="pag"><a href="#Page_512">512</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>1.º Delicatezza esagerata sul punto della castità delle donne, la quale toglie loro quell'onesta libertà di cui avevano goduto nelle repubbliche</td> <td class="pag"><a href="#Page_512">512</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Induce a porre in non cale la morale educazione, che sola può dare alle donne armi da difendersi</td> <td class="pag"><a href="#Page_513">513</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Cotale punto d'onore abbandonato alla fine del XVII secolo, senza sostituirglisi niuna altra guarenzia della virtù delle donne</td> <td class="pag"><a href="#Page_514">514</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Lo sposo è costretto di distruggere l'educazione monastica di sua moglie</td> <td class="pag"><a href="#Page_514">514</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Lo sregolamento delle donne italiane è opera delle instituzioni sociali</td> <td class="pag"><a href="#Page_515">515</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>2.º Delicatezza esagerata sul punto del valore negli uomini. Le repubbliche italiane erano state viziate dall'opposto difetto</td> <td class="pag"><a href="#Page_515">515</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="pagenum"><a id="Page_568"></a>[568]</span></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Le guerre del sedicesimo secolo richiamano gl'Italiani a pigliare le armi, e destano nel loro cuore il punto d'onore castigliano</td> <td class="pag"><a href="#Page_516">516</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Decadimento della milizia italiana nel XVII secolo; la nobiltà ricade nella mollezza e nel riposo</td> <td class="pag"><a href="#Page_517">517</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Nel XVIII secolo gl'Italiani confessano senza arrossire il loro difetto di coraggio</td> <td class="pag"><a href="#Page_518">518</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>3.º Necessità imposta all'uomo d'onore di vendicare l'offesa ricevuta</td> <td class="pag"><a href="#Page_518">518</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Le nazioni del nord si battono per difendere il loro onore, non per vendicarsi</td> <td class="pag"><a href="#Page_519">519</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>I Mori, i Castigliani e poi gl'Italiani vollero mostrare, non già valore, ma forza d'animo e odio implacabile</td> <td class="pag"><a href="#Page_520">520</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Il veleno e il ferro adoperati per soddisfare l'onore oltraggiato</td> <td class="pag"><a href="#Page_521">521</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Questo barbaro punto d'onore è abbandonato ne' presenti tempi, ma ha lasciato una fatale indulgenza pella perfidia</td> <td class="pag"><a href="#Page_522">522</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Indulgenza che meritano i vizj degl'Italiani, perchè sono opera de' loro padroni</td> <td class="pag"><a href="#Page_523">523</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Virtù ingenite che sono rimaste agl'Italiani</td> <td class="pag"><a href="#Page_524">524</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td> <td>Gl'Italiani non hanno perduto il seme delle grandi cose</td> <td class="pag"><a href="#Page_525">525</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&nbsp;</td>
+ </tr>
+</table>
+
+<p class="pad2 center large">
+<span class="smcap">Fine della Tavola.</span>
+</p>
+</div>
+
+<div class="footnotes">
+<h2>
+NOTE:
+</h2>
+
+<p>
+<a id="note1" href="#tag1">1.</a> <i>Ben. Varchi, l. V, p. 49. — Bern. Segni,
+l. II, p. 34.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note2" href="#tag2">2.</a> <i>Ben. Varchi, l. VIII, p. 224. — Bern. Segni,
+l. II, p. 38.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note3" href="#tag3">3.</a> <i>Ben. Varchi, l. VI, p. 134. — Bern. Segni,
+l. I, p. 17.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note4" href="#tag4">4.</a> <i>Ben. Varchi Stor. Fior., l. VII, p. 194,
+200. — Jac. Nardi, l. VIII, p. 349. — Bern.
+Segni, l. II, p. 51.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note5" href="#tag5">5.</a> <i>Ben. Varchi, l. VIII, p. 234. — Jac.
+Nardi, l. VIII, p. 349. — Bern. Segni, l. III,
+p. 75.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note6" href="#tag6">6.</a> <i>Ben. Varchi, l. VIII, p. 234. — Bern. Segni,
+l. II, p. 56. — Jac. Nardi, l. VIII, p. 349. — Lett.
+de' Princ., t. II, f. 172 e seg.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note7" href="#tag7">7.</a> <i>Jac. Nardi, l. VIII, p. 342-345. — Stor.
+di Gio. Cambi, t. XXIII, p. 40.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note8" href="#tag8">8.</a> <i>Fil. de' Nerli, l. IX, p. 186. — Bern. Segni,
+l. I, p. 18, l. II, p. 51.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note9" href="#tag9">9.</a> <i>Bern. Segni, l. I, p. 27.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note10" href="#tag10">10.</a> <i>Lettere de' Principi.</i> Varie lettere di Jacopo
+Salviati scritte in principio del 1529, <i>t. II,
+f. 154 e seg.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note11" href="#tag11">11.</a> <i>Ben. Varchi, l. VIII, p. 243. — Bern.
+Segni, l. II, p. 59. — P. Jovii, l. XXVII,
+p. 86. — Jac. Nardi, l. VIII, p. 343. — Gio.
+Cambi, t. XXIII, p. 41. — Fil. de' Nerli,
+l. VIII, p. 179.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note12" href="#tag12">12.</a> <i>Ben. Varchi, l. VIII, p. 244. — Jac.
+Nardi, l. VIII, p. 344. — Gio. Cambi, p. 43. — Comment.
+del Nerli, l. VIII, p. 180. — Bern.
+Segni, l. II, p. 60. — P. Jovii, l. XXVII,
+p. 86.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note13" href="#tag13">13.</a> <i>Ben. Varchi, l. VIII, p. 251, 271. — Bern.
+Segni, l. II, p. 61-67. — Comment. di
+Fil. de' Nerli, l. VIII, p. 182. — Jac. Nardi,
+l. VIII, p. 344. — P. Jovii, l. XXVII, p. 89.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note14" href="#tag14">14.</a> <i>Ben. Varchi, l. IX, p. 20. — Bern. Segni,
+l. III, p. 73. — Comment. di Filippo de'
+Nerli, l. IX, p. 188.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note15" href="#tag15">15.</a> <i>Ben. Varchi Stor. Fior., l. IX, p. 30. — Fil.
+de' Nerli, l. IX, p. 189.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note16" href="#tag16">16.</a> <i>Jac. Nardi, l. VIII, p. 353.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note17" href="#tag17">17.</a> <i>Fil. de' Nerli, l. X, p. 216. — Bern. Segni,
+l. III, p. 97.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note18" href="#tag18">18.</a> Furono questi Jacopo Morelli, Zanobi Carnesecchi,
+Anton Francesco Albizzi, Bernardo di
+Castiglione, Alfonso Strozzi, Agostini Dini e
+Filippo Baroncini. <i>Ben. Varchi, l. IX, p. 34.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note19" href="#tag19">19.</a> <i>Ivi, p. 35.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note20" href="#tag20">20.</a> <i>Ben. Varchi, l. IX, p. 38-42. — Jac.
+Nardi, l. VIII, p. 354. — Filip. de' Nerli, l. IX,
+p. 191-195. — Bern. Segni, l. III, p. 75.</i> — Pare
+che Michel Angelo provasse terrori altrettanto
+più vivi, quanto più vasta era la sua immaginazione.
+Vedendo i primi rovesci de' Fiorentini,
+fuggì fino a Venezia, di dove un sentimento di
+rimorso e di vergogna lo ricondusse bentosto al
+suo posto ed alla direzione delle fortificazioni.
+Quando fu presa la città, venne colpito da nuovo
+spavento, e si tenne molto tempo nascosto; ma
+poichè Clemente VII lo ebbe fatto rassicurare, intraprese
+per riconoscenza le statue dei sepolcri della
+cappella Laurenziana. <i>Ben. Varchi, t. IV, l. XII,
+p. 293-294.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note21" href="#tag21">21.</a> <i>Ben. Varchi, l. IX, p. 54. — Bern. Segni,
+l. III, p. 77. — Jac. Nardi, l. VIII,
+p. 350.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note22" href="#tag22">22.</a> <i>Ben. Varchi, l. IX, p. 50.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note23" href="#tag23">23.</a> <i>Ben. Varchi, l. IX, p. 53.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note24" href="#tag24">24.</a> <i>Ben. Varchi, l. X, p. 128. — Bern. Segni,
+l. III, p. 99. — P. Jovii, l. XXVII, p. 116.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note25" href="#tag25">25.</a> Ben. Varchi, l. X, p. 132. — Comment.
+di Fil. de' Nerli, l. IX, p. 192. — Bern. Segni,
+l. III, p. 78. — P. Jovii, l. XXVII, p. 112.
+</p>
+
+<p>
+<a id="note26" href="#tag26">26.</a> <i>Ben. Varchi, l. X, p. 137. — Jac. Nardi,
+l. VIII, p. 350. — Bern. Segni, l. III, p. 86. — P.
+Jovii, l. XXVII, p. 113.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note27" href="#tag27">27.</a> <i>Ben. Varchi, l. X, p. 142. — Jac. Nardi,
+l. VIII, p. 351. — Bern. Segni, l. III, p. 88. — Fil.
+de' Nerli, l. IX, p. 192. — P. Jovii,
+l. XXVII, p. 114.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note28" href="#tag28">28.</a> <i>Ben. Varchi Stor. Fior., l. X, p. 155. — Bern.
+Segni, l. III, p. 87-90.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note29" href="#tag29">29.</a> <i>Ben. Varchi, l. X, p. 170. — Fil. de'
+Nerli, l. IX, p. 198. — Bern. Segni, l. III,
+p. 92. — Fr. Guicciardini, l. XIX, p. 532.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note30" href="#tag30">30.</a> <i>Ben. Varchi, l. X, p. 167. — Fil. de'
+Nerli, l. IX, p. 196. — Bern. Segni, l. III,
+p. 86.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note31" href="#tag31">31.</a> <i>Ben. Varchi, l. X, p. 173.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note32" href="#tag32">32.</a> <i>Ivi, l. IX, p. 81. — Jac. de' Nerli,
+l. VIII, p. 356.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note33" href="#tag33">33.</a> <i>Ben. Varchi, l. X, p. 185. — Jac. Nardi,
+l. VIII, p. 353. — Fil. de' Nerli, l. IX, p. 197
+e 202.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note34" href="#tag34">34.</a> <i>Bern. Segni, l. III, p. 89.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note35" href="#tag35">35.</a> <i>Marco Guazzo Ist. de' suoi tempi, f. 52. — Lett.
+de' Principi, t. II, f. 137 e seg.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note36" href="#tag36">36.</a> <i>Bern. Segni, l. III, p. 99; l. IV, p. 104. — P.
+Jovii Hist., l. XXVIII, p. 131.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note37" href="#tag37">37.</a> <i>Jac. Nardi, l. VIII, p. 363. — Bern.
+Segni, l. IV, p. 103. — Ben. Varchi, l. X,
+p. 222.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note38" href="#tag38">38.</a> <i>Ben. Varchi, l. X, p. 224. — Fr. Guicciardini,
+l. XX, p. 542.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note39" href="#tag39">39.</a> <i>Ben. Varchi, l. X, p. 227. — Bern.
+Segni, l. IV, p. 103. — Jac. Nardi, l. VIII,
+p. 365. — P. Jovii, l. XXVIII, p. 135. — Fr.
+Guicciardini, l. XX, p. 540.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note40" href="#tag40">40.</a> <i>Ben. Varchi, l. X, p. 229.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note41" href="#tag41">41.</a> <i>Ben. Varchi, l. X, p. 238. — Bern. Segni,
+l. IV, p. 104. — Fr. Guicciardini, l. XX,
+p. 540. — P. Jovii, l. XXVIII, p. 130.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note42" href="#tag42">42.</a> <i>Ben. Varchi, l. X, p. 243. — Bern. Segni,
+l. IV, p. 104.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note43" href="#tag43">43.</a> <i>Ben. Varchi, l. X, p. 245.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note44" href="#tag44">44.</a> <i>Ben. Varchi, l. X, p. 257-261.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note45" href="#tag45">45.</a> <i>Ivi, p. 268. — Jac. Nardi, l. VIII, p. 359. — Fr.
+Guicciardini, l. XX, p. 540. — Fil. de'
+Nerli, l. IX, p. 207. — Bern. Segni, l. III, p. 98.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note46" href="#tag46">46.</a> <i>Ben. Varchi Stor. Fior., l. X, p. 279. — Filippo
+de' Nerli, l. IX, p. 206. — Bern. Segni,
+l. IV, p. 102.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note47" href="#tag47">47.</a> <i>Ben. Varchi, l. X, p. 237. — Jac. Nardi,
+l. VIII, p. 370. — Ist. di Gio. Cambi,
+t. XXIII, p. 47. — Filippo de' Nerli, l. IX,
+p. 204. — Bern. Segni, l. IV, p. 103.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note48" href="#tag48">48.</a> <i>Jac. Nardi, l. VIII, p. 359. — Bern. Segni,
+l. IV, p. 103. — P. Jovii Hist. sui temp.,
+l. XXVIII, p. 130.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note49" href="#tag49">49.</a> <i>Ben. Varchi Stor. Fior., t. IV, l. XI, p. 41. — Fr.
+Guicciardini, l. XX, p. 541. — Filip.
+dei Nerli, l. IX, p. 207.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note50" href="#tag50">50.</a> <i>Ben. Varchi, t. IV, l. XI, p. 23.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note51" href="#tag51">51.</a> <i>Ben. Varchi. l. XI, p. 24. — Jac. Nardi,
+l. VIII, p. 358. — Ist. di Gio. Cambi, t. XXIII,
+p. 48. — Fil. de' Nerli, l. X, p. 219. — Bern.
+Segni, l. IV, p. 103.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note52" href="#tag52">52.</a> <i>Ben. Varchi, l. XI, t. IV, p. 19. — Fr.
+Guicciardini, l. XX, p. 541.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note53" href="#tag53">53.</a> <i>Fil. de' Nerli, l. X, p. 217, 218. — Bern.
+Segni, l. IV, p. 106. — Ben. Varchi, t. IV, l. XI,
+p. 12-18.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note54" href="#tag54">54.</a> <i>Ben. Varchi, l. XI, p. 39, 178. — Bern.
+Segni, l. IV, p. 116. — Ist. di Gio. Cambi,
+t. XXIII, p. 52, 66.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note55" href="#tag55">55.</a> <i>Ben. Varchi, t. IV, l. XI, p. 30 e seg. — Jac.
+Nardi, l. VIII, p. 359.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note56" href="#tag56">56.</a> <i>Ben. Varchi, l. XI, p. 54. — Fr. Guicciardini,
+l. XX, p. 542.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note57" href="#tag57">57.</a> <i>Ben. Varchi, l. XI, p. 71.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note58" href="#tag58">58.</a> <i>Ben. Varchi, l. XI, p. 77. — Jac. Nardi,
+l. VIII, p. 362.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note59" href="#tag59">59.</a> <i>Benedetto Varchi, l. XI, p. 100. — Jac.
+Nardi, l. IX, p. 374. — Filippo de' Nerli,
+l. X, p. 231. — Ber. Segni, l. IV, p. 117. — P.
+Jovii, l. XXVIII, p. 146.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note60" href="#tag60">60.</a> <i>Ben. Varchi, l. XI, p. 112.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note61" href="#tag61">61.</a> <i>Ben. Varchi, l. XI, p. 117.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note62" href="#tag62">62.</a> <i>Ivi, p. 118. — Jac. Nardi, l. VIII, p. 366.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note63" href="#tag63">63.</a> <i>Ben. Varchi, l. XI, p. 131. — Fr. Guicciardini,
+l. XX, p. 542. — Bern. Segni, l. IV,
+p. 110. — P. Jovii, l. XXVIII, p. 148.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note64" href="#tag64">64.</a> <i>Ben. Varchi, l. XI. p. 93.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note65" href="#tag65">65.</a> <i>Ben. Varchi, l. XI, p. 91. — Jac. Nardi,
+l. VIII, p. 367. — Fr. Guicciardini, l. XX,
+p. 543. — Fil. de' Nerli, l. X, p. 226. — Bern.
+Segni, l. IV, p. 112. — P. Jovii, l. XXVIII,
+p. 153.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note66" href="#tag66">66.</a> <i>Ben. Varchi, l. XI, p. 149. — Jac. Nardi,
+l. VIII, p. 358. — Fr. Guicciardini, l. XX,
+p. 542. — P. Jovii, l. XXVIII, p. 150. — B.
+Segni, l. IV, p. 111. — Fil. de' Nerli, l. X,
+p. 226. — Ist. di Gio. Cambi, t. XXIII, p. 54.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note67" href="#tag67">67.</a> <i>Ben. Varchi, l. XI, p. 162. — P. Jovii,
+l. XXIX, p. 134.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note68" href="#tag68">68.</a> <i>Ben. Varchi, l. XI, p. 164. — Jac. Nardi,
+l. VIII, p. 368. — Fr. Guicciardini, l. XX,
+p. 544. — Gio. Cambi, t. XXII, p. 66. — B.
+Segni, l. IV, p. 114. — P. Jovii, l. XXIX,
+p. 157.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note69" href="#tag69">69.</a> <i>Ben. Varchi, l. XI, p. 175, 176. — Jac.
+Nardi, l. IX, p. 375. — Fil. de' Nerli, l. X,
+p. 234.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note70" href="#tag70">70.</a> <i>Jac. Nardi, l. IX, p. 375. — Ben. Varchi,
+l. XI, p. 69.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note71" href="#tag71">71.</a> <i>Ben. Varchi, l. XI, p. 208. — Jac. Nardi,
+l. VIII, p. 370. — Bern. Segni, l. IV,
+p. 120. — P. Jovii, l. XXIX, p. 160.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note72" href="#tag72">72.</a> <i>Jac. Nardi, l. IX, p. 376.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note73" href="#tag73">73.</a> <i>Ben. Varchi, l. XI, p. 210. — Bern. Segni,
+l. IV, p. 121. — Filip. de' Nerli, l. X,
+p. 236. — P. Jovii, l. XXIX, p. 162.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note74" href="#tag74">74.</a> <i>Ben. Varchi, l. XI, p. 213. — P. Jovii,
+l. XXIX, p. 163.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note75" href="#tag75">75.</a> <i>Ben. Varchi, l. XI, p. 191.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note76" href="#tag76">76.</a> <i>Ben. Varchi, l. XI, p. 179, 204. — Jac.
+Nardi, l. IX, p. 385.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note77" href="#tag77">77.</a> <i>Ben. Varchi, l. XI, p. 214.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note78" href="#tag78">78.</a> <i>Jac. Nardi, l. IX, p. 377.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note79" href="#tag79">79.</a> <i>Ben. Varchi, l. XI, p. 215. — Jac. Nardi,
+l. IX, p. 377. — Bern. Segni, l. IV, p. 122.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note80" href="#tag80">80.</a> <i>Ben. Varchi, l. XI, p. 217. — Jac. Nardi,
+l. IX, p. 377, 385. — Bern. Segni, l. IV,
+p. 122. — P. Jovii, l. XXIX, p. 164.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note81" href="#tag81">81.</a> <i>Ben. Varchi, l. XI, p. 219. — Jac. Nardi,
+l. IX, p. 378. — Fr. Guicciardini, l. XX,
+p. 544. — P. Jovii, l. XXIX, p. 168. — Bern.
+Segni, l. IV, p. 123. — Gio. Cambi, t. XXIII,
+p. 67.</i> — L'ultimo racconta questi fatti assai
+inesattamente, sebbene scrivesse giorno per giorno
+le notizie che si avevano a Firenze.
+</p>
+
+<p>
+<a id="note82" href="#tag82">82.</a> <i>Ben. Varchi, l. XI, p. 221. — Jac. Nardi,
+l. IX, p. 378. — P. Jovii, l. XXIX, p. 165.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note83" href="#tag83">83.</a> <i>Ben. Varchi, l. XI, p. 229. — Bern. Segni,
+l. IV, p. 124. — Jac. Nardi, l. IX, p. 379. — Gio.
+Cambi, t. XXIII, p. 68.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note84" href="#tag84">84.</a> <i>Fil. de' Nerli, l. X, p. 225. — Fr. Guicciardini,
+l. XX, p. 545. — P. Jovii, l. XXIX,
+p. 166.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note85" href="#tag85">85.</a> <i>Ben. Varchi, l. XI, p. 235. — Jac. Nardi,
+l. IX, p. 380.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note86" href="#tag86">86.</a> <i>Ben. Varchi, l. XI, p. 239. — Bern. Segni,
+l. IV, p. 124. — Gio. Cambi, t. XXIII,
+p. 69.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note87" href="#tag87">87.</a> <i>Ben. Varchi, l. XI, p. 245. — Fil. de'
+Nerli, l. X, p. 239. — Gio. Cambi, t. XXIII,
+p. 70.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note88" href="#tag88">88.</a> <i>Jac. Nardi, l. IX, p. 381. — Fil. de'
+Nerli, l. X, p. 241. — B. Segni, l. IV, p. 119.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note89" href="#tag89">89.</a> <i>Ben. Varchi, l. XI, p. 246-250. — Jac.
+Nardi, l. IX, p. 382, 383. — Fil. de' Nerli,
+l. XI, p. 244. — P. Jovii, l. XXIX, p. 173.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note90" href="#tag90">90.</a> <i>Ben. Varchi, l. XI, p. 257.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note91" href="#tag91">91.</a> <i>Bened. Varchi, l. XI, p. 256-260. — Jac.
+Nardi Ist. Fior., l. IX, p. 387. — Fr. Guicciardini,
+l. XX, p. 545. — Istor. di Gio. Cambi,
+t. XXIII, p. 73. — Fil. de' Nerli, l. X, p. 242. — Ber.
+Segni, l. V, p. 128. — P. Jovii, l. XXIX,
+p. 175.</i>
+</p>
+
+<p>
+La storia di Firenze di Jacopo Nardi termina
+colla presa della città e collo stabilimento della
+balìa. È scritta con un certo che di candore e di
+lealtà che ci affeziona allo storico; vi si ravvisa
+l'amico della libertà, l'uomo religioso e dabbene.
+Il Nardi non risguardava il suo libro come
+terminato, e lo avrebbe distrutto quando stava per
+morire, se fortunatamente non ve ne fossero stati di
+già varj esemplari presso altre famiglie. Per altro
+i primi sei libri, che comprendono l'accaduto
+dall'anno 1494 fino alla morte di Leon X, sembrano
+avere ricevuta tutta la perfezione che l'autore
+poteva loro dare. Lo stesso non può dirsi degli
+ultimi tre; la narrazione vi si trova appena abbozzata,
+e pare che l'autore gli scrivesse senza
+avere sott'occhio i materiali che doveva adoperare.
+Trovansi in questi ultimi tre libri alcuni
+errori di fatto e di date, molte ripetizioni, molto
+disordine, ed alcuni pezzi che non sembrano
+essere stati dall'autore riletti. Jacopo Nardi ebbe
+qualche parte nella rivoluzione del 1527; e perciò
+fu tra gli esiliati, che la balìa del 1530 privò
+della loro patria. Il Nardi fu in appresso incaricato
+dagli emigrati di portare le loro lagnanze
+all'imperatore intorno alla violazione della capitolazione
+di Firenze, di esporre le loro ragioni in
+una scrittura che fu mandata a Carlo V. Fino
+alla fine della sua vita, che terminò in esilio,
+Jacopo Nardi lavorò, malgrado la povertà e la
+vecchiaja, a procurare vindici alla libertà della
+sua patria. La sua storia si stampò in Firenze
+in 4.º nel 1584 in un volume di 590 pagine.
+</p>
+
+<p>
+<a id="note92" href="#tag92">92.</a> Forse in alcune scienze, ma nelle lettere e
+nelle arti non mai; del che ne convengono tutti
+quegli spassionati stranieri che preferiscono all'amor
+proprio la verità, e che sono a portata
+di gustare i capi d'opera de' nostri grandi maestri.
+<i>N. d. T.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note93" href="#tag93">93.</a> <i>B. Segni, l. V, p. 129. — Il 12 ottobre
+1532. Gio. Cambi, t. XXIII, p. 122. — Ben.
+Varchi, l. XIII, t. V, p. 9.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note94" href="#tag94">94.</a> <i>Ben. Varchi, l. XII, p, 317. — Gio.
+Cambi, t. XXIII, p. 81.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note95" href="#tag95">95.</a> <i>Ben. Varchi, l. XII, p. 295. — Gio.
+Cambi, t. XXIII, p. 79. — Scip. Ammirato,
+l. XXXI, p. 414. — Ben. Segni, l. V, p. 133.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note96" href="#tag96">96.</a> <i>Bened. Varchi, l. XII, p. 289.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note97" href="#tag97">97.</a> <i>Ivi, p. 275.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note98" href="#tag98">98.</a> <i>Ben. Varchi, l. XII, p. 304-312. — Gio.
+Cambi, t. XXIII, p. 87-95. — B. Segni, l. V,
+p. 135. — Fil. de' Nerli, l. XI, p. 252. — Fr.
+Guicciardini, l. XX, p. 546.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note99" href="#tag99">99.</a> <i>Ben. Varchi, l. XII, p. 310, e seg. — Gio.
+Cambi, t. XXIII, p. 79. — Bern. Segni,
+l. V, p. 131. — Filip. de' Nerli, l. XI, p. 250.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note100" href="#tag100">100.</a> <i>Ben. Varchi, l. XII, p. 356-359. — Gio.
+Cambi, t. XXIII, p. 103. — Scipione
+Ammirato, l. XXXI, p. 416. — Bern. Segni,
+l, V, p. 143. — Filip. de' Nerli, l. XI, p. 255.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note101" href="#tag101">101.</a> Lettera di Francesco Guicciardini a Niccolò
+di Schomberg, arcivescovo di Capoa, del 30 gennajo
+1532, con una Memoria intorno al governo
+di Firenze. <i>Lett. de' Principi, t. III, f. 8, e seg.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note102" href="#tag102">102.</a> <i>Ben. Varchi, l. XII, p. 367. — Bern. Segni,
+l. V, p. 149. — Filippo de' Nerli, l. XI, p. 260.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note103" href="#tag103">103.</a> <i>Ben. Varchi, l. XII, p. 372. — Scip.
+Ammirato, l. XXXI, p. 419. — Ist. di Gio.
+Cambi, t. XXIII, p. 110.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note104" href="#tag104">104.</a> <i>Ben. Varchi, l. XII, p. 374 e t. V, l. XIII,
+p. 12. — Gio. Cambi, t. XXIII, p. 114. — B.
+Segni, l. V, p. 160. — Filip. de' Nerli,
+l. XI, p. 262-268.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note105" href="#tag105">105.</a> <i>Ben. Varchi, t. V, l. XIII, p. 5; l. XIV,
+p. 85. — Ist. di Gio. Cambi, t. XXIII, p. 137. — Bernardo
+Segni, l. VI, p. 153. — Filippo
+de' Nerli, l. XI, p. 270-272.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note106" href="#tag106">106.</a> <i>Ben. Varchi, t. V, l. XIV, p. 90. — Ber.
+Segni, l. VI, p. 156.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note107" href="#tag107">107.</a> <i>B. Varchi, l. XIV, p. 53. — Bern. Segni,
+l. VI, p. 161. — P. Jovii, l. XXXI, p. 224.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note108" href="#tag108">108.</a> <i>B. Varchi, l. XIV, p. 88. — Gio. Cambi,
+t. XXIII, p. 141. — Scip. Ammirato, l. XXXI,
+p. 429. — P. Jovii, l. XXXII, p. 234.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note109" href="#tag109">109.</a> <i>Ben. Varchi, l. XII, t. IV, p. 315.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note110" href="#tag110">110.</a> <i>Ben. Varchi, t. IV, l. XIV, p. 80.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note111" href="#tag111">111.</a> <i>Ivi, t. V, l. XIV, p. 108. — B. Segni,
+l. VII, p. 178. — P. Jovii, l. XXXIV, p. 302. — Scip.
+Ammirato, l. XXXI, p. 430. — Fil.
+de' Nerli, l. XII, p. 277.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note112" href="#tag112">112.</a> <i>Ben. Varchi, l. XIV, p. 132. — Ber. Segni,
+l. VIII, p. 188. — Filip. de' Nerli, l. XII,
+p. 278. — Scip. Ammirato, l. XXXI, p. 430.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note113" href="#tag113">113.</a> <i>Ben. Varchi, l. XIV, p. 138. — Bern.
+Segni, l. VII, p. 189.</i> — Partì il 19 di dicembre
+del 1535. — <i>Fil. de' Nerli, l. XII, p. 279.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note114" href="#tag114">114.</a> <i>Ben. Varchi, l. XIV, p. 143-219 e 224. — Scip.
+Ammirato, l. XXXI, p. 431. — Bern.
+Segni, l. VII, p. 189. — Fil. de' Nerli, l. XII,
+p. 279.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note115" href="#tag115">115.</a> Tutte le scritture originali vengono riportate
+da Benedetto Varchi, questa, dice egli,
+ebbe molto credito in Italia, <i>l. XIV, p. 229-230.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note116" href="#tag116">116.</a> <i>Ben. Varchi, l. XIV, p. 259. — Bern.
+Segni, l. VII, p. 192-198. — Fil. de' Nerli,
+l. XII, p. 283, 285. — Della storia di Gio.
+Battista Adriani, l. I, p. 11.</i> Serve di continuazione
+al Guicciardini che finisce alla morte
+di Clemente VII.
+</p>
+
+<p>
+<a id="note117" href="#tag117">117.</a> <i>Ben. Varchi, l. XV, p. 264, 272. — B.
+Segni, l. VII, p. 204, 206. — Filip. de' Nerli,
+l. XII, p. 286-290. — Gio. Battista Adriani,
+l. I, p. 11. — Scip. Ammirato, l. XXXI, p. 436. — P.
+Jovii, l. XXXVIII, p. 387, 391. — Ist.
+di Matteo Guazzo, f. 159.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note118" href="#tag118">118.</a> <i>Ben. Varchi, l. XV, p. 273</i>, ed altri
+degli storici sovrallegati. Lorenzino de' Medici
+scrisse egli medesimo una scrittura per giustificare
+la sua intrapresa. Roscoe la pubblicò nell'appendice
+alla vita di Lorenzo de' Medici, n.º 84,
+<i>p. 148-165</i>. Una lettera scritta da Roma, il 15
+di marzo, a Mess. Paolo del Tosco, da suo fratello,
+dà pure alcune circostanze raccontate dallo
+stesso Lorenzino. <i>Lettere de' principi, t. III,
+f. 52.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note119" href="#tag119">119.</a> <i>Bened. Varchi, l. XV, p. 278. — Com.
+di Filippo de' Nerli, l. XII, p. 291. — Bern.
+Segni, l. VIII, p. 208. — Scip. Ammirato,
+l. XXXI, p. 437. — Gio. Batt. Adriani, l. I,
+p. 12. — P. Jovii, l. XXXVIII, p. 391.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note120" href="#tag120">120.</a> <i>Ben. Varchi, l. XV, p. 284. — Bern. Segni,
+l. VIII, p. 213. — Filippo de' Nerli,
+l. XII, p. 291.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note121" href="#tag121">121.</a> <i>Ben. Varchi, l. XV, p. 285. — Ber. Segni,
+l. VIII, p. 212. — Filip. de' Nerli, l. XII,
+p. 292. — Gio. Battista Adriani, l. I, p. 14.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note122" href="#tag122">122.</a> <i>Ben. Varchi, l. XV, p. 287. — Scip.
+Ammirato, l. XXXI, p. 438. — Gio. Battista
+Adriani, l. I, p. 18. — Bern. Segni, l. VIII,
+p. 216. — Fil. de' Nerli, l. XII, p. 293.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note123" href="#tag123">123.</a> <i>Ben. Varchi, l. XV, p. 326.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note124" href="#tag124">124.</a> <i>Ben. Varchi, l. XV, p. 311. — Bern.
+Segni, l. VIII, p. 219. — Com. de' Nerli,
+l. XII, p. 294. — Gio. Batt. Adriani, l. I,
+p. 24. — Lettera di cinque cardinali Fiorentini
+al card. Cibo, Roma 13 gennajo 1537. Lettere
+de' Princ., t. III, p. 57.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note125" href="#tag125">125.</a> <i>Ben. Varchi, l. XVI, p. 373. — Scip.
+Ammirato, l. XXXII, p. 448. — Bern. Segni,
+l. VIII, p. 223. — Gio. Batt. Adriani, l. I,
+p. 51. — Fil de' Nerli, l. XII, p. 297</i>.
+</p>
+
+<p>
+Giunti a quest'epoca, prenderemo congedo da
+Benedetto Varchi, forse il più verboso storico
+che producesse l'Italia. Ma tra le infinite minutissime
+circostanze con cui opprime il lettore,
+trovansi elevati pensieri, e filosofia. Il suo sedicesimo
+libro termina al principio del 1538. Pare
+che l'opera non sia stata ridotta a termine.
+</p>
+
+<p>
+<a id="note126" href="#tag126">126.</a> <i>Bernardo Segni, l. VIII, p. 227. — Gio.
+Batt. Adriani, l. I, p. 54. — Fil. de' Nerli,
+l. XII, p. 299.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note127" href="#tag127">127.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. I, p. 54. — Scip.
+Ammirato, l. XXXII, p. 450. — Bern. Segni,
+l. VIII, p. 227. — Fil. de' Nerli, l. XII, p. 299. — P.
+Jovii hist. sui temp., l. XXXVIII, p. 409.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note128" href="#tag128">128.</a> <i>P. Jovii, l. XXXVIII, p. 411. — Gio.
+Batt. Adriani, l. I, p. 55. — Bern. Segni,
+l. VIII, p. 228. — Scip. Ammirato, l. XXXII,
+p. 450.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note129" href="#tag129">129.</a> <i>P. Jovii, l. XXXVIII, p. 412. — Gio.
+Batt. Adriani, l. I, p. 58.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note130" href="#tag130">130.</a> <i>P. Jovii, l. XXXVIII, p. 412. — Gio.
+Batt. Adriani, l. I, p. 61. — Bern. Segni, l. VIII,
+p. 229. — Fil. de' Nerli, l. XII, p. 301.</i> — La
+sua storia termina con questa sconfitta, ch'egli
+risguardava come il trionfo del suo partito.
+</p>
+
+<p>
+<a id="note131" href="#tag131">131.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. II, p. 63. — Bern.
+Segni, l. IX, p. 234. — Scipione Ammirato,
+l. XXXII, p. 452.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note132" href="#tag132">132.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. II, p. 66. — Bern.
+Segni, l. IX, p. 234. — P. Jovii, l. XXXVIII,
+p. 414. — Marco Guazzo, f. 178. — Scip. Ammirato,
+l. XXXII, p. 453.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note133" href="#tag133">133.</a> <i>Ben. Varchi, t. IV, l. XII, p. 321, t. V,
+l. XIV, p. 60. — Bern. Segni, l. VIII, p. 227. — P.
+Jovii, l. XXXVIII, p. 415. — Gio. Batt.
+Adriani, l. II, p. 71.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note134" href="#tag134">134.</a> <i>Ivi, p. 100. — Bern. Segni, l. IX, p. 245. — P.
+Jovii, l. XXXVIII, p. 415.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note135" href="#tag135">135.</a> <i>P. Jovii, l. XXXVIII, p. 396. — Bern.
+Segni, l. XII, p. 313.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note136" href="#tag136">136.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. II, p. 110, 111. — Scip.
+Ammirato, l. XXXII, p. 458. — Bern.
+Segni, l. IX, p. 246.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note137" href="#tag137">137.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. II, p. 76-89. — Bern.
+Segni, l. IX, p. 244. — Scip. Ammirato,
+l. XXXII, p. 455.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note138" href="#tag138">138.</a> <i>Bern. Segni, l. IX, p. 248.</i> — Il Guicciardini
+morì nella sua villa d'Arcetri il 17 di
+maggio del 1540, in età di 58 anni. <i>Tiraboschi
+Stor. della Letter. Ital., t. VII, l. III, c. I,
+§ 39, p. 883.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note139" href="#tag139">139.</a> <i>Ben. Varchi, l. XIII, t. V, p. 7. — Bern.
+Segni, l. VI, p. 157.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note140" href="#tag140">140.</a> <i>Ben. Varchi, l. XII, t. IV, p. 325-328.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note141" href="#tag141">141.</a> <i>Ben. Varchi, l. XIII, t. V, p. 17.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note142" href="#tag142">142.</a> <i>Bern. Segni, l. IX, p. 246. — Gio. Batt.
+Adriani, l. II, p. 97. — Scipione Ammirato,
+l. XXXII, p. 456.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note143" href="#tag143">143.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. II, p. 95</i> ad an.
+1538, ed altrove frequentemente. — <i>Scip. Ammirato,
+l. XXXII, p. 145</i> ed altrove.
+</p>
+
+<p>
+<a id="note144" href="#tag144">144.</a> <i>Orlando Malavolti Stor. di Siena, p. III,
+l. VIII, f. 140.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note145" href="#tag145">145.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. III, p. 133, 134. — Malavolti,
+p. III, l. VIII, f. 141.</i> — Il
+Montluc non fa parola di questo trattato. <i>Mem.,
+l. I, p. 124.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note146" href="#tag146">146.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. III, p. 157, 158. — Malavolti,
+p. III, l. VIII, f. 142. — Bern.
+Segni, l. X, p. 265.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note147" href="#tag147">147.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. III, p. 185, l. IV,
+p. 208.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note148" href="#tag148">148.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. IV, p. 261. — Bern.
+Segni, l. XI, p. 295. — Orl. Malavolti,
+p. III, l. VIII, f. 143. — P. Jovii, l. XLV,
+p. 599.</i> — La storia di Paolo Giovio termina
+al trattato di Crespi.
+</p>
+
+<p>
+<a id="note149" href="#tag149">149.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. V, p. 293.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note150" href="#tag150">150.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. V, p. 327. — Malavolti,
+p. III, l. VIII, f. 144-145. — Scip.
+Ammirato, l. XXXIII, p. 475. — Ber. Segni,
+l. XI, p. 306.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note151" href="#tag151">151.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. II, p. 119. — Ber.
+Segni, l. IX, p. 251.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note152" href="#tag152">152.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. V, p. 345-350. — Scip.
+Ammirato, l. XXXIII, p. 476. — Orl.
+Malavolti, p. III, l. IX, f. 146. — Galluzzi
+Stor. del gran ducato di Toscana, l. I, c. V,
+t. I, p. 105.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note153" href="#tag153">153.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. VI, p. 383, 401,
+421, l. VII, p. 463, 474. — Orl. Malavolti,
+p. III, l. IX, f. 146, 147. — Scip. Ammirato,
+l. XXXIII, p. 481. — Bern. Segni, l. XII,
+p. 315.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note154" href="#tag154">154.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. VIII, p. 515-563. — Orl.
+Malavolti, p. III, l. IX, f. 148, 150. — Scip.
+Ammirato, l. XXXIII, p. 486. — Bern.
+Segni, l. XIII, p. 339.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note155" href="#tag155">155.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. IX, p. 590. — Orl.
+Malavolti, p. III, l. IX, f. 152. — Giac.
+Aug. de Thou. Hist. univ., t. II, l. XI, p. 103.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note156" href="#tag156">156.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. IX, p. 593. — Bern.
+Segni, l. XIII, p. 342.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note157" href="#tag157">157.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. IX, p. 598. — Scip.
+Ammirato, l. XXXIII, p. 489. — Orl.
+Malavolti, p. III, l. IX, f. 152. — Ber. Segni,
+l. XIII, p. 343. — J. Aug. de Thou., l. XI,
+p. 106, 112.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note158" href="#tag158">158.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. IX, p. 625. — Scip.
+Ammirato, l. XXXII, p. 492. — Orl.
+Malavolti, p. III, l. IX, f. 154. — Pecci
+Memorie di Siena, t. III, p. 230, 261. — Lettere
+dei Sienesi ad Enrico II del 5 di agosto. — Lett.
+de' Principi, t. III, f. 131.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note159" href="#tag159">159.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. IX, p. 628. — Orl.
+Malavolti, p. III, l. X, f. 156. — Bern.
+Segni, l. XIII, p. 348. — J. Aug. de Thou.,
+l. XII, p. 165.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note160" href="#tag160">160.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. IX, p. 631. — Orl.
+Malavolti, p. III, l. X, f. 156. — Scip. Ammirato,
+l. XXXIII, p. 493. — Bern. Segni, l. XIII,
+p. 349.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note161" href="#tag161">161.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. IX, p. 634, 637. — Malavolti,
+l. V, f. 157.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note162" href="#tag162">162.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. IX, p. 648. — Malavolti,
+p. III, l. X, f. 159. — Scip. Ammirato,
+l. XXXIII, p. 497. — Bern. Segni, l. XIII,
+p. 350.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note163" href="#tag163">163.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. X, p. 649. — Ber.
+Segni, l. XIII, p. 351. — Orl. Malavolti, p. III,
+l. X, f. 161. — J. Aug. de Thou, l. XII, p. 173.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note164" href="#tag164">164.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. X, p. 669. — Scip.
+Ammirato, l. XXXIII, p. 499. — Jac. Aug.
+de Thou, l. XIV, p. 249.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note165" href="#tag165">165.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. X, p. 670. — Malavolti,
+p. III, l. X, f. 161. — Scip. Ammirato,
+l. XXXIII, p. 499. — Bern. Segni, l. XIII,
+p. 352.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note166" href="#tag166">166.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. X, p. 671. — Bern.
+Segni, l. XIV, p. 360. — Scip. Ammirato,
+l. XXXIII, p. 501. — J. Aug. de Thou, l. XIV,
+p. 253.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note167" href="#tag167">167.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. X, p. 673. — Scip.
+Ammirato, l. XXXIII, p. 503. — Bern. Segni,
+l. XIV, p. 361. — Orl. Malavolti, p. III, l. X,
+f. 165. — Lettere di Cosimo I alla repubblica
+di Siena, e risposta, 28 e 31 gennajo 1554.
+Lettere de' Principi, t. III, f. 148.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note168" href="#tag168">168.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. X, p. 691. — Scip.
+Ammirato, l. XXXIV, p. 506. — J. Aug. de Thou,
+Hist. univers., t. II, l. XIV, p. 257 e seg.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note169" href="#tag169">169.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. X, p. 693. — Scip.
+Ammirato, l. XXXIV, p. 507-516. — Bern.
+Segni, l. XIV, p. 363.</i> — Lettere tra Pietro
+Strozzi ed il marchese di Marignano. <i>Lett. dei
+Principi, t. III, f. 149 e seg.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note170" href="#tag170">170.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. X. p. 694. — Orl.
+Malavolti, p. III, l. X, f. 163. — Bern. Segni,
+l. XIV, p. 362. — J. Aug. de Thou, l. XIV,
+p. 261.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note171" href="#tag171">171.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. X, p. 706-718. — Orl.
+Malavolti, p. III, l. X, f. 163, 164. — Bern.
+Segni, l. XIV, p. 368.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note172" href="#tag172">172.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. X, p. 722. — Scip.
+Ammirato, l. XXXIV, p. 515. — Bern. Segni,
+l. XIV, p. 366.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note173" href="#tag173">173.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. XI, p. 734. — Scip.
+Ammirato, l. XXXIV, p. 517.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note174" href="#tag174">174.</a> <i>Mém. de Blaise de Montluc, l. III, p. 115,
+t. XXIII.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note175" href="#tag175">175.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. XI, p. 747. — Scip.
+Ammirato, l. XXXIV, p. 520, 522. — Bern.
+Segni, l. XIV, p. 364. — J. Aug. de Thou,
+l. XIV, p. 272.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note176" href="#tag176">176.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. XI, p. 743. — Scip.
+Ammirato, l. XXXIV, p. 721. — Bern. Segni,
+l. XIV, p. 365. — J. Aug. de Thou, l. XIV,
+p. 274.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note177" href="#tag177">177.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. XI, p. 797. — Scip.
+Ammirato, l. XXXIV, p. 724. — J. Aug. de
+Thou, Hist. univ., l. XIV, p. 275.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note178" href="#tag178">178.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. XI, p. 761. — Scip.
+Ammirato, l. XXXIV, p. 527. — Bern. Segni,
+l. XIV, p. 367.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note179" href="#tag179">179.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. XI, p. 783-787.</i> — Relazione
+della battaglia, mandata il 24 d'agosto
+del 1555, dal marchese di Marignano all'imperatore.
+<i>Lettere de' Principi, t. III, f. 154. — Bern.
+Segni, l. XIV, p. 371. — Scip. Ammirato,
+l. XXXIV, p. 529. — Orl. Malavolti,
+t. III, l. X. f. 163. — Mém. di Montluc,
+t. XXIII, l. III, p. 139. — Hist. J. Aug. de
+Thou, l. XIV, p. 283.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note180" href="#tag180">180.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. XII, p. 815.</i> — Durante
+questa guerra la popolazione della città di
+Siena fu ridotta dalle trenta alle dieci mila
+anime: si calcolò che perirono nella provincia,
+di miseria, nelle battaglie, o sotto il ferro del
+carnefice, cinquanta mila contadini, senza contare
+quelli che si rifugiarono in estere contrade.
+<i>Ber. Segni, l. XIV, p. 377.</i> Trovasi una lacuna
+in Scipione Ammirato fino all'anno 1561,
+ed il Malavolti non ardisce dare veruna particolarità. — <i>Mémoires
+de Blaise de Montluc, t. XXIII,
+l. III, p. 170. — Hist. de J. Aug. de Thou,
+t. II, l. XIV, p. 288.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note181" href="#tag181">181.</a> <i>Giovan Battista Adriani, l. XII, p. 836. — Bern.
+Segni, l. XIV, p. 379. — Biagio di
+Montluc, l. III, p. 196-235.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note182" href="#tag182">182.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. XII, p. 488.</i> — Lettera
+del mar. di Marignano alla signoria di
+Siena. <i>Letter. de' Princ., t. III, f. 158.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note183" href="#tag183">183.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. XII, p. 864. — Malavolti,
+p. III, l. X, f. 166.</i> La sua storia
+finisce con questa capitolazione. — <i>Bern. Segni,
+l. XIV, p. 380. — Blaise de Montluc, l. III,
+p. 266, 279. — J. Aug. de Thou, l. XV,
+p. 314.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note184" href="#tag184">184.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. XVI, p. 1107-1122.</i> — Bernardo
+Segni, essendo morto il 13 aprile
+del 1558, lasciò la sua storia interrotta nel XV.º
+libro, nel quale racconta la guerra di Cosimo
+contro i Sienesi di Montalcino. — <i>J. Aug. de
+Thou, l. XXII, p. 661, 665, t. II.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note185" href="#tag185">185.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. XIV, p. 1000-1015.</i> — Il
+duca prese possesso di Siena il 19 di luglio
+del 1557. — <i>Lettere de' Principi, t. III,
+f. 165 e segu</i>. Tra le altre una Memoria di
+Pietro Strozzi intorno alla difesa di Siena, p. 177,
+180. — <i>Hist. de J. Aug. de Thou, t. II, l. XV,
+p. 343, l. XVIII, p. 471.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note186" href="#tag186">186.</a> <i>Guichenon, Hist. général de la maison de
+Savoie, t. II, p. 256. — Mém. de M. du Bellay,
+l. IV, p. 296; l. V e seg. — Hist. de la
+Diplomatie française, t. II, l. IV, p. 46. — De
+Thou Hist. génér., t. III, l. XXXI, p. 251. — Muratori
+Annali d'Italia ad ann.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note187" href="#tag187">187.</a> <i>Enrico Cather. Davila delle guerre civili
+di Francia, l. IX, p. 526. — Guichenon Hist.
+gén., t. II, p. 287.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note188" href="#tag188">188.</a> <i>Ivi, p. 352 e seg. — Hist. de la Diplomatie
+française, t. II, p. 197 — Hist. univ. J.
+Aug. de Thou, t. IX, l. CXXIII, p. 325 e
+l. CXXV, p. 413.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note189" href="#tag189">189.</a> <i>Mém. de mess. Martin du Bellay, l. IV,
+p. 235.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note190" href="#tag190">190.</a> <i>Pallavicino Storia del Concilio di Trento,
+l. XXII, c. VIII, t. V, p. 215, ediz. di Faenza
+del 1796 in 4.º — De Thou Hist., l. XXXVI,
+p. 471. — Greg. Leti Vita di Filippo II. l. XVII,
+t. I, p. 405.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note191" href="#tag191">191.</a> <i>P. Jovii Hist., l. XXVII, p. 98 ed altrove. — Bern.
+Segni, l. III, p. 90, l. VI, p. 166.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note192" href="#tag192">192.</a> <i>P. Jovii Hist., l. XLIII, p. 533 ec. — Summonte
+Istoria di Napoli, t. VIII, c. II,
+t. IV, p. 146. — Giannone Ist. civ., t. IV,
+l. XXXII, c. VI, p. 166.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note193" href="#tag193">193.</a> <i>Summonte Ist. della città e regno di Napoli,
+l. IX, c. I, t. IV, p. 173. — Giannone
+Ist. civ. del regno di Napoli, l. XXXII, c. III,
+t. IV, p. 87.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note194" href="#tag194">194.</a> <i>Summonte Ist. di Napoli, l. IX, c. I,
+p. 173. — Giannone Ist. civ., l. XXXII, c. II,
+p. 84. — Bern. Segni, l. XIII, p. 346.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note195" href="#tag195">195.</a> <i>Summonte Ist. di Napoli, l. IX, c. I,
+p. 178-210. — Pallavicini Ist. del Concil. di
+Trento, l. X, c. I, t. III, p. 82. — Gio. Batt.
+Adriani, l. VI, p. 402 e seg. — Giannone Ist.
+civile, l. XXXII, c. V, p. 107. — Fr. Paolo
+Ist. del Concil. di Trento, l. III, p. 279. — De
+Thou, Hist. univers., l. III, p. 220.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note196" href="#tag196">196.</a> <i>Summonte Ist. di Napoli, l. X, c. V,
+p. 343-348. — Gio. Batt. Adriani, l. XVIII,
+p. 1303, 1329. — De Thou, l. XXXVIII, p. 564
+e seg. — Gregorio Leti Vita di Filippo II,
+l. XVIII, p. 442.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note197" href="#tag197">197.</a> <i>Ben. Varchi, l. XVI, t. V, p. 389. — Bern.
+Segni, l. IX, p. 238; l. XI, p. 304. — Belcarius
+Rer. Gallicar. — J. Aug. de Thou,
+Hist. univers., l. IV, p. 286. — Jo. Sleidani
+Comment., l. XXI, p. 376.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note198" href="#tag198">198.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. II, p. 98. — Bern.
+Segni, l. IX, p. 237.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note199" href="#tag199">199.</a> <i>Gio. Battista Adriani, l. II, p. 89. — P.
+Jovii Hist., l. XLIII, p. 534.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note200" href="#tag200">200.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. V, p. 305-311. — Bern.
+Segni, l. XI, p. 302. — Pallavicini Ist.
+del Concil. di Trento, l. V, c. XIV, t. II,
+p. 62. — Fra Paolo Ist. del Con. di Trento,
+l. II, p. 125.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note201" href="#tag201">201.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. VI, p. 414-420. — Ber.
+Segni, l. XII, p. 319. — Fra Paolo
+Conc. di Trento, l. III, p. 281. — De Thou
+Hist. univ., l. IV, p. 283, t. I.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note202" href="#tag202">202.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. VII, p. 479-482. — B.
+Segni, l. XII, p. 322. — Pallavicini,
+l. XI, c. VI, t. III, p. 154. — Jo. Sleidani,
+Comment., l. XXI, p. 375. — De Thou, l. VI,
+p. 512.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note203" href="#tag203">203.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. VIII, p. 495. — Bern.
+Segni, l. XII, p. 324. — Pallavicini,
+l. XI, c. VII, t. III, p. 156. — De Thou,
+l. VI, p. 521.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note204" href="#tag204">204.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. VIII, p. 524 e seg.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note205" href="#tag205">205.</a> <i>Ivi, l. XIV, p. 947. — J. Aug. de Thou
+Hist. univers., l. XVII, p. 407.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note206" href="#tag206">206.</a> <i>Henr. Cather. Davila Guerre civili di
+Francia, l. XIII, p. 814, ediz. di Venezia
+in 4.º 1630. — Card. Bentivoglio Guerra di
+Fiandra, p. II, l. VI, p. 168, Venezia,
+in 4.º 1645.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note207" href="#tag207">207.</a> <i>Gio. Battista Adriani, l. VIII, p. 497 e
+seguenti. — Bern. Segni, l. XII, p. 323. — Pallavicini,
+l. XI, c. VII, t. III, p. 159. — Fra
+Paolo, l. III, p. 307. — J. Aug. de Thou
+Hist. univ., l. VI, p. 520, t. I.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note208" href="#tag208">208.</a> <i>Gio. Battista Adriani, l. XII, p. 867,
+l. XIII, p. 876, 890. — Lett. de' Princ., t. III,
+f. 161.</i> Lettera di un conclavista con diverse
+curiose circostanze intorno alle cerimonie dell'elezione.
+</p>
+
+<p>
+<a id="note209" href="#tag209">209.</a> <i>Pallavicini stor. del Conc. di Trento. — Fr.
+Paolo Sarpi stor. del Concil. stesso. — Rayn.
+An. Eccl. ad An. — Fleury Hist. Eccl., l. 144
+e seg. — Labbei Conc. gener., t. XIV, p. 725.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note210" href="#tag210">210.</a> Cioè a coloro che più non volevano riconoscere
+la legittima autorità della Chiesa. <i>N. d. T.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note211" href="#tag211">211.</a> <i>Gio. Battista Adriani, l. XII, p. 890. — Ber.
+Segni, l. XV, p. ult. — Pallavicini, l. XIII,
+c. XI, p. 310. — Onof. Panvinio vite de' Pont.,
+f. 284, 286. — F. P. Sarpi Istor. del Conc.,
+l. IV, p. 400.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note212" href="#tag212">212.</a> <i>Gio. Battista Adriani, l. XIV, p. 980;
+l. XV, p. 1044. — Onof. Panvinio Vita di
+Paolo IV, f. 289. — Pallavicini Stor. del Con.
+di Trento, l. XIII, c. XVI, al l. XIV, c. IV,
+p. 325 e segu., t. III. — Fr. Paolo Concil. di
+Trento, l. V, p. 417.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note213" href="#tag213">213.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. XXI, p. 1579-1589. — Ant.
+Ciccarelli, vita di Pio V, f. 299. — Greg.
+Leti vita di Filippo II, t. II, l. I, p. 37. — J.
+Aug. de Thou., l. L, p. 456, t. IV.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note214" href="#tag214">214.</a> <i>Ant. Ciccarelli vita di Sisto V, f. 312. — J.
+Aug. de Thou, l. LXXXII, t. VI, p. 503. — Labbei
+Concil. gen., t. XV, p. 1190.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note215" href="#tag215">215.</a> <i>Muratori Ann. ad ann. 1567, t. X,
+p. 438. — Gio. Batt. Adriani, l. XIX, p. 1348.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note216" href="#tag216">216.</a> <i>Bentivoglio Guerra di Fiandra, p. I,
+l. V, p. 92.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note217" href="#tag217">217.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. XXII, p. 49. — Cathr.
+Davila Guerra civ. di Francia, l. V,
+p. 273. — J. Aug. de Thou, l. LIII, p. 632,
+t. IV.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note218" href="#tag218">218.</a> <i>Ciccarelli vita di Gregorio XIII, f. 336-337.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note219" href="#tag219">219.</a> <i>Ciccarelli vita di Gregorio XIII, p. 300. — Galluzzi
+Istor. del gran ducato, l. IV, t. III,
+p. 273 e seguenti.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note220" href="#tag220">220.</a> <i>P. Jovii vita Alfonsi; della traduzione,
+p. 144.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note221" href="#tag221">221.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. VIII, p. 153. — Jac.
+Aug. de Thou, l. III, p. 680, t. I.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note222" href="#tag222">222.</a> <i>Gio. Battista Adriani, l. XIV, p. 989;
+l. XVI, p. 1132. — J. Aug. de Thou, Hist. univ.,
+l. XX, p. 559, l. XXIII, p. 712.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note223" href="#tag223">223.</a> <i>Galluzzi Istor. del gran ducato, t. II,
+p. 380, t. IV, p. 317. — J. Aug. de Thou,
+Hist. univ., l. CIX, p. 141, t. IX.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note224" href="#tag224">224.</a> <i>Muratori Antichità Estensi, t. II. — Dello
+stesso Ann. d'Italia ad an. 1597.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note225" href="#tag225">225.</a> <i>Murat. Antichità Estensi, t. II ed Annali
+d'Italia all'anno 1498, in principio. — Greg. Leti
+Vita di Filippo II, p. II, l. XIX. p. 529.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note226" href="#tag226">226.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. II, p. 103. — Lett.
+de' Prin. t. III, p. 28.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note227" href="#tag227">227.</a> <i>Muratori Annali d'Italia all'anno 1574.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note228" href="#tag228">228.</a> <i>P. Jovii Historiarum l. XXXVIII, p. 333.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note229" href="#tag229">229.</a> <i>Galluzzi Storia del gran Ducato, t. II,
+p. 257. — Gio. Batt. Adriani, l. XVI, p. 1178. — J.
+Aug. de Thou, Hist. univ., l. XXXII,
+p. 269, t. III.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note230" href="#tag230">230.</a> <i>Cronica del MS. del Settimani all'anno
+1562, presso Anguillesi Notizie del palazzo di
+Pisa, p. 143. — J. Aug. de Thou, Hist. univ.,
+l. XXXII, p. 270.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note231" href="#tag231">231.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. XIX, p. 1348;
+l. XX, p. 1504. — Galluzzi Stor. del gran Ducato,
+t. II, p. 310 e 348.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note232" href="#tag232">232.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. XXII, p. 86.</i> — Qui
+finisce la sua storia. — <i>Galluzzi Storia del
+gran Ducato, l. III, c. VIII, p. 56, t. III.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note233" href="#tag233">233.</a> <i>Galluzzi Storia del gran Ducato, l. IV,
+c. I, t. III, p. 166.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note234" href="#tag234">234.</a> <i>Muratori Ann. d'Italia ad ann.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note235" href="#tag235">235.</a> <i>Galluzzi Stor. del gran Ducato, l. IV,
+c. III, t. III, p. 220.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note236" href="#tag236">236.</a> <i>Anguillesi Memorie del Poggio a Cajano,
+p. 111, estratto dai MS. del Settimani. — Galluzzi,
+t. II e III.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note237" href="#tag237">237.</a> <i>Galluzzi, t. IV, p. 55, l. IV, c. VIII. — Anguillesi
+Notizie del Poggio a Cajano,
+p. 117.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note238" href="#tag238">238.</a> <i>Galluzzi, l. V, c. VI, VII ed VIII,
+t. IV.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note239" href="#tag239">239.</a> <i>Dissertaz. VIII sopra la Storia Lucchese,
+t. II, delle Memorie e documenti sopra la Storia
+Lucchese.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note240" href="#tag240">240.</a> <i>Beverini Ann. Lucenses Mans., l. XIV. — Dissert.
+VIII sopra la Storia Lucchese, t. II,
+p. 252.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note241" href="#tag241">241.</a> <i>A. N. Cianelli Dissertaz. VIII sopra la
+Storia Lucchese, p. 268.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note242" href="#tag242">242.</a> <i>Beverini Ann. Lucenses, l. XV. — Dissertazione
+IX sopra la Storia Lucchese, t. II,
+p. 271.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note243" href="#tag243">243.</a> <i>Dissert. IX sopra la Storia Lucchese, t. II,
+p. 301.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note244" href="#tag244">244.</a> <i>Ub. Folieta della repubblica di Genova,
+Dialoghi. — Fil. Casoni Ann. di Genova, l. V,
+p. 157.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note245" href="#tag245">245.</a> <i>Giovan Battista Adriani, l. VI, p. 369. — Bern.
+Segni, l. XII, p. 316.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note246" href="#tag246">246.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. VI, p. 369-375. — Bern.
+Segni, l. XII, p. 316. — De Thou, Hist.
+univers., l. III, p. 203-217. — Fil. Casoni
+Ann. di Genova, l. V, p. 157.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note247" href="#tag247">247.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. XVI, p. 1177. — Fil.
+Casoni Ann. di Genova, l. VI, p. 144.</i> — A
+queste autorità allegate dal nostro autore,
+devesi aggiungere la circostanziata descrizione che
+della congiura dei Fieschi fece elegantemente
+nella sua storia di Genova Jacopo Bonfadio.
+<i>N. del T.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note248" href="#tag248">248.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. X, p. 658.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note249" href="#tag249">249.</a> <i>Ivi, l. VII, p. 457. — Fil. Casoni Ann.
+di Genova, l. V, p. 203.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note250" href="#tag250">250.</a> <i>Gio. Batt. Adriani, l. VII, p. 457. — Fil.
+Casoni Ann. di Genova, l. V, p. 203.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note251" href="#tag251">251.</a> <i>Adriani, l. XXI, p. 1569. — Casoni,
+t. IV, l. VIII, p. 5.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note252" href="#tag252">252.</a> <i>Graevi Thes. Rer. Ital., t. I, p. II, p. 1471. — Ciccarelli
+Vita del papa Gregorio XIII, f. 304. — Fil.
+Casoni Ann. di Genova, t. IV, l. VIII,
+p. 72.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note253" href="#tag253">253.</a> <i>P. Paruta Ist. Ven., l. X, p. 726. — P.
+Jovii Hist., l. XXXVI, p. 333; e l. XXXIX,
+p. 417. — Laugier Hist. de Venise, t. IX,
+l. XXXVI, p. 480-577. — Vettor Sandi Storia
+civile veneta, p. III, l. X, c. VI, p. 625.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note254" href="#tag254">254.</a> <i>Lett. de' Princ., t. III, f. 243 e seg. — De
+Thou Hist. univ., l. XLIX, p. 412 e seg. — Laugier
+Hist. de Venise, l. XXXVIII, t. X,
+p. 183 e seg. — Vettor Sandi, p. III, l. X,
+c. XI, p. 667-698.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note255" href="#tag255">255.</a> <i>Istor. del conte Gualdo Priorato, p. IV,
+l. V, p. 208. Venezia, 1648, 4.º</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note256" href="#tag256">256.</a> <i>Ist. del conte Gualdo Priorato, p. IV,
+l. V, p. 211. — Giannone stor. civile, l. XXXVII,
+c. II, t. IV, p. 509.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note257" href="#tag257">257.</a> <i>Ist. del conte Gualdo Priorato, p. IV,
+l. V, p. 216.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note258" href="#tag258">258.</a> <i>Istor. del conte Gualdo Priorato, p. IV,
+l. V, p. 220.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note259" href="#tag259">259.</a> <i>Ivi, p. 225. — Giannone, l. XXXVII,
+c. II, p. 517.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note260" href="#tag260">260.</a> <i>Istor. del conte Gualdo Priorato, p. IV,
+l. IV, p. 273.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note261" href="#tag261">261.</a> <i>Ivi, l. V, p. 278. — Giannone, l. XXXVII,
+c. III, p. 520.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note262" href="#tag262">262.</a> <i>Ist. del conte Gualdo Priorato, p. IV,
+l. VI, p. 278.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note263" href="#tag263">263.</a> <i>Gualdo Priorato, p. 283. — Limiers Hist.
+de Louis XIV, l. I, p. 129. — Giannone, l.
+XXXVII, c. III, p. 521.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note264" href="#tag264">264.</a> <i>Gualdo Priorato, p. IV, l. VIII, p. 404. — Gio.
+Batt. Birago Ist. memorabile de' nostri
+tempi parte V, annessa all'opera di Alessandro
+Ziliolo, l. VI, Ven. 1654, in 4.º — Muratori
+ad ann. — Giannone, l. XXXVII, c. IV, p.
+529. — Lahode Histoire de Louis XIV, t. I,
+l. V, p. 186.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note265" href="#tag265">265.</a> <i>Gualdo Priorato, p. IV, l. IV, p. 159,
+173. — Ist. memorabili de' nostri tempi di
+Gio. Batt. Birago, p. V, l. III. — Muratori
+ad An. — Giannone, Ist. civile, l. XXXVII,
+c. II, t. IV, p. 511.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note266" href="#tag266">266.</a> <i>Muratori An. d'Italia ad an. 1674, t. XI,
+p. 324. — Limiers Hist. de Louis XIV, l. VII,
+t. II, p. 276. — Giannone, l. XXXIX, c. III,
+p. 609. — Lahode Hist. de Louis XIV, t. III,
+l. XXXV, p. 516.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note267" href="#tag267">267.</a> <i>Muratori An. d'Italia ad an. 1674, 1675,
+1676. — Limiers Hist. de Louis XIV, l. VII,
+t. II, p. 299-308 e segu. — Abregé de l'Hist.
+de la Hollande, c. XIV, p. 890, t. III. — Lahode
+Hist. de Louis XIV, t. IV, l. XXXVII,
+p. 41.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note268" href="#tag268">268.</a> <i>Muratori Ann. d'Italia ad an. 1678,
+t. XI, p. 341. — Giannone Ist. civile, l. XXXIX,
+c. IV, p. 623.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note269" href="#tag269">269.</a> <i>Muratori An. d'Italia ad an. 1678. — Lahode
+Hist. de Louis XIV, l. XXXIX, t. IV,
+p. 169.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note270" href="#tag270">270.</a> <i>Muratori An. ad an. 1605, 1606, 1607. — Hist.
+de la diplomatie Française 4 periode,
+l. II, t. II, p. 243-250. — Galluzzi storia
+di Toscana, l. V, c. XI, t. V, p. 79. — Laugier
+Hist. de Venise, t. X, l. XXXIX e
+XL, p. 350 e segu.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note271" href="#tag271">271.</a> <i>Ist. del conte Gualdo Priorato, p. III,
+l. II, p. 84. — Michel le Vassor Hist. de Louis
+XIII, t. X, l. XLVIII, 2me part., p. 117,
+seconde édit.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note272" href="#tag272">272.</a> <i>Muratori Ann. 1641 e segu. — Ist. del
+conte Gualdo Priorato, p. III, l. VIII, p. 316. — Ist.
+della repub. Veneta di Battista Nani,
+l. XII, p. 553-744, ediz. in 4.º ven. 1663. — Galluzzi
+stor. di Toscana, l. VII, c. II, e III,
+t. VI, p. 137 e segu.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note273" href="#tag273">273.</a> <i>Hist. de la dipl. Française cinq. période,
+l. I, t. III, p. 301-314. — Muratori ad an.
+1666, 1664. — Limiers Hist. de Louis XIV,
+l. V, t. II, p. 38. — Galluzzi Storia del gran
+ducato, l. VII, c. VIII, t. VI, p. 308.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note274" href="#tag274">274.</a> <i>Hist. de la diplom. Franç., cinqu. période,
+l. V, t. IV, p. 94-106. — Limiers Hist. de
+Louis XIV, t. II, l. X, p. 469. — Muratori
+ad an. 1687, t. XI, p. 374 e segu. — Galluzzi
+storia del gran ducato, l. VIII, c. V, t. VII,
+p. 108.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note275" href="#tag275">275.</a> <i>Istorie memorabili de' nostri tempi di Ales.
+Zilio, p. I, l. I; Ivi, l. X, p. III, l. III. — Guichenon
+Hist. généal. de la Maison de
+Savoje, p. 345-444. — Muratori ad ann. — Le
+Vassor Hist. de Louis XIII, t. IV, l. XXVIII,
+p. 364.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note276" href="#tag276">276.</a> <i>Gal. Gualdo Priorato, p. II, l. V, p. 131,
+e segu. — Muratori ad ann. — Guichenon Hist.
+généal. de la Maison de Savoje, t. III, p. 5,
+46, 54.</i> — La storia di Guichenon termina nel
+1660 verso la metà del regno di Carlo Emmanuele
+II. — <i>Le Vassor Hist. de Louis XIII,
+t. IX, l. XLII e XLIII.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note277" href="#tag277">277.</a> <i>Limiers Histoire de Louis XIV, l. X,
+p. 523; l. XI, t. II. — Muratori Ann. ad ann.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note278" href="#tag278">278.</a> I primi fondamenti della nuova città di
+Livorno erano stati gettati dal gran duca Francesco
+I, il 28 marzo del 1577, ma in appresso
+da lui trascurati. <i>Galluzzi stor. del gran ducato,
+l. IV, c. II, p. 208, t. III.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note279" href="#tag279">279.</a> <i>Ivi, l. V, c. XI, t. V, p. 82. — Murat.
+Annali ad ann.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note280" href="#tag280">280.</a> Gabriello Chiabrera Savonese, celebrò colle
+sue odi i trionfi delle galere toscane, come
+Pindaro i vincitori de' giuochi olimpici; e se
+non raggiunse il suo immenso esemplare, fu almeno
+dopo Orazio, il suo più illustre imitatore.
+<i>N. d. T.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note281" href="#tag281">281.</a> <i>Galluzzi stor. del gran ducato, l. VI,
+c. I al c. V, t. V, p. 157.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note282" href="#tag282">282.</a> <i>Galluzzi, l. VII, c. VII, t. VI, p. 283. — Muratori
+Annali ad ann.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note283" href="#tag283">283.</a> <i>Galluzzi Stor. del gran ducato, l. VIII,
+c. I al VII, t. VII.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note284" href="#tag284">284.</a> <i>Muratori Ann. ad ann. 1612. — Galluzzi,
+l. VI, c. II, t. IV, p. 203. — Le Vassor Hist.
+de Louis XIII, l. III, p. 341, t. I.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note285" href="#tag285">285.</a> <i>Muratori Annali, ad ann. 1622.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note286" href="#tag286">286.</a> <i>Muratori Ann. ad ann. 1646, t. XI,
+p. 214. — Gal. Gualdo, p. IV, l. III, p. 88. — Galluzzi,
+l. VI, c. X, t. VI, p. 75; l. VII,
+c. V, p. 237.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note287" href="#tag287">287.</a> <i>Muratori Annali ad ann. — Galluzzi,
+l. VII, c. V, t. VI, p. 237.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note288" href="#tag288">288.</a> <i>Muratori Ann. ad ann. 1694.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note289" href="#tag289">289.</a> <i>Muratori Ann. ad ann. 1629.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note290" href="#tag290">290.</a> <i>Muratori Ann. ad ann. 1636. — Batt.
+Nani stor. Ven., l. X, p. 521 ec.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note291" href="#tag291">291.</a> <i>Muratori Ann. ad an. 1657. — Antichità
+Estensi.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note292" href="#tag292">292.</a> <i>Muratori Ann. d'Italia. — Ant. Esten.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note293" href="#tag293">293.</a> <i>Muratori ann. d'Italia ad ann. 1626-1627. — Istor.
+memor. d'Alessandro Ziliolo, p. III,
+l. III, p. 83 e segu. — Ist. della repubblica
+Veneta di Batt. Nani, l. VII, p. 445 e segu. — Le
+Vassor, Hist. de Louis XIII, t. V, l. XXIV,
+p. 699.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note294" href="#tag294">294.</a> <i>Alessandro Ziliolo, p. III, l. III, p. 119. — Gio.
+Batt. Nani, l. VII, p. 407. — Schiller,
+Geschichte des Dreissigjährigen Krieges. — Le Vassor
+Hist. de Louis XIII, t. VI, l. XXVII, p. 243;
+l. XXVIII, p. 382. — Vettorio Siri Memor.
+recondite, t. VI, p. 742 e segu.; t. VII, p. 123
+e seguenti.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note295" href="#tag295">295.</a> <i>Ales. Ziliolo Ist. memor., p. III, l. III. — Gio.
+Batt. Nani, l. VII e segu. — Murat.
+Ann. d'Italia.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note296" href="#tag296">296.</a> <i>Muratori Ann. d'Italia ad an. 1681,
+t. XI, p. 354. — Limiers Hist. de Louis XIV,
+l. IX, t. II, p. 399.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note297" href="#tag297">297.</a> <i>Muratori Ann. ad ann. — Galluzzi Stor.
+di Toscana, l. VI, c. VI, t. V, p. 298 e segu.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note298" href="#tag298">298.</a> <i>Muratori Ann. d'Italia.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note299" href="#tag299">299.</a> <i>Ales. Ziliolo, p. III, l. IV, p. 178. — Ann.
+di Genova di Fil. Casoni, t. V, l. II, p. 61.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note300" href="#tag300">300.</a> <i>Aless. Ziliolo Ist. memor., p. III, l. IV,
+p. 187. — Fil. Casoni Ann. della repub. di Genova,
+t. V, l. III, p. 136.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note301" href="#tag301">301.</a> <i>Aless. Ziliolo, p. III, l. IV, p. 188-199. — Casoni
+Ann., l. III, p. 140.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note302" href="#tag302">302.</a> <i>Muratori Ann. ad ann. — Limiers Hist.
+de Louis XIV, l. IX, t. II, p. 423. — Hist.
+de la diplom. Françoise, l. IV, p. 83. — Filip.
+Casoni Ann. di Genova, t. VI, l. VIII, p. 214</i>.
+Questi annali di Genova terminano coll'anno
+1700, 6 volumi in 8 Gen. 1800.
+</p>
+
+<p>
+<a id="note303" href="#tag303">303.</a> <i>Aless. Ziliolo Ist. memor., p. II, l. I,
+p. 1. — Laugier Hist. de Venise, t. X, l.
+XXXIX, p. 331, e t. X, l. XLI, p. 38.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note304" href="#tag304">304.</a> <i>Schiller, Dreissigjährige Krieg, B. I.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note305" href="#tag305">305.</a> <i>Gio. Batt. Nani Ist. Ven., l. III, p. 156. — Le
+Vassor, Hist. de Louis XIII, t. III,
+l. XII, p. 193. — L'abbé de saint Réal Hist.
+de conjurat. de Bedmar. — Vettor Sandi stor.
+civ., p. III, l. XI, c. XI, § II, p. 995. — Vett.
+Siri Mem. recondite, t. IV, p. 447 e segu. — Laugier
+Hist. de Venise, l. XLI, p. 107.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note306" href="#tag306">306.</a> <i>Gio. Batt. Nani, l. IV, p. 170, 203 e
+segu. — Aless. Zilioli Hist. memor., p. II,
+l. VII, p. 173. — Le Vassor Hist. de Louis
+XIII, l. XXIII, p. 367. — Vett. Siri Mem.
+recondite, t. VI, p. 92 e segu. — Laugier Hist.
+de Venise, t. XI, l. XLII, p. 139.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note307" href="#tag307">307.</a> <i>Gual. Priorato Ist., p. III, l. X, p. 392. — Laugier
+Hist. de Venise, t. XI, l. XLIX,
+p. 332.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note308" href="#tag308">308.</a> <i>Muratori Ann. d'It. ad ann. 1669. — Limiers
+Hist. de Louis XIV, t. II, l. VI, p. 109. — Gir. Brusoni
+Ist. dell'ultima guerra tra Venez. e Turchi
+in Candia 1644-1671, 1 vol. in 4.º. — Laugier
+Hist. de Venise, t. XII, l. XLV, p. 103. — Vett.
+Sandi Ist. civ. Veneta, p. III, l. XII,
+c. III, p. 1045.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note309" href="#tag309">309.</a> <i>Muratori Ann. d'Ital. ad ann. 1699. — Limiers
+Hist. de Louis XIV, l. XIII, t. III,
+p. 32. — Laugier Hist. de Venise, t. XII,
+l. XLVI, p. 139-228.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note310" href="#tag310">310.</a> <i>Muratori Ann. d'It. ad ann. — Limiers Hist.
+de Louis XIV, t. III, l. XIII al l. XVIII. — Giannone
+Istor. civile, l. LX, c. IV, p. 655.</i> È il
+fine di questa storia.
+</p>
+
+<p>
+<a id="note311" href="#tag311">311.</a> <i>Muratori Ann. d'Italia ad an. 1713. — Limiers
+Hist. de Louis XIV, l. XIX, p. 525
+e segu. — Hist. de la diplomat. franç. cinquième
+période, t. IV, l. VII, p. 322.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note312" href="#tag312">312.</a> <i>Muratori Ann. d'It. ad ann. — Hist. de la
+Diplom. fran., l. IV, p. 465-483, sixième période,
+L. I. — Lacretelle Hist. de France pendant le
+XVIII siècle, t. I, l. II, p. 280.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note313" href="#tag313">313.</a> <i>Muratori Ann. d'It. ad ann. — Will. Coxe
+Hist. de la Mais. d'Autr. (trad.) c. XC e XCI,
+t. IV, p. 432 e segu. — Lacretelle dixhuitième
+siècle, t. II, l. VI, p. 175, 180.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note314" href="#tag314">314.</a> <i>Muratori Ann. d'It. ad ann. 1735, 1738. — Hist.
+de la Diplomatie française, t. V, p. 80,
+sixième période, l. III. — Galluzzi Ist. di
+Toscana, t. VIII, p. 195, l. IX, c. IX.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note315" href="#tag315">315.</a> <i>Muratori Ann. d'Ital. ad an.</i> Terminano
+a quest'epoca, o piuttosto all'anno 1749. — <i>Histoire
+diplomat. franç., t. V, p. 385 e segu.
+sixième période, l. V. — Will. Coxe Hist. de
+la Maison d'Autriche, c. CVIII, t. V, (trad.)
+p. 170. — Lacretelle, t. II, l. VIII, p. 412.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note316" href="#tag316">316.</a> <i>Murat. Ann. d'It. ad an. 1703, t. XII, p. 21. — Limiers,
+Hist. de Louis XIV, l. XIV, t. III,
+p. 124. — Lahode Hist. de Louis XIV, l. LVI,
+t. V, p. 373. — Will. Coxe Hist. de la Maison
+d'Autriche, c. LXIX, t. IV, p. 93.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note317" href="#tag317">317.</a> <i>Muratori ann. 1706. — Limiers, Hist.
+de Louis XIV, t. III, l. XV, p. 205. — Will.
+Coxe, Hist. d'Autriche, t. IV, c. LXXIII, p. 160.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note318" href="#tag318">318.</a> <i>Muratori An. d'It. 1708, t. XII, p. 56.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note319" href="#tag319">319.</a> <i>Ivi, 1715.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note320" href="#tag320">320.</a> <i>Muratori Ann. d'It. ad an. 1718. — Lacretelle,
+Hist. du XVIII siècle, t. I, l. II, p. 193, 208.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note321" href="#tag321">321.</a> <i>Muratori Ann. d'It. ad ann. 1731. — Will.
+Coxe Hist. de la Maison d'Autriche, ch. LXXXIX,
+t. IV, p. 422. — Lacretelle, Hist. du XVIII
+siècle, t. II, l. VI, p. 114.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note322" href="#tag322">322.</a> <i>Hist. de la Diplomatie Franç., t. V, p. 80,
+sixième période, l. III. — Will. Coxe, Hist.
+de la Maison d'Autriche, ch. XC, t. IV,
+p. 438. — Lacretelle, Hist., t. II, p. 175.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note323" href="#tag323">323.</a> <i>William Coxe, Hist. de la Maison d'Autriche,
+ch. CII, t. V, p. 72.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note324" href="#tag324">324.</a> <i>Murat. Ann. ad an. 1742, 1743. — Will.
+Coxe, Hist. de la Maison d'Autriche, t. V,
+ch. CIV, p. 103.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note325" href="#tag325">325.</a> <i>Muratori Ann. d'It. ad ann. 1748. — Hist.
+de la Diplom. Franç., t. V, p. 402, sixième
+période, l. V. — Will. Coxe, Hist. de la Maison
+d'Autriche, t. V, ch. CVIII, p. 170.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note326" href="#tag326">326.</a> <i>Muratori Ann. d'Italia, 1701. — Limiers,
+Hist. de Louis XIV, l. XIII, p. 69. — Le Vassor,
+Hist. de Louis XIII, t. VI, l. XXVI, p. 98. — Will.
+Coxe, Hist. de la Maison d'Autriche,
+ch. LXXV, t. IV, p. 211.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note327" href="#tag327">327.</a> <i>Muratori Ann. d'Ital. ad ann. 1708. — Ivi,
+1746.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note328" href="#tag328">328.</a> <i>Muratori Ann. d'Italia, 1714.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note329" href="#tag329">329.</a> <i>Muratori Ann. d'Italia, 1720-1725. — Galluzzi
+Ist. di Tosc., l. IX, c. III, p. 345, t. VII.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note330" href="#tag330">330.</a> <i>Muratori Ann. d'Italia ad an. 1729. — Hist.
+de la Diplom. franç., sixième période,
+l. III. — Galluzzi Storia del gran ducato, l. IX,
+c. VI., t. VIII, p. 66.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note331" href="#tag331">331.</a> <i>Muratori Ann. d'Italia ad an. 1731. — Galluzzi
+Ist. della Toscana, l. IX, c. VII, t. VIII,
+p. 116. — Will. Coxe, Hist. de la Maison d'Autriche,
+ch. LXXXVIII, t. IV, p. 410.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note332" href="#tag332">332.</a> <i>Muratori Ann. d'Italia ad ann. 1731,
+1732. — Galluzzi Stor. di Toscana, l. IX,
+c. VII, t. VIII, p. 115.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note333" href="#tag333">333.</a> <i>Murat. Ann. d'Italia ad ann. 1734. — Galluzzi
+Storia di Toscana, l. IX, c. IX,
+t. VIII, p. 179. — Coxe, Hist. de la Maison
+d'Autriche, ch. XC, t. IV, p. 447.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note334" href="#tag334">334.</a> <i>Muratori Ann. d'Italia ad ann. 1734. — Galluzzi,
+Storia della Toscana, l. IX, c. IX,
+p. 198. — Will. Coxe, Hist. de la Maison
+d'Autriche, ch. XCI, p. 465.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note335" href="#tag335">335.</a> <i>Muratori Ann. d'Italia ad ann. 1736. — Galluzzi
+Stor., l. IX, c. X.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note336" href="#tag336">336.</a> <i>Muratori Ann. d'Italia, 1741 e seg. — Coxe,
+ch. CVI, t. V, p. 137.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note337" href="#tag337">337.</a> <i>Muratori Ann. d'Italia ad ann. 1746. — Oeuvres
+posthum. de Frédéric II Hist. de mon
+temps, ch. X-XIV, t. II, p. 77. — Coxe, Hist.
+de la Maison d'Autriche, ch. CVII, t. V,
+p. 153.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note338" href="#tag338">338.</a> <i>Muratori Ann. d'Italia ad ann. 1748. — Hist.
+de la Diplom. Franç. sixième période,
+l. V, t. V, p. 417. — Coxe, Hist. de la Maison
+d'Autriche, ch. CVIII, t. V, p. 177.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note339" href="#tag339">339.</a> <i>Murat. Ann. d'Italia ad an. 1737.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note340" href="#tag340">340.</a> Ercole d'Este non possedette mai il ducato
+di Massa. Dopo la morte della consorte, che
+viveva separata dal marito in Reggio, questo ducato
+passò in dominio dell'unica sua figlia Maria
+Beatrice, moglie dell'arciduca Ferdinando d'Austria,
+che lo possiede anche al presente. <i>N. d. T.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note341" href="#tag341">341.</a> <i>Muratori Ann. d'Italia ad ann. 1741. — Viani
+Storia e monete di Massa, c. XIV, p. 59.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note342" href="#tag342">342.</a> <i>Galluzzi Stor. di Toscana, l. VIII, c. IV,
+p. 101, t. VII; Ivi, c. V, p. 125; Ivi, l. IX,
+c. I, p. 305.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note343" href="#tag343">343.</a> <i>Galluzzi Storia del gran ducato, l. VIII,
+c. IX ad an. 1710, t. VII.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note344" href="#tag344">344.</a> <i>Galluzzi Stor. del gran ducato, l. IX,
+c. IV, p. 22, t. VIII.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note345" href="#tag345">345.</a> <i>Galluzzi Stor. di Tosc., l. IX, c. X, p. 210.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note346" href="#tag346">346.</a> <i>Galluzzi Stor. del gran ducato, l. IX,
+c. X ed ultimo, p. 250.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note347" href="#tag347">347.</a> <i>Saint Simon, Mém. secrets de la Régence,
+liv. IV, ch. I, t. VII, Oeuvres, p. 178.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note348" href="#tag348">348.</a> <i>Hist. de la Diplom. Franç., 7 période,
+l. II, t. VI, p. 270.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note349" href="#tag349">349.</a> <i>Muratori ad an. 1713. — Bolla Unigenitus,
+an. 1721.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note350" href="#tag350">350.</a> <i>Muratori ad an. 1721.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note351" href="#tag351">351.</a> <i>Muratori ad an. 1722, 1729, 1730.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note352" href="#tag352">352.</a> <i>Muratori ad an. 1733.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note353" href="#tag353">353.</a> <i>Muratori ad an. 1735.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note354" href="#tag354">354.</a> <i>Muratori ad an, 1739. — Melchior Delfico
+Stor. di San Marino, c. VIII, p. 222.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note355" href="#tag355">355.</a> <i>Lacretelle, Hist. de France au dix-huitième
+siècle, t. III, l. X, p. 205.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note356" href="#tag356">356.</a> <i>Muratori ad an. 1744. — Coxe, Hist. de
+la Maison d'Autriche, t. V, ch. CV, p. 119.</i>
+Intorno a questa guerra merita di essere letta
+la Storia di Castruccio Buonamici: <i>De rebus
+prope Velitram gestis</i>, forse dall'autore non veduta.
+<i>N. d. T.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note357" href="#tag357">357.</a> <i>Will. Coxe, Hist. de la Maison d'Autriche,
+t. V, ch. CXXIV, p. 447.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note358" href="#tag358">358.</a> <i>Laugier, Hist. de Venise, t. XII, l. XLVII,
+p. 283.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note359" href="#tag359">359.</a> <i>Laugier, Hist. de Venise, t. XII, l. XLVII,
+p. 330.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note360" href="#tag360">360.</a> La storia di Laugier termina col 1750,
+l. XLVIII, t. 12, ediz. del 1768. — La storia
+civile di Vittore Sandi comprende in tre volumi
+in 4.º gli avvenimenti del 1700 al 1767, ma
+si dura fatica a leggerla.
+</p>
+
+<p>
+<a id="note361" href="#tag361">361.</a> <i>Hist. de la Diplom. Franç. 7.<sup>e</sup> période,
+l. V, t. VII, p. 21. — Lacretelle, Hist. du
+XIII.<sup>e</sup> siècle, t. IV, l. XII, p. 167.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note362" href="#tag362">362.</a> <i>Muratori ad an. 1746. — Coxe, Hist.
+ch. CVII, p. 155. — Lacretelle, Hist. du XVIII.<sup>e</sup>
+siècle, l. VIII, t. II, p. 359.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note363" href="#tag363">363.</a> <i>Muratori ad an. 1746. — Vett. Sandi
+Stor. Ven., t. II, l. IV, p. 153. — Lacretelle,
+Hist. de France pendant le XVIII.<sup>e</sup> siècle, t. II,
+l. VIII, p. 364.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note364" href="#tag364">364.</a> <i>Muratori ad an. 1746. — Coxe, Hist.,
+ch. CVII, p. 156. — Oeuvres post. du roi de
+Prusse, Hist. de la guerre de sept ans, ch. II,
+t. III, p. 34.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note365" href="#tag365">365.</a> <i>Muratori ad an. 1747, p. 413. — Lacretelle, l. VIII,
+p. 366.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note366" href="#tag366">366.</a> La quistione intorno alla libertà della stampa
+fu ampiamente discussa in ogni paese, e si
+vorrebbe che non fosse per anco bastantemente
+illustrata. <i>N. d. T.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note367" href="#tag367">367.</a> Giudiziosamente l'imparziale storico previene
+il lettore di non dar colpa alla Chiesa cattolica,
+cioè universale, di ciò che può rimarcare di riprensibile
+in alcune parziali chiese, le quali, sebbene
+concorrano a formare quella chiesa, che riconosciamo
+come santa nella sua unità, cattolicità
+ed apostolicità, non possono però individualmente
+pretendere alla santità ed infallibilità
+della dottrina. <i>N. d. T.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note368" href="#tag368">368.</a> Intendasi rispetto alla morale, perciocchè
+rispetto al domma le sette accattoliche non possono
+in istretto senso migliorare, che abjurando gli errori
+che le separano dalla vera Chiesa. <i>N. d. T.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note369" href="#tag369">369.</a> Anzi la vera e sana teologia non fa che
+rendere più perfetta la morale. <i>N. d. T.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note370" href="#tag370">370.</a> Il lettore cattolico distinguerà il fatalismo
+dalle conseguenze de' giusti, ma imperscrutabili
+decreti di Dio, che gratuitamente salva gli eletti,
+e giustamente condanna i reprobi. <i>N. d. T.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note371" href="#tag371">371.</a> Contro le opinioni del nostro autore sul
+conto della confessione, il lettore cattolico troverà
+in ottimi libri chiare ed ortodosse istruzioni,
+senza che il traduttore debba entrare in lunghe
+disamine. <i>N. d. T.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note372" href="#tag372">372.</a> Questi abusi della credulità ingannata sono
+caldamente detestati dai cattolici illuminati e dallo
+stesso Clero, cui non devono ascriversi le prevaricazioni
+e le perfidie di pochi individui. <i>N. d. T.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note373" href="#tag373">373.</a> Intorno alla dottrina della predestinazione,
+leggasi il prezioso libro di sant'Agostino <i>de Correctione
+et Gratia</i>, che rischiara tutte le opposizioni
+fondate sull'umano raziocinio. <i>N. d. T.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note374" href="#tag374">374.</a> L'autore generalizza forse troppo questi
+principj; poichè, se non altro in pratica, fu
+sempre permesso ai dotti l'esame delle verità
+non rivelate. <i>N. d. T.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note375" href="#tag375">375.</a> Cioè di quegl'ignoranti ecclesiastici abborriti
+anche dai dotti ed illuminati teologhi, che alla
+semplice e santa morale del vangelo sostituirono
+superstiziose pratiche ed insegnamenti che non
+possono, senza ingiustizia, imputarsi alla chiesa.
+<i>N. d. T.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note376" href="#tag376">376.</a> Queste idee dell'autore, alquanto astratte, o
+peccano d'oscurità, o sono esagerate. Gratuita ad
+ogni modo può chiamarsi l'asserzione di non avere
+la bella letteratura prodotta verun'opera singolare.
+<i>N. d. T.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note377" href="#tag377">377.</a> Sebbene alquanto copertamente, si viene
+dal nostro autore tacciando gl'Italiani di non
+voler abbandonare il classicismo per seguire i
+settentrionali. Più modesto del signor Schlegel e
+di madama de Stael ec., non osa far pompa
+delle nuove dottrine del così detto <i>romanticismo</i>;
+ma ne sparge accortamente i semi. Sì: gl'Italiani
+si gloriano di pensare come i classici greci e
+latini, e d'imitarli; e penseranno ancora come
+i settentrionali e gli imiteranno, quando questi
+sapranno produrre più perfette cose che finora
+non hanno prodotte. <i>N. d. T.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note378" href="#tag378">378.</a> Nel <i>Collegio Romano</i>, risguardato come il
+principale stabilimento d'educazione del mondo
+cattolico, ogni scolaro deve ogni giorno ripetere,
+oltre varie altre preghiere, cento sessanta volte
+l'<i>Ave Maria.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note379" href="#tag379">379.</a> Nel supposto dell'autore, l'ubbidienza che
+gl'Italiani avrebbero prestata ai loro principi
+non sarebbe stata libera, ma cieca e servile; e
+gl'illuminati sovrani della presente età, richiedendo
+dai loro sudditi una ragionevole ubbidienza,
+non vorranno abbandonarli più oltre al monachismo.
+<i>N. d. T.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note380" href="#tag380">380.</a> I descritti abusi, forse praticati da qualche
+sovrano d'Italia, giovano a far meglio sentire
+la retta e paterna amministrazione degli altri.
+<i>N. d. A.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note381" href="#tag381">381.</a> Coloro che conoscono l'Italia non hanno
+bisogno che si vadano loro indicando i pochi stati
+presi qui di mira dallo storico. <i>N. d. T.</i>
+</p>
+
+<p>
+<a id="note382" href="#tag382">382.</a> Malgrado il <i>motu proprio</i>, nello stato ecclesiastico,
+le chiese servono ancora di rifugio
+agli assassini ed ai ladri.
+</p>
+
+<p>
+<a id="note383" href="#tag383">383.</a> Intorno al duello possono vedersi presso
+tutti i pubblicisti gli argomenti addotti pro e
+contro. Rispetto agli stati che hanno leggi proibitive,
+la quistione è pienamente decisa. <i>N. d. T.</i>
+</p>
+</div>
+
+<div class="tnote">
+<p class="tntitle">
+Nota del Trascrittore
+</p>
+
+<p>
+Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, così come
+le grafie alternative (Sabbionetta/Sabionetta, pressocchè/pressochè e simili), correggendo senza annotazione
+minimi errori tipografici.
+</p>
+
+<p class="covernote">
+Copertina creata dal trascrittore e posta nel pubblico dominio.
+</p>
+</div>
+
+<div>*** END OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK 44365 ***</div>
+</body>
+</html>
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